Urban & Human Empathy – Vol. 01

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URBAN & HUMAN EMPATHY - Vol. 01 by dotART - Art Association | Exhibit Around Registered office: via del Veltro 30 - 34137 Trieste, Italy Headquarters: via San Francesco 6 - 34133 Trieste, Italy Tel. +39 040 3720617 | info@exhibitaround.com | www.exhibitaround.com Cover photo: Alvise Busetto Text: Roberto Srelz Graphic design: Studio grafico Stefano Ambroset © All photos owned by the named photographer


Volume 01 / 2017 Created by


Urban Empathy To plunge into a situation to experience and transform it, is often more valuable than inventing and visioning a brand new thing. Frame showing city is much more effective when surrounded by a light. But, with no empathy it’s easy to forget to experience it. It’s easy to fail. The empathy inspired by the sight of the subject and the relationship between the photographer and the environment leads to an augmented vision of that specific area - or location. The photographer begins an open dialogue, maintaining a reflective attitude: he performs his work both instinctively, both capturing the situation and at the same time through the study of the multiple interactions that surround him. The need to move becomes clear, it and harbours energy from the portrayed scene. Empathy in urban photography develops into a sense of belonging. Before one discovers his own benchmarks and values, it takes to understand first that the self belongs to something. This is about us, as photographers we convey that energy to beholders, whom get full control and responsibility of it. We conceive photography putting ourselves into the spectator’s position. The audience is not merely a user but a sympathetic and active part of the creation itself. Empathy-enriched, the role of the photographer becomes less of a maker, rather he promotes and invites he audience to join him to create art and visions. This means to sideline ourselves in order to leave something of ourselves in the eye of the beholder; we renounce the leading role. Sometimes, the eyes of the city are clouded by the longing to see what they want.What is perceived as far can not be experienced through empathy Empathy is, by definition, the self-identification in the other being: this identification creates uniqueness, the essential uniqueness for love. When we don’t look in the eyes of the other being there is no love: therefore no empathy. Consequently, such a condition hardly appears to be a city but a non-place. But, really, do we not see each other? Who knows where those people passing by are heading to? Who knows the color of that desolate courtyard at sunset? Who was ever by the closing in a metro stop and could say how it looked like, when the vibrant crowd of the peak hours had gone, being disappeared into the secret of the houses.

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What has happened to us if we can not see what stands right in front of us in full light? Identification is a matter of selection, we see what we want to see. Therefore we behave as the eyes of the city: our eyes are being clouded by the longing to see only what they want. Before you discover your own benchmarks and values, you’ve got to understand that you belong to something. The sense of belonging is empathy. The capacity to feel what another person is experiencing from within the other person's frame of reference, the capacity to place oneself in another's position, to understand his experiences. Empathy might be more convenient in private life than at work but yet, cultivating empathy brings social, political and professional change. Empathy has been a vital and moral force bringing about social and political change throughout history. While empathy is never the whole story, it has been a crucial factor in the struggle for human progress and continues to be a key driver of progressive change nowadays. But what opposes the employment of the empathic stance is rationality. Rationality is the upside-down image of empathy; the end result of intensified rationality is the spreading of a urban sprawl. What we know as sprawl is a quintessentially culture of free individualism and rationalism. Sprawl eats up huge areas in very inefficient ways creating monocultures and furthermore, a sprawling metropolis generates isolation due to the lack of the perks of social life; but through empathy we adopt a dual-minded focus of attention that includes the consciousness of another individual. Empathy - with its foundation of both sympathy and compassion- is the backbone for the responsible citizenship that leads to practicing a moral and active citizenship. Yet, empathy and reason are, in street photography, inseparable, the two are the foundation upon which emotional intelligence is built. Empathy and reason work best when they work together. In the history of humanity, prejudice, exploitation and violence were fostered by hate, of the lack of shoe-shifting capacity, on the failure to adopt the perspective of another person.

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Urban Empathy: empatia urbana Immergersi in un momento che già esiste ha spesso più successo che cercare di inventare, di reimmaginare una visione trasformandola in un qualcosa di completamente nuovo. Mostrare lo stesso riquadro di città in una luce differente è più efficace. Ma, senza empatia, è facile dimenticarsi di farlo. E’ facile mancare l’obiettivo. L’empatia che emana dalla visione del soggetto e il rapporto che si stabilisce fra il fotografo e l’ambiente in cui si trova contribuisce a creare una visione aumentata di quella stessa area - o cosa - già vista, magari con gli stessi residenti. Il fotografo inizia un dialogo aperto, in un’attitudine riflessiva: svolge la sua opera sia istintivamente, cogliendo l’attimo, che attraverso lo studio e multiple interazioni con ciò che lo circonda - successioni di azioni che diventano via via più chiare mentre lavora e che si concretizzano poi nella foto realizzata e inviata ai valutatori. Il bisogno di emozionare diviene allora chiaro, e si nutre di quell’energia già esistente nella scena rappresentata. In ultima analisi, nella fotografia urbana, l’empatia si risolve in un senso di appartenenza. Prima che tu possa scoprire i tuoi punti di appartenenza, dovrai capire di appartenere a qualcosa. Si tratta di noi, siamo noi come fotografi a fornire quell’energia ma cedendone la proprietà e il controllo agli attori del nostro palcoscenico: agli spettatori. Immaginando già la nostra fotografia vista da un pubblico e immaginando quel pubblico come un soggetto partecipe della nostra opera, non solo come un consumatore. Quando è arricchito dall’empatia, il ruolo del fotografo diviene meno un proporre, da solo, visioni e più un crearle assieme. Questo però richiede un passo indietro e trasferire parte di noi nell’altro che guarderà, rinunciando al protagonismo. Gli occhi della città vedono, a volte, solo ciò che cercano. Ciò che è visto da distante, preclude l’empatia. Le definizioni di ‘empatia’ spesso presentano l’identificazione del sé nell’altro: una visione che crea unicità, e unicità essenziale per l’amore. Se non guardiamo negli occhi dell’altro, non c’è amore: se non ci si guarda negli occhi, non c’è empatia. Una città fatta di persone che non si guardano negli occhi difficilmente sembra una città, e diviene un non-luogo. Ma: per davvero, non vediamo le persone? Chissà dove quelle persone che ci passano accanto stanno andando. Chissà che colore avrà, quel cortile desolato, nel momento in cui al tramonto il sole l’illuminerà. Chissà quanto diversa sarà, la fermata del metrò, in quei minuti prima della chiusura quando la folla di persone che l’ha animata nell’ora di punta se ne sarà andata, scomparendo nel segreto delle case.

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Che succede, nel momento in cui ciò che affermiamo di non vedere è invece esattamente di fronte a noi, in piena luce? L’identificazione è una questione di selezione: vediamo ciò che vogliamo vedere. E così, come gli occhi della città, anche i nostri occhi vedono solo ciò che cercano. Prima che tu possa scoprire i tuoi punti di appartenenza, dovrai capire di appartenere a qualcosa. Appartenenza uguale empatia. La capacità di mettersi nei panni dell’altro e di intuire i suoi sentimenti. Di vedere le sue prospettive. Di comprendere le sue esperienze. Certo, più importante nella vita privata, che in ufficio o nelle ore dedicate al lavoro, eppure fattore di trasformazione sociale e politico e persino professionale. L’empatia è sempre stata forza vitale: mai sino al punto di essere sufficiente, da sola, a cambiare la storia, ma sempre fattore fondamentale nel progresso e nelle relazioni umane. Ciò che si oppone all’empatia è la ragione. La razionalità è il riflesso - l’immagine rovesciata - dell’empatia; l’agglomerato urbano è la casa della razionalità: laddove l’agglomerato urbano è la struttura di base delle moltitudini, nella quale l’individuo scompare, l’empatia è ciò che ci spinge a concentrarci sull’azione e sulla vita del singolo separandolo dalla massa nella quale vive. L’empatia - con la sua emotività, con l’individualismo - è quel tratto caratteriale che non meriterebbe di avere nessun posto nella morale del cittadino impegnato a creare un mondo più giusto e più etico. Eppure, empatia e ragione sono, nella fotografia di strada, inscindibili. Operano assieme per costruire le fondamenta dell’emozione. Lavorano meglio quando lavorano assieme. E, nella storia dell’umanità, il fallimento nella capacità di prendere il posto dell’altro è sempre stato alla base del pregiudizio, dello sfruttamento e della violenza.

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HUMAN PEOPLE


Ranu Jain (UAE) - Art In The Urban Skies One Windy Evening

No place to fly ¡ Nessun posto dove volare

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Francesco D’Alonzo (Italy) - Lisbona

No place to run ¡ Nessun posto dove correre


Josefine Unterhauser (Germany) - Vecchiaia

Nothing more than that ¡ Niente piÚ di questo

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Adriano Cascio (Italy) - Lines And Shadows

Lines of thought · Linee di pensiero

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Adriano Cascio (Italy) - Interlude

On both sides of the road ¡ Ai due lati della strada

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AntĂłnio Castilho (Portugal) - Paris 1

At the end of the trail ¡ Alla fine del sentiero

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Anna Monda (Italy) - No Limits Painter

Coloring your life ¡ Colorando la vita


Marcello Ceraulo (Italy) - Un Selfie A Civita Di Bagnoregio

Mirrors ¡ Specchi

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Juan RodrĂ­guez Morales (Spain) - Madrid, 2011

Between me and you ¡ Fra me e te

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Juan RodrĂ­guez Morales (Spain) - Madrid, 2011

Between us and others ¡ Fra noi e gli altri

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Adriano Cascio (Italy) - Stalker

Until you get back ¡ Fino a quando ritornerai

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Adriano Cascio (Italy) - Untitled

Until the last light of the day ¡ Fino all'ultima luce del giorno

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Georg Worecki (Luxembourg)

The "Small Pieces of Peace" were taken in Germany & Luxembourg. Today these countries should really represent exemplarily the creation of models for a culture of peace. This means: Life in an atmosphere of peace, in which personal attitudes, patterns of beliefs, behaviors & styles have been overcome, which justify the use of violence in all human fields of activity.

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Small Pieces of Peace

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Georg Worecki (Luxembourg)

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Small Pieces of Peace

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Georg Worecki (Luxembourg)

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Small Pieces of Peace

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Georg Worecki (Luxembourg)

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Small Pieces of Peace

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Rob Krauss (USA) - Polo’s Hands

In his hands, the spirit ¡ Nelle mani lo spirito

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Rob Krauss (USA) - Gambler

Luck in his hands ¡ Nelle mani la fortuna

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Manlio De Pasquale (Italy) - Pretty Unknown

Unknown to many ¡ Sconosciuta a molti

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Winter between white and one color ¡ Inverno fra il bianco e un colore

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Rafał Rafalski (Poland) - A Woman Is Turning Left For The Corner

Swing doors · Porte girevoli

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

No place is near ¡ Nessun luogo è vicino

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Marcello Ceraulo (Italy) - Roma - Urbano

No stretched hand ¡ Nessuna mano tesa

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Daniele Faverzani (Italy) - Untitled

Only viewers of a lifetime ¡ Solo spettatori di una vita

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Alvise Busetto (Italy) - Budapest #16

Only reflections of light ¡ Solo riflessi di luce

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Alvise Busetto (Italy) - Praga #28

And in all the languages of the world ¡ E in tutte le lingue del mondo

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Dario Campos Cervera (Mexico) - One At A Time

What are you waiting for ¡ Che cosa aspetti

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Rafał Rafalski (Poland) - The Waiters Are Waiting For The Customers

What do you want · Che cosa vuoi

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Michał Orliński (Poland) - Untitled

What do you think · Che cosa pensi

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Michał Orliński (Poland) - Untitled

What will you have · Che cosa avrai

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Rob Krauss (USA) - Kings Of The Road

A moment, a start ¡ Un momento, una partenza

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Rafał Rafalski (Poland) - Afternoon Nap In The Car

An arrival, a moment ¡ Un arrivo, un momento

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Olah László-Tibor (Romania) - Slice

A woman, a thought · Una donna, un pensiero

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Federico Montaldo (Italy) - Amsterdam

A thought, a man ¡ Un pensiero, un uomo

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Marcello Ceraulo (Italy) - Mondello, Ragazzi Sul Molo

The best of what you could ¡ Il meglio di ciò che potevi

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Josh Bergeron (USA) - Downtown Denver Arrest

«Oh, really?» · «Oh, davvero?»

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Alfonso De Gregorio (Italy) - Access Denied

Shield of tomorrow's world ¡ Scudo del mondo di domani

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Alfonso De Gregorio (Italy) - Let’s Sit Down And Speak

Toward the kingdom of the wise men ¡ Verso il regno dei sapienti

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Matei Curtasu (Germany) - Untitled

Distant, close ¡ Distante, vicino

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Michael Kofteros (Cyprus) - Untitled

Life paradigm ¡ Paradigma di vita

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Georg Worecki (Luxembourg) - Musée National d’Histoire et d’Art, Luxembourg

Neither sacred, nor profane · Né sacro, né profano

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Georg Worecki (Luxembourg) - Rue Du Cure, Luxembourg

Evolution · Evoluzione

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Olah László-Tibor (Romania) - Nun

Reunion · Ricongiunzione

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Olah László-Tibor (Romania) - Traditional

Realization · Realizzazione

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Rafał Rafalski (Poland) - Conversation In A Cafe

Comprehension · Comprensione

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Rafał Rafalski (Poland) - The Couple Seat On The Concrete Bench

Sharing · Condivisione

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HUMAN ART


Federico Montaldo (Italy) - Chelsea, NYC

Crossroads of prospects ¡ Crocevia di prospettive

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Gianni Olivetti (Italy) - Street Art

Metamorphosis in two dimensions ¡ Metamorfosi in due dimensioni

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Alvise Busetto (Italy) - Praga #14

One step beyond color ¡ Un passo oltre il colore 64


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Rob Krauss (USA) - Boredom

Beyond the least interest ¡ Oltre il minimo interesse

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Never Edit (Germany) - Art

White, black, we, tomorrow ¡ Bianco, nero, noi, domani

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Rafał Rafalski (Poland) - The Books

Words have a weight ¡ Le parole hanno un peso

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Nicola Daddi (Italy) - L’intrusa

Women of the New World ¡ Donne del nuovo mondo

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Ranu Jain (UAE) - Light And Shadow In The City

I dive to you · Tuffo verso di te 70


Daniele Faverzani (Italy) - Untitled

I dive toward me ¡ Tuffo verso di me 71


Andrea Piotto (Italy) - Jaisalmer

Write about me... ¡ Scrivi di me...

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Andrea Piotto (Italy) - Jodhpur

...and about World ¡ ...e del mondo

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Andrea Piotto (Italy) - Mumbai

Write about me... · Scrivi di me...

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Andrea Piotto (Italy) - Torino

...and about World ¡ ...e del mondo

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Joshua Sarinana (USA) - Aviary

Etherial compositions ¡ Composizioni eteree

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Josh Bergeron (USA) - Downtown Denver Pigeons

Tesseract ¡ Tesseratto

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Juan Rodríguez Morales (Spain) - Barcelona, 2011

Memories over the water · Ricordi oltre l’acqua

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Joshua Sarinana (USA) - Beyond City Limits

Tending towards infinity ¡ Tendente all'infinito

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Christine Miess (Austria)

Not everything seen is real. There’s a dance between dream and reality. Various points in time collapse within each single negative and evolve into a new pictorial word – some of them smooth and gentle, others seething and tempestuous. Dream worlds burst into existence, seduce us to stay, make us pause for a moment.

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Time Collapsing

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Christine Miess (Austria)

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Time Collapsing

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Christine Miess (Austria)

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Christine Miess (Austria)

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Time Collapsing

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Without time Time destroys you slowly. He knew damn well. Laughing for no reason, pretending that everything was fine, or better still that it seemed to be going great to him, was the way to get rid of the pain, to overcome anxiety. He din’t want to face his collection of failures. He suffered from that kind of pain that eats away at you and it never leaves. There was no remedy, no artificial consolation, no white pill that could help as he himself was the source of the disease invading his body. Pain and Therapy: he was both. Illusions, reflections, speeches: efforts to deny the truth behind the absence, and there was always a little something, there was always something that was holding him back. He was lonely. He had crossed the line but there was no one to welcome him on the other side: he had fall by the wayside. He had looked for ways to hurt himself. But still, find the strength to go on; to begin again; but to begin exactly what? Nine o'clock in the morning. The ceiling above him. There was a house across the street, and there, there he could see a woman hanging clothes to dry, on the roof terrace. He was already late. He turned around to look at nakedness of the woman sleeping next to him. She was still sleeping. Who was she? He knew damn well but still: who was she? Why was she there? He wanted no one else after her. Why did he lose her? He was not living; he was leading to death, like a mouse in a maze and he didn't have the nerve to say “it's over”. He was loitering in the hallway, aimlessly, half-dressed and she, still stoned, she was still sleeping. He went away. Once outside, he saw the new neighbours and waved them a goodbye gesture. They were the loving couple, awfully happy, attached one to another resembling the streets that suffer from the monstrous plague of chewing gums. He had once described to his analyst, with such careful comparision, the hands of two lovers as the paws of a rat that tried desperately to scratch on the dull surface of the existence. It was a sort of a trap. The analyst didn’t take it well, he had had enough of him, his analyst said. On that occasion he refused to pay for therapy session. He went there no more. Nobody can tell you are a pain in the arse. Not somebody you had hired to be listening to you. The lovers waved a kind goodbye back to him and after opening the door of their new cage, they vanished; he paused for a moment to watch their door, amused by their cry of delight for something mundane. Down the steps he found the car keys. The way forward was not clear, the scam had been turned on its head: the street lights were playing chess in his wake. Two other lovers were in his path and it made him chuckle.


Senza tempo È qualcosa che ti distrugge lentamente, il tempo; lo sapeva bene. Ridere senza nessun motivo e far finta che tutto fosse a posto - anzi, che stesse tutto andando alla grande - sembrava l’unica consolazione contro il dolore; contro l’angoscia per tutte le cose che continuava a perdere, che si accumulavano l’una sull’altra. Contro il mostro che lo mangiava da dentro. E non c’era rimedio, perché per poter trovare la forza di rinunciare alla consolazione artificiale che arrivava con le pastiglie bianche avrebbe dovuto ammettere che la natura di quel male era lui stesso: era lui, quel ridicolo mostro che vedeva riflesso nel vetro della finestra. Il male e cura coincidevano con la stessa persona. Illusioni, riflessioni, discorsi; tentativi di negare l’essenza stessa di quell’assenza, e poi c’era ancora una sera, e poi di nuovo morsi di angoscia e formicolii di solitudine. E poi, alla fine, la consapevolezza che una linea era stata irrimediabilmente superata, e pugni sulla porta, e bicchieri tirati contro il muro o spaccati sopra il tavolo con la speranza di farsi veramente male. E il desiderio di trovare la forza per andar via, per ricominciare; ma ricominciare che cosa? Le nove del mattino. Il soffitto sopra di lui. Dalla finestra, vedeva una donna intenta a stendere dei panni sul terrazzo del tetto della casa di fronte. Era già in ritardo. Si voltò a guardare il corpo di quella lei nuda che stava ancora dormendo. Chi era? Sapeva benissimo chi fosse; ma, chi era? Perché era là? Lui non ne voleva nessuna. Dopo di lei, nessun altra. Perché l’aveva persa? Vivere così non significava vivere: era una lunga morte, quella, una morte protratta di attimo in attimo e vissuta in un labirinto grigio senza trovare il coraggio di dire: ‘è finita’. Raggiunse il pianerottolo senza essersi nemmeno reso conto di essersi alzato, forse lavato, e forse vestito mentre lei, strafatta, continuava a dormire. Uscì, chiuse e salutò i nuovi vicini di casa, la coppia d’innamorati, miseramente e disperatamente felici e sempre attaccati l’una addosso all’altro come una gomma da masticare a un marciapiede. Si ricordò di aver detto una volta, parlandone con la sua analista, che le mani di due innamorati gli sembravano le zampe di un topo che cercava disperatamente di grattare sulla superficie insipida dell’esistenza. E che la cosa, perlomeno per un po’ e in modo scioccante, sembrava funzionare. Era una specie di trappola. L’analista non l’aveva presa bene, e lui aveva deciso che quel suo continuo guardare l’orologio che stava proprio dietro alla sedia sulla quale faceva sedere i clienti, quel guardare per capire quanti minuti mancassero ancora alla fine dei quaranta concessi, gli aveva rotto le scatole abbastanza: non aveva pagato, quella volta, e non c’era più andato. Nessuno al quale tu stia dando del denaro può permettersi di dirti che gli stai facendo perdere tempo: neanche se non te lo dice in faccia. Gli innamorati risposero con gentilezza al suo saluto, aprirono la porta della loro nuova gabbia e scomparvero; si fermò a guardare per un attimo quella porta chiusa, ascoltando i loro gridolini di felicità di fronte a qualcosa di banale, poi scalò i gradini verso il basso, attento a non inciampare, mentre cercava le chiavi dell’automobile. Fuori l’aspetta la strada di scacchi bianchi e neri disegnati dalla luce che passava negli spazi fra le colonne monumentali del palazzo; davanti a lui c’erano altri due innamorati, e gli venne da ridere.


Joshua Sarinana (USA) - Image Of Structure, Form #1

Shape · Forma

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Joshua Sarinana (USA) - Reflections Of Mit

Color · Colore

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Joshua Sarinana (USA) - Synurbization

Launch ramp ¡ Rampa di lancio

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Joshua Sarinana (USA) - The Window Washers

Unusual pentagram ¡ Insolito pentagramma

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Geir Moseid (Norway)

The series Plucked is an investigation into the duality of the home, urban alienation, social segregation and human relationships. This duality of the home extends further, adding layers to the series, incorporating the ethics of both social documentary and staged photography, as well as the possible cognitive dissonant experience of the viewer.

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Plucked

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Geir Moseid (Norway)

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Plucked

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Geir Moseid (Norway)

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Plucked

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Geir Moseid (Norway)

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Plucked

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Malwa Grabowska (Denmark) - In The End We Stand Alone

Only one color ¡ Un solo colore

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Malwa Grabowska (Denmark) - Untitled

Beyond the shadows ¡ Oltre le ombre

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Nathalie Vigini (Switzerland) - I Am Urban

Beyond the colors ¡ Oltre i colori

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Nathalie Vigini (Switzerland) - In The Triangle

Assimilation ¡ Assimilazione

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Nicola Daddi (Italy) - Land Of Confusion

Overlapping reality · Sovrapposizione di realtà 106


Marcello Ceraulo (Italy) - Sicilia - Colori

Prospect extension ¡ Prolungamento di prospettive

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Nicola Daddi (Italy) - Relax In Piazza

Words from the well ¡ Parole dal pozzo 108


Nicola Daddi (Italy) - Pausa

On the promenade deck ¡ Sul ponte di passeggiata 109


Matteo Abbondanza (Italy)

Photo shoots in urban context; the collection is characterized by lights and shadows and by the interaction between the city's skyline and its citizens; the photos display clear compositions. Minimalist framing. Little sign of elements but they are very plainly. These photo shoots display the lonely interaction between the man and the city.

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Street Interactions

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Matteo Abbondanza (Italy)

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Street Interactions

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Matteo Abbondanza (Italy)

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Street Interactions

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Matteo Abbondanza (Italy)

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Street Interactions

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URBAN

SMALL CITY / BIG TOWN


Olah László-Tibor (Romania) - Almost Symmetric

From one destination to another · Da una destinazione all'altra

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Olah László-Tibor (Romania) - Industrial

Climbing with the shadows, into the darkness · Salendo con le ombre, nello spazio scuro

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Federico Berti (Italy) - Another Day

No one has a name ¡ Nessuno ha un nome

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No one has a sight ¡ Nessuno ha uno sguardo

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Francesco D’Alonzo (Italy) - Lisbona

Every existence needs a plan ¡ Ogni esistenza ha bisogno di un piano

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Francesco D’Alonzo (Italy) - Pescara

Welcome to the last station ¡ Benvenuto all'ultima stazione

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The reflexive thought. The word 'critical' refers to a method of systematic and disciplined approach to an oral or written speech whereas ‘criticism’, identifies a research for mistake, expressing a negative judgement. But yet, criticism must be read with merit, reward and value, with self emotional development and according to philosophy, the acquisition of criticism should serve Self-doubt. In human arts and disciplines, in written form and for those like us, in Street Photography, photographic criticism is always based on an educated opinion, rather than feelings or gossip. The educated opinion reveals technical knowledge, professional experience or a specific training. It's an honor to be chosen, right? Who loves getting a negative feedback about its own art and, even less, reading back unpleasant and unexpected comments about one’s own pieces. We would rather ignore the criticism we get: it allows us to preserve the idea we have got about ourselves. Yet, City and Empathy and Urban Empathy lead us to a critical path. Other types of artistic expression (a beautiful landscape is beautiful with no need to mention it), a reportage (the rawness of a chronicle does not require any further analysis), can not match with the essence of Street Photography. Street photography requires analysis and a caption to be understood. City and Empathy forces us to be honest and selfconstructive, leading to a dialogue about our progresses, to be open minded, otherwise there is no achievement. So it is a honor now to be open minded and get constructive criticism, do we have other ways to stay on track for our goals? Turn off all nonessential. Christine Miess is a photographer who awards urban empathy a conceptual depth. Christine Miess's photographic style is without embellishment. Her art turn off all nonessential and it reveals the soul. If you were busy on-line you wouldn't be more bothered to do anything else but focusing awfully about her photos. Don't get busy with chatting on the photo, Christine's photos need your full attention: turn everything else off and plunge into her pictures and come into a different world in which the experience is not always real. Multiple Exposure Series of "Time Collapsing," on 35-millimeter film prints display grace against rawness, silk flows over the rocks, and reality is no more real but a fantasy. These are fragments of life, and as we understand are confused with dreams. These are haunting images that come up in mind and dreams, again and again, absorbing and distorting space, time and reality itself.


A moving target. Follow your heart and passion, and plunge yourself in the tough, raw reality that Stan Raucher sets in, chasing you with images that are as beautiful and seductive as a mermaid and rough as old arsehole, it feels like walking into the perfect storm of wonder, of joy, of fear. The perfect metaphor for life for a street photographer. Avoid Naples. (yes, it is meant to be sarcastic). So, plunge into Naples, get into its life, fully experience it and get inspired, be aware that it is difficult to find here a detail that keeps itself untouched forever. Stan Raucher takes a lot of spontaneous images, takes a look at a type of street photography that a lot of people have already tried to explore by looking at all the possible angles. He excites us with something he interprets well. Squares, streets, alleyways, traffic and unlikely characters: these elements amaze us and get our attention which perhaps, in less than a second, if we do not take a break, they might put an end to our modern lives. The non-jury. Aren't these all great ideas, those photos collected in Urban: Empathy? Isn’t it about such things, looking through the lens of our camera, that we have already seen in life? Dream and reality, feeling and boredom, happiness and despair - we did not take these pictures, we did not write another full stop after a word or a phrase, or a whole chapter in Urban history? Is it a jury that decides which of these images become a piece of human story, a visual story? No, it is not. It is the photograph that has already decided by itself. Yes, it is about photography at its most intimate sense, as a form of self art expression. It is so personal. It is what each of us intimately is.


Il pensiero riflesso. Con la parola ‘critica’ definiamo un metodo di analisi sistematica e disciplinata di un discorso orale o scritto. Quando diciamo: ‘critica’, intendiamo comunemente un processo di ricerca e identificazione di un errore, di qualcosa – all’interno di un insieme - che non va, a cui segue un giudizio solitamente negativo. Eppure, non è così: la critica ha che fare anche con il riconoscimento del merito, con la valorizzazione dell'emozione, e, seguendo la tradizione filosofica, è un metodo pratico per mettersi in dubbio. Nelle arti e nelle discipline umane, e specialmente nella scrittura e in particolar modo, per noi, nella Street Photography, la critica fotografica si basa sempre su un’opinione informata, e mai su un personale sentire. L’opinione informata è l’opinione della persona che analizza l’immagine supportata da conoscenza tecnica, esperienza professionale, storia di vita o formazione specifica. Non ci piace non esser scelti. Non ci piace sentir dire cose negative sulle nostre fotografie, e ancor meno ci piace leggere o venire a conoscenza di osservazioni sulle nostre opere che non sono quelle che ci attendevamo. Ci piace in generale ignorare le opinioni e le critiche fatteci dagli altri: ignorandole, potremo preservare l’immagine di noi stessi che noi stessi ci siamo creati. Eppure, la Città e l’Empatia, l’Urban Empathy, non ci consentono di ignorare un percorso critico. Ciò che può valere per un altro tipo di espressione fotografica più artistica (i colori di un paesaggio non hanno bisogno di un commento) o più di reportage (la crudezza di un fatto di cronaca non richiede altre analisi), non vale per la Street Photography. La fotografia di strada, senza una sua lettura, non ha senso. La Città e l’Empatia ci costringono quindi a essere onesti e costruttivi: ci costringono a parlare delle foto che abbiamo fatto, a confrontarci e ad accettare visioni diverse, perché questo, nella fotografia di strada, è l’unico modo per migliorare. Come potremmo rifiutare una critica costruttiva, se, nella fotografia di strada, essa è l’unica cosa che ci permette di stabilire una base comune di riferimento e di misurare i nostri progressi? Rimuovere tutte le distrazioni. Christine Miess è una fotografa che conferisce all’empatia urbana una profondità concettuale. Priva di ornamenti, la fotografia di Christine Miess spegne qualsiasi distrazione e rivela immediatamente la sua anima; se fossimo su Internet, potremmo dire: chiudi tutte le applicazioni, chiudi tutte le tue chat, perché ciò che stai vedendo richiede la tua piena attenzione e non ti permette di fare nient’altro. Ignora il tuo telefono, perché le foto di Christine ti chiamano; o ancora meglio: spegnilo, tuffati in esse. Entra in un mondo diverso, e non tutto ciò che vedrai sarà reale. In “Time Collapsing”, attraverso una serie di esposizioni multiple su pellicola trentacinque millimetri nelle quali la gentilezza si scontra con la durezza, la seta scorre sulla pietra, e il reale si mescola con l’immaginario, Christine ci mostra frammenti di cose a noi familiari che, nella sua interpretazione, si confondono con i sogni e infestano la nostra mente, assorbendo e distorcendo spazio, tempo e il concetto stesso di realtà.


Il bersaglio mobile. Segui il tuo cuore e la tua passione, e immergiti nella realtà dura, ruvida a volte, che Stan Raucher ti lancia addosso, inseguendoti con immagini che sanno essere belle e seducenti come una sirena e ruvide e vecchie come una strega, alle quali vai incontro in una tempesta perfetta di meraviglia, di gioia e di paura, metafora perfetta della vita da fotografo di strada. Vattene da Napoli. Guarda Napoli. Evita Napoli. Sarcasticamente, immergiti in Napoli, entra nella sua vita attraverso ciò che vedi e rimani anche tu colpito dalla constatazione di quanto difficile sia non trovare in queste foto qualcosa che è ogni volta differente. Stan Raucher scatta molte immagini spontanee, si cimenta in un tipo di fotografia di strada che moltissimi hanno già cercato di esplorare guardando da tutte le possibili angolazioni, e riesce a emozionarci con qualcosa che non è di per sé nuovo, ma al quale egli riesce a infondere nuova narrativa. Piazze, strade, vicoli, traffico e improbabili personaggi: vecchi elementi mai visti prima e che sono per noi sorprendenti, che ci colpiscono. Che, forse, in meno di un secondo, se non ci concederemo una pausa, potranno metter fine alle nostre moderne vite. La non-giuria. Non sono tutte grandi idee, quelle rappresentate da queste fotografie raccolte in Urban: Empathy? Non sono forse qualcosa che tutti noi, attraverso la lente della nostra fotocamera, abbiamo, in momento o nell’altro della nostra vita, visto? Come mai, se le abbiamo viste, queste cose come il sogno e la realtà, il sentimento e la noia, la felicità e la disperazione - come abbiamo certamente fatto – non abbiamo scattato, non abbiamo messo noi invece di un altro un punto dopo una parola, una frase, o un capitolo intero nella storia di Urban? È una giuria ad aver deciso quali di queste immagini diventano una storia, un racconto visivo? No. È la fotografia ad aver deciso. Perché la fotografia, nella sua accezione più intima, è una forma d’arte individuale. È personale. È ciò che ciascuno di noi è.


Michele Palazzo (USA) - Untitled

Get back in the rain, disappear in the blue ¡ Ritrovarsi nella pioggia, scomparire nel blu

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Heart of a woman and of a city ¡ Cuore di donna e di cittĂ

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Silent watchers waiting for you ¡ Sentinelle silenziose e in attesa di te

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Not all footprints have a soul ¡ Non tutte le orme hanno un'anima

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

In front of the winter palace ¡ Di fronte al palazzo d'inverno

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Away, out: away from you, towards home ¡ Via, fuori: via da te, verso casa

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Daniela Pasquetti (Italy)

On the feast day of Sant'Agata's, Catania turns itself into something different: the statue of the saint is being carried around in the streets, all day long, for the whole time, three days. Catania's devotion is so strong that everyone is involved in this great festival. The city transfigures itself out of love for the "Santuzza".

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Siamo tutti fedeli, tutti

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Daniela Pasquetti (Italy)

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Siamo tutti fedeli, tutti

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Daniela Pasquetti (Italy)

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Siamo tutti fedeli, tutti

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Daniela Pasquetti (Italy)

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Siamo tutti fedeli, tutti

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Francesco D’Alonzo (Italy) - Lego

Glued in a lifetime, like on a train track ¡ Incollati in una vita, come su un binario

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Francesco D’Alonzo (Italy) - Lisbona

Open air rooms, guardians of a situation ¡ Stanze all'aperto, custodi di un momento

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Lawrence Sumulong (USA)

Looking to an everyday occurrence to express aspects of the human condition, BOTTLENECK documents the interminable commute of Filipinos in the capital city, which CNN Philippines recently reported as having the worst traffic on earth.

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Bottleneck

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Lawrence Sumulong (USA)

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Bottleneck

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Lawrence Sumulong (USA)

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Bottleneck

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Lawrence Sumulong (USA)

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Bottleneck

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Josh Bergeron (USA)

Shahjahanabad, or Old Delhi, is an ancient walled city located within the boundaries of the greater Indian capital of New Delhi. At its height, Shahjahanabad was filled with nobles and members of the ruling class; presently, Old Delhi is home to mostly low-income workers and laborers surviving amidst ever-deteriorating infrastructure and buildings.

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Shahjahanabad

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Josh Bergeron (USA)

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Shahjahanabad

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Josh Bergeron (USA)

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Shahjahanabad

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Josh Bergeron (USA)

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Shahjahanabad

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Antonio Busqueta (Mexico) - La Polilla

The look of the tradition ¡ Lo sguardo della tradizione

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Antonio Busqueta (Mexico) - La Polilla

The colors of tradition ¡ I colori della tradizione

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Stuart Chape (Samoa)

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9-11 Memorial, Manhattan, New York

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Stuart Chape (Samoa)

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9-11 Memorial, Manhattan, New York

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Stuart Chape (Samoa)

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9-11 Memorial, Manhattan, New York

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Nino Evola (Italy) - Albero Della Vita, Expo

Watching a life moment ¡ Sorvegliando un momento della vita 170


Nino Evola (Italy) - Piazza Duomo, Milano

Reconstruction of reality · Ricostruzione di realtà

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Nino Evola (Italy) - Piazza Gae Aulenti, Milano

What if tomorrow in the green ¡ E se domani nel verde

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Nino Evola (Italy) - Colonne Romane, Milano

Angle of history with you ¡ Angolo di storia con te

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Nino Evola (Italy) - Piazza Santo Stefano, Bologna

Sometimes peace ¡ A volte la pace 174


Nino Evola (Italy) - Piazza Duomo, Ferrara

Fast, slow, world ¡ Veloce, lento, mondo

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Stan Raucher (USA)

I threw myself headlong into the markets, streets, piazzas and subways of this often maligned metropolis. Here, among the boisterous crowds, snarled traffic, rampant graffiti, decaying rubble and endless piles of garbage, I found a vibrant and resilient population. Naples is the most urbanized city in Europe, and its residents spend much of their time in public spaces. As individuals interact with one another and their surroundings, the poetry of the street emerges whenever situations that are unexpected, mysterious, humorous or poignant unfold.

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Avoid Naples!

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Stan Raucher (USA)

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Avoid Naples!

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Stan Raucher (USA)

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Avoid Naples!

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Stan Raucher (USA)

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Avoid Naples!

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Avoid Naples He was in a hurry when he stubbed his toe against some gentleman and he felt being looked down upon, as if he was a stray dog left to die on the streets; apologizing, he got off the bus and walk towards Giuseppe's cafĂŠ. He was craving for a nice cup of coffee waiting to be sipped; there, under the palm trees, together with a good cupcake; he was so desperately craving for it, it was enough before going back to work. It was not May, though, and it was rainy. Nothing that he could do, it was not his day, Giuseppe told him to leave: he was busy, he had already someone. So, no, no palm trees for him, no coffee to be drunk. He kept on walking, he took his windjacket and buttoned the collar; his hair was stringy combed over his almost bald spot, he run his hand through his hair to fix it. Shop window dummies like dolls with no strength nor weight; plastic idols winking at him from behind the broken window; but indeed, the lady, the shop owner standing by the glass and also the darkest plastic doll, colourful, adorned with glittering treasures around her neck, plastic tits; such simpleminded animals craving for his jugular. But no, not really. It was not true. He only felt miserable that day. The two girls sitting next to the monument in the square were more appealing and tempting than the window dummies, but still, he felt some aggression, some bad vibrations and he kept walking on the other side of the street. Somewhere, the sound of a car crash came, dumb, loud, hung, thin, then it became much softer until it was all silence again. No one turned around, the two boys on the doorstep plunging into one another's eyes and the two dolls of flesh and bones smoking their cigarettes. Trucks, cars, scooters, and the lady of the tobacconist's shop, distracting his bag over the garbage bin with worn out wisdom. She was a fancy one, the lady; an educated one. She never spoke. Two meters further, other fellows were dedicating themselves to much older traditions; he had sometimes thought of those poor people who indulging into garbage looking for something that could make their day, and he had imagined opening the bags in their place, in that strange treasure hunt. Under the poster, the maze of lanes was populated by mice, cats, and pigeons; suddenly a stone or brick piece landed just behind him, bounced off and resonated against something metallic, while a sexless figure shouted for something, stretching his stomach with one hand and rolling to the ground in the dim light between the intersection of the two alleyways later, and others ran away. "Holy Jesus," he had thought.


Evita Napoli Nella fretta pestò il piede di un distinto signore che lo guardò senza dire niente, come se stesse ammirando un cane morto buttato là per strada; biascicando due parole di scuse, scese dall’autobus e s’infilò nel bar di Giuseppe. Si era immaginato una bella tazza di caffè posata sul tavolino del bar del viale, sotto le palme, con accanto un buon bigné; si vedeva seduto a gustarsi una buona pausa sotto al sole di maggio, prima di riprendere con il lavoro. Non era maggio, però, e pioveva. Niente da fare, non era giornata, Giuseppe gli fece cenno di andar via: aveva da fare, c’era qualcuno. Niente palme, niente caffè. Proseguì di buon passo, si aggiustò il colletto della giacca a vento messa di corsa sopra la felpa e cercò di darsi, con la mano, una pettinata ai capelli che sentiva farsi più radi vicino alla nuca. Le donnine nella vetrina sembravano bambole senza forza e senza peso, idoli di plastica che lo guardavano ammiccando da dietro il vetro rotto; tranne la padrona del negozio, naturalmente, che se ne stava un po’ più avanti, e la pupa di plastica più scura, piena di tesori colorati e luccicanti attorno al collo e con due belle tette altrettanto di plastica: entrambe gli ricordavano esseri primordiali pronti ad azzannarlo. Ma no. Non era vero. Era solo la sua giornata ad essere storta. Le due ragazze sedute vicino al monumento della piazza erano certamente più appetibili e palpabili della pupa di plastica, ma gli trasmettevano, a pelle, la stessa aggressività, e preferì restare sull’altro lato della strada. Da qualche parte arrivò, sordo, il rumore di un incidente: stridente, appeso, sottile, poi soffice e via via silenzioso. Nessuno si voltò, i due ragazzi sul gradino impegnati a sprofondare l’uno negli occhi dell’altra e le due bambole di carne e ossa concentrate sulle loro sigarette. Camion, automobili, motorini e la signora della rivendita di tabacchi che appoggiava distrattamente il suo sacchetto sopra il bidone della spazzatura, con consumata sapienza. Era elegante, la signora; bene educata. Non parlava mai. Due metri più avanti, altri avevano preferito seguire tradizioni più antiche; aveva pensato, qualche volta, a quei poveracci che rovistavano nell’immondizia alla ricerca di qualcosa per tirare avanti ancora un giorno, e si era immaginato ad aprire le borse al loro posto, in quella strana caccia al tesoro. Sotto al manifesto, il dedalo di vicoli era popolato da topi e gatti e piccioni: d’improvviso, una pietra o un pezzo di mattone atterrò proprio dietro a lui, rimbalzò e risuonò contro qualcosa di metallico, mentre una figura senza sesso gridava forte qualcosa, tendendosi lo stomaco con una mano e rotolando a terra nella fioca luce fra l’intersezione dei due vicoli più avanti, e altri scappavano via. “Gesù”, pensò.


Christine Miess (Austria) - Valencia, 2013

The outside infinity ¡ L'infinito che è fuori

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Christine Miess (Austria) - Valencia, 2013

The infinity inside myself ¡ L'infinito che ho dentro

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Greg Bal (USA)

The photographs were taken during a trip to Cuba in Havana and Trinidad before sanctions were lifted by the U.S. I hope to return to Cuba in a few years to photograph conditions at that time and compare/contrast those photos with the ones submitted.

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Cuba

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Greg Bal (USA)

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Cuba

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Greg Bal (USA)

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Cuba

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Greg Bal (USA)

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Cuba

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Lena Tsibziova (Russia) - Monkok

Incubator of Existence ¡ Incubatore d'esistenze

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Francesco D’Alonzo Christine (Italy) - Different Miess - Valencia, Point Of2013 View

Each one has its own sea ¡ A ciascuno il suo mare

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Hiro Tanaka (Japan)

In New York, Times Square attracts so many different people from all over the place. This place gives me illusions or feelings that area has everything from everywhere. Border between people either political or personal, across race, gender, distance, time we all passed through, things, sounds, smell, emotions and all kind of activities merging all together making one big stream on the street.

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Around 42nd 7th

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Hiro Tanaka (Japan)

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Around 42nd 7th

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Hiro Tanaka (Japan)

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Around 42nd 7th

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Hiro Tanaka (Japan)

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Around 42nd 7th

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Ranu Jain (UAE) - Urban Art Out Of Plastic Waste

Renewal · Rinnovamento

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Ranu Jain (UAE) - Frenzy Of A Centuries Old Sikh Festival

Moments ¡ Momenti

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Michele Palazzo (USA) - Untitled

Difficult situations ¡ Situazioni difficili

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Manlio De Pasquale (Italy) - Welcome To Tokio

The way to follow · La via da seguire

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URBAN EMPATHY


Andrea Scirè (Italy) - Untitled

Cabaret at the end of the trail ¡ Cabaret a fine percorso

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Alfonso De Gregorio (Italy) - Another World Is Still Possible

Together, we can ¡ Assieme, possiamo

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Lena Tsibziova (Russia) - Washing, Tel Aviv

Brain washing ¡ Lavaggio del cervello

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Luciano Roncato (Italy) - Untitled

After the long journey ¡ Dopo il lungo cammino 215


Olah László-Tibor (Romania) - Relief

Sometimes you find a place · A volte si scopre un posto

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Peter Assay (Hungary) - Song

In the middle of the afternoon · A metà del pomeriggio

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Peter Assay (Hungary) - Star

Your turn. It's your turn · Tocca a te. È il tuo momento

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Peter Assay (Hungary) - Violin

The work of a life ¡ Il lavoro di una vita

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Lauren Grabelle (USA) - Brooklyn Windows

Look over ¡ Guardare oltre 220


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Juan Rodríguez Morales (Spain) - Ghost World

Don’t leave · Non andare via

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Stan Raucher (USA) - Metro Scenes from an Urban Stage

Dream about leaving ¡ Sogna di andare

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Andrea Scirè (Italy)

The sweet and bitter daily life flows past you, the unique light of the blue(s) city emphasizes the colors and marks the shadows, from dawn to dusk you can not stop... walk, look, look, run... alive.

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Chicago Street Photography

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Andrea Scirè (Italy)

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Chicago Street Photography

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Andrea Scirè (Italy)

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Chicago Street Photography

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Andrea Scirè (Italy)

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Chicago Street Photography

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Max Alvarez (Spain)

Life's a bitch. It gives us so many problems that seems estrange the small percentage of people that surrender and decide just to "quit". It's amazing how many people going through really difficult circumstances keep smiling and wake up every day even with more strength than those of us that are "luckier".

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Life's a bitch (but we keep on going)

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Max Alvarez (Spain)

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Life's a bitch (but we keep on going)

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Max Alvarez (Spain)

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Life's a bitch (but we keep on going)

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Max Alvarez (Spain)

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Life's a bitch (but we keep on going)

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Umberto Lucarelli (Italy)

Photographic series realized in the Directional Center of Naples (CDN), the only city quarter formed by skyscrapers both in Italy and in southern Europe. Designed in the 1960s by the famous Japanese architect Kenzo Tange (passed away in March 2005), it was made between 1985 and 1995. Originally aimed to be only an office space, it is nowadays frequentate by professional artists but it is also an inhabited area.

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Il Centro Direzionale di Napoli

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Umberto Lucarelli (Italy)

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Il Centro Direzionale di Napoli

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Umberto Lucarelli (Italy)

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Il Centro Direzionale di Napoli

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Umberto Lucarelli (Italy)

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Il Centro Direzionale di Napoli

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Printed in October 2017 / © All photos owned by the named photographer

THANKS TO




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