Il progetto Le mani della città di Claudia Pajewski è nato a L’Aquila, una città immobile e silente per anni, condannata a questo sortilegio dal terremoto e dalla cattiva politica. Poi, d’improvviso, ormai tre anni fa, comincia la ricostruzione, arrivano le gru, tante, moltissime anzi, a fare da tramite tra la città distrutta e il cielo. Ma una città non si ricostruisce, viene ricostruita da migliaia di uomini, migliaia di mani. Quelle che Pajewski chiama, appunto, “Le mani della città”. Le mani, gli sguardi intensi delimitati dalla profondità buia degli interni e dei cortili tutti da ricostruire; i volti, illuminati da quella luce nitida e limpida che è tipica della città e delle foto di Claudia, volti che volentieri interloquiscono con la macchina fotografica, diretti e schivi al tempo; i corpi infagottati e con i caschetti incalcati sulle teste, inquadrati dalle infinite e rigide geometrie dei tubi Innocenti. Una città, e degli uomini che in gran parte di quella città non sono.