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La Dogana 2014
All photos by Matteo Armellini
La Dogana 2014
All photos by Matteo Armellini
La Dogana 2014
Moving Forward
Antonella Di Lullo curatrice/curator 2014
“Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi pubblicitari, e nel corso dei secoli fecero parecchie cose.”
“Art, as such, does not exist. There are only artists. Once these were men used coloured earth and roughed out the forms of a bison on the wall of a cave; today they buy paints and they design billboards; and in time they did so many other things.”
E.H.Gombrich La storia dell’arte
E.H.Gombrich The Story of Art
Un movimento dinamico che scalpita racchiuso nelle due parole di un semplice titolo. Paradossalmente per comprendere questo moto bisogna fare un passo (che idealmente ne contiene quattro) indietro alla precedente edizione del festival, quando, all’interno del Teatro Palladium, un primo cambiamento si avvertiva già nell’opera di Luca Di Maggio che, non a caso, portava lo stesso nome: Moving Forward, un segno chiaro e preciso di una trasformazione che ha alimentato un’idea e una convinzione già da qualche tempo insita nel festival. Dopo quattro edizioni e una relazione lun-
A dynamic movement that kicks when enclosed in the two words of the simple title. Paradoxically, to understand this movement we have to take a step (ideally four) back to the previous edition of the festival, when a similar change could first be perceived in Luca Di Maggio’s artwork at the Theatre Palladium, in Rome. The exhibition, not by chance, carried the same name: Moving Forward. A clear and distinct sign of a transformation that has fed into a concept and a certainty that for some time have been part of the festival. After four editions and a long and happy relationship with the area that hosted the festival,
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ga e felice con il territorio che ha ospitato il festival, Outdoor ha affrontato l’esigenza di un rinnovamento, conseguenza d’interrogativi e riflessioni sull’attuale universo della Urban Art. Il quartiere di San Lorenzo, e nello specifico gli spazi dell’ex Dogana, con la loro storia e peculiarità distintive, sono sembrati il terreno più adatto ad accogliere il rinnovato festival; non un punto di arrivo o arresto ma una tappa successiva. Passare dalla strada a uno spazio chiuso, invitare gli artisti a dialogare, creare e relazionarsi con superfici diverse, racchiude in sé un’azione da indagare da più prospettive. Moving Forward in primo luogo è un movimento fisico: da uno spazio aperto a uno chiuso, in un nuovo quartiere e territorio con le sue diversità e caratteristiche. Un movimento conoscitivo dato dalla visita e scoperta di uno spazio inusuale che solo temporaneamente sarà invaso dall’arte e aperto a pubblico. Moving Forward è un movimento emozionale espresso dallo straordinario potere dell’arte di colpirti forte e il più delle volte dritto in faccia, come uno schiaffo il cui stordimento successivo innesca domande e ragionamenti. Moving Forward diventa così anche azione mentale, da non considerarsi più solo nella sua accezione fisica. L’OUT del festival non designa uno spazio reale, come mai ha voluto rappresentarlo in fondo nelle edizioni precedenti. Si è sempre voluto guardare oltre, e in questo caso oltre le pareti e le stanze chiuse si lancia il pensiero più lontano possibile, verso nuovi interrogativi e riflessioni.
Outdoor has been challenged with the need for change brought on by thoughts and questions arising on Urban Art’s current state. The neighbourhood of San Lorenzo, in Rome, more precisely the spaces of the ex Dogana with their distinctive histories and oddities, seemed like the ideal place to welcome this renewed festival. It is not the end of the road, but rather it is the next stop. The transition to a closed space, that invites the artists to entertain discussions and that has also created different surface types with which to relate, holds something thatrequires questioning from multiple angles. First of all Moving Forward is a physical movement: from an open space to a closed one, into a new neighbourhood with its differences and its own characteristics. It’s also an inquisitive movement, given by the exploration and discovery of a new and unusual space that will, only temporarily, be invaded by art and opened to the public. Moving Forwardis an emotional movement, expressed by the extraordinary power art has to strike, most of the time right in the face. And as if from the resonance of a slap, a cascade of questions and thought processes are triggered. In doing so Moving Forward becomes also an intellectual action, to be considered not just in its physical form. The OUT of the festival doesn’t define a real space, just like it never intended to in the previous editions. There has always been a desireto look beyond, and in this case the thoughts are cast beyond the walls and closed rooms, as far away as possible, towards new questions and reflections. In any form of urban art, the space that
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La Dogana 2014
Moving Forward
Antonella Di Lullo curatrice/curator 2014
“Non esiste in realtà una cosa chiamata arte. Esistono solo gli artisti: uomini che un tempo con terra colorata tracciavano alla meglio le forme del bisonte sulla parete di una caverna e oggi comprano i colori e disegnano gli affissi pubblicitari, e nel corso dei secoli fecero parecchie cose.”
“Art, as such, does not exist. There are only artists. Once these were men used coloured earth and roughed out the forms of a bison on the wall of a cave; today they buy paints and they design billboards; and in time they did so many other things.”
E.H.Gombrich La storia dell’arte
E.H.Gombrich The Story of Art
Un movimento dinamico che scalpita racchiuso nelle due parole di un semplice titolo. Paradossalmente per comprendere questo moto bisogna fare un passo (che idealmente ne contiene quattro) indietro alla precedente edizione del festival, quando, all’interno del Teatro Palladium, un primo cambiamento si avvertiva già nell’opera di Luca Di Maggio che, non a caso, portava lo stesso nome: Moving Forward, un segno chiaro e preciso di una trasformazione che ha alimentato un’idea e una convinzione già da qualche tempo insita nel festival. Dopo quattro edizioni e una relazione lun-
A dynamic movement that kicks when enclosed in the two words of the simple title. Paradoxically, to understand this movement we have to take a step (ideally four) back to the previous edition of the festival, when a similar change could first be perceived in Luca Di Maggio’s artwork at the Theatre Palladium, in Rome. The exhibition, not by chance, carried the same name: Moving Forward. A clear and distinct sign of a transformation that has fed into a concept and a certainty that for some time have been part of the festival. After four editions and a long and happy relationship with the area that hosted the festival,
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ga e felice con il territorio che ha ospitato il festival, Outdoor ha affrontato l’esigenza di un rinnovamento, conseguenza d’interrogativi e riflessioni sull’attuale universo della Urban Art. Il quartiere di San Lorenzo, e nello specifico gli spazi dell’ex Dogana, con la loro storia e peculiarità distintive, sono sembrati il terreno più adatto ad accogliere il rinnovato festival; non un punto di arrivo o arresto ma una tappa successiva. Passare dalla strada a uno spazio chiuso, invitare gli artisti a dialogare, creare e relazionarsi con superfici diverse, racchiude in sé un’azione da indagare da più prospettive. Moving Forward in primo luogo è un movimento fisico: da uno spazio aperto a uno chiuso, in un nuovo quartiere e territorio con le sue diversità e caratteristiche. Un movimento conoscitivo dato dalla visita e scoperta di uno spazio inusuale che solo temporaneamente sarà invaso dall’arte e aperto a pubblico. Moving Forward è un movimento emozionale espresso dallo straordinario potere dell’arte di colpirti forte e il più delle volte dritto in faccia, come uno schiaffo il cui stordimento successivo innesca domande e ragionamenti. Moving Forward diventa così anche azione mentale, da non considerarsi più solo nella sua accezione fisica. L’OUT del festival non designa uno spazio reale, come mai ha voluto rappresentarlo in fondo nelle edizioni precedenti. Si è sempre voluto guardare oltre, e in questo caso oltre le pareti e le stanze chiuse si lancia il pensiero più lontano possibile, verso nuovi interrogativi e riflessioni.
Outdoor has been challenged with the need for change brought on by thoughts and questions arising on Urban Art’s current state. The neighbourhood of San Lorenzo, in Rome, more precisely the spaces of the ex Dogana with their distinctive histories and oddities, seemed like the ideal place to welcome this renewed festival. It is not the end of the road, but rather it is the next stop. The transition to a closed space, that invites the artists to entertain discussions and that has also created different surface types with which to relate, holds something thatrequires questioning from multiple angles. First of all Moving Forward is a physical movement: from an open space to a closed one, into a new neighbourhood with its differences and its own characteristics. It’s also an inquisitive movement, given by the exploration and discovery of a new and unusual space that will, only temporarily, be invaded by art and opened to the public. Moving Forwardis an emotional movement, expressed by the extraordinary power art has to strike, most of the time right in the face. And as if from the resonance of a slap, a cascade of questions and thought processes are triggered. In doing so Moving Forward becomes also an intellectual action, to be considered not just in its physical form. The OUT of the festival doesn’t define a real space, just like it never intended to in the previous editions. There has always been a desireto look beyond, and in this case the thoughts are cast beyond the walls and closed rooms, as far away as possible, towards new questions and reflections. In any form of urban art, the space that
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Outdoor 2010 / 2014
La Dogana 2014
In qualsiasi forma di arte urbana lo spazio ospitante assume una posizione importante, non deve predominare sull’opera ma essere parte integrante di questa, divenire forma unica; come fondamentale dispositivo comunicativo ben oltre la normale funzione di supporto, lo spazio non deve far dimenticare la propria storia e realtà così da essere in grado di trasmettere quel qui e ora dell’opera ossia “la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova” (Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica). Questo sembra essere spesso sottovalutato. Il crescente interesse e la conseguente produzione di opere di Street Art hanno, in alcuni casi, portato a dimenticare questa prima riflessione fondamentale; non tutte le tracce di colore sembrano essere contestualizzate perdendo quella forza comunicativa insita nell’arte, dando un tono all’ambiente. Questo uno dei punti di partenza che hanno spinto verso uno spazio interno: un unico percorso in cui si susseguono diverse opere, facendo cadere l’attenzione principalmente sull’arte e ponendo così le basi d’interrogativi su future dinamiche. La vecchia Dogana di Roma, per quasi un secolo fulcro dell’attività economica e produttiva del quartiere San Lorenzo, oggi rivive di altre nuove forme: le merci che un tempo erano stipate nei diversi spazi adibiti a depositi hanno lasciato il passo a tracce di colore. La Dogana subisce in questo modo una trasformazione temporale che ne anticipa la sua completa rigenerazione: da spazio chiuso e luogo di
hosts it plays an important role. It mustn’t dominate over the art, but rather it should be an integral part of it, be all-and-one. The space is so much more than just the physical space supporting the artwork. It is a fundamental tool used to communicate the artwork’s message, and as such it mustn’t neglect its own history and reality, so that it is able to communicate the here and now of the artwork, in other words “its unique existence at the place where it happens to be” (Walter Benjamin, The work of art in the age of mechanical reproduction). This aspect is often underestimated. The growing interest in and consequent production of Street Art have in some cases allowed to forget this fundamental reflection; not all the coloured marks produced in the artworks are contextualised, losing the communicative power inherent to this art current, giving a tone to its surroundings. This is one of the starting points that have pushed us towards using an indoor space: a unique path dotted with artwork, so that the focus is back on art itself. In doing so, the fundamentals are set to start questioning the future dynamics of artwork spaces. The old Dogana in Rome was the core of economic and productive activities of the neighbourhood for almost a century. It now lives on through new forms: the goods that used to be gathered in storage are a shave now left to make space for colour. The Dogana is subject to a window of transformation that anticipates its complete regeneration. From an enclosed space dedicated to working, to a public space open to everyone, a temporary reclaim of the place that passes through art.
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lavoro a uno spazio pubblico accessibile a tutti, una riappropriazione temporanea che passa attraverso l’estetica dell’arte. Un luogo enorme, che per la sua grandezza fa perdere i normali riferimenti spaziali, che non deve spaventare ma essere parte integrante del tutto, nessuna antitesi tra contenitore e contenuto, quanto piuttosto una perfetta coincidenza e sovrapposizione in cui un l’arte esprime tutto il suo carico estetico, i suoi gesti impulsivi, emozionali, geniali e sempre diversi; gesti ed estetica, tracce tangibili ma allo stesso tempo emozionali. La pratica di entrare artisticamente in spazi e luoghi abbandonati o soggetti a future rigenerazioni non è nuova: esempi internazionali e nazionali sono molteplici, ognuno carico di una propria peculiarità e diversità; senza dimenticare l’esempio del tutto spontaneo, e quindi lontano da specifici progetti curatoriali e sociali, di numerosi writers che da sempre utilizzano le fabbriche e gli edifici abbandonati come una tela impolverata dal tempo. Con Outdoor V, Moving Forward, si vuole quindi sottolineare in primo luogo un’esigenza di riflessione e rinnovamento e, allo stesso tempo, riaprire un dialogo su pratiche usuali, proprie di una parte del movimento e sull’effimero. Azzerando qualsiasi riferimento di catalogazione estetica Outdoor vuole parlare di arte, nessuna etichetta e nessun nome maiuscolo, perché dal generico si arrivi al particolare in un viaggio che coincide con la visita nelle enormi stanze della Dogana. Il gesto ripetuto, marcato e trasfigurato di JBROCK, la colorata ironia di Laurina Pa-
A huge area, so big that you lose spatial awareness. It shouldn’t be scary, it needs to instead be part of it all. There shouldn’t be any antithesis between the container and the contained, but rather a perfect coincidence and superimposition where art is able to express all of its aesthetical charge; its impulsive, emotional, brilliant and always changing gestures. Gestures and aesthetics. Tangible traces but at the same time emotional. The practice of artistically entering spaces and places that have been abandoned, or which are subject to regenerations plans is nothing new: there are numerous national and international examples, each of them brimming with individuality. Let’s not forget the spontaneous – and thus removed from social and curatorial projects – examples of many writers that have always used warehouses and abandoned buildings as old dusty canvases. Moving Forward, in Outdoor V has been able to first of all highlight the need for a moment of reflection and for renewal, and at the same time it re-opens the doors to common and volatile practices, part of the movement itself. Removing any references to aesthetic labelling, Outdoor wants to talk about art, no labels no big names. So that the general is narrowed down to the individual, through a journey that takes you to visit the huge rooms of the Dogana. The repeated, marked and deformed actions by JBROCK. The coloured irony by Laurina Paperina. The word, actions and geometry by Blaqk. The delicate aesthetic research by Faith47 in stark contrast with the sensual pop of Lady Aiko. The famous conceptual marks by DOT DOT DOT. The
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La Dogana 2014
In qualsiasi forma di arte urbana lo spazio ospitante assume una posizione importante, non deve predominare sull’opera ma essere parte integrante di questa, divenire forma unica; come fondamentale dispositivo comunicativo ben oltre la normale funzione di supporto, lo spazio non deve far dimenticare la propria storia e realtà così da essere in grado di trasmettere quel qui e ora dell’opera ossia “la sua esistenza unica e irripetibile nel luogo in cui si trova” (Walter Benjamin, L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica). Questo sembra essere spesso sottovalutato. Il crescente interesse e la conseguente produzione di opere di Street Art hanno, in alcuni casi, portato a dimenticare questa prima riflessione fondamentale; non tutte le tracce di colore sembrano essere contestualizzate perdendo quella forza comunicativa insita nell’arte, dando un tono all’ambiente. Questo uno dei punti di partenza che hanno spinto verso uno spazio interno: un unico percorso in cui si susseguono diverse opere, facendo cadere l’attenzione principalmente sull’arte e ponendo così le basi d’interrogativi su future dinamiche. La vecchia Dogana di Roma, per quasi un secolo fulcro dell’attività economica e produttiva del quartiere San Lorenzo, oggi rivive di altre nuove forme: le merci che un tempo erano stipate nei diversi spazi adibiti a depositi hanno lasciato il passo a tracce di colore. La Dogana subisce in questo modo una trasformazione temporale che ne anticipa la sua completa rigenerazione: da spazio chiuso e luogo di
hosts it plays an important role. It mustn’t dominate over the art, but rather it should be an integral part of it, be all-and-one. The space is so much more than just the physical space supporting the artwork. It is a fundamental tool used to communicate the artwork’s message, and as such it mustn’t neglect its own history and reality, so that it is able to communicate the here and now of the artwork, in other words “its unique existence at the place where it happens to be” (Walter Benjamin, The work of art in the age of mechanical reproduction). This aspect is often underestimated. The growing interest in and consequent production of Street Art have in some cases allowed to forget this fundamental reflection; not all the coloured marks produced in the artworks are contextualised, losing the communicative power inherent to this art current, giving a tone to its surroundings. This is one of the starting points that have pushed us towards using an indoor space: a unique path dotted with artwork, so that the focus is back on art itself. In doing so, the fundamentals are set to start questioning the future dynamics of artwork spaces. The old Dogana in Rome was the core of economic and productive activities of the neighbourhood for almost a century. It now lives on through new forms: the goods that used to be gathered in storage are a shave now left to make space for colour. The Dogana is subject to a window of transformation that anticipates its complete regeneration. From an enclosed space dedicated to working, to a public space open to everyone, a temporary reclaim of the place that passes through art.
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lavoro a uno spazio pubblico accessibile a tutti, una riappropriazione temporanea che passa attraverso l’estetica dell’arte. Un luogo enorme, che per la sua grandezza fa perdere i normali riferimenti spaziali, che non deve spaventare ma essere parte integrante del tutto, nessuna antitesi tra contenitore e contenuto, quanto piuttosto una perfetta coincidenza e sovrapposizione in cui un l’arte esprime tutto il suo carico estetico, i suoi gesti impulsivi, emozionali, geniali e sempre diversi; gesti ed estetica, tracce tangibili ma allo stesso tempo emozionali. La pratica di entrare artisticamente in spazi e luoghi abbandonati o soggetti a future rigenerazioni non è nuova: esempi internazionali e nazionali sono molteplici, ognuno carico di una propria peculiarità e diversità; senza dimenticare l’esempio del tutto spontaneo, e quindi lontano da specifici progetti curatoriali e sociali, di numerosi writers che da sempre utilizzano le fabbriche e gli edifici abbandonati come una tela impolverata dal tempo. Con Outdoor V, Moving Forward, si vuole quindi sottolineare in primo luogo un’esigenza di riflessione e rinnovamento e, allo stesso tempo, riaprire un dialogo su pratiche usuali, proprie di una parte del movimento e sull’effimero. Azzerando qualsiasi riferimento di catalogazione estetica Outdoor vuole parlare di arte, nessuna etichetta e nessun nome maiuscolo, perché dal generico si arrivi al particolare in un viaggio che coincide con la visita nelle enormi stanze della Dogana. Il gesto ripetuto, marcato e trasfigurato di JBROCK, la colorata ironia di Laurina Pa-
A huge area, so big that you lose spatial awareness. It shouldn’t be scary, it needs to instead be part of it all. There shouldn’t be any antithesis between the container and the contained, but rather a perfect coincidence and superimposition where art is able to express all of its aesthetical charge; its impulsive, emotional, brilliant and always changing gestures. Gestures and aesthetics. Tangible traces but at the same time emotional. The practice of artistically entering spaces and places that have been abandoned, or which are subject to regenerations plans is nothing new: there are numerous national and international examples, each of them brimming with individuality. Let’s not forget the spontaneous – and thus removed from social and curatorial projects – examples of many writers that have always used warehouses and abandoned buildings as old dusty canvases. Moving Forward, in Outdoor V has been able to first of all highlight the need for a moment of reflection and for renewal, and at the same time it re-opens the doors to common and volatile practices, part of the movement itself. Removing any references to aesthetic labelling, Outdoor wants to talk about art, no labels no big names. So that the general is narrowed down to the individual, through a journey that takes you to visit the huge rooms of the Dogana. The repeated, marked and deformed actions by JBROCK. The coloured irony by Laurina Paperina. The word, actions and geometry by Blaqk. The delicate aesthetic research by Faith47 in stark contrast with the sensual pop of Lady Aiko. The famous conceptual marks by DOT DOT DOT. The
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La Dogana 2014
perina, la parola, il gesto e la geometria dei Blaqk, la delicata ricerca estetica di Faith47 in netto contrasto con la sensualità pop di Lady Aiko, i concettuali segni celebri di DOT DOT DOT, la perdita dei normali riferimenti spaziali di Thomas Canto, l’incontro e confronto di Brus, Ike e Hoek, le nuove e diverse ricerche stilistiche ed estetiche TNEC e Jack Fox, l’invasione dei characters di Galo, l’intricata e vitale matassa di ferro che compone l’installazione esterna di Davide Dormino per concludere con la surreale e coloratissima opera di Buff Monster. Tutti questi rappresentano una torre di Babele in cui non ci sono lingue diverse ma diversi accenti e dialetti di uno stesso linguaggio universale che è l’arte. A porre l’attenzione sulla ferma convinzione che, se le cose si guardano da lontano, si possono apprezzare maggiormente le sfocate sfumature e le diversità. Non una mostra che vuole sintetizzare, riassumere il movimento e il fenomeno ma un punto di partenza, un inizio di una riflessione che vuole puntare all’arte come straordinario strumento di dialogo e aggregazione. Lo spettatore se nei precedenti anni era invitato ad alzare lo sguardo per trovarsi inaspettatamente davanti macchie e tracce di colore, ora è chiamato a muoversi, varcare una soglia e immergersi in uno spazio con numerose e differenti tracce e sedimentazioni di un passato altro. La sua deve essere una precisa scelta e volontà: entrare nella dogana vuol dire conquistare passo dopo passo uno spazio, un desiderio che muove l’esplorazione di questi 5000mq. So, Moving Forward!
loss of usualspatial reference points by Thomas Canto. The encounter and confrontation with Brus, Ike and Hoek. The new and different stylistic and aesthetic researches by TNEC and Jack Fox, the character invasion by Galo, the tangled and vital iron bundle which formes the outdoor installation of Davide Dormino, and to conclude, with the surreal and super colorful work of Buff Monster. All of these represent the Babel tower in which you can find, not different languages, but different accents of the same universal language that is art. To focus on the fact that from a distance it is possible to better distinguish blurry shades and differences. It’s not an exhibition that intends to summarise the Street Art movement and phenomenon, but rather a starting point, the beginning of a thought process that wants to make of art an extraordinary instrument for dialogue and congregation. In the previous years the spectator has been invited to look up to unexpectedly find stains and coloured traces, but this time the spectator is invited to get up, cross the entranceand dive into a space with a number of different tracks and layers from other pasts. The spectator has to actively choose to go there: stepping into the Dogana means to conquer a space step by step, creating a desireto explore these 5000 sq. m. So, Moving Forward!
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perina, la parola, il gesto e la geometria dei Blaqk, la delicata ricerca estetica di Faith47 in netto contrasto con la sensualità pop di Lady Aiko, i concettuali segni celebri di DOT DOT DOT, la perdita dei normali riferimenti spaziali di Thomas Canto, l’incontro e confronto di Brus, Ike e Hoek, le nuove e diverse ricerche stilistiche ed estetiche TNEC e Jack Fox, l’invasione dei characters di Galo, l’intricata e vitale matassa di ferro che compone l’installazione esterna di Davide Dormino per concludere con la surreale e coloratissima opera di Buff Monster. Tutti questi rappresentano una torre di Babele in cui non ci sono lingue diverse ma diversi accenti e dialetti di uno stesso linguaggio universale che è l’arte. A porre l’attenzione sulla ferma convinzione che, se le cose si guardano da lontano, si possono apprezzare maggiormente le sfocate sfumature e le diversità. Non una mostra che vuole sintetizzare, riassumere il movimento e il fenomeno ma un punto di partenza, un inizio di una riflessione che vuole puntare all’arte come straordinario strumento di dialogo e aggregazione. Lo spettatore se nei precedenti anni era invitato ad alzare lo sguardo per trovarsi inaspettatamente davanti macchie e tracce di colore, ora è chiamato a muoversi, varcare una soglia e immergersi in uno spazio con numerose e differenti tracce e sedimentazioni di un passato altro. La sua deve essere una precisa scelta e volontà: entrare nella dogana vuol dire conquistare passo dopo passo uno spazio, un desiderio che muove l’esplorazione di questi 5000mq. So, Moving Forward!
loss of usualspatial reference points by Thomas Canto. The encounter and confrontation with Brus, Ike and Hoek. The new and different stylistic and aesthetic researches by TNEC and Jack Fox, the character invasion by Galo, the tangled and vital iron bundle which formes the outdoor installation of Davide Dormino, and to conclude, with the surreal and super colorful work of Buff Monster. All of these represent the Babel tower in which you can find, not different languages, but different accents of the same universal language that is art. To focus on the fact that from a distance it is possible to better distinguish blurry shades and differences. It’s not an exhibition that intends to summarise the Street Art movement and phenomenon, but rather a starting point, the beginning of a thought process that wants to make of art an extraordinary instrument for dialogue and congregation. In the previous years the spectator has been invited to look up to unexpectedly find stains and coloured traces, but this time the spectator is invited to get up, cross the entranceand dive into a space with a number of different tracks and layers from other pasts. The spectator has to actively choose to go there: stepping into the Dogana means to conquer a space step by step, creating a desireto explore these 5000 sq. m. So, Moving Forward!
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Laurina Paperina 2014
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Laurina Paperina 2014
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