Il corpo come tempio

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Il corpo come tempio Tutti sappiamo che con la respirazione possiamo riscaldare tutte le parti del corpo, possiamo anche rilassarci per bene e rendere così tollerabili molti dolori o addirittura farli sparire. Ma per ottenere questi effetti la respirazione dev'essere perfettamente diaframmatica e non quella respirazione toracica che la maggior parte della gente normalmente adotta. Sappiamo anche che, per garantirci dal raffreddore o da influenze, basta controllare la dieta e tenere ben puliti i dotti nasali, ma solo una minoranza, anche tra i medici, seguono questi accorgimenti, perché non conoscono il proprio corpo. Conoscono di più la propria vettura, si muovono con maggior facilità nella propria casa anziché nel proprio corpo. E ce l'hanno addosso dalla nascita ed è quello che dovrebbe essere in più stretto contatto con la loro coscienza. Anche se il corpo è una macchina delicata, perché molto complessa e perché ha ghiandole che lavorano al decimillesimo di micron, tuttavia non è molto fragile, ed è in grado di autoripararsi perché è in continuo ricambio. Come mai invece si deve così spesso ricorrere all'opera del dottore? E segno che la manutenzione ordinaria è fatta male o in modo troppo dilettantistico, segno che chi lo usa lo conosce troppo poco. Ma più che di corpo bisognerebbe parlare di aspetto fisico dell'uomo, perché il corpo è solo la parte tangibile dell'uomo, che ha anche risorse psicologiche e spiritica, per raggiungere mete che coinvolgono sempre più la mente: intelletto e volontà. S'incomincia a capire e ad accettare la realtà, senza mai chiudere gli occhi di fronte ai più gravi rischi della vita. Non si veleggia sulle nuvole, ma si scoprono cose antiche e dimenticate. Si prende coscienza che il centro delle nostre possibilità è il centro stesso del cervello: che la sede dei comandi è dislocata nella massa cerebrale che si allunga a dirigere tutto il corpo attraverso la "sacra spina dorsale". Si impara a sensibilizzare i punti nevralgici di questo biscione che ci rende vitali. Non è però uno studio anatomico, teorico. E una esperienza viva, fatta all'interno di noi stessi, che non si svela se non a chi la utilizza gradualmente, senza forzature o avventurismi. Si sperimentano le "nostre" forze interiori. Che sono nostre solo perché ce le troviamo dentro, ma non ce le regaliamo noi. Ce le regala la natura e non possono essere spadroneggiate a piacere. Hanno precise regole che vanno religiosamente rispettate. Ecco come nasce il religioso, il modo di collegarci con le realtà ignote che ci sovrastano, e che ci toccano dentro. Possono diventare nostre, altrimenti finiranno per dominarci in maniera che potrà sembrare dispotica. O ce ne impadroniamo seriamente o ci faranno prima o poi paura, come forze incontrollate che prendono il sopravvento. Toccare queste forze, sperimentarle, vuol dire poterci mettere in contatto con "la forza" che guida la natura, che guida tutti i corpi, tutti gli uomini. Accettare di imparare a incontrarla è già inchinarsi a pregare: accettare di fare la volontà della natura, obbedendo a precise norme. Usare queste forze, secondo le indicazioni che abbiamo lentamente appreso, è mettersi a disposizione della natura. Si porta a compimento quanto si fa istintivamente quando si genera un figlio. La generazione fisica trova riscontro in altre generazioni a livello più alto, in tutti i campi, e per il bene e la vita di tutti. Questo è servizio liturgico. Questo é scoprire che il nostro corpo può essere il luogo del nostro incontro con quelle realtà che gli antichi cercavano di incontrare nel loro tempio.


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