Observatory by Estelle Arielle Bouchet

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Henri Rousseau Surpris!, 1891 Tiger in a Tropical Storm Oil on canvas, The National Gallery, London © 2010 The National Gallery, London

A New Exotic World In search of the meaning of man’s natural instinct,torn between the desire to explore the new and the discovery of his ancient roots, between the fantasy of untouched worlds and the fear of the “other” Alla ricerca del significato di una pulsione naturale dell’uomo, divisa tra il desiderio di esplorazione del nuovo e la scoperta delle sue antiche radici, tra il sogno di mondi incontaminati e la paura del diverso BY Estelle Arielle Bouchet

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To address the question of the exotic requires a relativistic framework: what is exotic for one person will be much less so for another. However, modern multimedia tools like Photoshop, Illustrator, InDesign and Internet make all data, all particularities and all fields of expression accessible. In this “virtual” paradise where the winds of globalization reign supreme, how is it possible to protect the secret garden of one’s exotic dream? There was a time long ago when everything was exotic, starting with the etymology itself of the word “exoticism”: from Late Greek exô “outside,” exóticos “foreigner, outsider” From the caravel expeditions of Vasco de Gama to India with unpredictable maps, to the work of Galileo on the roundness of our planet, nothing new was discovered, for Eratosthenes had already shown in ancient times how our planet is round; all this cultural

Affrontare la questione dell’esotico implica da subito un quadro relativista: quello che è esotico per un popolo potrebbe non esserlo per un altro. Gli strumenti multimediali moderni, come Photoshop, Illustrator, Indesign e Internet, permettono però di trasformare e rendere accessibile ogni dato, particolarismo, campo di espressione. In questo paese della cuccagna dove tutto è virtuale e dove il soffio della globalizzazione regna sovrano, come preservare il giardino segreto dal sogno esotico? C’era una volta in cui tutto era esotico, a cominciare dall’etimologia stessa del termine: dal greco tardivo exô “fuori di” ed exôticos “straniero, esterno”. Dalle spedizioni delle caravelle di Vasco de Gama per le Indie alle carte geografiche approssimative o ancora agli studi di Galileo sulla sfericità del globo terrestre: quest’ultimo, però, non aveva inventato nulla, perché lo studioso Eratostene aveva

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bulgAri neW Advertising cAmpAign henri rousseAu lA chArmeuse de serpents, 1907 the snAKe chArmer oil on cAnvAs, musÉe d’orsAy, pAris, legs de JAcques doucet, 1936 © rmn, pAris © hervÉ leWAndoWsKi

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heritage takes on strongly exotic tones at a time when one moves from one place to another and soon, one planet to another, in an instant. But the quest for the exotic nevertheless remains a constant factor in the human psyche, the natural disposition of man to open up to the outside world can easily be seen as the search for a very rare bird indeed, for everything seems to have been said, written or shown in this matter. However, the success of a film like “Avatar” inviting you to a hybrid, metamorphic, virtual interpretation of the world would strongly suggest that the exotic is not a dried-up stream. Exoticism is mostly interested in opening a dreamlike dimension embodied by this “elsewhere” that allows you to escape from a down-to-earth reality to ascend to the hypothetical unknown, an improbable and wonderful world in which fragility itself seems a dream and its very nature is wounded by the awakening that brings it to an end. But beyond the fragility that gives it an aristocratic and secondary dimension, the exotic approach is characterized by its ubiquity in the most differing fields of expression: intellectual, with Claude Levy Strauss, the West enters an anthropological culture of which the Museum of Primitive Arts is one of the avatars; artistic with an Orientalism that is confined and romantic in the nineteenth century in Lewis or Gérôme and in today’s cross-pollination from an aesthetic point of view, we are thinking of an artist like Basquiat from the metropolitan culture of graffiti and slums; literary with the “Persian Letters”of Montesquieu or the telling of the “Thousand and One Nights” or, even more sensual, with the appetite for travel that our modern society must satisfy. Similarly, eroticism all over the place in advertising and, as a single pseudo model, it enters the primitive exotic quest. Fashion is not immune to the temptations of the exotic: houses like Hermes, Louis Vuitton, Dior, Saint Laurent and Lacroix, unfortunately, take part in this adventure. Hermès as a reference to Hermes Trismegistus, Mercury, god of travel, Saint Laurent with his choice of coloured models in the 70s and his taste for Marrakesh, Vuitton as luggage-maker to maharajahs, Christian Lacroix with his taste for the Camargue, Gypsies and nearby Spain. The journey is a leitmotiv of the exotic dialectic: a journey through new places, new spaces, but also an inner journey that takes on the value of a pilgrimage and spiritual quest, as in “The Alchemist,” by Paolo Coelho. Migration, ease of travel and the cosmopolitanism of large cities like London are in themselves an exotic opening between peoples and communities. The current enthusiasm for cooking and chefs shows the opening up to other lifestyles and other ways of seeing food, herbs and spices to create unexpected flavours that are different and exotic. Thus, coming close to the colours attributed to the exotic, their profuse exuberance invites us to return again to the Paradise Lost of a Gauguin, a Rousseau or a Matisse with just time enough for an exotic dream.+

dimostrato sin dall’antichità la struttura sferica del nostro pianeta. Tutto questo patrimonio culturale assume delle note decisamente esotiche nel momento in cui ci si sposta da un luogo all’altro in un attimo, e ben presto anche da un pianeta all’altro. La ricerca dell’esotico, però, è una costante anche della psiche umana, per cui questa disposizione naturale di apertura al mondo esterno dell’uomo si assocerebbe volentieri ad una ricerca dell’insolito, perché in questo ambito tutto sembra essere già stato detto, scritto o dimostrato. Il successo di un film come “Avatar”, che invita ad un’interpretazione ibrida, metamorfica e virtuale del mondo, spinge quindi a credere che l’esotismo non sia una sorgente inaridita. L’interesse principale dell’esotismo è l’apertura ad una dimensione onirica incarnata da quell’”altrove” che permette di sfuggire da un realismo primario e “terra terra” per elevarsi verso questo ignoto ipotetico, un universo meraviglioso e improbabile la cui fragilità assomiglia al sogno ed alla sua natura intrinseca stigmatizzata dal risveglio che vi pone fine. Ma al di là della sua fragilità, che gli conferisce una dimensione aristocratica e secondaria, l’esotismo si distingue per la sua onnipresenza nei campi di espressione più diversi: intellettuale, per cui con Claude Lévy Strauss l’Occidente rientra in una cultura antropologica di cui il Museo di arti primarie ne rappresenta una delle metamorfosi; artistica, con l’Orientalismo romantico del XIX° secolo di un Lewis o di un Gérôme e le ibridazioni contemporanee come punto di vista estetico (pensiamo ad un artista come Basquiat, figlio della cultura metropolitana di graffiti e slam); letterario, con le “Lettere Persiane” di Montesquieu o i racconti delle “Mille e una notte”; o ancora sensuale, con questo desiderio di viaggiare della società moderna. Nello stesso modo l’erotismo, dilagante nella pubblicità e proposto come unico pseudo modello, rientra in una ricerca primaria dell’esotico. Neppure la moda è risparmiata dalla tentazione esotica: maison come Hermès, Louis Vuitton, Dior, Saint Laurent e Lacroix, purtroppo scomparsa dalle passerelle, si sono ispirate a questa avventura. Hermès in relazione a Ermete Trismegisto e a Mercurio, il Dio protettore dei viaggi, Saint Laurent con il suo amore per Marrakech e la scelta di far sfilare indossatrici di colore negli anni ‘70, Vuitton come valigiaio dei maharaja, Christian Lacroix con la sua predilezione per la Camargue, i gitani e la vicina Spagna. Il viaggio è un leitmotiv della dialettica esotica: la scoperta di nuove contrade, nuovi spazi ma anche il viaggio interiore, che assume un valore di pellegrinaggio e ricerca spirituale come in “L’Alchimista” di Paolo Coelho.I flussi migratori, la facilità negli spostamenti ed il carattere cosmopolita delle grandi metropoli come Londra rappresentano un’apertura esotica tra i popoli e le comunità. La passione attuale per lo spazio culinario e i suoi chef nasce dall’apertura ad altri stili di vita e modi di interpretare gli alimenti, le erbe e le spezie per creare sapori inaspettati, diversi ed esotici. Si incontrano così i codici cromatici attribuiti all’esotismo, la cui esuberanza ci invita a raggiungere il Paradiso perduto di un Gaugin, di un Douanier Rousseau o di un Matisse giusto il tempo di un sogno esotico. +

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