Anno 9 - Numero 27
Giovedì 08 ottobre 2020
PALADINOPIACENZA: PIAZZA DEI CAVALLI, DEL MOCHI E DI PALADINO
I
l cuore di Piacenza ospita, da sabato 10 ottobre fino al prossimo 28 dicembre, una speciale iniziativa, curata da Flavio Arensi, dal titolo “PaladinoPiacenza”, che, nel segno dell’arte, metterà a confronto due maestri, Francesco Mochi da Montevarchi autore delle due famosissime statue equestri, rappresentanti Alessandro e Ranuccio Farnese, duchi di Parma e Piacenza, che da secoli rappresentano la città, e Mimmo Paladino, pittore, scultore e incisore, tra i principali esponenti della transavanguardia italiana, che con 18 sculture di cavalli, proporrà un’installazione monumentale, collocata al centro della piazza, che permetterà a questi capolavori di dialogare, in un confronto tra arte moderna e contemporanea. Le statue equestri del Mochi sono state realizzate tra il 1612 e il 1628, e sono capolavori indiscussi della statuaria barocca. Nei secoli sono diventate tra i simboli più riconoscibili, famosi e “amati” di Piacenza. L’installazione di Mimmo Paladino, realizzata appositamente per questa occasione e per Piacenza, è composta da 18 cavalli, realizzati in vetroresina, su una base quadrangolare di dodici metri. L’opera si ispira all’icona, tipica dell’autore campano, di un cavallo ridisegnato a partire da un modello funerario di origine etrusca, con linee “pulite” e stilizzate in grado, in base al contesto, di
arricchirsi di significati e risonanze omeriche, rurali, cortesi, migratorie, militari. Il cavallo, in Paladino, è un elemento formale di passaggio tra mondo antico e mondo moderno, ma è anche luogo di incontro e scontro tra civiltà, tra Oriente e Occidente. In PaladinoPiacenza, l’autore, con la sua monumentale installazione, vuole interloquire con i monumenti equestri farnesiani, in un incontro che vedrà contrapposti il fasto delle sculture del Mochi, tipicamente barocco, alle forme stilizzate e rigorose di Paladino. Le statue di bronzo che hanno reso la piazza principale di Piacenza piazza “Cavalli” furono commissionate da Ranuccio I Farnese, duca dal 1592 al 1622, per rendere omaggio alle gesta del padre, Alessandro Farnese, assicurando, nel contempo, anche memoria futura del suo regno. Il Mochi, chiamato da Ranuccio per realizzare le statue, dopo aver disegnato e preparato il calco per la prima statua, quella di Ranuccio, ne iniziò la fusione nell’estate del 1612. Nella statua Ranuccio è raffigurato con aria flemmatica e gentile, con un diploma stretto nella mano destra e con un abbigliamento da valoroso romano antico. Altrettanto aggraziato è il cavallo, con una zampa alzata e perfettamente “controllato” dal duca. Il “secondo” cavallo, quello di Alessandro, invece, avrà una realizzazione più lunga e complessa: la statua
rappresenta Alessandro Farnese avvolto in un ampio mantello, dinamico in una posizione “rivoluzionaria”, non statica. Il cavallo, inoltre, è impetuoso, con lo sguardo acceso, con una muscolatura “tirata” e pronta ad andare al galoppo e perfino la criniera è mossa e “in disordine” in un evidente incontro-scontro di due diverse personalità e due diversi modi di intendere la vita. Il legame indissolubile che si è creato tra la città e le due statue equestri rende ancora più interessante PaladinoPiacenza, con l’incontro di questi due maestri
dell’arte, in un’installazione, a cielo aperto e visibile a tutti, che celebra Piacenza nell’arte e nella bellezza, in piazza Cavalli, vero cuore pulsante della città. PaladinoPiacenza è parte del programma di Piacenza 2020/21 promosso da un comitato composto dal Comune di Piacenza, dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano, dalla Diocesi Piacenza-Bobbio, dalla Camera di Commercio di Piacenza, in linea con il tema “Crocevia di culture”, con cui la città si è candidata al titolo di capitale italiana della cultura.
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