Eco di Piacenza 12/11/2020

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Anno 9 - Numero 32

Giovedì 12 novembre 2020

DPCM E RESTRIZIONI: QUANDO UN COLORE CAMBIA LA VITA QUOTIDIANA

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on l’ultimo DPCM approvato l’Italia è stata divisa in tre zone diverse, in base alla situazione del contagio, tra zone “gialle”, “arancioni” e “rosse”. Nelle zone gialle, tra cui l’Emilia Romagna e Piacenza, valgono le restrizioni nazionali, come, ad esempio il coprifuoco dalle 22 alle 5, ma anche la didattica a distanza per le scuole superiori, le chiusure nei weekend di medie e grandi strutture di vendita, fino ai bar e ristoranti chiusi, salvo asporto, dopo le 18. Nella zona arancione, invece, ci sono più limiti agli spostamenti: sono vietati in entrata e in uscita dai territori e fuori dal proprio Comune di residenza salvo che per spostamenti motivati da ragioni di lavoro, salute o urgenza, con l’autocertificazione. In questa fascia sono invece chiusi bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie. Ancora più stringenti le norme per le zone rosse con le attività commerciali chiuse tranne che per la prima necessità come alimentari, edicole, tabaccai, farmacie e parafarmacie. Chiusi anche i mercati, salvo attività per soli generi alimentari. Bar e ristoranti possono fare solo consegne a domicilio e, fino alle 22, la ristorazione con asporto. Per la scuola didattica a distanza al 100% ad eccezione della scuola dell’infanzia, primaria e del primo anno delle medie. La scelta della fascia dipende

da 21 indicatori, che ogni Regione monitora settimanalmente. Con questo sistema, realizzato per scongiurare un lockdown nazionale, il “colore” della Regione impatta, inevitabilmente sulle vite delle persone: si pensi, soltanto alla possibilità per bar o ristoranti di tenere aperto o meno. Alcune Regioni sono state inserite in zona rossa fin da subito, con le restrizioni partite lo scorso 6 ottobre. Molte altre Regioni, invece, sono state inserite nella zona gialla ma, solo poche ore dopo hanno “cambiato colore” imponendo maggiori restrizioni. L’Italia è da sempre un paese di campanilismi e regionalismi: la divisione in zone, seppur basata su dati scientifici, non ha aiutato di certo a stemperare le differenze tra Regioni, con accuse, polemiche, anche rispetto ad altri colori, quelli politici. Tutto il paese negli ultimi mesi di pandemia vive periodi di forte preoccupazione ed ansia, legate sia alla paura del contagio, ma anche all’incertezza nel futuro, soprattutto lavorativo ed economico. Nelle ultime settimane questo clima di incertezza non è stato stemperato, ma anzi è stato peggiorato dai continui DPCM, che ogni settimana si susseguono. Il sistema di divisione in zone, gialle, arancioni e rosse, doveva essere un modo per evitare di rincorre, ad ogni weekend nuove norme e restri-

zioni, potendo, ragionevolmente, programmare la propria vita, non solo lavorativa, con un minimo di certezze per l’immediato futuro. Il cambio di colore così repentino di alcune Regioni, tuttavia, sembra aver mandato in fumo queste speranze, con un continuo rincorrere notizie ed aggiornamenti per sapere cosa si potrà fare nella propria vita quotidiana, non la prossima settimana, ma il giorno dopo. La situazione della seconda ondata non è certamente semplice, anche se non è, fortunatamente, paragonabile allo scorso inverno, quando del virus si sapeva poco o nulla, con il sistema sanitario che ha rischiato il collasso. Questo modo di gestire i problemi, però, ben oltre il virus, dovrebbe far riflettere tutti, dagli amministratori ai singoli cittadini: infatti, se ogni volta che si presenta un problema lo si affronta quando sta ormai sfuggendo di mano, senza programmare o prepa-

rarsi “per tempo” bisognerà sempre confidare nella dea bendata, più che sulle nostre azioni. La notizia che dà speranza per il futuro, però, è l’annuncio da parte di Pfizer e Biontech: il vaccino che stanno sviluppando è efficace, infatti, nel prevenire l’infezione nel 90% dei casi. Si tratta di un risultato molto importante, se si pensa che per ottenere l’autorizzazione alla distribuzione era sufficiente il 50% dei risultati positivi e ci si aspettava fosse efficace “solo” al 70%. Se tutto proseguirà in questa direzione, 50 milioni di vaccini arriveranno entro il 2020, mentre entro il 2021 saranno pronti 1,3 miliardi di dosi. La notizia ha fatto impennare le borse mondiali: il virus, infatti, come per tutte le altre pandemie, finirà (forse già entro il prossimo anno) ma la voglia di ricominciare non dovrà mancare, mai.

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