Eco di Piacenza 17/12/2020

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Anno 9 - Numero 37

Giovedì 17 dicembre 2020

UN NATALE DIVERSO, MA DA FESTEGGIARE!

I

l Natale 2020 sarà diverso da tutti gli altri: nell’anno in cui il mondo è stato sconvolto dalla pandemia da coronavirus, anche il Natale non potrà essere festeggiato come al solito, tra restrizioni, limiti agli spostamenti, niente cenoni e assembramenti. Il Covid in questo 2020 ha cambiato a vita quotidiana di tutti: gesti normali come una stretta di mano o un caffè con un amico, sono diventati momenti potenzialmente a rischio contagio, e perfino una passeggiata in un qualsiasi centro cittadino diventa imprudente. In questi mesi tutti hanno imparato ad usare quotidianamente in ogni occasione in cui ci si incontra con qualcuno, siano colleghi, amici, o sconosciuti al supermercato o in strada, le mascherine, unica barriera, contro un nemico invisibile ed infido. Le relazioni interpersonali in questo periodo sono molto cambiate: il lavoro si fa sempre più smart, o meglio, a distanza, dal computer di casa, gli incontri avvengono su piattaforme online con videochiamate e il contatto umano, fatto di calore, di sguardi, di fisicità, ha dovuto subire le restrizioni e le limitazioni imposte dal virus. A tutto questo si aggiunge anche una crisi economica, che ha messo in ginocchio interi settori, dalla ristorazione agli hotel, dal divertimento all’arte, al teatro, al cinema.

Il Covid in tutto il mondo ha spezzato più di un milione e mezzo di vite, con più di 70 milioni di casi registrati: un dramma che ha avuto pochi precedenti nella storia, e che ci ha ricordato la nostra fragilità. Ma non dobbiamo dimenticare la nostra forza: in tutte le pandemie che l’essere umano si è trovato ad affrontare, anche le più devastanti, si è sempre trovata, chissà dove, la forza di rialzarsi, e anche in questo caso non deve essere diverso. Festeggiare il Natale, tempo di gioia e di incontri, di cenoni, di allegri, in un momento come questo, d’altro canto, può sembrare difficile se non impossibile: ma proprio una festa come il Natale, ormai diventata una vera festa globale, oltre la festa religiosa, varcando i confini degli stati e delle popolazioni, delle etnie e delle religioni, può e deve essere un momento di speranza, di rinascita, di “resistenza”. Una resistenza non solo in attesa del vaccino, che peraltro viene già oggi, in questo momento, somministrato ad esempio in Gran Bretagna, ma anche una resistenza della vita sulla morte e sulla malattia. Se, infatti, il virus ci avrà portato a non festeggiare il Natale, a non celebrare questo periodo di gioia, a non voler più incontrare nessuno o al non uscire di casa, allora avrà vinto lui, anche senza contagiarci, anche se sarà sconfitto nei prossimi mesi: ab-

bandonarsi alla disperazione, credendo di non poter più vivere, ci fa morire un po’ ogni giorno, e questo non ha nulla a che fare con il covid o con un’emergenza sanitaria, ma attiene al nostro cuore e alla nostra mente e alla nostra vita. Perciò non dimentichiamoci quest’anno di decorare le nostre case, di fare l’albero, di allestire un presepio, di incontrare, anche se solo con una telefonata (o, perché no, con una videochiamata), tutte le persone a noi più care, anzi, quest’anno cerchiamo

anche chi sentiamo meno spesso, anche chi è più solo, perché proprio in questo così difficile 2020 non dobbiamo arrenderci al virus, alla solitudine o al dolore, guardando invece con speranza al futuro e all’arrivo del vaccino, che stroncherà la pandemia. Ci vorrà tempo e per un po’, probabilmente, dovremo convivere con restrizioni, limiti ai contatti e tutte le misure che seguiamo tutti i giorni, ma abbiamo la certezza che finirà, e questo ci porta dire, oggi più che mai, buon Natale!


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