Eco di Piacenza 31/10/2019

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Anno 8 - Numero 39

Giovedì 31 ottobre 2019

storia e arte a PiaCeNZa: UNa CittÀ Da VaLoriZZare I l patrimonio storico-artistico e culturale della città di Piacenza è importantissimo e molto ricco. Questa affermazione così banale, è solo a prima vista scontata. La valorizzazione, infatti, del patrimonio di Chiese, monumenti, palazzi, opere d’arte, testimonianze storiche a Piacenza, non può soddisfare completamente. Se è vero che, soprattutto negli ultimi anni, con l’encomiabile impegno di associazioni culturali, della Cattedrale e di altri enti, la città ha proposto (e continua a proporre) eventi e visite guidate sempre più interessanti e di alto livello (si pensi, ad esempio, alla Salita alla Cupola del Guercino nel Duomo, o alla visita agli affreschi nella splendida Santa Maria di Campagna) resta ancora molto da fare, soprattutto per altri tesori, come l’Ecce Homo di Antonello da Messina, conservato alla Galleria Alberoni o il Tondo di Botticelli, nei Musei di Palazzo Farnese, opere su cui si punta solo sporadicamente. Un esempio chiarirà meglio la situazione del turismo piacentino: nel 1938, in pieno regime fascista, accanto a Piazza Cavalli è attivo un cantiere che erigerà i palazzi dell’Ina e dell’INPS. In quell’occasione, scavando in quello che ai tempi dell’antica Roma era probabilmente il Campo Marzio della città, riaffiora una statua, o più precisamente la metà inferiore di una statua di marmo di una figura femminile, probabilmente una Nike (la dea greca della vittoria) risalente al I° secolo, e “firmata” Cleomene ateniese, uno scultore greco molto attivo nell’allora Gallia Cisalpina (l’attuale pianura padana). La statua viene collocata sotto i portici dell’Istituto Gazzola per qualche anno, poi, quanto Pa-

lazzo Farnese diventa il Museo Civico della città, la “Nike” viene chiusa in una cassa e sostanzialmente abbandonata nei sotterranei, visto che il nuovo museo non ha una sezione archeologica… Soltanto nel 2014, dopo decenni di oblio, la Nike riemerge dalle segrete del palazzo, per una mostra al Museo di Santa Giulia a Brescia. Bisognerà però, aspettare il 2016, dopo 78 anni dalla sua scoperta, perché la statua sia finalmente all’interno del Museo Civico di Piacenza: oggi si trova, infatti, sullo Scalone d’Onore di Palazzo Farnese. Finalmente soltanto nel gennaiofebbraio 2020 dovrebbe aprire una sezione romana nei Musei Civici di Palazzo Farnese, nei locali sotterranei, dove si è tenuta recentemente la mostra dedicata ad Annibale. Sottolineando il successo che si otterrebbe con la nuova sezione, ci si chiede come mai ci siano voluti così tanti anni, in una città che è stata uno dei caposaldi dell’Impero Romano, che vanta un substrato storico, legato proprio alla romanità, difficile da eguagliare. Un’altra domanda che viene spontaneo porsi è: quanti altri casi come quello della “Nike” ci sono a Piacenza? Non si può rispondere a questa domanda, ma basti pensare che le mura di età tardo-imperiale, riemerse in diverse occasioni, in coincidenza con scavi non specifici, sono ben “valorizzate”, ad esempio, in un parcheggio di un condominio privato, mentre l’oratorio di San Cristoforo, interamente affrescato in stile barocco, è, oggi, visitabile solo su prenotazione e in base alla disponibilità. Il “pozzo” di Sant’Antonino, dove sarebbero state trovate le ossa del Santo, in Santa Maria in Cortina, è stato, invece, riscoperto solo recentemente, con una “discesa”

in un evento speciale. Si sgombri il campo da equivoci: qui non si vogliono sollevare polemiche o recriminazioni, ma è indubbio che sia mancata, negli anni, una visione d’insieme per dare ai tesori della città il giusto risalto, a livello culturale e turistico. Il 2020 vedrà la vicina Parma diventare Capitale Italiana della Cultura, e non si può fare a meno di notare il grande potenziale di Piacenza, in gran parte ancora inespresso (si pensi, fermandosi al solo ambito antico, al ritrovamento sotto l’ex cinema Iris a meno di 5 metri di profondità di monete, cocci, e altri reperti ro-

mani). Il successo di eventi come la Salita alle cupole del Duomo o di Santa Maria di Campagna o della Discesa fino alle origini della città, come nel caso di Santa Maria in Cortina, dovrebbero far riflettere sulla voglia, non solo dei piacentini, di scoprire o riscoprire la città, andando oltre una semplice passeggiata che permette di ammirare le pur bellissime Chiese e gli scenografici Palazzi, valorizzando anche quei luoghi, quei monumenti, quei reperti storici, che diventano identità e consapevolezza della grandezza, della bellezza e della storia di Piacenza.


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