Eco di Piacenza 03/06/2020

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Anno 9 - Numero 13

Giovedì 04 giugno 2020

IL RITORNO DEL KLIMT E LA RINASCITA DI PIACENZA

L

a “Signora” è tornata! Lunedì scorso, dopo oltre 23 anni di assenza, è tornato a Piacenza il “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt. Custodito nei caveau della Banca di Piacenza, il dipinto sarà poi riconsegnato alla Ricci Oddi, dove sarà ben protetto da una teca speciale, antifurto e anti-vandalismi e potrebbe essere visibile al pubblico già dall’autunno. Il “Ritratto di Signora”, rubato nel 1997 e riscoperto solo nel dicembre scorso, torna in città in un periodo non facile per Piacenza, segnato dalla pandemia. Il Klimt che ritorna a Piacenza è un emblema di rinascita: può essere il nuovo simbolo di una città che non molla, che, nonostante le difficoltà, non si arrende. Un dipinto perduto: ormai perfino la speranza di ritrovarlo si era affievolita e, tutto d’un tratto, in un freddo giorno di dicembre, eccolo riemergere in un luogo impensabile! Forse non sapremo mai come sono andate veramente le cose, chi sia il ladro, perché abbia rubato il dipinto, o come sia riuscito a tenerlo nascosto per oltre 23 anni, ma ciò che sappiamo è che un dipinto così importante è tornato a casa, e questo può dare un po’ di speranza anche a ognuno di noi, può permette di credere che i nostri sogni siano tutto sommato possibili, e che perfino la pandemia che stiamo vivendo, possa finire. Già, la pandemia: in quel pesantissimo weekend di feb-

braio quando i primi dati su numerosi contagi iniziavano ad arrivare e a popolare tv e giornali, molti facevano quasi fatica a crederci. Oggi, e soprattutto a Piacenza, conosciamo invece fin troppo bene la forza distruttiva di quel virus che ha causato numerose vittime nel territorio piacentino, cancellando tanti affetti. La città che trova la “Signora” al suo ritorno, dopo averla lasciata quasi subito dopo il ritrovamento per le analisi a dicembre, quando il coronavirus era un “problema cinese”, è molto diversa, certamente provata, ma è anche una città sopravvissuta! Non mancano, infatti, i segnali di speranza: lo scorso 29 maggio, per la prima volta dall’inizio della pandemia sono stati registrati zero decessi e zero nuovi casi, con il contagio che, lentamente ma inesorabilmente continua il suo calo e perde la sua forza. Segnali di rinascita, di ripartenza, di vita che continua e che deve continuare, per spazzare via tutte le paure, tutte le difficoltà e anche per onorare tutte le vittime. Le settimane e i mesi che abbiamo davanti saranno ancora difficili, con una crisi economica con pochi precedenti nella storia, con una vita quotidiana molto diversa dal solito, ora dominata da distanziamento sociale, mascherine, guanti monouso e misurazione della febbre anche solo per andare a fare la spesa. Anche l’estate e le

vacanze saranno molto diverse dal solito, con spiagge con ingressi contingentati, distanze e spostamenti all’estero ancora da definire. Ma anche qui ci sono buone notizie: dallo scorso 3 giugno, infatti, dopo tanti dubbi e un po’ di polemiche, sono ripresi i collegamenti tra tutte le Regioni: cadono, quindi, le ultime limitazioni agli spostamenti. L’Italia torna ad essere veramente “unita” ed ha l’occasione di riprendere il cammino, lasciandosi alle spalle i campanilismi, i passaporti sanitari, la paura reciproca e i sospetti. È una lezione che dovremmo imparare tutti, anche a Piacenza, ricordandoci che siamo tutti parte di una stessa comunità e che la nostra nazione può tornare a crescere e ad occupare il

posto che merita solo se sapremo stare uniti e lavorare insieme. Troppo spesso in questi anni, anche con rivalità tra città (e a Piacenza basta nominare Parma o Cremona) abbiamo pensato di poter coltivare il nostro “orticello” senza preoccuparci di quello del vicino. Questi terribili momenti ci hanno dimostrato invece che le rivalità storiche e i giochi politici sono ben poca cosa di fronte alla vita di ciascuno di noi. Il ritorno del “Ritratto di Signora” e la pandemia che rallenta ci insegnano, quindi, a non arrenderci mai, a non adeguarci al “chiuderci in noi stessi” ma anzi ad aprire, agli altri, al futuro, per rinascere, con le nostre diversità, con le nostre peculiarità, ma crescendo insieme.

a pag. 10 e pag. 11


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