Anno 9 - Numero 14
Giovedì 11 giugno 2020
PIACENZA: RIAPRONO I CONFINI (MA ANCHE I CONFLITTI E LE POLEMICHE)
L
o scorso 3 giugno Piacenza è tornata ad essere quel ponte tra culture e territori che da sempre la caratterizza con l’apertura dei confini tra Regioni che ha permesso alla città di riallacciare i rapporti con la Lombardia, Lodi, Milano, e con la Liguria, che da diversi mesi non erano possibili. Ci sono stati nipoti che hanno potuto riabbracciare i nonni, fidanzati che si sono potuti ritrovare e anche i viaggi sono potuti ripartire senza più restrizioni. Piacenza, per la sua vicinanza al fiume Po, è da sempre il ponte tra due “mondi”, una terra di confine tra nord e sud Italia, tra la Lombardia e l’Emilia, la prima importante città, oltre a Lodi, che si trova spostandosi verso sud dalla grande metropoli milanese. E i legami di Piacenza con Milano sono noti e ben visibili, perfino nell’architettura e nel modo in cui è “costruita” la città: sia a Milano che a Piacenza, infatti, ad accogliere i visitatori alla principale stazione ferroviaria c’è un grattacielo, mentre basta dare uno sguardo al Teatro Municipale e al Teatro alla Scala per capire quanto la storia e la cultura di queste due città siano strettamente legate. Un legame che è sottolineato anche a livello turistico, con tanti “milanesi” che passano il confine della loro regione per venire ad ammirare la Val Trebbia piacentina. Ma i legami ci sono anche con la Liguria: si pensi soltanto allo sbocco naturale della
SS45 della Val Trebbia che arriva a Genova, congiungendosi, peraltro con la SS1 Aurelia. La posizione strategica di Piacenza ne ha fatto nei secoli una città di rilievo fondamentale ed oggi, con un grande e importante centro logistico, la centralità di Piacenza per tutto l’assetto del nord Italia e anche del sud Europa è riconosciuta e palese. Il ponte sul fiume Po di Piacenza è il simbolo del legame e dell’interconnessione con la Lombardia: il primo ponte fisso, che sostituì l’antico ponte di barche risale al 1908. Crollato il 30 aprile 2009, nel periodo necessario alla ricostruzione i collegamenti non erano stati interrotti, ripristinando, grazie anche allo straordinario lavoro del II° Reggimento Genio Pontieri di Piacenza, il passaggio su un (più moderno) ponte di barche. Probabilmente da secoli non capitava che i collegamenti tra Emila e Lombardia non fossero liberi per tutti e questo dovrebbe far capire bene quale sia l’eccezionale situazione che si è venuta a creare con la pandemia Covid-19. Con la riapertura totale dei confini si torna, quindi, ad una relativa normalità, anche nei collegamenti, e proprio questa voglia di riprendere una vita il più possibile normale caratterizza queste giornate in cui i dati epidemiologici permettono di essere cautamente ottimisti sull’evoluzione dell’epidemia, riportando Piacenza ai suoi
normali rapporti di lavoro, di studio, di turismo con le province e regioni limitrofe. Recentemente è anche ritornato in città il “Ritratto di Signora” di Gustav Klimt dopo oltre 23 anni dal furto alla Ricci Oddi, una buona notizia che permette di guardare con fiducia al futuro di una città che può rinascere. Sempre in questi giorni di ripartenza, però, sono riprese anche le polemiche, nonostante il periodo che la città sta vivendo urli l’unità e l’aiuto reciproco tra i piacentini, si sentono e si leggono dichiarazioni a sproposito e di dubbio gusto sul rapporto che esisterebbe tra la parte politica al governo e la popolazione residente nei cimiteri, mentre anche il ritorno di un quadro perduto, opera d’arte di grande rilievo che potrà essere un vero valore aggiunto alla città per i prossimi decenni, riesce a scatenare polemiche. Rinverdisce
anche la “consueta” polemica sulle auto parcheggiate in piazza Cavalli nelle serate del weekend. La ripresa anche della socialità è, naturalmente, un fatto positivo, ma deve essere accompagnata da responsabilità e rispetto delle regole. Si sente ripetere spesso da più parti che si uscirà dall’emergenza solo se si saprà stare uniti e se ci si aiuterà a vicenda. Il coronavirus ha fatto molto male a Piacenza e al suo territorio, e le ferite sono ancora aperte, ma proprio per onorare la memoria di chi non c’è più sarebbe forse opportuno un nuovo linguaggio, che non contempli nemici, cercando anche di essere più responsabili nel rispettare le regole e più disponibili verso gli altri. Siamo tutti sulla stessa barca, ma solo remando insieme la porteremo fuori dalla tempesta.
a pag. 10 e pag. 11