Anno 7 - Numero 03
P
iacenza è una delle 10 finaliste per diventare Capitale Italiana della Cultura 2020, insieme ad Agrigento, Bitonto, Casale Monferrato, Macerata, Merano, Nuoro, Parma, Reggio Emilia e Treviso. Dopo la presentazione di un progetto, la città vincitrice potrà rappresentare per un anno la nuova offerta culturale e turistica nazionale, attuando il proprio progetto grazie al contributo statale di 1 milione di euro. Piazza Cavalli, la buona tavola, la logistica. Piacenza, spesso, viene riassunta in poche parole, dimenticandosi della storia e dei “tesori” che la città ha da offrire. Fondata nel 218 a.C. (insieme alla gemella Cremona) nel corso dei secoli fu Libero Municipio, capitale del nuovo Ducato con Pierluigi Farnese (soltanto dopo il suo assassinio la capitale fu spostata a Parma). Il 10 maggio 1858 fu la prima città, con un plebiscito ad annettersi al Piemonte (poi Regno d’Italia) guadagnandosi il titolo di Primogenita d’Italia. Tra i vari tesori, partendo dall’antichità si deve cominciare con il Fegato Etrusco conservato a Palazzo Farnese: si tratta di un modello bronzeo di fegato di pecora con iscrizioni etrusche, quadi certamente usato dai sacerdoti aruspici per le divinazioni. Il manufatto venne rinvenuto da un contadino durante l'aratura il 26 settembre 1877 a Settima di Gossolengo. È suddiviso in sedici regioni marginali (che rappresentano la ripartizione della volta celeste - il templum celeste - secondo il principio etrusco) e ventiquattro regioni interne. Ciascuna regione riporta inciso il nome di una divinità. Ma Piacenza, grazie anche alla lunga dominazione papale è la città delle Chiese. Ricordandone soltanto tre, spiccano la Cattedrale, la Basilica di Sant’Antonino e la Basilica di Santa Maria di Campagna. Il Duomo, costruito tra il 1122 e il 1233 è un importante esempio di architettura romanica. Inizialmente vennero costruite l'area absidale, la cripta, il transetto e le navate laterali. La facciata e la cupola, furono terminati successivamente così come il campanile (fino al 1333). Soltanto nel 1341, inoltre, venne posto sulla sommità (in rame dorato) l’Angil dal Dom. L'interno è a croce latina mentre la cripta è a croce greca e raccoglie le reliquie di Santa Giustina, alla quale era dedicata la prima cattedrale cittadi-
Giovedì 25 gennaio 2018
CAPITALE DELLA CULTURA, I TANTI TESORI DI PIACENZA na, crollata in seguito al grande terremoto del 1117. Preziosi sono i tanti affreschi presenti, dalla cupola del Morazzone e del Guercino, fino al San Gerolamo penitente di Guido Reni. Ben più antica è la Basilica di Sant’Antonino, patrono della città insieme a Santa Giustina. Voluta da San Vittore, primo vescovo di Piacenza, intorno al 350 e ultimata nel 375, conserva le reliquie di Antonino, martire cristiano ucciso presso Travo, in Val Trebbia. Tra i dipinti e gli affreschi, sono da menzionare quelli di Camillo Gervasetti del 1622 nonché le 5 tele con "Scene della vita di Sant'Antonino" del De Longe (1693). Passando a Santa Maria di Campagna, non si può dimenticare il valore storico del luogo: qui, nel 1095 durante un concilio tenutosi in città, papa Urbano II prese la decisione di indire la prima crociata per la riconquista di Gerusalemme, proclamata poi nel novembre dello stesso anno durante il concilio di Clermont. La Basilica fu costruita successivamente (la prima pietra fu posata nel 1522) su progetto dell’architetto Alessio Tramello, ispirandosi, secondo molti critici, alle architetture rinascimentali di Donato Bramante. Appena terminata la costruzione dell'edificio, fu dato incarico per la decorazione al pittore di scuola veneta Antonio de' Sacchis detto il Pordenone (1484 – 1539), i cui due importanti cicli di affreschi ricoprono le pareti delle due piccole cappelle di sinistra, la Cappella dei Re Magi e la Cappella di Santa Caterina. Infine, parlando di palazzi (altra caratteristica di Piacenza) di deve parlare di Palazzo Farnese. Incompiuto, nato su volere di Pierluigi Farnese come una “fortezza”, divenne, con i duchi successivi un palazzo di rappresentanza, ridimensionando (in conformità con le mutate esigenze ducali) il progetto originale. Negli anni fu comunque decorato e migliorato: da ricordare i Fasti farnesiani, in un appartamento stuccato, vero e proprio monumento pitto-
rico celebrativo della dinastia. Sempre a Palazzo Farnese c’è la Cappella Ducale: a pianta centrale, di forma ottagonale con quattro absidi e due balconi (organo e cantorìa), è sovrastata da un tamburo ornato da preziosi stucchi. I tesori di Piacenza sono molti (qui se ne
sono indicati una minima parte) se sapranno essere valorizzati e conosciuti da turisti e, ancor prima dai cittadini, Piacenza vincerà la sua sfida, indipendentemente dalla corsa a Capitale Italiana della Cultura.