Albastar Agosto 2018

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summer

MAGAZINE Ph - Alessandra Celani

AGOSTO 2018

LIFESTYLE

TRAVEL

PLACE TO BE

ECONOMY

Seconda casa, dolce seconda casa E chi non ci va mai, la dà in affitto

Nel supramontes un itinerario tra sipari rocciosi e trekking acquatici

Mangiare, bere, scoprire, guida agli indirizzi migliori

Gestire, finanziare e comunicare l’impresa: modelli e soluzioni

PERSONAGGI

FOOD&WINE

WISHLIST

ENIGMISTICA

Manila Nazzaro, Miss Italia ‘99 «La mia prima volta in Sardegna»

Pecorino, casizolu e porcetto: ecco le tipicità da provare

Mal da rientro? Curiamoci con lo shopping confortante

Parole, numeri e immagini: i giochi di Gianfranco Brambati




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editoriale

ANELLI FATATI

L'intelligenza artificiale ci LIBERA anche quando "cadiamo" nella rete

“I DI SERGIO LUCIANO

l sabato è stato fatto per l’uomo e non l’uomo per il sabato”, rispose Gesù ai farisei che lo criticavano per aver permesso a un suo discepolo di svolgere un’attività pratica nel giorno del riposo obbligatorio ebraico. Può sembrare blasfemo, o per lo meno inopportuno, scomodare il Vangelo per ragionare sul rapporto sano da intrattenere con un oggetto, lo smartphone. Ma a ben guardare non lo è, se si considera che, secondo uno studio dell’ente di ricerca britannico YouGov, più di sei ragazzi su dieci tra i 18 e i 29 anni vanno a letto in compagnia del telefono e oltre la metà degli utenti di telefonia mobile (53%), tendono a manifestare stati d’ansia quando rimangono a corto di batteria, di credito o senza copertura di rete oppure senza il cellulare. Gli antidoti? Sono semplicissimi, anche senza scomodare psicanalisti e sociologici. Si chiamano buon senso e buona educazione. Ma soprattutto il primo: perché lo smartphone è stato inventato per noi, e non noi per lo smartphone! Proprio per questo, ce ne occuLO SMARTPHONE È STATO piamo sul numero di Summer che INVENTATO PER NOI, avete tra le mani: a guardarlo con buon senso, il mondo che lo smar- E NON NOI PER LO SMARTPHONE tphone ci dischiude, mettendoci tra le mani l’intelligenza artificiale e la Rete, è un mondo di comodità e di tempo liberato, di servizi efficienti, rapidi e spesso gratuiti; non è certo un mondo di “addiction”, di “fissazioni” e di ore sottratte alle relazioni umane, al movimento, agli spettacoli, allo sport. Come ben insegna il caso della recente e innovativa “banca mobile” buddybank lanciata dal gruppo Unicredit, se impariamo a utilizzare gli smartphone per semplificarci la vita e non per avvitarci in tic e manie, otteniamo risultati strepitosi. Basta volerlo, basta ragionarci. Con questo numero di agosto, Economy Summer …va in vacanza. Lo fa diffondendo al proprio interno una parte consistente dei contenuti della “casa madre”, Economy, con la sua inchiesta di copertina dedicata al lavoro, a come cambia, a come si può fare per trovarlo se non lo si ha e a come non perderlo quando se ne ha uno. Speriamo che, tra le pagine di Summer e quelle di Economy, la vostra permanenza sulle navi di Grimaldi Lines in quest’estate 2018 sia ancora più piacevole e interessante... Buon viaggio e arrivederci al più presto.

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AGOSTO 2018

011 LIFESTYLE

031 FOOD&TRAVEL

summer Edizione speciale per Grimaldi Lines Direttore responsabile Sergio Luciano

012

QUEL GENIO DEL MIO SMARTPHONE

032

LA FABBRICA DELLE VERTIGINI

018

CASA, DOLCE (SECONDA) CASA

Comprare o affittare? Ecco il dilemma

036

UN’ISOLA DA SET

022

TEMPO DI PAGELLE PER AIRBNB

040

NON SOLO PECORINO

024

IL LUSSO SOSTENIBILE

044

PLACE TO BE

026

L’ESTATE DELLA MISS

046

ALLA CONQUISTA DELLE BIONDE

028

I TESORI RESTITUITI ALL’ITALIA

048

LA DOLCE “MONTENAPO”

Mille funzioni in un solo gadget

Le categorie che fanno la differenza Ecco le politiche ambientali di LVMH Manila Lazzaro si racconta L’iniziativa di Intesa Sanpaolo

051 ECONOMY

COVERSTORY/LAVORARE TUTTI

062

INNOVAZIONE, LA RICETTA DI CEFRIEL

064

MERCATI, RISCHIO SCOSSONI?

067

FACEBOOK E IL BUSINESS AZIENDALE

069

L’OPINIONE DI DE BORTOLI

070

FRANCHISING, IL CASO NO+VELLO

071

STARTUP, IL NUOVO CHE AVANZA

072

FITNESS, MERCATO DA 10 MILIARDI

075

OCCHIALI MADE IN ITALY

078

LA BELLEZZA SECONDO EQUILIBRA

079

PLACE TO BE

Tutte le tipicità da provare Mangiare, dormire: i must di stagione

Il caso di Celli, leader della spillatura

Storia della pasticceria Cova

PLAYING

082

TURISMO INCLUSIVO

084

IL CANTIERE DEI SOGNI

088

MEGLIO DI UN LIFTING

090

WHIS-LIST PER IL RIENTRO

092

PENNE ALLA DIVERTITA

094

ECO-NIGMISTICA

Tutti i film girati in Sardegna

081

053

Itinerari nel Supramontes

La filosofia di Grimaldi Lines Ecco come nasce uno yacht La prova della Mini Cabrio Spunti per lo shopping La gita di Ferragosto

I giochi di Gianfranco Brambati

Coordinamento Marina Marinetti Caporedattore Francesco Condoluci In redazione Marco Scotti, Riccardo Venturi Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Monica Setta, Franco Tatò Hanno collaborato Granfranco Brambati, Germana Cabrelle, Gilda Ciaruffoli, Marco Gemelli, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Carlo Puca, Davide Schiavon, Gianluca Zapponini Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Economy è un marchio registrato da

Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa

Stampa

Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)



Credits: A.Freguja

agend

DIARIO DI BORDO

La Faradda dei Candelieri

8-16 agosto

Time in Jazz

Festival ideato e diretto da Paolo Fresu, ha come epicentro Berchidda, il paese natale del celebre trombettista, ma abbraccia anche altri paesi e località del nord della Sardegna. In calendario ci sono più di trenta eventi musicali che si succedono dal mattino a notte fonda in spazi e scenari differenti: dai boschi montani agli scorci marini, dalle stazioni ferroviarie alle chiesette di campagna, dalle piazze agli altri suggestivi luoghi che caratterizzano i circa 15 comuni coinvolti. Tra i grandi nomi protagonisti dell’edizione di quest’anno Steve Coleman, Enrico Rava, Nils Landgren, Greta Panettieri, Dhafer Youssef, Jan Lundgren, i Fanfaraï e gli esordienti Giovanni Gaias, giovane batterista berchiddese, e i Plus 39, gruppo composto dai migliori allievi della scorsa edizione del Seminario Nuoro Jazz. Time is over è, infine, il dopofestival curato da Gianluca Petrella.

Località varie

Suoni e natura in simbiosi: questo il segreto del successo di uno dei festival più importanti della stagione estiva sarda. Peculiarità della manifestazione sono i concerti all’alba e al tramonto, momenti speciali durante i quali vivere un’esperienza che coinvolge tutti i sensi in contesti da sogno, come la celebre Cala Grande, nota anche come Valle della Luna; da non perdere anche il tradizionale concerto dell’alba sulla spiaggia Rena Bianca. Altre location che ospiteranno gli spettacoli sono il santuario di Buoncammino, poco fuori il centro abitato di Santa Teresa Gallura, e l’arena di Musica sulle Bocche allestita in piazza Santa Lucia. Tra gli ospiti di quest’anno, grandi nomi del jazz come Danilo Pérez, Alessandro Lanzoni Trio feat. Ben Wendel, Trilok Gurtu ma anche Sergio Cammariere con la sua canzone d’autore.

Santa Teresa Gallura (OT) Credits: Ziga Koritnik

www.musicasullebocche.it

Sassari

Credits: Gianni Petta

Musica sulle Bocche

Inserita nel novero dei Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità dell’Unesco e parte della Rete delle Grandi Macchine a Spalla italiane, la manifestazione si svolge tradizionalmente alla vigilia di Ferragosto. Chiamata anche Festha Manna (festa grande), consiste in una processione danzante di enormi colonne di legno, ceri simbolici detti appunto “candelieri”, che si dipana lungo le vie del centro cittadino. Le origini della sfilata sono antichissime, da ricercare in un voto fatto alla Madonna Assunta che avrebbe salvato la città dalla peste. Migliaia le persone che, da tutto il mondo, si ritrovano a Sassari per assistere alla bizzarra processione scandita dal ritmo dei tamburi e dagli instancabili cori degli astanti che li incitano alla danza. www.sardegnaturismo.it

www.timeinjazz.it

23-26 agosto

14 agosto

31 agosto,3-9 settembre

Isole che parlano

Concerti, lezioni-incontri, laboratori per bambini e mostre fotografiche: sono questi i momenti principali che caratterizzano il programma culturale del festival itinerante che si svolge tra la campagna, il mare e il centro urbano di Palau.
I silenzi, le pause, i paesaggi, i suoni della risacca negli splendidi scenari di Cala Martinella e Palau Vecchio, l’atmosfera mistica delle Tombe di Giganti di Palau e Arzachena, e i sentirei che conducono alla Roccia dell’Orso, faranno da teatro alla manifestazione che ogni anno coniuga natura, archeologia e turismo culturale. Si parte il 31 agosto, ad Arzachena, con Aspettando Isole che Parlano, anteprima di quanto accadrà nella prima settimana di settembre quando la manifestazione entrerà nel vivo e avrà come epicentro Palau.

Palau e Arzachena (OT) www.isolecheparlano.it

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MariaFrancesca Guido Miss Interflora


Better Than a Bertram. Legendary. We don’t need to explain what it means. Think of a legendary athlete, a legendary destination, or the most legendary catch you’ve ever seen. The picture forms in your mind as clearly and quickly as your eyes move across this page. Legends are larger than life. And if you’ll excuse us, we’ll take a bit of credit by noting that many believe Bertram falls squarely in the category of legendary. We may also need you to excuse us for essentially saying, f– it. It needs to be even better. Here’s the thing. You don’t become a legend by being content with the status quo. When Dick Bertram created the deep-vee hull on the original Moppie,it was a total revelation. And each subsequent model broke new barriers, pushing performance into uncharted waters.

Naturally, the new Bertram Yachts are a total departure. The newest incarnation takes another surprising turn, which isn’t so unexpected, is it? Sure, it’s based on the timeless, original deep-vee design. The superior performance and reliability are straight from Bertram’s roots. But everything else, you’ll find bolder and better, with design, detail and craftsmanship on a completely new level. Here is a vessel that blows everything you’ve ever experienced at its size, and everything we’ve ever made, straight out of the water. This is a Bertram in every sense of the word, including the part where it’s like nothing that’s come before it. DISCOVER MORE AT B E R T R A M . C O M


summer LIFESTYLE

UNO SMARTPHONE PER AMICO

UN OGGETTO, MILLE FUNZIONI: ECCO COME IN 11 ANNI HA RIVOLUZIONATO LA NOSTRA VITA

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LA BANCA SULLA CHAT

Il nuovo rivoluzionario modello di concierge di buddybank

SECONDE CASE

Comprare, affittare o mettere a reddito? Facciamo il punto

022

AIRBNB CAMBIA PELLE

026

ESTATE DA MISS

024

IL LUSSO SOSTENIBILE

028

TESORI “RESTITUITI”

Nuove categorie e “pagelle” per differenziare le esperienze

Ecco le politiche ambientali del colosso francese LVMH

Manila Nazzaro la sua prima vacanza in Sardegna

L’iniziativa di Intesa Sanpaolo per il recupero delle opere d’arte

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LIFESTYLE COVERSTORY

Quel "gran genio" del mio SMARTPHONE VIVE CON NOI, VIAGGIA CON NOI, LAVORA CON NOI. E IN 11 ANNI HA CAMBIATO LA NOSTRA VITA CON APP SEMPRE PIÙ COMPLESSE

MARTA VALSECCHI

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RAFFAELLO BALOCCO

O

DI MARINA MARINETTI

re 7:00 del mattino, un suono fin troppo familiare ci avvisa che è ora di alzarci. Tastando alla cieca, con la mano ci avventuriamo sul comodino, afferriamo la sveglia... E ce la portiamo in bagno (dopo averla staccata dalla presa). Nel corso della giornata quella sveglia sarà agenda, giornale, navigatore satellitare, macchina fotografica, registratore, scanner, taccuino, orologio, vocabolario, postino, traduttore, mappamondo, enciclopedia, bussola, livella, bacheca, televisore, portafoto, portafogli, e ancora – questa la capiranno solo gli over 40 - walkman ovvero – per tutti gli altri - lettore mp3, guida turistica, personal trainer, telecomando, cardiofrequenzimetro (sì, può misurare la frequenza cardiaca) e persino telefono. Per poi tornare, a fine giornata, a essere di nuovo la solita sveglia di sempre. Possiamo andare avanti (quasi) all’infinito trovando oggetti che sono stati sostituiti da un’app sul nostro smartphone. Provate a trovarne voi altri che ci siamo dimenticati. Perché undici anni fa, quando i primi smartphone comparvero su mercato, mai avremmo pensato che sarebbero diventati così indispensabili nelle nostre vite. Avete mai sentito quella storiella sul fatto che nel mondo ci sono sei miliardi di persone (su sette) col


Mai più senza? Forse è nomofobia telefonino, mentre solo 4,5 miliardi hanno un wc? È vera: lo denunciavano le Nazioni Unite già nel 2013. Nel frattempo la situazione è cambiata radicalmente. Adesso ci sono più Sim che persone: sono 7,7 miliardi, secondo il Mobility Report di Ericsson.

Senza il vostro smartphone vi sentite “disconnessi dal mondo” perché non potete controllare i messaggi e gli aggiornamenti dei social? Tranquilli, siete in buona compagnia. Ma se, lontani dal vostro telefonino, provate ansia e angoscia, tanto da non essere disposti a separarvene, potreste soffrire di nomofobia, o meglio nomophobia, da “NO MObile PHone phoBIA”. Per avere un’idea del vostro livello di nomofobia potete fare il test elaborato dal professor Caglar Yildirim della State University of New York, che studia l’interazione tra uomo e computer: venti affermazioni a cui assegnare un puntaggio da 1 (totalmente in disaccordo) a 7 (totalmente d’accordo). Più è alto il risultato, più c’è da preoccuparsi. Curiosi?? Cercate il test online... Ovviamente sul vostro smartphone!

sofisticato, senza doverlo installare.

Ha battuto anche il Pc Intanto segnatevi questa data: marzo 2017. È il momento in cui gli italiani che navigano solo da dispositivi mobili hanno superato quelli che lo fanno da Pc. Il 37% di quei 31,1 milioni di italiani che accedono a internet, il Pc non lo toccano proprio. E, in generale, il 64% del nostro tempo online, è sul telefonino: 45 ore ogni mese. Lo dice l’Osservatorio Mobile B2c Strategy della School of Management del Politecnico di Milano, il cui responsabile scientifico, Raffaello Balocco, sottolinea come «Il Mobile sta diventando un canale di vendita diretto sempre più rilevante, con un peso nel 2017 pari a ben un quarto degli acquisti eCommerce complessivi». Un mercato, quello del Mobile Remote Commerce, che tra beni, servizi e app a pagamento, nel 2017 è cresciuto del 65%, superando i 5,8 miliardi di euro. Per l’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano, vale un quarto del mercato totale dell’eCommerce (a fine 2016 solo il 18%).

Diamo i numeri... Giusto per capire quanto lo smartphone sia una nostra estensione: per l’81% delle persone il telefono è l’ultima cosa da guardare prima di andare a dormire e per l’89% la prima da controllare, entro un’ora dal risveglio (poi c’è un preoccupante 52% che lo fa anche di notte, ma ci auguriamo che non si svegli appositamente per questo). Almeno stando al Global Mobile consumer survey di Deloitte, secondo cui l’82% delle persone possiede uno smartphone (e “solo” il 13%, almeno per ora, anche uno smartwatch). E avete mai contato quante volte al giorno guardate il telefonino? Secondo Deloitte, in media 47 volte. Che salgono a 86 per i consumatori dai 18 ai 24 anni. L’Italia, secondo Doxa, va oltre: per tutti, o quasi (siamo il 97%), ogni momento di Piccolo (si fa per dire) spazio pubblicità pausa è quello giusto per dare Con un peso specifico del genere, non stupisce una sbirciatina. E non per L'89% DELLE PERSONE CONTROLLA IL che il mercato italiano del Mobile Adverstising capriccio: lo smartphone è TELEFONINO LA MATTINA, ENTRO UN'ORA superi il miliardo di euro (è cresciuto del 49%) e diventato davvero essenziale. rappresenti il 40% del mercato digitale. «Cresce con DAL RISVEGLIO. E PER IL 97% OGNI PAUSA Ha sostituito moltissimi lo spostamento di audience su questo canale e per la È BUONA PER DARE UNA SBIRCIATINA dei nostri strumenti e si maggiore attenzione di diversi editori a declinare su appresta a sostituirne altri. Mobile alcuni formati tipici del Desktop», sottolinea Potrebbe soppiantare anche il Pc, grazie Marta Valsecchi, direttore dell’Osservatorio Mobile B2c Strategy. «Si alle periferiche wireless e ai servizi di cloud registra comunque una crescita, seppur in misura più contenuta, computing che archiviano i nostri dati online degli investimenti ad hoc sul canale: in particolare in-App». Siamo e ci consentono di usare software, anche certi che ve ne siate già accorti.

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LIFESTYLE COVERSTORY

E ora con buddybank l'iPhone fa il CONCIERGE DAI BONIFICI ALL'ORGANIZZAZIONE DI UN WEEKEND FUORI PORTA: ECCO LA BANCA CONVERSAZIONALE CHE FUNZIONA GRAZIE A UNA CHAT

IL FOUNDER DI BUDDYBANK: ANGELO D'ALESSANDRO

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S

e qualcuno – o qualcosa - vi dicesse «Sai che non potrai più fare a meno di me?», come minimo si prenderebbe del mitomane. Eppure ci sono cose che col tempo si sono dimostrate davvero indispensabili, anche ai più scettici. Perché ci semplificano la vita: l’elettricità, Internet, lo smartphone. La prossima cosa di cui non potremo fare a meno? L’assistente personale: Apple ha dato il “la“ con Siri, Google ha seguito l’esempio con il suo, assistente virtuale“, sulle Bmw basta premere un pulsante per essere connessi con un operatore pronto a indicare il bancomat più vicino, la farmacia di turno o a prenotare una stanza d’albergo. L’unica banca a cogliere il trend è UniCredit, con buddybank (si scrive proprio così, con l’iniziale minuscola), il primo modello di banca digitale (disegnata esclusivamente per iPhone) che alla tecnologia abbina una forte componente relazionale, con un’assistenza pensata sul modello di una conciergerie, simile a quella dei grandi alberghi: «Premendo la B all’interno dell’app entri in chat con il nostro servizio di concierge sempre disponibile, 24 ore al giorno, 7 giorni su 7, 365 giorni l'anno. E dialoghi con noi esattamente come fai con i tuoi amici», spiega Angelo D'Alessandro, founder di buddybank: «I nostri clienti ci scrivono dandoci direttamente del “tu” e con molta


spontaneità utilizzano faccine, cuoricini… Ed era proprio questo il nostro obiettivo: il concetto di “buddy”, l'amico personale, è proprio quello che ci serve per trasformare il modello comunicativo banca - cliente». Per inciso: quel «Sai che non potrai più fare a meno di me?» all’inizio dell’articolo ci è stato chiesto in chat. buddybank (sì, minuscolo) si definisce “banca conversazionale”: qua di chatbot non c’è neppure l’ombra. «Tutta la strategia si basa sulla conversazione, sull'interazione uomo-uomo», conferma D’Alessandro: «A buddybank si può chiedere qualsiasi cosa e non solo per esigenze bancarie. Questa per noi è innovazione». La concierge può eseguire le disposizioni, ad esempio un bonifico o altro pagamento (basta entrare in chat e chiedere il supporto… è una concierge!), ma anche dare un consiglio per un regalo od organizzazione un viaggio (se siete curiosi sbirciate gli screenshot della nostra chat: noi l’abbiamo provata in Sardegna). E oltre alle comuni operazioni di banking - confermabili (anche) attraverso il Touch ID - ci sono funzionalità meno ovvie, come i bonifici istantanei con accredito immediato al beneficiario e, ça va sans dire, Apple Pay associato alla Mastercard (disponibile anche in versione World Élite per chi ama usufruire di servizi d’alta gamma quando

viaggia) che si riceve 48 ore dopo l’apertura del conto, gestibile con un semplice swipe dei filtri dall’app: è possibile sospendere temporaneamente la carta, o impostare dei limiti di utilizzo per importi di spesa, canali di accesso o zone geografiche. Digitale al NON COSTA NULLA E SI ATTIVA SENZA 100%: «Basta scaricare NEPPURE PASSARE IN FILIALE: È QUESTA l’app, registrarsi tenendo LA BANCA 100% DIGITALE. CON UN SERVIZIO a portata di mano un DI CUI NON POTRETE PIÙ FARE A MENO... documento e il codice fiscale. buddybank è subito operativa, senza necessità di recarsi in filiale», spiega il founder, «anche questa per noi è innovazione».

IN FINE DEI CONTI, NON COSTA NULLA

Quanto costa buddybank? Niente, se ci si accontenta - si fa per dire - dell’offerta base che include: concierge bancaria 24/7/365 gg l’anno in Italia e dall’estero, i bonifici SEPA ordinari (senza commissioni), la carta di debito internazionale Mastercard (canone annuo incluso), la domiciliazione delle utenze (senza commissioni), i prelievi ATM UniCredit sia in Italia che all’estero (senza commissioni), i versamenti su ATM evoluti UniCredit (senza commissioni). Se poi ci si innamora del servizio si può passare al “conto buddybank love”: 9.90 euro al mese che ti offre la tua “lifestyle concierge” (sempre 24/7/365 sia in Italia che all’estero), i bonifici istantanei (senza commissioni) e la carta di credito World Élite di Mastercard con il canone annuo incluso. La carta consente l’accesso ad oltre 1.000 lounge aeroportuali, include delle coperture assicurative per il viaggio e il servizio di emergency cash, sempre senza costi aggiuntivi. Curiosi? Fogli informativi con le con­ dizioni contrattuali ed economiche disponibili su www.buddybank.com.

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LIFESTYLE COVERSTORY

E io pago... col TELEFONINO

P

ensate come sarebbe bello smaterializzare tutte le carte che ogni giorno vi portate dietro: carte di pagamento, carte fedeltà, buoni sconto, biglietti o abbonamenti dei servizi di trasporto, di parcheggio o di eventi, badge aziendale, buoni pasto, ma anche buoni sconto, promozioni programmi di incentivi e di rewarding. Ebbene, si può. E il portafogli (quello fisico) diventa l'ennesimo oggetto soppiantato da un app (tra l'altro persino le classiche macchinette del caffè negli uffici adesso funzionano con una app). Tutto essere può digitalizzato nel Mobile Wallet. Per ora solo una persona su dieci lo ha fatto completamente TROPPE TESSERE NEL PORTAFOGLI? BASTA il proprio borsellino e una su tre DIGITALIZZARLE NEL MOBILE WALLET. lo ha fatto in parte. Ma il Mobile E SFRUTTANDO LA BIOMETRIA IL DENARO Wallet ha un promettente futuro, SI TRASFERISCE IN MENO DI 10 SECONDI spiega Ivano Asaro, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano: «Dal Mobile Wallet evoluto che integra pagamento digitale e carte fedeltà, all’autorizzazione dei pagamenti attraverso i tratti biometrici della persona, ai trasferimenti di denaro in meno di 10 secondi in modalità peer to peer ed Instant Payment». In Italia gli smartphone dotati di soluzioni di biometria a supporto dei pagamenti e dell’autenticazione degli utenti nell’accesso ai servizi sono il 46% del totale e circa un Mobile Surfer su tre di quelli con uno Smartphone abilitato utilizza già queste soluzioni sempre o spesso.

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UNA TORTA DA 5,8 MILIARDI In Italia gli acquisti tramite smartphone, cresciuti del 65% nel 2017 e a quota 5,8 miliardi di euro, rappresentano un quarto degli acquisti online complessivi. «Senza dimenticare i servizi di mobilità», aggiunge Valeria Portale, Direttore dell’Osservatorio Mobile Payment & Commerce del Politecnico di Milano: «sono 8 milioni le soste pagate col cellulare, in 50 comuni c'è il Car Sharing e in 110 il bike sharing». Pagabili con lo smartphone. Cresce anche il Mobile Proximity Payment, il pagamento presso i punti vendita attraverso il telefonino: nel 2017 ha mosso più di 70 milioni di euro. Nel 2016 aveva mosso appena 10 milioni. Merito della crescita dei servizi basati sul conto corrente e dell’arrivo di Apple Pay: il Politecnico stima che siano circa 500 mila gli utenti attivi e che nel 2020 potrebbe valere dai 3,2 ai 6,5 miliardi di euro.



FOCUS FOCUS FOOD&TRAVEL LIFESTYLE

Quasi quasi mi faccio la CASA. E la seconda è meglio della prima COMPRARE O AFFITTARE? DIPENDE DA VARI FATTORI, MA IN PRIMIS CONTA IL POSTO. E PER CHI HA GIÀ UNA CASA CHE NON UTILIZZA PIÙ C'È SEMPRE LA CARTA DEGLI AFFITTI BREVI

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C'

DI MARINA MARINETTI

è la prima casa, che come il primo amore non si scorda mai, e spesso c’è n’è anche una seconda, che spesso si ama e si coccola più della prima. E se non c’è, vorremmo che ci fosse, ma siamo indecisi tra l’acquisto e l’affitto. Oppure vorremmo che non ci fosse, perché il gioco non vale più la candela. In ogni caso i numeri parlano chiaro: il 18% delle case esistenti in Italia non sono abitazione principale e ci sono nove milioni di “seconde case” (a volte pure terze e quarte) tra abitazioni di vacanza, immobili in affitto o sfitti. Il tema, insomma, è caldo. E tutt’altro che stagionale. Acquistare o affittare? Questo è il dilemma Abbiamo trovato un luogo incantevole per i nostri momenti di relax e vogliamo tornarci più spesso possibile, ma in un ambiente gradevole, personalizzato. E senza ogni volta dover organizzare una sorta di piccolo trasloco. A questo punto si impone una scelta tra l’acquisto e la locazione, che non dipende solo dalle nostre disponibilità finanziarie. Intanto perché affittare o affidarsi a un


mutuo, coi tassi ai minimi, non fa molta differenza. Piuttosto, c’è da valutare se quel posto meraviglioso che adoriamo potrebbe, tra qualche anno, non essere più in cima alla lista dei desideri (nostra e degli altri turisti). Se temiamo la disaffezione, meglio sicuramente affittare. Oppure, al contrario, se pensiamo che nella località il turismo non possa che incrementare (e quindi l’immobile potrebbe anche essere messo a reddito), vale la pena farci un pensiero, sull’acquisto. In ogni caso, come qualunque investimento, va ben ponderato. E quindi? Se nell’era dell’iperinflazione la rivalutazione nominale media degli immobili è stata superiore al 20% l’anno, dai cinque agli otto punti più di BoT, titoli di Stato a lungo termine e azioni e le case sono state l’unico investimento che abbia avuto un rendimento reale medio positivo al netto dell’inflazione, oggi le cose sono cambiate radicalmente. L’inflazione è bassa e la rivalutazione degli immobili anche. Perché è vero che i prezzi stanno crescendo, ma di percentuali inferiori al punto, ed è altrettanto vero che il mito del prezzo delle case sempre in crescita è stato sfatato da una delle crisi più dure: quella innescata a partire dal 2008, dalla quale dobbiamo ancora riprenderci. Comprar casa impegna risorse notevoli ed è un investimento illiquido e difficilmente smobilitabile (perlomeno non in tempi stretti), quindi meglio andarci coi piedi di piombo. Per chi vende case (vedi box "Meglio comprare" nella prossima pagina), l’acquisto di una seconda casa possa essere una buona scelta in un'ottica di ritorno economico futuro, mentre chi si occupa di formazione finanziaria (vedi riquadro a fianco) sostiene invece sia meglio affittare. Come dice il proverbio, “scegliendo il consigliere hai già preso la decisione”. E a dirla tutta, alcune scelte si fanno con la pancia, più che col cervello. C'è anche una terza via Che siate proprietari di una seconda casa che magari non usate tutto l’anno, che ne abbiate ereditata una e non sappiate che far-

MEGLIO AFFITTARE

Certe tentazioni sono irresistibili. Come quella di comprar casa nei posti incantevoli delle nostre vacanze. Salvo poi dover fare i conti con costi di gestione non sempre sostenibili. Male che vada, c'è sempre l'affitto... anche breve.

vene, che stiate meditando di fare il grande passo e acquistare un appartamento in una località di villeggiatura o in una città a vocazione turistica, perché non ricavarne anche del reddito? Secondo Halldis, che gestisce più di 1.850 proprietà in 25 località in Italia ed Europa per conto dei proprietari, affittate per uso turistico o motivi di lavoro (25,5 milioni di euro il volume d’affari nel 2017), in Italia un milione di immobili potrebbero essere locati secondo la formula degli affitti brevi. Ciò genererebbe un guadagno per i proprietari di 1,8 miliardi. I numeri sono

Meglio l’acquisto o l’affitto? Nicola Zanella di YouInvest non ha dubbi. Ha ipotizzato il caso di una famiglia che ha in banca 60mila euro vuole comprare un appartamento da 180mila euro accendendo un mutuo. Secondo il modello di prevedibilità dei rendimenti pubblicato nel 2015 da Zanella nel Journal of Wealth Management, dopo 22 anni il valore dell’immobile sarà di 238.057 euro, con un minimo di 166.099 euro e un massimo di 329.161 euro. Se la famiglia avesse optato per l’affitto, investendo in azioni italiane, la ricchezza finanziaria finale sarebbe invece di 407.093 euro, con un minimo di 72.653 euro e un massimo di 1.176.891 euro. «Si può dire che per coloro che consapevolmente decidono di rimanere in affitto nonostante la loro capacità di risparmio, l’affitto rappresenta un costo e quindi del “denaro buttato via”, come spesso si dice», spiega Zanella. «Ma viene più che controbilanciato dal fatto che questa scelta permette di mantenere una più alta capacità di risparmio e di investire i risparmi in beni con un profilo rischio/rendimento differenti da quelli degli immobili, magari migliori». Vale la pena pensarci.

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FOCUS FOCUS FOOD&TRAVEL LIFESTYLE

ristrutturazioni, ri-arredo degli appartamenti), sia per tutto l’indotto che ne consegue per trasporti, ristoranti, musei eccetera. Col conseguente aumento di posti di lavoro che creano ulteriori circoli virtuosi». Per non parlare dei piccoli borghi semiabbandonati: «Gli affitti brevi possono servire anche, se non soprattutto, alla riqualificazione di borghi e comuni depressi, dove molti immobili sono inutilizzati», interviene Alberto Melgrati, CEO di Halldis . «Un utilizzo minimo, se non proprio nullo di questi immobili sul territorio ha un impatto negaimpressionanti: su un totale di 34,4 milioni di abitazioni, quelle tivo fortissimo sulle stesse località, tanto da principali sono 19,8 milioni, le seconde case 5,7, quelle già locate metterne in discussione la stessa sopravvi2,8 e quelle disponibili sul mercato 6 milioni. Poi c’è quella fetta di venza. Ecco allora che un cambio di dimercato immobiliare legato ai cosiddetti rezione che porti ad un utilizzo di quecrediti deteriorati (NPL – Non Performing SECONDO UNA RICERCA DI HALLDIS, sto enorme portafoglio immobiliare Loans), che la Banca d’Italia quantifica in METTENDO A REDDITO LE CASE SFITTE aprendolo al mondo delle permanenze circa 350 miliardi di euro. Se solo il 15%, CON LOCAZIONI A BREVE TERMINE temporanee potrebbe essere una giudegli NPL trovasse una soluzione di reddito attraverso il mercato dell’affitto a SI METTEREBBE IN MOTO UN SISTEMA sta soluzione, importante per centinaia di migliaia di famiglie e alternativa breve termine, si potrebbe tradurre in ECONOMICO DA 4,1 MILIARDI DI EURO per soggetti istituzionali in possesso di almeno altri 50-60 mila immobili potenimmobili di difficile ricollocazione attraverzialmente da inserire nel settore degli affitti brevi, facendoli gestire so il mercato più tradizionale». da società specializzate di Property Managers. Secondo Halldis, appunto, considerando le case disponibili, le seconde case utilizzate sempre meno dai proprietari per le loro vacanze e il mondo degli MEGLIO COMPRARE NPL, è possibile ipotizzare che il mercato degli affitti brevi possa interessare almeno 1 milione di immobili che, se fossero messo a reddito farebbe guadagnare i proprietari, lo Stato e l’economia Prezzi delle case in calo, tassi ai minimi, boom del mercato complessiva. Se ci calcola un incasso medio annuo per i proprietari degli affitti: sono tante le ragioni per valutare l’acquisto di 2.300 euro (dati Airbnb, una media che va da Milano a Siracusa, di una seconda casa. Che può tradursi anche in un inveda Firenze a Savona), il guadagno per i proprietari sarebbe pari stimento. È la tesi che l’Ufficio Studi Tecnocasa ha volua 2,3 miliardi. Se si sottrae il corrispettivo del 21% della cedolato dimostrare, immaginato una famiglia con una somma re secca pari a 483 milioni di euro, ai proprietari rimarrebbe un di 237mila euro da investire in un bilocale situato in una netto di 1,8 miliardi di euro al netto delle imposte. Per l’economia zona semicentrale di Milano, con un orizzonte temporale italiana, sostiene Halldis, ci sarebbero ricavi complessivi per 4,1 di riferimento di 15 anni. L’acquirente decide poi di affitmiliardi di euro tra tasse, indotto su ristoranti, bar, musei, negozi, tarlo stipulando un contratto di locazione con un canone il ricavo complessivo per il sistema economico raggiungerebbe i di 700 euro al mese, su cui paga ogni anno la cedolare 4,1 miliardi. secca al 21% (1.764 € all’anno). Detratte dai canoni lordi «Abbiamo di fronte una grande opportunità per il nostro Paese», tasse, spese di manutenzione straordinarie (che vanno afferma Vincenzo Cella, managing director di Halldis: «Accettare sempre messe in conto) Imu e Tasi, in tasca gli restano o meno la sfida che una domanda in continua crescita, spesso in5224 euro l’anno, vale a dire quasi 78.500 euro, dopo 15 ternazionale, ci sta ponendo. Se l’accettiamo, abbiamo un sistema anni. E se avesse invece acquistato un Btp a 15 anni? Con win-win dove le famiglie hanno una nuova fonte di reddito, lo Stato un rendimento netto dell’1,93%, l’investitore a fine perioha un ritorno di imposta maggiore di quanto ottiene oggi, l’econodo avrà incassato meno della metà: appena 30.300 euro. mia intera sarebbe coinvolta, sia per i lavori necessari per ricolUna differenza netta tra i due investimenti, con l’immobile locare sul mercato questi immobili (messa a norma di impianti, che rende oltre 48 mila euro in più rispetto al titolo.

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Happy holiday!

e on u B nze! acavacaciones! vFelices

Schöne Feiertage!

Bonnes Vacances!

Счастливый летний отдых 快乐的暑假

Il pet food che parla chiaro


LIFESTYLE

UN CONFORTEVOLE SALOTTO DELLE CASE AIRBNB. SOTTO, I FONDATORI BRIAN CHESKY (A SINISTRA) E JOE GEBBIA (A DESTRA)

Aspettative contro realtà: per AIRBNB è tempo di pagelle IL COLOSSO DEGLI AFFITTI E LE NUOVE CATEGORIE CHE "FANNO LA DIFFERENZA"

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DI MARINA MARINETTI

uelli che “i mobili della zia è un peccato buttarli: portiamoli al mare”, quelli che “ci abbiamo dormito trent’anni, vanno ancora benissimo”, quelli che “basta metterci un decoder e funziona come quelli piatti”, quelli che “il riscaldamento si accende quando arrivano, tanto poi vanno a dormire e quando si svegliano la casa è calda”, quelli che “il sapone e la carta igienica se li portano loro”. Storie di vita vissuta. I proprietari di seconde case dovrebbero accendergli un cero, a Brian Chesky e Joe Gebbia, i fondatori di Airbnb. È grazie a loro, che dieci anni fa piazzarono tre materassi gonfiabili “per ospiti paganti” nel loro appartamento di San Francisco per arrotondare, se oggi possono permettersi di pagare Imu, esose spese condominiali, canoni per forniture che giacciono inutilizzate per mesi e mesi. Negli ultimi 10 anni gli host di Airbnb che affittano le proprie case hanno guadagnato più di 41 miliardi di dollari grazie a 300 milioni di soggiorni. Sono i loro ospiti, casomai, a poter aver qualcosa da ridire: nella partita “aspettative vs realtà”, spesso le prime soccombono tormentate


da molle di materassi antidiluviani, bibite a Airbnb”, a seconda dell’occasione: Airbnb per le Famiglie e Airbnb temperatura ambiente per via di frigoriferi per il Lavoro, Social, Matrimoni, Luna di Miele, Tra Amici e Cene. Dal scarichi, nottate animate dagli spifferi delle niente al troppo, verrebbe da dire, ma meglio abbondare, quando finestre, docce freddate da boiler precari, in gioco c’è la buona riuscita di un viaggio in cui la sistemazione, bombole in cui il gas resta solo un pallido se non è tutto, gioca comunque un ruolo fondamentale. La vera ricordo. Sarà per questo che Airbnb ha novità, però, quella che più inciderà sul fenomeno dell’ultimo annunciato un piano velo di carta igienica penzolante da un desolante rotolo in di battaglia, in via di NEGLI ULTIMI DIECI ANNI SU AIRBNB bagno, degli asciugamani di carta vetrata e della porta di i m p l e m e n t a z i o n e SONO TRANSITATI PIÙ DI 41 MILIARDI ingresso che non si chiude, è l’introduzione della categoria da qui a fine anno, DI DOLLARI GRAZIE A 300 MILIONI Plus: case verificate e ispezionate personalmente una ad che prevede nuove DI SOGGIORNI. MA TROPPO SPESSO una dal team di Airbnb. La lista dei requisiti di pulizia, categorie di alloggi, LE ESPERIENZE SONO DELUDENTI comfort e design è lunga e comprende un centinaio di nuovi standard e un voci. Così, al minimo sindacale della presenza di shampoo, rinnovato impegno verso la community. balsamo, sapone per le mani e bagnoschiuma e del riscaldamento «Dieci anni fa non avremmo mai (o condizionamento) funzionante, delle tende alle finestre, immaginato che Airbnb potesse diventare dei rubinetti che non perdono e di almeno un cassetto o nuovo tutto questo», spiega Brian Chesky, oggi scaffale vuoto, dall’assenza di ragnatele e muffe ai cavi nascosti o ceo della piattaforma che ormai offre 4,5 comunque in ordine, gli host devono assicurare anche un’estetica milioni di alloggi distribuiti in 81mila città adeguata, WiFi, biancheria soffice, almeno due cuscini per ospite, al mondo. «Allora, le persone pensavano forniture per tè e caffè, contenuti di intrattenimento come Netflix che scambiarsi le case tra sconosciuti fosse o Sky e addirittura un manuale della casa in formato cartaceo folle. Oggi, milioni di persone lo fanno tutti con i recapiti dell'host e di emergenza, la password del WiFi e le i giorni. Ma noi vogliamo andare oltre, procedure di check-out. Al momento, nelle 13 città al mondo (tra supportando ed espandendo la nostra cui Milano e Roma) in cui è già presente il servizio Airbnb Plus, le case che hanno passato l’esame sono poco più di duemila. Per chi, invece, proprio non si accontenta, la piattaforma alza il tiro: dopo l’acquisizione di Luxury Retreats lo scorso anno, Airbnb propone anche un nuovo standard di viaggio, Airbnb Beyond, che offrirà esperienze di viaggio esclusive nelle case più belle del mondo offrendo un’ospitalità di altissimo livello tra ville, castelli e... case sugli alberi. community, così che tra 10 anni più di 1 miliardo di viaggiatori ogni anno potranno vivere in prima persona l’esperienza di viaggio unica che offre Airbnb». Chesky e Gebbia, dieci anni fa, hanno creato un mostro. Oggi devono evitare che le esperienze di viaggio non siano da incubo. Così ai tre “evergreen” delle origini, Intera Casa, Stanza privata e Stanza condivisa, Airbnb aggiunge finalmente nuove categorie di alloggi: Case Vacanza, Alloggi Unici, B&B e Boutique Hotel. Suddividendoli, per di più, in “Collezioni

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LIFESTYLE GREEN ECONOMY

LVMH: il lusso è sostenibile

DAI SISTEMI FOTOVOLTAICI

AL RICLAGGIO DEGLI SCARTI: ECCO L'IMPEGNO DELLE MAISON IN DIFESA DELL'AMBIENTE IL CENTRO EOLE DI CERGY-PONTOISE, A NORD DI PARIGI

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DI VITTORIO CAPPONI

os’hanno in comune Louis Vuitton, Moët & Chandon, Kenzo, Givenchy, Dom Pérignon, Fendi, Marc Jacobs, Veuve Clicquot Ponsardin, Bulgari, TAG Heuer e molti, molti altri brand? Sono marchi premium, direte voi. Non solo: hanno anche un’attenzione maniacale all’ambiente. Colpa (o merito) del programma Life (acronimo di LVMH Initiatives For the Environment) varato dal colosso del lusso nel 2012 per integrare più profondamente i fattori ambientali nei processi manageriali, facilitare lo sviluppo di nuovi strumenti di gestione ambientale e implementare pratiche innovative. «Il programma LIFE struttura le nostre iniziative e le concentra in aree e obiettivi di priorità condivisa, al fine di migliorare la performance ambientale del Gruppo», spiega il direttore generale Antonio Belloni: «Life è all’origine di una nuova dinamica creativa che rafforza i legami e i punti di convergenza tra le diverse Maison per raccogliere le grandi sfide ambientali che LVMH è chiamata ad affrontare». Non ci credete? Continuate a leggere.

Il fotovoltaico innanzitutto Tag Heuer, presso la sua manifattura orologiera di La Chaux-deFonds, ha installato uno dei più estesi sistemi fotovoltaici della Svizzera Occidentale. I 777 metri quadrati di pannelli fotovoltaici sui tetti degli stabilimenti generano ben 108.000 kWh di elettricità all’anno, equivalenti al consumo di 40 famiglie. Non per niente il brand dell’orologeria è socio fondatore del campionato di Formula E. Loro Piana, dal canto suo, produce internamente il 45% dell’elettricità che utilizza ogni anno e il 4% proviene da fonti rinnovabili. La maison ha installato 11mila metri quadrati di pannelli fotovoltaici in quattro dei suoi siti di produzione

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italiani, riducendo le proprie emissioni annuali di CO2 di 750 tonnellate. Dal 2013 utilizza inoltre un impianto di cogenerazione per produrre elettricità e calore, riducendo del 30% le emissioni di gas a effetto serra. Già nel 1994 Loro Piana era stata la prima azienda nel settore tessile a investire in una turbina a gas naturale. Entrambi gli impianti producono ogni anno circa 14.500 MWh di elettricità e 20.000 MWh di energia termica, con una riduzione di emissioni di CO2 di oltre 2.250 tonnellate.

Gli edifici “verdi” Nel 2007 Louis Vuitton ha aperto un centro logistico internazionale a Cergy-Pontoise, pochi chilometri a nord di Parigi. Il centro si chiama Eole ed è il primo edificio logistico in Francia a rispettare gli esigenti standard HQE (alta qualità ambientale). La struttura ad elevata efficienza energetica è riuscita a ridurre il proprio consumo di energia del 40% in 4 anni grazie all’impiego del riscaldamento geotermico e all’ampio uso della luce naturale. E adesso Eole sta adeguandosi agli standard statunitensi LEED per l’edilizia verde. Per l’ulteriore riduzione del consumo energetico è previsto in particolare il ricorso all’illuminazione LED e l’uso di nove lampade ad alimentazione solare poste all’ingresso del sito. Anche l’atelier Louis Vuitton nella Drôme dispone di soluzioni avanzatissime: il tetto vegetale (il più grande mai realizzato in Francia su un edificio industriale) di 5.500 mq, abbellito da un giardino pensile che isola termicamente la struttura, dotato di un sistema di raccolta delle acque piovane che consente di annaffiare le piante anche nei periodi più caldi. Le acque reflue dell’edificio, inoltre, vengono purificate in vasche contenenti piante decontaminanti. Tutta l’acqua calda del sito è prodotta tramite pannelli solari termici. Ampie vetrate e tetti in vetro permettono di sfruttare al massimo la luce naturale per illuminare l’edificio.


Il sistema di riscaldamento è interamente alimentato da pompe di calore reversibili. L’effetto combinato di questi accorgimenti garantisce al sito un risparmio energetico del 40% rispetto alle più recenti strutture dello stesso tipo. L’ossatura portante dell’edificio è realizzata in quercia.

corso un progetto pilota di gestione energetica in 14 dei suoi punti vendita del mondo, mentre 288 negozi sono già dotate del sistema di gestione ambientale (EMS) che adatta in tempo reale i consumi per identificare opportunità di risparmio. Entro fine anno l’implementazione sarà completata presso tutti i punti vendita. D’altra parte, LVMH in meno di due anni (dal 2016 a oggi) ha investito 6,7 milioni di euro nel suo Carbon Fund interno: per ogni tonnellata di CO2 emessa ogni Maison deve donare 15 euro per finanziari progetti eco-sostenibili.

Emissioni zero Moët & Chandon dà l’esempio coi suoi Ecologisti e innovatori trattori elettrici: nel 2015 ne ha introdotto Dove finiscono gli scarti quotidiani di Sephora e delle maison un quarto, il trattore T4E nella flotta dei LVMH di profumi e cosmetici? Al Centre Environnemental veicoli operanti nei suoi vigneti, disegnato de Déconditionnement et Recyclage da Kremer Énergie, impresa Ecologique (Cedre), un’immensa con sede nella Champagne. NEL 2012 IL COLOSSO DELLA MODA piattaforma di riciclaggio che tratta circa Il T4E è il primo trattore a HA AVVIATO IL PROGRAMMA LIFE: trampolo 100% elettrico, LVMH INITIATIVES FOR THE ENVIRONMENT 1800 tonnellate di materiali l’anno, tra sostanze organiche, imballaggi, tester dei un’innovazione tecnologica PER INTEGRARE I FATTORI AMBIENTALI punti vendita, ricavandone vetro, cartone, che ha richiesto tre anni NEI PROCESSI DELLE PROPRIE IMPRESE legno, metallo, plastica, fibre tessili, alcol e di sviluppo e meritato cellophane. L’88% degli scarti cosmetici di Sephora, per esempio, numerosi premi per il design. A emissioni viene riciclato. E le cantine di Chateau D’Yquem sotterranee zero in quanto non dipendente dai nel Sauterns sono termoisolate con biglie di vetro riciclato. Dal carburanti fossili, il T4E risponde alle canto suo Hennessy, per le sue botti, usa solo legno da foreste specifiche tecniche Moët & Chandon sia a gestione sostenibile, così come Emilio Pucci per le shopping per la triturazione che per l’irrorazione. E bag utilizza carta e cartone da foreste a gestione responsabile. la Maison de Champagne impegnata nella Guerlain, invece, sostiene il centro de l’Abeille Noire (e il suo viticoltura sostenibile è determinata ad miele) d’Ouessant, l’isola dichiarata Riserva della Biosfera incrementare la sua flotta verde. dall’Unesco, e l’Orchidarium a Tianzi in Cina. Non solo: in E poi i punti vendita: circa il 70% delle Guerlain, a ogni innovazione viene attribuito un punteggio IPE emissioni di gas a effetto serra del (Indice de Performance Environnementale) che misura l’impatto gruppo LVMH è attribuibile al consumo ambientale. Come la ricarica per il suo prodotto di punta, Orchidée energetico presso i negozi, che coprono Impériale: a chi riporta in negozio il flacone vuoto viene offerto un oltre un milione di metri quadrati in tutto esclusivo rituale di bellezza, con consigli estetici personalizzati, il mondo. Così il gruppo, già nel 2012, ha un’applicazione make-up o una tazza di tè. Nel frattempo, dietro lanciato il programma LVMH Lighting. le quinte, il flacone viene pulito e ricaricato. O la riduzione della La maison Dior Couture ad esempio si dimensione dei cofanetti regalo, che ha consentito un risparmio è impegnata a dotare tutti i suoi nuovi annuo di 35 tonnellate di cartone. punti vendita di luci LED ed utilizza già questa tecnologia per l’illuminazione del 90% delle boutique esistenti. Nella boutique Bulgari in via Condotti a Roma l’installazione di tutta l’illuminazione a LED, ad esempio, ha ridotto il consumo energetico di quasi il 40%. La maison romana vuole anche ottenere la certificazione LEED (Leadership in Energy and Environmental Design) per il suo L'ATELIER DROME DI LOUIS VUITTON atelier di Valenza. Sephora, invece, ha in

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LIFESTYLE PEOPLE

La "prima volta" di MANILA NAZZARO IN VACANZA COI FIGLI SULLE SPIAGGE DELLA SARDEGNA UN BEL PRIMO PIANO DI MANILA NAZZARO

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DI MONICA SETTA

acanze. «L'estate più bella della mia vita? Quella del 1999, quando vinsi il concorso di miss insieme. All'improvviso sono rimasta sola Italia. Fino a quel momento non ero mai uscita oltre i confini con due bimbi piccoli e mi sono appoggiata della mia Foggia ed il mare per me era solo quello di Mattinata ai miei genitori, che hanno una casa al sul Gargano. Fui travolta da un tourbillon di posti, gente, sfilate mare a Pescara. Poi, lentamente, tutto è e cocktail fra Portofino, Capri, Jesolo, l'Argentario: tutti luoghi stato più facile e adesso parto addirittura che fino ad allora avevo visto solo in cartolina». Manila Nazzaro, con loro per una vacanza di lavoro. Vado bionda e spumeggiante, racconta i suoi ricordi in Sardegna, terra dei miei più dolci fra una tartina e l'altra, sorseggiando un L'EX MISS ITALIA RACCONTA A ECONOMY sogni e delle magie. aperitivo nel cuore dei Parioli, svelando a Economy SUMMER I SUOI PROGETTI PER IL FUTURO il suo grande amore per la Sardegna. Questa estate E IL SUO AMORE PER LA SARDEGNA, Che cosa le piace della la bella conduttrice andrà al Tanka Village per tre DOVE TRASCORRERÀ LE SUE PRIME Sardegna? settimane portandosi dietro i suoi figli, Francesco Sicuramente la natura, VACANZE DA SOLA CON I DUE FIGLI Pio, di 12 anni, e Nicholas, di 6 anni: lei sarà alla guida che è magnifica. Ma sarei del programma radiofonico di successo che (anche in ipocrita se dicessi che inverno) conduce su RTL-Radio Zeta. E i bambini faranno i tuffi quella "passerella" mondana estiva in nel mare più blu d'Italia. piazzetta a Porto Cervo è inutile per chi fa il nostro mestiere. Comunque preferisco le spiagge selvagge e incontaminate di una Vacanze a metà fra lavoro e famiglia, dunque... Sardegna meno scintillante, meno per vip. È la seconda volta che vado "fuori" con i ragazzi da sola, dopo che mi sono separata da mio marito - il calciatore calabrese Francesco Cozza, ndr -. Inizialmente non è stato facile, dopo Ricorda le vacanze con i suoi genitori da una vita d'amore, soprattutto il primo anno. Eravamo abituati a bambina? fare vacanze brevi, visto che lui giocava, ma comunque sempre Certo! Andavamo in campeggio nel

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Gargano: due settimane ogni anno e poterci concedere il boungalow era già un lusso. Mi sembrava di essere in Paradiso. Durante il periodo scolastico non capitava mai di andare fuori Foggia: quelle erano le uniche mie vacanze, vissute però in modo intenso con i miei, a cui sono legatissima. E poi ad agosto in camping potevo stare fuori con le amiche fino a mezzanotte a vedere le stelle, mentre d'inverno «SONO TRADIZIONALISTA: NON non dovevo rientrare. HO MAI VIAGGIATO SENZA LA MIA FAMIGLIA... QUELLA DI ORIGINE, mai dopo le 21.

MA ANCHE QUELLA CHE HO FORMATO

A proposito di CON FRANCESCO COZZA» amicizie: il primo viaggio da sola con le amiche?

La stupirò, ma non ho mai viaggiato sola, fino a quando mi sono sposata. Sono una tradizionalista: sono passata dalla famiglia d'origine alla famiglia Cozza! Ma è capitato, due anni dopo le nozze, che una cara amica mi invitasse a Londra per un long week

radio, ma per ragioni familiari: i miei figli vengono infatti al primo posto. Ma alla tv non rinuncio: ci riproverò, per avere un programma tutto mio. C'è un nuovo amore nella sua vita?

end. Con l'ok di mio marito feci la valigia e mi ritrovai catapultata nella city fra scorribbande di shopping, teatri, musei e musica. Di quella vacanza "da single" ho un ricordo magnifico.

No. Mi auguro di incontrare presto l'uomo giusto per rifarmi una vita. Lo porterei prima nella mia meravigliosa Puglia e poi in Sardegna, magari proprio al Tanka Village.

Ha condotto con enorme successo Mezzogiorno in famiglia, poi la radio, anche con Valeria Graci. E i prossimi impegni?

Ho fatto anni e anni di gavetta, nessuno mi ha regalato niente. Voglio tornare legittimamente alla conduzione in tv perché ho dimostrato umiltà, capacità e determinazione. Forse lascerò la

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LIFESTYLE ARTE&INDUSTRIA

TESORI D'ITALIA: ecco i più belli, restaurati e "restituiti" L'INIZIATIVA DI INTESA SANPAOLO GIUNGE ALLA XVIII EDIZIONE CON CAPOLAVORI PARTICOLARI

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DI VANNA LUDOVISI

li affreschi della Tomba di Henib, dal Museo Egizio di Torino, la preziosa Testa di Basilea, dal Museo Archeologico Nazionale di Reggio Calabria, il Ritratto di Caterina Balbi Durazzo di Anton Van Dyck, da Palazzo Reale di Genova, San Girolamo penitente di Tiziano, dalla Pinacoteca di Brera, San Daniele nella fossa dei leoni di Pietro da Cortona, dalle Gallerie dell’Accademia di Venezia, fino a opere di Morandi, Burri e Twombly, ma anche oggetti particolari come il Mantello Tupinambà, realizzato con penne e fibre di cotone, giunto tra XVI e XVII secolo in Italia dal Brasile, oggi conservato alla Pinacoteca Ambrosiana, o il seicentesco Clavicembalo dipinto, dal Museo Nazionale degli Strumenti Musicali di Roma. Sono solo alcune delle chicche che si potranno

ammirare alla Reggia di Venaria Reale (Torino) fino al 16 settembre ne “La fragilità della bellezza”, l’esposizione conclusiva di un percorso di restauro che 212 manufatti (per un arco cronologico di quasi 4.000 anni) provenienti da tutta Italia hanno affrontato grazie alla XVIII edizione di Restituzioni, il programma di salvaguardia e valorizzazione che Intesa Sanpaolo conduce dal 1989, avvalendosi della curatela scientifica di Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti, a favore del patrimonio artistico del Paese. Dal 1989 ad oggi, sono ormai oltre 1300 le opere “restituite” alla collettività: una sorta di ideale museo, con testimonianze che spaziano dalle epoche protostoriche fino all’età contemporanea, dall’archeologia all’oreficeria, alle arti plastiche e pittoriche. LUSSO PER ROYAL BABIES

Sfoggiare una carrozzina nell’Ottocento era affare da gran signori. Figuriamoci poi con tanto di iniziali incise su targhetta, interni in seta e rifiniture in placchette d’argento. Altro che Baby George: Ferdinando Umberto di Savoia, pronipote di Carlo Alberto, ne aveva una “fuoriserie” (non come quella del cugino Vittorio Emanuele III a quattro ruote, con un lungo timone per il traino di pony o cani addestrati), a tre ruotee dotata di un manubrio per essere spinto da genitori... o più probabilmente da governanti. La “carrozzina dei figli del duca di Genova”, realizzata presumibilmente a Milano nel 1887 e conservata al Castello di Aglié, non era messa bene: la capote in seta blu era scolorita, lisa e lacera, le fessure dei legni ne compromettevano la stabilità, mentre le parti in bronzo argentato erano così ossidate da mostrarsi nere.

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L’UOMO RAPACE

FALSARI D’ALTRI TEMPI L’architetto milanese Luca Beltrami aveva l’occhio lungo: passeggiando per Roma, scorse nel negozio di un antiquario un lampadario gotico che era la copia esatta di quello detto “di Castiglione”, dal nome del cardinale Branda Castiglione che nel ‘400 lo commissionò per la collegiata della Vergine Maria. L’allora parroco l’aveva affidato a un antiquario per una pulitura. Peccato che questi gli riconsegnò una copia, mentre espose l'originale a Roma nel 1886 al Museo Artistico Industriale. Beltrami riportò il lampadario nella collegiata. Purtroppo, però, non furono sequestrate le forme, dalle quali vennero fusi altri esemplari: gli esami preliminari all’intervento di restauro hanno individuato tracce di gesso su un braccio e sul santo Stefano che confermano l'esecuzione delle copie. IL PC PORTATILE DEL QUATTROCENTO Anche i cardinali avevano il loro laptop: la cassetta da viaggio, ovvero lo scrittorio portatile. Come quello di Pietro Barbo, pontefice con il nome di Paolo II dal 1464 al 1471.
I tre scomparti interni suggeriscono un uso molto specifico, quale oggi potremmo pensare per la borsa di un computer. È un raffinatissimo prodotto ligneo di manifattura veneziana, con lo stemma della famiglia Barbo al centro del coperchio, rivestito con cuoio bollito dalle rifiniture dorate. Pietro Barbo era un grande collezionista: bronzi antichi, cammei, pietre incise, bassorilievi in onice, avori e oreficeria. Per un cinico scherzo del destino, la sua intera collezione fu svenduta ai suoi contendenti sul mercato antiquario, i Medici, dal successore papa Sisto IV.

LA MANAGER RAMPANTE DEL XVII SECOLO Oggi la definiremmo una manager di successo. Vedova di Marcello Durazzo dopo solo otto anni, Caterina Balbi ha saputo amministrare un patrimonio immenso, frutto dell’unione di due tra le famiglie genovesi più potenti del XVII secolo. I suoi fratelli, condannati all’esilio dalla Repubblica, lasciarono nelle sue mani le loro proprietà. Era tanto ricca da potersi permettere di farsi ritrarre da un artista del calibro di Anton van Dyck, che ne ha concentrato tutta la forza, la dolcezza e la risoluta fierezza nel suo sguardo, che colpisce lo spettatore senza timore. Il ritratto di Caterina è stato profondamente danneggiato da un incendio, probabilmente causato dai bombardamenti della flotta del Re Sole nel 1684, scontro che aveva portato alla distruzione di numerose case patrizie genovesi e dei loro tesori. Nella stessa occasione un oggetto cadde rovinosamente sul dipinto, squarciando la tela.

Nuovo Mondo, XVI secolo. Il prigioniero giace rapato e dipinto di grigio, legato e sorvegliato dalle donne dipinte di nero che si confondono con il buio della notte. I canti e le danze rituali si sono appena conclusi. Ormai è l’alba, un coro di voci si avvicina al prigioniero, accompagnato da tamburi e flauti. Si fa avanti il carnefice, avvolto in un mantello rosso sgargiante di penne, e nell’incedere imita un uccello rapace che si avvicina alla preda. Giunto davanti al prigioniero mette in scena un dialogo rituale, intonando voci diverse che sembrano provenire da un altro mondo e, infine, sferra il colpo mortale con una mazza appositamente costruita. Il prigioniero viene smembrato e mangiato come gesto votivo agli dei per garantire alla comunità l’accesso alla “Terra senza Male”, un luogo privo di fatica e sofferenze al di là della morte. Lo straordinario mantello, realizzato legando 5300 penne (in prevalenza di Ibis rubra) su una rete a filet di cotone, secondo una tecnica documentata nei secoli XVI e XVII presso le popolazioni Tupinambà, è giunto in Ambrosiana grazie al lascito della collezione del famoso naturalista Manfredo Settala. Il mantello viene esposto per la prima volta al pubblico.

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leonedecastris.com

villadonnalisa.com


summer FOOD&TRAVEL

ALLA SCOPERTA DELLA SARDEGNA NASCOSTA

NEL SUPRAMONTES UN ITINERARIO INEDITO TRA SIPARI ROCCIOSI E TREKKING ACQUATICI 036

L’ISOLA COME UN SET Da Monicelli a Brian De Palma: tutti i film girati in Sardegna

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PLACE TO BE

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LE VIE DEL GUSTO Pecorino, casizolu e porcetto: ecco le tipicità da provare

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MISSIONE: SPINA

Mangiare, bere, scoprire, guida agli indirizzi migliori

Focus sul leader della spillatura: il gruppo romagnolo Celli

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C’ERA UNA VOLTA COVA La storia del “salumaio” che ha reso grande il brand


FOOD&TRAVEL ITINERARI

SUPRAMONTES la fabbrica delle vertigini CALCARE A NON FINIRE. DAL MARE ALLA MONTAGNA E RITORNO, LA SARDEGNA DELL’ENTROTERRA REGALA SIPARI ROCCIOSI DA CAPOGIRO DA SCOPRIRE CON TREKKING ACQUATICI DAVVERO UNICI TRA GINEPRI, CODULE E CALE. SEGUIAMOLI 32


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In apertura, le balze calcaree di Punta Giradíli nel golfo di Orosei. Qui, dall'alto, la sorgente di Su Gologone e la spaventosa gola di Su Gorropu

SCELTI PER VOI LE TERRAZZE Tra i migliori della zona, propone pesce dagli antipasti ai secondi. Prezzo medio: 35 euro Viale Europa, 149 – Arbatax (Og) Tel. 0782. 667702

IL GOLGO Tra i più caratteristici localii dell’intero Supramonte dove si gustano ricette sarde come culurgiones, porceddu, sebadas, pecorino e insaccati tipici dell'area. Prezzo medio: 30 euro Località Altopiano di Golgo, Baunei (Og) Tel. 0782.610675/337.811828 www.ristorantetipicogolgo.com

TESTI E FOTO DI CARLOS SOLITO

apita che ti addentri nell’entroterra sardo e per ore non trovi altro che roccia dura, antica, antichissima che, in milioni di anni, è stata plasmata, lavorata, cavata. Per chiunque approdi sull’isola deve esistere un giorno possibile tra i paesaggi assurdi dei Supramontes dove la roccia è chiara e stratificata come il carasau. Fuori da Oristano, prendendo per l’altopiano di Abbasanta, poi per Ottana e la Barbagia di Ollolai, ecco che si arriva a Oliena dominata da una piramide di bianchissimo calcare. Nota per il suo artigianato che da sempre sforna cassepanche intagliate, il luogo è legato al rinomato Cannonau Nepente (già elogiato dal poeta D’Annunzio). Ma non solo: tra i vicoli del centro storico zeppi d’impredau (acciottolato) c’è una folla di casette, qua e là decorate da murales, tra le quali spiccano alcune chiese come quelle di Sant’Ignazio, Santa Crocia, Nostra Signora d’Itria. In alto c’è il monte Corrasi, c’è il mondo Supramontes. Qui le proposte outdoor sono tante, a partire dalle falde dove sgorgano ghiacciatissime sorgenti che la dicono davvero lunga sui sistemi carsici sotterranei nascosti nel ventre montuoso. Tra le più inattese sicuramente le vie dell’acqua, dalle sorgenti agli alvei delle cosiddette codule (valli carsiche) fino alle gole, ai canyon in cui sfilano per chilometri pareti a strapiombo per centinaia e centinaia di metri.

Negli antri dei titani Si parte sicuramente dalla vicinissima sorgente di Su Gologone, sul versante orientale del Corrasi, nella valle di Guthiddai, che sgorga dalla roccia del muflone (Sa Preda ’e Mugrones). Le fresche acque, dopo un suggestivo tratto all’ombra di una rigogliosa vegetazione, alimentano il fiume Cedrino. Il menù del carsismo propone tra i vasti scenari della valle di Lanaittu le pietanze migliori. Passando per il sito nuragico di Sa Sedda e Sos Carros, e camminando tra le fredde pareti della gola di Troccu de Horojos, si raggiunge dopo 20 minuti una piccola caverna dalla quale, per un basso cunicolo, si arriva alla base della profonda voragine di Tiscali (da non confondere con la dolina) dove ogni mezzogiorno si può ammirare lo spettacolo del fascio di luce. Poi increduli si prosegue tra caverne e gallerie di titani per un percorso sotterraneo di quasi 2 km (tempo totale della visita un’ora e mezza) che fa intuire cosa l’acqua ha creato, nel suo passaggio di milioni di anni, dentro i Supramontes. Tra fioriture di giglio Pancrazio, ginepri e profumata macchia mediterranea si possono raggiungere altre due mete cavate dall’acqua con certosina maestria. Alla grotta di Elighes Artas si arriva con un’ora di cammino e dopo una piccola discesa di qualche metro in un pozzo si scoprono radici pietrificate, ampie caverne e immense vasche colme di acqua cristallina che annunciano il passaggio di un fiume sotterraneo. Oltre due ore, invece, e si entra, con ampi panorami sull’intera valle di Lanaittu e

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FOOD&TRAVEL ITINERARI

il monte Corrasi, nella ben più nota dolina di Tiscali con all’interno il villaggio nuragico.

Emozioni a cascata Per i più impavidi, seguendo le vie dell’acqua, lasciando Oliena, ci si sposta tra i Supramontes di Urzulei e Orgosolo dove si trova lo spaventoso canyon dell’Orrido di Gorropu. Questa fabbrica di vertigini, con pareti di centinaia e centinaia di metri, è stata scavata dal rio Flumineddu che scorre sul fondo calcareo tra anse, laghi e piccole rapide. Tra tassi secolari e tombe dei giganti l’escursione parte dall’ovile di Sedd’Ar Bacas e tocca la grande vasca rocciosa di Pischina Urtaddàla e quindi Su Schinale ‘e s’Arraiga. Nelle cinque ore di cammino l’acqua dei Supramontes crea spettacolo con la cascata di su Cunn’è S’Ebba e ancora a Sa Giungtura, dove si trova In questa foto: il monolito calcareo dell'Aguglia a Cala Goloritzé lungo il Selvaggio Blu. Sotto, la dolina di Tiscali con l'omonimo il grande specchio di Sa Pischina ’e Orropu. Qui la geologia mette villaggio nuragico, nella Valle Lanaittu in mostra i grandi strati rocciosi delle Pieghe del Flumineddu. Più avanti si arriva nel punto in cui le pareti del canyon si accostano maggiormente. Sono i profili delle punte Cucuttos e Iscopargiu. una piccola comunità già nota al letterato Oltre, c’è la vallata di Oddone. Imboccando Sa Bia Maore Goffredo Casalis che nel suo Dizionario raggiungiamo il Golfo di Orosei, dove i Supramontes precipitano geografico storico statistico commerciale in mare. Una camminata lunga ben 40 km, degli Stati di Sua Maestà il Re di nota come il Selvaggio Blu, parte da Santa PER CHIUNQUE APPRODI SULL’ISOLA Sardegna nel 1833 scriveva: “I Maria Navarrese, caratteristico borgo sorto S'IMPONE UNA GITA TRA I PAESAGGI baunesi sono gente di costumi intorno all’omonima chiesa dell’XI secolo. Una semplici, ed assai laboriosa. Ivi ASSURDI DEI SUPRAMONTES DOVE sortita a Pedra Longa vale davvero la pena non scienza trovasi, ma innocenza, LA ROCCIA PLASMATA IN MILIONI per contemplare la montagna che si abbatte fede e fatica. [...] L’ozio è un delitto, DI ANNI È CHIARA E STRATIFICATA sul Tirreno con falesie e giganti faraglioni. A e le mani femminili incalliscono poca distanza Baunei, si affaccia dall’alto dei COME IL TIPICO PANE CARASAU con la zappa a gara col sesso forte”. suoi oltre 480 metri sulla pianura del golfo di Salendo di quota, imboccando sa Arbatax: un colpo d’occhio suggestivo che stregò, secondo una bia maore la via principale, con vista sui leggenda, un pastore che costruì il suo ovile al riparo dai venti di tetti di Baunei e il golfo di Arbatax eccoci grecale e tramontana. Altri seguirono il suo esempio e costituirono “sopra il monte” dove si estendono i profili dei grandi calcari del Supramonte. Nell’altopiano del Golgo, la strada sfiora prima il nuraghe di Coa e Serra abbarbicato su un piccolo poggio all’ombra di lecci. A poca distanza, circondate da ulivi si trovano As piscinas, delle vasche naturali tra rossi affioramenti basaltici già note all’uomo prenuragico dove si raccoglie l’acqua. Prossima tappa è Su Sterru, una profonda voragine che s’inabissa per circa trecento metri; giunti sull’orlo, la larga bocca evoca il terrore insito dei baratri sotterranei. Una sortita ai vicini ovili in pietra a secco e tronchi di ginepro, e poi via alla seicentesca chiesa di San Pietro costruita con le offerte dei pastori dell’altopiano.

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FOLCLORE FOOD&TRAVEL ITINERARI

UNA SCENA DI BACKSTAGE DEL FILM LA STOFFA DEI-SOGNI. (PH-PACO-CINEMATOGRAFICA)

Monicelli, Antonioni, Sorrentino: il CINEMA fa tappa in Sardegna DAGLI SPAGHETTI WESTERN ALLE FICTION IN PRIMA SERATA:ECCO LE PELLICOLE GIRATE SULL'ISOLA, GRAZIE (ANCHE) ALLA FILM COMMISSION

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DI MARINA MARINETTI

o sapevate? Mario Monicelli, uno dei più celebri e apprezzati registi italiani, mosse i primi passi da regista in Sardegna. Il sei volte candidato al Premio Oscar, Leone d’oro alla carriera nel 1991, esordì come regista nel 1954 con “Proibito”, protagonisti Lea Massari e Amedeo Nazzari, girato tra Tissi, Ardara, Saccargia e altre località della provincia di Sassari. A immortalarlo, impegnato nelle riprese, la fotografia qui a destra, passata di mano su eBay nel 2012, che lo ritrae, con capellino bianco, mentre dal basso osserva l’aiuto regista Ansano Giannarelli. La Gallura, invece, fu lo scenario anche di “Altura” di Mario Sequi, girato nel 1949, con il divo Massimo


Girotti nei panni di emigrato che torna al paese per organizzare una cooperativa di pastori. E poi i western spaghetti: “Dove volano i corvi d’argento”, di Piero Livi, del 1976, girato sui monti di San Pantaleo, “Sos Laribiancos”, del 1999, dello stesso regista. La Sardegna dei film include capolavori assoluti come “Padre padrone” di Paolo e Vittorio Taviani del 1977, girato a Sassari, “Sebastiane”, il primo lungometraggio di Derek Jarman, girato nel 1976 a Oristano, “Deserto Rosso” (1964), il primo film a colori di Michelangelo Antonioni (inizialmente doveva intitolarsi “Celeste e verde”), che vide Monica Vitti e Richard Harris recitare sulla spiaggia di Budelli. “Per non parlare di Cala Luna e la Baia di Chia, set dell’indimenticabile “Travolti da un’insolito destino nell’azzurro mare d’agosto” di Lina Wertmuller, con Mariangela Melato e Giancarlo Giannini, girato nel ’74 e ancora oggi cult movie anche per le nuove generazioni. Solo l’anno scorso, l’isola ha SOLO NEL 2017 L'ISOLA HA OSPITATO ospitato quattro importanti 4 PRODUZIONI INTERNAZIONALI: produzioni internazionali: "LORO", "FIGLIA MIA", "FIORE GEMELLO" “Loro”, del premio Oscar Paolo Sorrentino, “Figlia E "DOMINO", LA NUOVA PELLICOLA mia”, il secondo film di Laura DEL MAESTRO BRIAN DE PALMA

MARIO MONICELLI, CON IL CAPPELLINO BIANCO, AL SUO ESORDIO DA REGISTA

SPIAGGIA DI BUDELLI

OLBIA SASSARI

ORGOSOLO CALA LUNA ORISTANO

BAIA DI CHIA

Bispuri, con Valeria Golino e Alba Rorhwacher (in concorso per la Berlinale 2018), “Fiore gemello” di Laura Luchetti, selezionato come progetto in sviluppo dalla Cinéfondation del Festival di Cannes e dal Sundance Lab, prodotto da Picture Show in collaborazione con Rai Cinema e distribuito da Fandango, e “Domino”, il nuovo film del maestro del cinema americano Brian De Palma, scippato alla Spagna, che la produzione aveva inizialmente scelto come location unica: «C’era l’albergo di Quartu Sant’Elena assediato dalle fans di Nicolaj Coster-Waldau, il Jamie Lannister de “Il trono di spade”, come per i Duran Duran negli anni ‘80», ricorda Nevina Satta, ceo della Fondazione Sardegna Film Commission, l’ente regionale che fa da cerniera tra produzione e territorio, fornendo gratuitamente servizi come l’organizzazione di proposte di location o location scouting, la creazione di reti di relazioni tra talents, professionisti e produttori, la ricerca di sponsorizzazioni, co-finanziamenti e incentivi, assistenza logistica in ogni fase progettuale, dallo sviluppo alla promozione, con l’individuazione di fornitori, strutture ricettive, organizzazione

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FOOD&TRAVEL ITINERARI

delle trasferte di autori e produttori, la permessistica per i set cine-tele-audiovisivi, l’assistenza per bandi e incentivi, il support casting. «Da gennaio a settembre dello scorso anno abbiamo ricevuto 374 richieste di assistenza per un totale di 175 progetti assistiti, di cui 95 strettamente correlati a nuove produzioni cine-tele-audiovisive sul territorio». Mica male, per una delle più giovani film commission italiane: «Abbiamo avviato ufficialmente i lavori con la 69ma mostra internazionale d’arte cinematrografica di Venezia, nel 2012, in cui presentammo “Bellas Mariposas” di Salvatore Mereu», ricorda Nevina Satta «Fu una partenza un po’ forte perché presentava un lato della Sardegna differenze dalla classica dreamland già vista nei festival. Quel primo anno riuscimmo a sostenere 12 film, oggi, cinque anni dopo viaggiamo sul centinaio l’anno». Altro che lentezza della pubblica amministrazione: «Cerchiamo di tenerci al passo A FARE DA CERNIERA TRA PRODUZIONE con l’industria creativa. Da un E TERRITORIO C'È UN ENTE REGIONALE lato questa missione è molto CHE ORMAI MACINA 175 PROGETTI complessa, ci sono molte parole e OGNI ANNO: È LA FONDAZIONE pochi investimenti, dall’altro ci dà SARDEGNA FILM COMMISSION la forza per promuovere talenti: attori e registi, scenografi, ma anche tecnici, musicisti, designer, illustratori». Tra lungometraggi (32), documentari (19), format tv (18), cortometraggi (5), spot (5), videoclip (3), serie TV (2), serie web (3), reportage (4) e per la prima volta quest’anno anche un videogame, “Pac-Pac”, il 2017 è stato un anno da record per l’isola. Anche in termini di premi: il David di Donatello a Gianfranco Cabiddu per la miglior sceneggiatura non originale con “La stoffa dei sogni” e a Mario Piredda per il miglior cortometraggio, “A casa mia”. I film Made in Sardegna sono stati presenti anche al Festival del Film di Locarno, alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia, alla Festa del Cinema di Roma, allo Shangai International Film Festival, all’Athens International Film Festival, al Leeds International Film Festival, all’Italian Film Festival Cardiff, per citarne solo alcuni.

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L'ISOLA DI GIANNI MORANDI Il 2017 è stato anche l’anno che ha visto le meravigliose location sarde protagoniste, in prima serata su Canale 5, con “L’Isola di Pietro”, la fiction prodotta da Lux Vide e interpretata da Gianni Morandi, la più vista in prima serata. «Adesso comincerà il lavoro per la seconda stagione», spiega Nevina Satta (nella foto in alto). «Tra Gianni Morandi e le comunità di Cagliari, Carloforte e Sant’Antioco si è stabilita una relazione assolutamente autonoma. Non è solo folklore: si creano relazioni economiche». “L’Isola di Pietro” è anche la prima serie TV "sostenibile" in Italia, grazie al protocollo “Sardegna Green film Shooting” elaborato dalla Fil Comission sarda: «Da subito abbiamo cercato di dare al nostro operato un forte taglio sul fronte della sostenibilità», dice Nevina Satta: «Il rispetto ambientale in un’isola non può essere un elemento opzionale».



TIPICITÀ SARDE SARDE FOOD&TRAVEL TIPICITA'

Non solo PECORINO U

DI ANNA NUDDA, ANTONIO PIGA E PIETRO PAOLO URGEGHE*

na delle immagini che inevitabilmente si imprimono nella memoria di chi scelga di lasciare le coste per attraversare l’entroterra sardo è quella dei greggi al pascolo. Le pecore sono pressoché ovunque. Del resto, stiamo parlando di oltre 3 milioni di capi, ovvero più del 40% del patrimonio ovino italiano. Inevitabile dunque che il prodotto caseario principe della regione sia il famoso pecorino, apprezzato e celebrato in tutto il mondo. Tra i più noti le varianti Dop fiore sardo, pecorino sardo e pecorino romano, che rappresentano anche le più importanti produzioni alimentari dell’isola. Saporiti, piccanti, più o meno stagionati, mangiati a fette, scaglie o grattugiati, i pecorini sardi sono una tentazione continua. Alla quale è possibile cedere senza preoccuparsi, viste le ottime proprietà nutrizionali: oltre a soddisfare il palato, questi formaggi presentano un contenuto in grasso praticamente analogo

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LO SAPEVATE? I PASCOLI SARDI OSPITANO IL 40% DEL PATRIMONIO OVINO ITALIANO. UN VERO E PROPRIO ESERCITO DI PECORE CHE CI REGALA UN OTTIMO FORMAGGIO. MA QUELLO VACCINO NON È DA MENO


CONSIGLI PER GLI ASSAGGI Per scoprire la varietà di formaggi vaccini presenti sul territorio sardo, si può iniziare con un assaggio di casizolu a pasta filata, da latte intero crudo di vacca Sardo-Modicana, tipica della regione del Montiferru. Formaggio da tavola, consumato fresco ha un sapore dolce e delicato, ma può essere anche apprezzato, dopo un periodo di stagionatura di almeno 2 mesi, pure come formaggio da grattugia. Sempre nel Montiferru, così come nelle vicine aree del Marghine e della Planargia, si produce poi la fresa (da fresus, schiacciato). Anch'essa a pasta molle e dalla crosta sottile, ha un aroma che richiama quello del burro, con un sapore acidulo. Più a nord, nel Meilogu, scopriamo infine il tradizionale greviera di Ozieri, nato nell’Ottocento e legato alla diffusione sul territorio della razza Bruno Alpina e alla presenza di casari piemontesi dediti alla produzione del gruyère. Prodotto con latte crudo, ha pasta morbida, elastica; il sapore è delicato, lievemente amaro nelle forme giovani, leggermente piccante con la stagionatura. I profumi del latte da pascolo e l’assenza di trattamenti lo rendono un formaggio “da meditazione” di grande pregio.

Porcetto:

occhio alla cotica! di Gianni Battacone*

U

n tempo era il piatto della festa. Il suinetto da latte – in sardo porchéddhu

o porceddu – veniva consumato esclusivamente in occasioni conviviali importanti . Oggi permane attorno a questo piatto un’aura di festa e il gusto del pranzo “importante”. Protagonista della ricetta il suinetto alimentato prevalentemente con latte materno e sacrificato quando raggiunge i 7-9 kg (25-35 giorni). La preparazione prevede la cottura arrosto dell’intero animale, delle mezzena o del quarto. Tradizionalmente l’arrosto è preparato con la

a quello dei più noti formaggi bovini (circa 28 gr per 100) e sono un’ottima fonte di proteine (26-28 gr per 100 gr di formaggio). E anche se non sono pochi i pregiudizi nei confronti di questo alimento, che ci porterebbero a consumarne il meno possibile, una delle principali carte che il pecorino sardo più giocarsi è quella del CLA, acido grasso dalle svariate funzioni biologiche, da quella anticancerogena (confermata per il momento solo su animali da laboratorio e su colture cellulari) a quella anticolesterolemica. Non dimentichiamo inoltre che il pecorino, soprattutto se stagionato, può essere generalmente consumato da chi manifesta intolleranza al lattosio (il cui contenuto è molto basso, e si riduce a sole tracce in forme molto stagionate) e ha tutte le caratteristiche di un formaggio vivo. Una tradizione riscoperta Quanto detto fin qui non vi induca a credere che in Sardegna si producano solo ottimi

pecorini! L’allevamento del bovino da latte, infatti, frutto di tradizioni antiche e di una più recente valorizzazione, seppur rappresenti solo il 2% del patrimonio nazionale, permette di produrre latte alimentare, yogurt di alta qualità e profumati formaggi. Come quelli della Cooperativa Produttori Arborea, prima azienda sarda del settore agro-alimentare per fatturato (conta 255 soci di aziende agricole dislocate in tutto il territorio e raccoglie circa il 90% del latte di vacca prodotto in Sardegna), o degli altri trasformatori Lacesa e Podda. Scrupolosa la gestione della qualità di tutta la filiera, a partire dai foraggi sino alla distribuzione dei prodotti finiti. Un’attenzione che trova massima espressione nel “latte fresco pastorizzato di alta qualità”, a partire dal quale si produce un'ampia gamma di eccellenti prodotti. Su tutti, il dolce sardo Arborea a pasta molle, senza crosta, dal sapore dolce e dall’odore delicato.

sistemazione della carne nello spiedo e la sua esposizione diretta alla brace. In questi casi è buona norma esporre al calore prima la parte interna, per procedere con rivoltamenti frequenti (con un girarrosto) una volta che la cottura è a buon punto. Per un’eccellente riuscita del piatto è necessario prestare attenzione alla cotenna, la cui fragranza è assicurata dal finale abbrustolimento che la rende croccante. La ricetta tradizionale non prevede condimenti diversi dal sale; tuttavia, in alcuni casi, si usano foglie di mirto o lardo fondente che viene fatto gocciolare sulla carne in cottura. A preparazione terminata ci troviamo di fronte una carne così tenera e rosata, che un assaggio è inevitabile. Preoccupati per la bilancia? Vi rassicurerà sapere che 100 gr di porcetto contengono solo 2-3 gr di grasso, costituito in prevalenza da acidi grassi insaturi: un apporto decisamente inferiore a quello della carne di suino da macelleria, e che comunque la preparazione arrosto aiuta a smaltire.

*Dipartimento di Agraria, Università di Sassari

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FOOD&TRAVEL TIPICITÀ SARDE

L’OLIO: un fascino che viene da lontano PICCOLA NEI NUMERI PRODUTTIVI, LA SARDEGNA OLIVICOLA DIVENTA PROTAGONISTA DELLA QUALITÀ

L

DI GIANNI BANDINO*

a coltivazione dell’olivo in Sardegna si fa risalire alle genti minoiche e alle popolazioni navigatrici che, già a partire dal II millennio a.C. attraversavano l’intero Mediterraneo. La presenza sull’isola dell’olivo in forma spontanea, è documentata comunque da numerosi oleastri vecchi di millenni. Questi “giganti” erano sicuramente già presenti all’epoca delle popolazioni nuragiche che ne utilizzavano i frutti per l’estrazione dell’olio. Oggi l’olivicoltura, con oltre 6 milioni di piante presenti, interessa più del 90% dei comuni sardi. Il panorama varietale è rappresentato da varietà autoctone di antico insediamento, un patrimonio di preziosa biodiversità, frutto di addomesticamento e selezione operata nei secoli da esperti e lungimiranti olivicoltori, e capace di fornire un prodotto di assoluta eccellenza qualitativa, come testimoniano i riconoscimenti raccolti ogni anno dai diversi oli extravergini sardi. Si va da quelli intensamente fruttati, amari e piccanti e ricchi di composti antiossidanti (Bosana) agli oli particolarmente armonici della cultivar Semidana, Tonda di Cagliari e Nera di Gonnos, a quelli di particolare gradevolezza e aromaticità delle varietà Niedda di Oliena, Nera di Villacidro e Paschixedda. Una vera festa per il gusto e l’olfatto che di volta in volta si può imbattere in sorprendenti sentori vegetali, di carciofo, di cardo, di mandorle fresche, di erbe. Una ricca gamma nella quale non è difficile scegliere l’olio più adatto a condire un qualsiasi piatto della cucina locale, e di cui la Dop riconosciuta nel 2006 all’olio extravergine prodotto in Sardegna, rappresenta la degna sintesi. Di non minore interesse, le olive da mensa che ben si prestano a essere trasformate col sistema “in salamoia al naturale al verde”. Se ne ottiene un prodotto particolarmente sapido e gradevole da consumare tal quale o per arricchire varie pietanze tipiche: una per tutte la carne di cinghiale accompagnata, è d’obbligo, oltre che dalle olive, da un bicchiere di buon Cannonau. *Agris Sardegna

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FOOD&TRAVEL

place EAT&DRINK

All’aperto è anche meglio Paper Moon, il celebre brand di ristorazione attivo dal 1977, ha raddoppiato la sua presenza milanese in via Bagutta con l’apertura di Paper Moon Giardino. Filo conduttore dell’intero progetto è l’idea di offrire una casa d’elezione a quell’audience cosmopolita che elegge Milano a propria mecca dello shopping e del design. Allo stesso tempo, gli spazi generosi offerti dalla nuova location invitano in modo naturale i milanesi e i clienti internazionali, che da oltre 40 anni apprezzano la cucina dello storico Paper Moon Milano. Il DNA di Paper Moon Giardino richiama il progetto originale di via Bagutta 12, studiato nel 1830 dall’architetto Nicola Dordoni come dimora privata della nobile famiglia milanese dei Reina. Luigi Bolis Gualdo, letterato di alto lignaggio, intratteneva qui gli ospiti e gli intellettuali provenienti da tutta Europa. Oggi, i diversi ambienti che costituiscono le sale del ristorante sono stati reinventati per emularne l’uso originale, offrendo agli ospiti la possibilità di scegliere dove consumare il pasto o bere un drink: nel Gran Salone, nel Parlour (salotto), nella Wine Library o all’aria aperta nella Veranda coperta e nel Giardino di proprietà. Tutti gli spazi possono inoltre essere privatizzati per ospitare party esclusivi e raffinati meeting senza limiti di orario. Paper Moon Giardino nasce per inaugurare un nuovo corso del brand e il menu ne riflette la volontà attraverso un percorso gastronomico non replicato negli altri ristoranti del gruppo. Il pesce è protagonista della carta, declinato in piatti della tradizione suggeriti in chiave insolita, a seconda della cottura o della stagionalità. Nel menù “Senza Fuoco” le materie prime di altissima qualità vengono lasciate raw o lavorate il meno possibile, per offrire esperienze di autentica freschezza; quello “Senza Tempo” contempla i classici della cucina italiana che il mondo ama, ovvero la Dieta Mediterranea più schietta proposta nella sua inossidabile eleganza; il “Questa Stagione” infine è uno sguardo sensibile che valorizza il periodo dell’anno e i suoi ingredienti naturali. www.papermoonrestaurants.com/ paper-moon-milan-giardino

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RELAX Piaceri universali Vivere le bellezze della Sicilia in tutte le loro declinazioni possibili, assaporando ogni momento della giornata? È possibile nel “condotel” di Allegroitalia: 24 appartamenti di lusso di cui molti con vista mare situati nel centro storico dell’isola di Ortigia, nel cuore della Giudecca, il vecchio quartiere Ebraico dove si trova la quattrocentesca Sinagoga di Siracusa, uno dei luoghi più suggestivi della città. Soggiornare presso Allegroitalia Siracusa Ortigia, che sia per una notte o per lunghi periodi, significa vivere una vera e propria esperienza sensoriale, immergendosi nelle abitudini, nei colori e nei profumi di un luogo unico al mondo, Patrimonio dell’Umanità. Il Condotel è stato ricavato in un antico palazzo del 1700 completamente restaurato nel rispetto della storia, inserendosi con naturale equilibrio all’interno del contesto dell’isola. www.ortigia.allegroitalia.it


etobe LEISURE

Monte Generoso, vetta per alpinisti (del palato) Ci sono scalatori e scalatori, si sa. Quelli “veri” che, armati di piccozza e di coraggio, puntano dritti a salire lassù in montagna, tra le rocce, più vicini possibili al cielo, magari solo per poter gettare lo sguardo in giù ed ammirare “la terra che - come cantava qualcuno - vista dall’alto, è molto più bella di quella che è”. E c’è chi le scalate, invece, preferisce farle comodamente seduto a tavola, chiudendo gli occhi per lasciarsi stupire da quel piatto che con lentezza potrebbe condurlo dritto verso “le vette più alte del palato”. Questione di punti di vista, ovviamente. C’è un posto, tuttavia, che andrebbe a genio sia ad impavidi grimpeur che ad incorreggibili gourmand. Anzi, a dirla tutta, andrebbe a genio a chiunque ami il piacere, in particolare se ad alta quota. Quel posto, ça va sans dire, si trova a 1.704 m di altezza, su un Monte chiamato “Generoso”, a due passi da Mendrisio, appena oltre il confine che separa la Svizzera dall’Italia. Da lassù, da quella che è la prima cima panoramica di tutto il Canton Ticino, lo sguardo riesce ad abbracciare la regione dei laghi e la catena Alpina del Gran Paradiso, scorgere il Monte Rosa, il Cervino, la Jungfrau e il massiccio del Gottardo. Uno spettacolo a dir poco mozzafiato. Ed è qui, su questa montagna - assurta 30 anni fa a fama internazionale per via del ritrovamento di una grotta, subito ribattezzata “dell’Orso”,

con dentro i resti di centinaia di orsi delle caverne estinti circa 10 mila anni fa - che l’archistar Mario Botta (cresciuto proprio ai piedi del Monte Generoso) ha scelto di apporre la sua firma su un’opera che ha fatto presto a diventare uno dei simboli della Svizzera Italiana: un maestoso edificio in pietra, a pianta ottagonale, un insieme di torri di cinque piani caratterizzato da una struttura “a petali” e appunto chiamato il “Fiore di Pietra”. Torri che sono articolate fra di loro con grandi aperture vetrate che permettono una visuale a 360°, in particolare a sud sulla pianura padana e a nord sul Lago di Lugano e sull’arco alpino. Sorto sulle rovine del vecchio albergo-ristorante preesistente a poche decine di metri dalla vetta del Monte Generoso e inaugurato nella primavera 2017, in un solo anno di vita, il Fiore di Pietra è già riuscito ad attrarre 115 mila visitatori provenienti da tutta Europa, richiamati da questo palcoscenico naturale e dalla bellezza architettonica, ma non solo.

La ciliegina sulla torta di un’opera artistica così imponente è il ristorante panoramico che è stato ricavato all’interno e affidato alle mani sapienti dello chef stellato Paolo Bassan, raffinato ideatore ed esecutore di piatti che sanno unire terra e mare, orto e campagna, tipicità ticinesi e pietanze di ispirazione mediterranea. Insomma, un paradiso per gourmet nel quale non possono mancare i robusti vini del Mendrisiotto ad innaffiare questi menù griffati. Un’offerta enogastronomica stellata ma anche attenta alla biodiversità e al km zero. Dulcis in f undo: per arrivare quassù, a gustare le prelibatezze di chef Bassan e assieme lo spettacolo della natura, le sue vedute e i suoi itinerari, c’è un solo mezzo: il trenino a cremagliera delle Ferrovie del Monte Generoso che da Capolago, a metà strada tra Lugano e Mendrisio, sale su fino al Fiore di Pietra, in un lento viaggio d’ascensione fino ai 1.700 metri d’altezza, che non è solo attesa del piacere, ma “piacere stesso”, fidatevi. www.montegeneroso.ch

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STORIA D'IMPRESA STORIA D'IMPRESA FOOD&TRAVEL

CELLI, i romagnoli conquistano le bionde ITALIANE, TEDESCHE, AMERICANE (E ITALIANE) SCELGONO L'AZIENDA DI RIMINI PER LA SPILLATURA DELLE PROPRIE BEVANDE

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DI MARINA MARINETTI

e avete intenzione di mettere in piedi un business, fatelo in un garage. Perché quando si parla di grandissime aziende, prima o poi salta sempre fuori che tutto è nato in un garage. E che stiate sorseggiando una weissbier a Monaco o una stout a Londra, che vi dissetiate con una Coca-Cola alla spina a Istanbul o una Pepsi a Shangai, è molto probabile che c’entri qualcosa un garage di Rimini, dove, nel 1974, due fratelli misero in piedi un servizio di assistenza agli impianti di refrigerazione. L'allora (modesta) Frigotecnica Fratelli Celli oggi si chiama Celli SpA ed è il punto di riferimento a livello mondiale nel settore degli impianti ed accessori per la spillatura di bevande: non solo birre, ma anche bibite (Coca-Cola, Sprite, Pepsi, ma non solo) e acqua microfiltrata. La sede si è spostata di poco: a San Giovanni in Marignano, il gruppo conta sette stabilimenti (tre in Italia e quattro nel Regno Unito) ed esporta i propri prodotti, che combinano design e know-how, in oltre 100 paesi del mondo, dal Giappone alla Turchia, dalla Cina all’Australia. La crescita dell’azienda ha un che di prodigioso: nel 2012 il gruppo impiegava 130 dipendenti e fatturava 32,7 milioni di euro, oggi il giro d’affari ha superato i 100 milioni e i dipendenti sono diventati più di 400. Ma la magia del garage, in questo caso, non c’entra. C’entra, piuttosto, l’ingresso, nel giugno 2013, del fondo di private equity indipendente Consilium Sgr, con il 70% del capitale. «Il commendator Goffredo Celli in quarant’anni aveva costruito

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mercati di sviluppo strategico del futuro». A ottobre 2016, con l’acquisizione del 100% di Cosmetal, leader in Europa nelle soluzioni per l’erogazione di acqua con un giro d’affari di 13,5 milioni, il numero dei dipendenti del gruppo Celli è passato a circa 300 e il fatturato ha superato gli 85 milioni di euro, rispetto ai 65 milioni dell’anno precedente. «Il focus strategico di Celli», spiega il ceo, «è l’erogazione delle bevande fredde. Celli aveva già lanciato la divisione acqua (è leader nelle casette pubbliche di erogazione) intuendo prima di altri la rivoluzione del passaggio dalla bottiglia alla rete». L’anno scorso, poi, attraverso la controllata un'eccellenza che per il 70% esportava nel mondo, ma si era reso inglese ADS2, Celli si è aggiudicata anche il 100% dell'inglese conto che il mercato stava cambiando: c’era bisogno di innovazione Angram Ltd, specializzata nella produzione di sistemi per la e di gestire il passaggio generazionale», racconta Mauro Gallavotti, spillatura tradizionale a pompa delle birre cask ale. «Uno dei trend presidente e ceo di Celli Spa. «Dopo 15 anni in Nestlè nel food and del mercato», commenta Gallavotti, «è quello delle birre artigianali, beverage, poi direzioni generali varie e sei anni in Ambrosetti, nel che si basa su metodi di spillatura in cui non viene aggiunto nessun 2013 è nata questa opportunità con il fondo Consilium, specializzato gas, preservando l’effervescenza naturale sulla prima managerializzazione IN SOLI QUATTRO ANNI L'AZIENDA da fermentazione». Quest’anno, a marzo, d’azienda», ricorda Gallavotti. l’ennesima acquisizione, sempre in Inghilterra: Per Celli è iniziata una crescita È DIVENTATA LEADER NEL MONDO esponenziale: già nel 2015 il PUNTANDO SUI TREND DI MERCATO la FJE Plastic Development Ltd, specializzata nello stampaggio plastica (riciclata) al fine bilancio evidenzia un giro d’affari COME CASK ALE, ACQUA FILTRATA di attuare i principi della Circular Economy. di 58 milioni di euro, in crescita E ANCHE L'INTERNET OF THINGS «Abbiamo anche un’azienda, la LAM, che del 41% rispetto al 2014, di cui esegue la lavorazione delle lamiere di tutti gli involucri dei nostri 47 milioni all’estero, confermandosi come uno dei maggiori player impianti». Sempre a marzo, Celli ha presentato al mercato Acqua globali del settore. «È stata una crescita fatta per il 50% in modo Alma, nuovo brand di erogatori di microfiltrazione dell’acqua organico e per l’altro 50% con acquisizioni: tanta innovazione dedicati al canale HoReCa (Hotellerie-Restaurant-Café), connessi di prodotto, ma anche di business», spiega Gallavotti. «Abbiamo e controllabili a distanza grazie IntelliWater, la piattaforma di assunto in tre anni più di 60 persone, l’80% delle quali in ricerca e telemetria per la gestione remota degli impianti sviluppata insviluppo. Oggi nel settore Celli è l’azienda a cui viene riconosciuta house dal Gruppo e già utilizzata nel settore della spillatura. dai clienti la maggior ricchezza di competenze». Le acquisizioni, si diceva. A giugno 2015 Celli acquisisce il 100% del Gruppo inglese ADS2, specializzato nella progettazione di colonne personalizzate e di design per la spillatura della birra, divenendo così un player di riferimento del settore per i più grandi produttori, come Heineken, Carlsberg, AB InBev: di fatto, assorbendo un concorrente. «La prima acquisizione è il risultato del nostro disegno strategico: conquistare i primi due mercati di spillatura della birra, Inghilterta e Germania. ADS2 faceva un lavoro complementare al nostro: loro realizzavano colonne di spillatura della birra, noi ci occupiamo della tecnologia LA SEDE DI CELLI. SOPRA, A SINISTRA, MAURO GALLAVOTTI sotto il banco». E la Germania? «È uno dei

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XXXXXXXXX MARCHI STORICI FOOD&TRAVEL LIFESTYLE

IN QUESTE PAGINE I LOCALI COVA E LE ELABORAZIONI DEL FOTOGRAFO GIOVANNI GASTEL

Il gusto del lusso si COVA in "Montenapo"

S

DI MARINA MARINETTI

i narra che un giorno Mario, il Salumaio (sì, si scrive proprio così) di via Montenapoleone, accompagnando le sue bambine a prendere il cappuccino da Cova, venisse messo alla porta perché il suo camice bianco non era propriamente in linea col dress code della storica pasticceria milanese. «La prossima volta che metterò piede qui dentro sarò il padrone», pare abbia sentenziato l’uomo, uscendo. Vedendolo accigliato, una delle sue clienti gli chiese: Mario, ’se gh’è? Cosa c’è? C’era che i soldi per comprarsi Cova, “il Mario” non li aveva mica. Si narra che la sciùra (Anna Bonomi Bolchini, storica rappresentante della borghesia imprenditoriale milanese) qualche tempo dopo aprisse la borsetta e gli allungasse due libretti al portatore con 8 miliardi delle vecchie lire, senza neanche farsi firmare una ricevuta. Altri tempi. L’accordo con la vecchia proprietà, raggiunto dopo estenuanti trattive notturne, venne suggellato con una stretta di mano. Leggenda netropolitana? Non è dato saperlo. Ma quando gli si chiede quanti anni ci ha messo

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a restituire tutti quei soldi alla “Signora della Finanza”, Mario Faccioli fa il numero 3 con le dita. Un affare coi fiocchi: nel 2013 il colosso francese del lusso Lvmh ha pagato ai Faccioli 32,8 milioni di euro per l'80% del capitale, mentre il resto è in mano alle due “bambine”, Daniela e Paola. Da quel 1989 in cui "il Mario" si comprò Cova, di anni ne sono passati quasi trenta, tanti quanti sono ormai i negozi Cova nel mondo, compreso quello appena inaugurato nella nuova estensione della Fashion Avenue all’interno del Dubai Mall: 400 metri quadrati di location, elegante e ricercata come quella di Montenapoleone, con una terrazza esterna di 100 metri quadrati con vista sulle Dubai Fountains, l’Opera


DUE SECOLI DI DELIZIE

House e Burj Khalifa, la torre più alta al mondo. «L’arrivo di Cova a Dubai fa parte di una strategia di internazionalizzazione iniziata nel 1994 con l’apertura del primo locale Cova a Hong Kong e che mira alle città e alle mete più internazionali», dice Paola Faccioli, ceo di Pasticceria Cova, che sotto la guida di Mario Faccioli ha aperto anche a Hong Kong, Tokyo, Nagoya, Shangai, Pechino, Taipei, LA STORICA PASTICCERIA e Montecarlo (aperto lo scorso MILANESE HA APPENA APERTO anno in parternship con Flavio AL DUBAI MALL, MA È PRESENTE Briatore). «Ma Milano rimane una ANCHE A HONG KONG, TOKYO, delle mete preferite e attraenti PECHINO E MONTECARLO anche, e soprattutto, per la clientela asiatica», dice Paola Faccioli. Accanto a lei il padre, per una volta senza l’inseparabile camice bianco (che gli consentì di entrare al Policlinico fuori dall’orario di visita facendosi passare per medico, quando una delle figlie venne ricoverata per sospetta meningite), scuote sconsolato la testa, ricordando quella prima apertura a Hong Kong: «Non c’era proprio la cultura del caffè e avevano posizionato la macchina non sul bancone, ma più in alto, per farla vedere a tutti i clienti. Così il barista doveva arrampicarsi su tre casse dell’acqua per fare i caffè. Io mi nascondevo dietro un pilastro... È stata dura». Si definisce «uno di quelli che non son mai contenti», Mario Faccioli. Eppure avrebbe di che baciarsi i gomiti: nato nel 1938 in una casa colonica di Badia Pavese, a dodici anni faceva la spola tra la campagna e Milano, dove scendeva dalla corriera e saltava in sella a una bicicletta sgangherata per consegnare a una salumeria di Porta Venezia i prosciutti che faceva suo nonno. A quindici anni era dietro al banco della salumeria, poi ne aprì una sua in zona Sempione, finché i Travaini lo chiamarono come direttore al Salumaio di Montenapoleone, dove la Callas andava a comprare i sottaceti. Il resto è storia. O leggenda metropolitana, appunto.

Correva l’anno 1817. Antonio Cova, 23 anni, ufficiale napoleonico in congedo (e figlio di due salsamentari, ovvero salumieri) apriva il Caffè del Giardino in un palazzo d’angolo di fronte alla Scala di Milano. Tutti lo chiameranno sempre Offelleria Cova, o più semplicemente Cova. A Milano (e non solo, ormai), è un’istituzione da due secoli. Ha ospitato artisti, letterati, musicisti e politici: Giuseppe Verdi, le cui opere risuonavano dal vicino Teatro alla Scala, Giacomo Puccini, Giuseppe Garibaldi e Giuseppe Mazzini. Mentre gli ufficiali austriaci si riunivano nelle sale del caffè, al piano superiore i carbonari cospiravano contro di loro. Al Cova erano di casa Luchino Visconti e Maria Callas. Ernest Hemingway lo amava a tal punto da citarlo nei suoi romanzi. A raccontare i suoi 200 anni di storia, sono Paola e Daniela Faccioli nel volume fotografico “Cova”, edito da Assouline, con gli scatti fotografici di Giovanni Gastel: «Abbiamo dato spazio ad un racconto fatto di italianità, artigianalità e passione, esposto tramite i ricordi, le sensazioni e le emozioni di coloro che ne hanno fatto parte», dice la ceo Paola Faccioli. «Grazie alle sinergie con il gruppo Lvmh, la ricerca di nuove ed esclusive presenze all’estero contribuirà a consolidare il percorso di sviluppo a livello internazionale del nostro marchio».

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FACEBOOK : «Nei nostri like la ricetta del successo delle Pmi». DE BORTOLI: «Ma in Usa il social fa l’editore»

www.economymag.it

Lavorare

La crescita che rallenta e l’occupazione rischia la frenata, tra la scarsità delle nuove competenze e l’incontro difficile tra domanda e offerta di personale

Ne parlano Spence, Sapelli, D’Amato, De Masi, Bentivogli, Bitjoka, Cuzzilla, Dragotto, Rasizza. E dalla MeshArea del Meeting di Rimini una proposta che spiazza

MICHAEL SPENCE: TENERE AL CENTRO I VALORI

PER IL PREMIO NOBEL SOLO COSÌ SI POTRÀ USCIRE INDENNI DALLA CRISI INNOVAZIONE/CEFRIEL

STARTUP

PIACERI/FITNESS

Nella “bottega dello stregone” Fuggetta crea pezzi di futuro

Il “nuovo (made in Italy) che avanza”: modelli e case histories

Un mercato che in Italia oggi vale dieci miliardi di euro

MERCATI&CAPITALI

FRANCHISING

Rischio scossoni? Per Buddy Fox sarà “la solita estate tranquilla”

Depilazione a tariffa unica: in 7 anni aperti più di 180 centri

PIACERI/OCCHIALI

Come Belluno ha trasformato una “protesi” in un gioiello



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«INCONTRIAMOCI E LAVORIAMO» E IL MEETING 2018 TROVA POSTI

COVERSTORY

La novità quest'anno alla settimana di Rimini, dal 19 al 25 agosto è la «MeshArea»: un padiglione dove, oltre al dibattito, si svolgeranno incontri di lavoro, autopresentazioni, una vera fiera-mercato di Riccardo Venturi - Interviste di Francesco Condoluci e Sergio Luciano

L 56 MICHAEL SPENCE TENIAMO AL CENTRO I VALORI. E I DIRITTI SI SALVERANNO

57 GIULIO SAPELLI CI SARANNO SCOSSONI E TRAUMI, MA IL LAVORO UMANO RESTERÀ

58 DOMENICO DE MASI IMITIAMO IL MODELLO TEDESCO, LAVORIAMO MENO MA MEGLIO

a password è “incontro”. Incontriamoci e «Nel settembre dell’anno scorso un gruppo di lavoriamo. Perché per lavorare bisogna noi si è riunito per cercare il modo di dare, atincontrarsi. E il Meeting di Rimini, che giuntraverso il Meeting, una risposta al bisogno di ge quest’anno – dal 19 al 25 agosto – alla sua lavorare che c’è nel Paese», racconta Massimo 39° edizione, cambia gioco: dall’incontro culFerlini, tra i promotori di MeshArea, «e abbiaturale, valoriale, religioso arriva agli incontri mo capito che si doveva applicare anche nelle pratici, funzionali: in un padiglione di 6000 nostre giornate la regola di dimostrare in conmetri quadrati, battezzato “MeshArea”, l’area creto come funzionano i servizi che aiutano la della rete, trentasette gente a trovare lavoro. MASSIMO FERLINI: «ABBIAMO VOLUTO partecipanti “residenE quindi: formazione, ti” – aziende private, CERCARE UN MODO CONCRETO PER DARE alternanza scuola-laRISPOSTE AL BISOGNO DI LAVORARE pubbliche e istituzioni voro, addirittura cenCHE C'È IN TUTTO IL PAESE – tutte le altre impretri per l’impiego veri se presenti al Meeting e tantissimi ospiti non e propri che dapprima la Regione Emilia Rosoltanto presenteranno le loro storie di lavomagna e poi varie altre allestiranno, con piena ro ma cercheranno lavoratori da assumere, e funzionalità, nella MeshArea. Il primo lavoro migliaia di persone offriranno le loro compeda fare se sei disoccupato è cercare lavoro, il tenze in quella che sarà in sostanza una sorta primo capace di creare condizione per trovare di grande fiera-mercato del lavoro, quel bene lavoro sei tu». prezioso che nutre l’uomo, e non di solo pane. Ci saranno centri di formazione professionale

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COVERSTORY

«Presenteremo le storie positive di chi ha creato lavoro sano» Parla Giorgio Vittadini, tra gli autori di "MeshArea" e da sempre tra i protagonisti di Rimini: «Spazio agli incontri costruttivi» «IL VERO SVILUPPO NON È SFRUTTAMENTO. QUELLO CHE FANNO LE MULTINAZIONALI CHE AFFAMANO LA GENTE E CREANO PRECARIATO, O GLI STUDI PROFESSIONALI CHE SPREMONO I GIOVANI, POSSONO SAZIARE GLI AZIONISTI NEL MEDIO TERMINE, MA NON CREANO RICCHEZZA STABILE. Ciò che costruiscono

da una parte lo distruggono dall’altra»: è netto il giudizio di Giorgio Vittadini, tra gli autori di “MeshArea” – il nuovo “concept” di

GIORGIO VITTADINI IN UN MOMENTO DEL MEETING 2017

spazio dedicato al lavoro che viene introdotto quest’anno al Meeting di Rimini - professore di statistica alla Bicocca, da sempre tra i punti riferimento culturali del Movimento di CL: «Più il lavoratore è trattato bene, meglio lavorerà», aggiunge, «Ma è chiaro che ‘trattar bene’ non vuol dire assecondare le logiche clientelari che hanno diviso il mondo del lavoro tra occupati privilegiati e precari, bensì creare sviluppo e possibilità per tutti».

I TEMI DELLA SETTIMANA ALLA MESHAREA DI RIMINI DOMENICA 19

Servizi per il lavoro

LUNEDÌ 20

Cercare lavoro

MARTEDÌ 21

La domanda

MERCOLEDÌ 22

Esperienza di lavoro nelle imprese

PER SEGUIRE GLI EVENTI:

GIOVEDÌ 23

- la App "MESHAREA"

Orientamento e offerta formativa

VENERDÌ 24

I nuovi lavori

SABATO 25

Welfare

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- il sito www.mesharea.com - la pagina fb "MeshAreaLavoro" - instagram "_mesharea_"

Quest’anno il Meeting punta forte sul tema del lavoro. Con quale senso, con quale finalità? Vogliamo approfondire la coscienza che l’uomo può e deve realizzarsi nel lavoro. Il messaggio di fondo sarà che l’Italia ha bisogno innanzitutto di sviluppo e di lavoro. Se non ci si sviluppa e non si lavora, non i capitalisti del Terzo Mondo ma i lavoratori del Terzo Mondo che vogliono emanciparsi ci costringeranno a chiuderci in noi stessi invece che ad aprirci e costruire sviluppo, sostenendo così la competizione dei Paesi emergenti che giustamente vogliono portarci via quote di reddito. E senza questa coscienza e questo sviluppo non c’è possibilità nel mediolungo periodo di fare welfare, né reddito di cittadinanza né niente. Considera giusto però contrastare il dumping sociale dei Paesi in via di sviluppo e anche l’economia dei lavoretti? Sì, ma la strada da seguire è quella del decreto dignità o quella di Irlanda e Olanda che detassano gli investimenti? È giusto dal palmares eccellente, con l’80% dei corsisti che viene assunto al termine; ci saranno aziende che recluteranno materialmente i lavoratori a loro necessari; altre che illustreranno in dettaglio le professionalità che gli occorrono. «Arriveremo anche – aggiunge Ferlini - a certificare che alcuni dei tanti ragazzi che lavorano in fiera nei sette giorni del Meeting stanno compiendo, anche in quel momento, il loro percorso di alternanza scuola lavoro. Il sabato l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro condurrà un momento di confronto su quanto accaduto in tutta la settimana, per promuovere i comportamenti migliori e condividere le idee per migliorarli». Insomma, MeshArea applica sul concreto al tema del lavoro la filosofia che è alla base dello stesso Meeting: il valore dell'incontro, del confronto, e della capacità di fare rete. «In definitiva il contenuto della MeshArea sarà in larga parte determinato dagli incontri –


LAVORARE TUTTI

sanzionare chi prende l’investimento e scappa, ma se spavento chi vorrebbe venire ad investire, non verrà più nessuno. Per me la strada giusta è incentivare: anche il dibattito sulle tasse è sbagliato, il problema è collegare la tassazione ai comportamenti, bisogna detassare chi crea occupazioni, chi investe, esporta e forma… E si deve semplificare, che non deve significare banalizzare… E il vecchio slogan “lavorare meno lavorare tutti”? La domanda legittima è sul perché in certi punti si lavora più di quanto sarebbe giusto. Bisogna distinguere dai casi, ed è un ruolo fondamentale per il sindacato del futuro, che deve evolvere, come abbiamo condiviso in un recente convegno di discussione al Cnel. E’ nata una nuova forma di sindacato verticale, la Felsa Cisl, che rappresenta i lavoratori somministrati, autonomi e atipici, è un passo importante in questa direzione, è una formula che funziona e vivifica anche gli altri settori perché li mette continuamente in movimento…

E torniamo a MeshArea: si discuterà di tutto ciò? Soprattutto accadranno fatti concreti. Anche nell’area del dibattito si parlerà di esempi positivi in atto. MeshArea sarà un momento e un luogo finalizzati al mercato del lavoro reale, e dunque anche gli speech nelle presentazioni – brevi, di 15 minuti – serviranno a presentare casi positivi, senza divagare. Si parlerà, oltre che di casi virtuosi, anche di vere e proprie opportunità occupazionali. Dall’impresa tradizionale alla cooperativa del Rione Sanità, costruita dai ragazzi di Don Antonio Loffredo. Dagli insegnanti che fanno l’alternanza scuolalavoro agli imprenditori che ricostruiscono il loro percorso ai manager che rappresentano le loro sfide vincenti, in un racconto costruttivo e propositivo. Perché il lavoro è innanzitutto incontro. Né proposta dall’alto né spontaneismo, ma incontro. Quando si fa un incontro si mettono al centro le persone che s’incontrano. E questa è la vera novità di MeshArea. Incontro, dunque: e mai scontro?

spiega Marco Saporiti, che di MeshArea è organizzatore, attraverso la sua società DEseip insieme alla Fondazione per la Sussidiarietà e naturalmente al Meeting - e con vari benefit per i visitatori, ad esempio la possibilità di partecipare a colloqui di selezione, incontrare istituti pubblici come Inps e Inail o la filiera dei servizi per il lavoro e formativi, l’Agenzia nazionale Politiche attive del lavoro e i centri per l’impiego, far valutare il proprio profilo professionale con procedure di assessment, essere informati su certificazione dei crediti, o dire la propria allo speakers’ corner». Con queste premesse MeshArea non poteva essere solo fisica ma aveva bisogno anche di un’anima digitale, oltretutto per non finire il 25 agosto: «Abbiamo anche una nostra app, dal ruolo cruciale perché permetterà a chiunque si iscriva di inserire il proprio profilo personale e organizzare gli incontri con le altre persone presenti nell’Area Matching

- come l’abbiamo chiamata - contattandole e fissando un appuntamento. L’app contiene anche una sezione di Augmented Reality: inquadrando con lo smartphone un volantino di MeshArea, o apposite illustrazioni appese alle pareti, si avvieranno video illustrativi sullo stesso smartphone». La app rimarrà attiva anche dopo la fine del Meeting: con un abbonamento da 15 euro si potrà accedere a tutti i video di tutti gli incontri, con tutte le slide dei partecipanti. E per quanto riguarda il matching, qualche giorno dopo la fine dell'evento verrà chiuso per poi essere riaperto per MeshArea 2019: l'intenzione è quella di dare continuità all’iniziativa, per continuare a favorire gli incontri al Meeting. «Il titolo del Meeting di quest'anno è ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l'uomo felice’ – conclude Saporiti – e insomma cercheremo in MeshArea di capire

Scontro no, giudizio sì. Perché a volte si è persa non solo la capacità dell’incontro ma anche del giudizio sul lavoro. Molti, troppi, giovani e vecchi, si lamentano: gli uni dei dipendenti che hanno, gli altri degli imprenditori e dei manager da cui dipendono, ma pochi si chiedono cosa cambiare di fronte alle critiche o alle osservazioni. Invece l’incontro può anche significare: io ti correggo, tu cambi, e si migliora. E quando ci si ritrova ancora, dopo non è la stessa cosa, è un’altra, ed è migliore. Uno dei problemi principali del lavoro italiano è che non ci si incontra… E invece incontrarsi è un modo per contrastare l’ineluttabilità apparente dei destini, negativi o positivi che siano…

MASSIMO FERLINI, TRA GLI ORGANIZZATORI DI MESHAREA

anche noi qual è la natura di queste forze. L'unico modo per capirlo, anche rispetto al mondo lavorativo, è il dialogo, il confronto, anche con chi fa un lavoro diverso dal mio. Cercare lavoro da soli è più difficile, ma anche lavorare da soli è più difficile. Il confronto è fondamentale, se no non hai la possibilità di confrontarti, perdi il gusto di lavorare e rischi di fare molta fatica in più». Se si considera che – dati Excelsior-Unioncamere 2017 – in Italia il “mismatch”, cioè la difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro, si è aggravata dal 12% dei contratti totali del 2016 ad oltre il 21% nel 2017, non si può che concludere come semplicemente fluidificando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro si potrebbe creare in poche settimane molte decine di migliaia di nuovi posti. E il Meeting 2018 darà un contributo forte in questa direzione».

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COVERSTORY

SE TENIAMO AL CENTRO I VALORI, DIRITTI E STIPENDI SUPERERANNO INDENNI QUEST'ERA DI INNOVAZIONI

I

ROBOT NON PREVARRANNO SUL LAVORO UMANO E ANCHE I DIRITTI DEI LAVORATORI POTRANNO SO-

PRAVVIVERE in quest’epoca di forte e accelerato cambiamento che è appena iniziata,

ma perché tutto vada bene occorre tenere

al centro i valori piuttosto che ricorrere a nuovi obblighi normativi e occorre pa-

zienza, perché il processo di cambiamento sarà lungo. Parola di Premio Nobel per l’e-

conomia: Michael Spence, insignito del più

prestigioso riconoscimento scientifico del mondo nel 2001, insieme a Joseph E. Stiglitz e George A. Akerlof "per le loro analisi

Michael Spence, insignito nel 2001, con Joseph Stigliz, dell'onorificenza

IL PREMIO NOBEL

dei mercati con informazione asimmetrica”, che ha accettato di sintetizzare in un’intervista a Economy le sue idee su questa materia incandescente.

Professor Spence, lei ha recentemente parlato a Trento e ha detto che "le economie sviluppate oggi stanno affrontando cambiamenti strutturali significativi, anche nel campo del lavoro. Alcune professioni trarranno vantaggio dall'evoluzione della tecnologia e del digitale, altre meno". Le chiediamo una previsione: il numero totale di risorse umane occupate in modo permanente aumenterà o diminuirà in seguito alla diffusione delle nuove tecnologie digitali? Nessuno lo sa con certezza. che

sia

ragionevole

Ma penso

aspettarsi

che

l'occupazione permanente possa essere piatta o in qualche modo in declino nel

breve-medio periodo, ma che si estenda nel lungo periodo grazie alle tecnologie

digitali. Per quanto l'occupazione a tempo

indeterminato possa essere ridefinita diversamente dal passato e possa in futuro

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essere inferiore a quella media attuale nella maggior parte dei paesi sviluppati.

Quali differenze vede tra la rivoluzione industriale della meccanizzazione, l'avvento dell'informatica negli anni '70 e, oggi, l'avvento dell'Intelligenza Artificiale e dello Iot? Difficile a dirsi, perché l'era dell'intelligenza aritifciale è solo all'inizio.

Ma la

prima rivoluzione industriale ruotava principalmente intorno all'energia e al

suo uso per espandere drasticamente la produttività degli esseri umani.

Dopo

una serie di transizioni questo ha creato

ricchezza, redditi più alti e un sacco di posti di lavoro.

La rivoluzione del

Dopoguerra non ha avuto un grande effetto

macroeconomico in termini di produttività fino alla metà degli anni '90. Ma alla fine ha fatto crescere la produttività. Inoltre,

l'automazione (nella vecchia forma delle

macchine che eseguono lavori di routine) si è ampliata. Penso che ciò che preoccupa

le persone circa l'età dell’intelligenza

artificiale (in assenza di prove concrete e di dati perché è troppo presto) è che sembra che le macchine stiano imparando a fare

quello che la maggior parte della gente

pensava fosse un insieme unicamente umano di capacità. Insomma,

nel

passato

sapevamo

precisamente quale fosse il ruolo di noi umani, mentre oggi non ne siamo più così sicuri!

Lei conosce molto bene l'Italia e quell'insieme di tradizioni ma anche di valori che si definiscono "relazioni industriali" e "benessere". A suo avviso, il modello di lavoro flessibile e strutturalmente precario degli Usa, cioè sempre mutevole e aperto al cambiamento, è un modello che può affermarsi anche in Italia e in Europa? No. Il modello degli Stati Uniti, così come

si è evoluto, non è stato adottato in Europa. Non avrebbe potuto. Invece penso che il


LAVORARE TUTTI

modello degli Stati Uniti si evolverà alla fine verso una struttura più nord-

europea. Il modello verso cui ci stiamo evolvendo - praticamente ovunque ma da punti di partenza molto diversi - è un modello flessibile ma protettivo e adattativo, in cui la sicurezza sociale gioca un ruolo chiave e in

cui una struttura cooperativa e valori condivisi che coinvolgono governo, imprese e lavoro creano un modello di crescita dinamico ma inclusivo.

Ma sarà molto difficile arrivarci da dove siamo oggi, con comprensibili sentimenti anti-establishment e con un’inevitabile polarizzazione delle forze politiche, sociali ed economiche.

Cosa si intende per "diritti dei lavoratori" nella società moderna? In passato significava diritto ad un buon reddito, alla protezione del posto di lavoro, diritto di organizzarsi e di contrattare redditi e prestazioni.

Probabilmente dovrebbe significare la stessa cosa anche oggi. Ma dovrà

essere riadattato. I diritti dei lavoratori si sono sviluppati in un mondo molto meno globalizzato.

Ora si deve rispondere alla domanda: i diritti di quali lavoratori? Quelli

poverissimi del Bangladesh? Quelli indiani, tedeschi o giapponesi? Le grandi corporation sono state le protagoniste dell'implementazione delle

CI SARANNO MOLTI SCOSSONI E TRAUMI MA ALLA FINE IL LAVORO UMANO RESTERÀ ESSENZIALE PER IL SISTEMA

catene di fornitura globali. Hanno impiegato milioni di lavoratori in tutto il

mondo e non hanno avuto la sensazione di star agendo contro i diritti dei lavoratori. Ma in senso strettamente nazionale, lo stavano facendo, in una

certa misura. In sintesi, i diritti dei lavoratori con un quadro di riferimento nazionale sono superati ed è necessaria una concezione più sofisticata e

Lei ha detto che piattaforme come Alibaba sono l'ecosistema e sono utili per lo sviluppo. Sono anche accusati, tuttavia, di favorire forme di sfruttamento, la nuova "schiavitù digitale dei magazzinieri amazzonici" o il nuovo proletariato digitale dei Gigs. Come possiamo far crescere le cose buone su queste piattaforme e bloccare quelle cattive? Dipende realmente dai valori e dal comportamento dei proprietari e piattaforme con un'architettura aperta e che condividano i ricavi in modo

equo con i partecipanti all'interno e all'esterno della piattaforma. È difficile

sapere se si possa raggiungere tale obiettivo mediante un regolamento. Io dubito, credo piuttosto che sia una questione di valori.

Ci dica qual è la caratteristica più positiva del mercato del lavoro italiano e qual è la peggiore. Positivo: creatività e adattabilità nel senso della soluzione dei problemi. E

anche le forti competenze. Negativo: l'alto livello di sfiducia tra lavoratori e management o proprietari.Il che rende molto difficile sviluppare soluzioni cooperative a problemi impegnativi che richiedono cambiamenti radicali.

Dica lo stesso rispetto al mondo del lavoro americano.

Positivo: è un ambiente flessibile e adattativo. Offre molte opportunità

imprenditoriali. Negativo: è un ambiente molto difficile per chi ha deficit di competenze. Il sistema della sicurezza sociale è poco sviluppato. Il mondo

del business, portatore d’interesse, salvo poche importanti eccezioni, non considera né tratta il lavoro come un importante stakeholder.

L'ECONOMISTA

dei gestori delle piattaforme. L'obiettivo sarebbe quello di disporre di

Giulio Sapelli, storico dell'economia, editorialista e consulente

globale per l’oggi.

P

ROFESSORE, I ROBOT CI SOPPIANTERANNO? «No.

In

tutte

le

grandi

rivoluzioni

tecnologiche la prima fase è stata sempre

quella della caduta verticale della quantità di forza lavoro

umana assorbita. Ma poi si è tornato ad assumere, e più di

prima»: Giulio Sapelli, economista e storico dell’economia, ne sa più di tecnologia di molti asseriti guru del digitale perché nella sua lunga frequentazione dell’Olivetti e

dell’Eni ha assimilato e studiato innovazione allenandosi a non temerla.

«Davanti alla rivoluzione industriale inglese si parlava

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COVERSTORY

di pecore e macchine che avrebbero mangiato gli uomini, perché nelle fattorie come nelle

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Giulio Sapelli, storico dell'economia, editorialista e consulente

LECONOMISTA

IL SOCIOLOGO Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro all'Università “La Sapienza” Roma

fabbriche si espellevano contadini e gli operai dalle terre e dai capannoni e nelle città non si

trovava lavoro. Ecco, siamo in una fase simile, ma

comunque mi stupisce che ci sia questa imbecille e incolta paura della tecnologia».

Dunque professore: cosa pronostica che accadrà? Non v’è dubbio che nel primo periodo ci sarà un crollo dell’occupazione, ed anche nelle fasce più formate rispetto alle attuali esigenze della

produzione, i cosiddetti higher skilled. Perché la peculiarità del nostro tempo è che sono in atto più rivoluzioni tecnologiche insieme: quella dell’information e communication technology,

quindi tutto il mondo del digitale e del web; quella

dello spazio, perché le tecnologie del cosmo si riverberano sulla produzione più di quanto si

pensi; quella della meccatronica, se pensiamo all’uso delle terre rare o alla tecnologia additiva

che sta ribaltando molte logiche manifatturiere

tradizionali. E poi c’è un grande cambiamento

in corso nelle scienze del dna, nella genomica.

Quindi, attenzione: si addensano in uno stesso plesso di anni immense rivoluzioni tecnologiche

«D

OVREMO COPIARE IL MODELLO TEDESCO, E INVECE STIAMO FACENDO L’OPPOSTO»: Domenico De Masi,

professore emerito di Sociologia del lavoro presso l'Università “La Sapienza” di Roma, risponde da Ravello, sua

patria di adozione, come già fu per un grande tedesco, Richard Wagner. Ma la musica che suona il più autorevole e indipendente dei sociologi italiani

IMITIAMO I TEDESCHI: LAVORIAMO MENO MA PIÙ PRODUTTIVI. È UN MODELLO SANO E NON UTOPISTICO

non c’entra con le valchirie, c’entra con i numeri dell’occupazione e le ricette per farli migliorare.

Professore, la Germania come modello? Ci spieghi. Bisogna partire da lontano. L’impatto delle nuove tecnologie sul lavoro

umano. A fine Settecento si affermarono le macchine meccaniche. A fine Ottocento quelle elettromeccaniche. Per un secolo rimaste concettualmente uguali a se stesse.

Come ho sottolineato nel mio ultimo libro, “Il lavoro nel XXI secolo”, appena

uscito con Einaudi, tutta la teoria economica e manageriale del lavoro è stata elaborata sul concetto di operatori umani serviti da macchine via

via più efficienti. Poi il lavoro è diventato postindustriale, completamente diverso.


LAVORARE TUTTI

di cui l’automazione non è che un tool, uno strumento, non è un fine ma

il più alto livello di disoccupazione giovanile d’Europa e soffre di carenza

Innanzitutto aumenta le rendite delle piattaforme digitali, che producono

Comunque il futuro dell’occupazione non è così nero…

lavori tradizionali.

più studenti universitari di impostazione tradizionale del necessario. Il

è un mezzo!”

E quali effetti negativi genera tutto questo insieme di meravigliosi progressi?

di operai in molte regioni; direi che alcune avvisaglie ci sono già! E non è vero che questi lavori possano essere fatti dagli immigrati, cioè perché li facciano devono essere formati con processi né brevi né semplici.

appunto una rendita ricardiana, cioè senza lavoro, come il vecchio

No, il futuro non è così nero, sul lungo periodo. E’ nero nel breve e nel medio

Mamma mia. Ma veniamo alle prospettive di recupero.

modello statunitense, che disgiunge il lavoro istituzionale dalla laurea, è

latifondo. E contemporaneamente c’è una caduta della produttività dei Questo tracollo ci sarà ma sarà relativamente breve, sarà un periodo

transitorio. Perché queste macchine, tutte le macchine dell’innovazione, vanno pur costruite; e poi c’è un immenso bisogno di manutenzione

e poi aggiornamento; aumenterà enormemente l’esigenza di funzioni di controllo, sia come security che come funzionalità esecutiva dei

macchinari stessi. Quindi dopo un periodo di flessione la domanda di lavoro comincerà a crescere impetuosamente, e rischiamo di trovarci privi delle competenze adeguate e addirittura della volontà di adeguare le competenze alla curva in risalita della richiesta.

Come cambierà la figura dell’operaio?

Questi nuovi lavori saranno per neo-operai, un personale evoluto ma pur

sempre neo-operaio. Il futuro lo vedo gestito da un manipolo di persone higher-skilled, cioè molto preparate, e poi tantissimi periti e tecnici, formati negli istituti professionali superiori, secondo il modello tedesco, unico oggi al mondo.

Avvisaglie di tutto questo?

Se pensiamo che la Cina oggi soffre di scarsità di forza lavoro qualificata,

e sono un miliardo e 400 milioni di persone; se pensiamo all’Italia che ha

Cioè? Un certo numero di lavoratori, operai in minima parte, servono macchine non più elettromeccaniche ma digitali. E questo, a mio avviso, distrugge più posti di quanti ne crea.

Molti dicono il contrario.

Mi spiego. È sbagliato definire quarta rivoluzione

industriale, come si fa di solito, questa nuova fase, perchè siamo in una fase post-industriale,

in cui il protagonista non sarà più la macchina ma l’intelligenza artificiale. Le macchine hanno

sostituito prima i manovali, poi gli operai, poi gli

impiegati e ora stanno sostituendo i manager. Di

fronte ai progressi della tecnologia, economisti e sociologi si sono allontanati, nelle loro analisi.

Noi sociologi abbiamo visto il pericolo che i posti distrutti fossero più di quelli creati, gli economisti hanno sostenuto la teoria opposta basandosi sul

fatto che le prime tre rivoluzioni hanno dapprima

perché facciamo male le politiche attive del lavoro, e continuiamo ad avere

lontanissimo da noi e comunque mancano gli operai qualificati per queste nuove professioni, e manca una qualsiasi seria politica del lavoro che li

formi. In Europa ce l’ha e la mette in pratica solo la Germania e un po’ la Russia.

Come mai?

La vuole una mia sintesi estrema? Ovunque c’è stato il ’68 abbiamo

distrutto la possibilità di creare una forza di lavoro idonea per il futuro. Bisogna ricostruirla.

Infine: che ne pensa del decreto-dignità?

Sono favorevole. È, sì, un po’ rigido, però serve per fare uscire gli imprenditori dall’assistenzialità. Mi sembra anzi una cosa non priva di una

sua nobiltà d’intenti. Il mio dissenso rispetto alle norme sul lavoro, però,

resta: ed è che io non farei più leggi sul lavoro, lascerei decidere tutto alle parti. E lasciare tutto alla negoziazione tra le parti significa poi cambiare le regole della rappresentanza: i contratti valgono, con le loro tutele, solo

per chi si iscrive al sindacato. Come in America. Se no si può riproporre in ogni caso l’assurdo dell’Alitalia, dove un buon accordo è stato bocciato da chi non l’aveva negoziato.

distrutto posti di lavoro ma poi ne hanno creati

Nel 2017 eravamo 61 milioni e, pur lavorando 40

comunque, queste nuove macchine digitali non

il progresso umano: lavorare meno e produrre

di nuovi, come quando la locomotiva ha reso

inutili i cocchieri ma utili i capistazione. Oggi, sono più paragonabili a quelle di ieri, chiedono

meno manutenzione, apprendono da sole. Del resto, fuori da ogni ipocrisia, la massima missione di chi progetta macchine – dalla ruota al supersonico – è sempre stata quella di eliminare

il lavoro umano e aumentare la produzione. Ciò

che gli economisti chiamano jobless growth, crescita senza lavoro.

Cioè?

Lo capiamo dai dati. Nel 1891 gli italiani erano 40 milioni e lavoravano 10 ore al giorno per 6 giorni

la settimana, per un totale di 70 miliardi ore.

Cento anni dopo, nel 1991, gli italiani erano 57 milioni ma lavorarono 40 ore la settimana, cioè

60 miliardi di ore, producendo 13 volte di più.

miliardi di ore, cioè 20 in meno del ’91, abbiamo

prodotto 600 miliardi di dollari in più. Questo è di più. Il vero progresso è quando una comunità vive meglio lavorando di meno.

Come riuscirci?

Se hanno ragione gli economisti e quindi la nuova

generazione di automazione genererà più posti, basterà saperne agevolare la nascita: con grandi

collaborazioni tra imprese, università, enti locali, politiche attive nel lavoro. Si vivrà con spezzoni

di lavoro alternati con periodi di disoccupazione,

redditi di inclusione, cittadinanza, welfare. Ciò

creerà

come

controindicazione

una

polarizzazione tra le persone con elevate

conoscenze e reddito alto e le altre; e senza

periodici sostegni al reddito i disoccupati avranno problemi ma nell’insieme si lavorerà.

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COVERSTORY

Nell’ipotesi opposta? Sarebbe un disastro se continuassimo ad agire

come se ci trovassimo nell’ipotesi precedente. E

io dico: prepariamo almeno un piano B! Invece, l’Italia oggi ha solo un piano A…

In che consiste questo piano A?

Nel non cambiare niente. L’Italia nel 1923 ha introdotto le 40 ore alla settimana di lavoro. E’

passato il secolo della tecnologia, e sempre a 40

ore siamo. Come se non fosse stato inventato niente.

E siccome per fare le stesse cose serve meno

Domenico De Masi professore emerito di Sociologia del lavoro all'Università “La Sapienza” Roma

IL SOCIOLOGO

gente, si licenzia, mentre chi resta continua a fare

40 ore. Poi si attuano politiche di flessibilità, si crea precariato, lavori saltuari, si eroga reddito di

inclusione ai disoccupati, come ha fatto Gentiloni

e si chiede reddito di cittadinanza come vuole Di Maio.

E il piano B?

Ispirarsi al modello tedesco: man mano che introduci nuova automazione, riduci l’orario di lavoro. La Germania è passata da 40 ore a

32 ore medie, e dal primo gennaio prossimo i metallurgici – in base al nuovo contratto già

firmato - faranno 28 ore, pur avendo subito ottenuto un aumento del 4,2% dello stipendio.

Così, si ridistribuisce il lavoro riducendo l’orario.

Poi, certo: si autorizzano anche nuovi lavori come quelli della gig-economy e si garantisce

un reddito di inclusione per coprire le fasi di cosiddetta disoccupazione frizionale, quella che capita tra un lavoro e l’altro, si riciclano e si

riconvertono i disoccupati con la formazione, ma comunque si fa in modo che le persone abbiano

europeo, introdotto la maggiore flessibilità europea del settore privato, ma l’occupazione del 2018 è al 58,4%. Appena un punto in più… Ma se misuriamo la qualità di questo lavoro in più scopriamo che quello a tempo

indeterminato è diminuito del 5% e quello a termine è aumentato del 26%.

Uhm…deludente. E poi?

Ogni tedesco lavora in media 1371 ore e produce un pil di 41.700 euro, in Germania l’occupazione è al 79%, la disoccupazione al 3,8%, 93 laureati su 100 dopo tre anni dalla laurea già lavorano. In Italia, il lavoro annuo

pro-capite ammonta a 1725 ore e produce un Pil pro-capite di 30.500

euro. Cioè i tedeschi col 20% di lavoro in meno producono il 20% in più. E da noi su 100 laureati, dopo tre anni, lavorano solo 52.

La mia conclusione è che sono due modelli opposti, di cui uno è sano e l’altro è malato. E quello sano non è da paese utopista o marxista. E’ la Germania!

Domanda d’obbligo: cosa ne pensa del decreto-dignità?

Premetto che tre anni fa i Cinquestelle mi commissionarono una ricerca su come sarebbe stato il lavoro nel 2025 e io consultai 11 grandi esperti. Loro sanno come la penso, alla presentazione della ricerca Di Maio c’era, e c’era l’attuale sottosegretario Cominandi che seguì la ricerca passo passo.

Il decreto-dignità ha dei piccoli elementi positivi: riduce leggermente

le disarmonie del Jobs-Act col diritto alla disconnessione e il divieto del

cottimo ma non prevede la riduzione dell’orario di lavoro, che peraltro si può ottenere solo se aumenti la produttività. Di cui non si parla mai

perché per l’80% dipende da come operano imprenditori e manager ai quali quindi non conviene che se ne parli. Oltretutto i manager in Italia

fanno 114 milioni di ore di straordinario all’anno non retribuito, che corrispondono all’orario di 66 mila persone. Ai quali tolgono il lavoro.

Un’ultima cosa: il posto fisso è morto?

In Italia ci sono 17 milioni di posti fissi, cioè a tempo indeterminato: l’84% del totale. E negli Stati Uniti sono il 79%. Non mi pare morto.

più tempo libero, si dedichino di più ad attività extra-lavorative e soprattutto alla famiglia, e

siccome nell’industria prevalgono i lavoratori

di sesso maschile, si contribuisce anche al ribilanciamento dei ruoli nelle famiglie.

Con quali risultati?

Giudichino i lettori, dal confronto. L’Italia

conferma le 40 ore, e i manager come anche

i quadri ne fanno tantissime di straordinario. Ebbene, su 100 adulti italiani gli occupati

nel 2001 erano il 57,1%. Da allora ad oggi abbiamo riscritto le regole, varato la legge

Biagi, introdotto la flessibilità, i voucher, abolito l’articolo 18, azzerato l’Irap, introdotto il Jobs

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Act (che ci è costato 16,8 miliardi), allineato il costo orario a quello medio

IL POSTO FISSO È MORTO? NON MI PARE: NEGLI USA IL 79% DEI CONTRATTI È A TEMPO INDETERMINATO


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GESTIRE L’IMPRESA INNOVAZIONE

La password per entrare nell’innovation è “organizzare” Parola di Alfonso Fuggetta, a.d. del Cefriel, da 30 anni punta di diamante della ricerca tecnologica a Milano e vero ponte tra università e imprese di Angelo Curiosi

A

vete presente quei vecchi film di fantascienza dove il frigorifero parlava con il protagonista e gli diceva quante bottiglie di Coca Cola aveva dentro e a che temperatura? O il bidone dell’immondizia che mandava un segnale per dire: «Sono pieno, svuotami»? O ancora quel giubbotto da omino Michelin che salvava la vita al supereroe facendolo rotolare illeso sull’asfalto quando cadeva dalla motocicletta da alta velocità? Ecco, tanto per capire cos’è e cosa fa il Cefriel, questo genere di cose non è più fantascienza, esiste, è in commercio, e in molti casi è nato qui a Milano (o “anche” qui), in questo palazzo bellissimo di viale Sarca, giusto dirimpetto all’antica torre Pirelli, un accostamento di antico e moderno che trova come filo conduttore l’innovazione. Benvenuti al Cefriel, dove sono nati il frigo intelligente per Coca-Cola, l’airbag del giubbotto per motociclisti Dainese che si attiva in 45 millesimi di secondo da quando il pilota perde il contatto con la moto, e il cestino intelligente per la raccolta dei rifiuti, realizzato per A2A/Amsa. «Sì, certo, lavoriamo molto nella ricerca di nuove soluzioni per conto e al fianco delle imprese che ce lo chiedono», ammette Alfon-

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ALFONSO FUGGETTA IN MEZZO ALL’EX PREMIER GENTILONI E AL SINDACO DI MILANO, SALA, ALL’INAUGURAZIONE DEL NUOVO CEFRIEL

so Fuggetta, amministratore delegato del Cefriel, scivolando - quasi riottoso per quanto è “understate” - tra i prototipi esposti nella sala delle dimostrazioni (“demo-room”) che riunisce un po’ dei portenti hi-tech nati qui dentro.

L’ENTE È NATO NEL 1988 DA UN PROGETTO PUBBLICO-PRIVATO TRA UNIVERSITÀ, COMUNE, REGIONE E AZIENDE COME PIRELLI, IBM, ITALTEL, TELETTRA

O meglio: non proprio nati qui, perché questa supersede fronte-Pirelli è stata inaugurata da Paolo Gentiloni solo nel febbraio scorso, ma nella sede storica del Cefriel, dove sorse nel 1988 da un progetto condiviso pubblico-privato: da un lato il Politecnico e l’università degli Studi di Milano come polo accademico, con Regione Lombardia e Comune di Milano come polo pubblico, e dall’altro un polo industriale costituito da Assolombarda, Bull, IBM, Italtel, Pirelli e Telettra. «Siamo qui a costruire innovazione e formazione per l’innovazione», sintetizza il prof., tuttora docente di informatica al Politecnico: «Operiamo come una società di consulenza, siamo in 135, e oggi ci occupiamo di digital transformation grazie alla creazione di tec-

nologie dedicate». Non aggiunge, ma vale saperlo, che l’età media è al di sotto dei 40 anni e circa un quarto dei dipendenti non supera i 30. Sono laureati in ingegneria, statistica, economia e industrial design e molti hanno titoli accademici plurimi (master post-laurea, PhD, MBA). Insomma, non hanno lesinato in formazione. E per questo Wired l’ha definita «l’azienda che insegna a pensare alle altre aziende». Oggi, qua e là qualche esperienza che si ispira al Cefriel è nata, in Italia; anche se per qualità e dimensioni non c’è nulla di simile, se non in Germania. Ma di sicuro nell’88 questa era davvero “nuova frontiera”. Che attualmente (dati 2017) fattura 12,5 milioni di euro, dopo anni di crescita costante del 10 per cento anno su anno, impennatasi poi negli ultimi quattro anni al ritmo del 35%, per oltre la metà realizzati all’estero (Usa, Regno Unito e Svizzera). «Sì, cresciamo, ma sappiamo che c’è sempre una nuova frontiera per chi fa innovazione», riprende Fuggetta, «ed oggi più che mai» spiegando che, in questa fase, la domanda che arriva qui al 226 di viale Sarca si concentra lungo tre filoni: «Il primo è la trasformazione trasversale di tutta l’impresa in virtù della digitalizzazione. Non semplicemente


aggiungere l’Internet delle Cose ma proprio infondere il digitale nei prodotti, cambiandoli ed arricchendoli di conseguenza, e nei processi». Tanta roba, che non può essere decisa dai tecnici, dai direttori dell’It che fino al giorno prima si erano occupati dei programmi di ERP, quelli che fanno girare fatture, magazzino, acquisti e paghe. «Il secondo filone è altrettanto pervasivo», prosegue il prof, nella sua stanza tutta vetri (qui al Cefriel, ogni professionista ha una postazione sua: alla faccia del clichè tanto in voga dello smart-working che troppo spesso è solo una foglia di fico sulla voglia di tagliare i costi dei metri quadrati), «e lo sintetizzerei così: la business intelligence, ossia tutti quei dispositivi che consentono una gestione in tempo reale dell’impresa, ottimizzando la raccolta e l’analisi dei flussi di dati che possono arrivare dalle divisioni interne come dai clienti». «Qui siamo una piccola impresa, eppure io ricevo due volte al giorno una serie di dati aggiornati su tutti i parametri operativi. Gli ordini firmati, i progetti consegnati, tutto…», spiega ancora Fuggetta il quale (forse per non essere tacciato dell’antico anatema che perseguita i consulenti, ossia “chi non sa fare insegna”) predica bene e razzola ancor meglio. «E c’è poi un terzo filone in forte crescita», aggiunge: «l’Api economy!». Che non c’entra con il miele ma è sostanzialmente ogni tecnologia capace di ottimizzare il dialogo diretto tra macchine o meglio tra sistemi informatici diversi, elemento cruciale nell’era dell’Internet of Things. Perché è vero ed è proficuo che il frigorifero dialoghi con lo smartphone, ma la cosa non è facile a farsi così come a dirsi! «In sostanza, l’importante è saper adattare i sistemi informatici di un’azienda in modo che possano dialogare con quelli di un’altra!», sintetizza semplice-semplice Fuggetta: «Per esempio nelle filiere industriali, in cui è

essenziali che i dati da condividere fluiscasono poi simboli e che qualcuno ha inserito no in tempo reale da un’azienda all’altra, da al loro interno, quindi non predicono, si liun anello all’altro. Tutto questo non richiede mitano a fare sempre meglio e sempre più solo competenze informatiche ma anche un rapidamente ciò che hanno sempre fatto. Un rinnovato approccio organizzativo, volto calcolatore elettronico, ricordiamoci, è un all’obiettivo che si desidera raggiungere». elaboratore di simboli!». Ma allora la sfida del E non basta: tra una ricerca e un’altra, il Cefuturo qual è, se non sostituire l’intelligenza friel sviluppa anche progetti pilota su fronti umana con quella, più potente, dei nuovi avanzatissimi e quindi, per quanto ignoti computer? «C’è una sfida culturale duplice. ai più, molto popoDa un lato smontare «LA COSA PIÙ IMPORTANTE È SAPER lari: per esempio la il mito della singolariADATTARE I SISTEMI INFORMATICI DI blockchain, o il ma- UN’AZIENDA IN MODO TALE CHE POSSANO tà, che è prerogativa chine learning e l’ardell’umano; dall’altro, DIALOGARE CON QUELLI DI UN’ALTRA» tificial intelligence. sviluppare il capitale «Un’espressione che non mi piace», chiarisce umano in modalità coerenti con le straordisubito Fuggetta, «nel senso che oggi i robot narie potenzialità operative dell’hi-tech. In fanno automazione, quindi la loro intelligensostanza», precisa ancora Fuggetta, «si tratza artificiale è finalizzata a quello, parlarne – ta di capire come l’intervento umano, che è come invece si fa – in termini antropomorfi è e resterà comunque essenziale, deve riconfiun errore, è disguidante. Anche la cosiddetta gurarsi rispetto alle mutate e accresciute ricapacità predittiva è un’espressione forzata, sorse tecnologiche, cioè come diversamente in realtà i computer elaborano algoritmi, che investire il capitale umano».

LA FORMAZIONE, CAPOSALDO CHE NON VIENE MAI MENO Oggi sono quattro le divisioni del Cefriel: Digital Enterprise, Digital Platform, Digital Interaction, Digital Knowledge. La prima si occupa di (eco)sistemi IT per organizzare e rielaborare dati complessi così da renderli facilmente fruibili agli utenti. La seconda segue principalmente progetti IoT (Internet of Things) per rendere interattivi e intelligenti gli oggetti e le infrastrutture. La terza area è la divisione che definisce il design di prodotto, l’esperienza

d’uso e la visualizzazione dei dati. La quarta si occupa di formazione per professionisti e manager sulla base dell’esperienza concreta maturata nello sviluppo dei progetti d’innovazione. Con i Master, la Project Management Academy, i programmi di ICT & Design e i percorsi Executive, la formazione rimane attualmente uno dei capisaldi di Cefriel. Dal 2014 Cefriel è anche affiliate partner di EIT Digital, la rete di centri di ricerca leader in Europa nel campo dell’innovazione

ICT e ospita il nodo satellite di Milano.L’a.d. Alfonso Fuggetta che è anche direttore scientifico del Cefriel, è professore Ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano e Faculty Associate presso l’Institute for Software Research della University of California, Irvine. È anche membro dell’Advisory Board Industry 4.0 e dell’Advisory Board Startup Town di Assolombarda e dello Strategy Board di The Ruling Companies Association.

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FINANZIARE L’IMPRESA CAPITALI E MERCATI

Sui mercati la solita estate: tanti rumors per nulla L’allarme Cina, la stretta monetaria, l’indebolimento dei Faang. Ma il blogger Buddy Fox scommette sul fatto che, come sempre, non succederà niente

«E

state/ il sole che di giorno ci scaldava/ che splendidi tramonti dipingeva/ adesso brucia solo con furor/ odio l’Estate…». L’Estate, la stagione più bella per gli essere umani, è il momento della spensieratezza, delle vacanze. Questo per le persone “normali”, non per chi lavora sui mercati: perché, come cantava Bruno Martino, nelle sale di contrattazione “odio l’estate” è la canzone che suona ogni anno in questa stagione. La stagione più brutta, più pericolosa, insidiosa in cui non si fanno affari, peggio, spesso si perdono molti soldi. “Odio l’Estate” di Bruno Martino è un brano del 1960: per le maggiori borse internazionali quelli erano anni felici, il Dow Jones li attraversava segnando il rialzo più lungo della sua storia, iniziato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e che si concludeva nel 1966. Eppure, anche in quegli anni di trionfi, l’estate fu fonte di turbamenti e di DIETRO LO PSUEDONIMO BUDDY FOX (IN ITALIANO SUONEREBBE PIÙ O MENO COME “IL VOLPINO) SI NASCONDE L’AUTORE DEL BLOG “PANINO E LISTINO”

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L’ELEZIONE DI TRUMP AVREBBE DOVUTO FAR CROLLARE I MERCATI. E INVECE SONO ANCORA IN RIALZO

incertezze, per qualsiasi motivo, anche il I primi allarmi sono già scattati. Secondo più futile. Filippo Lanza (gestore del fondo HI Numen Anche oggi, estate 2018, immersi nel seconCredit di Hedge Invest Sgr) ci aspettano do rialzo più lungo della storia (da marzo mesi difficili, il terrore dei mercati sarà Chi2009,più di 100 mesi di bull trend), alla vimera, il mostro sputa fuoco, creatura ibrida, gilia dell’Estate ecco che puntualmente soril cui corpo è composto dalle parti di 3 anigono i pensieri perversi e le fobie più strane. mali, leone, capra e serpente. Tre animali, “Odio l’Estate”, sembra di sentirli gli operaognuno portatore di una minaccia diversa: tori, odio agosto, il mese del panico, però il desiderio delle Banche Centrali di iniziare poi c’è settembre e ottobre, mesi che ci hanuna stretta monetaria; l’inverno tecnologino regalato i momento più catastrofici della co, inteso come l’indebolimento industriastoria finanziaria. In verità, in quest’epoca le dei Faang, i big del Nasdaq; e il rischio in cui l’informazione liquidità, accentuato SONO GIÀ SCATTATI I PRIMI ALLARMI quasi ci perseguita, di dall’eccessiva attività DI STAGIONE DA PARTE DEGLI ANALISTI. momenti di tranquil- MA NIENTE PANICO: IN BORSA QUESTO in leva, che associato lità per approcciare a un aumento della È IL RIALZO PIÙ LUNGO DELLA STORIA gli investimenti con volatilità, potrebbe un piano di lungo termine non ce ne sono portare forti oscillazioni dei prezzi con pomai stati, appena si apriva una finestra per tenziali perdite nei fondi molto esposti. respirare un po’, subito la si chiudeva spaMohamed El Erian (ex stella di Pimco, ora ventati a causa di una turbolenza. In questi ad Allianz), usa Dickens per raccontare il 100 e passa mesi di rialzo abbiamo visto e presente, “era il migliore dei tempi, era il sentito ogni sorta di allarme, dalla Brexit, peggiore dei tempi, era l’era della saggezall’elezione di Trump, al pericolo Corea del za, era l’età delle sciocchezze”. L’intento è di Nord, al terrore del fallimento dell’Euro, fino smorzare l’attuale entusiasmo, perché sealla crisi della Cina. Al lupo al lupo, i pastori condo El Erian in fin dei conti da inizio anno sono sempre scappati, ma il lupo non è mai lo S&P500 non è andato da nessuna parte, arrivato. E quest’estate, come sarà? Dovree dall’estate in poi la strada dovrebbe promo aver paura o potremmo stare tranquilli cedere in salita, con il rischio che l’aumento in spiaggia con i tablet spenti? dei tassi d’interesse si inasprisca.


Sono i soliti timori che si ripetono puntualdall’andamento delle proprie borse (-17% mente: ogni inizio anno i rischi pendono da inizio anno), hanno visto le loro valute sempre verso una correzione e un aumento indebolirsi di circa il 10% nell’ultimo periodella volatilità che per gli operatori (errodo, il tutto accentuato dalle vendite dei fondi neamente) è sinonimo di pericolo e di crisi. istituzionali che scappano da queste zone, Così all’inizio dell’estate. riducendo esposizione e leva finanziaria. La A dire il vero, l’ultima vera crisi estiva l’abvera o presunta guerra dei dazi, anche psibiamo vissuta nel 2008, con lo scoppio della cologicamente, non aiuta: invece che rassebolla dei mutui subprime, ancor prima del renare gli animi, li innervosisce. Il problema fallimento Lehman, e sinceramente non principale, però, sono i debiti crescenti dei ricordo che le sirene d’allarme suonassePaesi Emergenti, che sono principalmente ro a tutto volume, anzi molti tendevano a espressi in dollari, più il dollaro si rafforzerà sdrammatizzare. E e più i problemi auprima ancora un’al- LE INCOGNITE DELLA CINA, LA GUERRA menteranno. Questo DEI DAZI, LE VALUTE DEBOLI E I DEBITI tra grave crisi estiva spingerà la Fed a non IN DOLLARI DEI PAESI EMERGENTI: ECCO fu nel 1998, con il I FATTORI DEL NERVOSISMO DELLE BORSE essere precipitosa sui problema russo, lo tassi d’interesse. L’inscandalo Clinton/Lewinski e il rischio crack flazione non è ancora un pericolo. per Ltcm, il fondo dei Nobel. Tutti anni che Nel 2008 ci fu un banchiere centrale, Jeterminano con il numero 8, numero che per an-Claude Trichet, che agì incautamente, i cinesi è di buon auspicio, significa fortuna spaventato dai picchi del petrolio (150$ al e più 8 ci sono e più esponenzialmente aubarile), in agosto aumentò i tassi, in piena menta la sua carica positiva. Un talismano crisi finanziaria, mentre le economia scivoche in questo momento sembra non funziolavano. Fu come andare incontro a tutta venare, perché proprio dalla Cina potrebbero locità contro il treno della recessione. Oggi, emergere gli eventuali problemi per l’estate fortunatamente, banchieri di ben altra ca2018. Cina e Paesi Emergenti, già fiaccati ratura, hanno in mano i comandi e sapendo

VUOI VEDERE CHE TRUMP FARÀ PARTIRE L’INFLAZIONE? Svalutation, il sedicesimo album di Adriano Celentano, uscì nel 1976. L’inflazione quell’anno fu del 16.53%. Per chi – beato lui – è troppo giovane per ricordala, citiamo la prima strofa: «Eh la benzina ogni giorno costa sempre di più, e la lira cede e precipita giù, svalutation, svalutation. Cambiando i governi niente cambia lassù, c’è un buco nello Stato dove i soldi van giù, svalutation, svalutation». Buona o cattiva? È importante ricordare che l’inflazione può essere sia una sciagura

che un evento atteso, come la pioggia dopo la siccità. Considerando l’inanità degli sforzi prodotti da Mario Draghi, la sensazione di assistere a un paradosso è inevitabile. Mentre nei ruggenti ’70 ci si sforzava di calmierare la febbre inflattiva, oggi accendiamo ceri votivi quando l’asticella si alza di un misero zero virgola. Ma in economia i cambi di stato non sono quasi mai graduali. Una conferma la offre il matematico René Thom con la sua teoria delle catastrofi: «In un sistema, qualsiasi

elemento si comporta con continuità fino a quando cambia in modo brusco e radicale il suo comportamento o il suo stato. Questo avviene per un terremoto, per la cascata di un fiume, per un crollo finanziario, fino ad arrivare ad un singolo oggetto come un tavolo, col suo piano continuo che termina con un “salto” dove finisce il tavolo». Il pensiero corre a Trump e alla sua guerra dei dazi. Vuoi vedere che sarà lui l’artefice involontario della benefica crescita dell’inflazione?

bene quali rischi si corrono accelerando il ritorno alla normalità, si muoveranno cautamente e con benevolenza verso il mercato. C’è chi, come Morgan Stanley, chiama a raduno i 4 cavalieri dell’apocalisse, esacerbando il pericolo, identificato nelle curve (pericolose) dei rendimenti obbligazionari, la recessione è sempre più vicina, avvertono. Mi chiedono come si possa cadere in recessione ora, quando i tassi, le armi delle banche centrali per rivitalizzare l’economia, sono ancora a zero, quindi inutilizzabili. Non lo permetteranno mai, e soprattutto un mercato obbligazionario ostaggio delle suddette, non è un indicatore attendibile. “Tornerà un altro inverno” canta Bruno Martino, la stagione che per le borse rappresenta la felicità, perché se anche in quest’estate dovesse capitare qualche temporale, sarà solo una nuova occasione per tornare a comprare,: finché la mano amica di Draghi e soci terrà ben aperte le reti di sostegno del trapezista, lo spettacolo continuerà.

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IL FUTURO PASSA DA QUI MiCo Milano Congressi 7|8|9 Novembre 2018

Il più importante evento in Italia sull’innovazione e i pagamenti promosso dall’Associazione Bancaria Italiana per favorire lo sviluppo, diffondere conoscenza e dare spazio alle persone che lavorano per rendere il futuro alla portata di tutti. Tre giorni di presentazioni, incontri e opportunità per presentare a professionisti e cittadini le tendenze, gli strumenti e le nuove tecnologie dei pagamenti grazie al contributo di esperti del mondo delle Istituzioni, della Pubblica Amministrazione, dell’Accademia e di imprese bancarie e non. Il futuro passa ancora una volta da qui ed è sempre più sicuro, semplice e trasparente.

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COMUNICARE L’IMPRESA Come comunicare i propri successi, la propria strategia, la propria visione? Serve “una spinta” pubblicitaria sui social network, partendo dal più famoso e popolato della rete. Proprio Facebook, però, ha pubblicamente ammesso di esssere un editore e quindi di poter scegliere che cosa pubblicare e cosa no. Alle aziende, poi, serve anche la capacità di mostrare che si vuole rendere il mondo un posto migliore. Senza dimenticare l’importanza della reputazione, un asset strategico imprescindibile

PMI, NELLA RICETTA DEL SUCCESSO CI SONO DA INSERIRE ANCHE I “LIKE” Colloquio a tutto campo con Ciaran Quilty, vicepresidente Facebook EMEA per le PMI, per capire quale spinta può offrire il social network oggi più popolare al mondo al business delle aziende più “piccole” di Marco Scotti

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nutile girarci attorno e far finta di niente: numero: attualmente poco meno di un terzo oggi Facebook punta fortissimo sulle aziendella popolazione mondiale è iscritta a Facede. Perché è grazie a loro che il social network, book. Parliamo di 2 miliardi di persone che, creato da Mark Zuckerberg poco più di un decon diverse modalità, ogni giorno scorrono la cennio fa, ha permesso al fondatore di soprafamosa “timeline” del social network per vedevanzare niente po’ po’ di meno che sua Maestà re le foto degli amici al mare, leggere qualche “l’Oracolo di Omaha”, Warren Buffet, al terzo commento alla situazione politica. Ma c’è una posto nella classifica degli uomini più ricchi cosa che non possono evitare di fare: vedere gli del globo. Una fortuna annunci a pagamenI POST SPONSORIZZATI RIMANDANO da oltre 80 miliardi di to che compaiono sia ALLE PAGINE SOCIAL DI 80 MLN dollari che continua a nella bacheca che ai DI IMPRESE EUROPEE CHE PAGANO crescere nonostante lati. Questi contenuti PER AUMENTARE I LORO FOLLOWER le critiche sulla sicusponsorizzati rimanrezza e qualche opacità di troppo sul tema dano alle pagine di circa 80 milioni di imprese Cambridge Analytica. Ma è un dato di fatto europee che si sono iscritte e che ogni giorno incontrovertibile che le aziende che decidono pagano al social network una piccola quota di sbarcare su Facebook possono beneficiare (siamo nell’ordine delle decine di euro, non di una pubblicità straordinaria a prezzi dedi più) per farsi conoscere e per aumentare cisamente contenuti. Prima di tutto qualche il proprio bacino potenziale di utenti. Ogni

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COMUNICARE L’IMPRESA

secondo, a livello mondiale, transitano su Facebook sei milioni di annunci a pagamento, i cosiddetti adv. Un numero spropositato che dà una prima idea di come questo social network abbia completamente ribaltato il paradigma della pubblicità, che sui media tradizionali era (ed è ancora) costosa e difficilmente raggiungibile. «Possiamo permetterci - ci spiega Ciaran Quilty, vicepresidente Facebook Emea per le PMI che Economy ha potuto intervistare in esclusiva nel corso del recente Fed a Milano – di tenere un prezzo così basso perché vogliamo che ogni minuto che una business person investe con noi sia preziosa. Non vogliamo aumentare il prezzo degli adv, ma diamo grande importanza al valore dei contatti che riusciamo a generare». Il che, tradotto, potrebbe anche significare che il volume di adv che stanno trattando è talmente elevato che non serve neanche spingere sulla leva del prezzo, tanto gli introiti, in costante crescita, sono garantiti. «Siamo molto focalizzati sulle piccole e medie imprese – racconta ancora Quilty– perché rappresentano la spina dorsale dell’economia non solo italiana, ma anche europea. Ci siamo resi conto che un’accelerazione incredibile alla penetrazione dei contenuti delle aziende su Facebook è stato dato dagli smartphone, che hanno accresciuto a dismisura il numero di utenti connessi. Oggi possiamo dire che quasi l’80% delle connessioni al nostro social network avviene via smartphone». Il dato è confermato da almeno due temi: in primo luogo, che nei paesi sviluppati quasi il 60% delle connessioni arriva da mobile e non più da desktop. Senza dimenticare che i paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli africani e asiatici, stanno

ANCHE ECONOMY HA LA SUA PAGINA AZIENDALE SU FACEBOOK

conoscendo un autentico boom tecnologico proprio perché le reti mobili sono sempre più pervasive e gli smartphone entry level hanno dei costi decisamente più contenuti di un computer fisso. «Quella che abbiamo oggi – scandisce Quilty – è un’incredibile opportunità. Su Facebook ci sono oltre due miliardi di utenti e le imprese italiane che sono presenti sulla nostra piattaforma sono state raggiunte da 195 milioni di persone che non risiedono nel vostro paese. Stiamo parlando di oltre il triplo della popolazione italiana!». È vero che il contatto tra utente e azienda non si traduce necessariamente in una vendita – anzi, secondo uno studio di Netcomm e Politecnico di Milano, solo l’1,6% – ma è altrettanto inattaccabile il fatto che espandere la propria platea potenziale sia sicuramente un ottimo inizio. Per far capire come le possibilità offerte da Facebook siano davvero notevolissime, Quilty fornisce due esempi:

2 MILIARDI: gli iscritti a Facebook 80 MILIONI: le imprese iscritte in Europa 195 MILIONI: gli stranieri connessi con aziende italiane 6 MILIONI: gli Adv presenti ogni secondo su Fb 100 MILIONI: i video visti ogni giorno 8 MILIARDI: messaggi tra business e consumer 68

un ristorante di Polignano a Mare, il Pescaria, e le cantine Saraceni. Il primo aveva deciso di offrire pesce fresco a prezzi estremamente competitivi e di affidare la propria comunicazione a Facebook, tanto che i tre soci fondatori erano tutti estremamente “skillati” da questo punto di vista. Il giorno dell’apertura sono stati oltre 500 i clienti paganti del ristorante, che nel giro di pochi mesi ha registrato un tale successo da potersi permettere di aprire altri due ristoranti, di cui uno a Milano, arrivando ad avere 120 dipendenti complessivi, tutti ovviamente capaci di sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia. Per quanto riguarda Saraceni, invece, «si tratta di due fratelli – ci spiega Quilty – che hanno saputo sfruttare Facebook per raggiungere altri mercati, sfruttando il brand migliore che ci sia, cioè il made in Italy. Oggi vendono 300.000 bottiglie fuori dall’Italia, di cui il 50% negli Stati Uniti». Il ruolo del social network con sede a Menlo Park è quindi sicuramente prezioso per accrescere il proprio business. Anche perché ogni secondo vengono visualizzati 6 milioni di annunci pubblicitari. Ora però ci sono i nuovi trend che stanno rapidamente prendendo piede. In primo luogo, sfruttando anche Instagram – che nel frattempo ha superato il miliardo di utenti – Facebook sta puntando moltissimo sui video, visto che ogni giorno ne vengono visti oltre 100 milioni in tutto il mondo. Inoltre, tramite Whatsapp e Messenger, l’azienda di Zuckerberg ha dato la possibilità al segmento business di dialogare con la propria clientela potenziale. E non parliamo di qualche decina di migliaia di messaggi, ma di 8 miliardi di scambi tra business e consumer. Un numero mostruoso. C’è poi un ulteriore dato che fa capire come i tre social network della famiglia (Facebook, Instagram e Whatsapp) siano ormai uno strumento a tutti gli effetti per chi vuole fare business: il 50% delle imprese italiane utilizza Whatsapp come strumento di comunicazione con i propri clienti. «Una tendenza – conclude Quilty – che stiamo seguendo con grande attenzione e che ci ha spinti a investire con grande convinzione sulla versione business di Whatsapp».


L'OPINIONE COMUNICARE L’IMPRESA

Facebook che ammette di fare l'editore: è la rivoluzione! Il social, durante una causa contro una startup, ha svelato il "segreto di Pulcinella". Ma ora Zuck deve per forza iniziare un'opera di moderazione nel network di Sergio Luciano «LA GRANDE CONTRADDIZIONE DI FACEBOOK ALLA FINE È EMERSA CON NETTEZZA», DICE FERRUCCIO DE BORTOLI, GIÀ DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA E DEL SOLE, presidente della Longanesi e di Vidas.

Si riferisce al piccolo-grande caso rivelato dal Guardian di quella difesa-autogol opposta dal social network nel corso di una causa intentagli contro, in California, da Six4Three: questa ex startup ha accusato il social di aver sviluppato uno “schema maligno e fraudolento” per sfruttare i dati personali degli utenti per costringere le società concorrenti ad uscire dal business. Ebbene: Facebook ha argomentato formalmente che le sue decisioni su “cosa non pubblicare” sono lecite e vanno protette perché… “è un editore”: “La discrezionalità dell’editore è un diritto di parola a prescindere dall’uso dei mezzi tecnologici”, cita il Guardian riferendosi alla legale di Facebook Sonal Mehta, “Un giornale ha funzioni editoriali sia sul suo website, sia in versione cartacea, sia attraverso news alert”, quindi impedire l’accesso ai dati è “la quinta essenza della funzione di un editore”. Dunque Zuckerberg è un editore! E dovrebbe avere le stesse responsabilità… Nel momento in cui Zuckerberg, per difen-

Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook

vigatori ne abbia coscienza. Anzi lo scambiano come un alfiere della libertà in Rete. Un paradosso.

Ma appunto, la Rete non era una prateria di libere iniziative? Mi ha molto colpito una intervista a Vanity Fair di Tim Berners Lee, l’inventore del Web, il quale ha detto che la Rete sta rovinando l’umanità anziché servirla. Sorprendente. E anziché essere la grande piazza virtuale della democrazia sostanziale si sta trasformando nel terreno del potere assoluto di giganti monopolisti, predatori anche più delle vecchie multinazionali del petrolio. La prateria della libertà che in poco tempo diventa - e lo scrive bene Massimo Gaggi nel suo Homo Premium (Laterza) - un insieme di latifondi ad opera dei figli dei fiori invecchiati, di una beat generation più attenta al portafoglio che alla libertà delle idee.

dersi dalle accuse successive al caso Cambridge Analytica, ha cominciato a sfoltire i suoi account - e la stessa cosa sta facendo Twitter - ha ammesso di non essere semplicemente l’affittacamere del web, l’albergo a ore della Rete, un puro proprietario che non si preoccupa di quello che accade nelle stanze, pur sapendo tutto perché spia le vite dei suoi clienti e ne sfrutta le abitudini. L’effetto della Quindi lei è a favore della direttiva eurocausa di cui ha parlato il Guardian è il ricopea sul riconoscimento del diritto d’autonoscimento di una responsabilità editoriale, re anche a carico dei colossi del web? e la necessità di una Naturalmente sì. E’ FACEBOOK HA ORMAI AMMESSO DI mediazione contro molto significativo ESSERE UN EDITORE. E COME TALE DEVE insulti, violenze verquello che è accaduto MEDIARE CONTRO INSULTI, VIOLENZE bali e manipolazioni con la bocciatura delVERBALI E MANIPOLAZIONI VARIE di vario tipo. In altre la direttiva europea parole: scelgo quello che i miei iscritti possul riconoscimento del diritto d’autore, cioè sono o non possono leggere. il riconoscimento di uno straccio di compenso per testi, film riprodotti e condivisi. NienMa come!? E la neutralità delle piattaforte. Ha vinto la lobby miliardaria della Silicon me? Valley che ha usato metodi anche spregiuE’ un’ipocrisia pensare alla neutralità dei dicati. Con la stessa determinazione con la social network quando gli algoritmi fanno quale difende brevetti e modelli nei confronesattamente un lavoro di selezione di ciò ti della concorrenza. Forse ci salverà la tecche è meglio che gli utenti leggano o sapnologia del blockchain che piace a Berners piano sulla base delle loro inclinazioni non Lee perché forse lo fa sentire più giovane. La solo politiche o culturali. L’algoritmo è un filosofia del bene comune stenta anche nel caporedattore occulto che peraltro esercita mondo digitale. Nulla di nuovo. Follow the il proprio potere senza che la massa dei namoney.

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STORY-LEARNING FRANCHISING

No+Vello vince col gioco a zona Grazie alla tariffa unica ha conquistato la leadership in Italia nella depilazione a luce pulsata. La testimonianza del founder Antonello Marrocco di Marina Marinetti

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opracciglia, gambe, petto e spalle: la guerra ai peli superflui, dati alla mano, la stanno vincendo gli esponenti del sesso forte. Una ricerca Eumetra dice il 44% degli uomini italiani dai 18 ai 60 anni si depila: praticamente un maschio su due. E non stiamo parliandoo della barba. Ma nell’era della depilazione a luce pulsata e Laser il rasorio perde terreno: ora ci si rivolge alla foto-termolisi selettiva, che garantisce risultati più duraturi, se non permanenti. E c’è chi, intuendo il trend in anticipo, ha costruito un business di successo. È il caso di Antonello Marrocco, romano, ex poliziotto che tra gli anni ‘90 e i primi anni 2000 aveva già calvalcato il business delle videoteche aperte h24, con un migliaio di punti vendita. C’è lui dietro la catena in franchising di No+Vello (si pronuncia alla spagnola, nomasvejo), brand specializzato

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IL FOUNDER DELLA CATENA NO+VELLO IN ITALIA, ANTONELLO MARROCCO

nella depilazione a luce pulsata, che con l’ache ha lasciato il posto fisso per dedicarsi dozione della tariffa unica (36 euro a zona) completamente al proprio centro». Le esteha rivoluzionato il mercato rendendo il trattiste? Sono solo il 3%, mentre un 7% è raptamento alla portata di tutti proponendo presentato da autoimpiego. E un franchisee la vendita a “singole sedute”, in un settore su cinque, prima, era un cliente. I principali che al contrario era dominato dalla vendipunti forza del franchising No+Vello sono il ta a pacchetti. Un successo che ha bruciato supporto all’affiliato e l’alta redditività del le tappe: nel maggio 2010 l’accordo con gli centro, garantita da un piano investimenti spagnoli, a ottobre volto a far crescere il la presentazione del IN 7 ANNI LA CATENA IN FRANCHISING marchio attraverso il HA APERTO PIÙ DI 180 CENTRI brand alla fiera del miglioramento delle CON UN MODELLO DI BUSINESS franchising di Milaperformance degli CHE ASSICURA ALTA REDDITIVITÀ no, a dicembre l’astessi centri locali. pertura del primo centro, di sua proprietà, «Siamo in Italia dal 2011 – conclude Antoe a gennaio 2011 la prima apertura di un nello Marrocco – e vogliamo coprire capilcentro No+Vello affiliato. Nel giro di un paio larmente il nostro paese. A questo link htd’anni No+Vello è diventata la più importps://franchising.nomasvello.it/doveapro. tante realtà nazionale del settore, con centri php chi sta pensando di aprire un Centro o aperti in tutta Italia (mentre la casa madre un Point può capire quali sono le aree più ha raggiunto la leadership a livello mondiaappetibili. Ma in generale invitiamo tutti gli le): più di 180 centri in franchising, che iminteressati a contattarci: in Italia città appiegano circa 300 addetti per un giro d’afparentemente piccole svolgono un ruolo di fari di circa 25 milioni di euro. «Gli affiliati attrattore per territori più vasti. Basta avere sono per il 90% imprenditori o investitori doti imprenditoriali e voglia di entrare in un alla ricerca di nuove opportunità di reddisettore in continua crescita, quello del beto e il 15% hanno pià di un centro», spiega nessere: il supporto tecnico, commerciale e Antonello Marrocco: «Tra loro ci sono proprofessionale lo mette No+Vello». Contando fessori, rappresentanti, professionisti vari, sul marchio leader mondiale della depiladipendenti, una biologa, un finanziere, un zione permanente, nella classifica TOP 100 militare. C’è anche un’impiegata di banca Franchise Direct.


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

BENDING SPOONS LANCIA 3 APP SU ANDROID

LA SEDE DI BENDING SPOONS

La startup made in Italy ambisce ai mercati di Cina e Giappone Bending Spoons, il primo publisher italiano di app IOS, arriva anche su Android. Tre sono le app appena lanciate dalla startup sul sistema operativo di Google: “ReadIt”, “Rized” e “Uniq”. “Readit” offre la possibilità di poter leggere “chat stories”, ovvero, brevi racconti presentati in formato chat. “Rized” è l’app di disegno che propone un libro di icone ed immagini da colorare con i numeri. “Uniq” è, infine, un nuovo social network. I giovani talenti di questa realtà, nata in Danimarca nel 2013, sono già solidi nel mondo del

publishing. Bending Spoons si classifica, infatti, al sesto posto tra i più grandi publisher, a livello europeo, subito dopo Spotify. In cinque anni, l’azienda ha assunto 55 dipendenti e raggiunge, ogni giorno, 200.000 nuovi utenti e 100 milioni di download. Oltre a ricevere, quotidianamente, tante candidature per le posizioni aperte sul sito, Bending Spoons ha recentemente lanciato una nuova app: Live Quiz, il primo software di gioco a premi italiano. Tra i sogni della startup c’è anche quello di varcare le frontiere dei mercati di Cina e Giappone.

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BLUEPILLOW, PRIMO METASEARCH ITALIANO Attivo in 7 mercati, ha un modello di business disruptive per l’e-travel

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È il primo e unico aggregatore veramente italiano del settore travel che concentra più di 8 milioni di accommodation nel mondo. Ma non solo: Bluepillow è l’unica piattaforma in Europa che consente ai proprietari di pubblicare direttamente il proprio annuncio senza intermediazione di agenzie, dando la possibilità di affittare senza costi di commissione sia per il proprietario che per l’ospite e mettendoli in contatto diretto, attraverso telefono, whatsapp, o e-mail in maniera rivoluzionaria e su scala mondiale. In meno di un anno, la startup guidata, da Noa Segre – Head of Strategy and International

Development con una lunga esperienza nella gestione dei maggiori fondi di investimento israeliani, in primis JWP – ha dimostrato di aver sviluppato una tecnologia proprietaria estremamente all’avanguardia per performance, fruibilità e esperienza di ricerca dei consumatori, rispetto ai maggiori player del mondo; e di aver saputo stringere accordi con i più grossi operatori del mercato quali Airbnb, Booking, Expedia, per citare i principali. Tutto questo grazie ad un team di grande esperienza che coniuga l’internazionalità alla presenza a Milano come centro del business.

ENERBRAIN ALLA CONQUISTA DI TOKYO

LA SEDE TORINESE DI ENERBRAIN

L’azienda green torinese taglia i consumi e migliora la qualità dell’aria Nuova sede a Tokyo per Enerbrain, la startup green nata nel 2015 a Torino. L’obiettivo di questa realtà è rendere sostenibili i grandi edifici non residenziali, tagliando i consumi e migliorando la qualità dell’aria. In pochi giorni, senza modificare gli impianti di ventilazione, riscaldamento e raffrescamento esistenti, Enerbrain, tramite il proprio software, rileva i parametri di comfort e qualità dell’aria, e li ottimizza in tempo reale. L’azienda permette agli apparecchi di affinare continuamente la

propria programmazione per evitare gli sprechi. Oltre alla nuova sede in Oriente, la startup, in collaborazione con Planet Idea, sta realizzando un progetto pilota per delineare la prima Social Smart City al mondo in Brasile: una città intelligente che ospiterà circa 25.000 abitanti, progettata in base ad elevati parametri di sicurezza, sostenibilità e qualità della vita. In Italia, l’azienda ha lavorato con il teatro Carignano di Torino, rendendolo il più green della nazione, con un risparmio del 23% in bolletta.

NELLA FOTO, AL CENTRO CON IL MICROFONO, NOA SEGRE, HEAD OF STRATEGY AND INTERNATIONAL DEVELOPMENT

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VITA DA MANAGER

Non solo scrivania Sempre più italiani scelgono di praticare sport. Una scelta dettata da molteplici fattori, non soltanto dal desiderio di tenersi in forma e vedersi tonici in vista della prova costume. Oltre 5 milioni di persone si dedicano alla palestra, seguita dal

calcio e dal nuoto nella classifica delle preferenze. Una tendenza positiva, ma c’è ancora molto da fare, visto che nelle classifiche europee siamo agli ultimi posti per attività fisica praticata, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani della società.

E soprattutto bisogna imparare a scegliere l’esercizio adatto al nostro fisico, l’impianto più qualificato e i giusti istruttori per praticarlo al meglio la dieta giusta, e gli eventuali integratori appropriati

18 MILIONI DI ADEPTI PER LA NUOVA RELIGIONE DEL CORPO

Quasi un italiano su tre pratica attività sportiva. Ogni anno vengono spesi circa 10 miliardi di euro. Predomina la palestra, seguita da calcio e piscina. La psicologa: «Lo facciamo per canalizzare l’aggressività» di Elisa Stefanati gni anno 18 milioni di italiani decidoludico è preponderante nell’infanzia, per gli no di praticare attività sportiva, nella aspetti legati ad imitazione, creatività e libertà. quale investono almeno dieci miliardi di euro. Nell’agonismo entrano in gioco le componenti Tanti, tantissimi soldi che però dimostrano la di sfida, scommessa e superamento dei limiti, propensione trasversale della popolazione a per simulare il “gioco” della vita. Fondamentali tenersi in forma e a sfogare in questo modo lo sono anche le variabili che portano a canalizstress accumulato tra lavoro, famiglie, traffico zare l’aggressività e l’aspetto sociologico di e qualsiasi altra fonte di ansia che caratterizza affiliazione e cooperazione di cui gli sport di la vita quotidiana. La squadra rappresentaLO SPORT SI PRATICA PER DIVERTIMENTO fascia più corposa di no migliore espressioO PER AGONISMO, A SECONDA DELLE ETÀ aspiranti atleti è quella ne». NEL PRIMO CASO SI CERCA L’ASPETTO dei 18-25enni che ragLa disciplina più praLUDICO, NEL SECONDO LA SFIDA giunge il 32%, seguita ticata in assoluto è il dai 26-35enni (27%), dai 36-45enni (21%) e fitness, che conta circa il 26% dei partecipanti dai 56-65enni (6%). Ma quali sono le motivaper un totale di 5 milioni di persone, seguito zioni che spingono gli appassionati a praticadallo sport del calcio (23%) e dagli sport acre attività sportiva? Essenzialmente due: «La quatici (21,1%). Le regioni con il tasso più eleletteratura - spiega Annamaria Meterangelis vato di utenti che frequentano le palestre sono ex atleta, psicologa, psicoterapeuta e docente Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e di Psicologia dello Sport presso l’Università Toscana. Le aziende che in Italia si occupano di Cassino - evidenzia che lo sport in generale specificatamente di sport, siano esse palestre, si pratica per gioco e per agonismo. L’aspetto piscine o centri sportivi, sono oltre 20.000,

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in aumento esponenziale negli ultimi 5 anni (+25,7%). In totale, nel 2017 l’ammontare delle aziende del settore era pari a 67.917, calcolando un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente. E la Lombardia, la regione che detiene la concentrazione più forte di imprese nel mercato del wellness (centri benessere + palestre), conta ben 25 mila aziende sul totale, seguita dal Lazio (15 mila aziende), che è anche la regione in cui si è registrata la crescita maggiore (+9,7%). La conferma che il mercato del fitness sia fiorente e in “movimento” arriva dal successo 2018 di Riminiwellness, la più grande kermesse al mondo dedicata a fitness, benessere, business, sport, cultura fisica e sana alimentazione, che si è tenuta a Rimini a inizio giugno e organizzata da Italian Exhibition Group (Ieg) con più di 400 aziende, su 170mila metri quadrati, indoor e outdoor. Numeri da record quelli registrati nella tredicesima edizione: 50 tra corsi e certificazioni, 200 tra convegni,


Dice la dottoressa Meterangelis che «una criticità si incontra nel rapporto degli anziani con lo sport. Andrebbe elevato il profilo di preparazione dei personal trainer specializzati nella terza età».

velli: «Sì perché un dato critico esiste, proviene dall’OMS e riguarda la sedentarietà infantile», osserva la Metarangelis, oggi in cattedra all’Università dopo essere stata playmaker in serie A, trasformando così la propria passione per lo sport in una “missione”: «L’allarme riguarda in particolare la sedentarietà infantile in classe nelle scuole dell’infanzia e primaria. Nella classifica europea l’Italia è al di sotto degli standard continentali». Un’altra criticità - avverte la Meterangelis - «sta nel rapporto degli anziaIL 90% DEI LAVORATORI VORREBBE PIANI DI WELFARE AZIENDALE CHE PREVEDANO LO SPORT, MA SOLO IL 16% DELLE AZIENDE È ATTREZZATA

incontri e appuntamenti nella sezione professionale, 1500 ore di lezioni e workout, 1960 singole sessioni di allenamento. Nel nostro Paese più di un italiano su tre – per la precisione il 34,8% – pratica attività sportiva nel tempo libero. Un trend che, secondo gli ultimi dati Istat presentati dal Coni, è in costante ascesa, con una spesa annua di circa 3 miliardi di euro solo in corsi e abbonamenti. Naturalmente questi sportivi si attrezzano di ciò che gli occorre prevalentemente on-line: si calcola lo facciano 8 milioni di persone. Aiutati anche da siti specializzati, come www.orangogo.it, un motore di ricerca che individua in pochi click lo sport più adatto alle esigenze di ciascuno, grazie ad una ricerca personalizzabile per geolocalizzazione, disciplina, orari, età e disabilità. L’idea è di una start up torinese, la Sport Grand Tour, a vocazione sociale che ha lanciato la nuova App con l’intento di mappare capillarmente società e attività sportive in Italia, e per promuovere l’attività fisica a tutti i li-

ni con lo sport. Andrebbe elevato il profilo di preparazione dei personal trainer specializzati nella terza età». Un altro testimonial sportivo che ha trasformato la propria passione per lo sport in una carriera agonistica prima, ed imprenditoriale poi, è Manuel Turchi, 37 anni, nato a Roma; vive a Lanciano, in Abruzzo e ha dedicato la propria vita alla carriera calcistica. Cresciuto nelle giovanili della Roma, è stato calciatore professionista dal 2000 al 2016. Oggi si occupa prevalentemente, a livello manageriale, della produzione e della commercializzazione di

LA DOTTORESSA ANNAMARIA METERANGELIS

un nuovo integratore, BeOn Sport, elaborato e sviluppato proprio sulla base della lunga esperienza maturata sul campo, da praticante. «Il futuro in questo campo è dato da formulazioni assolutamente innovative, a base di amminoacidi con vitamine B1 e B6 e L-arginina, indicate per fornire nutrienti utili per il trofismo muscolare, contrastare la stanchezza e favorire un pronto recupero in caso di attività fisica intensa. La concentrazione altissima di arginina, in ambito sportivo, è massivamente indicata come antiossidante ed immunomodulante, preziosa soprattutto durante sessioni allenanti particolarmente intense». E a proposito del binomio sport-impresa, colpisce un dato che emerge da un’indagine InfoJobs: oltre il 90% dei lavoratori vorrebbe lo sport nel piano di welfare aziendale, ma solo il 16% delle aziende prevede questa possibilità. L’indagine evidenzia che la palestra è in cima alle preferenze (51%), purchè flessibile per attività e orari.

I NUMERI DELLO SPORT IN ITALIA

18 MILIONI gli Italiani che praticano sport 26% pratica fitness 23% pratica calcio 21,1% pratica sport acquatici 10 MILIARDI DI EURO giro d’affari annuo stimato OLTRE 20.000 aziende in Italia che si occupano di sport FONTI: AICEB-UNIVERSITÀ MILANO BICOCCA / VIVITALIA – ISTAT-CONI / CAMERA COMMERCIO MILANO – UNIONCAMERE / CCIAA MILANO / OSSERVATORIO CARTASÌ, UFFICIO STAMPA DI RIMINIWELLNESS, INFO JOBS

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NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE L’estate sta per entrare nel suo “clou” ed il Solleone (almeno si spera) picchierà forte. Abbandonarsi su un lettino in spiaggia o in piscina, è un piacere che ancora pochi fortunati possono concedersi. Ricordandosi però che è sempre necessario proteggere gli occhi, magari con un paio di occhiali da sole di lusso, settore in cui l’Italia si conferma sempre più leader. E sognando, perché no, di soggiornare, per una remise en forme autunnale, in una delle cliniche di bellezza più esclusive del mondo...

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WELLNESS 4.0 ANCHE IL BENESSERE DEL FUTURO SARÀ BASATO SU DATI E WEREABLE

128-130 PLACE TO BE LE RAGIONI DEL GOSSIP

INNOVATIVI E MADE IN BELLUNO COME LORO NON C’È NESSUNO Da antiche protesi mediche ad accessorio fashion moderno, oggi sono un prodotto di punta della nostra manifattura. Con il 90% di export, l’Italia i primi occhiali sono nati in Veneto - è leader mondiale del top di gamma di Alessandro Luongo e Marco Scotti a prima raffigurazione in assoluto è del gli occhiali, dunque, tutte le strade portano 1352. Un quadro di Tommaso da Modenelle Venezie. Non è un caso che, a tutt’oggi, na che ritrae Ugone da Provenza con un paio il distretto dell’occhialeria più famoso al mondi lenti pince nez (senza aste) sul volto. Ma già do si trovi nel Bellunese dove, tra il Cadore, i Romani erano consapevoli della possibilità di l’Agordino, Ponte delle Alpi e Val Belluno, si “correggere la vista” a mezzo di oggetti vitrei concentrano 300 imprese di piccole, medie quali il pezzo di smeraldo sfaccettato attrae grandi dimensioni che impiegano oltre 12 verso il quale, ad esempio, Nerone era aduso mila addetti (su quasi 18 mila per 863 aziende ammirare i combattiin tutta Italia). È grazie menti dei gladiatori al UN PRIMATO RAGGIUNTO GRAZIE A BIG a loro che il nostro PaCOME LUXOTTICA E CONSOLIDATO Colosseo. È nel corso ese è leader mondiale DALLE PMI, GLI EX TERZISTI CHE HANNO del 1200 in Veneto, nel comparto con un INVESTITO SU PRODOTTI PROPRI in tutti i casi, che viefatturato di 3,8 mine fatta risalire l’invenzione degli occhiali, liardi, di cui il 90% arriva dall’export. Nel dicome protesi esterne atte, in un primo tempo stretto di Belluno oggi continuano a operare almeno, “a funzioni oculari”. Già un centinaio grandi player come Luxottica, Safilo, De Rigo di anni dopo però, a Venezia le dame e le noe Marcolin, nati nel distretto ma capaci di ragbildonne in gondola si proteggevano dal sole giungere posizioni di leadership sul mercato con lenti colorate molto grandi, per evitare globale distribuendo prodotti con marchi proalla pelle l’effetto-abbronzatura considerato pri e in licenza. La sola Luxottica, ad esempio, tipico delle classi più povere. Nella storia deassurta alle cronache in tempi recenti per il

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E POI IL PIACERE...

LENTI PER GLI OCCHIALI DA SOLE

bonus da oltre 2.000 euro elargito a ogni dipendente, ha avuto il via libera definitivo alla fusione con Essilor da Commissione Europea e Federal Trade Commission statunitense per dare vita a un gigante da quasi 17 miliardi di euro di fatturato. L’azienda di Leonardo Del Vecchio è già oggi leader mondiale nella pro-

NeomadeinItaly, ecco l’occhiale con una storia da raccontare

duzione di lenti e montature. Le imprese del Bellunese sono specializzate in tutte le produzioni che riguardano l’occhiale: montature da vista, occhiali da sole, minuterie, astucci e, in misura minore, lenti, oltre che macchinari per il settore. Ma accanto ai colossi lavorano anche Pmi concentrate sulla produzione del prodotto, di parti componenti o lavorazioni specifiche, che cedono a committenti, aziende licenziatarie e con marchi propri oppure distributori. Queste ultime, non potendo contare su grandi numeri e ingenti capitali, hanno fatto dell’artigianalità, dell’attenzione alla qualità e dell’innovazione i loro punti di forza, arrivando ad eccellere nel design e nella ricerca. Abbinando magari materiali quali il polimero stampato in 3D al metallo e ideando così lenti sempre più all’avangurdia. «Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle esportazioni del 2,6% per gli occhiali da sole e del 3,9 delle montature da vista – dettaglia Giovanni Vitaloni, presidente dell’Associazione nazionale fabbricanti articoli ottici, e di Mido, la fiera del settore più importante a livello internazionale – paradossalmente in un momento economico che pare aver superato la crisi, l’occhialeria italiana cresce meno rispetto ad altri settori. In realtà, abbiamo reagi-

to meglio e prima alla crisi negli anni scorsi». Ma prima di arrivare al momento della svolta del comparto, che coincide con la “bolla” mondiale” del 2008, è interessante capire com’è cambiato il mondo dell’occhiale, che da pura protesi medico-oculistica è diventato un vero e proprio accessorio di moda andando incontro a un boom economico. È a De Rigo che viene riconosciuto il merito di aver reinventato l’occhiale da sole come icona fashion: «È vero - racconta Barbara De Rigo, figlia del fondatore Ennio e oggi direttore marketing della holding bellunese - nel canale ottico il business dell’occhiale da sole rappresentava una nicchia, poi, nel 1983 lanciammo il marchio Police e divenne una moda. Ci lasciammo ispirare da Sting e dai Chips, i poliziotti americani che giravano in moto, con gli occhiali da sole a specchio. In quello stesso anno acquisimmo Lozza, il marchio dell’occhialeria più antico d’Italia, nato nel 1878, che quest’anno compie 140 anni». Attualmente De Rigo produce occhiali con tre marchi suoi - Police, Sting e Lozza, appunto - e diverse licenze, tra cui Furla, Blumarine, Chopard, Nina Ricci, Trussardi, Carolina Herrera NY, Converse, FILA . È quando l’occhiale è entrato nell’orbita del fashion, che l’ha sdoganato dalla funzione

una delle prime dipendenti di Luxottica, ad avviare un laboratorio artigianale dopo essere uscita dalla multinazionale di Del Vecchio. «Ci siamo specializzati nella produzione di occhiali in titanio, che prevede macchinari particolari e manodopera molto specializzata», spiega Nicola. Prima il know-how dell’impresa era al servizio di altre aziende: «in quanto terzisti – aggiunge – dovevamo accettare

È fra le poche aziende a produrre occhiali

le condizioni imposte dal committente. Da

Del Din, «lo story-telling diventa così un

in titanio in Europa, e cresce a doppia

qui la decisione di convergere le nostre

valore aggiunto. Così i Blackfin, occhiali

cifra ogni anno. Nel 2017 ha superato

competenze in Blackfin». Nel 2010 Pramaor

in titanio di alta qualità, sono diventati

i 10 milioni. La Pramaor è proprietaria

interrompe così l’attività di terzista e dal

anche

del marchio d’avanguardia Blackfin, ed è

2012 inizia un altro percorso scandito da

azienda hanno coniato così un neologismo:

guidata da Nicola Del Din, figlio di Maria

un proprio brand awareness. «Non basta

“neomadeinitaly” «vuol dire disegnare e

Luisa Pramaor, fondatrice dell’omonima

avere un ottimo prodotto, bisogna avere

produrre realmente e rigorosamente in

azienda. È stata proprio Maria Luisa,

anche una storia da raccontare» conclude

Italia. Fra le Dolomiti».

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un

percorso

emozionale».

In


di necessità per farne un fenomeno di costuriali innovativi, resistenti e di design. «Oltre me, che la storia dunque è cambiata compleai 4-5 grandi colossi multinazionali che hanno tamente. Sul mercato sono arrivate le grandi portato l’Italia ai vertici del mercato globale, maison siglando accordi di licenza in esclusiva la stragrande maggioranza dei produttori itacon i produttori italiani insediati, appunto, in liani sono aziende medie piccole che fanno massima parte nel distretto di Belluno. E così dell’artigianalità e dell’attenzione alla qualità è nato il filone del “lusso accessibile”, quello i loro punti di forza – conferma Giovanni Vitadell’occhiale Tom Ford o Gucci - ma anche Arloni – e che condividono una lunga tradizione mani, Prada, Fendi, Lanvin o Dior - prodotto di eccellenza nell’ideazione, creazione e comper l’80% almeno da aziende nostrane. mercializzazione di prodotti ad alto contenuto La cui consacrazione a livello globale arriva di originalità e d’innovazione; proprio su quenel 1999 quando la Luxottica di Leonardo sto basano la loro business proposition, più Del Vecchio acquisisce la divisione montatuche sulla competizione in termini di prezzo». re di Bausch&Lomb, che comprende quello Alla crisi globale, le pmi italiane del settore che ancora oggi è il marchio di occhiali più occhialeria, peraltro, hanno saputo reagire invenduto al mondo ovvestendo su sé stesse. LE PMI ITALIANE SONO IN GRADO vero Ray-Ban. Negli «E dopo circa 10 anni DI COMPETERE E SUPERARE CHIUNQUE: anni Duemila però, di lavoro e, grazie aniOGGI INFATTI GLI OCCHIALI ITALIANI l’eyewear griffato non che all’impulso di AnVALGONO 84 MLD, 128 ENTRO 5 ANNI basta più: ha perso fao e di manifestazioni esclusività, è diventato un prodotto di massa. come Mido», conclude Vitaloni, «riscontriamo Nascono e prendono piede così, quei piccoli e che decine di piccole aziende italiane, con promedi produttori che in passato vendevano ai pri prodotti, oggi sono in grado di competere grandi come terzisti e che ora destano l’intee spesso superare, le Pmi francesi o scandinaresse di quella clientela che vuole differenve». Anche i numeri fino a pochi anni fa erano ziarsi, che pretende un prodotto di qualità e inimmaginabili: gli occhiali italiani valgono 84 con una storia dietro. Ed eccoci al tempo dei miliardi e entro 5 anni arriveranno a 128, di brand d’avanguardia che puntano su matecui il 35% realizzati dal settore premium.

Thélios, nasce la joint-venture tra LVMH e Marcolin

DE RIGO: DA 40 ANNI AL CENTRO C’È IL CLIENTE Quest’anno compie 40 anni. De Rigo, con sede a Longarone, è un player globale, distribuito in 80 paesi (Europa, Asia, Americhe). Ha oltre 800 dipendenti in Italia e un fatturato nel wholesale del +8% rispetto al 2017. Nel 2016 ha acquisito un’azienda primaria Usa (REM eyewear) per aumentare la quota di mercato negli States. «Il mercato interno rappresenta per noi poco meno del 10%, mentre l’Europa arriva al 57 – racconta l’a.d. Michele Aracri – la grossa trasformazione nel settore dell’occhialeria sta avvenendo nel canale retail: grandi gruppi o catene, a seguito di continue acquisizioni si sono rafforzati introducendo loro linee nella fascia d’entrata del mercato, con prodotti realizzati principalmente in Asia». Altro fenomeno da tenere d’occhio, soprattutto per il sole, è quello delle vendite online, in particolare nella fascia cheap: «Lo stiamo valutando anche se al momento il nostro focus resta l’ottico e il servizio al cliente che l’online non è in grado di garantire, specialmente nel segmento vista».

ritagliarsi un ruolo sempre più preminente

ampliamento del sito prodouttivo e allo

nel comparto dell’occhialeria portando il

“scippo” della licenza di Dior a Safilo nei

proprio fatturato in cinque anni da 203 a

prossimi due anni. L’attività è iniziaita a

470 milioni di euro (e nel 2018 si dovrebbe

dicembre 2017, con le prime consegne

arrivare intorno al mezzo miliardo). LVMH

effettuate già a gennaio di quest’anno. Per

e Marcolin hanno creato una joint venture

ora la jv vende il marchio Celine, che sarà

di cui la casa francese detiene il 51% per

poi seguito da Loewe nella seconda metà

la realizzazione di Thélios, un nuovo brand

del 2018 e da Fred, che dovrebbe essere

nel settore dell’occhialeria che produrrà

commercializzato entro dicembre. Thélios

a Longarone, grazie a uno stabilimento

può contare su un patrimonio genetico

Può una startup - intesa nel senso proprio di

realizzato in tempi “cinesi” (poco più

forte, grazie alle strategie dei due soci. È

società appena avviata - avere un obiettivo

di otto mesi). All’interno della nuova

il caso di Tom Ford, con cui Marcolin ha

di fatturato che oscilla tra i 350 e i 450

fabbrica lavoreranno oltre 100 persone,

potuto definitivamente svoltare ottenendo

milioni di euro nei prossimi anni? Può, se ha

e il personale a livello mondiale dovrebbe

la licenza per produrre gli occhiali del

come fondatori il gruppo LVMH e Marcolin.

arrivare a 300 unità entro la fine dell’anno.

brand americano. O degli investimenti che

Il primo non ha bisogno di presentazioni,

L’obiettivo è di produrre 1,5 milioni di pezzi

l’azienda francese ha effettuato in Italia: più

grazie a un fatturato record da 42,64

all’anno, ma la speranza è di raggiungere

di 600 milioni all’anno negli ultimi cinque,

miliardi di euro nel 2017. L’altro ha saputo

rapidamente i 4,5 milioni grazie a un

passando da 5 siti produttivi a 23.

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E POI IL PIACERE...

Nella cura del corpo il benessere conta quanto la bellezza D’estate la forma fisica è naturalmente in primo piano. Ma senza il giusto equilibrio di sali minerali e con la flora batterica in disordine, superare la prova costume resta un miraggio a cura della redazione uanto si può essere belli e affascibenessere, consigliandovi i Fermenti Lattici nanti con i crampi e la pancia gonfia? Orosolubili, un integratore alimentare con D’estate la forma fisica è in primo piano, fermenti lattici (5 miliardi di cellule vive ma non per questo la salute deve finire in per bustina, se il prodotto è correttamente secondo piano. Anzi. Prendiamo il gonfiore, conservato) e fibra inulina, per aiutare il beun problema che origina da stress, cambi di nessere della flora intestinale. L’inulina conalimentazione, terapie antibiotiche: tutte tenuta in Fermenti Lattici Orosolubili può situazioni in cui si provocano squilibri alla favorire il ripristino della microflora intestiflora batterica che risiede nel microbiota, nale. È una fibra solubile a catena lunga che fondamentale per migliora la qualità del I FERMENTI LATTICI OROSOLUBILI la salute dell’uomo. microbiota e come E GLI INTEGRATORI DI POTASSIO Una sana flora battutte le fibre, una volE MAGNESIO SONO PREZIOSI terica intestinale gata ingerita, a contatto ALLEATI DEL NOSTRO FASCINO rantisce benessere al con l’acqua presencervello e riduce lo stress. Secondo l’Amerite nell’intestino, forma un “gel” che svolge can Psychological Association (APA), i batun’azione prebiotica sul microbiota, favoteri intestinali producono una vasta gamma rendo i batteri amici. La formula orosolubile di sostanze neurochimiche che il cervello è molto pratica per qualsiasi tipo di vacanza, utilizza per la regolazione dei processi fianche per bambini e persone anziane, per il siologici e mentali, compresa la memoria, sapore estremamente gradevole e dolce che l’apprendimento e l’umore. lo rende gustoso a tutti i palati. Un altro dei Equilibra, azienda leader nel settore benesprodotti fiore all’occhiello di Equilibra è sere, pensa alle vostre vacanze in relax e l’integratore Potassio & Magnesio, utile per

Q

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tutte quelle persone che hanno carenza di sali minerali e che di conseguenza risentono di stanchezza, debolezza, mancanza di concentrazione e voglia di fare. Il prodotto, come dice il nome stesso, è a base di Potassio e Magnesio in forma di sali minerali, con un’ottima assimilazione dal parte dell’organismo grazie alla presenza del succo d’arancia disidratato, che rende il prodotto, oltre che efficace, anche buono. Una bustina al giorno di Potassio&Magnesio Equilibra apporta l’80% del fabbisogno di magnesio dell’intera giornata. Il Potassio è uno dei minerali maggiormente presenti nell’organismo e molte sono le azioni importanti che svolge per il corpo umano, infatti contribuisce al mantenimento della normale pressione sanguigna. Il Magnesio sostiene il sistema nervoso, inoltre regola l’attività di oltre 300 enzimi, contribuisce all’equilibrio elettrolitico, al metabolismo energetico ed alla riduzione di stanchezza ed affaticamento. Potassio & Magnesio Equilibra è adatto anche per le persone che praticano un’intensa attività sportiva e rappresenta un rifornimento di energia naturale. Essere in forma, stare bene è necessario ed è il punto di parteza per essere belli. Non ci credete ? Non vi resta che provare!


PLACE TO BE

Villa Cipressi: il nuovo 4* sul Lago di Como Nel borgo di Varenna, sulle sponde del Lago di Como, apre Villa Cipressi, il nuovo hotel quattro stelle del gruppo R Collection. A pochi metri da piazza San Giorgio, il lussuoso albergo è stato completamente rivisitato. Raffinate camere con terrazza vista lago, un curato cortile interno e la colazione gourmet sono i tratti caratteristici di questa nuova realtà immersa in uno dei borghi più belli del Lario. L’hotel ospiterà, oltre ai viaggiatori, anche importanti eventi, manifestazioni enogastronomiche e strutture tecnologiche in grado di mostrare le bellezze della zona a distanza. La storia di Villa Cipressi affonda le sue

Vino, sapori e musica al Turin Palace A pochi passi dalla stazione di Torino Porta Nuova, il ristorante del Turin Palace Hotel, “Les Petites Madeleines”, offre un’inedita esperienza sensoriale. “I Suoni del Gusto” è un percorso tra calici, sapori e musica pensato per i viaggiatori che di questo storico albergo di origine sabauda vogliono godersi tutte le sfumature. Tre piatti firmati dallo chef Stefano Sforza possono

A Milano apre la cucina di Bosco Brera

radici nel 1163, quando era di proprietà della nobile famiglia Serponti, per poi passare al Barone Isimbaldi, alla famiglia Andreossi, a Sir Astley e Sir Salton e, infine, all’editore Accame. Nel 1980, la struttura venne adibita ad uso pubblico, con la proprietà in mano a vari enti, tra cui il Comune di Varenna, che ancora oggi possiede il complesso insieme alla Provincia di Lecco. Grazie a un investimento di 2 milioni, la famiglia Rocchi gestirà l’albergo per i prossimi 15

anni, nell’obiettivo di farlo diventare anche una location per matrimoni ricercati. Il giardino sul lago, con un’ampia collezione di piante, è la perla dell’hotel che offre anche un angolo tisaneria e attività per i più piccoli. Dopo l’apertura, a Menaggio, del Grand Hotel Victoria, e il nuovo albergo Royal Victoria a Varenna, questa è l’ultima scommessa del gruppo R Collection, che gestisce, direttamente e indirettamente, 11 strutture immobiliari (c.b.)

essere degustati e abbinati a un vino e una musica selezionati dal sound sommelier, Paolo Scarpellini. Le melodie, ascoltate in cuffia, fanno di questa cena un’esperienza sinestetica intima che non capita tutti i giorni. Sulle note di “Max era Max” di Paolo Conte si assapora “La mia versione della Bouillabaisse”, accompagnata da un bicchiere di Nebbiolo Bernardina 2016 Ceretto. Note, profumi e consistenze si rincorrono in una sinfonia dei sensi dalla durata di 4 minuti circa. L’iniziativa, di cui si può approfittare sino al 7 gennaio 2019, è nata in omaggio alla mostra “Soundframes”, che il Museo Nazionale del Cinema dedica al centenario della nascita del compositore e direttore d’orchestra, Leonard Bernstein. Una novità che riafferma lo stretto legame tra il Turin Palace Hotel e la città di Torino fin dal 1872, anno della fondazione dell’albergo di lusso che

ha ospitato, tra regnanti, intellettuali e artisti, anche Guglielmo Marconi, Arturo Toscanini, Maria Callas e Louis Armstrong. Dopo la chiusura per fallimento, nel 2007, il passaggio di proprietà dal gruppo Ramondetti alla famiglia Marzot e la ristrutturazione, nel 2015 questo prestigioso pezzo di storia torinese ha riaperto le porte. A due passi dalla stazione di Porta Nuova, e dagli ambienti vocati ai meeting, come le Sale “Mollino”, “Macario”, “Farassino”, “Campanini” e “Buscaglione”, l’albergo offre anche la possibilità di trascorrere una rilassante giornata nella Spa in terrazza, dalla quale si possono ammirare i tetti della prima capitale d’Italia. Scelte di design storico, come lo scalone anni ’20, mescolate a soluzioni stilistiche contemporanee, riflettono, all’interno dell’hotel, l’essenza stessa di Torino. Riservatezza, stile e una raffinata convivialità accolgono i viaggiatori in questo storico palazzo (g.c.).

Cucina sostenibile con prodotti di origine vegetale e bottega annessa. È “Bosco Brera”, la nuova realtà della ristorazione lombarda sorta nel quartiere storico del capoluogo, in via San Carpoforo. Valorizzare ciò che offre la natura, puntando su cibi sostenibili, è l’obiettivo dei gestori che propongono anche una varietà di piatti vegani, vegetariani e senza glutine. Prodotti stagionali di origine vegetale non raffinati e, per la maggior parte, derivanti da colture biologiche, sono gli ingredienti dei menù dalla colazione alla cena. A dare il buongiorno: brownies, barrette di muesli, crostate, ciambelloni ed energy balls, per proseguire, all’ora di pranzo, con varie scelte vegane o a base di pesce, tra cui specialità di riso integrale, alghe wakame, sgombro, miglio, seitan. Al “Bosco Brera” si può fare merenda con un gelato vegano, fatto con latte di riso e frutta fresca. Per l’happy hour, i vini non filtrati del consorzio “Tripla A” sono una possibile scelta, oltre alle birre artigianali del Birrificio Lambrate. A cena, gli ospiti possono scegliere tra una selezione di antipasti, primi e secondi, oppure assaporare pizze insolite, come quella con seppie e porro croccante. Il tutto, in un ambiente moderno con richiami anni ’50, scaffali in legno country-chic e tavoli vintage. Nello spazio-bottega di Bosco Brera si possono anche acquistare le materie prime usate in cucina, ovviamente tracciabili e sostenibili (c.b.)

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summer PLAYING

LA FABBRICA CHE ESAUDISCE I DESIDERI

DAL DISEGNO SU CARTA AL BATTESIMO DEL MARE: ECCO COME NASCE UNO YACHT 082

TURISMO ACCESSIBILE

090

WISHLIST

094

ECONIGMISTICA

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MINI CABRIO

092

PENNE ALLA DIVERTITA

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SUSSURRI&GRIDA

La filosofia di Grimaldi Lines per l’inclusività in crociera

Da baglietto a Mini Cabrio a moto BMW

Sindrome del rientro? Si può curare... con lo shopping giusto

La gita di Ferragosto, un classico dell’italiano in vacanza (e non)

Parole, numeri e immagini: i giochi di Gianfranco Brambati

Si dice, non si dice: il gossip a cura di Monica Setta


DIARIO DI BORDO

Grimaldi Lines: la filosofia del turismo ACCESSIBILE DAL VIRTUAL DISABILITY MANAGER ALLA DEAF CRUISE CIVITAVECCHIA-BARCELLONA

E

DI DAVIDE SCHIAVON

liminare barriere fisiche e mentali per garantire a tutti benessere e spensieratezza quando si è in vacanza. La sfida globale è racchiusa nella definizione “turismo accessibile”, una buona pratica che vede coinvolto un gran numero di aziende turistiche. La richiesta è elevatissima: nel mondo un miliardo di persone è potenziale cliente del turismo accessibile, in Italia circa 10 milioni di persone. Tra questi, lo studio Village for All - V4A individua le persone sorde o ipoudenti, cieche o ipovedenti, quelle con particolari esigenze alimentari, con difficoltà motorie o deficit cognitivo-comportamentali. Donne e uomini che devono molto spesso “accontentarsi” di vacanze di durata ridotta, in luoghi già conosciuti e dove si è sicuri di ricevere la necessaria assistenza e le indispensabili facilities. La filosofia del turismo accessibile

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considera la vacanza e il viaggio un diritto di tutti e in quest’ottica le aziende più sensibili cercano di lavorare in sinergia per assicurare l’accessibilità dei mezzi di trasporto, delle strutture ricettive e della ristorazione. Il cliente con bisogni speciali si aspetta che chi lo accoglie non solo soddisfi le sue necessità basilari, ma soprattutto si impegni ad offrire qualcosa di più in termini di cambiamenti strutturali e di gestione dedicata. È proprio in questa direzione che si sta muovendo la compagnia di traghetti Grimaldi Lines: intervenire gradualmente per diventare esperta nell’accoglienza di clientela con qualsiasi disabilità, permanente o temporanea.

VDM - Il Virtual Disability Manager, ad esempio, è un rivoluzionario servizio dedicato ai viaggiatori con difficoltà motorie. È offerto da Bed&Care in collaborazione con Village for All – V4A, con cui Grimaldi Lines ha da poco siglato un accordo che rende operativo il servizio anche per i viaggi a bordo delle navi. Attraverso una pagina dedicata sul sito www.grimaldi-lines.com si possono richiedere informazioni e prenotare ausili per la mobilità (sedie a rotelle, scooter elettrici, sollevatori), transfer personalizzati, collaborazione di infermieri e operatori socio-sanitari. Assistenza che Bed&Care offre anche una volta a terra, per raggiungere le strutture ricettive, e durante l’intero soggiorno. Il servizio, che può essere richiesto almeno quindici giorni prima della partenza, è per ora attivo solo per i seguenti collegamenti: Livorno-Olbia, Civitavecchia-Olbia, Civitavecchia-Porto Torres, Civitavecchia-Barcellona, Porto TorresBarcellona ma l’obiettivo è quello di estenderlo progressivamente

UNA QUESTIONE DI SENSIBILITA' Se è vero che Grimaldi desidera diventare un’eccellenza del turismo accessibile, è anche vero che l’intenzione viene perseguita nella pratica quotidiana, attraverso una maggiore empatia e sensibilità verso tutti i clienti. Bisogna coniugare le ragioni dell’impresa turistica alle conoscenze tecniche necessarie per accogliere ciascun passeggero ed in quest’ottica Grimaldi Lines, con l’aiuto di partner esperti, si impegna a trasferire al suo personale di terra e di bordo informazioni dettagliate sulle disabilità e consigli pratici su come mettere a proprio agio i passeggeri e i loro familiari facendoli sentire a casa.

su tutte le tratte. L’accordo ha ricevuto il patrocinio dell’Anglat (Associazione Nazionale Guida Legislazioni Andicappati Trasporti), ente apripista per quanto riguarda le normative tese a migliorare il diritto alla mobilità delle persone con disabilità.

DEAF CRUISE – La Deaf Cruise è un evento internazionale, organizzato dall’agenzia di viaggi napoletana Manu Travel in collaborazione con un partner francese, a bordo dell’Ammiraglia Cruise Barcelona e nella splendida e divertente capitale catalana. La mini vacanza, che si svolgerà dal 20 al 23 ottobre VIA LE BARRIERE, ANCHE MENTALI: con partenza da Civitavecchia, sarà all’insegna IL PERSONALE DI TERRA E DI BORDO È dell’intrattenimento musicale e di altre attività FORMATO PER GARANTIRE A TUTTI di animazione, quali feste a tema con concorso I CLIENTI ACCOGLIENZA ED EMPATIA per il miglior travestimento, giochi di squadra, spettacoli teatrali, tornei di poker, visite guidate a Barcellona. A rendere il viaggio indimenticabile saranno gli artisti provenienti da tutto il mondo: clown, maghi, cabarettisti, attori, dj, ballerini e drag queen. Per l’intera durata del viaggio interpreti della lingua dei segni e membri dello staff Cinésourds saranno a disposizione dei crocieristi.

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MOTORI MOTORI

Baglietto, il cantiere dei SOGNI DAL DESIGN AL VARO: ECCO COME NASCE UN SUPERYACHT

D

DI FRANCO OPPEDISANO

a fuori sembra tutto complicato ed entusiasmante. E probabilmente lo è. Perché avere un numero molto ristretto di potenziali clienti e realizzare un prodotto per il quale occorrono molti mesi di lavoro non è uno scherzo. Anzi: ribalta le normali procedure con cui si portano avanti i “soliti” business. Si lavora su un sogno. Ma in maniera molto concreta. Se poi si ha a che fare con armatori,

Suite da hotel di gran lusso, bagni più grandi di quelli dei comuni mortali, divani capaci di ospitare anche decine di persone. E poi cucine da chef, piscine coperte e lusso, tanto lusso. Lo spazio non manca e non c'è limite alla fantasia degli armatori e dei loro designer d’interni di fiducia, che spesso sono gli stessi che hanno arredato la loro casa in città o la loro villa. Non siete mai saliti su uno yacht e morite dalla curiosità? Bene, allora...

...accomodatevi a bordo... 84

comandanti, designer, broker provenienti da tutto il mondo e si deve coordinare il lavoro di oltre duecento professionisti esterni, come al Cantiere Baglietto, il livello di complicazione aumenta, ma crescono anche le soddisfazioni quando tutto funziona. A La Spezia, sede del marchio del Gabbiano affacciata sul Golfo dei Poeti, stanno per varare uno yacht da 48 metri che sarà presentato in anteprima mondiale ai prossimi saloni di Cannes e Monaco. Lo scorso anno il fatturato è


48 METRI DI VERO LUSSO

cresciuto del 25%, fino ad arrivare a 45 milioni di euro. Un risultato ottenuto grazie all’attività di refitting, noi diremmo “manutenzione straordinaria”, sulle barche già in navigazione, ma soprattutto grazie alla realizzazione di imbarcazioni in alluminio dai 35 ai 50 metri e megayacht con lunghezze superiori ai 40 metri in acciaio e alluminio. Che non sono, come dicevamo, alla portata di tutti. Realizzarli è complicato, ma venderli, se possibile, lo è ancora di più.

Fuori, un ponte sole da 140 metri quadrati, con la grande piscina infinity e il prendisole a poppa, l’area pranzo centrale, un’altra ampia zona prendisole a prua e l’ulteriore zona pranzo esterna sul ponte superiore. Dentro, 350 metri quadrati di area abitabile, con 4 cabine ospiti sul ponte inferiore e la cabina armatoriale a tutta larghezza sul ponte principale, due saloni vista mare, del main deck e dello skylounge, la cucina d’alta ristorazione con la grande isola centrale e l’accesso diretto alle celle frigo e il grande beach club di 47mq con bar, gym e bagno turco a poppa. Un sogno da 48 metri, quello che Baglietto presenterà in anteprima mondiale ai prossimi saloni di Cannes (dall’11 al 16 settembre) e Monaco 2018 (dal 26 al 29 settembre), che aspetta un nome: per il momento il dislocante in acciaio e alluminio (sotto le 500t) è lo scafo #10228 ed è, come so dice in gergo, “disponibile alla vendita”. Anche questa imbarcazione, evoluzione del MY Andiamo, porta la firma, per gli esterni, di Francesco Paszkowski Design di cui si riconoscono gli stilemi classici della tradizione Baglietto. Gli interni sono invece ad opera dell’Interior Design del cantiere, che ha disegnato una barca dal gusto moderno e raffinato, caldo ed accogliente. Colori giocati su essenze chiare del noce nazionale e richiami in color oro e ottoni bronzati riscaldano gli ambienti, rischiarati anche dal parquet in noce canaletto che caratterizza le zone giorno. Moquette chiara con intarsi in legno e ampio uso di pelli color crema interrotte da tagli irregolari, anch’essi in legno, caratterizzano, invece, le pareti delle cabine. Una particolare attenzione è stata data agli spazi tecnici utilizzati per lo storage, necessario nelle lunghe navigazioni transatlantiche, e che includono, tra l’altro, anche un ambiente specificatamente pensato per il deposito dei bagagli. I motori? Due Caterpillar 3512 DITA-SCAC, per una confortevole velocità massima di 16 nodi ed una velocità di crociera di 12 nodi. L’imbarcazione, è classificata con la massima classe Lloyd’s Register of Shipping.

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MOTORI MOTORI

dell’armatore, sono necessari alcuni, pochi, metri in più».

Il puzzle al contrario La discussione, lo scambio di mail, di telefonate può durare mesi e il via vai di disegni tecnici potete scommetere che continua imperterrito anche dopo la firma del contratto, che definisce di solito tutte le caratteristiche del megayacht. Si firma, ma non si festeggia e si costruisce in modellino in scala dello scafo che viene testato nell’unica vasca navale italiana, a Roma, per fare tutta una serie di complicatissimi Questione di misure calcoli idrodinamici. Se tutto va bene e La partita inizia di solito con un tre “contro” tre. Da una parte le modifiche necessarie sono “validate” l’amministratore delegato dell’azienda in persona che “controlla” si comincia a disegnare e a tagliare al il potenziale cliente in persona, poi il direttore commerciale che pantografo ogni singola parte di acciaio intrattiene il comandante di fiducia dell’armatore e il project o di alluminio che faranno parte dello manager che cerca di “trattenere” il designer che, più è conosciuto scafo. È un grande, immenso nel settore, e più ha idee complicate da realizzare. puzzle che viene costruito Tutti attorno a un tavolo, a pranzo o a cena, in È NEL "PING PONG" TRA UFFICIO TECNICO ufficio, al cantiere, a ragionare su un semplice DEL CANTIERE E ARMATORE CHE GLI YACHT sottosopra, a testa in giù, foglio di carta. «La trattativa può anche finire qui» POSSONO ALLUNGARSI, PER ESAUDIRE UNA pezzo dopo pezzo. Quando lo scafo viene girato comincia spiega Michele Gavino, amministratore delegato IRRINUNCIABILE ESIGENZA DEL CLIENTE a riempirsi con tutti gli di Baglietto «perché se l’armatore ha in mente apparati tecnici, chilometri di una barca lunga meno di 37/38 metri lo indirizzo cavi e soprattutto i motori che possono subito verso i Cantieri Cerri di Massa Carrara che fanno parte, essere anche elettrici. «Una volta erano i come noi e Bertram Yachts, del Gruppo Gavio e sono specializzati cantieri a trovare le soluzioni tecniche per in queste misure». creare dei propulsori “ecologici”» spiega Se la dimensione è giusta, le prime idee si evolvono, si allineano ancora Gavino «ora grandi costruttori si concretizzano, ma sempre sulla carta. Inizia un ping pong, come Caterpillar o Rolls Royce propongono tra l’ufficio tecnico del cantiere e l’armatore, fatto di richieste, soluzioni chiavi in mano che possono essere disegni, risposte di fattibilità. «È in questo momento che gli yacht integrate dai cantieri sulle nuove barche. potrebbero anche allungarsi» spiegano al cantiere «perché ad Tutto è molto più semplice e affidabile». esempio, per esaudire una specifica e irrinunciabile esigenza

...accomodatevi a bordo... 86


Quando si dice “fuoriserie” È il terzo modello della linea Fuoriserie e conferma il cantiere CCN come uno dei principali produttori del mondo di costruzioni one-off, progetti unici che rispondono alle richieste di massima personalizzazione del cliente. Freedom, questo è il nome scelto dall’armatore, lo stilista Roberto Cavalli, è stato varato il mese scorso ed è un’imbarcazione di 27 metri con scafo e sovrastruttura in alluminio capace di raggiungere i 40 nodi di velocità, disegnata dallo stilista in collaborazione con il designer ed amico Tommaso Spadolini. Le linee esterne ed il layout degli interni riflettono la forte personalità dell’armatore, che ha richiesto un’imbarcazione che gli garantisse il massimo contatto con il mare nella più assoluta privacy. In particolare, il ponte principale è interamente dedicato alla suite armatoriale situata alle spalle della timoneria. Uno sky-light centrale illumina l’ambiente di luce naturale. A poppa un ampio pozzetto con tende a scomparsa conse di godere del mare anche in privato. Il ponte inferiore è riservato a due cabine ospiti e ad una comoda zona equipaggio, mentre il fly presenta un’area privée con annessa postazione guida. Il tender è alloggiato a prua. Curiosi? Potrete vederlo in anteprima mondiale al prossimo Monaco Yacht Show, dal 26 al 29 settembre.

«perché ai dipendenti si aggiungono tutti i professionisti delle ditte fornitrici esterne che realizzano singole parti dello yacht». Verniciatura, lucidatura e magari anche spolverata finale ed è il momento di una delle operazioni più spettacolari di tutto il processo: il battesimo del mare. La barca, che è lunga poco meno (o anche poco più) di mezzo campo di calcio, viene prima montata su carrelli speciali e poi imbragata in un enorme carroponte. Poi, lentamente, viene calata in acqua. Il tempo di lanciarle contro una bottiglia - una cerimonia che vede protagonista l'armatore - e di festeggiare il varo, che la barca viene ormeggiata in cantiere per L’essenzialità del superfluo gli ultimi lavori che per la maggior parte riguardano gli interni, Costruito lo scafo, si comincia a lavorare l’arredamento. Per le rifiniture possono passare alla sovrastruttura in alluminio. Gli anche due mesi e lo yacht viene consegnato allestimenti di interni ed esterni IL PAGAMENTO? È IN PIÙ TRANCHES, prendono forma, giorno dopo SECONDO L'AVANZAMENTO DEI LAVORI. all’armatore o al suo equipaggio che si incarica giorno. «Normalmente nei cantieri MA PER IL SALDO IL MOMENTO GIUSTO di portargliela. I pagamenti? Avvengono ad avanzamento lavori Baglietto lavorano cinquanta È SEMPRE QUELLO DELLA CONSEGNA e vengono effettuati nei momenti topici, come persone, ma, specialmente in possono essere l’inserimento dei motori o il queste fasi, arriviamo a essere varo dello yacht. E il saldo è sempre, naturalmente alla consegna. più di duecento » spiega ancora Gavino

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MOTORI MOTORI

La MINI cabrio è meglio di un lifting UN CONCENTRATO DI STILE ED EMOZIONI AD ALTO TASSO DI PERSONALIZZAZIONE

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DI FRANCO OPPEDISANO

vete trent’anni e vorreste averne ancora venti? Ne avete quaranta (o magari anche di più) e vorreste sentirvene sul groppone una decina meno? Comprate, noleggiate, affittate una Mini Cabrio e fatevi un giro. Dove volete, ma con il tetto aperto, all’aria. Funziona meglio di un lifting, di una dieta estiva o un abbonamento alla palestra. E, vi assicuro, è molto più divertente. Anche perché, se tutte le Mini sono davvero un concentrato di stile ed emozioni, la Cabrio lo è molto più delle sue sorelle. Tutto merito di un tetto silenzioso che si apre e chiude completamente in 18 secondi netti, anche in marcia, a velocità fino a 30 chilometri all’ora. Oltre all’abitacolo, apre un mondo fatto di particolari che vi

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distinguono. Parliamo dei fanali posteriori a led con il disegno della bandiera inglese che, volendo esagerare, potete avere anche sul tetto, nero su nero. Parliamo dei nuovi cerchi in lega leggera, del volante multifunzione e della radio con schermo a colori da 6,5 pollici, USB e interfaccia Bluetooth. Parliamo del nuovo logo Mini, delle nuove finiture della carrozzeria. E dei nuovi fari a led, con una funzione che non poteva non chiamarsi Matrix e che, in caso di auto in arrivo di fronte, regolano automaticamente i livelli degli abbaglianti. All’interno, poi, giusto per non farsi notare di sera quando l’auto è scoperta, l’auto si illumina con delle strisce del colore che preferite in quel momento. Tutto il resto è personalizzazione: dai colori della carrozzeria, aumentati di numero, tra i quali alcuni decisamente vistosi, all’opzione

Piano Black Exterior con i contorni dei proiettori, delle luci posteriori e della griglia del radiatore rifiniti in nero molto lucido invece della normale cromatura, dalle strisce decorative per gli interni sul lato passeggero alle finiture a led per le soglie delle portiere. Impossibile elencare tutto. Vi basti sapere che uno dei pacchetti di optional si chiama Mini Excitement Package. Volete sapere quanto consuma, quanti cavalli ha o quante sono le emissioni di Co2 al chilometro? Oppure, forse, vi interessa conoscere quanto spazio in decimetri cubici ha nel bagagliaio con la capote aperta o chiusa? In questo caso non sono dati importanti. Ma se li ritenete fondamentali, forse la Mini Cabrio non è l'auto adatta a voi. Perché non si sceglie facendo calcoli, ma si compra con gli occhi e il cuore.


MOTORI MOTORI

Ecco la URBAN GS: fascino d'altri tempi PERFETTA IN CITTÀ, DIVERTENTE IN CAMPAGNA: TANTA COPPIA E COMFORT SENZA PRECEDENTI

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DI DANIELE RAFFAELE

omen omen, dicevano i latini. Ma non avevano sempre ragione. La nuova GS di Bmw fa Urban di nome, ma la si gode tantissimo anche fuori dai centri urbani. Intendiamoci: in città è fantastica, ma in campagna è entusiasmante. E ve lo dice uno che l’ha comprata e la guida tutti i giorni. L’ultima nata della famiglia nine-T rievoca la storica Bmw R80GS dell’ormai lontano 1980 – i più agée ricorderanno la ParigiDakar con Auriol e Rahier – e ne ha tutto il fascino d’altri tempi, di quando le moto erano tutta sostanza e pochi fronzoli. E in questa Urban GS di sostanza ce n’è tanta, a partire dal boxer in versione Euro 4 raffreddato ad aria e olio di 1.170 cc, rimappato con tanta coppia già dai bassi regimi e una potenza capace di garantire ottime prestazioni con i suoi 110 cavalli a 7500 giri al minuto e 116 Nm a 6.000 giri. Con un sound tra i migliori che ci

siano. Il bialbero con quattro valvole radiali ricorda da vicino la Formula Uno: le valvole di scarico impiegano l'efficiente tecnologia a sodio liquido per mantenere basse le temperature. Il tutto è sviluppato su un telaio snello agile e molto, molto stabile. Cambio a 6 rapporti, frizione monodisco a secco, trasmissione finale ad albero, una forcella Showa da 43 mm con 125 mm di range e cerchio da 19 pollici con due dischi da 320 mm davanti, un mono Sachs con 140 mm di escursione e Paralever e cerchi da 17 a raggi tangenziali dietro. Per dirla in palermitano, questa moto è un prio (in italiano sarebbe una gioia, ma in siciliano è molto di più) da guardare, ma soprattutto da guidare. E quando si vuol fare “sul serio” basta disinserire controllo trazione Asc (optional) e Abs e il divertimento aumenta, senza compromessi per la comodità, garantita da sospensioni morbide (quasi) quanto la sella. Decisamente, un bel giocattolone da grandi (da €14.600).

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shoppin

WISH-LIST

Spunti per RENTRÉE senza rimpianti RITORNO IN CITTÀ:

Profumi d'estate: sopra, a sinistra, di Alessi il diffusore home fragrances The Five Season disegnato da Marcel Wanders; in alto tuberosa, gelsomino e rangoon creeper nell'eau de parfum Gucci Bloom

CI SI CONSOLA (ANCHE) CON GLI ACQUISTI

Rientro hi-tech: da sinistra, ideale per videoconferenze l'HP EliteBook 830 G5 con sistema che riduce i rumori di sottofondo; Toughpad FZ-M1 fully rugged con fotocanera 3D Intel Realsense integrata (Panasonic); cuffie multicolor (Uniter colors of Benetton, € 9,95)

L'investimento in BORSA? Questione di look

A MANO O A TRACOLLA, DI PELLE O VIMINI, ECCO LE PROTAGONISTE DELLA STAGIONE 90

A sinistra, eleganza discreta per la classica borsa Twist in rafia e pelle Epi a righe con chiusura Twist-Lock in ottone dorato (Louis Vuitton, prezzo su richiesta). Sopra, per serate mondane o per spezzare look total black la suggestiva borsa Palazzo Empire Barocco (Versace, € 2.290). A destra, capiente ed essenziale ed elegante al tempo stesso il secchiello in vimini con dettagli in pelle e interno in tessuto a fiori (Gucci, prezzo su richiesta)


Eleganza maschile in città (e non solo): sotto, dall'alto, Petrol Hat a tesa larga in carta di paglia con falda colorata a contrasto (Barts, €39,99); Scrambler Sebring in pelle bovina pieno fiore con proteszioni su spalle e gomiti (Ducati, €499); cintura in pelle Barénia con motivo etnico impunturato in rilievo (Hermès) Smart home: sopra, Plantui, orto idroponico a led con spettro della fotosintesi per coltivare fino a 12 piante; in alto a destra, Ego, sistema wireless di protezione dell'identità con criptazione dei dati e doppio backup. A destra, posti tavola Tiffany in porcellana disegnati da Eva MAncuso e Jolita Manolova per Alessi

Gioielli "giocosi". Sopra, anelli Trois Moi in oro bianco rodiato di nero e topazi blu, oro giallo lucido e citrini, oro rosa e quarzo fumè (Antonini, €2.850). A sinistra, orecchini in oro bianco e brillanti della collezione Allure (Swarovski, prezzo su richiesta)

Da giorno oppure da sera, la borsetta a mano è un intramontabile must have di ogni guardaroba che si rispetti. Nella fila qui a lato, da sinistra: XBag pelle in in arancione (Bric’s, € 189); Diamond Bag in pelle ispirata alla borsa della regina d’Inghilterra, con chiusura a forma di diamante (Ballantyne, € 767); Turtle Bag con body, guscio e top in rafia intercambiabili (Numeroventidue, € 120) Nella fila qui a lato, da destra: la borsetta a mano per antonomasia, la borsa Kelly sellier, nella nuova versione Kellygraphie con intarsio di pellami in tre colori (Hermès, prezzo su richiesta); elegante e adatta anche a lok disimpegnati Ambrine, borsa doppia tracolla in tessuto e camoscio (Coccinelle, € 395); sportiva ma con classe la borsa in ecopelle blu con patella (United Colors of Benetton, € 49,95)


PENNE PENNEALLA ALLADIVERTITA DIVERTITA

Gita di FERRAGOSTO C'

DI BULBO CAMPANELLI

La location. È una questione matematica: la bellezza del posto è inversamente proporzionale alla godibilità della giornata. Se è facilmente raggiungibile non ci sarà parcheggio, o posto sul traghetto, o disponibilità sul treno e, se si è così (s)fortunati da riuscire ad arrivarci, ci sarà talmente tanta gente che vi sembrerà di essere a una sessione di pogo a un concerto punk. Se non è facilmente raggiungibile, invece, troverete parcheggio subito, posto sul traghetto e sul treno, non troverete folla, ma vi si imporrà una sfacchinata tale che tanto valeva andare al concerto punk per la sessione di pogo. Avete due alternative: “non ci vado che c’è gente” oppure “vado in un posto brutto così non trovo i turisti”. Scegliete voi la meno triste.

è solo una ricorrenza, durante l’anno, più impegnativa del Natale: non contate sull’effetto sorpresa, avete già letto il titolo. Esattamente come il Natale richiede una programmazione minuziosa: tocca stabilire un menu, programmare un pranzo, invitare i parenti (o gli amici). E, per sovrappiù, tutto questo va organizzato “fuori porta”: bisogna trovare una destinazione, organizzare qualcosa di molto simile a un trasloco (di cibo, tovaglie, tavoli e sedie pieghevoli, suppellettili, costumi, creme, palloni, tende da sole e anche in compagnia), infilarsi nel traffico (non c’è partenza intelligente che tenga, il 15 agosto), confondersi tra la folla (è Ferragosto per TUTTI, tesoro) e, a meno che non si sia così fortunati da beccare un temporale, Il menu. Un adagio popolare sentenzia che «a Ferragosto si patire un caldo torrido. Un Natale caldo e umido senza neppure la mangiano i piccioni arrosto». Non so gli altri, ma per noi che consolazione dei pacchetti da aprire. viviamo in città un pasto del genere equivale a una grigliata Ferragosto non lo si può sfangare neanche per motivi religiosi. di pantegane. Sarà per questo che per il pic-nic del 15 agosto Anche perché va avanti da 2000 anni tondi tondi, da quando Gaio ripieghiamo su menu al cui confronto il cenone di Capodanno è un Giulio Cesare Ottaviano veloce spuntino in piedi: Bulbo Campanelli, giornalista professionista, ha Augusto (per gli amici mousse di tonno in studiato Ingegneria a Milano e Giurisprudenza a solo Ottaviano), cioè un scatola e crostini, Pavia, senza peraltro laurearsi in nessuna delle imperatore, ha deciso due facoltà, il che non impedisce a chiunque incroci mousse di ceci in scatola nel suo percorso professionale di insistere nel che era imperativo e crostini, mousse di chiamarlo “dottoressa”. Da un quarto di secolo scrive cannellini in scatola e festeggiare. Altro che su qualunque tema e non sempre con cognizione di “feriae Augusti” (il crostini, barchette di causa, ma fortunatamente nessuno se n’è ancora riposo di Augusto): zucchine con tartare accorto. Bulbo Campanelli non è il suo vero nome. evidentemente lui era di avanzi di frigo, l’unico a riposarsi. Comunque, tanto per essere chiari, è inutile tramezzini alla qualunque, rotolo di frittata che mi vanno a male illudersi: ecco cosa ci aspetta. le uova e non posso farle tutte sode, uova sode (appunto), baccalà mantecato alla vicentina, lasagne congelate a Natale, caponata di melanzane, prosciutto e melone, pinzimonio, insalata di riso, insalata di pasta, insalata di quinoa, insalata di pollo, insalata di insalata, polpette insapori, incolori e inodori, supplì, arancini e arancine (che non vogliamo scatenare una guerra tra opposte fazioni), crocchette di patate e chi più ne ha più ne metta perché “metti che poi qualcuno ha ancora fame” e “comunque sempre meglio troppo che troppo poco” e poi “non ci sono più le mezze stagioni”. Ah, no: per quelle andare direttamente al paragrafo “Il meteo”.

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Il meteo. L’anticiclone delle Azzorre, latitante ormai da anni, contando sul fatto che la festività è tale anche per le forze dell’ordine, si ripresenta a Ferragosto a (sur)riscaldare l’atmosfera, portandosi anche il cugino, l’anticiclone africano, che


pareva brutto non invitarlo. Una giornata bellissima, se siete feticisti della sauna. Attenzione solo a non lasciar incustoditi gli occhiali: faranno i secchioni imitando la lente di Archimede e rischieranno di mandarvi il pic-nic in fumo. Letteralmente.

La colonna sonora. Quella di Masha e l’orso. Ovunque andrete, ci sarà sempre un minore di anni 5 messo in condizione di non nuocere mediante somministrazione via tablet della medesima puntata a ciclo continuo (a giudicare dall’audio, quella in cui la sadica bambina insegue il bestione masochista con una pinzetta per sopracciglia nel chiaro intento di depilarlo per farsi un toupée). In sottofondo, distante ma non abbastanza per potersene dimenticare, fateci caso, il rumore di un diesel: camion della spazzatura, trebbiatrice, pullman di turisti svedesi o, se vi trovate a distanza siderale da qualunque strada carrabile, un gruppo elettrogeno. La compagnia. Una cosa è certa: anche se non avete invitato nessuno, non sarete mai soli. Se vi siete mai chiesti cosa diavolo mangiano le vespe avrete la risposta: tutto quello che state mangiando voi. Sfacciatissime, atterrano direttamente sul boccone che state per infilare in bocca e non esitano a sculettarvi davanti agli occhi ancheggiando con quei loro vitini improvvisando una salsa (il ballo, non il ketchup) con l’evidente intento di ipnotizzarvi. Decisamente più discrete le formiche: la prima va in giro da sola fischiettando, con l’aria di quella che passa di lì per caso. Ma appena girato l’angolo apre la valigetta nucleare e schiaccia il bottone rosso scatenando un’invasione che manco gli Unni. E se per evitare incontri sgradevoli state pensando di limitarvi a una semplice gita rinunciando al pranzo, ricordatevi che le zanzare hanno da mangiare in ogni caso. Che è un po’ come passare dal “se non lo paghi, il prodotto sei tu” al “se non lo cucini, il cibo sei tu”. Questo articolo è 100% OGM free.

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ECONIGMISTICA a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati MOTORI

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Orizzontali 1. Lo furono Monet e Degas 12. Il Leone di montagna 16. Così inizia una ipotesi 18. Lo aveva grosso Cyrano 19. Le consonanti in dose 20. Nando famoso telecronista 22. La casa editrice della Rai 23. Serve a frangere le zolle 26. Al volante del bus 28. Rieti sulle targhe 30. Cambiano la frana in freno 31. Rintanato, trincerato 34. Un suonatore natalizio 38. Lo era Luigi XVI 40. C’è quella Francigena 42. L’esercito repubblicano irlandese 42. Un noto istituto assicurativo 43. Il pentagono ne ha cinque

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44. L’Alleanza Atlantica 46. Sulla prua delle navi romane 48. La dinastia di Carlo I 49. Un’attrazione del luna park 52. Né mie né sue 53. Il Rubinstein pianista (iniziali) 54. Il colore di una cronaca 55. Le infatuazioni giovanili 58. La Zanicchi cantante 60. Mantova 61. Un abitante di Potenza 66. Dopo sett. 67. Senza di lui non si fanno i conti 69. Risalto, accentuazione 71. Enna 72. Riparano le finestre 74. C’è quello del lavoro 76. Nega qualsiasi religione 77. Le vocali nelle rime

78. Il Kenzaburo premio Nobel nel ‘94 79. Il Bel Paese

Verticali 1. La tendenza di un corpo a rimanere fermo 2. Il simbolo della Francia 3. Craxi ne era il segretario 4. Un po’ di roba 5. Un famoso premio letterario 6. Quelle di marzo furono fatali a Cesare 7. Via col vento ne ha vinti 10 8. Imperia 9. Una provincia campana 10. Un po’ di tristezza 11. Il percorso di una pratica 12. Opere copiate 13. Abbaiare alla luna 14. Sono celebri quelli greci 15. Riunisce le Assicurazioni italiane


17. La prima donna 24. Così era chiamato Jacopo Carucci 25. A volte viene detto biblico 29. Produce il PC Pavillon 32. Accaduto davvero 33. Famosa casa di prodotti comestici 35. Dipinse “Ceci n’est pas une pipe” 36. Una tela per le vele 37. Robusti e gagliardi 41. Il diminutivo di Avanguardia Operaia 50. Ci sono quelle del pensiero 51. Così è la carne per gli hamburger 55. Jean Baptiste paesaggista francese 56. La razza di appartenenza 57. Una stella che esplode 58. Reali, autentici 61. Il prete ortodosso 62. L’imperatore romano “delizia del genere umano” 63. Una macchia della pelle 64. Occorre toglierla per avere il peso netto 65. Il Francesco dei Giancattivi 68. Una frazione di gioco del tennis 69. La scheda dei telefonini 70. La TV svizzera di lingua italiana 73. Il protagonista di Un’americano a Roma (iniziali) 75. Il famigerato Capone

Rebus Frase 6,8

Frase 8,8,3,6,6

Il pavimento Aiutandovi con le lettere già inserite scrivete attorno a ogni mattonella la parola relativa alle definizioni date. Alla fine nelle caselle a sfondo grigio otterrete un epigramma di Gino Patroni

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Completare lo schema in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contenga le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.

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A 1. Il robot con sembianze umane 2. Un tempo c’era quella alle armi 3. Nel calcio è una vera sfortuna 4. Gershwin scrisse quella in Blue 5. Uno strumento per l’acconciatura 6. L’ordine fondato da Santa Chiara 7. Un minerale composto da calcio e fluoro 8. Dare di stomaco 9. Polveri coloranti 10. Provvigione di denaro 11. Scampati a una calamità naturale 12. Lo è la persona con un forte carattere

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ECONIGMISTICA a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati MOTORI

Vacanze differenti Ci sono 15 piccole differenze tra l’immagine in alto e quella in basso. Riuscirete a individuarle

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2. Per il primo film di James Bond, i produttori avevano pensato di ingaggiare Cary Grant?

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1. Il marchio Mercedes deve il suo nome alla protagonista femminile del romanzo “Il conte di Montecristo?

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Il Cancellino In ogni gruppo di lettere è nascosta la parola data come definizione. Cancellando tutte le lettere che compongono la risposta, con le rimanenti otterrete un pensiero di Marcello Marchesi.

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Orizzontali

Verticali

1. Corelli ne compose uno “grosso”

1. Arbusto invernale molto profumato

9. Quello di biblioteca… studia molto!

2. Arringa la folla dal palco

12. Lo sono Linate e Fiumicino

3. L’imperatore della Domus Aurea

14. Rolls Royce

4. Insieme “con i”

15. Altro nome dei comaschi

5. Riguardante il fegato

16. Lo si chiede al cantante

6. Il Cristiano pallone d’oro

17. Andato

7. Consunti, sminuzzati

18. Si studia quella militare

8. In mezzo alla grotta

21. Esperti nel risolvere i contrasti

10. Fu il partito di La Malfa

23. Antichi altari sacrificali

11. Il compagno di Masha

24. Hanno preso il posto degli LP

13. Prendere ad esempio

25. Il deposito materiali delle barche

16. Quello Rosso era un aviatore

27. Se è accentato, nega

19. Fiore di colore arancione

28. Operano nei paesi in via di sviluppo

20. Caratterizza gli ovipari

30. Il dittongo del poeta

22. Una squadra nerazzurra

31. Incorporee, impalpabili

28. L’assemblea dei vescovi

32. Accogliere in casa propria

29. Il segno della moltiplicazione

33. La seconda nota

30. Le iniziali del jazzista Peterson

1. A S M O O O L L T T I I P 2. C C C T R R E I A A D O O 3. N N C M T O R A D I E E E 4. O S T S L E E R R I E P O 5. A L L D I S S E I I I N T T 6. I I I S L T O R R B A A D 7. A R L L E E B I I O N V M 8. S E F A A C C H E S B L K 9. V O O L E E N V O R R S O 10. S L O O O E T M M A R C I 11. V N A E T C I I U N I R L Definizioni 1. Quelli di Gesù erano dodici 2. Lo sono gli appelli fatti col cuore 3. Shylock è quello di Venezia 4. È la principale ricchezza dei paesi arabi 5. Lo erano gli Sputnik sovietici 6. Viene usato per giocare la “goriziana” 7. Sono esperti di stecche e di manici 8. Un improvviso ricordo del passato 9. Il settimo album dei Beatles 10. Così vengono definite certe enormi costruzioni abusive

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11. Lo è la realtà dei giovani che vivono sui social network

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Diario di bordo Sei curioso? Sei creativo? Hai meno di 13 anni? Diventa il nostro inviato (o la nostra inviata) speciale: raccontaci, disegnaci, fotografaci il tuo viaggio! Lo pubblicheremo su www.economymag.it

Finalmente in viaggio! Cosa ricorderai di queste vacanze? Quali città, porti, paesi visiterai? Traccia sulla cartina il tuo itinerario, incolla una tua foto (ma andrà benissimo anche un autoritratto), e poi sbizzarisciti a rappresentare quello che non dimenticherai mai della tua vacanza con un testo, o un disegno, un collage, una fotografia. Siamo certi che ne avrai tante, di cose, da raccontare: avrai fatto un incontro speciale, oppure scoperto un piatto particolarmente gustoso, o avrai trovato un tesoro, imparato un nuovo gioco, ti sarai inventato una bella storia... Mandaci la tua “cronaca” per posta (Economy, piazza Borromeo 1, 20123 Milano)o via email (info@economymag.it) e la pubblicheremo sul nostro sito www.economymag.it. Per ricompensarti, avrai un abbonamento a Economy per il “grande” cui vuoi regalarlo.

Non vediamo l’ora di leggere il tuo Diario di bordo!

Andrea

ortolì Martina, T

Maddalena Schiavone


Q ue st ’a nn o so no an da ta al ma re a Sa n Te od oro a ca sa de gli zii . Pe r ar rivar ci ab b iam o pres o un a na ve gran dis si ma (c i stavan o pu re le ma cc hin e) , se mb ra va di es se re in croc iera! Lo zio m i ha in se gn ato a fa re il su b (fo rs e si dic e “la ” su b) . Io al l’in izi o av ev o un po ’ pa ura, ma lui m i ha fa tto me tte re la ma sc he ra do ve si to cc a e mi ha fa tto gu ar da re so tto . Io al l’in izi o m i so no sp av en ta ta , pe rc hé so tto c’ era ta nt iss im a luc e, e io inv ec e m i cred ev o ch e era tu tto om br a! Po i ho im pa ra to a re sp ira re co l tu bo me nt re gu ar do sotto , e ho nu otato co n le pin ne ch e m i a iut an o a stare a ga lla . È stat o be llis si mo ! An ch e l’a nn o pros si mo vo gli o to rn ar ci co n lo zio !

Ricky, Cala Mariolu

Beatrice

M argh er ita

Diario di bordo di...........................età.......... INCOLLA QUI LA TUA FOTO

Il/la sottoscritto/a .............................................................................................................................................., esercente la potestà genitoriale/tutela legale sul minore ................................................................................., ne autorizza la pubblicazione dell’immagine sul sito www.economymag.it Data, ................ Firma ....................


LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

DALLA “REGINA” MERYL STREEP A BELEN ESPLODE L’ESTATE-MITO DELLA PUGLIA Sulle spiagge del Salento, o forse a Savelletri, avvistato in arrivo addirittura Diego Armando Maradona. Ma anche Robert De Niro e Francis Ford Coppola, Asia Argento e Riccardo Scamarcio, come pure Raul Bova con Rocio Munoz LA NOTIZIA È DI QUELLE

Capri o la Sardegna». Ma noi

da un altro big: Francis Ford

Clooney portò in vacanza la

DESTINATE A FARE RUMORE

siamo riusciti a sfondare il

Coppola.

fidanzata di allora Elisabetta

NELLA CALDA ESTATE

soffitto di cristallo dei privè più

Ancora, a Fasano ed in

Canalis, sbarcano Asia

MONDANA 2018. Insieme

esclusivi e vi invitiamo a fare

giro per la valle d’Itria si è

Argento e Riccardo Scamarcio.

a tanti vip d’oltreoceano

vipwatching con le softnews

fatta vedere Gloria Stuart

Raoul Bova è a casa sua

sarebbe pronto ad arrivare

di Economy. Pronti? Meryl

la Rose centenaria del

a pochi km dal Relais del

sulle coste italiane anche

Streep si è innamorata del

Titanic (il personaggio della

Cardinale che a breve sarà

Diego Armando Maradona. Il

Salento e ha preso casa a due

diciassettenne era di Kate

completamente ristrutturato.

celebre calciatore argentino

Con Raoul che ha imparato

che si è riappacificato dopo

ad amare la Puglia con l’ex

anni di battaglie con il figlio

suocera Annamaria Bernardini

Diego junior ha promesso

de Pace - habitueè dei pranzi

pubblicamente al giovane -

a bordo piscina di Catherine

diventato da poco papà - di

Price Mondadori a Ostuni - ci

andare a trovare il nipotino

sono la nuova compagna Rocio

nato nell’aprile scorso a Napoli.

Munoz e la piccola Luna. Più

Dalla capitale partenopea

avanti li raggiungeranno i

-stando ai bene informati- il

genitori di Rocio e i due figli

grande goleador dovrebbe

maschi che l’attore ha avuto

traslocare nei lussuosi borghi

dalla prima moglie. Quanto a

di Savelletri, in Puglia. Se

Clooney, atteso per agosto in

Maradona senior arriverà

Puglia da Tania Missoni, dopo

con tutta la sua vistosa e

l’incidente subito in Sardegna,

affettuosa famiglia allargata

pare che il divo sia intenzionato

dove sceglierà di alloggiare?

a non spostarsi consumando

«Di super vip da noi ce ne

la convalescenza nella zona

sono già tanti» spiega Gabriele Menotti Lippolis, presidente dei

IN SENSO ORARIO: DIEGO ARMANDO MARADONA, BELEN RODRIGUEZ, ROCIO MUNOZ E RAOUL BOVA

in cui si trova adesso cioè a Puntaldia nella magnifica

giovani imprenditori pugliesi

passi da Lecce. Ma pare che

Winslet). A Lecce al premio

magione di Ezio e Silvia

«ma il vero “must” è riuscire

a ferragosto si decida a salire

Apollonio poche sere fa c’era

Simonelli, decine di camere da

a non far trapelare i nomi.

verso il mare di Savelletri dove

Hellen Mirren mentre a metà

letto e 4 scenografiche piscine

Molti di loro vengono in Puglia

ha fatto già il bagno la showgirl

agosto (news confermatissima)

con vista mare. Comunque

proprio perchè qui ci sono

Belen Rodriguez. Della famiglia

arrivano Paolo Maldini e

i colpi di scena con George

strutture che garantiscono

de Niro, invece, sono arrivati

Paolo Bassetti che, dopo aver

non mancano mai perciò

privacy assoluta rispetto

intanto in Puglia i figli del mitico

investito in Sardegna, guarda

prepariamoci a qualche

alla “vetrina” o ai paparazzi

Robert. A 74 anni da compiere

con interesse alle nostre coste.

sorpresa d’agosto....non si sa

costantemente all’opera nelle

in agosto, l’attore si rilassa

A Monopoli nella masseria

mai. Come si dice? Stay tuned!

spiagge di Forte dei Marmi,

sotto gli ulivi a poca distanza

“Cacatosto” dove George

Buona estate a tutti.

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