SICUREZZA SUL LAVORO: AZIENDE PIÙ ATTENTE
Le Pmi ancora faticano, ma da Nord a Sud cresce la sensibilità delle imprese sul tema. I punti di forza e debolezza del sistema italiano e l’importanza di investire in tecnologia e cultura della sicurezza
Cresce l’attenzione delle aziende italiane verso la sicurezza sul luogo di lavoro. Lo dimostra il sondaggio realizzato dalla Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su un campione di oltre 1100 iscritti che svolgono per le imprese funzioni importanti in materia. Da decenni, in Italia, il numero degli infortuni con esito mortale si attesta intorno ai 1100-1200 casi l’anno, ma i dati Inail elaborati aggiornati al 31 dicembre 2022, pur non ancora consolidati, fotografano una riduzione significativa del fenomeno (da 1221 nel 2021 a 1085 nel 2022) a fronte, però, di un aumento degli incidenti non mortali (da 555.236 nel 2021 a 697.773 nel 2022).
Due i fattori alla base della tendenza, su cui gioca ancora un ruolo di primo piano il Covid: il ritorno all’attività lavorativa dopo la pandemia e l’incremento degli occupa-
ti. Sebbene il 2023 si sia aperto con meno infortuni (sia mortali che non), si dovrà aspettare la fine dell’anno per avere un quadro completo.
Intanto, però, si può guardare al futuro con speranza. Il 47,4% degli intervistati, infatti, riscontra, tra il 2020 e il 2023, una crescita del livello di attenzione delle aziende verso la sicurezza sul lavoro. Volano del cambiamento, l’esperienza emergenziale e la centralità che il tema ha assunto quale dimensione strategica di organizzazione del lavoro (60,8%); l’avvio di un diffuso processo di innovazione e trasformazione tecnologica (43,8%); l’aumento degli investimenti (30,9%). Ma molto si può ancora fare guardando, ad esempio, alle nuove tecnologie, che per il 78,4% sono un importante fattore di mitigazione dei rischi professionali, sul quale si deve investire di più. Il report della
Fondazione Studi rileva poi, anche a livello settoriale, ampie variabilità, che rispecchiano solo in parte il grado di rischiosità dei comparti. Accanto a sanità/istruzione, credi -
to/assicurazioni e terziario alle imprese, dove gli intervistati valutano mediamente alto il livello di sicurezza, vi sono le costruzioni: nonostante si tratti di un settore ad alto rischio incidenti, il campione considera abbastanza elevato il livello di sicurezza garantito. Diversamente, tra i meno virtuosi, spicca l’agricoltura (per il 64,2% il livello è basso o molto basso), i servizi ricreativi/culturali, gli alberghi, la ristorazione e il commercio.
In generale, da Nord a Sud si è verificato nelle imprese un innalzamento generale degli standard di sicurezza, grazie – come sottolineato – alla pandemia, ma anche ad alcuni punti di forza del sistema italiano: i dispositivi di sicurezza, il cui utilizzo è aumentato proprio a seguito dell’emergenza sanitaria (li considera un fattore di forza il 67,7% del campione), la formazione ai lavoratori (62,4%), l’igiene e la salubrità media dei luoghi di lavoro (61,3%), l’organizzazione del lavoro (58,9%) e il livello di innovazione tecnologica (54,8%). Da rivedere e/o potenziare, invece, altri aspetti: in primis la normativa (per il 73,7% è un punto di debolezza), che per i professionisti intermediari – abituati a vedere con i loro occhi la realtà delle imprese italiane – risulta ancora troppo complessa per riuscire a rispondere al meglio alle specificità settoriali e dimensionali delle aziende. Ad arrancare sulla strada della sicurezza sono soprattut-
to le piccole e medie imprese, per le quali la predisposizione di ambienti di lavoro salubri e sicuri spesso rappresenta una sfida, data anche la carenza di risorse economiche a disposizione. Ma non sono solo i soldi a mancare. Dal sondaggio, infatti, emerge come le PMI siano spesso all’oscuro delle agevolazioni che Enti come l’Inail mettono a loro disposizione proprio per incentivare le aziende a realizzare progetti volti al miglioramento della salute e della sicurezza dei lavoratori, anche incoraggiando l’acquisto di nuovi macchinari e attrezzature caratterizzati da soluzioni innovative, al fine di contenere l’impatto ambientale e ridurre il rischio infortunistico. Ma non tutto è perduto: circa un terzo dei Consulenti del Lavoro intervistati, infatti, dichiara di aver assistito a una crescita dell’attenzione verso tali strumenti. Il report si è concentrato, in particolare, sui bandi Isi dell’Istituto, la cui diffusione – a fronte di una crescita di interesse – resterebbe limitata soprattutto dalla complessità di presentazione della domanda (50,3%), dall’incertezza sul suo esito (42,4%) e dalla scarsa conoscenza (30,7%). Ma gli strumenti a disposizione delle PMI sono tanti e di varia natura. È il caso di Oira (Online Interactive Risk Assesment), il software Inail, gratuito, realizzato dall’Agenzia europea per la salute e la sicurezza sul lavoro (Eu-Osha) che consente di identificare i rischi negli ambienti di lavoro. Dopo aver rilasciato, nel 2018, una prima versione dell’applicativo web dedicata al settore degli uffici (settore in cui il rischio da utilizzo del videoterminale risulta essere quello più diffuso), in questi mesi verrà rilasciato il secondo tool, dedicato al comparto dei negozi e del commercio, un segmento fatto di imprese – spesso a conduzione familiare – di rado attrezzate al meglio sul fronte della sicurezza. Uno strumento, Oira, che oltre ad avere una finalità
di supporto pratico al datore di lavoro, si pone un obiettivo formativo e informativo, prevedendo suggerimenti per il miglioramento a livello aziendale degli standard di sicurezza già previsti dal Testo unico sulla sicurezza (Dlgs. 9 aprile 2008, n. 81). A prescindere, però, dagli strumenti a disposizione delle imprese, i Consulenti del Lavoro richiamano l’attenzione di tutti gli attori del mercato del lavoro e della società civile sulla necessità di investire su una cultura della sicurezza capace di prevenire il fenomeno infortunistico anziché curarlo. Una cultura che parta dalle scuole, che sia in grado di far comprendere ai più giovani l’importanza di ambienti di lavoro salubri e sicuri. Non è un caso che la Categoria investa da anni tempo e risorse proprio su questo fronte, come testimoniano i seminari organizzati dalla Scuola di Alta Formazione e dall’Ente Nazionale di Previdenza e Assistenza per i Consulenti del Lavoro (Enpacl).
L’obiettivo dei professionisti intermediari è da sempre quello di incrementare il grado di conoscenza delle norme e favorire, soprattutto da parte delle PMI, la corretta applicazione degli adempimenti. Il recente Decreto Lavoro, varato dal Governo lo scorso 1° maggio in occasione della Festa dei Lavoratori, rappresenta senza dubbio un passo significativo in questa direzione. Tra le novità previste, infatti, la condivisione gratuita delle informazioni di cui enti pubblici e privati sono in possesso con l’Ispettorato Nazionale del Lavoro, al fine di coadiuvare l’azione di quest’ultimo nelle attività di contrasto al lavoro irregolare, all’evasione, all’omissione contributiva e, in generale, a qualunque fattore suscettibile di minare la salute e la sicurezza sul lavoro. Non ci resta, allora, che continuare su questa strada, passo dopo passo, insieme: solo così potremo rimarginare una delle più grandi piaghe del nostro tempo.