Economy Gennaio/Febbraio 2018

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Gennaio/Febbario 2018 Euro 4,50

IN REGALO / La guida di Win The Bank alle nuove competenze dei commercialisti per le imprese

Vincenzo Boccia

ECONOMY | ANNO II | N.08 | MENSILE | GENNAIO/FEBBRAIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 25 GENNAIO 2018

Carlo Sangalli

Guido Grimaldi

Stefano Cuzzilla

LA LINEA DI DIFESA Con la politica e i partiti allo sbando, restano le associazioni. Per tutelare i diritti delle categorie. I soci aumentano tra i dirigenti, la logistica “fa sistema” con Alis, i commercianti “tengono”. E Confindustria prepara un “progetto-Paese”

WORKSHOP / CONSULENZA FINANZIARIA

IL SETTORE A CONGRESSO: NEL 2018 CAMBIA TUTTO E LE OPPORTUNITÀ AUMENTANO RISORSE UMANE

La Liuc: «Il futuro è al bivio tra zero lavoro o lavoro totale»

WEB REPUTATION

Ecco i dieci top manager più apprezzati delle medie imprese

INTERVISTA CON ALESSANDRO PAJNO

Il presidente del Consiglio di Stato: «La giustizia amministrativa oggi funziona e decide presto»

INFLUENCER

TASSE & INTERNET

DE BORTOLI

TASSE &TERRITORI

Con i “paletti” calano i follower È la fine di uno strano mito?

Serve un’intesa internazionale di Paolo Ludovici

«Elezioni, i social sono utili solo a chi ci mette la faccia»

Zone franche e il Sud riparte di Antonio Uricchio







EDITORIALE

INNOVAZIONE ED EXPORT, UNIAMO LE FORZE

L

a politica è una maionese impazzita ma l’economia deve andare avanti. La ripresa economica è arrivata anche in Italia, ma è la penulDI SERGIO LUCIANO tima in Europa per consistenza, migliore solo di quella greca: come dire che quasi non c’è. Per chi lavora, per chi produce, per chi vive di mercato è più che mai importante rimboccarsi le maniche e non perdere tempo. Guardando avanti e facendo cose concrete, a prescindere dalle liturgie e dalle confusioni della politica. Belgio, Germania e Spagna hanno vissuto anni di instabilità politica con forte crescita economica: possiamo farlo anche noi. Pensare che dal voto del 4 marzo emerga un quadro stabile e affidabile è illusorio, i sondaggi dicono che non potrà essere così. E dunque facciamo un respirone e attrezziamoci psicologicamente a un lungo “fai da te”, in cui il governo sarà certo un punto di riferimento essenziale ma non l’unico, bisognerà imparare a farci il minor affidamento possibile, a lavorare con gli enti locali e, per chi potrà e saprà, direttamente con le istituzioni europee.

IL CORSIVO

Per quanto anche a Bruxelles non sia facile capire in che direzione spira il vento del futuro, intanto se ne ha una. Chi mena le danze è la Germania, con la Francia di Macron in velleitario atteggiamento di partner critico. La BCE si prepara all’uscita di Mario Draghi e all’avvento del tedesco Jens Weidmann, che significa passare dalla cultura del sostegno della crescita all’arrocco su un’assolutistica focalizzazione anti-inflazione, la fissazione dei tedeschi da Weimar in poi. L’altra loro bestia nera è il debito pubblico, vero peccato originale dell’Italia. In un mondo in cui, peraltro - secondo l’Institute of International Finance - il debito totale ha raggiunto l’incredibile cifra di 233.000 miliardi di dollari, ovvero il 325% del Pil mondiale, mentre il debito italiano pesa il 132% del nostro Pil… Tanto che viene da chiedersi se l’euro-fobia per il debito non stia diventando un freno competitivo. In questo quadro, qualunque promessa elettorale di politica economica i nostri leader politici facciano, ricordiamoci che è inficiata dalla sovranità limitata che le regole europee ci lasciano. A cominciare da quella più interessante, la flat-tax: perfino Bill Emmott, l’ex direttore dell’Economist che definì Berlusconi “Unfit to lead Italy” ha riconosciuto che la proposta del Cav. potreb-

LAVORARE INSIEME, ANCHE TRA CONCORRENTI, PER OVVIARE ALL’INSTABILITÀ be essere utile per l’Italia. Ma Bruxelles e la BCE ce la lascerebbero fare? Improbabile. E dunque? Dunque non resta che far da sé, unendo le forze con chi la pensa come noi, condivide gli stessi bisogni, le stesse esigenze, la stessa visione. Associandoci, per ottenere qualcosa dalle istituzioni. Ma anche per fare sistema, fare rete, lavorare insieme, perfino sui mercati e verso i clienti, rinnovando le tecnologie e andando all’estero, le due cose più difficili da farsi da soli, soprattutto se si è piccoli. Lo sviluppo è anche e soprattutto nell’innovazione e nell’export, per cui andiamocelo a prendere: e se non ce la sentiamo, facciamolo in squadra. Si può!

AIUTARE CHI SOFFRE, UN INVESTIMENTO SOCIALE di Giuliana Gemelli Da sempre, la celebrazione di una persona defunta é considerata un atto di filantropia. Di certo però non é una forma di agire solidale. L’Associazione da me creata, si è posta l’ obiettivo di trasformare il ricordo di Giulia, una ragazza scomparsa a 23 anni, ispirandosi al suo testamento spirituale, in un percorso di solidarietà, destinato ai giovani adulti colpiti da gravi malattie onco-ematologiche, nel periodo più fulgido della loro esistenza. Essi sono figli di un dio minore, trascurati sia dalla “cura” - la ricerca clinica - sia dal “prendersi cura”. La cura e il prendersi cura dei giovani

adulti malati di cancro é un investimento sociale e la memoria diviene la forma espressiva di un bisogno condiviso. È questa la scelta dell’Associazione GrandeGiù: promuovere un aiuto concreto per le persone che soffrono ma possono farcela. Tra l’altro, l’Associazione, che ha già al suo attivo presso l’Istituto di Ematologia del Policlinico Sant’Orsola a Bologna due programmi di assistenza con personale specializzato, ha avviato una raccolta fondi per la creazione nei reparti oncoematologici di stanze adeguatamente attrezzate col sostegno di figure professionali dotate di grandi capacità umane a in grado di prendersi

cura dei bisogni relazionali personali, spirituali ed emotivi dei giovani adulti affetti da patologie gravissime. Una raccolta fondi è in corso a favore dell’Associazione GrandeGiù for Love and Care sia attraverso il 5 per mille che attraveso donazioni sul conto Bcc di Castenaso, Iban IT61B0847237070000000090176, codice fiscale 92075710407.

Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti.html

7


SOMMARIO

Gennaio/ Febbraio 2018

007

L’EDITORIALE DI SERGIO LUCIANO

013

COVER STORY

GLI ULTIMI BALUARDI

014

BOCCIA, SANGALLI & CO.

021

MA CONFPROFESSIONI AVVERTE

022

ECCO DOVE NASCONO I CAPI

024

MANAGER, LA TOP TEN 2017

027

GESTIRE L’IMPRESA/1

ENERGIA NUOVA SUL MERCATO

L’associazionismo è tornato! «Siamo l’alternativa alla politica»

«Troppi ordini, serve unitarietà»

Insead, la top business school

Sul web primeggia Alvera (Snam)

013

2018 anno di svolta: gli scenari

Intervista a Jacquier, a.d. Engie

030

DA CONSUMER A PROSUMER

Il futuro è nel modello Evolvere

032

E L’OFFERTA SI ARRICCHISCE

Anche Iberdrola sbarca in Italia

INTERNAL AUDITOR

044

FALLIMENTI, NUOVO CODICE

046

GIUSTIZIA AMMINISTRATIVA

048

CONSULENZA FINANZIARIA/1

052

CONSULENZA FINANZIARIA/2

057

FINANZIARE L’IMPRESA

CASSA DEPOSITI E PRESTITI 2.0

060

CREDITO ONLINE L’ad di Lendix: «Puntiamo alle Pmi»

028 «LA DIFFERENZA? NEI SERVIZI»

042

028

034

GESTIRE L’IMPRESA/2

AZIENDE&TERRITORI

Piano trasparenza a San Marino

036

IL CAPITALE UMANO

Quale futuro? La riflessione di Liuc

038

LE SELEZIONI DI GENERALI

040

Ora è più facile evitare il crac

CdS, parla il presidente Pajno

A Roma la tre giorni Consulentia Assoreti sull’impatto di Mifid 2

Ora è una banca d’affari pubblica

Collautti: «cerchiamo new skills»

062

GRANDI PATRIMONI

CERTIFICAZIONI, PARLA UNI

064

CHEBANCA! DIVERSIFICA

«Marcia in più per le aziende»

8

Ruolo scomodo, ma importante

046

Il nuovo servizio di Banca Generali E punta sul wealth management


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SOMMARIO 066

ESERCENTI, NEXI IN AIUTO

068

PIANO IMPRESA 4.0

069

CAPITALI & INNOVAZIONE

070

COMMERCIALISTI AL BIVIO

SmartPOS e meno commissioni

Molti vantaggi, altrettanti rischi

Mensile edito da Economy Srl

Da Aifi un premio alle startup

Direttore responsabile Sergio Luciano

C’è crisi, e bisogna reinventarsi

073

COMUNICARE L’IMPRESA

CON LA CULTURA SI MANGIA?

076

LA POLITICA VIA SOCIAL

078

STOP AI WEB INFLUENCER

080

ANCHE L’AZIENDA HA L’ANIMA

082

SHORT STORIES

In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Alfonsino Mei, Paolo Ludovici, Antonio Uricchio

Granelli e la sfida di Pietrasanta

Hanno collaborato Guido Casetta, Gilda Ciaruffoli, Angelo Curiosi, Giordano Fatali, Riccardo Lagorio, Valerio Malvezzi, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Alfonso Ruffo, Camilla Sala, Monica Setta, Elisa Stefanati

De Bortoli: «Funziona solo se...»

Dall’Antitrust misure restrittive

E c’è chi la fotografa per mestiere Brevi dal mondo delle imprese

080 105

085 COMMENTI

IL MEZZOGIORNO E LE ZES

107

088

DIRITTO&ROVESCIO di Paolo Ludovici

090

PRIVATE BANKER

091

UOMINI&DENARI

di Ugo Bertone

092

E il fondo growITup va in soccorso

109

111

QUI PARIGI

114

IMMOBILIARISTI DEL LUSSO

VITA DA MANAGER

117

096

CI PIACE/NON CI PIACE

Affari, i promossi e i bocciati

STORYLEARNING

DOMANDE&OFFERTE Intervista a Pierre Lahutte (Iveco)

a cura del Sussidiario.net

99

Startup, case histories in breve

QUEL CHE RESTA DEL MESE

...IL NUOVO CHE AVANZA

094

START-UP TELLING

di Alfonso Ruffo

di Giuseppe Corsentino

Le news dal mondo produttivo

IN ITALIA STARTUP AL VERDE

Il commento di Antonio Uricchio

IL PAESE CHE CRESCE...

TESSILE E INNOVAZIONE

IL FUTURO DEI MEZZI PESANTI

Engel&Volkers, un caso di studio

OCCHIO AL TECNOSTRESS

La dipendenza da iperconnessione

122

MANAGER ALLO SPECCHIO

Moretti, Muccillo, Gualdi

Miroglio lancia il retail 4.0

125

E POI IL PIACERE...

101

EDENRED RAGIONA IN ROSA

TENNIS, SPORT A MOLTI ZERI

In Italia tutti pazzi, anche gli sponsor

102

AHT E I FRIGO PER LA GDO

128

MOTORI

104

MAIL BOXES ETC.

Il welfare aziendale per le donne

Refrigerazione commerciale al top

Piccoli servizi, grandi numeri

10

130

500L, la più spaziosa della famiglia

LE RAGIONI DEL GOSSIP

I sussurri di Monica Setta

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni m.manzoni@economymag.it Dominio web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Partnership editoriali Aifi – Andaf – Confprofessioni Federmanager – Università Carlo Cattaneo Liuc HRCommunity – ilsussidiario.net Casa editrice Economy s.r.l.

Corso Vittorio Emanuele II, 15 20121 Milano - Tel. 02-8688641 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Redazione

Piazza Borromeo, 1 - 20123 Milano Tel. 02.89767777

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:

COVERSTORY 14 LA CONFINDUSTRIA BOCCIA: «NOI, IL PONTE TRA INTERESSI DEL PAESE E DELLE IMPRESE »

TORNA A FIORIRE L'ASSOCIAZIONE, ULTIMO BALUARDO CONTRO IL CAOS Dopo anni di marginalità, le federazioni - tra professionisti, manager, lavoratori e imprese - stanno recuperando spazio sociale. Per il vuoto lasciato dalla politica, ma anche per il bisogno di assistenza dei loro soci di Sergio Luciano

15 I COMMERCIANTI SANGALLI: «FACCIAMO DA COLLANTE TRA LE IMPRESE E IL TERRITORIO»

16 I MANAGER CUZZILLA: «LE NOSTRE COMPETENZE SONO DECISIVE PER LA CRESCITA»

17 GLI IMPRENDITORI DEL MARE GRIMALDI: «CON ALIS DIAMO VOCE ALLA LOGISTICA INTERMODALE»

21 I LIBERI PROFESSIONISTI STELLA: «TROPPI ORDINI, SERVE VISIONE UNITARIA E STRATEGICA »

E

ppur si muove. Sembrava in declino irdelle forze politiche in un quadro senza nessureversibile: non era vero. L’associazionina chiara governabilità. Al lato della politica, smo economico in Italia – da non confondere e fuori da essa, l’associazionismo si fa sentire. con quello sociale e culturale, che peraltro La Confindustra tra pochi giorni, a Verona, per va benone anch’esso – sembra diventato un la prima volta, proporrà alle proprie assise un trasversale asse di riferimento per il siste“progetto-Paese” con cui intende andare oltre ma. Ha resistito a sei anni di crisi devastante. l’angolatura “di parte” con cui, legittimamenAlle spallate del “prite e dichiaratamente, mo Renzi” – quello È FINITA LA FASE IN CUI ANCHE PAGARE ha sempre guardato UNA QUOTA D’ISCRIZIONE ANNUALE, che detestava i corpi al futuro, proponendo DI POCHE CENTINAIA E A VOLTE DECINE intermedi, che ha una visione d’insieme, DI EURO, SEMBRAVA UN COSTO INUTILE dimezzato e depotenin cui gli interessi delle ziato le Camere di commercio e voleva abolire imprese coincidano con quelli nazionali. il Cnel – ed ha oltrepassato la lunga fase in cui Il movimento dei manager – articolato in varie anche pagare una quota d’iscrizione annuasigle decorosamente in armonia, tra le quali le di poche centinaia e a volte decine di euro Federmanager si distingue per dinamismo – sembrava un costo inutile da tagliare. sta prendendo una forza di rappresentanza Tra qualche settimana si vota, e il vero rischio senza precedenti, di pari passo con la manaè l’astensionismo, figlio della frammentazione gerializzazione, appunto, di tante imprese

13


COVERSTORY

Boccia: «Siamo un ponte tra gli interessi delle imprese e del Paese»

A

quasi due anni dalla

imprese e quelli del Paese.

che rappresentano?

nomina al vertice della

Non a caso il piano di medio

L’Europa, con le sue istituzioni,

Confindustria, quale ruolo

termine che presenteremo

dovrà essere con sempre

lei riconosce per i “corpi

il 16 febbraio alle Assise di

maggiore convinzione un

intermedi” in una società

Verona avrà al primo posto il

driver della crescita e non

complessa su tutti i

democratica e di mercato

lavoro, soprattutto giovanile,

un ostacolo allo sviluppo. Su

piani quanto conta per

come l’Italia? Un ruolo

come cerniera con le famiglie

questo siamo d’accordo con

l’associazionismo la capacità

d'iniziativa, a giudicare dalle

italiane la cui preoccupazione

i colleghi delle Confindustrie

di erogare servizi complessi

attese per il piano che la sua

principale riguarda il presente

di Germania, Francia e

agli associati?

Confindustria prepara per le

dei padri (e naturalmente delle

Spagna con i quali stiamo

Conta moltissimo e

imminenti Assiste di Verona...

madri) e il futuro dei figli.

lavorando perché la Questione

Confindustria dispone di una

Un ruolo fondamentale per

La crescita del ruolo

Industriale diventi la

struttura di supporto di primo

rappresentare interessi

delle autorità europee

principale Questione Europea.

livello, in grado di affiancare

in forma nuova e non solo

quali obblighi e quali limiti

Tutti insieme dovremo

e assistere gli associati in

più difenderli - risponde

comporta sull’attività delle

fronteggiare tentazioni

ogni particolare esigenza. Ma,

Vincenzo Boccia, presidente

associazioni imprenditoriali

pericolose come nel caso della

soprattutto, conta la capacità

della Confederazione degli

nazionali? Non è ormai

nuova normativa sugli Npl che

di affermare quei valori che

industriali italiani (nella

indispensabile che anche le

rischia di restringere il credito

conferiscono a un corpo

foto) - In questa logica

organizzazioni nazionali come

alle imprese mentre serve

intermedio la legittimazione

Confindustria vuole essere

la sua riescano a portare

esattamente il contrario.

a essere un attore ascoltato

un ponte tra gli interessi delle

nella sede europea le istanze

In una società molto

della società.

ex-familiari ma anche con alcuni degli effetti della crisi, come quello di estromettere prima, ed ora precipitosamente richiamare all’opera, centinaia e migliaia di dirigenti che sembravano “non servire più”. E c’è il caso dell’Alis, l’Associazione logistica per l’Intermodalità Sostenibile, ormai un caso di scuola, che rappresenta un’esplosione senza precedenti di associazione di filiera, costruita attorno alla necessità di razionalizzare e appunto fare sistema nella logistica: 1300 aziende iscritte in un anno, con ben 140 mila addetti, che rivendicano, con una capacità argomentativa inedita una politica coerente e innovativa dei trasporti e delle infrastrutture nazionali. Attorno, una buona resistenza delle altre grandi associazioni tradizionali: la Confcommercio, la Confesercenti, le varie sigle dell’a-

14

gricoltura e dell’artigianato, uscite non bene poi, però, gradualmente ingessato i processi. dalla ressa attorno alla legge di Bilancio 2018 I governi sembravano dipendere da un parma – almeno – in grado di protestare a voce lamento-ombra, una specie di “supercamera” alta e senza i balbettii da collateralismo tinon elettiva, che pretese di trasformarsi in pici del passato. La liquefazione dei partiti, una superlobby. La politica iniziò a reagire. insomma, si direbbe che abbia indotto un riNei suoi cinque anni migliori, lo stesso Berlucompattamento delle sconi – che, da bravo È STATA LA CONCERTAZIONE associazioni. Che venconsensualista, fregono percepite come A RENDERE POSSIBILE QUELLA POLITICA quentava volentieri il RIGORISTA CHE HA PERMESSO una “linea di difesa”, tavolo della concertaL'INGRESSO DELL'ITALIA NELL'EURO l’ultima, contro il caos. zione – contemporaDel resto, è grazie all’associazionismo e alla neamente tendeva a bypassarlo, ponendosi sua figlia legittima – la concertazione – che dal come “presidente operaio, presidente artigia’92, con l’istituzione del “tavolo” intercategono, presidente commerciante” … riale di Palazzo Chigi (36 sigle ammesse!) che Con l’incalzare della crisi, le rappresentanze la politica rigorista necessaria per far accedehanno fatalmente dovuto fare tutte un passo re l’Italia all’Unione economica e monetaria indietro, e annacquare anche le storiche apsin dalla sua prima fase è stata possibile. L’ipartenenze. Hanno assunto un atteggiamento stituzionalizzazione della concertazione ne ha più neutrale. Imparato a fare i conti con go-


Sangalli: «Dobbiamo tenere unite le imprese e il territorio» verni a sovranità limitata, da Monti in poi. E si sono trovare improvvisamente di fronte all’attacco di Renzi (compreso il sindacato dei lavoratori e la stessa Cgil), che le ha cmesse nel mirino della sua rottamazione. Si è scagliato lancia in resta contro le Camere di commercio dimezzandone il numero e le risorse, col togliere loro i proventi dell’imposta di registro, peraltro tra le meno odiate dalle imprese. A lungo, nel 2014 e nel 2015, per i renziani dare attenzione a una qualsiasi associazione di rappresentanza sembrava essere diventata una bestemmia. In questo quadro va letta la decisione, poi caduta con la bocciatura di tutti gli altri e più importanti quesiti referendari, di sciogliere il Cnel.

L

e rappresentanze di

debbano evolvere?

impresa, anche se a fasi

Sì, hanno anche una

alterne dovute alle diverse

responsabilità più ambiziosa:

“stagioni” della politica

quella di modernizzare e

e dei governi (ricordo le

innovare il proprio ruolo. E

riunioni infinite nella Sala

qui, come Confcommercio,

Verde di Palazzo Chigi fino

abbiamo fatto molto: abbiamo

al più recente tentativo

reso snello e più efficiente il

della disintermediazione dei

nostro sistema organizzativo

corpi intermedi) svolgono

e associativo, allargando e

una parte vitale del Paese, con

un ruolo fondamentale nelle

rafforzando i nostri ambiti di

i servizi che producono quasi

democrazie moderne.

rappresentanza, attuando

i tre quarti della ricchezza

Raccolgono e sintetizzano

un sistema di relazioni

e il terziario di mercato che

le istanze del mondo delle

sindacali più moderno. Un

genera il 40% dell’occupazione.

imprese, semplificano il

esempio per tutti: abbiamo

Obiettivo strategico?

rapporto con il Governo e

firmato già da tempo con i

Il nostro obiettivo è quello

NESSUNO DEI SINDACATI E DELLE RAPPRESENTANZE IMPRENDITORIALI HA NOSTALGIA DELLA CONCERTAZIONE CLASSICA MA DEL DIALOGO SÌ

le amministrazioni locali;

sindacati il protocollo sulla

di modernizzare la nostra

rappresentano quell’elemento

rappresentanza. In una

rappresentanza per

indispensabile di coesione

parola, ci siamo adeguati ai

modernizzare la società. Per

sociale che in passato ha

cambiamenti del mercato

essere interlocutori sempre

Ma Renzi è un pragmatico. E sei mesi prima del referendum - ancora da presidente del Consiglio – ha deciso di cambiare strada, presentandosi per la prima volta in una grande assemblea associativa, quella della Confcommercio del 2016, in una sala con 1700 persone. Forse percependo la necessità di arginare l’incipiente emorragia del consenso. E oggi? Nessuno dei sindacati e delle rappresentanze imprenditoriali ha la nostalgia di tornare alla concertazione classica ma al dialogo sì. E tutti confermano quella linea di maggior neutralità, perfino la Cgil verso la sinistra politica, che intanto si è spaccata. Oggi il quadro dell'associazionismo resta complesso ma trasmette ben altra energia di tre anni fa. Certo, dodici sigle associative rappresentano – direttamente nel caso dei sindacati dei lavoratori e indirettamente nel caso delle associazioni d’impresa - il 98% degli italiani che producono. E ce ne sono altrettante che si spartiscono il restante 2%. Ma nell’in-

contribuito alla tenuta del

e alle trasformazioni del

più credibili e continuare a

Paese durante le proteste

terziario.

seguire la nostra vocazione:

dei “forconi”; hanno, infine,

Rappresentanza, ma di chi?

tenere insieme le imprese

una funzione insostituibile di

Una volta si diceva

e il territorio mantenendo

servizio alle imprese, in primis

Confcommercio e si intendeva

capacità di ascolto e di

la firma dei contratti collettivi

“commercio”. Oggi si dice

proposta. A riprova che i corpi

di lavoro».

Confcommercio-Imprese per

intermedi sono un motore

Presidente Sangalli (nella

l’Italia e si intende commercio,

essenziale del Paese; con loro

foto), non crede che però

turismo, servizi, trasporti,

la società cresce sana e si

le grandi confederazioni

logistica e professioni. Siamo

irrobustisce nel tempo.

sieme la macchina si è rimessa in moto. Anche per necessità: la globalizzazione da un lato, la digitalizzazione dall’altro e la burocratizzazione dall’altro ancora sono divenute altrettante sfide insostenibili, da sole, per le imprese. Per un’azienda con meno di 15 dipendenti – il 98% di quelle iscritte ai registri camerali - è proibitivo partecipare senza consulenze ad una gara pubblica per un appalto, presentare la pratica per un finanziamento europeo, una

domanda per un concordato con adesione o semplicemente una richiesta di fido in banca o provvedere alla sostituzione del sistema gestionale. E i periodici rinnovi del contratto di lavoro sono ancora oggi uno snodo cruciale per i costi delle aziende. Che sanno di non poter certo “far da sé”. Dare servizi, a buon mercato e di accettabile qualità: è stata ed è l’altra arma segreta dell'associazionismo 2.0.

15


COVERSTORY

In Italia urgono tante riforme? Federmanager ha già un piano L'associazione dei dirigenti dell’industria chiede spazio per le sue proposte in merito a imprese, lavoro e servizi. E ammonisce: «Ripartiamo dalle competenze» di Luigi Orescano

«L

’Italia è un Paese da gestire meglio: in questo senso, noi manager siamo sicuri di poter dare un contributo incisivo, per cui rivendichiamo più spazio nel sistema, ma nell’interesse di tutti, e non solo della categoria»: Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, si esprime con sicurezza perché, da quando guida questa realtà, ha all’attivo una crescita costante di iniziative e rappresentanza. E una forte esperienza diretta, maturata come presidente del Fasi, l’ente bilaterale Federmanager-Confindustria che gestisce l’assistenza sanitaria integrativa della categoria, nel settore del welfare aziendale, uno tra i più “caldi” del momento. «Per il 2018», annuncia, «abbiamo sviluppato un programma di azioni sia per i manager che per il Paese. Le priorità per i manager sono formazione e riqualificazione in direzione Industria 4.0: abbiamo il progetto di certificazione delle competenze chiamato "Be Manager", un master ad hoc della nostra Federmanager Academy e il progetto "Mind: un outlook sul futuro" per lo sviluppo congiunto di manager e imprese nato all’interno della nuova associa-

16

LAVOREREMO SU UN DOPPIO BINARIO: AZIONI PER I MANAGER AZIONI PER IL PAESE zione bilaterale 4.Manager. Stiamo indicando le politiche necessarie ad avere più donne ai vertice aziendali con l’iniziativa "L’altra dimensione del management" e modelli organizzativi innovativi per rendere più competitive e internazionalizzate le Pmi. Con la società "CDi manager", sosteniamo inoltre le politiche attive del lavoro per la ricollocazione rapida qualificata dei manager inoccupati». CUZZILLA: «SERVE UN'ULTERIORE FOCALIZZAZIONE SULLA POLITICA INDUSTRIALE. STIAMO AVANZANDO PROPOSTE NEI SETTORI-CHIAVE»

È chiaro che è soprattutto sulla piena occupazione manageriale che la categoria chiede tutela. Ma la ripresa economica sta aiutando e il passaggio generazionale in corso nelle aziende familiari apre nuovi spazi. «Guardando agli interessi complessivi del Paese» prosegue Cuzzilla, «tutto quanto fin qui esposto vale, ma va associato ad altre azioni. Da più di un anno, stiamo avanzando proposte concrete su quelli che a nostro avviso sono i settori-chiave: chimica-farmaceutica, energia, siderurgia, logistica-infrastrutture-trasporti, sanità e industria 4.0. Essenziale, poi, per l’occupazione giovanile, il diffondersi e qualificarsi degli accordi con gli istituti scolastici per l'Alternanza Scuola-Lavoro. Stesso discorso con le Università per l’attuazione del Piano Calenda, cioè i Competence center. E gli accordi con Confindustria Digitale per attuazione dei co-

siddetti Digital Innovation Hub». D'altra parte, l'analisi che Cuzzilla fa dell'attuale situazione del Paese è impietosa: «Il Pil cresce, ma meno della media europea. Le competenze digitali si riscontrano nel 29% dei soggetti in età lavorativa contro una media Ue del 37. Sull’occupazione siamo al 12° posto in Europa e nel Sud c’è una vera emergenza, anche a causa del disallineamento della domanda e dell’offerta di lavoro, del gender gap e della scarsa managerializzazione». Dunque da riformare c'è tanto, e Federmanager ha proposte su tutti i fronti: «Sulle pensioni, ad esempio, noi manager siamo il 2% dei contribuenti e versiamo circa il 16% di tutta l’Irpef. Siamo il nuovo welfare familiare. E il Paese merita che le riforme proseguano. Vanno separate assistenza e previdenza e, una volta fatta chiarezza sui numeri Inps, va cambiata la politica fiscale, piegando finalmente l’evasione e incentivando la previdenza complementare». Più qualità urge anche nella spesa sanitaria, che converge sul privato per ben 40 miliardi, di cui il 93% pagato dai cittadini, senza mediazione di fondi e assicurazioni. «La sanità pubblica italiana è tra le migliori al mondo. Ma se andiamo avanti così, con la demografia che abbiamo, rischiamo di lasciare senza tutela intere fette di popolazione. Non a caso, l’anno scorso, circa 4,4 milioni di italiani hanno dichiarato di aver limitato le spese sanitarie per motivi economici. Bisogna incentivare il ricorso al secondo pilastro della sanità. Fare sinergia tra pubblico e privato».


Grimaldi: «L' Alis sa che l'economia con la logistica può decollare» I programmi dietro la partenza bruciante della prima grande associazione dell'intermodalità sostenibile: 1300 le aziende iscritte in un solo anno dalla redazione

«P

erché è nata Alis? Per uno scopo che hanno aderito con convinzione al nostro ben preciso: mettere a sistema progetto associativo, con 140.500 unità di forla filiera della logistica, un inza lavoro, quasi 100.000 mezzi, 2.700 collegasieme di operatori uniti da interessi ed esimenti marittimi, 120 Autostrade del Mare. E genze comuni, che consideriamo essenziali l’associazione ha allestito oltre 200 sedi in tutper l’economia e lo stesso sviluppo sociale del ta Italia”. Tutta Italia, ma guardando al mondo nostro Paese”: ha idee chiare Guido Grimaldi, perché l’internazionalizzazione delle aziende top-manager nel gruppo armatoriale che porta di trasporto è uno degli obiettivi primari di Alis: il nome della sua famiglia e presidente dell’As“A questo fine ci poniamo come aggregatori di sociazione Logistica dell’Intermodalità Sostenuove opportunità di business attraverso l’anibile, l’ultima nata – ma già vertiginosamente pertura di nuove linee di trasporto, utilizzando cresciuta – tra le associazioni d’impresa di nuoad esempio l’impiego di navi più efficienti e con va generazione che stanno modificando il volto maggiore capacità di carico”. dell’associazionismo economico italiano. Ci sono poi altri obiettivi essenziali, come at“Siamo nati per dare tuare la continuità terLA CONTINUITÀ TERRITORIALE voce ad un settore, ritoriale con le grandi CON LE GRANDI ISOLE, CHE DEVE quello della logistica isole, che deve rappreRAPPRESENTARE UN PUNTO CARDINE intermodale, che sino sentare un punto carDELLA POLITICA DEI TRASPORTI ad ora non aveva trodine della politica dei vato risposte nelle già esistenti associazioni di trasporti del nostro Paese: “Nel rispetto delle categoria. Cui non facciamo concorrenza, ma regole del mercato, però, e senza alterare la lavoriamo in via complementare. Mettiamo a concorrenza tra gli operatori del trasporto masistema tutti gli operatori del comparto logistirittimo con le sovvenzioni pubbliche. In Italia co: società di autotrasporto, compagnie armaancora oggi vengono erogati 92 milioni di euro toriali, aziende ferroviarie, terminal, interporti, all’anno ad un'unica compagnia armatrice che agenzie, spedizionieri e autotrasportatori. Graoffre collegamenti verso le due isole maggiori zie all’ingresso di porti, ed al recente ingresso impiegando navi vetuste e nonostante alcune delle Università, in qualità di Soci Onorari, siadi tali direttrici vengano operate anche da altri mo oggi un esempio unico di integrazione”. armatori che per farlo non ricevono alcun conNel giro di poco più di un anno, i risultati che tributo statale. In tal senso sarebbe molto più Alis è riuscita a raggiungere sono di assoluto corretto erogare tali fondi direttamente ai citrilievo, a partire dalla rappresentatività. “Ad tadini e alle aziende sarde e siciliane”. oggi, sono quasi 1.300 le aziende di trasporto In generale, Alis – sottolinea il suo presidente

LO SVILUPPO DEL MEZZOGIORNO È UN MUST PER LA RIPRESA ECONOMICA DELL'INTERO PAESE E DELL'OCCUPAZIONE – considera lo sviluppo del Mezzogiorno rappresenta “un must per la ripresa economica dell’intero Paese, sviluppo che deve necessariamente passare attraverso un abbattimento dei costi della logistica e del trasporto che consentirà di ridurre il divario economico tra Nord e Sud Italia con tutte le ricadute positive anche e soprattutto sociali. In mancanza di un trasporto competitivo i cittadini del Nord non saranno incentivati ad acquistare beni e servizi delle aziende del Sud Italia e viceversa, con ricadute negative sulla economia e occupazione”. Ma qualcosa sta già cambiando anche grazie alle primissime iniziative dell’Alis, come le nuove linee di cabotaggio nazionale attivate e una virtuosa intermodalità tra gomma-ferro-mare;

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COVERSTORY

esempi eclatanti sono l’asse intermodale Franil loro avvicinamento ai mercati europei tramite coforte-Bari (di cui Francoforte-Venezia con il lo sviluppo e la promozione di reti di trasporto treno e Venezia-Bari con la nave) e le direttrici che prevedano sempre maggiore utilizzo dell’inmarittime Ravenna Brindisi e Genova Salerno. termodalità. Per questo abbiamo inaugurato un “Ad oggi abbiamo già sottratto alla strada ben ufficio a Bruxelles in collaborazione con il Centro 50.000 camion all’anno, pari a 1,5 milioni di tonServizi per il Mare dove viene svolta un’attività nellate di merce trasportata”, dice Grimaldi, ”con di monitoraggio e dialogo istituzionale che ha l'obiettivo di raggiungere entro 3 anni almeno lo scopo sia di avere uno sguardo sulll’attività 200.000 camion che si normativa europea sia ALIS HA STRETTO UN’ALLEANZA traducono in 6 milioni captare le possibilità CON FEDERAZIONE IMPRESE – FORTE di tonnellate di merce di business scaturenti DI OLTRE 33 MILA AZIENDE ASSOCIATE trasportata tolta alla dall’utilizzo dei fondi DANDO VITA A CONFALIS strada”. Con forti vaneuropei per la mobilità taggi ecologici. delle merci in Europa”. Nella visione di Alis – condivisa dagli autotraNaturalmente, per giocare a tutto campo tra sportatori – al trasporto su gomma va affidato il Italia ed Europa, più si è meglio è. Quindi Alis primo e ultimo miglio delle tratte. “Con l’utilizzo ha stretto un’alleanza con Federazione Imprese dell’intermodalità, dei camion LNG e in futuro – forte di oltre 33 mila aziende associate - dandei camion elettrici, è possibile ridurre le emisdo vita a Confalis, una confederazione nata a sioni di CO2 dal 40% al 60% rispetto al trasporservizio delle imprese per assisterle e tutelarle to tutto strada. Nel 2017, le emissioni di CO2 da nelle sfide che quotidianamente affrontano, per combustione di carburanti sono già diminuite di rimanere competitive, rilanciandole in un merquasi 1 milione di tonnellate ovvero dell’1,4% i cato mondiale sempre più globalizzato. E per rispetto al 2016”. “Soprattutto - prosegue Grimaldi - i nostri associati hanno visto che lo sviluppo dei trasporti e della logistica intermodale sostenibile in Italia è stato riportato all’attenzione dell’opinione pubblica ed all’ordine del giorno dell’agenda politica nazionale. Ad esempio, la pubblicazione del Marebonus in Gazzetta Ufficiale, avvenuta pochi giorni fa, unitamente al già regolamentato Ferrobonus, è l’ultima dimostrazione che anche grazie al nostro impegno, l’intermodalità ricopre ormai un ruolo sempre più determinante e centrale nella politica dei trasporti”. Poichè Alis ha l’internazionalità nel suo dna visto che i mestieri dei suoi soci sono tutti proiettati sul’estero - e quindi ha già puntato forte sull’Europa e sul presidio diretto delle sue istituzioni. “Abbiamo voluto fornire un sostegno concreto nel processo di internazionalizzazione delle imprese associate”, dice Grimaldi, “favorendo

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scendere, alla bisogna, sul terreno pratico dei servizi per l’impresa, “abbiamo anche dato vita ad Alis Service, società che supporta in maniera concreta tutti i nostri associati, erogando servizi competitivi, specializzati ed efficienti, a 360 gradi, a condizioni vantaggiose, in grado di coniugare qualità e risparmio". “Noi ci crediamo – conclude Guido Grimaldi – Le nostre imprese ed i nostri imprenditori sono il volano per contribuire al rilancio dell’intero sistema Paese. Solo con la sostenibilità del trasporto ed una logistica efficiente, supportata da un’economicità dei servizi, la crescita economica dell’Italia può riprendere, garantendo la creazione di nuovi posti di lavoro a tanti giovani, che potranno realizzare i propri sogni e le proprie aspirazioni. Temi di questo tipo impongono la necessità di far parte di una grande Associazione, al fine di proteggere i nostri interessi, dei nostri lavoratori e delle nostre famiglie, ma soprattutto la voglia di poter dare ai nostri ragazzi ed ai tanti giovani la possibilità di guardare al futuro con ottimismo e gioia di vivere (s.l.).

ASSEMBLEA GREMITA Successo senza precedenti, nel novembre scorso, per l'assemblea annuale dell'Alis all'Auditorium del Parco della Musica, a Roma, con 3000 persone, delegati in rappresentanza delle 1300 aziende iscritte, con un palco guidato da Bruno Vespa e con esponenti istituzionali di altissimo livello.


Confederazioni, sempre meno politica e più rappresentanza Per Dino Scanavino, presidente della Confederazione italiana agricoltori (Cia), bisogna tutelare gli interessi degli imprenditori agricoli, non solo del made in Italy A cura della redazione

N

SECONDO SCANAVINO DETTO DINO, PRESIDENTE DELLA CIA

ella sua ultima relazione, la parola alla politica tout-court, non foss’altro che per chiave – “rappresentanza” – l’ha usata poter dialogare con i decisori agricoli europei 19 volte: perché Secondo Scanavino, – deve tornare a tutelare gli interessi degli imDino per tutti, presidente della Confederazioprenditori agricoli e non solo, quando riesce, ne italiana agricoltori (Cia) dal 2014 e in prodel made in Italy: “Nel difficile rapporto tra cinto di una pressoché democrazia rapprecerta riconferma, sa ANCHE NEL MONDO DELL'ARTIGIANATO, sentativa e democraSIA CONFARTIGIANATO CHE CNA, UN che la chiave di tutto è zia partecipativa”, ha TEMPO DISTANTI, SI SONO DETTE DELUSE lì: non solo difendere detto nella sua ultima DALLA MANOVRA DI BILANCIO 2018 ma accentuare il ruorelazione, “la rapprelo, l’incisività e quindi il senso dell’aderenza sentanza sociale è chiamata, in primo luogo, a ad una confederazione, un senso condiviso segmentare i soggetti rappresentati per poter nel suo caso da quasi 900 mila iscritti di cui un interfacciare meglio problemi e trovare soluterzo imprese e due terzi agricoltori. Per lui la zioni più concrete e vicine ai fabbisogni reapolitica agricola – che tra i settori dell’econoli”. Già: era il più politicizzato, trent’anni fa, il mia è quella più indissolubilmente collegata mondo della rappresentanza agricola. C’era la “rossa” Cia e la democristiana Coldiretti – che resta leader, con 1,6 milioni di agricoltori e la maggioranza assoluta delle imprese che operano nell'agricoltura italiana, con circa il 70% degli iscritti alle camere di commercio tra le organizzazioni di rappresentanza. E poi c’era la Confagricoltura, meno imprese ma più grandi, di area laica centrista. Ma adesso, con l’impazzimento della maionese politica, che senso avrebbero schieramenti del genere? Non che gli steccati siano stati abbattuti: ma la loro bandiera politica è stinta, se le differenze restano sono soprattutto di nomenclatura e DANIELE VACCARINO, PRESIDENTE NAZIONALE CNA consuetudine, non di sostanza.

IL NOSTRO COMPITO È TROVARE SOLUZIONI CONCRETE E PIÙ VICINE AI FABBISOGNI REALI DEGLI ASSOCIATI Un po’ come nel mondo dell’artigianato, anch’esso molto ben rappresentato e da varie sigle, un tempo rigidamente diversificate, oggi meno. Tanto che entrambe le due maggiori confederazioni – Confartigianato, di storica posizione centrista, e Cna, di sinistra – si sono dette sintonicamente deluse dalla manovra di bilancio 2018, con slogan coloriti: “Non prendeteci per il mulo”, in casa Confartigianato. E “Basta blabla”, firmato Cna, secondo cui “la legge di bilancio 2018 dimentica artigiani e piccole imprese”. Confederazioni leader del settore: appunto la Confartigianato Imprese, leader per numero di iscritti – dichiara di “servirne” oltre un milione e mezzo – articolata in ben 113 associazioni territoriali, 20 federazioni regionali, 12 federazioni di categoria, 44 associazioni di mestiere, con quasi 11 mila addetti che operano in 1215 sedi. Ha teso a diventare sinonimo di tutta la piccola impresa, anche con un azzeccato spot radiofonico: “Senza la piccola impresa all'Italia manca una nota”, seguito dall’Inno di Mameli stonato. E c’è la Cna, Confederazione nazionale dell’artigianato: oltre 711.000 iscritti, da sempre orientata alla sinistra politica più responsabile, oggi struttura molto dedicata al servizio e all’innovazione, a sua volta con una forte presenza sul territorio e una incisiva identità negoziale.

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI COVERSTORY

L’eccessiva frammentazione penalizza i professionisti Trenta ordini professionali, 2,5 milioni di iscritti, 144 associazioni. Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella: dobbiamo riuscire in un prossimo futuro a dare una voce unitaria al Paese e alle Istituzioni

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a cura della Redazione

agli agenti di cambio ai tecnologi alipayment. Il motivo? «La frammentazione delmentari, passando da architetti, avle libere professioni, che costituisce una caso vocati, dottori commercialisti, guide quasi unico nel panorama internazionale» alpine, medici e infermieri... In Italia ci sono risponde il presidente di Confprofessioni, Ga30 ordini e collegi professionali con circa 2,5 etano Stella. «Da un lato c’è la legittima aspimilioni di iscritti, ognuno con le proprie pecurazione a dare ruolo e visibilità ad ogni profilo liarità, con le proprie esigenze e con la propria professionale; dall’altro lato, l’inevitabile derappresentanza. Se alle professioni ordinistibolezza di troppe voci, a volte dissonanti, che che si aggiungono poi le 144 associazioni provogliono far sentire la loro presenza. È una fessionali (oltre 140 mila gli associati) iscritte contraddizione non risolta nel modo di fare all’elenco del ministero dello Sviluppo ecorappresentanza e nel prossimo futuro dobnomico e regolamentate dalla legge 4/2013, biamo riuscire a realizzare una mediazione la rappresentanza delle libere professioni ditra le due distinte esigenze presenti nel monventa un inestricabile nodo gordiano che non do delle libere professioni per dare una voce è stato ancora reciso unitaria al Paese e alle RAPPRESENTANZA, TROPPE VOCI NEL definitivamente, imIstituzioni». La fotoCAMPO DELLE PROFESSIONI. UNA brigliando qualsiasi CRITICITÀ CHE BLOCCA IL VARO DI UNA grafia del presidente tentativo di dare al di Confprofessioni POLITICA DI CRESCITA DEL SETTORE Paese una chiara pomette bene a fuoco litica di crescita del settore professionale. La l’assenza di una visione unitaria e strategica prova? Nonostante la significativa presenza delle professioni, che finora ha impedito il piedi liberi professionisti in Parlamento (nella no riconoscimento, non solo politico, dell’alegislatura che si è appena conclusa si contazione che svolgono i professionisti al servizio vano 275 professionisti tra Palazzo Madama e del Paese. Al tempo stesso, affiorano le diffiMontecitorio), i provvedimenti normativi decoltà di una classe politica che, sia a livello nadicati ai professionisti si contano sulle dita di zionale, sia a livello locale, stenta a inquadrare una mano. Nel 2017 sono stati infatti cinque i professionisti come un soggetto economico (e rispetto al passato è un record) le iniziae sociale autonomo rispetto alle altre realtà tive rivolte alle attività professionali: alcune produttive del Paese. In questo scenario, paaccolte positivamente, come il jobs act sugli radossalmente, «si moltiplicano i tentativi di autonomi; altre fermamente contestate dai diordini e associazioni di creare nuovi soggetti retti interessati, come l’estensione dello split di rappresentanza che portano inevitabilmen-

PAOLO FELTRIN

te e strutturalmente a una polverizzazione della rappresentanza» sottolinea il sociologo e politologo, Paolo Feltrin. «La vera sfida del mondo delle professioni è quella di trovare un terreno unificante per scongiurarne la frantumazione». Se l’obiettivo dev’essere quello di rappresentare e tutelare gli interessi dei professionisti nei rapporti negoziali e con le istituzioni politiche, Feltrin indica la strada della rappresentanza autonoma e su base volontaria. «Un fenomeno relativamente recente – spiega – che si regge su tre pilastri: l’introduzione di tutele di welfare contrattuale sia sul fronte del lavoro dipendente, sia su quello autonomo e libero-professionale; l’offerta di servizi evoluti, come la formazione o innovative forme di sostegno all’attività degli studi; l’attività di lobby a livello nazionale ed europeo». E proprio sul modello del Contratto collettivo nazionale degli studi professionali, firmato da Confprofessioni con le organizzazioni sindacali, si può proiettare la nuova sfida della rappresentanza 4.0 delle professioni perché, come dice Feltrin «dietro la crescita economica di ogni Paese c’è una competenza intellettuale che è propria del ceto medio professionale, che rischia però di rimanere schiacciato, dall’alto, dai grandi player delle multinazionali della conoscenza tecnologica e, dal basso, dalla competizione tra le tante anime professionali, con il rischio di scivolare verso la proletarizzazione».

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COVERSTORY

«Qui insegniamo ai manager che il profitto non è tutto» Intervista con Ilian Mihov, il rettore dell’Insead, la più prestigiosa business school del mondo secondo il Financial Times: «È iniziata una fase in cui l’impresa deve creare valore per la società nel suo insieme» di Camilla Sala IL FUTURO È UN ETERNO OGGI. Per questo ampia. Ed è qui che entra in gioco il “dovere formare oggi manager capaci di operare morale”, soprattutto alla luce della crescente conciliando il bene della società con quello tensione nel rapporto tra business e società. dell’azienda, significa affermare un modello I manager aziendali devono pensare non solo di business sostenibile per un futuro a misura a generare profitto per l’azienda, ma anche a d’uomo e non a misura di profitto. Un’utopia? come creare valore per la società nel suo inTutt’altro: “il business come forza per il bene” sieme. Dobbiamo formarli affinché pensino è infatti – addirittura! - lo slogan della Businon solo al profitto, ma anche all’impatto che ness School collocata al primo posto nel ranle loro decisioni avranno sulla società. Ridurre king dei centri di alta formazione del Financial al minimo l’impatto negativo e massimizzare Times, cioè l’Insead. Che ne ha fatto il suo caquello positivo. vallo di battaglia. «L’Insead è stata creata nel 1959 per unire i popoli, riconoscere come ricEd è ancora molto eticamente impegnato chezza la diversità tra le persone, e utilizzare l’obiettivo di unire i popoli… il business come leva per ricostruire le nazioni Sì, l’obiettivo di uno dei fondatori, Georges e promuovere la pace. Doriot, era diffondere Un’istituzione che pos- ATTRAVERSO IL BUSINESS SI PROMUOVE l’educazione manageLA COMPRENSIONE RECIPROCA E LA sa dare un contributo riale nel continente TOLLERANZA. SIAMO UNA SCUOLA significativo allo svieuropeo, ma – cosa GLOBALE, CON ALLIEVI DA 93 PAESI luppo della società», più importante – cresottolinea Ilian Mihov, rettore della Scuola dal are una scuola internazionale dove persone 2013, in questa intervista ad Economy. provenienti da Germania, Italia, Francia, Regno Unito potessero lavorare insieme. L’idea Lo slogan “il business come una forza per alla base della Scuola è che attraverso il busiil bene” richiama a un’etica dell’economia, ness si promuove la comprensione reciproca un dovere morale ideologicamente tutt’ale la tolleranza. Oggi l’Insead è una scuola glotro che scontato. Come mai? bale, con un corpo studentesco composto da Esistono due interpretazioni di questo concet93 nazionalità. Abbiamo persone provenienti to. Secondo la prima, più ristretta, attraverso da diversi background che qui acquisiscono il business si creano posti di lavoro, si riduce competenze manageriali, ma soprattutto imla povertà e si promuove lo sviluppo economiparano come creare un legame tra loro. Per co. Bene, ma oggi è necessaria una visione più noi è molto importante che la Scuola svolga

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ILIAN MIHOV, RETTORE DI INSEAD

questa funzione di luogo di conoscenza tra culture diverse.

Per questo l’Insead ha creato al suo interno il “Global Institute for Business and Society”? Abbiamo deciso di creare l’Istituto per capire come, attraverso l’insegnamento, possiamo cambiare il modo di pensare dei futuri leader aziendali. Le faccio un esempio: durante un forum a Hong Kong, uno degli Alumni Insead, amministratore delegato di un portale immobiliare, ha detto: «Siamo diventati così bravi che tutti gli agenti immobiliari stanno perdendo il loro posto di lavoro». Noi riteniamo che non sia questo il modo in cui dovremmo pensare al business. Il nostro compito è capire come comportarci con chi rischia di essere tagliato fuori dal mondo del lavoro con l’avvento dell’intelligenza artificiale. La digitalizzazione aumenta le disuguaglianze? Si tratta di un processo positivo, che porta in sé delle implicazioni negative. Oggi si acquisiscono informazioni in modo rapido e immediato. Si possono imparare cose dai più importanti pensatori contemporanei semplicemente seguendo dei corsi online. Quando penso alla Bulgaria, il mio Paese, in passato avere accesso a dei semplici libri era assolutamente impossibile, non stiamo parlando


IL DIGITALE CREA BENESSERE MA IN UN MERCATO IN CUI IL VINCITORE PRENDE TUTTO di testi dei migliori professori universitari. Non solo perché era un Paese comunista, ma perché era un Paese povero. La digitalizzazione facilita la diffusione della conoscenza, ha cambiato il modo di interagire, le modalità di apprendimento. Ma il benessere che ne deriva può favorire le disuguaglianze: ha creato un mercato in cui “il vincitore prende tutto”, che sia Facebook o WeChat o Google. Sono pochi top players a dividersi grosse quote di mercato e a beneficiare di ampi margini di profitto. Questo crea forti squilibri sociali; dobbiamo cambiare il mondo dell’istruzione e strutturare il profilo professionale delle persone affinché possano trovare un’occupazione. In un mondo in cui l’industria sembra cedere il passo alla finanza, non è difficile parlare di responsabilità sociale? Non penso sia così. Il modo in cui perseguia-

mo la massimizzazione del profitto può camQual è l’importanza della trasformazione biare, includendo ad esempio tra gli obiettivi digitale per l’Insead? di un’impresa quello di creare valore per la L’anno scorso abbiamo lanciato cinque prosocietà. Dobbiamo capire qual è l’impatto grammi sui modelli di gestione aziendale, sul dell’azienda sulla vita delle persone, al di là social media marketing, sulle strategie per della creazione di posti di lavoro. Se vivono l’innovazione. Abbiamo anche corsi online, meglio, se hanno una vita più sana. Gli studenperché è importante non solo insegnare il diti della nuova generazione sono alla ricerca gitale, ma anche utilizzarlo. Molte università di significato per la propria carriera, vogliono si occupano dell’“internet delle cose”, dell’aavere un impatto positivo sulla società con il spetto tecnico, ma molto spesso manca il colloro lavoro, non solo diventare ricchi. Se ho un legamento con l’impresa. Come posso inserire problema, posso risolverlo ignorando le conle nuove tecnologie all’interno della strategia seguenze che le mie scelte possono avere sulla aziendale? È su questo che si concentra l’Insocietà; oppure posso sead. Una cosa è dire SE VUOI CREARE QUALCOSA DI NUOVO, farlo in modo che vi si“questo è ciò che siNON DEVI CIRCONDARTI DI PERSONE ano ricadute positive gnifica il digitale per CHE RAGIONANO COME TE, PERCHÉ per l’ambiente sociale la mia azienda”; una PENSERAI COME HAI SEMPRE FATTO in cui opero. Quattro cosa è cambiare l’aanni fa abbiamo iniziato a costruire un nuovo zienda sulla base di questa convinzione. Queedificio per la Scuola a Singapore. All’interno sto è importante oggi. del team è emersa l’esigenza di fare qualcosa che fosse eco-compatibile. Abbiamo costruito Inclusione, diversità e collaborazione sono un edificio che è stato premiato dalle Autorile chiavi dell’innovazione? tà di Singapore con il Greenmark di platino, e La diversità è alla base dell’innovazione. Se non solo, Singapore lo ha inserito in una comvuoi creare qualcosa di nuovo, non devi cirpetizione internazionale per mostrare come è condarti di persone che ragionano come te, possibile costruire in modo sostenibile. L’uniperché altrimenti continuerai a pensare come ca cosa di cui avevamo bisogno era acquisire hai sempre fatto. Lo vediamo in Insead, abbianel team consapevolezza del problema della mo formato gruppi eterogenei con studenti di sostenibilità, e in questo modo abbiamo potututto il mondo per spingerli al confronto e, se to fare qualcosa di buono per l’Insead e per la necessario, allo scontro, e questo porta risulsocietà. tati molto interessanti.

L’INSEAD, LA FABBRICA DEI CAPI 1.400 allievi annuali ai Master (Mia) 30% economisti 25% matematici o ingegneri 4% allievi italiani 10.000 allievi totali ai corsi di formazione

L’esperienza dell’apprendimento come esperienza di vita? Sì, infatti abbiamo introdotto il “Programma di sviluppo della leadership personale”. Oggi occorrono manager capaci di riflessione strategica, che sviluppino competenze trasversali, lavorino in team e sappiano prendere decisioni. Abbiamo tutti pregiudizi, esserne coscienti migliora il processo decisionale. L’autoconsapevolezza e l’abitudine a chiedersi: “perché ho preso questa decisione?”, sono come un muscolo, vanno allenate.

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COVERSTORY

Va bene, in cima c’è l’immancabile Marchionne. Poi seguono i soliti noti, spesso capi-azienda che sono ache proprietari, come Del Vecchio o Benetton. E sotto? Economy ha deciso di “classificare” i dirigenti delle aziende con fatturato inferiore ai 3 miliardi, proprio per dare spazio a quei manager che, non essendo a capo delle superbig, sovente, a dispetto dei loro meriti, finiscono nell’ombra. Innovazione, visione strategica, orientamento al cambiamento, legame con il territorio senza rinunciare all’internazionalizzazione sono i cardini della loro web identity e i valori che li hanno portati in cima alla graduatoria tratta dall’analisi svolta da Top Manager Reputation (www.topmanagers.it), l’Osservatorio permanente di Reputation Manager sulla reputazione online dei top manager italiani. L’obiettivo è conoscere la reale percezione dei manager e l’impatto delle scelte strategiche delle aziende che guidano. Ogni profilo è analizzato sulla base di variabili fondamentali per la costruzione della reputazione di un personaggio pubblico sul web come l’immagine percepita, la presenza digitale e il suo grado di evoluzione, i volumi e l’impatto reputazionale. Il punteggio è definito da 1 a 100.

Reputazione online, dipende dall’ingegneria

I 10 TOP MANAGER CON LA MIGLIORE WEB REPUTATION NEL 2017 (*per aziende con un fatturato annuo inferiore a tre miliardi di euro)

1° - 47,4

2° - 47,3

MARCO ALVERÀ, CEO SNAM

SERGIO ALBARELLI AD AZIMUT

Ceo da aprile 2016 di Snam, guida la classifica.

Amministratore Delegato e Direttore Generale

Il manager ha avuto una web reputation in crescita grazie alla strategia aziendale che realizza gasdotti a impatto ambientale zero, mira ad avere un legame costante con il territorio e investire in cultura e formazione.

di Azimut Holding, si posiziona secondo con una web reputation in crescita grazie alla volontà di cambiare il modello di gestione dell’azienda e creare un global team con ambizioni internazionali.

3° - 46,7

4° - 43,1

LUCA DESIATA, AD SOGIN

GIOVANNI BOSSI, AD BANCA IFIS

Ingegnere, ha un’attività di comunicazione

Triestino di nascita e appassionato di sport, guadagna

online molto intensa sui propri social network. In primo piano per la sua identità digitale la mission di Sogin secondo quattro direttrici: efficienza gestionale, sblocco cantieri, attività internazionale e valorizzazione risorse umane.

la quarta posizione grazie alle performance finanziarie positive e in continua crescita di Banca Ifis nel 2017: integrazione dell’ex Gruppo Interbanca, apporto positivo dei segmenti Leasing e Corporate Banking.

consentono di comprendere come viene

rendere

percepito dalla collettività un personaggio

ancora

più

pubblico,

complicato,

c’è

in

particolare

manager

ed

tutto

executive, e provare a intervenire sulla

il delicato tema

sua identità digitale. «La verità – spiega

delle fake news.

Barchiesi – è che se possiamo predire

«Noi

chiosa

le masse gassose che danno origine alla

Barchiesi

Ogni mamma vuole il figlio ingegnere. Forse

meteorologia, a maggior ragione possiamo

non

non tutte però immaginano che un laureato

misurare la reputazione come se fosse

giudici e non dobbiamo verificare se una

in ingegneria robotica possa inventarsi

una sommatoria di tutto ciò che viene

notizia sia vera o meno, almeno non subito.

dal

passo

detto su una determinata persona». Alla

Prendiamo il caso dei sacchetti di plastica

con i tempi e trasformare un concetto

base dell’ingegneria reputazionale c’è la

e dell’azienda che li produce: sarebbe un

“immateriale” come la reputazione in una

necessità di considerare il modo in cui si

errore gravissimo non considerare quelle

formula matematica. Il figlio ingegnere è

parla di un manager “soppesando” i luoghi

notizie, false, che la riguardano. Queste

Andrea Barchiesi, che nel 2004 ha fondato

in cui avviene la discussione: un articolo

notizie hanno un impatto reputazionale

la

Manager,

agiografico su una testata minore o su un

clamoroso, noi dobbiamo analizzare come

reputazionale,

blog avrà un peso diverso da un trafiletto

questa notizia viene percepita». L’analisi

ovvero quelle formule matematiche che

al vetriolo su un grande quotidiano. E, a

deve prendere in considerazione tutti

nulla

sua

società,

teorizzando

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una

professione

Reputation

l’ingegneria

al

siamo

– dei


Analisi a cura di Reputation Manager, principale istituto italiano nell’analisi e misurazione della reputazione online dei brand e delle figure di rilievo pubblico

5° - 42,6

6° - 42,0

7° - 41,5

ANTONIO CONVERTI, CEO ITALIAONLINE

ENRICO VITA, CEO AMPLIFON

PAOLO FIORENTINO, AD BANCA CARIGE

Calabrese, laureato a Pisa in informatica,

Direttore generale di Amplifon Group dal 2015, Enrico

Alla guida di Banca Carige da giugno 2017, sta

è il padre della nuova Italiaonline, la prima internet company italiana con 4,6 milioni di utenti unici in media al giorno. La sua web reputation, migliora per il balzo degli utili nel primo semestre e la strategia di rinnovamento.

Vita ha una reputazione on line positiva e stabile che si attesta a 42 punti e gli fa guadagnare la sesta posizione in classifica, grazie soprattutto agli ottimi risultati finanziari di Amplifon nei primi 9 mesi del 2017.

conducendo l’istituto bancario in un difficile piano di ricapitalizzazione, facendo registrare i primi risultati positivi dell’aumento di capitale. La sua reputazione on line ha resistito piuttosto bene a questo frangente complicato.

8° - 40,4

9° - 38,3

10°-34,9

MARCO CARRERI, AD ANIMA

A. ABBATI MARESCOTTI AD BREMBO

ANTONIO FERRAIOLI, AD LA DORIA

Ha maturato un’esperienza di oltre trent’anni in

Amministratore Delegato di Brembo dal 2011, in questi

L’imprenditore salernitano alla guida dell’azienda

primarie istituzioni finanziarie e guida il Gruppo Anima dal 2009. Il manager ha una reputazione in crescita grazie ai risultati finanziari positivi di Anima Holding, che nell’ultimo periodo sono legati in particolare al successo dei Pir.

anni ha guidato l’azienda consolidandone il posizionamento come leader di mercato nel settore dei ricambi auto Il suo nome sul web ha volumi di conversazione contenuti, ma la sua reputazione è in crescita.

creata da suo padre nel 1954 mostra pochi contenuti on line, ma buoni. Antonio Ferraioli nel 1995 ha portato La Doria a Piazza Affari e la quotazione ha dato un’accelerata alla crescita del Gruppo.

i contenuti che riguardano il manager

tutto precisare che per i miracoli è bene

pedofili, terroristi, truffatori e giudicati per

comprese

tutto

provare da qualche altra parte: l’azienda

mafia». Ma quindi non c’è perdono per chi

essere

di Barchiesi consente di raggiungere

ha sbagliato e neanche per le vittime di

gerarchie,

obiettivi reputazionali ben precisi e che non

pratiche indegne come il revenge porn?

assegnando una serie di “punteggi” che si

si discostano mai dalla realtà. Per questo

«La gogna mediatica – conclude Barchiesi

basano più su un concetto qualitativo che

serve un ingegnere reputazionale: perché

– è infinita. Noi però possiamo dare una

quantitativo. «Sono un ingegnere – scherza

senza di lui, passa un riflesso caotico e

mano. Se Tiziana Cantone, la ragazza

il fondatore di Reputation Manager – e

disordinato del manager. Che può anche

napoletana suicida dopo la diffusione

quindi devo trovare una formula che

essere andato a cena con l’uomo più

del suo video porno, si fosse rivolta a noi,

riassuma il tutto: per cui possiamo dire

importante del mondo, ma se non ha lasciato

magari non sarebbe finita così. Si è sentita

che la reputazione è il prodotto di QxI,

traccia di questo rendez-vous, non godrà

sola ed è andata alla polizia. Ha fatto bene,

ovvero qualità reputazionale e intensità

mai dei benefici in termini reputazionali.

ma forse serviva maggiore velocità, per

reputazionale». Donald Trump, ad esempio,

Proprio perché si tratta di un progetto che

inibire i primi punti di diffusione. Tra i nostri

ha un’intensità elevatissima, ma non si

non ha eguali in Italia, Reputation Manager

clienti ci sono persone che hanno sofferto

può dire lo stesso della qualità. Questi

può permettersi di scegliere le persone con

tantissimo, e noi dobbiamo garantire

due parametri a volte non coincidono

cui lavorare. «Hanno provato a rivolgersi

loro un lavoro continuo». Perché il diritto

per niente. Allora perché rivolgersi a

a noi anche ex terroristi. Ma noi non

all’oblio è stato creato più per slogan che

Reputation Manager? Bisogna prima di

lavoriamo con chi fa violenza sulle donne,

per reale praticabilità. (Mar.Sco.)

l’ecosistema strutturato

immagini

e

accessibile secondo

video: deve

varie

25



Così le bollette - spesa annua* famiglia tipo 535 euro per l’elettricità, 1.044 per il metano VARIAZIONE TRIMESTRALE TARIFFE

2018

2017 II trim

+2,9%

III trim

VAR ANNUA

IV trim

I trim

+5,3%

+37 euro -0,7% +5,0% +2,8%

Gas

+7,5%

+2,8%

Luce

VAR SPESA

-2,7%

+2,1% +22 euro

-2,9%

* 1 APRILE 2017 - 31 MARZO 2018. FONTE: AUTORITÀ PER L’ENERGIA

GESTIRE L’IMPRESA/1 Termini come “generazione distribuita”, “prosumer”, “efficienza energetica”, “smart home” sono ormai entrati nel lessico del settore energetico. Ma non ancora appieno nel nostro modo di pensare, e soprattutto non ancora in tutte le nostre case e in tutte le nostre aziende. La svolta però potrebbe essere dietro l’angolo. Lo impone l’Europa, lo consigliano gli esperti. Vediamo perchè conviene, e come si può, passare all’energia pulita.

28 L’INTERVISTA L’A.D. DI ENGIE: «ASCOLTATECI, VI AIUTEREMO A RISPARMIARE»

30 LO SCENARIO CASE CHE AUTOPRODUCONO: IL BUSINESS MODEL DI EVOLVERE

32 IL MERCATO I GIGANTI SPAGNOLI DELL’EOLICO ORA PUNTANO SULL’ITALIA

LIBERA, COMPETITIVA, SOSTENIBILE: IL MERCATO VUOLE ENERGIA NUOVA Luce e gas si preparano alla svolta, virando verso l’efficientamento energetico. Ma per Aiget, l’Associazione Italiana Grossisti di Energia e Trader, c’è ancora da lavorare: «bisogna decurtare gli oneri in bolletta» di Francesco Condoluci

B

uone nuove e problemi vecchi per il setl’efficienza energetica. «L’energia è tornata tore energetico. Il 2018 di sicuro sarà protagonista della politica industriale del un anno di svolta: archiviata l’approvazioPaese: solo così può favorire innovazione e ne del “Ddl Concorrenza” che ha fissato al convenienza» commenta il presidente Aiget 1° luglio 2019 la piena liberalizzazione del Massimo Bello. Per il quale però, restano anmercato, nei prossimi mesi bisognerà concora aperte questioni annose: «È necessario centrarsi sulla stesura delle regole. Quelle ponderare bene incentivi ed agevolazioni – necessarie a garantire la libera aggiunge – la bolletta è già caconcorrenza ed evitare che gli rica di oneri di sistema pesanti ex monopolisti continuino ad per incentivare rinnovabili ed esercitare una posizione di “inaziende energivore. Occorre cumbent” nella vendita di enerchiarire inoltre il ruolo dei forgia. Il comparto, insomma, è in nitori di energia, che possono, pieno fermento, anche sul fronsì, fare da riscossori per tutti te consumer: l’Italia ha raggiungli oneri presenti in bolletta Massimo Bello (Aiget) to, in anticipo di 5 anni, l’obietma non sono gli obbligati finali. tivo europeo che prevedeva entro il 2020 Ci conforta il fatto che la Legge di Bilancio una penetrazione di rinnovabili del 17% sui abbia stabilito non solo che i fornitori di consumi complessivi e adesso, con il trend energia non possano fatturare ai clienti ficrescente del fotovoltaico, la Strategia Eletnali consumi conguagliati oltre i 2 anni, ma trica Nazionale punta a toccare quota 28% anche che il resto della filiera (distributori e entro il 2030. Non a caso la Legge di Bilantrasportatori) non possa richiedere ai fornicio 2018 ha confermato gli Ecobonus per tori il pagamento dei conguagli tardivi».

27


GESTIRE L’IMPRESA/ENERGIA L’INTERVISTA

un settore altamente omologato come quello dell’energia. Abbiamo chiesto all’ad qual è la ricetta strategica di Engie. «Puntiamo molto sull’educazione dei nostri clienti ad un consumo consapevole» spiega Jacquier, un francese capace – vivaddio – di parlare assai bene l’italiano pur essendo sempre in giro per l’Europa: «Con i migliori strumenti digitali facciamo di tutto per aiutare il consumatore a capire di cosa davvero ha bisogno». Qualche esempio? OLIVIER JACQUIER, L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENGIE Comincerei dal fotovoltaico. Oggi installare pannelli fotovoltaici costa assai meno di un tempo e rende molto meglio. Facendolo, si possono risparmiare 400 euro all’anno per famiglia. Con un percorso operativo molto semplice. Altri esempi? È la sfida-provocazione di Engie in Italia: consumi mirati, efficienza Ce ne sono tanti. Il più semplice: un energetica, digitale, rinnovabili. Sono alcuni dei nuovi servizi con cui consumatore che deve cambiare la sua caldaia, il colosso francese conquista clienti in un settore molto omologato se ne installa una di ultima generazione ad alto rendimento e fa un revamping dell’impianto, di Sergio Luciano con 3.000 euro di investimenti di cui la metà in detrazione fiscale ne risparmia 150 all’anno CI AVETE CAPITO QUALCOSA DELLE più sul mercato – sia delle famiglie che delle sui 1.000 della bolletta gas. Investendo 20.000 STRATEGIE DEI COLOSSI DELL’AUTO, che imprese – col profilo del fornitore-consulente, euro su un progetto più ambizioso, sempre stanno trasferendo il cuore del loro business che insegna a risparmiare. Autolesionismo? con la metà recuperata sulle tasse, potrebbe dalla produzione di automezzi alla loro Insegnare ai clienti come comprare meno? risparmiarne 1.000, di euro all’anno. gestione come servizi a valore aggiunto? Tutt’altro, spiega in quest’intervista L’attuale livello di liberalizzazione è Noleggio a lungo termine, flotte, car-sharing, l’amministratore delegato Olivier Jacquier: sufficiente per questo genere di offerte? taxi anti-Uber? Be’, qualcosa di simile – ma Engie vende, sì, energia ma “arricchendola”, È utile ma non basta. Occorre consentire forse un po’ più facile da comprendere – lo col valore aggiunto maggior concorrenza, «CON I MIGLIORI STRUMENTI DIGITALI stanno facendo alcuni colossi dell’energia. In delle metodiche e più pubblicità, più FACCIAMO DI TUTTO PER AIUTARE Italia – certo non da sola ma con più lucidità dei dispositivi con offerte. Aspettiamo IL CONSUMATORE A CAPIRE DI COSA e determinazione di altri – lo sta facendo cui i clienti potranno con ansia le nuove HA VERAMENTE BISOGNO» Engie, com’è stata ribattezzata la storica Gaz ottimizzarne e regole, quelle che de France Suez. È un colosso controllato dallo “bonificarne” il consumo. Il tornaconto sta finalmente quest’anno attueranno la piena Stato francese, che fattura nel nostro Paese più nel fatto che i francesi sono convinti, e i dati liberalizzazione, che ritengo arrivino o meno 3 miliardi, occupa circa 2800 persone danno loro ragione, che solo così possano nella prossima primavera. Noi, intanto, ed è – secondo in dati del settore – prima oggi aumentare la numerosità della clientela, proseguiamo nel nostro apostolato… ad in Italia per efficienza energetica, seconda togliendo clienti ai gruppi rivali, perché è solo esempio, gestiamo eventi formativi sul per le vendite all’ingrosso di gas e quinta su questo fronte – l’intelligenza nel servizio territorio per illustrare la convenienza delle per l’elettricità. Si sta proponendo sempre – che si può fare della vera concorrenza in nostre proposte.

«Se seguirete i nostri consigli, vi venderemo meno energia»

28


ATTENDIAMO CON ANSIA LE REGOLE CHE FINALMENTE ATTUERANNO LA COMPLETA LIBERALIZZAZIONE Cosa auspicate? Il consumatore deve poter essere messo realmente nelle condizioni di scegliere, se si perpetua tanta asimmetria tra l’ex incumbent e i concorrenti non cambierà mai nulla. Quindi, mi ripeto: occorre spingere per una completa e vera liberalizzazione per essere ancora più forti e dare vantaggi. Di nuovo informazione e spinta gentile. Ma come pensate di convincere i vostri potenziali nuovi clienti? Per esempio, offrendo uno sconto di 115 euro a chi vuole cambiare fornitore. Uno sconto immediato, sulla prima bolletta. E poi puntando sul servizio: assistenza postvendita, massima trasparenza su tempi e modi dei consumi, verificabili in digitale… Il risparmio in sé è invece un fattore competitivo importante ma non basta, perchè la componente del costo dell’energia nella composizione finale della bolletta è limitata e, per quanto la nostra produzione possa essere competitiva, le altre voci sono rigide, cioè non dipendono da noi. E allora? Allora mi riallaccio a quanto dicevamo prima, la nostra strategia è quella di aiutare i clienti ad abbassare i consumi. Pensi che investendo sul cappotto termico della propria abitazione, e quindi oltretutto valorizzandola, si possono ottenere risparmi di consumi pari al 50%.

E in Italia lo facciamo? Siamo agli inizi. Prendiamo ad esempio la Pubblica Amministrazione. Se in una città media, da 200 mila abitanti, si spendono ogni anno 10 milioni di euro di elettricità, il 70% viene assorbito dalle abitazioni private e il 20% dalla Pubblica Amministrazione. Ebbene: noi possiamo ridurre i consumi per quel 20% del 70 per cento. Addirittura? E come? Monitorando le dispersioni, sempre eccessive, e riducendo la luminosità nelle fasce orarie meno animate, per esempio tra l’una e le tre di notte. Sul riscaldamento, con la giusta coibentazione possiamo ridurre i consumi del 20%. Se nel totale riusciamo a ridurre del 25% quei 10 milioni di consumi, quella città risparmierà 2,5 milioni di bolletta energetica. Le sembra poco? «POSSIAMO ARRIVARE A RIDURRE FINO AL 70 PER CENTO I CONSUMI ELETTRICI PER L’ILLUMINAZIONE PUBBLICA E SIAMO GIÀ LEADER NEGLI STADI»

E il mercato…vi apprezza? Ad oggi abbiamo il 4% del mercato della pubblica illuminazione. Non è male, ma vogliamo fare di più. Sa, certi meccanismi decisionali sono lenti. Valuti lei: proponiamo ai clienti un investimento da 200 mila euro, che gli fa risparmiare…200 mila euro. Eppure non lo fanno! La Pubblica Amministrazione spende ogni anno in Italia 6 miliardi di gas ed elettricità, potrebbe risparmiarne da subito tra il 10 e il 20% e non lo fa. Però abbiamo una riconosciuta leadership di mercato... Quale? La gestione degli stadi e impianti sportivi: a Milano gestiamo San Siro, poi Parma, Bergamo, Verona, Sassuolo. Nell’insieme, 14 stadi, 115 ospedali, ben 18 università. Offrendo loro anche servizi di facility management complessivo.

E le imprese? Ovviamente, farsi capire da loro è più facile rispetto agli amministratori pubblici. Le aziende sono un interlocutore sano, reattivo e disponibile. Per esempio, offriamo loro soluzioni integrali di facility management ed efficienza energetica economicamente imbattibili: ci impegniamo a far risparmiare il 2% al cliente da subito, e sui risparmi ulteriori dividiamo i vantaggi! E le famiglie? Su quelle dobbiamo spingere di più. Abbiamo già circa un milione di clienti, siamo competitivi nelle tariffe ma, come ho spiegato, anche sui servizi e sulla consulenza. Anche verso i condomini. Ai quali, ad esempio, forniamo una App che si chiama Convivium, è un ecosistema digitale che connette condomini, amministratori e Engie per facilitare e semplificare la gestione e la comunicazione. Siamo entrati in pieno nel mondo dell’Iot, l’Internet delle cose, forniamo termostati intelligenti e videocamere per permettere di consumare meno e meglio, grazie alla capacità di adattarsi automaticamente alle abitudini di consumo, e per essere sempre vicino e in contatto con la propria casa. Allarghiamo il discorso: dove va l’industria mondiale dell’energia? Tutti parlano di decentralizzazione, decarbonizzazione e digitalizzazione. Oggi solo il 20% è decentralizzata, entro 2030 lo sarà, grazie al fotovoltaico, il 50%. La decarbonizzazione dovrebbe compiersi entro il 2050. La digitalizzazione è in atto. Ma il riscaldamento globale incalza… Sì, e all’inizio del novembre scorso i 15 mila scienziati che 25 anni fa per primi avevano gettato il grido d’allarme, hanno detto che abbiamo davanti a noi gli ultimi pochi anni per evitare l’irreparabile. Dal 2000 ad oggi, abbiamo avuto i 15 anni più caldi da quando c’è la misurazione scientifica.

29


GESTIRE L’IMPRESA/ENERGIA LO SCENARIO

Da “consumer” a “prosumer” non ci resta che Evolvere Impianti fotovoltaici finanziabili con il social lending, smart home che autoproducono e microgrid che si scambiano energia: il futuro? No, è il presente. Parola di una energy company italiana dal nome emblematico di Francesco Condoluci

«L

a casa, oltre a rappresentare il per il 7,6% sulla produzione nazionale lorda ra il totale delle abitazioni mono e bifamiliari luogo in cui si esprime il fabbidi energia elettrica. Per quasi l’80% si tratta presenti sul territorio nazionale. sogno energetico della famiglia, di utenze domestiche – il resto sono impianti Come ti fabbrico una smart home può diventare il centro per la produzione fotovoltaici industriali installati dalle imprese Ed è appunto su questo target che da 5 anni dell’energia necessaria». Quella di Gian Mapiù energivore (in prevalenza nel settore terEvolvere – una energy service company parteria Debenedetti, amministratore delegato di ziario) – che consentono ai cittadini privati di cipata dalla società di investimenti L&B CapiEvolvere, capofila in Italia nel settore della coauto-produrre energia pulita e di conservare tal Spa che opera nel settore delle rinnovabili siddetta “generazione distribuita” in Italia, più o immettere in rete quella in eccedenza, agee del management aziendale – lavora e indiche una previsione, è volando il consumo IN ITALIA GLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI rizza la sua offerta di business innovativo. A una considerazione di localizzato. È il monSONO 753MILA, CRESCONO A UNA MEDIA tutt’oggi, tra quelli di proprietà e quelli gestiti, fatto. Già, perché, nel do della “generazione DEL 40% L’ANNO E INCIDONO PER IL il gruppo, che è anche membro piattaforma mercato dell’approvdistribuita”, bellezza. 7,6% SULLA PRODUZIONE DI ENERGIA Elite di Borsa Italiana, può contare su oltre vigionamento dell’eUn microcosmo puli10 mila impianti fotovoltaici di piccola taglia nergia elettrica, il futuro, in realtà, è già qui. to, sostenibile, sicuro ed efficiente nel quale installati sui tetti degli edifici privati. «AttraCentrali a carbone o idroelettriche, a breve gli utenti, da “consumer” passivi di energia verso dispositivi tecnologici all’avanguardia, saranno solo un ricordo. Lo impone l’Unione elettrica, si sono trasformati in “prosumer” semplici da utilizzare, siamo in grado di reaEuropea, che tra i suoi target quantitativi di attivi e protagonisti anche delle fasi di crealizzare un modello di abitazione intelligente, medio periodo ha fissato la “decarbonizzaziozione, produzione e distribuzione dell’energia basato sulle esigenze personali, dove si unine” entro il 2025 e lo confermano i numeri: in elettrica. In Italia, potenzialmente, i prosumer scono efficienza, risparmio, comfort e sicuItalia il numero degli impianti fotovoltaici atpotrebbero arrivare a 9 milioni se si considetivi con potenza inferiore ai 20kW, secondo i dati del Gestore dei Servizi Energetici e di TerSCAMBIARE ENERGIA TRA PRIVATI? CON LE MICROGRID SI PUÒ na, è arrivato a 753 mila, con un incremento organizzati in piccole Cedere l’energia prodotta sembra andare proprio di 45 mila rispetto ai dodici mesi precedenti reti interconnesse: le in questa direzione: se la in eccedenza non solo al presi in considerazione e un tasso di crescita microgrid. La diffusione riforma del mercato dei sistema di distribuzione annuale che tra il 2010 e il 2016 si è attestaservizi di dispacciamento su scala nazionale nazionale ma anche al to al 40%. Dalla Lombardia (prima con 110 delle microgrid, oggi indica che nel futuro proprio vicino di casa non ancora consentita imminente il sistema mila unità) alla Sicilia, l’Italia è disseminata o ad altri privati? Al momento non è possibile, sarà formato da cittadini dalle norme, non a caso insomma di centinaia di migliaia di piccoli imè la prossima sfida “prosumer”, nel futuro ma l’evoluzione sempre pianti di autoproduzione collegati al sistema che Evolvere si dice prossimo gli stessi più rapida del quadro di distribuzione e alimentati prevalentemenpronta ad affrontare. prosumer saranno normativo energetico te da fonti rinnovabili, che vanno a impattare

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rezza», spiega il suo a.d. Debenedetti. L’altra parola chiave, nella fattispecie, è infatti “smart home”, la casa intelligente che, oltre a consumare, produce energia nell’obiettivo di ridurre la spesa energetica e migliorare il comfort, a beneficio dell’ambiente e delle persone. Il meccanismo è semplice: Evolvere progetta e installa l’impianto fotovoltaico sulle case, occupandosi di tutte le pratiche autorizzative necessarie e dell’allaccio alla rete elettrica. Si prende cura dell’impianto per tutta la sua durata, monitorando la produzione e garantendo al cliente finale le performance concordate, attraverso un canone mensile legato anche al risultato ottenuto. Durante il giorno il cliente auto-consuma l’energia prodotta dall’impianto, mentre quella che non è utilizzata viene rilasciata nella rete, in cambio di un contributo economico per lo “scambio sul posto” erogato dal GSE. Oppure può essere immagazzinata in uno storage elettrico, un sistema di accumulo, e utilizzata quando necessario. Durante la notte, in assenza di produzione, il cliente preleva normalmente l’energia dalla rete elettrica. QUI A FIANCO, L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI EVOLVERE, GIAN MARIA DE BENEDETTI

I soldi per l’impianto? Arrivano dalla Rete

social lending, il prestito tra privati online, per Sì, ma i costi? In una ipotesi di casa monofamifinanziare l’intero investimento grazie al coliare ubicata nel comune di Roma, il costo di siddetto “Solar-Prestibond”, una formula che un impianto fotovoltaico da 3kWP è di 70 euro consente da un lato ai consumatori di accedeal mese per 120 rate. re al mondo della ge70 EURO AL MESE PER 120 RATE È IL Ripartito cioè in 10 nerazione distribuita anni, può essere de- COSTO MEDIO DI UN IMPIANTO DA FONTE attraverso la sharing RINNOVABILE, SPALMATO SU 10 ANNI tratto fiscalmente neleconomy e dall’altro E DETRAIBILE FISCALMENTE AL 50% la misura del 50%. Ma agli investitori di ottela vera forza del modello Evolvere sta nell’opnere rendimenti elevati del proprio capitale portunità, offerta agli aspiranti prosumer con sostenendo la crescita della green economy. scarse possibilità economiche, di utilizzare il Sui 10 mila impianti presenti nel portafoglio di questa energy company, i 2 mila non di proIPOTESI CASA MONOFAMILIARE prietà dell’azienda ma del cliente, sono stati acquistati e finanziati appunto attraverso il Solar Presti-Bond, grazie a una partnership IMPIANTO FOTOVOLTAICO 3KWP stretta in proposito con la piattaforma di social lending Prestiamoci. Proprio per effetto di queste peculiarità, giusto un mese e mezzo fa, all’inizio di dicembre, PER 120 RATE MENSILI Evolvere ha ottenuto la prestigiosa certificazione “B Corp” entrando a far parte di un CONTRIBUTO SCAMBIO SUL POSTO movimento che raggruppa 2.300 imprese PER ENERGIA CEDUTA ALLA RETE “illuminate” che più di tutte nel mondo sono in grado di innovare, massimizzando l’impatto positivo per la società e per l’ambiente. A AUTOCONSUMO ENERGIA sentire Gian Maria Debenedetti l’obiettivo di Evolvere, infatti, è quello di «creare delle community energetiche i cui membri possono condividere buone pratiche di utilizzo dell’eDETRAZIONE FISCALE nergia, sostenibili dal punto di vista economico e ambientale»

UBICATA A ROMA

COSTO IMPIANTO 70 EURO AL MESE

21 EURO/MESE

+ 26 EURO AL MESE

+ 27 EURO/MESE

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GESTIRE L’IMPRESA/ENERGIA IL MERCATO

Iberdrola, il gigante spagnolo sbarca in Italia col vento in poppa Leader mondiale del settore eolico e alfiere dell’energia pulita, l’azienda di Bilbao vanta 100 milioni di clienti nel mondo. Da febbraio sarà operativa anche da noi. Con obiettivi ambiziosi: «Vogliamo il 7% dei clienti italiani» di Riccardo Lagorio

F

orse il vento e il sole non sostituiranno del tutto il carbone e il gas nell’approvvigionamento di energia elettrica nel breve periodo, ma avranno un valore sempre più importante. E comunque le rinnovabili scalzeranno anche il nucleare» dice, abbastanza sicuro di sé, Eduardo Insunza Gaminde, direttore vendite di Iberdrola, la maggiore azienda energetica spagnola con oltre 100 milioni di clienti in giro per il mondo e che a dicembre ha esordito come nuovo operatore sulla scena del mercato elettrico italiano (sarà operativa a partire da febbraio). Già nel 2001, sotto la spinta innovatrice dell’attuale Ceo, Ignacio Sánchez Galán, Iberdrola ha anticipato la visione di un nuovo modello energetico dove il consumatore avrebbe richiesto sempre più energia pulita e più efficiente. La strategia dell’azienda ha preso corpo proprio attorno a questa visione, e oggi non a caso Iberdrola è leader mondiale nell’eolico, prima in Europa e terza negli Usa con investimenti nelle rinnovabili pari a 29 miliardi di euro. Della sua produzione totale di elettricità, il 59% proviene da fonti rinnovabili e le sue emissioni sono del 67% più basse rispetto alla media dei concorrenti europei. Ambiziosi i traguardi che la società con sede a Bilbao si è posta di raggiungere in Italia. «Contiamo di raggiungere 1 milione di clienti nei prossimi 2 anni e mez-

«

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zo e arrivare entro il 2023 a una quota del 7% del mercato italiano che complessivamente conta su 37 milioni di clienti» annuncia Lorenzo Costantini, responsabile per il mercato italiano nel quale, secondo alcuni analisti, l’ingresso del colosso spagnolo potrebbe avere come conseguenza l’erosione dei margini soprattutto per le multiutility locali, come A2A o Hera, per le quali la vendita di energia rappresenta all’incirca il 14% dell’ebitda. «La crescita dovrebbe avvenire senza acquisizioni, con un investimento di circa 500 milioni, mentre il mercaPRESENTE IN 8 PAESI, DAL BRASILE AL MESSICO ALLA SCOZIA, QUEST’ANNO POTRÀ CONTARE SU DIVIDENDI SUPERIORI A QUELLI DEL 2017 DEL 3,7%

to a cui ci rivolgiamo è quello delle famiglie e delle piccole imprese», continua Costantini, «per incentivare lo switching, offriremo servizi nuovi, come quello di dare la possibilità al cliente di scegliere la fascia oraria o i periodi dell’anno in cui avvalersi di tariffe scontate. Ma soprattutto garantendo un innovativo pacchetto dedicato ai possessori di auto elettrica, completo di sistema di ricarica e assicurazione». L’altro pilastro attorno ai quali la società basca ha creato la propria credibilità è la stabilità della rete. L’esempio più rilevante è il sistema di accumulo di energia idroelettrica pompata, nel

IGNACIO SÀNCHEZ GALÀN, CEO DI IBERDROLA

complesso Cortes-La Muela sul fiume Júcar nel Valenciano. Il carico avviene immagazzinando l’energia potenziale gravitazionale dell’acqua in un invaso di 20 milioni di metri cubi d’acqua, il più grande d’Europa, posto a 500 metri sopra le turbine. L’energia elettrica fuori picco a basso costo, che si genera durante giorni particolarmente ventosi o nel fine settimana, viene utilizzata per far funzionare le pompe, mentre durante i periodi di elevata richiesta elettrica, come nelle ore diurne dei giorni lavorativi, l’acqua viene rilasciata attraverso le turbine per produrre energia elettrica. «Questo sistema, terminato nel 2015, permette di vendere più elettricità durante i periodi di picco della domanda, quando i prezzi dell’elettricità sono più alti», chiarisce Salvador Alafarga Viel, responsabile per la generazione idraulica, «qui inoltre produciamo energia senza emissioni di CO2 in quantità pari a quasi due centrali nucleari e monitoriamo oltre 6mila turbine di 236 impianti eolici nei Paesi dove Iberdrola è presente». «Dagli schermi è possibile intervenire sulle pale per inseguire il vento o intervenire sulle anomalie del sistema. Riusciamo a prevederne l’intensità e la provenienza, cosicché siamo in grado di produrre il doppio dell’energia agli stessi costi di qualche anno fa» conclude Gustavo Moreno Gutiérrez, responsabile del centro di controllo.


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GESTIRE L’IMPRESA AZIENDE&TERRITORI

GESTIRE L’IMPRESA/2 Con quest’intervista Economy lancia il primo dei focus dedicati ai territori, italiani e internazionali, per raccontare le sfide quotidiane che le economie piccole e locali devono affrontare per restare competitive.

Nelle pagine seguenti troverete i consueti approfondimenti sul business familiare e la gestione delle risorse umane; un’analisi sulle certificazioni Uni che rendono le imprese più affidabili e un’altra sugli Internal Auditor.

Infine, uno sguardo alle nuove norme in materia di legge fallimentare e un’intervista esclusiva al presidente del Consiglio di Stato, che commenta con soddisfazione la diminuzione dei tempi necessari per ottenere giustizia in Italia

San Marino pronto all’operazione trasparenza. E sui bitcoin... Simone Celli, segretario di Stato alle Finanze, fa il punto con Economy su molti dei temi cari al minuscolo Stato: dalle banche al gioco d’azzardo. Con un occhio particolarmente interessato alle elezioni italiane di Marco Scotti LA REPUBBLICA DI SAN MARINO STA CAMBIANDO

PELLE,

DOPO

UN

LUNGO

PERIODO PASSATO “IN ISOLAMENTO”. Il sistema bancario, quello del gioco d’azzardo e perfino la finanza stanno subendo un radicale cambiamento. Il segretario di Stato alle finanze, Simone Celli, ha spiegato ad Economy che cosa succede all’ombra del Titano. Ammettendo che non basta una fiscalità leggera per attrarre investimenti. La Repubblica di San Marino sta lavorando a una sua versione della criptovaluta. Perché? Ritenete che più che una bolla, si tratti di una clamorosa occasione di “democratizzare” la finanza? O invece pensate che si debba arginare il suo proliferare? Prima di parlare di un bitcoin sammarinese, ritengo debbano essere create le condizioni normative e infrastrutturali per imprimere uno sviluppo serio e concreto alla tecnofinanza. Ad esempio, il crowdfunding, e più in generale il microcredito, possono rappresentare due aree di implementazione

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del settore bancario, non solo a San Marino ma a livello internazionale. Se gestito con oculatezza e responsabilità, e se inserito in un contesto legislativo adeguato, credo che nel medio-lungo periodo potrebbe affermarsi come un modo di fare economia e finanza più sostenibile e democratico. IL CROWDFUNDING E IL MICROCREDITO POSSONO RAPPRESENTARE DUE AREE DI SVILUPPO DEL SETTORE BANCARIO A LIVELLO INTERNAZIONALE

Il 16% degli italiani utilizza a diverso titolo il fintech. E con la normativa Psd2, in vigore dal 1° gennaio, si apriranno nuovi spazi per gli “istituti virtuali”, svincolati da confini fisici e territoriali: che cosa ci dobbiamo aspettare per le banche e quali scenari attendono gli utenti? È evidente che ci sarà un graduale cambiamento nel rapporto tra operatori bancari e utenza. Ripeto però il concetto espresso prima: i cambiamenti non devono spaventarci, tuttavia vanno contestualizzati

SIMONE CELLI, SEGRETARIO DI STATO ALLE FINANZE DELLA REPUBBLICA DI SAN MARINO

all’interno di una piattaforma normativa, convenzionale e procedurale, che consenta di monitorare, prevenire e reprimere le eventuali distorsioni derivanti dall’esercizio dell’attività bancaria di quelli che lei ha definito correttamente “istituti virtuali”. In materia di banche, San Marino in questo momento sta vivendo una fase in cui, in merito a raccolta e stabilità, si chiede maggiore chiarezza e si sente l’urgenza di ricreare fiducia con i consumatori. Ci vuole ricordare cosa è successo e quali sono gli scenari futuri? Fin dall’inizio della legislatura, il governo ha inteso fare chiarezza sulle condizioni effettive di salute del sistema bancario sammarinese. I problemi non si risolvono nascondendoli, occorre farli emergere e affrontarli trovando soluzioni adeguate. In quest’ottica si colloca il pieno appoggio alla decisione della Banca Centrale di compiere un processo di valutazione degli attivi a livello sistemico. Il quadro generale presenta criticità importanti: all’interno degli istituti bancari sono state rilevate carenze in termini di patrimonio, di presidi gestionali e organizzativi interni e di competenze e professionalità. È questa la premessa su cui si basa il piano di consolidamento e di sviluppo attraverso il quale il governo vuole garantire maggiore stabilità e efficienza al settore bancario


DOPO L’ADDIO AL SEGRETO BANCARIO AVREMO ISTITUTI DI CREDITO PIÙ FORTI E COMPETITIVI GRAZIE AI PIANI INDUSTRIALI sammarinese. Da questa imponente attività di riorganizzazione, usciranno istituti di credito più competitivi, grazie a piani industriali e a top management di alto livello, e il governo, insieme alla Banca Centrale, porterà avanti politiche orientate all’ampliamento del mercato di riferimento, puntando senza indugi un obiettivo ambizioso, ovvero internazionalizzare l’economia di San Marino. Maggiore integrazione con l’Unione Europea, implementazione della rete di accordi bilaterali con altri Stati, stipula di memorandum d’intesa con le banche centrali di Paesi strategici a cominciare da Banca d’Italia: sono i pilastri fondamentali di un’azione che dovrà consentire al nostro Stato di avere, in un arco temporale di medio termine, un centro finanziario in grado di offrire servizi di alta qualità e di rispettare le best practices internazionali. Il sentiero è stretto, ne siamo assolutamente consapevoli, ma non ci sono alternative a questo percorso basato sul realismo, sulla consapevolezza, sulla trasparenza e sulla capacità di gestire problemi che fino ad ora si pensava fosse meglio tenere nascosti. Lei ha parlato di un attacco mediatico contro San Marino volto a minarne la stabilità: c’è davvero in atto una qualche forma di “macchinazione” contro di voi? Credo che, all’interno dei nostri confini ma

con evidenti agganci all’esterno, ci siano raccolta bancaria di fatto si sono già prodotti. centri di interesse che hanno una paura Ora però vanno individuate le nuove aree di tremenda del processo di cambiamento e di sviluppo del settore bancario sammarinese. trasformazione intrapreso dal nostro governo Si può fare finanza ad alto livello anche e quindi stanno reagendo, a volte in modo senza segreto bancario, di questo ne siamo scomposto, per alimentare la confusione e per assolutamente certi e la tecnofinanza, il creare ostacoli alla nostra azione. Pazienza, microcredito e il private banking potrebbero non ci facciamo intimidire, si va avanti con essere le nicchie su cui impostare un progetto ancora più determinazione. I nostalgici degli di rilancio del nostro comparto creditizio. anni ’90 se ne facciano una ragione. In Italia c’è un’emergenza ludopatia, un Un’economia di piccole dimensioni come fenomeno che sta creando un dibattito la vostra, come vive le sfide quotidiane dei anche etico: come affrontate qui il gioco mercati globalizzati? d’azzardo? Con attenzione e serietà. La nostra è una L’esercizio dell’attività dei giochi è disciplinato piccola economia che con molta convinzione a livello legislativo in modo ferreo ed è lo ha deciso di operare all’interno della comunità Stato, attraverso una società a partecipazione internazionale. Per cui le sfide quotidiane dei pubblica, l’unico possibile gestore di ogni mercati globalizzati sono anche le sfide del iniziativa in tale ambito. Il gioco rappresenta nostro Paese. un tassello interessante per qualificare In Italia si pagano tante tasse e molti l’offerta turistica e commerciale, tuttavia va evadono, da voi c’è una tassazione agevolata regolamentato con attenzione, i presidi in che va dal 9% sotto i 10 mila euro fino a un termini di controllo e vigilanza devono essere massimo del 35% per i redditi sopra gli 80 robusti e rigorosi per evitare la proliferazione mila: basta davvero ridurre la pressione di fenomeni distorsivi. per rendere un paese più “attraente” per Favorevole o contrario alla web tax? I le imprese? giganti della Rete IL GIOCO RAPPRESENTA UN TASSELLO La fiscalità leggera è devono pagare INTERESSANTE PER QUALIFICARE un asset importante ovunque facciano L’OFFERTA TURISTICA E COMMERCIALE, ma non più sufficiente profitti o è sufficiente MA VA REGOLAMENTATO CON ATTENZIONE per garantire che si scelgano una competitività. Occorrono anche certezza “casa” europea? del diritto, semplicità normativa, capacità Assolutamente favorevole. La concorrenza decisionale, poca burocrazia, infrastrutture fiscale sleale va prevenuta e contrastata in tecnologiche di alto livello. Sono molteplici tutti i modi. In tale ambito l’atteggiamento i fattori che rendono un ambiente della comunità internazionale deve essere confortevole per chi vuole esercitare attività intransigente imprenditoriale ed è su questo terreno che La politica, infine: l’Italia appare in un San Marino sta lavorando. momento di confusione a poco più di un A proposito di evasione fiscale, dopo mese dal voto. Fate il tifo per qualcuno? l’abolizione da parte vostra del segreto Noi tifiamo per la stabilità dell’Italia. Un’Italia bancario, quali effetti ci saranno sulla forte e competitiva rappresenta un valore vostra economia? aggiunto anche per San Marino. Il resto non ci Gli effetti che potevano esserci in termini di riguarda.

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GESTIRE L’IMPRESA

Capitale umano, quale futuro? Liuc e aziende a confronto L’evento della Liuc Business School verte su: “Jobless/total job society. Quali spazi per l’azione umana?”. Raffaele Secchi: «Tema trasversale della nostra epoca» di Sergio Luciano

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aremo tutti disoccupati e alla fame? O ancora tutti trafelati e occupatissimi dalla mattina alla sera, ma almeno continueremo a guadagnare da vivere? Fermo, tu che sei un piccolo imprenditore, un manager, un commerciante: non voltare pagina, non è aria fritta, stiamo parlando di te e dei tuoi figli. E ne stiamo parlando con la Liuc, l’Università di Castellanza – con cui Economy ha una partnership editoriale – e, per la precisione, con la sua Business School, che il 25 gennaio organizza a Castellanza un evento, in stretta collaborazione con l’associazione Liuc Alumni su questi temi, con un titolo che è tutto un programma: “Jobless/Total job society. Quali spazi per l’azione umana?”. «Per questo evento, che ha per noi un grande rilievo abbiamo scelto il tema del capitale umano», spiega il “Dean” della Liuc Business School, Raffaele Secchi: «Perché è evidente che le aziende sono oggi al centro di profonde trasformazioni, principalmente dettate dalla digitalizzazione dei processi e/o dall’automazione dei processi. Robo-

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IL “DEAN“ : ABBIAMO SCELTO DI RIFLETTERE SU UN TEMA CHIAVE 1970 le persone occupate nell’agricoltura tica, sensoristica, intelligenza artificiale: crollarono dal 60 al 5% del totale. Sempre tutto sta riplasmando i modelli di business, negli Stati Uniti, dal 1960 ad oggi, la percon richieste pervasive di prodotti persocentuale di persone impegnate nel settore nalizzati, di servizi anzichè prodotti. Questi manifatturiero è passata dal 26% al 10%. In nuovi modelli richiedono nuove visioni imCina, dal 1990 al 2015 un terzo della forza prenditoriali, nuovi modelli organizzativi occupata in agricoltura si è spostato ad altre e nuove competenze. Il tema del capitale occupazioni. Insomma, rivolgimento enorumano è trasversale, è il focus dell’evento, mi sono già accaduti. Durante la rivoluzioe per noi, come Business School, diventa anne industriale in Gran Bretagna si vissero che un’opportunità di riflessione sul ruolo decenni di stagnazione con effetti devastandelle scuole come la nostra in quest’epoca ti sul capitale umano, che certo nessuno di grandi cambiamenti». desidera replicare, e ci furono anche rivolSul futuro del capitale umano si confrontagimenti sociali profondi, ma alla fine quell’ no due grandi correnti di pensiero. «Ci sono innovazione tecologida un lato i pessimi«DA UN LATO SI PENSA A UNA SOCIETÀ ca non soppiantò ma sti cosmici che preDOVE IL CONTRIBUTO UMANO TENDERÀ modificò il ruolo del conizzano la perdita A SCEMARE A FAVORE DI TECNOLOGIE lavoro umano». Accadi competitività di CHE SOSTITUIRANNO L’UOMO» drà ancora? Un camintere nazioni, tra cui biamento di funzioni umane, e non un azzeovviamente l’Italia tra le prime, per la scomramento di funzioni? Uno studio McKinsey parsa drammatica di imprese inadeguate evidenzia che da oggi al 2030 – appena 12 e con l’eliminazione di un gran numero di anni – tra i 65 e i 375 milioni di lavoratori, posti di lavoro: è lo scenario jobless», argotra 3 e 14% di tutta la forza lavoro mondiale menta Secchi. «Si pensa a una società dove il cambierà tipo di lavoro… contributo umano tende a scemare a favore «Fin qui lo scenario jobless, in cui i robot ci di nuove tecnologie che sostituiranno l’uosoppiantano in gran parte. Ma c’è anche uno mo. Ce lo ricordano anche stime numeriche scenario diverso, quello total job. Uno scecupe. Per l’Ocse, entro il 2015 in Europa si nario in cui i lavoratori a diversi livelli – non potrebbe arrivare a perdere 5 milioni di posolo la fascia più bassa – vengono coinvolti sti lavoro e il saldo tra le nuove e le vecchie totalmente nel loro lavoro, con una diversa occupazioni umane potrebbe essere del modalità di prestazione, con tempi e luoghi -30%. In realtà è già avvenuto in passato diversi, e c’è una totalizzazione del rapqualcosa del genere. Negli Usa dal 1850 al


DENOMINAZIONE IN ITALIANO

DENOMINAZIONE IN INGLESE

DIRETTORE

Centro sull’Economia e il Managment nella Sanità Sociale

Center for Health Economics, Social and Health Care Management

Davide Croce

Centro sul cambiamento, la leadership e il People Managment

Center on Change, Leadership and People Managment

Vittorio D’Amato

Centro sullo Sviluppo dei Territori e dei Settori

Center on Regional Economics and Market Sectors

Massimiliano Serati

Centro sulla Finanza per lo Sviluppo e l’Innovazione Centro sulla Supply Chain Management, le Operations e la Logistica

Center onFinance for Growth and Innovation

Anna Gervasoni

Center forOperations, Logistics and Suplly Chain Managment

Fabrizio Dallari

Centro sull’Imprenditorialità e la Competitività

Istitute for Entrepreneurship and competitiviness

Fernando Alberti

porto dell’individuo col suo lavoro, intesa come maggior coinvolgimento delle persone nell’azienda, maggiore professionalizzazione, e con due nuovi requisiti essenziali: conoscenze distintive o orientamento al servizio. Queste due dimensioni potrebbero rappresentare un nuovo elemento rispetto alle logiche alle quali siamo abituati». «La grande differenza rispetto alle puntate precedenti della modernizzazione è la velocità; quel che accadeva in 120 anni ora accade in 20», osserva ancora Secchi. Che sottolinea: «La domanda che aleggerà nel nostro dibattito sarà, naturalmente, “che fare?”. Già nel 2002, uno studio di Forrester dimostrava che le nuove tecnologie, inserite in un’im-

I MEGATREND

Lo scenario socio-economico internazionale è attualmente connotato da alcuni macrotrend a carattere globale. Se ne occuperà uno dei focus pomeridiani del 25 gennaio, coordinato dal professor Massimiliano Serati (nella foto). È in corso un rallentamento del processo di globalizzazione commerciale. Per converso sembra consolidarsi invece il processo di globalizzazione e integrazione delle persone.

presa che non si era riorganizzata in modo in fondo, la stessa Liuc Business School, che coerente, finivano per essere un grande nell’ultimo anno si è completamente riorspreco. Il messaggio che vorrei emergesse ganizzata. E ha rivisitato tutti i processi indai panel è che dobbiamo mettere insieme 3 terni, identificando 6 centri di ricerca (nello fronti di ragionamento: tecnologie, organizspecchietto in alto) e 4 aree di attività legate zazione e competenze. Per capire come gea formazione su misura, a catalogo, ricerca stire il cambiamento e servizi alle imprese «MA C’È ANCHE UNO SCENARIO NEL prodotto dai nuovi e master. «Per il 2018 QUALE I LAVORATORI, NON SOLO LA processi e dalle nuo- conclude Secchi - abFASCIA BASSA, VENGONO COINVOLTI ve tecnologie». biamo oltre 25 iniziaTOTALMENTE NEL LORO LAVORO» «Un ulteriore, pecutive di formazione, 8 liare aspetto dell’evento - prosegue - è che si master universitari, un executive mba (per tenterà di declinare queste tematiche nella partecipanti che lavorino da almeno 5 anni) dimensione delle Pmi familiari. C’è da fare e una faculty con 45 docenti, tutti con un un gran lavoro sulle compagini proprietabackground accademico e grande esperienrie e le nuove generazioni». Come ha fatto, za di relazione e attività con le imprese».

IL CAMBIAMENTO

LA GOVERNANCE

Un altro focus, moderato dal prof. Vittorio D’Amato (nella foto), verterà su “com’è cambiato il cambiamento”, che ormai non è più solo lineare, ma è discontinuo ed improvviso. Non esiste azienda che nel corso dell’ultimo anno non si sia trovata a gestire un processo di cambiamento: modifica di strutture organizzative, riposizionamento strategico, sviluppo di nuove competenze, introduzione di nuovi sistemi, acquisizioni.

Cambia il mondo del lavoro e cambia il ruolo che il capitale umano gioca nella strategia e nella governance d’impresa. Ciò è tanto più vero e marcato nelle imprese family - il 94% in Italia - nelle quali proprietà, governance e lavoro si sovrappongono con le istanze e le dinamiche famigliari. Di questo scenario si occuperà un focus moderato dal professor Fernando G.Alberti (nella foto).

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GESTIRE L’IMPRESA RISORSE UMANE

«La selezione è un mondo nuovo esplorandolo si sceglie il meglio» Intervista con Marina Collautti, Head of Employer Branding, Recruiting & Mobility di Generali Italia: «L’attenzione e il costante contatto con il candidato riflettono l’approccio customer centric di Generali» di Giordano Fatali LA CANDIDATE EXPERIENCE È PER GENERALI ITALIA UN PERCORSO DI ENGAGEMENT DEI MILLENNIALS DALLA FASE DI ATTRACTION DEI CANDIDATI ALL’ONBOARDING VERO E PROPRIO IN AZIENDA. Quali sono gli step essenziali di questo processo? Innanzitutto vorrei chiarire perché per Generali Italia la candidate experience sia un tema rilevante. Generali Italia oggi più che mai è focalizzata sul cliente e sulla sua centralità: la trasformazione in atto ha come obiettivo essere in grado di offrire alla clientela una experience positiva in tutte le fasi della sua interazione con noi e che ci distingua per essere più semplici, efficaci, innovativi e veloci nelle soluzioni che offriamo di prodotti, servizi e processi. Customer centricity e simpler, faster, smarter sono le parole chiave della nostra strategia. Nei processi di employer branding, reclutamento e selezione, i nostri clienti sono i candidati, cui ci rivolgiamo con il medesimo approccio: il nostro obiettivo è che la loro experience GIORDANO FATALI, FONDATORE E PRESIDENTE DI HRC GROUP

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restituzione di un feedback è parte integranlungo tutto il candidate journey con Genete del processo. Infine l’onboarding, fase rali sia ingaggiante, arricchente e distintiva chiave in cui il neoassunto tocca con mano nelle diverse fasi e sia quindi ulteriore elequanto gli era stato prospettato. Per questo mento positivo del nostro brand. L’approccio è nato ViviGenerali, il programma di onboadottato nella fase di attraction è volto a vaarding che accompagna la persona nei tre lorizzare i diversi momenti di contatto con momenti chiave – preboarding, primo giori giovani non soltanto per far conoscere le no e primi 90 giorni - con supporto mirato opportunità di lavoro di Generali, ma anche ed iniziative di informazione, formazione e per raccontare come sia lavorare e vivere in orientamento. IngreGenerali. Per questo SI CHIAMA VIVIGENERALI dienti distintivi del coinvolgiamo negli IL PROGRAMMA DI ONBOARDING CHE programma sono: la incontri con i giovani ACCOMPAGNA LA PERSONA CHE ENTRA nostri dipendenti che IN AZIENDA CON UN SUPPORTO MIRATO presenza di un guru, un collega opportuportano testimoniannamente formato che aiuta il neoassunto a ze dirette su ciò che fanno ma anche sulle orientarsi in azienda e ad utilizzare i diversi nuove metodologie di lavoro e iniziative a strumenti e piattaforme a supporto; Genefavore dei dipendenti. In coerenza con l’aprali in your shoes, un’esperienza a contatto proccio “candidate centric” offriamo ai giocon i cliente; Generali Innovation, una visita vani iniziative utili a loro quali i Talent Days, in uno dei centri di innovazione tecnologica workshop di supporto ed orientamento su di Generali. come affrontare il mondo del lavoro ed indiSu quali iniziative si concentra la vostra rizzare il percorso professionale per rendere strategia di attraction dei talenti? il proprio profilo più rispondente a quanto il Le survey di employer branding ci confermercato cerca oggi. La fase di selezione premano che nella percezione dei giovani le vede un processo strutturato dove l’attenaziende di servizi finanziari e assicurativi zione e il costante contatto con il candidato sono per lo più associate ad aspetti valoriali ripropone l’approccio customer centric di di tradizione, prestigio e a solidità finanziaGenerali. La valutazione del candidato avvieria. La sfida per noi oggi è far comprendere ne combinando strumenti di assessment on ai giovani che stiamo vivendo una profonda line differenziati per seniority con interviste trasformazione e siamo pienamente coinstrutturate svolte dall’HR e dalla Linea; la


ABBIAMO BISOGNO DI PERSONE IN POSSESSO DELLE “NEW SKILLS” E DOBBIAMO ATTRARLE volti nella rivoluzione digitale. Per questo abbiamo bisogno di persone in possesso delle cosiddette “new skill” e dobbiamo attrarre giovani con queste competenze e far loro comprendere che in Generali possono aspirare a interessanti percorsi di sviluppo anche nell’ambito del digitale e delle nuove tecnologie. Per entrare in contatto con questi candidati, oltre a partecipare ai consueti career day, lavoriamo in partnership con università che organizzano percorsi di laurea e post laurea per lo sviluppo di competenze innovative oggi più richieste dal mercato e difficili da reperire (competenze digitali, advanced analytics, web communication, design thinking etc), coinvolgiamo i giovani in contest e project works e promuoviamo i percorsi Generali4Neet – Incubatore di Professionalità, una combinazione di formazione teorica in aula e tirocinio in azienda rivolti a giovani iscritti a Garanzia Giovani. Quali novità sta per lanciare Generali per rendere l’experience sempre più digital e vicina al mondo dei Millennials? Abbiamo da poco lanciato Generalia, un’app per attrarre i giovani, portandoli sul “pianeta” dove poter vivere la candidate digital experience di Generali attraverso un viaggio nel futuro del lavoro. È un’esperienza innovativa, formativa, ingaggiante, ma anche sfidante dove i Millennials possono parteci-

pare a gare, aggiudicarsi dei premi e soprattutto conoscere Generali. Welfare, diversity e inclusion. In che modo i candidati percepiscono i valori guida di Generali nel loro candidate journey? I candidati hanno modo di percepire i valori guida che ci contraddistinguono attraverso la voce delle nostre persone, leggendo le numerose testimonianze di nostri dipendenti pubblicate sui social ma anche attraverso il confronto diretto in occasione di eventi organizzati per i giovani. I CANDIDATI HANNO MODO DI CONOSCERE I VALORI CHE CI DISTINGUONO ATTRAVERSO LA VOCE DELLE NOSTRE PERSONE

In tema di welfare, diversity&inclusion e, più in generale, di engagement c’è molto da dire perché le iniziative avviate da Generali sono tante ed in linea con quanto sappiamo essere rilevante per i giovani: dai molteplici Hackathon, che coinvolgono centinaia di persone di diversa età, background, genere, dove è offerta la possibilità a tutti di contri-

buire attivamente, indipendentemente dal ruolo, grado aziendale, seniority, all’introduzione di iniziative per migliorare l’equilibrio vita-lavoro, a cui i Millennials in particolare sono molto sensibili, non perché aspirano a lavorare meno ma perché vogliono poterlo fare in modo più flessibile riuscendo a soddisfare più agevolmente esigenze professionali e personali. Generali Italia, accogliendo le richieste dei dipendenti emerse dall’Engagement Survey, ha introdotto lo smart working, svariati servizi “salvatempo” (lavanderia, ritiro farmaci, temporary store, etc), l’apertura di asili nido aziendali per favorire i genitori con bimbi piccoli. Attenta alla salute e al benessere dei propri dipendenti ha avviato il percorso My Energy, con programmi di prevenzione sanitaria, servizi medici agevolati e organizzazione di spazi e attività sportive organizzate subito prima, dopo l’orario di lavoro o anche durante la pausa pranzo. Tutte iniziative in linea con i nostri valori: Value our people; Live the Community; Be Open; Deliver on the Promise.

QUEL LESSICO INGLESE DA SAPERE

Avete notato? Nell’intervista della dottoressa Collautti ci sono tante, tantissime espressioni inglesi. Che abbiamo ritenuto giusto non tradurre, come di solito facciamo su Economy: non solo perché, nell’ambiente professionale degli “hr manager”, cioè i direttori delle risorse umane (ecco una traduzione, ma stavolta era in ballo anche una

sigla”) , sono gergo quotidiano corrente. Ma soprattutto perché i lettori che leggeranno quest’intervista per capire “come farsi assumere dalle Generali”, dovranno innanzitutto capire che la padronanza dell’inglese non è più un optional ma una precondizione indispensabile, tanto più per un “Millennial”, per proporsi con credibilità sul mercato del lavoro.

“Ma è ovvio!”, strillerà qualche superficiale. Tutt’altro. Anche se in Italia l’inglese è molto studiato nelle scuole (dal 95% degli studenti delle medie), l’indice “English Proficiency Index” che classifica i Paesi europei per padronanza dell’inglese ci colloca al 21° posto su 26, dietro la Spagna (25%). Non va affatto bene, ragazzi.

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GESTIRE L’IMPRESA

per la sola Germania. Le norme tecniche sono per loro natura volontarie, ma quando vengono richiamate in provvedimenti legislativi possono diventare obbligatorie. «La normazione è un’attività di autoregolamentazione del mercato dal basso - dice l’ingegner Ruggero Lensi, direttore generale di UNI - i mercati definiscono dove porre l’asticella della qualità di servizi, lavoratori, aziende anche pubbliche. Lo Stato interviene principalmente laddove in sede europea o nazionale si voglia tutelare la sicurezza o la salute del cittadino: allora le prescrizioni diventano cogenti. In questi casi spesso lo Stato fa riferimento a norme che nascono volontarie, renedendole di fatto L’INGEGNER RUGGERO LENSI, DIRETTORE GENERALE DI UNI cogenti. Un esempio tipico è quello della normativa antincendi». I due ambiti principali nei quali le norme tecniche diventano obbligatorie sono quello della sicurezza degli impianti domestici, elettrici e a gas, che è garantita dalla conformità alle norme come prescritto dalla legge 46/90; e quello Costano poco e incidono positivamente al 50% sul fatturato e al 10% della sicurezza sul lavoro, come stabilito dal sulla redditività: secondo l’UNI sono un bollino indispensabile per decreto legislativo 81 del 2008, che riguarda essere competitivi e affidabili, specie nel caso delle microimprese tutti i dispositivi di protezione individuale, dalle scarpe ai guanti, dall’elmetto ai caschi di Riccardo Venturi antirumore e così via. Altri esempi di cogenza delle norme tecniche riguardano le aziende n carburante che migliora la compenorme e qualche migliaio per la certificazioche concorrono a una gara d’appalto, che titività dell’azienda, e può rendere ne, a seconda della dimensione dell’impresa, devono rispondere alle norme ISO 9001, e i molto più di quel che costa. È la cersono in fondo poca cosa. La rispondenza alle giocattoli, che devono essere conformi alle tificazione che attesta il rispetto delle norme norme permette di ridurre i costi, aumentanorme UNI EN 71. Spesso poi sono le stesse UNI, l’Ente Nazionale Italiano di Unificazione, re la qualità e la sicurezza, minimizzare l’imimprese a richiedere la certificazione ai associazione privata senza scopo di lucro ripatto sull’ambiente, avere rapporti più chiari loro fornitori: in questo caso è l’accordo tra conosciuta dallo Stato e dall’Ue, che da quasi con fornitori e clienti. Per le microimprese e due privati a rendere di fatto obbligatoria un secolo elabora e pubblica norme tecniche le Pmi, in particolare, la conformità alle volontarie in tutti i settori industriali, comsignifica aumentare SE LE NORME TECNICHE DEFINISCONO norme tecniche. I REQUISITI DA RISPETTARE, merciali e del terziario. L’UNI partecipa per l’Ile conoscenze tecni«Succede spesso nel LA CERTIFICAZIONE ATTESTA CHE ESSE talia all’attività degli organismi internazionali che, fare innovazione B2B, ma purtroppo VENGONO REALMENTE RISPETTATE di normazione CEN a livello europeo, e ISO a e ampliare il proprio molto meno nel quello globale. Secondo una recente ricerca mercato, oltre a rispettare più facilmente gli B2C. I consumatori sono poco inclini a ISO, il rispetto delle norme tecniche attestato obblighi di legge. Nei Paesi europei in cui l’aprichiedere prodotti conformi alle norme dalla certificazione vale fino al 50% del fattuplicazione delle norme tecniche è più diffusa tecniche, non c’è cultura della volontarietà» rato aziendale e circa il 10% della redditività, e consolidata, vale a dire Germania, Francia dice Lensi. In certi campi nei quali non c’è con un vantaggio maggiore nelle aziende più e Gran Bretagna, i positivi effetti indotti dalla l’obbligo del rispetto delle norme tecniche piccole. A fronte di questo grande potenziale, normazione sono quantificati tra lo 0,3% e lo sarebbe utile una maggiore informazione ai qualche centinaio di euro per l’acquisto delle 0,8% del PIL, pari a oltre 17 miliardi di euro consumatori sull’importanza di acquistare

Certificazioni, patenti di qualità per poter guidare nei mercati

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prodotti certificati, e quindi di maggiore qualità e affidabilità, sicuri, sani e rispettosi dell’ambiente. Un esempio significativo a tal proposito è quello dei passeggini. Le norme tecniche definiscono i requisiti da rispettare, mentre la certificazione attesta che effettivamente quella determinata attività, o quello specifico prodotto, rispetta i requisiti delle norme. La certificazione è

EXPORT: MA DOVE VAI SE LA CERTIFICAZIONE NON CE L’HAI? Una maggiore facilità non solo nel rispetto dei requisiti di sicurezza imposti dalla legge, ma anche nell’accesso ai mercati esteri. Sono i primi due benefici del rispetto delle norme tecniche a giudizio delle aziende di tre diversi settori, ascensori, arredamento e macchine utensili per la lavorazione dei metalli, secondo quanto emerge da uno studio dell’Istituto per la ricerca sociale (Irs). La spinta all’internazionalizzazione è in particolare il beneficio più apprezzato dalle aziende dell’arredamento. «Per poter vendere all’estero la certificazione è molto importante – spiega l’ing. Ruggero Lensi, direttore generale di UNI - in tanti paesi se non hai la certificazione, in Europa con le norme EN e nel mondo con quelle ISO, non riesci a esportare. Il tuo concorrente tedesco sicuramente è certificato, o lo fai anche tu oppure non ce la fai». Al terzo posto tra i benefici della normazione apprezzati dalle aziende figura la semplificazione del corretto svolgimento delle attività d’impresa. Qualcosa che ricorda i principi della Lean industry, la produzione “snella” che è premessa fondamentale per implementare con efficacia i criteri di Industry 4.0: «infatti UNI è stato partner fin dall’inizio del piano Industria 4.0, anche in relazione alla collaborazione con Francia e Germania» dice Lensi.

dunque una procedura con cui una terza di ispezione e per i laboratori di prova e parte indipendente dà assicurazione scritta taratura. Queste norme vengono definite che un prodotto, un servizio, un processo dal comitato ISO/CASCO (Committee on o una persona è conforme ai requisiti Conformity Assessment), che in Italia è specificati. Riguarda in particolare i sistemi interfacciato dall’apposita commissione di gestione per la qualità (UNI EN ISO 9001); tecnica mista UNI CEI “Valutazione, per l’ambiente (UNI EN ISO 14001); per la attestazione e certificazione della conformità”. sicurezza delle informazioni (UNI CEI ISO IEC La diffusione delle certificazioni in Italia 27001); e per la sicurezza alimentare (UNI EN riserva una sorpresa, come spiega ancora ISO 22000). «La certificazione è operata da l’ing. Lensi: «Nel sentire comune c’è l’idea organismi privati in regime di concorrenza – che i nostri prodotti siano ottimi, ma le spiega ancora il direttore generale di UNI - non nostre aziende non siano organizzate come c’è un ente unico ma la per esempio quelle libera operatività del L’ITALIA NELLE CERTIFICAZIONI È AVANTI: tedesche. Ma la AD ESEMPIO NEGLI ISO 9000, I SISTEMI mercato che verifica situazione delle DI GESTIONE PER LA QUALITÀ, NEL la conformità degli MONDO SIAMO SECONDI SOLO ALLA CINA certificazioni è standard alle norme. capovolta: abbiamo Per assicurare che sia omogenea in tutti i Paesi tante aziende certificate, ma pochi prodotti. in Europa e nel mondo esiste un organismo La certificazione dei sistemi in Italia è molto di accreditamento, cioè di qualificazione diffusa, siamo secondi al mondo dopo la degli organismi di certificazione. In Italia a Cina negli Iso 9000 sui sistemi di gestione verificare la corretta modalità operativa degli per la qualità, molto più avanti di Germania, enti di certificazione è Accredia». A loro volta, Regno Unito, Stati Uniti... Stranamente dove gli enti di accreditamento operano nel quadro manchiamo è sul prodotto. Il fatto è che la di riferimento normativo dettato dalle norme certificazione aziendale spesso è cogente, UNI CEI EN ISO IEC 17000, che definiscono i mentre quella di prodotto è fondamentalmente requisiti di professionalità e di competenza volontaria. In Italia insomma manca la cultura richiesti agli organismi di certificazione di della certificazione di prodotto, che all’estero prodotti, di sistemi di gestione, del personale, è invece più diffusa».

Maggiori benefici della normazione (premessa della certificazione)

secondo le aziende che l’hanno adottata nei settori ascensori, macchine utensili lavorazione metalli e arredamento.

POSIZIONE MEDIA IN

VANTAGGIO/BENEFICIO

CLASSIFICA

1

Facilitazione del rispetto dei requisiti

96,6

85,4

76,0

2

Facilitazione di accesso ai mercati esteri

84,1

75,0

83,9

3

Semplificazione del corretto svolgimento delle attività d’impresa

94,4

74,0

43,1

4

Influenza positiva sull’esito di eventuali contestazioni giudiziarie

77,0

77,8

68,9

5

Riduzione del rischio di incidenti per gli utilizzatori

85,9

72,0

41,1

6

Riduzione del rischio di incidenti sul lavoro

80,7

70,6

42,1

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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

Internal auditor, sentinella o hacker? Troppo spesso il ruolo dell’auditor interno all’azienda non ha goduto dei riconoscimenti che gli spettano di diritto. Perché grazie a lui si ritrova serenità

N

el percorso verso la ricerca della felicità di consulente aziendale posso certamente chiamare questo periodo della mia vita “disturbare la serena routine delle organizzazioni”. L’attività di internal audit in uno scenario multinazionale che richiede indispensabili cambiamenti nello stile di governance e di controllo delle multinazionali può voler dire, infatti, mettere spesso in discussione il metodo di lavoro e di controllo di molte funzioni aziendali. A costo di cadere per un istante nella parafrasi dottrinale mi è indispensabile ricordare che la missione dell’internal audit è quella di proteggere ed accrescere il valore dell’organizzazione, fornendo assurance obiettiva e risk based, consulenza e competenza (International Professional Practices Framework – IPPF/AIIA). Nell’immaginario degli addetti ai lavori è diffusa, ancorché francamente accettabile, l’equiparazione della figura dell’auditor interno alla sentinella di Matrix, garante delle policy emanate dal Consiglio di Amministrazione e degli interessi degli

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L’hacking, nel suo significato positivo e origiazionisti, nonché potente antivirus pronto nario, è l’insieme dei metodi, delle tecniche e a disinnescare la proliferazione delle situadelle operazioni volte a conoscere, accedere zioni di non conformità alle regole interne, e modificare un sistema hardware o softwaalle normative e agli standard volontari. Ma re. Laddove l’hardware è l’organizzazione è tutto qui quello che sai fare agente Smith? aziendale, l’auditor interno deve agire come Stiamo vivendo una fase di mercato ecciun abile hacker capace di diffondere il virus tante dal punto di vista delle aggregazioni virtuoso del follow up e di contagiare di best aziendali dove i gruppi che crescono per acpractice le funzioni quisizioni si ritrovano, pressoché quoti- L’AUDITOR INTERNO NON È UNA FIGURA aziendali con cui inteGARANTE DELLE POLICY DEL CDA, ragisce. dianamente, a gestire MA UN PROFESSIONISTA CHE PORTA Qualcuno potrebbe complessi processi di MIGLIORAMENTI DIFFUSI IN AZIENDA obiettare che questa post deal e di integrafunzione non rappresenti l’oracolo deputato zione che richiedono una rapida armonizzaalla risoluzione di tutti i problemi. E’ altresì zione della cultura aziendale in tutte le sue irragionevole ritenere che le abilità analitifunzioni. L’attesa crescita del numero di nuoche e l’approccio votato all’innovazione, che ve quotazioni in borsa previsto nel prossimo dovrebbero caratterizzarne l’operato, non biennio da molti intermediari, anche grazie possano in qualche modo essere di benefiall’atteso effetto dei PIR, sarà un’ulteriore cio per l’intera azienda. Sempre che non si fonte di sfide per lo stile di governance di voglia limitare il concetto di controllo ad una molte società. semplice checklist di procedure e di protoIn questo scenario il ruolo dell’Internal Aucolli di benessere, s’intende. dit di gruppi internazionali, quotati e non, In sintesi, il successo di una funzione di aupuò portare molteplici benefici. Essendo un diting sta nel raggiungere la radice dei proruolo a cui è richiesto di gestire la multidiblemi che sono alimentati da carenze nella sciplinarietà, esso racchiude in sé il potencultura aziendale, nel diffondere le buone ziale di interconnettersi con tutte le funzioni pratiche tra le varie funzioni e nel manteaziendali nel nome di un miglioramento conere aggiornata la struttura su diversi temi stante e diffuso della cultura organizzativa. correlati ai mega trend del momento, dalla Ma in pratica come avviene tutto questo?


cyber security alle nuove regole della privacy, dal workplace harassment all’Informativa Non Finanziaria. In questo periodo i nostri team si stanno occupando, tra le altre cose, proprio di Non Financial Information reporting. Trovo sempre ammirevole vedere intorno allo stesso tavolo responsabili di funzioni aziendali diverse e così storicamente distanti sulla cultura della rendicontazione, mettere in comune dati e informazioni utili a rappresentare l’azienda attraverso un set comune di indicatori di sostenibilità. E’ in queste situazioni che l’anima consulenziale dell’auditor deve emergere e facilitare lo sviluppo di nuove conoscenze per l’organizzazione, agendo da cerniera metodologica, valorizzando e mettendo a fattor comune idee e soluzioni provenienti a volte dalle funzioni che non ti aspetti e in grado di suscitare lo stupito imbarazzo dei direttori amministrativi, i re indiscussi dei processi di data reporting. Nonostante la tradizionale affinità con i CFO

Qui sopra Massimiliano Rigo, founding partner di Key Advisory

dovuta alla condivisione della cultura del zione e che ciò non possa essere deontolonumero e del controllo, l’auditor interno, per gicamente considerato come un elemento evolversi da sentinella ad hacker, non può di carenza di obiettività nelle procedure di accontentarsi di analizzare i soli rischi fiverifica. D’altronde, la previsione del codinanziari ma deve valutare i rischi strategici, ce di autodisciplina delle società quotate reputazionali, operativi, finanziari, legali, IT, che consente di gestire l’audit interno in ecc.. Quando il revico-sourcing o in outNELL’ATTIVITÀ DI INTERNAL AUDIT sore interno sviluppa sourcing, conferma GLI APPROCCI CONSULENZIALI un’empatia, pur manl’interesse dei merca PER L’ORGANIZZAZIONE SONO FONTE tenendo saldo l’indi- DI BENEFICI. NON SINTOMI DI CARENZE ti e dei regulator verspensabile profilo di so entrambi gli aspetindipendenza, anche con le altre funzioni ti di autonomia della funzione e di continua aziendali, ecco che il potenziale del proprio tensione della medesima verso l’innovazioruolo si amplifica e il contagio virtuoso del ne e l’aggiornamento. miglioramento, voluto dalla governance, si E’ naturale che CEO e CFO diventino spesso diffonde con maggior fluidità e rapidità nel i principali beneficiari dell’attività di audit matrix organizzativo. Pillola rossa o pillola interno perché vedono le proprie direttive blu? E se invece la sentinella potesse convie istruzioni efficacemente veicolate presso vere con l’hacker? le società controllate durante le site visit e Sono fermamente convinto che approcci e le verifiche, con il vantaggioso effetto di un metodologie di tipo consulenziali nell’attiviral marketing interno dei propri obiettivi vità di internal audit siano indubbiamente di controllo con tanto di feedback e follow fonte di rilevanti benefici per l’organizzaup. Questo naturale beneficio racchiude in sé il rischio di ingolosire i soggetti apicali, i quali potrebbero trovarsi inconsapevolmente a indebolire l’indipendenza del controllo interno qualora indirizzassero l’audit nell’affrontare i problemi e le questioni operative di particolare interesse per le proprie aree di responsabilità a spese di rischi più significativi per l’organizzazione nel suo complesso. In definitiva, l’hacker-auditor, con l’obiettivo di facilitare lo scardinamento dei retaggi obsoleti che si celano nel tessuto organizzativo, non può sottrarsi dall’acquisire una profonda comprensione degli elementi della cultura aziendale, dichiarati e non. Ma da buona sentinella dovrà identificare le situazioni dove comportamenti e azioni potrebbero essere incoerenti con la cultura desiderata e proporre idonei rimedi ai primi sintomi di una possibile disconnessione.

GLI ADDETTI AI LAVORI IMMAGINANO L’AUDITOR INTERNO COME UNA FIGURA SIMILE ALLE SENTINELLE DEL FILM MATRIX

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GESTIRE L’IMPRESA

LA SOLUZIONE DELLE CRISI

FINALMENTE UN PRIMO PASSO NELLA GESTIONE DEI FALLIMENTI Prevenzione della crisi e salvaguardia della continuità aziendale: queste le parole chiave della riforma della legge fallimentare, in dirittura d’arrivo per l’entrata in vigore

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uestione di giorni, poi finalmente la tanto sospirata riforma del diritto fallimentare italiano sarà legge. Il 22 dicembre scorso, infatti, la Commissione Ministeriale presieduta dal dottor Renato Rordorf – insigne giurista ed ex commissario Consob - nominata dal Ministero della Giustizia per dare attuazione alla riforma, ha infatti concluso i suoi lavori e presentato la bozza di testo dei tre decreti attuativi: i) nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza (destinato a rimpiazzare integralmente il r.d. n. 267 del 1942 e la legge n. 3 del 2012; ii) modifiche al Codice Civile; e iii) norme di coordinamento e disciplina transitoria. È stato invece rinviato ad un successivo momento il decreto di riordino dei privilegi e delle garanzie non possessorie. I decreti legislativi dovranno ora essere

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RENATO RORDORF, PRESIDENTE AGGIUNTO DELLA CASSAZIONE

cavano, pertanto, una riforma complessiva emanati dal Governo, che e coerente della materia fallimentare e, lo può operare anche a Camescorso ottobre 2017, la riforma della Legge re “sciolte”, dando in questo Fallimentare ha ricevuto, dopo una “lunmodo attuazione ad una riga gestazione parlamentare”, la definitiva forma complessiva, sistemaapprovazione da parte del Senato, che ha tica e organica (un “passaggio approvato il disegno di legge n. 155/2017 epocale”, così come lo ha derecante la Delega al Governo per la riforfinito lo stesso Ministro della ma delle discipline della crisi di impresa e Giustizia Orlando), che inciderà in modo dell’insolvenza, successivamente pubblicata significativo sulla rapidità degli interventi nella Gazzetta Ufficiale n. 254 del 30 ottobre volti a risanare le imprese e a promuovere 2017. Ora, finalmente, con i decreti attuativi l’emersione anticipata della crisi, ponendo tutto questo sta per entrare pienamente in particolare attenzione sugli strumenti di vigore. Quali le novità? Numerose e molto prevenzione, sui controlli interni e sui c.d. promettenti per gli sistemi di allerta. LA RIFORMA RIDISEGNA imprenditori in diffiLa Legge FallimenLA DISCIPLINA FALLIMENTARE E DELLE coltà, per i loro cretare in Italia risale al ALTRE PROCEDURE CONCORSUALI 1942 (regio decreto ISPIRANDOSI ANCHE AI TREND EUROPEI ditori e per l’insieme dell’economia del Pa19 marzo 1942 n. ese. Ma andiamo con ordine. 267) e, negli ultimi anni, è stata interesLa Riforma intende ridisegnare la disciplina sata da ripetuti interventi, che sono stati fallimentare e delle altre procedure concoreseguiti, tuttavia, in modo settoriale e mai suali ispirandosi anche ai recenti trend coorganico. Gli “addetti al settore” e le assomunitari e internazionali, quali, ad esempio, ciazioni degli imprenditori da tempo auspila proposta di Direttiva presentata in novembre 2016 da parte della Commissione L’AUTORE: Europea in tema di ristrutturazione precoALBERTO CERINI PARTNER DI RSM ce, seconda opportunità per gli imprenditori falliti e misure di efficienza per le procedure di insolvenza, ristrutturazione e sgravio dei debiti. Il testo del Codice della crisi e dell’insolvenza, che consta di 359 articoli, ai quali vanno aggiunti i 35 articoli delle disposizio-


ni di attuazione e transitorie, mette al centro forward-looking, muovendo dalla constataessenzialmente riservato alle imprese la cui la salvaguardia della continuità aziendale zione che, così come affermato nella relaziocrisi non precluda una utile prospettiva di dell’impresa in crisi e il superamento dello ne di accompagnamento ai decreti delegati, continuità aziendale (anche tramite affitto, stato di difficoltà economico-finanziaria del “le possibilità di salvaguardare i valori di cessione o usufrutto dell’azienda), mentre il debitore, considerando, conseguentemenun’impresa in difficoltà sono direttamente concordato liquidatorio è consentito solo in te, la liquidazione dell’impresa come una proporzionali alla tempestività dell’interpresenza di risorse esterne che incrementiextrema ratio. In tale contesto, quindi, non vento di risanamento e che, viceversa, il rino di almeno il dieci per cento il soddisfacistupisce che la Riforma esordisca con una tardo nel percepire i prodromi di una crisi mento dei creditori e purché questo non sia rivoluzione concettuale e formale, anche di fa sì che, nella maggior parte dei casi, quecomunque inferiore al venti per cento dei rilevante impatto sociale, in quanto non si sta degeneri in vera e propria insolvenza”. crediti chirografari. parlerà più di “fallimento” ma di “liquidaLe misure di allerta finalizzate all’emersioIl Codice attribuisce poi al tribunale il pozione giudiziale” e non ci sarà più, pertanto, ne tempestiva della crisi sono affidate alla tere di verificare nel merito la fattibilità del il diritto fallimentare, ma quello che viene segnalazione dei creditori qualificati Inps piano. Prevista anche la modifica dell’art. già oggi indicato in e Agenzia delle En2477 del Codice Civile, con una significativa diversi corsi univer- LA NUOVA NORMATIVA PONE ENFASI SUI trate, oltre che agli estensione dell’obbligo di nomina dell’orgasitari come il diritto CONCETTI DI PREVENZIONE E CONTINUITÀ, agenti della riscosno di controllo o del revisore nella società a CON LA CONSEGUENTE, RAPIDA della crisi di impresa sione. Obbligo di responsabilità limitata. EMERSIONE DELLO STATO DI CRISI e dell’insolvenza. segnalazione, dopo Da ultimo, una novità di rilievo riguarda la La riforma recepisce, inoltre, le nuove deavviso preventivo al debitore, che scatta disciplina della crisi e dell’insolvenza dei finizioni di crisi d’impresa e di insolvenza, quando l’esposizione supera determinate gruppi, con la possibilità di dare corso ad un dove la crisi d’impresa è definita come uno soglie di rilevanza. A doversi attivare sono procedimento unitario quando più imprese “stato di difficoltà economico-finanziaria anche gli organi di controllo societari e del medesimo gruppo siano in stato di crisi che rende probabile l’insolvenza del debil’imprenditore stesso quando non è più in o d’insolvenza, individuando un unico foro tore”: si manifesta, pertanto, come insuffigrado di pagare dipendenti o fornitori, o al competente al riguardo. cienza dei flussi di cassa futuri a far fronte superamento di indici che saranno elaborati Concludendo, l’enfasi della riforma sui conregolarmente alle obbligazioni pianificate; dal Consiglio nazionale dei dottori commercetti di prevenzione e continuità, con la conl’insolvenza è definita, invece, come lo “stato cialisti. Venendo alle altre principali novità seguente rapida emersione dello stato di del debitore che non è più in grado di soddidella riforma, merita segnalare che è stato crisi, va, a mio avviso, nella giusta direzione sfare regolarmente le proprie obbligazioni”. agevolato il ricorso all’accordo di ristrute porterà sicuramente benefici sia agli imL’organo amministrativo e gli organi di conturazione, che il concordato preventivo è prenditori che ai creditori. trollo (revisori e sindaci) dovranno quindi far sì che siano istituiti assetti organizzativi LE PRINCIPALI NOVITÀ NORMATIVE IN ARRIVO idonei alla tempestiva rilevazione dei sintomi della crisi, così da poter adottare per I controlli interni diventano processi di business planning formali tempo le opportune misure. La governance Si favorisce la tempestività di diagnosi e intervento sulle crisi e i controlli interni dovranno tradursi in precisi e formalizzati processi di business Inps e Agenzia delle Entrate devono segnalare tempestivamente le insolvenze planning, reporting e risk management, con un approccio c.d. forward-looking, in modo Gli organi societari devono segnalare il mancato pagamento di fornitori e dipendenti tale da intercettare tempestivamente i sinAgevolato il ricorso all’accordo di ristrutturazione tomi della crisi d’impresa, al fine dell’eventuale attivazione delle procedure d’allerta. Concordato preventivo per imprese che possono ancora essere risanate Una delle principali novità introdotte dalla Riforma è sicuramente costituita, infatti, Concordato liquidatorio solo con apporto significativo di risorse esterne dagli istituti dell’allerta e di composizioAl tribunale il ruolo di verificare la fattibilità del piano nel merito ne assistita della crisi, che impongono un focus, come in precedenza già accennato, Concordati unitari per gruppi di imprese in crisi o insolventi sugli strumenti di prevenzione in ottica

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GESTIRE L’IMPRESA

«La giustizia amministrativa c’è, le imprese possono contarci» Parla Alessandro Pajno, presidente del Consiglio di Stato: «Sul fronte dell’efficienza abbiamo fatto passi da gigante. Inizia a riconoscercelo anche il mondo dell’imprenditoria. Lo Stato invece deve fare di più» di Sergio Luciano

ALESSANDRO PAJNO, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO DI STATO

altri Paesi, tanto che ad esempio nel 2016 il E quali potrebbero essere i rimedi? amministrativa decide con una rapidità che Consiglio di Stato francese ha dedicato uno Ad esempio, le codificazioni. Riordinare è negli standard europei, e certamente al di studio al tema della qualità della legislazione. le norme accorpandole per materia aiuta. sopra di quelli italiani. Sta dicendo che le leggi sono fatte male? Nel 2005 fu adottata la cosiddetta “delega È quanto emerge dal quadro che descrive il C’è una strutturale complessità del sistema taglialeggi”, la cui prima attuazione avvenne Presidente del Consiglio di Stato Alessandro delle fonti legislative: ci sono norme regionali, nel 2007 con il Governo Prodi II (di cui Pajno fu Pajno in quest’intervista ad Economy e nazionali ed europee quasi su tutto. E relativi sottosegretario all’Interno, con anche questo che parlano chiaro: «Oggi in un anno e equilibri di gerarchia: se una norma nazionale specifico incarico, NdR). Ma è un percorso mezzo, per le cause è in contrasto lungo, in buona parte ancora da percorrere. e c o n o m i c a m e n t e «I CITTADINI RICORRONO MOLTO AI TAR con una norma E la seconda criticità? PER LA MANCATA QUALITÀ DELLA LEGGE sensibili in materia di europea, dobbiamo È la qualità dell’amministrazione. Che è restia E PER L’INCERTEZZA DELLE NORME appalti, si definiscono DERIVANTE ANCHE DAL LORO NUMERO» disapplicarla. Ciò ad assumersi responsabilità, e quando lo fa due gradi di giudizio», deriva anche dalle ha una qualità mediamente non buona. Pensi dice. E aggiunge: «Quello dell’efficienza è un disfunzioni degli attuali processi di formazione al problema delle stazioni appaltanti. Si dice fronte su cui sono stati fatti passi da gigante. delle regole: norme di deroga che rendono che siano troppe, e che spesso non abbiano Ce lo inizia a riconoscere anche il mondo incerta l’applicazione di norme generali, l’expertise necessario per fare bene il loro dell’imprenditoria». norme successive che si sovrappongono a lavoro… Tra l’altro, sempre più spesso le Eppure, Presidente, piovono tante critiche quelle precedenti ma non le abrogano, norme amministrazioni preferiscono decidere solo sul frequente ricorrere ai Tar. di compromesso che rimandano alla fase a valle di sentenze. Il loro ragionamento è: Sì, l’obiezione è che i Tar bloccano tutto, o attuativa, eccetera. se c’è un problema, che lo dirima il giudice, intervengono su tutto. E che ciò renderebbe il Paese meno efficiente. Le vere domande da La ripresa della giustizia amministrativa porsi sono diverse, per un approccio razionale. RICORSI PERVENUTI RICORSI DEFINITI RICORSI PENDENTI ANNI Partiamo dal presupposto che se non c’è un ricorso di un cittadino, i Tar non si muovono. 60.668 155.275 373.528 2012 Dunque la prima domanda è: perché i 64.483 114.592 322.456 cittadini ricorrono? A mio avviso ci sono due 2013 criticità. Da un lato, la mancanza di qualità 74.484 109.478 292.246 2014 della legge, sia per l’incertezza delle norme sia per il loro numero eccessivo - la cosiddetta 72.546 97.198 268.246 2015 “inflazione normativa” - che rendono confuso 64.665 93.594 238.729 2016 il panorama. Problema comune anche ad

«NON SIAMO I GIUDICI DEL NO»: la giustizia

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LA LEGISLAZIONE VA SEMPLIFICATA ACCORPANDO LE NORME PER MATERIA se mi dice lui cosa fare è meglio. Purtroppo, questa “autosospensione” dell’attività avviene sempre più spesso anche quando il Tar ha negato la sospensiva e, quindi, le scelte amministrative dovrebbero essere attuate mentre il processo è in corso. Ma non ci sono anche le liti temerarie? Sicuramente, anche nella giustizia amministrativa. E le si contrasta, ma forse non abbastanza. Peraltro anche le imprese, soprattutto in materia di appalti, talvolta utilizzano il processo per sfuggire ad una competizione economica, e mirano a escludere l’avversario dalla gara piuttosto che confrontarsi con lui. Poi c’è un diffuso problema culturale, che determina una ricorrente difficoltà ad accettare il provvedimento di qualsiasi autorità: dai genitori che impugnano la mancata promozione dei figli sino alla cosiddetta “sindrome Nimby” (Not in my backyard, NdR), che porta le autorità locali a contestare la realizzazione di qualsiasi infrastruttura sul proprio territorio… E poi viene il giorno del giudizio... Su cui, come dicevano, sono stati fatti passi da gigante: e i tempi si sono molto accorciati. I ricorsi vengono decisi in tempi rapidi, soprattutto nei casi in cui il legislatore ha imposto un rito accelerato: in materia elettorale la sentenza arriva nel giro di due o tre giorni, in materia di appalti in pochi mesi, e nelle altre materie in tempi del tutto

ragionevoli, considerata la complessità. Come avete fatto a stringere i tempi? Lo spartiacque è dato dal codice del processo amministrativo del 2010 e da alcune riforme che – su nostra proposta – hanno depotenziato il peso dei vizi meramente formali nel procedimento amministrativo. Il resto è stato il frutto di un rilevante miglioramento delle procedure organizzative interne e della loro completa digitalizzazione. Da noi il processo telematico, in vigore da quest’anno, funziona in tutte le fasi, fino alla firma digitale. Il Politecnico di Milano ha addirittura premiato il nostro PAT, considerato un modello di eccellenza a livello internazionale, neanche la Francia è avanti come noi. Mi piacerebbe pensare, infine, che anche la cultura del giudice amministrativo stia cambiando, in questi ultimissimi anni. Accrescendo la consapevolezza del suo ruolo. «LE RIFORME VANNO PORTATE NELLA PRASSI OPERATIVA QUOTIDIANA, E MONITORATE NEI LORO EFFETTI, PRIMA DI MODIFICARLE DI NUOVO»

Insomma: siete a posto? Sulle questioni più recenti, quelle cui si applica a regime il nuovo processo, la situazione è molto migliorata. Restano, è vero, pendenze patologiche sui ricorsi molto vecchi, ma ciò e dovuto al fatto che nel giudizio amministrativo la decisione è rimessa ad uno specifico impulso delle parti (ulteriore rispetto al deposito del ricorso). E vi sono non pochi casi in cui le parti non hanno più interesse alla decisione e quindi non forniscono “l’impulso”. Ma abbiamo un programma straordinario di smaltimento dell’arretrato, che consente di aggredire lo stock, senza penalizzare la performance attuale sui ricorsi più recenti. Siete stati rapidi anche nel caso Bellomo… Un caso che ha di particolare questo: non sarebbe emerso se non ci fosse stato l’intervento del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa. Un genitore ha fatto un esposto a noi e alla Procura di Piacenza. Quando l’esposto ci è arrivato, il 28 dicembre 2016, abbiamo subito audito il genitore della

corsista. Avevamo un anno di tempo per esercitare l’azione disciplinare e in soli 10 giorni abbiamo avviato l’istruttoria. Abbiamo ascoltato il Consigliere Bellomo in Consiglio di presidenza dandogli i termini a difesa e poi, all’esito della sua audizione, abbiamo deciso per la destituzione, la sanzione massima. Il nostro processo disciplinare ha norme datate e farraginose. Non abbiamo né poteri ispettivi autonomi né un organismo che li effettui per noi, né i poteri dell’autorità giudiziaria. Tanto più considero un grande risultato l’essere riusciti a raccogliere, autonomamente gli elementi necessari per arrivare ad una definizione, in tempi così rapidi. Una critica, però, periodicamente vi raggiunge: non essere abbastanza indipendenti dalla politica… È una fake-news. I giudici amministrativi non fanno politica; decidono su singoli provvedimenti amministrativi, che talvolta riguardano l’attuazione di scelte politiche. Il rischio è che il dibattito sulla giurisdizione sia la prosecuzione del dibattito politico, per cui ognuno richiama la propria posizione e non si esamina più la sentenza, bensì la scelta politica a monte. Per il resto un profilo critico potrebbe essere legato al fatto che ci sono nomine di origine governativa. Ma bisogna ricordare che l’articolo 100 della Costituzione assicura l’indipendenza dell’Istituto e dei suoi componenti di fronte al Governo e che la legge 186 del 1982, in attuazione della Costituzione, prevede un procedimento rigoroso e vincolante per le nomine governative, prescrivendone i requisiti. Su tutte le nomine serve, poi, il parere altrettanto vincolante del Consiglio di Presidenza. Ma perchè la macchina dello Stato non riesce a diventare più efficiente, come voi? Io credo che il problema sia nella tendenza a riformare promulgando nuove leggi: invece, bisognerebbe agire a legislazione vigente, concentrandosi sulla attuazione in concreto delle norme. Le riforme vanno portate nella prassi operativa quotidiana, monitorate nei loro effetti, “sottoposte a tagliando” prima di modificarle di nuovo.

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> WORKSHOP CONSULENZA FINANZIARIA

I CONSULENTI SI EVOLVONO E SOMIGLIANO AI FAMILY OFFICE Appuntamento clou a Roma dal 6 all’8 febbraio per i consulenti finanziari a “Consulentia”: tre giorni di confronti sul modo migliore per trasformare la sfida della Mifid 2 in un’opportunità per loro e i clienti di Ugo Bertone

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l decollo, grazie anche alla coincidenza con il boom dei mercati finanziari, è stato più dolce del previsto. Eppure non è difficile prevedere che presto sorgeranno dubbi, problemi ed altre ostacoli sulla strada della Mifid 2. Anche perché la direttiva europea in vigore dal 1° gennaio è tanto ambiziosa quanto complessa: settemila pagine, un milione e 700 mila paragrafi, sette anni di lavoro passati a setacciare ogni possibile aspetto dei rapporti tra industria finanziaria e clienti. Un’impresa sterminata. In parte velleitaria, come dimostra il rinvio di 30 mesi chiesto ed ottenuto dalla Borsa di Francoforte e dalla City londinese che hanno confessato di non essere in grado di promuovere un mercato

Consulenti finanziari abilitati 65.000 all’offerta fuori sede iscritti all’albo dal 2002 45.000 al 2016

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MAURIZIO BUFI, PRESIDENTE DELL’ANASF

trasparente dei derivati, più o meno tossici, don profitti e commissioni. “Non la vedo così presenti nei loro istituti. - replica Starace – Consulentia è da sempre Ma l’Italia, a torto giudicata la cenerentola una kermesse cui partecipano tutte le compodei mercati, si è presentata all’appuntamennenti dell’industria, dalle società mandanti ai to con il piglio giusto. “Non siamo spaventati. consulenti”. Certo, i problemi non mancano. Un po’ perché ci siamo Alcuni temi, tra cui la ANTONIO STARACE. «È INTERESSE preparati a dovere, stessa nozione di conNOSTRO AVER DI FRONTE CLIENTI un po’ perché tutte le sulente indipendente, INFORMATI A CUI POTER FORNIRE componenti del merhanno avuto uno svolUNA CONSULENZA ADEGUATA» cato sono consapevoli gimento solo parziale dell’importanza della posta in gioco”: parla e sono destinati a subire un’evoluzione in fucosì Antonio Starace, responsabile marketing turo. Ma la strada è ormai segnata e la partita di Anasf, alla vigilia di Consulentia, la maniè per tutti troppo importante per favorire le festazione che “contrapporrà” gli attori del divisioni rispetto agli obiettivi comuni. mercato, obbligati dalla direttiva a redistri“A partire dall’educazione finanziaria – sottolibuire in modo nuovo le fette della torta, parnea Starace – che è da tanti anni uno dei cavalSegue a pag. 50

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> WORKSHOP CONSULENZA FINANZIARIA

LE NUOVE NORME SONO COMPLESSE E RIMESCOLERANNO I VALORI IN GIOCO li di battaglia della nostra associazione. Siamo noi, del resto, in prima linea davanti al cliente. Ed è interesse nostro aver di fronte clienti informati a cui poter fornire una consulenza adeguata. Per lavorare bene abbiamo bisogno di investitori seri”. Un quadro che copre i problemi che la rivoluzione della Mifid 2 (acronimo che sta per Markets in Financial Instruments Directive) ha innescato ribaltando in vari modi il rapporto tra risparmiatori da una parte e banche e consulenti finanziari dall’altra. L’ago della bilancia, nelle intenzioni della Ue, si è spostato un po’ a favore del risparmio grazie soprattutto a due armi: la trasparenza, specie su quel che si paga, e la garanzia su quel che si compra. Qualità che costano (almeno 2,5 miliardi di euro in tecnologia, secondo il Financial Times) e che, secondo Standard &Poor’s “nel tempo faranno sì che nel settore ci siano più vittime che vincitori”. Andrà proprio così? Forse no, a giudicare da quel che è successo nel Regno Unito. Il primo effetto della Rdr

ANTONIO STARACE, DIRETTORE MARKETING DELL’ANASF

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(Retail Distribution Review), riforma simile alla Mifid, è stata sì la contrazione dei prezzi dei prodotti di investimento (a vantaggio dei clienti) ma si è anche attivato, così come in Usa ed in Asia, un aumento significativo dei guadagni grazie all’offerta di nuovi prodotti, finora destinati ai soli clienti istituzionali, che richiedono però una consulenza avanzata. Secondo uno studio di Excellence Consulting l’impatto positivo dei nuovi business potrebbe nel medio termine aggirarsi sui 3,5 miliardi. Il primo, scottante, terreno di confronto riguarda l’ammontare e la composizione delle commissioni. Una novità della Mifid 2 è il Kid (o Key Information Document) il documento con cui il risparmiatore può venire a conoscenza dell’ammontare di tutte le commissioni legate ad un investimento. Non solo quelle di entrata e di uscita ma anche quelle di geCON IL KID, IL RISPARMIATORE POTRÀ CONOSCERE L’AMMONTARE DI TUTTE LE COMMISSIONI LEGATE AI SUOI INVESTIMENTI

stione (il compenso per l’attività dell’intermediario) e di performance (cioè la percentuale dei guadagni che resta in mano al gestore). Non è novità di poco conto. Finora la commissione di gestione di un fondo veniva trattenuta direttamente dal valore finale della quota. E per scoprire l’ammontare della trattenuta (in percentuale) il sottoscrittore doveva spulciare centinaia di pagine. Per poi accorgersi che, in alcuni casi, il gestore aveva guadagnato più del risparmiatore. Al di là dei casi limite, è scontato che, sotto la pressione della concorrenza, le commissioni finali per il cliente dovranno diminuire. “Bisogna vedere – concorda Starace – come saranno distribuiti i sacrifici all’interno della catena del valore”. Non è difficile prevedere che le prime a dover sopportare la diminuzione dei margini saran-

no le fabbriche prodotto. “Il valore principale - spiega il responsabile marketing dell’Anasf – sta nella distribuzione, cioè è nelle mani dei professionisti. I sacrifici, se andranno fatti, dovranno riguardare altri settori dell’industria”. Il sistema, poi, prevede una serie di nuovi obblighi sia per chi mette a punto i prodotti che per chi li distribuisce e li promuove. A ogni strumento finanziario sarà attribuito un punteggio di rischio su una scala da 1 a 7. Infine, l’investitore dovrà essere sottoposto ad una sorta di esame per stabilire quanto sia adatta l’offerta alle sue esigenze: si verificherà lo stato delle sue conoscenze, ma anche la sua situazione finanziaria per appurare se sia in grado di sostenere eventuali perdite, gli obiettivi che si propone, la sua tolleranza al rischio. Insomma, la “fabbrica” che sforna fondi, Etf o altre offerte dovrà rispondere della qualità del prodotto, ma l’operatore finanziario dovrà agire con lo scrupolo del farmacista, individuando le soluzioni finanziarie più adeguate alle esigenze del cliente che avrà ben chiaro il costo della consulenza. “Prevedo – dice ancora Starace – tre tappe per il nostro mestiere. Oggi il nostro compito consiste nel giustificare il costo del nostro lavoro agli occhi dei clienti. Poi si tratterà di motivare, grazie ai nostri sforzi ed ai risultati, la ragione di questi costi”. E poi? “L’obiettivo finale è di incoraggiare il cliente a fare ricorso alla consulenza finanziaria a 360 gradi, in campo mobiliare , nel real estate o rispondere ad altre esigenze”. Insomma, ai tempi della Mifid 2, il professionista del risparmio deve saper agire con una mentalità sempre più simile a quella del family office. “Credo che sia la strada giusta – conclude Starace – Per essere competitivi dobbiamo offrire sempre di più. Anche per questo abbiamo bisogno di un Anasf sempre più forte, in grado di rappresentare le esigenze nostre e anche quelle dei nostri clienti”.



> WORKSHOP CONSULENZA FINANZIARIA

«La rivoluzione impatterà soprattutto sulle banche» Marco Tofanelli, segretario generali di Assoreti: «Non si può più offrire tutto a tutti. Questo è rivoluzionario nella relazione tra produttore e distributore» di Marina Marinetti

N

o Non è l’acronimo di My Income Falls In Depht, anche se molti, sotto sotto, lo temono. Perché la Mifid 2 andrà a impattare non poco sul rapporto tra i consulenti finanziari e i loro clienti. «Ma sarà una rivoluzione specialmente per gli istituti bancari: per il mondo della consulenza è solo un’evoluzione», sostiene Marco Tofanelli, Segretario

I cambiamenti per noi sono sempre stati un’opportunità «Proprio il nuovo rapporto economico è la garanzia praticamente certificata di non avere conflitti d’interesse» di Alfonsino Mei

52

MARCO TOFANELLI, SEGRETARIO GENERALE DI ASSORETI

OGNI PRODOTTO DOVRÀ ADEGUARSI A UN DETERMINATO PROFILO DI CLIENTE

Generale di Assoreti da più di vent’anni (dal dicembre 1995). Uno che ha sfruttato la laurea in Giurisprudenza alla Sapienza (110 e lode) tra la Consob e consigli di amministrazioni di Sgr e Banche, passando per comitati e commissioni varie, dal Tesoro all’Abi. «Alla fine, sempre di norme mi sono occupato», dice. «La prima grande novità non percepibile dal cliente è la cosiddetta product governance: ora ogni prodotto dev’essere adeguato a un determinato profilo di cliente già dalla fase di ideazione. Non si può più offrire tutto a tutti. Questo è rivoluzionario nella relazione tra produttore e distributore: pensi ai fondi immobiliari, collocati all’epoca come “il mattone”... Oggi, per ogni prodotto, deve essere in-

dividuato il tipo di cliente, la sua conoscenza del prodotto, la sua tolleranza al rischio, i suoi obiettivi di investimento». Il prodotto giusto al cliente giusto. Mica facile perché, in quanto a educazione finanziaria, in Italia siamo messi maluccio, come fa notare Joe Capobianco, il direttore generale di OCF (Organismo di vigilanza e tenuta dell’albo unico dei Consulenti Finanziari), classe 1966, una laurea in Economia e commercio alla Luiss e più di un quarto di secolo di esperienza nei servizi finanziari e di investimento. «Nel Report 2017 sulle scelte di investimento delle famiglie italiane», spiega, «la Consob ha rilevato che il 47% dei cittadini non sa neppure il significato del termine “inflazione”, il 20%

L’articolo 30-bis del TUF rappresenta il

i prodotti della casa entrando in conflitto

riconoscimento normativo della consulenza

d’interesse.

finanziaria indipendente nel nostro Paese.

Ora però anche il cambiamento delle

Come impatterà il provvedimento, che

logiche

consente ai consulenti finanziari autonomi,

alla parcella, deve essere un valore

iscritti nell’Albo, di promuovere e prestare

aggiunto per il professionista e va preso

il servizio di consulenza in materia di

come un’opportunità per dar valore ai

investimenti anche in luogo diverso dal

propri clienti. Proprio il nuovo rapporto

domicilio eletto, sul lavoro dei professionisti

economico è la garanzia

e come influisce sulla relazione con i

certificata di non avere conflitti d’interesse

clienti?

I

cambiamenti

di

remunerazione,

passando

praticamente

rappresentano

e quindi di avere un’effettiva autonomia

sempre un’opportunità soprattutto per

nelle scelte degli asset. Invece l’impatto

i consulenti finanziari abilitati all’offerta

della Mifid 2 sui consulenti finanziari

fuori sede perché hanno sempre svolto la

dipendenti e non abilitati all’offerta fuori

loro attività concentrandosi sulle esigenze

sede, cioè ai dipendenti di Poste e Banche

e sugli obiettivi dei clienti e non sull’offrire

e a tutti coloro che sono collocatori di


non conosce alcun tipo di strumento finanziario, eppure l’80% ritiene di avere capacità finanziarie superiori alla media, la cosiddetta overconfidence. Questa lacuna culturale si tramuta in errori di valutazione e comportamentali dettati il più delle volte da un approccio emotivo del risparmiatore, che inconsciamente cerca di ridurre la complessità delle scelte che si presentano nella sua vita». Ma tra le scartoffie da compilare dal cliente, non c’era già il questionario per l’adeguatezza? «I nuovi questionari sono diversi», spiega Tofanelli: «le categorie di investitori vengono definite attraverso ricostruzioni che portano ad individuare la propensione al rischio attraverso algoritmi, senza autovelatura né autovalutazioni. Sono stati tenuti a mente i principi di finanza comportamentale: una cosa è la propensione al rischio, un’ altra la tolleranza alle perdite. Molti non hanno presente la differenza, ma è fondamentale. Sono due lati della stessa medaglia che vanno entrambi presi in considerazione per tutelare il risparmiatore». Cosa cambia, in sostanza, nella relazione tra consulente e cliente? Molto, moltissimo: il

consulente deve avere le cosiddette “competenze relazionali”. Cosa sono lo spiega Joe Capobianco: «Hanno la valenza di ingenerare fiducia nel cliente e di contribuire a instaurare una relazione di lungo periodo tra professionista e investitore. Secondo una ricerca di GFK del 2017 il 30% circa dei clienti e dei consulenti concorda nel ritenere la fiducia il primo fattore di scelta del consulente, che ora deve essere in grado di porre al cliente domande

prodotti della banca rete per cui operano

con cui si opera. Da inizio 2018 è entrata

e per i quali la consulenza finanziaria

definitivamente la direttiva MiFID 2 (che

l’educazione finanziaria e la formazione

sta per “Market in financial instruments

professionale non sono state le fondamenta

directive”), la normativa comunitaria che

della loro attività, dovranno riorientarsi

ridefinisce i requisiti necessari alle società

con estrema velocità verso il cliente/

finanziarie per operare nei mercati e si

risparmiatore/investitore,

propone di aumentare la trasparenza

investendo

IL 30% CIRCA DEI CLIENTI E DEI CONSULENTI CONCORDANO: È LA FIDUCIA IL PRIMO FATTORE DI SCELTA DEL PROFESSIONISTA CUI AFFIDARSI

pertinenti al fine di comprendere e valutare i suoi obiettivi d’investimento, la sua situazione finanziaria, le sue conoscenze ed esperienza, deve saper spiegare al cliente le caratteristiche di rischio e rendimento di un particolare prodotto o di una particolare strategia». Ed ecco che entra in campo l’importanza della formazione. A livello di categoria, Assoreti già prevede la formazione obbligatoria continua: ogni anno tornano sui banchi circa 20mila

sulle norme, sull’educazione finanziaria e

delle

sulla formazione professionale per essere

gli investitori attraverso una completa

negoziazioni,

oltre

che

competenti e adeguati alle norme vigenti e

responsabilizzazione degli intermediari.

alle esigenze dei clienti.

tutelare

In particolare, la MiFID 1 imponeva ci porta

l’obbligo per l’impresa erogante servizi di

a conoscenza che le famiglie italiane

consulenza o di gestione del portafoglio di

non sono ancora pronte alla consulenza

risalire alle conoscenze ed esperienze del

finanziaria a parcella ma è importante la

cliente in materia di investimenti e ai suoi

professionalità, la competenza e il marchio

obiettivi di investimento. Con la MiFID 2

L’ultima indagine di Prometeia

consulenti, grazie anche a partnership strategiche con il Centro Arcelli per gli studi monetari e finanziari e la Luiss Business School. «Ma anche le imprese devono garantire che chi presta consulenza o fornisce informazioni sia in possesso dei requisiti professionali necessari per adempiere agli obblighi nei confronti dei clienti», interviene Capobianco: «Anche in questo caso il legislatore ha operato con lungimiranza, considerato che le competenze e le certificazioni che il consulente deve avere rappresentano i fattori di scelta del consulente finanziario nel 19% dei casi». Di cosa stiamo parlando, esattamente? «Di conoscenze e competenze che rendono possibile far emergere i reali bisogni del cliente ed affiancarlo nella pianificazione dei suoi investimenti tarando di volta in volta gli stessi in base al mutato quadro di riferimento dell’investitore, della sua famiglia e dei mercati. La Mifid 2 prevede una differenziazione della formazione del personale sia rispetto al titolo di studio posseduto sia rispetto all’attività effettivamente svolta: rilascio di informazioni ed erogazione della consulenza».

WORKSHOP CONSULENZA FINANZIARIA > L’AUTORE: ALFONSINO MEI, CONSIGLIERE ANASF

53


> WORKSHOP CONSULENZA FINANZIARIA

Ma è soprattutto sulla parte invisibile del rapporto tra consulente e cliente che la Mifid 2 alza il velo: la trasparenza dei costi e l’annosa questione dell’inducement, l’incentivo che il consulente percepisce dal produttore. «La retrocessione delle commissioni dalla società prodotto alla banca può rimanere, non è nulla JOE CAPOBIANCO, DIRETTORE GENERALE DELL’OCF di scandaloso, l’importante è che sia trasparente», sottolinea Tofanelli: «L’attività del consulente può essere fee only, a parcella, oppure dimensioni e alla qualità dei portafogli dei può esserci una percentuale che il cliente paga clienti, c’è un buon allineamento di interessi». alla società produttrice, che poi la retrocede in Il corollario? «Ci sarà un efficientamento dei parte al consulente». Tanto alla fine è semcosti da parte degli intermediari, una maggior pre il cliente che paga: deve solo sapere che organizzazione e anche la consulenza in sé percorso fanno i suoi soldi. «Nessuno lavora verrà meglio definita», dice Tofanelli. «Tutto gratis», continua il il mondo delle reti BISOGNA RISTABILIRE UN CLIMA Segretario generale di ne uscirà vincente», DI FIDUCIA TRA RISPARMIATORI E Assoreti: «E le norme sostiene. Il direttore CONSULENTI FINANZIARI, SPESSO impongono che le regenerale di Ocf, Joe CaACCUSATI INFONDATAMENTE trocessioni avvengano pobianco, è d’accordo. secondo determinati standard e senza spinte «Perché», dice, «bisogna ristabilire un clima commerciali, scevre da conflitti di interesse. di fiducia tra risparmiatori e consulenti finanCerto, conta molto, moltissimo, la correttezza ziari, che troppo spesso le news annoverano dell’operatore e, in termini generali, dato che infondatamente tra i protagonisti negativi dei i redditi dei consulenti sono commisurati alle fatti di cronaca generando così disinforma-

TANTI SCANDALI, DA CIRIO A PARMALAT NON HANNO TOCCATO LA CATEGORIA zione e sfiducia, ma su 65 casi del 2017 genericamente riferiti a “promotori finanziari”, “consulenti finanziari”, “broker” e “operatori finanziari” il 68% di questi non riguarda un consulente finanziario, il 14% è rimasto anonimo e solo il 18% è relativo a un consulente finanziario iscritto all’albo». Tofanelli rincara la dose: «Parliamo sempre di un soggetto unico, di un delinquente, di un truffatore, non di danni sistemici, come abbiamo visto purtroppo negli ultimi casi di alcune banche. Non è casuale che tanti grandi scandali, penso a Cirio, a Parmalat, ai bond dell’Argentina, al Lehman Brothers, non hanno mai toccato il nostro settore». Il conflitto (anche quello di interesse) è nell’occhio di chi guarda.

gli obblighi delle imprese di investimento

cliente del servizio di investimento ricevuto.

di consulenza di piccole dimensioni, in

aumentano, in quanto si richiede loro,

Tutto

consulente

particolare wealth manager e family

oltretutto, di verificare la capacità del

un’esperienza più adeguata. L’incentivo

office. Ai wealth manager ad esempio la

cliente a fronteggiare eventuali perdite

economico

dall’intermediario

normativa richiede di mantenere un record

e la sua predisposizione al rischio, ed in

dovrà essere considerato costo del servizio

dettagliato di tutte le attività e le transazioni

caso di adesione a più prodotti o servizi,

per il cliente. Ciò si tradurrà nell’informativa

svolte negli ultimi sette anni, incluse quelle

la

dovrà

ex ante ed ex post che dovrà essere resa

inizialmente previste ma poi non effettuate.

avvenire in relazione all’intero pacchetto.

all’investitore in cui ai costi ed oneri del

La normativa obbliga inoltre i wealth

Si aggiungono inoltre ulteriori obblighi

servizio reso dovranno essere sommati

manager ad inviare report dettagliati alle

di comunicazione alla clientela su costi e

gli inducement ricevuti dall’intermediario

case di gestioni sulla tipologia di cliente

oneri connessi ai servizi di investimento

e riconnessi alla prestazione del servizio

che sta acquistando i loro fondi. Sarà

o accessori, tra cui, oltre al costo della

medesimo individuando così il costo totale

una nuova sfida che porterà valore sia

consulenza, dovrà figurare il costo dello

del servizio.

alla professione che all’evoluzione della

strumento finanziario raccomandato o

L’impatto della MiFID 2 ricadrà sia sulle

clientela stessa.

venduto e le modalità di remunerazione dal

grandi società finanziarie che sulle società

valutazione

54

di

adeguatezza

questo

chiede

ricevuto

al


30 novembre 2017 > 8 aprile 2018


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,

DA SINISTRA FABIO GALLIA E CLAUDIO COSTAMAGNA, AD E PRESIDENTE DI CASSA DEPOSITI E PRESTITI

FINANZIARE L’IMPRESA 60

DEPOSITI E PRESTITI, LA VECCHIA “BANCA DEI COMUNI” ORA PROMUOVE IL PAESE Dopo le riforme, la Cassa che raccoglie il risparmio postale è diventata una sorta di investment bank pubblica che sotto la gestione Costamagna-Gallia ha varato un Piano Industriale per sostenere anche famiglie e imprese

SOCIAL LENDING

di Francesco Condoluci

LENDIX METTE IL FINTECH AL SERVIZIO DELLE PMI ITALIANE

62-64 WEALTH MANAGEMENT GENERALI E CHE BANCA! ORA PUNTANO A GESTIRE PATRIMONI

68

PIANO IMPRESA 4.0 SANZIONI PER CHI INTERPRETA MALE: GUIDA A NON SBAGLIARE

69 PRIVATE EQUITY CHI INNOVA ATTRAE I CAPITALI, E AIFI PREMIA LE STARTUP

70 COMMERCIALISTI COSÌ CAMBIA LA PROFESSIONE, L’ANALISI DI WIN THE BANK

I

l segretario del Partito Democratico Matteo dal 2003 società di diritto privato (seppur conRenzi avrebbe voluto (vorrebbe?) farne un trollata per l’82,77% dal Ministero dell’Economezzo per abbattere di circa 30 miliardi di mia e delle Finanze) e nel 2015 passata dallo euro il debito pubblico, cedendole degli asset storico e semplice ruolo di “bancomat degli statali. Gli economisti più puri continuano a enti locali” che svolgeva da ancor prima dell’Uguardarla con sospetto, come a una riedizionità d’Italia, ad una funzione molto più centrane neanche tanto convincente del vecchio Iri, le nell’economia italiana – nei primi due anni l’Istituto per la Ricoda “Istituto di Promostruzione Industriale DAL 2003 CDP È UNA SOCIETÀ DI DIRITTO zione Nazionale” ha mandato in pensione PRIVATO, UNA S.P.A. CHE PUÒ INVESTIRE mostrato di essere, SUI PRIVATI. DAL 2015 È DIVENTATA 15 anni fa dopo essere “ISTITUTO DI PROMOZIONE NAZIONALE” eccome, all’altezza di stato per decenni alla questo inedito status mercé degli interessi della politica, più che al concessole, con una benedizione europea, servizio dell’industria. E non manca chi avanza nell’ambito del Piano Juncker, e di poter svoldubbi circa l’opportunità (e la convenienza) gere in maniera efficace la missione di “banca dei maxi-interventi di salvataggio operati su d’affari pubblica”, sul modello delle consorelle, colossi dai piedi d’argilla come Saipem o Ilva la Caisse des Dépôts et Consignation in Francia o sugli assai poco remunerativi investimenti e Kreditanstalt für Wiederaufbau in Germania. effettuati nel settore alberghiero privato. Fatto Oltre a continuare (lo fa dal 1875) a raccogliesta che la “nuova” Cassa Depositi e Prestiti – re e investire gli attuali circa 250 miliardi an-

57


FINANZIARE L’IMPRESA

QUANTO VALE LA CASSAFORTE DEL MEF 415 miliardi di euro, Attivo di gruppo 34,6 miliardi di euro, Patrimonio netto consolidato 2,5 miliardi di euro, Utile netto di gruppo 173,4 miliardi di euro, stock di disponibilità liquide (Capogruppo CDP) 102 miliardi di euro, Crediti verso banche e clienti (* agosto 2017, dati Relazione Finanziaria I° Semestre 2017) nui di risparmio postale concedendo prestiti allo Stato e alle amministrazioni pubbliche per progetti di sviluppo (a tutt’oggi il 98% dei mutui sottoscritti dagli enti locali viene concesso dall’istituto con sede in Via Goito a Roma) oggi CDP, al portafoglio di partecipazioni che nell’ultimo decennio – da quando cioè opera come una S.p.A. facendo raccolta diversificata sul mercato per entrare nel capitale di rischio di medie e grandi aziende italiane che lavorano anche oltreconfine – ha riempito con quote di Snam, Eni, Fincantieri, Terna, Poste Italiane, Ansaldo e appunto Ilva e Saipem, affianca una proficua attività di finanziamento alle imprese private e ai progetti infrastrutturali e immobiliari valutati come “strategici” per la competitività del Paese. Controlla società come Simest che supportano le nostre imprese impegnate in attività produttive all’estero, partecipa a fondi come QuattroR che garantiscono liquidità ad aziende in debito d’ossigeno e ad altri che investono sulle startup. Il tutto, e non è un dettaglio, in maniera abbastanza indipendente dalla volontà del Governo in carica.

160 mld per l’economia italiana

«Gli utili per i nostri investitori sono importanti, ma il nostro compito resta soprattutto quello di sostenere l’economia nazionale e

1875

sostegno del comparto economico nazionale, ovvero oltre il 25% di quelle totali previste sull’intero orizzonte 2016-2020. Dal punto di vista economico-patrimoniale, la relazione finanziaria semestrale presentata nello scorso mese di agosto ha attestato che l’attivo del gruppo è pari a 415 miliardi di euro (+4,3 miliardi rispetto a dicembre 2016) confermando, di fatto, CDP come la terza istituzione bancaria italiana dopo Unicredit e Intesa Sanpaolo.

aiutarla a crescere» ama ripetere, del resto, l’attuale presidente Claudio Costamagna. Il suo ticket (in scadenza il prossimo mese di aprile) con l’amministratore delegato Fabio Gallia va Le piattaforme del Piano Juncker che è una meraviglia: nel 2016, in linea con il Ma al di là dei numeri, già di per sé eloquenti, nuovo profilo, simile a quello di un fondo di a caratterizzare la gestione Costamagna-Galinvestimento da “capitalismo di Stato 2.0”, che lia è stato soprattutto il dinamismo mostrato s’è data la Cassa, hanno varato insieme (per la in Europa, dove CDP, nell’ambito della nuova prima volta nella storia dell’istituto) un Piano mission da Istituto di Promozione Nazionale, industriale che prevede 160 miliardi di risorse ha saputo costruire un’intesa privilegiata con da investire entro il 2020 per development fila BEI, la Banca Europea per gli Investimenti nance, imprese, export, internazionalizzazione (azionista principale e asset immobiliari. AD APRILE SCADE IL MANDATO DEL del Fondo Europeo Un’iniezione di liquiTICKET COSTAMAGNA-GALLIA. UNA per gli Investimenti), dità provvidenziale, GESTIONE CHE SI CHIUDE CON UN per sviluppare progetspecialmente per le BILANCIO SICURAMENTE IN ATTIVO ti in grado di attrarre piccole e medie imin Italia i finanziamenti del Piano Juncker e prese risucchiate nelle sabbie mobili del credit combinare efficacemente le risorse proprie crunch bancario. Nel bilancio del primo sedella Cassa con i fondi messi a disposizione da mestre 2017, le risorse mobilitate e gestite da Bruxelles. Dal suo forziere, CDP, ad esempio, ha tutto il Gruppo CDP ammontavano a 13,1 miprelevato finora 5 miliardi per investirli nelle liardi di euro (+5% rispetto al primo semestre iniziative del Piano Juncker a sostegno delle dell’anno precedente) di cui 6,4 per l’interimprese italiane, ma l’obiettivo è attivare una nazionalizzazione, 4,8 per le imprese, 1,8 per leva di circa 11 miliardi in termini di nuovi Pubblica Amministrazione e infrastrutture e il investimenti. Per tradurre in concreto questo restante 0,1 per il real estate. In sostanza, ad sforzo finanziario, ha messo in piedi cinque un anno e mezzo dall’avvio del Piano firmato grandi piattaforme d’investimento in grado di Costamagna-Gallia, la Cassa Depositi e Prestiti supportare il sistema produttivo italiano, e in aveva già mobilitato risorse per 43 miliardi a

Nascono i libretti di risparmio postale

2003

CDP viene privatizzata e diventa S.p.A.

LA TIMELINE

1850 58

Nasce la Cassa Depositi e Prestiti

1898

CDP diventa Direzione Generale del Tesoro


IL PIANO 2016 INDUSTRIALE

particolare le piccole e medie imprese, il vero “risk sharing”, una piattaforma per le aziende nuovo target dell’istituto di via Goito nell’era unica in Europa, tanto da essersi guadagnata post-industrializzazione. La più significativa, gli elogi del vicepresidente della Commissiotra queste piattaforme è la “EFSI Thematic ne Europea, Jyrki Katainen, che ha consigliato Investment Platform for Italian SMEs” costruall’amministratore delegato di CDP «di andare ita da CDP, appunto in giro per l’Europa a 5 MLD DI FONDI E 5 PIATTAFORME assieme al FEI, per dire ciò che è stato D’INVESTIMENTO: È LO SFORZO supportare insieme fatto in Italia per far PROFUSO DA CDP PER LE IMPRESE nuovi investimenti replicare ovunque ITALIANE, NEL PIANO JUNCKER per un ammontare questo modello». Con di oltre 6 miliardi a beneficio di circa 70 mila la piattaforma “2i per l’Impresa”, implemenPmi italiane, a fronte di 225 milioni di denari tata in collaborazione con SACE, l’azienda del pubblici impiegati, tra risorse della Cassa, fongruppo CDP specializzata nell’export credit, si di Ue e fondi nazionali messi a disposizione è puntato invece sull’internazionalizzazione dal Mef. Rilascio di contro-garanzie al fine di delle aziende ad alto tasso di innovazione: anfacilitare l’accesso al credito (la garanzia opera che in questo caso il meccanismo è quello del nella misura massima dell’80% su ogni sinrilascio di garanzie a valere sulle risorse del gola esposizione): è il modello del cosiddetto Piano Juncker.

Ossigeno per aziende e territori

LA GOVERNANCE 1,30%

15,93%

82,77% 82,77% Ministero dell’Economia e delle Finanze 15,93% Fondazioni Bancarie 1,30% Azioni Proprie

2012 2009

E se con la piattaforma “Grandi Reti e Innovazione” sono stati stanziati 442 milioni per incentivare i grandi progetti infrastrutturali nazionali (tra i quali la costruzione della terza corsia dell’autostrada Venezia-Trieste, finanziata con 300 milioni erogati ad Autovie Venete), negli ultimi due anni CDP non ha dimenticato comunque di investire sui territori. Non a caso, sono stati aperti, tra Venezia, Napoli, Torino e Firenze, degli uffici decentrati per essere più vicini alle realtà periferiche. Proprio per gli enti locali, è stato lanciato “il Prestito Riqualificazione Periferie Urbane”, che punta a dare un’accelerata alla risistemazione di 120 aree periferiche dei capoluoghi di provincia e delle città metropolitane, garantendo infrastrutture,

Nasce il Gruppo CDP (Reti; Equity; Immobiliare; Fintecna; Sace/Simest; Investimenti Sgr)

Nuove attività per PMI, Export e Social Housing

2015

2020

160 MILIARDI RISORSE PREVISTE

39 MILIARDI GOVERNMENT,P.A. INFRASTRUTTURE

54 MILIARDI

IMPRESE 63 MILIARDI

EXPORT

E INTERNAZIONALIZZAZIONE

4 MILIARDI

REAL ESTATE

SVILUPPO DEL MERCATO

IMMOBILIARE E DEL TURISMO sicurezza, inclusione sociale. Ed è recentissimo l’accordo da 350 milioni per finanziare il Plafond Eventi Calamitosi e Sisma Centro Italia, supportando, attraverso il credito d’imposta, i progetti di ricostruzione privata nelle aree colpite dai terremoti del 2016 e 2017. A testimoniare infine l’impegno a fianco delle imprese, basta citare i 20 milioni per investimenti sul rinnovo tecnologico prestati alla Colussi Spa, storica azienda dell’agroalimentare. Insomma, qualunque riassetto si voglia dare nella prossima legislatura alla Cassa Depositi e Prestiti in versione 2.0, farla continuare su questo solco, intanto, non sarebbe affatto male.

2017

Nuova Identità di Gruppo

CDP diventa Istituto Nazionale di Promozione

59


FINANZIARE L’IMPRESA

CARA PMI, VAI SUL WEB CHIEDI E TI SARÀ DATO È questo il mantra del credito disintermediato che, oggi in Italia, ha trovato in Lendix un nuovo player capace di trasformare in Rete il prestito in investimento

di Francesco Condoluci POCHI (O TANTI), MALEDETTI E SUBITO! BASTA UN CLICK E, IN POCHI PASSAGGI, IL

prestito è servito. Senza pegni e senza costi intermedi. Nel mondo del social lending, il prestito tra privati che passa dal web, il credit crunch – con buona pace dei canali bancari tradizionali – non ha cittadinanza. Parola di Lendix, piattaforma leader in Francia nei finanziamenti online alle imprese. Basta avere un buon progetto di crescita, un fatturato che superi i 250 mila euro annui e un merito creditizio accettabile. A mettere i soldi ci pensano i “prestatori” privati chiamati a raccolta in Rete e un fondo chiuso di investitori professionali che garantisce un budget da 200 milioni. Dopo la Spagna, i francesi hanno puntato decisi sull’Italia, approdando qui nel giugno dell’anno scorso e chiudendo il primo semestre di attività con un bilancio di 20 deal per un totale di 10 milioni di prestiti erogati alle aziende. «Quest’anno, contiamo di triplicare quel volume di erogazioni» annuncia ad Economy l’ad di Lendix Italia Sergio Zocchi, che non nasconde l’ambizione della piattaforma di diventare leader, nel nostro Paese, nei finanziamenti alle Pmi (un mercato che vale 80 miliardi di euro) nel mentre si sta preparando l’espansione in altri due Paesi europei che per ora però rimangono top secret.

60

Perché l’Italia? Il vostro target sono le Pmi? Sì, le Pmi qui hanno un grande fabbisogno di finanziamento. Dopo Francia e Spagna, nell’Europa continentale abbiamo identificato il mercato italiano come quello dal potenziale più elevato, sia in termini di valori che di dimensioni aziendali: in Italia ci sono tante microimprese che stanno soffrendo una stretta del credito da parte dei canali tradizionali ai quali erano abituati a rivolgersi. Questi presupposti rappresentano una grande opportunità per Lendix e per i suoi investitori. IN ITALIA, DA GIUGNO 2017, DA QUANDO CIOÈ È PIENAMENTE OPERATIVA, LENDIX HA CONCLUSO CIRCA VENTI OPERAZIONI EROGANDO OLTRE 10 MLN DI CREDITO

Come funziona il vostro social lending? La differenza con le altre piattaforme è che il credito è garantito da investitori istituzionali attraverso un fondo chiuso, giusto? È la nostra particolarità. Le risorse per le sottoscrizioni delle operazioni di erogazione del credito ci arrivano in parte da investitori istituzionali internazionali. Al contempo, però, offriamo all’investitore privato di poter coinvestire su questo tipo di asset class. In sostanza la nostra offerta creditizia

è una combinazione tra investitori privati e professionali che ci dà possibilità di poter disporre di risorse finanziarie significative e garantire il successo della campagna di raccolta sottoscritta. Ogni operazione chiusa da Lendix ha in pratica un successo garantito. Mi perdoni, ma se la finanza mette le mani sulla disintermediazione online del credito e la incapsula secondo logiche bancarie, non c’è il rischio di snaturare un fenomeno che nasce in Rete proprio per una forma di rigetto del banking tradizionale? Diciamo che se da un lato la cosiddetta crowdeconomy è nata come forma di superamento dei processi bancari tradizionali, negli ultimi anni la crescita degli operatori e delle piattaforme di credito online è stata resa possibile dal fatto su questo mercato si sono affacciati anche gli investitori istituzionali. Così si ottengono risorse importanti in termini di disponibilità finanziarie, ma senza per questo venir meno alle caratteristiche intrinseche al fintech ovvero rapidità, flessibilità e svolgimento delle operazioni mediante processo remoto e digitale. In sostanza, oggi quello che fa la differenza per le imprese richiedenti è la customer experience. Ma senza investitori istituzionali


SERGIO ZOCCHI, A.D. DI LENDIX ITALIA

sarebbe molto difficile recuperare le risorse necessarie alla crescita della capacità di erogazione creditizia. Perché una Pmi italiana dovrebbe rivolgersi a Lendix per ottenere un finanziamento? Quali sono i vantaggi diretti rispetto agli attori creditizi tradizionali? La nostra proposta è vantaggiosa perché implica rapidità di risposte e il finanziamento di qualunque tipo di importo (da 30 mila fino a 3 milioni di euro, per durate che vanno da pochi mesi a un massimo di 7 anni, NdR) senza nessuna richiesta di garanzia personale o collaterale. Sulla nostra piattaforma sono consultabili tutte le aziende italiane, spagnole e francesi che abbiamo finanziato. Vogliamo che i nostri investitori sappiano su chi e su quali progetti investiamo. Finanziamo sia la piccola impresa con il suo tradizionale piano di sviluppo da poche decine di migliaia di euro, sia l’azienda con il fatturato molto elevato che richiede invece un deal di finanza straordinaria. Eroghiamo finanziamenti anche per investimenti immateriali che altri difficilmente finanziano. E dal punto di vista di chi investe invece? Qual è la remunerazione del capitale? Intanto, Lendix non applica alcuna commissione agli investitori i quali aprono un conto

GLI INVESTITORI GARANTISCONO LE RISORSE, AL RESTO CI PENSA IL FINTECH

350 deal per un totale di 150 milioni di euro erogati, il tasso medio di default si attesta all’1%. La nostra community può contare su 20 mila investitori, a conferma che il social lending oggi rappresenta a tutti gli effetti un asset class sia per gli investitori professionali che per i privati.

Avete un team di persone che valuta i requisiti economico-patrimoniali del richiedente, il progetto, la destinazione delle risorse: quindi non è l’algoritmo che eroga il credito… No, non è solo l’algoritmo a decidere. Utilizziamo certamente la tecnologia per acquisire e interpretare i dati provenienti da varie fonti, ma non si possono demandare alla di pagamento, si accreditano con carta di macchina tutte le analisi: per quello abbiacredito o bonifico, investono in base alla mo un team di circa 70 esperti. La presenloro disponibilità. La loro remunerazione tazione di una richiesta di finanziamento è del capitale investito corrisponde al tasso semplice e gratuita. L’impresa può verificare d’interesse che pagano i richiedenti prela propria idoneità direttamente sul nostro stito e che si aggira tra il 2,5% e il 9%, in sito con pochi click. Dal momento in cui rifunzione del profilo di rischio e della durata ceviamo tutte le informazioni, ci occorrono del finanziamento. Il 48 ore per dare una «LA VALUTAZIONE DELLE RICHIESTE punto di forza è che risposta definitiva. l’investitore può sele- DI PRESTITO È AFFIDATA AD UN TEAM DI Le commissioni, che 70 ESPERTI: NON POSSIAMO DEMANDARE zionare direttamente corrispondono al 3% ALLA TECNOLOGIA TUTTE LE ANALISI» sulla piattaforma le per il dossier e un’aloperazioni che intende finanziarie, partecitra percentuale per la gestione dei flussi pando con piccole o grandi quote alle varie finanziari relativamente all’importo finansottoscrizioni e diversificando così il suo ziato, vengono applicate solo in caso di conportafoglio. clusione del contratto e vengono espresse in modo dettagliato e trasparente nell’offerta. Ma senza garanzie personali o collaterali da parte del richiedente non si pone un In Italia, però i numeri del social lending problema di solvibilità? restano marginali rispetto ad altri Paesi. È un problema che abbiamo risolto attraÈ vero, qui ci sono ancora pochi operatoverso l’attenta selezione delle richieste di ri ma sono tutti in crescita. Le prospettive finanziamento che offriamo ai nostri sottodunque sono favorevoli. Come detto, c’è un scrittori. Un processo nel quale identifichiapotenziale molto alto sul fronte delle Pmi mo il corretto profilo di rischio per dare una ma bisogna lavorare sulla cultura finanziaaltrettanto corretta e sicura remunerazione ria degli imprenditori, far conoscere loro le del capitale all’investitore che con noi conopportunità offerte dal credito alternativo. divide il rischio. E, a tutt’oggi, questo apE poi bisogna spingere sulla normativa in proccio conservativo e prudente si è dimomateria che in Italia è molto frammentata e strato efficiente, se è vero che al terzo anno a tutt’oggi purtroppo rappresenta una bardi attività, tra Francia, Spagna e Italia, dopo riera alla crescita del prestito tra privati.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Consulenti evoluti per gestire i grandi patrimoni a 360 gradi Personal Advisory, la piattaforma di Generali non lascia niente al caso: analizza le risorse aziendali e immobiliari assieme a quelle finanziarie, monitora quotidianamente il rischio, considera necessità ed esigenze di Marina Marinetti

ANDREA RAGAINI, IL VICE DIRETTORE GENERALE DI BANCA GENERALI

U

na volta si chiamava “promotore fi«Il controllo del rischio è l’elemento centrananziario”. Oggi si definisce “consule per preservare il patrimonio nel tempo lente”. Più che una nobilitante sotti– specifica Ragaini – la piattaforma, quotidiagliezza lessicale, è un’evoluzione riconosciuta namente, dà una risk attribution basata sui appieno dalla normativa. Banca Generali, rischi di credito delle emittenti, di liquidità, ne è l’esempio più esplicito: ha implementadi concentrazione, con un indicatore di diverto una piattaforma per l’analisi e la gestione sificazione del portafoglio scomposta non per del patrimonio del cliente con un “approccio classi di investimento, ma secondo il contribuolistico”, come ama definirlo il vice direttore to al rischio. Probabilmente siamo gli unici sul generale di Banca Generali Andrea Ragaini, mercato a farlo». classe ’66, una laurea in Bocconi e una lunga Poi c’è la questione degli immobili: «Si tratta esperienza nel wealth management - dal Credi una parte importante della ricchezza famidito Artigiano a Banca Cesare Ponti, di cui è glie». Di cui normalmente i promotori non si stato amministratore occupano. Ma i consuGLI ANALISTI DI BG PARTONO DAL delegato - che si vede lenti di Banca Generali PORTAFOGLIO FINANZIARIO PER POI tutta in BG Personal PASSARE AGLI IMMOBILI E ALLE AZIENDE sì, grazie alla piattaAdvisory, il servizio forma, che incrocia FINO A GIOIELLI, ORO E OPERE D’ARTE di private banking che dati catastali, valori di considera, oltre al patrimonio finanziario, anmercato, eventuali difformità amministrative, che quello immobiliare e aziendale: «È curioaffitto potenziale e strutture di costo, e a una so che la gestione patrimoniale sia perlopiù serie di partnership con aziende primarie nel concentrata solo sulla finanza – spiega – il real estate. «Oggi, coi tassi a i minimi e l’inflanostro è un approccio integrato che considera zione a zero, gli immobili valgono in quanto tutte le necessità e le risorse delle famiglie». generatori di redditi» specifica il manager. E che si basa su uno strumento innovativo: la Infine, il patrimonio aziendale: «Il modulo piattaforma a disposizione dei consulenti. Corporate – spiega Ragaini – ci permette di Si parte dalla fotografia del portafoglio finanmappare la ricchezza delle aziende in cui i ziario del cliente, compreso quello presso nostri clienti hanno partecipazioni, valutate banche terze, ma alla tradizionale visione sesecondo i parametri del patrimonio netto e in condo asset class se ne affianca una ancor più base a multipli di mercato ottenuti analizzanimportante: quella per profilo di rischio. do le aziende equivalenti. I consulenti hanno

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NEGLI ULTIMI 2 ANNI SIAMO PASSATI DA 40 A 55 MLD DI MASSE: VOGLIAMO ARRIVARE A 70 ENTRO IL 2021 a disposizione indicatori qualitativi e quantitativi sulla salute dell’azienda, sui dividendi staccati o meno, ecc.». Dulcis in fundo, oro, gioielli e opere d’arte: anche queste vengono valutate nel patrimonio complessivo. «Con un approccio di questo tipo il consulente può fare un’azione di fidelizzazione più mirata, che include anche la pianificazione successoria e l’ottimizzazione fiscale. Un lavoro che solitamente fanno i family office». Un percorso in cui professionalità e strumenti adeguati devono andare di pari passo. Non c’è da stupirsi se sono già 1990 i consulenti che hanno scelto Banca Generali (solo


l’anno scorso ne sono entrati 150, tutti con patrimoni unitari di ragguardevole entità) e il suo servizio BG Personal Advisory. E dai 40 miliardi di euro di masse di due anni fa la banca è passata a 55 nel 2017, il 75% delle quali gestite. «L’obiettivo che abbiamo dato poco più di un anno fa è di raggiungere i 70 miliardi entro il 2021 – dice Ragaini – grazie ai nostri servizi distintivi e alla consulenza evoluta siamo decisamente in traiettoria per centrare il target».

Muzinich, il fondo che crede nelle Pmi italiane

Specialista del private debt, ha iniziato a investire in Italia nel 2014. Il country head Del Borrello: «Forniamo capitali per la crescita delle aziende»

«

I

l nostro principale valore aggiunto? Fare una sola cosa e farla bene». Lui è Domenico Del Borrello, Country Head

di Muzinich, la società di asset management da: fornire capitale alle imprese è funzionale specializzata, appunto, nel debito corporate. alla loro crescita». Prudenza, conservazione e Classe 1973, sposato, padre di due gemelli di poca speculazione: sono le parole d’ordine, in 6 anni, abruzzese trapiantato a Milano, alla Muzinich. Dove la selezione è particolarmenlaurea in Bocconi ha fatto seguito una storia te serrata: «Il nostro talento», dice il Country di asset management (7 anni in Templeton, Head, «è saper individuare i migliori titoli nelaltrettanti in Blackrock), con una parentesi le asset class high yield e investment grade. I nel private di Banca Generali prima di approtitoli di una stessa asset class non sono tutti dare alla tolda di comando della filiale italiana uguali». Noi ci distinguiamo per il bassissimo Muzinich. «Siamo una boutique specializzata tasso di default annualizzato nelle aziende in nella gestione di un’unica asset class: il corpocui investiamo, intorno allo 0,2% contro una rate credit», dice. Fondata nel ‘88 a New York media di mercato del 3,5%». Con l’occhio neda George Muzinich, oggi conta 150 specialisti cessariamente lungo, Muzinich ha individuanel mondo (12 in Itato i fattori che deter«IL 2018? UN ANNO DI PERFORMANCE lia) che gestiscono 40 mineranno i mercati POSITIVE PER IL MERCATO DEL CREDITO. miliardi di dollari (dei nel 2018. «Crediamo I SETTORI DA PRIVILEGIARE? BANCARIO quali più di 6 in Italia). che anche per 2018 ci E FINANZIARIO, TELCO ED ENERGIA» Tutti nell’obbligaziosarà una crescita glonario corporate, high yield o investment grabale al di sopra delle stime, accompagnata da de. Dal punto vista del private debt, Muzinich una bassa inflazione e da una politica fiscale è stata pioniera, credendo e investendo nelle accomodante», riassume Del Borrello. «Negli Pmi italiane: «Siamo partiti nel 2014», spiega Usa prevediamo un rialzo dei tassi moderato. Del Borrello, «e oggi Muzinich Italian Private La riforma fiscale americana, poi, potrebbe Debt Fund, con i suoi 286 milioni, rappresenta significare una maggiorazione della propenil fondo di private debt italiano con la maggior sione della spesa al consumo della famiglia quota di asset under management. A Muzinich media tra i 6 e gli 8 mila dollari annui». La è sempre piaciuta l’Italia, con la sua economia nuova politica fiscale Usa sarà un vantaggio basata sulle Pmi». Ma non per questo s’è mesper il mercato corporate, soprattutto per il sa a fare concorrenza alle banche: «Anzi», dice segmento high yield meno indebitato: «Veniail manager, «siamo complementari. Se premo da due anni ottimi, prevediamo che anche stiamo denaro lo facciamo con un orizzonte il 2018 sarà un altro anno di performance temporale più lungo rispetto al sistema credipositive per il mercato del credito. Però il gratizio: più di cinque anni. E personalizziamo il duale ritiro del Quantitative Easing dovrebbe prestito, adattandoci alle esigenze dell’aziencomportare un leggero rialzo dei rendimenti e di conseguenza una ricerca ancor piu selettiva e dettagliata sulle migliori obbligazioni corporate». I settori da privilegiare? Del Borrello non ha dubbi: bancario e finanziario, telecomunicazioni ed energia. Attenzione agli imprevisti: il nuovo benessere potrebbe portare a un rialzo dell’inflazione e a «movimenti bruschi da parte delle banche centrali», dice. E poi l’alert sulla Cina: «Una stretta creditizia potrebbe creare uno scenario di rallentamento economico. L’ultimo fattore di rischio che consideriamo è un’ulteriore impennata dei prezzi del petrolio, che potrebbe portare a un DOMENICO DEL BORRELLO, COUNTRY HEAD DI MUZINICH picco dei prezzi dell’energia».

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FINANZIARE L’IMPRESA

Wealth management, la nuova vita di CheBanca! L’azienda cresce e diversifica. Diventa una struttura di gestione patrimonale per la clientela “affluent e premier”. Intervista con Duccio Marconi, nuovo direttore centrale dei consulenti finanziari di Marina Marinetti A BERGAMO BISMARK BRAMBILLA DAL CREDITO VALTELLINESE, A VARESE ANDREA FRANCHI E SIMONE FRIGERIO DAL CREDEM, IN

CAMPANIA

DOMENICO

SALESE

DA

FIDEURAM, IN SICILIA A GELA FRANCESCA AQUILA DA BANCA NUOVA. L’elenco dei consulenti finanziari che hanno deciso di accettare la nuova sfida è lungo: per ora

sono già 160. La sfida è il progetto dei consulenti finanziari lanciato da CheBanca!, la banca del

Gruppo Mediobanca dedicata al risparmio e agli investimenti. L’istituto di Piazzetta Cuccia

ha deciso di trasformare CheBanca! (800mila

DUCCIO MARCONI, NUOVO DIRETTORE CENTRALE DEI CONSULENTI FINANZIARI DI CHEBANCA!

Emilia, per la precisione Castelnovo Ne’ Monti,

No, anzi: come amo raccontare, dopo soli dieci

di vita slow, un po’ come Dr. Jekyll e Mr. Hyde».

Che però, dopo quasi un quarto di secolo, ha lasciato per CheBanca!...

nell’Appennino reggiano, dove, dice, «torno ogni fine settimana e, mi reimmedesimo nello stile Anche lui ha cambiato casacca: «Sono stato

per 23 anni al Credito Emiliano, poi Credem,

Mi sono specializzato in quella che un

anomala», aggiunge.

scorsa Mediobanca mi ha voluto coinvolgere

ma in campo bancario la monoesperienza è un’anomalia. Ma anche la mia storia è un po’

In che senso?

Il giorno dopo l’esame di ammissione a Medicina scappai a Milano per iscrivermi a Economia e

Commercio.

Mia

mamma ci rimase un po’ male.

Cos’aveva che non andava, l’Università Bocconi?

Nulla, ma io vengo da una dinastia di medici: mio

la clientela Private, quella dedicata ai grandi

chirurgo e pediatra, persino mia moglie e le mie

alla clientela Affluent&Premier. Perché se per patrimoni, è stata costituita Mediobanca Private

Banking, con la consulenza di CheBanca! ogni

risparmiatore può beneficiare dei servizi e del know-how del gruppo, anche se investe meno di

50mila euro. Regista di questo progetto che sta chiamando a raccolta professionisti di tutta Italia

è Duccio Marconi, 46 anni, originario di Reggio

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tempo si chiamava promozione e oggi si chiama

consulenza

nonno fondò l’ospedale di Castelnovo Ne’ Monti,

mio padre era chirurgo, due dei miei fratelli, sorelle sono farmaciste. Sono quasi l’unico di 8 fratelli che non indossa il camice. Per fortuna

c’è mia figlia Chiara, di 21 anni, che ha ripreso la tradizione di famiglia: studia Medicina a Parma.

Comunque la sua laurea in Economia non le ha portato male.

finanziaria.

L’estate

nel suo progetto e ho colto al volo questa opportunità.

A che punto è la metamorfosi?

«L’OBIETTIVO È DI ARRIVARE AL 30 GIUGNO CON 220 PROMOTORI E 1,5 MILIARDI DI MASSE PER RAGGIUNGERE I 19 MILIARDI A GIUGNO 2019»

clienti e oltre 20 miliardi di euro di raccolta) in una struttura di wealth management dedicata

giorni ero già assunto al Credito Emiliano.

Siamo partiti coi 60 promotori della rete Barclays, incorporata

nel 2016, e ora siamo già

a

quota

160

consulenti che oggi hanno la possibilità di lavorare con una delle piattaforme piu evolute

presenti sul mercato distribuendo i prodotti delle migliori case di investimento nazionali e

non, oltre a Mediobanca Sgr. Anche la crescita netta della rete sta andando bene: entrano dai

30 ai 40 milioni di euro la settimana. L’obiettivo

è di arrivare al 30 giugno con 220 promotori e 1,5 miliardi di masse, che per il primo anno non è male. L’obiettivo di CheBanca! è di arrivare entro la fine del piano, a giugno

2019, a 12 miliardi di masse in gestione. E


CONSOLIDATA LA STORICA BANCA NATIVA DIGITALE, CI INTERESSA QUALIFICARE LA PARTE HUMAN contiamo di dare un contributo importante nel raggiungimento di questo obiettivo!

Non è così immediato associare la banca online con il wealth management. Ma CheBanca! non è mai stata una banca online

circa 30mila persone e tra questi non ci saranno

prodotto “di casa”, o delle case di investimento

Però noi vorremmo diventare, negli anni, anche

alla vendita è prezzato on-top-fee o fee-only:

solo i private bankers, ma anche i gestori di filiale che abitualmente seguono la clientela Affluent.

il canale di ingresso per giovani talentuosi al

mondo consulenza, che sta invecchiando e oggi

purtroppo non ci sono molte reti che investono sui giovani.

Lo farete voi, con un vostro vivaio? Ci proveremo. Abbiamo tanta clientela nata sul

canale digitale che potremmo assegnare a questi giovani talentuosi. Ci piacerebbe collaborare con

le università, organizzare stage e selezionare i più promettenti. Ma per ora è un progetto embrionale.

Faccia finta di essere un banditore e provi a enumerare i vantaggi di entrare nel club di CheBanca!

pura: è una “nativa digitale”, oggi con 110 filiali

Offriamo un mix senza eguali. Abbiamo una

nazionale capillare. La vera metamorfosi è quella

e vendite. Poi abbiamo la web collaboration, si

in tutta Italia. A queste si aggiungono i punti

vendita dei consulenti finanziari, per un presidio del nostro claim, “the human digital bank”. La

parte digital è assodata, siamo tra i leader, ora

ci interessa qualificare la parte human con consulenti di livello.

Come funziona il reclutamento? Amicizie, inserzioni o altro?

piattaforma digitale completamente paperless:

basta inserire un codice per effettuare acquisti chiama Advice...

«PER ORA ABBIAMO UNA BELLA STRUTTURA IN LOMBARDIA, TOSCANA, LIGURIA, CALABRIA E LAZIO, MA CI ESTENDEREMO IN TUTTA ITALIA»

Un mix. Oggi proporsi col brand Mediobanca

Ce l’hanno anche Fineco e Widiba…

entusiasmo la sfida. Poi abbiamo creato una

della solidità: compare sempre tra le prime

significa essere molto attrattivi: tutti vengono

Sì, ma non hanno il brand Mediobanca. Che non

divisione Coordinamento e Sviluppo Rete con 4

tre banche, in Italia, come indici patrimoniali e

ad ascoltare e la maggior parte accetta con

manager divisi per aree. Il terzo canale sono gli headhunter.

solo è prestigioso, ma rappresenta l’emblema

solidità. Una garanzia per il cliente, ma anche per

nostre partner, non ha nessun differente trattamento provvigionale. Neanche l’approccio

lasciamo al consulente la libertà di decidere

cosa fare, senza costrizioni neanche in termini di pricing. La Sgr di casa ce l’abbiamo – Mediobanca

Sgr, NdR – ma l’approccio è molto laico e non c’è

mai nessun tipo di obbligo o logiche retributive condizionanti.

Non sarà anche che “chi prima arriva meglio alloggia”? Possiamo dirci in fase di startup. Per ora abbiamo una bella struttura in Lombardia, Toscana,

Liguria, Calabria e Lazio, ma è chiaro che nelle regioni che non abbiamo ancora sviluppato, chi oggi entra nel gruppo a livello manageriale può

contribuire in prima persona allo sviluppo della

rete. È un vantaggio competitivo non da poco, in

un mondo dove le opportunità non sono molte. Oggi le reti in Italia importanti sono una decina appena.

Parliamo di pionieri, quindi. Non solo: i nostri consulenti hanno la possibilità di

seguire i “clienti digitali”: diversi miliardi di masse, quelle dei clienti di Chebanca!, cui verranno offerti

servizi di consulenza, proponendo alternative di investimento al tradizionale conto di deposito. I promotori potranno avere da seguire clienti nati sul canale virtuale per operazioni ad alto valore aggiunto.

Però chi cambia casacca potrebbe farlo nuovamente e decidere di andare a servire la concorrenza.

il consulente.

Non credo: chi oggi ci permetterà di creare e

Tra i consulenti finanziari a mandato, che in Italia

Il nostro elemento distintivo: la libertà. Chi viene

I pionieri di questa rete potranno crearsi

che tra il 2017 e il 2021 usciranno dalle banche

Noi siamo già Mifid II compliant e chi vende un

E dove andate a pescare i consulenti? sono circa 30mila, ma anche tra i consulenti

indipendenti. Poi ci sono gli ex bancari: l’Abi stima

E il terzo vantaggio? a fare il consulente da noi, non subisce nessuna

pressione per la vendita di particolari prodotti.

consolidare il nostro modello di consulenza godrà anche di un piano loyalty particolare.

progressivamente un patrimonio per il momento

del ritiro dalla professione, con strumenti finanziari e assicurativi creati ad hoc.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Il futuro dei pagamenti digitali passa per i nuovi Pos Ecco i dispositivi che garantiscono transazioni migliori, anche da smartphone. E per incentivare l’uso delle carte, Nexi rimborsa le commissioni per importi minimi di Riccardo Venturi

UN NUOVO POS. A DESTRA ENRICO TROVATI, DIRETTORE MERCHANT SERVICE DI NEXI

«I

Da metà anno saranno inoltre disponibili i

per i piccoli importi:

I pagamenti digitali nel Belpaese sono in costante

sviluppo terminali. Una soluzione che trasforma

gli smartphone in veri e propri POS, con un

che va dallo 0,7%

pagamenti digitali sono benvenuti». È

quel che Nexi, la PayTech nata dall’e-

sperienza di CartaSi e ICBPI, vorrebbe

leggere sulle vetrine dei negozi italiani.

crescita: nel 2017 sono stati il 20% del totale,

nel 2016 erano il 19,2%, nel 2015 il 17,2%, nel

2014 il 15,7%, nel 2013 il 14,3%. Nonostante questa progressione, il Paese resta in ritardo: la media europea è del 40%, il Regno Unito è al

65% e nei paesi del nord Europa si toccano punte dell’85-90%. «Per allinearsi alla media europea

è fondamentale sia incentivare i pagamenti digitali da parte dei

cittadini, sia favorirne l’accettazione da parte

degli esercenti - dice Enrico Trovati, direttore

nuovi Mobile POS, nati da un accordo con Ingenico, leader mondiale in progettazione e applicativo e una tastiera per il pin direttamente

disponibili sul telefono, al quale è collegato un piccolo dispositivo.

La seconda novità è partita a inizio 2018: per tutto l’anno Nexi rimborserà le commissioni sostenute sulle transazioni inferiori ai 10 euro.

In questo modo si intende favorire l’accettazione dei pagamenti digitali anche per i piccoli importi,

I PAGAMENTI DIGITALI IN ITALIA SONO IN CRESCITA, MA RAPPRESENTANO SOLO IL 20% DEL TOTALE CONTRO IL 40% EUROPEO E L’85-90% DEI PAESI DEL NORD

elemento fondamentale per

diffondere

Un

investimento

l’abitudine a non usare il contante.

Merchant Services di Nexi -. Questi ultimi hanno

importante che si crede possa aumentare

questa consapevolezza, a partire da metà 2018

sotto i 20 euro sono meno del 5% del totale, un

un ruolo fondamentale, ed è quindi necessario

proporre loro servizi e prodotti innovativi». Con Nexi distribuirà in esclusiva per l’Italia i nuovi Smart POS Poynt, basati su tecnologia Android.

Si tratta di terminali di nuova generazione dal design innovativo, dotati di una serie di

applicazioni integrate per la gestione della cassa, con un app store integrato che permette agli

esercenti di arricchire i servizi fruibili scaricando nuove app come si fa con lo smartphone.

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sensibilmente la percentuale di pagamenti digitali nel nostro Paese. «Oggi le transazioni

valore troppo basso: l’aumento dei pagamenti digitali in Italia passa anche dalle piccole

transazioni» dice il direttore Merchant Services di Nexi.

L’offerta vale per i commercianti che hanno già un contratto con Nexi e per le banche partner.

È anche l’occasione per sfatare il falso mito di altissime commissioni pagate dai commercianti

«Si tratta di una percentuale

fissa

dei bancomat all’1-

1,2% delle carte di

credito, quindi non

c’è alcuna differenza in base all’importo» spiega Trovati. Nexi si farà anche carico di collegare i POS

dei propri esercenti alla banda larga: disporre di soluzioni e strumenti innovativi ma avere una connessione lenta sarebbe un controsenso.

Terza novità pensata appositamente per gli esercenti è la app Nexi Business, che permette di gestire dal proprio smartphone tutti gli

incassi. La app offre una visione d’insieme e di dettaglio su tutte le transazioni effettuate, in

negozio e online. In questo modo è possibile

visionare l’andamento del proprio business sullo smartphone in modo semplice e veloce. La

app

consente

anche

di

confrontare

l’andamento del proprio esercizio commerciale rispetto alla concorrenza, selezionata per area

geografica e settore merceologico, su un periodo specifico. Nexi Business dà accesso inoltre a tutti i documenti contabili, e consente di gestire

velocemente storni e cancellazioni. Con tutte

queste comodità tecnologiche, anche in Italia i pagamenti digitali di qualsiasi importo saranno presto davvero benvenuti.



FINANZIARE L’IMPRESA L’ARTE DEL BILANCIO

IMPRESA 4.0, TANTI VANTAGGI MA... OCCHIO AI RISCHI Il pacchetto di misure promosso dal MiSE e recepito dal Ddl Bilancio 2018 offre grandi opportunità alle aziende su ricerca e innovazione ma a interpretare erroneamente le linee guida, s'incappa nelle sanzioni

O

ltre 10 miliardi di Euro. È questa la somma stanziata dal Piano Impresa 4.0 a sostegno delle imprese che investiranno in innovazione, ricerca e formazione, negli ambiti e nelle tecnologie che caratterizzano la "Quarta rivoluzione industriale". L’intero pacchetto di misure promosso dal Ministro dello Sviluppo Economico, Carlo Calenda, è stato infatti recepito dal Ddl di Bilancio 2018 con la precipua finalità di finanziare progetti di ricerca e innovazione, favorire il trasferimento dei risultati dei progetti verso il sistema produttivo ed accrescere così la competitività del sistema economico in chiave 4.0. Il Piano Impresa 4.0, tuttavia, non rappresenta solo l’occasione per le imprese di cogliere le opportunità legate alla Quarta rivoluzione industriale. Diversi e particolarmente gravosi sono i rischi per le imprese che interpretano erroneamente le linee guida del MiSE per NELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO DI ROMA DI RSM ITALY

IL MINISTRO ALLO SVILUPPO ECONOMICO CARLO CALENDA

471/1997, senza alcuna possibilità di prola fruizione delle principali cedere ad una definizione agevolata delagevolazioni contenute nel le sanzioni. Per non parlare della ben più piano. Ai fini della fruizione grave disciplina penale in tema di crediti del credito d’imposta sulla rid’imposta inesistenti, tra cui proprio i crecerca e sviluppo, ad esempio, diti introdotti da legislazione speciale come stante l’assenza di specifiche quella in argomento, che identificherebbero linee guida che consentano di una specifica fattispecie di reato nel caso in stabilire per ogni settore quacui il credito fosse ritenuto carente del nele sia lo “stato dell’arte” e quale, in concreto, cessario presupposto costitutivo. Anche il sia l’attività da poter considerare di ricerca, meccanismo applicativo dell’iper-ammortale imprese dovranno identificare opportuni mento, che si traduce in una maggiorazione driver di innovazione di prodotto e procesdel 150% in dichiarazione del costo di acso, onde evitare sanzioni e futuri contenzioquisizione dei beni industria 4.0, con consesi. Non a caso, sin dalla prima presentazione guente riduzione del del piano Industria 4.0, il Ministro Ca- MULTE E DENUNCE IN ARRIVO NEL CASO reddito imponibile e DI MANCATO RICONOSCIMENTO DELLA quindi dell’imposta lenda ha identificato PORTATA INNOVATIVA DEI PROCESSI O dovuta, soggiace alla nei Politecnici, nelle DI CREDITI D'IMPOSTA INESISTENTI necessaria verifica Università e nei redelle caratteristiche dei beni, che dovranno lativi organismi di emanazione (spin-off tassativamente possedere caratteristiche accademici e competence center, ad esemtecniche tali da includerli negli elenchi di pio) i necessari anelli di congiunzione della cui all’Allegato A o all’Allegato B della legge catena della manifattura innovativa, ritedi Bilancio 2017. In caso di errata classifinendo che la prossimità, sistemica oltre che cazione dei beni acquisiti, sarà accertabile fisica, dei laboratori alle aree industriali sia una indebita deduzione dall’imponibile dei uno dei presupposti fondanti di un effettivo maggiori costi (quote di ammortamento o trasferimento tecnologico. Nel caso l’Agencanoni di locazione finanziaria) dedotti in zia delle Entrate non consideri innovative, applicazione dell’iper-ammortamento e, di in sede di verifica, le attività di ricerca ogconseguenza, la contestazione di un maggetto di agevolazione, le imprese saranno gior reddito per gli esercizi di riferimento esposte al rischio di una sanzione dal 100% con una sanzione compresa tra il 90% ed il al 200% del credito utilizzato indebitamen180% della maggiore imposta dovuta1. te, ai sensi dell’art. 13, comma 5 del DPR n. 1. ANCHE IN TAL CASO, CON POSSIBILI IMPLICAZIONI PENALI NEL CASO IN CUI L’AMMINISTRAZIONE FINANZIARIA RAVVISI NELLA INDEBITA FRUIZIONE

DELL’AGEVOLAZIONE UN PRESUPPOSTO OGGETTIVO DEL REATO FISCALE DI “UTILIZZO DI DOCUMENTAZIONE FALSA O PER OPERAZIONI INESISTENTI, ARTIFICI

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O RAGGIRI, CONDOTTE SIMULATORIE O FRAUDOLENTE”, RICONDUCENDO L’INDEBITA COMPENSAZIONE AD UNA DELLE CONDOTTE INCRIMINATE DEL REATO DI ‘DICHIARAZIONE INFEDELE’ DI CUI ALL’ART. 4 DEL DLGS. 10 MARZO 200 N. 74.


FINANZIARE L’IMPRESA

Se il capitale è attratto da chi fa davvero innovazione Il senso profondo del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year®, promosso da Aifi e da EY è andato a candidati eccellenti

L

di Angelo Curiosi

a CrestOptics Srl, una startup high-tech nata per dedicarsi alle tecnologie optoelettroniche applicate alla biologia e alle scienze dei materiali, con un primo prodotto, X-light, subito leader nella sua nicchia di mercato, che permette di trasformare a basso costo un microscopio standard in uno confocale. L’ha scelta Lazio Innova per investirvi con il suo Fondo Por I.3 ed è stata una scelta talmente giusta da essere insignita del Premio Claudio Dematté Private Equity of the Year®, per la categoria “Early Stage”, giunto alla sua quattordicesima edizione e promosso da Aifi ed EY in collaborazione con il Corriere della Sera, il Gruppo 24 Ore, la SDA Bocconi e con la partecipazione di Borsa Italiana. Un premio intitolato a un economista-manager scomparso troppo presto ma già caro alla memoria di migliaia di allievi, Claudio Demattè, che dell’utilizzo promozionale nell’innovazione del capitale d’investimento era stato un pioniere vero. Un premio di concetto, un premio di sostanza. Che prevede tre vincitori. Oltre a Lazio Innova, nella categoria "Buy Out" (cioè un’operazione ANNA GERVASONI, DOCENTE DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC UNIV. CATTANEO E DIRETTORE GENERALE DELL'AIFI, ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT

Innocenzo Cipolletta, presidente dell'Aifi; sotto, Enrico Silva, Partner di EY responsabile del settore Private Equity:

tacenter che vengono utilizzati per erogare servizi informatici di vario genere e d’avanguardia. “Quest’anno abbiamo consegnato anche”, ha tenuto a sottolineare il presidente di Aifi Innocenzo Cipolletta, nella cerimonia di consegna dei premi, “una menzione speciale alla ‘innovazione’ per sottolineare l’importanza che i fondi hanno nello sviluppo della tecnologia delle aziende in cui investono. Nell’80% dei casi, infatti, le società, grazie al supporto degli investidi acquisto dell’impresa da parte dell’operatori, hanno incrementato la loro presenza nei tore di private equity in affiancamento con il mercati esteri; nel periodo di investimento dei management/imprenditore) il premio è stato fondi il fatturato delle aziende target è cresciuto, consegnato ad Ambienta SGR per l’operazione in media, del 250% e i dipendenti del 160%”. “Le IP Cleaning, società produttrice di macchine e operazioni presentate al premio di quest’anno, attrezzature per il cleaning professionale. Amcome quella del Fondo Italiano d'Investimento bienta, il più grande SGR con Antares Vifondo di private equity UN PREMIO DI CONCETTO E DI SOSTANZA sion, sono indicative europeo specializza- CHE HA VOLUTO RICONOSCERE QUELLE dei settori preferiti di to in investimenti nel IMPRESE CHE NEL 2017 HANNO SCELTO investimento dei fonDI VOTARSI ALL'INNOVAZIONE E AL FUTURO settore ambientale, ha di di Private Equity in acquisito Vaclensa Ltd, tramite IP Cleaning Spa Italia”, ha osservato Enrico Silva, Partner di EY: (“IPC”), società già appartenente al suo porta“Più dell’80% delle società candidate alle catefoglio di investimenti. Vaclensa è uno fra i più gorie early stage ed expansion opera infatti nel grandi distributori indipendenti di macchine settore software/technology, mentre la categoper pulizie di tipo professionale nel Regno ria buy out è dominata da operazioni nel settoUnito, con circa 100 dipendenti ed una rete di re industrial products (per il 60%) seguito dal tecnici diffusa in tutto il Paese, che fornisce ascomparto food&beverage (25%)”. sistenza post-vendita a favore di multinazionali e altre soluzioni innovative per una gestione sofisticata dell’attività di pulizia. Vaclensa era anche già uno dei principali clienti di IPC stessa, essendo il principale partner per la distribuzione dei macchinari di IPC in Gran Bretagna. Ipc infatti è infatti il terzo player europeo nel settore delle pulizie professionali, con oltre 1.000 addetti, e vende in oltre cento paesi. Terzo premio, nella categoria “Expansion” ad Hat Orizzonte SGR per l’operazione WiiT, cioè aver quotato con successo all’Aim – con un debutto da 115 milioni di capitalizzazione – una bella azienda informatica che opera nell’IT‐Outsourcing per le medie aziende e dispone di da-

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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

CONVIENE ANCORA FARE IL COMMERCIALISTA TRADIZIONALE? Il reddito di categoria continua a scendere, le incombenze si sono fatte schiacchianti, la concorrenza impropria anche. E i commercialisti “studiano” da consulenti finanziari d’impresa

Media redditi reali dei commercialisti in Italia (2007-2015) 62.000,00 60.000,00 58.000,00 56.000,00 54.000,00 52.000,00 50.000,00

Valerio Malvezzi*

T

ralasciamo questioni filosofiche sul piacere del fare la libera professione - quanto ancora “libera”, poi? – e andiamo sul pratico. Conviene ancora fare il commercialista in Italia nelle modalità tradizionali? A osservare il grafico a destra, sembrerebbe di no. Sulla base dei dati presentati dal “Rapporto 2017 sull’Albo dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili” risulta come negli ultimi 9 anni (dal 2007 al 2015) il reddito medio reale dei commercialisti sia sceso in modo sensibile. Ancor più effetto fa il dato del reddito mediano (ossia di chi si trova al centro della distribuzione), pari a 33.602 euro: una differenza di quasi 20.000 euro tra il dato medio e quello mediano, sta ad indicare una concentrazione dei redditi ben al di sotto del valore medio. In particolar modo risulta che il 50% dei Commercialisti percepisce un reddito inferiore a 33.602 euro. Le cause di questo fenomeno ormai chiaro possono essere svariate, a partire dalla man* VALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ DEGLI STUTI DI PAVIA.

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euro/anno

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canza di specializzazione per arrivare all’asdal titolare e due addetti, presenti elevatissisenza di differenziazione del servizio, alla mi costi, i quali sono di poco coperti dal fattusempre crescente quantità di adempimenti rato, con la conseguenza che i margini sono a fiscali, alla mancanza di percezione di valore dir poco esigui. Lo stesso presidente dell’orda parte del cliente. dine nazionale della categoria Massimo Miani I numeri seguenti, esposti nel grafico della paha affermato che gli studi che si occupano di gina a fianco, forniscono una dimensione del contabilità ed assistenza fiscale sono alle prefenomeno. Dal 2008 al 2015 è sensibilmente se con tangibili difficoltà, ed è necessario un calato il numero di imprese per ogni commerdeciso cambio di marcia. cialista (ottenuto diMa è proprio il GoIL NUMERO DI IMPRESE REALI videndo il numero di verno e la burocrazia PER COMMERCIALISTA È ANCORA imprese attive in Italia ministeriale uno dei INFERIORE, MA IL GRAFICO EVIDENZIA per il numero di iscritprincipali avversari. COMUNQUE UN TREND NEGATIVO ti all’albo), come causa Per un Paese che ha di quanto esposto sopra. commesso il crimine di inserire un assurdo A ciò si deve aggiungere che i dati non consivincolo di bilancio neo liberista come il fiscal derano le sempre minori quote di mercato decompact in Costituzione, soggiacendo al ricattenute dai commercialisti, erose dalla concorto bancario negli anni del “fate presto!” di cui renza “sleale” di studi di contabilità formati da titolava il Sole 24 Ore invocando l’arrivo del soggetti non iscritti all’albo o dalle associaziosalvatore Mario Monti, non poteva che finire ni di categoria. Il numero di imprese reali per così. commercialista è quindi mediamente ancora Invece che assumere personale pubblico si inferiore, ma il grafico comunque evidenzia scaricano gli oneri - sull’altare dell’inutile e un chiaro trend. anzi dannoso “taglio alla spesa pubblica” A tutto ciò si deve infine aggiungere come i sui cosiddetti “liberi” professionisti. I quali, a margini ed i flussi di cassa siano in costante differenza dei loro colleghi medici – tanto per peggioramento per gli studi professionali di fare un esempio – non vedono nemmeno ecocommercialisti. A causa degli adempimenti rinomicamente riconosciuto il loro improvvido tenuti “inutili” dai clienti, è emerso da un sonmaggior lavoro voluto dal Ministero. daggio condotto dal Consiglio Nazionale della Si pensi allo “spesometro”: secondo un soncategoria come uno studio medio, composto daggio del Consiglio nazionale dell’ordine


L’ALTERNATIVA? LA CONSULENZA Dunque, consulenza sia. Ma quale? Certamente quella specialistica. Uno degli ambiti più richiesti sul mercato delle Pmi è quello della consulenza nella pianificazione strategica e finanziaria. Occorre però disporre di modelli operativi professionali; la lettura del bilancio come lo legge una banca, la modellistica per una startup, l’analisi finanziaria professionale, la costruzione di modelli per aziende in continuità, la valutazione finanziaria d’investimento, la costruzione di piani industriali. Sono solo alcuni degli strumenti più rilevanti della consulenza direzionale in azienda. Ma prima di arrivare agli strumenti specialistici, verifichiamo se all’interno dello studio ci sono le basi per operare. Nell’inserto allegato e/o raggiungibile il QR Code qui in basso, trovate un modello base, gratuito. Uno strumento operativo di riclassificazione dei bilanci di società di capitali in logica finanziaria, unitamente a 3 modelli per poter esprimere un giudizio preliminare di fattibilità sulle aziende oggetto della vostra consulenza. Buona lettura!

presso i propri iscritti, sarebbe stata di 1.600 i dati di un’indagine condotta, pochi mesi or euro la cifra costata, ad ogni studio professono, dallo stesso Ordine professionale. Gli sionale, questa novità legislativa. Non solo; adempimenti fiscali considerati dal sondaggio emergerebbe come il 34% del campione non sono la tenuta della contabilità, la dichiarazioavrebbe nemmeno potuto fatturare il lavoro ne dei redditi, lo spesometro, le liquidazioni svolto al cliente. periodiche Iva, i modelli Intrastat, le comuSecondo il sondaggio, condotto dal Consiglio nicazioni dei dati per il 730, le certificazioni Nazionale per il tramite della sua Fondazione uniche, la fiscalità locale, le lettere per la comNazionale, lo spesometro avrebbe comportapliance e gli avvisi bonari. to per gli studi dei commercialisti una perdita Si può anche giocare coi termini e dire che si netta complessiva rilevante: circa 113 milioni sta facendo “consulenza fiscale”; ciò che condi euro. Come conta, a essere pragmatiMASSIMO MIANI: «I DATI DI QUESTO ferma il presidente ci, è quel che si porta SONDAGGIO SONO LA DIMOSTRAZIONE Miani, i commercialia casa, alla fine del TANGIBILE DELLE DIFFICOLTÀ sti sono “Costretti ad Mese, come consulenCHE VIVONO I NOSTRI STUDI» accollarci i costi di un te, dopo aver dedicato adempimento inutilmente complesso”. oltre i due terzi del proprio personale (e una Ma credete che importi, al burocrate pubblico, quota molto rilevante del proprio tempo, non di una complessità a danno di terzi privati? correttamente quotato) ad adempimenti fiTanto, sono fatti loro; saranno problemi loro scali. se non riescono a scaricare sul cliente tale Emblematiche sono le parole di Miani, per il Per scaricarela versione digitale onerosità. E infatti, non ci riescono, secondo quale “i dati di questo sondaggio sono la didel fascicolo scansiona il QR-CODE i calcoli dello stesso Ordine. mostrazione tangibile delle difficoltà che vio collegati al link: http:// Ma ciò che è più impressionante è la lettura vono i nostri studi, specie quelli, ancora mageconomymag.it/nuovi-orizzontiprofessionali-commercialista/ dei dati statistici di riferimento del sondaggio. gioritari, che si occupano prevalentemente di Tre considerazioni emergono con particolare contabilità e assistenza fiscale”. Scarica il fascicolo evidenza. La prima è che l’Italia non è solo un Paese di micro imprese (e non Pmi, come ricordo da Numero di imprese per commercialista tempo), ma è anche un Paese di studi profes43,00 sionali di piccola dimensione. La seconda è che per i commercialisti, la voca42,00 zione contabile e fiscale è nettamente quella prevalente, con un impegno non irrilevante 41,00 anche del titolare. La terza è che a fronte di tale impegno, la retribuzione dello stesso 40,00 che sopra viene correttamente definita come “mancato guadagno per adempimenti fiscali” 39,00 – è calcolata in 50 euro orari; qualunque lettore sa bene che se porta la propria berlina 38,00 da un concessionario qualificato, la tariffa professionale di un meccanico sarà di circa 37,00 45 euro. 36,00 Questi sono i numeri, duri e crudi, e dai numeri – come i commercialisti sanno bene - non 35,00 si scappa. Ci saranno anche, naturalmente, situazioni di34,00 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 verse da quelle qui descritte, ma questi sono

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COMUNICARE L’IMPRESA L’articolo che apre questa sezione non è propriamente dedicato a un tema di comunicazione: perchè è un progetto globale, la valorizzazione di una città ai fini di farla diventare capitale della cultura italiana per un anno. Ma è “anche” un progetto di comunicazione: prima fare, e fare bene, poi far sapere. È la chiave del successo.

76 FERRUCCIO DE BORTOLI I LEADER POLITICI E L’USO DEI SOCIAL MEDIA

78 HO PRESO L’INFLUENCER IL POTERE SEMI-OCCULTO DEI NUOVI “GURU” DELLA RETE

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L’IMPRESA, CHE SCATTI LA SFIDA DI SILVANO PUPELLA, MANAGER E FOTOGRAFO

«CON LA (S)CULTURA SI MANGIA, E PIETRASANTA LO DIMOSTRERÀ» La sfida della cittadina toscana: diventare capitale della cultura italiana nel 2020. Facendo leva su una straordinaria tradizione artistica che s’intreccia con la natura e la cultura materiale del territorio. Con la cultura si mangia oppure no? La sfida di Pietrasanta – di cui è ideatore, col Comune, Andrea Granelli, tecno-creativo dalle molte anime, digitale e culturale innanzitutto – è affascinante perché dimostra che sì, con la cultura si può fare sviluppo e quindi impresa: e diventare capitale italiana della (s)cultura nel 2020. Forse non vincerà la selezione, ma la partecipazione al concorso forza le città a elaborare

piani ambiziosi e consapevoli di

valorizzazione integrale del pro-

prio patrimonio, artistici ma non

solo e questo è lo spirito con cui

Pietrasanta ha partecipato.

S

embra un gioco di parole ma È il collegamento con il turismo non lo è. Il rischio su cui quedifficilmente è sufficiente; o per lo sta domanda retorica vuole porre meno può funzionare per alcuni attenzione è il ritenere che la culcasi, molto rari, e certamente non di Andrea Granelli può diventare un modello altamentura, da sola, sia in grado di cambiare – come un Titano - i destini della città: te replicabile per le nostre “piccole” città d’arte pregiudizio a mio modo di vedere ingannevole (...). e pericoloso. La cultura è uno straordinario Potremo dire che il compito della cultura è ingrediente che può assicurare il benessere di ancora più rilevante, ma deve essere necesun luogo e può anche trasformarsi in imporsariamente integrato con le altre dimensione tante – talvolta addirittura essenziale – fattore del vivere e produrre urbano. In questo senso produttivo. Ma come ogni fattore produttivo si anche l’approccio tenuto fino ad oggi nei condeve unire ad altre risorse e specificità del terfronti delle smart cities rischia la stessa ingeritorio per assicurare non tanto delle fiammate nuità progettuale: puntare ad una sola leva – di successo effimero ma un percorso solido e in questo caso non la cultura ma l’innovazione stabile di crescita e soprattutto di sostenibilità. tecnologica – per trasformare in modo stabile

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COMUNICARE L’IMPRESA

e desiderabile il profilo e la vita delle città. Ma le città (anche le capitali della cultura) non sono solo il luogo del consumo (anche culturale) ma anche (e soprattutto) della produzione di ricchezza: sono il cuore dell’economia terziaria dove la cultura, il turismo, ma anche l’artigianato, il commercio, il welfare, il software, la finanza e certe forme di agricoltura (urbana e a km zero) e di catena alimentare diventano specifiche declinazioni produttive. Il questo senso va reinterpretata la cultura, e quindi il voler essere capitale della cultura; ed è in questo senso che la “piccola” città di Pietrasanta, per i suoi estimatori la piccola Atene della Versilia – nel suo candidarsi a Capitale Italiana della Cultura 2020 – ha orientato e arricchito la sua progettualità legata alla tutela, gestione e valorizzazione dei propri asset culturali. Il punto di partenza è la sua identità di “capitale mondiale della (s)cultura”, formatasi nei secoli e potenziata negli anni recenti, grazie all’integrazione di questo suo status con altre doti tipiche della terra di Toscana, dove la qualità della vita si sposa con arte, cultura, eventi, intrattenimento e buona cucina, il tutto immerso e incorniciato nelle vestigia di una storia centenaria. Anche se le stele della vicinissima Lunigiana e i cippi funerari etruschi rinvenuti nel territorio versiliese parlano di una storia millenaria, la notorietà scultorea di Pietrasanta, già diffusa nel XIV e XV secolo, viene sancita nel 1518, quando Michelangelo stringeva i primi contratti per l’acquisto di marmi, fino a giungere agli anni ’50, quando

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Henry Moore diede inizio su questo territomento sfrenato e dei Vip – le spiagge della Verrio alla produzione internazionale di scultura silia – convivono anzi si armonizzano con i luocontemporanea in marmo. Ma in questo terghi della meditazione, dell’ispirazione artistica ritorio la (s)cultura si è sviluppata grazie a un della contemplazione dell’arte e della storia. vero e proprio ecosistema caratterizzato dalla Queste coppie di attributi diventano anche un coesistenza armoniosa di alcune specificità, modo per raccontare in maniera unica e autenin apparente contraddizione fra loro, ma che tica il territorio e le sue ricchezze. costituiscono invece la sua tipicità e attrattiva: Forse l’artista che ha incarnato e armonizzato • Mare – Montagna: la compresenza delle queste apparenti contraddizioni di Pietrasanta spiagge della Versilia a e delle Alpi Apuane – è lo scultore di origini polacche e naturalizzato unite da uno spazio collinare dove è situata francese Igor Mitoraj. La sua opera è moderPietrasanta ne fanno un ambiente naturale na ma si ispira ai canoni antichi della romaunico in cui il mare dialoga con le montagne. nità. (...) Mitoraj, anagraficamente straniero, • Natura – Cultura: la si è sentito italiano e LE CITTÀ NON SONO SOLO IL LUOGO natura più estrema e Pietrasanta è stata la DEL CONSUMO MA ANCHE DELLA ancestrale – le cave di sua seconda casa. (...) PRODUZIONE DI RICHEZZA: E DEVONO marmo – dialoga con VALORIZZARE I LORO ASSET CULTURALI Mitoraj non solo ha una delle forme più vissuto una parte della plastiche d’arte: la scultura. sua vita a Pietrasanta, di cui è stato nominato • Antico – Moderno: le numerosissime tracce Cittadino Onorario, ma ivi prodotto una parte della storia dialogano con artisti e scultori conrilevante delle sue opere. Perciò il Comune ed temporanei che vengono a Pietrasanta a ispiil MIBACT hanno appena deciso di dedicargli rarsi e a lavorare e contribuiscono a definirne un museo, anche questa attività parte della il profilo moderno (mostre d’arte, scenografie progettualità legata alla candidatura a Capitale per Festival, interventi su strutture urbane) della Italiana della (S)Cultura 2020. • Arte – Artigianato: le punte più sofisticate e Quale dunque il ruolo della cultura per rilaninnovative della scultura d’oggi non potrebbe ciare rafforzare il benessere e la sostenibilità esistere senza una filiera di artigiani (marmo, di un territorio? Non tanto o non solo per la bronzo, mosaico, intarsio) che trasforma le increazione di attrattori turistici – spesso efficatuizioni degli artisti in opere reali. cissimi ma effimeri – ma perché capace di “col• Italia – Estero: luogo autenticamente italiativare” il territorio rendendolo fertile, come la no ma con forte presenza internazionale. Artiradice profonda della parola cultura ci ricorda. sti, villeggianti e turisti stranieri. La cultura deve essere strumento di ibridazio• Glamour – Meditazione: i luoghi del divertine e fertilizzazione, di unificazione e racconto


delle diverse anime di un territorio, deve diventare il collante fra diversi saperi e mestieri. Per questo motivo – oltre al consueto piano di attività ed eventi culturali (una fra le tante, il “Festival Internazionale della Scultura”), ai percorsi tematici e le piattaforme digitali (portali e App) che Pietrasanta propone, uno degli aspetti di novità che vuole cogliere la natura profonda di cultura come elemento di sostenibilità sociale ed economica di un territorio, è la strutturazione del primo distretto economico al mondo pensato per gli scultori (e non solo per la “scultura” …), per sottolinearne la valenza non solo culturale ma anche economica e occupazionale. Il distretto avrà come obiettivo il facilitare l’interazione e lo scambio – pratico e informativo – fra tutti gli attori della filiera, dall’attività di estrazione al ruolo – fondamentale – degli artigiani. E poi il trasporto specializzato e la catena commerciale a valle del prodotto artistico: mercanti, gallerie d’arte, case d’asta, collezionisti. Fornirà anche specifiche facilitazioni insediative e sarà dotato di uno spazio permanente e attivo sull’innovazione: il cui primo nucleo sarà il “Centro di competenza ‘Impresa 4.0’ sulla lavorazione lapidea”. Ma la (s)cultura ha un’altra interessante caratteristica: non solo è il più antico artefatto dell’uomo (le prime sculture sono molto antecedenti alle grotte di dipinte di Altamira o Lascaux) ma è anche il più moderno, dove nuovi materiali, sensoristica e digitale dialogano cercando nuove forme espressive e dove – soprattutto nei laboratori lapidei della Versilia – già

collaborano il vecchio artigiano con la subbia e zione lapidea.Infine oltre ai cittadini e ai turisti, il figlio con il software a controllo numerico, un il territorio di Pietrasanta può vantare un’altra esempio concreto di dialogo intergenerazionaimportantissima categoria che il progetto inle coerente con le opportunità “4.0”. tende sfruttare: i villeggianti. Proprietari di Per questo motivo il dialogo con l’innovazione case ma non stabilmente residenti – moltissimanifatturiera e il mondo artigiano è essenmi dei quali stranieri – che trascorrono perioziale e Pietrasanta organizzerà – in maniera dicamente del tempo sul territorio e che spespermanente – luoghi e momenti di incontro, di so hanno contribuito a finanziare iniziative e studio reciproco e di ibridazione fra il mondo a costruire l’immagine e la notorietà che oggi dell’arte e il mondo dei mestieri artigiani. In Pietrasanta ha nel mondo. questo ambito due iniziative specifiche: È questa una seconda forma di turismo su • Summer School dedicate alla lavorazione lacui Pietrasanta vuole investire di più. Una forpidea che uniscano artigiani, architetti, scultori ma di turismo più solida, attenta al territorio: e designer, in collabouna forma robusta e I VILLEGGIANTI SONO UN’ALTRA razione con il POLI. sostenibile di turismo CATEGORIA CHE IL PROGETTO design, l’Università ma anche una risposta INTENDE VALORIZZARE PERCHÈ di Pisa e alcuni centri concreta al devastante TESTIMONIANO LA CITTA’ NEL MONDO internazionali (Interturismo mordi e fuggi. national Sculpture Center di Washington D.C., Per tutti questi motivi Pietrasanta diventerà Royal British Society of Sculptors di Londra, un laboratorio di sviluppo economico e sociale Accademia di Belle Arti di Danzica, e Accadereso possibile dalla cultura, ma che va oltre la mia di Belle Arti di Mosca). cultura; una cultura non solo “alta” ma anche • Corsi di Specializzazione e borse di studio materiale, dove la creatività artistica, i saperi con stage presso gli studi degli artisti, i laboartigiani, le possibilità delle nuove tecnologia e ratori lapidei o le fonderie artistiche. Queste la ricchezza della natura circostante consentoiniziative educative sono dirette alla formano di creare un unicum in grado di rappresenzione in ambito scultoreo di artisti, designer e tare in pienezza l’Italia della cultura: non tanto artigiani in partnership con scuole affermate. quella delle grandi città d’arte, ma piuttosto È anche in fase di studio l’organizzazione in quella più diffusa e “italica” dei piccoli centri, collaborazione e sinergia con altre istituzioni dei mille campanili. È infatti nella piccola di– quali ad esempio la Fondazione Cologni dei mensione – e non nei grandi attrattori turistici mestieri d’arte di Milano – di specifiche inizia– che si gioca la grande sfida della sostenibilità tive di tirocinio che facilitino la trasmissione economica dove la cultura può e deve giocare degli antichi saperi artigiani legati alla lavoraun ruolo essenziale e trainante.

In queste pagine, alcune immagini di Pietrasanta, che si candida al ruolo di capitale italiana della cultura per il 2020

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COMUNICARE L’IMPRESA

«Cari politici, sui social metteteci la faccia» Ferruccio De Bortoli, editorialista e commentatore: «Non sempre si ha qualcosa di interessante da dire, e a volte ci si rende conto che può essere meglio astenersi» di Sergio Luciano

L

PAOLO GENTILONI CON DONALD TRUMP. NELLA PAGINA ACCANTO ALTRI PROTAGONISTI DELLA RETE: PUTIN, CASALEGGIO, RENZI

’importante è “metterci la faccia”, essere al centro dei social network, agendo ma sul serio: prendendosi la in modo così immediato ottiene il suo scopo. responsabilità, e l’impegno, di operare Mentre altri sono dei gregari del trend topic, direttamente sulla tastiera, interagire sono pesci pilota”. davvero e non affidare il compito allo staff. Ma che giudizio si sente di dare alla Ne è convinto Ferruccio De Bortoli, già campagna elettorale in corso vista con direttore del Corriere della Sera e del Sole l’occhio dei social? 24 Ore, oggi editorialista e presidente della C’è un uso eccessivamente entusiastico e Vidas, opinion-maker ascoltato e attivo coinvolto dei social, in particolare di Twitter. protagonista sui social e in particolare Molti twittano su tutto in modo parziale, e Twitter, con circa 650 mila follower. "Dei quindi non contribuiscono ad un dibattito di social va fatto un uso qualità. Per esempio accorto e raffinato. TRUMP USA BENE TWITTER, SUL PIANO sui dati economici, TECNICO, ANCHE SE IN UN MODO In Italia lo pratica dalla congiuntura DEL TUTTO IRRESPONSABILE Calenda, e anche all’occupazione, sia PER L'UOMO PIÙ POTENTE DEL MONDO Renzi; all’estero da destra che da lo fa, per quanto, nel merito, in modo sinistra fioccano sui social commenti di sconcertante, Trump. L’importante, più centrati su ciò che fa più comodo a ciascuno, ancora di quel che si scrive, è metterci senza alcuno sforzo di imparzialità. la faccia e il presidente Usa lo fa. Poi, Diceva di Calenda, e altri nomi? intendiamoci, fa un uso assolutamente Sì, Calenda fa un uso secondo me intelligente irresponsabile dello strumento, dal punto dei social, anche se molto dispendioso di vista dell’uomo più potente di mondo, sul piano dell’impegno personale perché ma dal punto di vista ne fa quasi un debat public, risponde funzionale, di chi vuol a interlocutori diretti come a Michele Emiliano sull’Ilva o allo stesso Renzi sul L’INTERVISTATO canone Rai. Berlusconi è sostanzialmente FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE assente perché è palese che non fa nulla in VIDAS ED EDITORIALISTA prima persona, non sono il suo strumento, DEL CORRIERE DELLA SERA

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IL DIBATTITO DIGITALE È IN SE' POSITIVO MA D'ALTRA PARTE TENDE A BANALIZZARE TUTTO E DIFFONDERE VISIONI FAZIOSE DELLA REALTÀ non sono il suo mondo. Con Gasparri credo che rasentiamo a volte il cyber-bullismo… di buono c’è che che le varie personalità degli uomini politici emergono, sui social. Aggressività, bonarietà, ironia, senso della misura. Di negativo è che tutto resta sempre superficiale, si disabitua il pubblico ad affrontare problemi complessi, e a capire che non sempre ci sono risposte semplice. E gli haters, gli odiatori? Rilevo che c’è la tendenza alla battuta e allo sberleffo notevole, a volte distruttivo


ma spesso anche positivo, a volte i social si incaricano di smontare, demitizzaree, c’è una certa diffusa ironia nell’intelligenza sociale. L’hastag “aboliamo qualcosa” l’ho trovato sublime, c’è un modo intelligente di praticare ironia e sarcasmo, un aspetto che a volte dimostra che la Rete ha anche un suo senso di responsabilità, a parte gli hater. Personalmente come li usa? Su Twitter sono attivo e intervengo direttamente, ma di rado: non sempre si ha qualcosa di interessante da dire, e a volte ci si rende conto che può essere meglio astenersi, mentre spesso c’è una bulimia della presenza con forme quasi fanatiche di comunicazione, per cui l’importante non è dire qualcosa di interessante. E chi usa i social direttamente perché se ne giova? I leader che usano controfigure in rete sono negative. Questo non significa che sia facile giovarsi di un intervento diretto, perché il pubblico dei social considera le risposte come atti dovuti. Ritengo comunque che quando c’è un’interazione vera con un vero impegno del personaggio e del suo staff un qualche effetto positivo possa derivarne. E quando si viene insultati? Non penso che sia il caso di polemizzare sul

social e prendersela con gli insultatori… io non reagirei, vedo che qualcuno reagisce e secondo me è un errore, si dà troppa importanza aggressori. Che poi a volte sono anonimi o fake… E gli si dà evidenza! L’anonimismo è il vero problema della democrazia in Rete. L’anonimato è sacrosanto quando tutela il diritto d’opinione dalla censura dei regimi totalitari, ma in una società democratica e matura l’anonimato rischia

L’ANONIMISMO È IL VERO PROBLEMA DELLA DEMOCRAZIA IN RETE. È SACROSANTO SOLO QUANDO TUTELA IL DIRITTO D’OPINIONE DALLA CENSURA

di essere vigliaccheria, ci sono persone che partecipano al dibattito con un casco in testa per non farsi riconoscere, non è democrazia diretta ma inquinamento. E poi, in generale, non dobbiamo farci ingannare dalle minoranze più attive, che sembrano interpretare un sentimento maggioritario che non c‘è. Credo che l’errore sia pensare che la comunicazione politica si esaurisca nelle news e nella presenza sui social, che invece deve essere interattiva perché i social non sono un modo diverso di diffondere comunicati stampa e veline!

E poi c’è il fronte delicato dei following: chi seguono gli opinion-leader. Infatti, i social sono dibattito, tutti possono parlare con tutti, non si tratta di inseguire gli insultatori ed haters… Si è comunque aperti… si hanno follower ma anche following… una delle critiche a Trump è che i suoi following sono tutti parenti e collaborator Giudizio d’insieme sul rapporto tra i social e la politica? Non può che essere un giudizio articolato. Da un lato il dibattito in se è positivo, dall’altro tutto si semplifica, si banalizza, tutto diventa superficiale, c’è un eccesso di tweet e di post celebrativi o con visioni assolutamente parziali e faziose della realtà, c’è un marcato ritorno al benaltrismo sulla Rete, non si affronta mai fino in fondo un argomento, e troppo spesso si manda la palla in tribuna… Infine c’è un tema molto equivocato, quello della privacy: con i social, si sfuma, anche per i leader politici, il confine tra dimensione privata e pubblica. Chi usa i social media tende a mischiarle. Poi però non può lamentarsi se la propria dimensione privata è oggetto di investigazione giornalistica… molto spesso è stato lui stesso a cominciare.

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COMUNICARE L’IMPRESA

Web influencer, messi i paletti calano i follower: fine di un mito?

di Marco Scotti

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CHIARA FERRAGNI, LA PIÙ IMPORTANTE INFLUENCER ITALIANA

a scena è piuttosto nota: una vip su ha oltre 11,4 milioni di follower su Instagram, spiaggia bianca incontaminata, con un numeri che ne fanno di gran lunga la persona filtro di Instagram che la rende ancora più seguita in Italia. Ma, dicevamo, da luglio più bella. Indossa proprio quegli occhiali da scorso qualcosa è cambiato. L’Autorità Antisole che costano molto cari e che tanto ci piatrust, con la collaborazione del Nucleo speciale cerebbe avere nella nostra collezione. Ma c’eAntitrust della Guardia di Finanza ha inviato ra una domanda che fino a luglio dello scorso lettere di moral suasion a sette influencer (tra anno era destinata a rimanere senza risposta: cui Chiara Ferragni e Fedez) e undici società ma il brand che quegli occhiali li produce, avrà titolari di marchi di grande notorietà. L’obietpagato o no la vip di turno per chiederle di tivo? Fare chiarezza sull’eventuale contenuto indossarli? I social network sono diventati un pubblicitario dei post pubblicati su Instagram, veicolo estremamente importante per la pubchiedendo che questi venissero resi chiarablicità. Basti pensare mente riconoscibili che un post su Insta- GLI HASHTAG COME #ADV SONO ORMAI attraverso l’utilizzo di OBBLIGATORI DA LUGLIO. IN SEI MESI gram di un “influenappositi hashtag. Così, ALCUNI INFLUENCER HANNO AVUTO UN cer” particolarmente agli influencer si chieCALO DELLE INTERAZIONI DEL 20% seguito può arrivare deva, ancora senza ad essere pagato anche 18mila euro. Proprio aver previsto le modalità sanzionatorie in caso il social network che fa parte della galassia di di inosservanza – ma minacciando sanzioni Facebook è quello che sta riscuotendo i magfino a cinque milioni di euro – di segnalare in giori consensi da parte degli addetti ai lavori modo univoco che i prodotti mostrati nei loro che vogliono promuovere prodotti e brand. post non erano lì per caso, ma come frutto di La capacità di penetrazione del pubblico è più un accordo di sponsorizzazione o come omagalta che in altri social network e, per questo, gio. Nel primo caso, sarà necessario usare viene prediletto. Gli influencer con maggiore nella descrizione del post #pubblicità seguito seguito sono Chiara Ferragni, il rapper Fedez, dal nome del brand, #sponsorizzato da, #adv, la blogger di cucina Chiara Maci, la showgirl #advertising, #inserzione a pagamento. Nel Alessia Marcuzzi e molti altri nomi che hanno secondo caso si dovrà inserire l’hashtag #prosaputo creare un’autentica religione intorno ai dottofornitoda. L’invio di queste missive ai loro profili social. Basti pensare che la Ferragni principali protagonisti di Instagram ha dato

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-20%

IL CALO STIMATO DEI FOLLOWER

E DELLE INTERAZIONI

PER I WEB INFLUENCER

18 MILA EURO

PREZZO PER UN POST

INSTAGRAM

+285%

ITALIA

L’Italia ha deciso di imporre misure più restrittive per le “star” del web che devono segnalare chiaramente quali contenuti siano frutto di accordi commerciali

POST PUBBLICITARI

INSTAGRAM

85 DI CHIARA FERRAGNI

POST SPONSORIZZATI

INSTAGRAM

la stura all’utilizzo “autonomo” anche da parte di altri personaggi degli hashtag che certificano un rapporto pubblicitario. Si apre però un problema filosofico: chi può essere definito influencer e chi invece no? Secondo Francesco Anglani, Team Leader del Focus Team Alta gamma/Luxury e partner dello Studio Legale Bonelli Erede, «il codice del consumo si applica ai professionisti, cioè coloro i quali esercitano in maniera professionale la propria attività. Se sussiste un rapporto di committenza tra l’azienda e il web influencer, il numero di follower non incide sulla qualificazione giuridica del rapporto ma al più sulle condizioni econo-


A destra Francesco Anglani, team leader del Focus Team Altagamma dello Studio Legale Bonelli Erede. Sotto, Giovanni Guglielmetti, partner di BonelliErede e membro del focus team Altagamma

miche del suo ingaggio. La cosa importante è che la pubblicità non sia occulta e che, pertanto, si renda noto che quello che viene mostrato è frutto di un accordo commerciale, anche se, esplicitando la partnership, spesso il numero di follower si riduce». In Italia non abbiamo ancora dati ufficiali, ma si parla di un calo medio delle interazioni con i post e dei “seguaci” nell’ordine del 20%. Negli Stati Uniti lo studio L2 ha monitorato nel periodo 1° gennaio-31 agosto 2017 l’andamento dei post sponsorizzati rispetto a quelli tradizionali. Oltreoceano, infatti, la FTC (Federal Trade Commission) ha imposto di introdurre nei post un’indicazione chiara e inequivocabile che spiegasse, tramite hashtag, quali fossero i post realizzati in collaborazione con i brand. Lo studio condotto da L2 ha certificato che solo il 7% dei contenuti presenta gli hashtag, mentre il 93% non dovrebbe configurare rapporti di sponsorizzazione. Chiara Ferragni, una delle poche blogger italiane a essere riconosciuta a livello mondiale – tanto che il suo sito “The Blonde Salad” è diventato un caso di studio a Harvard – ha inserito gli hashtag che certificano il rapporto commerciale solo nel 4,7% dei suoi post, ricevendo un calo medio di interazioni del 4,9%. Sempre

la Ferragni, nel periodo che va da marzo a giugno ha usato l’hashtag in 39 post, mentre da luglio a ottobre in 85 casi, più che raddoppiando le occorrenze. Inoltre, da luglio a oggi il numero complessivo dei post su Instagram che sono stati certificati come pubblicitari sono aumentati del 285%. Durante un recente convegno, Chiara Maci ha provato a chiarire quali dettate per una corretta e trasparente comufossero gli aspetti che il pubblico ricerca negli nicazione con il pubblico. Se posso azzardare influencer, citando il suo caso: la food blogger una previsione, nell’immediato futuro non si ha spiegato che anche con l’introduzione degli andrà in causa, ma gli influencer si adegueranhashtag richiesti dall’AGCM non ha avuto un no per spinta propria, dei loro committenti e sostanziale calo dei follower, proprio perché dei canali social su cui comunicano». Lo scorso il rapporto di fiducia instaurato con i seguaci mese di dicembre, a distanza di quasi sei mesi fa in modo che gli utenti non pensino che il dall’invio delle lettere, l’AGCM ha emesso una post sia una pubblicità, ma ragionino in modo nota in cui ha ribadito i concetti già espressi diverso: “Se ha scelto di sponsorizzare proe ha, al contempo, garantito un continuo moprio questo prodotto, nitoraggio della rete, PER IL PRESIDENTE DELL’ORDINE DEI nonostante abbia la «in ragione del prolipossibilità di scegliere GIORNALISTI, CARLO VERNA: «VA BENE ferare dei contenuti TUTTO, MA GLI INFLUENCER NON tra decine di analoghi sui social network, VENGANO A CHIEDERE IL TESSERINO» item, significa che è l’Autorità continuerà a davvero il migliore, nonostante il rapporto di monitorare il fenomeno adottando, di volta in business che esiste con il produttore”. Nonovolta, le misure che riterrà più opportune per stante siano già state presentate possibili sancontrastarlo». Per capire quanto la categoria zioni massime, calcolate sulla base delle pratidegli influencer web stia diventando significache scorrette previste dal Codice del Consumo, tiva anche rispetto alle professioni tradizionali, per ora l’AGCM ha applicato la moral suasion, basta pensare che la presidente dell’Inpgi, Maproprio come negli Stati Uniti. «L’intenzione – rina Macelloni, ha equiparato – salvo poi fare spiega Giovanni Guglielmetti, partner e memuna parziale marcia indietro – la professione bro del Focus Team Altagamma di BonelliEregiornalistica a quella del blogger: è necessario de – è quella di un intervento per sensibilizzare «prendere finalmente atto che le forme di attigli operatori, togliendo quella patina di ingevità giornalistica non sono più quelle del 1963 nuità che finora li ha accompagnati, e ottenere e che comunicazione e informazione sono due così una progressiva moralizzazione del sistemondi che si sovrappongono» ha dichiarato. ma. Un operatore che omette di specificare che Il presidente dell’Ordine dei giornalisti Carlo si tratta di contenuto sponsorizzato, potrebbe Verna, l’ha gelata: «Se l’Inpgi vuole allargare la andare incontro a un impatto reputazionale platea contributiva a figure diverse dai giornanegativo importante, tale per cui “il gioco non listi professionisti, è libero di farlo. Vale per gli vale la candela”. Rischierebbe infatti di essere influencer, se svolgono la loro attività in maniepercepito come quello che non rispetta regole ra trasparente.

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COMUNICARE L’IMPRESA

«Il mio obiettivo: cogliere l’anima delle aziende in uno scatto» È il curioso e originale lavoro al quale si dedica Silvano Pupella, un ex manager che s’è reinventato la vita ripartendo da una vecchia passione: la macchina fotografica di Riccardo Venturi

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uella di Silvano Pupella è una storia di resilienza. La sua vicenda racconta il paradosso delle grandi crisi economiche come quella che abbiamo attraversato: essere motivo di crescita per chi ha la forza di superare l’inevitabile periodo di difficoltà. Pupella era un manager importante che si è trovato all’improvviso quasi disoccupato. Ma ha avuto la capacità di recupera-

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ALCUNI SCATTI DI SILVANO PUPELLA. NELL’ALTRA PAGINA: IN ALTO IL FOTOGRAFO, IN BASSO LE IMMAGINI PER MATTIOLI

Pupella procede a pieno ritmo. «Mi chiama re una passione di sempre, la fotografia, apil gruppo De Agostini per fare il direttore plicandola al mondo delle aziende nel quale commerciale, poi il Touring Club italiano, aveva lavorato per tanti anni, e facendone per il quale reinvento librerie e agenzie di così un nuovo mestiere. Proprio la sua espeviaggi. Poi a fine anni ‘90 divento direttore rienza di manager gli permette di entrare in generale e amministratore delegato di Magsintonia con l’imprenditore o amministragioli a Rimini». Sembra andare tutto a gontore delegato, un po’ come fa il brand-guru fie vele, ma all’orizzonte si profila la crisi. Michael Watrace quando deve reinventare «Mi chiama il gruppo De Agostini a Torino un marchio. Pupella cerca la chiave d’accesper gestire un pezzo di Utet, la più antica so al codice sorgente dell’azienda, e quando casa editrice italiana. Ma negli anni succeslo trova lo traduce in immagini secondo il sivi, l’impresa viene smembrata. Finché nel suo stile personale, fatto di potenti bianco 2008, a 49 anni, mi e nero o di geometrie colorate. Il risulta- «HO LAVORATO UNA VITA NEL MONDO DEI ritrovo fuori». LIBRI. NEL 2008 MI SONO RITROVATO È la crisi, la realtà to, quel che si vede DISOCCUPATO E CON LA FAMIGLIA IN nei suoi scatti, non PEZZI. LA FOTOGRAFIA M’HA SALVATO» cambia in modo rapido e feroce. «Si è altro che l’anima riducono i competitor, e quindi le opportudell’impresa. nità. Dopo una vita da manager divento li«La prima macchina fotografica l’ho avuta a bero professionista, faccio consulenza per il 11 anni – racconta Pupella – poi ai tempi del gruppo Mondadori ma mi rendo conto che è liceo facevo l’assistente fotografo, mi pagaun binario morto. E la mia vita crolla, camvo le vacanze». Ma le vicende professionali biano tutti gli equilibri, la mia famiglia va in portano Silvano in un’altra direzione. «Ho pezzi». Qualcuno ha provato a calcolare gli lavorato nel mondo dei libri per 27 anni. effetti collaterali della crisi sulle famiglie? All’inizio avevo una libreria in via Unione «Entri in un loop dove sei ingabbiato, non a Milano, il vecchio Remainders. Poi mi ha riesci a pensarti in modo diverso da quello chiamato la Pirola, e sono passato alla libreche sei stato in una dimensione che non è ria tecnico professionale in Largo Augusto. più riproponibile. Mi ha tenuto in piedi lo Ho aperto altri 3 punti vendita e sono divenstrizzacervelli. Ho ripreso in mano la mactato direttore commerciale». La carriera di


QUANDO INCONTRO UN IMPRENDITORE, LO FACCIO PARLARE. POI TRADUCO IN IMMAGINI CIÒ CHE LUI SENTE

china fotografica per bisogno di riempire i vuoti, come momento terapeutico». Ecco il genio della crisi che si muove nell’ombra: lo strumento terapeutico si rivela arma di riscossa. «Mi sono fatto coraggio e ho portato a vedere 30 mie fotografie a Denis Curti, all’epoca responsabile dell’agenzia Contrasto. Ne sono uscito positivamente massacrato. Mi ha detto: singolarmente sono belle, ma ne trovo 27mila su internet, non c’è un’idea o un racconto». Pupella si ripresenta dopo 3 mesi con un originale progetto basato sulle geometrie di oggetti urbani decontestualizzati. E fa centro. «È nata una pista artistica che è un grande massaggio dell’ego. Ho fatto mostre al

na il tema delle geometrie colorate, applicato ai circuiti di Formula Uno: i primi piani dei cordoli colorati con le strisciate delle gomme diventano l’anima dei diversi circuiti, ognuno con le proprie caratteristiche. I lavori per Generali e Pirelli hanno aperto la strada a Pupella, che ha meglio focalizzato il suo nuovo core business con i lavori successivi. «Quando incontro un imprenditore lo faccio parlare molto, per capire la pancia dell’impresa, i valori, i sogni, la sua visione. E poi traduco in immagini quel che lui maMia Fair di Milano e al Paris Fotofever Cargari sente, ma non ha mai visto». Un esemrousel. È un’attività che se va bene raggiunpio è il lavoro per Mattioli, storico marchio ge il break even, ma ha un’importante fundella gioielleria artigianale di lusso. «Ho zione di marketing». Non per niente i primi incontrato Licia Mattioli, vice presidente di lavori aziendali sono per due colossi come Confindustria, e sua madre. Ascoltandole ho Generali e Pirelli. Per il gruppo assicurativo, intuito che dovevo raccontare l’artigianalità Pupella racconta la dell’azienda». Sono «SCATTO FOTO PER PIRELLI, GENERALI, sicurezza stradale in nate così immagini MATTIOLI. CON LE MIE GEOMETRIE 10 temi tratti da una in bianco e nero che HO TROVATO UNA PISTA ARTISTICA statistica europea raffigurano in primo CHE MASSAGGIA ANCHE L’EGO» sugli incidenti. Lo fa piano le mani degli tenendosi lontano dallo splatter, con immaartigiani al lavoro sul gioiello, che è l’unico gini in bianco e nero di oggetti sull’asfalto: elemento colorato. «Questa forza delle mani un cellulare rotto, una scarpa, un biberon... le Mattioli ce l’avevano dentro, ma non l’aL’effetto è forte ed elegante al tempo stesso. vevano mai vista. Io l’ho tirata fuori e spetPer la multinazionale degli pneumatici tortacolarizzata: questo è il mio nuovo lavoro».

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SHORT STORIES

Aziende

Real Estate

Giochi diversi per tutte le età che sostituiscono l’online e il virtuale con la creatività

La società di real estate ha eletto la “capitale morale” a sua terra d’elezione

Quercetti, se l’offline stimola la creatività Poggia su basi ben solide il successo dei mitici chiodini colorati Quercetti, la risposta tutta italiana al dilagante fenomeno dei giochi virtuali e on line. Una sfida che esce dai confini nazionali e guarda ai mercati di tutto il mondo. Da quasi 70 anni l’azienda torinese sforna giochi diversi, dai missili a fionda alle costruzioni. Ma i più diffusi e apprezzati sono sicuramente quelli con i chiodini, brevetto Quercetti del 1953, giochi centrati sull’idea di comporre immagini di fantasia o ritratti di personaggi famosi, animali, panorami ed opere d’arte, con chiodini colorati, dal diametro variabile. Un gioco di composizione, fatto con un prodotto educativo e formativo, realizzato totalmente in Italia. «Abbiamo deciso di partecipare alla fiera internazionale di Hong Kong, la prima dell’anno e vetrina su quelli che saranno i trend dell’anno appena iniziato, con lo scopo d’intensificare

Consulenza

COME DIVENTARE VENDITORI DI SUCCESSO

Vogliamo proviamo a “pensare laterale” per vendere di più i nostri prodotti, visto che i consumi hanno timidamente ripreso a tirare? Proviamoci! Imparando a fare in modo nuovo e migliore la cosa fondamentale per riuscirci: comunicare! Comunicare i nostri prodotti, i nostri servizi e il nostro brand. E se non sappiamo farlo, imparando. E’ la proposta di #Prneabbiamo, una delle linee di formazione messe a punto da Winthebank, la società di Massimo Bolla

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Beni Stabili punta forte su Milano il giro d’affari con i maggiori operatori del settore, tramite una serie d’incontri con i partner già operanti sul territorio, e con l’intento d’intrecciare nuovi rapporti commerciali» spiega Stefano Quercetti, alla guida della società insieme al fratello Alberto. Un grande passo per portare la società, con quasi 10 milioni euro di fatturato, 1,8 milioni di prodotti realizzati, un export del 50% (65% in Europa), e 70 addetti, a competere sui mercati di tutto il mondo. «Rispetto alla concorrenza europea e non solo abbiamo il grande vantaggio di essere totalmente italiani, di gestire e controllare tutto il processo di ideazione, sviluppo e produzione. Possiamo avvantaggiarci delle continue innovazioni tecnologiche e digitali, che ci permettono di aggiornare e personalizzare l’offerta creativa secondo i gusti dei diversi Paesi» aggiunge Quercetti. L’obiettivo è crescere ancora nell’expo. (FU)

«Negli ultimi 18-24 mesi Milano sta vivendo una dinamica particolarmente interessante». È questa la fotografia della metropoli del nord fatta dal direttore generale di Beni Stabili, Alexei Del Pasto. Milano ha fame di uffici, ma sui 12,5 milioni di metri quadri attualmente adibiti per attività professionali, solo il 20% (ma qualcuno parla addirittura del 15%) è in linea con le esigenze di efficientamento energetico e di ammodernamento. Beni Stabili, dal canto suo, sta puntando forte su progetti immobiliari innovativi. È il caso di Symbiosis, che sorgerà vicino alla Fondazione Prada nella zona di Piazzale Lodi a Milano. Si tratta di un’opera “greenfield” che

e Valerio Malvezzi partner di Economy. Si tratta di corsi che, con un’impostazione tra il networking e la didattica vera e propria, insegna agli allievi a muoversi meglio nelle relazioni pubbliche e nella comunicazione. La prima, imminente scadenza sarà un evento a Milano il 29 gennaio al Teatro Ciak, dove una serie di esperti di notorietà nazionale daranno spunti di introduzione ai vari filoni su come fare pubbliche relazioni e comunicazione d’impresa. Il secondo appuntamento, più formalmente didattico, è previsto per il 28 febbraio 2018 allo Spazio Pin di viale Montesanto 5, dalle ore 9 alle

18 con il check-in dalle ore 8. Si chiamerà “Prneabbiamo: Bootcamp”. “Se sei una piccola azienda, o una Start-Up sarà difficile - se non impossibile - che qualcuno si interessi a ciò che fai e che ti ‘scopra’ – spiega Gerardo Capozzi, organizzatore dell’evento, “Ma è bene che tu sappia che le dinamiche delle pubbliche relazioni cambiano a seconda del contesto, dell’attività, e soprattutto del luogo in cui vivi”. “Le Pr non sono pagare uno spazio su un giornale, fare una comparsata su qualche TV minore, un selfie con il Vip di turno oppure mezzucci per arrivare a media locali…Creare

verrà riconvertito in 125mila metri quadri, di cui una porzione consistente sarà destinata a Fastweb per la sua nuova sede. Per servire meglio la zona, si sta parlando con ATM e Comune di Milano di un servizio di navetta a guida autonoma che colleghi la stazione della metropolitana alla linea 24 del tram. Oltre a Symbiosis, ci sono altri progetti: tre edifici che compongano un nuovo “design district” vicino allo IULM per complessivi 31mila metri quadri. La riqualificazione dell’ex sede della Stampa Estera in Via Principe Amedeo (oltre 6mila metri quadri) che verrà completata entro l’estate con un affitto previsto di circa 480 euro al metro quadro all’anno. Un immobile di 8.300 metri quadri nel cuore del quartiere Porta Nuova con un affitto previsto annuo di 470 euro al metro quadro. La realizzazione di una struttura alberghiera nella zona nord-est, già preallocato alla catena Meininger Hotel Groupe con contratto da 20+5 anni. 3.500 metri quadri in Via Colonna con un’allocazione del 30% degli spazi ancora prima del termine dei lavori di rifacimento della facciata la cui conclusione è prevista per la fine del 2018. Infine, un progetto già concluso: un immobile di 10.500 mq in via Marostica, zona ovest di Milano, già allocato al 100% con un rendimento lordo del 6%. PR è riuscire a interessare, coinvolgere e far convergere su di te e sulla tua Impresa le attenzioni e l’interesse di Vip, giornalisti, addetti ai lavori e indirettamente i tuoi potenziali clienti”. Per ulteriori informazioni consultare il sito: www.prneabbiamo.net.


SHORT STORIES

Edilizia

BIOEDILIZIA, UN MERCATO DI NICCHIA

Se le case in legno stanno diventando sempre più una realtà – rappresentavano il 7% del totale costruito in Italia nel 2015 – il mercato dei mutui green, cioè i prodotti finanziari destinati all’acquisto o alla ristrutturazione di immobili in legno, stenta a decollare. Si tratta, infatti, dello 0,47% delle richieste di mutuo raccolte attraverso i portali Facile.it e Mutui.it. Fra chi ha presentato richiesta di mutuo per bioedilizia attraverso i due portali, l’importo che si cerca di ottenere è mediamente pari a poco meno di 178.500 euro, equivalenti al 60% del valore dell’immobile. Nell’ 80% dei casi si sceglie il tasso fisso ed il piano di restituzione è previsto in 23 anni. L’età media del richiedente, infine, è pari a 40 anni. Esaminando più da vicino le richieste raccolte da Facile.it e Mutui.it emergono alcune interessanti differenze a livello territoriale; la regione da cui provengono il maggior numero di richieste di mutui bioedilizia è il Veneto, che ha generato il 26% delle domande. Seguono in classifica la Lombardia e il Piemonte, entrambe con il 13% delle richieste. Nel 2015 il mercato italiano della produzione di case in legno è cresciuto di quasi il 10%, sfiorando i 700 milioni.di euro.

Borsa

LSWR Group, il 2017 annata “d’Elite” Il 2018 potrebbe portare il gruppo editoriale verso la quotazione in Borsa Specializzato nell’editoria medico-scientifica, giuridicolegale e tecnica, LSWR Group ha chiuso l’anno con due novità strategiche che pongono le basi per un 2018 in crescita. A novembre 2017, infatti, ha ricevuto da Borsa Italiana il certificato Elite che ha attestato il raggiungimento di un elevato livello di approccio istituzionale ai mercati finanziari. Sempre nello stesso mese LSWR Group, tramite la controllata La Tribuna Srl, ha anche concluso un accordo di partnership con Il Foro Italiano, editore dell’omonima

rivista e di importanti banche dati di settore. L’obiettivo di quest’accordo è quello di creare un polo giuridico-legale di matrice italiana che possa confrontarsi ad armi pari con i competitor internazionali, mettendo a disposizione delle varie professioni di riferimento, tutti i prodotti e i servizi ad oggi offerti dalle due aziende. «Il programma Elite – ha dichiarato Giovanni Viganò, CFO di LSWR Group a Economy concluso lo scorso novembre con la certificazione finale, ha rappresentato una tappa fondamentale del nostro percorso di crescita, durante il quale abbiamo avviato nuove procedure e metodologie di lavoro in linea con i più elevati standard richiesti a coloro che decidono di affacciarsi sui mercati regolamentati». LSWR Group, che ha sede a Milano e uffici anche in Polonia e Spagna, oltre all’editoria ha anche divisioni dedicate ai settori

Nuove tecnologie

Blockchain al servizio delle assicurazioni Compagnie e broker hanno creato una soluzione per ottimizzare le quotazioni Generali Global Corporate & Commercial Italia, AIG e UnipolSai Assicurazioni lato compagnie, insieme ai broker Aon e Willis Towers Watson, hanno, per primi nel mercato assicurativo italiano, costruito una soluzione innovativa per eliminare inefficienze e migliorare il servizio ai clienti Corporate sfruttando la tecnologia blockchain. Per una corretta valutazione e successivo piazzamento dei grandi rischi aziende è necessario processare una ingente mole di dati che vengono scambiati attraverso continui flussi di informazioni tra clienti, broker e compagnie. Le inefficienze dei processi

operativi e l’evoluzione del quadro normativo hanno spinto il gruppo di aziende a definire, partendo dal rischio property, alcuni standard di comunicazione dei dati e a valutare le tecnologie disponibili per automatizzare il più possibile i passaggi di condivisione e approvazione ad oggi spesso manuali. Capgemini Italia, dopo soli 2 mesi di sviluppo, ha rilasciato una piattaforma che consente la distribuzione, la condivisione e la sincronizzazione dei dati di rischio in maniera sicura, trasparente ed efficiente. Questa soluzione, da un lato, offre al cliente un servizio più

della comunicazione e della formazione. Il fatturato, che per la fine del 2017 si è attestato attorno ai 39 milioni di euro, è stato raggiunto grazie ad una rapida crescita avvenuta sia per linee interne che esterne. E il futuro? «Siamo orgogliosi di essere tra le aziende ad aver ricevuto la certificazione. Elite - ha dichiarato il presidente Giorgio Albonetti -. Per continuare il percorso di crescita, stiamo valutando l’opportunità di affacciarci, sui mercati finanziari, e vagliare le alternative più consone per il consolidamento del Gruppo».

semplice, veloce, trasparente e sicuro e agli operatori del settore, dall’altro, consente di condividere le informazioni necessarie per la quotazione in tempo reale e di produrre documenti di polizza coerenti in modo verificabile e tracciato. Il tutto attraverso la definizione di un ecosistema privato basato sulla tecnologia Corda di R3 a cui qualsiasi compagnia e broker italiano può accedere, previa autorizzazione dei partecipanti stessi. La soluzione individuata consentirà di gestire e ottimizzare le tempistiche di negoziazione e quotazione, che potranno ridursi anche del 90%, e di migliorare la qualità delle informazioni trasmesse grazie al modello dati standardizzato, concordato e scambiato tramite Blockchain privata (Permissioned Ledger). I prossimi passi prevedono di portare la soluzione in produzione ed estenderne le funzionalità ad altri processi e prodotti, abilitando al contempo l’ingresso nell’ecosistema di nuovi player del mercato assicurativo.

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I COMMENTI Una carrellata, a firma dei nostri migliori contributors, di approfondimenti economici (ma non solo) che spaziano dallo sviluppo del Sud alla tassazione delle imprese online fino al ritratto del nuovo presidente di Confitarma

MEGLIO TARDI CHE MAI! CON LE ZES ORA IL MEZZOGIORNO PUÒ RIPARTIRE Dopo averle sottovalutate per decenni, il governo italiano sta finalmente adottando i provvedimenti necessari all’istituzione delle Zone Economiche Speciali in quelle aree portuali del Sud dove urge rilanciare la competitivà di Antonio Uricchio

88 WEB TAX L’OPINIONE DI PAOLO LUDOVICI SULLA TASSA “IN SALSA ITALIANA”

90 PRIVATE BANKER STA PER SCOPPIARE UNA NUOVA BOLLA? L’ANALISI DI UGO BERTONE

91 UOMINI&DENARI CONFITARMA, ALFONSO RUFFO CI RACCONTA LA NUOVA PRESIDENZA

92 QUI PARIGI LE ULTIME DALLA DÉFENSE A CURA DI GIUSEPPE CORSENTINO

94 IL SUSSIDIARIO.NET COMMENTI E ARTICOLI DALLE PIÙ ILLUSTRI FIRME DELLA TESTATA

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ome riportano le indagini della Banca di un migliaio) e gli USA (250). Nonostante i Mondiale e dell’Agenzia delle Nazioni vincoli di carattere comunitario in materia di Unite, mentre fino agli anni ’70 del secolo aiuti, ispirati dai principi di libera concorrenscorso le zone franche erano appena poza e di tutela dei mercati, il numero di Zone che decine e localizzate in pochi Paesi, nel franche e di Zone Economiche Speciali (le 2008 il loro numero cosiddette “Zes”) nel è arrivato a 3.500 e il IN TUTTI I PAESI OVE S’È FATTO RICORSO Vecchio Continente è A QUESTI STRUMENTI, IL PIL È CRESCIUTO loro trend di crescifortemente cresciuto, IN MODO CONSIDEREVOLE. MA L’ITALIA ta non si è arrestato PRIMA LE GUARDAVA CON DIFFIDENZA soprattutto nei paesi nemmeno nel corso in transizione dell’Est della crisi economica globale. Il fenomeno europeo (Polonia, Paesi baltici, Romania, non riguarda soltanto i Paesi ultraperiferici Bulgaria, Croazia). Solo l’Italia ha guardato e insulari o quelli particolarmente deboli o con diffidenza a tali modelli perché considein via di sviluppo, ma interessa anche i granrati derogatori dei principi di capacità condi del mondo come la Cina (che ne ha più tributiva e di eguaglianza o, ancora peggio, perché ritenuti penetrabili dalle mafie o da attività illecite. Luoghi comuni e sospetL’AUTORE ANTONIO URICCHIO, ti i quali hanno fatto sì che il nostro Paese PROFESSORE ORDINARIO DI DIRITTO TRIBUTARIO fosse l’unico (assieme alla Grecia) a non avE RETTORE DELL’UNIVERSITÀ valersi e a rinunciare alle potenzialità di Zf DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO e Zes. Nei Paesi che hanno fatto ricorso a questi strumenti, invece, il PIL è cresciuto in

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COMMENTI

CLAUDIO DE VINCENTI, MINISTRO PER LA COESIONE TERRITORIALE E IL MEZZOGIORNO

modo considerevole con vantaggi anche per con l’obiettivo di rilanciare la competitività l’occupazione, i consumi, gli investimenti e dei porti delle regioni meridionali». l’attrazione di capitali esteri. Pur dovendo essere individuate dai decisoDopo alcuni tentativi non riusciti (provvediri politici (regioni e governo centrale), sono menti in materia di zone franche urbane e molte le aree portuali meridionali interessazone e a burocrazia zero) anche l’Italia (D.lg. te (Napoli, Bari, Taranto, Gioia Tauro). 20 giugno 2017, n.91) ha adottato disposizioDal punto di vista procedimentale, è previni aventi ad oggetto l’istituzione delle Zone sta l’iniziativa della Regione che deve forEconomiche Speciali, riservando nuove agemulare la proposta di istituzione delle Zes volazioni fiscali alle aziende che vi sono inspecificando le caratteristiche delle aree sediate, siano esse già esistenti che nascenidentificate, delimitandone l’estensione ti. Come emerge dalla relazione illustrativa, avendo riguardo a criteri di collegamento «le Zes, che dovranno delle stesse. Fondainteressare aree por- LE ZES POTRANNO INTERESSARE AREE mentale è il raccortuali e aree ad esse PORTUALI COME BARI, NAPOLI, TARANTO, do istituzionale tra GIOIA TAURO, PORTANDO VANTAGGI e c o n o m i c a m e n t e FISCALI IN FORMA DI CREDITO D’IMPOSTA Regione e Ministero collegate, costituiper la coesione terriscono una nuova modalità per sperimentare toriale e il Mezzogiorno che, in una visione forme di governo economico di aree conunitaria di sviluppo, è chiamato a proporre centrate, nelle quali le procedure amminial Governo il provvedimento formale di costrative e le procedure di accesso alle infrastituzione della Zes, da adottare con Decrestrutture per le imprese, che operano o che to del Presidente del Consiglio. Particolare si insedieranno all’interno delle aree, siano interesse nella prospettiva promozionale, coordinate da un soggetto gestore in raprivestono le agevolazioni fiscali che potranpresentanza dell’ Amministrazione centrale, no essere introdotte in aggiunta al regime della Regione interessata e della relativa ordinario del credito d’imposta pure previsto Autorità portuale, al fine di consentire una dallo stesso decreto in favore delle impreprogettualità integrata di sviluppo della Zes, se del Mezzogiorno e di quelle di industria

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SI STA IMMAGINANDO IL MERIDIONE COME UN’INFRASTRUTTURA UNICA DA OFFRIRE ALLE AREE MEDITERRANEE E AFROASIATICHE 4.0 (pure prorogate per le imprese del Sud). In particolare, oltre agli investimenti delle Pmi, saranno eleggibili per il credito d’imposta investimenti fino a 50 milioni di euro, di dimensioni sufficienti ad attrarre player internazionali di grandi dimensioni e di strategica importanza per il trasporto marittimo e la movimentazione delle merci nei porti del Mezzogiorno. La scelta del legislatore di prevedere un Comitato di indirizzo plurale, presieduto dal Presidente dell’Autorità Portuale, appare particolarmente significativo, valorizzandone il ruolo centrale nella direzione di dare impulso alla portualità e all’economia marittima, al miglioramento della logistica e dei trasporti. Il modello di un Mezzogiorno da offrire come Infrastruttura Unica, e concorrenziale verso le aree mediterranee e afroasiatiche anche attraverso l’intercettazione delle merci della Via della Seta e di corridoi est-ovest e dell’area euro mediterranea, costituisce un obiettivo ambizioso ma realizzabile attraverso gli incentivi fiscali delle Zes che i decreti in corso di adozione dovranno definire.



DIRITTO&ROVESCIO

Senza un'intesa internazionale la web-tax non può funzionare La versione italiana della tassa, come oggi configurata, può comportare rischi di doppia imposizione e traslazione degli oneri a valle col rincaro dei prezzi

IL RELATORE BOCCIA «Con il 3% su base imponibile diversa, incassiamo circa 190 milioni», ha spiegato Francesco Boccia (nella foto), relatore PD della Manovra ed estensore dell'emendamento finale sulla webtax. Un incremento di gettito rispetto ai 112 previsti nella versione uscita dal Senato. Ma questa scelta non ha convinto tutti

di Paolo Ludovici *

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a versione italiana della web tax può nizzazione" nel territorio dello Stato, al fine comportare – trattandosi, nell’atdi “alleviare” il nesso tra presenza fisica di tuale configurazione, di un’imposta un'attività nel territorio dello Stato e assogindiretta - rischi di doppia imposizione e di gettabilità alla normativa fiscale dei redditi traslazione degli oneri a valle mediante un relativi al mercato italiano. Si prevede infatti re-pricing dei servizi. Il rinvio al 2019 per la che sussiste una “stabile organizzazione” sua entrata in vigore dovrebbe consentire ove vi sia una significativa e continuativa una più approfondita riflessione che tenga presenza economica nel territorio dello anche conto delle dinamiche internazionali. Stato, costruita in modo tale da non fare Infatti il legislatore risultare una sua SI PREVEDE CHE SUSSISTA UNA italiano, nella scelta consistenza fisica nel “STABILE ORGANIZZAZIONE” OVE VI delle misure fiscali territorio stesso. È SIA UNA SIGNIFICATIVA PRESENZA per l’economia distato confermato che NEL TERRITORIO DELLO STATO gitale recentemente rientrano nella defiintrodotte con la legge di Bilancio 2018, nizione di “stabile organizzazione” i soli luosembra essere stato ispirato dalla preghi di “estrazione di risorse naturali” e non ferenza per misure immediate, ancorché più, come proposto nel testo approvato dal perfettibili sotto il profilo tecnico. Al fine di Senato in prima battuta, i luoghi relativi "alla dare una prima risposta italiana alle esiricerca e sfruttamento di risorse di qualsivogenze connesse alla fiscalità della “digital glia genere” (tale riferimento generico alle economy”, la legge di Bilancio di previsione risorse “di qualsivoglia genere” si sarebbe dello Stato per l'anno finanziario 2018: potuto interpretare nel senso che anche la (I) Da una parte, riscrive i criteri per dericerca e lo sfruttamento di “users” italiani, terminare l'esistenza di una "stabile orgaal pari di una “risorsa naturale”, è idoneo ad integrare la sussistenza di una stabile organizzazione materiale in Italia). * FOUNDING E MANAGING PARTNER DI L&P - LUDOVICI Questo passo indietro del Parlamento riPICCONE & PARTNERS spetto alla proposta originaria di modifica alla definizione di stabile organizzazione può spiegarsi con l’opportunità di limitare per quanto possibile l’orizzonte dell’intervento,

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lasciando che la tematica della stabile organizzazione nel contesto specifico della “digital economy” sia condivisa a livello internazionale e non caratterizzi in negativo, con iniziative unilaterali, il nostro Paese come un mercato non-business friendly. (II) Dall’altra parte, istituisce, a decorrere dal 2019, un’imposta sulle transazioni digitali relative a prestazioni di servizi BTB effettuate, da soggetti sia italiani sia esteri, tramite mezzi elettronici e rese nei confronti di soggetti residenti in Italia. Essa si applica con aliquota del 3 per cento sul valore della singola transazione, che consiste nel corrispettivo dovuto, al netto dell’Iva, a condizione che il soggetto prestatore effettui nel corso di un anno solare un numero complessivo di transazioni superiore alle 3.000 unità. Si tratta, dunque, di un’imposta indiretta proporzionale sul fatturato derivante da operazioni digitali che dovrebbe colpire soltanto i soggetti di più rilevante dimensione che prestano servizi BTB in Italia mediante mezzi elettronici (a tal fine, il legislatore ha misurato la rilevanza del soggetto prestatore in termini di numero complessivo di transazioni digitali annue e non in termini di fatturato con evidente vantaggio per quei soggetti che effettuano poche transazioni digitali ma con un’elevata marginalità). Allargando lo sguardo all’orizzonte giuridico


L'ANTAGONISTA MUCCHETTI

internazionale, va rilevato che negli ultimi mesi il dibattito sulla fiscalità della “digital economy” ha assunto una posizione di primissimo piano, sia a livello domestico sia nell’ambito delle istituzioni internazionali. La dimensione del tema si è progressivamente ampliata. All’inizio si faceva riferimento all’“economia digitale” come se si trattasse di qualcosa di diverso e staccato dal resto dell’economia. Ora sempre più si parla di “digitalizzazione” dell’economia, volendo così affermare che le questioni che riguardano i nuovi modelli di business non possono non coinvolgere l’evoluzione dei modelli tradizionali. Tale posizione è certamente condivisibile ma spesso viene sostenuta come pretesto per procrastinare una decisione di cambiamento, incuranti del fatto che la questione ha assunto ormai una prevalente valenza politica: l’ortodossia normativa deve piegarsi all’esigenza di dare risposte adeguate e immediate agli elettori. Il tratto distintivo della digitalizzazione dell’economia è la possibilità di servire i diversi mercati senza più necessità di presenza fisica in loco. L’estrema mobilità dei fattori chiave per lo sviluppo economico consente una ampia delocalizzazione e i mercati di sbocco da un lato si riconoscono come essenziali per la creazione di valore della società “over the top” ma dall’altra parte beneficiano di ricadute minime in termini occupazionali e di gettito fiscale. È vero che tali mercati beneficiano delle imposte sui consumi e dell’Iva ma il bilanciamento con la mancata applicazione di imposte sui red-

AMAZON HA TRANSATO Amazon, colosso e-commerce di Jeff Bezos (foto) pagherà all'Italia 100 milioni.

Per il senatore PD Massimo Mucchetti (nella foto) la norma, per come modificata dalla Camera e approvata dal Governo, «colpisce in modo pesantissimo le imprese italiane del web, dimezzando l’onere a carico delle multinazionali digitali, ammesso che a queste venga in concreto applicata l’imposta»

diti non è appagante. Inoltre, spesso i nuovi modelli di business non contemplano alcun onere a carico degli “users” giacché il focus è sui ricavi pubblicitari o B2B. Così, non vi è alcuna imposta sui consumi, a meno che si ritenga che la pubblicità da ultimo determini transazioni ivate, ma il legaalternative si muovono sul solco dell’attuale me è troppo indiretto per essere accettabile. tessuto “normativo”, forzando la definizione In tale contesto l’attenzione è sempre più di stabile organizzazione fino a farla diventaconcentrata nella distinzione tra “users” e re virtuale e prevedendo regole specifiche di “consumers” e nella conseguente individeterminazione del reddito a questa attribuduazione dei meccanismi di tassazione che ibile. Altre alternative, attualmente più proriflettano la realtà dei nuovi modelli di bubabili, contemplano soluzioni del tutto nuosiness. Da un lato, il servizio è talvolta grave, quali la cosiddetta “web tax” da applicare tuito ed è difficile parlare di “consumatore” al fatturato lordo derivante da transazioni se non vi è un immedigitali. Un aspetto SI AUSPICA CHE SI POSSA TRATTARE diato corrispettivo; importante e relatiDI UNA IMPOSTA SUI REDDITI PER FAR SÌ dall’altro lato il servamente condiviso è CHE SI APPLICHI SU UNA GRANDEZZA vizio è offerto non già NETTA E SI EVITI LA DOPPIA IMPOSIZIONE che tali soluzioni si per sé stesso ma per dovrebbero applicare acquisire dati che servono in parte per misolo a società grandi per non penalizzare le gliorarne il livello ma soprattutto per creare start-up e favorire i “giganti del web”. altre linee di ricavo, “vendendo” i dati a terzi Per quanto riguarda la “web tax”, la comuad esempio ai fini pubblicitari. Nel contesto nità internazionale auspica che si possa internazionale, gli “users” vengono tendentrattare di una imposta sui redditi per far zialmente assimilati al “prodotto” delle ecosì che si applichi su una grandezza netta e nomie tradizionali o alle “risorse naturali” di si eviti la doppia imposizione internazionauno Stato, come petrolio e minerali preziosi. le. Questa modalità richiede un consenso Nell’ambito delle proposte normative oggi in internazionale che allo stato appare molto discussione a livello internazionale, alcune lontano sul piano tecnico. Le esigenze politiche porteranno probabilmente ad una GOOGLE, FUGA diversa soluzione, modellata più sui tributi ALLE BERMUDA indiretti che su quelli diretti, con rischi di Google (Sergej Brin, doppia tassazione e di traslazione degli oneuno dei due fondatori, nella foto) ha spostato ri a valle. Purtroppo, il consenso tecnico è i soldi alle Bermuda. configurabile solo nel medio termine ma la politica preme per misure immediate.

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PRIVATE BANKER

È la riforma di Trump l'ago che farà scoppiare la grande bolla? Non tutti gli analisti sono concordi, ma i segnali (l'enorme liquidità circolante, il rialzo duraturo della Borsa Usa, il gigantesco accumulo di ricchezza da parte di pochi privilegiati) lasciano presagire il peggio di Ugo Bertone

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he cosa hanno in comune il prezzo ricani, boiardi russi o capitalisti cinesi di del cartellino raggiunto da alcuni rosso travestiti che hanno coperto il mare assi del football, primo fra tutti il dell’economia di bolle e bollicine che, per brasiliano Neymar, la quotazione del Salora, non spaventano i mercati. Eppure vator Mundi di Leonardo da Vinci piuttosto il boom dei prezzi delle opere dei maeche il livello toccato dalle criptovalute? stri del Rinascimento così come la corsa All’apparenza nulla. Ma, a ben vedere, c’è al campione degli stadi rischia di essere almeno un elemento che accomuna fenol’avvisaglia della Grande Bolla, quella che meni all’apparenza così diversi: l’enorme segna la fase suprema (e finale) delle staliquidità che ha inondato il sistema per gioni di rialzo dei mercati finanziari. reagire alla grande crisi del 2008. È graAndrà così? Qualcuno, vedi Mike Wilson zie all’abbondante libagione permessa dai di Morgan Stanley, sta già scrutando il cantinieri delle banche centrali se, con calendario: il grande rialzo della Borsa velocità crescente, Usa dura da più di ha preso il volo tutto IL VALORE DEI BENI D'INVESTIMENTO E DI otto anni. Ovvero, quanto poteva venire QUELLI DA COLLEZIONE CHE HA TOCCATO secondo la statistiPICCHI MAI VISTI PRIMA ASSOMIGLIA in mente come bene ca, entra in una staALL'AVVISAGLIA DEL CRACK da collezione: quagione ad alto rischio dri, immobili di pregio, beni da collezione, perché il Toro non ha mai superato la criptovalute e tutto quello che poteva vecrisi del nono anno. Allacciate le cinture, nire in mente come bene d’investimento. insomma. E affrettatevi: da sempre i miUn fenomeno straordinario o, se preferigliori affari si fanno negli ultimi sei mesi. te, l’altra faccia della medaglia del lavoro Fesserie. È la replica degli ottimisti. Sui sporco svolto dai macchinisti delle banche mercati finanziari, il rischio-bolla, se si centrali che, per anni, hanno lavorato nelescludono i Bitcoin (che tutto sommato, le officine della finanza senza preoccuper ora, fanno più folclore che sostanza), parsi della grande assente, l’inflazione, sembra limitato a pochi grandi protagonitramortita dalla mazzata della recessione. sti della tecnologia, da Amazon a Google, Grazie a questa novità, favorita dall’accuFacebook o Apple, che però vantano tassi mulo della ricchezza dei più privilegiati, di crescita reali che giustificano le quotai denari hanno preso le strade più dispazioni in costante crescita. In un certo senrate, a vantaggio di sceicchi, tycoon ameso, rispetto alle bolle del passato, stavolta

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IL SALVATOR MUNDI VENDUTO PER 450 MLN DI DOLLARI

è davvero diverso, come dimostrano sia la forza della ripresa che la fiducia che ha investito, in contemporanea, tutti i centri della finanza mondiale sotto la spinta del propellente della riforma fiscale Usa. Ma c’è da chiedersi se la “benzina” nel motore del Toro versata da Donald Trump si tradurrà in una spinta durevole al rialzo oppure se non sarà l’ago che farà scoppiare la bolla. La riforma di Trump, notano i più critici, è senz’altro destinata a favorire la crescita dei dividendi e l’esplosione dei buy back, a tutto vantaggio di soci di maggioranza e dei vertici societari, i primi beneficiari di bonus e stock options, ma a scapito degli investimenti a lungo termine. È facile prevedere che molti board preferiranno puntare sull’aumento dei guadagni (sicuri) garantiti dal riacquisto di azioni proprie piuttosto che destinare l’enorme cash a disposizione (una corazza che rende le corporation impermeabili all’aumento dei tassi) in investimenti di rischio. Il rischio della grande Bolla futura sta proprio nel un gigantesco conflitto di interessi tra i vantaggi per i pochi beneficiati dalla grande ricchezza e gli oneri inflitti agli stakeholders (lavoratori, comunità locali, Stati) che non partecipano alla festa.


UOMINI&DENARI

Mille navi, un unico obiettivo: ottenere un Ministero per il mare È il risultato al quale punta Mario Mattioli, nuova guida di Confitarma, l'associazione degli armatori italiani. E in linea con l'uscente Grimaldi, intende potenziare i rapporti con Confindustria e Federazione del Mare di Alfonso Ruffo

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endere il posto di un gigante del settore come Manuel Grimaldi non dev’essere la cosa più facile da fare. Ma Mario Mattioli, classe 1963, moglie e tre figlie, ha l’esperienza e la pazienza giuste per provare a essergli degno successore alla guida di Confitarma, l’associazione che riunisce gli armatori italiani. «Cercherò con tutte le mie forze – ha detto nel discorso d’investitura - di continuare sulla stessa strada che ha portato vantaggi all’armamento italiano, consapevole del fatto che essere presidente di Confitarma significa assumere la responsabilità di rappresentare una categoria importante del nostro Paese». Quanto importante? I numeri dicono che l’associazione riunisce oltre mille navi che operano su tutte le principali rotte nazionali e internazionali con un tonnellaggio quasi interamente (94 per cento) di proprietà italiana. Gli addetti diretti sono circa 30 mila ai quali vanno aggiunti i quasi 50 mila dell’indotto. Napoletano come chi l’ha preceduto, Mattioli è un anche figlio d’arte: da parte di madre, Laura Cafiero, mecenate e Cavaliere del Lavoro (è stata anche alla guida del Gruppo Mezzogiorno), scomparsa 10 anni fa lasciando un grande vuoto tra gli amici e i L’AUTORE ALFONSO RUFFO

colleghi che l’hanno sempre apprezzata per mative internazionali. Convinto sostenitore la forza del carattere. A capo di una compache, per un’azienda, il capitale più prezioso è gnia (la Cafima) che si occupa di assistenza quello umano (si è occupato per molto temalle piattaforme petrolifere, rimorchiatori e po e ancora si occupa di formazione), Mattioli navi gasiere – con oltre 100 milioni di fattuintrattiene buoni rapporti con tutti i suoi inrato per 800 dipendenti – il neo presidente terlocutori ed è perfino riuscito a sanare la di Confitarma ha un pallino che trasformerà frattura che si stava producendo con gli aminell’obiettivo strategico del suo mandato: otci-competitori di Genova. Ma una spina nel tenere un ministero per il mare. L’economia fianco non è riuscita ancora a togliersela. È che ruota intorno al settore – porti, interporti, quella conficcata nel corpo dell’associazione logistica, trasporti – può diventare un vero e da Vincenzo Onorato il quale, polemizzando proprio volano di sviluppo per il Paese. E le pretestuosamente proprio con Grimaldi sulla energie che contiene non attendono altro che nazionalità dei marittimi imbarcati, ha poressere liberate per tato scompiglio nella dare impulso a una SULLE SPACCATURE TRA GLI ARMATORI: compagine e favorito «CONFITARMA NON PRIVILEGERÀ nazione praticamente la nascita dell’orgaUN SOCIO O UN ALTRO MA SARÀ immersa nell’acqua nizzazione rivale AsPORTAVOCE DELL'INTERA CATEGORIA» e che conta ottomila sArmatori. «Confitarchilometri di costa. ma – ha spiegato Mattioli – è sempre stata Dunque, superare la frammentazione del siun esempio di unità. Ora qualcosa è cambiato stema attuale – che inevitabilmente rallenta ma occorre avere sempre chiara la mission le azioni e rende le decisioni meno efficaci dell’associazione che non è privilegiare un – diventa un obiettivo non più rinviabile. E su socio o un altro bensì di trasmettere le istanquesto, si presume, avrà il sostegno convinto ze della categoria che rappresenta a chi legidell’intera associazione e del comparto allarfera. Nell’interesse di tutti». gato che le fa capo. Così come sarà necessaLo spirito collaborativo di Mattioli si riconorio lavorare sodo - ne è convinto il presidente sce anche nella volontà di potenziare i rapdi Confitarma - per semplificare e sburocraporti con Confindustria e con la Federazione tizzare il settore anche al fine di rendere meno del mare che rappresenta e dà voce a tutte le oneroso battere la bandiera italiana di fronte componenti del settore marittimo con un’aai vantaggi offerti da quelle straniere. E si zione che il presidente di Confitarma definidovrà essere più solleciti nel recepire le norsce «silenziosa ma di sicuro valore».

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Arriva in Francia il postino tuttofare Complice il calo vorticoso delle consegne, le poste francesi hanno dovuto reinventarsi, diventando erogatori di servizi diversi, dall’assistenza agli anziani al controllo dei contatori fino al riciclo delle capsule del caffè di Giuseppe Corsentino

IN FRANCIA IL POSTINO NON SUONA SEMPRE DUE VOLTE. Basta un “coup de sonnette”,

un trillo del campanello, e Madame Benoît, un’anziana pensionata di Perpignan corre ad aprire la porta alla sua amica-postina, Marie Cases, che da qualche mese ha il compito non solo di consegnarle le lettere che riceve, ma soprattutto di accertarsi che la signora stia bene e quindi rassicurare, con un sms, la sua “Caisse de retraite”, la cassa che eroga la pensione complementare (ma anche i figli che vivono lontani) che “tout va bien”. Non è un optional del servizio postale (a pagamento:140 euro al mese) ma un programma integrativo con cui La Poste, una delle aziende pubbliche francesi più efficienti cerca di saturare l’orario di lavoro dei suoi 72mila postini (su un organico complessivo di 250mila dipendenti) che hanno sempre meno lettere e pacchi da consegnare (-6,5% di traffico l’anno scorso: 11 miliardi di “colis”, di oggetti, contro 14 miliardi del 2012 tanto per dare un indicatore della crisi del cosiddetto “servizio postale universale”) e, quindi, un numero di “ore vuote” sempre più alto da riempire. Di fronte al crollo delle consegne e alla sostanziale impossibilità di licenziare o spostare in altre amministrazione i postini, La Poste ha pensato di allargare gli incarichi dei suoi dipendenti. Per ora in forma volontaria, molto presto in forma obbligatoria magari con una piccola integrazione salariale, come fa capire Sylvie François, direttrice delle risorse umane, una “enarca” che è stata per nove anni nel gabinetto del presidente Mitterand e poi alla direzione generale del Ministero del

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Lavoro. È stata lei a lanciare una serie di programmi integrativi per i suoi postini semi-disoccupati, i “services de proximité”. Per esempio, “Veiller sur mes parents”, controllare i nonni in collaborazione con i fondi pensione; “Proxi Diag” in collaborazione con Edf, Engie e le altre società di luce e gas, per la lettura dei contatori e la rilevazione di piccoli guasti; “Proxi course santé” per la consegna delle medicine ordinate in farmacia, in collaborazione con la Santé, la mutua generale pubblica. E ancora, “Proxi course commerçants” per la consegna del pane e della spesa agli anziani non autosufficienti in collaborazione con le associazioni locali dei commercianti. Proprio per la consegna della baguette le poste francesi hanno dovuto trovare un accordo con i panettieri. La baguette tradizionale misura 50 centimetri, troppo lunga per essere stivata nel cestino dello lo scooter elettrico in dotazione ai postini. L’unica cosa possibile è ridurre a 39 cm la lunghezza della baguette. Altri programmi sono in fase di studio, sempre in collaborazione con partner nazionali o locali, anche se qualche volta, come spiega un sindacalista, la fretta dell’azienda ha creato qualche incidente di percorso con altre strutture e altre organizzazioni. È il caso del programma “Recy’go”, la raccolta a domicilio delle capsule del caffè usate, che La Poste si preparava a lanciare insieme a Nespresso, facendo imbestialire quelli della Federec, Fédération des entreprises du recyclage che hanno presentato un esposto all’Autorità per la tutela della concorrenza. Ed è un miracolo che la federazione delle scuole

SERVONO NUOVE IDEE Non si può vivere solo con la consegna di lettere e pacchetti. Il cosiddetto “servizio postale universale” è destinato a sparire. Nel 2012 i “colis” consegnati erano 14 miliardi, oggi siamo a quota 11 con un fatturato di 11,3miliardi di euro, lo 0,9% in meno rispetto al 2016. Il calo è continuo (la previsione è 7 miliardi nel 2022) e non si può certo compensare con l’aumento del francobollo arrivato a 95 centesimi per una lettera prioritaria. Anche il servizio recapito giornale (efficientissimo) è destinato a ridursi. I 111,5 milioni di fatturato previsti quest’anno scenderanno a 95 nel 2020 se non prima. Per mantenere il giro d’affari (oggi a 23,3 miliardi di euro con un margine netto di 849 milioni) La Poste ha una sola strada: reinventarsi come ha cominciato a fare. guida non abbia presentato, anch’essa, il suo esposto dopo che la direzione delle Poste ha deciso di ospitare nelle sue sedi più grandi gli esami per la patente. Ma Sylvie François va avanti: non è il tipo che si arrende facilmente. E per convincere i sindacati ha un argomento imbattibile: meglio i “service de proximité” che l’orario (e lo stipendio) ridotto.



QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

La politica del tutti contro tutti lasci il passo al senso di unità DI GIORGIO VITTADINI

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l triste scenario di una ripresa ancora troppo effimera, si aggiunge l’ancora più triste spettacolo dei candidati alle prossime elezioni che fanno a gara a chi promette di cancellare più leggi, senza proporre niente di costruttivo, senza precisare cosa si vorrebbe creare, quali soluzioni ai problemi si immaginano. Ma una volta chiarito che molto probabilmente quello che ci si dovrà aspettare è ancora un periodo di instabilità, bisognerà pur decidere di muovere un piede dopo l’altro, fissare delle priorità per andare avanti, cominciare a delineare di cosa è fatto un bene comune. Il privilegio di chi pontifica e arzigogola su un disastro presente o futuro, senza impiegare mai del tempo a capire da dove ricominciare, ci sta costando troppo caro. C’è una figura istituzionale, quella del presidente della Repubblica, che rappresentando l’unità nazionale, ha il compito di richiamare proprio questo principio elementare: si può sempre ricominciare a costruire la casa comune. Gli ultimi presidenti hanno tracciato una linea rossa in tal senso che vale la pena richiamare. Il presidente Napolitano, che nell’ultima parte del suo primo mandato, quando la guerra tra bande della politica italiana stava assumendo le sue note più fosche, ha esortato a non smettere di costruire l’Italia dal basso ricercando il bene comune. Intervenendo al Meeting di Rimini 2013, ha parlato del “coraggio del-

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IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA SERGIO MATTARELLA

soluzioni”. la speranza, della volontà e dell’impegno. Successivamente riuscì a formare un goDell’impegno operoso e sapiente, fatto di verno di unità nazionale che affidò al spirito di sacrificio e di massimo slancio premier Enrico Letta e da qui si riavviò creativo e innovativo”. Un impegno che non il cammino del paese. Il nuovo presidenpuò venire solo dallo Stato, ma è “espreste Mattarella, che sembrava eletto in una so dalle persone, dalle comunità locali, dai prospettiva divisiva si è mosso in direzione corpi intermedi, secondo quella conceziosimile, come si è visto al Meeting di Rimini ne e logica di sussidiarietà” che ha permes2016, dove ha detto: “Il noi è anche la stoso “una straordinaria diffusione di attività ria. Il noi è la democrazia. Andare oltre l’io imprenditoriali e sociali e di risposte ai vuol dire realizzarsi in maniera autentica bisogni comuni costruite dal basso”. Tale anche come singoli. Vuol dire anche supeappello si ripeté in modo diverso in occarare il limite del qui e ora, perché il futuro sione della sua rielezione. Era un altro mosi costruisce soltanmento drammatico. Il Porcellum aveva GLI ULTIMI DUE CAPI DELLO STATO HANNO to insieme. A volte RICHIAMATO A PIÙ RIPRESE LE FORZE sembra persino importato a una situaPOLITICHE AL CORAGGIO DELLA VOLONTÀ possibile pensare zione di stallo totale E AL RAGGIUNGIMENTO DI UN “NOI” oltre il contingente. perché non c’era alLa discussione pubblica, compresa quella cun accordo su quale presidente eleggere politica, è spesso dominata dal presente. e a quale governo dare vita. Il presidente Passare dall’io al noi ci permette di guarNapolitano accettò il reincarico affermandare più lontano”. do la necessità di un lavoro comune per il E, nel suo recente discorso di fine anno, rinnovamento istituzionale del paese, in dopo aver sottolineato la necessità di voun clima di reciproco rispetto: “Le forze tare, ha affermato che questo “noi” è già rappresentate in Parlamento, senza alcuna per molti una realtà: “Conosco un Paese eccezione, debbono comunque dare ora diverso, in larga misura generoso e solida- nella fase cruciale che l’Italia e l’Europa le. Ho incontrato tante persone, orgogliose attraversano - il loro apporto alle decisioni di compiere il proprio dovere e di aiutare da prendere per il rinnovamento del pachi ha bisogno. Donne e uomini che, giorno ese. Senza temere di convergere su delle


dopo giorno, affrontano, con tenacia e con coraggio, le difficoltà della vita e cercano di superarle”. Cosa insegna quindi la politica dei presidenti, qualunque sia l’opzione politica che abbiamo e il partito che vogliamo sostenere? Innanzitutto che la politica e l’assetto di una nazione non possono essere concepiti come se si fosse nel Messico della rivoluzione del 1917 dove qualunque banda arrivasse faceva fuori le bande nemiche. Chi diventa leader deve esserlo per tutti, apprezzare e valorizzare le opposizioni e smetterla di voler rottamare non il vecchio ma il diverso da sé. Chi diventa leader deve pensare che le cariche politiche chiedono serietà e competenza, non solo nella gestione della comunicazione, ma sopratutto nell’affrontare problemi che sono per forza complessi e richiedono compromessi. Non si può governare con cinguettii di twitter, comparsate televisive, feste da

NON SI PENSI CHE UNA CORRETTA GESTIONE DELLA COSA PUBBLICA DEBBA NECESSARIAMENTE PARTIRE DALL’ALTO: SERVE L’IMPEGNO DI TUTTI

Satyricon, collaboratori servili ma incapaci. C’è un altro importante aspetto: un cammino comune nella gestione della cosa pubblica non nasce dall’alto, ma è frutto di un impegno convergente di persone che si legano tra loro per la passione di costruire sviluppo economico e sociale. Non ci si può limitare ad analisi macro-economiche che scommettono sull’ineluttabilità del declino, come se nulla potesse cambiare la libertà, la forza ideale, la giusta ambizione delle persone. Siamo ancora padroni del nostro destino se ci innestiamo in questo flusso comune positivo e, come si è visto negli ultimi 25 anni, chi si sottrae a questa lettura della realtà non ha proprio nulla da dirci e darci qualunque sia la sua età, vecchio o giovane che sia, perché non usa il cuore. Proprio il cuore è un buon criterio per scegliere, fuori da logiche populiste, distruttive o che ripropongono un passato recente ma già pieno di fallimenti.

DI UGO ARRIGO

Platone teorizzava che la politica è il frutto della cooperazione tra cittadini

QUI CUSTODIET CUSTODIES? Ottima idea. Ma chi paga? Questo dovrebbe chiedere l’elettore agli esponenti politici di fronte a ognuna delle proposte di politica economica che stanno iniziando a emergere in vista delle elezioni. Si sono infatti aperte le cucine della campagna elettorale e i capocuochi dei partiti in competizione hanno già iniziato a sfornare sfavillanti ricette di spesa pubblica. Prima della chiusura della campagna saranno incluse in altrettanti voluminosi ricettari tra i quali il giorno del voto gli elettori saranno chiamati a scegliere. E il giorno dopo il voto, se vi sarà un cuoco vincitore netto, bisognerà andar a far la spesa per mettere assieme gli ingredienti richiesti dal suo ricettario. Chi la pagherà? Il problema non sembrano porselo né gli chef, che immagino si ritengano dei creativi dell’alta cucina per i quali sarebbe poco dignitoso occuparsi di questi dettagli di basso livello, né tantomeno gli elettori/commensali che si aspettano di potersi sedere al tavolo per consumare i pasti per i quali hanno votato. Sin qui nulla di nuovo nella storia del nostro Paese, nel quale nell’ultimo mezzo secolo abbiamo messo assieme ben duemilatrecento miliardi di euro di conti di ristorante pagati prendendo soldi a prestito, quella cosa che va sotto il nome di debito pubblico e che sembra essere completamente ignorata nelle cucine dei nostri chef, il cui funzionamento futuro sarà garantito solo se i nostri creditori continueranno a finanziarci. Possibile che i commensali/elettori credano ancora nell’esistenza di pasti gratis? In fondo non è indispensabile essere seguaci di Milton Friedman per avere consapevolezza del contrario. Tuttavia esistono due tipi di pasti: quelli pagati da chi li consuma e quelli pagati da chi non li consuma. Coloro che consumano pasti che non pagano e coloro che pagano pasti che non consumano fanno parte della

stessa comunità nazionale, della stessa cittadinanza, e avrebbero il dovere di accordarsi su criteri equi di ripartizione dei vantaggi e degli oneri, cioè dei pasti e dei relativi conti. Questa divisione equa dei costi e dei benefici si chiama politica, quando funziona, e continua a chiamarsi politica anche quando non funziona. Ma ove funziona i paesi prosperano e ove non funziona i paesi declinano. Che la politica sia l’arte di cooperare tra cittadini secondo giustizia non è una definizione nuova né recente, risalendo almeno a Platone. Tuttavia la democrazia, il peggior sistema di governo tranne tutti gli altri che sono stati sinora sperimentati, come disse Churchill in un famoso discorso alla Camera dei Comuni, ha un problema: chi governa dovrebbe perseguire il bene dell’intera comunità, ma, per governare, e continuare a farlo anche dopo le prossime elezioni, gli è sufficiente il consenso di una maggioranza dei cittadini, non della loro totalità (o quasi). Se i cittadini non sono coesi, se non sono interessati al bene dell’intera comunità ma solo a quello individuale o della loro corporazione, essi permettono ai politici di avere successo offrendo pasti gratis ai loro potenziali elettori e ponendo il conto a carico dei loro sicuri non elettori. Si può allora dire che il populismo, o la demagogia, per usare una parola più antica, consista nel comperare il consenso dell’elettore (inteso come collettività nazionale) coi suoi stessi soldi o, in maniera più raffinata, nel comperare il consenso di Tizio (inteso come parte sociale) coi soldi di Caio e magari subito dopo il consenso di Caio coi soldi di Tizio, sfruttando le asimmetrie informative e l’incompetenza degli elettori. Il massimo del successo del politico si ha quando il consenso di Tizio e quello di Caio sono comperati coi soldi dei figli non ancora elettori di Tizio e Caio e magari anche con quelli dei loro nipoti non ancora nati. Lo strumento magico per ottenere questo risultato si chiama debito pubblico: il debito è la somma dei conti non pagati dei commensali di oggi e di ieri posti a carico delle... La versione integrale dell’articolo di Ugo Arrigo è leggibile sul sito http://www.ilsussidiario.net

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TALENT SHOW

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CI PIACE IL CONSIGLIO DI STATO CHE TORNA A FUNZIONARE Finalmente la giustizia amministrativa non è più luogo per fare melina in attesa che il tempo passi e le pendenze rimangano irrisolte

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erché corredare un’intervista di un commento, per di più sullo stesso giornale che la ospita, e a distanza di molte pagine? È la scelta che Economy fa, qui, riguardo all’intervista al presidente del Consiglio di Stato Alessandro Pajno, pubblicata appunto alle pagine 46 e 47 di questo fascicolo. Una scelta dettata dalla decisione di sottolineare come i risultati di efficientamento del Consiglio, che Pajno presenta con tono sobrio, come se niente fossero, sono invece la classica mosca bianca in un quadro di inefficienze desolanti della Pubblica amministrazione in genere e delle magistrature in particolare. Tanto più valore assume, dunque, la palingenesi del Consiglio di Stato: dimostra come il tabù della burocrazia immobile si possa sfatare e come anche uffici e amministrazioni vecchie di decenni possano avere un colpo di reni e diventare efficaci. E’ questione, evidentemente, di uomini e di buona volontà: e il caso del consigliere espulso, rapidamente anche se secondo le procedure, e senza tentennamenti o retromarce è una riprova straordinaria in un Paese dalla morale debole. Non dobbiamo più prendercela dunque con la giustizia amministrativa, magistratura come le altre, lecito punto di riferimento dei cittadini vessati (capita che lo siano!) e non deprecabile calcio d’angolo con cui prendere tempo e confidare nel fischio dell’arbitro che chiuda la partita di un contenzioso. Bravi quelli del Consiglio di Stato, assai meno chi – compresi i governi Renzi-Gentiloni – straparla di riforme della burocrazia senza poi farle sul serio, se non forse negli snodi di cui il cittadino non si accorge.

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Da barzelletta a fotografia di giudici che hanno rimesso in sesto il sistema dei TAR, di nuovo efficaci Quanto ci vorrà prima che anche nelle tecnologie si presenti una low-cost che elimini l’oligopolio?

edremo cosa ne sarà del procedimento giudiziario aperto in Francia a carico della Apple su un’ipotesi accusatoria molto grave, cioè l’inserimento negli iPhone di sistemi di obsolescenza programmata che li rallentino gradualmente nel tempo fin quasi a bloccarne il normale funzionamento per indurre gli utilizzatori a cambiarli con i modelli più recenti. Ma a parte quest’odiosa eventualità, certo tutta da dimostrare, non c’è bisogno di nessun procedimento giudiziario per notare che alcuni big della tecnologia di massa – e Apple più di altri – sono da tempo abituati a gestire il marketing come una sorta di droga leggera con la quale avvincere i clienti, senza lasciargli di fatto possibilità di alternative e infedeltà. Basti pensare alla insensata diversificazione di spine e spinotti, che ci costringono a cambiare tutto (e quindi ci dissuadono dal farlo) se vogliamo passare dall’una all’altra marca di smartphone. O all’ormai diffusa impossibilità di cambiare la batteria usurata, che di regola anticipa di molto l’usura dello smartphone. O ancora, tornando alla Apple, la scelta di ridurre a una le prese sulle ultime generazioni di smartphone, in modo che se si usa l’auricolare a filo non si può ricaricare la batteria. Insomma, ci tengono al guinzaglio. E per quanto gli smartphone siano senza dubbio utili, così diventano odiosi. Ma com’è, allora, che in questo settore non sono nati antidoti? Per esempio non esistano le “low cost” degli smartphone? Lasciate perdere chi blatera di eccezionalità tecnologiche: sono tutti prodotti simili. La colpa è dell’oligopolio feroce che Apple e gli altri hanno finora imposto. Ma è questione di tempo. Finirà: e bisogna fare il tifo.

NON CI PIACE LA PREPOTENZA DA PADRONI DEL VAPORE DI APPLE L’azienda guidata da Tim Cook, così come altri leader del mercato, ha reso il settore degli smartphone una specie di prigione dorata


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STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

La moda si rinnova creando negozi "4.0" all'insegna dell'innovazione. E a proposito di nuove tecnologie, uno sguardo al futuro con i frigoriferi di nuova concezione. Ancora: la trasformazione del lavoro si mostra soprattutto in azienda, con le rinnovate esigenze dei dipendenti, soprattutto donne, che necessitano di strumenti di welfare per coniugare vita privata e lavorativa. E infine: può un'azienda nata negli USA trovare la sua "America" proprio nel Bel Paese?

SETTORE TESSILE E INDUSTRIA 4.0: L'INNOVAZIONE VA MOLTO DI MODA Il Gruppo Miroglio ha lanciato un processo di ammodernamento dei sistemi di vendita e dei negozi, introducendo il "retail 4.0" e investendo in startup innovative che offrono ai clienti nuove esperienze di acquisto di Marco Scotti

S

i può mettere Internet in una stoffa? da un valore aggiunto. Tutto questo, sotto Cioè: in un settore industriale matula guida di un manager esterno come Hans ro, e tradizionalmente anologico, come la Hoegstedt, un passato decennale da numemoda, in cui la necessità di toccare tesro uno di Prysmian e ora amministratore suti, osservare nuance e provare modelli delegato di Miroglio Fashion, la branca più frena perfino lo sviluppo dell’e-commersignificativa – in termini di fatturato e di ce – che spazio possono avere l’Internet personale – del gruppo albese. A riprova che delle cose e Indule aziende “familiari” A CAPO DI MIROGLIO FASHION C'È stry 4.0? Tanto spanon devono necessaHANS HOEGSTEDT, PER DIECI ANNI zio, almeno a giuriamente affidarsi a AMMINISTRATORE DELEGATO DI dizio di Giuseppe persone che portano PRYSMIAN. CON LUI BOOM DI RISULTATI Miroglio, presidenlo stesso cognome del te dell’omonimo gruppo con sede ad Alba fondatore, ma che possono guardare a mache conta tra i suoi dodici marchi alcuni nager esterni. Nell'era Hoegstedt, il fattura“must have” come Elena Mirò, Motivi e to è aumentato del 18% nei primi tre mesi Caractère. Un brand storico dell’industria del 2017 e sono stati stanziati investimenti tessile che ha saputo cogliere le nuove per oltre 40 milioni di euro. Ma, si diceva, la sfide della moderna manifattura attrastrategia del Gruppo Miroglio segue strade verso strade diverse eppure convergenti: diverse. Prima di tutto, il MIP, che esiste da il Miroglio Innovation Program (MIP), circa tre anni e ha due aree di azione prinil negozio 4.0, l’investimento in startup cipali: promuovere l’innovazione interna innovative che possano offrire all’aziened essere una sorta di “antenna” sul mondo

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STORY-LEARNING

LA VERA SFIDA È TRASFORMARE I DATI CHE ABBIAMO IN UN SERVIZIO ALLA CLIENTELA PIÙ PERSONALIZZATO E PIÙ EFFICACE

GIUSEPPE MIROGLIO, PRESIDENTE ESECUTIVO DI MIROGLIO GROUP

esterno, captando i trend del futuro. «Tramite MIP – spiega Giuseppe Miroglio – sono partiti alcuni progetti che sono stati poi sviluppati all’interno dell’azienda, come nel caso del retail 4.0. Il ruolo di MIP sta cambiando: all’inizio aveva un basso livello di sensibilità per l’innovazione, oggi invece si guarda con crescente interesse al “nuovo”. E oggi dobbiamo impegnarci a guardare al “dopodomani”, non più al domani, per essere pronti a cogliere i nuovi trend». La seconda “gamba” della trasformazione di Miroglio è quella che riguarda il negozio 4.0. Attualmente oltre l’80% del fatturato del Gruppo viene realizzato tramite retail, nei quasi 1.200 negozi monomarca – che equivalgono a oltre 10 chilometri lineari di vetrine. «Dal punto di vista dell’innovazione – aggiunge il presidente esecutivo di Miroglio - a livello industriale la discontinuità tecnologica, per noi, è avvenuta già anni fa con il rinnovamento del parco macchine: crediamo nell’integrazione, non nella completa sostituzione di una tecnologia con un’atra. Per quanto riguarda l’area fashion, invece, l’innovazione è molto meno tangibile, ma più pregnante. Il canale offline è fondamentale, e abbiamo in mente di migliorare l’esperienza dei nostri clienti in negozio. Ovviamente

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vogliamo offrire anche e-commerce, ma non è questo il core della nostra trasformazione digitale. Abbiamo già un numero pazzesco di dati che ci arriva dalle vendite che facciamo in negozio. La vera sfida è riuscire a tramutarli in un servizio personalizzato per la clientela». È stato stanziato un budget di circa 15 milioni di euro, tramite il progetto “300 300”, per revisionare la rete distribuL'80% DEL FATTURATO DEL GRUPPO VIENE REALIZZATO NEI 1.200 NEGOZI PER LA CRESCITA DEL RETAIL SONO STATI INVESTITI 15 MILIONI

tiva di 300 negozi, in un’ottica di maggiore distintività e personalizzazione dei brand, in 300 giorni. Il progetto è stato ultimato nei primi giorni del nuovo anno. A questi investimenti vanno aggiunti altri interventi, più contenuti dal punto di vista dei costi, che riguardano le casse dei punti vendita: con una spesa di 1,6 milioni di euro avverrà la sostituzione su tutta la rete del software, con l’attivazione di nuove modalità di integrazione tra negozi fisici e online. Inoltre, grazie alla tecnologia RFID, i negozi della catena Fiorella Rubino (oltre 170) beneficeranno di una nuova etichetta “intelligente” che consente di semplificare la gestione dei

magazzini tramite un monitoraggio elettronico dei singoli capi venduti. Infine, è stato sviluppato il “borsino”, che combina dati quantitativi e sensibilità del personale per richiedere o cedere articoli in funzione delle aspettative di vendita nel singolo negozio. La terza leva dello sviluppo sfrutta un’inclinazione personale di Giuseppe Miroglio per il mondo dell’innovazione: si è scelto di puntare su alcune startup nelle quali investire. È il caso di The Color Soup e TailorItaly. Entrambe hanno come obiettivo la personalizzazione di tessuti e modelli. La prima è una piattaforma di e-commerce che ha alla base lo «sviluppo – racconta Miroglio - della tecnologia di stampa digitale, che porta vantaggi significativi come la possibilità di gestire piccoli lotti, portando la stampa tessile da b2b a b2c». La cosa interessante di The Color Soup è che si possono realizzare stampe personalizzate anche a partire da un metro di lunghezza. Per quanto riguarda TailorItaly, invece, la personalizzazione riguarda i capi: 13 pezzi complessivi - tra cui trench, gonne e bluse, – che possono essere modificati a piacere dal cliente per quanto riguarda il collo, le maniche e i profili a contrasto. Il risultato sono circa 800 varianti possibili che vanno da 69 a 285 euro.


WELFARE STORY-LEARNING

Welfare aziendale, sostantivo femminile. E necessario Sempre più donne in azienda, soprattutto tra manager e quadri, fanno fatica a bilanciare impegni lavorativi e compiti familiari. Per questo Edenred ha messo a punto piani di welfare per aiutarle a “respirare”

«F

di Oreste Ferrari

ar stare meglio tutti, in azienl’Istat – aggiunge Andrea Keller - . Il tema da; anzi, tutte»: Andrea Keller, della conciliazione dei tempi di vita-lavoro amministratore delegato di è divenuto essenziale e il welfare aziendaEdenred, spiega così la scelta dell’azienle è uno degli strumenti più importanti che da di puntare su piani di welfare rivolti in le imprese e i dipendenti possono impleparticolare alle donne manager: «Puntiamo mentare per offrire una soluzione efficace. a implementare efficaci piani di welfare Grazie alla sua modularità, il nuovo welfare aziendale per la conciliazione dei tempi di esprime un enorme potenziale di valorizzavita-lavoro delle donne: è una priorità per zione dell’individuo, di conciliazione della tutti». Secondo una ricerca condotta da Masfera personale con quella professionale e nagerItalia-Edenred negli scorsi mesi, per il persino di riduzione delle discriminazioni 92% delle donne “in carriera” intervistate di genere». la vita familiare, e le responsabilità ad essa Per il 60% delle donne manager gli impegni connesse, costituisce un impegno gravoso, familiari condizionano l’attività lavorativa, mentre solo l’1% non vive come un probleimpedendo loro di ambire a posizioni di ma il riuscire a concarriera migliori. Dal ciliare la vita privata SOLO L’1% DELLE DONNE MANAGER NON lato delle aziende, VIVE COME UN PROBLEMA BILANCIARE con quella lavorativa. però, va segnalato LAVORO E FAMIGLIA. IN 10 MILIONI HANNO Non è certo un mistecome oltre la metà DOVUTO RINUNCIARE ALL’IMPIEGO ro che la cura della preveda piani di concasa e gli impegni familiari ricadano prevaciliazione – il più comune dei quali è la fleslentemente – anche nel 2018 – sulle spalle sibilità dell’orario di lavoro – rivolti a tutti i delle donne, che però così facendo hanno dipendenti. Il rovescio della medaglia è che maggiori difficoltà a svolgere in maniera un terzo delle aziende non solo non prevede soddisfacente la propria professione. piani di agevolazione relativamente all’oraIn particolare, per sette donne su dieci il rio di lavoro, ma non ha intenzione di attiproblema maggiore è quello della cura dei varli nel futuro, mentre poco più di una su figli, seguita dalla cura dei parenti anziani dieci potrebbe attivarli in futuro. Per quannel 41% dei casi. «Sono ben 10 milioni le to riguarda le agevolazioni relative ai luoghi donne che hanno dovuto rinunciare al lavodi lavoro – il cosiddetto smart working che ro perché fortemente condizionate dagli imda maggio dello scorso anno è normato ed pegni familiari tra il 2004 e il 2014, secondo equiparato a quello in sede – quattro azien-

ANDREA KELLER, AMMINISTRATORE DELEGATO DI EDENRED

L’OBIETTIVO È FAR SÌ CHE LE DONNE IN AZIENDA NON SIANO COSTRETTE A SCEGLIERE TRA FAMIGLIA E LAVORO de su dieci offrono percorsi agevolati per le donne che non possano essere fisicamente in azienda, ma un’analoga percentuale non li contempla neanche per il futuro. Tra i servizi di welfare ritenuti più utili dal campione, al primo posto figura lo smart working e la possibilità di lavorare da casa (82%) del campione, seguito dalla flessibilità dell’orario di lavoro d’entrata e di uscita (78%). Seguono le voci relative al welfare familiare, come sostegno allo studio dei figli (44), voucher per babysitter (34%), asilo nido aziendale (33%).

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STORY-LEARNING GDO

INDISTRUTTIBILI, ECOLOGICI E PLUG-IN FRIGO “ZERO PENSIERI” A MISURA DI GDO Innovazione, affidabilità e accessibilità economica: così il colosso Aht sta crescendo sul mercato italiano della refrigerazione commerciale, fornendo ai piccoli e medi esercizi della “Grande Distribuzione Organizzata” i suoi prodotti, anche grazie alla formula-noleggio dalla redazione

P

er essere vincente ed efficace, l’innovazione tecnologica deve passare dalla semplificazione. Ne sono consapevoli i manager di AHT, azienda austriaca leader nella refrigerazione commerciale plug-in, che da anni punta su questo concetto, riscuotendo notevoli consensi. Il Gruppo AHT Cooling Systems GmbH, che opera a livello internazionale, fornisce da oltre trent’anni attrezzature plug-in per la grande e la piccola distribuzione alimentare, sempre innovative, con una filosofia aziendale incentrata sull’efficienza energetica e sul rispetto dell’ambiente, e con soluzioni volte ad offrire prodotti all’avanguardia. “Senza innovazione e continua attenzione alle esigenze del cliente non si vince”, afferma An-

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modifiche dei layout, grazie alla loro facilità dreas Glaeser (nella foto), dal 2013 general di spostamento. Dato che sono apparecchi manager di AHT Cooling Systems Italy, costiautonomi, è sufficiente prevedere una nuova tuita come “subsidiary” autonoma della casa alimentazione elettrica, senza dovere intervemadre austriaca, il cui fatturato annuo si attenire modificando l’impianto. Inoltre necessista attualmente sui 20 milioni di euro circa. tano di poca manutenzione, e grazie all’eleva“Alla base della nostra filosofia aziendale c’è to livello di efficienza la volontà di mettere la tecnologia AHT al AHT ITALIA, COSTITUITA 4 ANNI FA COME del sistema di raffred“SUBSIDIARY” DELLA CASA AUSTRIACA damento unito all’effiservizio del cliente, MADRE, È GIÀ ARRIVATA A GESTIRE UN cienza led del sistema proponendo soluzioVOLUME D’AFFARI DI 20 MILIONI DI EURO di illuminazione, gani che si adattino alle rantiscono un significativo risparmio energespecifiche realtà, offrendo una facile gestione tico rispetto alla media dei prodotti similari dell’attrezzatura anche nella fase successiva presenti sul mercato. “Ci differenziamo per alla vendita”. qualità e comodità dell’offerta commerciale e Gli apparecchi plug-in rappresentano un di servizio”, sintetizza Glaeser: “Grazie a queesempio della semplificazione tecnologica, ste caratteristiche, ci siamo fatti conoscere e che si traduce anche e soprattutto in un ageapprezzare sul mercato italiano, e siamo sicuvole utilizzo. “Si tratta di banchi frigoriferi ri di poter dare un importante contributo per pronti a funzionare non appena scaricati dal lo sviluppo del business dei nostri clienti”. camion, basta solo infilare la spina”, spieL’innovazione tecnologica, così come la quaga Glaeser. Questi apparecchi refrigeranti lità e l’affidabilità dei prodotti, insieme a una “pronti all’uso” si differenziano da impianti capillare rete di assistenza, sono le scelte stratradizionali con complessi impianti remoti. tegiche che hanno permesso a AHT di essere Ampliano la gamma AHT i cosiddetti “murali”, identificata come partner fidato di diverse proposti anche loro in tecnologia plug-in. La insegne nazionali ed internazionali, come ad linea Vento, murali plug-in che rappresentaesempio Eurospin, MD e Lidl. no a pieno la filosofia aziendale AHT. Infatti, oltre a offrire apparecchi di ultima Un’altra caratteristica importante di questi generazione, AHT Cooling Systems Italy nel apparecchi è rappresentata dalla loro flestempo ha strutturato una solida proposta lesibilità. Infatti possono adattarsi senza progata all’assistenza tecnica su tutto il territorio blemi alle nuove esigenze commerciali e alle


isole comprese, che risponde 24 ore 7 giorni su 7 e garantisce così agli utenti una totale affidabilità. Un discorso che vale sia nel caso vengano acquistati gli apparecchi refrigeranti, sia nell’ipotesi del noleggio con la formula “zero pensieri. La soddisfazione del nostro cliente è il nostro obiettivo più importante e questo non solo in fase di acquisto ma soprattutto durante la lunga vita delle nostre attrezzature. Conosciamo clienti che hanno nostri banchi vecchi più di 10 anni”, replica Glaeser. Un altro punto di forza, nonché un chiaro tratto distintivo di AHT Italia, è il cosiddetto

noleggio operativo, una valida alternativa alla con altissimi standard di affidabilità e solidivendita diretta. Offre la possibilità al cliente tà. Un know how che viene recepito e declinadi acquistare le attrezzature pagando con cato anche nelle lavorazioni messe a punto nelle noni periodici (mensili o trimestrali) senza fabbriche in Brasile e in Cina. alcun investimento iniziale, e senza la lunga Come spiega Glaeser, “conosco bene le esiprocedura del leasing. genze dei clienti. Faccio parte di AHT dal “Il cliente può così avvalersi delle nostre inno2013. Ho lavorato a lungo nella grande distrivazioni tecnologiche usufruendo di vantaggi buzione che è il nostro principale referente: economici e fiscali molto importanti”, nota 12 anni in Germania e 8 in Italia, alla Standa. Glaeser. In poche parole, “Minima spesa… E noto che oggi in Italia c’è un ritorno al gusto massimo guadagno”. dell’acquisto di prossimità. Un cambiamento “Nel contratto di noleggio proponiamo la fordi costume. Dieci anni fa tutti puntavano sulle mula zero pensieri. Nel periodo di noleggio – periferie, oggi invece si tende a dare un serche può essere di 36, 48 o 60 mesi – offriamo vizio e un assortimento nei prodotti freschi al cliente infatti un’estensione di garanzia. nei quartieri residenziali, il più possibile viIn tal modo può utilizzare senza problemi la cino alla casa del cliente: anche per questo, i nostra attrezzatura e, qualunque cosa accada, nostri principali utilizzatori gestiscono picpuò rivolgersi a AHT, e in tempi rapidissimi cole superfici per la grande distribuzione. Al noi risolviamo il problema, senza alcun tipo momento serviamo dalle piccole superettes di costo aggiuntivo”. da 200 metri quadrati, a supermercati che Una formula contrattuale vincente che concoprono fino a 1500 metri quadrati, ma siasente un risparmio mo strutturati e in gra«TUTTA LA PRODUZIONE VENDUTA immediato senza l’imdo di offrire la nostra IN ITALIA ARRIVA DALLA FABBRICA mobilizzo di capitale, tecnologia anche per PRINCIPALE DEL GRUPPO IN AUSTRIA: l’intera deduzione superfici di vendita più UNA GARANZIA DI SOLIDITÀ» nell’esercizio della estese”. quota di noleggio, l’assistenza in garanzia Tutti questi trend di mercato sono ben noti a per tutta la durata contrattuale, permette di AHT Italia, che si adegua costantemente alle risparmiare subito, grazie al massimo livello richieste dei propri interlocutori. Un dialogo di efficienza energetica degli apparecchi. proficuo, che si è tradotto in una continua “Quando abbiamo lanciato la filiale italiana di crescita. AHT Italia recentemente ha dovuto AHT, siamo partiti da una base di clienti nelampliare la sua sede, insediandosi a Rezzato, la grande distribuzione che già utilizzavano i in provincia di Brescia, dove oltre agli uffinostri prodotti”, aggiunge Glaeser. “Due terzi ci direzionali, ha installato il magazzino dei scarsi del nostro attuale fatturato derivano prodotti destinati al mercato italiano e della proprio da quel patrimonio, il resto lo abbiaricambistica originale. mo aggiunto noi, lavorando attivamente sul Progetti per il futuro? “Proseguire nella nomercato, forti della competitività sul piano stra missione”, conclude Glaeser: “Che contecnologico e della formula-noleggio. siste nel soddisfare ogni giorno, nel migliore In particolare, la nostra proposta di noleggio dei modi possibili, le molteplici richieste dei degli apparecchi di refrigerazione ci ha dato nostri clienti. Ed è per questo che i nostri molte soddisfazioni e ci ha permesso di ragservizi spaziano dall’assistenza pre e post giungere nuovi settori di mercato”. vendita di apparecchi refrigeranti su tutto il Molto apprezzato è il fatto che tutti gli appaterritorio italiano, alla progettazione e consurecchi venduti in Italia vengono realizzati nellenza per nuove aperture/ristrutturazioni di la fabbrica principale del gruppo, in Austria, punti vendita”.

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STORY-LEARNING LOGISTICA

Nata negli Usa, in Italia ha trovato l’America: il caso Mail Boxes Etc. Servizi diversificati, acquisizioni strategiche, una rete di centri capillare. Così l’azienda italiana di servizi logistici ha chiuso il 2017 con risultati da capogiro di Gilda Ciaruffoli

IN ITALIA, LA LICENZA ESCLUSIVA DEL MARCHIO È STATA ACQUISITA FIN DAL 1992 DALLA FAMIGLIA FIORELLI, A DESTRA L’ATTUALE PRESIDENTE E AD PAOLO FIORELLI

I

l 2017 è stato un anno di importanti acRete MBE chiude l’anno con un totale di circa quisizioni per MBE Worldwide S.p.A. Un 2600 tra vecchi e nuovi Centri Servizi – di cui anno che ha confermato la vocazione alla 500 negli Stati Uniti e 2.100 in oltre 40 paecrescita e alla diversificazione di una realtà si nel mondo – e una proiezione di fatturato che affianca l’attività di imprenditori e privati aggregato per il 2017 di circa 800 milioni di in tutto il mondo attraverso un network di dieuro, ma non solo. A un’offerta di servizi anstribuzione di servizi e prodotti, offrendo alla cora più ampia e completa, si unisce infatti il clientela soluzioni sempre più personalizzate valore aggiunto dato dalla sintonia di principi anche grazie all’ingresso nella sua orbita di e intenti delle realtà acquisite con il modello società consolidate di business e la cultudalle competenze spe- I PRINCIPALI SERVIZI OFFERTI DA MBE: ra MBE, al cui centro SPEDIZIONI E IMBALLAGGIO, DISEGNO cifiche. ci sono da sempre le GRAFICO E STAMPA, MICROLOGISTICA, È dello scorso aprile SERVIZI POSTALI, PRODOTTI PER UFFICIO persone, un alto tasso l’acquisizione di Podi imprenditorialità, la stNet International Franchise Corporation, cultura del cliente finale e un’attenzione spesocietà statunitense con 660 Centri Servizi ciale alle piccole e medie imprese ma anche ai gestiti da imprenditori in franchising presenconsumatori privati. ti in 9 paesi che offrono una vasta gamma di Gli stessi principi che hanno permesso a MBE soluzioni nell’ambito dei servizi di grafica, di trovare proprio nel nostro Paese, ricco stampa e spedizione; di ottobre invece l’incom’è di Pmi che hanno bisogno di servizi di gresso di AlphaGraphics, Inc., leader a stelle piccola logistica, terreno fertile per uno svie strisce nei servizi di stampa, marketing e luppo iniziato nel 1992 con l’acquisizione da comunicazione. parte di Graziano Fiorelli della Licenza EscluUn ampliamento strategico, grazie al quale la siva del marchio Mail Boxes Etc. per l’Italia, e

1992

Graziano Fiorelli acquisisce la Licenza Esclusiva del marchio per l’Italia

LA TIMELINE DI MAIL BOXES ETC.

1980 104

Viene fondata a San Diego, California (Usa)

2009

l’apertura, nel 1993, del primo Centro pilota a Milano. Al riconoscimento di Master Licensee MBE più grande e di maggior successo a livello internazionale, è dunque seguita la nascita di MBE Worldwide S.p.A., controllata dalla famiglia Fiorelli tramite Fineffe che nel 2009 ha acquisito dalla statunitense MBE Inc. tutte le attività Mail Boxes Etc. a livello mondiale, diventando quindi titolare del marchio, del business format e di tutti i contratti di Master Franchising esistenti a livello mondiale (ad eccezione di Stati Uniti e Canada). Un percorso iniziato nella California anni ’80, quando la Mail Boxes Etc. viene fondata a San Diego come servizio di domiciliazione della corrispondenza alternativo alle poste e di supporto all’attività di privati e aziende, che grazie alla lungimiranza della famiglia Fiorelli si è evoluto rispondendo alle esigenze in divenire delle Pmi e dei privati di tutto il mondo, e che prevede, come prossima tappa, quella di potenziare i servizi di micro-logistica e le attività di ultimo miglio, attività di rilevanza strategica in ottica di sharing economy.

2017

La rete del gruppo MBE Worldwide raggiunge circa 2.600 Centri Servizi nel mondo

Nasce MBE Worldwide S.p.A.


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

NORDMECCANICA, UN 2016 IN FORTE CRESCITA

LA SEDE DI NORDMECCANICA. CHE HA CHIUSO IL 2016 IN FORTE CRESCITA

L’azienda esporta in cinque continenti e ha un fatturato da oltre 100 mln Oltre tremila macchine da imballaggio alimentare installate in 5 continenti nel 2017, con una quota di mercato complessiva del 70% e un fatturato superiore ai 100 milioni di euro. Sono i numeri di Nordmeccanica, azienda piacentina leader mondiale nella produzione di macchine per gli imballaggi flessibili ecosostenibili. «Cresciamo a un tasso del 10% annuo, confermato anche per il 2018 grazie agli ordini raccolti nel primo semestre - spiega Antonio Cerciello, presidente di Nordmeccanica - ma non ci

fermiamo, perché soltanto gli investimenti continui in qualità e tecnologia permettono di stare sul mercato da protagonisti. Per questo dedichiamo il 5% del nostro fatturato alle attività di ricerca e sviluppo». L’azienda conta 280 dipendenti e un fatturato per il 2016 di 110 milioni di euro (+10% rispetto al 2015), con cinque stabilimenti (tre in Italia, uno Cina e uno negli Stati Uniti), due sedi dirette, in India e Argentina, e una rete di rappresentanze che copre 87 paesi del mondo.

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IL “GRANDE FREDDO” CHE PIACE ALLE IMPRESE CAREL ha chiuso il 2016 con un fatturato in crescita del 13,5%

Contenuti aggiuntivi su www.economymag.it

Oltre 4.700 clienti, 6.200 prodotti attivi, la produzione annua di 7 milioni e più di pezzi e un organico di circa 1.400 persone. Il Gruppo multinazionale leader di mercato CAREL, che ha il suo quartiere generale e 3 stabilimenti su 7 a Brugine, nel padovano, progetta, produce e commercializza da oltre 40 anni soluzioni di controllo nei settori HVAC/R (condizionamento, refrigerazione e umidificazione dell’aria). E corre veloce: ha chiuso il 2016 con un fatturato consolidato di 231 milioni di euro in aumento del 13,5% rispetto al 2015,

confermando al rialzo il trend positivo dei ricavi registrati negli ultimi 5 anni con un Cagr (Compound Annual Growth Rate) che si attesta a + 9,35%. Gli altri stabilimenti produttivi sono in Cina, Brasile, USA e Croazia; a questi si aggiungono le 20 filiali di proprietà in tutto il mondo. A dicembre CAREL ha annunciato l’avviamento del primo supermercato a CO2 transcritica, dotato di un sistema avanzato di supervisione e telegestione della catena del freddo, nella capitale cinese, Pechino.

OGR, 90 MLN INVESTITI PER LA SECOND LIFE

LE DUE “MANICHE” CHE COMPONGONO LE RINNOVATE OFFICINE GRANDI RIPARAZIONI

CRT ha puntato su quest’area in chiave artistica e innovativa Un grande e affascinante spazio di archeologia industriale di 35mila metri quadrati, che rivive esprimendo una doppia anima: artistica e tecnologica. Sono le OGR, le officine grandi riparazioni di Torino rinnovate dalla Fondazione CRT con investimento da 90 milioni di euro. Adibite sino ai primi anni ‘90 alla riparazione dei treni, sede nel 2011 delle celebrazioni per il 150° anniversario dell’Unità d’Italia, le OGR si sviluppano in un edificio a forma di H: la manica destra, che prende il

nome di Officine Nord, ospita mostre, spettacoli, concerti, eventi di teatro, danza; mentre la manica sinistra, o Officine Sud, che sarà completata nella primavera di quest’anno, ospiterà un innovation hub internazionale. Le due maniche sono collegate da un’ampia area dedicata al gusto, con un forte legame con la filiera enogastronomica piemontese. Le arti visive sono localizzate nei tre “binari” ovest delle Officine Nord, le arti performative nell’ala est, che mantiene l’antica denominazione di Sala Fucine.

CAREL PROGETTA SOLUZIONI DI CONTROLLO NEI SETTORI HAVAC/R

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STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Uscire dall’equivoco che l’Italia sia un paese innovativo anche se stanzia un decimo di quanto fa la Francia. E trovare strutture adeguate ad aiutare le startup a crescere senza l’ansia di trovare i fondi. In una parola: una casa per chi abbia voglia di lanciarsi in un nuove idee di business ma non sappia come fare o abbia paura di restare “incagliato” nelle lungaggini burocratiche. Con le startup brevi presentiamo tre eccellenze che meritano di essere conosciute

LE STARTUP HANNO BISOGNO DI CHI LE CAPISCA. MA ANCHE DI VIL DANARO L’Italia ha stanziato 200 milioni per le startup, una cifra che è una piccola frazione di quanto mobilitato da Francia, Svezia e UK. Microsoft e Fondazione Cariplo vanno in soccorso delle imprese innovative di Riccardo Venturi

C

reare un ponte tra due realtà che non piamento degli investimenti in startup italiane comunicano: la grande impresa del ogni anno fino ad arrivare a un miliardo di euro Made in Italy e le startup più prometdi investimenti entro il 2020. Un piano importenti. È l’idea alla base di growITup, piattatante, che vuole convincere le startup migliori forma di Open Innovation creata da Cariplo a non fuggire all’estero come fanno troppi cerFactory in partnership con Microsoft, che ha il velli. «In Italia si deve affrontare una sfida in duplice scopo di accelerare la trasformazione più, la carenza di capitali di investimento - dice digitale delle imprese italiane e supportare la ancora Nilsson - purtroppo oggi tante startup crescita delle startup italiane vanno a Londigitali. «Un’azienda IN FRANCIA IL VENTURE CAPITAL INVESTE dra, Parigi, Berlino o 2 MILIARDI DI EURO PER LE STARTUP, matura ha la sua logica, nella Silicon Valley per MENTRE NEL NOSTRO PAESE una startup ne ha una cercare i fondi necesSIAMO FERMI A QUOTA 200 MILIONI molto diversa - dice sari alla crescita. Il noAnders Nilsson, partner di growITup - se le stro obiettivo è tenerle in Italia, poi se arrivano metti nella stessa stanza spesso non si capiscoinvestimenti anche di fondi stranieri ben venno. La nostra sfida è fare da interpreti per metgano. Sono svedese, e per fare un esempio nel tere insieme esperienza da un lato e creatività mio Paese ci sono 2 miliardi di investimenti in dall’altro, a beneficio di entrambe le parti». La startup di venture capital, la Francia supera i 2 concreta ambizione di growITup è dimostrata miliardi, nel Regno Unito si sale a 4 miliardi, in dal fondo di venture capital da 100 milioni di Italia invece siamo a 200 milioni. La nostra inieuro, con l’obiettivo di catalizzare un raddopziativa dà un segnale positivo e fornisce un’op-

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STARTUP-TELLING

A destra, Anders Nilsson, partner di growITup. Sotto, una sessione durante il DemoDay

portunità importante». La solidità del progetto è dimostrata anche dal calibro dei corporate partners, a oggi e in rigoroso ordine alfabetico Alpitour, Barilla, Enel, Generali, Intesa Sanpaolo, Luxottica, New Holland, Peroni e Terna. L’innovativo modello di growITup è basato su un network aperto e collaborativo di imprenditori, corporations, venture capitalist, incubatori, acceleratori di impresa, business schools, technology & services partner. Per aiutare le grandi aziende partner ad accelerare il processo di digitalizzazione si cercano sul mercato startup non agli esordi, ma in fase già un po’ più matura e strutturata, la cosiddetta post-seed. I settori sono quelli del Food & Agriculture, Fashion & Design, Manufacturing 4.0, Energy & Environment, Financial Services & Insurance, Tourism & Entertainment, Health & Welfare. «Lo scouting dura un paio di mesi - spiega Nilsson -. Quindi portiamo una decina di startup selezionate davanti alle aziende nel DemoDay, una giornata di conoscenza reciproca. Da 3 a 5 di queste vengono coinvolte in un processo di 3-4 mesi per capire se davvero si può passare a una fase di collaborazione concreta. Al termine del percorso, una o due startup avviano una

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NON LO FACCIAMO PER FARE BELLA FIGURA, MA PER OTTENERE RISULTATI partnership commerciale». La caratteristica di dal DemoDay all’avvio delle partnership, il growITup è dunque quella di permettere alle primo bilancio di growITup è molto positivo. startup di crescere in modo più rapido, attraUn esempio di successo è quello di Babaiola, verso collaborazioni concrete con grandi azienstartup che sta aprendo a un marchio storico de italiane. «Non lo facciamo solo per fare una del turismo italiano quale Alpitour il grande e bella figura mediatica, ma per ottenere risultati crescente mercato del mondo LGBT. Con Baconcreti. Altri progetti baiola si trovano in DAL GIORNO DEL DEMODAY INIZIA riguardano una fase modo semplice tutte UNA COLLABORAZIONE TRA STARTUP più iniziale di matchle informazioni sulle E AZIENDE PARTNER. COME NEL VASO making: nulla di male, DI BABAIOLA CON IL GRUPPO ALPITOUR migliori destinazioni noi facciamo una cosa gay friendly in Italia, in diversa, supportiamo aziende che vogliono fare Europa e nel mondo. Un algoritmo proprietario innovazione non solo nelle idee ma nella pratipermette di fornire automaticamente dati agca, qualcosa di più maturo e concreto» aggiungiornati su locali, pub, hotel e così via. Gli utenti ge il partner growITup. possono anche scambiare informazioni con Dopo 18 mesi e i primi tre cicli di interazione migliaia di altri iscritti alla community, e orgatra le startup selezionate e le aziende partner, nizzare così al meglio la vacanza. Tra le startup emerse dal selection workshop con Generali figurano Nuvap, che ha realizzato N1, la prima “black box” di casa specifica per il monitoraggio delle principali fonti inquinanti che con il tempo possono nuocere alla salute della famiglia, e Neuron Guard, che sviluppa un sistema integrato di protezione cerebrale per pazienti con ictus, trauma cranico grave e arresto cardiaco. Il progetto growITup non si accontenta: prossimo obiettivo è contribuire a un salto culturale. «Think big. Le startup italiane in passato non avevano un orizzonte globale, un po’ per una questione culturale, un po’ per la carenza di investimenti. Le cose stanno cambiando rapidamente. La direzione è quella giusta, ma non dobbiamo mollare, c’è ancora tanto da fare» conclude Nilsson.


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

SCLOBY PIACE AL CROWDFUNDING

SCLOBY CONSENTE DI GESTIRE I PROCESSI DI COMMERCIANTI E RISTORATORI

La startup innovativa raccoglie oltre 100.000 euro tramite crowdfunding Scloby, la startup innovativa che ha creato la piattaforma cloud per gestire i processi di commercianti e ristoratori, ha conquistato gli investitori: in sole 48 ore ha infatti raggiunto e superato l’obiettivo di raccolta di 100.000 euro fissato con la campagna lanciata sulla principale piattaforma italiana di equity crowdfunding Mamacrowd.com. Il round è andato in overfunding in due giorni, registrando il 107% del goal: la campagna resterà comunque attiva fino al 26 febbraio 2018 e potrà raccogliere fino a 400.000 euro. «Questo tipo

di crowdfunding permette a chi investe nel progetto di diventarne socio a tutti gli effetti”, spiega Francesco Medda, CEO di Scloby. «Intendiamo far crescere il nostro business: dietro il commercio al dettaglio esiste una quantità di dati del valore di miliardi di euro. Investire in Scloby consente di intercettare questo valore». I fondi raccolti tramite la campagna si uniranno a quelli concessi da Invitalia nell’ambito del bando Smart&Start (595.161 euro) e saranno utilizzati per assumere figure di vendita senior e nuovi esperti per l’utilizzo dei big-data.

MYWOWO, L’ARTE DEL MONDO IN UNA APP Totalmente gratuita, guida alla scoperta dell’arte

Leggi la storia integrale su: www.economymag.it

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Dimenticate le vecchie audioguide a pagamento: ora il sogno di ogni viaggiatore, di girare il mondo sapendo comprendere le bellezze artistiche che incontra, è diventata realtà. Tutto questo è possibile grazie a MyWoWo, la prima applicazione mobile che propone alla community dei viaggiatori e dei business traveller un accompagnatore turistico digitale sempre a portata di “tap”, gratuito e facile da usare. Sempre più un must-have, dal lancio dello scorso agosto, sono quasi 40 mila gli utenti in giro per il mondo con MyWoWo. MyWoWo è l’acronimo di My Wonderful World ed il motto è “Wonders with no limits”, perché alla bellezza non c’è limite, specie se ad essere raccontate sono le meraviglie del mondo. Dopo le prime città con cui

l’App ha debuttato (Venezia, Milano, Torino, Firenze, Pisa, Roma, Napoli, Parigi, Londra, Barcellona e Madrid), a breve se ne aggiungeranno tante altre, anch’esse raccontate in migliaia di file scritti e speakerati nelle 7 lingue (italiano, inglese, francese, tedesco, spagnolo, russo e cinese), che fanno di MyWoWo uno strumento sempre più worldwide e sempre più in grado di interconnettere viaggiatori di tutto il mondo. Il download dell’App è assolutamente gratuito; non sono previsti costi legati a rinnovi e aggiornamenti nemmeno con le future aggiunte di nuove città. Ma non è tutto: l’utente potrà decidere di ascoltare i file a sua discrezione sia in streaming che in modalità offline quando si trova all’estero.

LA APP CHE MISURA IL GRADO DI FELICITÀ

IL TEAM GUIDATO DAL TOSCANO GIANMARCO GUERRINI

Gefran ha elaborato uno strumento che misura il benessere aziendale Prima ha inventato la App che misura la felicità dei dipendenti, aggiudicandosi il contest “Professionista digitale 2016/17”del politecnico di Milano. Poi a inizio 2018 si è spinto più in là, lanciandone sul mercato - con l’approvazione di giuslavoristi e rappresentanti sindacali – una versione che costruisce l’intero ecosistema della soddisfazione aziendale. È così che nel giro di un anno, il toscano Gianmarco Guerrini ha sviluppato un sistema di business intelligence che sta rivoluzionando i rapporti di

welfare tra datori di lavoro e dipendenti. Dopo i primi test su 30 Pmi, all’inizio di quest’anno è stata rilasciata Gefar App-S, la nuova versione – specifica per le imprese di grandi dimensioni - che monitora costantemente lo stato di felicità dei dipendenti di un’azienda, fornendo un feedback anonimo al datore di lavoro. Tutto nasce a Montevarchi, nell’aretino, quando lo studio di commercialisti Gefar decide di sviluppare un’App per affiancare alle normali informazioni sui dipendenti anche il loro stato emotivo di felicità.

CON MYWOWO BASTA UNO SMARTPHONE, NIENTE PIÙ AUDIOGUIDE A PAGAMENTO

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PIERRE LAHUTTE, BRAND PRESIDENT DI IVECO

DOMANDE &OFFERTE Il tema della riduzione dell’impatto ambientale è diventato nodale nello “storytelling” (passateci il termine...) relativo al settore dei trasporti. Massimizzare le prestazioni minimizzando l’inquinamento è divenuto una sorta di Graal per le aziende dell’automotive. Iveco ha una sua soluzione, ben lontana dall’idea avveniristiche di Elon Musk e della sua Tesla. Ma - forse - più percorribili e meno difficili. E se Iveco sta diventando un sinonimo di mezzi pesanti, lo stesso accade con Engels Völkers, divenuto in breve tempo l’immobiliare di lusso per antonomasia. Grazie a una strategia mirata.

114 ENGEL & VOLKERS COME DIVENTARE SINONIMO DI BRAND DELL’IMMOBILIARE DI LUSSO

IL FUTURO DEI MEZZI PESANTI? È IL BIOMETANO, NON TESLA Pierre Lahutte, brand president di Iveco, racconta la sua passione per i camion. Un sogno inseguito fin da bambino che l’ha portato a imparare sette lingue e a girare tutto il mondo. E sul futuro promette novità di Franco Oppedisano cresciuto tra i trattori Fiat e le Inseguendo il suo sogno ha girato il mondo. macchine agricole in una fattoria nel Dal Giappone al Sudamerica, dal Medioriente nord della Francia, guidare un escavatore a tutta, o quasi, l’Europa. I primi due anni era il suo sogno e ha preso la prima patente successivi alla laurea, appena assunto in al volante di un camion Iveco. L’economia New Holland, li ho passati tra Italia, Usa e l’ha imparata negli USA e la meccanica Mato Grosso, in Brasile. E meno male che a sui carrarmati di una scuola militare scuola mi dicevano che non ero portato per dove è diventato tank officer. «Le auto le lingue e che non sapevo parlare neppure non mi hanno mai la mia, il francese, interessato, ma mi perché avevo un IVECO PRODUCE CAMION, AUTOBUS E sono sempre piaciuti MEZZI DA CANTIERE CON 15 FABBRICHE pesante accento della i mezzi da lavoro», SPARSE IN TUTTI I CONTINENTI E 25MILA Piccardia. Ora, grazie confessa Pierre DIPENDENTI. IL FUTURO È IL BIOMETANO al lavoro, parlo 7 Lahutte, un uomo lingue, compresa la fortunato perché ha sempre, e solo, seguito più complicata, il fiammingo, che ho dovuto delle sue passioni. È entrato 20 anni fa in imparare quando ero responsabile del quella che allora era New Holland (oggi Cnh mercato delle macchine agricole in Benelux. Industrial) occupandosi di mezzi agricoli Per vendere mezzi da lavoro come trattori e e ora è a brand president di Iveco, realtà mietitrebbiatrici, bisogna parlare con chi le industriale che produce camion, autobus e utilizzerà. E pochi parlano inglese: bisogna mezzi da cantiere con 15 fabbriche sparse farsi capire. in tutti i continenti e 25 mila dipendenti. Dalle macchine agricole agli autobus il

È

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DOMANDE&OFFERTE

Quando verranno risolti i problemi di autonomia,

di costruzione e smaltimento delle batterie, dei tempi di ricarica, forse. Per ora, quando cresce il peso del materiale trasportato, la velocità e la

distanza da percorrere, non lo è. A mio avviso, a volte ci si innamora di una tecnologia senza valutare bene i pro e contro. Il biometano, che è

una risorsa rinnovabile, non è considerato sexy, mentre in questo momento l’elettrico sembra esserlo molto.

Insomma, non ci credete proprio.

Non è vero. Crediamo nel trasporto elettrico

quando riguarda le merci di alto valore, in luoghi

dove bisogna tenere una bassa velocità e c’è bisogno di autonomia limitate, per esempio nel

IVECO STRALIS NP 460, IL CAMION CHE FUNZIONA SOLO CON GAS NATURALE LIQUEFATTO

passo non è così breve... Sono arrivato a Torino nel 2008 quando si è trasferita la sede di New Holland da Londra a

Torino. Nel 2012, mi hanno chiesto di diventare vice presidente di Irisbus, i bus Iveco. Era una

sfida, ma un amico mi disse che gli autobus erano belli come le mietitrebbiatrici. Ed era vero.

E dei camion che dice?

Quando nel 2014 sono diventato brand president Iveco è stato come tornare a una vecchia

passione. Ce n’è uno, poi, veramente innovativo,

unico: la serie Stralis NP 460 che funziona solo con Lng, il gas naturale liquefatto. Il 460 sta

per il numero dei cavalli ma quella che conta davvero è la coppia e la nostra è di 2000 Nm. Poi

è importante l’autonomia: NP 460 può fare 1600

chilometri senza rifornirsi. Lng è un’alternativa molto credibile al diesel. Ed è molto più pulito.

In cifre?

Il 99% in meno di particolato e il 60% in meno di

Nox rispetto alle norme Euro VI. Nella versione a biometano, poi, la riduzione di Co2 arriva al

95%. Non solo: NP 460 è silenzioso, solo 71 decibel, niente rispetto a un diesel. Nessuno che l’ha comprato tornerebbe indietro: il consumo

di carburante è ridotto di circa il 15% e il costo

totale di esercizio si riduce di quasi il 10% rispetto a un camion alimentato a gasolio.

Avrà pure qualche pecca.

Bè, costa circa il 30% in più degli altri camion. E

per via del doppio serbatoio, concepito in modo

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da mantenere il gas a bassa temperatura: ognuno incide per 20 mila euro.

E i rifornimenti di carburante?

L’autonomia aiuta e i distributori di Lng

aumentano a vista d’occhio. Oggi in Italia ce ne sono 13 e vari progetti sono stati attivati in

trasporto urbano di persone, il nostro marchio Heuliez offre infatti un bus elettrico ed ha già

vinto un importante commessa a Trondheim. Per la logistica urbana abbiamo anche il Daily

Elettrico. Pero su lunga distanza, quando conta il costo del trasporto, vince il gas.

E il progetto di camion elettrico presentato di recente da Tesla?

tutto il Paese. Ma il problema è che in Italia non

Non credo che possa essere davvero realizzato.

figuri che in uno degli ultimi distributori aperti,

automobilistico. È la trasposizione sulla carta di

c’è un hub adeguato dove si concentri l’arrivo e la redistribuzione del gas in forma liquefatta. Si

quello di Padova, Lng arriva da Rotterdam via treno. Lavoriamo per incrementare la rete e

alcuni operatori si stanno organizzando, specie le aziende di logistica, per avere un distributore

di Lng proprio. Per ora NP 460 è l’unica gamma completa

di

E non ci credo a tal punto che comincio anche a dubitare delle iniziative di Tesla in campo

un sogno. Vuole un esempio? Hanno dichiarato

un coefficiente di penetrazione del mezzo

(cx) di 0,36, circa 40% in meno di un camion

L’IVECO NP 460 PUÒ PERCORRERE FINO A 1200 KM SENZA RIFORNIRSI ED È MOLTO PIÙ PULITO DEL DIESEL: RIDUCE DEL 99% IL PARTICOLATO E DEL 60% IL NOX

veicoli

normale. vero

e

potremmo

Se

fosse

realizzabile,

subito

abbattere i consumi del

20% anche su camion

pesanti a gas naturale con cambio automatico

tradizionale a diesel o a gas, dimezzando subito

caso con molti meno cavalli e nel secondo con un

Questo è un tema importante perché trasportare

di ultima generazione. Un paio dei nostri competitor hanno qualcosa di simile, ma in un mezzo bifuel.

In pratica, non avete concorrenti.

Già grandi aziende come Ikea, Carrefour e Nestlè hanno scelto il gas. Ogni cliente, per il quale

calcoliamo il costo totale di esercizio per 5 anni,

non acquista solo un mezzo da lavoro, ma un progetto di transizione energetica.

Ma l’alternativa al diesel non sono i motori elettrici?

il vantaggio teorico del Tesla Semi.

E la guida autonoma?

merci in maniera autonoma significa aumentare

l’efficienza dei trasporti e perché è sempre più difficile trovare autisti in Italia e in Europa, ma la tecnologia non è ancora abbastanza matura e

non ci sono ancora le reti 5G. Poi ci sono ancora enormi problemi a livello legale e assicurativo. Se

il camion guida da solo e ha un incidente chi è il responsabile? L’autista, il padrone del mezzo, il costruttore? Qualcuno dovrà deciderlo.


2.000 AUTOMOBILI. QUANDO SERVONO, DOVE SERVONO.

Il business si muove di più se i costi sono più leggeri. È la rivoluzione della mobilità aziendale sostenibile di Share’ngo. Per molte aziende, la mobilità in città è una necessità a cui si associano costi fissi di flotta, costi solo apparentemente variabili quali TAXI o NCC e costi di gestione e rendicontazione. La piattaforma di car sharing elettrico Share’ngo dedicata alle aziende è una soluzione integrativa a costi più bassi e flessibili oltre che una scelta di corporate social responsability di valore. Tariffa flat 20c/min + IVA, stand-by in sosta e possibilità di soluzioni personalizzate su ogni azienda come il parcheggio di prossimità.

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DOMANDE&OFFERTE

L’importanza di chiamarsi Engel (e anche Völkers)

Un brand del real estate può diventare sinonimo di livello premium nello stesso real estate? Evidentemente sì. E non solo perché il lusso non conosce crisi. Parla Alberto Cogliati, direttore commerciale E&V di Marina Marinetti

ALBERTO COGLIATI, DIRETTORE COMMERCIALE ENGEL & VÖLKERS

e devono vendere un appartamento, immobili li ha nel sangue: appena prima di non fanno un annuncio: preparano un approdare nel brand tedesco era managing exposè. E per stabilirne il prezzo, non fanno partner di Philip Mark International Realty una valutazione: elaborano un market research LLC e vendeva alla clientela private italiana report. Non danno mai del tu, ma sempre appartamenti a Manhattan, dopo essere stato rigorosamente del lei. Anche sul sito internet. per anni direttore operativo di Tree Real La crisi, i loro clienti, l’hanno appena annusata, Estate, la holding che detiene i brand Gabetti, ma giusto per storcere il naso e girare la testa Grimaldi e Professione Casa e aver messo dall’altra parte. E infatti l’anno scorso è stata la in piedi la rete franchising di Pirelli RE. «Ma filiale italiana ad aver raggiunto il più alto tasso nella mia vita non sempre ho venduto ciò che di crescita del fatturato, con un +93,2% (da avrei comprato, oggi invece vendo ciò che 9,9 a 18,7 milioni di euro) e chiuderà il 2017 comprerei: con Engel & Völkers è stato amore con un bis: «Il nostro a prima vista». A LIVELLO MONDIALE, LO SCORSO ANNO è un cliente che non È STATA L’ITALIA A REGISTRARE IL PIÙ compra per necessità, Così fa ingelosire sua ALTO TASSO DI CRESCITA DEL FATTURATO, ma per motivazioni moglie… CON UN +93,2% SUL 2015 m e r a m e n t e Diciamo allora che edonistiche», sottolinea Alberto Cogliati, questo brand per me rappresentava l’abito direttore commerciale di Engel & Völkers su misura: non apre dovunque, non apre con Italia, il brand del real estate (ma vende anche chiunque. E opera in un mercato di nicchia. yacht ed aerei) leader nel segmento premium, con oltre 700 uffici residenziali e commerciali Senza contare che voi avete le case più in più di 30 Paesi e 4 continenti, che macina belle. ogni anno più di mezzo miliardo di euro di Gli immobili Engel & Völkers che trattiamo ricavi da commissioni. devono avere quattro caratteristiche: devono Cogliati, 51 anni, una moglie, una figlia essere particolari, belli, di pregio e di lusso. quindicenne - «è il mio vero lavoro», dice – milanesissimo d’accento e di cognome, ma Le vostre pubblicazioni sembrano (o d’affabilità tutta emiliana - «eredità della sono) riviste di lifestyle: case con parquet mamma, che era di Ferrara» - è uno che gli biondo, mobili di design, pareti bianche

impreziosite da opere d’arte… Casa sua com’è? Io abito fuori Milano, in un complesso immerso in un meraviglioso parco, con una bellissima piscina, uccelli sugli alberi e scoiattoli che scorazzano nei prati. Vivo in un contesto fiabesco. Ma anche io ho il parquet biondo, mobili chiari, pezzi d’antiquariato. Sono fortunato: vivo nel verde, ma lavoro in centro a Milano, in via Dante.

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Quindi è immune alla tentazione di cambiar casa ogni volta che gliene passa sotto il naso una più bella? Sì, ma quando mia figlia crescerà, venderò la mia casa nel parco per stare a Milano. Si divertirà più lei, ma si divertirà di più anche il suo papà.

Certo che l’immagine dell’immobile di lusso stride un po’ col concetto di franchising. Il nostro tanto vituperato franchising – Alberto Cogliati è nel board di Assofranching, NdA - in Italia conta 950 insegne e 51mila punti vendita, con un giro d’affati superiore ai 24 miliardi di euro, 195mila addetti. Ma il food fa la parte del leone e l’immobiliare quella del topolino: nel 2016 abbiamo contato 50 insegne operative, 5.221 punti vendita e meno di 20mila addetti, con giro affari che


NELLA MIA VITA NON SEMPRE HO VENDUTO CIÒ CHE AVREI COMPRATO, OGGI INVECE VENDO CIÒ CHE COMPREREI non arriva agli 800 milioni di euro.

Evidentemente c’è un problema. Non credo che la colpa sia degli agenti immobiliari che insistono a fare il loro lavoro da soli, ma molto probabilmente sono i franchisor che non erogano servizi accattivanti o in linea con le richieste. Anzi, credo che oggi in italia ci siano ancora dei franchisor fermi agli stessi servizi del 2006, quando il mercato era completamente drogato e il rapporto domanda/offerta era ribaltato rispetto a oggi. Però il franchising rimane un sistema virtuoso.

Non buttiamo via il bambino con l’acqua sporca, insomma... Il franchising non dev’essere solo uno scambio tra fornitore e cliente, tra franchisee e franchisor, ma dev’essere un perfetto equilibro tra tutte le componenti del sistema. L’affiliato deve essere un attore protagonista, perché i suoi successi sono il successo di tutta l’azienda con cui condivide marchio, servizi, operatività, strategie aziendali, e non deve solo attingere dal franchisor servizi o prodotti, né tantomeno aderire al network solo per avere tutela, nobilità o quella legittimità che alla fine dei conti può dare solo ed esclusivamente il mercato con le sue leggi, con le sue libertà,

con la sua straordinaria capacità di premiare i migliori.

Sembra quasi una maledizione. Bisogna tener presente che sul territorio nazionale ancora 4 compravendite su 10 non passano attraverso le agenzie immobiliari, quindi il franchising può aiutare l’agente a penetrare dove da solo non può arrivare. Questo per me è il franchising. Ma bisognerebbe parlare di rete.

Parliamone, allora. La nostra rete è un po’ diversa proprio in relazione al fatto che non apriamo con chiunque, non apriamo dovunque. Abbiamo 60 contratti sottoscritti con 50 agenzie operative, che diventeranno poco più di 100 nel prossimo triennio. Per le prossime IL NETWORK NON SIGNIFICA SOLO MASSA CRITICA O ECONOMIE DI SCALA, MA ANCHE BLASONE E SENSO DI APPARTENENZA

aperture puntiamo su città come Udine, Trieste, Vicenza, stiamo cercando inserirci in alcune località della Liguria come Genova, Chiavari o Sestri, comunque nel Levante, e vogliamo inserirci in Emilia a Parma, Ravenna, arrivare al Sud della Sardegna, a Cagliari, e in Puglia, a Bari e Ostuni. Anche la location dell’agenzia è fondamentale: deve essere posizionata bene. Il prestigio, la visibilità del marchio non può prenscindere dal posizionamento, che viene autorizzato da me. La cosa peggiore che le hanno proposto? Un immobile grande con una buona visibilità, ma completamente fuori città in una zona industriale e commerciale nel Centro Italia.

E quella più bella? Abbiamo delle chicche, piccolissime, in

territori dove era impensabile aprire, per esempio a Venezia e a Napoli Chiaia. Ma anche a San Felice Circeo apriremo un negozio molto carino. A proposito di bello: qualche Vip che ha venduto o comprato casa con voi? Non possiamo fare nomi. Ma le dico che abbiamo clienti talmente famosi che ci vietano di fotografare le loro case, soprattutto se vi hanno organizzato feste: non vogliono che si possa dire: “Ah, ma quello lì vende”.

E allora come fate? I nostri franchisee hanno a disposizione una linea di business che si chiama Private Office, in cui ci sono liste di clienti vip per conto dei quali organizziamo visite riservate, senza offerta al pubblico. E anche da questo si evince l’importanza del network. Il network è importante perché è un asset. Noi funzioniamo bene perché i nostri tre asset che sono il network, il marchio e i servizi sono tre armi fondamentali. Il network non è importante solo perché fa scopa con il franchising: va venduto, va comuncato.

In che senso? Chi ha punti vendita all’estero lo deve enfatizzare. Se sei a Vancouver, New York, Parigi, comunque fuori dai confini nazionali, lo scrivi sulle brochure, sulle auto, sulle vetrine. E non si tratta solo di massa critica o economie di scala, ma di una filosofia di vita, di un modo di condividere, di vivere in cui coesistono cultura, apertura mentale, entusiasmo e confronto. Il network è anche blasone, senso di appartenenza, riconoscibilità. Preferisco fare tante vendite insieme che poche da solo. Ma io da solo non ho mai lavorato e forse non ne sarei nemmeno capace.

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VITA DA MANAGER Alla fin fine, la domanda è sempre la stessa: si vive per lavorare o si lavora per vivere? Nelle pagine che seguono ce ne occupiamo perchè la questione è resa drammaticamente attuale dall’esplosione del tecnostress, legata a sua volta all’esplosione delle tecnologie digitali che ci tengono connessi 24 ore al giorno e azzerano il confine storico tra vita privata e vita professionale. Intanto che il tema è dibattuto anche a livello politico, è bene sapere che qualcosa può essere utilmente fatto anche a livello individuale, con un po’ di coraggio...

131 VIETATO LAMENTARSI UN LIBRO CHE LANCIA UN MONITO AI GIOVANI E AL MONDO DEL LAVORO

132 DIRIGENTI ALLO SPECCHIO INTERVISTE AD AALESSANDRO GUALDI, SILVESTRO MUCCILLO, MASSIMO MORETTI

LA SFIDA DELLA PRODUTTIVITÀ? SOVRAVVIVERE AL TECNOSTRESS La malattia del secolo si chiama dipendenza dalla tecnologia e si traduce nell’obbligo di essere sempre connessi, mantenendo rapporti virtuali con tutti ed in ogni momento. Restare “off-line”? È un lusso per pochi di Elisa Stefanati o sviluppo tecnologico degli ultimi dieci presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di anni, grazie all’avvento delle connessioni Milano; non sta infatti avvenendo senza costi ad alta velocità e alla diffusione di device per economici, organizzativi e relazionali per imla comunicazione mobile come smartphone prese e lavoratori. «Tale processo sta alimene tablet, ha creato le condizioni per una rivotando mutamenti a livello di organizzazione luzione copernicana dei processi; un nuovo dei processi pro- LA RIVOLUZIONE COPERNICANA CHE STA rapporto con la tecduttivi. Il passaggio COINVOLGENDO LE IMPRESE NON È UNA nologia e la richiesta EVOLUZIONE INDOLORE: VA CAMBIATA dall’enterprise 1.0 di una revisione della LA CULTURA DELLA SICUREZZA AZIENDALE all’enterprise 2.0 è cultura della sicurezza decollato. Cresce il risparmio sui processi prod’impresa». È la premessa concettuale del prof. duttivi, migliorano i tempi di reazione, si innalGalimberti mentre ci introduce all’elaboraziozano i livelli di creatività, agility e di resilienza ne del costrutto del Tecnostress, inteso come organizzativa. Non si tratta tuttavia di un’evo“una sindrome da uso costante, simultaneo ed luzione indolore: a sottolieccessivo di tecnologie dell’informazione e di nearlo è Carlo Galimberti, apparecchi informatici digitali in situazioni di docente di Psicologia Somobilità e non mobilità che oggi sembra affligciale della comunicazione gere manager dirigenti e cittadini in generale“ (Carlo Galimberti, Fulvio Gaudioso e Francesco Bacchini, 2016). L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI

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VITA DA MANAGER

La prima definizione di Tecnostress è datata 1984 (Craig Brod) e fa riferimento ad un disagio di adattamento causato dall’incapacità di far fronte alle nuove tecnologie in modo sano; un malessere che si evidenzia in due modi distinti: nella lotta ad accettare le nuove tecnologie da una parte, e nell’identificazione eccessiva con esse dall’altra. Definizioni oggi già superate, ma facilmente associabili a fenomeni come techno-anxiety, intesa come apprensione ed agitazione nell’uso delle tecnologie (Gaudron e Segue a pag. 120

COS’È IL “DIGITAL DETOX” Quante volte avete controllate il cellulare oggi? Vi svegliate e guardate subito le e-mail ricevute o i messaggi sulle chat? Siete consapevoli che negli ultimi dieci anni lo smartphone ha rivoluzionato le vostre giornate, sfumando i confini tra vita personale e lavorativa? È la premessa del volume dal titolo “Digital Detox: focus e produttività nell’era delle distrazioni digitali”, un libro scritto per i manager, ma utile a tutti. Il volume edito da Hoepli, e scritto da Alessio Carciofi, consulente di comunicazione e marketing digitale, illustra come vivere la rivoluzione digitale cogliendone le opportunità e non restando schiavi delle nevrosi. «Il manager - sostiene Carciofi deve ragionare come un atleta, alternando i momenti di allenamento intensivo con riposo e recupero. Digital addict? Guarire si può, ma è bene tenere a mente alcune parole chiave - conclude l’autore - queste parole sono “camminata consapevole”, e “viaggi detox”, momenti cioè in cui spostare l’attenzione da attività orientate unicamente al profitto».

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MANOCCHI: «C’È UNA FRENESIA COMPORTAMENTALE CHE È FIGLIA DELL’ANSIA E DELLO STRESS NEGATIVI» Paolo Manocchi (nella foto) è formatore comportamentale e life coach chiamato dalle aziende a tenere seminari e workshop su temi come mental leadership and dynamic behavior, intensive sail and selfconfidence training, o excellence coaching e ci ha confermato come in questi ultimi anni, e a tutti i livelli, l’utilizzo costante continuo ed invasivo della tecnologia abbia generato distorsioni comportamentali vicine alla compulsività. La frenesia comportamentale di rispondere alle mail, di leggere ogni notifica, di fornire un feedback a tutti i quesiti - riscontrata in ambito soprattutto professionale- dimostra, secondo Paolo Manocchi, di essere figlia di due stati emotivi ben precisi: ansia negativa e stress negativo. Di questi termini le persone non hanno lucida consapevolezza, ed una scorretta gestione di questi costrutti può contribuire ad una distorsione dei comportamenti che possono divenire anche disfunzionali. «Ansia è un termine che deriva dal verbo latino “ango”che rimanda al concetto di stringere, soffocare - prosegue - infatti quando viviamo uno stato di ansia negativa il respiro si fa affannoso e veniamo assaliti

da una sensazione di soffocamento. L’etimologia della parola stress è anglosassone e rimanda al concetto di pressione. Quando ci sentiamo stressati in modo negativo sembra che qualcosa ci schiacci, ci blocchi, ci opprima». L’ansia negativa, secondo il Life Coach, sarebbe prodotta da tre costrutti: pensiero, negativo e futuro, ovvero, secondo il formatore, il soggetto, che spesso è completamente ignaro dello stato emotivo nel quale si trova, fissa il pensiero su ciò che potrebbe accadere nel futuro temendo di produrre azioni non performanti, che conducano a risultati scadenti o addirittura controproducenti rispetto all’obiettivo da realizzare. In questo caso l’ansia negativa è frutto di un attività di pensiero, indirizzata al timore di un insuccesso che si potrebbe verificare nel futuro. «Lo stress invece è uno stato emotivo che proviamo quando le circostanze che ci circondano richiedono un surplus di risorse che in quel preciso momento riteniamo di non possedere. Lo stress negativo è prodotto da circostanze esterne vissute nel presente. Quindi l’ansia ce la procuriamo da soli, mentre lo stress viene introdotto dall’esterno». conclude Manocchi. Efficienza ed efficacia

sono concetti da rivedere per non incorrere in una traduzione errata ed erronea del concetto di multitasking. «L’ansia aumenta nei confronti del nostro agire spostando l’attività cerebrale continuamente fuori e lontano dall’obiettivo e dell’attività che in quel momento stiamo eseguendo nel presente, con la reale minaccia di diminuire ed indebolire la capacità di ciascuno di noi di rimanere vigile, capace di decidere hic et nunc e di sapere apprezzare e gustare appieno il flusso della vita nel momento in cui accade». Ne conseguirebbe dunque una riduzione della soddisfazione e appagamento ed uno stato di forte disagio di adattamento causato dall’incapacità di far fronte alle richieste on e off line, di perdere aggiornamenti, di commettere errori irreversibili, che in una parola riassumono molti dei concetti legati al Tecnostress. «Se vuoi andare più veloce impara a rallentare” è un must che i manager dovrebbero tenere a mente».


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VITA DA MANAGER

Carlo Galimberti, docente di Psicologia Sociale della comunicazione presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano

Vignoli 2002) e techno-addiction come dipendenza da esse senza riuscire a staccare, con una facile associazione al concetto di Workaholism: la tendenza a lavorare eccessivamente ed in maniera compulsiva (Schaufeli, Taris e Bakker, 2008). Ed il respiro si fa corto. Nascono nuove nomenclature. Neologismi. Sintomi e sindromi. Numerose ricerche stabiliscono che esistono vere e proprie patologie e fobie correlate come la “Fomo” (Fear of missing out) la cosiddetta paura di essere tagliati fuori, paura di perdere qualcosa di importante. O ancora la “Nomofobia”, la paura di non poter comunicare, collegata molto spesso allo stress di dover ricaricare il proprio telefono, tablet

PER ARGINARE IL TECNOSTRESS SI DEVE GESTIRE IN MODO EFFICACE L’ORARIO DI LAVORO e controllare le mail del pc: sindromi che sfociano in sintomi conclamati legati ad ansia da aggiornamento, apprendimento, prestazione. Non a caso, nel 2013 all’interno del DSM-V è stata annoverata l’Internet Addiction Disorder (IAD). Di recente, il panorama dei disagi si è

allargato fino ad includere l’ansia da disconnessione, definibile come una persistente e spiacevole condizione caratterizzata da preoccupazione e disagio, causata da periodi di disconnessione tecnologica. «Oltre ad incidere negativamente sulla soddisfazione lavorativa

porta del suo studiolo privato a Santa Mar-

e quella degli altri”) edito dalla San Paolo,

ta; Salvo Noè, dicevamo, la lezione di non

non è nato con l’udienza papale di luglio ma

lamentarsi mai, di “concentrarsi sulle pro-

risale a quattro anni fa, al 2013, quando

prie potenzialità e non sui propri limiti per-

Noè, che ha studiato psicologia ma anche

ché solo così si può cambiare in meglio la

certi metodi di comunicazione all’america-

propria vita”, di non lasciarsi mai prendere

na, alla Anthony Robbins per essere esatti,

dallo sconforto ed essere sempre entusia-

il life-coach che riempie gli stadi, infiamma

Vietato lamentarsi. Salvo Noè, lo psicologo

sta, ottimista e proattivo, l’ha applicata in

i suoi “fedeli” (ne ha 50milioni e tutti hanno

e psicoterapeuta siciliano, originario di Aci-

primis a se stesso e, come s’è visto, ha fun-

tirato fuori 4.995 dollari per partecipare

reale, dove la sua famiglia aveva un tempo

zionato. Infatti, Salvo Noè, il figlio del pastic-

alle sue performance); quando Noè, diceva-

una delle pasticcerie più conosciute per i

ciere di Acireale, che ha studiato psicologia

mo, entrando in un ristorante fu colpito dal

suoi dolci di pasta reale (a base di mandor-

all’università di Catania con un maestro

cartello all’ingresso con la scritta “Vietato

le) e di pistacchi, diventato improvvisamen-

come il professor Pietro Petriglieri, non s’è

fumare”.

te famoso, a luglio scorso, per via di quel

mai lamentato nella sua vita, non s’è mai

È così che è nato il suo cartello “Vietato la-

cartello con la scritta “Vietato lamentar-

arreso, si è dato sempre da fare, ha una

mentarsi”, che ha regalato al Papa e che si

si”, un po’ geniale e un po’ goliardico, che

volontà di ferro e quella voglia di succes-

può acquistare su Amazon a 12,90 euro?

ha regalato a Papa Francesco durante il

so, di riuscire a spuntarla anche in mezzo a

Il divieto di fumare è stato forse l’opera-

consueto incontro

mille difficoltà che hanno i siciliani testardi

zione di igiene pubblica, chiamiamola così,

del mercoledì con

e consapevoli dei propri talenti.

più riuscita nella storia del Paese. Gli italia-

i fedeli sul sagra-

Quel cartello, portato alla ribalta mondiale

ni sono un popolo di anarchici e di disub-

to della basilica,

da un pontefice che, da bravo gesuita, co-

bienti, ma quel divieto di fumare nei locali

e che il Pontefice,

nosce bene il valore del lavoro, delle opere

pubblici è stato rispettato come in nessuna

con un altro colpo

e dell’impegno, e che a metà novembre è di-

altra parte al mondo. Ancor oggi, in Giappo-

di genio, ha fatto

ventato anche un libro (“Vietato lamentar-

ne, cioè in uno dei paesi più educati e con

appendere

si. Agisci per cambiare il meglio la tua vita

un’etica pubblica formidabile, si continua a

Prima regola: non piangersi mai addosso

120 120

sulla


- spiega Galimberti citando innumerevoli ricerche a supporto (Ayyagari e altri, 2011) - il Tecnostress influenza variabili come impegno, produttività, sovraccarico lavorativo, equilibrio tra casa e lavoro. Preoccupano manager e aziende i sintomi da tecnostress: ansia, insonnia, irritabilità, e soprattutto un uso eccessivo, sregolato e privo di procedure di segmentazione dei periodi di lavoro, ma anche affaticamento, scetticismo e senso d’inefficacia». «Per allargare ulteriormente la prospettiva - continua - si dovrebbe porre in atto un’adeguata attività di gestione dei tempi e dei modi della comunicazione con particolare attenzione all’orario di lavoro, normale e straordinario.

Ed in attesa di una regolamentazione normativa specifica, si dovrebbe pensare al tecnostress alla stregua di una nuova ed evoluta forma di stress lavorativo. Una proposta di lettura del fenomeno tra ricerca psicosociale e normativa giuslavoristica».

fumare nei ristoranti e negli uffici.

Ma in questi anni ho visto tanti, soprattutto

Ma un conto è il divieto di fumo, un altro il

giovani, rifiutare il modello della lamente-

divieto di lamento…

la, della recriminazione. E crescere il de-

Ma i meccanismi psicologici sono gli stessi.

siderio di essere valorizzati per le proprie

Gli italiani avevano voglia di smettere e quel

competenze, il proprio lavoro, il proprio

divieto non ha fatto altro che spingerli con

impegno.

energia verso un comportamento virtuoso.

Non crede di essere un po’ troppo ottimi-

Non mi dica che gli italiani, quasi tutti “lau-

sta? Il giudice Falcone, che lei cita nel suo

reati in lamentologia” come scrive lei stes-

libro, diceva che di fronte al bisogno molti

so nel suo libro che è anche un manuale

rinculano, fanno un passo indietro e anzic-

di buone pratiche per diventare buoni cit-

ché rimboccarsi le maniche finiscono per

tadini, hanno questa gran voglia di finirla

scegliere la strada della lamentela.

con le recriminazioni...

Non ho detto che tutti gli italiani sono pronti

La colpa è sempre degli altri, dei partiti av-

Non arrivo a tanto, ma il messaggio del mio

e felici di smettere di fumare. Ho detto che

versari, del governo che c’era prima, degli

cartello che poi ho presentato nei Forum

si va riducendo, soprattutto nelle nuove ge-

amministratori della precedente tornata

che organizzo tutti gli anni a Zafferana Et-

nerazioni, l’accettazione del solito “Chiagne

elettorale.

nea - gratis, non faccio pagare 4.995 dolla-

e fotte”, lamentarsi per non fare nessun

Eppure funziona.

ri come fa il grande Robbins che è un genio

sacrificio e magari per fregare il prossimo.

Non credo più tanto. Gli italiani non ci

della comunicazione - a poco a poco s’è fat-

Oppure gli elettori. Sul vittimismo un lea-

cascano più e lo si capisce, purtroppo, dal

to strada. Se no il Papa non l’avrebbe attac-

der che sembra un concentrato di italia-

numero sempre più alto degli astenuti, di

cato alla porta del suo studio creando così

nità come Berlusconi ha costruito tutta la

chi non va più a votare. Non ti credo, non

l’evento che mi sta dando tanta visibilità.

sua storia politica.

credo più a nessuno e quindi non voto.

Contento, immagino.

Non voglio parlare di politica e di politici.

La lamentologia in versione politica non

Certo, l’idea del cartello è del 2013. L’incon-

Certamente il vittimismo è una delle carat-

funziona più, forse non infiamma neanche

tro con Papa Francesco del luglio scorso.

teristiche del discorso pubblico in Italia.

i militanti. C’è materiale per un altro libro.

BISOGNA PENSARE AL TECNOSTRESS COME A UNA NUOVA FORMA DI STRESS LAVORATIVO CHE VA TRATTATO PER PRODURRE VALORE

buendo a fare del Tecnostress non tanto un mostro da combattere, quanto un’occasione per costruire sicurezza, parlando il linguaggio dell’organizzazione, producendo valore per l’impresa e benessere per i lavoratori–cittadini attraverso la diffusione di una cultura la cui necessità è avvertita sia dal mondo delle imprese che dalla società.

Ne consegue che la messa in atto operativa di un tale approccio costituirebbe un arricchimento tanto della cultura della sicurezza d’impresa quanto dell’organizzazione, contri-

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VITA DA MANAGER DIRIGENTI ALLO SPECCHIO

1.

Massimo Moretti «La vita mi ha insegnato che l’attenzione agli altri è un dono» Una carriera nella dirigenza dell’hockey, poi amministratore delegato dell’Inter ai tempi di Moratti, poi costruttore del Forum di Assago, per 14 anni presidente di Inter Campus ed una lunga permanenza oltre confine, precisamente in Brasile. Massimo Moretti è un imprenditore e manager tornato in Italia con un nuovo progetto di valorizzazione del comprensorio di Foppolo nell’alta Val Brembana. Che cosa la lega ai paesaggi dell’alta Val Brembana? C’è un filo rosso che non si è mai spezzato a legarmi alla storia di queste valli fin da quando ero ragazzo, frequentavo queste piste nel 1965-66 e dopo 30 anni quando sono rientrato ho trovato una situazione di depressione e mi sono detto “perché non riaccendere Foppolo?” Strategico è stato l’accordo con un altro imprenditore come Giacomo Martignon, amministratore della società Devil Peak, ed ora il sogno chiamato Belmont-Foppolo sta diventando una solida realtà: stiamo lavorando ad un nuovo format tra sport, benessere e ricettività per famiglie che valorizzi le vocazioni del territorio e funga da volano turistico. Come pensa di “riaccendere Foppolo”? Stiamo sviluppando un programma a tappe: la prima sarà quella di trasformare il pianoterra del Belmont nel “Villaggio della Gioia”: uno spazio giochi per bambini e famiglie e vivere una vacanza in montagna in tutte le stagioni. Ed il secondo step presuppone non solo di INTERVISTE A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO

3. 2.

I 3 oggetti da cui Massimo Moretti non riesce a separarsi li tiene sempre nel portafogli 1. Un biglietto donatogli da un mendicante in Brasile e scritto con le dita di un piede perché amputato di entrambe le braccia . dice” Non abbandonare mai di poter realizzare i tuoi ideali, con perseveranza e semplicità. che Dio ti benedica “ Mauri Natale 2009. 2. La preghiera semplice di S.Francesco che era di suo padre 3. Un cuore ritagliato , dono di sua figlia Beatriz .

costruire nuove strutture ma di valorizzare l’esistente, comprese le seconde case di proprietà che potrebbero essere affittate per 5 anni e amministrate dalla società locale. Il nuovo progetto guarda lontano puntando su un funzionalissimo Belmont, su una ristorazione di eccellenza, su un’accoglienza che consenta alle persone di sentirsi “coccolate” ma anche consigliate per migliorare la loro qualità di vita, e sulla volontà di valorizzare le risorse e gli operatori già presenti sul territorio. Abbiamo anche coinvolto l’alpinista Simone Moro e l’imprenditore Roberto Amaddeo, del ristorante Da Mimmo di Città Alta per portare avanti tutta anche una serie di attività sportive collaterali come escursionismo, alpinismo, parapendio, arrampicata, canoa e bike. L’Inter Campus è stato un vero e proprio progetto del cuore per lei. Ce ne parla? Un paio di anni fa ho perso una figlia che avevamo adottato in una favela in Brasile. Marta era disabile e grazie a lei ho avuto l’idea di Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/massimomoretti-lattenzione-agli-altri-undono/

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Silvestro Muccillo «La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee» Dottor Muccillo, com’è iniziata la sua passione per la moda? Ci racconta gli esordi? E’ iniziato tutto nell’azienda di mio padre, ai tempi si producevano abiti su misura. Tra gli anni 60 e 70 io insegnavo e contestualmente studiavo all’università. Negli anni 70 ho conosciuto e sposato mia moglie, ed assieme a lei, abbiamo avviato una divisione staccata dall’azienda di famiglia realizzando il nostro primo progetto personale: una fabbrica dove si produceva abbigliamento intimo, con 120 dipendenti e 15 laboratori in provincia di Avellino. La svolta è iniziata negli anni 80 quando ho avviato collaborazioni nel Nord Italia, con aziende come Bassetti, Gallus S.p.A s, Manifattura Tonetti. E la rivoluzione Copernicana è datata 1990 ed ha un nome: Marta Marzotto. Lei per me è stata un faro. La collaborazione con Marta Marzotto ed il suo brand e con aziende come Benetton ci ha aperto la porta per la conquista di Milano, la capitale dell’alta moda. Milano era “a place to be” per chi come noi aveva entusiasmo coraggio ed ambizione. Ora sta interpretando l’ambiziosa sfida di un nuovo rilancio del brand Nazareno Gabrielli: con quali obiettivi? 5 anni fa ho rilevato il 50% del brand Nazareno Gabrielli e solo nel 2016 sono riuscito ad acquisire il 100% del marchio, che ora ha due quartier generali: quello del distretto di Tolentino per la pelletteria e quello di Gallarate per l’abbigliamento. Il 2018 sarà fondamentale per il rilancio del brand, per un nuovo posizionamento del marchio. Presenteremo la nostra nuova collezione. Stiamo lavorando ad una collezione Total look sia uomo che donna. Nazareno Gabrielli è una firma storica, che ha saputo fare storia nel mondo e noi vogliamo ripresentarci alle luci della ribalta ed essere apprezzati. Per questo stiamo lavorando con il massimo impegno.


Una domanda provocatoria: la moda va sempre seguita alla lettera? No la moda non deve mai “ingabbiare” od omologare la personalità. Un uomo....una donna deve sentirsi a proprio agio, essere sé stesso senza forzature. Abbigliamento ed accessori non devono mai snaturare uno stile, ma valorizzarlo e permettere ad ogni persona di esprimersi in modo personale e distintivo. Quali sono i colori, tessuti, e modelli sui quali dovrà puntare un Manager nel 2018? “La moda è nel cielo, nella strada, la moda ha a che fare con le idee” il modo di vivere di Nazareno Gabrielli è in linea con ciò che sta accadendo. Quindi i capi di “punta” che Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/silvestromuccillo-la-moda-nel-cielo-nellastrada/

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4.

5.

6. Per Silvestro Muccillo le tre cose che porterebbe su un’isola deserta sono: 4. Una borsa Nazareno Gabrelli 5. Una borsa portadocumenti Nazareno Gabrielli 6. Una copia del Sole 24 Ore, quotidiano di riferimento

7.

Alessandro Gualdi «La relazione tra bellezza e autostima è oggi molto stretta» Professor Gualdi, perché ha scelto la formazione nell’ambito della medicina estetica-chirurgia plastica? Nel momento in cui stavo per scegliere la specializzazione, mi sono “scontrato” nella mia vita personale con un problema familiare di chirurgia ricostruttiva mammaria. Ho compreso che oltre alla chirurgia, che si assume la responsabilità della guarigione da una malattia e della cura di una persona, era di estrema rilevanza anche la disciplina che ricostruiva e ridava un volume ad una parte del corpo che non doveva restare una amputazione. In quel momento mi sono reso conto che mi piaceva l’idea di aiutare una persona ad accettarsi dopo un intervento che aveva cambiato il rapporto con la propria immagine e a vedersi ancora bene. E’ iniziato tutto così…. Come medico estetico e chirurgo plastico qual è, per lei, la relazione tra bellezza ed autostima? Nella società dell’apparenza, la relazione tra bellezza ed autostima è molto intima. Chiariamo un punto: chiedere ad un chirurgo di toglierti vent’anni dal volto è un errore. Pretendere la restituzione della giovinezza è un’utopia. Nell’era dell’esaltazione della performance quella di apparire più “freschi”, naturali è un’esigenza. Noi Italiani in quanto a senso estetico facciamo scuola nel mondo. L’inno nazionale è da sempre “no fake” . Il senso Italico del bello è armonia, per questo io lavoro per restituire alle persone un aspetto naturale, fresco, riposato – senza aberrazionie questo giova indiscutibilmente anche all’autostima. Lei è considerato un punto di riferimento nella chirurgia mini- invasiva. Ci spiega meglio in quale ambito di applicazione si muove attualmente questa disciplina? La chirurgia mini-invasiva è la vera rivoluzione di oggi. Oggi le persone sono socialmente e professionalmente molto attive. Non hanno tempo per la riabilitazione. E chiedono trattamenti duraturi con tempi di down time più brevi possibili. Oggi si lavora su un

8.

Nella ricerca di benessere suggerita da Alessandro Gualdi non possono mancare: 7. Il Vectra, un sistema di imaging 3d di Juneco 8. Il MUST tool, uno strumento chirurgico per eseguire un lifting mini invasivo del terzo medio del volto

approccio che garantisca risultati efficaci, ma senza lasciare segni. Con Juneco abbiamo avuto la possibilità di acquisire tecnologia di ultimissima generazione. Tecnologie come Cellfina® per il trattamento della cellulite, Ultherapy per il ringiovanimento di viso e collo permettono alle persone di entrare nella clinica che sorge presso City Life e di uscirne senza segni visibili. La chirurgia mini-invasiva produce incisioni minuscole garantendo al contempo risultati performanti, naturali ed una rapida riprese delle proprie attività. Un esempio di rivoluzione tecnologica presente presso la clinica Juneco, che rappresenta un unicum, è la tecnologia Vectra XT® che con immagini tridimensionali riesce a simulare in modo realistico i risultati dei trattamenti. Questo sistema tecnologicamente all’avanguardia è un ausilio importante per il medico e allo stesso tempo il paziente che può lavorare sulle proprie aspettative. Quale ritocco al viso lei ritiene sia più efficace ma anche più discreto? La tossina botulinica, a mio avviso è il trattamento maggiormente performante, distende rughe...ed imperfezioni con estremo garbo garantendo effetti di grande naturalezza. A seguito del trattamento si ha un’attenuazione delle rughe d’espressione, il volto appare più rilassato senza perdere l’aspetto naturale. È Per leggere l’intervista integrale scansiona il QR-CODE oppure vai al link http://economymag.it/alessandrogualdi-la-relazione-bellezzaautostima-stretta/

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FORO ITALICO, STADIO PIETRANGELI, CREDITI FIT

NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, volersi bene, concedersi pause piacevoli dopo il lavoro - per giocare a tennis, fare una gita fuoriporta a bordo di una bella macchina, provare l’ultimo ristorante alla moda o la spa più esclusiva o ancora darsi allo shopping - non solo “non è peccato” ma è necessario. Anche per riprendere ancor meglio con il “dovere”. E quindi: bei posti, oggetti esclusivi, buon cibo, un po’ di lusso (per chi può). Non fanno la felicità, però aiutano.

128-130 MOTORI LE RAGIONI DEL GOSSIP

CON IL TENNIS, NEL BEL PAESE ANCHE GLI AFFARI VANNO A RETE Numeri da record, e campioni che non sono solo star globali ma anche i più amati dagli sponsor, ne fanno lo sport del momento. Con un futuro ancora più brillante, le cui basi sono state messe proprio in Italia di Vincenzo Petraglia o sport, quello vero, praticato secondo Vinci, quest’ultima capace di mettere a segno le regole, è da sempre veicolo di valori nel 2015 una delle più grandi sorprese sportipositivi, spesso incarnati nelle gesta di grandi ve di tutti i tempi battendo a New York la favoatleti seguiti da milioni di fan in tutto il mondo. ritissima Serena Williams e impedendole così Un ambito, quindi, che per un brand può rapdi vincere tutti e quattro i tornei dello Slam presentare un mezzo straordinario per veiconello stesso anno solare. lare i propri valori associandoli a quelli intraUn business in continua crescita montabili dei grandi campioni. Una strategia Il tennis, insieme al golf, è lo sport che attiche di fatto già attira notevoli investimenti in ra più sponsorship termini di marketing DA QUALCHE ANNO IL TENNIS VIVE a livello mondiale. e comunicazione ma UNA SECONDA GIOVINEZZA. NON PER D’altronde, giocatori che offre ancora tante NIENTE È LO SPORT CHE ATTIRA PIÙ del calibro di Roger opportunità di busiSPONSORSHIP A LIVELLO MONDIALE Federer, Rafael Nadal ness soprattutto in e Novak Djokovic, o in campo femminile Secerti ambiti sportivi. Come il tennis, che dopo rena Williams e Maria Sharapova, hanno una i fasti degli anni ’70, sull’onda dei risultati di risonanza globale, ma soprattutto trasmettono campioni quali Adriano Panatta, Paolo Bertol’immagine positiva di feroci lottatori in camlucci e Corrado Barazzutti, è tornato prepopo e campioni di fair play nella vita di tutti i tentemente di moda in Italia, anche grazie ai giorni. A differenza di quanto avviene per calsuccessi più o meno recenti dell’armata rosa cio, football americano e basket, dove gli atleti guidata da Francesca Schiavone e Flavia Penstrappano ingaggi faraonici ma non accendono netta, in grado di vincere due tornei del Granl’entusiasmo delle aziende, i contratti pubblide Slam (sono in totale quattro e sono i più citari che vedono protagonisti i tennisti sono importanti dell’anno), Sara Errani e Roberta

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E POI IL PIACERE...

PROVATI PER VOI TENNIS CLUB AMBROSIANO Risale agli anni ‘20 ed è uno dei più prestigiosi d’Italia. 18 campi, di cui 15 in terra rossa e 3 veloci in greenset, tra i plus anche un museo del tennis. Ospita ogni anno il torneo under 16 Avvenire. Quota annua: 1.700 euro. Via Feltre, 33 – Milano Tel. 02.26414392 www.tcambrosiano.com

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Viale dell’Olimpo, 5 – Palermo Tel. 091.454886 www.countrytimeclub.com

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invece notevoli. Il solo Federer, vincitore di ben merato, escludendo i ricavi dei singoli tornei, 19 titoli dello Slam e on air in questo periodo ben 126,6 milioni di dollari, con un incremento con uno spot per Barilla (sarà per 5 anni testidi oltre il 100% dal 2008 e del 37% rispetto monial dell’azienda parmense per la modica al 2013. Numeri importanti, come gli oltre 4,5 cifra di 40 milioni di dollari), ha finora incamemilioni di appassionati che hanno assistito ai rato 108 milioni di dollari come prize money, tornei del circuito, trasmessi in tv con un sema ben 625 fra sponsor e gettoni di presenza. guito di ben un miliardo di telespettatori, con Nella classifica sugli sportivi che guadagnano un aumento annuo che viaggia intorno al 10%, di più al mondo lo svizzero è quarto con 64 e un bacino sui social media di circa 80 milioni milioni guadagnati fra giugno 2016 e giugno di persone. Gli stessi giocatori, d’altronde, sono 2017, dopo Cristiano Ronaldo (93), James seguitissimi sui social, tanto che i più popolari LeBron (86,2) e Lionel Messi (80). Con la dif(le visualizzazioni delle loro pagine crescono ferenza che mentre Ronaldo ha guadagnato in media del 150% ogni anno) sono ormai tutti come ingaggi strettamente sportivi 58 milioni assistiti da team specializzati in social media. e per quelli pubblicitari 35, Federer di premi Italiani? Tutti pazzi per il tennis ne ha incassati circa 6 milioni e dagli sponsor In Italia le cose non vanno tanto diversamenben 58. Cifra che lo colloca al primo posto fra te. Il tennis è la disciplina sportiva cresciuta di gli sportivi più ricercati e pagati, legato da più nel nostro paese negli ultimi 15 anni, con tempo a sponsor come Nike, Rolex, Mercedes, un incremento a tripla Credit Suisse, Moët & Chandon, Lindt, Wil- IL TENNIS È LA DISCIPLINA CRESCIUTA cifra di tesserati, torDI PIÙ NEL NOSTRO PAESE NEGLI nei e partecipanti. Per son e altri. ULTIMI 15 ANNI, AL PRIMO POSTO PER numero di praticanti è Non è un caso che PRATICANTI TRA QUELLE INDIVIDUALI il quarto sport d’Italia; il business legato al il primo se si prendono in considerazione solmondo della racchetta da diversi anni faccia tanto le discipline individuali, come certificato registrare introiti record, con incrementi a due da una recente ricerca Coni-Istat, che vede ai ma anche tre cifre, generando folle oceaniche primi tre posti calcio, pallavolo e basket. di appassionati in ogni angolo del pianeta. «Il numero dei tesserati alla Federazione italiaCome le Atp Finals ad esempio, il torneo più na tennis – sottolinea Piero Valesio, direttore importante dell’anno subito dopo quelli del della comunicazione Fit e della tv monotemaGrande Slam, che a fine stagione mette a contica SuperTennis, i cui ascolti sono cresciuti fronto i migliori otto giocatori al mondo. Lo nell’ultimo anno del 20% – ha raggiunto i 380 scorso novembre ha attirato più di 250 mila mila iscritti, il numero dei tornei è in costanspettatori alla The O2 Arena di Londra genete crescita, come pure quello dei campi, ben rando introiti pari a circa 12 milioni di sterline 10.500, segno che è uno sport sempre più praper la sola vendita dei biglietti. Se a ciò si agticato a tutti i livelli». Gli Internazionali d’Italia, giungono sponsorizzazioni (Nitto e J.P.Morgan il torneo Atp più importante del nostro paese i main sponsor) e diritti televisivi, la cifra totale che si svolge al Foro Italico di Roma, nel 2017 degli incassi dovrebbe aggirarsi intorno ai 50 hanno chiuso con un incasso di poco superiore milioni, con un incremento dal 2009 di oltre il ai 12 milioni di euro, superando il record del200%. In generale l’Atp (Association of Tennis lo scorso anno (11,7 milioni), e con 222.425 Professionals), che sovraintende 64 tornei di spettatori paganti (altro record del torneo, prima fascia in 31 paesi, nel solo 2017 ha inca-


La top 5 sui social Milioni di follower Twitter che nel 2016 di presenze ne aveva registrate 204.816). Il giro d’affari sviluppato si aggira intorno ai 100 milioni con un corposo indotto costituito da spesa alberghiera, ristorazione, shopping, trasporti e intrattenimento. Un ulteriore segno di come le cose vadano bene nel nostro Paese per il tennis, nonostante la fatica negli ultimi due anni dei nostri giocatori professionisti a vincere titoli importanti, è testimoniato dal fatto che l’Atp abbia scelto Milano, preferendola a candidate come Miami, Los Angeles e Città del Capo, per un esperimento che con molta probabilità segnerà un cambio di pelle di questo sport. Si sa che

Milioni di follower Facebook 14,8 Maria Sharapova 14,5 Roger Federer 14,2 Rafael Nadal 7,0 Novak Djokovic 5,2 Serena Williams

15,2 Rafael Nadal 11,1 Roger Federer 10,4 Serena Williams 8,15 Novak Djokovic 3,8 Maria Sharapova nell’immaginario collettivo questa è ancora una disciplina d’élite, ma la strategia che si sta seguendo a livello internazionale è renderla sempre più commerciale, combinando tradizione, tecnologia e innovazione. Durante le Next Gen Atp Finals (montepremi totale 1,225 milioni di dollari), che si sono tenute a novembre nell’impianto di Rho-Fiera e che

hanno visto affrontarsi i migliori otto under 21 al mondo, sono state infatti introdotte diverse innovazioni per rendere il torneo più appetibile a livello televisivo e social e raggiungere così nuovi target, millennials in primis, e sponsor. E il successo dell’evento (22.453 gli spettatori paganti) sembra aver premiato tale strategia. Il futuro del tennis è già cominciato.

ciò rimane uno dei nostri maggiori punti di

di oltre il 100%

forza a livello commerciale. Il movimento

dal 2008 e del

tennistico sta vivendo uno dei suoi momenti

37% rispetto al

d’oro grazie a una generazione di fenomeni

2013.

come Federer, Nadal, Djokovic e Murray. I

Quali

“Fab Four”, con gli scontri titanici cui hanno

vostre

dato vita negli ultimi 15 anni, sono stati

strategie

in grado di attrarre un pubblico sempre

rendere

più numeroso a ogni latitudine. Come Atp

tennis uno sport

Inglese, 53 anni, ex giocatore professionista

offriamo opportunità di sponsorizzazioni

sempre più diffuso e redditizio?

e organizzatore di tornei, Chris Kermode

uniche

mozzafiato,

Non vogliamo cullarci sugli allori, per cui

è oggi executive chairman & president

investimenti per accrescere la visibilità

punteremo sempre di più sull’innovazione.

dell’Atp World Tour, che coordina il circuito

dei nostri eventi e la notorietà delle nostre

L’esperimento fatto a novembre alle Next

del tennis pro maschile, cioè tutti i tornei al

superstar, testimonial dei grandi valori

Gen Atp Finals di Milano, con l’introduzione

di fuori della Coppa Davis (la competizione

dello sport con fan che dimostrato grande

di nuove regole e l’organizzazione di tanti

a squadre per nazioni) e dei tornei dello

fedeltà anche nei confronti degli sponsor.

eventi nell’evento a misura di giovani con

Slam, e qui ci spiega il successo di questa

Quali sono i brand che più investono nel

l’ausilio della tecnologia e dei social, va

disciplina sportiva a livello mondiale.

Tour?

proprio in questa direzione. Tutti parlano

Fra i nostri partner premier figurano

della prossima generazione di giocatori

appassionati e investitori?

Emirates, FedEx, Moët & Chandon, Peugeot

ma non possiamo dimenticare la prossima

Perché è uno sport globale come pochi.

e Rolex.

generazione di fan. Il modo in cui i giovani

L’Atp World Tour tocca 31 paesi per un

È soddisfatto del risultato economico

consumano sport e intrattenimento sta

totale di 64 tornei e i giocatori nella top 100

dell’anno appena concluso?

cambiando rapidamente e noi dobbiamo

provengono da 35 diverse nazioni. Ci sono

Assolutamente sì. Le entrate lorde dell’Atp

adattarci per rendere le persone sempre

poche strutture sportive internazionali che

sono state, escludendo i ricavi dei tornei,

più parte attiva dei nostri eventi e

vantano un’impronta globale così forte e

126,6 milioni di dollari, con un incremento

sviluppare del buon business.

Chris Kermode: «Sport globale che guarda al futuro»

Perché

il

tennis

attira

sempre

più

grazie

a

location

sono

le

future per il

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E POI IL PIACERE MOTORI a cura di Autoappassionati.it

Le tre anime di Fiat 500L, nuova e più versatile Un modello già di grande successo che porta con sé tanti cambiamenti sia dal lato estetico che tecnologico, passando per interni rimodernati e una sicurezza di livello di Guido Casetta inque anni fa nasceva la Fiat 500L e la famiglia iniziava ad allargarsi, in tutti i sensi. Con l’arrivo della “X” la gamma si è poi completata ed è iniziato il periodo dei restyling. Adesso è arrivato il turno della nuova 500L, la più spaziosa, che segue però le orme della sorella minore, rafforzandone il family feeling e cambiando il 40% dei componenti. Forte di un successo senza sosta dal 2012 ad oggi, la nuova 500L diventa più tecnologica, più connessa e acquisisce ancora più carattere e personalità. Queste caratteristiche convivono e si combinano nelle tre anime della vettura: Urban, Cross e Wagon. Il nuovo design enfatizza gli stilemi più celebri della gamma, rafforzando l’identità di questo modello e combinando la bellezza della 500 alla versatilità di una MPV, senza disdegnare però lo stile da crossover della nuova versione Cross (che sostituisce la Trekking): il tutto in una lunghezza di 4,24 metri (4,28 la Cross). La Wagon, conosciuta in precedenza come 500L Living, raggiunge quota 4,38 m e rappresenta la 7 posti più compatta sul mercato. Nel rinnovare la 500L, i designer del Centro Stile Fiat sono partiti dall’iconica antesignana degli anni ‘50, con un richiamo evidente espresso dall’abbinamento del gruppo “baffi e logo” nel musetto trapezoidale con elementi cro-

C

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NELLA FOTO: LA NUOVA FIAT 500L IN VERSIONE CROSS, L’ANIMA PIÙ OFFROAD

mati ai proiettori superiori, sempre circolari e dal taglio dinamico, e a quelli inferiori che sfruttano la tecnologia a Led per le luci diurne che riproducono il carattere grafico degli “zero” di 500. La versione Cross, invece, diventa più Suv rispetto al passato, grazie ad un assetto rialzato di 25 mm e dettagli estetici caratteristici come il nuovo design dei paraurti che integra lo skid plate, nuovi cerchi in lega da 17” bicolore diamantati e la griglia anteriore che conferisce alla vettura un look sportivo e maschile. IL NUOVO DESIGN ENFATIZZA GLI STILEMI PIÙ CELEBRI DELLA GAMMA, COMBINANDO LA BELLEZZA DELLA 500 CON LA VERSATILITÀ DEL CROSSOVER

Diverse le novità anche all’interno, a partire dal design della plancia. Nel suo complesso, l’abitacolo è confortevole e luminoso, oltre ad essere ben curato e ricco di richiami alla 500. Da segnalare, l’arrivo del sistema di infotainment Uconnect Hd Live, con schermo touchscreen da 7 pollici, perfettamente integrato nella rinnovata plancia che dispone anche della predisposizione Apple Car Play e Android Auto. Se il corpo superiore della plancia propone una personalità in linea con la 500 e una nota tecnologica particolarmente spiccata, la parte inferiore propone

la funzionalità degli ampi vani portaoggetti. Il volume del bagagliaio, con il sedile posteriore avanzato, è di 455 litri per la Urban e la Cross, e di 638 per la Wagon. Abbattendo e ribaltando i sedili, la capienza aumenta sino a 1480 litri per Urban e Cross e 1784 per la Wagon.Tutti i propulsori sono Euro 6. La versione Cross propone il nuovo Mode Selector di serie che avvicina sempre di più la 500L ad un Suv/Crossover. Ruotando l’apposita manopola sulla consolle centrale, questa funzionalità consente di scegliere tra tre diverse risposte della vettura a seconda dello stile di guida e delle condizioni della strada: Normal, Traction+ e Gravity Control. Tutta la gamma offre, infatti, dotazioni in grado di migliorare la sicurezza. Su tutte, l’Autonomous City Brake, l’ausilio alla guida che consiste in un sensore laser situato nella parte superiore del parabrezza, capace di rilevare la presenza dei veicoli che precedono. Viaggiando al di sotto dei 30 km/h, in caso di potenziale collisione imminente, il sistema frena in automatico la vettura.


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

BELLI SÌ, MA CON IL “TRUCCO” IL SETTORE DEL MAKE UP CRESCE DEL 20% I Millennials spendono più per il beauty che per abbigliamento e cibo di qualità. Una crescita resa possibile dalle nuove tendenze dei vip, che al “ritocchino” preferiscono un trucco camouflage che li reinventi ogni giorno É VERO CHE LE GRANDI STAR DI HOLLYWOOD PREFERISCONO MOSTRARSI, ALMENO SUI SOCIAL NETWORK, AL NATURALE, appena sveglie al mattino. Ma è anche verissimo che il consumo di cosmetici cresce in Italia e nel mondo a ritmo incandescente. Sono centinaia i Millennials che fanno scorte di rossetti ed eye-liner, spendendo più per il beauty che per l’abbigliamento o il food d’autore. Entro il 2022 il mercato globale del settore raggiungerà, infatti, i 430 miliardi. Secondo il WORLD Cosmetics Market Opportunities AND Forecasts, il comparto della bellezza & dintorni sembra destinato a crescere da noi quasi del 20 per cento. Merito del concetto di bellezza che punta sempre più sul camouflage. Esempi? Guardate Arisa, fino a ieri brutto anatroccolo della musica italiana, oggi ragazza dall’eleganza patinata e make up praticamente perfetto. La tendenza, spiegano gli esperti, è quella di cambiarsi autonomamente i connotati utilizzando trucchi o smalti senza ricorrere al chirurgo plastico. Trucco e photoshop, commenta la bellissima Giulia Salemi, fanno miracoli. Se nel 2015 era l’Europa a guadagnarsi il titolo di continente top spender nel beauty, nel 2016 è stata l’Asia a catalizzare il 40% del mercato mondiale mentre già dallo scorso anno fino al 2020 saranno gli Stati Uniti a trainare il settore con una spesa media di 155 dollari a testa. Segue l’Italia, dove l’ultima mania dei vip ė quella di portarsi dietro il make up artist personale nelle serate mondane o nei viaggi. “Non

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posso fare a meno della mia truccatrice neanche un giorno” confida Kim Kardashian, icona di sensualità contemporanea, nota per le sue spese pazze. Come lei fanno tante altre “famose” che, in vacanza per l’ultimo Capodanno, si sono fatte seguire anche da “assistenti al beauty”. Basta citare un caso fra tutti. Quando, lo scorso anno, Loredana Lecciso conduttrice

di bellezza fondato dal padre Giancarlo - adesso tutto è cambiato. Ricche o soltanto benestanti, famosissime oppure libere professioniste: quasi tutte le donne investono quotidianamente nella loro bellezza». Nella Nardi DAY spa capitolina - dove sono transitate Anna Safroncik, Azzurra Caltagirone, Giorgia Wurth, Lorella Cuccarini, ma

IN SENSO ORARIO: ARISA, LORELLA CUCCARINI, KIM KARDASHIAN E GIORGIA WÜRTH

tv, compagna di Albano, era in onda su Radionorba, si faceva arrivare da Roma in aereo ogni settimana il truccatore di fiducia. Fra i più gettonati c’è da sempre Gennaro Marchese, popolarissimo artista della bellezza, che viaggia al seguito delle dive dovunque esse vadano. «Anni fa ci si truccava per i grandi eventi - spiega Francesca Nardi, erede insieme alla sorella Alessia dell’impero

anche stelle di passaggio nella Città Eterna come Sophia Loren o Cameron Diaz- ci sono trattamenti per tutte le tasche. Taglio, idromassaggi alla rosa, massaggi anti cellulite, trucco vengono effettuati in cabine singole sulle note della musica di Mozart con una terapista “personale” che si incarica di offrirti accappatoio cifrato, ciabattine chic ed una calda tisana rilassante. Per

risparmiare, specifica la Nardi, si può acquistare una card che consente di tagliare i costi fino al 25% potendo contare su una corsia di priority. Ma per quali prodotti splendiamo di più? Lo skin care è la categoria Premium: rappresenta circa il 36% del mercato globale, seguito dai prodotti per capelli e dal make up. Le compagnie di “Forecasts” più influenti parlano chiaro, la cura della pelle rimarrà la categoria di prodotto più redditizia in crescita di 20,1 miliardi di dollari entro il 2019. Tema di punta nello skin care l’antipollution: solo in Europa le vendite di questi prodotti ammontano a 8 milioni di euro di cui solo 3 nel Regno Unito. Puntano sul “clean” le lussuose spa o i beauty center dei grandi alberghi a cinque stelle. Sempre nella capitale da segnalare la spa dell’Hotel Eden, cabine personalizzate come dai Nardi, candele, profumi essenziali, un ambiente estremamente raffinato. Accessibile anche agli esterni su rigorosa prenotazione, la spa dell’Eden è più piccola della mega struttura del Rome Cavalieri ma deliziosa. Su tutte però domina la SPA del Parco dei Principi, gestita in armonia nel contesto di un albergo dove si rifugiano i veri potenti in cerca di privacy. Ricerca di bellezza a tutti i costi non solo di genere (femminile) : a sentire il re del settore cioè Giancarlo Nardi il tasso di crescita dei trattamenti “maschili” è notevole. Prima gli uomini arrivavano per accompagnare le mogli, adesso prenotano massaggi, sopracciglie e depilazioni. Nomi importanti, ovviamente da Nardi. Li volete scoprire? Ci ritroviamo il prossimo mese...




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