ECONOMY | ANNO II | N.14 | MENSILE | AGOSTO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 31 LUGLIO 2018
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Agosto 2018 Euro 4,50
FACEBOOK : «Nei nostri like la ricetta del successo delle Pmi». DE BORTOLI: «Ma in Usa il social fa l’editore»
Lavorare
La crescita che rallenta e l’occupazione rischia la frenata, tra la scarsità delle nuove competenze e l’incontro difficile tra domanda e offerta di personale
Ne parlano Spence, Sapelli, D’Amato, De Masi, Bentivogli, Bitjoka, Cuzzilla, Dragotto, Rasizza. E dalla MeshArea del Meeting di Rimini una proposta che spiazza
TONINELLI: «LA MIA SFIDA SUI NUOVI PORTI»
IL MINISTRO: MASSIMO IMPEGNO SULLA LOGISTICA INTERMODALE APPALTI, CODICE CAOS
INNOVAZIONE/CEFRIEL
FISCO&PMI
Raffaele Cantone (Anac): «Cosa cambiare, cosa tenere»
Nella “bottega dello stregone” Fuggetta crea pezzi di futuro
Tutte le agevolazioni per chi si quota in Borsa
La legislazione è da riscrivere di V. Malvezzi e C. Sforza Fogliani
Come Belluno ha trasformato una “protesi” in un gioiello
MADE IN ITALY Matteo Marzotto sulle fiere: «Ci vuole un soggetto unico»
BANCHE ALLA SVOLTA
PIACERI/OCCHIALI
EDITORIALE
URGE UN’EDUCAZIONE CIVICA ED ECONOMICA
C
ari lettori, ci siamo sbagliati. Nei numeri scorsi di Economy vi abbiamo presentato due normative in arrivo sul mercato come DI SERGIO LUCIANO potenzialmente rivoluzionarie: la direttiva Mifid 2 sul risparmio consapevole e la Gdpr sulla privacy. Ebbene: zero rivoluzione. Non è cambiato niente di sostanziale, salvo un’enorme e inutile bolla di burocrazia aggiuntiva. La Mifid 2 avrebbe dovuto introdurre più concorrenza nell’industria del risparmio gestito, imponendo alle società del settore di dare massima trasparenza ai costi commerciali caricati sulla clientela, ma all’atto pratico si è risolta in un’ulteriore trafila di formalità, per la quale ad esempio l’apertura di un semplice conto corrente può richiedere 17 firme fisiche, ma nessuna maggior consapevolezza è nata nei clienti dal malloppo di nuove informazioni somministrato loro. Risultato: i diritti autentici del consumatore-risparmiatore sono poco tutelati, come prima, e gli oneri operativi di chi vende e di chi acquista sono aumentati. E la Gdpr? Meravigliosa. In sostanza, tutti noi che utilizziamo Internet siamo stati bombardati di pop-up o altre stringhe di
IL CORSIVO
testo colorato in cui ci veniva chiesto di cliccare “ok” su un testo interminabile che avrebbe dovuto illustrarci i nostri nuovi diritti alla privacy. Abbiamo cliccato “ok” senza leggere e siamo andati avanti, come già fu a suo tempo con la campagna dei “cookies” che c’informava del fatto che navigando davano informazioni su di noi ai titolari dei siti. “Ah, sì? E vabbe’”, dicemmo, e cliccammo. Pastoie inutili. Di chi la colpa? Degli euroburocrati brutti e cattivi? Sì ma anche nostra. Che non ci occupiamo abbastanza di tutelare i nostri diritti e imparare a rispettare i nostri doveri (altra faccia della stessa medaglia) nell’unico modo possibile: comprendendoli. Le generazioni che oggi si trovano (si fa per dire) al comando del sistema sono assuefatte e quindi irrecuperabili: sia nel rapporto con le multinazionali del web o del risparmio sia in quello con la politica, l’analfabetismo civico ed economico dilaga. E invece per scegliere un fondo d’investimento, un servizio web o un partito da votare ci vuole preparazione, cultura civica. Ma chi a trent’anni non ce l’ha, è perso. E allora, salviamo almeno i giovani. Rientroduciamo come materia obbligatoria per la maturità di ogni settore di studi l’educazione civica; modernizzata, però, con l’educazione digitale e finanziaria. Con voto a far media per l’ammissione all’esame, e come materia d’esame. Gli attuali corsi
SIAMO ANALFABETI FINANZIARI E CIVILI NON CONOSCIAMO I NOSTRI DIRITTI E SCORDIAMO I DOVERI di “Cittadinanza e Costituzione” sono una burletta. Dovrebbero esserci ma nessuno li fa. C’è una progetto di legge presentato dalla Lega a fine maggio. C’è una Legge d’iniziativa popolare promossa dal Sindaco di Firenze Nardella, con l’Anci, e una raccolta di firme partita pochi giorni fa. Il ministro Marco Bussetti, un tecnico di designazione più leghista che grillina, favorevole all’iniziativa, ha però detto – ahia - che andrebbe introdotta “senza appesantire l’orario”. Non ci siamo. E’ una materia fondamentale. La si introduca senza se e senza ma, con voto obbligatorio e valevole per la media, come la matematica o l’inglese. Almeno per il futuro, attrezziamoci.
ACQUA E ACQUAVITE SONO COSE DIVERSE, COME LA FIBRA E IL RAME Vi ricordate quella canzone di Celentano, “Prisencolinensinainciusol”? Bene, nel mondo della tecnologia i cittadini comuni sono frastornati tra sigle ed espressioni altrettanto incomprensibili. È il vecchio “latinorum” di manzoniana memoria, quel misto di italiano e gergo legale in latino che usava con Renzo Tramaglino l’avvocato Azzaccagarbugli per non fargli capire niente. Un po’ come tanta – troppa – pubblicità dei servizi telefonici. Ma l’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom) ha fischiato la fine della ricreazione, e
a Tim non stanno festeggiando. Sobriamente festeggiano invece dalle parti di Open Fiber… Dunque l’Agcom ha decretato che d’ora in avanti gli operatori che forniscono connettività potranno usare il termine “fibra” senza ulteriori precisazioni tecniche, “solo se l’infrastruttura sottostante sia costituita esclusivamente da una rete di accesso in fibra, almeno nei collegamenti fino all’edificio (Fiber to the building) o fino all’unità immobiliare dell’utente (Fiber to the house)”. Quando, come capita ancora prevalentemente alla rete di Telecom, la fibra arriva soltanto fino
a nodi intermedi, come l’armadio di strada (FTTC, Fiber To The Cabinet) o la stazione radio base (FWA, Fixed Wireless Access), “gli operatori non potranno usare la denominazione ‘fibra’ se non affiancata alla dicitura ‘su rete mista rame’ o ‘su rete mista radio’”. Tanto per far chiarezza. Acqua e acquavite sono due cose diverse, e devono avere un costo molto diverso. Oltretutto, l’Agcom ha dimostrato stavolta di saper distiguere, e usare, le parole giuste. Complimenti. (s.l.)
7
SOMMARIO
Agosto 2018 017
COVER STORY
LAVORARE TUTTI
020
IL PREMIO NOBEL/Michael Spence: «I valori al centro»
021
L’ECONOMISTA/Giulio Sapelli: «I traumi? Necessari»
022
IL SOCIOLOGO/Domenico De Masi: «Lavorare meglio»
026
L’IMPRENDITORE/Antonio D’Amato: «Più flessibilità»
028
IL SINDACALISTA/Marco Bentivogli: «No alla tecnofobia»
030
IL BANCHIERE/Otto Bitjoka: «Basta welfare shopping»
032
L’ESPERTO/Rosario Rasizza: «Equità, contributi, regole»
034
IL MANAGER/Stefano Cuzzilla: «Più spazio alle skills»
036
LETTERA AI GIOVANI DA UN IMPRENDITORE 80ENNE
017
039 GESTIRE L’IMPRESA
061
PMI E CREDITO D’IMPOSTA
064
MERCATI
066
FINANZA ALTERNATIVA
068
LEGISLAZIONE BANCARIA
APPALTI/1. IL PUNTO
Il Codice che continua a dividere
042
APPALTI/2. L’INTERVISTA
046
INFRASTRUTTURE
048
INTERNAZIONALIZZAZIONE/1
050
INTERNAZIONALIZZAZIONE/2
052
INNOVAZIONE
054
PROFESSIONISTI 2.0
058
MEDICINA E DIGITALIZZAZIONE
Giovani e futuro: il meeting di Rimini, il confronto di Economy
Tax credit per quotarsi all’AIM Rischio scossoni? L’analisi di Fox Il monitor Aifi va sull’early stage È tempo di cambiare registro?
SOCIAL NETWORK & FAKE NEWS
078
MARKETING E COMUNICAZIONE
080
REPUTAZIONE AZIENDALE
Marzotto: «facciamo Fair of Italy»
FACEBOOK CHIAMA IL BUSINESS
Care aziende, un “like” vi salverà
076
Toninelli: «aprire i porti al futuro»
Parla Raffaele Cantone (Anac)
073 COMUNICARE L’IMPRESA
De Bortoli: «Ma Zuck fa l’editore!» La lezione del guru Guy Kawasaki Un asset che in Italia vale 6 mld
Sorpresa: c’è l’Iva pure a Dubai
La ricetta vincente del Cefriel
Obiettivo: le competenze digitali IoT e Big Data a fianco dei malati
8
061 FINANZIARE L’IMPRESA
078
SOMMARIO
Commenti
012
SARÒ FRANCO di Franco Tatò
083 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 084
PRIVATE BANKER di Ugo Bertone
085
MACRO-ECONOMY di Massimiliano Burelli
086 NEUROMARKETING di Lorenzo Dornetti
084
087
LETTI PER VOI
088
QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino
090
QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net
092
CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati
113
095 STORYLEARNING
SOLUZIONI PER IMPRESE AFFITTASI
116
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
CAPITALI PER LO SVILUPPO DEL SUD
Sabadì, dal cioccolato al venture capital
098
L’APP ANTI-CONTRAFFAZIONE
099
IL ROBOT CHE ELIMINA I BATTERI
100
IL PAESE CHE CRESCE...
Stanare i “tarocchi” con lo smartphone
La tecnologia in soccorso degli ospedali
Le news dal mondo produttivo
103
STARTUP-TELLING
TRANSARE BITCOIN IN SICUREZZA
106
IL GOTHA DELL’OPEN INNOVATION
120
VITA DA MANAGER/IL FITNESS
OCCHIALI MADE IN ITALY
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ARRIVA IL “DATA WELLNESS”
128
PLACE TO BE
130
Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco
Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa
Modelli e case histories in breve
Distribuzione
123 10
LE RAGIONI DEL GOSSIP
I sussurri di Monica Setta
Hanno collaborato Massimiliano Burelli, Germana Cabrelle, Davide Croce, Angelo Curiosi, Lorenzo Dornetti, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Alessandro Luongo, Marina Marinetti, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Alfonso Ruffo, Elisa Stefanati, Claudio Sonzogno, Maurizio Tortorella, Riccardo Ubaldini
Economy è un marchio registrato da
IL NUOVO CHE AVANZA
Luoghi e piccoli piaceri irrinunciabili
Contributors Ugo Bertone, Salvatore Catalano, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Monica Setta, Corrado Sforza Fogliani, Franco Tatò
Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017
Il software fintech per farsi rimborsare
110
Con i wereable la cura sarà “ad hoc”
In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi
Casa editrice Economy s.r.l.
TAX REFUND? NON È PIÙ UN INCUBO
Da antiche protesi ad accessori fashion
Direttore responsabile Sergio Luciano
Responsabile commerciale Marco Bartolini
Una soluzione per soste “smart” in città
109
Attività sportive, un mercato da 10 mld
E POI IL PIACERE...
ARRIVANO I PARCHEGGI 2.0
Per i trapianti la salvezza viene dal cielo
123
Summit degli startupper a Saint Vincent
108
Il buono delle macchine secondo SAS
VOLI SANITARI, IL CASO AVIONORD
Conio, nuova sfida per Christian Miccoli
Pc e stampanti? Non si comprano più
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DOMANDE & OFFERTE
Il mensile dell’economia che cambia
Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097
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Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)
COVERSTORY
SARÒ FRANCO
IL DECRETO DIGNITÀ CI RIPORTA A UN PASSATO CHE SEMBR
I
generale di lungo termine. l decreto dignità appena Non mi sembra che vi sia una approvato dal Consiglio dei qualche forma di elaborazione ministri, non è interessante profonda, ma una pulsione per i suoi modesti contenuti irrazionale alla ricerca di un o per il titolo volutamente consenso immediato. enfatico, ma perché rappreSiamo di fronte alla rivincita senta un vero capovolgimento dell’Italia del posto sicuro, dell’atteggiamento di chi godello stipendiuccio, delle ferie, verna verso il lavoro e verso il del riposo domenicale, della business. Tutti i governi precedenti, anzi qualunque governo, comodità. Forse il governo non è stato informato che il mondo presentando un provvedisi muove verso il funzionamento di questo tipo, avrebbe mento h24, come i computer sottolineato che l’obbiettivo che ci affiancano già e sempre dell’iniziativa era incrementapiù ci affiancheranno nella re il lavoro, rendere il Paese ineluttabile realizzazione più competitivo, adeguare le dell’economia normative ad LE ELITE STORICAMENTE digitale. una situazione AL POTERE SONO STATE Si ignora che radicalmente BOCCIATE ALLE URNE probabilmente nuova, eccetePER LA LORO INCAPACITÀ il lavoro futuro ra. DI DIFENDERE I CITTADINI o sarà preIn questo caso PIÙ DEBOLI DALLE NUOVE TECNOLOGIE cario – ma di no: si parla una precarietà di dignità, di dinamica, che in un sistema limiti, di licenziamenti, del virtuoso protegge se stessa jobs act, di lotta al precariato, sostituendo alle tutele statiche il tutto in un quadro di difesa di ieri quelle variabili ma o sostegno di quello che si solide che già oggi funzionano pensa essere l’interesse dei in molti altri Paesi - oppure lavoratori, anche a scapito non sarà affatto; e si pensa di delle imprese. risolvere il problema sempliL’interesse vero che questo cemente non prevedendolo. In decreto riveste sta dunque nei questo interessante decreto principi ispiratori sottostanti, sono concentrati dunque che fanno prevedere molti altri i sintomi di una pericolosa maprovvedimenti nella stessa lattia: la paura della modernidirezione, che sono principi di tà, la paura del futuro al quale adesione e sostegno dell’intenon siamo preparati. resse di breve termine di pochi Che lo sviluppo delle tecnoanche a scapito dell’interesse
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logie porterà enormi cambiamenti nella nostra vita e ancor più in quella dei nostri figli e nipoti è una certezza ed è molto ingenuo credere di poterne evitare le conseguenze con provvedimenti legislativi di chiusura, di ritorno al passato. La vera preoccupazione però deriva dal fatto che il governo sta cercando in modo
“fare sul serio”: perché più faranno sul serio e peggio sarà per la competitività del sistema Italia e, in definitiva, per quel benessere che loro stessi enunciavano di voler incrementare. Non è un fenomeno esclusivamente italiano anche se in Italia ha assunto aspetti di particolare drammaticità. Il vero fenomeno del no-
pasticciato e approssimativo di realizzare quanto promesso sinteticamente (e strumentalmente) in campagna elettorale ed entusiasticamente accettato dagli elettori. I partiti usciti vittoriosi dalle elezioni del 4 marzo hanno assecondato questa ribellione degli elettori che improvvisamente capovolgono le aspettative. E’ preoccupante che provino a
stro tempo è più vasto e ha connotati planetari ed è la bocciatura delle cosiddette elite al potere per la loro manifesta incapacità di difendere i cittadini più deboli dalle conseguenze dell’evoluzione tecnologica. Con un aspetto particolarmente preoccupante: tutte le ipotesi di sviluppo futuro hanno finora presupposto la globalizzazione
di Franco Tatò
AVA (PER FORTUNA) SEPOLTO del fenomeno migratorio. compiuta, quasi un assioma Tutto questo si spiega soltanto implicito. Il sovranismo, i prendendo atto della profonda dazi, le guerre commerciali, crisi della democrazia come le chiusure dei confini, i muri, sistema di governo. Negli sono invece tutti tentativi di ultimi duecento anni di storia, fermare la globalizzazione – da sistema imperfetto per anziché semmai impegnarsi scegliere i migliori è diventata per gestirla nel modo migliore progressivamente un sistema - e quindi togliere l’ossigeno perfetto per mandare al potere alla economia digitale. persone inadeguate. La diNon a caso la Cina, che ha mensione dei problemi che le deciso di raggiungere la leanostre società sono e saranno dership dell’economia digitale, chiamate ad affrontare, pena è dichiaratamente favorevole la sopravvivenza, sono di tale all’apertura dei mercati e importanza da rendere veraalla globalizzazione, mentre mente difficile l’identificazione l’America di Trump, contro di persone caogni aspettativa, ha assunto IL GRIDO DI «AMERICA FIRST» paci. Con una CERTIFICA LA PAURA complicazione posizioni agDEGLI USA VERSO addizionale, gressivamente LA CINA CHE HA DECISO la distorsioprotezionistiDI RAGGIUNGERE ne profonda che: l’America LA LEADERSHIP GLOBALE DELL’ECONOMIA DIGITALE dei processi libera e forte formativi della nostra e informativi dell’opinione giovinezza non aveva bisopubblica ad opera dei mezzi di gno di dichiarare America comunicazione, in particolare first, perché esercitava una dei social media. leadership naturale e da tutti Ovviamente l’identificazione riconosciuta. Italy first è solo dei problemi non è sufficiente, la versione patetica del nostro ma è un primo passo. Ignorare complesso di inferiorità. i problemi e concentrarsi sul Merita una riflessione approparticulare, come mi sembra fondita la rinuncia dell’Ameristia facendo il nostro governo, ca alle responsabilità della sua è un modo irresponsabile leadership economica, tecnodi ignorare le sfide che ci logica e militare. Che assoaspettano e apre la strada alla miglia alla rinuncia degli Stati concreta possibilità di essere europei – non solo dell’Italia confinati ai margini del mondo – alla responsabilità storica moderno. nella gestione, ad esempio,
IL CORSIVO
FARMACIE E COMUNITÀ, INSIEME PER UNA NUOVA MEDICINA DI SISTEMA
di Giuliana Gemelli
Il Progetto P.R.O.F. Progetto di Rete in Oncologia con le Farmacie di comunità è il primo esempio in Italia di rete tra un centro specialistico oncologico- IRST IRCCS - e le farmacie per la vigilanza e sicurezza dei farmaci a domicilio, supportato dall’informatica e da un programma di formazione specialistica.Il farmacista acquisisce un ruolo sempre più attivo nel percorso terapeutico del paziente. Conclusosi il primo step “osservazionale”, guidato dalla dr.ssa Martina Minguzzi, sulla base di una convenzione tra IRST, Federfarma, Assofarm regionale e approvato dal Comitato etico dell’IRST, il progetto é ora operativo in 115 farmacie di comunità della Romagna che potranno migliorare i percorsi terapeutici dei pazienti a domicilio, grazie ad una rete strutturata per la sicurezza e l’empowerment del paziente. La sfida è una relazione sistematica e duratura tra paziente, farmacia e IRST, basata sulla ricognizionericonciliazione farmacologica prima di ogni ciclo di cura e sulla conoscenza da parte delle farmacie delle principali interazioni farmacologiche specifiche, per la gestione domiciliare dei farmaci e degli effetti collaterali. Nasce una nuova visione di “medicina di sistema”, non più confinata al solo ambito ospedaliero, fondamentale per ottenere l’efficacia delle cure ed esiti proporzionati al valore tecnologico dei farmaci e, non da ultimo, dei loro costi. Per donare il vostro 5 per mille: Associazione GrandeGiù for Love and Care Onlus - Codice Fiscale 92075710407 Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti.html
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SHORT STORIES
Investimenti
fino a 150 milioni di euro e potrà effettuare investimenti continui in nuovi crediti. I crediti in portafoglio saranno costituiti da fatture commerciali, acquistate in prevalenza da pmi in cambio di denaro contante che potrà così essere immediatamente rimesso in circolo dell’economia. L’operazione si avvarrà di una piattaforma, a garanzia dell’immediata disponibilità di denaro alle imprese che cederanno le proprie fatture, senza commissioni nascoste o garanzie personali, e sarà utilizzabile anche da piccole società di capitali sprovviste di uno storico di bilanci.
Le transazioni avverranno attraverso un marketplace finanziario di fatture garantite, con l’utilizzo della piattaforma online ideata e gestita da Cash Trading srl, advisor a supporto di Sorgente Sgr nella selezione e nell’incasso dei crediti. L’operazione è stata coordinata da Giovanni Cerrone, direttore generale di Sorgente Sgr all’epoca della strutturazione del fondo, ora dirigente finanziario di Nova Re SIIQ spa, che spiega: «Attraverso la partnership con Cash Trading possiamo favorire il mercato interno di capitali smobilizzando parte degli attivi delle imprese cedenti che ottimizzano la gestione del loro circolante». È un mercato vivace quello della cessione pro-soluto dei crediti, secondo quanto rileva lo European Alternative Finance Industry Survey dell’Università di Cambridge, che può dare impulso alle pmi italiane. Dal lato degli investitori, inoltre, si potranno ottenere anche rendimenti superiori alla media, a fronte di probabilità di default quasi nulle e, in ogni caso, coperte da assicurazione.
che, all’interno del nuovo stabilimento, saranno prodotte le preforme delle bottiglie realizzate con il 50% di materiale riciclato. L’azienda produttrice di acqua minerale è attenta a questo tema e sta portando avanti più progetti in favore delle tre direttrici oggetto di attenzione del gruppo: la sostenibilità ambientale, con una riduzione dei consumi idrici del 2,2% rispetto al 2016; sociale, con il 95,5% dei dipendenti assunto a tempo indeterminato; ed economica. Recentemente, Ferrarelle ha presentato “Le forme della vitalità”, il documento dell’ultima edizione del bilancio di sostenibilità, che attesta la crescita del valore economico generato nel 2017 con un +4,3% rispetto all’anno precedente; la riduzione dei consumi energetici del 4,8% e delle emissioni del 5,5%. Il gruppo proprietario di Ferrarelle, Vitasnella e del cioccolato Amedei si dice orgoglioso di essere il primo, nel settore acque minerali, ad
aver redatto un documento di questo tipo. «“Le forme della vitalità” certifica il nostro percorso di crescita intrapreso nell’ambito della sostenibilità ambientale e la grande attenzione agli effetti sociali e alle ricadute economiche delle nostre attività», osserva Michele Pontecorvo Ricciardi, vicepresidente di Ferrarelle spa. Proprio il progetto “bottle to bottle”, implementato attraverso la produzione di PET riciclato, rappresenta un asset strategico per l’azienda, che ha chiuso il 2017 con 930 milioni di litri di acqua venduti: +4% rispetto al 2016.
Sorgente Sgr lancia il “Fondo Botticelli” Dotazione da 150 milioni, durata di almeno 5 anni, il Fondo rileva crediti in bonis dalle Pmi Un nuovo fondo a sostegno delle piccole e medie imprese italiane. Si tratta di “Fondo Botticelli”, uno strumento creato da Sorgente Sgr come anticorpo contro la crisi che continua ad attanagliare le pmi nostrane. La società di gestione di risparmio investirà la liquidità raccolta in crediti commerciali, originati in Italia, che siano ancora esigibili. La misura, dunque, si rivolge alle pmi perché sono quelle che hanno le maggiori difficoltà a vedersi liquidati i crediti. In questo modo, invece, viene incentivato lo sviluppo di giovani aziende grazie all’accesso immediato alla liquidità. Della durata di 5 anni, prorogabili, “Botticelli” avrà una dimensione
Green Economy
L’impegno green di Ferrarelle
L’azienda impiega sempre più plastica riciclata. E pubblica il bilancio di sostenibilità Ferrarelle, con l’avvio del nuovo stabilimento produttivo di Presenzano, in provincia di Caserta, segna un altro importante traguardo all’insegna della green economy e del riciclo. «Questa struttura consente di dare una nuova vita alle bottiglie provenienti dalla raccolta differenziata. Come azienda possiamo alimentare in prima persona un processo di economia circolare virtuoso e pionieristico», spiega Carlo Pontecorvo, presidente di Ferrarelle, precisando
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Ambiente
LA SOSTENIBILITÀ NON È UN COSTO MA UN VANTAGGIO COMPETITIVO
Ogni grado di temperatura in più significa 500 milioni di profughi. Un’emergenza C’è chi ancora si ostina ad affermare che la sostenibilità non è un’opportunità per ottimizzare il proprio business, ma piuttosto un costo. E invece è l’opposto: come dimostrato in un convegno organizzato da UNI (Ente Italiano di Normazione) - realizzato in collaborazione con Economy, Etica SGR e con il fondo Banor - che si è tenuto a Milano lo scorso 12 luglio. In particolare, il tema più significativo è stato quello dell’impact investing, ovvero l’assunto che i capitali privati possono avere ripercussioni positive sull’ambiente. Gli scienziati da almeno trent’anni stanno mostrando nuove possibilità di produzione di energia e oggi il nostro paese riceve dalle rinnovabili un quarto del suo fabbisogno, tagliando costi ed emissioni. Un dato, per capire quanto sia grave il tema: gli esperti sono pessimisti sulla possibilità di contenere il riscaldamento globale entro gli 1,5°C per la fine del secolo. Ma ogni grado in più si traduce in 500 milioni di profughi. Un impatto che la Terra non può permettersi. Puntare sulla sostenibilità non è solo nobile, ma anche economicamente utile.
SHORT STORIES
Logistica
In arrivo da Alis un fondo per l’intermodalità La nuova iniziativa finanzierà gli investimenti nella logistica sostenibile di 1300 aziende socie Un fondo finanziato con “centinaia di milioni di euro” da almeno due primarie istituzioni finanziarie che aiuterà le imprese ad accedere al credito necessario per attrezzarsi (o perfezionarsi) nell’intermodalità sostenibile. È la nuova iniziativa dell’Alis – l’Associazione per la logistica intermodale sostenibile – che il presidente Guido Grimaldi ha presentato ad una folta delegazione delle sue 1300 aziende associate: «Un’iniziativa che reputiamo eccezionale, inedita: non è mai esistita un’associazione che creasse un fondo finalizzato a uno scopo industriale così avanzato. Dai veicoli all’hardware ai capannoni, tutti gli investimenti finalizzati all’intermodalità sostenibile verranno finanziati dal fondo». L’occasione per l’annuncio – che sarà presentato presto in tutti i dettagli al mercato – è stata un convegno a Manduria, nella tenuta Li Reni, magnificamente ristrutturata e rilanciata anche sul piano produttivo dal suo proprietario Bruno Vespa – leader degli anchorman televisivi e ormai anche imprenditore del vino sul tema: “Lo sviluppo del Mezzogiorno ed il rilancio della filiera agroalimentare attraverso il trasporto intermodale sostenibile”. «Un esempio di questo sviluppo possibile? Come sul versante tirrenico l’acqua minerale Sant’Anna, che sgorga in Piemonte, è riuscita a diventare leader sul mercato siciliano abbattendo drasticamente il costo del trasporto», spiega Grimaldi, «qui in Puglia, a Bari, arrivano da Venezia prodotti molto appetiti del Nord a costi di trasporto drasticamente ridotti e tutto questo genera economia
virtuosa. Naturalmente anche nel senso inverso, cioè dal Sud verso il mondo: come il gruppo Casillo che con il cabotaggio continentale da Venezia a Bari è riuscito a diventare leader mondiale nell’acquisto, trasformazione e commercializzazione del grano: “Stiamo parlando di competitività di sistema», spiega Pasquale Casillo: «Non dimentichiamoci mai che i problemi sistemici richiedono soluzioni sistemiche… Abbiamo aderito ad Alis perché abbiamo visto in essa una grande opportunità. Un’iniziativa di imprenditori per imprenditori, che in questo caso – e non è sempre così – sono all’altezza del ruolo». All’incontro di Manduria un panel di prim’ordine: oltre a Guido Grimaldi e a Casillo, il
governatore della Regione Puglia Michele Emiliano, il sottosegretario per il Sud Giuseppina Castiello, il direttore generale per la vigilanza sulle autorità portuali Mauro Coletta, i presidenti delle autorità di sistema portuale per il Mar Adriatico Meridionale e per il Mar Ionio Ugo Patroni Griffi e Sergio Prete e Francesco Sciaudone, managing partner dello Studio legale Grimaldi (solo omonimia) che affianca Alis nelle relazioni istituzionali e regolatorie internazionali. «Il nuovo governo punta tanto sull’abbassamento della tassazione fiscale. In realtà – dice Emiliano – le imprese vogliono innanzitutto una forte semplificazione. Per fare un’opera pubblica oggi ci vogliono mediamente dieci
anni, dove nel resto d’Europa ne bastano tre e mezzo. Invece noi abbiamo un codice degli appalti che è una catastrofe». «Dobbiamo far diventare il Sud – sintetizza la Castiello – un nuovo locomotore del Paese. Ed una nuova coniugazione tra il mondo dell’imprenditoria e il pubblico è sicuramente una buona chiave di lettura». La sintesi industriale è di Emanuele Grimaldi: «Con l’intermodalità i costi del trasporto - ha detto - si abbattono di circa il 40%. E le emissioni inquinanti di conseguenza. Risparmi ed efficienza. Ci crediamo profondamente. Il nostro gruppo ha ordinato dodici nuove navi dal rendimento economico ed energetico all’avanguardia, ce le consegneranno a partire dal 2019, ma proprio oggi ho offerto ai costruttori 10 mila dollari al giorno in più per ogni nave se anticiperanno». «Se l’Italia andasse veloce come l’Alis non avremmo concorrenti», conclude Vespa.
IN ALTO, UN MOMENTO DEL CONVEGNO A MANDURIA, NELLA TENUTA LI RENI (QUI SOPRA). A DESTRA, BRUNO VESPA
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«INCONTRIAMOCI E LAVORIAMO» E IL MEETING 2018 TROVA POSTI
COVERSTORY 20 MICHAEL SPENCE TENIAMO AL CENTRO I VALORI. E I DIRITTI SI SALVERANNO
La novità quest'anno alla settimana di Rimini, dal 19 al 25 agosto è la «MeshArea»: un padiglione dove, oltre al dibattito, si svolgeranno incontri di lavoro, autopresentazioni, una vera fiera-mercato di Riccardo Venturi - Interviste di Francesco Condoluci e Sergio Luciano
21 GIULIO SAPELLI CI SARANNO SCOSSONI E TRAUMI, MA IL LAVORO UMANO RESTERÀ
22 DOMENICO DE MASI IMITIAMO IL MODELLO TEDESCO, LAVORIAMO MENO MA MEGLIO
26 ANTONIO D'AMATO L'OPPORTUNITA È STORICA: PIÙ FLESSIBILITA E FORMAZIONE
28 MARCO BENTIVOGLI LA TECNOFOBIA? RIDICOLA. IN FIAT I ROBOT C'ERANO GIÀ NEL 1978
L
a password è “incontro”. Incontriamoci e «Nel settembre dell’anno scorso un gruppo di lavoriamo. Perché per lavorare bisogna noi si è riunito per cercare il modo di dare, atincontrarsi. E il Meeting di Rimini, che giuntraverso il Meeting, una risposta al bisogno di ge quest’anno – dal 19 al 25 agosto – alla sua lavorare che c’è nel Paese», racconta Massimo 39° edizione, cambia gioco: dall’incontro culFerlini, tra i promotori di MeshArea, «e abbiaturale, valoriale, religioso arriva agli incontri mo capito che si doveva applicare anche nelle pratici, funzionali: in un padiglione di 6000 nostre giornate la regola di dimostrare in conmetri quadrati, battezzato “MeshArea”, l’area creto come funzionano i servizi che aiutano la della rete, trentasette gente a trovare lavoro. MASSIMO FERLINI: «ABBIAMO VOLUTO partecipanti “residenE quindi: formazione, ti” – aziende private, CERCARE UN MODO CONCRETO PER DARE alternanza scuola-laRISPOSTE AL BISOGNO DI LAVORARE pubbliche e istituzioni voro, addirittura cenCHE C'È IN TUTTO IL PAESE – tutte le altre impretri per l’impiego veri se presenti al Meeting e tantissimi ospiti non e propri che dapprima la Regione Emilia Rosoltanto presenteranno le loro storie di lavomagna e poi varie altre allestiranno, con piena ro ma cercheranno lavoratori da assumere, e funzionalità, nella MeshArea. Il primo lavoro migliaia di persone offriranno le loro compeda fare se sei disoccupato è cercare lavoro, il tenze in quella che sarà in sostanza una sorta primo capace di creare condizione per trovare di grande fiera-mercato del lavoro, quel bene lavoro sei tu». prezioso che nutre l’uomo, e non di solo pane. Ci saranno centri di formazione professionale
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COVERSTORY
«Presenteremo le storie positive di chi ha creato lavoro sano» Parla Giorgio Vittadini, tra gli autori di "MeshArea" e da sempre tra i protagonisti di Rimini: «Spazio agli incontri costruttivi» «IL VERO SVILUPPO NON È SFRUTTAMENTO. QUELLO CHE FANNO LE MULTINAZIONALI CHE AFFAMANO LA GENTE E CREANO PRECARIATO, O GLI STUDI PROFESSIONALI CHE SPREMONO I GIOVANI, POSSONO SAZIARE GLI AZIONISTI NEL MEDIO TERMINE, MA NON CREANO RICCHEZZA STABILE. Ciò che costruiscono
da una parte lo distruggono dall’altra»: è netto il giudizio di Giorgio Vittadini, tra gli autori di “MeshArea” – il nuovo “concept” di
GIORGIO VITTADINI IN UN MOMENTO DEL MEETING 2017
spazio dedicato al lavoro che viene introdotto quest’anno al Meeting di Rimini - professore di statistica alla Bicocca, da sempre tra i punti riferimento culturali del Movimento di CL: «Più il lavoratore è trattato bene, meglio lavorerà», aggiunge, «Ma è chiaro che ‘trattar bene’ non vuol dire assecondare le logiche clientelari che hanno diviso il mondo del lavoro tra occupati privilegiati e precari, bensì creare sviluppo e possibilità per tutti».
I TEMI DELLA SETTIMANA ALLA MESHAREA DI RIMINI DOMENICA 19
Servizi per il lavoro
LUNEDÌ 20
Cercare lavoro
MARTEDÌ 21
La domanda
MERCOLEDÌ 22
Esperienza di lavoro nelle imprese
PER SEGUIRE GLI EVENTI:
GIOVEDÌ 23
- la App "MESHAREA"
Orientamento e offerta formativa
VENERDÌ 24
I nuovi lavori
SABATO 25
Welfare
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- il sito www.mesharea.com - la pagina fb "MeshAreaLavoro" - instagram "_mesharea_"
Quest’anno il Meeting punta forte sul tema del lavoro. Con quale senso, con quale finalità? Vogliamo approfondire la coscienza che l’uomo può e deve realizzarsi nel lavoro. Il messaggio di fondo sarà che l’Italia ha bisogno innanzitutto di sviluppo e di lavoro. Se non ci si sviluppa e non si lavora, non i capitalisti del Terzo Mondo ma i lavoratori del Terzo Mondo che vogliono emanciparsi ci costringeranno a chiuderci in noi stessi invece che ad aprirci e costruire sviluppo, sostenendo così la competizione dei Paesi emergenti che giustamente vogliono portarci via quote di reddito. E senza questa coscienza e questo sviluppo non c’è possibilità nel mediolungo periodo di fare welfare, né reddito di cittadinanza né niente. Considera giusto però contrastare il dumping sociale dei Paesi in via di sviluppo e anche l’economia dei lavoretti? Sì, ma la strada da seguire è quella del decreto dignità o quella di Irlanda e Olanda che detassano gli investimenti? È giusto dal palmares eccellente, con l’80% dei corsisti che viene assunto al termine; ci saranno aziende che recluteranno materialmente i lavoratori a loro necessari; altre che illustreranno in dettaglio le professionalità che gli occorrono. «Arriveremo anche – aggiunge Ferlini - a certificare che alcuni dei tanti ragazzi che lavorano in fiera nei sette giorni del Meeting stanno compiendo, anche in quel momento, il loro percorso di alternanza scuola lavoro. Il sabato l’Agenzia nazionale per le politiche attive del lavoro condurrà un momento di confronto su quanto accaduto in tutta la settimana, per promuovere i comportamenti migliori e condividere le idee per migliorarli». Insomma, MeshArea applica sul concreto al tema del lavoro la filosofia che è alla base dello stesso Meeting: il valore dell'incontro, del confronto, e della capacità di fare rete. «In definitiva il contenuto della MeshArea sarà in larga parte determinato dagli incontri –
LAVORARE TUTTI
sanzionare chi prende l’investimento e scappa, ma se spavento chi vorrebbe venire ad investire, non verrà più nessuno. Per me la strada giusta è incentivare: anche il dibattito sulle tasse è sbagliato, il problema è collegare la tassazione ai comportamenti, bisogna detassare chi crea occupazioni, chi investe, esporta e forma… E si deve semplificare, che non deve significare banalizzare… E il vecchio slogan “lavorare meno lavorare tutti”? La domanda legittima è sul perché in certi punti si lavora più di quanto sarebbe giusto. Bisogna distinguere dai casi, ed è un ruolo fondamentale per il sindacato del futuro, che deve evolvere, come abbiamo condiviso in un recente convegno di discussione al Cnel. E’ nata una nuova forma di sindacato verticale, la Felsa Cisl, che rappresenta i lavoratori somministrati, autonomi e atipici, è un passo importante in questa direzione, è una formula che funziona e vivifica anche gli altri settori perché li mette continuamente in movimento…
E torniamo a MeshArea: si discuterà di tutto ciò? Soprattutto accadranno fatti concreti. Anche nell’area del dibattito si parlerà di esempi positivi in atto. MeshArea sarà un momento e un luogo finalizzati al mercato del lavoro reale, e dunque anche gli speech nelle presentazioni – brevi, di 15 minuti – serviranno a presentare casi positivi, senza divagare. Si parlerà, oltre che di casi virtuosi, anche di vere e proprie opportunità occupazionali. Dall’impresa tradizionale alla cooperativa del Rione Sanità, costruita dai ragazzi di Don Antonio Loffredo. Dagli insegnanti che fanno l’alternanza scuolalavoro agli imprenditori che ricostruiscono il loro percorso ai manager che rappresentano le loro sfide vincenti, in un racconto costruttivo e propositivo. Perché il lavoro è innanzitutto incontro. Né proposta dall’alto né spontaneismo, ma incontro. Quando si fa un incontro si mettono al centro le persone che s’incontrano. E questa è la vera novità di MeshArea. Incontro, dunque: e mai scontro?
spiega Marco Saporiti, che di MeshArea è organizzatore, attraverso la sua società DEseip insieme alla Fondazione per la Sussidiarietà e naturalmente al Meeting - e con vari benefit per i visitatori, ad esempio la possibilità di partecipare a colloqui di selezione, incontrare istituti pubblici come Inps e Inail o la filiera dei servizi per il lavoro e formativi, l’Agenzia nazionale Politiche attive del lavoro e i centri per l’impiego, far valutare il proprio profilo professionale con procedure di assessment, essere informati su certificazione dei crediti, o dire la propria allo speakers’ corner». Con queste premesse MeshArea non poteva essere solo fisica ma aveva bisogno anche di un’anima digitale, oltretutto per non finire il 25 agosto: «Abbiamo anche una nostra app, dal ruolo cruciale perché permetterà a chiunque si iscriva di inserire il proprio profilo personale e organizzare gli incontri con le altre persone presenti nell’Area Matching
- come l’abbiamo chiamata - contattandole e fissando un appuntamento. L’app contiene anche una sezione di Augmented Reality: inquadrando con lo smartphone un volantino di MeshArea, o apposite illustrazioni appese alle pareti, si avvieranno video illustrativi sullo stesso smartphone». La app rimarrà attiva anche dopo la fine del Meeting: con un abbonamento da 15 euro si potrà accedere a tutti i video di tutti gli incontri, con tutte le slide dei partecipanti. E per quanto riguarda il matching, qualche giorno dopo la fine dell'evento verrà chiuso per poi essere riaperto per MeshArea 2019: l'intenzione è quella di dare continuità all’iniziativa, per continuare a favorire gli incontri al Meeting. «Il titolo del Meeting di quest'anno è ‘Le forze che muovono la storia sono le stesse che rendono l'uomo felice’ – conclude Saporiti – e insomma cercheremo in MeshArea di capire
Scontro no, giudizio sì. Perché a volte si è persa non solo la capacità dell’incontro ma anche del giudizio sul lavoro. Molti, troppi, giovani e vecchi, si lamentano: gli uni dei dipendenti che hanno, gli altri degli imprenditori e dei manager da cui dipendono, ma pochi si chiedono cosa cambiare di fronte alle critiche o alle osservazioni. Invece l’incontro può anche significare: io ti correggo, tu cambi, e si migliora. E quando ci si ritrova ancora, dopo non è la stessa cosa, è un’altra, ed è migliore. Uno dei problemi principali del lavoro italiano è che non ci si incontra… E invece incontrarsi è un modo per contrastare l’ineluttabilità apparente dei destini, negativi o positivi che siano…
MASSIMO FERLINI, TRA GLI ORGANIZZATORI DI MESHAREA
anche noi qual è la natura di queste forze. L'unico modo per capirlo, anche rispetto al mondo lavorativo, è il dialogo, il confronto, anche con chi fa un lavoro diverso dal mio. Cercare lavoro da soli è più difficile, ma anche lavorare da soli è più difficile. Il confronto è fondamentale, se no non hai la possibilità di confrontarti, perdi il gusto di lavorare e rischi di fare molta fatica in più». Se si considera che – dati Excelsior-Unioncamere 2017 – in Italia il “mismatch”, cioè la difficoltà di incrociare domanda e offerta di lavoro, si è aggravata dal 12% dei contratti totali del 2016 ad oltre il 21% nel 2017, non si può che concludere come semplicemente fluidificando l’incontro tra domanda e offerta di lavoro si potrebbe creare in poche settimane molte decine di migliaia di nuovi posti. E il Meeting 2018 darà un contributo forte in questa direzione».
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COVERSTORY
SE TENIAMO AL CENTRO I VALORI, DIRITTI E STIPENDI SUPERERANNO INDENNI QUEST'ERA DI INNOVAZIONI
I
ROBOT NON PREVARRANNO SUL LAVORO UMANO E ANCHE I DIRITTI DEI LAVORATORI POTRANNO SO-
PRAVVIVERE in quest’epoca di forte e accelerato cambiamento che è appena iniziata,
ma perché tutto vada bene occorre tenere
al centro i valori piuttosto che ricorrere a nuovi obblighi normativi e occorre pa-
zienza, perché il processo di cambiamento sarà lungo. Parola di Premio Nobel per l’e-
conomia: Michael Spence, insignito del più
prestigioso riconoscimento scientifico del mondo nel 2001, insieme a Joseph E. Stiglitz e George A. Akerlof "per le loro analisi
Michael Spence, insignito nel 2001, con Joseph Stigliz, dell'onorificenza
IL PREMIO NOBEL
dei mercati con informazione asimmetrica”, che ha accettato di sintetizzare in un’intervista a Economy le sue idee su questa materia incandescente.
Professor Spence, lei ha recentemente parlato a Trento e ha detto che "le economie sviluppate oggi stanno affrontando cambiamenti strutturali significativi, anche nel campo del lavoro. Alcune professioni trarranno vantaggio dall'evoluzione della tecnologia e del digitale, altre meno". Le chiediamo una previsione: il numero totale di risorse umane occupate in modo permanente aumenterà o diminuirà in seguito alla diffusione delle nuove tecnologie digitali? Nessuno lo sa con certezza. che
sia
ragionevole
Ma penso
aspettarsi
che
l'occupazione permanente possa essere piatta o in qualche modo in declino nel
breve-medio periodo, ma che si estenda nel lungo periodo grazie alle tecnologie
digitali. Per quanto l'occupazione a tempo
indeterminato possa essere ridefinita diversamente dal passato e possa in futuro
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essere inferiore a quella media attuale nella maggior parte dei paesi sviluppati.
Quali differenze vede tra la rivoluzione industriale della meccanizzazione, l'avvento dell'informatica negli anni '70 e, oggi, l'avvento dell'Intelligenza Artificiale e dello Iot? Difficile a dirsi, perché l'era dell'intelligenza aritifciale è solo all'inizio.
Ma la
prima rivoluzione industriale ruotava principalmente intorno all'energia e al
suo uso per espandere drasticamente la produttività degli esseri umani.
Dopo
una serie di transizioni questo ha creato
ricchezza, redditi più alti e un sacco di posti di lavoro.
La rivoluzione del
Dopoguerra non ha avuto un grande effetto
macroeconomico in termini di produttività fino alla metà degli anni '90. Ma alla fine ha fatto crescere la produttività. Inoltre,
l'automazione (nella vecchia forma delle
macchine che eseguono lavori di routine) si è ampliata. Penso che ciò che preoccupa
le persone circa l'età dell’intelligenza
artificiale (in assenza di prove concrete e di dati perché è troppo presto) è che sembra che le macchine stiano imparando a fare
quello che la maggior parte della gente
pensava fosse un insieme unicamente umano di capacità. Insomma,
nel
passato
sapevamo
precisamente quale fosse il ruolo di noi umani, mentre oggi non ne siamo più così sicuri!
Lei conosce molto bene l'Italia e quell'insieme di tradizioni ma anche di valori che si definiscono "relazioni industriali" e "benessere". A suo avviso, il modello di lavoro flessibile e strutturalmente precario degli Usa, cioè sempre mutevole e aperto al cambiamento, è un modello che può affermarsi anche in Italia e in Europa? No. Il modello degli Stati Uniti, così come
si è evoluto, non è stato adottato in Europa. Non avrebbe potuto. Invece penso che il
LAVORARE TUTTI
modello degli Stati Uniti si evolverà alla fine verso una struttura più nord-
europea. Il modello verso cui ci stiamo evolvendo - praticamente ovunque ma da punti di partenza molto diversi - è un modello flessibile ma protettivo e adattativo, in cui la sicurezza sociale gioca un ruolo chiave e in
cui una struttura cooperativa e valori condivisi che coinvolgono governo, imprese e lavoro creano un modello di crescita dinamico ma inclusivo.
Ma sarà molto difficile arrivarci da dove siamo oggi, con comprensibili sentimenti anti-establishment e con un’inevitabile polarizzazione delle forze politiche, sociali ed economiche.
Cosa si intende per "diritti dei lavoratori" nella società moderna? In passato significava diritto ad un buon reddito, alla protezione del posto di lavoro, diritto di organizzarsi e di contrattare redditi e prestazioni.
Probabilmente dovrebbe significare la stessa cosa anche oggi. Ma dovrà
essere riadattato. I diritti dei lavoratori si sono sviluppati in un mondo molto meno globalizzato.
Ora si deve rispondere alla domanda: i diritti di quali lavoratori? Quelli
poverissimi del Bangladesh? Quelli indiani, tedeschi o giapponesi? Le grandi corporation sono state le protagoniste dell'implementazione delle
CI SARANNO MOLTI SCOSSONI E TRAUMI MA ALLA FINE IL LAVORO UMANO RESTERÀ ESSENZIALE PER IL SISTEMA
catene di fornitura globali. Hanno impiegato milioni di lavoratori in tutto il
mondo e non hanno avuto la sensazione di star agendo contro i diritti dei lavoratori. Ma in senso strettamente nazionale, lo stavano facendo, in una
certa misura. In sintesi, i diritti dei lavoratori con un quadro di riferimento nazionale sono superati ed è necessaria una concezione più sofisticata e
Lei ha detto che piattaforme come Alibaba sono l'ecosistema e sono utili per lo sviluppo. Sono anche accusati, tuttavia, di favorire forme di sfruttamento, la nuova "schiavitù digitale dei magazzinieri amazzonici" o il nuovo proletariato digitale dei Gigs. Come possiamo far crescere le cose buone su queste piattaforme e bloccare quelle cattive? Dipende realmente dai valori e dal comportamento dei proprietari e piattaforme con un'architettura aperta e che condividano i ricavi in modo
equo con i partecipanti all'interno e all'esterno della piattaforma. È difficile
sapere se si possa raggiungere tale obiettivo mediante un regolamento. Io dubito, credo piuttosto che sia una questione di valori.
Ci dica qual è la caratteristica più positiva del mercato del lavoro italiano e qual è la peggiore. Positivo: creatività e adattabilità nel senso della soluzione dei problemi. E
anche le forti competenze. Negativo: l'alto livello di sfiducia tra lavoratori e management o proprietari.Il che rende molto difficile sviluppare soluzioni cooperative a problemi impegnativi che richiedono cambiamenti radicali.
Dica lo stesso rispetto al mondo del lavoro americano.
Positivo: è un ambiente flessibile e adattativo. Offre molte opportunità
imprenditoriali. Negativo: è un ambiente molto difficile per chi ha deficit di competenze. Il sistema della sicurezza sociale è poco sviluppato. Il mondo
del business, portatore d’interesse, salvo poche importanti eccezioni, non considera né tratta il lavoro come un importante stakeholder.
L'ECONOMISTA
dei gestori delle piattaforme. L'obiettivo sarebbe quello di disporre di
Giulio Sapelli, storico dell'economia, editorialista e consulente
globale per l’oggi.
P
ROFESSORE, I ROBOT CI SOPPIANTERANNO? «No.
In
tutte
le
grandi
rivoluzioni
tecnologiche la prima fase è stata sempre
quella della caduta verticale della quantità di forza lavoro
umana assorbita. Ma poi si è tornato ad assumere, e più di
prima»: Giulio Sapelli, economista e storico dell’economia, ne sa più di tecnologia di molti asseriti guru del digitale perché nella sua lunga frequentazione dell’Olivetti e
dell’Eni ha assimilato e studiato innovazione allenandosi a non temerla.
«Davanti alla rivoluzione industriale inglese si parlava
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COVERSTORY
di pecore e macchine che avrebbero mangiato gli uomini, perché nelle fattorie come nelle
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Giulio Sapelli, storico dell'economia, editorialista e consulente
LECONOMISTA
IL SOCIOLOGO Domenico De Masi, professore emerito di Sociologia del lavoro all'Università “La Sapienza” Roma
fabbriche si espellevano contadini e gli operai dalle terre e dai capannoni e nelle città non si
trovava lavoro. Ecco, siamo in una fase simile, ma
comunque mi stupisce che ci sia questa imbecille e incolta paura della tecnologia».
Dunque professore: cosa pronostica che accadrà? Non v’è dubbio che nel primo periodo ci sarà un crollo dell’occupazione, ed anche nelle fasce più formate rispetto alle attuali esigenze della
produzione, i cosiddetti higher skilled. Perché la peculiarità del nostro tempo è che sono in atto più rivoluzioni tecnologiche insieme: quella dell’information e communication technology,
quindi tutto il mondo del digitale e del web; quella
dello spazio, perché le tecnologie del cosmo si riverberano sulla produzione più di quanto si
pensi; quella della meccatronica, se pensiamo all’uso delle terre rare o alla tecnologia additiva
che sta ribaltando molte logiche manifatturiere
tradizionali. E poi c’è un grande cambiamento
in corso nelle scienze del dna, nella genomica.
Quindi, attenzione: si addensano in uno stesso plesso di anni immense rivoluzioni tecnologiche
«D
OVREMO COPIARE IL MODELLO TEDESCO, E INVECE STIAMO FACENDO L’OPPOSTO»: Domenico De Masi,
professore emerito di Sociologia del lavoro presso l'Università “La Sapienza” di Roma, risponde da Ravello, sua
patria di adozione, come già fu per un grande tedesco, Richard Wagner. Ma la musica che suona il più autorevole e indipendente dei sociologi italiani
IMITIAMO I TEDESCHI: LAVORIAMO MENO MA PIÙ PRODUTTIVI. È UN MODELLO SANO E NON UTOPISTICO
non c’entra con le valchirie, c’entra con i numeri dell’occupazione e le ricette per farli migliorare.
Professore, la Germania come modello? Ci spieghi. Bisogna partire da lontano. L’impatto delle nuove tecnologie sul lavoro
umano. A fine Settecento si affermarono le macchine meccaniche. A fine Ottocento quelle elettromeccaniche. Per un secolo rimaste concettualmente uguali a se stesse.
Come ho sottolineato nel mio ultimo libro, “Il lavoro nel XXI secolo”, appena
uscito con Einaudi, tutta la teoria economica e manageriale del lavoro è stata elaborata sul concetto di operatori umani serviti da macchine via
via più efficienti. Poi il lavoro è diventato postindustriale, completamente diverso.
LAVORARE TUTTI
di cui l’automazione non è che un tool, uno strumento, non è un fine ma
il più alto livello di disoccupazione giovanile d’Europa e soffre di carenza
Innanzitutto aumenta le rendite delle piattaforme digitali, che producono
Comunque il futuro dell’occupazione non è così nero…
lavori tradizionali.
più studenti universitari di impostazione tradizionale del necessario. Il
è un mezzo!”
E quali effetti negativi genera tutto questo insieme di meravigliosi progressi?
di operai in molte regioni; direi che alcune avvisaglie ci sono già! E non è vero che questi lavori possano essere fatti dagli immigrati, cioè perché li facciano devono essere formati con processi né brevi né semplici.
appunto una rendita ricardiana, cioè senza lavoro, come il vecchio
No, il futuro non è così nero, sul lungo periodo. E’ nero nel breve e nel medio
Mamma mia. Ma veniamo alle prospettive di recupero.
modello statunitense, che disgiunge il lavoro istituzionale dalla laurea, è
latifondo. E contemporaneamente c’è una caduta della produttività dei Questo tracollo ci sarà ma sarà relativamente breve, sarà un periodo
transitorio. Perché queste macchine, tutte le macchine dell’innovazione, vanno pur costruite; e poi c’è un immenso bisogno di manutenzione
e poi aggiornamento; aumenterà enormemente l’esigenza di funzioni di controllo, sia come security che come funzionalità esecutiva dei
macchinari stessi. Quindi dopo un periodo di flessione la domanda di lavoro comincerà a crescere impetuosamente, e rischiamo di trovarci privi delle competenze adeguate e addirittura della volontà di adeguare le competenze alla curva in risalita della richiesta.
Come cambierà la figura dell’operaio?
Questi nuovi lavori saranno per neo-operai, un personale evoluto ma pur
sempre neo-operaio. Il futuro lo vedo gestito da un manipolo di persone higher-skilled, cioè molto preparate, e poi tantissimi periti e tecnici, formati negli istituti professionali superiori, secondo il modello tedesco, unico oggi al mondo.
Avvisaglie di tutto questo?
Se pensiamo che la Cina oggi soffre di scarsità di forza lavoro qualificata,
e sono un miliardo e 400 milioni di persone; se pensiamo all’Italia che ha
Cioè? Un certo numero di lavoratori, operai in minima parte, servono macchine non più elettromeccaniche ma digitali. E questo, a mio avviso, distrugge più posti di quanti ne crea.
Molti dicono il contrario.
Mi spiego. È sbagliato definire quarta rivoluzione
industriale, come si fa di solito, questa nuova fase, perchè siamo in una fase post-industriale,
in cui il protagonista non sarà più la macchina ma l’intelligenza artificiale. Le macchine hanno
sostituito prima i manovali, poi gli operai, poi gli
impiegati e ora stanno sostituendo i manager. Di
fronte ai progressi della tecnologia, economisti e sociologi si sono allontanati, nelle loro analisi.
Noi sociologi abbiamo visto il pericolo che i posti distrutti fossero più di quelli creati, gli economisti hanno sostenuto la teoria opposta basandosi sul
fatto che le prime tre rivoluzioni hanno dapprima
perché facciamo male le politiche attive del lavoro, e continuiamo ad avere
lontanissimo da noi e comunque mancano gli operai qualificati per queste nuove professioni, e manca una qualsiasi seria politica del lavoro che li
formi. In Europa ce l’ha e la mette in pratica solo la Germania e un po’ la Russia.
Come mai?
La vuole una mia sintesi estrema? Ovunque c’è stato il ’68 abbiamo
distrutto la possibilità di creare una forza di lavoro idonea per il futuro. Bisogna ricostruirla.
Infine: che ne pensa del decreto-dignità?
Sono favorevole. È, sì, un po’ rigido, però serve per fare uscire gli imprenditori dall’assistenzialità. Mi sembra anzi una cosa non priva di una
sua nobiltà d’intenti. Il mio dissenso rispetto alle norme sul lavoro, però,
resta: ed è che io non farei più leggi sul lavoro, lascerei decidere tutto alle parti. E lasciare tutto alla negoziazione tra le parti significa poi cambiare le regole della rappresentanza: i contratti valgono, con le loro tutele, solo
per chi si iscrive al sindacato. Come in America. Se no si può riproporre in ogni caso l’assurdo dell’Alitalia, dove un buon accordo è stato bocciato da chi non l’aveva negoziato.
distrutto posti di lavoro ma poi ne hanno creati
Nel 2017 eravamo 61 milioni e, pur lavorando 40
comunque, queste nuove macchine digitali non
il progresso umano: lavorare meno e produrre
di nuovi, come quando la locomotiva ha reso
inutili i cocchieri ma utili i capistazione. Oggi, sono più paragonabili a quelle di ieri, chiedono
meno manutenzione, apprendono da sole. Del resto, fuori da ogni ipocrisia, la massima missione di chi progetta macchine – dalla ruota al supersonico – è sempre stata quella di eliminare
il lavoro umano e aumentare la produzione. Ciò
che gli economisti chiamano jobless growth, crescita senza lavoro.
Cioè?
Lo capiamo dai dati. Nel 1891 gli italiani erano 40 milioni e lavoravano 10 ore al giorno per 6 giorni
la settimana, per un totale di 70 miliardi ore.
Cento anni dopo, nel 1991, gli italiani erano 57 milioni ma lavorarono 40 ore la settimana, cioè
60 miliardi di ore, producendo 13 volte di più.
miliardi di ore, cioè 20 in meno del ’91, abbiamo
prodotto 600 miliardi di dollari in più. Questo è di più. Il vero progresso è quando una comunità vive meglio lavorando di meno.
Come riuscirci?
Se hanno ragione gli economisti e quindi la nuova
generazione di automazione genererà più posti, basterà saperne agevolare la nascita: con grandi
collaborazioni tra imprese, università, enti locali, politiche attive nel lavoro. Si vivrà con spezzoni
di lavoro alternati con periodi di disoccupazione,
redditi di inclusione, cittadinanza, welfare. Ciò
creerà
come
controindicazione
una
polarizzazione tra le persone con elevate
conoscenze e reddito alto e le altre; e senza
periodici sostegni al reddito i disoccupati avranno problemi ma nell’insieme si lavorerà.
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COVERSTORY
Nell’ipotesi opposta? Sarebbe un disastro se continuassimo ad agire
come se ci trovassimo nell’ipotesi precedente. E
io dico: prepariamo almeno un piano B! Invece, l’Italia oggi ha solo un piano A…
In che consiste questo piano A?
Nel non cambiare niente. L’Italia nel 1923 ha introdotto le 40 ore alla settimana di lavoro. E’
passato il secolo della tecnologia, e sempre a 40
ore siamo. Come se non fosse stato inventato niente.
E siccome per fare le stesse cose serve meno
Domenico De Masi professore emerito di Sociologia del lavoro all'Università “La Sapienza” Roma
IL SOCIOLOGO
gente, si licenzia, mentre chi resta continua a fare
40 ore. Poi si attuano politiche di flessibilità, si crea precariato, lavori saltuari, si eroga reddito di
inclusione ai disoccupati, come ha fatto Gentiloni
e si chiede reddito di cittadinanza come vuole Di Maio.
E il piano B?
Ispirarsi al modello tedesco: man mano che introduci nuova automazione, riduci l’orario di lavoro. La Germania è passata da 40 ore a
32 ore medie, e dal primo gennaio prossimo i metallurgici – in base al nuovo contratto già
firmato - faranno 28 ore, pur avendo subito ottenuto un aumento del 4,2% dello stipendio.
Così, si ridistribuisce il lavoro riducendo l’orario.
Poi, certo: si autorizzano anche nuovi lavori come quelli della gig-economy e si garantisce
un reddito di inclusione per coprire le fasi di cosiddetta disoccupazione frizionale, quella che capita tra un lavoro e l’altro, si riciclano e si
riconvertono i disoccupati con la formazione, ma comunque si fa in modo che le persone abbiano
europeo, introdotto la maggiore flessibilità europea del settore privato, ma l’occupazione del 2018 è al 58,4%. Appena un punto in più… Ma se misuriamo la qualità di questo lavoro in più scopriamo che quello a tempo
indeterminato è diminuito del 5% e quello a termine è aumentato del 26%.
Uhm…deludente. E poi?
Ogni tedesco lavora in media 1371 ore e produce un pil di 41.700 euro, in Germania l’occupazione è al 79%, la disoccupazione al 3,8%, 93 laureati su 100 dopo tre anni dalla laurea già lavorano. In Italia, il lavoro annuo
pro-capite ammonta a 1725 ore e produce un Pil pro-capite di 30.500
euro. Cioè i tedeschi col 20% di lavoro in meno producono il 20% in più. E da noi su 100 laureati, dopo tre anni, lavorano solo 52.
La mia conclusione è che sono due modelli opposti, di cui uno è sano e l’altro è malato. E quello sano non è da paese utopista o marxista. E’ la Germania!
Domanda d’obbligo: cosa ne pensa del decreto-dignità?
Premetto che tre anni fa i Cinquestelle mi commissionarono una ricerca su come sarebbe stato il lavoro nel 2025 e io consultai 11 grandi esperti. Loro sanno come la penso, alla presentazione della ricerca Di Maio c’era, e c’era l’attuale sottosegretario Cominandi che seguì la ricerca passo passo.
Il decreto-dignità ha dei piccoli elementi positivi: riduce leggermente
le disarmonie del Jobs-Act col diritto alla disconnessione e il divieto del
cottimo ma non prevede la riduzione dell’orario di lavoro, che peraltro si può ottenere solo se aumenti la produttività. Di cui non si parla mai
perché per l’80% dipende da come operano imprenditori e manager ai quali quindi non conviene che se ne parli. Oltretutto i manager in Italia
fanno 114 milioni di ore di straordinario all’anno non retribuito, che corrispondono all’orario di 66 mila persone. Ai quali tolgono il lavoro.
Un’ultima cosa: il posto fisso è morto?
In Italia ci sono 17 milioni di posti fissi, cioè a tempo indeterminato: l’84% del totale. E negli Stati Uniti sono il 79%. Non mi pare morto.
più tempo libero, si dedichino di più ad attività extra-lavorative e soprattutto alla famiglia, e
siccome nell’industria prevalgono i lavoratori
di sesso maschile, si contribuisce anche al ribilanciamento dei ruoli nelle famiglie.
Con quali risultati?
Giudichino i lettori, dal confronto. L’Italia
conferma le 40 ore, e i manager come anche
i quadri ne fanno tantissime di straordinario. Ebbene, su 100 adulti italiani gli occupati
nel 2001 erano il 57,1%. Da allora ad oggi abbiamo riscritto le regole, varato la legge
Biagi, introdotto la flessibilità, i voucher, abolito l’articolo 18, azzerato l’Irap, introdotto il Jobs
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Act (che ci è costato 16,8 miliardi), allineato il costo orario a quello medio
IL POSTO FISSO È MORTO? NON MI PARE: NEGLI USA IL 79% DEI CONTRATTI È A TEMPO INDETERMINATO
COVERSTORY
L'IMPRENDITORE
Antonio D'Amato, presidente dei Cavalieri del Lavoro e past-president di Confindustria
«S
TIAMO VIVENDO UNA RIVOLUZIONE DIGITALE CHE DÀ OPPORTUNITÀ STRAORDINARIE MA CHE È ANCHE E SOPRATTUTTO UN IMPERATIVO: se la ostacoli, fallisci. Se ti
adegui, se la cavalchi, salvi l’economia e salvi il lavoro. L’unica
strada per salvare economia e lavoro insieme nella rivoluzione digitale è la flessibilità, unita alla formazione. La flessibilità è la polizza di sicurezza
per tutti»: parola di Antonio D’Amato, presidente della Federazione dei Cavalieri del Lavoro, quella che all’articolo 1 del suo Statuto si prefigge di sostenere «l’importanza del lavoro affermandone i valori spirituali, sociali e culturali». D’Amato non si sottrae alla domanda futuribile classica,
se cioè i robot renderanno inutile il lavoro umano; ma risponde con un ragionamento molto più complessivo.
L'OPPORTUNITÀ È STORICA, PER VINCERE LA SFIDA SERVE PIÙ FLESSIBILITÀ UNITA ALLA FORMAZIONE
Presidente, l’automazione taglierà fuori molte funzioni lavorative oggi svolte dall’uomo. Come sostituirle?
del licenziamento libero?
Stiamo vivendo una vera rivoluzione tecnologica, che cambia radicalmente
Dobbiamo creare una vera flessibilità del
reso possibile produrre con meno manodopera, più pensiero e più qualità.
flessibilità in uscita, non per espellere ma per
il modo in cui si lavora in fabbrica. Le rivoluzioni industriali avvenute fino ad oggi hanno già, comunque, ridotto la quantità di lavoro fisico e hanno
La nuova rivoluzione industriale in atto richiederà sempre più nuove
capacità professionali avanzate e sempre meno lavoro fisico. A regime, non ci sarà quasi più lavoro fisico ma ce ne sarà molto di più di intellettuale,
che richiederà nuove capacità e conoscenze in continua evoluzione. L’accelerazione della conoscenza è già esponenziale e tale resterà, questo
comporterà nel medio-lungo termine un’estrema necessità di profili professionali dotati di nuove conoscenze individuali, il che nell’oggi pone problemi seri. Cioè?
Il passaggio tra una dimensione e l’altra determina un missmatch tra le
conoscenze oggi disponibili e quelle nuove richieste dal mercato. Sarà investita da questa rivoluzione una gerazione e mezza di lavoratori.
Cambierà il modo di lavorare nelle organizzazioni complesse. Come saranno in grado di affrontare questa rivoluzione?
Già: come?
Il problema più grosso non sarà la capacità di introitare queste tecnologie
nelle imprese ma la capacità del sistema, nel suo insieme, di assimilare la rivoluzione produttiva. Senza un’adeguata flessibilità in uscita ed in
entrata dal mercato di lavoro, non ce la si fa. E d’altra parte si deve poter disporre anche di strutture formative adeguate, di altissimo livello... capaci di evolvere continuamente nel tempo. E invece a tutt’oggi, in Italia, non abbiamo fatto nessun passo in avanti nell’alta formazione di livello competitivo mondiale, quindi il problema è attualissimo.
Torniamo alla flessibilità, allora: ma torniamo anche al concetto
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mercato del lavoro, in ingresso e in uscita. In ingresso c’è già, ora dobbiamo accentuare la
ricollocare, riaddestrare: è la flexsecurity, una formula indispensabile, quella di cui tanti anni
fa iniziammo a discutere con Marco Biagi.
Dobbiamo dare chanche a chi ha 50, 55, 60 anni e deve cambiare attività …abbiamo bisogno
di creare nuove opportunità per chi venisse espulso dal mercato del lavoro... Altrimenti come
facciamo a governare la trasformazione del sistema produttivo italiano? Non c’è alternativa:
il nostro sistema, per restare competitivo in una società con un welfare generoso come il
nostro, deve essere ipertecnologico, e quindi abbiamo bisogno di lavoratori superformati e
superflessibili. Dobbiamo poter riconvertire chi non è al giusto livello di professionalità; e chi si rivela non riconvertibile va collocato in altre attività. Così la flessibilità diventa un passaporto di sicurezza per tutti.
Sicurezza per tutti, dice lei: anche per chi non saprà di informatica, di robot, di Internet, di intelligenza artificiale e di automazione? Restano
tanti
altri
lavori
e
dimensioni
professionali nuove che si aprono come
LAVORARE TUTTI
asiatici ha ammainato la bandiera dei diritti, non crede? È stato commesso un errore colossale, basato su una grande arroganza localistica: quello di pensare - costruendo il mercato unico – che tutti i
lavori a basso costo e alta intensità di lavoro potessero essere lasciati ai Paesi emergenti, trattenendo in occidente proprietà intellettuale e nicchie di valore, che però non resistono più di due tre anni e poi diventano commodity.
Quindi abbiamo reso più povero di capacità competitiva il sistema produttivo europeo spostando la manifattura in altri Paesi e con essa
pezzi di know how, e intanto abbiamo appesantito il contesto europeo di
iper-regolamentazione, irrigidimenti, burocrazia. Ciò rende più difficile che mai, per le imprese europee, diventare forti e competitive, tanto più
in Italia, afflitti come siamo da penalizzazioni giuridiche e giuslavoristiche. Tutto ciò ha comportato un netto indebolimento del sistema produttivo.
Dunque l’Europa è nei guai?
Dipende da noi europei, abbiamo ancora molte imprese che stanno bene
sul mercato, quelle di medie dimensioni, che hanno sempre premuto conseguenze di questa rivoluzione digitale. Mentre il lavoro in fabbrica
diventa sempre meno fisico e sempre più intellettuale, cresce la necessità di un rapporto one-to-one tra individui in tutti i settori dell’economia.
Da una parte, è in atto una forte disintermediazione dei tradizionali rapporti diretti tra chi fornisce e chi compra, dall’altra il bisogno di
contatti individuali è crescente, anche se in forme non ancora ben definite, rispetto alle quali bisogna organizzare un nuovo tipo di offerta. Lo vediamo nel mercato dell’arte, della cultura, del turismo, del tempo libero,
dell’assistenza agli anziani, ai bambini. Quasi in contrappasso rispetto all’assoluta digitalizzazione dei rapporti produttivi si accentua la necessità dei rapporti individuali.
Nuove opportunità di lavoro nei servizi, dunque?
Sì, direi una nuova dimensione di mercato. Io credo che siano le due facce della stessa medaglia. Da una parte il lavoro tradizionale, rivoluzionato dall’intelligenza artificiale, da Internet, dai robot. Dall’altra, un forte
ritorno dell’importanza delle relazioni interpersonali su tutti i fronti dello scambio di servizi e beni per la persona e la comunità. E del resto
se non fosse così diventeremmo come strani animali sordomuti che non parlano mai con nessuno! Il caso delle fiere fisiche tradizionali che non sono mai andate bene come adesso ne è una riprova. Ma anche Amazon,
uno dei big di Internet, sta comprando catene di negozi fisici perché anche l’e-commerce ha bisogno di luoghi d’incontro! Abbiamo bisogno di ridisegnare il modo in cui la gente interagisce, e sta cambiando il modo in cui si sta insieme.
La rarefazione dei rapporti interpersonali è arrivata al livello di guardia,
c’è una diffusa, forte chiusura in se stessi non contrastata dai social, e per reazione si sta avvertendo prepotente la necessità di organizzare una nuova offerta di beni e servizi basati sulla persona.
In tutto questo, però, l’Ovest per inseguire i Paesi emergenti
e spinto per avere riforme e innovazioni istituzionali proprio perché avvertivano il morso della competizione. E siamo comunque il mercato
più ricco del mondo, con 750 milioni di consumatori, un alto Pil e aree confinanti tutte molto promettenti. Il nemico da battere è il dumping
sociale e ambientale, che fa spostare nei Paesi a bassa compliance
normativa moltissimi investimenti, che puntano sul basso costo del lavoro.
Come uscirne?
Intanto il dumping sul lavoro inizia a mostrare alcune controindicazioni, perché la curva di salita della produttività è molto più lenta della
curva di salita del costo unitario del lavoro. Poi, per riprendere un ruolo competitivo trainante dobbiamo agire su tre leve. Innanzitutto
ricostruire una competitività forte, basata sull’innovazione tecnologica e
sulla flexecurity. Solo così potremo creare veri e buoni posti di lavoro e
ricostituire quel ceto medio che negli ultimi decenni è stato fortemente penalizzato e che rappresenta la vera spina dorsale di ogni sistema
democratico e la vera opportunità di ascensore sociale anche per i ceti
più deboli. La crisi del ceto medio è il dato caratterizzante di tutti i paesi
occidentali che hanno sofferto un processo di esasperata delocalizzazione produttiva spesso troppo miope. Dobbiamo riportare in Europa la
capacità produttiva che avevamo delocalizzato, perché non possiamo
più portare produzioni in Oriente creando disoccupati in Occidente. Al tempo stesso non possiamo più fare sconti sul dumping ambientale: crea uno squilibrio globale insanabile. Il Pianeta è uno solo ed è di tutti.
Scontiamo l’errore di non aver sviluppato una vera politica europea su
temi cruciali come il commercio internazionale e l’ecologia, per cui oggi da una parte super-regolamentiamo l’ambiente e dall’altra consentiamo la
libera importazione di prodotti realizzati in paesi molto distanti da noi, in spregio di qualunque norma ambientale. In conclusione, più competitività,
più tecnologia, più formazione continua e conoscenza, più flessibilità e bando al dumping ambientale. Così si riparte nel creare occupazione vera e sviluppo reale.
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COVERSTORY
TECNOFOBIA? IN FIAT I ROBOT C’ERANO GIÀ NEL 1978, AI LAVORATORI FANNO PIÙ MALE LE POLITICHE ERRATE
D
I LUI DICONO CHE POTREBBE ESSERE UNO DEI NUOVI LEADER DELLA SINISTRA DA RICOSTRUIRE, E NON SOLO (ANCHE SE LUI TUTTE LE VOLTE PUNTUALIZZA:
«NON HO TESSERE DI PARTITO»). Qualcuno lo definisce
“eretico”, altri “un marziano”. Quel che è certo è che
Bentivogli Marco da Conegliano Veneto, 47 anni di cui più della metà passati nella Fim Cisl della quale dal 2014 è
segretario nazionale, oltre che un sindacalista "moderno"
– come non se ne vedevano da un pezzo in Italia – è una delle poche voci lucide, mai banali e soprattutto allergiche
a quel consenso-facile, tanto in voga ai tempi dei social network, che si alzano nel variegato, frammentato e sfasatissimo mondo del lavoro che cambia.
Aveva poco più di 20 anni quando è entrato in Fim Cisl. Che il lavoro e i lavoratori in questi oltre 25 anni siano cambiati è facile dirlo, ma il sindacato? È stato capace di cambiare davvero?
serve un’evoluzione del nostro ruolo storico proprio per mantenere la
Il sindacato è un parola sola ma che racchiude tante
abbiamo lanciato due settimane fa "FimXSkills4.0". Il sindacalista nuovo
organizzazioni e tanti sindacalisti, io sono fiero di avere iniziato nel sindacato giusto, la Fim Cisl, dove la libertà di
Marco Bentivogli, segretario nazionale della Fim-Cisl
IL SINDACALISTA
sperimentare non viene negata a nessuno e soprattutto è forte la tensione ideale e operativa a non sentirsi né “arrivati” e neanche “adeguati a prescindere”, soprattutto
mentre tutto cambia. A volte essere “eretici” è il minimo
alla job creation allo skills development. Se non ci si occupa seriamente di
professionalità e competenze faremo ben poco per i lavoratori. Per questo mastica di formazione continua, capisce e individua gli spazi per usare la
tecnologia per umanizzare il lavoro, per favorire le disabilità nel lavoro, per dare continuità tra lavori produttivi e lavori di cura, in un ecosistema intelligente che riporta le persone veramente al centro.
Con la robotica sempre più presente in azienda però, la disoccupazione, sostengono in molti, è destinata ad aumentare…
sindacale, proprio per tenere il sindacato stesso “dentro
Questa è una fesseria da giornalisti e docenti universitari pigri.
consentirlo ad una cosa importante per la democrazia
si prepara per tempo e soprattutto in anticipo sui cambiamenti. La guerra
la storia”. Rischiamo costantemente l’autoreferenzialità
e la deriva burocratica o reazionaria. Non possiamo
come l’organizzazione dei lavoratori. Il loro potere
organizzato deve restare un veicolo di protagonismo importante per le persone.
Ieri girava per l’Italia per capire le diverse condizioni di lavoro, oggi parla di sindacato 2.0, di formazione, di competenze. Il lavoro e non più i lavoratori sono al centro dell’attività sindacale?
Il lavoro e le persone in esso devono essere al centro nelle
riflessioni ma soprattutto nelle strategie organizzative e contrattuali. L’espressione “2.0” sta per sindacato
generativo, luogo pubblico di condivisione delle migliori
energie vitali del lavoro e del paese. Come dice il prof. Michele Faioli, in Fim-Cisl abbiamo capito per tempo che
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solidarietà e la giustizia tra le nostre ragioni costitutive: dalla job protection
L’introduzione di tecnologie cancella alcuni lavori e serve del tempo perché se ne generino di nuovi. Il tempo è tanto più breve quanto il Paese di cifre sulla disoccupazione tecnologica è tutta falsa perché la partita è aperta e dipende da noi. Fino ad oggi, in Italia è accaduto il contrario:
la mancanza di tecnologie ha favorito le delocalizzazioni. Le nuove tecnologie abilitanti, la formazione e la nuova organizzazione del lavoro
hanno generato reshoring di produzioni ormai sparite. La tecnofobia è ridicola, i robot e l’automazione c’erano ai tempi della Fiat Ritmo nel
1978. Hanno fatto molto più male le politiche sbagliate, gli incentivi per scoraggiare l’impresa verso la rendita, gli infelici cambi generazionali
tra padri fondatori d’impresa a pancia a terra in azienda e figli rampolli a pancia all’aria a Formentera. Per i pigri è sempre meglio allontanare
le responsabilità da sé, per questo è più conveniente prendersela con la globalizzazione e la tecnologia.
Bentivogli e la politica. Lei è critico con il grillino Di Maio e il
LAVORARE TUTTI
suo reddito di cittadinanza ma anche con il piddino Calenda con il quale ha scritto il “Piano industriale per l'Italia delle competenze” convergendo su flessibilità, lavoro 4.0, innovazione. Ma si può fare un piano serio per il lavoro, l’impresa, lo sviluppo, senza finire ostaggio di anacronismi, populismi, ideologie e pii desideri senza copertura finanziaria? Non ho tessere di partito e giudico gli alberi dai
Ma anche qui, i contratti a termine vanno riempiti di formazione, perché
non si è pensato a rendere esigibile il diritto alla formazione in questi
contratti? Più si investe sulle competenze e più ci si terranno strette le persone. Abbiamo solo 58.000 apprendisti: 8.000 persone negli Its, la
Germania ne ha 800.000. La dignità si conquista per decreto in tv e sui social, ma non sul lavoro. Ripeto: fare scrivere queste cose alla parte
più reazionaria del sindacato è come affidare i corsi pre-matrimoniali a Fabrizio Corona.
E se lo facesse Marco Bentivogli il ministro del Lavoro? Quale sarebbe il suo programma?
frutti: con Calenda al Ministero dello Sviluppo
C’è un esercito di persone più brave di me per quel ruolo, ma per evitare
temi di fondo non significa condividere il 100%.
cosa più tassata in Italia con un cuneo del 10% maggiore d’Europa: il
Economico abbiamo avuto un interlocutore
credibile e concreto. Avere sintonia su alcuni Sarebbe una noia mortale. Anzi, sarebbe ora che
la politica ritorni a trovare articolazioni vere
sul merito per ritrovarsi sulle grandi priorità in azioni comuni. La sintesi è ricca se le idee sono tante, meditate, profonde, argomentate. I primi passi di Di Maio non mi sono piaciuti, utilizzare la consulenza della parte del sindacato più “tardo
novecentesca”, fa produrre provvedimenti tra l’inutile e il dannoso e senza neanche la carica
simbolica a cui il ministro auspicava. Per fortuna che su alcuni aspetti la Lega, quelle rare volte che
non si occupa di bullismo dei poveri contro i più poveri, ha aiutato i 5Stelle a limitare le fesserie. Basta vedere Ilva o la delocalizzazione della Bekaert: testiamo su quest’ultima il decreto anti-
delocalizzazione, se non funziona impariamo
di non rispondere, dico: mettere in rete le buone cose che ci sono già dentro un grande “Fraunhofer Institute” italiano. Ridurre le tasse sulla
lavoro. Dare continuità alle cose che sono andate bene sin qui: il piano
Industry 4.0 e il credito d’imposta sulla formazione. Iniziare a certificare le
competenze. Inserire il diritto soggettivo alla formazione come elemento imprescindibile di qualsiasi rapporto di lavoro. Dare sostegno alla contrattazione territoriale. E soprattutto costruire una grande “alleanza per il lavoro futuro” con tutti coloro che guardano allo specchietto
retrovisore solo per fare manovra e non per guardare avanti. Il 65% dei bambini che frequentano le elementari faranno dei lavori di cui oggi non conosciamo neanche il nome. Bisogna rinforzare e, in larga parte,
costruire un sistema educativo duale. Fare rete tra i soggetti che fanno
ricerca e innovazione tecnologica e sostenere la grande innovazione con un Digital Pir ad almeno due-tre cifre, come sostiene l’amico Carlo Alberto Carnevale Maffè.
I giovani: in Italia continua ad esserci un collo di bottiglia tra ingresso nel mercato del lavoro e sistema pensionistico sostenibile. Come se ne esce?
ad ascoltare chi si batte da decenni per rendere
Uscendo dal “ricatto del breve termine” iniziando a guardare i dati dei
scappare. Detto ciò, se Di Maio cambierà rotta su
previdenziale e spesa per istruzione e sostegno alla famiglia descrive le
questo paese un habitat favorevole al lavoro
dignitoso e alle imprese e non a chi le ha fatte
un terreno post-ideologico e concreto, avrà tutto il mio sostegno.
Il “Decreto dignità” è dunque un ritorno al passato? Finirà per penalizzare proprio i lavoratori? Più rigidità uguale meno spazio di manovra alle imprese? Occuparsi solo della durata dei contratti può
nostri megatrend che ci descrivono come un paese in “degiovanimento”, sempre più vecchio e da cui i giovani scappano. Il rapporto tra spesa
scelte di priorità di un paese. Nessuno vuole scontri generazionali ma se accanto all’Italia si aggiunge sempre di più “non è un paese per giovani”,
non ci stupiamo poi che la Germania con gli stessi squilibri demografici attragga giovani che da noi scappano.
Ma questo Paese ce l’ha o no un’identità economica futura? Anche se se ne parla poco, l’automazione-meccatronica, ad esempio, resta il vero traino dell'export Made in Italy.
avere un effetto controproducente. Ci sono le
Questo Paese è piccolo e povero di materie prime. L’export è pertanto una
dei contratti a termine è “un temporary outlet”
l'area euro e, più in generale, tutte le zone a valuta forte, il che dimostra
causali, le percentuali di utilizzo per sito. Se un’impresa ha strutturalmente più della metà
non un’impresa… Bisogna costruire il percorso
per cui si passa ad un lavoro meno precario. Sia chiaro: non tutti i lavori flessibili sono precari.
condanna e un’opportunità. Lo scorso anno, le esportazioni sono cresciute in maniera più sostenuta rispetto agli ultimi 25 anni, in particolare verso
che l'euro non ci danneggia. Andando oltre il dato complessivo del manifatturiero, poi, il 52% dell'export è riconducibile al metalmeccanico. Senza quel surplus di bilancia commerciale, oggi parleremmo d’altro.
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COVERSTORY
GLI IMMIGRATI NON TOLGONO IL LAVORO A NESSUNO, MA L'AFRICA DEVE RINASCERE E RICHIAMARLI TUTTI
C
HI HA RAGIONE TRA SALVI-
Sul softpower possiamo farcela. La società
NI E LE MAGLIETTE ROSSE,
del futuro non sarà più fatta da nazioni ma
O TRA IL MINISTRO DELL’IN-
da aggregazioni civili, e lì siamo imbattibi-
TERNO E IL PRESIDENTE
li. Ecco perchè io parlo non più di sviluppo
DELL’INPS? E ancora: l’immigrazione
economico africano ma di "rinascimento africano".
toglie opportunità di lavoro agli italiani o
E della polemica Inps-Salvini che cosa ne pensa? Si sa che molti contributi versati all’Inps dagli immigrati in Italia sono praticamente persi una volta che ritornano in patria...
al contrario aiuta l’Italia a ripagare i costi
del suo welfare? La questione è malposta, secondo Otto Bitjoka, banchiere poliglotta,
originario del Camerun ma naturalizzato italiano, laureato alla Cattolica e teorizza-
tore di un rinascimento africano grazie al
Infatti. Su questo sono dieci anni che dico
suno vorrà andarsene».
ne i contributi degli immigrati.
quale, dice lui, «presto il Continente Nero
che bisogna trascinare lo Stato in tribunale
Otto Bitjoka, economista e banchiere d'affari, lombardo-camerunense
IL BANCHIERE
potrà diventare un luogo dal quale più nes-
Bitjoka, ci spiega la sua visione su accoglienza, immigrazione e lavoro?
E invece cosa dovrebbe fare?
La questione è: accogliere tutti è impossibi-
Salvini basta non parlarne, bisogna lasciar-
le, non abbiamo abbastanza welfare, qui in
Italia. E questa gente viene per fare welfare shopping. Senza polemiche, va detto.
Detto questo, però, bisogna anche aggiungere che la mobilità globale nessuno può
Per neutralizzare la scalata al consenso di
lo andare avanti. Ne sono sicuro: finirà contro il muro da solo.
D’accordo, ma torniamo all’emergenza migratoria: come la si può gestire in maniera efficace?
impedirla. Per questo mi pare che il mes-
La risposta è altrove: è in Africa. Parliamo
suo pensiero. Ma è un classico della poli-
zione, ma quest’approccio non basta.
saggio di Salvini più che essere sbagliato è male espresso. Non articola abbastanza il
tica dei nostri tempi, che vive solo di pro-
paganda. Chi affronta e risolve i problemi
veri sono le reti di interesse, non la politica, e questo vale per i nostri politici come per Macron in Francia, che infatti sta perdendo
consensi. Non siamo più alla vecchia partita tra comunisti e capitalisti.
La sinistra storica ha perso perché l’istanza sociale che costituiva la sua identità era la lotta di classe, che è finita.
Quel genere di istanze è stata recuperato dai gialloverdi, ed ora per reazione la sini-
stra sta strumentalizzando l’antirazzismo, ma più lo fa e più Salvini cresce nei consensi che aggrega.
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per appropriazione indebita, perchè trattieLa legge Bossi-Fini è stata fatta in realtà per
sanare i fondi Inps versati dagli immigrati,
e non mi stupirei se, alla fine, proprio Sal-
vini proponesse un’altra sanatoria, quando
prenderà atto di non poter riportare in Africa 400 mila immigrati clandestini!
Torniamo all’inizio però: secondo la vulgata, rilanciata ad arte dai populisti, gli immigrati tolgono lavoro agli italiani...
della sovranità di quei popoli, lì sovranità è
Non scherziamo. Il lavoro è un fattore di
Oggi il mondo è governato da un’elite tur-
anche a costo di cercare all’estero, indipen-
vissuta come pura e semplice decolonizzabocapitalista, e allora credo che la soluzio-
ne vada trovata con l’elite africana in Occi-
dente, in grado di elaborare una proposta.
Senza interlocutori succede come in Libia,
e i presidente africani non sono che rappresentanti dell’elite turbocapitalista.
Il razzismo non può essere debellato per magnanimità, ma perché bisogna renderlo non più conveniente.
Come? Con lo sviluppo economico africano? Sì, ma la questione è molto complessa. Sull’hard power che costituisce l’infrastruttura dell’economia in Africa siamo arretrati.
produzione, le imprese comunque se lo
vanno a prendere dove conviene di più, dentemente dai flussi migratori.
E quindi?
Quindi l’Africa deve rinascere. E io, da buon
africano, dico: non dobbiamo scegliere noi di venire qui a fare i nuovi schiav i, dobbia-
mo tornare a casa, fare barricate di conoscenza con il nostro soft-power, e tutto il
mondo avrà bisogno di noi. In questo senso penso che il momento attuale sia bellissimo per gli immigrati in Italia. Non devono più
aspettare di essere cooptati, oggi gli italiani
devono parlare con noi, il goveno dovrà incontrarci. Non siamo un partito, ma siamo di più: siamo una rete d’interessi.
COVERSTORY
L'ESPERTO Rosario Rasizza, presidente e fondatore di OpenJobMetis e Assosomm
IL LAVORO SOMMINISTRATO GARANTISCE EQUITÀ, CONTRIBUTI E REGOLE
«C
ONTRASTARE IL LAVORO NERO, BATTERSI PER UNA RETRIBUZIONE EQUA, PERSEGUIRE L’EVASIONE CONTRIBUTIVA SONO
TUTTI OBIETTIVI SACROSANTI, SIAMO D’AC-
di prorogare il contratto a termine oltre i 24 mesi
di domani ci saranno pochi cassieri, ma più ma-
dall’altro una condizione di precarietà, per un
scomparsi, invece è accaduto il contrario. Insom-
o l’imposizione di pause temporali tra i contratti rischiano da un lato di favorire il lavoro nero, e numero sempre maggiore di lavoratori».
CORDO E LI PERSEGUIAMO DA SEMPRE. E
Che giudizio dà del dibattito sul lavoro stagionale?
eccome, assume in piena regola i lavoratori, per
stagionale esiste da quando la natura ha creato
infatti l’assurdo è sostenere che la somministra-
zione non garantisca questi valori. Li garantisce
È una polemica che non condivido. Il lavoro
degli utilizzatori, ma queste assunzioni interinali
aiutarci a trascorrere le vacanze nel modo più
periodi di tempo limitati in base alle esigenze
sono poi spessissimo il canale più efficace perché questi lavoratori vengano assunti in pianta sta-
bile da chi li ha conosciuti»: è convinto e fervido Rosario Rasizza, fondatore ed amministratore delegato di OpenJobMetis, la prima agenzia per
il lavoro quotata in Borsa, tra le principali del
mercato, nonché presidente di Assosomm, una delle organizzazioni della categoria. È convinto del valore sociale della somministrazione, messa invece in disparte dal Decreto dignità.
«La verità è che siamo un settore benemerito – aggiunge – anche perché formiamo attivamente
le stagioni… d’estate lo stagionale si occupa di
confortevole, si tratta di lavori stagionali che si ripresentano ogni anno e sono anche una scelta gradita ad alcuni lavoratori.
Conosco gente che lavora sei mesi l’anno e per altri sei mesi non ha situazioni particolarmente
di inserimento e crescita. Misure come il divieto
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l’ingegno umano sarà sempre in grado di trovare alternative.
E magari un po’ più di tempo libero…
In molte aziende già oggi si può scegliere tra ave-
re un aumento o più ferie. Recuperare tempo per
fare più cose che ci piacciono è un desiderio comune che l’automazione faciliterà.
Lei è originario di Messina: che cosa ne pensa della crisi insanabile del lavoro nel Mezzogiorno?
che a portarvele da fuori. Eppure il Sud ha tutte
scultori… non vedo che problema ci possa essere.
Parliamo invece del futuro anteriore: i robot cancelleranno il lavoro umano?
Se non avessero inventato Telepass avremmo
da una legislazione che regola e stimola percorsi
avranno il loro impatto sui posti di lavoro ma
turismo e per i sei rimanenti fanno i pittori e gli
ba ci sono tante persone che per sei mesi fanno
sono 440.000 lavoratori somministrati in media mensile in Italia. Numeri e persone. Ora tutelate
ma, di sicuro la tecnologia e la robotizzazione
I lavori più umili anche al Sud vengono lasciati
tà complementari, coltivano i loro terreni. All’El-
Secondo me la robotizzazione farà sparire alcu-
che valgono circa 160 milioni di euro l’anno. Ci
di montaggio si pensò che gli operai sarebbero
difficili in famiglia…magari si dedicano ad attivi-
i nostri lavoratori, attingendo ai nostri fondi di
formazione che non pesano sui conti pubblici e
nutentori. Quando Henry Ford installò la catena
ne attività mentre altre verranno semplicemente modificate, in più ne nasceranno di nuove.
avuto molti più addetti ai caselli autostradali ma
meno auto in viaggio, quindi alcuni posti sono scomparsi e altri aumentati. Nei supermercati
agli immigrati. Mentre le aziende fanno fatica a
trovare le competenze che occorrono, come anle carte in regola per riscattarsi, un potenziale
straordinario di opportunità. Anche per questo il nostro gruppo ha investito in Meritocracy, rilevandola dal Fondo United Venture. È un’azienda
che aiuta le persone a mettersi in evidenza verso le aziende che gli interessano, e queste ultime a
trovare i migliori talenti. E siamo pronti a lanciare sul mercato un’altra applicazione che sarà
molto efficace. Posso solo anticipare che sarà un’applicazione mobile per usare i voucher…
COVERSTORY
IL MANAGER
Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager
I
MANAGER CI SALVERANNO? SICURAMENTE SE I TANTI PROBLEMI DEL SISTEMA ITALIA NON SARANNO AFFRONTATI
CON
LA
GIUSTA
MANAGERIALITÀ,
RISCHIANO DI DEGENERARE»: Stefano Cuzzilla, presidente
di Federmanager – la federazione dei dirigenti industriali – ha idee precise. «Ce le formiamo ascoltando la base dei nostri associati, le loro esigenze,
per fornire loro le soluzioni giuste ai problemi che vivono, sia quelli individuali che sistemici. I nostri enti, compresi quelli che condividiamo nella bilateralità con Confindustria e Confapi, vanno incontro a fabbisogni concreti. Sono delle best practice che, a partire dal modello di welfare
integrativo, vanno a vantaggio di tutto il Sistema Paese. Stiamo lavorando
con The European House Ambrosetti per realizzare uno studio tra i nostri
IL SISTEMA HA BISOGNO DI UNA TRASFUSIONE DI MANAGERIALITÀ
associati con l’obiettivo di restituire all’opinione pubblica un’immagine fedele del management efficace e responsabile. Il titolo del lavoro è “Bravi Manager Bravi”: un mix di professionalità e valori».
Le imprese italiane sono sufficientemente managerializzate?
Non le Pmi, ed anzi dobbiamo incontrarle e fare una sorta di apostolato
laico per spiegare loro l’importanza di managerializzarsi. Chi lo fa si digitalizza, esporta e vince. Chi non si managerializza si ferma. Il prossimo sarà per noi un autunno caldo.
Cos’altro farete?
Spesso in Italia non sono stati dati gli strumenti necessari o, quando li
abbiamo avuti, non sono stati usati, come talvolta perfino gli incentivi
finanziari. Il sistema delle politiche del lavoro ad esempio è fermo. Ma adesso Confindustria e Federmanager passeranno a un’iniziativa nuova,
donna, ma sono ancora intorno al 13% del totale.
dei mercati del futuro, dal tessile all’alimentare, analizzare il gap sulle
E c’è stato molto contenzioso sul lavoro che ha coinvolto i tanti manager “tagliati”…
che si chiama 4.Manager. Faremo un road-show in tutta Italia, per capire
i problemi, entrare nel cuore dei distretti, nelle filiere, studiare i trend
competenze che spinge spesso a cercare all’estero quelle necessarie,
Critica la situazione del Sud: abbiamo perso il 27% dei manager in 7 anni.
inventare nuove soluzioni nell’alternanza scuola-lavoro.
Sì, ovviamente. E le nostre 57 sedi territoriali
intendiamo limitarci a gestire di rimessa l’accoglienza dei provvedimenti
2017 su 7.000 circa). Un dato che però conferma
I rapporti col nuovo governo?
Il nostro lavoro, i nostri studi, saranno a disposizione del governo, non che arriveranno. Siamo a disposizione del governo con la forza del
nostro sistema territoriale, che è solidale, ma saremo molto determinati nell’opporci a provvedimenti che ci danneggiano.
Una scheda dell’occupazione manageriale industriale a fine 2017?
I dirigenti industriali sono diminuiti del 3,5% in un anno, e del 9,5% dal
2011 al 2017. Le imprese con almeno un dirigente in organico sono a loro volta diminuite, nel periodo, del 16%. Per fortuna ci sono più dirigenti nelle aziende medio-grandi ma le aziende piccole, che tagliano manager,
non sopravvivono. A livello demoscopico aumentano i manager occupati over 55, mentre i giovani sono sempre meno. Aumentano le manager
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gestiscono la metà delle risoluzioni di lavoro che
riguardano i manager dell’industria (3.573 nel
la necessità di adottare strumenti, anche contrattuali, che siano funzionali nei momenti
di mobilità, un fenomeno che ormai accompagna
la carriera professionale dei manager! Per questo un tema fondamentale per noi si chiama
formazione. Ma con un nuovo approccio,
attraverso strumenti che servono ai manager per essere sempre sul mercato, come i programmi della nostra Academy sull’innovazione e sul 4.0 oppure la certificazione delle loro competenze.
Tommaso Dragotto, 80 anni, imprenditore e fondatore Sicily By Car
IL DECANO
COVERSTORY
RAGAZZI, FATE LEVA SULLE VOSTRE QUALITÀ E RICORDATEVI: CHI NON SOGNA NON HA FUTURO
C
ARI GIOVANI CHE VI CHIEDETE COME TROVARE IL VOSTRO LAVORO, ANZI COME CERCARLO, VORREI DIRVI INNANZITUTTO CHE LA PRIMA COSA È AVERE IN SÉ LE QUALITÀ PER EMERGERE, E QUESTO DIPENDE DA DIO.
Poi però, e voglio dirlo con forza, dipende da ciascuno di noi sviluppare al meglio le qualità che Dio ci ha dato. È chiaro che probabilmente, nel mio caso, avevo avuto da Dio il dono di un carattere determinato, volontarista, affine a quello di mia madre – io il papà l’ho perso che avevo tre anni – e di mia madre ho seguito l’esempio e le orme, grazie alle doti che avevo in me. Mia madre è stata per me l’esempio classico e virtuoso di una vita faticosa, piena di sacrificio ma anche di soddisfazioni. E oggi posso dire che se si hanno dentro le qualità giuste per emergere e si riesce a svilupparle, credo che sia la cosa più bella. Per me una qualità essenziale è la determinazione, cioè la tenacia unita alla lucidità: sapere quel che si deve e vuole fare, ed impegnarsi a fondo per riuscire a farlo, anche a costo di commettere gli inevitabili errori che si commettono procedendo nei propri obiettivi. A mio giudizio non c’è nessun uomo al mondo che non abbia commesso errori. Ho capito all’età di 16 anni circa che la mia vita poteva essere quella che sto
I RAGAZZI Radioimmaginaria, l'emittente bolognese (e non solo) curata da 300 adolescenti che sono usciti dai social
L'
ETÀ MIGLIORE PER INIZIARE A PARLARE DI LAVORO? L'ADOLESCENZA, SPECIE SE NON SI TRATTA DI DOTTE E PALLOSE DISSERTAZIONI DI ADULTI BENSÌ DI UN VIVACE SCAMBIO DI OPINIONI TRA COETANEI.
Proprio quel che accade a Teen Parade, il festival nazionale del lavoro spiegato dagli adolescenti e organizzato da Radioimmaginaria, il primo
Network in Europa gestito da ragazzi di 11-17 anni, che trasmette in italiano, inglese, francese, spagnolo e albanese.
«Non vogliamo che il lavoro e il futuro siano una brutta notizia, ma una
figata! - dicono i giovanissimi organizzatori di Teen Parade - vogliamo parlare dei mestieri del presente e del futuro, invitare e intervistare
persone che ci spieghino quanto è figo lavorare con le proprie passioni». Il tema di quest'anno è l’educazione all’orientamento, partendo da una
constatazione: le imprese, le scuole e gli altri soggetti istituzionali faticano
a comunicare con gli adolescenti, che hanno oggi una visione negativa del
lavoro. Teen Parade vuole provare a mediare su questo tema, aiutare la comunicazione con coetanei e anche adulti, informare gli adolescenti sui
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E IN SETTEMBRE A BOLOGNA DI LAVORO PARLERANNO NELLA LORO "TEEN PARADE" I RAGAZZI CURIOSI DI RADIO IMMAGINARIA
LAVORARE TUTTI
conducendo oggi. Ho capito che potevo creare un’azienda – una grande azienda – e ho pensato sin da subito esattamente ad un’azienda di autonoleggio. Capii che questo poteva e doveva essere il mio avvenire. Malgrado la paura di non farcela spesso mi assalisse, non ho mai mollato, ero troppo determinato per desistere. E ho avuto la lucidità di capire che questa era la mia vita, anche a prescindere dagli studi, e che secondo questa visione dovevo costruire il mio futuro. Mi si potrebbe dire che ho seguito un sogno: ma io dico che chi non sogna non ha un futuro. Poi ci sono quelli che riescono a far avverare il proprio sogno e quelli che non ci riescono, molto dipende dall’intelligenza, dal carattere: direi all’80%, mentre il 20% dipende anche dal caso. Ricordo che da ragazzo frequentavo un sacerdote, Padre Porcari, che era il mio professore di religlione, e lo riempivo di domande sulla religione. Finchè un bel giorno lui sbottò e mi disse: “Basta domande, o credi o non credi”. E io risposi: “Credo”. Ecco: anche la determinazione
in quel che si vuol fare nel futuro è in fondo un atto di fede. Ma attenti, ragazzi: chi non è determinato non è libero. Se oggi dovessi darvi un consiglio su come costruire il vostro futuro vi direi: non impigritevi nella vita comoda di molti ragazzi d’oggi, nella confortevole ma rinunciataria idea di tornare a casa la sera da una giornata senza impegni, trovando la mamma che serve la cena e stira le camicie. Oggi esiste un solo verbo: agire, anche emigrare, imparare e poi tornare. Oggi il mondo è globalizzato, si può andare ovunque e perciò si deve osare. Ragazzi, vi ripeto: non state lì a crogiolarvi sulla casa e sulle comodità che avete all’attivo. Dopo il diploma o la laurea, a mio giudizio, si è adulti, si è uomini, non si è più giovanotti. E come uomini si devono fare le proprie scelte di vita. Cercarsi la propria attività, accudire il proprio carisma, cercarlo, e poi seguirlo. Se nel proprio lavoro si trova se stessi, bene: allora si continui a farlo. Se ci si sente insoddisfatti, si cambi. Se si è nati a Palermo e ci si sente stretti, si vada via: si vada a Milano, come ad Amburgo o a New York. Alla fine, per chi è determinato e intelligente, il nodo del proprio futuro si scioglie. Intanto si studi, lo studio serve: ovviamente tenendo ben presente che lo studio può avere caratteristiche ed effetti molto diversi. Se si amano e si studiano le lettere, si deve sapere che poi si potrà solo insegnarle, che non si farà certo il manager o l’imprenditore sulla base di quello studio. E se si sceglie una direzione di studi poco richiesta dal mercato del lavoro, non ci si deve poi stupire se non si trova lavoro!
Farete, vetrina delle produzioni, delle lavorazioni
e dei servizi di Confindustria Emilia Area Centro. L'iniziativa di Radioimmaginaria è alla sua
quarta edizione, la seconda a Bologna Fiere, con un successo crescente: dai 3mila adolescenti presenti l'anno scorso si punta a passare a 5mila,
con oltre 30 imprese e organizzazioni contro le
21 del 2017, concerti (il più grande è previsto per il 5 settembre), sport, letture, interviste,
grandi ospiti e simulazioni con autorità e imprese, tutto anche in live broadcasting su
radioimmaginaria.it. «Non aspettatevi di uscire
da Teen Parade sapendo che lavoro farete o qual è la scuola perfetta per voi – avvertono i teenagers mestieri del presente e del futuro. La scuola è un
dicono i ragazzi di Teen Parade -. Che cosa voglio
tempo, educando i ragazzi, un po’ alla volta verso
suggestioni con la speranza di contribuire a
passaggio cruciale nella formazione dei ragazzi,
l’orientamento dovrebbe essere spiegato per
specifiche e personali inclinazioni. «Diciamocelo: l'orientamento è un argomento un po' confuso –
fare da grande? Che scuola scelgo? Che persona
voglio essere? Abbiamo l'ambizione di scatenare maturare le passioni».Teen Parade si svolgerà il
5 e 6 settembre a Bologna Fiere nell'ambito di
organizzatori - non abbiamo mica la sfera di cristallo o il cappello parlante di Harry Potter,
ma inviteremo imprese, istituzioni, personaggi che spiegheranno a noi e ai nostri coetanei come sono arrivati a lavorare con le proprie passioni. State pronti a farvi sorprendere, suggestionare, emozionare, elettrizzare. Epico!». Appuntamento a Bologna, i genitori possono anche non venire.
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Quanto valgono gli appalti messi a gare per settori 60.000.000.000 50.000.000.000 40.000.000.000 30.000.000.000 20.000.000.000 10.000.000.000 0 2013
2014
FORNITURE
2015
LAVORI
2016
2017
SERVIZI
FONTE: ANAC
GESTIRE L’IMPRESA Dopo quasi un quarto di secolo il codice appalti continua a far discutere nonostante revisioni continue che però non riescono a dare le sufficienti garanzie di tutela e controllo. E c’è chi vorrebbe sottoporlo a revisione periodica, purché non diventi uno strumento in mano ai politici.
42 APPALTI/L’INTERVISTA CANTONE: «PROTEGGIAMO IL CODICE DALLA POLITICA. NO ALLE DEROGHE»
46 INFRASTRUTTURE LA PAROLA AL MINISTRO TONINELLI: «VI PRESENTO I PORTI DEL FUTURO»
48 INTERNAZIONALIZZAZIONE MARZOTTO: «SERVE UNA FIERA DELLE FIERE PER RILANCIARE IL MADE IN ITALY»
NON C’È PACE TRA GLI APPALTI, IL CODICE CONTINUA A DIVIDERE Dal 1994 ad oggi centinaia di revisioni non sono riuscite a dare un assetto definitivo al quadro normativo. Oggi siamo di nuovo al bivio: tutelare la legittimità procedurale o sbloccare gli appalti tout-court? di Maurizio Tortorella
S
periamo sia la volta buona, per dare un asdi progettazione e sulla qualificazione delle setto definitivo al Codice degli appalti. Un stazioni appaltanti? Oppure alla fine concorpo’ perché dalla prima approvazione di quel derà con l’ANCE, l’Associazione nazionale dei Codice sono trascorsi oltre 24 anni, e ormai il costruttori edili, che chiede invece una drastimondo ci ride dietro; ma soprattutto perché ca revisione della normativa? L’ultima presa di le aziende italiane sono ridotte allo stremo posizione lascia pensare che possa prevalere delle forze. Lo stallo, come spesso accade in la seconda ipotesi: ai primi di luglio il leader questo Paese, è tutto politico e dura da temgrillino Luigi Di Maio, vicepresidente del Conpo. Il nuovo ministro siglio e ministro dello dei Trasporti e delle L’ANAC SUGGERISCE DI COMPLETARNE Sviluppo Economico, L’ATTUAZIONE, L’ANCE CHIEDE UNA Infrastrutture, Danilo ha dichiarato che «il REVISIONE DRASTICA DELLA LEGGE: Toninelli, ha convocaCodice va modificato LA PALLA ORA PASSA AL GOVERNO to a giugno scorso un perché ci sono 10 miprimo tavolo di trattativa, con esperti giuridici liardi di investimenti già stanziati, in pancia e imprese, per poi aggiornare la riunione ai agli enti pubblici, ma sono bloccati proprio da mesi seguenti. Intanto, però, il governo grillinorme complicate e illiberali…». Che il Codice no-leghista è a un bivio: che cosa farà? Seguirà italiano degli appalti sia peggio di un labirinto Raffaele Cantone, il presidente dell’ANAC, l’Auè un dato di fatto. In effetti è difficile orientartorità Nazionale Anticorruzione, che suggerisi perfino nella sua intricata storia: entrato in sce di completare l’attuazione del Codice esivigore con la legge Merloni del febbraio 1994, stente approvando gli ultimi decreti sui livelli dopo lo scoperchiamento delle infinite corrut-
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GESTIRE L’IMPRESA
Appalti per categorie di forniture tele di Tangentopoli, il Codice è stato stravolto 30.000.000.000 da una lunga serie di leggi e leggine, tanto che 25.000.000.000 c’è chi ha contato 728 modifiche nei 12 anni 20.000.000.000 successivi. A quel punto, nell’aprile 2006, 15.000.000.000 proprio per mettere ordine in quel groviglio 10.000.000.000 di norme, il governo Berlusconi ha deciso di 5.000.000.000 varare un nuovo Codice: ma esattamente un mese dopo il governo è caduto, così il regoe i li e o ili to io ia ica tic rt ive or ich ib lamento di attuazione del Codice è stato freen az ot fic ot ttr eu po st ed p c s e m m uf u m l s a a a m o b e i r r a d l c t e l nato e sabotato, e alla fine è stato emanato m o rm li ia pe Lo ur di ca fa liv e Co rg co e at ris ei ve ur tti ne hi t ur addirittura quattro anni dopo, nel 2010. Fine V o e t e c e c a za a od ili ne re zz gi ez Pr ob dello psicodramma? Macché. Nell’aprile 2016 er pa zio ttr tre n p t m a A E A A ro og il governo Renzi ha promulgato un nuovo CoAe Er dice degli appalti, ma già l’anno dopo (visto TOT. IMPORTI 2016 TOT. IMPORTI 2017 che non funzionava) è stato promulgato un FONTE: ANAC «decreto correttivo» che in realtà pare aver corretto ben poco. e uno dei massimi esperti italiani nella legislaInsomma, un incubo lungo un quarto di secocomprensibili per le stesse amministrazioni zione sugli appalti, invita alla prudenza: «Prolo, trascorso all’insegna del più assurdo masopubbliche che le devono applicare. «Questo cedere a una revisione proprio ora che il sistechismo anti-economia e anti-imprese. NemCodice» insiste Buia «ha completamente falma comincia a funzionare» sostiene «rischia meno i Borboni sarebbero riusciti a fare tanto. lito l’obiettivo di rendere più efficiente e tradi avere un effetto boomerang e di frenare di Oggi il governo ha desparente il settore, DOPO QUASI 25 ANNI DI CAMBIAMENTI nuovo l’economia». Di Pardo ammette però ciso di tornare ancora creando tante e tali L’ATTUALE MINISTRO TONINELLI STA che il nuovo Codice e il proliferare delle fonti una volta sulla mate- CERCANDO DI METTERE ORDINE MA LE disfunzioni da dover normative hanno accresciuto la confusione: ria. Il ministro grillino POSIZIONI SONO SEMPRE CONTRASTANTI essere ripensato al più «Anche perché» stima l’avvocato «in soli due Toninelli, all’atto del presto». anni sono state operate ben 441 modifiche». suo insediamento ai primi di giugno, ha diI tecnici? Divisi… Sui grandi appalti, per esempio, la massa dei chiarato di volere «almeno ridurre i passaggi Giuliano Di Pardo, titolare a Roma di uno sturicorsi è aumentata e si è cercato inutilmente decisionali e le procedure che rallentano la redio legale tra i più attivi nella contrattualistica di contenere i contenziosi creando un percoralizzazione di opere utili e necessarie». E il presidente dell’ANCE, Gabriele Buia, ha apprezzato perché «fare aprire rapidamente i cantieri significa fare crescere significativamente il Pil e creare occupazione sul territorio nazionale». Le imprese delle costruzioni, in effetti, sono in difficoltà: «Il 2017» calcola Buia «è stato per noi il decimo anno consecutivo di crisi e abbiamo perso oltre 600 mila posti di lavoro. Nonostante il cospicuo aumento di risorse messe a disposizione dagli ultimi due governi, non solo siamo fermi, ma continuiamo ad arretrare». Il sistema, oggi, è in stallo non tanto per la crisi economica, quanto a causa della burocrazia asfissiante che blocIL PRESIDENTE DELL’ANCE, GABRIELE BUIA ca gli appalti, e delle procedure che sono in-
QUESTO CODICE HA FALLITO E CREATO TANTE DISFUNZIONI. È DA RIPENSARE
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so a ostacoli che in realtà ha finito per gravare le imprese di nuovi costi, elevatissimi. Sulla tesi dei «piccoli miglioramenti» concorda Roberto Basso, presidente della Consip, cioè la centrale acquisti della pubblica amministrazione italiana: «Ogni volta che c’è una forte discontinuità nel quadro normativo» dice Basso «si crea un forte rallentamento perché le strutture devono imparare a capire e a conoscere come funziona il nuovo quadro». Che qualcosa non funzioni affatto, però, lo dimostrano gli stessi numeri del contenzioso legale che la Consip è costretta a subire. Negli ROBERTO BASSO, PRESIDENTE DELLA CONSIP ultimi sei anni, 304 fra le imprese che hanno preso parte a gare pubbliche di qualche gene…e i costruttori? Esasperati re hanno presentato 615 ricorsi. Questo vuol Eppure lo stesso presidente dell’Anac, Cantodire che ogni due giorni e mezzo un ufficiale ne, è tra quanti premono perché non si getti giudiziario si è presentato alla Consip per novia il… bambino con l’acqua sporca. Nella sua tificare l’avvio di un contenzioso su un appalultima relazione al to. I ricorsi sono stati SOLO NEGLI ULTIMI 6 ANNI LA CONSIP Parlamento, a metà 59 nel 2012, 64 nel È STATA FATTA OGGETTO DI 615 RICORSI 2013, 107 nel 2014, DA PARTE DELLE IMPRESE CHE HANNO giugno, il capo dell’Autorità anticorruzione 144 nel 2015, poi sono PRESO PARTE A GARE PUBBLICHE ha segnalato dati posiscesi a 90 nel 2016, tivi: «Nel 2017» ha detto «il valore complessifino a impennarsi di nuovo nel 2017, a quota vo degli appalti d’importo pari o superiore a 151. È evidente, insomma, che anche il nuovo 40.000 euro si è attestato attorno ai 139 miCodice del 2016 non ha fatto chiarezza. liardi». Questo dato rappresenta un aumento
IL MINISTRO DEL LAVORO E SVILUPPO ECONOMICO, LUIGI DI MAIO
CI SONO 10 MILIARDI DI INVESTIMENTI GIÀ STANZIATI AGLI ENTI E BLOCCATI DA NORME
SÌ AI PICCOLI MIGLIORAMENTI, CAMBIARE TROPPO RALLENTA TUTTO del 36,2% rispetto al 2017, e un incremento del 13,8% anche rispetto al picco positivo che si era già registrato nel 2015. Ma i costruttori non ci stanno più, sono esasperati dalla lentezza della politica e delle pubbliche amministrazioni. Nei loro ultimi cahier des doléances ricordano che «dopo quasi 2 anni dall’entrata in vigore del nuovo Codice appalti, è stata varata meno della metà dei 60 provvedimenti attuativi necessari. Intanto gli obiettivi prefissati dalla legge delega non sono stati raggiunti, e nemmeno il decreto correttivo del 2017 è riuscito a imprimere l’atteso cambio di passo». Ricorda anche, l’Ance, che «i Mondiali di sci di Cortina 2021, il G7 di Taormina e le Universiadi 2019 sono tutti casi di fuga dal Codice degli appalti, perché i lavori vengono sempre eseguiti con leggi in deroga. Questa è la prova tangibile che le nuove norme sono troppo complesse e impossibili da attuare». L’ultimo dato è quello più inquietante: 6 miliardi di spesa aggiuntiva previsti dal governo nel biennio 2017/2018 sono saltati solamente per l’inefficienza delle amministrazioni pubbliche. Forse è l’ora di cambiare davvero registro, e forse anche il Codice. Ma una volta per tutte.
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GESTIRE L’IMPRESA L’INTERVISTA
Cantone: «Il Codice va protetto dai politici, non dalla politica» Intervista esclusiva con il presidente dell’Anac che spiega perché la normativa va adeguata ogni anno, ma senza quegli interventi invasivi o quelle “deroghe” che ad oggi hanno favorito solo i portatori di interessi di Maurizio Tortorella
punto sulla situazione, racconta nei dettagli la
È mai stato fatto un calcolo accurato, dalla sua prima introduzione nel 1994, su quante volte sia stato modificato il Codice degli appalti? Non sono in grado di fornirle un numero ma posso assicurarle che, soprattutto negli ultimi anni, non c’è stata manovra finanziaria che non contenesse anche interventi sul Codice, rimettendo puntualmente in discussione le disposizioni in vigore.
Presidente Cantone, com’è possibile che da decenni il Codice degli appalti subisca continue modifiche e revisioni? Non dovrebbero bastare poche regole, stabili e severe, per consentire alle aziende trasparenti e oneste di prevalere su quelle opache e scorrette? Premessa doverosa, visto che molti oggi sembrano dimenticarlo: il Codice del 2016 nasce dalla necessità di recepire più direttive comunitarie in materia di appalti. Ciò detto, condivido in toto la sua analisi: i Codici hanno bisogno di stabilità. Ma si tratta di un settore che non è immutabile nel tempo ed è un volano per l’economia. Quindi piccoli aggiustamenti, se non stravolgono l’impianto, non solo sono fisiologici ma in qualche caso anche auspicabili.
L’effetto è comunque devastante. Oggi, sul web, si trovano guide che propongono, letteralmente, “Ecco che cosa cambia tra il vecchio Codice degli appalti (2016), il nuovo Codice (2016-2017) e il futuro Codice appalti (2018-2019)”. C’è da impazzire: la nuova versione assicurerà un po’ di stabilità? Le rispondo con una battuta: mi accontenterei che non assicurasse instabilità adesso che il settore è in ripresa, e del resto è risaputo che le modifiche legislative alimentano il mercato editoriale. Ironia a parte, il Codice degli appalti dovrebbe essere sottoposto soltanto a
«IL CODICE DEGLI APPALTI DOVREBBE ESSERE SOTTOPOSTO SOLTANTO A VALUTAZIONI TECNICHE, E NON ESSERE OGGETTO DI MODIFICHE IN BASE ALL’ORIENTAMENTO POLITICO». Raffaele Cantone è severo sul caos nella normativa che regola gli appalti pubblici. Napo-
letano, 54 anni, da 27 è in magistratura e da quat-
tro presiede l’Autorità nazionale anticorruzione: in questa intervista esclusiva con Economy fa il
posizione dell’Autorità, e spiega anche che cosa accadrà nei prossimi mesi.
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CI VORREBBERO MENO STAZIONI APPALTANTI MA PIÙ QUALIFICATE, COSÌ DA FAR BANDIRE GARE RILEVANTI SOLO AD ENTI IN GRADO DI PROGETTARE
valutazioni tecniche e non essere oggetto di modifiche in base all’orientamento politico. Se lei si trovasse a dover scrivere in libertà le tre o quattro norme-base per il Codice degli appalti, su che cosa punterebbe? Senza dubbio su trasparenza, concorrenza, incentivi per le aziende migliori, tutela delle Pmi e un minor numero di stazioni appaltanti ma più qualificate, così da far bandire gare rilevanti solo ad amministrazioni dalla comprovata capacità progettuale. Sono tutti concetti che il Codice contempla già, anche se poi le norme vanno applicate e, com’è noto, può esserci una grande discrepanza fra enunciazioni di principio e pratica quotidiana. Al Senato, il 14 giugno lei ha detto che nel 2017 gli appalti sopra i 40.000 euro sono tornati a crescere: il 36,2% in più. Merito anche del Codice del 2016. C’è bisogno di una nuova revisione? La ripresa è la risposta migliore a tante critiche: dimostra che serviva semplicemente tempo per assimilare un testo non facile, peraltro entrato in vigore dall’oggi al domani senza un periodo transitorio né un’ora di formazione per chi è tenuto ad applicarlo. Sulle annunciate modifiche, se si tratterà di qualche aggiustamento, non ci vedrei nulla di male. L’Anac stessa ha suggerito di graduare
fatto un battage adducendo il calo del mercadel Codice sono riapparse «deroghe ad to alla dannosità delle nuove regole e si sono hoc»: si riferiscono a soggetti identificabiindividuati alcuni presunti responsabili, come li? i paletti per le gare sotto-soglia o l’offerta ecoDi certo alcune categorie hanno fatto sentire nomicamente più vantaggiosa. la loro voce. L’appalto integrato, in passato responsabile Ma ci sono state deroghe ad hoc, “anomadel lievitare dei costi delle opere pubbliche le”? con varianti «impreviste», è uscito dalla porSulla scia degli scandali Expo e Mose, il Codice ta ma è rientrato dalla finestra col correttivo. era nato con lo slogan «basta deroghe», perInvece, in tema di rallentamento dei tempi, ché si erano rivelate il grimaldello per fatti di abbiamo scoperto che in molti casi tante amcorruzione. Ben presto però, dalle Universiadi ministrazioni, pur potendo, non ricorrono alle di Napoli ai Mondiali di sci di Cortina, sono procedure semplificate. riapparse. Insieme a una serie di interventi alcuni meccanismi pensati per i grandi appalChe lei sappia, l’ultima “retromarcia” sul mirati. Penso all’obbligo per i concessionari ti ma poco adeguati ai più piccoli, che sono la Codice ha avuto origini lobbystiche? di bandire l’80% dei lavori: prima ancora che maggioranza. Pensi al rifacimento di una straMi pare naturale che i il provvedimento enda: che senso ha impedire il massimo ribasso, portatori di interessi PER VIA DEGLI SCANDALI EXPO E MOSE trasse in vigore, sono IL CODICE ERA NATO CON LO SLOGAN se il tipo di intervento non richiede chissà organizzati facciano stati paventati miglia‘BASTA DEROGHE’. MA SON RIAPPARSE, quale innovazione o non ci sono particolari pressione sui decisoia di licenziamenti INSIEME AD INTERVENTI MIRATI margini di miglioramento del progetto? ri. L’importante è che senza nemmeno spieIl decreto correttivo del 2017, lei ha detto, è questi ultimi non perdano di vista l’interesse gare su quali basi venivano calcolati. Per setstato provocato da «non sempre giustificagenerale a vantaggio di quello particolare. E timane si è andati avanti fra allarmi e minacce te critiche». A che cosa si riferiva? non so se è sempre avvenuto. di sciopero, finché la norma è stata cambiata e Poco dopo l’entrata in vigore del Codice si è Lei ha detto anche che nel correttivo 2017 i tempi per bandire per le concessioni in scadenza sono saliti da 24 a 36 mesi. Altro caso: la finanza di progetto. L’impegno massimo dello Stato è passato dal 30 al 49%. Ma in un’opera in cui la parte pubblica mette metà delle risorse, dov’è il rischio d’impresa? In Italia si fa un gran parlare di apertura al mercato, ma l’impressione è che piaccia solo quando riguardano gli altri… C’è anche chi ha criticato l’Anac per presunti ritardi nella stesura delle linee guida del Codice. È così? Sull’Autorità, non so quanto in buona fede, è fiorita una serie di leggende metropolitane come questa. Per fortuna parlano i numeri: di dieci linee guida da redigere per legge, l’Anac ne ha licenziate sette. Altre sette, benché non obbligatorie, sono state elaborate per aiutare gli operatori su temi particolarmente IN ALTO A SINISTRA IL PRESIDENTE DELL’ANAC RAFFAELE CANTONE. QUI CON IL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA, SERGIO MATTARELLA sensibili. Consideri fra l’altro che il correttivo
PIÙ TRASPARENZA, PIÙ CONCORRENZA, PREMIARE IL MERITO E TUTELARE LE PMI: FOSSE PER ME, LO RISCRIVEREI COSÌ
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GESTIRE L’IMPRESA L’INTERVISTA
Qui a fianco il premier Giuseppe Conte, guida del governo a maggioranza leghista-pentastellata in carica da giugno. A destra Giulia Bongiorno, ministro della Pubblica Istruzione
ci ha costretti a riscriverle quasi tutte quante. Mancano tre provvedimenti: uno sarà approvato a breve, un altro è in attesa del parere del Consiglio di Stato e per l’ultimo, sulla qualificazione delle stazioni appaltanti, serve prima un decreto del governo. Il Codice del 2016 prevedeva, tra l’altro, tre novità: 1) la scelta dei commissari di gara attraverso l’estrazione da un albo gestito dall’Anac, 2) il «rating» d’impresa, 3) l’obcon cui l’Autorità si interfaccia nella sua attivibligo di progettazione esecutiva. Rischiano tà, come il ministro alle Infrastrutture Danilo di non essere confermate? Toninelli e la titolare della Pubblica AmmiNon ho notizie in tal senso, ma spero non sanistrazione Giulia Bongiorno, che al titolare ranno toccate perché si tratta di aspetti crudegli Interni Matteo Salvini e allo stesso preciali. Su questi aspetti l’Anac ha acquisito un mier Giuseppe Conte, ho detto però che l’Anac know-how che è a disposizione del governo è pronta ad accogliere con favore qualunque e, se ci sarà richiesto, siamo disponibili a dare semplificazione che snellisca le procedure. Alindicazioni su possibili semplificazioni da attra cosa, ovviamente, sarebbe una retromartuare. cia sulle innovazioni più significative. Può dire, per ognuna di queste innovazioLei ha detto che quest’anno, grazie a una ni, quali saranno i tempi di applicazione e norma della Legge di bilancio 2017, l’Anac i vantaggi? passerà nel sistema delle autorità indipenNei prossimi mesi prenderà il via l’Albo dei denti: che cosa cambierà? commissari tenuto dall’Anac, pensato per eviDa poco l’Anac è inquadrata nell’ordinamento tare nomine pilotate vigente per le AuthoIL GOVERNO SA CHE ANAC È FAVOREVOLE rity, ma i dipendenti tramite sorteggio. A SEMPLIFICARE PER SNELLIRE LE Il “rating d’impresa” non ancora. PROCEDURE, MA NON A RETROMARCE premia le aziende che SULLE INNOVAZIONI PIÙ SIGNIFICATIVE Dopo aver garantito hanno mostrato magl’indipendenza della giore affidabilità per rispetto dei tempi e quagovernance, la norma garantirà anche una eflità dei lavori, ma serviranno tempi più lunghi: fettiva indipendenza del personale. Purtroppo è un istituto nuovo e complesso e servirà preresta il limite dei vincoli di spesa, incompatibidisporre un adeguato applicativo informatico li con una vera autonomia. come database. Benché non gravi sulle casse dello Stato, inL’obbligo di progettazione esecutiva è già in fatti, per legge l’Anac può spendere solo una essere e punta a fare in modo che alle gare piccola parte delle proprie risorse. E questo si siano presentati progetti completi, limitanriflette sulle carenze di organico, alla luce dei do quegli extra-costi “imprevedibili” con cui tanti compiti assegnati all’Autorità negli ultimi spesso un’azienda recupera il ribasso offerto anni: dovremmo essere in 350 e siamo 290. in sede di gara. Ma pochi fondi disponibili vuol dire poche Lei intravede nella prossima revisione del assunzioni. Codice qualche innovazione positiva? Il 6 giugno, alla Camera, il presidente del Non ho notizie sulle modifiche. Sia ai ministri Consiglio Giuseppe Conte ha detto: «Dall’A-
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nac non abbiamo i risultati che ci attendevamo». Il 14 giugno si è corretto: «L’Anac è uno strumento che riteniamo molto utile sul piano della prevenzione e del contrasto alla corruzione». Che cosa gli ha fatto cambiare idea in soli otto giorni? Il premier mi ha assicurato che non intendeva attaccare l’Anac. E la sua presenza alla Relazione annuale al Parlamento, insieme a una folta delegazione di ministri, è un segnale d’attenzione importante. Ci si può anche ritenere insoddisfatti, ma se in tre anni l’Italia ha recuperato 15 posizioni nelle classifiche internazionali, è evidente che c’è la percezione del nostro lavoro. Il fatto è che con la prevenzione non si ha mai la prova del contrario: così come nessuno potrà mai dire se il lavoro dell’intelligence ha sventato un attentato, è impossibile certificare se una verifica dell’Anac ha impedito una tangente. Anche perché nulla è in grado di evitare al 100% la corruzione, e chi dice il contrario mente. L’Expo aperto in tempo, il commissariamento del Mose, l’alta sorveglianza sulle grandi opere, gli arbitrati bancari: l’Anac fa tante cose e non tutti sono tenuti a conoscere i risultati nel dettaglio. Inoltre su alcuni temi sensibili occorre riserbo. Ad esempio per impedire infiltrazioni criminali nella ricostruzione (post terremoto, NdR), l’estate scorsa abbiamo mandato la Guardia di Finanza nei cantieri delle casette. Sono emersi elementi interessanti, ora al vaglio di varie Procure. È poco noto, ma non mi pare di poco conto.
GESTIRE L’IMPRESA INFRASTRUTTURE
IL MINISTRO GIALLO-VERDE CHE AMA LA LOGISTICA E VUOLE «APRIRE I PORTI AL FUTURO» Intervista esclusiva con il titolare del dicastero alle Infrastrutture e ai Trasporti, Danilo Toninelli, che racconta la strategia necessaria per dare nuova linfa al sistema della logistica, con un aiuto dalle nuove tecnologie di Claudio Sonzogno L’ESORDIO AL GOVERNO DI DANILO TONINELLI, 43 ANNI, SENATORE DEL NORD, POLITICO DI PRIMA LINEA DEI CINQUESTELLE, NON È STATO FACILE. Il suo dicastero, Infrastrutture
e Trasporti, ha in mano le chiavi delle porte di ingresso nel nostro Paese dal Mediterraneo. Così, nel braccio di ferro sui problemi migratori con l’Europa, mentre il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, difende le posizioni italiane, tocca a Toninelli gestire di fatto una situazione, per sua stessa ammissione diventata strutturale, «nel luogo di flussi più pericoloso del mondo», come il Mediterraneo. E non solo. Se è strategico chiudere i porti per sollecitare accordi fra i Paesi europei per la distribuzione degli immigrati, è quanto mai urgente e legato alla crescita dell’intero Paese, colmare le grandi carenze infrastrutturali del settore. Toninelli se ne rende benissimo conto: come spiega ad Economy in questa intervista, è in corso al suo dicastero una valutazione di tutte le opere necessarie con una project review basata sul principio costi benefici. «La logistica – rileva – è la chiave di volta per favorire e intercettare traffici che nei prossimi anni sicuramente aumenteranno malgrado le tensioni sui dazi». In particolare Toninelli si riferisce, e quindi guarda con favore, salvaguardando comunque i nostri prodotti e il made in Italy di qualità, al grande progetto infrastrutturale e di collegamento varato dal Governo cinese, la nuova ‘’Via della Seta’’. Sono infatti coinvolti i porti di Trieste, Taranto, Gioia Tauro e Genova e vengono previste anche lavorazioni in Italia di merci cinesi e loro trasporto a
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terra. E ciò dimostra, al di là dei pericoli e dei problemi, la grande opportunità che il Mediterraneo continua ad offrire ai nostri porti e all’intero Paese, e che Toninelli è impegnato a centrare con grande determinazione, invitando alla collaborazione tutti i player coinvolti. L’Italia è il terzo Paese per movimentazioni di merci in Europa ed è la porta d’ingresso per le navi che transitano nel Mediterraneo. Risale a tre anni fa l’approvazione del PSNL, il Piano Strategico Nazionale dei Porti e della Logistica. L’attuale assetto la convince o lo riformerà? Sta attirando molte critiche, ma non è che in passato le cose andassero meglio. C’è ancora tanto da fare. Ci sono carenze infrastrutturali da colmare e servono connessioni migliori per favorire l’intermodalità e la multimodalità. Dunque, il lavoro da portare avanti non è solo sui porti, ma anche sugli interporti e soprattutto sulla cura del ferro.
IL MEDITERRANEO RESTA UNA RISORSA PER IL PAESE. BISOGNA PUNTARE SULL’INTERMODALITÀ E C’È DA FARE ANCHE SUGLI INTERPORTI.
L’INTERVISTA
Cinquantotto porti sono stati riorganizzati in quindici autorità del sistema portuale che dovrebbero gestire anche nuove opere infrastrutturali finanziate in prevalenza con fondi Ue. L’obiettivo è realizzare i nodi della rete logistica che integra il trasporto marittimo con quello terreste e aereo in continuità con lo sviluppo al 2030 dei corridoi Tent-T che collegano l’Italia all’Europa, dal Baltico all’Adriatico e al Mediterraneo. È d’accordo sulla strategia? Il mio ministero sta impostando un nuovo metodo. Serve una cooperazione reale tra i soggetti istituzionali e i player coinvolti, tanto più in una catena complessa e interdipendente come la catena logistica. E poi bisogna implementare le tecnologie che consentono di lavorare insieme in una logica di interoperabilità. Per il resto, stiamo valutando tutte le opere con una project review basata sul principio dei costi-benefici. La crescita del Sud è in parte legata allo sviluppo del sistema aeroportuale che in molti casi è costituito da un patrimonio obsoleto da mettere in sicurezza promuovendo la sostenibilità. Cosa intende fare sulla ‘’rigenerazione’’? Bisogna uscire da logiche di campanile e da duplicazioni inutili, immaginando uno sviluppo, una collocazione degli scali che copra in modo armonico il territorio nazionale, esaltando le caratteristiche economiche e sociali dei vari territori. Un fiume di soldi, circa 340 milioni di fondi Ue, sono in arrivo per i porti siciliani. Il rischio infiltrazioni mafiose ha costretto a un protocollo d’intesa in prefettura a Palermo per blindare gli appalti. Cosa farete per bloccare gli appetiti dei clan? Regole semplici, controlli sempre più efficaci e una collaborazione stretta anche con l’Anticorruzione. Eppure i controlli e la prassi di sdoganamento delle merci è considerata già eccessiva e una delle cause della scarsa competitività dei nostri porti, tanto più con una
normativa disomogenea e iter procedurali stratificati. Come pensa di intervenire? Stiamo implementando la soluzione dei controlli doganali in mare. Ci sono innovazioni tecnologiche, come il sigillo elettronico, che consentono il “pre-clearing”, ossia lo sdoganamento delle merce durante la navigazione prima ancora di arrivare a banchina. Le nostre Autorità portuali stanno portando avanti delle sperimentazioni e i tempi sono già stati abbattuti. Si potrà fare sempre meglio. L’ex ministro Delrio ha stanziato un miliardo per collegare meglio porti e rete ferroviaria: questo progetto andrà avanti? E in che termini? È sicuramente importante, come dicevo, spingere sul pedale dell’intermodalità per favore una mobilità più efficiente, pulita e sostenibile. La logistica è la chiave di volta per favorire gli investimenti e intercettare i traffici che nei prossimi anni sicuramente aumenteranno, malgrado le tensioni sui dazi. Sto pensando, ad esempio, al grande progetto di matrice cinese della nuova Via della Seta. TRENITALIA HA PREVISTO INVESTIMENTI PER 4,5 MILIARDI PER L’ACQUISTO DI 450 NUOVI TRENI CHE ENTRO IL 2024 RINNOVERANNO L’80% DEI REGIONALI
Rete ferroviaria: ottima l’alta velocità, inadeguata per il resto. Come migliorarla? Trenitalia ha previsto investimenti per 4,5 miliardi per l’acquisto di 450 nuovi treni (300 Rock e 150 Pop) che entro il 2024 rinnoveranno l’80% della flotta dei treni regionali dimezzando l’età media dei treni dagli attuali 20 anni a 9. Dovremo puntare tantissimo sul trasporto regionale e pendolare, per migliorare la qualità della vita dei circa 5 milioni di cittadini che si spostano ogni giorno per lavoro. Per superare l’individualismo portuale e rendere più efficienti le governance di sistema che cosa propone? Come considera la mappa interattiva realizzata per promuovere la nuova organizzazione del sistema portuale italiano e una
maggiore integrazione con la rete di trasporti europea? La mappa interattiva rappresenta un gran lavoro realizzato dai tecnici del mio ministero. Uno strumento utilissimo per chi voglia conoscere meglio cosa accade in seno alle autorità portuali. Bisogna abbandonare, pure qui, vecchie logiche di campanile e capire che senza integrazione e rilancio logistico, resteremo fuori dalle grandi direttrici del commercio internazionale. Inoltre, bisogna dare strumenti alle nostre imprese per far viaggiare al meglio le loro merci. Ha detto che comunque le infrastrutture si faranno «perché ci sono enormi spazi in bilancio»… quali e quanti? Solo in relazione all’ultima legge di Bilancio, abbiamo un Fondo investimenti da 36,1 miliardi da qui fino al 2033. La gran parte di essi sono a disposizione di programmi che fanno capo al mio ministero. Si tratta di accrescere la capacità di spendere questi soldi in opere sostenibili ed effettivamente utili al Paese. Al tempo stesso, se penso alla difficoltà degli enti locali di pianificare gli investimenti, è necessario liberare le risorse, semplificando le regole che presidiano i bilanci dei comuni. Come pensa di migliorare la cosiddetta “continuità territoriale” con la Sardegna? I sardi hanno il diritto di potersi spostare da e per la loro isola senza dover raggiungere scali che sono eccessivamente scomodi o remoti. Abbiamo dato il via libera alla conferenza dei servizi e mi sono già impegnato sul bando per la prossima continuità territoriale. Stiamo lavorando per migliorare e rendere meno onerosi anche i collegamenti marittimi. Chi vive in Sardegna deve sentirsi pienamente parte integrante del Paese. E per la Sicilia, il Ponte sullo Stretto potrebbe tornare? Ci sono infrastrutture che hanno una priorità ben più alta. Penso alla dotazione ferroviaria in Sicilia, per fare un esempio. Servono tante piccole opere diffuse sul territorio, che danno, è dimostrato, più lavoro, più ricchezza e aiutano a manutenere il territorio, senza impattare negativamente sull’ambiente.
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GESTIRE L’IMPRESA INTERNAZIONALIZZAZIONE/1
«Una società fieristica nazionale per fare più forte il made in Italy» Il vicepresidente di IEG, Matteo Marzotto, ha un’idea per rilanciare il sistema espositivo: un “Fair of Italy”che, sotto la guida di Cdp, coopti alla causa i migliori cervelli e porti nel mondo le eccellenze del Paese di Francesco Condoluci grande soggetto di raccordo per tutto il setviso, sarebbe in grado di fatturare subito 600 tore, un “Fair of Italy”. Dal punto di vista della milioni - che poi è la sommatoria dei fatturati APPENA LO SCRIVERÀ SU ECONOMY MOLTA governance, oltre che partecipato dai vari enti delle fiere italiane più importanti - per arrivaGENTE CHE CONOSCO PRIMA STORCERÀ IL fieristici italiani quali soci di maggioranza, re, nell’arco di una traiettoria quinquennale, NASO E POI COMMENTERÀ: È UN’IDEA INUpotrebbe essere gestito in veste istituzionale anche a un miliardo. TILE, NON SI FARÀ MAI». Se Matteo Marzotto, dalla Cassa Depositi È un’idea fantastica, con questa premessa, voleva innescare la cue Prestiti. Con que- «UN SOGGETTO UNICO PER IL SETTORE perché pensa che gli POTREBBE FATTURARE SUBITO 600 riosità di chi scrive (e di chi legge, si spera), sti presupposti, sono altri operatori non la MLN E 1 MLD ENTRO 5 ANNI. MA SO c’è riuscito in pieno. Prego, dottor Marzotto si convinto che si riuscisosterrebbero? GIÀ CHE L’IDEA NON PIACERÀ A TUTTI» esprima, siamo pronti. «Io credo che per valorebbe ad attrarre, e Perché il nostro è il Parizzare il sistema espositivo italiano e costrucooptare alla causa delle filiere produttive naese dei campanili. Dove tutti, o quasi, temono ire un veicolo formidabile per la promozione zionali, i migliori cervelli del Paese. Penso ad di dover cedere “quote di sovranità” agli enti del Made in Italy nel mondo, sia ora di mettere esempio a un Carlo Calenda come manager di sovraordinati. In Italia abbiamo una trentina in piedi una società fieristica nazionale, un questa grande società fieristica che, a mio avdi enti fieristici, ma quelli che riescono a competere nel mondo sono appena cinque e cioè: Milano, Ieg, Bologna, Verona e Parma. Ora, sia chiaro: con questo non voglio dire che le piccole fiere debbano sparire. Al contrario, un unico soggetto nazionale eviterebbe che fiere sedi espositive e congressuali a Rimini e Vicenza più attrezzate prima o poi finiscano per fagomanifestazioni citare quelle rassegne che sono radicate da sempre sui territori ma che ormai faticano a congressi ed eventi misurarsi con le sfide di un mercato sempre espositori più globalizzato. Giusto per capirci, io sono convinto che la moda debba restare a Milano, visitatori il vino a Verona, il cibo a Parma, l’oro a Vicenza, il gelato a Rimini, la cosmetica a Bologna. il fatturato 2017 Il “genius loci” non va disperso, ma le Pmi l’EBITDA italiane hanno bisogno più che mai di un contenitore unico in grado di valorizzare le filiere il risultato netto consolidato produttive e aiutarle a entrare in contatto con «NON L’HO MAI PROPOSTO PUBBLICAMENTE PRIMA D’ORA, MA SI PREPARI, PERCHÉ NON
IEG: I NUMERI DI UN SUCCESSO 2 59 280 15.649 2.648.675 130,7 MILIONI 23,3 MILIONI (+5,4%) 9,1 MLN (+42,1%) 48
LA FUSIONE DI RIMINI E VICENZA IN IEG È UNA BEST PRACTICE: SIAMO TRA I PRIMI PER FATTURATO E PRONTI A QUOTARCI nuovi clienti attraverso ogni canale, a cominciare dalle fiere di portata mondiale. Con IEG, l’Italian Exhibition Group, di cui lei è vicepresidente, l’esperimento di accorpamento pare essere proprio riuscito… Quella tra Fiera di Vicenza e Fiera di Rimini è stata una fusione di respiro europeo tra due società fieristiche, appunto, con una storia radicata sui rispettivi territori, a dimostrazione che aggregare non significa impoverire le identità. Sì, IEG è da considerarsi una best practice, visto che oggi siamo il primo player fieristico del Paese per manifestazioni organizzate direttamente, uno dei primi per fatturato e sicuramente in testa per redditività operativa lorda. Abbiamo una presenza consolidata nel mercato mondiale. E non finisce qui. Il processo per la quotazione in Borsa, di cui io sono un grande sostenitore, è in fase avanzata, e il piano industriale di quest’annoprevede l’ampliamento dei quartieri fieristici di Rimini e Vicenza, nuove acquisizioni e investimenti sui prodotti. Vogliamo rafforzare VicenzaOro e far crescere le altre fiere. A proposito, anche quella di Fiera Vicenza a Dubai, al tempo in cui lei era presidente, è stata un’operazione di grande efficacia. Un vero benchmark per le strategie di internazionalizzazione delle aziende italiane. Sì, sicuramente. Siamo partiti da una base ottima che è, appunto, quella di VicenzaOro, una
vetrina capace di mettere in mostra sia i grandi brand della gioielleria che le piccole manifatture orafe di qualità, settore nel quale l’Italia esercita un richiamo fortissimo nel mondo. Al punto che nella fase di formalizzazione della joint-venture, sono stati direttamente i nostri soci del Dubai World Trade Centre a proporci come nome della manifestazione “VicenzaOro Dubai”, a riprova di quanto il brand italiano faccia presa da quelle parti. Così abbiamo creato il primo mercato orafo-gioielliero del Golfo, portando la nostra gioielleria in quella che da anni è la vetrina di spicco del lusso mondiale, oltre che una piattaforma di distribuzione per tutto il Medio ed Estremo Oriente. Facile investire a Dubai dunque? Gli ultimi dati dicono che l’Italia è salita al settimo posto tra i fornitori mondiali degli Emirati. Quello degli Emirati Arabi Uniti è un mondo dove ci si muove velocemente e dove si guarda al concreto. Per lavorare lì però bisogna capire prima la loro cultura, i loro linguaggi. Dubai è la parte più dinamica, i reali hanno un grande velocità di esecuzione. In pochi anni hanno fatto un grande hub aeroportuale: lei sa quanti aerei oggi vi fanno scalo? Tenga conto che per l’Expo 2020 puntano a raggiungere quota 100 milioni di visitatori. Un obiettivo alla portata, visto che oggi ne fanno 80. Anche se sui numeri, in ambito turistico, bisogna andarci cauti. L’ho imparato quand’ero all’Enit. Dubai, ad esempio, è uno scalo tecnico per i voli Emirates, molte delle presenze registrate non corrispondono ad effettivi pernottamenti in città, ma i loro numeri sono comunque da capogiro. Torniamo all’esprit des lieux… Sì, dicevo, anche se negli UAE il management delle aziende proviene da tutti i continenti, bisogna tener conto che tantissimi nativi hanno ruoli di assoluto vertice nel mondo degli affari. Voglio dire, è un Paese molto “apicale”. Io mi sono trovato bene, il 2014-2015 è stato un biennio importantissimo, ho lavorato con Helal Saeed Al Marri, direttore generale del Dipartimento Turismo e Marketing del Commercio di Dubai e Ceo di DWTC. E la riuscita dell’operazione VicenzaOro Dubai ha regalato un grande successo, anche sul piano reputa-
UN MANAGER CON LA VOCAZIONE DA INFLUENCER Cinquantadue anni, esponente di una delle famiglie-simbolo del fashion made in Italy, manager con un cursus honorum lungo e prestigioso (oltre che nelle aziende di casa, ha lavorato per Vionnet e Valentino, è stato presidente dell’Enit, l’Agenzia Nazionale del Turismo, e della Fiera di Vicenza, attualmente presiede Dondup ed è componente dei CdA di Brunello Cucinelli SpA e Morellato&Sector SpA), Matteo Marzotto, oltre che per le evidenti capacità professionali, è uomo conosciuto e ammirato per la sua spiccata vocazione all’impegno sociale e alla formazione. È tra i fondatori, infatti, della Fondazione per la Ricerca sulla Fibrosi Cistica, di cui dall’aprile di quest’anno è anche presidente, fa parte del consiglio generale della FondazioneCUOA (Centro Universitario di Organizzazione Aziendale) e non ha mai nascosto la sua passione per le discipline sportive legate al volo e per la bicicletta (è ambassador del premio Urban Award). Carisma innato, physique du rôle e uno stile personale molto ricercato, il vicepresidente di IEG, secondo il principio del “contagio reputazionale” che oggi in Rete è diventato fondamentale per l’immagine di un’azienda, potrebbe essere il prototipo del “managerinfluencer”, capace di trasmettere i valori positivi che incarna - ed esprime attraverso le sue attività anche ai brand che rappresenta. zionale, all’Italia. Prima di allora non era mai stata fatta una fiera “B2B”. Lei resta un vero e proprio alfiere del sistema fieristico, insomma. Sì, penso che servire le filiere sia un mestiere straordinario. Ma entusiasmo a parte, è il caso di citare anche dei dati: il sistema fieristico italiano intermedia il 60-70% dell’export. Ha idea di che risultati si potrebbero raggiungere con una grande società fieristica italiana?
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GESTIRE L’IMPRESA INTERNAZIONALIZZAZIONE/2
Toh, c’è l’IVA anche a Dubai! Urge munirsi di trader locali? L’aliquota è al 5% e da gennaio viene riscossa alla dogana sui beni fisicamente introdotti negli EAU. Per evitare sanzioni, la norma va interpretata in maniera congrua di Riccardo Ubaldini *
L’
introduzione dell’IVA negli Emirati Arabi Uniti è stata accolta come una svolta epocale nei paesi del Golfo e ciò per le importanti conseguenze di cui essa è gravida, tra cui l’incremento dei prezzi al consumo indotto dall’applicazione generalizzata dell’imposta (eccezion fatta, si intende, per i beni e servizi esenti) ed il sostenimento di costi di adempimento prima di oggi ignoti ai “soggetti passivi” dell’imposta. Per costi di adempimento intendiamo non soltanto i costi connessi all’approntamento dei sistemi necessari a garantire un puntuale adempimento degli obblighi nascenti dalla legge IVA, ma anche quelli - segnatamente di natura consulenziale - sostenuti per evitare sanzioni connesse a interpretazioni della normativa non congruenti con quelle che verranno accolte dalla locale amministrazione finanziaria, competente sulla materia. Lungi dal voler fare “politica economica”, possiamo però delineare alcune questioni che le imprese italiane con operatività negli Emirati Arabi si troveranno a fronteggiare per effetto della introduzione della nuova imposta, provando quindi a fare luce su questo contributo. Innanzitutto, l’IVA locale viene riscossa sul valore dei beni presentati in dogana e fisicamente introdotti nel territorio UAE. L’aliquota
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sui beni importati è pari al 5 per cento, con talune eccezioni. Al pari di ciò che accade con l’IVA comunitaria, l’elemento necessario perché vi sia importazione è l’introduzione “fisica” del bene nel territorio degli Emirati. Ciò rende pertanto irrilevanti le movimentazioni di beni “estero su estero”, quelle cioè meramente “intermediate” da locali società di trading. In secondo luogo, la presenza di una
società locale, come ad esempio una società di trading registrata ai fini dell’IVA locale, consente di evitare esborsi di IVA ed il correlativo immobilizzo finanziario dovuto al pagamento dell’imposta detraibile quando la merce è destinata ad essere stoccata in loco in attesa di rivendita. In questa ipotesi ciò è possibile per il meccanismo dell’inversione contabile (c.d. reverse charge) di origine comunitaria e mutuato dagli Emirati che annulla IVA a credito e IVA a debito in relazione a quelle singole operazioni. In assenza di una società locale, sarà l’“importer of record” a dover corrispondere l’IVA in dogana senza acquisire il correlativo diritto alla detrazione della stessa. Una condizione che impone di familiarizzare con le procedure di rimborso dell’IVA corrisposta apprestate localmente. Le cosiddette Free Zone sono esentate dal pagamento del nuovo tributo ma non è chiaro come tale esenzione verrà nel concreto realizzata al fine di lasciare “indenni” gli operatori che ivi operano. Alla luce di queste questioni, è necessario quindi che le imprese riflettano bene sulla propria catena del valore, ed eventualmente la ripensino alla luce della specifica operatività con gli Emirati. (*Partner di BonelliErede)
BONELLIEREDE INTEGRA LA LAW FIRM TRIBONIAN LAW ADVISORS, LEADER NELL’AREA DEL GOLFO Lo scorso 2 giugno l’assemblea degli associati di BonelliErede ha deliberato l’integrazione di Tribonian Law Advisors (TLA) con sede a Dubai e, grazie a relazioni internazionali, presente nella regione del Golfo, Libano ed Arabia Saudita. Il progetto di integrazione è volto a rinforzare il presidio di BonelliErede negli Emirati Arabi Uniti, nel Medio Oriente e in Africa.
Fondata nel 2011 da Rindala Beydoun, TLA ha sviluppato una conoscenza approfondita degli operatori internazionali che investono nel Golfo, delle aziende e delle istituzioni finanziarie locali che operano sui mercati internazionali e in loco. TLA conta anche su una esperienza in diverse giurisdizioni dell’Africa, complementare quindi con l’expertise di BonelliErede nel
continente. La law firm si compone attualmente di oltre 10 professionisti. Rindala Beydoun, formata e abilitata all’esercizio della professione forense negli USA, vanta una considerevole esperienza nel Golfo in ambito corporate e un track record di successo, avendo ricoperto a lungo la carica di partner in studi legali internazionali, quali Vinson & Elkins e Latham & Watkins.
il quotidiano approfondito
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GESTIRE L’IMPRESA INNOVAZIONE
La password per entrare nell’innovation è “organizzare” Parola di Alfonso Fuggetta, a.d. del Cefriel, da 30 anni punta di diamante della ricerca tecnologica a Milano e vero ponte tra università e imprese di Angelo Curiosi
A
vete presente quei vecchi film di fantascienza dove il frigorifero parlava con il protagonista e gli diceva quante bottiglie di Coca Cola aveva dentro e a che temperatura? O il bidone dell’immondizia che mandava un segnale per dire: «Sono pieno, svuotami»? O ancora quel giubbotto da omino Michelin che salvava la vita al supereroe facendolo rotolare illeso sull’asfalto quando cadeva dalla motocicletta da alta velocità? Ecco, tanto per capire cos’è e cosa fa il Cefriel, questo genere di cose non è più fantascienza, esiste, è in commercio, e in molti casi è nato qui a Milano (o “anche” qui), in questo palazzo bellissimo di viale Sarca, giusto dirimpetto all’antica torre Pirelli, un accostamento di antico e moderno che trova come filo conduttore l’innovazione. Benvenuti al Cefriel, dove sono nati il frigo intelligente per Coca-Cola, l’airbag del giubbotto per motociclisti Dainese che si attiva in 45 millesimi di secondo da quando il pilota perde il contatto con la moto, e il cestino intelligente per la raccolta dei rifiuti, realizzato per A2A/Amsa. «Sì, certo, lavoriamo molto nella ricerca di nuove soluzioni per conto e al fianco delle imprese che ce lo chiedono», ammette Alfon-
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ALFONSO FUGGETTA IN MEZZO ALL’EX PREMIER GENTILONI E AL SINDACO DI MILANO, SALA, ALL’INAUGURAZIONE DEL NUOVO CEFRIEL
so Fuggetta, amministratore delegato del Cefriel, scivolando - quasi riottoso per quanto è “understate” - tra i prototipi esposti nella sala delle dimostrazioni (“demo-room”) che riunisce un po’ dei portenti hi-tech nati qui dentro.
L’ENTE È NATO NEL 1988 DA UN PROGETTO PUBBLICO-PRIVATO TRA UNIVERSITÀ, COMUNE, REGIONE E AZIENDE COME PIRELLI, IBM, ITALTEL, TELETTRA
O meglio: non proprio nati qui, perché questa supersede fronte-Pirelli è stata inaugurata da Paolo Gentiloni solo nel febbraio scorso, ma nella sede storica del Cefriel, dove sorse nel 1988 da un progetto condiviso pubblico-privato: da un lato il Politecnico e l’università degli Studi di Milano come polo accademico, con Regione Lombardia e Comune di Milano come polo pubblico, e dall’altro un polo industriale costituito da Assolombarda, Bull, IBM, Italtel, Pirelli e Telettra. «Siamo qui a costruire innovazione e formazione per l’innovazione», sintetizza il prof., tuttora docente di informatica al Politecnico: «Operiamo come una società di consulenza, siamo in 135, e oggi ci occupiamo di digital transformation grazie alla creazione di tec-
nologie dedicate». Non aggiunge, ma vale saperlo, che l’età media è al di sotto dei 40 anni e circa un quarto dei dipendenti non supera i 30. Sono laureati in ingegneria, statistica, economia e industrial design e molti hanno titoli accademici plurimi (master post-laurea, PhD, MBA). Insomma, non hanno lesinato in formazione. E per questo Wired l’ha definita «l’azienda che insegna a pensare alle altre aziende». Oggi, qua e là qualche esperienza che si ispira al Cefriel è nata, in Italia; anche se per qualità e dimensioni non c’è nulla di simile, se non in Germania. Ma di sicuro nell’88 questa era davvero “nuova frontiera”. Che attualmente (dati 2017) fattura 12,5 milioni di euro, dopo anni di crescita costante del 10 per cento anno su anno, impennatasi poi negli ultimi quattro anni al ritmo del 35%, per oltre la metà realizzati all’estero (Usa, Regno Unito e Svizzera). «Sì, cresciamo, ma sappiamo che c’è sempre una nuova frontiera per chi fa innovazione», riprende Fuggetta, «ed oggi più che mai» spiegando che, in questa fase, la domanda che arriva qui al 226 di viale Sarca si concentra lungo tre filoni: «Il primo è la trasformazione trasversale di tutta l’impresa in virtù della digitalizzazione. Non semplicemente
aggiungere l’Internet delle Cose ma proprio infondere il digitale nei prodotti, cambiandoli ed arricchendoli di conseguenza, e nei processi». Tanta roba, che non può essere decisa dai tecnici, dai direttori dell’It che fino al giorno prima si erano occupati dei programmi di ERP, quelli che fanno girare fatture, magazzino, acquisti e paghe. «Il secondo filone è altrettanto pervasivo», prosegue il prof, nella sua stanza tutta vetri (qui al Cefriel, ogni professionista ha una postazione sua: alla faccia del clichè tanto in voga dello smart-working che troppo spesso è solo una foglia di fico sulla voglia di tagliare i costi dei metri quadrati), «e lo sintetizzerei così: la business intelligence, ossia tutti quei dispositivi che consentono una gestione in tempo reale dell’impresa, ottimizzando la raccolta e l’analisi dei flussi di dati che possono arrivare dalle divisioni interne come dai clienti». «Qui siamo una piccola impresa, eppure io ricevo due volte al giorno una serie di dati aggiornati su tutti i parametri operativi. Gli ordini firmati, i progetti consegnati, tutto…», spiega ancora Fuggetta il quale (forse per non essere tacciato dell’antico anatema che perseguita i consulenti, ossia “chi non sa fare insegna”) predica bene e razzola ancor meglio. «E c’è poi un terzo filone in forte crescita», aggiunge: «l’Api economy!». Che non c’entra con il miele ma è sostanzialmente ogni tecnologia capace di ottimizzare il dialogo diretto tra macchine o meglio tra sistemi informatici diversi, elemento cruciale nell’era dell’Internet of Things. Perché è vero ed è proficuo che il frigorifero dialoghi con lo smartphone, ma la cosa non è facile a farsi così come a dirsi! «In sostanza, l’importante è saper adattare i sistemi informatici di un’azienda in modo che possano dialogare con quelli di un’altra!», sintetizza semplice-semplice Fuggetta: «Per esempio nelle filiere industriali, in cui è
essenziali che i dati da condividere fluiscasono poi simboli e che qualcuno ha inserito no in tempo reale da un’azienda all’altra, da al loro interno, quindi non predicono, si liun anello all’altro. Tutto questo non richiede mitano a fare sempre meglio e sempre più solo competenze informatiche ma anche un rapidamente ciò che hanno sempre fatto. Un rinnovato approccio organizzativo, volto calcolatore elettronico, ricordiamoci, è un all’obiettivo che si desidera raggiungere». elaboratore di simboli!». Ma allora la sfida del E non basta: tra una ricerca e un’altra, il Cefuturo qual è, se non sostituire l’intelligenza friel sviluppa anche progetti pilota su fronti umana con quella, più potente, dei nuovi avanzatissimi e quindi, per quanto ignoti computer? «C’è una sfida culturale duplice. ai più, molto popoDa un lato smontare «LA COSA PIÙ IMPORTANTE È SAPER lari: per esempio la il mito della singolariADATTARE I SISTEMI INFORMATICI DI blockchain, o il ma- UN’AZIENDA IN MODO TALE CHE POSSANO tà, che è prerogativa chine learning e l’ardell’umano; dall’altro, DIALOGARE CON QUELLI DI UN’ALTRA» tificial intelligence. sviluppare il capitale «Un’espressione che non mi piace», chiarisce umano in modalità coerenti con le straordisubito Fuggetta, «nel senso che oggi i robot narie potenzialità operative dell’hi-tech. In fanno automazione, quindi la loro intelligensostanza», precisa ancora Fuggetta, «si tratza artificiale è finalizzata a quello, parlarne – ta di capire come l’intervento umano, che è come invece si fa – in termini antropomorfi è e resterà comunque essenziale, deve riconfiun errore, è disguidante. Anche la cosiddetta gurarsi rispetto alle mutate e accresciute ricapacità predittiva è un’espressione forzata, sorse tecnologiche, cioè come diversamente in realtà i computer elaborano algoritmi, che investire il capitale umano».
LA FORMAZIONE, CAPOSALDO CHE NON VIENE MAI MENO Oggi sono quattro le divisioni del Cefriel: Digital Enterprise, Digital Platform, Digital Interaction, Digital Knowledge. La prima si occupa di (eco)sistemi IT per organizzare e rielaborare dati complessi così da renderli facilmente fruibili agli utenti. La seconda segue principalmente progetti IoT (Internet of Things) per rendere interattivi e intelligenti gli oggetti e le infrastrutture. La terza area è la divisione che definisce il design di prodotto, l’esperienza
d’uso e la visualizzazione dei dati. La quarta si occupa di formazione per professionisti e manager sulla base dell’esperienza concreta maturata nello sviluppo dei progetti d’innovazione. Con i Master, la Project Management Academy, i programmi di ICT & Design e i percorsi Executive, la formazione rimane attualmente uno dei capisaldi di Cefriel. Dal 2014 Cefriel è anche affiliate partner di EIT Digital, la rete di centri di ricerca leader in Europa nel campo dell’innovazione
ICT e ospita il nodo satellite di Milano.L’a.d. Alfonso Fuggetta che è anche direttore scientifico del Cefriel, è professore Ordinario di Informatica presso il Politecnico di Milano e Faculty Associate presso l’Institute for Software Research della University of California, Irvine. È anche membro dell’Advisory Board Industry 4.0 e dell’Advisory Board Startup Town di Assolombarda e dello Strategy Board di The Ruling Companies Association.
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GESTIRE L’IMPRESA
Automazione e skill digitali, questi gli imperativi categorici per i "Dirigenti preposti" Le figure-chiave, dentro le aziende, nella preparazione dei documenti contabili e societari devono assolutamente riuscire, oggi, a cavalcare le nuove tecnologie promuovendone anche la diffusione nei propri team di Elisabetta Pattumelli*
(* Responsabile Modello Controllo Contabile, Ferrovie dello Stato Italiane S.p.A)
I
l Dirigente Preposto alla redazione dei documenti contabili societari (DP), figura introdotta con legge 262/2005 nell’ordinamento italiano per le società emittenti titoli quotati, è il soggetto che, insieme all’Amministratore Delegato, ha la responsabilità, nell’ambito del sistema di controllo interno e di gestione dei rischi nell’impresa, di istituire e mantenere nel tempo i presidi di controllo a garanzia dell’informativa finanziaria verso gli stakeholders. Le società nelle quali è stata istituita questa figura apicale hanno colto infatti l’opportunità di rafforzare il controllo della correttezza dell’informativa finanziaria con specifici strumenti e un modello di riferimento (il c.d. “modello 262”), che si caratterizza per un approccio “risk based” e per il forte coinvolgimento dei responsabili dei processi aziendali (c.d. process owner) e dei singoli esecutori delle attività (c.d. control owner), ai fini della certificazione e del mantenimento nel tempo di un
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ELISABETTA PATTUMELLI
adeguato sistema dei control- azienda di numerosi modelli di li a tutela dei rischi di frode/ controllo (v. Modelli delle funerrata informativa finanziaria. zioni di Internal Audit, Modelli Questi modelli si basano su 231, Modelli e sistemi Anticorstrumenti e flussi informativi ruzione, Modelli di Complianche coinvolgono spesso tutte le ce, Modelli di Enterprise Risk persone che lavorano in azien- Management, Modelli di Prida fino agli organi aziendali. vacy e di Tax Compliance, ecc.), È sui proche vedoLA COESISTENZA cessi che no spesso si concencentrale il NELLE AZIENDE tra l’attenruolo dei DI MOLTI MODELLI zione da process DI CONTROLLO parte del owner, RICHIEDE SINERGIE Dirigente spingono Preposto, poiché ogni fase im- le direzioni aziendali e il Dipatta sul bilancio, e la sfida è rigente Preposto alla ricerca quella di sensibilizzare tutti i di possibili integrazioni e siprocess owner e tutti i control nergie, al fine di semplificare owner sui possibili rischi di ed efficientare i processi di frode/errata informativa così controllo, mettendo a fattor come sugli altri rischi insiti nei comune metodologie, sistemi, processi operativi. interventi, risultanze, a beneIn tale contesto, il CFO/Diretto- ficio dei processi core e delle re Amministrativo, che dovreb- relative strutture. be sempre coincidere con la Il DP dovrà quindi pensare e figura del Dirigente Preposto, agire sempre più in collaboraassume un ruolo particolar- zione con gli altri attori e funmente importante all’interno zioni per sviluppare un modello della “ragnatela” degli attori di compliance volto a rafforzadel sistema di controllo e di ge- re la cultura del controllo, vastione dei rischi. L’esistenza in lorizzando le sinergie operative
nei processi e l’integrazione dei modelli interni, oltre che promuovendo lo sviluppo di conoscenze e professionalità. Come il Modello del Dirigente Preposto può specificamente contribuire alle esigenze delle altre funzioni di controllo Il Dirigente Preposto è tenuto al rilascio dell’Attestazione periodica annuale/semestrale sull’adeguatezza del sistema di controllo per la produzione dell’informativa finanziaria, oltre che sulla correttezza della informativa stessa per il periodo di riferimento. Al fine di supportate questa attestazione, che si deve ricordare è a firma congiunta con l’Amministratore Delegato, i modelli di best practice prevedono sistemi evoluti di mappatura dei controlli e di monitoraggio continuo dell’adeguatezza ed effettiva applicazione dei medesimi, anche con meccanismi di autocertificazione (c.d. self assessment) e di testing indipendente. I controlli 262 possono esse-
in collaborazione con ANDAF
re “etichettati” anche come controlli rilevanti ai fini di altri modelli (es. modelli anticorruzione, tax compliance ecc) e di conseguenza gli esiti dei c.d. test of controls divengono usufruibili per tutti, tanto più se, alla base, si sono definiti modelli e metodologie condivisi. Il colloquio costante con le altre funzioni di controllo rappresenta per il Dirigente Preposto uno strumento per potenziare e migliorare il sistema di controllo “specifico” e per definire i piani di attività e di azione in maniera integrata. L'integrazione delle informazioni finanziarie e non finanziarie nell'ambito del reporting integrato Un’altra sfida per il DP è quella del percorso di integrazione delle informazioni finanziarie e non finanziare nell’ambito della Relazione Finanziaria (cd. reporting integrato). Percorso avviato con l’inclusione della specifica sezione di “Dichiarazione di carattere non finanziario” all’interno della Relazione sulla Gestione, resa obbligatoria per le società di pubblico interesse, ovvero le società quotate, le banche e le compagnie assicurative che superano parametri dimensionali prefissati, dal D. Lgs. n. 254/2016. Questa integrazione voluta dal legislatore ha la finalità di consentire agli stakeholders di comprendere le interconnessioni esistenti tra i risultati economico – finanziari e quelli in campo –ambientale e sociale, anche attraverso un corredo di informazioni riguardante
l’utilizzo delle risorse energetiche, il personale, il rispetto dei diritti umani, i fenomeni di corruzione etc. Anche in tal caso ci si chiede quali siano gli scenari che attendono il Dirigente Preposto? Sicuramente i modelli di controllo e le metodologie 262 potranno supportare il percorso di integrazione. La trasformazione dell’era digitale con l'utilizzo di nuove tecnologie, intelligenza artificiale in primis Il principale scenario evolutivo che caratterizza anche l’area del Dirigente Preposto, aprendo a nuove modalità di lavoro e nuovi obiettivi per le funzioni di controllo, è rappresentato dalla trasformazione digitale attraverso l’impiego di nuove tecnologie quali l’Artificial Intelligence, il Cloud, la Robotic Process Automation, il Data Analytics. La sfida è quella di ottenere un’ottimizzazione ed efficientamento dei processi di controllo, con la riduzione delle attività routinarie a basso valore aggiunto, in favore di attività di natura più consulen-
ziale, di analisi, di studio volte al miglioramento della governance e in genere dei processi aziendali. E’ quindi imperativo per il DP e, più, in generale per l’impresa crescere nei processi di automazione e nel contempo rafforzare le competenze digitali, promuovendo l’apprendimento continuo dei team per evolvere verso nuove funzioni e modalità di operare. Va in questa direzione l’uso di dashboard e di sistemi di data analytics che possono rilevare errori intenzionali/anomalie mediante l’implementazione di verifiche massive sui processi amministrativi, finanziari e contabili, e così individuare gli ambiti di miglioramento a potenziamento dei sistemi di controllo interno. Tali verifiche, che si basano sulla definizione di appositi indicatori, possono proficuamente essere automatizzate ai fini di un monitoraggio continuo sui processi aziendali, ottenendo anche una utile riduzione dei costi dei controlli. La capillarità del campione messo a disposizione da questi strumenti, statisticamente significativo per ampiezza e
diffusione, la granularità del livello di dettaglio dei dati rilevati sulle singole operazioni, andranno sicuramente ad arricchire ulteriormente il patrimonio informativo a disposizione del Dirigente Preposto. Tra i benefici che se ne potranno trarre, c’è ad esempio la tempestività di raccolta delle sole informazioni essenziali, con sistemi di warning, con l’aumento del livello di precisione delle analisi, mantenendo standard di qualità elevati, con la contestuale riduzione dei tempi di esecuzione delle attività, e la liberazione di risorse umane da impiegare in attività a più alto valore intellettuale.
PREPOSTI ANCHE IN USA Anche Confindustria ha da tempo configurato un documento con le linee guida per l'attività del dirigente preposto. In cui si annota, giustamente, che il legislatore ha preso spunto dalla normativa statunitense (il Sarbanes Oxley Act) che, come risposta ad alcuni scandali finanziari, ha introdotto nel luglio del 2002 il principio della responsabilità diretta dell’amministratore delegato (Chief Executive Officer - CEO) e del direttore finanziario (Chief Financial Officer - CFO). Queste due figure sono chiamate ad attestare la veridicità dei report annuali e trimestrali e degli altri documenti contabili, a certificare i sistemi di controllo interno, dando una valutazione dell’efficacia dei controlli e delle procedure di emissione dei report, e la conformità del bilancio ai regolamenti della SEC.
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in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA
Il Cnel riparte dalla partecipazione diretta Uno spazio aperto di dialogo, consultazioni per i cittadini. Il Consiglio nazionale dell'Economia e il Lavoro vara un programma di autoriforma per rilanciare la democrazia partecipata a cura della redazione
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top alle doppie delibere, consultazioni pubbliche aperte ai cittadini, un canale diretto con gli organi consultivi dell'Ue e un occhio di riguardo alla programmazione economica delle Regioni. A poco più di un mese dal suo insediamento, il Cnel è pronto a riconquistare il ruolo assegnatogli dalla Costituzione con un radicale programma di autoriforma, varato lo scorso 13 luglio dall'Assemblea della X Consiliatura, che punta alla partecipazione diretta dei cittadini, semplificando e intensificando la propria attività consultiva, con una particolare attenzione alle trasformazioni economiche e sociali del Paese. E con un occhio di riguardo ai settori di punta del
IL NUOVO PRESIDENTE CNEL TIZIANO TREUEE A DESTRA GAETANO STELLA
made in Italy. In cantiere c'è già il Affari costituzionali della Camera progetto di costituire un organi- ha riproposto l'ipotesi di abolire smo nazionale di coordinamento il Consiglio Nazionale dell'Ecodelle politiche di integrazione nomia e del Lavoro, già avanzata degli stranieri, un osservatorio nel 2016 dall'ex premier Matteo socio-economico sulla legalità e Renzi e bocciata dal referendum il varo della Consulta sul lavoro costituzionale. Rispetto a due autonomo anni fa il LA DEMOCRAZIA e le profescontesto PARTECIPATA RICHIEDE sioni, oltre politico è INVESTIMENTI ECONOMICI cambiato e a quella sulla filiera il processo E FORMATIVI. IN ARRIVO agroalidi disinIL “MANIFESTO DI m e n ta re . termediaCONFPROFESSIONI” Non si è zione delle fatta attendere la risposta del parti sociali ha favorito una nuova Cnel al ministro per i Rapporti forma di partecipazione diretta con il Parlamento e la Demo- dei cittadini all'organizzazione crazia diretta, Riccardo Fraccaro, politica ed economica del Paese. che nel corso dell'audizione del Ma anche il Cnel è cambiato. La 12 luglio scorso in Commissione nuova Consiliatura guidata da
SCUOLA-LAVORO, AL VIA L'INTESA TRA ANPAL E CONFPROFESSIONI Rendere i percorsi di transizione e alternanza scuola-lavoro quanto più connessi alle mutevoli esigenze del mercato del lavoro. Con questo obiettivo Maurizio Del Conte, presidente di Anpal e Gaetano Stella, presidente di Confprofessioni, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa che mira appunto a rafforzare il rapporto tra scuola e mondo del lavoro. Secondo il presidente Stella l'intesa siglata con Anpal consente di avvicinare i giovani alla realtà degli studi professionali. «Attraverso l'alternanza scuola-lavoro, gli studenti
avranno la possibilità di respirare l'aria del lavoro e cogliere quelle sensazioni che permetteranno di maturare una scelta consapevole nel loro percorso di formazione universitaria», commenta il presidente di Confprofessioni. «La libera professione, in tutte le sue articolazioni, rappresenta una forte attrattiva per i giovani che guardano al mercato del lavoro, ma bisogna capire che cosa significa svolgere un'attività professionale, anche per favorire sbocchi occupazionali in linea con le aspettative dei giovani laureati».
Tiziano Treu, insediatasi quattro giorni dopo il governo Conte, ha smontato pezzo per pezzo i presupposti di quanti avevano bollato il Cnel come un ente inutile e costoso. Per esempio, gli attuali 64 consiglieri, espressione di cultura economica, sociale e giuridica e di 38 categorie produttive rappresentative di lavoratori, imprese, libere professioni e terzo settore (oltre 15 milioni di associati) hanno rinunciato a compensi e indennità. Ma la novità la creazione di uno spazio di democrazia rappresentativa, sancita dalla Costituzione, che si coniuga con il modello di democrazia diretta che nasce dalla volontà popolare. «Il problema del Cnel non è abolirlo», commenta il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella, «ma di interpretare il suo ruolo e le sue funzioni alla luce dei profondi mutamenti della società, come la terziarizzazione dell’economia, dove oggi troviamo oltre il 70% degli occupati. Oggi il Cnel non è più un mondo chiuso su sé stesso, ma un laboratorio aperto dove si incrociano esperienze e progetti proprio per interpretare le trasformazioni sociali in atto e su queste costruire percorsi di crescita utili per il Paese».
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GESTIRE L’IMPRESA EX CATHEDRA
Con Big Data e IoT, la terapia medica è a misura di paziente La cosiddetta “sanità 4.0” potrà portare grandi vantaggi in termini di qualità delle prestazioni. Ma solo a condizione che il sistema sanitario, da qui a 10 anni, si adegui ad una visione e gestione integrata dei servizi di Davide Croce *
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l servizio sanitario italiano da anni fatica a garantire ai propri assistiti i trend tecnologici ma anche a garantire lo sviluppo organizzativo per allinearsi ai bisogni che i cittadini palesano. Oggi siamo di fronte ad un nuovo salto tecnologico (la cosiddetta “sanità 4.0”) che accentuerà la disponibilità di prestazioni qualitativamente importanti. Vediamo i 4 punti principali del quadro del prossimo decennio.
1.
La medicina di precisione
La tecnologia sanitaria in molti ambiti sarà in grado di offrire soluzioni costruite ad hoc per l’assistito. In ambito oncologico i nuovi farmaci che stimolano il sistema immunitario del paziente a reagire contro il cancro stanno dando risultati impensabili fino a qualche anno fa per alcune popolazioni e l’abbinamento con le mutazioni genetiche
UN ATENEO UNICO
LIUC è nata nel 1989 dalla volontà di 300 imprenditori della Provincia di Varese e dell’Alto Milanese di creare un’università a indirizzo economicogiuridico-scientifico-manageriale che prepari i giovani secondo le esigenze del mondo del lavoro. È l’unica in Italia fondata e gestita da un’associazione imprenditoriale.
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DAVIDE CROCE
faranno sì che tra pochissimi anni si costruiranno terapie specifiche sul singolo caso. Ad esempio una startup italiana sta costruendo set di box di coltura cellulare per testare batterie di farmaci con poche cellule tumorali del paziente in ciascun box e vedere quali farmaci funzionano in vitro. Si costruiranno così in laboratorio le terapie personalizzate. Questo quadro, che può essere generalizzato a diverse specialità, richiede una organizzazione diversa, potenziata nel settore diagnostico con figure multiprofessionali che lavoreranno assieme e in coordinamento, area che potrebbe essere occupata dagli ingegneri gestionali.
2.
La diagnosi e la prevenzione con la tecnologia e l’internet delle cose
Da gennaio 2018 il software che governa l’IPhone ha tra le sue funzioni la sanità. Le applicazioni sono allo stato di test, ma a breve il movimento touch comunicherà anche alcune funzioni vitali (ad esempio il battito cardiaco) e sensori particolari attraverso l’analisi dell’acidità della pelle daranno informazioni sullo stato di salute dell’utilizzatore. Ma soprattutto trasmetteranno alle centrali dati sanitari. Nello stesso tempo l’offerta di beni/servizi a casa (Amazon per esempio) ma anche il collegamento tra singoli con la stessa patologia
(Facebook) forniranno informazioni e servizi alla popolazione. Gli sviluppi li lasciamo immaginare al lettore.
3.
Dati ed informazioni all’utente ed ai professionisti sanitari
Il servizio sanitario da anni ha informatizzato quasi tutte le sue funzioni ed ora ha oggi la disponibilità di enormi quantità di dati, i cosiddetti Big Data. Organizzare dati in informazioni da fornire al personale sanitario per decisioni cliniche è probabilmente la maggiore innovazione di cui beneficeremo per migliorare le prestazioni sanitarie. Si parte dalla conoscenza della storia dei pazienti con determinate caratteristiche che hanno avuto un esito. Da questa logica sono in grado di ricavare diagnosi fino a poter intervenire precocemente per evitare malattie. Ad esempio, se conosco la storia clinica di 1,5 milioni di pazienti che hanno affrontato il cancro al seno ed ho a disposizione le relative immagini radiografiche, si può creare un software in grado di identificare nell’immagine il primo segnale (che un bravo radiologo è in grado di “leggere”) di avvio di una storia oncologica e creare un allert automatico ad ogni radiografia. Queste innovazioni, che usciranno a decine a breve, nel nostro Paese si scontrano con
DAL PUNTO DI VISTA DELLE COMPETENZE, GLI ORGANIZZATORI E GLI INTEGRATORI DI INFORMAZIONI SARANNO DECISIVI la privacy e, quindi, non sono implementabili come ricerca ma ne beneficeremo come utilizzatori. Un altro esempio ci è dato da un piccolo Paese del nord Europa, l’Estonia, che attraverso un’importante informatizzazione di tutti i servizi pubblici è in grado di pagare i farmaci in funzione dell’uso indicativo, del paziente e degli outcome. Il confine tra il personale e il pubblico è destinato ad evolversi se si vogliono cogliere le opportunità offerte per la salute. Le figure professionali in questo caso devono essere organizzatori ed integratori di informazioni.
4.
La cronicità e la sua gestione
La medicina di attesa, ovvero l’onere per l’utente di prenotare ed organizzare il suo percorso di cura e diagnosi a fronte di consigli di professionisti che sono seduti in ambulatorio in attesa dei pazienti (che fanno file sempre più lunghe) deve essere superata da una medicina d’iniziativa nel caso di patologie croniche. La cosiddetta presa in carico, ovvero il medico che si occupa della gestione del paziente (ruolo tipico del MMG) sulla base delle informazioni organizzate centralmente (dalle ASL) e gli prenota il suo percorso è ormai solo una questione culturale piuttosto che tecnica. Anche qui la visione olistica dell’assistito è la ne-
STUDIARE DA INGEGNERI GESTIONALI IN SANITÀ Nei percorsi della laurea magistrale in Ingegneria Gestionale della LIUC è attiva un’opportunità pressochè unica nel panorama nazionale, pensata per coloro che desiderano lavorare nel settore sanitario e socio sanitario. Si tratta del percorso in Health Care System Management, offerto in partnership con l’IRCCS San Raffaele di Milano, per la formazione di laureati destinati alle funzioni logistica, organizzazione e impatti economici nel loro complesso, in sintonia con il professionista sanitario, con un’affinità di approccio ai problemi e di focalizzazione sugli obiettivi.
Agli studenti è offerta la possibilità di stage presso aziende pubbliche e private, grazie anche all’attività di ricerca e di formazione sul tema del management e delle valutazioni economiche in sanità portata avanti dal Centro sull’Economia e il Management in Sanità e nel Sociale della LIUC Business School. Particolarmente rapido il collocamento dopo la laurea in aziende ospedaliere, in aziende produttrici (protesica, farmaceutica, dispositivi medici, ecc) nonché in ambiti regionali e in società di consulenza. Gli insegnamenti caratterizzanti del percorso sono: Modelli
cessità di figura professionale più importante. Quello presentato è un quadro di integrazione e sviluppo che in termini teorici discende da: • sviluppo di tecnologie sanitarie; • sviluppo di tecnologie di supporto e di comunicazione; • organizzazione di dati per supportare i modelli decisionali nelle cure sanitarie; • organizzazione per prendere in carico i
di funzionamento dei sistemi sanitari, Modelli di funzionamento delle aziende in sanità, Valutazione delle Tecnologie Sanitarie, Filosofia del management e Psicologia delle organizzazioni e dei servizi. Il percorso risponde ai notevoli cambiamenti che hanno interessato il settore sanitario negli ultimi anni, sia per le caratteristiche del paziente (anziani, policronici), sia per la continua innovazione nelle tecnologie sanitarie (farmaci, presidi, vaccini, programmi di assistenza, linee guida e percorsi diagnostici terapeutici assistenziali, ecc).
clienti “assidui e costosi”. L’integrazione di queste azioni chiede figure di integrazione capaci di coordinare le tecnologie di conoscenza, tipicamente l’ingegnere gestionale: è la sanità 4.0 e siamo orgogliosi di farne parte. * Direttore del Centro di Economia e Management nella Sanità e nel Sociale della LIUC Business School
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FINANZIARE L’IMPRESA I dettagli delle nuove agevolazioni fiscali introdotte dal governo per chi si quota, ma anche le previsioni sui mercati finanziari di quest’estate, per la firma di un nuovo collaboratore di Economy, un analista finanziario che stimiamo, serio e corretto, che preferisce firmarsi con uno pseudonimo: Buddy Fox, il finanziere “buono” di Wall Street. Infine, un approfondito esame di Valerio Malvezzi e Corrado Sforza Fogliani sulla congiuntura delle banche italiane in Europa
64 BUDDY FOX ESTATE, LA STAGIONE ANTIPATICA DEI MERCATI
68 BANCHE & BUON SENSO L’ANALISI DI VALERIO MALVEZZI E CORRADO SFORZA FOGLIANI
QUEL TAX CREDIT PER LE PMI CHE RILANCIA LA SFIDA DELL’AIM Finalmente annunciata nei dettagli la normativa che agevola le imprese sul fronte spinoso dei costi di quotazione. Ecco in dettaglio le attività ammesse ai sgravi e i soggetti destinatari dell’innovazione di Laura De Lisa
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prese, e che già di per sè aveva fatto affluire e non ora, quando? Uno slogan multiumoltta liquidità sull’Aim, si sono poi aggiunte so che stavolta si attaglia perfettamente le agevolazioni normative e fiscali sui costi all’Aim, il mercato azionario delle Piccole e di quotazione, che smontano uno dei più medie imprese che sta vivendo mesi intensi e forti deterrenti rispetto alla loro volontà di positivi. Se non ora, quando quotarsi? Le conquotarsi. Inoltre, l’andamento ancora posidizioni normative e di mercato che agevolativo della nostra economia crea un’ulteriore no in questa fase storica le piccole e medie condizione positiva. E dunque davvero la imprese che desiderino aprire il loro capitale domanda “se non ora, al pubbico e quotarsi in Borsa, accedendovi DOPO I PIR, UNO STRUMENTO INNOVATIVO quando?” s’impone. PER FINANZIARE LE PICCOLE E MEDIE E dunque riepiloghiaappunto attraverso IMPRESE, GLI SGRAVI SUI COSTI DI la porta agevolata QUOTAZIONE COMPLETANO IL QUADRO mo i termini esatti della nuova normatidell’Aim, non hanno va agevolativa per le quotazioni in Borsa. precedenti. Alla novità dei Pir, i Piani individuali di risparmio introdotti dal governo Gentiloni e vincolati ad investire una parte cospicua della loro raccolta nelle piccole e medie imL’ AUTRICE, LAURA DE LISA
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FINANZIARE L’IMPRESA
È dello scorso 19 giugno l’annuncio del MISE: il decreto del 23 Aprile 2018 del Ministro dello sviluppo economico relativo al credito di imposta per le quotazioni delle Piccole e Medie imprese è stato pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 139 del 18 giugno 2018.
Cos’è: quali agevolazioni
Il credito d’imposta sostiene le PMI1 che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo. Le PMI che decidono di quotarsi in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione potranno usufruire di un credito d’imposta pari al 50% delle spese di consulenza sostenute, fino a un massimo di 500.000 euro. Oggetto di agevolazione sono i costi di consulenza sostenuti a decorrere dal 1° gennaio 2018 fino al 31 dicembre 2020 e finalizzati all’ammissione della PMI alla quotazione in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo.
Destinatari dell’agevolazione
Ai sensi dell’articolo 3 del Decreto, possono beneficiare dell’agevolazione le PMI che: a) sono costituite e regolarmente iscritte al registro delle imprese alla data di presentazione della domanda di agevolazione e non si trovano in condizioni tali da risultare impresa in difficoltà; b) operano nei settori economici rientranti nell’ambito di applicazione del regolaLE PMI CHE SI QUOTANO POTRANNO BENEFICIARE DI UN CREDITO DI IMPOSTA PARI AL 50% DELLE SPESE DI CONSULENZA SOSTENUTE
mento di esenzione (viene compreso anche il settore della produzione primaria di prodotti agricoli); c) sostengono, già a partire dal 1° gennaio 2018, costi di consulenza allo scopo di ottenere, entro il 31 dicembre 2020, l’ammissione alla quotazione in un mercato regolamentato o in sistemi multilaterali di negoziazione di uno Stato membro dell’Unione europea o dello Spazio economico europeo; d) presentano domanda di ammissione alla quotazione successivamente al 1° gennaio 2018 ed ottengono l’ammissione alla quotazione con delibera adottata dal
NUOVE QUOTAZIONI IN BORSA NEL PRIMO TRIMESTRE 2018 (dati europei, fonte PWC) PAESE
NUMERO QUOTAZIONI
Totale mondo Londra Francoforte Milano
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67 16 6 6
RACCOLTA IN EURO 12 miliardi 1,4 5,8 0,856
gestore del mercato entro la data del 31 dicembre 2020.
Attività ammesse
Sono ammesse tutte le attività di consulenza direttamente connesse alla quotazione e prestate da consulenti esterni - sia persone fisiche che giuridiche - come servizi non continuativi o periodici e al di fuori dei costi connessi ad attività regolari, quali la consulenza fiscale, la consulenza legale o la pubblicità2 . Più precisamente, sono ammissibili:
Attività preparatorie - l’implementazione e l’adeguamento del sistema di controllo di gestione; - l’assistenza dell’impresa nella redazione del piano industriale ed il supporto all’impresa in tutte le fasi del percorso funzionale alla quotazione nel mercato di riferimento. Attività in fase di ammissione alla quotazione - consulenza finalizzata al collocamento presso gli investitori delle azioni oggetto di quotazione; - revisione delle informazioni finanziarie storiche o prospettiche - preparazione di reportistica e due diligence finanziaria; - assistenza nella redazione del documento di ammissione e del prospetto o dei documenti utilizzati per il collocamento presso investitori qualificati o per la produzione di ricerche; - consulenze legali, fiscali e contrattualistiche strettamente inerenti alla procedura di quotazione (es. la definizione dell’offerta, la disamina del prospetto informativo, la due diligence legale o fiscale e gli aspetti legati al governo dell’impresa.
Attività di comunicazione Consulenza ed attività necessarie a offrire la massima visibilità della Società, a divulgare l’investment case, tramite interviste, comunicati stampa, eventi e presentazioni alla comunità finanziaria.
Il credito d’imposta
Ai fini della determinazione del credito d’imposta, utilizzabile esclusivamente in compensazione tramite modello F24, le spese relative alle attività finalizzate alla quotazione possono consistere in un importo previamente pattuito in misura fissa oppure parzialmente proporzionata al successo dell’operazione di quotazione. L’effettività del sostenimento dei costi deve risultare da apposita attestazione rilasciata dal presidente del collegio sindacale, oppure da un revisore legale iscritto nel registro dei revisori legali, o da un professionista iscritto nell’albo dei dottori commercialisti e degli esperti contabili. ENTRO I SUCCESSIVI 30 GIORNI DAL TERMINE ULTIMO IL MINISTERO DETERMINA LA PERCENTUALE MASSIMA DEL TAX CREDIT
Il riconoscimento del credito avviene previo inoltro in via telematica, all’indirizzo di posta elettronica certificata (dgpicpmi.div05@ pec.mise.gov.it), nel periodo compreso tra il 1° ottobre dell’anno in cui è stata ottenuta la quotazione e il 31 marzo dell’anno successivo, un’apposita istanza formulata secondo uno specifico schema previsto dal Decreto del 23 aprile (allegato A). Entro i successivi trenta giorni dal termine ultimo previsto per l’invio delle istanze di agevolazione, il Ministero - sulla base del rapporto tra l’ammontare delle risorse stanziate per ciascun anno e l’ammontare complessivo dei crediti richiesti - determina la
Quotarsi per maturare e crescere e non per non andare in banca M a alla fine “perché” quotarsi in Borsa? Solo per trovare una fonte di finanziamento alternativa al credito bancario? No: non è questa la risposta giusta. O meglio: la Borsa può essere un’alternativa al credito bancario nei casi in cui un’impresa abbia davanti a sé una prospettiva strategica ambiziosa e avvincente ma complessa e difficilmente riconducibili alle logiche prudenziali che oggi le banche sono obbligate a seguire quando erogano un finanziamento. Allora se le banche d’affari – che operano secondo logiche diverse – apprezzano quel piano, l’impresa può trovare più facilmente i capitali necessari quotandosi che andando in banca. Ma andare in Borsa è anche una sfida culturale, per un’impresa: ed è in fondo uno dei “valori aggiunti” che il programme Elite di Borsa Italiana Spa diffonde nel sistema da anni con
crescente successo. Quotarsi significa darsi una visibilità esterna maggiore e delle regole interne più rigorose. Intendiamoci: ci sono state e sempre ci saranno mele marce tra le società quotate come ci sono centinaia di migliaia di aziende bellissime e sanissime tra le non quotate. Ma certo accedere al listino conferisce quel quid di immagine in più molto utile per negoziare con banche, clienti, importatori, istituzioni. Quanto all’Aim, alcune recenti modifiche al regolamento hanno qualificato il livello professionale del mercato. E’ stata apportata maggior trasparenza nel meccanismo di formazione del prezzo e soprattutto è stato introdotto il numero minimo di 5 investitori istituzionali che coprono il 10% del capitale delle quotande, il che ha irrobustito il mercato. I multipli del listino sono quindi più contenuti e “sani” rispetto al passato, il che è una garanzia di stabilità.
percentuale massima del credito d’imposta e comunica alle PMI il riconoscimento ovvero il diniego dell’agevolazione e, nel primo caso, l’importo effettivamente spettante.
chiarazioni dei redditi relative ai periodi di imposta successivi fino a quello nel quale se ne conclude l’utilizzo. Al credito d’imposta di cui al presente decreto non si applicano i limiti previsti dalla Carta degli Aiuti di Stato, di cui all’articolo 1, comma 53, della legge 24 dicembre 2007, n. 244 e di cui all’articolo 34 della legge 23 dicembre 2000, n. 388 e successive modificazioni e integrazioni.
Profili Fiscali
Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivamente in compensazione ai sensi dell’articolo 17 del decreto legislativo 9 luglio 1997, n. 241, a decorrere dal decimo giorno lavorativo del mese successivo a quello in cui è stata comunicata la concessione alla società, pena il rifiuto dell’operazione di versamento. Il credito d’imposta non concorre alla formazione del reddito, né della base imponibile dell’imposta regionale sulle attività produttive e non rileva ai fini del rapporto di cui agli articoli 61 e 109, comma 5, del TUIR; è indicato nella dichiarazione dei redditi relativa al periodo d’imposta in corso alla data della comunicazione e nelle di-
«PMI»: piccole e medie imprese, come definite dalla raccomandazione 2003/361/CE della Commissione Europea, del 6 maggio 2003. 1
Sono escluse le spese relative ad attività di consulenza prestate da soggetti giuridici collegati all’impresa beneficiaria ai sensi della raccomandazione 2003/361/CE della Commissione, del 6 maggio 2003. 2
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FINANZIARE L’IMPRESA CAPITALI E MERCATI
Sui mercati la solita estate: tanti rumors per nulla L’allarme Cina, la stretta monetaria, l’indebolimento dei Faang. Ma il blogger Buddy Fox scommette sul fatto che, come sempre, non succederà niente
«E
state/ il sole che di giorno ci scaldava/ che splendidi tramonti dipingeva/ adesso brucia solo con furor/ odio l’Estate…». L’Estate, la stagione più bella per gli essere umani, è il momento della spensieratezza, delle vacanze. Questo per le persone “normali”, non per chi lavora sui mercati: perché, come cantava Bruno Martino, nelle sale di contrattazione “odio l’estate” è la canzone che suona ogni anno in questa stagione. La stagione più brutta, più pericolosa, insidiosa in cui non si fanno affari, peggio, spesso si perdono molti soldi. “Odio l’Estate” di Bruno Martino è un brano del 1960: per le maggiori borse internazionali quelli erano anni felici, il Dow Jones li attraversava segnando il rialzo più lungo della sua storia, iniziato subito dopo la Seconda Guerra Mondiale e che si concludeva nel 1966. Eppure, anche in quegli anni di trionfi, l’estate fu fonte di turbamenti e di DIETRO LO PSUEDONIMO BUDDY FOX (IN ITALIANO SUONEREBBE PIÙ O MENO COME “IL VOLPINO) SI NASCONDE L’AUTORE DEL BLOG “PANINO E LISTINO”
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L’ELEZIONE DI TRUMP AVREBBE DOVUTO FAR CROLLARE I MERCATI. E INVECE SONO ANCORA IN RIALZO
incertezze, per qualsiasi motivo, anche il I primi allarmi sono già scattati. Secondo più futile. Filippo Lanza (gestore del fondo HI Numen Anche oggi, estate 2018, immersi nel seconCredit di Hedge Invest Sgr) ci aspettano do rialzo più lungo della storia (da marzo mesi difficili, il terrore dei mercati sarà Chi2009,più di 100 mesi di bull trend), alla vimera, il mostro sputa fuoco, creatura ibrida, gilia dell’Estate ecco che puntualmente soril cui corpo è composto dalle parti di 3 anigono i pensieri perversi e le fobie più strane. mali, leone, capra e serpente. Tre animali, “Odio l’Estate”, sembra di sentirli gli operaognuno portatore di una minaccia diversa: tori, odio agosto, il mese del panico, però il desiderio delle Banche Centrali di iniziare poi c’è settembre e ottobre, mesi che ci hanuna stretta monetaria; l’inverno tecnologino regalato i momento più catastrofici della co, inteso come l’indebolimento industriastoria finanziaria. In verità, in quest’epoca le dei Faang, i big del Nasdaq; e il rischio in cui l’informazione liquidità, accentuato SONO GIÀ SCATTATI I PRIMI ALLARMI quasi ci perseguita, di dall’eccessiva attività DI STAGIONE DA PARTE DEGLI ANALISTI. momenti di tranquil- MA NIENTE PANICO: IN BORSA QUESTO in leva, che associato lità per approcciare a un aumento della È IL RIALZO PIÙ LUNGO DELLA STORIA gli investimenti con volatilità, potrebbe un piano di lungo termine non ce ne sono portare forti oscillazioni dei prezzi con pomai stati, appena si apriva una finestra per tenziali perdite nei fondi molto esposti. respirare un po’, subito la si chiudeva spaMohamed El Erian (ex stella di Pimco, ora ventati a causa di una turbolenza. In questi ad Allianz), usa Dickens per raccontare il 100 e passa mesi di rialzo abbiamo visto e presente, “era il migliore dei tempi, era il sentito ogni sorta di allarme, dalla Brexit, peggiore dei tempi, era l’era della saggezall’elezione di Trump, al pericolo Corea del za, era l’età delle sciocchezze”. L’intento è di Nord, al terrore del fallimento dell’Euro, fino smorzare l’attuale entusiasmo, perché sealla crisi della Cina. Al lupo al lupo, i pastori condo El Erian in fin dei conti da inizio anno sono sempre scappati, ma il lupo non è mai lo S&P500 non è andato da nessuna parte, arrivato. E quest’estate, come sarà? Dovree dall’estate in poi la strada dovrebbe promo aver paura o potremmo stare tranquilli cedere in salita, con il rischio che l’aumento in spiaggia con i tablet spenti? dei tassi d’interesse si inasprisca.
Sono i soliti timori che si ripetono puntualdall’andamento delle proprie borse (-17% mente: ogni inizio anno i rischi pendono da inizio anno), hanno visto le loro valute sempre verso una correzione e un aumento indebolirsi di circa il 10% nell’ultimo periodella volatilità che per gli operatori (errodo, il tutto accentuato dalle vendite dei fondi neamente) è sinonimo di pericolo e di crisi. istituzionali che scappano da queste zone, Così all’inizio dell’estate. riducendo esposizione e leva finanziaria. La A dire il vero, l’ultima vera crisi estiva l’abvera o presunta guerra dei dazi, anche psibiamo vissuta nel 2008, con lo scoppio della cologicamente, non aiuta: invece che rassebolla dei mutui subprime, ancor prima del renare gli animi, li innervosisce. Il problema fallimento Lehman, e sinceramente non principale, però, sono i debiti crescenti dei ricordo che le sirene d’allarme suonassePaesi Emergenti, che sono principalmente ro a tutto volume, anzi molti tendevano a espressi in dollari, più il dollaro si rafforzerà sdrammatizzare. E e più i problemi auprima ancora un’al- LE INCOGNITE DELLA CINA, LA GUERRA menteranno. Questo DEI DAZI, LE VALUTE DEBOLI E I DEBITI tra grave crisi estiva spingerà la Fed a non IN DOLLARI DEI PAESI EMERGENTI: ECCO fu nel 1998, con il I FATTORI DEL NERVOSISMO DELLE BORSE essere precipitosa sui problema russo, lo tassi d’interesse. L’inscandalo Clinton/Lewinski e il rischio crack flazione non è ancora un pericolo. per Ltcm, il fondo dei Nobel. Tutti anni che Nel 2008 ci fu un banchiere centrale, Jeterminano con il numero 8, numero che per an-Claude Trichet, che agì incautamente, i cinesi è di buon auspicio, significa fortuna spaventato dai picchi del petrolio (150$ al e più 8 ci sono e più esponenzialmente aubarile), in agosto aumentò i tassi, in piena menta la sua carica positiva. Un talismano crisi finanziaria, mentre le economia scivoche in questo momento sembra non funziolavano. Fu come andare incontro a tutta venare, perché proprio dalla Cina potrebbero locità contro il treno della recessione. Oggi, emergere gli eventuali problemi per l’estate fortunatamente, banchieri di ben altra ca2018. Cina e Paesi Emergenti, già fiaccati ratura, hanno in mano i comandi e sapendo
VUOI VEDERE CHE TRUMP FARÀ PARTIRE L’INFLAZIONE? Svalutation, il sedicesimo album di Adriano Celentano, uscì nel 1976. L’inflazione quell’anno fu del 16.53%. Per chi – beato lui – è troppo giovane per ricordala, citiamo la prima strofa: «Eh la benzina ogni giorno costa sempre di più, e la lira cede e precipita giù, svalutation, svalutation. Cambiando i governi niente cambia lassù, c’è un buco nello Stato dove i soldi van giù, svalutation, svalutation». Buona o cattiva? È importante ricordare che l’inflazione può essere sia una sciagura
che un evento atteso, come la pioggia dopo la siccità. Considerando l’inanità degli sforzi prodotti da Mario Draghi, la sensazione di assistere a un paradosso è inevitabile. Mentre nei ruggenti ’70 ci si sforzava di calmierare la febbre inflattiva, oggi accendiamo ceri votivi quando l’asticella si alza di un misero zero virgola. Ma in economia i cambi di stato non sono quasi mai graduali. Una conferma la offre il matematico René Thom con la sua teoria delle catastrofi: «In un sistema, qualsiasi
elemento si comporta con continuità fino a quando cambia in modo brusco e radicale il suo comportamento o il suo stato. Questo avviene per un terremoto, per la cascata di un fiume, per un crollo finanziario, fino ad arrivare ad un singolo oggetto come un tavolo, col suo piano continuo che termina con un “salto” dove finisce il tavolo». Il pensiero corre a Trump e alla sua guerra dei dazi. Vuoi vedere che sarà lui l’artefice involontario della benefica crescita dell’inflazione?
bene quali rischi si corrono accelerando il ritorno alla normalità, si muoveranno cautamente e con benevolenza verso il mercato. C’è chi, come Morgan Stanley, chiama a raduno i 4 cavalieri dell’apocalisse, esacerbando il pericolo, identificato nelle curve (pericolose) dei rendimenti obbligazionari, la recessione è sempre più vicina, avvertono. Mi chiedono come si possa cadere in recessione ora, quando i tassi, le armi delle banche centrali per rivitalizzare l’economia, sono ancora a zero, quindi inutilizzabili. Non lo permetteranno mai, e soprattutto un mercato obbligazionario ostaggio delle suddette, non è un indicatore attendibile. “Tornerà un altro inverno” canta Bruno Martino, la stagione che per le borse rappresenta la felicità, perché se anche in quest’estate dovesse capitare qualche temporale, sarà solo una nuova occasione per tornare a comprare,: finché la mano amica di Draghi e soci terrà ben aperte le reti di sostegno del trapezista, lo spettacolo continuerà.
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FINANZIARE L’IMPRESA MONITOR AIFI
L'early stage, a casa nostra, non è più una chimera Dal rapporto VEM emergono numeri positivi ma soprattutto si evidenzia una rinnovata cooperazione tra venture capitalist e business angel
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di Riccardo Venturi
alano gli investimenti complessivi, ma crescono i secondi e terzi round di finanziamento, si incrementa l'attività di fundraising e aumenta la collaborazione tra venture capitalist e business angel. Sono i risultati, più in chiaro che in scuro, del rapporto Venture Capital Monitor – VEM®, prodotto dall'Osservatorio nato nel 2008 presso LIUC-Università Carlo Cattaneo in collaborazione con AIFI, che ha l’obiettivo di sviluppare un monitoraggio permanente sull’attività di early stage istituzionale nei comparti seed e start up capital. Nel 2017 l’ammontare degli investimenti complessivi ha superato i 220 milioni di euro, escludendo l’attività svolta da operatori squisitamente pubblici, in diminuzione rispetto ai circa 240 milioni dello scorso anno. Un calo che va letto però alla luce di due elementi: da un lato la focalizzazione sull’attività di fundraising di alcuni tra i principali operatori attivi nel nostro Paese, finalizzata a porre le migliori basi per un nuovo ciclo di investimenti, che ha determinato una miANNA GERVASONI, DOCENTE DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC-UNIVERSITÀ CARLO CATTANEO
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Totale ammontare investito (Euro Mln) 250 220,08 200 150
142,0
100 59,8
50
19,0 0 Solo VC
Sindacato (VC+BA)
Solo BA
Totale Early Stage
nore propensione all’acquisizione di nuove business angel ne hanno fatti 205, gli investisocietà in portafoglio; dall'altro la presenza tori istituzionali 67, mentre quelli congiunti di un sottoinsieme di operatori in una fase sono stati 95. Guardando più da vicino i due avanzata del proprio ciclo di investimenti, gruppi di investitori, si nota che i fondi di che ha indirizzato la propria attività sulle venture capital hanno stabilizzato la procosiddette operazioni di follow-on, i secondi pria attività, impiegando una quantità media e terzi round di finanziamento che hanno vidi risorse finanziarie significativamente in sto un aumento rispetto all’anno precedente. crescita rispetto al passato. I business angel La parte del leone nella quota di investimenti stanno gradualmente avvicinandosi ad alcucomplessivi la fanno i fondi di venture capine caratteristiche tipiche degli operatori istital, con circa 142 milioni di euro, contro i 19 tuzionali, a partire dal consolidamento del dei business angel. Sono circa 60 i milioni di taglio dell’investimento medio che permette euro investiti dai fondi in collaborazione con maggiori economie di scala, anche per merii business angel, a conferma di un avvenuto della nascita di numerosi club di investito profondo cambiatori, grazie ai quali è LA NOTA DOLENTE, COME IN PASSATO, mento nel rapporto possibile porre in esÈ LA SCARSA RILEVANZA DELLE tra investitori istitusere investimenti più ORIGINATION DI NATURA CORPORATE zionali e informali. strutturati. E UNIVERSITY SPIN OFF È una delle note più Nota dolente, così liete del rapporto Venture Capital Monitor come nelle precedenti edizioni della survey, – VEM®, sintomo di una crescente consapeè la scarsa rilevanza delle origination di navolezza e maturità dell’ecosistema dell’early tura corporate e university spin off, pur con stage italiano negli ultimi anni, che riceve un un segnale confortante relativo a quest’ultiimpulso importante dalla più intensa cooma. Si conferma una certa difficoltà di avviciperazione tra i due universi d’investimento, namento tra il mercato dell’investimento in avvenuta nel rispetto delle caratteristiche capitale di rischio e il mondo dell’industria, peculiari di ciascun soggetto. dell’università e della ricerca. Ottenere un I target investiti nel 2017 sono stati 151, di miglioramento di questa dinamica appare cui 34 da fondi di venture capital, 86 da bustrategico al fine di un ulteriore incremento siness angels e 31 da operazioni in sindacadei volumi di investimento, così da raggiunto tra venture capitalist e business angel. Per gere una piena maturità del settore dell’earquanto riguarda il numero di investimenti, i ly stage in Italia.
FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK
LEGISLAZIONE DELLE BANCHE, RISTABILIAMO IL BUON SENSO Modifiche a getto continuo delle norme Ue e una narrazione che nascondeva i lati virtuosi hanno portato il nostro sistema al collasso: è tempo di cambiare
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di Corrado Sforza Fogliani e Valerio Malvezzi
n tempo, c’era un mondo normale. In quel mondo, le banche di territorio italiane si autocapitalizzavano, semplicemente si facevano gli aumenti di capitale e la collettività acquistava un investimento ritenuto sicuro, perché tale era. La maggior parte del sistema bancario produceva sistematicamente buoni rendimenti, con un profilo di rischio contenuto. Oggi, è molto più difficile chiedere nuova finanza per il sistema delle banche medie e piccole (che non vogliono – sarebbe facile anche per loro – cadere preda di fondi speculativi esteri dalla vita corta, 4/5 anni). Ma di chi è la colpa? Negli ultimi 7 anni è stata condotta un’operazione mediatica di discredito del sistema bancario locale (che mantiene la concorrenza, davanti ad oligo-
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poli programmati o di fatto). Si è creato cioè Tre passi verso la normalità Il primo passo, da parte del Parlamento, è un tale clima di sfiducia che il risparmiatore quello di ricordare a Bruxelles l’applicazione spesso non porta con entusiasmo il proprio di un principio giuridico prioritario e mai risparmio alla banca locale, anche se più sicuapplicato: quello di proporzionalità. Il passo ro, perché lo mette in mano a persone note e dopo dev’essere l’uso non asimmetrico conosciute. Peraltro, l’intervento della politica della normativa in vigore, come avvenuto è stato asimmetrico (è la cartina di tornasole): (vedi Governo Renzi) applicando il bail in per talune piccole banche si è usato (e abusaaddirittura in modo to) il bail in, mentre anticipato per le per Monte dei Paschi FINORA LA POLITICA È INTERVENUTA di Siena si sono usati SULLE BANCHE IN MODO ASIMMETRICO: piccole banche e MPS È STATA TRATTATA IN MANIERA dando direttamente i soldi dello Stato, con DIVERSA DALLE PICCOLE BANCHE soldi pubblici per una dotazione finanMPS, per evitarlo. Il terzo passo è quello di ziaria maggiore di quella usata per tutte le evitare un sillogismo pericolosissimo; dato piccole banche messe insieme. Ovviamente, che in Italia i soldi per ricapitalizzare le piccole la vicenda MPS è stata accuratamente protetbanche non ci sarebbero – o ci sarebbero in ta da qualsiasi turbolenza mediatica. In quemisura ritenuta non sufficiente – allora si apre sto clima di sfiducia verso il nostro sistema la strada alla finanza internazionale, come se bancario (per anni diffamato a mezzo stampa questa si muovesse spinta da sentimento italiana ed europea evidenziandone solo gli di generosità, e non speculativo. Può anche elementi di anormalità) occorre oggi ristabicorrispondere al vero il fatto che il capitale lire, normativamente, la normalità. necessario per ripatrimonializzare le piccole banche sia di difficile reperimento, ma il IN ALTO MARIO DRAGHI, PRESIDENTE nuovo Parlamento deve prendere atto del DELLA BCE. QUI A SINISTRA GLI AUTORI DELL’ARTICOLO: fatto che tale accadimento ha, come primo CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE colpevole, proprio la (passata) classe politica, ASSOPOPOLARI E VICEPRESIDENTE ABI corresponsabile del clima di sfiducia generato. E VALERIO MALVEZZI, PARTNER WIN THE BANK E PROFESSORE A CONTRATTO PRESSO Quindi, è sufficiente ristabilire una situazione L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA. di normalità, dopo anni nei quali il pubblico NELLA PAGINA A FIANCO: L’EX PREMIER MATTEO RENZI è venuto a conoscenza di temi da addetti ai
I DATI DICONO CHE SONO STATE LE BANCHE LOCALI AD AVER AIUTATO LE PMI NEGLI ANNI PIÙ DURI DEL CREDIT CRUNCH lavori, come gli obbligazionisti subordinati che – diciamocelo! – in misura non marginale erano, in molti casi, gli acquisti degli stessi dipendenti bancari. È allora necessario un cambiamento di direzione del Parlamento e del Governo, capace prima di tutto di ristabilire una situazione di normalità e fiducia sul sistema bancario, sistematicamente sotto attacco da parte di certo mondo finanziario estero, che da anni ha interesse a gettare discredito al fine ultimo, non dichiarato, di fare acquisti a prezzi di saldo e di costituire in Italia un oligopolio. In questo processo, la difesa delle banche di territorio, del sistema delle Casse di risparmio, delle Popolari, delle Banche di Credito Cooperativo, è un punto nodale. Troppo spesso la narrazione di un sistema corrotto, legato a una cattiva gestione politica locale, a interessenze territoriali, ha fatto perdere di vista il lato virtuoso del sistema, in larghissima parte superiore agli elementi di (eccezionale) anomalia. Tale lato virtuoso è dimostrato nei dati e nella storia del nostro Paese. O forse qualcuno pensa che Enzo Ferrari, prima di diventare quello conosciuto nel mondo, sia stato finanziato da una banca sistemica? Le nostre micro, piccole e medie imprese, che complessivamente costituiscono – non dimentichiamolo – il 99% del nostro panorama imprenditoriale, hanno avuto ragione di esistere, sopravvivere e
crescere grazie al sistema delle banche locali. Di più; il sistema bancario italiano è unico e peculiare al mondo, per ragioni storiche, sociali, sociologiche ed economiche. Adottare modelli adatti a un mercato capitalistico sviluppato e pensato per la grande impresa in una realtà come quella italiana non è un modo lungimirante di guardare, ma semplicemente strabico. Tutti i dati economici e statistici dimostrano che è stato il sistema delle banche locali ad aver sostenuto, in parte prevalente, le nostre piccole e medie imprese negli anni di maggiore impatto del “credit crunch”. Non vi è del resto nessuna garanzia né alcuna inversione della rotta sufficientemente forte da far ritenere che tale restrizione non possa ripetersi, anche nell’immediato futuro. Così, occorre riconoscere l’ovvietà, perché la narrazione delle favole ripetuta per anni ha E LA FINANZA ESTERA HA GETTATO DISCREDITO SULL NOSTRO SISTEMA BANCARIO CON L’INTENTO NASCOSTO DI FARE ACQUISTI A PREZZO DI SALDO
indotto il comune cittadino a perdere di vista le cose più semplici e i ragionamenti più piani. Non v’è dubbio, a esempio, sul fatto che le banche locali abbiano difeso il territorio, negli anni successivi a quella comunemente nota come “crisi”. Ciò che non si riconosce, però, è che questo è stato fatto né perché sono più “buone” o mosse “politicamente” alla difesa del territorio, ma per mera legge economica. Senza scomodare Adam Smith e il celeberrimo passo di Wealth Of Nations del 1776, le banche locali investono nel territorio semplicemente per il loro interesse. La loro redditività è legata allo sviluppo di quel territorio, e per questa prioritaria ragione esse, che vivono in simbiosi in quel mercato, hanno l’interesse economico alla sua sopravvivenza e, anzi, alla sua crescita. Non altrettanto si può dire di banche sistemiche o multinazionali (che
possono agevolmente cambiare territorio, come più gli conviene). Eppure, il sistema finanziario mondiale che detiene anche quote non marginali di noti organi di informazione ha taciuto, negato e talora travisato tale ovvio ragionamento, ad un fine molto chiaro; creare le premesse e le condizioni perché il mondo politico attuasse “riforme” volte a costruire un oligopolio bancario. Per esempio, l’eccesso di attenzione al tema della patrimonializzazione ha due chiavi di lettura; quella normale è la patrimonializzazione che in condizioni normali è reperibile sul mercato, quella anormale è la ricerca dei capitali esteri, a mezzo di fondi speculativi. Il secondo esempio che possiamo fare è quello del tema cardine di qualsiasi sistema di rating interno bancario, che verte non certo sulla patrimonialità, ma sulla redditività. Perché il requisito di redditività è stato portato in subordine proprio nella valutazione delle banche stesse, che invece lo considerano primario per i propri clienti? Tutta la normativa di fonte europea e la stessa impostazione dirigistica data dagli organi di controllo, dalla Vigilanza della Banca Centrale alle varie autorità di
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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK
A fianco: il ministro dell’Economia del governo italiano a maggioranza gialloverde, Giovanni Tria
vigilanza del sistema bancario europeo, ha creato le condizioni perché si creassero due storture di mercato: la prima, è aver tolto il clima di fiducia nell’investimento nel sistema bancario italiano; la seconda, è aver spostato la discussione dalla redditività alla patrimonialità. Non può leggersi in altro modo la sistematica evidenziazione del problema degli NPLs, con conseguenti normative atte al realizzo. Tuttavia, quando si crea un mercato di mercato. Dunque, sarebbe ora che il sistema realizzo, è di tutta evidenza che si premia politico italiano invertisse la rotta praticata l’acquirente (cioè banche con approccio negli ultimi anni, in ossequio alla sudditanza finanziario speculativo) ai danni del venditore al pensiero unico estero vestito. (cioè banche di orientamento tradizionale Proporzionalità questa sconosciuta al lending), per la sola e semplice ragione La prima cosa da fare è obbligare Bruxelles che la scelta normativa distrugge il prezzo. al rispetto di un requisito principe L’approccio strabico è tale che non si vedono (stabilito già dall’Europa), mai applicato: la parimenti i rischi – a dire il vero di sedici proporzionalità. I costi dell’adeguamento volte superiori – connessi ai derivati delle normativo – questo il principio di buon senso banche sistemiche, come Deutsche Bank, che noi raccomandiamo – non può essere per esempio. Come evidenziato da studiosi superiore al danno presunto che si vuole italiani, lo stesso meccanismo degli stress test evitare. Chiamiamolo principio di buon senso è costruito con un sistema di parametri che normativo: il costo penalizza le banche NEL 2016 LE NORME BANCARIE SONO certo dell’aumento periferiche che investono nelle STATE MODIFICATE A UN RITMO DI DUE generato non può VOLTE AL GIORNO, PROVOCANDO COSTI essere maggiore del famiglie e imprese e INCREMENTALI AGGIUNTI ENORMI risparmio presunto. premia invece, quanto Tale principio non è stato applicato; nel 2016, a valutazione di rischio, le banche del Nord le norme bancarie sono state modificate a che investono in finanza e pezzi di carta, di un ritmo di due volte al giorno. Occorre che dubbia valutabilità. Sta di fatto che nel mondo qualcuno dica che sono opportunità perdute normale che per cinquant’anni abbiamo e costi incrementali aggiunti enormi. conosciuto e che ha contribuito allo sviluppo Fare indagini, fare burocrazia, trovare e del nostro sistema industriale, le piccole e aggregare dati per il controllo non è il fine delle medie banche italiane si sono capitalizzate banche, che hanno – ricordiamolo – anche senza problemi. La ragione semplice era data una funzione sociale, oltre che economica. dalla fiducia; tutti sapevano di investire in un Introdurre nella legislazione il principio del sistema collaudato e stabile (e, nel contempo, buon senso normativo e chiedere il rispetto di aiutare il territorio). Tale sicurezza è venuta del requisito di proporzionalità sono allora meno, per ragioni di scelta politica, non di
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cose prioritarie da fare. Chiedere a Bruxelles che la produzione normativa e i suoi impatti applicativi non producano alle banche costi superiori ai danni presunti che si vorrebbe evitare è un principio – ictu oculi – di buon senso. Se un giornalista indipendente fosse invitato a partecipare a un Consiglio di Amministrazione di una banca, oggi, sarebbe testimone del fatto che esso dura 6/7 ore, la maggior parte dedicate ad adempimenti burocratici. Lo stesso CDA durava un tempo un paio d’ore, la maggior parte destinata a discutere di prodotti per soddisfare le esigenze della clientela. Si è perso il senso della logica di mercato. E’ evidente, poi, che le piccole e medie banche abbiano costi non proporzionali ma esponenziali, se obbligate ad adottare le stesse metodologie riservate alle banche multinazionali e sistemiche. O, forse, dietro tale apparente irrazionalità si nasconde proprio una finalità; quella di fare comperare, a prezzi di saldo, le prime dalle seconde (come avvenuto con la riforma Renzi). Abbiamo la forza politica per chiedere a Bruxelles il rispetto dei principi indicati in questo articolo, per due ragioni; la prima è perché siamo uno dei Paesi fondatori. La seconda è perché – anche se certa narrativa lo nega – noi italiani, del bilancio UE, siamo creditori.
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78 MARKETING INTERVISTA A GUY KAWASAKI, GURU DELLE STARTUP INNOVATIVE
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REPUTAZIONE UN TEMA CHE VALE SOLO IN ITALIA OLTRE SEI MILIARDI DI EURO
PMI, NELLA RICETTA DEL SUCCESSO CI SONO DA INSERIRE ANCHE I “LIKE” Colloquio a tutto campo con Ciaran Quilty, vicepresidente Facebook EMEA per le PMI, per capire quale spinta può offrire il social network oggi più popolare al mondo al business delle aziende più “piccole” di Marco Scotti
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nutile girarci attorno e far finta di niente: numero: attualmente poco meno di un terzo oggi Facebook punta fortissimo sulle aziendella popolazione mondiale è iscritta a Facede. Perché è grazie a loro che il social network, book. Parliamo di 2 miliardi di persone che, creato da Mark Zuckerberg poco più di un decon diverse modalità, ogni giorno scorrono la cennio fa, ha permesso al fondatore di soprafamosa “timeline” del social network per vedevanzare niente po’ po’ di meno che sua Maestà re le foto degli amici al mare, leggere qualche “l’Oracolo di Omaha”, Warren Buffet, al terzo commento alla situazione politica. Ma c’è una posto nella classifica degli uomini più ricchi cosa che non possono evitare di fare: vedere gli del globo. Una fortuna annunci a pagamenI POST SPONSORIZZATI RIMANDANO da oltre 80 miliardi di to che compaiono sia ALLE PAGINE SOCIAL DI 80 MLN dollari che continua a nella bacheca che ai DI IMPRESE EUROPEE CHE PAGANO crescere nonostante lati. Questi contenuti PER AUMENTARE I LORO FOLLOWER le critiche sulla sicusponsorizzati rimanrezza e qualche opacità di troppo sul tema dano alle pagine di circa 80 milioni di imprese Cambridge Analytica. Ma è un dato di fatto europee che si sono iscritte e che ogni giorno incontrovertibile che le aziende che decidono pagano al social network una piccola quota di sbarcare su Facebook possono beneficiare (siamo nell’ordine delle decine di euro, non di una pubblicità straordinaria a prezzi dedi più) per farsi conoscere e per aumentare cisamente contenuti. Prima di tutto qualche il proprio bacino potenziale di utenti. Ogni
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COMUNICARE L’IMPRESA
secondo, a livello mondiale, transitano su Facebook sei milioni di annunci a pagamento, i cosiddetti adv. Un numero spropositato che dà una prima idea di come questo social network abbia completamente ribaltato il paradigma della pubblicità, che sui media tradizionali era (ed è ancora) costosa e difficilmente raggiungibile. «Possiamo permetterci - ci spiega Ciaran Quilty, vicepresidente Facebook Emea per le PMI che Economy ha potuto intervistare in esclusiva nel corso del recente Fed a Milano – di tenere un prezzo così basso perché vogliamo che ogni minuto che una business person investe con noi sia preziosa. Non vogliamo aumentare il prezzo degli adv, ma diamo grande importanza al valore dei contatti che riusciamo a generare». Il che, tradotto, potrebbe anche significare che il volume di adv che stanno trattando è talmente elevato che non serve neanche spingere sulla leva del prezzo, tanto gli introiti, in costante crescita, sono garantiti. «Siamo molto focalizzati sulle piccole e medie imprese – racconta ancora Quilty– perché rappresentano la spina dorsale dell’economia non solo italiana, ma anche europea. Ci siamo resi conto che un’accelerazione incredibile alla penetrazione dei contenuti delle aziende su Facebook è stato dato dagli smartphone, che hanno accresciuto a dismisura il numero di utenti connessi. Oggi possiamo dire che quasi l’80% delle connessioni al nostro social network avviene via smartphone». Il dato è confermato da almeno due temi: in primo luogo, che nei paesi sviluppati quasi il 60% delle connessioni arriva da mobile e non più da desktop. Senza dimenticare che i paesi in via di sviluppo, soprattutto quelli africani e asiatici, stanno
ANCHE ECONOMY HA LA SUA PAGINA AZIENDALE SU FACEBOOK
conoscendo un autentico boom tecnologico proprio perché le reti mobili sono sempre più pervasive e gli smartphone entry level hanno dei costi decisamente più contenuti di un computer fisso. «Quella che abbiamo oggi – scandisce Quilty – è un’incredibile opportunità. Su Facebook ci sono oltre due miliardi di utenti e le imprese italiane che sono presenti sulla nostra piattaforma sono state raggiunte da 195 milioni di persone che non risiedono nel vostro paese. Stiamo parlando di oltre il triplo della popolazione italiana!». È vero che il contatto tra utente e azienda non si traduce necessariamente in una vendita – anzi, secondo uno studio di Netcomm e Politecnico di Milano, solo l’1,6% – ma è altrettanto inattaccabile il fatto che espandere la propria platea potenziale sia sicuramente un ottimo inizio. Per far capire come le possibilità offerte da Facebook siano davvero notevolissime, Quilty fornisce due esempi:
2 MILIARDI: gli iscritti a Facebook 80 MILIONI: le imprese iscritte in Europa 195 MILIONI: gli stranieri connessi con aziende italiane 6 MILIONI: gli Adv presenti ogni secondo su Fb 100 MILIONI: i video visti ogni giorno 8 MILIARDI: messaggi tra business e consumer 74
un ristorante di Polignano a Mare, il Pescaria, e le cantine Saraceni. Il primo aveva deciso di offrire pesce fresco a prezzi estremamente competitivi e di affidare la propria comunicazione a Facebook, tanto che i tre soci fondatori erano tutti estremamente “skillati” da questo punto di vista. Il giorno dell’apertura sono stati oltre 500 i clienti paganti del ristorante, che nel giro di pochi mesi ha registrato un tale successo da potersi permettere di aprire altri due ristoranti, di cui uno a Milano, arrivando ad avere 120 dipendenti complessivi, tutti ovviamente capaci di sfruttare a proprio vantaggio la tecnologia. Per quanto riguarda Saraceni, invece, «si tratta di due fratelli – ci spiega Quilty – che hanno saputo sfruttare Facebook per raggiungere altri mercati, sfruttando il brand migliore che ci sia, cioè il made in Italy. Oggi vendono 300.000 bottiglie fuori dall’Italia, di cui il 50% negli Stati Uniti». Il ruolo del social network con sede a Menlo Park è quindi sicuramente prezioso per accrescere il proprio business. Anche perché ogni secondo vengono visualizzati 6 milioni di annunci pubblicitari. Ora però ci sono i nuovi trend che stanno rapidamente prendendo piede. In primo luogo, sfruttando anche Instagram – che nel frattempo ha superato il miliardo di utenti – Facebook sta puntando moltissimo sui video, visto che ogni giorno ne vengono visti oltre 100 milioni in tutto il mondo. Inoltre, tramite Whatsapp e Messenger, l’azienda di Zuckerberg ha dato la possibilità al segmento business di dialogare con la propria clientela potenziale. E non parliamo di qualche decina di migliaia di messaggi, ma di 8 miliardi di scambi tra business e consumer. Un numero mostruoso. C’è poi un ulteriore dato che fa capire come i tre social network della famiglia (Facebook, Instagram e Whatsapp) siano ormai uno strumento a tutti gli effetti per chi vuole fare business: il 50% delle imprese italiane utilizza Whatsapp come strumento di comunicazione con i propri clienti. «Una tendenza – conclude Quilty – che stiamo seguendo con grande attenzione e che ci ha spinti a investire con grande convinzione sulla versione business di Whatsapp».
il quotidiano approfondito
LA LIBERTÀ NON È UNA PIATTAFORMA
COMUNICARE L’IMPRESA L'OPINIONE
Facebook che ammette di fare l'editore: è la rivoluzione! Il social, durante una causa contro una startup, ha svelato il "segreto di Pulcinella". Ma ora Zuck deve per forza iniziare un'opera di moderazione nel network di Sergio Luciano «LA GRANDE CONTRADDIZIONE DI FACEBOOK ALLA FINE È EMERSA CON NETTEZZA», DICE FERRUCCIO DE BORTOLI, GIÀ DIRETTORE DEL CORRIERE DELLA SERA E DEL SOLE, presidente della Longanesi e di Vidas.
Si riferisce al piccolo-grande caso rivelato dal Guardian di quella difesa-autogol opposta dal social network nel corso di una causa intentagli contro, in California, da Six4Three: questa ex startup ha accusato il social di aver sviluppato uno “schema maligno e fraudolento” per sfruttare i dati personali degli utenti per costringere le società concorrenti ad uscire dal business. Ebbene: Facebook ha argomentato formalmente che le sue decisioni su “cosa non pubblicare” sono lecite e vanno protette perché… “è un editore”: “La discrezionalità dell’editore è un diritto di parola a prescindere dall’uso dei mezzi tecnologici”, cita il Guardian riferendosi alla legale di Facebook Sonal Mehta, “Un giornale ha funzioni editoriali sia sul suo website, sia in versione cartacea, sia attraverso news alert”, quindi impedire l’accesso ai dati è “la quinta essenza della funzione di un editore”. Dunque Zuckerberg è un editore! E dovrebbe avere le stesse responsabilità… Nel momento in cui Zuckerberg, per difen-
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Mark Zuckerberg, fondatore e CEO di Facebook
vigatori ne abbia coscienza. Anzi lo scambiano come un alfiere della libertà in Rete. Un paradosso.
Ma appunto, la Rete non era una prateria di libere iniziative? Mi ha molto colpito una intervista a Vanity Fair di Tim Berners Lee, l’inventore del Web, il quale ha detto che la Rete sta rovinando l’umanità anziché servirla. Sorprendente. E anziché essere la grande piazza virtuale della democrazia sostanziale si sta trasformando nel terreno del potere assoluto di giganti monopolisti, predatori anche più delle vecchie multinazionali del petrolio. La prateria della libertà che in poco tempo diventa - e lo scrive bene Massimo Gaggi nel suo Homo Premium (Laterza) - un insieme di latifondi ad opera dei figli dei fiori invecchiati, di una beat generation più attenta al portafoglio che alla libertà delle idee.
dersi dalle accuse successive al caso Cambridge Analytica, ha cominciato a sfoltire i suoi account - e la stessa cosa sta facendo Twitter - ha ammesso di non essere semplicemente l’affittacamere del web, l’albergo a ore della Rete, un puro proprietario che non si preoccupa di quello che accade nelle stanze, pur sapendo tutto perché spia le vite dei suoi clienti e ne sfrutta le abitudini. L’effetto della Quindi lei è a favore della direttiva eurocausa di cui ha parlato il Guardian è il ricopea sul riconoscimento del diritto d’autonoscimento di una responsabilità editoriale, re anche a carico dei colossi del web? e la necessità di una Naturalmente sì. E’ FACEBOOK HA ORMAI AMMESSO DI mediazione contro molto significativo ESSERE UN EDITORE. E COME TALE DEVE insulti, violenze verquello che è accaduto MEDIARE CONTRO INSULTI, VIOLENZE bali e manipolazioni con la bocciatura delVERBALI E MANIPOLAZIONI VARIE di vario tipo. In altre la direttiva europea parole: scelgo quello che i miei iscritti possul riconoscimento del diritto d’autore, cioè sono o non possono leggere. il riconoscimento di uno straccio di compenso per testi, film riprodotti e condivisi. NienMa come!? E la neutralità delle piattaforte. Ha vinto la lobby miliardaria della Silicon me? Valley che ha usato metodi anche spregiuE’ un’ipocrisia pensare alla neutralità dei dicati. Con la stessa determinazione con la social network quando gli algoritmi fanno quale difende brevetti e modelli nei confronesattamente un lavoro di selezione di ciò ti della concorrenza. Forse ci salverà la tecche è meglio che gli utenti leggano o sapnologia del blockchain che piace a Berners piano sulla base delle loro inclinazioni non Lee perché forse lo fa sentire più giovane. La solo politiche o culturali. L’algoritmo è un filosofia del bene comune stenta anche nel caporedattore occulto che peraltro esercita mondo digitale. Nulla di nuovo. Follow the il proprio potere senza che la massa dei namoney.
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CULTURA E TEMPO LIBERO
COMUNICARE L’IMPRESA I GURU DEL MARKETING
«No vision no business, così diceva Steve Jobs» È la lezione numero uno di Guy Kawasaki, per anni braccio destro del fondatore di Apple e oggi punto di riferimento delle startup innovative nella Silicon Valley di Vincenzo Petraglia
È
GUY KAWASAKI DURANTE IL SUO INTERVENTO AL DIGITAL CONVERGENCE DAY A MILANO
uno dei guru dell’innovazione digitale In un’era in cui sembra sia stato veramente e delle strategie per costruire un brand inventato di tutto, che cos’è l’innovazione vincente, non a caso per anni “chief per Guy Kawasaki: cosa vuol dire innovare evangelist” (una sorta di speaker/ambasciaoggi? tore del “verbo” di un brand) della Apple di Bisogna partire innanzitutto da un concetSteve Jobs e co-artefice proprio del successo to: l’innovazione non è un evento isolato, ma planetario del colosso americano. Autore di un processo. Ciò significa che per entrare nel ben 13 best-seller pionieristici su innovaziomercato non devi aspettare di avere prodotti ne e social media, tra perfetti. La prima ver«LE IMPRESE DI SUCCESSO NON SONO cui “L’arte di chi parte sione di un prodotto QUELLE CHE PARTONO CON L’IDEA DI FARE (bene)”, Guy Kawasaki innovativo rare volte SOLDI, MA CON L’IDEA DI CAMBIARE IL oggi ha come sua più MONDO, RENDERLO UN POSTO MIGLIORE» è quella ideale. Se l’agrande mission mizienda attende fino a gliorare la vita delle persone, come racconta quando tutto è perfetto, non lancerà mai nulla a Economy in questa intervista fatta a margine ed è probabile che i suoi competitor di merdel Digital Convergence Day, l’evento organizcato la scavalchino. La capacità di un innovazato a Milano da The Digital Box in collaboratore è prevedere il potenziale commerciale di zione con l’Università Bocconi e dedicato al un prodotto, anche se quando lo si lancia non tema della convergenza tra Intelligenza Artifiè ancora perfetto. Si impara di più mettendo ciale, social e mobile. Non solo. Il co-fondatore il prodotto sul mercato e ascoltando le critidi Garage Technology, punto di riferimento che reali, che non lavorando in laboratorio e assoluto in Silicon Valley per il finanziamento supponendo di sapere ciò che il consumatore delle startup innovative, e oggi chief evangedesidera. I veri innovatori sono concreti, non list di Canva, specializzata nel rendere accessi limitano a sviluppare idee, ma le rendono sibile e democratico il design nel mondo, ci reali, fruibili, funzionali. parla anche di Jobs, di cui è stato a lungo bracC’è poi un altro concetto di cui non ci si deve cio destro, di comunicazione e social network, mai dimenticare, e cioè che l’innovazione dodella sua personale visione del business e del vrebbe innanzitutto migliorare la vita delle modo per vincere le nuove sfide del mercato. persone. È importante avere una visione e
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perseguirla, lasciare, come diceva Steve Jobs, un’impronta nell’universo. Quando lui cominciò la sua avventura non voleva inventare semplicemente un nuovo personal computer, ma posizionò Macintosh sul mercato come una battaglia epica contro Ibm. Per lui si trattava di cambiare il mondo, salvare l’umanità. Bisogna sempre credere in qualcosa per riuscire a vederla, così è stato per Apple. Le imprese di successo non sono quelle che partono con l’idea di fare soldi, ma di cambiare il mondo, rendere il pianeta un posto migliore dove vivere. Un approccio che potrebbe risultare utile a molte startup che non riescono a sopravvivere a lungo. Cosa fa la differenza fra l’avere una buona idea e crearci poi su un business capace di vincere la sfida col mercato? Innanzitutto ci vuole un buon prodotto, quello è fondamentale. Non si può fare un buon marketing e impostare un’efficace comunicazione senza un buon prodotto. Fatta questa premessa, è importante saper vendere il proprio prodotto, che deriva anche dalla capacità di ascolto e comprensione della realtà e del mercato e dal saper dare le risposte giuste al momento giusto, anticipando i bisogni dei clienti. Create insomma un prodotto, vendetelo, miglioratelo e vendetelo ancora, e
NON SI PUÒ FARE BUON MARKETING E UNA COMUNICAZIONE EFFICACE SE NON HAI UN BUON PRODOTTO. POI BISOGNA ANCHE SAPERLO VENDERE poi create qualcosa che faccia sembrare obsoleto quello che avete ideato finora. Innovare è anche far cadere muri, contaminare idee e realtà, contrariamente a quanto oggi in molti casi la politica sta facendo. Anche per questo forse Donald Trump, con le sue idee che spesso dividono più che unire, come nel caso del paventato muro col Messico, non è, per usare un eufemismo, fra i politici che lei ama di più... Sì, e non ne faccio mistero. Sono contro Trump e non ho paura di dirlo o di espormi, anche sui social. Molti credono che schierarsi possa essere pericoloso, non bisogna invece mai aver paura di farlo. E questo vale sia per gli individui che per le aziende. Se si crede o non si crede in qualcosa bisogna sempre dirlo. Certamente a livello personale perdo molti follower sui social, ma non mi interessa essere seguito da chi sostiene Trump, cerco persone che abbiano una forma mentis simile alla mia, con cui condividere idee e cose. Anche per i brand, il consiglio che do è prendere sempre una posizione, non rimanere mai nell’ombra. Oggi, tramite i social, viviamo in una dimensione relazionale continua che non si può ignorare. Così se c’è qualcuno che parla, nel bene o nel male, di noi o dei nostri prodotti sui social, è buona abitudine rispondere
alle critiche o ringraziare chi fa un commento comunicarla tramite testi, podcast e video, è positivo, perchè in questo modo un’azienda necessario chiedersi con onestà quanto la stodimostra che è interessata a stabilire una relaria della nostra azienda sia effettivamente inzione diretta con i suoi consumatori. teressante. Se non lo è il rischio di cadere nella Quali altri consigli possiamo dare a un’apromozione fine a se stessa è molto alto, oltre zienda o a un brand affinchè possano beneche contoproducente. Ecco allora che possono ficiare fino in fondo del potere dei social? venire in nostro soccorso alcuni escamotage, Come impostare insomma una strategia come per esempio raccontare le storie dei vincente? consumatori che utilizzano i nostri prodotti. Bisogna innanzitutto offrire contenuti di valoQuanto abbiamo detto finora ci aiuta a comre e i migliori contenuti sono quelli che riescoprendere come oggi i social siano uno struno a ispirare, perchè si è di buon esempio per mento formidabile di marketing nelle mani di il consumatore e degni di avere la sua fiducia, un’azienda, che come tale, se vuole impostare e divertire, perché, se sai far ridere qualcuno, una brand strategy di successo, non può minilo hai automaticamente conquistato. mamente sottovalutare. Sono inoltre buoni contenuti quelli che rieIl problema è che spesso le aziende affidano scono a informare, riguardo cose che possano la gestione dei canali social ai propri stagisti. realmente migliorare la vita delle persone, esNulla di più sbagliato, perchè per sfruttarne sendo quindi loro utili. Il modello da seguire, appieno le potenzialità devono occuparsene, se vogliamo, è un po’ quello di Wikipedia, che invece, persone esperte e competenti. si è guadagnata il diritto alla promozione, riceFra tutti i social a disposizione, qual è quelvendo assiduamente lo che secondo lei «TU NON DAI I SOLDI AD UNO SOLO donazioni volontarie crescerà di più? PERCHÈ TE LO CHIEDE. LO FAI PERCHÈ LUI da ogni angolo del LinkedIn, senza dubbi. TI HA DATO QUALCOSA, TI HA CAMBIATO pianeta. E perché si è Anzi, se non avete un LA VITA. VALE ANCHE PER LE AZIENDE» guadagnata questo diprofilo valido e fatto ritto? Perché aggiunge valore alle nostre vite. bene su di esso, provvedete a costruirvene Voglio dire, tu non dai soldi a uno solo perché uno eccellente, perchè altrimenti non esistete te li chiede. Lo fai perché lui ti ha dato qualcosui social media! Su LinkedIn le persone con sa che vale, che ha cambiato la tua vita, il tuo cui avete a che fare sono le persone giuste per stile di lavoro. Questo vale per ogni azienda. voi, essendoci pochi troll e identità false, diUna volta individuati i contenuti giusti, il pasversamente da altri social. Anche i millennials so successivo è legarli al brand e al target che e le generazioni più giovani devono riscoprirsi intende colpire. Così, se produciamo, per lo. Devono rendersi conto che LinkedIn è l’eesempio, cibo biologico, lo scopo sarà coquivalente di Snapchat e Tinder per le carriemunicare ai consumatori che i nostri sono i re. Gli addetti ai lavori molto spesso decidono migliori prodotti bio. Potranno aiutare in tal se convocare o meno una persona per un colsenso post con foto, brevi video, ricette preloquio di lavoro solo dopo aver scandagliato il parate con i nostri prodotti, che certamente suo profilo LinkedIn. È un po’ come il bigliettipotranno aiutarci ad attirare il nostro target, no da visita nel moderno mondo digitale. mediamente più attento alla buona tavola e Tornando al principio, a Steve Jobs, qual è alla qualità alimentare. l’insegnamento più grande che le ha dato? Lo storytelling è fondamentale in questa Ne ho ricevuti tanti da lui di insegnamenti, ma strategia. fra tutti quello di imparare a sognare, di guarRaccontare la propria azienda è nettamente dare oltre non dando ascolto agli scettici, sfipiù difficile che occuparsi di contenuti esterni, dando lo status quo e cercando di lasciare un perché richiede che alla base ci sia una buosegno nell’universo, proprio come lui stesso na storia da raccontare. Ecco perché prima di era solito dire e ha fatto nel sua vita.
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COMUNICARE L’IMPRESA REPUTATION
Gli asset intangibili sono l’oro del Terzo Millennio Reputation Institute studia da 30 anni gli effetti della reputazione sul valore del brand. E arriva a sostenere che, solo in Italia, valga almeno 6 miliardi per le aziende quotate al FTSE Mib di Marco Scotti
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envenuti nell’epoca degli asset immaOggi ha 15 sedi in giro per il mondo anche, teriali e intangibili, di quegli aspetti raccoglie ogni anno otto milioni di dati sulla che contano – eccome se contano – per reputazione di oltre 7.000 aziende, attribuencostruire il valore di un’azienda ma che non si do a ciascuna di loro un punteggio da 1 a 100. possono toccare con mano. Niente più qualità, I soggetti che hanno valutazioni superiori a 80 fattura o durata nel tempo, si fanno strada alriescono a recuperare i valori di reputazione tri valori come la CSR, la customer experience pre-crisi entro 30 giorni dall’evento inatteso. e, soprattutto, la reputazione. Dare una definiDi più: una buona considerazione da parte dei zione di questo termine è più complesso del clienti e degli utenti diventa il primo anticorpo previsto. «È il legame emotivo – ci spiega Fain caso di crisi, tanto che non mancano esembio Ventoruzzo, director consulting di Reputapi di aziende che, trovatesi nell’occhio del cition Institute e vicepresidente di FERPI – tra clone, hanno avuto supporto dagli utenti che le persone, indipendentemente dal ruolo che hanno difeso il brand a spada tratta. Un esemesercitano, e l’azienpio è Ferrero, dopo il LA REPUTAZIONE È UN CONCETTO da. La reputazione incaso olio di palma conSEDIMENTATO, CHE LE PERSONE fluenza le scelte degli tenuto nei suoi dolci. O COSTRUISCONO NEL TEMPO E CHE utenti che in base ad PROIETTANO ANCHE VERSO IL FUTURO Samsung, dopo la graessa modulano i loro ve crisi portata dal Gacomportamenti. È un asset molto forte, perlaxy 7 che poteva esplodere. Entrambi i brand ché arriva dal passato. Potremmo definirlo hanno trovato un inatteso alleato proprio nel come un concetto sedimentato, che le perpubblico, che si è fatto primo promotore dei sone costruiscono nel corso del tempo e che valori del brand. proiettano anche verso il futuro. Ma è anche Ma quanto conta la reputazione? «Facciamo un tema molto fragile: chi ha una buona repuun calcolo a spanne – ci dice Ventoruzzo – e tazione ha un ottimo anticorpo contro le crisi, prendiamo l’attuale capitalizzazione di Borsa ma al tempo stesso deve stare molto attento delle società sul FTSE Mib. Siamo a circa 700 a fare in modo che la percezione non cambi, miliardi. Ora, buona parte del valore di queste altrimenti qualsiasi evento inatteso può rapisocietà dipende proprio da fattori intangibili. damente diventare catastrofico». Secondo molte società di consulenza e analisti Reputation Institute è una società di consulenfinanziari, siamo ormai nell’ordine del 90%. za data driven nata 30 anni fa negli Stati Uniti. Ebbene, secondo i nostri calcoli la sola repu-
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FABIO VENTORUZZO È ANCHE VICEPRESIDENTE FERPI
tazione, in Italia, ha un peso sempre più significativo e, a voler dare una stima conservativa del suo valore, ci troviamo nell’ordine dei 6 miliardi di euro. Una cifra enorme». Un altro dei temi nodali è quello relativo alla protezione dei dati. In questo caso ci troviamo di fronte al campo su cui si combatteranno le prossime battaglie di business. «In questo momento – conclude Ventoruzzo – sono accresciute le aspettative per quanto riguarda la gestione dei dati, anche per l’entrata in vigore del GDPR. La gestione della data privacy è un topic fondamentale per tutte le aziende nei diversi mercati e nei diversi settori. Il problema è rappresentato dal fatto che essendo la reputazione un concetto un po’ strano non esiste una ricetta che vada bene per tutti. Facebook, ad esempio, con il caso Cambridge Analytica non ha avuto pesanti cadute della propria valutazione. Ma questo perché la piramide dell’influenza si è invertita. Esiste un lungo momento in cui gli Over The Top sembrano totalmente intoccabili (sulla privacy o sulle tasse). Ma nel momento in cui la fiducia e l’aura di infallibilità si erode, non è più soltanto il mercato a “bastonare” i brand, ma è soprattutto il regolatore, che a quel punto interviene in maniera significativa». E a vedere le multe che si profilano all’orizzonte per Google, sembra davvero che questo scenario non sia più fantascienza.
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A SINISTRA PAOLO SCUDIERI, A DESTRA MARCO ZIGON
I COMMENTI I nuovi ingressi nell’advisory board di Confindustria raccontati da Alfonso Ruffo. Ma anche la vigilanza bancaria Bce insolitamente tenera con l’Italia per Bertone. Il peso dei dazi e quello della musica nelle intenzioni di acquisto. Con una puntata a Parigi per vedere che cosa fanno i nostri cugini
84 PRIVATE BANKER LA VIGILANZA BANCARIA BCE STAVOLTA CLEMENTE CON L’ITALIA
85 DAZI DOGANALI BURELLI (AST): «CI CAMBIANO LE REGOLE? CAMBIAMO CLIENTI!»
86 NEUROMARKETING DORNETTI: «LA MUSICA GIUSTA PUO’ FAR VENDERE DI PIÙ»
88 QUI PARIGI IL GIORNO DELLA GLORIA È ARRIVATO PER I «QUADRI»
PAOLO & MARCO, DUE NAPOLETANI NEL GOTHA DELL’INDUSTRIA ITALIANA Scudieri (Gruppo Adler) e Zigon (Getra), sono stati nominati nell’advisory board di Confindustria , un circolo ristretto che annovera nomi di spicco di Alfonso Ruffo
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ue nuovi ingressi nell’advisory board di Confindustria, l’organismo con compiti consultivi che riunisce il meglio dell’imprenditoria italiana iscritta alla prima associazione imprenditoriale del Paese. Si tratta di Marco Zigon e Paolo Scudieri, entrambi napoletani, entrambi a capo di aziende innovative e internazionali, Getra e Adler: la prima specializzata nella produzione di trasformatori elettrici ad alta potenza, la seconda leader mondiale nel comfort per l’automobile.Tutti e due Cavalieri del Lavoro – Scudieri insignito da Giorgio Napolitano, Zigon da Sergio Mattarella –, i due hanno avuto nel tempo la stessa esperienza confindustriale come vice presidenti dell’Unione di Napoli ma si sono fatti apprezzare soprattutto per incarichi e impegni maturati in altri campi. In particolare, hanno dato vita a fondazioni culturali distintesi per approfondimenti e confronti sui temi dello sviluppo industriale a partire dal Mezzogiorno. Scudieri, a capo di un vero e proprio impero nel campo dell’automotive con 65 stabilimenti in 23 L’AUTORE ALFONSO RUFFO
Paesi, è anche il fondatore di un format gastronomico di successo come “Eccellenze Campane” ed è l’ispiratore della nuova laurea triennale in Scienze Gastronomiche Mediterranee. Premiato dalla National Italian American Foundation come imprenditore dell’anno (alla presenza di Barack Obama), tra i numerosi incarichi che ricopre è presidente del centro studi Srm di Banca Intesa. Zigon è tra i pochi industriali che siedono nel Consiglio superiore di Bankitalia ed è anche consigliere Cnel su designazione di Confindustria. Il suo gruppo conta 5 società per un totale di 300 dipendenti diretti e altrettanti indiretti. Ha due stabilimenti produttivi in Italia e due punti operativi all’estero, in Marocco e negli Emirati Arabi. Esporta l’80% del fatturato in Nord Europa, Africa, Medio Oriente e Sudamerica. Ora, su invito del presidente Vincenzo Boccia, potranno apportare il loro contributo a un consesso di prima scelta del quale fanno parte anche Francesco Caio, Francesco Gaetano Caltagirone, Gianfranco Carbonato, Elio Catania, Carlo De Benedetti, Claudio Descalzi, Vittorio Di Paola, Luca Garavoglia, Edoardo Garrone, Claudio Gemme, Mauro Moretti, Mario Moretti Polegato, Giuseppe Recchi, Roberto Snaidero e Francesco Starace.
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PRIVATE BANKER
Riecco le unioni tra banche che tanto piacciono a Francoforte Per arginare l'incremento dello spread e le nuove necessità di liquidità, la Bce sembra essere disposta a incentivare i matrimoni tra istituti di credito continentali di Ugo Bertone
A
rriva, e capita di rado, una buona notizia da Francoforte. La Vigilanza bancaria della Bce ha scelto la linea soft per affrontare la riduzione dello stock dei crediti deteriorati delle banche europee Una decisione molto importante per le banche italiane che fa venir meno un rischio sistemico sul settore. Invece di una drastica azione di pulizia eguale per tutti in tempi brevi, si procederà caso per caso con scelte “specifiche per ciascuna banca”. Un segnale di realismo e di saggezza che cade in un momento delicato per il sistema, alle prese con vecchi e nuovi problemi. La crescita dello spread, infatti, comporta, tra le altre emergenze, l’aumento del costo della raccolta degli istituti alla vigilia di appuntamenti assai onerosi che troppo facilmente vengono dimenticati. Come capita per il cosiddetto Mrel (Minimum Requirement on Eligible Liabilities and Own Funds), il cuscinetto di titoli sacrificabili in caso di bail-in. Secondo le stime di Bankitalia L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA
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Jean Pierre Mustier, amministratore delegato di Unicredit
Non è escluso, insomma, che dal prossimo autunno si apra la stagione dei merger del credito, anche se molti, ad esempio Davide Serra di Algebris, sono scettici: troppi gli ostacoli politici, in Italia ma non solo, per dare il via ad operazioni cross/border, a partire da Monte Paschi. Ma, a favorire l’accelerazione dei matrimoni, c’è la situazione di disagio dei colossi tedeschi, Deutsche Bank e Commerzbank, che potrebbe suggerire un’operazione difensiva potrebbe essere necessario emettere titoli (e qui torna senz’altro utile la”flessibilità” del genere per 30-60 miliardi per rispondere della Bce). E poi, al di là delle emergenze, a questo requisito. Da non trascurare poi il emerge uno squilibrio significativo sulle due rimborso dei Tltro, i finanziamenti agevolati rive dell’Atlantico a danno dell’Europa. La della Bce o alle obbligazioni bancarie, 150 capitalizzazione di JP Morgan, attorno ai 360 miliardi, da rimborsare entro il 2020. miliardi dollari, è oggi pari a quattro volte Insomma, la strada resta in salita. Non solo quella della banca più forte, il Banco de Sanper l’Italia, cosa che spiega in parte l’improvvitander. Dimensioni minori che si traducono in so “buon senso” dell’Autorità di Vigilanza che, minor redditività (3 punti in media sotto i dati per giunta, si è detta disponibile ad un esame Usa) ed efficienza. degli npl che tenga conto anche dei principali Non esiste più, dopo la ritirata annunciata da dati finanziari comparati “in modo coerente” Deutsche Bank, un istituto europeo in graper gruppi di banche do di competere sul con caratteristiche MUSTIER NON FA MISTERO DI PUNTARE fronte dell’investment A SOCIÉTÉ GÉNÈRALE, NORDEA PUNTA simili. Sembra quasi e del corporate banSU ABN-AMRO CHE PIACE ANCHE A che Francoforte voking con i colossi Usa. SANTANDER E A BNP PARIBAS glia preparare il terrePer giunta, il settore no ad un confronto propedeutico a riaprire la rischia di soccombere all’ingresso nel retail stagione dei matrimoni bancari cross/border, banking dei giganti della tecnologia Usa, denonostante i segnali negativi dei sovranisti. I cisi a cavalcare le opportunità offerte dalla candidati, almeno sulla carta, non mancano. rivoluzione digitale a danno degli spazi delle Jean-Pierre Mustier non fa mistero di ambire banche commerciali. Per contrastare il pealle nozze con Société Génèrale, la scandinaricolo, secondo Daniéle Nouy, responsabile va Nordea ha già fatto le prime avances verso della Vigilanza bancaria Ue, sarebbe opporAbn-Amro che potrebbe essere acquisita da tuno accelerare la nascita di campioni conBanco de Santander o da Bnp Paribas, continentali. Del resto, scrive il Financial Times, siderati i potenziali cacciatori più accreditati, “anche senza toccare i requisiti di capitale i mentre la spagnola Bankia appare la preda regolatori potrebbero favorire le integrazioni più gettonata. in vario modo”.
MACRO ECONOMY
«Ci cambiano le regole? E noi cambiamo i clienti!» La guerra commerciale avviata dal presidente Trump a colpi di dazi commentata da un manager della grande acciaieria italiana
V
di Massimiliano Burelli
iviamo un clima da "occhio per occhio dente per dente", con il rischio di ritrovarci tutti senza occhi e senza denti. Dobbiamo attivare delle misure di salvaguardia a livello europeo, altrimenti saremo inondati da materiale a basso costo. Questa invasione interessa le commodities, ovvero i prodotti commerciali. Per questo una delle alternative che abbiamo è cercare di convertire il nostro mercato di riferimento dalle commodities ai prodotti destinati agli utilizzatori finali che per definizione hanno necessità e richieste diverse da chi compra commodities. Il cambiamento di cliente di riferimento è propedeutico a vivere questi periodi difficili sul piano internazionale con maggiore serenità rispetto al passato. È la strategia che Acciai Speciali Terni sta adottando da qualche anno, decisione presa in tempi non sospetti, molto prima dell’erogazione dei dazi. Per utilizzatori finali si intendono i clienti che comprano piccole quantità di prodotto con moltissime specifiche. Questi clienti operano in un’ottica di total cost of ownership e considerano il prezzo di acquisto un elemento importante ma non l’unico per valutare un fornitore. Ciò di cui hanno bisogno è innovazione continua, tempi di attraversamento brevi, lotti piccoli, qualità e puntualità di consegna. Il cambio di mercato di riferimento implica un nuovo modo di lavorare e per questo è fondamen-
«
è già finto. Se il presidente Trump non sarà rieletto, i dazi rimarranno? Difficile che un imprenditore decida di investire un capitale ingente su un’operazione che vedrà i suoi frutti solamente tra qualche anno, con questa incertezza. L’Europa produce 168 milioni di tonnellate di acciaio, di cui 4,9 sono esportate verso gli Usa che ne producono solamente 72. L’Italia ne produce 24 milioni, di cui 200mila prendono la direzione Usa: una quantità minima che non fa correre al nostro Paese il rischio di una penalizzazione diretta e concreta. Sono convinto che dei 5 milioni di acciaio europeo diretti verso gli Usa, una parte continuerà ad andare nonostante L'AUTORE, MASSIMILIANO BURELLI A.D. DI AST DA APRILE 2016 i dazi. E lo stesso vale per una parte delle tale la Lean Transformation che abbiamo 200 mila tonnellate italiane. Ciò che invece avviato in azienda circa due anni fa e che ci preoccupa di più è la possibilità che l’Eusta permettendo di adeguare il nostro meropa diventi la prima “valvola di sfogo” dei todo produttivo a quello di clienti utilizzatori prodotti a basso costo, nel momento in cui finali, soprattutto del mondo automotive. Se il mercato americano dovesse diventare del correre ai ripari è d’obbligo visto il crescente tutto inaccessibile per i fornitori asiatici. La braccio di ferro tra Usa e Asia, certo è che ricetta in questo caso la stiamo preparando al momento i dazi di Trump stanno produinsieme alla Eurofer per chiedere misure di cendo un danno soprattutto per l’America. salvaguardia che dovrebbero consistere nel Da quando sono promisurare l’import da gressivamente au- «NONOSTANTE TUTTO, PER L'INDUSTRIA Paesi extra Ue negli mentati i dazi i prezzi ITALIANA È UN BUON MOMENTO: NEL 2017 ultimi 3 anni e tassaABBIAMO ESPORTATO PIÙ DI 500 MLD DI dell’acciaio in Usa re tutto ciò che è oltre MERCE (DI CUI 470 DI MANIFATTURE)» sono aumentati del la media con un dazio 25%, perché la domanda interna non riesce importante, per scoraggiare l’arrivo in Euroad essere soddisfatta senza importazioni. pa delle tonnellate prima destinate agli Usa. Questo accade anche perché gli imprenditoLa nostra struttura dei costi in Europa è abri non hanno interesse a incrementare la cabastanza allineata, ma non sarà mai compacità di produzione dell’acciaio negli Usa. patibile con quella della Cina. Se la politica I tempi per intraprendere un’operazione di Trump va avanti, per evitare di creare un costosa come questa sono molto lunghi e il meccanismo senza vie di uscita dovrebbero mandato di Trump dura 4 anni, uno dei quali essere gli esportatori a tagliare capacità.
I NUMERI DI ACCIAI SPECIALI TERNI 2400 dipendenti 134 anni di storia 1 MILIONE di tonnellate di acciaio liquido 87 MILIONI di utile nell’ultimo anno fiscale 85
NEURO-MARKETING
Quella canzone che ti passa per la testa e per la...cassa Studi accademici dimostrano la correlazione tra il "tappeto" musicale e le intenzioni di acquisto: quella classica porta a passare più tempo in negozio e spendere di più di Lorenzo Dornetti
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na delle più interessanti applicazioni della metodica di marketing che definiamo “neurovendita” è studiare il potente legame tra musica, cervello ed acquisti. La musica non è una sequenza di suoni. Le frequenze musicali stimolano le aree cerebrali deputate alla memoria e all’azione. La musica guida i comportamenti di acquisto. Ascoltare musica si associa sempre ad una forte attivazione delle aree limbiche, la porzione di cervello determinante il comportamento d’acquisto. Studi scientifici dei punti vendita hanno dimostrato che il sottofondo musicale influisce sull’affluenza, sulla velocità di consumo, sulla permanenza in store e sulla facilitazione delle relazioni all’interno. Uno studio condotto dal gruppo Milliman mette in luce come il tempo della musica si sincronizza con il comportamento dei consumatori, scandendolo. La musica veloce (oltre le 100 battute per minuto) provoca alti livelli di eccitazione e di conseguenza induce i clienti a muoversi in modo più frenetico e sbrigativo. Per contro, la musica lenta (sotto le 100 battute per minuto) infonde maggiore quiete nei clienti, che si muovono con più calma, notano più prodotti ed interagiscono maggiormente con il personale di vendita.
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L'AUTORE, LORENZO DORNETTI PSICOLOGO
I ricercatori Clare Caldwell e Selly Hibbert, dell'Università di Strathclyde, nella loro indagine, svoltasi sui ristoranti, hanno constatato che un sottofondo musicale lento porta i clienti a scegliere pietanze più costose, a bere più alcolici, trascorrendo più tempo a tavola. Al contrario, musica più veloce induce a scegliere piatti meno impegnativi e mangiare più rapidamente. Il tipo di musica ha un’influenza sulla selezione dei prodotti. In un’enoteca sono stati IN UN'ENOTECA SONO STATI PROVATI DUE STILI MUSICALI: POP O CLASSICA. QUEST'ULTIMA INCENTIVAVA A COMPRARE VINI DI QUALITÀ A MAGGIOR PREZZO
provati due stili musicali: musica pop oppure sonate classiche. Si é appurato che queste ultime inducevano i clienti a spendere di più. Curiosamente, gli acquirenti non hanno comprato più bottiglie, ma hanno scelto vini di qualità a maggior prezzo. Anche l’origine geografica della musica ha un impatto sulla scelta da parte dei consumatori guidando in maniera implicita le scelte di chi compra. Il suono determina se comprerai una bottiglia di Chardonnay francesce o di Riesling tedesco. Due ricercatori dell’università di Leicester hanno diffuso nella sezione vini
LA NEUROVENDITA DIMOSTRA CHE LA MUSICA SUGGERISCE AL CERVELLO QUALI ACQUISTI FARE E COME COMPORTARSI di un supermercato, musica riconoscibilmente francese e musica tedesca. Nelle giornate dedicate alla musica francese il 77% dei consumatori acquistava vino francese, nei giorni della musica “Bierkeller” la maggioranza dei consumatori sceglieva una bottiglia della sezione tedesca dei vini. Ovviamente intervistati dopo l’acquisto, solo lo 0,3% riteneva la musica alla base della scelta della bottiglia. Il parametro fondamentale per amplificare gli effetti associati all’elemento sonoro è la coerenza con l’identità commerciale. La selezione del sottofondo musicale deve essere “scientifica”. Una passeggiata per i negozi di molte città è il modo migliore per rendersi conto di come musica e vendite lavorino in sinergia. In Yves Saint Laurent si ascolta Philip Glass. Marc Jacobs fa entrare i suoi colori vivaci direttamente nelle tue orecchie. I ristoranti asiatici puntano sulle melodie orientali. Punti vendita hitech amplificano frequenze musicali elettroniche e veloci. Non si tratta semplicemente di canzoni. Serve selezionare brani con l’energia e il genere più adatto per catturare il cliente target. La Neurovendita dimostra come la musica “suggerisce” inconsapevolmente al cervello come e cosa comprare.
LETTI PER VOI
Internet e news, La risposta alla grande alla ricerca di una rotta crisi economica? Serve verso porti sicuri guardare al Settecento Un piano programmatico rivolto all'esecutivo appena insediatosi perché inizi un doveroso percorso normativo per la tutela delle informazioni e degli utenti
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a nave dell’informazione in balia della tempesta nell’oceano di internet cerca una rotta a cui affidarsi. L’informazione che vorrei, il volume a cura di Ruben Razzante, docente di Diritto dell’informazione all’università Cattolica di Milano, edito da FrancoAngeli, ha l’ambizione di contribuire facendo da bussola, per identificare «un contesto propizio, fatto di regolazione e autoregolazione, disciplina e autodisciplina, strategie, obiettivi e azioni funzionali allo sviluppo dei singoli e delle collettività organizzate». Oltre a quello del curatore il libro contiene i saggi di autorevoli addetti ai lavori, dalle authority ai motori di ricerca, dagli editori ai giornalisti,
da esperti e professionisti della comunicazione a manager del settore. Il risultato è una sorta di manifesto programmatico per la nuova legislatura, che intende fornire a un pubblico generalista le chiavi di lettura su quali siano gli impegni che Parlamento e Governo dovranno prima o poi prendere in materia. «Si è detto da più parti che una delega in bianco ad un algoritmo per indicizzare il patrimonio informativo della Rete potrebbe tradursi in una erosione progressiva della nostra sovranità sulle nostre vite e nell’annegamento delle verità certificate in un mare magnum di informazioni indistinte e non verificate» scrive Razzante. Dalla volontà di affrontare questi nodi centrali del rapporto tra libertà d’informazione e internet, oppure dal perpetuarsi dell’atteggiamento passivo fin qui dimostrato, si misurerà la capacità italiana ed europea di trovare la rotta nella Rete.
Per l'economista Antonio Genovesi, l'economia era una scienza della pubblica felicità. Oggi occorre sviluppare nuove forme di condivisione per combattere la crisi
È
nella tradizione italiana di economia civile di metà Settecento che è possibile trovare una strada per umanizzare l’economia, rendendola più attenta alla socialità e alle persone. Un’esigenza nata dopo la Grande crisi economica iniziata nel 2007-2008, che ha avuto tra i suoi effetti collaterali «un’avversione verso la tradizionale logica economica di razionalità ottimizzante, tutta legata a una concezione di homo oeconomicus autointeressato, egoista e sostanzialmente ottuso». È la tesi del libro Io tu noi gli altri, edito da Aracne, nato dall’incontro tra un economista, Gaetano Fausto Esposito, e un consulente di intelligenza emotiva, Fabrizio Bellavista. «Nel pensiero economico italiano ci sono matrici e peculiarità che mettono al centro fiducia e socialità e puntano a ricostruire – attraverso un cosciente percorso di interazione con gli altri – un sostrato
collettivo» scrive Esposito, che individua il campione di questa filosofia in Antonio Genovesi, autore di scuola napoletana, con le sue Lezioni di commercio o sia Economia civile, del 1765. Per Genovesi l’economia non era altro che una «scienza della pubblica felicità». Quanto alla odierna sharing economy, perché sia un’opportunità occorre sviluppare nuove forme di condivisione per recuperare il ruolo dei beni comuni e delle persone. A questo proposito Bellavista cita una specificità italiana contemporanea, le Social Street, «mix inedito di feste di vie, di colazioni spontanee, di cinema ed assemblee nei cortili»: a Milano sono già 76.
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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE
Quadri di Francia, allons le jour di gloire est arrivè In un Paese che ancora arranca su disoccupati cronici e politiche di riassorbimento, c’è un dato in controtendenza: è quello dei 251 mila nuovi posti di lavoro per il ceto intermedio di fabbrica o d’ufficio. E il futuro è anche più roseo di Giuseppe Corsentino
È SEMPRE AL 4° POSTO NELLA POCO RACCOMANDABILE GRADUATORIA DEI PAESI UE CON IL PIÙ ALTO TASSO DI DISOCCUPAZIONE (CHE, SECONDO L’ULTIMA RILEVAZIONE
Ocse, è al 9,4%, appena sotto a quello italiano all’11,2% e a quello spagnolo al 17,2%, mentre in testa rimane la Grecia post-Troika con un drammatico 21,5%). I suoi servizi per l’impiego, probabilmente gli stessi cui guarda il nostro vicepremier Di Maio, non funzionano, non creano nuova occupazione, cioè non riescono a riciclare i disoccupati che cercano un altro posto di lavoro, e costano una cifra all’Erario (quasi sei miliardi di euro nel 2016), al punto che la Corte dei Conti, in un report consegnato al Ministero del Lavoro e all’Eliseo a metà luglio, ha immaginato una terapia radicale, cioè una riforma profonda, sulla base di ben sei nuove “orientation” e 14 raccomandazioni: come a dire, rifate tutto per evitare di continuare a sprecare denaro pubblico con risultati modestissimi per i 500mila disoccupati titolari di un CPF, Compte Personnel de Formation, quello che prima o poi dovrebbe riaprire le porte a una nuova occasione di lavoro. Eppure, in questo scenario negativo, che è anche alla base della perdita di consenso del presidente Macron (sceso precipitosamente a -40%, dati Ifop, il più accreditato istituto di sondaggi), c’è qui in Francia un segmento non secondario del mercato del lavoro che sta andando bene, talmente bene da far dire a Jean-Marie Marx, che non è un lontano parente del filosofo tedesco, ma il direttore generale dell’Apec, Agence pour l’emploi du cadres, che il 2018 sarà un’annata
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eccezionale per l’occupazione e lo sviluppo di carriera dei quadri, quel ceto intermedio di fabbrica (o d’ufficio) che in Italia ha sempre contato poco (tranne quella supermediatizzata Marcia dei Quadri Fiat organizzata a Torino da uno sconosciuto Luigi Arisio ai tempi delle colonne brigatiste e dell’occupazione comunista, del Pci di Berlinguer, a Mirafiori, primi anni ‘80) e che, invece, qui in Francia ha avuto sempre una funzione non secondaria nel processo produttivo e un ruolo importante nella gerarchia capitalistica. Ebbene, quest’anno - come certifica, dati alla mano, monsieur Marx - il mercato del lavoro dei quadri è cresciuto del 4,5%, percentuale che tradotta in valori assoluti significa 251mila posti di lavoro, 11 mila in più rispetto al 2017 che pure era stato considerato un anno record con 240mila assunzioni. Il futuro è ancora migliore. Le previsioni dell’agenzia diretta da Marx parlano, infatti, di 255mila assunzioni nel 2019 e 260 nel 2020, come a dire una situazione di pieno impiego (con un tasso di disoccupazione di appena il 3,5%, quasi il triplo di quella attesa nel periodo nel resto del mondo occidentale), nonostante un certo rallentamento della crescita del Pil francese (dal 2,3% dell’anno scorso all’1,9 di quest’anno per scendere all’1,6% alla fine del decennio). Insomma, per dirla con una battuta, la Francia s’est encadrée, e per i prossimi anni questo middle management che ha al suo attivo buone scuole, buona formazione e buoni curricula non dovrebbe conoscere altre crisi e correre a iscriversi all’ufficio del lavoro più vicino. Già per il terzo trimestre 2018, il 56%
delle aziende francesi prevede di reclutare almeno un quadro, rafforzare il processo produttivo e/o la rete commerciale con l’innesto di una professionalità matura e ben attrezzata per gestire il “post-crisi”. Si capisce anche dal discorso d’insediamento del nuovo presidente del Medef, la Confindustria francese, Geoffrey Roux de Bezieux. «Le imprese nazionali - ha detto il giovane (60enne) e rampante de Bezieux - sono arrivate quasi spompate alla fine del tunnel della crisi: magazzini vuoti, risorse umane al lumicino, management depresso. La ripresa delle assunzioni, soprattutto di quadri intermedi di solida preparazione e competenza è un buon segnale per il made in France». Così com’è un buon segnale il fatto che il maggior numero di assunzioni si registri nei settori della transizione energetica, delle tlc, dei servizi informatici e del marketing che utilizza tutte le risorse delle nuove tecnologie - leggasi, intelligenza artificiale - per cambiare radicalmente l’approccio commerciale, la vendita, la post-vendita. Unico dato negativo: i livelli retributivi che crescono poco rispetto al 2008, anno I della Grande Crisi. Ma questo è un fenomeno globale, uno dei frutti avvelenati della globalizzazione, come si legge nell’ultimo rapporto Ocse sul mercato del lavoro in tutto il mondo (presentato a metà luglio). La Francia non fa eccezione, l’Italia fa anche peggio.
IL GUSTO DELLA LIBERTÀ il quotidiano approfondito
QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET
Conversazioni con i colleghi, registrabili per la Cassazione È legittimo il comportamento del lavoratore che registra le conversazioni effettuate con i colleghi o con il datore di lavoro a loro insaputa? La Suprema Corte ha dato risposta affermativa DI ANGELO CHIELLO
È
legittimo il comportamento del lavoratore che registra le conversazioni effettuate con i colleghi o con il datore di lavoro a loro insaputa? La registrazione non lede il diritto alla privacy e alla riservatezza? Quella di registrare le conversazioni all’insaputa dell’interlocutore è una prassi sempre più diffusa, favorita anche dal fatto che portiamo sempre con noi cellulari e smartphone che permettono di registrare senza dare nell’occhio, alla quale sempre più spesso i lavoratori ricorrono al fine di precostituirsi la prova di condotte asseritamente illecite da parte dei colleghi o del datore di lavoro. L’esigenza del diritto di difesa prevale sul diritto alla privacy? Sulla questione si è recentemente pronunziata la Corte di Cassazione con sentenza n. 11322 del 10 maggio 2018. Il caso sottoposto alla Suprema Corte era quello di un lavoratore che, per difendersi da alcune contestazioni disciplinari mossegli dal datore di lavoro, aveva consegnato una chiavetta USB contenente le registrazioni di conversazioni con altri dipendenti effettuate sul luo-
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IL PROLIFERARE DI SMARTPHONE E DISPOSITIVI RENDE PIÙ FACILE LA REGISTRAZIONE DI CONVERSAZIONI IN UFFICIO
go di lavoro, in orario di lavoro e a insaputa dei colleghi. Ritenuto, tale comportamento, una “gravissima violazione della legge sulla privacy” di tale gravità da “ledere irrimediabilmente il vincolo fiduciario”, il datore di lavoro avviava un nuovo procedimento disciplinare nei confronti del dipendente e lo licenziava per giusta causa. Il licenziamento veniva dichiarato legittimo dal Tribunale di Vasto, sul presupposto della violazione della normativa sulla privacy da parte del lavoratore, e illegittimo dalla Corte di Appello di LA CORTE DI CASSAZIONE HA ANNULLATO IL LICENZIAMENTO DI UN DIPENDENTE CHE AVEVA REGISTRATO CONVERSAZIONI CON I COLLEGHI PER TUTELARSI
L’Aquila “per sproporzione rispetto ai fatti contestati”. La questione è stata quindi sottoposta al vaglio della Corte di Cassazione. Al fine di valutare la liceità o meno della condotta del dipendente licenziato, la Cassazione richiama la normativa sulla privacy e la giurisprudenza in materia. In particolare, la Suprema Corte osserva che il trattamento dei dati personali può essere eseguito anche in assenza di consenso della persona interessata se è volto a far valere o difendere un diritto in sede giudiziaria, o per svolgere le investigazioni difensive previste dalla legge
n. 397/2000, a condizione che i dati siano trattati esclusivamente per tali finalità e per il periodo strettamente necessario al loro perseguimento. Come già aveva rilevato la Suprema Corte in precedenti pronunciamenti, si tratta di “bilanciare le contrapposte istanze della riservatezza da una parte e della tutela giurisdizionale del diritto dall’altra e pertanto di contemperare la norma sul consenso al trattamento dei dati con le formalità previste dal codice di procedura civile per la tutela dei diritti in giudizio” (Cass. S.U., n. 3034/2011). In linea con tale impostazione e in ambito più strettamente lavoristico, è stato quindi precisato che la registrazione fonografica di un colloquio tra presenti, se operata da persona che ne sia partecipe, costituisce prova documentale ammissibile sia nel processo civile che in quello penale (Cass. n. 27424/2014 e Cass. pen. n. 31342/2011). Riprendendo le argomentazioni della Corte territoriale, la Cassazione ha quindi osservato che, nel caso sottoposto alla sua attenzione, il dipendente licenziato aveva adottato tutte le cautele necessarie per evitare il diffondersi delle registrazioni “incriminate” e che l’utilizzo delle registrazioni era stato determinato solamente dall’esigenza di “tutelare la propria posizio-
ne all’interno dell’azienda, messa a rischio da contestazioni disciplinari non proprio cristalline” e dall’esigenza di “precostituirsi un mezzo di prova”. La Suprema Corte ha quindi ritenuto operante la deroga al principio del preventivo consenso, il dipendente essendosi limitato a esercitare il proprio diritto di difesa. Di qui l’illegittimità del licenziamento; e di qui la reintegrazione del dipendente nel posto di lavoro. Correggendo la conclusione alla quale era pervenuta la Corte di Appello, la Cassazione ha infatti osservato che la legittimità della condotta del dipendente licenziato comporta tout court “l’insussistenza del fatto contestato”, e quindi l’applicazione della tutela prevista dall’art. 18, comma 4, della l. n. 300/1970, e non quella, di carattere esclusivamente risarcitorio, prevista dal successivo comma quinto. La questione non è affatto chiusa. Già in precedenza la Cassazione aveva ritenuto idonea a fondare il licenziamento la condotta del dipendente consistente “nella registrazione della conversazione tra presenti all’insaputa dei conversanti e nell’impossessamento di un’e-mail non destinata alla visione” del dipendente, circostanze “ritenute entrambe di per sé in contrasto con gli standard di comportamento imposti dal dovere di fedeltà di cui all’art. 2105 c.c. e da una condotta improntata a buona fede e correttezza e tali da minare irreparabilmente il rapporto fiduciario” (Cass. 8.8.2016 n. 16629). A complicare ulteriormente la situazione è intervenuta, sei giorni dopo il deposito della sentenza n. 11322 del 10.5.2018, una nuova ordinanza con la quale la Cassazione afferma che “la registrazione di conversazioni tra presenti all’insaputa dei conversanti configura una grave violazione del diritto alla riservatezza, con conseguente legittimità del licenziamento intimato” (Cass. 16.5.2018 n. 11999). Evidentemente, quel punto di equilibrio tra le contrapposte istanze della riservatezza da una parte e della tutela giurisdizionale del diritto dall’altra è ancora da conquistare.
DI PAOLO ANNONI
QUEL VIZIO EUROPEO DI NON CONSIDERARE I VOTI CHE NON PIACCIONO COME CON BREXIT
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a visita del Presidente americano Trump in Inghilterra ha mantenuto vivo il dibattito sulla Brexit dopo le dimissioni di Boris Johnson. L’Inghilterra non ha dimostrato di aver preso particolarmente sul serio la scadenza per le trattative con l’Ue e molti dubitano, a ragione, che abbia tempo, sempre ammesso che abbia voglia, di affrontare un hard Brexit senza accordo. Più si avvicina la scadenza, più appare irrealistico un accordo e più sarebbe necessario mettere in atto i preparativi per affrontare l’evento. È anche da queste considerazioni, tutte ragionevolissime peraltro, che si arriva alla conclusione che, in qualche modo, verranno neutralizzati gli effetti del referendum del 2016. L’unica considerazione che ci sentiamo di aggiungere è che l’Inghilterra si è tenuta in mano un jolly nei confronti dell’Unione in una fase particolarmente delicata; l’unica questione su cui concordano europeisti e anti-europeisti è che oggi l’Europa non è attrezzata per affrontare una crisi “sistemica” o un altro evento “Lehman”. A prescindere da quello che si pensi della Brexit o dell’Europa rimane irrisolta la questione di come sorvolare sul referendum del 2016. Si è chiesto un voto, il voto è stato dato e si decide di ignorarlo. Forse non si doveva chiedere quel voto, però per 6/12 mesi non si è parlato d’altro. Potremmo dire che si sia trattato di un incidente di percorso, ma purtroppo la costruzione dell’Unione europea è costellata di episodi di questo tipo in cui si è chiesta un’opinione e in caso negativo si è deciso di ignorarla. Ne citiamo alcuni: referendum sul trattato di Maastricht nel 1992 in Danimarca (si rivota); referendum sul tratto di Nizza in Irlanda nel 2001(si rivota); referendum sulla Costituzione
europea in Francia nel 2005 (ignorato); referendum sulla Costituzione europea in Olanda nel DONALD TRUMP 2005 (ignorato); referendum sul trattato di Lisbona in Irlanda nel 2008 (si rivota); referendum sul salvataggio europeo nel 2015 in Grecia (ignorato). Una riedizione del referendum sulla Brexit, perché la prima volta è uscito un “voto sbagliato”, o il fatto che venga disatteso è in realtà solo uno dei molti episodi simili. Non si ricordano episodi uguali e contrari; cioè non ci sono stati referendum o consultazioni con un esito positivo verso l’Europa che si è scelto di ignorare. In questo caso tra l’altro cosa avrebbero detto i vincitori? Se al secondo referendum sulla Brexit vincerà il remain siamo a posto così o c’è lo spareggio? Nel caso i sostenitori del leave possono chiederne un terzo? In alcuni Paesi consultazioni di questo tipo non sono mai avvenute. Se si considera la sostanziale mancanza di poteri del Parlamento europeo si capisce la velocità con cui “populismi/ sovranismi” sono emersi e la rapidità con cui si è passati a un diffuso malessere nei confronti delle istituzioni europee. Possiamo dire che il processo di costruzione dell’Europa oggi vada avanti allo stesso modo, sostanzialmente ignorando il parere della gente, o “in segreto” senza premurarsi di rendere chiari quali siano le condizioni del gioco. Per esempio, a noi italiani non era chiaro che saremmo dovuti “diventare tedeschi” con l’euro, nessuno ce l’ha detto, non c’è stato alcun dibattito e quando l’abbiamo scoperto era troppo tardi; forse saremmo entrati con una volontà più forte di cambiare registro su molti nostri difetti. http://www.ilsussidiario.net/News/ Economia-e-Finanza/2018/7/14/ BREXIT-Referendum-bis-Un-altraprova-che-per-l-Ue-la-democrazia-e-unostacolo/830316/
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TALENT SHOW
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CI PIACE IL MECENATISMO LUNGIMIRANTE DI DEL VECCHIO Il patron di Luxottica ha deciso di donare 500 milioni per la realizzazione di un campus medico scientifico
È
un tipo schivo, ma sono anni che la business community riconosce in lui un genio dell’imprenditoria: Leonardo Del Vecchio, fondatore e padrone della Luxottica, 83 anni, patrimonio personale stimato in circa 23 miliardi di dollari. Ebbene: anche per uno infinitamente ricco come lui, peraltro consapevole di quanto la ricchezza sia difficile a crearsi essendo vissuto a lungo nell’orfanotrofio dei Martinitt, 500 milioni di euro sono tantissimi soldi. Ma forse proprio aver conosciuto da vicino la sofferenza aiuta a vederli per quel che sono: un miracolo a spenderli per aiutare il prossimo, polvere a conservarseli inerti in un forziere. Sta di fatto che Del Vecchio, attraverso la sua fondazione, donerà 500 milioni di euro al progetto del campus medico scientifico di oltre 100 mila metri quadri, specializzato nell’oncologia e nella cardiologia, con ospedali, centri di ricerca, università, incubatori di start-up e alloggi per studenti e pazienti, che sorgerà attorno all’Istituto oncologico europeo e al Centro cardiologico Monzino. Un progetto che colloca a pieno titolo l’ex Martinitt accanto a quei grandi ricchi che magari in vecchiaia scoprono che farsi filantropi è il modo più nobile e degno di costruirsi un posto sicuramente nella memoria del mondo e, per chi ci crede, in un mondo migliore. Accanto a gente come Warren Buffet o Bill Gates, per capirci. Da sottolineare che alla Fondazione, per volere di Del Vecchio, andrà oltre il 5% degli utili che la cassaforte di famiglia maturerà e verserà per statuto ogni anno. E che il buon esempio dell’imprenditore ha convinto anche Unicredit a sostenere generosamente il progetto. Ci piace.
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Ora Del Vecchio può essere paragonato ad altri grandi (e generosi) finanzieri come Buffet o Bill Gates
L’imprenditore genovese ha cercato di far fruttare i guadagni ottenuti con Pirelli. Ma ha fallito
linio il Vecchio dovrebbe tenere lezioni a Genova, dove, nell’azionariato di Carige, si svolge una singolar tenzone di Vittorio Malacalza contro tanti, se non tutti. Il grande ma anziano industriale genovese dell’acciaio - che a suo tempo, vendendo le sue Trametal e Spartan, incassò (si dice) 1,2 miliardi - ha investito più di 260 milioni di euro in Carige per comprare il 17,5% del capitale, e oggi quella quota vale appena 35 milioni e va “protetta” aderendo ad un ulteriore aumento di capitale che comporterà di spenderne ulteriori 90 circa. Che c’entra Plinio? C’entra, perché il grandissimo storico racconta di quando Apelle, pittore sublime, dipingendo nel bel mezzo dell’agorà, come spesso faceva, accettò di buon grado il consiglio di un ciabattino che aveva osato suggerirgli come ritoccare il disegno di un sandalo. Ma quando all’indomani, il medesimo artigiano si era permesso di interloquire con l’artista sul particolare di un volto, si era sentito rispondere: “ne supra crepidam sutor iudicaret”, ossia: “che il ciabattino non giudichi più in su della scarpa”. Nessun dispregio in quest’apologo sulla competenza, solo tanta saggezza. Malacalza era un grande nel suo ramo e, investendo in Pirelli parte dei suoi soldi, ha avuto il fiuto e anche la fortuna di guadagnare 300 milioni. Ma non è sempre domenica. Lì, il miracolo della buona gestione l’ha fatto il capo azienda che lui ha attaccato, Marco Tronchetti Provera. Qui, in banca, l’amministratore delegato Paolo Fiorentino che lui attacca – uno dei banchieri più in gamba del mercato – miracoli non ne può fare. E investire in una banca nel 2015…non è stato per Malacalza proprio un capolavoro alla Apelle. Non ci piace.
NON CI PIACE L’INVESTIMENTO TEMERARIO DI MALACALZA La fiche da oltre 260 milioni messa in Carige nel 2015 si è tramutata in un bagno di sangue che oggi ne vale solo 35
WEB
La forte presenza sul web è un aspetto vincente del network di Panorama, con il sito del magazine ma anche con Panoramauto.it, Icondesign.it e Iconmagazine.it. Un mondo online dove le news, ma anche la moda, lo stile, il design e i motori attirano ogni giorno una grande audience.
POLO DEL LUSSO
Due testate upmarket che raccontano il lifestyle contemporaneo: moda, stile, design e le loro contaminazioni. Icon e Icon Design rappresentano l’universo più ampio di Panorama, la sua capacità di intercettare la contemporaneità e di rappresentare target diversi.
EVENTI
Panorama d’Italia è un viaggio alla scoperta delle eccellenze del made in Italy. Un format di successo che conferma per l’edizione 2018 nuove sfide e nuove città da scoprire con l’obiettivo di raccontare il meglio dell’Italia attraverso le storie di personaggi dell’attualità, dell’imprenditoria, del cinema, della letteratura, della musica, dell’enogastronomia e dell’innovazione. Dopo aver toccato 45 città, raggiunto 20.000.000 di persone con 550.000 partecipanti agli eventi e 373.000 utenti social raccogliendo tra il pubblico di tutta Italia e dal mondo consensi e riconoscimenti con il 2018 il tour di Panorama d’Italia giunge alla sua quinta edizione.
Panorama è molto più di un leader storico nell’informazione italiana. È un network multicanale che vive nel quotidiano l’evoluzione della nostra società. E che sa, attraverso le sue molteplici emanazioni, ispirare e coinvolgere una vasta audience composta da target anche diversi tra loro. Ma che hanno in comune il dinamismo e la visione di un’Italia che vuole ritornare protagonista.
SABAINI, L'ULTIMO DEI MODICANI CHE CREDE ALLO SVILUPPO DEL SUD STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE
Resistere, resistere, resistere. Sì, ma non solo. Nel Mezzogiorno inchiodato ai dati di una crescita sempre più asfittica, le imprese in attivo non possono limitarsi a continuare a sopravvivere e accontentarsi di presidiare la loro fetta di mercato. Hanno il dovere invece di innescare circoli virtuosi e ricadute significative per i loro territori. Ecco: Sabadì, piccola azienda dell'agroalimentare, messa su in Sicilia da un veronese visionario, l'ha fatto.
Storia di un veronese che deciso di investire in Sicilia, nel cioccolato di Modica, e che oggi, non pago della scommessa vinta, ha convinto un fondo di venture capital a finanziare altre idee imprenditoriali locali di Marco Gemelli
C'
è chi lo ha definito un emigrante “al grande - e positivo - sulla vita delle persone. contrario”, ed è una definizione decisaA ben vedere, quella di Simone Sabaini è una mente calzante per indicare chi ha avuto il storia imprenditoriale del tutto singolare: coraggio di lasciare una carriera ben avviata aveva un lavoro nel campo della finanza in in una città del nord per venire a lavorare Veneto, ma alla fine del 2008 ha deciso di nel Mezzogiorno, ben consapevole dei luomollare tutto, lasciarsi alle spalle le sicurezghi comuni a cui sarebbe andato incontro. ze di una vita e cambiare radicalmente abiIl fatto è che Simone tudini e professione. SONO SEMPRE STATO CONVINTO CHE Sabaini – 44 anni, ori«Anche se ho un’aniIN SICILIA SI POTEVA FARE IMPRESA. "OLTRE VENTURE" FINANZIERÀ LE IDEE ginario di Verona ma ma riflessiva – spiega modicano d’adozio- CHE MIGLIORANO LA VITA DELLA GENTE – ci ho messo un’ora ne – è sempre stato a prendere la decisioconvinto che la Sicilia sia una terra di grandi ne di venire a Modica, ho visto che qui avrei opportunità imprenditoriali, in controtenpotuto realizzare progetti su cui meditavo denza con il pensiero mainstream. In altre da anni. È stata una scelta di passione, conparole, per lui in Sicilia lo spazio per l’imprefermata dalla razionalità: qui si possono fare sa c’è. Ed è alla luce di questo assunto che la cose che altrove sono fantascienza, come sua azienda, Sabadì, operante nel ramo della accedere a finanziamenti a fondo perduto o produzione e vendita del cioccolato di Modia progetti di internazionalizzazione. Basta ca, sta avviando ora una collaborazione con lavorare e superare alcuni diffusi pregiudi“Oltre Venture”, il fondo di venture capital fizi: si pensa spesso che in Sicilia la mafia sia nalizzato a imprese che abbiano un impatto presente ovunque, ma esistono zone franche
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STORY-LEARNING
come la Val di Noto che sono prive di criminima Chiesa Madre, uno dei simboli della nalità diffusa. Oppure si pensa che un gap Sicilia sud-orientale, gioiello artistico del infrastrutturale rallenti gli spostamenti, ma barocco) per sviluppare attività culturali ma io riesco a far arrivare le merci a Milano in soprattutto per dare forma e valore a quello 24 ore». che secondo lui è un luogo unico. È così che nel febbraio del 2011 nasce a MoSe gli “anni modicani” di Simone Sabaini dica l’azienda Sabadì che ben presto si imposono passati all’insegna del valore del temne come uno dei protagonisti più qualificati po, il recupero del patrimonio e la valoriznel comparto del cioccolato modicano d’alta zazione della bellezza, in tempi più recenti è qualità. A distanza di qualche anno da quelarrivata la liason con Oltre Venture. la scelta, oggi Sabadì è un brand di respiro «La nostra collaborazione con Oltre Ventuinternazionale che fattura una cifra vicina al re s’innesta perfettamente, e ne è naturale milione di euro e un export distribuito in 35 evoluzione, rispetto a quanto fatto e comuPaesi. E se i fatti finora gli hanno dato ragionicato fin dalla nascita di Sabadì». Già, perne, Simone Sabaini è sempre più convinto ché la mission di Oltre Venture è canalizzare che fare impresa in Sicilia sia possibile e che risorse finanziarie verso iniziative innovasull’isola si possano cogliere opportunità tive ed efficienti offrendo agli imprenditori che al nord non esistono più. «Nelle filiere competenze manageriali e finanziarie. Prodella trasformaziomuove e supporta ALLEVI: «CON SABAINI ABBIAMO ne dei prodotti della aziende che operano OBIETTIVI COMUNI: INVESTIAMO IN terra e nei prodotti nei settori sociali, e in AGRICOLTURA, TURISMO E SANITÀ PER alimentari tipici – afparticolare nella saI VANTAGGI SOCIALI CONSEGUENTI ferma l’imprenditonità, nell’educazione, re - esiste una ricchezza inestimabile e mal nell’housing sociale, nell’area dei servizi alla sfruttata da valorizzare. Qui in Sicilia abbiapersona, nell’inserimento lavorativo e nello mo uno straordinario patrimonio di biodisviluppo economico di attività in aree geoversità, cultura e tradizione che aspetta di grafiche depresse. L’obiettivo delle aziende essere guardato con occhi diversi, valorizzain cui investe è quello di sviluppare nuove to con competenza e lungimiranza». La sua e migliori soluzioni per affrontare i bisogni esperienza personale ne è riprova: non solo sociali e collettivi, creando valore non solo Simone Sabaini ha creato una società di sucper gli azionisti, ma anche per gli utenti e cesso ma ha anche investito in proprio nel per l’intera collettività. «Con Sabaini abbiaterritorio che lo ha accolto, ristrutturando mo obiettivi comuni – sottolinea l’ad di Oltre e poi utilizzando gli spazi che comprendono Venture, Lorenzo Allevi – perché ci occupiai giardini di San Giorgio (i giardini lungo la mo di investire in settori come agricoltura, monumentale scalinata che porta all’omoeducazione, turismo e sanità guardando sia
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SIMONE SABAINI, FOUNDER DI SABADÌ
al ritorno economico che a quello sociale, in termini di vantaggi per la comunità di riferimento. Sul fonte turistico, ad esempio, vogliamo aiutare il Sud Italia a sviluppare le proprie imprese per creare occupazione». Tanto per Simone Sabaini che per Oltre Venture, insomma, il Sud è la risposta positiva, la chiave di volta, il luogo della sfida. In barba alle statistiche, ai luoghi comuni e agli indicatori, per loro «è al Sud che la qualità della vita è più elevata, perché – sostiene il fondatore di Sabadì - è qui che è possibile coniugare uno stile di vita più affine ai bisogni primari e alla natura sociale dell’essere umano». Insieme a Oltre Venture, Simone intende dare aiuti concreti alle imprese apportando capitali finalizzati allo sviluppo, coniugando pragmatismo, competenza e attenzione sociale. I due, in particolare, stanno ricercando progetti imprenditoriali nel Sud su cui poter investire – con investimenti con un taglio non inferiore a 500mila euro - al fine di favorire l’incremento occupazionale. Stanno cercando aziende già avviate che mirano ad espandere la loro attività: il progetto deve avere un modello di business chiaro che dimostri il potenziale per la scalabilità e sostenibilità finanziaria.
STORY-LEARNING DIGITAL
Fare shopping col segugio che stana i “tarocchi” Certilogo, la app creata da Michele Casucci, rende il consumatore parte attiva, insieme al brand, nel processo di riconoscimento dei prodotti contraffatti di Riccardo Venturi
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MICHELE CASUCCI, FONDATORE E AD DI CERTILOGO
are dei consumatori, armati di uno rante l’autenticazione il consumatore fornismartphone, le sentinelle anti-consce al sistema una serie di informazioni tra traffazione. È l’idea semplice e potencui il proprio profilo, la propria posizione e te che ha permesso a Certilogo, piattaforma il negozio online o offline dove è stato trodigitale dedicata all’autenticità nata a Milavato il prodotto. La piattaforma Certilogo no nel 2006, di diventare leader globale: a combina i dati inviati dagli utenti con quelli oggi sono 80 i top brand che hanno aderito forniti dai brand e restituisce un risultato al network, e oltre 1,8 milioni le autenticarapido e chiaro: autentico o falso. Se scopre zioni di prodotto eseguite da consumatori di avere a che fare con un prodotto contrafdi 170 Paesi diversi. «La nostra clientela è fatto, il consumatore può fare richiesta del parte attiva nel contrastare il dilagante feFake Report, un documento che permette di nomeno della contraffazione – dice Micherichiedere un rimborso al negozio o vendile Casucci, fondatore e ad di Certilogo - la tore online da cui ha acquistato o al servizio nostra è infatti l’udi pagamento, come nica tecnologia per CERTILOGO È DISPONIBILE IN 10 LINGUE la carta di credito, l’autenticazione dei SUI PRINCIPALI APP STORE. SONO OLTRE che ha utilizzato. Il si1,8 MILIONI LE AUTENTICAZIONI ESEGUITE prodotti che consenstema è basato su un DAI CONSUMATORI DI 170 PAESI te ai brand di collamotore di intelligenborare direttamente con i propri consumaza artificiale 100% made in Italy, «sviluppatori per identificare i prodotti falsi, sia nei to da persone eccellenti dalle competenze punti vendita fisici sia online, utilizzando lo robuste, formate al Politecnico di Milano smartphone o il pc». I brand che scelgono – spiega Casucci - abbiamo a capo del proCertilogo aggiungono sull’etichetta un codidotto un esperto che si è occupato a livello ce identificativo, a cui sono associate le inaccademico di intelligenza artificiale ben formazioni sulla catena distributiva. Per inprima che diventasse di moda. Sono spesso terrogare il codice Certilogo il consumatore in giro per l’America e posso dire che i noutilizza gratuitamente l’app Authenticator stri ingegneri sono bravissimi, non hanno disponibile in 10 lingue per Apple, Android niente da invidiare a quelli più celebrati di e desktop, che consente di scansionare il QR altre parti del mondo, basta saperli scegliecode o di digitare le 12 cifre del codice. Dure». L’altro elemento geniale di Certilogo è il
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fatto che i consumatori – autenticatori, mentre collaborano nella lotta alla contraffazione, forniscono una quantità di dati preziosissimi per i brand. La piattaforma li elabora tutti e li trasforma in approfondite analisi in materia di contraffazione, catena distributiva, mercati paralleli e, last but not least, profili dei consumatori. I brand che hanno scelto Certilogo, da Versace a Moschino, da Lanvin a Cavalli, da Stone Island a Diesel, da Ballantyne a Colmar, da Zanotti a Chopard, hanno a disposizione “Certilogo Analytics”, un tool online con un’interfaccia utente intuitiva e funzionalità auto-esplicative, che consente di accedere a dati e informazioni generati dalla piattaforma in tempo reale. Certilogo è già leader globale, ma punta a espandersi in diversi altri settori: «oggi il nostro baricentro è su fashion e luxury apparel - osserva Casucci – un po’ perché siamo in Italia, un po’ perché abbiamo creato un’expertise in questo campo. Ci sono altri tre settori che sono particolarmente colpiti dalla contraffazione: elettronica di consumo, food e farmaceutico. Abbiamo ampi margini di crescita, c’è ancora tutto da fare, il che è anche molto divertente».
MEDTECH STORY-LEARNING
C’è un robot che debella i batteri-killer degli ospedali Una luce pulsata Uv-C, una lampada allo xeno, e i 20 agenti patogeni più perniciosi per le malattie ospedaliere vengono neutralizzati automaticamente
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di Victor De Crunari
i chiama Light Strike, non abbatte birilli ma batteri responsabili delle infezioni delle organizzazioni sanitarie (IOS), che in Europa uccidono più degli incidenti stradali: 29mila a 26mila, di cui circa 2600 vittime solo in Italia. Il robot realizzato da Xenex, azienda fondata in Texas da due epidemiologi delle malattie infettive, e distribuito in Italia da Ab Medica, azienda italiana leader nella produzione e nella distribuzione di tecnologie medicali avanzate e di sistemi di chirurgia robotica, può abbattere i numeri di questa strage silenziosa grazie a una luce pulsata UV-C emanata da una lampada allo xeno, che sanifica gli ambienti ospedalieri e assistenziali debellando oltre 20 tipi differenti di microrganismi patogeni. Light Strike viene impiegato sia nelle camere di degenza che in sala operatoria, dove opera in autonomia senza bisogno della presenza del personale sanitario. La sua tecnologia agisce sul dna dell’agente patogeno e sulla sua parete cellulare, distruggendolo in soli cinque minuti in quattro modi differenti: fotoidratazione, che inibisce il funzionamento del dna dei batteri; fotodivisione, che distrugge i filamenti del dna; fotodimerizzazione, che danneggia i legami del dna; e foto-crosslinking, che danneggia le sue pareti cellulari. Le IOS sono dette anche infezioni correlate all’assistenza (ICA), perché
UN’IMMAGINE DEL ROBOT STERMINA-BATTERI
possono manifestarsi in tutte le strutture sanitarie non strettamente ospedaliere ma anche in residenze per anziani o strutture di lungo-degenza e di riabilitazione. Si tratta di un problema che si sta aggravando a causa dell’aumento di pazienti in età avanzata, con malattie croniche, in trattamento con farmaci che diminuiscono le attività di difesa del sistema immunitario. Uno studio del 2013 fatto dagli European Centre for Control of Diseases (ECDC) ha stimato 3.200.000 pazienti con IOS in un anno negli ospedali per acuti in Europa. OGNI ANNO IN ITALIA 2600 PERSONE MUOIONO PER LE MALATTIE CONTRATTE NEL CORSO DI DEGENZE SOSTENUTE PER CURARNE ALTRE
Oltre il 25% delle IOS è causato da batteri multi-resistenti agli antibiotici (MDR), selezionati dal consumo di antibiotici spesso usati in modo non corretto sia per trattare l’uomo che per gli allevamenti degli animali. Con l’abuso degli antibiotici non facciamo altro che selezionare i batteri più resistenti ed eliminare i batteri più sensibili. Uno studio commissionato dal governo inglese ha stimato 750mila morti all’anno nel mondo a causa della resistenza agli antibiotici; se non si controllerà la diffusione dei batteri MDR, nel 2050 si conteranno 10 milioni
di morti, più del cancro che ne fa 8. L’Italia è tra i Paesi dove gli MDR sono più diffusi, perché non sono state attivate azioni di sorveglianza, prevenzione e controllo come in altri paesi. L’OMS ha lanciato una campagna a favore dell’igiene delle mani; è stato anche tradotto in italiano il libro “Le Geste qui sauve”, che racconta l’importanza del controllo delle infezioni attraverso le attività svolte da Didier Pittet, epidemiologo ospedaliero e direttore dell’Infection Control Programme e dell’WHO Collaborating Centre on Patient Safety presso l’Università di Ginevra. Secondo il primo rapporto globale OMS, le infezioni nosocomiali provocano un prolungamento della durata di degenza, della disabilità a lungo termine, dell’aumento della resistenza dei microrganismi agli antibiotici, oltre ad un carico economico aggiuntivo per i sistemi sanitari, per i pazienti e le loro famiglie, senza dimenticare la mortalità in eccesso. In Italia si stima che la frequenza di pazienti con un’infezione contratta durante la degenza sia pari al 6,3% dei soggetti ricoverati. Sebbene non tutte le infezioni siano prevenibili, si valuta che il 50% di queste potrebbe essere evitato con l’adozione di politiche sanitarie più attente. Il robot Light Strike è un’arma tecnologica che può dare un contributo importante alla battaglia contro i batteri multi-resistenti.
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STORY-LEARNING IL PAESE CHE CRESCE
TEAMLEADER CREA UN FONDO DA UN MILIONE
LA SQUADRA DI TEAMLEADER
L’impresa belga di consulenza aziendale lancia una nuova interfaccia Un fondo integrativo da un milione di euro ed una nuova interfaccia (API) sono gli strumenti annunciati recentemente da Teamleader, l’azienda di digitalizzazione d’impresa e consulenza, per migliorare l’interazione con i clienti e con gli sviluppatori di software. L’obiettivo è quello di consentire ad aziende terze di integrare i software dell’impresa belga. Le nuove misure sono rivolte anche alle startup europee per lo sviluppo e l’integrazione delle applicazioni. Il fondo integrativo e l’API accompagnano i clienti verso soluzioni easy-access e
facilitano le aziende nell’adozione del cloud. «Vogliamo rappresentare un importante ingranaggio nella macchina che guida le PMI europee verso il cloud – spiega Jeroen de Wit, CEO di Teamleader - Questo strumento andrà a beneficio di tutti, indipendentemente dagli obiettivi». L’azienda, nata a Ghent nel 2012, oggi può contare su oltre 150 dipendent, più di 10.000 PMI clienti e 30.000 utenti ed offre soluzioni di software SaaS (Software as a Service) e consulenza specifici in ambito CRM, gestione progetti e fatturazione orientati al consumatore.
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LA HOLDING ISA ENTRA IN FELICETTI Annunciata anche l’apertura di un nuovo pastificio in Trentino
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Importante traguardo per il pastificio Felicetti, con la costruzione di un nuovo stabilimento a Molina di Fiemme, in provincia di Trento. La struttura sarà edificata su un’area di 16.200 metri quadrati messa a disposizione da Trentino Sviluppo, grazie ad un accordo sottoscritto anche con la Provincia di Trento ed il Comune. Il nuovo ampliamento da 28 milioni di euro si è reso necessario per incrementare la produzione della storica pasta ottenuta da acqua di sorgente, data la mancanza di spazio nella sede principale di Predazzo. 23 milioni di euro saranno finanziati da Sparkasse e altre banche,
mentre altri 5 saranno messi a disposizione dall’Istituto Atesino di Sviluppo (ISA), che, in cambio, otterrà una partecipazione nella società Felicetti del 22%. Il pastificio ha individuato nella holding d un partner affine ai propri valori, mentre l’obiettivo di ISA è quello di accompagnare l’azienda in ulteriori piani di sviluppo, che potrebbero anche prevedere la quotazione in borsa nel medio termine. L’investimento non sarà destinato soltanto alla costruzione del nuovo stabilimento, ma anche all’acquisto di macchinari ed all’avvio delle due nuove linee produttive del pastificio.
ALLE BOTTIGLIE PIACE (E TANTO) L’ITALIA
LE BOTTIGLIE PRODOTTE DA VERALLIA
Verallia ha investito nel nostro paese 250 milioni. E ne ha pronti altri 80 Verallia, gruppo francese di proprietà del fondo Apollo, terzo produttore mondiale di packaging alimentare in vetro per il Food and Beverage, ha un debole per l’Italia. Ha sei impianti nel nostro Paese più due per il riciclo del vetro, ha investito oltre 250 milioni di euro sul nostro territorio. E ha da poco deciso di investire altri 80 milioni nei prossimi due anni sullo stabilimento di Villa Poma (Mantova) tra il rinnovamento dell’attuale impianto e la costruzione di un nuovo forno. Nel 2017 Verallia ha prodotto circa 16
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miliardi di bottiglie e vasi in vetro destinati ai mercati dei vini fermi, frizzanti e spumanti, degli spirits, prodotti food, birre e bevande analcoliche. Il modello aziendale mette insieme la forza del gruppo internazionale (presenza industriale in 11 paesi, 5 centri tecnici e 13 centri di sviluppo prodotto) e la prossimità al cliente, grazie alle circa 10.000 persone dedicate. Verallia è così in grado di offrire agli oltre 10mila clienti nel mondo soluzioni innovative, personalizzate e sostenibili.
LA SEDE DI FELICETTI A PREDAZZO
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STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Le startup continuano a proliferare, in ambito finanziario così come nel retail. C’è quella che permette di trattare i bitcoin come se fossero un bene rifugio, ma anche chi aiuta a svelare le contraffazioni. O il software che consente di snellire la procedura del tax refund. Sullo sfondo, un ecosistema molto dinamico che ha bisogno di appuntamenti fissi per capire “da che parte sta andando”
LA APP CHE FA FARE TRANSAZIONI IN BITCOIN E CHE PIACE ALLA FINANZA Christian Miccoli, già a.d. di CheBanca!, lancia la sua nuova creatura, Conio: società fintech che consente di operare in sicurezza sulla criptovaluta più nota. E che ha già raccolto 3 milioni di nuova liquidità di Marco Scotti
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ul fintech si è detto tanto, forse perfino “blocchi” verificati e immodificabili di infortroppo. Tutti sono pronti a gridare al mazioni entra così nel sistema bancario, asmiracolo, al nuovo sistema che, finalmente, sicurativo e viene rivolto anche a istituzioni porrà fine alla dittatura delle banche. Però, pubbliche e private. se a fare da nocchiero a una nuova esperienCon l’azienda fondata da Miccoli sarà posza nel settore c’è un vecchio – e navigato sibile operare con i bitcoin come se fossero – lupo di mare come Christian Miccoli, già una bene rifugio simile all’oro, consentendo amministratore deagli utenti di compalegato di CheBanca! CON CONIO È POSSIBILE OPERARE CON re, vendere e scamGruppo Mediobanca, I BITCOIN VENDENDOLI, COMPRANDOLI biare la criptovaluta E SCAMBIANDOLI COME SE FOSSERO allora c’è da drizzache ancora oggi ha UN BENE RIFUGIO SU CUI SCOMMETTERE re le antenne. Anche attirato le maggiori perché Conio – questo il nome della nuoattenzioni della comunità finanziaria interva società fondata appunto da Miccoli nel nazionale. 2015 con altri partner – ha appena raccolto Durante lo scorso mese di giugno, Conio ha tre milioni di dollari di nuova liquidità. Il chiuso con successo il proprio round Serie suo punto di forza è un’altra parola chiave A2 con cui ha rastrellato, grazie a investitori di quest’epoca di trasformazione digitale: qualificati coordinati dall’advisor strategico blockchain. La tecnologia che si basa su Innova et Bella, circa 3 milioni di dollari, a
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STARTUP-TELLING
A sinistra Christian Miccoli, a destra Vincenzo Di Nicola
fronte di una valutazione complessiva della società superiore ai 40 milioni. «L’immediata chiusura del Round – spiega Miccoli –, le lusinghiere condizioni espresse dai nostri nuovi Azionisti e il loro profilo di Investitori professionali testimoniano la credibilità del Progetto Conio e delle persone con le quali abbiamo il privilegio di condividere quotidianamente il nostro lavoro. Le risorse raccolte da Conio consentiranno un ulteriore sviluppo della nostra offerta di servizi a supporto dei nostri clienti retail e corporate per la gestione dei protocolli blockchain e dei wallet bancari per la gestione degli asset digitali. Le Banche, le Assicurazioni, le Imprese e le Istituzioni possono ritrovare oggi in Conio un partner ancora più forte per supportare le loro strategie di crescita sui nuovi mercati dei digital assets in tutto il mondo». La app è stata creata da Miccoli insieme a Vincenzo di Nicola, un master in computer science a Stanford e creatore della tecnologia di Gopago, una piattaforma di mobile payment in cloud che aveva attirato le attenzioni di Amazon e che oggi è parte del gruppo Verifone Inc. La società è nata con un finanziamento, tra gli altri, di Poste Italiane e, ad oggi, è riuscita a raccogliere un totale di 7 milioni. Una cifra che inizia a essere interessante e che consente di prefigurare una serie di applicazioni. Oggi è la prima società fintech in Europa a offrire alle istituzioni finanziarie, banche e assicurazioni, soluzioni integrate per la gestione di asset digitali, dai wallet per la gestione delle criptovalute all’integrazione dei protocolli blockchain all’interno di carte e servizi di pagamento su smartphone. Le soluzioni e i wallet Conio sono offerti in white e private label e sono perfettamente integrabili all’interno delle
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applicazioni finanziarie offerte dagli Istituti ternazionale. Le nuove risorse raccolte da Bancari alla propria clientela retail, privaConio ci consentono di intensificare le attite e corporate. Oltre ai due Co-Fondatori, vità di ricerca e sviluppo nei settori chiave Conio annovera tra i propri azionisti Poste e di prossimo utilizzo delle valute digitali: Italiane, Banca Finanziaria Internazionale, dall’e-commerce alle telecom, dalle automoFabrick, Boost Heroes (che fa capo all’imbili finanziariamente intelligenti agli smart prenditore Fabio Cannavale), il network contract assicurativi, facendo leva su tecnoItalian Angels for Growth, David Capital e logie blockchain di frontiera di cui stiamo un nutrito gruppo contribuendo allo di investitori profes- LO “SMART WALLET” È IL CUORE PULSANTE sviluppo. Su ognuno DI CONIO. È POSSIBILE ACCEDERVI sionali. di questi mercati ci TRAMITE APP PER SEMPLIFICARE Il cuore pulsante di UN MONDO ANCORA TROPPO COMPLESSO stiamo impegnando Conio è rappresenper poter soddisfare tato dal Portafoglio Bitcoin, pensato per la domanda crescente di partnership che ci ogni tipologia di utente e permette di comproviene da banche e assicurazioni, imprese prare, vendere, custodire, inviare e ricevere e istituzioni». Bitcoin direttamente dal proprio smartphoFrancesco Guido Bonetti, presidente di Inne. Allo “smart-wallet” è possibile accedere nova et Bella, advisor e coordinatore dell’oattraverso un’app per smartphone progetperazione di raccolta fondi, spiegato i motivi tata e realizzata con il preciso obiettivo di del successo della sottoscrizione: «Abbiamo semplificare un mondo molte volte ancora chiuso questo Round di finanziamento di troppo complesso per il grande pubblico. Conio lo stesso giorno di apertura, dopo Per iniziare ad usare il Portafoglio Bitcoin aver raccolto nel prebooking manifestazioni Conio basta scaricare l’app sul proprio d’interesse per una domanda pari a tre volte smartphone (disponibile per Android e e mezzo l’offerta. Conio offre alle banche e iOS). Immediatamente consente di visualizalle imprese una soluzione strategica e un zare in tempo reale il valore di cambio della wallet già operativo per competere alla pari criptomoneta e l’ammontare del proprio con i grandi leader internazionali. L’attenportafoglio. zione degli investitori professionali è stata «I nostri protocolli di sicurezza – spiega massima verso un mercato che secondo le Vincenzo Di Nicola –, garantiti da brevetti nostre stime coinvolgerà nei prossimi anni proprietari, assicurano ai nostri partner oltre 10 milioni di detentori di valute digistandard unici, di assoluta eccellenza intali in Italia e più di 400 milioni nel mondo».
il quotidiano approfondito
La rivoluzione approfondita e quotidiana.
STARTUP-TELLING DIGITAL
Tutto quello che avreste voluto sapere sulle startup L’Open Innovation Summit appena concluso ha permesso di fare il punto sull’ecosistema digitale. Un settore che sta crescendo a ritmo “cinese” e che manterrà il trend di Marco Scotti
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MARCO GAY, AMMINISTRATORE DELEGATO DI DIGITAL MAGICS
i sono molti modi per ricordare un amiMagics, ci ha raccontato che cosa lascia questa co che non c’è più. Digital Magics, il printappa del GIOIN appena conclusa: «L’Open cipale incubatore di startup italiano, Innovation Summit 2018 è un importante per di più quotato sul segmento AIM di Borsa momento di confronto per tutto l’ecosistema Italiana, ha deciso di ricordare Enrico Gaspedell’innovazione italiana. Come ogni anno vorini, uno dei soci fondatori, intitolandogli una gliamo fare il punto della situazione sugli sviserie di eventi che si svolgono durante l’anno. luppi del nostro settore: dai risultati raggiunti È questa l’anima di GIOIN (Gasperini Italian a quanto ancora deve essere fatto per innoOpen Innovation Network), un appuntamento vare processi interni, prodotti e servizi delle itinerante che quest’anno prevede sette tappe: aziende grazie alle startup digitali. Non solo: una sull’intelligenza artificiale e sulla realtà vogliamo anche approfondire i trend nazionali aumentata a Torino il 26 marzo scorso; una e internazionali come l’Intelligenza Artificiale, sull’impresa 4.0 a Napoli il 15 maggio scorso; che solo in Italia ha registrato una crescita del una sull’Open Innova58,7%, raggiungendo tion a Saint Vincent il L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE È CRESCIUTA nel 2017 i 79,8 milioDEL 58,7% NEL 2017, LE SOFT SKILL 6 e il 7 luglio appena ni di Euro; Industria e PER L’INDUSTRIA ADDIRITTURA DEL 63% passati; uno a Palermo Impresa 4.0, parliamo E DEL 41% NEL SETTORE DEI SERVIZI su arte turismo e tecdi circa 2200 milioni nologia che si è concluso pochi giorni fa, il 24 e +19,3% rispetto all’anno precedente; Food luglio; uno sul fashion tech a Milano il 25 sete Formazione 4.0 e Competenze Digitali, comtembre; uno sull’economia circolare a Roma a ponenti chiave per i lavoratori del futuro e per ottobre e uno sul fintech a Milano il 12 dicemchi già sta lavorando, che incidono su tutte le bre. Il GIOIN è il primo network dedicato all’inaree aziendali di tutti i settori con una media novazione delle imprese italiane riservato agli del 13,8%, con punte che sfiorano il 63% per imprenditori, ai top manager, ai professionisti soft skill specialistiche di Industria e il 41% nei e agli addetti ai lavori che vogliano toccare con servizi». mano le molteplici implicazioni che le nuove L’Open Innovation Summit 2018 ha coinvolto tecnologie hanno nei diversi settori della vita dunque i principali attori della digital transforquotidiana. mation, talenti e neoimprenditori digitali, inMarco Gay, Amministratore Delegato di Digital cubatori, investitori e imprese che si sono con-
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frontati per fare il punto della situazione sugli sviluppi di tutto l’ecosistema dell’innovazione italiana, approfondendo il modello dell’Open Innovation (innovare processi interni, prodotti e servizi delle aziende tradizionali grazie alle tecnologie delle startup) e tematiche nazionali e internazionali come: Industria e Impresa 4.0, Formazione e Competenze Digitali, Intelligenza Artificiale, FoodTech. L’Open Innovation Summit 2018 è stato anche l’appuntamento di sistema dedicato alle sinergie fra startup e aziende consolidate all’interno della terza edizione GIOIN, il primo network per le imprese che vogliono fare innovazione grazie alle tecnologie delle neoimprese digitali. La serie di incontri di Saint-Vincent, che si è tenuta presso il Parc Hotel Billia, Saint-Vincent Resort & Casinò, ha potuto contare su un parterre di ospiti provenienti da realtà diverse tra loro ma tutte coinvolte a pieno titolo dalla digital transformation. Per citarne alcuni, sono intervenuti i vertici di Cisco Italia, Comune di Milano, Deloitte, Electrolux, Fondazione LINKS, IBM Italia, Intesa Sanpaolo, Moleskine, mytaxi, Oracle, Piccola Industria di Confindustria, PoliHub Startup District & Incubator, Sisal, Smau, Talent Garden, Tamburi Investment Partners. Insieme a loro anche accademici come il Professor Piero Formica o il giornalista ed esperto di nuove tecnologie Massimo Gaggi.
STARTUP-TELLING MOBILITÀ
Massimo Vernetti, presidente di Quick No Problem Parking
parcheggi Quick ogni anno sono circa 8 milioni, mentre i possessori di Quick Cards sono 35mila. «Abbiamo da poco terminato la costruzione del nuovo parcheggio di piazza Bilotti a Cosenza – osserva Vernetti – dal punto di vista della tecnologia abbiamo la fortuna di avvalerci di player internazionali che producono impianti di grande qualità. È il caso di Skidata, che nasce dagli impianti sciistici ed è la principale azienda mondiale di impianti per parcheggi». La tecnologia si sta affermando Quick no problem parking ha iniziato la sua avventura nel campo sempre più nella gestione dei parcheggi, ma in aeroportuale. Oggi ha in gestione una ventina di stazioni ferroviarie Italia la sua diffusione è ancora limitata, comoltre ad altri parcheggi nel centro di numerose città plice una normativa poco stringente: «In Spagna i gestori sono obbligati a installare le teledi Riccardo Venturi camere – puntualizza il presidente di Quick no Napoli c'è un parcheggio che nel 2011 con noi è possibile prenotare non solo il posto problem parking – mentre da noi solo il 4-5% è stato premiato dall’European Parauto, ma anche le navette per andare al porto dei parcheggi ne sono dotati. Il futuro è dei king Association come il più bello e ino all'aeroporto. Inoltre grazie alla fibra ottica parcheggi che seguono l'auto da quando entra novativo d'Europa. È il Morelli, in pieno centro dalla nostra control room di Napoli gestiamo a quando esce, sia per la sicurezza che per il all'interno di una caverna ipogea vicino a piaztutti i parcheggi italiani, e possiamo parlare controllo dei pagamenti, attraverso le telecaza dei Martiri, sette piani con 250 posti auto in diretta con tutti i nostri clienti. I software li mere». Vernetti è anche presidente onorario di e 250 box privati, realizzati in soli 18 mesi da facciamo in casa, abbiamo una bella rete di sviAipark, l'Associazione nazionale parcheggi che Quick no problem parking, 30mila posti auto luppatori e stiamo continuando nella ricerca». fa parte dell'European Parking Association, in gestiti in Italia con 20 milioni di clienti all'anLa Quick no problem parking è nata e si è qualità sia di presidente di Quick no problem no, il cui quartier generale è proprio a Napoli. affermata in campo parking che di esperto VIA SMARTPHONE SI PUÒ PRENOTARE «Per noi il parcheggio non è solo un pezzo d'aaeroportuale, gestendi sistemi di traffico sfalto dove lasciare la macchina – dice Massido i parcheggi degli IL POSTO AUTO, LE NAVETTE PER ANDARE e di logistica della soIN AEROPORTO. CI SONO ANCHE SERVIZI mo Vernetti, presidente di Quick no problem aeroporti di Napoli, SMART COME RICARICHE E ALCOL TEST sta. «Con Aipark non parking – all'interno del nostro Morelli di NaMilano Linate, Paci occupiamo solo poli abbiamo realizzato un'agorà che è a dispolermo, Genova, Brindisi e Bari. Ha anche un di sosta – sottolinea il presidente onorario sizione per eventi della città o di privati, abbiaruolo di consulenza, che ha svolto ad esempio dell'associazione – ma in modo più ampio di mo servizi quali nursery, ricariche elettriche, per gli aeroporti di Venezia, Treviso e Torino. mobilità, strisce blu, smart cities, delle leggi alcol test...». A cambiare il ruolo dei parcheggi e Ha in gestione parcheggi in circa 20 stazioni che regolano la mobilità e la sosta, siamo coni bisogni di chi li utilizza è soprattutto l'avvento ferroviarie, oltre ad altri parcheggi nel centro sultati anche da Palazzo Chigi. Siamo di fronte delle smart cities, e Quick no problem parking di numerose città. È socio di maggioranza di a mutamenti travolgenti nella mobilità, incluso l'ha capito per tempo, puntando sulle nuove Sigea Costruzioni, che costruisce i parcheggi l'avvento dell'auto elettrica, dobbiamo cercare tecnologie: «Siamo all'avanguardia nei servizi della stessa Quick no problem parking, come di anticipare l'innovazione così che le città siaagli utenti – spiega Vernetti – via smartphone il Morelli di Napoli. Le auto che entrano nei no pronte per avere un ruolo diverso».
Il parcheggio 2.0 che offre soste smart a 8 milioni di italiani
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FINTECH STARTUP-TELLING
Basta moduli e code, in Italia il tax refund non è più un incubo Dall’idea di 4 startupper è nato Stamp, un software fintech gratuito che consente ai turisti di ottenere il 100% del rimborso Iva tramite tax free, senza trafile burocratiche di Marco Scotti
WAGNER ELEUTERI , MICHELE (AL CENTRO) E STEFANO FONTOLAN
una costante italiana: complicare quello che è semplice e creare un cortocircuito che si ripercuote in maniera negativa su di noi e sul business. È (anche) il caso del tax free: in paesi evoluti come il Giappone, ad esempio, il suo funzionamento è semplicissimo. Si fa un acquisto superiore a una certa soglia e si riceve uno sconto pari all’importo Iva. Quando si rientra in Italia, ci si reca in aeroporto, in dogana, e si consegna lo scontrino che dimostra lo sconto ricevuto. Fine delle operazioni. In Italia funziona al contrario. L’acquirente straniero che spenda più di 155 euro ha diritto a un rimborso solo dopo aver effettuato l’acquisto, che quindi viene effettuato a prezzo pieno. Per far ciò deve compilare un modulo cartaceo, fare code in aeroporto, per poi ottenere quanto gli spetta dopo mesi! Ma, e qui viene il bello, il malcapitato turista non riceve neanche l’intero importo che gli spetterebbe, bensì una quota decurtata dal 30 al 50% per le commissioni che devono essere corrisposte – altro assurdo – alle due o tre agenzie di tax refund che fanno da intermediari. Perché? Perchè il sistema del tax free non è gestito dallo Stato, come sarebbe ovvio, ma dai privati. Un’idea a dir poco strampalata che, in grandi città come Milano o Roma, finisce per penalizzare clamorosamente il commercio. Sì, perché soprattutto nelle grandi
boutique del centro, i visitatori provenienti da Cina, Russia e Usa valgono quasi il 60% del fatturato. Una cifra che potrebbe salire se si snellissero le procedure e, soprattutto, se venisse corrisposto ai turisti l’intero importo dovuto. In questo scenario kafkiano si è inserita, alla fine del 2016, Stamp, una startup creata da quattro giovani soci a che sta prendendo piede con un’idea tanto semplice quanto efficace: gestire in maniera automatizzata le procedure di tax refund, garantendo a chi ne ha diritto di rientrare in possesso dell’intero importo semplicemente non pagandolo a monte.
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«STAMP SI È DIFFUSA IN MANIERA MOLTO SODDISFACENTE. ABBIAMO GIÀ AIUTATO MOLTE MIGLIAIA DI CLIENTI MA SIAMO APPENA AGLI INIZI».
«La nostra – ci spiega Stefano Fontolan, uno dei “papà” di Stamp – è una soluzione che fa contenti tutti: i visitatori, che ricevono un trattamento “tax free” completo e non parziale; i negozianti, che non devono più sudare freddo quando si avvicina un turista a chiedere quanto gli è dovuto; il sistema economico nazionale che così è più attrattivo». Ma come funziona Stamp? Semplice: i turisti si registrano sul sito e inseriscono il periodo di permanenza nel paese straniero, eliminando così il modulo di carta da compilare. Una volta inseriti i dati,
non ci sarà più bisogno di rimetterli per altri acquisti. I negozianti, invece, non devono far altro che scaricare l’app per emettere fatture che presentano già lo storno dell’Iva. Nient’altro. E tutto gratuito, almeno per i merchant. I visitatori, infatti, possono beneficiare di Stamp a costo zero se spendono fino a 400 euro in Italia, altrimenti si passa all’account premium che, per 9 euro, permette di ricevere scontrini tax free per qualsiasi importo. «In questo modo – continua Fontolan – si crea un circolo virtuoso in cui i turisti sono invogliati a fare acquisti e a spostarsi tra i negozi, perché è come se fossero immersi in un outlet grande come tutta la penisola». «Al momento – conclude Fontolan – siamo attivi solo in Italia, ma l’idea è di espanderci in tutta Europa. Siamo partiti in quattro, ma ora siamo già in dieci e ci stiamo ingrandendo: siamo una software house, quindi principalmente ricerchiamo sviluppatori e informatici, ma stiamo anche guardando a figure che ci possano consentire di incrementare il nostro business. Infatti siamo in procinto di chiudere degli accordi con i principali brand del lusso».
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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE AVANZA
BENDING SPOONS LANCIA 3 APP SU ANDROID
LA SEDE DI BENDING SPOONS
La startup made in Italy ambisce ai mercati di Cina e Giappone Bending Spoons, il primo publisher italiano di app IOS, arriva anche su Android. Tre sono le app appena lanciate dalla startup sul sistema operativo di Google: “ReadIt”, “Rized” e “Uniq”. “Readit” offre la possibilità di poter leggere “chat stories”, ovvero, brevi racconti presentati in formato chat. “Rized” è l’app di disegno che propone un libro di icone ed immagini da colorare con i numeri. “Uniq” è, infine, un nuovo social network. I giovani talenti di questa realtà, nata in Danimarca nel 2013, sono già solidi nel mondo del
publishing. Bending Spoons si classifica, infatti, al sesto posto tra i più grandi publisher, a livello europeo, subito dopo Spotify. In cinque anni, l’azienda ha assunto 55 dipendenti e raggiunge, ogni giorno, 200.000 nuovi utenti e 100 milioni di download. Oltre a ricevere, quotidianamente, tante candidature per le posizioni aperte sul sito, Bending Spoons ha recentemente lanciato una nuova app: Live Quiz, il primo software di gioco a premi italiano. Tra i sogni della startup c’è anche quello di varcare le frontiere dei mercati di Cina e Giappone.
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BLUEPILLOW, PRIMO METASEARCH ITALIANO Attivo in 7 mercati, ha un modello di business disruptive per l’e-travel
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È il primo e unico aggregatore veramente italiano del settore travel che concentra più di 8 milioni di accommodation nel mondo. Ma non solo: Bluepillow è l’unica piattaforma in Europa che consente ai proprietari di pubblicare direttamente il proprio annuncio senza intermediazione di agenzie, dando la possibilità di affittare senza costi di commissione sia per il proprietario che per l’ospite e mettendoli in contatto diretto, attraverso telefono, whatsapp, o e-mail in maniera rivoluzionaria e su scala mondiale. In meno di un anno, la startup guidata, da Noa Segre – Head of Strategy and International
Development con una lunga esperienza nella gestione dei maggiori fondi di investimento israeliani, in primis JWP – ha dimostrato di aver sviluppato una tecnologia proprietaria estremamente all’avanguardia per performance, fruibilità e esperienza di ricerca dei consumatori, rispetto ai maggiori player del mondo; e di aver saputo stringere accordi con i più grossi operatori del mercato quali Airbnb, Booking, Expedia, per citare i principali. Tutto questo grazie ad un team di grande esperienza che coniuga l’internazionalità alla presenza a Milano come centro del business.
ENERBRAIN ALLA CONQUISTA DI TOKYO
LA SEDE TORINESE DI ENERBRAIN
L’azienda green torinese taglia i consumi e migliora la qualità dell’aria Nuova sede a Tokyo per Enerbrain, la startup green nata nel 2015 a Torino. L’obiettivo di questa realtà è rendere sostenibili i grandi edifici non residenziali, tagliando i consumi e migliorando la qualità dell’aria. In pochi giorni, senza modificare gli impianti di ventilazione, riscaldamento e raffrescamento esistenti, Enerbrain, tramite il proprio software, rileva i parametri di comfort e qualità dell’aria, e li ottimizza in tempo reale. L’azienda permette agli apparecchi di affinare continuamente la
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propria programmazione per evitare gli sprechi. Oltre alla nuova sede in Oriente, la startup, in collaborazione con Planet Idea, sta realizzando un progetto pilota per delineare la prima Social Smart City al mondo in Brasile: una città intelligente che ospiterà circa 25.000 abitanti, progettata in base ad elevati parametri di sicurezza, sostenibilità e qualità della vita. In Italia, l’azienda ha lavorato con il teatro Carignano di Torino, rendendolo il più green della nazione, con un risparmio del 23% in bolletta.
NELLA FOTO, AL CENTRO CON IL MICROFONO, NOA SEGRE, HEAD OF STRATEGY AND INTERNATIONAL DEVELOPMENT
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IL FUTURO PASSA DA QUI MiCo Milano Congressi 7|8|9 Novembre 2018
Il più importante evento in Italia sull’innovazione e i pagamenti promosso dall’Associazione Bancaria Italiana per favorire lo sviluppo, diffondere conoscenza e dare spazio alle persone che lavorano per rendere il futuro alla portata di tutti. Tre giorni di presentazioni, incontri e opportunità per presentare a professionisti e cittadini le tendenze, gli strumenti e le nuove tecnologie dei pagamenti grazie al contributo di esperti del mondo delle Istituzioni, della Pubblica Amministrazione, dell’Accademia e di imprese bancarie e non. Il futuro passa ancora una volta da qui ed è sempre più sicuro, semplice e trasparente.
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DOMANDE &OFFERTE C'è macchina e macchina: ci sono quelle che salvano la vita, grazie alle quali è stato possibile incrementare il numero di trapianti nel nostro paese. Ci sono quelle che ci fanno guardare, non senza qualche preoccupazione, al futuro prossimo, quando le "cose" diventeranno ancora più protagoniste della vita di tutti i giorni. Infine ci sono quelle ordinarie, che vengono impiegate ogni giorno da imprese e partite iva: ha ancora senso acquistarle? Non sarebbe meglio un noleggio?
116 INTERNET OF THINGS SAS: CON LE MACCHINE NESSUNA PAURA, L'UOMO RIMANE AL CENTRO
118 TRAPIANTOLOGIA IL SERVIZIO AEREO CHE SALVA OGNI GIORNO VITE UMANE
LE ATTREZZATURE IN AZIENDA? NON LE COMPRO PIÙ: LE AFFITTO Si chiama locazione operativa ed è il nuovo trend di partite Iva e imprese: i canoni sono deducibili, il cash flow migliora e si evita l'obsolescenza. Il caso dell'italiana Grenke Locazione e dei suoi 100mila contratti di Marina Marinetti erché comprare una stampante 3D, da subito attrezzature, macchinari e soluzioni, quando la si può avere in ufficio senza senza acquisirne la proprietà, ma pagando un acquistarla? O una fotocopiatrice multifunziocanone di noleggio costante e predeterminato, ne, un PC, un notebook, software, arredi per per una durata che va da 24 a 60 mesi. ufficio, multimedia, tecnologie di sicurezza e I vantaggi per chi sceglie questo servizio allarme, macchine distributrici, elettromedicommerciale? Parecchi. Innanzitutto econocali, carrelli elevatori, mici: ci si può dotare IL NOLEGGIO DI MACCHINARI E sistemi di cassa.... Se di attrezzature subito SOLUZIONI, ANCHE SOFTWARE, DURA il noleggio a lungo tere tutte insieme, inveDAI 24 AI 60 MESI E OFFRE VANTAGGI mine è il nuovo trend ce di dover attendere OPERATIVI, FINANZIARI E FISCALI della mobilità, la lodi disporre di magcazione operativa è quello della produttività: giore capitale per acquistarle, e si mantiene aziende e professionisti che si dotano di beni, liquidità in azienda, aumentando capacità di tecnologie e strumenti utili per lo svolgimento spesa e investimento, inoltre si costituiscono della loro attività, nell’ottica del pay per use. linee di credito alternative e i costi sono fissi Che è sempre più diffusa tra mentre tra ime programmati. Ma anche fiscali: i canoni di prese, società, professionisti dotati di partita noleggio sono totalmente deducibili ai fini Ires iva: chi sceglie la locazione operativa utilizza e Irap e si evita la gestione di ammortamenti
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DOMANDE&OFFERTE
Aurelio Agnusdei, classe 1974, è il direttore vendite di Grenke Locazione srl, la filiale italiana del gruppo Grenke fondata a Milano nel 2000 e operativa dal 2001
e cespiti aziendali, indipendentemente dalla durata del contratto. E poi finanziari: la locazione operativa migliora il cash-flow societario, il bene noleggiato non è iscritto a bilancio e non costituisce un indebitamento, non si applica nessuna segnalazione in centrale-rischi e si evitano intermediazioni bancarie. Infine, ça va sans dire, i vantaggi operativi: «La durata dei noleggi è allineata al ciclo di vita dei prodotti, si evita l’obsolescenza assicurando rinnovamento tecnologico e si lavora con beni sempre assicurati, eliminando i costi di smaltimento dei beni», spiegano da Grenke Locace Automation, più di 100mila contratti di lozione srl, la società italiana del gruppo Grenke cazione in corso ed oltre 461 milioni di euro ag, multinazionale con sede a Baden-Baden di valore dei nuovi asset locati nel 2017, con in Germania specializzata nei sevizi di noleguno staff di 200 persone tra la sede centrale gio di tecnologia IT e di Milano e le 17 filiali altri beni strumentali I FORNITORI POSSONO CONTARE ANCHE commerciali presenti SULL'UPSELLING, GRAZIE A SERVIZI per aziende e prosul territorio nazioAGGIUNTIVI IN CONTRATTO COME fessionisti. Un player ASSISTENZA E MANUTENZIONE DEI BENI nale: Milano, Arese, affermato e conosciuSan Donato Milanese, to a livello internazionale per la propria affiMonza, Como, Torino, Genova, Brescia, Verodabilità e serietà commerciale: operativa dal na, Treviso, Padova, Parma, Bologna, Firenze, 2001, Grenke Locazione conta più di 6mila Roma, Centro-Sud e Bari (senza contare Pavia partner attivi, con focus nei settori Ict e Offie Roma Nord, di prossima apertura).
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IL BUSINESS MODEL DI GRENKE OFFRE VANTAGGI NON SOLO PER IL LOCATARIO MA ANCHE PER IL FORNITORE DEL BENE «Il business model di Grenke determina vantaggi non solo per il locatario, ma anche per il fornitore di bene - piccoli e grandi rivenditori, distributori, GDS - che ha tutto l’interesse a promuovere il noleggio verso i propri clienti», spiegano da Grenke, che agisce in modo indipendente da produttori e banche e detiene una posizione da leader di mercato in Italia e in Europa con un modello essenzialmente B2B: «La locazione infatti instaura un circolo virtuoso di vendite ripetute e ricorrenti, con la fidelizzazione del cliente. I rivenditori possono inoltre contare su pagamenti rapidi e certi, dato che paghiamo le fatture in 24 ore, nessuno rischio di credito perché il soggetto che acquista è sempre Grenke. E poi la semplificazione amministrativa, grazie a soluzioni dedicate e gratuite come il Portale Partner e il contratto elettronico eSignature». Senza contare il cosiddetto upselling: il rivenditore può aggiungere all’accordo altri servizi come assistenza e manutenzione. Quanto costa? Dipende. Da cosa? Dal costo del bene noleggiato, dalla durata della locazione, dagli eventuali servizi accessori scelti. Per quanto riguarda Grenke, si parte dai 500 euro (Iva esclusa) e da un contratto biennale con fatturazione trimestrale anticipata. Per il resto, nessuna spesa di incasso, nessun adeguamento Istat. E la tranquillità di un’assicurazione “all risk” sui beni noleggiati.
DOMANDE&OFFERTE
«Usiamo bene gli algoritmi, sono la nuova elettricità»
Per la multinazionale americana SAS, in futuro “lo straordinario sarà possibile” grazie a quella tecnologia che porterà valore, se sfruttata nel modo giusto
di Vincenzo Petraglia nalytics economy, intelligenza artificiale, machine learning, customer intelligence, IoT. Tematiche che stanno rivoluzionando, e continueranno sempre di più a farlo, la nostra vita quotidiana e con essa anche il modo di fare business. Quali gli scenari futuribili e in che modo l’uomo - e a cascata: il mondo aziendale, la pubblica amministrazione, la medicina e tutti gli altri ambiti dell’attività umana - potranno trarne il massimo beneficio possibile? Sono gli interrogativi ai quali ha cercato di dare risposta l’ultimo SAS Forum, l’appuntamento annuale dedicato all’innovazione e promosso dalla multinazionale americana leader negli analytics, presente in Italia dal 1987 con sede generale a Milano, uffici a Roma, Venezia Mestre e Torino e centinaia di clienti distribuiti in tutti i settori di mercato: finance, industria, telecomunicazioni, commercio, servizi, utilities, Pubblica Amministrazione e sanità. All’evento hanno partecipato oltre duemila persone, tra esperti di settore, manager, giornalisti e imprenditori. “Inspire The Extraordinary” è stato il tema generale, inteso come “lo straordinario è possibile”, attraverso la collaborazione uomo-macchina. «Oggi più che mai – ha sottolineato, Marco Icardi, regional vice president SAS e Ceo SAS Italy – non siamo più indipendenti dagli algoritmi come non lo siamo più dall’elettricità,
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MARCO ICARDI, CEO DI SAS ITALY, ALL’ULTIMO SAS FORUM TENUTOSI A MAGGIO A MILANO
bisogna prenderne atto e cercare di trarre il ze dei comportamenti dei singoli verso il conmassimo vantaggio dal connubio uomo-mactesto circostante. L’impatto sulla sanità è stato china, perché la tecnologia porta valore, se invece affrontato da Enzo Grossi, direttore sfruttata nel rispetto di concetti quali traspascientifico della Fondazione Villa Santa Maria renza, etica, sicurezza». L’Intelligenza Artifiche ha posto l’accento su come l’I.A. al serviciale, dunque, non è un qualcosa da temere, zio della medicina di precisione possa aiutare come qualcuno sostiene, quanto un qualcosa a trovare cure personalizzate in tempi molto che può migliorare la qualità della vita. brevi e “liberare” i medici dalle incombenze «Essa – ha continuato Icardi – è al servizio amministrative, rendendoli così più vicini ai della creatività e della capacità decisionale e pazienti, al loro ascolto e al supporto umano conoscitiva dell’uomo, cui resterà sempre l’uled emotivo di cui necessitano. Trasporti, realtima parola, il compito tà aumentata, pubbliMARCO ICARDI: «NON BISOGNA di prendere decisioni ca amministrazione, TEMERE L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE. sulla base degli input performance sportiESSA È AL SERVIZIO DELL’UOMO, CUI che le macchine, ispive e aziendali alcuni SPETTERÀ SEMPRE L’ULTIMA PAROLA» ratrici costanti di nuodegli altri focus della va innovazione, potranno dare». giornata. In particolare Luca Tommasi, head Le ricadute possono essere tantissime, com’è of Services Operations, Information Technoloemerso anche dagli interventi dei tanti e vagy di TIM, ha spiegato le nuove sfide del digiriegati keynote speaker dell’evento. Da Marco tale per gli operatori delle telecomunicazioni. Zorzi, professore di Psicologia ed Intelligenza «Per restare competitivi – ha detto – la chiave Artificiale all’Università di Padova, che ha sotdi volta è una nuova architettura a microsertolineato come l’I.A. possa essere uno struvizi corredata da tecnologie all’avanguardia mento per aumentare le nostre capacità codi Big Data Analytics e I.A. che accelera la tragnitive, ad Hannah Fry, matematica e docente sformazione facendo leva su dati e tecniche di presso il Centro per l’Analisi Spaziale Avanzata machine learning per ridurre i costi operativi, dell’University College di Londra, che ha conil time to serve, e migliorare la customer expedotto la platea in un affascinante viaggio nel rience dei clienti». La posta in gioco, a tutti i mondo dei modelli matematici per spiegare livelli e in tutti i settori, è dunque molto alta e anche le relazioni umane e le possibili influenla sfida è appena iniziata.
Media partner
9^ edizione
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Treasury Finance 21 Settembre 2018 Treasury Evolution è la vecchia e nuova frontiera per affrontare il mercato e il business in modo strategico per l’azienda; partecipa al FORUM DAY e scopri quali strumenti adottare per affrontare l’evoluzione!
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DOMANDE&OFFERTE
GLI UOMINI E I MEZZI DI AVIONORD NELL'HANGAR DI MILANO LINATE
Trapianti di organi, la salvezza dipende (sempre più) dal cielo
…e non tanto dalla divina Provvidenza, quanto dalla capacità di ridurre l’intervallo tra la donazione e l’intervento sul paziente. Quello aereo è il trasporto più veloce, ma resta il nodo costi e quello della “perfusione” di Alessandro Luongo n anno da record, il 2017, per i traCurare l’organo isolato prima del trapianto: pianti di organi, tessuti e cellule in Itaprogetti innovativi nella perfusione ossigelia che così è balzata ai primi posti in Europa nata dell’organo”. raggiungendo – con una media di più di 10 Tra i primi in Europa trapianti al giorno nella rete nazionale – una I numeri snocciolati nel corso del simposio crescita mai registrata prima, sia in fase di sono alquanto significativi: lo scorso anno donazione che negli interventi eseguiti. Dei nel nostro Paese sono stati eseguiti ben progressi fatti, ma anche delle prospettive 3.921 trapianti (+6% e delle opportunità AL FINE DI AIUTARE LE ATTIVITÀ rispetto ai 3.698 del che si vanno aprenTRAPIANTOLOGICHE, LA LOMBARDIA 2016 e secondo il Mido per questo deliHA STANZIATO 300 MILA EURO PER nistero della Salute cato segmento degli I TRASPORTI DI ORGANI E TESSUTI un aumento così netinterventi chirurgici, to su tutti i fronti non si era mai registrato si è discusso in una tavola rotonda promosnel settore trapianti negli ultimi 10 anni) e sa a Milano Linate, nella propria sede, da nella comparazione sul numero di intervenAvionord, l’unica compagnia aerea italiana ti per milione di abitanti, tra le regioni che dotata, nell’ambito della propria flotta di spiccano c’è la Lombardia, con 844: «Abbiaaerei ed elicotteri, di una specifica divisione mo deciso di stanziare 300 mila euro per “Voli Sanitari” per il trasferimento di organi sostenere le azioni inserite nel programma e pazienti. Per l’occasione, Avionord ha riuregionale 2018 in tema d’innovazione e tranito i maggiori esperti del settore trapianti sporti di organi e tessuti ai fini del miglioper farli discutere sul tema: “Non solo volo.
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LA CASE HISTORY Quando fu rilevata nel 2008 dalla famiglia Cremascoli, Avionord (nata negli anni ‘90 come sezione trasporti aerei delle Ferrovie Nord Milano) possedeva un solo elicottero. Oggi è un’azienda particolare nel panorama imprenditoriale italiano, specializzata nei trasporti aerei di pazienti critici con assistenza rianimatoria oltre che nel trasferimento aereo di equipe mediche e di organi destinati al trapianto, e non solo per la sua flotta (composta da 5 aerei bireattori veloci Learjet e un Hawker 750 e due elicotteri Augusta) ma perché racchiude due anime molto diverse, quella del volo e quella medicale, che si fondono in un’unica realtà.
ramento ed efficientamento delle attività trapiantologiche» ha commentato in proposito l’assessore lombardo al Welfare Giulio Gallera. Nel processo di donazione degli organi e trapianto, il loro trasporto è difatti il momento cruciale per l’utilizzabilità. E nell’ultimo decennio in Italia nelle leggi che regolano il settore, ci sono stati cambiamenti straordinari.«Nel 2015 – ha spiegato Antonio Tomassini, già senatore e presidente della Commissione Sanità – la conferenza Stato-Regioni ha sancito i requisiti di confezionamento, etichettatura e tracciabilità in-
dispensabili nel trasporto di sicurezza degli organi. Oggi esiste un sistema integrato in grado di soddisfare tutti i requisiti previsti (Avionord usa il cosiddetto “GISTO”: Gestione integrata del Sistema di Trasferimento Organo, NdA). Ma non basta». L’idea, nata proprio in occasione del convegno di Avionord a Milano, è dunque quella di creare un’Accademia dei Trapianti di Organo: un progetto che metta insieme le competenze mediche e quelle scientifiche per poter guidare e supportare le scelte della politica. Il tema-trapianti, infatti, è uno di quelli che impattano maggiormente, non solo sulla vita dei pazienti, ma sulla stessa efficienza del sistema sanitario. E l’efficientamento dei processi passa necessariamente dalla riduzione dei costi dell’assistenza ai portatori d’interesse.
Perfondere per risparmiare
EUGENIO CREMASCOLI (ACCOUNTABLE MANAGER AVIONORD)
caso di un servizio ancora molto costoso, che le normali tariffe di volo di un qualunque aerotaxi non sono in grado di coprire. Tariffe che negli ultimi anni, pur senza ancora riuscire a coprire le spese effettive, hanno iniziato ad adeguarsi. Nel convegno di Milano è risuonata unanime l’opinione secondo Il problema-tariffe la quale «se questo particolare tipo di volo Quello di Avionord, in fosse inserito in un proposito, è una vera IL TEMPO TRA PRELIEVO E INTERVENTO discorso più ampio di DEVE ESSERE BREVE: PER IL CUORE case history. La comgestione globale del IL MASSIMO CONSENTITO È 4 ORE, pagnia con base a Mitrasferimento degli PER FEGATO E POLMONI TRA 6 E 8 lano Linate è la prima organi, con adeguati a capitale interamente italiano specializzata dispositivi previsti dalle normative, per far nel settore del trasporto aereo sanitario. Con viaggiare in sicurezza gli organi e le persone, circa 300 missioni l’anno, Avionord garantie con la perfusione ossigenata degli organi, il sce questo preziosissimo servizio di trasferisistema costituirebbe un’integrazione globamento degli organi in varie regioni italiane: le in grado di apportare un sensibile migliooperazioni delicatissime, da eseguire a stretramento nella realtà dei trapianti». to giro di posta poiché il tempo fra il prelievo dell’organo dal donatore al trapianto sul paziente ricevente non deve superare un certo +6% RISPETTO AL 2016 intervallo: per il cuore il massimo consentito è 4 ore, per il fegato e i polmoni tra le 6 e le 8, 12-18 invece per i reni. Va da sé che il mezzo di trasporto privilegiato per distanze superiori a 300 km è il jet, mentre l’elicottero, il cui volo è più lento e più influenzato dalle condizioni climatiche, è utilizzato raramente. Il trasporto degli organi destinati al trapianto richiede insomma la disponibilità 24h di più velivoli (talvolta nelle donazioni multi-organo sono richiesti anche fino a 4-5 mezzi contemporaneamente) e il tutto avviene in modo imprevedibile. Si tratta in ogni
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3.921 TRAPIANTI
844INTRAPIANTI LOMBARDIA
300
LE MISSIONI DI TRASPORTO
ORGANI E PERSONE EFFETTUATE OGNI ANNO
DA AVIONORD
«La perfusione è una delle tecniche utilizzate per limitare il danno riportato dall’organo prelevato a scopo di trapianto – ha chiarito in merito Alessandro Nanni Costa, direttore del Centro Nazionale Trapianti – per perfondere un organo è necessario avere un macchinario in grado di ossigenarlo e di “nutrirlo” con corrette soluzioni. Grazie ad essa è possibile utilizzare anche organi di donatori anziani che, fino a non molto tempo fa, sarebbero stati scartati». Di per sé, la perfusione non è una scoperta recente, poiché sin dagli anni ‘70 del secolo scorso si praticava con macchinari in grado di rifornire l’organo prelevato con ossigeno e altre molecole necessarie a mantenerlo metabolicamente attivo. Le macchine però, erano limitate e di difficile utilizzo anche per le notevoli dimensioni. La rivoluzione degli ultimi anni è dovuta sia ai progressi in campo tecnologico (i macchinari sono più avanzati e facili da usare e meno ingombranti) che alla maggiore consapevolezza dei chirurghi che intendono “curare” l’organo donato prima del trapianto. Le macchine per la perfusione, sempre più impiegate negli ospedali italiani, dove si eseguono prelievi e trapianti, minimizzano gli effetti negativi dello shock ischemico caldo/freddo, preservano meglio la funzione metabolica e consentono un adeguato periodo di valutazione prima del trapianto di organi. «I costi del trattamento sono scesi negli ultimi anni da 20 a 4-5 mila euro – ha aggiunto Nanni Costa – ma i benefici per i pazienti sono enormi, perché allungano la durata della vita». Il punto cruciale, ha sottolineato ancora il direttore del Centro Nazionale Trapianti, è «che se il sistema sanitario nazionale utilizzasse in maniera più uniforme la tecnica della perfusione si potrebbe arrivare a un risparmio di costi sanitari del 10% rispetto all’attuale 3, in particolare, ad esempio, per i pazienti sottoposti al trapianto di rene i quali vedrebbero abbattuti i costi della dialisi e dei farmaci da utilizzare dopo il trapianto».
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VITA DA MANAGER
Non solo scrivania Sempre più italiani scelgono di praticare sport. Una scelta dettata da molteplici fattori, non soltanto dal desiderio di tenersi in forma e vedersi tonici in vista della prova costume. Oltre 5 milioni di persone si dedicano alla palestra, seguita dal
calcio e dal nuoto nella classifica delle preferenze. Una tendenza positiva, ma c’è ancora molto da fare, visto che nelle classifiche europee siamo agli ultimi posti per attività fisica praticata, soprattutto per quanto riguarda le fasce più giovani della società.
E soprattutto bisogna imparare a scegliere l’esercizio adatto al nostro fisico, l’impianto più qualificato e i giusti istruttori per praticarlo al meglio la dieta giusta, e gli eventuali integratori appropriati
18 MILIONI DI ADEPTI PER LA NUOVA RELIGIONE DEL CORPO
Quasi un italiano su tre pratica attività sportiva. Ogni anno vengono spesi circa 10 miliardi di euro. Predomina la palestra, seguita da calcio e piscina. La psicologa: «Lo facciamo per canalizzare l’aggressività» di Elisa Stefanati gni anno 18 milioni di italiani decidoludico è preponderante nell’infanzia, per gli no di praticare attività sportiva, nella aspetti legati ad imitazione, creatività e libertà. quale investono almeno dieci miliardi di euro. Nell’agonismo entrano in gioco le componenti Tanti, tantissimi soldi che però dimostrano la di sfida, scommessa e superamento dei limiti, propensione trasversale della popolazione a per simulare il “gioco” della vita. Fondamentali tenersi in forma e a sfogare in questo modo lo sono anche le variabili che portano a canalizstress accumulato tra lavoro, famiglie, traffico zare l’aggressività e l’aspetto sociologico di e qualsiasi altra fonte di ansia che caratterizza affiliazione e cooperazione di cui gli sport di la vita quotidiana. La squadra rappresentaLO SPORT SI PRATICA PER DIVERTIMENTO fascia più corposa di no migliore espressioO PER AGONISMO, A SECONDA DELLE ETÀ aspiranti atleti è quella ne». NEL PRIMO CASO SI CERCA L’ASPETTO dei 18-25enni che ragLa disciplina più praLUDICO, NEL SECONDO LA SFIDA giunge il 32%, seguita ticata in assoluto è il dai 26-35enni (27%), dai 36-45enni (21%) e fitness, che conta circa il 26% dei partecipanti dai 56-65enni (6%). Ma quali sono le motivaper un totale di 5 milioni di persone, seguito zioni che spingono gli appassionati a praticadallo sport del calcio (23%) e dagli sport acre attività sportiva? Essenzialmente due: «La quatici (21,1%). Le regioni con il tasso più eleletteratura - spiega Annamaria Meterangelis vato di utenti che frequentano le palestre sono ex atleta, psicologa, psicoterapeuta e docente Lombardia, Veneto, Emilia-Romagna, Lazio e di Psicologia dello Sport presso l’Università Toscana. Le aziende che in Italia si occupano di Cassino - evidenzia che lo sport in generale specificatamente di sport, siano esse palestre, si pratica per gioco e per agonismo. L’aspetto piscine o centri sportivi, sono oltre 20.000,
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in aumento esponenziale negli ultimi 5 anni (+25,7%). In totale, nel 2017 l’ammontare delle aziende del settore era pari a 67.917, calcolando un aumento dell’1,8% rispetto all’anno precedente. E la Lombardia, la regione che detiene la concentrazione più forte di imprese nel mercato del wellness (centri benessere + palestre), conta ben 25 mila aziende sul totale, seguita dal Lazio (15 mila aziende), che è anche la regione in cui si è registrata la crescita maggiore (+9,7%). La conferma che il mercato del fitness sia fiorente e in “movimento” arriva dal successo 2018 di Riminiwellness, la più grande kermesse al mondo dedicata a fitness, benessere, business, sport, cultura fisica e sana alimentazione, che si è tenuta a Rimini a inizio giugno e organizzata da Italian Exhibition Group (Ieg) con più di 400 aziende, su 170mila metri quadrati, indoor e outdoor. Numeri da record quelli registrati nella tredicesima edizione: 50 tra corsi e certificazioni, 200 tra convegni,
Dice la dottoressa Meterangelis che «una criticità si incontra nel rapporto degli anziani con lo sport. Andrebbe elevato il profilo di preparazione dei personal trainer specializzati nella terza età».
velli: «Sì perché un dato critico esiste, proviene dall’OMS e riguarda la sedentarietà infantile», osserva la Metarangelis, oggi in cattedra all’Università dopo essere stata playmaker in serie A, trasformando così la propria passione per lo sport in una “missione”: «L’allarme riguarda in particolare la sedentarietà infantile in classe nelle scuole dell’infanzia e primaria. Nella classifica europea l’Italia è al di sotto degli standard continentali». Un’altra criticità - avverte la Meterangelis - «sta nel rapporto degli anziaIL 90% DEI LAVORATORI VORREBBE PIANI DI WELFARE AZIENDALE CHE PREVEDANO LO SPORT, MA SOLO IL 16% DELLE AZIENDE È ATTREZZATA
incontri e appuntamenti nella sezione professionale, 1500 ore di lezioni e workout, 1960 singole sessioni di allenamento. Nel nostro Paese più di un italiano su tre – per la precisione il 34,8% – pratica attività sportiva nel tempo libero. Un trend che, secondo gli ultimi dati Istat presentati dal Coni, è in costante ascesa, con una spesa annua di circa 3 miliardi di euro solo in corsi e abbonamenti. Naturalmente questi sportivi si attrezzano di ciò che gli occorre prevalentemente on-line: si calcola lo facciano 8 milioni di persone. Aiutati anche da siti specializzati, come www.orangogo.it, un motore di ricerca che individua in pochi click lo sport più adatto alle esigenze di ciascuno, grazie ad una ricerca personalizzabile per geolocalizzazione, disciplina, orari, età e disabilità. L’idea è di una start up torinese, la Sport Grand Tour, a vocazione sociale che ha lanciato la nuova App con l’intento di mappare capillarmente società e attività sportive in Italia, e per promuovere l’attività fisica a tutti i li-
ni con lo sport. Andrebbe elevato il profilo di preparazione dei personal trainer specializzati nella terza età». Un altro testimonial sportivo che ha trasformato la propria passione per lo sport in una carriera agonistica prima, ed imprenditoriale poi, è Manuel Turchi, 37 anni, nato a Roma; vive a Lanciano, in Abruzzo e ha dedicato la propria vita alla carriera calcistica. Cresciuto nelle giovanili della Roma, è stato calciatore professionista dal 2000 al 2016. Oggi si occupa prevalentemente, a livello manageriale, della produzione e della commercializzazione di
LA DOTTORESSA ANNAMARIA METERANGELIS
un nuovo integratore, BeOn Sport, elaborato e sviluppato proprio sulla base della lunga esperienza maturata sul campo, da praticante. «Il futuro in questo campo è dato da formulazioni assolutamente innovative, a base di amminoacidi con vitamine B1 e B6 e L-arginina, indicate per fornire nutrienti utili per il trofismo muscolare, contrastare la stanchezza e favorire un pronto recupero in caso di attività fisica intensa. La concentrazione altissima di arginina, in ambito sportivo, è massivamente indicata come antiossidante ed immunomodulante, preziosa soprattutto durante sessioni allenanti particolarmente intense». E a proposito del binomio sport-impresa, colpisce un dato che emerge da un’indagine InfoJobs: oltre il 90% dei lavoratori vorrebbe lo sport nel piano di welfare aziendale, ma solo il 16% delle aziende prevede questa possibilità. L’indagine evidenzia che la palestra è in cima alle preferenze (51%), purchè flessibile per attività e orari.
I NUMERI DELLO SPORT IN ITALIA
18 MILIONI gli Italiani che praticano sport 26% pratica fitness 23% pratica calcio 21,1% pratica sport acquatici 10 MILIARDI DI EURO giro d’affari annuo stimato OLTRE 20.000 aziende in Italia che si occupano di sport FONTI: AICEB-UNIVERSITÀ MILANO BICOCCA / VIVITALIA – ISTAT-CONI / CAMERA COMMERCIO MILANO – UNIONCAMERE / CCIAA MILANO / OSSERVATORIO CARTASÌ, UFFICIO STAMPA DI RIMINIWELLNESS, INFO JOBS
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NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE L’estate sta per entrare nel suo “clou” ed il Solleone (almeno si spera) picchierà forte. Abbandonarsi su un lettino in spiaggia o in piscina, è un piacere che ancora pochi fortunati possono concedersi. Ricordandosi però che è sempre necessario proteggere gli occhi, magari con un paio di occhiali da sole di lusso, settore in cui l’Italia si conferma sempre più leader. E sognando, perché no, di soggiornare, per una remise en forme autunnale, in una delle cliniche di bellezza più esclusive del mondo...
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WELLNESS 4.0 ANCHE IL BENESSERE DEL FUTURO SARÀ BASATO SU DATI E WEREABLE
128-130 PLACE TO BE LE RAGIONI DEL GOSSIP
INNOVATIVI E MADE IN BELLUNO COME LORO NON C’È NESSUNO Da antiche protesi mediche ad accessorio fashion moderno, oggi sono un prodotto di punta della nostra manifattura. Con il 90% di export, l’Italia i primi occhiali sono nati in Veneto - è leader mondiale del top di gamma di Alessandro Luongo e Marco Scotti a prima raffigurazione in assoluto è del gli occhiali, dunque, tutte le strade portano 1352. Un quadro di Tommaso da Modenelle Venezie. Non è un caso che, a tutt’oggi, na che ritrae Ugone da Provenza con un paio il distretto dell’occhialeria più famoso al mondi lenti pince nez (senza aste) sul volto. Ma già do si trovi nel Bellunese dove, tra il Cadore, i Romani erano consapevoli della possibilità di l’Agordino, Ponte delle Alpi e Val Belluno, si “correggere la vista” a mezzo di oggetti vitrei concentrano 300 imprese di piccole, medie quali il pezzo di smeraldo sfaccettato attrae grandi dimensioni che impiegano oltre 12 verso il quale, ad esempio, Nerone era aduso mila addetti (su quasi 18 mila per 863 aziende ammirare i combattiin tutta Italia). È grazie menti dei gladiatori al UN PRIMATO RAGGIUNTO GRAZIE A BIG a loro che il nostro PaCOME LUXOTTICA E CONSOLIDATO Colosseo. È nel corso ese è leader mondiale DALLE PMI, GLI EX TERZISTI CHE HANNO del 1200 in Veneto, nel comparto con un INVESTITO SU PRODOTTI PROPRI in tutti i casi, che viefatturato di 3,8 mine fatta risalire l’invenzione degli occhiali, liardi, di cui il 90% arriva dall’export. Nel dicome protesi esterne atte, in un primo tempo stretto di Belluno oggi continuano a operare almeno, “a funzioni oculari”. Già un centinaio grandi player come Luxottica, Safilo, De Rigo di anni dopo però, a Venezia le dame e le noe Marcolin, nati nel distretto ma capaci di ragbildonne in gondola si proteggevano dal sole giungere posizioni di leadership sul mercato con lenti colorate molto grandi, per evitare globale distribuendo prodotti con marchi proalla pelle l’effetto-abbronzatura considerato pri e in licenza. La sola Luxottica, ad esempio, tipico delle classi più povere. Nella storia deassurta alle cronache in tempi recenti per il
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E POI IL PIACERE...
LENTI PER GLI OCCHIALI DA SOLE
bonus da oltre 2.000 euro elargito a ogni dipendente, ha avuto il via libera definitivo alla fusione con Essilor da Commissione Europea e Federal Trade Commission statunitense per dare vita a un gigante da quasi 17 miliardi di euro di fatturato. L’azienda di Leonardo Del Vecchio è già oggi leader mondiale nella pro-
NeomadeinItaly, ecco l’occhiale con una storia da raccontare
duzione di lenti e montature. Le imprese del Bellunese sono specializzate in tutte le produzioni che riguardano l’occhiale: montature da vista, occhiali da sole, minuterie, astucci e, in misura minore, lenti, oltre che macchinari per il settore. Ma accanto ai colossi lavorano anche Pmi concentrate sulla produzione del prodotto, di parti componenti o lavorazioni specifiche, che cedono a committenti, aziende licenziatarie e con marchi propri oppure distributori. Queste ultime, non potendo contare su grandi numeri e ingenti capitali, hanno fatto dell’artigianalità, dell’attenzione alla qualità e dell’innovazione i loro punti di forza, arrivando ad eccellere nel design e nella ricerca. Abbinando magari materiali quali il polimero stampato in 3D al metallo e ideando così lenti sempre più all’avangurdia. «Nel 2017 abbiamo avuto una crescita delle esportazioni del 2,6% per gli occhiali da sole e del 3,9 delle montature da vista – dettaglia Giovanni Vitaloni, presidente dell’Associazione nazionale fabbricanti articoli ottici, e di Mido, la fiera del settore più importante a livello internazionale – paradossalmente in un momento economico che pare aver superato la crisi, l’occhialeria italiana cresce meno rispetto ad altri settori. In realtà, abbiamo reagi-
to meglio e prima alla crisi negli anni scorsi». Ma prima di arrivare al momento della svolta del comparto, che coincide con la “bolla” mondiale” del 2008, è interessante capire com’è cambiato il mondo dell’occhiale, che da pura protesi medico-oculistica è diventato un vero e proprio accessorio di moda andando incontro a un boom economico. È a De Rigo che viene riconosciuto il merito di aver reinventato l’occhiale da sole come icona fashion: «È vero - racconta Barbara De Rigo, figlia del fondatore Ennio e oggi direttore marketing della holding bellunese - nel canale ottico il business dell’occhiale da sole rappresentava una nicchia, poi, nel 1983 lanciammo il marchio Police e divenne una moda. Ci lasciammo ispirare da Sting e dai Chips, i poliziotti americani che giravano in moto, con gli occhiali da sole a specchio. In quello stesso anno acquisimmo Lozza, il marchio dell’occhialeria più antico d’Italia, nato nel 1878, che quest’anno compie 140 anni». Attualmente De Rigo produce occhiali con tre marchi suoi - Police, Sting e Lozza, appunto - e diverse licenze, tra cui Furla, Blumarine, Chopard, Nina Ricci, Trussardi, Carolina Herrera NY, Converse, FILA . È quando l’occhiale è entrato nell’orbita del fashion, che l’ha sdoganato dalla funzione
una delle prime dipendenti di Luxottica, ad avviare un laboratorio artigianale dopo essere uscita dalla multinazionale di Del Vecchio. «Ci siamo specializzati nella produzione di occhiali in titanio, che prevede macchinari particolari e manodopera molto specializzata», spiega Nicola. Prima il know-how dell’impresa era al servizio di altre aziende: «in quanto terzisti – aggiunge – dovevamo accettare
È fra le poche aziende a produrre occhiali
le condizioni imposte dal committente. Da
Del Din, «lo story-telling diventa così un
in titanio in Europa, e cresce a doppia
qui la decisione di convergere le nostre
valore aggiunto. Così i Blackfin, occhiali
cifra ogni anno. Nel 2017 ha superato
competenze in Blackfin». Nel 2010 Pramaor
in titanio di alta qualità, sono diventati
i 10 milioni. La Pramaor è proprietaria
interrompe così l’attività di terzista e dal
anche
del marchio d’avanguardia Blackfin, ed è
2012 inizia un altro percorso scandito da
azienda hanno coniato così un neologismo:
guidata da Nicola Del Din, figlio di Maria
un proprio brand awareness. «Non basta
“neomadeinitaly” «vuol dire disegnare e
Luisa Pramaor, fondatrice dell’omonima
avere un ottimo prodotto, bisogna avere
produrre realmente e rigorosamente in
azienda. È stata proprio Maria Luisa,
anche una storia da raccontare» conclude
Italia. Fra le Dolomiti».
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un
percorso
emozionale».
In
di necessità per farne un fenomeno di costuriali innovativi, resistenti e di design. «Oltre me, che la storia dunque è cambiata compleai 4-5 grandi colossi multinazionali che hanno tamente. Sul mercato sono arrivate le grandi portato l’Italia ai vertici del mercato globale, maison siglando accordi di licenza in esclusiva la stragrande maggioranza dei produttori itacon i produttori italiani insediati, appunto, in liani sono aziende medie piccole che fanno massima parte nel distretto di Belluno. E così dell’artigianalità e dell’attenzione alla qualità è nato il filone del “lusso accessibile”, quello i loro punti di forza – conferma Giovanni Vitadell’occhiale Tom Ford o Gucci - ma anche Arloni – e che condividono una lunga tradizione mani, Prada, Fendi, Lanvin o Dior - prodotto di eccellenza nell’ideazione, creazione e comper l’80% almeno da aziende nostrane. mercializzazione di prodotti ad alto contenuto La cui consacrazione a livello globale arriva di originalità e d’innovazione; proprio su quenel 1999 quando la Luxottica di Leonardo sto basano la loro business proposition, più Del Vecchio acquisisce la divisione montatuche sulla competizione in termini di prezzo». re di Bausch&Lomb, che comprende quello Alla crisi globale, le pmi italiane del settore che ancora oggi è il marchio di occhiali più occhialeria, peraltro, hanno saputo reagire invenduto al mondo ovvestendo su sé stesse. LE PMI ITALIANE SONO IN GRADO vero Ray-Ban. Negli «E dopo circa 10 anni DI COMPETERE E SUPERARE CHIUNQUE: anni Duemila però, di lavoro e, grazie aniOGGI INFATTI GLI OCCHIALI ITALIANI l’eyewear griffato non che all’impulso di AnVALGONO 84 MLD, 128 ENTRO 5 ANNI basta più: ha perso fao e di manifestazioni esclusività, è diventato un prodotto di massa. come Mido», conclude Vitaloni, «riscontriamo Nascono e prendono piede così, quei piccoli e che decine di piccole aziende italiane, con promedi produttori che in passato vendevano ai pri prodotti, oggi sono in grado di competere grandi come terzisti e che ora destano l’intee spesso superare, le Pmi francesi o scandinaresse di quella clientela che vuole differenve». Anche i numeri fino a pochi anni fa erano ziarsi, che pretende un prodotto di qualità e inimmaginabili: gli occhiali italiani valgono 84 con una storia dietro. Ed eccoci al tempo dei miliardi e entro 5 anni arriveranno a 128, di brand d’avanguardia che puntano su matecui il 35% realizzati dal settore premium.
Thélios, nasce la joint-venture tra LVMH e Marcolin
DE RIGO: DA 40 ANNI AL CENTRO C’È IL CLIENTE Quest’anno compie 40 anni. De Rigo, con sede a Longarone, è un player globale, distribuito in 80 paesi (Europa, Asia, Americhe). Ha oltre 800 dipendenti in Italia e un fatturato nel wholesale del +8% rispetto al 2017. Nel 2016 ha acquisito un’azienda primaria Usa (REM eyewear) per aumentare la quota di mercato negli States. «Il mercato interno rappresenta per noi poco meno del 10%, mentre l’Europa arriva al 57 – racconta l’a.d. Michele Aracri – la grossa trasformazione nel settore dell’occhialeria sta avvenendo nel canale retail: grandi gruppi o catene, a seguito di continue acquisizioni si sono rafforzati introducendo loro linee nella fascia d’entrata del mercato, con prodotti realizzati principalmente in Asia». Altro fenomeno da tenere d’occhio, soprattutto per il sole, è quello delle vendite online, in particolare nella fascia cheap: «Lo stiamo valutando anche se al momento il nostro focus resta l’ottico e il servizio al cliente che l’online non è in grado di garantire, specialmente nel segmento vista».
ritagliarsi un ruolo sempre più preminente
ampliamento del sito prodouttivo e allo
nel comparto dell’occhialeria portando il
“scippo” della licenza di Dior a Safilo nei
proprio fatturato in cinque anni da 203 a
prossimi due anni. L’attività è iniziaita a
470 milioni di euro (e nel 2018 si dovrebbe
dicembre 2017, con le prime consegne
arrivare intorno al mezzo miliardo). LVMH
effettuate già a gennaio di quest’anno. Per
e Marcolin hanno creato una joint venture
ora la jv vende il marchio Celine, che sarà
di cui la casa francese detiene il 51% per
poi seguito da Loewe nella seconda metà
la realizzazione di Thélios, un nuovo brand
del 2018 e da Fred, che dovrebbe essere
nel settore dell’occhialeria che produrrà
commercializzato entro dicembre. Thélios
a Longarone, grazie a uno stabilimento
può contare su un patrimonio genetico
Può una startup - intesa nel senso proprio di
realizzato in tempi “cinesi” (poco più
forte, grazie alle strategie dei due soci. È
società appena avviata - avere un obiettivo
di otto mesi). All’interno della nuova
il caso di Tom Ford, con cui Marcolin ha
di fatturato che oscilla tra i 350 e i 450
fabbrica lavoreranno oltre 100 persone,
potuto definitivamente svoltare ottenendo
milioni di euro nei prossimi anni? Può, se ha
e il personale a livello mondiale dovrebbe
la licenza per produrre gli occhiali del
come fondatori il gruppo LVMH e Marcolin.
arrivare a 300 unità entro la fine dell’anno.
brand americano. O degli investimenti che
Il primo non ha bisogno di presentazioni,
L’obiettivo è di produrre 1,5 milioni di pezzi
l’azienda francese ha effettuato in Italia: più
grazie a un fatturato record da 42,64
all’anno, ma la speranza è di raggiungere
di 600 milioni all’anno negli ultimi cinque,
miliardi di euro nel 2017. L’altro ha saputo
rapidamente i 4,5 milioni grazie a un
passando da 5 siti produttivi a 23.
125
E POI IL PIACERE...
Con i wereable la cura è ad hoc, ed è già tempo di data wellness
Raccogliendo dati personali, la tecnologia indossabile farà crescere ancora un settore - il benessere - che già oggi fattura nel mondo 3,7 trilioni di dollari di Germana Cabrelle
L’
industria del benessere è un settore economico giovane che sta crescendo a un ritmo eccezionale e fa stare bene anche (o soprattutto) chi ci investe. Secondo il Global Wellness Institute (GWI) di Miami - l’organizzazione no-profit con la missione di potenziare il benessere in tutto il mondo educando i settori pubblico e privato alla salute e al benessere preventivo - il mercato globale del wellness è cresciuto di oltre il 10% tra il 2013 e il 2015 per raggiungere un valore di 3.700 miliardi di dollari. Negli stessi anni i ricavi dei viaggi del benessere
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LA SPA ALMABLU ALMAR DI JESOLO, NELLA PAGINA A FIANCO IN ALTO UNA VEDUTA DELLA CLINIQUE LA PRAIRIE A MONTREAUX
sono cresciuti del 14% in tutto il mondo, più tria, psichiatria e neurologi. La nostra radiodel doppio cioè della spesa complessiva del logia è la più grande della regione del Vaud turismo. In ogni Paese sempre più struttue in organico abbiamo Ernest Rich, l’immure ricettive destinano spazi a “spa” (le ben nologo numero uno in Europa». Il manager note “salus per aquam”) e a beauty center, di La Prairie spiega che il cliente-tipo della perché oggi le tre maggiori richieste delle lussuosa clinica elvetica ha un’età media di persone sono: stare bene e in salute, essere 47 anni ed è un high spender perché il tibelli, contrastare l’avanzare dell’età. Nelle cket medio costa 33.000 dollari a settimana. classifiche dei fatturati, l’Italia è quinta nel Il programma qui a Montreaux si articola mondo nel settore delle terme naturali ed in quattro parti: medicale, nutrizionale, è posizionata tra i primi dieci nei segmenmovimento, spa (che comprende anche ti “Spa Facilities”, “Workplace Wellness” e meditazione e medicina alternativa). I no“Wellness Tourism”. stri clienti sono per Il “business della fe- ATTRAVERSO GLI ANALYTICS, L’INDUSTRIA il 40% asiatici, di cui DEL BENESSERE SARÀ SEMPRE PIÙ IN licità”, insomma, è un il 30% provenienti GRADO DI DECIFRARE ED ESAUDIRE enorme mercato che dalla Cina, 20% Nord I DESIDERI DEI CLIENTI comprende appunto e Sud America (equasettori come il turismo del benessere, l’inmente divisi), 20% Europa con provenienza dustria termale e la sanità. C’è però una netmaggiore UK, Francia e Italia; 20% Russia e ta distinzione tra cure mediche e wellness e Middle East. «Il nostro è un modello esemlo chiarisce bene Simone Gibertoni, modeplare difficile da replicare - sottolinea annese, da due anni Ceo di Clinique La Prairie, cora Gibertoni - perché quello che la gente a Montreaux, in Svizzera, la più importante vuole sono i risultati, attraverso un approchome medical Spa del mondo con standard cio medicale, senza tralasciare il trend imaltissimi e customizzazione assoluta. «Siaportantissimo della mindfulness. E i numeri mo una clinica a tutti gli effetti, con 50 meci danno ragione: lo scorso anno abbiamo dici di varie discipline e uno staff che interregistrato una crescita di oltre il 25%». viene in sala operatoria – spiega – la parte Benessere data driven ambulatoriale comprende tutte le specialità: C’è da dire che l’industria del benessere sta pneumologia, cardiologia, otorinolaringoia-
PROVATI PER VOI SPA ALMABLU ALMAR JESOLO
diventando sempre più un’estensione dell’economia dei dati: attraverso gli analytics cioè l’offerta ricettiva del wellness sarà in grado di decifrare sempre più i desideri dei clienti. Questo è quanto emerge dal recente studio del GWI, dal titolo “Wellnes 2030. Le nuove tecniche di felicità” che evidenza come alcune startup stiano sviluppando strumenti indossabili di auto-tracciamento (i cosiddetti wereable) e app dedicate per aumentare il benessere ma anche piattaforme di telemedicina e dispositivi per l’accesso remoto ai servizi di assistenza. Insomma, i giganti della tecnologia, forti delle informazioni che raccolgono quotidianamente attraverso i nostri device, con ogni probabilità sposteranno i loro business sempre più nel settore del benessere permettndo agli utenti di poter scegliere cure e trattamenti da menu personalizzati, come fanno per i film con Netflix. Del resto, per un certo numero di anni, la tecnologia indossabile
ha raccolto dati sulle nostre frequenze cardiache, sul numero di chilometri percorsi e sulle calorie bruciate: elementi che sono di particolare interesse per l’industria del benessere. Ora la tecnologia sta facendo passi da gigante per misurare e tracciare anche emozioni e comportamenti, sempre da dati smartphone, ma monitorati in modo passivo, che danno indicazioni molto precise sulla salute fisica. «Quello che voglio fare anch’io con i nostri clienti che risiedono nelle 15 città più importanti del globo – conclude Simone Gibertoni, Ceo de la Clinique La Prairie – è continuare a seguirli a distanza, facendogli ricevere a casa tutti i mesi i prodotti allineati con il programma di cura intrapreso in clinica ma soprattutto con una costante connessione per aiutarlo a vivere meglio, informandolo sulle nostre conferenze di educazione alla longevità, nutrizione e movimento».
È risultata la migliore luxury wellness spa del Sud Europa. Percorsi benessere per il riequilibrio energetico, programmi rigeneranti e detossinanti, massaggi (anche specifici per golfisti e ciclisti) e qualità del sonno, trattamenti anti-age e una linea cosmetica appositamente studiata e creata da esperti sono il ventaglio di servizi beauty e curativi che offre. Via Dante Alighieri 106 Lido di Jesolo (Venezia) Tel. 0421.388111 www.almarjesolo.com
TERME DI SATURNIA Uniche nel loro genere, grazie all’acqua arricchita da un’alta concentrazione di gas e sali minerali alla temperatura costante di 37,5°. Acqua sorgiva che cura problematiche della pelle; agisce come un vasodilatatore sull’apparato cardio-circolatorio e respiratorio, riducendo la pressione arteriosa; svolge un’azione protettiva, antiossidante/antiaging e depurativa sul fegato, riduce la tensione degli apparati cardio-circolatorio e respiratorio. Terme di Saturnia SPA & Golf Resort Saturnia (Grosseto) Tel. 0564.600111 www.termedisaturnia.it
ESPACE CHENOT HEALTH WELLNESS SPA
SIMONE GIBERTONI, CEO DI CLINIQUE LA PRAIRIE
IL MODELLO DELLA CLINIQUE LA PRAIRIE È PRESSOCHÈ UNICO. DIAMO RISULTATI SIA SUL PIANO MEDICO CHE DI MINDFULNESS
Da 15 anni è votato alla cura e alla rigenerazione secondo il metodo rigoroso condotto da Henri Chenot, fondatore della biontologia e ideatore della fitocosmesi. Interprete di una concezione olistica di benessere, Chenot coniuga i principi della medicina cinese con le più evolute tecnologie della medicina occidentale. Via Vittorio Emanuele 23 Erbusco (Brescia) Tel. 030.7760550 www.albereta.it
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PLACE TO BE
Villa Cipressi: il nuovo 4* sul Lago di Como Nel borgo di Varenna, sulle sponde del Lago di Como, apre Villa Cipressi, il nuovo hotel quattro stelle del gruppo R Collection. A pochi metri da piazza San Giorgio, il lussuoso albergo è stato completamente rivisitato. Raffinate camere con terrazza vista lago, un curato cortile interno e la colazione gourmet sono i tratti caratteristici di questa nuova realtà immersa in uno dei borghi più belli del Lario. L’hotel ospiterà, oltre ai viaggiatori, anche importanti eventi, manifestazioni enogastronomiche e strutture tecnologiche in grado di mostrare le bellezze della zona a distanza. La storia di Villa Cipressi affonda le sue
Vino, sapori e musica al Turin Palace A pochi passi dalla stazione di Torino Porta Nuova, il ristorante del Turin Palace Hotel, “Les Petites Madeleines”, offre un’inedita esperienza sensoriale. “I Suoni del Gusto” è un percorso tra calici, sapori e musica pensato per i viaggiatori che di questo storico albergo di origine sabauda vogliono godersi tutte le sfumature. Tre piatti firmati dallo chef Stefano Sforza possono
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A Milano apre la cucina di Bosco Brera
radici nel 1163, quando era di proprietà della nobile famiglia Serponti, per poi passare al Barone Isimbaldi, alla famiglia Andreossi, a Sir Astley e Sir Salton e, infine, all’editore Accame. Nel 1980, la struttura venne adibita ad uso pubblico, con la proprietà in mano a vari enti, tra cui il Comune di Varenna, che ancora oggi possiede il complesso insieme alla Provincia di Lecco. Grazie a un investimento di 2 milioni, la famiglia Rocchi gestirà l’albergo per i prossimi 15
anni, nell’obiettivo di farlo diventare anche una location per matrimoni ricercati. Il giardino sul lago, con un’ampia collezione di piante, è la perla dell’hotel che offre anche un angolo tisaneria e attività per i più piccoli. Dopo l’apertura, a Menaggio, del Grand Hotel Victoria, e il nuovo albergo Royal Victoria a Varenna, questa è l’ultima scommessa del gruppo R Collection, che gestisce, direttamente e indirettamente, 11 strutture immobiliari (c.b.)
essere degustati e abbinati a un vino e una musica selezionati dal sound sommelier, Paolo Scarpellini. Le melodie, ascoltate in cuffia, fanno di questa cena un’esperienza sinestetica intima che non capita tutti i giorni. Sulle note di “Max era Max” di Paolo Conte si assapora “La mia versione della Bouillabaisse”, accompagnata da un bicchiere di Nebbiolo Bernardina 2016 Ceretto. Note, profumi e consistenze si rincorrono in una sinfonia dei sensi dalla durata di 4 minuti circa. L’iniziativa, di cui si può approfittare sino al 7 gennaio 2019, è nata in omaggio alla mostra “Soundframes”, che il Museo Nazionale del Cinema dedica al centenario della nascita del compositore e direttore d’orchestra, Leonard Bernstein. Una novità che riafferma lo stretto legame tra il Turin Palace Hotel e la città di Torino fin dal 1872, anno della fondazione dell’albergo di lusso che
ha ospitato, tra regnanti, intellettuali e artisti, anche Guglielmo Marconi, Arturo Toscanini, Maria Callas e Louis Armstrong. Dopo la chiusura per fallimento, nel 2007, il passaggio di proprietà dal gruppo Ramondetti alla famiglia Marzot e la ristrutturazione, nel 2015 questo prestigioso pezzo di storia torinese ha riaperto le porte. A due passi dalla stazione di Porta Nuova, e dagli ambienti vocati ai meeting, come le Sale “Mollino”, “Macario”, “Farassino”, “Campanini” e “Buscaglione”, l’albergo offre anche la possibilità di trascorrere una rilassante giornata nella Spa in terrazza, dalla quale si possono ammirare i tetti della prima capitale d’Italia. Scelte di design storico, come lo scalone anni ’20, mescolate a soluzioni stilistiche contemporanee, riflettono, all’interno dell’hotel, l’essenza stessa di Torino. Riservatezza, stile e una raffinata convivialità accolgono i viaggiatori in questo storico palazzo (g.c.).
Cucina sostenibile con prodotti di origine vegetale e bottega annessa. È “Bosco Brera”, la nuova realtà della ristorazione lombarda sorta nel quartiere storico del capoluogo, in via San Carpoforo. Valorizzare ciò che offre la natura, puntando su cibi sostenibili, è l’obiettivo dei gestori che propongono anche una varietà di piatti vegani, vegetariani e senza glutine. Prodotti stagionali di origine vegetale non raffinati e, per la maggior parte, derivanti da colture biologiche, sono gli ingredienti dei menù dalla colazione alla cena. A dare il buongiorno: brownies, barrette di muesli, crostate, ciambelloni ed energy balls, per proseguire, all’ora di pranzo, con varie scelte vegane o a base di pesce, tra cui specialità di riso integrale, alghe wakame, sgombro, miglio, seitan. Al “Bosco Brera” si può fare merenda con un gelato vegano, fatto con latte di riso e frutta fresca. Per l’happy hour, i vini non filtrati del consorzio “Tripla A” sono una possibile scelta, oltre alle birre artigianali del Birrificio Lambrate. A cena, gli ospiti possono scegliere tra una selezione di antipasti, primi e secondi, oppure assaporare pizze insolite, come quella con seppie e porro croccante. Il tutto, in un ambiente moderno con richiami anni ’50, scaffali in legno country-chic e tavoli vintage. Nello spazio-bottega di Bosco Brera si possono anche acquistare le materie prime usate in cucina, ovviamente tracciabili e sostenibili (c.b.)
CHI SIAMO
HÔTELLERIE
Papalini Spa con sede legale a Fano (PU), dopo oltre 30 anni di attività svolta nel settore Cleaning e servizi integrati, può vantare una presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Nel corso degli anni ha ampliato la capacità di soddisfare nei propri settori di attività qualsiasi esigenza del Cliente, disponendo di un ampio staff tecnico specializzato ed all’avanguardia. La professionalità dell’azienda Papalini Spa deriva dall’esperienza maturata rispondendo alle esigenze di clienti pubblici e privati dei più vari settori produttivi, passando da ditta individuale a Società, conta circa 2500 dipendenti e oltre 1000 clienti, adottando però sempre la stessa filosofia:
GDO
“Partire dalle esigenze del Cliente”
SANITĀ
CIVILE
Tel. +39 0721 860322 Fax +39 0721 860377 papalinispa
INDUSTRIE
Per ogni problema, in svariati settori merceologici, i tecnici di Papalini Spa analizzano le diverse problematiche, valutando le tecnologie esistenti, giungendo ad esaminare senza preconcetti tutte le possibilità pratiche e le eventuali controindicazioni.
info@papalinispa.com www.papalinispa.com Papalini spa
Via A. Avogadro, 21 61032 Fano (PU), Italia Papalini spa
LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta
DALLA “REGINA” MERYL STREEP A BELEN ESPLODE L’ESTATE-MITO DELLA PUGLIA Sulle spiagge del Salento, o forse a Savelletri, avvistato in arrivo addirittura Diego Armando Maradona. Ma anche Robert De Niro e Francis Ford Coppola, Asia Argento e Riccardo Scamarcio, come pure Raul Bova con Rocio Munoz LA NOTIZIA È DI QUELLE
Capri o la Sardegna». Ma noi
da un altro big: Francis Ford
Clooney portò in vacanza la
DESTINATE A FARE RUMORE
siamo riusciti a sfondare il
Coppola.
fidanzata di allora Elisabetta
NELLA CALDA ESTATE
soffitto di cristallo dei privè più
Ancora, a Fasano ed in
Canalis, sbarcano Asia
MONDANA 2018. Insieme
esclusivi e vi invitiamo a fare
giro per la valle d’Itria si è
Argento e Riccardo Scamarcio.
a tanti vip d’oltreoceano
vipwatching con le softnews
fatta vedere Gloria Stuart
Raoul Bova è a casa sua
sarebbe pronto ad arrivare
di Economy. Pronti? Meryl
la Rose centenaria del
a pochi km dal Relais del
sulle coste italiane anche
Streep si è innamorata del
Titanic (il personaggio della
Cardinale che a breve sarà
Diego Armando Maradona. Il
Salento e ha preso casa a due
diciassettenne era di Kate
completamente ristrutturato.
celebre calciatore argentino
Con Raoul che ha imparato
che si è riappacificato dopo
ad amare la Puglia con l’ex
anni di battaglie con il figlio
suocera Annamaria Bernardini
Diego junior ha promesso
de Pace - habitueè dei pranzi
pubblicamente al giovane -
a bordo piscina di Catherine
diventato da poco papà - di
Price Mondadori a Ostuni - ci
andare a trovare il nipotino
sono la nuova compagna Rocio
nato nell’aprile scorso a Napoli.
Munoz e la piccola Luna. Più
Dalla capitale partenopea
avanti li raggiungeranno i
-stando ai bene informati- il
genitori di Rocio e i due figli
grande goleador dovrebbe
maschi che l’attore ha avuto
traslocare nei lussuosi borghi
dalla prima moglie. Quanto a
di Savelletri, in Puglia. Se
Clooney, atteso per agosto in
Maradona senior arriverà
Puglia da Tania Missoni, dopo
con tutta la sua vistosa e
l’incidente subito in Sardegna,
affettuosa famiglia allargata
pare che il divo sia intenzionato
dove sceglierà di alloggiare?
a non spostarsi consumando
«Di super vip da noi ce ne
la convalescenza nella zona
sono già tanti» spiega Gabriele Menotti Lippolis, presidente dei
IN SENSO ORARIO: DIEGO ARMANDO MARADONA, BELEN RODRIGUEZ, ROCIO MUNOZ E RAOUL BOVA
in cui si trova adesso cioè a Puntaldia nella magnifica
giovani imprenditori pugliesi
passi da Lecce. Ma pare che
Winslet). A Lecce al premio
magione di Ezio e Silvia
«ma il vero “must” è riuscire
a ferragosto si decida a salire
Apollonio poche sere fa c’era
Simonelli, decine di camere da
a non far trapelare i nomi.
verso il mare di Savelletri dove
Hellen Mirren mentre a metà
letto e 4 scenografiche piscine
Molti di loro vengono in Puglia
ha fatto già il bagno la showgirl
agosto (news confermatissima)
con vista mare. Comunque
proprio perchè qui ci sono
Belen Rodriguez. Della famiglia
arrivano Paolo Maldini e
i colpi di scena con George
strutture che garantiscono
de Niro, invece, sono arrivati
Paolo Bassetti che, dopo aver
non mancano mai perciò
privacy assoluta rispetto
intanto in Puglia i figli del mitico
investito in Sardegna, guarda
prepariamoci a qualche
alla “vetrina” o ai paparazzi
Robert. A 74 anni da compiere
con interesse alle nostre coste.
sorpresa d’agosto....non si sa
costantemente all’opera nelle
in agosto, l’attore si rilassa
A Monopoli nella masseria
mai. Come si dice? Stay tuned!
spiagge di Forte dei Marmi,
sotto gli ulivi a poca distanza
“Cacatosto” dove George
Buona estate a tutti.
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