Economy Aprile 2018

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LE OPPORTUNITÀ/ Parla Nicastro «Forti risparmi in molti business»

ECONOMY | ANNO II | N.10 | MENSILE | APRILE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 23 MARZO 2018

Gestire l’impresa | Finanziare l’impresa | Vita da Manager | Domande&Offerte | E poi il piacere...

www.economymag.it

Aprile 2018 Euro 4,50

BACKSTAGE / A Roma il grande evento di Formula E • WORKSHOP / La flotta auto diventa ecologica

I RISCHI / Parla Granelli «Molte incognite, e non solo sui bitcoin»

BLOCK CHAIN

LA TECNOLOGIA CHE PROMETTE DI APRIRE AL WEB SICURO

Aprile 2018

PRIVACY E GDPR/COSA CAMBIA PER TUTTI DA MAGGIO

BANCA MEDIOLANUM

Parla Stefano Volpato: «È il momento di pianificare la gestione del risparmio»

HPE

Intervista con Stefano Venturi: «Il digitale ha appena iniziato a rivoluzionarci la vita»

ESCLUSIVO/Parla Antonello Soro «Imprese, non sottovalutate le nuove regole. Non adeguarsi costerà assai più che farlo»

VADEMECUM/In partnership con RSM Gli adempimenti, le priorità e i dubbi delle imprese











EDITORIALE

LA GATTA DEI PIR, LA TARTARUGA DELL’UNIONE BANCARIA

U

no si chiede: ma chi se lo legge, un articolo con un titolo che non si capisce? Risposta: chi sa cosa sono i Pir, perché DI SERGIO LUCIANO l’ha letto su Economy o sui (pochi) altri giornali che l’hanno spiegato, e sa che sono una cosa importantissima, ma che si sta incartando, come tante altre belle idee italiane. E chi sa cos’è, anzi cosa dovrebbe essere, l’Unione bancaria, sa che è lenta come una tartaruga e non arriva mai dove sarebbe urgente che arrivasse oggi stesso. E queste due bestiole, la gatta frettolosa del governo che ha partorito i Pir ciechi, e la tartaruga europea che non arriva mai a varare l’Unione bancaria, hanno a che fare con la nostra vita, quella di tutti noi, imprenditori e comuni cittadini che faticano ad ottenere un fido in banca o un mutuo per comprare casa. Proviamo a spiegarci. Come Economy ha illustrato (bene, speriamo) sul suo numero 2, i Pir sono la migliore idea mai avuta finora da un governo italiano per pilotare un po’ dell’enorme ricchezza finanziaria delle famiglie italiane (si calcola ammonti a 4500 miliardi!) nelle piccole e medie imprese che sono il motore della nostra economia e dell’occupazione. Sono oggetti d’investimento allettanti perché fiscalmente agevolati (le tasse in Italia sono

IL CORSIVO

pesantissime per chi le paga e ha ragione chi ne auspica il taglio); e devono investire parte della loro raccolta nelle Pmi. Già: ma come fanno, se le Pmi non sono quotate in Borsa? Si fa presto a dire: “Si quotino!”. Come illustriamo diffusamente nelle pagine interne, con le banche che non erogano più prestiti, sarebbe vitale per migliaia di piccole aziende quotarsi: ma ci vorranno anni perché il fenomeno acquisti consistenza. Il governo aveva pensato, e avrebbe già dovuto, creare delle piattaforme quotate che raccogliessero i denari dei Pir e li convogliassero nelle Pmi non (ancora) quotate. Ma non ha saputo o potuto fare in tempo. Risultato: i Pir sono pieni di soldi che devono investire nelle Pmi e non sanno come fare. E l’Unione bancaria? Sarebbe un accordo di mutuo soccorso (“garanzia dei depositi”) tra tutte le banche europee. Per Mario Draghi, presidente della Bce, i tempi sono maturi perché si faccia, ma i tedeschi frenano: “Potremo farla solo quando anche in quei Paesi con molti npl (sofferenze, cioè crediti non rimborsati, ndr) i rischi di una nuova crisi bancaria saranno significativamente ridotti”. Cioè: i tedeschi, che nel 2009 salvarono le loro banche con 600 miliardi di euro pubblici, oggi non vogliono agevolare il riequilibrio del sistema creditizio europeo nel suo insieme. E senza Unione bancaria, le banche rischiano troppo, soprattutto le nostre che hanno ancora in pancia molte sofferenze. E non prestano.

I TEDESCHI FRENANO SUL MUTUO SOCCORSO CREDITIZIO, LE BANCHE LESINANO I FIDI E I SOLDI ALLE PMI NON ARRIVANO Morale: al momento in cui questo numero di Economy viene chiuso in redazione, sul nuovo governo non si può che consultare l’oroscopo. Incrociamo le dita affinchè tra le forze politiche prevalga il senso di responsabilità e si arrivi a un governo che dia spazio alla forza propulsiva delle nostre Pmi. Le quali però, nel frattempo, farebbero meglio a evolvere e - magari seguendo i consigli dell’Associazione industriale bresciana (vedi il servizio all’interno) e delle altre realtà che tentano di “evangelizzarle” verso le fonti finanziarie alternative alle banche - si aprano al capitale di rischio e trovino nuove risorse per sostenere la propria grande capacità di crescere. Chi fa da sè…

UN RITARDO, UN RIMBORSO INATTESO: L’ECCEZIONE DA RENDERE REGOLA Crociera di San Silvestro 2017, ma niente di esotico né di proibitivo: una serata per famiglie, sul lago Maggiore, un po’ di musica e una buona cena, a bordo della motonave-ammiraglia della compagnia – un ente governativo in attivo, gestito, su incarico del Ministro dei Trasporti, dall’amministratore Renato Poletti – c’è la cucina. Dopo un quarto d’ora dall’antipasto, che attendeva in tavola, i 300 crocieristi ricevono il primo dei due primi piatti. Poi qualcosa s’inceppa e comincia l’attesa: quasi un’ora per il risotto. E il ritardo si trascina, si allunga, per cui alla mezzanotte i tappi saltano mentre i camerieri,

imbarazzati, stanno ancora servendo il secondo. Eppure…eppure la serata scorre bene, c’è musica, c’è allegria. I musi lunghi scompaiono presto grazie a quel po’ di vino in più. Arrivederci, domani è un altro anno. Tre mesi più tardi, tutti i trecento passeggeri si ritrovano un bonifico in banca col rimborso della metà della spesa e un biglietto omaggio per un’intera giornata in nave da spendere in qualunque giorno, 15 agosto compreso. Avete capito? Sissignore: senza averlo chiesto con nessuna class action, 300 passeggeri neanche troppo arrabbiati per il disguido (a

proposito: il risotto si era banalmente bruciato!) sono stati rimborsati del danno. Pensate se l’avesse fatto Trenitalia, quest’inverno. Avrebbero dovuto svenarsi. E Ryan Air, l’estate scorsa? Altro che le risate pazzoidi di O’ Leary! Ma non l’hanno fatto, non lo fa mai nessuno. Per cui, onore al merito della Navigazione Laghi. E poi una riflessione: dov’è finito il “consumerismo” italiano? La rabbia sacrosanta dei consumatori turlupinati? La voglia di farsi rispettare? Il comportamento della Compagnia dovrebbe essere la regola. E invece è l’eccezione. Poveri quei consumatori che devono affidarsi alle eccezioni. (s.l.)

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SOMMARIO

Aprile 2018 019

COVER STORY

LA CATENA DELLE MERAVIGLIE

024

CRIPTOVALUTE, LA PUNTA DELL’ICEBERG

025

TEDESCHI, IL BANCHIERE CHE GIOCA “COL FUOCO”

026

LO SGUARDO SOSPETTOSO/ANDREA GRANELLI

026

LO SGUARDO FIDUCIOSO/ROBERTO NICASTRO

028

LA SURVEY IN RETE DI TOPMANAGERS.IT

Una guida per navigare tra vizi e virtù della blockchain

015

031 GESTIRE L’IMPRESA

034

DATI, I MONITI DEL GARANTE

036

LOGISTICA & E-COMMERCE

Il caso Arcese, partner Amazon

038

058

CHI CRESCE COL PRIVATE DEBT

059

BUSINESS FA RIMA CON ETICA

060

IMPRESE&FINANZA/1

Fuochi: «decisive le vie del mare»

Ecco il nuovo Fondo di Garanzia

Navi e cosmesi: le case histories

Non ci credete? Leggete Folador Streparava: «Banche ma non solo»

IMPRESE&FINANZA/2

064

SALVIAMO LE BANCHE LOCALI

066

069 COMUNICARE L’IMPRESA

E ora fa volare le Pmi di qualità

062

LOGISTICA & INTERMODALITÀ

Blockchain: tra apocalittici e integrati vincono i secondi

MERCATI, AIM CAMBIA PASSO

Intervista ad Antonello Soro

«È una tecnologia che può aiutare il back-office»

054

PRIVACY, ECCO CHI RISCHIA

Ma il GDPR ha ancora lacune

Per l’esperto di web la blockchain non è così attraente

CONFIDI, L’ANNO DEL RISCATTO

Bink ha attivato due ETF in criptovalute in Svezia

051

Lo strumento più conosciuto ma anche più pericoloso

L’esperto: «Servono consigli giusti»

La denuncia di Sforza Fogliani

CONSULENTI FINANZIARI 2.0 IWBank ne spiega l’evoluzione

LA DERIVA DEI SOCIAL

Morcellini: «la cultura ci salverà»

072

STRATEGY COMMUNICATION

074

PROMUOVERE IL TERRITORIO

076

ENTERTAINMENT

Turismo, il Veneto cambia brand La rinascita culturale di Ercolano Viacom, pionieri della tv leggera

040

DIGITAL REVOLUTION

Parla Stefano Venturi, a.d. di Hp

089 STORYLEARNING

042

STARTUP E QUOTAZIONI

045

PATRIMONIO IMMOBILIARE

092

ALLA BORSA PIACE LA RICERCA

046

CARRIERE: ESTERO O ITALIA?

094

PANETTONI “BORN IN SICILY”

048

I VALOROSI/MEZZAROMA

096

IL PAESE CHE CRESCE...

Rischi e vantaggi secondo Andaf

L’appello della Confprofessioni

Un’impresa salvata da una donna

10

Firme digitali, il trionfo di Namirial

Federmanager dispensa i consigli

FARMIGEA, MED-TECH AL TOP

051 FINANZIARE L’IMPRESA

La ricetta anti-cancro di Molmed

Coima, la Sgr che rinnova Milano

Le news dal mondo produttivo



SOMMARIO

Commenti

014

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

079 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 080 L’OPINIONE di Ferruccio De Bortoli 082

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

083 BUSINESS Il contributo di Alberto Baban 084

QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net

086

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

117 WORKSHOP/ FLOTTE AUTO

099 STARTUP-TELLING

GASOLIO ADDIO, LARGO AI GREEN Pure nelle flotte sbarcano i nuovi motori

120

IN CASA FCA VA FORTE IL METANO

122

UNA CARD PER I TRAVEL MANAGER

Un incubatore magico per le startup

101

IL CASTING DI B HEROES

102

TINA RINGIOVANISCE LE CALDAIE

103

IL NUOVO CHE AVANZA

I 12 selezionati della seconda fase

La tecnologia anti smog di Teon

105

DOMANDE E OFFERTE Con tutte le alternative “al materasso”

108

Black Rock e l’Intelligenza Artificiale

110

«È TEMPO DI PIANIFICARE»

112

IMMOBILI E TURISMO 4.0

Come fare soldi con gli “affitti brevi”

114

PIÙ BOLLICINE, MENO PLASTICA

128

MANAGER AL CHECK-UP

131

E POI IL PIACERE...

VITA DA MANAGER I dati e le analisi secondo Cosmofarma Fiona May: «Italia, sei indietro di 30 anni» Dirigenti raccontati tra pubblico e privato

GRAN PREMI A ZERO EMISSIONI

Il “circus” Formula E fa tappa a Roma

134

LA CORSA SILENZIOSA CHE PIACE...

138

...ANCHE AGLI SPONSOR COME ABB

140

E-CAR, ECCO PERCHÈ SCEGLIERLE

Intervista al patron Alejandro Agag

Sono i pionieri della ricarica elettrica

La parola alla startup Power Station

141

MOTORI, RICORRENZA IN CASA FIAT

142

CONNESSI ANCHE IN VOLO

Sodastream: «ecco l’acqua del futuro»

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

Risparmi, parla Volpato (Mediolanum)

Hanno collaborato Piero Caltrin, Gilda Ciaruffoli, Tommaso Corona, Angelo Curiosi, Giordano Fatali, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Isa Grassano, Laura Lamarra, Alessandro Luongo, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Alfonso Ruffo, Camilla Sala, Claudio Sonzogno, Monica Setta, Elisa Stefanati

GENDER BALANCE IN AZIENDA

PRIVATE BANKER

Contributors Alberto Baban, Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Corrado Sforza Fogliani, Franco Tatò

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APRE IL SALONE DEL RISPARMIO

In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi

PRODOTTI DA BANCO, È BOOM

Modelli e case histories in breve

Edenred e la carta carburante intelligente

Direttore responsabile Sergio Luciano

Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager

123

MAGIC WAND

È la Panda la più scelta di sempre

Il mensile dell’economia che cambia

144

117 146

Tipo, la vecchia auto-mito fa 30 anni

Con i viaggi aerei 2.0 si può, ecco quali

GIOIELLI “FARAONICI”

Aste e diamanti, il business di Faraone

LE RAGIONI DEL GOSSIP

I sussurri di Monica Setta

Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Resp. commerciale testata Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

NEL VOTO DEL 4 MARZO C’È UNA DICHIARAZIONE DI RESA

U

dichiarazioni programmatiche sando gli strumenti nel periodo precedente il voto, della democrazia, il 4 nella mente della maggioranmarzo 2018, il popolo za dei cittadini era ben preitaliano ha realizzato la più vesente la convinzione che con loce epurazione di una classe l’affermazione di questi partiti dirigente mai accaduta. Non si potesse: fermare l’immisolo una meritata punizione grazione, come fenomeno per politici inetti e corrotti, ma emblematico della globalizanche una valutazione impiezazione, uscire dall’Europa o tosa di almeno quarant’anni sospenderne le condizioni di di gestione inefficace del appartenenza troppo onepotere, con esiti disastrosi rose, uscire dall’Euro come sul piano sociale ed econosimbolo dell’austerità, ridurre mico, una esecuzione senza le tasse, ma aumentare la spargimento di sangue, ma spesa pubblica, cancellare la non una rivoluzione. Infatti le legge Fornero e quindi andare rivoluzioni sono generalmente in pensione a 60 anni, essere sanguinose e vengono fatte da pagati senza minoranze che lavorare, rivendicano NON SOLO UNA MERITATA PUNIZIONE PER POLITICI reintrodurre degli ideali, INETTI E CORROTTI, MA l’articolo 18 che vogliono ANCHE UNA VALUTAZIONE con tutti i il potere per IMPIETOSA DI ALMENO imporre i loro QUARANT’ANNI DI GESTIONE suoi corollari per quando valori: “libertè si lavora, no Tav e no vaccini. egalitè, fraternitè,” un esemNessuno sembra rendersi pio per tutti. Il nostro caso conto che questo è un promi sembra molto diverso. Se gramma conservatore, antitrascuriamo le inutili discusmoderno e anti-scientifico. Se sioni sul possibile governo, dovessimo pensare a modelli vedremo chiaramente che di riferimento dovremmo la maggioranza dei cittadini, pensare alla Gran Bretagna quelli che hanno votato Lega e della Brexit, alla Polonia e Cinque Stelle, ha sottoscritto all’Ungheria o agli Stati Uniti un programma di rivendicadell’attuale presidente Trump, zioni che sono volte a realizzafatti di dazi e muri, chiusure e re una società protettiva e pugni sul tavolo. chiusa sui suoi privilegi, Su tutto questo incombe la soddisfatta di un benessere di paura di fronte ai mutamenti pura sopravvivenza. che verranno indotti nella Al di là delle sottili disquisiziosocietà dall’irrompere del ni sulla diversa intensità delle

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I LEADER POPULISTI Dall’alto e da sinistra Luigi Di Maio, di M5S; Matteo Salvini, della Lega; Nigel Farage, dell’Ukip; Donald Trump, Beppe Grillo, fondatore di M5S; Alexis Tsipras, premier greco; Teresa May, la leader della Brexit; Paolo Iglesias di Podemos

progresso tecnologico. Mentre il governo cinese dichiara di voler perseguire la leadership dell’economia digitale, la maggioranza di noi auspica un governo che fermi l’invasione dei robot come fossero degli extracomunitari indesiderati. Nessuno nega che il mondo stia attraversando un periodo di grande incertezza, sia nell’orizzonte geopolitico, sia nella valutazione delle conseguenze dall’applicazione dell’intelligenza artificiale. Tutti sappiamo che le tecnologie si sviluppano più velocemente della nostra capacità di gestirne gli impatti sociocul-

turali, ma se non volessimo rassegnarci a una posizione subalterna e irrilevante, dovremmo dotarci di qualche strumento che ci consenta di gestire il nostro futuro nei suoi aspetti economici, finanziari e, soprattutto, socioculturali. Il silenzio programmatico dei partiti sui loro progetti educativi, se non per generiche intenzioni di rivedere la buona scuola, è indicativo dell’assenza di una riflessione seria e approfondita su quello che sarà il problema più grave dei prossimi anni: la riduzione del divario tra chi sa e chi non sa. Non vi è nulla, neppure


di Franco Tatò

A DI FRONTE ALLA MODERNITÀ IL CORSIVO

LA CURA COME OPPORTUNITÀ DI INTEGRAZIONE

di Giuliana Gemelli Solo recentemente l’Istituto Superiore di Sanità ha avviato programmi inerenti la salute dei migranti, con un focus sulle malattie che la migrazione da paesi in condizioni di povertà e guerra, può diffondere nel nostro paese. Scarsa attenzione viene dedicata alla salute dei migranti rispetto a patologie, non solo infettive, ma largamente diffuse, come le malattie oncologiche. Una larga parte dei migranti sono giovani che dovrebbero essere tutelati dal punto di vista della salute, mentre infuriano le polemiche esclusivamente sugli aspetti della vita materiale nei centri di accoglienza. La nostra Associazione che ha a cuore la tutela dei giovani adulti affetti da malattie onco-ematologiche, sta avviando un progetto che ha al centro la tutela dei giovani migranti

una timida proposta di rete wireless superveloce gratis per tutti, o computer in tutte le scuole e tablet a tutti gli allievi. Veri leader dovrebbero saper trasmettere una prospettiva di sviluppo almeno decennale, ma è pretendere troppo da questi leader piccoli, qualitativamente simili alla classe dirigente che hanno epurato, abili a raccogliere consensi promettendo un qualunque lavoro sicuro anche a chi non ha imparato a fare bene qualcosa. La preoccupazione dei cittadini è sicuramente fondata, perché su noi tutti, e non solo

in Italia, si addensano nubi minacciose: e purtroppo la democrazia si sta dimostrando un sistema efficace per allontanare una classe dirigente inetta, ma non altrettanto capace di scegliere le persone più adeguate, per statura morale e preparazione, ad affrontare trasformazioni sociali di grande portata. Da questo punto di vista il voto del 4 marzo è una dichiarazione di resa di fronte alla modernità, la richiesta di una pausa, di una tregua. Peccato che non ci sia nessuno in grado di accettare la resa e concederci una pausa di riflessione.

malati, non solo dal punto di vista della cura, ma anche della valorizzazione del percorso clinico come opportunità d’integrazione, dialogo, condivisione empatica coi loro coetanei italiani che attraversano lo stesso percorso. Il progetto non é solo di proporre il programma realizzato dal nostro G-Lab (laboratorio di attività creative e ri-creative per giovani adulti in onco-ematologia) ma di attivare un percorso centrato sulla spiritualità, creando uno spazio di comunicazione profonda attraverso le culture, le identità, le percezioni della vita, del tempo, della relazione umana. Un “bosco sacro “ in cui far emergere e allineare i valori dell’essere parte di una comune umanità​. ​ er donare il vostro 5%mille : P Associazione GrandeGiu’ for Love and Care Onlus - Codice Fiscale 92075710407 Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti.html

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SHORT STORIES

Trasporti

Green economy

I treni che viaggiano a 1.200 km/h copriranno gli oltre 500 km da Chicago a Cleveland in 28 minuti

+13% di giro d’affari per l’azienda italiana di tappi in sughero. Merito di scelte etiche e ecofriendly

Hyperloop, il treno ultraveloce che parla italiano Parla anche italiano il nuovo treno ad altissima velocità, Hyperloop: la startup che sta dietro alla progettazione di questi convogli di nuova generazione è controllata da Jumpstarter, a sua volta partecipata da Digital Magics, il più importante incubatore di startup digitali italiane. Hyperloop garantisce di rivoluzionare il sistema dei trasporti ferroviari coprendo gli oltre 500 km che separano Cleveland da Chicago in 28 minuti, con una velocità di punta di 1.200 km/h. La tecnologia impiegata prevede di realizzare una capsula che si libra in sospensione all’interno di un tubo a basa pressione. In questo modo si riduce l’attrito dell’aria e si aumentano le prestazioni, esattamente come avviene per gli aerei quando raggiungono la quota di crociera. Hyperloop Transportation Technologies, la startup che ha dato vita a questo progetto, ha sede in

Real Estate

NOVA RE: LE STRATEGIE PER L’IMMOBILIARE

Nova Re SIIQ Spa, la società quotata in Borsa del Gruppo Sorgente, ha previsto un cambio di strategia e ha annunciato i capisaldi del suo nuovo modello di business. Va sottolinato, inoltre, come sia stata la prima nel panorama italiano ed europeo a riformulare il proprio piano industriale 2018-2024, puntando forte sull’hospitality, ovvero sulle strutture adibite per il sostegno agli anziani e sul turismo. L’idea è quindi quella di un focus su progetti che rispondano ai bisogni

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Amorim Cork, sostenibilità vuol dire successo California, vicino a Los Angeles, ed è partecipata per il 5,09% da Digital Magics. Nei giorni scorsi è stato siglato un accordo con la Northeast Ohio Coordination Agency, l’agenzia di trasporti e pianificazione ambientale e il Dipartimento dei Trasporti dell’Illinois. Il partenariato pubblico-privato è un passaggio obbligato per la realizzazione di Hyperloop, che ha dichiarato recentemente che la costruzione della capsula è in fase avanzata. I treni superveloci sono una delle maggiori “attrazioni” nel settore dei trasporti. Oltre al progetto di cui abbiamo parlato, si sono buttati nella partita anche Richard Branson, patron di Virgin, e ELon Musk, il vulcanico fondatore di Tesla che ha recentemente lanciato nello spaio la sua sonda Space X. Hyperloop, in soli cinque anni, ha dato lavoro a 800 persone, producendo 8 brevetti e stringendo 8 accordi governativi.

Produzione ecofriendly, gender balance perfetta nell’organigramma, welfare e formazione come punti di forza nella gestione delle risorse umane, e un programma di riciclo e recupero degli scarti che, non a caso, si chiama progetto ETICO. Anche senza numeri economico-finanziari a suffragio, un’azienda con queste caratteristiche meriterebbe di per sé di fare incetta di premi, gratificazioni e menzioni speciali. Ma, per sua fortuna, Amorim Cork Italia – branch italiana dello storico gruppo portoghese Amorim che da solo produce un terzo dei tappi da sughero per bottiglie di vino consumati nel mondo – è la dimostrazione che, oggi più che mai, la sostenibilità

della collettività, come il senior housing (case di riposo per anziani), residenze sanitarie assistenziali, senza tralasciare asset più tradizionali come gli uffici. Nova Re, inoltre, ha messo nel mirino strutture turistiche già a reddito, soprattutto nei centri storici delle principali città italiane come Roma, Milano, Venezia, Firenze, Bari e Torino che non soffrono per la stagionalità e che quindi hanno flussi turistici più costanti per tutti i mesi del’anno. Un altro pilastro delle nuove iniziative strategiche della SIIQ è di puntare all’aumento dell’appetibilità del titolo da parte dei Pir, i piani individuali

di risparmio che a fine anno si sono aperti al settore immobiliare e rappresentano una buona occasione per convogliare nuovi capitali su progetti come quelli di Nova Re. Le prospettive di rendimento saranno legate a un parametro di cap rate medio lordo complessivo del portafoglio immobiliare: si parla di una cifra prossima al 6%, il ricorso alla leva finanziaria sarà contenuto, con un “loan to value” obiettivo intorno al 40%. Stefano Cervone, consigliere delegato di Nova Re SIIQ Spa e recentemente nominato anche direttore generale, ha commentato con soddisfazione il piano strategico avviato dalla

è anche un fattore di successo sul mercato. L’azienda con sede a Conegliano (Tv) – 42 dipendenti e 2.700 cantine clienti – ha chiuso infatti il 2017 con un bilancio d’eccezione: 57,8 milioni di fatturato, oltre 561 milioni di tappi venduti e un aumento del volume d’affari che sfiora il +13 % sull’anno prima: numeri che fanno di Amorim Cork Italia la prima filiale al mondo della holding, inseguita da quella francese. Una leadership costruita a suon di tecnologia d’avanguardia (il suo tappo, NDtech, grazie a caratteristiche uniche sul mercato, è in grado di restituire un’esperienza sensoriale privilegiata ai consumatori di vino) e di sostenibilità sociale e ambientale: con il progetto Etico, l’azienda ha portato a compimento il primo circolo virtuoso in Italia, realizzando una granina per la bioedilizia generata dai tappi usati. «La sostenibilità è per noi un valore irrinunciabile – afferma l’a.d. Carlos Veloso dos Santos – e non la esprimiamo solo nei nostri tappi ma anche nella gestione dell’azienda basata sull’uguaglianza della forza lavoro, con un equo 50% di donne e 50% di uomini, su welfare e formazione. Dopo il corso di inglese, abbiamo messo a disposizione dei collaboratori il corso per Sommelier FISAR». società di cui è al comando: «Siamo già al lavoro al fine di perseguire un obiettivo di raccolta nel 2018 fino a 200 milioni di euro. Insieme al nostro advisor, Mediobanca, valuteremo la migliore finestra di mercato per procedere con l’aumento di capitale».


SHORT STORIES

Automotive

ADLER, SIGLATA JOINT VENTURE IN GIAPPONE

L’italiana Adler-Pelzer, uno dei leader a livello internazionale nella progettazione e produzione di componenti e sistemi per l’industria del trasporto, ha siglato una joint venture con la giapponese Hayashi Telempu per lo sviluppo di nuove soluzioni termiche e acustiche per i veicoli ad alimentazione alternativa come ibridi, elettrici o a idrogeno. L’accordo, che si rivolge per ora al solo mercato giapponese, potrà fare leva sul know-how acquisito dalle due aziende nel corso di un’esperienza pluriennale. Adler, in particolare, nell’ultimo decennio ha implementato un sistema di simulazione e testaggio che è stato prezioso anche con un gigante della mobilità elettrica come Tesla. Grazie a questo accordo, «potremo crescere in un mercato strategico per lo sviluppo della mobilità del futuro come quello giapponese, consolidando il nostro impegno nello sviluppo di soluzioni sempre più innovative per l’industria dell’automotive» ha dichiarato Paolo Scudieri, presidente di Adler-Pelzer. L’azienda, fondata dal padre di Paolo, Achille, nel 1956, conserva la sua sede storica a Ottaviano, ma è presente in 23 paesi, con oltre 10mila dipendenti e 65 stabilimenti produttivi.

Food

Irca cambia per crescere: l’a.d. è Perego La società alimentare lombarda, acquisita dal fondo Carlyle, rinnova la struttura manageriale Nuova proprietà e nuova guida. Nel giro di pochi mesi, Irca cambia tutto. Alla fine dell’anno scorso, l’acquisizione da parte del fondo di private equity Carlyle. Quindi,di recente, l’arrivo del nuovo amministratore delegato, nella persona di Paolo Perego, manager di lungo corso con comprovata esperienza internazionale nel settore wines&spirits dove ha fatto le fortune di colossi come Campari e Bacardi. A lui, che per questo ruolo lascerà appunto l’incarico di responsabile di Bacardi Europa per rientrare in Italia,

toccherà proiettare nelle sfide future un’antica eccellenza tricolore del settore agroalimentare come Irca, azienda lombarda con quasi un secolo di storia alle spalle e un’expertise di prim’ordine nel segmento della produzione di ingredienti e semilavorati per la pasticceria, la panificazione, i mercati della ristorazione e, dal 2014, anche nella produzione di gelati. Fondata nel 1919 a Gallarate dalla famiglia Nobili, Irca, nel giro di 5 generazioni, è diventata leader in Europa grazie a un portafoglio prodotti che vanta circa 2mila referenze destinate a clienti industriali, panetterie, ipermercati, gelaterie di circa 80 Paesi e che nel 2016 ha portato ad un fatturato superiore ai 250 milioni. Con la cessione alla società Carlyle Group, specializzata nell’alternative asset management, i fondatori di Irca hanno puntato a trovare

i mezzi necessari per garantire all’azienda una crescita sostenuta, in Italia e all’estero, e sviluppare pienamente le sue potenzialità. La famiglia continuerà ad essere rappresentata nel CdA da Bruno Nobili, attuale direttore generale ,mentre Roberto Nobili, a.d. uscente, dopo circa 40 anni ha scelto di fuoriuscire da Irca: «Difficile lasciare un’azienda che è stata legata da generazioni alla mia famiglia – queste le sue dichiarazioni – sono comunque fiducioso che, con Carlyle, Irca potrà affrontare le sfide future e cogliere le grandi opportunità che il mercato ci sta offrendo sul piano della crescita».

e che, secondo le previsioni, dovrebbero essere messi a punto presso lo stabilimento di Palermo entro l’estate 2019. Il “Roma” e il “Barcellona”, allo stato, sono entrambe lunghe 225 m e possono trasportare circa 3 mila persone mentre la loro dotazione di metri lineari per mezzi pesanti è pari a 3 mila. Nel troncone di allungamento, della lunghezza esatta di 29 m, troveranno spazio altri 600 m lineari in più per le merci pesanti, 80 posti letto in nuove cabine passeggeri, due sale poltrone per 450 posti e un nuovo ristorante “Family self-service”, con 270 posti a sedere. L’accordo tra Fincantieri e Grimaldi prevede anche lavori

di rinnovamento delle aree pubbliche esistenti sulle due navi nonché l’implementazione di nuove dotazioni di sicurezza per far fronte all’aumento di capacità di trasporto passeggeri che, dopo gli interventi, ammonterà a 3.500 persone ospitabili. La divisione Ship Repair and Conversion della società cantieristica con sede a Trieste – che in passato ha costruito complessivamente 30 unità per Grimaldi – lavorerà con soluzioni d’avanguardia rivolte a ridurre l’impatto ambientale e al risparmio energetico, quali l’installazione di scrubber per la depurazione dei gas di scarico e un impianto di mega batterie a litio per alimentare la nave durante le soste nei porti, in linea con l’obiettivo promosso dal gruppo armatoriale delle “zero emissioni in porto”. «Siamo lieti di aver rinsaldato lo storico rapporto con Fincantieri e affidato la commessa al cantiere di Palermo, di cui apprezziamo la grande professionalità, in un momento delicato per il Sud» ha commentato Emanuele Grimaldi.

Logistica

Navi high-tech, Grimaldi si affida a Fincantieri Obiettivo: ammodernare due cruise ferry con soluzioni tecnologiche a “zero emissioni” Dieci anni dopo la costruzione dei due cruise ferry “Cruise Roma” e “Cruise Barcellona”, l’asse tra Fincantieri e il gruppo Grimaldi si rinnova grazie a un accordo che prevede un programma di allungamento di circa 30 m e di ammodernamento delle due unità navali impiegate sulla tratta Civitavecchia-Porto Torres-Barcellona con la livrea “Grimaldi Lines”. Fincantieri aveva costruito nel cantiere di Castellammare di Stabia e consegnato tra il 2007 e il 2008 le due navi al gruppo partenopeo, il quale adesso ha deciso di affidarsi di nuovo alla controllata di Fintecna per la realizzazione dei due tronconi da inserire su cruise ferry

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:

LA CATENA DELLE MERAVIGLIE UNA PROMESSA DA VERIFICARE

COVERSTORY 24 LE CRIPTOVALUTE IL BITCOIN E I SUOI FRATELLI, TRA FUTURO E POCA TRASPARENZA

La tecnologia digitale “esplosa” con il boom delle criptovalute, attira la fantasia degli sviluppatori in tutti i settori del business: ecco un vademecum per distinguere tra vizi e virtù della blockchain di Marco Scotti

25 ETF, PARLA TEDESCHI BINK È LA PRIMA BANCA A FARE TRADING CON LE MONETE VIRTUALI

26 I BUCHI DELLA BLOCKCHAIN GRANELLI: «SE È IMPENETRABILE, COME MAI L'HANNO BUCATA?»

26 PARLA NICASTRO «PER LE BANCHE UNO STRUMENTO UTILE PER IL BACKOFFICE»

28 TOP MANAGER LA PERCEZIONE DEGLI ITALIANI IN RETE SUL TEMA BLOCKCHAIN

G

arantire che quella bottiglia di vino presvolta nella pur accelerata evoluzione dell’inziosa e costosa sia veramente, al di là di formatica e delle sue applicazioni al business. ogni ragionevole rischio, dell’annata storica E per una volta l’Italia non è l’ultima ruota del per quel vitigno; tracciare i movimenti che carro. Certo, per ora nel nostro Paese in giro ci una mozzarella Dop compie dal caseificio al sono più esperimenti che business: ma la strasupermercato; digitalizzare con un’efficienza da è quella e apre uno spiraglio verso il futuro spaziale gli archivi dei notai; o ancora, scusananteriore dell’era digitale. dosi per l’accostamenMa che cos’è, precisato, sincerarsi che le LA TRADUZIONE LETTERALE È “CATENA mente, la blockchain? DI BLOCCHI” E FUNZIONA PROPRIO scorie nocive di alcuLa traduzione letteCOME UNA CATENA AD ANELLI ne produzioni vengarale sarebbe “catena INDISSOLUBILMENTE CONNESSI no stoccate solo nelle di blocchi” e il suo discariche attrezzate: sono tutti “miracoli” di funzionamento è paragonabile a quella di business, promessi da una stessa, nuova tecuna catena ad anelli, in cui ogni pezzo è fondanologia di cui si parla, solitamente a sproposimentale per la tenuta dell’intero sistema. Oggi to, solo per un’altra applicazione, quella delle nel web regna grande incertezza, ed è davvero criptovalute, i famigerati bitcoin e i loro simili. difficile tracciare la provenienza di ogni singoBenvenuti nell’era della blockchain, la catena lo prodotto: anche i grandi siti di e-commerce a blocchi, l’innovazione digitale che segna una vendono prodotti di origine dubbia o scono-

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COVERSTORY

sciuta. Il che può diventare problematico in solution leader IBM - prevede l’utilizzo della to sia per gli emittenti che per gli investitori particolari settori come l’agroalimentare. Con Blockchain a supporto della completa digitacui verrebbero offerti addizionali di credito e blockchain, invece, ogni singolo passaggio dilizzazione della gestione dei certificati azionadi investimento». Un altro settore su cui si è venta tracciabile e immutabile. Se, per ipotesi, ri per le piccole e medie società non quotate. Il concentrata IBM è quello dell’agroalimentare, si volesse sapere tutto di un vino, con questa processo di emissione diviene digitale e i cercon il progetto Food Safety realizzato insieme tecnologia si potrebbe conoscere il vitigno di tificati emessi un asset della Blockchain. Una a Walmart per la tracciabilità e la sicurezza provenienza, eventuali blend, la cantina in cui volta censiti nella Blockchain, ogni evento e dell’intera filiera. «Con questa partnership – è stato imbottigliato, il modifica di tali certifiha proseguito Malosio – possiamo portare le MICROSOFT ED IBM HANNO TROVATO metodo di sboccatura cati potrà essere tracinformazioni sulla provenienza, trasformazioVARI MODI PER APPLICARE LA e via dicendo, attraciato in modo immune e conservazione del cibo dal produttore al BLOCKCHAIN AI SETTORI PIÙ DISPARATI, verso un libro mastro tabile sulla blockchain consumatore (“from farm to fork”) e gestire in COMPRESA LA BORSA VALORI inalterabile che non permettendo una maniera tempestiva e mirata i casi di richiamo può essere modificato o contraffatto. Alla gestione efficiente e trasparente dei passaggi prodotti (per contaminazioni o altri eventi) base di tutto il sistema ci sono i “miners” (i di proprietà, dello stacco di dividendi, delcon evidenti vantaggi per la reputazione del minatori) che inseriscono i dati da preservare la convocazione assemblee, delle ipoteche. brand, per la salute dei consumatori e per il all’interno di ogni blocco e che approvano l’inIl vantaggio principale è nella creazione di minor costo di richiami mirati piuttosto che troduzione di un nuovo tassello nella catena. nuove opportunità di trading e di investimenindiscriminati. E queste sono solo le prime Il che rende la blockchain impermeabile – o quantomeno, difficilmente attaccabile – da IL VINO DI MICHELE PLACIDO È GENEROSO E “INCATENATO” meccanismi esogeni di contraffazione, come nel caso dell’agroalimentare. cantina Placido-Volpone. consumatore può Con sede a Ordona La fortuna dell’azienda Attualmente il mercato di questa nuova tecaccedere a tutte queste (FG), la cantina ha vinicola è che l’intero informazioni tramite celebrato qualche nologia è ancora abbastanza limitato: se si processo produttivo QR Code. Il primo giorno fa l’unione con esclude la valutazione – quantomeno ondiavviene internamente, lotto con cui abbiamo un grande cineasta e vaga – dei bitcoin (mentre scriviamo di poco senza blend con sperimentato questa appassionato enologo, inferiore ai 200 miliardi di dollari, dopo aver altre produzioni. Michele Placido. Fondata innovazione è stato L’investimento, inoltre, è quello di 6.500 bottiglie nel 1890, l’azienda toccato i 326 miliardi a metà dicembre), la abbastanza sostenibile vinicola ha recentemente di Falanghina. Ora però blockchain vale circa 500 milioni di dollari. Ma e permette di rendere l’obiettivo è ancora più deciso di aprirsi alle le previsioni degli esperti concordano nel dire disponibili tutte le ambizioso: tra ottobre nuove tecnologie sotto che la crescita fino al 2024 potrebbe diventare informazioni necessarie e novembre, quando la spinta innovativa di vicina agli 8 miliardi. Secondo Grand View Reimbottiglieremo il nostro senza esborsi Gerardo, uno dei cinque astronomici e senza nero DOC, vogliamo figli del “patriarca” search, infatti, la tecnologia avrà effetti, oltre dover rivoluzionare realizzare una soluzione Domenico. «Con EY – ci che sul settore finanziario (che continuerà a blockchain che contenga l’intero processo ha spiegato Gerardo essere prevalente) anche su hi-tech e telecoproduttivo. anche uno strumento Volpone - abbiamo municazioni. anticontraffazione: ad creato una soluzione oggi, infatti, c’è ancora per digitalizzare tutto il rischio che qualche il processo produttivo Gli utilizzi malintenzionato copi il attraverso un gestionale Le grandi multinazionali informatiche hanno nostro QR Code». Il lotto che raccoglie tutte deciso di puntare forte su questa tecnologia. di nero DOC dovrebbe le informazioni sul È il caso di Microsoft e IBM, che hanno trovaessere tra le 20 e le vino, le notarizza sulla to diversi modi per applicare la blockchain 30mila bottiglie, un blockchain pubblica quinto della produzione di Ethereum e le ai settori più disparati. «La sperimentazione complessiva della rende immutabili. Il condotta da IBM in Borsa Italiana/Monte Titoli – ci ha spiegato Fabio Malosio, blockchain

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due applicazioni estendibili alla certificazione di qualità e alla tutela dell’eccellenza del cibo (prodotti Made In Italy, DoP e quant’altro)». Per quanto riguarda il futuro della blockchain, Malosio non ha dubbi: «L’evoluzione della Blockchain, sganciata dal bitcoin e dalle criptovalute, sta mostrando importanti ambiti di applicazione in molti settori. Il mercato finanziario è quello oggi più maturo e le applicazioni di Trade Finance tra quelle che riscuotono maggiore interesse. Negli altri settori è molto promettente l’utilizzo in tutti i casi di tracciabilità e trasparenza, applicabile a tutte le industrie. Infine, grande interesse nel settore assicurativo, soprattutto nell’adozione degli smart contract e movimenti interessanti stanno cominciando nel settore Energy a nel Travel and Transportation». «La blockchain, come l’elettricità, può essere definita una general purpose technology, ed essere applicata a un’infinità di scenari – ci ha raccontato con entusiasmo Fabio Moioli, Direttore Divisione Enterprise Services di Microsoft Italia – Ovunque ci sia un tema di fiducia, di scambio di dati e di informazioni, qui può essere utile la blockchain. C’è sempre una possibile applicazione: basti pensare alle transazioni tra aziende o tra privati, alle informazioni anagrafiche o sullo stato civile».

FABIO MALOSIO, BLOCKCHAIN SOLUTION LEADER IBM

FABIO MOIOLI, HEAD ENTERPRISE SERVICES MICROSOFT ITALIA

Tra i progetti avviati da Microsoft c’è Bankchain, una nuova piattaforma realizzata in India che mette in relazione tutte le banche per ottimizzare la qualità del servizio offerto e per accorciare i tempi delle operazioni da qualche giorno a qualche minuto. «D’altronde – sorride Moioli – le banche non possono stare lontane da questa partita: sanno che se non usano loro blockchain, la utilizzerà un BANK OF AMERICA E MERRIL LYNCH STANNO STUDIANDO L’OTTIMIZZAZIONE DEI PROCESSI DEL CORPORATE TREASURY

sistema che permetterà di fare a meno delle banche». Ancora in materia bancaria, Microsoft sta collaborando negli Usa con Bank of America e Merrill Lynch per l’ottimizzazione dei processi anche nel corporate treasury. Un altro settore in cui la blockchain sta iniziando

DALL’IBM CON WALMART UNA CERTIFICAZIONE DELLA FILIERA AGROALIMENTARE

LA BANKCHAIN DI MICROSOFT ABBREVIA I TEMPI DELLE TRANSAZIONI BANCARIE a essere impiegata è quello della supply chain e della manifattura. «Con Renault – ha concluso Moioli – stiamo usando questa tecnologia per mettere in sicurezza tutti i dati dell’auto, offrendo così la possibilità di vendite di veicoli usati totalmente sicure, avendo un libro mastro che testimonia la storia dell’automobile, degli interventi che ha subito e di eventuali incidenti. Stiamo usando blockchain nella logistica, per dare sicurezza alle transazioni e per tracciare i container». Oltre ai due colossi, ci sono anche realtà più piccole che hanno deciso di misurarsi con la blockchain: il Notariato, infatti, ha annunciato lo scorso ottobre di aver messo a punto “Notarchain”, la blockchain applicata agli atti redatti da questi professionisti, grazie alla quale le informazioni non saranno più gestite da soggetti anonimi, ma dai notai italiani stessi. Una piattaforma che garantirebbe al tempo stesso costi bassi e maggiore sicurezza per il cittadino. Si tratta di una base digitale di archiviazione e gestione di ogni tipo di file digitale e pertanto il suo utilizzo potrà in futuro essere esteso a molti ambiti applicativi che necessitano di un sistema di maggiore sicurezza e certificazione (disegni, opere d’arte, beni mobili in genere). Sempre il Notariato, in collaborazione con la SIAE, ha elaborato un meccanismo, sempre basato su blockchain, che consente di gestire in maniera più efficace il deposito e l’archiviazione dei codici sorgente. Grazie a questa piattaforma, il file in cui è inserito il codice

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COVERSTORY

1 del denaro a B

è condiviso 3 Ilcon"blocco" ogni parte del network

2 online da un "blocco"

A vuole mandare

La transazione è rappresentata

?

A 4

?

?

?

Le parti del network approvano la transazione come "valida"

✓ ✓

5

A questo punto il blocco può essere aggiunto alla catena, che conferirà una traccia indelebile e trasparente della transazione

? Il denaro passa

6 da A a B

B

✓ sorgente di un brano verrà inserito in un registro condiviso con SIAE che ne permetta l’immediata attribuzione e la certezza che nessuno possa in futuro contestarne la paternità.

utilizzarla, seppur ancora in fase di sperimentazione, mentre le PMI sono decisamente più indietro e in un’ampia percentuale non sanno neanche che cosa sia blockchain. Eppure questa tecnologia esprime il massimo del suo poEuropa e Italia tenziale quando è sistemica e diffusa. Ma l’ItaNonostante siano riconosciute le potenlia è indietro soprattutto per quanto riguarda il zialità di blockchain, per ora sembra che il rapporto con la PA, dove invece le applicazioni Vecchio Continente non abbia intenzione di sarebbero pressoché infinite, basta pensare al puntarci eccessivamente. L’Ue ha lanciato a tema dei pagamenti. Nel nostro paese, infine, dicembre un bando da cinque milioni di euro abbiamo messo a punto un progetto tra i più (Blockchain for social belli e innovativi nel L’ITALIA? E’ GIÀ INDIETRO: ANCHE good) nell’ambito del settore food per argiPER I RITARDI DELLA PUBBLICA programma quadro nare il fenomeno della AMMINISTRAZIONE, CHE CON LA Horizon 2020. Non contraffazione, anche BLOCKCHAIN POTREBBE “GUARIRE” certo cifre capaci di se non posso ancora spostare l’equilibrio prossimo venturo. L’Itarivelare quale sia il soggetto con cui stiamo collia, dal canto suo, sta cercando faticosamente laborando». Come detto, le applicazioni sono il bandolo della matassa. Il nostro paese, che tante per l’Italia, a partire dai pagamenti della occupa il 25esimo posto nell’Europa a 28 pubblica amministrazione e arrivando al settonella classifica della digitalizzazione, potrebre immobiliare che ha visto proliferare abusivibe trarre però benefici dall’utilizzo di questa smo edilizio, a volte anche con esiti catastrofici tecnologia. «In Italia – ci ha raccontato Moioli nelle zone a più alto rischio idrogeologico. An- siamo un po’ più indietro rispetto ad Asia e che la gestione dei rifiuti particolarmente danAmerica, e la blockchain si sta concentrando nosi per l’ambiente potrebbe giovarne, evitanpiù sul mondo fintech che sulle grandi bando il ripetersi e il proliferare di quel fenomeno che. Per quanto riguarda le aziende, quelle di criminale – e mafioso – dell’interramento di dimensioni medio-grandi stanno iniziando a scorie venefiche in zone rurali.

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UNA GARANZIA PER L’ARTE Certificare le opere d’arte attraverso la tecnologia blockchain, creando un registro che ne racconti la storia e ne attesti l’autenticità. È quello che promette “Art Blockchain”, sistema ideato da RMStudio di Raffaele Mazzeo che permette a qualunque operatore del mercato dell’arte di verificare con un click tutti i dati sensibili di un’opera e consultare in tempo reale i documenti che la certificano, in maniera che siano immutabili e pubblici. «Questa applicazione – spiega Raffaele Mazzeo rappresenta un’opportunità per il mondo dall’arte perché crea un registro distribuito e garantito delle opere. Questo consente di ripercorrere tutti i passaggi di proprietà che hanno segnato la storia di un’opera, incrementandone anche il suo valore immateriale. Ma non solo: sarà possibile, ad esempio, l’interazione attiva con il fruitore dell’opera permettendo che questa, oltre che fisica, diventi anche digitale e interattiva. Inoltre, si potrà collegare la creazione artistica con altre applicazioni che sfruttino i pagamenti in criptovalute, creando anche un mercato dell’arte digitale con copyright e sistema di indicizzazione del valore di mercato delle opere d’arte. Infine, Art Blockchain consente di proiettare l’opera nella nuova dimensione del collezionismo digitale semplificando i rapporti con le compagnie assicurative e con le banche». Il sistema prevede una prima fase di catalogazione delle opere d’arte in modo da recuperare tutte le informazioni su di esse. La seconda fase consiste nella realizzazione tecnica della soluzione Blockchain, in cui trasferire tutte le informazioni relative alla storia dell’opera, artista, proprietario, passaggi di proprietà, certificazioni, ecc. Qualunque operatore del mercato dell’arte da quel momento potrà verificare tutte le informazioni sensibili e consultare in tempo reale tutti i dati.



COVERSTORY

La criptovaluta a doppio taglio Sicura, ma fino a un certo punto Non basta la certezza delle transazioni a garantire il valore «sottostante» dei bitcoin e delle sue sorelle. Il caso Mt.Gox ha turbato gli investitori. Le Ico si moltiplicano, ma non convincono. E le imitazioni prolificano di Marco Scotti

N

onostante la molteplicità di possibili utilizzi, finora blockchain è stata associata ai bitcoin e alle altre criptovalute. Ma come sono nate? Come ogni rivoluzione che si rispetti, anche sulle monete virtuali aleggia un’aura mistica. C’è chi vuole che a dare vita a questi nuovi strumenti di pagamento sia stato Satoshi Nakamoto (ovviamente, si tratta di uno pseudonimo) e chi invece attribuisce la paternità ad altri soggetti. Comunque la si voglia vedere, è indubbio che le criptovalute siano nate con una triplice esigenza: da un lato, con un afflato rivoluzionario, per arginare lo strapotere di banche centrali e organismi sovranazionali che stabiliscono arbitrariamente il valore delle valute; dall’altro, per opporsi alla finanza speculativa; infine, per creare un sistema di pagamento sicuro in cui anche singoli soggetti che non si conoscono direttamente possono scambiarsi beni o servizi senza il timore di venire buggerati. Qualsiasi sia la motivazione, oggi le criptovalute rappresentano uno dei settori più instabili dell’economia mondiale, per svariati motivi. In primo luogo, perché proprio per la loro natura “alternativa” rispetto ai mercati tradizionali, sono il terreno di coltura perfetto per organizzazioni criminali e perfino terroristiche, che possono scambiarsi denaro in modo totalmente controllato. D’altronde, uno dei

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problemi che affliggeva Pablo Escobar al tempo del suo “impero” erano i topi che divoravano milioni di dollari in banconote ogni giorno. Oggi, con le criptovalute, la questione sarebbe più facilmente risolvibile. E non è un caso che il riscatto di WannaCry, il terribile ransomware che ha messo in ginocchio il mondo l’anno scorso, fosse richiesto proprio in bitcoin. In secondo luogo, perché il valore delle singole criptovalute viene poi “tradotto” in monete reali come dollari ed euro, accrescendo a dismisura la speculazione. A questo proposito, è bene sottolineare come, dopo l’accelerazione ATTUALMENTE CIRCOLANO CRIPTOVALUTE PER UN CONTROVALORE DI POCO INFERIORE AI 260 MILIARDI DI DOLLARI. BITCOIN PROTAGONISTI

subita fino a dicembre da parte dei bitcoin, che hanno ripetutamente flirtato con la valutazione di 20.000 dollari per pezzo, il controvalore è crollato fino a meno della metà in un mese. I governi, come la Corea del Sud, hanno provato ad arginare la corsa verso l’alto delle criptovalute e ci sono riusciti senza particolari difficoltà, a riprova di un sistema ancora poco autosufficiente. Infine, le banche, che inizialmente avevano guardato con sufficienza ai nuovi strumenti di pagamento, hanno improvvisamente deciso di “mettere il cappello”

anche su questo aspetto, di fatto snaturando la ragion d’essere primigenia delle criptovalute. È il caso di Jp Morgan che, dopo aver definito i bitcoin una “bufala”, ha deciso di puntarci forte quando si è accorta della sua pervasività. C’è poi un problema di riconoscibilità e affidabilità. Attualmente sono moltissime le monete alternative. Il Wall Street Journal ne ha censite 80, ma nel mercato digitale globale ne circolano oltre 500. Soffermandosi solo sulle otto più importanti (Bitcoin, Ethereum, Litecoin, Ripple, Monero, Nem, Dash e ZCash) si fatica a comprendere le diverse specificità di ciascuna. Vero, Ethereum si rivolge prevalentemente alle imprese più che ai privati, ma si tratta di sottili differenze, non di solchi profondi che possano far distinguere le criptovalute “buone” da quelle destinate a diventare una bolla. Attualmente circolano criptovalute per un controvalore di poco inferiore ai 260 miliardi di dollari. Di queste cifre, bitcoin è l’assoluto protagonista: 254 miliardi di valore, un dato che lo mantiene come il più importante (per non dire unico) attore sulla piazza. A riprova di un segmento che non garantisce affidabilità e che, diversamente dalla tecnologia di blockchain, è sostanzialmente limitato ci sono anche le ICO (Initial coin offering), una sorta di Ipo che permette il crowdfunding per una realtà tecnologica tramite l’emissione di


TEDESCHI (BINK): «AFFIDABILI GLI ETF» «La nostra valutazione è chiara: esiste una Borsa europea, quella di Stoccolma, regolamentata e molto reputata, dove si negoziano quotidianamente due Etf in criptovalute: uno sui Bitcoin e uno sugli Ethereum, entrambi denominati sia in euro che in corone svedesi: e la nostra piattaforma offre la possibilità di investire su questi Etf»: è molto lineare l’atteggiamento di Bink, la succursale italiana del Gruppo olandese BinckBank, specializzata nei servizi di investimento online in strumenti quotati su mercati regolamentati, come lo riassume Vincenzo Tedeschi, direttore generale della società. Dunque, qual è il vantaggio di negoziare in criptovalute tramite voi anziché attraverso uno dei mercati che li offrono su Internet?

“La Borsa svedese è regolamentata e vigilata, quindi investendo sugli Etf in criptovalute si prendono i rischi del titolo ma non ci sono rischi di intermediazione, non c’è insomma il pericolo che l’intermediario scappi con la cassa”. Quindi voi caldeggiate l’investimento attraverso prodotti quotati in una Borsa regolamentata, come questi Etf? “Sì, suggeriamo sempre di investire in prodotti quotati perché il loro mercato è più trasparente, meno costoso e di immediata liquidità. Certo, ci sono difetti e limiti: per esempio che la borsa è chiusa al sabato e alla domenica, e nei giorni feriali osserva comunque orari ordinari, dalle 9 alle 17,30, mentre i mercati non regolamentati sono attivi anche 24 ore al giorno, ma mi sento di dire che pregi di una Borsa istituzionale superano i

gettoni (token) al posto di azioni. Una cosa bellissima? Non esattamente, visto che a differenza degli scambi di borsa, le ICO non sono in alcun modo regolamentate e non garantiscono ritorni e priorità in caso di fallimenti o successi. Da maggio 2017, ogni mese si verificano una ventina di ICO: un esempio è quello del nuovo browser Brave, che ha generato 35 milioni di dollari nei primi 30 secondi. Ma che non ha dato nessuna garanzia ai sottoscrittori, tanto da costringere la Corea del Nord a proibire questa pratica e a stabilire sanzioni molto pesanti nei confronti dei trasgressori. Le criptovalute, oltre a essere soggette a una all’epoca, valevano circa 450 milioni di dollagrande volatilità, hanno mostrato qualche ri ma che, al cambio attuale, sarebbero pari problema anche per chi decide di scommettea poco meno di 10 miliardi. Un altro aspetto re su di loro. Un paio di mesi fa, la piattaforma drammaticamente di attualità è il consumo di Coincheck, una coinbase giapponese, ha subienergia: le operazioni computazionali necesto il furto di circa mezsarie per produrre zo miliardo di Nem, per A DIFFERENZA DEGLI SCAMBI DI BORSA, nuove criptovalute LE ICO NON SONO REGOLAMENTATE un controvalore supee distribuirle tra gli E NON GARANTISCONO PRIORITÀ riore ai 530 milioni di utenti diventano ogni IN CASO DI FALLIMENTI dollari. I clienti della giorno più complesse piattaforma hanno visto bloccate le contrattae, a oggi, richiedono un’energia paragonabile zioni e la possibilità di ritirare i propri deposial fabbisogno annuale dell’Ecuador. Il che siti. A febbraio del 2014 Mt. Gox, il servizio che gnifica che all’aumentare delle criptovalute gestiva oltre il 70% delle transazioni bitcoin circolanti si potrebbe presentare un conto annel mondo, dichiarò bancarotta dopo che gli cora più salato in termini di sostenibilità amvennero sottratti 850mila monete virtuali che, bientali. Infine, la stessa forza della blockchain

difetti, soprattutto perché vi sia una liquidabilità che altrove non è immediata. Gli exchange privati possono dare l’idea di essere controllati, ma non è così. Comunque, per chi ama il genere, anche utilizzando la Borsa svedese chi vuole può operare sugli Etf allo scoperto”. Dal vostro osservatorio, che consistenza ha il mercato degli Etf in criptovalute, nel nostro Paese? Alla fine del 2017 abbiamo fatto una fotografia dei 20 titoli più graditi, e quindi acquistati, dai nostri clienti: ebbene questi due Etf rientravano in questa top-20!”.

(cioè l’essere immodificabile) può essere un ulteriore segnale di debolezza per le criptovalute: nel caso si perda la password, come si fa a recuperare il proprio “patrimonio”? Un’eventualità neanche troppo remota: un articolo del Wall Street Journal ha raccontato le storie di Philip Neumeier, che ha assemblato un supercomputer per scovare la password del suo portafoglio virtuale in cui sono contenuti 15 bitcoin (al cambio attuale circa 165mila dollari); o quella di un informatico costretto a scavare nei rifiuti per ritrovare il computer contenente i dati di accesso ai suoi 7.500 bitcoin (poco meno di 90 milioni di dollari). E la trasformazione da “miner” a “cercatore d’oro” è tanto rapida quanto dolorosa.

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COVERSTORY

«Un'innovazione certamente utile ma non è la pietra filosofale»

È UN REGISTRO CONTABILE DIGITALE UN PO' PIÙ ROBUSTO E PIÙ COSTOSO DA CONTRAFFARE, PUÒ SERVIRE. PERÒ NON FACCIAMONE UN MITO

Intervista con Andrea Granelli, tra i più lucidi e competenti analisti delle nuove tecnologie: «Ci sono molti lati oscuri di cui diffidare e non approvo l'approccio adorante» di Luigi Orescano «UN REGISTRO CONTABILE UN PO’ PIÙ ROBUSTO E COSTOSO DA CONTRAFFARE. PUNTO. PUÒ ESSERE UTILE»: È GELIDO ANDREA

GRANELLI,

SUL

NUOVO

MITO

DIGITALE DEL PIANETA, LA BLOCKCHAIN. Ma

come, ma perché? Informatico della prima ora (laurea nell’85 alla Statale di Milano), sei anni

ed un Mba in McKinsey, braccio destro di Nicky Grauso nello start-up del primo gruppo internet

italiano, e poi dal ’96 al 2003 capo del web e successivamente di tutta la ricerca tecnologica

di Telecom, Granelli non è secondo a nessuno in Italia, quanto a competenza sul mondo digitale.

Ed è molto prudente sulla blockchain. «Il punto

è che non sono convinto che la blockchain sia la buona novella che il web aspettava. A quali

condizioni funziona, e a cosa invece la gente associa l’idea della blockchain? L’opinione pubblica sta ipervalutando la novità e ne sta

facendo il paradigma di una nuova stagione

alla Singularity University, ndr) ha proposto

chi dice: plastica addio grazie alla blockchain. È

di governance potrebbero essere obsoleti … le

caso, sulla blockchain si registrano posizioni

di usarla per gestire in modo efficiente le Nazioni Unite: “i vecchi modelli centralizzati Nazioni Unite potrebbero funzionare come una piattaforma … che sfrutta il potenziale della

tecnologia blockchain per supportare migliori flussi di dati globali e catalizzare lo sviluppo di

soluzioni decentralizzate alle sfide globali”. C’è

da persone».

Ma come, Granelli: la blockchain non incarna finalmente il web tracciabile e ultrasicuro?

La tracciabilità si può fare e si fa anche in

altri modi. No, la verità è che chi apprezza la blockchain ha un atteggiamento adorante.

David Orban (futurologo digitale che insegna

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digitale. Che cerca piattaforme diverse. Non a

polarizzatissime. Non ho mai visto uno scontro così forte tra pro e contro.

Joel Comm, un

cosiddetto blockchain evangelist, vuole usarla per

aggiungere

sostenibilità

all’industria

energetica. Intanto le criptovalute, principale

«Per le banche «I un'opportunità per l'efficienza dei back-office»

l settore bancario e finanziario guarda alla tecnologia della blockchain con estre-

mo interesse perché ritiene che possa essere preziosa nel ridurre i costi di back-office delle transazioni di asset management”, dice Roberto Nicastro, oggi senior advisor del fondo Cerberus, già dg di Unicredito nonché membro dell’Advisory board di Deus Technology, software house leader nel robo-advisory.

dell’innovazione digitale che cerca piattaforme

diverse, idealmente governate da algoritmi e non

diventata il paradigma della nuova innovazione

Quindi lei giudica bene quest’innovazione? Non sono un tecnico, ma osservo che la blockchain sembra poter avere enormi margi-

Intervista con Roberto Nicastro, banchiere di lungo corso (è stato direttore generale di Unicredit) ed oggi senior partner del fondo Cerberus: «Si profilano applicazioni utili in molti settori»

ni di sviluppo nella gestione ottimizzata dei costi di transazione. E in tanti ci stanno investendo molto. Si calcola che a livello globale solo nell’asset management possa permettere risparmi annui di 3 miliardi di dollari. Se si estende al settore finanziario complessivo i numeri


applicazione della blockchain, l’energia si

Sì, ma oggi se ne parla essenzialmente per quelle.

matematicamente che un programma è privo di

questa tecnologia “immutabile, immodificabile,

la criminalità. Anche il nostro web ne è pieno.

system administrator? E se fossero assoldati da

limitano a bruciarla, in un anno ne consumano

oggi quanto tutta l’Irlanda. Comm definisce inattaccabile”.

C’è

un

approccio

davvero

adorante, acritico e ridicolo. La punta estrema della tecnologia omeopatica che cura i suoi danno con ulteriore (nuova) tecnologia ...

Perché lei invece manifesta tanta diffidenza, Granelli?

C’è troppa ideologia, attorno alla blockchain. È

Le criptovalute sono già un enorme fenomeno speculativo che oltretutto dialoga e alimenta

Non vorrei che il recupero della Blockchain sulla tracciabilità e sugli smart contract fosse un tentativo degli investitori di salvare il salvabile … È UN SISTEMA CHIUSO, DICONO, BLINDATO. E ALLORA COME MAI HANNO GIÀ RUBATO? AD ESEMPIO AL SITO MT GOX 850.000 BITCOIN?

il simbolo di una visione, di un sogno infantile

(o forse di precisi calcoli speculativi …) di una

Ma la blockchain rende la transazioni sicure!

recente coverstory dell’Economist si chiedeva quale ruolo i giganti del web abbiano di fatto

è aggredibile. E infatti, la principale applicazione

della blockchain, cioè le criptovalute, sono già

Rete che permette di eliminare i mediatori. Una

Più sicure di altre – certamente sì – ma anch’essa

avuto nel successo dell’Isis. Scrivendo che

un fenomeno scandito da alti e bassi. Pane

era prevedibile che la Rete diventasse il focus dei wrongdoers, i malfattori. L’era della Rete spensierata, utopisticamente ugualitaria e senza leggi imposte “dall’alto” è finita. Mentre Bitcoin e blockchain ne sono l’apoteosi.

Ma la blockchain è ben più delle criptovalute!

per speculatori. Un sistema chiuso, dicono, blindato. E allora come mai hanno già rubato ?

Ad esempio al sito Mt Gox 850.000 bitcoin (del valore di 450 milioni di dollari) nel 2014. Veda, tanti dimenticano che c’è un assunto nel mondo

del software: dice che non è possibile dimostrare

bachi. E se fai un errore, lì dentro, chi lo ripara?

Che potere hanno realmente gli sviluppatori e i potenze terroristiche ?

Ma è immutabile, non tracciabile, non craccabile...

Come no...Potrebbe convenire anche al cartello di Medellin. Il deep-web infatti già la adopera. E

le cellule ISIS lo usano per non essere tracciate e

per garantire anonimato fra chi paga e chi riceve il denaro.

Ma insomma, cosa salva della blockchain?

Salvo tanto: è un’innovazione utile e interessante; è un ottimo general ledger, fatto con le

tecnologie più moderne, fortemente tracciabile e trasparente, ma non è la pietra filosofale. La

quantità di cose negative che possono capitare e le possibilità di un uso maligno dell’applicazione

sono talmente tante che bisogna procedere con molta prudenza. Il sistema è complesso. Poi

certo: a usarla bene e senza mitizzazioni, può essere anche molto utile. Avanti con giudizio!

si moltiplicano di parecchio. Ciò non di meno, ci

antiriciciclaggio potrebbero essere sempre più

pare abbia prodot-

sono ancora dubbi su quanto la tecnologia sia

impattati e efficientati da blockchain.

to un “buco” da 150

davvero scalabile e sicura.

E l’impiego nei settori dell’economia reale?

milioni di dollari,

In che modo potrebbe tagliare i costi?

Verosimilmente potrà innovare in modo signi-

quasi il triplo della

Oggi nel mondo del credito tutti i pagamenti

ficativo anche altri settori… Si parla anche di

perdita degli obbli-

usano ancora sistemi di clearing e settlement

applicazioni nello shipping e nella logistica, i

gazionisti di Banca

con eserciti di addetti e tantissime lavorazio-

trasporti possono essere ottimizzati con l’appli-

Etruria, ed è curio-

ni ancora manuali. Sono processi che con la

cazione della blockchain, ma anche l’agricoltu-

so se ne sia parlato

blockchain verrebbero in gran parte automa-

ra (scambi di derrate o alla tracciabilità) o il far-

di più all’estero che in Italia. Non si è ancora ben

tizzati e quindi realizzati a costi materialmente

maceutico (ottimizzazione della supply chain). Si

capito quale sia stata la dinamica dell’infortunio,

più basi. Non a caso, oggi tutti stanno studiano

parla di applicazioni in apparenza ubiquitarie.

quale hackeraggio lo abbia determinato, se sia

il modo per ottenere i maggiori risparmi usan-

Un territorio ricco di premesse interessanti.

stato un hackeraggio o cosa altro!

do la blockchain. Tra le iniziative più note, vi è

Giudica bene anche le criptovalute?

Dunque, prudenza?

R3 che coinvolge una quarantina dei principali

Se blockchain ha un futuro, certamente lo avrà

Ma sì, certo: come sempre, con le nuove tecno-

gruppi bancari mondiali, tra cui Unicredit e

anche il concetto di criptovaluta. Tuttavia su

logie all'inizio delle loro applicazioni. Sono piene di

Intesa. Anche il mondo delle Banche Centrali,

questo fronte le incognite sono ancora molte.

incognite. Però la frontiera della blockchain è da

Swift, il Trade Finance come pure la cruciale

Prendiamo ad esempio il caso italiano di Bitgrail,

presidiare con estrema attenzione da chiunque

identificazione del cliente (KYC) e la compliance

piattaforma specializzata in criptovalute che

sia impegnato nell’industria bancaria e finanziaria.

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COVERSTORY LA FOTOGRAFIA

Scandagliare la rete alla scoperta di blockchain In tempo di fake news e informazione fatta (troppo) spesso attraverso i social, ha ancora senso indagare la rete in cerca di risposte? La risposta è naturalmente sì. Ed è per questo che Economy ha chiesto al più importante istituto italiano di analisi della reputazione online, Reputation Manager, di sondare internet per capire come viene percepita

blockchain e quali sono le sensazioni degli italiani nei suoi confronti questo, prima di tutto, perché ci consente di fare un tagliando preciso alla comprensione che gli italiani hanno di una tecnologia dirompente ma ancora marginale come quella che regola la blockchain. Inoltre ci dà un’ulteriore conferma del fatto che i bitcoin, e le criptovalute in generale,

abbiano completamente monopolizzato l’attenzione, finendo per diventare ben più importanti della tecnologia stessa che li regola e che potrebbe avere molteplici applicazioni. Ma c’è un aspetto che ci colpisce in maniera particolare: gli italiani sono pronti ed entusiasti di accogliere blockchain. L’86% di loro, infatti, è convinta delle

possibilità di business mentre solo il 14% ha un approccio più millenarista, temendo che possa essere il terreno di coltura ideale per una nuova bolla finanziaria che possa gettare scompiglio nel panorama economico mondiale. Insomma, diversamente da quanto avvenuto con l’e-commerce, che veniva guardato con sospetto, blockchain piace.

BLOCKCHAIN: APOCALITTICI VS INTEGRATI Così la pensa la rete: l’86% esalta le possibilità di business, il 14% avverte l’imminente scoppio di una bolla speculativa. E’ il frutto di un’analisi condotta da Reputation Manager censendo le conversazioni fatte in rete su blockchain

B

lockchain, per alcuni questa parola blog, ecc…). La ricerca evidenzia come l’86% è sinonimo di un nuovo modo di degli utenti sia particolarmente ottimista pensare Internet, un nuovo metodo sulle opportunità e sulle relative possibilità per eseguire le transazioni online e più nello di business, che le nuove tecnologie specifico una rivisitazione del concetto stesso di transazione online e le criptovalute di Trust. Per altri è la “grande rivoluzione”, il potrebbero apportare alla società odierna. “futuro del business” o addirittura una delle Il 14% del web, invece, avverte i pericoli invenzioni più importanti dopo la creazione e incombenti che si nasconderebbero dietro lo sviluppo del World Wide Web. al facile entusiasmo delle nuove scienze Per capire meglio cosa pensa il web informatiche. della cosiddetta “catena a blocchi” e per Non mancano poi i commenti di chi si cercare di delineare trova in difficoltà IL 70% DEGLI ARTICOLI ONLINE E DEI meglio il futuro di sulla comprensione COMMENTI DEGLI UTENTI CENSITI questa tecnologia, del fenomeno LEGA IL CONCETTO DI BLOCKCHAIN Reputation Manager, blockchain in A QUELLO DI BITCOIN principale istituto generale o sull’esatta italiano nell’analisi e gestione della definizione di termini tecnici come bitcoin, reputazione online di brand e figure di rilievo ledger, miner, rete peer to peer, token ecc… pubblico, ha monitorato le conversazioni Interessante notare come il 70% degli articoli online degli utenti. online e dei commenti degli utenti leghi il concetto di blockchain a quello di bitcoin e L’analisi copre il periodo di agosto 2017 – citi spesso insieme questi due termini, che febbraio 2018 e ha monitorato circa 400 pur essendo strettamente connessi, trattano contenuti UGC (User Generated Content, cioè di fenomeni tecnologici totalmente diversi. i contenuti generati dagli utenti nei diversi Solo nel 30% dei casi analizzati risultano canali online: post/commenti ad articoli, esser presi in esame singolarmente.

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SICUREZZA E AFFIDABILITÀ La sicurezza e l’affidabilità della tecnologia blockchain sono tra le tematiche più ricorrenti online. Molti utenti sembrano essere piuttosto fiduciosi della “catena a blocchi” e del suo sistema di open source, che rende l’alterazione dei dati registrati al suo interno incredibilmente difficile e per alcuni addirittura impossibile da modificare. Altri, al contrario, non nascondono una certa preoccupazione nei confronti di un sistema automatizzato, basato su regole predeterminate e con un controllo umano pressoché assente. Gli “apocalittici” ipotizzano infatti che con il passare del tempo ci sia un evidente aumento delle attività illegali online.

INDIPENDENZA E SEMPLIFICAZIONE Altro tema che sembra scaldare gli animi degli internauti è quello relativo all’aspetto “indipendente” della blockchain. Non esiste controllo, o meglio, esso c’è ma è affidato totalmente agli investitori e agli sviluppatori in generale. Sono loro infatti, a “dettare le regole del gioco” senza interferenze di terze parti come governi o istituzioni. Non essendoci coinvolgimenti di intermediari collegati alle transazioni, i processi non solo si velocizzano di gran lunga ma si semplificano. Tra i sostenitori più tenaci

c’è chi afferma che grazie alla blockchain sparirà la burocrazia che rallenta i processi e la Pubblica Amministrazione sarà tra i principali beneficiari della nuova tecnologia.

ambientale negativo di questa nuova tecnologia risulta essere particolarmente elevato e decisamente poco green per molti degli utenti.

I SOCIAL NETWORK LA BOLLA SPECULATIVA Il web inoltre è diviso tra chi esalta le possibilità di guadagni favolosi grazie all’utilizzo dei bitcoin, delle criptovalute e della tecnologia blockchian e chi al contrario avverte l’imminente scoppio di una bolla speculativa. Commenti come “Blockchain = rivoluzione e le attuali criptomonete = bolla che lascerà molto presto parecchia gente in mutande se non cambierà qualcosa” o “Pura speculazione… che si trasformerà realmente in una bolla, i disastri finanziari conseguenti si trasferiranno anche e soprattutto sull’economia reale… e a farne le spese saranno come sempre gli inermi lavoratori” sono molto frequenti nei dibattiti online degli utenti.

Molto “chiacchierata” sul web è Steemit: la nuova piattaforma social che premia in criptovalute gli utenti che pubblicano notizie, video, immagini o che commentano e condividono i vari contenuti. Questo social network è basato sulla tecnologia blockchain e registra precisamente tutte le transazioni online avvenute. Il guadagno della persona dipende dal grado di coinvolgimento che può generare il proprio post: più interazioni equivalgono a una maggiore ricompensa.

DISTRIBUZIONE DELLE TEMATICHE Di seguito il Word Cloud che rappresenta la ricorrenza delle parole all’interno delle conversazioni analizzate. La grandezza di ogni parola è direttamente proporzionale alla ricorrenza nei contenuti.

L’IMPATTO AMBIENTALE Ciò che desta più perplessità fra i commentatori online è l’eccessivo costo in termini di sostenibilità per far funzionare le transazioni online tramite bitcoin. L’impatto

Analisi a cura di Reputation Manager, principale istituto italiano nell’analisi e misurazione della reputazione online dei brand e delle figure di rilievo pubblico.

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Soluzioni formative, consulenza per lo sviluppo dell’impresa e amministrazione avanzata del personale. Openjob Consulting, società di supporto all’Agenzia per il Lavoro Openjobmetis SpA, si occupa principalmente dell’amministrazione del personale (per esempio, gestendo l’elaborazione delle buste paga). Provvede ad analizzare i fabbisogni di formazione delle imprese sull’intero territorio italiano e, tramite l’ausilio e la collaborazione di Enti di formazione accreditati, suggerisce alle aziende clienti soluzioni formative appropriate per il personale da inserire in azienda. Il ventaglio della formazione spazia in tutti i settori economici del mercato, dalla piccola alla grande impresa, perseguendo l’obiettivo di poter contare su Risorse Umane qualificate, anche al primo impatto con il mondo del lavoro. Openjob Consulting è una società controllata dell’Agenzia per il Lavoro Openjobmetis SpA.

Via Marsala, 40/C - Centro Direzionale Le Torri - 21013 Gallarate (VA) info@openjob.it


Portabilità dei dati

Entità delle sanzioni

Notifica di una violazione dei dati personali

Valutazione dell’impatto sulla protezione dei dati

LE PRINCIPALI NOVITÀ

Registro dei trattamenti

Diritto di opposizione

Responsabilità solidale di titolare e responsabile

GESTIRE L’IMPRESA 34 IL GARANTE INTERVISTA AD ANTONELLO SORO SUGLI ASPETTI LEGALI

Accountability del Titolare

Nomina DPO

Le misure privacy da adottare nei sistemi fin dalla progettazione

GDPR, PROTEGGI I NOSTRI DATI (E LIBERACI DALLE SANZIONI) Tremano le aziende ancora impreparate all’imminente entrata in vigore del nuovo Regolamento. Ma non mancano le lacune normative, come ci spiega un membro del gruppo UE di sviluppo del nuovo codice di Riccardo Venturi

36 LOGISTICA L’ECOMMERCE RIMETTE LA LOGISTICA AL CENTRO

40 DIGITAL REVOLUTION NON C’È CAMBIAMENTO SENZA UN OCCHIO ALLA SICUREZZA

42 AIM E INNOVAZIONE IL RUOLO DEI BUSINESS ANGEL E DEI NOMAD

46 FEDERMANAGER ESSERE GIOVANI MANAGER IN ITALIA È UNA GRANDE SFIDA

48 I VALOROSI LA SFIDA (VINTA) DI BARBARA MEZZAROMA

A

deguarsi in fretta alla normativa per «Le aziende sono in difficoltà, perché il reevitare multe tra il 2-4% del fatturato gime transitorio è alle spalle e non è stato consolidato annuo. È l’imperativo categorisempre utilizzato per adeguarsi al nuovo co in vista dell’entrata in vigore il prossimo regolamento – dice Fabrizio Bulgarelli di 25 maggio del GDPR (General Data ProRSM – la difficoltà è comprendere quanto tection Regulation). Con il “Regolamento di quel che è già stato fatto sulla base delle generale della pronorme precedenti «IL GRUPPO EX ART. 29, TRA GLI ESEMPI DI tezione dati” che in possa essere valido LARGA SCALA, INDICA IL TRATTAMENTO Italia sostituirà il Coper le nuove». DiDATI DI GEOLOCALIZZAZIONE RACCOLTI dice della privacy, la SUI CLIENTI DI UN FAST FOOD GLOBALE» verse le incombenze Commissione europreviste dal GDPR, pea intende rafforzare la protezione dei dati a cominciare dal registro delle attività di personali dei cittadini dell’UE. Imponendo trattamento, sorta di elenco dei dati persoalla Pubblica Amministrazione ealle imprenali oggetto della normativa, associati con se che gestiscono dati personali, incluse le le responsabilità organizzative e le misure Pmi, una serie di regole nuove e stringenti. di sicurezza correlate. Viene poi introdotta la nuova figura del responsabile della proFABRIZIO BULGARELLI tezione dati (DPO, Data Protection Officer), PARTNER - HEAD OF RISK obbligatoria quando il trattamento dati è ADVISORY SERVICE (RAS) AND IT SERVICES RSM SOCIETÀ effettuato da un’autorità o un organismo DI REVISIONE E ORGANIZZAZIONE CONTABILE S.P.A. pubblico, e quando avviene su larga scala. Peccato che il regolamento non dia alcuna definizione di trattamento su larga scala.

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GESTIRE L’IMPRESA

Ecco la nuova privacy che va trattata con i guanti bianchi Garantire il trattamento dei soli dati personali necessari ad una specifica finalità e assicurare massima sicurezza in caso di violazioni: ecco il perchè del GDPR

Una visione sistematica dei nuovi adempimenti introdotti dal GDPR Modello organizzativo Valutazione di impatto

Sviluppo di prodotti e servizi

Misure di sicurezza

Trattamenti alto rischio

Politiche interne

Valutazione di impatto PRIVACY BY DEFAULT Disegno misure di sicurezza PRIVACY BY DESIGN DPO Responsabile e protezione dati

Rispetto diritti interessato Valutazione rischio residuo

Incaricato Titolare

di Riccardo Venturi

S

econdo uno studio condotto da IDC, solo il 3% delle aziende con più di 10 dipendenti si è già adeguato al nuovo Regolamento generale sulla protezione dei dati. Il 54% ha un piano già predisposto, ma il 43% è solo all’inizio della fase di analisi... Una situazione che migliora tra le banche, già soggette a un’authority e più avvezze a questo tipo di regole, ma che peggiora ulteriormente tra le imprese di altri settori come il commercio e i servizi. Tante aziende italiane che pure gestiscono dati personali, insomma, hanno fatto trascorrere i due anni di fase transitoria prima dell’entrata in vigore della GDPR senza attrezzarsi, svolgendo poca o nessuna formazione al proposito. Un ritardo che potrebbe costare caro, viste le multe salatissime previste dal nuovo regolamento. Ancora oggi non sembra esserci un’adeguata consapevolezza del fatto che le novità non comportano solo cambiamenti di carattere informatico e buro-

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Costi di attuazione

Consultazione

Codice di condotta e certificazioni Monitoraggio e gestione delle violazioni

cratico, ma anche e soprattutto organizzativo. re devono essere disegnate facendo un’analisi Non è quindi così semplice capire come gestipreventiva dei rischi, e in qualche caso chiere l’adeguamento alla nuova normativa, spedendo l’autorizzazione al garante per effettuacie quando alla sua entrata in vigore mancano re trattamenti completamente automatizzati» ormai solo poche settimane. «La GDPR, a difaggiunge Bulgarelli. Per questo, il titolare del ferenza della normativa precedente, è risk batrattamento dei dati mette in atto misure tecsed - spiega ancora Fabrizio Bulgarelli, Head niche e organizzative adeguate volte ad attuaof RAS e IT Services di RSM, ma anche coautore in modo efficace i principi di protezione dei re della norma UNI 11697 che definisce i prodati, e a integrare nel trattamento le necessafili professionali relativi al trattamento e alla rie garanzie al fine di soddisfare i requisiti del protezione dei dati personali in ambito GDPR regolamento e tutelare i diritti degli interessa- questo significa che per alcuni tipi di dati si ti. Si vuole così garantire che siano trattati, per deve fare un’analisi impostazione predefidel rischio, una prassi TANTE AZIENDE CHE GESTISCONO DATI nita, solo i dati persoPERSONALI HANNO FATTO PASSARE più vicina alla cultunali necessari per ogni I 2 ANNI DI FASE TRANSITORIA SENZA ra anglosassone, che specifica finalità del ATTREZZARSI E FORMARSI SUL GDPR non ci è familiare». La trattamento. Questo, valutazione d’impatto è in particolare obbligabeninteso, tenendo conto dello stato dell’arte, toria nei casi di trattamento con rischi elevati dei costi di attuazione, nonché della natura, per i diritti delle persone fisiche; introduziodell’ambito di applicazione, del contesto e delne di un nuovo servizio, sistema informativo le finalità del trattamento, sia al momento di o nuova tecnologia, o modifiche di processi determinare i mezzi con i quali lo si svolge sia e procedure; trattamento dei dati sensibili e all’atto del trattamento stesso. Alla privacy by giudiziari; trattamenti su larga scala. Un altro default la GDPR aggiunge quindi la privacy by cambiamento portato dalla GDPR è il concetto design: la protezione dei dati deve essere pardi privacy by default, che ha anche delle imte integrante della stessa progettazione dei plicazioni importanti di carattere tecnologico: processi aziendali. Il che si ricollega al tema «chi non ha un motivo oggettivo di accedere ai della valutazione dell’impatto, la PIA (Private dati non lo potrà più fare, e le nuove proceduImpact Analysis): «Un errore che fanno in tan-


Prevenzione da: • Furto di identità • Usurpazione identità • Perdite finanziarie • Danni alla reputazione • Perdita segreto professionale • Danni fisici • Danni materiali • Danni immateriali • Limitazione diritti dell’individuo • Danni economici • Danni sociali ti è non lavorare sulla selettività della privacy: non tutti i dati personali hanno la stessa importanza. Per essere sicuro di minimizzare il rischio di non-compliance devo insomma saper fare una selezione dei dati su cui c’è un rischio alto» puntualizza Fabrizio Bulgarelli. Le principali fasi del lavoro che porta alla stesura di un report completo di PIA sono la definizione dei criteri di rischio (fattori legali, business...), l’identificazione dei processi e sistemi da valutare ai fini dei rischi per la privacy, la redazione di un piano per il trattamento dei rischi e la selezione dei controlli da implementare. Altro elemento chiave del nuovo Regolamento è quello che rivoluziona gli obblighi delle aziende in caso di furto dei dati, il temuto “data breach” che collega il tema della privacy a quello della cybersecurity. Le aziende infatti saranno tenute a comunicare la violazione entro 72 ore (!) al Garante dei dati personali e al cliente se c’è un rischio per lui molto significativo. Un obbligo da non prendere sottogamba, visto che si rischiano multe fino a 20 milioni di euro. Meglio quindi non far finta di niente, come pure in passato è successo in diverse occasioni anche a realtà non piccole. Più nel dettaglio, il titolare del trattamento notifica la violazione riguardante la distruzione, la perdita, la modifica, la divulgazione non auto-

rizzata o l’accesso ai dati personali trasmessi, sulting, Tax & Legal - In mancanza di una fase conservati o comunque trattati all’autorità di transitoria, che ormai è alle spalle, aiutiamo le controllo competente ove possibile, entro 72 aziende a capire rapidamente cosa c’è da fare ore dal momento in cui ne è venuto a conoin termini informatici e organizzativi, adotscenza e deve: descrivere la natura della viotando un approccio differenziato tra i large lazione dei dati personali compresi, ove posaccount, con la fornitura di componenti inforsibile, le categorie e il numero approssimativo matiche per gestire tutti i processi, e il middle di interessati in questione nonché le categorie market, per il quale utilizziamo un approccio e il numero approssimativo di registrazioni integrato con il modello di organizzazione e dei dati personali in questione; comunicare gestione della 231, che permette di migliorare il nome e i dati di contatto del responsabile la governance a costi sostenibili». La carattedella protezione dei dati o di altro punto di ristica dell’approccio di RSM alla gestione del contatto presso cui ottenere più informazionuovo Regolamento generale sulla protezione ni; descrivere le probabili conseguenze della dei dati è la sistematicità. Il lavoro viene svolto violazione dei dati in maniera integraPER LE IMPRESE, L’UNICA VIA PER personali; descrivere ta su tutti gli aspetti METTERSI IN REGOLA PER TEMPO È le misure adottate o coinvolti, dalla parte AFFIDARSI A CHI CONOSCE LA MATERIA E di cui si propone l’alegal a quella informaIL REGOLAMENTO IN OGNI ASPETTO dozione da parte del tica, da quella organiztitolare del trattamento per porre rimedio alla zativa agli strumenti a supporto della privacy, violazione dei dati personali e anche, se del fino all’automazione dei processi. La metocaso, per attenuarne i possibili effetti negativi. dologia utilizzata è il GICS, GDPR Integrated Vista la complessità del nuovo regolamento, la Compliance Solution, un approccio supportaprossimità della sua entrata in vigore, le multo da una piattaforma tecnologica modulare te previste, può essere saggio affidarsi a chi integrata sviluppata da RSM e dai partners. conosce bene la materia e sa come muoversi Una soluzione agile e scalabile, che può essere anche in tempi ridotti. «Seguiamo tutto il percompletamente fornita anche come servizio corso di adeguamento aziendale alla GDPR, in modalità cloud. «Con questo approccio, inclusa la scelta del DPO, la realizzazione del che mi piace definire olistico, siamo anche in modello organizzativo, la segmentazione per grado di riutilizzare il lavoro già svolto per le aree aziendali – dice l’esperto di RSM, società norme precedenti, compatibile con la GDPR» leader internazionale nei servizi di Audit, Conconclude Bulgarelli.

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GESTIRE L’IMPRESA

PRIVACY, L’ALLARME DI SORO «LE IMPRESE SONO TROPPO DEBOLI NELLE DIFESE CONTRO GLI HACKER» Intervista con il Garante della Privacy alla vigilia dell’entrata in vigore del nuovo regolamento ispirato dalla direttiva europea: «Le aziende si adeguino, le sanzioni sono poca cosa rispetto ai danni del cybercrime» di Francesco Condoluci nuova dimensione della vita che è il digitale. I dati sono i protagonisti della società digitale, QUELLE PREESISTENTI. Perché fin quando il sono il nuovo petrolio dell’economia digitale, volto deteriore della digitalizzazione si limita ma dal punto di vista giuridico sono l’oggetto ad un hackeraggio irritante ma innocuo della di un diritto fondamentale della persona, e posta della segreteria, si può anche far spallucpertanto ne va garantita l’inviolabilità. ce. Ma quando, com’è capitato lo scorso anno Chi ha interesse invece a violarli? ad una impresa britannica, l’hackeraggio deGli hacker, una variabile non eludibile. Ci sono termina un danno che è stato quantificato in e vanno contrastati. Invece i sistemi di difesa 700 milioni di sterline, c’è poco da far finta di delle imprese, non solo in Italia ma in tutto il niente!”: è molto chiaro Antonello Soro, presimondo, sono di totale debolezza. Per questo dente dell’Autorità Garante per la protezione mi auguro che le nuove regole inducano un dei dati personali. Sotto le finestre del suo cambio di atteggiamento delle imprese verso spartanissimo ufficio di piazza Montecitorio questo problema. La protezione dei dati non a Roma sfilano mescolati indistintamente mava considerata un costo ma una risorsa. Gli nifestanti e turisti, dal investimenti per proquarto piano i rumori teggere il proprio paLA PARTITA FRA HACKER E IMPRESE SI GIOCHERÀ A TUTTO CAMPO, NON si sentono appena ma trimonio informativo ILLUDIAMOCI CHE RINUNCINO AI è come se l’intero pasono fondamentali per CRIMINI SE NON LI CONTRASTEREMO lazzo fosse circondato la sicurezza, personale dall’infinito ronzio dei dati che gremiscono la e aziendale, per la reputazione e in assenza di rete, quei dati di tutti noi che migliaia di sogquesti un’impresa rischia di essere devastata, getti nel mondo possono carpire e usare a con oneri ben più grandi del costo di un pacnostra insaputa. Una nuova regolamentazione chetto di software aggiornato. Quindi europea, in vigore dal prossimo maggio (vedi il tema vero è: la partita fra hacker e Economy, numero 9) imporrà una brusca sterimpresa si giocherà a tutto campo, zata alle aziende, costringendole a presidiare non illudiamoci che gli hacker o con ben altro piglio i dati propri e soprattutchiunque abbia interesse a svolto quelli dei propri clienti. E non mancano i gere attività informatica ostile mugugni contro le salatissime multe a carico verso imprese o Stati rinunci a di chi non si adeguerà. Ma adeguarsi è sacrofarlo se non duramente consanto. trastato. Presidente, spieghi lei perché… Ma le nuove norme, seconI dati da proteggere non sono aride cifre ma do lei, potranno davvero sono le proiezioni delle nostre persone nella essere efficaci? “L’IDEA DI FONDO È CHE LA SOCIETÀ DIGITALE

RICHIEDE REGOLAMENTAZIONI DIVERSE DA

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LE NUOVE REGOLE SONO MOLTO EFFICACI E LA PORTABILITÀ DEI DATI È DECISIVA


Sì, la spiego meglio. Questo nuovo regolamento europeo è un primato dell’Unione nel mondo, perché si fa carico di dare risposte a problemi che pongono la protezione dei dati al centro dell’impegno. In un mondo frammentatissimo, l’Europa è riuscita a produrre con il regolamento un sistema di norme che tendono ad aggregare a legare allo stesso destino un territorio di 500 milioni di persone, con un sistema che è già un modello per Australia, Canada, India, Paesi sudamericani. Arrivando a uniformare per l’Europa a 27 più il Regno Unito le norme applicabili agli Ott (over the top: i colossi come Google e Facebook, ndr) in modo tale che la circolazione dei dati e l’accelerazione degli scambi avvenga in un contesto di sicurezza! E l’efficacia? C’è. Oltre alla protezione del dato dalle intrusioni di soggetti non autorizzati, abbiamo introdotto il diritto, complicatissimo da attuare ma fondamentale, della portabilità del dato. Ossia: i dati che ho deliberatamente affidato ad una qualsiasi piattaforma restano miei e solo miei e potrò in ogni momento riprendermeli come faccio col il mio numero di telefono. Una misura che non è solo una grande tutela per il cittadino, ma è anche, e fondamentalmente, uno strumento di contrasto ai continui comportamenti anticoncorrenziali, per cui oggi le imprese che hanno catturato un utente tendono a non mollarlo mai... E non basta. Cos’altro? All’articolo 22 il

nuovo regolamento stabilisce che nessuna decisione significativa per un individuo può essere presa esclusivamente in base a un trattamento automatizzato dei suoi dati. E’ concettualmente una norma che circoscrive gli ambiti di applicazione della cosiddetta intelligenza artificiale. Bene: ma chi garantirà tutto ciò? Il regolamento istituisce una figura nuova, quella del responsabile della protezione dei dati, o data protection officer. E’ un professionista dell’impresa, o dell’ufficio della pubblica amministrazione, che orienterà l’organizzazione dei sistemi di un’azienda affinchè sia la più adeguata per proteggere i dati ad essa affidati fungendo da tramite tra l’Autorità di protezione dati e il vertice aziendale.

VEDO ANCORA UN PO’ DI AFFANNO IN GIRO, MA CREDO CI SIA STATO NEGLI ULTIMI MESI UN RECUPERO D’INIZIATIVA DA PARTE DEL SISTEMA ECONOMICO

E a quali funzioni sovrintenderà questo sceriffo aziendale? In particolare, il responsabile della protezione dei dati si dovrà occupare di tutti i trattamenti svolti dall’ azienda e dovrà supportare il titolare nell’adozione di tutte le misure tecnicoorganizzative, , adeguate a prevenire rischi per i dati dei clienti, proteggendo i sistemi aziendali e tutto il patrimonio informativo. Le imprese, applicando il regolamento, non dovranno più fare richieste di verifiche preliminari al momento di realizzare nuovi prodotti o nuovi servizi, ma dovranno farsi carico di progettare sistemi sicuri e che riducano al minimo l’uso di dati e. Dovranno adottare sistemi di privacy by-design, come si dice in termini tecnici, caratterizzati cioè dall’incorporare nei prodotti e nei servizi fin dalla loro progettazione misure ad hoc per proteggerei dati dei clienti. Dovranno anche determinare tempi di conservazione dei dati adeguati alle finalità del trattamento e prevedere un sistema di accesso selettivo ai dati…

E veniamo all’Autorità: riuscirete a far fronte con le vostre risorse alle nuove incombenze di vigilanza sull’applicazione del regolamento? Ci impegneremo a fondo. La nostra macchina è piccola ma molto efficiente. Dovremo crescere, ineluttabilmente. Questa autorità è stata calibrata per una società predigitale. Ora il Parlamento ci ha riconosciuto un aumento dell’organico. Siamo in 140, potremo acquisire altre 25 risorse. Si consideri che l’omologa autorità britannica conta 500 dipendenti e ne ha chiesti altri 200 per far fronte alle nuove incombenze. Faremo fronte stringendo i denti e facendo leva su una struttura qualitativamente all’avanguardia. E le multe? Trovo singolare che imprese accettino tranquillamente che per violazioni delle regole sulla concorrenza possano esserci sanzioni miliardarie e si indignino su quelle previste dalle violazioni contro le regole poste a tutela dei dati delle persone… Un suo bilancio personale come Garante… E’ un ruolo molto faticoso ma molto interessante. Una finestra sul mondo con la ‘emme’ maiuscola, perché è un mondo dove c’è dentro di tutto. Ma soddisfa la curiosità intellettuale di chiunque. Per misurarsi col mondo, serve curiosità intellettuale. Del resto tutti avevamo sottovalutato la crescita vertiginosa dell’impatto dell’innovazione tecnologica sulla società. Arrivando qui, ho avuto un punto di vista privilegiato su questi temi.In fondo, questa società digitale che dobbiamo proteggere dagli hacker è lo sfondo su cui è cresciuta la nuova disciplina europea, che fronteggia la nuova geografia dei poteri, la nuova domanda di diritto e di riconoscimento dei diritti, le nuove incertezze della regolazione e della giurisdizione… Un’ultima domanda: il sistema italiano è pronto? Vedo ancora un po’ di affanno in giro, ma credo ci sia stato negli ultimi mesi un recupero forte di iniziativa, prima da parte delle associazioni datoriali e delle Camere di Commercio e ora anche delle singole imprese…

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GESTIRE L’IMPRESA LOGISTICA

Arcese, un big globale partito da quel primo unico camion

L’ITALIA RILANCI UNA POLITICA INDUSTRIALE CHE RIPORTI LA LOGISTICA AL CENTRO DEGLI INTERESSI DEL PAESE

Il gruppo trentino è leader nella logistica, con 650 mln di ricavi, 2700 dipendenti, 800 trattori, 3mila semirimorchi. Lavora in tutto il mondo e punta sulla sostenibilità

S

di Sergio Luciano

e qualcuno, cinquant’anni fa, avesse pronosticato ad Eleuterio Arcese che oggi la sua azienda sarebbe stata tra le più grandi d’Europa, difficilmente c’avrebbe creduto. Anche l’idea che la microazienda di allora – un solo camion! - arrivasse a contare 2700 dipendenti, con 800 camion, 3000 semirimorchi e 350 mila metri quadrati di magazzini logistici sarebbe sembrata un sogno irrealizzabile al giovane camionista di Arce, paesello in provincia di Frosinone, il giorno in cui per la prima volta mise piede a Riva del Garda, senza sapere quale straordinaria svolta stava dando alla sua vita. Ecco, entrando in uno dei centri di coordinamento della frenetica attività del più grande trasportatore italiano su gomma, il gruppo Arcese, a Cavenago di Brianza, e sapendo dove e come è nata tanta attività, davvero viene in mente quella stupenda frase di Goethe: «Nel momento in cui uno si impegna a fondo, anche la provvidenza allora si muove. Infinite cose accadono per aiutarlo, cose che altrimenti mai sarebbero avvenute... L’audacia ha in sè genio, potere, magia. Incomincia adesso». Tutto incominciò, per Arcese, quando Eleuterio – semplice autista di camion - lasciò la sua terra ed emigrò in Trentino. «Oggi siamo qui, a gestire flussi di merci in 23 Paesi», racconta Matteo Arcese, uno dei quattro figli di Eleuterio, che oggi guida l’azienda di famiglia, «ma nel ’55

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non c’era nemmeno un camion. Tanta strada abbiamo fatto, sì. E vogliamo farne altrettanta. Ma non basta che noi, e molti altri bravi colleghi come noi, facciamo il massimo», aggiunge, perché si occupa molto dei problemi del settore, anche in qualità di socio dell’Alis, Associazione per la logisica intermodale sostenibile: «Ci vuole dell’altro: è indipensabile per l’Italia una politica industriale che riporti la logistica al centro degli interessi dello sviluppo. Sarebbe un gran bene per il Paese». IL NOSTRO NETWORK È FATTO DI UNA GESTIONE INTERMODALE DEL TRASPORTO, CHE OPERA VIA STRADA, UNA SU FERRO, UNA VIA MARE

«Oggi Arcese acquista ogni anno 150-200 trattori stradali e 250/300 semirimorchi», racconta Matteo, «ma nel frattempo abbiamo fatto qualcosa di molto importante, siamo cresciuti sull’intermodalità, sia ferroviaria che marittima. Il nostro network dei trasporti è fatto di una gestione intermodale del trasporto, per cui una tratta può essere via strada, un’altra via ferro, un’altra ancora marittima. È questa intermodalità che ci connota maggiormente. Noi, e come noi alcuni altri gruppi, che abbiamo anche la proprietà dei trattori, abbiamo un livello di complessità del business superiore, e un alto capitale investito, con 90-95 mila euro di valore per ciascun trattore, oltre

all’impegno nella gestione degli autisti». Oggi il gruppo Arcese è retto da una holding, costituita come Società in accomandita per azioni (sapa), che unisce le sorti del fondatore, oggi 84enne, di sua moglie e dei 4 figli. Sotto la sapa ci sono due subholding, una dedicata ai trasporti e l’altra all’immobiliare, nata per ottimizzare le forti immobilizzazioni legate alla logistica, e capace ormai di fare business sviluppando anche in ambiti diversissimi progetti immobiliari di successo. La linea di business principale è quella del trasporto terrestre, che vale circa 400 milioni; c’è poi l’attività squisitamente logistica che ne vale 100; e l’attività via mare e via aereo, che ne vale ancora 100 sotto la legal entity separata che si chiama Ventana Serra, nata dalla fusione con la Luigi Serra. L’immobiliare vale 50 milioni. «Oggi gestiamo una quantità molto importante di flussi di merci nell’Unione europea», racconta ancora Matteo Arcese, «e penso che a livello italiano siamo l’operate più internazionale. I flussi a camion completo li gestiamo da un’unica centrale operativa che è a Rovereto. Quando invece lavoriamo a camion groupage, cioè con camion non completi, è necessario far capo a un hub in origine e ad uno in destinazione. In questo mestiere, il sistema operativo è cruciale: «Sta diventando un asset strategico, soprattutto per la nostra organizzazione», spie-


Uno snodo intermodale gestito da Arcese. Accanto al titolo, il fondatore Eleuterio. In basso, il figlio Matteo, amministratore delegato

ga Matteo Arcese, che aggiunge con orgoglio: striale nella logistica, e purtroppo non solo «A livello nazionale, ma anche europeo, non la logistica. Sottovalutandola. Da qui deriva esiste un’azienda con la complessità del bula necessità di recuperare, oggi, dove e come siness che abbiamo noi. Avendo in casa quasi si può. Per esempio, il fatto che una nazione tutte le declinazioni del trasporto, con in più la come la nostra abbia perso la proprietà della gestione degli asset - i mezzi, i semirimorchi, i compagnia di bandiera è emblematico. Recen700 mila metri quadrati di magazzini – siamo temente sono volato in Giappone con Lufthanin questo senso i numeri uno». sa. Se penso a chi vive e lavora in Germania, ri«L’avvento dell’e-commerce – dice ancora Arspetto a chi vive e lavora in Italia, constato che cese - colloca la logistica al centro delle prioriquest’ultimo ha un gap competitivo nell’intetà, il nuovo modo di consumare che accomuna razione col resto del mondo perché l’Italia è ormai tutti noi sta scatenando un fabbisogno un Paese di secondo livello rispetto ai collelogistico inimmaginagamenti aerei interL’AVVENTO DELL’E-COMMERCE bile». «Ma quando negli nazionali. Da FrancoSTA COLLOCANDO AL CENTRO altri Paesi europei per forte con Lufthansa DELLE PRIORITÀ LA LOGISTICA, anni si sono avuti involi in qualsiasi città INCREMENTANDO L’EFFICIENZA vestimenti pubblici in del mondo con collepiù, e in Italia no, è chiaro che lo spazio è stato gamenti diretti, dalle Americhe all’Asia. Sei in preso da iniziative imprenditoriali di singoli, un hub europeo. Ma anche Turkish Airlines a volte anche con grandi successi, ma a livello che è ormai un importante leader mondiale. di politica industriale, cosa s’è fatto? È come E invece l’Italia ha abdicato… Nessuno può atse nella logistica l’Italia avesse rinunciato alla tendersi da nessun governo colpi di bacchetta corsa negli Anni Ottanta. E nessuno si è reso magica che colmino questo gap. Ma iniziare a conto per decenni, e forse ancora oggi, di cosa darsi da fare, questo sì». questo comportasse in termini di minore Pil Ma c’è anche un altro fronte su cui Arcese si dà del Paese. Si pensi che in Germania due dei tre molto da fare, ed è quello della sostenibilità. più grandi operatori logistici sono Dhl (che Come ha potuto dimostrare anche con la parappartiene alle Poste) e DbSchenker (Ferrotecipazione al recente salone Green Logistic, vie), e sono leader mondiali». di Padova: “Per noi, la sostenibilità è infatti un «Dunque il problema di cui soffriamo oggi è importante obiettivo di business”, spiega anche il Paese ha abdicato dalla politica inducora il capo del gruppo Arcese, “un obiettivo

concretamente perseguito e misurato, nonché un fattore chiave di successo che riveste un ruolo sempre più rilevante nella logistica”. Negli ultimi anni la strategia di Arcese ha puntato sul trasporto intermodale come modalità alternativa al tutto strada. I numeri parlano chiaro, nel 2007 l’85% dei servizi erano effettuati via strada e solo il 15% su ferrovia e tramite vettori. Oggi la produzione multimodale (rail - short sea) vale il 35% e consente di ridurre di circa il 40% le emissioni di CO2 del gruppo. Per questo l’azienda ha investito molto nello sviluppo di un network multimodale integrato con copertura europea e in nuovi asset, dai semirimorchi intermodali di ultima generazione a tecnologie di tracciabilità. I vertici di Arcese si sono prefissati un obiettivo ambizioso: avere entro i prossimi 3 anni una flotta distributiva costituita da soli mezzi Euro 6 ed Euro 7. Ma non solo: è proprio in Italia che sono operativi mezzi alimentati a metano ed elettrici dedicati alle consegne dell’ultimo miglio. Il progetto è in fase di ulteriore sviluppo su scala europea: entro fine marzo sarà infatti operativo a Londra un nuovo mezzo a metano per la distribuzione in centro. Seguiranno altri mezzi nella primavera in Svizzera e Spagna.

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GESTIRE L’IMPRESA LOGISTICA

«Sulla nuova via della seta, a noi italiani serve correre» Parla Riccardo Fuochi, imprenditore della logistica e presidente del Propeller ClubsPort of Milan: «Ci sono grandi opportunità da cogliere» di Angelo Curiosi «DIAMOCI DA FARE, BELT AND ROAD – LA

RICCARDO FUOCHI

loro ci sottraevano mercati importantissimi. E le chanche? UNA STRAORDINARIA OPPORTUNITÀ, MA Con la Belt and Road possiamo rendere più DOBBIAMO COGLIERLA»: ha idee molto precise competitivi i nostri prodotti. Se devo spedire in merito Riccardo Fuochi, imprenditore della merci in Mongolia oggi ho tempi di transito Omlog international di Chiasso, presidente del molto lunghi, con le nuove infrastrutture posPropeller ClubsPort of Milan e vicepresidente so fornire i miei prodotti a un prezzo decisanazionale, opera da mente più competitiI COSTI CINESI STANNO SALENDO trent’anno con la Cina. vo rispetto all’attuale, E SE SUPEREREMO IL GAP E, pur consapevole e mi si aprono grandi DELLA DISTANZA SAREMO NOI della minaccia che possibilità di mercato. A POTER COMPETERE DI PIÙ l’iniziativa del governo Oggi molti dei Paesi di Pechino rappresenta per gli equilibri che saranno avvicinati dalla Belt and Road commerciali del mondo, la considera anche e sono costretti a comprare dalla Cina perché soprattutto una grande chanche. costa meno ed è più vicina, ma i costi cinesi Cosa c’è di rischioso, nel progetto? stanno salendo e se supereremo il gap della Ricordiamoci innanzitutto che è un ampio distanza saremo noi a poter competere di più. progetto pensato per creare un trait d’union fisico e logistico tra più di sessanta Paesi di Asia, Africa ed Europa. Chi critica l’iniziativa teme che la Cina sia talmente determinata a espandere la sua influenza geopolitica per competere con Stati Uniti e Giappone, in realtà semmai alimenta un tipico baratto cinese: noi vi portiamo le infrastrutture a nostre spese, voi ci fornite materie prime. Certo, il rischio è che la Cina porti via grosse fette di mercato all’Europa, un po’ com’è successo in Africa, dove Cina ha soppiantato un sacco di aziende europee e italiane. Mentre noi scrutavamo la Cina per vedere cosa vendeva a basso costo, NUOVA VIA DELLA SETA – PUÒ ESSERE

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IMPORTANTI ANCHE LE VIE DEL MARE, CHE TOCCANO PORTI OGGI CONSIDERATI MINORI E MIGLIORANO I COLLEGAMENTI Anche via mare? Sì, perché il progetto coinvolge porti oggi considerati minori, parte dall’Australia verso l’Indonesia, poi passa da Colombo, arriva a Mombasa va su Gibuti e crea migliori collegamenti con dei Paesi che adesso stanno diventando grandi produttori per conto della Cina, come Cambogia, Laos o Birmania. Sia i collegamenti ferroviari che marittimi portano a realizzare condizioni logistiche a supporto dei Paesi nei quali i cinesi hanno spostato le produzioni. E la stiamo cogliendo, questa chanche? L’Italia e l’Europa in genere, non si è finora mossa con la necessaria agilità per cogliere l’occasione. I soldi non mancherebbero, per finanziare un grande progetto. Anche per il fashion, uno dei settori della cui logistica più mi occupo.


questo ciò che ispira l’azione dei due partner. “Con la nostra azienda – ha sostenuto Guido Grimaldi, nel corso della presentazione dell’accordo – trasportiamo passeggeri, ma la loro vacanza in realtà inizia dalla nave”. Come dire: al passeggero va offerto qualcosa di più di un semplice passaggio a bordo. Una missione comune con Sicily by Car, come chiarisce il suo presidente, Tommaso Dragotto: “Non offro – ha affermato – al cliente solo il noleggio dell’auto, ma voglio che veda e possa apprezzare le meraviglie della Sicilia”. La prima compagnia di autonoleggio a capitale italiano “sposa” E questo proponendo soluzioni moderne, l’Associazione logistica dell’intermodalità green per convergere su sostenibili e a forte valore aggiunto. Sicily by progetti di ampio respiro. L’associazionismo trasversale non si ferma Car ha scommesso infatti sull’ecomobilità, varando nel marzo 2017 un progetto pilota di Camilla Sala a livello europeo, in collaborazione con Enel e Renault, per il noleggio di vetture elettriche oniugare necessità (di trasporto) ed de del mare. Con questi numeri, gli obiettivi, che consentano di effettuare il tour dell’isola opportunità (di viaggio), sviluppando per quanto ambiziosi, sono già dei futuri traa impatto zero, grazie a 600 colonnine di riforme di mobilità ecosostenibile: è con guardi. L’accordo con Sicily by Car rappresenta carica distribuite in tutta la Regione. Un tour questo obiettivo che Alis – l’Associazione Louna best practice destinata ad aprire la strada che permetterà ora anche di visitare le dimore gistica dell’Intermobilità Sostenibile – e Sicily ad altre iniziative di associazionismo trasversastoriche siciliane e apprezzare l’ospitalità e il by Car – compagnia leader nel settore dell’aule, e vede coinvolte due patrimonio culturale SI SVILUPPA IN SICILIA LA RETE DELLE tonoleggio attiva dal 1963 – hanno creato una aziende meridionali e paesaggistico locale. sinergia che va ben oltre la semplice adesione provenienti da due cit- COLONNINE DI RICARICA DI SICILY BY CAR Una collaborazione ALIS CONTINUA AD AGGREGARE SOCI CON della prima compagnia di autonoleggio a catà importanti, Napoli SEMPRE PIÙ NUMEROSE COMPETENZE tra due realtà dinamipitale italiano creata e guidata da Tommaso e Palermo, a testimoche e all’avanguardia – Dragotto all’Associazione presieduta da Guinianza del fatto che nel sud si può fare bene, sancita anche dalla consegna ad Alis di un’audo Grimaldi, top-manager del gruppo armapartendo dal territorio per promuovere le ecto elettrica della propria flotta da parte di toriale di famiglia. Si tratta di un esempio di cellenze italiane, anche a livello internazionale. Sicily by Car – la cui importanza strategica sta lobby “illuminata”, perchè in questo caso sta a Far assaporare il viaggio prima ancora di nella capacità di immaginare scenari ed iniziasignificare l’impegno congiunto per incentivaraggiungere la destinazione, attraverso un’etive improntate all’innovazione per affrontare re la crescita delle aziende italiane, favorire lo sperienza che metta al centro il passeggero: le sfide di un mercato sempre più complesso. sviluppo di un sistema di trasporti integrato e funzionale con una forte proiezione internazionale, e promuovere l’intermobilità riducendo al tempo stesso l’impatto ambientale. La combinazione ottimale di diverse modalità di trasporto, dall’autotrasporto ai collegamenti ferroviari e marittimi, consente infatti un abbattimento delle emissioni di CO2 stimato tra il 40 e il 60 per cento. Fondata nell’ottobre del 2016, Alis vanta oggi oltre 1.300 aziende associate, per un totale di più di 140 mila addetti, più di 93 mila mezzi di trasporto, 2.700 collegamenti marittimi settiTOMMASO DRAGOTTO, PRESIDENTE E FONDATORE DI SBC INSIEME A GIUIDO GRIMALDI, PRESIDENTE DI ALIS. manali solo per le isole, 120 linee di autostra-

Sicily By Car aderisce ad Alis. Sostenibilità sfida comune

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GESTIRE L’IMPRESA RISORSE UMANE

«Il digitale ha appena iniziato a rivoluzionare la nostra vita» Intervista con Stefano Venturi, numero 1 di Hewlett Packard Enterprise in Italia: «L’essere pronti a questo cambiamento epocale, per persone e imprese, è soprattutto un tema culturale, sia sociale che di governance» di Giordano Fatali DOPO

LA

MACCHINA

A

VAPORE,

LA

PRODUZIONE DI MASSA E L’AVVENTO DEI COMPUTER, OGGI STIAMO VIVENDO LA QUARTA RIVOLUZIONE INDUSTRIALE. PENSA CHE L’ITALIA SIA PRONTA AD AFFRONTARE UN FENOMENO DI QUESTO TIPO? «L’essere

pronti o meno non è solo una questione tecnologica o imprenditoriale, è più un tema culturale che unisce sia aspetti sociali, sia di governance», risponde Stefano Venturi, vice president e amministratore delegato Hewlett Packard Enterprise in Italia: «Nel nostro Paese esiste ancora una certa resistenza al rischio che, in generale, porta ad investire meno in innovazione e a limitare l’intraprendere strade nuove. Non è cosa generalizzata ovviamente, tuttavia le aziende italiane sono mediamente in difficoltà nel fare sistema, vale a dire nel creare strutture imprenditoriali complesse. Un aspetto positivo che rilevo con piacere però, riguarda la gestione dei capitali di investimento che si è molto evoluta rispetto GIORDANO FATALI, FONDATORE E PRESIDENTE DI HRC GROUP

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l’uso dell’Intelligenza Artificiale e rendono al passato. Se fino a pochi anni fa i nostri disponibile in Memory una grande mole di imprenditori investivano solo guardando dati. Crediamo che solo attraverso questo dentro ai confini del Paese, ora abbiamo cambio di paradigma nella progettazione imparato a pensare a livello internazionale, delle piattaforme di computing da CPU così come accade nel resto del mondo. a Memory centric - che Hewlett Packard Quali sono secondo lei le azioni da mettere Enterprise sta promuovendo con il suo in campo per cogliere le opportunità progetto The Machine - si possa affrontare offerte dall’Industria 4.0 e limitare i rischi l’analisi e la correlazione della sempre più legati alla digitalizzazione delle imprese? imponente mole di dati generati. Infine va Credo che l’espressione “Everthing affrontato il grande tema della sicurezza: computes” racchiuda l’essenza del buona parte del momento attuale: OGNI GIORNO SI VERIFICANO problema sta nella tutto è ormai digitale SITUAZIONI CRITICHE, NON SOLO mancata sensibilità e in questo scenario “ATTACCHI” PER DANNEGGIARE di chi opera nel il nostro obiettivo è I SISTEMI, MA ANCHE SPIONAGGIO settore digitale che quello di valorizzare si sente al sicuro da attacchi informatici. i dati significativi di imprese e cittadini che Eppure ogni giorno si verificano situazioni vivono nell’Era Digitale, operando dalla critiche che non riguardano solo “attacchi” periferia al centro fino al cloud, in modo per danneggiare o bloccare i sistemi, ma sicuro e sostenibile. Sono tre le azioni anche azioni di spionaggio industriale. Il da mettere in campo lungo la catena del trend dei cybercrime è in decisa crescita, con valore per abilitare le opportunità della un costo che in Italia ammonta a 10 miliardi trasformazione digitale e dell’Industria 4.0. di euro per danni lo scorso anno, dieci Innanzitutto occorre portare l’intelligenza volte superiore agli attuali investimenti in e la capacità computazionale in periferia, sicurezza informatica; un’impennata quanto laddove i dati vengono generati, sia per mai preoccupante per il sistema produttivo, pre-elaborarli, sia per gestirli e trasportarli soprattutto in vista di una crescente in sicurezza. Va poi gestito il trasferimento digitalizzazione dei processi e dell’utilizzo dei dati al “centro”, dove possono essere sempre più pervasivo delle tecnologie 4.0. elaborati in modo efficiente con nuove Secondo una recente indagine di Talent piattaforme di computing che integrano


IL VALORE DELLA SICUREZZA INFORMATICA DOVREBBE ESSERE MESSO ALLA BASE Garden, Intelligenza artificiale, Big data, Internet of Things, criptovalute sono stati gli argomenti più discussi su Twitter nel 2017. Quali novità ci attendono nei prossimi anni? A partire da ora e per i prossimi anni, le novità portate dalle tecnologie digitali rivoluzioneranno la nostra quotidianità e il mercato del lavoro. Siamo di fronte a un cambiamento epocale, ancora più rivoluzionario rispetto a quello introdotto dall’avvento del world wide web per quanto riguarda la vita, la società e il business. Da una parte si stanno sviluppando tecnologie abilitanti, ad esempio Intelligenza Artificiale e Blockchain, che rappresentano un modo diverso, rispettivamente, di programmare o registrare transazioni nella cosiddetta “internet del valore”. Dall’altro esistono tre grandi fenomeni: il primo è la disponibilità di immense quantità di dati generati dai sensori dell’Internet delle cose o prodotti dalle persone fisiche e sostenuti dalle politiche di open data. Il secondo, sono gli algoritmi di analisi dei dati non strutturati, i cosiddetti big data analytics, che rendono obsoleto anche il vecchio concetto di database. Infine il terzo elemento è la potenza del mondo tradizionale fusa con quella del cloud in un ambiente ibrido, che permetterà potenzialmente a chiunque di

fare impresa senza più il problema delle grandi infrastrutture, poiché in futuro la potenza di elaborazione dei dati non sarà più una risorsa scarsa. Questa è anche l’era dei big data, che rende di primaria importanza la protezione dei dati. Come sta evolvendo il tema della cybersecurity? Il punto di partenza credo sia ancora una volta la cultura digitale, intesa come una guida nella costruzione di qualcosa di nuovo. La cultura della sicurezza informatica, in particolare, dovrebbe essere alla base della costruzione dei sistemi, cosa che accade ancora troppo di rado. Nei sistemi informatici si comincia tardi a pensare alla privacy, alla protezione dei dati e dell’integrità strutturale. Questo non va bene, dobbiamo abituarci a pretendere sistemi hardware e software intrinsecamente sicuri, consapevoli che la sicurezza non è mai abbastanza e che la criminalità informatica È IMPORTANTE SVILUPPARE CULTURA E COMPETENZE DIGITALI SIA NEI GIOVANI APPENA ENTRATI NEL MONDO DEL LAVORO SIA TRA CHI E’ GIA’ ATTIVO

è in evoluzione sempre più rapida. In futuro, la capacità di calcolo e di memorizzazione, tenderà a decentrarsi verso la periferia del sistema informatico, fino ai dispositivi remoti autonomi o in mano a utenti e lavoratori. Quindi da una parte è proprio su questi device terminali che occorre incrementare la sicurezza, dall’altra bisogna porre l’attenzione verso la protezione dei dati che dovrebbe entrare a far parte della cultura di tutti, dai cittadini ai lavoratori, dalle aziende alla Pubblica Amministrazione. Che consigli darebbe a un giovane della Generazione Z per affrontare al meglio il mercato del lavoro del futuro?

Questa grande trasformazione digitale porterà al bisogno di nuove professionalità. Le persone che affronteranno il mondo del lavoro da qui in avanti dovranno integrare competenze da sempre importanti con curiosità, pensiero laterale e apertura al nuovo, ad una maggiore conoscenza tecnico-scientifica nei propri campi di specializzazione. Per favorire questo percorso è importante sviluppare cultura e competenze digitali sia nei giovani che approccerano il mondo del lavoro sia nelle generazioni che sono già attive.In questa direzione noi di Hewlett Packard Enterprise insieme ad HRC abbiamo sviluppato il programma “Digital Day”, un evento rivolto a genitori e figli in cui entrambi affrontano la tematica del digitale, in modo parallelo e coerente con la propria generazione. Sono eventi di mezza giornata, disegnati per essere momenti piacevolmente familiari dove, in aule separate, da un lato ai genitori vengono dati gli strumenti di riflessione sull’uso della identità digitale in rete e sui temi della sicurezza, con riferimento particolare al cyberbullismo e alla riservatezza dei dati. Dall’altra, i ragazzi scoprono la propria abilità di realizzare un piccolo videogame in poche ore, sfruttando una metodologia di programmazione visuale basata sulla metafora dei mattoncini ad incastro. Una consapevolezza che apre poi a tante altre opportunità di sviluppo, anche in attività diverse come il making e la robotica. E’ una opportunità per i figli di affacciarsi al mondo della programmazione con l’approccio del gioco e per le famiglie di avere una maggiore consapevolezza sul come affrontare le sfide del futuro. I giovani rappresentano il nostro futuro ed abbiamo tutti, noi aziende per prime, il dovere e la responsabilità sociale di fare qualcosa per sostenere lo sviluppo del nostro Paese.

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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

Start-up, ecco a cosa servono i business angels e i nomad in vista della quotazione all'Aim L'investimento in aziende innovative che partono da zero offre notevoli opportunità ma anche alto rischio e non può quindi essere finanziato attraverso i canali tradizionali ma con strumenti e operatori specializzati di Mario Gabbrielli

(*Comitato tecnico ANDAF Corporate Governance & Compliance)

L’

investimento in Start up è per definizione un investimento ad alto rischio: risulta evidente quindi che il finanziamento dell’impresa non può passare attraverso i tradizionali canali bancari, spesso (e purtroppo) molto conservatori, ma necessita di investitori finanziari “specializzati” in grado di accettare rischi elevati. In questi casi entrano in gioco quali “enti finanziatori”, i Business Angels e i Venture Capitalists. Molto spesso i Business Angels non operano individualmente ma attraverso strutture organizzative come network o club. Tra i più importanti nel panorama italiano citiamo Italian Angels for Growth (IAG) e il Club degli Investitori: il primo è uno dei più grandi network di Business Angels Italiani, composto da oltre 150 soci da tutta Italia; il secondo è il maggiore network regionale di investitori in Italia, tutti prove-

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MARIO GABBRIELLI

nienti da Torino o comunque dal di un processo di internazionaPiemonte. Entrambi i network, lizzazione e per “educare” le imsull’esempio dei business angels prese a una maggior trasparenza americani, contribuiscono non e apertura a nuovi capitali e soci. solo con l’apporto di capitali ma Troppo spesso però la quotazioanche come “active investor”, of- ne in Borsa viene percepita come frendo consigli, know-how e con- un “peso” per l’azienda perché tatti con lo scopo di far crescere il erroneamente - si teme un’ecprogetto nel medio-lungo termi- cessiva ingerenza nella gestione ne. Un altro e un costo LA FIGURA DEL NOMAD, importante economico strumento molto conFACENDO DA GARANTE, di crescisistente ASSICURA LA BUONA ta per le dovuto alle RIUSCITA DELL'INTERA start-up è OPERAZIONE CON GRANDI spese di rappresenistruttoria BENEFICI PER IL SISTEMA tata dalla e di mantequotazione in borsa, non solo nimento dello status di quotata. perché costituisce una vera e Al contrario invece il processo di propria alternativa ai canali tra- quotazione su AIM Italia - mercadizionali di finanziamento banca- to di Borsa Italiana nato nel 2012 rio (che spesso non sono in gra- e dedicato proprio alle PMI italiado di “capire” il business specie ne ad alto potenziale di crescita, quando si tratta di una impresa innovative e dinamiche - è un innovativa o di una nuova tecno- percorso di accompagnamento logia) ma anche per la possibilità snello e veloce, che ben si adatta di sviluppo del brand, per l’avvio ad una Start-up, in quanto i requisiti per accedere alla quotazione sono semplificati. Basta un solo bilancio certificato e dunque non serve una “storia aziendale lunga” come potrebbe essere per mercati borsistici e segmenti

più importanti. I tempi medi della quotazione possono essere anche molto veloci e non è richiesto l’obbligo di transizione dai principi contabili italiani a quelli internazionali. Inoltre la figura del Nomad (Nominated Advisor), facendo da “garante”, assicura la buona riuscita dell’intera operazione. Sicuramente i benefici diretti saranno maggiori risorse da dedicare alla crescita dell’impresa, anche a livello internazionale, e l’aumento di visibilità sul mercato utile a reperire nuovi fondi e magari a preparare l’azienda ad un progetto futuro di M&A.

PER APPROFONDIRE ANDAF - Associazione dei Direttori Amministrativi e Finanziari Italiani, è particolarmente sensibile a questo tema e offre supporto agli associati attraverso i propri comitati tecnici. In particolare segnaliamo la prossima pubblicazione di un Paper di approfondimento dedicato alle Start up in Italia, realizzato dal nostro Comitato Corporate Finance (http:// www.andaf.it/andaf/andafmagazine/approfondimenti/).



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in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

L'economia? Riparte dalla tutela dell'ambiente e dalla sua messa in sicurezza Confprofessioni lancia l'alleanza tra Stato, cittadini, professionisti e imprese per rigenerare il patrimonio immobiliare e mettere in sicurezza il territorio. E risparmiare 3,5 miliardi l'anno di costi sociali statali a cura della redazione

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dati dell'ultimo rapporto dell'Ispra “Dissesto idrogeologico in Italia”, presentati lo scorso giugno a Palazzo Chigi, sono impressionanti. Un'emergenza economica e sociale rischia di esplodere e di investire

GAETANO STELLA ELETTO AI VERTICI DELL'UMPL Il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, è stato nominato vicepresidente dell'Unione mondiale dei liberi professionisti (Umpl), l'organismo internazionale che riunisce le più importanti associazioni di rappresentanza delle libere professioni nel mondo. Il nuovo prestigioso incarico è stato ratificato lo scorso 13 febbraio a Parigi nel corso del Comitato esecutivo dell'Umpl, che ha proceduto al rinnovo delle cariche, confermando il presidente Eric Thiry(Belgio) e il segretario generale Gérard Goupil (Francia). Insieme a Stella sono stati eletti vicepresidenti: Carlos Alberto Azevedo Schmit (Brasile), Jacqueline Socquet-Clerc Lafont (Francia), Faouzi Kechrid (Tunisia), Jordi Ludevid (Spagna), Gabriel Radu (Romania) e Constant Gasstzar (Madagascar e Oceano Indiano). Il nuovo board si completa con la nomina del tesoriere Jean Pierre Vincke (Belgio) e dei consiglieri Moises Bortolotto (Brasile)

GAETANO STELLA, PRESIDENTE DI CONFPROFESSIONI

l'88% dei comuni italiani, sette ese, recuperando e riutilizzando milioni di abitanti e quasi 80 mila quell'immenso bacino di opere imprese impiantate in aree a ri- pubbliche, centri storici, perischio di frane e allagamenti. Un ferie degradate e fabbriche dicosto sociale che ogni anno si smesse. Non si tratta di un sasso aggira intorno ai 3,5 miliardi di lanciato nello stagno, ma di una euro e che trascina con sé anni di nuova alleanza tra Stato, cittadiabusivismo edilizio e di politiche ni, imprese e professionisti per improntate al consumo del suo- promuovere il lavoro e rilanciare lo. Da qui prende le mosse un l'economia reale, proteggendo articolato l'ambienpiano di IL DISSESTO IDROGEOLOGICO te. «Quello interventi, È UN'EMERGENZA SOCIALE che chieelaborato diamo alla CHE RIGUARDA L'88% DEI da Conpolitica è COMUNI ITALIANI E OLTRE fprofessioun patto 7 MILIONI DI ABITANTI ni e messo sul paea disposizione delle forze politi- saggio e sulla città» afferma che della nuova legislatura, per Bruno Gabbiani, presidente di promuovere e sostenere «Una Ala Assoarchitetti, associazione campagna straordinaria di va- che aderisce a Confprofessioni. lorizzazione, modernizzazione e «L’abbandono e il conseguente messa in sicurezza del territorio degrado, come il mancato rie dell’ambiente in cui viviamo». spetto delle leggi costituiscono Tutela del paesaggio e dell’am- un problema e un costo sociale biente costruito antico e contem- rilevante per la qualità della vita poraneo, rigenerazione “smart e la conservazione della quali“degli edifici esistenti, messa in tà dei luoghi. Questo tema deve sicurezza del territorio, spiegano essere affrontato concretamengli esponenti delle professioni te dalle forze politiche, senza tecniche di Confprofessioni, sono preconcetti ideologici». E allora il punto di partenza per il rilancio avanti con la costituzione di una del settore delle costruzioni, leva “Agenzia della Rigenerazione strategica per l'economia del Pa- Urbana”; un Regolamento Edi-

lizio unico nazionale; una nuova Legge per l’Architettura, il confronto delle idee e la trasparenza nell’assegnazione degli incarichi, la messa al bando della logica del “massimo ribasso a qualunque costo”. La campagna promossa da Confprofessioni appare un'impresa titanica, perché coinvolge e stravolge tutti i punti deboli della macchina dello Stato. «Serve un'effettiva semplificazione e decisiva riduzione della burocrazia, attraverso una serie mirata di testi unici che annullino, contestualmente alla loro pubblicazione, le leggi superate riducendo drasticamente i 150 mila dispositivi legislativi nazionali e regionali (contro i 3 mila in Gran Bretagna, 5.500 in Germania e 7 mila in Francia)» sottolinea Salvo Garofalo, delegato Ambiente e Territorio della Giunta di Confprofessioni. «Occorre poi una graduale introduzione del fascicolo del fabbricato ormai improrogabile per evitare di piangere, come è sempre accaduto negli ultimi decenni, sul latte versato con costi economici e in vite umane intollerabili in un Paese civile».

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GESTIRE L’IMPRESA

I dolori del giovane manager, restare qui o andare all’estero? L’Italia si conferma Paese bifronte per le carriere dei nuovi dirigenti: rispetto ai mercati stranieri gli stipendi sono più bassi e le tempistiche più lunghe. Ma quelli già affermati insistono: «val la pena provarci» di Marco Scotti

G

iovani e manager, un matrimonio che non s’ha da fare. A leggere i dati forniti da Federmanager, infatti, si rischiano i capelli bianchi e non certo per l’avanzare dell’età. Tra il 2011 e il 2016 si è registrata una riduzione di 3.644 unità tra i dirigenti industriali under 40. Un numero che è ancora più significativo se si pensa che in soli sei anni si è passati dai 7.644 giovani manager ai 4.000 del 2016. I motivi sono molteplici, ma appare evidente come l’Italia non sia un paese per giovani. Nello stesso arco temporale, inoltre, i dirigenti over 50 sono aumentati di oltre 5.000 unità, passando dai 35.910 del 2011 ai 41.319 del 2016. Non si tratta quindi di una riduzione

SARA REGINE HASSETT

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RENATO FONTANA, COORDINATORE GIOVANI FEDERMANAGER

sistemica dei ruoli dirigenziali, ma piuttone dell’Industria 4.0: export manager, per sto di una “rottamazione” al contrario in portare le proprie competenze dirigenziali cui ad abbandonare i ruoli apicali sono i più in un comparto che vale circa il 25% del giovani. I fattori sono molteplici: dall’increPil italiano; temporary manager, cioè una mento dell’età pensionabile in seguito alla figura che mette a disposizione le proprie Legge Fornero approvata proprio alla fine skill per un periodo limitato di tempo in del 2011 ai rapporti modo da raggiungeCALANO I GIOVANI, AUMENTANO GLI consolidati da parte re obiettivi puntuali; dei manager più in ANZIANI NEI RUOLI APICALI: QUESTIONE DI innovation manager, INNALZAMENTO DELL’ETÀ PENSIONABILE là con gli anni con la che traghetti l’impreE DI ORGANIGRAMMI CONSOLIDATI proprietà e con l’insa nella sfida della ditero organigramma aziendale. E il discorso gital transformation; e manager di rete, che costi, che dovrebbe rendere più appetibili strutturino meccanismi di partnership tra i più giovani, non sposta di molto gli equipiccole imprese per poter accrescere il prolibri. Eppure lo spazio per ruoli apicali ci prio bacino d’utenza superando il problema sarebbe tutto, soprattutto con la rivoluziodimensionale. Ma che cosa dicono i giovani manager? Renato Fontana, coordinatore del gruppo giovani di Federmanager e direttore project financing di Astral non ha dubbi: «Il nostro è un paese a due facce per un giovane manager. Se si ha la fortuna di entrare in una multinazionale, “sky is the limit”, come dicono gli anglosassoni. Nel senso che le esperienze che si possono fare all’estero sono un enorme arricchimento per la carriera. Se invece si lavora in un ruolo apicale in un’azienda italiana, allora le cose cambiano e si rischia di rimanere ancorati a un ambiente più ristretto. Oltretutto bisogna FABRIZIO FAVARA intendersi sui termini: per gli anglosasso-


SE SI HA LA FORTUNA DI ENTRARE IN UNA MULTINAZIONALE, NON CI SONO LIMITI. L’ESPERIENZA FUORI È FONDAMENTALE ni “manager” ha un’eccezione più ampia di quanto avviene in Italia, dove invece ha un inquadramento giuridico ben preciso. Se prendiamo in considerazione la modalità nostrana di essere manager, i tempi per raggiungere ruoli apicali sono più lunghi rispetto all’estero. Anche dal punto di vista delle retribuzioni, c’è discrepanza tra le aziende che lavorano con l’estero e quelle che circoscritte ai nostri confini: in questo secondo caso, infatti, gli stipendi sono decisamente diversi tra manager anziani e manager più giovani». A Fontana fa eco Sara Regine Hassett, Branding & Promotion Communications Manager di GE Oil&Gas in Italia: «Secondo me non ha importanza se si inizia la carriera in Italia e poi si decide di andare all’estero o viceversa, ma è fondamentale non limitare la propria esperienza ai nostri confini. Confrontarsi con altre realtà significa anche riuscire a capire quali sono i pregi e quali i difetti di altre culture e cercare di valorizzare i punti di eccellenza (che ci sono) nel nostro paese». Eppure, non tutto è perduto. Secondo l’ultima analisi condotta dall’INPS sul gender gap, le donne manager under 35 sono il 30,8% del totale e il numero di donne nello stock attivo dei dirigenti privati è aumentato, dal 2008 al 2016, del 29,4%. «È vero – ha aggiunto

la Hassett – diventare manager se si è donne presenta più sfide, ma questo non è un problema solamente italiano. Comunque, limitandoci a guardare al nostro paese, posso dire che le pari opportunità ci sono, ma varia molto da settore a settore: nelle discipline STEM (tecnologiche, ingegneristiche e matematiche, ndr) tende a essere preponderante la presenza maschile. Credo ci sia ancora un retaggio culturale in certi paesi (meno nel mondo anglosassone) per cui le donne sembrano dover “per forza” scegliere tra la famiglia e la carriera. Ci vorrebbe una maggiore flessibilità, che permetta alle donne di conciliare al meglio la propria vita lavorativa e familiare. Quando sono rimasta incinta, avrei voluto completare alcuni in-

carichi che avevo in essere ma non è stato possibile perché i termini del congedo non erano abbastanza flessibili». Ma un giovane ambizioso deve comunque provare a guardare all’Italia, anche solo come trampolino, o deve per forza emigrare? «Ritengo che valga la pena provare in Italia – dice Fabrizio Favara, direttore centrale strategie, pianificazione, controllo e sostenibilità di Trenitalia – anche perché il concetto di estero tout-court non vuol dire niente: basti dire che per andare in Germania o Inghilterra si impiega meno tempo che per andare da Roma a Pescara. Il fattore che mi rammarica di più è che a livello di istruzione ci difendiamo bene, abbiamo un gran vantaggio competitivo che poi spesso gettiamo via».

DIAMO IL GIUSTO SPAZIO AL LAVORO Se cercassimo due aggettivi per descrivere la leadership del futuro le parole più adatte sarebbero innovativa e tecnologica. Il suggerimento arriva dal coordinamento dei Giovani Manager di Federmanager che ha scelto l’acronimo ITALI come titolo del loro meeting associativo che si è svolto a Venezia il 15 e il 16 marzo scorso. ITALI, che sta per “Innovative and Technologically Advanced Leadership for Italy”, è un’iniziativa nata per discutere della figura del manager del futuro, delle prospettive di crescita di chi assume funzioni di responsabilità magari prima dei 40 anni, delle sfide che stanno rivoluzionando il ruolo del manager, in particolare quelle che si devono affrontare in Italia, pur agendo

oramai nel contesto globale. Poca pubblicità e poca politica, molti contenuti e molta creatività. Così i giovani manager si sono riuniti in sei tavoli di lavoro tematici dando vita a un progetto Paese che vogliono si traduca in azioni concrete su 3 asset principali di intervento: la valorizzazione delle competenze e la promozione dei talenti; la digitalizzazione delle filiere produttive; l’internazionalizzazione dei mercati e la promozione del made in Italy. Ma il meeting dei Giovani Federmanager ha voluto anche lanciare un messaggio di fiducia alle generazioni più giovani assegnando un riconoscimento a chi ce l’ha fatta. «Con questo premio Federmanager vuole semplicemente

dare merito al merito, incentivando i giovani manager a stare insieme, a partecipare alla vita associativa», ha dichiarato il presidente federale Stefano Cuzzilla intervenendo alla cerimonia di conferimento del Premio Giovane Manager 2018 a 10 dirigenti under 44. Ecco i nomi di chi ha superato la selezione del Coordinamento del Gruppo giovani di Federmanager, 4 semifinali, e il vaglio degli head hunters. Tirelli Giulio, Venturini Cristiano, Bruni Alessandra, Favara Fabrizio, Lopes Saverio, Bui Riccardo, Lomanto Cristina, Palermo Jacopo, Hassett Sara Regine, Speretta Giacomo. Per sapere chi sono, c’è il QR CODE qui accanto.

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GESTIRE L’IMPRESA I VALOROSI

dietrofront degli storici prestatori di credito bancario ed è crisi, crisi nera. «Forse anche una sovresposizione mediatica nociva, che non associava più il nostro nome al prodotto, qualche schizzo di fango immeritato, la crisi globale, la gente esita a darci fiducia». Quando Barbara intraprende la sua full-immersion in azienda, la prima doccia fredda viene dal sistema bancario: l’imprenditrice, mamma inglese e molti anni di lavoro edilizio negli Stati Uniti all’attivo, realizza che questa non è l’America: «Il sistema bancario e finanziario italiano non aveva più la capacità di aiutare, di capire, nè le istanze dell’imprenditore né quelle del consumatore. Alcune banche hanno iniziato ad utilizzare la aziende solvibili come bancomat. Ho tentato di confermare il piano industriale in atto e pian piano il sistema ha capito, anche se il debito verso il Montepaschi è stato un grande problema e per di più Il gruppo, scivolato in crisi finanziaria dopo il 2008, si è risollevato con è venuto meno, per un cambio di strategia, lo nuovi progetti di grande qualità, un nuovo management e l’intervento storico appoggio della Bnl, alla quale abbiamo del fondo Usa Varde. La famiglia ha conservato comunque il 60% restituito ben 92 milioni in 14 mesi». Ma arginare la crisi non basta, occorre inverdi Sergio Luciano tire la tendenza. Innanzitutto rifocalizzandosi sulla qualità del business e poi cercando quala visione da seguire sempre è cantieri, con un target 2018 a 68 milioni di fatcuno di cui ottenere l’aiuto. «In che modo? che un’azienda è anche e sopratturato, in utile. Presentando un progetto di ristrutturazione tutto un centro di produzione «Siamo ripartiti dal prodotto e col prodotto», e rilancio dell’azienda e non vendendo più la di valore sociale», dice Barbara Mezzaroma, prosegue lei: «Abbiamo fatto ricorso ai nostri nostra città quanto me stessa. Avevo in mene lo sguardo cristallino s’illumina, a svelare valori di sempre, innanzitutto l’innovazione te un concetto di innovazione nell’edilizia quell’energia e quella determinazione - insoche migliora la qualità della vita. Case a emisbasato sulla qualità aggregata, quella che fa spettabili in una fisionomia snella - ma che sioni zero, ad esemperformare insieme IL SISTEMA BANCARIO E FINANZIARIO hanno reso possibile un miracolo, la risurrepio. Qualità massima, al massimo grado di zione da una crisi che stava facendo impanaffidabilità totale. Mi ITALIANO NON AVEVA PIÙ LA CAPACITÀ qualità tutte le attiviDI AIUTARE NÉ GLI IMPRENDITORI tanare il gruppo e che oggi lo rivede protagosono messa completà che concorrono a NÉ I CONSUMATORI nista dello sviluppo immobiliare non solo di tamente in gioco, con un progetto, da quelle Roma; con un partner finanziario straniero di la mia faccia e tutto il mio tempo. È andata industrializzabili a quelle squisitamente artigrande forza e competenza come l’americano bene». gianali. Un’innovazione ibrida, sia di processo Varde e con la famiglia saldamente al timone, Nel 2008 Impreme (acronimo di Imprese che di prodotto. Visione chiara, serialità minideleghe operative a Barbara, le due sorelle VaMezzaroma) aveva ancora performato bene, ma. Avevamo pensato di implementare Sap lentina e Alessandra in azienda e il controllo meglio del mercato, con un’altra condizione. nei nostri processi, ma quello è un sistema del 60% del capitale. Oggi Impreme vuol dire Poi, una defocalizzazione verso altri interesche vale per le filiere standardizzate, lo hanno 44 dipendenti e 800 addetti a tempo pieno nei si, qualche passo falso, qualche imprevisto riconosciuto loro stessi, non per un’attività a

Creare valore sociale e risanarsi. La sfida vinta di Lady Mezzaroma

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Barbara Mezzaroma, amministratore delegato dell’Impreme che controlla con le sorelle Valentina e Alessandra

bassa standardizzazione». Attorno a Barbara e a questa sfida si ricompatta un gruppo di lavoro eccellente, l’imprenditrice individua in Oreste Braga – già direttore generale di Acqua Marcia – il manager giusto, scatta l’alchimia professionale migliore: «Oggi abbiamo un bel gruppo lavoro e un grande livello di confronto», annota Barbara Mezzaroma, «le persone accanto a me mi sono di grandissimo stimolo. Non penso che le imprese di costruzioni possano essere un one-man-show, occorre a chiunque umiltà e apertura mentale e filosofica». Ma la fatica è dura. La gente è prudente, scottata dalla crisi. «Facciamo un passo dopo l’altro, credendoci. Continuo nel mio lavoro di ristrutturazione, anche per renderla più appetibile agli occhi degli investitori. Poto i rami secchi, perfeziono il piano quinquennale, inizio a scegliere i fondi più interessanti cui propormi. Ma non punto al concordato, perseguo la ristrutturazione: seguendo le orme di mio padre, che si è fatto da solo iniziando a lavorare a 9 anni, mi sono detta: innanzitutto i diritti dei dipendenti, poi dei fornitori, poi dei clienti e solo alla fine, se avanza qualcosa, i nostri. Ho fatto un 182, ho pagato tutti e per intero i fornitori, che per me sono partner, e ho gratificato la mia convinzione sul dovere di tutelare gli italiani, noi italiani: la vera e unica risorsa del Paese». Sempre da sola – nè head hunter per trovare il management, né banche d’affari per individuare l’investitore – Barbara s’imbatte in Varde. «Era un fondo Usa molto grande e forte ma anche molto attento al nostro mercato, dove aveva già fatto un paio di operazioni, sempre legate all’impegno personale di un imprenditore. È un fondo strutturato con risorse interne preparatissima, che tende a sposare l’impresa che sceglie. Varde valuta numeri e risorse umane, e decide: acquista il 40%». E il cielo torna sereno. In questi mesi, Impreme sta lavorando alla finalizzazione di uno

LE IMPRESE DI COSTRUZIONE NON POSSONO ESSERE ONE-MAN-SHOW, OCCORRE UMILTÀ E APERTURA MENTALE straordinario progetto a Roma Talenti, dentro il perimetro del Grande Raccordo Anulare, un’area di 94 ettari di cui il 40% in consegna entro il 2018. «Al centro, una centrale geotermica a uso residenziale, la più grande d’Europa. Coerenti con una tradizione sancita sin dal 2003, quando vincemmo il premio Eurosolar, facciamo case ecologicamente avanzatissime che consumano il 40% in meno rispetto ad una pari superfice di un competitor. Cerchiamo in tutti i modi di creare edifici che collaborino con l’habitat di territorio. Questo significa ROMA TALENTI È UN PROGETTO DI GRANDE RESPIRO, DI BEN 94 ETTARI, CON 70 MILIONI DI ONERI DI URBANIZZAZIONE

impegno massimo di gruppo, per raggiungere quel famoso equilibrio di cui parliamo e che rappresenta un nostro obiettivo». Roma Talenti svilupperà, attorno al parco un mix funzionale composto all’85% da edilizia residenziale (1000 appartamenti pronti e altri 1000 da consegnare in parte, circa 300, entro il 2018 e gli altri entro primo semestre 2020) e al 15% commerciale e poco direzionale. «Il tutto», sottolinea Barbara, «con 70 milioni di oneri di urbanizzazione, per non appesantire quel pezzo di città senza dargli strumenti di viabilità, anzi: abbiamo già creato un by-pass

viario che ha alleggerito la Nomentana». E non basta, c’è molto di più: «Abbiamo riqualificato un quartiere al Prenestino, e non ci riconoscono alcun merito. Abbiamo fatto un progetto di ristrutturazione urbana, sull’Appia Nuova, con un centro commerciale su un ex deposito Stefer-Atac… Fuori Roma abbiamo in corso un’iniziativa molto bella a Tivoli, un borgo che dia la possibilità – in una cittadina meravigliosa, che ha due siti Unesco e un terzo in arrivo – di un’edilizia molto sostenibile ma anche a prezzi accessibili. Poi ancor una grande iniziativa tra Pomezia e il litorale di Tor Vaianica, si chiama Martin Pescatore. La città di Pomezia vuole implementare un sistema turistico ricettivo, noi dobbiamo immaginare di fare sistema. Ci proveremo con entusiasmo, a differenza di quel che fanno molti altri tentiamo di crederci sempre e di far restare in Italia le tante eccellenze professionali che ci sono». E l’estero? «Lo conosco, amo gli Usa, ma per ora no: c’è tanto da fare qui da noi. Ma un domani, sì: ancora gli Stati Uniti, dovre potremmo portare valore aggiunto ferma restando l’attività in Italia, perché negli Usa le procedure funzionano, la pubblica amministrazione sostiene anziché boicottare… devo dire che è Paese giovane anche nel fare le case, quindi possono apprezzare vivamente il gap di qualità e professionalità che noi italiani rappresentiamo ai loro occhi».

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ANDREA BIANCHI, DIRETTORE GENERALE CONFIDI

FINANZIARE L’IMPRESA

CONFIDI, DELITTO QUASI PERFETTO MA PER I VALOROSI ARRIVA IL JOLLY Regolazione asfissiante e politica distratta hanno quasi incenerito un settore prezioso. Il 2018 però sarà l’anno del riscatto: la riforma del Fondo di Garanzia restituirà i consorzi all’attività a favore delle imprese di Marina Marinetti

54 L’AIM SPICCA IL VOLO +23% SOCIETÀ QUOTATE E QUASI +400% CAPITALIZZAZIONE

58 PRIVATE DEBT AIFI E DELOITTE PRESENTANO TRE CASI DI SUCCESSO

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ACCESSO AL CREDITO TUTTI GLI STRUMENTI E I SOGGETTI COINVOLTI

64 BANCHE POPOLARI L’IMPORTANZA DI RESTARE ANCORATI AL TERRITORIO

66 CONSULENTI FINANZIARI UNA GUIDA CHE PREVIENE GLI ERRORI E GUIDA I GIOVANI

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livo Foglieni è un imprenditore di prima copertura delle sofferenze che supera il livello generazione, di quelli che “si sono fatti da del 77%. Ed è in utile: poco sopra i 3 milioni di soli”. Ultimo fra cinque fratelli di una famiglia euro. È uno dei tanti confidi, acronimo di “concontadina bergamasca, iniziò come semplisorzio di garanzia collettiva dei fidi” costituiti ce operaio nel 1985. Oggi fattura 30 milioni da piccole e medie imprese e da liberi profesl’anno trasformando cartocci di lattine in casionisti. Affiancano il socio imprenditore, ne loriferi di design e lingotti. «Avevo un sogno: colgono l’idea, la spiegano alla banca e, sopratrealizzare un’economia circolare perfetta», tutto, garantiscono e rispondono per lui se racconta. Ha sviluppato un brevetto che non non dovesse riuscire a onorare il suo debito. utilizza sali nella fusione: un processo meno «Quella dei confidi è una storia che si svilupimpattante per l’ampa dal basso, da metà QUELLA DEI CONFIDI È UNA STORIA biente e più econodegli anni Cinquanta, CHE SI SVILUPPA DAL BASSO, mico del 30%. «Ma la seppur antica, molto DA METÀ DEGLI ANNI CINQUANTA nostra era una startup moderna perché la MOLTO MODERNA SEPPUR ANTICA poco finanziabile dalle sua connotazione è banche. Loro, invece, sono venuti a visitarci, l’esperienza di rete che, mettendo piccole porhanno capito l’idea e nel giro di 60 giorni hanzioni di capitale in un’unica società, aumenta no finanziato l’impresa con 4 degli 8 milioni la forza negoziale nella contrattazione del che ci servivano». credito», spiega il direttore generale di Confidi “Loro” sono quelli di Confidi Systema, che nel Systema, Andrea Bianchi. 2017 ha prestato garanzie per 286 milioni di Bankitalia, elenchi non aggiornati euro, per l’80,64% a supporto delle startup, Se volessimo scattare una fotografia del sistecon un rapporto cost/income del 65% e un ma dei confidi risulterebbe mossa: non solo Total Capital Ratio al 21,14% a fronte di una

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FINANZIARE L’IMPRESA

perché gli elenchi di Banca d’Italia non sono dovrebbero valere per i 112 non sono appliaggiornati e non riescono a tenere il conto di cabili. Sarebbe corretto dire che i 112 ancora fusioni, fallimenti, cessazioni varie, ma anche non esistono». perché tra decreti, riforme, direttive europee, Ma quali sono le dimensioni del sistema? Asproposte di legge ci si inoltra in una jungla in soconfidi, cui aderiscono Fedart Fidi, Fedecontinua evoluzione nella quale persino anrascomfidi, Federconfidi, Federfidi, Fincredit che gli addetti ai lavori faticano a orientarsi. Confapi, Asscooperfidi, Creditagri Coldiretti, Il punto fermo – almeno per il momento – è annovera nel proprio annuario 250 confidi il Testo unico bancario (Tub) che distingue i per oltre 12,5 miliardi di euro di garanzie in confidi “maggiori” (art. 106), con operativiessere rilasciate su circa 33 miliardi di fità superiore ai 150 milioni di euro, obbligati nanziamenti bancari a favore di 1,2 milioni all’iscrizione nell’albo unico degli intermediadi imprese. Si tratta, sostiene Assonconfidi, ri finanziari e vigilati dalla Banca d’Italia, dai della «quasi totalità dei soggetti operanti sul confidi “minori”, (art. 112), che non possono mercato». O meglio, di quel che ne rimane: esercitare nessun’altra attività rispetto a quelmeno di tre anni fa, a giugno 2015, i confidi la di garanzia dei fidi e maggiori vigilati dalla che dovrebbero esse- ASSOCONFIDI ANNOVERA 250 CONFIDI Banca d’Italia erano PER OLTRE 12,5 MILIARDI DI EURO DI re iscritti in un elendo 62 e oggi sono 38, GARANZIE IN ESSERE RILASCIATE SU gestito da un apposito mentre i confidi miCIRCA 33 MILIARDI DI FINANZIAMENTI organismo. nori che risultano anL’utilizzo del condizionale non è un vezzo: i cora iscritti al vecchio elenco (ex art. 155 del membri dell’Organismo per la tenuta dell’evecchio Tub) tenuto da Banca d’Italia sono lenco dei confidi (minori, s’intende) previsto più di 400, anche se quelli operativi, ha spiedal DLgs 141 del 2010 sono stati nominati gato davanti all’Unione Industriale di Napoli, solo il 9 novembre 2016, ma a oggi l’Organia dicembre, il capo del Servizio supervisione smo non è ancora operativo. intermediari finanziari, Luca Zeloni, sono solo «Quindi l’Organismo formalmente esiste», «230 che risultano debitori per un ammonspiega Donatella Visconti, presidente di tare di garanzie complessivamente inferiore Asso112, che rappresenta i confidi minori. ai 10 milioni di euro, servendo mediamente «Anche il regolamento è già stato redatto – appena 83 imprese. Valori che denotano un DM 228/1015, ndr - ma la pratica da parecchi ambito operativo ristretto». Di fatto un nulla mesi è sul tavolo dei funzionari del Mef, che di fronte ai 12,5 miliardi di euro di garanzie evidentemente hanno altre priorità». Quindi? in essere di cui sopra. Che peraltro nel 2011, « L’applicazione del Tub ancora non è complea crisi già conclamata, erano quasi il doppio: ta. E quindi tutte le regole e le indicazioni che 21,6 miliardi di euro.

IL SISTEMA ASSOCONFIDI

(Fedart Fidi, Federascomfidi, Federconfidi, Federfidi, Fincredit Confapi, Asscooperfidi, Creditagri Coldiretti)

250 confidi 38 confidi intermediatori finanziari (art. 106) 12,5 MILIARDI di euro di garanzie 33 MILIARDI di euro di finanziamenti bancari 1,2 MILIONI di micro, piccole e medie imprese 52

DONATELLA VISCONTI, PRESIDENTE DI ASSO112

Selezione naturale e «innaturale» Potremmo chiamarla “selezione naturale”. C’entra il credit crunch, c’entra la crisi, ma c’entrano anche i “volumi minimi”: per raggiungere la massa critica dei 150 milioni di euro ex art. 106 tocca mettersi insieme, come hanno fatto in tanti. È il caso del già citato Confidi Systema, nato nel 2016 dalla fusione in Artigianfidi Lombardia di Confidi Lombardia, Confidi Province Lombarde, Co.f.a.l. e Federfidi Lombarda, i cinque confidi lombardi dell’agricoltura, dell’artigianato, dell’industria e del terziario, con 53mila aziende associate. O di Confidi Adriatico, nato dall’aggregazione del Confidi Mutualcredito di Pescara con Fidindustria Puglia Consorzio Fidi di Bari., di Farmafidi Italia confluita in Confidi Caltanissetta. E di Ascomfidi Nord Ovest, nata dalla fusione di Ascomfidi Piemonte e Confidi Cts Valle d’Aosta. E così via. Questo per i confidi maggiori. Quelli minori, senza vigilanza, per anni hanno goduto della più ampia libertà. E ne godranno finché non sarà operativo l’Organismo di tenuta dei confidi. Solo allora «saranno sottoposti a regole stringenti in materia di misurazione e valutazione dei rischi», si legge nella relazione del funzionario di Banca d’Italia. C’è chi rinunciando magari a qualche ricavo, ha fatto scelte di credito oculate, ma anche chi ha pensato di ricevere una medaglia portando tante, troppe pratiche alle banche, magari per agevolare amici e parenti, o mettendo in piedi truffe come quella scoperta a Roma dalle Fiamme Gialle nel 2016: una rete di confidi abilitati che


DOTTA, ASSOCONFIDI: LA POLITICA NON È DALLA NOSTRA MA NOI INSISTEREMO aggregando moltissime pmi avevano costituito una filiera gigantesca e aveva rilasciato false garanzie per oltre un miliardo di euro.

Con la crisi, le banche hanno prevalso

Poi c’è la questione della (scarsa) remuneratività del business. Il Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio di Torino, nell’ultimo osservatorio (edizione 2017), parla di coefficienti patrimoniali in calo, risultati operativi in picchiata e di margini negativi per tre quarti dei confidi analizzati. Non stupisce che ci siano tanti morti sul campo. Come Interfidicom di Milano, in liquidazione da dicembre 2016, o il più grande consorzio italiano di garanzia, la torinese Eurofidi. «Era un gigante malato», dice Massimo Ariano che è stato l’ultimo direttore generale di Eurofidi (per un mese) e oggi ricopre il medesimo ruolo in seno ad AscomFidi Nord Ovest. Punta il dito contro le banche, che hanno scaricato sui confidi i clienti più difficili e le situazioni a maggior rischio di insolvenza. Ed è in buona compagnia: la pensano come lui anche quelli del Comitato Torino Finanza della Camera di Commercio di Torino. Colpa del meccanismo di accesso al Fondo centrale di garanzia per le piccole e medie imprese: «Quando è arrivata la crisi, le banche si sono scelte i clienti migliori, accedendo direttamente al Fondo, e hanno scaricato il resto ai confidi. Ora il rapporto di fiducia tra banche e confidi è rotto», dice Ariano. Ma la riforma del Fondo centrale di garanzia che dovrebbe

entrare a regime tra giugno e luglio 2018 camriforma sul piatto: ci sarebbe (e anche qui il bierà le carte in tavola, grazie al nuovo modelcondizionale non è un vezzo) la Legge Delega lo di rating interno ai fini della valutazione del 150 del 13 luglio 2016 (attenzione alla data), merito creditizio delle imprese che sostituirà che delega(va) il Governo ad adottare, entro l’attuale scoring. Allargherà la platea delle pmi 6 mesi (poi prorogati a 12 col Milleproroghe) potenzialmente beneficiarie e, soprattutto, rie su proposta del Mef, decreti attuativi per la balterà il meccanismo con cui, sfruttando la riforma dei confidi, maggiormente rappresen“ponderazione zero” (senza accantonamento tativa dell’evoluzione del sistema. di alcun patrimonio a copertura dell’eventua«La filiera della garanzia è frammentata e le perdita, dato che il pagatore di ultima istantroppo articolata: più soggetti intervengono za è lo Stato), risparmiando capitale di vigilansugli stessi ambiti territoriali, con una soza, le banche garantivano imprese già di per sé vrapposizione di ruoli e modalità tecniche affidabili, lasciando ai confidi gli scarti. In altre di intervento, spesso in presenza di una diparole: vengono stabilite coperture più elesomogeneità delle regole di utilizzo», spiega vate per le imprese sì sane, ma non di prima Gianmarco Dotta, il presidente di Assoconfidi. fascia e con più difficoltà di accesso al credito. L’estate scorsa l’associazione ha presentato la «Per i confidi sarà come uscire fuori da un proposta unitaria di sistema per dare attuatunnel: ieri la banca accedeva direttamente al zione alla Legge Delega. «In estrema sintesi, i Fondo, con una ponderazione pari a zero nella quattro principi fondamentali in cui si sostanmisura dell’80% del finanziamento. Da domaziano gli obiettivi strategici dell’autoriforma ni le imprese saranno selezionate per merito sono la ridefinizione del ruolo del sistema dei creditizio, avranno meno bisogno dell’aiuto Confidi nella filiera della garanzia, il rafforzadella banca, che non mento della capacità LE IMPRESE PIÙ SANE AVRANNO potrà finanziarle più di sostegno all’accesso MENO COPERTURA E LE BANCHE del 30, 40, 50 o 60 per al credito delle micro e QUINDI CERCHERANNO I CONFIDI PER cento, a seconda del piccole medie impreFINANZIARLE E MIGLIORARE I BILANCI rating, e per elevare se, la semplificazione questa copertura dovrà necessariamente pase razionalizzazione degli adempimenti e dello sare da un confidi», spiega Ariano. «Paradosscenario normativo di riferimento, la sostenisalmente, le imprese più sane avranno meno bilità nel tempo. C’è stata la proroga, ma solo copertura e le banche quindi cercheranno i dopo l’interrogazione parlamentare presenconfidi per finanziarle. Non per filantropia, ma tata dal vicepresidente Commissione Finanze per migliorare i loro bilanci: sarà un passaggio alla Camera per chiarire quali fossero gli eleobbligato. Sarà una rivoluzione copernicana». menti ostativi all’esercizio della delega, il MiQuella del Fondo di garanzia non è l’unica nistero dell’Economia e delle Finanze, con una tempistica assolutamente tardiva e inadeguata, ha fornito una risposta negativa sull’emanazione dei decreti di attuazione della Legge Delega evidenziando alcune eccezioni che secondo noi non sono sufficienti a motivare una rinuncia del Governo all’esercizio della delega, che a nostro avviso aveva invece ampi spazi di manovra. Senza contare che il Mef appare tuttora assente anche su altre importanti tematiche tra cui l’avvio del tanto atteso Organismo dei confidi minori», dice Dotta. E quindi? «La politica non sta dalla nostra parte, ma noi non GIANMARCO DOTTA, PRESIDENTE ASSOCONFIDI lasceremo cadere la questione».

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FINANZIARE L’IMPRESA

Mercati, l’AIM cambia passo, ora fa volare le PMI di qualità L’Alternative Investment Market nel 2015 contava solo 54 associati per una capitalizzazione complessiva di 1,8 miliardi: oggi le società quotate sono 95 (+23 % rispetto al 2016) per una capitalizzazione di 6,3 di Ugo Bertone

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atevi sotto: la festa è appena cominciamateriali compositi, compresa la fibra di carta e, assicurano gli esperti, c’è ancora bonio pre-impregnata. Non è la sola novità posto per salire sul treno che corre più dell’azienda guidata dall’imprenditore-scienveloce sui binari della Borsa italiana. Quasi ziato Samuele Mazzini: alla 26ma Internaquanto l’Hyperloop, la capsula a lievitazione tional kart-exhibition 2018, a Offenbach sul magnetica dentro un tubo a bassa pressione Meno, è stato presentato il Thunder e-kart rache collegherà Chicago a Cleveland alla velocicing, il kart elettrico da corsa nato dalla sinertà del suono: oltre 500 gia di SMRE con BRP chilometri percorsi in SUL MERCATO DELLE PICCOLE IMPRESE Rotax. Anche in queINIZIANO A MOLTIPLICARSI I CASI 28 minuti grazie ad un sto caso le meraviglie DI REALTÀ PRESTIGIOSE E INNOVATIVE gioiello della tecnolodella start up (5,33 CHE ATTIRANO INVESTITORI ESTERI gia italiana creato da milioni raccolti in sede Jumpstarter, una partecipata di Digital Magics, di Ipo) sono state rese possibili dall’Aim, dove l’incubatore di imprese digitali quotati all’Aim. l’azienda è sbarcata nel 2016 sotto la spinta di Non è meno prestigioso il trofeo della Smre Idea Capital l’investitore istituzionale che ha di Umbertide. All’inizio di febbraio il Cern di attratto altri sei fondi nel capitale. Ginevra, cui si deve la scoperta del “bosone Ecco due storie di ordinario successo del merdi Higgs”, ha assegnato all’azienda umbra la cato dedicato alle piccole imprese, un punto fornitura di una macchina capace di tagliare di riferimento non bancario che offre final-

Ora ci si quota D a prezzo di saldo: credito d’imposta al 50 per cento Lambiase: «L’introduzione di quest’importante agevolazione fiscale potrà alimentare un circolo virtuoso di nuove quotazioni» di Riccardo Venturi

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CORRADO PASSERA HA QUOTATO ALL’AIM LA SUA SPAXS

mente uno sbocco a tante storie di successo finora svanite nei corridoi di banche attenti solo alle garanzie patrimoniali o dei ministeri. Un percorso che si accingono a percorrere tante altre imprese. Come Kolinpharma, l’ultima (per ora) matricola del mercato. Una piccola ma ambiziosa ed innovativa Pmi del settore nutraceutico, protagonista di un collocamento tra 6-7,5 milioni di euro in vista dello sbarco questo mese all’Aim. I capitali raccolti serviranno a sostenere il forte tasso di crescita (+60% il fatturato, +45% l’ebitda nel 2017) che potrebbe far saltare gli equilibri patrimoniali senza un’iniezione di capitali di rischio, una parabola che in passato ha danneggiato molte aziende che hanno potuto (o voluto) contare solo sul debito per finanziare la crescita. Un pericolo scongiurato da Bioon, piccolo gioiello attivo nella nuova chimica

opo il carburante dei PIR (Piani

LSEG specializzata n.ell’advisory per la

individuali di risparmio) che ha

quotazione sull’AIM – segnando un passo

messo il turbo al mercato AIM nel

importante nella cultura del mercato

2017, è arrivato il credito d’imposta sul

dei capitali in Italia con effetti positivi su

50% dei costi di IPO per le Pmi, per un

occupazione e PIL, colmando in parte

massimo di 500mila euro ciascuna e

l’enorme divario che allontana la Piazza

uno stanziamento complessivo triennale

finanziaria nazionale dalle medie dei

di 80 milioni. Una misura che toglie ogni

mercati europei». Lambiase, ormai per

alibi alle aziende che stanno valutando

tutti “Lady AIM”, ha dedicato gli ultimi

la quotazione: se non ora, quando?

9 anni all’accompagnamento delle Pmi

«L’introduzione del credito d’imposta

verso la quotazione sull’Alternative

sui costi di IPO nella Legge di Bilancio

Investment Market, e ha da poco

2018 potrà alimentare un circolo

pubbicato il volume La quotazione

virtuoso di nuove quotazioni – dice Anna

delle PMI su AIM Italia e gli investitori

Lambiase, fondatrice e a.d. di IR Top,

istituzionali nel capitale, che fornisce

partner equity markets di Borsa Italiana

un quadro completo e aggiornato del


ecosostenibile, che nell’ultimo esercizio, dopo parente povero delle Borse, ha infatti preso il la quotazione, ha visto i ricavi più che raddopvolo. Il listino italiano, che ad inizio 2015 conpiare, passando da 4,5 milioni nel 2016 a 10,5 tava solo 54 associati per una capitalizzazione milioni di euro nel 2017 (+133%). E così via. complessiva di 1,8 miliardi di euro, ha ormai Non mancano di certo gli esempi virtuosi nel cambiato volto: le società quotate, a fine febcatalogo dell’Aim compreso l’attivismo delle braio, sono salite a 95 (il 23 % in più rispetto Spac, i veicoli di investimento costituiti per all’anno prima) per una capitalizzazione di raccogliere capitali per effettuare operazioni 6,3 miliardi di euro grazie ad una raccolta sul di fusione e/o acquisizione di aziende (le comercato dei capitali di 3,3 miliardi. Niente di siddette “business combinations”). Sono già paragonabile per ora all’analogo listino della accesi i riflettori in vista delle prossime mosse City (1.099 quotate per un valore di 75 midi Spaxs, il veicolo varato da Corrado Passera liardi di sterline nel 2015) o dell’Alternext del per puntare alla gestione di una società finanparigino Euronext (205 società per 9 miliardi ziaria o dell’analoga alla stessa data). Ma MA LE DIMENSIONI DEL MERCATO AIM iniziativa appena anqualcosa, anzi molto IN ITALIA SONO ANCORA TANTO nunciata da Fabrizio di più di una moda LONTANE DA QUELLE BRITANNICHE Viola. Intanto vanno effimera. Anzi, dicono DA LEGITTIMARE GRANDI ATTESE crescono i merger in gli ottimisti, potrebcampo industriale. L’ultimo in ordine di tembe essere l’occasione giusta per emancipare po la business combination tra Eps Equita il sistema dai limiti di un modello di crescita Pep, Spac quotata sul mercato Aim Italia, con finora quasi solo bancocentrico. Una risposta le Industrie Chimiche Forestali, società attiva ad un’esigenza diffusa che copre un po’ tutti i nel settore degli adesivi per il settore calzatusettori dell’economia privata di casa nostra a riero, della pelletteria, automotive, packaging. giudicare dalla mappa della composizione del C’è un po’ di tutto nell’elenco, sempre più lunlistino, dal settore finanziario (il 24%), a quelgo delle matricole dell’Aim, probabilmente la lo delle energie rinnovabili (13%) e della tecstoria di maggior successo del mercato finannologia (12%). Ma sono undici in tutto i settoziario italiano dai giorni dell’introduzione dei ri rappresentati, un campione relativamente fondi di investimento, a metà anni Ottanta: fedele del Paese uscito indenne dalla grande l’Alternative Investment Market italiano, già crisi. In condizioni accettabili se non buone

ANNA LAMBIASE, A.D. DI IR TOP

L’AIM VISTO DA VICINO AIM Italia è il mercato di Borsa Italiana dedicato alle Pmi italiane ad alto potenziale di crescita. Nasce il 1 marzo 2012 dall’accorpamento dei mercati AIM Italia e MAC, al fine di razionalizzare l’offerta dei mercati dedicati alle PMI più dinamiche e competitive del nostro Paese, con una formula che fa leva sul know how ottenuto in oltre 15 anni di esperienza dell’AIM inglese da un lato e sulle specifiche esigenze del sistema imprenditoriale italiano dall’altro. AIM Italia offre alle imprese di

piccola e media dimensione la possibilità di accedere in modo efficiente ad una platea selezionata di investitori focalizzati sulle small cap. È un MTF (Multilateral Trading Facility), cioè un mercato regolamentato da Borsa Italiana. In fase di ammissione non è richiesta la pubblicazione di un prospetto informativo ai sensi della direttiva prospetti e successivamente non è richiesta la pubblicazione dei resoconti trimestrali di gestione e offre così alle imprese una combinazione unica di vantaggi.

mercato in termini di società quotate,

dell’azienda e dal suo posizionamento:

capitali raccolti, politica di dividendi,

da questa stima però si capisce come un

progetti strategici, investitori istituzionali,

credito di imposta da 500mila euro possa

practice di Investor Relations e regole

incidere in modo fondamentale.

di accesso e permanenza. L’autrice è

Quest’anno potrebbero entrare nel

convinta che il credito d’imposta avrà

mercato AIM una cinquantina di nuove

un effetto importante sul mercato:

aziende, attratte anche dall’approccio

«Dato il focus normativo su un target

graduale di apertura del capitale,

dimensionale di aziende con fatturato

visto che il flottante minimo richiesto

inferiore ai 50 milioni di euro, ritengo

è pari a solo il 10%. Ma l’importante

che il maggior impatto della Finanziaria

crescita attesa, però, per Lambiase non

si avrà su AIM Italia». La raccolta media

deve avvenire purchessia ma in modo

delle aziende quotate sul mercato AIM è

consono, «agendo su due fronti: in primo

pari a 7,2 milioni di euro, e i costi di Ipo

luogo, migliorando la qualità delle società

sono stimati attorno al 10%, anche se

quotate, con l’ingresso in Borsa di Pmi

molto dipende dalla capacità contrattuale

eccellenti nel loro contesto competitivo,

55 55


FINANZIARE L’IMPRESA

come emerge dai numeri delle matricole, secondo il monitor di Ir-Top, il centro studi che segue fin dalle origini il mercato. Le società quotate hanno registrato a fine 2017, in media, un ebitda di 5,1 milioni ciascuna (+18%) con un ebitda margin pari al 13% e ricavi per 39 milioni (+20%). E ancora. Le società quotate, a fine febbraio, sono salite a 95 (il 23 % in più rispetto all’anno prima) per una capitalizzazione di 6,3 miliardi di euro grazie ad una raccolta sul mercato dei capitali di 3,3 miliardi. Un successo lusinghiero che promette di essere ampiamente superato nei prossimi anni. Secondo le proiezioni dell’Osservatorio Aim di Ir Top, nel 2020 le società quotate potrebbero essere attorno a 300 per un valore complessivo superiore ai 16 miliardi. Un quadro senz’altro positivo. Ma, si sa, in finanza le insidie sono sempre dietro l’angolo. A partire dall’effetto bolla. Il boom dell’Aim infatti è legato al boom dei Pir che nel primo anno di attività hanno polverizzato ogni previsione garantendo un robusto afflusso di capitali. Nel 2017, anno del loro debutto, i piani individuali di risparmio hanno raccolto 10,9 miliardi di euro di cui 7,86 miliardi attraverso 40 fondi istituiti successivamente all‘emanazione della relativa disciplina (su un totale di 64). Un successo ben superiore alle stime iniziali (1-2 miliardi secondo il ministero dell’E-

conomia) che ha convogliato tra i e i 3 miliardi verso l’Aim perché la legge è stata congeniata in modo tale che, per godere dei benefici fiscali previsti dal provvedimento, l’investimento deve essere concentrato per almeno il 70% in asset italiani, di cui il 30% in strumento finanziari emessi dalle Pmi. Nasce così il rischio di un eccesso di liquidità riversato su poche piccole o medie imprese non preparate a tali afflussi. Nel 2017 c’è stato un forte aumento della liquidità (sei volte tanto i volumi intermediati) che hanno generato un effetto performance difficile da quantificare. I dati del servizio Pmi Capital di Ir Capital

dicono che il rapporto tra l’EV (enterprise value: prezzo dell’azione più posizione finanziaria netta) e l’Ebitda segnala alcuni speculativi che si possono curare solo con un forte afflusso di nuove quotazioni in modo da soddisfare la richiesta dei operatori. L’esigenza che le piccole imprese trovino la via della Borsa non è quindi solo auspicabile per la crescita delle stesse imprese e quindi dell’economia reale, ma per evitare il rischio che delle bolle esplodano. A questo mirano gli incentivi fiscali per

la quotazione delle Pmi previsti nella finanziaria che favoriranno la spinta alle quotazioni e, non meno importante, agli investimenti dei broker in un settore fino a ieri del tutto trascurato dalle grandi case di investimento e dalla ricerca bancaria. Cominciano intanto a nascere anche i servizi per convincere le aziende più timorose: la piattaforma Pmi Capital di IR-Top oltre ai dati sulle società quotate, offre alle aziende un servizio gratuito (per ora) che permette di verificare la fattibilità di una quotazione. In 24 ore, sulla base della documentazione di bilancio e dei piani industriali, viene fornita una prima risposta: ogni azienda riceve un “sì” sulla fattibilità della quotazione; un “no”; oppure un “non ancora”, che rimanda alla possibilità di frequentare una “Classe Aim”, ossia un corso di formazione online propedeutico alla quotazione stessa. Tutto, dunque, funziona come previsto da Ennio Doris, infallibile guru del risparmio che aveva anticipato, contro la diffidenza generale, che i Pir avrebbero permesso di far fiorire la voglia di investimento di rischio dei risparmiatori, orfani di Bot e delusi dall’andamento del mercato immobiliare. E così si profila un’occasione storica, sia per le aziende che per il risparmio. Guai a fallire per colpa di una bolla per ora scongiurata.

con buoni fondamentali e una logica

la quotazione, una che opera nella green

aziende che si sono quotate sono ancora

di crescita sana e sostenibile, progetti

economy, una nelle energie rinnovabili

sull’AIM.

di internazionalizzazione e politiche di

e una più classicamente industriale,

Per loro fortuna: tra quelle accompagnate

M&A orientate al valore; in secondo

con sedi in Liguria, Campania e Veneto.

nell’IPO da IR Top, Mobyt, attiva nel mobile

luogo, diffondendo la consapevolezza

Sono Pmi con meno di 50 milioni di euro

marketing e web advertising, è stata

che la quotazione è insieme una grande

di fatturato e una buona redditivitvà, in

comprata dal private equity britannico

opportunità e responsabilità per la

2 casi su 3 con generazione di cassa. Si

HGCapital a 2,5 euro per azione, menytre

società». IR Top segue circa il 30%

quotano per M&A, crescita internazionale

MC-link, che opera nel mercato nazionale

delle aziende quotate sul mercato AIM.

e sviluppo di nuovi prodotti» dice

dei servizi ICT, è stata acquisita da 2i

«Il nostro lavoro non finisce con la

Lambiase.

Fiber, detenuta all’80% dal secondo fondo

quotazione, continuiamo ad affiancare

Il ruolo dei PIR è molto importante e

F2i e al 20% da e Marguerite, a 15,6 euro

le aziende anche successivamente,

tale rimarrà: «Il 23% del flottante medio

per azione, con relative OPA sulle azioni

seguendo gli obblighi informativi, i

delle società quotate sull’AIM è in

delle minoranze e delisting. Due casi che

rapporti con gli investitori, l’attività

mano a investitori PIR, una percentuale

dimostrano come l’AIM possa essere un

finanziaria... Attualmente abbiamo tre

che secondo le nostre stime resterà

passaggio decisivo per la crescita di una

aziende con un percorso avviato verso

costante» dice l’ad di IR Top. Non tutte le

Pmi.

56 56

TUTTO FUNZIONA PER IL MEGLIO, COME AVEVA PREVISTO ENNIO DORIS, GURU INFALLIBILE DEL RISPARMIO CHE AVEVA DA SUBITO CREDUTO NEI PIR



FINANZIARE L’IMPRESA

Navi, cosmetica ed energia: il private debt può giovare a tutti AIFI e Deloitte hanno presentato tre case histories di successo di questa nuova formula di finanziamento “alternativo” che consente alle aziende di ottenere credito per la crescita e senza ingerenze nella governance a cura della redazione

I

GIOVANNI MAGGI, PRESIDENTE DI ASSOFONDIPENSIONE E VICEPRESIDENTE DELLA FONDAZIONE ENASARCO

Il private debt in Italia cresce e dopo aver per complessivi 10 milioni, abbiamo potuto permettendoci di completare l’operazione». superato, nel 2017, le 100 sottoscrizioni aumentare le dimensioni della nostra fabbrica Così anche il patron di Yachtline Arredomasu 82 target, si puntano gli occhi su questo da 1.000 a 30.000 metri quadri e di acquistare re 1618, Fiorenzo Bandecchi, azienda pisana strumento in cui, come ha ricordato Giovanni una marina a Genova». L’ultimo caso è quelche realizza interni per natanti di grandi e Maggi, presidente Assofondipensione e vicelo di Renco, epc contractor oil&gas in paesi grandissime dimensioni: «Abbiamo brevetpresidente Fondazione Enasarco, solo lo 0,3% come, Mozambico, Armenia e Congo Francetato un sistema che ci permette di smontare dei fondi aderenti alla sua organizzazione ha se, realizzando impianti per Eni, Shell, Chei natanti e, tramite bar-code, tracciare ogni investito. Anche la politica dovrebbe battere vron e Total. «Ci siamo sempre finanziati da singolo componente e ciò ci ha permesso di un colpo: la Legge di soli perché le banche erano un po’ sospettose esportare il prodotto. ROUGJ (COSMESI),YACHTLINE Bilancio 2017, che quando raccontavamo dove operavamo. Poi La crescita del nostro ARREDOMARE 1618 E RENCO (OIL&GAS) garantiva sgravi per è arrivata una grande occasione: in Armenia fatturato è coincisa GRAZIE AL PRIVATE DEBT SONO investimenti in asset CRESCIUTE IN MANIERA SIGNIFICATIVA con l’incremento delrealizzeremo una centrale in joint venture con alternativi, ha escluso Siemens che partecipa al 40%. Si tratta di un le dimensioni degli il private debt; eppure il 60% delle PMI ha investimento complessivo da 300 milioni. Così yacht che oggi arrivano fino a 145 metri. Ma bisogno di liquidità e non può appoggiarsi abbiamo emesso minibond per 35 milioni in è l’artigianalità a farla da padrone. Attraverso solo alle banche. In un incontro organizzato sei anni. E siamo fiduciosi che sarà una mossa l’emissione di minibond, uno strumento elada AIFI e Deloitte sono state presentate tre azzeccata». stico che abbiamo impiegato in due tranche imprese che hanno scelto il private debt per la propria attività. Antonio Pirillo, ceo di RouAL VIA IL PRIVATE DEBT AWARD gj, società attiva nella cosmesi, ha dichiarato: La cerimonia di premiazione si terrà il 23 maggio a Milano presso Deloitte «Rougj è un sogno che ho deciso di realizzare Economy), Giovanni chiamati professionisti AIFI ed Deloitte, in quando i fondatori mi hanno fatto capire che Maggi (presidente, appartenenti al collaborazione con erano disposti a vendere. Non avendo la liquiAssofondipensione), mondo economico, Economy e il Gruppo 24 dità per portare a termine un’operazione di Antonella Mansi imprenditoriale e Ore, lanciano il Private (vice presidente, accademico: Innocenzo Debt Award che vuole questo genere, ho avviato dialoghi prima con Confindustria), Luca Cipolletta (Presidente valorizzare i migliori le banche, poi con tre fondi specializzati in deManzoni (responsabile AIFI), Luigi Abete investimenti nell’ambito bito. Alla fine ci siamo “scelti” con uno di loro, corporate banking, (Presidente FeBAF), delle operazioni di debito che ha deciso di puntare sul nostro progetto, Guido Corbetta (ordinario Banco BPM), Christian su pmi italiane realizzate Martino (Capo redattore tra il primo gennaio 2013 dip. Management e Plus 24, Il Sole 24 Ore), e il 31 luglio 2017. Queste Tecnologia, Bocconi), ANNA GERVASONI, DIRETTORE GENERALE DI AIFI Federico Visconti (rettore Andrea Giovanelli si sono contraddistinte Università Carlo Cattaneo (partner Deloitte), in una delle seguenti – LIUC). La cerimonia di Giancarlo Giudici (prof. categorie: sviluppo presentazione si terrà associato Finanza e leverage buyout/ il prossimo 23 maggio operazioni straordinarie. Aziendale, Politecnico presso la sede di Deloitte Milano), Sergio A giudicare le a Milano. Luciano (direttore, candidature saranno

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Quando l’etica diventa strumento di innovazione Ethos ed economia possono e devono andare di pari passo per raggiungere il bene comune, ovvero i risultati ottimali per il sistema aziendale di Massimo Folador*

S

ulla parola etica si sono soffermati nei secoli filosofi, sociologi, economisti fino ad affievolirne il significato e far perdere la sua forza e concretezza. Così oggi, soprattutto in economia, parlare di etica significa parlare di moralità, filantropia, buone maniere, tutte cose buone ma, a detta di molti, poco inerenti con l’essenza del fare impresa e, di conseguenza, poco utili. La verità è che la parola greca “ethos” significa “comportamento abituale che tende al bene comune” e, di conseguenza, parla di ciò che più serve a chi lavora e al “sistema azienda” stesso: azioni comuni indirizza-

te verso un risultato che produce valore e benessere all’intero sistema, a partire dagli azionisti fino ai collaboratori e ai clienti. Far finta che questo abbia poco a che fare con l’economia di oggi significa fare un po’ come le scimmiette che preferiscono non vedere, né ascoltare né sentire, perché è oramai chiaro ad ogni uomo d’impresa e ad ogni economista che viviamo all’interno di un sistema in cui le dinamiche della complessità hanno fortemente agito. Al punto tale che azioni negative come quelle accadute in America a inizio 2008 hanno pesato non solo sulle persone e le realtà al centro degli scandali ma sull’economia internazionale, fino a determinare gli accadimenti che ben sappiamo. Ed è forse proprio questo essere divenuti un “sistema aperto” che ha reso oggi la “Business Ethics” un tema interessante e strategico per lo sviluppo delle imprese e dei territori; basta pensare ad alcune note vicende accadute in Italia come gli scandali “Monte dei Paschi” o “Ilva” per citare alcuni esempi, per capire che là dove l’interesse di pochi ha prevalso su quello di tanti, questo ha generato effetti negativi dirompenti sull’intero sistema e un collasso, a volte evitato soltanto grazie all’intervento pubblico. Finchè sarà possibile almeno. Così come oramai i dati dicono chiaramente che difronte a realtà solide e sostenibili, il cui risultato si incrementa nel tempo, spesso si è in pre-

senza di imprese che fanno della “Corporate Social Responsability” l’elemento centrale della cultura aziendale e delle proprie best practice e, per l’appunto tornando all’inizio dell’articolo, comportamenti quotidiani tesi al bene comune. I casi cominciano ad essere tanti anche, o soprattutto, in Italia: Ferrero, Cucinelli o Loccioni sono solo alcune di queste aziende che testimoniano nei fatti come il fare impresa in modo etico non sia solo giusto ma bello e conveniente. Cosa fare allora perché questa riflessione di base diventi cultura e orienti i comportamenti individuali e collettivi verso un “bene maggiore”? in LIUC da anni crediamo siano due le strade, parallele e complementari, quelle che anche quest’anno proviamo a percorre attraverso due percorsi di formazione per manager e imprenditori. Il primo “Storie di ordinaria economia”, imperniato su 4 incontri (da aprile a dicembre) organizzati in aziende che da anni sviluppano questa modalità di fare impresa, si pone l’obiettivo di creare cultura non tanto, o non solo, attraverso alcune riflessioni sui cardini della Business Ethics ma attraverso il contatto diretto e il racconto dei protagonisti. Il secondo invece, in programma da maggio a novembre, si intitola “La Business Ethics a supporto dello sviluppo commerciale” e prende per mano questi concetti focalizzandosi su un settore, quello commerciale appunto, che è duramente messo alla prova dalla complessità attuale. Per dimostrare come e attraverso quali strumenti sia possibile sviluppare un risultato sostenibile agendo in modo alternativo. Due percorsi diversi e innovativi che orientano il nostro modo di lavorare verso lo sviluppo dei tre capitali propri della Business Ethics: quello umano, relazionale e fiduciario che sono già oggi una delle grandi sfide di chi lavora, oltre che investimenti determinanti per ogni impresa.

*Docente di Business Ethics della LIUC Business School Per informazioni: www.liucbs.it

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FINANZIARE L’IMPRESA

Streparava: «Colleghi, vi dico: credito bancario ma non solo» Intervista con l’imprenditore alla vigilia del “Forum Imprese & Finanza» che il 12 aprile l’Associazione industriale bresciana ha convocato per la 2° edizione dopo il successo del 2017: «Diversifichiamo le fonti finanziarie» di Sergio Luciano

IMPARARE DAI TESTIMONIAL LA NUOVA FINANZA D’IMPRESA Per il secondo anno consecutivo, l’Associazione industriale di Brescia – Aib organizza una giornata di lavori sulla finanza d’impresa, il 12 aprile nella sala conferenze Pier Giuseppe Beretta della sede di via Cefalonia nel capoluogo bresciano. I lavori del “Forum Imprese & Finanza” – questo il titolo della giornata - si svolgeranno dalle 9,30 alle 16,30 circa e l’anno scorso – nella prima edizione – vennero seguiti da oltre cinquecento

imprenditori intervenuti. D’eccezione il parterre. Dopo i saluti di benvenuto del presidente Giuseppe Pasini ci sarà un intervento istituzionale di un alto dirigente della Banca d’Italia, seguito da un intervento tecnico dell’Aib; poi una prima sessione con l’intervento di Paolo Streparava e il “keynote speach” di Corrado Passera, banchiere di lungo corso, protagonista della nuova sfida imprenditoriale di Spaxs, una società recentemente

CARI COLLEGHI, DIAMOCI DA FARE: LE BANCHE STRINGERANNO SEMPRE DI PIÙ I CORDONI DEL CREDITO, E DOBBIAMO INGEGNARCI A TROVARE ALTRE FONTI DI FINANZIAMENTO PER LE NOSTRE IMPRESE. È il “succo” di un ragionamento ampio e

complesso che Paolo Streparava, amministratore delegato di Streparava

Holding Spa, società

che opera nel settore dell’automotive, e

consigliere

presidenza

di

“Conosco bene i miei colleghi, ho visitato tutta la provincia anche nel corso del mandato

precedente, e abbiamo girato le imprese bresciane

come

un

calzino”,

racconta:

“Sono bravissimi imprenditori, competenti, combattono contro costi della burocraria che sono folli, costi lavoro tra i più alti d’Europa,

ma sono forti e seri. E sono più affezionati al

prodotto di quanto non

industriale

si pensi, spesso anche attraverso il passaggio

finanza d’impresa, verrebbe da definirlo, perché

sanno cogliere le opportunità del mercato, ed

bresciana con la delega, cruciale, al credito, alla finanza e al fisco. Un “evangelista” della nuova

quando ne parla si accalora, e moltiplica gli sforzi, nel suo ruolo associativo, per stimolare i colleghi

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delega allo sviluppo d’impresa e Roberto Nicastro, già direttore generale di Unicredit e oggi senior partner del fondo Cerberus. Economy è partner editoriale dell’evento. In queste pagine, l’intervista con il consigliere delegato al credito di Aib Paolo Streparava e un intervento di Giuseppe Caroccia, amministratore delegato della società di revisione Rsm, specializzata nelle piccole e medie imprese.

a evolvere, aggiornarsi, adeguarsi ai tempi nuovi.

È SBAGLIATO: L’OPPORTUNITÀ DI APRIRSI ALLA NUOVA FINANZA D’IMPRESA DEVE ESSERE COMPRESA QUANDO NON SE NE HA BISOGNO

dell’Associazione

quotatasi per sviluppare un nuovo modello di banca per le imprese. Dopo il lunch, un secondo intervento della Banca d’Italia e due sessioni tecniche: la prima, sulla finanza a supporto dello sviluppo internazionale, con la delegata di Aib al settore Germana Bergomi e l’amministratore delegato della Sace Alessandro Decio; e la seconda, sulla finanza a supporto dell’innovazione, con angelo Baronchelli, vicepresidente Aib con la

generazionale. Li conosco bene, ho vissuto in prima persona tutti i loro problemi. E so che

anche quelle finanziarie. Ma solo quando ne hanno bisogno!”.

AUSPICO E CREDO CHE LE BANCHE RESTERANNO MOLTO IMPORTANTI MA AD ESSE SI DEVE AFFIANCARE IL CAPITAL MARKET


E invece, dottor Streparava? È sbagliato: l’opportunità di aprirsi alla nuova

finanza d’impresa deve essere compresa quando non se ne ha bisogno, per una maturazione della

consapevolezza. E invece finchè non se ne sente il bisogno, non si valutano fonti diverse dalla banca,

non si pensa alla Borsa, verso la quale s’è anzi

ancora molta prevenzione. Però noi insistiamo, sa? Abbiamo dato il nostro sostegno al progetto

Elite, abbiamo un accordo per la diffusione di uno sportello per la sensibilizzazione...

E ripetiamo anche quest’anno, il 12 aprile, la

nostra giornata di lavori che abbiamo battezzato

Forum Imprese & Finanza. Lo scorso anno fu un successo straordinario, vennero in cinquecento!

Ma sanno che le banche daranno sempre meno credito alle imprese, a causa delle norme internazionali sempre più stringenti?

Un momento: io auspico che le banche, naturalmente a livello non solo italiamo ma

le cose. Il problema della diffidenza verso

alla Borsa, in particolare Elite, e andarci!

storia, cioè con le modalità che fino ad oggi le

la possibilità a tutti di conoscere i vari nuovi

l’idea di quotarsi in Borsa però si spiega non solo con la disinformazione ma anche con la

imprese hanno seguito per finanziarsi, restando sottocapitalizzate. Tenga presente che almeno il

95% delle Pmi italiane è rappresentato da micro imprese!

E voi le state sensibilizzando!

Sì, è un lavoro costante. La giornata che abbiamo

organizzato ha questo significato: vogliamo offrire alle imprese una panoramica di quelli che

sono gli strumenti a supporto della loro crescita. Senza scendere in eccessivi dettagli, ma piuttosto

presentando casi aziendali concreti e di successo. VOGLIAMO OFFRIRE ALLE IMPRESE UNA PANORAMICA DI QUELLI CHE SONO GLI STRUMENTI A SUPPORTO DELLA LORO CRESCITA.

europeo, continuino anzi riprendano a finanziare

Scusi una domanda impertinente: ma lei con la sua azienda a quotarsi in Borsa ha mai pensato?

modo prevedimo che comunque ben presto il

Assolutamente sì, senza dubbio, e ci quoteremo

E quindi occorre trovare sistemi collaterali. E

finanziare. Un progetto di grande respiro, che

le imprese produttive e sane, che sono tante qui

da noi per fortuna. Ma temiamo e in qualche canale del sistema bancario arriverà a un punto

in cui non basterà più a finanziare l’impresa.

in questo periodo sto chiedendo a banche di motivarsi esse stesse a proporre e accompagnare i loro clienti imprenditori in questa direzione.

Ma, dottore: lei pensa che gli imprenditori conoscano le alternative offerte oggi dal mercato finanziario?

C’è un vasto problema di disinformazione,

purtroppo. Per questo, per ovviare, come

associazione abbiamo fatto molte azioni di sensibilizzazione. Non sono un economista, e sinceramente non m’interesserebbe neanche

tanto esserlo, anche perché gli economisti ne hanno indovinate poche, negli ultimi anni. Preferisco usare gli strumenti dell’umiltà, della

testa bassa e dell’impegno per far accadere

E quindi come Aib...

Sì, come Aib, tramite, il Forum, vogliamo dare strumenti finanziari utilizzabili. Oggi tutto si

gioca sul merito creditizio, comunque io mi

chiami se quando vado in banca non ho merito creditizio, non mi finanziano!

Già, le banche sono ormai avare...

Sì, però, nelle banche però ho visto negli ultimi anni un grande cambiamento. Vorrei testimoniare una cosa, un’esperienza fatta in Aib, sempre nell’ottica di quella domanda sul ruolo

giusto per un’associazione industriale moderna. Ebbene: cinque anni fa, in piena crisi, abbiamo istituito un tavolo del credito trasversale tra banche e imprese...

E da quell’iniziativa è nato un progetto di credito

di filiera, in cui abbiamo fatto il modo che venisse

riconosciuto il plus dei flussi finanziari alle

imprese, e posso dirle che attraverso questo progetto sono stati erogati 230 milioni di euro di credito di filiera...

Dunque qualcosa di muove. Ma le aziende sanno come acquisire merito di credito?

molto volentieri, quando avremo un progetto

In molti casi sì, ma nell’insieme non abbastanza.

meriti. Perché, veda, il primo passo sono le

servizio di Confindustria che le Associazioni

in mano da proporre al mercato per farcelo

idee, non sono i soldi. La nostra azienda, grazie a Dio, sta bene, abbiamo superato un 2008 difficilissimo, in cui fatturammo la metà dell’anno prima, fu una gelata severa, ma fortunatamente non

avevamo

un

grande

indebitamento

bancario e siamo ripartiti. Come noi, tanti colleghi: la notizia buona, anzi ottima, è che la

capitalizzazione media delle aziende bresciane negli ultimi anni è aumentata sensibilmente.

Ma ecco: se la Streparava dovesse fare ad

Ma ormai i canali per imparare non mancano. Voglio citare in particolare il Bancopass, un

industriali forniscono agli imprenditori per prepararli ad andare in banca. Gli imprenditori imparano a fare un business plan, imparano

le logiche del controllo di gestione, e molte altre cose. Imparano che in media in Europa il

massimo livello di esposizione che un’azienda può avere rispetto al proprio patrimonio è soggetto a maggiori vincoli.

Siete una provincia di grandi esportatori: si può andare all’estero senza finanziamenti?

esempio tre acquisizioni in tre anni – avendo

Ovviamente non si va lontano. Ed anche su questo

aderire a uno dei vari programmi che conducono

gruppo Cassa depositi e prestiti che sostiene

naturalmente risolto il problema di come gestirle

e integrarle – non mi scandalizzerebbe affatto

fronte facciamo molto lavoro di sensibilizzazione: per esempio sulla Simest, la finanziaria del

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FINANZIARE L’IMPRESA

l’internazionalizzazione con strumenti eccellenti ma ormai può anche erogare finanziamenti a progetti di sviluppo in Italia, ed è troppo poco

conosciuta. Noi, come Streparava, siamo andati

in Brasile e India da soli, ma se avessimo avuto al fianco Simest saremmo stati meglio. Funziona bene anche il Fondo Italiano Investimenti, per

restare in casa Cdp: l’ho portato a Brescia e l’ho fatto conoscere...

Torniamo al progetto Elite: le piace?

E’ eccellente e ci credo molto, al momento giusto iscriverò anche la mia azienda. Quando

decideremo di quotarci, quando avremo il giusto progetto, transiteremo per Elite!

VERO, OLTRE LE BANCHE C’È DI PIÙ MA SERVONO I CONSIGLI GIUSTI Nonostante il credit crunch, il canale bancario resta quello privilegiato dalle Pmi. C’è un deficit di cultura finanziaria e le aziende, spesso prive delle credenziali di competitività, considerano gli advisor “solo un costo” di Giuseppe Caroccia

Parliamo dei Pir e dei Minibond... Due

novità

interessanti.

Con

qualche

controindicazione, però: i Pir sono un ottimo strumento, ma di questo passo non troverà

lo sbocco di mercato che la legge gli affida e

rischierà di restare come ingessato. Tanti soldi a disposizione e nessun canale per scaricarli

nell’economia reale, perché devono investire

nelle Pmi, le piccole e medie imprese, ma non ne trovano in Borsa un numero sufficiente. Quanto ai Minibond, sa com’è: costano! Costano

tanto, rispetto al credito bancario. E’ vero che ci sono livelli patrimoniali ai quali le banche non

finanziano le imprese, ma in questi casi spesso non sono praticabili neanche le emissioni di

minibond, che comunque costano il 7%, mentre ci sono ancora banche che finanziano anche aziende non proprio perfette dal punto di vista del merito di credito con tassi attorno al 5-6 per cento.

Una forma di finanziamento nuova, per chi deve investire in tecnologie, sono gli iperammortamenti. Che ne pensa? Tutto il bene possibile! Sono una formula incentivante per l’impresa che ha dato un esito

molto favorevole. Gli sgravi fiscali sono uno stimolo prezioso. Una formula incentivante diretta alle imprese, che oltretutto giova anche alle banche. Altro tema cruciale è quello del

leasing, oggi utilizzabile in un novo regime di

trasparenza contabile. Perché ricordiamocelo: per aprirsi alla nuova finanza, la trasparenza

contabile è essenziale, come lo sono il controllo di gestione e la pianificazione finanziaria.

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mprese e credito bancario, una combinazione che in Italia ancora oggi caratterizza l’80% delle storie aziendali. Una percentuale molto alta, specie se rapportata a quelle di Francia (60%) e Uk (50%) dove, evidentemente, il cordone ombelicale tra le aziende e il banking tradizionale in magna pars è stato già reciso. Nel nostro Paese invece no, mentre l’alternative financing viene ancora visto come uno strumento astruso, nel caso delle Pmi la banca resta il canale pressoché unico per accedere al credito. I dati dicono che questo scenario non è destinato a mutare sul brevissimo periodo ed anzi, in un recente rapporto Ocse, secondo le piccole e medie imprese, i finanziamenti attraverso il credito disintermediato o i vari strumenti non-bancari “non sarebbero ancora all’altezza delle aspettative e delle esigenze aziendali”. Non vogliamo qui entrare nel merito della questione se la finanza alternativa davvero non sia in grado di garantire all’imprenditoria italiana condizioni migliori

rispetto a quelle attualmente offerte delle banche: ci limitiamo a sottolineare solo che, a dispetto delle diffidenze delle realtà produttive, sono le nostre stesse istituzioni economiche a spingere affinché le imprese, nel cercare finanziamenti per la crescita, siano capaci di guardare “oltre le banche”. In un recente convegno organizzato a Milano per presentare il nuovo strumento della Borsa “Elite Basket bond”, ad esempio, sia la Cassa Depositi e Prestiti che la Banca Europea per gli Investimenti hanno esortato le aziende a cambiare mindset aprendosi al mercato dei capitali e agli investitori istituzionali. E la stessa Bankitalia ammette che un sistema finanziario articolato e adeguati strumenti di corporate finance (acquisizione e cessioni di asset; operazioni di fusione e acquisizione; quotazioni; private placement; attività sul mercato obbligazionario, anche attraverso i minibond) non possono che far bene alle aziende, specialmente a quelle ad alto potenziale innovativo, le quali L’AUTORE, GIUSEPPE CAROCCIA PARTNER – AMMINISTRATORE DELEGATO RSM


così possono avere accesso a fondi, distribuire il rischio, attrarre investimenti e competenze.

Competitività, questa sconosciuta

Perché, se da un lato, il sistema bancario resta certamente un valido alleato, dall’altro è innegabile che la stretta creditizia continua a mordere e a lasciare pochi margini di manovra alle imprese in cerca d’ossigeno finanziario (sempre secondo dati Ocse, ad oggi il credito arriva alle Pmi solo nel 20% dei casi, mentre per il resto a beneficiarne sono le grandi aziende). La curva nella concessione del prestito alle imprese, micro, piccole e medie, da anni continua infatti ad essere decrescente. Ecco allora che reperire ad esempio fonti di capitale azionario mediante emissione di azioni o fonti di finanziamento sotto forma di debito, più che un’opportunità diventa una necessità. Ma – e qui veniamo al cuore del problema – al di là del rigorismo imposto dall’Europa al sistema bancario, le nostre aziende sono davvero in grado di “competere” sul mercato del credito sia tradizionale che alternativo? La risposta, stando ai dati di cui sopra, vien da sé. Ma perché la stragrande maggior parte delle nostre aziende fatica ad essere “bancabile” e/o attrattiva dal punto di vista degli investimenti finanziari? In questo caso, la risposta implica un’analisi un po’ più sfaccettata che tuttavia non può che partire da un dato incontrovertibile: in Italia, a tutt’oggi, anno di grazia 2018, il

le aziende a poterne fare a meno, ma oggi chi deve valutare una richiesta di finanziamento o l’opportunità di un investimento di capitali non può non sapere come la società in questione intenda utilizzare le risorse in entrata. Non tutti sanno ad esempio che le imprese, sui finanziamenti, hanno la possibilità di essere garantite dal MedioCredito Centrale ma per sfruttare questa (così come altre) opportunità, servono piani industriali aggiornati e bilanci che rispettano certi parametri! A monte di questa capacità di ragionare secondo criteri manageriali, c’è la presenza di una governance autorevole, e questo è il secondo punto di cui dovrebbe tener conto un’azienda che vuol crescere. Al terzo punto vanno inseriti quindi i modelli organizzativi come il “modello 231” tasso di “managerializzazione” delle imprese o il “rating di legalità” che oggi rappresentano è ancora (molto al di) sotto degli standard inulteriori chiavi di accesso alla fiducia delle ternazionali. Se per un verso, le nostre azienbanche. Last but not least, per chiudere quede familiari (ben 784 mila) si contraddistinsta “classifica” delle credenziali per la comguono per una serie di caratteristiche positive petitività aziendale sul mercato del credito, (riassumibili nel concetto di “heritage”) e molè doveroso soffermarsi sulla certificazione di to apprezzate dai consumer, dall’altro in molti bilancio operata da una casi si fatica ancora ad uscire da una BUSINESS PLAN, GOVERNANCE, MODELLI società di revisione conORGANIZZATIVI E BILANCIO CERTIFICATO: tabile esterna. È obblilogica di gestione SENZA QUESTI REQUISITI, PER L’AZIENDA gatoria solo per alcune “familista” che non OGGI È DIFFICILE ESSERE CREDIBILE tipologie di aziende (soguarda all’esterno cietà di capitali e srl con determinati parameper trovare le soluzioni strategiche più idotri, come prescrive la normativa in vigore dal nee ad aumentare la competitività. Di conse2019), ma chi, pur senza averne l’obbligo per guenza, possiamo tranquillamente affermare legge, ottempera a quest’esigenza di revisione che nel mondo delle Pmi italiane sussiste un legale – permettendo a dei “terzi” di entrare deficit di cultura (e dunque di competenza) nei suoi uffici per indagare e analizzare docufinanziaria che purtroppo impedisce di stare menti, transazioni, contabilità e procedure inal passo coi tempi. terne – è di certo avvantaggiata nel momento La consulenza? Non è solo un costo! in cui si muove per ottenere credito. Volendo schematizzare le credenziali richieIl problema è che molti imprenditori conste dall’attuale scenario economico-imprentinuano a vedere queste credenziali unicaditoriale, il primo passaggio al quale un’amente come dei “costi” , senza capire il valore zienda oggi non può più rinunciare per essere effettuale. Per conseguire gli obiettivi servono credibile, in banca o al cospetto di un investiinfatti gli advisor, consulenti specializzati in tore, è quello della stesura del business plan, grado di consigliare le Pmi per il meglio e supstrumento imprescindibile perchè un’impreportarle in fase operativa. È il lavoro che RSM sa possa essere valutata sui “numeri”, presenti sta portando avanti in Italia da ormai tre anni, e prospettici. Purtroppo il nostro Paese, stocon un brand globale alle spalle e soluzioni su ricamente basato sul cosiddetto “capitalismo misura per le aziende. Siamo solo agli inizi, ma delle relazioni”, per troppo tempo ha abituato i risultati già ci sono e sono tangibili.

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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

«DALLA PARTE DELLE IMPRESE, E ORGOGLIOSI DI FAR CREDITO» Corrado Sforza Sfogliani ci spiega la differenza di approccio all’erogazione del credito tra le banche locali e i colossi globali «votati solo alle speculazioni» a cura della redazione

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rgogliosi di erogare credito; sicuri – dati alla mano – che le banche di territorio possano lavorare meglio delle banche globali, e con maggior stabilità, perché conoscono bene i loro clienti; sicuri del presente e del futuro del credito cooperativo: sono questi i banchieri del genere di Corrado Sforza Fogliani - presidente della Banca di Piacenza, dell’Associazione Nazionale tra le Banche Popolari, del Centro studi Confedilizia (l’associazione tra i proprietari immobiliari) e vicepresidente dell’Associazione bancaria italiana - che in questi mesi sta quasi svolgendo una forma di “apostolato” per spiegare alle piccole e medie imprese italiane quel che anche Economy, grazie a lui e a Win The Bank, ripete dal primo numero: e cioè che il credito bancario – o quel che di esso rimane dopo le norme demenziali dettate dalla Germania per interposta Autorità bancaria europea – può essere chiesto e ottenuto anche dalle banche del territorio e non solo dai colossi nazionali (pochi) e internazionali (soprattutto) che agiscono secondo un “pensiero unico” sempre meno propizio alle imprese dalle dimensioni

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CORRADO SFORZA FOGLIANI, PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE NAZIONALE BANCHE POPOLARI E VICEPRESIDENTE ABI

tipiche di quelle italiane. Economy ha intervistato in pubblico Sforza Fogliani a Piacenza e a Pavia, in due seguitissimi eventi pubblici: presso la Banca di Piacenza, che presiede; e nel Salone Teresiano dell’Università di Pavia. Ecco una sintesi del suo pensiero, così come l’ha espresso in quelle occasioni. LA BATTAGLIA DI SFORZA FOGLIANI: DIFENDERE LE BANCHE DI TERRITORIO DALLA MINACCIA DELL’OLIGOPOLIO BANCARIO INTERNAZIONALE

Macroeconomisti, piano con la fiducia I tassi d’interesse sono destinati a salire, soprattutto per la crescita dell’economia statunitense, ma questo non implica che vi saranno più difficoltà ad attingere al credito bancario. Anzi: le banche saranno più propense a dare credito, perché facendolo, guadagneranno di più. Purtroppo però la nostra economia, nel suo insieme ed al di là di quel che dicono alla televisione, non è davvero in ripresa. La crisi non è più così apparente come qualche tempo fa, ma certo persiste e certo non è torna-

ta la fiducia piena che servirebbe per ripartire: perché, al di là di quel che credono di poter fare i macroeconomisti, che pretendono di essere ingegneri dell’economia, la fiducia è una cosa che non si può far tornare spostando la liquidità da una parte o dall’altra…

Il valore del credito di territorio Non è che le banche di territorio siano più generose o più brave o più buone delle altre, è che lavorare al meglio col territorio è il loro interesse. Per esempio, la Banca di Piacenza che presiedo ha una compenetrazione tale col suo territorio che i nostri stessi bilanci riflettono l’andamento dell’economia agraria della provincia. Lavoriamo per sostenere le aziende del nostro territorio e il nostro bilancio sociale – includendo gli stipendi dei dipendenti, i dividendi ai soci e le tasse locali – che ammonta a più di 40 milioni. Non è affatto vero che questo legame stretto col territorio aumenti il rischio di credito perché, al contrario, conoscere i propri clienti permette, a chi sa governare il credito, di evitare i pericoli maggiori. Un famoso crack industriale degli Anni Novanta in provincia di


LE STATISTICHE DICONO CHE NELLE ZONE CON BANCHE TERRITORIALI EFFICIENTI, CI SONO CONDIZIONI CREDITIZIE PIÙ VANTAGGIOSE PER I FINANZIATI Piacenza, ad esempio, colpì molte banche nazionali ma non la nostra, che non aveva mai voluto finanziare quell’azienda, proprio perché la conosceva bene e diffidava della sua stabilità. Quanto al modello proprietario cooperativo, non solo non è superato – come dimostra ad esempio la forza del Credit Agricole – ma aggiunge vantaggi al territorio, che attraverso la cooperazione partecipa agli utili della banca. E il mantra sulla necessità di aggregazioni? Esso è dettato solo dall’interesse di un oligopolio internazionale che vuole dirottare verso la finanza, e non più sull’economia reale, il risparmio degli italiani, obiettivo già ottenuto a danno dell’investimento immobiliare, con la tassazione del 2011 imposta all’Italia. L’oligopolio bancario in costruzione ridurrà la concorrenza tra banche e aumenterà i costi delle imprese. Le statistiche dimostrano che nelle zone con banche territoriali efficienti ci sono condizioni creditizie più vantaggiose per i finanziati: perché essendo locali, le banche non possono spostarsi a erogare sui mercati dove l’erogazione è più favorevole per chi presta!

Lo squallido complotto della riforma La riforma delle banche popolari e del credito cooperativo imposta dal governo Renzi è stata funzionale a un interesse preciso dei colossi finanziari internazionali. Lo dimostrano i dati relativi alla proprietà delle 11 principali banche italiane: sono ormai tutte controllate da fondi speculativi prevalentemente statunitensi, che si sono avvalsi di un’opportunità di mercato vantaggiosissima, vista la corsia preferenziale aperta loro dalla riforma in una fase di bassi valori per le aziende creditizie. Il credito locale infatti, rappresenta per i colossi globali un boccone appetitoso e, insieme, finchè resta autonomo, una spina nel fianco perché sul proprio territorio è più competitivo. La riforma Renzi va giudicata anche da questo: il suo effetto è stato che le banche popolari trasformatesi in società per azioni sono cadute tutte preda della finanza internazionale.

e nonostante questo – si pensi un po’ – quando nel 2015 si discusse della riforma del catasto, l’Agenzia delle Entrate si rifiutò di inserire tra i fattori di calcolo delle rendite catastali i valori spuntati alle aste, a conferma del fatto che quei prezzi non sono significativi. Oggi le esecuzioni immobiliari soffrono del fatto che sono operativamente antiquate. Noi, per esempio, come Banca di Piacenza stiamo costruendo un sistema autonomo per tener conto dell’andamento delle aste precedenti e offrire così un riferimento per l’estimatore.

La normativa europea sul credito

Le regole europee che definiscono l’attività creditizia nel 2016 sono state cambiate due volte al giorno. Questo la dice lunga sul disastro normativo in corso. Ma non dimentichiamo le premesse di tutto ciò. La Germania ha saputo contrattare molto meglio degli altri Paesi dell’Unione europea le migliori condizioni per difendere la propria La crisi immobiliare industria creditizia: è stato il primo Paese a La riforma della tassazione sugli immobili del erogare finanziamenti pubblici, in ingentissi2011 ha messo in crisi il settore ed è stata quinma misura, alle proprie banche, e a ruota sono di anche tra le principali concause della crisi seguite la Francia e gli altri, e poi ha vietato gli del credito, perché i valori immobiliari, crollati aiuti di Stato a chi non li aveva ancora attivati, sul mercato a seguito di quella tassazione, hanItalia innanzitutto. no comportato che le Per cui ad oggi in Italia garanzie immobiliari «AGGREGAZIONI NECESSARIE? LO DICE solo per il Monte dei che il sistema banca- CHI HA INTERESSE A DIROTTARE SULLA Paschi e le due venete FINANZA, E NON PIÙ SULL’ECONOMIA rio aveva in essere in c’è stato esborso di deREALE, IL RISPARMIO DEGLI ITALIANI» quel momento hanno naro pubblico ma gli improvvisamente perso valore, tutte insieme, altri interventi sono stati sovvenzionati privae quindi buona parte delle sofferenze bancarie tisticamente dal sistema bancario. di oggi non derivano dalla cattiva erogazione Un unico elemento a favore dell’Italia è stato del credito ma da quella riforma fiscale contro il riscontro ottenuto in Europa dalle proteste i beni immobili. italiane contro il famigerato “addendum” che A questo si è fatalmente aggiunto il malcostula vigilanza della Bce pretenderebbe di agme delle esecuzioni immobiliari, qualcosa di giungere alle norme in vigore sulla copertura disastroso. patrimoniale degli impieghi, che sarebbe inOggi si arriva al realizzo di un bene immobiliasostenibile e che per ora sembra essere stato re dopo plurime esecuzioni di aste a prezzi vili scongiurato.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Un personal trainer per pianificare il futuro In un mondo che evolve in fretta il consulente finanziario resta una guida contro errori come tendenza a procrastinare ed eccessiva fiducia per emulazione di Marco Gemelli

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ANDREA PENNACCHIA DIRETTORE GENERALE IWBANK PRIVATE INVESTMENTS

rogrammare il proprio futuro econo– sono legate a bias comportamentali, ossia mico è il sogno di molti, ma è tutt’altro vere e proprie barriere che rendono complesche facile. Per capire l’importanza della so indirizzare correttamente le proprie scelte. pianificazione finanziaria occorre tener pre«La difficoltà a proiettarsi in un futuro di lunsenti i profondi cambiamenti socio-economici go termine, la tendenza a procrastinare riche interessano la società odierna, dall’invecmandando nel tempo le scelte di investimenchiamento medio al ritardo con cui i giovani to, l’eccessiva fiducia in decisioni prese per adulti raggiungono gli obiettivi intermedi deleffetto di emulazione – prosegue il direttore la vita. Eppure pensare al domani è diventagenerale di IWBank – sono solo alcuni degli to sempre più importante e il mercato mette esempi di tendenze comportamentali innate a disposizione specialisti degli investimenti che influenzano e limitano la capacita di piapronti ad affiancare le persone a gestire al menificare in modo razionale le proprie scelte di glio questa necessità, investimento». «IN IWBANK I NOSTRI CONSULENTI stiamo parlando dei Numerosi studi hanSONO “ESPERTI DI VALORE”, CAPACI DI consulenti finanziari. no mostrato che, se ESTENDERE LA PROPRIA AZIONE AD OGNI «Il cambiamento approcciate nel modo ESIGENZA DI VITA DEL CLIENTE» coinvolge il presente corretto, le persone ma ancor di più il nostro futuro – sottolinea sono tuttavia in grado di capire l’importanza Andrea Pennacchia, direttore generale di di andare oltre queste barriere, avvicinandosi IWBank Private Investments, banca del grupin modo più consapevole ed efficace ai temi po UBI Banca specializzata nella gestione dedella pianificazione. A venire in aiuto del rigli investimenti di individui e famiglie – da qui sparmiatore, con simulazioni che esemplifil’importanza di pensare già oggi al domani, e chino le sue necessità finanziarie aiutandolo di compiere per tempo scelte finanziarie cona superare i propri bias comportamentali, ci sapevoli e ben informate». sono i consigli di Consulenti Finanziari esperti La finanza comportamentale mostra che piain materia. nificare non è semplice. Le difficoltà, come «In IWBank – aggiunge ancora Andrea Penanalizzato da numerosi esperti – incluso l’ulnacchia – definiamo i nostri Consulenti timo premio Nobel per l’Economia Richard ‘Esperti di Valore’, non solo professionisti tecThaler, studioso delle scelte dei risparmiatori nicamente esperti degli asset finanziari ma

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ACCOMPAGNIAMO QUEI RISPARMIATORI CHE FATICANO A PROIETTARSI SU UN ORIZZONTE ECONOMICO DI MEDIO PERIODO anche punto di confronto con il cliente per aiutarlo a proiettarsi nel lungo termine a più ampio spettro, con l’obiettivo di affiancare il cliente nelle migliori scelte di pianificazione progettuale, creando valore aggiunto in un rapporto fondato su fiducia e professionalità. Alcune nostre recenti analisi confermano da una parte la naturale propensione degli italiani a guardare al futuro con fiducia e dall’altra la difficoltà a pensare su un orizzonte di lungo periodo: fra i più giovani e le generazioni intermedie prevale in particolare un certo ‘presentismo’».

CONSULENTI FINANZIARI: UN RUOLO IN EVOLUZIONE Esiste una difficoltà oggettiva, umana, a focalizzarsi concretamente sul proprio futuro per l’esistenza di un insieme di barriere comportamentali che è però possibile abbattere. Il proprio futuro economico, se affrontato per tempo, a piccoli passi e con l’adeguato supporto di professionisti e di strumenti di simulazione diventa più chiaro e sostenibile. Da qui l’importanza crescente della consulenza finanziaria e l’evoluzione del ruolo del consulente.



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Distribuzione della velocità di download attesa rispetto alla popolazione (nelle aree raggiunte dal broadband)

<2 Mbit/s 2,96% >500 Mbit/s 11,13%

100÷500 Mbit/s

17,60%

37,04%

2÷30 Mbit/s

31,27% 39÷100 Mbit/s

COMUNICARE L’IMPRESA Mario Morcellini è una delle voci più autorevoli della comunicazione in Italia. Questo mese Economy ha chiesto a lui come ci si può difendere dagli effetti distorti che la Rete produce su politica e informazione. La risposta è stata “con la cultura”. La stessa leva con la quale un giovane sindaco sta scommettendo per far cambiare rotta a un comune difficile come Ercolano.

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ENTI PUBBLICI/1 TURISMO, IL VENETO CAMBIA BRAND E ORA RIPUNTA SU VENEZIA

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ENTI PUBBLICI/2 ERCOLANO DA COMUNE DIFFICILE A “VIRTUOSO”? SÌ, CON LA CULTURA

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ENTERTAINMENT VIACOM, UN PEZZO DI STORIA DELLA TV “LEGGERA” ITALIANA

CONTRO IL WEB PADRONE L’UNICA ARMA È PUNTARE SULL’ISTRUZIONE Mario Morcellini, oggi commissario Agcom, tratteggia un ritratto delle profonde modificazioni che la rete ha creato nel tessuto sociale. E spiega perché, mai come ora, bisogna puntare su una digitalizzazione informata di Claudio Sonzogno

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a rete, protagonista indiscussa della reproccio regolatorio europeo all’impero di dati, cente tornata elettorale è anche la più immenso e redditizio, che è diventata la Rete, grande macchina di destabilizzazione politiinsieme alla necessità di accelerare nelle scuoca mai inventata: collega gli scontenti, li alile l’istruzione digitale per sviluppare anticorpi menta, li rinfocola. Mario Morcellini - a lungo di fronte alla crescita di videodipendenza che direttore del CoRis-Dipartimento di Comuporterà lo sviluppo della fibra. nicazione e Ricerca sociale della Università Per Obama i governi dovrebbero cercare “Sapienza” di Roma, di introdurre regole È NECESSARIO PREVEDERE UN APPROCCIO da un anno commisdi base per l’utilizzo REGOLATORIO EUROPEO ALL’IMPERO sario Agcom-Autorità di Facebook e DI DATI CHE È LA RETE. E BISOGNA per le garanzie nelle Google se si vuole ACCELERARE L’ISTRUZIONE DIGITALE comunicazioni - ha dare continuità alla creato un tavolo di confronto non solo con gli democrazia. È solo allarmismo o ritiene OTT, Over the Top, come Google e Facebook, fondata l’esternazione dell’ex presidente ma anche con tutti i broadcaster tradiziodegli Stati Uniti? nali per adottare delle regole comuni “atte a Si tratta di una domanda la cui risposta popreservare la garanzia del pluralismo e della trebbe fruttare, come si dice, un milione di correttezza dell’informazione sulle piattafordollari. Non credo sia possibile propendere me digitali”. Morcellini si augura anche un apper l’una o l’altra delle posizioni in maniera

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COMUNICARE L’IMPRESA

Mario Morcellini, già direttore del CoRis- Dipartimento di Comunicazione e Ricerca Sociale dell’Università la Sapienza di Roma, e da un anno commissario Agcom

netta e chiara. Ritengo sia doveroso domandarci di quali strumenti di tutela uno Stato deve dotarsi di fronte ai pericoli terroristici, estremistici o più in generale alla crescente disinformazione che corre in rete. Ebbene, viviamo un momento in cui finalmente “qualcosa si sta muovendo” in tal senso. Facebook e Google hanno iniziato ad instaurare un dialogo con i Governi, proponendo, in America prima ed in Europa poi, forme di autoregolamentazione. Per troppi anni, infatti, il web o meglio la rete inclusiva - ossia quella in cui la navigazione dell’utente è limitata all’interno di un social – è stata terra di nessuno. Si badi bene, non è forse anche questo un pericolo per la è che d’improvviso Facebook e Google sono democrazia? diventati particolarmente sensibili al tema; si Nel giro di pochissimi anni assisteremo ad tratta più che altro della presa di coscienza da una decisa accelerazione delle comunicazioparte loro che il tema della regolazione delle ni in rete ad opera da un lato della “Fibra” e piattaforme digitali è entrato nell’agenda polidall’altro del “5G” che porterà ad un procestica specie americana. Dunque Facebook e Goso di convergenza fissa-mobile sempre più ogle, al fine di evitare una legislazione ad hoc, concreto. La quantità immensa di “Gigabit” spingono per forme di collaborazione condista cambiando inequivocabilmente la navigavise. In Agcom, ad esempio, già dallo scorso zione in rete che da testuale diventa sempre anno abbiamo avviato un tavolo di confronto più videodipendente. E’ dunque ineludibile non solo con gli OTT ma anche con tutti i broaper ogni Stato innalzare il livello di istruziodcaster tradizionali al ne e di competenza MARK ZUCKERBERG È IL SOGGETTO fine di adottare delle dei propri cittadini; PIÙ SIGNIFICATIVO DELLA regole comuni atte a non c’è soluzione più RIVOLUZIONE DIGITALE preservare la garanzia efficace che quella di DELLE RELAZIONI SOCIALI MODERNE del pluralismo e della immettere anticorpi correttezza dell’informazione sulle piattaatti ad aumentare le difese immunitarie della forme digitali. Nel mese di gennaio abbiamo conoscenza dell’individuo. Si tratta anzitutto approvato Linee guida per la parità di accesso di dotare gli utenti, sin dall’infanzia, delle fonalle piattaforme online durante la campagna damentali competenze digitali per navigare in elettorale 2018 per garantire la trasparenza rete (ossia strumenti di riduzione del digital nella pubblicazione dei messaggi elettorali, divide sia infrastrutturale che culturale). Ma il l’eliminazione immediata dei contenuti lesivi discorso deve valere anche in termini di long dell’onore dei candidati nonché una massima life Learning, e riguardare anche gli adulti: vigilanza sulle fake news. quanto più l’individuo è dotato di istruzione e La rapida crescita della rete, favorita dallo di conoscenza, tanto più labile sarà il pericolo sviluppo delle applicazioni, ha plasmato di un ritiro dal sociale alimentato alla rete. una cultura del clicca, leggi e fuggi, Per di più è finita l’epoca di una abbassando il livello di giudizio critico. Non comunicazione alleata con la società. Di

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fronte a ciò, che cosa intende per cultura regolatrice, come ha scritto di recente? Non è più possibile non affrontare il tema del cambiamento della comunicazione in rete senza una strategia e un set di regole comuni. L’ambiente ideale per l’adozione di regole efficaci e longeve è quello europeo. Occorre partire dalla presa di coscienza che gli Over the Top sono un fenomeno sovranazionale e che quindi un approccio regolatorio nazionale non potrà mai avere la stessa efficacia di quello europeo, anzi. Senza un set europeo di tutele affidato ad enti autonomi e indipendenti dai Governi e dal Parlamento non sarà possibile ripetere quella stagione di innovazione affrontando le nuove sfide del web. Lo storico Nail Ferguson definisce Mark Zuckemberg il nuovo Napoleone, protagonista di una insidiosa rivoluzione dal basso. E’ d’accordo? Di certo Zuckemberg è il soggetto più significativo della rivoluzione digitale delle relazioni sociali moderne. Se pensiamo alla rete nella sua prima fase (tra il 2000 e il 2010), era l’utente che cercava l’informazione, producendo, in maniera non controllabile, i propri dati. Nella fase attuale invece l’utente “vive” su Facebook, cioè naviga all’interno di un oceano i cui contorni sono adesso noti. Non solo. Produce esso stesso contenuti, con i propri post,


i like, le condivisioni e da ultimo le sponsorizzazioni delle proprie pagine. Ecco quindi che quello che era concepito come spazio libero e gratuito diventa un impero di dati immenso ed estremamente redditizio. Se a ciò si aggiunge l’effetto polarizzante dei social - ossia il rafforzamento delle proprie convinzioni – ecco che possiamo scorgere il vero pericolo di tale fenomeno. E’ necessaria quindi una maggior comprensione di tali aspetti da parte dei Governi nazionali ed europei. Se pensiamo alle posizioni dominati nel settore dell’informazione in Italia, vediamo che la legislazione è rivolta solamente ai media tradizionali. Stesso discorso per quanto riguarda le telecomunicazioni ancora concentrare sul rapporto tra vecchi incumbent come Telecom Italia e nuovi entranti. Il punto è che gli OTT stanno sempre più assumendo forme considerevoli di monopolisti nel settore dei dati raggiungendo massimi profitti con il minimo degli sforzi, ossia capitalizzando i dati raccolti a costo a zero e senza alcuna tipologia di responsabilità. Secondo Ferguson internet è dominato dai monopoli digitali che continuano a

non essere responsabili dei contenuti ricolo o una risorsa. Nel far web quotidiano, i messi in rete, a differenza degli editori social sono percepiti in senso ambivalente. E’ tradizionali. Servono delle regole, ma da innegabile non riconoscere la ricchezza che dove cominciare? ne deriva in termini di produzione creativa di Assistiamo, inerti, ad una evidente sproporcontenuti e più in genere di flussi di informazione tra soggetti iper-regolamentati come le zione. L’utente non ha più bisogno di andare a tv e gli operatori telefonici, e un settore comvisitare i diversi siti di informazione, ma li tropletamente deregolamentato quale quello va tutti raggruppati insieme. Inoltre può comdegli OTT. La regolazione diventa quindi una mentare e condividere gli articoli acquisendo forma di tutela asimmetrica che non guarda quindi un grado di interazione con gli editori in maniera asettica al mercato ma alle conmai visto sino ad oggi nella storia del giornatingenze del momento con evidenti svantaggi lismo. E vi è di più. L’editore a sua volta può competitivi tra le aziende. Con specifico rifeinteragire con i propri lettori; spiegare meglio, rimento a Facebook, “l’esperienza gratuita” correggere e sinanche prendere spunti diretdel suo servizio fa desistere l’utente dal porsi tamente dal proprio interlocutore. Di contro, le giuste domande. Se pensiamo che gli utenelevati sono gli aspetti di pericolo. Si parla oggi ti del social network di fake news, ma in CON LA RETE MODERNA E I SOCIAL più famoso al mondo realtà le vere “bufale” NETWORK L’UTENTE NON HA PIÙ BISOGNO hanno da poco supenon sono le notizie falDI ANDARE A VISITARE I DIVERSI rato i due miliardi di se in senso assoluto; SITI DI INFORMAZIONE utenti, non è difficile più spesso si tratta di immaginare l’enorme quantità di dati che piccole porzioni di disinformazione all’interquotidianamente vengono prodotti. In conno di notizie corrette. L’apparente abilitazioclusione, vorrei soffermarmi brevemente su ne di ciascun utente a poter pronunciarsi su una questione, ovvero se i social siano un peogni cosa porta con sé il rischio di una lettura troppo veloce e superficiale delle notizie e dei fatti del mondo. Spesso ci si ferma alla lettura di un titolo di una notizia, a cui si aggiunge una reazione quasi distratta di un like o di una condivisione. Soprattutto, non ci si rende conto dell’effetto polarizzante della navigazione inclusiva che non apre alla pluralità di fonti di informazione, ma che ci rinchiude nelle nostre aprioristiche visioni del mondo. È urgente, di conseguenza, rilanciare il paradigma della cultura digitale, promuovendo la sua diffusione almeno su quattro livelli: i cittadini, la PA e le Istituzioni, le imprese e la scuola. L’aumento delle competenze degli utenti amplia la loro capacità di un utilizzo critico dei dispositivi digitali. In altre parole, bisogna lavorare sulla competenza e sulla consapevolezza degli utenti. Digitali e responsabili appunto.

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COMUNICARE L’IMPRESA TERRITORI/1

Brand nuovo, leva antica: il Veneto rilancia sul mito-Venezia Il capoluogo, con il suo fascino intramontabile, diventa il fulcro per promuovere tutte le infinite altre attrattive della regione.: «Il 2016 è stato per noi un anno record, e il 2017 forse l’ha superato» di Vincenzo Petraglia

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olomiti, Venezia, lago di Garda, mare, ville palladiane, terme, colline del Prosecco. Il Veneto è con i suoi 17,9 milioni di visitatori annui, di cui oltre 11 stranieri, e un totale di 63,3 milioni di pernottamenti, la vece accaduto a nostri competitor soprattutto regione più visitata d’Italia, unica a comparire per via della crisi». Il fatturato prodotto dal tunella top ten delle destination europee che più rismo, prima industria veneta, è di 17 miliardi attraggono turisti. Un primato che deve certo di euro, la struttura in seno alla Regione dediai variegati appeal turistici, ma anche a una cata alla promozione conta 20 persone e gli instrategia di promoziovestimenti, nonostanLA NOSTRA CAPACITÀ DI SPESA E’ ne che sta dando i suoi te la spending review, STATA TAGLIATA DEL 70%, PER CUI frutti. «Il 2016 – spiega ammonta in media a ABBIAMO RIVISTO LA STRATEGIA Claudio De Donatis, a 2,5 milioni di euro, per TROVANDO NUOVI FINANZIAMENTI capo della Direzione i soli tradizionali capiPromozione Economica Internazionalizzaziotoli di bilancio. ne Commercio Estero, all’interno della quale «I forti tagli dei trasferimenti statali – spiega rientra anche la Direzione Turismo – è staDe Donatis – hanno ridotto la nostra capacità to per noi l’anno dei record con un +3,5% di di spesa del 70%, per cui abbiamo dovuto riarrivi e con stime per il 2017, i dati definitivi vedere la nostra strategia trovando nuove forsaranno pronti a breve, in ulteriore crescita a me di finanziamento a partire dalla possibilità consolidare un trend che negli ultimi anni non introdotta dalla Regione di utilizzare i fondi ha mai avuto performance negative, come incomunitari Por Fesr, circa 18 milioni di euro,

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TOP 10 REGIONI EUROPEE PIÙ VISITATE

1. Isole Canarie (Spagna) 2. Parigi e Île de France (Francia) 3. Cataluña (Spagna) 4. Jadranska Hrvatska (Croazia) 5. Isole Baleari (Spagna) 6. VENETO (ITALIA) 7. Andalucía (Spagna) 8. Londra (UK) 9. Provenza-Alpi-Costa azzurra (Francia) 10. Rhône-Alpes (Francia) *DATI EUROSTAT 2016


per l’ammodernamento e riqualificazione delle imprese turistiche. Oltre a questi, nuove opportunità sono giunte da altri fondi europei tramite i quali si ipotizza di investire circa 3 milioni di euro. Un processo che ha visto cambiare anche il rapporto con l’imprenditoria: in passato gli investimenti per le azioni promozionali erano interamente a carico dell’amministrazione pubblica mentre oggi tutto avviene in co-marketing, con una partecipazione alle spese dei privati, soprattutto per le iniziative sui mercati esteri».

Obiettivo: riposizionare il marchio

Nella strategia di promozione della Regione rientra anche il riposizionamento del marchio attraverso un nuovo payoff, presentato all’ultima Borsa internazionale del Turismo di Milano: “Veneto. The land of Venice”, che ha sostituito il precedente “Veneto. Tra la terra e il cielo”. Un’operazione che ha l’obiettivo di rendere più riconoscibile all’estero l’offerta turistica dell’intero territorio regionale. «Venezia – spiega De Donatis – rappresenta la meta per eccellenza della regione ma, anche attraverso il nuovo payoff, vogliamo comunicare che oltre alla città lagunare c’è tanto altro, la terra di Venezia appunto, con le sue mille sfaccettature e attrattive. Con questo nuovo marchio non dovremo più spiegare al mondo dov’è collocato il Veneto, come eravamo costretti a fare soprattutto Oltreoceano, perché sono ben pochi quelli che non sanno dove si trovi Venezia». Restano immutati, invece, gli altri elementi compositivi del marchio: il leone marciano, ripreso dall’emblema istituzionale della Regione, accompagnato dalle 7 “V” di Veneto, di diversi colori, unite a formare una stella. Sette come le province, i colori dell’arcobaleno e i prodotti turistici del Veneto: montagna estiva, montagna invernale, mare, terme, lago, città d’arte, parchi e Delta del Po. «Il Veneto – sottolinea De Donatis – è in grado di offrire praticamente tutto al turista e in una tale variegata offerta il nostro obiettivo è intercettare sempre di più i crescenti flussi turistici provenienti dai paesi Brics e da Stati Uniti, Canada e nazioni arabe creando prodotti turistici

di lusso. Oltre a puntare anche su turismi più di nicchia, in grado di allungare le stagioni, facendo leva per esempio sul richiamo delle grandi mostre d’arte o sul settore congressuale. Il tutto accrescendo, insieme con gli operatori, la qualità delle proposte e dei servizi, discriminante per mantenere alto il livello di attrattività e competitività. Che significa innanzitutto

empatia col cliente e capacità di conoscere le sue abitudini anticipandone le esigenze». In due parole: la cultura dell’accoglienza.

Il governatore Zaia: «Puntiamo forte sul turismo emozionale» G

overnatore, qual è la maggiore attrattiva del Veneto? La straordinaria varietà di proposte di viaggio in ambienti e paesaggi diversissimi pervasi da un’incredibile ricchezza artistica, culturale ed enogastronomica. Dove può in sole due ore passare da Venezia, una delle più affascinanti città del pianeta, alle più belle montagne del mondo, le Dolomiti? Il Veneto mette insieme chilometri di spiagge, il più grande lago d’Italia, il Garda, un antico comprensorio termale come quello euganeo, città d’arte e colline meravigliose, ville storiche e antichi borghi. La principale attrattiva del Veneto è, dunque, il Veneto stesso. Come Regione Veneto, quanto state puntando sul turismo? Con 17 miliardi di fatturato è la nostra prima industria che crea occupazione e premia la creatività e l’ospitalità veneta. Nel 2017 abbiamo assegnato 12,5 milioni di euro di risorse esclusivamente

regionali per il restyling di strutture ricettive delle Dolomiti e delle Prealpi e ulteriori 18 milioni di euro di co-finanziamento europeo e regionale per l’ammodernamento di quelle del resto del Veneto. Altri 3 milioni sono stati messi a bando per lo sviluppo di reti di impresa e club di prodotto rivolti a specifici mercati e segmenti di clientela. Per la promozione turistica e dei prodotti tipici la Regione del Veneto investe dai 2 ai 3 milioni di euro all’anno di risorse proprie. Che obiettivi vi ponete nei prossimi anni? Puntiamo molto sulle nuove forme di vacanza. Sempre più persone sono interessate e attratte da proposte “slow” e “green” e il Veneto ha per queste una vocazione innata, grazie agli innumerevoli itinerari cicloturistici, alle ippovie, ai percorsi enogastronomici. Guardiamo con grande interesse allo sviluppo del “turismo emozionale”: abbiamo recentemente elevato al rango di vere e proprie strutture ricettive le case sugli alberi e

stiamo lavorando a nuove forme di ospitalità, come l’houseboat oppure il glamping, dove soggiorno all’aria aperta e glamour si fondono. In cosa secondo lei l’Italia dovrebbe crescere per promuoversi meglio all’estero? L’Italia è un Paese che deve funzionare meglio e crescere nell’affidabilità e nell’organizzazione, anche attraverso un gioco di squadra fra pubblico e privato. L’idea abbastanza diffusa all’estero dell’Italia è che sia una terra di enorme ricchezza storica, culturale, ambientale ed enogastronomica, ma che questo patrimonio non sia gestito in modo adeguato: non è sempre vero, ma non possiamo negare che si possa e si debba fare di meglio.

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COMUNICARE L’IMPRESA TERRITORI/2

«Così rinasce la mia Ercolano la cultura ci riporterà il lavoro» Intervista con Ciro Buonajuto, Pd, sindaco della città in provincia di Napoli, reduce da un corso di politica propostogli dalla Casa Bianca: «Il 4 marzo ha vinto la protesta, ora meritiamoci un cambio di opinione» di Sergio Luciano tutto il rispetto per i suoi bei risultati – e ne parleremo – com’è che dagli Stati Uniti si QUESTA CHE STO FACENDO COME SINDACO sono accorti di lei? Prima di lei c’è andata DI ERCOLANO È UNA PALESTRA POLITICA gente del calibro di Oscar Luigi Scalfaro, ECCEZIONALE», dice Ciro Buonajuto, e si apre Francesco Cossiga, Giuseppe Saragat, in uno dei suoi sorrisi Govanni Spadolini... di contagiosa simpatia. Come ha fatto? IN QUESTO COMUNE IN 8 ANNI CI SONO STATI 500 ARRESTI E 44 «Per la regola numero Attraverso il consolato ERGASTOLI PER CAMORRA, uno di questa palestra americano. Prima una NEANCHÈ A BOGOTÀ politica, come di tutta chiacchierata politica la politica, è il rispetto: bisogna avere rispetto a Napoli, poi una selezione internazionale. E per la gente». 40 anni fatti da poco, avvocato, siamo partiti. Tecnicamente, il corso si defininipote di un nonno da cui ha preso il nome sce “International leadership visitor program”: e che pure aveva fatto il sindaco della sua scelgono quelli che ritengono dotati delle precittà, Buonajuto è stato avvistato nientemeno messe per diventare leader di proflo internazioche a Washington, che lo ha cooptato in un nale. Eravano in 18 politici, tutti sotto i 40 anni. master politico di un mese, di altissimo livello, Siamo stati a Washington, poi a New Orleans, organizzato dalla Casa Bianca. «Quando c’è un Sacramento, San Francisco, Pittsburg. Ecceziovuoto di risposte al disagio così grande, non possiamo giustificarci con pretesti. Dobbiamo prendere atto che il 4 marzo c’è stato un voto di protesta, dobbiamo rispettare le decisioni degli elettori, e impegnarci con i fatti in modo da fargli cambiare idea. Se è vero che gli italiani hanno mandato un segnale alla politica, io voglio raccoglierlo, ripartendo dal territorio, e rispettando chi non l’ha pensata come me. Se saremo capaci, cambieranno idea, come la stanno cambiando a Roma o a Livorno, e prenderanno atto per esempio che il reddito di cittadinanza, per com’è stato promesso dai Cinquestelle, è un eccesso inattuabile». Sindaco, ripartiamo da Washington. Con «SE È VERO CHE LA POLITICA SIGNIFICA CONNESSIONE COL TERRITORIO E CITTADINI,

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nale. Prima di partire, mi sono tuffato a studiare inglese, lo parlavo da turista... ho trovato colleghi ucraini, afghani, argentinini, brasiliani, namibani, nigeriani, egiziani, ugandesi, srilankesi, taiwanesi, di Trinidad e Tobago, del Lesoto, della Nuova Guinea, del Guatemala, del Belize … Ok, ma cosa aveva fatto di così buono e rilevante da essere notato? Quando sono diventato sindaco di Ercolano ho cominciato a parlare di legalità, trasparenza e cultura. Io contavo su Ercolano, sa perché? Perché so che sa reagire. In questo comune in 8 anni ci sono stati 500 arresti e 44 ergastoli per camorra, neanchè a Bogotà. Poi è cambiato il vento, la gente ha detto basta, i commercianti si sono ribellati, è nata l’associazione antiracket più importante d’Italia. Io dico che il male della mia città è stata innanzitutto la ca-


In basso, Ciro Buonajuto, sindaco di Ercolano. Accanto e sotto, una panoramica e un particolare degli scavi, che non hanno nulla da invidiare a quelli della vicina Pompei.

morra, che ha condizionato il modo di vivere i tutti, anche dei perbene, ha fatto nascere quel modo di dire che spiega tutto: “E che vuoi che sia, mica ho ucciso qualcuno”... Perché in una città dove si spara, tutto sembra niente: l’abusivismo diventa un reato di necessità, dall’edilizia al parcheggio al commercio, si tollera il degrado, la piccola criminalità... E invece? La verità è che dobbiamo essere responsabili e dobbiamo renderci conto che il sistema non ti permette più di arrangiarti… Il problema è culturale, bisogna incidere nella consapevolezza delle persone, diffondere la cultura dello sviluppo sostenibile. Ci vorrà una generazione, ma abbiamo iniziato. Quando ho candidato Ercolano come capitale italiana della cultura sembravo un folle, e mi sfottevano per le buche a terra e l’immondizia ai lati delle strade. Ma come spiegare ai giovani che la cultura può far crescere se sei il primo a non provarci, a non crederci? Il mio obiettivo non era vincere ma coinvolgere la gente. Come? Guardi: Ercolano ha 1,2 milioni di turisti all’anno eppure ha il 70% di disoccupazione giovanile. Una contraddizione enorme, avere una simile ricchezza e non avvalersene. Ho preso i ragazzi della scuola e gli ho fatto fare le guide turistiche perché l’indotto sociale è più importante di quello economico, che ne diventa una conseguenza. I miei ragazzi prendevano i ragazzi alla stazione e li accompagnavano per

la città e li facevano innamorare. Bello ma...il lavoro? Al Sud abbiamo sempre pensato che la politica dovesse attivare l’economia e che l’indotto sociale sarebbe stato la conseguenza. Si diceva: la città è sporca perché non c’è lavoro, infatti le zone più povere sono quelle più sporche. Ma quando poi la politica quando creava posti di lavoro per migliorare la città, questa buona intenzione si trasformava in assistenzialismo e clientelismo. Invece noi prima dobbiamo migliorare città e poi avremo il lavoro come conseguenza: se rendo Ercolano accogliente per quel milione e duecentomila turisti che ci vengono, il lavoro arriva. Oggi, inoltre, le amUN PARCO SPORTIVO E DI GIOCHI REALIZZATO CON L’AIUTO DELLA FONDAZIONE DEGLI ARMATORI RIQUALIFICA UNA ZONA DEGRADATA

ministrazioni non hanno più soldi: e quindi hanno la responsabilità di cambiare l’ordine dei fattori. Di partire dall’indotto sociale. Abbiamo aperto un parco verde nell’area archeologica che permette ai nostri ragazzi di andarci a passeggiare: è stato un grande progresso. I risultati si cominciano a vedere, ci vorrà tempo

ma si vedranno sempre di più. Una sfida vinta? Sì, ma quella ancora più grande e bella è stata aver aperto, con l’aiuto fondamentale della Fondazione Grimaldi, un parco verde con il campo di basket e il parco giochi in una delle zone più degradate della città. Quell’area verde ora è un polmone che tutti apprezzano. Dice che i cittadini la apprezzano per questo? Io, da politico che al consenso dà del tu – fui il più votato a giurisprudenza, e al consiglio comunale sono stato il più votato della storia e sono stato eletto sindaco al primo turno – dico che l’opinione è diventata virale. Oggi devi riuscire a parlare con i padri cinquantenni e i loro figli diciottenni, che con la tecnologia ti studiano. Se lo fai, e fai i fatti, responsabilmente, sì: ti apprezzano. Torniamo alla palestra della politica di territorio: per quale gara si sta allenando? Un sindaco si mette veramente in gioco. Il suo operato viene giudicato da tutti per davvero. Se un leader vuole muoversi sul piano nazionale senza aver mai fatto il sindaco, rischia la genericità, mentre un sindaco conosce gli effetti delle soluzioni che propone…

IL SISTEMA NON PERMETTE PIÙ DI ARRANGIARSI, E NOI STIAMO CAMBIANDO, ANCHE GRAZIE AI GRIMALDI 75


COMUNICARE L’IMPRESA

Mtv e i suoi fratelli: Viacom, pionieri della nuova televisione I brand televisivi del network globale hanno la capacità di anticipare le tendenze in ben 180 Paesi. E anche in Italia spiccano per varietà e originalità, con brand come Spike, Comedy Central, Paramount Channel di Piero Caltrin

DA MTV A COMEDY CENTRAL, DA PARAMOUNT CHANNEL A SPIKE: i brand televisivi di Viacom, uno dei principali network globali nei contenuti

di intrattenimento, si caratterizzano per la capacità di rivolgersi con linguaggi nuovi a

target specifici. Grazie al suo ampio portfolio e alle numerose piattaforme, sia di proprietà

che di terzi, utilizzate per la distribuzione di tali contenuti, Viacom è in grado di raggiungere ogni tipologia di audience. In Italia Viacom

International Media Networks è il sesto editore del mercato. L’azienda è guidata dall’AD Andrea

Castellari, che in questa intervista ad Economy racconta filosofia e strategie di Viacom.

Dal lancio di MTV al ruolo odierno di network specializzato nell’entertainment a 360°: Viacom è, di fatto, un pezzo della storia moderna della televisione e della comunicazione. Vi considerate dei pionieri? Viacom è un editore di brand che, sia a livello locale che internazionale, da sempre si distinguono per dinamicità e per essere pionieri

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ANDREA CASTELLARI, AD DI VIACOM

proviamo a raccontare i cambiamenti di tendenze e bisogni. Non solo MTV che è epocali che hanno portato Viacom sicuramente il brand più innovativo per defiall’attuale posizionamento sul mercato con nizione, ma anche Comedy Central, o i nostri le sue piattaforme e i suoi brand? canali kids del network Nickelodeon. Con i Viacom si è sempre posizionato sul mercato nostri brand, e anche grazie agli osservatori come editore internazionale di riferimento. permanenti sui target di riferimento, cerchiaNegli anni, quindi, l’evoluzione dei suoi brand mo di essere sempre in sintonia con il nostro e della loro distribuzione ha seguito i campubblico e, quindi, di rappresentarne i valori, biamenti e l’evoluzione della fruizione dei di seguire o anticipare i loro cambiamenti, di contenuti televisivi legata all’arrivo di nuosoddisfare e incontrare le loro esigenze. vi media. Ecco che, Dal nostro punto di vi«CI DISTINGUIAMO PER DINAMICITÀ, E PER sta, offrire riferimenti ESSERE PIONIERI DI TENDENZE E BISOGNI. dunque, oggi tutti i nostri brand offrono culturali e di entertainCON I NOSTRI BRAND CERCHIAMO DI ment attraverso i nostri ESSERE IN SINTONIA CON IL PUBBLICO» i propri contenuti anche sulle piattaforme brand, costruendo un non lineari, oltre ad essere accompagnati da rapporto stretto con il pubblico che li segue strategie di comunicazione sui social media in anche fuori dalla TV è fondamentale. Siamo modo da creare ingaggio a tutto tondo con il stati tra i primi a puntare sulla verticalizzazioproprio pubblico. ne e tematizzazione dell’entertainment, punIn Italia, negli ultimi anni Viacom si è consolitando ad una chiarezza e una semplificazione data come sesto editore, riconfigurando la diche oggi, soprattutto, viene richiesta dallo stribuzione dei propri brand in modo da dare spettatore. a ciascuno la collocazione ideale. Ecco, quinUna parabola evolutiva lunga 20 anni: di, che abbiamo riunito tutti i canali a brand MTV su Sky, con cui abbiamo un rapporto importante e privilegiato. MTV su Sky può così continuare ad innovare, confermandosi punto di riferimento per i ragazzi, come mostrano non solo i nostri programmi ma anche le nostre ricerche, come “Giovani e Politica”, la più


L’AZIENDA OGGI HA UN PORTFOLIO DI CANALI OGNUNO RILEVANTE NEL PROPRIO AMBITO, E NON SMETTE DI FARE INNOVAZIONE recente, che ha saputo interpretare la voce dei giovani rispetto alle ultime elezioni. Accanto ad MTV, su Sky abbiamo poi tutto il network Nickelodeon e Comedy Central, l’unico canale in Italia dedicato alla stand up irriverente di stampo anglosassone. Dall’altro lato, invece, sul free to air abbiamo i canali tematici dedicati ad un pubblico più ampio. I 25-54enni sono, infatti, il nostro target privilegiato, con brand che hanno l’innovazione, la qualità e l’autenticità come valori portanti: Paramount Channel, il brand dedicato agli story lovers, VH1, il canale musicale dedicato ai successi di ieri e di oggi e Spike, l’ultimo arrivato, dedicato invece a quel target maschile che non si prende troppo sul serio. Viacom oggi ha quindi un portfolio di canali ognuno rilevante nel proprio ambito di riferimento, e non smette di innovare e di essere pioniere, mantenendo il principio di essere presente ovunque lo spettatore si trovi. Intrattenimento per tutta la famiglia, cinema, musica, eventi spettacolo…. un’industria che non sembra conoscere crisi, anzi. Non temete però che le recenti acquisizioni abbiano messo Disney in una posizione di quasi egemonia dell’offerta culturale globale? A livello globale sono sicuramente in atto mol-

e complesso. I contenuti di Viacom sono di valore, cerchiamo continuamente di aumentare i ricavi massimizzando la monetizzazione su finestre, occasioni di utilizzo, piattaforme, dispositivi e distributori. Questo significa che i “nuovi” distributori di contenuti creano nuove opportunità di monetizzazione per i nostri contenuti nel corso del loro ciclo di vita e aumentano anche il livello di concorrenza nel mercato. Il pubblico si sta sicuramente avvicinando sempre più ai servizi OTT e streaming, ma non in modo così veloce come potremmo essere portati a pensare. Da un’indagine condotta sulle famiglie USA, emerge che per ogni Dalla Tv al digital, recita la vostra offerta. ora di fruizione del contenuto OTT, la famiglia Ma qual è l’asset che in questo momento guarda 5 ore e mezza di TV lineare. Questo è più remunerativo? Qualcuno dice che la non significa che stiamo sottovalutando i televisione è superata, altri sostengono player OTT, anzi: vogliamo assicurarci di poinvece che “il futuro è nell’ibridazione”, voi tervi distribuire i nostri contenuti. Questi prosu cosa punterete? vider possono, infatti, Come già detto, Via«IN ITALIA LA TELEVISIONE RESTA IL essere percepiti come com è produttore gloMEDIA PRINCIPALE. È LA MODALITÀ DI competitor o partner. bale di contenuti che FRUIZIONE DEI CONTENUTI TELEVISIVI, Siamo sempre aperti vengono poi distribuSEMMAI, AD ESSERE CAMBIATA» a cogliere tutte le opiti attraverso i nostri portunità che si presentano nei diversi mercacanali, attraverso distributori terzi, canali fta ti, anche se nelle nostre relazioni privilegiamo e pay, piattaforme OTT e partner mobile, a sempre i nostri partner delle piattaforme Pay. secondo dei migliori benefit che riusciamo ad In Italia, si tratta quindi di privilegiare sempre ottenere nei diversi Paesi. La nostra strategia il nostro rapporto con Sky. generale è, infatti, quella di trovare la migliore collocazione per i nostri brand e le nostre proIn che direzione sta andando la perty in ogni mercato e lavorare con i player comunicazione d’impresa? che in ogni mercato possono garantire la miIn quanto editori, le nostre strategie di comugliore esposizione/distribuzione dei nostri nicazione sono legate al valore e alla forza dei contenuti. nostri brand e, come tali, sono sempre all’inseIn Italia, la televisione resta il media principagna dell’innovazione di formati e contenuti. Le le: i contenuti televisivi sono quelli più amati, nostre campagne di comunicazione vengono è la modalità di fruizione di essi che è cambiaspesso premiate proprio per queste caratteta. Ecco che per noi, quindi, l’obiettivo resta ristiche. L’ultima è stata la campagna per il quello di essere essenziali per la piattaforma brand MTV, I’MTV, realizzata in Italia, che ha Sky, essere ancora più presenti sul non lineare ricevuto diversi premi così come la comunie, contemporaneamente, incrementare la nocazione per il lancio di Paramount Channel in stra posizione sul free to air, facendo emergeItalia nel 2016. re una ricca proposition in un panorama vasto te fusioni e acquisizioni per far fronte a tutte le nuove esigenze e sfide del mercato. Viacom resta uno dei principali gruppi editoriali al mondo. I suoi brand sono complessivamente disponibili in oltre 3,4 miliardi di case in tutto il mondo in circa 180 Paesi e distribuiti attraverso più di 200 canali TV gestiti a livello locale e più di 550 TV properties sui media digitali e mobile. Viacom ha accordi di partnership per la distribuzione dei suoi contenuti con i principali operatori, quindi non temiamo la concorrenza che fa comunque parte del mercato globale.

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Openjobmetis SpA presenta la Seconda Edizione del

#MENTELUCIDATOUR

OGNI IMPRESA È UN ATTO DI

CORAGGIO Il Prof. Paolo Crepet dialoga con l’AD Rosario Rasizza Il nostro intento è quello di dialogare con imprenditori e decisori di impresa su un tema non convenzionale: il coraggio. L’attitudine al coraggio è l’essenza stessa della lungimiranza, della capacità di porsi obiettivi chiari e ambiziosi, individuando un percorso senza lasciarsi sopraffare dalla paura del cambiamento: questa è la strada per essere competitivi e portatori di innovazione e benessere sul mercato del lavoro.

Quando Mercoledì 11 aprile Ore 18.45

Dove Accrediti Centro Congressi SGR di Rimini Scrivere a Via Chiabrera, 34 D special.event@openjob.it

La partecipazione è gratuita previa iscrizione. Le adesioni verranno accettate fino ad esaurimento posti.

Con il patrocinio di


I COMMENTI C’era un Meridione che gridava forte, ma nessuno si è preoccupato di ascoltarlo. E’ questo il pensiero di Alfonso Ruffo, cui sembra quasi rispondere Ferruccio De Bortoli, quando accusa la stampa di non aver saputo leggere gli umori della gente. In Francia, intanto, Giuseppe Corsentino ci racconta di un piano “napoleonico” di Macron, mentre Alberto Baban ci guida alla scoperta del nuovo paradigma delle imprese.

80 MEDIA E POLITICA QUELLA STAMPA CHE NON SA PIÙ CAPIRE DOVE TIRA IL VENTO

82 QUI PARIGI MACRON PRONTO A CAMBIARE IL DIRITTO DELLE IMPRESE

83 BUSINESS LA TRASFORMAZIONE DIGITALE RIGUARDA TUTTE LE IMPRESE

IN MERIDIONE LUCEAN LE (CINQUE) STELLE, MA NESSUNO SE N’È ACCORTO Allarmi inascoltati, uno sguardo tra il paternalistico e il pietistico verso le questioni meridionali: nessuno si è accorto del malcontento diffuso al sud di Alfonso Ruffo

A

lla fine hanno avuto ragione loro. Lo straripante successo in tutto il Mezzogiorno del Movimento 5Stelle, anche in quelle regioni come la Campania che esibiscono una crescita superiore alla media nazionale, dimostra che il disagio sociale c’è, eccome. Non solo tra il popolo dei diseredati ma anche nel vasto corpo del ceto medio che vede insidiare la sua piccola rendita e la sua voglia di sicurezza. Nonostante l’attenzione calante per temi considerati fuori moda, se non addirittura irritanti per l’opinione pubblica nazionale, la Fondazione La Malfa animata da Giorgio e Paolo Savona, la Svimez con Adriano Giannola e finanche la Fondazione Matching Energies dell’industriale Marco Zigon non hanno mai smesso di sfornare rapporti e lanciare segnali di pericolo in gran parte ignorati. Compito ingrato quando tutt’intorno c’è un gran da fare per cancellare le tracce della crisi e scoraggiare l’impegno meridionalista considerato alla stregua di un’innocente stravaganza: retaggio di un passato che, appunto, è passato. E che invece adesso torna a galla con L’AUTORE ALFONSO RUFFO

prepotenza spiazzando chi immaginava che le magnifiche sorti e progressive avessero conquistato anche il Meridione d’Italia. Che fare? Si domandano adesso gli uomini di pensiero e di opinione per dare una risposta a interrogativi che sembravano sepolti. Da dove ricominciare? E, certo, fa impressione sapere che cominciano a fioccare le richieste per il reddito di cittadinanza, non proprio uno strumento di sviluppo. Ma tant’è: se solletichi il bisogno quello viene fuori e chiede il conto e tanto peggio se è salato. L’argomento non si può eludere perché mezzo Paese si rifugia sotto le bandiere dell’illusione dopo essere passato di delusione in delusione. Gente masochista, verrebbe da dire, perché si prepara a ricevere un’altra doccia gelata mentre i confratelli del Nord chiedono di pagare meno tasse e insistono a marciare sul terreno della maggiore autonomia stanchi di mantenere, così dicono, i regnicoli. Un bel rebus nella pancia dell’incognita maggiore rappresentata dalla definizione di un governo che, se si riuscirà a formare, avrà le sembianze di Arlecchino mentre Pulcinella continuerà a sognare un piatto di spaghetti da mangiare con le mani.

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L'OPINIONE

Giornalisti, scendete dal piedistallo C'è una scollatura con la gente Le elezioni politiche hanno consegnato un'Italia molto diversa da quella immaginata dalla stampa, che ha preferito dare voce esclusivamente al "mainstream", dimenticando colpevolmente il malcontento degli esclusi di Sergio Luciano «E’ QUASI UNA BEFFA, MA È COSÌ: IN UN’EPOCA IN CUI OGNI PASSO DELLA NOSTRA VITA È TRACCIATO, UN ALGORITMO È SEMPRE IN GRADO DI SPIARE E DECIFRARE LE NOSTRE TENDENZE E PREFERENZE...la capacità dei

media di cogliere gli umori del pubblico è stata così debole. E’ accaduto in occasione della Brexit, delle elezioni presidenziali americane, ed è accaduto anche con le ultime elezioni politiche italiane»: Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, presidente della Fondazione Vidas ed autorevole osservatore politico, sintetizza così il paradosso mediatico del momento. Ma da cosa è dipesa questa miopia dei media, secondo lei? Be’, innanzitutto da un atteggiamento diffuso rispetto al quale è veramente l’ora di fare una riflessione autocritica. Non è che noi proiettiamo sulla realtà quel che riteniamo sia giusto e corretto, anziché osservare e descrivere la realtà per quello che è? Non è che viviamo in una sorta di bolla di arroganza intellettuale per cui consideriamo i nostri punti di osservazione sempre FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA LONGANESI E DELLA VIDAS, GIÀ VENTENNALE DIRETTORE DI CORRIERE DELLA SERA (DOVE SCRIVE) E DI SOLE 24 ORE

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infallibili e sempre capaci di restituirci oggettività delle cose? Già: lei che dice? Penso che in parte sia andata così. E’ una riflessione che dovrebbe fare tutto il mondo dell’informazione, quello che sta dentro il sistema, e che anche quando dovrebbe trovare spunti critici sul cosiddetto estabilishment, non lo fa? Questo fenomeno ha anche influenzato a sua volta la politica nel suo rapporto perverso con il mondo dell’informazione. Si può dire che le due caste, la nostra dei LEGA E CINQUESTELLE HANNO SAPUTO USARE IN MANIERA EFFICACE LA RETE MENTRE LA COMUNICAZIONE DI FORZA ITALIA NON È MAI SEMBRATA AUTENTICA

giornalisti e quella dei politici tradizionali, si siano influenzate a vicenda? Sempre di più i partiti hanno ritenuto di legittimarsi presso la classe dirigente relazionandosi di più con il sistema dei media che possiamo definire...mainstream, quelli più istituzionali e dominante; e forse ascoltando sempre meno la voce popolare, osservando meno quel che accadeva nelle strade, finendo con il creare un fossato che molto probabilmente né noi giornalisti né i politici sono più stati in grado di vedere. E dunque? Dunque, quest’asse autoreferenziale tra i

politici e i giornalisti mainstream ha indotto gli esclusi e tutti coloro che avevano perso la speranza di un’alternativa vera alle loro condizioni a provare un cambiamento drastico. Li ha indotti a giocare la carta del voto antisistema o per lo meno a votare scambiando quella che dovrebbe essere la scelta di un diverso indirizzo politico per l’espressione anche acuminata di un malessere e di una voglia di ribellione contro il sistema che li aveva sciacciati sia dal punto di vista del reddito che da quello della partecipazione. Ripensando alla campagna elettorale e alle cronache che ne sono state fatte, chi dovrebbe fare più autocritica? Ancora una volta il mondo dell’informazione, ma anche quella parte della politica, mi riferisco al Pd, che ha privilegiato più le relazioni di potere che la presenza sul territorio, producendo un cambiamento strutturale della sua storica presenza di partito di massa. E i Cinquestelle? Dobbiamo dire che hanno fatto un uso della Rete molto intelligente, pur con tutti i difetti. Come del resto la Lega: se si va a vedere il profilo di Matteo Salvini su Facebook ci si accorge che è uno strumento piuttosto efficace, impiegato con buona padronanza del mezzo. Ma si nota anche che è stato affiancato da una presenza intensa del leader nei


luoghi fisici. Invece Forza Italia? Noi tutti eravamo convinti che il cosiddetto voto utile si sarebbe concentrato su Forza Italia per bilancare in termini democratici e liberali la crescita dei leghisti, mentre ci siamo accorti che non è stato così. E questo è un errore di comunicazione che un grande Tycoon come Silvio Berlusconi ha commesso nell’idea che la tv risolvesse ancora tutto, mentre sui social media la comunicazione sua e di Forza Italia non è mai parsa autentica ma sempre falsa. Dieci anni fa il grande sforzo di Berlusconi nelle ultime due o tre settimane di campagna elettrorale sarebbe stato premiato molto diversamente, oggi no. Che ne pensa, invece, di Liberi e Uguali? Quella formazione ha ritenuto che ci fosse ancora un dividendo ideologico del Novecento. Che le masse di sinistra venissero

ancora richiamate abbastanza facilmente hanno votato Trump perché si sentivano dall’avere un’offerta ideologicamente conesclusi: hai voglia a spiegargli che la globaseguente a scelte del secolo scorso. lizzazione è perfetta e che porterà vantaggi Altre protagoniste della campagna per tutti, loro non ne hanno ancora visti. elettorale: le fake news. Con i social, su temi del genere, esistono Non darei molta enfasi a questo aspetto, ormai altri livelli di aggregazioni, dominati oggi girano più in fretta, ma ci sono sempre da criteri diversi. Per esempo, il reddito di state. cittadinanza: non potremo mai permetterDunque una svolta brusca, una doccia celo ma ci fa discutere. Adesso, su questo fredda per i media? tema, chiuderci di nuovo nella trincea del Dipende da noi. Io credo che il nostro pun“c’è l’Europa” non funziona. Non toglie che to di osservazione come media è sempre il l’Europa rischia di diventare una camicia di punto migliore a patto di non adagiarsi su forza: stare nell’Unione europea perdendo una rappresentazione di comodo, quanogni speranza sul futuro, evidentemente do riproduciamo nelle nostre analisi una fa sentire esclusi e induce reazioni impresocietà nella quale il dover essere prevale vedili. Noi dei media ci siamo resi eccessull’essere: nel sensivamente voce del so che la vorremmo INUTILE DARE TROPPA ENFASI ALLE FAKE mainstream, penNEWS: OGGI GIRANO MOLTO PIÙ IN migliore di quanto sando che raccontaFRETTA DI UN TEMPO, MA CI SONO pensiamo che sia, SEMPRE STATE NEL SISTEMA POLITICO re quel che effettivacolpevolizzando di mente accadeva al di questo chi sta fuori dal mainstream! Sta di fuori fosse un peccato mortale. fatto che il voto si è rivolto contro il mainQuindi lei darebbe più voce a Cinquestelle? stream e anche contro il mondo dei media Be’, oggi come negargliela? Sono un terche, volontariamente o meno, ha approfonzo dell’Italia! Dare troppa voce ai M5S? è dito questo fossato. giusto che abbiano voce, se sono un terzo Anche noi giornalisti dovremmo esaminare dell’Italia! la realtà con uno sguardo più oggettivo? E i neolettori diciottenni? Evidentemente sì: pensiamo di essere teNon sembra che abbiano partecipato in stimoni della realtà ma se osservassimo massa al voto, chi ha votato ha premiato meglio le condizioni reali del Paese e ci prevalentemente i Cinquestelle, era un ovmettessimo nei panni della gente che non vio effetto della naturale ribellione govanile legge, deponendo l’atteggiamento arroma è comunque un bene che siano andati gante contro le persone che stanno fuori ai seggi, sarebbe stato molto peggio se non dal mainstrem perché non capiscono diavessero votato per niente o se avessero namiche di economia moderna... sarebpuntato sull’estrema destra anziché scebe meglio! Negli Stati Uniti del Sud molti gliere una forza comunque democratica.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Imprese, Macron vuole cambiargli i connotati Non solo profitto. Il presidente della Repubblica intende cambiare il DNA dello stesso capitalismo transalpino, riscrivendo le regole aziendali che durano quasi immutate dall’epoca napoleonica di Giuseppe Corsentino

UN VERO “PRÉSIDENT JUPITÉRIEN”, COM’È STATO SOPRANNOMINATO CON PROBABILE COMPIACIMENTO DELL’INTERESSATO, UNO ZEUS DELLA POLITICA FRANCESE, QUESTO EMMANUEL MACRON. A quasi un anno di

distanza dall’elezione si è messo in mente di riformare niente-di-meno-che il capitalismo francese. Si badi, non di varare una nuova politica economica, una nuova strategia d’intervento per rafforzare, come si dice in politichese, la crescita e l’occupazione di cui c’è gran bisogno in un Paese che ha conosciuto processi di deindustrializzazione ancor più pesanti e drammatici che in Italia e che è l’obiettivo concretisssimo della prossima Loi Pacte (iniziali di “Plan d’action pour la croissance et la transformation des entreprises”) che viene presentata il 18 aprile in Consiglio dei ministri con adeguato supporto budgetario. No, Egli vuole riscrivere i fondamentali giuridici del sistema, gli articoli del Code Civil che regolano la vita dell’impresa e risalgono, in effetti, al tempo di Napoleone (seppur con diverse modifiche fino al 1978). Perché, nell’era della globalizzazione, delle grandi sfide economiche planetarie (quelle cui s’è concentrato l’ultimo Forum di Davos laddove Macron ha annunciato entusiasta alla community dei potenti del mondo che “France is back”), il profilo dell’impresa non può più essere quello tracciato dall’articolo 1833 del Code napoleonico. Un rigo per dire che “Toute societé doit avoir un obiective et être constitué dans l’intérêt commune des associés”. Troppo poco. Nel mondo di oggi non basta più dire che un’impresa deve avere un obiettivo economico, cioè il profitto, e

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lavorare nell’interesse dei suoi azionisti e non basta neanche allargare il perimetro degli interessati a quelli che con termine anglosassone vengono definiti “stakeholder”. Se ci pensate bene anche il Codice civile italiano (che risale anch’esso ai tempi di Napoleone con successivi innesti corporativi) non va tanto oltre. Anzi, non definisce neanche l’impresa ma si limita a tracciare il profilo dell’imprenditore che è (art.2082, quello che apre il libro V “Del lavoro e dell’impresa”) “chi esercita professionalmente un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio di beni o servizi”. Solo che in Italia a nessuno è venuto in mente di riscrivere l’art.2082 e, quando c’è bisogno (cioè nei casi di disastri ambientali o di “morti bianche”, di incidenti sul lavoro), i progressisti si accontentano di citare e rimirare l’art.4 della Costituzione il quale, come si sa, afferma che “l’iniziativa economica è libera e non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da arrecare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”. Macron, invece, non si accontenta. A ottobre ha dato incarico a una ex sindacalista riformista, Nicole Notat, e a un “patron” illuminato (Jean-Dominique Senard, presidente del gruppo Michelin) di lavorare ad una riscrittura del Code Civil e di “riclassificare”, per così dire, il concetto di impresa. Dopo mesi di lavoro, è venuto fuori un testo (sarà inserito nella prossima Loi Pacte prima citata) che, per farla breve, gira intorno a una innovazione giuridica davvero rivoluzionaria. Secondo lo studio di madame Notat e del patron di Michelin, infatti, l’articolo 1833 del

Code Civil deve essere riscritto di sana pianta. Precisando - ecco la grande novità che non è piaciuta al Medef, la Confindustria francese che “l’entreprise doit être geré dans son intérêt propre en considerant les enjeux sociaux et environnementaux de son activité”. Che, tradotto, vuol dire che l’impresa, nel perseguire il suo proprio interesse, deve tenere conto dei costi sociali e ambientali della sua attività. Tre concetti che ribaltano tutto, in effetti: “Un boulervesement du droit français”, ha titolato Le Monde. Perché l’interesse dell’impresa è cosa ben diversa dall’interesse dei suoi azionisti (e questo piace a tanti imprenditori francesi, conservatori, che non sanno come resistere all’assalto dei fondi attivisti, e quindi al mercato), mentre i costi sociali e ambientali entrano, per la prima volta e con la forza cogente della norma nel perimetro delle obbligazioni societarie (e, difatti, non piace). Per dirla con l’ufficio studi di Afep, l’associazione che raggruppa le prime 120 società francesi, con la riscrittura del Code Civil l’impresa cambia il suo Dna, la sua ragione d’essere più profonda. Non è come la riforma del cancelliere tedesco Helmut Schimdt del 1976 che ha aperto la strada alla cogestione. E’ molto di più. E’ una mutazione genetica delle regole del capitalismo. Vedremo se l’esempio francese farà scuola nell’Europa “ordoliberista” alla tedesca.


BUSINESS

Disimparare prima di imparare: il paradigma della nuova impresa Non esiste impresa che possa sentirsi esentata dalla trasformazione digitale. Il che si traduce in un nuovo modo di relazionarsi con il cliente: niente più B2C ma C2B, guidato da digital analysis e data driven di Alberto Baban

L’

innovazione è diventata la ricetta segreta per il successo di ogni azienda. Noi italiani abbiamo perfino cominciato a digerire l’idea di essere all’inizio della quarta rivoluzione industriale. In teoria questa fase di accelerazione è positivamente sorprendente ma in pratica c’è ancora molto da lavorare. Non si è ancora ben compresa l’opportunità che ci offre questa nuova era digitale e siamo troppo affascinati dal racconto delle singole novità tecnologiche senza avere la completa cognizione di quali cambiamenti comportano. Siamo immersi in una nuova fase della globalizzazione: oggi si produce più innovazione di quanta se ne possa inglobare nell’economia reale, nelle imprese come nei consumi. Si potrebbe definire la prima età dello strabismo evolutivo dell’economia. Ci sono comunque delle conseguenze immediate e positive. Una riguarda la crescita di quelle imprese che se si trovano sulla giusta congiunzione astrale dei tre fattori, internazionalizzazione, innovazione e consumer friendly. La loro crescita sarà veloce, molto più veloce di quella a cui siamo abituati. L’ AUTORE, ALBERTO BABAN

Certo, viene da obiettare che fare impresa poi andiamo sul mercato a vedere se ce lo è così complesso che per il suo successo comprano. Un tipico modello B2C, anche servono anche tutti gli altri ingredienti a se le nostre imprese sono statisticamente partire da un imprenditore capace e visiopiù B2B (Business to Business o subfornario così come le competenze dei lavoranitori), in cui il prodotto resta comunque tori dell’azienda e dei suoi dirigenti e poi il sempre al centro del processo. Le nuove sistema bancario a supporto, la burocrazia tecnologie ci permettono tuttavia di avere e le altre cose forse più note. Ma una cosa in anticipo molte informazioni sul mercaè certa: il cambiamento, quello che stiamo to, sul consumatore e sulle sue necessità. analizzando, viene da fuori dell’azienda così Questo ci può aiutare a fare dei prodotti che come le condizioni eccezionali che potranil mercato vuole e a modificarli secondo le no sconvolgere la sua crescita. Quindi un esigenze dei consumatori. Ma non solo, ci solo avvertimento. Mind the Change. Attenè consentito oggi di raggiungere attraverso zione al cambiamenil marketing digitale MIND THE CHANGE, ATTENZIONE AL to. Serve un decoder una platea di clienti per capire come si CAMBIAMENTO. SERVE UN DECODER PER molto più ampia di CAPIRE COME APPROFITTARE DELLA può approfittare di quanto non fosse imGRANDE TRASFORMAZIONE DIGITALE questa grande tramaginabile fino a posformazione nell’era del digitale. Servono chi anni fa. Il modello di business cambia, dei nuovi modelli di business per le nostre dunque. Si deve cominciare da un’analisi imprese. L’Italia ha una grande capacità di approfondita del mercato per poi approfoncostruire dei prodotti dal design riconoscidire le richieste dei nostri potenziali clienti. bile e di qualità, una customizzazione che Digital analysis, data driven, in altre paropiace al mercato ed una flessibilità che ci le C2B, Consumer To Business. Abbiamo viene riconosciuta. Abbiamo un’ossessione dunque la necessità di rivedere e ripensare per il prodotto, facciamo macchine perla struttura della nostra azienda e del buformanti e, rispetto ai nostri competitori, siness pensando Digital First, ovvero penpiù belle perché l’estetica è il nostro backsando sempre a come il digitale può aiutaground ed è capace di incidere non solo sui re la crescita. Dobbiamo disimparare per settori della moda o del food ma anche, imparare nuovamente e concentrarci sulle appunto, sulla meccatronica. Costruiamo opportunità che ci offre il cambiamento il prodotto, lo confezioniamo al meglio e pensando che il domani sarà migliore.

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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

I partiti litigano ma il prossimo Def sarà ancora firmato Padoan DI STEFANO CINGOLANI

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA DELL’USCENTE GOVERNO GENTILONI, PIERCARLO PADOAN, AL VOTO IL 4 MARZO SCORSO

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vincitori delle elezioni, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, sanno bene che i negoziati per formare un nuovo governo saranno lunghi, faticosi e, forse, addirittura infruttuosi, dunque rischiano di finire ingoiati nelle sabbie mobili di un sistema politico che non ha consentito di esprimere una chiara maggioranza. Ecco perché vogliono dare subito un segnale che le cose stanno cambiando. Il leader della Lega intende mettere sul tavolo la riduzione delle imposte, il capo dei pentastellati il reddito di cittadinanza. Entrambi sostengono che il Def, il Documento di economia e finanza, che andrà varato entro un mese, sarà l’occasione per lanciare urbi et orbi il loro messaggio. In realtà, è dubbio che lo possano fare e le loro affermazioni ancora una volta sembrano più da campagna elettorale permanente. Il Def, infatti, non soltanto viene preparato da Pier Carlo Padoan, ministro dell’Economia ancora in carica, ma contiene solo le cifre chiave e le proiezioni annue in base alla situazione attuale, a legislazione costante, perché nessuno può sapere oggi chi governerà e come verrà impostata in autunno la legge di bilancio che contiene gli obiettivi politici e le scelte legislative per realizzarli. Di qui a un mese è davvero difficile che uno dei due partiti esprima un ministro dell’Economia o che abbia il mandato di trattare con Padoan gli effetti di una futura finanziaria. Di Maio sostiene di aver messo

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più nell’euro, rifiuta il bail-in, i parametri al lavoro la sua squadra economica. Ma il di Maastricht e la responsabilità di bilanprimo obiettivo del 2019 sarà trovare le ricio o che vuole respingere gli immigrati sorse per evitare un aumento dell’Iva, delle non solo verso l’Africa, ma verso il nord accise, delle imposte dirette, cioè le claue l’est dell’Europa? Né Di Maio, né Salvisole di salvaguardia imposte dall’Unione ni sono in grado di colmare il fossato tra europea per i paesi che non rispettano la Roma e Bruxelles. La loro linea è sempre regola di riduzione del debito. Secondo le stata accusare l’austerità per i mali italiani, stime, si va da un minimo di 12 fino a ben sfuggendo alla verifica dei fatti: dal 2013 al oltre i 20 miliardi di euro; un amaro boc2017 il saldo primario tra entrate e spese cone da far digerire agli elettori speranzosi pubbliche corretto per gli effetti del ciclo di pagare meno e ottenere di più dal proseconomico in Spagna è passato dall’1,2% simo governo. Le scadenze europee sono del Pil a meno 0,6%, quello dell’Italia dal molteplici e tutte ravvicinate. Di qui al 4,3% a sotto il 2%. La politica fiscale, dunConsiglio europeo di giugno c’è il compleque, è stata relativamente espansiva, ma tamento dell’Unione bancaria istituendo nello stesso periodo la garanzia depositi, la Spagna è cresciuta poi il futuro Fondo DI MAIO E SALVINI HANNO DI FRONTE complessivamente monetario europeo, SCADENZE IMPORTANTI, SPECIE IN la riforma della con- EUROPA. E RISCHIANO DI ANDARE FUORI dell’11,2%, l’Italia del venzione di Dublino STRADA ANCORA PRIMA DI GOVERNARE 3,5%. Su queste basi sarà difficile trovare sugli immigrati, il biuna solidarietà latina. Intendiamoci, l’Ue lancio pluriennale dopo il 2020 che porta ha molto di cui farsi perdonare. Non c’è con sé i fondi strutturali che il sud ha utilizdubbio che in questi anni abbia fatto da zato solo per il 4%. Nei prossimi 18 mesi, fuochista. È vero che ha concesso a Matteo il nuovo governo dovrà mercanteggiare Renzi flessibilità e anche adesso sembra le seguenti nomine: presidente della Bce disposta a dare all’Italia un margine di dopo l’uscita di Mario Draghi nell’autunno tempo visto che la Germania ha impiegato 2019, due terzi del consiglio esecutivo delcinque mesi prima di formare una nuova la Bce (ci sarà un rappresentante italiano, e grande coalizione. Tuttavia la situazione chi?); il presidente della Commissione Ue; politica italiana è molto più simile a quella il presidente del Consiglio europeo e, dulspagnola, il rischio di nuove elezioni (ancis in fundo, il commissario italiano dopo ch’esse inconcludenti se resta la staessa l’uscita di Federica Mogherini. Che cosa legge elettorale) è molto forte e Mario Drapotrà ottenere un Paese che non crede


ghi giovedì ha acceso i riflettori sui rischi di una prolungata instabilità politica. Sarà davvero difficile, insomma, incidere subito sulla qualità della vita degli italiani, come promette Di Maio con evidente immaginazione. Il Def rischia di essere un appuntamento impossibile per saggiare la nuova politica economica. Anche perché dovrà tener conto della stretta, sia pur prudente e progressiva, della politica monetaria, già annunciata da Draghi. Oggi come oggi non è possibile sapere quanto costerà il debito pubblico alla fine di quest’anno e soprattutto nel prossimo, perché non conosciamo di quanto saliranno i tassi d’interesse. Dal 2012 quando Draghi ha impresso la svolta espansiva, il servizio del debito è sceso da 83 a 60 miliardi di euro l’anno, una cifra che è comunque superiore a quanto si è speso per la scuola. In 20 anni sono stati pagati per interessi 1.700 miliardi di euro; 760 miliardi negli ultimi dieci anni in cui i tassi sono scesi. Quasi un euro su venti di ricchezza annua prodotta serve a pagare i creditori italiani o esteri, riducendo le risorse pubbliche per consumi e investimenti. Più il tempo passa, più crescono le aspettative e con esse le eventuali delusioni. Senza voler fare i falsi profeti, non è difficile prevedere i prossimi sviluppi: l’onda che prima ha spazzato gli equilibri della seconda repubblica è destinata a spostarsi dalla politica all’economia, alle imprese, alle banche, ai manager pubblici e privati, ai patron, verso quel 10 per cento che possiede metà della ricchezza. Non è un caso che tanti esponenti del mondo industriale e finanziario si siano lanciati sui carri dei vincitori. È chiaro che dovremo attenderci un innalzamento della conflittualità sociale, non governata dai sindacati confederali, i quali hanno da tempo perso forza e rappresentatività [...] www.ilsussidiario.net/News/Economia-e-Finanza/2018/3/11/SCENARIO-Def-e-Uemandano-gia-fuori-strada-Salvini-e-Di-Maio/810830/

DI MAURO ARTIBANI

SULLA VIA DEI NUOVI DAZI, CON I TWEET NON SI VA MOLTO LONTANO «Quando un Paese tassa i nostri prodotti, per dire, del 50%, e noi tassiamo lo stesso prodotto che arriva nel nostro Paese dello 0%, non è giusto o intelligente. Daremo presto vita a tasse reciproche, così faremo pagare lo stesso di quanto fanno pagare noi. 800 miliardi di deficit commerciale, non abbiamo scelta!». Su Twitter, il presidente degli Stati Uniti, Donald Trump, è tornato a parlare di scambi commerciali, dopo l’indignazione globale per l’annuncio che Washington imporrà dei dazi sulle importazioni di acciaio e alluminio. Poco prima, con un altro tweet, Trump aveva commentato: «Quando un Paese perde molti miliardi di dollari negli scambi commerciali con praticamente tutti i Paesi con cui fa affari, le guerre commerciali sono buone e facili da vincere. Per esempio, quando siamo sotto di 100 miliardi con un certo Paese, non [dobbiamo] fare più scambi commerciali con quel Paese e ci guadagneremo molto. È facile!». Facile? Cacchio! Ci guadagneremo! Già, ma, chi ci guadagnerà? L’Unione europea è pronta a prendere delle contromisure, “rapide, ferme e proporzionate” e comunque nell’ambito delle regole dell’Organizzazione mondiale del Commercio (Wto) per compensare il danno che potrebbero arrecare alla sua economia i dazi sull’acciaio (25%) e sull’alluminio (10%). In secondo luogo, gli europei puntano a misure di salvaguardia nei confronti di eventuali, prevedibili “dirottamenti” verso l’Ue dei flussi di esportazioni di prodotti di acciaio e alluminio precedentemente destinati al mercato Usa e bloccati dai nuovi dazi americani. “Le misure Usa avranno un impatto negativo sulle relazioni transatlantiche e sui mercati globali. In più, faranno aumentare i costi e ridurranno le possibilità di scelta per le industrie che importano acciaio e alluminio”, ha affermato la commissaria Ue al Commercio Cecilia Malmstroem. Non paga, sbotta: «Alla radice dei problemi in questi due settori c’è la sovraccapacità causata dalla produzione delle economie non di mercato. Una questione che può essere risolta solo affrontandola alla fonte, lavorando con i paesi coinvolti».

Cecilia Malmstroem, commissaria Ue al Commercio

Ci siamo, la sovraccapacità: ci sono produttori poco produttivi che non riescono a vendere quanto hanno prodotto, altri che fanno dumping per smaltire il sovrapprodotto; altri ancora che, con l’aggravio dei dazi, riducono quella capacità competitiva che smaltisce la sovraccapacità. Già, quella sovraccapacità che farà aumentare i costi, quindi i prezzi [1]. Mica solo dei prodotti “daziati” pure di tutte quelle merci fatte, giust’appunto, con acciaio e alluminio! Quei prezzi che ridurranno il già smunto potere d’acquisto. Bella no? Beh, toccherà dirlo a quel tweettofilo di Trump perché pure altri intendano. Con un tweet: «La crescita si fa con la spesa. Così viene generato reddito, quel reddito che serve a fare nuova spesa. Tocca allocare quelle risorse di reddito per remunerare chi, con la spesa, remunera tutti». A buon intenditor, poche parole: giust’appunto un tweet! [1] Dare un’occhiata a cosa il solo odere dei dazi, ha generato: tra gennaio e febbraio c’è stato un “aumento notevole dei prezzi dell’acciaio, cosa dovuta in parte a un declino della competizione straniera” in quattro dei dodici distretti della Fed. Lo si legge nel Beige Book della Federal Reserve, il rapporto sullo stato di salute dell’economia statunitense svolto nei 12 distretti della banca centrale e pubblicato ogni sei settimane.

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TALENT SHOW

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CI PIACE LA LUCIDITA’ SI FA EDUCAZIONE FINANZIARIA La tradizione di analisi pacate e di lungo termine di Pictet Asset Management si conferma nella positiva esperienza del nuovo sito editoriale

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arà che guardano il mondo dalla neutrale Svizzera, sarà che hanno 212 anni di storia alle spalle, fatto sta che le valutazioni sull’andamento e le prospettive dei mercati fatte dalle “teste d’uovo” di Pictet Asset Management - uno dei maggiori gestori indipendenti di patrimoni in Europa – sono spesso tra le più lucide, razionali e in qualche modo immediatamente utilizzabili. E’ stato ad esempio il caso dei giudizi sulla volatilità che contraddistingue l’attuale fase dei mercati e che, per l’Italia, è rincarata dalle incertezze politiche. “Anche in situazioni preoccupanti, gli investitori dovrebbero sempre resistere alla tentazione di operare scelte drastiche quando il mercato barcolla”, osserva in sostanza Pictet. “E dovrebbero mantenere una prospettiva di lungo termine. Oltre a costruire un portafoglio diversificato, mantenere una prospettiva di lungo è fondamentale quando i mercati non sono stabili. L’esperienza dimostra che le crisi e la volatilità sono temporanee, e che le azioni possono recuperare”. Sante parole. In Italia ne ripete sempre, di analoghe, Ennio Doris, non a caso il più grande tra i pochissimi imprenditori fondatori del settore bancario. E riecheggiano qua e là sulle labbra dei banchieri più avveduti. Il bello di Pictet è che ha capito che in Italia occorre anche fare cultura finanziaria e si è cimentata con un progetto editoriale on-line che ha chiamato Pictet per te, e che fa il punto con acume e pacatezza sui megatrend del momento e sulle questioni d’attualità. Con un claim preso da Warren Buffet: “Il rischio nasce dal non sapere cosa stai facendo”.

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Il motto di Buffet: «Il rischio nasce dal non sapere che cosa stai facendo» L’annuncio-choc, in 400 a rischio occupazione. Si spera in una trattativa ma con pessime premesse

troppo usare l’espressione “schifo”? Ma no, nel caso della Seat – come si chiamava la ex gloriosa monopolista degli elenci telefonici finita ahilei nel gruppo Sawiris attraverso l’acquisizione da parte di Italia on-line (Iol) - il giudizio è legittimo. Riferito al comportamento aziendale, ovviamente. Cos’è successo? Che Iol ha deciso di chiudere la sede storica torinese, che conta ancora 400 dipendenti, per imporre loro una scelta secca: trasferirsi a Milano o essere licenziati. Obiettivo, una falcidie di impiegati. Che, evidentemente, il vertice di Iol considera inutili. E pensare che a fine 2017 gli azionisti (cioè in pratica all’80% la sola Iol) si sono divisi un dividendo straordinario da 80 milioni di euro attinto direttamente dalle casse della Seat appena acquisita! E che centinaia di dipendenti provengono da una cassa integrazione biennale che è stata un onere sociale gravoso per tutto il sistema! “Chi riceve fondi e agevolazioni dallo Stato deve comportarsi in modo etico e non può lasciare a casa la gente in questo modo”, ha giustamente commentato la sindaco di Torino Chiara Appendino. Si vedrà se davvero il magnate egiziano Naguib Sawiris che controlla l’azienda confermerà l’ordine impartito ai suoi esecutori italiani di procedere in questo smantellamento dell’azienda che è transitato anche attraverso l’autocorresponsione del maxidividendo: la sequenza di comportamenti spregiudicati è stata finora tale che forse potrebbe anche indurre a un po’ di prudenza. Ma certo che finora, peggio di com’è andata non poteva andare.

NON CI PIACE MACELLERIA SOCIALE ALL’EX SEAT Il gruppo Iol (Sawiris) che ha comprato la gloriosa azienda delle Pagine Gialle vuole chiudere la sede torinese e «deportare» i dipendenti


L’ARTE DI INVESTIRE DOVE CRESCE IL VALORE

Sorgente Group Spa (Italia) - insieme a Sorgente Group of America (US) e a Sorgente Lux Holding (Lussemburgo) - fa parte di Sorgente Group Alternative Investment (US). Il patrimonio immobiliare posseduto dai fondi e dalle 70 società controllate, sommato a quello gestito - al 30/06/2017 - è di oltre 5 miliardi di euro. Sorgente Group diversifica i propri investimenti operando in diversi settori: immobili, finanza, risparmio gestito, infrastrutture, restauri, alberghi, cliniche, comunicazione ed editoria. Max Le Verrier,“Luer” scultura in metallo patinato raffigurante figura femminile (1945 ca.) Roma, Collezione Fondazione Sorgente Group. Galleria Cellini, gioiello in diamanti e zaffiri raffigurante il Flatiron Building di New York, proprietà di Sorgente Group.

www.sorgentegroup.com



STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

C'è un'Italia che è pronta a conquistare l'estero e che ha trovato una formula vincente per diventare competitiva. C'è l'azienda di famiglia che, grazie alle lacrime artificiali, è pronta a sfidare gli USA. E c'è chi, grazie a una firma di nuova concezione, ha eliminato la carta in eccesso e ha garantito enormi risparmi. E ancora: la ricerca salvavita di Molmed fa guardare al futuro con tranquillità. Comunque le si voglia vedere, queste storie sono tutti racconti di un'impresa che vince e convince

L'AZIENDA ITALIANA CHE FARÀ PIANGERE IL MERCATO AMERICANO Farmigea è un'impresa familiare pronta a lanciarsi alla conquista degli Usa grazie alle lacrime artificiali, un prodotto che potrebbe alleviare le sofferenze di 25 milioni di persone. E nel 2020 quotazione all'AIM di Riccardo Venturi

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n Italia ci sono Pmi familiari in piena salute soddisfatto». Farmigea nasce nel primo dopoche rifiutano le proposte di acquisizione ma guerra, ed è una classica impresa familiare che non per questo si chiudono, anzi abbracciano passa di padre in figlio. «Io sono della quarta l'innovazione di Industria 4.0 e puntano sulla generazione, tra me e e mio fratello Federigo, quotazione in Borsa per spingere sull'interche è presidente, ci sono 20 anni di differenza nazionalizzazione. Come Farmigea, azienda – spiega l'ad -. Nel 2001 ho deciso di riaccorattiva in campo di oftalmologia con sede e stapare la proprietà, facendo un family buyout di bilimento produttivo a Pisa dal 1946, fatturatutto l'azionariato diffuso. Con una particolarito vicino ai 40 milioni tà: sono uno dei pochi FARMIGEA NASCE A PISA NEL 1946 ED È di euro di cui oltre il ANCORA OGGI A GESTIONE FAMILIARE. imprenditori che ha 30% dall'export, 215 «LA NOSTRA È UN'AZIENDA SEXY, OGNI 15 utilizzato un fondo di dipendenti, il 40% GIORNI QUALCUNO VUOLE COMPRARCI» venture capital per poi laureati e il 70% donliquidarlo dopo 3 anni, ne. «Per fare l'imprenditore oggi in Italia ci grazie anche a un socio di minoranza, un'altra vuole passione e follia – dice Mario Federighi, azienda farmaceutica, che ho poi liquidato a amministratore delegato di Farmigea -. La sua volta nel 2007». Per l'economia italiana nostra è un'azienda farmaceutica considequello farmaceutico è un settore trainante, rata sexy, ogni 15 giorni vengo contattato da che anche negli anni peggiori della crisi menuna banca o da un broker che mi dice: avrei tre c'era un calo generale del 7% continuava a un cliente che vuole comprarti... Ma io mi dicrescere del 15. «Nel farmaceutico l'Italia ha verto a lavorare, e ogni giorno esco dalla sede superato la Germania in termini di prodotti

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STORY-LEARNING

Mario Federighi amministratore delegato di Farmigea

fabbricati ed è il primo mercato europeo – dice Federighi -. L'oftalmologia rappresenta il 2% del mercato globale, e Farmigea in Italia è ottava su circa 25 aziende operanti, tra multinazionali, nazionali più grosse e Pmi. Amiamo definirci “one stop shop in oftalmology”: siamo diventati un punto di riferimento per le aziende europee che si affacciano a questo settore. Siamo una delle aziende con il listino più completo, puntiamo sui prodotti in proprietà ma sappiamo anche sviluppare quelli di terzi». Il fatturato di Farmigea si compone di tre voci principali: nazionale, estero e contract manifacturer, con la produzione per altre aziende oftalmiche. L'azienda pisana è entrata strumenti smart. Tra i benefici attesi ci sono da poco anche nel mercato dei prodotti per una maggiore flessibilità, con la produzione altri organi di senso: naso, bocca e orecchie. di piccoli lotti ai costi della grande scala; più Un ruolo importante è affidato alla ricerca: velocità dal prototipo alla produzione in serie «L'innovazione pura che punta al brevetto la attraverso tecnologie innovative; e una mifacciamo con la nostra società ITH (Informagliore produttività attraverso tempi minori di tion Technology for Health) – spiega Federighi set-up, riduzione degli errori e fermi macchi- che utilizza le eccellenze di centri di ricerca na. Inoltre proprio grazie a questi investimenesterni: un mega centro ricerche nostro non ti si vogliono adeguare gli impianti e le regice lo possiamo ancora permettere. Al nostro strazioni dei prodotti fabbricati agli standard interno, poi, c'è un team che dipende da me previsti dalla Federal Drug Administration con cui facciamo la parte di sviluppo e innova(FDA) per accedere al mercato americano, che zione dei prodotti: imrappresenta il 41.8% plementiamo il listino, IL PROGETTO DI ESPANSIONE È BASATO del mercato mondiale SU TRE CARDINI: INDUSTRIA 4.0, SPINTA revampiano prodotti del comparto pharALL'EXPORT SOPRATTUTTO NEGLI USA, con una certa età e ma. Entrare in questo QUOTAZIONE SUL MERCATO AIM così via. Tutte e due le mercato con i prodotti modalità le abbiamo messe a valore: sia in ITH oftalmici aprirà a Farmigea possibilità di svisia al nostro interno, se facciamo un progetto luppo esponenziale in termini di fatturato. Già o mettiamo a posto un prodotto per terzi ci oggi l'azienda commercializza i suoi prodotti facciamo pagare. Insomma non paga Pantain tutti i principali paesi europei ed in alcuni lone, facciamo ricerca come modello di busipaesi del Medio Oriente. Il mercato USA è parness». In questo quadro di solidità si inserisce ticolarmente indicato per consolidare e amil nuovo progetto di espansione, che è basato pliare questa politica di espansione all'estero, su tre cardini: Industria 4.0, spinta all'export perché soffre di una carenza di siti produttivi soprattutto negli Stati Uniti, quotazione sul pur essendo ad alta marginalità, soprattutto mercato AIM. Farmigea intende sostituire le per i prodotti farmaceutici di nicchia come attuali facilities con impianti e macchinari quelli oftalmici. Inoltre è il più importante a connessi tra loro e con l’implementazione di livello mondiale nel settore del “dry eye”, nel

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IL MERCATO DELLE LACRIME ARTIFICIALI CRESCERÀ DA 459 MILIONI A 623 ENTRO IL 2021. NEGLI USA 25 MLN DI PERSONE HANNO IL "DRY EYE" quale Farmigea è leader a livello europeo, con una popolazione di possibili consumatori intorno ai 25 milioni di unità. Si stima che negli Usa 13,6 milioni di persone affette da patologia di occhio secco siano attualmente in trattamento con lacrime artificiali, mentre 6,1 milioni non ricevono alcun trattamento. Secondo alcune previsioni, il mercato delle lacrime artificiali negli USA crescerà da 459 milioni di dollari nel 2016 a 623 milioni nel 2021. A ciò va aggiunto che i vantaggi derivanti dall’ottenimento della certificazione FDA da parte di uno stabilimento produttivo non sono circoscritti al solo territorio USA. Tale approvazione è infatti riconosciuta e richiesta come requisito fondamentale anche per la commercializzazione in altri paesi del mondo, dall'Argentina al Brasile, dalla Cina all'India, dall'Egitto al Sudafrica. La quotazione su AIM Italia, il mercato di Borsa Italiana dedicato alle Pmi, è un elemento su cui si punta per finanziare l'espansione all'estero, e non solo: «Nel 2018 vogliamo mettere fieno in cascina con i nuovi prodotti, cavalcando la ripresa – dice Federighi -. L'idea è di quotarci nel 2020. Questo dovrebbe permetterci di perseguire il nostro obiettivo di aumentare il livello di internazionalizzazione, ma anche di acquisire in Italia i fatturati di aziende più piccole scalabili».


Addio carta: per risparmiare basta metterci la firma Namirial ha elaborato un sistema di firma grafometrica che permette di eliminare la carta e che consente di ottenere enormi risparmi, grazie all'ottimizzazione dei processi aziendali e al taglio dei tempi di gestione di Marco Scotti

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hi l’ha detto che le imprese italiane, specialmente quelle tecnologiche, devono guardare alla Silicon Valley con un misto di rassegnazione e invidia, come novelle cenerentole? Il caso di Namirial ci racconta una storia completamente diversa, quella di un’azienda nata a Senigallia e capace di portare le proprie innovazioni nel cuore pulsante della trasformazione digitale, a San Francisco. I prodotti che più hanno saputo conquistarsi quote di mercato sono le caselle di posta certificata e i sistemi per l’elaborazione della firma digitale grafometrica (che è addirittura più probante di quella olografa e che ribalta l’onere della prova in caso di contestazione). L’azienda fondata «quasi per gioco» da Claudio Gabellini ed Enrico Giacomelli ha visto la luce all’inizio degli anni ‘90, agli albori dell’evo informatico. Poi, la svolta: «È iniziato – ci ha spiegato Giacomelli – un grande processo di digitalizzazione delle dichiarazioni dei redditi e delle progettazioni per i geometri e gli ingegneri, oltre a una digitalizzazione della PA circa una decina di anni fa. Le Camere di Commercio hanno cominciato ad accettare solo bilanci firmati elettronicamente e tramite posta certificata. Noi già all’epoca eravamo tra i più grandi distributori delle camere di commercio e abbiamo iniziato a investire nel settore che all’epoca si chiamava ancora della

sicurezza, cioè quello dei prodotti legati alla posta elettronica certificata». E per una volta, l’Italia si trovava in una posizione avanzata rispetto agli altri paesi europei e mondiali: gli strumenti per la digitalizzazione sono diventati obbligatori. Così Namirial è stata la prima azienda italiana a fare uno strumento di firma grafometrica. Si tratta di quelle “tavolette” che si trovano nei principali istituti di credito per siglare i documenti. «Oggi – ha aggiunto Giacomelli – abbiamo l’80% delle postazioni di firma grafometrica in Europa. Questo anche NAMIRIAL HA L'80% DELLE POSTAZIONI DI FIRMA GRAFOMETRICA IN EUROPA, ANCHE PER MERITO DI UNA STRATEGIA MIRATA DI ACQUISIZIONI CHE L'HA RESA LEADER

grazie all’acquisizione del nostro principale competitor, un’azienda austriaca, che abbiamo inglobato alla fine del 2015». Da quel momento Namirial è diventata una multinazionale: gli austriaci, infatti, possedevano una sussidiaria anche in Romania. Poi, il classico colpo di fortuna: l’entrata in vigore il 1° luglio 2016 della normativa europea sulla firma digitale, EIDAS, che imponeva a tutto il continente gli standard italiani che erano di gran lunga i più avanzati. Namirial, quindi, si è trovata in una posizione di grande vantaggio competitivo in un settore dalle enormi potenzialità: secondo uno studio

ENRICO GIACOMELLI E CLAUDIO GABELLINI

di KPMG, il 4% della spesa sanitaria nazionale è impiegata in carta, mentre altri report certificano come la gestione di un singolo foglio A4 sottoscritto – che per legge deve essere conservato per 10 anni dopo la cessazione del contratto – costa 5,4 euro. «Uno dei più importanti istituti di credito italiani – ha aggiunto il fondatore di Namirial – crea ogni anno circa 600 milioni di pagine. Non è difficile capire che la digitalizzazione di questo comparto significa risparmi enormi. I primi ad accorgersi dell’importanza del nostro sistema sono stati gli istituti di credito, seguiti a ruota da assicurazioni, aziende dell’automotive e delle tlc. Oggi abbiamo progetti di dematerializzazione per 18 paesi nel mondo che valgono svariati milioni di euro, perché i risparmi che si generano non sono soltanto relativi al costo della carta, ma anche allo snellimento delle operazioni». I dati danno ragione a Namirial: il fatturato per il 2017 si prevede in aumento – rispetto ai 42 milioni del 2016 – fino a quasi 50 milioni, con oltre 350 addetti, di cui l’85% con profili tecnici o informatici. Recentemente, inoltre, è stata inaugurata la nuova sede di Stoccarda, divenuta necessaria dopo un accordo con Daimler, che si aggiunge a quelle già esistenti a San Paolo, in Austria e a San Francisco, a cui dovrebbe sommarsi a breve anche una presenza in Asia.

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STORY-LEARNING I VALOROSI

La ricerca salvavita di Molmed, utopia che vince anche in Borsa Faccia a faccia con Riccardo Palmisano, amministratore delegato dell’azienda fondata da Claudio Bordignon con il San Raffaele che oggi capitalizza 240 milioni ed ha appena avuto un successo mondiale con lo Zalmoxis

U

di Sergio Luciano

na terapia salvavita contro i tumori del sangue, di nuova generazione, biotech, prescrivibile e rimborsabile dal primo marzo in Italia ad un prezzo premiante di 149 mila euro per un’infusione – possono occorrerne fino a 4 perché faccia il suo effetto; si chiama Zalmoxis ed è stato somministrato per la prima volta ad un paziente il 21 febbraio scorso, prima che fosse rimborsabile ma grazie a un fondo speciale dell’Agenzia del farmaco, destinato a finanziare farmaci orfani salvavita prima che il Servizio sanitario nazionale li prenda in carico; è stato ammesso anche in Germania, e il gruppo Dompé ha esercitato l’opzione di sviluppo e commercializzazione dello Zalmoxis® anche per Svizzera, Turchia e Australia prevista dall’accordo strategico per la commercializzazione e la fornitura della terapia proprietaria di MolMed siglato l’estate scorsa per tutti i 28 paesi dell’area Euro Benvenuti in un’altra Italia, un’Italia che il mondo ammira e forse invidia, un’Italia che fa ricerca pura, sa poi applicarla, inventa, guarisce. E’ l’Italia della MolMed, l’azienda di biotecnologie di Bresso guidata da Riccardo Palmisano e presieduta dallo scienziato che l’ha fondata, Claudio Bordignon, un pioniere nell’ambito della terapia genica e cellulare, ordinario di ematologia all’Università Vita-Salute San Raffaele, e già direttore della scuola

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di specializzazione in ematologia. “Al successo dello Zalmoxis arriviamo, oggi”, racconta Palmisano, “grazie alla combinazione di due competenze: quella clinica e quella della ricerca e sviluppo nella terapia genica e cellulare. E’ l’impostazione data da Bordignon alla MolMed sin dal primo giorno. Partire dalla clinica, e dai bisogni che essa rivela. La terapia dei tumori del sangue di grado severo come leucemie, mielomi e linfomi, quando gli approcci farmacologici non bastino, trova come unica soluzione il trapianto di midollo, «AI RISULTATI DI OGGI ARRIVIAMO GRAZIE ALLA COMBINAZIONE DI DUE PREMESSE, L’ESPERIENZA CLINICA E LA RICERCA GENICA»

che però in molti casi viene contrastato dal rigetto contro il paziente. Ecco che dal bisogno clinico percepito da chi va nei reparti tutti i giorni emergono le domande per i ricercatori, che trovano risposta nelle competenze nella manipolazione genetica e nella terapia cellulare”. La ricerca ha fatto un vero miracolo, cioè ha individuato la possibilità di isolare i linfociti T del donatore, che sono presenti nel midollo donato, e ingegnerizzarli con il cosiddetto gene suicida, che è un brevetto proprietario di MolMed. Si tratta di un gene che, qualora i linfociti T attacchino l’organismo ospite, viene attivato attraverso la somministrazione

di un semplice antivirale ed elimina in dodici giorni medi le cellule che stanno determinando il rigetto, senza per questo abbattere le difese immunitarie del paziente, perché i linfociti T che non stanno creando l’aggressione del rigetto non vengono danneggiati. “Ma se oggi la MolMed riesce a produrre queste innovazioni di frontiera lo si deve”, sottolinea Palmisano, “all’eccellenza del San Raffaele di attrarre in tempi non sospetti, oltre 20 anni fa, i migliori ricercatori italiani che erano andati a specializzarsi in centri di eccellenza come Bordignon al Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York, dando vita a questo filone di ricerca. Il primo bambino-bolla – affetto da una malattia genetica rara che annulla le difese immunitarie – trattato dal professor Bordignon, oggi ha 24 anni”. Il fascino che promana da queste frontiere di ricerca è straordinario. E per una volta va detto che lo percepiscono anche i mercati finanziari – pur cinici come sono, quando ad esempio esaltano le imprese che licenziano e puniscono quelle che assumono – che per esempio nel caso della MolMed le attribuiscono una capitalizzazione di 240 milioni di euro, anche se naturalmente non registra ancora un risultato economico in utile, pur fatturando oltre 20 milioni di euro grazie alle produzioni in conto terzi che svolge, soprattutto per conto della GlaxoSmithKline e per


altre importanti società del settore pharma e biopharma. “L’Ue ci ha assegnato un Grant europeo in cui siamo coordinatori di un gruppo di enti tedeschi, francesi e spagnoli”, racconta ancora Palmisano, “e nel capitolo sul ruolo di MolMed del documento di assegnazione del Grant si legge: ‘MolMed Spa è attrezzata come nessun altra nell’Unione europea con le competenze e le esperienze necessarie per conseguire questi ambiziosi risultati, come dimostrato da un track-record incomparabile”. Con riferimento a Strimvelis, la terapia per i bambini bolla, Palmisano parla di un “quadrato magico” che avanza insieme: “C’è l’Istituto Tiget, fondato da Bordignon ed oggi guidato

RICCARDO PALMISANO, A.D. DELLA MOLMED. IN ALTO, UNO SCORCIO DEI LABORATORI

dal professor Naldini che, con la Fondazione teresse del paziente? Quando faceva ricerca Telethon, progredisce sulle malattie rare; l’Od’inseguimento, producendo i cosiddetti ‘mespedale San Raffaele, che ha reso possibile la too drugs’. Che non aggiungono nulla alla sanascita della MolMed e che segue in clinica i lute del paziente. Noi siamo nati come spin-off piccoli pazienti; la Glaxo SmithKline che coluniversitario, mettendo da subito l’impresa labora con Tiget Telethon e con noi, e appunto accanto allo scienziato”. E poi la MolMed è la MolMed, con le sue competenze di sviluppo stata fortunata finanziariamente, riconosce e produzione”, sintetizza Palmisano. “La teraPalmisano: “Sì, perché siamo nati dalla collapia genica sta creando frutti straordinari sia borazione tra il San Raffaele e la Boheringer contro le malattie rare che in oncologia. E ci Mannheim, quanto quest’ultima si è ritirata sono le terapie cellulari in oncologia, da cui dopo essere stata acquistata dalla Roche, ha ad esempio è nato lo Zalmoxis, e oggi il Car T, trovato una combinazione di nuovi soci prila nuova frontiera, l’immunoterapia adottiva. vati come Fininvest, Del Vecchio, Doris e il La famiglia dei CAR T ha già dimostrato di comFondo Airain. Nel 2008 siamo andati in Borsa battere efficacemente e successivamente il «I CONFLITTI TRA RICERCA E LA il cancro, per ora sui San Raffaele è uscito GESTIONE NASCONO QUANDO CI SI tumori del sangue, audalla compagine che DIMENTICA CHE OCCORRE TENERE mentando l’efficacia e oggi vede Fininvest SEMPRE IL PAZIENTE AL CENTRO!» diminuendo gli effetti come primo azionista collaterali rispetto alle terapie finora esistenti. Il con il 23,45% ma il flottante al 67,80%. Quindi nostro CAR T-CD44v6 ha i presupposti per funtre fasi, tutte proficue: dapprima, l’università zionare anche su una serie di tumori solidi. Tra e una multinazionale, poi ancora l’università e poco inizieremo la sperimentazione nell’uomo”. un gruppo di investitori istituzionali non speGià: perché il bello di questo modo – ma non di cializzati; e poi la Borsa, senza più l’università. tanti altri modi! – di fare ricerca è mantenere Oggi ci troviamo in un mercato, quello italiano, il paziente al centro. “Anche da presidente di che dal punto di vista dei capitali, non sempre Assobiotec, ripeto sempre che tutti i conflitti valorizza al meglio la ricerca che facciamo noi“. tra la ricerca e chi sostiene i costi della saniPalmisano e i suoi della MolMed, insomma, tà nascono quando si dimentica che al centro hanno una chiara idea del mercato. “Vogliadev’essere sempre tenuto il paziente. Quando mo restarci, sperando semmai che il nostro lo si ricorda, alla fine i dissidi si superano”, Paese voglia giocare un ruolo globale nella prosegue Riccardo Palmisano. “Un esempio? medicina, come peraltro lascerebbero penEccolo: quand’è che un’industria non fa l’insare progetti come la Città della Salute o l’Human Technopole. Ma intanto guardiamo al mondo. E riteniamo di avere le carte in regola per essere sempre più apprezzati anche dai mercati. Rispetto ai nostri comparables quotati negli Usa, ad esempio, siamo sottovalutati proprio in un momento in cui la terapia genica e cellulare sta registrando le prime importanti approvazioni da parte del FDA e le prime acquisizioni da parte di colossi del big pharma, tutte a prezzi altissimi, anche del 7080% in più rispetto ai valori di borsa. Siamo tra i pochi, con Oxford Biomedica, a gestire un doppio modello di business, che combina la ricerca e lo sviluppo di terapie proprietarie e la produzione per conto terzi”.

SIAMO IN ITALIA E CI RESTIAMO, SPERANDO CHE VOGLIA GIOCARE UN RUOLO GLOBALE

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STORY-LEARNING FOOD

Nicola, ovvero un sogno fatto in Sicilia: il panettone Lui è il maestro pasticciere Fiasconaro, autore di una fortunata versione “born in Sicily” - e rigorosamente artigianale - del dolce milanese, che da anni viene esportata in tutto il mondo di Piero Caltrin

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ieci anni fa, il suo panettone – leggero, fatto di ingredienti genuini e e frutto di lievitazione naturale a 36 ore – venne scelto dalla Nasa, tra più di cento pasticcerie italiane in concorso, per far parte della scorta di viveri a disposizione degli astronauti durante la missione in orbita dello Shuttle Discovery. Un anno dopo, era l’anno di grazia 2009, proprio a lui – nato e cresciuto a pane, cassate e frutta Martorana in un piccolo borgo sulle Madonie – toccò l’onore di aprire a Milano la fiera internazionale “Tuttofood”, affondando il coltello in un maxipanettone da 65 kg di sua produzione, alla presenza di ministri, industriali e governatori di tutta Italia. Fu allora, in quegli anni, che il mondo si accorse che nel milanesissimo ed elitario regno dell’antico “pan de’l Toni” era scoppiata una rivoluzione. L’uomo che ha cambiato sempre la storia del dolce che più meneghino non si può, risponde al nome di Nicola Fiasconaro da Castelbuono, maestro pasticciere siciliano verace con il pallino delle paste acide e del lievito madre e il sogno mai nascosto di trasformare il panettone prodotto nel laboratorio artigianale di famiglia in una specialità “born in Sicily” fatta con arance, mandorle, manna, pistacchi. «Ci pensavo fin da piccolo, da quando mio padre Mario nel suo bar in paese vendeva panetto-

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ORIZZONTE 2020 IN ALTO, IL MAESTRO NICOLA FIASCONARO IN LABORATORIO

ni che arrivavano dal Nord e che da Roma in giù nessuno produceva», racconta. Oggi, molti decenni (e molti successi) dopo, “Fiasconaro” è diventato un brand globale, un ambasciatore della tradizione dolciaria siciliana su tutti i mercati, ma anche un sinonimo dello stesso panettone nel mondo, visto che da qualche anno lassù nelle Madonie piovono ordini da Qatar, Usa, Africa e Giappone. La quota export, nell’ultimo triennio, è aumentata del 20%, e i clienti sono diventati quasi 6 mila. Una domanda che per essere soddisfatta ha costretto i Fiasconaro – Nicola e i due fratelli Fausto e Martino che si occupano della parte commerciale e amministrativa – a rivedere radicalmente i processi produttivi, pur senza mai venir meno al dogma dell’artigianalità: «Perché noi ancora oggi – ci tiene a puntualizzare Nicola – restiamo pasticcieri, non siamo un’industria, e facciamo “il” panettone, non “i” panettoni. I nostri sono tutti “pezzi unici” fatti senza chimica e tecnologia, ma con prodotti naturali prevalentemente siciliani». I dipendenti, tra gli assunti e l’indotto, sono “lievitati” (anche loro!) a un centinaio e il fatturato nel 2016 ha sfiorato i 15 milioni di euro per un utile netto di 1,2. Ma – nonostante le tante medaglie appuntate sul petto e l’approdo delle sue creazioni, panettoni ma anche co-

«Sarà il più prestigioso polo agroalimentare della Sicilia». Dopo anni di calici amari, ritardi e sfoghi contro la burocrazia («Al Sud non si può fare impresa!») oggi il maestro Nicola può dare libero sfogo al suo entusiasmo. Il progetto “Fiasconaro 2020” è finalmente partito e nel giro di tre anni vedrà nascere in un’area alle porte di Castelbuono un complesso da oltre 5mila metri quadri di laboratori e show-room. «Potremo fare ricerca sulle materie prime, assieme alle università con le quali già collaboriamo da anni, offrire ai visitatori percorsi sensoriali unici e diventare competitivi sui mercati mondiali», aggiunge, annotando che l’investimento ammonta a 8 milioni di euro «di capitali nostri». Un sacrificio che però, in cambio, porterà crescita e anche ulteriore occupazione per quella Sicilia che Nicola Fiasconaro ama forse ancor di più delle sue creazioni. lombe e torroni, sui tavoli dei grandi della terra, da Papa Francesco a Bruce Springsteen – i numeri di cui il maestro Fiasconaro va più orgoglioso sono quelli legati alla filiera corta “made in Sicily” che è riuscito a mettere in piedi in questi anni: «Sai a quanto ammonta il totale degli acquisti per servizi da imprese locali in Sicilia? A 1,5 milioni, cioè all’11% del nostro fatturato, ma in futuro, te lo garantisco, faremo anche di più».


REAL ESTATE STORY-LEARNING

La sede di Coima Real Estate, all'interno del nuovo quartiere di Porta Nuova a Milano

do (con Hines Italia) il nuovo quartiere di Porta Nuova, Coima Sgr torna “sul luogo del delitto”: il fondo ha già fatto acquisti per un terzo della propria capacità di investimento, aggiudicandosi l’area tra le vie Melchiorre Gioia, Pirelli e Sassetti, più di 32 mila mq pagati circa 79 milioni, e, in joint venture con la quotata Coima Res (al 36%), l’ex torre Unilever di via Bonnet, sempre a Milano. La strategia? Segue le orme del COIMA Opportunity Fund I, con un rendimento netto atteso superiore al 12% grazie a operazioni di riqualificazione di edifici esistenti, altrimenti dette “value-added”, «il cui costo non superi il 15% del valore di acquisto», sottolinea Catella, Dopo aver costruito il quartiere Porta Nuova con i soldi in arrivo e operazioni di sviluppo per colmare il da Doha e Abu Dhabi, la Sgr della famiglia Catella ha già raccolto 650 gap tra domanda e offerta, in particolare milioni da reinvestire sempre nello sviluppo urbanistico di Milano nel terziario: «in pipeline», dice, «ci sono operazioni per più di un miliardo. Volevadi Marina Marinetti mo, appunto, investitori che fossero anche i hanno messo 18 mesi, ma anziinfatti, è il più grande fondo di investimenpartner, con una capacità di investimento ché raccogliere 500 milioni di euro, to immobiliare discrezionale raccolto in più alta di quella che dedicavano al fondo. ne hanno raccolti 650. I primi 150 Italia: 650 milioni e una capacità di fuoco Una tappa importante per noi, ma anche sono arrivati a ottobre 2016, da “un imsuperiore al miliardo e mezzo, anche se, un segnale per il Paese: in questo moportante fondo sovrano” di cui non si sa assicura Manfredi Catella, «la dimensiomento l’Italia è al centro dell’attenzione altro. Quindi si sono aggiunti altri due ne non è l’obiettivo primario della nostra dei capitali esteri». Tanto al centro che 5 “cornestone”, un secondo fondo sovrano e strategia, ma ne è casomai la conseguentra i più importanti fondi sovrani al monun “primario investitore internazionale”, a za: meglio si lavora, più si raccoglie la fido sono partner di Coima Sgr: degli oltri tranche di 150 milioni l’uno, e una manciaducia da parte degli investitori». I quali gli due miliardi raccolti nell’ultimo triennio il ta di investitori istituzionali, prevalentehanno formato una 53% arriva proprio 5 TRA I PIÙ IMPORTANTI FONDI AL mente da Asia e Nord America. Il rapporto sorta di delega in da questo tipo di esteri/italiani è di nove a uno. Ma chi siano bianco: «Quando fai MONDO SONO PARTNER DI COIMA SGR: investitori. ImpossiDEGLI OLTRE 2 MLD RACCOLTI, IL 53% e quanto abbiano conferito, non è dato sail gestore, il momenbile sapere di quali ARRIVA DA QUESTI INVESTITORI pere: restano coperti da un non-disclosure to di conferma delle Stati... fatta eccezioagreement blindato. Quel che è certo è che tue capacità è quando riesci a raccogliere ne per Abu Dhabi, che ha affidato a Coima il closing del Coima Opportunity Fund II capitali discrezionali, che ti vengono affiSgr la costruzione della Torre Gioia 22, e il (COF II) è la ciliegina sulla torta del decidati delegandoti le scelte di investimento». Qatar Investment Authority che ha rilevamo compleanno della Sgr di Manfredi CaOrmai a quota 21 fondi di investimento to da Catella e soci (Unipol, Hines, il fondo tella, festeggiato nel nuovo quartier geneimmobiliari con oltre 5 miliardi tra asset pensioni Ttiaa-Cref) il 60% delle quote di rale sostenibile e riciclabile di piazza Gae under management e capacità di investiPorta Nuova, di cui aveva già il 40%. AnAulenti 12, progettato dallo Studio Mario mento, con un portafoglio di oltre 150 procora oggi la cifra è coperta da riserbo. Ma Cucinella Architects (con gli interni by Coiprietà e altrettanti conduttori, dopo aver i venditori avrebbero guadagnato un buon ma Image di Alida Catella, però). Il COF II, ridisegnato lo skyline milanese sviluppan30% sull’operazione.

La sfida di Coima: capitali esteri per rifare lo skyline meneghino

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STORY-LEARNING IL PAESE CHE CRESCE

SEMIOTY, CONTROLLO INDUSTRIALE DA REMOTO

STEFANO BUTTI, AD DI SEMIOTY

Grazie a un software è possibile “dialogare” con i prodotti della fabbrica Seguire in diretta via smartphone l’ultimo miglio applicativo dell’IoT dei prodotti. È quel che si può fare con Semioty, una soluzione software che offre servizi alle aziende, ai clienti e a tutto quello che si può chiamare l’”ecosistema” dell’industria (installatori, manutentori, fornitori, distributori e certificatori). L’applicazione, sfruttando la connessione a internet, consente ai prodotti stessi di dialogare con i professionisti che li utilizzano grazie a un software accessibile da remoto (da desktop e mobile

app). Tale software è in grado di informare in tempo reale l’utilizzatore su numerose funzionalità dei prodotti stessi e di rendere disponibile un’interfaccia di controllo sia per l’utilizzatore stesso che, all’occorrenza, per tutti gli attori della filiera produttiva o del ciclo di vita del prodotto. Si tratta di un cruscotto operativo IOT online per il monitoraggio, la gestione e il controllo degli prodotti industriali, che vengono contemporaneamente connessi al produttore e all’utilizzatore.

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LA SPESA COMODA CHE CRESCE SENZA SOSTA Supermercato 24 si sta affermando rapidamente nelle città italiane

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Fare la spesa online scegliendo tra diversi supermercati, e riceverla a casa anche in un’ora. È la proposta di Supermercato24, lo specialista della spesa online. I suoi atout sono multicanalità, comodità, velocità della consegna, risparmio di tempo e utilizzo di un personal shopper. Fondata a settembre 2014 Supermercato24, si basa su un meccanismo semplice: mettere in contatto chi desidera ricevere la spesa con persone – i personal shopper, appunto – che fanno fisicamente la spesa al loro posto. Attraverso il sito o l’app, i clienti possono scegliere il supermercato di

fiducia, i prodotti da acquistare e quelli in offerta sulla piattaforma, facendosi poi consegnare il tutto all’indirizzo desiderato con un costo di consegna di 4.90€. Il cliente può pagare il servizio con carta di credito, Apple Pay o Paypal. Il servizio oggi è attivo in 18 province italiane in Lombardia, Veneto, Piemonte, Liguria, Emilia Romagna e Lazio e recentemente è arrivato anche a Catania in Sicilia. Sono oltre 400 i comuni coperti; quelli dove Supermercato 24 è più utilizzato sono nell’ordine Roma, Milano, Torino, Verona, Vicenza, Bologna, Padova, Monza Brianza e Venezia.

ESTRA, L’ESTATE PORTA LA QUOTAZIONE IN BORSA

FRANCESCO MACRÌ, PRESIDENTE DI ESTRA

Una delle prime multiutility italiane pronta a entrare nel segmento STAR Sbarcare in Borsa per proseguire col risiko delle municipalizzate. Salvo complicazioni, entro l’estate anche Estra, la holding dell’energia partecipata indirettamente da 97 comuni toscani e da altri 44 comuni marchigiani, si deciderà a seguire le orme di A2A, Iren, Hera, Ascopiave, l’ultima a quotarsi, nel 2006. Tutte multiutility che a Piazza Affari rendono ai loro azionisti tra il 3 e il 5% annuo solo di dividendi, senza contare il valore delle azioni, che dal collocamento è più che triplicato. «Mancavamo solo noi», dice il Presidente di Estra, Francesco Macrì,

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rivendicando il posizionamento di Estra tra le prime multiutility italiane a partecipazione pubblica. Le carte in regola per accedere al segmento Star ci sono tutte, almeno sotto il profilo dei numeri: nel 2016, fornendo gas ed elettricità a più di 760mila clienti, l’azienda guidata da Francesco Macrì ha chiuso con ricavi consolidati per 1.016,5 milioni di euro, un Margine Operativo Lordo (ebitds) adjusted di 86,7 milioni di euro (+4,9%), un utile netto di 18,8 milioni di euro (+6,3%) e un patrimonio netto consolidato di 331,9 milioni.

FEDERICO SARGENTI, CEO DI SUPERMERCATO 24

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STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Le startup hanno bisogno di qualcuno che le aiuti a crescere: Magic Wand, il programma di incubazione che Digital Magics ha creato insieme a prestigiosi partner, può essere la risposta giusta. Oppure BHeroes, che ha annunciato i 12 selezionati per le tappe conclusive del suo processo di mentoring. Ma le startup sono anche quelle che migliorano la vita delle persone: come Tina, la tecnologia che riduce l’impatto ambientale delle caldaie e riduce lo smog.

PER EMERGERE NEL FINTECH SERVE LA BACCHETTA MAGICA Digital Magics lancia il programma “Magic Wand”, l’incubatore per startup del fintech e assurtech che ha selezionato sei aziende che si sono assicurate 20mila euro di borsa. E ora via all’ultima fase... di Riccardo Venturi

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a crescita del fintech a livello globale avdescrizione e il QR Code delle videointerviste viene a ritmi da bacchetta magica, in agli startupper). Le sei finaliste dopo i primi inglese Magic Wand. Si chiama così il primo due mesi hanno raggiunto tutti gli obiettivi programma italiano di accelerazione di starprevisti, presentando interessanti piani stratup fintech e assurtech lanciato da Digital Mategici di business e aggiudicandosi un segics, il più importante incubatore di startup condo grant di 15mila euro dopo il primo da digitali “Made in Italy”, insieme a partner del 5mila. Inoltre concluderanno i 6 mesi del percalibro di BNL Gruppo corso di mentorship e BNP Paribas, Credi- OLTRE A DIGITAL MAGICS PARTECIPANO saranno protagoniste A MAGIC WAND ANCHE BNL, CREDITO to Valtellinese, Ersel a giugno dell’Investor VALTELLINESE, ERSEL, INTESA, INNOGEST, Investimenti, InnovaDay di “Magic Wand”, POSTE, SISAL, SELLA, UBI, REALE MUTUA tion Center di Intesa evento esclusivo con Sanpaolo, Innogest, Poste Italiane, SellaLab, gli investitori internazionali e italiani più SisalPay, Società Reale Mutua di Assicurazioni importanti. Allora i finanziamenti potranno e UBI Banca. Magic Wand ha compiuto la sua subire l’effetto bacchetta magica: «non solo seconda selezione: delle oltre 50 startup cani 10 partner che partecipano valuteranno se didate ne sono rimaste 6, cioè #InvestFT, Axiee come investire nelle startup, ma ci sarà anme, Coverholder, DIAMAN Tech, Moneymour che la possibilità eccezionale di un proof of e MyCreditService (vedi il box con una breve concept – spiega Marco Gay, ad di Digital Ma-

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STARTUP-TELLING

gics -. Il denaro è importantissimo, ma avere la possibilità di lavorare subito, di testare il prodotto sull’economia reale è fondamentale. Inoltre per fare funding saranno presenti investitori istituzionali e non. La raccolta di equity permetterà alle startup di passare alla fase di crescita; auspichiamo che qualcuna di queste diventi parte del portafoglio di Digital Magics». L’idea che è alla base di Magic Wand è quella dell’Open innovation: i 10 gruppi che partecipano, tra i principali che si occupano di banca e assicurazioni, hanno bisogno della contaminazione positiva, della spinta verso l’innovazione che viene dalle migliori startup; queste ultime traggono beneficio dalla mentorship di Digital Magics e degli stessi gruppi, che le aiuta a crescere e capire meglio le esigenze concrete del mercato. «È un’operazione

di sistema che ha lo scopo di fare crescere l’innovazione – dice Gay -. Le startup selezionate stanno facendo un percorso di formazione, di acquisizione di competenze, di dialogo con i player del mercato, di approfondimento e affinamento del modello di business, di im«LA RACCOLTA DI EQUITY PERMETTERÀ ALLE STARTUP DI PASSARE ALLA FASE DI CRESCITA. E MAGARI UN GIORNO FAR PARTE DI DIGITAL MAGICS»

plementazione delle tecnologie». Gli startupper trascorrono due intere e intense giornate di mentorship in aula alla settimana, e sono costantemente in contatto con i referenti dei partner che li seguono: «è un percorso molto impegnativo per loro, quasi come tornare sui banchi di scuola – spiega l’ad di Digital Magics

LE MAGNIFICHE SEI STARTUP SELEZIONATE DA MAGIC WAND

-. Spesso i corsi di formazione sono svolti direttamente dai partner su tematiche di formazione generale e parti più verticali. Mi piace citare il nostro team, con Layla Pavone che è responsabile dei programmi di accelerazione per la parte open innovatuion, e Michele Novelli che lo è per il fintech. Talento e capacità di trasmettere nozioni sono parte delle competenze del nostro management». Per Marco Gay anche grazie a progetti come Magic Wand il nostro ecosistema per le startup sta finalmente cambiando: «si sta affermando una via italiana alle startup, con le nostre specificità, che parte dall’ambizione e dalla possibilità concreta di diventare leader nei settori di riferimento nazionali e internazionali, e dalla capacità innovativa che le startup portano alle imprese piu mature».

• #INVESTFT è un robot advisor degli investimenti della finanza alternativa, che collega in un unico portale tutte le opportunità delle piattaforme italiane ed europee di Peer to Peer Lending (privati e PMI), equity crowdfunding (startup e PMI), invoice trading (PMI) e real estate crowdfunding (lending ed equity). Gli utenti hanno così la possibilità di scoprire i prodotti disponibili e scegliere gli investimenti più opportuni.

• AXIME offre un servizio innovativo per fornire assicurazioni con un meccanismo social. Gli utenti acquistano la propria assicurazione con un gruppo di persone che conoscono (amici, parenti, colleghi) o che hanno esigenze simili. Condividendo le informazioni all’interno della community, i rischi vengono ripartiti e se non accadono sinistri si ottiene un rimborso.

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• DIAMAN TECH sviluppa soluzioni tecnologiche per il mondo del risparmio gestito come le piattaforme web exAnte, per la creazione di portafogli di investimento in fondi ed ETF e iRating, Software brevettato di selezione e controllo del rischio obbligazionario con rating implicito numerico. È così possibile efficientare il processo di gestione del portafoglio in maniera facile, veloce e intuitiva.

• MONEYMOUR è un metodo di pagamento per e-commerce: permette di ricevere prestiti istantanei per acquisti online e pagare poi a rate. L’algoritmo proprietario calcola il rischio di frode e di credito, considerando sia storia creditizia, sia migliaia di altre variabili social, di dispositivo e di comportamento sul sito degli utenti, automatizzando il processo di approvazione delle pratiche.

• MYCREDITSERVICE è una piattaforma di invoice trading che gestisce il ciclo del capitale circolante delle aziende, dallo smobilizzo all’incasso. Consente ai propri clienti di: valutare in real time le caratteristiche e la dinamica dei pagamenti con i loro debitori; richiedere e ricevere proposte di smobilizzo su portafogli di crediti che vengono venduti sul Marketplace, e utilizzare i servizi di collection a supporto dell’incasso.

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B Heroes, sul canale tv Nove restano in gara 12 startup Il programma di accelerazione lanciato da Fabio Cannavale, fondatore di lastminute.com, con Intesa Sanpaolo, è anche una nuova trasmissione televisiva di Riccardo Venturi

ALCUNI STARTUPPER DI B HEROES. A DESTRA, FABIO CANNAVALE

G

li aspiranti eroi erano centinaia, ne ro far crescere l’ammontare dei finanziamenti sono rimasti prima 32, poi solo 12. B per la startup vincitrice o le altre finaliste. Heroes, il progetto di accelerazione Variegate e interessanti le proposte delle 12 per startup che è anche una trasmissione telestartup selezionate. Bnbsitter, per esempio, è visiva in onda sul canale Nove del gruppo Dila prima piattaforma al mondo a offrire a chi scovery Italia, dopo la seconda puntata dello affitta un appartamento su Airbnb un servizio scorso 16 marzo ha compiuto la sua penultidi concierge alla carta: accoglienza, consegna ma scrematura. Sono rimaste in corsa Amyko, delle chiavi agli ospiti, pulizia, cambio bian3Bee, Bnbsitter, Fitprime, GoodBuyAuto.it, cheria e check- out, a partire da 19,99 euro. I Homepal, Marshmallow Games, Oval Moconcierge o sitter che dir si voglia preparano ney, start2impact, Zzzleepandgo, Wash Out. l’appartamento e attendono gli ospiti, sono diNelle successive 4 puntate saranno scelte le sponibili 24 ore su 24, accettando prenotazioquattro startup che ni fino a 24 ore di anparteciparanno alla TRA LE 12 STARTUP SELEZIONATE FIN QUI ticipo. Amyko è invece SOLO 4 ACCEDERANNO ALLA FINALE finale mell’ambito di un piccolo braccialetCHI VINCE SI AGGIUDICHERÀ 800MILA Sharing Italy, l’evento che permette all’uEURO E UNO SCALE UP INTERNAZIONALE to di Intesa Sanpaolo tente di memorizzare nel corso del quale sarà decretato il vincitore. e condividere le informazioni relative alla proIn palio ci sono la bellezza di 800 mila euro, pria condizione sanitaria: anagrafica, gruppo 500mila dei quali da Boost Heroes, la società sanguigno, allergie, intolleranze... Il bracciadi venture capital di Fabio Cannavale, fondaletto è dotato di tecnologia NFC, in grado di tore e CEO di lastminute.com Group oltre che comunicare con smartphone e tablet in modo promotore dell’iniziativa, e 300mila da Neva da condividerle in caso di emergenza o necesFinventures, il Corporate Venture Capital di sità, nel rispetto della normativa sulla privacy. Intesa Sanpaolo, con uno Scale Up internazioAncora, con DrexCode si possono noleggiare nale a Londra, Hong Kong, New York, Dubai e abiti di grandi stilisti, scegliendo tra i modelli Tel Aviv, comprensivo delle attività di business delle ultime collezioni. Semplice l’utilizzo: si development ed equity fund raising. Partecisceglie la taglia e si seleziona la data di conseperanno anche altri investitori, che potrebbegna dell’abito. Al termine del noleggio si con-

tatta il corriere per il ritiro. È anche possibile prendere un appuntamento in showroom con la stylist DrexCode, in modo da lasciarsi consigliare e provare l’abito in anticipo. Gli abiti sono tutti assicurati, la consegna avviene in tutta Europa, e il reso è gratuito. Hive-Tech di 3Bee, forse, è l’idea migliore in assoluto: un dispositivo per apicoltori hobbisti, professionisti e ricercatori che desiderano prendersi cura a 360° dei propri alveari. Un’idea niente affatto banale in tempi di moria delle api. Il sistema interpreta i bisogni delle api attraverso particolari sensori posti all’interno dell’alveare monitorato, controllabili dallo smartphone grazie a un’app. In questo modo si può massimizzare la produzione di miele monitorando costantemente a distanza e in tempo reale l’operato delle api. Con lo Starter Kit di 3Bee, anche gli hobbisti alle prime armi potranno imparare a produrre il proprio miele e ad allevare api sane. Hive-Tech è insomma a disposizione di tutti gli apicoltori che desiderano aumentare la produttività, aiutati dai dati acquisiti.

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STARTUP-TELLING GREEN TECH

Caldaie vecchie e inefficienti? C’è una cura e si chiama Tina

grande maggioranza degli edifici italiani in una situazione di inefficienza energetica, economica e ambientale. Funzionando a temperature fino a 85°, “Tina” rende possibile e conveniente rimpiazzare le caldaie a combustibile fossile, anche in presenza di vecchi impianti. Ciò implica la rivoluzionaria possibilità di aprire al riscaldamento sostenibile un’enorme Il riscaldamento domestico è distesa di metri cubi che, in Italia, contiresponsabile di un terzo delle nua ad inquinare in quanto funzionante a emissioni complessive ed è la combustione, con sistemi obsoleti e costosi seconda causa di inquinamento dal punto di vista economico e ambientale. dopo il traffico. Ma ora finalmente In particolare, “Tina” non produce calore una soluzione tecnologica c’è ... dalla combustione ma lo estrae da risorse naturali e rinnovabili con un procedimendi Marco Gemelli to non invasivo per l’ambiente: con questa innovazione, anche gli stabili più vecchi n risparmio annuo di 26 milioni di possono accedere al riscaldamento sosteeuro, più una riduzione di 95mila nibile usando il calore dell’acqua di prima tonnellate di anidride carbonica, falda (presente immediatamente sotto il equivalente a togliere dalla circolazione suolo o in fiumi, canali, mare, ecc…), quindi 134mila auto. È il risultato della stima a zero emissioni, e senza lavori di ristruttudell’azienda italiana Teon, la cui innovarazione. Inoltre, il sistema utilizza refrigetiva ricetta contro ranti naturali e non le caldaie a gasolio LA GIUNTA MILANESE HA STANZIATO A con gli F-GAS (gas obsolete significhe- FONDO PERDUTO TRA IL 5 E IL 20% DELLA fluorurati), tossici, SOMMA NECESSARIA PER INSTALLARE rebbe, solo per la climalteranti e non UN IMPIANTO TINA A CASA PROPRIA città di Milano, una più ammessi dalla diminuzione di circa il 60% della spesa normativa italiana ed europea. Non avenper il riscaldamento. Alla luce del recente do combustione, infine, fa sparire la canna stanziamento di 20 milioni di euro da parte fumaria. dell’amministrazione meneghina per rottaAzienda a capitale interamente italiano, mare le oltre 3.500 vecchie caldaie ancora Teon ha sviluppato la tecnologia di smart in funzione, la città è davanti alla possibiliheating nei laboratori di Area Science Park tà di una svolta ecologica importante. a Trieste ed è stata premiata con lo Smart In vista della messa fuori legge degli imFuture Mind Awards nel quadro del Piano pianti a gasolio prevista dall’ottobre 2023, Energia Enerplan cofinanziato dal Ministel’azienda ha sviluppato e brevettato una ro dell’Ambiente. I soldi stanziati a fondo tecnologia specifica, chiamata “Tina” (acroperduto dalla giunta milanese oscillano tra nimo di There is no alternative), che peril 5% e il 20% del costo di realizzazione mette di superare l’incompatibilità tra le dell’intervento e secondo gli esperti la risoluzioni più efficienti finora esistenti – le qualificazione energetica si ripaga da sola. pompe di calore, in grado di arrivare fino a I soldi, nello specifico, serviranno per so60 gradi – e gli impianti a termosifone prestituire impianti di riscaldamento obsoleti senti nel 90% degli edifici italiani, che però con altri a metano, pompe di calore o altri funzionano solo a 80 gradi. sistemi meno inquinanti, così come l’inSta tutto qui l’ostacolo che finora blocca la stallazione di pannello solari o fotovoltaici

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e isolanti termici che consentono di ridurre il consumo energetico migliorando allo stesso tempo la qualità dell’aria. Secondo le stime di Teon, basterebbe che un 20% delle caldaie oggi in funzione adottasse la nuova tecnologia per ottenere un risparmio sia economico che di impatto ambientale. Non a caso, secondo il Comune di Milano il riscaldamento domestico è responsabile di un terzo delle emissioni e seconda causa d’inquinamento dopo il traffico. «Sono estremamente felice di questa partnership – ha commentato Fiorenzo Codognotto – grazie alla quale siamo ora in grado di fornire ai clienti una soluzione innovativa e completa. Già operativa su tutto il territorio nazionale».

TINA CORRISPONDE A

50

AUTOMOBILI IN MENO

35 TONNELLATE DI CO2 L’ANNO

3 KG

KG

DI PM10 IN MENO

35%

RISPARMIO RISPETTO

ALLE CALDAIE A METANO

65%

RISPARMIO RISPETTO

ALLE CALDAIE A GASOLIO O GPL


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

ILINT, IL TRENO A IDROGENO A IMPATTO ZERO

UNO DEI TRENI A IDROGENO CHE POTREBBERO CAMBIARE IL TRASPORTO SU ROTAIA NON ELETTRICO

Il convoglio della francese Alstom opererà in Toscana e Trentino Correre a 140 chilometri all’ora senza produrre nessuna emissione di anidride carbonica: non si tratta di speranze per il futuro, ma di Coradia iLint, il treno a idrogeno sviluppato dalla francesce Alstom che rilascia nell’atmosfera vapore acqueo e condensa, invece della tradizionale (e nociva) anidride carbonica. I dati rilasciati dall’azienda transalpina sono notevoli: iLint può trasportare 300 passeggeri (150 in piedi e 150 seduti) e percorrere fino a 800 km con un pieno di idrogeno. Il convoglio ha già passato la

prima fase sperimentale e ora verrà utilizzato in due regioni italiane: Toscana e Trentino, dove manderà in pensione i vecchi interregionali a diesel. Non è un mistero, infatti, che il gasolio sia ormai additato come il principale responsabile dell’inquinamento atmosferico per quanto riguarda le emissioni dei trasporti. Una ghiotta opportunità che però dovrà passare alcuni iter burocratici: il costo non esattamente agevole obbliga le regioni a impiegare esclusivamente i fondi comunitari.

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DIS, 50 MILIONI DI COMBINAZIONI POSSIBILI La startup marchigiana punta tutto sulla personalizzazione

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Può un settore storico del Made in Italy come quello delle calzature necessitare di una ventata di innovazione? Sicuramente sì devono aver pensato Andrea e Francesco Carpineti, insieme a Michele Luconi, fondatori di DIS Design Italia Shoes - una startup che offre una completa personalizzazione delle calzature, garantendo oltre 50 milioni di combinazioni possibili. Dis è riuscita a digitalizzare il settore artigianale della calzatura e ha creato, tramite un sistema proprietario, un configuratore 3D che garantisce alla clientela infinite possibilità. «Il nostro obiettivo - ha

dichiarato Andrea Carpineti - è quello di innovare il settore tradizionale della calzatura Made in Italy. Viviamo nel distretto delle Marche della calzatura e ci siamo resi conto che c’erano tanti piccoli artigiani che facevano scarpe di qualità ma che avevano poi difficoltà nella digitalizzazione, nell’innovazione tecnologica e nell’internazionalizzazione. Quindi li abbiamo messi insieme sotto il nostro cappello e li abbiamo portati sul web con questo nuovo servizio del configuratore». Il prezzo è in linea con l’artigianlità dei prodotti: si parte da 219 euro per un paio di sneaker.

PAGAMENTI ISTANTANEI ANCHE IN ITALIA

CIRCLE PAY PERMETTE DI EFFETTUARE PAGAMENTI IN TEMPO REALE E IN MODO GRATUITO

Con Circle Pay si possono effettuare operazioni gratuite anche all’estero Lo scorso settembre l’Italia si è unita ai milioni di persone che utilizzano Circle Pay per inviare e ricevere denaro istantaneamente sia in patria sia all’estero, a singoli individui o gruppi di persone. L’applicazione per i pagamenti social, che nel 2016 ha gestito miliardi di euro in transazioni, può essere utilizzata indistintamente dispositivi Android e iOS e i trasferimenti di denaro possono essere effettuati anche in valute straniere senza dover pagare commissioni o maggiorazioni su tassi di cambio

stranieri. Da quando è entrata nel mercato europeo lo scorso anno, inizialmente in Irlanda e nel Regno Unito, Circle Pay ha diffuso il concetto di pagamenti social senza tariffe o margini in 29 paesi europei fra cui: Spagna, Austria, Croazia, Repubblica Ceca, Estonia, Finlandia, Germania, Liechtenstein, Lussemburgo, Paesi Bassi, Polonia, Portogallo, Slovacchia e Slovenia. I dati mostrano come questa espansione sia risultata in una crescita dei consumatori europei superiore all’ 800% anno su anno.

POSSIBILITÀ QUASI INFINITE DI CREARE LA SCARPA CHE SI PREFERISCE

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UN MOMENTO DEL DIBATTITO A CONSULENTIA 2018

DOMANDE &OFFERTE Si sa, fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Lo dicono i proverbi. Ma con questo criterio, in teoria, anzichè andare dal medico per farsi curare ci si dovrebbe affidare al vicino di casa, all’amico, al conoscente. Invece, per fortuna, no: si va dal medico. Così non accade, invece - per ora - nel settore del risparmio gestito. C’è una buona metà dei risparmi mobiliari delle famiglie che non viene affidata a un gestore ma resta come incastrata al cassetto di casa, al materasso, o tutt’al più alla cassetta di sicurezza. Non si prova a farla rendere per paura di perderla. E non ci si accorge che così la si sperpera. Se ne parlerà al prossimo Salone del risparmio: in queste pagine, Economy spiega con chi e in che termini (s.l.).

112 SHORT TERM RENTAL TURISMO 4.0: I SOLDI ORA SI FANNO CON GLI IMMOBILI DEI PRIVATI

MATERASSO, NEMICO DA BATTERE PER I GESTORI DEL RISPARMIO Una grande kermesse dal 10 al 12 aprile al Salone del risparmio di Milano. I gestori presentano le loro soluzioni e, insieme, lavorano per convincere gli italiani a investire anzichè tenere i soldi immobilizzati di Marina Marinetti

he il patron di Eataly, Oscar Farinetti, di Investec Asset Management a celebrare venga invitato da Impax Asset managl’“Arte di vincere”? ment di BNP Paribas a parlare di innovazioLe aziende che sfileranno alla nona edizione ne e sostenibilità, ci può stare. Ci sta anche del Salone del Risparmio, dal 10 al 12 aprile che l’opinion writer Beppe Severgnini venga 2018 al MiCo di Milano, (tutte le info a www. chiamato da Aberdeen Standard Investment salonedelrisparmio.com) le stanno studiana fare “Il giro del mondo in 8 fake news”. do tutte per coinvolgere il pubblico. Un po’ Nulla quaestio neppure sui Taxi1729, divulper via del contest “Content is King”, con cui gatori scientifici dal caratteristico sense of si sfideranno sui contenuti più apprezzati humor, che illuminineranno la platea di Etidai partecipanti: chi otterrà il Conference ca Sgr sull’appoccio sostenibile agli investiPerformance Index (CPIx), uno score sintementi in base ai critico ideato dal SaloNEL 2017 C’E’ STATO IL RECORD teri Environmental, ne del Risparmio, in DEI 2.097 MILIARDI DI EURO DI ASSET IN GESTIONE, L’8,4% IN PIÙ RISPETTO Social and Governancollaborazione con AL 2017, MA SI PUO FARE DI PIU’ ce. O sullo psichiatra GfK, in grado di riasPaolo Crepet che, su invito di Goldman Sasumere sia criteri oggettivi, sia valutazioni chs, intratterrà il pubblico sul “Coraggio di soggettive espresse dai partecipanti alle innovare e innovarsi”. Ma che dire di quelli conferenze, vincerà più visibilità al Salone della Gialappa’s piazzati a commentare con 2019. Un po’, anche, perché sanno che l’aple loro sagaci battute fuori campo il workproccio serioso, il parlarsi addosso con gershop di Axa Investment managers sui fondi go da iniziati, non funziona più. L’esclusività flessibili, manco fosse un derby? E dell’ex deve cedere il passo all’inclusione. Bisogna rugbysta sudafricano François Pienaar, che allargare il giro: quello dei clienti, ma annel ’95 portò la Nazionale degli Springbok che quello dei colleghi. Il motivo è chiaro: a conquistare la Coppa del Mondo, sul palco abbiamo una liquidità sui conti correnti

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DOMANDE&OFFERTE

che ha raggiunto la cifra monstre di 1.300 miliardi di euro. Tutti parcheggiati su conti correnti che costano sempre di più e non offrono nessuna remunerazione. Hai voglia a celebrare il record dei 2.097 miliardi di euro di asset in gestione (51,2% investito in gestioni collettive, 48% in gestioni di portafoglio), l’8,4% in più rispetto a un anno fa: siamo ancora ben lontani dal traguardo. I 97 miliardi di euro di sosttoscrizioni nette archiviati nel 2017 dall’industria del risparmio gestito non sono nulla rispetto a quei 1.300 miliardi di cui sopra. Certo, si tratta

del 75% in più di quelli raccolti nel 2016, «e per il 2018 è possibile ipotizzare un’ulteriore aumento delle masse in gestione», dice il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos. Segno che gli italiani cominciano a essere un po’ più fiduciosi nei consulenti finanziari e un po’ meno nei loro materassi: «Il grosso è concentrato sulle gestioni collettive e più in particolare sui fondi aperti», spiega. «Tra le singole categorie di fondi, i risparmiatori hanno privilegiato i prodotti di tipo obbligazionario, i flessibili e poi gli strumenti bilanciati. I risparmiatori, così

UN PROGETTO SUL CAPITALE UMANO Il concetto è un po’ quello del vivaio: avvicinare i giovani a una carriera nel risparmio gestito. Il Salone fa il bis con la seconda edizione di ICU – Il tuo Capitale Umano, un programma formativo targato Assogestioni che, in collaborazione con 18 sgr aderenti al progetto, incontra neolaureati e laureandi per far conoscere, attraverso la testimonianza diretta degli addetti ai lavori, quali sono le dinamiche della professione e le skill richieste per lavorare nel settore del risparmio gestito. Il tutto grazie a un tour di dodici tappe in altrettanti atenei italiani: dall’Università di Bari a quella di Trento, dall’Università di Pavia a quella Perugia, dalla Scuola di Management ed Economia - Università degli Studi di Torino alla LIUC Business

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School di Castellanza, dagli atenei Bocconi, Bicocca e Cattolica di Milano alla Liuss di Roma, dall’Università di Brescia e quella di Bologna. «Credo ci sia un legame forte tra la competitività di una nazione e l’investimento in educazione», spiega il presidente di Assogestioni, Tommaso Corcos. «La crescita e lo sviluppo di un settore passano anche dalle persone e investire sul capitale umano è la chiave del successo non solo per gli individui, ma anche per le aziende e per il Paese stesso. Il 13 aprile, in occasione della terza giornata del Salone del Risparmio, i ragazzi coinvolti potranno incontrare i rappresentanti di SGR italiane ed estere, partecipare a workshop dedicati, ascoltare le testimonianze di chi lavora nel settore,

e di chi, lo scorso anno, ha iniziato il proprio percorso lavorativo proprio grazie a Icu». I ragazzi affonteranno così, insieme ai responsabili delle risorse umane, i colloqui di selezione per individuare una rosa di candidati che potranno svolgere tirocini formativi, della durata indicativa di 6 mesi, in Italia o presso le sedi estere delle Società aderenti. Nella prima edizione di ICU, sono stati oltre 1.000 gli studenti coinvolti per 48 atenei aderenti e 41 gli stage offerti dalle SGR partecipanti al progetto.

come le reti di distribuzione, inoltre hanno mostrato interesse soprattutto per le soluzioni di investimento piuttosto che per i singoli fondi specializzati su una specifica area. La preferenza è andata verso strumenti diversificati e disegnati su specifici profili di rischio, almeno per quanto riguarda la parte core del portafoglio». La formula di Assogestioni, l’associazione che rappresenta le SGR italiane, le società di investment management straniere operanti in Italia, diverse banche e imprese di assicurazione che operano nel settore del risparmio gestito, è quella della full-immersion al Salone del Risparmio: tre giorni di approfondimento, dibattito e formazione non solo per i professionisti del settore (il 10 e l’11 aprile), ma anche per “il pubblico da casa: risparmiatori, famiglie e studenti, ai quali verranno aperte le porte del Salone il 12 aprile.

IN APERTURA PIER CARLO PADOAN, L’EX COMMISSARIO EU JONATHAN HILL E NG KOK SONG, DEL FONDOSINGAPORE INVESTMENT CORPORATION

Saranno il Ministro Pier Carlo Padoan, l’ex commissario EU Jonathan Hill e NG Kok Song, a capo del Fondo Singapore Investment Corporation, ad alzare il sipario sul tema del nono Salone, “La sfida di una nuova globalizzazione”. Al centro della plenaria inaugurale, il 10 aprile alle 10, il progetto di integrazione comunitaria, i benefici oggettivi derivanti della circolazione di persone, cose e beni economici, l’eliminazione delle barriere di natura giuridica, economica e culturale, ma anche i disagi e le diseguaglianze, inevitabilmente creati, che necessitano di essere appianati. La conferenza che darà il via alla tre giorni sarà anche l’occasione per fare il punto sulla ripartenza del Sistema-Italia, sul mix di politica monetaria e fiscale e sulle leve strategiche necessarie


PERCORSI TEMATICI

per cavalcare la crescita nel medio-lungo sviluppo ulteriore di investitori istituzionali termine. come i fondi pensione», commenta Corcos. Tre giorni, altrettanti temi: nella giornata Individuare i driver della crescita è imperadi apertura ci si concentrerà su “Risparmio tivo per chi parteciparà al Salone. Lo scorso per la crescita”, guardando all’evoluzione anno, per esempio, l’attenzione (non solo del settore nel suo rapporto con il Paese e degli operatori, ma anche degli investitori) le Istituzioni, mentre il focus della seconda si è focalizzata sui Pip. «La raccolta per il giornata sarà “Risparmiare con fiducia”, ov2017 è stata di circa 11 miliardi. Ma i Piani vero il rapporto tra i produttori e il mondo Individuali di Risparmio saranno, anche per dei consulenti finanziari e delle reti distriquest’anno, un catalyst per il gestito tricobutive, alla luce delle nuove norme che incilore. Il trend, che immaginiamo proseguirà dono su questa relazione, sul rapporto di finel futuro, rappresenta una grande opporducia col cliente e sul ruolo della consulenza tunità andando ad allargare ulteriormente e dell’industria per supportare gli italiani in le fonti di finanziamento per le PMI italiascelte più consapevone». Sotto la lente, li di investimento. La GLI INVESTIMENTI A IMPATTO SOCIALE della filiera, specifica giornata conslusiva AMMONTANO A CIRCA 23MILA MILIARDI il presidente di AssoDI DOLLARI DI MASSE IN GESTIONE, sel Salone, aperta al gestioni, anche «l’inIL 26% DEI PORTAFOGLI MONDIALI pubblico, sarà incenvestimento socialtrata sul “Risparmio per il Paese”, analizzanmente responsabile, che ha ormai raggiunto do il legame tra risparmio e sviluppo prodimensioni sempre più rilevanti nel conduttivo, una delle grandi sfide dell’Europa e testo finanziario globale, diventando una del futuro Mercato Unico dei Capitali. parte fondamentale del processo di asset Uno dei temi dominanti della manifestaallocation dei maggiori investitori istituziozione sarà la Capital Markets Union e l’arnali». In effetti per la Global Sustainable Inmonizzazione della tassazione tra gli stati vestment Alliance gli investimenti a impatto membri, fondamentali per la previdenza sociale ammontano a circa 23mila miliardi complementare. E del terzo pilastro della di dollari di masse in gestione, il 26% dei previdenza si parlerà anche a partire dai portafogli mondiali. E l’integrazione dei criPEPP, i Pan-European Personal Pension teri Esg nei fondi, secondo McKinsey cresce Products: «Potrebbero favorire una ulteriodel 17% all’anno: altamente sconsigliabile re accelerazione dell’industria grazie allo non tenerne conto.

TWITTA IL RISPARMIO, VINCI UN BUONO-REGALO AMAZON

Il monte premi è pressoché ridicolo, 2.400 euro in buoni regali Amazon, ma vuoi mettere la soddisfazione di vincere un concorso con un tweet? Al Salone del Risparmio torna per terza volta il contest, la sfida all’ultimo cinguettio che per la prima volta quest’anno sarà aperto anche ai giornalisti e ai risparmiatori. A partire dal 14 marzo sul sito www.twittailrisparmio.it sarà possibile iscriversi al concorso con il proprio account Twitter. I contenuti prodotti, che dovranno essere positivi o neutri, dovranno riguardare temi legati al risparmio gestito e contenere l’hashtag ufficiale del Salone del Risparmio, #SdR18. A decretare i vincitori per ogni categoria sarà il punteggio di engagement più alto ottenuto grazie ai tweet prodotti.

Sono più di 80 le conferenze (consultabili sul sito della manifestazione) organizzate dagli oltre 100 partecipanti in sette diversi percorsi tematici. Ecco quali: P1 La sfida di una nuova globalizzazione Terrorismo, cambiamenti climatici, dinamiche demografiche: una pletora di sfide che richiedono nuove soluzioni per garantire la crescita e la sostenibilità delle economie. P2 Consulenza finanziaria e distribuzione Dalla MiFID 2 a disposizioni come EMIR, Basilea III, Solvency II, AIFMD. L’evoluzione della professione del consulente, con momenti di formazione certificata. P3 Mercati e asset allocation Il consenso degli analisti si divide tra quanti puntano sulla sostenibilità dell’attuale scenario espansivo e quanti mettono in guardia dai rischi di un surriscaldamento dell’economia. P4 Servizi finanziari e fintech Fintech, Big Data, Machine Learning, Intelligenza Artificiale, BlockChain e Data Science. La “digital disruption” sta modificando l’intermediazione finanziaria: nulla sarà come prima. P5 Previdenza e sostegno all’economia reale Le tendenze demografiche mettono a dura prova il welfare tradizionale. La previdenza complementare individuale è dunque il pilastro del sistema pensionistico del futuro. P6 Finanza sostenibile e impact investing Le strategie di gestione dei fondi comuni sono sempre più orientate verso una maggiore inclusione dei criteri di sostenibilità di tipo Esg (Environmental, social, governance). P7 Educazione finanziaria e formazione professionale La cultura e l’educazione finanziaria sono un obiettivo strategico per l’Italia e per chi offre servizi di investimento.

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DOMANDE&OFFERTE PRIVATE BANKER

Il N.1 mondiale del risparmio apre all'Artificial Intelligence Perchè BlackRock, dall'alto del suo patrimonio totale di 5.100 miliardi di dollari, sceglie di investire nella nuova frontiera della tecnologia della gestione degli investimenti. di Ugo Bertone

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lackRock, la più grande società di investimento nel mondo con un patrimonio totale superiore ai 5.100 miliardi di dollari sta per lanciare a Paolo Alto, California, il “Lab per la ricerca sull’Intelligenza Artificiale”. Non è una novità l’attenzione del colosso guidato da Larry Fink per la tecnologia. Il supercomputer Aladdin è da anni il cuore delle strategie e delle scelte a disposizione dei gestori del gruppo ed in particolare l’asset allocation degli Etf di i-Shares, ovvero delle gestioni passive che tanta arte hanno avuto nella trasformazione dei mercati. Ma l’ingresso in forze di BlackRock nel campo dell’Intelligenza artificiale segna ora un altro salto di qualità. Già oggi dietro le scelte effettuate via computer dai gestori ci sono indicatori nuovi, per certi verti sorprendenti. BlackRock ha già attivato programmi per analizzare il flusso di traffico dei siti aziendali per avere indicazioni sul futuro delle società. Programmi automatici scandagliano le comunicazioni interne alla ricerca di segnali sulle prospettive di crescita e sui problemi delle varie corporation. Un programma di geolocalizzazione degli smartphone permettono di valutare la frequentazione dei cen-

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Con implicazioni profonde sul futuro dei mercati. Ma anche del nostro presente di cittadini e di consumatori, se si pensa che già oggi sono 8.000 robot a gestire le spedizioni di Amazon, dalla presa in consegna dell’ordine alla scelta su quale sarà il furgone per il recapito del pacco. Sono gli occhi di un robot a decidere se la frutta e la verdura del servizio recapito cibi freschi di Amazon sono mature al punto giusto. Gli investimenti di BlackRock nel mondo della finanza sono, sotto questo profilo, così solo la punta dell’iceberg dell’ennesima rivoluzione capace di sconvolgere la tri commerciali più frequentati, suddivisi nostra vita di consumatori e di risparmiaper fasce di età o di reddito. tori. In campo sono scesi già i Big Players Ma ora si vuol procedere più in là. Come e dividendo il mondo tra le società che hanperché? David Wright, responsabile scienno le risorse per costruirsi un’infrastruttifico per l’Europa della equity division tura intelligente e quelle che, per scelta o (109 miliardi gestiti) ha una sola certezza: per carenza di risorse, non hanno inten«I dati che utilizziamo oggi non saranno zione di seguire questa strada. quelli che useremo fra cinque anni». OvI capofila sono i colossi dell’alta tecnolovero: «I Big data che già oggi possiamo gia, come Alphabet, Facebook ed Amazon, ricavare ci permetteranno un domani di ma ci sono anche aziende dell’economia ottenere risultati di gestione del denaro tradizionale, della finanza e dei trasporti, straordinari, ma solo quando avremo a dicome Boeing e Blackrock. Come sempre sposizione gli struavviene nei momenELON MUSK RITIENE POSSIBILE L'USO menti per analizzati di frenesia, tutti DELLA COSIDDETTA INTELLIGENZA re l’enorme volume comprano tutti: il GENERALE, TIPICA DEI COMPUTER di informazioni che controvalore delle CHE IMITANO I RAGIONAMENTI UMANI trasportano». La operazioni di aggremissione del new lab di Blackboard sarà gazione e acquisizione, è schizzato a quasi proprio quello di trasformare le informa23 miliardi di dollari, sei volte il livello del zioni in altrettante dritte per battere i mer2015. Certo, non è affatto detto che tutti cati grazie all’all’intelligenza artificiale. questi quattrini risulteranno ben spesi. Lo «Quando si parla di Intelligenza Artificiale shopping, a suon di centinaia di milioni di – commenta Stephen Boyd, il matematico dollari, riguarda non solo aziende con stodi Harvard che guida il progetto - la gente rie e brevetti, ma anche semplici start up pensa a tanti robot. Ma in questo caso si senza ricavi, valutate semplicemente in tratta solo di mettere assieme le informafunzione del numero dei dipendenti. zioni che già possediamo e di cui non ci Il compratore incamera il valore intangirendiamo conto». bile delle competenze e delle intelligenze La fantascienza, insomma, è già realtà. umane presenti nell’azienda, tutto quello


A sinistra, il potentissimo Larry Fink, capo di BlackRock. Accanto, Elon Musk, l'invetore di Paypall oggi a capo del gruppo Tesla e di molte altre iniziative d'avanguardia

che c’è di tangibile non vale nulla. Solo una bolla? Qualcuno tende a spegnere gli entusiasmi eccessivi. Luigi Conti di Expert System, società italiana leader nello sviluppo di tecnologie AI di Cognitive Computing, ha spiegato a Websim, gruppo Intermonte, che «nonostante i passi avanti, l’AI ad oggi simula l’esito di processi cognitivi umani sfruttando approcci e metodi differenti rispetto a quelli che utilizza il nostro cervello. Sono tanti i problemi che già adesso si possono risolvere in modo efficace con l’AI» continua il vice presidente delle strategie corporate del gruppo, «ma il dato di fatto è che anche le macchine più prodigiose sfruttano tecniche che non hanno nulla a che vedere con l’intelligenza vera e propria, per questo risultano incapaci di andare oltre gli specifici obiettivi per le quali sono state ideate e ammaestrate». Non la pensa così il leader dei visionari, il solito Elon Musk per cui è possibile

arrivare a un livello più alto, quello della cosiddetta Intelligenza Generale tipica di un computer che comprende e agisce nell’ambiente in cui si trova come farebbe un essere umano, ed è inoltre in grado di portare a termine compiti, senza essere stato esplicitamente programmato. Potrebbe così prender forma la super Intelligenza Artificiale, quella che apprende da sola, fondamentalmente più intelligente di qualsiasi essere umano, un’utopia su cui Google ha già investito soldi ed energie. Con qualche ragione se si pensa che già oggi il termine AI è nella top ten delle parole più ricercate sul motore di ricerca. Piaccia o non piaccia, dunque, l’AI minaccia di essere la nuova scommessa dell’investimento in tecnologia, la nuova Big think che un investitore avveduto deve tenere in portafoglio. Magari attraverso un fondo od un certificato dedicato che replichi l’indice delle società dell’intelligenza artificiale, tipo il Solactive AI Performance Index,

lanciato a gennaio, all’interno del quale ci sono tutti grandi nomi delle piattaforme software come Facebook, Amazon, Alphabet, Microsoft ed Alibaba ma anche i sono i colossi della gestione dati: SAP e Splunk. Ci sono infine, anche gli utilizzatori di applicazioni AI: Netflix, Salesforce e, naturalmente, Blackrock.

Orlando: «Sì ai robot, ma agli uomini le scelte finali»

«L

a scelta di Blackrock di puntare sull’intelligenza artificiale è assolutamente logica e giustificata: le attività di raccolta, confronto e analisi dei dati svolte da un robot non sono paragonabili a quelle che un essere umano sarebbe in grado di effettuare anche in molte più ore di lavoro”: per Pasquale Orlando, co-fondatore con Paolo Galli di Deus Technology, società fintech leader nella realizzazione di piattaforme di robo-advisory, “questi sistemi di intelligenza artificiale sono in grado di mettere in relazione – quasi in tempo reale - decine di migliaia di dati, utilizzando algoritmi che

riescono ad aggregare, capire connessioni e anticipare trend su azioni, bond, valute e tassi. Tutta l’industria dell’asset management si sta attrezzando con queste nuove tecnologie, per aumentare la propria efficienza e ridurre i propri costi”. La gestione del risparmio, nota Orlando, è infatti un’attività costosa che oggi assorbe molte risorse in termini di ore/lavoro e conseguentemente in termini economici: “per questo motivo recuperare efficienza è un must e per questo motivo Black Rock intende in sostanza

applicare anche alla gestione attiva la stessa efficienza degli Etf, prodotti di fatto già automatizzati”. Ma una volta che l’intelligenza artificiale sarà stata impiegata da tutti i grandi gestori – non omologherà i mercati? “Non esattamente, questi modelli vanno istruiti dall’uomo, non si tratta di un copia-eincolla.Facciamo il caso che si verifichino degli imprevisti: cosa succede per esempio l'11 settembre o quando scatta la Brexit? Anche i migliori modelli automatici,

di fronte a tali emergenze dovranno necessariamente essere guidati da quella che rimane una caratteristica esclusiva dell’essere umano, ossia dal “buon senso”. Per questo motivo nel prossimo futuro io ipotizzo che si giungerà ad un assetto con più intelligenza artificiale nella gestione del risparmio per l’efficienza che i robot sono in grado di sviluppare in termini lavorativi, ma con tale tecnologia saldamente manovrata dalle decisioni finali prese dai gestori, che potrebbero dunque diminuire di numero ma non sparire come figura di riferimento.

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DOMANDE&OFFERTE

«È il momento di pianificare il risparmio va gestito al meglio» Intervista con il direttore commerciale di Banca Mediolanum: «La stabilità è un valore assoluto, ma gli italiani sanno convivere con un po’ di instabilità politica. Bisogna contare sulle proprie risorse e prevedere le proprie esigenze future con l’aiuto dei consulenti giusti» di Sergio Luciano STEFANO VOLPATO, DIRETTORE COMMERCIALE DI BANCA MEDIOLANUM

«LA STABILITÀ È UN VALORE ASSOLUTO»,

Indubbiamente: ma anche inquietante!

DICE STEFANO VOLPATO: FA IL DIRETTORE

Se facciamo un minimo di analisi di contesto la

Però, scusi: voi di Banca Mediolanum siete famosi per l’ottimismo, trasmesso dal fondatore Ennio Doris. Ci dia anche lei qualche nota di ottimismo!

ha cancellato l’antica certezza della stabilità

Ci arrivo, ma sintetizziamo prima gli aspetti critici

stata scandita da una specie di lungo bengodi,

giovanile. Aggiungiamo che il welfare si sta

COMMERCIALE DI BANCA MEDIOLANUM e il

suo mestiere è incontrare, direttamente e tramite i suoi banker, migliaia di risparmiatori alla settimana, che desiderano, appunto, stabilità:

«Perché è quel che ci consente di osservare il contesto nel quale ci muoviamo e di prendere le

decisioni necessarie ai grandi temi della vita di tutti noi. Fra i quali, il risparmio è essenziale. Per

questo io dico: occorre inquadrare correttamente le proprie esigenze, farsi consigliare da consulenti preparati e dediti e fare le scelte giuste».

situazione appare complicata, ci sono problemi

inediti. Per esempio il bail-in delle banche, che degli intermediari. Viviamo una lunga e inedita

fase di tassi negativi, mentre la nostra storia è con rendimenti molto alti, anche se venivano

poi erosi dall’inflazione. Oggi è difficile spiegare a qualcuno che non sia un economista perché a prestar soldi allo Stato comprandone i titoli

LA CAPACITÀ DI RISPARMIO DELLE FAMIGLIE ITALIANE È SEMPRE STATA STRAORDINARIA, OGGI IL PATRIMONIO COLLETTIVO È DI 4500 MILIARDI

Anche perchè, dottor Volpato, con l’instabilità politica dei nostri tempi rischiamo di dover fare i conti a lungo...

Sì però, premesso che noi italiani con una

si rischia, e per di più c’è la possibilità che

quando li riprendi siano meno di quando li hai investiti!

E intanto la vita costa cara, le pensioni dimagriscono i giovani faticano a trovar lavoro!

sorta di instabilità politica siamo abituati a

Infatti, le esigenze finanziarie delle famiglie

ritagliando un ruolo un po’ più marginale. Stiamo

anni. Il percorso era chiaro: studiare, trovare

convivere, mi sembra di poter dire, guardando anche l’orizzonte europeo, che la politica si stia imparando ad arrangiarci da soli e trovare nelle

nostre personali risorse la capacità di rispondere ai nostri temi di vita. E torno al tema del risparmio, assolutamente importante.

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sono aumentate. Basti confrontare le ultime

generazioni rispetto a quelle di chi ha 50 o 60 un lavoro e uscire di casa, magari sposandosi. Oggi è tutto più incerto, e in più molti giovani

sono abituati ad un tenore di vita che da soli non possono permettersi.

del momento. Abbiamo parlato di instabilità

politica, bail-in, tassi negativi, disoccupazione

ridimensionando, che l’età lavorativa deve allungarsi mentre in molti luoghi di lavoro a 55

anni si è considerati già vecchi. Di fronte a un simile quadro, mentre tutti speriamo che l’Italia politica trovi stabilità e abbia un governo capace

di scelte illuminate, per gestire i temi centrali nella nostra vita, dobbiamo cercare le soluzioni

migliori con le nostre capacità e le nostre forze. A cominciare dal risparmio. E possiamo farcela!

Oh, finalmente: e come?

Sul fronte del risparmio, il segreto è affidarsi al giusto consulente professionista. Perché la capacità di risparmio delle famiglie italiane è

sempre stata straordinaria, oggi il patrimonio

collettivo è di 4500 miliardi, ma sono investiti in modo assolutamente incoerente e non congruo. I

comportamenti dei risparmiatori sono oggi quasi totalmente disallineati e incoerenti con le loro

esigenze. Più del 50% delle risorse finanziarie sono improduttive, sono a tasso zero, non


LA NOSTRA BANCA HA SEMPRE POSTO AL CENTRO LA TUTELA DEL CLIENTE, LA TRASPARENZA E LA QUALITÀ, GLI STESSI CRITERI DELLA MIFID 2 lavorano per noi, e non ci aiutano nel soddisfare le nostre esigenze. In un momento nel quale

invece c’è proprio bisogno di scelte congrue, di rilancio economico e di strategie esistenziali!

Ma si sente tanto parlare della direttiva europea cosiddetta Mifid 2, che dovrebbe migliorare il rapporto tra i professionisti e i clienti. Che ne pensa?

Che se n’è parlato, anche sui media, in modo fuorviante. E’ stato acceso il faro sulla trasparenza

fronte alle esigenze dell’età più anziana, perché

programmare quale sviluppo voglio dare alla

vita in ogni fase .

bravo consulente aiuta la famiglia a proteggere

vivremo tutti più a lungo e dovremo viver bene.

Insomma, presidiare la sostenibilità del tenore di

E voi di Banca Mediolanum come fate a approcciarvi realmente così, ai clienti?

Tutto sta nel concepire in modo giusto il proprio lavoro. L’approccio al cliente e le soluzioni

da proporgli non devono essere ancorate alla semplice logica della costruzione del

portafoglio: “cosa mi dai, quanto mi rende”. In una fase di tassi negativi, è un approccio anacronistico. Quello che crea davvero valore è la

pianificazione patrimoniale, che significa porre

capacità di realizzare le aspirazioni e i sogni di quella famiglia! Perché dietro ogni risparmio c’è un futuro da costruire…

IL CONSULENTE INTERLOQUISCE CON IL CLIENTE, CERCA DI COMPRENDERE CHI HA DI FRONTE, DI LEGGERE LA SITUAZIONE ATTUALE E QUELLA FUTURA

della consulenza è direttamente proporzionale all’entità dei problemi che andiamo a risolvere.

il cliente è senza dubbio una relazione matura, nella quale il consulente interloquisce con il

La relazione che il professionista deve avere con

Se hai un consulente scarso lo pagherai

cliente, cerca di comprendere precisamente chi

sul tema dei costi, che il consulente sia in grado di

capire e gestire i veri bisogni del risparmiatore. Quelli legati alla vita vera, alla possibilità di far

studiare i figli e renderli autonomi in un contesto

nel quale è difficile per loro mantenere lo stesso tenore di vita al quale li abbiamo abituati, far

reddito nel tempo. Quando dico che il valore del consulente sta nella capacità di risolvere i

temi centrali della vita del cliente intendo anche questo. Occorre coniugare la qualità e il tempo della relazione con le competenze specifiche.

Ma Banca Mediolanum come si pone, alla luce del suo ragionamento, rispetto alla Mifid 2?

della nostra filosofia, che si basa sull’intento

entro in una famiglia mi prendo carico della

il costo che sostengo per la consulenza. Il valore

E’ fondamentale, per risponderle e per chiarirsi

famiglia ha la capacità e la possibilità di produrre

pensare, sarò forse un idealista, che quando

dei rischi che possono intervenire. A me piace

Un bell’impegno: ma anche per il cliente!

Ma come si distingue un consulente bravo da uno scarso?

il Capitale Umano cioè chi all’interno della

Per noi non esiste un’era pre Mifid 2 e un’era

di vita attuale, di quello voluto per il futuro e

benefici. L’importante è capire quanto mi rende

abbastanza.

impiego da dare al mio capitale. Ancora: il

tutta l’attenzione possibile all’analisi del tenore

dei costi, e va bene, ma non sull’analisi dei

sempre troppo, se è bravo non lo pagherai mai

mia vita nel tempo, e a calcolare il conseguente

ha di fronte, di leggere non solo la situazione attuale ma anche quella futura, come quando si

guarda un film, e non una fotografia statica. Di

capire come si evolverà nel tempo la vita di quella

famiglia. In questo modo riesce a proteggere la sostenibilità nel tempo del tenore di vita del cliente e della sua famiglia.

Scendiamo nel concreto: ad esempio?

Se ho dei figli e pianifico per tempo le cose, riesco a garantire loro il necessario standard per studiare; se sono in buona salute, riesco a

post-Mifid 2. La trasparenza e la dedizione nella

relazione con clientela sono da sempre al centro

di essere utile a chi ci dà fiducia. In sintesi la direttiva si riassume in tre parole chiave: tutela, trasparenza e qualità. Non sono affatto

temi di oggi, connotano da sempre l’attività dei professionisti seri e preparati.

Dunque la Mifid sarà utile o ininfluente?

Utile, ma non basta cambiare una normativa per

produrre benessere in una società, occorre che in una fase storica complessa come la nostra tutti gli attori del sistema facciano al meglio

il loro mestiere nell’interesse di una gestione del risparmio matura, attenta, professionale:

noi intermediari, ma anche la scuola, i media, il governo. L’Italia ha una grandissima occasione

da non sprecare, un’enorme mole di risorse, i 4.500 miliardi di risparmio delle famiglie, che andrebbero convogliati nella giusta direzione.

Per far questo occorrono educazione e cultura finanziaria. Di qui il ruolo cruciale della scuola,

che dovrebbe porsi il tema dell’educazione finanziaria come centrale. Gli studenti vivono un ciclo nel quale sono a carico delle loro famiglie,

ed è una fase di progettazione, di costruzione della futura autonomia, nella quale la scuola è importantissima.

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DOMANDE&OFFERTE

Affitti brevi, adesso i soldi nel turismo si fanno così

Il posto-letto? Concetto superato. Oggi il “cittadino temporaneo”, per i viaggi, sia leisure che business, vuole la casa-vacanza. E lo short term rental cresce del 10% l'anno

di Alessandro Luongo er ora è una tendenza, ma domani, affitti brevi. Un comparto che scoppia di con tutta probabilità, sarà la normasalute e sta acquisendo una rilevanza ecolità: viaggiare, lavorare, vivere e usufruire nomica crescente, innescando redditività e dei servizi di diversi e molteplici centri urvantaggi per tutti gli attori della filiera: dai bani nel corso dell’anno, affittando un approprietari delle case ai gestori, dai distripartamento in loco per un breve periodo butori agli utilizzatori finali. Al centro di di tempo. Il nuovo “cittadino temporaneo” questo filone di business c’è la nuova vita vivrà così, spostandosi periodicamente e alla quale è assurta la proprietà immobicreando in ogni luogo ove sceglierà di ferliare privata, grazie alle opportunità ofmarsi per un determinato lasso di tempo, ferte dalla “digital transformation” sia dal economie indotte a punto di vista della AL CENTRO DI QUESTO NUOVO FILONE partire dall’alloggio. domanda sia dell’ofDI BUSINESS C'È LA PROPRIETÀ È questa la fotograferta turistica. «La IMMOBILIARE PRIVATA DA AFFITTARE fia che ha scattato PER SOGGIORNI INFERIORI A 30 GIORNI vecchia, classica ril’Osservatorio Halcerca del posto letto ldis monitorando i dati sugli affitti a brevi è un concetto ormai superato nell’idea di termine, i cosiddetti “short term”, in Italia. vacanza – si legge nel rapporto presentato Un rapporto, quello di Halldis – società del a Milano di recente – il modo di viaggiare gruppo Windows On Europe, specialista sta cambiando radicalmente. Quello che nella locazione d’immobili gestiti per coni viaggiatori moderni e sempre connessi to dei proprietari e affittati a uso turistico, cercano è la possibilità di “esperire” un ma anche business – che di fatto conferma viaggio, un’esperienza autentica che conun fenomeno già in essere da tempo: e cioè senta di immergersi nelle diverse realtà la declinazione 4.0 che ha assunto il turilocali avendo come base non una camera smo di casa nostra grazie al mercato degli d’albergo ma una casa con le maggiori co-

P

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I SEGRETI DEL TURISMO 4.0 NEL LIBRO DI BELTRANTE Il vacation rental può diventare una professione redditizia, ma «occorrono grande passione per l’ospitalità, disponibilità e umiltà di imparare come si evolve il mercato e le esigenze nuove dei viaggiatori – spiega Danilo Beltrante – in 10 anni siamo passati dalla casa della nonna al self check-in con appartamenti gestiti a distanza grazie alla domotica». Il metodo è stato condiviso nel libro “Vivere di Turismo - Guadagna affittando immobili anche se non ne possiedi e non hai capitali”, che punta a dimostrare come sia possibile ottenere risultati importanti con un cambiamento nell'approccio mentale al settore. Partendo proprio da chi l’ha sperimentato in prima persona creando FamilyApartments. com, brand in franchising di case vacanza. Beltrante organizza dei corsi per insegnare il suo metodo, e nel 2015 la sua start-up di formazione è stata riconosciuta dall’Ue come una delle più innovative nel panorama turistico internazionale.


20 MILIONI 80 MILIARDI

GIRO D'AFFARI

EURO

POSTI LETTO/ANNO

10% NEL 2017 IN ITALIA AUMENTO DOMANDA

AFFITTI BREVI

8%AUMENTO DOMANDA AFFITTI BREVI 45% DI SICILIA, PUGLIA E TOSCANA PROPRIETARI D’IMMOBILI

FETTA DEL MERCATO

modità disponibili, a partire appunto dalla domotica».

Gestire (e guadagnare) con le sublocazioni

Ma come si fa a far business nel settore dell’immobiliare partendo dalle agevolazioni legate allo short term rental? Intanto bisogna partire da un presupposto fondamentale. E cioè che con l’intervento dello Stato, affittare per periodi inferiori ai 30 giorni è molto conveniente per i proprietari di immobili: sia perché eliminano il rischio d’inquilini morosi sia perché con la cedolare secca contengono le tasse al 21% del ricavo lordo dell’affitto. A dare una mano a chi vuol investire nel settore quindi, c’è la digital trasformation: le parole chiave dell’offerta turistica 4.0, infatti, sono: digitalizzare, innovare, semplificare e, soprattutto, automatizzare il 99% dei processi produttivi legati a quelle case-vacanza sulle quali il vacation rental sta facendo leva. Dagli adempimenti burocratici e normativi (registrazione contratto, comunicazione dati alla Questura, pagamento tassa di soggiorno e supporto legale e fiscale) al business intelligence (monitorare l’andamento della società a livello amministrativo e gestionale, studiare i concorrenti per essere più competitivi); dall’asset

management (domotica ed efficientamente i costi sostenuti per il mantenimento to gestione con strumenti di controllo dei dell’abitazione. «In media in Italia, il riconsumi da remoto) al customer care: cavo lordo potenziale per ogni proprietà tutte le fasi gestionali degli affitti brevi può ammontare a circa 16 mila euro lordi oggi possono essere automatizzate, anche annui – spiega Vincenzo Cella, managing attraverso chat-bot e flussi automatici di director di Halldis – al netto delle imposte email e sms verso gli utenti. C’è chi usa e dei costi di gestione l’introito medio è di persino strumenti di circa 8mila euro». FONDAMENTALE È L'EXPERIENCE CHE SI virtual concierge per Ma nelle grandi città È CAPACI DI OFFRIRE AL VIAGGIATORE. consigliare ai viagquesti valori possoE IN ITALIA IL RICAVO LORDO ANNUO giatori attrazioni e PER OGNI ABITAZIONE È DI 16 MILA EURO no raddoppiare e o punti d’interesse lotriplicare (a Milano cali. L’esperienza del viaggiatore, “l’expe25mila euro, a Firenze 18mila, a Venezia rience”, è difatti la chiave di volta per il fino a 30mila). Sempre secondo Halldis, la successo di un’attività nel settore dell’accittà più cara è Venezia, con un prezzo mecoglienza. Dal punto di vista dei propriedio giornaliero di 273,16 euro negli short tari d’immobili che investono sugli affitti term, e Roma negli short-term lunghi (sobrevi affidandosi a gestori professionali, i pra i 30 giorni) con un prezzo medio giorricavi permettono di coprire ampiamennaliero di 80,34 euro.

Pagare meno, pagare tutti. Casero: «Cedolare secca al 15%»

Q

uesto è un settore

Al cospetto degli attori

migliore fosse far pagare

che può dare grande

della filiera degli affitti

una cedolare secca

apporto alla crescita

brevi, l’ex viceministro ha

e far finire lì l’onere

del Paese, «perché il

parlato della necessità

fiscale degli operatori

futuro del turismo passa

di irreggimentare

extra-alberghieri.

da qui». Luigi Casero

il settore per non

Ma io credo che oggi,

(nella foto), viceministro

discriminare sul piano

in vista dell’obiettivo

all’Economia nel governo

fiscale gli albergatori

di “far pagare tutti”,

uscente, non ha dubbi.

(una polemica che tira

quell’aliquota si potrebbe

«L’Italia ha un enorme

in ballo anche colossi

abbassare anche al 15%.

patrimonio immobiliare

come Airbnb e Booking):

La discussione è in corso,

che va messo a sistema»

«La normativa sugli affitti

serve una- mediazione».

ha detto nel corso di

brevi nasce anche dalle

un incontro tenutosi di

sacrosante lamentele

recente a Milano sul

dei professionisti

tema, «tra gli obiettivi

dell’ospitalità alberghiera

della politica economica

– ha spiegato Casero

ci dev’essere quello di

– per normare

coniugare il patrimonio

un'attività economica

immobiliare privato con

molto particolare si è

la vocazione turistica».

pensato che la soluzione

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DOMANDE&OFFERTE

L’acqua del futuro: più bollicine, meno plastica

Con la bella stagione cresce la sete di bevande frizzanti e aromatizzate. Un settore che però non può più prescindere dai concetti di benessere e sostenibilità. Come ci dimostra il successo di SodaStream di Gilda Ciaruffoli ome ogni anno, al salire delle tempemura di casa, nell’ambito del “fai-da-te”. rature sale anche la voglia di bevande Gasatori, ecologici ed economici frizzanti, magari aromatizzate, ma anche la Lo sanno bene quelli di SodaStream Italia, stessa acqua gassata nella bella stagione vive branch italiana di Sodastream International una seconda giovinezza. Una passione, quella B.V, leader mondiale nella produzione e diper le bollicine, esplosa sul mercato a fine ’800 stribuzione di sistemi di gasatura, che a fine e rimasta immutata negli anni. 2017 hanno visto i propri clienti italiani ragA cambiare invece sono le esigenze dei consugiungere quota 400.000. Tanti sono coloro matori, sempre più attenti alla salute, propria che hanno optato per la gasatura domestica e dell’ambiente che li ospita. Se nessuno infatti delle bevande da ottenere attraverso un semvuole rinunciare alla sua sorsata di refrigerio, plice sistema che percresce ogni anno il numero di coloro che I CLIENTI DI SODA STREAM IN ITALIA SONO mette di trasformare 400.000, CHE VOGLIONO OPERARE UN in modo istantaneo la scelgono di bere conTAGLIO ALLE SPESE DELL'ACQUA FINO AL normale acqua di rusapevolmente, senza, 70% ED EVITARE INUTILI FATICHE binetto in bibite gasda una parte, alimensate e acqua frizzante. Quali sono le ragioni di tare una situazione ambientale già critica tanto successo? Il taglio alla spesa per l’acqua legata all’uso indiscriminato di plastica e lat(fino al 70%) e per le bevande preferite, pritine – nelle quali solitamente queste bevande ma di tutto, ma anche la possibilità di liberarsi sono servite –, dall’altra presentando un’atdalla fatica di trasportare casse d’acqua dal tenzione sempre maggiore alla qualità delle supermercato a casa, e ancora la diminuzioproprie scelte alimentari non solo per quanto ne netta della produzione di plastica e lattine riguarda gli ingredienti utilizzati ma anche le da smaltire e la sicurezza di bere un prodotto condizioni e i tempi di conservazione dei proconservato nel modo più opportuno e realizdotti imbottigliati, gestiti in modo non sempre zato con soli ingredienti di qualità. Quella dei adeguato ma sui quali non è possibile avere gasatori è considerata dai consumatori una alcuna certezza. Una domanda di sostenibilità soluzione innovativa, ecologica ed economica, e salubrità che trova sempre più risposta tra le

C

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SOTTO I RIFLETTORI Un anno partito alla grande per SodaStream, con i gasatori Spirit e Crystal Titan che hanno ottenuto l’ambito premio “Eletto Prodotto dell’Anno 2018”, il Premio all'Innovazione basato esclusivamente sul voto di più di 12.000 consumatori in Italia. Ma i riconoscimenti sono all’ordine del giorno per l’azienda che infatti chiudeva il 2017 con il conferimento al suo gasatore Power Black del titolo di “Migliore del test” e “Miglior Acquisto” da parte di Altroconsumo, la più diffusa organizzazione di consumatori in Italia. grazie alla quale è possibile ottenere non solo acqua frizzante ma anche bibite alla frutta, anche bio, o al gusto cola, gazzosa, chinotto e tonic, grazie a concentrati realizzati con ingredienti scelti. Quotata al Nasdaq di New York da novembre 2010, Sodastream International B.V. ha chiuso il 2017 con un fatturato globale pari a 534 milioni di dollari (+14% rispetto al 2016) generato dalla vendita di 3,7 milioni di gasatori e 32,5 milioni di ricariche. In Italia – dove l’azienda è già presente in tutto il canale della grande distribuzione specializzata e nei principali retailer food, casalinghi e online, e dove ha avviato una forte strategia di sviluppo per il 2018 – lo scorso anno si è chiuso a +5% con oltre 70.000 pezzi venduti e una quota del 97% (fonte GFK). Per approfondire: www.sodastream.it


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FLOTTE AUTO

WORKSHOP GASOLIO ADDIO LARGO AI GREEN Molti governi in Europa hanno già deciso e persino stabilito delle deadline oltre le quali i veicoli diesel, da qui ai prossimi anni, subiranno dei limiti alla circolazione. Così, per le motorizzazioni gpl, metano e ibride si vanno aprendo autostrade. Specialmente nel mondo “fleet” dove le aziende, seppur a malincuore - il gasolio resta la scelta migliore sul piano costi/benefici - hanno già iniziato ad adeguarsi al cambiamento imminente.

120 LA VIRATA DI FCA IN CASA DELL’EX FIAT SI STA PUNTANDO FORTE SUL METANO

122 LE CARTE CARBURANTI EDENRED E UTA HANNO LANCIATO UNA CARD PER TRAVEL-MANAGER

LE MOTORIZZAZIONI ALTERNATIVE SBARCANO NELLE FLOTTE AZIENDALI I numeri sono ancora piccoli, ma il trend è irreversibile: le restrizioni al gasolio fanno crescere le auto a metano, gpl, elettriche e ibride anche nei parchi aziendali. A tutto beneficio dei consumi e quindi dell’ambiente di Franco Oppedisano

S

icuro, affidabile, economico: il diesel trionnei prossimi anni avrà nel parco almeno un’aufa ancora ancora oggi tra le auto aziendali to completamente elettrica, il 30% una vettura in Italia con una quota superiore all’80%, e ha ibrida, il 19% una ibrida plug in, il 17% avrà continuato a guadagnare spazio di mercato veicoli alimentati a metano e il 19 si affiderà anche lo scorso anno. Per chi fa più di 20 mila al gpl. Una decisione che almeno finora non è chilometri all’anno per aiutata dagli incentivi lavoro sarebbe, ancora ANCHE L’ELETTRICO È IN RIMONTA statali, mentre qualoggi, la scelta miglio- Nonostante manchino gli incentivi statali, cosa rimane anche per re, se non ci fossero per il 21% dei fleet manager nei prossimi il 2018 a livello regioall’orizzonte restri- anni nel parco auto aziendale ci sarà nale. zioni alla circolazione, almeno un’auto completamente elettrica I numeri sono ancora divieti e una sorta di piccoli, ma le prospet“marchio di infamia” per le vetture alimentate tive future non potrebbero essere migliori. Le a gasolio. Per questo, secondo un’indagine di motorizzazioni alternative, grazie alla feroCorporate Vehicle Observatory di Arval, i fleet ce lotta contro il gasolio portata avanti dalle manager stanno guardando anche altrove: il amministrazioni pubbliche, sono destinate a 21% dei professionisti del settore prevede che trovare ampio spazio sul mercato nei prossimi

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WORKSHOP FLOTTE AUTO Il quadro di un’auto ibrida. Tra i vantaggi che stanno facendo il successo di queste motorizzazioni figura l’ampia scelta di modelli.

anni, anche in quello delle flotte aziendali e dei professionisti. Ma per ora le auto che si muovono con le varie forme di motorizzazione elettrica, con i gas di petrolio liquefatti o con il metano sono ancora una rara eccezione. Qualche numero, per capire: nei primi nove mesi del 2017 le alimentazioni a gpl rappresentano il 6,5% di tutti i veicoli venduti in Italia, ma solo il 2,5% delle flotte aziendali. Stesso discorso per il metano: 2% del mercato automotive italiano, ma solo 1,1% della nicchia delle flotte. Per le vetture elettrificate, secondo i dati elaborati da Dataforce, crescono i vari tipi di vettore ibride, ma solo di un 0,1% passando dal 1,3 all’1,4% del totale delle auto aziendali, mentre le quote nel mercato business per le elettriche “pure” sono decisamente insignificanti. Persino il boom delle ibride che ha registrato il mercato italiano nel suo complesso (+71% dal 2016 al 2017) si è fortemente ridimensionato tra le auto delle flotte, facendo registrare solo un incremento del 28% a 12.298 veicoli venduti. Ma le case automobilistiche ci credono: «Avere una flotta eco-friendly» racconta Andrea Castronovo, presidente di Alphabet, il fornitore di servizi di mobilità aziendale del Gruppo Bmw, «è un’esigenza sempre più pressante per un numero crescente di aziende. Integrare dei veicoli elettrici all’interno della flotta non solo è possibile, ma anche conveniente. Una nota società di consulenza, dopo aver analizzato le proprie vetture, ha scoperto che più del 30% poteva essere sostituito con veicoli elettrici, con una significativa riduzione

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versioni diesel e benzina (tutto merito degli incentivi concessi dai costruttori) e, grazie al doppio serbatoio di metano e benzina, possono percorrere almeno un migliaio di chilometri prima di dover fare un rifornimento. Ma il vero vantaggio sta nel risparmio di carburante, che a seconda dei chilometri percorsi e dei tracciati, può tranquillamente superare il migliaio di euro l’anno. Un pieno di metano costa meno di 15 euro: si risparmia circa il 30% rispetto a un diesel e il 55% rispetto a un’auto a benzina.

delle emissioni di CO2, e un’infrastruttura di 7 stazioni di ricarica, distribuite in altrettanti punti strategici». Una visione condivisa da AnCONTRO: I modelli di serie non sono molti. Il drea Calcagni, direttore vendite del marchio gruppo Volkswagen ci sta investendo molto e il Volkswagen in Italia: «Il nostro gruppo crede metano è storicamente uno dei cavalli di batnella mobilità alternativa», spiega, «ma tutto taglia di Fca, che per anni ha sostenuto da solo dipende dalle infrastrutture sul territorio. Inle immatricolazioni di queste vetture. Ci sono tanto ci stiamo attrezzando e il nostro biglietto poi alcuni modelli di auto piccole o medie, ma da visita è la Golf, che è offerta in cinque verpoco o niente nel segmento premium. Le stasioni: benzina diesel, full elettrica, ibrida e a zioni di servizio in Italia sono concentrate nel metano». Centro nord del Paese e sono in tutto 12400. Scegliere diventerà sempre più complicato, In Europa ce ne sono come la professione di circa 900 in Germania chi si occupa delle flotFLOTTE AZIENDALI, CRESCITA LENTA e più di un centinaio te aziendali che adesso Le vendite di auto ibride sono aumentate in Svizzera, Austria, deve tenere conto di del 71% dal 2016 al 2017: un vero boom. Olanda e Svezia. Negli innumerevoli fattori Ma il dato è diverso per quanto riguarda altri Paesi i distributoper costruire una mo- le flotte, cresciute del 28% a 12298 veicoli ri di metano sono davbilità tailor made su vero molto pochi. Sono necessari interventi di ciascun driver e vantaggiosa economicamente manutenzione specifica per la sostituzione del per l’impresa nel suo complesso. Ogni tipo di filtro e per il controllo del gioco delle valvole alimentazione alternativa al diesel ha le sue camotore. Infine, il serbatoio del metano deve esratteristiche, i suoi pregi e i suoi difetti. sere cambiato dopo 4 o 5 anni a seconda della Il metano omologazione. PRO: I veicoli a metano sono sicuri, economici Gpl e hanno le stesse prestazioni degli altri motori PRO: Vale in larga parte ciò che si è scritto per termici. Contrariamente a quello che si penil metano. Sono auto con un livello di sicurezza sa, non ci sono problemi per parcheggiare in paragonabile a quelle diesel e benzina. La pernessun tipo di garage e in molte città italiane dita di potenza del motore alimentato a gpl è si può circolare anche quando ci sono i blocirrilevante. Non solo: le auto a gpl sono econochi del traffico perché hanno basse emissiomiche perché un pieno costa meno della metà ni e sono considerati ecologici. Hanno quasi di un gasolio o un benzina. Hanno un’ottima sempre prezzi sostanzialmente in linea con le


autonomia grazie al doppio serbatoio e permettono di circolare durante i blocchi del traffico, dato che l’emissione di ossido di carbonio, azoto, idrocarburi incombusti è circa un quarto rispetto a quella dei carburanti tradizionali. Le auto a Gpl disponibili sul mercato sono una cinquantina di quattro costruttori (Fca, Psa, Renault/Dacia e Ford), ma come per il metano sono al massimo vetture medie.

CONTRO: I distributori in Italia sono 4026. Ce

ne sono più di 1500 in Olanda e in Francia, 500 in Belgio e Spagna, 300 in Croazia e alcune decine in Austria e Svizzera. Nessuno, ad esempio, in Germania e in Portogallo. Anche per il gpl sono necessari interventi di manutenzione specifica e il serbatoio del gas deve essere sostituito ogni dieci anni. Il ricovero dell’auto nei parcheggi sotterranei è permesso solo al primo piano interrato. Alcune città come Milano le hanno escluse, insieme ai veicoli a metano, dagli accessi gratuiti ai centri storici.

Elettriche PRO: Consumano poco o niente per circola-

re, non hanno emissioni nocive dallo scappamento e, soprattutto, danno di coloro che le guidano un’immagine da pioniere tecnologico, attento all’ambiente. È ormai cosa normale offrire insieme all’auto una centralina di ricarica da installare in azienda. La manutenzione dei veicoli elettrici è meno complicata rispetto a quella dei veicoli con un motore termico perché la meccanica è più semplice: i costi possono ridursi anche del 30%.

CONTRO: Non ci sono molti modelli tra cui

scegliere, ma gli svantaggi veri stanno tutti nel costo di acquisto della vettura, nei tempi di ricarica e nell’autonomia. Sui prezzi stanno cercando di intervenire le case automobilistiche offrendo ai potenziali clienti degli sconti

anche consistenti. Per il resto, si tratta di questioni prettamente tecnologiche. Per esempio, oggi la Nissan Leaf, l’auto elettrica più venduta di sempre, giunta alla sua seconda generazione, ha 378 chilometri di autonomia, mentre la Bmw i3 percorre fino a 200 chilometri. Non solo: può essere dotata di un “range estender” che le permette di allungare il percorso di ulteriori 130 chilometri. Pure troppi, se si usa l’auGPL OK IN ITALIA, MENO ALL’ESTERO I distributori di Gpl sono 4026 in Italia, oltre 1500 in Francia e in Olanda, alcune decine in Austria e Svizzera. Germania e Portogallo invece non ne hanno affatto

to per brevi tragitti in città, ma troppo pochi se si vuole andare in auto da Milano a Trieste. Anche perché le ricariche definite “veloci” durano in realtà una quarantina di minuti, mentre per fare il pieno di energia con una presa di casa occorrono diverse ore. Per carità: le centraline di ricarica ci sono, specie nelle grandi città, ma non sono ancora sufficienti.

piccoli, medi e ammiraglie già in commercio. In città consumano molto meno dei motori a benzina e diesel. Nel caso delle ibride non devono mai neanche essere caricate e nelle plug in possono fare dai 20 ai 50 chilometri completamente in elettrico. I costi di acquisto si stanno allineando e, anzi, a parità di potenza erogata, in alcuni casi, come in quello delle ammiraglie Bmw, i modelli ibridi plug in costano addirittura meno delle versioni a gasolio.

CONTRO: Non è ancora chiaro quale sarà il

loro valore residuo in caso di rivendita e come si possa calcolare il Tco (Total Cost of Ownership). Inoltre, quando si scaricano le batterie e si usa il motore a benzina, l’auto consuma di più della versione diesel dello stesso modello. Anche per questo rimane una grande incertezza sulle reali emissioni inquinanti delle auto ibride durante il loro normale utilizzo. Infine, per sfruttare al massimo le caratteristiche delle plug in occorre installare una stazione di ricarica.

Ibride PRO: Se le elettriche

saranno il futuro, le ibride potrebbero essere le auto delle flotte di domani, specie quelle plug in, che sono il passaggio naturale verso una completa elettrificazione dell’auto. Ci sono modelli

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WORKSHOP FLOTTE AUTO nologia dove la convenienza economica del carburante non è l’unico elemento di scelta. L’ambito della mobilità urbana, per esempio, è lo scenario perfetto in cui un’auto con motorizzazione a metano consente al cliente di sottrarsi a eventuali limiti alla circolazione nei centri storici. Si tratta solo di entrare nelle ztl? Non solo: in diverse le Regioni si aggiunge una esenzione e/o una riduzione delle tasse automobilistiche. Inoltre, facilità d’uso per la diffusione sempre maggiore della rete di distribuzione del metano e immagine eco-friendly, sono motivazioni aggiuntive. Ogni azienda è interessata , per la propria flotta, ad avere veicoli che siano il perfetto connubio tra efficienza, facilità d’utilizzo, economia ed ecologia. C’è qualche azienda che ha deciso di convertirsi completante al metano? Italgas ha deciso di convertire l’intera flotta aziendale con veicoli a metano. I circa 2.500 mezzi che la compongono saranno sostituiti Parla Alessandro Grosso, direttore Fleet & Business Sales di Fca Emea: nell’arco dei prossimi 12 mesi con gli ultimi «È la risposta giusta a molte esigenze aziendali di mobilità, con una modelli “natural power” di Fca: Panda, Panda tecnologia dove la convenienza economica non è l’unico plus» Van, Fiorino, 500L, Doblò, Qubo e Ducato. E comunque Fca aggiunge iniziative particolardi Franco Oppedisano mente forti dal punto di vista commerciale e CORREVA L’ANNO 1989. TUBI CHILOMETRICI E oggi? della comunicazione per tutte quelle aziende VENIVANO POSATI SOTTOTERRA A Siamo tra i leader del mercato europeo, con che da clienti si vogliono trasformare in parCOLLEGARE TRA LORO COMUNI GRANDI E circa il 45% di quota: oltre 740 mila auto e tner, attraverso la conversione della propria PICCOLI. veicoli commerciali venduti dal 1997 e Panda, flotta in veicoli a metano della gamma Fca. Il gas naturale arrivava finalmente nelle case l’auto a metano più scelta di sempre, con più di Resta il problema delle aree di degli italiani, che venivano catechizzati da 300 mila esemplari venduti. rifornimento. Snam a suon di “Il metano ti dà una mano”. Non solo Panda, però. Ci stiamo lavorando. Fca, Iveco e Snam, con il Oggi, (quasi) trent’anni dopo, il gas naturale Abbiamo dodici modelli e la gamma la più sostegno dei ministeri dello Sviluppo Econoè ancora in auge. Anzi, si trova al centro della completa nel panoramico e dei Trasporti, Strategia Energetica Nazionale e della direttiva ma automobilistico: I LEADER DEL MERCATO UE hanno firmato un meDafi per lo sviluppo delle infrastrutture dei si va dalle passenger La quota è di circa il 45%: oltre 740 mila morandum d’intesa carburanti alternativi. Perché è economico, cars, con Fiat Panda, auto e veicoli commerciali venduti dal 1997 per favorire lo svilupè ecologico, è una fonte rinnovabile. E se Punto, 500L, 500L Li- di cui Panda in oltre 300 mila esemplari: po del metano. Snam si parla di mobilità sostenibile, è uno dei ving, Lancia Ypsilon, la vettura a metano più scelta di sempre in Italia gestisce una cavalli di battaglia di Fca. «Il nostro impegno Qubo, Doblò, ai veicoli rete di oltre 32.000 verso il gas naturale risale agli anni Novanta commerciali Fiat Professional con Panda Van, chilometri, e può agire come “facilitatore” dello scorso secolo», dice Alessandro Grosso, Fiorino, Doblò Cargo, Ducato, Ducato Panoradel mercato del metano per autotrazione atdirettore Fleet & Business Sales di Fca Emea. ma. traverso accordi sia con i carmaker, sia con le «È una tecnologia italiana, che abbiamo fatto Perché mai un’azienda dovrebbe scegliere aziende petrolifere, sia con operatori indipennascere e crescere perché siamo stati tra i il metano? denti e privati per favorire il contestuale sviprimi costruttori a credere e a investire nello Perché rappresenta la risposta giusta a molte luppo della rete a supporto della crescita del sviluppo di questo tipo di alimentazione». esigenze aziendali di mobilità, con una tecparco auto.

Il metano dà una mano alla flotta Fca ci crede e accelera sul green

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Una Panda a metano della flotta Italgas. Sotto, Alessandro Grosso. Nella pagina di sinistra accanto al titolo, alcuni esemplari della gamma di veicoli a metano Fca studiati per le flotte aziendali

Ma non c’è solo il metano. Siamo pronti a un’offensiva tecnologia a 360 gradi. Da sempre siamo alla ricerca di soluzioni alternative per la mobilità sostenibile puntando non solo a quello che oggi sappiamo fare meglio, ovvero la propulsione a gas, ma guardando con attenzione a tutte le soluzioni disponibili, quando il marcato sarà maturo e la domanda sarà sempre più crescente. Sergio Marchionne, il nostro amministratore delegato, il prossimo primo giugno presenterà il nuovo piano industriale quadriennale di Fca, sarà il momento in cui mostreremo la nostra forza come Gruppo mondiale. La presentazione della nuova Jeep Wrangler all’ultimo Salone di Los Angeles con tecnologia ibrida ne è stata un’anticipazione. A dicembre avete introdotto per i clienti business una formula promozionale nuova, il Bonus Impresa. Com’è andata? Abbiamo terminato il bonus di 10 milioni di euro in meno del mese che avevamo indicato. Per questo abbiamo deciso di riportare l’iniziativa. Negli stessi termini? Abbiamo voluto raddoppiare la somma per dare a tutti gli interessati la possibilità di accedere a questo fondo che rappresenta un’oc-

casione importante, e per venire incontro alle esigenze delle aziende più strutturate necessitano di più tempo per finalizzare le loro operazioni. E quanto avete messo a budget? La cifra stanziata è di 20 milioni di euro il doppio rispetto a dicembre, e con vantaggi cliente maggiori. Il nostro obiettivo è raggiungere e venire incontro alle aziende e ai liberi professionisti con Partita Iva, con un’offerta valide per ben due mesi (è partita a febbraio e scade il 31 marzo) e abbiamo scelto il primo trimestre dell’anno perché è il trimestre più importante in termini di volume. Ci fa qualche esempio di risparmio per il

LA MOBILITÀ URBANA È LO SCENARIO PERFETTO PER UN’AUTO A METANO

cliente? Con Jeep Compass il valore del vantaggio sale fino a 7.000 euro, pari al 20%, con Alfa Romeo Giulia, il Bonus Impresa arriva sino a 9.500 euro, pari a circa il 22%. Come funziona il Bonus? Sulla piattaforma www.BonusImpresa.it è possibile vedere in tempo reale l’importo restante e scaricare il Voucher che bisognerà portare ed esibire in concessionaria. E per i privati? C’è il Leasys Be-Free. La prima formula a scaffale di noleggio a lungo termine rivolta al mondo privati. e la reattività del pubblico è stata fin da subito evidente ed importante, complice senz’altro la semplicità della promozione, la trasparenza dell’offerta e un’iniziativa accattivante che permette al cliente di utilizzare una vettura ad una rata mensile bloccata senza anticipo, senza vincoli e con un pacchetto di servizi incorporato per due anni, con possibilità di recedere alla fine del primo anno. Come sta andando? Sono stati oltre 10 mila i privati che hanno scelto questa formula di noleggio. E siamo molto soddisfatti perché è stata una piccola rivoluzione che ci ha permesso di far avvicinare anche la clientela privata ad una formula di mobilità che in Italia sta prendendo sempre più piede.

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WORKSHOP FLOTTE AUTO Rifornirsi a prova di legge con la carta UTA-Edenred Controlla la spesa e consente la contabilizzazione chiara mediante pagamento elettronico. È il nuovo strumento che l’azienda mette al servizio dei “travel manager” a cura della redazione

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al binomio Edenred–UTA nasce la nuova carta per il mondo del light fleet. Un crescente numero d’imprese ricorre alle carte elettroniche sia per pagare fornitori, sia per gestire le spese di trasferta. Questi strumenti hanno infatti dimostrato il loro potenziale in termini di riduzione dei costi, ottimizzazione dei processi gestionali ed amministrativi e compliance. Secondo i dati raccolti da VISA, nel 2015 il settore dei pagamenti elettronici è cresciuto del 62% rispetto all’anno precedente e il 50% del giro d’affari è generato da carte-business. All’interno di questo scenario, un ruolo chiave è svolto dalle carte carburante. Questa soluzione aiuta le imprese a semplificare la gestione del parco auto eliminando l’attività manuale di incasso, controllo e rilascio di contante e fornendo ai

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in collaborazione con Edenred

In foto Aldo Iacono, Fleet&Mobility Solutions Manager di Edenred Italia

impianti. In questo scenario, Edenred Italia presente sul mercato con la prima piattaforma multicanale abbinata a carte prepagate ricaricabili Mastercard: ExpendiaSmart® - lancia la nuova carta carburante UTA-Edenred per la gestione del light fleet. Frutto del know-how condiviso tra UTA, azienda leader da 50 anni nel mondo del trasporto e nella commercializzazione delle carte servizi e Edenred, leader nelle soluzioni transazionali per le imprese, questa carta rappresenta la soluzione più recente e innovativa per la gestione del parco auto aziendale. Punto di forza della carta è la Travel Manager una vista dinamica delle opecapillarità del network: oltre 5.000 punti venrazioni. L’ultima ricerca dell’Osservatorio del dita, 400 stazioni autostradali, 50 differenti Politecnico di Milano ha rilevato che i travel marchi e 80 stazioni di servizio per il metano. manager ritengono prioritari due obiettivi: L’utilizzo della carta garantisce la compliance controllo della spesa (53%) e contabilizzaziocon la normativa, sostituisce la scheda carne chiara ed efficace burante, permette il (52%). La risposta a recupero agevolato ALLEANZA STRATEGICA questi bisogni è l’a- La nuova carta carburante Edenred per la dell’IVA e genera una dozione di una carta gestione del light fleet è frutto del knowfattura valida ai fini carburante di ultima how condiviso con UTA, leader nella fiscali. L’app dedicata generazione, come commercializzazione delle carte servizi consente la pianificaconferma l’indagine zione del viaggio di rivelando che nelle aziende in cui sono stati lavoro e un team di assistenza affianca e supadottati sistemi digitali per la gestione delle porta il cliente dalla fase di analisi a quella di spese dei viaggi d’affari è stato possibile: riattivazione e del servizio. «Un anno fa Edensparmiare (56%), rendere i report più chiari red è diventata azionista di maggioranza di e veloci (46%), eliminare gli anticipi di cassa e UTA con l’obiettivo di accelerare lo sviluppo gli esborsi dei dipendenti (43%). Questo strucommerciale delle soluzioni di Fleet&Mobilimento si rivela ancor più efficace ty in Italia», dichiara Aldo Iacono, Fleet&Moalla luce del recente emendamento bility Solutions Manager, «UTA è un’azienda all’interno della Legge di Bilancio, leader nel settore delle carte servizi e carbuche prevede la possibilità di fruire rante dedicate ad aziende di trasporto merci degli incentivi fiscali sull’acquisto e persone con strutture convenzionate in 40 del carburante per le trasferte, Paesi europei. Grazie a questa sinergia disposolo attraverso l’utilizzo di carte di niamo oggi di uno strumento eccezionale che pagamento e l’obbligo di fatturaci permetterà di cogliere nuove opportunità in zione elettronica per i gestori degli questo mercato in forte espansione».


ROBERTO VALENTE, DIRETTORE DI COSMOFARMA

VITA DA MANAGER Star bene in salute, certo, è la prima esigenza. Ma non avere malattie non basta più: vogliamo star meglio. Meglio con noi stessi, meglio con gli altri, piacerci di più. Lo confermano i dati sulla nuova tipologia di consumi degli italiani in farmacia, lo dimostra l’attenzione alla nutraceutica, all’alimentazione sana, che è ben più di una dieta dimagrante, e insomma a tutto ciò che migliora la qualità di una vita essenzialmente sana, aggiungendo vita agli anni e non limitandosi ad aggiungere anni alla vita.

130 EUGENIO GANDOLFI «CHIRURGIA ESTETICA TRA RIGORE E CREATIVITÀ»

131 MICHELA GALIMBERTI LA PELLE PARLA DI NOI DOBBIAMO TRATTARLA AL MEGLIO

IN FARMACIA PER RITROVARSI E STAR MEGLIO ANCHE DA SANI

Uno spaccato appassionante sul costume degli italiani al prossimo Cosmofarma, la fiera di riferimento per il settore. Il direttore Roberto Valente: “In farmacia il 40% delle vendite è di prodotti senza prescrizione» di Elisa Stefanati n farmacia per curarsi, certamente. Ma percentuale è destinata ad aumentare. Sono anche per ritrovare se stessi, la propria tutti prodotti che vengono venduti in farmacia forma fisica, la propria linea, il proprio miglior ma non necessitano di ricetta medica e valgono aspetto. E di questa metamorfosi del rapporto 10 miliardi di euro all’anno”. Un mercato ricco tra gli italiani – spesso maschi, spesso di buon e in crescita, dunque. “Osservando da vicino il livello socio-economico – lo specchio più lucidato disaggregato”, prosegue Valente, “si scodo e fedele è Cosmofarma, la manifestazione pre che di quei 10 miliardi un terzo è rappredi riferimento per il sentato da integratori settore, in program- UN TERZO DELLE VENDITE NON-MEDICHE e nutraceutici (per un E’ COSTITUITO DA INTEGRATORI ma a Bologna dal 20 valore di circa 3 miliarE NUTRACEUTICI, PER UN VALORE al 22 Aprile. “A traidi); seguono i prodotti DI CIRCA TRE MILIARDI DI EURO nare il mercato sono classificati come deranche quest’anno gli integratori alimentari mocosmesi (per un valore pari a 2 miliardi); (+4,5%) i prodotti per l’igiene e per la bellezseguono a breve distanza i prodotti di auto cura za (+1%)”, rivela a Economy Roberto Valente, denominati Otc (valore sul mercato poco meno direttore di Cosmofarma. “Attualmente le vendi 2 miliardi) ed infine i restanti tre miliardi si dite in farmacia sono costituite, in media, per ripartiscono tra articoli sanitari, fitoterapici, il 60%, da farmaci con prescrizione ma per il prodotti omeopatici, prodotti per l’igiene del restante 40% da prodotti commerciali (inclusi bambino, prodotti di medicazione”. i farmaci di automedicazione). E quest’ultima Dunque, direttore: tanti cambiamenti, e Cosmofarma Exhibition anticipa le migliori soluzioni per rispondere alle L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI trasformazioni in atto, con il patrocinio di Federfarma e la collaborazione con Gruppo Cosmetici in Farmacia di Cosmetica Italia... Il principale aspetto da cogliere è che i primi ad

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VITA DA MANAGER

essere cambiati sono i consumatori; e se cambia il consumatore cambia il mercato. Oggi si assiste ad una “tecnologicizzazione” del consumatore molto elevata. I consumatori sono più informati. L’universo web viene visitato da 30 milioni di individui al mese, che trascorrono mediamente due ore in navigazione on line. Negli ultimi anni è salita al 65% la percentuale degli utenti che acquistano on line. La tendenza in aumento è di avere consumatori omni-channel, cioè che sfruttano diversi canali di acquisto e questo trend ha influenzato anche il mondo della salute e prevenzione. Come possono rispondere le farmacie alle mutate esigenze dei consumatori? Il punto è proprio questo: chiedersi quale sia il UN’IMMAGINE DEGLI AFFOLLATI STAND DELLA EDIZIONE 2017 DI COSMOFARMA ruolo della farmacia oggi; in quanto se la percentuale di persone molto alfabetizzate sui tari, come si ridisegna il ruolo delle farmacie? Quali i temi principali? temi della salute e consapevoli è aumentata, le Si dovrà necessariamente affrontare il tema dei Sicuramente la rivoluzione digitale, la gestione farmacie, per rispondere alla mutata domanda, servizi che la farmacia offre: e mi riferisco alle manageriale della farmacia, l’aggregazionismo devono necessariamente adeguarsi. Intanto analisi che può effettuare a scopo preventivo. in contrapposizione alle catene, e ben due simoccorre dire che negli ultimi anni l’immissione Ma certamente oggi il punto nevralgico resta la posi dedicati al tema della dermocosmesi. La sul mercato dei farmaci generici ha cambiato presa in carico del paziente, a supporto dell’attrasformazione del settore salute sarà l’argogli equilibri commerciali per tutti gli attori della tività svolta dal medico di base; per questo il mento principale della Cosmofarma Business filiera. Per tracciare un quadro complessivo del claim del 2018 sarà “La farmacia al centro”. Conference, l’appuntamento chiave della mamercato possiamo dire che il 2017 si è chiuso, Come porterete tutto questo in vetrina? nifestazione. In primo piano le caratteristiche per il comparto della farmacia, a 24 miliardi Cosmofarma Exhibition si presenterà all’apdel nuovo modello di farmacia che la legge 124 e 600 milioni – senza incrementi rispetto al puntamento del 2018 con un aumento della susta portando sul mercato. A queste trasforma2016. Nella categoria Dermocosmesi si è regiperficie espositiva a doppia cifra e il ritorno di zioni farmacie ed aziende possono rispondere strato un leggero incremento della vendita in importanti player, ai quali si aggiungono nuovi solo facendo sistema: questa la tesi che il 6° Osfarmacia dei prodotti brand del settore coservatorio Cosmofarma mirerà a dimostrare, IL 2017 SI È CHIUSO, PER IL COMPARTO per il make-up, dei smetico sia italiani che grazie alla collaborazione con Gadi Schönheit DELLA FARMACIA, A 24 MILIARDI prodotti solari, dei prostranieri. Nell’ambito di Doxapharma. Molti anche i focus di carattere E 600 MILIONI DI FATTURATO, SENZA dotti dermatologici ed i della manifestazione scientifico in programma a Cosmofarma. Torna INCREMENTI SULL’ANNO PRECEDENTE nutricosmetici. Analizpunteremo i riflettori l’appuntamento con Nutraceuticals Conferenzando questi nuovi trend è possibili intuire che sugli effetti della recente approvazione della ce by Nuce: venerdì 20 e sabato 21 Aprile il è in atto un cambiamento nei comportamenti legge 124, ex “DDL Concorrenza”, che sta genemondo della nutraceutica e della cosmeceutidi acquisto a favore di una maggiore attenzione rando nuovi modelli di business, con un impatca si riunirà a Bologna. Non mancheranno gli alla qualità del prodotto. Per questo oggi non to notevole sui segmenti della distribuzione e approfondimenti istituzionali: Federfarma e basta avere in farmacia tanti prodotti. La spedella logistica. Per questo una nuova area, il paGruppo Cosmetici in Farmacia di Cosmetica cializzazione vera del farmacista si misura sulle diglione 32, sarà completamente dedicata alle Italia affronteranno tematiche inerenti le norcompetenze del team. Occorre avere personale aggregazioni e al contoterzismo, per favorire mative di interesse per farmacisti e aziende preparato, capace di proporre i prodotti perché lo sviluppo di nuove relazioni di business per del settore. Spazio anche all’innovazione e alla in grado di dialogare con il cliente, capace di ini farmacisti. Inoltre, un ricco calendario di conricerca: Cosmofarma Exhibition ospiterà la tercettare la domanda anche quando questa vegni e di approfondimenti aiuterà i farmacisti quarta edizione di Cosmofarma StartUpVillage. non è espressa, quando è confusa o latente. Se a comprendere il nuovo scenario e a trovare le Obiettivo dell’iniziativa, facilitare il contatto tra il 50% degli italiani si dichiara in sovrappeso e migliori risposte per adattare la propria farmale aziende leader del mercato e i nuovi progetti il 10% soffre di allergie o intolleranze alimencia alle esigenze del mercato. presentati da giovani start-up. Per info: www.cosmofarma.com

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VITA DA MANAGER in collaborazione con HRC

Donne al comando, Fiona May chiede all’Italia il salto in avanti L’ex atleta che in carriera s’è più volte scontrata con il gender gap, spiega che in Italia manca un sistema-donna che annulli le disparità. Infatti sei aziende su dieci non hanno presenze femminili nel board di Marco Scotti i fa presto a dire “quote rosa” o, per to nei ruoli apicali. Se, infatti, la media di usare un termine anglosassone, “gendisparità retributiva oraria è del 5,5% (tra der balance”: tutti, a parole, sono sempre i più bassi nell’Unione Europea), ma il genpronti a riconoscere la necessaria parità tra der gap sulla busta paga finale si traduce i sessi sia dal punto di vista degli incarichi, in oltre 3.000 euro all’anno. La differenza, sia da quello delle retribuzioni. Ma è davvero poi, si amplia a dismisura quando si parla così? In Italia, almeno per ora, non proprio. di manager, raggiungendo il 23%. I dati che Partiamo dalla politica, che dovrebbe essere riportiamo, tratti dall’indagine Istat, si rifedispensatrice di buoni esempi e che inveriscono al 2014, ultimo anno censito, e c’è ce spesso è lo specchio di un paese ancora quindi la speranza che la differenza possa arretrato. Le ultime consultazioni politiche essersi ridotta. Se prendiamo la questione ci hanno consegnato i due rami del Parladal punto di vista della governance, invece, mento particolarmente sbilanciati: alla Casi nota chiaramente che l’introduzione della mera solo il 31,26% legge “Golfo-Mosca” LA DISPARITÀ DI GENERE SI AVVERTE degli eletti è di sesso del 2012 ha dato SOPRATTUTO NEI RUOLI APICALI E LE femminile, mentre al una grande mano ad LEGGI SULLE QUOTA ROSA NEI CDA NON Senato è addirittura incrementare la preHANNO CENTRATO GLI OBIETTIVI del 28,97%. Mentre senza femminile nei scriviamo non abbiamo ancora la certezconsigli di amministrazione. Con il disposiza dei nomi degli eletti in Parlamento, ma tivo, infatti, è stato sancito che i consigli di possiamo partire da un assunto: i posti più amministrazione delle 237 società quotate “forti” nei listini bloccati sono stati assegnain Borsa al mercato telematico dovessero ti nella quasi totalità dei casi a persone di essere composti per il 20% da donne per la sesso maschile. Non basta: delle prime dieci prima elezione successiva all’agosto 2012 e città italiane per numero di abitanti, solo al 33% per le due seguenti. Oggi, a poco più due (Roma e Torino) sono governate da un di cinque anni di distanza, l’Italia ha centrasindaco donna. to l’obiettivo con il 33,5% di donne in cda. Un dato che ci colloca nell’élite europea, al Gender balance, questo sconosciuto fianco di paesi come Norvegia, Francia e Per quanto riguarda l’economia, la diffeSvezia. Le norme si applicano non solo ai renza tra uomo e donna si vede soprattutconsigli di amministrazione, ma anche ai

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collegi sindacali. Una legge che ha funzionato molto bene se si pensa che nel 2011 le donne ricoprivano il 7,4% delle poltrone dei cda. Se consideriamo le società controllate dalla Pubblica Amministrazione, le cosiddette ex-municipalizzate, la situazione inizia a cambiare: l’11,2% dei posti era appannaggio delle donne nel 2011, il 26,2% nel 2017. Ancora peggio se si vanno ad analizzare quelle aziende non soggette alla legge Golfo-Mosca che, oltretutto, partivano da una posizione più “virtuosa” (se così si può chiamare) rispetto alle altre: nel 2011 il 13,8% dei posti in cda era occupato da donne, un dato salito al 17,4% nel 2017. Un


ultimo fattore che fa capire quanto il problema sia ancora grave: se consideriamo le sole cariche apicali come amministratore delegato e presidente, dove non esistono vincoli legislativi, abbiamo statistiche imbarazzanti: appena 18 donne rivestono il ruolo di amministratore delegato, 23 sono presidenti e 46 presidente del collegio sindacale. Eppure, le donne in azienda “convengono”. Secondo un’indagine condotta da McKinsey, le aziende con maggiore diversity hanno il 21% di possibilità in più di avere performance migliori della media del comparto in cui si misurano. Ancora: se la media delle aziende quotate in Europa ha guadagnato il

RISPETTO A UK L’ITALIA È INDIETRO DI 20 O 30 ANNI MA CONFIDO NELLE NUOVE GENERAZIONI

2% negli ultimi 12 mesi, le 109 aziende che hanno board composti per più del 40% da donne hanno registrato un rialzo del 12,4%. Anche il ceo di EY Italia, Donato Iacovone, ha recentemente ricordato come «con il 30% delle donne in posizione di leadership è dimostrato che le aziende possono aumentare i margini fino al 6%, ma il 60% delle aziende non ha donne nei board e il 50% non ne ha tra i top executive. L’Italia presenta un tasso di occupazione femminile molto basso. Nel nostro Paese, il 28% dei quadri è donna, il 15% è dirigente, l’8% a diretto riporto del ceo e solo il 9% ricopre il ruolo di amministratore delegato nelle società quotate».

chiarata pubblicamente, ma c’è una grande differenza tra uomo e donna nei luoghi di lavoro e perfino nell’istruzione. Sto facendo un executive master internazionale e siamo quattro donne su 23 iscritti. Perfino il mondo dello sport in cui sto facendo le mie esperienze professionali (l’ultima alla FIFA, ndr) è molto maschilista. D’altronde, quante federazioni sportive hanno a capo una donna?». Il discorso si complica ulteriormente quando fa il suo ingresso sulla scena la variabile del colore della pelle. In questo caso il giudizio della May è piuttosto duro nei confronti del nostro paese, di cui è cittadina da 24 anni dopo essere nata e cresciuta in La corsa a ostacoli di Fiona Inghilterra. «Rispetto al Regno Unito – ci Tra le persone che si scontrano quotidiaha confessato – l’Italia è indietro di 20 o 30 namente con la disparità di trattamento tra anni. Ma nessun paese al mondo, in realtà, uomini e donne c’è è libero da pregiudizi. ANCHE SE DATI E ANALISTI Fiona May, due volte Se mi chiedeste se gli CONCORDANO: «CON IL 30% DI DONNE medaglia d’argento italiani sono razzisti IN POSIZIONE IN LEADERSHIP, LE AZIENDE alle Olimpiadi nel vi risponderei con un AUMENTANO I MARGINI FINO AL 6%» salto in lungo e tra le “nì”. Quello che noto, atlete più influenti dell’ultimo ventennio nel soprattutto, è che c’è tanta ignoranza, non nostro paese. La saltatrice ha avuto modo nel senso offensivo del termine, ma proprio di sperimentare sulla propria pelle una senella sua accezione di ignorare culture dirie di pregiudizi differenti: in primo luogo, verse da quella di appartenenza. In Italia quello di essere un’atleta, e quindi confinata c’è una mentalità piuttosto chiusa perché si nel mondo dei “prestanti-ma-stupidi” nonovuole mantenere il proprio orticello, e c’è la stante una laurea in economia e commercio paura che nuovi venuti possano portare via e un master. Poi, per il fatto di essere donna, quello che si è ottenuto negli anni. Ma le gioe quindi messa in posizione minoritaria in vani generazioni, dal punto di vista dell’acqualsiasi occasione. Infine, per il fatto di escettazione dell’altro, sono decisamente un sere di colore, con tutti gli addentellati che passo avanti». Infine, una battuta conclusiva questo comporta. «Ho notato – ci ha racconsull’assenza di una certa solidarietà femmitato la May – che se vado fuori dal mondo nile che consenta di far sentire forte e chiadello sport vengo trattata in un determinato ra la voce delle donne. «In Italia manca un modo, vengo messa in un “box” ed etichet“sistema donna” che diventi uno strumento tata come atleta anche se ho una laurea in di incoraggiamento comune. Ci sono ancora economia e commercio. In secondo luogo troppi elementi di gelosia tra di noi, mensono messa in difficoltà dal fatto di essere tre bisogna lavorare insieme ed essere una donna: è una cosa piuttosto sottile, non disquadra».

127


VITA DA MANAGER MANAGER AL CHECK-UP

«La chirurgia plastica unisce creatività e rigore scientifico»

Intervista con Eugenio Gandolfi, presidente dell’associazione del settore

E

ugenio Gandolfi, ricercatore di fama interna-

opera per la salute; è nella comunità scientifica

zionale e specializzato in chirurgia plastica

il valore della condivisione diffusione del sapere.

ricostruttiva ed estetica è Presidente Nazionale

La medicina e chirurgia estetica sono in co-

e socio fondatore AICPE (Associazione italiana

stante evoluzione ed oggi la parola d’ordine è

chirurgia plastica estetica).

cellule staminali. Quali gli scenari?

Perché ha scelto questa specializzazione e che

Nel 2013 è nato il mio progetto più importante a

cosa le piace di più del suo lavoro?

Chiasso dove ho aperto l’Academia Day Clinic, una

Alla domanda cosa vuoi fare da grande, da bam-

clinica con sale operatorie e camere di degenza,

bino ero solito rispondere: il chirurgo o il pom-

dove la precisione e la qualità Svizzera incontrano

ca, capace di unire un contesto internazionale

piere. Avendo io realizzato la mia ambizione di

lo stile Italiano. Il centro è all’avanguardia nei trat-

con il sapere Italiano. In Svizzera ricerca e qua-

uomo al servizio della sicurezza delle persone e

tamenti e nelle tecnologie al servizio della medici-

lità sono valori certificati. La Svizzera consente il

del territorio come pompiere durante il servizio

na e chirurgia estetica. Il centro è polifunzionale, il

bancaggio delle cellule staminali e la successio-

militare -tra l’altro con grande dispendio di forze

personale è altamente specializzato, ed il futuro è

ne reinfusione in ambito estetico, mentre in Italia

durante il terremoto in Irpinia- ho intrapreso gli

tracciato nell’ambito della medicina rigenerativa.

il bancaggio è permesso solo per la ricerca.

studi di medicina e chirurgia presso il Collegio

Le cellule staminali infatti, contenute nel tessuto

Insomma, imperdibile il prossimo congresso in-

Ghislieri dell’Università di Pavia per conseguire

adiposo e prelevate attraverso un piccolo prelievo

ternazionale Aicpe dal 23 al 25 marzo a Firenze...

la laurea. Nel mio albero genealogico ci sono ar-

di grasso, possono essere conservate in superla-

Sarà un simposio che segnerà il passo: presen-

tisti e pittori e la creatività è una sorta di “affare”

boratori speciali chiamati ”cell factory” fino a 30

teremo infatti in anteprima il nostro progetto sul

di famiglia. Credo di avere scelto la specializza-

anni (come in banca) e se iniettate sottocute nel

bancaggio e sarà un’occasione importan-

zione in chirurgia plastica ricostruttiva ed este-

viso possono prevenire l’invecchiamento e dove

tissima per dare voce alla capacità

tica proprio perché questa disciplina consente il

questo sia già avvenuto ringiovanire la pelle, mi-

italiana di interpretare la chi-

perfetto equilibrio tra rigore tecnico e creatività.

gliorare gli inestetismi in genere.

rurgia plastica con-

Dottore mi spieghi meglio... come si coniuga

La Svizzera è un paese molto diverso dall’Ita-

frontandosi col

scienza e creatività al servizio della ricerca?

lia perche offre opportunità precluse in Euro-

mondo.

La medicina è scienza e la scienza deve essere

pa anche per ragioni legislative ...

ripetibile, ma la chirurgia plastica -se espressa

Premetto che sono orgoglioso di

con serietà- è una sintesi perfetta di arte, crea-

essere italiano e di vivere in Italia, ma lo

tività al servizio della salute e del senso del bel-

sono anche di lavorare a Chiasso,

lo ( inteso in ambito filofico-estetico). Su questa

perché si tratta di una po-

energia ho fondato il primo centro polispeciali-

sizione geografica-

stico San Giuseppe a Como nel 1994 in day sur-

mente stra-

gery con sale operatorie e personale altamente

tegi-

6.

5.

qualificato, poi per la necessità di condividere e specializzare il sapere ho fondato la Società Italiana di Chirurgia Plastica ed Estetica che ancora presiedo, perché se nell’equipe

Michela non può separarsi da: quando si 4. La sua Nikon 5. La caffettiera, il caffè è il suo unico vizio 6. Una sciarpa, in cashmere, che le permette di personalizzare l’outfit

sta la ricchezza

128

4.


interviste a cura di Susanna Messaggio Le cose a cui Eugenio Gandolfi non può rinunciare: 1. Il caffè al mattino per prendere il giusto ritmo nella giornata quel 2. Il suo computer momento 3. Un paio di calze belle e calde per me aveva la

priorità. Ho così deciso 1.

2.

di seguire mio marito nell’attività privata pur mantenendo le nostre differenti specializzazioni, e frequentando un master in chirurgia estetica. cialista

Solo nel 2005 abbiamo dato vita a ICLID , una

in dermato-

struttura ambulatoriale polispecialistica avan-

logia.

zata nella diagnosi e cura della pelle, nata per

Dottoressa ci racconti di

rispondere alle mutate esigenze di salute. Oggi

lei: se non avesse fatto il chirur-

Iclid è un punto di riferimento -ad alto contenuto

go che professione avrebbe intrapre-

tecnologico- nella cura delle patologie dermato-

3.

so? Aveva sogni diversi, da bambina?

logiche con le migliori apparecchiature laser e

Le premetto che da piccola le mie bambole ve-

per la diagnosi precoce del melanoma grazie alla

nivano tutte rigorosamente smontate, curate,

microscopia laser confocale.

ichela

incerottate e ingessate, questo solo per farle

Vede, io considero la pelle il nostro organo bar-

Galim-

capire che per me la medicina era già una vo-

riera, tra il dentro e il fuori, tra ciò che è visibile

berti è chirurgo vascolare

cazione e se non avessi preso la laurea in me-

e quello che non lo è, lo specchio della nostra

con una specializzazione in estetica.

dicina e chirurgia probabilmente avrei fatto la

anima, è il tramite tra noi e gli altri e ciò che ci

restauratrice.

permette di entrare in “contatto” con gli altri.

di eccellenza in chirurgia e chirurgia-laser in

Un ambito totalmente dissimile…

Per questo osservando la pelle di una persona

dermatologia a Milano. La dottoressa Galimber-

Non del tutto, ho la passione per le opere d’arte e

si possono scoprire tante informazioni… e tante

ti dirige con successo l’istituto polispecialistico,

mi sarebbe piaciuto dedicare il mio tempo a con-

patologie psicologiche vi trovano evidenza. La

assieme al marito Pier Luca Bencini noto spe-

trastare l’incuria del tempo che passa e offende

pelle parla: nell’acne, in alcune forme di derma-

la bellezza, la stessa attività che cerco di portare

tite, nella psoriasi. Per questo presso Iclid ab-

avanti oggi sul viso ed il corpo dei miei pazienti,

biamo una specialista in psichiatria. E’ davvero

contrastando gli effetti del tempo…. Pensi che

importante a volte permettere alle persone di

all’università la chirurgia vascolare è una delle

trovare uno spazio per raccontarsi, prendere

specializzazioni che ritenevo meno seduttive. Poi

consapevolezza di sé, riuscire ad accettarsi, in

un giorno uno dei docenti chiese chi era dispo-

un campo come quello della chirurgia estetica è

nibile a fare pratica con i doppler: ed io mi sono

di fondamentale rilevanza lavorare sulla consa-

offerta: è iniziato tutto per caso, poi proseguito

pevolezza.

per passione…

Come si può vivere e lavorare a stretto con-

Un bel giorno galeotta fu una corsia di ospe-

tatto con il proprio marito trasformando le dif-

dale…

ficoltà in punti di forza?

Si ho conosciuto mio marito dermatologo tra un

Abbiamo diviso molto bene i ruoli e le compe-

doppler e una visita, ci siamo sposati e per un po’

tenze: io approfondisco l’aspetto della medicina

mi sono dedicata alla cura della famiglia che in

estetica e lui quello della diagnosi e della cura. Ci

M

E’ direttore sanitario di ICLID, un istituto

«La pelle è l’organo-barriera parla di noi e ci racconta»

lega la passione per questa professione, condividiamo la formazione, l’aggiornamento scientifico ma abbiamo altrettanto chiara la ripartizione di “chi fa cosa”.

Incontro con Michela Galimberti, chiurgo vascolare a capo di Iclid 129


— ABB and Formula E: pioneers united. A new era of technological leadership.

ABB e Formula E, insieme, stanno delineando la via per il futuro della mobilità elettrica attraverso gli sport motoristici. La nostra partnership nella ABB FIA Formula E Championship promuove competizioni ad alte prestazioni in tutto il mondo, per aprire la strada alle più recenti tecnologie elettriche e digitali: una gara elettrizzante dopo l’altra.


NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, concedersi pause piacevoli dopo o durante il lavoro, non soltanto “non è peccato” ma è necessario. Anche per riprendere meglio con “il dovere”. E quindi: belle location, buon cibo, comfort impensabili, un po’ di lusso (per chi può). Non fanno la felicità, però aiutano.

142 VIAGGI AEREI 2.0 CONNESSI ANCHE IN VOLO? È GIÀ UNA REALTÀ: ISTRUZIONI PER L’USO

144

GIOIELLI “FARAONICI” ALTA GIOIELLERIA E CASE D’ASTA: IL BINOMIO CHE CARATTERIZZA FARAONE

146 LE RAGIONI DEL GOSSIP

LA RIVOLUZIONE SILENZIOSA DEI VEICOLI DA CORSA GREEN

La Formula E sta diventando un brand accattivante anche per i colossi dell’automotive, che sono pronti a entrare nel futuro prossimo. Impatto zero, regole accattivanti, premi dal pubblico: tutti i segreti del successo di Franco Oppedisano una questione di sound. A chi, come butto, ed è una sorta di consacrazione. Il 14 noi, è cresciuto sfidando gli amici in imAprile sulle strade della Capitale, all’Eur, sfrecprobabili gran premi improvvisati su marciaceranno le monoposto elettriche, sibilando, piedi e strade di periferia con gli inseparabili cercando di coinvolgere tutti e, soprattutto, automodelli radiocomandati, quel sibilo cacercando di far capire che si tratta di una cosa ratteristico dei motori(ni) elettrici è fin tropseria. Anche perché lo è. Ci sono o ci saranno po familiare. Certo, vedere quei bolidi con la tra breve grandi Case automobilistiche, i granscocca in vetroresina realizzati a grandezza di sponsor hanno già aperto il portafoglio, ci naturale sfrecciare su sono gli investimenti veri circuiti guidati L’IMPRENDITORE SPAGNOLO ALEJANDRO e il coinvolgimento da piloti in carne e AGAG, CONTRO IL PARERE DI TUTTI, HA delle televisioni. Tutti FATTO NASCERE 5 ANNI IL CAMPIONATO ossa, ci fa sentire un vogliono far parte di DELLE MONIPOSTO “ZERO EMISSION” po’ come Alice nel Pauna realtà in crescita ese delle meraviglie dopo aver assaggiato la che trova nelle differenze (non nella similipozione nella boccetta. Un gioco che diventa tudine) con la Formula 1 i suoi punti di forza. realtà, un sogno che si realizza come quello di Le monoposto non consumano un goccio di Alejandro Agag, l’imprenditore spagnolo che, benzina perché hanno solo un motore elettricontro il parere di tutti, ha fatto nasce cinque co che sfrutta la carica della batteria, come i anni fa la Formula E. Quest’anno si corre la modellini delle auto radiocomandate e come quarta stagione, il campionato torna a Roma molte delle automobili che si incominciano a dove tra mille difficoltà aveva fatto il suo deveder circolare sempre più spesso. Le gare si

È

131


E POI IL PIACERE...

TUTTO È PENSATO PER MINIMIZZARE I COSTI: L’INTERO CAMPIONATO GREEN COSTA 100 MILIONI, MENTRE UNA SOLA SCUDERIA DI F1 SPENDE OLTRE MEZZO MILIARDO DA SINISTRA: DANIELE FRONGIA, ALEJANDRO AGAG, VIRGINIA RAGGI, ANGELO STICCHI DAMIANI E ROBERTO DIACETTI

FAN BOOST Noi italiani l’avremmo chiamato “l’aiutino”, oppure “il televoto”. La Federazione internazionale dell’automobilismo invece è stata più tecnica e l’ha chiamato FanBoost. È l’extra che la FIA ha voluto introdurre nel campionato di Formula E per dare ai tre piloti più “popolari” una spintarella, seppure temporanea, in ogni ePrix. Come funziona? È semplice: fino a sei minuti dopo l’inizio della competizione, i fan possono votare per il loro pilota preferito attraverso il sito web della Fia (oppure attraverso gli account ufficiali sui social media Facebook, Twitter e Instagram, usando gli hastag), per dare a tre piloti una spinta in potenza per un totale di 100 kJ di energia nella seconda parte della gara, per una durata di cinque secondi, che il pilota può usare una sola volta durante la gara. Lo scopo, inutile dirlo, è quello di coinvolgere maggiormente i fan nel campionato, permettendo loro di avere un impatto diretto sull’esito della gara.

132

disputano soltanto sulle normali strade cittabattuta, con ragazzi che pagano un solo euro dine, che siano quelle di Honk Kong o di New per vederle e alle quali possono partecipare York, perché è nelle metropoli che circoleranvia social votando e fornendo più chilowatt no vetture a batterie. Zero emissioni nel più al pilota preferito o a quello che ci sta facendo puro stile ambientalista attento ai fenomeni di divertire di più. cambiamento climatico e alle condizioni della Tutto è pensato per contenere i costi: la sosteTerra che lasceremo alle generazioni future. nibilità dev’essere anche economica. Per dare Si va veloce, ma non velocissimo: poco più un’idea, l’intero campionato elettrico ha un di 200 chilometri all’ora, che per una normabudget di un centinaio di milioni di euro, menle strada è già una follia, ma in tre secondi si tre un solo top player di Formula 1, anche se passa da zero a cento nessuno ufficialmente LA VELOCITÀ MASSIMA NON È ALTISSIMA chilometri all’ora con lo dichiara, spende MA L’ACCELERAZIONE TOGLIE IL FIATO un’accelerazione da intorno al mezzo miGARE PENSATE PER LA GENERAZIONE togliere il fiato. Tutti liardo l’anno. LimitaSMARTPHONE: BREVI E INTENSE democraticamente re i costi è una parola partono allo stesso livello: stesso telaio, realizd’ordine e ogni squadra può portare sul circuizato dall’italiana Dallara (vedere box), stesse to un massimo di 12 persone operative. Non si gomme, stessi chilowatt a disposizione dupossono fare dei test privati delle vetture (che rante le prove e in gara. I soldi contano poco abbondano nella massima serie) e durante o nulla. Per vincere conta la tattica di gara tutta la stagione sono previsti un massimo perché la potenza è uguale per tutti: contano di sei giornate di prove collettive organizzale capacità di guidare e di gestire l’energia che te dalla stessa Formula E. Inoltre, qualsiasi resta nelle batterie. Sono gare pensate per la test sull’aerodinamica (dal tunnel del vento generazione degli smartphone. Brevi, diremall’analisi dei flussi a tavolino) è severamente mo elettrizzanti se non sembrasse una brutta proibito dal regolamento. Motore elettrico,


A LEZIONE DI FORMULA E cambio e batterie devono durare per tutta la punto la vetture si svolgono in genere il giorno stagione ed è prevista una sola possibilità di precedente a quello della gara. E, soprattutto, sostituzione per una rottura di un componenle gare normalmente hanno luogo in un solo te verificata dai commissari della Federazione giorno, durante le quali si svolgono anche i internazionale dell’Automobile. C’è un solo giri di prove ufficiali per determinare le posifornitore ufficiale degli pneumatici a 18 pollizioni di partenza. Nelle qualifiche i piloti hanci, la francese Michelin, che per ogni evento dà no a disposizione tutti la stessa potenza, 200 a ogni pilota un nuovo set di gomme e nulla kW (pari a 270cavalli), e sono divisi in due di più. Sono consentiti cambi di gomme, con sessioni: ogni driver ha soltanto sei minuti quelle utilizzate nella gara precedente, solo in per riuscire a stabilire il suo miglior tempo. I caso di foratura. La Formula E ha pochi punti cinque migliori piloti si qualificano per effetin comune con la Formula 1: il punteggio astuare i giri e stabilire chi si aggiudica la super segnato a fine gara è pole. La gara poi è a identico (dai 25 punti POTENZA UGUALE PER TUTTI: 270 CAVALLI tempo, dura 50 minuti E 200 KW. LA GARA DURA 50 MINUTI, al primo classificato compresi anche quelli COMPRESA LA SOSTA OBBLIGATORIA fino al punto che si ag- PER SOSTITUIRE LA VETTURA SCARICA che occorrono per la giudica il decimo) e la sosta obbligatoria dupartenza della competizione avviene in griglia rante la quale i piloti nei box cambiano auto in entrambi i campionati. Ma i punti in comuprendendone una con le batterie cariche. La ne finiscono qui. monoposto che si usa nella prima metà della Nella Formula E vengono assegnati 3 punti al gara porta il numero di colore nero, quella che pilota più veloce durante le qualifiche (Julius si impiega nella seconda ne porta uno rosso. Baer Pole Position) e un punto a quello più Durante la competizione la potenza massima veloce in gara (Visa Fastest Lap), ma solo se disponibile per tutti è limitata a 180 kW alla quest’ultimo si è classificato tra i primi diequale si aggiunge quella che viene data a tre ci. Altrimenti è il pilota che è andato a punti piloti dal Fanboost (vedere box). Le squadre con il giro più veloce a ottenere il premio. Le possono caricare le auto solo prima di una prove libere per saggiare la pista e mettere a sessione di prove, delle qualifiche e della gara.

Sono ingegneri, sono giovani e hanno una sola cosa in testa: progettare un’auto elettrica da competizione e vederla correre in pista. Per farlo si sono messi insieme, fondando l’associazione Unina Corse, nata in seno all’Università degli Studi Federico II di Napoli. Partecipano a competizioni nazionali e internazionali come, ad esempio, le gare studentesche organizzate dalla Society of Automotive Engineers (Sae). «Questa competizione può essere un punto di partenza per molte soluzioni innovative che potrebbero essere adottate in Formula E», spiega Andrea Strino, uno degli studenti responsabili dell’associazione. Un esempio? «Il nostro progetto prevede quattro motori in-wheel, sulle ruote, e quindi la realizzazione di un’auto elettrica a trazione integrale, con l’ala mobile automatica e la barra antirollìo regolabile al volante. Tutte innovazioni che potrebbero finire anche in Formula E». Senz’ombra di dubbio gli studenti dell’Unina troveranno con più facilità di altri posto nell’industria dell’auto o della mobilità sostenibile settore auto. Ma per ora la cosa importante è un’altra: la loro monoposto, che è in fase di realizzazione. «Il solo pensiero di poterla testare in pista ci emoziona» continua Strino «e siamo sempre più vicini al traguardo grazie alle competizioni studentesche, che ci consentono di sviluppare e ricercare nuove soluzioni per ottimizzare le perfomance, l’affidabilità e l’efficienza del veicolo, grazie anche al pieno supporto di Power Station, che ci sta aiutando a coinvolgere altri sponsor tecnici».

133


E POI IL PIACERE...

ANCHE L’ITALIA CORRE NEL CAMPIONATO A ZERO EMISSIONI In Formula E corre anche un pilota italiano. Si chiama Luca Filippi e guida una Nio, una monoposto di un costruttore cinese che produce solo auto elettriche. Filippi ha 32 anni e una grande esperienza. È stato collaudatore della monoposto Honda di Formula 1, ha corso prima nel Gp2 e poi nella IndyCrs Series, il maggiore campionato automobilistico

americano per vetture a ruote scoperte. «È stato scelto, dopo ore di test sul simulatore, grazie alle sue capacità e alla sua intelligenza» spiega a Economy il suo manager, Gianpaolo Matteucci, che ha nella propria scuderia una ventina di pilota tra cui Sergej Sirotkin, il driver russo della Williams di Formula 1. «Questo campionato è una straordinaria opportunità dal punto di vista tecnico, un

Mai tra una sessione e l’altra. In griglia di partenza quest’anno, accanto ai cinesi di Noi e a i team americani, ci sono le monoposto gestite da Renault, dall’indiana Mahinda (che usa un motore elettrico realizzato da Magneti Marelli), da Ds del gruppo Peugeot-Citroen, da

Agag, l’uomo dalle tre vite che ha vinto la sfida della Formula E

laboratorio dove si studia e si vive la mobilità elettrica, quella del futuro. Per questo ciò che conta in Formula E non è solo la velocità, ma l’intelligenza del pilota e la sua capacità di gestire l’energia dell’auto. Sono tutti professionisti molto preparati e hanno alle spalle ottimi sponsor che credono nelle loro qualità e che investono per associare il proprio nome a una nuova forma di sport motoristico

Jaguar e da Audi. Ma nei prossimi anni sono previsti ingressi clamorosi nel campionato. Ci sta pensando Porsche e persino Sergio Marchionne, ceo di Fiat-Chrysler, si è detto tentato da una futura partecipazione del Gruppo con i marchi Mase-

Sotto Alejandro Agag, fondatore e CEO di Formula E a destra insieme a Ulrich Spiesshofer, CEO di ABB

rati o Alfa Romeo. Bmw, invece, più concreta, ha ufficializzato la sua presenza diretta dal prossimo anno dopo l’acquisizione del Team Andretti di cui era già partner. «La Formula E si sta sviluppando in maniera incredibile nel mondo delle competizioni» ha spiegato il direttore di Bmw Motorsport Jens Marquardt «inoltre trattandosi di un progetto innovativo, è in perfetto accordo con le esigenze del nostro Gruppo. Riteniamo fondamentale dimostrare il nostro know-how in campo tecnologico, abbiamo deciso di impegnarci a fondo registrandoci come costruttore ufficiale». Intanto, quest’anno Bmw è già presente a ogni gran premio con la I8, il suo modello elettrico di punta che fa safety-car alle gare. Anche Mercedes seguirà la stessa strada, ma aspetterà un anno in più e sarà ai nastri di par-

Agag ha cominciato a interessarsi di sport motoristici e di calcio: a 37 anni, insieme a

Flavio

e

Lakshmi

Briatore, Mittal,

Bernie un

Ecclestone imprenditore

multimiliardario indiano, ha acquistato il club inglese del Queens Park Rangers. L’anno successivo ha costituito il suo team di Gp2. Ha portato la squadra inglese in prima divisione e ha vinto il titolo in quella che è diventata la Formula 2. Ora, a 47 anni,

Alejandro Agag ha già vissuto tre vite. Nella

è il patron della Formula E, il campionato di

prima è stato un politico: a soli 23 anni

monoposto elettriche, giunto quest’anno

era uno dei tre più stretti collaboratori

alla sua quarta stagione.

del presidente del governo spagnolo, José

Come ha avuto l’idea della Formula E?

María Aznar, poi è diventato parlamentare

È nata in un ristorante italiano di Parigi,

Com’è andata?

europeo e infine segretario generale del

Le Stresa. Ero a cena col presidente della

Tajani diceva che l’industria dell’auto

Partito popolare europeo. A 31anni ha

federazione internazionale dell’automobile,

europea doveva puntare sull’elettrico e

mollato tutto, si è trasferito a Londra, ha

Jean Todt, e con l’allora commissario

Todt sosteneva che ci sarebbe voluto un

cominciato a fare il consulente, ha costituto

europeo all’Industria Antonio Tajani.

campionato per dimostrare il valore di

la Addax Capital LLP ed è diventato un

Un italiano, un francese e uno spagnolo.

questo tipo di auto. E io dissi: “lo faccio

gestore di fondi. Nel 2008, by the way, una

Sembra l’inizio di una barzelletta.

io” e cominciai a prendere appunti su un

rivista maschile lo ha eletto “Uomo d’affari

Invece, è stato l’inizio di una grande

tovagliolo.

spagnolo dell’anno”. Nella sua terza vita

avventura.

Che fine ha fatto il tovagliolo?

134


FAREAMBIENTE SPOSA IL MOTORE ELETTRICO

tenza dalla stagione 2019/2020. «La Formula la competitività della tecnologia del nostro E è un’eccitante start-up» ha dichiarato il dibrand EQ nell’area dei propulsori elettrici». rettore esecutivo della Mercedes AMG F1: «ofQuello che spinge i grandi colossi dell’auto a fre un nuovo format, impegnarsi nella For«LA FORMULA E È UN’ECCITANTE STARTUP combinando le gare mula E non è soltanto OFFRE UN NUOVO FORMAT, COMBINANDO con eventi di grande LE GARE CON EVENTI DI GRANDE IMPATTO una buona palestra impatto per promuoper sperimentare le PER PROMUOVERE LE TECNOLOGIE» vere le tecnologie di tecnologie elettriche, domani. La mobilità elettrica è di importanza ma un modo per farle conoscere al grande strategia per la compagnia e la Formula E ofpubblico degli appassionati di automobili. fre una piattaforma perfetta per dimostrare E insieme ai costruttori arrivano anche gli

A Roma, nel paddock della Formula E, non ci saranno solo meccanici e sponsor, ma anche FareAmbiente, il Movimento Ecologista Europeo nato dall’iniziativa di un gruppo di docenti universitari, esperti in politica e gestione dell’ambiente, che hanno deciso di battersi contro le vecchie metodologie di tutela dell’ambiente. «I motori a scoppio sono il passato e quelli elettrici il futuro», spiega Vincenzo Pepe, presidente del Movimento e professore di diritto ambientale all’università Vanvitelli della Campania. «Cerchiamo di spiegarlo ai politici e alle nuove generazioni. Proprio per i giovani abbiamo organizzato, in occasione dell’arrivo della Formula E a Roma, una serie di eventi nelle scuole per spiegare la mobilità sostenibile. Eventi che verranno subito dopo replicati in altri cento istituti in giro per l’Italia».

TUTTI I TEAM IN PARTENZA

Les Stresa è un ristorante di due italiani

Mica tanto. Cambiò il sindaco e la gara

appassionati di auto: nel locale sono

sfumò.

esposte delle Ferrari tra cui una 312 del

È vero che Bernie Ecclestone le disse di

1967, la Spaghetti Pipe. Ora, appeso a una

lasciar perdere?

parete, c’è anche quel tovagliolo.

Non era l’unico a pensarla così. Sa chi mi

Poi ha organizzato il primo evento-

disse che ero completamente matto, che

dimostrazione della Formula E a Roma.

non avrebbe mai funzionato? Lawrence

Quattro anni fa. Ma non sapevamo neanche

Stroll.

se l’auto funzionasse o meno. Abbiamo

Uno che dicono abbia speso un patrimonio

cercato una monoposto elettrica in tutto

per far correre il figlio in Formula 1.

il mondo e ne abbiamo trovata solo una,

Invece qual è il giro d’affari della Formula

fatta a mano in un garage, in Francia, e

E?

DRAGON RACING (USA)

l’abbiamo comprata. Il giorno dell’evento

Circa 150 milioni di euro.

a Roma dovevamo salire al Campidoglio

E il pubblico?

DS VIRGIN RACING (REGNO UNITO)

e l’ingegnere che l’aveva costruita mi ha

Vendiamo dai 15 ai 40 mila biglietti a

MAHINDRA RACING (INDIA)

detto: “Secondo me con questi sampietrini

evento. Ma la cosa incredibile è il riscontro

la batteria si smonta e la macchina non

social: abbiamo oltre un milione di follower

MS&AD ANDRETTI FORMULA E (USA)

arriva”. Io l’ho guardato e gli ho risposto:

che crescono del 50% di anno in anno e la

NIO (REGNO UNITO)

“E me lo dici adesso?”. C’erano Todt le

metà dei nuovi follower ha dai 18 ai 24 anni.

autorità italiane, la stampa, le televisioni. Io

Lo scorso anno dichiarò al Telegraph:

ho cominciato a sudare e ho smesso solo

“Sta solo a noi decidere quando andare in

PANASONIC JAGUAR RACING (REGNO UNITO)

quando la monoposto è arrivata.

pareggio, potremmo farlo adesso o l’anno

RENAULT E.DAMS (FRANCIA)

Tutto bene allora…

prossimo, o decidere di investire ancora”.

TECHEETAH (CINA)

Saranno dieci le scuderie che gareggeranno al prossimo Gran Premio di Formula E. Tutti i dettagli aprendo il QR-code in basso a destra.

AUDI SPORT ABT SCHAEFFLER (GERMANIA)

VENTURI FORMULA E TEAM (PRINCIPATO DI MONACO)

135


E POI IL PIACERE...

Alejandro Agag insieme a Leonardo Di Caprio

sponsor. Abb è diventato quello principale del campionato elettrico. E il nome della multinazionale svizzera, che ha un know how unico sulla gestione dell’energia elettrica e ha installato 6 mila centraline di ricarica in giro per il mondo, va da aggiungersi a una prestigiosa lista di grandi aziende vicine alla Formula E che comprende Allianz, Qualcoom, Qatar Airline, Julius Baer, DHL. E anche Enel, che per il secondo anno consecutivo è Official Power Partner, ovvero fornisce energia rinnovabile per la ricarica delle monoposto e all’intero villaggio degli ePrix in ogni tappa. «Siamo lieti di collaborare con il team della Formula E perché ci consente di condividere la nostra esperienza nell’accelerare la digitalizzazione delle loro infrastrutture di gestione dell’energia e di alimentarle

attraverso le nostre tecnologie di generazione di energia rinnovabile», ha raccontato Francesco Starace, amministratore delegato di Enel. «Siamo partner naturali, poiché entrambi abbracciamo le eccitanti opportunità della

mobilità elettrica, delle città intelligenti e della rivoluzione dell’energia pulita. Stiamo ora unendo le forze per continuare il nostro lavoro pionieristico nel campo dell’innovazione tecnologica per i veicoli del futuro».

Cosa avete deciso?

marchio italiano.

Pensate ancora a una roborace, una

Investiremo ancora. Nei prossimi tre anni

Ma la Ferrari sarebbe un’altra cosa.

corsa tra auto senza pilota?

metteremo sul piatto 100 milioni di dollari.

Lo so. Poi ne ho anche una.

Non dipende da noi perché è gestito da una

Quanto costa organizzare una gara?

Quale?

società indipendente. So che hanno dei

Varia da Paese a Paese: si va dai 7/8 fino ai

Una 599.

problemi tecnici che stanno risolvendo.

20 milioni di euro.

Un benzina da 12 cilindri con 620 cavalli.

Cosa pensa della guida autonoma?

Il quotidiano El Pais una volta ha descritto

Alla faccia della sostenibilità.

Ho provato un prototipo a Ginevra e dopo

la sua Sim come “Inestimabile”. Quanti

Ma ho anche una Bmw i8 e una Bmw i3

qualche minuto di tensione mi sono lasciato

numeri di telefono contiene?

elettriche.

portare fino all’aeroporto.

Circa 20 mila.

Ah, beh, allora… E chi altro vorrebbe

Ha assaggiato il futuro. A proposito: il suo

Un bel numero. Ha anche il numero di

avere nel campionato?

scrittore preferito è sempre Asimov?

Vettel, il pilota della Ferrari che ha definito

Un marchio americano.

Certo. Ho appena riletto la sua trilogia della

la Formula E “non eccitante”?

Sogna di prendere il posto della Formula 1

Fondazione. La fantascienza sta diventano

Ho solo la mail e gli voglio scrivere.

nel cuore degli appassionati?

la realtà che ci circonda. Pensi ai le tre

E il numero di Marchionne?

No. Vogliamo fare un grande campionato e

leggi della robotica elaborate da Asimov:

Quello ce l’ho, ma non l’ho mai chiamato.

basta.

sono le stesse che gli scienziati usano oggi

Quanto pagherebbe per avere Ferrari in

Ho idea che cominciate a dare fastidio

nell’intelligenza artificiale.

Formula E?

visto che Chase Carey. Ha dichiarato che

E che fine ha fatto il suo “Dizionario della

Non pagherei nulla. Sono le squadre

“la Formula E più che motorsport sembra

galassia”?

devono pagare per partecipare. Se la

più una festa di strada”.

Avevo sette anni e una passione sfrenata

Ferrari volesse farlo sarei estremamente

Conferma?

per stelle e pianeti. Sa che l’ho cercato negli

contento, ma andrebbero bene anche Alfa

Non c’è concorrenza: io e Carey parliamo

scatoloni di Londra? Non l’ho trovato, ma lo

o Maserati perché sarei felice di avere un

molto spesso e abbiamo un ottimo rapporto.

cercherò ancora.

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E POI IL PIACERE...

I pionieri della mobilità elettrica danno intelligenza alla ricarica

dell’elettricità di rivoluzionare il trasporto ferroviario ed elettrificò molte linee di montagna tra cui la famosa Jungfraubahn, che sale ancora fino a raggiungere l’altezza di 3.500 metri, e alla fine del 1905, decise Realizzazioni e piani di Abb, colosso multinazionale attivo tra l’altro in di elettrificare - a proprie spese e rischi - il questo settore da molti anni. L’a.d. Ulrich Spiesshofer: «Abb e Formula E tunnel del Sempione lungo un tracciato di rappresentano una scelta naturale in prima linea nelle tecnologie» 20 chilometri attraverso le Alpi. Le varie società che negli anni hanno condalla redazione tribuito a far nascere Abb erano anche interessate a escogitare modi per utilizzare l’elettricità per alimentare auto, autobus e veicoli stradali. Durante la prima guerra mondiale, per esempio, la Brown Boveri & Die convertì un camion a benzina in un veicolo elettrico e la società ha prodotto carrelli elettrici, simili ai moderni carrelli elevatori, fino alla metà degli anni ’40. Più o meno nello stesso periodo, la Mfo iniziò a lavorare su un autobus elettrico che utilizzava un volano a bordo per l’immagazzinamento dell’energia, partendo dai filobus più familiari che attingevano energia dai fili elettrici in testa. Da molti anni Abb non costruisce più locomotive complete, ma la mobilità sostenibile rimane uno dei suoi business principali. Nel trificazione e digitali. Insieme, scriveremo la avoravano sulla e-mobility quando an2017, ad esempio, sono entrati in servizio prossima fase di questa entusiasmante atticora nessuno si sognava di chiamala in in tutta la Francia e in Svizzera nuovi auvità sportiva e incoraggeremo team ad alte questo modo. Non stupisce, quindi, la parttobus articolati completamente elettrici ad prestazioni. Insieme, scriveremo il futuro, nership con la Formula E, il campionato delalta capacità che si ricaricano ad ogni feruna gara elettrizzante alla volta». le monoposto elettriche: un accordo a lungo mata e in soli 20 secondi nelle stazioni roAbb è una delle aziende che può vantare termine, che durerà fino al 2025 e prevede botizzate dalla multinazionale il maggiore know how al mondo in campo un investimento di sponsorizzazione di 83 A oggi le stazioni di ricarica Abb nel mondo elettrico, visto che alcune delle sue divimilioni di euro. Ad aprire, per così dire, il sono oltre 6 mila e oltre ad esse la società sioni si occupano di portafogli, è la multinazionale Asea Brown offre anche un’ampia LE STAZIONI DI RICARICA ABB NEL generazione, di traBoveri (Abb), presente in 100 paesi con più gamma di tecnologie, MONDO SONO OLTRE 6 MILA E OLTRE smissione e di distridi 135mila dipendenti, che tra le sue mille che aumentano l’affiAD ESSE LA SOCIETÀ OFFRE ANCHE buzione dell’energia attività è anche uno dei maggiori costruttori dabilità e la sosteniUN’AMPIA GAMMA DI TECNOLOGIE elettrica. La multinadi stazioni di ricarica al mondo. Promuovere bilità delle reti eletzionale, infatti, ha assorbito il know how di la mobilità elettrica per un futuro sostenibitriche nazionali, consentendo agli operatori una serie di aziende che nel corso di oltre un le: è questo l’obiettivo. E forse anche piantadi rete di soddisfare le richieste associate secolo hanno contribuito a renderla quella re una bandierina prima che arrivi qualcun alla ricarica EV e allo stesso tempo facilitanche è oggi. Un esempio? La Maschinenfabrik altro a farlo. «Oggi», ha dichiarato Ulrich do l’integrazione delle fonti di energia rinOerlikon (Mfo), che ha realizzato le appaSpiesshofer, ceo di Abb, nell’annunciare l’acnovabili. «Il passaggio ai veicoli elettrici» ha recchiature per i primi due tram elettrici cordo, «si uniscono due pionieri. Abb e Foraffermato Ulrich Spiesshofe «non è più una svizzeri nel 1888 e 1891. O la Brown, Bomula E rappresentano una scelta naturale in questione di se, ma piuttosto di quando e veri & Cie, che per prima intuì il potenziale prima linea nelle ultime tecnologie di eletquanto velocemente».

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E POI IL PIACERE...

Senza colonnine di ricarica l’auto elettrica non avrà futuro

Power Station è una startup innovativa che gestisce le stazioni di ricarica per auto elettriche. Entro il 2020 avrà installato oltre 3mila colonnine, ma già oggi è il più importante operatore privato di Franco Oppedisano

na sola cosa è certa: le auto elettriche avranno un futuro solo se le centraline di ricarica spunteranno come funghi un po’ ovunque. Ne sono convinti gli automobilisti, ne sono convinti in particolare in Power Station, la start up innovativa fondata a Napoli da Aldo Arcangioli e presieduta da Roberto Minerdo. «Ci occupiamo di realizzare e gestire reti infrastrutturali per la ricarica per veicoli elettrici. Siamo un’azienda giovane, come sono giovani i nostri dipendenti, il 70% dei quali sono donne» spiega il presidente Minerdo. L’azienda che racconta è un’azienda in cui, prima ancora del business, c’è una visione di mobilità futura lungimirante. Il loro obiettivo è piazzare quante più stazioni di ricarica possibile, soprattutto fuori dai centri urbani. Perché fuori? Perché dentro le grandi città lo fanno già tutti: troppo facile. Ma non è solo una questione di sfide coi competitor: secondo Power Station la battaglia della mobilità sostenibile si potrà vince unicamente dando la possibilità di utilizzare le auto elettriche in ogni circostanza. «Siamo già il primo operatore privato nel settore, con oltre cento centraline installate in Italia che diventeranno presto un migliaio. Entro il 2020 saranno tremila E tutto questo senza aver ricevuto un euro di

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ROBERTO MINERDO, PRESIDENTE DELLA STARTUP POWER STATION CHE GESTISCE LA RICARICA PER VEICOLI ELETTRICI

contributo pubblico», dice Minerdo. Power Station ha individuato due aree su cui lavorare. La prima è l’ambito turistico: hotel, marine, campi da golf, centri commerciali, aree archeologiche, musei. Power Station installa la centralina, la struttura turistica la ospita e l’utilizzatore paga l’energia per la ricarica con una app o una carta prepagata. «Per gli operatori del settore significa fornire un servizio in più al cliente, avere la possibilità di aumentare il numero dei clienti o

L’OBIETTIVO DI POWER STATION È INSTALLARE LE STAZIONI DI RICARICA FUORI DAI CENTRI URBANI. E NEL FUTURO C’È ANCHE IL BUSINESS DELLE SOSTE

anche farsi conoscere da chi viene solo per ricaricare l’auto», racconta ancora Minerdo. «L’esempio migliore è quello del “Progetto Ischia isola verde” dove, insieme ad Enel, abbiamo installato la scorsa estate due stalli in una mezza dozzina di hotel e invitato un partner, B Rent, un operatore di noleggio a medio e lungo termine, a mette a disposizione auto elettriche sull’isola. In questo modo abbiamo ampliato l’offerta degli alberghi e contribuito a migliorare l’aria che respiravano i turisti». L’altra area in cui Power Station è impegna-

ta è quella della sosta. In questo ambito ha sottoscritto un accordo con Aipark, l’associazione che raggruppa tutti gli operatori del settore in Italia per l’elettrificazione di almeno una postazione in ogni parcheggio in città, nei porti, negli aeroporti, nelle stazioni ferroviarie. «Vantiamo delle partnership di assoluto valore», conclude Minerdo, «come quella con Enel X. Per la realizzazione di progetti di rilievo dialoghiamo con le più importanti case automobilistiche. Dal 2017, poi, seguiamo attivamente la Formula E, partecipando non solo alle conferenze di presentazione in Italia, ma anche assistendo a tutte le tappe sui diversi circuiti nel mondo, insieme ai team impegnati a gareggiare. Berlino, Marrakech, Città del Messico ci hanno già visto partecipare con entusiasmo e coinvolgimento, così come sarà per tutte le tappe previste per il futuro. Quest’attività è molto importante ai fini della nostra divisione di ricerca&sviluppo, costituita da un team di giovani studenti universitari di tutte le differenti specializzazioni di ingegneria; a completare l’ambizioso progetto aziendale c’è l’appoggio costante all’Uninacorse E-Team, focalizzata nella realizzazione del primo prototipo di monoposto elettrica da competizione».


a cura di Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE...

Fiat Tipo: si festeggia il traguardo dei primi 30 anni Sembra ieri ma Fiat Tipo è sulla bocca delle famiglie italiane ed europee dal 1988. Oggi, come allora, rimane la preferita dei giovani, e tecnologici, padri di famiglia di Tommaso Corona rent’anni e non sentirli. Nel 1988, un’epoca fa, almeno quando si parla di auto, Fiat era nel bel mezzo del lancio di Tipo sul mercato. Era il 26 gennaio 1988 e la nuova Tipo andava a sostituire la Fiat Ritmo a sua volta erede della 128. Una tradizione importante quella delle compatte per famiglie, iniziata nel lontano 1953 con la 1100, nella lunga storia di Fiat, una storia che non si ferma più. Subito eletta “Auto dell’anno 1989”, la Tipo, pur stando sotto i 4 metri di lunghezza (3.958 mm per essere precisi), sapeva offrire un alto livello di guidabilità, di prestazioni, di comfort e sicurezza, senza rinunce, merito dei tecnici Fiat che si concentrarono come mai prima sugli aspetti ergonomici che iniziavano a essere tanto cari alle giovani famiglie che si affacciavano sull’ultimo decennio del secolo scorso. I papà di famiglia, magari sopra i 50 anni, se la ricorderanno bene: tre i motori benzina al lancio tre decadi fa, con cilindrate 1.1, 1.4 e 1.6, mentre la top di gamma era la turbodiesel 1.9 da 90 CV. La “Sedicivalvole” arrivò molto presto, nel 1989, con i suoi 145 CV che le permettevano di scattare da 0 a 100 km/h in 8,2 secondi. E la “Digit” o DGT? Con la sua strumentazione digitale a cristalli liquidi fece parlare di sé all’alba degli anni ’90. Una “prima” carriera

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TRE MODELLI PER TUTTE LE ESIGENZE: È LA GAMMA FIAT TIPO

Nell’anno delle 30 candeline, è facile soffermarsi sui tratti della Fiat Tipo della 1988 che si ritrovano in quella di oggi. Non è infatti un caso che la nuova Fiat Tipo mantenga, con orgoglio, il nome della propria progenitrice della quale condivide lo spirito e il DNA. Due esempi? Il portellone, trent’anni fa redurata, anche al servizio delle Forze dell’Oralizzato per la prima volta in un materiale dine, fino al 1995, dopo quasi due milioni di rivoluzionario, oggi si apre su un bagagliaio esemplari prodotti. E oggi? 30 anni dopo, ai vertici della categoria, 440 litri la versioanzi sarebbe più corretto dire 27, è tempo di ne berlina, 550 la station wagon. Per non graditi ritorni. Nel 2015 torna la Tipo in verparlare del sistema U Connect 7” HD Live, sione tre volumi poco dopo seguita dalla due paragonabile al sistema “Digit” di trent’anni volumi e dalla più voluminosa station wagon fa, rivoluzionario per con i suoi 4,57 metri TRE ANNI FA ARRIVAVA LA NUOVA il segmento. Tipo è di lunghezza. Un’auGENERAZIONE, OGGI PROPOSTA sul podio in Italia tra to quindi molto imNELLE VARIANTI TRE VOLUMI, le vetture più vendute portante per il brand DUE VOLUMI E STATION WAGON del 2017 e leader del torinese: trentenne segmento C con il 20,7% di quota nell’anno; solo nel nome, oggi Fiat Tipo guarda al futua ulteriore conferma è stata scelta da oltre ro con le spalle larghe, forte di una gamma 180.000 automobilisti nella regione EMEA. che si è nel frattempo arricchita con la più Inoltre, per il secondo anno consecutivo si è sportiveggiante S-Design, l’ultima arrivata, confermata la vettura con il più alto tasso di in grado di mettere sul piatto della bilancia crescita in Europa. Numeri che non mentoun look sportivo che strizza l’occhiolino alle no: se trent’anni fa Fiat svoltò introducendo giovani famiglie sempre in movimento del la prima serie della Tipo, oggi la Casa togiorno d’oggi. Oggi la gamma Tipo rapprerinese si affida a lei per tenere alto l’onore senta un’inedita miscela di tecnologia, robunell’agguerrito segmento delle berline con stezza e funzionalità che le ha permesso in un’offerta fatta di tecnologia, sicurezza alla questi anni di arrivare ai vertici del segmenguida e prestazioni brillanti. to C, uno dei più combattuti sul mercato.

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E POI IL PIACERE...

Navigare in alta quota: ora si può. Con le offerte per i viaggi aerei 2.0 Entro il 2025 più del 50% dei velivoli sarà connesso in Rete, ma già da tempo molte compagnie si sono attrezzate per consentire ai passeggeri di comunicare in volo

di Isa Grassano

empre connessi con il mondo. Anche a 10 mila metri d’altezza. È questa l’ultima scommessa su cui stanno puntando le compagnie aeree internazionali per mettere i loro passeggeri nelle condizioni di non rimanere isolati e irraggiungibili – e anche di non annoiarsi – durante i voli. In sostanza, se i viaggiatori sono sempre più social media addicted e ipertecnologici, le aziende di trasporti aerei sono pronte a assecondare queste esigenze e offrire loro, in alcuni casi gratuitamente, la possibilità di guardare anche in alta quota le ultime novità sulle bacheche social, leggere la posta elettronica e lavorare (se proprio si deve). Del resto, si cerca di essere sempre online quando si è a terra, perché non dovrebbe essere lo stesso quando si è tra le nuvole? E infatti le proposte per “i viaggi aerei 2.0” sono già una realtà di mercato. Prendiamo il caso di Norwegian, ad esempio. Con la compagnia norvegese low-cost, è già possibile comunicare in volo. Il servizio di wi-Fi è attivo già da qualche tempo a bordo della maggior parte delle tratte in Europa. E i dati hanno subito

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dato ragione alla compagnia: ben un terzo dei passeggeri Norwegian accede ai propri profili social dopo soli cinque minuti di volo. O si collega alla rete per risolvere emergenze lavorative o aggiornare in tempo reale via chat l’amico in attesa all’aeroporto. Norwegian, che ha recentemente inaugurato il diretto Roma-San Francisco Oakland, è anche l’unica compagnia aerea europea con connessione internet gratuita per tutti sia in classe economy che business. SUI VOLI NORWEGIAN, IL SERVIZIO DI WI-FI È ATTIVO E FREE MA SOLO FINO A 20 MB ED ENTRO 2 ORE DAL PRIMO ACCESSO: QUANTO BASTA PER SOCIAL E MESSAGGI

Ma quanto mi costi? A rivelarlo è il motore di ricerca viaggi www. kayak.it che ha analizzato i costi della connessione a bordo di alcune delle più popolari compagnie aeree operative in Italia. Anche a bordo della maggior parte dei voli Emirates, il wi-fi è free ma solo fino ai 20 megabyte ed entro due ore dal primo accesso: un traffico dati suffi-

ciente tuttavia per poter navigare sui social e inviare messaggi. Alitalia invece, permette di navigare in Rete tra le nuvole – su determinati airbus e solo per tratte a lungo raggio – con alcuni pacchetti a pagamento: 1,70 centesimi fino a 10 mb, 5 euro per 50 mb. E se Air France ha annunciato che entro l’estate conta di dotare il 30% della sua flotta di wi-fi, la compagnia a stelle e strisce American Airlines di recente ha investito in aeromobili di nuova generazione incrementando la connessione internet a bordo dei propri voli così come la piattaforma d’intrattenimento: per chi volesse verificare se il proprio volo prevede il wi-fi, basta cercare il simbolo della connessione senza fili sulla carta d’imbarco oppure controllare online sul sito ufficiale. Nel caso di American Airlines, il servizio è disponibile su quasi tutte le rotte per un minimo di 10 dollari. Secondo i numeri diffusi da SITA OnAir –società che offre ai passeggeri delle compagnie aeree l’uso di telefoni cellulari e computer portatili per chiamare, inviare messaggi di testo ed e-mail e navigare in Internet – entro il 2025, più del 50% dei velivoli


commerciali sarà connesso in Rete.

Biglietti, giornali e ristoranti h24

COCCOLATI PER ARIA...E PER TERRA Per rendere sempre più felici i loro clienti, le compagnie non si limitano però ad accontentarli in tutto e per tutto solo durante i voli. Ryanair, ad esempio, ha lanciato il “Credito di Viaggio”: un nuovo incentivo che restituisce ai passeggeri che prenotano un hotel tramite Ryanair Rooms il 10% del costo della camera da spendere in voli. L’Istanbul Bosphorus Experience è il nuovo programma di Turkish Airlines per i passeggeri in Business Class. Se l’attesa tra i voli che si

collegano a Istanbul è di almeno 7 ore, è possibile trascorrere del tempo in città e passeggiare a bordo di un motoscafo di lusso per ammirare il Bosforo e scoprire i punti di attrazione storici. Finnair propone uno stop over gratuito e grazie alla collaborazione con Visit Finland è possibile organizzare di tutto: dalla visite di poche ore a Helsinki, fino a una vera e propria vacanza nella vacanza in Lapponia. Per tutte le destinazioni intercontinentali servite da TAP, i passeggeri in partenza dall’Italia

Oggi ci sono compagnie che già permettono, tramite app specifiche, di ricevere la notifica del check-in. La TAP Air Portugal ha lanciato Time to Think, un nuovo servizio per chi desidera acquistare i biglietti sul sito. I passeggeri possono avviare il processo di prenotazione per poi avere a disposizione fino a 48 ore per decidere se finalizzare l’acquisto. Air Transat, compagnia aerea canadese rappresentata in Italia da Rephouse, offre invece a costo zero l’App Air Transat che consente di controllare lo stato del volo, i bagagli, i servizi di bordo e scaricare i documenti di viaggio sui dispositivi iOS. Tra le ultime novità, anche la possibilità di fare acquisti duty-free online: da 21 fino a 3 giorni prima della partenza, i clienti possono preordinare comodamente a casa l’articolo prescelto, che verrà consegnato successivaè KLM la compagnia che fornisce il servizio mente a bordo del velivolo. C’è chi invece ha esclusivo della conferma della prenotazione, pensato a delle esigenze ancora più specifiche: la carta d’imbarco e le informazioni sul volo, come l’edicola digitale (dalla quale è possibidirettamente tramite l’applicazione Whatle scaricare gratuitamente riviste e quotidiani sApp Business. Grazie anche in italiano direttamente sul proprio PER GLI AMANTI DELLA MESSAGGISTICA alla partnership con ISTANTANEA, KLM HA PENSATO DI DragonPass, i titolari tablet o smartphone, FORNIRE TUTTE LE INFO SUL VOLO europei di carte Visa per poi leggerle offline IN TEMPO REALE VIA WHATSAPP possono accedere inuna volta a bordo) per vece al programma “Airport Companion” che chi non vuole rinunciare ad essere informato contempla l’ingresso ad oltre mille sale lounge anche durante il volo oppure le comunicazioni e a una serie di sconti riservati nei ristoranti via Whatsapp per gli appassionati della mesdegli aeroporti. Utile, poi, è MyTravels, il primo saggistica istantanea. In quest’ultimo caso,

hanno la possibilità di fare uno stop over gratuito a Lisbona per un massimo di cinque notti e di usufruire di tariffe alberghiere esclusive, offerte speciali e sconti. Infine, in tempi di restrizioni per i bagagli, c’è chi va in controtendenza. Air Cairo torna a volare sull’Egitto con due voli settimanali operati la domenica dall’aeroporto di Malpensa con destinazione Sharm el Sheik e Marsa Alam e dà a tutti la possibilità di portare valigie e trolley di ben 30 chili.

in grado di controllare il proprio storico dei voli e richiedere rimborsi anche ad anni di distanza. È stato lanciato da AirHelp e riesce ad aggiornare gli utenti pure sui rimborsi futuri in caso di ritardi, cancellazioni o overbooking. Inoltre, analizzando i dati dei voli precedenti e aggiungendo i nuovi non appena prenotati, MyTravels crea automaticamente una mappa colorata che comprende voli, tempo passato tra i cieli, Paesi visitati, in modo da visualizzare in maniera divertente tutte le esperienze passate e future dei viaggiatori. Tutto da condividere, manco a dirlo, sui social.

PER APPROFONDIRE IN RETE: > www.norwegian.com > www.emirates.com > www.alitalia.com > www.airfrance.it > www.americanairlines.it > www.flytap.com > www.airtransat.com > www.ryanair.com > www.turkishairlines.com > www.finnair.com > www.flyaircairo.com

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E POI IL PIACERE...

Vissi d'arte, vissi d'aste di gioielli Il senso di Faraone per il bello unito alla gestione del patrimonio

L'azienda nata oltre 150 anni fa ha recentemente ampliato il suo modello di business, abbracciando anche la vendita all'incanto di gioielli e preziosi, sempre più bene rifugio di Laura Lamarra ensi a Benvenuto Cellini e sai che la gioielleria è arte. Pensi all’arte e pensi alle aste. Faraone, marchio italiano leader nell’alta gioielleria dal 1860, vuol dire anche casa d’aste. «Veda, il gioiello d’epoca può essere vissuto come un bene rifugio o come un vezzo, un ornamento da sfoggiare durante una serata di gala», spiega Vittoria Bianchi, amministratore delegato di Faraone, che controlla l’omonima casa d’aste ma che in Italia è un’ icona di riferimento del gioiello ed è stata artefice del successo di Tiffany&Co. Ebbene: Faraone, forte della sua secolare competenza nel campo, ha ampliato, nel 2016, il proprio modello di business, passando dalla vendita tradizionale di gioielli a quella all’incanto. «In questi anni - spiega Bianchi ad essere cambiati non sono stati solo i gusti ma anche gli stili di vita, le occasioni per indossare parure importanti sono diminuite ed anche in questi casi la scelta molto spesso ricade su qualcosa di purissimo e

P

In questa pagina collier firmato Chopard in oro bianco con pavé di diamanti taglio brillante del peso complessivo di circa 70ct e pendente a goccia del peso di 22,20ct I IF. Certificato: IGI Milano. Battuto durante l’asta di Faraone Casa d’Astye dello scorso 20 Novembre per 144714,444 €


Orecchini in oro bianco 18 carati con 2 diamanti fancy yellow del peso di 4,66ct e 4,87ct e 2 diamanti triangolo del peso di circa 1,20ct ciascuno. Battuti a 88.000 €

poco costoso. Da qui la necessità, per molti, di "trasformare" i gioielli della nonna in qualcosa che abbia queste nuove caratteristiche, ed ecco che entra in scena il gioielliere di famiglia per ridisegnare e appunto trasformare il gioiello in qualcosa di più attuale; a volte però smontare un gioiello dalla manifattura eccelsa è davvero un delitto ed eccoci, sempre noi ma in veste “casa d’aste”, a consigliare la vendita all’incanto». Magari, senza muoversi dal salotto di casa, perché in linea con le tendenze del mercato, che nella rivoluzione del digitale identificano il driver di successo e il traino dello sviluppo economico mondiale, le aste on line e l’incanto digitale costituiscono canali di vendita sempre più efficaci. La scelta di Faraone si è dimostrata vincente, se si pensa al fatturato delle sole due vendite nel 2017, circa 2.8 milioni di euro. «Personalmente ho una passione per i gioielli Art Decò - continua Vittoria Bianchi - li trovo di un’eleganza che oggi non vedo più, emanano quel calore frutto di ore di lavoro eseguito con passione vera, Ma siamo in poche ad apprezzare il gioiello vintage. Le nostre clienti oggi preferiscono un solo gioiello da portare tutti i giorni, molto spesso è l’anello di fidanzamento, ma sempre più di rado è un gioiello tramandato». Una tendenza dell’alta gioielleria che strizza l’occhio al passato per un qualcosa di completa-

mente nuovo e avveniristico. La focalizzazione so agli orecchini con due diamanti fancy yellow di Faraone casa d’aste sui gioielli e sugli orologi da 5 carati venduti in maggio per 88 mila euro». del XX secolo sembra essere in controtendenza Un'altra tendenza del settore è la manifestarispetto alle esigenze di modernità; ma è un’inzione d'interesse sia per gioielli di famose coerenza solo apparente. «Fortunatamente ci maisons sia di marchi sconosciuti. «Cartier e sono altri mercati, penso a quello inglese per Bulgari sono sicuramente tra le manifatture del esempio, che apprezzano proprio i "gioielli delsecolo scorso due delle più ricercate. Una firma le nostre nonne" - continua la top-manager - da prestigiosa certamente innalza il valore del qui l’idea di focalizzarci gioiello, ma davanti LE ASTE ON LINE E L’INCANTO principalmente sulle ad un gioiello d’epoca DIGITALE COSTITUISCONO CANALI manifatture del secolo apparentemente firDI VENDITA SEMPRE PIÙ EFFICACI: scorso. I caveaux itamato bisogna prestare DA QUI LA SCELTA DI FARAONE liani sono colmi di preparticolare attenzione, ziosi realizzati da artigiani di quell’epoca, sono fare le dovute verifiche, per non incappare in sempre stati i migliori, e questo lo sanno bene un gioiello non autentico. Non sempre però i i commercianti stranieri che proprio in Italia top lot portano una firma, gli orecchini menziovengono a fare buona parte dei loro acquisti. nati prima erano assolutamente anonimi». Non vi sono quindi solo preziosi da conservare L’esperienza secolare nel lusso e nella valoin cassaforte ma esempi di gioielli dal valore rizzazione dei preziosi porta le case d’asta ad eccelso e nel contempo di alta portabilità, penessere interlocutori privilegiati e molto richiesti per comprenderne il valore, specie di quei gioielli “rispolverati” dal cassetto. «Fissando un appuntamento con i nostri esperti, volendo anche a domicilio, possiamo rispondere alle molte richieste in tal senso, anche con valutazioni al momento. Nel caso di gemme oggi quasi introvabili, zaffiri Kashmir e rubini birmani, invece, per determinarne il valore sono necessarie analisi di laboratorio che attestatino provenienza e purezza, al seguito delle quali verrà poi fatta una valutazione più precisa. In questi casi un certificato prestigioso come quello del laboratorio svizzero SSEF è più che mai necessario per assicurarsi un’ottima vendita».

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

POPULISTI DAL PALCO E POPOLARI IN PRIVATO? SALVINI È COERENTE, DI MAIO UN PO’ MENO Profili personali opposti per i due nuovi Dioscuri della politica italiana: se il leghista è rimasto un saggio ragazzo del Nord tutto felpe, pizzoccheri&trattorie, il grillino non è del tutto insensibile alla seduzione del lusso I RISULTATI ELETTORALI SONO

gusti genuini, stakanovista della

verdissima è un must) fa vacanze

che ha diviso gioiosamente con

SOTTO GLI OCCHI DI TUTTI:

tv, in onda ogni giorno alle 11

in montagna, paga tutto di tasca

tecnici, autori e maestranze.

HANNO VINTO LEGA E GRILLINI,

su Raiuno con ottimi ascolti. Ai

sua (particolare non secondario

Esemplare. Ma se il leader della

HA PERSO IL PD E NON HANNO

fornelli ci si mette spesso proprio

visti gli usi e i costumi del gran

Lega è rimasto un saggio ragazzo

VINTO NÈ FORZA ITALIA (A

lui che no disdegna dolci e buon

buffet della Casta spesato dalle

del nord senza grilli per la testa, i...

DESTRA) NÈ LIBERI ED EGUALI

vino. La coppia ha uno stile

casse pubbliche oppure offerto

grillini (scusate il gioco di parole)

(A SINISTRA). Gli strascichi post

semplice, didascalico lontano

gentilmente in dono) ed ha lato

adorano mixare l’understatement

elettorali arriveranno beatamente

dalla sontuosità berlusconiana

assai romantico che ovviamente

di Beppe Grillo con i gusti raffinati

a Pasqua mentre le grandi

di Luigi Di Maio. Provare per

manovre dei partiti continuano

credere. Se l’albergo del Capo

nei dehors del Pantheon o

resta l’abbordabilissimo Forum,

nelle trattorie a due passi da

Gigino per celebrare la vittoria

Montecitorio. Solita routine, ci

politica con il movimento ha

sono i perdenti che tentano di

opzionato il maestoso Parco dei

salire sul carro del vincitore che,

Principi del conterraneo Roberto

invece, serra le fila per definire

Naldi, uno degli imprenditori

il perimetro della vittoria. Ma il

partenopei piu ricchi e generosi.

voto ha svelato inevitabilmente

Non solo: Di Maio era invitato

una nuova realtà, uno stile di

il 22 marzo scorso alla cena

vita inedito. Leghista o grillino,

organizzata nel magnifico

appunto. E allora dove vanno

Palazzo Montemartini dove tre

a mangiare, come si vestono

chef (Simone Strano, Christian

e che tipo di vacanze fanno i

Busca e Francesco Russo) hanno

nuovi dirigenti dei due partiti

sfornato le prelibatezze tipiche

che, numeri alla mano, dal 4

delle diverse destinazioni in cui

marzo scorso hanno in mano

è presente il gruppo Ragosta e

le redini del potere nel sistema paese Italia? Cominciamo dallo

IN SENSO ORARIO: MATTEO SALVINI, ELISA ISOARDI, BEPPE GRILLO E LUIGI DI MAIO

cioè Roma, la costiera amalfitana e Taormina. E in Sicilia, Gigino si

statement terragno e autentico

che puntava su ristoranti super

Elisa adora. Molto spesso nel

è concesso un breve week end

di Matteo Salvini, vero vincitore

stellati come La Pergola, il

camerino della conduttrice a

insieme alla nuova fiamma che

nel centro destra, pronto a

Mirabelle o la champagneria

Saxa Rubra arrivano bouquet

è di quelle parti. Pare che anche

svettare fra Berlusconi vintagè

del Tazio al Boscolo Exedra.

di fiori bianchi accompagnati da

Di Maio sia dolcissimo con la sua

e la grinta di Giorgia Meloni.

Salvini ed Elisa vanno a mangiare

tenerissimi biglietti strettamente

metà: sceglie i posti più riservati, si

Salvini ama la buona cucina,

volentieri la pizza da Fiore di

personali. Pochi mesi fa per

occupa con scienza e coscienza di

posta spesso foto sui social del

zucca, locale rustico dei Parioli,

festeggiare i 36 anni della

menù ed etichette. Pure qui rose a

suo piatto preferito: i pizzoccheri.

nella elegante via Donizzetti.

bellissima fidanzata, Matteo è

volontà. Dunque miei cari marxisti

A Roma sta dalla sua compagna

Matteo si veste preferibilmente

sbarcato in Rai portando con sè

immaginari, era questa la fine

Elisa Isoardi, piemontese dai

sportivo anzi easy chic (la felpa

una favolosa pastiera napoletana

nota del post comunismo?

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