Economy Dicembre 2018

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FATTURE CHE SCOTTA O Appuntamento al buio con il nuovo obbligo digitale. Norme in giostra, categorie mobilitate, informatici discordi. Perché conviene, perché no.

ECONOMY | ANNO II | N.18 | MENSILE | DICEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 27 NOVEMBRE 2018

Management, asse Federmanager-Confindustria / Gay (Assinform-Anitec): «Nessuno tocchi Impresa 4.0»

«STATALI FIDATEVI DI ME, SAREMO CONCRETI»

ESCLUSIVO / IL MINISTRO GIULIA BONGIORNO ILLUSTRA LA SUA RIFORMA DIGITALE & BUSINESS

Marco Fanizzi (Dell): «Noi, come sarti per l’innovazione»

SPORT & BUSINESS

GIULIA BONGIORNO, MINISTRO DELLA P.A.

Perchè la Cattolica sceglie i forti valori del rugby

IL REBUS DEL RISPARMIO DECRESCITA (IN)FELICE Investire all’estero? Anche no di Ugo Bertone

Se l’impresa batte in ritirata di Franco Tatò

AUSTERITÀ DISTRUTTIVA +INVESTIMENTI -TASSE Moneta, il controllo alla politica di Valerio Malvezzi

Ma si va in senso opposto di Giorgio Arfaras









EDITORIALE

ALMANACCHI NUOVI IN POLITICA, AL PIÙ PRESTO

Q

uando non si sa più che pensare, vengono in soccorso i classici: “Ma se aveste a rifare la vita che avete fatta né più né meno, DI SERGIO LUCIANO con tutti i piaceri e i dispiaceri che avete passati?” “Cotesto non vorrei”. Il “Dialogo di un venditore di almanacchi e di un passeggere” di Giacomo Leopardi: ipercitato, ad ogni fine d’anno. Ma sempre vero. Mentre Economy viene chiuso in tipografia, la situazione politico-economica italiana è talmente confusa e tumultuosa da ispirare il pessimismo cosmico leopardiano. Il “nuovo” non funziona. Ma quale “vecchio” rivorremmo? Il braccio di ferro con l’Europa su una legge di bilancio ancora vaga prosegue, lo spread non scende e la nostra economia rallenta mentre il pil frena o cala (Germania) ovunque. I sostenitori del governo gialloverde, i tanti italiani che hanno votato Cinquestelle o Lega, sono frastornati, diversamente delusi, e tendono a incolpare ciascuno l’altro dell’evidente distanza tra le promesse e i risultati che si profilano. D’altronde, se si potesse, con la bacchetta magica, tornare a qualcuna delle situazioni precedenti questo governo, solo gli interessati di allora lo farebbero. Sarebbe forse preferibile l’ultimo Berlusconi, caduto

IL CORSIVO

sotto il peso dello spread, delle divisioni nella sua stessa maggioranza e degli scandali? Oppure il governo di Mario Monti, il quale da Vespa dichiarava “che monotonia il posto fisso”, ma dall’89 (cioè da 29 anni) è stabilmente o Rettore o Presidente della Bocconi? Niente male come monotonia. O il perbenissimo Enrico Letta, zavorrato però dal suo cerchiobottismo e dall’inappropriata fiducia in Renzi? E cosa dire dei mille giorni di quest’ultimo che non sia già stato il 4 marzo? Ecco perché vorremmo, in tanti, un almanacco politico nuovo, ma nuovo davvero, e che dica i giorni, le settimane e i mesi esattamente. Senza errori di ortografia. Senza promesse vane. Senza urla e insulti. Senza pasticci tipo quello sulla fatturazione elettronica. Invece, più tempo passa e più emergono due problemi fondamentali della compagine gialloverde: incompetenza e velleitarismo. E profonde divisioni intestine. Quindi i tantissimi impegni assunti da Grillini e Lega in campagna elettorale e i tanti (un po’ meno ma pur sempre gravosi) finiti nel contratto di governo, stanno cadendo uno dopo l’altro. Sostegno alla povertà: giusto perseguirlo, lo riconosce perfino un oppositore severo come Tito Boeri, ma mancano i soldi; idem per “quota 100” (chi non gradirebbe più elasticità nel pensionamento?) ma, ri-idem, mancano i soldi. Misure per la crescita: se ne vedono poche, e non convincono. Privatizzazioni: espediente promesso e mai attuato da

LA NOVITÀ ZOPPICA IL VECCHIO NON PIACE MA URGE UN RITORNO ALLA STABILITÀ decine di governi, salvo quelli che le fecero sul serio, a costo di svendere, negli Anni Novanta. Nel frattempo i mercati stanno già chiedendo un conto salato agli italiani, attraverso i rincari di alcuni costi che purtroppo risentono dello spread per quella “finzione giuridica” che è la contabilizzazione delle perdite virtuali nei conti delle banche, discussa norma impostaci dall’Europa quando non sapevamo o non volevamo opporci. Queste pagine vanno in stampa mentre il braccio di ferro tra il nostro governo e Bruxelles è più teso che mai. L’auspicio è un compromesso che riporti stabilità, anche a costo di ridimensionare le promesse “più iperboliche”. Poi, certo: sarà giusto rilanciare gli impegni e sacrosanto spingere per un profondo ripensamento degli equilibri e addirittura delle regole europee. Ma da posizioni di forza, con credibilità, con le carte in regola. E non da ultimi della classe.

DALLE FS AD ALITALIA, DA AUTOSTRADE A TIM: LE RETI TORNANO AL CENTRO

R

ilanciare Alitalia con il contributo determinante dello Stato, forse attraverso la Cassa depositi e prestiti; far leva sul disastro di Genova per ricollocare il sistema delle autostrade al centro di una politica infrastrutturale del governo che faccia l’interesse pubblico e non quello di pochi “prenditori“ privati; promuovere l’unificazione della rete telematica nazionale, tra quella di Tim e quella di Open Fiber; e anche dedicarsi – finalmente (si veda l’articolo a pagina 78) – a riqualificare il rapporto tra le essenziali Ferrovie e il loro pubblico regionale, di pendolari.

Sono alcune delle iniziative interessanti ed anche positive che hanno scandito le ultime settimane. Faranno scandalizzare i liberisti duri e puri, ma sono gli stessi che applaudivano ai “capitani coraggiosi” che hanno scassato Alitalia e Telecom più di chiunque altro. Invece, la digitalizzazione del Paese ha bisogno di costosa banda ultralarga, e non è con i pochi soldi di un ex-monopolista indebitato che la si può far bene. Della crucialità di Alitalia lo Stato ha già sostenuto invano i costi: un ultimo sforzo è discutibile ma accettabile. Delle esigenze rivelate

dal caso genovese s’è scritto tutto. Ed anche della necessità sociale di un trasporto locale migliore. Comun denominatore, le reti: cioè l’elemento abilitante numero uno in una società della comunicazione. Peccato che manchi il collante a questo disegno un po’ casuale ma non privo di una sua coerenza: le nuove infrastrutture. La verifica dei costi e dei benefici delle grandi opere in sospeso è criterio sano, a condizione che si svolga con autorevolezza indiscutibile e definitiva (figuriamoci!) e con tempi certi. Ad oggi si direbbe manchino entrambi i requisiti.

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SOMMARIO

Dicembre 2018 021

COVER STORY

FATTURAZIONE ELETTRONICA

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I CONSIGLI DELL’ESPERTO

La multinazionale di consulenza fiscale Wolters Kluwer presenta le cinque ragioni per cui essere fiduciosi

028

L’INTERVISTA/ ANDREA GRANELLI

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L’INTERVENTO/ AIDC

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033 GESTIRE L’IMPRESA

A meno di clamorosi colpi di scena, la digitalizzazione sarà operativa dal 1° gennaio. Ma i problemi non mancano

Per il guru di internet, è sacrosanto semplificare ma non limitandosi a trasferire i costi del centro alla periferia Per l’Associazione dei commercialisti il sistema messo a punto pone dubbi dal punto di vista tecnico

051 WORKSHOP SPORT&BUSINESS

NUOVE PARTNERSHIP

Cattolica nuovo sponsor della FIR

054

STORYTELLING

DIGITAL TRANSFORMATION

056

CALCIO & CAFFÈ

036

CONFINDUSTRIA DIGITALE

057

GIOCO D’AZZARDO/ 1 LeoVegas contro il Decreto Dignità

038

SANITÀ 2.0

058

GIOCO D’AZZARDO/ 2 Divieto di pubblicità per il betting

040

APPALTI

044

NUOVE PROFESSIONI

046

MANAGEMENT E CULTURA

L’offerta “tailor made” di Dell

Gay: «Giù le mani da Impresa 4.0»

La ricetta di GE per tagliare i costi

Tutte le sponsorship di Pirelli

016 ECONOMY&POLITICA

PARLA GIULIA BONGIORNO «Il digitale serve ma non basta: per la

PA serve prima di tutto concretezza»

Lavazza sbarca in Premier League

061 FINANZIARE L’IMPRESA

Il ricorso, un’arma inflazionata

Con Pegaso a scuola di influencer

La ricetta di Boccia e Cuzzilla

049

BUSINESS MATCHING

Il format ideato da Richmond

100 ECONOMY&ISTITUZIONI

LOGISTICA E TRASPORTI

La metamorfosi di Palermo, porto chiave del Mediterraneo

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NUOVO MERCATO DEI CAPITALI

Altro che banca, evviva il mini-bond

065

CARTOLARIZZAZIONI

066

MERCATI

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FONDI EUROPEI

Prestiamoci avvia la diversificazione Di chi è la colpa se cresce lo spread Le opportunità per le PMI



SOMMARIO

Approfondimenti 071 CONFPROFESSIONI di Giovanni Francavilla 073 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 075 AICMI Un unico riferimento per il credito 076 L’INTERVENTO di Giorgio Arfaras 078

LA SVOLTA Il piano di FS per i pendolari

079 OPENJOB Come funziona la digital transformation 080 LIUC

Le immatricolazioni crescono senza sosta

081 AIFI Come sarà la banca del futuro?

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093

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

STORY-LEARNING

IMPRENDITORIA Quando il manager si mette in proprio

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DOMANDE & OFFERTE

FRANCHISING Tutto quello che avreste voluto sapere

Il mensile dell’economia che cambia Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Marco Scotti, Riccardo Venturi Hanno collaborato Giorgio Arfaras, Ugo Bertone, Maddalena Bonaccorso, Giuseppe Capriuolo, Giuseppe Corsentino, Claudio D’Aquino, Giovanni Francavilla, Anna Gervasoni, Edoardo Ginevra, Laura Lamarra, Valerio Malvezzi, Franco Oppedisano, Elisabetta Risso, Alfonso Ruffo, Giancarlo Salemi, Monica Setta, Claudio Sonzogno, Elisa Stefanati, Franco Tatò, Nicola Traverso Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager

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SUD&SVILUPPO

Caserta locomotiva del Mezzogiorno

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LOGISTICA

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STRATEGIE D’IMPRESA

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SOSTENIBILITÀ

Partnership tra Edison e Fondazione Prada

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

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FINANZA

Segreteria di redazione Monia Manzoni

Graziella Holding diversifica le attività

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E-COMMERCE

Se la carta aiuta le vendite

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RISPARMIO ENERGETICO

Alens e i piani di ottimizzazione consumi

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CONSULENZA STRATEGICA

La rinascita di Porsche è un case study

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DELOCALIZZAZIONI

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IL PAESE CHE CRESCE...

STARTUP-TELLING

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Il call center 100% italiano Le news dal mondo produttivo

CREATIVITÀ E BUSINESS

L’hub per le imprese di MBE

Perché investire all’estero è inutile

CONSULENZA PATRIMONIALE

I wealth advisor di Banca Mediolanum

ARTE

I primi 10 anni della Fondazione Sorgente

VITA DA MANAGER BUSINESS ETIQUETTE

L’importanza della buona educazione

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GENDER GAP

Barbara Labate e il caso Restore

La nuova vita di Walter Da Silva

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GIOVANI&LAVORO

FOOD&BEVERAGE

Il “Coffee Festival” sbarca a Milano

MOBILITÀ SOSTENIBILE

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BUSINESS TRAVEL

Le proposte del MAF per i nativi digitali

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Il pieno di energia ora si fa col furgone

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Meeting a New York con tappa alla spa

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MOTORI

IL NUOVO CHE AVANZA

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

Modelli e case histories in breve

E POI IL PIACERE...

APP&INNOVAZIONE

Il caso WeStudents, il diario digitale

Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l.

Sito web www.economymag.it

BMW lancia la nuova generazione di X3

I sussurri di Monica Setta

Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

LA FALLIMENTARE MIOPIA DI CHI NON SA (O NON VUOLE)

S

vendita sono cambiate più ears Roebuck, volte negli anni, ma non si icona della grande è mai rinunciato all’idea di distribuzione vendere tutto a tutti, cioè non americana, ha chiesto si è mai cambiato modello di l’applicazione del Chapter11, business anche di fronte alle cioè ha annunciato di evidenti difficoltà. essere fallita. La cosa è L’opinione comune è che sorprendente perché stiamo Sears sia stata vittima della parlando di uno dei brand più concorrenza di Amazon, noti in tutti gli Stati Uniti. gigante delle consegne a Sears è stata per decenni domicilio e della tecnologia. leader del mercato delle Lo stesso destino ha avuto vendite per corrispondenza Quelle, colosso tedesco delle su catalogo, con la filosofia vendite su catalogo e poi dei di vendere tutto a tutti, grandi magazzini soprattutto, filosofia che aveva cercato di dopo la fusione con Karstadt, estendere ai grandi magazzini vicenda più che aveva «LA DECRESCITA FELICE complessa affiancato ai È IL RIFUGIO DEGLI con esito cataloghi e IMPRENDITORI STANCHI fatale. sui quali si è CHE PREFERISCONO Che non fosse concentrata SPREMERE FINO ALLA FINE quando la IL LORO MODELLO, IN ATTESA un destino DELLO TSUNAMI DIGITALE» segnato è vendita per dimostrato catalogo è però dal fatto che un altro andata in crisi, travolta da vero gigante della grande forme di distribuzione più distribuzione americana, moderne. Walmart, continua a I grandi magazzini Sears, prosperare dopo aver rivisto però, non hanno mai brillato il modello di business per i loro risultati ed hanno ed effettuato importanti avuto periodi di vera difficoltà, investimenti tecnologici per fino ad essere acquistati la gestione e per un sistema da un finanziere di grande di consegne a domicilio successo, Eddie Lambert, paragonabile ad Amazon. il quale ha gestito l’azienda Questo non significa che personalmente anche Walmart rappresenti il sacrificando parte delle sue punto di arrivo della grande consistenti risorse personali distribuzione e un modello negli ultimi dieci anni. per il futuro, ma significa Le formule e le strategie di

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che forse la componente management ha avuto un ruolo più importante della concorrenza di Amazon. Infatti Amazon, per mantenere la sua posizione competitiva, ha già modificato il suo modello di business, prima diversificando con la produzione di Hardware molto sofisticato, collegato

coerenza: presidiare con determinazione il core business ampliandone alcune componenti in mercati collaterali e omogenei, testare sulle proprie grandi dimensioni i servizi tecnologici formando il know how per poterli offrire a livello globale sfruttando tutte le possibili economie di scala.

IL COLOSSO DELLA GRANDE DISTRIBUZIONE AMERICANA SEARS HA DICHIARATO FALLIMENTO

direttamente al core business, poi investendo nel cloud computing, nato per uso interno ed esteso a servizio globale raggiungendo una posizione di leadership, davanti a Microsoft, Ibm, Google. Amazon ha fatto evolvere il suo modello di business, con qualche brusca sterzata, ma con grande

Tutti sappiamo che Amazon è nata come distributore rapido a domicilio di libri, per poi diventare distributore di video, poi di intrattenimento in streaming, poi editore innovativo e ora anche produttore di contenuti. Recentemente Amazon ha aperto a Seattle, sede principale della società, un supermercato tecnologico


di Franco Tatò

IL CORSIVO

ISLAM, LA ZAKAT SI AFFIDA ALLA BLOCKCHAIN

REINVENTARSI IL BUSINESS di business e aumentando con riconoscimento facciale, l’investimento tecnologico. abolizione della coda alle È un fatto che i protagonisti casse e addebito automatico delle grandi trasformazioni degli acquisti al prelievo dagli di mercato sono operatori scaffali. tecnologici estranei al Che non fosse solo un business: Avis non ha saputo esperimento si è capito o voluto inventarsi Uber. quando Jeff Bezos ha L’industria musicale è stata annunciato di voler aprire presa alla sprovvista ed è tremila supermercati nei stata polverizzata da Spotify prossimi due anni, una bella e piattaforme simili, per sfida per Walmart, che dovrà non parlare della pirateria rispondere con la tecnologia musicale in rete. se non vorrà spegnersi come L’editoria libraria è stata molte (per fortuna non tutte) messa in difficoltà da Amazon librerie. Il paragone con e dal libro elettronico, ma Amazon non implica che la nessun editore ricetta della «È UN FATTO ACCERTATO per ragazzi ha sopravvivenza CHE I PROTAGONISTI DELLE investito nei sia il suo GRANDI TRASFORMAZIONI videogiochi. difficilmente DI MERCATO SONO L’editoria imitabile OPERATORI TECNOLOGICI scolastica modello di ESTRANEI AL BUSINESS. DA UBER A SPOTIFY» frena la business, trasformazione anche digitale e tutti si illudono di perché il problema non poter sopravvivere tagliando è la sopravvivenza, ma lo i costi. sviluppo. Ancora più complesso Quando un business zoppica, e interessante è il caso ci si deve chiedere al più dell’editoria di giornali e presto possibile quanto sia riviste. dovuto al management e La decrescita felice non quanto agli azionisti o al è un’invenzione di politici mercato, applicando le ricette incapaci: è il rifugio degli note. Con qualche problema imprenditori stanchi che in più per gli azionisti. preferiscono spremere fino Ma quando un settore viene alla fine i loro business investito dalla tempesta, tradizionali in attesa dello bisogna muoversi ai primi tsunami digitale. Peccato che sintomi, analizzando e felice non è. rivedendo il proprio modello

di Giuliana Gemelli

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el decennio successivo all’attacco terroristico delle torri gemelle a NYC, Fondazioni, associazioni e organizzazioni della filantropia di matrice

islamica furono sistematicamente sottoposte a indagini serrate, soprattutto dopo la formulazione da parte del governo americano del Patriot Act. I maggiori sospetti si concentravano sugli istituti preposti alla riscossione e alla distribuzione delle donazioni derivate dalla Zakat, obbligo religioso prescritto dal Corano, uno dei cinque pilastri dell’Islam, che viene devoluta alle categorie più svantaggiate della società islamica - poveri, orfani e vedove - ma può essere destinata anche ad altri scopi (il sostentamento della comunità musulmana, gli aiuti per i pellegrini, l’espressione pubblica della fede). Presente ovunque si trovi una comunità, la Zakat è in grado di mobilizzare enormi quantità di denaro e di generare immense risorse. L’occhio vigile dell’Occidente non islamico non ha mancato di evidenziare il pericolo di distorsioni nell’utilizzo della Zakat. Autorevoli quotidiani, come il Wall Street Journal, sono intervenuti in passato nello stigmatizzare il ruolo delle Fondazioni, che, col pretesto di programmi educativi, favorivano la crescita e il radicamento dell’estremismo. Oggi tuttavia il volto e la legittimità della filantropia musulmana sta cambiando, anche attraverso l’uso sistematico e responsabile di tecnologie di comunicazione assai avanzate, come la blockchain che funziona sia all’ingresso, nella raccolta fondi, sia all’uscita, nella dislocazione dei medesimi, adottando i principi della trasparenza e della fiducia e realizzando un abbattimento dei costi di transazione. Questo percorso potenzialmente innovativo ci permette di sfatare alcun luoghi comuni inerenti i modelli di welfare sociale, il ruolo delle donne, l’apertura al mondo non musulmano e altri aspetti che riguardano in generale le radici storiche della filantropia. Il centro di questa storia e delle sue proiezioni nel presente e nel futuro è il Mediterraneo e il suo dolente cuore strategico, le incontenibili migrazioni e il dramma dei rifugiati. Per un primo approfondimento: “Religioni e Filantropia nel Mediterraneo: tradizioni, simboli ed ecografia” , a cura di G. Gemelli, Bologna Baskerville 2015

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GESTIRE L’IMPRESA

«I COLLETTI BIANCHI SI FIDINO DI ME IL DIGITALE SERVE MA NON BASTA INNANZITUTTO CI VUOLE CONCRETEZZA»

Giulia Bongiorno, penalista tra i più celebri d’Italia e oggi ministro della Semplificazione e della Pubblica Amministrazione, annuncia ad Economy la sua ricetta per rendere l’Italia un luogo migliore per i capitali stranieri. E sulle nuove assunzioni promette di razionalizzare le risorse per coprire il 100% del turnover di Claudio Sonzogno

LA BUROCRAZIA STATALE CHE ORA VIENE CONSIDERATA UN LIMITE ALLA CRESCITA, POTREBBE DIVENTARE UN GRANDISSIMO CONTRIBUTO. Il cambiamento è affidato a Giulia Bongiorno, siciliana, 52 anni, già avvocato difensore di successo in storici processi, da quello di Giulio Andreotti a Raffaele Sollecito del delitto di Perugia. In parlamento da una decina d’anni, è impegnata anche nel sociale con “Doppia Difesa”, l’associazione delle donne vittime di abusi, fondata con Michelle Hunziker. Alle grandi aspettative affidate al suo incarico di Ministro della Semplificazione e la Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno risponde soprattutto con l’urgenza di rendere consapevole l’esercito dei colletti bianchi pubblici delle esigenze di un moderno sistema produttivo, dove non c’è scampo alla trasparenza e alla trasformazione digitale. Giulia Bongiorno è infatti impegnata “a rendere gradevole” la sua riforma fondata sulla rivoluzione digitale. La guida la convinzione che, inculcato con un metodo e una logica solo industriali, il cambiamento e in particolare quello digitale, rischi non solo di rendere inadeguata ogni semplificazione amministrativa, ma di aumentare il groviglio degli adempimenti con effetti nefasti. Il taglio “antropologico” del suo ministero emerge così dalle risposte alle domande di Economy, che entrano nel dettaglio del suo programma e dei primi interventi. «La pubblica amministrazione – rileva nell’intervista – dev’essere al centro della nostra attenzione perché è il cuore del Paese e il volano dell’economia».

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Il suo approccio vuole essere realista in discontinuità con il passato che ha visto ministri impegnati in riforme sostanzialmente improduttive. Il suo ddl “Concretezza” punta a un maggiore coordinamento con le recalcitranti amministrazioni locali, gelose della loro autonomia. Quanto è fiduciosa di riuscire? In Italia, il problema è la mancata applicazione di molte leggi: è inutile continuare a produrre norme, serve piuttosto un’azione incisiva per applicare quelle esistenti. Inoltre, nella definizione generica di “pubblica amministrazione” rientrano realtà anche molto diverse: sarebbe dunque più corretto parlare di “pubbliche amministrazioni”, al plurale. Alcune hanno modelli organizzativi estre-


&POLITICA mamente evoluti e avanzati, altre sono in una situazione di maggiore difficoltà e lentezza. La consapevolezza di questo stato di cose dev’essere, secondo me, il punto di partenza di qualsiasi riflessione. Il disegno di legge cosiddetto “Concretezza”, attualmente all’esame del Senato, è basato proprio sulla necessità di sostenere le pubbliche amministrazioni nel processo di interpretazione e attuazione delle disposizioni vigenti. Negli ultimi trent’anni ben 14 atti legislativi hanno cercato di semplificare le procedure d’avvio di un’impresa. Oggi c’è ancora bisogno dai 60 agli 80 adempimenti, dai 26 ai 30 enti pubblici coinvolti, una spesa dai 12.000 ai 20.000 euro per aprire un esercizio commerciale o iniziare un’attività. Cambierà? Nel complesso e frammentario contesto italiano, sarebbe illusorio pensare che esista un rimedio istantaneo e universale alla complicazione burocratica. Nell’ultimo decennio l’Italia è riuscita a migliorare la sua posizione nella classifica dei paesi dove è più facile fare impresa, ma c’è ancora molto da lavorare sulla semplificazione. Bisognerebbe procedere per “eventi della vita” delle imprese e dei cittadini, nonché monitorare costantemente la concreta attuazione delle norme. Fino a ora è sta-

GIULIA BONGIORNO E MICHELLE HUNZIKER, LE DUE FONDATRICI DELL’ASSOCIAZIONE “DOPPIA DIFESA”

imprenditoriali? Ben venga ogni contributo diretto a limitare gli oneri burocratici sulle imprese, sia per quanto concerne la fase di avvio dell’attività Sabino Cassese sostiene che se si vuole sia durante il suo esercizio. A tal fine, è mia cambiare la burocrazia vanno sconfitti anintenzione rafforzare il processo di semplifiche interessi privati e corporativi che sono cazione amministrativa: facilitando l’accesso andati fiorendo negli interstizi dello Stato. alle informazioni, omogeneizzando i moduli È d’accordo? E come si potrebbe fare? amministrativi, incentivando l’utilizzo degli Il paese non è educato a pensare in termini di strumenti digitali e assicurando l’uguaglianza bene collettivo o di interesse pubblico. Spesso, degli adempimenti su tutto il territorio naanche gli interventi di riforma più significativi zionale. L’imprenditore che intenda avviare sono condizionati da istanze di categorie che una nuova attività economica non può essere tendono a salvaguarsottoposto ad adempidare centri di potere, menti diversi a seconNELL’ULTIMO DECENNIO L’ITALIA È RIUSCITA A MIGLIORARE LA SUA rendite di posizione o da dell’area geografica privilegi. Sotto questo POSIZIONE NELLA CLASSIFICA DEI PAESI in cui intende localizDOVE È PIÙ FACILE FARE IMPRESA aspetto servirebbe un zarla. L’istituzione di epocale cambiamento una cabina di regia di mentalità, che dovrebbe interessare tutti i – composta dai rappresentanti del Governo livelli: società, poteri economici, rappresennazionale, regionale e locale, nonché delle tanti di governo. Inoltre, è giusto considerare associazioni imprenditoriali – è certamenche il ricorso agli intermediari – sia pure apte utile ai fini di un corretto inquadramento partenenti a categorie professionali – può in delle problematiche applicative, così come alcune circostanze trovare la propria giustifidell’individuazione delle soluzioni da attuare cazione come strumento per facilitare il rape della misurazione della loro efficacia, ex ante porto tra pubblica amministrazione e collettie ex post. In tal senso ricordo che, nell’ambito vità. Naturalmente è essenziale vigilare che gli dell’agenda per la semplificazione, è già opeintermediari svolgano il loro compito in modo rativo un Tavolo tecnico che vede impegnati corretto e a reale beneficio della collettività. i rappresentanti dei diversi livelli di Governo nella definizione e nell’attuazione di politiche Cosa pensa della proposta della Confarticondivise di semplificazione, allo scopo di rigianato di una cabina di regia sulla qualità durre costi e tempi per cittadini e imprese. della regolazione di cui facciano parte governo, regioni, enti locali e le associazioni Il suo ddl prevede l’istituzione del “nucleo ta fatta una grande confusione: se prima non si semplificano le procedure è inutile pensare alla digitalizzazione.

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GESTIRE L’IMPRESA

STIAMO VALUTANDO LE POSSIBILITÀ OFFERTE DALL’INTELLIGENZA ARTIFICIALE ALLA PA concretezza” che effettuerà dei sopralluoghi proponendo eventuali misure correttive delle inefficienze. Ma tenuto conto dell’universo della P.A. ha già in mente da che parte cominciare? Il mio ddl l’ho battezzato “Concretezza” perché offre un aiuto concreto alle amministrazioni in difficoltà, indicando azioni correttive. È chiaro però che, se i ritardi sono dovuti a inerzie, ci sono responsabilità dirigenziali. La standardizzazione dei moduli, comunque, sta dando i primi risultati. Quanto alla trasparenza degli atti dei comuni, bisogna valorizzare gli strumenti di semplificazione esistenti, per esempio le forme di aggregazioni dei comuni che consentono di elaborare, tra l’altro, un solo Piano di prevenzione della corruzione e della trasparenza, o di nominare un solo Responsabile. Ciò comporterebbe un vantaggio in termini di adempimenti e di soggetti competenti a svolgere specifiche funzioni. Inoltre, è in fase avanzata di elaborazione un disegno di legge recante deleghe al Governo, con una triplice finalità: in primis, una sostanziale eliminazione degli interventi amministrativi autorizzatori e delle misure di condizionamento della libertà di iniziativa economica non indispensabili; poi, una razionalizzazione della disciplina dei controlli sugli operatori economici e i professionisti; infine, una semplificazione dei procedimenti amministrativi

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da realizzarsi attraverso la riduzione del numero delle fasi procedimentali e delle amministrazioni intervenienti, la razionalizzazione delle competenze degli uffici, l’accorpamento delle funzioni per settori omogenei, l’individuazione di discipline uniformi per tipologie di procedimenti e di tempi uguali per categorie omogenee di procedimenti, nonché l’adozione di moduli unificati e standardizzati che definiscano esaustivamente, per tipologia di procedimento, i contenuti tipici e la relativa organizzazione dei dati.

La digitalizzazione da tempo viene indicata come la cura dei molti mali. Secondo lei però rischia di risultare inadeguata, con effetti persino nefasti, se ci si limita a digitalizzare il “groviglio” della pubblica amministrazione senza aver prima aver semplificato e riscritto molte regole. Come pensa di fare? Se non si semplifica, non si riesce a convertire la burocrazia in amministrazione digitale. Si tratta di un principio ampiamente declinato nello stesso Codice dell’amministrazione digitale, che all’articolo 15 prevede che la digitalizzazione sia preceduta dalla semplificazione amministrativa. La digitalizzazione deve infatti consistere non nella semplice applicazione delle tecnologie informatiche ai procedimenti analogici esistenti, ma in una

“reingegnerizzazione dei processi”, ovvero un totale ripensamento dei procedimenti, che devono essere semplificati nelle varie fasi, sfruttando le enormi potenzialità degli strumenti digitali. In questo ambito, attraverso l’Agenzia per l’Italia digitale, stiamo approfondendo le opportunità offerte dall’Intelligenza Artificiale per sviluppare servizi sempre più a misura di cittadino. Senza dubbio la riforma digitale della pubblica amministrazione è più facilmente percepita e attuata dalle fasce dei dipendenti e dirigenti più giovani, che come si sa rappresentano una percentuale molto limitata. In generale, stiamo lavorando sia per ottenere una mappatura delle competenze digitali dei dipendenti sia per elaborare un piano di formazione per superare il digital divide e immettere nella pubblica amministrazione, in tempi molto rapidi, nuove risorse con specifiche professionalità digitali. Recentemente ha inviato una circolare per sollecitare la nomina dei responsabili per la transizione al digitale, gli “Rtd”, prevista da un decreto legislativo del 2005 e diventata obbligatoria due anni fa. Finora sono poche le amministrazioni che vi hanno provveduto. Quale riscontro ha ricevuto il suo sollecito? Disporre presso ogni amministrazione di un responsabile che non solo si occupi della tran-


&POLITICA sizione al digitale ma che debba anche risponper la gestione delle risorse umane. Intendo derne al vertice politico, all’interno della straintrodurre un sistema di programmazione tegia stabilita dal Governo, è un passo molto degli obiettivi e di misurazione oggettiva dei importante. La stesso accade nelle imprese: il risultati, guidato anche da soggetti esterni. In responsabile della digitalizzazione risponde questo contesto, la corresponsione di benefici all’amministratore delegato e le politiche di economici ai dipendenti pubblici e i percorsi digitalizzazione delle amministrazioni sono in di carriera saranno strettamente connessi con larga parte simili a quelle di banche, assicurala valutazione e il merito. zioni e public utilities. Lo scorso 1° ottobre ho emanato la circolare La spesa per la pubblica amministraziosulla nomina dei responsabili per la transine secondo alcune fonti anziché diminuire zione al digitale perché, nonostante ci fosse rischia di aumentare passando da 700 a l’obbligo di legge da 800 miliardi, con un NEGLI ULTIMI 10-15 ANNI LA PA HA due anni, era accaduto incremento che vale SUBITO MOLTI TAGLI ANCHE A CAUSA poco o nulla di conil doppio dell’attuale DELLA SUA PESSIMA REPUTAZIONE creto. Le Amministramanovra. Secondo ORA PERÒ LA MUSICA È CAMBIATA zioni sono state sollealcune rilevazioni citate ad adempiere al dettato normativo; va più della metà dell’economia italiana fa ricordato, tuttavia, che in molti casi la nomina capo allo Stato, soprattutto per pagare gli del responsabile per la transizione digitale stipendi dei dipendenti pubblici, e ben poco dev’essere preceduta da una riorganizzazione per resta per gli investimenti. Sulla base degli Uffici. A oggi abbiamo 3.162 responsabili dei dati a sua diposizione può fornire un nominati e tra breve sul sito dell’Agenzia per quadro più preciso della spesa pubblica e, l’Italia digitale chiunque potrà monitorare lo nel caso, dove lo Stato potrebbe risparmiastato di attuazione. re? Non è vero che l’apparato amministrativo Sul fronte delle assunzioni, mirate ai setitaliano è più consistente rispetto a quello di tori strategici, e quindi di tecnici, ingegneri altri paesi. Basta prendere a riferimento stime e forze dell’ordine, con le quali lei pensa di recenti dell’Ocse, dove troviamo indicatori che coprire il 100 per cento del turn over, ha preannunciato una razionalizzazione della formula del concorso. A che punto è il progetto? La promessa di garantire il turn over al 100% l’ho mantenuta, unitamente a quella di un pacchetto di assunzioni straordinarie che saranno finanziate nella legge di bilancio per rafforzare la capacità amministrativa del settore pubblico che deve decollare. In passato i governi hanno tagliato sulla pubblica amministrazione. Io invece credo che nella pubblica amministrazione si debba investire. È chiaro che non basta avere nuove risorse, bisogna anche farle lavorare: per questo ci sarà una riforma del sistema di valutazione attuale, palesemente inadeguato. Il riconoscimento del merito e la motivazione professionale rappresentano le leve principali

consentono facilmente di sfatare questo mito. Negli ultimi 10-15 anni la pubblica amministrazione ha subìto molti tagli. È stato facile operarli, perché ha una pessima reputazione: agli occhi dei cittadini, tagliare sulla pubblica amministrazione spesso vuol dire tagliare sui fannulloni. Bene, adesso la musica è cambiata. Noi stiamo investendo nella pubblica amministrazione. Nel ddl “Concretezza” il principio è chiaro, nella Legge di bilancio il principio è chiaro: dopo anni, ci saranno un completo turn over, assunzioni straordinarie e concorsi sprint. La pubblica amministrazione dev’essere al centro della nostra attenzione, perché è il cuore del Paese e il volano dell’economia. Infine riguardo alla problematica del rapporto fra il governo e le Authority che le prossime nomine stanno alimentando qual è la sua opinione? Credo sia opportuno assicurare la trasparenza nelle procedure di nomina, in modo da selezionare personalità altamente qualificate in grado di svolgere con competenza e imparzialità le delicate funzioni che le Autorità sono chiamate a svolgere. Sono convinta che questo Governo opererà nel rispetto di tali criteri, per garantire il corretto equilibrio tra Governo e Autorità indipendenti.

LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE È IL CUORE DEL PAESE ED IL VOLANO DELL’ECONOMIA 19


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COVERSTORY Fare tanta confusione su qualsiasi innovazione è una specialità non solo italiana. Ma noi siamo recordmen. Ciò che sta accadendo sulla fatturazione elettronica smotta ogni giorno di più dal trionfalismo dei nuovisti verso il sarcasmo dei conservatori e il nervosismo dei contribuenti e dei commercialisti.

24 ANGELERI I CINQUE PERCHÈ DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA

28 GRANELLI «LA BUROCRAZIA SI DIGITALIZZA MA SULLE SPALLE DEI CITTADINI»

30 GINEVRA (AIDC) IL SISTEMA D'INTERSCAMBIO SEMBRA MINORITY REPORT

LA FATTURA DI STRANAMORE ELETTRONICA MA NON ARMONICA L'Italia è il primo paese europeo a introdurre l'obbligo della fatturazione elettronica tra 3 milioni di privati: ma le sanzioni per chi sbaglia sarebbero congelate nel 2019. L'intervento del Garante sulla privacy di Riccardo Venturi

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os’avrà mai di elettronico, la fattura prosscorso 25 maggio, e ha chiesto all'Agenzia delsima ventura, è ancora da capire: nessun le entrate di «far sapere con urgenza» come transistor, né condensatore, neppure l’ombra intenda renderla conforme. Nel momento in di un led. Al limite la resistenza, quella sì, e cui questo numero di Economy viene chiuso parecchia. Che liberi professionisti, imprese e in tipografia, per esempio, viene annunciata commercialisti hanno l'esenzione dall'obbSOLO I CONTRIBUENTI CON REGIME tentato fino all’ultimo bligo per medici e fardi opporre. Fino all'in- DEI MINIMI E FORFETTARIO SFUGGONO macisti. ALLE MAGLIE DI UN REGIME PENSATO tervento del Garante ANTI-EVASIONE MA DI DUBBIA EFFICACIA Il presidente della della privacy, che il 16 commissione Finanza novembre, a meno di un mese e mezzo dalla del Senato Alberto Bagnai, della Lega, ha chiesua entrata in vigore, ha affermato che la fatsto esplicitamente una «riflessione più proturazione elettronica così regolata «presenta fonda». Certo un rinvio sarebbe paradossale: rilevanti criticità» per quanto riguarda il rise la Ue, con la direttiva 55 del 2014, chiedeva spetto della nuova normativa sulla proteziol'e-fattura negli appalti pubblici, siamo noi ne dei dati personali, introdotta dal Gdpr lo ma sarebbe meglio dire “chi per noi” - che ab-

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COVERSTORY

Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti

biamo voluto estenderla all’universo mondo, privati titolari di partita Iva inclusi. Sono circa 3 milioni i soggetti che sono tenuti a adottarla dal primo gennaio, inviando o facendo inviare da un intermediario le fatture elettroniche al Sistema di interscambio (vedi box). L'Italia è il primo paese europeo a introdurre l'obbligo della fatturazione elettronica tra privati: il legislatore è persuaso che il nuovo fardello magicamente faccia emergere il sommerso rio dovrebbe essere innalzata a 65mila euro, (anche se chi non fatturava prima, difficilmenriducendo così di un numero consistente ma te lo farà ora). Alle maglie della fatturazione ancora imprecisato la platea dei forzati della elettronica, che sanuova fatturazione. DAVIDE GRASSANO (RSM): «MI rebbe più opportuno Il Governo insomma PARE CHE MOLTE AZIENDE STIANO definire digitale, al introduce una nuova SOTTOVALUTANDO L'IMPATTO DELLA momento sfuggono norma dimostrando FATTURAZIONE ELETTRONICA» solo i contribuenti di credere nei suoi efcon regime dei minimi e quelli col regime forfetti benefici, ma contemporaneamente ridufettario. Con la flat tax, la soglia massima per ce in modo significativo il numero di chi ne è poter accedere all'agognato regime forfettasoggetto: misteri della legislazione all'italiana.

L'AGENZIA CONSERVA I DOCUMENTI. MA SE LI PERDE, FATTI TUOI «L’Agenzia non potrà essere ritenuta responsabile nei confronti del Contribuente né nei confronti di altri soggetti, direttamente o indirettamente connessi o collegati con esso, per danni, diretti o indiretti, perdite di dati, violazione di diritti di terzi, ritardi, malfunzionamenti, interruzioni totali o parziali che si dovessero verificare in corso di esecuzione del Servizio di conservazione ove connessi o derivanti da: a) fatture elettroniche inviate dal Contribuente per la conservazione, contenenti dati non

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accurati, o non corretti, o in un formato diverso da quello previsto, o non completi o di scarsa qualità; b) forza maggiore, caso fortuito o fatto di terzo; c) situazioni oggettivamente al di fuori del controllo e delle possibilità di intervento dell’Agenzia». È quanto si legge nel modulo di adesione all'accordo di servizio per la conservazione delle fatture elettroniche, messo a disposizione dall'Agenzia delle entrate. Sembra uno scherzo ma non lo è: chi vuole utilizzare il servizio gratuito dell'Agenzia, sappia che le sue fatture

potrebbero essere fortuitamente perse, senza che l'Agenzia ne risponda. Peccato che dal primo gennaio le fatture cartacee non avranno più alcun valore legale, nemmeno, per fare un esempio, in tribunale. Nessuna azienda sana di mente, quindi, potrà utilizzare il servizio di conservazione gentilmente offerto dall'Agenzia delle entrate a titolo gratuito. Non sarebbe stato meglio dire chiaramente che le aziende devono rivolgersi a un servizio professionale a pagamento che fornisca delle garanzie?

MANCA UNA NORMA CHE PROIBISCA L'USO NON AUTORIZZATO DEI DATI SENSIBILI A essere preoccupati per le conseguenze dell'introduzione così brusca di una novità dalla portata storica, ancor più che le imprese (che come vedremo ne stanno forse sottovalutando l'impatto) sono i commercialisti. Edoardo Ginevra, presidente dell'Associazione italiana dottori commercialisti, in queste pagine lancia seppur velatamente un allarme sulla tenuta dell'infrastruttura digitale dell'Agenzia delle Entrate alle prese con un miliardo e mezzo di fatture elettroniche annue, specie nei momenti di picco a fine mese. Il fatto che sul mercato ci siano software programmati per inviare le fatture nelle ore notturne lascia pensare che chi se ne intende veda intasamenti all'orizzonte. Marco Cuchel, presidente dell'Associazione nazionale commercialisti, ha lanciato un altro allarme di grande rilevanza: quello sull'utilizzo dei dati contenuti nelle fatture da parte di software house, istituti di credito e grandi gestori di archivi telematici, in mancanza di una norma che proibisca del tutto la cessione e qualsiasi uso dei dati che non sia connesso allo specifico servizio. Un allarme che è stato accolto dal Garante, che ha sottolineato i rischi legati a «usi impropri» dei dati da parte degli intermediari. «Ciò che si teme – ha scritto Cuchel al Garante della privacy - è che, poiché sono soggetti commerciali a fornire le piattaforme per la fatturazione elettronica, possa essere fatto un uso improprio dei dati contenuti nella documentazione che viene trattata». Secondo il presidente dell'Anc, quindi, «vi è il concreto rischio che i


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Davide Grassano, membro della commissione informatica dell'Ordine dei commercialisti e degli esperti contabili di Milano

dati contenuti nelle fatture possano essere oggetto di interesse da parte di terzi, motivati a conoscere le scelte degli operatori economici e profilarne le caratteristiche». L'interesse per i dati contenuti nelle fatture parrebbe confermato dalla presenza di aziende che si offrono di svolgere il servizio di intermediazione con il Sdi praticamente gratis: meglio leggere con attenzione le norme relative alla gestione dei dati, specie quelle scritte in piccolo... Mentre questo numero di Economy va in stampa, le cronache politiche riferiscono che le sanzioni relative alla fatturazione elettronica, specie quelle previste in caso di tardiva emissione, sarebbero congelate per tutto il 2019. Una misura che molti reputano utile,

NON È CHIARO CHE L'AGENZIA DELLE ENTRARE POTRÀ ORA CONTROLLARE TUTTO ma insufficiente. Anche perché l'enciclopedica e super-tecnica guida dell'Agenzia delle entrate (37 pagine) non aiuta a scorgere le insidie. «Ho l'impressione che molte aziende stiano sottovalutando l'impatto della fatturazione elettronica – dice Davide Grassano, membro della commissione informatica dell'ordine dei dottori commercialisti e degli esperti conta-

bili di Milano – non è chiaro quel che significa avere l'Agenzia delle entrate che controlla tutto quello che fai. È come avere in azienda un team ispettivo permanente... Se una fattura viene scartata dal Sdi, e quindi ti torna indietro, hai solo 5 giorni di tempo per rifarla: un tempo ridottissimo per i normali processi amministrativi. L'impatto sul sistema aziendale

I CINQUE «PERCHÉ SÌ» DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA Pierfrancesco Angeleri, Managing Director di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia elenca i 5 punti che faranno della fatturazione elettronica un progetto vincente

O

rmai ci siamo. Il 1° gennaio 2019 è dietro l’angolo e oltre 5 milioni di piccole, piccolissime società e partite Iva dovranno riconsiderare il loro rapporto con la fattura. Un documento basilare per la sopravvivenza di qualsiasi entità commerciale, industriale o di servizio. Senza fattura non si incassa e

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COMMERCIALISTA 1ILRECUPERATO

non si guadagna, ergo senza fattura non si vive. Tra i protagonisti di questa rivoluzione digitale Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia elenca, per voce di Pierfrancesco Angeleri, suo Managing Director, i cinque perché della fatturazione elettronica.

La visione di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia vede al centro il commercialista. Un professionista che deve essere recuperato alla sua primaria funzione, quella del consulente. Nell’ingegnerizzare i nostri applicativi abbiamo sempre tenuto nel mirino l’obiettivo della liberazione del professionista dagli adempimenti per recuperare il tempo da dedicare alla consulenza, l'ambito nel quale riesce a esprimere al meglio il suo valore aggiunto. L’automazione che stiamo portando con gli strumenti di fatturazione elettronica renderà sempre di più il commercialista un CFO in outsourcing per tantissime PMI.


FATTURA ELETTRONICA

IL GRANDE FRATELLO SDI Lo Sdi è il Sistema di interscambio già operativo per le fatture destinate alla PA. L'Agenzia delle entrate ne è il gestore, mentre la Sogei è la struttura dedicata alla realizzazione dei servizi strumentali e alla sua conduzione tecnica. Per ogni fattura elettronica correttamente ricevuta, lo Sdi esegue controlli formali e in caso di esito negativo consegna - entro 5 giorni - una "ricevuta di avanzo" al soggetto, trasmessa sullo stesso canale di invio. In questo caso la fattura è considerata "non emessa" e il trasmettitore ha 5 giorni per rispedirlo a Sdi - un tempo unanimamente considerato molto ristretto. In caso di controllo positivo, il Sdi consegna la fattura elettronica al destinatario e, nel caso di un risultato positivo, invia al soggetto trasmittente una "ricevuta di consegna" con la quale la fattura è finalmente considerata emessa.

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IL RISPARMIO OPEROSO

L’Osservatorio Fatturazione Elettronica ed eCommerce B2B del Politecnico di Milano ci evidenzia come ogni anno in Italia vengano emesse circa 2,3 miliardi di fatture e credo che il risparmio generato dalla digitalizzazione di una tale massa di documenti sia evidente per tutti. La fatturazione elettronica è la classica situazione nella quale tutti gli attori coinvolti traggono vantaggi. I clienti e fornitori in qualche modo si integrano e dialogano anche su piani diversi da prima, le professionalità in tutte le tipologie di aziende, grandi o piccole, si modificano insieme ai tempi di compilazione, spedizione, archivio delle fatture. Il rapporto con gli enti centrali

è molto forte». Quel che è peggio, se l'invio di bensì le Pmi, più le medie che le piccole: «se le una fattura non riesce per motivi tecnici, non fatture sono decine o poche centinaia la cosa c'è modo di avere un'attestazione del tentatiè più gestibile, quando sono poche anche con vo effettuato: in quanto non ricevuta dal Sdi, l'applicativo gratuito messo a disposizione è esattamente come se non fosse mai stata indall'Agenzia delle entrate – spiega Grassano viata. Più che posticipare l'applicazione delle – I veri problemi riguardano chi emette oltre sanzioni, servirebbe mille fatture l'anno. insomma un periodo LE AZIENDE PIÙ SMART POTRANNO PERÒ Stiamo parlando di transitorio: «È vero, TRASFORMARE UNA ROGNA IN UNA VERA imprese che hanno un OPPORTUNITÀ DI CRESCITA OPERATIVA sono state diminuifatturato compreso in E DI OTTIMIZZAZIONE DEI COSTI te le sanzioni per un un range ampio, tra certo periodo – osserva Grassano - ma non c'è i 10 e i 500 milioni di euro. Le medie azienstato un vero collaudo progressivo per una ride italiane spesso sono poco informatizzate, forma piuttosto epocale, che impatta su tutta quando vai in una multinazionale vedi una la gestione amministrativo fiscale delle impredifferenza di impostazione molto forte. In se in tempi molto ristretti». A subire l'impatto particolare la fatturazione elettronica impatta più rilevante non sono i liberi professionisti, sulla filiera, sull'integrazione con i fornitori».

si distende, la digitalizzazione rende l’agenzia delle entrate più neutra ed equidistante. E riagganciandoci al primo vantaggio, il mondo professionale nel gestire finalmente un processo in automatico, potrà beneficiare dei “big data” che emergeranno dalla fatturazione digitale e che in automatico confluiranno nei gestionali contabili. Disegniamo i nostri software proprio con questa capacità analitica, agevolmente accessibile anche ai meno digitalmente dotati.

DIGITALIZZAZIONE 3LA NAZIONALE L’obbligo della fatturazione elettronica spingerà la digitalizzazione dell’intero Paese. Siamo al centro di un passaggio epocale. L’Italia gravita sempre

nelle ultime posizioni nelle classifiche che trattano di tecnologia, salvo che si parli di smartphone, e l’introduzione di un obbligo digitale non potrà che essere un vantaggio e un beneficio. Credo che la digitalizzazione farà del gran bene alla competitività. La trasformazione digitale che parte dall’obbligo della fatturazione elettronica proseguirà perché i vantaggi della digitalizzazione saranno evidentissimi, in termini di risparmi, di recupero di efficienza, di efficacia e di semplificazione. Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia considera i propri clienti, i commercialisti, gli studi professionali e le PMI al centro ed essenziali in questa trasformazione ed in tal senso abbiamo proposto loro degli applicativi ideali per semplicità, flessibilità, prestazioni ed affidabilità.

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COVERSTORY

CONFAPI CONCRETA: «AIUTATECI CON UN CREDITO D'IMPOSTA»

MAURIZIO CASASCO, PRESIDENTE CONFAPI

Fin qui le brutte notizie. La cosa positiva è che le aziende lungimiranti possono trasformare la grossa rogna in una opportunità di crescita e, dopo un necessario investimento iniziale, anche di ottimizzazione dei costi. «È possibile integrare anche la fatturazione in

Confapi chiede al Governo un credito d'imposta sui costi sostenuti dalle Pmi italiane per adeguare i propri sistemi tecnologici alla fatturazione elettronica. Secondo la Confederazione italiana della piccola e media industria privata, cui aderiscono oltre 80mila imprese, la nuova

normativa comporterà per le Pmi costi compresi tra 1.500 euro per le imprese più piccole e 6.000/7.000 euro all’anno per quelle di media dimensione. «La nostra proposta è di concedere un credito d’imposta su tale onere – afferma il presidente nazionale Confapi Maurizio Casasco - come

flussi automatizzati, inseriti direttamente nei sistemi aziendali – sottolinea Grassano - Nel momento in cui sei fortemente integrato con il fornitore, per esempio, riduci anche i tempi di consegna. Si pensi al modello delle vendite online, che prevedono una forte integrazione

è già avvenuto in altre circostanze e come è stato previsto nel decreto collegato alla manovra 2019 per l’adeguamento all’obbligo di invio di corrispettivi telematici». Dover sostenere un onere di questo tipo in tempi grami non è poca cosa: le Pmi chiedono che almeno ci sia per loro un aiuto di natura fiscale.

e quindi tempi rapidi: bisogna andare in quella direzione. Vanno implementati maggiori controlli preventivi anche sugli aspetti formali della fatturazione, per garantire l'accuratezza, e va monitorato adeguatamente il flusso di invio e ricevimento di fatture attive e passive».

I CINQUE «PERCHÉ SÌ»DELLA FATTURAZIONE ELETTRONICA

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SEMPLIFICARE GLI STRUMENTI

Customer Experience è la parola magica. Ce l’ha insegnato l’elettronica di consumo. Basta manuali d’istruzioni, serve logica, brevi indicazioni e tutorial on line. I software devono essere auto-esplicativi ed intuitivi. Ad esempio, quando abbiamo iniziato il nostro rivoluzionario progetto Genya l’obiettivo che ci siamo posti era, tra i tanti, quello del cambiamento del paradigma sia del nostro lavoro sia di quello dei nostri clienti. Un progetto come Genya obbliga al ripensamento di tutta la filiera dell’innovazione. Oggi bisogna acquisire competenze ed esperienze nuove. Non più soltanto sviluppatori ed esperti di dominio, ma architetti, esperti di sicurezza, project manager, e soprattutto UX designer,

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specialisti nel profilare l’esperienza dell’utilizzo. L’R&D di Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia, ha fatto leva su un team di esperti di UX design, nuova figura professionale che con una visione olistica si preoccupa di curare maniacalmente end to end ogni momento di interazione dell’utente con il prodotto, dalle prime fasi di approccio fino alla possibilità di acquisto di nuovi prodotti o di volumi aggiuntivi in totale autonomia. Costruire un software davvero innovativo per i professionisti significa preparare per loro una nuova esperienza.

ALLA 5EDUCARE DIGITALIZZAZIONE Se il nostro Paese è indietro nelle classifiche sul digitale è anche perché manca una cultura digitale. Quello che serve è l’educazione, l’istruzione. L’Italia è diventata un Paese industrializzato anche

perché nel dopoguerra ha avviato un programma di alfabetizzazione. Forse ci si ricorda del maestro Manzi che negli anni 60 alla TV conduceva il programma “Non è mai troppo tardi” per insegnare a leggere e a scrivere a moltissimi italiani del tutto o in parte analfabeti. Ecco, l’obbligo della fatturazione elettronica potrebbe essere il maestro Manzi digitale. Dover imparare e superare l’analfabetismo digitale, dover acquisire familiarità con nuovi strumenti significa progredire. Significa riuscire ad affrontare un futuro acquistando efficienza, efficacia, abbattendo barriere. Ecco come i vantaggi della fatturazione elettronica e della dematerializzazione dei processi si possono trasformare in possibilità di investimento per uno sviluppo più organico delle imprese e in definitiva del Paese. Siamo fieri che Wolters Kluwer Tax & Accounting Italia possa essere al centro di tutto questo.



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«Così la burocrazia si digitalizza ma sulle spalle dei cittadini» Per Andrea Granelli, guru digitale, è sacrosanto semplificare, ma non limitandosi a trasferire i costi dal centro alla periferia, senza contemporaneamente ottenere anche un beneficio di Sergio Luciano «LA FATTURA ELETTRONICA È UNA PRIMA ASSOLUTA PER L’ITALIA», dice Andrea

Granelli, guru digitale, filosofo e umanista, primo amministratore delegato di Tin.it dopo un’epoca pionieristica con Grauso, ed oggi iperconsulente con la sua Kanso.

In che senso, una prima assoluta? Per la prima volta in Italia quasi 4 milioni di cittadini che hanno una partita Iva individuale devono fare un atto obbligatorio digitale: le fatture. Insomma, il popolo italiano entra nello specifico. Deve passare dal cosa al come. E c’è una bella massima usata nel mondo del design, che è poi la rilettura di una massima di Peter Drucker: non è sufficiente fare le cose giuste, ma bisogna farle in modo giusto. Quel che è capitato con la fatturazione è che per ora molte procedure, teoricamente corrette perché è giusto semplificare la Pubblica amministrazione e i suoi costi, sono state fatte in modo molto discutibile”. Con errori, dunque? Uno degli errori è stato non coinvolgere il mondo delle piccole e medie imprese come co-designer di queste procedure. Molto spesso i processi, più che essere ridisegnati, sono stati automatizzati, scaricando gli oneri sugli utenti. Poiché l’obiettivo unico non era quello di semplificare la vita del piccolo

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imprenditore, quest’operazione ha fatto sì che si spostassero costi dal centro alla periferia. Di nuovo: in che senso? Vede, introdurre il self-service nei rapporti tra fornitori e consumatori ha sempre funzionato, finora. Io attribuisco all’utente l’onere di farsi da solo la carta d’imbarco per l’aereo, scegliersi il posto eccetera. È una seccatura, ma gli dò un chiaro beneficio: non far code, scegliersi il posto, eccetera. Quindi in passato lo scambio è stato: ti scarico addosso «UNO DEGLI ERRORI È STATO QUELLO DI NON COINVOLGERE IL MONDO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE COME CO-DESIGNER DELLE PROCEDURE»

una mansione, ma ti trasferisco anche un beneficio. Stavolta invece non si vede alcun beneficio. È molto severo… Poniamo il caso che la fattura elettronica fosse stata il prodromo di un piccolo controllo di gestione automatizzato a vantaggio del cliente: avrebbe avuto un senso diverso. Fatti le fatture da solo, io ti garantisco un sistema di archiviazione gratuito al quale avrai accesso costante, agevole e illimitato. Avendo un sistema centrale digitalizzato, cosa sarebbe costato? Comunque: l’obiettivo

ANDREA GRANELLI

finale, enunciato ai contribuenti, è quello di semplificare la Pubblica Amministrazione, cominciando dal controllare la fatturazione. Ebbene, credo che sarebbe stato giusto offrire un viatico ai cittadini, ponendosi un obiettivo win-win. Se il target di quest’iniziativa fossero state le grandi aziende avrei capito: ma qui il delta di complicazione delle mansioni è molto pesante sia per le piccole e medie imprese, che ancor più sulle persone fisiche. Le grandi imprese non se ne accorgono nemmeno. Be’, ma l’idea generale di diventare digitali non basta? Vuol dire l’idea generale che il beneficio consista nel fatto in sé di entrare nel mondo digitale? È un po’ poco... E non può consistere neanche in una procedura che di fatto la stragrande maggioranza dei contribuenti coinvolti finisce con lo spostare al commercialista! E poi: la vogliamo fare questa alfabetizzazione primaria digitale, sì o no? E se sì, che facciamo: la affidiamo ai fornitori? Va bene, forse, ma in tal caso, almeno loro, li addestriamo alle nuove procedure? Mamma mia, che stroncatura! L’idea avrebbe potuto essere buona, ma sarebbe stato necessario associare alla fatturazione elettronica un secondo strumento capace di affiancare ad essa l’embrione di una nuova cultura dei numeri.


FATTURA ELETTRONICA

IL LIVELLO DI COMPLICAZIONE DELLE MANSIONI È MOLTO PESANTE SIA PER LE PMI CHE PER LE PERSONE Insomma, le sembra poco, le sembra sbagliato… No, è più complesso di quel che dice lei. C’è un tema generale di efficientamento del sistema. Nel cui contesto, pensare alla digitalizzazione come contrasto allo spreco è sbagliato, è limitante, ma può essere un tema. Però la vera questione è che la sfida moderna non è automatizzare, ma trasformare. Trasformare la macchina pubblica, la Pubblica amministrazione, è un tema enorme che tocca l’esistenza stessa dello Stato e non può essere fatto dai privati. Mi faccia capire… Pensare che il problema della Pubblica Amministrazione sia solo un problema di automazione è sbagliato. Le faccio un esempio. Oggi la Cina – che se ne frega della privacy – ha messo in atto tali controlli digitali che riesce a beccare con le telecamere un ladro tra 60 mila persone in uno stadio, è chiaro? C’è un algoritmo in grado di riconoscere una faccia in mezzo a una folla! E che c’entra con le fatture elettroniche? Le spiego. Partiamo dall’Agenda digitale: chi la guida non ha potere, le macchine digitali pubbliche sono tutte diverse e scollegate, ogni ufficio difende la sua prerogative, la sua inutile indipendenza... Ci vorrebbe una rifondazione. È troppo più facile fare una semplificazione

top-down, dall’alto verso il basso, dal lato della Pubblica amministrazione, mentre è molto più complicato lavorare bottomup, partire dalle esigenze dei cittadini e semplificare a monte. Sembra di capire che c’è tanto di più da fare… Tantissimo. Per esempio, c’è un grande problema di minority, cioè di gestione dell’infinita varianza del sociale. Il puro efficientamento che si tende a perseguire con la digitalizzazione porta all’omologazione. Stesse procedure per tutti, tutti uguali. Ma non siamo tutti uguali. Questo è un tema di rilevanza istituzionale, direi addirittura costituzionale. E poi c’è il tema del fisco cieco… Che probabilmente per ora non è in grado di entrare davvero nella banca dei conti correnti, quindi lo Stato non è in grado di calcolare i nostri redditi… Ma c’è anche un enorme tema sanitario: quello dell’identità dei malati, che coinvolge il futuro del rapporto con la sanità e le assicurazioni. Sono a portata di mano algoritmi predittivi che mappano il genoma «TRASFORMARE LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE TOCCA L'ESISTENZA STESSA DELLO STATO E NON PUÒ ESSERE FATTO DAI PRIVATI»

alla nascita e predicono, appunto, che quel determinato individuo è esposto a rischi clinici particolari, in modo tale che poi nessun ente assistenziale vorrà più assicurarlo… Effettivamente, ce ne sono di cose da fare… E consideri che in genere il know how informatico non appartiene agli Stati. Cento anni fa, le principali discipline scientifiche avevano nella ricerca pubblica la massima fonte. E poi c’erano industrie private che utilizzavano la ricerca di base dello Stato. Oggi non è più così. Nel digitale il know how ce l’hanno le società private, il Cnr ne

ha ben poco, dunque stiamo costruendo un’impalcatura digitale il cui know how è in mano ai privati. Come nel caso dello scontro tra l’amministrazione americana e alcuni produttori asiatici? Appunto. Lì c’è il tema del contendere sono le cosiddette back-doors, le porte sul retro. C’è chi fornisce un software semplicissimo e apparentemente blindato. Ma dentro, all’insaputa di tutti, ci mette una backdoor attraverso la quale può entrare nei dati dell’utente finale senza che questi se ne accorga… O almeno: ecco il timore, ecco il rischio. Caspita! E non basta. C’è il problema della cerniera bio-sintetica. Prego? Teoricamente, per essere certo che una sua procedura digitalizzata è corretta, lo Stato dovrebbe poter verificare i dati al momento della loro immissione nel sistema. Se vengono immessi dopo essere stati adulterati, tutto il processo a valle risulta adulterato, la stessa blockchain non può che tracciate un trasferimento di adulterazione… Ricordiamoci per favore le polemiche su quella volta in cui Tiscali si aggiudicò la gara per la connettività della Pubblica Amministrazione con ribasso del 90% del prezzo... Aveva venduto connettività, è vero, ma cos’altro, a contorno del servizio e a supporto del fornitore? E ancora: il concetto di copia sappiamo cos’è analogicamente, ma se il Pc, quando si collega a una banca dati centrale, effettua una copia temporanea del documento che deve processare, cosa sta accadendo? Sta violando la mia privacy o no? Può essere hackerato, in quel momento, o no? Oppure: adesso inizia a venir fuori il tema della morale digitale. Cosa sceglierà, un’auto a guida autonoma, quando dovrà - in una

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COVERSTORY

frazione di secondo - decidere se investire un passante o uscire fuori strada, a rischio di far morire i suoi passeggeri? Se già oggi i sistemi di riconoscimento facciale in Cina riconoscono un volto in una folla, sarà facile far capire all’auto a guida autonoma chi sta investendo, se un giovane o un vecchio, se un bianco o un nero. E quali istruzioni le daremo per metterla nella condizione di scegliere bene? E dunque? Fermiamo tutto? Ma sarebbe assurdo! Dunque poniamoci il problema nei termini appropriati: come disegnare la riforma complessiva della digitalizzazione pubblica nella consapevolezza delle enormi complessità che presenta. Partendo dal concetto che la macchina amministrativa dello Stato è un sottoinsieme della macchina «DA UNA PARTE È GIUSTO LAVORARE SULL'EFFICIENZA, MA SAPENDO CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE APRE SCENARI MOLTO COMPLESSI»

pubblica, ed è appunto enorme. E non limitandoci a trasferire semplicemente i costi della burocrazia dal centro alla periferia. Già: ma come disegnare questa riforma? Da una parte è giusto lavorare sull’efficienza, ma sapendo che l’intelligenza artificiale, anzi la non-stupidità digitale, apre scenari complessi. Che la filosofia morale deve affrontare. La soluzione qual è? Non certo fare il luddista e distruggere il digitale, ma cercare di costruire processi di policy making che siano più spessi e più densi del semplice ragionamento di utilità e semplificazione immediata. Non chiediamoci soltanto se un’innovazione funziona o no, se è utile o no. Troviamo il coraggio di costruire griglie decisionali nuove e formare una classe dirigente nazionale all’altezza di questi temi.

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Un Sistema di Interscambio degno di Minority Report L'Italia è l'unico paese ad aver introdotto la fatturazione elettronica anche tra privati, con l'obiettivo di contrastare l'evasione dell'Iva. Le perplessità dell'Associazione Italiana Dottori Commercialisti di Milano di Edoardo Ginevra*

A

gioni di contrasto all’evasione Iva, stimata ncora qualche settimana e poi, apin oltre 40 miliardi di Euro, più del 25% pena dopo il brindisi di Capodanno, dell’intero dato europeo. Un po’ come il ci sveglieremo tutti nel meraviglioso Precrimine che in Minority Report riusciva mondo della fatturazione elettronica; come a impedire gli omiciper magia, dalle noL'ASPETTATIVA DELL'AGENZIA di prima che potesstre scrivanie scomÈ DI RECUPERARE ALMENO I 25 MILIARDI sero avvenire, ecco pariranno i timbri DI EURO L'ANNO LEGATI AGLI OMESSI l’enorme database per protocollare le VERSAMENTI E REGISTRAZIONI di fatture che dal 1° fatture e i raccoglitori gennaio 2019 transiterà per il Sistema di Inad anelli per far spazio a nuove App e flussi terscambio (SDI) messo a punto dall’Agendigitali di dati. zia dell’Entrate con l’ambizione di combatL’Italia è il primo Paese europeo che introtere l’evasione Iva. L’aspettativa dell’Agenzia duce l’obbligo della fatturazione elettronica è quella di ridurre sensibilmente almeno la tra privati, lo ha fatto innanzitutto per ra-


FATTURA ELETTRONICA

Edoardo Ginevra, presidente dell'Associazione Italiana Dottori Commercialisti di Milano

quota di evasione connessa all’omesso versamento e alla mancata registrazione di fatture, complessivamente 25 miliardi di euro su 40. Un cambiamento così radicale, un salto in avanti così deciso e repentino non può però essere imposto solo da esigenze di gettito e deve essere inquadrato in una strategia di politica industriale più ampia e profonda, tesa a sostenere la competitività delle imprese italiane e dei lavoratori autonomi attraverso la digitalizzazione dei processi. E da questo punto di vista probabilmente non si è fatto abbastanza. Se la grande impresa ha le risorse e i mezzi per fronteggiare questa transizione al meglio, forse le PMI e i lavoratori autonomi andavano supportati di più e meglio: ognuno di noi può facilmente pensare a quante persone conosce che avranno difficoltà a divincolarsi tra software, App, SDI, QR code, cassetto fiscale o codice destinatario. Moltissimi anche i temi tecnici posti da una legislazione sin qui pensata per il mondo di carta, e così, in maniera forse un po’ troppo estemporanea, si rincorrono provvedimenti e interpretazioni dell’ultima ora tesi ad adeguare in corsa le norme e le interpretazioni al mondo in Xml (termini per l’emissione delle fatture e per l’esercizio della detrazione, obbligo di protocollo solo per fare solo qualche esempio recente). Se poi le indiscrezioni sulla legge di bilancio troveranno conferma e ci sarà la prospettata estensione del regime forfetario ai lavoratori autonomi con ricavi fino a 65 mila euro anno, ecco che una grossa fetta di soggetti potrebbe trovarsi esclusa dall’obbligo di fatturazione elettronica proprio al fotofinish. Ma ormai ci siamo, e nessuno può correre il rischio di non farsi trovare pronto. In Italia in un anno si scambiano circa 1 miliardo e mezzo di fatture, di queste al mo-

LA RIVOLUZIONE DIGITALE È UNA SFIDA CHE RIVOLUZIONA I PARADIGMI ORGANIZZATIVI DEI NOSTRI STUDI PROFESSIONALI mento poche sono elettroniche; l’Agenzia delle Entrate assicura che l’infrastruttura è perfettamente in grado di reggere l’onda d’urto quando il prossimo gennaio questa enorme mole di dati transiterà per il sistema di interscambio e, francamente, c’è da augurarselo (pensiamo al caos che si genererebbe se, per esempio, in concomitanza con il fine mese, periodo di picco per il processo di fatturazione delle aziende, il sistema andasse in tilt). IN ITALIA IN UN ANNO SI SCAMBIANO CIRCA 1 MILIARDO E MEZZO DI FATTURE. L'INFRASTRUTTURA SARÀ IN GRADO DI REGGERE L'ONDA D'URTO?

Secondo una ricerca pubblicata qualche settimana fa dall’Osservatorio sulla Digital Innovation del Politecnico di Milano, la maggioranza delle grandi imprese sta ridisegnando i processi di fatturazione implementando le funzionalità dell’ERP aziendale o utilizzando servizi in outsourcing mentre le Pmi lo fanno con percentuali nettamente più basse e si rivolgono invece in misura maggiore al proprio commercialista o pensano di utilizzare i servizi gratuiti dell’Agen-

zia delle Entrate. Commercialisti che, in queste settimane, sono impegnati in un tour de force dovendo, allo stesso tempo, studiare le novità normative, selezionare gli strumenti informatici più adatti per lo studio e per i clienti, formare le risorse interne e informare i clienti. La rivoluzione digitale avrà del resto un impatto significativo anche sui nostri studi professionali: modificherà i tradizionali paradigmi organizzativi, stravolgerà processi operativi, inciderà sulla qualità e sulla modalità di relazione studio-cliente, imporrà competenze diverse, renderà accessibili molti dati che se ben sfruttati potranno essere una grande risorsa. Una sfida importante e, come ogni cambiamento, foriera di rischi, ma anche di opportunità da cogliere, forti di una certezza: agli imprenditori servono e serviranno ancora professionisti preparati in grado di aiutarli a prendere decisioni con competenza tecnica, etica, autorevolezza e una radicata cultura professionale. Il valore aggiunto di ogni bravo dottore commercialista.

*Presidente AIDC (Associazione Italiana Dottori Commercialisti) di Milano

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GESTIRE L’IMPRESA Questa sezione di Economy, «Gestire l’impresa»., sembra in questo numero una rivista di informatica. Ma non è una colpa: oggi non c’è più praticamente nessuna delle funzioni aziendali che non transiti per una soluzione digitale.Come spiega assai bene Marco Fanizzi di Dell Emc in quest’intervista.

«LE SOLUZIONI DIGITALI NOI LE FACCIAMO SU MISURA DEL CLIENTE» Intervista con Marco Fanizzi, Dell Emc Italia: «Si pensava che l’informatica spersonalizzasse i rapporti, ma è un concetto superato. Lavorando a 360° da consulenti si riesce a trovare modi nuovi per fare...business a loro volta sempre nuovi» di Sergio Luciano “ABBIAMO DECISO DI RIDURRE IL NUMERO DI CLIENTI CHE CIASCUN NOSTRO ACCOUNT PUÒ SEGUIRE. Perché pensiamo

che oggi la gestione delle soluzioni digitali sia un lavoro sartoriale. Ogni cliente è diverso dall’altro, e va seguito personalmente”: Marco Fanizzi, vice president e general manager enterprise sales di Dell Emc Italia, riesce a non trasmettere mai quel filo di boria galattica che spesso ricorre tra i c-level dell’informatica. Eppure il business della sua azienda, gira molto bene: e per quanto le strane policies di tutte le multinazionali hi-tech tengano riservati i dati di ciascun Paese, la crescita si respira nell’aria, facendo un giro al Dell Technologies Forum.

Scusi, Fanizzi: come sarebbe che adesso il digitale è diventato un mestiere per sarti? Ci spiega meglio? Guardi, è molto semplice, ed è tutt’altro che uno slogan. Bisogna seguire le esigenze di ciascun cliente con l’attenzione, la capacità di personalizzazione e la cura che metterebbe un grande sarto nel cucire un abito di lusso. Se io chiedo ad un account di seguire contemporaneamente troppi clienti, quest’attenzione non sarà perfetta. Oggi un uomo Dell Emc deve dare al cliente accesso a tutte le specializzazioni dell’azienda. Non è facile, non è banale: ma è la strada giusta. E la stiamo percorrendo. Per questo abbiamo riorganizzato il nostro modo di lavorare. Ma come: si diceva che l’informatica spersonalizza i rapporti… Concetto superato. Invece, la si può utilizzare per riqualificare e ripersonalizzare i rapporti tra fornitore e fruitore. L’Internet of things, il 5G, l’Artificial Intelligence sono temi che entrano talmente dentro il modello di business stesso delle aziende, che la personalizzazione delle soluzioni è indispensabile. Quindi il vostro è diventato un mestiere più complesso…

MARCO FANIZZI VICE PRESIDENT E GM ENTERPRISE SALES DELL EMC ITALIA

Altri servizi nell’interno 36

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INTERVISTA / GAY

PEGASO

«NESSUNO TOCCHI IL PIANO IMPRESA 4.0»

NASCE LA PRIMA ACCADEMIA PER FORMARE GLI INFLUENCER

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INTERVISTA / GE

FEDERMANAGER

CON LA SANITÀ 4,0 RISPARMI DA UN MLD

ASSE CON CONFINDUSTRIA SUI MODELLI DI BUSINESS

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CONSIP

RICHMOND

LA TELEMATICA NON BASTA A SCONGIURARE I RICORSI

L’ARTE DI FAR INCONTRARE DOMANDA E OFFERTA

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GESTIRE L’IMPRESA

Ma anche più bello, più avvincente. Più creatidi elementi tali da farlo diventare meno manivo, se vuole. fatturiero e più di servizio - come anche sulle Siete consulenti a 360 gradi dei vostri clienattività bancarie e finanziarie e sull’health care ti… Le aziende sanno di dover cambiare marcia? Sì, nella misura in cui oggi le soluzioni digitali Direi che si sta diffondendo la consapevolezza non sono più – come prima del 4.0 e dell’Intelche chiunque decida di non fare innovazione ligenza Artificiale – modi nuovi per fare meglio è destinato a morire. Perché l’apertura delle o più velocemente le cose di sempre, ma modi frontiere virtuali dei mercati indotta dal digitanuovissimi per fare cose nuovissime… le sta portando ovunque nuovi competitor. Fermiamoci un attimo: ma il sistema Italia Cioè? come si sta comportando? Analizzi i fatti: le banche tradizionali competoNon bene, non quanto dovrebbe. Certo, siamo no con le fintech. Le compagnie di assicuraziorisaliti di alcune posizioni nella classifica dei ni competono con le insurance tech company. Paesi più digitalizzati, ma la distanza dai priI colossi dell’automotive si trovano a frontegmi è aumentata. Nell’ultima classifica Gartner giare player che, grazie al digitale, stanno caml’Italia è data in controtendenza rispetto alle biando il modo con cui le persone concepiscoaziende migliori che hanno incrementato di no il rapporto con l’automobile… più i loro investimenti in tecnologia. Negli anni Non vorrà confrontare, che so: Uber con Gm! teressi e bisogni, è destinato a scendere e, salvo dal 2000 al 2010 l’Italia aveva investito di più. Invece sono questi i confronti in corso sul merpoche eccezioni, sta già scendendo, perché lo Poi c’è stato il colpo di reni legato all’uscita dalcato. Veda, da una parte c’è tutto un mondo di smartphone è e sempre più sarà l’unico accesso la crisi, alla ripresa dell’export e anche ai provnuovi competitor che, non avendo legacy... a qualsiasi marketplace. Se il mercato vuole che vedimenti del Piano Calenda sull’implementaCioè? entriamo in quel marketplace, dovrà facilitarci zione del 4.0. Ma insomma, bisogna accelerare, Intendo che i nuovi competitor non hanno l’el’accesso… E comunque il digitale crea valore: e molto. redità, preziosa ma frenante, dei vecchi modi di è la ragione per cui le banche globali stanno inIntanto che la politica litiga, quali sono le fare e di produrre, con le pratiche, le competenvestendo tanto nei Paesi sottosviluppati. Ogni colpe del mercato? Dei clienti, ad esempio… ze e anche gli investimenti fissi alle spalle, che 75 dollari di valore regalato laggiù sotto forma Le Macro-Competenze COMPORTAMENTALI e il loro significato Guardi, indubbiamente il momento è topico, ancora valgono ma pesano. E dunque stanno di device efficienti, ne generano 100 di valore • VENTURE – IMPRENDITORIALITÀ noi abbiamo oggi una tecnologia che si sta mettendo a rischio i modelli di business tradieconomico complessivo. cosa Equilibrare avvicinando sempre più al business. Ripeto, i zionali, attaccandoli. Dall’altra parte l’uso massiE accadrà, creatività domani? e esperienza acquisita, garantendo idee, stimoli nuovi temi del digitale, vo della tecnologia sta Cosa sta già accadendo, vorrà dire. Che l’IoT L’USO MASSIVO DELLA TECNOLOGIA opportunità. Convivere dall’Internet delle Cose abbassando i costi dei e ile5G ci stanno portando tutti con in un sistema STA ABBASSANDO I COSTI l’ambiguità, agire con elucidità e alla Blockchain, all’Inmestieri di ieri per chi dove la capillarità dei dati la loro qualità e DEI MESTIERI DI IERI PER CHI LI FA pazienza, procedendo per tentativi telligenza Artificiale li fa con gli strumenti e velocità di trasmissione renderanno possibile CON GLI STRUMENTI DI OGGI e accettando il team al Deep Learning, non i sistemi di oggi. Pensi avere feedback inerrori. tempo Guidare reale su tutto quel alternando l’accelerazione verso appartengono più al mondo dei tecnici. alla cura della salute, l’health care: c’è un boom che facciamo, che compriamo, consumiamo, i risultati con l’attenzione il Come no? di monitoraggi, diagnostiche, analisi che vivono usiamo, gestiamo… Oggi questiverso feedback li benessere delle persone. E no, sono temi che oggi stanno permeando di digitale e stanno alzando la soglia di attesa riceviamo in ritardo rispetto al momento in le aziende: ogni impresa ha tutti i suoi primi del pubblico. Nel momento in cui potremo tutti cui sono stati prodotti, tra poco li riceveremo livelli impegnati a capire come far leva sulle sapere istantaneamente come stiamo, ci sarà un istantaneamente. Si sta passando da un’analisi tecnologie innovative non solo per modificare nuovo boom. Pensi alle applicazioni dello smardei dati post-evento a un’analisi simultanea ed i processi di interazione con i clienti, non solo tphone: hanno trasformato il telefonino nell’unianzi predittiva. Quindi quel che la tecnologia per ottimizzare la spesa e dare più efficienza ai ca, e comoda, porta d’accesso a qualsiasi servizio porterà a chi fa impresa, è la capacità di essere processi interni ma anche (ed è il cambiamento verticale per il mondo consumer… Un po’ come più vicini al cliente. Vincerà chi avrà la capacità più forte) per modificare e migliorare il modo la carta di credito 25 anni fa… di analizzare i dati e di rispondere immediatadi produrre o di sviluppare servizi. L’impatScusi però l’esempio gli smartphone costamente alle richieste che arrivano dal mercato in to di queste nuove tecnologie è fortissimo su no troppo. Si è perso il senso della misura... modo capillare. Così ciascuno sceglierà esattatutta l’attività manifatturiera - a cominciare La seguo ma mi creda: il costo dei device, semmente quel che fa per lui. dal mondo automotive che sta impregnandosi pre più il portale per accedere a tutti i nostri inE qui torniamo alla sartorialità…

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perché vedono che riescono ad ottenerle davmation. Da una nostra recentissima ricerca, il vero su misura. Dell Technologies Index, condotta su c-level Dunque un buon momento per voi! italiani emerge che il 52% ha in programma di Be’, indubbiamente. I due mondi, quello del buinvestire in Intelligenza Artificiale nei prossimi siness e quello dell’informatica, erano distanti tre anni (era il 24,5% nel 2016). E sempre nei da decenni ed oggi si stanno avvicinando. Pensi prossimi tre anni si vedrà una crescita galopche oggi i manager delle grandi banche monpante della cybersecurity, con il 71% degli indiali parlano del loro futuro come se fossero tervistati che dichiara che, nell’attuale scenario delle software house…. digitale, gli investimenti legati ad essa saranno Ma così gli investimenti in tech non finiscono sempre più irrinunciabili per erigere solide tra le spese operative, opex, e non tra quelle barriere contro gli attacchi informatici e le micapitalizzabili, capex? nacce esterne. Al contrario. Gartner dice che oggi le aziende Senta, ma perché le piccole e medie imprese spendono in Opex, spese operative, il 70% dei italiane non stanno al passo? Cosa le frena? loro investimenti e solo il 18% in progetti CaC’è un problema di scarsa cultura diffusa, di pex, capitalizzabili, oltre a un 12% in progetti poco reskill, cioè riconversione professionale… di trasformazione digitale. Noi come Dell Emc, Molto accentuato in Italia, dove l’età media delEsatto! Usando bene tanti dati che arrivano ci prefiggiamo lo scopo di abbassare il più posla popolazione attiva è più alta che altrove. in tempo reale, personalizziamo le soluzioni. sibile quel 70% di spese operative dei nostri Come accelerare? Veda, fino a ieri l’informatica era stata un modo clienti, aiutandoli a reinvestirle in spese capitaOccorre più connessione tra università ed per velocizzare i processi. Ora, tramite IoT e lizzabili e progetti innovativi! aziende, per farvi entrare linfa e riqualificare le 5G abbiamo il contatto diretto e costante con E come fate ad abbassare le Opex? persone, senza mai per questo perdere d’occhio i clienti e capiamo le loro esigenze e i trend del Le rispondo concettualmente: vendiamo tecla ricerca dei talenti, che non sono appannaggio mercato molto meglio e molto prima. Ed ecco la nologie che permettono di efficientare, moderdi un’unica fascia d’età. Chi fa un’equivalenza possibilità di customiznizzare e virtualizzare automatica tra i Millennials e i talenti, sbaglia. LE AZIENDE NON DOVRANNO PIÙ zare le soluzioni grazie l’accesso alle informaAnzi: i Millennials sono abituati all’utilizzo dei Le MacroCompetenze COGNITIVE e il loro PREOCCUPARSI DEI SERVIZI ESTERNI all’analisi personalizzazioni disponibili all’insocial, ma non sono supportati in questo né AL LORO BUSINESS MA POTRANNO ta, sartoriale, della doterno dei core data dalle infrastrutture né dai processi aziendali, e CONCENTRARSI SUI LORO PRODOTTI manda, mettendo sul center. Dimostriamo ai spesso mollano. Invece dobbiamo trattenere i mercato prodotti-servizi sempre più efficienti. clienti la possibilità di investire in progetti nuotalenti superando gli ostacoli del contesto. Che io venda prodotti o eroghi servizi, potrò vi di edge computing, abilitati dalla grandissiconcentrarmi sempre di più sul contenuto finama connettività del 5G. le del mio lavoro come lo percepisce il cliente. Un esempio? Le aziende non dovranno più preoccuparsi dei L’elaborazione del dato più semplice, per servizi esterni al perimetro del loro business ma esempio il comando vocale che do a un assi• INFORMATION potranno concentrarsiMANAGEMENT sui loro prodotti. – stente digitale di domotica entrando in casa – GESTIONE DELLE INFORMAZIONI È una visione positiva, fa piacere… “luce, accenditi!” – può essere eseguito anche Raccogliere e filtrare dell’informatica le informazioni Ma sì, la consumerizzazione ha senza stressare i tempi di latenza in un data da fonti digitali pera restare sempre portato chi fa business parlare direttamente center multicloud, mentre se devo intervenire su ciò che accade a vicenda. conaggiornati gli informatici, comprendendosi in un’auto a guida autonoma la latenza è imdati ecrollate le fonti,lesapendo E ilValutare fatto chei siano frontiere delle portante perché devo decidere in meno di 10 riconoscere le informazioni tecnologie ha portato le società poco innovative, millisecondi. Questo potrà avvenire solo grazie rilevanti o fuorvianti. libere dai fardelli delle tecnologie precedenti, al 5G e all’edge computing. Queste sono le soMostrareproposte coscienza criticaproprio di a formulare modellate sulla luzioni innovative in ambito IoT, con cui stanfronte a qualsiasi contenuto customizzazione informatica. Questovenga sta indudardizziamo e rendiamo sicure le informazioni proposto, leggendoa correttamente cendo gli imprenditori non accumulare più raccolte con l’Internet delle Cose. i dati e creando tra gli inall’interno delle loro connessioni aziende investimenti Già: la sicurezza. Un bel problema… MICHAEL DELL elementi formatici fissichiave. ma a esternalizzare le soluzioni, E’ un altro grande trend della digital trasfor-

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GESTIRE L'IMPRESA

«Italia indietro di 300 miliardi E nessuno tocchi Impresa 4.0» Parla Marco Gay, presidente di Anitec-Assinform, su innovazione e digital transformation. «Siamo saliti al 31esimo posto nella classifica della competitività. Ma il gap digitale dei mancati investimenti ci pesa» di Sergio Luciano

«SUL FRONTE DELL’INNOVAZIONE DIGITALE, IL GOVERNO GIALLOVERDE HA INGRANATO LA RETROMARCIA. La raffica di tagli agli interventi di sostegno agli investimenti in information technology varati nella precedente legislatura rischia di compromettere un processo di modernizzazione appena avviato, allontanandoci dagli stessi obiettivi di crescita annunciati dalla legge di Bilancio presentata per il 2019». Marco Gay, primo presidente della neo-unificata associazione di tutti gli imprenditori dell’informatica e dell’elettronica Anitec-Assinform, ha messo questa denuncia al centro della sua relazione alla prima assemblea associativa post-unificazione: «Partiamo da Impresa 4.0, un programma di politica industriale dedicato all’innovazione che avremmo voluto fosse sganciato da dinamiche partitiche: a quanto si legge fino ad oggi nelle varie bozze le risorse stanziate sono state dimezzate per l’anno venturo rispetto al 2018», sottolinea. «Inoltre, si riducono le aliquote dell’iperammortamento al crescere del valore dell’investimento e oltre i 20 milioni non c’è più nessun beneficio».

Però è stata lasciata la tassazione agevolata Ires! Sì, ma solo se gli utili vengono reinvestiti in occupazione e beni materiali, niente sui beni immateriali. E soprattutto è solo sulla spesa

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incrementale, quindi, purtroppo, sarà davvero una quantità marginale a essere defiscalizzata. A fronte, invece, di tagli pesanti su superammortamento, credito di imposta per la formazione 4.0, Competence Center e deduzioni per spese in ricerca e sviluppo. Ma Confindustria cosa vorrebbe? Come avevamo proposto con Confindustria Digitale avrebbe dovuto essere introdotta l’iperdeducibilità delle spese per software e per i sistemi e servizi IT erogati in cloud o via piat-

LE IMPRESE HANNO FATTO MOLTISSIMO TANTO CHE GLI INVESTIMENTI CONTINUANO A SALIRE TRA IL 2,5 E IL 3% ALL'ANNO, FINO A 75 MLD COMPLESSIVI

taforma web. Sarebbe stato necessario potenziare la defiscalizzazione del capitale di rischio in startup innovative, pmi innovative dal 30% almeno al 50%. E avviare una riforma delle tecnologie digitali nella Pubblica Amministrazione, per avere finalmente un set di requisiti minimi per 8 mila comuni, 20 regioni e per l’amministrazione centrale che sia omogeneo, efficace ed efficiente. Però, Gay: il vostro settore va bene, anche al di là degli incentivi, o non è vero? Le imprese hanno fatto molto, moltissimo. L’Information communicaton technology (ICT) in Italia cresce quasi il doppio del Pil.

MARCO GAY, PRESIDENTE ANITEC-ASSINFORM

E dopo un incremento del 2,3% nel 2017, il mercato digitale italiano – informatica, telecomunicazioni, contenuti ed elettronica di consumo – promette di crescere, con condizioni Paese costanti, ancora del 2,3% nel 2018, del 2,8% nel 2019 e del 3,1% nel 2020 fino a raggiungere un valore complessivo di 75 miliardi. Un’accelerazione tale da aver indotto il World Economic Forum a rivedere i parametri della sua classifica internazionale sulla competitività in base alla “quarta rivoluzione industriale”. E benché il ranking sia ancora guidato da Stati Uniti, Singapore e Germania, l’Italia sale dal 43esimo posto al 31esimo. Un risultato ancora migliore lo conseguiamo nella capacità di innovazione dove l'Italia è 22esima. Ancora lontanissimi dal podio, però… Già, perché non siamo sul podio? Perché dal 2000 ad oggi abbiamo un gap digitale accumulato di oltre 300 miliardi di euro non investiti in innovazione rispetto alla media dei paesi europei. Un gap che ci è costato in mancata crescita economica, mancata produttività e mancata occupazione. E dunque? Dunque tutto il recupero già ottenuto è stato reso possibile dagli investimenti privati, delle aziende, supportate da una visione di politica industriale per il 4.0. Lo scorso anno, ad esempio, gli investimenti in early stage sono cre-


LEGGENDO LA MANOVRA SI VEDE CHE L'INNOVAZIONE NON È IN CIMA ALLE PRIORITÀ DEL GOVERNO sciuti del 16,5%, quelli privati di venture capital e business angel nei primi 9 mesi del 2018 hanno toccato i 307 milioni, quelli in nuovi macchinari hanno viaggiato a tassi del 35% e quelli in ricerca e sviluppo nel settore Ict sono stati di oltre 12 miliardi, ovvero il 2,3% del proprio fatturato contro una media dello 0,3% di tutti i settori produttivi. E non basta? No, non basta. Non è assolutamente poco, anzi, ma era tale il gap che ci divideva dal resto del mondo sviluppato che non basta. Bisogna fare ancora molto, molto di più. Prendiamo il comparto dei Servizi ICT, che nel 2017 ha superato gli 11 miliardi e per il quale si stima un tasso medio di crescita in 3 anni del 5,3%. Prendiamo la forte dinamica dei servizi cloud, con un incremento atteso del 20,3%. O ancora il comparto software e soluzioni ICT al 7,3%. E’ questo il peso delle componenti più innovative, dalla Cybersecurity al Mobile, da IoT ai Big Data. Questi sono i Digital Enabler, proprio perché permettono di fare cose nuove e capaci di trainare l’intero mercato con u; grande impatto positivo su tutte le industrie. Insomma; rispetto alle quantità, c’è ancora tanto da fare… Sì, ma non è solo una questione quantitativa dell’offerta: cambia in meglio anche la qualità della domanda in molti settori d’utenza, dal

Finance all’Industria, alla Distribuzione alle Utility. E nascono nuove sfide e nuovi mercati collegati all’Intelligenza Artificiale e alla Blockchain. Ma torniamo alla visione del governo: cosa c’è che non va, nella manovra 2019? Conosciamo le tesi generali di Confindustria. E il suo settore? Leggendo la manovra, sorge il dubbio che l’innovazione non sia in cima alle priorità del Governo: se c’è il timore che innovazione equivalga a distruzione di posti di lavoro, se è questa la ragione che sta impostando le scelte di politica economica, parliamone. Nel momento in cui parliamo, tutto è ancora in divenire, e le speranze sono legittime. Ma dobbiamo prendere atto per ora che, come dicevamo all’inizio, sono stati dimezzati gli incentivi di Impresa 4.0, derubricata la voce sviluppo fra le poste di bilancio residuali, cancellato istruzione e formazione dalle priorità pubbliche. Ma il governo dice che vuole indirizzare il sostegno all’innovazione delle Pmi… È vero che le piccole imprese sono un target da sostenere con maggior vigore perché faticano ad avere liquidità sufficiente per la trasformazione tecnologica. Ma non è tagliando gli investimenti delle grandi imprese che si persegue questo scopo. Perché startup, pmi, grandi aziende e multinazionali fanno parte di una unica filiera che cresce o si contrae insieme. Semmai,

un contributo alle piccole imprese si dà irrobustendo e semplificando il Fondo di Garanzia, che invece viene rifinanziato con risorse minori. Non bastano misure specifiche seppur apprezzabili come sul blockchain o il venture capital: è il sistema industriale nel suo complesso che va sostenuto negli investimenti in innovazione e ammodernamento tecnologico. E questo non avviene se la manovra finanziaria privilegia la spesa corrente a quella in conto capitale Ci sono secondo lei possibilità di recupero? Sì, c’è ancora modo di intervenire in sede parlamentare e ci auguriamo davvero che la politica comprenda la necessità di farlo. Crediamo nella collaborazione con chi deve compiere scelte fondamentali: non solo sull’allocazione delle risorse pubbliche per il settore privato ma anche per il futuro sociale e culturale del Paese che passa da identità digitale, open data, e-government, azzeramento del digital divide, pagamenti elettronici, sanità e giustizia digitale, istruzione e ricerca, smart city in un contesto che non può che essere europeo. Ed ecco perché con questa consapevolezza e con questo spirito - dialogo con chi governa e rispetto per la politica – esprimiamo una profonda preoccupazione e delusione per le scelte che si stanno compiendo in questi giorni. E lo facciamo con la convinzione assoluta che il digitale sia la nostra occasione per crescere, come aziende, come cittadini, come Paese.

IL MERCATO DIGITALE IN CIFRE

2017 68,7 MILIARDI (+2,3%) Ricavi 2,3% Crescita 2018 2,8% Crescita 2019 3,1% Crescita 2020 11 MILIARDI Valore servizi Ict 2,2 MILIARDI (+19,3%) Mercato italiano 4.0 37


GESTIRE L'IMPRESA

letti in un’ottica di incremento della produttività e di miglioramento dell’efficienza». Ma al di là degli investimenti in tecnologia, è proprio la cultura della relazione tra paziente e medico a dover cambiare profondamente. Ad esempio: i medici sono sempre più attenti alle nuove tecnologie, che utilizzano soprattutto per comunicare con i pazienti. È il caso di WhatsApp, usato dal 63% dei medici di famiglia e dal 52% degli specialisti soprattutto per scambiare facilmente dati, immagini e informazioni. Meno digitali i cittadini: solo il 15% usa l’email, il 13% Sms e il 12% WhatsApp per comunicare col proprio medico. L’offerta e l’utilizzo di semplici servizi digitali ai cittadini potrebbero ridurre i costi nascosti del “non digitale”. Otto italiani su dieci nell’ultimo anno hanno ritirato documenti clinici di persona impiegando in media 45 minuti, contro i 20 per il ritiro in farmacia e i 5 via web: se invece l’80% li ritirasse online, Se solo otto persone su dieci consultassero i referti online si il 10% in farmacia e solo il 10% di persona, risparmierebbero 1.630 milioni di euro all’anno. Ma la soluzione per l’impatto economico sarebbe di 1.630 miliorisparmiare c’è. Parola di Antonio Spera, ceo di GE Healtcare ni di euro. E sono 1.150 milioni di euro gli impatti legati all’accesso online a informazioni di Marco Scotti su prestazioni e strutture sanitarie, 1.430 milioni per la prenotazione online di visite ici “sanità digitale” e subito immaginai sanità italiana e arrivare a risultati miglioed esami e 980 milioni per il loro pagamento, robot che fanno operazioni chirurgiri? L’Osservatorio del Politecnico, con una per un totale di oltre 5 miliardi di euro. che complicatissime, senza possibilità survey realizzata a maggio di quest’anno, «Se vogliamo davvero ottenere qualche camdi errore e che si preparano a soppiantare in ha certificato una spesa nel 2017 di 1,3 mibiamento – racconta ancora Spera – dobbiavia definitiva l’essere umano. Niente di più liardi di euro, in aumento del 2% rispetto al mo immaginare come modello quello delle distante, almeno per ora. Si parla, invece, di 2016. «La maggior parte dell’investimento grandi opere, che si avvicina al partenariato un rapporto migliore tra medici e pazienti, – spiega Antonio Spera, presidente e ammitra pubblico e privato, seppur con tutte le di informatizzazione delle cartelle e dei dati. nistratore delegato limitazioni del caso, «NEGLI STATI UNITI SONO STATI FATTI E, soprattutto, di risparmi. Tanti. Secondo di GE Healthcare – è vista la paura che il INVESTIMENTI MILIONARI PER GE Healthcare, parliamo di circa un miliardo concentrato sul tema settore pubblico conMIGLIORARE ANCHE DI UN SOLO PUNTO di euro all’anno, applicando procedure che del fascicolo sanita- PERCENTUALE L’OCCUPAZIONE DEI LETTI» tinua a mostrare sul migliorino la tracciabilità dei trattamenti, il rio elettronico, la cui fronte del procureflusso dei pazienti e l’utilizzo delle tecnoloadozione può ancora essere sviluppata in diment. La cosa incredibile è che il nostro pagie sanitarie. In una parola, crescita dell’effiverse regioni. Stiamo in ogni caso parlando ese potrebbe essere un’eccellenza dal punto cienza e abbattimento dei costi. Attualmendi un miglioramento dell’esistente, più che di di vista clinico, siamo davvero tra i migliori te l’Italia spende tanto (seppur meno della rivoluzioni particolari per le quali l’Italia non al mondo come qualità e preparazione del media europea) ma male, con un 14% del Pil è ancora pronta. Negli Stati Uniti, invece, la personale medico. Ma poi ci blocchiamo, e destinato alla sanità pubblica che si traduce discussione è un po’ più avanzata: sono stati siamo fanalino di coda – nel novero dei pain 149,5 miliardi di euro al 2016. fatti investimenti milionari per migliorare di esi più sviluppati del mondo – per quanto riMa come avviare una digitalizzazione della un solo punto percentuale l’occupazione dei guarda l’adozione della sanità digitale. Serve

Sanità, quei miliardi buttati a causa dell’ignoranza digitale

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un profondo cambio culturale: basti pensare che anche la sanità privata, che è quella che viene vista come la più evoluta ed efficiente, in realtà ha enormi problemi: un primario gruppo mi ha parlato delle difficoltà di trovare personale disposto a cominciare alle sette del mattino in sala operatoria». Per quanto riguarda, poi, un orizzonte temporale più ampio, le nuove frontiere tecnologiche si concentrano su due fattori: da un lato i big data, dall’altro l’intelligenza artificiale. Business Intelligence e Big Data Analytics, ANTONIO SPERA, CEO DI GE HEALTCARE infatti, sono considerate aree strategiche sia per il presente sia per il futuro. Lo dimostra l’Osservatorio del Politecnico, che ha evidire che zone in cui stanno inserendosi le denziato, nonostante una leggera flessione principali tecnologie sono quelle relative ai degli investimenti (13 milioni, contro i 15 trial clinici: renderli più sicuri e più precisi è del 2016), che il 45% dei Direttori li indica fondamentale, visto che mettere un farmaco come ambiti prioritari, mentre il 70% delin commercio può arrivare a costare fino a le Direzioni e il 55% dei CIO ritengono che 1,5 miliardi di euro e passa attraverso il fall’applicazione dei Big Data Analytics per la limento di migliaia di molecole». medicina di preciL’impegno di GE HealL’IMPEGNO DELLA MULTINAZIONALE sione sarà l’ambito thcare si sta concenAMERICANA SI STA CONCENTRANDO che avrà il maggior trando sull’utilizzo SULL’UTILIZZO DELLE NUOVE impatto nei prossidelle nuove tecnoloTECNOLOGIE PER LA FORMAZIONE mi cinque anni. «Sul gie per la formazione. versante intelligenza artificiale – prosegue Si prevede infatti che nei prossimi 10 anni Spera – siamo veramente agli inizi ed è percirca il 25% degli esperti del settore andrà fino difficile, soprattutto in Italia, riuscire in pensione e gli ospedali e i sistemi sanitari anche solo a capire quali siano le potenzialidovranno formare la prossima generazione tà di questa tecnologia. Per quanto riguarda di professionisti in modo sicuro, economico la blockchain, invece, al momento non vedo ed efficiente. In quest’ottica GE Healthcare – alcun tipo di sviluppo. In generale, possiamo che ogni anno forma oltre 8.000 professioni-

LA SALA DI COMANDO PER L’ANALISI DEI DATI

DOBBIAMO PENSARE AL PARTENARIATO TRA PUBBLICO E PRIVATO sti della gestione di tecnologie medicali – ha sviluppato una nuova soluzione per gli operatori che si occupano della manutenzione di tomografi computerizzati (Tac) e risonanze magnetiche. La nuova tipologia di formazione, per ora introdotta solo negli Stati Uniti, prevede un corso che utilizza dispositivi indossabili e una tecnologia web-enabled per supportare l’istruzione guidata per l’assistenza e le riparazioni, consentendo di impartire corsi di formazione in loco presso la sede del fornitore. I vantaggi della formazione Virtual Reality sono molteplici e vanno dall’impatto sulla produttività del fornitore all’offerta di un ambiente di apprendimento sicuro, passando per una riduzione dei costi. Gli “studenti” acquisiscono esperienza nella manutenzione e nella risoluzione dei problemi di un sistema sul posto di lavoro senza doversi recare in una struttura di formazione. La riduzione degli spostamenti si traduce inoltre in un risparmio sui costi. Importante infine l’impatto sul fronte della sicurezza, dato che la formazione VR offre un ambiente di apprendimento a basso rischio e consente un apprendimento guidato dagli errori, in cui i dipendenti possono commettere sbagli e imparare lungo il percorso. Infine, la multinazionale americana ha pianificato di investire oltre un miliardo di dollari entro il 2020 per lo sviluppo delle proprie offerte formative, puntando a raggiungere oltre due milioni di operatori sanitari in tutto il mondo.

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GESTIRE L’IMPRESA

Gare d’appalto, la telematica non basta a scongiurare i ricorsi Tra Mepa e gare la posta messa in gioco dal Consip oscilla tra i 5 e i 10 miliardi di euro all’anno. Per questo sono sempre di più le imprese che concorrono. Ma un bando su tre finisce davanti al giudice di Giancarlo Salemi

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CRISTIANO CANNARSA, AD DI CONSIP

alle gare per i servizi di ristorazione non sono da capogiro, ma si deve tener conto getto del bando ed essere in regola dal punto nelle mense scolastiche a quelle per che le procedure d’acquisto per forniture e di vista contributivo, fiscale e giudiziario (rela fornitura dell’energia elettrica negli servizi sottosoglia comunitaria sono, per nuquisiti autocertificati dalle aziende e verificate edifici pubblici, dalla gestione delle bigliettemero, la quasi totalità (oltre il 99% delle cirda Consip a campione). Su questo mercato le rie e sistemi informatici per i musei a quello ca 4 milioni e mezzo di procedure effettuate Pmi sono il 98% dei quasi 100mila fornitori della strumentazione annualmente dalla che a oggi sono abilitati ad operare. Si può I PROPRI BENI E SERVIZI SI POSSONO medicale per i nostri pubblica amministrapartecipare anche in forma aggregata, tramite VENDERE ALLA PUBBLICA ospedali: un bottino zione), e per valore reti di impresa, di imprenditori individuali, di AMMINISTRAZIONE ANCHE ONLINE, decisamente ghiotto pesano comunque artigiani, società di cooperative. SU UNA PIATTAFORMA AD HOC per le aziende italiane, circa un quinto del Nel 2017 il valore degli acquisti conclusi sul comprese le micro, piccole e medie. Che, per valore delle gare bandite ogni anno in ambito Mepa – circa 600mila – ha superato i 3 miliaraggiudicarselo, devono passare dalla Consip, pubblico (oltre 100 miliardi di euro). di di euro, un dato dieci volte superiore a quelazienda pubblica con oltre 400 persone nonPer iscriversi al Mepa basta essere registrati lo di appena cinque anni prima (360 milioni ché braccio operativo sugli appalti del Minialla Camera di Commercio per le attività ogdi euro nel 2012). Le previsioni per il 2018 stero dell’Economia. Con due canali d’accesso: attraverso il Mepa, il Mercato elettronico della I NUMERI DI CONSIP Pubblica Amministrazione, la piattaforma telematica che Consip gestisce per il Ministero milioni di euro nel 2016), dell’incremento del È una delle poche dell’Economia, o tramite gara europea. A fare “valore della produzione” come conseguenza della società pubbliche ad la differenza è l’importo in ballo. ottimizzazione della pari a 70 milioni di euro essere in attivo e a gestione del capitale (+18%, rispetto ai 59,1 dare un utile allo Stato. Con il Mepa le amministrazioni possono effetcircolante. Un utile quello milioni nel 2016), sia Nel 2017 la società tuare acquisti di forniture e servizi per valori conseguito dall’azienda della contrazione dei guidata dal presidente inferiori alla soglia comunitaria (144mila euro “costi Consip per servizi” che è stato destinato per Roberto Basso e per le amministrazioni centrali e 221mila per 2,2 milioni di euro alle pari a 8,5 milioni di dall’amministratore tutte le altre) e di lavori per valori inferiori a entrate del Bilancio dello euro (-32%, rispetto ai delegato, Cristiano Stato – come previsto 12,5 milioni nel 2016). Cannarsa ha infatti 1 milione di euro. Acquisti che vengono effetdalla Legge di Stabilità ln netto miglioramento i conseguito un utile tuati in forma semplificata: dall’affidamento 2016 - e per 3 milioni flussi di cassa operativi netto di 5,2 milioni di diretto, l’Ordine di acquisto, alla trattativa con di euro come riserva che si sono attestati a euro (0,8 milioni nel uno o più fornitori (sul Mepa si chiama Richiedisponibile. 26,9 milioni di euro (-14 2016), per effetto sia sta di offerta o Trattativa diretta). Gli importi

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VOGLIAMO DARE AL MERCATO PIÙ OCCASIONI POSSIBILI DI CONFRONTO COMPETITIVO indicano una ulteriore crescita di almeno il 20-25%, segno evidente che le Pmi hanno capito il business che ruota attorno alle gare bandite dalla pubblica amministrazione. Proprio per questo, dalla metà dello scorso anno, il Mercato elettronico è diventato “universale”. L’offerta delle imprese è stata riorganizzata, aprendo lo spazio a nuove categorie merceologiche – oggi sono oltre 8 milioni i prodotti e servizi disponibili – e allargando le opportunità di mercato per le imprese. «Consip vuole essere la piattaforma strategica di collegamento tra amministrazioni e imprese», spiega l’amministratore delegato di Consip, Cristiano Cannarsa: «un hub che seleziona e valorizza le aziende, soprattutto le Pmi, sviluppandone le caratteristiche di flessibilità e innovazione nonché le prospettive di crescita su scala nazionale. Da questo punto di vista il Mepa è uno strumento di eccellenza».

La torta delle gare

E sopra la soglia comunitaria? C’è la grande torta delle gare. A cui partecipano soprattutto le aziende più grandi, ma che sono accessibili anche alle Pmi grazie ai Raggruppamenti di imprese e alla suddivisione in lotti territoriali. Peccato che fatto il bando sia (strategicamente) pronto il ricorso, se non sempre, quasi: basta guardare a cosa è successo nel periodo

GLI ACQUISTI CONSIP

2014

2015

2016

2017

EST 2018

Valore acquisti (mln di euro)

6.000

7.400

8.200

9.600

>11.900

Numero ordini

523.383

649.692

686.591

671.998

>800.000

Punti ordinanti abilitati

48.396

58.760

74.255

80.356

>85.000

Fornitori aggiudicatari/abilitati

36.051

54.237

74.600

92.978

>100.000

Bandito (mln di euro)

11.700

11.300

4.800

6.800

>11.000

74

63

83

69

>90

n°gare

2012-2018. Sono stati notificati ricorsi per 735 unità e, di questi, ne sono oggi ancora pendenti 235, per quasi un miliardo di euro “bloccati” in attesa che un giudice amministrativo si pronunci. Su 50 iniziative attualmente in fase di commissione, ci sono 90 ricorsi notificati. Il dato, ovviamente, è complessivo: ci sono iniziative di gara su cui ci sono 20-30 ricorsi e altre su cui non ce ne sono affatto. Il contenzioso oscilla fra il 20 e il 30% delle gare, in base al fatto che si consideri una gara multilotto come un’unica procedura oppure SE IL VALORE DELLA GARA È ALTO È MOLTO PROBABILE CHE CI SIA UN CONTENZIOSO. PERCHÉ CHI PERDE TENTA IL TUTTO PER TUTTO

come tante procedure distinte. D’altra parte il gioco vale la candela, anche se spesso (capita almeno 3 volte su 4) i giudici finiscono per dare ragione proprio alla Consip. Ma se la posta (della gara) è alta e la fornitura è stata aggiudicata a qualcun altro, vale la pena di azzardare la strada del ricorso. «È un fenomeno complesso, concentrato soprattutto nelle gare multi-lotto», spiega ad Economy Cristiano Cannarsa: «Alcune di queste, con successive edizioni negli anni e per grandi importi, hanno polarizzato il mercato su pochi operatori e su definite aree geografi-

che. In alcuni casi si sono formate intese anticoncorrenziali che Consip ha segnalato all’Antitrust. Spesso si è osservata una temerarietà nella presentazione dei ricorsi. La nostra posizione, già dimostrata in questi mesi con gli ultimi bandi pubblicati, è quella di un soggetto che vuole sottoporre al mercato il maggior numero possibile di occasioni di confronto competitivo così da mitigare la concentrazione su poche grandi iniziative». Qualcosa però sta cambiando. Perché dal 18 ottobre è diventata obbligatoria la digitalizzazione del procurement pubblico, con l’entrata in vigore delle comunicazioni elettroniche tra stazioni appaltanti e imprese in tutta la fase di gara, in recepimento proprio della normativa europea 2014/24, la stessa che aveva aperto la strada degli appalti alle Pmi. «Per noi è un passo decisivo l’abbandono della “carta” negli appalti della PA», prosegue il numero uno di Consip: «L’obbligo delle comunicazioni elettroniche tra amministrazioni e imprese renderà più semplice, più trasparente e meno oneroso partecipare alle gare per le imprese, più rapide ed efficienti le verifiche delle stazioni appaltanti. La strada del cambiamento e dell’innovazione è stata lunga, ma finalmente l’utilizzo degli strumenti di negoziazione elettronica diventa la norma per tutta la pubblica amministrazione».

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GESTIRE L'IMPRESA

Un'Accademia che insegna il nuovo ruolo dell'influencer È un'iniziativa dell'Università telematica Pegaso, la più grande d'Europa con 80 mila iscritti, in tandem con Buzzoole, uno dei più smart provider di marketing

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di Sergio Luciano

a grande voglio fare l’influencer”: è una parola. O meglio, lo era: oggi è un progetto professionale, e una sfida culturale avanzatissima che diventa corso accademico grazie a un inedito tandem di dna partenopeo e spirito globale, tra l’Università telematica Pegaso e Buzzoole. Vale a dire la più grande università telematica d’Europa, fondata 12 anni fa da Danilo Iervolino che la presiede, con circa 80 mila studenti, e il più smart tra i “provider” continentali di influencer marketing solution. Insieme hanno creato la “Buzzoole Influencer Academy”, che proporrà ai suoi allievi corsi tematici su blogging, videomaking, storytelling, insight, advertising e influencer marketing nel mondo professionale. Attraverso Buzzoole Influencer Academy, Pegaso metterà a disposizione un nuovo percorso didattico con un’offerta innovativa dedicata all’influencer marketing e rivolta a creator e aspiranti tali. L’Ateneo è costruito sui più performanti standard tecnologici in ambito di e-learning, e vanta un’offerta formativa tra le più ampie del panorama nazionale e internazionale di istruzione superiore, con oltre 70 sedi e più di 500 poli didattici presenti in tutta Italia. L’Ateneo è diffuso sul territorio nazionale con 10 corsi di laurea, 300 tra master di primo e secondo livello, alta formazione, perfezionamento ed esami singoli. L’Università Telematica Pegaso, inoltre, offre 1 scuola di specializzazione, 9 accademie mul-

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DANILO IERVOLINO E GIANLUCA PERRELLI

ti-disciplinari e 3 percorsi di certificazione. La collaborazione con Buzzoole prevede un totale di dieci corsi disponibili online tramite la piattaforma interattiva dell’Università Telematica Pegaso. Due le categorie dei corsi della Buzzoole Influencer Academy (buzzoole.com/academy) che andranno a ricoprire tematiche orizzontali, come l’acquisizione delle competenze di base, e verticali, dedicati a settori specifici, tra cui: Fashion; Tech; Food e Travel&Photography. Ogni corso è strutturato in diversi mini video per permettere agli studenti di organizzare le proprie sedute di studio in base al tempo a diLA “BUZZOOLE INFLUENCER ACADEMY”, CHE PROPORRÀ AI SUOI ALLIEVI CORSI SU BLOGGING, VIDEOMAKING, INSIGHT, STORYTELLING, ADVERTISING E ALTRO

sposizione. Tra i docenti dell’Academy figurano professionisti del mondo digital e influencer, con il compito di spiegare ai creator come migliorare le proprie performance e utilizzare al meglio gli strumenti forniti dal web. Per quanto riguarda il tema delle competenze, sei sono i corsi a disposizione dei creator: Blogging; Videomaking; Storytelling; Insight; Advertising; IM nel mondo professionale. Ci sono poi corsi “How To” per approfondire gli strumenti su cui far leva per diventare creator e ottenere il massimo dalle proprie attività social: • Progettare il blog perfetto, corso tenuto da

Tony Siino, web strategist, blogger e web content manager, nonché voce di Radio Time e ideatore della directory italiana dei blog www. Blogitalia.org. • Comunicare con i video, corso di Fabrizio Ulisse, co-founder di Vudio. • Digital Storytelling, di Cristiano Carriero, storyteller e digital strategist presso AdMirabilia • Social KPI, di Valentina Vellucci, digital strategist di MagillaGuerrilla • Social Advertising, corso tenuto da Veronica Gentili, Facebook marketing expert, consulente e formatrice specializzata in Facebook Marketing e Facebook Ads e accreditata come uno dei maggiori esperti di Facebook Marketing in Italia • Liberi professionisti nell’era dei social, corso tenuto da Angelo Greco, avvocato, ideatore e direttore di ‘La Legge per Tutti’, ha co-condotto su Rai Uno la trasmissione televisiva ‘Tempo e Denaro’. «Oggi giorno quello dell’influencer è un lavoro sempre più ambito», afferma Gianluca Perrelli, chief Marketing officer & country manager di Buzzoole Italia. «Siamo lieti quindi di avere inaugurato in collaborazione con Università Telematica Pegaso, ateneo leader nel campo dell’e-learning». «Siamo la prima università telematica a lanciare un corso dedicato agli influencer», spiega Danilo Iervolino: «Sono certo che la sinergia con Buzzoole, leader nell’influencer marketing, consentirà a tanti giovani di fare della loro passione una professione di successo».



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CAMBI IL MODELLO DI BUSINESS E IL PROFITTO CRESCE DEL 10% Federmanager e Confindustria hanno dato vita a un'associazione, 4.Manager, che certifica l'urgenza di cambiare la cultura aziendale. Non è un "vezzo" culturale, ma un modo concreto per incrementare gli utili delle imprese di Marco Scotti

C

ambiare modelli di business, aumentare la flessibilità strategica, favorire l’apertura e il dialogo tra i dipendenti, creare e condividere idee in grado di generare valore: sono i capisaldi su cui si basa la rivoluzione che sta vivendo l’intero mondo lavorativo e che vede i manager chiamati a essere cinghia di trasmissione per passare da modelli tradizionali a nuove strutture d’impresa, intercettando i trend di mercato e attuando con rapidità i cambiamenti che sta vivendo l’intero tessuto produttivo. Per analizzare i nuovi scenari e per comprendere le rinnovate esigenze degli executive, Federmanager, insieme a Confindustria, ha dato vita a un’associazione, 4.Manager, nata appositamente per promuovere nuovi approcci alle politiche attive del lavoro per la crescita competitiva delle imprese e del paese. Uno dei punti più importanti di questa partnership è rappresentato dall’“Osservatorio mercato del lavoro e competenze manageriali”, presentato all’inizio del mese di ottobre, che si pone l’obiettivo di analizzare gli scenari a medio e lungo termine del mercato del lavoro e delle competenze manageriali, per fornire a Confindustria e Federmanager studi, strumenti e idee per costruire il miglior futuro possibile per imprese e manager. Il titolo della prima ricerca realizzata dall’Os-

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servatorio è “Management e innovazione dei modelli di business”. L’esigenza di un cambio di prospettiva è certificata dai due terzi degli intervistati (612 imprenditori e manager di imprese operanti nel nostro Paese) dello studio, che hanno definito come “molto importante” la possibilità di modificare il “mindset” aziendale. Un cambiamento, oltretutto, che non è fine a se stesso: secondo il Boston Consulting Group, le aziende che innovano l'intero modello di business hanno un vantaggio competitivo negli anni misurabile in +8,5% sugli IL CONTRIBUTO DEGLI EXECUTIVE AL CAMBIAMENTO DEL MODELLO DI BUSINESS VIENE CONSIDERATO MOLTO IMPORTANTE DAL 70% DEGLI INTERVISTATI DA BCG

utili nell’arco di tre anni, +6,1% su cinque anni e +2,7% su dieci anni, rispetto a chi effettua una innovazione parziale (del solo prodotto o del solo processo produttivo) o non innova affatto. I dati del Boston Consulting Group, inoltre, vengono suffragati anche dal sentiment degli imprenditori e dei manager intervistati, che in misura quasi universale hanno attribuito a un corretto processo d’innovazione del modello di business il potere di influire positivamente soprattutto sulla competitività di mercato, l’efficienza aziendale/produttività e la capacità di adattamento alle variazioni dei

mercati. Un cambio di passo, quindi, che costringe i manager a confrontarsi con nuove sfide e con nuove necessità professionali: il 70% del campione intervistato, infatti, considera il contributo degli executive come “molto importante” per modificare il modello di business. Ai manager, infatti, si richiede la capacità di fungere da connettori di persone e processi, di anticipare in modo creativo le tendenze del mercato e di integrare in modo trasversale le proprie competenze. In quest’ottica, i manager sono chiamati a sviluppare le competenze tecniche e specialistiche (hard skills), in linea con la rivoluzione tecnologica in atto, ma soprattutto ad enfatizzare quelle di tipo comportamentale (soft skills) per rendere omogeneo, e meno traumatico, il processo di cambiamento, e per affrontare in modo più efficace un processo innovativo che coinvolge tutto l’organismo aziendale. «Oggi – dichiara Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager e 4.Manager – le imprese non cercano solo tecnici informatici, ingegneri o direttori di stabilimento. Le figure manageriali più ambite sono quelle dotate del giusto mix di competenze tecniche e trasversali. Ci rassicura che il 44% dei manager e imprenditori che abbiamo intervistato con l’Osservatorio di 4.Manager abbia detto di ritenere più importanti le soft skills. Per favo-


rire i processi di innovazione servono abilità comportamentali, che sono ancora sottovalutate rispetto al loro impatto sulla performance aziendale: problem solving, relazione, visione strategica, empatia sono sempre più fondamentali». Le funzioni manageriali che saranno più coinvolte nei processi di innovazione saranno i project manager, gli innovation manager, gli export manager, l’hr manager, il direttore finanziario e il manager di rete. Il project manager dovrà sempre più essere dotato di una competenza multidisciplinare che comprenda conoscenze tecnologiche e soft skills, un arsenale necessario e imprescindibile per riuscire a comprendere e governare i cambiamenti in atto. L’innovation manager è il dirigente preposto alla creazione di nuovi modelli di business, anticipando i trend. Anche l’export verrà modificato profondamente dalle nuove esigenze di internazionalizzazione dei mercati. Il direttore delle risorse umane, poi, si troverà di fronte a nuove esigenze di personale sia per quanto riguarda le competenze tecniche, sia per quanto concerne le cosiddette soft skills. Sarà fondamentale, quindi, riuscire a coniugare le diverse esigenze. Il direttore finanziario dovrà apprendere rapidamente nuove forme di finanziamento e di reperimento dei capitali che siano alternativi a quelli tradizionali. Infine, il manager

e negli ultimi anni non abbiamo recuperato di rete sarà particolarmente prezioso in tutti terreno». Eppure la trasformazione digitale è quei contesti nei quali le contaminazioni e le stata dirompente per le imprese: chi non inconnessioni di rete risultano rilevanti per l’innova, muore. novazione del modello di business. Il ricorso Per tastare il polso del nuovo mercato del a queste nuove competenze e funzioni malavoro e per comprendere appieno le esigennageriali può essere facilitato dal Temporary ze, soprattutto per quanto riguarda quadri Manager, una figura in grado di inserirsi in superiori e dirigenti: è questa la ragione fonmodo più agevole all’interno di un’impresa già damentale per cui Federmanager e Confinavviata. Anche nella gestione delle tecnologie dustria hanno dato origine a 4.Manager. «Il industriali più avanzate e promettenti, (roboprogetto – conclude Cuzzilla - nasce con un obiettivo tica, intelligenza artificiale, internet of things, preciso: attivare strumenti di politiche attive del laecc.) la creazione di valore passa sempre e voro che irrobustiscano le competenze manageriali comunque attraverso la capacità di imprendiin linea con quelli che sono i fabbisogni reali delle tori e manager di combinare e integrare asset imprese. Non dimentie skill e di individuare L'ITALIA È AGLI ULTIMI POSTI NELLE chiamoci che la nostra i modelli di business CLASSIFICHE SULLA CORRISPONDENZA più adatti ad enfatiz- TRA LE COMPETENZE RICHIESTE DALLE manifattura, che è la seconda in Europa, è fatta zare le potenzialità di AZIENDE E COMPETENZE OFFERTE di migliaia di Pmi che dequeste innovazioni. vono realizzare un cambio culturale. Sono di fronte a «Onestamente – ammonisce Cuzzilla – , dobun bivio: trasformare rapidamente i modelli di bubiamo fare un “mea culpa” e ammettere che siness dotandosi delle competenze adeguate nelle competenze digitali siamo indietro. In oppure mantenere il mantra “Piccolo è bello”, tutta Europa, le politiche di trasformazione diin cui però non crede più nessuno. Per questo gitale mostrano una forte tendenza a concenFedermanager ha promosso “Be Manager”, il trarsi su infrastrutture e tecnologie piuttosto programma per la certificazione delle compeche sullo sviluppo delle competenze. Invece, tenze manageriali il cui fiore all’occhiello è la fispecie noi abbiamo un gap in competenze gura dell’innovation manager. Abbiamo formadigitali elevate: siamo al 29% contro il 50% to, valutato e certificato le competenze di 300 dei lavoratori inglesi e il 39% dei tedeschi. E manager in 2 anni: questi colleghi sono pronti a siamo anche tra gli ultimi per corrispondenentrare nel tessuto produttivo con la loro straza tra le competenze richieste dalle aziende e ordinaria carica di innovazione e di capacità. In competenze offerte dal mercato. Per l’Ocse nel questo modo sosteniamo anche le imprese e, in 2011-12 l’Italia è risultato il paese con la più definitiva, la crescita economica del Paese». alta percentuale (33% circa) di skill mismatch

Mancano le competenze digitali

ITALIA INGHILTERRA GERMANIA

29% 50% 39%

Percentuale di lavoratori con skill 2.0 47



GESTIRE L’IMPRESA

Business matching, un’arte da sensali nei forum d’affari Da trent’anni Richmond Italia organizza eventi concepiti con un format particolare, per far incontrare domanda e offerta. Grazie a un’agenda dei partecipanti completamente personalizzata dalla redazione

F

are affari è tutta una questione di anzi: la macchina si mette in moto con un anno agenda: incontrare i partner giusti al di anticipo, con una serie di survey per indimomento giusto. Si chiama business viduare i macro trend del settore e le aree di matching ed è più facile a dirsi che a farsi. Perinteresse degli stakeholder (con proposte che MARINA CARNEVALE, CONFERENCE DIRECTOR ché far incontrare domanda e offerta in modo vengono addirittura sottoposte a votazione e diverse aree), o speed meeting (appuntamenti efficace richiede una strategia che non lasci poi analizzate da un apposito software prodi 15 minuti per capire al volo se c’è interesse nulla al caso. E infatti c’è chi non si occupa di prietario) e inviti mirati, in una sorta di “dimreciproco). Poi c’è il business lunch (o dinner), altro, con un format ben collaudato, messo a mi chi ci vuoi incontrare e noi te lo serviremo in cui i Delegate sono ospiti a turno ai tavoli punto in trent’anni di attività. Si tratta di Risu un piatto d’argento”. L’analogia culinaria degli espositori, le sessioni formative con una chmond Italia, con sede a Milano, un’azienda non è casuale: «Noi ti diamo gli ingredienti, visione internazionale, le conferenze plenarie fondata nel 1994 che fa parte di un consolidatu puoi farci una torta salata o un secondo coi dati di scenario, i laboratori per lo svilupto network internazionale (con filiali a Loncon contorno. L’evento te lo cuciamo addosso po delle competenze, i dra, New York e Basilea) che opera da oltre 20 come un abito sartoIL LAVORO COMINCIA CON UN ANNO workshop interattivi, i anni. La “specialità della casa” è proprio l’orriale», spiega CarneDI ANTICIPO, CON UNA SERIE seminari, gli Exhibitor ganizzazione di eventi di business matching. vale: « Il programma DI INTERVISTE E VOTAZIONI corner. «Il programma Dall’E-commerce alle Human Resources, dalla è diverso per ogni parPER INDIVIDUARE TREND E INVITATI delle conferenze vieDigital Communication al Marketing, dall’Etecipante. Chi accetta ne costruito tenendo conto di due aspetti», nergy Business alla Cyber Resilience, in Ril’invito non è forzato in nessun momento del spiega Carvevale: «Da un lato facciamo indachmond Italia organizzano ogni anno 14 full forum: ci spiega che cosa vorrebbe fare e noi gini con questionari specifici e temi sottopoimmersion in località d’eccezione, ambienti gli prepariamo l’agenda. Questo è quello che sti a votazione per individuare la tendenza eleganti e professionali lontani dai tempi e ci contraddistingue». Il software che gestisce generale. Dall’altro, cerchiamo di proporre dalle distrazioni dell’ufficio l’agenda degli incontri tiecontenuti alternativi, utili al manager in quancome il Park Hotel ai Capne conto delle scelte e delle to tale, che stimolino il pensiero laterale e puccini Gubbio (dove recenesigenze di ogni singolo maaiutino a crescere sia professionalmente che temente si è tenuto anche nager, facilitando la ricerca personalmente. Cerchiamo di dare ai clienti il Logistics Forum cui ha di fornitori, clienti e partner, un programma più ricco possibile, così ognupartecipato Economy con lo favorendo un’attività comno sceglie quello che vuole. Il nostro sforzo è Studio Legale LCA), la Villa merciale concreta. Così, le quello di superare la banalità, proponendo Medicea di Artimino, il Grand tipologie di meeting possono cose a cui uno magari non pensa e che non Hotel di Rimini. essere one to one, 30 minuti sembrano nemmeno collegate al tema. Al Il format è tutto particolare: nel corso dei quali i DelegaLogistics Forum di quest’anno, per esempio, «Se ci chiedete il programte (cioè gli invitati, decision abbiamo invitato Chiara Montanari, capo spema generale dell’evento, maker delle più importanti dizione in Antartide. Abbiamo anche proposto rispondiamo che, sempliceaziende italiane) si misurano una sessione sulla leadership. Vogliamo andamente, non c’è». Ma non per con le proposte degli ExhiCLAUDIO HONEGGER, CEO re oltre, proponendo sempre qualcosa in più». mancanza di organizzazione, bitor (aziende fornitrici di

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MATRIMONIO TRA SPORT E BUSINESS Sponsorizzazioni, ma anche partnership e forniture esclusive: le aziende puntano sullo sport. Non solo per aumentare gli utili

SPORT&BUSINESS

WORKSHOP

IL PRESIDENTE E L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI CATTOLICA ASSICURAZIONI CON IL CAPITANO DELLA NAZIONALE DI RUGBY SERGIO PARISSE

IL RUGBY METAFORA DELLA VITA: IMPREVEDIBILE, CORRETTO, SOLIDALE Cattolica Assicurazioni è il nuovo main sponsor della Federazione Italiana di Rugby. Per annunciarlo, ecco lo spot “Pronti alla vita”, che racconta i valori della compagnia attraverso le regole della palla ovale di Riccardo Venturi

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PIRELLI COME LO STORYTELLING STA CAMBIANDO IL BUSINESS

56 LAVAZZA IL CAFFÈ CHE PIACE ALLE SQUADRE DI PREMIER LEAGUE

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GIOCO ONLINE LEOVEGAS CONTRO IL DECRETO DIGNITÀ: «È AIUTO DI STATO»

58 LEXANT PERCHÉ PROIBIRE LA PUBBLICITÀ DEI GIOCHI È UN AUTOGOL

«P

ronti a tutto, perché la vita è come una anche in Cattolica. Quindi per noi questa è stapalla ovale, non sai mai dove rimbalta una partnership naturale, con uno sport che zerà»: il rugby come metafora della vita è al ha la nostra stessa identità culturale». Anche centro della nuova campagna di comunicazioil presidente di Cattolica Assicurazioni Paolo ne “Pronti alla vita” di Cattolica Assicurazioni, Bedoni saluta con entusiasmo il matrimonio che debutta come main sponsor della Federacon gli azzurri della palla ovale: «È una grande zione Italiana Rugby, e opportunità, perché quindi della nazionale ALBERTO MINALI (AD DI CATTOLICA) andiamo a sostenere italiana allenata dall’ir- «Questa è stata una partnership naturale, la nazionale italiana e landese Conor O’Shea. con uno sport con cui c’è una consonanza i colori del nostro PaeUna scelta non casua- molto forte tra i nostri valori e quelli del se; perché ci dà l’occarugby: coesione, lealtà e correttezza» le, come spiega l’amsione di entrare in un ministratore delegato mondo come quello di Cattolica Assicurazioni Alberto Minali: «C’è dello sport e del rugby in particolare, che ha un una consonanza molto forte tra i valori di Catvalore inclusivo, e quindi di aiutare anche i giotolica e quelli del rugby: coesione, lealtà, voglia vani a capire l’importanza di questa disciplina; di competere, correttezza. Questi valori che abe perché ci permette di rafforzare la nostra biamo trovato nella palla ovale sono presenti identità». L’azzeccato spot punta l’attenzione

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> WORKSHOP SPORT&BUSINESS TRE TEST MATCH DI PRESTIGIO PER L’ITALRUGBY

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LA VITA È COME UNA PALLA OVALE: NON SAI MAI DOVE RIMBALZERÀ.

Nella vita, come nello sport, l’importante è essere pronti a tutto. Per questo Cattolica Assicurazioni ha una soluzione per tutto ciò che riguarda la tua vita. PRONTI ALLA VITA.

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Il 10 novembre all’Artemio Franchi di Firenze il derby con la Georgia (derby perché i georgiani ci precedono, nel ranking mondiale); il 17 allo Stadio Euganeo di Padova il match contro l’Australia; e il 24 all’Olimpico l’attesissimo scontro con gli All Blacks, numeri uno del mondo, che hanno entusiasmato il pubblico con lo spettacolare rito iniziale dell’Haka. I Cattolica Test Match hanno tenuto a battesimo, col botto, la sponsorship di Cattolica Assicurazioni con la

Federazione Italiana Rugby e la nazionale azzurra. «Inizia un anno lungo e difficile per Conor, per la sua squadra, per tutto il rugby italiano – ha dichiarato il Presidente FIR, Alfredo Gavazzi – ma abbiamo affrontato le sfide di novembre con la fiducia che ci deriva dalla consapevolezza di aver intrapreso il giusto percorso. I Cattolica Test Match rappresentano un grande evento per il pubblico sugli spalti e per quello a casa, uno straordinario mezzo di veicolazione del nostro

sport presso appassionati vecchi e nuovi di tutte le età, un processo nel quale la messa in onda in chiaro da parte di Discovery Italia con il canale DMAX riveste un ruolo cruciale. Ringrazio Cattolica Assicurazioni per aver scelto di legarsi al nostro sport e per aver investito in un piano di comunicazione pienamente coerente con i valori del nostro gioco, strategico sia per gli obiettivi dell’azienda che per aumentare l’audience di appassionati e praticanti».

sulle difficoltà della vita, che sono molto ben rappresentate dall’imprevedibilità del rimbalzo della palla da rugby, e sulla capacità di reagire: «pronti a cadere e pronti a rialzarci, pronti a vincere e pronti a incassare, pronti a tornare indietro per poter andare avanti». Una capacità che rimanda al sostegno della compagnia assicurativa, il cui logo è un angelo, in quanto tale sempre vicino e presente. La nuova campagna, realizzata in collaborazione con l’agenzia creativa Utopia, strizza l’occhio anche al target più giovane, in coerenza con il processo di trasformazione nel quale è impegnata Cattolica Assicurazioni, che come stabilito nel Piano Industriale 2018-2020 si vuole porre come azienda innovativa, agile e reattiva alle nuove

sfide di mercato, pur rimanendo fedele ai suoi valori fondanti. «Questa campagna di comunicazione segna un momento significativo del nuovo corso di Cattolica – spiega Emanuela Vecchiet, direttore comunicazione e relazioni istituzionali del gruppo Cattolica Assicurazioni - una compagnia sempre più aperta al futuro, con una forte tradizione di cui mantiene saldi i valori fondanti. Partiamo da uno sport come il rugby per far emergere i valori in cui crediamo

e che vogliamo vivere nella nostra quotidiana attività di impresa». Un messaggio che è rivolto non solo all’esterno, ma anche all’interno: «Vogliamo rafforzare e sostenere la brand awareness del gruppo impegnato in un cambio industriale e culturale, facendo crescere il senso di community tra i nostri assicurati» aggiunge Vecchiet. La prima fase di comunicazione sarà seguita da un secondo lancio di campagna, che rafforzerà ulteriormente il messaggio corpora-

Che il rugby, e in particolare la nazionale italiana di rugby, siano sempre più popolari lo dimostra l’audience delle partite trasmesse in diretta da Discovery Italia, su DMAX canale 52, comprese le tre grandi sfide dei Cattolica Test Match: dal 3 al 5%. Alessandro Araimo, Amministratore Delegato Discovery Italia, ha commentato: «La Nazionale di rugby e la grande atmosfera di passione che si respira negli stadi ogni volta che giocano gli Azzurri sono ormai parte integrante

della programmazione di Discovery Italia e di Dmax. Quella con la FIR è una partnership che si rinnova e si arricchisce anno dopo anno. E grazie alla quale sempre più appassionati possono seguire in chiaro lo spettacolo del grande rugby del Six Nations e dei Test Match, quest’anno impreziositi dalla sfida dell’Olimpico contro i mitici All Blacks». Confermati i protagonisti del programma di approfondimento Rugby Social Club trasmesso in diretta dagli stadi: Daniele Piervincenzi alla conduzione insieme a Paul Griffen, con l’affiatata coppia di fuoriclasse Vittorio Munari e Antonio Raimondi per telecronache e commento tecnico. C’è anche un dietro le quinte ricco di servizi esclusivi, ospiti, curiosità

e interviste bordocampo ai protagonisti della giornata. Oltre alla diretta su DMAX, i 3 incontri della Nazionale Italiana sono stati trasmessi in live streaming sulla piattaforma gratuita di Discovery Italia www.dplay.com.

Il rugby è di casa su Dmax

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LE NUOVE MAGLIE, RESISTENTI E ELEGANTI... COME UNO SMOKING

ALBERTO MINALI, AD DI CATTOLICA ASSICURAZIONI

COME PARTNER DI FIR POSSIAMO ESSERE CAPILLARI SUL TERRITORIO MA ANCHE COGLIERE LA DIMENSIONE INTERNAZIONALE

te e il posizionamento della compagnia. sionisti, siamo felici di associare il nostro sport La sponsorship di Cattolica Assicurazioni con a questa compagine: sono sicuro che avremo la Federazione Italiana Rugby – anche se «più grandissime soddisfazioni». In occasione della che sponsorship la chiamerei partnership» ospresentazione della nuova maglia della nazioserva Minali – ha un importante aspetto spornale sponsorizzata da Cattolica Assicurazioni tivo che si è già espresso appieno nel corso del e realizzata da Macron (vedi box) il presidente mese di novembre con i Cattolica Test Match, Paolo Bedoni aveva salutato così l’inizio della tre amichevoli della nazionale italiana di altisstagione sportiva degli azzurri: «Con la presimo livello culminate il 24 nella sfida con gli sentazione ufficiale dei Cattolica Test Match, All Blacks allo stadio Olimpico (vedi box). Le la finestra internazionale che ha inaugurato tre sfide sono state trala prossima stagione smesse in diretta da Dirugbistica dell’Italia, PAOLO BEDONI (PRESIDENTE CATTOLICA) scovery Italia su Dmax Cattolica ha avuto il «Durante i test match abbiamo svelato al canale 52 (vedi box). grande pubblico e agli appassionati piacere di svelare al «Essere main sponsor di questo sport la nuova divisa home con grande pubblico di tidella FIR – mette in cui sono scesi in campo i nostri campioni» fosi e appassionati di evidenza l’ad di Cattoquesto sport, e a tutti lica Assicurazioni - per noi significa sostenere coloro che fanno parte di questo bellissimo le squadre nazionali, così come i movimenti mondo, la nuova divisa home con cui scendogiovanili, le squadre maschili e femminili, esseno in campo i loro campioni: è la prima maglia re capillari sul territorio ma anche sapere inche porta impresso il logo della nostra Compaterpretare la dimensione nazionale e internagnia, la prima volta in azzurro per noi. È una zionale di questo sport. I Cattolica Test Match maglia densa di significato: vestiamo i valori hanno segnato non solo il debutto dell’Italia di uno sport che sono quelli in cui crediamo e in questa stagione sportiva, ma anche quello con cui diamo concretamente inizio al nostro di Cattolica Assicurazioni in questo mondo. I viaggio a fianco della nazionale e dell’intero giocatori della nazionale sono grandi profesmovimento rugbistico italiano».

L’angelo simbolo di Cattolica Assicurazioni veglia sugli azzurri dalle nuove maglie della nazionale italiana di rugby, realizzate dallo sponsor tecnico Macron. Nella nuova maglia l’azzurro Italia è spezzato dal collo tuxedo bianco, ispirato alla camicia da smoking, «Quella che stiamo per vivere è una grande stagione di rugby – ha dichiarato il Ceo di Macron Gianluca Pavanello - che ha preso il via con i ‘Cattolica Test Match 2018’ e si concluderà con il prestigioso appuntamento del Mondiale in Giappone. Un percorso che siamo felici di poter fare insieme con la FIR e i ragazzi della Nazionale avvolgendoli nell’azzurro delle maglie Macron che come sempre nascono da un lavoro comune per esprimere, nel contempo,storia, tradizione, passione, senso di appartenenza, tecnicità, stile e design unici. Il nostro compito è quello di assicurare allo staff e ai giocatori sempre il meglio sia dal punto di vista dell’innovazione che del design e quello che abbiamo realizzato è qualcosa di davvero speciale».

IL DEBUTTO DELLA NUOVA MAGLIA DELLA NAZIONALE

WORKSHOP SPORT&BUSINESS > 53


> WORKSHOP SPORT&BUSINESS

Non solo pubblicità, ma narrazione del brand Dalla Formula 1 all’Inter, e poi sci, ciclismo e vela: per Pirelli la sponsorship comunica i valori di marca. Ecco come di Marina Marinetti

A

vere un’identità di brand è inutile, se poi non la si comunica. Cosa che Pirelli fa in maniera professionale. Letteralmente. Si è strutturata come una vera e propria media company: Pirelli.com non è solo un sito web, ma è un vero e proprio magazine. O meglio: un portale di magazine. Con Racing Spot, che racconta le attività sportive e le sponsorship, e poi i vari channels: quello dedicato a The Cal, il leggendario calendario, e poi Fondazione Pirelli, HangarBicocca, Veloworld (ciclismo, ça va sans dire) e il nostro preferito, Pirelli design. Dietro le quinte, un team strutturato come una vera e propria redazione. E giornalisti come consulenti. È molto di più del classico storytelling: è la banchina di approdo dell’universo delle attività Pirelli, l’anello di congiunzione tra media communication tradizionale e social. Il concetto fondamentale è quello dell’integrazione, grazie a una pluralità di strumenti: video, fotogallery, infografiche, testi. E poi Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Linkedin. E un magazine cartaceo: World. Non manca nulla: «Sfruttiamo tutti gli asset, sia tangibili che intangibili, per alimentare il flusso narrativo in modo costante e raggiunge-

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re, anche grazie ai data analitycs, tutti i nostri target. Soprattutto quando non hanno bisogno di pneumatici», spiega Maurizio Abet Senior Vice President Communication di Pirelli. «In questo filone, la sponsorship non è solo il logo che posizioniamo sulle maglie, o a bordo pista, ma diventa un elemento narrativo straordinario, che ci consente di produrre storie coerenti coln i valori del nostro brand». Ovvero: people, innovation e technology. «Per raccontare una sponsorship bisogna individuare un angolo di narrazione originale, coerente con i valori della marca e capace di creare un territorio che appassioni e faccia sentire a suo agio chi decide di frequentarlo. Una volta trovata la chiave di lettura pirelliana, sviluppiamo un palinsesto che prevede sia la produzione di contenuti sia la distribuzione sui vari canali. Produciamo

contenuti diversi che devono tener conto di target e canali differenti». E poi c’è lo step successivo: dare un’armonia ai diversi contenuti «affinché non suonino come note singole, ma diventino un accordo capace di alimentare la narrazione di Pirelli», continua Abet. «La nostra marca propone la contrapposizione tra power e control. Dal punto di vista del racconto è il conflitto perfetto che scatena la fantasia di qualsiasi narratore. Il nstro storytelling prova a mostrare il punto di equilibrio tra queste due dimensioni». Il racconto diventa dunque un modo per colegare la sponsorship con l’universo valoriale della marca. Ci sono sponsorizzazioni che permettono un collegamento più diretto col prodotto e altre invece più legate alla dimensione di brand. La prima che viene in mente? Chi dice


Formula 1 e sci tra le sponsorship di Pirelli. Sotto, Khaled Jnifen, Consumer marketing director di Pirelli. Nella pagina a lato, Maurizio Abet, Senior vice president communication di Pirelli

Pirelli dice Inter. E viceversa. È un legame così solido, quello con FC Internazionale Milano, che fra tre anni, nel 2021, festeggerà addirittura il primo quarto di secolo di presenza della P lunga sulle maglie dei giocatori. Ma non guai a chiamarla “sponsorizzazione”: «Noi, qui in azienda, la definiamo partnership», sottolinea Khaled Jnifen, Consumer marketing director di Pirelli: «Non rincorriamo la brand awareness, ma utilizziamo queste partnership come veicolo per trasmettere i nostri valori e fare lead sui clienti. Cerchiamo realtà che sposino il più possibile i nostri valori, per mettere in campo operazioni in totale sinergia». Come con l’Inter, appunto: «Dopo 22 anni ormai abbiamo un’affinità tale che siamo quasi della stessa famiglia. Lavoriamo insieme più sui contenuti della media house, sulla customer realtionship

KHALED JNIFEN (MARKETING DIRECTOR): «Non rincorriamo la brand awareness, ma utilizziamo le partnership come veicolo per trasmettere i nostri valori aziendali e in più fare lead sui nostri clienti»

management, sulla digital base che sulle manifestazioni... Anche se l’emozione dello stadio non si può certo sostituire. La nostra passione per l’inter rimane invariata, ma cerchiamo di farla crescere a livello internazionale: abbiamo aperto un ufficio anche a Shangai».. Ma non c’è solo il calcio nell’universo Pirelli. Anzi. Da tre anni c’è anche il baseball, con la sponsorizzazione dei LA Dodgers: «Negli Usa sono i primi come fan engagement sui social media», sottolinea Jnifen: «Puntiamo su realtà che abbiamo matrice internazionale, con un focus sul brand locale, per avere sempre un bilanciamento». E la vela, con la sponsorizzazione del team Emirates Team New Zealand, che si è aggiudicato l’edizione 2017 dell’America’s Cup, e col progetto di quest’anno, che il Consumer marketing director di Pirelli defini-

sce «molto più importante»: «Saremo co-title sponsor con Prada su Luna Rossa all’America’s Cup del 2021. E nel frattempo la porteremo in Italia, con una serie di regate, eventi e attività. Siamo molto coinvolti in questo progetto, stiamo cercando di derivare le nostro soluzioni tecnologiche nel mondo della vela». E poi gli sport invernali, con la sponsorizzazione del Campionato Mondiale di Sci Alpino FIS e del Campionato Mondiale di IIHF Hockey su ghiaccio: un’ottimo supporto all’immagine dei pneumatici Winter. Ma non solo. Perché Pirelli , in collaborazione con Blossom, produce anche sci altamente performanti: «Abbiamo inserito nella composizione del sandwich un materiale che riduce la vibrazione del 70%», dice Jnifen. Insomma, non è solo questione di marchio, ma anche di tecnologia. Come quella messa in pista per il ciclismo: «Eravamo presenti con i nostri prneumatici fino agli anni ’80, ora siamo rientrati con un prodotto innovativo. Non dimentichiamoci che abbiamo la leadership mondiale della performance, grazie ai nostri centri di ricerca sviluppo». Perché Pirelli significa soprattutto gomme. «E infatti la nostra

partnership più importante resta sempre quella del motorsport: siamo presenti da 110 anni e, oggi, lo siamo in oltre 300 categorie». Da leader, peraltro: oltre a essere dal 2014 fornitrice del Campionato Superbike Fim, dal 2011 Pirelli è fornitrice esclusiva dei pneumatici in uso nel corso del Campionato Mondiale di Formula 1 e lo sarà fino al 2019. Ma, anche qui, non si tratta più solo di “mettere il marchio” e “fornire le gomme”: «Con il nuovo management in Formula 1 abbiamo ridefinito il ruolo. Non siamo più official tyre supplier: oggi siamo official tyre partner». E non si tratta solo di una sottigliezza lessicale: «Creiamo del valore insieme, gestiamo insieme operazioni come Hot Laps che da quest’anno, per la prima volta, ha messo in pista vetture stradali ad altissime prestazioni – McLaren, Aston Martin, Mercedes AMG le prime case che hanno aderito - guidate da piloti che trasportano ospiti scelti. Solo così possiamo far vedere cosa dà veramente l’auto. È un approccio che dà valore alla nostra presenza».

WORKSHOP SPORT&BUSINESS > 55


> WORKSHOP SPORT&BUSINESS

Lavazza, caffè da paradiso: prima con gli spot, ora coi gol Il gruppo torinese ha stretto un accordo triennale con Arsenal e Liverpool per fornire caffè sia allo stadio che nei centri di allenamento delle due gloriose società calcistiche britanniche

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alcio di inizio per Lavazza in Inghilterra: l’azienda torinese è diventata Official Coffee di Arsenal e Liverpool, due tra i più prestigiosi footbal club del Regno Unito. L’accordo di partnership pluriennale è ufficiale e prevede per i prossimi tre anni la fornitura di caffè Lavazza presso l’Emirates Stadium e lo stadio di Anfield, nonché nei centri di allenamento delle due squadre. Così, l’eccellenza dell’autentico caffè italiano incontra per la prima volta il grande calcio inglese. Tra i prodotti Lavazza non mancherà iTierra! Colombia - la nuova miscela sostenibile destinata al segmento del fuori casa che sarà servita in circa 150 aree per i tifosi - e Kafa Forest Coffee, la pregiata monorigine disponibile nei punti vendita degli stadi e all’interno di tutte le Vip lounge a cui avranno accesso i giocatori. «Nel perseguire la nostra strategia di marketing, siamo orgogliosi di collaborare a livello locale con l’Arsenal F.C. e il Liverpool F.C., due squadre d’eccellenza del calcio inglese che si posizionano nella Top List dei 20 brand sportivi più potenti al mondo. Due club che condividono la passione di Lavazza per l’eccellenza, l’innovazione e la tradizione» commenta Carlo Colpo, Global Head of Marketing Communication di Lavazza.

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IL MANAGEMENT LAVAZZA INSIEME A QUELLO DELL’ARSENAL

«Nell’ambito di queste partnership dinamiche - prosegue Colpo - , alcuni giocatori delle due società sono stati scelti come protagonisti a livello locale della nuova campagna advertising internazionale di Lavazza». Lavazza vanta una lunga tradizione nell’offrire autentico caffè italiano sin dalla sua fondazione a Torino nel 1895, quasi contemporanea alla nascita dell’Arsenal F.C. nel 1886 e del Liverpool F.C. nel 1892. Nel creare coffee experience di eccellenza, Lavazza si impegna per diffondere cultura, tradizione e passione, quegli stessi valori condivisi dalle due squadre inglesi ogni vol-

IL GRUPPO LAVAZZA Lavazza, fondata a Torino nel 1895, è un’azienda italiana produttrice di caffè di proprietà dell’omonima famiglia da quattro generazioni. Fra i principali torrefattori mondiali, il Gruppo è oggi presente in oltre 90 Paesi attraverso consociate e distributori, con il 63% dei ricavi realizzato all’estero grazie a una efficace strategia di export.

ta che scendono in campo. Da anni Lavazza è partner dei più prestigiosi eventi sportivi: a livello globale l’azienda è l’unico brand a essere sponsor di tutti e quattro i tornei del Grande Slam, incluso il torneo più prestigioso, Wimbledon. A livello locale Lavazza è presente in altri eventi di spicco come il Royal Ascot nel Regno Unito, la Mercedes Cup e il Chio Aachen in Germania. Tra le precedenti collaborazioni si annoverano quella con la Coppa del Mondo Fifa Francia ‘98, il torneo di Golf Italian Open del 2013 e del 2014 e i Campionati Mondiali di Sci del 1987 e del 1989.

Lavazza impiega complessivamente circa 3 mila persone, con un fatturato di 2 miliardi di euro nel 2017. Lavazza ha inventato, proprio alle sue origini, il concetto di miscela, ovvero l’arte di combinare diverse tipologie e origini geografiche del caffè, caratteristica che ancora oggi contraddistingue la maggior parte dei suoi

prodotti. L’azienda, tra le prime 100 marche al mondo per reputazione secondo il Reputation Institute, conta inoltre più di 25 anni di tradizione nel settore della produzione e della commercializzazione di sistemi e prodotti per il caffè porzionato, imponendosi come prima realtà italiana a lavorare sui sistemi a capsula espresso.


Quale Dignità, sul gioco il decreto è un aiuto di Stato per pochi LeoVegas, operatore di giochi online, ha presentato due ricorsi alla Commissione Europea contro il Decreto Dignità che vieta qualsiasi forma di pubblicità per il gioco, penalizzando i player più piccoli

«I

di Marco Scotti

l Decreto Dignità è un aiuto di Stato da parte del governo nei confronti di 10 operatori del settore, che penalizza i player più piccoli». Niklas Lindahl, Country Manager di LeoVegas Italia (un operatore di gioco digitale che ha ricevuto negli anni svariati premi, non ultimo lo “Sports Betting Operator of the Year”, EGR Nordic Awards), è uno svedese gentile dal piglio deciso. Ritiene che la società che rappresenta sia stata danneggiata – e tanto – dall’attuale esecutivo e per questo ha deciso di presentare due ricorsi alla Commissione Europea perché analizzi il provvedimento del governo. Oggetto del contendere, soprattutto, il divieto di pubblicizzare le attività delle scommesse, un provvedimento che rischia di minare l’attività soprattutto dei più piccoli, mantenendo invece invariato il business dei “giganti”. Il primo documento inviato alla Commissione è del 20 luglio scorso e riguarda la possibilità che la prima legge approvata dal nuovo governo violi la libera circolazione all’interno dell’Unione Europea di beni e servizi. Questo perché viene imposto un blocco totale della pubblicità del gioco che però potrebbe limitare la possibilità, per le persone che svolgono tale attività, di farsi conoscere dalla loro potenziale clientela e

di promuovere i propri servizi al pubblico. Il secondo reclamo, invece, riguarda la possibilità che l’Italia abbia introdotto aiuti di stato verso dieci operatori del settore tramite il Decreto Dignità. «Non pensiamo – ci spiega Lindahl – che ci sia del dolo nell’azione dell’esecutivo. Riteniamo però che questo provvedimento dia vantaggio ai grandi player, che detengono una quota di mercato del 60% e che sono già consolida-

LINDAHL, COUNTRY MANAGER LEOVEGAS: «Non crediamo nella malafede del governo, ma mi sarei aspettato analoga severità anche con il gioco offline, che è responsabile del maggior numero di casi di ludopatia»

ti, e rende impossibile per i nuovi operatori guadagnarsi nuove quote di mercato perché impone uno stop al marketing». La ratio del Decreto Dignità è che il gioco online sia meno facilmente controllabile rispetto a quello “fisico” composto da slot, scommesse e gratta e vinci. «In realtà – continua Lindahl – è esattamente il contrario. Si è scelto di andare a colpire solo una parte del settore dei giochi anche se è quello maggiormente controllato e in cui mediamente si spende meno. Secondo l’Osservatorio del Politecnico, per esempio, un giocatore spende meno di 10 euro al mese. Inoltre, uno stu-

NIKLAS LINDAHL, COUNTRY MANAGER LEOVEGAS ITALIA

dio dell’Istituto Superiore di Sanitò ha dichiarato che non c’è alcuna correlazione tra pubblicità online e insorgenza delle ludopatie. Si è scelto di colpire solamente l’online, ma la misur aggredisce un bersaglio piccolo e controllato come il gioco online mentre non scalfisce minimamente le slot machine. Mi sarei aspettato che si utilizzasse analoga durezza sia per l’online che per l’offline, magari introducendo una tessere del giocatore». A leggere i numeri, in effetti, non sembra che la ludopatia sia causata soprattutto dall’online: nel 2017 sono stati spesi complessivamente 101,85 miliardi di euro nel settore dei giochi. Il 51% è stato impiegato nelle slot machine di bar e tabacchi, mentre la spesa all’online è andato il 7% del totale. Un giocatore “virtuale” spende mediamente 10 euro al mese, contro gli oltre 400 della media nazionale se si considerano tutti i tipi di gioco d’azzardo. Infine, se è vero che in Italia permane un problema legato al gioco patologico – con forti costi sociali, visto che un dipendente dal gioco d’azzardo costa in media 38mila euro all’anno allo Stato – lo è altrettanto che il nostro paese non è tra quelli in cui si gioca di più. Il Belpaese, infatti, si colloca al quinto posto nella classifica europea per percentuale di cittadini che hanno giocato almeno una volta all’anno.

WORKSHOP SPORT&BUSINESS > 57


DIRITTO & ROVESCIO

L'azzardo del divieto alla pubblicità del betting Le ambiguità contenute nel Decreto Dignità aprono la strada a incertezze che rischiano di deprimere il mercato di Nicola Traverso

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l Decreto Dignità (convertito in Legge rispetto alla disciplina previgente (decreto 96/2018) è intervenuto in modo deciso nel Balduzzi 2012 e legge di stabilità 2016), la settore delle scommesse e del gioco d’azquale escludeva espressamente dai divieti zardo. L’articolo 9 vieta "qualsiasi forma di “le forme di comunicazione indiretta deripubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o vanti dalle sponsorizzazioni nei settori della scommesse con vincite di denaro, comunque cultura, della ricerca, dello sport, nonchè nei effettuata e su qualunque mezzo”, stabilensettori della sanità e dell'assistenza” (art. 1, do che “dal 1° gennaio 2019 il divieto di cui al comma 939, L. 208/15). Non è chiaro infatti presente comma si applica anche alle sponse le previgenti esclusioni costituiscano lex sorizzazioni di eventi, attività, manifestazioni, specialis rispetto al nuovo divieto assoluto (e programmi, prodotti o servizi e a tutte le altre quindi le pubblicità in tali settori rimangano forme di comunicazione di contenuto promolegittime) oppure siano divenute contra lezionale”. A prescindegem al pari di tutte le NON È CHIARA L’ESATTA PORTATA DEI re da valutazioni di altre non specificate. DIVIETI INTRODOTTI. NÈ QUANTO LE carattere generale L’assolutezza del diNUOVE NORME SIANO COMPATIBILI CON (ripercussioni negativieto porrebbe inoltre LA GIURISPRUDENZA COMUNITARIA ve sul finanziamento dei dubbi di compatidello sport, scelta di affrontare il tema della bilità con il principio di proporzionalità staludopatia solo mediante divieti, mancanza bilito dalla giurisprudenza comunitaria, se di politiche attive di prevenzione) il decreto venisse dimostrato che le medesime finalità manifesta alcune criticità sotto il profilo della potevano essere perseguite con modalità tecnica legislativa, che potrebbero generare meno lesive delle libertà di stampo econoincertezze interpretative, aumento del conmico contenute nei Trattati. Il decreto tutela tenzioso e un effetto ulteriormente depressolo parzialmente il legittimo affidamento sivo sul mercato del betting. Innanzitutto va e gli investimenti economici delle aziende valutato il coordinaconcessionarie, e pone problemi di coerenza mento tra il divieto gesistematica laddove fa salve alcune forme di nerico e assoluto stabigioco assimilabili all’azzardo, come il Lotto o lito dal Decreto Dignità le Lotterie nazionali. Inoltre, la seconda parte del comma 1 dell’art. 9 si distingue per un tenore testuale opaco, a causa dell’utilizzo di L'AUTORE NICOLA TRAVERSO

58

un esteso elenco per delineare le sponsorizzazioni che dal 1/1/2019 saranno vietate. La mancanza di una descrizione puntuale lascia spazio ad ambiguità sulle casistiche borderline. Per esempio, riguardo al gioco online, risulta difficile distinguere tra illustrazione delle modalità di gioco (specie se fatta con video, infografiche o animazioni) e promozione del gioco stesso. Infine, ulteriori incertezze potrebbero derivare dalla scelta lessicale fatta per il regime transitorio. Si fa riferimento solo ai contratti “di pubblicità” e non anche a quelli di “sponsorizzazione” (che il comma 1 distingue espressamente). Inoltre, si fa riferimento ai “contratti in corso di esecuzione”, per stabilire che fino alla loro scadenza e comunque non oltre un anno dall’entrata in vigore del decreto (cioè fino al 14/7/2019) agli stessi continuerà ad applicarsi la disciplina previgente. In altri settori dell’ordinamento (si pensi al diritto fallimentare) la locuzione “contratti in corso di esecuzione” viene equiparata a “contratti pendenti”, cioè quelli già perfezionati ma non ancora eseguiti (in tutto o in parte) da entrambe le parti. Se i giudici adottassero quest’ultima interpretazione, la norma otterrebbe un effetto contrario a quello perseguito dal legislatore: i contratti già eseguiti da almeno una delle parti alla data del 14/7/2018 diventerebbero invalidi già dal 1/1/2019.


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FINANZIARE L’IMPRESA

NON ESISTE SOLO LA BANCA: MAI PROVATO IL MINI-BOND?

È un’epoca in cui bisogna giocare a tutto campo: credito bancario, private equity, fintech, contributi pubblici. Come sempre, Economy vi racconta le novità del mercato.

È l’alternativa di finanziamento dedicato alle imprese che vogliono crescere. Uno strumento che ha già messo nelle casse delle Pmi 18,3 miliardi di euro. Ecco come funziona e chi può ricorrervi di Marina Marinetti

S 65 P2P LANDING PRESTIAMOCI DIVERSIFICA E CARTOLARIZZA PER 25 MILIONI

66 WIN THE BANK LO SPREAD SALE PERCHÉ LA BCE NON RISPONDE AI CITTADINI

68 APPALTI DALL’EUROPA LE OPPORTUNITÀ PER PICCOLE E MEDIE IMPRESE

i chiamano bond, mini-bond. E come l’atato aperto a investitori retail. Tanto per dare gente segreto lavorano per il proprio Pai numeri (quelli dell’Osservatorio del Politecese, in incognito. Perché pochi li conoscono. nico di Milano) le emissioni di sono state 110 Sono i titoli di debito introdotti nel 2012 dal nel 2016, 170 lo scorso anno e 76 nei primi sei Decreto Sviluppo emessi dalle imprese (somesi del 2018. Poca roba, direte voi. E forse cietà di capitali o cooperative, ma non una avete anche ragione, se consideriamo che dal banca, un’assicurazionovembre 2012 al 30 ne, una Sim o una Sgr) L’ITALIA È IL MERCATO DI RIFERIMENTO giugno 2018 le impreIN EUROPA DI QUESTO TITOLO DI DEBITO, e sottoscritti da invese emittenti sono state SIA PER I VOLUMI CHE PER IL NUMERO stitori professionali e in tutto 383. Che però DELLE AZIENDE COINVOLTE qualificati. Una delle con questo sistema opzioni di finanziamento delle Pmi che offrono si sono messe in tasca (nel senso che hanno ai sottoscrittori una remunerazione contratraccolto) qualcosa come 18,3 miliardi di euro. tualmente stabilita attraverso il pagamento di Non esattamente bruscolini. cedole. Il valore di emissione non può superare Mini solo nel nome i 500 milioni di euro e il titolo non dev’essere «Chi si attendeva un rapido declino dell’induquotato su un mercato borsistico regolamen-

61


FINANZIARE L’IMPRESA

(42%). E 47 emissioni sono state quotate su listini esteri (in Germania, Irlanda, Austria e Lussemburgo).

L’alternativa alle banche

stria dei mini-bond in Italia sarà deluso», commenta Giancarlo Giudici, professore associato di Finanza aziendale al Politecnico di Milano, nonché direttore scientifico dell’Osservatorio mini-bond: «È un’industria che cresce linearmente, senza tanti clamori, ma anche senza cedimenti». L’Italia rappresenta uno dei punti di riferimento nel mercato dei mini- bond in Europa sia in termini di volume delle emissioni che di numero di aziende coinvolte. Solo l’anno scorso sono state ben 105 le imprese italiane, in gran parte piccole e medie, che per la prima volta hanno raccolto capitale di debito attraverso il mercato mobiliare con emissioni inferiori a 500 milioni di euro, un’opportunità che fino a qualche anno fa era appannaggio praticamente esclusivo delle grandi imprese e delle società quotate in Borsa. La raccolta totale effettuata in tutto il 2017 attraverso i mini-bond è stata di 5,5 miliardi di euro, di cui quasi 1,4 verso le Pmi. Il database dell’Osservatorio ha contato alla fine dello scorso anno 467 emissioni (di cui 398 sotto i 50 milioni) effettuate da 326 imprese, di cui circa la metà classificabili come Pmi. E quest’anno il trend prosegue. Giancarlo Giudici anticipa a Economy i dati del primo semestre 2018: «Sono state 76 le emissioni, di cui 54 sotto i 50 milioni di euro, per un controvalore complessivo di 1,443 milioni (di

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cui il 26% hanno avuto un importo inferiore ai 50 milioni euro). Le imprese emittenti sono state 57 (48 con emissioni sotto 50 milioni euro, di cui 35 per la prima volta) con una cedola media 5,3% e scadenza media a 5,4 anni». Cedola e scadenze in leggero aumento rispetto al 2017, quando mediamente erano del 5% per 4,9 anni. Molti titoli (275 su 467 emessi dal 2012 a tutto il 2017) sono stati quotati su ExtraMOT PRO, ma nel 2017 è aumentata decisamente la percentuale dei mini-bond unlisted

SIMONE BRUGNERA, BANCA FININT

Finanziare la crescita interna dell’azienda nel caso delle imprese piccole e medie, ristrutturare le passività dell’impresa per quelle più grandi, ma anche perseguire strategie di crescita esterna tramite acquisizioni, alimentare il ciclo di cassa del capitale circolante: dietro alla scelta di ricorre ai mini-bond ci sono ragioni diverse. O forse una sola: fare il pieno di carburante. «Non è che il costo dei mini-bond sia competitivo rispetto alle banche, tra costi diretti e indiretti: le imprese vanno a cercare questo tipo di strumenti di finanziamento perché il credito bancarie non è disponibile», sottolinea Giudici. Perché destreggiarsi tra advisor per business plan e information memorandum, legali per la compliance, arranger per il collocamento, società di rating per i giudizi sulla solvibilità, banche agenti e banche depositarie non è certo una passeggiata, per un’azienda di dimensioni modeste. «La chiave è la disintermediazione del canale bancario: avere più fornitori anche per quanto riguarda il debito», spiega Simone Brugnera, Responsabile Area Minibond di Banca Finint, che fin dall’inizio si è posizionato come uno dei principali

DI MINI HANNO SOLO IL NOME: È UN MERCATO CHE CONTINUA A CRESCERE COSTANTEMENTE


player che hanno contribuito a creare il mercato dei mini-bond in Italia, con 90 emissioni per un valore complessivo di circa 785 milioni di euro, due fondi dedicati al private debt (gestiti da Finint Investments Sgr) per 300 milioni di masse in gestione e programmi di structured debt (Viveracqua ed Elite Basket Bond). «Quando sono nati i minibond si cercava di canalizzare il risparmio previdenziale e delle assicurazioni nelle Pmi, perché c’era una forte crisi di liquidità. Poi c’è stata l’inondazione di liquidità da parte della Bce. Ma nel frattempo il mercato dei mini-bond, che di mini hanno solo il nome, ha iniziato a crescere. E continua a farlo, costantemente, in un regime di competizione pazzesco con le banche, che a un certo punto si sono messe a fare impieghi in perdita. Ora, tra stop al quatitative easing, Npl, istituti che chiudono, gli imprenditori non possono assolutamente permettersi di affidare la proUNO STRUMENTO ADOTTATO IN PARTICOLARE DA PMI NON FINANZIARIE DEL COMPARTO MANUFATTURIERO, CON FATTURATO DAI 10 AI 500 MILIONI

pria crescita affidandosi solo al supporto del mercato bancario». Anche perché quando si parla di mini-bond, ricorda Brugnera, «si parla di durata medio-lunga del debito, di tasso fisso, di operazioni unsecured senza garanzia, di nessuna segnalazione in centrale rischi, di nessun costo indiretto per apertura di conti correnti». Tutti ottimi motivi per scegliere il mini-bond. «Abbiamo aziende, come la GPI (che si occupa di tecnologia per la sanità, ndr) che hanno iniziato a pagare cedole del 5,5% nel 2013 per arrivare al 3% con l’ultima emissione da 20 milioni di euro un anno fa e ora sta per quotarsi in Borsa».

Per tutti i gusti

L’identikit tracciato dall’Osservatorio Minibond del Politecnico di Milano parla di Pmi non finanziarie, in gran parte Spa (le Srl sono state il 19% nel 2017), alcune delle quali (33, per la precisione) già quotate. Il fatturato? Dai 10 (ma anche meno) ai 500 milioni di euro. Le dimensioni non contano: conta invece il com-

parto. Perché il solo manifatturiero copre quasi la metà (il 44%) dei settori di attività delle emittenti. Il resto? Dal commercio alle utilities, dai servizi all’immobiliare, dall’informatica alle costruzioni. La Cristiano di Thiene, licenziataria del marchio Aeronautica Militare, per esempio, grazie agli 1,1 milioni raccolti con le due emissioni di dicembre 2016 e settembre

2017 finanzierà lo sviluppo della sua rete, che già conta 40 punti monomarca e un migliaio multimarca. La Tmci Padovan di Vittorio Veneto, che realizza impianti dedicati al trattamento dei fluidi nel settore alimentare, ha lanciato un progetto in collaborazione con tre università sul tema della fabbrica digitale, finanziato anche con l’emissione di un mini-bond da tre

IL MINI-BOND DI GRUPPO Se l’unione fa la forza, il bond collettivo fa il credit enhanchement. Almeno se le emittenti costituiscono in forma solidale un fondo comune a copertura parziale di eventuali insolvenze. Lo hanno fatto Damiano, Irritec, L. Molteni & C. dei F.lli Alitti, Mep Spa, Objectway Group, Officine Metallurgiche G. Cornaglia, Peuterey, Radio Dimensione Suono, Svas Biosana e Tecnocap, dieci aziende che in comune hanno solo l’appartenenza a Elite (la piattaforma progettata da Borsa Italiana nel 2012 con Confindustria e il ministero dell’Economia e delle Finanze per aiutare le Pmi a realizzare i loro progetti di crescita). Il 12 dicembre 2017 hanno emesso contestualmente mini-bond callable (quindi rimborsabile anzitempo) di durata decennale per un ammontare complessivo di 122 milioni di euro, con cedola 4,3% e rimborso amortising. Un Special Purpose Vehicle di diritto italiano, Ebb, ha sottoscritto tutti i titoli, cartolizzando e collocando quindi a sua volta delle asset backed securities. Hanno investito nell’operazione la Banca Europea

degli Investimenti e la Cassa Depositi e Prestiti, sottoscrivendo rispettivamente il 50% e il 33% del collocamento. La parte rimanente è stata sottoscritta da investitori privati. Le risorse che le dieci aziende hanno accantonato per il credit enhanchement, pari al 15% della raccolta, torneranno nella loro disponibilità solo se tutto andrà bene. Tutta l’operazione dell’Elite Basket Bond è stata ideata, strutturata e condotta da Banca Finint. «Il sistema del cuscinetto di garanzie di forma mutualistica porta le aziende a fidarsi di se stessi e dei propri compagni di viaggio», commenta Alberto Nobili (nella foto), Head of international operations, Emea division di Fisg (Gruppo Banca Finint). «È un processo di education di imprenditori ambiziosi, con piani che guardano spesso a una quotazione Aim, accomunati dallo stesso spirito di guardare oltre al proprio orticello per arrivare a investitori che altrimenti non potrebbero raggiungere». A detta del manager, l’Elite basket bond ha scatenato la competizione tra finanziatori: «Le banche

hanno offerto condizioni ancora più vantaggiose a questi clienti, che hanno dimostrato di poter fare funding attraverso risorse reperibili addirittura in canali sovrannazionali, come la Bei, difficilmente sollecitabili individualmente». Borsa Italiana ha già in programma di replicare l’operazione con altre due emissioni. Che faranno felici anche altri soggetti: «Dopo la chiusura della prima operazione di Basket bond c’è stato il forte interesse anche da parte di imprenditori di rischio junior, intenzionati a sostituire il sistema mutualistico di credit enanchement. È un futuro filone che può incastrarsi nell’impianto ormai rodato, con la partecipazione di terzi imprenditori di rischio che hanno interesse a livello remunerativo».

63


FINANZIARE L’IMPRESA

Mini-bond nel pallone

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ersino Milan e Inter si sono buttati nella partita dei mini-bond,

rispettivamente a maggio e a dicembre

milioni. Ma coi mini-bond si finanziano anche anni fa, per mancanza di cassa, non è stata in le infrastrutture: coi 6 milioni di euro raccolti, grado di liquidare la cedola del 10,5% proPaganella 2001, la principale società di gestiomessa ai sottoscrittori del suo mini-bond da ne del comprensorio sciistico dell’altopiano 129,9 milioni di euro. Più recentemente, il 23 trentino, sostituirà la vecchia seggiovia Malga dicembre 2017, il Tribunale di Lecco ha sanciZambana-Selletta, ormai a fine vita tecnica, to il fallimento di Filca. E chi contava su quel con la nuova telecabina Dosson-Selletta fra 6% di cedola promessa dal mini-bond da 16 i versanti di Andalo e di Fai. E per qualche milioni di euro collocato nel 2013 rimarrà a azienda il mini-bond è diventato un canale bocca asciutta. Ad aprile l’abruzzese Giplast privilegiato di finanziamento: la Boni di Ivrea Group SpA, partecipata dal fondo di private (To), che dal 1978 opera nell’integrated facility equity Vertis Capital, ha presentato domanda management, aulica definizione dei servizi di di concordato. Nel 2016 Giplast Group aveva pulizia, facchinaggio, portierato, impiantistica quotato su ExtraMOT PRO un mini-bond da 4 e gestione del verde, per esempio, a dicembre milioni, la cui cedola prevista per aprile 2017 2017 ha emesso il suo quarto short term (da non è stata liquidata entro la scadenza dovuta. un milione) e il priPeraltro, i sottoscrittoPER ALCUNE AZIENDE IL MERCATO mo medio termine a ri del mini-bond sono DEI CAPITALI È DIVENTATO IL CANALE 5 anni, importo della creditori privilegiati PRIVILEGIATO DI FINANZIAMENTO, prima tranche da 2,5 attraverso un pegno GRAZIE A PIÙ EMISSIONI SHORT TERM milioni. Secondo il masul magazzino. Poi ci nagement, in termini di onerosità del prestito sono la Sea di Trento (bond da 3 milioni sottoil costo non è molto diverso rispetto al credito scritto nel 2014 dal fondo Euregio Minibond), bancario, ma l’impresa si è avvicinata al merammessa nel 2017 al concordato preventivo, cato dei capitali e a ha cominciato a comprenla padovana D’Amante, che il 22 dicembre derlo. «Il mini-bond rappresenta un’opportu2017 ha presentato domanda di concordato nità per le imprese di sperimentare cosa vuol in continuità (aveva collocato un mini-bond dire interfacciarsi con investitori professionali short term da 300mila euro con scadenza 20 e quindi acquisire competenze utili per operadicembre 2017) e i ritardi di pagamento delle zioni più complesse, come il private equity o cedole di Sudcommerci e Building Energy. «Le la quotazione in Borsa», commenta il direttoinsolvenze rischiano di uccidere il mercato, re dell’Osservatorio del Politecnico di Milano, perché si tratta di strumenti in mano a piccoGiancarlo Giudici. li investitori, ma comunque la cedola media è commisurata al rischio», sottolinea Giancarlo Non sempre rose e fiori Giudici. Anche – o forse soprattutto - per queNon tutto fila sempre per il verso giusto. Il sto a investire nei
mini-bond possono essere rischio c’è. Il primo default nella storia dei solo gli investitori professionali e qualificati, mini-bond è stato quello di Grafiche Mazzucche sanno quello che fanno, come i fondi chiuchelli, che nel 2013 aveva raccolto 2,8 milioni si di private debt, inclusi quelli stranieri, che di euro offrendo una cedola dell’8%, poi c’è ormai detengono un quarto dei titoli collocastata Moviemax Media Group, fallita nel 2015 ti. «E comunque se gli investitori retail sono con buona pace di chi ha investito 2,6 milioni interessati a questa asset class, meglio che vi di euro puntando a quell’8% di remuneraaccedano attraversi strumenti come i fondi e la zione. Poi c’è il caso di Waste Italia, che due cartolarizzazioni», conslude Giudici.

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2017. Il titolo rossonero con due tranche da (73,7 e 54,3 milioni) per una cedola del 7,7% sottoscritte interamente sotto forma di private placement dal fondo hedge Elliot e poi quotato sul Terzo Mercato della Borsa di Vienna. FC Internazionale, invece, tramite la controllata Inter Media and Communication, ha emesso un mini- bond da 300 milioni di euro con scadenza nel dicembre 2022 e cedola fissa del 4,875%. Le obbligazioni, quotate sull’Open Market della Borsa di Berlino e sul Terzo Mercato della Borsa di Vienna, sono state acquistate da diversi investitori istituzionali. E il 4 dicembre 2017 anche il Frosinone Calcio ha presentato la propria campagna di crowdfunding. Lo ha fatto in trasferta, per ovviare al divieto di organizzare un’offerta al pubblico generalizzato di titoli obbligazionari senza la pubblicazione di un prospetto informativo approvato dalla Consob, sulla piattaforma internet Tifosy fondata nel Regno Unito da Gianluca Vialli e Fausto Zanetton, collocando, tramite una società veicolo inglese controllata interamente dall’italiana Together Infrastrutture Sportive che gestisce lo stadio, un mini-bond da 1,5 milioni di euro a 371 contributori, che incasseranno una cedola annuale pari al 5% in contanti più il 3% sotto forma di credito verso il club per acquistare biglietti per incontri casalinghi e merchandising.


Il P2P landing diversifica e cartolarizza il prestito Quella condotta da Prestiamoci con Banca Valsabbina è in assoluto la prima operazione del comparto per un valore nominale di 25 milioni di euro dalla redazione

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DANIELE LORO, AD DI PRESTIAMOCI SPA

rimo: diversificare. Non solo gli inveché principale banca popolare di Brescia, che stimenti, ma anche le fonti di funding. nell’operazione è stata affiancata da altri inveUn imperativo non solo per le imprese stitori professionali. «Prestiamoci rappresenta (specie quelle medie, piccole e piccolissime), una delle piattaforme fintech più innovative ma anche per chi le finanzia. Così Prestiamoci, in Italia su cui avevamo focalizzato la nostra la piattaforma fintech che gestisce l’omonimo attenzione già da tempo», spiega Paolo Gesa, market place di prestiti personali fra privati, direttore Business di Banca Valsabbina: «La a cui prende parte finanziando i prestiti eropartnership avviata rappresenta per Banca gati a fianco dei propri clienti prestatori, ha Valsabbina un’opportunità per consolidare perfezionato la prima cartolarizzazione per la propria presenza nel settore del credito al un valore nominale complessivo di 25 milioni consumo. Ciò è parte della nostra attenzione di euro. E quando scriviamo “prima”, significa alla diversificazione del business, che è uno dei che è proprio la prima capisaldi della straLA PIATTAFORMA ITALIANA HA 2.500 operazione del genere tegia a medio e lungo CLIENTI E HA GIÀ EROGATO 15 MILIONI in Italia nel settore del termine della banca». DI EURO: È LA PRIMA DEL PAESE social lending relativa E LA DECIMA IN EUROPA CONTINENTALE L’istituto conta su una a prestiti personali nel rete territoriale di più settore consumer attraverso la cartolarizzadi 70 filiali tra la provincia di Brescia (50), zione di quote di prestiti. Verona (8), 50 in provincia di Brescia, TreviHa 2.500 clienti, ha erogato oltre 15 milioni so, Trento, Vicenza, Mantova, Modena, Monza di euro ed è la prima piattaforma Italiana nel Brianza, Bergamo, Milano e Padova; impiega comparto consumer, la decima in Europa conoltre 560 dipendenti e ha più di 8 miliardi di tinentale, con tassi di crescita a tre cifre: per euro di masse gestite e un solido patrimonio, alimentarla, senza abbandonare il mondo recon il CET1 superiore al 15%. La struttura tail, era iscritto nel suo destino affidarsi anche dell’operazione prevede la cessione di crediti a investitori istituzionali. Nel caso di specie, il alla società veicolo P2P Lendit srl, costituita ai lead investor in questione è Banca Valsabbina, sensi della legge sulla cartolarizzazione, che cooperativa per azioni fondata nel 1898 nonfinanzierà l’acquisto del portafoglio attraverso

L’OBIETTIVO È AMPLIARE LE FONTI DI FUNDING COINVOLGENDO INVESTITORI ISTITUZIONALI l’emissione di due classi di titoli “asset-backed” di tipo “fungible notes” e diverso grado di subordinazione. «Abbiamo concluso la prima operazione di cartolarizzazione italiana del settore P2P Lending consumer con l’obiettivo di diversificare le fonti di funding della società e affiancare investitori specializzati agli investitori non professionali del comparto retail», commenta Daniele Loro, amministratore delegato di Prestiamoci spa, che «partecipa all’operazione a fianco degli altri investitori confermando il proprio business model che prevede il mantenimento di un interesse diretto nei prestiti erogati con allineamento di interessi rispetto ai finanziatori. Questo potrà determinare scenari di crescita del settore P2P che permetteranno al mercato italiano di crescere al livello di altri mercati europei più evoluti». Prestiamoci è Master Servicer dell’operazione e, oltre che da Banca Valsabbina Scpa, è stata assistita da Archè Advisor nella strutturazione dell’operazione. Advisor Legale è lo studio internazionale Orrick, attraverso i partner Raul Ricozzi e Marco Zechini, coadiuvati dall’associate Marco Donadi, mentre 130 finance srl ha l’incarico di corporate servicer e Bank of New York Mellon SA/NV – Milan branch è Paying Agent.

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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

Povertà assoluta e relativa in Italia (2005-2017) 0,08 0,07

0,04

L’AUTORE VALERIO MALVEZZI, PARTNER WIN THE BANK E PROFESSORE A CONTRATTO PRESSO L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA.

0,03

2000

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FONTE: WIN THE BANK RESEARCH

to delle entrate (tasse) ha avuto questo risultato sulla povertà delle famiglie. Il debito pubblico non è mai la causa di una crisi bensì la sua conseguenza. Le crisi infatti si generano e quindi esplodono solo e soltanto in conseguenza di anomale crescite del debito privato che le banche più o meno consapevolmente alimentano. Questo è successo in area euro sopratutto per l’artificiale rimozione del rischio di cambio che rese immediatamente

possibili innaturali flussi di credito dai paesi del centro (Germania e Benelux in particolare) a quelli della periferia (Grecia, Portogallo, Spagna, Irlanda ed Italia). Si verificò ovviamente l’improvviso stop del ciclo economico e la bolla scoppiò. Quegli intermediari poco prima così generosi ed affamati di rischio divennero improvvisamente ed ovviamente avari e desiderosi di rientrare delle proprie esposizioni. Ed ecco che paesi come Spagna ed Irlanda

% di risparmio sul reddito disponibile (1995-2017), Italia 0,3

0,25

0,2

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0 1970 FONTE: WIN THE BANK RESEARCH

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Poveri in %

0,05 3000

Risparmio/Reddito disponibile, %

I

ntanto, cominciamo a smontare una falsità generalizzata, e cioè che noi siamo spreconi. Se chiedessimo a cento persone per la strada se il bilancio italiano sia in pareggio tra le entrate e le uscite, la maggioranza penserebbe – a torto – che noi spendiamo di più di quanto incassiamo. Nel 1990 l’Italia aveva un debito pubblico di quasi 620 miliardi di euro. Da allora il nostro Paese ha cumulato un avanzo primario fino al 2017 di ben 714 miliardi. Le tasse hanno cioè superato la spesa primaria (prima degli interessi) di un importo ben superiore al debito pubblico di partenza che però non si è affatto azzerato essendo oggi intorno a 2.300 miliardi circa. Un debito frutto e conseguenza dei soli interessi pagati ai mercati privati che, nonostante i quasi trent’anni di ricette lacrime e sangue, hanno continuato a lievitare senza sosta. L’austerità è stata inutilmente distruttiva. Questa ricetta, basata sul taglio della spesa pubblica (contenimento “sprechi”) e l’aumen-

0,06

4000

Se anche in Europa (come negli Usa) la Banca centrale dipendesse dai governi, e quindi fosse «democratica», sarebbe capace di fronteggiare la speculazone di Valerio Malvezzi

0,09

5000

Poveri in migliaia

LO SPREAD VINCE PERCHÉ LA BCE NON RISPONDE AI CITTADINI

6000

1980

1990

2000

2010

2018


Il governatore della BancA centrale europea Mario Draghi

(che avevano rapporti debito pubblico / Pil abbondantemente inferiori al 60%) divennero l’epicentro della crisi. Una lettura, questa, della crisi, fatta propria da anni anche e soprattutto dalla Banca Centrale Europea per bocca del suo Vice Presidente Vitor Constancio, come si può verificare in rete leggendo gli atti del convegno tenuto questo maggio 2018, a Francoforte. Perché tutti allora parlano solo di debito pubblico / Pil e mai di debito privato / Pil?

E MENO MALE CHE DRAGHI...

La questione vera è un’altra, e ci vorrebbe uno statista per affrontarla, a livello comunitario. Sinceramente, mi sono stancato di ascoltare dibattiti sterili sul deficit, sul Pil, quando la questione è da risolvere a monte, e si chiama moneta. Controllo pubblico della politica monetaria, per la precisione. Questo grafico chiude la discussione. O ritorniamo a riproporre a livello europeo la questione politica del ruolo di una Banca Centrale, pubblica e dipendente dalla politica - cioè dalla democrazia - al fine di avere nuovamente l’unico soggetto al mondo in grado di calmierare lo spread (Whatever it takes), oppure staremo ancora qui per anni a discutere di virgole e decimali. Sempre sinceramente, io mi sono stancato anche di questi dibattiti inutili sullo spread. Lo spread, se avessimo in Europa una normale Banca Centrale pubblica e un Parlamento che fa le leggi, sparirebbe dal dibattito. (per approfondimenti: www.malvezzieuropei.it)

Italia : debito privato (famiglie)/PIL (1998-2017)

0,50 0,45 0,4

Debito Privato/PIL %

0,35 0,3 0,25 0,2 0,15 0,1 0,05 0 1999

2001

2003

2005

2007

2009

2011

2013

2015

2017

Il patto europeo si chiama “di stabilità e crescita”, ma in concreto l’egemonia che la Germania ha sempre potuto esercitare sulla politica monetaria dell’Unione, più corteggiata che bilanciata dalla Francia, e nella sostanziale ininfluenza degli altri Paesi, ha fatto sì che della seconda finalità, la “crescita”, la politica europea si sia occupata piuttosto poco. La Banca centrale europea invece non ha mai avuto tra i suoi incarichi quello di sostenere la crescita, diversamente da quanto accade - e con grande utilità per l’economia statunitense - alla Federal Reserve americana. L’avvento di Mario Draghi alla presidenza della Bce, negli anni della gravissima crisi finanziaria che abbiamo alle spalle, ha rappresentato - in questo quadro - un elemento di forza e garanzia per il sistema. Senza quella sua promessa minacciosa - che cioè la Bce avrebbe difeso i valori dell’euro “whatever iti takes” (quasiasi cosa ciò avesse comportato), e senza gli acquisti di titoli di Stato che ne sono derivati, l’attacco alla moneta europea attraverso la speculazione contro gli Stati più deboli dell’Unione sarebbe stato esiziale, sicuramente pre la Grecia ma forse anche per Italia e Spagna. E quindi per l’Europa. Draghi s’è preso però, così facendo, una grande responsabilità, grazie all’autonomia di cui ha goduto. Perchè lo ha nominato, sì, il Consiglio europeo, ma per statuto la Bce non risponde del suo operato ai governi. Se avesse dovuto rispondere a un governo europeo vero e proprio, dominato magari dai tedeschi, avrebbe potuto far lo stesso? Improbabile. Dunque il modello Usa resta attraente, ma funziona in un contesto democratico e federale molto diverso da quello europeo. E l’Europa, in verità, sul piano della politica, delle sue regole e del perseguimento di un governo comune è molto indietro, Anzi, non s’è mai mossa.

FONTE: WIN THE BANK RESEARCH

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FINANZIARE L’IMPRESA

FONDI COSME, LE OPPORTUNITÀ DA COGLIERE PER LE PMI Il programma della Commissione Europa mette a disposizione diversi finanziamenti dedicati a imprese e a consorzi per appalti pubblici di innovazione. Ecco quali sono e come accedervi

L

a Commissione Europea crede e investe negli appalti pubblici, specie se sono volti a finanziare l’innovatività delle piccole e medie imprese degli Stati Membri. Già nel 2016, la Comunicazione “Europe’s next leaders: the start-up and scale-up initiative”, l’appalto veniva indicato quale strumento chiave per supportare lo sviluppo delle attività dell’Unione. Nonostante questo, gli appalti in Europa rappresentano ancora oggi meno del 14% del prodotto interno lordo europeo complessivo, mentre meno della metà del budget complessivo è rappresentato da servizi o beni forniti da piccole e medie imprese. Proprio per tale ragione l’Agenzia Esecutiva per le piccole e medie imprese (EASME) della Commissione europea, fino al prossimo 11 dicembre, invita piccole e medie imprese ed enti pubblici a proporre progetti volti a creare insieme e NELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO DI ROMA DI RSM ITALY

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finanziare appalti pubblici ad alto grado di innovazione. Obiettivo generale del bando è rafforzare la competitività e sostenibilità delle imprese europee, in particolare delle PMI, con l’obiettivo di agevolarne l’accesso ai mercati dell’Unione Europea e degli altri Paesi e di migliorare la visibilità e la consapevolezza dei vantaggi degli appalti di innovazione per un numero crescente di acquirenti pubblici. Gli obiettivi specifici dell’Unione europea con il programma di sostegno ai consorzi

sono: 1. incoraggiare la cooperazione tra gli acquirenti pubblici per promuovere l'uso degli appalti pubblici al fine di contribuire allo sviluppo dell'innovazione. 2. utilizzare gli appalti pubblici come meccanismo per guidare l'innovazione in settori di forte interesse pubblico come, ad esempio, l'energia pulita o l'assistenza sanitaria, incoraggiando in questo modo le imprese innovative dell'Unione europea a sviluppare nuove soluzioni per affrontare le sfide della società. 3. collegare e stabilire sinergie con progetti di ricerca e innovazione finanziati dall'UE. Cosa prevede il bando →I consorzi, che po-

NEL RAPPORTO SVIMEZ 2018 LA FOTOGRAFIA DELL'ECONOMIA E DELLA SOCIETÀ NEL MEZZOGIORNO Lo scorso 8 novembre presso la Camera dei Deputati si è tenuta la presentazione del “Rapporto SVIMEZ 2018 – L’economia e la società nel Mezzogiorno”. Nel corso del proprio intervento, il Direttore Luca Bianchi, ha evidenziato un sostanziale allineamento, nel periodo 2015-2017, del tasso di crescita del

PIL fatto registrare dal Mezzogiorno rispetto al Centro-Nord. Nello stesso periodo, tuttavia, il Sud ha scontato una battuta d’arresto sui consumi, cui la manovra 2019 intenderebbe dare impulso attraverso il reddito di cittadinanza. Sul versante investimenti, il Rapporto ha evidenziato una tenuta

di quelli privati, spinti dagli strumenti di incentivazione (Industria 4.0, Credito Investimenti Sud, Contratti di sviluppo), ma un ritardo notevole su quelli pubblici, su cui auspica l’adozione di una politica coordinata in Italia ed Europa al fine di superare i gravi limiti ed i ritardi di attuazione del ciclo di programmazione finanziaria 2014-2020.


INNOVFIN, I FINANZIAMENTI GARANTITI DAL FONDO EUROPEO DEGLI INVESTIMENTI In tempi di Industria 4.0, gli incentivi fiscali e finanziari contenuti nell’ormai noto e collaudato piano del MiSE non sono i soli strumenti agevolativi a disposizione delle imprese che innovano. Nell’ambito del programma Horizon 2020 e del Fondo Europeo per gli Investimenti Strategici (EFSI), infatti, l’Unione Europea sostiene le PMI e le “Small Mid-cap” con finanziamenti assistiti dalla garanzia comunitaria “InnovFin – SME Guarantee” rilasciata dal Fondo Europeo degli Investimenti. Soggetti beneficiari → Le imprese beneficiarie dovranno avere sede legale, parte sostanziale delle proprie attività produttive, direzione commerciale e attività di ricerca e sviluppo in Italia, nonché rientrare in una delle seguenti categorie: - Piccole e Medie Imprese (PMI), secondo la classificazione comunitaria vigente, con meno di 250 dipendenti e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro o, altrernativamente, un totale dell’attivo dello stato patrimoniale non superiore a 43 milioni di euro; - Imprese a bassa e media capitalizzazione (Small Mid Cap), ovvero imprese non classificate come PMI aventi un numero di dipendenti non superiore a 499 unità espresse

in termini di ULA. Le imprese beneficiarie devono, inoltre, soddisfare specifici requisiti di eleggibilità che ne testimonino il sostanziale orientamento alla Ricerca e Sviluppo e/o all’innovazione (R&I). Programmi agevolati → I finanziamenti garantiti da Innovfin possono essere impiegati dalle imprese beneficiarie per: - investire nella produzione o sviluppo di prodotti, processi e/o servizi innovativi in presenza di un rischio di insuccesso tecnologico o industriale; - liquidità aziendale, se l’impresa dimostra di avere un significativo potenziale di innovazione. Caratteristiche tecniche → I programmi di investimento agevolabili possono essere finanziati attraverso strumenti di varia forma (mutuo chirografario, leasing), di importo compreso tra 25 mila e 7,5 milioni di euro, erogabili a tasso fisso o variabile con rimborso mediante il pagamento di rate posticipate secondo un piano di ammortamento con scadenze concordate di durata minima di 12 mesi e massima di 120 mesi. Sui finanziamenti è prevista una garanzia a prima richiesta e incondizionata, pari al 50% dell’importo erogato, rilasciata dal FEI (Fondo Europeo per gli Investimenti).

tranno includere tra i partecipanti anche le da almeno due partecipanti di due diverPMI, dovranno progettare insieme e attuare si Stati membri o Paesi Terzi ammessi dal una misura di appalto pubblico per l'innobando. vazione (PPI – public procurement of innoPossono presentare una proposta progetvation). Gli acquirenti pubblici membri del tuale in qualità di acquirenti pubblici enti consorzio acquisiranno le soluzioni innodotati di personalità giuridica quali, ad vative individuate, eventualmente in modo esempio: congiunto, nel rispetto delle norme comu- organizzazioni senza scopo di lucro (privanitarie e nazionali te o pubbliche); GLI APPALTI SONO UNO STRUMENTO vigenti in materia - autorità pubbliche CHIAVE PER LO SVILUPPO. EPPURE di appalti pubblici. I (nazionali, regionali, IN EUROPA RAPPRESENTANO MENO consorzi di successo locali); DEL 14% DEL PIL COMPLESSIVO otterranno le risorse - università o istituti di necessarie - fino ad un massimo del 90% dei istruzione; costi complessivi del progetto – per l’attua- centri di ricerca; zione dell’appalto. - entità a scopo di lucro, tra cui le piccole e I consorzi candidati alle agevolazioni devomedie imprese. no essere in grado di dimostrare che le soluLa Commissione Europea raccomanda che zioni previste con l'appalto siano nuove per il partenariato non superi i 6/7 membri. Il l'acquirente pubblico, non ancora disponibudget disponibile per il bando ammonta a bili su una base commerciale di vasta scala e 4 milioni di euro, che andranno a co-finandi possibile interesse per gli acquirenti pubziare 3/4 proposte di progetto, con un valoblici di altri Stati UE. re indicativo tra gli 800.000 e 1,5 milioni di I consorzi, inoltre, devono essere composti euro per ogni aggiudicatario.

BANDO COS-PPI-2018-2-01: Co-financing of consortia for public procurement of innovation

BUDGET:

4 milioni di euro

SCADENZA:

11 dicembre 2018 h. 17.00

ESITO VALUTAZIONE:

Aprile 2019

AVVIO ATTIVITÀ AGEVOLATE: Agosto 2019

SOGGETTI BENEFICIARI:

almeno due proponenti dotati di personalità giuridica provenienti dai 28 Stati membri (ammessi anche alcuni Paesi Terzi)

INTENSITÀ DI AIUTO:

90%/25% a fondo perduto sul totale del progetto a seconda della categoria di costo)

MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE:

invio progetto e proposta di partenariato in via telematica

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PROFESSIONISTI, AVANTI CONTROCORRENTE

GAETANO STELLA PRESIDENTE CONFPROFESSIONI

APPROFONDIMENTI

Dal Congresso di Confprofessioni emerge un settore vitale, nonostante la crisi e la burocrazia. Si punta su welfare e innovazione

73 RUFFO UNA SGOMMATA IN MOTO CON UNA FIERA RECORD

75 ACMI UN RIFERIMENTO COMUNE PER CHI LAVORA NEL CREDITO

76 ARFARAS ALL’ITALIA SERVONO + INVESTIMENTI E -TASSE

80 LIUC CRESCITA A DOPPIA CIFRA PER LE MATRICOLE

81 AIFI LA FINANZA STA CAMBIANDO I CLIENTI NE APPROFITTINO

82 ANDAF QUANTO PESA SULLA REALTÀ LA PRODUZIONE DELL’ON-LINE

di Giovanni Francavilla

L

a presenza di liberi professionisti è un indicatore della ricchezza economica. «Salvo alcune eccezioni», puntualizza il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella «esiste una stretta relazione tra Pil pro capite e incidenza dei liberi professionisti: nei Paesi più ricchi si riscontra tendenzialmente un maggior ruolo e contributo delle libere professioni». E se in Europa il popolo dei professionisti cresce a ritmo sostenuto, superando la soglia di 5,6 milioni nel 2017, è proprio l’Italia il Paese dove si concentra il maggior numero (1,4 milioni). È uno dei dati più sorprendenti del Rapporto 2018 sulle libere professioni in Italia, curato dall’Osservatorio diretto da Paolo Feltrin, che ha fatto sgranare gli occhi ai politici e alle centinaia di professionisti accorsi a Roma lo scorso 6 novembre per il Congresso nazionale di Confprofessioni, che ha messo in luce i punti di forza e di debolezza di un settore che in Italia muove un giro d’affari di oltre 207 miliardi di euro, pari al 12,4% del Pil. Sarà forse il senso di responsabilità di chi vive tra l’incudine di un mercato complesso e il martello di una burocrazia asfissiante, ma i professionisti italiani sono una realtà econo-

mica più forte della crisi, più resistente di una politica che «non sempre ha saputo cogliere il valore e il peso delle categorie professionali», dice Gaetano Stella. «Il professionista deve affrontare un mondo di leggi farraginose e con continui cambiamenti» ha riconosciuto il ministro per gli Affari regionali, Erika Stefani, dal palco del Congresso di Confprofessioni. Le misure fin qui messe in campo non sono riuscite a dare organicità al settore e il processo di semplificazione invocato dai professionisti si muove a piccoli passi. Mercato del lavoro, rapporto con la pubblica amministrazione e fisco restano i principali nodi che imbrigliano l’attività dei professionisti. E mentre il ministro della Pubblica Amministrazione, Giulia Bongiorno, annuncia una «rivoluzione culturale all’interno della PA attraverso il ricambio generazionale e la digitalizzazione», la presidente della commissione Finanze della Camera, Carla Ruocco, strappa applausi rilanciando l’idea, già avanzata da Confprofessioni, che «lo Statuto del contribuente deve assurgere a norma di rango costituzionale». In un paese ingessato da una stratificazione normativa e fiscale, nonostante tutto, i pro-

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI

fessionisti vanno avanti, controcorrente. Dal Congresso di Confprofessioni emerge come regolazione del mercato del lavoro, welfare e innovazione digitale siano gli strumenti che hanno permesso alle categorie di attraversare la crisi e che oggi rappresentano il trampolino per proiettarsi verso le sfide del futuro. Ma c’è ancora molto lavoro da fare. A cominciare dal disboscamento della giungla di contratti che caratterizzano il settore dei servizi. Il segretario confederale della Cgil, Franco Martini, non usa mezzi termini per dire che «il Ccnl degli studi professionali è un laboratorio di innovazione culturale e sindacale», mentre il presidente del Cnel, Tiziano Treu, annuncia un po’ di pulizia nel settore dei servizi: «Abbiamo un numero infinito di contratti collettivi che non si sa chi e quanto rappresentino» dice Treu «e

noi stiamo cercando di ridurli». Se da un lato si lavora per mettere ordine nella rappresentanza e garantire una regolazione del lavoro universalistica, aperta a tutte le componenti del lavoro autonomo, dall’altro l’obiettivo è quello di coniugare le diverse forme di welfare con l’innovazione digitale. E mentre prende quota il progetto di una piattaforma digitale per i servizi, l’attenzione di Confprofessioni è rivolta al potenziamento del welfare integrativo, in particolare sull’assistenza sanitaria integrativa rivolta anche alla non autosufficienza perché, come spiega Alberto Brambilla, presidente del Centro studi e ricerche di Itinerari previdenziali, «Il welfare integrativo è l’unica via d’uscita per far fronte all’invecchiamento della popolazione e alla transizione demografica».

L'INTERVISTA SI RESPIRA UN’ARIA DI CAUTO OTTIMISMO ALL’ASSISE DI CONFPROFESSIONI. Il Rapporto

2018 sulle libere professioni traccia un settore che guarda al futuro, puntando sul welfare e sul digitale. Presidente Stella, quale quadro emerge dal Rapporto 2018 sulle professioni? Abbiamo raccolto numerosi segnali di una ripresa del settore. Possiamo citare l’aumento del numero degli iscritti agli ordini e alle casse professionali, come pure la consistenza dei liberi professionisti in attività e dei datori di lavoro. Dati che confermano come negli ultimi dieci anni i liberi professionisti siano l’unica componente del mercato del lavoro che ha retto gli urti della crisi economica. Professionisti più forti della crisi? È evidente come negli ultimi dieci anni la crisi economica abbia intaccato nel complesso i redditi, ma alcune professioni sono state più rapide a intercettare i segnali di cambiamento dettati dall’evoluzione del mercato dei servizi e a riposizionarsi su attività più remunerative. Il risultato è che negli ultimi quattro anni si registra una crescita media dei redditi.

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Una crescita frenata, però, da troppa burocrazia e misure poco coerenti per lo sviluppo delle professioni. La burocrazia è la causa principale che frena non solo l’attività dei professionisti, ma soprattutto l’economia del Paese. Gran parte della nostra azione istituzionale consiste proprio nel sollecitare la politica verso una semplificazione normativa e fiscale. Gli interventi del ministro Giulia Bongiorno e del ministro Erika Stefani, presenti al nostro Congresso, si muovono in questa direzione. Bisogna poi riconoscere che alcune misure dell’attuale governo hanno risposto alle nostre istanze, penso per esempio all’abolizione dello split payment e all’estensione delle agevolazioni ai giovani professionisti previste dal provvedimento Resto al Sud. Quali indicazioni sono emerse dal Congresso per consolidare lo sviluppo? I professionisti ci chiedono anzitutto di intensificare la nostra azione di lobbying chiara e trasparente nei confronti della politica; ma ci chiedono anche strumenti sempre più innovativi nell’ambito del mercato del lavoro, del

IL RAPPORTO 2018 IN PILLOLE I professionisti. Nell’Unione europea si contano 5,6 milioni di liberi professionisti. L’Italia si conferma, tra i 28 Paesi dell’Ue, quello che conta il maggior numero di liberi professionisti (1,4 milioni). Il primato italiano in Europa è confermato anche dal rapporto tra numero di liberi professionisti e popolazione: 17 liberi professionisti ogni mille abitanti. I settori trainanti. Il settore con il numero più elevato di professionisti in Italia è quello giuridico: tra avvocati e procuratori legali si contano circa 200 mila unità. Seguono i medici con 139 mila e i consulenti aziendali che si attestano a 119 mila. A crescere è anche il settore femminile, che registra un aumento di 176 mila unità contro le 80 mila maschili negli ultimi otto anni. Il business. Il volume di affari dei professionisti è passato dai 188 miliardi del 2011 ai 207 miliardi del 2016, pari al 12,4% del Pil. Il reddito medio dei professionisti (riferito solo ai soggetti interessati agli studi di settore) al 2016 è pari a 52 mila euro. Tuttavia, permane un profondo divario tra le professioni: si passa dai 22 mila euro annui degli studi di psicologia ai 285 mila delle attività notarili.

welfare integrativo e dell’innovazione digitale. Su questo fronte qual è la risposta di Confprofessioni? Intanto, attraverso la contrattazione collettiva siamo riusciti a costruire una fitta rete di tutele di welfare che va oltre la figura del dipendente e arriva agli stessi professionisti datori di lavoro. Il nostro compito fondamentale resta quello di regolazione delle attività negli studi professionali, sperimentando e innovando le diverse opportunità che emergono dall’evoluzione normativa e di mercato. In questo senso, abbiamo raccolto anche la sfida digitale e a breve lanceremo una piattaforma universale di servizi di welfare integrativo rivolta a tutta la popolazione dei liberi professionisti.


Dell'Orto, dai carburatori di famiglia alla guida di Eicma L'imprenditore milanese ha dato grande smalto alla fiera delle due ruote. E lavora con il Sole 24 Ore per un "fuorisalone" delle moto

ROBERTO DI TIRRO

di Alfonso Ruffo

C

lasse 1969, nato a Milano nel cui marchi presenti, sei padiglioni della fiera Politecnico si laurea in Ingegneria meneghina completamente occupati per gestionale, già alla testa di Confinuna superfice che quest’anno cresce del dustria Monza e Brianza che riesce a far 20 per cento sono i numeri che illustrano confluire nella potente Assolombarda di un risultato non scontato ma perseguito cui ora è vice presidente, Andrea Dell’Orto con tenacia grazie anche a un’organizzapuò intestarsi un’edizione record del Sazione perfettamente collaudata. lone delle due ruote più importante del Il più grande contenitore al mondo di pasmondo. sione, come Dell’OrRampollo di terza «SE EICMA È OGGI LA PIÙ IMPORTANTE, to ha definito la moATTRATTIVA E LONGEVA FIERA DI generazione dell’astra, ha catturato SETTORE È MERITO DELLE AZIENDE CHE zienda di famiglia anche l’attenzione CONTINUANO A SCEGLIERCI» famosa per i suoi del vicepremier Matcarburatori – quasi 100 milioni di fatturato teo Salvini che per ben due volte ha trovacon il 60 per cento di export, 500 dipento il tempo di aggirarsi tra motociclette e denti e uno stabilimento in India – Andrea biciclette concedendosi un bagno di folla è infatti anche al vertice dell’Associazione segnato da autografi e centinaia di selfie. nazionale ciclo motociclo e accessori (An«Se Eicma (acronimo del Salone) è oggi la cma) cui fa capo l’esposizione. più importante, attrattiva e longeva fiera Centinaia di migliaia di visitatori, 1.278 di settore – ammette Dell’Orto – è merito delle aziende che continuano a sceglierci. Per questo voglio condividere con loro la soddisfazione per il successo di questa edizione oltre che con lo staff che ha l’ha riempita di contenuti». La soddisfazione per la riuscita dell’iniziaL’AUTORE ALFONSO RUFFO tiva è tale che Andrea sta già pensando di

allargarne la portata all’intera città progettando assieme al Sole 24 Ore di arricchire la prossima edizione con centinaia di eventi fuori salone come già avviene, con grande partecipazione, nei campi della moda e del mobile. Ma non è solo nell’attività associativa che Andrea concentra il suo impegno avendo dato un forte impulso allo sviluppo dell’azienda - che attraverso i suoi prodotti ha vinto ben 500 titoli mondiali piloti e costruttori nel Moto GP - con la nuova e performante Valvola Egr messa a punto con la Mitsubishi Electric.

I NUMERI DI EICMA Confermato il ruolo di punto di riferimento mondiale per l'industria delle due ruote. Centinaia di anteprime, 1.278 brand presenti (+13,7% rispetto al 2016). Dal punto di vista dell'attrattività globale dell'evento, crescono gli espositori esteri che diventano il 52%, provenienti da 44 paesi differenti. Confermati anche i numeri record per l'affluenza di pubblico.

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MANAGER SOLUTIONS

SOLUZIONI SERVIZI CONSULENZE


APPROFONDIMENTI

Un riferimento comune per le professioni del credito

Roberto Daverio, presidente dell'Associazione Credit Managers Italia

Dal palco del 34mo congresso nazionale, Acmi lancia la propria sfida al settore. Con un piano ambizioso che coinvolge anche la Fecma europea «LA SFIDA È LANCIATA, ACMI C’È». AL SUO ULTIMO

MANDATO,

ROBERTO

DAVERIO,

PRESIDENTE DELL’ASSOCIAZIONE CREDIT MANAGERS ITALIA, traccia la linea di demarcazione tra passato e futuro. Lo incontriamo a margine del 34mo congresso dell’associazione. La sfida a cui si riferisce? decisamente impegnativa: «Vogliamo essere l’unico punto di riferimento per il mondo del credito», dice. Un piano ambizioso. È arrivato il momento di costruire qualcosa di nuovo, di produrre un’onda di entusiasmo. Acmi vuole mettere a disposizione uno strumento perché ognuno, se lo desidera, possa proseguire in questo viaggio. Sì, ma come? Intanto, recuperando i colleghi che hanno smesso di credere in noi, quelli che non ci consideravano credibili, quelli che sono stati confusi dalle altre proposte del mercato. Quelli che in cuor loro sognano solamente di tornare a crederci. E poi? Coinvolgeremo Fecma, la Federazione delle Associazioni della Gestione del Credito europee, per ampliare le nostre possibilità anche sul territorio europeo. Stiamo lavorando per costruire la casa di tutti e non di uno, un contenitore civile di idee e di speranze. Un luogo diffuso dove potersi confrontare, dove partecipare insieme.

Cosa offrite? Un’ associazione partecipata: vogliamo dare valore alle persone e vogliamo riconoscere i meriti. Vogliamo promuovere la cultura del credito tra i nostri ragazzi, per continuare a dar vita a questa professione per costruire un’opportunità ai tanti che l’hanno persa o a quelli che non riescono a trovarla. Il congresso è arrivato alla 34ma edizione. Un bel traguardo. Perché c’è qualcuno che ogni anno si prende la responsabilità di costruirlo: non parlo di me, ma dei coordinatori e dei consiglieri, che IL PRESIDENTE ROBERTO DAVERIO: «VOGLIAMO COSTRUIRE UN CONTENITORE DI IDEE E DI SPERANZE DOVE POTERSI CONFRONTARE E PARTECIPARE INSIEME»

fanno quello che hanno senza prendere un euro, colleghi che vogliono combattere per le idee nelle quali credono. Ed in questo periodo tutto ciò è autentico miracolo. Una bella soddisfazione, Forse proprio da questo dobbiamo ripartire con un nuovo ciclo. Abbiamo assistito a delle interessanti tavole rotonde, con autorevolissimi relatori, partner che ci hanno sostenuto e 200 partecipanti che con entusiasmo hanno dimostrato di credere in quello che stiamo facendo. Senza di loro Acmi sarebbe un contenitore vuoto.

Senza di loro, che ci accompagnano in questo percorso, senza qualcuno che ci ricorda che noi siamo solamente i volti e i nomi, noi non siamo nient’altro. Al congresso c’era aria di una nuova era. Abbiamo avviato una fase molto importante per tutti noi, che è destinata ad andare avanti è chiaramente per noi l’avvio per qualcosa di nuovo, che possa aiutarci a centrare quell’obiettivo che ci siamo dati, cioè il riconoscimento del ruolo e della professione. È una parola. Il tema dal quale partire, per noi, è: in che cosa crediamo? Noi chi siamo? Quali sono i temi che vogliamo portare avanti non perché saranno redditizi, ma perché sono giusti? Come vogliamo essere d’aiuto all’economia italiana? Sono a queste domande a cui io voglio dare una risposta. Ed è il vero tema sul quale noi possiamo ricoinvolgere tutti. Già: in cosa credete? Provo a dirle in che cosa credo io, in che cosa abbiamo creduto noi quando abbiamo deciso di dare vita a questa nuova avventura, sicuramente temeraria, non si può dire che non avessimo il coraggio di rischiare le nostre posizioni personali per essere coerenti con le nostre scelte e con le nostre idee. Noi crediamo prima di tutto in un’associazione libera, forte, che sia conservatrice nei valori, ma rivoluzionaria nell’attitudine al cambiamento. Perché c’è bisogno di cambiare. Questo è il suo ultimo mandato. Cosa lascia al suo successore? Mi sono prefissato come scopo unico di lasciare a chi verrà dopo un Acmi così come gliel‘ho prospettata ed è per questo che noi ogni giorno spendiamo le nostre energie, è per questo che abbiamo accettato gli incarichi e per questo continueremo a farlo. Su questo obiettivo saremo implacabili, instancabili.

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L’INTERVENTO XXXXX

Più investimenti e meno tasse ecco la formula bella e impossibile I detrattori del governo Gialloverde lo accusano di non avere la ricetta per il rilancio dell’economia. I sostenitori dicono che si fa il possibile. Ma oggettivamente non ci si sta muovendo nel verso giusto di Giorgio Arfaras

S

econdo i detrattori del governo in La banca centrale può abbattere il tasso di carica quest’ultimo fa poco per riinteresse che pratica alle banche di credilanciare l’economia, mentre secondo to ordinario, che, a loro volta, possono abi seguaci del medesimo fa il possibile se si battere il costo del denaro per la clientela. tiene conto delle condizioni in cui si trova il Questa è la politica monetaria “ortodossa”. Bel Paese. Partiamo da una premessa che Quella nuova è l’acquisto di titoli del Tesodovrebbe essere condivisa da entrambi gli ro sul mercato secondario – il famigerato schieramenti, e poi vediamo come si artico“quantitative easing”. Si ha così una discesa lano i due punti di vista. del costo del denaro per i privati e un minor Quando un’economia non mostra una chiara costo del debito per il Tesoro. Il minor costo direzione di crescita, un intervento pubblico può servire allo Stato per ridurre il debito: si può diventare necessario. Le famiglie, infatlascia la spesa ex interessi invariata, opputi, consumano meno re la si taglia, mentre QUANDO UN’ECONOMIA NON MOSTRA di quanto potrebbero, scende quella per gli UNA CHIARA DIREZIONE DI CRESCITA, e le imprese investointeressi; la minor UN INTERVENTO PUBBLICO PUÒ no meno di quanto spesa, portando il DIVENTARE NECESSARIO potrebbero. Ciò acbilancio in pareggio, cade perché si ha un’incertezza diffusa. Con non alimenta il debito intanto che l’econo“incertezza” s’intende non tanto che nesmia cresce. Il minor costo può o servire per suno conosce il futuro – ciò che è sempre lasciare le cose – il bilancio dello Stato vero – quanto che non si hanno abbastanza come stanno, oppure per finanziare un nuoinformazioni per alzare i consumi e gli invevo ciclo di spesa. Ed eccoci alla politica fistimenti qui ed ora, ossia che non si hanno scale, ossia alla combinazione delle spese e abbastanza informazioni per decidere fin da delle entrate dello Stato. Si hanno tre scuosubito se accendere un mutuo immobiliare o le: quella dell’austerità, quella della spesa aumentare il debito per finanziare un piano pubblica centrata sugli investimenti e sul di investimenti. Quando le cose sono messe taglio delle imposte e quella della spesa per in questo modo una politica economica atconsumi dei meno abbienti e dei meno giotiva – riducendo l’incertezza - può spingere vani. Il nuovo governo segue la terza scuola. nella direzione di una ripresa. Si ha chi teorizza che si può rilanciare l’eco-

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nomia frenando o tagliando la spesa – quello che sostengono i seguaci della “austerità”. Se frenando la spesa si comprime il debito pubblico, le imposte future saranno minori. I privati possono così anticipare le minori imposte che si avranno spendendo fin da ora di più. La maggior spesa privata rilancia l’economia, senza che sia necessaria variare la spesa pubblica. Questa è la politica fiscale di matrice germanica abbracciata dal governo Monti. Questa politica ammette un’eccezione importante. Si frenano le spese correnti – ossia i salari e gli acquisti del settore pubblico - nonché i trasferimenti - come le pensioni che alzano, se non ben finanziate, le spese future - ma non si taglia, o meglio, si vorrebbe accrescere, la spesa per investi-


UN PREMIER PRUDENTE TRA DUE POLI OPPOSTI Giuseppe Conte, qui a sinistra, deve mediare tra due opposti «partiti virtuali». Uno è quello dei creditori internazionali, simboleggiato (in basso a sinistra) dal finanziere ungherese George Soros, che vuole soltanto un’Italia rigorosa e senza debiti. L’altro, incarnato dal vicepremier Luigi Di Maio (ma anche dal suo simmetrico leghista Salvini) vuole spesa pubblica.

menti. Passiamo alle scuole opposte, che hanno in comune la premessa. Se accresco la spesa in deficit finanziandola con del debito pubblico aggiuntivo, rilancio l’economia. Quest’ultima, se rilanciata, riduce il peso del debito, perché cresce più di quanto cresca il debito. Altrimenti detto, il “debito scaccia il debito”, o, se si preferisce, il debito pubblico è come Mefistofele “la forza che desidera il male ma opera il bene”. Il punto controverso sulla spesa in deficit non alberga però nella teoria, ma nella metrica: quale spesa aggiuntiva di quanto rilancia l’economia? Si hanno le spese per consumi - nel caso del governo in carica il reddito di cittadinanza e le pensioni ottenute in anticipo rispetto al sistema precedente. Si hanno quelle per

investimenti - nel caso del governo in carica che l’economia cresca poco e quindi che – al delle spese di modesto ammontare. Questo contrario delle intenzioni - il debito pubblico sul fronte delle uscite. Su quello delle entraresti invariato. Il governo in carica ha sostete non abbiamo avuto il taglio generalizzato nuto che non era possibile fare altrimenti in delle imposte che era stato promesso, ma un’economia con un gran debito pubblico uno molto parziale, insieme ad una riesudove si è diffusa la povertà – da qui il reddito mazione dei “condoni”. L’esperienza insedi cittadinanza – e la disoccupazione – da qui gna che la spinta massima che trae origine l’anticipo pensionistico che, togliendo parte dalla spesa pubblica si ha con quella per indegli anziani dal mercato de lavoro, prova a vestimenti e con il taglio delle imposte, quinridurre l’elevata disoccupazione giovanile. di non quando si accrescono i consumi. La Insomma, chi critica il governo sottovaluta spesa per investimenti e le minori entrate la drammaticità della condizione di larga hanno, infatti, dei “moltiplicatori” maggiori parte della cittadinanza, e dunque fa dei radei consumi. Con i moltiplicatori dei consugionamenti astratti. mi, che sono modesti, e non con quelli degli Si ha a ben guardare una contrapposizione investimenti e delle imposte, che sono eleprofonda, quella fra il “popolo dei cittadini” vati, il debito pubblico diminuisce solo mare “il popolo dei creditori”. Il popolo dei citginalmente, perché il rilancio economico è tadini è nazionale, quello dei creditori è indebole. Il nostro debito pubblico è “tanto”, e ternazionale; i creditori “votano” ogni giorno quindi diventa difficile attraverso i mercati SI HA A BEN GUARDARE UNA mettere sotto condefinendo il rischio CONTRAPPOSIZIONE PROFONDA, trollo la vulnerabilità QUELLA FRA IL “POPOLO DEI CITTADINI” del debito pubblico, i del Bel Paese che cittadini votano ogni E “IL POPOLO DEI CREDITORI” da lì trae origine e si cinque anni definenriverbera nell’economia. La vulnerabilità è do le forze al governo. I primi sono interesgià emersa e lo si vede dall’aumento degli sati ai servizi dello Stato Sociale e non danno oneri da interesse. Il costo del debito è salito molto peso al meccanismo del loro finanzianegli ultimi mesi dell’uno e mezzo per cento mento, i secondi sono interessati alla credi– ossia di 150 punti base nella media delle bilità degli impegni finanziari dello Stato e scadenze dai Bot trimestrali ai Btp trentennon danno molto peso alla legittimità politinali. Da qui la vulnerabilità delle banche. Se ca necessaria per perseguire i propri scopi. I sale il costo del debito pubblico, ossia se due mondi sono reciprocamente sordi. Per il scendono i prezzi delle obbligazioni, si ha primo il secondo è composto da cosmopoliti una perdita nel conto titoli delle banche. Le amici dei migranti, per il secondo il primo è banche, per mantenere invariata la leva fra affetto da tribalismo. mezzi propri e attivo, devono o aumentare La soluzione per mettere d’accordo i due il capitale o contrarre il credito. Poniamo popoli ci sarebbe. Una crescita dell’econoche non riescano ad aumentare il capitale mia in grado di generare sia una maggiore in misura sufficiente, e dunque contraggooccupazione sia di finanziare uno stato sono il credito alle imprese ed alle famiglie. ciale ancora più diffuso. Questa crescita si La modesta espansione legata al rilancio genera però se si hanno più investimenti e dei consumi meno la minor crescita dovuta meno imposte, proprio l’opposto di quanto ai maggiori tassi sul debito dei privati, fa sì sta accadendo.

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APPROFONDIMENTI

Il piano di FS per migliorare la vita dei pendolari Un customer care dedicato agli utenti che ogni giorno utilizzano i treni regionali. Il servizio sarà operativo su oltre 100mila convogli e nelle principali stazioni a cura della Redazione

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na buona notizia per gli oltre 13 milioni di pendolari (il 22,2% della popolazione residente in Italia): FS ha annunciato la creazione di un customer care dedicato a chi si muove quotidianamente per studio o lavoro. Il servizio sarà disponibile nelle principali stazioni e su circa 100.000 treni regionali all'anno. Saranno 520 i ferrovieri, in prevalenza giovani e neoassunti, coinvolti in questo progetto. L’impegno, assunto dal nuovo top management di FS Italiane fin dal suo insediamento, è coerente con una strategia complessiva che punta a focalizzarsi maggiormente sulle esigenze dell'utenza. Salgono così a sei i servizi di assistenza a disposizione dei viaggiatori del trasporto regionale di Trenitalia, fra quelli effettuati dal personale in stazione e a bordo treno e quelli disponibili sui propri smartphone e tablet. Il lancio dell'iniziativa è avvenuto lo scorso 16 novembre, in contemporanea in otto stazioni, alla presenza delle Istituzioni locali e regionali: Torino Porta Nuova, Genova Brignole, Milano Centrale, Venezia Santa Lucia, Bologna Centrale, Firenze Santa Maria Novella, Roma Termini e Palermo Centrale. A Roma Termini erano presenti il

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L'INAUGURAZIONE DEL NUOVO SISTEMA DI CUSTOMER CARE DI FERROVIE ALLA STAZIONE DI ROMA

ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti Danilo Toninelli e l'amministratore delegato e direttore generale del Gruppo Ferrovie dello Stato Italiane. «Lo avevamo anticipato: - ha detto Toninelli - l'attenzione di FS Italiane si sta spostando sui treni regionali e sui pendolari in termini sta spostando sui treni regionali e sui pendolari in termini di sicurezza e qualità dei loro viaggi. C’è ancora tanto da fare, ma apprezzo molto l’impegno dei nuovi vertici aziendali che da subito hanno messo questo SI DÀ IL VIA A QUALCOSA DI INNOVATIVO, MAI FATTO PRIMA, CHE RIGUARDA L'86% DI TUTTI I VIAGGIATORI E CHE COINVOLGERÀ OLTRE 500 LAVORATORI DI FERROVIE

segmento al centro della nuova mission di Gruppo. Oggi abbiamo un’altra buona notizia con il nuovo servizio di assistenza e sicurezza nelle stazioni e sui treni regionali. Servizio attivato nelle aree più abitate del Paese con particolare attenzione al Sud. Da maggio 2019 poi arriveranno i nuovi treni Rock e Pop per i pendolari. Queste sono le azioni concrete del Governo». «Appena arrivato ho chiesto di essere più vicini alle persone che viaggiano con noi sui regionali e più attenti ai loro bisogni,

in particolare nelle ore di punta e sui treni più affollati. Oggi diamo il via, con oltre 500 colleghi ferrovieri, giovani e di più lunga esperienza, a qualcosa di profondamente innovativo mai realizzato finora. Un vero cambio di passo che riguarda l’86% di tutti i nostri viaggiatori – ha sottolineato Gianfranco Battisti – e anticipa le sfide del Piano industriale, a cui stiamo lavorando e che presenteremo a breve. Intendiamo riportare così le persone al centro delle strategie di tutto il Gruppo». Saranno 320 i ferrovieri, facilmente individuabili da un gilet rosso e tutti con adeguata preparazione professionale e linguistica, dedicati a informare e assistere i viaggiatori. Saranno dedicati all’ascolto e alla soluzione delle necessità di quelle persone, nei giorni feriali sono circa un milione e mezzo, che in Italia si spostano per lavoro, studio e turismo con i treni regionali di Trenitalia. A loro si aggiungono altri 200 colleghi della protezione aziendale, preparati professionalmente per affrontare e prevenire situazioni problematiche sul fronte della security. Addetti che operano in stretto contatto con le Forze dell’Ordine alle quali è affidata l’attività di prevenzione e repressione dei reati.


Basta slogan: la trasformazione digitale la fanno le persone Con le nuove esigenze portate dalla tecnologia, cambia anche il modo di fare imprese e di gestire le risorse. Le nuove figure professionali devono portare creatività, visione strategica e attitudine al cambiamento

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igital transformation: una scelta per aumentare la competitività oppure un passaggio obbligato per sopravvivere su un mercato sempre più competitivo? Secondo il recente report Digital transformation study, realizzato da Sap con Oxford Economics, su 3mila executive di 17 paesi intervistati l'84% afferma che la digital transformation è necessaria per la sopravvivenza stessa dell'azienda nei prossimi 5 anni; ma solo il 3% ha completato tutte le iniziative in tal senso. Di qui l'importanza cruciale per le aziende di saper scegliere manager ed executive con le caratteristiche adeguate alle nuove sfide poste da Industria 4.0. «La digital transformation non è solo tecnologia – dice Alexis Sottocorno, Sales Director di Seltis, società del gruppo Openjobmetis specializzata nella ricerca e selezione del personale di middle e top management - ma anche cultura organizzativa e un nuovo concetto di managerialità, se non di imprenditorialità. Le aziende ci chiedono persone che sappiano esprimersi in maniera forte, che imparino sempre più velocemente e si possano integrare in modo fluido nell'organizzazione». Per essere manager ai tempi della trasformazione digitale non basta conoscere la materia: «quel che cercano le aziende – spiega Sottocorno – sono figure che non solo agiscono il cambiamento, ma che

lo sanno anche promuovere. Inoltre non parliamo di supermen che vanno bene per tutte le aziende, c'è anche un aspetto culturale importante: devono essere prima di tutto coerenti con i valori dell'impresa». Secondo un'altra recente ricerca, le aziende che hanno investito in digital transformation hanno il 25% in più di ricavi rispetto ai competitor. Ma mentre le multinazionali si sono già attrezzate, molte Pmi italiane hanno ancora un gap da superare. Le caratteristiche che i manager devono avere per soddisfare i desiderata delle aziende 4.0 si possono riassumere in 7 punti. Il primo è l'orientamento al cliente. «LE AZIENDE CI CHIEDONO PERSONE CHE SAPPIANO ESPRIMERSI IN MANIERA FORTE, CHE IMPARINO SEMPRE PIÙ VELOCEMENTE E SI INTEGRINO IN FRETTA»

«L'esperienza d'acquisto è centrale – sottolinea il Sales Director di Seltis – il leader della digital transformation deve saper porre grande attenzione al messaggio che arriva al consumatore finale. Per questo che si tratti di un chief o di un senior manager noi stessi orientiamo le aziende a cercare persone con un forte orientamento al cliente». Secondo, la capacità di collaborare con diverse funzioni aziendali. «Fino a qualche anno fa – osserva Sottocorno – c'era un po' una cultura monofunzione, quasi che ciascuna fosse come un silos. Ma il manager 4.0 deve essere in grado di collaborare in termini

ALEXIS SOTTOCORNO, SALES DIRECTOR DI SELTIS

cross-funzionali, saper mettere in dialogo le diverse funzioni perché la tecnologia ha un impatto trasversale: i dati sono sempre più pervasivi, danno feedback in tempo reale e aiutano l'azienda a modificare i processi in modo molto più rapido». Terzo, un forte orientamento al cambiamento. «Per me è l'aspetto più importante – mette in evidenza il Sales Director – bisogna trovare persone che possano impattare sull'organizzazione che deve modificarsi, che sappiano interpretare il cambiamento. In 5 anni oggi abbiamo il cambiamento che prima avevamo in 15. Per questo le aziende ci chiedono figure capaci di promuoverelo, di esserne i principali attori e catalizzatori». Quarto, capacità di ascolto. «Le persone cambiano quando l'azienda cambia – sottolinea Sottocorno – ci vuole una capacità empatica per farlo con loro, per farle sentire parte del processo». Quinto, creatività per innovare. «Le aziende vogliono persone che portino idee nuove – precisa il Sales Director di Seltis – altrimenti non le cercherebbero all'esterno: quando c'è trasformazione nulla è certo». Sesto, capacità di problem solving. «È un evergreen – ammette Sottocorno - ma in un contesto in rapida evoluzione è spesso richiesto un cambio di strategia». Last but not least, avere un pensiero critico. «Mettere un po' in discussione quel che viene fatto – conclude il Sales Director – ha grande importanza in tempi di trasformazione»: anche in quella digitale.

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UNIVERSITÀ

Alla Liuc le matricole crescono a ritmo “cinese” Nuovi iscritti in aumento del 20% rispetto al precedente anno accademico. Piacciono soprattutto i percorsi interamente in lingua inglese, oltre ai “grandi classici” di Marco Scotti

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unziona, e anche piuttosto bene, l’ofvalore della tradizione. ferta formativa della LIUC - Università «Il trend generale ci dà conforto delle scelte Cattaneo di Castellanza che ha visto compiute e rafforza le decisioni prese» dicrescere gli iscritti ai corsi di laurea in ecochiara il Presidente della Liuc Michele Granomia aziendale e ingegneria gestionale, glia. «Come ho già affermato, noi non distriper l’anno accademico 2018-2019, del 20%, buiamo dividendi ma investiamo in sviluppo, ovvero 150 studenti in più. Con la concreta nella ricerca accademica e nella didattica, a possibilità che questo dato possa virare anfavore dei nostri studenti. Crediamo, inoltre, cora di più verso l’alto, dal momento che le fermamente nel sostegno al diritto allo stuimmatricolazioni alla laurea specialistica ridio e ci auguriamo che il mondo delle immarranno aperte fino ad aprile 2019. prese voglia essere sempre più attento alla Un risultato che dimostra la bontà di alcuformazione universitaria dei giovani, asset ne scelte prese negli fondamentale per GLI ISCRITTI ALL’ANNO ACCADEMICO anni scorsi dall’ateun ritorno di risorse 2018-2019 SONO AUMENTATI DEL 20% neo. Ad esempio, la nuove e competenti MERITO DI CORSI IN INGLESE E DI volontà di rafforzare in azienda». ALCUNI CAVALLI DI BATTAGLIA i corsi di laurea e «Ai buoni risultati laurea magistrale in economia aziendale e delle immatricolazioni – spiega il Rettore ingegneria gestionale, senza attivare nuove della Liuc, prof. Federico Visconti – si agiscrizioni per giurisprudenza. Un’altra scelta giungono novità nell’ambito del reclutamenche pare avere incontrato il favore degli stuto dei docenti: sono stati chiamati 5 nuovi denti è quella di puntare su corsi interamendocenti di ruolo (la componente principale te in lingua inglese. Ma anche la decisione della nostra faculty) e aperte posizioni per di continuare a credere negli storici cavalli altri 3. Gli assegni di ricerca, invece, sono di battaglia dell’ateneo lombardo, come raddoppiati passando da 8 a 16, garantendo management e imprenditorialità e sulla dinuovi posti per giovani colleghi. Inoltre, atrezione d’impresa, a riprova di un’università traverso un bando per il “rientro dei cervelli” che crede nell’innovazione dei propri piani di richiameremo come professore Associato studio, ma che non si lascia trascinare dal un docente “nato” alla Liuc che oggi insedesiderio di cambiare tutto scordandosi del gna all’estero. E ancora, abbiamo rafforza-

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TORNA LA LEARNING WEEK Utilizzare strumenti di prototipazione, stendere un business plan, ma anche saper rispettare gli orari e le attrezzature, riconoscere ruoli e gerarchie, assumersi la responsabilità di errori e insuccessi. È questo lo scopo, ambizioso, che ha portato la Liuc a organizzare due settimane all’insegna del fare e del capire come funzioni una fabbrica di moderna concezione. Sessanta ragazzi complessivi, divisi in due gruppi, hanno potuto vivere un’esperienza unica: sette giorni in università per misurarsi con le stampanti 3D o con l’avvio di una startup, elaborare un business plan o creare una campagna pubblicitaria. Tutto questo per consentire agli studenti di sperimentare l’importanza di coltivare skill sempre più richieste come la resilienza e l’intelligenza emotiva. Un bagaglio prezioso di competenze su cui a scuola, spesso, si fa fatica a lavorare. to la didattica e il servizio di tutoraggio, che supporta gli studenti nello studio di alcune discipline. Il tutto nell’ottica di un sano pragmatismo e dell’assunzione di responsabilità, con l’obiettivo della crescita dell’ateneo». Infine, dal 2019 partirà il primo Mba, totalmente internazionale in partnership con la Ieseg School of Management di Parigi.


LETTI PER VOI

La tecnologia sta cambiando la finanza: i clienti ne approfittino! Un libro di Annalisa Caccavale e Stefano Righi - con interviste ai più importanti banchieri italiani - spiega il futuro degli istituti di credito. Grazie a Big Data e blockchain di Anna Gervasoni

L’

ecosistema del mercato finanziario è stato ed è fortemente modificato dalla tecnologia. Parole chiave sono semplificazione, trasparenza connessione, ma anche rischi, sicurezza. Le banche dovranno affrontare sfide organizzative e di governance, nonché implementare processi di compliance adeguati a gestire la complessità da un lato, la flessibilità dall’altro. E investire. Quali direzioni? Quali impatti? Al centro di questi mutamenti resta il servizio al cliente, la competitività degli operatori e del sistema. Per capire come affrontare questo passaggio è nato all’Università Cattaneo - Liuc l’Osservatorio banca impresa 2030, insieme a Fondazione Corriere della Sera e l’Economia, in collaborazione con Fondazione Comunitaria del Varesotto, Kpmg e AIFI. Il comitato scientifico coinvolge i vertici delle principali banche italiane: le implicazioni di intelligenza artificiale, cyber security,

ANNA GERVASONI, DOCENTE DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC-UNIVERSITÀ CARLO CATTANEO

ANNAMARIA TARANTOLA

blockchain e big data analisys sono state oggetto di interviste a Giuseppe Castagna, Massimo Doris, Giampiero Maioli, Victor Massiah, Carlo Messina, Marco Morelli, Gian Maria Mossa, Andrea Munari, Jean Pierre Mustier, Pietro Sella e Alessandro Vandelli. Le ritroviamo nel volume “Banca Tech”, di Annalisa Caccavale e Stefano Righi, pubblicato da Guerini e associati. L’ambito che probabilmente ha vissuto la maggior esposizione all’attenzione del pubblico negli ultimi tempi è senza dubbio la Blockchain: un nuovo metodo di registrazione indelebile delle operazioni che potrebbe in futuro rivoluzionare il sistema dei pagamenti così come lo conosciamo. L’intelligenza artificiale è inoltre strettamente collegata al concetto di Big Data Analysis: la società in cui viviamo è costellata di oggetti, reti e sistemi che raccolgono quotidianamente informazioni riguardo la nostra vita quotidiana, creando una quantità di dati dalle eccezionali dimensioni. La raccolta, il corretto immagazzinamento e la conseguente analisi di tali dati costituisce un enorme valore aggiunto per qualunque tipologia di business che prevede l’interazione ripetuta con la clientela, incluse quindi banche e provider di servizi finanziari in

senso più ampio. Un’ulteriore applicazione dell’Artificial Intelligence che ha potenzialità rivoluzionarie nei confronti dei processi che caratterizzano le nostre attività quotidiane è quella del Cloud Computing: la creazione di servizi online on-demand, delocalizzati e accessibili in qualunque momento e da qualunque punto di accesso alla rete, che rispondono ad un bisogno di integrazione e centralizzazione al fine di ottenere una maggiore efficienza per quando riguarda i servizi IT. Un processo di grande complessità, in un momento in cui il settore bancario ha sfide davanti a sé che, come sottolinea nella prefazione al libro il direttore generale di Banca d’Italia, Salvatore Rossi, hanno implicazioni importanti per la vigilanza bancaria. Il volume è stato presentato a Milano e discusso dai membri dell’Osservatorio guidati dallo steering composto da Annamaria Tarantola, Giovanni Gorno Tempini, Daniele Manca, Stefano Righi e dalla sottoscritta.

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in collaborazione con ANDAF

Altro che immateriale, la produzione dell'on-line pesa moltissimo sulla realtà Riflessioni conclusive dal XLI Congresso nazionale ANDAF: la sfida dell'integrazione durante la rivoluzione digitale tra cambiamenti repentini e persone ed organizzazioni di Elisabetta Risso*

(* Socia ANDAF, esperta in comunicazione e co-fondatrice di Dunamai)

I

cambiamenti che stiamo vivendo a livello globale, molteplici, rapidi e spesso imprevedibili rendono estremamente difficile progettare piani a medio-lungo termine per le imprese e sono causa di discontinuità e incertezza. Se a un tale quadro si aggiungono i riferimenti politici e istituzionali che non sembrano comprendere la delicatezza e le conseguenze di alcune decisioni, ecco che la figura di direttore amministrativo e finanziario si trova a navigare in acque sconosciute quando le sfide globali richiederebbero invece una progettualità di lungo periodo. Diventa quindi fondamentale che la figura del CFO, alla luce della trasformazione della professione che lo vede uno dei protagonisti del management proprio per la responsabilità di selezionare ed analizzare l'enorme mole di dati prodotti internamente ed esternamente all'azienda, sia un rife-

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ELISABETTA RISSO

rimento attivo e propositivo nelle reattive. Nella seconda giornata decisioni strategiche per il futuro di lavori, l'attenzione si è spodell'impresa. stata da un'analisi dei fatti che Durante il recente congresso na- stanno intervenendo così prezionale di ANDAF che si è svolto potentemente nelle nostre vite a Milano, gli argomenti trattati all'analisi dell'impatto che questi in un'ottica di comprensione e hanno sulle persone che lavoragoverno del cambiamento sono no in azienda e alle conseguenze stati numerosi: dalla rivoluzione di queste nuove “relazioni strudigitale che mentali”. IL CASO DI GOOGLE È ha cambiaUn quadro to il modo d'insieme L'ESEMPIO PIÙ CALZANTE di comuniDI COME AZIENDE DEL WEB che ha forcare tra le ABBIANO ACQUISITO TANTA nito alla vapersone, sta platea RILEVANZA ECONOMICA le istituziodei conni e le imprese, all'intelligenza venuti una serie di informazioni artificiale che apparentemente e considerazioni scaturite dagli minaccia il mondo del lavoro interventi dei relatori e dai talk così come lo abbiamo conosciuto show con alcuni strumenti utili nell'ultimo secolo; dall'evoluzio- alla comprensione di questo fene degli strumenti finanziari che nomeno epocale che stiamo tutti devono sopravvivere ed evolvere vivendo, ad ogni livello e in ogni verso forme più efficienti e fa- momento delle nostre vite procilmente fruibili, alle strutture fessionali e non, proprio in questi organizzative che vanno rimo- anni di transizione. dellate in modalità più snelle e È certamente vero che il punto nodale è la rapidità di ingresso e diffusione dei cambiamenti della realtà lavorativa, rapidità che non era neppure immaginabile fino a pochi decenni fa: come adattare la persona a tutto questo? La

prima considerazione che sorge spontanea riguarda l'immaterialità della gran parte di questi contenuti che pare essere direttamente proporzionale alla loro importanza e pervasività. Pensiamo a come le aziende di maggior successo, e di più rapida crescita, abbiano costruito la loro fortuna su idee e prodotti intangibili. La case history di Google, magistralmente raccontata attraverso una pièce teatrale durante il congresso, che nel 2017 è arrivata a sfiorare un fatturato di 110 miliardi di dollari, è un esempio calzante, insieme a tante altre realtà del web, di come le aziende nate su prodotti “immateriali” abbiano acquisito una così grande rilevanza economica in un mondo in cui fino a vent'anni fa avevano un ruolo estremamente marginale o addirittura non erano ancora state create. È quindi ancora possibile definire immateriali le “produzioni” di simili fenomeni di mercato quando entrano nelle nostre case, nelle aziende in cui lavoriamo e nel nostro tempo in maniera così rapida e massiccia? Forse è giunto il momento di fare una riflessio-


ne più profonda ed articolata per essere veramente consapevoli su dove siamo e su cosa sta accadendo nel nostro ambiente. Oggi abbiamo a disposizione una mole di informazioni enorme, quasi infinita; attraverso gli smartphone o i tablet possiamo prenotare viaggi, acquistare beni e servizi, guardare film o serie tv, restare in contatto virtuale con gli amici e in generale avere la sensazione di interagire in remoto in eventi anche lontani migliaia di chilometri. In pratica, com'è ormai noto, questa partecipazione virtuale è estremamente superficiale e non consente una vera e propria interazione sensoriale con l'ambiente circostante ma passa attraverso una sorta di filtro che diluisce quello che potremmo definire il “vissuto” del fatto o della situazione. In breve, anche noi, presi come singole persone, oggi siamo pervasi di azioni che sono immateriali ma hanno effetti tangibili e invasivi: oltre al tempo consumato on-line (occorre ricordare che il tempo è una variabile indipendente - ndr) un esempio può essere il cyber bullismo in cui con pochi click si possono sconvolgere delle esistenze, oppure possiamo citare la perdita della memoria di lavoro rispetto alle generazioni precedenti i cui i effetti si notano già da tempo nei cosiddetti nativi digitali. Ma quanto ci rendiamo conto di questa situazione? Siamo tutti iper-connessi ma come affrontiamo i cambiamenti i cui vortici ci hanno già ghermiti e ci trascinano verso un nuovo che avanza così rapidamente da superare ciò che consideravamo innovati-

vo soltanto ieri? È fondamentale imparare a governare le innovasapere dove siamo e soprattutto zioni e non ad esserne governati. come ci sentiamo di fronte a que- Si tratta dunque di avere cosciensto: in sintesi è necessario, per za del vivere e lavorare in una ognuno di noi, fermarsi a riflet- complessa fase di transizione in tere e guardare dentro ed intorno cui riscoprire l'importanza della a sé per essere consapevoli di riflessione diviene fondamentale ciò che stiamo facendo. Perché non per combattere le innovaziosoltanto rallentando il ritmo e ni, ma per comprenderne appieascoltando noi stessi e coloro che no le potenzialità ed utilizzarle ci circondano è possibile rendersi come strumento per portare ad disponibili evolvere le al cambiai m p re s e . GRACE MURRAY HOPPER mento e Imprese DICEVA CHE «LA FRASE diventarne che vanPIÙ PERICOLOSA p ro ta g o IN ASSOLUTO È: "ABBIAMO no intese nisti attivi come orSEMPRE FATTO COSÌ"» anziché ganizzaziofruitori passivi. ni di persone volte non soltanto al Anche per la persona più tec- profitto finanziario ma anche al no-entusiasta ogni cambiamento compimento di un ruolo sociale porta con sé il timore dell'ignoto, ed etico che attui già al proprio ogni novità che modifica abitudini interno modelli di sostenibilità consolidate produce un senso, irrinunciabili per attuare un vero seppur minimo, di disagio ed ina- progresso. deguatezza che spaventa. Tutto Appare quindi evidente che, alla questo è parte di noi da sempre luce di quanto discusso in questi e sempre ne è stata la chiave per due giorni, ognuno di noi, come

persone e come manager, abbia la responsabilità di portare in azienda e nelle proprie vite qualcosa di tangibile per andare consapevolmente verso questa filosofia del cambiamento. La citazione di Grace Murray Hopper “la frase più pericolosa in assoluto è: abbiamo sempre fatto così”, illustra in maniera efficace come la paura del nuovo possa portare alla resistenza all'innovazione, ad una chiusura mentale che diventa anti-storica e ostacola, caricandola di significato negativo, la spinta verso un futuro migliore più sostenibile per la nostra società. Soltanto mantenendo attivi riflessione, ascolto e confronto con gli altri, potremo attraversare questa fase per avere un atteggiamento propositivo e aperto tenendo al centro le persone che sono, e devono essere, protagoniste del cambiamento nelle aziende e nelle organizzazioni per dare senso compiuto all'innovazione tecnologica e digitale.

ANDAF IN NUMERI (*dato provvisorio a ottobre 2018)

1968 Andaf viene fondata a Milano 12 sezioni territoriali: Piemonte, Lombardia, Nord-Est, Liguria, Emilia Romagna, Toscana, Marche, Umbria, Centro-Sud, Campania, Puglia e Sicilia

115* eventi promossi dalle sezioni locali, partecipazione a convegni, ecc. 1800* soci nel 2018 6 comitati tecnici: Corporate Finance, Corporate Governance & Compliance, Financial Reporting Standards, Fiscale, Pianificazione e Controllo, Information & Communication Technology.

11 corsi di formazione l'anno organizzati da Andaf Education dal 2013 3 Master CFO organizzati dal 2008 in collaborazione con l’Università di

Pisa, la LIUC, l’Università di Napoli Parthenope, l’Università di Venezia e l’Università degli Studi di Cassino e del Lazio Meridionale.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Il favoloso mondo degli X-files di Amelie L’Assurance maladie francese avvia la schedatura sanitaria dei cittadini. Ed è subito panico per questione di privacy. Per non parlare della polemica con i medici, che preferirebbero essere pagati per il disturbo di Giuseppe Corsentino

NEL FRANCESE DELLA BUROCRAZIA, CHE È PERFINO PIÙ RIDONDANTE DEL BUROCRATESE ITALIANO, SI CHIAMANO DMP, DOSSIER MÉDICAL PARTAGÉ (LETTERALMENTE, DOSSIER SANITARI CONDIVISI) E SONO UNA MEZZA RIVOLUZIONE DEL SISTEMA SANITARIO UNIVERSALE, PUBBLICO E PRIVATO, DELLA FRANCIA.

Si tratta di veri X-files. dato l’argomento, cioè di cartelle informatiche dove è registrata tutta la storia clinica degli assistiti, dai risultati degli esami alle allergie alle medicine agli eventuali interventi chirurgici alle terapie prescritte dai vari medici, generalisti e specialisti. Una mostruosa banca dati sanitaria alimentata dagli stessi cittadini o dai vari attori della sanità, dai medici ai farmacisti, e amministrata da quel colosso che è l’Amelie, l’Assurance maladie che gestisce, 60milioni di francesi grazie alla mitica Carte Vitale e a un sistema cosiddetto di Cmu, couverture maladie universelle, con le “mutuelle” ‘e l’Amelie a far da regista a cui è affidata la governance di un complessissimo e costosissimo apparato sanitario. Ed è proprio una ragione economica quella che ha spinto l’ultima ministra della Salute, Agnès Buzyn, ematologa e immunologa tra le più stimate di Francia, docente alla Sorbona e primario al Necker, l’ospedale dei bambini, a dare il via libera definitivo al programma Dmp, autorizzando l’Amelie a mettere in campo tutte le sue risorse per accelerare il processo di informatizzazione dei dossier sanitari degli assistiti su cui, per la verità, si erano impegnati, ma con scarso successo, i suoi prede-

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cessori negli ultimi quindici anni. Stavolta, invece, c’est la bonne, come si dice qui. Al punto che il direttore generale dell’Amelie, Nicolas Revel, un grand commis di grande standing (magistrato della Corte dei conti, ex segretario generale dell’Eliseo, insieme con Macron, durante la presidenza Hollande), s’è fatto intervistare a fine ottobre dal Quotidien Santé per annuciare che i Dmp, gli X-files della salute, sono già 1,7 milioni, che raddoppieranno da qui alla fine dell’anno, diventeranno 10milioni l’anno prossimo e 40milioni (obiettivo forse un po’ troppo ambizioso anche per l’Amelie di Ravel, manager pubblico che può vantare “la fibre socialiste la plus affirmé”) entro il 2022. A quel punto la Dmp, come ha spiegato Ravel al Quotidien Santé, “sera la pierre angulaire du systeme de santé”. Perché si potrà seguire tutta la storia clinica dei pazienti, regolarsi con cure e terapie, evitare esami e interventi ridondanti mettendo in contatto,

per via informatica, medici e specialisti che hanno (o avevano) in cura gli interessati, cioè i cittadini “assurés”. Con il risultato di risparmiare milioni e milioni di euro (neanche Ravel sa quantificarli). Solo che - al di là di tutte le buone intenzioni del Ministero e della Caisse assurance maladie - l’obiettivo sarà centrato solo se la gran parte dei francesi accetterà di aprire un dossier medical partagé con tanto di indicazione sulla propria Carte Vitale. Allo scopo sono stati mobilitati i farmacisti, visto che proprio nelle farmacie ci sono le macchinette (una specie di Pos) per l’utilizzo della carta (e già il presidente del sindacato professionale dei farmacisti ha garantito che i suoi iscritti apriranno almeno 150mila Dmp alla settimana via Carte Vitale). Poi ci sono i medici generalisti che potrebbero fare la stessa cosa durante le visite. “Ma non gratis” mettono le mani avanti gli interessati: “i farmacisti hanno ottenuto un euro per ogni Dmp aperto. E noi?”. Resta il problemino della sicurezza dei dati. Ma dagli uffici dell’Amelie, interpellati da Economy, arrivano solo risposte rassicuranti: con i quattrini risparmiati grazie ai Dmp si potrà mettere in campo il migliore sistema di protezione possibile. Nessuno potrà spiare sulle condizioni di salute di nessuno. Garantito. On espair, speriamo.


© Save the Children

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A Natale, per far notare il regalo della tua azienda sotto l’albero, scegli Save the Children. Per i regali aziendali scegli dei doni che fanno la differenza, per chi li riceve e per i bambini ai quali andrà la tua donazione aziendale. Fare gli auguri con Save the Children a dipendenti, clienti e fornitori, sarà una sorpresa che migliora la vita di tanti bambini in Italia e nel mondo e farà conoscere meglio la tua azienda, raccontando ciò che ti sta più a cuore. Donare un futuro a tanti bambini renderà il tuo gesto indimenticabile.

SCoPrI tuttI I regalI Su

savethechildren.it/nataleaziende


QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Gli americani riconsiderano il mitico diritto alla felicità Forse potranno capire che la felicità si conquista non con la riuscita di alcuni ma con un desiderio non ridotto di tutti DI GIORGIO VITTADINI

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e elezioni di metà mandato negli Stati Uniti dello scorso 6 novembre, guardate con l’occhio del notista politico non hanno determinato nulla di eccezionale. L’anatra non è stata del tutto azzoppata, secondo il noto modo di dire anglosassone che identifica un presidente degli Stati Uniti privo di una maggioranza al Congresso. In estrema sintesi: avendo perso la Camera, Donald Trump potrà essere bloccato su leggi fondamentali inerenti la politica interna, quali quelle sulle tasse e sull’immigrazione. Essendosi però rafforzato in Senato, non avrà di fatto condizionamenti importanti sulla politica estera, che è di sua stretta competenza, e potrà ricevere conferma sulle nomine più importanti che farà. Se si considera il fatto che le elezioni di midterm sono tradizionalmente usate per riequilibrare il potere tra forze politiche ed è quindi usuale che con esse vengano in parte penalizzati i presidenti in carica (è successo anche a leader considerati di successo quali Ronald Reagan o Barack Obama), si potrebbe concludere che non c’è niente di nuovo sotto il sole. Nella realtà però gli Usa stanno vivendo la crisi di identità più acuta di tutta la loro storia. Al punto che, come mi ha detto un amico californiano, il sentire dominante è attraversato da domande angoscianti, quali: “Esiste ancora un popolo americano? Cosa significa essere americani? Che cosa è in grado di unire?”. Un altro amico newyorkese invece mi ha

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IL PRESIDENTE USA DONALD TRUMP

detto, riferendosi a chi è pro e contro Trump: “Non ho mai visto un Paese così spaccato in due: due società nettamente divise che sembrano non avere nulla da dirsi e non vogliono nemmeno provarci”. Nella realtà le fazioni sono moltissime, tanto che si è tornati a parlare di tribalismo. Gli Stati Uniti nascono con una grande ambizione, quella di affermare il diritto di tutti a perseguire progresso e felicità, come recita la Costituzione del 1776: “I popoli americani hanno riconosciuto la dignità della persona, e le loro costituzioni nazionali riconoscono che le istituzioni giuridiche e politiche, che regoTRUMP NON AVRÀ CONDIZIONAMENTI IMPORTANTI SULLA POLITICA ESTERA, CHE È DI SUA STRETTA COMPETENZA, E POTRÀ GESTIRE LE NOMINE

lano la vita nella società umana, hanno come loro principale obiettivo la tutela dei diritti essenziali dell’uomo e la creazione di condizioni che permettano a lui di realizzare il progresso spirituale e materiale e raggiungere la felicità”. È l’idea che chiunque può diventare ricco, elevarsi socialmente, favorito dal dinamismo eccezionale della vita economica. È in fin dei conti l’idea della conquista del West, della frontiera che diventa dinamica quotidiana: affrontando pericoli, difficoltà enormi, anche violenze e soprusi - molti, se paragonati al resto del mondo - ce la faranno. Una selezione

basata sul merito, sulle capacità, sul valore, così come documenta la maggior parte dei film proveniente da Oltreoceano. Come sappiamo, è un’affermazione di uguaglianza delle opportunità che ha prodotto invece una profonda disuguaglianza. Si pensi al genocidio dei nativi americani, alla discriminazione razziale che neanche la guerra civile è riuscita a risolvere. Si pensi agli innumerevoli vinti che continuano a popolare questa società. In ogni caso, un’unità di popolo fondata su un progetto di realizzazione personale e sociale ha tenuto fino all’inizio degli anni Novanta, continuamente rilanciata anche politicamente dal New Deal di Roosevelt, dalla nuova frontiera di Kennedy, dalla “Great Society” di Johnson e persino dalla figura di Reagan. Ora, questo equilibrio si è rotto. La spinta alla finanziarizzazione degli anni Novanta, l’11 settembre e poi la grande crisi del 2008 hanno drammaticamente incrinato il sogno americano che conteneva l’idea: essere bravi, avere successo è decisivo nel definire chi si è. A questo punto è emersa una società spaccata in due: da una parte la finanza, i ricchi, le classi acculturate delle grandi città dell’Est e dell’Ovest, che vivono comunque di privilegi; dall’altra parte, l’ex classe operaia della Rust belt, il popolo che nel Midwest affolla i vari Walmart, i sottoproletari completamente abbandonati anche dal partito democratico. Negli ultimi anni la disoccupazione sta diminuendo, ma i lavori sono precari come non


mai. La vita per le famiglie giovani in città come New York è diventata economicamente impossibile, l’accesso alle migliori scuole e università rimangono appannaggio di élites, conservatrici o liberal, mentre le classi medie spariscono. A New York, tre amici che si sono sposati negli anni Ottanta, sono riusciti a mantenere l’intera famiglia, moglie compresa, a mandare i figli nelle scuole private e a sostenere un mutuo per pagarsi la casa. I loro figli hanno da poco messo su famiglie in cui entrambe i genitori lavorano, i bambini non possono permettersi le scuole private e soprattutto non possono acquistare la casa. Alcuni sono emigrati nel Midwest. Le campagne elettorali dagli anni Novanta hanno ulteriormente incrinato il problema identitario, usando strategie di marketing che hanno contribuito a parcellizzare i gruppi in base a caratteristiche etniche e a stili di vita. Il problema di ogni politico è diventato ad esempio come orientare il voto di donne afroamericane, piuttosto che dei giovani bianchi delle coste, in base alle loro esigenze. E successivamente la “pezza” è risultata peggiore del “buco”, visto che la difesa di pur legittimi diritti è diventata l’ossessione del “politically correct” nei confronti delle minoranze, fino all’esigenza parossistica dei “safe spaces”, luoghi in cui proteggersi persino da opinioni altrui diverse dalle proprie. Così il popolo che si è sentito più insicuro e minacciato, ha scelto un miliardario populista come Trump, che non ha fatto che acuire le divisioni, richiamando però ai valori identitari originali di un’America che in parte non esiste più. Gli americani non sanno più chi sono, al punto che la storia del loro Paese viene insegnata in modo differente in base allo Stato in cui vivi. E anche al punto da rinunciare a festeggiare il Columbus day in California, per senso di colpa verso i nativi americani. Quale fisionomia riconquisteranno gli Stati Uniti è ancora tutto da comprendere. Una cosa però è certa: possono tornare a guardare la loro vita quotidiana per capire che il diritto alla felicità, sancito nella loro Costituzione, si raggiunge non con la riuscita di alcuni, ma con un desiderio non ridotto di tutti.

L’ITALIA, L’EUROPA E IL VENTO DI LONDRA DI PAOLO ANNONI

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negoziati tra Unione europea e Gran Bretagna diventano ogni giorno che passa sempre più complicati e la bozza di accordo annunciato da Theresa May sembra trovare davvero pochi consensi. La questione torna improvvisamente alla ribalta dopo due anni in cui ci hanno convinto e ci siamo convinti che gli inglesi scherzassero, che fosse una “pataccata” destinata in qualche modo a rientrare facilmente come il dentifricio dentro il tubetto. Ma l’Inghilterra non è un Paese a sovranità limitata o limitatissima come l’Italia e certe cose né succedono per caso, né si evolvono per caso; non ci sono dilettanti. Ci hanno detto per due anni che gli inglesi si avviavano verso il suicidio, che l’Europa li avrebbe schiacciati sotto il pollice e che quindi ci avrebbero ripensato tornando a Bruxelles con il capo coperto di cenere. Nessuno ci toglierà mai dalla testa l’articolo letto sul Financial Times qualche giorno dopo il referendum in cui si buttava lì come fosse una banalità che un accordo magari alla fine non sarebbe stato necessario semplicemente perché non ci sarebbe stata più un’Unione europea con cui trattare. Intendiamoci, chi ci spiegava che l’Inghilterra fuori dall’Europa si sarebbe “castrata” irrimediabilmente aveva ragione, ma sottovalutava enormemente il potere negoziale di Londra e si concentrava su una tattica, perdente, e non sulla strategia che guarda al peccato mortale della gestione franco-tedesca dell’Europa degli ultimi dieci anni. La Brexit inietta dosi da cavallo di volatilità in Europa in una fase macroeconomica, geopolitica e di politica interna europea molto, molto “particolare”. Spieghiamoci ancora meglio. Il secondo in cui la Gran Bretagna

decide di uscire dall’Europa è il secondo in cui deve fare di tutto e a tutti i costi per farla saltare. Oggi i tempi sono propizi e THERESA MAY le coincidenze si moltiplicano in tale modo che diventa molto difficile non sospettare un disegno lucido e paziente. L’Europa è bombardata dall’America, ha un incendio in casa scoppiato in un Paese, l’Italia, che ha perso con grandissimi demeriti la partita dell’integrazione europea ma che è stata umiliata stupidamente nel 2012, con una grandissima tattica franco-tedesca e un’ottusità strategica e a questo si aggiunge al momento “meno opportuno”, il trauma gravissimo della Brexit. Friedrich Merz, probabile successore di Angela Merkel alla guida della Cdu, sembra abbia capito perfettamente quale sia la partita che si sta giocando. Speriamo che in Germania emerga la parte più lucida e non quella più ottusa. Anche noi italiani dovremmo fare la nostra parte, perché quello che sta succedendo per noi europei rischia di essere una sconfitta epocale. Un ultimo punto se ci consentite. C’è un partito nuovissimo in Italia che da fonti stimate e credibili è stato associato a un’iniziativa propositiva “anglo-americana”. L’ennesima coincidenza fortunata per la Gran Bretagna che oggi ha completamente ribaltato i rapporti di forza rispetto a quanto si diceva due anni fa. Di libri che provano l’influenza inglese in Italia ce ne sono diversi e sono documentatissimi. Noi ci chiediamo quanto sia “lungimirante” sparare sull’Italia mettendola nell’angolo in questa fase. Speriamo che si faccia di necessità virtù. Altrimenti siamo messi male.

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TALENT SHOW

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CI PIACE UN ADDIO IN STILE A CHI NON SA RICONOSCERE L’INNOVAZIONE Matteo Marzotto dimissionario dal vertice di Italian Exhibition Group, una sua invenzione per creare un gruppo fieristico competitivo e internazionale

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’ha presieduta per anni con successo, l’ha aperta al mondo esportando a Dubai la sua “Vicenzaoro” – la più importante manifestazione espositiva della gioielleria – e, miracolo, è riuscito a fonderla con quella di Rimini, in modo da creare un polo capace, a giorni, di quotarsi in Borsa, l’“Italian Exhibition Group”. Pet utte queste ragioni, Matteo Marzotto ci piace. Ci piace meno che l’imprenditore abbia ritenuto di dover concludere la sua esperienza gestionale nell’azienda. L‘ha fatto con stile – è un suo pregio - e senza troppe polemiche, ma la sua è una di quelle uscite che raccontano la scelta di un “male minore”. E lasciano l’amaro in bozza. E questo non ci piace. Ma se l’ha fatto, è perchè ci è stato costretto. Meglio chiudere un’esperienza considerandola “missione compiuta”, perchè in parte lo è, che intestardirsi ad estenderla contro ogni evidenza e contro il fuoco di sbarramento dei soci di maggioranza riminesi, perché Marzotto e i vicentini, pur di creare il polo unico tra le due fiere, avevano accettato l’inevitabile conseguenza di finire in minoranza, ma l’avevano pagata in termini di assoluta e imprevista marginalizzazione. Ora, beghe e dissapori a parte – che certo non aiutano un’azienda ad entrare nel mercato borsistico con l’opportuno generale gradimento - resta il problema di fondo: l’unica fiera davvero grande in Italia, quella di Milano, è solo terza in Europa per capacità espositiva con 345 mila metri quadrati; Rimini e Vicenza insieme arrivano a 200 mila, e non entrano nemmeno nella top-ten europea. Molta strada ci sarebbe da fare ancora. Con la strategia di Marzotto era stata intrapresa. Si vedrà ora se proseguirà.

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«Compiuta» la fusione tra la sua Fiera di Vicenza e quella di Rimini, meglio andarsene che ammuffire

La «gig economy» può funzionare a patto che si rispettino i diritti di base dei lavoratori

lovo assorbe Foodora, e ci sta. Ci sta perché questo mercato colorito e visibilissimo - ma di modesto valore intrinseco - del “delivery” di cibo e altro, cioè del fattorinaggio, è uno dei segni plastici di un’evoluzione del costume che offre piccole, nuove praticità nella risposta a bisogni non nuovi (chiunque abbia i capelli grigi ricorda che “i ragazzi del bar” esistono da ben prima dell’invenzione di Internet): e quindi ben venga. Ma, chiarito che l’innovazione, quella vera, è ben altro dai fattorini, e che non c’è niente di male a offrire “lavoretti” che integrino i salari bassi dei tanti lavori part-time di questa nostra epoca precaria, c’è molto di male invece nel progettare sviluppo sui maltrattamenti. In due parole: il delivery rende poco alle imprese che lo gestiscono e quindi deve costare pochissimo. Ci si sono messi in tanti, e il mercato italiano non li regge tutti. Quindi i più dinamici, tra cui Glovo, mangiano gli altri, tra cui Foodora. Peccato che quello straccio di garanzie che i fattorini, circa 2000, di Foodora avevano acquisito, pur nel precariato in cui erano, sia stracciato dall’accordo. I loro contratti erano, in massima parte, di co.co.co, quindi di collaborazione ma fissa, e invece Glovo accetterà le loro candidature di continuità ma solo a condizioni di assoluta autonomia, insomma a gettone. Una considerazione sorge spontanea. Questi lavoretti, giovano o nuociono a chi li fa a seconda se abbiano o meno un minimo di tutela. Se per stare in piedi le aziende non posso assicurarne neanche un po’, tanto vale farne a meno. Uscire dall’ufficio per la pausa pranzo anziché chiamare un fattorino fa bene: due passi ci vogliono, a metà giornata.

NON CI PIACE GLOVO “SI PAPPA” FOODORA. E I RIDER? PEGGIO PER LORO La multinazionale del food delivery ha comprato la rivale. Ma i “fattorini” rischiano di ritrovarsi ancor più precari. È questo il nuovo che avanza?



SHORT STORIES

Nuove tecnologie

AI, le intenzioni sono buone ma la diffusione no Uno studio di Microsoft e EY certifica la scarsa penetrazione dell’intelligenza artificiale Solo il 4% delle aziende europee sta attivamente utilizzando l’intelligenza artificiale in molteplici processi e per abilitare operazioni avanzate, mentre il 61% delle imprese è ancora in fase di pianificazione e sperimentazione. Sono alcuni dei dati che emergono da uno studio realizzato da Microsoft ed EY dal titolo “L’Artificial intelligence in Europa”. La ricerca ha coinvolto 277 aziende Tra gli altri risultati degni di attenzione il fatto che, nel 71% dei casi, l’intelligenza artificiale venga riconosciuta come un tema importante per i loivelli apicali dell’azienda, mentre il 57% degli intervistati è convinto che l’AI avrà un grande impatto

su aree di business che oggi sono ancora inesplorate. Ma fondamentalmente l’intelligenza artificiale servirà a ottimizzare e migliorare i processi aziendali. Ne ho convinto l’89% del campione che si aspetta benefici di business, mentre tre intervistati su quattro sono convinti che grazie all’AI sarà possibile coinvolgere in maniera più efficace i clienti, con un conseguente incremento delle occasioni di business. Il problema rimane però il grado di preparazione delle aziende, che ancora non sono così pronte ad abbracciare la digital transformation nel suo compkesso. Le aziende italiane stanno attivamente esplorando le opportunità offerte dall’AI, tuttavia emerge un ritardo in termini di grado di maturità: solo il 15% delle imprese nostrane ha dichiarato di esser andata oltre lo sviluppo di progetti pilota, rispetto alla media europea del 32%. Ciononostante, la maggior parte delle aziende del campione dichiara che l’AI è attualmente considerata un tema chiave a livello di Executive e l’80%

Gestione d’impresa

Il 30 ottobre scorso, a Milano, è stato conferito il “Premio Canova di Letteratura e Gestione d’Impresa 2018” a Marina Brogi, economista e professore ordinario di economia degli intermediari finanziari presso l’Università la Sapienza di Roma. Il riconoscimento le è stato attribuito per il libro “Corporate Governance” della collana Pixel di Egea Bocconi. La scelta del vincitore dell’edizione è stata presa dal Comitato di Lettura (presidente Gianfiluppo Cuneo), da un Comitato Scientifico

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GLI STUDENTI ORA FANNO I CONSULENTI

Gli allievi della business school ESCP lavoreranno a fianco di alcune startup

delle realtà ritiene che nei temi legati al digitale l’AI sia tra le top priority. Inoltre l’Italia si distingue come uno dei Paesi con le aspettative più alte e i più sono convinti che l’AI avrà un impatto significativo sui diversi settori. Nell’ultimo decennio in Italia ben 29 transazioni hanno coinvolto aziende attive in ambito AI. Di queste, 20 hanno totalizzato un valore dell’accordo di oltre 47 milioni di dollari. Il 52% delle realtà che hanno ricevuto investimenti o sono state acquisite si focalizzava su tecnologia machine learning, seguito da smart robotics.

Consulenza

A Marina Brogi il Premio del Canova Club Il riconoscimento è stato conferito all’economista per il libro “Corporate Governance”

Start-up

RSM Italy vince il “Member firm of the year” (presidente Guido Corbetta) e da una Giuria (presidente Umberto Bertelè). Il libro scritto da Marina Brogi propone un inquadramento sintetico ma esaustivo della Corporate Governance, un tema complesso, al crocevia di tante materie, che richiede sia la conoscenza della normativa e come essa si traduce nell’attività degli organi apicali delle società sia, e forse ancor più, una visione dall’interno del loro funzionamento. Nel volume, la visione d’insieme e il rigore scientifico dello studioso sono arricchite dall’esperienza nei diversi tipi di organi di amministrazione e controllo.

Il prestigioso riconoscimento è stato ottenuto alla World Conference di Toronto La branch italiana di RSM, uno dei più importanti gruppi internazionali di audit, tax &consulting e quinto player a livello globale per fatturato, è stata insignita a Toronto del “Member Firm of the Year”. Un riconoscimento che è stato consegnato lo scorso 8 novembre a Rocco Abbondanza, presidente di RSM Italy. La World Conference di Toronto, ha evidenziato come RSM stia utilizzando tecnologie emergenti, nuove modalità di lavoro e innovativi servizi al cliente con il fine di costruire un

Imparare ad analizzare i trend di mercato e confrontare i competitor, pianificare campagne di comunicazione e marketing, studiare un prodotto per migliorarne la performance e misurare i risultati: sono solo alcune delle attività che coinvolgeranno gli studenti del programma Bachelor in Management (BSc) della business school ESCP Europe che per cinque mesi lavoreranno come giovani consulenti aziendali fianco a fianco con alcune delle più innovative start-up italiane. Prende il via la terza edizione dei Collective Project, quest’anno sviluppati in collaborazione con SocialFare, il primo centro italiano dedicato all’innovazione sociale, la media Agency BTREES e la rete di imprenditori Réseau Piemonte, con la convinzione che la pratica rafforza la conoscenza.

futuro di successi duraturo e una crescita globale. L’attenzione si è focalizzata sul ruolo strategico che il personale RSM ha nel guidare l’innovazione e la trasformazione del middle market, in luce di difficoltà quotidiane quali: rischi globali, guerre commerciali e implicazioni fiscali dovute alla rivoluzione digitale.


SHORT STORIES

Istruzione

Innovazione

Il presidente della Scuola San Benedetto: «Divario profondo tra realtà e la sua percezione»

Il dispositivo capace di evitare l’aquaplanning ha ottenuto la cifra da due fondi d’investimento

Easyrain raccoglie 5 milioni di euro

A scuola di politica contro i pregiudizi Presentata a Brescia, lo scorso 8 novembre, la 13esima edizione della Scuola San Benedetto per la formazione politica. Avviata nel 2006 dalla Fondazione San Benedetto è stata la prima iniziativa a livello provinciale a farsi carico del grave deficit di cultura e di competenze in ambito sociale, politico e amministrativo che si è accentuato anche col venir meno del ruolo dei partiti popolari. Non è una scuola di partito e, in quanto tale, è aperta alla partecipazione di chiunque, sia interessato ai temi che riguardano la gestione della cosa pubblica e l’esercizio della democrazia a partire dal governo degli enti locali, avendo come punto di riferimento l’applicazione del principio di sussidiarietà; ossia di quel principio per cui occorre anzitutto creare le condizioni di libertà perché i corpi intermedi possano operare e rispondere ai bisogni delle comunità in cui operano. La Scuola San Benedetto è perciò a pieno titolo una scuola di politica nel senso più completo del termine. Da quest’anno

Lavoro

LAURA BOLDRINI PRESENTA PROPOSTA PER SOSTENERE L’OCCUPAZIONE FEMMINILE

L’Italia ancora indietro per il lavoro delle donne con tassi lontani dalla media europea L’ex presidente della Camera Laura Boldrini torna a fare politica attiva e lo fa da Milano, dove ha lanciato la sua proposta per una legge

ha dato vita a un network con esperienze analoghe promosse in altre nove città italiane da fondazioni o circoli culturali di diverso orientamento ideale. Oltre a Brescia ci sono Milano, Roma, Avellino, Bologna, Catania, Lamezia Terme, Padova, Treviso e Torino.. «Si intende proporre un servizio nei confronti dei cittadini che contrasti un diffuso “analfabetismo civile” attraverso la formazione alla cittadinanza intesa come un insieme di saperi e competenze specifiche che costituiscono il presupposto di qualsiasi esercizio dei diritti e dei doveri connessi alla cittadinanza», si legge nel manifesto programmatico delle dieci scuole. «Per decidere bisogna conoscere - spiega il presidente della San Benedetto Graziano Tarantini -. Ma in tutto il mondo occidentale si manifesta una spinta a riconoscere un peso sempre più rilevante alla volontà dei cittadini e, allo stesso tempo, si manifesta un divario molto alto, in particolare nel nostro Paese e negli Stati Uniti d’America, tra la realtà e la sua percezione».

Una soluzione tecnologica innovativa che permette, contrastando gli effetti derivanti dal fenomeno dell’aquaplaning, di migliorare le prestazioni delle auto su asfalto bagnato. È l’invenzione di Easyrain, che festeggia un aumento di capitale in tranche successive di 5 milioni di Euro. I fondi provengono da

a sostegno dell’occupazione, soprattutto quella femminile. Secondo l’ex inquilina di Montecitorio, si deve superare la grave situazione italiana che vede meno della metà delle donne impegnate in attività lavorative e professionali, e ragigungere nei prossimi anni almeno la media europea di occupazione femminile che è appunto del 62%. Per cogliere un risultato di questo tipo, però, serve che l’Italia vari un piano

straordinario di investimenti pubblici e privati, capaci di creare lavoro “buono”, stabile e dignitosamente retribuito. Ma la ripresa dell’occupazione non è di per sé garanzia di maggiore spazio per le donne. Per questo - secondo la Boldrini - si rendono necessarie iniziative, anche legislative, che garantiscano che una quota consistente dei nuovi assunti sia composta da donne. Insieme a una serie di misure che intervengano sui temi del

Formazione

Gli studenti di agraria aperti alle tecnologie Per il 95,2% l’innovazione digitale fondamentale per rintracciabilità e sicurezza alimentare Una ricerca sugli studenti di agraria condotta da Image Line, azienda italiana specializzata nelle soluzioni digitali per l’agricoltura, permette di mappare una nuova generazione di agronomi che guadano con favore alle nuove tecnologie. Oltre il 90%

due investitori: Indaco Ventures I e Aldo Bianchi Vimercati. Il dispositivo creato da Easyrain è pensato per poter essere installato su qualsiasi vettura: progettato e brevettato da Giovanni Blandina, l’inventore e founder di Easyrain, il dispositivo è composto da un sistema di iniettori alloggiati davanti agli pneumatici, che viene attivato da un software di controllo che non necessita di nessun sensore aggiuntivo, capace di rilevare l’innesco del galleggiamento della vettura e la conseguente perdita di controllo su fondi bagnati. Attraverso un getto ad alta pressione ed i ridotti tempi di reazione, viene rimossa l’acqua in eccesso ristabilendo l’immediato controllo della vettura. dei rispondenti, infatti, ritiene che l’utilizzo del digitale sia importante per una maggiore efficienza dei processi produttivi (93,6%) e per migliorare la conoscenza del settore (91,7%), con conseguente aumento delle conoscenze tecniche per il proprio lavoro (92,7%). Ma non solo, ben il 95,2% degli studenti, sensibile alle richieste del mercato, ritiene che i moderni strumenti tecnologici siano sempre più importanti per una maggiore rintracciabilità e sicurezza alimentare. L’indagine mostra inoltre come gli studenti vedano l’agricoltura italiana di domani più sostenibile (50,8%), legata alla tutela del territorio (41,8%) e con meno burocrazia (38,7%). welfare, della condivisione e della conciliazione tra tempi di vita e tempi di lavoro (per uomini e donne), di un sostegno alla maternità che non costringa più le donne a scegliere tra professione e genitorialità, che riguardino i servizi di cura e assistenza. Uno delle proposte della legge è di accorpare in un’unica disposizione i vari bonus relativi alla genitorialità, al fine di garantire maggiore omogenità del dettato normativo.

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STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

C’è fermento, nel mondo imprenditoriale. La linea di demarcazione tra management e proprietà è sempre meno definita. I manager coinvestono e gli imprenditori mettono in campo strategie degne un executive. Lo storytelling offre modelli e soluzioni impensate alle pmi. Come ci insegnano le storie di Bonprix, Graziella Holding e molte altre che raccontiamo in queste pagine

«BASTA LAVORARE PER GLI ALTRI» E IL MANAGER SI FA IMPRENDITORE Quando il dirigente passa (si fa per dire) dall’altra parte della barricata. Perché non esistono progetti vincenti senza un completo allineamento di interessi. E coinvestire con l’azienda è il nuovo trend di Marina Marinetti

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ordon Gekko non li avrebbe mai approvaCristiano Ottonelli, protagonista di un caso da ti. Il mitico (nel senso che non è esistito) manuale. speculatore della Wall Street di Oliver Stone comprava le aziende, le spolpava e buttava Mi chiamano già CR8 via gli avanzi. Il loro mantra, invece, è crescere Genovese, classe 1973, una laurea in Econoinsieme alla loro impresa. Ci mettono la faccia, mia nella sua città natale, due semestri da visiil tempo e i soldi. I loro. Sono i manager 3.0, ting student a Berkeley, per l’advisor Cristiano quelli che, dopo aver Ottonelli era invitabile DOPO ANNI IN AZIENDA, IL KNOW HOW lavorato per anni in l’approdo a Milano, ACQUISITO “CERCA” UN NATURALE aziende di altri, hanin una delle molte, SFOGO. PER QUESTO GLI EXECUTIVE no deciso di mettersi DECIDONO DI DIVENTARE IMPRENDITORI moltissime boutique in proprio e investire, d’investimento spuno meglio, co-investire, in un’attività tutta loro. tate come funghi a cavallo degli anni ’90. Piani Mettendo insieme due figure che di solito sono industriali, pianificazioni di budget, sistemi antagoniste, perché hanno obiettivi diversi: di controllo sono sempre stati il suo pane. Ha quella dell’impreditore e quella del dirigente. lavorato con il gruppo Consiel, con Ramboll Il primo interessato a garantire il futuro dell’a(quelli che hanno costruito il ponte Øresund zienda, il secondo concentrato sugli obiettivi a tra Copenaghen e Malmo, tanto per capirci), breve termine per ottenere bonus e premi di poi a Bruxelles, a prevedere l’impatto microrisultato. «Non esistono progetti vincenti seneconomico per conto di vari big donors. Torza un completo allineamento di interessi», dice nato in Italia nel 2006, con Camelot, private

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STORY-LEARNING

CRISTIANO OTTONELLI, CEO DI LA GRIFFE

MAURO GALLAVOTTI, PRESIDENTE DI CELLI

equity rivolto al Luxury goods, ha iniziato ad ma “CR8”, usando le sue iniziali e imitando la affacciarsi al mondo della moda. Infine, quelsigla di Cristiano Ronaldo. La Griffe oggi prolo che definisce «un turnaround non andato a duce per Roveda (Chanel), Christian Loubutin, buon fine»: quello di Lario, uno dei più antichi Alexander McQueen. calzaturifici italiani, acquisito dalla coreana Al primo esercizio i debiti verso i fornitori E.Land (che ha in portafoglio, tra gli altri, anerano già ripianati e il fatturato passava da che Mandarina Duck 140mila euro a 1,2 CRISTIANO OTTONELLI (LA GRIFFE): e Coccinelle), di cui milioni, saliti nel frat«LA NOSTRA VERA INNOVAZIONE È AVER era amministratore tempo oltre i 7 - «Ma DIMOSTRATO CHE UN’AZIENDA delegato: «Ero in un i numeri sono ancora DI PRODUZIONE DEVE PRODURRE» momento di difficoltà di lì a venire», precisa professionale e di mercato, nel 2012, quando l’amministratore unico - con una cinquantina uscii da Lario», racconta. «Un amico, un po’ di dipendenti tutti giovani, mediamente sotto per gioco, mi chiese “Perché non ti compri i trent’anni, nonostante si dica che nel calzatu un calzaturificio?”. Così ho messo gli occhi turiero non c’è più professionalità. «La nostra su La Griffe di Parabiago, allora in grandi difvera innovazione è aver dimostrato che un’aficoltà, che aveva solo 9 dipendenti, di cui 3 zienda di produzione deve produrre», dice lui, prossimi alla pensione. Contro tutto e contro senza scherzare troppo. Il cambio di casacca, tutti mi sono messo in affari con alcuni soci di da manager a imprenditore? «Non è cambiato una holding di investimento che però, come nulla in termini di impegno, ma oggi sono più me, sono intervenuti con capitale personale. contento di ieri. E mi sento a casa anche quanSono fortunato ad averli incontrati, perché la do lavoro. In effetti a darmi la spinta è stata pensano come me. Siamo partiti da una visioproprio la voglia di mettere in piedi un’azienne chiara su quello che avremmo dovuto fare: da a mia immagine e somiglianza. Non c’è più un miracolo». Compiuto con un riposizionadistinzione tra manager e imprenditore». Di mento strategico e soprattutto a un cambio di più: secondo Ottonelli il modello rigidamente prospettiva: da manifatturiera ad azienda di gerarchico è superato: «In azienda non abbiaservizi. «La calzatura è un prodotto talmente mo un organigramma, ma figure di riferimencomplesso che se pensi di usare solo le mani to. Fino a 10-15 anni fa si parlava di assenza sbagli», dice Ottonelli. Qualcuno già lo chiadi managerializzazione nelle imprese. Invece

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MATTIAS BRAHAMMAR, CO-OWNER DI VEESPO

parlerei di assenza di imprenditorializzazione dei manager».

Più che vitale: Veespo A volte il passaggio da manager a imprenditore avviene per amore. O per un patto di non concorrenza. O magari per entrame le ragioni. Come nel caso di Mattias Bråhammar. Svedese, classe 1971, da Malmö, dov’era direttore di produzione in una società televisiva, è approdato a Milano, come molti, al seguito della fidanzata (poi diventata moglie). Qui ha seguito la fase di startup di 3Zero2, la casa di produzione di Mario Rasini e Piero Crispino (Colorado Cafè, Disney Channel, Discovery, ecc.), dove è stato direttore operativo per sette anni, poi ha messo in piedi QVC Italia (Come Vice President, Tv Sales & Operation) per poi passare alla concorrenza come Executive Vice President e membro del board di HSE24 Home Shopping Europe. «Ho passato tre anni sempre lontano da casa, tra Mosca e Monaco», racconta. «A un certo punto dovevo scegliere tra trasferire tutta la famiglia o cambiare lavoro. Ma adoro Milano, per me è la base giusta. E volevo fare qualcosa di mio». Così ha salutato HSE24 e il suo impegnativo ruolo e su invito di Giovanni Volontè (un altro manager, già direttore in Iveco e in Conbipel, advisor di Oaktree, partner di Xenon private equity, Aegir


DA IMPRENDITORE TROVO MOLTO GRATIFICANTE L’IMMEDIATEZZA TRA L’IDEA E L’AZIONE e Copernicus), conosciuto a scuola dei figli, è entrato in società in Veespo, startup che fornisce servizi di engagement ad alto contenuto tecnologico utilizzando e sviluppando tecnologie di machine learning, artificial intelligence e predictive analytics. Descritto così, il business potrebbe sembrare alquanto fumoso. Ma non lo è: Veespo punta tutto su un’App che permette a grandi organizzazioni e gruppi di dialogare, comunicare e ricevere feedback in diretta, in qualsiasi lingua, con analytics e output in tempo reale. Permette di far emergere un vero consensus su qualsiasi argomento. Altro che stelline di Amazon. Ci hanno scommesso, per il momento, una decina di investitori privati tra Londra e Milano. E c’è in ballo un aumento di capitale importante grazie a venture capitals che si stanno interessando al fenomeno. Un po’ per pudore, un po’ per scaramanzia, di cifre ufficiali non si parla. «Certo, mi piacerebbe poter dire che saremo la prossima Instagram, ma sono produdente», scherza il Chief Operating Officer di Veespo, nonché co-owner (sappiamo l’inglese e non abbiamo paura di usarlo). La motivazione nel cambio di ruolo è alta: «Da manager è frustrante quando hai un’idea che sai essere vincente non viene realizzata per la miopia dell’azionariato. Ora, da imprenditore, trovo estremamente gratificante l’immediatezza tra l’idea e l’azione».

Più che stock option, policy aziendali e Gruppo Ambrosetti, oggi presidente e ceo di Coivestire è un must. Mario Abbadessa, CounCelli Spa di San Giovanni in Marignano, azientry Head del colosso americano del real estate da leader nel mondo nel settore degli impianti Hines, nel centro di Milano ha firmato i rogiti ed accessori per la spillatura di bevande: «Nel per l’acquisto del palazzo di piazza Cordusio 2013 ho coinvestito insieme al fondo Consi2, del flagship store di Geox in via Torino, di lium Sgr, specializzato sulla prima manageriaPalazzo Aliverti, sede di Gucci, in via Broletto, lizzazione d’azienda, che ha rilevato il 70% del dell’ex sede della Bancapitale dell’azienda». MAURO ABBADESSA (HINES): ca di Roma in piazza E da 130 dipendenti «UNA COMPONENTE DI TUTTI I NOSTRI Edison, di un palazzo e un fatturato di 32,7 INVESTIMENTI È MIA. C’È UN PIENO in via Dante, dell’ex milioni di euro, oggi il ALLINEAMENTO DI INTERESSI» sede di Luxottica, in via giro d’affari ha superaOrefici, a due passi da piazza Cordusio. Cointo i 100 milioni e i dipendenti sono diventati vestendo personalmente in ogni operazione: più di 400. «È stata una crescita fatta per il «Abbiamo il 10 % di tutti gli investimenti e una 50% in modo organico e per l’altro 50% con componente è mia: c’è un allineamento di inteacquisizioni e maggiore penetrazione nei merressi pieno». Sulle cifre, Abbadessa non si sbotcati clienti: tanta innovazione di prodotto, ma tona. E non lo fa neppure Mauro Gallavotti, maanche di business», spiega Gallavotti. Lui ci ha nager di lungo corso con un passato tra Nestlè messo lo zampino e anche il portafoglio.

Metter su casa.it La parabola del sito immobiliare, comprato dalla Newscorp di Rupert Murdoch e poi rivenduto alla cordata guidata dal ceo Luca Rossetto: un caso da manuale di management buyout

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a storia è sempre la stessa: un manager che vede più in là della proprietà e decide di comprarsi l’azienda per cui lavora. Come ha fatto Luca Rossetto, il ceo di Casa. it. Così quando Rea Ltd, di proprietà della Neswcorp di Rupert Murdoch, che l’aveva acquistata nel 2007, nel dicembre 2016 decise di venderla, si fece avanti: «Chiesi al consiglio di amministrazione se potevo attivare un processo di management buyout. Mi imposero condizioni estremamente restrittive. Ma fummo velocissimi e col fondo di private equity Oakley Capital in quattro settimane mettemmo sul piatto

132,6 milioni di euro senza chiedere prestiti», ricorda. Ha lavorato sulla squadra dei manager, sul business, ma soprattutto sui fondamentali: «Eravamo l’unica azienda digitale ad avere un problema di bad debt: non incassavamo i soldi, vendevamo a gente che non pagava. C’era uno scarso focus manageriale, una modesta visione delle proprie responsabilità». La crescita dei ricavi non si è fatta attendere: Casa.it ha chiuso il bilancio d’esercizio al 30 giugno 2017 con più di 23 milioni di euro di fatturato e con un margine operativo lordo superiore al milione di euro.

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Caserta si riscopre come modello di sviluppo È la quarta area industriale d’Italia, ad alto tasso d’ innovazione. E dieci aziende dinamiche, con Demanio e Confindustria, stanno facendo più bella la Reggia vanvitelliana di Claudio D’Aquino

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à dove c’era l’erba alta ora c’è… un giardino, restituito allo splendore del genio vanvitelliano. È il nuovo proscenio della Reggia di Caserta, uno dei palazzi italiani più celebri, Patrimonio Unesco. Con un imponente numero di stanze (1200) e di finestre (1742), è la dimora reale più grande al mondo, edificata con il palese intento di rivaleggiare con Versailles. La Reggia, una’imponente enclave di memoria storica e una delle più importanti testimonianze del patrimonio artistico e architettonico italiano, è oggi uno dei siti italiani più visitati: più di ottocentomila presenze ogni anno. Ma la sua facciata anteriore ha dovuto scontare l’imperdonabile abbandono - tra erbacce, siepi incolte e rifiuti - dell’estesa e peculiare piazza intitolata a Carlo III di Borbone, un “canto del cigno” del Barocco. Però da qualche settimana l’aspetto della piazza più grande d’Italia (e fra le più grandi d’Europa: 130 mila metri quadrati) è migliorato nettamente. Grazie all’opera premurosa di un drappello di esperti giardinieri. E grazie soprattutto a dieci aziende della provincia di Caserta che, su impulso di Confindustria e d’intesa con l’Agenzia del Demanio e la Città di Caserta, hanno aperto i cordoni della borsa per sostenere il progetto di riqualificazione, con l’obiettivo di restituirlo al decoro e al prestigio che aveva al tempo dei

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GIARDINIERI ALL’OPERA. A DESTRA, LUIGI TRAETTINO

Borbone. Una compagine formata da Gruppo Boccardi, Boston Tapes, Eurogiardinaggio, Ferrarelle, Firema, Titagarh, Getra, Landolfi e Traettino costruzioni, Pineta Grande e Proma. «L’intervento di bonifica durerà diciotto mesi – spiega il presidente di Confindustria Caserta Gianluigi Traettino – e rientra nell’azione più ampia di rebranding territoriale che ci ha permesso di proporre l’immagine del territorio nella maniera più adeguata il 6 novembre scorso, giorno in cui abbiamo presentato il “Caserta modello di sviluppo” agli L’INTERVENTO DI BONIFICA DURERÀ DICIOTTO MESI – SPIEGA GIANLUIGI TRAETTINO – E RIENTRA IN UN’AZIONE DI REBRANDING TERRITORIALE

ambasciatori di India e Israele e al ministro consigliere per gli Affari Economici dell’ambasciata degli Stati Uniti». Modello che può contare sulla quarta area industriale d’Italia - la più estesa del Mezzogiorno - distante poco più di 20 chilometri in linea d’aria dal porto di Napoli: quattordici agglomerati industriali, oltre 24 mila imprese manifatturiere e delle costruzioni, 122 start up innovative legate al mondo ICT e il quarto polo orafo d’Italia, il Tarì, che a sua volta riunisce quattrocento aziende associate. Senza contare la presenza dell’Interporto Sud Europa di Maddaloni-Marcianise, che dai

primi di novembre ha cominciato a “pompare” ogni notte una mole ingente di merci verso il Nord Italia, per l’equivalente di 18 Tir, raggiungendo Bologna in sole tre ore. Qui la crisi più lunga dal dopoguerra ha selezionato una nuova tipologia di imprese, per lo più di medie dimensioni, molto avanti nell’aggancio ai mercati emergenti. Lo attesta un export che a Caserta, tra il 2011 e il 2017 (e con la sola eccezione del 2004), si è costantemente tenuto al di sopra del miliardo di euro. «La crisi – aggiunge il presidente Traettino - ha prodotto tanti problemi alle aziende labour intensive, ma ha anche lasciato sul terreno capacità e competenze diffuse in tema di innovazione e sviluppo tecnologico. Esse oggi alimentano, ad esempio, le filiere dell’automotive e dell’aerospazio che proprio qui, a Caserta, vantano assolute eccellenze nel paesaggio industriale italiano». Significativo, fra i tanti, l’esempio del Cira di Capua, impegnato a realizzare infrastrutture capaci di simulare una colonia umana su Marte.


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Nel paniere di Graziella Holding gioielli, borse e... geotermia Al business dei preziosi (che fattura soprattutto all’estero) e al brand Braccialini (forte sul mercato italiano), il gruppo ha affiancato la divisione Green Power dedicata alle energie sostenibili di Riccardo Venturi

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na holding con tre anime che hanno in comune un’elevata qualità made in Italy. È Graziella Holding, che alla corazzata dei gioielli di gamma alta da cui prende il nome ha affiancato, oltre alla divisione Green Power dedicata alle energie sostenibili (con una specializzazione nella geotermia che molto bene si adatta all’Italia) l’altro storico marchio in campo di bags & leather goods Braccialini, acquisito ad aprile del 2017. «Ma il contatto era iniziato già tre anni prima – dice Giovan Battista Gori (nella foto), presidente di Graziella Holding – quando abbiamo deciso di abbinare il nostro gioiello alla moda. L’azienda più adatta al mondo per questa strategia, quella che aveva nel dna le caratteristiche per completarci era proprio Braccialini, con le sue borse e i suoi accessori». Il nuovo management ha lavorato alla riorganizzazione dell’azienda, riducendo il personale da 120 a 80 unità, «ma soprattutto», sottolinea Gori «abbiamo portato i nostri concetti strategici di ringiovanimento del prodotto e del marchio da una bellezza un po’ museale a uno stile più giovane, che coniu-

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gasse il progetto “gioiello” a quello “moda”». I risultati cominciano a vedersi: nel 2018 il fatturato sta salendo da 8 a 9 milioni di euro. E si stanno implementando nuove strategie commerciali che mirano all’internazionalizzazione: «Abbiamo una serie di progetti con un accordo molto importante in Giappone, con 20 temporary shop», mette in evidenza il presidente di Graziella Holding «e in Russia, oltre a tre nuovi negozi a Dubai, un outlet in apertura in Finlandia e venti franchising nel mondo».

IL PRESIDENTE GIOVAN BATTISTA GORI: «IL NOSTRO PROGETTO DI CENTRALE A BASSO IMPATTO È COSÌ INNOVATIVO DA VENIR PREMIATO A LIVELLO EUROPEO»

Mentre i gioielli Graziella fatturano il 90% dei 67 milioni totali all’estero, a oggi Braccialini ricava al contrario il 70% dal mercato italiano, di cui il 70% viene dal retail e non da doors od outlet proprietari. «Ma come noto i consumi in Italia sono calati », osserva Gori, «quindi dobbiamo assolutamente internazionalizzare il brand. L’obiettivo per il 2019 è di salire a 10 milioni di fatturato, lavorando sull’export, ma senza perdere il mercato italiano: a dicembre apriamo il nuovo negozio in via Frattina a Roma». Anche l’altra divisione Graziella Green Power è in rampa di lancio, grazie a diversi progetti

tra i quali spicca quello legato al geotermico. «Burocrazie permettendo» spiega il presidente di Graziella Holding «entro il 2020 avremo un impianto geotermico da 50 milioni di euro con Engie, gruppo Gas de France, 51% noi e 49% loro». Le centrali geotermiche di Graziella Green Power sono di tipo avanzato, a ciclo binario a media entalpia: oltre ad avere dimensioni modeste e quindi con basso impatto visivo, hanno impatto ed emissioni zero. Il vapore prelevato, dopo aver generato corrente elettrica mediante il calore in esso contenuto, viene infatti reimmesso nel sottosuolo senza emissioni. «Il progetto è così innovativo che è stato premiato a livello europeo. Inoltre proprio per questo impatto zero l’Europa ci sta dando un contributo», sottolinea Gori. L’energia geotermica ha grandi potenzialità di sviluppo in Italia, e in Toscana in particolare: «Il Paese potrebbe produrre il 15% del fabbisogno energetico con la geotermia», osserva il presidente di Graziella Holding. «Già l’Enel in Toscana produce una percentuale analoga di quello regionale». Un’altra operazione è in corso nel settore fotovoltaico: «Stiamo per chiudere una partnership per un impianto da 300 megawatt», conclude Gori «con 200 milioni di investimento dal 2019 al 2022, probabilmente con Engie e un altro gruppo quotato del fotovoltaico».



LA METAMORFOSI DEL PORTO DI PALERMO: DA NON-LUOGO A SCALO-CHIAVE DEL MEDITERRANEO GESTIRE L’IMPRESA

Il piano dell’Autorità presieduta da Pasqualino Monti restituisce alla città un fronte costiero che offre nuove modalità di vita quotidiana a pochi chilometri da uno dei centri storici più belli del mondo di Maddalena Bonaccorso

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ra un gigante imprigionato, il porto torità di sistema portuale del Mare di Sicilia di Palermo. Tra contenziosi e beghe occidentale (che racchiude anche Termini legali, negava il mare alla città e rapImerese, Trapani e Porto Empedocle) dal 28 presentava una ferita stretta tra quello che giugno 2017 c’è Pasqualino Monti: 44 anni, secondo Goethe è il lunga esperienza – “promontorio più bel- CON LA DEMOLIZIONE DEI SILOS GRANARI anche - al vertice di È INIZIATO IL DISEGNO DEL NUOVO lo del mondo”, il monAssoporti e dell’autoSKYLINE. E UN CONCORSO DI IDEE te Pellegrino, e una rità portuale di CiviREINVENTERÀ I NUOVI TERMINAL città che da decenni tavecchia, ha le idee cerca di uscire dalla crisi. Ed è paradossalmolto chiare, da manager che vuole cammente da una distruzione, che è cominciata biare il mondo. Quantomeno, il suo mondo, la rinascita del porto: con la demolizione dei quello di un’infrastruttura che già registra silos granari è iniziato il disegno del nuovo grandi risultati: «Io sono un skyline di questa infrastruttura stramanager sul campo» tegica, che con 172 navi attraccate spiega Monti «mi e 580.000 crocieristi nel 2018 metto gli scarponi (+120.000 rispetto all’anno e vado a seguire i precedente) e un traffico ro-ro cantieri, perché cresciuto (assieme a Termini il porto per me Imerese) del 5,9% , è uno è la “mia” imdei maggiori scali strategici presa, deve credell’intero Mediterraneo. are lavoro e dare Alla “guida” del porto di risultati. In quePalermo, e di tutsti mesi alla guita l’Auda dell’Autorità ho fatto una volta e mezzo i ricavi del 2017, e l’impresa è cresciuta come occupazione in maniera straordinaria. Bisogna uscire dall’ottica assisten-

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zialistica e passare a quella produttiva, questo è il mio obiettivo». Un obiettivo che Monti sta perseguendo senza risparmiarsi, e con un piano molto chiaro, che prevede innanzitutto la totale riqualificazione del porto e la sua “restituzione” alla città di Palermo attraverso una serie di investimenti e di lavori che mirano a un totale cambio di rotta sia dell’aspetto che del funzionamento dell’infrastruttura: «Uno degli obiettivi principali dell’Autorità che guido è quello di offrire ai cittadini nuovi spazi e nuove modalità di vita, per rendere il fronte costiero un luogo della quotidianità» spiega Monti, che ha “lanciato” anche un concorso di idee internazionale per i nuovi terminal crociere, passeggeri e ro-ro e delle relative aree di interfaccia città-porto. «Nell’immaginario collettivo, i porti sono strutture costituzionalmente fatiscenti: dei non-luoghi che accolgono merci e persone, non-luoghi talmente di passaggio che non meritano nemmeno una cura e una riqualificazione, che non hanno una loro dignità. Questo può valere per i porti del Nord Europa, costruiti sugli estuari dei fiumi, lontani dalle città. Ma qui parliamo di una struttura che insiste a pochi km da uno dei centri storici più belli del mondo». Ma ovviamente lo scopo di un porto è anche


& ISTITUZIONI

BISOGNA USCIRE DALL’OTTICA ASSISTENZIALISTICA E PASSARE FINALMENTE A QUELLA PRODUTTIVA quello di attrarre traffico e, in questo senso, è molto importante il nuovo piano operativo su cui Monti e la sua squadra lavorano da tempo: il porto di Palermo, nei piani della nuova governance, godrà di un diverso punto di vista, non avrà più nessuna commistione tra crociere e merci - i camion saranno concentrati nell’area nord, mentre il lato sud sarà dedicato ai passeggeri - e verrà globalmente ripensato dal punto di vista architettonico proprio grazie al concorso di idee lanciato lo scorso anno, e vinto dallo studio Valle 3.0 di Roma. «E finalmente dopo sette anni di scontri e contenziosi amministrativi tra l’Autorità di Sistema portuale del Mare di Sicilia occidentale e l’impresa appaltatrice» spiega ancora Monti «si è sbloccata anche la vicenda che ha tenuto la stazione marittima del porto di Palermo sotto sequestro, interdetta ai passeggeri e chiusa ai necessari lavori, in un totale immobilismo. Oggi, una volta appianate le dispute, ripartiamo con un investimento di 30 milioni di euro e appena la ditta consegnerà il progetto esecutivo inizieranno i lavori, che dureranno due anni». E proprio sui passeggeri e sulla blue economy, per la Sicilia potrebbe davvero arrivare il tempo della svolta: con una sapiente

di realizzare investimenti in tempi rapidi: «Purtroppo questo è un tasto veramente dolente. È impensabile che in Italia, per realizzare qualunque infrastruttura, e quindi per passare da una fase di progetto a una fase esecutiva, passino tre anni a causa del meccanismo di autorizzazioni eccessivamente lungo e frastagliato. Poi, paradossalmente, una volta che si riesce a passare alla fase successiva, cioè alla realizzazione, arriva il primo “Pierino” di turno e ti fa un ricorso al Tar: a quel punto tutto si ferma». E sul meccanismo perverso che blocca gli investimenti, Monti va giù molto duro: «Si entra in un loop idiota per cui si dà per scontato che il riqualificazione strutturale, l’incoming tumanager, sia privato o pubblico, per forza di ristico decollerebbe ulteriormente: «Qui a cose debba essere un ladro. Io dico no: scePalermo a fine del 2018 arriveremo quasi a gliete le persone giuste, date loro obiettivi, 600mila crocieristi, e Termini Imerese per la e pagatele misurando gli obiettivi raggiunti. prima volta nella sua storia ha accolto anche Ma date loro la deroga rispetto a un codice navi da crociera. È ovvio che gli armatori che degli appalti che è veramente indegno di un portano qui le navi chiedono e cercano un’alpaese civile. È un cota qualità dei servizi DOPO SETTE ANNI DI CONTENZIOSI dice del Rinascimena terra. E noi stiamo SI È SBLOCCATA ANCHE LA VICENDA to, scritto da chi ha lavorando proprio su CHE HA TENUTO LA STAZIONE paura di sé stesso e questo, costruendo MARITTIMA SOTTO SEQUESTRO si muove nella logica come già detto i nuodel “non fare”. La Sicilia non ha bisogno di vi terminal e smantellando le strutture fatiquesto, ma di un grande e organizzato piano scenti e i corpi bassi che insistevano su via Marshall delle infrastrutture. Noi vogliamo Crispi, strutture inutili sostituite da altre che partire da qui». Il porto di Palermo sta mocreeranno le condizioni per un incremento strando la strada: seguirla potrebbe dare redel Pil portuale e, quindi, dell’occupazione». spiro a un’isola che ha tutte le carte in regola Ma c’è un altro argomento sul quale Monti si per diventare la piattaforma logistica più imaccalora, e che ovviamente influisce in maportante del Mediterraneo, e il centro vitale niera notevole sulla funzionalità e l’ammodell’intera blue economy del Paese. dernamento del porto, e cioè la possibilità

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E-commerce, quell’impero fondato (anche) sulla carta Per Bonprix il catalogo è un canale di promozione irrinunciabile. Che fa da volano a un business da 1,5 milioni di ordini l’anno di Sergio Luciano «CERTO, LA CARTA COSTA: MA NON È UN CANALE DI VENDITA DA BUTTAR VIA…», DICE STEPHAN ELSNER, AMMINISTRATORE DELEGATO DI BONPRIX ITALIA, e non sa quanto sta allargando alla speranza il cuore del cronista, inconsolabile orfano di un’epoca in cui la carta contava milioni di copie. «Eppure le assicuro che il catalogo di carta per noi rappresenta ancora il 40% dei costi di promozione!», ripete Elsner, con uno di quei suoi sorrisi dagli occhi azzurri, a metà tra il venditore meraviglioso e il seduttore buono, che poi però si dissolvono e lasciano spazio alla grinta del manager italo-tedesco. Italiano quanto alla creatività, tedesco per il metodo. A Biella – anzi, precisamente nel comune di Valdengo, del quale Elsner è attivo e munifico cittadino – guida un piccolo impero delle vendite per corrispondenza, sia da catalogo cartaceo che da web, di proprietà tedesca. «Ma italiano lo voglio diventare per davvero», aggiunge, per mettere le carte in tavola, «perché sono qui da quasi vent’anni e mi piace, credo nell’Italia, c’è la possibilità di avere la seconda cittadinanza e vorrei coglierla. Anche per poter fare le mie critiche come italiano tra italiani. Però, con tutte le critiche e le lamentele che si possono muovere contro Roma, contro lo Stato eccetera, quel che mi piace di voi italiani è la vostra positività verso la vita. Di base per voi la vita è bella, e si vede. Sembra bana-

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IL CENTRO LOGISTICO DI BONPRIX, A VALDENGO, VICINO A BIELLA

le, ma non è così ovunque, voi sapete sempre vedere il bicchiere mezzo pieno». Dottor Elsner, quanto conta la carta? Siamo soddisfatti del nostro andamento, e la carta come dicevo è utile, quando arriva in una casa un catalogo di carta, prima di buttarlo via lo si guarda e se si trova qualcosa di bello si è fortemente tentati di acquistarlo! Un canale di vendita per anziani? Gli anziani conoscono ormai i canali digitali, e li usano, però apprezzano ancora la carta. Tra e-commerce e dettaglio fisico, che spazio resta per le vendite per corrispondenza? Negozi fisici ce ne saranno sempre, ma meno numerosi e diversi. Il depliant è e resterà utile: uno strumento di vendita diretta. Va visto come un’incisiva promozione, una callto-action per creare un ordine. In futuro vedo ancora depliant. Uno strumento per fidelizzare, per curare il rapporto con i clienti. Secondo me la carta ci sarà sempre, sarebbe un grande errore tagliare questa risorsa. Ma il web? Insostituibile, il luogo dove essere. Ma diciamolo: c’è un affollamento pazzesco… In passato la metà del traffico sul web era organico, un link poteva essere in alto anche senza pagare, a patto che fosse interessante, appropriato. Oggi se non paghi non riesci più a comparire nelle prime pagine dei motori di ricerca.

Ci dia qualche cifra… Tecnicamente l’86 per cento degli ordini ci arriva dal web: i nostri clienti accedono al nostro e-shop, ma sappiamo che una parte consistente di essi è stata portata lì dalla carta. Oggi contiamo circa 1 milione e mezzo di clienti, di cui 600 mila attivi in un anno. Tanta roba. Ma…come fate, nell’era di Amazon pigliatutto? Amazon è forte, è straordinaria… Tra l’altro, sta investendo molto per entrare nell’abbigliamento in Germania, lanciano un marchio dopo l’altro. Eppure non è imbattibile. Amazon è eccellente per i prodotti tecnologici, che in marketing possiamo definire i low-interest product. Quando serve suscitare emozioni, invece, Amazon non è la prima destinazione dei clienti. La moda è molto emozione e loro, su questo terreno, fanno fatica. E poi, diciamolo: se pensi ad Amazon, pensi alla convenienza: non alla competenza. Dunque: moda tutta la vita: prezzi accessibili, tante collezioni, tante taglie. Moda portabile da tutti, e non grandi griffe… Non facciamo Yoox-Net-a-porter, abbiamo un altro pubblico. E qui in Italia siamo concentrati sulla moda. Mentre in Germania vendiamo anche tessile per la casa e piccoli mobili. La logistica? In passato abbiamo utilizzato un solo corriere, ora lavoriamo con più d’uno: Bartolini,


LA MODA ONLINE ANDRÀ LONTANO: I CLIENTI IMPARANO SENZA DIFFICOLTÀ A GESTIRE LE TAGLIE Cytipost, Sda, Gls. Stiamo testando Milkman. Offrono tante opzioni al cliente. Gli dicono: “Ho preso in carico il tuo pacco, te lo consegno come e quando vuoi”. Clienti donne o anche uomini? Settentrionali o in tutta Italia? Quasi solo donne: il 95%. E in tutta Italia: uno dei nostri punti di forza è che la distribuzione è molto equilibrata. La concentrazione più alta è in Sicilia. E in Val D’Aosta: la media nazionale di vendita è del 3% delle case, ma in Val D’Aosta si arriva al 7%. E… come vanno le vendite? Abbiamo un bel trend positivo. Dal 2013, per essere preciso. Fino al 2013 le cose andavano, ma senza crescere. Nel 2013 abbiamo deciso di cambiare le condizioni di vendita. Ma che avete fatto nel 2013? Abbiamo tolto il contributo al costo di spedizione di 5,90 agli ordini sopra la media (che era di 75 euro). Questo ha spinto molto le vendite. E questa crescita ha coperto i maggiori costi connessi all’abolizione del contributo. Poi abbiamo una specializzazione riconosciuta nelle taglie forti… e dunque il marketing mix ha funzionato. Una curiosità: ma com’è possibile che la moda on-line raccolga così tanti consensi? Come si vede che lei non ha pratica con questi acquisti. Le vendite on-line, nell’abbigliamento, andranno molto lontano. Soprattutto per

zi sono buoni. La Cina per il 25% e il resto per il 30% dal Bangladesh e poi dalla Turchia e da altri Paesi orientali. Ma la qualità dev’essere soddisfacente: i nostri prodotti rendono anche nel tempo. La nostra offerta è imperniata su un ottimo rapporto prezzo qualità… Avete programmi ambiziosi per l’Italia? Giudichi lei. In Germania i clienti attivi sono solo il 7,1% del mercato. In Svizzera il 5,5%, in Austria il 4,1%. Ebbene: in Italia la penetrazione è dello 0,8%. Non riusciamo ad aumentare. Ma vogliamo insistere, non solo difendere le posizioni. Il nostro compito strategico è la trasformazione digitale anche nel mix dei canali. È contento della sua esperienza italiana? STEPHAN ELSNER, AMMINISTRATORE DELEGATO DI BONPRIX Che domande: se voglio diventare cittadino! prodotti come quelli che prevalgono sul noQuando arrivai qui, nel 2001, andò tutto storstro catalogo, contraddistinti dalla vestibilito. Il primo giorno un temporale fece saltare tà non complessa: felpe, t-shirt, jeans. Con un l’elettricità, rimanemmo al buio. All’epoca il po’ di esperienza i clienti imparano a gestire web non c’era, all’85% si vendeva via telele taglie, capiscono e s’abituano… fono. Il giorno dopo il responsabile del call Dunque, riepilogando: il 40% degli investicenter si dimise… Insomma, funzionò tutto menti li assorbe il catalogo… male. Poi studiai il da farsi. Eravamo collegaIl 39%, per la precisione. Poi c’è la newsletti al sistema centrale in Germania, un anno ter, che fa il 10%: costa pochissimo ma rende dopo avviammo il nostro primo sistema di poco. Siamo tutti inondati di newsletter. Il gestione integrato. resto è on-line marketing e sales promotion. E poi? Quanta gente lavora Il nostro azionista, STEPHAN ELSNER (AD DI BONPRIX): con lei? la famiglia Otto, pro«IL SEGRETO DEL SUCCESSO? IL TEAM, Siamo in 330 impieprietaria di Bonprix, UNA SQUADRA MOTIVATA, IL WELFARE gati, più i 120 addetti AZIENDALE. LAVORIAMO BENE INSIEME» nella top-ten delle della cooperativa che famiglie più ricche gestisce il magazzino per fare i pacchi. Ogni in Germania, ci diede mandato perché creanno, circa, 1,5 milioni di spedizioni. A 75 scessimo. Nel 2005 entrammo in Svizzera. euro di valore medio. Nel 2006 in Austria. Nel 2007 rifacemmo il Euronova è vostro? magazzino per la logistica Italia. Poi 2 anni È il nostro secondo brand: la versione femmifa tentammo la Turchia. Cominciammo bene, nile di DMail, i cosiddetti hard-to-find tools. poi il crollo valutario ci ha indotto a chiudere. Divertente? Da ottobre gestiamo da qui anche Norvegia, Gestire l’assortimento creativo lo è. Per Svezia e Finlandia, e presto avremo la Spaesempio anche l’intimo e lo swimwear sono gna. molto forti. E… posso aggiungere che avere Il segreto del successo? un occhio di riguardo per le taglie forti diIl team, una squadra motivata, il welfare venta quasi una missione sociale: chi è sopra aziendale: 17 nazionalità diverse, che lavotaglia 48 non trova più nulla nei negozi! rano bene insieme. Eravamo 35, siamo 350. Dove trovate prodotti così a buon mercato? Sono orgoglioso di tutto ciò: la gente sta bene Dove la qualità ci viene assicurata, ma i preze non se ne va. Si lavora sodo, ma tra amici.

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e s i c e r p i . n o o t i a z i a d e m r m o f n i asso im c n i e


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Esco (Energy service company) è dunque nata nel 2012, la prima ondata di attività certificatoria l’ha fronteggiata nel 2015 e per l’anno venturo aspetta la seconda: «Sì, perché la diagnosi è un obbligo normativo con cadenza quadriennale, ma questo non vuol dire che l’azienda non possa farsi la sua diagnosi volontaria in altri periodi – sottolineano i due imprenditori - Nella stagione 2015 abbiamo fatto diagnosi su 350 imprese, su tutto il territorio italiano. E in tutti i settori: dalla grande distribuzione al manifatturiero, dalle banche alle società di servizi vari. I FONDATORI DI ALENS PAOLO GUARDAMAGNA E DAVIDE MARIANI Puntiamo su un’assoluta flessibilità, non procediamo offrendo pacchetti standard, ma di volta in volta profiliamo il servizio sulle esigenze del singolo cliente». Dunque è vero che la diagnosi è un obbligo, ma l’approccio di un’azienda di servizi come Alens è quello di trasformarla in un’opportunità: «E in generale tutte le aziende più Da obbligo a opportunità: insieme alla certificazione, si può ottenere moderne sono portate a interpretare così un piano per ottimizzare le attività in azienda, con un percorso di quell’obbligo», osservano Guardamagna e evoluzione e miglioramento dei processi. Ecco la proposta di Alens Mariani: «Puntano a superare la fase diagnostica con un programma di attività che dalla redazione permetta di ottimizzare le performance enegertiche della propria struttura. Non a caso, e è vero – e lo è - che la sostenibilità sono l’analisi completa e dettagliata di tutte non ci limitiamo a consegnare la relazione ambientale è una sfida cruciale, che le caratteristiche di un’impianto aziendale», di certificazione, fine a se stessa, ma propovale la sopravvivenza del pianeta, gli spiegano Paolo Guardamagna e Davide Maniamo anche un percorso di evoluzione e esperti di energia della Alens si sono schieriani, i due soci che sei anni fa hanno fondato miglioramento a 360 gradi di tutte le attività rati sulla trincea giusta: valutare la sostenibiAlens e la gestiscono con un team di esperti aziendali che coinvolgano a qualunque titolo lità energetica delle imprese, da cui dipende agguerriti e attivi in tutta Italia. «Servono anil consumo di energia». Compreso l’approvla gran parte del loro impatto ambientale, che a identificare i possibili interventi migliovigionamento: «Ci sono imprese che fanno per individuare le cose che vanno e quelle rativi da fare, con un’approfondita valutaziosolo diagnosi, altre che fanno brokeraggio che possono andar meglio, ottemperando a ne di costi e benefici energetico. Noi posDAL 2015 TUTTE LE IMPRESE ITALIANE un obbligo di legge e contemporaneamente degli interventi stessi. siamo consigliare il CON PIÙ DI 250 DIPENDENTI E OLTRE giovando al business. E sono stati in Italia tra A fare le diagnosi poscliente nella scelta del I 50 MILIONI DI FATTURATO DEVONO i pionieri di un’attività che l’anno prossimo sono essere, secondo SOTTOPORSI A VALUTAZIONE OGNI 4 ANNI fornitore, ma come entrerà nel vivo: le diagnosi energetiche. il decreto che le ha advisor e non come Ma andiamo con ordine. Dal 2015 tutte le istituite, sia singoli professionisti, esperti in intermediari, per essere neutri nel procesgrandi imprese italiane – oltre i 50 milioni di gestione energetica, sia società, e noi due, so decisionale, evitando in radice qualsiasi fatturato e i 250 dipendenti - sono tenute a che abbiamo iniziato a suo tempo come prorischio di conflitto d’interessi». Infine, ma sottoporsi ogni 4 anni alla “diagnosi energefessionisti individuali, abbiamo deciso di far non è un dettaglio, Alens riesce anche a far tica” di tutte le strutture e gli impianti azienevolvere in modo imprenditoriale la nostra ottenere le certificazioni “carbon foot print” dali. E a valle di queste verifiche, devono – se attività per fornire un servizio migliore alle su specifici processi aziendali dei clienti, per necessario – adeguarle alle più recenti diimprese clienti». dar loro modo di sapere precisamente quansposizioni di legge. «Le diagnosi energetiche Alens, che opera secondo la certificazione te emissioni di CO2 produca ciascuno di essi.

La diagnosi energetica diventa una spinta per la performance

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Dalla rinascita di Porsche una “scuola” per le imprese Dalla crisi al successo: la parabola del costruttore tedesco di automobili ha dato il via a una vera e propria società di consulenza impegnata persino nel business delle capsule di caffè di Franco Oppedisano SE L’HA POTUTO FARE, PORSCHE PUO’ ANCHE INSEGNARLO. CON QUESTA IDEA, 24 ANNI FA È NATA LA SOCIETÀ DI CONSULENZA CHE PORTA IL NOME DEL COSTRUTTORE TEDESCO DI AUTOMOBILI. Oggi sono cambiati i tempi, ma lo spirito resta lo stesso. Nel 1994 Porsche, si fatica a a crederlo, era appena uscita da una crisi che l’aveva portata sull’orlo del fallimento e aveva adottato nuovi standard industriali, nuovi processi e nuovi prodotti che gli avevano permesso di intraprendere una strada costellata di successi. In azienda c’era un patrimonio di competenze da sfruttare che poteva essere condiviso con altre imprese e venne formata la prima squadra di Porsche Consulting: quattro persone e un piccolo ufficio a Zuffenhausen, la sede storica della casa automobilistica vicino a Stoccarda, nel Baden-Württemberg. Oggi i collaboratori sono 500 e ci sono sedi anche ad Amburgo, Monaco di Baviera, San Paolo, Atlanta, Shangai, Belmont nella Silicon Valley e Milano. «Noi e tutto il settore automotive da alcuni anni stiamo affrontando un cambiamento epocale e la nostra esperienza e le soluzioni che abbiamo adottato possono essere trasferite alle società che vogliono migliorare le proprie performance con l’innovazione», spiega a Economy Josef Nierling, amministratore delegato di Porsche Consulting.

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LA SEDE DI PORSCHE

In che modo? stiamo comunque investendo sull’elettrificaIn Porsche siamo davanti a tre macro sfide. zione della gamma. Quest’ultima potrebbe esLa sostenibilità, che per noi vuol dire la nuova sere vista come una minaccia per gli appassioTycan, la vettura elettrica, la digitalizzazione, nati del marchio, che sono abituati a motori a che ci trasformerà da casa produttrice a fornicombustione interna. Ma se è fatta in maniera tore di mobilità e la concentrazione della clienintelligente e mantenendo i valori del brand tela nelle macro aree urbane, che significa auto riusciremo a conquistare nuovi clienti e garana guida autonoma e servizi evoluti per i clienti tirci un futuro profittevole. come ricarica parcheggi, entertainment. QueBella scommessa. sti tre assi del camNon siamo per niente SOSTENIBILITÀ, DIGITALIZZAZIONE, biamento all’interno preoccupati. Sarà una CONCENTRAZIONE: SONO I TRE DRIVER dell’automotive sono Porsche: avrà 500 chiDEL CAMBIAMENTO CHE PORSCHE altrettanto imporlometri di autonomia CONSULTING INSEGNA ALLE AZIENDE tanti in altre imprese. e si ricaricherà in 13 Cerchiamo di capire cosa sta succedendo in minuti. Sarà diversa dalle altre auto elettriche. Porsche e come noi stiamo trasformandoci e Perdoni lo scetticismo, continui pure il diquindi trasferiamo alle altre società la modaliscorso che stava facendo. tà con cui poter affrontare il cambiamento con Costruire un’auto non è un problema, perché un approccio di ambidexterity. abbiamo 4.500 ingegneri in forza, ma per geQuesto me lo deve spiegare. stire i servizi collegati al veicolo abbiamo biEssere ambidestri, per noi di Porsche, signisogno di altre competenze, capire l’evoluzione fica gestire il business corrente continuando del business e cosa possiamo offrire ai clienti. a generare profitti in maniera sempre più efPer questo abbiamo creato diversi centri di ficiente, ma, nello stesso tempo, fare in modo innovazione e Porsche Digital che fa scouting che l’innovazione abbia abbastanza spazio e di nuove idee, di nuove tecnologie, sviluppa investimenti per poter crescere e sostituire, la parte più disruptive, più rivoluzionaria, del pian piano, i business precedenti. nostro modello di business nelle capitali del Ci serve un esempio… cambiamento come Berlino e la Silicon Valley. Le vendite di Porsche vanno molto bene, ma Oggi se vuoi fare innovazione devi lavorare in-


COSTRUIAMO IL FUTURO DEI NOSTRI CLIENTI INSIEME A LORO, IN UN PERCORSO DI TRASFORMAZIONE JOSEF NIERLING, A.D. DI PORSCHE CONSULTING

sieme ad altri partner creare ecosistema. Fuori dall’azienda, quindi? Abbiamo delle collaborazioni con importanti incubatori a livello globale nella Silicon Valley e a Monaco, dove ci occupiamo di Intelligenza artificiale con il più grande progetto nel campo che c’è in Europa. Cosa c’entra con Porsche consulting? In alcuni settori non c’è il driver dell’urbanizzazione, ma sostenibilità e digitalizzazione sono comuni un po’ a tutti i comparti, siano industriali o di servizi. Se un nostro cliente, ad esempio, che produce beni industriali si sta preparando a una trasformazione di questo genere noi cerchiamo di aiutarlo a gestire questa innovazione in maniera ambidestra, sia facendo attività di consulenza sia sfruttando le nostre strutture. In concreto? A differenza di una classica società di consulenza, più che dare delle raccomandazioni su dove andare in futuro, costruiamo insieme a loro, come se fossimo dei colleghi di un’altra industria, in un percorso di trasformazione. Da buoni colleghi, tra virgolette, gli permettiamo di usare le nostre strutture. Ad esempio, di andare nei nostri uffici della Silicon Valley, insieme a noi, per sviluppare un progetto o li mettiamo in contatto con i nostri partner in-

cubatori per fare scouting di imprese qualora l’innovazione non possa essere totalmente gestita internamente. Gli suggeriamo di fare esattamente quello che stiamo facendo noi di Porsche e di utilizzare dei metodi che noi utilizziamo come, ad esempio, il cosiddetto business model hack. Che in parole povere sarebbe... Un modello che indica quanto sia vulnerabile e minacciato dalle innovazioni un business e indica quanto sia necessario pensare a nuove soluzioni. È un modo per indicare i rischi come se fossimo degli hacker del sistema. Lo utiliziamo anche in Italia, in settori molto tradizionali come l’industria pesante. Anche lì è in atto una trasformazione. Poter rendere il prodotto connesso, poter leggere, ad esempio, quanto si consuma o poter costruire delle piattaforme aperte è un percorso di cambiamento notevo-

le di competenze. Noi abbiamo ragionato con questa azienda per capire cosa potrebbe succedere se fosse stato “hackerato” il loro business model e una volta descritti alcuni scenari abbiamo cercato di costruire con loro un nuovo modello di business che gli permettesse di rimanere competitivi. Cercate clienti o sono loro a venire da voi? Non abbiamo una struttura di vendita. i clienti vengono a conoscenza di progetti simili che abbiamo fatto o ci conoscono già. Vengono loro, insomma. Il nostro focus sono le grandi aziende, come Abb, ma lavoriamo spesso anche con quelle medie come il gruppo Tecnica o Illy. Dalle automobili al caffè? Qualche anno fa abbiamo aiutato Illy ad aumentare la produzione perché per tutti, compresi noi di Porsche, il fattore di successo era un processo industriale efficiente. Più di recente si sono trovati di fronte al passaggio dal mitico barattolo alle capsule e a un modo di interagire con il cliente completamente diverso e abbiamo dato il nostro supporto per ripensare al modello di business, per gestire la complessità, i cambiamenti tecnologici, l’architettura delle macchine e le connessioni digitali di quelle per i bar che permettono di offrire dei servizi nuovi. La sede milanese di Porsche Consulting è accanto a un concessionario e non ha mai fatto differenza tra il costruttore e la società di consulenza dicendo spesso “ noi in Porsche”. Quindi è inutile chiederle quale auto guida, vero? Siamo un’unica grande famiglia e interagiamo di continuo. Davvero non c’è differenza. E naturalmente guido una 911 cabrio Blu Miami.

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Il call center che chiama (davvero) dall’Italia Il caso di Zeuner. Che anziché delocalizzare, ha scelto come base operativa Seveso, in Brianza. E ai telefoni non impiega personale straniero di Marina Marinetti

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o squillo del telefono arriva immancabilmente mentre stiamo portando la prima forchettata alla bocca. Una voce maschile dallo spiccato accento slavo asserisce di essere Giovanni e di chiamare dall’Italia. Sarà. Fatto sta che capisce male la lingua e la parla ancora peggio. Se glielo facciamo presente, insiste adducendo un matrimonio misto degli ascendenti. Vi sieta mai chiesti perché? Il motivo è semplice: dall’ aprile 2017 l’operatore di un call center collocato in un Paese extra Ue deve fornire al cliente che lo richiede la possibilità di parlare con un operatore in Italia o nella Ue, con trasferimento immediato (e cquesto non sarebbe un problema) né costi aggiuntivi (e questo lo sarebbe, dato che si delocalizza proprio per risparmiare). Eppure c’è anche chi va controcorrente, im-

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Da sinistra, Vittorio Figini, presidente, e Marco Carloni, amministratore delegato di Zeuner

più considerevole in Romania, Croazia, Bulgaria, Albania e Tunisia. C’è poi un’ anomalia interna con collocazione dei call center nelle regioni meridionali: solo in Calabria gli addetti sono circa 15mila», aggiunge». Ma c’è anche un tema di confidenzialità delle informazioni: «Pensiamo ai settori in cui vengono trattati dati sensibili, come quelli bancario e assicurativo o quello della prenotazione di esami sanitari. E a tutte quelle operazioni che prevedono la stipula di contratti cartacei che piegando personale davvero italiano. E di devono essere firmati e spediti non in forma farlo in Italia. A Seveso, per la precisione, digitale. Anche in questo caso è importante nell’hinterland milanese. Si tratta di Zeuner, che il call center sia in Italia». fondata nel 2010, che occupa 135 collaboraItaliani, appunto, e in gran parte diplomati tori per un fatturato che nel 2017 ha toccato (54% dei collaboratori), anche se i laureati 1,7 milioni. Senza aprire uffici all’estero, né non mancano (uno su dieci), in stragrande in Sud Italia, rinunciando a crediti d’impomaggioranza donne (il 77%), con il part time sta e finanziamenti a fondo perduto. Zeuner che domina decisamente sul full time: 82 a ha anche deciso di 18. In una parola: fles«IL CLIENTE TENDE A DARE MAGGIORE escludere clienti della sibilità. «Oltre all’opASCOLTO ALL’OPERATORE ITALIANO, telefonia, un settore portunità di conciliaCHE SA COGLIERE LE SFUMATURE sovradimensionato re la vita familiare con E LE ESIGENZE PARTICOLARI» in termini di offerta, quella professionale che prevede un livello di redemption molla flessibilità si traduce in un’opportunità anto basso e di stress (per l’operatore) molto che per il call center, che ha meno costi fissi», alto. I clienti non mancano: Alcon Italia, Didice Marco Carloni amministratore delegato sney Italia, Mondadori, Ticketone, per citardi Zeuner. «Del resto il Jobs Act mantiene i ne alcuni, oltre a pmi e studi professionali. contratti a progetto proprio per la nostra Nell’editoria periodica è il principale player tipologia professionale». Un centinaio di nell’attività di customer retention sui clienti postazioni, CRM integrato, connessione Inattivi. Nel farmaceutico, aziende come Desa ternet in fibra ottica, centrale telefonica VoIP Pharma, Manetti&Roberts, Nestlè, Sandoz in fault-tolerance: oltre alle attività tipiche Novartis affidano a Zeuner attività nei condi contact center (telemarketing, teleselling, fronti delle circa 17mila farmacie italiane. «Il servizi di customer care e customer service), cliente finale tende a dare maggiore ascolto Zeuner realizza azioni di puro marketing: all’operatore italiano che sa cogliere le sfusurvey articolate, attività informative e commature delle richieste e le esigenze particomerciali, reperimento e aggiornamento dati, lari», spiega Vittorio Figini, fondatore e preattività di customer satisfaction, diventando sidente di Zeuner. «L’abbattimento dei costi un volano del business dei clienti. E il persoha determinato una delocalizzazione sempre nale fornisce anche servizi multilingua.



STORY-LEARNING IL PAESE CHE CRESCE

I PACCHI REGALO? LI ASSEMBLANO I DETENUTI

PER IL TERZO ANNO CONSECUTIVO CALLIPO ASSUME DETENUTI PER I REGALI DI NATALE

Callipo assume sette carcerati per confezionare 10.000 cesti natalizi Per il terzo anno consecutivo la Giacinto Callipo Conserve Alimentare - storica azienda calabrese che da sempre si batte per una maggiore equità sociale e contro le mafie - punta sull’inserimento lavorativo dei detenuti come occasione di recupero. Quest’anno prosegue la collaborazione con il Penitenziario di Vibo Valentia per l’assunzione di sette detenuti - da parte dell’azienda per un periodo di due mesi. I detenuti selezionati hanno il compito di confezionare all’interno del carcere 10.000

idee regalo, contenenti un assortimento dei prodotti Callipo che saranno in vendita per le prossime festività natalizie. Il percorso lavorativo prevede un periodo di training con i lavoratori di Callipo per trasferire ai detenuti, oltre alle tecniche di confezionamento, anche le linee guida che vigono all’interno degli stabilimenti. Un modo per far sentire queste persone parte integrante di una realtà affermata e di successo come l’azienda calabrese, ormai da anni sotto i riflettori per le sue iniziative.

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IL TASSELLO MANCANTE DELLE ACTION CAM Jabra e Red Bull hanno realizzato un microfono a prova di rumore

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Negli ultimi dieci anni, il successo delle action-cam ci ha fatto posizionare sulle cime delle montagne e ci ha fatto sedere al volante di innumerevoli supercar. Ma per quanto le immagini possano essere elettrizzanti, c’è sempre stato un elemento assente, qualcosa che si frapponeva lungo il percorso della nostra adrenalina e dell’eccitazione del cuore: il suono. Anche se possiamo vedere il mondo attraverso gli occhi della cam, non siamo in grado di sentire l’azione, come se fossimo proprio lì con gli atleti e gli avventurieri intrepidi. Coloro che hanno provato a registrare l’avvolgente silenzio dello sci sulla neve fresca, l’accensione rapida

degli ingranaggi, o il ruggito di un motore all’interno di una cabina di pilotaggio all’aria aperta hanno ottenuto, in generale, risultati paragonabili a poco più del rombo assordante del vento. Negli ultimi due anni, i tecnici della Red Bull Media House e i migliori ingegneri del rinomato marchio audio Jabra hanno segretamente sviluppato un nuovo microfono: Jabra X Mic, studiato per trascinarti nel mezzo dell’azione più selvaggia. Si tratta di un piccolo dispositivo a forma di mini disco che può essere collegato a vari device, e che è stato appositamente progettato per offrire livelli di immersione sonora senza precedenti, compresi gli ambienti esterni più rumorosi.

DA SEMPLICE EROGAZIONE A PROGETTUALITÀ

IL PRESIDENTE USCENTE DELLA FONDAZIONE CR FIRENZE UMBERTO TOMBARI

Il cambiamento della Fondazione Cr Firenze sotto la guida di Tombari L’ultimo intervento della fondazione CR Firenze in termini di tempo è il determinante contributo offerto per l’arrivo a Firenze del codice Leicester di Leonardo da Vinci, esposto agli Uffizi proprio in questi giorni , come anteprima di assoluta grandezza delle celebrazioni leonardiane che si terranno in tutto il mondo per i 500 anni della morte di Leonardo . I 72 fogli del Codice, acquistato nel 1994 da il Gates, e scortato in Italia dagli USA, saranno esposti nell’Aula Magliabechiana degli Uffizi e grazie a un innovativo

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sussidio multimediale, il Codescope, il visitatore potrà sfogliare i singoli fogli su schermi digitali, accedere alla trascrizione dei testi e a molteplici informazioni sui temi trattati. L’ultimo atto di un processo iniziato un po’ di anni fa e che è interessante raccontare perché è un soggetto che fa cultura non solo a livello locale ma anche nazionale e perché no internazionale. La fondazione che Umberto Tombari lascerà è una fondazione profondamente diversa: ora è un vero e proprio laboratorio di idee che investe in diversi progetti.

UN MICROFONO CAPACE DI CAPTARE I SUONI OFFRENDO UNA TOTALE IMMERSIONE SONORA

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Quattro stili, una sola anima. Per Lui Ottavianello Per Lui Primitivo Per Lui Susumaniello Per Lui Negroamaro Salice Salentino Riserva Doc

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Quanto ∆ performante la tua supply chain? Per GEFCO, una partnership di successo significa cooperazione a lungo termine e crescita condivisa. Ascoltiamo, studiamo e progettiamo soluzioni flessibili ed efficaci che creano fiducia. La nostra rete globale oltrepassa i confini per vincere le sfide delle supply chain pi◊ complesse. Il nostro nuovo brand riflette un impegno costante nei confronti dei nostri clienti e partners. Gettiamo sempre il cuore oltre l’ostacolo!

à Getty Images.

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IMMAGINARE IL FUTURO Innovare è un'attitudine che non ha età. Lo si può fare a vent'anni, come racconta l'esperienza di We Students, così come a 67, come ha fatto Walter Da Silva, che, archiviata la prolifica carriera di designer di automobili, s'è dato alle calzature femminili. In ogni caso, tutto parte da un bisogno: personale, del mercato, o di una categoria di consumatori. E la startup è servita.

DAL PUNTA-TACCO AL TACCO 12, MA SEMPRE IN PUNTA DI MATITA Walter Da Silva è uno dei designer più celebri dell’automotive, Compasso d’oro alla carriera. E ora è tornato a un vecchio amore: la scarpa femminile. Con una startup che sta reinventando le calzature di Laura Lamarra

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ato nel II secolo d.C. in Persia per dare start-up, Walter de Silva Shoes, con sede a maggiore stabilità ai cavalieri sulle stafMunich a Monaco di Baviera in Germania, è fe durante le battaglie, nel corso dei secoli, il nata nel settembre dell’anno scorso, con mia tacco è divenuto sempre più, specie in ambito moglie Emmanuelle. Molte le richieste e già femminile, elemento dalle finalità puramente un primo contratto consolidato con Barneys estetiche. Effetto ottico di allungamento della di NY. Intendiamo sviluppare soprattutto i gamba, risalto alla caviglia e maggior eleganpunti di vendita in Europa, Spagna e Ucraina. za al piede, sono i frutti di questo fascinoso Mi rivolgo al mercato globale, con un approcaccessorio. Maggiore cio step by step, senza IL TARGET DELL'IMPRESA FONDATA è l'altezza del tacco e presunzione, occorre INSIEME CON LA MOGLIE EMMANUELLE minore è la stabilità tempo. Il target è una È OVVIAMENTE FEMMINILE: UNA DONNA della calzatura e la sidonna indipendente, INDIPENDENTE, MODERNA E DI CLASSE curezza dell'incedere, moderna e con classe. cosicchè la primordiale esigenza di fissità e Per ora non c’è una musa ispiratrice, nei miei radicamento al terreno, si stempera sempre appunti c’è l’icona del sex appeal tipico italiapiù con il decorrere del tempo, facendo preno, Monica Bellucci, e Federica Pellegrini, stavalere la dimensione dinamica e verticale del tuaria e piena di forza d’animo, che nella vita movimento. Walter De Silva, che vede nell’afa ciò che le piace proprio come me. Bellezze zione l’impulso vitale e creativo del proprio non stereotipate, di carattere». Collezioni moessere, lo erge a protagonista della sua nuova derne e contemporanee raccontante in cornici e coinvolgente avventura professionale. «La di altri tempi. Dalla sala Cenacolo, antico refet-

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STARTUP-TELLING

torio del Museo della Scienza e della Tecnologia, monastero olivetano, costruito agli inizi del ‘500 nel cuore della città di Milano, scelto per il debutto l’anno scorso, all’esclusiva suite Verdi del Grand Hotel et de Milan, splendida cornice d’epoca dalla raffinata atmosfera retrò. «Adoro le commistioni tra passato e presente, contrasti capaci di un dialogo armonioso e imprescindibile, perché le origini non vanno mai dimenticate».

Il fascino della velocità

finito, va osservato con il caleidoscopio che, muovendolo di poco, apre nuove varianti; a 35 anni, con i vertici dell’Alfa Romeo, come capo design del marchio milanese vincitore di numerosi circuiti, che dopo 12 anni ho lasciato per divergenze; nel‘99 con due dei più grandi ingegneri di auto del Gruppo Volkswagen, Piech e WInterkorn detto “il Principe”, a cui risposi per 14 anni. Trovare un “Principe” che crede in te nella vita è fondamentale».

Form in motion

Compasso D’Oro alla Carriera, trascorsa con La scarpa di Walter De Silva è un ritorno alle passio-ne e profuso impegno nel settore autoorigini, anche se da sera con tacco alto; assomobilistico per ben 43 anni, passa dal disegno luta novità stilistica, armonico e sensuale, si delle auto a quello delle scarpe. «Sono sempre ispira alle tensioni muscolari della caviglia stato inconsciamente e si fonde in un uni«MI RIVOLGO AL MERCATO GLOBALE, affascinato dalla veloco assieme scultorio CON UN APPROCCIO STEP BY STEP, cità, dalla bellezza in tra piede e scarpa. Il SENZA PRESUNZIONE. PERCHÉ movimento. Con gli concetto di “form in PRIMA DI TUTTO OCCORRE TEMPO» occhi di un bambino, motion”, che carattevedevo splendide macchine sfrecciare a granrizza il suo brand, muove da una passione da de velocità e nei miei disegni cercavo di risempre inconsciamente nutrita, questa volta produrle. All’epoca vi era meno assuefazione, applicata al settore calzaturificio, ove l’Italia è davanti a una fuori serie si rimaneva incantati leader indiscusso tra i produttori di fascia alta a sognare. Ho voluto concretizzare quel sogno e lusso, ad elevato contenuto moda. Nel comentrando, nel ’72, come figurinista nel centro parto il nostro “Bel Paese” è il primo produtstile FIAT di Torino. Incontri fortuiti si sono tore nell'Unione Europea e l'undicesimo per succeduti: a 27 anni, con il grande architetto numero di paia nel mondo; nono Paese esporRenzo Piano, per cui un progetto non è mai tatore a livello mondiale, terzo in termini di

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IL DESIGNER WALTER DA SILVA

valore (ed è secondo in valore, dietro alla Cina, con riferimento alle sole calzature con tomaio in pelle). [dati 2016, WorldFootwearYearbook]. Il settore calzaturiero italiano è uno dei pilastri del Sistema Moda. Conta circa 4.800 aziende e 77.000 addetti (dati anno 2016), un saldo commerciale da sempre attivo e un fatturato annuo complessivo di 14,2 miliardi di euro. Il settore rappresenta una realtà di estrema rilevanza quali-quantitativa nell'economia italiana. Il successo del comparto é collegato alla vivace iniziativa imprenditoriale ed alla tipica struttura del settore, che si pone in un contesto di "filiera" costituito da un sistema di sub-fornitura materie prime, concerie, componenti, accessori, produttori di macchine, modellisti e stilisti. Il 2017 si è chiuso per il calzaturiero all’insegna della stabilità, confermando per diverse variabili i trend positivi, o comunque non particolarmente penalizzanti, di inizio anno. Sorretta dal consolidamento della domanda estera, la produzione Made in Italy evidenzia, nelle cifre di pre-consuntivo, segnali di tenuta (+1% in volume), invertendo la rotta dopo un triennio di contrazioni. Incontri fortuiti e bellezza sono stati compagni di una vita determinandone il cammino. «La vita è fatta di incontri, il cui valore è prezioso e io sono stato molto fortunato, a partire dalla dote innata, quella del disegno, che ho


LA VITA È FATTA DI INCONTRI, IL CUI VALORE È PREZIOSO. IO SONO STATO MOLTO FORTUNATO potuto sviluppare in un contesto familiare talentuoso. Sin da piccolo era il mio modo di esprimermi. La bellezza è sempre stata una dolce compagna e una vera e propria sfida. Il nonno Ferruccio possedeva un calzaturificio che nel ’51, dopo gli eventi post bellici, dovette chiudere a malincuore, cosi sin da allora respirai la bellezza delle scarpe ma di fatto la mia passione era l’automobile» continua Walter. L’oggetto del disegno resta femminile: la bella auto cede il posto alla scarpa, dal design sempre vincente. «In altri oggetti in movimento prevale la parte disciplinare e tecnica su quella poetica ed estetica, nell’auto e nella scarpa da sera invece si ha un perfetto equilibrio. Sono oggetti che incorporano agilità, velocità, forza e carattere, un movimento che genera sensazioni non suscitabili da altri». La forma in movimento è il fil rouge che lega le due esperienze professionali e il Nero e l’Orange, le nuance scelte e presentate nelle due tappe espositive a Milano e a Parigi. «Nella prima, prosegue Walter, “noir extreme”, da me disegnata e da GGR della famiglia Rossi prodotta, la scelta del nero è metodologica: il nero è non colore, di buon auspicio, ini-

tamente alla suola, un color code di grande riconoscibilità, per la seconda collezione recentemente presentata in occasione della fashion week. Dal sandalo classico, in materiale gold crazy, una classica slingback in nappa gialla o Ricerca e innovazione acqua marina con grafiche bordature in nero, La nuova collezione “Orange” riconferma le a una pump con punta a contrasto nel classicifre stilistiche del brand e il personalissimo co beige&white o nel più deciso black&white stile del designer in calzature iconiche dal per un gioco di intrecci, seduzione, passione fascino senza tempo. Grafismo, leggerezza e e desiderio in nero o bianco; uno dei modelli pulizia delle linee per un risultato che rispecdi punta del brand. Grande novità della seconchia appieno il concept estetico del brand: da collezione, lo stivaletto. Il piede nascosto l’interno ben distinto e metaforicamente L’ITALIA È IL PRIMO PRODUTTORE dall’esterno e i modelimprigionato in una DI CALZATURE NELL’UNIONE EUROPEA li timeless che vivono rete crea un gioco di E IL NONO PAESE ESPORTATORE di contrasti. Tacchi seduzione raffinato in A LIVELLO MONDIALE armoniosi e slanciati black/white o, nella che esaltano la bellezza di ogni donna, il moversione in negativo, in white/black. Ricerca vimento e la silhouette di gambe e caviglie. ed innovazione per un pattern ispirato alla Da 105 - super sexy - o da 70 - per garantire pietra ricostruita in laboratorio e realizzato in un maggior comfort, senza rinunciare alla eco-pelle. 100% design, un risultato d’effetto, propria femminilità, al tacco di 10,5 cm, delall made in Italy, per una pump dalla texture la prima collezione, fissato su 3 innovativa, elegante ed anticonformista, reapunti, che consente alle forze lizzata in collaborazione con Stone Italia e il di pressione del tallone di Gruppo Limonta. «Cosi come l’auto conduce e equo distribuirsi in un accompagna nei vari momenti della giornata, microspazio. Un tocco prosegue Walter, così la scarpa ha una lunga d’autore black lacvita dall’appuntamento di lavoro, al cocktail, quered che si alla cena, al dopo cena; una “form in motion” integra perfetche va colta nelle sue sfumature e valorizzata». zio di tutto, risalta proporzioni, forme e linee. L’arancio, caldo e avvolgente, all’interno della scarpa richiama l’energia e il sole del mio paese».

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STARTUP-TELLING

GIORDANO FATALI E ROBERTO MARONI, CON LUISA TODINI IDEATORI DI #IDEASWORK

Manager e giovani a tu per tu «Creiamo un lavoro migliore»

GIORDANO FATALI: È UNA PIATTAFORMA INNOVATIVA CHE AIUTA LE GENERAZIONI A COLLABORARE PER PLASMARE IL FUTURO

Sidoli Presidente e Amministratore Delegato Philip Morris Italia, Gianfilippo Mancini Amministratore Delegato Sorgenia, Marco Gualtieri Founder & Chairmain di Seeds&Chips, Walter Gai Managing Partner Amrop, Edoardo Cesarini Managing Director e Amministratore Trecento ragazzi a Torino per #IdeasWork, il format ideato Delegato Willis Towers Watson Italia. Presenti da Giordano Fatali, Roberto Maroni e Luisa Todini che sta portando anche le istituzioni e il mondo dello sport con nel settore delle risorse umane una ventata di innovazione metodologica il Sindaco di Torino Chiara Appendino, Silvia Salis olimpionica ex martellista italiana, Fabridalla nostra redazione zio Manca Direttore Ufficio Scolastico Regionale Piemonte, Lorenzo Fontana Ministro per ono stati davvero tanti i numeri racPellegrini Presidente e Amministratore Delela Famiglia e la Disabilità e Marco Podeschi colti il 7 novembre presso la Nuvola gato, Fabrizio Gavelli Amministratore DelegaSegretario di Stato per l’Istruzione e Cultura Lavazza di Torino, in occasione di to Mellin e Danone Early Life Nutrition South e Università, Ricerca, Informazione, Sport, In#IdeasWork Maf, la job fair 4.0 in cui AmminiEast Europe, Luca Palermo Amministratore novazione tecnologica e Rapporti con l’A.a.s.s. stratori Delegati, Top Manager di realtà azienDelegato di Endered, Marc Benayoun AmmiDella Repubblica di San Marino. dali nazionali, internazionali e rappresentanti nistratore Delegato Dal palco i Top Player OLTRE TRECENTO RAGAZZI, istituzionali sono stati per un giorno i mentor di Edison, Francesco hanno lanciato le call DUECENTOCINQUANTA MANAGER dei Millennials. Trecento ragazzi, duecentoStarace Amministrafor ideas su grandi E VENTISETTE AZIENDE SI SONO cinquanta Manager e ventisette aziende si tore Delegato e Diretargomenti: welfare, PRESENTATE A QUESTO EVENTO sono presentate in questo evento dove ci si è tore Generale Enel, e-mobility, il progetto confrontati su tematiche scottanti, prima fra Giampiero Massolo Presidente del Consiglio MyLight per il miglioramento nella vita dei tutte il futuro delle nuove generazioni. di Amministrazione Fincantieri, Emilio Penon vedenti di Allianz Partners, progetti sullo Molte le personalità di spicco presenti alla trone Amministratore Delegato Gruppo Sisal, smartworking, progetti sul tema dell’obesità e prima prova dell’incubatore Maf: dal padrone Enrico Cereda Presidente e Amministratore in premio la possibilità di aggiudicarsi un condi casa Giuseppe Lavazza, vicepresidente di Delegato Ibm Italia, Federica Barbaro Amtratto a tempo indeterminato al miglior proLavazza ad Allianz Partners con Paola Corna ministratore Delegato Pb Tankers, Eugenio getto; blockchain e marketing, customer base

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engagement, tecnologie, intelligenza artificiale; mentre ai giovani è spettata la soluzione del problema. In palio premi sostanziosi: stage, borse di studio, visite in azienda, incontri con Premi Nobel del calibro di Muhammad Yunus. Con #IdeasWork sono state realizzate attività innovative grazie alla partecipazione di startupper che hanno dato vita a workshop su blockchain, circular economy, reverse mentoring, strategie di job-search dove i ragazzi sono stati coinvolti e hanno avuto la possibilità di entrare in contatto con illustri personalità, grazie a diversi format tra cui per esempio il Give Me 5!, ideato da Seeds&Chips, che ha consentito ai ragazzi di incontrare gli Ambassador presenti in una conversazione face-to-face di soli cinque minuti, per esporre idee e progetti e dal confronto ricavarne opinioni e ispirazioni. E ancora, Millennials corner, uno spazio di interazione e scambio tra Aziende e Millennials, in una modalità innovativa che supera le regole delle classiche job fair. Non solo opportunità aperte e raccolta dei cv. I giovani hanno intervistano le aziende sui loro valori e i need specifici sul futuro del business per presentare idee e progetti. E ancora, workshop per allenarsi al mondo del lavoro di domani: acquisire competenze nel campo dell’innovazione, imparare a raccontarsi efficacemente e affinare la propria strategia di ricerca di opportunità professionali. È stato inoltre lanciato l’Outlook Maf in cui

vengono presentati numeri e scenari della condizione odierna dei Millennials e del mondo del lavoro. È possibile scaricare l’outlook dal sito http://ideaswork.maforum.org. “Ho aderito con entusiasmo a questo progetto pensando a mia figlia Olimpia e ai nativi digitali come lei. Mi sono chiesta: cosa possiamo fare per lasciare, tutti insieme, un mondo in continuo miglioramento? Uscire dagli schemi di contrapposizione generazionale e allinearci tutti a una visione di futuro improntata al bene comune integrando, in tutte le dimensioni, politica, economica, sociale, gli obiettivi Onu per lo Sviluppo Sostenibile.” Così scrive Luisa Todini nella sua introduzione all’Outlook Maf. TODINI: «HO ADERITO A QUESTO PROGETTO PENSANDO AI NATIVI DIGITALI COME MIA FIGLIA». MARONI: «QUESTO FORUM HA TEMPI RAPIDI COME L’INNOVAZIONE»

“Oggi i giovani in sei mesi accumulano l’esperienza che io, ai miei tempi, facevo in tre anni. Per queste ragioni abbiamo creato il Maf, come quel luogo in cui possiamo mettere in collegamento i giovani con le aziende ma nei tempi rapidi che caratterizzano questa epoca. Per dare risposte veloci e concrete.” Dichiara Roberto Maroni nell’introduzione all’Outlook Maf. “È stato un successo, non solo per noi promotori dell’iniziativa ma anche per i nostri ospiti perché abbiamo dato la possibilità ai giovani di incontrare gli Amministratori Dele-

LA PRIMA FILA DEL MAF, ALLA NUVOLA LAVAZZA. AL CENTRO, LA SINDACO DI TORINO CHIARA APPENDINO

LUISA TODINI, IMPRENDITRICE, TRA I PROMOTORI DEL MAF

gati in un contesto informale in cui le barriere comunicative e professionali sono state letteralmente abbattute. Insieme a diversi influenti opinion leader abbiamo sentito l’esigenza di assecondare i venti di cambiamento in atto nella nostra società e costruire una piattaforma innovativa per aiutare le nuove generazioni a plasmare il futuro” afferma Giordano Fatali, Presidente di Hrc Group, società che ha curato l’evento. Il prossimo appuntamento Maf sarà a Milano il 6 e il 9 maggio, a Rho Fiera, all’interno di Seed&Chips, The Global Food Innovation Summit di Marco Gualtieri e nel frattempo i Millennials che vorranno partecipare alle sfide proposte dagli Amministratori Delegati con le loro proposte, potranno iscriversi e inviarle dal 21 novembre 2018 al 31 gennaio 2019 su http://ideaswork.maforum.org.

UN MOMENTO DELLA MANIFESTAZIONI CON FATALI, MARONI E TODINI SUL PALCO

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STARTUP-TELLING

LA MOBILITÀ SOSTENIBILE PROSSIMA VENTURA

Manca la colonnina? Il pieno di energia arriva col furgone Si chiama E-Gap la startup fondata dal pioniere della green economy Eugenio De Blasio, per arrivare là dove c’è carenza di infrastrutture di ricarica. Inclusi i centri storici della Vecchia Europa di Marina Marinetti SE

L’AUTO

ELETTRICA

NON

VA

ALLA

COLONNINA, LA COLONNINA VA ALL’AUTO ELETTRICA. Letteralmente: lo fa a bordo di un van attrezzato, che alla bisogna accorre, “convocato” via web o tramite app. Facile come rimanere a secco e mandare qualcun altro a riempire una tanica dal benzinaio. L’idea è venuta un paio di anni fa a Eugenio De Blasio, pioniere della green economy in Europa (oltre che ceo di Green Arrow Capital è responsabile Internazionalizzazione di Assorinnovabili e presidente del cda di Polish Solar), che per via dei suoi 50 anni dice di essere «uno startupper atipico», ma che invece dovrebbe definirsi “uno startupper recidivo”, visto che ha già quotato al Nasdaq due greentech. «Se non sono elettrico io chi deve esserlo? Ma se

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Uno stile di vita sostenibile per rendere città e ambienti più puliti e silenziosi: per ogni auto elettrica in circolazione che sostituisce un’auto tradizionale, si ottiene un risparmio fino a 2 tonnellate di CO2 all’anno. Secondo i dati dell’Energy&Strategy Group del Politecnico di Milano, nel 2020 l’Europa triplicherà il numero attuale di auto elettriche in produzione (ad oggi sono circa 20 modelli) con l’ingresso sul mercato di nuove case automobilistiche. In Italia i veicoli elettrici nel 2017 hanno segnato un +40% rispetto all’anno precedente, con 2.000 nuove immatricolazioni. Nonostante ad oggi nel nostro Paese, l’ibrido e l’elettrico insieme rappresentino soltanto il 3,5% del parco circolante, le stime sul futuro dell’elettrico segnalano un vero boom imminente: entro il 2030 i veicoli elettrici toccheranno quota 5 milioni (dagli attuali 10.000), complici il calo dei prezzi e lo sviluppo dell’infrastruttura di ricarica sul territorio. Secondo il recente Rapporto Ambrosetti, inoltre, si potrebbe attivare un fatturato cumulato compreso da 24 a 100 miliardi di Euro al 2025 e da 68 a 303 miliardi di Euro al 2030.

gruppi Internazionali e di consulenza già dal benzinaio mi innervosisco quando finanziaria), insieme al gruppo MetaSystem trovo la fila, come posso pensare si restare tre specializzato in ricerca, sviluppo e produzione o quattro ore, ma anche solo mezz’ora, fermo di elettronica applicata ai sistemi di sicurezza a ricaricarmi? E se resto a secco in una zona avanzati per i mercati automotive ed energia. dove non ci sono colonnine?» E così, come «Ci sono voluti due anni di ricerca e un novello Ennio Doris, ha disegnato intorno progettazione e dal a sé la soluzione CI SONO VOLUTI ANNI DI RICERCA lavoro di oltre 70 al (non solo suo) PER OTTIMIZZARE I VAN DI RICARICA professionisti tra problema: E-Gap, VELOCE: IN MEZZ’ORA SI FA IL PIENO ingegneri ed esperti: il primo operatore E NEL FRATTEMPO SI LAVA L’AUTO i “van” di E-Gap sono mobile di ricarica veri e propri centri di ricarica mobile veloce, (rapida) per veicoli elettrici in Europa. L’ha la cosiddetta fast charge, in grado di fornire fatto mettendosi in società con Daniele energia per ricaricare veicoli elettrici». Camponeschi (ex cio di Independent Power Come funziona il servizio? Producers con esperienza in primari gruppi La nostra idea rivoluziona il paradigma della finanziari) e Alessandro Di Michele (ex cfo ricarica: è come se invece di andare tu dal bendi Borsa Italiana con esperienze in primari


Eugenio De Blasio, pioniere della green economy, che insieme con Daniele Camponeschi e Alessandro Di Michele ha fondato la startup E-Gap

zinaio, fosse il benzinaio a venire da te. Diamo energia al tuo tempo: mentre ti stai dedicando a cose più importanti nella tua vita, spingi un bottone sull’app di E-Gap e chiami e-Gap tramite un’app e arriva il van a effettuare la ricarica. Senza bisogno che tu sia presente. Senza che il proprietario apra l’auto? Le auto elettriche di solito hanno il tappo aperto: nessuno ti ruba la carica o ti mette lo zucchero nel serbatoio. Altri modelli intelligenti, come le Smart, possono essere aperte dai nostri operatori, previo il consenso del proprietario, con il palmare, esattamente come col car sharing. E per i modelli che ancora non sono “smart”, stiamo sviluppando una green box da far montare sul veicolo. In alternativa, basta darsi appuntamento. Comodo. E ottimizzato: offriamo una serie di servizi ancillari durante la ricarica, che comunque è fast e non dura mai più di mezz’ora, come la pulizia, la sostituzione delle spazzole dei tergicristalli, la verifica della pressione dei pneumatici... In mezz’ora si possono fare tante cose. E prossimamente effettueremo anche servizi di delivery con consegna direttamente nell’autovettura del cliente. Ovviamente siamo coperti da un’assicurazione, quindi non si corre nessun rischio.

GRAZIE AI VAN DI RICARICA MOBILE NON CI SONO PIÙ SCUSE PER NON COMPRARE UN’AUTO ELETTRICA Quando costa il servizio? Indicativamente, tra i 15 e i 30 euro. E il listino dei servizi ancillari è competivivo: una decina di euro per la pulizia. IL SERVIZIO STA PRENDENDO IL VIA A MILANO, MA PRESTO SARÀ ANCHE A PARIGI, ROMA, BERLINO, LONDRA, FINO AD ARRIVARE A MOSCA

Dove sarà attivo il servizio di E-Gap? Partiamo a Milano entro fine anno con dieci van che poi man mano incrementeremo. Poi debutteremo in altre nove metropoli, che abbiamo selezionato in base all’elevato tasso di crescita di veicoli elettrici: Parigi, Roma, Berlino, Londra, Stoccarda, Madrid, Amsterdam,

Utrecht e Mosca.
È un servizio che, come il car sharing, prevediamo si diffonda a macchia di leopardo. A proposito di previsioni: il piano industriale com’è strutturato? Il nostro è un piano modulare con un modello finanziario particolare, da una parte infrustrutturale, dall’altra di servizio. La particolarità è che è scalabile, implementabile in funzione della crescita del mercato: riusciamo a fare scaling up di tutto il sistema senza grandi investimenti aggiuntivi. Sulle prime dieci città prevediamo investimenti per circa 60 milioni di euro in diversi round di financing. Il primo, a Milano, insieme ad alcuni angels, impegna tra i 3 e i 5 milioni. Pensiamo di arrivare al break even al terzo anno. Diciamolo: è più facile ed economico spostare un van che installare una colonnina. Nella Vecchia Europa non vedremo mai una colonnina di ricarica in piazza del Duomo. Da emergenziale il nostro servizio diventerà essenziale. Non è solo questione di range anxiety, come si chiama in gergo l’ansia di rimanere a corto di energia, che poi è una delle principali barriere all’acquisto e all’utilizzo di auto elettriche, ma di inversione del paradigma. Grazie a E-Gap non ci saranno più scuse per non comprare un’auto elettrica.

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STARTUP-TELLING

Il diario digitale nato per gioco ma che adesso “va in cattedra” Si chiama We Students la startup fondata dal ventenne Giorgio Morelli. L’app che ha sviluppato col suo gruppo è già in vetta alle classifiche di download di Marina Marinetti

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erché la scuola non può essere innovativa, social e user-friendly? Se avete una qualche dimestichezza con quell’obbrobrio del sedicente registro elettronico (che in realtà è digitale) vi siete già risposti da soli. A Milano si dice ofelè fa il tò mesté (pasticciere, fai il tuo mestiere): chi, meglio degli studenti, può sviluppare un’app dedicata alla scuola? È quello che ha pensato Giorgio Morelli, torinese, classe 1998 (il che significa avere alle spalle appena due decenni di vita), fondatore e ceo di WeStudents srl, startup innovativa: «Ero rappresentante di istituto, al Cavour, ma non riuscivo a contattare i ragazzi, perché non avevano Facebook e con Whatsapp c’era il limite dei 128 membri per gruppo. Serviva un mezzo per comunicare con tutti», racconta. Così, subito dopo la maturità, ha trascorso un anno a fare head hunting in tutta Italia, finché è riuscito a mettere insieme la sua squadra: «Siamo in 12, tutti giovani universitari, con competenze diverse, tra sviluppatori, designer, publishers, filmakers, editors... La cosa singolare è che, pur lavorando nell’ambito tecnologico-digitale, la maggioranza ha estrazione classica». La loro app, We Students, “Noi studenti”, rende le “superiori” (che oggi si chiamano “scuola secondaria di secondo grado”) più social: chi la utilizza entra a far parte di una vera e propria community. Le funzioni? Altro che “registro

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IL TEAM DI WE STUDENTS. A LATO, UNA SCHERMATA DELL’APP

elettronico”: direttamente dal banco, gli studenti possono caricare i voti online, controllare la media generale e delle singole materie, tenere sotto controllo l’andamento scolastico, segnare orario delle lezioni, note, compiti assegnati, verifiche e interrogazioni. E condividere il tutto con gli altri studenti, sfruttando un’interfaccia divertente, efficace e intuitiva. «Offriamo la possibilità di vedere la classe e la scuola connesse, di organizzare eventi e fare sondaggi a cui tutti possono rispondere. Siamo sicuri che tutto questo può cambiare il modo di vivere la scuola», sottolinea il ceo di We Students. Sentir dire a un ventenne cose

«IL PRIMO GIORNO DI RILASCIO ABBIAMO RAGGIUNTO IL RECORD ITALIANO NELLE 24 ORE DI UN SOCIAL. SENZA AVER SPESO UN CENTESIMO IN MARKETING»

come «La mia generazione Facebook non lo utilizza, se non per cose specifiche» e che «La generazione dopo la mia, di tre o quattro anni più giovane, non ha mai avuto altro che Instagram, che non dà la possibilità di aggiungere eventi e condividerli», fa un po’ specie. Ma dà la misura di quanto i social siano ormai datati e monchino di funzionalità. Ecco perché, sottolinea Giorgio Morelli, «quando presentiamo il nostro prodotto diamo molte funzionalità per scontate, ma non lo sono affatto per i ragazzi di oggi. Per loro è tutto completamente

nuovo e diverso». Il primo giorno di rilascio dell’app, il 24 ottobre, We Students avuto 10.024 download: «È il record italiano nelle 24 ore di un social. E non abbiamo speso un centesimo in marketing», sottolinea Morelli: «Alle tre di notte eravamo in ufficio a sistemare i bug e ci è arrivata la push di Apple che ci posizionava prima di Instagram, secondi solo a Whatsapp come numero di download giornalieri. Abbiamo superato tutte le classifiche delle app dedicate al mondo dell’istruzione, anche come qualità del prodotto». Ma WeStudents è, appunto, “solo” una startup: «Siamo soltanto all’inizio», dice il giovane ceo: «Stiamo iniziando a muoverci, abbiamo programmato e disegnato il modello per renderlo esportabile. Alle spalle non abbiamo nessun business angel, né fondi, né investitori a finanziare il progetto. Adesso siamo in cerca di persone che possano investire su di noi. Cerchiamo qualcuno che ci aiuti a crescere: non coi soldi, ma portando competenze. Il nostro target è quello dei 18-20enni».


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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE AVANZA

IL MADE IN ITALY STA DENTRO UNA SCATOLA

CHIARA ROTA, FONDATRICE DI MY COOKING BOX

My Cooking Box contiene tutti gli ingredienti per realizzare una ricetta Un cofanetto, condimenti inclusi, per preparare una ricetta regionale tipica rivisitata in chiave moderna. È My Cooking Box, startup nata a Milano nel 2015 e che promette di far apprezzare di nuovo il gusto della cucina agli italiani sempre più orientati al food delivery. Nella scatola c’è tutto quello che serve: ingredienti altamente selezionati tra le eccellenze alimentari italiane, sale grosso e olio evo, nelle giuste dosi affinché nulla vada sprecato. In più, la spiegazione di come realizzare la ricetta e la descrizione sulla

provenienza degli ingredienti utilizzati, in cinque lingue (italiano, inglese, spagnolo, tedesco e francese). Inoltre sono state realizzate delle video che mostrano i vari passaggi da seguire per cucinare la ricetta regionale, disponibili sul sito ufficiale o sul canale Youtube di My Cooking Box. La collaborazione con affermati professionisti della ristorazione, ciascuno dei quali firma la ricetta del suo territorio di origine, nasce in seno all’Accademia del Gusto, un centro di formazione d’eccellenza del settore.

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I PANNI SPORCHI? DA OGGI SI LAVANO SU INTERNET (7 GIORNI SU 7)

I FONDATORI DI MAMACLEAN

MamaClean è un servizio di lavanderia online con ritiro e consegna dei capi a domicilio dalle 7 alle 23 a Milano e hinterland

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Internet è un posto fantastico, capace di offrire soluzioni variegate e creative. Una di queste è MamaClean, lavanderia online che viene a prendere a domicilio i capi sporchi 7 giorni su 7, dalle 7 alle 23, tra Milano e hintelrland. Un servizio attivo già dal 2013 ma che dalla fine di luglio mette a disposizione degli utenti anche una app specifica, che si può scaricare sia su App Store, sia su Google Play. MamaClean è una vera lavanderia artigianale che si prende cura dei capi dei propri clienti, grazie al lavoro di persone con esperienza decennale nel settore. Il servizio di MamaClean è pensato non solo per chi ha

poco tempo a disposizione come manager in carriera, professionisti o per chi viaggia molto per lavoro - ma per chiunque tenga alla cura del proprio guardaroba, senza rinunciare al proprio tempo libero. Per fare un ordine MamaClean, il cliente non deve far altro che inserire nel carrello virtuale i capi che vuole trattare, indicare l’indirizzo al quale vuole essere raggiunto (casa, ufficio, palestra) e scegliere l’orario di ritiro e di consegna. I maggiordomi MamaClean giungono all’orario e luogo stabiliti per ritirare i capi da lavare.

LA STARTUP 100% GREEN CONQUISTA L’ITALIA

CON FLOB SI POSSONO RICEVERE PIANTE E COMPLEMENTI D’ARREDO ENTRO 48 ORE

Flob consegna a domicilio piante e arredi in 48 ore. E guarda all’estero Rivoluzionare il mercato online del settore garden commercializzando piante di tendenza e complementi d’arredo di design: è questo l’ambizioso obiettivo che è posta Flob, una startup di Rovigo che dal 2016 ha lanciato la sua offerta sul mercato e che offre una piattaforma di acquisto nuova in un settore verticale e fortemente tradizionale come il mercato florovivaistico. Un’offerta che ha incontrato fin da subito i gusti del pubblico: 6.000 clienti fidelizzati, 5.000 prodotti a catalogo tra piante e

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vasi, 10.000 prodotti spediti, oltre 1.000 recensioni positive e più di 2 milioni di pagine visualizzate. Ora la startup fondata da Francesco Bovo (non ancora trentenne) ha un’idea ben precisa: portare la sua offerta anche all’estero. Inoltre, l’intenzione è quella di migliorare e implementare la piattaforma e-commerce, avviare nuove linee di business, ampliare l’offerta di prodotti prodotti e servizi a disposizione degli utenti e consolidare l’intera struttura di organizzazione.

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DATEMI UN FRANCHISING E MI METTERÒ IN PROPRIO

DOMANDE &OFFERTE Che siate un manager o un imprenditore, sulla piazza del franchising ci sono opportunità molto interessanti da cogliere. E tutte (o quasi) si fondano su un concetto solo: partnership. Perché poter contare su un appoggio qualificato è sempre la strategia migliore.

128 LOGISTICA I 2.500 CENTRI MAIL BOXES ETC. DIVENTANO FILIALI PER LE IMPRESE

129 DIAGNOSI ENERGETICA LA STRANA ALLEANZA TRA EDISON E LA FONDAZIONE PRADA

130 PATRIMONIALE FUGGIRE ALL'ESTERO NON SERVE: MOLTO MEGLIO DIVERSIFICARE

È la scelta degli over 30, così come di chi, uscito dal mercato del lavoro, intende capitalizzare competenze e risparmi. Ecco i trend di un settore che non conosce crisi. Ma attenzione ai "venditori di fumo" di Riccardo Venturi n tempi di incertezza economico-fiè presidente - perché anticipa le tendenze, nanziaria, il franchising svolto in fa vedere quel che accadrà: noi che facciamodo serio è diventato una scelta di invemo i consulenti lo sappiamo bene, così come stimento appetibile, con possibilità interestanti visitatori». santi di ritorno del capitale. Basta affidarsi Fossati, che è anche docente di Marketing al progetto giusto, senza cadere nella maglie all'Università di Pavia e presidente della dei venditori di fumo società di consulenza (e non ci riferiamo al UNA SCELTA D'INVESTIMENTO APPETIBILE strategica e manageCHE OFFRE INTERESSANTI PROSPETTIVE nuovo business della riale Rds & Company, DI RITORNO DEL CAPITALE. BASTA cosiddetta "cannaè la persona giusta AFFIDARSI AL PROGETTO GIUSTO bis legale"). È queper indicarci le prosto uno dei macro-trend emersi dal Salone spettive di un settore che ogni anno fattura Franchising Milano 2018, che ha fatto sepiù di 24 miliardi di euro (vedi box). «Il frangnare il record di oltre 17mila visitatori, con chising si polarizza sempre di più – spiega il più di 200 marchi commerciali rappresenpresidente del Salone – accanto a proposte tati negli stand su una superficie espositiva che sono poco serie, inaffidabili e spesso incrementata del 18%. «Il Salone è un bel illegali, stanno crescendo all'opposto quelpalcoscenico – dice Antonio Fossati, che ne le molto d'impresa, che sono delle oppor-

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DOMANDE&OFFERTE

tunità per gli affiliati che le scelgono come forma di investimento alternativo a quello meramente finanziario». Chi ha un capitale da investire, insomma, in questa fase guarda con interesse alle possibilità offerte dal settore. «Se io e lei avessimo 100mila euro da impiegare – ipotizza Antonio Fossati – in questa fase ci converrebbe senz'altro investire, piuttosto che in titoli finanziari, nel marchio potente di una società molto seria e solida, con un business plan strutturato, aprendo un negozio». Attenzione, però: se qualcuno ha capito che il franchising è una scorciatoia per il successo, ha capito male. «Parliamo di una scelta di impresa e di investimento, che come tale va pesata e valutata in modo serio». Proprio nella direzione della professionalità, il Salone Franchising Milano ha proposto sportelli di consulenza gratuiti per formare i potenziali franchisee sull'importanza di un approccio serio, oltre a workshop su come evitare le truffe: «Il salone si pone non solo come palcoscenico e punto di contatto – puntualizza Fossati - ma anche come mo-

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mento di formazione per la qualificazione del settore».

Attenzione alle trappole Accanto alle proposte serie, che richiedono preparazione e professionalità oltre che capitali, ci sono quelle che serie non sono, anzi sfociano nell'illegalità. «Secondo la legge sul franchising del 2004 - quella che viene definita “affiliazione commerciale”, ndr - gli affiliati hanno il tempo per analizzare i documenti prima di firmare il contratto: Peccato che si sua invece chi preme, fa fretta, il titpico che dice: ti riduco il fee d'ingresso se ACCANTO A PROPOSTE SERIE, CHE RICHIEDONO PREPARAZIONE E PROFESSIONALITÀ, CI SONO QUELLE CHE SFOCIANO NELL'ILLEGALITÀ

firmi subito», mette in evidenza il presidente del Salone. Ancora, la legge prevede che il franchisor (o “affiliante”) fornisca l'elenco completo di tutti gli affiliati (o franchisee) a chi è candidato a diventarlo, e delle eventuali cause pendenti. Ma ci sono alcuni

franchisor che non lo fanno. Inoltre la legge prevede che si forniscano i bilanci, ma ci sono franchisor che si rifiutano di farlo. «Per questo nei nostri workshop insegniamo a leggere il contratto di franchising, a fare il business plan, a valutare i capitali finanziari necessari in modo corretto». Per evitare di cadere in trappola si deve essere preparati e consapevoli. «Non ci si deve fare ammaliare da proposte che promettono guadagni facili», ammonisce Fossati: «Da tecnico vedo che crescono e sono forti le soluzioni serie, fatte di grossi marchi che investono e chiedono al franchisee condizioni impegnative: investimento, location primaria, servizi di formazione e di marketing, ispezioni e controlli da parte dello stesso franchisor. L'alternativa sono quelli che fanno tutto facile: ci mettiamo d'accordo, poi vediamo. La posizione del Salone è proprio questa, formare le persone perché diffidino dalle facili lusinghe».

I trend del settore Il fashion è un settore decisamente ancora in crescita, soprattutto in diverse nicchie, che poi sono quelle che vanno dall'etnico allo sportswear, dall'urbanoall'abbigliamento per bambini. Il food, invece, inizia ad accsare i primi segni di stanchezza. Perché sconta il fatto che negli ultimi anni è cresciuto moltissimo, che si tratti del tradizionale street food ai locali trendy, alle caffetterie: il settore si è stabilizzato, anche se continuano a nascere novità bizzarre come le frittate di pasta napoletana in formato takeaway o i punti vendita specializzati solamente nei cocktail. Il comparto che mostra la maggiore vivacità, comunque, è quello dei servizi, per la persona così come per le aziende. Anche in questo ramo di business, però, non mancano le stranezze, dai consulenti nutrizionali per animali all’insegnamento


Antonio Fossati, presidente del Salone del Franchising, nonché professore di Marketing all'Università di Pavia

NEGLI ULTIMI TRE ANNI I PUNTI VENDITA DEI FRANCHISOR ITALIANI ALL'ESTERO SONO RADDOPPIATI, SPECIE NEGLI USA delle materie scientifiche con i Lego, dalla bio-disinfestazione di case e aziende senza ricorrere a pesticidi alla vendita e gestione di eco compattatori di plastica e lattine, già adottati nelle strade di Parma. «Al Salone c'erano molte attività legate al wellness e allo star bene – osserva il presidente Fossati - quasi che in un momento di preoccupazioAL SALONE DEL FRANCHISING LE NUOVE ATTIVITÀ LEGATE AL WELLNESS E ALLO STAR BENE, MA ANCHE ALLO STUDIO DELLA SCIENZA CON I LEGO

ne sociale e economica si cercasse uno spazio privato di benessere personale nel malessere del contesto». Più in generale, nei servizi il franchising sta trovando un suo spazio a metà tra le grandi aziende da un lato e la frammentazione dall'altro. «Per esempio nel settore delle consegne – osserva Fossati – ci sono i pochi e noti nomi, e poi singoli spedizionieri locali o provinciali; ma oggi ci sono anche una decina di franchising di corriere espresso che sono una valida alternativa. Qualcosa di simile accade nella ristrutturazione delle case, dove alla grande azienda e al geometra o alla piccola ditta edile si sono aggiunte al-

cune belle realtà di franchising».

Un'opportunità per molti Anche il profilo di chi si avvicina al franchising come aspirante franchisee sta cambiando. «C'è un fortissimo interesse da parte di giovani, ma non giovanissimi, sopra i 30 anni – spiega il docente di marketing Ull'università di Pavia - con buone disponibilità economiche. Ma anche donne che rientrano

nel mondo del lavoro e cercano delle attività coerenti con le loro passioni, come anche manager e imprenditori che escono dalle aziende e si rilanciano con una seconda vita, capitalizzando le precedenti esperienze: molti aprono affiliazioni nello stesso settore in cui lavoravano prima, utilizzando i capitali come buonuscite e liquidazioni». Ultimo macro-trend emerso dal Salone Franchising Milano, ma non ultimo, è quello dell'internazionalizzazione: marchi come Domino's Pizza e Starbucks che arrivano in Italia, e marchi italiani che vanno all'estero. «Negli ultimi tre anni i punti di vendita dei franchisor italiani all'estero sono raddoppiati» sottolinea Fossati. Nel mercato degli Stati Uniti, in particolare, sono entrati o stanno per entrare nostri marchi come Illycaffè, che sta aprendo cinque nuovi negozi, Rossopomodoro che sbarcherà a Las Vegas con Eataly, e poi Natuzzi, Cioccolati Italiani e L’Erbolario. Tra gli altri marchi che crescono all'estero figurano Yamamay, Yogorino, Panino Giusto, Nau, Carpisa, Cgr e Kiko.

UNA MODALITÀ DI BUSINESS IN COSTANTE CRESCITA Cresce ancora il franchising: secondo i dati del centro studi del Salone Franchising Milano, il fatturato del primo semestre del 2018 è aumentato dello 0,7% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il franchising dispone di una rete distributiva di 51.671 negozi che fatturano 24,5 miliardi di euro annui. Da sottolineare la crescita della rete distributiva nel Sud Italia: 15.933 punti di

vendita, con un più 3,8% nel 2017. Aumentano sensibilmente anche i negozi in franchising aperti all’estero (in Europa, ma anche negli Usa e in Cina): 10.079 con un aumento del 28,1% nel 2017 sull’anno precedente. La regione italiana con la più ampia rete distributiva di negozi in franchising è la Lombardia con 8.523 punti vendita che generano 4,6 miliardi di euro di fatturato e danno occupazione a

38.089 addetti, e 256 aziende franchisor che hanno sede legale nella Regione, secondo dati 2017 Assofranchising. Una regione che vale quindi mediamente il 17-20% di tutto il Paese. Tra le categorie merceologiche spicca per fatturato (a parte la Gdo Food) la ristorazione con 600 milioni di € di giro d’affari, mentre per numero di punti affiliati sono le agenzie immobiliari a guidare il settore con 1.490 unità.

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DOMANDE&OFFERTE

PRESENTI IN 44 PAESI

I centri logistici in rete diventano hub per le imprese

Una rete capillare internazionale: ecco il vero punto di forza di Mail Boxes Etc. (www.mbeglobal.com www.mbe.it). Fondata a San Diego in California nel 1980, Mail Boxes Etc. è stata introdotta in Italia nel 1993 da Graziano Fiorelli. Nel 2009 l’italiana MBE Worldwide ha acquisito tutte le attività Mail Boxes Etc., diventando titolare del marchio, del business format e di tutti i contratti esistenti a livello mondiale (con eccezione di Stati Uniti e Canada). Nel 2017, con l’acquisizione di AlphaGraphics e PostNet, MBE Worldwide spa ha ampliato il proprio network raggiungendo circa 2.500 centri in 44 paesi, con un fatturato aggregato di circa 830 milioni di euro.

Le 2.500 punti sedi del franchising fungono anche da presidio fisico per le grandi aziende che esternalizzano i servizi non-core: è l’offerta Mbe Corporate Services in Italia e all’estero mmaginate di poter aggiungere al vofornitori, agenti sul territorio), da abilitare ad stro business 500 sedi in Italia, 1.600 in eseguire operazioni nei Centri MBE sul terEuropa, arrivando ad averne 2.500 in 44 diritorio, alla verifica degli articoli in ingresso versi Paesi del mondo. In un colpo solo. Senza e in uscita; dal pick-up presso il cliente allo dover reperire immobili sul mercato, assumestoccaggio della merce; dall’imballaggio alla re (né formare) personale, acquistare attrezmicrologistica. zature, avviare alcunché. Un’utopia? Niente E poi le spedizioni di documenti, oggetti e affatto. Perché il network c’è già: è quello di prodotti in tutto il mondo, con la tipica acMail Boxes Etc. (MBE), curatezza della rete PAOLO FIORELLI, CEO DI MBE una delle maggiori reti MBE, rispettando le WORLDWIDE: «LA PRESENZA SUL al mondo di centri in normative vigenti nei TERRITORIO CONSENTE AI PUNTI VENDITA DI ESSERE L’ULTIMO MIGLIO franchising per spedivari stati, la custodia TRA I CLIENTI E LE GRANDI AZIENDE» zione, micro-logistica, dei colli in un’area sigrafica, stampa e comunicazione. E che ora, cura e riservata, il drop-off da parte di clienti, battezzandola MBE Corporate Services, offre fornitori o agenti sul territorio, con il Centro una vasta gamma di servizi su misura a supMBE che funge da punto di raccolta, le conseporto delle attività delle aziende che vogliono gne urbane, la gestione cambi e resi, le soluaccelerare
e ottimizzare il proprio business. zioni di grafica, la stampa (anche digitale) ad Il menu è ricco: si va dalla possibilità di conalta qualità su supporti speciali. Il tutto con dividere un elenco di persone fidate (clienti, fatturazione centralizzata mensile, un unico

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www.mbeglobal.com – www.mbe.it

interlocutore e un contact center dedicato. L’offerta è modulare e i servizi sono combinabili secondo le necessità del cliente Corporate, garantendo la flessibilità di down e up-scale del business in base alla domanda. È un modello di franchising particolare, quello di Mail Boxes Etc., un supporto nelle varie fasi della supply-chain, che migliora l’efficienza aziendale permettendo di esternalizzare le attività non-core: il Centro MBE diventa un vero e proprio hub che offre diverse soluzioni e un luogo fisico di riferimento. La mission la spiega chiaramente Paolo Fiorelli, CEO di MBE Worldwide: «La presenza sul territorio consente ai punti vendita della rete MBE di essere l’ “ultimo miglio” tra i clienti e le grandi aziende quando queste vogliono soddisfare quelle esigenze di business dove il presidio fisico nei confronti del cliente, business o privato, è necessario».


Edison e Fondazione Prada insieme per la sostenibilità

La partnership prevede una diagnosi energetica innovativa per migliorare la compatibilità ambientale e colonnine di ricarica per le auto elettriche nell’area parcheggio a cura della redazione dison e Fondazione Prada annunciano novazione sono obiettivi concreti per Edison e l’avvio di un percorso virtuoso verso l’uso efficiente delle risorse è un elemento fonla sostenibilità. La collaborazione tra Edison dante della nostra attività quotidiana» . e Fondazione Prada si fonda su un progetto Edison è attiva nella progettazione e nello svicondiviso per un uso efficiente delle risorse e luppo di soluzioni a favore dell’efficienza enersulla consapevolezza che l’energia è uno degli getica, propone idee e progetti innovativi per la elementi fondanti del vivere contemporaneo gestione sostenibile delle risorse energetiche, di luoghi, spazi e città. Impegnata nella costruambientali ed economiche e co-sviluppa con zione di un futuro di energia sostenibile e con professionisti di ingegneria, architettura, azienuna storia lunga più di 130 anni, Edison mette de, terziario e pubblica amministrazione per le a disposizione di Fonsmart-city di oggi e MARC BENAYOUN (A.D. DI EDISON): dazione Prada tutta del futuro. Edison ap«CI SIAMO DATI L’OBIETTIVO IMPORTANTE la sua esperienza e la plica in questo senso DI MIGLIORARE LA QUALITÀ DELLA VITA sua competenza unica DELLE PERSONE NEI LUOGHI IN CUI VIVONO» un nuovo approccio: di operatore energequello che impiega tico di riferimento. Grazie alla collaborazione un modello integrato, l’unico in grado di procon Edison, Fondazione Prada approfondisce durre benessere reale per l’ambiente e per le la sua attenzione e il suo impegno verso i temi persone, mettendo in relazione i singoli edifici della sostenibilità ambientale e del risparmio con il quartiere e la città nel suo insieme. Per energetico, essenziali anche per un’istituzione Fondazione Prada, Edison mette a disposizioche ha scelto l’arte e la cultura come principali ne il know-how e le competenze di eccellenza strumenti di lavoro e apprendimento. «Edison annuncia oggi, con orgoglio ed emozione, la partnership con Fondazione Prada», dichiara Marc Benayoun, Amministratore Delegato di Edison: «Ci siamo dati una sfida importante: migliorare la qualità della vita delle persone, pensando agli spazi e ai luoghi in cui vivono. È per questo che siamo onorati di portare la nostra energia e le nostre competenze ad una istituzione di eccellenza internazionale come Fondazione Prada. La sostenibilità e l’in-

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nei servizi energetici per avviare un percorso virtuoso verso la sostenibilità e l’uso efficiente delle risorse, come l’energia, la luce, il calore e l’acqua. Edison realizzerà per le strutture di Fondazione Prada a Milano uno smart audit, cioè una diagnosi energetica innovativa, in grado di individuare le aree di miglioramento negli usi energetici e intervenire per ridurre i consumi delle principali strutture a maggior intensità energetica e impatto della Fondazione, individuando le opportunità per accrescerne la compatibilità ambientale ed evitare gli sprechi. Inoltre, Edison, che è entrata di recente nel settore della mobilità elettrica con soluzioni tecnologicamente sempre più innovative ed ecosostenibili, doterà l’area parcheggio della Fondazione Prada con le colonnine per la ricarica di auto elettriche che saranno a disposizione dei visitatori della Fondazione. Sostenibilità ed innovazione sono quindi alla base dell’approccio di Edison, che prende in considerazione i sistemi nel loro complesso, le interazioni di tutti gli elementi e le problematiche nel loro insieme. L’obiettivo è di contribuire a progettare le città del futuro in modo che tutti gli elementi, siano essi gli edifici dove abitano le persone come i luoghi pubblici e privati di fruizione, per esempio, della cultura, trovino il loro posto nel contesto che è stato pensato secondo finalità collettive e per migliorare la qualità della vita, mettendo in relazione l’utilizzo intelligente di tutte le risorse si dispone.

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DOMANDE&OFFERTE

Patrimoniale in agguato? Inutile fuggire. A meno che...

La proposta tedesca di un fondo “salva Stato” che attinga ai risparmi privati mette in allarme gli italiani. Che però, invece di portare all’estero i capitali, farebbero meglio a diversificare di Ugo Bertone

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far suonare il campanello d’allarme è stato un articolo dell’autorevole Frankfurter Allgemeine firmato dall’altrettanto autorevole Karsten Wendorff, responsabile del dipartimento di finanza pubblica della Bundesbank. L’economista ha proposto la creazione di un fondo “salva Stato” tricolore alimentato solo da speciali titoli di Stato sottoscritti forzatamente dai risparmiatori italiani nella misura del 20% del patrimonio netto di ciascuno, sia liquido che in beni immobili. Una sorta di prestito forzoso. In questo modo il debito pubblico italiano, oggi al 132,5% del prodotto interno lordo, scenderebbe di colpo di una buona metà, avvicinandosi così al vincolo del 60% nel rapporto debito/pil previsto da Maastricht. Più che una proposta, sembra quasi una provocazione, un paradosso in risposta al piano B del ministro Paolo Savona. Ma, fanno notare gli esperti di cose europee, non è abitudine della Bundesbank scherzare su questi temi. Ed è assai difficile che Jens Weidmann, il presidente della banca centrale, abbia consentito la pubblicazione di un intervento del genere senza valutarne a fondo l’impatto sui mercati. Si tratta di una sfida, insomma, alle richieste italiane sull’al-

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lentamento del patto di Stabilità: non c’è radi Stato. Né aiuta, per paradosso, la prospetgione, argomento che riaffiora tra i falchi, tiva dei CIR, i Conti Individuali di Risparmio: per offrire nuova flessibilità all’Italia. le nuove agevolazioni fiscali, infatti, rischiaE così, sull’onda del richiamo d’oltre Reno, no di alimentare i sospetti sulla tenuta della ha preso quota il richiamo alla patrimoniale finanza del Bel Paese, che sta in piedi grazie che già aleggiava nelle sale operative delle al patrimonio accumulato da generazioni di banche. Assieme alle tensioni sul mercato risparmiatori. Un tesoro a rischio, temono del risparmio, affamato di “fiducia, sicurezin molti alla ricerca di porti sicuri. Non solo za e vicinanza”, come recitano le tre parole in Italia. d’ordine che campeggiano sul sito internet Risparmi con il passaporto della Raiffeisenbank (cassa rurale) di SilMa ha senso spostare i risparmi oltre fronlian, località a cinque chilometri dalla frontiera? È la soluzione giusta alle preoccupatiera italoaustriaca di San Candido, in questi zioni oppure costi e mesi meta di gitanti interessati, in arrivo HA POCO SENSO PORTARE I SOLDI OLTRE rischi superano i beCONFINE: L’ITALIANO È COMUNQUE nefici? Cerchiamo di dalle Venezie, così SOGGETTO ALL’OBBLIGO FISCALE. ‘metter ordine in una numerosi da attrarA MENO CHE CAMBI CITTADINANZA materia confusa in re la curiosità della cui conta più la suggestione ed il terrorismo Guardia di Finanza, si legge sulle cronache psicologico che non il buon senso. Per quelocali. sto motivo è opportuno farsi una domanda Certo, è presto per parlare di fuga di capipreventiva. Perché, insomma, uno intende tali o tantomeno per immaginare “spalloni” portare i soldi fuori Italia. Dal punto di vista che attraversano i valichi alpini. Ma anche finanziario la questione ha ovviamente poco così prendono corpo i fantasmi evocati dal senso. Ma in un momento di forte stress psibraccio di ferro con Bruxelles, compresa cologico, emergono le paure dei risparmiala minaccia, seppur più volte smentita, di tori a proposito del rischio di abbandono un’uscita dall’euro. Intanto la pressione suldell’euro e di ritorno alla lira per la possibilo spread mette a dura prova la fiducia nelle lità di una patrimoniale e/o di un possibile banche italiane così come la fiducia nei titoli


prelievo forzoso, tipo quello effettuato dal governo Amato nel 1992. O, ancor peggio, del blocco dei conti correnti come avvenuto a Cipro al culmine della crisi.

La patrimoniale e la black list

In caso di patrimoniale, naturalmente parlando di soluzioni nell’ambito della legalità, non esistono scorciatoie. L’unica soluzione per evitare un prelievo del genere è spostare la propria residenza al di fuori dei confini nazionali perché un cittadino italiano, ancorché porti il proprio denaro fuori e interponga uno schermo fiduciario o un sostituto d’imposta o lo faccia egli stesso, è comunque soggetto all’obbligo fiscale: una soluzione meno efficace e semplice, dunque, di quel che possa sembrare a prima vista. Tanto per cominciare non va dimenticato che la “patrimoniale”, a differenza del condono (termine che non esiste nemmeno nei vocabolari anglosassoni o francesi) c‘è anche in altri Paesi, compresa la Svizzera. La residenza all’estero, poi, deve essere effettiva. E qui interviene una distinzione fondamentale: un conto è la residenza in un Paese “white list” (la Spagna, ad esempio), altro è un Paese “black list”, vedi Montecarlo. Nel primo caso

IL PRESIDENTE DELLA BUNDESBANK JENS WEIDMANN

è il fisco che deve dimostrare che io “non” sono residente in quel Paese, altrimenti è il residente che deve dimostrarlo. Senza dimenticare l’obbligo fisico a risiedere nel Paese indicato per una buona parte dell’anno (almeno sei mesi e un giorno). Lasciamo da parte la residenza. Come faccio a difendermi dal rischio ridenominazione, nel caso di ritorno alla lira? In caso di ridenominazione si possono lasciare i propri PER DIFENDERSI DAL RISCHIO DI RIDENOMINAZIONE IN LIRE, SAREBBE OPPORTUNO INVESTIRE I PROPRI BENI IN UN FONDO DI DIRITTO IRLANDESE

asset anche in banche italiane, purché non denominati in valuta “indigena”. È evidente che in caso di ridenominazione dei beni in lire, il mio conto corrente seguirà il corso. Ma non avrò questo problema se dispongo di un investimento in una Sicav o in un fondo di investimento di diritto irlandese seppur depositato presso un istituto italiano. E come difendersi in caso di crisi bancaria, con il blocco dei contanti e successiva patrimoniale? In questo caso, ahimè, le difese sono destinate a cedere. Inutile illudersi. Non è detto, invece, che l’operazione tuteli

il risparmiatore nel caso di un prelievo una tantum o di una patrimoniale. Ma non facciamoci illusioni: non è che portando i soldi in Svizzera, beninteso in maniera legale, io risolva il problema che si pone a qualsiasi cittadino italiano in quanto tale. Esiste, è vero, il cosiddetto mandato all’incasso, per cui io posso, senza intestazione fiduciaria, delegare un soggetto a farmi da sostituto di imposta. Ma quest’ultimo dovrà rappresentarmi di fronte al fisco italiano. Insomma, la fuga oltre frontiera non è la panacea dei dolori del risparmio. Specie in tempi di incertezza politica. Anche perché la scelta di intermediari stranieri non mette al riparo l’eventuale tesoretto dal fisco di casa nostra. Non è sbagliato, al contrario, puntare su una diversificazione attenta del rischio, alternando asset di diversa natura in arrivo da più piazze finanziarie. Sul fronte del mercato obbligazionario, la stragrande maggioranza degli esperti suggerisce di evitare le scadenze lunghe, vista la scarsa visibilità sul futuro. Di qui l’attenzione dei gestori per le obbligazioni indicizzate ma anche il rinnovato interesse per l’oro, che torna a brillare dopo una lunga eclisse. Senza dimenticare Piazza Affari, deposito di prede interessanti per gestori hedge e imprese a caccia di gioielli magari precipitati a quotazioni infime. Come sta capitando a diverse small caps, vittime della caduta di interesse per i Pir, i Piani di Investimento del risparmio, snobbati dopo una stagione di successi troppo breve. Ma anche questo fa parte della psicologia dei mercati, in cui le fasi di ricerca della sicurezza si alternano alla voglia di guadagno. Di questi tempi la bilancia pende senz’altro dalla parte della sicurezza. Ma è in momenti come questo in cui è possibile imbattersi in qualche occasione interessante. In sintesi, è l’ora della liquidità. Ma in cui è legittimo assumere qualche rischio ragionevole, anche per non perdere il rimbalzo che, seppur di portata limitata, potrebbero accompagnare l’inverno dei listini, a partire dal prossimo Natale.

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DOMANDE&OFFERTE

La protezione del patrimonio si chiama “consulente” Oneri e onori di un wealth advisor: Andrea Questa, di Banca Mediolanum, racconta il “dietro le quinte” della professione

di Marina Marinetti

ANDREA QUESTA, WEALTH ADVISOR DI MEDIOLANUM

l private banker è un dottore. Ma non passaggi generazionali sono il suo pane. «E per la laurea in Economia e Commercio: poi» racconta a Economy «conto su partnerperché deve riuscire a capire che persona ha ship altamente qualificate, per citarne alcuni, di fronte, cosa la affligge, che cura proporre. Opencare per l’arte, Ernst & Young e lo Studio In una dinamica dalla fortissima componente Pirola per la parte fiscale, studi legali e così psicologica. «Tratto il denaro del cliente come via. A fare i tuttologi si sbaglia di sicuro». se fosse la sua salute» racconta Andrea QueTante anche le famiglie che si affidano a lui. sta. Classe 1973. Uomo contemporaneo ma «Ci tengo a far parte del mobilio», scherza, ma anche tradizionalista. Figlio di una stirpe di non troppo. Perché il consulente finanziario bancari è entrato in Banca Mediolanum nella è qualcosa che si eredita, che si tramanda di fase in cui la banca era in rampa di lancio con padre in figlio, come l’avvocato di famiglia o il la differenziazione dei servizi. «Sono arrivato commercialista: «Il passaggio generazionale qui da Cariplo nel 2000, giusto in tempo per è un tema delicato, che spesso si preferisce seguire la fase dello rimandare. Ma è cru«LA FIDUCIA DEL CLIENTE BISOGNA sdoppiamento tra ciale nella protezione CONQUISTARSELA SUL CAMPO. rete tradizionale e pridel patrimonio». Che PER QUESTO NON ESISTE UNA SOGLIA vate banking», dice. è l’obiettivo primario MINIMA DI ACCESSO AL SERVIZIO» Oggi è un wealth advidi Andrea Questa: «Un sor, la sua base operativa è nella prestigiosa tempo ci si focalizzava solo sulla performanCasa della Consulenza di Milano, il novecentece, e c’è ancora una grande confusione sulla sco Palazzo Biandrà realizzato dal Beltrami in figura del consulente finanziario, che non via Santa Margherita 1, a due passi dal Duocompra o vende in funzione del mercato, ma mo, dal Teatro alla Scala e da Piazza Affari, interagisce tra chi si occupa dell’area tecnica nel cuore della città, nel distretto finanziario. e il cliente analizzandone le esigenze, cercanE gestisce qualcosa come mezzo miliardo di do di interpretarne le richieste, con orizzonti euro: «Ma non da solo: ho un team di otto temporali obiettivi, cosa difficilissima, e usancolleghi che mi affiancano trattando in mado tutti i crismi della diversificazione». Che niera più specifica determinate tematiche». in tempi di spread è d’obbligo: «In momenti Lui “ci mette la faccia”, ma anche la testa. Piacome questo il lavoro non ci manca: il cliente, nificazione finanziaria, ottimizzazione fiscale, spaventato, mischia politica e finanza, par-

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NELL’INVESTIRE OCCORRE ABBRACCIARE UN ORIZZONTE TEMPORALE CORRETTO la col vicino, ascolta la tv, legge il giornale e si fa la sua idea. Mi arrivano le domande più disparate, da “vendo tutto e metto i risparmi sotto al materasso” a “li porto in Svizzera” a “compro Btp”. Poi gli mostro un Btp che negli ultimi mesi ha perso il 7%. Perché il famoso senno di poi deve comunque abbracciare un orizzonte temporale corretto». Prudenza, rigore, lucidità: sono la cifra distintiva del wealth manager Andrea Questa. Uno che ama lo sci, in tutte le sue forme, e la moglie Sara (con cui ha tre figli) praticamente da sempre: si sono conosciuti sui banchi di scuola. Uno, anche, che si muove con uno scooter sgangherato - «prima o poi mi lascerà a piedi», – e che al polso sfoggia uno Swatch Irony Aluminium: «Il modello di consulente in Ferrari è tramontato, figlio di un’era che grazie a Dio non esiste più. E poi, se c’è una cosa che l’esperienza mi ha insegnato è che l’apparenza spesso inganna: mi è capitato che un signore per il quale gestivo una cifra modesta dopo dieci anni mi abbia girato un patrimonio di una decina di milioni. Perché la fiducia del cliente si conquista sul campo, progressivamente. Ecco perché non metto una soglia minima di accesso alla mia consulenza». Una parola chiave, in tempi di Mifid, «che finalmente definisce che il consulente fa il consulente e non il venditore».

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DOMANDE&OFFERTE

Nella Capitale c'è una Sorgente di gemme d'arte uniche al mondo La Fondazione creata dal gruppo immobiliare guidato da Walter Mainetti mette a disposizione del pubblico italiano capolavori unici che diversamente rimarrebbero appannaggio del mercato internazionale di Mario Grechi oma in anni recenti ha potuto contare su iniziative, a cura di privati, finalizzate a rendere la cultura più aperta e fruibile. Ultimo in ordine di tempo, lo spazio espositivo di Alda Fendi a ridosso del Palatino. Prima ancora ci sono stati il restauro di Palazzo Merulana della Fondazione Claudio ed Elena Cerasi, e l’inaugurazione di Musia, luogo polifunzionale ideato dall’imprenditore e collezionista Ovidio Jacorossi. Ma un rilevante contributo alla valorizzazione del nostro patrimonio archeologico e pittorico lo si deve anche alla Fondazione Sorgente Group, nata da un’idea dell’imprenditore Valter Mainetti e della moglie Paola. Nei dieci anni dalla sua istituzione, la Fondazione Sorgente Group, collezionando opere importanti per il patrimonio del Paese, si è impegnata a renderle fruibili al pubblico attraverso specifici allestimenti, esposizioni temporanee e prestiti presso sedi museali anche internazionali. Così capolavori unici come il ritratto di Marco Claudio Marcello, del 25-20 a.C., figlio di Ottavia sorella di Augusto o la scultura di Athena Nike del V sec. a. C. sono stati ammirati negli spazi espositivi della Fondazione in via del Tritone a Roma e sono stati presenti anche in grandi mostre. Il ritratto di Marcello da ottobre è esposto nella Mostra “Ovidio. Amori, miti e altre storie” alle Scuderie del Quirinale, dove era già stato ammirato quattro anni fa, in occasione del

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bimillenario della nascita di Augusto, insieme agli altri ritratti della dinastia Giulio-Claudia appartenenti alla Collezione archeologica della Fondazione Sorgente Group. Oggi la copia in gesso di Marcello è in esposizione permanente al Museo dell’Ara Pacis, insieme alle riproduzioni degli altri ritratti della famiglia imperiale. «In questo modo consentiamo agli amanti dell’arte di fruire opere uniche al mondo – rileva la vicepresidente Paola Mainetti – che, diversamente, rimarrebbero sul mercato internazionale, lontano dall’Italia. Quello che mi spinge a lavorare in questa direzione è la profonda convinzione che l’arte non vada tenuta per sé stessi ma condivisa, in un percorso educativo e formativo di accrescimento perso-

STATUA DI ATHENA NIKE, METÀ V SECOLO A.C.

nale». Oltre alla vicepresidente Paola Mainetti, la Fondazione vede impegnato come direttore scientifico Claudio Strinati, già soprintendente di Roma, professore universitario e direttore generale del Ministero dei Beni Culturali. Le mostre e le iniziative culturali, in particolare conferenze di approfondimento sulle opere esposte, si svolgono in due luoghi centrali e storici, entrambi riprogettati e restaurati da Paola Mainetti: lo Spazio Espositivo in via del Tritone, al piano terra del palazzo liberty del Gruppo Sorgente, e la sede della Fondazione, nello storico edificio sull’Aventino costruito da Giovanni Curioni nel 1931, che ospita gran parte della collezione d’arte. Lo Spazio Espositivo Tritone. Fra le diverse

GUERCINO, DIANA CACCIATRICE, 1658


A sinistra, foto panoramica del Giardino degli Aranci dopo l’adozione e i lavori effettuati dalla Fondazione Sorgente Group A destra, Paola Mainetti, vicepresidente della Fondazione Sorgente Group

occasioni culturali ricreate, particolare successo hanno riscontrato la mostra “Un angolo di Art Nouveau a Roma” e l’esposizione “Magistri astronomiae. Dal XVI al XIX secolo”, con documenti originali del Fondo Clavius, tra i quali la corrispondenza tra Padre Cristoforo Clavio SJ e Galileo Galilei, conservati nell’Archivio Storico della Pontificia Università Gregoriana e presentati per la prima volta al pubblico: si tratta di lettere uniche dove si possono confrontare i timori del religioso e l’entusiasmo dello scienziato, le inquietudini tra la tradizione e le nuove scoperte, il dilemma tra la fede e la “sensata esperienza”. Nello Spazio Espositivo Tritone si può ammirare in allestimento permanente la ricostru-

PORZIONE DELLA SCALA ELICOIDALE DELLA TOUR EIFFEL, ESPOSTA PERMANENTEMENTE NELLO SPAZIO ESPOSITIVO TRITONE

zione multimediale della scultura di Athena Nike, su idea di Paola Mainetti e realizzata in collaborazione con Mizar di Paco Lanciano e con lo studio di Eugenio La Rocca. Attraverso sofisticati procedimenti informatici e istallazioni audio-video, la scultura viene interamente ricostruita. I prestiti. Nell’autunno del 2019 due sculture di tigri in marmo della Fondazione saranno esposte a Basilea per una mostra sui Gladiatori. Nella collezione di pittura antica spiccano capolavori del barocco emiliano, soprattutto opere del Guercino e di Guido Reni, ma anche una raccolta di vedute romane settecentesche di Giovanni Paolo Panini e Andrea Locatelli. La delicata sensualità della Diana Cacciatrice del Guercino è stata apprezzata da molte istiLA VICEPRESIDENTE PAOLA MAINETTI: «L'ARTE NON VA TENUTA PER SÉ, MA CONDIVISA IN UN PERCORSO EDUCATIVO E DI ACCRESCIMENTO PERSONALE»

tuzioni museali internazionali, tra le quali il National Museum of Western Art di Tokyo, che l’ha voluta per la rassegna “Il Guercino” nella primavera del 2015. Nel 2011 la Diana Cacciatrice era stata richiesta anche dalla Pinacoteca di Cento che ha voluto esibirla per la prima volta nella città natia del grande maestro barocco. La tela a breve farà parte della mostra “Gli animali nell’arte, da Caravaggio al Settecento” al Palazzo Martinengo di Brescia, aperta dal 19 gennaio al 26 maggio 2019, insieme a un altro particolare dipinto della Fondazione, un ritratto di famiglia del pittore in posa assieme a un cane Lagotto, opera attribuita al fratello Paolo Antonio Barbieri. La tavola “Madonna con Bambino benedicente” di Fondazione Sorgente Group è stata affiancata all’affresco “Gesù Bambino benedicente”, entrambe opere del Pintoricchio, per una mostra-confronto che i Musei Capitolini hanno donato alla città di Roma in occasione

del Natale 2011. Progetti per la città e per l’arte. La Fondazione Sorgente Group ha contribuito al restauro e alla valorizzazione di un’area cittadina di grande attrazione turistica e molto cara ai romani: il colle Aventino e in particolare il Giardino degli Aranci, adottato nel 2015 in collaborazione con l’amministrazione capitolina e riportato allo splendore del progetto di De Vico del 1932. Con l’intervento della Fondazione è stata recuperata la componente archeologica: è la prima volta che un’area verde sottoposta a tutela viene affidata alle cure di un privato, dopo alcuni anni di trascuratezza. Paola Mainetti ha seguito tutte le fasi di valorizzazione e riqualificazione dell’area con l’obiettivo di restituire ai cittadini un giardino dal grande valore storico. Del resto la passione della famiglia Mainetti per l’arte parte da lontano. Negli anni Trenta è nato infatti un primo nucleo di quella che è oggi la Collezione d'Arte Mainetti, attualmente curata e promossa dalla Fondazione Sorgente Group, anch’essa con la doppia anima dell’archeologia (statuaria, elementi di arredo antico, capitelli e fusti di colonna in marmo) e della pittura con il seicento rappresentato da Guido Reni e Guercino, il Settecento con opere di vedutismo romano di Paolo Anesi, Hendrik Van Lint e Locatelli. Insieme a quella della Fondazione Sorgente Group questa rappresenta una delle maggiori raccolte a livello privato dei dipinti del Guercino.

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VITA DA MANAGER È il direttore d’orchestra che fa sì che la sinfonia risulti perfetta, anziché un’inascoltabile accozzaglia di rumori. Ma può essere esigente, non isterico e maleducato, se vuole che il miracolo riesca. Ecco perché un executive dovrebbe prestare particolare attenzione a come si pone in azienda. Mettendo al bando maleducazione e aggressibità inutile. Concedendosi, di tanto in tanto, una pausa rigenerante, per poi potersi ripresentare al meglio

QUANDO I “MODI” VENGONO AL PETTINE. ANCHE IN AZIENDA

La cattiva educazione deprime i lavoratori ed incide sulla produttività, lo afferma una ricerca di Harvard Business Review. Che invita i manager a imparare (e applicare) la “business etiquette” di Elisa Stefanati siste una stretta connessione tra malein questa stessa materia, c’è anche una buona ducazione in azienda e produttività. Donotizia? Si può cioè affermare che la buona vrebbe forse bastare il buon senso a sancirlo, educazione giova alla produttività? ma l’ha accertato una recentissima ricerca delLa risposta è sì: la business etiquette si può la Harvard Business Review, la più prestigiosa apprendere. E aiuta. Parola di Simona Artanirivista mondiale di economia e management. di, fondatrice di Etiquette Italy, consulente di Ebbene: in risposta alla brutte maniere sul Galateo Aziendale da oltre vent’anni, che dal lavoro, il 48% degli 2001 offre servizi di impiegati ha diminui- IL GALATEO AZIENDALE RAPPRESENTA consulenza e formaUNO STRUMENTO FONDAMENTALE to il proprio impegno zione sulla business PER RAGGIUNGERE E MANTENERE lavorativo, il 36% ha etiquette, appunto, IL SUCCESSO. OGGI PIÙ CHE MAI dichiarato che le proovvero lo stile e l’imprie prestazioni in seguito a scorrettezze o magine professionale per aiutare le aziende e i mancanze di rispetto sono diminuite, mentre professionisti a raggiungere le competenze neun allarmante 63%, durante l’orario di lavocessarie per eccellere in un mondo economico ro, evita regolarmente le persone in azienda sempre più competitivo. maleducate o che hanno comportamenti spiaIl galateo aziendale rappresenta oggi uno strucevoli, con gravi danni di produttività per l’amento fondamentale per raggiungere e manzienda stessa. E questa è la cattiva notizia. Ma tenere il successo in ogni ambito lavorativo.

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VITA DA MANAGER

«La business etiquette promuove l’atmosfera lazioni con gli altri. Lo scenario positiva in azienda, migliora la comunicazione futuro, secondo gli esperti di e aiuta a prevenire le incomprensioni», spiega economia, sarà sempre più inSimona Artanidi: «È una disciplina che non si centrato sul servizio attento e applica solamente all’azienda in generale, ma cortese alla clientela, ma anche anche e soprattutto alle persone che vi lavorasulla capacità delle imprese di no. Se ti prendi cura dei tuoi dipendenti,loro valorizzare le risorse umane si prenderanno cura dei tuoi clienti e i clienti che lavorano in azienda. Il sucritorneranno. La tua azienda si eleverà rispetto cesso aziendale è sempre un successo del team ai competitor attraverso la creazione di valore e non si vince senza una squadra vincente. In condiviso», dice la fondatrice di Etiquette Italy, questa connessione una comunicazione ade«perché il vero capitale aziendale sono le perguata è fondamentale. Oggi gli studi ci dicono sone». che per il manager tra le soft skills, le capacità Che cosa presuppone relazionali valgono al IL PRIMO IMPATTO È SEMPRE VISIVO il concetto di eleganpari delle competenze E INFLUISCE SULLA VALUTAZIONE za nel mondo degli tecniche. È compito di PRELIMINARE DELLA PERSONA: affari? PRIMA SI È VISTI, POI SI VIENE ASCOLTATI ogni organizzazione Partiamo dall’etimoaziendale far comlogia, eleganza deriva dal latino eligere, che prendere al proprio dipendente o collaboratosignifica scegliere, selezionare. E nella vita perre che rappresentare adeguatamente se stessi sonale e aziendale scegliere è fondamentale. è espressione anche dell’azienda, e di una colLei pensi a quanto è rilevante la prima impreslettività in cui ci si riconosce. sione: prima si è visti poi si è ascoltati. Sempre. Come conciliare comunicazione e buone Lo dice la scienza. Il primo impatto è sempre maniere nell’era sincopata dei 140 carattevisivo e influisce sulla valutazione preliminare re di Twitter? di una persona. Nel 55% dei casi, poi, determiL’era digitale ha moltiplicato le interazioni, nante è il linguaggio del corpo e l’abbigliamenmentre nella vita reale si vivono relazioni. Il to, nel 35% dei casi incide la voce, mentre solo moltiplicarsi delle interazioni sta portando a nel 10% si presta attenzione al contenuto verun impoverimento delle relazioni. Ecco perché bale. Le ho risposto? Pensi a quanto possono nei nostri corsi insegniamo come distinguersi influire savoir faire ed eleganza fin dal primo dagli altri , anche nel rumore della rete. In quesguardo. sti anni abbiamo stabilito partnership naturali Quindi non è vero che l’abito non fa il monacon sedi e location all’altezza dei contenuti che co. E il bon ton del manager conta? vogliamo veicolare. Per esempio, il Grand Hotel Certo che sì: un professionista si riconosce da come si presenta, dall’eleganza dei modi, dalla capacità di intrecciare relazioni d’affari e lavorare in armonia con i colleghi. Ci si può distinguere lasciando un segno positivo negli incontri di lavoro, promuovendo un’ immagine di sé ricercata, con un “abito mentale” giusto e trasmettendo la propria professionalità attraverso un comportamento garbato. Le buone maniere presuppongono attenzione all’altro e il successo si otA SINISTRA, SIMONA ARTANIDI, FONDATRICE DI ETIQUETTE ITALY tiene solo migliorando le proprie re-

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Majestic già Baglioni di Bologna e il Due Torri Hotel di Verona, con Etiquette Academy Italy, hanno già programmato un ricco calendario di incontri per la stagione al via. Quali sono i tipici temi in scaletta? Per esempio public speaking elegante, fare affari a tavola durante un vero pranzo e benessere sul lavoro. A supporto della rilevanza del galateo nel business c’è anche una ricerca condotta dalla Carnegie Foundation, secondo la quale solo il 15% del successo professionale dipenderebbe dalle competenze tecniche e dalla conoscenza del lavoro, il restante 85% si baserebbe sulle capacità interpersonali. Inoltre, in un sondaggio condotto da Accountemps, è emerso che ben il 65% dei dirigenti e il 46% dei lavoratori ritiene che le buone maniere possano favorire anche l’avanzamento di carriera. In aiuto al costrutto di leadership efficace, da sempre anche per Daniel Goleman, il padre della emotional intelligence, l’intelligenza emotiva è due volte più importante delle competenze tecniche. In sostanza, è fondamentale quel mix di capacità alla base della conoscenza di sé che aiuta a capire e coinvolgere gli altri, una capacità innata, ma che in parte si può migliorare e ottimizzare. In che senso? Per Goleman si può diventare un leader di successo proprio sviluppando profonde relazioni interpersonali, ed interagendo in modo costruttivo e positivo con gli altri. Anche il professor Umberto Galimberti sostiene che i docenti dovrebbero essere assunti in base all’intelligenza emotiva: senza, per il filosofo, non si può insegnare. Una visione con cui concorda pure lo psichiatra Vittorino Andreoli. In azienda dunque per comunicare in modo efficace, fare carriere ed essere un buon leader la parola d’ordine è savoir faire. Ma attenzione, dicono gli esperti: non esiste savoir faire senza savoir être e senza savoir vivre.


Il successo della pioniera del web e quell’anacronistico gender-gap Barbara Labate, ceo di ReStore, che offre soluzioni per l’e-commerce alla Gdo, viene premiata come imprenditrice. Periodicamente. Eppure, al di là della gratificazione, sostiene, c’è una dicotomia che va superata di Marco Scotti na pioniera del tech, appena quaranvani suggerirei quindi di andare fuori dai tenne, che ha saputo ritagliarsi un confini nazionali, imparare il più possibile, e ruolo di primo piano in un mondo ancora tornare per provare a cambiare l’Italia, renpiuttosto maschile. O una delle 50 dondendola più dinamica, propensa a rischiare ne più inspiring d’Europa. Oppure ancora qualcosa e disposta a supportare realmente un’appassionata sportiva. Ci sono molti la loro generazione». modi per tratteggiare la figura di Barbara L’Italia però sta ritornando a essere un po’ Labate, Ceo di ReStore, azienda che offre soasfittica dopo un periodo di (moderata) luzioni chiavi in mano per far crescere il bucrescita. Il Pil ristagna, l’occupazione anche. siness online nella Gdo. Una startup che sta «Eppure, basterebbe prendere esempio dai portando ottimi risultati, tanto che circa il nostri vicini: Francia e Germania hanno in30% del mercato online del grocery in Italia vestito ingenti risorse per favorire la diffuusa prodotti ReStore. sione della banda lar«BEN VENGANO LE INIZIATIVE MIRATE «Vi era – racconta Laga nei rispettivi Paesi A COINVOLGERE DI PIÙ LE DONNE bate - una crescente e la digitalizzazione NELLA BUSINESS COMMUNITY, MA SOLO domanda di mercato SE IN SINERGIA COL MONDO MASCHILE» delle imprese. La nosenza una corrisponstra classe politica dete offerta quindi abbiamo ideato questo non ritiene prioritario investire adeguataprodotto, sulla scorta dell’esperienza matumente in innovazione, mostrando una certa rata con Carrefour. miopia e relegando ancora l’Italia negli ultiL’eCommerce in Italia è realmente decollato mi posti delle classifiche europee rispetto a solo dopo il primo esperimento di Click and questo tema». Collect lanciato dal gruppo francese e curaTornando alla manager siciliana, ma trapianto da ReStore. Siamo certi che non riceveretata a Milano, non si può non riconoscerle mo alcun riconoscimento per questo, ma, una grande determinazione: in un mondo, allo stesso tempo, siamo orgogliosi di aver quello delle app e della tecnologia, in cui la dato un importante contributo alla digitalizzazione del Paese». L’idea imprenditoriale le è venuta a New York: «Il percorso che ho affrontato mi è servito per acquisire le competenze che oggi metto a disposizione del mio lavoro e dei miei clienti. Andare all’estero aiuta ad apprendere una mentalità e modalità di lavoro diverse rispetto a quelle del nostro Paese, per certi versi più moderne. Ai gio-

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presenza maschile è ancora preponderante, lei ha saputo dare un indirizzo preciso alla sua carriera, ricevendo nel 2013 il premio per la migliore startup europea fondata da donne, mentre nel 2015 è stata selezionata tra le 50 most inspiring women in European technology community. «È stato un riconoscimento certamente gratificante ma trovo un po’ anacronistica la divisione dei premi in base al sesso. Ben vengano le iniziative che mirino a coinvolgere maggiormente le donne nella business community, ma solo se in sinergia con il mondo imprenditoriale maschile». Barbara Labate ha le idee ben chiare sul tema: «Le tante associazioni sorte negli ultimi decenni con l’intento di aiutare le imprenditrici sono perlopiù formate da sole donne. È proprio questa dicotomia che va superata: avere a disposizione della community sempre più menti brillanti, indipendentemente dal sesso, sarebbe un vantaggio per tutti, non solo per il mondo femminile». «D’altronde – conclude – il tech è un mondo molto “maschile”, come tanti altri. Se vogliamo guardare il bicchiere mezzo pieno, per le donne può essere un’opportunità: è più facile, tra tanti uomini, emergere e farsi notare. Nel mio caso, ad esempio, ho avuto la fortuna di ricevere molta attenzione da parte della stampa, essendo una delle poche donne Ceo in questo settore».

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NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, volersi bene, concedersi pause piacevoli dopo il lavoro o anche durante i break dell’orario lavorativo, non soltanto “non è peccato” ma è necessario per riprendere ancor meglio con il “dovere”. Certo, i piaceri non fanno la felicità: però di sicuro aiutano.

144 RIGENERARSI LA SPA, NUOVA FRONTIERA DEI VIAGGI D’AFFARI NELLA GRANDE MELA

146 MOTORI IL NUOVO “SAV” DI BMW INAUGURA LA TERZA GENERAZIONE DEL CELEBRE X3

148 LE RAGIONI DEL GOSSIP I SUSSURRI DI MONICA SETTA

SÌ, GRAZIE, IL CAFFE’ MI RENDE FELICE

In Italia si moltiplicano le aperture di caffetterie di nuova concezione che permettono di godere un’esperienza intensa. E Milano diventa per quattro giorni capitale di una bevanda che merita una comprensione nuova di Marco Scotti a cuccuma sobbolle sul fuoco. Sacrilegio: soprattutto quando ci si scontra con l’evidenza è la moka che deve produrre il nettare. che in Italia manca totalmente una cultura del Non scherziamo, evviva le cialde. E il caffè amecaffè, la comprensione del processo produttivo ricano dove lo mettiamo? E il composto solubie perfino dei costi che devono essere sostenuti le della multinazionale? Lungo, corto, ristretto, dalle aziende. Anche perché pagare un euro per in tazza grande. Macchiato, con latte freddo a una tazzina non è più sostenibile visti i valore parte, con poca schiudell’intera filiera. Dunma, tiepido, bollente, IL COSTO DI UN EURO A TAZZINA DI CAFFÈ que, preso atto della NON È PIÙ SOSTENIBILE. BISOGNA al vetro. Mente chi dice necessità di rivedere – PENSARE DI RADDOPPIARLO. MA SERVE che esiste “un solo caf- UN’ESPERIENZA DIVERSA E COMPLETA al rialzo – i prezzi (c’è fè”, anche se ognuno chi parla di 1,80 euro rimane fermamente convinto che quello vero a caffè), bisogna capire come darsi da fare per sia quello di casa propria. Come cantava Modupuntare su un settore che è in continua espangno «ah che bellu cafè, sulo a Napule ‘o sanno sione. A patto di capire “dove tira il vento”: fa’ e nisciuno se spiega pecché è ‘na vera spesempre più esperienza, sempre più momento cialità!» perché quel sapore lì solo all’ombra del di condivisione, il caffè si trova di fronte a un Vesuvio. Inutile tentare di mettersi d’accordo, bivio. Rimanere un rito veloce, da trangugiare

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E POI IL PIACERE...

MILANO È SEMPRE STATA UNA CITTÀ MODELLO E LA PATRIA DELL’ESPRESSO MA OGGI STIAMO ASSISTENDO A UNA RIVOLUZIONE in un istante di fretta, oppure tramutarsi in un momento di “stacco” vero e proprio, con tempi dilatati e un cambio radicale di prospettiva. Questa seconda ipotesi sembra essere la via più perseguibile. In primo luogo, perché in Italia ogni anno aprono una quarantina di signature coffee shop (le caffetterie a marchio), con una crescita annua del 6,3%. Se si proseguisse su questa strada, entro il 2020 potrebbero esserci nel nostro paese poco meno di 900 esercizi di questo tipo. L’attesa è che siano gli americani di Starbucks a guidare l’espansione, ma anche l’approdo in Italia di altre catene internazionali che finora non avevano tentato, per diversi fattori, l’apertura nel Bel Paese. Con questi segni di ripresa economica (a seguito di un periodo che era stato a dir poco catastrofico da questo punto di vista), i leader del settore hanno registrato una ripresa positiva sulle attuali condizioni nel mercato del caffè arrivando al 54% (rispetto al 48% del 2016). Questo trend positivo dipende da diversi fattori. Prima di tutto, la caffetteria non è più un luogo di mera torrefazione e degustazione, ma anche un posto in cui mangiare cibi sani e gustosi. La qualità dei prodotti e perfino la possibilità di connettersi a internet – richiesta che riguarda soprattutto i lavoratori autonomi e gli studenti – contribuiscono ulteriormente allo

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sviluppo del fenomeno. La rinnovata cultura del caffè riguarda soprattutto i millennials, che hanno iniziato ad apprezzare una modalità di approccio alla bevanda decisamente diversa da quella del passato. Inoltre, molta parte del successo dipende anche dalla famosa customer experience, che consta di un’attenzione durante il servizio alle esigenze della clientela, l’atmosfera del locale, la cura nell’arredamento e nei dettagli di design, un servizio rapido e

una buona scelta anche tra le bevande proposte come alternativa al caffè. Ma il protagonista indiscusso dell’esperienza rimane sempre lui, il caffè, che deve essere offerto con miscele particolari, magari cambiandone anche la modalità di fruizione: non più in tazzina da bere tutte d’un fiato, ma tazze più capienti che permettano di esaltarne l’aroma. Per tutti questi fattori, il mercato italiano sta vivendo un passaggio epocale da una dimensione familiare, fatta di piccole attività locali come bar e torrefazioni, a una dimensione più internazionale, con un mercato più competitivo per le grandi catene (da Starbucks a McCafè) e un servizio più vario per i turisti di tutto il mondo. A soffrire maggiormente sono le aziende tradizionali, che faticano a stare al passo con i tempi. Questo cambiamento di prospettiva è facilmente rilevabile anche dai dati di consumo: negli ultimi mesi il prezzo medio di un cappuccino in Italia è salito del 2%, arrivando a 1,48 euro, mentre un latte macchiato ora costa 1,63 euro, in aumento del 5% rispetto a qualche anno fa. Ma, soprattutto, si è alzato lo scontrino medio


di un espresso, arrivato a 1,29 euro, una cifra che è del 30% superiore alla media dei bar tradizionali. Un fenomeno a due facce, quindi: se i grandi colossi americani continuano la loro strategia di nuove inaugurazioni a ritmo serrato (McCafè, nel 2017, ne ha aperti 20), dall’altro Illy e Segafredo hanno ridotto il numero di retail e Lavazza Espression continua a vendere da un unico negozio fisico. Dietro all’irraggiungibile McCafè (280 punti vendita) si trova la Bottega del Caffè, che ne conta 135 e che ha circa il 20% del market share totale. Al terzo posto troviamo Caffè Vergnano 1882, che ha aumentato la sua percentuale di mercato fino al 9% con 60 negozi fisici, di cui 14 aperti soltanto negli ultiMCCAFÈ HA APERTO 20 PUNTI VENDITA SOLTANTO NEL 2017, E STARBUCKS È PRONTA A NUOVE INAUGURAZIONI. MA I BRAND STORICI ARRETRANO

mi 12 mesi. I tre principali player del mercato si spartiscono il 73% delle quote di mercato, in crescita dell’1% rispetto al 2016. La crescente attenzione per il caffè “d’autore” nel nostro paese ha convinto Allegra Events, società di eventi con base a Londra, a trasferire il forum del “Coffee Festival” anche a Milano, inaugurando il “Milan Coffe Festival”. Forti del successo già riscosso nella stessa capitale britannica, ma anche ad Amsterdam e New York, il format è pronto a sbarcare all’ombra del Duomo con l’obiettivo di riuscire a coinvolgere, nei quattro giorni tra il 30 novembre e il 2 dicembre allo Spazio Pelota di Via Palermo, oltre 6.000 visitatori e più di 60 espositori. «Milano – spiega Ludovic Rossignol, cofounder di Allegra Events - è sempre stata una città modello e un punto di riferimento per l’arte, il design, l’architettura, la moda e la cucina. È la patria dell’espresso, dei primi bar e del celebre aperitivo. Nel nuovo millennio, però, la cultura del caffè oltreconfine ha cambiato volto e subi-

to una trasformazione radicale, pur rimanendo ancora legata per lo più alla tradizione. Le recenti aperture milanesi di specialty coffee shop e la diffusione di micro torrefazioni artigianali in tutta la Penisola testimoniano tuttavia quanto questa rivoluzione si stia facendo strada nella patria stessa dell’espresso, dove tutto ha avuto inizio. Questa nuova generazione di torrefattori artigianali e specialty coffee shop, uniti alla tradizione dell’espresso, rappresentano appunto il cuore pulsante di The Milan Coffee Festival che punta a colmare la distanza tra queste due realtà». Un’ulteriore nota di merito deriva dal fatto che il 10% degli incassi verrà devoluto alla Onlus Project Waterfall a sostegno delle sue attività volte a garantire l’approvvigionamento di acqua pulita ai Paesi produttori di caffè. E in un settore in cui lo sfruttamento delle risorse naturali e della forza lavoro è ancora tema di enorme attualità – anche se, per fortuna, molti brand vi stanno ponendo rimedio – anche iniziative di questo tipo, che rendono la filiera più sostenibile, meritano un plauso. «Il caffè – conclude Rossignol - si è trasformato in un’arte raffinata, in una scienza con i suoi cultori, in un ingrediente apprezzato in cucina da una comunità numerosa di intenditori e appassionati. Che il caffè stia diventando l’erede

del vino? Alcune caffetterie meriterebbero una stella Michelin per la cura con cui si dedicano alla selezione dei migliori chicchi di caffè direttamente all’origine, per la preparazione dei loro baristi, per il tipo di esperienza visiva e gustativa che offrono e per il loro design innovativo. Il caffè avvicina le comunità, le unisce; è un collante che va oltre i confini geografici, la cultura, l’età, le differenze di genere e i dati demografici; è uno stile di vita proprio di persone creative, accomunate dalla passione per le cose belle della vita e dal culto del gusto, che per loro rappresenta una sorta di stella polare. La cultura del caffè in Italia rimane ancora legata per lo più alla tradizione. Le recenti aperture milanesi di specialty coffee shop e la diffusione di micro torrefazioni artigianali in tutta la Penisola testimoniano tuttavia quanto questa nuova cultura del caffè si stia facendo strada nella patria stessa dell’espresso, dove tutto ha avuto inizio!».

MILAN COFFEE FESTIVAL

Quando: Dal 30 novembre al 2 dicembre Dove: A Milano, allo Spazio Pelota di Via Palermo. Che cosa fare: The Lab, Powered by Lavazza, offrirà un programma interattivo comprensivo di workshop e degustazioni; La Marzocco’s True Artisan Cafè sarà il pop-up in cui si alterneranno le migliori caffetterie che proporranno bevande e cocktail d’autore; Latte Art Live, un’area interamente dedicata alla Latte Art con una serie di dimostrazioni e competizioni fra i maggiori esperti mondiali; CMx Brew Bar, dove protagoniste saranno le preparazioni a filtro; Mixology, con drink a base di caffè creati dalle mani dei migliori barman in circolazione.

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E POI IL PIACERE a cura di Riccardo Venturi

Meeting di lavoro a New York? Sì, ma con tappa alla spa Viaggio d’affari nella Grande Mela? A business conclusi, approfittatene per rigenerarvi. Ecco i migliori trattamenti per il relax uando ci si trova finalmente in quella sorta di Grand Canyon con grattacieli e palazzi al posto delle pareti di roccia che prende il nome di New York, l’adrenalina fa piazza pulita del jet lag e spinge a camminare, scoprire, vivere, e a dormire poco. Chi se lo può permettere, però, può dedicare un paio d’ore a un lussuoso rituale di benessere in una Spa, che farà un po’ calare il suo budget sulla carta di credito, ma lo rimetterà al mondo. Per esempio nello studio di Joanna Vargas , vicino Bryant Park, sono

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THE PENINSULA SPA AL PENINSULA NEW YORK

Un’ampia piscina vetrata, un centro fitness e una terrazza solarium che affaccia su Fifth Avenue. Tecniche francesi e asiatiche. L’MBR Age Defying Customized Facial lavora in profondità per restituire elasticità alla pelle, donarle idratazione e rigenerare le fibre di collagene ed elastina. Per chi vuole rilassarsi nel cuore di Manhattan. Info: www.peninsula.com/en/newyork/wellness

THE SPA AT MANDARIN ORIENTAL

proposti trattamenti come il Super Nova Facial, che comprende un Aqua Peel, una maschera al collagene, un processo di crioterapia e un trattamento con ossigeno. Al Julien Farel Restore Salon & Spa (si trova al Loews Regency), ci sono sale per massaggi viso e corpo, un’area relax post trattamento dove gustare un soft drink, oltre al salone per la cura dei capelli e servizio di manicure e pedicure. In una Power Hour il cliente può richiedere tre trattamenti simultanei. Per aurentici bulimici del benessere.

Una fusion tra le antiche tradizioni orientali e la contemporaneità di New York City. Sei cabine con docce private, la Thai Yoga Suite, in legno teak, provvista di una rilassante vasca da bagno, e la VIP Spa Suite, con camino e bagno turco privato. Per amanti delle atmosfere orientali. Info: www.mandarinoriental.com/ newyork/luxury-spa

GUERLAIN SPA AL THE PLAZA HOTEL All’interno dell’iconico Plaza Hotel, ha un gusto di ispirazione francese, lontano dal trambusto di Midtown Manhattan

e vicino allo charme parigino. L’Orchidée Impériale The Black Orchid Treatment è un rituale antirughe che,

tra gli altri benefici, rafforza il sistema di auto-difesa della pelle. Per nostalgici della Ville Lumiere.

Info: www.guerlainspas.com/

THE SPA AL FOUR SEASONS HOTEL NEW YORK DOWNTOWN Pareti e pavimenti in marmo pregiato, una piscina di 22 metri, sette cabine per i trattamenti, esperienze esclusive e

personalizzate. I trattamenti utilizzano in maniera innovativa l’aromaterapia, l’agopuntura e il cupping

in relazione con lo yoga, la meditazione e la ricerca spirituale. Per amanti delle culture orientali.

Info: www.fourseasons.com/newyorkdowntown/spa/

BAMFORD HAYBARN SPA AL 1 HOTEL BROOKLYN BRIDGE Esclusivi prodotti biologici realizzati in Inghilterra, e un arredamento che si

ispira ai fienili della campagna inglese, con legno riciclato e rami di alberi, che

evocano un ambiente rustico e rilassante. Per nostalgici della quiete britannica.

Info: www.1hotels.com/brooklyn-bridge/do/bamford-haybarn-spa

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CHI SIAMO

HÔTELLERIE

Papalini Spa con sede legale a Fano (PU), dopo oltre 30 anni di attività svolta nel settore Cleaning e servizi integrati, può vantare una presenza capillare su tutto il territorio nazionale. Nel corso degli anni ha ampliato la capacità di soddisfare nei propri settori di attività qualsiasi esigenza del Cliente, disponendo di un ampio staff tecnico specializzato ed all’avanguardia. La professionalità dell’azienda Papalini Spa deriva dall’esperienza maturata rispondendo alle esigenze di clienti pubblici e privati dei più vari settori produttivi, passando da ditta individuale a Società, conta circa 2500 dipendenti e oltre 1000 clienti, adottando però sempre la stessa filosofia:

GDO

“Partire dalle esigenze del Cliente”

SANITĀ

CIVILE

Tel. +39 0721 860322 Fax +39 0721 860377 papalinispa

INDUSTRIE

Per ogni problema, in svariati settori merceologici, i tecnici di Papalini Spa analizzano le diverse problematiche, valutando le tecnologie esistenti, giungendo ad esaminare senza preconcetti tutte le possibilità pratiche e le eventuali controindicazioni.

info@papalinispa.com www.papalinispa.com Papalini spa

Via A. Avogadro, 21 61032 Fano (PU), Italia Papalini spa


E POI IL PIACERE MOTORI a cura di Franco Oppedisano

FASCINO D’ALTRI TEMPI

PERFETTA IN CITTÀ, IDEALE IN AUTOSTRADA, LA NUOVA X3 È ADATTA ANCHE A PERCORSI EXTRASTRADALI

Suv, anzi Sav: il boom della terza generazione Bmw X3 La terza generazione dello Sport Active Vehicle si basa su un’architettura completamente nuova, la più areodinamica della categoria. E, per la prima volta, ha anche due versioni sportive MPerformance ad alte prestazioni

iù grande, più ricca… ma anche più basa su un’architettura completamente rincara. La terza generazione di Bmw X3 novata rispetto al passato: è lungo 4,7 metri, ha tutto maggiorato rispetto al modello che largo 1,89 metri e offre un capacità del bagasostituisce. Si parte dai 45 mila euro, soldo gliaio di 550 litri. Che diventano 1.600 con i più soldo meno, e si va oltre i 72 mila euro, sedili abbattuti. Alto, silenzioso e accogliente, optional esclusi, anche se, a onor del vero, il il Suv - o meglio Sav - bavarese offre spazio in maggior esborso per abbondanza, finiture L’ACTIVE CRUISE CONTROL OFFRE il cliente rispetto al di lusso e ottime doti UN ASSAGGIO DELLA FUTURA GUIDA modello precedente di guidabilità in città, AUTONOMA CON UN PACCHETTO è ampiamente giuin autostrada e anche DI SICUREZZA A PROTEZIONE ATTIVA stificato dal cambio in un fuoristrada non automatico a otto rapporti di serie su tutti i troppo impegnativo. Più leggero di 90 chili modelli, compreso quello l’entry level, e dai rispetto al vecchio modello grazie al largo cerchi in lega da 18 pollici, più grandi di un uso di alluminio nello chassis e nei motori, pollice rispetto ai precedenti. Lo Sport ActiX3 ha il migliore coefficiente di resistenza vity Vehicle (in Bmw piace chiamarli così) si aerodinamica della categoria di appartenen-

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Nuda e café racer. Per essere alla moda la motocicletta deve essere così: un po’ rétro. Essenziale, ma di carattere. Come la nuova Suzuki SV650X, che si distingue per il cupolino, tondeggiante e movimentato da piccole feritoie ai lati del faro circolare, i semi manubri, che favoriscono una posizione di guida caricata in avanti e la sella a cannoncino con la parte del passeggero liscia e quella del pilota con una lavorazione vintage a cuciture trasversali. La moto si distingue poi per le pedane nere e la colorazione bicolore Glass Sparkle Black-Metallic Oort Grey, con la scritta Suzuki al posto della S in rilievo sul serbatoio, la cui capacità arriva fino a un totale di 14,5 litri.Il motore è un bicilindrico a V Euro 4, che sfrutta le più recenti tecnologie della Casa giapponese, come l’Easy Start System e il Low RPM Assist, per facilitare avviamenti e partenze. Mentre il telaio dispone di nuova forcella regolabile che consente di modificare a piacimento l’assetto. Il prezzo? Bastano 6.990 euro per parcheggiarsela in garage.


Arcobaleno di colori per il T-Roc

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uv, Suv e ancora Suv. Quello di Volkswagen si chiama T-Roc ed è il primo crossover compatto della Casa di Wolfsburg. Cinque porte, cinque comodi posti, disponibile con trazione anteriore o integrale (con il 4Motion Active Control di serie), è un’auto a suo agio sia in città che in autostrada con un design che punta molto sulle combinazioni tra i colori della carrozzeria (undici) e quelli del tetto (quattro). E la personalizzazione cromatica

za (cx=0,29), e, come è tradizione per tutti i nuovi modelli Bmw, dispone di buona parte delle tecnologie che sono state inserite e sperimentate nelle auto di categoria superiore. Così la nuova X3 ha tutto, o quasi, quello che ha la Serie 5, a cominciare dalla grande chiave con un piccolo schermo che, oltre ad aprire e chiudere via radio la vettura, visualizza lo stato dell’auto e può comandare il riscaldamento. E soprattutto dà un assaggio della futura guida autonoma introducendo, come optional, l’Active Cruise Control e il pacchetto di sicurezza Driving Assistant Plus, inclusi l’assistente di sterzo e di guida in carreggiata, il Lane Change Assistant e l’assistente di mantenimento della corsia con una protezione attiva anticollisione laterale. In tutta questa tecnologia non può mancare un sistema di connessione che integra la vettura nella vita digitale del cliente, collegandosi a smartphone e smartwatch. In questo modo si trasmettono alla vettura le informazioni rilevanti per la mobilità, come gli indirizzi dal calendario, e li si può caricare automaticamente come destinazioni di navigazione sull’auto, in modo, anche, da calcolare l’orario di partenza ottimale. Il viaggio e l’ora d’arrivo possono essere condivisi inviando

prosegue anche all’interno della vettura con sette possibili varianti, alcune delle quali particolarmente sgargianti. T-Roc ha una plancia ampiamente digitalizzata e connessa, ma è anche il primo Suv della sua categoria in cui è disponibile, a richiesta, una strumentazione interamente digitale. Sulla plancia la strumentazione è collocata ben alto, sotto gli occhi del guidatore, e racchiude il sistema di infotainment da 8 pollici interamente rivestito in vetro dal quale si può accedere alle nuove tecnologie in Volkswagen Car-Net e i servizi online mobili. Per la motorizzazione sono a disposizione due motori da 115 cavalli (un benzina da mille centimetri cubici e un 1600 turbo a gasolio), e due da 150 cavalli (un diesel da due litri e un benzina da un litro e mezzi). Tutti i motori sono caratterizzati da

sovralimentazione turbo e iniezione diretta. Il prezzo della T-Roc 1.0 TSI 115 cavalli a trazione anteriore in Italia parte 23 mila euro e comprende dotazioni di serie quali sistema di controllo perimetrale Front Assist con funzione di frenata di emergenza City e riconoscimento dei pedoni, frenata anti collisione multipla e assistenza per il mantenimento della corsia Lane Assist.

aggiornamenti su un sito internet dedicato. a benzina: il due litri ha 184 cavalli e il tre Insomma, chi ci sta aspettando potrà sapelitri 252. A margine - molto a margine - vi re, se lo vogliamo, dove siamo e a che ora segnaliamo anche l’esistenza, per la prima arriveremo. A richiesta, poi, le varie funziovolta sulla X3, delle versioni sportive MPerni del sistema di navigazione e di infotainformance con motori diesel e benzina ad ment sono controllabili intuitivamente, con alte prestazioni. Ottimi propulsori che erole dita, attraverso dei gesti della mano o con gano la bellezza rispettivamente di 326 e la voce, mentre le principali informazioni 354 cavalli e che hanno un suono splendido sulla guida possono essere proiettate nel e un’accelerazione notevole. Sono a listino a campo visivo del guidatore attraverso l’opun prezzo di poco superiore ai 70 mila euro, tional Head-Up Display. Al lancio la nuova ma importa poco perché in Italia non lo BMW X3 era disponicomprerà nessuno, o IL VIAGGIO E L’ORA DI ARRIVO bile con due motorizquasi. Il super bollo POSSONO ESSERE CONDIVISI INVIANDO zazioni diesel e due e la promessa di una AGGIORNAMENTI SU UN SITO INTERNET propulsori a benzina. segnalazione degli DEDICATO. ANCHE VIA SMARTWATCH Il due litri a gasolio, il eventuali proprietari più venduto in Italia, ha 190 cavalli, mentre all’Agenzia delle Entrate hanno finito per ucil tre litri diesel ne eroga 265. Meno cavalli cidere, letteralmente, una nicchia di mercato per gli equivalenti (come cilindrata) motori che non riguardava solo i super ricchi evasori, ma anche molti semplici appassionati di auto che sceglievano di comprare un’auto potente e veloce per il semplice piacere di guidarla, rinunciando, magari, ad acquistare altro. Il Fisco non ha fatto un grande affare perché si scelgono auto meno costose e non lo ha fatto neppure la qualità del parco auto italiano, ormai quasi privo di auto che fanno girare la testa.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

LA VECCHIA GUARDIA SALOTTIERA PUNTA A SALVINIZZARSI RICICLANDO BELLONE E SUSHI Sembrava tramontata, l’era dei salotti inciucisti. E invece no: quel certo modo romano di attovagliarsi alla spasmodica ricerca di prolifiche alleanze (e fidanzati di seconda mano) è risorto dalle sue ceneri C’ERA UNA VOLTA, NEANCHE

potere. Melandri ha fatto nel suo

nuovo leader degli industriali di

una che somiglia come una

TROPPO TEMPO FA, L’ITALIA

museo ciò che una settimana

Roma azzimato e bolso, identico

goccia d’acqua a un certo genere

DEI SALOTTI. EBBENE, NOI

prima Sabrina Florio, eterna

da quando negli anni 90 cercava

di matrone del passato. Ecco,

SPERAVAMO CHE QUEL

giovinetta della Confidustria,

di scalare il potere con la piccola

Annalisa, renziana dissidente e

SISTEMA INCIUCISTA FOSSE

aveva realizzato con l’edizione

società Costen cambiando le

femminista controcorrente, pare

FINALMENTE ARCHIVIATO

2018 del suo premio Anima

tende nella sua casa di viale

che sia prossima al fidanzamento

PER CARITÀ DI PATRIA.

dove sembrava, per un istante,

Liegi per invitare l’allora ministro

con nientemeno che Luca Cordero

Pensavamo di vivere in una

di essere miseramente tornati

Barucci... che non ci andò mai.

di Montezemolo, nella cui barca

dimensione quattro punto zero

è stata immortalata con il colore

dove il massimo del godimento

fresco (da bruna a biondissima)

democratico era il selfie di

dopo la di lui separazione dall’altra

Matteo Salvini a letto con Elisa

spilungona del gruppo, Ludovica

Isoardi. E invece negli ultimi

Andreoni. Siamo contenti per lei,

tempi moltissime volte ci è

anzi auguri e figli maschi.

toccato assistere alla modesta

Quel che un po’ ci preoccupa è

parata di “stelle” (più di cinque,

altro: la stessa sera in cui veniva

ci scusino Grillo e Casaleggio)

formalizzato via instagram

chiamate a raccolta dalla vetustà

l’addio tra Elisa e Salvini, il vice

mondana di Giovanna Melandri

premier si è trovato a cena con

al museo Maxxi dove l’ex Zarina

amici che avevano coinvolto

dei Ds ha convocato, in puro stile

anche l’altissima Annalisa, la

vintàge da prima Repubblica,

quale non ha perso occasione

Augusta Iannini Vespa insieme

di accreditarsi nell’entourage

all’ex letterina Alessia Reato, i

salviniano spifferando i dettagli del

prezzemolini Innocenzo Cipolletta

casuale dinner (“Matteo mangiava

e Aurelio Regina con relative

sushi e beveva champagne”)

addobbatissime consorti accanto alle conduttrici tv Myrta Merlino

IN SENSO ORARIO: GIOVANNA MELANDRI, FILIPPO TORTORIELLO, ANNALISA CHIRICO, MATTEO SALVINI

a Radiodue. Dagospia ha avanzato perfino la infausta tesi

e Caterina Balivo, la prima

indietro nel tempo, alle cene in

Insomma, la vecchia guardia

che sia proprio la Chirico una

accompagnata dal goleador

casa di Renata Polverini o a quelle

non demorde, soprattutto

eventuale nuova compagna

Marco Tardelli, la seconda dal

di Renata Ranieri, con protagonisti

quando si tratta di feste o cocktail

di Salvini (ma lo staff del vice

marito finanziere con perenne

di salotto ormai sotto naftalina

dove si può sfoggiare l’ultimo

premier si è affrettato a smentire

sorriso Guido Maria Brera.

che sopravvivono come reperti

capo firmato e pazienza se tira

categoricamente), cosa che,

Roba da far impallidire le Sandra

di archeologia politico-social-

leggermente la giacca. Qualche

confessiamo, ci ha dato i brividi.

Verusio o Guia Sospisio del bel

mondana. Solo alla Florio poteva

giovane leva avanza in particolare

No, Annalisa, lasciaci “almeno”

tempo che fu; una colonna infa...

riuscire di far riemergere Andrea

sul fronte femminile. Citiamo,

Matteo, facci sperare che siamo

usta degli amabili resti di gente

Mondello, facendolo sedere

una per tutte, Annalisa Chirico,

entrati davvero nell’era del

ormai fuori dai veri giri del

accanto a Filippo Tortoriello, il

pugliese di un paese salentino,

cambiamento.

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