Economy Dicembre 2021

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L’altra cover: il caso Helbiz

ECONOMY | ANNO IV | N.51 | MENSILE | DICEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 4 DICEMBRE 2021

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

www.economymagazine.it

Dicembre 2021 Euro 3,50

Cop 26, perché tanto disordine nella grande transizione

L’Italia degli

INVENTORI C’è DeepSpeed, che sta rivoluzionando i jet nautici e l’anno prossimo esordirà con Lauro nel Golfo di Napoli. Ma ci sono anche 15 mila start-up che innovano e 10 mila aziende che ogni anno depositano brevetti

TUTTI I FONDI PER LE IMPRESE NELLA LEGGE DI BILANCIO E Federmanager lancia un «patto per la ripresa» che coinvolga tutti i suoi 180 mila iscritti «UN’AUTHORITY TUTELI LE DONNE SUL LAVORO» Linda Laura Sabbadini, Istat: «Il gender gap si contrasta come la concorrenza sleale»

LINDA LAURA SABBADINI

• ILLECITI - Arriva il whistleblowing • RISPARMIO - L’eterna febbre dell’oro

TURISMO,BIGDATABOOM L’affondo di Como in un settore che sarà sempre più digitale

INNOVAZIONE «NUOVA» La formula di iMasterminds, sfida di Pier Ludovico Bancale

IN REGALO

“La grande corsa delle startup” Al galoppo per diventare unicorni progetto in co-creation con Snaitech


VOLA LA MICROMOBILITÀ AL 100% MADE IN ITALY Dopo la quotazione al Nasdaq Helbiz raccoglie la sfida per diventare anche il primo produttore italiano per il retail con un innovativo monopattino elettrico disegnato e prodotto interamente nel nostro Paese pagg. 62 - 63

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EDITORIALE

LA COPERTA DELL’ERARIO È SEMPRE CORTA

L

a torta era un tortellino: 8 miliardi di euro di sgravi fiscali, poca roba. È il “bonus” contenuto nella legge di bilancio 2022 DI SERGIO LUCIANO firmata dal governo Draghi. Fonte, il maggior gettito fiscale ottenuto essenzialmente grazie alla fattura elettronica. Renzi col suo governo ne aveva messi sul piatto 10, eppure non aveva all’attivo 209 miliardi di fondi europei per la ripresa, dei quali circa 90 a fondo perduto. Ma le due cose non si parlano. Quei soldi europei servono alla crescita, agli investimenti, devono essere “debito buono”, e quindi finanziare sviluppo e non spesa corrente. Già: ma allora, comunque si accordino i partiti (al momento in cui scriviamo si sta svolgendo una nuova riunione di maggioranza, e salvo sorprese un’intesa entro Natale arriva) quegli 8 miliardi faranno ben poco a un Paese ancora oppresso da una pressione fiscale eccessiva e aggravata da un’umiliante complessità burocratica del rapporto Stato-erario. Perché Draghi si è accontentato di così poco? Perché mai ha dato il destro al senatore a vita Mario Monti - mai rimpianto, sia chiaro, per il suo dimenticabile passaggio a Chigi – di dire con qualche ragione che la manovra “è all’acqua di rose”? A sentire l’interpretazione ufficiale, Draghi non si è accontentato affatto, perché ha affidato alle Camere la legge dele-

ga di riforma fiscale. Peccato però che questa legge verrà discussa l’anno prossimo e partorirà i decreti delegati, che dovranno a loro volta essere approvati, dissolvendosi quindi nella nebbia degli equilibri politici transitori post-Quirinale e pre-politiche 2023. Dunque una specie di testamento morale. Ma di cosa risalta l’assenza, in quel quadro appena abbozzato? Di un pensiero forte. Il punto di partenza è che la coperta fiscale è corta, e c’è chi dal fronte rigorista invoca il taglio della spesa pubblica corrente trascurando l’evidenza che invece sul welfare, la sanità e l’ambiente si dovrà semmai spendere di più. Come mai non c’è, rispetto a questo quadro, un’idea progettuale più profonda e prospettica? In realtà come con luciferina lucidità ha ben detto Renzi – l’anomalia si spiega con la metafora della “safety car” entrata nel gran premio della politica a bloccare la gara in attesa che passasse il temporale Covid. Il commissario Draghi è un risultatista che ragiona sul concreto, ovvero su altri 12 mesi di lavoro, comunque meno tranquilli (si fa per dire) dei primi. Altro che riforme strutturali: c’era al massimo di che abbozzare ipotesi (vedasi anche, sotto, il tema giustizia). Prendiamo i dati Istat diffusi il 18 ottobre scorso sull’economia “non osservata”. Si tratta di 203 miliardi (del 2019, ante-Covid) di cui 19 di economia illecita e 183 di economia sommersa, ossia in nero e fiscalmente inesistente. Ci rendiamo conto? L’11,3% del Pil ignoto all’anagrafe. Quindi attività che non pagano tasse, non pagano contributi previdenziali, non appli-

cano le regole sulla sicurezza del lavoro. Una vergogna planetaria contro la quale – va detto – i tonanti proclami di molti governi passati hanno sortito zero: ma è una buona ragione per non farne un capitolo portante dell’azione di questo governo? No, forse non è una buona ragione: si poteva per lo meno porla al centro della legge delega, e di qualche discorso programmatico un po’ più ispirato. Come quello sui vaccini: “Ti vaccini, non ci contagi e non contagi; non ti vaccini, ti contagi, muori o contagi qualcuno che muore”. Una cosa del genere, sul pagamento delle tasse – purché meno folli – come responsabilità civile. Ma la logica di Draghi non è eterea: punta tutto sulla ripresa, e calcola che se la nostra economia crescerà in modo robusto, le entrate fiscali ordinarie – prelevate dunque sull’economia emersa, per parziale che sia – basteranno a coprire il fabbisogno erariale pubblico. Lo speriamo. Eppure fa specie la rinuncia almeno a tratteggiare un diverso presidio del territorio che tenti, per lo meno, di estirpare il sommerso, almeno quello peggiore. Occorre un ritorno alla politica normale. Fare i conti con quando la “safety car” si ritirerà dal circuito della politica e ripartirà la gara del consenso elettorale. Per quanto la cosa possa ispirare scetticismo, è un passaggio stretto, dal quale non si scappa. La coperta dell’erario, del welfare, del fisco, è troppo corta. Solo la politica può riuscire ad allungarla, non il mito di un uomo solo al comando.

IL CORSIVO

SE NON VE NE FOSTE ACCORTI, HANNO RIFORMATO LA GIUSTIZIA

L

a vicenda del femminicida di Parma, quel Mirko Genko che ha ucciso la sua ex, non deve scivolare nel dimenticatoio. È l’emblema di tutto quello che non va nella giustizia italiana, e nel suo incrocio con la pubblica sicurezza. Un uomo, già denunciato nel 2020 per violenze dalla donna con cui viveva allora, era stato lasciato dalla vittima, sua successiva compagna, e aveva iniziato a perseguitarla. Denunciato (primo miracolo), arrestato (secondo miracolo) e dopo un giorno rilasciato (primo errore) con un ordine

di distanziamento, si era ripetuto di lì a poco (ovvio), era stato ridenunciato (altro miracolo), riarrestato (ennesimo miracolo) e condannato, ma poi liberato (maledetto errore) con la condizionale. A quel punto ha ucciso. Chi ha fatto questa prodezza è un professionista che ha sbagliato, lo si può negare? Forse non per negligenza, ma a differenza di un chirurgo che dimentichi una forbice in un addome e, se denunciato, becca una condanna e paga, non pagherà: né in denaro, né in carriera. Per carità: nessuno pretende di paralizzare

l’operato dei magistrati con una griglia di deterrenti che li scoraggino dal decidere. Si tratta, però, di elevare il livello di attenzione e responsabilità che chi è dotato di tanto potere individuale sulla vita del prossimo, cioè sulla sua liberà personale, deve profondere ogni giorno nell’esercizio di qualla che non è una professione qualunque ma è o deve essere una missione civica. Si legge che sia stata fatta una riforma della giustizia, per ora quella civile. Finalmente una notizia chiara: perché la giustizia incivile per ora nessuno la tocca. (.s.l.)

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SOMMARIO

Dicembre 2021 COVERSTORY ECONOMY & POLITICA 012 LINDA LAURA SABBADINI:

«Ci vuole un’authority che intervenga sulle discriminazioni di genere»

015 INNOVAZIONE

022 INTERVISTA

Inventiva made in Italy

Una repubblica fondata sull’ingegno

018 SEALENCE

024 RSM

Il jet marino pensionerà le eliche

Il Piano Transizione 4.0 si rimodula

021 PATENT BOX

La riforma controversa

SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY

048 MARR

Crescere con scienza e coscienza

050 NEORURALEHUB

Un tempo qui sarà tutta campagna

052 UNRAE

Così la politica ingolfa il motore

054 PIRELLI

L’invenzione della ruota non finisce mai

056 ENI

GESTIRE L’IMPRESA

APPROFONDIMENTI

105 UOMINI&DENARI

027 WHISTLEBLOWING

di Alfonso Ruffo

Chi denuncia non è più perduto

106 MEDTRONIC ITALIA

030 ENEL

Medtech in missione per conto del Pnrr

Nella filiera si cresce tutti insieme

108 FINTECH E DINTORNI

032 BANCA IFIS

Il tecnocentrismo ingaggia il cliente

Il lavoro è agile ma la leadership no

110 MEDIOLANUM

033 ASSITECA

Quella relazione che protegge il patrimonio

La 231 evolve e fa evolvere anche le Pmi

113 LIUC

034 FEDERMANAGER

La supply chain non va più fuori controllo

La carica dei 180mila

114 PRIVATE BANKER

038 4MANAGER

Wall Street carica l’auto elettrica

Il Covid non frena i dirigenti “strategici”

118 CI PIACE NON CI PIACE

040 BIG DATA E TURISMO

I promossi e i bocciati del mese

4

Tavola rotonda a Como

Biocarburanti, rotta sull’Africa

058 EDISON

Il Gnl per mare e per terra

060 UNIPOL

Il mondo (di servizi) oltre la polizza

062 HELBIZ

La micromobilità 100% made in Italy

064 TARGA TELEMATICS

Benvenuti nel futuro smart

066 SIFÀ

La flotta diventa un asset che unisce

068 SICILY BY CAR

Più noleggio, meno inquinamento

070 SCHRODERS

Incentivi e cultura per l’innovazione

070 BOSCH

La “scatola” che fa respirare la città



SOMMARIO

096 A.I.

136 TRADETECTOR

Dietro le nostre scelte c’è il computer

Investire non è un rompicapo

098 SNAITECH

139 FOREVER BAMBÙ

Luci a San Siro: nasce lo stadio del cavallo

Dal bambù il futuro del pianeta

100 ASER VENTURES

Anche il portafoglio va nel pallone

102 IMASTERMINDS

Dodici apostoli per innovare

FINANZIARE L’IMPRESA

073 LEGGE DI BILANCIO

COMUNICARE L’IMPRESA

Ogni promessa è debito (pubblico)

145 ADVERTISING

076 CONFIDI SISTEMA

077 CORPORATE BOND

Mid-cap ad alto potenziale di... emissione Capitali privati in rotta verso l’Esg Il made in Italy ora gioca alla ripresa

Il dream team dell’innovazione

Un unico centro per la formazione

126 IWG

084 RSM

Il Pnrr ci porta persino “in vacanza”

STORYLEARNING

Tanto correct che pare errato

147 HOUSE ORGAN

Media company ma senza strafare

148 MUSEIMPRESA

125 CESFOL

082 NSA ECONOMY RANKING

TALENTI DELLO SVILUPPO

123 ANGI

078 AIFI

Il confidi diventa hub della finanza

Lavoro ibrido oggi per il domani

Il fuoco del saper fare impresa

150 MYPLACE COMMUNICATIONS

Quando le skill hanno poco di soft

VITA DA MANAGER

128 VALDOBBIADENE

155 TREND

Non chiamatelo “prosecchino”

La febbre dell’oro

087 NICE FOOTWEAR

129 NHOOD SERVICES ITALY

158 MOTORI

Se fare le scarpe ti porta in Borsa

Dal centro commerciale al lifestyle

Non c’è limite al Suv

090 ARNOLD INVESTMENTS

130 MD ADVISOR

159 QATAR AIRWAYS

La boutique del mattone

Consulenti made in Sud

Le compagnie riprendono il volo

092 VMWARE

132 EXTRAFIN

160 BAHAMAS

Con il cloud l’azienda è resiliente

Turismo e crowdfunding, che coppia!

Come un faro nell’oceano

094 ASSOFOND

134 MBS NET

162 REGIMENTAL

Dure da abbattere in tutti i sensi

Il vecchio portafoglio va in pensione Editore

Il mensile dell’economia che cambia Direttore responsabile Sergio Luciano Vicedirettore Marina Marinetti In redazione Francesco Condoluci (coordinatore economymagazine.it), Giuseppe Marasco (web), Marco Scotti, Riccardo Venturi (inviato), Martina Zanetti (eventi e segreteria) Hanno collaborato Rosaria Barrile, Ugo Bertone, Guido Casetta, Giuseppe Corsentino, 6 Roberto Ferrieri,

Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Andrea Granelli, Paola Liberace, Gianluca Lo Stimolo, Franco Oppedisano, Saverio Paffumi, Vincenzo Petraglia, Monica Setta, Roberto Spaccini, Marco Turani Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Numero chiuso in redazione il 24/11/21

Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano, Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Alfonso Ruffo Partnership editoriali Aifi; Aiti; Andaf; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Liuc; Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro

a cura di Monica Setta Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. (Concessionaria esclusiva) Tel. 02/89767777 Amministratore unico Domenico Marasco Direttore commerciale Monia Manzoni m.manzoni@oystermedia.it Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate Tel. 02/7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993


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COVERSTORY

Attenzione al metaverso tra moneta virtuale e delirio reale di Andrea Granelli

“D

istopico. Pessima idea”. Huffington Post titola la riflessione sulla nuova strategia di Facebook prendendo a prestito un commento di Roger McNamee, uno dei primi investitori di quell’azienda. La preoccupazione è grande: “Facebook dovrebbe aver perso il diritto di fare le proprie scelte. La quantità di danni già realizzata è incalcolabile”. Zuckerberg ha infatti annunciato una svolta per il social network. Si stimano 5 miliardi di investimenti per sviluppare un’economia basata su pubblicità, compravendita di oggetti digitali e la possibilità – attraverso gli avatar – di vivere esperienze virtuali. Anche il logo, che a un primo sguardo richiama l’infinito, ci fa venire in mente il nastro di Moebius dove Escher faceva passeggiare senza soluzione di continuità alcune inquietanti formiche rosse. Ma questo logo, apparentemente semplice, è certamente nato dalla creatività delle migliori teste pubblicitarie su piazza e certamente vuole mandare messaggi subliminali. Il primo che mi viene da cogliere è che ricorda una maschera e più propriamente la maschera rovesciata di Diabolik. D’altra parte, l’obiettivo è proprio diventare costruttore di metaversi e una parte del piano è migliorare le prestazioni del visore Oculus facendolo evolvere in un paio di occhiali agili e leggeri che consentano – quando indossati nel nuovo mondo virtuale – di vivere un senso di presenza quasi reale. Ma che cosa è un metaverso? Per gli anziani della Rete il pensiero va subito a Second Life, un progetto considerato super promettente e che – dopo l’iniziale fiammata di notorietà e di business – è rapidamente caduto nel dimenticatoio degli internauti. Dietro l’utopismo di un mondo migliore dove sono tutti amici… si cela un pensiero profondamente distopico: il mondo reale è cattivo e fuori controllo, rifuggiamoci allora in un paradiso artificiale dove siamo riconosciuti, apprezzati e siamo noi a dettare le regole. Ritorna, mai sopita, la pulsione infantile di onnipotenza. Questo meccanismo è evidente nelle parole di Chris Cox, responsabile capo prodotto di Meta: “Tutti sono esausti delle videoconferenze. Non sai chi sta guardando chi, tutti si interrompono costantemente a vicenda”. Questa tecnologia, sostiene, è un’ottima alternativa alle riunioni e gli incontri organizzati fra avatar saranno di gran lunga migliori…

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IL LOGO DI META RICHIAMA IL NASTRO DI MOEBIUS DOVE ESCHER FACEVA PASSEGGIARE LE FORMICHE È anche il luogo ideale per battere moneta virtuale. Roblox è un’azienda quotata che ha già realizzato un suo metaverso; questo mondo parallelo vive e si sviluppa grazie ai cosiddetti creator, che contribuiscono a creare e abitare un’economia virtuale alimentata da una specifica criptovaluta chiamata, chissà come mai, Robux. Le preoccupazioni di Roger McNamee sono dunque più che legittime. In un mondo ogni giorno più complesso e rischioso, flussi di persone si rifugeranno nei nuovi paradisi artificiali perdendo sempre di più quel coraggio e quella responsabilità necessari per voler contribuire, e quindi lottare, per un modo migliore. L’individualismo e la soddisfazione immediata dei propri bisogni sarà il motore del metaverso, quel principio di piacere che Sigmund Freud contrapponeva al necessario principio di realtà che caratterizza la vita adulta. Oltretutto la fuga nei metaversi è già oggi realtà: con la pandemia il numero di chi si ritira dalla vita sociale è cresciuto: attualmente ci sono tra i 120 e i 150mila casi nel nostro Paese. Il 70% è rappresentato da giovani maschi tra i 14 e i 30 anni. Detti hikikomori, costoro si ritirano per scelta dalla vita sociale e si chiudono in casa, talvolta per mesi o anche per anni. La condizione viene definita un disagio adattivo sociale. Molti stanno ore e ore davanti ai videogame, soprattutto con quei giochi che permettono di creare personaggi fittizi, con identità che li soddisfano più di quella reale. Mentre in Giappone il fenomeno è ampiamente documentato e ha dimensioni ragguardevoli – lo psichiatra Saito Tamaki ha stimato due milioni di casi nel 2019 – in Italia non esiste un’anagrafe degli hikikomori. Chissà quanti potenziali hikikomori entreranno nel baratro digitale grazie alle seduzioni digitali che i guru del marketing di Meta concepiranno?



COVERSTORY

SARÒ FRANCO

L’AUTODISTRUZIONE DELLA MAGGIORANZA

N

elle ultime settimane abbiamo assistito a una delle cose più ridicole che siano mai successe nella storia della politica italiana contemporanea, ed è questa inspiegabile reazione di Giuseppe Conte, capo politico pro-tempore dei Cinquestelle, alla nomina dei nuovi direttori dei Tg Rai. Ovvero, abbiamo assistito al paradosso del capo di un movimento che ha trascorso tutta la sua vita politica a protestare contro la lottizzazione e che desidera di essere lottizzato anche lui! Si lagna addirittura di essere stato trascurato e, per punizione, dice che lui e i suoi non concederanno più alla Rai le loro apparizioni televisive. Immagino la disperazione degli utenti, brutalmente privati delle immagini di Giuseppe Conte inseguito dai microfoni dei giornalisti a caccia di una fondamentale dichiarazione che stavano appunto aspettando febbrilmente. È la riprova che questo nostro mondo è un luogo dove ormai accadono le cose più paradossali, e non solo le manifestazioni dei no-Vax. A questo fatto, va collegato alla vicenda che si sta snodando in Parlamento, dove la maggioranza che sostiene il governo Draghi, e che in realtà non è mai stata una maggioranza ma

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semmai una cooperativa, vota contro se stessa, segnando così, senza averlo formalmente deciso, l’inizio della sua autodistruzione. Come leggere quest’episodio? Ovviamente, come un messaggio molto chiaro indirizzato al premier Mario Draghi, una chiara manifestazione di insofferenza della politica verso questo GIUSEPPE CONTE, CAPO POLITICO DEGLI M5S commissariamento di fatto, un’insofferenza venuta a alcune cose difficili come il maturazione, dopo essere programma di vaccinazioni stato soffocata per quasi da un lato e dall’altro l’avvio un anno, perché c’era una del Piano nazionale di ripresa situazione d’emergenza necessario per incassare i conclamata, che peraltro in sostegni finanziari europei. realtà permane. Credo che abbia svolto bene Sull’insofferenza politica entrambi i compiti, dandoci la italiana aleggia, in più, sensazione che l’Italia sia in l’incubo sull’identità del ripresa e che vedremo presto prossimo presidente della molte cose straordinarie. Repubblica. Personalmente, Eppure questa situazione credo che non sarà Mario eccezionale e oggi precaria Draghi, perché sembra PERSONALMENTE CREDO penso che si prossima a un CHE MARIO DRAGHI rifiuterebbe di SI RIFIUTEREBBE DI ESSERE punto di svolta, ELETTO DA QUESTE CAMERE purtroppo essere eletto al Colle da in negativo, questo Parlamento, lacerato, curiosamente segnato dalla rimescolato e confuso crisi della nazionale di calcio, com’è; e neanche in fondo che, con la sua vittoria agli dal prossimo Parlamento, se europei, era diventata l’icona dovessero stavolta avverarsi della riscossa. Invece adesso, i pronostici emersi dai pur avendo appena vinto gli sondaggi fatti finora, cioè che Europei, ha pareggiato con la dopo le prossime elezioni non Svizzera e persa l’opportunità staremo molto meglio, anzi… della qualificazione diretta Per come l’ho conosciuto, ai mondiali. Un crollo penso che Mario Draghi inspiegabile, come il suicidio si ritenga un commissario politico, l’autodistruzione mandato a sistemare dell’attuale pseudo

maggioranza. C’era una squadra giovane di giocatori bravi, messi insieme dalla passione e l’affiatamento, che hanno vinto gli Europei ed avevano la possibilità di diventare dei veri e propri miti, eppure si sono fermati, entrando in crisi. Le analogie con la situazione politica sono involontarie ma innegabili. È poi in atto un altro fenomeno che mi incuriosisce molto, e cioè che contro tutte le previsioni della prepandemia c’è stata un’esplosione della pubblicità, che pure costa molto: sembrava che non ci fossero soldi, dopo i lock-down, e invece sono venuti fuori. Per accorgersene, basta sfogliare i giornali di carta stampata, ingiustamente vilipesi, per accorgersi che non hanno mai avuto tanta pubblicità a piena pagina come quella stiamo vedendo su quasi tutte le testate. È


di Franco Tatò

E LA DISTOPIA DELLA PUBBLICITÀ INGANNEVOLE davvero impressionante la crescita della pubblicità tv, martellante, frequentissima, scandalosamente affollata; perfino Sky, una rete per la quale paghiamo un salato abbonamento, alterna programmi e pubblicità come se fosse Canale 5, cosa che dovrebbe essere addirittura proibita. Ebbene, tanta pubblicità per certi versi oggi è una truffa ai danni del consumatore, per quanto tutti i canali ne siano pieni. Nelle ore di punta c’è quasi più pubblicità che programmi. E questa pubblicità è come una realtà aumentata. È un mondo popolato di auto

viene fornito inesorabilmente elettriche lucidissime, di e potentemente dalla donne e uomini bellissimi, pubblicità, aiutata dai social, cibi favolosi, paesaggi e crea un quadro onirico fantastici, vette inviolate. che contribuisce a far sì che Quest’alluvione di pubblicità si abbia la sensazione di ha creato davvero una realtà star vivendo aumentata che IL DILUVIO DEGLI SPOT un periodo ci fa dimenticare HA CREATO UNA REALTÀ ideale che i nostri 15 mila AUMENTATA CHE CI FA contagi al giorno, DIMENTICARE I PROBLEMI invece non c’è. Speriamo che che per quanto il commissario Draghi tenga meno gravi di quelli che si duro, ma la vera domanda registrano altrove, Germania è: cosa vogliono gli italiani, compresa, potrebbero anche quelli che manifestano purtroppo ancora rivelarsi contro il green pass o lo una lenta transizione verso falsificano, per citare una una fase più catastrofica, e delle tante contraddizioni che non è detto che ci fermeremo dovranno essere risolte? presto… L’avvento virtuoso di Draghi Sta di fatto che viviamo in c’è stato e ha funzionato questo mondo virtuale che ci

perché era necessario un commissariamento, eppure i nostri rappresentanti politici stanno già distruggendo quanto è stato fatto solo perché non possono prendersene i meriti, e intanto noi ci rifugiamo in questa realtà virtuale meravigliosa che viene creata dalla pubblicità… Io sono figlio del Carosello, ma questa pubblicità è un dover essere, è quel che qualcuno vorrebbe che fossimo, ma non è il Paese reale, che è ancora alle prese con mascherine e pandemia e che per fortuna va avanti, ma io temo che possa collassare come un castello di carte…

IL CORSIVO

QUEL CORAGGIO DEL DIALOGO DA RITROVARE

I

di Giuliana Gemelli

l 15 novembre è stato

nel dialogo e attraverso il dialogo. Il

fatto un principio di vita: rendere felici gli

il quarto anniversario

testamento spirituale di Rav Laras

altri, lo ripeteva sempre, lui che dichiarava

della scomparsa di

che contiene in forma evocativa ed

di avere un caratteraccio. Attraverso la

Rav Giuseppe Laras.

affermativa alcuni pilastri archetipici del

sua vita esemplare e generosa sappiamo

Nel corso della mia

suo dialogo esistenziale col cardinale

che il dedicarsi alla felicità di chi è vicino

vita ho avuto alcuni grandi privilegi,

Martini e scolpito nella mia mente insieme

a noi è una parte importante del cammino

L’incontro con uomini straordinari, veri

alle parole di uno scritto che ha voluto

per e verso la pace e che tale cammino

grandi maestri che mi hanno teso la

dedicare pubblicamente a mia figlia Giulia

è inseparabile dal coraggio anche

mano nei momenti più duri e drammatici

scomparsa in giovane età per lenire il

quando questo richiede scelte difficili e

dell’esistenza. Tra queste persone

mio dolore consacrando nella memoria

la fermezza da lui dimostrata in tante

straordinarie emerge nella sua imponente

il suo coraggio di giovane donna che non

occasioni, in cui dominava l’opportunismo,

figura morale ed intellettuale oltre che

ha mai perso il sorriso: lottare contro

la convenzione, la condiscendenza, è un

fisica, Rav Laras protagonista indiscusso

l’indifferenza, il male oscuro che fu di

principio fondamentale del suo essere

insieme ad un’ altra imponente figura

Cain, più esecrabile, secondo le parole

stato e del continuare ad essere un

della fede il cardinale Carlo Maria

di Rav Laras dell’omicidio. Un male che

grande maestro. Insieme al cardinale

Martini dell’affermazione planetaria e

rischia di divenire il principio devastante

Martini a cui è stato vicino fino agli ultimi

del radicamento spirituale ed umano di

di inaridimento della nostra società. Un

suoi giorni terreni, Rav Laras ha costruito

un valore che la nostra epoca sembra

male che distrugge la gioia , la capacità di

per tutti noi una mithzva a cui non

avere obliterato: il coraggio del dialogo,

amare, di donare di cui Rav Laras aveva

possiamo sottrarci.

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«DONNE E LAVORO, CI VUOLE UN’AUTHORITY CHE INTERVENGA SULLE DISCRIMINAZIONI DI GENERE» GESTIRE L’IMPRESA

È la proposta che lancia Linda Laura Sabbadini, direttrice centrale Istat e chair del W20. Pioniera delle statistiche di genere, è considerata una delle massime esperte del settore: «Le quote sono importanti ma sul gender gap bisogna agire come si fa in economia. Solo così si potrà abbattere il monopolio maschile del potere» di Francesco Condoluci

È

reduce dai successi del Women20, uno degli engagement group del G20, di cui è chair e per il quale è stata chiamata a rappresentare a livello internazionale le esigenze della società femminile italiana. Chi meglio di lei, del resto? Linda Laura Sabbadini non è solo direttrice centrale Istat e tra le più autorevoli esperte di statistiche sociali a livello mondiale (tanto da essere inserita tra le 100 “eccellenze italiane”), ma anche una pioniera degli studi e delle tematiche di genere.

Direttrice, qual è l’outlook della condizione femminile in Italia per il 2022? Dopo la criticissima fase del 2020, c’è certamente un miglioramento. Ma il recupero dell’occupazione femminile va rapportato all’aumento del gap di genere che ha evidenziato come le donne siano state colpite di più degli uomini dalla pandemia, perché più esposte, soprattutto nel settore dei servizi, del turismo, della collaborazione domestica, dove hanno pagato una maggiore vulnerabilità, dovuta a posizioni non regolarizzate, irregolari oppure, e in percentuale più alta degli uomini, precarie. Perché da noi la recessione al femminile, è stata più forte che altrove? Perché ha peggiorato una situazione già critica. Non è che nel 2019 avessimo un livello di occupazione femminile particolarmente elevato. Anzi. Il tasso a stento arrivava al 50%. E con una situazione particolarmente critica per le giovani tra i 25 e i 34 anni. Numeri che ci rendevano ultimi in Europa e riflettevano una situazione che si trascinava da molti anni. Tranne il periodo tra la metà degli anni ’90 e il 2007 che ha visto crescere intensamente l’occupazione femminile, non abbiamo più avuto infatti momenti di crescita così soste-

1212

LINDA LAURA SABBADINI, DIRETTRICE CENTRALE ISTAT E TRA I PIÙ AUTOREVOLI ESPERTI DI STATISTICHE SOCIALI

nuta. Dopo la crisi degli anni 2008-2009 le donne hanno perso posti di lavoro, anche se meno rispetto agli uomini. E così è stato nel 2013. Quindi hanno recuperato un po’ prima l’occupazione persa. Però questo significa che in 10 anni hanno recuperato e incrementato PER RECUPERARE I RITARDI NELL’OCCUPAZIONE FEMMINILE BISOGNA INVESTIRE SUI SERVIZI PER L’INFANZIA E PER ANZIANI E DISABILI

leggermente e lentissimamente. Dopo questo stop alla crescita che si era registrata tra il 1995 e il 2008, con la pandemia l’occupazione femminile è crollata. È un vero e proprio percorso ad ostacoli che lascia l’occupazione femminile in una situazione veramente difficile. Si può recuperare? Solo se si investe adeguatamente sugli ostacoli più grossi alla crescita del lavoro femminile. E il primo passo dev’essere sulle infrastrutture sociali, in particolare sui servizi

educativi per l’infanzia e su quelli per l’assistenza ad anziani e disabili, a misura di persona. Ad oggi, in Italia per ciò che riguarda i nidi, la situazione è ferma al 27% della copertura necessaria. Mentre nell’assistenza ad anziani e disabili, investiamo un quarto di quello che investe la Germania. Tutto ciò si scarica sulle spalle delle donne che hanno un carico di lavoro familiare molto più gravoso che in altri Paesi. Con tutte le conseguenze del caso sia sul fronte salariale che previdenziale. Il Senato però di recente ha dato il via libera definitivo al Ddl “Gender pay gap”. Le aziende dovranno mettersi in riga. Sì, dovranno darsi degli obiettivi sulla questione parità salariale e rendere trasparente la situazione al proprio interno. Ma una legge non può risolvere di per sé il problema, perché la parità salariale non si raggiungerà mai se non si eliminano gli ostacoli di cui abbiamo detto. Man mano che aumenta l’anzianità, ad esempio, cresce la divergenza tra i salari degli uomini e quelli delle donne. Per un uomo la


&POLITICA

NELLA SANITÀ IL 70% DEI LAVORATORI È DONNA, MA I PRIMARI IN MAGGIORANZA SONO UOMINI. NEI RUOLI DECISIONALI C’È UN GAP ENORME nascita di un figlio non crea un ostacolo. Per una donna invece significa allontanarsi dal lavoro e magari prendere il part-time quando si rientra e finché il bambino non cresce. Una donna che ha figli inoltre ha più difficoltà ad andare in missione. Per cui verso di lei si investirà meno in termini di formazione continua. Come si può capire, nel corso della vita lavorativa delle donne c’è un cumulo di svantaggi che ritardano lo sviluppo della carriera. Svantaggi i cui effetti si ripercuotono anche sulla pensione che per una donna spesso è ridotta del 30-40% rispetto a quella di un uomo. Quest’anno la legge Golfo-Mosca sulle quote rosa nei CdA ha compiuto 10 anni. Che effetti ha avuto? Molto positivi. Quello dei CdA delle società quotate, non a caso, è l’unico ambito nel quale la presenza delle donne cresce in modo forte e accentuato. Innescando un circolo virtuoso anche nei processi di selezione. A fronte dei curricula molto elevati delle donne che vi entrano, si è registrato un miglioramen-

to parallelo anche in quelli degli uomini. La finalmente riconosce il ruolo delle madri? percentuale di presenza femminile nei CdA Penso abbia una funzione importante di riorraggiunta in un decennio, passata dal 6% al ganizzazione delle politiche familiari. Prima 41%, diventa ancora più significativa se la c’era un’estrema parcellizzazione degli strucompariamo con altri ambiti. Nella sanità, ad menti di sostegno. Adesso tutto viene riconesempio, il 70% dei lavoratori è donna ma se dotto a un assegno unico. Ma resta ancora andiamo a vedere la percentuale di primari molto da fare sugli strumenti di conciliazione donne non si arriva al 20. Nei ruoli decisionali lavoro-famiglia. quindi abbiamo numeri inchiodati. Anche nel Insiste sulla copertura degli asili-nido? mondo dell’università, tra i professori ordinaSì, perché è una questione importantissima e ri le donne sono intorno al 20% e solo di renon è stata ancora affrontata al giusto livello. cente abbiamo registrato l’elezione di rettrici Il Comitato di esperti per la fase2 presiedudonne che, ovviamente, restano un’infima to da Vittorio Colao, del quale ho fatto parte, minoranza. Per cui è vero che finalmente le aveva proposto una copertura fissata al 60%. donne stanno arrivando a ruoli di vertice ma Quella proposta non è stata presa neanche in sono veramente ancora troppo poche. considerazione. Nel PNRR approvato, è stato Insomma, il famoso “soffitto di cristallo” è stabilito un aumento dei nidi al 38% alla soltanto scalfito. Quando si potrà dire defifine dei 5 anni, ma questo si avvererà solo nitivamente infranto? se il Piano verrà indirizzato in modo tale che Quando non ci sarà più una situazione di moogni regione del Sud raggiunga il 33%. Sanopolio maschile. Quello che non si riesce a rebbe un risultato importantissimo perché capire è che non c’è bisogno solo delle quote. lì ci sono livelli di copertura bassi, in molti Serve fare quello che normalmente si fa in casi sotto la soglia del 10%. C’è da dire che economia, dove il monopolio viene combatquesto 33%, l’obiettivo cioè che il governo si tuto attraverso un’Authority. Non capisco perè dato, era l’obiettivo che l’Europa si era poché non si debba combattere analogamente il sta per il 2010. Quindi noi, se tutto va bene, monopolio maschile lo raggiungeremo 21 LE DONNE DI VERTICE SONO ANCORA del potere. anni dopo. E non va POCHE. PER ROMPERE IL “SOFFITTO Sta dicendo che per dimenticato che nelDI CRISTALLO” BISOGNA ABBATTERE arrivare al gender IL MONOPOLIO MASCHILE DEL POTERE la fase di attuazione balance serve una dovremo fare i conti specifica Authority? con le difficoltà, soprattutto nei comuni del Credo proprio che un’Authority contro le diSud, nella capacità di spesa e presentazione scriminazioni di genere sarebbe molto utidi progetti la realizzazione dei nidi, che sono le. È una proposta che aveva portato avanti molto complessi. Ci vorrebbe un’infrastrutEmma Bonino. Un’Authority con la possibilità tura centrale, un soggetto che si metta al di intervenire pesantemente in tutti i casi di servizio di tutti gli enti locali che non sono discriminazione di genere. Tra i suoi compiti in grado di risolvere il problema, così come potrebbe avere proprio quello di abbattere il non sono stati capaci di risolverlo fino ad monopolio maschile del potere». oggi con i fondi europei. Anche se questo in Il prossimo anno, intanto, arriverà l’asrealtà vale per tutto ciò che riguarda l’attuasegno unico per i figli. È una riforma che zione del Pnrr.

1313


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COVERSTORY

INVENTIVA MADE IN ITALY

Elettronica, telecomunicazioni, big data e intelligenza artificiale, ma non solo: la creatività italiana non si è fermata neppure davanti al Covid. Ma il rischio è sempre lo stesso: finire in mani straniere

VARIAZIONE DOMANDE BREVETTI 2020: ITALIA +2,9%, EUROPA -0,7% FONTE EUROPEAN PATENT OFFICE

INVESTIMENTI ITALIANI IN VENTURE CAPITAL: 2020 569,2 MILIONI +55% FONTE EY VENTURE CAPITAL BAROMETER

NUMERO DEPOSITI DOMANDE BREVETTO ITALIA 2020 11.005 +878 2019 10.127

FONTE UFFICIO ITALIANO BREVETTI E MARCHI

di Riccardo Venturi

I

cifra record (per l’Italia, s’intende) di 569,2 nnovare nonostante. È questo il milioni di euro, con un balzo del 55% rispetrefrain degli imprenditori e dei rito al 2019. L’Italia che innova, insomma, fa cercatori italiani, da sempre. Nonouna pernacchia al coronavirus e continua stante il peso della burocrazia, gli aiuti limiimperterrita a seguire la sua vocazione. tati e altalenanti, il fatto che spesso all’estero Per tracciarne una mappa bisogna seguire un’idea valida è remunerata molto meglio. la pista della tecnologia, il settore nel quale Da ultimo, nonostante la pandemia: premessi concentra buona parte della vena innoso che in Italia tradizionalmente si inventa vativa in Italia e non molto e si brevetta PER TRACCIARE UNA MAPPA solo. «Abbiamo delle poco, perché spesso si DELL'INNOVAZIONE MADE IN ITALY belle eccellenze» dice ritiene che brevettanBISOGNA SEGUIRE LA PISTA Alfonso Fuggetta, dodo il rischio di dare DELLA TECNOLOGIA cente al Politecnico spunti a chi copia sia e Ceo di Cefriel, centro di innovazione digimolto più pesante della tutela che si riceve, tale che promuove e sostiene la trasformai brevetti sono comunque in aumento, e lo zione delle aziende italiane, «nel settore dei sono stati anche nel 2020, l’annus horribilis semiconduttori c’è StMicroelectronics che è di debutto del Covid, mentre in Europa inveun’eccellenza mondiale, copre e ha presidiace diminuivano – l’altra eccezione è quella to un settore molto innovativo che è quello della Francia. Nello stesso 2020, gli investidella sensoristica avanzata e dei circuiti di menti di venture capital hanno raggiunto la

18 SEALENCE ECCO IL JET MARINO CHE PENSIONERÀ LE ELICHE

21 DECRETO FISCALE INDUSTRIALI TROPPO VELOCI? GLI RITIRANO IL PATENT BOX

22 INTERVISTA A GIULIO SAPELLI L'INGEGNO ITALICO TRA SFIDUCIA E ANARCHIA

24 RSM IL PIANO TRANSIZIONE 4.0 SI RIMODULA AL RIBASSO

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COVERSTORY

potenza, e sta costruendo una terza fabbrica ad Agrate. Poi ci sono anche altri player più di nicchia come Eurotech, che fa sensoristica e dispositivi evoluti per l’industria, e diverse startup nello stesso campo. È un’area frizzante soprattutto grazie al traino di StMicroelectronics: merito dell’ex responsabile dell’area sensori Benedetto Vigna, che da qualche mese è nientemeno che il nuovo ad della Ferrari». Un altro settore dove abbiamo delle buone carte è quello delle telecomunicazioni. «Caso vuole che un grosso polo nel settore delle Tlc sia a pochi km dall’St di Agrate» osserva Fuggetta, «a Vimercate c’è Nokia che conoscevamo per i cellulari ma oggi è uno dei player più grossi nel mondo delle infrastrutture di rete. È un polo di eccellenza di livello mondiale che offre ricerca, sviluppo e ingegneria sulle 3 principali aree di interesse: il 5G, i ponti radio e la fibra». Nel campo dell’elettronica, siamo forti nel settore difesa con Leonardo, che con tutte le ex aziende del gruppo Finmeccanica costituisce un altro polo importante per il Paese. Per quanto riguarda i settori legati al software, la situazione è un po’ più complicata. «Abbiamo dei grossi system integrator» rimarca il Ceo di Cefriel, «società come per esempio Engi-

ALFONSO FUGGETTA

OLTRE ALLE ECCELLENZE NEL CAMPO DELL'ELETTRONICA E DELLE TLC STA CRESCENDO IL COMPARTO CHE LAVORA ALLA GESTIONE DEI DATI

neering, o filiali italiane delle grandi aziende multinazionali come Accenture, aziende come Replay, altre che operano nel cloud come Aruba; ma non abbiamo aziende che fanno prodotti software, né dal punto di vista dei pacchetti né tantomeno da quello dei sistemi operativi, per parlare di campioni europei non abbiamo la Sap di turno». Due settori hanno una particolare effervescenza: «Quello della cybersecurity è un

mercato che vale in Italia oltre 2 miliardi di euro, compresi i servizi software» spiega Mauro Colopi, Partner di Bain & Company. «Nonostante la dimensione importante e la crescita a doppia cifra, è molto frammentato: vede la coesistenza di grandi player tradizionali dell’informatica e di un gruppo di nuove boutique specializzate in advisory, gestione e monitoraggio della sicurezza. Questi piccoli player sono oggetto di campagne di M&A da parte degli attori più importanti, ma hanno anche l’ambizione di pensare in grande con una crescita autonoma». A crescere è anche il mondo che lavora alla gestione dei dati. «Il secondo macrotema è quello dei big data, dell’intelligenza artificiale e del cognitive computing» mette in evidenza Colopi, «un mercato che sfiora il miliardo e mezzo e cresce anch’esso a doppia cifra. Al suo interno ci sono diversi mestieri nel mondo dei big data, dai data scientist ai servizi professionali che utilizzano i dati. L’esplosione dell’abbondanza di dati e del costo di gestione degli stessi ha portato alla ricerca di nuove soluzioni architetturali, con l’obiettivo di avere dati che si parlano e facilmente integrabili. Ci sono startup che si stanno muovendo in modo molto interessante alla ricerca di nuove logiche che evolvano dai

Dalla ricerca al brevetto ci si tutela così

strategia brevettuale oculata,

della tecnica e quanto valga la

che di regola prende le mosse

pena di investirvi.

da un deposito nazionale, che

Entro 12 mesi dal deposito e

ha un costo modesto (le tasse

tenendo conto dei risultati del-

Avv. Gualtiero Dragotti Partner DLA Piper

ammontano a poche centinaia

la ricerca, il richiedente può

di euro, importo cui è necessa-

estendere la domanda ad altri

S

pubblicati

te lavoro di ricerca e sviluppo

rio aggiungere gli onorari dei

paesi o aree geografiche, scelti

dall’Ufficio Italiano Brevetti

condotto da imprese di ogni

consulenti brevettuali cui è bene

tra quelli di immediato interesse

e Marchi, nel 2020 in Italia sono

dimensione, accomunate dalla

affidarsi).

o in cui operano i principali con-

state depositate oltre 11.000

consapevolezza del valore che

La procedura di esame, sempli-

correnti. Essi comprendono, di

domande di brevetto per inven-

il brevetto riveste per la tutela

ficata, comprende una ricerca

regola, i paesi appartenenti alla

zione industriale. Non si tratta,

dell’innovazione.

di anteriorità, affidata all’Ufficio

Convenzione sul Brevetto Euro-

ovviamente, di migliaia di inven-

Accedere a questo strumento

Brevetti Europeo, utile a com-

peo, tutti raggiungibili tramite

zioni tutte destinate a cambiare

è più semplice e meno oneroso

prendere sino a che punto l’in-

un solo deposito centralizzato.

la storia dell’umanità; si tratta

di quanto di regola si ritiene,

venzione rappresenta davvero

Spesso

invece del frutto del pazien-

soprattutto se si adotta una

un progresso rispetto allo stato

tramite il cd. “brevetto interna-

tando

ai

dati

16

l’estensione

avviene


POPOLO DI INVENTORI

MAURO COLOPI

IL RISCHIO È CHE LE STARTUP ITALIANE VENGANO ACQUISITE DA SOGGETTI OLTRECONFINE DRENANDO CAPACITÀ E RISORSE

servizi tradizionali a soluzioni proprietarie, per gestire grandi database in maniera più flessibile innovativa». Il quadro generale è dunque positivo ma fortemente migliorabile. «Non siamo messi male, ci sono delle realtà particolarmente significative» mette in evidenza Fuggetta, «ma certo questo settore dovrebbe crescere, perché la gran parte dei posti di lavoro in futuro sarà qui. Quindi è importante che da

un lato si creino nuove imprese, e dall’altro che cerchiamo di attirare investimenti esteri in questi settori». Una forte componente innovativa è presente nelle startup, un settore nel quale il Paese sta cercando di recuperare posizioni rispetto a competitor che hanno non certo una maggiore disponibilità di inventiva, quanto di capitali – che non di rado finanziano all’estero idee italiane… «Si dice che abbiamo un basso numero di startup e un investimento in venture capital minore che in altri Paesi: credo che a guardare le statistiche sia vero. Io però sono sempre preoccupato di un altro aspetto» spiega il Ceo di Cefriel. «Sicuramente è necessario fare in modo che ci siano più investimenti in venture capital e che sia possibile creare più startup. Ma insieme a ciò dobbiamo anche pensare a quel che succede a queste startup. Il tema della exit è vitale, altrimenti corriamo il rischio di non comprendere l’intero spettro dei problemi». Già: chi acquisisce le nostre startup con il loro bagaglio di inventiva, non di rado strategico? «Le startup negli Usa qualche volta crescono e diventano aziende autonome, ma in gran parte sono acquisite da altre aziende: Apple e Google per esempio ne sono grandissimi acquirenti» aggiunge Fuggetta,

«ma chi in Italia compra le startup italiane? Il rischio è che siano acquisite da aziende estere, certamente un fatto positivo per chi ha creato la startup, ma c’è il rischio di perdere quel know how e la ricaduta di quegli investimenti. Dobbiamo favorire il loro sviluppo, ma anche fare in modo che le aziende italiane siano capaci di acquisirle e di trasformare quel know how in arricchimento della propria offerta: questo non accade con la necessaria frequenza».

VARIAZIONE DOMANDE BREVETTI 2020

Differenza

1 Stati Uniti

44.293

-4,1%

2 Germania

25.954

-3,0&

3 Giappone

21.841

-1,1%

4 Cina

13.342

+9,9%

5 Francia

10.554

+3,1%

6 Corea del Sud

9.106

+9,2%

7 Svizzera

8.112

-1.9%

8 Paesi Bassi

6.375

-8.2%

9 Regno Unito

5.715

-6.8%

10 Italia

4.600

+2.9%

di paesi, tra cui, oltre a quelli ap-

Questa verifica, e più in genera-

stimenti in ricerca e sviluppo

partenenti alla Convenzione sul

le lo sfruttamento del brevetto,

in asset, non diversamente da

Brevetto Europeo, gli Stati Uniti,

può avvenire sia attuando di-

quanto avviene per altri dirit-

la Cina, il Giappone e la maggior

rettamente l’invenzione, sia con-

ti di proprietà industriale, tra

parte dei paesi industrializzati.

cedendo il brevetto in licenza,

cui in particolare i trade secret

Molti di questi paesi, così come

strumento questo che consente

ed il know-how, spesso a torto

il sistema del brevetto europeo,

spesso di raggiungere in tempi

considerati una alternativa al

subordinano la concessione del

brevi e con investimenti modesti

brevetto.

brevetto ad un esame; la relativa

nuovi mercati o settori.

In realtà segreti e brevetti, se

procedura ha costi significativi,

Il brevetto non deve in fatti es-

ben coordinati, possono comple-

che tuttavia il richiedente affron-

sere inteso solo come uno stru-

tarsi a vicenda e consentire alle

ta solo qualche anno dopo il de-

mento per vietare ai concorrenti

imprese che investono in ricer-

zionale” o Pct, che consente -di

posito della domanda di brevetto

certe condotte, quanto e soprat-

ca e sviluppo di fruire del volano

nuovo a fronte di un costo ragio-

iniziale, quando ormai dovreb-

tutto come un moltiplicatore

costituito dai brevetti mantenen-

nevole- di prenotare la protezio-

be essere noto l’effettivo valore

delle potenzialità dell’impresa,

do i vantaggi competitivi conferi-

ne in un numero anche elevato

commerciale dell’invenzione.

capace di trasformare gli inve-

ti dal know-how.

17


COVERSTORY

Lo yacht per il whalewathing, un battello da 26 metri e 50 tonnellate di stazza, è in sviluppo dalla Amer Yacht, il cantiere sanremese della famiglia Amerio che non ha caso, come claim, ha scelto: “L’innovazione è il nostro dna”. Per un’imbarcazione del genere, il silenzio della navigazione – veloce e regolare come una barca a motore, silenziosa come una barca a vela – è essenziale, come lo è l’assenza di eliche. Scendiamo ora a Sud di 500 miglia, siamo a Napoli. Un traghetto di 24 metri sta partendo da Mergellina verso Procida. Ma chi sta sulla banchina non deve inalare il solito, penetrante odore di gasolio che esce nero dagli scarichi, vedere i riflessi iridati di olio sversato dietro la poppa che accompagnano la partenza dei mezzi per le isole. È un traghetto della Lauro Holding, la flotta di mezzi veloci con cui il senatore Salvatore Lauro serve ogni anno un’infinità di turisti alla volta delle tre isole del golfo, e la scelta di Procida non è casuale: «Un battello da 160 passeggeri – precisa Gobbo – che collegherà Napoli con Ischia ma anche e soprattutto con Procida, che peraltro nel 2022 è capitale italiana della cultura! E noi siamo sicuri che DeepSpeed sia figlio di una nuova Offre il 30% di efficienza in più a parità di potenza. Elettrica, cultura del mare e della nautica, naturalmente naturalmente. Si chiama DeepSpeed e l'ha brevettato una cultura di sostenibilità». in 30 Paesi l'italiana Sealence fondata da William Gobbo Un anno fa Economy raccontò la nascita e la crescita di Sealance, rivelando il valore di quedi Sergio Luciano sta invenzione che, partendo da un’idea semplice come tutte le grandi idee, elimina dalla are aperto, estate piena, sole alto. stiamo continuando con altri 20», dice semplistruttura dei vecchi idrogetti la curva a gomito Uno yacht da 26 metri fila a 15 nodi cemente William Gobbo, l’imprenditore che che rallenta il flusso dell’acqua e riduce le preal largo di Montecarlo. A bordo, 64 quattro anni fa ha ideato DeepSpeed e ha costazioni. DeepSpeed è costituito da un motore persone più l’equipaggio, in religioso silenstituito un’azienda, la sua Sealence (un nome elettrico anulare che ruotando nell’intercapezio, scrutano la superfice marina dietro gli che appunto gioca con la parola inglese “sea”, dine tra le due pareti di un cilindro cavo, come occhiali scuri, coi binocoli, concentratissimi. mare, ma suona anche, in italiano, come “siall’interno di un guscio, trasferisce all’acqua la Finché tutti si girano verso lo stesso punto: la lenzio”), che ha trovalogica dei motori a reL’ACQUA ENTRA ED ESCE IN LINEA balenottera appena emersa a soffiare verso il to sul mercato ad oggi azione che fanno voRETTA E SPINGE MOLTO cielo il suo fiato. Attorno, solo il fruscio della ben 10 milioni di euro, lare il mondo. L’acqua DI PIÙ, NEL SILENZIO scia che lo scafo lascia sull’acqua. Eppure lo ed altri 30 ne stanno entra ed esce in linea E NELL’ECOLOGICITÀ DELL’ELETTRICO yacht non è a vela: va a motore. E sta filando. arrivando, per finanretta, senza ostacoli a Ma è un motore che ieri non c’era. Forse la più ziare e sviluppare con un team di oltre trenta rallentarla. E spinge molto di più, nel silenzio sorprendente invenzione tecnologica nella risorse la produzione del loro jet. Proprio così: e nell’ecologicità dell’elettrico. Con prestazionautica dagli anni Trenta. un “jet”, non un idrogetto. E c’è una gran difni di assoluto rilievo: il battello di Amer Yacht «Posso confermarle che l’abbiamo brevettato ferenza: il 30% di efficienza in più a parità di ha un’autonomia dichiarata in navigazione di senza alcun intoppo in 30 Paesi del mondo, e potenza. Elettrica, naturalmente. 5 ore a 15 nodi e si ricarica in poche ore.

Ecco il jet marino che pensionerà le eliche

M

18


POPOLO DI INVENTORI

Ora, con la presentazione all’ultimo Salone nautico di Genova del primo scafo laboratorio funzionante, provato da decine di esperti entusiasti (si veda il video raggiungibile attraverso il QR in questa pagina) e con gli accordi con Lauro Holding e Amer Yacht, per Sealence si profila un primo anno, il 2022, di operatività piena. Ma c’è di più: un accordo industriale con un colosso globale della motoristica che verrà annunciato nel gennaio prossimo al Ces (Consumer Electronics Show) di Las Vegas, dove Sealence sarà tra le star. «Posso dire che il 2022 è l’anno in cui finirà la sperimentazione e sarà la soglia d’ingresso in un mondo di applicazioni che considero sterminato… Siamo naturalmente degli outsider, è nel nostro Dna – racconta William – ma il sistema ci guarda con grande favore. Lavoriamo in sintonia con Confindustria Nautica, con molti grandi cantieri internazionali e direi che con l’accordo industriale che annunceremo presto, verremo considerati ormai ufficialmente ed a pieno diritto come uno dei player nello stretto club della nautica mondiale, forse non il più grande, ma sicuramente il più innovativo. Presenteremo nel 2022 diverse applicazioni della nostra tecnologia su diversi scafi oltre i 15 metri. Ad oggi

ne abbiamo 4 per barche tra i 12 e i 16 metri, senza contare le due navi oltre 24 metri citate prima». L’accostamente con la Tesla è inevitabile, ma paradossalmente in Sealance c’è molta più sostanza, perché l’innovazione – anzi, proprio l’invenzione – è tutta nella tecnologia, e per quanto i jet DeepSpeed siano oggetti DOPO AVER CONDOTTO CON SUCCESSO UNA SERIE DI ROUND DI FINANZIAMENTO SEALENCE CONTA DI QUOTARSI AL NASDAQ ENTRO IL 2023

belli da vedere non sono fatti per essere in vetrina, ma per stare sott’acqua: fanno sostanza, non apparenza. «Quando mi chiedono se siamo la Tesla del mare rispondo di sì ma unicamente per la portata del salto in avanti che stiamo per far compiere al settore di riferimento, ma è l’unico parametro nel quale mi riconosco. Entrambi cioè sviluppiamo tutto quanto serve a rendere elettrici dei veicoli, e Tesla in questo è un riferimento assoluto, ma noi abbiamo in più la complessità del jet DeepSpeed che, vi assicuro, mette a dura prova non solo le competenze dei nostri progettisti ma anche quella di uno dei massimi scienziati mondiali di propulsioni a jet, il prof. Ernesto Benini dell’università di Padova, senza il quale questo progetto non potrebbe esistere», non esita a precisare William Gobbo. E dunque il 2022 sarà un anno di ricavi importanti, anche se le prime vendite sono state già concluse quest’anno «vendendo le nostre propulsioni – continua l’imprenditore - a due start-up

nautiche molto innovative. Si tratta di una futuristica imbarcazione che può diventare un sommergibile e di una wake-boat, cioè un motoscafo di 12 metri che viene utilizzato per generare un’onda sulla quale i surfisti possano esercitarsi, grazie a una carena studiata apposta per generare proprio quell’onda e non altre, e i nostri jet erano perfetti per lo scopo!». Insomma: l’invenzione è diventa prodotto. Ed è questa metamorfosi efficiente lo specifico di Gobbo: «Io sono un project manager, quindi una volta avuta l’idea avevo anche le competenze per implementarla. L’ho condivisa con il professor Ernesto Benini ed assieme ai progettisti ne abbiamo avviato lo sviluppo. Ho poi iniziato a coinvolgere un gruppo ristretto di partner con i quali, lavorando insieme l’abbiamo fatta oggi diventare realtà, passo dopo passo, e senza troppi errori. In 18 mesi siamo passati da uno a 32 dipendenti! L’invenzione cioè non è rimasta sulla carta ma è diventata prodotto e ha creato sviluppo. È in questo rapidissimo percorso di crescita che, grazie a qualche piccolo talento personale e tanto lavoro, sono riuscito a fare la differenza». Nel 2018 Gobbo ha coinvolto i primi business angels - la famiglia De Brabant, Maurizio Nicolis di Robilant - ha vinto il bando Smart and Start di Invitalia, il finanziamento Intraprendo di Regione Lombardia, un Horizon2020. «Siamo partiti con soldi miei e successivamente di questi primissimi angels; poi abbiamo lanciato con successo una prima campagna di crowdfunding, per mezzo milione, e subito dopo abbiamo emesso un convertendo collocando un altro mezzo milione in quattro giorni. La seconda campagna di crowdfunding ha poi fatto storia, registrando diversi primati italiani ed europei, raccogliendo il primo milione di euro in meno di 18 ore e chiudendo pochi giorni dopo a quasi 3 milioni (su 1 milione richiesto al mercato). La partita è ormai grande: abbiamo già ricevuto e rifiutato proposte di Guarda il video

19


COVERSTORY

acquisizione perché vogliamo diventare adulti con le nostre forze. E con ambizione: nel ‘22 ci espanderemo fisicamente all’estero. Abbiamo già messo le firme per aprire una sede a Shangai e una nella Silicon Beach, a sud della Silicon Valley». L’internazionalizzazione è anche la chiave di volta del futuro finanziario di Sealence: «Il ragionamento progressivo è stato ed è chiaro – spiega Gobbo - Complessivamente finora abbiamo vissuto raccogliendo, tra angels e crowdfunding, circa 5 milioni di euro come equity e quasi altrettanti da due cordate bancarie. A gennaio ’22, contestualmente con l’avvio della produzione e dei ricavi, pubblicheremo un nuovo piano industriale che prevede oltre 50 milioni di euro fra investimenti e costi di struttura. E quindi lanceremo una nuova fase di funding, cominciando con un nuovo convertendo da 10 milioni come prima tranche che troveremo sul mercato, per sostenere la prima parte del piano che prevede un fabbisogno di cassa di 27 milioni: il resto verrà dai ricavi». E il futuro anteriore? Ancora internazionale: «Contiamo di quotarci al Nasdaq entro il 2023. Avremmo potuto già farlo mesi addietro quando siamo stati avvicinati da una Spac americana che ci proponeva un investimento di 135 milioni di dollari, ma ho rifiutato – rac-

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WILLIAM GOBBO. IN BASSO, UN TEAM AL LAVORO IN AZIENDA

conta Gobbo – perché erano troppi soldi e nel momento sbagliato rispetto ai nostri tempi industriali, e inoltre quel gruppo finanziario avrebbe rivendicato la gestione dell’impresa, che deve invece restare italiana. La strategia è mantenere l’head-quarter in Italia, pur globalizzando il business, e di cambiare l’ecosistema finanziario di riferimento così da crescere

NOI SIAMO LA TECNOLOGIA CHE PERMETTERÀ DI ABBANDONARE L’ELICA NEL SETTORE NAVALE COME I JET NELL’AVIAZIONE velocemente e padroneggiare meglio i mercati più grandi di sbocco dei nostri jet. Sappiamo dove vogliamo e dobbiamo arrivare, e abbiamo le capacità ed il carattere per farcela. C’è uno spazio di mercato immenso, i progressi compiuti dalla mobilità su terra e aerea sono enormemente più avanzati di quelli della mobilità nautica, ferma sostanzialmente all’elica, che è un’invenzione del ‘700, mai veramente cambiata da allora. Quando ho letto il brevetto che il professor Benini ha scritto sul mio spunto inventivo, ho capito fino in fondo quel che stavamo facendo dal punto di vista della fisica. Noi siamo la tecnologia che permetterà di abbandonare l’elica nel settore navale così come i jet hanno superato l’elica nell’aviazione. DeepSpeed non è solo un propulsore rivoluzionario, è un ecosistema complesso in cui la migliore e più evoluta tecnologia lavora all’unisono con sofisticati algoritmi di inteligenza artificiale che cambiano l’esperienza di navigazione dopo tre secoli». Il motto di DeepSpeed in questo senso appare minimalista: “L’acqua è l’unica impronta che lascerai”. Certo, fisicamente. Ma questa tecnologia promette di lasciare un’impronta economica e industriale molto più densa dell’acqua.


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Industriali troppo veloci? Gli ritirano il Patent Box

il mantenimento dei beni immateriali in Italia. Fatto sta che la relazione tecnica al decreto fiscale parla, proprio per il 2019, di mancati introiti lievitati a 1,6 miliardi di euro. Troppi, evidentemente, contando che nel 2018 il Patent Box era costato all'erario 700 milioni e nel Dal presidente di Confindustria ai parlamentari, quasi tutti 2017 appena 337. si schierano contro l'abolizione della tassazione dei ricavi derivanti «La riforma propone uno spostamento radall'utilizzo dei beni immateriali. E non è solo questione di innovazione dicale dell’obiettivo dell’agevolazione: la detassazione dei ricavi viene sostituita da un di Marina Marinetti “iperammortamento” dell’intellectual property right (Ipr), scombinando la sua naturale collocazione a valle tra gli incentivi proposti dall’allora Pacchetto 4.0 del Ministro Calenda», sottolinea Laura De Lisa, Director – Funding & Development Leader di Rsm Società di Revisione e Organizzazione Contabile. «Se prima si premiava il riscontro dal mercato del risultato della ricerca e sviluppo – il software realizzato, il brevetto ottenuto, ecc. – detassando al 50% gli utili da questo generati, il nuovo focus diventa il costo sostenuto per la realizzazione o acquisto dell’immateriale, ipervalutandone il costo di investimento del 90%». Un cambio generoso, all'apparenza, considerando anche che la deduzione interesserà pure i marchi di impresa, esclusi dal regime Patent Box nel u un piatto ci sono 1,6 miliardi di costi che non tiene conto dei risultati. Ritengo 2017 per rispettare le raccomandazioni Ocse. euro di gettito fiscale, sull'altro il che questa sia la strada sbagliata». Ma qua«L’aggancio a valle con i risultati della ricerca, Patent Box. Nel momento in cui anli sono questi risultati? Secondo la Corte dei peraltro, avviene in modo solo indiretto ed è diamo in stampa, ancora non sappiamo da Conti, nel 2019, sulle oltre 800mila imprese proprio in questo che “snatura” il beneficio: che parte penderà la bilancia. Intanto però, attive, solo 1.300 hanno usufruito della misula convenienza alla rendicontazione del beneper tentare di sopprimere l'art.6 del decreto ra. E l’8,3% dei beneficiari, che ha ricavi supeficio è legata alla mera presenza di utili, non fiscale di rivedere il regime transitorio, si sono riori a 250 milioni di euro, ha utilizzato circa il necessariamente correlati alla performance schierati con il presidente di Confindustria 63% del reddito detassato, il che porta la Corte dell’Ipr ammortizzato», spiega De Lisa. E tira elementi di Pd, Forza Italia, Italia Viva, Fratelli dei Conti a ritenere la stoccata: «L’incomNEL DECRETO FISCALE IL NUOVO d'Italia. Ma anche 5 Stelle e Lega, che puntano che circa 100 imprese patibilità con la rendiFOCUS DIVENTA IL COSTO SOSTENUTO a lasciare ai contribuenti la possibilità di optahanno presentato decontazione del credito PER LA REALIZZAZIONE O L'ACQUISTO re tra il vecchio patent box, con la detassazione duzioni medie per un di imposta ricerca e DEL BENE IMMATERIALE del 50% degli utili sui beni immateriali, e la devalore di 18 milioni di sviluppo sconfina adduzione al 90% dei costi in ricerca e sviluppo. euro. Insomma, il Patent Box avrebbe agevoladirittura nell’illogicità: nell’impianto normati«Il decreto fiscale sta praticamente segnando to per i due terzi le grandi imprese come Fervo originario, proprio la rendicontazione dei la morte del Patent box che era invece un provrari, Campari, Diasorin, Luxottica. Il che non è costi della ricerca e sviluppo – e l’eventuale vedimento preso tardi di stimolo alla ricerca, necessariamente un male, considerando che il cumulo, quindi, del credito di imposta R&S cosa di cui le imprese italiane hanno grande primo degli obiettivi della misura introdotta potenzialmente spettante – era un’attività pronecessità», ha tuonato Carlo Bonomi all'asnel 2014 dal governo Renzi era proprio quello dromica alla percezione del beneficio, poiché semblea degli industriali a Torino. «Qui si pasdi incentivare la collocazione in Italia dei beni determinante per determinare l’ammontare sa da premiare il risultato a un intervento sui immateriali detenuti all’estero e il secondo era dell’agevolazione».

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«DIFFIDENTI DALLO STATO MA INVENTORI PER ISTINTO» L'invenzione della plastica, la nascita dell'Eni, la sperimentazione in Olivetti, il common-rail: ecco l'Italia dei mille paletti, che non si fida della tutela offerta dai brevetti, ma che non riesce a fare a meno di innovare di Sergio Luciano

«PERCHÉ GLI ITALIANI BREVETTANO MENO DEGLI ALTRI PAESI INDUSTRIALIZZATI? IO UNA SPIEGAZIONE ME LA DO, ED È LA NOSTRA ATAVICA NON LEGITTIMAZIONE DELLO STATO»: Giulio Sapelli, storico dell’economista, saggista e scrittore, segue tra le tante altre dinamiche anche questa, cruciale, dell’evoluzione economica e tecnologica del nostro Paese. «Sarebbe giusto poter vedere nella brevettazione una difesa, una tutela della tua innovazione, che viene pubblicata affinché sia protetta dal plagio. Si rende nota a tutti la sostanza qualitativa della tua invenzione e da quel momento vedi nella legge lo strumento impersonale ma potente che ti tutela contro

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eventuali plagiatori o falsari. Ma evidentemente, se dovessimo ricercare una ragione antropologica profonda di questa riluttanza a brevettare, è che lo Stato ha scarsa legittimazione agli occhi dei cittadini». L’INVENTORE NON RIVELA ALLO STATO IL SEGRETO DELLA SUA INVENZIONE PERCHÉ NON SI FIDA CHE IL BREVETTO LO TUTELI

Quindi c’è una scarsa fiducia nella legge? Sì, perché la legge non è solo nei pesi della bilancia dove la giustizia si esercita ma è anche lo scudo che difende i cittadini. Ma se non c’è fiducia in questa capacità di difesa, scatta una prudenza dettata dalla sfiducia, e non si brevetta. Ragioni storiche, addirittura ataviche insomma? Che tanti italiani si siano pensati nazione è un fatto: già a metà Quattrocento, con la pace di Lodi, su input di un Papa si pensò di fare una confederazione italian... ma non avvenne e di Stati, in Italia, ve ne furono sempre tre o quattro distinti e rivali, mai un unico Stato grande e forte che fosse in grado di garantire tutti i cittadini. Se diamo credito a Jung e

agli studiosi delle mentalità collettive, dobbiamo riconoscere che questo Stato che ci protegge non l’abbiamo mai avuto nella nostra storia secolare. È la ragione della prudenza, meglio ancora della diffidenza dei cittadini verso gli istituti di tutela collettiva, come il brevetto. Antropologia, dunque? Credo che l’inventore italico sia prudente, molto prudente. Lo vedevo nella vischiosità della trasmissione del mestiere tra operai. Quando ho fatto un’analisi su questo tema, cruciale nelle grandi industrie, per un colosso italiano di Pomigliano, ricordo che un saldatore esperto ed anziano, che teneva accanto a sé tutte le radiografie delle saldature più difficili e se le studiava, al ragazzo che la direzione del personale gli aveva affiancato perché lui gli passasse il mestiere, non gliele faceva neanche vedere. Gli chiesi perché, e mi rispose: “Appena il guaglione ne sa quanto me, mi mandano via!” In piccolo, è una metafora della sfiducia nella brevettazione. L’inventore non rivela allo Stato il segreto della sua invenzione perché non si fida che il brevetto lo tuteli, e l’operaio esperto custodisce i suoi segreti perché non si fida del capo del personale. Ma così continuavano a lavorare come nel Medioevo. Eppure ci sono state in Italia vere e proprie epopee dell’innovazione, per esempio quella dell’Olivetti, dove lei ha lavorato in anni magici… L’innovazione olivettiana era completamente anarchica, ed è stata quella la salvezza dell’Olivetti. Ricordo una storia meravigliosa… Quando a Ivrea cambiò la proprietà ed arrivò il gruppo di intervento con Visentini, Peccei e gli altri, venne chiusa la direzione elettronica dell’Olivetti e venne venduto tutto all’Honeywell. Dopo un annetto, sulla prima pagi-


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na del New York Times comparve una fotografia che ritraeva la calcolatrice Elea che aveva vinto il primo premio al festival del design, e al quartier generale di Ivrea restarono a bocca aperta: nessuno ne sapeva niente! Cos’era successo? Che Roberto Olivetti, nipote del fondatore, emarginato in un reparto-confino di Scarampo, aveva portato con sé l’ingegner Perotto, vecchio capo della ricerca, avevano continuato a lavorare praticamente di nascosto, snobbati da tutti, e avevano inventato l’Elea. La cosa dimostrava che nessuno dei nuovi capi era mai andato in giro nei reparti. Cuccia convocò Olivetti per farsi spiegare, non ci voleva credere… Ma questa storia dimostra come l’innovazione vada avanti anche nell’anarchia: non avevano mai smesso di sperimentare! Sì però c’è stata anche l’innovazione strutturata, per esempio quella dell’Eni, voluta da Mattei… Mattei salva l’innovazione dell’Eni perché la difende addirittura al di là delle proprie idee politiche e dei pregiudizi che avrebbero potuto derivarne. Cioè? Cosa accadde? Mattei viene nominato dal governo Parri commissario dell’Agip, con l’incarico di sciogliere

CI SONO INNOVAZIONI CHE VENGONO FUORI DALLE UNIVERSITÀ, MA IL SISTEMA ITALIA HA BISOGNO PIÙ DI BRAVI PERITI CHE DI LAUREATI STEM

la società petrolifera italiana. Convocò, tra gli altri, un ingegnere, responsabile delle esplorazioni. Era un nostalgico del regime e portava all’occhiello la cimice fascista. Si presentò da Mattei, un ex partigiano, portando la mappa dei giacimenti già individuati in Italia dall’Agip, dalla Sicilia alla pianura padana. Mattei la esaminò e gli disse: “Lei resti a fare il suo lavoro, e continui a sviluppare le ricerche e le estrazioni”. Quello gli fece notare la sua immutata fede politica, ma Mattei non cambiò idea. E su quell’approccio, anziché sciogliere l’Agip, intraprese la realizzazione di quel che sarebbe diventata l’Eni. Ecco: l’innovazione ha bisogno di L'INNOVAZIONE DIGITALE È MOLTO DIVERSA DA QUELLA DELL'INDUSTRIA TRADIZIONALE PERCHÉ HA SCARSA INTENSITÀ DI CAPITALE FISSO

persone così. C’è bisogno di innovare il modo di vedere il mondo, per inventare. L’innovazione è anche complessità orgaizzativa. Questo fa sì che l’innovazione non può andare di pari passo col potere, Mattei cedette un pezzo del suo potere per non fermare l’innovazione. Perché aveva fiducia nella competenza tecnica… E poi c’è stata l’epopea di Natta, l’inventore della plastica! Certo, la straordinaria esperienza di Natta, che incontra una managerialità efficiente e dinamica, che accompagna e sostiene la sua grande capacità innovativa. Quest’approccio ha contraddistinto l’industria tedesca, che l’ha insegnato al mondo. L’industria chimica ha spesso accompagnato bene i grandi inventori, mettendo a loro disposizione la competenza manageriale. Tenere assieme il professional oriented e il managerial orientend, è stato il segreto della Montecatini. Il segreto del Moplen sta proprio nell’enorme rispetto della scienza che i bravi manager hanno sempre avuto. Oggi ne hanno meno e del resto oggi c’è ovunque meno rispetto della scienza, si vede anche nel fenomeno no-vax. E come spiega invece le tante primogeniture nell’innovazione, come la vendita dalla Fiat alla Bosch del brevetto del common-rail, che ha rivoluzionato il motore

diesel? Il caso del common-rail è un tipico fallimento manageriale, il contrario del fenomeno Natta. Nasce dalla tensione al risultato di breve termine, magari chiesto dall’azionista, contro il rischio di coltivare in proprio l’innovazione rischiando di non ricavarne subito forti vantaggi. Ma se non si ha pazienza, l’innovazione in realtà paga meno o non paga affatto. E da casi del genere impariamo che l’innovazione è incertezza, ci pensiamo poco o niente, ma così è. E che ne pensa dell’innovazione digitale? Che è molto diversa dall’altra, da quella dell’industria tradizionale, perché rispetto ad essa ha scarsissima intensità di capitale fisso. Oggi, con i supercomputer a disposizione, l’innovazione digitale è veramente una dimensione soprattutto creativa, come il matematico che scopre formule rivoluzionarie con il solo ausilio di un foglio di carta e una matita, per questo l’innovazione digitale è una cosa assai diversa. Non c’è quell’enorme rischio finanziario che contraddistingue l’industria tradizionale. Quella digitale vive di una serie di piccole, continue innovazioni incrementali. Ogni giorno ne nasce una… E dunque quali implicazioni possiamo trarre da questi ragionamenti sul fronte della formazione delle competenze, di cui tanto si discute oggi? Io penso che oggi le competenze manchino, e manca la passione che le determina e che i giovani possono avere se trovano i necessari incentivi e la necessaria cultura di contesto… Ci sono innovazioni paradigmatiche che vengono fuori dalle università, certo, ma il sistema Italia ha bisogno più di bravi periti che di laureati stem. Ha bisogno di periti industriali stem, periti chimici, elettronici, appassionati e sostenuti nelle loro competenze e nelle loro ricerche. Più laureati sì, ma con competenze vere, modellate sulle esigenze del mondo del lavoro. A 30 anni e più ne abbiamo troppi, dopo i trent’anni è difficile cominciare a lavorare… Dipendesse da me, prescriverei per tutti, a sedici anni, un anno di esperienza lavorativa sul campo. Allora sì che cambierebbe in tutti la visione che si ha del lavoro!

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IL PIANO TRANSIZIONE 4.0 SI RIMODULA AL RIBASSO La legge di bilancio 2022 dispone la proroga generalizzata del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali materiali e immateriali. Ecco come funziona di Laura De Lisa

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a ripartenza dell’economia e della produttività delle imprese italiane, nonostante l’ormai reiterata crisi delle materie prime e dei chip, influenza le azioni del governo sul Piano di Transizione 4.0 previste dal bilancio pluriennale per il periodo 2023-2025, rimodulando gli incentivi già a partire dal prossimo anno, solo in teoria blindato a fine dicembre 2020, dalla Legge di Bilancio per il 2021. È proprio sugli articoli della legge di bilancio 2021 (L. n. 178/2020, articolo 1, a partire dai commi 1051-1067) e sulla Legge di bilancio per il 2020 (L. 160/2019, a partire dal comma 184 dell’articolo 1), che interviene concretamente il Disegno di Legge di Bilancio per il 2022, di fatto andando a rimodulare gradualmente al ribasso fino al 2025 l’effetto incentivazione del Pacchetto Industria 4.0.

Proroga del piano, ma meno spinta alla transizione 4.0 già dal 2022 Dopo l’inclusione lo scorso 6 agosto del finanziamento per oltre 13 miliardi - mentre l’Italia riprendeva fiduciosamente posto sotto gli ombrelloni abbandonati “causa Covid” - delle misure previste dal Piano 4.0 nel Decreto Ministeriale recante il quadro finanziario degli impegni del Piano Nazionale per la Ripresa e Resilienza, ci si sarebbe aspettati un generalizzato rafforzamento per le misure, precedentemente finanziate solo da risorse del bilancio ordinario dello Stato. Anche l’annunciata proroga al 2023 del Pacchetto incentivi, a condizioni pressocché immutate, nella nota di aggiornamento del Def dello scorso settembre ha montato le aspettative delle imprese per gli anni a seguire: eppure, NELLA FOTO: L’AUTRICE LAURA DE LISA, DIRECTOR – FUNDING & DEVELOPMENT LEADER SPECIALISTA UFFICIO GARE

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come l’estate dei Righera di qualche anno fa, anche l’anno di grazia del Pacchetto Industry 4.0, questo 2021 di (apparente) uscita dal Covid-19, sta finendo. È prevalentemente nel Titolo III, relativo alle misure di crescita e per la ripresa degli investimenti che si collocano gli interventi sul Piano Transizione, con un corposo articolo 10, dedicato sia alla proroga dei crediti agli investimenti che al credito di imposta Ricerca, Sviluppo, Innovazione e Design. Seguono interventi striminziti per la Nuova Sabatini, confermata si fino al 2026 ma con il ritorno alla soglia dei 200mila euro di investimenti per l’incasso del contributo in conto interessi in un’unica soluzione e, comunque, in misura nettamente inferiore rispetto alle attese (finanziando, a titolo di esempio, per soli 60 milioni di euro l’ultima annualità in previsione). Completano il quadro un lento ritorno alle condizioni pre-pandemiche per il ricorso al finanziamento attraverso l’intervento del Fondo di garanzia e compare, nelle misure per le politiche di coesione sociale, una conferma per il solo anno 2022 del Credito Investimenti al Mezzogiorno, misura per la quale si attendono con ansia anche le novità in materia di cumulo che saranno disposte con la nuova Carta di Aiuti di Stato a Finali-


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tà Regionale prevista per il periodo 2022 – 2027. Unica assente dal Disegno di Legge di Bilancio per il 2022 la misura relativa al credito di imposta per la Formazione 4.0 che, a questo punto, resta l’unica del Piano di Transizione a “salvarsi” dalla rimodulazione per il periodo 2022… ma per cui manca anche la conferma della proroga al 2023, paventata invece dalla nota di aggiornamento al Def.

Il nuovo quadro degli incentivi L’articolo 10 della legge di bilancio 2022 (inserito nel titolo III, Capo 1) dispone in primis la proroga generalizzata del credito d’imposta per investimenti in beni strumentali – materiali e immateriali, “Transizione 4.0” e “Non 4.0” – e del credito d’imposta per investimenti in ricerca e sviluppo, transizione ecologica, innovazione tecnologica 4.0 e in altre attività innovative. Sono prorogati: il credito d’imposta R&S, innovazione e Design, il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali nuovi 4.0 (materiali ed immateriali), che erano stati approvati nella legge di bilancio 2021. Il credito d’imposta per R&S, innovazione e design per l’anno 2022 prevederà: • 20% per attività di ricerca e sviluppo, con massimale del credito a 4 milioni di euro (resta per ora intonsa la maggiorazione per le sole aree del Mezzogiorno anche per il periodo di imposta 2022); • 10% per attività di innovazione tecnologica conformi al Manuale di Oslo (queste fino a dicembre 2023) e per attività̀ di design e ideazione estetica con massimale a 2 milioni di euro; • Maggiorazione confermata, con un’aliquota complessiva al 15%, per tutte le attività di innovazione tecnologica rivolte alla realizzazione di prodotti e processi nuovi o migliorati, che implementino la transizione ecologica e/o l’innovazione digitale 4.0, sempre con massimale del credito a 2 milioni di euro. A partire dall’anno 2023 ci sarà una netta riduzione degli incentivi, con:

• Aliquota al 10% per attività di ricerca e sviluppo, nel limite massimo annuale del credito fino a 5 milioni di euro. Si conferma l’incentivo più lungo, destinato a resistere fino al 2031, tuttavia, dal 2023 sparisce definitivamente la maggiorazione per il Sud; • 5% per attività di innovazione tecnologica o per attività di design e ideazione, con tetto massimo di 2 milioni di euro (fino al 2025); • 10% per le attività di innovazioni tecnologiche, rivolte alla realizzazione di prodotti e processi nuovi o migliorati al fine di attuare la transizione ecologica o innovazione digitale 4.0 su un tetto massimo di 4 milioni di euro fino a dicembre 2023, che scenderà al 5% rispetto lo stesso massimale fino al 2025. Il credito d’imposta per investimenti in beni strumentali materiali 4.0 (inclusi nell’allegato A annesso alla legge 11 dicembre 2016, n. 232) sarà rimodulato a partire dal 1° gennaio 2023 e le aliquote saranno ridotte annualmente fino al 2025. Confermata, con riferimento ai beni strumentali materiali la riduzione già prevista dalla legge di bilancio 2021, a partire dal 2022, con l’aliquota principale al 40% per investimenti fino a 2,5 milioni di euro, del 20% per gli investimenti tra i 2,5 e i 10 milioni di euro e del 10% per gli investimenti dai 10 ai 20 milioni. A decorrere dal 1° gennaio 2023 e fino al 31 dicembre 2025 (con consegna dei beni entro il 30 giugno 2026), a condizione che entro la data del 31 dicembre 2025 il relativo ordine risulti accettato dal venditore e sia avvenuto il pagamento di acconti in misura almeno pari al 20% del costo di acquisizione. A partire da gennaio 2024 le aliquote diminuiranno ulteriormente, di fatto dimezzando la portata dell’incentivo: 20% per investimenti fino ai 2,5 milioni di euro; 10% per investimenti dai 2,5 ai 10 milioni di euro e 5 % per quelli che vanno dai 10 ai 20 milioni di euro. Sparisce invece il credito di imposta al 15% per gli investimenti in dispositivi e tecnologie per incentivare lo smart working. La rimodulazione delle aliquote riguarda anche i beni immateriali 4.0 (inclusi tra le casistiche previste nell’Allegato B annesso alla legge 11

dicembre 2016, n. 232): nonostante un 2022 e 2023 al 20%, si prevede una riduzione al 15% per il 2024 e addirittura al 10% per il 2025. Anche il massimale di investimento si dimezza, passando dai 2 milioni dei periodi di imposta 2021 e 2022 a un milione di euro per i piani di investimento negli anni a seguire. Si conferma, tuttavia, la capitalizzabilità unitamente al costo del software 4.0 delle spese per servizi sostenute per l’implementazione delle soluzioni acquistate o realizzate in cloud computing. Nessuna super proroga per il credito dedicato agli investimenti in altri beni (beni materiali e immateriali non 4.0), i quali restano agevolati di fatto fino al 2022 con una riduzione della aliquota dal 10 al 6%, secondo quanto già previsto dall’articolo 1, comma 1055 della Legge di Bilancio 2021. Il Pnrr e il divieto di cumulo La proroga dei crediti sarà finanziata con ogni probabilità – resta da comprendere esattamente a partire da quando – interamente dal Pnrr, nell’ambito della Missione 1, componente 2, posizionandosi tra i maggiori interventi a titolarità del Ministero dello Sviluppo Economico (costituendo oltre il 70% delle risorse a disposizione del Ministero per l’implementazione della Missione). Secondo quanto disposto dal Regolamento che disciplina gli interventi a valere sul Piano per la Ripresa e la Resilienza (Reg. UE 2021/241) il tema del momento è il divieto di cumulo di cui all’articolo 9: verrà infatti meno la possibilità di cumulare, per gli stessi costi di investimento, il credito agli investimenti (4.0 e non) con qualsiasi altro strumento incentivante, come la Nuova Sabatini o il credito per investimenti nel Mezzogiorno (c.d. Bonus Sud). Si attende con ansia un intervento chiarificatore dal Governo sul tema, particolarmente spinoso, specie dopo il successo per tutto il 2021 dell’irripetibile combo con il Bonus Sud, che ha consentito alle imprese di fruire di uno “sconto” sugli investimenti effettuati – oltretutto, per lo più detassato - fino al 95% del costo sostenuto.

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GESTIRE L’IMPRESA

CHI DENUNCIA NON È PIÙ PERDUTO Con il recepimento della Direttiva europea sul Whistleblowing molte organizzazioni pubbliche e private dovranno istituire e disciplinare un proprio canale interno di segnalazione degli illeciti. Ecco cosa cambierà

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IL WHISTLEBLOWING IN CIFRE 30%> il numero delle aziende censite in cui si è verificato un comportamento illegale 80%> la quantità di perdite finanziarie individuata grazie al whistleblowing 34> il numero medio di segnalazioni per le aziende europee 17 dicembre> data ultima per il recepimento della Direttiva Ue 2019/1937 di Marco Scotti

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sferimento ad altro ufficio con compiti di poco embra la trama di un film ameririlievo. Tutto questo sembrerebbe l’episodio cano à la “Il socio” (Sydney Pollack, perfetto per l’antico adagio che “Chi si fa gli af1993, tratto dall’omonimo romanzo fari suoi campa cent’anni”. In realtà, è proprio di John Grisham) e invece è una storia tutta grazie allo spirito di sacrificio e di abnegazione italiana. Succede che nel 2013 un dipendente di persone come Franzoso che oggi in Italia la delle Ferrovie Nord, Andrea Franzoso, scopre procedura del “whistleblowing” (che in italiache l’allora presidente – Ettore Achille – aveno si potrebbe tradurre con “spifferare” se non va commesso illeciti. In particolare, come poi le indagini hanno LICENZIAMENTI E DEMANSIONAMENTI avesse un’accezione negativa) è codificata definitivamente appuDI CHI HA FATTO UNA SEGNALAZIONE D’ORA IN POI SI PRESUMERANNO dalla legge. «La mia rato, aveva indebitaVESSATORI FINO A PROVA CONTRARIA storia dimostra che mente sottratto quasi se non scendiamo a compromessi con la no500mila euro tra rimborsi, cene costose, viaggi stra coscienza – racconta a Economy lo stesso e via dicendo. Il tutto addebitato sui conti di Franzoso - la qualità della nostra vita migliora. Fnm. Franzoso decide allora di testimoniare Quando ho perso il mio impiego in azienda mi ma si trova in una sorta di vicenda kafkiana. sono reinventato, e quello che fino a ieri era un I colleghi, con qualche rara eccezione, gli volhobby oggi è il mio lavoro: scrivo libri per ratano le spalle. E anche l’azienda, con cui alla gazzi. Tornassi indietro, rifarei mille volte quel fine decide di transare una buonuscita per che ho fatto: ne è valsa la gioia». abbandonare la scena dopo aver subito un tra-

3O ENEL NELLA FILIERA SI CRESCE TUTTI INSIEME

32 BANCA IFIS IL LAVORO È AGILE MA LA LEADERSHIP NO

33 A.I. LA 231 EVOLVE E FA EVOLVERE ANCHE LE PICCOLE E MEDIE IMPRESE

34 FEDERMANAGER LA CARICA DEI 180MILA RIPARTE DALL’ANNO UNO

38 4MANAGER IL COVID NON FRENA I DIRIGENTI “STRATEGICI”

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GESTIRE L’IMPRESA

Dalla vicenda è stato tratto anche un libro, “Il disobbediente”, che racconta come chiunque possa essere parte attiva in un processo di cambiamento anche “filosofico”, poiché si modifica il rapporto con l’azienda e con i colleghi. E nei mesi scorsi è stato annunciato anche un altro volume, scritto a quattro mani con Ilaria Cucchi, un’altra persona che ha scelto di sfidare le istituzioni per ottenere giustizia. «Per farsi sentire – aggiunge Franzoso -, occorre agire in maniera coerente con quelli che sono i nostri valori (sempre che ci siano, e che non siano il denaro e la carriera), con impegno e passione. Esistono tanti modi per farsi sentire dalle istituzioni: il voto, per esempio, è il primo strumento. Da anni assistiamo a un incremento delle segnalazioni perché sta lentamente cambiando il paradigma culturale. La pandemia non c’entra, non ci ha reso né migliori né peggiori». Per capire meglio che cosa intendiamo quando parliamo di whistleblowing, quali sono le novità in materia e quali le tutele per chi decida di testimoniare contro la propria azienda (e non solo, come vedremo), Economy ha scelto di rivolgersi all’avvocato Giovanni Fornari, fondatore dell’omonimo studio; e a Laura Santeusanio, Managing Director della filiale italiana di Eqs Group. Il gruppo tedesco, che fornisce soluzioni digitali per compliance e investor relation, ha recentemente condotto un’indagine su un campione di oltre 1.200 aziende. Dallo studio si evince che in oltre il 30% del campione analizzato si sono verificati comportamenti illegali o non etici che violano le norme di legge applicabili o l’etica e che le aziende maggiormente interessate dal fenomeno sono quelle di grandi dimensioni e con sedi internazionali. Buona parte delle aziende di grandi dimensioni dichiara di avere implementato un sistema adibito alla raccolta e alla gestione delle segnalazioni, mentre è ridotta la percentuale di Pmi dotate di canali di whistleblowing. Dati interessanti vengono proprio da coloro che hanno già implementato dei sistemi di denuncia interni: nel solo 2020 un terzo delle aziende ha dichiarato di aver potuto identificare l’80% delle proprie perdite finanziarie grazie alle se-

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gnalazioni ricevute. Oltre ai vantaggi in termini di risparmio economico, infine, l’attivazione di sistemi di segnalazione sembra tradursi in una migliore comprensione dalla compliance da parte dei dipendenti, nel miglioramento dei processi e nel rafforzamento del compliance management. Ora però qualcosa si muove a livello comunitario. «Per effetto della Direttiva 2019/1937 (il cui recepimento è fissato entro il 17 dicembre prossimo, ndr) – spiega l’avvocato Fornari - il fenomeno del whistleblowing riceverà un deciso potenziamento: gli Stati Membri dovranno designare una o più Autorità preposte alla LA PERCENTUALE DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE DOTATE DI APPOSITI CANALI DEDICATI AL WHISTLEBLOWING È ANCORA PIUTTOSTO RIDOTTA

ricezione e alla gestione delle segnalazioni mediante external reporting channels, nonché garantire assistenza legale, finanziaria e persino psicologica al whistleblower, specie in caso di procedimenti giudiziari. Inoltre, quasi tutte le realtà aziendali pubbliche e private dovranno istituire e disciplinare un proprio canale interno di segnalazione, con “designazione di una persona o di un servizio imparziale e competente” deputato alla sua gestione; al contempo, i segnalatori saranno garantiti da qualsiasi tipo di misura ritorsiva in virtù della segnalazione, purché effettuata in buona fede: il “classico” licenziamento o demansionamento, così come

GIUSEPPE FORNARI

l’indebita esclusione da future forniture, si presumerà vessatorio salvo prova contraria, ed esporrà l’autore a sanzione. Peraltro, saranno tutelati da potenziali atteggiamenti punitivi anche i terzi “connessi” al segnalante, quali colleghi, parenti e legal entities per le quali il whistleblower lavori o di cui sia proprietario». Sebbene non obbligatorio, per le aziende di minori dimensioni potrà essere comunque opportuno adottare un’apposita disciplina in materia: essendo – di solito – meno presidiate a livello di protocolli e procedure interne, un adeguato sistema whistleblowing potrebbe rivelarsi ancora più decisivo nell’individuazione di eventuali condotte illecite, a tutela dell’integrità in primis dell’ente stesso. «Nell’attesa di conoscere le decisioni del Governo sul punto – aggiunge Fornari -, potrebbe essere ragionevole affidare il compito di gestire il canale interno di segnalazione all’Organismo di Vigilanza contemplato dal Decreto 231». Lo studio di Eqs Group mostra anche come il Coronavirus e i conseguenti licenziamenti e cambiamenti nelle modalità di lavoro sembrano avere impattato anche il fenomeno del whistleblowing. Nel 2020, le aziende europee con un sistema di segnalazione già consolidato hanno ricevuto un numero di denunce nettamente inferiore rispetto al 2018. Questa diminuzione potrebbe essere attribuita alla diffusione di modalità di lavoro da remoto che ha determinato la mancanza di occasioni di scambio informale e un accesso limitato alle

ANCHE I TERZI “CONNESSI” AL SEGNALANTE SONO TUTELATI


informazioni. «Il tema del whistleblowing – ci spiega Laura Santeusanio - è tornato recentemente con forza al centro dell’interesse dell’opinione pubblica in seguito allo scandalo che ha travolto il colosso americano Facebook. La gestione di questo fenomeno necessita quindi ora più che mai di essere regolamentato». Come detto, dopo due anni dalla sua pubblicazione, il prossimo 17 dicembre scade il termine per il recepimento della Direttiva UE 2019/1937, che si accinge quindi a diventare lo standard minimo di tutela e protezione conLAURA SANTEUSANIO ferito a tutti coloro che vorranno denunciare delle violazioni del diritto dell’Unione. Ad oggi, solamente Danimarca e Svezia hanno recepito in maniera precisa i dipendenti e tutti gli altri il testo nel proprio ordinamento nazionale ma possibili stakeholder circa la procedura per si attendono presto ulteriori sviluppi in tutti gli inviare una segnalazione. Deve, infine, anche Stati membri, Italia compresa. essere comunicato alle autorità di vigilanza il «Per quanto riguarda il nostro Paese – aggiuno i canale/i di segnalazione adottati». La Diretge Santeusanio -, sebbene siano già state imtiva protegge tutti coloro che “segnalano vioplementante nel tempo delle misure a tutela lazioni del diritto dell’Unione”. La protezione dei segnalanti (sia di organizzazioni pubbliche si applica, quindi, solo alle segnalazioni di atti che private), l’arrivo di questa nuova normacome la frode fiscale, il riciclaggio di denaro, i tiva è destinato a impattare le attuali prassi. reati in materia di appalti pubblici, di sicurezza La nuova normativa, infatti, renderà obbligadei prodotti e della circolazione stradale, illecitoria a partire da dicembre di quest’anno l’ati che riguardano la protezione dell’ambiente, dozione di canali di segnalazione interni per la salute pubblica e la tutela dei consumatori e tutte le aziende con più di 250 dipendenti, dei dati. Tuttavia, i singoli legislatori nazionali per estendere – con il vengono incoraggiati a 2023 – l’obbligo anche NEL SOLO 2022 SARANNO QUASI 6MILA estendere questo conIN ITALIA LE ORGANIZZAZIONI alle aziende e organizcetto anche agli atti PUBBLICHE E PRIVATE IMPATTATE zazioni con 50 dipenilleciti relativi alle leggi DAL CAMBIAMENTO NORMATIVO denti e oltre. Secondo nazionali. le nostre stime, nel solo 2022 saranno quasi Per quanto riguarda la tutela dell’anonimato, 6.000 in Italia le organizzazioni pubbliche e «la Direttiva non prevede esplicitamente l’obprivate ad essere impattate da questo cambiabligo di garantire l’anonimato ai segnalanti – mento normativo. La Direttiva impone massichiosa Santeusanio -. Tuttavia, come Eqs Group ma attenzione nella gestione dei dati sensibili consigliamo di predisporre anche la possibilità del segnalante, in pieno rispetto dei parametri di raccogliere segnalazioni in maniera anoniprevisti dal Gdpr, così l’obbligo di mantenema al fine di incentivare il segnalante a comure confidenzialità circa l’identità del whistnicare i propri sospetti. Sebbene in questi casi leblower. Non solo, nel testo vengono riportate i tempi di risoluzione si allunghino, la messa a serrate scadenze nella comunicazione con i disposizione di un canale totalmente confidensegnalanti stessi (sette giorni di tempo per noziale viene percepita come simbolo di traspatificare la corretta ricezione della segnalaziorenza e fiducia nei confronti del dipendente. ne e tre mesi per informare circa l’esito delle Per poter rispondere da una parte al desiderio indagini). Inoltre, viene richiesto di informare del segnalante di restare anonimo e dall’altra

LE SEGNALAZIONI CONTENGONO SPUNTI DI MIGLIORAMENTO PER L’IMPRESA all’esigenza dell’azienda di fare luce sulla questione, i più avanzati sistemi di whistleblowing digitali permettono canali di comunicazione anonimi e protetti». I whistleblower forniscono un servizio importante sia alla loro organizzazione che alla società in generale: permettono di identificare anticipatamente l’insorgere di crisi o di agire in maniera proattiva sulle problematiche ancora sul nascere. Grazie alle segnalazioni, le aziende non solo hanno la possibilità di lavorare al miglioramento continuo dei propri processi, ma prevengono eventuali danni finanziari o reputazionali derivanti dalla comunicazione in pubblico degli atti illeciti. La domanda quindi sorge spontanea: se il whistleblowing porta degli innegabili vantaggi, perché le aziende sembrano temere le segnalazioni? «Ci sono molti “miti” – conclude Santeusanio - che rendono le aziende scettiche (o addirittura timorose) nell’implementare un sistema di segnalazione. Molti temono che i whistleblower abbiano un effetto negativo sulla loro reputazione, o che il loro sistema di possa essere abusato da dipendenti scontenti per inviare segnalazioni infondate. Sembra poi persistere anche la paura che il sistema possa essere preso d’assalto da un’ondata di segnalazioni di ogni tipo. Nel nostro Whistleblowing Report 2021 è emerso che in media le aziende europee ricevono 34 segnalazioni l’anno, un numero esiguo ma che può contenere altrettanti spunti di miglioramento per la propria attività».

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GESTIRE L’IMPRESA

Nella filiera di Enel i fornitori possono crescere Attraverso il Programma Sviluppo Fornitori la multinazionale dell’energia supporta le Pmi ad aumentare competitività ed efficienza, creando valore per le comunità in cui operano. Ecco come di Marina Marinetti

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untare sulla crescita dei fornitori significa investire sul futuro della filiera, indirizzandolo verso obiettivi strategici che sarebbero impossibili da conseguire altrimenti. È quello che ha deciso di fare Enel con i propri fornitori: supportare il loro percorso di crescita finanziaria e manageriale, contribuire a una maggiore efficienza dei costi, all’innovazione e alla sostenibilità, all’internazionalizzazione e all’espansione delle attività anche ad altre aree merceologiche. Come? Attraverso il Programma Sviluppo Fornitori Enel, avviato nel luglio dello scorso anno per supportare 500 fornitori strategici, ed esteso oggi ad oltre 6mila fornitori qualificati e in fase avanzata di qualifica. «Con l’ampliamento della platea del Programma Sviluppo Fornitori vogliamo accompagnare un numero maggiore di imprese verso una crescita sostenibile capace di aumentare la loro competitività ed efficienza e allo stesso tempo contribuire alla creazione di valore per le comunità in cui operano», spiega a Economy Alda Paola Baldi, responsabile Procurement di Enel Italia. Promuovere ed incentivare la sostenibilità di tutta la filiera di fornitura signi-

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fica aiutare i fornitori a crescere insieme giungimento dei target che il nostro Grupad Enel. La sfida più ambiziosa è quella po si è posto», sottolinea Alda Paola Baldi. della transizione energetica, che «coinvol«I temi Esg e la sostenibilità sono al centro ge necessariamente anche i nostri fornitodella nostra cultura aziendale, profonri nel perseguimendamente permeati L’ADESIONE È GRATUITA ED ENEL to degli obiettivi di nell’organizzazioSUPPORTA LE AZIENDE ANCHE decarbonizzazione, ne e nelle strategie NELL’INDIVIDUARE I PERCORSI attraverso la crescidel Gruppo Enel, PIÙ ADATTI AI RISPETTIVI OBIETTIVI ta delle energie rinrappresentano una novabili, della digitalizzazione delle reti e parte fondamentale del nostro business e dell’elettrificazione dei consumi. I fornipoter contare su una supply chain resilientori giocano un ruolo cruciale per il ragte e sempre più sostenibile è elemento im-


prescindibile. Su questi aspetti Enel vuole essere leader e fungere da traino per tutta la supply chain stimolando motivazione e commitment nei propri partner sui medesimi obiettivi di sviluppo sostenibile». Il Programma si rivolge alle aziende, con sede o filiale in Italia, qualificate o in fase avanzata di qualificazione nell’albo dei fornitori di Enel, con valore della produzione fino a 250 milioni di euro che potranno beneficiare dell’accesso ad un ecosistema di opportunità attraverso servizi erogati da aziende attive nei settori di riferimento a condizioni vantaggiose dal punto di vista economico e/o di accesso al servizio rispetto a quelle generalmente applicate. Si va dagli strumenti finanziari che possano facilitare l’accesso alla liquidità nonché promuovere e supportare la crescita ai programmi di formazione sia manageriale che tecnica per favorire la riconversione del business verso la transizione energetica, dai servizi di consulenza su sostenibilità e circular economy, strategica, per M&A e l’internazionalizzazione, all’accesso a cataloghi di mezzi di trasporto e macchine da lavoro, fino ai servizi per l’ottenimento di certificazioni. Particolare attenzione viene posta ad iniziative per supporta-

re la riconversione e la diversificazione dei business come lo “Sportello imprese”, che consiste in incontri periodici con le singole aziende della generazione tradizionale volti ad accompagnarle in processi di crescita e riqualificazione verso ambiti in espansione come le rinnovabili o nuovi servizi legati all’efficientamento energetico. Un altro esempio, appena concluso, è l’iniziativa, svolta in questo caso in collaborazione con Unindustria e Digital Innovation Hub Lazio, che ha coinvolto imprese operanti nelle centrali Enel di Civitavecchia e Montalto di Castro in un assessment digitale, a valle del quale sono state condivise le aree di miglioramento e forniti strumenti concreti per un programma di trasformazione digitale. Il ventaglio delle opportunità è in continuo ampliamento. Non solo: l’adesione al Programma Sviluppo Fornitori è gratuita ed Enel supporterà le aziende anche nell’individuare i percorsi più adatti ai rispettivi obiettivi di crescita (il regolamento del programma è disponibile nel sito https://globalprocurement.enel.com/).

ALDA PAOLA BALDI

UN IMPEGNO PLURIPREMIATO L’impegno di Enel per l’innovazione e la trasformazione dei processi di acquisto è stato riconosciuto nell’ultima edizione dei The Procurement Award, il prestigioso premio italiano del settore, nelle categorie Best practice negoziali e Sviluppo competenze negli acquisti. Il Gruppo è inoltre stato l’unica utility a qualificarsi per la finale al World Procurement Awards di Londra nel 2019 con il progetto “Procurement Transformation”. A questi si aggiungono i tanti premi internazionali conquistati come il Cpo Master Awards di “Business International”, l’Eipm Peter Kraljic Award e, infine, il Corporate Stars Startup Procurement Award per le eccellenti relazioni con le startup più innovative.

I TEMI ESG E LA SOSTENIBILITÀ SONO AL CENTRO DELLA NOSTRA CULTURA AZIENDALE 31


GESTIRE L’IMPRESA

Pmi, il lavoro è agile ma la leadership (ancora) no Mantenere la motivazione e l’efficienza del team da remoto è la nuova sfida con cui si confrontano manager e imprenditori. Ecco il nuovo scenario fotografato dal Market Watch Pmi di Banca Ifis di Franco Oppedisano

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i tempi dei lockdown e della gestione “a distanza” dei team, l’imprenditore leader deve diventare un tessitore di equilibri e relazioni per vincere le sfide del mercato. Un approccio che emerge a chiare lettere dall’ultimo Market Watch Pmi di Banca Ifis, realizzato in collaborazione con Format Research, su un campione rappresentativo di oltre 500 piccole e medie imprese italiane. Una su due ritiene, infatti, che la leadership sia determinante nella gestione efficiente dei gruppi di lavoro e per il 61% un leader, prima di tutto, deve saper motivare, poi essere in grado di programmare il lavoro (45%) e, quindi, dimostrare capacità di problem solving (36%). L’empatia e l’integrità̀ (entrambe segnalate solo dal 12% delle aziende) e soprattutto la capacità di visione (scelta dal 7% del campione) appaiono oggi qualità quasi secondarie. Secondo l’indagine di Banca Ifis la dimensione d’impresa rimane, però, un fattore importante, visto che per le aziende con più di 50 addetti è fondamentale la chiarezza e il livello di delega: quasi il 90% delle Pmi di grandi dimensioni presenta, infatti, un’organizzazione chiara e definita, mentre ben il 78% delle aziende conta su leader pronti a delegare le responsabilità ai propri dipendenti. «La pandemia», spiega a Economy Raffaele Zingone, condirettore generale e chief commercial officer di Banca

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Ifis, «ha portato le aziende ad abbracciare in velocità e per necessità la trasformazione digitale. Dal lavoro da remoto alle comunicazioni con i clienti, fino alla vendita di beni e servizi, ogni relazione e ogni processo è stato gestito in modo virtuale. Nelle ricerche del nostro Ufficio Studi abbiamo analizzato questi cambiamenti e le principali sfide che le Pmi devono affrontare per essere competitive: dalla digitalizzazione agli investimenti in ricerca e sviluppo, alla transizione verso modelli di sviluppo sostenibili fino alle nuove leadership imprenditoriali». L’OSSERVATORIO DI BANCA IFIS INDAGA LA TRASFORMAZIONE DIGITALE DELLE IMPRESE VERSO NUOVI MODELLI DI SVILUPPO

Indipendentemente dalla dimensione e dal settore di attività̀, le aziende hanno rilevato problemi gestionali nel motivare i membri del gruppo (19%), nella relazione con gli elementi difficili (16%) e nella gestione dei conflitti e dei flussi informativi (entrambi al 15%). Con percentuali inferiori le aziende hanno segnalato anche la mancanza di visione comune, la carenza di impegno, lo scarso gioco di quadra, la difficoltà nel monitorare le prestazioni dei singoli. Dal report si evince anche che il 32% delle Pmi ha già organizzato o organizzerà̀ corsi ah hoc per gli imprenditori ai vertici e il 23%

RAFFAELE ZINGONE

punta, entro il 2023, sulla formazione della leadership manageriale per migliorare la qualità̀ e l’efficienza dell’ambiente lavorativo. «Il lavoro svolto per realizzare Market Watch Pmi di Banca Ifis», sottolinea Zingone, «ci ha consentito di andare oltre i dati e ascoltare le voci e le storie dei nostri imprenditori che, ancora una volta, hanno dimostrato straordinarie capacità di resilienza. Il nostro ruolo, quello di Banca Ifis, è di acceleratore e facilitatore di questa trasformazione». In questa ottica e fin dal primo e più rigido lockdown, Banca Ifis ha immediatamente introdotto un percorso formativo originale, Ifis Restart, per accompagnare manager e team verso il lavoro da remoto attraverso sia webinar per la lettura/gestione delle emozioni e delle relazioni, sia 35 pillole video, visualizzate da oltre 1.700 dipendenti, per simulare in tono ironico e fresco le situazioni tipiche del lavoro da casa. Nel 2021 il progetto formativo è stato rinnovato con focus sul networking da remoto e sul remote engagement che, come quello di tutti i collaboratori, ha assunto un peso importante nelle performance aziendali per il 47% degli interpellati dalla ricerca. Inoltre, Banca Ifis ha scelto di aderire al progetto collettivo LFactor: un percorso formativo sulla leadership nel suo valore universale, per aiutare i manager di oggi a diventare i nuovi leader di domani.


LA 231 EVOLVE E FA EVOLVERE ANCHE LE PMI Dalla corruzione alle frodi agroalimentari: ecco come, secondo Assiteca, in vent’anni il decreto sulla responsabilità amministrativa da reato è diventato un formidabile strumento di risk management di Marco Scotti

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a compiuto 20 anni il D. Lgs. 231, ma è un compleanno controverso. Intanto, perché in molte aule di tribunale si parla ancora di “nuovo decreto” nonostante sia più che maggiorenne. Poi perché il campo di applicazione si è progressivamente ampliato passando dall’essere uno strumento per combattere la corruzione a un “omnibus” in cui far confluire tanti temi che hanno assunto sempre maggiore rilievo. «È un fatto estremamente positivo – spiega a Economy Ottorino Capparelli, Governance, Risk & Compliance Director di Assiteca Consulting – che ci sia stato questo cambiamento e che siano entrati anche altri temi, dalla sicurezza fino alla frode in competizioni sportive, passando per tematiche come l’inclusione o il razzismo. E questo perché nelle intenzioni del legislatore si è passati da uno strumento di puro controllo a uno di governo di alcuni rischi. È come se si fosse cercato un modo di “suggerire” alle aziende, specialmente le Pmi, delle best practice da applicare al proprio business per renderlo migliore». Si è dunque determinato un cambio di paradigma: l’imprenditore ha un interesse oggettivo che il ciclo attivo e passivo siano gestiti in maniera solida e non perché sia un obbligo di legge. Allo stesso modo con la 231 i modelli organizzativi diventano potenti strumenti di governance aziendale, non solo di compliance. E non è un caso che il ministro Cartabia stia lavorando alla revisione di questo dispositivo che ha la possibilità di far crescere molto il tessuto delle Pmi. L’impressione è che, complice anche la pandemia, oggi ci sia una grande attenzione ai temi che sono ormai le fondamenta della 231. «Ci saremmo aspettati – aggiunge Cap-

OTTORINO CAPPARELLI - ASSITECA CONSULTING

IL DECRETO LEGISLATIVO 231 FA AUMENTARE LA PERCEZIONE DEI RISCHI, CON UN APPROCCIO CHE CONSENTE DI CAMBIARE RADICALMENTE L’AZIENDA

parelli – che a causa del Covid le imprese si sarebbero un po’ “raffreddate” nel ragionare sui modelli 231. Invece sono tantissimi gli imprenditori che hanno approfittato di questo momento di pausa forzata per trovare strade ottimali per rilanciare il business». In particolare, hanno trovato ampio risalto i cosiddetti Esg, cioè tematiche relative all’ambiente (“Environmental”), ai fattori sociali (“Social”) e di gestione (“Governance”). «Sarebbe importante – aggiunge il manager di Assiteca – “ribaltare” la piramide: finora, infatti, ci si è sempre giustamente concentrati sulla “E” di Esg, ma è la “G” che assicura che le altre due siano adeguatamente tutelate e gestite. La gestione corretta della governance consente di liberare totalmente le energie per porre le basi di una crescita più organica. Una modalità gestionale diversa permette anche di steriliz-

zare l’annoso problema dimensionale delle Pmi». La 231 è dunque un assist perfetto per le aziende che cerchino di cambiare strada, diventando una sorta di “manuale” per migliorare le performance oltretutto in ossequio alle disposizioni di legge. La domanda però sorge spontanea: si rischia in qualche modo di ingessare la tipica agilità delle Pmi con un norme come la 231? In realtà si tratta di un falso problema: «La possibilità c’è – aggiunge Capparelli – ma la direzione che sta prendendo la discussione va nel giusto verso. Basti pensare all’introduzione dei reati agroalimentari, di grande attualità, che avrà un forte impatto sulle imprese del settore». Le realtà che non sapranno controllare e mitigare i rischi correlati a processi e strutture organizzative lungo tutta la catena del valore saranno automaticamente espulse dal mercato. Rispondere alle esigenze della 231, dunque, diventa uno stimolo a dotarsi di procedure più efficaci. Ed è bene essere consigliati in maniera corretta. «Assiteca – conclude Capparelli – è un player che aiuta le imprese a gestire rischi, quindi svolgiamo servizi di risk management in cui la 231 è uno tra gli strumenti impiegati quando c’è da affrontare i temi della governance. In questo modo aumenta la percezione dei rischi, con un approccio che consente di migliorare radicalmente l’azienda. Da 40 anni Assiteca offre soluzioni di brokeraggio assicurativo per il trasferimenti dei rischi al mercato. I servizi di risk management, in senso più ampio, permettono di governare più efficacemente i rischi aziendali ed evitare che si vengano a creare condizioni di pericolo per le imprese».

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GESTIRE L’IMPRESA

l’Italia per il rilancio economico del Paese, a partire dalla “messa a terra” degli interventi previsti dal Pnrr. «È il nostro impegno a collaborare con tutte le forze del Paese per un nuovo rinascimento italiano e realizzare un sistema economicamente più competitivo, socialmente più equo ed ambientalmente più sostenibile - ha spiegato Stefano Cuzzilla nel suo intervento di apertura - I manager italiani hanno già dimostrato di detenere strumenti concreti e metodo d’attuazione che hanno salvato le nostre imprese nel periodo più buio della pandemia. Ora siamo pronti per concretizzare il piano più ambizioso di riforme ed investimenti che si ricordi dal dopoguerra». Oltre 222 miliardi di euro, quelli stanziati per il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza che sommati alle altre risorse nazionali ed europee, configurano una capacità di spesa 10 volte maggiore di quella sperimentata finora. Per intenderci: il Piano Marshall, parametrato con i dati attuali, varrebbe all’incirca 90 miliardi di euro. Una tale improvvisa e massiccia iniezione di denaro riDirigenti, quadri superiori e professionisti in attività e in pensione schia di agire come un doping sul sistema, se all’assemblea di Federmanager hanno siglato un’ideale patto non si ha chiarezza su quali debbano essere per la ripresa che sottolinea la discontinuità col passato gli obiettivi e su come raggiungerli. Si tratta di risorse da spendere bene, proteggendodi Marco Scotti le con rigore da illegalità, corruzione, e da un’evasione fiscale che da sola vale oltre 100 miliardi l’anno, riconoscendo che la e le parole hanno ancora un valore G20, l’Italia sta dimostrando di saper invercultura manageriale è una risorsa strategica – e l’auspicio è che tornino ad avertire la rotta – ha scandito Stefano Cuzzilla per mettere la competenza al centro della lo oggi più che mai – allora intitodal palco dell’Auditorium della Conciliaziogestione sottolineando l’importanza che i lare un’assemblea “Anno Uno” significa che ne (nella foto). Uno è anche il numero del dirigenti d’impresa siano chiamati a collafin dal nome si vuole sottolineare la disconprimato che sembriamo aver raggiunto nel borare ai tavoli decisionali per l’attuazione tinuità con il passato. È il caso di Federmamondo, come ha racdel Pnrr. Proprio la nager, l’associazione di categoria che tutela contato bene il video OCCUPAZIONE, INCLUSIVITÀ, WELFARE, centralità dei manaTRANSIZIONE ECOLOGICA 180mila tra dirigenti, quadri superiori e che abbiamo appeger e dei dirigenti è E TRASFORMAZIONE DIGITALE SONO professionisti in attività e in pensione, che na visto. Dallo sport sempre più riconoCARDINI DELL’AZIONE DI FEDERMANAGER si è riunita a Roma lo scorso 12 novembre. alla ricerca scientisciuta dal sistema Il momento è particolare, lontano da qualsifica, dai record olimpici fino alla più inciitaliano. Secondo l’indagine Federmanager asi altro sia stato vissuto, almeno dal Doposiva campagna di vaccinazione d’Europa, sulle risoluzioni dei rapporti con contratto guerra in poi, dal nostro Paese. abbiamo rifondato la nostra credibilità di da dirigente nel 2020 il numero di manager «Dal rimbalzo del Pil all’eccezionale recunazione. Pertanto, il contatore non può esuscito dalle imprese è stato del 15% inferiopero del nostro export, passando per il presere azzerato, ma va rimpostato da qui». Al re rispetto al 2019, e a ottobre 2021 la dostigio internazionale esercitato nel recente centro dei lavori, il Patto della dirigenza per manda di nuovi manager è risultata del 50%

La carica dei 180mila riparte dall’Anno Uno

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superiore a quella dello stesso mese del 2020. Oggi le imprese chiedono competenze nuove, specialistiche e ad alto valore aggiunto. Una tendenza che trova riscontro nei dati forniti dall’Osservatorio 4.Manager che descrivono una difficoltà di reperimento in crescita che oggi riguarda il 36,4% del totale nuove assunzioni e che sale al 48,4% per i dirigenti. Esiste quindi un gap ancora da colmare in quanto l’offerta di profili manageriali non riesce a soddisfare la domanda. Urge, dunque, una rivoluzione copernicana. «Se vogliamo riuscire in quest’opera di rinascimento – ha aggiunto Cuzzilla -, dobbiamo avere ben chiaro in testa a favore di chi lo facciamo. Non lo facciamo certamente per chi come me, ha goduto un tempo di prosperità e benessere. Non lo facciamo per rimettere in vantaggio l’economia, che la storia ha dimostrato saper alternare fasi cicliche e anticicliche. E pur se sembrerò provocatorio, non lo facciamo nemmeno per il pianeta che, nel peggiore degli scenari possibili, saprà fare a meno di noi e ritrovare un altro equilibrio. È, piuttosto, per l’avvenire delle nostre ragazze e ragazzi che noi dobbiamo agire. Aristotele diceva che noi uomini possiamo deliberare unicamente sulle cose incerte, quelle che dipendono da noi e che sono realizzabili perché, come ci ha insegnato, noi deliberiamo allo scopo di agire». Un Patto della dirigenza per l’Italia, quello delineato dal presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla, basato su occupazione, inclusività, welfare, transizione ecologica e trasformazione digitale. Per sancire la ripartenza, però, è necessario ritrovare il ruolo di alcune figure istituzionali che nell’ultimo decennio sono state un po’ neglette. È il caso dei corpi intermedi, di cui Federmanager è esponente, pronti a un nuovo corso che ridia vigore al Paese. È l’impegno a collaborare con tutte le forze del paese per realizzare un sistema economicamente più competitivo, socialmente più equo ed ambientalmente più sostenibile. «Chi non collabora – ha scandito Cuzzilla - corre il pericolo di credersi migliore degli altri, indicava

Adorno. Con la conseguenza, poi, di fare della propria critica della società, un’ideologia al servizio del proprio interesse privato. Noi manager non ci crediamo migliori degli altri né intendiamo barattare l’interesse generale con uno particolare. Piuttosto, noi siamo consapevoli di chi siamo e delle nostre capacità. E pretendiamo di sedere sui tavoli decisionali per concretizzare il piano più ambizioso di riforme ed investimenti che si ricordi dal Dopoguerra. Questo Pnrr, che è sulla bocca di molti, deve ancora permeare il tessuto produttivo. È ancora lontano dalla quotidianità. È, ammettiamolo, ancora sulla carta. Va messo a terra. Va trasformato in progetti. Va tradotto in azione. Voglio ricordare che, noi, siamo stati i primi a rimboccarci le maniche». Ma il nuovo patto – e quindi torna il peso delle parole – non può non partire dai dati, incontrovertibili. Gli interventi comunitari e governativi hanno impedito la catastrofe, QUALITÀ, SPECIALIZZAZIONE E SALARI MIGLIORI SI TRADUCONO IN COMPETITIVITÀ E MAGGIORE ATTRATTIVITÀ DEL PAESE

ma non ci si può dimenticare dei numeri terribili che il Coronavirus ha lasciato (e sta lasciando) in eredità. Non si può dimenticare il numero di persone in povertà, per prima cosa, che sono aumentate di oltre un milione a causa della pandemia, arrivando a 5,6 milioni, vuol dire quasi un italiano su dieci in stato di povertà assoluta. L’indice di disoccupazione cresce e crescerà, dal momento che nel 2020 circa un milione di lavoratori è fuoriuscito dal mercato. Bisogna recuperare questa caduta, come stiamo facendo, ma recuperare anche la mancata crescita. Non si possono dimenticare le disuguaglianze, e non solo quelle di reddito, ma quelle di opportunità. Quelle che impediscono, a parità di sforzo, di affrancarsi dalle condizioni socioeconomiche di partenza. Ci sono poi competenze in uscita, noi che abbiamo lasciato andare all’estero mezzo milione di under 40 negli ultimi 10 anni,

mentre i rientri sono stati poco più di un quarto. Ancora: che dire dei profondi divari territoriali, nelle periferie e nel Sud che, per fare un altro esempio, ha il 20% di lavoro nero, il doppio del Nord-Italia, e l’80% delle imprese con un livello di digitalizzazione basso o molto basso? O, ancora, il gender gap, con la mancata inclusione delle donne nel mondo del lavoro, per cui lavora meno di una donna su due, nella metà dei casi con contratti part-time e con differenze salariali tra le peggiori in Europa. Tra i dirigenti, arriviamo appena al 18%. O, infine, non si può dimenticare che nel 2021 le nascite non raggiungeranno nemmeno la soglia di 400mila unità. Urge ripensare un sistema economico in cui le persone stiano in salute e possano formare una famiglia. «Le risorse – ha aggiunto Cuzzilla - vanno indirizzate per costruire un lavoro di qualità, specializzato e ben retribuito. Qualità, specializzazione e salari migliori si traducono in maggiore competitività e maggiore attrattività del Paese. Dopo una crisi come quella che stiamo attraversando, occorre chiedersi se sia sufficiente recuperare il numero di occupati che abbiamo perso oppure, e inoltre, se abbiamo intenzione di offrire a quelle persone dei lavori migliori. Noi manager sogniamo un Paese che non ha paura di alzare l’asticella, di alleggerire il costo del lavoro per avere retribuzioni più congrue. Sogniamo un Paese in cui siano stralciati i tetti agli stipendi, che sono l’emblema di una visione antiliberista e votata al ribasso. Davvero pensate, ancora oggi, che il limite alle retribuzioni dei manager nella pubblica amministrazione o nelle società partecipate non abbia effetto sulla loro selezione e, quindi, sulle performance aziendali? Che sia possibile, a ogni cambio di maggioranza politica, sostituire la dirigenza senza effetti negativi sull’efficacia della Pa? Perché mai un progetto pubblico dovrebbe rappresentare un sacrificio economico, quasi una crociata piena di insidie? Suvvia, non nascondiamoci dietro un dito: ragioni di equità e ragioni di opportunità rendono questi limiti controproducenti».

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GESTIRE L’IMPRESA

INNOVARE I PROCESSI PER PROIETTARE L’AZIENDA IN UN PERCORSO DI CRESCITA, GRAZIE AL SUPPORTO

LA DORIA, IL GIGANTE DELLA TRASFORMAZIONE ALIMENTARE CHE FA SCOUTING DI GIOVANI MENTI Degli oltre 800 dipendenti presenti in azienda, 300 sono arrivati grazie ad accordi con istituti superiori e università del territorio: età media 40 anni

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a Doria è il primo produttore europeo di legumi conservati, pelati e polpa di pomodoro nel canale retail e tra i principali produttori italiani di succhi e bevande di frutta. Una società quotata in Borsa (Mta, segmento Star) che basa il proprio business sul segmento delle private labels, lavorando per conto terzi con i principali marchi nazionali ed internazionali del settore alimentare e generando così il 97% del suo fatturato: nel 2020 pari a 848.1 milioni di euro. Un gigante nel mercato dei sughi pronti e del comparto delle conserve alimentari, che deve il proprio successo non soltanto alla capacità di realizzare prodotti di qualità a prezzi competitivi ma anche ad una visione lungimirante nell’indirizzare la ricerca di personale verso le scuole (soprattutto istituti tecnici) e le università del territorio, creando una vera e propria rete fra industria e formazione. Tutto nasce ad Angri, in provincia di Salerno, dove nel 1954 Diodato Ferraioli fonda “La Doria”. Al suo fianco la moglie Anna, in azienda con lui a sporcarsi le mani ed immaginare il futuro. Tante le tappe di una crescita inarrestabile: le esportazioni negli Stati Uniti con marchi di importatori americani (1957); la produzione interna di scatole metalliche (1960); le prime polpe e passate di pomodoro (1970); la Spa e l’intuizione di vendere nel Regno unito con le private labels (1978). Fino all’ingresso in azienda dei figli Antonio (quest’ultimo è anche presidente di Confindustria Salerno) e Andrea, che prenderanno in mano le redini del gruppo negli anni Ottanta. Il resto è storia. Storia recente. La

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storia di una crescita impetuosa che ha portato il Gruppo ad essere riconosciuto come player mondiale dell’alimentare. Il cuore produttivo è campano ma la fama e il prestigioso di La Doria non ha confini. In queste settimane, peraltro, la società è interessata da un cambio di governance, con l’ingresso di un fondo di investimento e la famiglia Ferraioli, attuale principale azionista, sempre nella compagine societaria ma come azionista di minoranza. Il segreto è nella formazione continua e nell’allevare in casa i propri talenti «A volte non si percepisce dall’esterno la com-

ANTONIO FEBBRAIO

plessità della nostra azienda, che opera in un mercato strategico, quello alimentare, in cui siamo leader in Europa per le nostre categorie merceologiche. Anni fa operavano in Italia grandi marchi e multinazionali, che avevano al loro interno addetti qualificati cui poter attingere. Oggi non è più così, esistono tante realtà destrutturate, all’interno delle quali non è facile trovare professionalità utili alla nostra organizzazione fatta, sempre di più, di processi produttivi complessi, automatizzati e digitali. Ecco perché la gratificazione più grande è quella di poter intercettare sul territorio giovani con ‘potenziale’, con le valigie già pronte e convincerli che esiste anche la possibilità di realizzarsi professionalmente nei nostri territori. Cerchiamo, pertanto, lavorando con scuole, università ed enti di formazione, di crescere in casa i nostri talenti. Una sorta di vivaio. La cantera, come direbbero gli spagnoli». Antonio Febbraio, HR Director del Gruppo La Doria, ha le idee chiare: il segreto del successo dell’azienda salernitana sta nell’aver scommesso sui giovani del Sud. «È una soddisfazione - ammette - negli ultimi dieci anni sono stati assunti almeno 300 ragazzi dagli istituti tecnici e dagli atenei del territorio. Una forza lavoro motivata e brillante, sottratta alla fuga di cervelli e restituita al Pil del Mezzogiorno». Ma la marcia in più è anche rappresentata dalla formazione continua: con Fondimpresa l’intervento sul bilancio consolidato e diversi altri corsi durante l’anno. Una formazione legata alle esigenze pratiche, quelle di tutti i giorni, finalizzata a risolvere in tempi brevi criticità sia momentanee che strutturali.


DI FONDIMPRESA, IL FONDO INTERPROFESSIONALE PER LA FORMAZIONE CONTINUA di Giuseppe Delle Cave

MAGGIOLI, IL VALORE DELLE COMPETENZE DRIVER FONDAMENTALE PER LA CRESCITA Trasversale nella consulenza e nel supporto a pubblica amministrazione, aziende e liberi professionisti, il Gruppo crede in un modello imprenditoriale che punta alla conoscenza

U

n organico superiore alle 2.400 unità (57% uomini e 43% donne, con un’età media di 41 anni, di cui il 20% sotto i 30), più di 200 milioni di ricavi nel 2021, di cui circa l’80% dal settore Ict. Oltre 80 le sedi operative e commerciali tra Italia, Spagna, Grecia e Colombia, a cui si aggiunge la sede di rappresentanza di Bruxelles. Sono solo alcuni dei numeri che descrivono oggi il Gruppo Maggioli, attivo ed in costante crescita nell’ambito della digitalizzazione, dell’editoria professionale e della formazione. Trasversale nella consulenza e nel supporto strategico ed operativo a pubblica amministrazione, aziende e liberi professionisti. Fin dagli inizi del Novecento l’azienda della famiglia Maggioli si è contraddistinta per l’attitudine ad intercettare le esigenze del territorio e del mercato, implementando il proprio business al fine di soddisfarle. Dal laboratorio di falegnameria di Maggioli Paolo & Figli, grazie alla lungimiranza, l’intuito e l’industriosità del fondatore del gruppo Manlio Maggioli e del padre Giuseppe, l’azienda è diventata un punto di riferimento per la PA a livello nazionale. Marchio storico dell’editoria professionale e della formazione, con un network di esperti in continua espansione, nel 1988, il Gruppo

CRISTINA MAGGIOLI

Maggioli ha anticipato l’andamento del mercato investendo nel settore Ict. Negli ultimi anni il processo di internazionalizzazione avviato ha permesso al Gruppo di esportare il proprio know-how e confrontarsi con mercati e professionalità diverse, a livello europeo ed oltreoceano. Gli investimenti dedicati ad aree strategiche nell’ambito della digitalizzazione e semplificazione dei processi, tra cui cybersecurity, AI, data management e cloud computing, hanno favorito la crescita di competenze verticali. «La nostra mission è quella di accompagnare PA e privati nell’innovazione tecnologica e di processo, supportandoli con competenze e soluzioni trasversali e lo facciamo investendo in particolar modo sulla conoscenza affinché possa creare valore condiviso», dichiara Cristina Maggioli, consigliere delegato Risorse umane, sicurezza e ambiente, figlia del fondatore Manlio Maggioli. L’investimento in innovazione: l’It per la trasformazione digitale Il Gruppo realizza, ogni anno, importanti in-

vestimenti nel settore della ricerca e dello sviluppo, intercettando tecnologie emergenti e divulgando al suo interno modelli innovativi. Ciò consente di affiancare la PA nel processo di trasformazione digitale, garantendo a circa seimila comuni italiani e più di tremila altri enti pubblici strumenti all’avanguardia per rispondere compiutamente alle aspettative del cittadino-utente. In questi anni, Maggioli ha inoltre provveduto ad aggiornare i propri impianti di stampa in un’ottica di automazione industriale 4.0, che consente di gestire la produzione tramite un software Mes (Manufacturing Execution System).

La formazione come leva strategica a supporto del cambiamento L’acquisizione di più società in svariati Paesi ha richiesto uno sforzo supplementare per il mantenimento di standard aziendali uniformi pur con ragioni sociali diverse. La formazione, specie quella con Fondimpresa, ha rappresentato una leva strategica per accompagnare e supportare il processo di cambiamento in corso. «A mio avviso la via per costruire aziende sempre più competitive parte dalla ‘materia prima’: le persone. Ogni anno il mio team Risorse Umane dedica molto tempo all’ascolto di responsabili di gruppi di lavoro e di direttori di business unit, affinché possano emergere le esigenze formative che consentono di traguardare gli obiettivi previsti nel nostro business plan. Ma abbiamo previsto anche tanti contenuti a libero accesso tesi ad aumentare la proposta formativa a sostegno dello sviluppo professionale delle nostre persone», conclude la dottoressa Maggioli.

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GESTIRE L’IMPRESA

Il Covid non frena i dirigenti “strategici” Davanti alle necessità di adeguare la propria attività al new normal le imprese sono andate in cerca di figure manageriali in grado di supportarle efficacemente. Ecco le tendenze rilevate da 4Manager di Alessandro Faldoni

I SERVIZI FUNZIONALI ALLA RIORGANIZZAZIONE HANNO REGISTRATO UNA CRESCITA AL DI SOPRA DELLE DIMENSIONI PRE-CRISI

il ricorso a servizi esterni. Ad analizzare nel dettaglio il fenomeno è l’Osservatorio di 4Manager, l’associazione costituita da Confindustria e Federmanager, nell’ultimo Outlook sulla domanda di dirigenti pubblicato a ottobre. Partendo dai dati riportati nei report mensili “La domanda di lavoro delle imprese” pubblicati nell’ambito del Progetto Excelsior (Unioncamere/Anpal), risulta evidente, al di là delle oscillazioni mensili, l’inversione di tendenza verificatasi nella domanda di figure dirigenziali da parte delle imprese dell’industria e dei servizi a partire dai primi mesi di quest’anno e come la domanda di

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lavoro dirigenziale abbia subito in proporzione leggermente maggiore della domanda di lavoro complessiva l’impatto negativo della crisi Covid e manifesti una dinamica di ripresa per il momento meno accentuata. «La scansione temporale del cambiamento nella dinamica tendenziale delle entrate previste di figure dirigenziali coincide sostanzialmente con quella ricavabile da gran parte degli indicatori della attività economi-

Andamento mensile 2019-2021 “entrate previste” di dirigenti, valori assoluti 2250

media 12 mesi

2000

valore mensile

1750 1500 1250 1000 750 500 250 0

nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen feb mar apr mag giu lug ago set ott nov dic gen feb (St) mar apr mag giu lug ago set ott nov dic

C

he, nell’insieme, la domanda di nuove figure manageriali da parte delle imprese abbia subito in maniera sensibile gli effetti della crisi pandemica è abbastanza comprensibile: l’ingresso di un dirigente è un investimento per l’impresa legato a prospettive di medio-lungo periodo che durante tutto il 2020 sono rimaste fortemente incerte. E anche a fronte del manifestarsi di necessità emergenti (pensiamo all’organizzazione del lavoro a distanza o alla ridefinizione degli equilibri finanziari) al momento si sta privilegiando

ca che segnalano l’avvio di una consistente ripresa in particolare a partire dal secondo trimestre 2021», sottolinea l’Outlook di 4Manager. «Come più volte sottolineato questi andamenti non sono settorialmente omogenei». In particolare, nel vasto comparto dei servizi le attività ad alto contenuto “relazionale” (a partire da alloggio e ristorazione), oltre ad aver subito in modo sommamente devastante gli effetti delle restrizioni indotte dalla pandemia e dalle relative misure di contenimento, rimangono ancora su livelli di attività significativamente inferiori a quelli pre-crisi. All’opposto i servizi funzionali alle riorganizzazioni delle modalità di attività e di vita (si pensi ad una parte alle attività informatiche e dall’altra ai servizi logistici di consegna) hanno fatto registrare una crescita dei livelli di attività che le pongono al di sopra delle dimensioni precrisi. Anche nel comparto manifatturiero vi sono settori come quello del tessile/abbigliamento tutt’ora nettamente al di sotto dei livelli del 2019 ed altri (in particolare beni intermedi e strumentali) che hanno già

2019

2020

FONTE: ELABORAZIONE 4MANAGER SU INDAGINE EXCELSIOR - UNIONCAMERE/ANPAL

2021


completato o sono molto vicini a completare il recupero. «Lo stesso carattere “strategico” dell’ingresso di figure manageriali spiega la minore dinamica di ripresa rispetto a valori totali che sono fortemente influenzati dalla riattivazione dei contratti di tipo temporaneo», chiarisce 4Manager. «Tenendo conto di questi elementi il ritorno della domanda di nuove figure dirigenziali ad un livello che oggi può essere stimato intorno al 70% di quello precrisi (dopo essere scesa alla fine del 2020 al 50%) rappresenta comunque un segnale positivo di notevole valenza. È plausibile ipotizzare che, se nei prossimi mesi la ripresa si consoliderà, la domanda di figure dirigenziali continuerà a crescere». Secondo 4Manager la domanda di nuova managerialità - pur ritornando a livelli quantitativi precrisi - assumerà caratteri qualitativi significativamente diversi dal passato, LE COMPETENZE PER LE QUALI C’È PIÙ RICHIESTA SONO QUELLE DIGITALI, MATEMATICHE, INFORMATICHE E DI APPLICAZIONE DELLE TECNOLOGIE 4.0

sia in termini di settori di destinazione, sia in termini di attività previste e competenze richieste: «Al di là del fatto che vi saranno settori che usciranno ridimensionati e altri che dovranno fronteggiare scenari di opportunità e crescita vi sono fenomeni trasversali, come i processi di trasformazione digitale e il diffondersi dei requisiti di sostenibilità, che modificheranno (e stanno già modificando) le caratteristiche qualitative della domanda di nuove figure dirigenziali. Questo potrebbe determinare un incremento delle “difficoltà di reperimento” che già caratterizzano il mercato del lavoro dirigenziale». I risultati completi e articolati della indagine Excelsior per il 2020 forniscono già qualche segnale in questa direzione: nonostante la notevole riflessione del flusso, le difficoltà di reperimento per personale da assumere con inquadramento dirigenziale sono rimaste nel 2020 molto vicine al 50%, una percentuale elevatissima determinata sia dalla scarsa numerosità che dalla inade-

guatezza dei candidati. E le tre competenze per le quali si rileva la maggiore crescita di richiesta di livelli alti o medio alti nel 2020 rispetto al 2019 sono quelle “digitali” (dal 59,4% al 66,4%), quelle “matematiche e informatiche” (dal 52,4% al 56,7%) e quelle di “applicazione delle tecnologie 4.0” (dal 30,4% al 33,1%), che sono competenze “nuove” che non sempre si conciliano con

la domanda di esperienza pregressa quasi sempre presente nella ricerca di figure manageriali. Peccato che i dati mensili del 2021indichino, in effetti, che in coincidenza con la riattivazione della domanda la già elevatissima quota di imprese che dichiarano “difficoltà di reperimento” per figure dirigenziali è tornata a crescere raggiungendo per le previsioni di ottobre il 58,8%.

Maurizio Stirpe, Vice Presidente di Confindustria per il Lavoro e le Relazioni Industriali «I fenomeni, che stanno caratterizzando il mondo del lavoro nel post pandemia, già lasciano vedere i loro primi effetti anche nel mercato del lavoro dei dirigenti. Segnali positivi, ancorché, piuttosto deboli di una ripresa della domanda si indirizzano verso figure professionali con competenze nelle materie Stem. Digitale e robotica, ma più in generale le transizioni green ed energetiche spingono le imprese verso le logiche della “sostenibilità” e impongono un salto quaMAURIZIO STIRPE litativo che non può che riflettersi sul profilo dei manager. In una congiuntura come quella attuale - già carica di incognite e difficoltà - si aggiunge, quindi, anche una ulteriore preoccupazione per il futuro: la nostra spina dorsale che resta l’industria manifatturiera si potrà, infatti, consolidare solo se avremo ottime scuole e università e se saremo capaci di fare investimenti rapidi ed efficaci per la formazione del capitale umano».

Stefano Cuzzilla, Presidente di Federmanager e 4.Manager «Il tema delle politiche attive è una nostra priorità– ha dichiarato il Presidente di Federmanager e 4.Manager, Stefano Cuzzilla - ed è centrale nella quinta missione del Pnrr. Favorire le politiche attive significa promuovere il capitale manageriale, evitare la dispersione delle competenze e quindi generare ricchezza. Nella partita della ripresa e dell’accelerazione della crescita delle imprese italiane, i manager giocano un ruolo determinante. Consapevoli di ciò, abbiamo voluto STEFANO CUZZILLA avviare iniziative sperimentali per incrementare la loro employability, attraverso la realizzazione di percorsi concreti di assistenza alla ricollocazione dei colleghi in difficoltà occupazionale».

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GESTIRE L’IMPRESA

“BIG DATA E TURISMO 2.0”, COMO LABORATORIO PER UN FUTURO SEMPRE PIÙ DIGITALE La città lariana ha ospitato un convegno scientifico, organizzato dal Comune di Como, in collaborazione con la Fondazione Alessandro Volta e con i Lions Clubs International - Distretti 108Ib1 e 108A per discutere su come mettere a frutto la miniera-dati online per anticipare i trend e indirizzare i flussi turistici. Politici, esperti, accademici e rappresentanti del comparto hanno offerto risposte attraverso studi, analisi e best practice che Economy, media partner dell’evento, mette a disposizione dei suoi lettori in queste pagine, nelle quali ampio spazio è dato anche al tema del valore aggiunto della governance femminile nelle aziende turistiche, oggetto della seconda sessione del simposio

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are della città di Como un “presidio avanzato” del processo di digitalizzazione del turismo lariano. È questa la proposta sortita dal convegno scientifico “Big Data e Turismo 2.0” che si è tenuto nel capoluogo il 19 novembre scorso, con il patrocinio di Ministero del Turismo, Provincia di Como, Camera di Commercio Como-Lecco, Confcommercio Como, Confindustria Como, Università degli Studi dell’Insubria, Alma Mater Studiorum Università di Bologna-Centro di Studi Avanzati sul Turismo. Il simposio ha riunito attorno a un tavolo tecnici, accademici, dirigenti d’impresa, parlamentari, amministratori e rappresentanti del comparto turistico per provare ad analizzare la trasformazione in atto nel turismo - uno dei settori più influenzati dalla rivoluzione digitale e il cui futuro, è stato più volte sottolineato, è “data-driven” - e capire quanto valore aggiunto può portare in questo processo la governance al femminile. Dai contributi dei

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16 relatori è emerso che la transizione digitale in Italia è già avvenuta nelle scelte dei turisti, ma ancora non per tutti gli operatori che faticano a “fare rete” e modulare l’offerta con un approccio sistemico che consenta di valorizzare le bellezze e le unicità dei territori in un unico ecosistema digitale capace di soddisfare a 360 gradi la domanda. I “Big Data”, la massa di informazioni generata dagli utenti sul web e sui social, in questo senso consentono di studiare esigenze e comportamenti collettivi, comprendere il rapporto tra persone e luoghi, anticipare i trend e indirizzare i flussi. La città di Como, eccellenza del turismo internazionale in questa sfida può diventare un laboratorio in cui far nascere un progetto di un hub per il turismo digitale da replicare in tutto il Paese. Puoi vedere il video del convegno inquadrando il QR code

LA CITTÀ È PRONTA A “FARE RETE” PER LA TRANSIZIONE DIGITALE di Mario Landriscina* Il 19 novembre 2021 a Como è iniziato un cammino. Il nostro è un territorio che mastica il turismo da tempo e confrontarsi su temi come la digitalizzazione è fondamentale per intervenire in modo ancora più puntuale sull’offerta turistica. Non a caso il convegno ha come titolo “Big Data e Turismo 2.0”. È la traccia per il futuro, nella logica oggi decisiva della “visione globale”. Di recente Como è stata riconosciuta dall’Unesco città creativa per il settore “Crafts & Folk Arts” per l’artigianato tessile e quindi affidataria di una importante missione. È un riconoscimento internazionale da cui si può partire per allargare la strategia di promozione del territorio alle province vicine. “Fare rete” non è più solo uno slogan, ma un imperativo che la transizione digitale ci impone e al quale siamo chiamati a rispondere. *Sindaco di Como

Foto Andrea Butti


S E S S I O N E Come analizzare i dati delle piattaforme online per anticipare i trend e indirizzare i flussi turistici BIG DATA, PAGAMENTI E NUOVE TECNOLOGIE

MAURIZIO PIMPINELLA - Fondatore Italian Digital Hub

Si dice spesso che nel turismo l’Italia è un “Paese che si vende da solo”, eppure oggi, tanto più nell’epoca post pandemica e della trasformazione digitale, questo non è non è più sufficiente a garantire la competitività. Per valorizzare al meglio le bellezze del nostro Paese è necessario procedere con un approccio sistemico da “big

tech”, ovvero data-driven, che sviluppi cioè soluzioni in grado di acquisire grandi quantità di informazioni, da restituire poi ai territori così da trasformare il turista in cittadino occasionale. Continua a leggere

L’ITALIA HA BISOGNO DI UNA TRAVEL DIGITAL EXPERIENCE Made in Italy, terzo marchio più conosciuto al mondo dopo Coca-Cola e Visa, sintesi perfetta di “Bello, Buono, Ben fatto, Bel vivere italiano” può guidare la ripresa e la crescita a due cifre percentuali di un comparto che può avvicinarsi grazie alle esportazioni della creatività italiana, delle eccellenze territoriali

MARIA VIRGINIA TIRABOSCHI – Senatrice della Repubblica

e della ricettività al 20%. Una piattaforma che vende ai milioni di turisti una vera e propria “Travel digital experience” raccontata con uno storytelling tutto italiano. Continua a leggere

LA GESTIONE 4.0 PER LA VALORIZZAZIONE DEL TURISMO ITALIANO ANTONIO PREITI – Docente Università degli Studi di Firenze Le grandi prospettive del turismo italiano sono legate alla trasformazione digitale 4.0 che ha la caratteristica distintiva di creare soluzioni per il turista attraverso il dialogo diretto tra le macchine, attraverso il “machine learning”. C’è quindi bisogno di creare e istruire una infrastruttura digitale che sia in grado da un lato di capire l’effettiva domanda che arriva singolarmente

dai turisti e dall’altro di comprendere la grande varietà dell’offerta italiana. Questo matching deve essere profilato sul consumatore e disponibile in tempo reale, permettendo inoltre il collegamento diretto tra il singolo turista e il singolo player dell’industria dell’ospitalità. Continua a leggere

LE IMPRESE DEL TURISMO POST COVID

GABRIELE MILANI – Direttore Federazione Turismo Organizzato

Le imprese del Turismo hanno l’urgente necessità di disporre di nuovi dati in grado di fotografare una situazione che cambia continuamente per poter creare nuove strategie e modelli flessibili di azione. Il settore ha quanto mai bisogno di contare su indicatori e informazioni in tempo reale per poter prevedere scenari, evoluzione dei comportamenti VIVERE CULTURE, TERRITORI, TURISMI: CONOSCERE PER GOVERNARE Per recuperare posizioni nel turismo internazionale nel perdurare della pandemia, l’Italia deve decidere se attendersi dalle politiche pubbliche soltanto ristori finanziari e il sostegno all’overtourism in poche località, oppure soluzioni per rendere desiderabili una pluralità di mete, magari meno affollate ma interessanti e sicure. Purtroppo, rischiamo di BIG DATA, E POI?

e attuare le opportune strategie, anticipando il più possibile il processo decisionale. È proprio sulla velocità di reazione, infatti, che si determineranno i nuovi assetti e la competitività futura dei Paesi a maggior vocazione turistica. Continua a leggere

PIETRO PETRAROIA – A.D. Cultura Valore Srl

continuare a misurare soltanto la spesa e la fruizione (arrivi, partenze, pernottamenti, etc.), ma utilizziamo poco il moltissimo che si può sapere e far sapere sui desideri e sulle dinamiche delle scelte di fruizione. Continua a leggere

ANDREA GUIZZARDI – Docente Università di Bologna e Direttore CAST

I dati, base della conoscenza, non sono utili di per sé a prendere decisioni informate. Soprattutto in un ambito complesso come il turismo il cui studio prevede competenze multidisciplinari di tipo aziendale, economico, statistico e umanistico. Al Centro interdipartimentale Cast di UniBo, valorizziamo la tempestività e la capillarità

dei dati provenienti dall’ambiente digitale, sviluppando algoritmi e metodologie (certificate da pubblicazioni scientifiche) per trasformare i (big)data in input per i decision makers. In questa relazione mostreremo alcuni esempi. Continua a leggere

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IL TURISMO ITALIANO HA BISOGNO DI PERCORSI GARANTITI Gli aspetti fondanti della rinnovata attenzione del Governo nel dare al Paese una strategia che riporti l’Italia in vetta alla classifica delle destinazioni necessita di un approccio sistemico. Già oggi, infatti, la dimensione dei dati disponibili, dei siti e app prodotte da soggetti pubblici e privati è immensa. Ciò non sorprende in un Paese come

PAOLO CUCCIA – Presidente Gambero Rosso e Artribune

il nostro, depositario della più ampia biodiversità agroalimentare, del più grande giacimento di beni culturali e di un sistema produttivo caratterizzato da un deciso imprinting alla creatività. Ben venga quindi il censimento in atto del neo-riesumato Ministero del Turismo. Continua a leggere

DALL’ANALISI DEI FLUSSI È NATO IL PROGETTO “GITE IN TRENO” LEONARDO CESARINI - – Chief Commercial Officer Trenord Il flusso di dati che tutti i giorni sono raccolti dalle piattaforme digitali è risorsa preziosa. La raccolta strutturata e l’analisi dei dati lasciati dal turista sul web durante la sua esperienza di viaggio sono il futuro del nostro turismo. I Big Data, analizzati con l’AI, ci permettono di condizionare i flussi turistici. Uniche condizioni per vincere

questa sfida: visione unitaria, strategia precisa e competenze specifiche. Trenord e l’analisi dei flussi di mobilità per costruire un’offerta di trasporto adeguata alla domanda è un esempio concreto di utilizzo dei Big Data. Continua a leggere

TREND E INSIGHTS PER INTERCETTARE IL NUOVO VIAGGIATORE Cambiamento delle tipologie delle destinazioni, del modo di viaggiare e delle priorità sono i nuovi trend. In un mondo mai stato così dinamico e imprevedibile la lettura degli insight diventa cruciale per comprendere e anticipare cambiamenti e preferenze negli interessi dei viaggiatori, anche a livello commerciale. Il settore turistico dovrà

FABIO GALETTO – Direttore Travel Google Italia

trovare nuove modalità di investimento su tecnologie e capitale umano: puntare sul digitale per coglierne le potenzialità, anche dal punto di vista della formazione orientata alle nuove figure professionali, sono alcuni dei capitoli fondamentali da scrivere. Continua a leggere

SESSIONE

II

Il valore aggiunto della governance al femminile. Studi, esperienze e best practice dell’offerta turistica nazionale LE DONNE MOTORE DELLA RIPRESA ECONOMICA Le donne nel turismo sono dominanti: muovono flussi turistici sempre più interessanti e rappresentano una percentuale importante e crescente nel panorama delle imprese. Nonostante il forte impatto negativo del Covid e le note difficoltà generate dal cosiddetto “soffitto di cristallo”, si registra una crescente formazione specialistica delle donne con particolare riferimento a

ROBERTA MINAZZI - Docente Università degli Studi dell’Insubria

temi come la sostenibilità. Le donne si stanno dunque preparando a essere il motore della ripresa economica. L’intervento si propone di affrontare il ruolo della donna sotto i profili della formazione, del consumo e dell’impresa, da chi queste dinamiche le ha vissute in prima persona. Continua a leggere

LE CAMERE DI COMMERCIO AL SERVIZIO DELLE IMPRESE IN ROSA GIUSEPPE RASELLA - Delegato per il turismo CCIAA Como-Lecco Le Camere di Commercio hanno competenze forti e distintive sul Turismo e, in stretta connessione, sulla Cultura; sulla promozione della nuova imprenditoria in generale ed in particolare sul sostegno all’occupazione e all’auto-imprenditorialità femminile (Cif). L’informazione economico-statistica è una

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funzione camerale trasversale: indaga il turismo (consistenza economica del settore, flussi di visitatori, ecc.), il mercato del lavoro, la nascita di nuove imprese, i trend delle aziende «rosa», dell’occupazione femminile, ecc. Continua a leggere


I FATTORI CHE INFLUENZANO LA SCELTA DELLA META DANIELE BRUNATI - Procuratore Consorzio Como Turistica Gli eventi sono uno dei fattori di attrazione che influiscono sulla scelta della destinazione e consentono di vivere emozioni e esperienze indimenticabili. Il case history della manifestazione “Como Città dei Balocchi” attrae più di tre milioni di persone nell’arco dei un mese e crea venticinque milioni di euro di indotto stimati da Codacons. Un altro fattore è la promozione reale della

destinazione, fondamentale per fare conoscere i tesori del territorio. La best practice del magazine “Magic Lake Como” racconta le eccellenze del Made in Italy del Lago di Como e le bellezze del territorio a 360 gradi. Continua a leggere

LA PARITÀ DI GENERE COME FATTORE DI ARRICCHIMENTO PER L’HOTELLERIE Il lavoro è una fonte di riconoscimento sociale, dignità e realizzazione. Il turismo, che nei prossimi anni si pensa avrà una forte accelerazione, potrebbe diventare un modello per opportunità di crescita personale e professionale anche per le donne. La presenza di donne manager e imprenditrici nell’industria del turismo è, infatti, considerata un

BIANCA PASSERA – Presidente Lario Hotels

valore aggiunto capace di portare innovazione e sviluppo ma ancora oggi solo il 21% dei dirigenti è donna e il 36% ricopre posizioni di quadro. Valorizzare la leadership femminile rientra in almeno tre goal dell’agenda 2030. Continua a leggere

L’IMPRENDITORIALITÀ ALBERGHIERA: UNA STORIA DI DONNE PATRIZIA BATTILANI – Docente Università di Bologna La storia dell’ospitalità è stata profondamente segnata dalle donne. Ci sono figure mitiche, come Emma Hellenstainer in Tirolo. Il turismo di massa, moltiplicando le opportunità imprenditoriali, ha contribuito alla nascita di molte imprese di donne. Scalare il mercato con il proprio albergo si è spesso rivelato più facile che fare carriera nei

grandi alberghi dove i meccanismi di cooptazione privilegiavano gli uomini. La novità degli ultimi decenni è il maggiore ruolo pubblico di queste imprenditrici che in molte realtà hanno conquistato ruoli importanti anche nelle associazioni di categoria. Continua a leggere

NELLA FORMAZIONE È L’INNOVAZIONE

DEBORA CASOLI - Direttrice didattica Scuola di Formazione Lions Clubs “M. Panti”

La Scuola Superiore dei Lions Clubs “M. Panti” è un osservatorio privilegiato sulla domanda di alta formazione in management alberghiero e turistico. In collaborazione con diverse Università italiane e, in partnership con il Cast dell’Università di Bologna per l’ultima edizione, dal 2012 ha formato più di 300 manager di

diverse regioni italiane, di cui più della metà donne. Un viaggio tra le aule e le storie delle imprenditrici, direttrici e aspiranti manager che hanno partecipato alle dieci edizioni del corso... Continua a leggere

LA FORMAZIONE MANAGERIALE DEVE PREPARARE E INCORAGGIARE ROBERTO GUERRA – Presidente Scuola Superiore Lions Clubs “M. Panti”

Non esiste un determinismo assoluto, per ciò si può influenzare sostanzialmente l’andamento delle cose. Il futuro non è mai completamente preordinato, possiamo essere noi a modellarlo. Se vogliamo cercare un senso in tutta questa confusione che ci circonda, dobbiamo riuscire a organizzare il nostro pensiero.

INDIRIZZARE IL TURISTA NEL MOMENTO DELLA SCELTA

L

a promozione e la comunicazione strategica nel settore turistico, orientata in senso digital, va utilizzata per potenziare la “destinazione Como”, per promuovere l’offerta in Italia e sui mercati esteri. Non dimentichiamo che Como è città di interesse turistico internazionale. Una meta che attira per la presenza del Lago, dove il visitatore, anche se giunge per un breve soggiorno, viene per la scoperta delle bellezze naturalistiche, architettoniche, storiche e si aspetta un’accoglienza di qualità, da parte dalle strutture alberghiere ed extra alberghiere; per le possibilità di shopping, ristorazione ed esperienze gastronomiche tipiche,

Programma del convegno

di Livia Cioffi*

per le opportunità culturali, artistiche e di intrattenimento. È necessario che la promozione preveda un processo di costante pianificazione di strategie e strumenti, anche digitali, che consentano di rimanere al passo con i cambiamenti delle modalità di fruizione dell’offerta turistica, così da raggiungere il turista e il viaggiatore nel cosiddetto “momento della verità”, quello in cui matura la scelta della meta. E’ stato importante affrontare queste tematiche. Si ringraziano Francesco Condoluci, giornalista di Economy e Maurizio Pimpinella, Presidente di Italian Digital Hub, per il contributo apportato al convegno sin dalla sua ge-

* ASSESSORE AL TURISMO, CULTURA, GRANDI EVENTI E COMUNICAZIONE DEL COMUNE DI COMO

nesi; Michela Suglia giornalista ANSA moderatrice della seconda sessione; la Fondazione A. Volta; i Lions Clubs International-Distretti 108Ib1 e 108A.



SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY >

TRANSIZIONE ECO (POCO) LOGICA Rivoluzione verde sì, ma prima la cassa: dal Cop 26 alla Plastic Tax, passando per i finanziamenti (col Pnrr) agli impianti che l’Europa considera “a rischio per l’economia circolare”

LA TRANSIZIONE VERDE NEL PNRR (componenti e risorse (miliardi di euro):

59,46 totale

5,27 M2C1 - agricoltura sostenibile ed economia circolare 23,78 M2C2 - energia rinnovabile, idrogeno, rete e mobilità sostenibile 15,36 M2C3 - efficienza energetica e riqualificazione degli edifici 15,05 M2C4 - tutela del territorio e della risorsa idrica

di Francesco Condoluci

V

ogliamo lasciare un buon pianeta non logica” (missione 2 del Pnrr), Draghi ha risersolo una buona moneta». Parole e vato un Ministero apposito, oltre che quasi 60 musica di Draghi Mario sul palcoscemiliardi di euro. Insomma, il premier, in linea nico del Senato, nove mesi fa – era il febbraio del resto con l’Europa (che al green deal ha de2021 – in occasione della richiesta di fiducia stinato il 37% dei 750 miliardi del Next Geneper il suo governo, che nasceva proprio in ration Eu) è stato di parola. Peccato che finora, quelle ore per far uscire il Paese dalle secche lamalgrado le enunciazioni, questa transizione sciate dalla pandemia dopo i mezzi disastri del sul piano pratico sia partita all’insegna di un precedente esecutivo. certo disordine, tanto Una dichiarazione imda farsi caratterizzare MALGRADO LE ENUNCIAZIONI LA TRANSIZIONE, SUL PIANO PRATICO, pegnativa, corroborata più per la (molta) eco È PARTITA ALL’INSEGNA anche da una citazione che per la (poca) loDI UN CERTO DISORDINE di Papa Francesco e da gica. Basti pensare inun appello accorato rivolto ai giovani, per meznanzitutto a quel che s’è visto a Glasgow, dove zo della quale il neopremier ha inteso legare a la Cop26 da poco chiusa, ha confermato – se doppio filo il futuro dello sviluppo economico mai ce ne fosse stato bisogno – che sul campo del Paese alla vexata quaestio “ambiente”, mandell’economia fossile, quella delle emissioni dando a dire, in buona sostanza, alle imprese che alterano il clima, ci sono due schieramenche, sul piano della sostenibilità, «devono camti nettamente avversi: da un lato inglesi, amebiare radicalmente». Altrimenti, ciccia. ricani ed europei (abbastanza) convinti della E in effetti alla ribattezzata “transizione econecessità di investire sulle fonti alternative per

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48 MARR INNOVARE E CRESCERE CON SCIENZA E COSCIENZA

50 NEORURALEHUB UN TEMPO QUI SARÀ TUTTA CAMPAGNA

52 UNRAE COSÌ LA POLITICA INGOLFA IL MOTORE

54 PIRELLI L’INVENZIONE DELLA RUOTA NON FINISCE MAI

62 HELBIZ LA MICROMOBILITÀ 100% MADE IN ITALY

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> TRANSITION combattere il climate change e dall’altro invece India, Cina, Sudafrica e Australia i quali da quest’orecchio proprio non vogliono sentirci. L’Europa, contro i gas ad effetto serra e i processi produttivi inquinanti sembra decisa insomma a fare una guerra senza quartiere. Gli investimenti, come detto, sono stati stanziati, anche se non bisogna scordare che si tratta di prestiti che vanno restituiti. E anche nel Vecchio Continente, alla fine tra il dire e il fare c’è di mezzo il mare. A luglio scorso ad esempio una direttiva Ue ha vietato le plastiche monouso. Ma l’Italia ha continuato a rinviare il recepimento della direttiva Ue, probabilmente per non danneggiare un settore che fa di noi il maggior produttore di plastiche monouso convenzionali in Europa. E ancora: a ottobre sono usciti i (primi) bandi a valere sul Pnrr del Ministero voluto da Draghi per gestire il Green Deal e oplà, ecco la prima discrasia: gli interventi, per un totale di 2,1 miliardi, sono indirizzati alla gestione dei rifiuti comuni e del trattamento dei Raee e del riciclo

MAURIZIO LEO

di carta, plastica e tessili. Dal bando sono esclusi i sistemi di incenerimento e combustione di rifiuti nei cementifici e gli impianti di trattamento residui urbani residui. Vengono ammessi invece i finanziamenti per impianti di produzione di metanolo, etanolo e idrogeno da rifiuti basati sul riciclo chimico, processo però che l’Europa considera “a rischio per l’economia circolare” e quindi da escludere già in premessa. Anche qui una concessione all’industria non proprio “green”? Forse. Sarebbe un altro segno che la rivoluzione verde va bene, ma prima pensiamo

alla cassa. Del resto, il rischio che la transizione ecologica porti conseguenze gravi sull’economia è molto più di un’ipotesi. La transizione energetica non è ancora partita e già il prezzo del gas è alle stelle. Una conseguenza della pandemia, dicono. Sarà, ma al recente summit sul dopo-Glasgow del Centro Studi Prometeia non sono stati pochi gli economisti a urlare che «È una transizione ecologica schizofrenica». È evidente, insomma, che manchi una regia dall’alto, un coordinamento di strategie e normative tra gli obiettivi che si vogliono conseguire e le conseguenze che le azioni necessarie ad arrivare al traguardo nel lungo periodo, vanno a riverberare sull’esistente. Maurizio Leo – esperto di diritto tributario, avvocato cassazionista, docente alla scuola di Polizia tributaria e all’Accademia della Guardia di Finanza e presso la Scuola superiore dell’Economia e delle Finanze, ex parlamentare di centrodestra, oggi responsabile del dipartimento economico di Fratelli d’Italia – è uomo che, per studi, curri-

IL SENATORE DARIO STEFÀNO: «PER LA TRANSIZIONE VERDE IN ITALIA SERVIRÀ UN LAVORO ENORME DA PORTARE AVANTI SENZA PREGIUDIZI» Il Senatore Dario Stefàno è il presidente della 14esima Commissione Politiche dell’Unione Europea di Palazzo Madama. Manager e docente universitario, ex assessore regionale in Puglia, è una delle figure centrali del lavoro fatto in Parlamento per mettere a punto il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. Presidente Stefàno, pensa che sarà possibile conciliare le direttive UE sulla transizione ecologica con le esigenze dell’economia? Rispetto alle nostre priorità in ambito di transizione verde, in Europa e in Italia, l’imperativo è mettere insieme le diverse sensibilità, che ora sono al centro dell’agenda globale, con il G20, la Cop26,

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le proposte della Commissione europea sul Fit for 55. Sono tempi di grande apprensione per i cambiamenti climatici, ma sono anche tempi di grande attenzione per le necessità delle nostre imprese e dei nostri cittadini che chiedono di disporre, oggi e in futuro, di energia a buon mercato per gli usi industriali e domestici. Nel frattempo, l’impennata dei prezzi negli approvvigionamenti si fa sempre più preoccupante… Sì, è fonte di grande preoccupazione per gli aspetti legati in particolar modo alla ripresa economica a cui dobbiamo tenerci agganciati. In tal senso, ho molto apprezzato il toolbox della Commissione europea

di ottobre, soprattutto per le misure di sostegno al reddito. Tuttavia, queste misure, a breve termine, devono essere accompagnate da una serie di azioni che assicurino la possibilità di acquisti congiunti e riserve comuni, andando così a ridurre la dipendenza dei singoli Stati e massimizzando l’efficacia di un’azione europea. A Glasgow si è parlato della Global Energy Alliance for People and Planet, questa prospettiva comune in cui il pubblico e il privato possano promuovere investimenti per ridurre le emissioni globali e, allo stesso tempo, le disuguaglianze globali nell’accesso all’elettricità, bene insostituibile. Si punta ad accelerare la transizione

energetica nei paesi più deboli, raggiungere un miliardo di persone con energie rinnovabili, risparmiare 4 miliardi di tonnellate di CO2 e creare oltre 150 milioni di posti di lavoro, soprattutto nelle economie meno sviluppate. L’Italia cosa farà? Noi come Italia daremo certamente un contributo, ma è indispensabile poter contare sul sostegno pieno dell’Unione Europea e di molti Stati membri. Possono essere, in tal modo, garantiti 10 miliardi di


culum ed esperienze politiche di altissimo livelsi chiede, «la risposta è perché oggi non poslo, sa di Europa e sa di economia e di finanza. siamo pensare di abbandonare la produzione e «Fermo restando che la transizione ecologica passare ad altri materiali tout-court: ci sarebbe sia ormai un dato incontrovertibile, visto che un’incidenza fiscale notevole. E poi, a partire gli stessi capisaldi del dalle bottiglie dell’acLA TRASIZIONE ECOLOGICA Pnrr sono prevalenqua, e a seguire tutto VA RESA COMPATIBILE temente incentrati su il resto, i prodotti in CON I DIVERSI CONTESTI ECONOMICI questo – dice – dobbiaplastica sono presenti DEI PAESI DELL’UNIONE EUROPEA mo tuttavia renderla nella vita dei cittadini. compatibile con i diversi contesti economici E poi c’è la traslazione che va a impattare sul dei Paesi dell’Unione Europea. Perché se in consumatore finale. Se andiamo a prendere le Italia abbiamo processi produttivi che hanmaterie prime, semi lavorate o sussidiarie al di no certe caratteristiche, non è possibile che fuori dell’Unione europea e aumentano i costi dall’oggi al domani vengano abbandonati per di produzione, a cascata poi le conseguenze fipoi essere costretti ad andarci a prendere queniranno per gravare non solo sulle imprese ma gli stessi beni all’estero. Anche perché questo anche sulle tasche di cittadini e famiglie. L’Eunell’immediato crea delle difficoltà e non solo ropa quindi non può non tenere conto di questi alle imprese ma anche ai consumatori finali, aspetti. Deve fare un esame attento di azioni e alle famiglie». Per il professor Leo il caso della conseguenze. Dobbiamo cercare di salvaguarplastic-tax è una palese inferenza del ragionadare le imprese europee, e quelle che sono le mento che finora ha sempre ingessato la “rivoproduzioni tipiche delle imprese europee». luzione verde”: «Perché la stanno rinviando?» Anche il sindacato tifa “verde”, ma predica prueuro per investimenti in grado di mobilitare, grazie all’effetto leva, investimenti sino a 100 miliardi di euro. Ma siamo in attesa della tassonomia europea per capire quanto davvero una fonte di energia sia verde o meno. L’Unione europea deve stabilire, infatti, i criteri e, poi, ogni Paese calibrerà autonomamente il suo energy mix. E rispetto al nucleare? Che idea ha lei? Al ministro Cingolani quando si è espresso, non sono state risparmiate critiche… È sicuramente un argomento rientrato con peculiare rilievo nel dibattito pubblico italiano, e penso sia necessario, anche in questo caso, aspettare la nuova tassonomia da parte della Commissione. Ogni Stato, poi, farà le sue valutazioni e occorrerà tenere conto che serviranno anni di studio per capire almeno tre cose: la

sicurezza, il costo e la qualità dello scarto radioattivo per energia prodotta. Solo dopo che avremo acquisito questi dati, si potrà fare una valutazione seria e meditata. Torniamo ai fondi stanziati nel Pnrr per il “green deal”: realisticamente, il nostro sistema produttivo sarà in grado di conseguire gli ambiziosi obiettivi di sostenibilità prefissati dall’Europa? Rispetto al nostro Pnrr, trovo appropriata la scelta di perseguire sul tema ambientale una strategia “a tre gambe” per la riduzione delle immissioni di CO2 in atmosfera, a patto - ovviamente - che la transizione green venga attuata con soluzioni sostenibili, che vuol dire che nessuno dovrà essere lasciato indietro. Il cambio di metodo di produzione

denza soprattutto pensando ai lavoratori dei settori interessati dalla transizione: per Franco Cavallaro, segretario generale della Cisal, il quarto sindacato italiano, «le missioni del Pnrr hanno obiettivi molto ampi e comunque coerenti con molte delle esigenze del nostro Paese. Ed è fondamentale uno sviluppo estremamente dinamico di ogni singola componente delle varie missioni. In particolare, la missione 2, ovvero la transizione ecologica, ha indubbiamente una rilevanza notevole per un territorio dalle caratteristiche uniche che è stato troppo spesso trascurato, con le ovvie e tristi conseguenze che vediamo giorno dopo giorno – aggiunge – ciò che si deve fare, gli obiettivi che dovranno essere raggiunti, impongono un impegno coerente e severo a tutti gli assetti istituzionali del Paese. I cittadini si attendono una svolta che migliori le loro condizioni e del Paese intero. La Cisal è pienamente consapevole di ciò e svolgerà il proprio ruolo con il consueto senso di responsabilità».

dell’energia primaria ricorrendo alle rinnovabili si traduce nel fatto che nei prossimi 9 anni dovremo produrre 70 miliardi di watt per raggiungere quota 70 per cento di energia green: è una sfida e una trasformazione epocale. Solo dopo potremo pensare ai mezzi di trasporto che la utilizzino, il che presuppone, a monte, un lavoro infrastrutturale incredibile, che superi le pregiudiziali ideologiche. Poi dovremo adottare pienamente il concetto del riciclo e della circolarità e arrivare almeno all’80 per cento di differenziata. Il 65 % dei rifiuti dovrà essere completamente riutilizzato; il restante 25 andrà valorizzato (per produrre energia) e massimo il 10% dovrà andare in discarica. Anche qui, si prospetta un impegno di assoluto rilievo, ma anche

libero dalla cosiddetta “sindrome Nimby” o, peggio, da istinti sovranisti. Infine, c’è l’aspetto della cosiddetta “rinaturazione” quale è il recupero dello stato di salute del mare vicino le coste, la soluzione del rischio idrogeologico; l’agrofotovoltaico; il piano per i bacini fluviali; i grandi impianti per catturare la pioggia; il risanamento degli acquedotti che oggi perdono il 42 % di acqua; la digitalizzazione dei parchi naturali e la biodiversità. Una sfida che oggi appare immane, appunto. Sì, è indubbiamente un lavoro profondo. Radicale. Che va attuato per gradi e che deve essere perseguito in maniera scevra dal concreto rischio di irrigidimenti o, peggio, di fanatismi perché dobbiamo saper contemperare esigenze e diritti che sono sul tavolo.

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> REPORTING

Innovare e crescere con scienza e coscienza È la filosofia di Marr, l’azienda del gruppo Cremonini che di recente ha presentato il bilancio di sostenibilità 2020 nel quale fissa gli investimenti sullo sviluppo etico e sostenibile come tratti distintivi di Piero Caltrin

M

ezzo secolo di storia, oltre 45 mila ai 509,1 milioni dello stesso periodo 2019) clienti, più di 3.500 tra dipendenconfermando il suo posizionamento nel comti e collaboratori. Sono solo alcuni parto, in netta crescita, della ristorazione dei numeri che impreziosiscono il profilo di extradomestica. Il risultato netto consolidaMarr, società appartenente al Gruppo Cremoto del terzo trimestre si attesta infatti a 27,2 nini e leader in Italia milioni di euro (27,3 MARR CONTA OLTRE 45MILA CLIENTI nella commercializmilioni nel 2019), in E PIÙ DI 3.500 TRA DIPENDENTI zazione e distribuziodeciso incremento E COLLABORATORI E REGISTRA ne al food service di rispetto ai 15,1 miRISULTATI IN NETTA CRESCITA prodotti alimentari e lioni del pari periodo non. Una realtà aziendale che sul fronte rica2020. Tanto che il gruppo con quartier genevi ha continuato a macinare dati con il segno rale a Santarcangelo di Romagna ha deciso più anche nel terzo trimestre di quest’anno di consolidare il trend positivo e sfruttare le (534,9 milioni di euro, con un +31% rispetopportunità di consumo offerte dal momento ai 409 del 2020 ma anche un +4 rispetto to storico, mettendo in cantiere una strate-

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PRIMI NOVE MESI ALL’INSEGNA DEL RILANCIO I ricavi totali consolidati dei primi nove mesi 2021 di Marr sono stati pari a 1.076,9 milioni di euro e sono in forte aumento rispetto gli 856,1 milioni del pari periodo 2020; ricavi totali che erano invece stati 1.302,1 milioni nel 2019. In particolare nei primi nove mesi 2021 i ricavi per vendite, che includono il contributo delle vendite del Gruppo Verrini (consolidato dal 1 aprile 2021) per 38,6 milioni di euro, si attestano a 1.061,9 milioni di euro e si confrontano con gli 843,8 milioni del 2020 e i 1.280,4 milioni del 2019. La performance delle vendite dei primi nove mesi del 2021 rispetto ai livelli pre-pandemia del pari periodo 2019 è quindi del -17,1% e in rapporto all’andamento del Mercato di riferimento si confronta con una variazione nell’analogo periodo dei consumi (a quantità) per la voce “Alberghi, pasti e consumazioni fuori” del -34,2% (Congiuntura Confcommercio, ottobre 2021). L’Ebitda alla fine dei primi nove mesi si attesta a 71,5 milioni di euro (33,2 milioni nel 2020), mentre l’Ebit è pari a 46,1 milioni (5,4 milioni nel pari periodo 2020). Il risultato netto dei primi nove mesi si posiziona a 28,3 milioni di euro (1,0 milioni nel 2020) e risente di oneri non ricorrenti pari a 2,9 milioni di euro contabilizzati nel secondo trimestre e relativi all’estinzione anticipata, avvenuta in data 23 luglio 2021, del prestito obbligazionario Uspp in dollari sottoscritto nel luglio 2013.


gia espansiva che a breve vedrà l’ulteriore ampliamento e ammodernamento di una struttura logistico-distributiva che già oggi può contare su tre piattaforme logistiche dislocate a Marzano, Pomezia e Rimini, oltre 40 centri di distribuzione tra cui due agenti con deposito ecinque cash&carry.

Ridurre rifiuti, acqua ed emissioni Sono tuttavia gli investimenti sullo sviluppo etico e sostenibile che Marr ha fissato come tratti distintivi della sua traiettoria di crescita. Ne è prova attestante il Bilancio di Sostenibilità 2020 approvato lo scorso settembre dal consiglio d’amministrazione e presentato proprio di recente a Rimini al convegno di Economy nel contesto della fiera Ecomondo. «Fin dalla sua nascita, quasi 50 anni fa – si legge nella lettera agli stakeholder che apre il documento, firmata dal Presidente Ugo Ravanelli e dall’amministratore delegato Francesco Ospitali – Marr ha posto tra i propri principali obiettivi la crescita etica e sostenibile». Impronta verde e vocazione all’innovazione sono sempre state infatti due peculiarità del gruppo targato Cremonini che anche per il futuro, dunque, ha l’intenzione

di conferire alle sue politiche aziendali una cifra sempre più marcatamente “sostenibile”. Il bilancio di sostenibilità irreggimenta non a caso questa vision, fissando i target generali e specifici per ciascun Sdg (obiettivi di sviluppo sostenibile). Migliorare la gestione dei rifiuti (che oggi già si fregia del risultato di oltre 1.600 tonnellate recuperate) in un’ottica di “Circular Economy” è ad esempio uno degli obiettivi che sono stati pianificati nell’ambito “rifiuti” e che si punta a conseguiFIN DALLA NASCITA, 50 ANNI FA, MARR HA POSTO TRA I PROPRI PRINCIPALI OBIETTIVI LA CRESCITA ETICA E SOSTENIBILE

re attraverso una serie di azioni come l’adozione dell’etichettatura ambientale per facilitare lo smaltimento degli imballi sui prodotti a marchio; l’implementazione di supporti digitali per le informazioni sull’etichettatura ambientale dei materiali di confezionamento utilizzati nei Centri di distribuzione e la trasformazione delle cassette di polistirolo in risorse riutilizzabili. Anche sulla riduzione delle emissioni di CO2e, Marr intende continuare a concentra-

RATING “A” PER L’ESG RATING ASSESSMENT Quotata dal 2005 al segmento sociale Star di Borsa Italiana, il Gruppo Marr, attraverso un’organizzazione composta da oltre 850 addetti commerciali, serve oltre 45.000 clienti: principalmente ristoranti, hotel, pizzerie, villaggi turistici, mense aziendali. Il suo assortimento include oltre 15mila referenze,

di cui più di 2.000 prodotti green, oltre 3.000 made in Italy, con anche la selezione della linea “Della Nostra Terra” che accoglie le eccellenze dei prodotti Dop, Igp e rientranti nell’elenco Pat (Prodotti Agroalimentari Tradizionali) e oltre 1.000 a marchio proprio. La società conta 2.200 fornitori, di cui 680 rispondono a criteri di sostenibilità

ambientale e si avvale di oltre 750 automezzi, di cui 300 a basso impatto. Marr ha ottenuto il rating A per l’Esg rating assessment 2020 di Msci (confermato quest’anno), che premia il percorso di rafforzamento dell’approccio alla sostenibilità per aver implementato progetti in ciascuna delle tre aree Esg: Environment, Social e Governance.

re l’attenzione ottimizzando i carichi e minimizzando il numero dei mezzi impiegati nella flotta (ad oggi sono più di 300 e tutti comunque già a basso impatto ambientale) oltre che le distanze e i tempi di percorrenza dei prodotti distribuiti. Un altro “goal” l’azienda lo vuol segnare sul campo della riduzione del consumo d’acqua dove è già riuscita a superare vari traguardi negli ultimi anni: grazie alla riduzione della percentuale di glassatura sui prodotti ittici, dal 2015 ad oggi ha fatto registrare un meno 10% di acqua utilizzata per un totale di 9 mila tonnellate risparmiate in 6 anni.

I cinque pilastri della nettezza La sintesi del pensiero sostenibile secondo Marr è nelle parole che Ravanelli e Ospitali scrivono nel Bilancio di Sostenibilità 2020 a proposito dei “pilastri” – tra loro integrati – su cui si regge la visione prospettica dell’azienda: «Oltre alla corretta e completa attuazione delle migliori best practices in ambito Governance – si legge – i cinque pilastri sono: la valorizzazione delle persone, la sempre maggiore attenzione nella selezione di fonti di approvvigionamento sostenibili, il rigoroso contributo al rispetto dell’ambiente e dell’ecosistema, il concreto supporto alla riduzione degli sprechi e la forte attenzione alla redditività senza speculazioni, ma attraverso l’ottimizzazione dei processi». L’obiettivo di fondo, secondo i vertici aziendali, è consentire, attraverso l’impegno e la responsabilità da parte dell’organizzazione commerciale, logistica, gestionale e amministrativa, un impatto che la società si attende positivo e, nel tempo, anche esattamente quantificabile. «Il tutto a beneficio non solo degli stakeholder, della comunità e delle singole persone, ma anche del sistema economico, sociale e ambientale in cui Marr opera» aggiungono gli amministratori che hanno deciso anche di aderire alla richiesta di individuare figure interne che facilitino l’eventuale necessità di attività di engagement da parte degli investitori.

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> AGRICOLTURE UN TEMPO QUI SARÀ TUTTA CAMPAGNA Nata un quarto di secolo fa, NeoruraleHub ha un obiettivo ambizioso ma molto chiaro: sviluppare e portare sul mercato tecnologie innovative per ridurre l’impatto ambientale della filiera agroalimentare di Marco Scotti

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18 km da Piazza del Duomo di Milano c’è un angolo di Pianura Padana in cui le lancette del tempo sono state riportate all’anno 1000. Non è un’iperbole, ma il risultato di un progetto lanciato da NeoruraleHub, un quarto di secolo fa, per rigenerare 500 ettari di territorio. «Ci siamo trovati di fronte a un deserto agricolo – racconta a Economy Piero Manzoni, ceo di NeoruraleHub – non c’era più nulla da coltivare perché la monocoltura intensiva aveva ridotto qualsiasi tipo di forma di vita. Noi abbiamo riportato il tutto alle condizioni naturali di mille anni fa, abbiamo ricostruito la pianura con canali, prati umidi, fragmitteti, abbiamo piantumato oltre due milioni di piante». L’appezzamento di terreno su cui si è concentrato il progetto di NeoruraleHub si è oggi esteso anche a quello su cui viene ospitato l’Innovation Center dedicato a Giulio Natta, unico premio Nobel per la chimica della storia italiana e papà della plastica. E non è un caso, perché proprio il figlio di Natta, Giuseppe, è il suocero di Manzoni. NeoruraleHub ha un obiettivo ambizioso ma molto chiaro: sviluppare e portare sul mercato tecnologie innovative per ridurre l’impatto ambientale della filiera agroalimentare. In sostanza, dal campo alla trasformazione del cibo fino all’economia circolare per nutrire il suolo recuperando elementi nutritivi dagli scarti. NeoruraleHub ha lanciato recentemente l’Innovation Center Giulio Natta, con sede a Giussago (Pavia), dove si stimola la costituzione di un network di startup, Pmi, centri di ricerca e spin-off universitari condividendo infrastrutture e competenze per trasformare l’innovazione in realtà. Le nuove idee sono testate nei laboratori e nei campi agricoli

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L’INNOVATION CENTER GIULIO NATTA

dell’Innovation Center, che sorge su un territorio dove la natura è tornata a vivere e ispira oggi le logiche per uno sviluppo sostenibile. Lo slogan è piuttosto chiaro: From Farm to Fork and back to Farm again. «Abbiamo portato avanti un lungo lavoro, durato anni – chiosa Manzoni – e da questa enorme attività abbiamo estratto miliardi di dati che sono fondamentali per il mercato dell’agrifood e per il suo sviluppo tecnologico. Vogliamo recuperare risorse e per farlo abbiamo messo in piedi un progetto che amiamo definire di “smart land”». Si tratta dunque di un consorzio “neorurale” che è riuscito perfino a trarre elementi nutritivi dagli scarti della città di Milano, in un’ottica a 360° che riguarda l’intero territorio. Le partnership sono molteplici, da A2A fino a Metropolitane Milanesi. E sono già stati avviati ulteriori progetti all’estero, in Kenya, Canada e Stati Uniti, di cui diremo tra poco. «Volevamo creare degli smart district – aggiunge Manzoni – in cui la proprietà non deve per forza essere la nostra, ma tali per cui intorno alle grandi

città si possano utilizzare le zone rurali di terzi per fare in modo che si riduca l’impiego di risorse naturali, depauperando l’ambiente». Grazie al lavoro di ricerca, NeoruraleHub sviluppa tecnologia e soluzioni sostenibili, rispettose dell’ambiente, che rendono possibile la convivenza del business con la natura, la rigenerazione del paesaggio e la sua valorizzazione, la produzione di cibo eco-sostenibile, la generazione di biodiversità e la conservazione delle risorse naturali. Ma c’è un concetto che Manzoni vuole ribadire: la sostenibilità non fa rima con mecenatismo e “no profit”, ma con guadagno per le aziende. Ed è per questo motivo che si è scelto di dare vita a una partnership con Protiviti, attraverso la creazione di The Circle. Si tratta di un concetto completamente innovativo nel quale Grandi Aziende clienti di Protiviti avranno la possibilità di accedere ad una cosidetta Lounge e, supportati da Protiviti stessa, conoscere e studiare le start-up e Pmipresenti nel network Neorurale. Questa iniziativa quindi opererà in due direzioni: alle imprese in


fase d’incubazione Protiviti fornirà supporto tecnico e formazione; consulenza su pianificazione, risk & compliance e organizzazione; indicazioni per sviluppare il network operativo e commerciale; valutazioni delle opportunità di M&A e partnership. Inoltre, l’esperienza di Protiviti nella consulenza ai grandi gruppi industriali, agevolerà le aziende clienti presenti nella Lounge ad accedere e valutare soluzioni di business particolarmente innovative e best practice operative su innovazione e sostenibilità, e ad eventualmente innestarle nelle proprie organizzazioni sulla base delle proprie strategie. «La prima volta che ho incontrato Manzoni e che mi ha mostrato questi appezzamenti di terra – racconta a Economy il fondatore e managing partner di Protiviti Giacomo Galli – mi ha spiegato che tutto veniva realizzato perché l’ambiente è importante, ma anche per creare un guadagno. La sostenibilità è economica: il circolo virtuoso comincia nel momento in cui le aziende intravedono del business, riescono a interessare i clienti e calano le attività in un ambiente coerente e sostenibile. Quando si affrontano i temi legati all’Esg il rischio è di fare un po’ di filosofia. Invece, con The Circle noi creiamo un ambiente

ABBIAMO MESSO IN PIEDI UN PROGETTO CHE AMIAMO DEFINIRE DI “SMART LAND”

che dia “aria” alle start-up, aiutandole a sfruttare appieno le possibilità ma senza venire soffocate dalle logiche delle grandi aziende e al tempo stesso aiutiamo i nostri clienti a concretizzare strategie di crescita sostenibile e ad estrarre reale valore dalle opportunita’ di acquisizione». Una parte importante del cambiamento propugnato da NeoruraleHub parte dalle nuove tecnologie. Che non sono innovative di per sé, ma per l’uso che ne viene fatto. «Machine learning, precision farming, intelligenza artificiale – argomenta Manzoni – sono nomi di iniziative già consolidate, ma che diventano innovative nel momento in cui ci si applica sopra il concetto della valorizzazione ambientale e del recupero di risorse. Ad esempio, per un nostro cliente che si occupa di prodotti pronti di alta gamma stiamo studiando una blockchain che non ha nulla di particolarmente innovativo, se non il fatto che viene preso in considerazione anche un aspetto ambientale: in questo modo possiamo raccontare il tipo di emissione di carbonio risparmiata o emessa. La nostra tecnologia non serve soltanto ad aumentare la produzione, anche se è ovviamente uno dei motivi per cui viene impiegata, ma per non depauperare il

PIERO MANZONI, CEO & FOUNDER DI NEORURALEHUB

terreno. Il nostro è un concetto quasi evolutivo: le piume per gli uccelli hanno smesso di essere soltanto un sistema per generare calore e sono diventate uno strumento per volare. Lo stesso deve avvenire con le innovazioni». Per far sì che gli approcci diversi vengano accolti, però, rimane da sfondare un ultimo muro: quello della comprensione in azienda. È ancora difficile ragionare di questi temi e lo è ancora di più trovare l’interlocutore giusto. «C’è ancora tanta strada da fare – chiosa Galli – anche in termini comunicativi. Quando si portano idee nuove bisogna testare il mercato e far cambiare l’approccio mentale complessivo. Ma quando finalmente si abbraccia la possibilità di generare reale business da questo approccio, tutto deve essere portato su un piano pratico e concreto.». Come detto, il progetto di NeoruraleHub sta ora provando a espandersi anche all’estero. In particolare, è in Kenya che lo sviluppo è in fase più avanzata. «Vogliamo applicare lo stesso concetto che abbiamo sviluppato in Italia – conclude Manzoni – anche nel continente africano. E vorremmo farlo ora, in modo da non dover tornare tra 100 anni indietro di 1.000, cercando di portare le attività antropiche a svilupparsi in modo coerente con l’ambiente. Le popolazioni africane stanno aumentando la loro capacità di spesa e, di conseguenza, le necessità di utilizzo di risorse. Il Kenya, in termini di Pil, cresce come e più della Cina. Ma se non si indirizza questo sviluppo si rischia soltanto di depauperare il terreno. Ecco perché vogliamo indirizzare le popolazioni. Nella nostra azienda vicino a Nairobi abbiamo costruito dei “corridoi di biodiversità”, cioè delle strade che consentono agli animali di spostarsi da una zona all’altra senza dover attraversare strade o ferrovie, ma mantenendosi sempre all’interno del loro habitat naturale. Stiamo introducendo tecnologie innovative che sono più soft possibili. Cerchiamo oltretutto di creare condizioni di lavoro ottimali, per cui i nostri collaboratori hanno a disposizione una scuola, che finanziamo noi, in cui possono andare i loro figli».

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> MOBILITY

Così la politica ingolfa il motore Abbiamo un parco veicoli decrepito e anziché incentivare il rinnovo dei mezzi, si punta quasi tutto su un elettrico che non decolla. L’analisi del direttore generale Unrae Andrea Cardinali di Sergio Luciano «ANZICHÉ ACCANIRSI SUI VEICOLI NUOVI BISOGNEREBBE CONCENTRARSI SU QUELLI CIRCOLANTI, CHE SONO MOLTO PIÙ NUMEROSI E HANNO DEGLI STANDARD QUALITATIVI PESSIMI. Oggi in Italia circolano 38,6 milioni

di autovetture, che per quasi un terzo sono di categoria antecedente all’Euro 4, e circa 1.5 milioni sono addirittura Euro 0. Se sostituissimo un veicolo Euro 0 con un Euro 6D avremmo già fatto un enorme favore all’ambiente»: l’ingegner Andrea Cardinali, Direttore Generale dell’Unione nazionale rappresentanti autoveicoli esteri (Unrae) non ama passare per bastian contrario, ma d’altra parte non ama i giri di parole, e dice quel che pensa su un tema che si sta saturando di luoghi comuni e imbarazzati conformismi, che cioè la sostenibilità ambientale transiti unicamente per la diffusione – peraltro ad oggi rallentata da una serie di ostacoli insormontabili – dei veicoli elettrici. Dottor Cardinali, via il dente via il dolore: non credete all’auto elettrica? Al contrario, ci crediamo moltissimo. Lo dimostrano gli investimenti di centinaia di miliardi che stanno effettuando le case automobilistiche, mentre altri ne parlano gratis. Ed è un mercato che sta crescendo, ma il mercato nasce dall’incontro tra la domanda e l’offerta.

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Attenzione: oggi stiamo ancora parlando di qualche decina di migliaia di vetture, tanto più quest’anno che il mercato totale è collassato del 22% sotto i livelli pre-Covid, e in ottobre addirittura del 35%. Con questi ritmi, 1,5 milioni di vetture all’anno, servirebbero 26 anni per sostituire il parco circolante. Se anche tutti gli italiani cominciassero da domani a comprare solo elettriche, per togliere dalle strade gli altri 37 milioni dovremmo aspettare ancora 25 anni: allora, tutto quello che vendiamo oggi sarà archeologia industriale. Insomma il problema sono le auto troppo vecchie… Sì: dalla crisi del 2008 a oggi, il parco auto non ha fatto che invecchiarsi, un po’ come è accaduto alla popolazione nel corso dei decenni. L’età media del nostro parco vetture è di 11,8 anni, quella di Francia, Germania e Gran Bretagna di 8-9 anni. E le ragioni di questo gap sono numerose. Una delle principali è il potere d’acquisto delle famiglie. In una situazione di calo generale e prolungato, con sei milioni di soggetti in povertà, è ovvio che si acquistino meno auto. Inoltre in Italia circolano meno auto aziendali, che non sono diverse da quelle familiari ma hanno un tasso di sostituzione più rapido, durano la metà delle auto di famiglia. Ma noi, a causa di un trattamento fiscale penalizzante,

ANDREA CARDINALI

abbiamo la più bassa quota di penetrazione dell’auto aziendale rispetto alla media europea. Ma avete avuto anche gli incentivi! Senta, l’unico provvedimento con un respiro più lungo di pochi mesi è rimasto l’ecobonus varato nel dicembre ’18 per il ’19-‘21. Il piano triennale ha vissuto poi alterne vicende in relazione ai rifinanziamenti, al cosiddetto extrabonus e alla famigerata “terza fascia”. Ma mi creda, il punto è decidere prima cosa sia ecologico. Se qualcuno considera tale solo le auto a zero emissioni locali allora già un veicolo elettrico plug-in non lo sarebbe più. Noi preferiamo parlare di auto a basse, bassissime e zero emissioni. Consideri che oggi ormai anche l’Euro 5 è fuorilegge quindi tutto quel che viene venduto è Euro 6D, vetture che hanno emissioni inquinanti che sono un centesimo degli standard precedenti anche se non sono a zero né di CO2 né di Pm10. Quindi chiedete che il fisco aiuti il settore… Giudichi lei: sull’Iva siamo da 30 anni in regime di deroga rispetto alle norme europee. Da noi i beni strumentali, cioè le auto utilizzate per lavoro anche in modalità promiscua, vengono assoggettate a detrazione dell’Iva solo per il 40% anziché al 100% e ogni anno questa deroga viene rinnovata. Inoltre, ai fini Ires/Irpef,


IL PNRR NON PRENDE MINIMAMENTE IN CONSIDERAZIONE IL SOSTEGNO ALLA DOMANDA DI NUOVI VEICOLI la quota presuntiva di uso privato dell’auto aziendale viene tassata sia in capo sia all’azienda che al dipendente. Quest’ultima imposizione è stata addirittura rimodulata al rialzo con la legge di bilancio del 2020, con un incrudelimento al primo di luglio scorso, sulla parte che grava sul dipendente. Tutte penalizzazioni che frenano il mercato dell’auto, ma creano anche distorsioni nella competizione internazionale per le aziende clienti. In realtà è noto che gli incentivi auto sono per lo Stato un “costo virtuale”, perché si autofinanziano col maggior gettito determinato dalle maggiori vendite che causano. Purtroppo per i principi di contabilità generale lo Stato non può mettere in preventivo gli introiti maggiori, la cosiddetta “retroazione”, ma li può solo consuntivare ex post. E quindi deve cercare ex ante delle coperture finanziarie che non sarebbero necessarie e che spesso non si trovano… Per giunta, quando un concessionario vende una vettura, prima versa mediamente 4,400 euro di Iva al fisco, poi incamera l’incentivo, ma come credito d’imposta! Quindi, lo Stato prima incassa l’Iva e solo in un secondo momento subisce la deduzione dall’imposta versata dal venditore. Insomma, un doppio vantaggio per l’erario: sul conto economico e sui flussi di cassa. E com’è andata la campagna degli ultimi

incentivi? Ha funzionato, esattamente come avevamo previsto. Posso dirle che più della metà del risparmio di emissioni di CO2 ottenuto sulle nuove immatricolazioni è avvenuta grazie alle vetture a basse emissioni, quelle della fascia dai 61 ai 135 grammi a chilometro, che essendo incentivata ha eroso il 15% di quota alle fasce superiori. Chi puntava ad un’auto da 150 grammi ha ripiegato su una da 120. Il costo al grammo di riduzione è stato di 2.700 euro, contro 7500 di costo per le vetture della fascia 0-60. Un buon affare. Inoltre, il beneficio ambientale è stato duplice, grazie all’obbligo di rottamazione: ogni vettura della fascia 61-135 grammi è andata a rimpiazzare una vettura altamente inquinante da Euro 0 a Euro 4, e infatti il 91% delle rottamazioni incentivate si riferisce proprio a questa fascia. Però ora mancano i soldi… Sì, perché il fabbisogno è stato incredibilmente sottostimato. E non stiamo a dire quanto “inconsapevolmente”. Avevamo fatto conteggi chiarissimi, che dimostravano quanto serviva al mercato e siamo finiti a dover mettere in pista misure tampone che sono durate 3 mesi, 6 mesi.. a volte un giorno. Misure retroattive valide anche per vetture già vendute, con aiuti che venivano assorbiti tutti nel giorno di apertura della piattaforma, un autentico “click-day”, perché le concessionarie avevano già gli ordini pronti e dovevano solo inserirli a sistema. Abbiamo chiesto in tutte le sedi che ci fosse di nuovo un orizzonte triennale e un minimo di stabilità – sostanziale, non solo formale – delle misure di stimolo, ma è stato vano… Continuiamo a lottare, però. In compenso c’è il Pnrr. Per fortuna, e sulla carta avrebbe anche una visione solida: l’orizzonte al 2026 è sufficientemente lungo per attrezzarsi e organizzarsi. Ma attenzione: il sostegno alla domanda non è entrato nel Pnrr neanche come filosofia d’approccio all’interno. Si è data priorità alle infrastrutture, e giustamente. Ma gli autoveicoli sono stati considerati alla stregua di beni di consumo, e quindi non meritevoli, perdendo

di vista il fatto che anche il parco veicolare di un Paese è un’infrastruttura: liquida, mobile, ma lo è. C’è chi dice: fermiamo gli incentivi alla domanda di auto perché per i tre quarti vanno a case straniere. E cosa c’entra? Le auto vecchie sono bombe ecologiche, ciminiere su ruote. A questo punto dobbiamo affrontare il problema con la legge di bilancio, e darci un orizzonte triennale. E poi ci sono i veicoli commerciali: nel nostro Paese, il 90% delle merci viaggia su gomma e l’età media dei commerciali pesanti è di 14 anni, quella dei rimorchi addirittura di 17. Sono veicoli pericolosi. Insomma, il Pnrr non prende seriamente in considerazione questi problemi? Non li considera proprio. Un altro grosso errore di quel documento è che viene indicato per il 2026 l’obiettivo dei 21.700 punti di ricarica pubblici, ma senza alcun cronoprogramma per la loro attivazione, nessuna indicazione sulla loro distribuzione geografica e sulla loro ubicazione in area urbana, extraurbana o autostradale. E comunque quel numero è un quarto di quel che servirebbe già oggi, è totalmente sproporzionato rispetto alla rete viaria italiana, che sviluppa quasi mezzo milione di km. La direttiva europea Dafi (oggi in corso di revisione col regolamento Afir) impone il rapporto di 1 a 10 tra punti di ricarica e parco circolante, ma questa prescrizione ha senso in un mercato maturo dove il territorio sia ben presidiato dalla rete. L’indicatore-chiave sono i punti di ricarica a chilometro, in Italia ci sono 4,6 punti ogni 100 km, la media Ue è di 5,9, in Olanda, 60; in Norvegia 21; in Gran Bretagna 9, in Germania 8… Insomma: siamo arretratissimi. E poi non basta contare i punti ricarica, bisogna ragionare sulla potenza in funzione dei tempi di ricarica: in autostrada (e oggi le autostrade sono a zero) non si può pensare di sostare per 8 ore, serve una ricarica in un quarto d’ora, cioè ad alta potenza in corrente continua… Insomma, nel Pnrr non c’è né un progetto né un programma. Peraltro, si parla dell’infrastruttura di ricarica elettrica ma non di quella di distribuzione dell’idrogeno, che magari nel 2026 potrebbe essere utile…

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> MOBILITY L’INVENZIONE DELLA RUOTA NON FINISCE MAI Inquinare sempre meno e infondere intelligenza (artificiale) all’unico componente che collega il veicolo al terreno: ecco come Pirelli declina l’innovazione applicandola agli pneumatici di Sergio Luciano SE C’È UN’INVENZIONE ANTICA QUANTO LA TECNOLOGIA, QUESTA È LA RUOTA. Ma basta

parlare mezz’ora con Corrado Rocca, che al gruppo Pirelli si occupa di innovazione avanzata nel settore degli pneumatici, per capire che allo stesso tempo la ruota, o meglio ciò che la distingue, cioè il pneumatico, resta tuttora un prodotto dalla straordinaria capacità di rinnovamento e dal potenziale innovativo sorprendente. «Effettivamente lo pneumatico è un prodotto antico ma sempre nuovo, e noi come gruppo Pirelli stiamo seguendo e spesso anticipando l’evoluzione tecnologica dei carmaker, in moltissimi modi diversi – spiega Rocca – che abbracciano svariate declinazioni della mobilità: dalle auto elettriche ai veicoli a guida autonoma, dalla micromobilità urbana ai grandi mezzi di trasporto. Lo facciamo, per esempio, con il nostro sistema Cyber Tyre, ovvero un sistema intelligente legato al pneumatico, che punta contemporaneamente alle due transizioni, quella ecologica per inquinare sempre meno e quella digitale per infondere intelligenza all’unico componente che collega il veicolo al terreno, che è appunto il pneumatico».

Ci spieghi bene: qual è il cuore dell’innovazione cyber negli pneumatici? È un dispositivo sofisticatissimo che si chiama sensore. Inserendo un sensore dentro la gomma si rilevano grandi quantità e varietà di dati che vengono inviati ad un ricevitore intelligente integrato nel veicolo o nell’abitacolo, capace di generare, attraverso algoritmi avanzati, informazioni che possono essere utilizzate per ottimizzare la guida e le caratteristiche del veicolo. E che percorso avete intrapreso per svi-

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CORRADO ROCCA

luppare quest’innovazione? Innanzitutto abbiamo impiegato molta energia e risorse per capire capire quale fosse il miglior sensore per catturare questi dati. Quando siamo stati sicuri di aver individuato la tecnologia chiave siamo passati alla fase CYBER TIRE È UNA LINEA DI PNEUMATICI DOTATI DI SENSORI INTELLIGENTI IN GRADO DI DIALOGARE CON L’ELETTRONICA DELLA VETTURA

implementativa. Si consideri che il sensore è il trasduttore delle informazioni dagli pneumatici al veicolo ma i veri giochi sull’utilizzo di queste informazioni si fanno poi nell’intelligenza che viene inserita negli apparati elettronici del veicolo stesso. Oggi possiamo dire di aver messo a punto sistemi intelligenti capaci di elaborare i segnali rilevati dai sensori, i dati che arrivano quindi dalle gomme, e ricavarne le informazioni utili ai vari stakeholder, da chi

guida, a chi progetta il veicolo, a chi deve far manutenzione ed assistenza, per esempio. Ed è nata così la famiglia che Pirelli chiama Cyber Tyre? Esattamente: una famiglia di prodotti o allo stesso tempo una famiglia di strumenti che abilitano alla fruizione di servizi avanzati. Ci fa quanti più esempi possibile? Certo! Innanzitutto si tenga presente che le rilevazioni dei sensori delle gomme si integrano con tutta la strumentazione elettronica di bordo. Ebbene: già sapere, grazie a questi apparati, che l’auto che si sta per guidare, magari avendola noleggiata in modalità smart, e dunque senza contatti con operatori, monta una gomma winter o summer significa apprendere un’informazione strategica. Ok, ma c’è anche chi riesce a leggere le scritte sul bordo dello pneumatico, e quest’informazione la rileva anche senza sensori. C’è sicuramente dell’altro…


Guardi che quel primo dato sfugge a tanti ed inoltre il veicolo non ne è a conoscenza. Vederselo ricordare sul cruscotto all’avviamento del veicolo è molto utile, non foss’altro che per effettuare tempestivamente i cambi obbligati per legge. Comunque, andando più nello specifico, posso dirle che abbiamo dimostrato come si possa guadagnare anche due metri di spazio di frenata semplicemente informando il sistema elettronico di bordo, che agisce sui sistemi automatici di controllo dell’auto, sul fatto che si sta usando un treno di gomme invernali piuttosto che estive. Che ne pensano i grandi carmaker? Sono interessatissimi. Siamo in contatto con tutti, lavoriamo con molti; la prima auto dotata di Cyber Tyre è già sul mercato ma sono in arrivo altre vetture che ne saranno dotate. Qualche anno fa questa frontiera tecnologica era ancora circondata dallo scetticismo, ora tutt’altro, oggi si riesce a intuire bene il valore aggiunto insito in queste soluzioni. Per non parlare dell’after market… Parliamone! Mi riferisco alle numerose applicazioni digi-

LO PNEUMATICO È UN PRODOTTO ANTICO MA SEMPRE NUOVO E NOI SPESSO ANTICIPIAMO L’EVOLUZIONE DEI CARMAKER

tali che, utilizzando anche i dati rilevati dagli pneumatici, magari attraverso black-box aggiunte anche a veicoli originariamente sprovvisti, permettono di entrare in una dimensione di esperienza diversa, per esempio legata all’uso delle auto di flotta, dove solo l’immaginazione pone dei limiti alle applicazioni della tecnologia, fornendo indicazioni ai fleet-manager su tipologia e intensità dei consumi, ad esempio. È un mondo nel quale individuiamo grandi opportunità! La produzione Pirelli è posizionata nell’alto di gamma del prodotto auto. Anche e soprattutto in questa declinazione così innovativa, oppure no? Sicuramente abbiamo iniziato a lavorare immaginando la fascia di clientela più esigente e quindi più elevata anche nelle scelte d’acquisto. Però, tenendo presente che molte case automotive lavorano ormai con il concetto di piattaforma prodotto, mettendo insieme il sottostante che accomuna tutti i marchi, attraverso l’utilizzo di architetture elettroniche e costruttive comuni, ecco che ci siamo dati una visione specifica, quella di iniziare a innovare partendo dall’alto di gamma ma declinandolo poi nel resto della gamma. Pensiamo ad esempio a tutto il mondo della shared mobility, che porterà inevitabilmente il segmento medio e medio-basso ad allargarsi, dando vita a una convergenza sulle soluzioni di maggior impatto. Torniamo sulla sicurezza: oltre al minor spazio di frenata, quali altri vantaggi vengono portati dai sensori? Della frenata le ho detto. Ma parliamo anche dell’aquaplaning, causa di molti incidenti e ancor più di molti spaventi. Inoltre il fatto di avere a bordo un sensore che rileva e un cervello elettronico che analizza i dati sull’usura degli pneumatici è una grande risorsa, perché permette di prevenire i pericoli derivanti da gomme logorate. Se viaggio inavvertitamente con gomme troppo consumate, rischio. Domani, con le nostre soluzioni, mi avviseranno le gomme stesse. Quanto allo scoppio, il tema è più complesso: lo scoppio

è un evento improvviso, spesso causato da circostanze esterne non prevedibili, quindi la tecnologia evolverà per gestire anche questi fenomeni. E l’aquaplaning? Il concetto è semplice. Il battistrada del pneumatico ha degli incavi che drenano fino a un determinato quantitativo di litri al secondo; sotto quella soglia tutto va bene, quando i litri d’acqua da drenare la oltrepassano, l’acqua sotto il battistrada non viene più smaltita, il pneumatico inizia a sollevarsi e l’aderenza peggiora. Quando la gomma inizia a slittare, subentra l’abs, che è però già un elemento reattivo. Invece con i nostri sistemi siamo in grado di dire al guidatore quanto sia vicino il rischio dell’aquaplano per poter rallentare prima che si presenti. I sensori misurano ad ogni giro di ruota la condizione di aderenza per comunicare il rischio in tempo al pilota o addirittura indurre una decelerazione automatica. Un alert predittivo a tutti gli effetti. Ma perché alcune auto segnalano male la pressione interna dei pneumatici? Ci sono in giro anche sistemi superati o imprecisi. Ma il futuro è comunque qui. Su questa apparentemente semplice funzione, ad esempio, possiamo far sì che il sensore comunichi la pressione interna delle ruote anche ad auto spenta, anche da remoto, in modo che l’automobilista possa controllarla prima di mettersi in viaggio. Per non parlare della difficoltà di gonfiare le gomme con precisione leggendone la pressione interna sul manometro del compressore della stazione di servizio. Con la nostra tecnologia, è il pneumatico stesso a dire a chi lo sta gonfiando quale pressione si è creata al suo interno… Infine pensiamo al 5G e alla guida autonoma… Cioè? È un tema vastissimo ma faccio un accenno. Il 5G sarà il tramite che consentirà alle vetture di condividere le informazioni rilevate sulla strada, sia con altre auto, sia con l’infrastruttura stradale stessa. È futuro, ma sta avvicinandosi a velocità elevatissima!

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> MOBILITY

L’ARATURA DEL CAMPO SPERIMENTALE PER LA COLTIVAZIONE DEL RICINO IN CONGO

Biocarburanti rotta sull’Africa Aumentare la produzione delle bioraffinerie a 2 milioni di tonnellate entro il 2024 portandola a 5-6 milioni entro il 2050: ecco gli obiettivi di Eni, che passano per i progetti in atto in Africa di Francesco Condoluci

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oddisfare la domanda di energia in netta crescita nel mondo senza rallentare il cammino verso l’obiettivo zero emissioni di CO2. È una sfida doppia quella che attende Eni nei prossimi anni. Una partita da giocare su due tavoli. L’azienda guidata dall’amministratore delegato Claudio Descalzi sta puntando tutte le sue fiches sulle tecnologie pulite ed efficienti per raggiungere la completa decarbonizzazione dei propri prodotti e processi entro il 2050 e sostenere così la lotta al cambiamento climatico. In un settore come quello dei trasporti, tradizionalmente basato sui combustibili fossili, Eni è pronta a giocare il jolly dei biocarburanti. Tra i prossimi step del gruppo c’è quello di aumentare la produzione delle bioraffinerie a 2 milioni di tonnellate entro il 2024 e portarla a 5-6 milioni entro il 2050, passando per l’eliminazione dell’uso

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dell’olio di palma entro il 2023.

L’agricoltura muove il Net Zero E se in Italia Eni ha già conseguito il risultato di aver convertito - prima azienda al mondo una raffineria tradizionale in una raffineria di biocarburanti a Venezia nel 2014 (traguardo ENI È STATA LA PRIMA AZIENDA AL MONDO AD AVER CONVERTITO UNA RAFFINERIA TRADIZIONALE IN UNA DI BIOCARBURANTI

poi bissato nel 2019 a Gela), adesso è sul continente africano che la società sta concentrando gli sforzi per lo sviluppo della filiera dei biocarburanti in maniera tale da accelerare la transizione verso un futuro low carbon. Le stime dell’Agenzia Internazionale dell’Energia (Aie), del resto, dicono che la domanda di

energia continuerà a crescere soprattutto nei mercati emergenti e nelle economie in via di sviluppo a causa dell’aumento della popolazione, della crescita economica sostenuta e di fenomeni quali urbanizzazione e sviluppo delle infrastrutture. Ecco perché Eni, proprio di recente, ha firmato accordi con Angola e Repubblica del Congo per lo sviluppo del settore degli agro-biocarburanti e l’Amministratore Delegato Descalzi è stato protagonista di una serie di incontri istituzionali in altri Paesi africani. L’Ad ha incontrato infatti il Presidente del Benin, Patrice Talon, per discutere di progetti per la filiera agro-industriale, incentrati sulla valorizzazione degli scarti agricoli, la produzione di oleaginose non in contrasto con la filiera alimentare, per utilizzo nella bio-raffinazione e lo sviluppo di coltivazioni di ricino su aree degradate; e a seguire il Presidente del Ruanda, Paul Kagame, con il quale ha discusso della possibile collaborazione negli ambiti della transizione energetica e dell’economia circolare in una prospettiva regionale. Descalzi e Kagame hanno affrontato anche il tema della valorizzazione dell’importante settore agricolo ruandese con progetti nella filiera agroindustriale, come la coltivazione di piante per produrre agro- feedstock per la bioraffinazione, e hanno parlato di ricerca e sviluppo congiunto di iniziative nei settori della transizione energetica con possibili investimenti nell’area della conservazione delle foreste e della protezione delle specie a rischio. Claudio Descalzi di recente è stato ricevuto anche dal Presidente della Repubblica del Mozambico, Filipe Nyusi. Nel corso di quest’incontro Descalzi e il Presidente Nyusi hanno discusso tra l’altro delle opportunità nella filiera agro-industriale, centrate sulla valorizzazione dei rifiuti agricoli e sulla coltivazione di piante oleaginose che non impattino la produzione alimentare. Queste verrebbero convertite in biocarburanti premium, grazie alla tecnologia proprietaria utilizzata nelle bioraffinerie di Eni. Le iniziative assicurerebbero la creazione di nuovi posti di lavoro e darebbero agli agricoltori un accesso diretto al mercato. In Angola Eni,


Anpg e Sonangol svilupperanno un percorso di decarbonizzazione attraverso un approccio di economia circolare (coltivazioni come il ricino su terreni degradati e opportunità di business nella raccolta dei rifiuti, con lo scopo di valorizzare la frazione organica, e della bioraffinazione) mentre in Congo, dove la fase pilota è già partita nello scorso mese di ottobre, l’intesa con il governo prevede lo sviluppo congiunto del settore degli agro-biocarburanti e la produzione di olio di ricino su scala industriale (150 mila ettari) per fornire materia prima al sistema di bioraffinazione di Eni, creando al contempo opportunità di lavoro per circa 90 mila beneficiari entro il 2030. In questa stessa direzione va l’accordo triennale sottoscritto da Eni con l’Agenzia Internazionale per le Energie Rinnovabili (Irena) e finalizzato a promuovere l’integrazione del continente africano nella catena del valore dei biocarburanti, tramite iniziative di capacity building istituzionale, agribusiness e di sviluppo industriale destinate alla produzione di biofuel avanzati.

decarbonizzazione, come Eni potesse aiutare il Kenya a fornire alle comunità locali un accesso efficiente e sostenibile alle risorse energetiche, riducendo la dipendenza dai combustibili fossili di importazione. A seguito di quell’incontro, il governo keniota ha aperto un canale di comunicazione tra Eni e i Ministri del Dipartimento dell’Agricoltura e del settore Oil&Gas e istituito un tavolo per far dialogare i rappresentanti dell’azienda italiana con le controparti locali. Il programma che ne è venuto fuori, al momento in fase di attuazioI BIOCARBURANTI POTREBBERO RIVOLUZIONARE L’INDUSTRIA ENERGETICA E RAPPRESENTARE IN FUTURO UN MODELLO PER L’AFRICA

ne, prevede la conversione di una raffineria di Mombasa in una bioraffineria; lo sviluppo del settore agricolo del Kenya e la raccolta dell’olio alimentare usato per l’approvvigionamento della raffineria; lo sviluppo di un impianto di bioetanolo; l’avanzamento delle partnership e del sostegno di enti internazionali quali la Cassa Depositi e Prestiti, la Banca europea per gli investimenti, la Ifc World Bank e la Banca africana di sviluppo per realizzare il progetto secondo i più alti standard internazionali, incentivare lo sviluppo agricolo keniota e facilitare la cooperazione e il dialogo politico tra le istituzioni locali e il governo del Kenya, in modo tale da favorire lo sviluppo dell’ambiente

Missione “zero emission” in Kenya Anche il Kenya, sotto questo profilo, si appresta a diventare una nuova frontiera: Eni sta puntando a sviluppare nel Paese, dove è presente dal 2013, biocarburanti che potrebbero rivoluzionare l’industria energetica nazionale e rappresentare in futuro un modello per l’Africa. Situato sulla costa africana orientale, il Kenya è uno dei Paesi più avanzati del continente per quanto riguardo l’impegno in materia di cambiamento climatico: è tra i firmatari dell’Accordo di Parigi e intende ridurre le sue emissioni del 32% entro il 2030. Lo sviluppo dell’energia verde tramite il progetto con Eni si propone di contribuire a raggiungere questi obiettivi. Proprio a questo proposito già nel dicembre 2020 il Presidente Uhuru Kenyatta aveva incontrato Descalzi per capire, nel UNA RISERVA D’ACQUA PER L’IRRIGAZIONE DELLE COLTURE IN CONGO quadro del comune impegno sulla

normativo del Paese. Dei 54 milioni di abitanti del Kenya circa il 70% si dedica all’agricoltura, ma con scarse competenze e problemi di accesso ai mercati: da qui l’idea di Eni di collaborare con gli agricoltori locali per consentire loro di coltivare in modo più efficace, oltre a costruire una rete di hub per raccogliere e lavorare la biomassa. Insieme al governo del Kenya, Eni ha effettuato una valutazione organica di tutto il settore agricolo nazionale e ha identificato le aree target o le regioni più adeguate alle colture “di copertura”, da coltivare in rotazione stagionale con i cereali, e ha avviato progetti di sviluppo di colture resistenti alla siccità, come il ricino, in territori meno adatti alla produzione alimentare, offrendo così agli agricoltori una fonte aggiuntiva di reddito. Sono stati anche conclusi diversi accordi per incentivare la raccolta dell’olio alimentare usato (Uco) incoraggiando il corretto smaltimento di questo rifiuto nel Paese. Eni punta, infatti, a utilizzare la produzione agricola keniota e l’Uco raccolto già a partire dal 2022 per rifornire le bioraffinerie in Italia, dando così agli agricoltori africani un accesso al mercato italiano, in attesa della conversione della raffineria di Mombasa in bioraffineria. L’impianto, che a regime sarà in grado di produrre 250 mila tonnellate di biocarburante all’anno da olio vegetale e olio alimentare usato, sarà il primo del genere nel continente africano. Oltre alla bioraffineria, Eni sta valutando infine la possibilità di sviluppare un impianto di bioetanolo di seconda generazione per raccogliere i rifiuti agricoli e convertirli in bioetanolo, che può essere mescolato alla benzina per migliorare le prestazioni e la qualità del carburante, così come la sostenibilità. Il Kenya ad oggi importa infatti 1,5-2 milioni di tonnellate di benzina ogni anno e la produzione di bioetanolo a livello locale contribuirebbe significativamente alla decarbonizzazione del settore trasporti.

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> MOBILITY PER MARE E PER TERRA IL GNL ABBATTE LE EMISSIONI Grazie all’impegno congiunto di Edison, Pir ed Enagàs a Ravenna è stato inaugurato il nuovo terminale small scale di Gas naturale liquefatto. Potrà alimentare 12mila camion e 48 traghetti all’anno di Riccardo Venturi stata un’inaugurazione molto partecipata quella di Depositi italiani Gnl (Dig), il nuovo terminale small scale di Gas naturale liquefatto al porto di Ravenna, un passo importante per la sostenibilità del trasporto pesante e marittimo. Con l’entrata in esercizio del deposito costiero Dig - partecipato al 51% da Petrolifera Italo Rumena, al 30% da Edison e al 19% da Scale Gas, controllata di Enagás – l’Italia beneficerà di un approvvigionamento stabile e sicuro per il mercato del Gnl nei trasporti: una soluzione concreta in grado di contribuire da subito alla decarbonizzazione dei trasporti. Non per niente la direttiva europea Dafi favorisce l’adozione del Gnl per il trasporto pesante, e l’Italia ha assunto l’impegno di coprire proprio con il Gnl il 50% del consumo marittimo e il 30% di quello stradale entro il 2030, creando una rete di infrastrutture di approvvigionamento lungo la rete transeuropea di trasporto Ten-T. «Siamo orgogliosi di annunciare l’inaugurazione di una nuova infrastruttura altamente strategica per il Paese e coerente con la strategia di contrasto ai cambiamenti climatici, tassello di un progetto più grande di approvvigionamento di gas liquido per l’autotrasporto e il trasporto marittimo» ha affermato Nicola Monti, amministratore delegato di Edison. «Il Gnl, che permette di abbattere del 20-25% la CO2 e di azzerare particolato e ossido di zolfo, ha un ruolo cardine di accompagnamento della transizione energetica, in quanto permette di avviare subito il processo di decarbonizzazione dei trasporti marittimi e pesanti, dove altri tipi di soluzioni e tecnologie non sono implementabili su larga scala se non nel lungo termine». Alla soddisfazione per il lancio di un terminale in grado di avere un impatto concreto in termini di abbattimento delle sostanze inquinanti, si

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LA METANIERA RAVENNA KNUTSEN AL TERMINAL

è aggiunta quella di essere riusciti a completare il progetto in tempi record: in poco meno di 5 anni si è passati dall’ideazione al progetto fino alla realizzazione a cura dell’ingegneria di Edison, durata 28 mesi come previsto; inoltre i tempi complessivi per l’autorizzazione sono stati di soli 18 mesi, un primato rivendicato dal sindaco di Ravenna Michele De Pascale e dal presidente della regione Emilia-Romagna Stefano Bonaccini. Senza dimenticare la pandemia, che nonostante le tante difficoltà non ha fermato i lavori. Con il terminale di Ravenna, Edison completa la prima catena logistica integrata in Italia dedicata al GNL. Che nel prossimo futuro potrebbe vedere la nascita di altri due depositi nel Sud Italia, a Brindisi e Napoli, per sostenere la diffusione di questo combustibile nelle aree del Paese oggi più sguarnite. «Speriamo di portare a termine in tempi rapidi l’iter autorizzativo» ha rimarcato Monti. «I 18 mesi impiegati qui a Ravenna nel panorama nazionale sono un risultato eccezionale, dovrebbe essere la norma ma purtroppo non lo è». Il deposito, realizzato con un investimen-

LA METANIERA “SMALL” La nave metaniera Ravenna Knutsen garantirà l’approvvigionamento del deposito costiero di Gnl a Ravenna. La nave è l’elemento cardine della prima catena logistica integrata di small scale Gnl. Può trasportare fino a 30mila metri cubi di Gnl tramite 3 serbatoi in acciaio ad alto contenuto di nichel, capaci di resistere a temperature criogeniche. Con una larghezza di 28,4 metri, un’altezza di 19,4 metri e una lunghezza di 180 metri, la bettolina può raggiungere una velocità di 15 nodi. È dotata di un doppio set di collettori di carico, i manifold, che le conferiscono una flessibilità operativa straordinaria, che le permette di approcciarsi a terminali di gassificazione diversi. La Knutsen è una delle poche navi al mondo e la prima in Italia a possedere queste caratteristiche fisiche e funzionali.

to di circa 100 milioni di euro, ha una capacità di stoccaggio di 20mila metri cubi di Gnl per una movimentazione annua di oltre un milione di metri cubi, equivalenti all’alimentazione di almeno 12mila camion e 48 traghetti all’anno. «Grazie a questa nuova infrastruttura» ha ag-


giunto Monti, «alla posizione unica che Edison ricopre in Italia, quale importatore long-term di Gnl, e alla disponibilità di una nave metaniera small scale, avviamo un nuovo canale di approvvigionamento sicuro e competitivo, che riduce la dipendenza dalle importazioni via autobotte dall’estero, e potrà favorire la diffusione del Gnl nei trasporti anche in zone d’Italia dove ad oggi non risultava accessibile o competitivo». Edison si occuperà dell’approvvigionamento del deposito tramite la Ravenna Knutsen, una delle prime metaniere al mondo di piccola taglia, fatta realizzare dall’armatore norvegese Knutsen Oas Shipping. In questo modo Edison completa la prima catena logistica integrata in Italia, garantendo stabilità e competitività delle forniture di gas naturale liquido del Paese. «Siamo molto soddisfatti di aver raggiunto questo ambizioso traguardo nella realizzazione della prima infrastruttura strategica di Gnl in Italia e particolarmente nel porto di Ravenna, che è la base storica del nostro gruppo» ha sottolineato Guido Ottolenghi, amministratore delegato di Petrolifera Italo Rumena. «Hanno lavorato qui 60 imprese per 28 mesi, con 80 ingegneri, nonostante le difficoltà sanitarie. Non avremmo potuto farlo senza il supporto delle autorità locali e nazionali. Il progetto ha richiesto

PER LA REALIZZAZIONE DI DIG SONO STATI IMPIEGATI:

30.000 metri cubi di calcestruzzo 600 tonnellate di acciaio 2.200 pali in ghiaia 180 pali in calcestruzzo armato di 45 metri 60 le imprese fornitrici 50 le imprese intervenute in cantiere OLTRE 200 operai presenti in cantiere in media 80 ingegneri Guarda il video 600MILA ore lavorate in cantiere una visione complessiva, davanti ai problemi abbiamo dialogato e costruito soluzioni. Siamo anche soddisfatti di aver intrapreso questa avventura economica con partner importanti come Edison e Scale Gas Solutions del Gruppo Enagás». «La partecipazione di Enagás nell’infrastruttura ravennate è il risultato di anni di collaborazione tra le società energetiche italiane e spagnole, di cui siamo orgogliosi» ha affermato Marcelino Oreja, amministratore delegato di Enagás. «Questo nuovo terminale, che ha iniziato a rifornirsi dall’infrastruttura Gnl di Barcellona, ​​rafforzerà la catena di approvvigionamento del Gnl nel Mediterraneo e

contribuirà alla promozione e all’uso di questo combustibile alternativo nei trasporti. Questo traguardo strategico è in linea con la strategia di decarbonizzazione di Enagás e consentirà anche di raggiungere gli obiettivi Ue di decarbonizzazione dei trasporti». Il mercato italiano del Gnl per autotrazione è caratterizzato da forti potenzialità di sviluppo e da trend di crescita che saranno accelerati grazie anche alla realizzazione di nuove infrastrutture. Nel primo semestre 2021 le nuove immatricolazioni di camion a Gnl sono state 635 (+86,8% dalle 340 immatricolazioni di un anno prima). Attualmente nel Paese circolano circa 3.500 camion a Gnl e si registrano 104 stazioni di rifornimento (erano solo 6 nel 2016). Per quanto concerne il trasporto marittimo, dal 2010 ad oggi il numero di navi alimentate a Gnl è continuamente aumentato, con un ritmo tra il +20% e il +40% all’anno e quelle in ordine ad oggi sono circa 84 unità. Un’accelerazione dettata anche dall’introduzione nel 2020 del nuovo regolamento dell’Organizzazione marittima internazionale (Imo), che ha imposto di limitare il contenuto di zolfo nel carburante marittimo dal 3,5% dei carburanti tradizionali allo 0,5% per specifiche aree marine definite Seca (Sulphur emission controlled area). Un ulteriore contributo a nuovi ordini di navi a Gnl è atteso dal settore croceristico che ha nel Mar Mediterraneo il suo secondo mercato al mondo, preceduto solo dai Caraibi.

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> MOBILITY OLTRE LA POLIZZA C’È TUTTO UN MONDO (DI SERVIZI) Le black-box, i ricambi tempestivi, la compagnia di noleggio, la piattaforma per l’usato e presto anche il telepedaggio autostradale: ecco come Unipol ha conquistato la leadership nell’RcAuto con il 26% del mercato di Sergio Luciano SI FA PRESTO A DIRE “POLIZZA”, COME SE FOSSE UN’ABITUDINE. MACCHÈ: «ATTORNO ALLA POLIZZA AUTO – NE PARLO PERCHÉ ME NE OCCUPO, MA VALE ANCHE PER TANTI ALTRI PRODOTTI ASSICURATIVI – SI MUOVE UN MONDO DI SERVIZI AVANZATI E AD ALTA TECNOLOGIA. CHE SEMPLIFICANO LA VITA AGLI AUTOMOBILISTI. Almeno a quelli assi-

curati con noi». Lo spiega Giacomo Lovati, capo dei servizi “Beyond Insurance” – oltre le assicurazioni – del Gruppo Unipol, leader italiano nel settore dell RcAuto col 26% del mercato pari a circa 10 milioni di assicurati di cui 4,2 milioni che hanno una box collegata alla polizza. Un top-manager che lavora da tempo, con risultati interessantissimi per il gruppo - per quanto non “strombazzati” inutilmente in giro - proprio per riempire di valore aggiunto e di “intelligenza” la funzione della polizza. Ci spieghi: perché voi assicuratori dovreste aver a che fare con la mobilità di domani? E che cos’è una polizza intelligente? Comincio col dirle, anche un po’ provocatoriamente, che dal nostro punto di vista quale energia sposti un veicolo non è un tema centrale, per quanto siano indiscutibili i numerosi vantaggi della propulsione elettrica, Ma per noi la mobilità, almeno in ambito automobilistico, vuol dire parlare di tutte le altre possibile esigenze di un cliente legato all’uso ottimale dell’auto. A partire dalla scelta tra l’acquisto e il noleggio. E poi: spostarsi significa fare manutenzione, sfruttare la multimodalità, il vecchio concetto: “ho l’auto” non basta più, va magari integrato con l’ultimo miglio di nuova generazione, lo sharing di bici o monopattini. Insomma: per noi parlare

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di mobilità, di servizi per la mobilità, include le risposte a tutte le esigenze dei clienti dalla a alla zeta.

E come si fa a dare tante risposte a esigenze così varie? Con una tecnologia digitale che crei una sorta di bozzolo attorno al cliente, una rete di funzionalità che gli permetta di sfruttare, con un solo touch, tutti i servizi. Si parla, ormai, di mobility as a service. Non compro: uso e pago per quanto uso. C’è un’azienda in I DATI RACCOLTI DALLA BLACK-BOX AIUTANO AD ACCELERARE I TEMPI DELLA GESTIONE DEI SINISTRI E ANCHE QUELLO DEI SOCCORSI

Finlandia che, a fronte di un abbonamento mensile, permette al cittadino di spostarsi con tutti i mezzi, usati e mai di proprietà, con assoluta efficienza. Ma anche da noi, un pendolare che per lavoro si sposti da Bergamo a Milano, e arriva magari ai confini della metropoli in auto, e poi prende la bici elettrica al parcheggio di periferia, che gli forniamo noi, fa qualcosa del genere. Tutto one-touch, tutto geolocalizzato, tutto veloce, tutto end to end, senza le incognite dei parcheggi e dei taxi che non si trovano. Sì, ma risaliamo all’origine: siete i leader delle black-box, le polizze per le auto connesse che costano meno e garantiscono più servizi delle altre, compresi i soccorsi di sicurezza. Quanto vi aiutano nella leadership? Oggettivamente abbiamo avuto 15 anni fa questa intuizione, affiancare alla polizza un oggetto tecnologico che inizialmente era nato solo per dare un prodotto migliore e

permettere uno sconto ma poi è diventato molto di più. Da un lato, infatti, ci ha permesso di migliorare l’offerta assicurativa di base, dall’altro ci mette a disposizione, d’accordo col cliente, tante infomazioni in più che ci


GESTENDO L’INTERA FILIERA CHE SI APRE A VALLE DI UN SINISTRO ABBIAMO RIVOLUZIONATO L‘OFFERTA ASSICURATIVA permettono di arricchire la nostra offerta di servizi. Questa è per l’appunto la mobilità del futuro.

Esempi? I dati raccolti dalla black box sui sinistri ci aiutano ad accelerarne i tempi di gestione e a tagliare attese, code, incertezze. Iniziamo il processo di gestione dei sinistri col piede giusto, prelavorando le informazioni ottimalmente. Per esempio preordinando il giusto pezzo di ricambio. Per non parlare dei soccorsi, parlo proprio di ambulanze, che il sistema invia automaticamente difronte alla segnalazione di incidente grave, spesso salvando letteralmente la vita delle persone coinvolte.

Be’, questo è verissimo e di questo bisogna rendervi merito. Ma come funziona questa cosa dei ricambi tempestivi? Ogni anno trattiamo centinaia di migliaia di sinistri e quindi siamo in grado di gestire quest’economia di scala per ottenere prezzi più vantaggiosi per i ricambi: da anni forniamo una rete efficiente di carrozzerie e s e autoriparatori qualificati nostri partner, e ne curiamo il rifornimento tempestivo dei pezzi

di ricambio necessari ai sinistri che capitano ai nostri clienti, i clienti ottengono il miglior servizio nella massima tempestività senza anticipare nulla, i riparatori vengono pagati tempestivamente, noi otteniamo una nettissima riduzione delle frodi e ottimizziamo, con l’economia di scala, il costo d’acquisto dei pezzi. Tutto ciò funziona al meglio grazie ai dati che raccogliamo. Gestendo l’intera filiera che si apre a valle di un sinistro, abbiamo rivoluzionato l’offerta assicurativa nell’interesse di tutti. Pensi ai cristalli, ogni anno in Italia si registriamo 160 mila sinistri con rottura dei cristali, al 90% vengono riparati nella nostra rete proprietaria, cioè presidiata direttamente da noi con 215 punti vendita. LA COMPAGNIA DI NOLEGGIO UNIPOLRENTAL SI RIVOLGE NON SOLO ALLE IMPRESE MA ANCHE AI CLIENTI PRIVATI E ALLE PARTITE IVA

Ma senta, risponda a una domanda che non dovrebbe mai esser fatta ad un assicuratore: con tutte le cose che sapete sul traffico automobilistico italiano, non credete che in Italia ci siano troppe auto? I nostri algoritmi ci dimostrano che in molte aree il numero di auto è molto sovrabbondante rispetto a quel che servirebbe. E peraltro sono auto vecchie e inquinanti. Mediamente ogni italiano ha l’auto ferma nel 93% del tempo di vita. Basta questo numero per capire quant’è imperfetto l’attuale modello. D’altronde, è in gioco un fattore culturale ed emozionale. Tra car sharing, autonoleggio e multimodalità, molti potrebbero già fare a meno dell’auto di proprietà, ma l’auto è anche un bene d’affezione e poi se si vuole disporne anche il 15 agosto senza preavviso né prenotazione potrebbe non essere agevole. Detto ciò, prevediamo che la seconda e ter-

za auto di famiglia pian piano diventeranno meno frequenti... anche perché le esigenze economiche suggeriscono un po’ di razionalizzazione. E voi? Noi crediamo molto al noleggio a lungo termine al punto d’aver acquisito nel 2019 un’azienda specializzata, UnipolRental. Stiamo ottenendo straordinari risultati grazie alla distribuzione del prodotto attraverso la nostra rete di agenti assicurativi che sono in grado di rivolgersi al loro mercato di clienti privati e di partite Iva individuali. Per non parlare delle nostre ulteriori sinergie... Ne parli! Abbiamo acquisito una piattaforma web per la transazione di auto usate, Cambiomarcia. com, per vendere in un’ottica “business to consumer” le auto di Unipolrental a fine contratto e stiamo ora partendo anche con il “consumer to consumer”, da privato a privato, con una logica di servizio molto forte, garantendo la transazione e la qualità. Il bacino di partenza sono i nostri utenti, il target è tutto il mercato. Ultimo sviluppo, ma non ultimo: da luglio abbiamo ottenuto da Banca d’Italia l’autorizzazione come istituto di pagamento che ci consente di introdurre nella piattaforma queste funzionalità in più per il cliente, avviciandoci così ancora di più ad un assetto da subscription economy.

Scusi: e adesso entrerete anche nel business del telepedaggio autostradale? Sì, molto presto molto presto, crediamo entro la fine dell’anno, con il vantaggio di poter profilare offerte convenientissime perché targettizzate a seconda dell’uso che il singolo automobilista fa dell’autostrada e in forte sinergia con i prodotti assicurativi.

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> MOBILITY

La micromobilità 100% made in Italy Dopo la quotazione al Nasdaq Helbiz raccoglie la sfida per diventare anche il primo produttore italiano per il retail con un innovativo monopattino elettrico disegnato e prodotto interamente in Italia di Vincenzo Caccioppoli

«S

iamo stati i primi in Italia a lanciare le, adesso sono pronti a raccogliere la sfida la micro mobilità sostenibile con i per diventare anche primi produttori italiamonopattini, ed ora, dopo aver alni per il retail, con un nuovo ed innovativo largato il nostro business della smart mobimonopattino elettrico, disegnato e prodotto lity a biciclette e motorini elettrici, abbiamo interamente in Italia. Ma d’altra parte per aperto a nuovi busiHelbiz, recentemente HELBIZ È RIUSCITA A COSTRUIRE ness: il food delivery quotata al Nasdaq, INTORNO AL CONCETTO con Helbiz Kitchen prima società del setDI MICROMOBILITÀ UNA QUALIFICATA e la trasmissione in tore a raggiungere siSERIE DI PARTNERSHIP streaming delle partimile traguardo, quella te di calcio di serie B e altri contenuti sportivi delle sfide difficili sembra essere una sorta di con Helbiz Live», racconta Matteo Mammì, marchio distintivo. Sempre un passo avanti Ceo Di Helbiz Europe. rispetto alla concorrenza, ma senza mai perMa non contenti di tutto ciò, quelli di Helbiz, dere il proprio focus sulla mobilità sostenisocietà leader della micro mobilità sostenibibile. La società con sede a New York, ma ben

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radicata in Italia, è leader globale del settore delle micromobilità, con oltre 350 dipendenti e oltre 35 città tra Usa ed Europa raggiunte dal servizio. Utilizza una piattaforma innovativa e personalizzata di gestione della flotta proprietaria, che grazie all’intelligenza artificiale e alla mappatura ambientale ottimizza le operazioni e la sostenibilità aziendale. Secondo le rivelazioni della società di analisi statistiche Gfk, infatti, nel 2020 il valore del mercato della e-mobility è cresciuto del +140% rispetto al 2019. Il prodotto più venduto è proprio quello del monopattino elettrico, arrivato a pesare oltre il 90% del comparto. Oggi, secondo l’Osservatorio nazionale sulla sharing mobility, un veicolo condiviso su tre è un monopattino. Nel 2020 sono stati compiuti 7,4 milioni di noleggi in monopattino e percorsi circa 14,4 milioni di chilometri. Oggi in Italia i mezzi in circolazione sarebbero oltre 42mila. Il monopattino in condivisione sembra insomma aver cambiato il volto della sharing mobility in Italia. E anche nei primi mesi del 2021 il trend sembra essere quello di una costante crescita a doppia cifra. Ed ecco allora che anche sulla base di questi incoraggianti dati, che la società ha deciso di investire anche sulla realizzazione di un prodotto per il mercato retail, come spiega bene il chief product officer Emanuele Liatti: «Il mercato è ancora molto acerbo, le potenzialità sono enormi. Basti pensare che le due principali aziende produttrici, che sono cinesi, ne producono circa 3 milioni di esemplari all’anno. Noi allora abbiamo pensato di realizzare un prodotto affidabile, bello e soprattutto sicuro, con la doppia sospensione, luce posteriore a led, indicatori di direzione luminosi integrati, display a led, sistema bluetooth e telaio e geometrie aerodinamiche che lo rendono molto più stabile nel traffico urbano». Si chiama Helbiz One, sarà in vendita nel primo trimestre del 2022: un prodotto assai attraente per il target di riferimento, che come spiega sempre Liatti è soprattutto formato da giovani sotto i 40 anni. «Per rispettare al massimo la nostra vision


improntata alla sostenibilità, abbiamo cercato fornitori locali, per ridurre al massimo l’impatto sull’ambiente anche nel processo produttivo». L’ obiettivo iniziale di 30.000 monopattini venduti per il primo anno è ambizioso, ma raggiungibile, se si guarda al trend di mercato. La società Boston Consulting Group che incrociando una serie di parametri, qualche mese fa, ha individuato circa 750 potenziali città nel mondo per lo sviluppo della micromobilità con monopattino, più del doppio di quelle attuali. Ed è per questo che gli analisti di Boston Consulting valutano in circa 30 miliardi di dollari il mercato potenziale del settore a livello mondiale. Ma la grande intuizione di Helbiz è stata anche quella di costruire intorno al concetto di micromobilità una serie di partnership, come quella con Italbus, con Trenitalia o con la nuova Ita Airways per integrare la micro mobilità cittadina nelle destinazioni di arrivo e partenza del trasporto di media e lunga percorrenza. Ma Helbiz come detto non è solo mobilità, da quest’anno è stato creato anche un servizio di food delivery che si chiama Helbiz Kitchen, dedicato alla preparazione e alla consegna a domicilio di piatti e portate . Il servizio utilizza cucine elettriche, celle frigorifere, sistemi di filtrazione aria a

Matteo Mammì, Chief Executive Officer di Helbiz Europe

lampade UV all’ozono per la sterilizzazione dell’aria e sistemi di conservazione dei cibi a consumi controllati per garantire uno sfruttamento senza sprechi delle risorse energetiche. Le consegne sono affidate esclusivamente a motorini elettrici di proprietà e fattorini dipendenti. Per ora il servizio è disponibile solo in una determinata zona di Milano, ma sono già previste nuove aperture negli Usa e nelle principali città europee ed italiane. A Giugno poi è stata la volta di Helbiz Media, che trasmette in streaming, in esclusiva per il mercato estero, il campionato

di calcio di serie B e altri contenuti legati allo sport, offrendo ai tifosi un abbonamento integrato con quello del noleggio dei monopattini. «L’evoluzione della micromobilità non passa soltanto per l’impiego di nuovi mezzi e nuove soluzioni innovative, ma anche e soprattutto dall’adozione delle buone norme, anche comportamentali sul piano della sicurezza» ha spiegato il Ceo europeo dell’azienda, Matteo Mammì, «E Helbiz si è dimostrata azienda leader e responsabile anche su questo importante e sempre attuale tema. Siamo stati i primi a lanciare il programma Helbiz Lab 2040, un format sull’educazione civica stradale sviluppato per le scuole italiane. L’obiettivo è quello di offrire un momento di incontro e condivisione, che raccolga la conoscenza degli strumenti e delle regole per un corretto utilizzo dei monopattini nel pieno rispetto del Codice della Strada e che possa consentire alle nuove generazioni di esprimere il proprio punto di vista sulla mobilità del futuro». Il format è stato inserito sul sito del Ministero dell’Istruzione per il suo ruolo fondamentale in tema di educazione civica e stradale (www.educazionedigitale.it/edustrada). Oltre a questo, il Ministero dell’Istruzione ha mandato ad oltre 2.700 scuole italiane la proposta di Helbiz Lab2040 promossa da Edustrada, il progetto nazionale del Ministero dell’Istruzione per l’Educazione stradale. «Il tema della sicurezza è inevitabilmente parte integrante ed indissolubile per chi si occupa di mobilità sostenibile», conclude Mammì. «Con questa attività Helbiz si rivolge direttamente agli studenti nelle scuole italiane, ovvero le nuove generazioni con le quali sarà possibile disegnare il futuro delle città. Helbiz infatti crede nella formazione degli utenti come primo passo necessario per rendere le strade più sicure».

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> MOBILITY

Benvenuti nel futuro smart la rivoluzione è cominciata IoT, intelligenza artificiale, big data e soluzioni super innovative che ottimizzano l’esperienza di viaggio riducendo costi ed emissioni. Il domani secondo Targa Telematics, eccellenza italiana del settore di Vincenzo Petraglia

LA MOBILITÀ SOSTENIBILE È UNA DELLE GRANDI SFIDE DEL FUTURO, UNO DI QUEI TASSELLI CHE POTRANNO FARCI VINCERE O MENO IL CHALLENGE DELLA TRANSIZIONE ENERGETICA. Targa Telematics è un’eccellen-

za del made in Italy che da vent’anni è impegnata proprio in questo ambito con una serie di soluzioni tecnologiche innovative di telematica, smart mobility e piattaforme IoT digitali per operatori di mobilità. Con Massimiliano Balbo di Vinadio (nella foto), vice president sales large account della tech company che conta 130 dipendenti e 950 clienti e che nel 2020 ha prodotto ricavi per 40 milioni di euro, il punto sulla situazione e gli scenari che ci attendono. La mobilità sostenibile è uno dei grandi temi del futuro. Che scenari, obbligati, ci attendono su questo fronte e perché? L’idea alla base del concetto di mobilità soste-

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nibile è limitare l’uso e sostituire i veicoli più inquinanti, fornendo alternative facilmente accessibili, economiche e sostenibili, grazie al supporto della digitalizzazione, sempre più in grado di fornire soluzioni data driven per una più efficiente gestione delle auto. Sharing, in tutte le sue possibili forme, MaaS (mobility as a service) ed elettrico sono gli elementi chiave per lo sviluppo di questo scenario. Perché ancora non si riesce a fare quel salto di qualità che il pianeta ci chiede? La linea giustamente tracciata dalla Ue è chiara; i cambiamenti climatici sono un fenomeno talmente urgente da affrontare, che servono passi decisi, fermezza e visione strategica per immaginare un futuro realmente sostenibile. Tuttavia questa transizione necessita di gradualità, una visione nel medio-lungo termine. I temi industriali, oltre che sociali, ad essa collegati non si possono tralasciare.

Il Pnrr, che si pone fra i suoi obiettivi dichiarati quello di rendere più sostenibile la mobilità, pensa che darà l’impulso necessario? Sì, darà una spinta importante verso la mobilità sostenibile; nel piano non si parla solo di contributo allo sviluppo dell’elettrico, ma anche ad altre forme di alimentazione delle auto, come l’idrogeno. Perché come ha ricordato anche recentemente il ministro per lo Sviluppo economico, decarbonizzazione non può diventare sinonimo di elettrico o precludere la ricerca in forme alternative sostenibili. Senza contare che, al di là degli aspetti più tecnici, un repentino e poco razionale passaggio all’elettrico avrebbe un impatto industriale importante, in termini negativi, per l’Italia. Il nostro Paese è all’avanguardia nel settore della componentistica per auto, elementi pressoché inesistenti in un motore elettrico e il settore dell’automotive contribuisce al Pil italiano per oltre il 10 per cento. Parlando di elettrico, quando secondo lei potremo avere in Italia un numero di veicoli elettrici in circolazione davvero consistente? Dobbiamo distinguere tra mondo ideale e realtà: ad oggi mancano molti presupposti per un’adozione massiva delle auto elettriche. Il salto diretto verso l’elettrico è molto più complicato di quello che si immagini: esiste una questione di prezzo, al momento significativamente più elevato rispetto ad altre tecnologie, e il cambiamento non potrà essere finanziato dagli incentivi pubblici per sempre. Inoltre, la tecnologia per la ricarica privata ha bisogno di essere posizionata all’interno dei garage, che non tutti gli automobilisti possiedono, mentre quella pubblica e condivisa richiede ancora notevoli investimenti e sforzi, e le tempistiche di implementazione non sono ancora note. Qual è il contributo di Targa Telematics in tema di smart mobility? È il nostro core business. Collaboriamo con tutti gli operatori di mobility per abilitare tutte le possibili forme di mobilità e sviluppare nuove soluzioni che, partendo dall’analisi del


dato, consentono una gestione ottimizzata ed efficiente dei veicoli, non solo automobili. Proprio la focalizzazione nella costruzione del valore, basato sull’elaborazione e l’analisi dei big data immagazzinati grazie ai nostri sistemi, ci differenzia e ci consente di essere un acceleratore di business per i nostri clienti. Il nostro know-how e la nostra tecnologia permettono ai clienti di sviluppare propri prodotti di mobilità in modo veloce, efficiente e profittevole. Questo posizionamento è frutto di importanti investimenti iniziati più di dieci anni fa nel nostro hub di R&S, che nei prossimi mesi crescerà ulteriormente. Per questo ci riteniamo un interlocutore privilegiato per tutte le aziende che hanno un ruolo nel settore della mobilità e che vogliono realizzare soluzioni IoT e di smart mobility complete e personalizzabili, oltre a piattaforme digitali avanzate. Avete appena siglato una partnership con Top Utility per la digitalizzazione e l’elettrificazione delle flotte utility. Con quali benefici per queste società, per il cittadino e per la collettività? La maggiore attenzione delle utility alla so-

stenibilità e al loro ruolo nel contesto urbano porta a progressi sull’impatto della mobilità aziendale; l’utilizzo di strumenti digitali nella gestione della flotta e l’integrazione di funzionalità specifiche che supportano la mobilità elettrica permettono alle utility di ottimizzare percorsi e prestazioni delle flotte, incrementare la sicurezza, dei veicoli e del driver, abbattere ulteriormente le emissioni e ridurre i tempi di attesa. Gran parte di questi vantaggi lo sono anche per i cittadini e la collettività. Fra le soluzioni più innovative che avete messo finora in campo, ci sono le nuove forme di noleggio che aiutate ad abilitare, soprattutto rispetto a noleggiatori e operatori di mobilità. Ci spiega come funzionano? Grazie alle nostre competenze e tecnologie acceleriamo il business di noleggiatori e operatori del settore consentendo loro di creare nuovi prodotti di mobilità in tempi molto brevi. Con Leasys, società di mobilità del Gruppo Fca Bank, in soli tre mesi abbiamo sviluppato due innovativi modelli di business applicati al noleggio a lungo termine: I-Link permette a piccole community di condividere una stessa vettura, redistribuendone i costi su tutti gli utilizzatori; Leasys Miles proietta il noleggio nella dimensione del “pay per use”, permettendo all’utilizzatore di pagare solo i chilometri percorsi, modulando di fatto il canone all’effettivo impiego della vettura. Compass Rent ha scelto le nostre soluzioni per sviluppare una innovativa formula di noleggio che permette di scegliere tra auto usate e a chilometro zero dispo-

nibili nei concessionari convenzionati, dealer che assumono un ruolo fondamentale come fornitori di mobilità e non solo di vetture. Nel mondo assicurativo, abbiamo supportato Aon nello sviluppo di Flee, che grazie al nostro know-how e alla piattaforma IoT basata su AI, machine learning e big data, mira a diventare un riferimento per il settore perché rivolto alle aziende che vogliono offrire ai dipendenti soluzioni di mobilità personalizzate, con il vantaggio di poter far rientrare nel welfare aziendale il consumo di chilometri. La vostra ultima arrivata è Targa Smart Mobility, una soluzione che integra in un’unica piattaforma tutte le varie forme di mobilità condivisa... Esattamente, dal car sharing, erogato e gestito in modalità station based o free floating, al car pooling, fino alle più nuove modalità peer-to-peer dove l’utente rende remunerativa la propria auto, quando inutilizzata, mettendola a disposizione di una community. Con questa soluzione, gli operatori di mobilità ottimizzano l’esperienza di viaggio dei propri utenti mettendo a disposizione un’interfaccia intuitiva e veloce, riducendo il numero di mezzi, agevolando la transizione all’elettrico con una sensibile riduzione delle emissioni di CO₂ e del relativo impatto ambientale. Anche le aziende possono usufruire della stessa soluzione per soddisfare le esigenze di mobilità dei propri dipendenti. Cosa bolle in pentola nel medio-lungo termine per Targa Telematics? Sicuramente proseguire il percorso di crescita per consolidare il nostro posizionamento distintivo in Italia e diventare un’azienda leader nella smart mobility, nella gestione delle grandi flotte e nel comparto insurtech a livello europeo e globale. Con l’ingresso di Investindustrial nella nostra compagine azionaria, lo scorso giugno, abbiamo avviato un processo di creazione di valore a lungo termine con l’obiettivo di accelerare il nostro processo di internazionalizzazione. www.targatelematics.com

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MASSIMILIANO BALBO DI VINADIO

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> MOBILITY

La flotta diventa un asset che unisce banca e impresa A fine 2020 Bper Banca ha acquisito il 100% delle quote della Società italiana flotte aziendali. Oggi Sifà gestisce oltre 25mila veicoli. «E cresceremo ancora», sottolinea l’a.d. Paolo Ghinolfi. Ecco perché di Franco Oppedisano

L’HA FONDATA ED È L’AMMINISTRATORE DELEGATO, ANCHE SE DAL 2020 È STATA ACQUISITA AL 100% DA BPER BANCA. Perché

Paolo Ghinolfi è l’anima di Sifà, il cui nome è l’acronimo di Società italiana flotte aziendali, con un accento sull’ultima lettera che vuole far intendere la capacità e la volontà di fare le cose. «Siamo il più piccolo tra i big player del mercato del noleggio a lungo termine di veicoli. In pochi anni abbiamo superato quota 25 mila veicoli gestiti e cresceremo ancora», racconta Ghinolfi a Economy. Come ci siete riusciti? I quattro leader storici del mercato sono, per la più parte, multinazionali con la testa all’e-

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stero e logiche da grande azienda internazionale. Per carità, logiche normali che hanno però creato degli spazi per aziende come Sifà per entrare sul mercato in modo customizzato, sartoriale. Quindi, attraverso una attività di prossimità con il cliente, di vicinanza e di servizi, siamo stati in grado di crescere rapidissimamente. È il vantaggio di essere giovani. Nasciamo, di fatto, meno di dieci anni fa, nel 2015, quando Bper Banca ha deciso di entrare all’interno di questa azienda creata un paio di anni prima dal sottoscritto. Troppo difficile continuare da solo? Avevo sbagliato un po’ i tempi. C’era una crisi di liquidità sui mercati che ha bloccato la

possibilità di fare uno start up abbastanza veloce. Poi Draghi ha messo i soldi sul mercato. Il famoso “Whatever it takes”. Esatto. Tutte le banche italiane, allora, hanno preso in considerazione questo tipo di business. Bper Banca, che era entrata in contatto con Sifà ha deciso di farne una società prodotto all’interno della sua struttura bancaria. All’epoca era la Banca Popolare dell’Emilia-Romagna. Poi, con la nuova legge è diventata una società per azioni. Più di recente, con l’acquisizione degli sportelli di Ubi Banca e Intesa è diventata oggi uno dei principali istituti di credito del Paese. La banca è cresciuta e noi siamo cresciuti con lei. La crescita più veloce che si sia vista sul mercato italiano del noleggio a lungo termine. Perché una banca si occupa di noleggi? Le nostre sono attività capital intensive, ovvero servono tanti soldi per comprare le automobili che sono oggetto dell’attività d’impresa: la nostra azienda ha più di mezzo miliardo di euro di asset in pancia completamente finanziati da Bper Banca. Inoltre, il noleggio di veicoli è un’ottima attività per l’impiego di capitali con rendimenti che generalmente superiori a quelli finanziari. In che modo? Il leasing, ad esempio, è una operazione solo finanziaria. Tra il costo del denaro in acquisto e quello di impiego, c’è uno spread che rappresenta il margine di guadagno. Nel noleggio, invece, l’automobile, in un certo senso, è il pretesto al quale affianchiamo non solo l’attività finanziaria, ma anche quella assicurativa, manutenzioni, assistenza stradale, gomme, gestione carburante. Insomma, creiamo una società di servizi accanto a quella finanziaria arricchendola di redditività che sarebbe, altrimenti, dispersa su altri operatori. Perché il cliente sceglie una società di noleggio invece della concessionaria? Quando si va da un concessionario spesso vengono offerte solo le soluzioni finanziarie della società captive del marchio. Se si va da un noleggiatore è perché si cerca un professionista e si vuole dimenticare tutte le pro-


blematiche legate all’autovettura. Esistono, però, ancora molte differenze tra i clienti privati e quelli business. I primi, fino ad oggi, sono sempre andati in concessionaria. E il noleggio a lungo termine si rivolgeva quasi esclusivamente alle aziende dove i nostri consulenti avevano la capacità di spiegare sia le caratteristiche commerciali e tecniche dei prodotti, sia i vantaggi del noleggio a lungo termine. Oggi l’avvento del digitale sta cambiando tutto perché il web sostituisce l’esperienza fisica del vedere, toccare e avere informazioni sulla macchina. Stanno arrivando anche i privati? Il noleggio a lungo termine nasce perché le aziende hanno bisogno di vetture diverse. Un furgone di una marca, due utilitarie da un’altra o una berlina da un terzo. E il corporate resta il settore predominante. Oggi, però, il privato rappresenta già il 25% dei nostri noleggi e questa percentuale è destinata a crescere enormemente. Anche grazie alla collaborazione con Bper Banca. Vi fa pubblicità? In tutte le agenzie ci sono delle campagne mirate per i privati, mentre nel mondo corporate lavoriamo con i Centri imprese della banca per poter andare direttamente nelle aziende insieme ai nostri colleghi per fare consulenza sulle flotte. Cosa vi differenza dalle altre aziende di noleggio? Siamo più attenti alle esigenze del territorio e alle sue peculiarità nell’erogazione dei nostri servizi, prestando attenzione alla

PAOLO GHINOLFI

puntualità degli interventi e alla facilità di contatto, rispetto a strutture multinazionali che per loro verticalismi sono un pochino più complesse. Poi siamo in tutta Italia, in controtendenza rispetto a quello che stanno facendo grandi aziende del settore che si stanno concentrando in alcune zone. Noi siamo dappertutto e in ogni Regione ci sono i nostri consulenti commerciali. DUE ANNI FA SIFÀ HA AVVIATO IL PROGETTO “CIRCULAR MOBILITY” PER AGGREGARE INIZIATIVE SULLA MOBILITÀ SOSTENIBILE

Sifà noleggia qualsiasi tipo di auto, di qualunque fascia, di qualunque costruttore? Compriamo ancora centinaia di autovetture in stock direttamente dai costruttori per poterle consegnare immediatamente al cliente, ma non ci occupiamo solo auto. Ora noleggiamo qualsiasi tipo di veicolo fino a 60 quintali perché la legge ce lo consente. Da gennaio 2022 potremo anche noleggiare anche sopra questo peso. Quindi, oltre ai furgoni, forniremo anche camion per i trasferimenti delle merci o qualsiasi veicolo pesante. Se il cliente avesse dei gusti, diciamo, un po’ più “raffinati”? Se è una macchina un po’ particolare la ordiniamo e la compriamo direttamente per il cliente. Anche perché entriamo in specifiche di prodotto, optional e motorizzazioni che sono scelte personali. A volte succede anche per flotte quando, magari, si desidera avere un optional normalmente non presente sulle

vetture. Mentre tutto quello che è standard, spesso e volentieri, è in pronta consegna. Auto elettriche? La richiesta c’è. Ma, da parte di tutti, è il “vorrei” che si confronta con la realtà. Cioè? Tutti vorrebbero spostarsi verso vetture elettriche. Ma, in tutta Europa, la realtà è che i conducenti che hanno le auto ibride plugin non sono così disciplinati da caricare la vettura tutte le sere quando arrivano a casa e quindi vanno sempre a benzina o gasolio con costi dei carburanti che sono esplosi e stanno facendo fare marcia indietro alle aziende. L’ibrido classico, invece, ha la caratteristica di essere molto parsimonioso quando viene utilizzato in città, ma di fuori dalle aree urbane perde tutta la sua competitività. Le nostre vetture fanno tra i 35 e 42 mila chilometri all’anno. Con queste cifre è difficile far quadrare i conti per un fleet manager. L’elettrico, poi, non pone solo problemi di autonomia e di carenza di infrastrutture di ricarica. In che senso? Chi deve fare delle scelte ha degli enormi problemi perché non è facile comprare un’auto elettrica quando si sa che tra due anni le batterie si ricaricheranno in metà tempo, permetteranno un’autonomia maggiore e la vettura costerà meno. In ogni caso la direzione sarà quella di una mobilità più sostenibile. Ne siamo certi. Per questo due anni fa abbiamo avviato il progetto Circular Mobility (www.circularmobility.it), un grande aggregatore di iniziative nell’ambito della mobilità sostenibile e innovativa che si ispira ai principi dell’economia circolare per un uso più efficiente e sostenibile delle risorse. Ad oggi hanno aderito i principali costruttori di auto, aziende come Barilla e molte aziende del settore. La logica dell’iniziativa è quello di mettere in comune le best practice su tavoli di lavoro che vorrebbero portare alle istituzioni degli elementi di analisi per prendere delle decisioni.

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> MOBILITY

Più noleggio meno inquinamento Oggi la compagnia di autonoleggio passa da semplice fornitore a partner dei programmi e dei progetti familiari, nel segno della flessibilità. La visione di Tommaso Dragotto, patron di Sicily By Car di Sergio Luciano «IL FUTURO DELLA MOBILITÀ? LO VEDO MOLTO BENE! SIA PER NOI CHE PER LA MOBILITÀ IN GENERE»: ENERGICO E POSITIVO COME SEMPRE, TOMMASO DRAGOTTO, PATRON DI SICILY BY CAR, NON S’È SMENTITO NEANCHE QUESTA VOLTA. Davanti alla pla-

l’auto è usata solo se necessario. Ovviamente in questo nuovo panorama l’autonoleggio non può che beneficiarne, si inquina di meno, c’è un uso più intelligente, rispettoso e consapevole dei mezzi. Nel contesto odierno la compagnia di autonoleggio ha un nuovo ruolo, passa da semplice fornitore a partner dei programmi e dei progetti familiari. Ecco perché occorre diversificare sempre di più l’offerta e la flessibilità di soluzioni.

tea di Citytech – la mostra-convegno milanese sulle nuove tecnologie – si è confermato quell’imprenditore visionario che è sempre stato, in particolare da quando, nel ’63, ha costuito quella che è tuttora l’unica compagnia di autonoleggio Diversificare in che SICILY BY CAR È L’UNICA a capitale italiano e direzione? COMPAGNIA DI AUTONOLEGGIO di rilevanza interSicuramente il merA CAPITALE ITALIANO nazionale. «Stiamo cato darà sempre più DI RILEVANZA INTERNAZIONALE assistendo ad un’inspazio ai mezzi a riversione di tendenza – spiega all’indomani chiesta, da necessità d’uso. E l’offerta deve dell’evento - se prima abbiamo vissuto la flessibilizzarsi di conseguenza. Dalla citycar corsa all’auto di proprietà, vissuta come uno al Suv al veicolo commerciale. status symbol, un traguardo da raggiungere negli obiettivi personali, adesso l’auto viene Ecco, in questa linea va quindi letto il vissuta come un mezzo da utilizzare quando lancio proprio al Citytech di Milano delnecessario». la più recente proposta di Sicily By Car, il furgone al 100% elettrico importato in Non più un oggetto del desiderio, un’icoesclusiva da Gruppo Koelliker. Ci racconna, dunque, ma solo uno strumento? ti di questa partnership e delle strategie L’urbanizzazione, i trasporti pubblici, la mifuture verso il mercato business cro-mobilità, le esigenze legate all’ambiente Questa è la vera novità del 2021. Siamo stati hanno cambiato completamente lo scenario, i primi, a suo tempo, a immettere in flotta le

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TOMMASO DRAGOTTO

auto elettriche e adesso, grazie alla partnership con il Gruppo Koelliker, siamo in grado di rivolgerci al mercato B2B con questi mezzi da lavoro che sono al 100% elettrici. Li abbiamo provati in test, prima di inserirli in flotta, e devo dire che hanno delle proprietà eccezionali: grande autonomia, capacità di carico e agilità: una punta di diamante nell’offerta Sicily by Car. Chiaramente abbiamo anche un reparto aziendale dedicato al business con offerte differenti e tarate ad hoc, dalle convenzioni ai codici azienda per prenotare in autonomia on line.

Peraltro, lei sull’elettrico è stato il primo a puntare e da molti anni. Ci racconta come e perché è stato così pionieristico? Considerando che nel mondo automobilistico quasi all’unisono, e attraverso continue dichiarazioni che indicavano che entro il 2025 la trazione a motore endotermico sarebbe stata dismessa per fare spazio alla nuova era della mobilità sostenibile con vetture elettriche di una certa autonomia, mi sono dato da fare. Ho progettato il giro di Sicilia con vetture elettriche, un modo per incrociare l’innovazione nel mio mestiere con l’amore per la mia terra. Le problematiche subito incontrate sono state l’impossibilità


OGGI CI RIVOLGIAMO ANCHE AL B2B CON L’INTRODUZIONE IN FLOTTA DI MEZZI DA LAVORO 100% ELETTRICI di collocare le colonne di ricarica in tutto il territorio a mezzo delle autorizzazioni comunali: quasi il 90% dei Comuni non ha aderito ai requisiti richiesti da Sicily by Car. Allora abbiamo interpellato e selezionato

alcune dimore storiche per l’istallazione delle colonne di ricarica a nostre spese così che si potesse fare il giro intero della Sicilia con auto solo elettriche. È nato così il successo del Progetto “Donna Sicilia”, l’avvento indubbiamente pioneristico della mobilità elettrica sul territorio oltre che in città.

Ma sono in arrivo altre iniziative, in questo ambito? Adesso stiamo lavorando al progetto con l’associazione dei borghi siciliani più belli d’Italia che, con BeCharge - azienda recentemente acquisita dal gruppo Eni, ndr -, abbiamo dotato di colonne di ricarica. Faremo un’altra guida simile a Donna Sicilia e poi ci aspettano le altre regioni. Colgo l’occasione per invitare tutti a collaborare più alacre-

mente con Sicily by Car affinché i turisti possano godere più ampiamente del territorio del nostro bellissimo Paese.

Ma si è letto di altri programmi ambiziosi per la sua azienda: in particolare, l’apertura del capitale al mercato finanziario. Cosa può dirci di più? Abbiamo oltre 55 di vita ed è giunto il momento di strutturarci in modo diverso, di crescere e garantire solidità e longevità all’azienda. Abbiamo già iniziato a dialogare con alcuni interlocutori che troviamo sulla nostra stessa lunghezza d’onda e siamo ottimisti su nuove prospettive non troppo lontane. Di sicuro la volontà di aprirci al mercato è un’idea ormai consolidata e che stiamo percorrendo.

Con il Gruppo Koelliker una partnership strategica

N

ella flotta di Sicily By Car, presente in 55 uffici in Italia nei principali punti di snodo del trasporto ed all’estero con uffici diretti in Albania e a Malta, non si trovano solo autovetture endotermiche di ogni tipologia ma anche auto 100% elettriche come la Renault Zoe, o ibride come Fiat 500 e Panda, Lancia Y, VW Golf, Renault Clio. Ma la vera novità 2021, presentata in occasione del Citytech di Milano, è stata l’immissione in flotta dei mezzi da lavoro, un’apertura al mercato B2B che ha coinvolto in qualità di partner il Gruppo Koelliker con il Maxus eDelivery 3 electric van, un furgone a ricarica 100% elettrica con alte prestazioni di mobilità. La mobilità ecosostenibile e in particolar modo i mezzi da lavoro elettrici forniti dal

Gruppo Koelliker, rappresentano infatti l’ultima frontiera dei progetti Sicily by Car, alla quale la Compagnia ha voluto dedicare una specifica campagna di comunicazione on air da settembre 2021 su TV, magazine e quotidiani nazionali. «Quando si crea qualcosa di nuovo noi ci siamo» ha commentato il Presidente e fondatore della Compagnia Tommaso Dragotto, continuando: «Ho voluto che

questa frase fosse l’head line della nuova campagna pubblicitaria come testimonianza del nostro impegno verso una mobilità sempre più sostenibile. Sicily by Car sceglie sempre l’innovazione e guarda al futuro con responsabilità, consapevolezza e costante professionalità». Trasparenza e correttezza, qualità del servizio, staff efficiente e professionale, una flotta sempre nuova e competitiva nei prezzi, sono le caratteristiche fondamentali del successo della compagnia che, negli anni, si è vista riconoscere dalla propria clientela un consenso sempre più vasto. Oggi Sicily by Car è presente in tutte le principali città italiane ed i tutti gli aeroporti della nazione con oltre 55 uffici e con uffici diretti in Albania ed a Malta.

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> MOBILITY

Con incentivi (e cultura) l’auto elettrica accelera Gli incentivi governativi legati agli obiettivi climatici e una nuova coscienza sociale sono da stimolo allo sviluppo della mobilità elettrica. Intervista ad Alexander Monk, Global Renewables Analyst di Schroders di Ferruccio Bestelli

a fine 2020. Il mercato dei punti di ricarica ha anche ricevuto supporto dagli stimoli governativi legati agli obiettivi climatici. Le aziende focalizzate su questo segmento sono ben posizionate per trarre beneficio da nuovi investimenti e opportunità di ricavo. Attualpopolarità dei veicoli elettrici in Europa è domente le stazioni di ricarica vengono classivuta in parte alle politiche dei governi, dato ficate in base alla potenza: più sono potenti, che alcuni Paesi hanno anticipato la scadenpiù rapida sarà la ricarica. Il caricatore più za per eliminare gradualmente la vendita di potente in circolazione, sviluppato da Abb, nuovi veicoli con motori a combustione inimpiega solo 8 minuti per un’autonomia di terna», spiega a Economy Alexander Monk, 200 chilometri. I caricatori più diffusi sono Global Renewables quelli di tipo mid-acNON TUTTE LE AZIENDE DEL SEGMENTO Analyst di Schrocelerated e acceleraSONO ATTRAENTI DAL PUNTO DI VISTA ders. «Nonostante ted in aree residenDEGLI INVESTIMENTI: È BENE i progressi, questa ziali o di parcheggio, FOCALIZZARSI SU QUELLE DI QUALITÀ transizione è tuttavia mentre quelli rapidi ancora in fase embrionale e i tassi attuali di sono presenti per lo più nelle aree di serviadozione – Norvegia, Islanda e Svezia a parzio autostradali, anche se il mix varia in base te – sono ancora inferiori a quanto richiesto all’area geografica. per raggiungere i target. Di conseguenza, ci aspettiamo che accelerino notevolmente nei Verso quale direzione evolverà l’infraprossimi anni». struttura? Secondo il consenso di mercato, il trend di L’infrastruttura sarà in grado di tenere il installazione attuale proseguirà, e ciò si basa ritmo della domanda di veicoli elettrici? sull’idea che la maggior parte delle persone L’infrastruttura per la ricarica rappresenta – che di solito viaggiano giornalmente per un ostacolo, o per mancanza di postaziotratti brevi – ricaricherà la propria auto fuori ni o per la lentezza. Ovviamente servirà un casa di notte o al lavoro o comunque in una potenziamento. A livello globale, il numero destinazione locale. Un’ipotesi alternativa delle stazioni di ricarica è già passato da poco a questo scenario potrebbe esser quella in più di 600mila a fine 2018 a oltre 1,3 milioni cui il costo dei caricatori a corrente continua

UNO DEI TREND PIÙ RILEVANTI DEGLI ULTIMI 18 MESI È STATO QUELLO DELL’IMPENNATA DELLA DOMANDA PER I VEICOLI ELETTRICI, SOPRATTUTTO IN EUROPA, DOVE LA QUOTA È SALITA QUASI AL 10% RISPETTO AL PARCO MACCHINE TOTALE. «La crescente

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ALEXANDER MONK

crolli e si trovino soluzioni allo smaltimento delle batterie. Questa evenienza richiederebbe un rinnovamento molto più limitato dell’infrastruttura, in quanto si potrebbero convertire le tradizionali pompe di benzina, e l’investimento nelle ricariche residenziali si trasformerebbe in un costo irrecuperabile. Monitorare come evolvono sia le caratteristiche dei caricatori che le abitudini dei consumatori sarà essenziale d’ora in avanti.

Quanti investimenti serviranno? In base alle proiezioni di consenso su come si svilupperà l’infrastruttura, serviranno 80 miliardi di dollari l’anno di investimenti per le stazioni di ricarica per i prossimi 20 anni, oltre a quelli aggiuntivi sulla rete elettrica, affinché possa far fronte alla domanda extra. Ciò creerà nuove opportunità di guadagno per le aziende del segmento, da quelle che forniscono i punti di ricarica e quelle che vendono energia ai consumatori. Le nostre stime circa i profitti lordi potenziali di queste attività sono molto più elevate dell’attuale capitalizzazione di mercato della maggior parte degli operatori del settore. La possibilità di generare valore è chiara. Detto questo, non tutte le aziende del segmento sono attraenti dal punto di vista degli investimenti. È bene focalizzarsi su quelle di qualità, con i profili di sostenibilità migliori della categoria e capaci di generare oggi flussi di cassa.


LA “SCATOLA” CHE FA RESPIRARE LA CITTÀ Si chiama Immission Monitoring Box il dispositivo di misurazione di emissioni atmosferiche certificato Ce di Bosch in grado di monitorare gli agenti inquinanti e il loro valore specifico di Guido Casetta

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n tutto il mondo ormai da diversi anni è iniziata la lotta all’inquinamento. La rapida crescita della popolazione e il grande traffico stanno causando un aumento della concentrazione di inquinamento, colpendo principalmente i centri urbani densamente popolati. La sempre maggiore presa di coscienza della popolazione e dei governi nei confronti del problema dell’inquinamento sta aiutando a compiere passi importanti verso un mondo “più pulito”, ma questo non basta ad affrontare una questione così grande. La crescita costante della tecnologia, invece, può aiutare la società in modo concreto su questo fronte. Da anni Bosch si impegna anche in questo campo per risolvere in maniera oggettiva e comprensibile gli aspetti e le correlazioni legate al tema della qualità dell’aria, applicando le sue conoscenze e competenze nel campo della mobilità e della tecnologia nel tentativo di migliorare a lungo termine la situazione attuale. L’inquinamento, infatti, ha cause complesse, il che significa che non può essere risolta con metodi semplici. La qualità dell’aria intorno a noi dipende da molti fattori, può variare notevolmente da un luogo all’altro, e spesso, pochi metri possono fare la differenza. Gli ossidi di azoto e il particolato sono attualmente considerati gli elementi più rilevanti per l’inquinamento atmosferico, in particolare all’interno del tema della qualità dell’aria nelle grandi città. Questi non sono gli unici, però, perché anche fattori naturali come la temperatura, le condizioni del vento e la radiazione solare hanno un forte impatto su di essa. A tal proposito, il traffico stradale non è l’unica fonte di emissioni, anzi, insieme

a esso i principali emettitori di particolato sono l’agricoltura, l’industria, le centrali elettriche, i caminetti e il riscaldamento delle abitazioni. Inoltre, le emissioni di particolato sono prodotte indipendentemente dal tipo di alimentazione del veicolo, poiché un’alta percentuale è causata dalle particelle di usura della strada e degli pneumatici e dalla polvere dei freni. È importante distinguere tra emissioni e immissioni: le emissioni si riferiscono all’uscita dalla rispettiva fonte, come l’ossido di azoto emesso da un’auto direttamente al suo tubo di scarico. Le immissioni, invece, denotano il volume di queste emissioni in un determinato luogo con i relativi impatti. Le emissioni di particolato non hanno lo stesso effetto ovunque: una certa percentuale aderisce al suolo, viene spazzata via dal vento o dalla pioggia. Di conseguenza, solo una piccola percentuale viene effettivamente inalata dalle persone. Le stazioni di misurazione della qualità dell’aria non registrano, quindi, tutte le emissioni nella loro interezza, ma solo la percentuale che effettivamente le raggiunge sotto forma di immissioni. Il prodotto rivoluzionario creato da Bosch per tenere conto nel migliore dei modi l’inquinamento delle città è l’Immission Monitoring Box (Imb),

il dispositivo di misurazione di emissioni atmosferiche certificato Ce, in grado di monitorare gli agenti inquinanti e il loro valore specifico. A questo, si aggiungono due servizi basati su cloud: l’Environmental Sensitive Traffic Management (Estm) che, tramite simulazioni, consente di creare mappe delle emissioni provenienti da traffico veicolare, e l’Eco-Loop, un sistema di mappatura real time della qualità dell’aria che include non solo il traffico veicolare ma tutti i possibili agenti inquinanti del territorio in esame. Questa soluzione permette, ad esempio, di prevedere quale effetto avranno le emissioni legate al traffico sulla qualità dell’aria in determinate condizioni meteorologiche. Inoltre, i dati rilevati possono essere utilizzati per intervenire sulla gestione del traffico con largo anticipo e capire come e in quale misura interventi come la deviazione del traffico o la modifica delle fasi semaforiche possano contribuire a migliorare il flusso del traffico e, quindi, la qualità dell’aria. Dati di misurazione che possono essere utilizzati per elaborare mappe precise delle immissioni, per fare previsioni sul traffico stradale o ancora, nel caso le previsioni indichino un aumento dei volumi di traffico, adattare l’infrastruttura in anticipo in modo da impedire il superamento dei valori limite di immissione specificati. «In Bosch siamo consapevoli che il nostro compito è impegnarci a livello globale e locale per combattere l’inquinamento atmosferico», commenta Volkmar Denner, Presidente del Board of Management di Bosch: «Per farlo serve aumentare il livello di tecnologia anziché ridurlo. Grazie alla ‘Tecnologia per la vita’ possiamo aiutare le città a rendere migliore il mondo in cui viviamo».

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FINANZIARE L’IMPRESA

OGNI PROMESSA È DEBITO (PUBBLICO) PROROGA AL 2025

Internazionalizzazione delle imprese, investimenti in beni strumentali, rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi e persino la riduzione del cuneo fiscale: ecco come la legge di Bilancio pensa (anche) alle imprese

ART. 10: TRANSIZIONE 4.0

ART. 11: NUOVA SABATINI

CON RIMODULAZIONI ANNUALI, DI CREDITO D’IMPOSTA PER INVESTIMENTI IN BENI STRUMENTALI NUOVI 4.0, SIA MATERIALI, SIA IMMATERIALI, E PER ATTIVITÀ DI R&S, INNOVAZIONE TECNOLOGICA, DESIGN E IDEAZIONE ESTETICA

240 MILIONI DI EURO PER IL 2022 E IL 2023 120 MILIONI DI EURO PER GLI ANNI 2024-2026 60 MILIONI DI EURO PER IL 2027

ART. 12: INTERNAZIONALIZZAZIONE DELLE IMPRESE

+1,5

ART. 14: FONDO DI GARANZIA PER LE PMI DAL 1° GENNAIO PER I PICCOLI PRESTITI FINO A

MILIARDI DI EURO PER CIASCUNO DEGLI ANNI DAL 2022 AL 2026 PER IL FONDO ROTATIVO LEGGE 394/1981

30.000 EURO LA GARANZIA SCENDERÀ ALL’ 80% DAL 1° APRILE 2022 LA GARANZIA NON SARÀ

+150 MILIONI DI EURO PER CIASCUNO DEGLI ANNI

PIÙ GRATUITA, MA PER IL SUO RILASCIO DOVRÀ ESSERE PAGATA UNA COMMISSIONE

DAL 2022 AL 2026 PER IL FONDO LEGGE 27/2020

ART. 19: CREDITI E CONTRIBUTI COMPENSABILI

2022

DAL IL LIMITE ANNUO DEI CREDITI COMPENSABILI O RIMBORSABILI AI SOGGETTI INTESTATARI DI CONTO FISCALE È PARI A

2 MILIONI DI EURO

di Marina Marinetti

C

del lavoro e grazie al bonus Irpef che a luglio i vuole un atto di fede per credere al 2020 ha sostituito il bonus Renzi termineretaglio del cuneo fiscale. Invocato da mo il 2021 al 44,7%. Il che ci colloca al quinto anni come una grazia, e annunciaposto tra i Paesi Ocse dopo Belgio, Germania, to come la buona novella da Mario Draghi, il Francia e Austria. E stare nei primi posti di miracolo si compirà. Nel prossimo triennio. Ci questa classifica non è affare di cui vantarsi, sono otto miliardi di motivi per crederci: tanti chiaramente: «L’Italia ha il quinto cuneo fiscaquanti gli euro l’anno che la legge di Bilancio le più alto dell’Ocse e questo non incoraggia il ha destinato, dal 2022, ad alleggerire Irpef e lavoro in un Paese in Irap. Certo, sarà il diPER FINANZIARE LA LEGGE cui il lavoro dipendenbattito parlamentare a DI BILANCIO IL GOVERNO HA MESSO te occupa il 57% della stabilire il “come” (ma IN CONTO 23,1 MILIARDI DI EURO attiva anche esattamente il DI INDEBITAMENTO NETTO AGGIUNTIVO popolazione contro il 67% del resto “quanto”) ridurre il dell’Ocse», ha sottolineato Catherine MacLeod, cuneo fiscale sul lavoro e le aliquote marginali rappresentante dell’Ocse, davanti alla comeffettive, rivedendo anche il sistema delle demissione Bilancio del Senato, caldeggiando la trazioni per redditi da lavoro dipendente e del riforma. Pronti, via, la riforma sarà servita. E trattamento integrativo e tagliando l’aliquota non sarà l’unica. dell’imposta regionale sulle attività produttive. Intanto quel che è certo - almeno secondo il Un atto di fede, appunto. Intanto accontentiaCentro studi di Unimpresa - è che per il 2022 il moci: il nostro cuneo fiscale è al 46% del costo

76 CONFIDI SYSTEMA! IL CONFIDI DIVENTA HUB DELLA FINANZA D’IMPRESA

77 CORPORATE BOND MID-CAP AD ALTO POTENZIALE DI... EMISSIONE

78 AIFI CAPITALI PRIVATI IN ROTTA VERSO LA SOSTENIBILITÀ

82 NSA ECONOMY RANKING IL MADE IN ITALY ORA GIOCA ALLA RIPRESA

84 RSM IL PNRR CI PORTA PERSINO “IN VACANZA”

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FINANZIARE L’IMPRESA

nuovo debito pubblico, comprensivo dei fondi necessari a finanziarie la legge di bilancio, sarà pari al 5,6% del prodotto interno lordo, percentuale che scenderebbe al 4,4% in assenza di nuovi interventi. Il che significa che il governo, per finanziare la legge di Bilancio, ha messo in conto 23,1 miliardi di indebitamento netto aggiuntivo. «È chiaro che la strategia del nostro Governo è quella di fare del Piano Nazionale di ripresa e resilienza e della manovra economico-finanziaria contenuta nella Legge di Bilancio 2022 le due leve principali per continuare un percorso di crescita che ci porterà a fine anno ad avere, come anticipato dallo stesso premier Draghi, un incremento del Pil di oltre il 6%», spiega a Economy, Francesco Pastore, Partner di Rsm Società di Revisione e Organizzazione Contabile e Business Consulting Leader con responsabilità di sviluppo sia a livello nazionale che internazionale. «Dall’analisi del Disegno di legge di Bilancio, che dovrà essere approvato dal Parlamento entro il 31 Dicembre, si possono notare, soprattutto nel titolo III “Crescita e investimenti” diverse proroghe e novità come quella per il Superbonus e per i crediti d’imposta per i beni strumentali digitali fino al 2025, ovvero quella del Fondo 394 per l’internazionalizzazione gestito da Simest fino al 2026 - ne parliamo nel riquadro della pagina accanto, ndr -, o ancora il rifinanziamento

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della “Nuova Sabatini” per l’acquisto di beni importo massimo garantito dal Fondo per sinstrumentali e il via libera al Fondo Italiano per gola impresa». il Clima, con una dote di 840 milioni annui dal La legge di bilancio fissa anche i limiti cumu2022 al 2026, che sarà gestito da Cassa Depolati massimi degli impegni che il Fondo può siti e Prestiti. Ma l’aiuto più importante incluso assumere: 210 miliardi per il 2022 (di cui 160 nella Legge di Bilancio è senza ombra di dubmiliardi riferiti a garanzie già concesse al 31 bio il Fondo di Garanzia per le piccole e medie dicembre 2021) e i restanti 50 miliardi per imprese gestito da Mediocredito Centrale per garanzie da attivare nel nuovo anno. È previconto del Ministero dello Sviluppo Economisto infine, un progressivo incremento della co. Questo godrà della dotazione del Fondo IL FONDO DI GARANZIA PER LE PICCOLE disponibilità di ben 3 di garanzia negli anni E MEDIE IMPRESE GESTITO DAL miliardi di euro e la sua a venire: 520 milioni MEDIOCREDITO CENTRALE GODRÀ DELLA funzionalità principale nel 2024, 1,7 miliardi DISPONIBILITÀ DI TRE MILIARDI DI EURO sarà quella di favorire nel 2025, 650 milioni l’accesso alle fonti finanziarie delle piccole e nel 2026 e ulteriori 130 milioni nel 2027. «Va medie imprese mediante la concessione di una però sottolineata la possibile evoluzione del garanzia pubblica che si affianca e spesso si Fondo», prosegue Francesco Pastore: «ad esso, sostituisce alle garanzie reali portate dalle iminfatti, probabilmente subentrerà un altro fonprese». Grazie a questa misura, ricordiamolo, do con l’obiettivo di supportare soprattutto i l’impresa ha la possibilità di ottenere finansettori che hanno sofferto maggiormente duziamenti senza garanzie aggiuntive (e quindi rante la pandemia una volta che si concluderà senza costi di fidejussioni o polizze assicuratiil Temporary Framework progettato dall’Uniove) sugli importi garantiti dal Fondo, che non ne Europea. Le garanzie sono infatti destinate offre comunque contributi in denaro. «Per ad essere sostituite da assicurazioni che il nuocapire l’importanza e la grandezza del Fondo vo Fondo farà sui prestiti concessi dagli istituti di garanzia per le Pmi, basta dare un’occhiata di credito in favore delle Pmi. L’obiettivo è quelai dati: in appena 18 mesi (da marzo 2020 a lo di fare un piano in maniera da preventivare e settembre 2021) il Fondo, ha superato i 200 programmare, con il supporto di stanziamenti miliardi di euro di finanziamenti garantiti, con nelle leggi di bilancio ove necessario, l’ammoncirca 2,5 milioni di domande». tare e la tipologia dei finanziamenti da assicuFermo restando il rifinanziamento del Fondo, rare facendo un’analisi mirata per settore, area con la legge di Bilancio 2022 vengono rimogeografica, e dimensione delle imprese». dulate e ridotte le garanzie fornite ai prestiti: «Dopo la recentissima “iniezione” estiva da 600 resteranno all’80% le garanzie per i finanziamilioni di euro, il rifinanziamento della cara menti oltre i 30mila euro, ma solo se finalizvecchia – Nuova Sabatini – e scusate il gioco zati a produrre nuovi investimenti, mentre le di parole, ma ci siamo affezionati - continua», coperture sui prestiti per la liquidità saranno interviene Laura De Lisa, Funding & Developal 60%. Per quanto riguarda gli investimenti ment Leader nonché Specialista Ufficio Gare di entro i 30mila euro invece la garanzia sarà pari Rsm. «La manovra prevede un’autorizzazione all’80% e non più al 90%. «Un’altra “spiacevodi spesa integrata di 240 milioni di euro per le” novità per gli imprenditori che vorranno ciascuno degli anni 2022 e 2023, e di 120 mibeneficiare della garanzia statale è rappresenlioni per ciascuno degli anni dal 2024 al 2026, tata dalla commissione che bisognerà versapiù ulteriori 60 milioni per il 2027. L’incentivo re al Fondo stesso a partire dal primo aprile inoltre vede cambiare la modalità di liquidazio2022», sottolinea Pastore. «La legge di bilancio ne del contributo rispetto alla forma agevolata che ora passa all’esame delle Camere prevede che era stata prevista per il 2021, ritornando inoltre, per il periodo dal 1° luglio al 31 dicemal sistema tradizionale delle quote, mentre la bre 2022, un tetto di 5 milioni di euro quale tranche unica viene nuovamente limitata agli


incentivi che rientrano sotto una certa soglia e nello specifico la quota unica verrà confermata in caso di finanziamento di importo non superiore a 200mila euro. Per le domande presentate dalle imprese a decorrere dal 1° gennaio 2021 (presumibilmente fino al 31 dicembre 2021), vige invece la regola per la quale l’erogazione del contributo avviene sempre in un’unica soluzione, indipendentemente dall’importo del finanziamento». La Sabatini, con un effetto rafforzato sulle tecnologie coerenti con il Piano per la transizione 4.0, consente di agevolare sia gli investimenti finalizzati all’acquisto che in leasing, sia di beni materiali (macchinari, impianti, beni strumentali d’impresa, attrezzature nuovi di fabbrica e hardware) sia di beni immateriali (software e tecnologie digitali ad uso produttivo). Non solo: si tratta di una misura cumulabile con le agevolazioni previste dal Piano per la Transizione 4.0. E ora scatta la corsa agli investimenti di fine LA NUOVA SABATINI È STATA RIFINANZIATA CON UN EFFETTO RINFORZATO SULLE TECNOLOGIE COERENTI CON LA TRANSIZIONE 4.0

anno. «Tempus fugit», ironizza De Lisa: «con riferimento agli investimenti in beni strumentali materiali coerenti con il piano transizione 4.0, infatti, solo per quelli prenotati entro il 31 dicembre sarà possibile sfruttare la combo Sabatini e credito di imposta con la più favorevole aliquota al 50%. L’aliquota dei beni de quo tornerà ad un 40% per gli investimenti effettuati nel 2022». Ma attenzione: il perfezionamento della prenotazione si soddisfa solo con la conferma dell’ordine e il pagamento del 20% degli acconti sul valore complessivo dell’investimento. «Il cambio di aliquota non è la sola ragione di questo rush di fine anno», sottolinea Laura De Lisa: «il finanziamento degli incentivi del Piano per la Transizione 4.0 attraverso le risorse del Pnrr renderà presto incompatibile il cumulo dei crediti di imposta (4.0 e non) con qualunque altra forma di incentivazione per il medesimo costo di investimento, cassando così del tutto il diritto alla combinazione con il contributo della Nuova Sabatini».

Per l’internazionalizzazione “chiamare” il 394 Nello Rapini Partner Responsabile degli strumenti di agevolazione finanziaria per l’Italia di RSM S.p.A. Il disegno di legge di Bilancio 2022 incrementa di 1,5 miliardi di euro l’anno, fino al 2026, la dotazione del Fondo 394/1981 per la concessione di finanziamenti agevolati per il sostegno all’internazionalizzazione. Non solo: con 150 milioni di euro per ciascuno degli anni dal 2022 al 2026 viene rifinanziato il Fondo per la promozione integrata dell’export previsto dal Decreto Cura Italia. Così, il 28 ottobre è stato attivato il portale della Simest per accedere alle risorse del Fondo 394. Si tratta di una iniezione di liquidità enorme, pari, appunto, a 1,5 miliardi di euro a supporto della transizione digitale ed ecologica delle Pmi con vocazione all’internazionalizzazione. Nella sola prima giornata di apertura, sono state ricevute oltre 4.000 domande per un controvalore complessivo superiore ai 600 milioni di euro. Quindi è presumibile ipotizzare che la misura possa arrivare a supportare ben 10mila aziende. Il 30% delle domande è stato presentato da imprese con sede operativa nel Mezzogiorno, beneficiarie di una quota a fondo perduto fino al 40%. A queste imprese sono riservati 480 milioni di euro della dotazione complessiva del Fondo. Nel momento in cui scriviamo non si hanno ancora i dati definitivi dell’esatto utilizzo dei fondi, ma si può desumere che le risorse a disposizione siano state completamente impegnate. Di fatto, a metà novembre erano già arrivate 5.321 domande (per un controvalore complessivo pari a 766milioni di euro), di circa una su tre, 1.659 domade per la precisione, provenienti dal Mezzogiorno. Le risorse del Fondo sono state articolate in tre nuove linee d’intervento:: Transizione digitale ed ecologica delle Pmi a vocazione internazionale; Partecipazione delle Pmi a fiere e mostre internazionali, anche in Italia, e missioni di sistema; e Sviluppo del commercio elettronico delle Pmi in Paesi esteri (e-commerce). Si tratta di misure molto piccole con importi massimi finanziabili che variano dai 150mila euro ai 300mila euro, con destinazione esclusiva alle imprese di piccola

e media dimensione (Pmi, appunto). La finalità dello strumento è supportarne la competitività internazionale finanziandone la transizione digitale ed ecologica. La logica alla base dell’intervento, peraltro espressamente evidenziata sul sito della Simest stessa “assicurare la massima diffusione degli interventi agevolativi e consentire l’accesso a un più ampio numero di imprese” è perlomeno discutibile. Sembrerebbe più una misura “a pioggia” con bassissime possibilità selettive e soprattutto con capacità praticamente nulle di incidere realmente sull’incremento della competitività degli attori economici. I criteri avrebbero potuto essere ben altri: concentrazione delle risorse, supporto a programmi organici di filiera, selezione qualitativa, progetti congiunti con Grandi Imprese, individuazione di specifici Paesi target, ecc. Peraltro gli strumenti legislativi ci sono già e sono gestiti dalla Simest stessa, la Legge 100/90 e il Fondo di Venture Capital. I due strumenti, operativi in questo momento, permettono alla Simest di partecipare con finanza in equity al capitale di società costituite all’estero da parte di imprese italiane. La quota della partecipazione può arrivare anche al 49% con valori assoluti molto significativi e, inoltre, sulla restante parte del capitale, sottoscritto da aziende italiane, la Simest interviene con uno specifico prestito. Si sarebbero potuti rafforzare, ed in parte migliorare, proprio questi strumenti, costruendo attorno ad essi una nuova vision della politica industriale del Paese. Oggi le aziende che davvero hanno progetti di espansione all’estero hanno bisogno di finanza strutturata, partner adeguati, credibilità ed autorevolezza internazionale, “compagni di viaggio”, visione di medio periodo, ecc. e non di contributi di poche decine di migliaia di euro, non vorremmo che questa rappresenti l’ennesima occasione persa dal nostro Paese per costruire davvero una politica di sostegno vera per l’internazionalizzazione del nostro sistema economico.

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FINANZIARE L'IMPRESA

IL CONFIDI DIVENTA HUB DELLA FINANZA D'IMPRESA Territorio, consulenza, network, tecnologia: così Confidi Systema!, polo del credito che associa oltre 55mila imprese in Lombardia (e non solo), si evolve per diventare una piattaforma tra risparmio ed economia reale di Riccardo Venturi

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al tradizionale ruolo di garanzia verso le banche a quello di hub della finanza d’impresa. È la trasformazione in corso di Confidi Systema!, polo del credito che associa oltre 55mila imprese in Lombardia e non solo. «È una tendenza fortemente consolidata nel mondo dei confidi» dice Andrea Bianchi, direttore generale di Confidi Systema!, «quella di espandersi in aree diverse dalla garanzia, pur confermandola come la linea di business più significativa. Una strada che porta verso l’acquisizione di uno standing diverso». Un percorso che parte da una considerazione sulla dinamica del risparmio nel nostro Paese. «Il risparmio continua a crescere, è una caratteristica peculiare in Italia nei periodi di crisi» osserva Bianchi, «ma difficilmente entra in contatto con l'economia reale. Chi per mestiere investe denaro tende a rivolgersi a strumenti tradizionali come azioni e obbligazioni che sono molto poco diffusi nel 95-96% delle imprese italiane». Di qui la scelta di andare oltre il ruolo costitutivo. «Abbiamo un progetto sicuramente ambizioso» sottolinea il direttore generale di Confidi Systema!, «non vogliamo limitarci a integrare l’offerta di garanzia con i finanziamenti per cassa, ambito nel quale abbiamo una partnership di grande soddisfazione con Cassa depositi e prestiti. Vorremmo andare oltre nel percorso evolutivo per assumere lo standing di hub della finanza d’impresa. Essere percepiti come una piattaforma che permette alle aziende di indirizzarsi verso la soluzione finanziaria più adatta e compatibile, che a tendere molto probabilmente sarà meno rappresentata dalle banche e più da soggetti nuovi come noi, le Sgr e così via». Una strategia che tiene conto di due fattori: le opportunità che si aprono con il Pnrr; e la prospettiva di ridimensionamento delle garanzie del fon-

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ANDREA BIANCHI

do centrale dalla seconda metà del 2022, che aprirà spazi a forme diverse di finanziamento. Per compiere questa trasformazione, Confidi Systema! si muove su 4 grandi direttrici. Primo, il territorio. «C’è l’esigenza di riscoprirlo, di interpretare la propria attività presso le imprese per assisterle al meglio. Recentemente abbiamo riorganizzato in tal senso la nostra rete commerciale, che ormai opera in misura minima presso le nostre sedi ed è totalmente dedicata al presidio del territorio. Si tratta di colmare un vuoto che si sta creando per effetto del riassetto del sistema bancario, che per riefficientarsi si allontana dal territorio». Secondo, un approccio consulenziale-relazionale. «Cerchiamo sempre più di costruire valore attorno all’impresa» rimarca Bianchi, «puntiamo a che i soci sentano sempre più un senso di appartenenza al confidi, che per loro diventa il contatto da chiamare quando hanno in mente progetti e sviluppi. La nostra quindi non è solo la proposizione di strumenti finanziari ma una consulenza, su temi quali il ricorso al credito agevolato e la gestione dei rischi. Per riuscirci investiamo molto nella formazio-

ABBIAMO UN PROGETTO SICURAMENTE AMBIZIOSO ne del nostro personale». Terzo, il network. «Abbiamo un po’ geneticamente la necessità di vivere al centro di una rete di relazioni per svolgere meglio la nostra funzione» evidenzia il direttore generale di Confidi Systema!, «della quale fanno parte le nostre associazioni di riferimento Confindustria, Confartigianato e Confagricoltura, le banche, i fondi di credito, le Sgr, le società del fintech, a volte si aggiungono gli enti pubblici. Siamo convinti che da soli si faccia poca strada, i Confidi devono stare al centro di un’azione collettiva, magari riuscendo a stimolare altre parti verso l'economia reale». Quarto, la tecnologia. «Non pensiamo a un algoritmo che con 4 dati decide in 5 minuti se affidare o meno l’impresa» precisa Bianchi, «conoscendo le Pmi non crediamo sia il giusto approccio. La tecnologia permette di avvicinare meglio le imprese, di profilare le attività di monitoraggio del credito. Ci deve aiutare a essere più efficienti nel selezionare i rischi, ma non vogliamo appaltarle le decisioni creditizie. Crediamo ci debba essere la giusta mescola tra umano e tecnologico: nel 2022 partiremo con un nuovo sistema gestionale d’avanguardia».


MID-CAP AD ALTO POTENZIALE... DI EMISSIONE In Italia il mercato dei corporate bond vale appena il 2% del Pil, contro una media europea del 3,8%. E ci sono almeno 661 imprese che potrebbero accedere a 148 miliardi di euro, ma non ne approfittano di Paola Belli

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i sono 158 miliardi sul piatto del mercato dei capitali, ma nessuno li prende. O meglio: non li prende nessuna delle 661 mid-cap non quotate che potrebbero farlo, quelle classificate investment grade da Cerved Rating Agency, che insieme ad Andaf ed Equita ha delineato un perimetro potenziale di emissioni obbligazionarie che potrebbero aiutare le nostre imprese - quelle di una certa stazza, quantomeno - a crescere, magari facendo shopping all'estero, a rilocalizzare la produzione in patria e, a ottimizzare la propria struttura finanziaria sostituendo parte del debito bancario a breve termine. «Il potenziale di offerta che emerge», spiega Fabrizio Negri, amministratore delegato di Cerved Rating Agency «incrocia condizioni di domanda e di contesto particolarmente propizie per proseguire quella crescita della componente obbligazionaria che per le nostre imprese rappresenta ancora solo il 2% del Pil, cioè quasi la metà della media europea». Il mercato italiano dei corporate bond, infatti, è sì in crescita (nel 2020 ha raggiunto i 31 miliardi di euro con un Cagr del 32,9%), ma ne ha ancora di strada da fare: la media europea è del 3,8% , per un valore complessivo di circa 500 miliardi. C'è da dire che a spingere i corporate bond sono le migliori condizioni di finanziamento e il calo del costo medio del debito emesso negli ultimi 3 anni che ha toccato l’1,8% grazie a una maggiore liquidità nei depositi bancari e al miglioramento del profilo di rischio dell’Italia. Poi ci sono gli stimoli arrivati dall'alto: l’azzeramento delle imposte sul capital gain e delle imposte di successione e i Pir (alternativi compresi) che prevedono soglie minime di investimento in Pmi. Il target dei potenziali beneficiari individuati da Cerved Rating Agency - che ha seleziona-

to le imprese non finanziarie italiane e non quotate con Ebitda superiore ai 20 milioni di euro tra quelle con un rating outstanding - è in primis nel manufatturiero (75,7%), con un importo superiore ai 115 miliardi di euro, ma ci sono anche player del commercio (7,41%), con 21 miliardi di euro potenziali emissioni. Guardandola sotto un altro profilo, quello del fatturato, le ideali candidate sono le imprese con fatturato compreso fra 100 e 250 milioni (33,83%), fra 250 e 500 milioni (22,83%) e tra 500 milioni e 1 miliardo (16,03%). E cambiando ulteriormente prospettiva, la ricaduta a livello geografico è concentrata nel nord-ovest con 297 imprese e 68,8 miliardi di euro, nel nord-est con 220 imprese e 48,7 miliardi, nel centro con 102 imprese e 32,6 miliardi, nel sud con 38 imprese e 6,2 miliardi di euro e nelle isole con 4 imprese e 1,3 miliardi di euro. NPer queste 661 mid-cap eccellenti il potenziale di emissioni derivante da un’eventuale conversione del debito bancario ammonterebbe a 15 miliardi di euro. Se invece si valuta il potenziale aumento del debito – considerando quanto

sarebbe sostenibile data la struttura finanziaria delle mid-cap – il potenziale di emissione di debito aggiuntivo salirebbe a 158 miliardi di euro. Queste società, secondo Cerved Rating Agency, presentano condizioni finanziarie anche più vantaggiose rispetto agli emittenti già quotati di dimensione comparabile, avendo un rapporto tra posizione finanziaria netta ed Ebitda sensibilmente più basso: 0,75 contro 2,73. «Negli ultimi anni Equita ha promosso il concetto di Corporate Bond Italia, un prestito obbligazionario bullet del controvalore compreso tra 100 e 300 milioni di euro, distribuito ad investitori istituzionali e al retail in Italia tramite la piattaforma Mot di Borsa Italiana, la stessa che viene utilizzata regolarmente dal Ministero del Tesoro per l’emissione dei BTP e dalle banche per collocare le proprie obbligazioni», aggiunge Marcello Daverio, responsabile Capital Markets Advisory di Equita. «Grazie al contributo di Cerved Rating Agency il Corporate Bond Italia potrà ora essere utilizzato anche da società non quotate di medie dimensioni».

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FINANZIARE L’IMPRESA

in collaborazione con Aifi

Capitali privati in rotta verso la sostenibilità La profonda revisione nelle prassi di investimento privilegia sempre di più le buone prassi Esg. Ma mancano ancora regole certe, normative armonizzate a livello europeo, rating trasparenti e metriche condivise di Anna Gervasoni

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are valore alle imprese: questo è l’obiettivo di un investitore di private capital. Oggi lo sviluppo aziendale non è più solamente legato agli aspetti dimensionali e realizzato attraverso crescita organica o con acquisizioni esterne e ampliamento dei mercati di riferimento. I principi Esg, di cui forse anche troppo spesso si sente parlare, sono diventati cardini su cui poggiare le strategie di investimento degli operatori. Non si tratta della moda del momento né deve essere un “green washing”: parliamo di un impegno serio che i fondi di private capital hanno iniziato ad assumere molti anni fa, anticipando un trend che oggi è diventato imprescindibile. Un vero e proprio cambio di paradigma che risponde innanzitutto alle esigenze dei grandi investitori istituzionali. Per implementare i principi della sostenibilità, nella convinzione che ciò determini un nuovo approccio alla creazione di valore a beneficio dei differenti stakeholder, Aifi già nel 2013 aveva sottoscritto la “Carta dell’investimento sostenibile e responsabile della finanza italiana” promossa da FeBAF, la Federazione delle Banche, Assicurazioni e Finanza. A queste iniziative ne sono seguite altre come l’elaborazione delle Linee Guida Esg associative e l’avvio di un Tavolo di Lavoro Esg, che raggruppa una trentina di associati domestici ed internaPROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

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zionali per condividere delle best practice che saranno messe a punto nel pieno rispetto delle normative europee. L’ultimo tassello a tutto questo lavoro è stato fatto in allineamento con le altre associazioni europee: è stata realizzata una Survey sulle prassi Esg per mappare lo stato dell’arte dell’industry, raccogliere dati che consentano nel tempo di evidenziare i cambiamenti e i progressi compiuti, soprattutto in ambito ambientale e climatico. Lo studio ha coinvolto in Europa 350 operatori di private equity, venture capital, private debt e infrastrutture; 42 di questi italiani. I numeri della survey mostrano come l’interesse sia alto, ma ci siano anche ambiti in cui sarà possibile un miglioramento significativo in futuro; l’82% degli operatori ha dichiarato di avere già adottato policy Esg e il restante 18% intende farlo entro i prossimi 12 mesi. Adottare una policy Esg significa sancire un impegno ad integrare l’analisi finanziaria con

considerazioni sulle tematiche di sostenibilità lungo tutto il processo di investimento, ed è un impegno formale verso i propri stakeholders. Dalla ricerca emerge come per gli investitori internazionali e domestici, l’integrazione di buone prassi Esg sia determinante nell’asset allocation. Quasi l’unanimità degli operatori adotta politiche di esclusione, non impegnando risorse in alcuni settori non Esg compliant come quello delle armi da fuoco, tabacco e nucleare. Il lavoro di engagement sulle aziende target è un obiettivo, ma la raccolta dei dati non è sempre facile. A livello di imprese in portafoglio poco più della metà, il 56% degli operatori, raccoglie dati circa l’implementazione dell’action plan relativo ai temi Esg/ sostenibilità. I progressi fatti e il gap di valore creato attraverso la sostenibilità nel 51% dei casi viene rendicontato anche in fase di exit nella vendor due diligence, per consentire al potenziale acquirente di proseguire nel cammino intrapreso in termini di complessiva valorizzazione. Questo significa che, se da un lato è in atto una profonda revisione nelle prassi di investimento, serve ancora un po’ di lavoro per far sì che a cascata, tali principi abbiano una diretta ricaduta sulle aziende di cui investono. Il report nella sua interezza mostra come il cammino verso una attenzione rivolta ai temi ambientali, di parità di genere, di attenzione verso le risorse umane, sia saldamente avviato; è sempre più evidente, nel contempo, anche la fragilità di un cammino che non sia supportato da regole certe e da una normativa armonizzata a livello europeo, che oggi ancora è in via di completamento; servono rating trasparenti e metriche condivise che misurino in modo scientifico e uguale per tutti i gradi di impatto sulle attività svolte. Se è ormai ampiamente dimostrato che la sostenibilità garantisce un miglior controllo dei rischi, migliori performance e creazione di valore, migliore resilienza delle imprese, è vero anche che tutto ciò richiede una transizione di equilibrio. Per raggiungere questo obiettivo serve proseguire su questa strada con gradualità, fondamentale per determinare cambiamenti strutturali e duraturi.


Perché il treasury manager è sempre più figura-chiave Il codice della crisi d’impresa nel 2019, lo choc della pandemia e le nuove linee-guida dell’Eba sulla valutazione dei rischi di credito hanno accentuato la centralità del tesoriere nel prefigurare lo sviluppo di Marco Turani* – Roberto Spaccini**

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n questi ultimi 3 anni, a partire da marzo 2019, sono avvenuti 3 eventi che hanno decisamente cambiato e cambieranno le prospettive e il futuro ruolo del Treasury Manager e, in generale, dell’Area Finance e hanno sancito una linea di demarca‐ zione netta tra passato e futuro. A marzo 2019 è entrato in vigore il codice della crisi d’impresa che, per certi aspetti, obbliga le aziende ad avere degli assetti organizzativi che le consentano di avere un costante processo di pianificazione finanziaria oltre che economico e patrimoniale, in grado di prevenire la crisi e mettere così in sicurezza l’azienda abbattendo quello che è il rischio che, più di altri, mina la sopravvivenza e la continuità aziendale: il ri‐ schio finanziario. A marzo 2020 è piombata, come un macigno, la pandemia, un evento assolutamente imprevedi‐ bile che ha costretto le aziende a realizzare con‐ tinue pianificazioni finanziarie per capire il reale fabbisogno finanziario necessario per la soprav‐ vivenza, vista l’indeterminatezza del futuro e quindi la capacità di sopravvivenza dell’azienda. Infine, dal 1 luglio 2021 il sistema bancario ha introdotto e sta applicando le Nuove Linee Guida Eba che impongono agli istituti bancari di concedere affidamenti e finanza non basan‐ dosi più principalmente su garanzie reali, ma basandosi anche sulla capacità dell’azienda di produrre quel cash flow che le consenta una sicura restituzione del debito richiesto. Questi tre eventi hanno determinato e determi‐ neranno un cambio per certi aspetti epocale che investe e investirà in pieno l’area finance e prin‐

cipalmente il treasury manager, che deve acce‐ lerare decisamente la sua evoluzione. Sul piano operativo, non potranno che tradursi in modelli di risk governance (corporate governance, con‐ trolli interni e gestione proattiva dei rischi) in grado di assicurare alle varie categorie di sta‐ keholders (fornitori, dipendenti, clienti, banche ed erario, in particolare) la necessaria traspa‐ renza e affidabilità dell’informazione finanziaria aziendale, storica, corrente e prospettica. Il tutto secondo un approccio, metodologie, strumenti e metriche non più esclusivamente basate su set di dati storici o derivanti da mere estrapolazioni puntuali di dati storici, ma strut‐ turate su analisi e valutazioni che richiedono di considerare esplicitamente anche la dimensio‐ ne rischio che caratterizza il futuro (forward‐ looking approach). Sintetizzando, il Treasury Manager dovrà ave‐ re una visione forward looking cioè le decisioni aziendali, in particolare finanziarie, dovranno

e devono essere supportate e basate su previ‐ sioni, stress test e su puntuali analisi predittive. Occorrerà quindi abbandonare i modelli del passato basati su analisi con dati consuntivi e storici per fare spazio e concentrarsi su model‐ li, strumenti e metriche predittive. Questa situazione rappresenta, per il Treasury manager, un’opportunità che gli consente di uscire dalla propria comfort zone e, in colla‐ borazione con altre figure aziendali (Cfo, Con‐ troller, …), passare da una mera gestione della tesoreria classica, orientata all’automazione e alla gestione dei processi, ad una gestione del futuro (visione forward looking) quindi ad un processo di pianificazione finanziaria ma non solo, economico e patrimoniale, caratterizzata da una costante attività di simulazione e analisi what if e valutazione del rischio. Nel concreto il tutto si traduce nell’allestire in azienda un sistema informativo (inteso come organizzazione e strumenti) cash flow centrico che permetta di abbattere il rischio finanziario e che possiamo tradurre in questi passi: • conoscere preventivamente la capacità di ge‐ nerare cassa da parte dell’azienda e quindi un cash flow consuntivo, che le consenta di fare una adeguata analisi delle varianze, • conoscere, con un dettaglio giornaliero, il cash flow in un orizzonte temporale che va da zero a 13/16 settimane per gestire un’adegua‐ ta manovra di tesoreria • gestire un cash flow di long term, che arrivi al‐ meno a 12/24/36 mesi, correlato anche ad una pianificazione economica e patrimoniale che le consenta così di conoscere l’evoluzione del capi‐ tale circolante e conoscere e gestire preventiva‐ mente taluni indici e covenants importanti per un’analisi della solvibilità dell’azienda e altresì importanti per gli interlocutori e i clienti del tre‐ asury manager (istituti bancari, investitori, …) Riassumendo, possiamo dire che deve esserci necessariamente un passaggio culturale per abbandonare la vecchia visione backward looking per approcciare una nuova visione forward looking. *Channel Director 4Planning – Consigliere AITI **Partner 4 Planning

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FINANZIARE L’IMPRESA

Fintech & piccole imprese questo matrimonio s’ha da fare Il quarto report sulla finanza alternativa per le Pmi del Politecnico di Milano con Innexta conferma la forte crescita di domanda e offerta di servizi finanziari digitali. Ma inizia a porsi un problema di qualità di Angelo Curiosi

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l trend della finanza alternativa si è rivelato molto positivo nel 2020, e prosegue», dice Giancarlo Giudici, professore ordinario del Politecnico e direttore scientifico dell’Osservatorio Crowdinvesting: «Lo ‘shock’ della mancanza di liquidità legata allo shutdown ha spinto molte imprese a guardarsi attorno; è vero che ci sono state le moratorie e i prestiti garantiti dallo Stato, ma le Pmi che erano già rimaste escluse dal credito bancario (o avevano saturato i propri fidi) difficilmente hanno potuto averne di nuovi; e nel 2021 si è notato un rinnovato interesse, non solo per il tema dell’accesso alla liquidità, ma anche per la curiosità di verificare l’accesso diverso a risorse per la crescita futura legate all’opportunità della ripresa». E su questa griglia di concetti, Giudici ha presentato, con Innexta – l’azienda del sistema camerale che supporta e accompagna le imprese nell’accesso al credito, alla finanza complementare e al Fintech - il quarto Report sulla Finanza alternativa per le Pmi. Lo ha fatto nel contesto della quarta edizione della giornata della Finanza Alternativa, Alt Finance, organizzata da Innexta con la media-partnership di Economy. «È un modo per confermare l’impegno del sistema camerale italiano al fianco delle piccole e medie imprese – ha sottolineato Giovanni Da Pozzo, presidente di Innexta e anche di Promos – un impegno che è cresciuto in proporzione per affiancare le Pmi nel necessario aggiornamento ai nuovi scenari».

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GIOVANNI DA POZZO, PRESIDENTE DI INNEXTA E PROMOS

GIANCARLO GIUDICI, DEL POLITECNICO DI MILANO

DANILO MAIOCCHI, DIRETTORE GENERALE INNEXTA

Fintech, crowdinvesting, Aim, private debt, private equity: il mondo della finanza, sia quella dei mercati che quella d’impresa, è stato investito negli ultimi anni da un’accelerazione del cambiamento senza precedenti nella storia. Con molti problemi ma anche molte opportunità, per chi sa coglier-

le. «Il nostro lavoro punta ad affiancare le imprese che non trovano più, o non trovano sempre, nel sistema bancario tradizionale la risposta alle loro esigenze finanziarie – ha sottolineato Danilo Maiocchi, direttore generale di Innexta – Guardano dunque, per crescere, ai nuovi strumenti che i mercati e l’innovazione digitale offrono loro, dal crowdfunding all’Aim, dal private equity al private debt, una pluralità di soluzioni che non sembrano a portata di mano ma in realtà lo sono, quando se non di più di quelle tradizionali». In un’Aula Magna Carassa e Dadda del Campus Bovisa Politecnico di Milano con tutto il pubblico consentito dalle cautele anti-Covid, Innexta e il suo partner scientifico, appunto il Politecnico, hanno incontrato la comunità degli innovatori e quella delle Pmi. Ad aprire i lavori un dialogo tra il presidente Da Pozzo e due esponenti politici impegnati in prima persona, per competenze e passione, su questa frontiera: Giulio Centemero e Massimo Ungaro, membri della VI Commissione Finanze della Camera. Giancarlo Giudici. A seguire, una tavola rotonda, condotta dal direttore generale di Innexta Maiocchi che ha visto confrontarsi sul tema il co-founder di Modefinance Mattia Ciprian, il notaio e co-founder di Milano Notai Giovannella Condò, il Ceo di Azimut Direct Andrea Crovetto, l’investment onboarding manager di Crowdfundme Marco Giaretta, la Ceo e founder di Ir Top Anna Lambiase e il presidente di Banca Akros Graziano Tarantini. Dunque la domanda e quindi l’offerta nazionale di servizi finanziari d’impresa alternativi sono nettamente auemntate: crowdfunding, private lending, private debt, invoice on-line: «Sono aumentate – precisa Giudici – al punto da iniziare ad essere addirittura inflazionate; non c’è spazio per tutte queste piattaforme e la proliferazione non va certo nella direzione di assicurare la qualità dell’offerta; comunque il mercato è molto concentrato e per ora le piattaforme maggiori si comportano bene».


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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

Il made in Italy ora gioca alla ripresa Le difficoltà causate dalla pandemia sul fronte della supply chain rappresentano un’opportunità per le aziende del giocattolo made in Italy. L’Nsa Economy Ranking le classifica per affidabilità di Paola Belli

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giudicare dalle lunghe code che apertura degli esercizi commerciali anche nelle ultime settimane hanno in zona rossa), discutendo con il Governo accolto l’arrivo a Milano di Fao dell’importanza del settore per i bambini. Schwarz, il noto negozio newyorkese (quelUna vera e propria svolta nella storia della lo della pellicola Big, in cui Tom Hanks suonostra Associazione». na la pianola saltandoci sopra), ma anche Il Governo italiano è stato l’unico in Eurodi Mamma ho perso l’aereo, Baby Boom e pa ad aver riconosciuto il gioco come bene persino I Puffi), c’è un vuoto di mercato essenziale. Ma non è bastato: il mercato ancora da colmare: quello dei giocattoli, italiano del giocattolo ha chiuso comunque appunto. E non solo per i più piccoli. lo scorso anno in perdita. Secondo le rileSe la pandemia ha colpito duramente il vazioni di The Npd Group, il 2020 ha fatto settore del commercio - solo il primo lockregistrare una flessione per il toys market down primaverile ha causato una perdita pari al 6,9% in termini di valore e del 15% di almeno 45 milioni di euro (-35%), recuin termini di volumi, a fronte di un prezzo perata in parte già dai primi mesi estivi con medio di acquisto, che in crescita del 10%, la riapertura degli store - c’è da dire però a quota 15,77 euro. «Anche se i dati indicache le nuove diffino una flessione neDOPO AVER PERSO IL 14% coltà di approvvigiogativa del mercato, DEL FATTURATO NEI PRIMI SEI namento dalla Cina ha spiegato il dieretMESI DEL 2021 IL COMPARTO DEL costituiscono un’optore di AssogiocattoGIOCATTOLO È RIMBALZATO DEL 12% portunità per i proli Maurizio Cutrino, duttori locali, che hanno nelle loro mani il «dal 2020 ereditiamo una forte accelerapotere di ridisegnare un comparto che nezione nell’integrazione con il mondo digigli anni ha visto abbassare la qualità media tale, un po’ per necessità e un po’ per l’urdel prodotto. «Siamo un bene essenzial», genza di sperimentare nuovi approcci alla sottolinea Assogiocattoli, che rappresenta vendita (incluso il “click&collect”), ma antutte le aziende che producono (in unità che ad una nuova riscoperta dei negozi traproduttive anche al di fuori del territorio dizionali che continua». Intanto, sottolinea italiano), importano, distribuiscono, comCutrino, «Il mercato italiano del giocattolo mercializzano o rappresentano giocattoè in netta ripresa e nell’ultimo semestre è li. «Attraverso il il Dpcm del 3 Novembre cresciuto di oltre il 18%. Anche rispetto 2020 abbiamo ottenuto, dopo il primo al 2019 il dato cresce del 3%. I giocattoli lockdown, il riconoscimento e la classisono essenziali per affrontare un periodo ficazione dei giochi, dei giocattoli e degli così difficile». articoli di prima infanzia a “beni essenziaE per valorizzare il ruolo dei giochi è nata la li” e “prima necessità” (con conseguente campagna “Gioco per Sempre”: il progetto

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ostante una perdita di fatturato del 14% nei primi sei mesi dell’anno, il comparto del giocattolo da luglio in poi ha vissuto un rimbalzo del 12%. Il momerito va in gran parte alle imprese italiane, che hanno colto l’opportunità offerta dalla oandemia per valorizzare il made in Italy. Per Economy, ha classificato le realtà del comparto il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.

mira a sensibilizzare le famiglie sull’importanza del gioco come strumento di crescita pedagogica, sociale e culturale e non solo come dono. «Il manifesto è partecipativo, una vera call to action per la cittadinanza che può partecipare direttamente con noi», ha sottolineato Jacopo Scandella, Vice Presidente dell’associazione.


GIOCATTOLI - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE BIG MODELS S.R.L. WITTY TOYS S.R.L. GALACTUS ROMA S.R.L. TOYSUPER S.R.L. STEINLE S.R.L.S. 3 R S.R.L. ASTRAS S.R.L. A SOCIO UNICO GOLD TRADE S.R.L. CAFFARETTO S.R.L. A SOCIO UNICO RIMAX S.R.L. DITTA COMMERCIALE LEGLER ITALIA S.R.L. WMG S.R.L. PVP GEEKS S.R.L. BARALDI S.R.L. RAINBOW ITALIA S.R.L. REGGIE S.R.L.S. POWERGAMMA SRL MARTARELLO STORE S.R.L. ROCK TOYS SRL BOWLING S.R.L.S. JOYS S.R.L. SPIN MASTER ITALIA S.R.L. BIG BEN INTERACTIVE S.R.L. ELECTRONIC CENTER S.R.L. FRATELLI PESCE GIOCATTOLI S.R.L. ETRURIA GIOCHI S.R.L. GIOCHI S.R.L. EPOCH DI FANTASIA S.R.L. EUREKAKIDS ITALIA S.R.L. AMATI S.P.A. LAMAS GROUP S.R.L.S. LAMAS TOYS S.R.L. INFOELETTRONICA S.R.L. RUSSO GIOCATTOLI SRL PLAYNET S.R.L. ANNAROSA S.R.L TOYS PLANET MARSALA S.R.L. L’ARTISTICA S.R.L. MULTI BUSINESS ITALIA S.R.L.S. TRADE SERVICE S.R.L.S.

FATTURATO

INDIRIZZO

1.930.700 € 1.299.494 € 1.185.929 € 716.762 € 2.960 € 16.500 € 264.518 € 161.139 € 138.655 € 123.464 € 1.790.229 € 1.574.135 € 454.900 € 909.496 € 101.044 € 196.927 € 188.869 € 151.453 € 140.714 € 67.693 € 20.722.453 € 16.218.147 € 7.029.716 € 6.776.333 € 4.958.811 € 4.535.485 € 4.393.272 € 3.482.768 € 2.130.604 € 1.887.287 € 5.073.952 € 4.220.799 € 2.330.224 € 1.950.666 € 1.397.714 € 995.114 € 751.112 € 439.941 € 418.574 € 404.041 €

Roma (Roma) Loreto (AN) Roma (Roma) Collesalvetti (LI) Bagno a Ripoli (FI) Latina (LT) Roma (Roma) Roma (Roma) Roma (Roma) Roma (Roma) Merano/Meran (BZ) Rubano (PD) Modena (MO) Ferrara (FE) Venezia (VE) Cervia (RA) Poviglio (RE) Arquà Polesine (RO) Cattolica (RN) Sassuolo (MO) Milano (MI) Assago (MI) Legnano (MI) Alessandria (AL) Genova (GE) Milano (MI) Milano (MI) Milano (MI) Milano (MI) Torino (TO) Napoli (NA) Napoli (NA) Napoli (NA) Nola (NA) Sommatino (CL) Aversa (CE) Misterbianco (CT) Catania (CT) Napoli (NA) Napoli (NA)

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COVERSTORYL’IMPRESA FINANZIARE

IL PNRR CI PORTA PERSINO "IN VACANZA" Il "Pacchetto turismo" integrato nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza vale 2,4 miliardi di euro tra crediti d'imposta a fondo perduto, fondi partecipati e interventi di sostegno di Paola Liberace e Roberto Ferrieri

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l comparto del turismo è uno di quelli che ha maggiormente sofferto negli ultimi due anni, e allo stesso tempo uno dei più cruciali del nostro Paese, capace di sviluppare – stando ai dati Bankitalia - un valore intorno al 13 % del Pil, cumulando il contributo diretto e quello indiretto, e che impiega il 6% del totale degli occupati nazionali. Secondo Federalberghi, limitandoci alle strutture che offrono ricettività, parliamo di un settore che comprende più di 32.000 esercizi, per un totale di circa 2 milioni e 300mila posti letto, dei quali più della metà sono classificabili in categorie fino a tre stelle e Rta. Si tratta quindi di un mercato composito, costituito da strut-

di crescita, come nel caso del progetto “Roma ture che per più della metà sono presenti nelCaput Mundi”, finanziato con 500 milioni di le regioni del centro-nord, e presentano una euro per sostenere l’offerta turistica in vista dimensione assai contenuta in termini di cadell’evento religioso. Ma il piatto a disposiziopienza e di servizi. A parte qualche eccezione, ne è ben più ricco e ampio: queste cifre fanno parliamo di realtà che soffrono di una storica infatti parte del “Pacchetto Turismo”, integrato deficienza strutturale, che sconta il peso degli nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che anni e del mancato adeguamento industriale vale complessivamente 2,4 miliardi di euro. Olai tempi; non va meglio sotto il profilo infratre alle somme già citate, il pacchetto prevede strutturale, sia per quanto riguarda la logigli interventi convogliati dal Fondo Nazionale stica e i trasporti che per quel che concerne del Turismo, che vale ben 1.786 milioni di euro i collegamenti in banda larga. Un panorama, ed è articolato in sei diversi interventi. Si parinsomma, nel quale l’opportunità rappresente con i 500 milioni di tata dagli incentivi che IL COMPARTO DEL TURISMO euro del credito d’imsi affacciano all’orizÈ CHIAMATO A UN RINNOVAMENTO posta all’80% a fondo zonte europeo appare TANTO DELLE STRUTTURE perduto per le imprecome un’occasione irQUANTO DELLE TECNOLOGIE se turistiche; si proseripetibile di completague con i 98 milioni di euro per sostenere la re la transizione da una diffusa, sapiente ecceldigitalizzazione delle agenzie di viaggio e dei lenza artigianale a una vera e propria impresa tour operators; si continua con i 500 milioni di 4.0 dalle radici antiche e ben piantate. euro per l’attivazione di un Fondo partecipato Più in generale, il comparto è interamente dal Ministero dell’Economia e delle Finanze chiamato a un rinnovamento che abbraccia e dalla Banca europea degli Investimenti, del’aspetto immobiliare tanto stinato all’ammodernamento delle strutture quanto la riqualificazione ricettive, agli interventi a sostegno del turismo complessiva: per quanto rimontano e allo sviluppo di nuovi itinerari turiguarda gli adeguamenti distici; ancora, 358 milioni di euro sono per un gitali e le dotazioni informaFondo di Garanzia a sostegno del tessuto imtiche, qui sono allocati i 114 prenditoriale e dello sviluppo di nuove profesmilioni di euro destinati all’atsionalità; a seguire, 180 milioni di euro a fondo tivazione del Digital Tourism perduto sono finalizzati all’attivazione di un Hub, una piattaforma online Fondo rotativo della Cassa Depositi e Prestiti polifunzionale per aggregare e rendere dispoper l’ammodernamento delle strutture, l’elinibile l’offerta turistica nazionale, con una scaminazione delle barriere architettoniche e la denza fissata dall’alto al 2025. Il 2025 è anche riqualificazione ambientale; per chiudere con l’anno del Giubileo, in vista del quale non solo i 150 milioni di euro per rafforzare le strutture le imprese attive nell’ospitalità devono affrone valorizzare gli asset immobiliari. tare una sfida di competitività, ma soprattutto

NELLE FOTO: A SINISTRA PAOLA LIBERACE, PARTNER, CHANGE MANAGEMENT LEADER, RSM ITALY A DESTRA, ROBERTO FERRIERI, RSM REAL ESTATE BUSINESS ADVISOR

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SE FARE LE SCARPE TI PORTA IN BORSA Realtà virtuale, reverse engineeering, design to cost: puntando tutto sull’innovazione di processo, Nice Footwear ha conquistato la propria nicchia di mercato. E ora, sbarcata a Piazza Affari, punta al luxury

DA SINISTRA BRUNO CONTERNO, PRESIDENTE E CEO DI NF, E FRANCESCO TORRESAN, HEAD OF PRODUCT E COO DI NF

di Marina Marinetti

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Nice Footwear al segmento Euronext Growth uando si nasce “figlio di” e il proprio Milan. «L’obiettivo è realizzare un polo italiano percorso è segnato fin dalla nascidi eccellenza nella progettazione e produzione ta non è detto che la vita scorra più di sneakers Made in Riviera del Brenta e, per semplice. Se poi il copione cambia all’improvriuscire in questa evoluzione del processo arviso, le cose diventano ancora più difficili. Ma tigianale, saranno preziose le risorse dell’Ipo è proprio quello il momento di tirar fuori il in quanto ci permetteranno di combinare l’artalento. Quello di Bruno Conterno, vicentino, tigianato con la tecnologia, la digitalizzazione classe 1975, ruota tutto intorno all’innovazioe la sostenibilità, pecune di processo. Ma l’ha NEGLI ULTIMI CINQUE ANNI liarità che da sempre scoperto solo quando NICE FOOTWEAR HA REGISTRATO contraddistinguono le quote dell’azienda UNA CRESCITA DEI RICAVI Nice Footwear», sottodi famiglia, la Marmi COSTANTEMENTE A DOPPIA CIFRA linea Conterno. Graniti Favorita di LoMa arrivare fin qui non è stata una passeggianigo, sono passate di mano e lui s’è trovato a ta: il primo lavoro come searching manager in dover reinventare il proprio futuro. «È stato un Nicelander Ltd, azienda di sourcing per la subrusco cambio di direzione che mi ha creato pervisione dello sviluppo e produzione di calun po’ scompiglio e frustrazione», ammette a zature e gestione marchi in licenza, non andò Economy, «ma», corregge il tiro «avevo la granbenissimo: «Il primo tentativo fu una catastrode opportunità di esprimere la mia idea di imfe: il contenuto dei container non era affatto presa». Un’idea che l’ha portato, il 18 novemconforme alle aspettative dei clienti, la qualità bre scorso, a raccogliere 5,5 milioni di euro in non rispettava i canoni previsti». Invece di araumento di capitale in Borsa, quotando la sia

90 ARNOLD INVESTMENTS IL MATTONE DA INVESTIMENTO HA LA SUA BOUTIQUE

94 ASSOFOND DURE DA ABBATTERE IN TUTTI I SENSI

96 INTELLIGENZA ARTIFICIALE SE DIETRO LE NOSTRE SCELTE SI NASCONDE IL COMPUTER

98 SNAITECH LUCI A SAN SIRO: NASCE LO STADIO DEL CAVALLO

102 IMASTERMINDS DODICI APOSTOLI PER INNOVARE DECISAMENTE “OUT OF THE BOX”

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rendersi, Conterno decise di riprovarci. Ma con un approccio differente: «Iniziai a bypassare le factory per appoggiarmi a un tecnico che eseguisse in loco il controllo qualità. E la merce nel container questa volta era perfettamente matchante con le aspettative». In breve, Bruno Conterno sedeva già sulla poltrona di ceo. Era il 2007 e due anni dopo l’azienda sarebbe diventata Nice Footwear. E nel 2016 Conterno acquisì il 100% delle quote. Qualche anno e una manciata di passaggi societari dopo Nice Footwear produce e commercializza sneaker con brand propri (come Kronos), ma anche in licenza e per conto terzi, tra cui Ellesse, Conte of Florence, Fred Mello e G-Star Raw, vendute in oltre 20 Paesi con una presenza capillare a di via Montenapoleone 18, ndr - Parigi e Hong livello internazionale nel segmento di categoKong, ma non sono showroom, piuttosto li deria intermedia per le categorie uomo, donna e finiamo hub o piattaforme di confronto. Sono bambino. Produce ogni anno circa 2 milioni di spazi che utilizziamo per operazioni di markepaia di scarpe, ha sviluppato 2500 nuovi artiting, ma soprattutto per incontrare i buyer. Si coli e oltre 20 mila paia di campionari grazie tratta di piattaforme di confronto». alle business unit in Italia e a Shangai, Hong In ciascun hub è installato un grande scherKong e in Francia. Più una, che però non si ocmo, e poggiati su un tavolino poco distante cupa di sneaker: si tratta di Favaro Manifattura si trovano dei visori di virtual reality. Perché Calzaturiera, azienda che rappresenta l’eccelessere innovativi significa anche partire dalla lenza nella produzione di scarpe nel segmento fine: «Rappresentiamo il desiderato del cliente luxury nella Riviera del Brenta, acquisita a giugrazie a visori che permettono di mostrare con gno di quest’anno anche grazie a un minibond qualità fotografica l’idea che si rappresenta a da 3 milioni di euro. A livello consolidato, Nice parole. È un sistema che abbiamo mutuato dalFootwear conta su ricavi pari a 23,655 miliola nautica e dal car design: trasformiamo l’idea ni di euro nell’esercizio chiuso ad aprile 2021 in un avatar digitale comprensibile anche a un (con un apporto ricavi dovuto a Favaro Maninon addetto ai lavori». Data un’immagine realifattura Calzaturiera di 2,5 milioni), con 1,195 stica all’idea, si procede con il reverse engineemilioni di utile netto e un Ebitda di 2,774 miring: «La mia matrice da economista parte dal lioni. Nonostante il Covid e con organico - Fabudget del cliente. Il nostro software permette varo esclusa - di appena di targhettizzare il ren24 persone. der fotografico con un «Da grande farò la design to cost. Qui enNike», scherza - ma tra in campo l’aspetto non troppo - Bruno umano e italiano, l’equiConterno. L’impronta librio del buon gusto nel che ha dato all’azienda selezionare materiali è totalmente imperattinenti al sapore che niata sull’innovazione. esprime un marchio e A partire dall’assoluta una lavorazione che crei assenza di vetrine: «Abarmonia». Le variazioni biamo spazi espositivi a possono essere apporIL RENDERING IN REALTÀ VIRTUALE Milano - al primo piano tate in tempo reale:

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connettendosi al cloud del software, infatti, tutti i progetti ed evoluzioni sono accessibili contemporaneamente dalla sede di Vicenza e dagli showroom in Asia e in Europa riducendo dell’80% i tempi decisionali dei clienti e del 50% i costi di produzione dei prototipi. «Abbiamo un magazzino virtuale», prosegue Conterno: «quando riceviamo un ordine lo deliveriamo in tutto il mondo senza mai vederlo. Il processo è talmente efficiente che il prodotto va in consegna direttamente, senza necessità di stock». Non basta: «Non contenti, abbiamo iniziato a sviluppare mescole e materiali adatti per noi. Non volevamo suole troppo pesanti o non certificate o non del colore giusto: volevamo un prodotto ancora più identificativo per nostri clienti». Così, oltre ai materiali riciclati come poliestere, plastiche, cotone, carta (per le confezioni) e schiuma di poliuretano (per il sottopiede) addizionata con biomassa algale, il sughero, Nice Footwear utilizza anche il Tencel, una fibra derivata dal legno, il Pinatex derivato dagli scarti delle foglie di ananas, il poliuretano a base d’acqua. «Intelligenza artificiale, materiali, processo: sono i tre driver che ci ha portati a diventare una delle pochissime Pmi innovative nel calzaturiero. Ma questa è solo metà della mela», dice Conterno. L’altra? «Aver dimostrato di avere un business model molto valido, con cinque anni di crescita a doppia cifra. Siamo una mosca bianca e vogliamo continuare nella nostra unicità».


Mutui giovani, rate sostenibili per le tasche e per l'ambiente Crédit Agricole premia gli under 36 e chi intende acquistare immobili in classe energetica A e B o effettuare una ristrutturazione in grado di migliorarne l’efficienza di Rosaria Barrile

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econdo i dati trimestrali dell'Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle Entrate da aprile a giugno 2021 il volume di compravendite di case è aumentato del 73,4% rispetto allo scorso anno, per un numero totale di scambi che tocca quota 201.492. E le previsioni per i prossimi mesi restano incoraggianti: secondo le stime di Nomisma divulgate a luglio, gli scambi dovrebbero attestarsi intorno alle 600mila unità a fine 2021 per poi salire a 651mila nel 2023. Il mercato residenziale continuerà infatti a beneficiare non solo di un rinnovato clima di fiducia nella ripresa dell’economia, ma anche delle novità introdotte dal Decreto Sostegni Bis che prevedono agevolazioni fiscali e la garanzia statale per la concessione dei mutui a favore dei giovani under 36 che intendono acquistare casa. A favorire questo rilancio sta contribuendo ulteriormente il ventaglio di proposte provenienti dalle banche italiane, come quella messa a punto da Crédit Agricole Italia che non solo raccoglie le indicazioni della normativa a supporto dei giovani, ma stimola anche gli acquisti di immobili più efficienti dal punto di vista energetico. Crédit Agricole Italia si è da subito attivata lanciando, il luglio scorso, un’offerta dedicata alle nuove generazioni. Attraverso una sezione

riservata del sito è infatti possibile richiedere, anche da mobile, una proposta personalizzata ed effettuare alcune simulazioni che tengono conto non solo della durata e del tasso, ma anche della classe energetica dell’immobile. «A tre mesi dal lancio di Mutuo Giovani, la quota di lead generati sul nostro sito e sulla landing page dedicata alla promozione da parte degli under 36 è più che raddoppiata; la quasi totalità richiede un mutuo con finalità di acquisto, anche se il 30% si interessa ad una stipula quando è ancora alla ricerca dell’imL’OFFERTA DI CRÉDIT AGRICOLE CREA LA POSSIBILITÀ DI INIZIARE A PAGARE FINO A 12 MESI DOPO LA STIPULA

mobile, a conferma che molti richiedenti sono in una fase esplorativa e di orientamento», afferma Marco Briata, Responsabile della Direzione Privati e Digitale di Crédit Agricole Italia. «Per questo motivo i tempi per la concessione di un mutuo sono al momento più lunghi rispetto a quelli per i finanziamenti standard. Conosciamo le specificità di questa clientela e la sua esigenza di tenere la rata più bassa possibile. Di conseguenza, offriamo la possibilità di una durata trentennale e del tasso variabile con l’opzione del passaggio al tasso fisso. Siamo disponibili a proporre la

MARCO BRIATA

soluzione migliore in relazione alla posizione lavorativa ricoperta dal richiedente, valutando il suo profilo, attenendoci ai criteri di scoring ma senza rigidità». L’offerta di Crédit Agricole, che è rivolta a giovani sia con Isee inferiore ai 40mila euro, sia con Isee superiore, offre la possibilità di iniziare a pagare fino a 12 mesi dopo la stipula. Tra le forme di flessibilità a cui è possibile ricorre durante la vita del mutuo vi è l’opzione di salto rata una volta all’anno senza costi e giustificativi, la sospensione della rata o quota capitale fino a 24 mesi, o la variazione della durata del mutuo. Attraverso la funzionalità MutuoMap, anche i richiedenti non ancora titolari di un conto corrente possono seguire l’avanzamento della richiesta di mutuo, oltre a trasferire la documentazione dal proprio dispositivo. Vantaggi anche per gli over 36 che intendono acquistare immobili in classe energetica A o B oppure che hanno intenzione di ristrutturare migliorando di due classi energetiche l’efficienza dell’abitazione. I sistemi informativi della banca, nella valutazione degli immobili posti a garanzia dei mutui concessi, tengono in considerazione, oltre alla classe energetica, anche i Kw/h consumati in un anno e la quantità di CO2 emessa, indicati sul documento di Attestazione di Prestazione Energetica (Ape) che accompagna le compravendite.

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IL MATTONE DA INVESTIMENTO HA LA SUA BOUTIQUE Nell'immobiliare c'era un vuoto di mercato che Arnold Investments è arrivata a colmare: quello tra grandi investitori e privati, con target family office, industriali e Hnwi sui deal nella fascia intorno ai 15 milioni di euro di Marina Marinetti NEL CUORE DI MILANO, AD APRIRE LA PARATA DEI PALAZZI RIVESTITI DI MARMO DI QUELLO CHE NEL 1930 ERA IL NUOVO CORSO DEL LITTORIO E OGGI SI INTITOLA A GIACOMO MATTEOTTI, SI TROVA PALAZZO CRESPI. Porta

la firma di Piero Portaluppi e la matrice classicista in voga all'epoca: la serliana sugli alti portici, il timpano spezzato sull'attico, le lesene a scandire i piani nobili. Dietro le alte finestre che dominano la piazza, da qualche tempo si è insediata la viennese Arnold Investments. Lo ha fatto senza clamore, né campagne di marketing, discreta come il suo mondo: quello dei family office, dei club deal, degli industriali, degli high net worth individual. Il mondo di chi non ama far sapere quando disinveste da un asset immobiliare, né si pavoneggia se ne acquista uno. «Ci sono voluti 8 mesi per trovare la sede giusta», confessa a Economy il country manager Roberto Vellotti, 37 anni - «fieramente napoletano», dice a chi gli chiede delle sue origini - background legale e trapiantato a Milano dai tempi del master in real estate in Bocconi.

PER LA PROPRIA SEDE ITALIANA ARNOLD INVESTMENTS HA SCELTO PALAZZO CRESPI, NEL CUORE DI MILANO

Dev'essere piaciuto molto ai viennesi. Se non gli fossi piaciuto non sarei qua: c'erano diversi manager che concorrevano per questa posizione, io non ci pensavo neppure. Quando Petz mi propose un aperitivo credevo si tratOtto mesi cominciati come consultant e tertasse di un brindisi a operazione conclusa, minati come tenant. Non capita tutti i giorni. invece mi offrì il ruolo di country manager. Arnold Investments Sono rimasto compleARNOLD INVESTMENTS LAVORA è stata mia cliente: tamente spiazzato. A CONTATTO CON IL MONDO PRIVATE, cercavano una sede a CON GLI INVESTITORI ISTITUZIONALI Milano per approcciaE ha deciso di salire sul E SU OPERAZIONI CROSSBORDER re il mercato italiano treno. Perché Arnold? Vellotti era senior consultant nel dipartimento Perché il fondatore, nonché proprietario è Corporate office and investment in Gva RedilMarkus Arnold ed è il più grande broker in terco, ndr - e l'expansion manager della società, ritorio austriaco di zinshaus. Herbert Petz, selezionò la mia proposta, inviata in competizione con altri tenant trackers. Che non è una corrente avanguardista... Ho seguito in prima persona anche i lavori di (sorride) Le zinshaus sono le dimore storiche ristrutturazione degli uffici, senza sapere che viennesi riconvertite con destinazioni d'uso poi ci sarei entrato come dipendente. miste. Arnold Investments è nata a Vienna nel

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2009, ponendosi da subito come intermediario qualificato professionale nella nicchia di mercato composta dai family offices, dai wealth individuals, dai gruppi industriali, dai club deal, e in breve tempo in maniera abbastanza naturale si è sviluppata sui mercati limitrofi: Praga, Bratislava, Budapest, Berlino e adesso anche Stoccolma e Amsterdam. E Milano, dunque l'Italia, per occupare un vuoto di mercato. Esatto: il nostro deal size medio è tra i 10 e i 15 milioni di euro. Siamo un po' nel mezzo, con un piede di qua e uno di là: lavoriamo con i privati come interlocutore qualificato a contatto con il mondo del private, con gli investitori istituzionali e per favorire operazioni crossborder paneuropee. Molte famiglie nordeuropee stanno guardando con interesse al mercato italiano per l'attrattività dei rendimenti. E le famiglie


italiane vogliono fare il percorso inverso, investendo in Austria, Germania, Repubblica Ceca...

Senza contare che il privato che possiede un asset importante non riesce ad accedere all'investitore istituzionale. Ci arriviamo noi, però: lavoriamo molto con gli istituzionali, sarebbe impossibile non farlo. Siamo operativi da marzo 2020 e nonostante il lockdown abbiamo immediatamente portato a termine la vendita di un asset da 9 milioni di euro nel bresciano. Era di proprietà di una famiglia industriale e per caratteristiche, conformazione e location il naturale acquirente non poteva che essere un primario operatore logistico.

Da un lato lavorate con gli istituzionali, dall'altro intercettate i privati (family office, industriali, club deal...). Però senza farvi pubblicità. Come fate? Facciamo una mappatura degli asset in un determinato territorio e contattiamo direttamente le proprietà, ma anche i commercialisti, i notai, gli studi legali, perché chi vuole investire e chi vende normalmente è schermato da queste figure professionali. Abbiamo un portafoglio di mandati, sia italiani che esteri, e lavoriamo off market: tuteliamo la confidenzialità dell'informazione, perché i nostri clienti sono famiglie in vista, conosciute. Quando abbiamo un mandato a vendere lo veicoliamo direttamente agli investitori.

frammentato, è di assoluto interesse da parte degli investitori mitteleuropei: la logica comune degli investimenti immobiliari è che se il sottostante ha senso - un immobile storico ben tenuto, in centro, anche se in una città secondaria, ben locato, multitenant con un buon rating di affidabilità - anche l'investimento ha senso. Anzi, basta un po' di inflazione e ci si guardagna. Noi diciamo che le cose importanti dell'immobiliare sono tre: location, location e location. Parlando di asset class, quali trattate? Tutte: residenziale, uffici, logistica, industriale, ricettivo, retail, centri commerciali, cliniche e anche immobili da riconvertire. L'unica cosa che non facciamo sono i frazionamenti e le locazioni.

Quali sono gli asset più richiesti al momento? In linea con l'e-commerce, la logistica sta esplodendo: c'è ricerca di prodotto sia lungo gli assi autostradali che nelle periferie urbane per il last mile. E presto arriveremo al last minute, che dovremo inventarci riconvertendo officine, sale da ballo, laboratori... Il retail, che sta soffrendo, dovrà ripensare la propria offerta: i brand non possono prescindere dall'avere dei flagship store non tanto per la vendita della merce, quanto per l'offerta esprienziale. L'uomo è un animale sociale.

È un approccio da wealth management. Consideri che solo nel 2020 come gruppo abbiamo portato a termine transazioni per 500 milioni di euro. E non lavoriamo solo sui capoluoghi, ma anche sulle location secondarie. Quelle che il mercato non si fila. Quelle in cui i big non ci sono, ma sono presenti solo i freelance e i franchisor. Per esempio, abbiamo investitori nordeuropei particolarmente interessati all'area di Verona, Padova e Triste, dove su alcuni trophy asset siamo già in trattativa con gruppi tedeschi e spagnoli. Il patrimonio immobiliare italiano, per quanto

ROBERTO VELLOTTI

Anche il ricettivo soffre. Non per molto: ce lo stanno chiedendo diversi investitori opportunistici per riposizionarsi entrando nel mercato degli hotel di fascia media, i classici tre stelle che in Italia sono quasi sempre di proprietà di gruppi familiari. Gli investitori li cercano per operazioni value added o riconversioni in living, che è l'asset class del momento: mentre in Germania solo il 20% dei privati è proprietario del proprio appartamento, in Italia è il contrario. Il private rented sector è qualcosa a cui noi ci stiamo avvicinando adesso come asset class di investimento istituzionale, ma nel resto d'Europa non è così. In Italia lo si sta facendo per la prima volta proprio qui a Milano. Poi ci sono gli uffici. Sono investimenti che in Italia continuano a pedalare: contano per oltre il 40% del totale, è ancora l'asset class maggiormente attenzionata, in risposta a chi diceva che col Covid gli uffici avrebbero fatto la fine del reatil. Certo, andranno ripensati, ibridati con contaminazioni domestiche, resi flessibili. E soprattutto moderni. A parte i vostri: parquet, serramenti in legno con le modanature, stucchi decorativi... È la nostra cifra stilistica: noi siamo quelli delle zinshaus.

TUTELIAMO LA CONFIDENZIALITÀ PERCHÉ I NOSTRI CLIENTI SONO FAMIGLIE IN VISTA 91


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CON LA TESTA FRA LE NUVOLE L'AZIENDA È RESILIENTE Alla scoperta del nuovo progetto di Ascom Torino con Irideos per la creazione di un virtual data center con disaster recovery su tecnologia VMware con nuovi servizi infrastrutturali, applicativi e di connettività di Riccardo Venturi

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ettantacinque anni di tradizione al servizio degli imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi di Torino e provincia: Ascom Torino Confcommercio Imprese per l’Italia Torino e Provincia, fondata nel 1946, è oggi una associazione di imprenditori del commercio, del turismo e dei servizi che eroga una pluralità di servizi a più di 10.000 associati in 15 sedi territoriali e offre ai propri associati servizi di consulenza, assistenza, formazione e aggiornamento per tutte le esigenze dell'imprenditore, nonché credito e finanziamento, contabilità, paghe e gestione del Personale, servizio fiscale e legale. L’associazione, che punta sull’innovazione tecnologica per una gestione sempre più efficiente dei propri associati, aveva l’esigenza di assicurare la business continuity per l’erogazione dei propri servizi e ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa in materia di sicurezza e protezione dei dati. Da qui un nuovo progetto cloud per la creazione di un virtual data center con disaster recovery su tecnologia VMware e una serie di nuovi servizi infrastrutturali, applicativi e di connettività. Ora l’intera architettura dei servizi è più robusta ed efficiente e la gestione della sicurezza e della tracciabilità dei dati in ottica Gdpr da parte di Ascom è accurata. Inoltre, l'esternalizzazione verso un data center più "green" consente notevoli risparmi sui consumi elettrici.

La sfida

«La nostra missione è la rappresentanza delle imprese, con l’obiettivo di dare un valore concreto agli associati, in termini di affiancamento su tutti i fronti di innovazione rilevanti per le Pmi, in un momento in cui

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DENIS GRIMALDI, RESPONSABILE ICT ASCOM SERVIZI

la trasformazione digitale è più importante che mai», spiega Denis Grimaldi, responsabile Ict di Ascom Servizi. Grimaldi ha colto l’esigenza di far fare un salto di qualità all’infrastruttura virtualizzata dell’Associazione, spinto da due principali tendenze evolutive: in primo luogo la crescita nell’accesso e utilizzo di applicazioni business critical per l’organizzazione e per gli associati, quali le funzioni di amministrazione del personale e gestione paghe, oppure quelle relative alle richieste di finanziamento per le imprese. «L’associazione eroga credito alle imprese a tassi agevolati e con una riduzione a zero degli step burocratici», spiega Grimaldi. «Dovevamo assicurare la piena disponibilità degli applicativi in gioco a tutti gli associati che dovessero effettuare l’accesso sulla nostra rete, parliamo di circa diecimila account, con centinaia di accessi ogni giorno». Un secondo elemento è invece relativo alla

I SERVIZI CLOUD DI IRIDEOS SU TECNOLOGIA VMWARE INTEGRATI CON LA CONNETTIVITÀ RENDONO PIÙ EFFICIENTE TUTTA L'INFRASTRUTTURA ICT AZZERANDO IL RISCHIO DI DISSERVIZI


gestione dei dati degli associati, molti dei quali dati sensibili, che doveva essere trasparente e tracciabile, in ottemperanza al regolamento generale sulla protezione dei dati (Gdpr). «Il nostro obiettivo era acquisire una continuità operativa di livello enterprise, per poter garantire alle utenze interne ma anche e soprattutto ai partner e agli associati, l’affidabilità necessaria per dei servizi critici per il loro business», sintetizza Grimaldi.

La soluzione

Per Denis Grimaldi e il suo team non c’erano dubbi: occorreva lavorare con l’azienda partner a cui già era stato affidato il primo progetto cloud per una sua estensione che includesse un servizio di backup e disaster recovery, Irideos. «Tra Ascom Torino e Irideos la collaborazione dura da diversi anni e abbiamo avuto modo di verificare l’efficacia e la flessibilità delle tecnologie VMware», commenta Grimaldi. «Ascom Torino ha trovato in Irideos un player capace di unire servizi cloud di classe enterprise integrati con la qualità e sicurezza della connettività che è al centro della soluzione», commenta Alex Papavassiliou, responsabile Vendita diretta area Ovest di Irideos. «Un punto di forza è VMware Cloud Director, che ben si adatta all’infrastruttura di connettività di Irideos distribuita sul territorio». L'upgrade comprende un’imponente collezione di servizi, soluzioni, tecnologie e apparati: un sistema di disaster recovery con due nodi separati nell’ambito dei data center Irideos in territorio italiano; consolidamento delle funzioni di networking e di sicurezza su un’unica piattaforma, VMware Nsx, per una sicurezza intrinseca e una maggior agilità; potenziamento degli apparati di rete e connettività; aggiornamento applicativo; evoluzione dell’architettura Active Directory su piattaforma Microsoft e open source; assistenza e monitoraggio sui sistemi di virtual data center con reportistica mensile. Il personale di Ascom ha la possibilità di effettuare manutenzione a distanza per le sedi

disaster recovery in cloud in accesso diretto su collegamenti dedicati, senza transitare sulla rete internet. Il prgetto ha consentito di ridurre i tempi di risposta dell’IT per l’introduzione di nuovi servizi interni al gruppo (Ascom Torino, Ascom Fidi, Unaservizi) e alla sempre più ampia clientela di imprese associate, garanI benefici tendo una maggiore flessibilità, modularità «Grazie ai servizi cloud su tecnologia e scalabilità dimensionali e prestazionali. In VMware e alla connettività di Irideos abbiatutte le sedi operative distribuite sul territomo reso più efficiente rio sono stati introASCOM TORINO HA TROVATO IN IRIDEOS tutta l’infrastruttura dotti nuovi strumenL'UNIONE TRA I SERVIZI CLOUD Ict, azzerando il ri- DI CLASSE ENTERPRISE CON LA QUALITÀ ti per l'erogazione schio di disservizi che dei servizi basati su E SICUREZZA DELLA CONNETTIVITÀ potrebbero avere imarchitetture distripatto sul lavoro delle nostre sedi e dei nostri buite ridondate (fonia VoIP e centralino associati», commenta Denis Grimaldi. La virtuale, WebServices, formazione multimescelta di migrare il data center on-premise diale con accessi wireless). «L'introduzione su infrastruttura V.Cloud di Irideos basadei nuovi servizi attraverso il data center di to su piattaforma tecnologica VMware ha Irideos ci garantisce flessibilità e scalabilità consentito infatti di aumentare la resilienza in termini di prestazioni, riducendo i temarchitetturale delle infrastrutture che eropi di risposta del personale e dell'area Ict. gano i servizi Ict e di quelle che si occupano Oggi tutte le nostre sedi sono dotate di nuodella conservazione e della protezione del vi strumenti con cui eroghiamo le prestadato, integrando la soluzione di backup e zioni, basati su un'architettura distribuita e ridondante, il tutto virtualizzato attraverso la tecnologia VMware, compresi i servizi di formazione». La scelta di migrare al cloud ha permesso inoltre di ridurre i consumi energetici e di gestire il tema dell’obsolescenza dell'hardware e dello smaltimento delle apparecchiature tecnologiche, con importanti risparmi che hanno compensato i costi del progetto. remote, per l’assistenza di primo livello, mentre i livelli successivi sono demandati a Irideos. La soluzione offre ad Ascom Torino un accesso diretto al cloud, senza transito su internet, una rete privata con i vantaggi del cloud pubblico, in termini di flessibilità e resilienza.

Verso il futuro

UN INTERNO DELLA SEDE DI ASCOM TORINO

Il ruolo dell’Ict in Ascom Torino è strategico nel supportare il business dell’associazione, offrendo servizi sempre in linea con le esigenze in continua evoluzione delle imprese associate e degli utilizzatori. Con la flessibilità e l'efficienza delle soluzioni di Irideos e la solidità della tecnologia VMware, Ascom Torino è pronta a proseguire nel suo percorso, e ad aggiungere nuovi tasselli al mosaico del suo ecosistema Ict.

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Quelle emissioni al calor bianco le più dure da abbattere Prezzi delle materie prime in aumento, riduzione delle emissioni, elettrificazione, nuove tecnologie: per le fonderie si moltiplicano le sfide strategiche. Intervista al Presidente di Assofond Fabio Zanardi di Marco Scotti

rappresentano, dunque, elementi complementari di un piano di azione congiunto e TE” SI ATTESTA A 15 MILIARDI PER IL NOpotrebbero, se implementati in maniera inSTRO PAESE. Finora, tramite la manovra di tegrale, ridurre le emissioni dirette previste bilancio, sono stati destinati 150 milioni di fino al 40% entro il 2030. Lo studio, inoltre, euro, decisamente insufficienti per la porsegnala come per raggiungere gli obiettivi tata delle azioni che dobbiamo svolgere». di lungo termine occorra sfruttare a pieno Fabio Zanardi è presidente di Assofond, il potenziale delle tre leve più “innovative”: l’associazione di categoria delle fonderie. cattura della CO2, elettrificazione e green fuels (idrogeno e biometano). Nel 2050, In Italia il comparto è storicamente molto infatti, queste tre leve da sole potrebbero sviluppato nelle regioni del Nord, dove ha garantire il 70-80% di riduzione delle emissede circa l’80% delle oltre 1.000 fonderie sioni totali dei settori italiane. Complessianalizzati, mentre le vamente intese, le LE IMPRESE DEL SETTORE IMPIEGANO CIRCA 30MILA PERSONE restanti e più “tradiimprese del settoE REALIZZANO UN FATTURATO zionali” (economia re impiegano circa PARI A 6,5 MILIARDI DI EURO circolare, combusti30mila persone e bili low carbon e efficientamento energerealizzano un fatturato pari a 6,5 miliardi tico) potrebbero supportare la riduzione di euro. Uno studio di Boston Consulting delle emissioni per un ulteriore 15-20%. Group emerge come la decarbonizzazione dei settori “Hard to Abate” sia perseguibile Zanardi, siete stati i primi a lanciare l'alesclusivamente attraverso un portafoglio larme sulle materie prime: a che punto diversificato di soluzioni. Con questo terè la notte? mine si intendono quelle manifatture come L’aumento dei prezzi delle materie prime acciaio, carta, cemento, ceramica, chimica, ferrose è cominciato a partire dall’ultimo fonderie e vetro che generano 88 miliardi trimestre dello scorso anno. Questo trend l’anno di valore aggiunto. Efficienza enerha poi avuto un’escalation molto rapida dugetica, economia circolare, combustibili rante il primo semestre e sostanzialmente low carbon, cattura della CO2, green fuels (idrogeno e biometano) ed elettrificazione manteniamo ancora adesso livelli record. «IL COSTO DELLA DECARBONIZZAZIONE PER I SETTORI COSIDDETTI “HARD TO ABA-

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FABIO ZANARDI

La salita è forse terminata, ma rimaniamo sempre ai livelli massimi. Non basta: c’è stato l’aumento anche di tutti i componenti che vengono chiamati “extra di lega”, con picchi tra il +30 e il +90% per rame, stagno o molibdeno. Infine, da ottobre c’è stato l’innalzamento dei costi delle materie prime energetiche, con un impatto tutt’altro che trascurabile. Questo significa che i prezzi, che già hanno subito incrementi importanti nel 2021, cresceranno ancora perché l’indicizzazione ha un ritardo nell’applicazione. Oltretutto, con questo aumento esponenziale dei costi, si riduce anche la nostra marginalità. E bisognerà vedere se e come la recupereremo. Tutto questo mentre in Europa si inizia a parlare di nuove tassonomie per una strategia di sostenibilità: che cosa vi aspettate? Ci sono talmente tante variabili a livello politico che diventa difficile riuscire a capire che cosa succederà. Quello che so per certo è che bisogna salvaguardare la sopravvivenza del nostro sistema e delle filiere. Siamo parte di una cordata insieme ad altre associazioni dei settori “hard to abate” come carta, vetro, ceramica, acciaio che ha commissionato uno studio a Bcg per quantificare il costo della transizione


della decarbonizzazione. Un processo necessario che però è stato valutato in circa 15 miliardi, individuando anche soluzioni che vanno dall’elettrificazione dei forni alla cattura della CO2. Abbiamo ottenuto un primo, significativo risultato: nella manovra di bilancio ci saranno dei fondi per la decarbonizzazione. Il contenitore è quindi stato creato, ora bisogna trovare il modo di “riempirlo”. Finora quanto è stato stanziato? Per quest’anno si parla di 150 milioni di euro, che sono però ovviamente insufficienti per la portata delle azioni che dobbiamo compiere. A mio parere il modo migliore e più efficace sarebbe quello di reperire ulteriori risorse dalla tassazione dei meno virtuosi. L’importante è che si trovi in fretta un modo per evitare che si generino dei paradossi. In che senso? La nostra manifattura è molto più sostenibile di quella di altri Paesi. Eppure, proprio per questo motivo rischiamo di non ricevere fondi europei perché abbiamo già completato il primo passaggio in un’ottica di decarbonizzazione. Ma essendo così avanzati c’è il rischio concreto che quelli che stanno più indietro di noi possano fare quello che noi abbiamo già fatto (a spese nostre) con i fondi dell’Europa, mentre a noi verrà chiesto di svolgere in maniera autonoma l’ultima parte, quella più costosa. Mi spiega che senso ha fare una battaglia per la sostenibilità guidata soltanto dal nostro Paese? È solo per mettere una bandierina blu?

Non si può neanche far finta di niente però: sembra quasi un ossimoro parlare di sostenibilità con il mondo delle fonderie. E invece… E invece sono quasi sinonimi. Prima di tutto perché usiamo come materiale di lavorazione un prodotto che ha una forma ben definita, con scarti molto ridotti rispetto a tanti altre materie. Qualsiasi alternativa sarebbe meno green del prodotto di fonderia. È vero che per poter fondere il metallo dobbiamo consumare molta energia, ma lo è altrettanto che gran parte del nostro settore utilizza la tecnologia per elettrificare il processo di fusione. Quasi tutti gli aderenti ad Assofond lavorano con forni elettrici, una transizione che è stata compiuta negli ultimi 25 anni. Lo studio di Bcg dimostra che il nostro settore è decisamente meno impattante anche dal punto di vista dell’anidride carbonica. QUASI TUTTI GLI ADERENTI AD ASSOFOND LAVORANO CON FORNI ELETTRICI, UNA TRANSIZIONE CHE È STATA COMPIUTA NEGLI ULTIMI 25 ANNI

Dunque le fonderie come baluardo della sostenibilità… Sarebbe troppo bello! Il problema è che utilizziamo per i nostri forni dei prodotti che derivano da processi labour intensive, cioè sottoproduzioni dell’acciaio, con materie prime che potrebbero sparire o non avere più la stessa reperibilità. C’è ancora bisogno di carbonio per avviare i processi, ma questo sarà più caro e meno accessibile. Ed è questa la nostra sfida: siamo più virtuosi,

FACT & FIGURES 15 MILIARDI gli investimenti richiesti

per la decarbonizzazione negli “hard to abate” 6,5 MILIARDI il fatturato delle fonderie in Italia 400% incremento dei prezzi di alcune materie prime 88 MILIARDI all’anno il valore aggiunto degli "hard to abate"

più elettrificati, ma riceveremo pochi soldi dal Pnrr. Ci spieghi meglio... Non ci sono troppe indicazioni su voci specifiche di spesa per il nostro comparto. È ovvio che siamo un settore altamente energivoro e che, di conseguenza, dobbiamo per forza di cose ridurre i consumi e l’impatto. Però c’è anche una transizione tecnologica delle materie prime che è l’ultimo miglio della sostenibilità, ma che è anche il tema con il costo più alto. Per esempio? Si parla tanto di idrogeno verde o blu con cattura dell’anidride carbonica. Però diciamocelo, non è neanche il nostro mestiere, noi siamo produttori di manufatti da materie specifiche, non possiamo trasformarci in qualcos’altro. Siamo all’avanguardia quando si parla dei prodotti che devono essere inseriti all’interno del forno senza che producano eccessivi scarti. Abbiamo input più green che oggi hanno però dei limiti tecnologici. Torniamo al vostro comparto: nel terzo trimestre si è registrato un rallentamento della crescita per le fonderie: quali le cause? È improprio parlare di rallentamento, abbiamo vissuto periodi di enorme ripresa, era naturale che il trend si stabilizzasse. Abbiamo raggiunto un punto di rimbalzo e ora ci stiamo assestando. Tra l’altro, il secondo trimestre è tradizionalmente pieno di lavoro, mentre il terzo comprende anche luglio e agosto che sono mesi più scarichi. Ciononostante siamo cresciuti, anche se in misura minore del passato. Possiamo però catalogarlo tra i segnali “normali” di una situazione non proprio tradizionale. Che 2022 si attende? Dipende da troppi fattori. Da un lato abbiamo clienti che sostengono che ci sarà una crescita ulteriore degli ordini; dall’altra ci attendiamo che l’aumento dei prezzi determinerà per forza di cose un rallentamento. Al momento diventa difficile perfino fare delle previsioni.

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SE DIETRO LE NOSTRE SCELTE SI NASCONDE L'A.I. Dall'iCam 3D impiegata sulla scena degli incidenti alle soluzioni di Kellify per massimizzare le interazioni nelle campagne di marketing: l'intelligenza artificiale è molto più pervasiva di quel che pensiamo di Marco Scotti una parola quasi impronunciabile, Cagr, eppure è un parametro estremamente importante per valutare le prospettive future di un’azienda o di un intero settore. Questo vocabolo - acronimo di “Compound annual growth rate”, che sta per tasso di crescita annuale composto – consente di comprendere come si sia sviluppato negli anni un determinato comparto e capire quanto sia futuribile. Prendiamo l’intelligenza artificiale: secondo una ricerca di International Data Corporation, “Guida alla spesa mondiale per l’intelligenza artificiale”, la spesa per i sistemi d’intelligenza artificiale passerà da 85,3 miliardi di dollari nel 2021 a oltre 204 miliardi nel 2025. Con, appunto, un Cagr nel quinquennio in crescita del 24,5%. Per intenderci, è una delle tecnologie maggiormente in crescita nei prossimi anni: il riconoscimento facciale, su cui stiamo puntando forte anche se le mascherine hanno ovviamente ridotto gli impieghi attuali, crescerà del 15,92% annuo e l’impiego di videocamere per lo smart traffic crescerà del 14,6%. Eppure, l’intelligenza artificiale non è ito anch’esso dall’intelligenza artificiale. E il certo una novità. La disciplina che la norma suggerimento di acquisto che compare sui è datata 1956 e da allora decine di studiosi e siti di e-commerce? Esatto: anche quello è ricercatori vi si sono dedicati. frutto dell’algoritmo. Secondo un report di Ma quanto è pervasiva l’AI (o IA che dir si Airi, l’Associazione Italiana per la Ricerca Invoglia) nelle nostre dustriale, il concetto NONOSTANTE LE MASCHERINE vite? In realtà, molstesso di AI è pervaIL RICONOSCIMENTO FACCIALE to più di quanto ci si sivo in ben 115 tecnoCRESCERÀ DEL 15,92% possa immaginare. logie prioritarie. Ogni L'ANNO DA QUI AL 2025 Gli assistenti vocali? comparto, dall’agriSono algoritmi base di intelligenza artificiale. coltura all’aerospazio, dall’energia ai servizi Il credito bancario “standard” viene valutato è dunque profondamente modificato dalla in prima battuta da una serie di parametri presenza dell’intelligenza artificiale. preimpostati. L’annuncio che il macchinario Un esempio di utilizzo è quello del dispositista per guastarsi e che è necessario procuvo iCam 3D, della startup iMoì parte del gruprarsi in fretta il pezzo di ricambio è costitupo Innovery. Questo strumento, dotato di una

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telecamera ad alta risoluzione, è in grado di acquisire in formato tridimensionale la scena di un incidente, ed è stato sviluppato proprio per questo: effettuare in pochi minuti le misurazioni e i rilevamenti che gli operatori delle forze dell’ordine di solito impiegano ore per completare, spesso bloccando il traffico e rischiando la propria incolumità. «Come criminologa ed esperta di criminalistica – racconta a Economy Monica Di Sante, cofondatrice di iMoì -, attingendo alle tecniche del sopralluogo giudiziario, ho mosso la ricerca e sviluppo nella direzione di un sistema capace di risolvere alcune criticità foriere di errori nella ricostruzione, in modo da abbattere il più possibile il soggettivismo dell’operatore


nell’acquisizione di ciò che lui decide siano elementi di prova. Con questo sistema la scelta su ciò che si debba acquisire è ristretta ad un’area o a oggetti per cui nulla viene omesso anzi viene restituito integralmente con la massima precisione». Grazie a questo dispositivo i tempi di rilevamento necessari a chiarire la dinamica dei sinistri di piccole e medie dimensioni passano da circa 90 minuti ad appena cinque. Inoltre il dispositivo può essere utilizzato anche per rivelare altre scene del crimine, come ad esempio infrazioni, furti o addirittura omicidi. Qualunque scena insomma che richieda il congelamento completo della scena del crimine. «iCam 3D – spiega a Economy Silvio Foschi, ingegnere informatico e cofondatore della startup – vede l’integrazione delle più moderne tecnologie laser e 3D che fanno uso di intelligenza artificiale, permettendo l’acquisizione punto per punto della realtà. Il risultato è una garanzia in termini di obiettività assoluta e precisione di qualsiasi rilievo tecnico operativo, giudiziario. Il costo del singolo dispositivo si aggira sui 15mila euro e prevede la formazione del personale ed un estensione di garanzia per 3 anni comprensivo di sostituzione dell'apparato in caso di guasto». Una sorta di “occhio aumentato” in grado di captare le differenze e le modificazioni delle scene su cui è chiamato a indagare. I clienti possono essere sia appartenenti alla P.A. che al privato. Il sistema si presta a molteplici impieghi, tutti quelli in cui sia necessario fissare ed analizzare una situazione. Si pensi alle frodi assicurative, parlando del settore delle assicurazioni, ai periti di ogni ambito in quanto incaricati ad accertare situazioni quantificabili, per passare poi ai settori della manutenzione dove è necessario avere delle evidenze immediate ed analizzabili nel tempo, a quelle delle infrastrutture, insomma in tutti quei punti altrimenti non raggiungibili con altri sistemi di misurazione. «Ultimamente – aggiunge Foschi - stiamo estendendo l’utilizzo del dispositivo anche all’industria navale, in cui le verifiche e i rilievi vengono effettuati a mano, con fettucce e bindelle. Con

iCam le misurazioni manuali possono essere eliminate e in questo modo non è necessario interrompere le normali operazioni di bordo». La soluzione sarà dunque ricollocata nel settore del shipbuilding, per la manutenzione di progetti navali. In sintesi: all’interno del dispositivo saranno caricati i progetti e i disegni di una nave (ma può essere ampliato anche ad altri mezzi di trasporto o addirittura ad altri cantieri) e, grazie alla capacità di iCam3D di acquisire con precisione tutti gli spazi che costituiscono l’imbarcazione, sarà IL CREDITO BANCARIO VIENE VALUTATO IN PRIMA ISTANZA DA UNA SERIE DI PARAMETRI IMPOSTATI E GESTITI DALL'A.I.

possibile effettuare controlli precisi sulla sua realizzazione, andando a evidenziare, e successivamente ad intervenire, su eventuali problematiche. La trasformazione delle immagini in dati e informazioni utili è la frontiera più importante dell’intelligenza artificiale. Ed è questo l’obiettivo, di Kellify, una “science-company” specializzata in deep learning. Si tratta di algoritmi in grado di catturare ed estrarre le caratteristiche critiche di immagini e fotogrammi ricavandone informazioni cruciali per le app specialiste nate dalla scale-up, dal real-estate al marketing, dalla diversity&inclusion all'art investing. Nata a Genova nel 2018, Kellify è stata inserita tra le 28 migliori start-up italiane secondo il Financial Times. La scale-up (perché sta ormai diventando

grande) opera direttamente con il proprio marchio nel marketing, con app in grado di orchestrare le immagini degli e-commerce e campagne pubblicitarie per massimizzare le interazioni; nel settore del real estate, con app in grado di automatizzare la valutazione degli asset attraverso le immagini degli immobili o analisi satellitari; attraverso il brand Gradient nel settore diversity, per rilevare il livello di diversità e inclusione trasmesso dalle immagini dei brand; con Naiada, che ha l’obiettivo di rivelare quali capolavori tra le aste di tutto il mondo avranno un futuro trend positivo, rivoluzionando il settore del wealth management. I tool di Kellify sono presenti a livello globale, spinti da uffici fisici a Genova, Madrid, New York e Seoul. Kellify ha oltre 4 brevetti globali e un team di ricerca che darà vita a oltre 15 nuovi brevetti per il 2022. Anche qui la crescita sarà esponenziale. Kellify ha un round di investimento in corso con investitori internazionali, con l'obiettivo di alimentare l'esportazione di modelli di intelligenza artificiale di successo in settori ad alto potenziale di sviluppo e, per il 2022, creare una nuova verticale green, tra immagini provenienti da microsatelliti e in linea con la grande diffusione degli Esg. «Ci sono mercati multimiliardari in ballo e dopo il round Series A in chiusura per fine 2021, apriremo il capitale anche delle nostre controllate a investitori industriali internazionali per accelerare la crescita basata sul mix di scoperta scientifica ed execution business», conclude Francesco Magagnini, ceo di Kellify.

VIS POLEMICA Chiarito che l’intelligenza artificiale è ormai la tecnologia più importante – e quella più utilizzata – in qualsiasi comparto, stupisce che nel Pnrr né la robotica né, appunto, l’AI, vengano citate tra le dieci “Key Enabling

Technologies”. Una scelta che ha lasciato basiti due mostri sacri della tecnologia come il professor Antonio Bicchi dell’Università di Pisa e membro dell’IIT di Genova; e Bruno Siciliano, anch’egli professore e

pioniera della chirurgia robotica. Possibile che su 40 miliardi di euro destinati alla digitalizzazione del Paese non si sia trovato il modo di inserire in maniera significativa anche l’intelligenza artificiale? (m. s.)

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Luci a San Siro: nasce il teatro del cavallo Sono già iniziati i lavori per la costruzione di uno dei più completi impianti al mondo dedicati agli sport equestri nell’unica struttura ippica al mondo dichiarata “monumento di interesse nazionale” di Stefano Fossi

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a alcuni anni a Milano i riflettori sono puntati sull’area del Meazza, accanto al quale Inter e Milan realizzeranno il loro nuovo stadio. Basta però spostare di poche centinaia di metri lo sguardo per scoprire che, sempre nel quartiere San Siro, sono già iniziati i lavori per l'ammodernamento di uno dei più completi impianti al mondo dedicati agli sport equestri. Parliamo del nuovo Teatro del Cavallo che Snaitech sta realizzando nell’area dove oggi sorge l’Ippodromo Snai San Siro, ippodromo che riproduciamo in versione stilizzata nel gioco allegato a questo numero in cui abbiamo immaginato una sorta di Grande Corsa delle Startup per restare in tema di visione imprenditoriale. Per comprendere la portata di questo progetto, che pone le sue basi nel potenziamento dell’offerta sportiva, è necessario fare un passo indietro, riavvolgendo il nastro fino al 2016 quando Snaitech ha avviato un progetto di rilancio dei tre ippodromi di sua proprietà: Ippodromo Snai San Siro e Ippodromo Snai La Maura a Milano, e l’Ippodromo Snai Sesana a Montecatini Terme. «Negli anni gli spettatori negli ippodromi italiani sono drasticamente calati, questo perché al contrario di altri sport, che hanno saputo attrarre una vasta ed eterogenea platea di tifosi, l’ippica è rimasta confinata a un ristretto numero di appassionati,

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oltre a perdere competitività e diventare così un settore spesso trascurato, ma che in Italia costituisce un patrimonio unico di costume e intrattenimento» spiega Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech. «Abbiamo quindi provato a cambiare prospettiva, aprendo i cancelli degli ippodromi alla città con l’obiettivo di portare nei nostri impianti un pubblico nuovo fatto di giovani e famiglie». Il laboratorio perfetto dove effettuare questo esperimento è stato l’Ippodromo Snai San Siro che, per storia, tradizione, caratteristiche architettoniche, vastità degli spazi e valori ambientali, è indubbiamente il fiore all’occhiello degli sport ippici in Italia. Inaugurato nell’aprile del 1920 su progetto dell’architetto Paolo Vietti Violi, è l’unico impianto ippico al mondo dichiarato “monumento di interesse nazionale” e sorge all’interno di un’immensa area verde che si estende per oltre 150 ettari e conta 2.700 alberi ad alto fusto. In concomitanza delle giornate di corse più importanti, Snaitech ha iniziato a sviluppare eventi e format in grado di richiamare all’ippodromo un nuovo pubblico a cui far conoscere le bellezze della location come la spettacolarità degli sport ippici. Settimana dopo settimana, i viali alberati dell’ippodromo hanno iniziato ad animarsi di sapori e colori nuovi grazie ad eventi come il Flug Market, il Birrodromo, i Vini d’Italia, la Festa della

Musica e la Spritz Night. Format diventati ormai parte integrante del calendario stagionale. Snaitech ha inoltre riportato la grande musica nell’area eventi con il Milano Summer Festival, consacrando l’Ippodromo Snai San Siro come una delle migliori location per concerti in città. Non solo, Snaitech ha anche varato il Progetto Scuola #scoprisansiro, dedicato agli alunni delle scuole primarie e secondarie di primo grado di Milano e dell’hinterland. Grazie a questa iniziativa, i ragazzi - accompagnati da una guida esperta - trascorrono alcune ore in un luogo speciale, tra natura e cultura, beneficiando del percorso didattico pensato apposta per


loro: dalle piste di allenamento, alle scuderie dei cavalli da corsa fino al Cavallo di Leonardo. Un’esperienza unica nel suo genere che ha immediatamente riscosso gradimento tanto che in quattro anni oltre 2000 bambini hanno aderito al progetto. Alla vocazione sportiva dell’ippodromo, Snaitech ha quindi saputo aggiungere eventi, intrattenimento, didattica e grande musica. Si è poi lavorato anche per aprire l’impianto a importanti manifestazioni culturali, e così l’ippodromo è entrato nel circuito Fai - Fondo Ambiente Italiano - ed è diventato una delle location della Milano Green Week e di Milano Piano City. Senza dimenticare il Leonardo Horse Project, ideato da Snaitech, con la realizzazione di 12 riproduzioni in scala del Cavallo di Leonardo personalizzate da artisti di fama nazionale e internazionale. Grazie a queste iniziative, gli accessi sono cresciuti dai circa 90mila del 2015 a quasi 270mila nel 2019. Dopo un fisiologico rallentamento nel 2020, l’ippodromo ha ricominciato la sua corsa e lo scorso luglio ha ospitato la prima edizione della Milano Jumping Cup, l’evento fortemente voluto da Snaitech che ha portato per la prima volta e in versione internazionale il salto ostacoli nel cuore dell’Ippodromo Snai San Siro. Il successo è stato tale, così come il supporto ricevuto dalle massime autorità del governo dello sport nazionale e della Fise, che

la Fédération Equestre Internationale, ha deciso di assegnare a Milano i Campionati Europei di Salto Ostacoli del 2023, affidandone l'organizzazione al team Snaitech. «Il piano di rilancio è stato un successo e ci ha permesso di attrarre complessivamente quasi un milione di visitatori, numeri impensabili fino a pochi anni fa per il nostro impianto. Grazie a questi risultati l’ippodromo milanese è ormai considerato un modello virtuoso a livello nazionale cui guardare per il rilancio del nostro sport» dice soddisfatto Schiavolin. «Questi straordinari risultati ci hanno convinto a investire ulteriormente in questa struttura, già simbolo della tradizione del galoppo italiana e che ora si candida a rappresentare il futuro di tutti gli sport equestri a livello nazionale ed internazionale». E così Snaitech ha varato un piano da 15 milioni di euro che trasformerà il tempio del galoppo milanese in un impianto polifunzionale dove si potrà correre 365 giorni l’anno e dove per la prima volta in Italia ci saranno contemporaneamente piste e aree per galoppo, trotto, ostacoli ed equitazione. Grazie a questi interventi destinati a concludersi entro il 2022, l’Ippodromo Snai San Siro, che oggi è un ippodromo stagionale, potrà ospitare 5 giornate di corse a settimana nel corso di tutto l’anno, anche in notturna, diventando così un punto di riferimento per tutte le di-

scipline equestri. Il progetto prevede anche il ripristino e restauro della tribuna secondaria, la splendida struttura di architettura liberty costruita nel 1920, inaccessibile al pubblico da oltre vent’anni. «Stiamo lavorando per dare vita a uno dei più moderni e avanzati ippodromi al mondo, vogliamo che questo impianto sia vivo, aperto, inclusivo e integrato nel quartiere e nel tessuto cittadino. Vogliamo essere un modello non solo di rilancio e di crescita, ma anche di gestione» conclude Schiavolin. «Ed è per questo che mettiamo sempre più spesso l’Ippodromo a disposizione di enti ed iniziative benefiche, collaborando con partner virtuosi come Fondazione Francesca Rava, Special Olympics, Fondazione Renato Piatti Onlus e Fondazione Costruiamo il Futuro, solo per citarne alcune». E non è un caso che, proprio qui, si sia svolto a settembre il concerto Music4Climate, dedicato alla lotta al climate change, organizzato in occasione di All4Climate Italy. Un evento musicale che ha trovato il suo teatro ideale nell’Ippodromo Snai San Siro, un’area verde di un milione e 500mila metri quadri nel centro di Milano all’interno della quale la sostenibilità ambientale e i principi dell’economia circolare rappresentano un imperativo e un traguardo ambizioso su cui sfidarsi concretamente e quotidianamente.

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LA GRANDE CORSA DELL 43

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Inizi a ricevere preordini per il tuo prodotto. Lancia ancora i dadi

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Il business innovation center della tua regione ti accoglie nell'incubatore. Avanza ancora del punteggio dei dadi

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Troppi conflitti di governance: i piani di espansione internazionale falliscono. Stai fermo un turno

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Patt i amic paraso c stip izia lun iali chia ulat o a ga. Ma ri, soci. Stai ccordi non h ai co ferm o un i tuoi turn o

Stipuli accordi per la distribuzione del tuo prodotto in Asia e negli Stati Uniti. Avanza ancora del punteggio dei dadi

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Finisci sulla copertina di Economy come migliore Pmi innovativa. Avanza ancora del punteggio dei dadi

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Il tuo piano di marketing si è rivelato inefficace. Torna alla casella 25

START Il tuo pitch convince "family, friends & fools": ottieni la prima tranche di finanziamento. Tira i dadi

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il progetto è stato sviluppato in co-creation con Snaitech

GLOSSARIO B2b, b2c o b2b2c: le aziende b2b, business to business, vendono prodotti e servizi direttamente ad altre aziende, mentre le aziende b2c, business to consumer, vendono prodotti e servizi ai consumatori singoli, al cliente che li utilizza per uso personale Bug: errore, difetto Burn-rate: la velocità con cui un’azienda perde (brucia) denaro Business angel: l’angel investor è un soggetto privato che apporta fondi, know how e la propria rete di relazioni a un’impresa nascente diventandone socio Cfo: chief financial officer Crowdfunding: finanziamento collettivo, una pratica di microfinanziamento dal basso di norma effettuato tramite piattaforme online Family, friends & fools: il capitale iniziale per l’avvio un’impresa raccolto tra amici e parenti Patti parasociali: gli accordi stipulati al di fuori dell’atto costitutivo e dello statuto, tra tutti i soci o tra alcuni di essi, per regolare reciprocamente rapporti e obblighi Fondo attivista: un fondo che impiega la propria quota azionaria di minoranza per fare pubblicamente pressione sul management influenzando l’andamento del titolo Governance: l’insieme dei principi, delle regole e delle procedure che riguardano la gestione e il governo di una società Incubatore: programma per accelerare lo sviluppo dell’impresa attraverso una serie di risorse di sostegno e di servizi Ipo: initial public offering, l’offerta pubblica iniziale al pubblico dei titoli di una società che intende quotarsi Lock-up: clausola che impegna i soci azionisti a non cedere le proprie quote per un determinato periodo di tempo Mentor: mentore che aiuta un founder nell’avvio e nella gestione della sua impresa Minimum viable product (mvp): il prodotto minimo funzionante è la versione di un prodotto con caratteristiche appena sufficienti per essere utilizzabile dai primi clienti N.d.a.: non-disclosure agreement, accordo di riservatezza Pitch: la presentazione di un progetto Private equity: investimento finanziario che apporta nuovi capitali a una società con l’acquisto di azioni o sottoscrivendo azioni di nuova emissione senza creare debito Prospect: il potenziale cliente Programma di accelerazione: programma che permette alle startup di accedere a capitali e investimenti in cambio di equity (quote o azioni di minoranza della società) Scale-up: startup che hanno raggiunto una “massa critica” con un rendimento medio annualizzato di almeno il 20% negli ultimi 3 anni e 10 dipendenti all’inizio del periodo Venture capital: l’apporto di capitale di rischio da parte di un fondo di investimento per finanziare l’avvio o la crescita di un’attività in settori ad elevato potenziale di sviluppo, innovazione e attrattiva

REGOLE DEL GIOCO Occorrente: Due dadi e tanta ambizione. Scopo del gioco Puntare sulla startup vincente, quella che dal bootstrap (quando l’idea è appena accennata e si può contare solo sul supporto di parenti e amici) riuscirà a percorrere tutte le successive tappe della crescita: la fase di seed (validazione dell’idea e ottenimento dei primi finanziamenti per svilupparla), early stage (i primi approcci al mercato), growth (la startup cresce sia in volumi d’affari che nella raccolta di capitali), expansion (nuovi luoghi, nuovi mercati e nuovi comparti) ed exit (integrazione in una grande azienda o quotazione in Borsa), fino diventare un unicorno, ovvero un’azienda che vale un miliardo di dollari. Ma avere una buona idea non basta: occorre anche un business plan valido, un buon team, i finanziatori giusti e... altrettanta fortuna. Regolamento I giocatori scelgono una startup su cui puntare e posizionano il cavallo-segnalino corrispondente sulla linea di partenza (casella numero 1). A turno, in senso orario, iniziando dal giocatore più giovane, lanciano i dadi per avanzare lungo il percorso di un numero di caselle pari alla somma uscita dal lancio dei dadi. Man mano che procederanno, le startup affronteranno le sfide e le incognite del mercato: round di finanziamento e programmi di accelerazione che le faranno avanzare ulteriormente nel percorso, ma anche errori strategici e imprevisti che comporteranno uno stop temporaneo o una retrocessione. Attenzione: anche quando il traguardo sembra a portata di mano, l’ultima casella va raggiunta con un lancio di dadi esatto, altrimenti si retrocede sul percorso del punteggio eccedente. Vince chi per primo riesce a diventare un unicorno!


LE STARTUP

VISITA L’IPPODROMO SNAI SAN SIRO

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GAMETECH

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GROWTH

En di tri n ven acce el pr o le t an ure razi gram cor cap on a d ita e d ma l. A i un el de pun van id ad tegg za i io

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La valutazione della tua scale-up ha raggiunto il miliardo: sei un unicorno!

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Ci sono troppi bug nel servizio che offri. Stai fermo 3 turni

FINISH 59 58

BIOTECH

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Il tuo ex Cfo viola l'n.d.a. e spiffera a un fondo attivista che hai gonfiato i conti. Torna alla casella 21

LA GRANDE CORSA DELLE STARTUP Per diventare unicorno una buona idea non basta: occorre anche un business plan valido, un buon team, i finanziatori giusti e... altrettanta fortuna!

il progetto è stato sviluppato in co-creation con Snaitech

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Un business angel ti mette gli occhi addosso: ricevi un'iniezione di liquidità. Avanza ancora del punteggio dei dadi

FINTECH

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scelto bene gli investitori, ma 9 Hai non il target per il tuo prodotto. Nel dubbio, resta in questa casella finché non arriva un altro a prendere il tuo posto

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Il lock-up fa sfumare la cessione della partecipazione di controllo. Resta in questa casella finché non arriva un altro a prendere il tuo posto

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FOODTECH


STORY-LEARNING

Anche il portafoglio va nel pallone Aser Ventures è una società di investimento specializzata in sport, media e tecnologia. Tra le altre, il portafoglio di Aser include partecipazioni nella squadra di Premier League Leeds United di Marco Scotti

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usica, sport e intrattenimento in generale sono alcuni dei settori più colpiti dalla pandemia. Lo stop forzato – per ovvie ragioni – agli assembramenti ha tagliato di netto la possibilità di accedere a stadi e palazzetti, riducendo in maniera consistente i ricavi. Prendiamo il calcio: l’Inter “cinese” della famiglia Zhang ha chiuso il bilancio al 30 giugno 2021 con un rosso di 245,6 milioni di euro, frutto di rinegoziazioni al ribasso degli accordi con gli sponsor e dei mancati introiti derivanti dalla vendita dei biglietti. La Juventus ha chiuso con una perdita di 210 milioni per la stagione 2020-2021, in aumento di 120 milioni rispetto all’anno precedente. Una situazione che ha riguardato trasversalmente tutto il mondo del pallone, con il tentativo goffo di istituire una Superlega europea e con il Barcellona che si è trovato con oltre un miliardo di euro di debiti e con l’impossibilità di rifirmare la bandiera Lionel Messi. Ora, però, si inizia a rivedere la normalità (quarta ondata permettendo). «C’è stato un fortissimo impatto su tutti gli organizzatori di eventi sportivi e musicali – spiega a Economy Andrea Radrizzani, founder di Aser Ventures, società di investimento specializzata in sport, media e tecnologia, proprietaria della maggioranza delle quote della squadra di calcio del Leeds United. Ora fortunatamente gli stadi sono di nuovo pieni, speriamo di

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continuare così. Quello appena passato è stato un anno molto difficile dal punto di vista finanziario, con mancati ricavi per 40 milioni di sterline nel 2020. C’è anche da dire che sotto la nostra gestione le revenues sono passate da 36 a oltre 200 milioni, per intenderci più di quanto fa il Milan». La Premier League è sicuramente il campionato più ricco e con il miglior parco giocatori. Secondo Transfermarkt delle prime dieci rose con maggior valore ben cinque sono di squadre inglesi. Ma il problema è che il campionato SEI ANNI FA ASER HA INVESTITO 300 MILIONI DI DOLLARI IN SPORT, TECNOLOGIA E MEDIA. OGGI LA SOCIETÀ VALE QUASI CINQUE VOLTE TANTO

britannico ha anche aperto le porte a una sorta di concorrenza sleale, quella degli emiri che con i loro petrodollari non hanno avuto competitor e ancora meno ne avranno in futuro. In epoca di fair play finanziario, però, le entrate e le uscite devono compensarsi, indipendentemente dalla proprietà. Fatta la norma, trovato l’inganno come suol dirsi: gli emiri hanno lanciato sponsorizzazioni tramite società dei loro gruppi (Etihad, per esempio), garantendo in questo modo enormi introiti ai club che governano che hanno potuto quindi comprare i migliori giocatori e aumentare il divario.

ANDREA RADRIZZANI

Ultimo in ordine di tempo è Pif, emanazione della famiglia regnante in Arabia Saudita che ha mezzi potenzialmente illimitati. Il fondo ha acquistato il Newcastle United e ora promette di allestire una squadra di primissima fascia. Senza soffermarsi in dettagli sull’opportunità che un fondo come quello saudita – che non è esattamente emanazione del pensiero di Florence Nightingale – sia proprietario di una squadra, rimane il tema della concorrenza sleale. «Se il regolamento permette a un fondo sovrano – spiega Radrizzani – di acquistare un club è ovvio che si vengono a creare situazioni di questo tipo. Non concediamo la possibilità al Newcastle di avere sponsor collegati alla stessa proprietà, ma è un regolamento che trova facili vie d’uscita. Se il governo saudita, che ha relazioni con decine di società private, chiede una sponsorizzazione non sarà difficile trovarla. Rimango comunque convinto che la Premier League sia il campionato migliore su cui puntare, la qualità è molto elevata, il calcio è intenso e permette di avere sempre una competizione molto aperta». Aser Ventures è una società di investimento specializzata in sport, media e tecnologia. Tra le altre, il portafoglio di Aser include partecipazioni nella squadra di Premier League Leeds United, il gruppo di media sportivi e di intrattenimento Eleven Sports, il servizio di


LA NOSTRA NUOVA SFIDA È RIUSCIRE A PORTARE LA BLOCKCHAIN NELL’AREA ENTERTAINMENT streaming LiveNow, la società di produzione Neo Studios e l'agenzia di marketing digitale Creed Media. Le partnership strategiche di Aser includono Corrum Capital e 49ers Enterprises, una società di investimento affiliata ai San Francisco 49ers, squadra di football americano parte della Nfl. Nei giorni scorsi la franchigia californiana ha accresciuto la propria partecipazione nel Leeds United portandola al 44%. «Aser – aggiunge Radrizzani – è nata sei anni fa con l’idea di creare valore nei settori dello sport, della tecnologia e dei media. Abbiamo investito oltre 300 milioni di dollari e oggi il valore è quasi cinque volte tanto. Il Leeds, ad esempio, è costato 70 milioni di pound, mentre oggi è valutato tra i 350 e i 380. Oggi la nostra nuova sfida è riuscire a a portare la blockchain nell’area dell’intrattenimento e sviluppare LiveNow che ha l’obiettivo di cambiare il modello distributivo di eventi premium». Questa piattaforma trasmette concerti, sport ed eventi vari ed è seguito da oltre 5 milioni di fan a livello globale (in oltre 171 paesi). Lo scorso anno lì si è tenuto il più grande concerto in streaming a pagamento nella storia con l’artista Dua Lipa. Il progetto è stato lanciato in epoca pre-Covid con l’idea di creare eventi che non necessitassero la presenza fisica in un teatro o in un palazzetto. Naturalmente, la pandemia ha accelerato questa tendenza facendo au-

mentare anche gli investimenti previsti. «Oggi che stiamo tornando alla normalità – chiosa Radrizzani – pensiamo che ci siano comunque enormi margini di manovra per questo tipo di offerta. Pensiamo ad esempio all’impiego di tecnologia come la realtà aumentata oppure all’incremento di fatturato per gli artisti. Non sentiremo più parlare di tutto esaurito». La terza gamba di Aser Ventures è costituita dal mondo dei media e dai diritti di ritrasmissione. Con Eleven Sports è stata comprata la Champions asiatica in cinque Paesi. Poi sono stati rilevati i diritti anche per altri 8-9 campionati di secondo livello, in una strategia che ha tre livelli: totalmente gratuito, “freemium” (cioè la combinazione di contenuti liberi e altri a pagamento) e top premium. Tramite Eleven Sports vengono anche trasmessi la pallavolo, l’Eurolega di basket e altri campionati, con un bacino di 700mila utenti registrati in Italia e 90mila clienti attivi, in un mercato che ha grande competizione tra Dazn e Sky. E per il futuro?

Aser Ventures punta a raggiungere in due o tre anni il miliardo di fatturato (oggi siamo a quasi 600 milioni). «Per fare ciò – conclude Radrizzani – dobbiamo essere aggressivi e coraggiosi. Non escludiamo exit dal Leeds o da altre parti del nostro business e stiamo valutando altri investimenti negli sport diversi come il baseball. Sarebbe anche molto bello provare a investire in Nba, cui invidio molto il meccanismo del salary cap, perché le franchigie chiuse sono estremamente redditizie. Ma non è nella nostra filosofia una quota di minoranza, perché non siamo un fondo che “parcheggia” il denaro. Potremmo immaginare una minority stake solo in un gruppo in cui fossimo managing partner». In effetti, le squadre Nba hanno un valore che è progressivamente aumentato e oggi quella valutata meno, i Memphis Grizzlies, è stimata in circa 1,5 miliardi di dollari mentre le tre più ricche, New York Knicks, Los Angeles Lakers e Golden State Warriors superano abbondantemente la soglia dei 5 miliardi.

E I DIRITTI MUSICALI DIVENTANO UN ASSET SU CUI INVESTIRE Oggi tutti possono diventare imprenditori musicali. È il caso di ANote Music, il marketplace europeo per gli investimenti in diritti musicali, fondato in Lussemburgo da Marzio F. Schena, Matteo Cernuschi, e Grégoire Mathonet nel gennaio 2018. «Quattro anni fa – ci spiega Schena - ci siamo resi conto che la musica era uno dei pochi settori a non essere connesso al mondo finanziario. Da qui è nata l'idea di creare questo ponte tra

musica e finanza. Con ANote immaginiamo un ecosistema musicale in cui tutti, anche e soprattutto i fan, possano contribuire attivamente a sostenere la musica che accompagna le loro giornate, vogliamo rendere il mondo musicale sempre più democratico e portare questo senso di comunità ad un livello superiore. In questo percorso, ampliare continuamente la nostra disponibilità di catalogo è un primo, fondamentale passo verso la creazione di

una comunità diffusa e interconnessa». ANote Music dà la possibilità a editori, etichette discografiche e artisti di vendere i diritti della propria musica, introducendoli così a un nuovo sistema di finanziamento e offrendo agli utenti della propria piattaforma nuove possibilità di investimento e l’opportunità di prendere parte al percorso di artisti promettenti. A oggi, il totale raccolto da ANote supera gli 1,5 milioni di euro.

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Dodici apostoli per innovare decisamente "out of the box" Astronauti e manager, scacchisti e designer, sviluppatori e pubblicitari, scrittori e chef, ingegneri e direttori d’orchestra: sono iMasterminds dell'acceleratore di idee di busines di Pier Ludovico Bancale di Sergio Luciano

PIER LUDOVICO BANCALE

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nnovare: è una parola! Ma poi, in concreto, come si fa? È una domanda che, come una goccia cinese, cade ritmicamente sulla testa di milioni di imprenditori di tutto il mondo, che sentono la terra mancargli sotto i piedi, assediati da una concorrenza globale mai vista prima e da bordate di novità tecnologiche che all’inizio sembrano sempre occasioni meravigliose tutte da cogliere e che poi ben presto si rivelano semplicemente obblighi in più, a cui adempiere per non morire, ma che non bastano certo a dare la spinta che servirebbe: e-commerce, cloud, Ai, Iot, Erp, Csr, Crm, tutti acronimi che, in sintesi, significano la stessa cosa: “Spendi, attrezzati e sgobba più di prima ma non illuderti, ti basterà sì e no per

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restare a galla”. «Invece non è vero. Innovare sul serio si può, ma bisogna andare fuori dagli schemi, uscire dalla scatola dell’ovvio», dice Pier Ludovico Bancale, che mentre parla ti guarda con due occhi penetranti e un sorriso conciliante e sfidante, dal quale è come se spuntasse un fumetto: “Ragazzo, svegliati che né tu né io abbiamo tempo da perdere”. Uno sguardo che sulle prime non ti fa neanche notare che i suoi occhiali hanno lenti diverse, una ovale e l’altra a rettangolo smussato. Ma è l’unica eccentricità di un personaggio che – con all’attivo un lungo curriculum di manager internazionale e startupper – sta lanciando in questo momento un progetto che serve pro-

prio a rispondere alla domanda: “Innovare sì, ma come?!”. La risposta sta nel metodo brevettato in un’azienda che si chiama iMasterminds e che è, in sostanza, una società che produce l’innovazione imperniata con un sistema di intelligenza creativa in una modalità completamente diversa dall’ordinario. «Perché le imprese abbiano successo, imprenditori e capi azienda chiedono di poter cambiare tempestivamente la velocità del proprio business e per fare ciò è fondamentale riuscire ad immaginare il futuro», spiega Bancale. Che ha all’attivo – si diceva – una storia manageriale di tutto rispetto, da Johnson & Johnson a Colgate-Palmolive, da L’Oreal alla Indesit, con dieci anni di lavoro in Russia e che oggi è alla guida de Il Patio, ossia la più grande catena di ristoranti italiani in Europa e la seconda al mondo. Ma che dal 2006 ha concettualmente cambiato vita: manager sì, ma anche startupper. Affiancato da Francesco Trapani (l’ex patron di Bulgari) e da Matteo Marzotto, ha lanciato BootB, un’idea geniale cresciuta fino ad essere acquistata nel 2012 da una “big tech” americana che ha voluto restare anonima per non dover ammettere che ormai anche la Silicon Valley le buone idee le compra bell’e fatte, perché le major, iperstrutturate come sono, le idee interne le soffocano, lungi dal favorirle. «Con BootB avevamo avuto una grande intuizione, che peraltro costituisce il germoglio di iMasterminds. Avevamo raccolto uno straordinario database di 35 mila creativi provenienti da 163 Paesi – racconta Bancale – arruolandoli con una grande iniziativa su scala mondiale che consistette nel distribuire magliette davanti alla porta delle 324 più importanti agenzie di pubblicità in 18 città: New York, Los Angeles, Città del Messico, Buenos Aires, San Paolo, Londra, Madrid, Parigi, Berlino, Milano, Il Cairo, Mosca, Mumbai, Kuala Lumpur, Jakarta, Shangai, Tokyo e Sidney. Sulle magliette, era riportato un invito spiazzante: “Nel lavoro d’agenzia crea per le aziende clienti, nel tempo libero per quelle che ti piacciono!”». Un messaggio out of the box, che è poi il mantra di Bancale. Dove la “box” da cui uscire – come lui spiega in un video “apostolico” in cui promuove la


sua azienda – è rappresentata dall’insieme di comportamenti e convinzioni che ciascuno di noi si porta dentro e ci vincolano nel modo di pensare ed anche di innovare, reprimendolo e riconducendolo sempre, tendenzialmente, alla rifrittura di vecchie idee. «Quel recruiting di creativi attraverso le T-shirt andò benissimo – rievoca Bancale - e le adesioni schizzarono alle stelle nel giro di poche ore». Una messe di menti brillantissime, e per questo soprannominati masterminds, scommise insieme a BootB, e l’azienda prese quota. I clienti “postavano” sulla piattaforma i loro brief e i creativi proponevano le loro soluzioni. Quando uno di loro otteneva l’incarico, la piattaforma tratteneva il 20% e il resto andava al creativo, senza intermediari e in totale trasparenza. «Ricordo che mi telefonò Jacques Séguéla, il guru francese della pubblicità – racconta Pier Ludovico Bancale – per dirmi: ma in questo modo il mondo delle nostre agenzie scomparirà!». Non è andata così, ed è scomparsa invece BootB, perché la big tech acquirente ha incamerato il database dei creativi, ma non ha avuto interesse a far crescere il format sulle sue premesse: però l’esperienza è stata preziosa. Sulla base del concetto così ben concretizzato da BootB, sul tentativo riuscito di aggregare una community di menti brillanti, Bancale è andato oltre. Dalla creatività nella comunicazione – sperimentata con alto gradimento da colossi come Disney, Lego, Ferrero, Estée Lauder, Emi Music, Unilever, 20th Century Fox, Mondadori e molti altri, alla creatività nell’innovazione: «Questa volta non contro le major della consulenza, ma al loro fianco – spiega Bancale – perché noi facciamo innovazione accelerando l’idea di business e l’azienda cliente che la adotta sceglie poi da quale società di consulenza farsi affiancare per implementarla». Ovviamente se i creativi da cui partì BootB erano una miriade, in questo caso i numeri sono ben diversi, così come diverse sono state le modalità di reclutamento: Pier Ludovico per più di 10 anni ha continuato a scremare e perfezionare il database, che oggi di menti brillanti ne annovera un migliaio: classificate,

BANCALE ALL'EPOCA DI BOOTB TRA FRANCESCO TRAPANI E MATTEO MARZOTTO

polarizzate e assolutamente geniali. Ma i pivot che vengono utilizzati in ciascun progetto di innovazione sono 12, come apostoli di questa creatività imprenditoriale out of the box che serve per evitare che l’innovazione appaia alle imprese solo come una tassa in più e non, come invece dev’essere, un’arma strategica per ripensare il business e farlo decollare. «L’open innovation, a suo tempo, fu il precursore di un nuovo modo di lavorare, flessibile e veloce, in grado di portare in azienda innovazioni provenienti dall’esterno – generalmente tramite università o startup – di cui i business di tutto il mondo avevano ed hanno bisogno, per vincere le sfide sempre più difficili dei I MASTERMINDS RIESCONO A PENSARE “OLTRE” AGLI APPROCCI DI INNOVAZIONE CLASSICI, PORTANDO ALLA NASCITA DI IDEE DAVVERO INNOVATIVE

mercati», ricostruisce Bancale: «Ma oggi, fare innovazione è diventato talmente complesso che anche la modalità open spesso non è più sufficiente, perché il mondo va ad una velocità tale da necessitare di innovazioni ancora più rapide e, soprattutto, maggiormente dirompenti. Il nostro sistema, che non nasce per caso in Italia e si avvale dell’individualismo creativo che è tipico del nostro modo di pensare e lavorare, consiste nell’accelerare idee incredibili in

un modo che oltreoceano definirebbero out of the box. E la tradizionale open innovation, nata all’inizio di questo secolo, diviene oggi appunto out of the box innovation. iMasterminds è il primo acceleratore di idee di business, con un metodo brevettato in tutto il mondo denominato M12, che si fonda sulla straordinaria forza generata dagli opposti». Già: perché i 12 “apostoli” che realizzano le richieste di innovazione dei clienti sono personaggi ingegnosi – detti masterminds appunto, che in inglese vuol dire appunto ‘persone dalla mente geniale’ – i quali riescono a pensare “oltre” agli approcci di innovazione classici, sempre più spesso inadeguati nel consentire la nascita di idee davvero innovative. E sono organizzati in sei coppie di menti brillanti e opposte che si confrontano e si scontrano sulle soluzioni da produrre. Formazione eterogena: astronauti e manager, scacchisti e designer, sviluppatori e pubblicitari, scrittori e chef, ingegneri e direttori d’orchestra. Ma perché un astronauta o un campione di scacchi può fare innovazione in qualsiasi azienda meglio degli specialisti del settore della stessa azienda? «Semplice», risponde Bancale: «perché loro, a differenza di coloro che vi lavorano quotidianamente, non vedranno i limiti tipici di quel settore o di quell’azienda e riusciranno a realizzare un futuro che ancora non esiste».

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APPROFONDIMENTI

DAL CILENTO AL FUTURO Con la sua multiutility Convergenze, società benefit quotata in Borsa, ha puntato tutto sulla transizione ecologica: Rosario Pingaro incarna alla perfezione lo spirito dell'innovazione "made in Sud" UOMINI & DENARI

106 MEDTRONIC MEDTECH IN MISSIONE PER CONTO DEL PNRR

108 FINTECH E DINTORNI QUEL TECNOCENTRISMO CHE INGAGGIA IL CLIENTE

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di Alfonso Ruffo

L’

impresa più pazza la realizza con la moglie Antonietta e i due figli: un viaggio di 9.400 chilometri in dieci giorni su un’auto elettrica per dimostrare a se stesso e alla sua famiglia che avrebbero potuto percorrere senza disagi la stessa distanza e nello stesso tempo che se avessero usato un’auto diesel o benzina. Molto più che un semplice divertimento, perché Rosario Pingaro trae ispirazione dalla sua forte curiosità per la tecnologia e le innovazioni. E se da piccolo smontava e rimontava i giochi per vedere come fossero fatti al loro interno da adulto diventa uno degli imprenditori più dinamici del Mezzogiorno. Napoletano di nascita, laureato a pieni voti in Ingegneria alla Federico II, master in Business Administration alla Stoà di Ercolano, il navigatore spericolato è presidente e amministratore delegato di Convergenze Spa, multiutility specializzata in wifi, elettricità, gas e mobilità sostenibile. Da lui fondata nel 2005 con sede a Capaccio Paestum, in provincia di Salerno, la società è

quotata in Borsa. E non poteva essere diversamente, dal momento che gli esordi della sua carriera Pingaro li trascorre a New York dove riesce a prendersi la soddisfazione di diventare broker a Wall Street. Il richiamo della foresta lo riporta presto a casa dove pensa possa essere utile e producente contribuire a colmare il divario digitale nel suo Meridione. Nasce così Italycom. E nel 2004, trentenne, vince il Premio Roberto Marrama per il Business indetto dalla Fondazione Banco di Napoli e dal quotidiano Il Denaro. Dal 2013 presiede la Bcc di Capaccio Paestum Serino e quest’anno, dopo esserne stato a lungo consigliere, ottiene la vicepresidenza del NaMeX - Nautilus Mediterranean eXchange point – importante consorzio di operatori internet. Podista da adulto e sciatore da sempre, Pingaro partecipa abitualmente alle iniziative di Casa Ambrosetti. Ascolta gli esperti, ma si fida del suo intuito. A chi gli chiede quali siano le qualità che maggiormente apprezza risponde: generosità e condivisione.

QUELLA RELAZIONE CHE PROTEGGE IL PATRIMONIO

112 CONFPROFESSIONI NASCE IL NETWORK PER L'INTERNAZIONALIZZAZIONE

113 LIUC LA SUPPLY CHAIN NON VA (PIÙ) FUORI CONTROLLO

114 PRIVATE BANKER L'EUFORIA DI WALL STREET DÀ LA CARICA ALL'AUTO ELETTRICA

118 CI PIACE/NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

120 SHORT STORIES LETTURE, EVENTI E NOTIZIE IN BREVE

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APPROFONDIMENTI

MEDTECH IN MISSIONE PER CONTO DEL PNRR Telemedicina, robotica, IoT, intelligenza artificiale e big data: con più di 20 miliardi di euro destinati al "sistema salute", l'Italia ha un'occasione storica per restare al passo dell'evoluzione tecnologica di Luigi Orescano

L

a pandemia in atto ci insegna, se mai non fosse stato chiaro prima, che la salute è un investimento, non un costo», dice Michele Perrino, presidente e amministratore delegato di Medtronic Italia e strategic cardiovascular leader Western Europe del gruppo. «E ci insegna anche – prosegue - che il più rapido e largo accesso alle migliori soluzioni di cura è responsabilità primaria di un Paese. Contemporaneamente, stiamo assistendo a una vera e propria trasformazione del sistema-salute, in cui la tecnologia assume un ruolo fondamentale. I dispositivi medici sono sempre più piccoli, intelligenti e connessi, per meglio rispondere alla necessità di servizi personalizzati e precisi, dalla diagnosi alla cura, in qualsiasi luogo il paziente si trovi. Pertanto le aziende che si occupano di innovazione tecnologica MICHELE PERRINO diventano importanti abilitatori di questo processo di trasformazione, attraverso un clinici. E in Italia, conta circa 2.400 dipenlavoro sinergico con tutti gli attori del Sidenti in sette sedi: a Milano, Roma, Rolo stema, in grado di offrire soluzioni rapide (RE), Turate (CO), due a Mirandola (MO) e e sostenibili». a Tovo Sant’Agata. Medtronic in questo senso è un caso di «In questa metamorfosi l’industria medtescuola. È leader mondiale nelle tecnoloch - prosegue Perrino - gioca un ruolo degie cardiovascolari e in numerose altre terminante perché, attività industriali MEDTRONIC È LEADER MONDIALE aggiungendo agli specialistiche per la NELLE TECNOLOGIE CARDIOVASCOLARI attuali dispositivi le salute. Conta più di E CONTA PIÙ DI 90MILA DIPENDENTI nuove soluzioni di 90mila dipendenti in NEL MONDO, DEI QUALI 2.400 IN ITALIA telemedicina, digitutto il mondo, che talizzazione, robotica, IoT, intelligenza aroperano al servizio di medici, ospedali e tificiale e big data contribuisce ad elevare pazienti in più di 360 sedi distribuite in olnotevolmente la capacità di risposta del tre 150 Paesi per un fatturato complessisistema ai crescenti bisogni clinici senza vo di circa 30 miliardi di dollari. A livello elevare propozionalmente i costi. Un poglobale, si avvale di più di 10.700 scienziati tenziale che va sfruttato cogliendo perale ingegneri e di oltre 1.700 professionisti

«

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LA PANDEMIA CI HA INSEGNATO PRIMA DI TUTTO CHE LA SALUTE È UN INVESTIMENTO E NON UN COSTO


tro le opportunità offerte dal Pnrr, con più di 20 miliardi di euro destinati alla salute, un’occasione storica quindi per permettere al nostro Paese di rimanere al passo di tale accelerazione tecnologica». Un ruolo essenziale in questo senso già sta svolgendolo, e sempre più lo svogerà, la telemedicina: «Sì, perché – spiega Perrino – è il mezzo per connettere i vari touch-point di cura, aiutando a monitorare esiti e costi attraverso modelli che bilancino i migliori risultati in relazione al denaro speso. È in questa direzione che si muove Medtronic. Tra le tante, abbiamo lanciato proprio durante la pandemia la soluzione Get Ready, una app che permette ai medici di seguire al proprio domicilio i pazienti con patologie cardiache, un chiaro esempio di come la tecnologia possa fare la differenza nel trattamento delle malattie croniche, che in Italia colpiscono il 40% della popolazione per una spesa di circa 67 miliardi di euro. Il nostro obiettivo è quello di migliorare la vita di 85 milioni di pazienti nel mondo entro il 2026. Questo sarà possibile anche grazie all’utilizzo della telemedicina. E proprio in questi giorni insieme a NetComm abbiamo presentato alla Camera dei Deputati delle proposte puntuali su governance, sostenibilità e formazione in telemedicina, dando inoltre la nostra disponibilità a lavorare insieme a un piano operativo per il Paese in questo ambito». Del resto, i gruppi industriali dalla capacità di ricerca e investimenti adeguata alla sfida dei tempi sono pochi e sono tutti coinvolti ai massimi livelli – si è visto con l’incredibile sfida dei vaccini anti-Covid – a lavorare insieme anche sul piano propositivo per porre le premesse del progresso voluto. In seno al B20, cioè il forum che consente al G20 di dialogare in via ufficiale con la comunità imprenditoriale mondiale, sono state create delle task-force per affiancare i decisori politici con consulenze sulle diverse criticità: trade & investment; energy & resource efficiency; integrity &

compliance; employment & education; digital transformation; finance & infrastructures; health & life sciences e, infine, sustainability & global emergencies. Della task-force per la salute e le scienze della vita, composta da 89 membri di 14 Paesi diversi, è co-chair Geoff Martha. L’organismo ha presentato il 7 ottobre scorso un documento politico con tre raccomandazioni per i governi, collegate tra loro e protese a dettare i criteri con cui superare le principali sfide che i sistemi sanitari si trovano di fronte: l’uso strategico delle scienze, della tecnologia e dei dati; una transizione della nozione di salute verso la value-based healthcare, nell’ambito della quale la prestazione medica non prescinde dalla qualità dell’esperienza del paziente e dagli esiti clinici; la necessità di sistemi sanitari resilienti e sostenibili. LA TECNOLOGIA PUÒ FARE LA DIFFERENZA NEL TRATTAMENTO DELLE MALATTIE CRONICHE, CHE IN ITALIA COLPISCONO IL 40% DELLA POPOLAZIONE

La prima raccomandazione mira a promuovere un uso strategico delle nuove tecnologie e delle scienze della vita, anche attraverso quadri normativi appropriati che facilitino l’adozione di queste tecnologie e lo sfruttamento dei dati. Secondo la task force occorre attivare piani di investimento nazionali per supportare e incentivare l’accesso all’innovazione digital health, bio-pharma e medtech. Viene, inoltre, considerata centrale la collaborazione tra mondo accademico, pubblico e privato per sfruttare il potenziale delle tecnologie sanitarie e delle reti di innovazione. Quadri legali e normativi adeguati per bilanciare la privacy con l’accesso e l’uso dei dati dovrebbero poi essere garantiti dall’interoperabilità dei sistemi di dati sanitari. Nella seconda raccomandazione si formula il nuovo presupposto per cui la salute non rappresenta un costo, ma un investimento, in grado di produrre benefici assistenziali per il paziente, ma anche per

le istituzioni sanitarie. Si riconosce come prioritaria una sanità basata su una spesa efficiente e su una grande attenzione a risultati misurabili per i pazienti. In quest’ottica occorre, ad esempio, aumentare la cultura value-based healthcare in tutti i sistemi sanitari attraverso programmi formativi rivolti ai soggetti interessati delle strutture sanitarie. Occorre poi esplorare modalità nuove e flessibili per valutare e pagare tecnologie e prodotti sanitari che supportino modelli di assistenza più incentrati sul paziente. Il policy paper raccomanda anche di utilizzare la tecnologia digitale per monitorare i risultati clinici, determinare trattamenti e percorsi di cura più efficaci per i pazienti e sfruttare le nuove soluzioni digitali per incoraggiare l’assistenza sanitaria direttamente a casa. Infine, con la terza raccomandazione viene evidenziata l’importanza di sviluppare sistemi sanitari e percorsi clinici resilienti, sostenibili e multilaterali, dal momento che il Covid-19 ha insegnato che le sfide sanitarie spesso si diffondono oltre i confini geografici e necessitano di risposte globali e congiunte. Vanno quindi stabilite le priorità della ricerca al livello mondiale considerando le tendenze epidemiologiche in ogni parte del mondo. «La spesa sanitaria, nel mondo, sta aumentando, non diminuendo – ha sintetizzato Martha, nel suo intervento di apertura all’ultimo round di lavori della task-force - Le malattie croniche sono in aumento. Ci sono ampie disparità nelle cure. E tutto questo è ulteriormente aggravato da problemi di accesso alle stesse. Dalla pandemia abbiamo imparato che dobbiamo adottare una mentalità di investimento sulla salute. E dobbiamo ripensare alla velocità e alla scala con cui possiamo servire il mondo. Possiamo aiutare più persone, in modi più significativi, più rapidamente. Mentre alcuni ne stanno beneficiando, troppi ne sono ancora esclusi. Questa è la nostra urgente responsabilità».

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APPROFONDIMENTI

Quel tecnocentrismo che ingaggia il cliente Il fintech ha segnato il passo e oggi i servizi finanziari sono un efficace modo per estendere e migliorare l'esperienza degli utenti in tutti i settori. Persino Ikea sta iniziando a offrire polizze assicurative di Marco Gay

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l settore finanziario, per diversi anni, è stato testimone dei suoi stessi cambiamenti. È mutato e si è evoluto insieme ai propri clienti, facendo leva sullo sviluppo di nuove tecnologie e realizzando un cambiamento nei mercati di tutto il mondo. Già negli anni ’90 il fintech ha iniziato a muoversi verso il digital banking, ma non c'è dubbio che, negli ultimi anni, questo settore abbia messo a frutto il suo vero potenziale, mostrando una crescita incredibile. L'evidenza di questo aumento può essere apprezzata chiaramente nel mercato del lavoro globale che nel 2019 valeva 5,5 trilioni di dollari ed è salito a 7,3 trilioni di dollari nel 2020: una crescita del 33% circa. Questa crescita è tutt'altro che finita e si stima che continuerà ad aumentare da qui al 2026, fino a un Cagr del 26,87%. Un recente rapporto di Kpmg ha mostrato che, solo nella prima metà del 2021, sono stati investiti in fintech 98 miliardi di dollari, attraverso M&A, private equity e venture capital, rispetto ai 121,5 miliardi di dollari del 2020. Altro dato L'AUTORE, MARCO GAY, È AMMINISTRATORE DELEGATO DI DIGITAL MAGICS E PRESIDENTE DI ANITEC ASSINFORM

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di rilievo è quello relativo all’investimento di venture capital nel solo settore fintech che ha superato i 52 miliardi di dollari nel primo semestre di quest'anno e ammonta a oltre il doppio rispetto ai 22 miliardi raggiunti durante tutto il 2020. Questo incremento degli investimenti e i risultati molto importanti in termini di performance, suggeriscono che il fintech stia cambiando radicalmente il settore finanziario. Il vero fattore distintivo dei player che operano nel settore fintech si trova nella loro attenzione, quasi ossessiva, metodica e capillare, rispetto alle esigenze del cliente. In effetti, quello che abbiamo potuto vedere negli ultimi anni è che i principali innovatori, o potenziali innovatori, in questo settore, sono molto vicini al cliente finale su tutta la supply chain. Non è un caso che grandi player tecnologici come Apple, Uber, Facebook e molti altri stiano considerando i servizi finanziari come un modo per estendere e migliorare l'esperienza dei loro utenti e clienti. I dati dei clienti, se utilizzati correttamente, potrebbero essere usati per valutare non solo i bisogni, ma anche le soluzioni e proposte di servizi finanziari, di cui potrebbero aver bisogno. La regolamentazione ha inoltre obbligato le banche ad adottare nuove modali-

tà di semplificazione dei processi interni ed esterni. Oggi, stiamo già osservando come le startup sul mercato stanno sviluppando soluzioni smart sull’ on-boarding, soluzioni che semplificano le procedure bancarie e allo stesso tempo migliorano l'esperienza dei clienti che vogliono iniziare a utilizzare nuovi prodotti o operatori, garantendo la conformità e la sicurezza di tutte le parti coinvolte nel processo. Come in tutto il settore finanziario, anche nel mondo dei pagamenti le linee guida sono chiaramente quelle dettate dal consumatore. I cambiamenti che stiamo vedendo nei servizi finanziari stanno cambiando anche il mondo delle assicurazioni. A oggi stiamo rilevando che un gran numero di aziende, soprattutto startup, ma non solo, stanno facendo lo stesso e si stanno muovendo nella medesima direzione. Il loro punto di partenza è sempre l’utente finale. Si concentrano su come soddisfare le esigenze del cliente e completare l'esperienza tramite un'assicurazione. Possiamo prendere come esempio Ikea che offre un'assicurazione per la casa: questa si può infatti acquistare direttamente online dal suo sito web. Come sarebbe facile quindi aggiungere una polizza assicurativa a soggetti quali Blablacar, Fitbit e altri? Infine, quindi, qual è la sfida per i settori fintech e insurtech? Le compagnie di assicurazione devono diventare tecnocentriche, consentendo ai nuovi e ai vecchi operatori di tutti i settori di soddisfare i clienti e di essere in grado di gestire i nuovi dati fruibili, messi a disposizione dei clienti, per offrire servizi migliori e gestire i rischi con prestazioni più soddisfacenti, quindi, alla fine, arrivare ad aumentare la copertura dei rischi in generale. Nel settore finanziario questa è già una realtà: il 47% delle società finanziarie tradizionali prevedono di aumentare la collaborazione con le società fintech, il 57% delle banche sono in procinto di realizzare filiali unicamente digitali e il 75% delle organizzazioni di servizi finanziari creano posti di lavoro legati al fintech. Digitalizzazione, customer centricity e servicification saranno le prossime sfide per questi settori.


Tra gli scaffali si aggirano zombies, Rambo e... Con voluta ironia l'indagine "2ghether2green" commissionata da Adiconsum rappresenta le diverse tipologie di consumatori per sensibilizzare sul tema dello spreco, alimentare e non di Luigi Orescano

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ambo”, “Vacanze romane”,”Zombie” e “Predator” sono i quattro profili dei consumatori di oggi, ancora in media troppo poco consapevoli, emersi da un’indagine sociodemografica commissionata dall’Adiconsum nel quadro di “2gether2green”, il progetto di educazione al consumo circolare realizzato in collaborazione con AppliA Italia, l’associazione dei produttori di elettrodomestici. L’indagine “2valuable2waste” che il progetto ha presentato a Roma il 2 dicembre con un “Aperitivo circolare”, parla chiaro: ci sono margini per un deciso abbattimento dello spreco alimentare domestico, disinnescando i condizionamenti sbagliati, colmando le lacune di informazione e costruendo competenze di corretta gestione della dispensa, conservazione degli alimenti, consumo creativo degli avanzi. Molte evidenze di ricerca hanno chiarito cosa si spreca, quanto e per quali motivi: con il nuovo sondaggio, Adiconsum ha indagato più a fondo su chi spreca e sui meccanismi d’azione dello spreco “evitabile”. Tra le variabili oggetto d’indagine, l’attitudine alla consapevolezza nelle scelte di acquisto, il tempo a disposizione, il grado di conoscenza delle tecniche e buone prassi di conservazione, la sicurezza nel valutare se il cibo “è ancora buono”, la gestione ordinata e attenta del frigorifero, il valore dell’esperienza, l’impegno al miglioramento e la fiducia nelle tecnologie che possono aiutare a non sprecare.

E dunque, l’indagine affronta con voluta leggerezza e ironia il “terzo grado” proposto ai consumatori, incoraggiandoli a “raccontare” il loro approccio al momento degli acquisti e chiedendo di auto-definirsi per affinità con alcuni “stili” esemplificati - per gioco - dai titoli di celebri film. Il risultato è una profilazione poco scientifica, ma altamente suggestiva e anzi predittiva dell’inclinazione a gettare via troppi alimenti, come emerge dalle risposte. COLMANDO LE LACUNE DI INFORMAZIONE È POSSIBILE DISINNESCARE I CONDIZIONAMENTI SUI CONSUMI E FRENARE GLI SPERPERI

Ecco nel dettaglio i 4 profili: • Rambo (47,4%) (“entro, compro rapidamente quello che ho sulla lista e torno a casa”): impegnatissimo, super-organizzato, fa la spesa in un lampo con la lista alla mano. Sensibile al tema ambientale, purtroppo è molto abitudinario e non si ferma a valutare i diversi prodotti. Profilo di spreco medio-basso, conta sull’arrivo della domotica. • Vacanze romane (29%) (non ho una lista, preferisco aggirarmi tra gli scaffali e seguire l'ispirazione del momento, le offerte ecc.): il “giro al supermercato” è un’esperienza intrinsecamente piacevole e ricca di tentazioni, guidata dal suo istinto edonista; compra troppo e spreca molto. È un consumatore che va preso per mano e accompagnato a trovare un giusto equilibrio fra la spinta consumista e consumo critico. • Zombie (5.5%) (Entro nel supermercato controvoglia, mi trascino tra i corridoi e getto nel carrello cibo generico senza particolare attenzione): sconfortato, svogliato, disattento consumatore di “quello che capita”, si disinteressa agli aspetti nutrizionali e di sostenibilità; ha il frigo sempre caotico e spreca più di tutti. • Predator (18.1%) (Mi muovo alla ricerca di offerte con un armamentario di volantini, tessere e buoni sconto): un ottimizzatore della spesa, che confronta e sceglie, insegue i prodotti preferiti da un’offerta all’altra, acquista programmando e selezionando; è un consumatore che non spreca molto. A queste categorie di consumatori, desiderose di essere attente all’ambiente ma che ancora non riescono ad evitare del tutto lo spreco, il progetto “2gether2green” darà informazioni chiare ed affidabili per essere saldamente alla guida delle proprie decisioni d’acquisto e di consumo. L’indagine completa è disponibile sui siti: www.consumocircolare.it www.adiconsum.it.

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APPROFONDIMENTI

Quella relazione che protegge il patrimonio Nel private banking e nel wealth management Banca Mediolanum punta a crescere combinando consulenza olistica, competenze tecniche, conoscenza del cliente e vicinanza territoriale di Rosaria Barrile

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econdo le ultime stime di Magstat, società di ricerca specializzata nelle analisi sul mercato dei servizi finanziari, a fronte di un mercato potenziale stimato in 1.260 miliardi di euro, la penetrazione del private banking e family office è ormai vicina al 90%. Per la precisione si tratta di 1.102 miliardi pari a circa l'87,4%. La partita resta invece tutta da giocare su circa 158 miliardi di masse non ancora intercettate (pari al 12,6%). Banca Mediolanum, che conta 535 private banker con un portafoglio complessivo di 22,5 miliardi di euro e 100 wealth advisor con 10,2 miliardi di euro (dati al 30 settembre 2021, ndr), affronta questa sfida con una formula che combina consulenza olistica, competenze, conoscenza del cliente e vicinanza territoriale. «Per massimizzare la relazione occorre non solo avere le competenze tecniche, ma anche alcune soft skills tra cui in primis la capacità di tradurre in un linguaggio comprensibile e accessibile anche ai non addetti ai lavori alcuni tematiche», sottolinea Daniele Gallo, Private Banker Manager e Wealth Advisor attivo nel Centro Sud. «Incrociando alcune evidenze emerse da una ricerca di Wealth X con le indagini condotte sul settore immobiliare dalla società Knight Franck, emerge come le preoccupazioni principali dei clienti di alto standing siano fondamentalmente da ricondurre alla morte, al trasferimento del patrimonio, mobiliare e immobiliare, e alle tasse.

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Il consulente può aiutare a gestire questi timori proprio utilizzando un linguaggio comprensibile e aiutando a pianificare con metodo. Una parte importante, direi quasi prevalente, della clientela di Banca Mediolanum è solita confrontarsi con il banker di riferimento coinvolgendo anche la famiglia. È importante infatti dialogare con tutte le persone con cui vengono condivise le scelte finanziarie. Per motivi demografici, il tema investe non solo l’Italia, ma anche il resto d’Europa. Ma nel nostro Paese ci sono delle peculiarità tra cui la discrepanza tra l’incidenza delle imposte sul patrimonio in vita e al momento della successione. SicuraBANCA MEDIOLANUM CONTA 535 PRIVATE BANKER E 100 WEALTH ADVISOR CON UN PORTAFOGLIO COMPLESSIVO DI 32,7 MILIARDI DI EURO

mente ci sarà in futuro un riequilibrio della situazione con un aumento delle tasse al momento del trasferimento del patrimonio. All’interno di Banca Mediolanum siamo già pronti a gestirlo in maniera efficiente». Nell’affrontare il tema, ogni consulente si avvale del supporto di un team di esperti interno e di collaborazioni con operatori professionali esterni. «Il banker mantiene con il cliente e la sua famiglia un rapporto olistico perché, a differenza di altri professionisti, rappresenta l’interlocutore unico per la gestione di tutte le sue esigenze, non solo di wealth management ma anche di investment banking»,

DANIELE GALLO

precisa Gallo. «Sulla scia di quanto già oggi avviene nei Paesi anglosassoni, attraverso un unico rapporto di consulenza, il cliente può disporre di una serie di servizi e di soluzioni che vanno dalla tutela del suo futuro all’ottimizzazione patrimoniale, fiscale, previdenziale e assicurativa. Per gli High net worth individuals abbiamo ad esempio una soluzione flessibile in grado di proteggere il patrimonio attraverso strategie di investimento diversificate in grado di cogliere le opportunità derivanti dalle oscillazioni delle fasi di mercato». Allo sviluppo di Banca Mediolanum, che in 10 anni è passata da circa 40 miliardi di masse nel 2011 a oltre 100 miliardi attuali, ha contribuito anche il Centro Sud. «La crescita ha fatto leva anche su una presenza articolata al Centro e al Sud della Penisola in cui operano attualmente 78 private banker e 7 wealth advisor. Per raggiungere questi risultati abbiamo fatto un importante lavoro sia sui clienti istituzionali, sia sulla clientela rappresentata dalle famiglie. Rispetto ad altre aree del Paese, al Centro Sud la ricchezza è meno concentrata, vi sono meno imprese e una parte rilevante della ricchezza è rappresentata dal patrimonio immobiliare. In questo caso, oltre alle competenze professionali specifiche, hanno fatto la differenza la conoscenza del territorio e il valore del personal branding, un asset a cui da sempre storicamente Mediolanum ha dato grande rilievo».


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RSM Società di Revisione e Organizzazione Contabile S.p.A. with its subsidiary RSM Italy Corporate Finance S.r.l. is a member of the RSM network and trades as RSM. RSM is the trading name used by the members of the RSM network. Each member of the RSM network is an independent accounting and consulting firm each of which practices in its own right. The RSM network is not itself a separate legal entity of any description in any jurisdiction. The RSM network is administered by RSM International Limited, a company registered in England and Wales (company number 4040598) whose registered office is at 50 Cannon Street, London, EC4N 6JJ, United Kingdom. The brand and trademark RSM and other intellectual property rights used by members of the network are owned by RSM International Association, an association governed by article 60 et seq of the Civil Code of Switzerland whose seat is in Zug. © RSM International Association, 2021


APPROFONDIMENTI

in collaborazione con CONFPROFESSIONI

Internazionalizzazione, nasce il Network tra professionisti Al via il progetto promosso da Confprofessioni e Aprieuropa in collaborazione con Unicredit, Sace, Simest e Agenzia Ice. Obiettivo: incentivare i rapporti economici dell’Italia con l’estero, sostenere il made in Italy e creare nuove opportunità di business per i professionisti di Giovanni Francavilla

I

l 29 ottobre 2021 erano presenti più di 100 tra professionisti e docenti all’Unicredit Tower di Milano per l’evento di lancio del primo Network tra professionisti per l’internazionalizzazione, il progetto promosso da Confprofessioni e Aprieuropa, in collaborazione con Unicredit, Sace, Simest e Agenzia Ice per rafforzare il processo di sviluppo dei liberi professionisti sui mercati esteri e rilanciare le esportazioni del made in Italy, una risorsa fondamentale per l’economia italiana che rappresenta oltre il 30% del Pil del Paese. Le politiche di sviluppo per l’internazionalizzazione dei professionisti sono al centro dell’agenda di Confprofessioni che, grazie anche alle sinergie sviluppate con il Consiglio europeo delle professioni liberali di Bruxelles, punta a valorizzare le competenze dei professionisti sui mercati esteri. «Il Network tra professionisti per l’internazionalizzazione va in questa direzione», ha sottolineato il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «Un progetto che nasce da lontano e che negli ultimi tempi è riuscito ad aggregare istituzioni del calibro di Sace, Simest, Agenzia Ice, Assocamere estero, e importanti partner bancari come Unicredit. Per i professionisti si tratta di un processo irreversibile per sviluppare relazioni, partnership e collaborazioni e

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affermare, quindi, la propria attività e le proprie competenze oltre i confini nazionali». «Oggi abbiamo aperto una nuova stagione per i professionisti che scelgono di lavorare per lo sviluppo dei mercati internazionali», ha dichiarato Luigi Alfredo Carunchio, presidente di Apri Europa. «Abbiamo aperto un ponte che mette in contatto liberi professionisti, imprese, istituzioni, banche, camere di commercio estere per promuovere i rapporti economici dell’Italia con l’estero, facendo leva sul know how dei professionisti nei processi di internazionalizzazione delle imprese e, al tempo stesso, per creare nuove connessioni di business tra professionisti italiani ed esteri, agevolando lo scambio di buone pratiche». I professionisti italiani arrivano preparati all’appuntamento con i mercati internazionali. L’evento di Aprieuropa a Milano ha infatti segnato il primo step formativo del Network, con la consegna degli attestati di partecipazione ai professionisti che hanno partecipato alla prima edizione dell’Executive master in internazionalizzazione. Il Network si svilupperà sulla base di Working Groups tematici focalizzati sulle strategie di internazionalizzazione (a cura di Mariella Di Pinto), sulla fiscalità internazionale (Renato Bogoni), sul diritto doganale (Giampietro Maria Teodori e Vincenzo Carbone), sulla pianificazione dell’export (Michele Castagna), contrattualistica internazionale (Leonardo Andriulo), sulla logistica (Fulvio Carlini), sulla finanza agevolata per l’internazionalizzazione (Oreste Pepe Milizia), oltra a focus dedicati ai mercati internazionali ed emergenti: Vietnam e Singapore (Federico Vasoli), Cina e India (Andrea Volpe), Paesi arabi (Alessandro Cianfrone), America settentrionale e meridionale (Massimiliano Sammarco). «La prima fase formativa del progetto si è conclusa con una grande partecipazione di professionisti», ha affermato Carunchio. «Adesso siamo al lavoro per dar vita a una serie di gruppi di lavoro per ciascuna area tematica, che avranno il compito di organizzare veri e propri road show in tutta Italia per sensibilizzare professionisti e imprese sui temi dell’export e dell’internazionalizzazione».


La supply chain non va (più) fuori controllo La Liuc Business school organizza un corso mirato all'ottimizzazione delle catene di fornitura, fornendo le metodologie da adottare per affrontare al meglio le scelte di natura strategica, tattica e operativa di Riccardo Venturi

U

n panorama di business globale in continua evoluzione e ricco di sfide, nuovi concorrenti, prodotti con cicli di vita brevi, clienti sempre più esigenti sui costi e i livelli di servizio ma anche dal punto di vista etico, ambientale e di sostenibilità. Sono tutti fattori che rendono sempre più complessa la gestione delle catene di fornitura, che necessitano di essere riorganizzate in modo efficiente e ottimizzato, cercando di ridurre gli sprechi, eliminare le attività che non portano valore aggiunto e ridurre i tempi di risposta del mercato. Per raggiungere lo scopo la Liuc Business school organizza il corso Supply Chain Excellence, che si propone in dieci moduli di fornire ai partecipanti un quadro esaustivo delle metodologie da adottare per affrontare al meglio le scelte di natura strategica, tattica e operativa. «Quel che si deve apprendere è la capacità di tenere sotto controllo tutte le fasi della supply chain» dice Walter Coletta, professore della Liuc Business School, «costituita da tutti i partner che lavorano con un’azienda. È necessario collaborare e mettere in piedi strutture software e hardware per tenere sotto controllo la filiera, quindi la digitalizzazione è sempre più importante: si tratta di sapere cosa succede esattamente alla filiera per mettere in atto soluzioni». L’utilizzo dei Big Data, in particolare, permette di creare interconnessioni tra le risorse e scambiare in-

WALTER COLETTA

Europa stia provocando grandi problemi, formazioni in modo pervasivo. «Si devono con cui si sta confrontando l’80% delle creare organismi che sorveglino il funzioaziende. Quando si parla di accorciamennamento della filiera in tutta Italia» insiste to delle supply chain si pensa proprio alla Coletta, «ci vuole una condivisione costannecessità di trovare delle alternative, di te degli interessi di tutti partner lungo la costruire catene di fornitura locali che sufiliera per raggiungere obiettivi strategici perino la dipendenza da determinate aree di medio periodo. Ma anche la capacità di geografiche, in particolare Cina e più in definire e mantenere lungo la filiera ritmi generale Asia, che rappresentano molta di distribuzione che siano il più coerente parte dell’attuale mercato di fornitura». possibile tra i vari attori, per fare in modo Avere una nuova esigenza non significa che la variabilità lungo la supply chain non essere pronti per soddisfarla. «C’è moltisaumenti ma anzi venga attutita man mano simo da fare» sottolinea Coletta, «penso al che si torna a valle della filiera, il che simondo dell’elettronica, e ad altre attività gnifica gestire bene gli effetti dal colpo di che abbiamo delegato. Non è un procesfrusta che nasce dal fatto che non c’è una so così veloce, ci vuole del tempo, ma in collaborazione e distribuzione adeguata di alcuni settori abbiamo già dei riferimeninformazioni tra fornitori e clienti». ti, mentre anche in Asia crescono i costi. A complicare ulteriormente il quadro gloUn grande operatore bale sono interveCONCORRENZA, CICLI DI VITA tedesco della distrinute le conseguenBREVI, COSTI, LIVELLI DI SERVIZIO buzione di ricambi ze della pandemia, MA ANCHE SOSTENIBILITÀ SONO FATTORI nel settore truck mi che ha rallentato le CHE COMPLICANO LA GESTIONE ha detto che l’anno supply chain colprossimo comprerà in Europa prodotti che pendo al cuore i meccanismi della globaprima prendeva in Cina, dove i prezzi sono lizzazione e spingendo verso la creazione cresciuti. L’orientamento è quello di tordi macro-blocchi commerciali: europeo, nare a comprare da fornitori che si erano asiatico… «Gli effetti sono diversi a seabbandonati perché non erano più compeconda della filiera, ma dal punto di vista titivi, e che magari si erano concentrati sui generale è emersa la necessità di avere primi impianti per applicazioni particolari un’alternativa magari più vicina nella gead alta tecnologia. È in corso una riconstione delle forniture» rimarca il professoversione che può portare vantaggi a chi re della Liuc Business School, «in questo produce in Europa, anche se le tendenze momento stiamo sperimentando come il si possono spostare velocemente». collo bottiglia che si è creato tra Asia ed

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APPROFONDIMENTI

C'è del metodo nella follia di Wall Street sull'auto elettrica Dietro al boom di Rivian, che dopo aver prodotto appena 200 van si è quotata in Borsa, e di Lucid, che oggi vale più di Ford, c'è la scommessa dei capitali sulla transizione ecologica di Ugo Bertone

U

na follia senza alcun senso, come sostiene l’esperto d’auto del Financial Times, oppure dietro i numeri all’apparenza assurdi, c’è del metodo? I mercati si interrogano sul boom di Rivian, la società a quattro ruote volata a Wall Street dopo aver sfornato meno di 200 van assiepati attorno alla sede della Borsa nel giorno del debutto-boom: dai 77 miliardi dell’offerta ai 133 miliardi della prima chiusura. Niente male per un’azienda che solo sei mesi prima era stimata 27,6 miliardi ma che da allora ha perduto più o meno 2 miliardi. Date queste cifre non si possono nutrire dubbi: l’euforia irrazionale ha di nuovo contagiato i mercati finanziari, gonfi di liquidità in arrivo dalle banche centrali che

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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ha provocato l’ascesa dei prezzi. Stavolta, però, dietro la corsa sfrenata non ci sono gli sprovveduti, bensì i grandi nomi del mercato: Amazon controlla il 22% dell’azienda cui ha già ordinato 100 mila pulmini per le consegne, mentre lo sbarco in Borsa è stato curato da JP Morgan, Morgan Stanley e Goldman Sachs. Intanto il titolo Rivian è salito al terzo posto assoluto per capitalizzazione del settore, alle spalle di Tesla, forte dei suoi mille miliardi di capitalizzazione, e di Toyota, l’unica casa tradizionale in grado di resistere all’onda. Oltre a Rivian, infatti, si fa strada Lucid, una società californiana fondata da alcuni ex dipendenti di Tesla, sbarcata in Borsa a luglio grazie ad una Spac, che oggi già vale più di Ford dopo aver annunciato di aver ricevuto 17 mila prenotazioni per le prossime vetture. Intanto la rivista Motor Trend, tra le più stimate del settore, si è spinta a premiare la prima macchina sfornata dalla startup come “auto dell’anno”. Non era mai successo prima, a conferma

che qualcosa stia ormai per avvenire nel mondo delle quattro ruote, in tempi assai più rapidi e modalità assai diverse da quanto ipotizzato finora. Anche se gli scettici sono la maggioranza. Dalla parte degli “entusiasti” giocano varie considerazioni. La diffusione dell’elettrico accelera: negli ultimi 3 mesi il modello Testa 3 è risultato il più venduto nel Regno Unito e in diversi Paesi europei; negli Usa il piano Biden prevede 7,5 miliardi di dollari per le infrastrutture necessarie, a partire dalle stazioni di servizio. Produrre un’auto elettrica, una volta risolto il problema delle batterie, è più semplice delle vetture tradizionali. Il che spiega sia la rapidissima ascesa dei costruttori cinesi che l’arrivo di nuovi competitors compreso il Vietnam. Perde peso perciò la competenza accumulata in decenni di esperienza. In parallelo aumenta il vantaggio di chi parte da zero rispetto a chi, come le case tradizionali, deve gestire transizioni delicate sia sul fronte dell’organizzazione del lavoro che delle relazioni sindacali. Chi fa auto elettriche, infine, potrà in futuro utilizzare il software in altri rami non meno redditizi. Tesla già oggi fa grossi guadagni con i suoi generatori familiari di energia elettrica. Ma «imitarci non sarà facile», ammonisce Musk: «Mettere in strada un buon prototipo non è difficile – sottolinea – In un secolo sono nate centinaia di aziende d’auto, elettriche e non. Ma solo Tesla ha saputo raggiungere alti livelli di produzione assieme ad un cash flow positivo». Campbell condivide lo scetticismo del ceo di Tesla: non sarà semplice, dice, produrre fin da subito veicoli affidabili e superare la concorrenza dei gruppi tradizionali, ormai avviato al futuro elettrico. Facile prevedere che i più falliranno. Ma, come è già successo dopo la bolla del Duemila, qualcosa resterà di sicuro. Insomma, le varie Volkswagen (e Stellantis), oltre alla concorrenza dei colossi cinesi, oggi hanno un nuovo temibile nemico: i capitali che Wall Street ha puntato per vincere la partita della mobilità.


Regus – Business lounge e coworking

SCEGLI ANCHE TU IL LEADER MONDIALE DEGLI SPAZI DI LAVORO UNA NUOVA STRAORDINARIA OPPORTUNITÀ DI FRANCHISING IN UN SETTORE IN RAPIDA CRESCITA. L’81% delle aziende prevede che il lavoro da remoto sarà la nuova normalità. – PWC, The Future of Remote Working

IWG è il principale fornitore al mondo di spazi di lavoro flessibili, che mette in comunicazione milioni di professionisti accomunati dallo stesso modo di pensare e permette loro di essere più produttivi. Tra i nostri clienti figurano alcuni degli imprenditori e dei professionisti di maggior successo, mentre il 90% delle aziende Fortune 500 ha scelto di collaborare con noi. Grazie alla nostra rete globale di spazi di lavoro e coworking, possiamo offrire soluzioni per qualsiasi esigenza aziendale, stile di lavoro e budget tramite i marchi del nostro portfolio: Regus, Spaces, HQ e Signature. Poiché la richiesta di spazi di lavoro flessibili cresce a ritmi esponenziali, stiamo cercando di espandere rapidamente la nostra rete di centri tramite un programma globale di franchising. Questo ha creato un’opportunità di investimento unica in questo settore in rapida crescita, che permette ai nostri partner in franchising di ricevere vantaggi grazie alla nostra flessibilità, alle nostre piattaforme all’avanguardia e al nostro comprovato modello di business. Pensi di avere la motivazione, le risorse e la dedizione necessarie per contribuire alla nostra crescita nel mondo?

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IL GL BALISTA I FONDI SENZA FONDO DELLA FINANZA GLOBALE Mai c’è stata una simile disponibilità di denaro da investire nelle aziende. Così proliferano i “no stop fund” che si scambiano partecipazioni

D

avvero non c’è limite per la finanza globale. Da un lato, nei giorni della Cop26 di Glasgow finita com’è finita, con un niente di fatto - né India né Cina sono disposte a rinunciare al carbone prima del 2060- 2070 e chi vivrà vedrà - la finanza globale s’è detta pronta a sostenere con 130mila miliardi di dollari i cosiddetti “investimenti verdi” (almeno così ha promesso l’ex governatore della Banca d’Inghilterra, Mark Carney, che ha lanciato l’ambiziosissimo progetto denominato GFanz che sta per Glasgow Financial Alliance for Net Zero); dall’altro, quasi in contemporanea con questa certamente interessata conversione ecologica (provate solo a immaginare il ritorno atteso dalle 450 banche e fondi d’investimento che hanno messo sul tavolo della transizione energetica i 130mila miliardi di cui sopra), la stessa finanza globale s’è inventato

QUI MIAMI

un nuovo prodotto - meglio: un nuovo sistema - per moltiplicare attivi e margini dell’industria del private equity, quella che, come si sa, acquista pezzi di aziende più o meno in crisi, le ristruttura e le rivende con un “turn-around” velocissimo e che ora, con questo nuovo sistema, diventerà, diciamolo pure, forsennato. Il sistema ha già prodotto 12mila transazioni solo dall’inizio di quest’anno mettendo in circolo quasi un trilione di dollari secondo le stime di un osservatorio di qualità come Refinitiv, un provider di dati finanziari fondato nel 2018 da Blackstone e Reuters e ora controllato da London Stock Exchange. Per dirlo in cifre: 12mila aziende sono state cedute in tutto o in parte a fondi di private equity, un numero mai visto sul mercato dal 1997. Tutto in poco meno di un anno e con la possibilità di crescere visto che il settore, sempre secondo Refinitiv,

Dal Medio oriente all’Europa il business sceglie il clima (anche fiscale) della Florida Miami si è ormai affermata come porta d’accesso alla più grande economia del mondo: quella statunitense. Merito non solo della gradevolezza del luogo, ma anche di una tassazione particolarmente vantaggiosa per individui e Pmi

C

ha una potenzialità di oltre 1.800 miliardi di dollari. «Mai c’è stata una tale disponibilità di denaro da investire nelle aziende» fa notare Goldman Sachs. E mai c’è stata una tale concorrenza tra i fondi che pur di non aspettare i tre/cinque anni previsti dalle regole del settore e dalle normative finanziarie dei principali Paesi si sono inventati un sistema quasi diabolico che va sotto il nome di “No stop fund” (in inglese) o di “Fonds de continuation” (in francese). Consiste, in pratica, nel creare una sorta di società-madre che dopo un certo periodo comincia a vendere le quote dell’azienda partecipata non sul mercato, cioè ad altri fondi di private equity, ma ad altre società-figlie creando così una capacità di traffico intermodale di oltre 1 milione di Teu. E l’area metropolitana della Greater Miami, che si estende per includere le due vicine città costiere di Fort Lauderdale e di Palm Beach, è stata classificata da una ricerca della banca svizzera Ubs come la terza global city più ricca al mondo per

ome definito dalla rivista Forbes (quella

Usa. Il commercio internazionale è una

potere di acquisto mentre l‘indice Gawc

vera, americana, naturalmente), Miami è

componente essenziale del Pil di Miami

(Globalization and World Cities Research

la Wall Street South, il secondo hub bancario

in virtù del suo ruolo di gateway, di porta

Network) qualifica Miami come Alpha level

e borsistico americano dopo New York,

di ingresso per la più grande economia

Global City. Miami, come la Florida, offre un

un dinamico centro finanziario che vede

del mondo, gli Usa, e della sua posizione

regime fiscale particolarmente attraente,

concentrato nel central business district di

geografica strategica da dove gestire anche

a partire dall’assenza di tassazione sul

Brickell il più alto numero di sedi di banche

i due marketplaces dell’area Caraibica

reddito individuale e per le piccole e medie

internazionali negli Usa. Otre ad essere la

e dell’America Latina. Con il nickname di

imprese la tassazione corporate è tra le più

destinazione vacanziera per eccellenza,

Cargo Gateway of the Americas, il porto di

basse rispetto agli altri stati Usa. Di fatto lo

Miami è soprattutto la capitale economico-

Miami è il più grande della Florida e il nono

stato della Florida si è dimostrato essere

finanziaria della regione southeast degli

negli Usa per traffico di navi container con

un potente driver di crescita per l’economia

116


di Giuseppe Corsentino

valore che resta nel circuito del fondo principale e dei suoi azionisti (e dei suoi manager, si capisce). La banca d’affari newyorchese Evercore ha calcolato che in questo modo il private equity solo in Europa e solo nei primi dieci mesi del 2020 ha generato 60miliardi di dollari di “valore” e fa l’esempio di Pai, uno dei fondi di private equity francesi più rinomati (fondato nel 1998 da Paribas), che per non liberarsi della sua partecipazione in alcune società della galassia Nestlé (creme e gelati) considerate strategiche (dal punto di vista finanziario, si capisce, cioè vacche da mungere) ha ceduto le quote ad alcuni “fonds de continuation” realizzando così utili (che potremmo definire “intra-gruppo”) per 2miliardi di euro. Esagerazioni? No, è l’euforia della finanza globale in questa disordinata stagione post-Co-

vid, confessa un manager di JPMorgan. La stessa euforia che ha spinto il nuovo sindaco di New York, Eric Adams, un vecchio capitano di polizia e poi senatore democratico, a dichiarare che si sarebbe fatto pagare i primi tre mesi di stipendio in bitcoin. Perché New York, ha spiegato, deve diventare la capitale mondiale delle cripto-monete (altro che il minuscolo Salvador) e dell’innovazione finanziaria. Nessuno ha spiegato a mister Adams che per i primi tre mesi di stipendio incasserà un solo bitcoin visto che la sua quotazione è, al momento, di circa 60mila dollari e che il compenso annuale per il primo cittadino di New York non supera i 260mila dollari. Ma quel che conta nel ragionamento del neosindaco democratico è il segnale di inversione di marcia: negli anni di De Blasio New York non è stata più una metropoli pro-business. Anzi, tutto il contrario. Dopo il no a Jeff Bezos che nel 2019 avrebbe voluto trasferire il quartier generale di Amazon nel Queens, il grande quartiere degli immigrati di terza e quarta generazione, nessun industriale, nessun uomo d’affari s’è fatto più vedere in Municipio. Lo spirito capitalistico del vecchio sindaco (2003-2013) Michael Bloomberg, il miliarda-

rio dell’editoria finanziaria, sembrava essersi perso per sempre. Con Adams gli “animal spirits” del capitalismo americano, invece, stanno nella Grande Mela. Sotto forma di società di fintech e di giovani startupper che non gradiscono più il “politicamente corretto” di una metropoli come San Francisco (solo nel quartiere di Brooklyn già si contano 636 start-up). Più complicato il discorso di New York capitale mondiale del bit-coin. Per ragioni ecologiche (la “fabbricazione” di bitcoin consuma quantità enormi di energia elettrica) e per l’opposizione da sinistra della prossima candidata (a gennaio 2022) a governatore dello Stato (di New York), Letitia James, magistrato e nemica dei network criminali che, a suo dire, gestiscono il business delle cripto-monete. Poi c’è la concorrenza di Miami che vuole diventare anch’essa capitale mondiale delle criptomonete. E per cominciare il Comune ha annunciato che accetterà le imposte pagate dai residenti (tra cui moltissimi pensionati newyorchesi) in bit-coin. Adams non s’è fatto intimidire: «Il 2 gennaio 2022, quando sarò ufficialmente sindaco, prenderò un aereo per Miami e a tutti i newyorchesi che stanno laggiù dirò di tornare. La loro città li aspetta».

Usa grazie ad un business climate e un

e

all’agro-

crescente di posti di lavoro per posizioni

business environment tra i più dinamici

alimentare biologico e ai vari settori del

qualificate e specializzate in un mercato

rispetto ad altri stati del paese e forte di

luxury tra fashion e design in primis. L’area

sempre più dinamico e sofisticato. E con

una spiccata attitudine pro-business, di

metropolitana di Miami e la Florida in

questo dinamismo a Miami in parallelo

costi competitivi rispetto ad altri stati, di una

generale sono la destinazione che attrae

aumenta la capacità di spesa per tutta

workforce particolarmente qualificata e

sempre di più e costantemente questo flusso

la filiera del lusso oltre che per per beni

specializzata, di infrastrutture aeroportuali,

di trasferimenti: solo nell’arco degli ultimi due

di consumo non solo primari e cresce il

portuali e stradali di primaria eccellenza

anni si è registrato un trasferimento mensile

settore del real estate sia come investimento

che garantiscono la connettività a livello

medio di 30.000 persone che hanno eletto

immobiliare (le property tax in Florida sono

globale e di una robusta economia che attira

come nuova residenza un ambiente dove il

mediamente lo 0,98%, tra le più basse negli

aziende di industrie, non solo dagli Usa ma

bilanciamento tra business e personal life è

Usa) che di nuovi progetti immobiliari per

in particolare dall’Europa, Medio Oriente e

stimolato e incentivato.

l’ospitalità di lusso, il residenziale di lusso e

Sud America, con capacità e ruolo sempre

Segnale di questo ruolo di leadership

il corporate, sviluppando di riflesso i canali

più significativo nel progress dell’economia

della Florida nell’economia nazionale è

HoReCa e contract a vantaggio anche delle

dei prossimi decenni quali aviazione e

proprio il mondo del lavoro dove il tasso di

3F del Made in Italy: fashion, food, furniture

aerospazio, tecnologia green ed energie

disoccupazione è basso (4%), dove sempre

che vedono nel mercato di Miami “the place

rinnovabili,

manufatturiero

più aziende spostano le sedi o aprono

to be”.

(dall’elettronica alla ingegneria meccanica

la nuova sede alimentando una offerta

* Ceo di Mtw Group-Foreign Market Entry

biomedicale,

industriale),

per

arrivare

di Antonio Acunzo *

117


TALENT SHOW

S

CI PIACE CRESCE IL BOSCO SOLIDALE CHE CATTURERÀ MOLTA CO2 Una nuova iniziativa di KilometroVerdeParma il consorzio di riforestazione presieduto da Maria Paola Chiesi che ora punta sulle scuole

È

una gran bella storia, e ci piace molto, quella che sta vivendo Parma, grazie al progetto KilometroVerdeParma, un consorzio per la riforestazione presiediuto da Maria Paola Chiesi (nella foto), e alla sua ultima iniziativa, Giocampus Green. Con Giocampus Green, il tema della forestazione urbana diventa oggetto di lezione nelle Scuole Secondarie di primo grado. In parallelo, il Consorzio porta avanti il progetto WeTree, con focus sugli studenti degli Istituti superiori.Il tema della forestazione urbana, è tornato di grande attualità dopo il recente vertice G20 di Roma e la conferenza delle Nazionali Unite Cop26 di Glasgow. L’alleanza educativa di Giocampus Green. Parte integrante di Giocampus - un progetto di formazione unico in Italia che a Parma coinvolge oltre 16.000 tra bambini e ragazzi e che promuove percorsi di educazione motoria, alimentare e ambientale - Giocampus Green si propone di sensibilizzare i più giovani sul tema dello sviluppo sostenibile, declinato in cinque elementi: energia, rifiuti, aria, acqua e alimentazione. Per l’anno scolastico 2021/22, Giocampus Green coinvolgerà 170 classi della Scuola Secondaria di primo grado, per un totale di oltre 4.100 ragazzi e di circa 800 ore di formazione erogate. Tredici i plessi scolastici interessati, tutti nella città ducale.Grazie alla collaborazione con il Consorzio KilometroVerdeParma, che è impegnato a creare nuovi boschi urbani nel territorio parmense e che prevede di mettere a dimora almeno 30.000 nuovi alberi tra novembre 2021 e marzo 2022, quest’anno sarà avviata una sperimentazione, integrando nel programma educativo di Giocampus Green il tema della forestazione urbana.

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+ Spirito ecologico + Capacità divulgativa + Fini meramente sociali + Efficacia pratica

- Ipocrisia politica - Doppiopesismo - Nessuno scopo sanitario - Solo esigenze erariali

alvo sorprese dell’ultimissima ora, si direbbe che la “sugar tax” – cioè la tassa speciale sulle bevande zuccherate – originariamente prevista nella legge di bilancio 2022, sia slittata ufficialmente al 2023. Meglio così, sempre che la proroga “regga”. Ma cosa c’è dietro questo tira-e-molla tra il governo e i produttori di bibite, riuniti in Assobibe (nella foto il presidente Giangiacomo Pierini)? Una riflessione va fatta, perché c’è dietro un’ideologia confusionaria che “non ci piace”. È evidente che le bevande zuccherate in sé e per sé non fanno alcun male a nessuno. Può essere nocivo il loro eccesso: hanno un alto coefficiente nutrizionale, tutto sbilanciato sugli zuccheri, e quindi eccedere nel loro consumo è certamente nocivo. Ma in fondo lo è anche eccedere nel consumo di pastasciutta: immaginate a mangirne 10 chili al giorno: come minimo si diventa obesi. E mangiare troppa carne? Acido urico e colosterolo a gogò. E, udite udite, anche mangiare troppa insalata: un eccesso di fibre nell’intestino incrementa a volte eccessivamente la mobilità intestinale… Al dunque: uno Stato che non è ancora riuscito (si spera ci riesca presto) a imbrigliare l’insensatezza dei no-vax non può farci credere che la sugar tax sia imposta per interesse sanitario pubblico. Se così fosse, sarebbe non solo paternalismo, ma paternalismo beota. È semplicemente una tassa che può sembrare più “politicamente corretta” di altre, e che era stata pensare per tirar su un po’ di gettito dai soliti noti raggiungibili. Insomma: non una tassa da Stato liberale, e in fondo nemmeno da Stato paternalista. Solo da Stato al verde. Alla ricerca di gettito fiscale.

NON CI PIACE STATO LIBERALE, PATERNALISTA OSEMPLICEMENTE IN BOLLETTA? La «sugar tax» sembrerebbe rinviata in extremis al 2023 ma resta una pessima idea che copre soltanto l’ansia di cercare nuovo gettito



SHORT STORIES

Letture

Frammenti di vita all’insegna del dono Il senso dell’altruismo nel volume che raccoglie i brevi saggi di Giuliana Gemelli Essere solidali non significa cambiare il mondo, significa cambiare la vita di qualcuno intorno a noi. In meglio e con amore. È la scintilla di senso profondo che emerge dalla lettura di “Generosamente - Frammenti di vita e percorsi di studio all’insegna del dono”, una selezione di saggi ed articoli brevi comparsi sia nella Rivista “Giving. Thematic issues in Philantrhopy and Social Innovation” (periodico semestrale pubblicato in italiano e in inglese tra il 2005 e il 2013 dalla casa editrice Bononia

Innovazione

Dall’orto alla startup il passo è breve Il Premio Gamma Donna 2021 va a Marianna Palella, founder di Citrus L’Orto Italiano Marianna Palella, founder di Citrus L’Orto Italiano (www. citrusitalia.it), vince il Premio GammaDonna 2021 per aver saputo valorizzare le eccellenze del territorio rispettando i principi di sostenibilità, etica e trasparenza all’interno di una filiera, quella dell’ortofrutta, strategica per l’economia del Paese. A soli 22 anni Marianna Palella, oggi ventinovenne, lancia la sua startup. Nato come un piccolo esperimento, Citrus ridisegna il mondo dell’ortofrutta attraverso la costruzione di un

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University Press, sotto la direzione di Giuliana Gemelli) sia nel magazine “Economy”, che avete ora tra le mani o in un display e dove quindi seguite la rubrica di Giuliana Gemelli. Il libro è stato pubblicato dalle edizion Baskerville, © 2021, Collana Coordinate, sia cartaceo che digitale, ed è lungo 320 pagine. I contributi da Giving sono stati scritti da Giuliana Gemelli e dai collaboratori e docenti del Master in International Studies in Philanthropy, attivo all’Università di Bologna in collaborazione con l’Università di Indiana (Usa) e di Durban, South Africa dal 2001 al 2012. «Il libro è dedicato a loro e a mia figlia Giulia che ci ha lasciato nel 2010 e che ha seguito con passione i percorsi del nostro lavoro, da giovane studiosa di Diritto ed Economia. Il libro è dunque il frutto di una bellissima esperienza di generosità intellettuale ed umana

che ci ha unito nel tempo e oltre il tempo». Dunque generosità umana, cioè darsi da fare e darsi agli altri, e intellettuale, cioè sapere “perché” ci si dà. E qui le risposte possono essere tante, pur convergendo su un solo modello. Da quelle spiritualiste, religiose, filosofiche a quelle prettamente sociali. L’Associazione Grande Giu’ for Love and Care, fondata da Giuliana anche in memoria della figlia Giulia, cerca ad esempio di trasformare in pratica un lungo lavoro teorico, in ambito universitario e non, svolto in Italia e Stati Uniti sull’agire filantropico. L’Associazione opera in Emilia Romagna e in Friuli -Venezia Giulia, valendosi della prestigiosa collaborazione dell’Area Giovani del Cro di Aviano, operando prevalentemente nell’assistenza agli adolescenti e giovani adulti nei reparti di onco-ematologia pediatrica.

modello di business innovativo, etico e valoriale che punta a divulgare una cultura alimentare più consapevole, valorizza la biodiversità italiana attraverso la commercializzazione su larga scala di varietà minori, lega la crescita del proprio fatturato al finanziamento della ricerca scientifica. Base operativa a Cesena e cuore creativo a Milano, oggi Citrus fattura oltre 6,5 milioni di euro, dimostrando che anche l’innovazione valoriale, non solo quella tecnologica, è in grado di generare profitto e costruire una filiera più rispettosa dell’ambiente e dei lavoratori.

Recruitment

L’OPEN BANKING FA BENE AL CONSUMER Tra gli aspetti dell’evoluzione del rapporto banca-cliente uno studio di Crif segnala la semplificazione e velocizzazione dell’onboarding della nuova clientela grazie alle nuove tecnologie digitali, inclusi tutti i processi e i controlli correlati. L’analisi ha rilevato un tasso di conversione dell’80% entro 24 ore dall’inizio dell’onboarding, un’accuratezza e completezza della raccolta documentale superiore al 75% e un tempo inferiore a 5 minuti per completare il processo di application ad un nuovo conto corrente. Al contempo si registra un incremento del +30% del numero di clienti, rifiutati al primo round, che viene accettato utilizzando i dati raccolti di conto corrente a fronte di un aumento del +7,5% delle erogazioni di prestiti alla clientela consumer a parità di rischio atteso in ingresso, mentre la crescita delle pratiche deliberate automaticamente rispetto al processo tradizionale è addirittura pari a +50%.

Non più “cacciatori” ma “costruttori” di teste Key2people compie vent’anni ridisegnando la strategia nel settore executive search «In un mondo fatto di accelerazioni, anche improvvise e imprevedibili – afferma Cristina Calabrese, Amministratore Delegato di Key2people -, il punto fermo su cui ‘costruire le teste’ sarà quello dei valori di riferimento: nuovi criteri di solidarietà sociale, allineamento a principi sovraordinati globali di rispetto e di transizione ambientale, di inclusività, di equità, per la costruzione di un progetto il più possibile comune di futuro». Così Key2people arriva all’appuntamento con il ventesimo compleanno lanciando un sito

web completamente ripensato (key2people.com), all’interno del quale trova spazio anche un innovativo hub editoriale, “The Key”, dedicato ai grandi temi del mondo del business, alle transizioni globali in corso, ma anche a biografie ispirazionali, approfondimenti e profili di leader. L’ambizione è quella di trovare e proporre “chiavi di lettura” sul mondo del lavoro sia nella prospettiva dell’executive search che dell’offerta advisory, orientata alla gestione dell’impatto sul capitale umano.




I TALENTI DELLO SVILUPPO

IL DREAM TEAM DELL’INNOVAZIONE Mettere in relazione tra loro istituzioni e imprese promuovendo progettualità e formazione: così il Premio Angi ha scovato (e celebrato) le migliori startup italiane

XXXXXXXXXXXXXX

di Paola Belli

S

i chiamano Justonearth e BitGood, vani Innovatori con l’alto patrocinio della Grycle e DazeTechnology, TestPresidenza del Consiglio, del Parlamento 1Solutions e Cheers, Walle e Next, Europeo e della Commissione Europea. La AnimaHome e Flywallet, Theratechnologies missione del premio? Strutturare un dream e Fullcro, HiroRobotics, Pixies e Mazzanti team dell’innovazione italiana e mettere in Lab, Renoon e Tresarti, Everywhere Tew e relazione tra loro le istituzioni, il mondo del Reasoned Art, Motorialab ed Euleria, Teseo, lavoro, il mondo delle imprese con le miSmg e Futurely, Indigliori startup italiane, SONO 11 LE CATEGORIE PREMIATE go.ai, Sixth Sense e puntando sulla meriPER UN TOTALE DI 26 PROGETTI Soft Skills Academy, tocrazia per far emerDI ECCELLENZA DEL MONDO Citrus L’Orto Italiano gere i veri innovatori, DELLE IMPRESE E DELLE STARTUP e React4life. Sono imal fine di promuovere pegnate sul fronte della sostenibilità, della progettualità di carattere sociale, la ricerca mobility, della fianza, della robotica, della scientifica e tecnologica, la formazione e la cultura, della moda, del benessere, della cocultura, l’imprenditoria giovanile e l’innovamunicazione. Sono loro i migliori innovatori zione digitale. del Paese, nonché i vincitori Premio NazioAlla conferenza stampa di presentazione nale Angi - associazione nazionale giovani avvenuta lo scorso 24 novembre all’interno innovatori - giunto alla sua IV edizione e della sala d’onore del Centro Studi Americapromosso dall’Associazione Nazionale Gioni hanno testimoniato alcuni dei più impor-

130 MD ADVISORS CONSULENTI MADE IN SUD ALLA CONQUISTA DEL MERCATO

132 EXTRAFIN TURISMO E CROWDFUNDING BINOMIO PERFETTO

134 MBSNET IL CARO VECCHIO PORTAFOGLIO VA IN PENSIONE

136 TRADETECTOR INVESTIMENTI E GUADAGNI NON SONO PIÙ UN ROMPICAPO

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TALENTI DELLO SVILUPPO

tanti stakeholder del mondo innovazione e delle istituzioni. Dopo Bebe Vio (pluricampionessa paralimpica), Valeria Cagnina (genio della robotica) e Alessia Bonari (giovane infermiera volto della lotta al Covid19), quest’anno l’Innovation Leader Award è stato consegnato alla straordinaria Arianna Traviglia, l’archeologa 3.0 che insegna ai computer come scovare i reperti, cervello di ritorno e direttrice del Centre for Cultural Heritage Technology dell’Istituto italiano di tecnologia con sede a Ca’ Foscari (Venezia). IL PRESIDENTE DI ANGI GABRIELE FERRIERI La conferenza di presentazione del Premio Angi è stata anche l’occasione per svelare il Rapporto annuale sull’Osservatorio “OpeAl centro del confronto con tutti gli interlonUp” 2021 di Angi Ricerche e Lab2101 a cutori intervenuti nei due momenti del Precura di Roberto Baldassari, Direttore del mio Angi, di grande rilievo il Manifesto per la Comitato Scientifico di Angi. Un’accurata Next generation promosso dall’associazione analisi sul progresso economico e sociale che ha identificato linee guida e programdel Paese legato alle competenze digitali e mazione degli investimenti per efficientare allo sviluppo dell’ecosistema innovazione al meglio l’allocazione delle risorse del Pnrr italiano. (piano nazionale di ripresa e resilienza) al «Lo studio ha evidenziato come le scorie del fine di dare un’accelerazione alla ripresa Covid-19 si materializzano in forma divereconomica italiana mettendo al centro i se per i giovani e per il resto degli italiani», temi della digitalizzazione, dell’innovazioha spiegato il prene, della sostenibilità I 18-34ENNI PUNTANO SU REALTÀ sidente Ferrieri che e della cybersecurity. AUMENTATA E INTELLIGENZA commentando l’anaA fare gli onori di ARTIFICIALE, MENTRE GLI OVER 35 lisi dell’Osservatorio casa, il giovane PreSU ENTERTAINMENT ED E-COMMERCE OpenUp. «Lo Stato, sidente dell’Angi, Gal’università e le aziende stesse sono i princibriele Ferrieri, che ha ripercorso le tappe pali attori chiamati in causa dai giovani per dell’associazione sia nel dialogo con le istigenerare nuove soluzioni di rinascita del tuzioni sia nei rapporti con il mondo delle Paese. Parlando di megatrend delle nuove imprese: un costante impegno e dialogo con tecnologie: se per i 18-34enni sono sinonii decision maker, con i giovani e con le ecmo di realtà aumentata e intelligenza articellenze del Made in Italy per promuovere ficiale, per gli over 35 sono entertainment e diffondere la cultura del digitale e della ed e-commerce. Tutto il campione degli sostenibilità in Italia e rendere il Paese una intervistati però converge su un elemento vera “smart nation” all’insegna dell’inclusifondante della trasformazione tecnologica vità e della valorizzazione del proprio ecosidel nostro Paese: sviluppo e diffusione della stema economico e industriale. rete internet veloce in maniera capillare e Alla cerimonia di consegna degli Innovaomogenea di tutto il territorio». tion Business Awards, avvenuta a seguire

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DIETRO AL PREMIO NAZIONALE ANGI C’È LO SFORZO QUOTIDIANO DI DARE FORZA E STIMOLI AI GIOVANI TALENTI DEL NOSTRO PAESE lo scorso 1° dicembre all’interno dell’auditorium del Museo dell’Ara Pacis, tempio di eccellenza di Roma Capitale che ha saputo unire perfettamente il concetto di innovazione e cultura per l’Italia, 11 le categorie premiate per un totale di 26 progetti di eccellenza del mondo delle imprese e delle startup che spaziano dalla scienza alla salute, dalla cultura al turismo, passando per mobilità, energia, ambiente, comunicazione e smart city. Durante l’attesissima cerimonia di consegna dei premi, molti sono stati i nomi illustri dell’imprenditoria, dello sport e delle istituzioni che sono intervenuti in presenza per portare la loro preziosa testimonianza all’insegna dell’innovazione e della sostenibilità. «Questo premio rappresenta una prestigiosa vetrina, dietro alla quale c’è la nostra mission, lo sforzo quotidiano per dare forza e stimoli ai giovani talenti», spiega il presidente di Angi, Gabriele Ferrieri. «Il nostro compito è quello di farli emergere, attraverso collaborazioni e progetti di alto valore con le istituzioni e con le grandi imprese. Giovani ed eccellenze che noi ci impegniamo a supportare e valorizzare, portando avanti la nostra mission con costante impegno e dedizione».


UN UNICO CENTRO PER IL MONDO DELLA FORMAZIONE Associazione senza scopo di lucro, il Cesfol offre competenze a coordinatori, progettisti e formatori. Indicando anche a quali risorse, economiche e non, gli enti posso attingere, innanzitutto per formare se stessi di Franco Oppedisano

F

are formazione non è facile. È complicato capire come farla, con che mezzi e se i risultati che si ottengono riescono a raggiungere gli scopi che si erano fissati. C’è bisogno di metter in comune conoscenze, fare informazione, creare momenti di aggregazione tra gli operatori. Ed è quello che fa il Centro Studi Formazione e Lavoro (Cesfol), un’associazione senza scopo di lucro, autorizzata e finanziata dal ministero del Lavoro, nata per cercare di migliorare il mondo della formazione, da decenni trascurato in Italia. E per questo non chiede un euro: tutti i servizi che offre sono assolutamente gratuiti, come lo è la quota associativa. «Siamo attivi da soli tre anni» racconta a Economy Imma Stizzo, direttore del Centro «e veniamo dal mondo della formazione, ma abbiamo già raccolto più di un centinaio di adesioni tra enti, istituti tecnici superiori, università, istituti paritari e agenzie per il lavoro perché diamo quello che, per esperienza diretta, sappiamo essere utile a tutti gli operatori del settore». Cesfol fornisce ai propri associati servizi formativi, newsletter, sintesi di report, rassegne stampa, segnala bandi, organizza incontri con esperti, mette in contatto operatori del settore per realizzare partnership e informa sulle nuove normative o sulle tendenze del mercato del lavoro. Ma soprattutto vuole essere un punto di incontro per affrontare i problemi del settore e dargli una voce di fronte alle istituzioni. «Vogliamo valorizzare il settore della formazione» continua Stizzo «che è alle prese con nuovi fenomeni come l’upskilling e il reskilling, ovvero dare nuove o diverse competenze ai lavoratori. Dal punto di vista degli enti di formazione affrontare queste trasformazioni non è semplice perché debbono investire su nuove capacità e nuove figure professionali legate alla tecnologia. Noi

IMMA STIZZO, DIRETTORE DEL CESFOL

diamo delle risposte dando competenze a coordinatori, progettisti e formatori. E indicando a quali risorse, economiche e non, gli enti posso attingere, innanzitutto per formare se stessi sui nuovi percorsi». Ogni mese Cesfol raccoglie le istanze dei propri associati, attraverso una serie di interviste, con risultati sorprendenti. «La maggior parte crede ci sia la necessità di accompagnare gli enti per aggiornare le loro capacità formative, ma nessuno chiede fondi» continua Izzo. «Vogliono, invece, che ci sia una sburocratizzazione dell’accesso ai finanziamenti, delle attività. Il nostro obiettivo è riunire le richieste del settore per farne un libro bianco, una sorta di manifesto da presentare ai principali stakeholder del settore». Cesfol affronta il problema del mismatching tra le competenze fornite dalla scuola e quelle richieste dalle aziende in maniera pragmatica: «Sintetizziamo per i nostri associati report e studi di settore come il Rapporto sulla forma-

C’È UN GRANDE MISMATCH TRA LE COMPETENZE SCOLASTICHE E QUELLE RICHIESTE DALLE AZIENDE zione continua o l’Analisi dei fabbisogni occupazionali di Unioncamere. Rimane, però» conclude Izzo «ancora il grande buco nero della certificazione delle competenze che dovrebbe sommare quelle formali acquisite con la scuola a quelle informali raggiunte durante la vita lavorativa. Come riuscire a tracciare le capacità di un dipendente che magari ha lavorato ed è cresciuto professionalmente in una azienda meccanica in modo che sia occupabile in un settore diverso da quello in cui lavorava? Come faccio a garantire alla nuova azienda che queste competenze le ha davvero? Questo è il tema dei temi, un passaggio fondamentale per garantire l’occupabilità delle persone. Ma, anche se Europa se ne parla dal 2013, non c’è ancora in Italia un sistema omogeneo e presente su tutto il territorio. Sulla certificazione delle competenze e su quello che si può già fare, nonostante tutto, stiamo organizzando una serie di incontri di approfondimento. Il primo è previsto i 15 dicembre».

125


TALENTI DELLO SVILUPPO

con i marchi Regus, Spaces, Signature e Copernico – ha passato in rassegna un’ampia selezione di studi, ricerche e statistiche sul contributo che il lavoro ibrido può fornire per il raggiungimen-

to degli Sdgs. Analizzando come il cambiamento delle nostre abitudini di lavoro può contribuire

a modelli più sostenibili dal punto di vista economico, sociale o, ancora, alla riduzione degli impatti ambientali e al miglioramento del benessere dei singoli.

«La sostenibilità gioca ora un ruolo di primo pia-

no per le aziende di tutto il mondo. Noi di Iwg

crediamo che il lavoro ibrido possa portare a notevoli vantaggi in termini di sostenibilità e possa rappresentare un pilastro importante nell’agen-

da Esg di qualsiasi azienda. È anche la base per

Lavoro ibrido oggi per i “goal” di domani Riducono le emissioni, incentivano la parità di genere, rendono vivibile il territorio: ecco perché gli spazi flessibili vanno a braccetto con i Sustainable development goals dell’Onu. L’analisi di Iwg di Alessandro Faldoni

L

a pandemia ha cambiato il modo di

della salute e del benessere dei singoli, poiché

spazi e approcci secondo un nuovo modello

contempo a ridurre le emissioni. Rappresenta

lavorare, milioni di persone e aziende nel mondo stanno riorganizzando

ibrido. Lavorare alternativamente da casa, da

un ufficio di prossimità e talvolta dall’headquar-

ter aziendale è la nuova normalità per molti.

Coworking e spazi di lavoro flessibili rappresentano preziosi alleati anche in termini di sviluppo

sostenibile. Offrire reti di uffici di prossimità, infatti, aiuta a limitare gli spostamenti di chi poi

in questi uffici ci lavora; inoltre, la condivisione

consente di ottimizzare l’uso delle risorse e di evitare sprechi.

Ripensare le abitudini di lavoro può fare la differenza Il lavoro ibrido contribuisce al miglioramento

126

un nuovo approccio al lavoro e alla vita, a van-

taggio delle persone e del pianeta” commenta Mark Dixon, fondatore e Ceo di Iwg. Il contributo del lavoro ibrido

per il raggiungimento di 6 tra gli Sdgs Se si considera la salute e il benessere, obiet-

tivo 3 dei 17 Sdgs, il lavoro ibrido permette di ottimizzare i vantaggi derivanti dal lavoro in

presenza e del lavoro da remoto. L’interazione e il confronto con i colleghi sono vitali per il be-

nessere intellettuale e per rompere la monoto-

nia delle videoconferenze. Le persone sentono il

mantiene spazio per il confronto intellettuale

ma riduce i disagi dei trasferimenti, aiutando al uno stimolo per l’uguaglianza di genere (perché

permette di conciliare lavoro e gestione domestica e dividere le responsabilità) e un incentivo allo sviluppo della vita di comunità e di quartiere, giacché la gente passa più tempo nelle aree in

cui vive. Importante, inoltre, anche il contributo

fornito per l’incremento della produttività. Per

le aziende, adottare il lavoro ibrido può tradursi anche in una leva importante per il raggiungi-

mento degli obiettivi Esg, oltre a contribuire al raggiungimento di 6 dei 17 Obiettivi per lo Svi-

luppo Sostenibile (Sdgs). Nel white paper “Hybrid world, sustainable world”, il leader degli

spazi di lavoro flessibile Iwg – presente in Italia

MARK DIXON, FONDATORE E CEO DI IWG


bisogno di recarsi in ufficio per poter

hanno a cuore il benessere del pianeta

per poter avere accesso alla tecnologia

popolarità degli spazi di lavoro flessi-

socializzare con i colleghi (54%), per

e vogliono dare il loro contributo. Si

sentirsi parte di una comunità (45%),

sta registrando, inoltre, una crescente

(44%) o per il proprio sviluppo pro-

bili come possibilità di investimento in

fessionale (33%). Allo stesso modo, ri-

franchising. Più della metà (56%) dei

durre i tempi dedicati ai trasferimenti,

dirigenti aziendali interessati al fran-

anche solo per due o tre giorni a setti-

chising sta valutando l’opzione di dedi-

mana, può contribuire a un maggiore

carsi a questo settore o sta attivamente

benessere individuale.

pensando di entrare in questo business

Obiettivo 5: raggiungere l’uguaglianza

nei prossimi 18 mesi, superando così

di genere. Il lavoro ibrido può fornire

settori più tradizionali come catene di

uno stimolo importante nel riequili-

coffe shop (49%) e le palestre (43%).

brio delle opportunità lavorative per

«Molti studi hanno evidenziato che le

le donne e delle responsabilità familia-

aziende di tutte le dimensioni stanno

ri. Il lavoro ibrido offre i vantaggi del

pianificando un futuro ibrido. In effetti,

lavoro da remoto, che permette di con-

la nostra ricerca su Ftse 100 e Ftse 250

ciliare meglio lavoro e gestione di casa e famiglia, ovviando al contempo al

“distance bias”. Nel mondo ibrido tutti

ha dimostrato che le aziende quotate

che stanno cercando di implementare

un modello di ufficio ibrido sono tre

vanno a turno in ufficio, potendo contare sulle

voro per l’economia americana. Il lavoro ibrido

volte di più rispetto a quelle che cercano di con-

domestiche e la cura dei figli.

ritengono di poterli svolgere al massimo dell’ef-

rete e, grazie alla sottoscrizione di un numero

stesse opportunità. Al contempo, per i genitori diventerà naturale suddividere le responsabilità Energia pulita e lotta ai cambiamenti climatici,

obiettivi 7 e 13. Durante la pandemia, si stima IL CO-WORKING È LA BASE PER UN NUOVO APPROCCIO AL LAVORO E ALLA VITA, A VANTAGGIO DELLE PERSONE E DEL PIANETA

che le emissioni siano calate di 2,4 miliardi di tonnellate. Gran parte di tale diminuzione deriva dalla riduzione delle emissioni dei trasporti (via

terra e via aria). Ridurre i trasferimenti dei dipendenti rappresenta il modo più efficace per le aziende per ridurre il proprio impatto ambien-

tale. Introdurre il lavoro da remoto o in uffici di

prossimità, sebbene comporterebbe degli incrementi dei consumi domestici/locali, porterebbe comunque complessivamente a una riduzione

fino al 77% delle emissioni. Allo stesso tempo,

ridimensionando le proprie sedi, le aziende ridurranno anche i consumi energetici.

Obiettivo 8: incentivare una crescita economica

duratura, inclusiva e sostenibile. 500 miliardi di dollari è a quanto si stima ammonti la per-

dita derivante da interruzioni sul posto di la-

incrementa la produttività perché permette ai

lavoratori di svolgere i propri compiti quando

ficienza. Uno studio su un campione di aziende statunitensi ed europee, infatti, rivela che il 70% è propenso ad adottare tale modalità in maniera

permanente. I risparmi, inoltre, per ogni lavoratore che trascorre metà del tempo in modalità remota si stima siano pari a 11mila dollari.

Città e comunità sostenibili, obiettivo 11. Il la-

voro ibrido ha il potenziale per rivitalizzare le

comunità, poiché i lavoratori trascorrono più tempo lavorando a casa o vicino a casa. Senza

contare che la crescente migrazione di luoghi e spazi di lavoro flessibili in aree al di fuori delle principali città metropolitane sta dando vita a

quella che potremmo definire come “flex eco-

nomy”. Un fenomeno che, nel prossimo decennio, potrebbe contribuire per oltre 254 miliardi di dollari alle economie locali. Lavoro ibrido e

uffici di prossimità, inoltre, ben si sposano con “la città dei 15 minuti”, un modello di sviluppo

urbano sostenibile in base al quale lavoro e ser-

vizi devono trovarsi entro 15 minuti a piedi o in bicicletta da dove viviamo.

Il lavoro ibrido, quindi, è destinato a durare,

guidato dal desiderio di persone e aziende che

tinuare a operare come nel periodo pre-pandemia. Stiamo continuando ad espandere la nostra

crescente di partner in franchising, prevediamo un numero maggiore di aperture durante seconda metà dell’anno», conclude Dixon.

IL MODELLO FRANCHISING DI IWG IN PILLOLE Iwg mette a disposizione il proprio know-how trentennale nella gestione di spazi di lavoro professionali. La collaborazione si sviluppa a partire dalla definizione congiunta di un programma di sviluppo, che prevede l’individuazione di un’area geografica di riferimento e di un numero di aperture predefiniti. Oltre alla scelta delle location idonee a ospitare i business center, viene stabilito un periodo di collaborazione. Di norma pari a 10 anni a partire dalla data di apertura di ogni sede, con possibilità di estendere la partnership per ulteriori 5 anni. Investimento medio: 500-550 €/mq Mq minimi per l’idoneità della location: 1200-1500 mq Opening fee: sì

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TALENTI DELLO SVILUPPO

NON CHIAMATELO "PROSECCHINO" Iniziarono in 129 mezzo secolo fa e oggi sono in 600: ecco gli "eroi" della Cantina Produttori di Valdobbiadene. Che oltre ai terroir di eccellenza hanno saputo valorizzare anche i loro investimenti di Paola Belli

V

entotto milioni di euro. A tanto ammonta la liquidazione dei 600 soci viticoltori della Cantina Produttori di Valdobbiadene nel bilancio 2020-2021. È un dato importante, e non solo perché corrisponde al 50% del fatturato generato nello stesso esercizio (56 milioni di euro, in crescita del 20% rispetto all’anno precedente). «Il dato significativo – spiega Alessandro Vella, direttore generale della Cantina– è che registriamo un incremento di oltre il 5% sulla liquidazione media al quintale, cioè riusciamo a dare un valore crescente alle uve che i nostri soci ci hanno conferito. È la realizzazione della nostra mission aziendale». Per capirne a pieno il senso, dobbiamo andare indietro nel tempo, a metà del Novecento. I conflitti mondiali hanno lasciato lacerazioni profonde. Valdobbiadene sorge sulla sponda sinistra del Piave. Molti paesi vicini hanno toponimi che finiscono con “della battaglia”. Siamo distanti anni luce dalla moda del Prosecco, ma anche dal fascino di cui oggi il vino italiano gode nel mondo. All’epoca, in realtà, delle uve non si sa davvero cosa farne… Ed è proprio a Valdobbiadene che, nel 1952, 129 contadini viticoltori hanno un’idea geniale: unire le forze e formare un’impresa cooperativa, mettere insieme le energie, le risorse, il lavoro, le competenze, ma anche la voglia di riscatto, per darsi una chance collettiva. L’idea, nel tempo, è vincente. Oggi i soci sono 600. Gestiscono 1000 ettari di vigneto, concentrati in particolare nei terroir di eccellenza del Valdobbiadene Prosecco Superiore Docg, Cartizze e Rive in primis, che sono come i cru del prosecco. La Cantina produce anche nella Docg Asolo e nella Doc Treviso. È proprio

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grazie allo spirito di cooperazione che, anno dopo anno, riesce a remunerare equamente il lavoro dei soci e investire costantemente per lo sviluppo, fino a diventare una delle prime 50 aziende italiane del vino. Guardando le foto d’epoca della Cantina, chi avrebbe potuto immaginare che sarebbe diventata un modello di tecnologia 4.0, all’avanguardia per l’automazione della produzione, un magazzino degno della logistica più avveniristica, dove le bottiglie riposano cullate da canti gregoriani? E che i discendenti di quei primi contadini fondatori avrebbero gestito le operazioni in vigna comunicando in tempo reale con gli uffici, raccogliendo e analizzando dati sul campo? «Nonostante questa trasformazione – spiega il direttore generale – siamo rimasti fedeli alla mission: ogni anno il nostro primo obiettivo è remunerare equamente il lavoro dei nostri soci. Spesso il nostro vino viene chiamato “prosecchino”, ma il diminu-

tivo stride fortemente con una viticoltura che possiamo definire eroica, senza temere di sembrare esagerati. A Valdobbiadene, l’eccellenza del Prosecco si fa su colli che raggiungono pendenze estreme. Per lavorare queste vigne i nostri soci si arrampicano letteralmente sulle colline. Non si arriva con i mezzi, si può lavorare solo a mano. Con grande fatica. E, con una giusta remunerazione, tuteliamo il valore di questo lavoro, grazie al quale portiamo nei calici prodotti di altissima qualità e dalla forte identità». È da questo profondo legame con le origini che la Cantina – in grande distribuzione con il marchio Cantina Produttori di Valdobbiadene e nel canale tradizionale con il brand Val D’Oca – alimenta le numerose iniziative e investimenti verso la sostenibilità sociale e ambientale, sostenendo il progresso e condividendo con tutti i soci pratiche virtuose di agricoltura in vigna e tecnologie in Cantina che permettono il costante miglioramento dell’efficienza, arginando gli sprechi e garantendo sempre al consumatore prodotti di altissima qualità. Tutto certificato da accreditati enti esterni.


DAL CENTRO COMMERCIALE AL LIFESTYLE CENTER Nhood Services Italy ha avviato un piano commerciale innovativo e sostenibile basato sull'esperienzialità e la sinergia con i retailer, grazie (anche) ai deal siglati con I Love Poke, Pepco e Portobello di Franco Oppedisano

C

atene di negozi innovativi centri commerciali tradizionali. Metterli insieme non è facile, ma chi riesce ottiene un triplo risultato: da una parte rinnova l’interesse del pubblico per i grandi spazi di vendita e gli dà ossigeno, mentre dall’altra offre alle nuove catene di negozi l’occasione di ampliare il numero dei potenziali clienti. L’operazione è riuscita a Nhood Services Italy, società di servizi immobiliari focalizzata sulla rigenerazione urbana e attore primario del retail real estate che in questi mesi ha dato grande slancio alla sua politica commerciale, parte della più ampia strategia orientata al triplo impatto positivo (ambientale, sociale, economico), chiudendo tre accordi con altrettante insegne innovative: I Love Poke, Pepco e Portobello, oggi in cima ai trend di gusto e di consumo e che, in alcuni casi, hanno scelto proprio Nhood per affacciarsi per la prima volta al comparto dei centri commerciali. Le nuove aperture pianificate dai tre marchi sono complessivamente venti entro la fine del 2021 per un totale di 10mila metri quadrati di Gla (l’area in cui un’attività commerciale svolge la propria attività, non solo di vendita ma anche di ricezione merce o produzione) che andranno a rinnovare l’offerta food, fashion, home di 20 dei 47 centri commerciali gestiti da Nhood in tutta Italia, che, tutti insieme, vantano un totale di oltre 2.300 negozi e 680.000 metri quadrati di Gla. «Con I Love Poke» spiega Ettore Papponetti (nella foto), Head of Retail & Leasing Department Nhood Services Italy spa «proseguiamo la nostra politica di innovazione sul fronte food, che rappresenta uno degli ingredienti centrali della nostra mission: trasformare i tradizionali luoghi d’acquisto in lifestyle cen-

ter ricchi di aggregazione, incontro, scambio e intrattenimento. Pepco è un brand completamente nuovo per l’Italia e siamo orgogliosi che abbia deciso di consolidare il percorso di creNHOOD SERVICES ITALY GESTISCE 50 ASSET COMMERCIALI PER UN PATRIMONIO IMMOBILIARE COMPLESSIVO DI 2 MILIARDI DI EURO

scita della propria rete commerciale scegliendoci come partner per i centri commerciali, accanto al suo sviluppo su high-street. Infine, la scelta di Portobello di affidarsi alla nostra consulenza per aprirsi alla vendita all’interno delle nostre gallerie esistenti e nei progetti in via di sviluppo è un importante segnale di fiducia

verso di noi come landlord e, più in generale, di incoraggiante ripresa per l’intero comparto». Grazie all’attività di key account di Cathia Bolognesi, entro la fine del 2021 saranno circa 650 i metri quadrati di Gla di I Love Poke, il primo e originale poke hawaiano in Italia, all’interno degli asset gestiti da Nhood. Superfici medio-piccole che distribuiranno il tipico piatto hawaiano nel Centro Commerciale Molinetto (Mazzano, Brescia), Centro commerciale Giotto (Padova), Centro Commerciale Vicenza, Centro Commerciale Casamassima, Centro Commerciale Grande Sud (Giugliano in Campania, Napoli), Centro Commerciale Venaria (Torino), Centro Commerciale Porte di Sassari, Centro Commerciale Olbia Mare, Centro Commerciale Le Ancore (Porto S. Elpidio), Centro Commerciale Porte di Pescara, Centro Commerciale Vulcano Buono (Napoli) e Centro Commerciale Etnapolis (Catania). Pepco, invece, la catena no food in più rapida espansione in Europa, ha firmato accordi per circa 2.000 metri quadrati di Gla in tre centri commerciali gestiti da Nhood nel Nord e Centro Italia: a Mazzano (Brescia), Cuneo e Porto S. Elpidio (Fermo). Le nuove aperture di Portobello, società quotata su Aim Italia e specializzata nella fornitura di prodotti di qualità a prezzi accessibili e nella distribuzione di servizi media anche attraverso attività di permuta, riguardano una superficie complessiva di 7.000 metri quadrati di Gla, in sette asset localizzati in Campania, Piemonte, Sardegna, Sicilia, e nell’innovativo Urban Smart District Merlata Bloom Milano, in apertura nella primavera 2023.

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TALENTI DELLO SVILUPPO

Consulenti made in Sud alla conquista del mercato

plesse perchè all’inizio non si conoscono tutte le notizie inaspettate che nel processo di due diligence spesso si evincono. Gli errori da evitare non sono pochi. Bisogna in primis concedere all’analisi un tempo conUn team multidisciplinare e una società di consulenza aziendale, fondata gruo, approfondire tutti gli aspetti durante a Bari, in forte crescita. Md Advisors conta fra i suoi clienti anche colossi la due diligence e non limitarsi alla docuinternazionali e lancia la sfida ai grandi poli italiani del consulting mentazione prodotta dalle parti. Per agire correttamente è necessario investire in un di Vincenzo Petraglia team di valutatori esperti con la responsabilità di verificare ogni potenziale criticità che molto spesso solo l’esperienza suggerisce di verificare. È necessario altresì valutare tutte i possibili scenari che possono presentarsi, e paragonare le possibili strategie. Talvolta la scelta di una strategia può cambiare completamente la convenienza o meno dell’operazione. Che impatto ha avuto e avrà ancora in futuro la pandemia sulla fiscalità internazionale? La normativa è sempre più armonizzata e molti Stati ormai introducono discipline identiche per evitare fenomeni di elusione o evasione o esterovestizione. Credo si arriverà a un criterio pressochè uniforme di tassazione. Ma penso che tale sviluppo non sia connesso al Covid, bensì MARCO D’ANGELO, FOUNDER DI MD ADVISORS a un fenomeno sempre più diffuso di delocalizzare imponibili fiscali, in modo più o IN UNA FASE COMPLICATA COME QUELun sogno nel cassetto: «Creare un grande meno lecito, soprattutto in un Paese come LA CHE STIAMO VIVENDO QUALI SONO polo della consulenza nel nostro Sud Italia, l’Italia, dove la pressione fiscale è a mio avLE NECESSITÀ PRIORITARIE E I PROBLEalternativo e complementare a quelli già viso folle. MI PIÙ STRINGENTI CON CUI SI STANNO consolidati di Roma e Milano, di cui generalGrazie alla vostra attività di consulenza CONFRONTANDO LE IMPRESE ITALIANE E mente siamo soliti sentir parlare». siete in contatto continuo con imprendiQUALI LE POSSIBILI SOLUZIONI? Economy tori e manager e avete pertanto il polso ne ha parlato con Marco D’Angelo, dottore Uno dei vostri core business è la condella situazione. Quali sono secondo lei le commercialista e revisore dei conti che ha sulenza in ambito difficoltà maggiori messo su una realtà consulenziale molto M&A, di cui la pan- LA SCARSA REDDITIVITÀ DELLE IMPRESE oggi come oggi per SOPRATTUTTO A SEGUITO DEL COVID interessante, Md Advisors, che, lavorando demia ha profondaun’azienda? E IL DIFFICILE ACCESSO AL CREDITO gomito a gomito con aziende e imprenditomente cambiato i RAPPRESENTANO OSTACOLI IMPORTANTI Attualmente la magri, ha un ben definito polso della situazione. meccanismi. In base giori difficoltà sono Una società di consulenza aziendale tout alla vostra esperienza sul campo, di cosa la scarsa redditività delle imprese sopratcourt e in forte crescita, che, pur nascendo bisogna tener sempre più conto e quali tutto a seguito del Covid, il sempre più difal Sud, a Bari per la precisione, ha all’attivo sono gli errori da evitare per portare a ficile accesso al credito bancario, la scarsa clienti ovunque e ha avuto modo di collabotermine con successo questo tipo di opeadattabilità e mutabilità delle imprese alle rare anche con colossi del calibro di Microrazioni? nuove esigenze del mercato, la lentezza con soft Corporation, Tesmec, Cerved, Gop, con Le operazioni di M&A sono piuttosto comcui le aziende cambiano strategie.

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Quanto è cresciuto a causa della pandeagire su più fronti contemporaneamente. mia il vostro lavoro nell’ambito della geL’imprenditore in genere non conosce tutti stione delle crisi d’impresa? questi strumenti... Nel 2020 tutto sommato l’impatto è stato Uno dei vostri tratti distintivi è la multidirelativo perchè gli effetti a mio avviso si inisciplinarietà. ziano a vedere adesso. Politica di sostegni Oggi tutto avviene molto velocemente. Un e cassa integrazione hanno consentito di solo consulente non può riuscire, alla veloevitare il tracollo di molte imprese, ma alla cità con cui tutte le transazioni si svolgono e fine i tanti mesi di chiusura e le conseguencon cui si creano e si modificano norme, ad ze create in alcuni settori hanno costretto aggiornarsi contemporaneamente su temaalcuni a utilizzare tiche commerciali, MD ADVISORS NASCE DALL’IDEA strumenti di gestione di fiscalità nazionaDI CREARE UN GRUPPO DI CONSULENTI della crisi d’impresa. le e internazionale, CHE LAVORANO COME SE FOSSERO Noi abbiamo registracontabilità, finanziaSOCI DEI VARI CLIENTI CHE SEGUONO to nel 2021 un 20% in menti, agevolazioni, più di richieste. operazioni straordinarie, contenzioso soCome aiutate le aziende ad affrontare le cietario, bancario, crisi di impresa, controllo nuove sfide e insidie del mercato? di gestione, consulenza del lavoro, accesso a Ritengo che solo una strategia di affiancafondi nazionali ed europei, bonus e crediti mento anche commerciale all’imprenditore d’imposta, revisione legale, antiriciclaggio, possa costituire la svolta. Intendo dire asconsulenza agli investimenti e così via. sistenza quotidiana anche a soluzioni più Ho provato a studiare contemporaneamenconsone sia al manager che al consulente: te in questi anni tutto, ho frequentato oltre ricerca di nuovi mercati, ricerche di nuove venti master in tutta Italia in queste materie tecniche di vendita, nuovi strumenti di fie continuo ogni anno ad aggiornarmi, ma nanziamento, nuove strategie di produziola mia determinazione e passione cedono ne, innovazione tecnologica e formazione, il passo al tempo e alle innumerevoli diffiricerche di mercato e analisi dei competicoltà ed esigenze dell’imprenditore che, mio tor vincenti. Insomma ritengo che si debba malgrado, devo ammettere sono sempre più frequenti e complesse. Oggi tutto scorre alla velocità della luce. Quindi anche le norme, le strategie necessariamente si intersecano. Faccio alcuni esempi. Dalla costituzione di una newco già è necessario mettere in campo diverse discipline: dalla redazione di un business plan e di una piccola infrastruttura di controllo di gestione (per valutare la possibilità di successo dell’investimento) alla consulenza del lavoro (per comprendere i costi della forza lavoro, le agevolazioni esistenti e la necessaria copertura finanziaria di tali costi); dalla consulenza ai finanziamenti (molto spesso è necessario accedere a finanziamenti bancari) all’accesso ad agevolazioni e bandi (avere soldi a fondo perduto molto spesso rende l’avvio di una startup più favorevole); dalla pianificazione fiscale (è necessa-

NEL 2021 ABBIAMO REGISTRATO IL 20% IN PIÙ DI RICHIESTE DI STRUMENTI DI GESTIONE DELLA CRISI D’IMPRESA

rio programmare con estrema precisione il carico fiscale e suggerire strategie che rendano l’impatto fiscale meno invasivo nell’economia di una società) alla dislocazione di parte della produzione all’estero (in tal caso la fiscalità internazionale rende agevole una strategia del genere), applicazione di un’operazione straordinaria da cui una startup potrebbe nascere. Insomma avviare un dialogo interdisciplinare consente notevoli vantaggi e sinergie che non potrebbero mai essere forniti da un solo specialista di una delle materie menzionate. Quanti professionisti siete a lavorare in Md Advisors? Abbiamo ormai oltre venti professionisti e consulenti interni, ma, se il tasso di crescita si dovesse mantenere costante, pensiamo di raddoppiarli entro un anno. Md Advisors nasce dall’idea di creare un gruppo di consulenti che possano essere ciascuno specialista di una branca della consulenza aziendale, che lavorano come se fossero soci del cliente, con grande impegno e dedizione, e che possano, con un’assistenza multipla, offrire spunti, soluzioni, aggiornamenti, norme, strategie ai manager, facendoli sentire come a casa propria, in un ambiente protetto. Nella mia esperienza – e parlo con cognizione di causa perché conosco dall’interno le dinamiche del mondo dell’impresa, avendo trascorso i primi tredici anni del mio percorso lavorativo nell’industria manifatturiera di famiglia – posso dire che in genere i nostri competitor, fatta eccezione delle grandi società di consulenza che in Italia sono pochissime, non offrono tutto ciò. Sia perchè offrire una consulenza a 360 gradi è molto dispendioso, sia perchè è davvero complesso gestire e organizzare al meglio le varie problematiche e aree di business. Offrendo una consulenza su tutti i fronti, i nostri clienti hanno il valore aggiunto di doversi rapportare con un unico interlocutore e non con tanti consulenti che non dialogano tra loro, con inevitabili perdite di tempo e di dati fondamentali al business. https://mdadvisors.it

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TALENTI DELLO SVILUPPO

TURISMO E CROWDFUNDING, BINOMIO PERFETTO Il comparto turistico-ricettivo è strategico per l'Italia e lo sarà sempre di più con notevoli possibilità di investimento, specie per le startup, che grazie a Extrafin hanno un nuovo strumento di accesso al capitale di Vincenzo Petraglia PARTIRE DA UN CAPITALE SOCIALE DI SOLI 500 EURO E DIVENTARE DOPO POCO PIÙ DI CINQUE ANNI UNA HOLDING QUOTATA ALLA BORSA DI VIENNA CON UN CAPITALE DI UN MILIONE DI EURO, A VALORE NOMINALE, DISTRIBUITO SU 53 AZIONISTI. Sono i numeri della Extrafin SpA, nata con l’obiettivo di sostenere le piccole e medie imprese nella realizzazione dei propri progetti attraverso programmi di finanza straordinaria e tramite il ricorso al capitale di rischio, tanto è vero che oggi gestisce il portale di crowdfunding Extrafunding.it, autorizzato e vigilato dalla Commissione nazionale per le società e la Borsa e creato con lo scopo di fare incontrare le idee imprenditoriali con coloro che sono possono investire le risorse necessarie alla loro realizzazione. Un bel salto che Luigi Romano, co-founder e amministratore delegato della società, racconta a Economy, insieme con una serie di dritte per dar vita a business di successo alle piccole e medie imprese e agli aspiranti imprenditori, che Extrafin affianca quotidianamente nel loro percorso per l'accesso al capitale e per la realizzazione di campagne di equity crowdfunding.

LUIGI ROMANO, AD EXTRAFIN SPA

La scarsa disponibilità a investire in consulenza ante creazione di un’impresa, in ricerca di mercato, in formazione sono alla base del fallimento di parecchie iniziative che spesso si realizzano sull’onda emotiva e sulla stesura di un business plan che non sempre trova riscontro nella realtà. Il ruolo, poi, di parecchi incubatori di impresa si riduce Perché in Italia aba una mera domiciliaMOLTE INIZIATIVE IMPRENDITORIALI biamo uno dei tassi zione e non a un’atFALLISCONO PERCHÉ SI BASANO di mortalità delle tività di tutoraggio e SU BUSINESS PLAN CHE NON SEMPRE TROVANO RISCONTRO NELLA REALTÀ nuove imprese così formazione necessari alto, molto spesso ai neo-imprenditori. anche in presenza di ottime idee imprenditoriali? Qual è la chiave di volta per il successo di Le startup hanno in Italia una breve vita poiuna startup? ché spesso i giovani imprenditori vengono Un neo imprenditore deve avere risorse nelasciati soli, in balia del mercato, senza una cessarie non solo a creare ed avviare un’imguida e un’assistenza necessarie per conpresa, ma soprattutto utili a creare i giusti sentire un'adeguata partenza dell’attività. presupposti per realizzare un buon proget-

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SE SI STABILISCE UN PRECISO PIANO INDUSTRIALE E SI FISSANO OBIETTIVI GRADUALI TUTTO È POSSIBILE to imprenditoriale. La condivisione, poi, del progetto con terzi potenziali soggetti interessati può essere una soluzione per evitare di dover affrontare da soli tutti gli ostacoli che la “vita imprenditoriale” pone quotidianamente sul percorso di ogni imprenditore. Se si stabilisce un piano industriale da seguire e ci si pone obiettivi graduali da raggiungere, tutto è possibile. Voi aiutate le Pmi a trovare finanziamenti per il proprio business, ma non solo... La nostra missione principale non è quella di procurare denaro a chi vuole realizzare un progetto o di fare la corsa sugli altri gestori di portali di crowdfunding, ma è innanzitutto quella di assistere, supportare e seguire l’imprenditore che decide di affidarsi al nostro gruppo e, solo dopo aver verificato la sussistenza delle capacità di saper


gestire le finanze eventualmente derivanti dalla pubblicazione di una campagna di crowdfunding, potergli prospettare la soluzione finanziaria più adatta a soddisfare le proprie esigenze. Seguiamo un preciso metodo nel fare il nostro lavoro, che ci consente di esprimere al meglio la nostra professionalità, che consiste nel valutare lo storico che ha caratterizzato l’imprenditore che si rivolge a noi, il mercato in cui opera, i competitor che ha sul mercato, il progetto da realizzare e lo sviluppo che l’azienda potrebbe avere una volta ottenuti i finanziamenti.

Quanto la quotazione in borsa impatta sul vostro business? La nostra è una quotazione tecnica e quindi non rivolta a raccogliere nuovi capitali per poter far fronte agli impegni assunti. La quotazione è stata realizzata per garantire ai nostri soci una più semplice exit anche se, ad oggi, nessun socio ha manifestato l’intenzione di alienare la propria partecipazione con la naturale conseguenza che il titolo azionario non ha ancora realizzato scambi. Stiamo valutando importanti partnership e possibili sinergie con operatori nostri competitor unitamente all’avvio di attività di consulenza atte a promuovere la quotazione di aziende sui mercati regolamentati, grazie agli accordi stipulati con Borsa di Vienna e all’ingresso della Extrafin nel prestigioso Network Elite di Borsa Italiana (Euronext). Le collaborazioni già avviate con American Express, Intesa San Paolo Rent For You e Confidi Rating ci consentiranno di garantire a tutta la nostra clientela quei plus che altre organizzazioni similari alla nostra non sono in grado di offrire.

Mi spiega il funzionamento del portale Extrafunding.it? Il nostro portale ha il medesimo funzionamento di tutti gli altri portali, ma quello che ci differenzia è il settore di riferimento che abbiamo scelto, il turismo. Purtroppo siamo stati autorizzati nel 2018 e abbiamo attivato la piattaforma solo a inizio 2019, proprio in concomitanza con l’avvento della pandemia. Questo ha inciso tantissimo sulla partenza della nostra attività considerato che il settore turistico è quello che ha sofferto maggiormente le limitazioni derivanti dalla pandemia. Ancora oggi gli imprenditori del settore non sono certi di IL SETTORE TURISTICO-RICETTIVO È FONDAMENTALE PER L'ITALIA E OFFRIRÀ NEI PROSSIMI ANNI MOLTE OPPORTUNITÀ DI INVESTIMENTO

poter intraprendere nuovi investimenti e temono ancora l’incertezza del mercato. Pochi sono stati i progetti da noi presi in considerazione in questi due anni di attività e nessuno relativo al nostro settore, ma abbiamo voluto comunque misurarci con il mercato anche per testare le nostre modalità operative e gestionali. Si parte dalla candidatura di un progetto attraverso il portale per poi procedere con un “incontro emozionale” con l'imprenditore presso la sede dell’azienda. Solo dopo si dà inizio alla procedura di valutazione del progetto che prevede l’intervento del nostro Team

valutazione progetti, oltre all’assunzione di informazioni al fine di verificare l’inesistenza di pregiudizievoli in capo agli attori principali e la sussistenza di una valida e solida organizzazione aziendale. Perché avete scelto proprio il turismo? È secondo lei fra i settori del futuro, dove più conviene investire nel medio-lungo termine? Il settore turistico-ricettivo rimarrà negli anni una fonte di ricchezza, di opportunità, di soddisfazioni. L’Italia rappresenta lo 0,5% della superficie del mondo ed è abitata dallo 0,83% dei cittadini del pianeta, eppure detiene svariati primati: 7mila specie di vegetali commestibili (il secondo Stato al mondo è il Brasile con 3.600 specie); 58mila specie di animali (il secondo Paese al mondo è la Cina con 20mila specie); 1.200 vitigni autoctoni (il secondo Stato al mondo è la Francia con 222 vitigni); 533 tipologie di ulivi (la seconda nazione al mondo è la Spagna, che ne vanta solo 70); 140 tipi di grano duro (gli Stati Uniti sono il secondo Paese al mondo e ne conta solo sei). Senza dimenticare che l’Italia, con una superficie di appena lo 0,5% dell’intero pianeta detiene il 70% del patrimonio artistico mondiale. Nessun altro settore merceologico potrà mai garantire tutto questo… nonostante il virus! www.extrafunding.it

Quanto costa percentualmente a un'azienda che si rivolge a voi la consulenza e il supporto che date? Indipendentemente dall’importo dell’offerta, la percentuale che viene richiesta all’imprenditore è pari al 5% delle somme raccolte e svincolate.

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TALENTI DELLO SVILUPPO

IL CARO VECCHIO PORTAFOGLIO VA IN PENSIONE In cinque anni i pagamenti digitali triplicheranno e i wallet digitali entreranno sempre più nelle nostre vite rivoluzionando il mondo del fintech e dei servizi a imprese e privati. Vediamo come con un esperto del settore di Vincenzo Petraglia CI SONO STORIE D'IMPRESA INNOVATIVE CHE VALE LA PENA RACCONTARE, A MAGGIOR RAGIONE SE OFFRONO SPUNTI INTERESSANTI SU COME SI COSTRUISCE E SI FA EVOLVERE UN BUSINESS IN BASE A COME CAMBIANO LE REALI ESIGENZE DEL MERCATO. Così è sta-

to per MBSnet, azienda operante nel settore del fintech che ha fatto un bellissimo percorso intercettando i nuovi trend e bisogni del mercato e diventando leader nei settori delle digital solution

prepaid & payment, come racconta a Economy il

direttore generale della società Domenico Trodella, con collaborazioni sviluppate nel corso di

dieci anni di attività con importanti aziende tra

cui Namirial (information technolgy), istituti di pagamento (AdmiralPay, Moneynet, Speedymo-

ney, Paytah), circuiti di poste private (Uniposte, Posta privata nazionale, Europoste), player ope-

PASQUALE LUCIANO E DOMENICO TRODELLA (A DESTRA), FONDATORI DI MBSNET

ranti nel settore delle spedizioni (Globo Express,

trend è in continuo aumento. Oggi, grazie alla no-

company presenti nel settore delle scommesse

una squadra di 12 persone e siamo sempre alla

Dal 2015 ad oggi abbiamo contrattualizzato circa

Ma com'è nata e come si è sviluppata la vostra realtà?

dotto MBSpay e abbiamo cominciato a lavorare

Nexive, Fulmine Group) e in quello assicurati-

vo e servizi (Golden Group, Soisy) e varie altre online (Microgame, Planet, Bidoo). Una realtà

che produce un volume d'affari di 12 milioni di euro l'anno, viaggiando con una crescita media

mensile del 15%, e che entro il 2025 punta alla quotazione in borsa.

MBSnet è l'esempio lampante di come un business possa crescere e modificarsi in base alle nuove esigenze del mercato che via via si formano e vengono intercettate... Proprio così, la nostra è stata una crescita lenta

che ci ha portato in modo naturale verso il mondo digitale in special modo in quello dei paga-

menti; poi la pandemia gioco forza ci ha aiutati nel crescere e, mentre tanti avevano problemi per continuare nel loro business, noi abbiamo

avuto una crescita esponenziale tanto che nel 2020 abbiamo raddoppiato gli utili e il nostro

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edicole, poste private, internet point) che offriva servizi ai cittadini.

stra capacità di offrire un servizio a 360 gradi su misura per ogni esigenza dei nostri clienti, siamo

E poi cos'è successo?

ricerca di nuove risorse da inserire nel nostro team.

duemila attività dirette e a un certo punto sono

arrivate le prime richieste per duplicare il pro-

MBS Srl (Mail business store) era nata per fare

altro, volevo creare un network di negozi che of-

frisse servizi e prodotti legati al mondo delle spedizioni stile Mail Boxes Etc. e avevo la necessità

di una piattaforma che gestisse flussi e servizi. È così che ho incontrato il mio attuale socio, Pa-

squale Luciano, che aveva una grande esperienza

nel settore software ambito fintech e con il quale è subito nata una sinergia. Da lì il progetto si è

trasformato e io mi sono avvicinato al suo bu-

siness: piattaforme web per erogare servizi di ricariche tecnologiche e pagamenti; abbiamo cominciato a sviluppare una nuova piattaforma

digitale e creato la rete di merchant MBSpay (bar,

per sviluppare piattaforme per altri clienti dando vita alla business unit per lo sviluppo di piatta-

forme proprietarie per le aziende corporate per erogare servizi e pagamenti. Allo stesso tempo abbiamo cominciato a sub-distribuire servizi di ricariche e pagamenti dando vita ad uno smart

provider che abbiamo chiamato MBSnet, che ad

oggi conta circa venti clienti che usufruiscono del

nostro servizio. Infine in piena pandemia abbiamo voluto spostare gli asset della parte software, che era in pancia ad MBS, creando WMsoft, controllata

al cento per cento da MBS, azienda specializzata

nel software ambito fintech. Da sempre insomma ci siamo occupati di pagamenti, ma i nostri pro-

dotti si sono affinati nel tempo fino a creare un


sistema denominato i.s.p.s, o meglio “integrated

lizzo dei principali Apm (alternative payment

che connessioni col vostro core business e con quali possibili sviluppi futuri?

modulare sia interno che esterno, sfruttando le

bandono della plastica per favorire i wallet sugli

gaming ci ha aiutato a fare il primo lavoro con

system payment solution”, che permette di inte-

ragire tra diversi servizi e prodotti su un sistema tecnologie delle Api, dell’open banking e le possi-

bilità che ha messo a disposizione la direttiva Psd2 (payment services directive, ndr).

La tecnologia e l'innovazione hanno un ruolo fondamentale nel vostro business... Oggi siamo a tutti gli effetti uno smart provider

di servizi di ricariche tecnologiche (telefoniche, voucher acquisti online, gift card, pagamenti utenze, bollo auto, pagoPa), mettiamo a dispo-

sizione dei nostri clienti sistemi di pagamento e

method, ndr), come ad esempio Amazonpay, Applepay o Samsungpay, con il quasi totale ab-

Una mia personale esperienza nel mondo del

portafogli. Il nostro prossimo step è il lancio di

vizio col proprio logo e cosi abbiamo prodotto la

smartphone ormai destinati a sostituire i vecchi una app b2c, così da essere più vicini agli utenti finali, ma sempre con l’aiuto della nostra rete di merchant.

MBSNET DISPONE DI SERVIZI LEGATI AL MONDO DELLE RICARICHE TECH, DEI PAGAMENTI FISICI E ONLINE, DI CASHBACK FIDELITY CARD ED ALTRE SOLUZIONI

di incasso sia fisici che online (servizio pos, ga-

La cybersecurity potrebbe rappresentare un ostacolo?

di servizi legati al mondo cashback, fidelity card,

primo posto e abbiamo svariati sistemi di con-

teway e-commerce, sistemi di incasso unatten-

ded, apertura conti di pagamento) e disponiamo

La sicurezza dei clienti per noi è sempre stata al

buoni pasto. Ma ciò che più ci contraddistingue

customer authentication), che prevede che per

borsellini elettronici e sistemi di gestione dei è la capacità di offrore una soluzione adattabile

a tutte le esigenze del mondo fintech forti del circuito interno che abbiamo creato associato a un sistema isps. Ciò permette di far veicolare in realtime tutti gli incassi e i pagamenti all’interno del

un'azienda che voleva erogare questo tipo di serprima piattaforma personalizzata. La cosa è tal-

mente piaciuta che è stato poi un susseguirsi di lavori in questo settore con player anche di livello internazionale. Per quel che riguarda le scom-

messe, non operiamo direttamente in questo mondo, dove operano invece molti nostri clienti. Grazie al digitale, anche questo settore sta cam-

biando molto e tante sono le richieste per avere

a disposizione sistemi finanziari che permettano di tracciare tutta la filiera dei pagamenti.

Di cosa si occupa, invece, la vostra startup innovativa WMsoft?

trollo. La prossima tappa si chiama Sca (strong

È nata da uno spin-off di MBS per migliorare e

chiesto al cliente di autenticarsi con due o più

ha sede a Milano, la capitale delle startup e del

alcune situazioni e certi tipi di pagamento sia fattori di autenticazione.

Fra le altre cose voi siete attivi anche nel mondo del gaming e delle scommesse, con

nostro circuito in una sorta di sistema orizzontale che fa associare facilmente tanti servizi trasversali: grazie alla

focalizzare la nostra offerta di piattaforme e

software digitali in ambito fintech. WMsoft, che fintech, ha sviluppato una piattaforma modulare

white-label denominata WM Operating System

che permette di gestire in totale autonomia e in modo centralizzato piattaforme

personalizzate. I singoli moduli che fanno parte dell’offerta permettono

Psd2 possiamo collegare e gestire in

di erogare servizi di ricariche, pagamenti, emissione di Pin e gift in tutti

un'unica interfaccia tutti i conti che

un cliente, sia esso consumer oppure

i settori, moduli spedizioni postali e

business, ha attivi presso altri istituti

servizio di corriere, caricamento pra-

bancari.

tiche e Crm per la gestione di ticket e

Come si evolveranno ancora in futuro i sistemi di pagamento digitali? La pandemia ha dato un'accelerata in tal senso.

lead. Attraverso le Api che mettiamo

a disposizione è possibile collegare qualsiasi servizio si voglia integrare. Il WMos ha tra i suoi moduli anche un hub di pagamenti con il quale si

Siamo nel massimo dei cambiamenti

possono gestire tutti gli incassi e le

del mondo dei pagamenti. Le transa-

transazioni sia online che fisiche.

zioni digitali sono in continuo aumento e ci stiamo abituando sempre più a

Prossimi obiettivi?

che fra cinque anni i pagamenti digitali triplicheranno e certamente la pan-

conosciuto presso la Banca d’Italia

(Aisp, Psp o similari) o entrare in

non usare il contante. I numeri dicono

Per il 2022 diventare operatore ri-

demia ha accelerato il processo, che

partecipazione in un istituto di paga-

in ogni caso stava gia andando verso

questa direzione. Il prossimo step sono i pagamenti contactless e l’uti-

ALCUNI MEMBRI DEL TEAM MBSNET

mento, mentre entro il 2025 l'obiettivo è la quotazione in borsa. www.mbsnet.it

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TALENTI DELLO SVILUPPO

Investimenti e guadagni non sono più un rompicapo

Capitolo sostenibilità? Siamo ancora molto lontani dal raggiungimento degli obiettivi posti dai vari governi, ma onestamente vedo dei miglioramenti negli ultimi anni. Siamo in ritardo? Sì. Dovevamo pensarci prima? Sicuramente. Ma i governi sono al Quali i trend più promettenti su cui puntare, i parametri da considerare lavoro per un mondo migliore, più sostenibile e gli errori da evitare? Ne parliamo con Gianluca Sidoti, founder e pulito. Così come lo è la finanza, che premia di TraDetector, società di formazione e gestione patrimoniale tout court le aziende più virtuose dal punto di vista Esg. Perché le aziende hanno tutta la conveniendi Vincenzo Petraglia za a non considerare più gli investimenti in sostenibilità un mero costo, ma un mezzo per accrescere la propria competitività? La sostenibilità è un tema che sentiremo sempre più spesso quando parliamo di investimenti. Io stesso, nei portafogli dei miei clienti, da tempo prediligo soluzioni sostenibili. Per le aziende questa è un’opportunità storica. Le azioni sono porzioni di società che passano nelle mani degli investitori. Se oggi le grandi banche d’investimento, gli hedge funds americani e le società di gestione prediligono la sostenibilità, è ovvio che le azioni di queste società ne beneficeranno. Diventa quindi esGIANLUCA SIDOTI (A DESTRA) CON I SOCI ALESSIO ALOISI E LORENZO CAPRIOTTI senziale, per le aziende, essere annoverate nei cosiddetti indici Esg, perché sempre più inveINVESTIRE COMPORTA SEMPRE UN CERTO coglierla. È ovvio che l’emergenza sanitaria stitori ne acquisteranno le azioni. MARGINE DI RISCHIO, SPECIE IN UN PERIOha destabilizzato le economie di tutto il monCon TraDetector vi occupate di tutto quanto DO DI FORTE CAMBIAMENTO E INSTABILITÀ do, ma negli ultimi mesi stiamo assistendo a concerne la gestione del denaro, dall’inveCOME QUELLO ATTUALE. Ma come è possiuna crescita senza precedenti, soprattutto sui stimento alla previdenza, dalle criptovalute bile ridurre i rischi al minimo, quali i fattori mercati finanziari, che normalmente anticialla formazione finanziaria. Qual è il vostro che vanno necessariamente considerati pripano l’economia reale. Abbiamo ancora dei modus operandi per far ottenere il massima di mettere mano al portafoglio e quali gli problemi strutturali importanti da risolvere: mo a chi si rivolge a voi? ambiti futuri più promettenti in cui investire? disoccupazione, debito pubblico, burocrazia I clienti arrivano dai miei libri, dalle interviNe abbiamo parlato con un esperto del setsolo per citarne alcuni, ste, ma soprattutto TRA I MACRO-TREND PIÙ GETTONATI tore, Gianluca Sidoti, cfa (chartered financial ma il peggio è passato dal passaparola di chi FIGURANO L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE, analyst) e ceo TraDetector, società di formae questo è il momento LA SOSTENIBILITÀ, LE BIOTECNOLOGIE è già soddisfatto dei zione, consulenza e gestione patrimoniale che di investire e far crenostri servizi e questa E, DA POCO, ANCHE IL METAVERSO offre servizi a 360 gradi per tutto quanto riscere i nostri risparmi. è la vittoria più imporguarda la gestione del denaro, oltre che autore Quali i principali settori in cui sarà più protante per un imprenditore. Quando ci arriva del libro “OverPerform”, uno dei testi più letti ficuo investire in futuro? un cliente siamo in grado di indirizzarlo verso in Italia su Warren Buffett, guru globale degli E-commerce, smart working, finanza decenla soluzione migliore sulla base dei suoi bisoinvestimenti, e sul value investing. tralizzata, intelligenza artificiale, biotecnologni, degli obiettivi, dell’orizzonte temporale e gie, sostenibilità e, proprio di recente, il metadella sua capacità di investimento e spesa. Il vento degli investimenti è cambiato da verso. Sono macro-trend destinati a diventare Il percorso del cliente tra i vari brand prosequalche tempo a questa parte? parte della nostra quotidianità. È da qui che gue potenzialmente a vita. Si parte dalla forCrisi vuol dire momento di riflessione (dal deve ripartire l’Italia e deve concentrarsi il rimazione, poi si prosegue con l’investimento in greco kryno), quindi opportunità per chi sa sparmio degli italiani. Etf e azioni, fino alla speculazione con prodotti

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più rischiosi e remunerativi, mentre chi ha patrimoni importanti ed esigenze particolari può contare su una consulenza finanziaria indipendente, senza conflitti di interesse. TraDetector ha sempre avuto l’obiettivo di creare un ecosistema formativo e, contestualmente, operativo per promuovere l’educazione finanziaria in Italia. Avete creato una vostra academy... Abbiamo creato un progetto completo, unico in Italia, che ingloba ogni aspetto della vita finanziaria del risparmiatore e dal punto di vista educativo contiamo sulla più grande raccolta italiana di formazione in ambito finanziario. L'obiettivo di fondo della nostra organizzazione è rendere i risparmiatori autonomi e consapevoli nelle loro scelte finanziarie. Nella nostra academy insegniamo come fare e offriamo delle soluzioni pronte all’uso. Abbiamo oltre trenta percorsi di formazione disponibili a pochi euro ciascuno tramite la piattaforma e-learning di Udemy. Inoltre, abbiamo creato un percorso completo di oltre duecento ore di video formazione per chi è interessato a entrare nel mondo della finanza e degli investimenti: il Master in Finanza Personale è oggi l’unico corso italiano riconosciuto dal Miur che rilascia l’attestato di Educatore patrimoniale, una figura creata dall’Aiep, l’associazione senza scopo di lucro che abbiamo da poco costituito. La vostra società comprende vari brand, ognuno con sue proprie peculiarità. Il primo a nascere e svilupparsi è stato TraDetector nel 2018, come portale di formazione. Sono poi arrivati i Portafogli Modello, che i nostri clienti possono seguire in autonomia, replicando le operazioni finanziarie sui loro conti. Nel 2021 io mi sono iscritto all’albo dei consulenti finanziari nella sezione Autonomi, potendo così seguire individualmente i miei clienti, senza il tipico conflitto di interessi delle banche e delle reti di promotori finanziari: mentre questi ultimi promuovono solo i prodotti della loro emittente, io sono invece in grado di consigliare i migliori prodotti finanziari sull’esclusiva esigenza del cliente che ho davanti, da cui vengo retribuito. Non mi paga una banca, mi paga il cliente. Questo fa tutta

la differenza del mondo, perché se non sono bravo, il cliente mi licenzia! L’ultima creatura del gruppo, infine, è Rent a Miner, il nostro progetto di estrazione bitcoin, in collaborazione con la più grande mining farm del mondo. Un innovativo sistema che consente a chiunque di entrare nel settore della blockchain e delle criptovalute, noleggiando una porzione di computer per estrarre e possedere bitcoin. Pensiamo noi a tutta l’infrastruttura tecnologica e di pagamento: il cliente firma un contratto triennale di noleggio e quotidianamente riceve sul proprio wallet la porzione di criptovaluta estratta dalla sua macchina, in gergo miner. In questo caso non si tratta di un investimento e i ritorni non possono essere garantiti, ma è un’ottima opportunità per iniziare a possedere la valuta del futuro, il bitcoin, a un costo infinitamente basso. Cos'è invece Citadines Capital? È il nostro servizio di consulenza finanziaria specifico per investitori istituzionali (banche e società) e clienti qualificati come “professionali”, con patrimoni sopra il milione di euro. Non avendo legami commerciali con nessuna istituzione finanziaria, banca o emittente, il nostro lavoro è quello di guidare questo tipo di clientela nella scelta del miglior strumento finanziario possibile per le proprie esigenze specifiche, senza l’odioso conflitto di interessi che colpisce le reti di promozione finanziaria nel nostro Paese.

SIDOTI È CFA E CEO DI TRADETECTOR

Quali sono i rendimenti medi degli investimenti fatti tramite voi? I ritorni dipendono da una serie di fattori, in primis il rischio che si è in grado di sopportare per far fronte a un determinato profitto. Premesso questo, storicamente andiamo da un 10% l’anno del Portafoglio OverPerform fino a oltre il 30% per il mining di bitcoin. In consulenza finanziaria personalizzata il rendimento dipende dagli obiettivi del cliente: se lo scopo del portafoglio di un pensionato che ha lavorato tutta la vita è proteggere i risparmi dall’inflazione, il rendimento atteso sarà magari del 4-5% l’anno, mentre se ho davanti un giovane che ha appena venduto una startup e vuole “vivere di rendita” costruisco dei portafogli che possano rendere almeno il 10-15% l’anno. Diamo qualche regola di base, diciamo gli errori da evitare quando si decide di fare degli investimenti... Il mio consiglio è diffidare di chi promette facili guadagni con miracolosi sistemi di trading, il più delle volte si tratta di truffe vere e proprie. Il segreto per ottenere profitti costanti nel tempo è diversificare. Ecco perché offriamo tanti servizi: i portafogli in azioni ed Etf possono andare male, ma le criptovalute ci permetteranno di chiudere comunque l’anno in positivo e viceversa. Mai puntare quindi tutte le uova in un solo paniere. www.tradetector.com www.gianlucasidoti.com

IL PEGGIO È PASSATO, È IL MOMENTO DI FAR CRESCERE I PROPRI RISPARMI 137



EMANUELE RISSONE, FOUNDER FOREVER BAMBÙ

Dal bambù il futuro dell’impresa e del pianeta Si chiama Forever Bambù e offre interessanti opportunità per investire e compensare la propria impronta carbonica, mentre ha appena avviato una raccolta di capitale per realizzare il più grande bambuseto d’Italia di Vincenzo Petraglia UN PROGETTO CIRCOLARE CHE UNISCE ETICA E REDDITIVITÀ DELL’INVESTIMENTO. È questa

la forza di Forever Bambù, la startup innovativa che dal 2014 ha deciso di puntare sulla piantumazione di bambù gigante in Italia per aiutare le aziende a compensare la propria impronta carbonica. Una realtà cresciuta molto in questi anni, diventata società benefit e vera e propria holding della green economy, che si prepara a essere quotata in borsa e che ha appena avviato una raccolta di capitale per un ambizioso progetto di afforestazione finalizzato a creare il più grande bambuseto d’Italia, come racconta il suo presidente e fondatore Emanuele Rissone. Perché avete puntato sul bambù gigante? Qual è il suo valore aggiunto e quale la convenienza per le aziende e per il Paese? La sua sostenibilità. È la pianta che cresce più velocemente al mondo e tecnicamente è una graminacea, un gigantesco filo d’erba alto 15-20 metri, non un albero, e, ogni volta che viene “fal-

ciato”, ricresce in quattro mesi, rendendo disponibile tantissima materia prima per i più svariati usi e assorbendo CO₂ nel processo di crescita. Le opportunità, anche alla luce del Pnrr, sono molte e finalmente dalla Cop26 è uscito il messaggio chiaro che è necessario piantare nuovi alberi e fare nuove foreste. Le aziende che faranno ciò che stiamo già facendo con Forever Bambù raccoglieranno parte di queste opportunità. Grazie al protocollo di gestione esclusivo dell’azienda, le sue foreste di bambù assorbono 36 volte la CO₂ di un normale impianto arboreo, in più a ogni quintale o tonnellata sequestrata di CO₂ corrisponde altrettanto in peso specifico di ossigeno emesso nell’aria. Qualcuno teme che l’introduzione in Italia di una pianta infestante come il bambù possa snaturare i nostri ecosistemi... I protocolli di Forever Bambù prevedono un sistema di contenimento tramite fossati che non permettono alla pianta di proseguire oltre, per cui una volta superate questa paura - in maniera

industriale ed intelligente - questa pianta verrà utilizzata per tantissimi usi. In cosa consiste il vostro modello di business circolare e la vostra proposta alle aziende? Si basa sulla coltivazione di bambù gigante per creare foreste che quando iniziano ad essere mature (dal quinto anno in poi) vengono tagliate a strisce e questo taglio di canne permette di produrre cippato che viene lavorato da Mixcycling, nostro partner specializzato, per produrre bioplastiche che hanno al loro interno una matrice vegetale. Forever Bambù si posiziona a fianco delle imprese e delle industrie per abbattere la loro impronta carbonica. Con il progetto Forever Zero CO2 permettiamo alle aziende di compensare la loro impronta carbonica con l’impatto positivo delle nostre piantagioni; basti pensare che un ettaro dei nostri bambuseti assorbe 161 tonnellate di CO₂. Siete in fase di raccolta di capitale: cosa vi proponete e quali i benefici e il ritorno per chi decide di investire in questo ambito? A novembre abbiamo avviato l’ultimo aumento di capitale per concludere il progetto “Castiglione della Pescaia”: abbiamo acquistito 103 ettari (pari a oltre un milione di metri quadrati) di cui 43 già piantumati nel 2021. Forever Bambù 29 è stata creata per raccogliere 5 milioni di euro per completare il lavoro e creare il più grande bambuseto d’Europa. Infine tutte le nostre società agricole saranno fuse all’interno di “Forever Bambù Maxi”, in preparazione della quotazione a fine 2022. I soci che oggi comprassero quote della Forever Bambù 29 si troverebbero così soci di questo grosso progetto e patrimonio e poi con l’Ipo e la quotazione su una borsa internazionale potranno beneficiare con tutta probabilità di un’ulteriore rivalutazione dell’investimento fatto. Essendo, infatti, Forever Bambù 29 una startup innovativa, chi investe con noi avrà il vantaggio di recuperare nei prossimi tre anni il 30% dell’importo investito, utilizzabile per compensare l’Irpef, oltre a beneficiare del valore aggiunto dato dalla quotazione, perché chi entra adesso avrà ovviamente valori diversi rispetto alla quotazione. www.foreverbambu.com

139


ECONOMY+

il valore aggiunto dell’imprenditoria

«COSÌ IL 6G ABBATTERÀ LE DISEGUAGLIANZE»

LA SANIFICAZIONE ALLA “LUCE DEL SOLE”

La “visione” di Giuseppe Mura, founder di Lubea

La fotocalisi è alla base dei sistemi Sanixair

C

on l’agenda digitale 2030 e i suoi obiettivi per il quarto decennio del XXI secolo stiamo, di fatto, già preparandoci alla nuova tecnologia di accesso radio: il 6G. Ma attenzione: «è erroneo definirla come una integrazione dell’AI al 5G» spiega a Economy Guseppe Mura (nella foto), ceo & founder di Lubea (www.lubea.it), società specializzata nella consulenza aziendale di ingegneria delle telecomunicazioni. «Il 6G sarà, invece, il sistema che consentirà la piena e totale fruizione dell’AI sui più disparati fronti, dalla guida automatica delle autovetture senza conducente, all’eHealth con la definizione di diagnosi sempre più tempestive e accurate da remoto, assistenza robotica durante le operazioni chirurgiche in modalità sempre meno invasive e più efficaci, integrazione “reale” dell’IoT nell’interconnessione della persona con l’ambiente che lo circonda e le tecnologie fruibili, l’abbattimento delle diseguaglianze culturali a livello globale grazie alla fruizione di un e-learning sempre più diffuso e capillare e tanto altro; insomma, il 6G concretizzerà la strada aperta dal 5G in questo decennio». Ma come cambierà la nostra quotidianità con l’avvento del 6G? È sempre Giuseppe Mura a sipegarcelo: «Sarà il mezzo attraverso il quale la digitalizzazione potrà integrarsi con la nostra vita quotidiana e lavorativa in quanto garantendo velocità di trasmissione dati sino ad almeno 1 TB/sec consentirà il trasferimento dell’enorme quantità di informazioni che dovranno essere elaborate in tempo reale a supporto di un futuro eco-sistema sociale integrato con l’AI. Le potenzialità dei big data e dell’IoT potranno esprimersi appieno e verranno create le basi per una nuova era digitale dalla quale tutta l’umanità trarrà vantaggio se, a questa innovazione epocale, si affiancherà una altrettanto epocale capacità da parte di tutti i Paesi di gestire opportunamente le trasformazioni in atto senza lasciare indietro nessuno».

140

L

a sanificazione tramite fotocatalisi entra nei Grandi Hotel: Sheraton Milan San Siro, Sheraton Milan Malpensa Airport Hotel & Conference Centre e Courtyard by Marriott Rome Central Park del gruppo Marriott International hanno installato i sistemi di una startup italiana, Sanixair (www.sanixair.com), per migliorare la qualità dell’aria indoor nelle stanze e in tutte le aree comuni. La sicurezza degli ambienti per clienti e personale, che possono continuare a muoversi nelle aree dell’hotel mentre il sistema è in funzione, è assicurata costantemente da una tecnologia che riproduce un fenomeno chimico naturale: la fotocatalisi si verifica quando l’irraggiamento solare in presenza di metalli nobili e altre sostanze trasforma l’umidità presente nell’aria in perossido di idrogeno, ovvero acqua ossigenata, che in forma nebulizzata sanifica anche le superfici. I moduli di fotocatalisi sono stati installati nelle condotte per la climatizzazione già esistenti consentendo una sanificazione profonda e in continuo, efficace al 99,9% contro batteri, virus, lieviti, muffe e odori. Altre strutture di primario livello hanno scelto la stessa tecnologia, come l’Hilton Molino Stucky di Venezia, che lo ha installato nel suo centro congressi, il relais 5 stelle lusso Villa Crespi sulle sponde del lago d’Orta e Capofaro Locanda & Resort sull’isola di Salina.


IL GENERAL CONTRACTOR AIUTA COL SUPERBONUS

SOSTENIBILITÀ, REPORTING ACCESSIBILE

La piattaforma innovativa di Bonus Casa System

La proposta viene da Amapola

I

l Superbonus 110% è una vera e propria opportunità che permette di ristrutturare e riqualificare la propria abitazione detraendo tutte le spese sostenute sia tramite cessione del credito, sia rivolgendosi ad aziende in grado di offrire lo sconto diretto in fattura. È un’iniziativa complessa e il rischio è che le persone risultino disorientate non avendo ben chiaro quali siano i lavori per cui è possibile utilizzare il bonus e, soprattutto, come usufruire degli incentivi statali. Il principale vantaggio del rivolgersi a Bonus Casa System sta nella comodità di interfacciarsi con un unico gestore e godere allo stesso tempo di molteplici servizi. Bonus Casa System è un General Contractor che coordina una rete di aziende e professionisti qualificati e abilitati e questo si traduce nella certezza di adempiere correttamente a tutti i passaggi burocratici necessari alla richiesta e al successivo svolgimento dei lavori di ristrutturazione o riqualificazione, con la massima qualità e con il minimo sforzo. La piattaforma di Bonus Casa System è stata progettata appositamente e consente di coordinare con tutti i partecipanti al progetto i dati di ogni singola pratica e tutti i documenti necessari, prima, durante e dopo il termine dei lavori garantendo così di non incorrere in errori o ritardi che potrebbero penalizzare la pratica nei tempi di monetizzazione del credito fiscale. Tel. +39 041.3131748 Whatsapp:+39 349.3525264 bonuscasasystem.it

I

l report di sostenibilità è uno strumento fondamentale che testimonia il concreto impegno di un’organizzazione in ambito economico, sociale e ambientale. Come renderlo accessibile a tutti, superando barriere legate a disabilità, differenze linguistiche e diversità culturali, in modo che possa essere compreso da chiunque, e quindi diventare uno strumento veramente efficace? Amapola, agenzia di comunicazione specializzata in sostenibilità dal 2009 e Dotwords, language service provider italiano di profilo internazionale, hanno messo assieme le proprie competenze e sensibilità (sono entrambe società benefit) per sviluppare la soluzione “reporting accessibile”, che rende i contenuti dei report più inclusivi e fruibili. Tra gli strumenti suggeriti, podcast per i non vedenti, video sottotitolati per i non udenti, versioni “pocket” multilingua o destinate a particolari pubblici (bambini, studenti, anziani), documenti di sintesi (per chi ha fretta!), con un uso mirato di infografiche interattive e data visualization. Da una parte il reporting accessibile è inclusivo perché permette di raggiungere davvero tutti gli stakeholder di un’organizzazione, dall’altra punta sulla fruibilità dei contenuti, ampliando la platea del pubblico e semplificando la materia, senza banalizzarla. Per maggiori informazioni: www.amapola.it

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ECONOMY+

il valore aggiunto dell’imprenditoria

TUTTA L’IMPORTANZA DI FARSI UN NOME

COSÌ SI FINANZIA LA CRESCITA AZIENDALE

Maria Chiara Petrone ci parla di personal branding

Non c’è solo il canale bancario: ecco lo Studio Maggi

«C

on la mia crescita professionale inizia dalla collaborazione con l’ufficio stampa di Vittorio Sgarbi, un’ esperienza molto formativa e di grande crescita personale prima ancora che lavorativa». Maria Chiara Petrone, romana d’adozione, ha aperto la sua società di consulenza strategica – MCP Consulting & Management – quando aveva 25 anni. Uno spirito combattivo, guidato da determinazione e ambizione, che le ha permesso di coltivare contatti e collaborazioni molto importanti nello show business e nel mondo imprenditoriale. Con un obiettivo preciso: costruire la personalità mediatica delle persone. «Significa dare importanza alla loro immagine personale – ci spiega – gestendola in maniera strategica. L’obiettivo è quello di farti un nome nel tuo settore o nella tua azienda e comunicare efficacemente il tuo valore a 360 gradi. La sfida è quella di influenzare in anticipo le persone per te più importanti, come ad esempio clienti, datori di lavoro, colleghi o manager». Chiunque può migliorare la propria personalità mediatica, a patto di affidarsi a professionisti del settore, visto che i ciarlatani, come in molti altri settori, abbondano. Internet e i nuovi media offrono un supporto ideale per far sentire la propria voce al di là di ogni possibile confine. Non comunicare significa tacere e tacere, nel mondo globalizzato e interconnesso di oggi, equivale a non esistere. Un’adeguata attività di comunicazione e di personal branding quindi è imprescindibile non solo per farsi conoscere, ma per non scomparire. Il Covid non ha scombinato i piani della Petrone, anzi. «Il nostro lavoro – conclude -dopo l’epidemia di Coronavirus ha avuto una crescita esponenziale. Molte realtà imprenditoriali e molte figure professionali non si sono fatte abbattere dal momento di incertezza e precarietà ma anzi hanno investito sulla loro immagine».

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F

inanziare progetti di crescita aziendale. Oggi come ieri l’imprenditore è sempre alla ricerca di forme e fonti di finanziamento, ma ormai è sempre più difficile per l’azienda ottenere riposte dal sistema bancario. Ed è qui che entrano in gioco realtà come lo Studio Maggi, un team di commercialisti di grande esperienza guidato da Andrea Maggi, che favorisce operazioni di finanziamento aziendale al di fuori del sistema bancario. E se non ci riesce non si fa pagare. Andrea Maggi è un commercialista con esperienza trentennale. È iscritto come professionista all’Odcec di Lucca e al registro dei revisori contabili tenuto dal Mef e opera principalmente con strumenti di finanza alternativa. Inoltre, per aziende che fatturano oltre i due milioni di euro, è in grado di reperire risorse con operazioni di direct lending, equity, emissione di mini-bond. Per la realizzazione di ciò collabora ed è partner privilegiato di un advisor finanziario nazionale che a sua volta è partner di Borsa Italiana. Per ogni settore: agroalimentare, turismo, sanità privata, edilizia, esistono prodotti personalizzati e diversificati per le varie necessità. Non è richiesta alcuna garanzia personale e lo stesso finanziamento non è segnalato in centrale rischi. Si ottiene liquidità per l’azienda, visibilità della stessa sul mercato dei capitali, diversificazione delle fonti di finanziamento evitando possibili problemi di credit crunch. L’aspetto che distingue lo Studio Maggi in modo assoluto è la garanzia: nulla è dovuto allo studio in caso di mancato finanziamento; il servizio si paga solo a delibera positiva. È una soddisfazione aiutare aziende ed imprenditori che vogliono crescere, ai quali offriamo i nostri servizi senza chiedere alcun fondo spese. www.studiomaggi.com www.formulastartup.it


IMMOBILIARE, IL MAGNETE CHE ATTRAE I CLIENTI

MCP: BUSINESS ANGEL O ADVISOR?

Servizi extra per il marketing degli agenti

Lo decide il valore aggiunto del progetto

U

n magnete, nel marketing, è di fatto una calamita che attrae contatti. Molte agenzie e molti agenti immobiliari non sviluppano piani marketing o campagne web per attrarre contatti, credendo che il semplice “fare zona” possa bastare. Altre invece redigono piani marketing e piani editoriali per i social poco impattanti senza sviluppare un’offerta commerciale interessante e soprattutto senza quello che nel gergo del marketing viene chiamato “magnete”. Come molti di noi sanno un piano editoriale è il calendario delle pubblicazioni che un’azienda fa nei suoi canali comunicativi, che essi siano cartacei o digitali. I post e gli articoli pubblicati hanno la funzione di informare e far conoscere il proprio brand a clienti e potenziali clienti. Sarebbe bellissimo se bastasse solo questo per generare dei leads. Nella realtà serve di più per attrarre il contatto e portarlo a compiere un’azione nei vostri confronti: visitare una pagina specifica, far compilare un modulo contatti, ricevere un messaggio, ecc. Per far far sì che un nuovo cliente si approcci a voi dovrete creare delle vere e proprie “call to action” pensando ad un’offerta commerciale valida e dal cosiddetto “effetto wow” che dia una motivazione al potenziale cliente, che faccia la differenza rispetto aòòa classica “visura catastale gratuita”. Occorre pensare a qualcosa che gli altri non possano proporre. Ed è qui che interviene il plus, un magnete costruito da un’azienda terza, che fornirà un servizio esclusivo ai vostri clienti. Ad esempio in un momento come quello corrente potreste attivare un’offerta vantaggiosa sulle utenze domestiche, fornendo un servizio competitivo e regalando dei cofanetti Riservaluce® di Exagono (www.exagono.it) con i quali potrete offrire 10 anni di luce ai vostri clienti. Offrire servizi nuovi, competitivi e che vadano oltre alla semplice gestione della compravendita potrà generare un flusso di nuovi clienti e un incremento significativo del vostro business.

A

utorevoli stime confermano che nel nostro Belpaese, oltre ad un radicato capitalismo familiare, il 75% delle aziende dichiara di avere meno di 14 dipendenti e nessun dirigente. La carenza manageriale è quindi cronica. Dall’altro lato, da una visuale privilegiata, assistiamo ad un fermento nel mondo delle startup che osserviamo con interesse. «Non sarà forse questo il momento degli unicorni ma abbiamo notato aziende con multipli di crescita interessanti e noi siamo pronti». spiega a Economy Lucio G. Insinga, amministratore delegato di Management Capital Partner (www.mcpadvisory.it). «Le operazioni concluse ci confermano che il sistema delle “4E” da noi adottato è apprezzato. C’è un tempo per l’ascolto e uno per l’azione. La prima fase, serve per comprendere l’innovativa o il valore aggiunto che l’idea può generare e gli intenti dell’imprenditore. Quando entriamo nella fase esecutiva siamo Efficaci perché agiamo a fianco dell’imprenditore ma senza rallentarne l’attività. Siamo Efficienti perché i nostri traguardi sono misurabili. Siamo Economici perché la maggior parte dei nostri compensi, matura a risultato ottenuto. Il compenso può essere anche zero se adottiamo la formula del work for equity. Infine, siamo pure Etici perché abbiamo adottato volontariamente un codice etico che non consente ai nostri soci e al nostro consiglio d’amministrazione di compiere operazioni che siano, anche potenzialmente, in conflitto con gli interessi dei nostri clienti».

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COMUNICARE L’IMPRESA

TANTO CORRECT CHE PARE ERRATO Da Oliviero Toscani alla cancel culture: tra inclusione, #metoo, body positive, che fatica riuscire a trasmettere un messaggio che rispetti tutte le nuove regole comunicative senza risultare artificioso

L’ULTIMA CAMPAGNA DI ALMO NATURE SOTTOLINEA IL CONCETTO DELLA BIODIVERSITÀ E L’URGENZA DELLA LOTTA AL CLIMATE CHANGE

di Marina Marinetti

U

consumatori come destinatari passivi di un na donna bianca, un uomo “di comessaggio, valorizza il loro coinvolgimento lore” (nero non si può dire), unə e il dialogo. «Era stata proposta una famiglia bimbə mulattə (la schwa - chissà di modelli caucasici di una bellezza strabise si può usare anche al singolare - è d’obliante, ma i clienti desideravano una famiglia bligo perché l’appartenenza di genere non è più “verace”», racconta Iabichino. «Il cane è definita, nonostante i volant sulle maniche), quello della Protezione civile e il gatto è delun cane, un gatto. Che fatica l’advertising al la famiglia degli allevatori del cane: l’unico tempo del politically correct: la nuova camche poteva stare a suo pagna di Almo Nature NELL’ERA DEL BRAND ACTIVISM agio vicino all’altro Benefit S.p.A. firmata L’ADVERTISING RECLAMIZZA animale. È un’immada Paolo Iabichino IL PURPOSE AZIENDALE è un capolavoro di ANZICHÉ PUBBLICIZZARE IL PRODOTTO gine che richiama alla biodiversità e sensibiequilibrismo. C’è lizza rispetto all’emergenza: è la nostra stespersino un accenno (ma proprio minimo) sa specie a rischio di estinzione». di body positive. «Eppure è una famiglia Touché, anche se lo slogan che ricorda che il reale», spiega a Economy l’autore della cam100% dei ricavi (al netto di costi e tasse) di pagna, nonché direttore creativo e fondatoAlmo Nature, che è di proprietà della Fondare dell’Osservatorio Civic Brands con Ipsos zione Cappellino - fondata dal fondatore (e Italia, Fabio Iabichino. È lui che ha ideato il perdonate il bisticcio di parole) dell’azienda, concetto di invertising, la strategia pubbliciPier Giovanni Cappellino - viene destinata al taria che, invece di considerare i potenziali

147 HOUSE ORGAN ESSERE MEDIA COMPANY MA SENZA PARLARSI ADDOSSO

148 MUSEIMPRESA IL FUOCO DEL SAPER FARE IMPRESA TRA MEMORIA E FUTURO

150 MYPLACE COMMUNICATION DI SOFT HANNO POCO QUELLE SKILL TUTTE DA IMPARARE

153 MAD & CO. IL SUCCESSO SI SCRIVE COL DIGITALE

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COMUNICARE L’IMPRESA

A sinistra il pubblicitario Fabio Iabichino, a destra il sociologo Mauro Ferraresi

ripristino della biodiversità rischia di scivolare nell’eccesso. Ma è la reintegration economy, come si legge nei manifesti della campagna. Sarà che solo i giovani e i giovanissimi cresciuti a suon di #metoo, black lives matter, no gender, body positive e chi più ne ha più ne tagga colgono al volo il messaggio: per tutti gli altri ci vuole un bugiardino con le istruzioni. Anche perché in una manciata di è l’ultimo anello di una riprogettazione delanni siamo passati da Oliviero Toscani alla lo stare sul mercato che parte dalla ricerca cancel culture: «La pubblicità, ha sempre e sviluppo di nuovi prodotti al concepire il come obiettivo il mettere in scena una propackaging in maniera differente», continua vocazione culturale», sottolinea Iabichino. il pubblicitario. «Oliviero Toscani se ne fregava del consumer Lo sviluppo del prodotto è il cavallo di batinside e usava la pubblicità per far passare taglia di Alessandro Garofalo, fondatore (nel messaggi politici, per farci riflettere». 1995) e titolare di Garofalo & Idee Associate, D’altra parte il padre del marketing, Philip nonché professore alla Fondazione Cuoa di Kotler, nel 2020 ha riscritto le pagine della Vicenza e Facoltà di Economia dell’Univerdisciplina iniziando a parlare di brand actisità di Verona nel corso di Leadership e Invism: «Oggi le aziende sono obbligate deconovation Managemen. «Nel post pandemia dificare le tensioni sociali e ambientali e a della comunicazione vedo un forte ritorno metterle in pagina e noi pubblicitari da una alla genuinità», commenta. «Oggi usiamo il decina di anni siamo chiamati a esercizi di termine “autenticità” e rappresenta lo sforzo equilibrismo. Ma fidelle aziende intellinalmente, vivaddio!» PER PROMUOVERE UN’IDEA DI BELLEZZA genti che si ancorano a PIÙ INCLUSIVA A MARZO UNILEVER si sfoga Iabichino. HA ELIMINATO L’AGGETTIVO “NORMALE” valori essenziali, puliti, Anche il linguaggio DAI FLACONI DEI PRODOTTI PER CAPELLI veri. Ma anche nel mio è fondamentale: «Io lavoro quello che coper esempio scrivo senza usare i maschili manda è la rottura del paradigma e la creazione sovraestesi», spiega Iabichino. Quanto alla dei paradossi per essere creativi». schwa, «è un vezzo linguistico che denuncia Insomma, siamo ancora in mezzo al guado. E una sensibilità che io rispetto, ma nel body per attraversarlo bisogna toccare il fondo, copy di un advertising mi sembrerebbe un rischiando il tutto per tutto. Come ha fatto po’ ruffiano, un po’ eccessivo». Unilever a marzo (tra i suoi marchi conta Il rischio è quello dell’effetto paradosso. Dove, Axe e Sunsilk): secchi, grassi, lisci, Come quello ottenuto sui social dalla camricci, crespi, colorati, bianchi, i capelli sulle pagna Everybody lanciata da Yamamay un confezioni degli shampoo possono essere paio di anni fa in aderenza ai principi del di qualunque tipo, ma non “normali”. «La body positive. Peccato che la protagonista decisione è uno dei tanti passi che stiamo dello spot fosse Georgina Rodriguez e le cocompiendo per sfidare i ristretti ideali di protagoniste, modelle e ballerine, esibissero bellezza. Ci impegniamo ad affrontare regofisici tutt’altro che imperfetti. «La pubblicità le e stereotipi dannosi, e ad elaborare una

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definizione di bellezza più ampia e molto più inclusiva» ha dichiarato Sunny Jain, presidente del settore Beauty & Personal Care dell’azienda: secondo una ricerca di Kantar, sette persone su dieci ritengono che l’uso della parola “normale” sulle confezioni abbia un impatto negativo. E per i più giovani (dai 18 ai 35 anni) la percentuale sale a 8 su 10. «Il politically correct sulla carta è corretto, però è vero che spesso e volentieri anche le cose più corrette, se vengono seguite pedissequamente e alla lettera, perdono qualsiasi forma di genuinità e acquistano quel fastidioso suono dell’artefatto che va a detrimento del discorso pubblicitario e comunicativo», sottolinea Mauro Ferraresi, professore di Sociologia della comunicazione alla Iulm di Milano. «Il politically correcy non è una ricetta che va bene in tutti i modi e in tutte le stagioni: dovrebbe essere un’indicazione da seguire cum grano salis, collocando e strutturando il messaggio in maniera tale che risulti, se non veritiero, per lo meno verosimile». E nel caso della famiglia protagonista della campagna di Almo Nature? «vale la pena di dirlo che si tratta di una famiglia reale», commenta il sociologo «altrimenti questa pubblicità rischia di sembrare troppo perfetta per essere autentica. Oggi la sola comunicazione pubblicitaria non basta: occorre sempre un “pre” e un “post”. Nella società dell’infodemia è il processo conversazionale che si crea con i clienti attuali e potenziali che fa la differenza».


ad coglierne il sentiment, quello che pulsa tra le

persone che si affidano a noi, e indirizziamo coerentemente la nostra comunicazione. E ci manteniamo collegati anche ad uno dei più autorevoli Osservatori mondiali della Reputazione.

Bene, ci descriva il prodotto

È multimediale, nel senso che vive costantemente sul web, con due o tre aggiornamenti settimana-

li e due volte all’anno usciamo anche in edizione

cartacea, con oltre 100 pagine di foliazione. Lo produce un team interno – una redazione di tre persone – ma dall’esterno lavora con noi una società specializzata, la Lob PR + Content. Ogni

contenuto scaturisce da vere riunioni di redaFERNANDO VACARINI

Essere media company ma senza parlarsi addosso “Best Blog” agli Ascai Media Awards 2021, il magazine multimediale “Changes” di Unipol affronta con neutralità le sfide del settore. «Riteniamo di avere molte buone firme», sottolinea Fernando Vacarini di Sergio Luciano «SÌ, SIAMO UN PO’ ANCHE UNA MEDIA COMPANY», RICONOSCE FERNANDO VACARINI, RESPONSABILE MEDIA RELATIONS, CORPORATE REPUTATION AND DIGITAL PR DEL GRUPPO UNIPOL, OLTRE CHE DIRETTORE DI CHANGES, DISSIMULANDO UNA LEGITTIMA SODDISFAZIONE: quella di aver visto premiare con l’ambito riconoscimento “Best Blog” agli Ascai

Media Awards 2021 il suo magazine (multimediale: non solo on-line!) “Changes”: «Sì, la giuria ha riconosciuto al nostro prodotto pluralità di punti

di vista e autorevolezza! Una soddisfazione». Non banale, perché Changes non è un house organ: è, sì, un magazine aziendale, ma si rivolge al merca-

to. «Non parliamo né della nostra azienda – non

vogliamo essere autoreferenziali – né dei nostri prodotti, ma dell’ambiente in cui viviamo e lavoriamo. Quindi andiamo ad affrontare con neutralità

ed approfondimento tutte quelle tematiche che in un qualche modo sono le sfide del nostro settore».

Complimenti, Vacarini. Ma quando impostate un numero, quale criterio seguite nella scelta degli argomenti? Di fatto noi abbiamo come una sorta di timone

virtuale l’osservatorio dei rischi emergenti e reputazionali che il gruppo ha costituito ormai molti

zione nelle quali decidiamo quali devono essere

sia i post settimanali sia i temi dei magazine, che naturalmente cerchiamo di scegliere tra quelli di impatto e contenuto più ampio.

Ultimi temi trattati?

Abbiamo appena fatto un numero dedicato al la-

voro e, prima, ci siamo focalizzati sulla nuova mo-

bilità e sulla intelligent economy. Solo per citarne alcuni..

Che diffusione ha Changes?

L’edizione cartacea molte migliaia e, mi creda: vanno a ruba. Tanto che è molto consultata anche

la versione digitale sfogliabile che pubblichiamo

sul sito. Del resto, se va a guardare chi sono gli au-

tori che ricorrono sul magazine, be’… riteniamo di avere molte buone firme. E, ripeto: senza farne un prodotto autoreferenziale.

Però ci completi il quadro: perché Unipol ha deciso di scendere in campo con un progetto editoriale di questo tipo?

anni fa. L’osservatorio studia tutti i fenomeni che

Il rapporto Edelman dice che ormai la gente si

abbiamo costruito una serie di categorie legate

fiducia, raggiungendo un target alto di popolazio-

potrebbero rappresentare una minaccia o una

prospettiva nuova per il gruppo, e su questa base all’osservatorio.

Esempi?

Climatechange, intelligenza artificiale, intelligent

economy, per citarne solo tre. E non ci limitiamo ai soli spunti dell’Osservatorio. Quel che davvero

ci rende media company è l’ascolto permanente della Rete, un monitoraggio continuo, attraverso il quale siamo agevolati nel capire dove e come

indirizzare la nostra comunicazione e le nostre pubblicazioni. Ascoltando il mercato riusciamo

fida più delle aziende che dei media tradizionali, e con Changes vogliamo rispondere a questa

ne, trattando argomenti scevri da strumentaliz-

zazioni di sorta. È il segreto del nostro successo, chi vuole leggerci sa che Changes è un nostro

prodotto editoriale, ma si rende conto che pur dichiarando fin dall’inizio che siamo emanazione

di un gruppo, affrontiamo tematiche varie con professionalità ed un approccio scientifico che fa fatica a vedersi nei media tradizionali… Changes

viene visto come un prodotto oggettivo. E questo piace.

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COMUNICARE L’IMPRESA

FARE IMPRESA, UN GRANDE AVVENIRE DIETRO LE SPALLE Vent’anni fa Assolombarda e Confindustria creavano Museimpresa. Da Martini a Zegna, passando per Benetton, Lavazza e FS: tra musei, archivi storici e fondazioni d’impresa e sostenitori istituzionali oggi i soci sono 109 di Emanuela Notari

T

radizione è custodire il fuoco, non adorare le ceneri. Ha ragione, Gustav Mahler. Le ceneri, salvo rari casi che chi a vissuto in campagna riconosce a metà tra le leggi fisiche e il miracolo, non danno più niente. Mentre il fuoco continua a scaldare e a produrre energia. Così devono averla pensata Confindustria e Assolombarda quando hanno fondato, 20 anni fa, il Museo della cultura d’impresa di un Paese che conta 159 mila PmiI oltre a imprese che, nate piccole, sono diventate dei giganti. È il caso di Barilla, Olivetti, Campari, Lavazza. Dopo la chiusura imposta dalla pandemia nel 2020, i musei e gli archivi di impresa italiani hanno riaperto le porte ai visitatori con un nutrito progamma di visite guidate, seminari, webinar e tour virtuali per celebrare non solo i primi 20 anni dell’associazione Museimpresa, ma soprattutto la parentela stretta che esiste, nutrendosi vicendevolmente, tra le storie imprenditoriali e la storia, quella grande, del nostro Paese. Un ventennio culminato nel riconoscimento corale su tutti i media della resilienza degli imprenditori italiani, usciti prima e meglio dalla crisi di tanti altri, pro-

L’ARCHIVIO STORICO DEI CAVALIERI DEL LAVORO A ROMA

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Museimpresa riunisce oltre 100 musei e prio per quella capacità di legare tradizione e archivi di grandi, medie e piccole imprese innovazione, memoria storica e visione oltre italiane, per aggregare nuovi soggetti della il breve periodo, con lo sguardo alla continuicultura d’impresa, incidere sui processi di tà d’impresa, alla generazione successiva, ma formazione, salvaanche costantemente MUSEIMPRESA AGGREGA guardare la memoria alle radici, alle geneI NUOVI SOGGETTI DELLA CULTURA dell’industria italiarazioni dei fondatori, D’IMPRESA ANCHE PER INCIDERE na e valorizzare le e all’intreccio tra stoSUI PROCESSI DI FORMAZIONE testimonianze d’una ria sociale del Paese straordinaria capacità manifatturiera che è e storia aziendale. «La ripresa della manifatmotore di sviluppo sostenibile e cardine d’utura italiana, più robusta e dinamica di quelna diffusa cultura economica, sociale e civile. la degli altri paesi europei, sulla via d’uscita Oltre 80 le iniziative che hanno celebrato dalla crisi da pandemia e recessione, si fonda il primo ventennio: da Verona a Napoli, da anche su una qualità dei prodotti e dei servizi Biella a Firenze, da Genova a Fabriano sono di una struttura imprenditoriale che insiste tante le città, oltre alle capitali industriali su innovazione, qualità, sostenibilità e belcome Milano e Torino, dove la comunità e le lezza», spiega a Economy il presidente di Muimprese si riconoscono in uno stesso progetseimpresa Antonio Calabrò. «È un’attitudine to comune. Sul sito del Museo, Museimpresa. antica, che si rinnova in tempi di diffusione com, è facile incontrare l’archivio storico o il dell’economia digitale. E di cui sono testimoni museo più vicino a casa e destinare il tempo anche i musei e gli archivi riuniti in Museimdi una visita a un pezzo della storia che ha presa, l’associazione fondata vent’anni fa da fatto il Made in Italy. Oppure ci si può affidaAssolombarda e Confindustria e oggi forte di re alla guida “Turismo industriale in Italia”, oltre cento tra iscritti e sostenitori istituziorealizzata dal Museimpresa in collaboranali, di cui quindici nel 2021: imprese grandi, zione con il Touring Club Italiano o al libro medie e piccole in tutta Italia».

LE VECCHIE CASSE PER LA SPEDIZIONE DELLA MERCE

UN FOTOGRAMMA DALL’ARCHIVIO DEL CINEMA INDUSTRIALE


“Icone d’Impresa. Gli oggetti che hanno fatto grande l’industria italiana”, nato per raccontare cosa c’è dietro alcune piccole-grandi invenzioni che hanno cambiato la vita, la cultura e l’immaginario. «Oggetti storici, documenti tecnici, riviste aziendali, brevetti, accordi sindacali e contratti di lavoro, dipinti e immagini fotografiche, film, raccolte di manifesti e disegni pubblicitari: nei musei e negli archivi c’è la testimonianza, quanto mai attuale, di un’Italia intraprendente che, pur tra ombre e contraddizioni, ha saputo reggere il passo con le sempre più difficili ragioni della competitività sui mercati internazionali e che proprio oggi può continuare a crescere grazie alla capacità di legare memoria e futuro, sapienza produttiva legata ai territori industriali e sguardo lungo sul mondo» sottolinea il presidente di Museimpresa. «I musei

IL MUSEO DELLA ZECCA DI ROMA

e gli archivi sono non solo uno strumento di Nazionale della Scienza e della Tecnologia Leorgogliosa identità industriale, ma una leva onardo da Vinci, l’Archivio Benetton, l’Archivio originale di competitività. Valorizzano una Storico Poste Italiane, il Museo Lavazza, il Mu“cultura politecnica” seo e Archivio Storico che anima prodotti Italgas, la Fondazione GLI ARCHIVI SONO NON SOLO UNO STRUMENTO DI ORGOGLIOSA e servizi. E un gusto Leonardo Civiltà delIDENTITÀ INDUSTRIALE, MA UNA LEVA del “bello e ben fatto” le Macchine, la FonORIGINALE DI COMPETITIVITÀ che i mercati globali dazione FS Italiane e apprezzano». molti altri. È questo ciò che Museimpresa ha scelto di cu«Ne emerge un vero e proprio viaggio nell’Istodire, il fuoco sempre vivo della nostra capatalia intraprendente che insiste sui valori cità di fare bene, attraverso attività di ricerca, della migliore cultura d’impresa e del lavoformazione, sviluppo e approfondimento nel ro», conclude Antonio Calabrò, «che concampo della museologia e dell’archivistica sente di raccontare, soprattutto alle nuove d’impresa, in dialogo costante con istituzioni generazioni, che l’impresa, tra memoria pubbliche, istituzioni private, enti culturali e e sguardo verso il futuro, impegno per la ministeri. Oggi sono 109 i soci tra musei, archiproduttività e la sostenibilità ambientale e vi storici e fondazioni d’impresa e sostenitori sociale, è un bel posto per lavorare, speriistituzionali: il Museo Martini, la Fondazione mentare, partecipare responsabilmente al Zegna e la Fondazione Fiera Milano, il Museo cambiamento».

IL MUSEO AGRICOLO E DEL VINO RICCI CURBASTRO

LA CONTABILITÀ A FINE OTTOCENTO

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COMUNICARE L’IMPRESA in collaborazione con

Quelle skill tutte da imparare che di soft hanno poco Gestione dello stress, leadership, capacità relazionali e negoziali, problem solving: oggi è impensabile, per liberi professionisti e manager, non possedere competenze trasversali. C’è un metodo per ottenerle... di Mario Alberto Catarozzo*

la mediocrità e l’eccellenza. Si tratta ora di chiarire quali sono le soft skills di cui tanto si parla e che in

tutti gli ambiti, persino la politica, la sanità e il ter-

zo settore, sono oramai centrali. Sono soft skills le competenze comunicative, relazionali, negoziali, di problem solving, di public speaking, l’intelligen-

za emotiva, la gestione del tempo e dello stress, la

gestione delle emozioni, la leadership, le capacità motivazionali, la mentalità da coach.

Ho cominciato nel lontano 1996 per mia passione a studiarle per poi non smettere più e continuare

a formarmi dai migliori in tutto il mondo. Quella

passione diventerà una professione negli anni, fino a fondare Myplace Communications con cui oggi, insieme alla mia socia Luciana Lauber,

eroghiamo percorsi di formazione manageriale dedicati proprio alle soft skills per professionisti e manager. Insieme possiamo vantare 45 anni di

esperienza in tal senso: 25 miei e 20 suoi, dedicati a studiare, erogare corsi, affinare tecniche, applicarle quotidianamente a studi professionali

e aziende nostre clienti. Oggi Myplace offre un

ricco catalogo di Master, Mini master e seminari proprio sulle soft skills, frutto di decenni di

D

i soft oggi hanno davvero poco quelle

ma di soft hanno davvero poco, sia per la loro im-

tenze non indispensabili, ma che era meglio avere

petenze tecniche, nucleo del sapere del professio-

skills che un tempo rappresentavano le competenze trasversali, quelle compe-

per il proprio business. È ancora così oggi? Beh,

possiamo rispondere senza esitazioni di no, che oggi quelle competenze ulteriori sono diventate decisamente indispensabili, parte integrante del background culturale e tecnico del professionista

e del manager. In oltre 25 anni di attività come

coach e formatore ho visto l’intero arco evoluti-

vo che queste competenze hanno attraversato, di pari passo con l’evoluzione dell’economia, dei mercati, del business, della professione. Da competenze “aggiuntive”, potremmo dire “periferiche”

nel paniere di competenze di un professionista o di un manager, man mano hanno conquistato il centro della scena. Un tempo non erano indispen-

sabili per fare business e per avere successo, ma un tempo i ritmi di lavoro, la concorrenza, l’evoluzione tecnologica era completamente diversa.

Oggi le soft skills portano ancora questo nome,

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portanza, che per la loro complessità. Le soft skills sono oggi importanti come le hard skills, le comnista e del manager. La loro assenza nel bagaglio

culturale vuol dire un gap, una mancanza importante. Non a caso i curricula vitae negli ultimi

anni le riportano sempre, perché sanno che i se-

lezionatori le richiedono e danno loro particolare importanza. Anche i corsi di laurea universitari le stanno inserendo accanto alle classiche materie. D’altra parte, la differenza tra un buon avvocato

e un avvocato eccellente la faranno d’ora in poi

proprio le soft skills, così come tra un ottimo manager e un fantastico manager; potremmo conti-

nuare con l’imprenditore competente e l’imprenditore illuminato, con il commercialista preparato

e il commercialista-consulente eccellente, oppure con il consulente del lavoro o l’architetto. Insom-

ma, le soft skills sono quelle competenze che non “completano” più il profilo professionale: fanno

oggi la differenza tra il successo e l’insuccesso, tra

esperienza e di grande capacità innovativa e di adattamento alle mutevoli necessità del mercato

professionale e di business. Andiamo dai percorsi più completi e strutturati (Master in Business), ai

percorsi più mirati e brevi, come Web Innovation

Studio, dedicato alle competenze necessarie per

essere presenti sul web e Memory Lab dedicato alle tecniche di apprendimento efficace, dalla lettura veloce, alle tecniche di memoria, alle mappe.

Un percorso specifico è dedicato poi ai giovani tra i 14 e i 26 anni (“Sviluppa il tuo futuro”) e due

seminari di una giornata sono dedicati specifica-

mente ad apprendere come gestire le emozioni e

superare convinzioni e pregiudizi (“Zero paure” e “Zero limiti”). Infine, il nostro fiore all’occhiello è rappresentato dalla scuola di coaching, la Myp Co-

aching Academy e al nostro seminario residenziale di tre giornate Puntosudime, (www.puntosudi-

me.it). Per chi vuole fare un salto di competenze e acquisirle al meglio consigliamo di approfondire sul nostro sito (www.myp.srl) dove potrà trovare tutte le informazioni e i programmi.

*Founder e ceo di MYPlace Communications



COMUNICARE L’IMPRESA

L’IMPATTO SOCIALE DEL PERSONAL BRANDING Raddoppiare il grado di fiducia nelle donazioni: la nuova sfida di Carlo Carmine, founder di CfcGroup e oggi chairman di TrustMeUp di Gianluca Lo Stimolo COSTRUIRE UN BRAND PERSONALE FORTE

presenti sulla piattaforma e riceve in cambio degli sconti pari al valore della donazione fatta, che possono essere spesi presso i negozi presenti in TrustMeUp. Una donazione “a costo zero”, poiché ricompensata al 100%.

PERMETTE DI DIVENTARE IL PUNTO DI RIFERIMENTO NEL PROPRIO SETTORE, CON TUTTE LE CONSEGUENZE POSITIVE CHE CIÒ COMPORTA. Questo è già un primo e importante traguardo che può essere raggiunto soltanto da chi lavora in modo serio e costante sulla propria credibilità e autorevolezza. Una volta compiuto il grande salto, da “uno dei tanti” a personal brand, allora cambia tutto. Quando non si è più obbligati a combattere la guerra dei prezzi, si è infatti liberi di focalizzarsi sui progetti di sviluppo. E le prospettive che si aprono sono innumerevoli: c’è chi espande il proprio business Oltreoceano, chi dà vita a un franchising, chi crea da zero un’associazione di categoria. E c’è chi mette a frutto le proprie competenze per migliorare il mondo in cui viviamo. È questo il caso di Carlo Carmine, che molti conoscono nelle vesti di difensore patrimoniale e massimo esperto di tutela del patrimonio. Grazie a un posizionamento ben distinto, è partito da uno studio professionale e ha creato un gruppo aziendale, che oggi conta circa 60 collaboratori e un network di 110 avvocati. In parallelo a questo business fiorente, negli ultimi due anni ha dato vita anche a un progetto che ha un enorme potenziale trasformativo per il settore del no profit: TrustMeUp.

Cos’è TrustMeUp? TrustMeUp è l’unica piattaforma web interL’AUTORE, GIANLUCA LO STIMOLO, È BUSINESS CELEBRITY BUILDER FOUNDER & CEO STAND OUT

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CARLO CARMINE

nazionale che trasforma gli acquisti online in donazioni e che ricompensa al 100% ogni donazione in sconti. In altre parole, è un ecosistema in cui le associazioni no profit possono incontrare donatori e sostenitori, per condividere obiettivi e progetti da realizzare insieme, e premiarli per il loro contributo.

Come funziona di preciso questo modello innovativo di raccolta fondi? I modelli in realtà sono due. Con Dona Comprando, i donatori accedono ai negozi online presenti sulla piattaforma TrustMeUp, acquistano i prodotti di loro interesse e, prima di concludere il pagamento, destinano una quota dell’importo (in media il 15%) a un’associazione. TrustMeUp emetterà, per conto dell’associazione stessa, una ricevuta valida ai fini delle detrazioni fiscali. Nell’altro caso, Dona-Ricevi-Compra, il donatore sceglie di sostenere uno dei tanti progetti

Com’è nata quest’idea? L’intuizione è sbocciata durante un volo Miami-Milano e si è poi trasformata in una startup istituita nel 2019 con il mio socio Angelo Fasola, oggi Ceo di TrustMeUp, che, oltre alle importanti esperienze aziendali, ha alle spalle 35 anni di impegno nel sociale. La vision è ambiziosa, ma alla portata di quello che abbiamo realizzato: raddoppiare le donazioni nel mondo.

Che legame c’è fra TrustMeUp e il personal branding di Carlo Carmine? Il legame è fortissimo. Il progetto può sembrare distante dal mio business primario, ma in realtà fa perno proprio sulla mia competenza principale nella costruzione di fiducia, unita alla trasparenza della blockchain. Molti utenti sono diventati nel tempo diffidenti nei confronti delle donazioni sul web per mancanza di certezze sull’utilizzo reale di quanto donato. La blockchain, su cui si fonda TrustMeUp, inverte la rotta perché tutte le operazioni sono registrate e validate in un libro mastro a cui l’utente può accedere in ogni momento. Sfruttando le caratteristiche di trasparenza e immutabilità di questa tecnologia, TrustMeUp garantisce la tracciabilità delle donazioni. L’autorevolezza che ho acquisito negli anni ha fatto il resto, mettendomi in contatto con un network di professionisti, consulenti e partner competenti, fondamentali per realizzare un progetto di questa portata.


IL SUCCESSO SI SCRIVE COL DIGITALE Si chiama Mab & Co. e fornisce soluzioni innovative alle imprese: dalla formazione alla comunicazione, passando per un interessante progetto che coinvolge influencer e aziende per creare campagne social efficaci di Vincenzo Petraglia

I

l mondo della comunicazione e del spiega Podda. «Nata a Bologna dieci anni fa, e regalo e tu mi fai delle stories”, che non giova marketing è cambiato molto nell’ulimportata da noi in Sardegna nel 2019, si dia nessuno», sottolinea Podda. «Il risultato è timo decennio, complici digitale e stingue in quanto i formatori e i relatori sono che non ci sono strategia e risultati misurabile social media, e ogni azienda che vuole rimanepersone che quotidianamente vivono le dinadella campagna. E neppure alcuna responsabire solida sul mercato non può non adeguarsi miche aziendali, possono condividere le azioni lità verso un risultato di promozione da parte alla metamorfosi in atto instaurando una nuopratiche che stanno mettendo in atto per far degli influencer, talvolta scelti in modo s-cenva relazione con i propri clienti, sempre più crescere le loro aziende. D’altronde chi meglio trato rispetto alle esigenze del brand e senza la alla ricerca di trasparenza, empatia, senso di di un imprenditore che ha sperimentato sulla certezza che abbiano un reale seguito perché comunità. Molte imprese, soprattutto le Pmi, propria pelle una particolare situazione promagari hanno semplicemente acquistato folnon hanno internamente il know-how necessablematica può fornire la soluzione più adatta? lower. Ciò che facciamo è dare agli influencer rio per fare questo salto di qualità, ecco allora Raccogliere case history di successo e condicon la nostra academy le skill per essere abili che può rivelarsi fondamentale il supporto di viderle fornisce, infatti, spunti e consigli utinel posizionarsi e nel comunicare e creare ensocietà di consulenza specializzate. Mab & Co. lissimi da applicare alla propria realtà». Nella gagement. Elementi che permettono a loro di è una di queste, realtà molto dinamica e mulstessa direzione va anche l’innovativo progetessere più professionali, e guadagnare meglio, tiforme con quartier generale a Cagliari che to “Influencer Italy”, nato in piena pandemia e alle aziende di avere una programmazione ha un’ambiziosa mission: «Aiutare una terra con l’obiettivo di mettere in collaborazione di contenuti continuativa, efficace e misurabimagnifica come la Sardegna e le sue aziende a aziende locali e influencer per scrivere storie le». Nell’ottica di dare un valore aggiunto alla essere d’ispirazione ed esempio da seguire per di successo con il digitale. «Il rapporto tra Pmi consulenza aziendale e per fare rete tra realtà il resto del mondo», come racconta a Economy e influencer locali, ossia i micro influencer che, imprenditoriali virtuose che possano insegnail suo ceo e founder, insieme con la moglie Giaper quanto meno noti dai big influencer (oltre re qualcosa le une alle altre fungendo da ispida Melis, Andrea Podda. un milione di follower), determinano le scelte razione reciproca per un miglioramento contiPartner della Open Source Management d’acquisto in un determinato territorio, può rinuo, la società cagliaritana ha dato vita anche Group, società fondata da Paolo Ruggeri e velarsi estremamente utile. Il problema è che alla Mab Business tv. Un concentrato di storie Andrea Condello che da 25 anni si occupa di troppo spesso sia le aziende che gli influencer di imprenditori e aziende di successo, oltre che aiutare gli imprenditori italiani a far crescere non sanno come creare una strategia efficace, di atleti che raccontano come hanno costruito le proprie aziende tramite processi di innoper cui il tutto si riduce al “ti mando merce in le loro imprese umane, sportive e lavorative, e vazione e riorganizzazione, la di rubriche dedicate alle ofMab & Co. propone insieme con ferte di lavoro in Sardegna e ai la consulenza classica aziendagiovani (con il format “Genele anche una serie di originali razione Z”) e ai loro dubbi sul soluzioni per un’autentica evofuturo e su quello che faranno luzione del marketing e della “dopo la scuola”. Con un unico comunicazione. E come ogni grande obiettivo: condividere processo di innovazione che si conoscenza e know-how per rispetti, non si può non partire innovare il tessuto imprendidalla formazione. È così che è toriale locale e creare un dinata Mbs Business school, «la stretto virtuoso per una nuoprima scuola per imprenditova cultura d’impresa made in ri dove gli imprenditori inseSardegna. ANDREA PODDA, CEO E FOUNDER MAB & CO., IN UNO DEGLI EVENTI FORMATIVI ORGANIZZATI DALLA SOCIETÀ gnano agli altri imprenditori», www.mabmanagement.it

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VITA DA MANAGER

LA FEBBRE DELL’ORO Il metallo giallo è il bene rifugio per eccellenza. Ogni anno ne vengono immesse sul mercato circa 4,5 tonnellate, tra produzione delle miniere e recupero dei “rottami”. Dietro le quinte, tra i grandi player c’è un’impresa italiana

XX XXX XXXXXXXX X XX XXXXX XXXXXX X XX XXXXX XXXXXX X XX XXXXX XXXXXX

di Marina Marinetti

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Arezzo ed è partner d’eccellenza di tutti gli orse non ve ne sarete accorti, ma ultioperatori del settore: miniere, commercianti mamente gli Stati stanno accumulanprofessionali, banche, produttori di gioielli, do oro come non era mai successo. consumatori industriali e investitori privati. E Nei primi otto mesi di quest’anno le riserve ha chiuso l’ultimo esercizio, quello 2020, con degli Stati sono cresciute di 360 tonnellate. numeri da record: ricavi pari a 6,9 miliardi di L’anno prima di 264. Nel 2019, prima che il Coeuro in crescita addirittura del 154%, 8,2 mivid bloccasse gli ingranaggi della logistica plalioni di euro di (+61%) e un patrimonio netto netaria, le tonnellate furono addirittura 707. di 30,6 milioni, contro Fanno incetta di barre NEI PRIMI OTTO MESI i 24 del 2019. e lingotti la Russia, la DI QUEST’ANNO LE RISERVE «Italpreziosi è nata Cina, India, UzbekiAUREE DEGLI STATI nel 1984 ad Arezzo, il stan, Turchia, Polonia, SONO CRESCIUTE DI 360 TONNELLATE distretto orafo più imGiappone, Ungheria, portante in Europa per la produzione di gioielThailandia, Brasile. Ma da dove arriva tutto li con una lunga tradizione nel settore di oltre questo oro? Dalle miniere (quelle conosciute) 2000 anni», spiega a Economy Ivana Ciabatti, di tutto il mondo ogni anno vengono estratte presidente e amministratore delegato di Italcirca 3.500 tonnellate, mentre un altro migliaziosi. «L’azienda nel 2013, per rispondere ai io di tonnellate circa arriva dal cosiddetto “rotvari cambiamenti in atto ed alle esigenze del tame”. In entrambi i casi, ci vuole qualcuno che distretto orafo, ha ampliato la propria attività trasformi la materia prima in lingotto. Tra quei anche alla raffinazione di metalli preziosi, che “qualcuno” c’è un’azienda italiana. Si trova ad

158 MOTORI QUANDO SI TRATTA DI SUV NON C’È LIMITE AL MEGLIO

160 BAHAMAS COME UN FARO NELL’OCEANO

162 REGIMENTAL A CURA DI MONICA SETTA

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VITA DA MANAGER

tramite un processo chimico industriale separa i metalli nobili dai metalli base, portando i metalli preziosi a puri. Tutto questo grazie a importanti investimenti in alta tecnologia, tutta prodotta in Italia, con grande innovazione sia industriale che commerciale oltre all’investimento nelle risorse umane. Tutto ciò ci ha permesso di far crescere il nostro business costantemente nel tempo, diventando leader nell’Italia, conquistando una posizione importante a livello internazionale». Merito anche della certificazione “Good Delivery” rilasciata nel 2020 dalla London Bullion Market Association - l’associazione commerciale per il mercato dell’oro e dell’argento “da banco” con sede a Londra responsabile della regolamentazione degli standard di raffinazione, pratiche commerciali e certificazione dei metalli utilizzati per produrre lingotti e monete d’oro e d’argento da investimento - che ha permesso di incrementare notevolmente il turnover e la presenza nei mercati internazionali con ua crescita dell’export del 193% rispetto all’anno precedente, «nonostante il perdurare dei problemi legati alla logistica e all’approvvigionamento della materia prima», sottolinea Ciabatti. Oggi Italpreziosi è tra i leader mondiali in raffinazione, trading e commercio di metalli preziosi, produzione e relativo commercio dei lingotti da investimento: «L’oro è un’autentica forma di denaro reale che esiste da millenni, è universale, e facilmente liquidabile in tutto il mondo ad un prezzo trasparente. E noi of-

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friamo un’ampia gamma di servizi altamente qualificati e professionali nel campo dei metalli preziosi. Attraverso tecnologie di ultima generazione, ed impianti a impatto prossimo alle zero, la nostra società offre soluzioni complete dirette a tutta la filiera produttiva, offrendo

IVANA CIABATTI

inoltre servizi legati al business dell’oro fisico sia per il settore bancario e privato, tra cui il trasporto e l’assicurazione». Quando si parla di miniere e di raffinazione, la mente corre all’insostenibilità: ambientale, economica, sociale. E invece: «Per garantire tutta la filiera, negli ultimi anni abbiamo deciso di effettuare investimenti diretti in progetti minerari soprattutto nel continente americano, rafforzando continuamente il nostro impegno sul fronte dell’oro sostenibile», rimarca Ivana Ciabatti. Italpreziosi è associata anche a Responsible Jewellery Council ed ha le certificazioni Code of Practices (CoP), “Provenance Claim” e Chain of Custody (CoC). L’azienda punta allo sviluppo nel rispetto dei criteri Esg, rimanendo punto di riferimento per gli stakeholder all’interno della catena di approvvigionamento di metalli preziosi: «Il rispetto e la protezione dell’ambiente per il nostro presente, ma soprattutto per le future generazioni, è sempre stato un tema fondamentale nella mia carriera», afferma Ciabatti. «Nel nostro piccolo, perseguiamo un modello di sviluppo sostenibile e aderiamo ai principi dell’Accordo di Parigi e l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. I nostri impianti sono di ultima generazione e ad alta tecnologia, al fine di massimizzare l’efficienza e ridurre al minimo l’impatto ambientale, con emissioni vicine allo zero. In occasione dell’Earth Day 2021, con molto orgoglio ho firmato la prima policy ambientale aziendale con l’obiettivo di definire formalmente le basi comportamentali interne ed esterne che appli-


cheremo, per una performance sociale ed ambientale in linea con i nostri principi di etica ed integrità». L’ambiente da preservare è anche quello sociale. «Condizioni di lavoro eque, proibizione del lavoro minorile, parità di genere, il rispetto dei diritti umani e dell’impatto sull’ambiente sono basi fondanti dei nostri processi di due diligence, espresse nelle nostre policy», spiega Ciabatti. «Ogni stakeholder deve quindi lavorare attivamente in linea con le nostre policy. Grazie alle rigorose procedure interne di due diligence possiamo assicurare un controllo continuo della catena di approvvigionamento dei metalli preziosi sia da punto di vista ambientale che di diritti umani. Le nostre certificazioni garantiscono che i nostri sistemi interni di compliance siano adeguati per garantire il rispetto dei diritti umani e dell’ambiente nella filiera. Inoltre collaboriamo con istituzioni internazionali, come Onu e Ocse, con l’obiettivo di far uscire i piccoli minatori dall’illegalità, garantendogli un guadagno, una formazione ed un’esistenza sicura e dignitosa. Per me dedicare risorse a questo tipo di iniziative è un orgoglio perché anche in periodi difficili non dobbiamo mai dimenticarci che soltanto unendo le forze possiamo davvero migliorare le condizioni di ogni singolo attore della filiera».

In queste pagine, alcuni dei passaggi della raffinazione dell’oro in Italopreziosi e la colatura del metallo fuso negli stampi per la realizzazione di barre e lingotti

Al riparo dall’inflazione

N

el 1925 Charlie Chaplin firmò il suo “La febbre dell’oro”, ironico e malinconico ritratto della Gold Rush che alla fine dell’800 fece scoprire il potenziale di questo minerale, da allora divenuto bene rifugio per antonomasia. Oggi, a distanza di quasi un secolo dal film di Chaplin, in Scozia si torna a respirare profumo di oro: con tutte le ovvie differenze, nella parte occidentale dello Stato britannico sono tornati i cercatori d’oro. In particolare, a Cononish. Si tratta di una galleria scavata la prima volta a metà degli anni ‘80 da una società irlandese. L’iniziativa venne poi sospesa a causa del repentino calo del prezzo dell’oro. Oggi però i tempi sono maturi. A Cononish l’atmosfera è quella che ci si immaginerebbe in una miniera: atmosfera umida, un tunnel pavimentato in modo irregolare con pozzanghere lucide. Perché oggi si torna a parlare di oro? «Perché rimane un bene rifugio, anzi IL bene rifugio per antonomasia – spiega a Economy Vania Pellizzaro, Team Lead Manager presso coininvest.com, portale specializzato nelle vendite di oro, argento, platino e palladio - e lo stiamo vedendo molto bene in questo momento storico. A dicembre 2019, quando si è iniziato a parlare della pandemia causata dal Coronavirus ci sono stati i primi segnali d’incremento. E con i lockdown a catena la richiesta di oro è aumentata in maniera esponenziale. Abbiamo investitori tra i 20 e i 35 anni, oltre a quelli più tradizionali nella fascia tra i 40 e i 60. In Italia nel pre-Covid avevamo dei clienti di dimensioni considerevoli che ora hanno trovato un nuovo “lido” per i loro investimenti». Da notare, tra l’altro, che aziende come Coininvest non hanno magazzini, quindi spediscono solo ciò che hanno effettivamente a disposizione,

tipicamente monete e lingotti. I grossi rivenditori, le zecche e le raffinerie si sono subito “coperte” per limitare un possibile balzo dei prezzi. Cosa che è riuscita solo parzialmente perché l’incremento della valutazione dell’oro è stata notevole. «Tutti si aspettavano – aggiunge Pellizzaro – che a marzo e aprile del 2020 i prezzi avrebbero toccato il picco massimo prima di scendere. In realtà questo non è successo, o meglio, non in modo così repentino. La motivazione che ci siamo dati è che un bene rifugio che protegge dall’inflazione è un asset molto prezioso». Il prezzo dell’oro a un certo punto ha raggiunto i duemila dollari all’oncia (e mentre scriviamo questo articolo si assiste a un progressivo rialzo delle quotazioni), con un picco a gennaio e a giugno di quest’anno. Un altro fenomeno che ha coinvolto i metalli preziosi è quello degli acquisti “pilotati” tramite Reddit, un tema che ha coinvolto sia azioni (come quelle di Gamestop o di Nokia) sia, appunto, commodity. «Abbiamo visto – spiega a Economy Pellizzaro – centinaia di ordini arrivare da privati. Si trattava di persone che si erano messe d’accoro per manipolare il mercato artatamente. Fortunatamente c’è sempre una sorta di controllo a monte e quindi non abbiamo avuto effetti catastrofici». Un possibile argine a questi strumenti di speculazione potrebbe anche essere l’investimento frazionario, una tendenza che sta prendendo piede soprattutto nei Paesi del Nord Europa, che consiste nel dividere in molte parti, frazioni appunto, un’azione o un bene. «Ma ai nostri utenti – conclude Pellizzaro – piace avere in mano il lingotto, il pezzo di argento, qualcosa di tangibile. Per questo non so se potrebbe avere grande presa sul pubblico». (m. s.)

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VITA DA MANAGER MOTORI

Quando si tratta di Suv non c’è limite al meglio F-Pace, il pluripremiato Suv di Jaguar, ora affianca al motore termico la tecnologia Mild Hybrid, e diventa più futuristico, con la ionizzazione dell’aria dell’abitacolo e la riduzione del rumore di Franco Oppedisano

V

isto che ha vinto 70 premi in tutto il mondo, compresi il World Car of the Year e il World Car Design of the Year 2017 non è che ce ne fosse un gran bisogno. Inoltre, non deve essere stato facile cercare di migliorare qualcosa che tutti al mondo consideravano la migliore. Ma Jaguar c’è riuscita. Ha messo mano alla F-Pace, il suo Suv ad alte prestazioni, mettendolo, soprattutto, al passo con i tempi che in questo momento storico gridano a gran voce solo la parola “green”. Per questo alla versione ibrida plug-in con un motore quattro cilindri benzina da 404 cavalli che, in modalità totalmente elettrica, è in grado di offrire un’autonomia fino a 53 chilometri ed emissioni di CO2 da 49 grammi al chilometro, ha affiancato tre motorizzazioni diesel da due e tre litri con tecnologia Mild Hybrid capaci di recuperare energia in fase di frenata o in decelerazione per supportare il motore a combustione migliorando consumi e prestazioni. Ora i Suv di Jaguar si possono avere in tutte le versioni possibili: dall’elettrica I-Pace ai diesel Mild Hybrid, dai benzina alla Plug in Hybrid. Non è poco. Ma non sarebbe stato sufficiente se gli ingegneri di Coventry, insieme a qualche ritocco estetico al

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cofano, alle luci e agli interni, non avessero pensato anche all’altra grande sfida attuale: quella delle nuove tecnologie. La nuova F-Pace ha, di conseguenza, un futuribile sistema di infotainment dual-sim Pivi Pro Jaguar gestibile tramite un nuovissimo touchscreen Hd da 11,4 pollici con vetratura curva, l‘aggiornamento da remoto di tutti i dispositivi a, grazie alla funzionalità Software-Over-The-Air, mentre il benessere degli occupanti è assicurato dal tasto Purify con il quale si attiva la ionizzazione dell’aria nell’abitacolo con filtrazione Pm2.5 per catturare particelle ultrafini e dall’innovativo sistema Active Road Noise Cancellation che monitora costantemente le vibrazioni dalla superficie stradale e calcola il suono di fase opposta necessario per rimuovere il rumore avvertito dagli occupanti.

Il nuovo modello ibrido plug in da due litri litri ha 640 Nm di coppia grazie al lavoro simbiotico del suo motore a benzina e del propulsore elettrico da 105 kW. Quest’ultimo è alimentato da una batteria agli ioni di litio da 17,1 kWh e assicura un contenuto consumo di carburante che parte da 2,2 litri per 100 chilometri. I due motori consentono alla F-Pace di spingere l’auto fino a 100 chilometri all’ora in appena 5,3 secondi. Con la ricarica rapida (32 kW a corrente continua) è possibile caricare la vettura da zero fino all’80% in 30 minuti, mentre una wall box domestica da 7 kW può fornire la stessa percentuale in appena un’ora e quaranta minuti. La trazione integrale Awd è di serie su tutti i modelli, coadiuvata dal sistema Intelligent Driveline che è in grado di prevedere, attraverso una serie di algoritmi, quali ruote stanno per perdere trazione, e di reagire di conseguenza traferendo la coppia alle ruote che ne hanno più bisogno per una migliore aderenza e controllo. Il nuovo telaio, invece, è stato aggiornato per sostenere l’introduzione dei nuovi motori elettrificati e per supportare sia il rinnovato Jaguar Drive Control che il nuovo Auto Vehicle Hold. La nuova generazione del primo sistema dispone delle modalità Comfort, Eco, Rain-Ice-Snow e Dynamic, che possono essere scelte manualmente dal guidatore in base alle condizioni della superficie stradale e adattano i settaggi dello sterzo, della trasmissione e dell’acceleratore. Auto Vehicle Hold offre una maggiore comodità e un funzionamento più fluido rispetto al tradizionale sistema. Quando si è fermi su una pendenza, la nuova tecnologia tiene pinzati i freni per un periodo di tempo illimitato, rilasciandoli delicatamente solo quando il guidatore preme l’acceleratore per partire.


COSÌ LE COMPAGNIE AEREE RIPRENDONO IL VOLO La crisi pandemica ha profondamente colpito il settore, ma alcuni vettori ne hanno approfittato per evolversi e lanciare nuovi prodotti e servizi. Come Qatar Airways, per la sesta volta migliore compagnia aerea al mondo di Vincenzo Petraglia LA PANDEMIA HA COMPLETAMENTE CAMBIA-

ha lavorato per portare a casa le persone in modo

TO IL NOSTRO MODO DI VIAGGIARE CON UN

sicuro e affidabile durante tutta la crisi. Ciò è dovu-

IMPATTO MOLTO IMPORTANTE, SOPRATTUTTO

to all’investimento strategico in aerei moderni e a

NEI PERIODI DI MAGGIORI RESTRIZIONI, SULLE

basso consumo di carburante, che ci ha permesso

COMPAGNIE AEREE. Eppure ci sono vettori che

di offrire una giusta capacità in termini di passeggeri e merci in ogni mercato. La nostra strategia

più di altri hanno saputo affrontare la crisi e anzi tro-

è di essere best in class, un vettore globale affida-

vato il modo per evolvere e migliorarsi. Come Qatar

bile di cui i clienti si fidano, poiché offriamo una

Airways, che continua a collezionare premi e rico-

programmazione garantita senza cambiamenti

noscimenti, per la sesta volta migliore compagnia

dell'ultimo minuto. Offriamo una maggiore con-

aerea al mondo, oltre che migliore business class

nettività rispetto a quasi tutte le compagnie aeree

e migliore aeroporto al mondo secondo Skytrax,

del mondo, attraverso il miglior aeroporto del

l'organizzazione che redige la speciale classifica an-

Medio Oriente. Abbiamo sostenuto i passeggeri e

nuale dedicata alle compagnie aeree e agli aeroporti

migliori al mondo. Con Mate Hoffmann, regional manager Southern Europe della compagnia, abbiamo fatto il punto. Anche sul futuro del comparto.

Com'è cambiato il modo di volare e quali scenari si aprono per le compagnie aeree? I fattori discrimanti, che entrano in gioco nella scelta da parte dei clienti, saranno diversi: i prezzi

dei biglietti e le misure di sicurezza, specialmente quelle contro la pandemia; la flessibilità, perchè la

maggior parte dei clienti si aspetta di poter cambiare o cancellare il proprio viaggio gratuitamente;

la stabilità, che vuol dire avere orari garantiti e una

programmazzione effettivamente operata. Criteri

che ruotano intorno al principio di "fiducia e sicu-

rezza”, che è il prerequisito per un nuovo inizio nel settore del trasporto aereo. Le persone puntano

poi su una ripresa che sia anche sostenibile. La flotta della nostra compagnia, composta da 53 Airbus

A350 e 30 Boeing 787, è la scelta ideale per le rotte

a lungo raggio verso Africa, Americhe, Europa e regioni dell'Asia-Pacifico. Abbiamo anche lanciato un

nuovo programma che permette ai passeggeri di

compensare volontariamente le emissioni di carbonio associate al loro viaggio al momento della

prenotazione del biglietto. La compagnia, insieme

ai membri dell'alleanza oneworld, si è anche impe-

MATE HOFFMANN, QATAR AIRWAYS

gnata ad azzerare le emissioni di carbonio entro il

2050, come prima alleanza globale di compagnie aeree a unirsi per un obiettivo comune, raggiungere la neutralità del carbonio. Siamo particolarmente dedicati alla leadership ambientale in tutte le

sue entità, comprese le compagnie aeree, le opera-

il mercato garantendo i rimborsi. Siamo la prima compagnia aerea globale al mondo a ottenere il

prestigioso Skytrax 5-Star Covid-19 Safety Rating,

che segue il recente successo dell'Hia come primo e unico aeroporto del Medio Oriente e dell'Asia ad

aver ottenuto lo stesso riconoscimento. Ciò dà la certezza ai passeggeri che gli standard di salute e sicurezza sono soggetti ai più alti livelli di controllo e valutazione professionali.

zioni aeroportuali, i servizi di aviazione e catering,

Nonostante la crisi avete lanciato diversi nuovi prodotti e servizi...

livello più alto all’interno del programma di valu-

e Roma (dal 1° dicembre 2021 saranno disponibi-

i punti vendita e gli hotel, e siamo la prima com-

pagnia aerea del Medio Oriente ad aver ottenuto il

Abbiamo incrementato le rotte su Doha da Milano

hub, l'aeroporto internazionale di Hamad, sarà il

rinnovato il programma "Beyond Business", rivol-

tazione ambientale Iata (IEnvA), mentre il nostro primo della regione a ottenere un sistema di valu-

tazione della sostenibilità globale a 4 stelle (Gsas)

come parte dei piani per espandere la sua capacità a oltre 53 milioni di passeggeri all'anno entro il

2022. Il terminal sarà anche un edificio certificato

Leed Silver, con una serie di misure innovative di efficienza energetica.

Come Qatar Airways sta affrontando la crisi pandemica?

La pandemia ha creato sfide senza precedenti per l'industria dell'aviazione; nonostante questo, Qatar Airways non ha mai cessato le operazioni e

li due voli giornalieri da Malpensa e Fiumicino) e

to alle aziende di tutte le dimensioni, offrendo loro

maggiore flessibilità e soluzioni per viaggi d'affari su misura. Con World's Best Value Stopover, invece, a partire da 12 euro a persona a notte i viaggiatori

che scelgono di sostare a Doha possono soggiorna-

re in una selezione di lussuosi hotel a 4 e 5 stelle. Siamo inoltre official airline partner Fifa World Cup Qatar 2022 e con Qatar Airways Holidays abbiamo

pensato a pacchetti viaggio esclusivi per i tifosi, comprensivi di biglietti per le partite, voli di andata e ritorno e diverse opzioni di alloggio. www.qatarairways.com

159


IL FARO DI ELBOW CAY, NELLE ABACO, E QUELLO DELL’ISOLA DI SAN SALVADOR. SOTTO, UNA SPETTACOLARE VEDUTA AEREA DELLE BAHAMAS

LE BAHAMAS: COME UN FARO NELL’OCEANO La bellezza dell’arcipelago illumina i tropici. Ma i fari veri e propri possono essere la meta di una vacanza romantica alla scoperta di nuovi paradisi. E c’è anche il mitico guardiano: ecco cosa ci ha raccontato di Saverio Paffumi SE VISTO DALLO SPAZIO IL MARE DELLE BAHAMAS, CHIARO E LUCENTE, È UNA SORTA DI FARO DEI TROPICI CHE SEGNALA L’ARCIPELAGO NEL BLU DELL’OCEANO PIÙ PROFONDO. Proprio ai fari veri e propri può ispirarsi una vacanza nelle meravigliose isole dalle spiagge bianche e rosa e dalle acque cristalline. Una fuga romantica, un viaggio di nozze o una bellissima vacanza possono intrecciarsi perfettamente all’esplorazione di questi affascinanti manufatti, da secoli al servizio della marineria, costruiti a volte su isole più remote, e a volte accanto ad attracchi e porti assai più frequentati. Sospinti da spirito avventuroso, non sarà necessario rinunciare – e perché mai? – a farsi coccolare dalle migliori SPA, dalla buona cucina e dalle altre numerose attrattive di queste isole sorprendenti, ricche di storia e tradizioni. Alle Bahamas ce ne sono parecchi, e ognuno di loro ha, oltre che una storia, una vera e propria anima… e vale la pena andarla a scoprire. Costruita nel 1862, l’iconica Elbow Reef Lighthouse a Elbow Cay, nelle Abaco, ha ancora un meccanismo a carica manuale, da attivare ogni due ore. Alto 27 metri, il faro è caratterizzato dalle inconfondibili strisce bianche e rosse ed è raggiungibile in traghetto da Marsh Harbour, capoluogo delle Abaco. Anche San Salvador (o Dixon Hill) Lighthouse, che si innalza per 38 metri sull’isola di San Salvador – dove nel 1942 approdò Cristoforo Colombo - fa a meno dell’automazione. Il faro vero e

160

proprio venne costruito nel 1887 nell’area di una vecchia piantagione di cotone ed è molto popolare fra i turisti. Ora il guardiano è Dave Williams, che aveva iniziato come apprendista per poi prendere il posto del suo maestro; lo abbiamo intervistato: «Si inizia a lavorare dopo il tramonto», racconta. «Ogni faro ha una sua luce specifica che permette alle imbarcazioni di capire dove si trovano; per esempio qui usiamo un flash doppio». E la ricarica? «Ogni due ore i pesi vengono riavvolti, perché questo è il tempo che ci impiegano a scendere fino in fondo». Come ha deciso di fare questo lavoro? «Il mio predecessore era un mio amico e lavoravo con lui part-time o quando andava in vacanza. Una volta andato in pensione mi è sembrato naturale continuare visto che avevo già l’esperienza». Quale è il panorama più spettacolare che si vede dalla cima del faro e quale la sua

spiaggia preferita? «La bellezza incredibile del paesaggio e il mare cristallino. La mia spiaggia preferita, anche questa visibile dal faro, è Crab Bay Beach, dove si trova il primo monumento dedicato a Cristoforo Colombo». Se questi fari hanno già un’età ragguardevole, il più antico delle Bahamas è Hog Island Lighthouse, 21 metri di altezza, che si trova sulla famosa Paradise Island, collegata a Nassau da due ponti: costruito nel 1817, è anche il più antico faro delle Indie Occidentali. Sull’isola di Grand Bahama invece si trova il faro di Pinder’s Point , affacciato sul Lucayan Harbour. Immersi nella natura incontaminata, invece, i fari attorno a Bimini, molto amata da Ernest Hemingway; è alto 24 metri e risale al 1836 quello di Gun Cay, 16 km a sud dell’isola principale, vicino alla spiaggia Honeymoon Harbor, scelta non a caso da molte coppie di sposi. Si innalza per 46 metri sulle rovine del vicino villaggio, il misterioso faro di Greet Isaac Cay, costruito nel 1859 nella parte nord, dove non ha mai trovato soluzione il giallo della sparizione dei due guardiani, nel 1969. Bimini è un vero paradiso per le immersioni, lo snorkeling, la pesca e altre attività sportive. Per prenotare un viaggio alle Bahamas rivolgetevi alla vostra agenzia viaggio di fiducia. Per ulteriori informazioni visitate bahamas.com



REGIMENTAL

LA MAGIA DI ROMA TORNA A CASA AL DODICESIMO RINTOCCO Bandite le festone (anche per esigenze sanitarie anti-Covid) e le tavolate, il nuovo stile della politica prevede incontri ristretti che si concludono rigorosamente prima della mezzanotte senza lustrini né paillettes a cura di Monica Setta LA DRAGHIPOLITIK HA CAM-

Roberto Fico.

dici anni.

di punta del TG5 . Bandite le

BIATO GLI STILI DI VITA

«Il Presidente è un

I peones del par-

festone pure per esigenze sa-

DELLA POLITICA. Lo dicono

uomo

fantastico,

lamento che fino

nitarie anti Covid e le tavolate,

in tanti, tra quei parlamentari

si informa su tut-

a ieri andavano a

lo stile Draghi prevede incon-

che trascorrono a Roma i ca-

to, i tartufi o i vini,

mangiare un’ama-

tri ristretti che si concludono

nonici quattro giorni settima-

è un esperto ma

triciana da Fortu-

rigorosamente

nali prima di volare a casa per

non si tira indietro

nato al Pantheon,

mezzanotte senza lustrini né

il weekend. Eh si, la sobrietà

quando

oggi preferiscono

paillettes.

ha un ruolo, la pandemia an-

c’è da fare qualche domanda»

cenare a casa o fanno tappa in

Tutto è molto semplice e ri-

che, ma non basta questo a

racconta Fabio Ciervo, chef

trattorie più discrete come Il

goroso. Perfino il wedding si

spiegare il “change” di luoghi,

stellato dell’Eden. Secondo lui,

Corallo dove poche sere fa si

adegua. Le nozze piu belle di

salotti, ristoranti venuti alla

sotto la scorza del super ban-

sono riuniti la sottosegretaria

Roma sono state quelle tra il

ribalta nell’era draghiana.

chiere austero da pesce bolli-

al Lavoro Tiziana Nisini (Lega)

commercialista Federico Gia-

Si può andare a cena nella

to e verdure, Draghi nasconde

e il presidente degli industriali

chini e la splendida Roberta

lussuosa terrazza dell’Eden,

una natura da gourmet che lo

di Brindisi Gabriele Menotti

Cipolla. Nozze in grande stile,

stesso Jardin al coperto dove

rende ancora più simpatico.

lippolis, uno dei più lanciati

ma super chic e senza nessu-

hanno pranzato il premier

Chi viene qui, in questo son-

nel gotha di viale dell’astrono-

na ostentazione, a cui hanno

Mario Draghi e la Cancellie-

tuoso cinque stelle extra lus-

mia anche per la capacità di

partecipato i bei nomi della

ra Angela Merkel. Ma si può

so affacciato nel verde di Villa

intrecciare relazioni politiche

buona società.

mangiare pure nell’economico

Borghese, cerca soprattutto

a 360 gradi.

Gli sposi hanno chiesto voluta-

e sostenibile “Marchese”, una

riservatezza e altissima qua-

Al de Russie si fa notare inve-

mente un profilo meno vistoso

osteria-bottiglieria in via di Ri-

lità dei cibi. Infatti, ecco i big

ce soprattutto all’ora dell’ape-

perché volevano un matrimo-

petta dove transitano pratica-

dell’impresa come l’ex presi-

ritivo la parlamentare Laura

nio importante ma senza effet-

mente tutti. Da Luciano Nobili

dente di Confindustria ed Eni

Ravetto, sempre griffata ed

ti speciali. È la Draghi politik,

a Gianluigi Paragone passan-

Emma Marcegaglia che fre-

elegante, spesso insieme all’a-

bellezza. E a noi piace moltis-

do per Maria Elena Boschi o

quenta l’hotel almeno da quin-

mica Simona Branchetti, volto

simo. E a voi?

magari

DA SINISTRA: MARIA ELENA BOSCHI, EMMA MARCEGAGLIA, TIZIANA NISINI E LAURA RAVETTO

162

prima

della


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