Economy Febbraio 2020

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Febbraio 2020 Euro 3,50

Banca Euromobiliare, l’etica di assistere le medie imprese - L’ALTRA COPERTINA

A.A.A. C’È UN’ITALIA CHE ASSUME SONDAGGIO ESCLUSIVO DI HRC PER ECONOMY: 300 POSTI DI LAVORO OFFERTI DA 70 AZIENDE LEADER

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L’INTERVISTA Figu re rice rc at

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NUNZIA CATALFO «RIMETTEREMO LE PERSONE AL CENTRO»

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Intervista al ministro del Lavoro: «Tutti i miei piani per rilanciare quantità e qualità dell’occupazione, dal reddito di cittadinanza al salario minimo»

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FISCO, COSA PUÒ COPRIRE LA COPERTA CORTA

LE NOVITÀ 2020 E LE ANALISI DI IMPRESE, ECONOMISTI E COMMERCIALISTI L’ECONOMIA DEL PAPA I 500 giovani economisti per “rifare” il capitalismo

CIRCULAR ECONOMY

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA ROBERTO GUALTIERI

Parte dalla Liuc di Castellanza il tour sull’industria “sana”

CRIPTO-CAPITALI

LE LUCI DI INSIGNA

Arrivano le ricapitalizzazioni in blockchain e criptovalute

Dal ‘48 alla modernità con i neon e il contracting

Così Protiviti rilancia il rapporto con le imprese

La battaglia per l’attenzione tra old media e piattaforme

CONSULENZA

PUBBLICITÀ AL BIVIO




«PER NOI, UNA SCELTA ETICA AFFIANCARE CHI FA IMPRESA» Intervista a Simone Citterio, capo del corporate finance advisory di Banca Euromobiliare: «Ai nostri clienti diamo un’assistenza ed una consulenza attenta alle loro esigenze specifiche, senza mai cedere alla tentazione di lanciarci nel mass-market»

da pag. 55 a pag. 57


EDITORIALE

LAVORO E TASSE, A SPESA COSTANTE SOLO PALLIATIVI

L

nomica di questo Conte 2 – come dei governi

sostanzialmente scollegate dagli investimenti

di

succedutisi sicuramente dal 2008 in poi, ma

e assorbiti in buona parte da rivoli di spese

Nunzia Catalfo,

anche di quelli dal 2011 in avanti – è la spen-

improduttive che alimentano però uno status

ministro del Lavoro,

dig review. Ve la ricordate? Non si parlava

quo vischioso, fatto di microinteressi ad altis-

come le ha riepiloga-

d’altro. La si dipingeva come la panacea di tutti

simo indice di rilevanza elettorale, di matrice

te a Economy nell’in-

i mali economici italiani.

centrale e periferica. È qui che alla fine la po-

tervista

questo

E invece: “La politica di bilancio dell’Italia in

litica ha deciso di non provare neanche più ad

numero, sono tutte

questi venti anni è stata quella di aumentare la

incidere. Per la paura di perdere consensi. E

interessanti e meritano la massima conside-

spesa corrente, aumentare le tasse e taglia-

ancor più per l’incapacità manageriale di met-

razione. La possibilità di incidere sul cuneo

re gli investimenti pubblici. I deficit ed il debito

tere le mani nella pubblica amministrazione

fiscale che rende il costo del lavoro schiac-

sono quindi stati fatti per finanziare la spesa

e riqualificarne l’operato, proprio come si fa

ciante per le imprese e riduce il salario netto

corrente al netto degli interessi, penalizzando

nelle aziende private quando per arginare una

dei dipendenti appare concreta, nel piano del

la spesa di investimento”, scrive Mario Bal-

crisi si cambiano i dirigenti.

ministro dell’Economia Roberto Gualtieri.

dassarri, economista non allineato, nella sua

L’orientamento proporzionalista assunto or-

Ma queste prospettive e misure sono un

Nota di Aggiornamento al Rapporto Economia

mai dalla gran parte dei partiti in merito alla

palliativo rispetto alla cura da cavallo che

Reale. Che ricorda come politiche realmente

prossima possibile riforma elettorale non fa

servirebbe per far recuperare all’economia

espansive, capaci di sprigionare risorse im-

che sancire questa sorta di rinuncia ad un

italiana lo svantaggio competitivo che ha ac-

portanti, presupporrebbero “di aggredire il

rapporto qualitativo tra elettorato ed eletti. Al

cumulato verso i Paesi concorrenti, a comin-

moloch dei 900 miliardi di spesa pubblica to-

vano desiderio di chiarezza gestionale affida-

ciare dai partner dell’Eurozona, negli ultimi

tale e quello degli 850 miliardi di entrate totali”.

to ad un sistema maggioritario da noi sempre

vent’anni. Pur facendo nel frattempo crescere

Miracolo mai riuscito finora a nessuno.

imperfetto (“chi vince le elezioni, governa per

il proprio debito pubblico in rapporto al Pil dal

Ma è chiaro perché. Sembrano incomprimibi-

5 anni!”) si sostituirà il ritorno al compromes-

105% del 2000 al 135% circa di oggi.

li la spesa per gli stipendi pubblici, circa 170

so come dimensione permanente di governo,

Ma per una cura da cavallo occorrono me-

miliardi (che probabilmente è l’unica ad es-

esaltato – in fondo – dalla formuletta “salvo in-

dicine amare. Che non possono provenire da

serlo davvero), e quella per la sanità, anche

tese” così tanto utilizzata da questo esecutivo.

ulteriori tasse: finirebbero di ammazzarlo, il

se di questi ultimi 116 miliardi si potrebbe ri-

Improbabile che con questa premessa si ri-

cavallo. Ecco perché a detta di tutti i maggiori

sparmiare – si calcola – almeno il 20% se si

cavi qualcosa di serio dal prossimo futuro. Il

esperti del Paese – compresi Antonio Uricchio

applicassero obbligatoriamente in tutta Italia

maggioritario a doppio turno che tanti buoni

e Massimo Miani, che Economy interpella in

i prezzi d’acquisto spuntati dalle Regioni vir-

risultati ha prodotto nei Comuni – concilian-

questo numero - la manovra economica 2020

tuose, come il Veneto. C’è poi la spesa per le

do la possibilità di tutti di influire sulla scelta

è stata una manovra di piccolo cabotaggio,

pensioni, oggetto di una riforma permanente,

con la necessità della governabilità - fa paura

debole nelle risorse com’era, e modesti non

che assorbe circa 260 miliardi. Siamo attor-

ai signori della politica. Ma con il consociativi-

potranno che essere i suoi effetti, a dispetto

no ai 546 miliardi di totale parziale. Ne man-

smo non si taglia la spesa e si gestiscono poco

della buona volontà. E dunque?

cano 354 al conteggio dei 900 complessivi.

e male gli investimenti: non a caso è la storia

Dunque la grande assente della politica eco-

Composti da una miriade di voci purtroppo

dell’ultimo ventennio italiano.

e

intenzioni

politiche

DI SERGIO LUCIANO

di

IL CORSIVO

QUELL’INTRIGO POLITICO UMILIANTE ATTORNO AL CASO AUTOSTRADE

L’

intrigo attorno al caso Autostrade sta diventando mefitico per l’Italia. Tutto quello che poteva essere sbagliato dalle autorità, è stato sbagliato. E continua. La vicenda è come avvolta in una generale luce di pasticciata incapacità, riflessa peraltro nelle quotazioni borsistiche di Atlantia, più alte oggi che all’indomani del 14 agosto 2018.

La soluzione ovvia (nelle mai della Procura o dell’Anpac) sarebbe stata commissariare Autostrade all’indomani del disastro per separare da essa i sospetti responsabili della cattiva gestione – cioè il top-management e gli amministratori, prevalentemente espressi dalla proprietà Benetton – e non il 99% dei lavoratori dell’azienda che non c’entrano

nulla. Oggi revocare la concessione, oltre ai costi per lo Stato, significa appunto uccidere un’azienda. Inverosimile che lo faccia lo Stato. Si agisca sterilizzando i potenziali responsabili e desistendo dalla vana ricerca di consensi di breve termine. Perché una storia nata male – con una privatizzazione-regalo – sta proseguendo sempre peggio e sta umiliando l’Italia.

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SOMMARIO

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Febbraio 2019

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COVER STORY

AAA NUOVI LAVORATORI CERCANSI

Il lavoro non manca, anzi: Economy con HrC ha raccolto le offerte di ben 70 aziende che nel corso dell’anno hanno intenzione di assumere. Ecco le competenze su cui puntare

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024 Figu re rice rcate

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FEDERMANAGER

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SORGENIA

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BREXIT/1

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BREXIT/2

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DIGITAL TRANSFORMATION

052

I VALOROSI

027 L’ALTRA COVERSTORY

Un fisco senza prospettive

030

MASSIMO MIANI

LEGGE DI BILANCIO

La soluzione che si vuole vedere

032

ANTONIO URICCHIO

034

RSM

La fiscalità circolare è sostenibile

Competitivi con la green economy

L’INTERVISTA

Il ministro Nunzia Catalfo: «Ecco la mia agenda per chi lavora»

ON-BOARDING

L’inserimento in azienda fa la differenza

SETTIMANA CORTA

Che fine ha fatto la cultura del fare?

DIALOGO SOCIALE

Confprofessioni rilancia il welfare contrattuale

055 FINANZIARE L’IMPRESA

La mobilità digitale condivisa Ecco come attrezzarsi Tutta colpa di Obama L’e-invoice è solo l’antipasto

Marcella Cannariato e le donne

Si fa presto a dire merchant bank

058

BLOCKCHAIN

060

VENTURE CAPITAL

062

BANCA IFIS

064

NSA PMI INDEX

I provvedimenti per le Pmi

EUROMOBILIARE

L’aumento di capitale 2.0 Investire nel deeptech Se la banca ha “fame” di Pmi

039 GESTIRE L’IMPRESA

Largo ai nuovi paradigmi

085 COMUNICARE L’IMPRESA

041

SCANIA

Non è tutto oro il web che luccica

042

SMA

089

LOYALTY & PROMOTION

CIRCULAR ECONOMY

Il pubblico? Va a metano

Il fotovoltaico integrato nell’App

052 6

La plastica italiana vale 8 miliardi

CENTRI MEDIA

La tecnica del gambero


SOMMARIO

Approfondimenti

067

067

UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo

068

THE ECONOMY OF FRANCESCO di Giandonato Salvia

071

ENASARCO Il coraggio di cambiare rotta

072

ANDAF Gestire i rischi dei crediti commerciali

073 PWC Utility in ritardo sulla trasformazione digitale

068

076

AUTOMOTIVE Guida autonoma... ma non troppo

078

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

081

DA DUBAI Uno sguardo sul mondo

082

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

091 STORYLEARNING

L’Italia bonifica la Serbia

094

PROTIVITI

ECOGV ENERGY

ANEMOCYTE

098

SICILY BY CAR

100

107

GRIMALDI ALLIANCE

Gli studi legali globalizzati

FRANCHISING & NUOVE IMPRESE

Dal neon al contracting

110

NO+VELLO

112

NATURE HOUSE

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ALLEGROITALIA

INSIGNA

Il pelo non cresce, il business sì Al benessere ci pensa la natura Alla scoperta del condo-hotel

In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi redazione@economymag.it Hanno collaborato Silvia Antonini, Paolo Besio, Ugo Bertone, Annalisa Caccavale, Alessandro Cola, Giuseppe Corsentino, Carlo Ferro, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Augusto Grandi, Alessandro Grandinetti, Franco Oppedisano, Elena Puliti, Claudio Riva, Francesco Rotondi, Alfonso Ruffo, Giandonato Salvia, Carmine Scoglio, Monica Setta Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

Segreteria di redazione Monia Manzoni

Il biotech italiano L’autonoleggio “elettrizzante”

Direttore responsabile Sergio Luciano

Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it

Consulenti, bando alla saccenteria

096

117 VITA DA MANAGER

Il mensile dell’economia che cambia

Addio cravatta, ecco il casual

119

RUN CARD

DRESS CODE

La tessera per i patiti del running

Comitato scientifico Pier Carlo Barberis, Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano

123

E POI.... IL PIACERE

CHEF STELLATI

A pranzo da It Milano

Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777

125

BAHAMAS

Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993

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MOTORI

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

La classe dei Windsor Renault Zoe, la cittadina elettrica a cura di Monica Setta

Responsabile commerciale Fabrizio Spaolonzi

Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

L’OCCASIONE PERDUTA DALL’EDITORIA DEL

Q

nella difesa di convinzioni ualche giorno fa in un inconciliabili tra i vari bell’articolo sul Foglio, protagonisti, nel mondo Annalisa Chirico autoreferenziale della politica descriveva le sue reazioni nel e anche dell’amministrazione guardare le prime pagine pubblica che ormai dei principali quotidiani agiscono per se stesse e ricavandone un’impressione non per i cittadini, che forse sconsolata. La conclusione cominciano ora a vedere che si poteva trarre era l’unica soluzione: occupare che si parla tanto di crisi le piazze per protestare senza dell’editoria quotidiana e dei speranze e senza indirizzi. giornali cartacei, che si fanno Ovviamente ci sono i grandi elucubrazioni complesse titoli di apertura sui due o tre sulle cause di questa avvenimenti più importanti. decadenza, sull’impatto Il primo è l’uccisione del inarrestabile delle nuove generale Soleimani da parte tecnologie, ma si dimentica dell’ufficialmente conclamato che probabilmente il motivo assassino Trump, il quale principale è il fatto che i è riuscito a trasformare in quotidiani sono diventati poco un atto di guerra quella che interessanti, faziosi, insomma poteva essere scritti da vecchi I QUOTIDIANI SONO DIVENTATI un’uccisione per vecchi e quindi incapaci POCO INTERESSANTI, FAZIOSI, di mafia. INSOMMA SCRITTI Dopodiché, di attirare DA VECCHI PER ALTRI VECCHI ci si affanna lettori giovani a correre ai ripari e non e nel contempo incapaci di scoppia un’ufficiale guerra in soddisfare quelli vecchi. Medioriente perché in realtà, Questa diagnosi impietosa a dispetto delle roboanti è molto giusta e mi sono dichiarazioni, nessuno la vuole. divertito ad ampliarne Un altro episodio che l’orizzonte guardando le colpisce è ovviamente la prime pagine di un’intera profonda frattura apertasi settimana, per stabilire che tra Papa Francesco e Joseph le mie conclusioni erano le Ratzinger, posta a tacere per stesse. Non vorrei entrare evidenti ragioni all’ultimo nei problemi tecnologici in momento, ma trasferita questo momento, ma solo all’interno di tutte le strutture constatare che l’immagine ecclesiastiche e destinata a del paese che i principali continuare a lungo. organi di informazione ci Alle discussioni sul celibato rappresentano è quella di dei sacerdoti siamo abituati un luogo frammentato fino da secoli. Ma il nostro alla dissoluzione, impegnato

8

JEFF BEZOS, FONDATORE E AZIONISTA DI MAGGIORANZA DI AMAZON

tempo è un tempo di scismi e scissioni a tutti i livelli, con tutti i possibili pretesti e anche con serie ragioni come la pedofilia nella Chiesa. Quello che ne risulta è l’immagine di una società non solo frammentata, ma incapace di trovare un’unità di intenti anche su questioni di vitale importanza per il genere umano. Ci si potrebbe aspettare che le edizioni online dei giornali siano migliori, soprattutto perché si rivolgono a un pubblico di giovani. Quello che vediamo invece è una trasposizione online della versione cartacea senza particolari vantaggi se non l’aggiunta di pochi video. Il problema vero è che, soprattutto i giovani, da un lato hanno perso interesse per i giornali di carta stampata, e dall’altro ricavano le notizie dai social con conseguenze devastanti. Le informazioni che girano in

rete non sono controllate da nessuno, non ne sappiamo la provenienza, potrebbero essere veri e propri falsi o provenire sfacciatamente da Trump o da qualsiasi altro capo politico. Contrastare questa tendenza aiutando il pubblico ad essere veramente informato è un compito estremamente sfidante, ma la sfida non l’ha raccolta nessuno, tentando di fare prodotti interessanti, innovativi e vivaci con un uso ottimale delle possibilità infinite che oggi le tecnologie offrono. Ma veniamo alle cose serie. Torino è in gramaglie per la chiusura della libreria Paravia il 28 dicembre, dopo 198 anni. È un pezzo della nostra giovinezza che se ne va. Paravia è stato l’editore dei dizionari che abbiamo usato alle scuole medie e al liceo e una libreria frequentata soprattutto da studenti. Un ricordo indelebile anche perché ai miei tempi


di Franco Tatò

NOSTRO PAESE DI FRONTE AL POPULISMO DIGITALE il direttore della libreria Paravia in via Cernaia era un Dottor Tatò, forse mio lontano parente... Naturalmente sono già scoppiati i lamenti e le proteste, e come d’uso gli appelli al governo per l’intervento, per distruggere le regole di mercato, cioè per soffocare la concorrenza, in particolare Amazon, ritenuto responsabile della tragedia. È vero che c’è un problema di sopravvivenza delle librerie, soprattutto per quelle che non si sono rinnovate, che non hanno trovato una formula che attirasse il pubblico. Si possono fare molti esempi: quali sono le librerie che organizzano

un investimento letture quotidiane IL TEMA NON È PUNIRE L’EFFICIENZA DI AMAZON, informatico non di libri attirando MA SALVARE IL LIBRAIO particolarmente un pubblico di AMICO CHE CI INDIRIZZA elevato - di giovani e facendoli eliminare partecipare a il problema delle rese e delle discussioni coinvolgenti? cambiare alla radice il sistema Quali librerie organizzano di distribuzione rendendolo presentazioni delle novità più adeguato alle esigenze del librarie con letture degli autori, pubblico che può rivolgersi in modo più interessante ad Amazon? Che senso ha degli stucchevoli convegni scaricare su punti vendita non con quattro o cinque relatori sempre efficienti tonnellate di che non hanno neppure letto volumi anonimi per poi andarli il libro? Il tema non è punire a ritirare? Il vero problema è l’efficienza di Amazon, ma contrastare l’editore Amazon, salvare il libraio consulente perché estraneo alla nostra e amico che ci conosce e ci cultura e soprattutto foriero indirizza. E gli editori cosa di un populismo editoriale hanno fatto? Perché non che può essere solo dannoso hanno riformato il sistema, per come il populismo politico. Per esempio trovando il modo - con

conseguire questo obiettivo bisogna semplicemente essere più bravi, inventare libri nuovi, realizzati con tecniche nuove, con strumenti di creatività che interessino un pubblico giovane e desideroso di accrescere le sue conoscenze con la saggistica e di capire il mondo in cui vive attraverso la letteratura. Questa inerzia non è solo italiana, ma l’Italia in particolare ha perso l’occasione di essere leader nella trasformazione del mercato editoriale, proprio perché parte da una posizione di svantaggio. Non è possibile avere un mercato librario che si avvia a non distinguere tra Giulio Einaudi ed Amazon.

IL CORSIVO

IL RITORNO (TERAPEUTICO) DELLE AMAZZONI di Giuliana Gemelli

E sbagliato considerare la società delle

dei “cavalli terapeuti”. Grazie ai flussi di

amazzoni come radicalmente matrilineare.

empatia e di condivisione che le donne sono

ecenti ricerche

E piuttosto una società basata sul principio

in grado di sviluppare nell’interazione coi

archeologiche

della autodeterminazione, sulla capacità di

cavalli, grazie all’affermazione di un principio

hanno mostrato

trasmettere di madre in figlia la capacità di

che unisce la forza fisica a quella psicologica,

che il regno delle

governare la propria vita in armonia - con

le terapie assistite con la collaborazione

amazzoni è realmente esistito ai confini

i cavalli - e attraverso l’esercizio delle arti

dei cavalli sono in grado di disinnescare

del mondo conosciuto, nell’antichità, nelle

guerriere. Ai giorni nostri l’Associazione che

risorse nascoste, forme di consapevolezza

steppe dell’Asia Minore, dominio del regno

presiedo - nata dal testamento spirituale

e autodeterminazione sopite dalla malattia,

degli Sciti, popolazioni a cui appartenevano

di una giovane ed indomita amazzone, in

dalla sofferenza, dalla sensazione di avere

anche le amazzoni, il cui nome deriva dal

collaborazione con l’Irst- istituto di ricerca

perduto la propria integrità, bellezza e

greco a-mestos, prive di seno, secondo una

e cura del cancro - e con il dipartimento

potenzialità relazionale.

tradizione che le voleva sin dall’infanzia

di senologia dell’Ospedale di Forlì, sta

Una forza segreta e sempre più consapevole

votate all’arte della guerra e alla tradizione

realizzando un progetto ad ampio spettro

può emergere da questa esperienza che

equestre, elementi inscindibili della loro

disciplinare, non solo medico-clinico, ma

rappresenta, se letta nella prospettiva della

identità. Una pratica cruenta le privava

anche psicologico - antropologico, centrato

lunghissima durata, una vera e propria

del seno destro in modo che potessero

sulla valorizzazione e la crescita umana

rinascita, un radicamento archetipico che

aumentare la loro abilità di imbracciare

psicologica e relazionale delle donne operate

è insieme profondamente individuale e

l’arco e di usare la lancia durante le battaglie.

al seno, nell’incontro e nella frequentazione

ampiamente condiviso.

R

9



:

AAA NUOVI LAVORATORI CERCANSI (MA CON LE COMPETENZE GIUSTE) COVERSTORY

Il sondaggio di HrC per Economy su 70 aziende che assumono. E un faccia a faccia sull'emergenza lavoro tra la ministro Nunzia Catalfo, il nostro giornale e il fondatore e presidente di HrC Giordano Fatali di Sergio Luciano

S

20 L'INTERVISTA IL MINISTRO NUNZIA CATALFO: «LA MIA AGENDA PER CHI LAVORA»

23 ON-BOARDING È L'INSERIMENTO IN AZIENDA CHE FA LA DIFFERENZA

24 SETTIMANA CORTA CHE FINE HA FATTO LA CULTURA DEL FARE?

25 DIALOGO SOCIALE CONFPROFESSIONI RILANCIA IL WELFARE CONTRATTUALE

uperare le barriere ideologiche e daggio tra 70 aziende – marchi celeberrimi risolvere in concreto il problema e meno famosi, di tanti settori diversi – che dei problemi italiani: la disoccudichiarano formalmente quante risorse intenpazione, soprattutto giovanile e al Sud, che dono assumere nel corso dell’anno appena inicon il 9,7% (16,2% nel Meridione) è la terza ziato. Perché la verità è che c’è un’Italia che aspiù grave nell’Eurozona; e il basso livello dei sume. Ma non sempre trova le persone giuste. salari medi. Anche alla luce di questo quadro E questo sondaggio, oltre a dare indicazioni di partenza assai critico, e delle misure a soconcrete ai lettori di Economy, rivela con chiastegno dell’occupazione che iniziano a delinerezza quali mestieri sono quelli attualmente arsi nell’attività di gopiù ricercati. verno, Nunzia Catalfo, LE MAGGIORI OPPORTUNITÀ SI TROVANO I dati sono qui da NEI SETTORI PIÙ ESPOSTI AL DIGITALE ministro del Lavoro leggere. Spopolano E IN GENERE ALL'INNOVAZIONE nell’esecutivo Conte le richieste di figure TECNOLOGICA E SCIENTIFICA 2, ha accettato di illuprofessionali specialistrare a Economy i punti del suo programma, stiche scientifiche, digitali, ingegneristiche. Le rispondendo alle domande del nostro giornafamose competenze “Stem”: scienza, tecnolole, affiancato da un partner di grande compegia, ingegneria e matematica. L’indicazione – di tenza, Giordano Fatali, fondatore e presidente cui bisogna far tesoro - è che le specializzazioni di HrcCommunity, tra le associazioni più attiattraggono offerte, e soprattutto quelle degli ve della galassia delle Risorse Umane. ambiti innovativi. Una sfida per i giovani, a L’occasione è stata arricchita dalla ricerca formarsi nella giusta direzione. Ma soprattutche proprio HrC ha svolto per Economy e che to per il sistema formativo del Paese, affinché pubblichiamo nelle prossime pagine: un sonsappia evolvere in modo funzionale.

11


COVERSTORY

Le competenze tecniche tra le skill più apprezzate ABOCA FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Responsabile Farmacovigilanza | Operaio Addetto/A al Magazzino | Clinical Project Manager | Bioinformatics Scientist | Production Planner | Global Product Manager | Area Marketing | Impiegato/A-New Technologies Senior Scientist | Brand Marketing Manager

www. lavoraconnoi.aboca.it

FINDOMESTIC BANCA FIGURE RICERCATE

2

cv@findomestic.com

MANSIONI Cyber Security Specialist | Programmatore Back end

SNAITECH FIGURE RICERCATE

ROBOPAC Aetna Group

6

FIGURE RICERCATE

MANSIONI

MANSIONI

Esperto Societario e Operazioni M&A | Casino PM | Area Manager | Institutional Affairs PM | Specialista Smart Working

Progettista meccanico | Progettista sw | Industrializzatore di Prodotto | Sales Engineer

www. aetnagroup.com

selezione@ snaitech.it

ZUCCHETTI FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Software developer | Tester | Sistemista|Analista programmatore | Analista normativo e applicativo | Big Data Architecht | Cyber Security Enginee | Consulente Service e Consulting | Operatore Datacenter / Onsite | Project Manager ambiti: ERP/Safety, Security e Mantainence Business | Help desk | Software: | Service Manager | Presale Cloud & Managed Services| Sales Account | Business Analyst | Esperto contabile fiscale | Servizio Clienti | gruppo analisi sistema informativo | HR Generalist | Gestione del personale|HR Manager | Selezione e gestione del personale

lavoro@zucchetti.it www.zucchetti.it

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MENARINI FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Medico di prodotto| Analista ICT | System Engineer

www.menarini.it

VERISURE FIGURE RICERCATE

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MANSIONI

Business Intelligence Analyst | Analista Funzionale | Business Analyst

selezione@verisure.it


Analisti e project manager sono trasversali FERROLI SPA FIGURE RICERCATE

PHILIP MORRIS Manufactoring &

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FIGURE RICERCATE

MANSIONI Buyer Procurement

Senior Analyst Information Security Operations | Process Lead | Electronic Tecnician (Manutentore Elettrico) | Process Engineer | Products & Solutions Lead Of Manufacturing Digital Systems | Senior Procurement Account | Consumer Engagement Coordinator | Consumer Engagement Executive | Consumer Engagement Executive

Ferroli S.p.A. su Linkedin

COSTA CROCIERE RICERCATE

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MANSIONI

Advisor | Ingegnere elettronico Junior | Addetto ai manuali tecnici

FIGURE

Technology Bologna Spa & Philip Morris Italia Srl

4

www.pmi.com/careers/

MANSIONI

Adult animator cruise | Staff | Chef Pastry | Tour Expert | Photographer

www. career.costacrociere.it

ITALO FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Analista Inventory | Controller Specialist | Business Monotoring & Evaluation Manager | Tax Specialist | IT Operation Specialist | IT Project Manager | IT Demand Manager | Hr DigitalTransormation & change management specialist

www. italospa.italotreno.it/ lavora-con-noi/posizioni-aperte/ index.html

AVIO FIGURE RICERCATE

WISEVIEW

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FIGURE RICERCATE

5

MANSIONI

MANSIONI

Technical Application Analyst (IT) | Progettista propulsori a fluido | Progettista protezioni termiche | Sistemista avionico | Electronic engineer

Digital Data Analyst/Data Scientist | GRC, Audit & Security | Data Analyst Junior | Junior .net developer | Junior Mobile Network Engineer

Ufficio.Selezione@avio.com

recruiting@wiseview.it marta.primitivo_consultant@ wiseview.it

CHRYSO ITALIA FIGURE RICERCATE

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hr-ita@chrysoitalia.com

MANSIONI R&D Supervisor | Specialista Tecnico Malte

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COVERSTORY

Non solo senior: il mercato cerca tanti giovani FIDIA Farmaceutici S.p.A FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Finance Hr legal specialist | Reporting & Market Research Analyst | Responsabile di Magazzino | Senior Product Manager | Clinical Regulatory Affairs | International Product Mnagare Ophthalmic | Area Manager e ISF | Stage Customer Service | Stage Preclinical Sup

www. fdzucchetti.fidiapharma.it

CASSINA FIGURE RICERCATE

RICERCATE

GRUPPO ACEA FIGURE RICERCATE

STMicroelectronics

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FIGURE RICERCATE

4

MANSIONI

MANSIONI

Product Owner Bpi | Cyber Security Junior | Responsabile Fatturazione | Esperto Esri Gis | Direttore Lavori

IC Analog/Digital/Mixed signal design engineer | Test/Product engineer | Process engineer | IT engineer

https://jobs.acea.it/Acea/go/ Acea-Lavora-con-noi/3482701/

https://sttalent.talent-soft.com/

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MANSIONI Specialist Tread compound Pre-Dev-Automation Engineer | Case Compound Dev. Engineer | Electrical Engineer Advanced Workshop | Adv Workshop Operator | R&D Engineer Commercial Engineering | Innovation Technologyst | Testing Innovation and Development Engineer | Market Quality Engineer | Data Scientist Senior | R&D Engineer Senior | Acoustic Engineer | Manufacturing Quality Engineer

https://career5.successfactors.eu/ career?company=C0000031808P

Web & Content Production Specialist | Architectural & Design Sales Manager

www.careers.lifestyledesign.poltronafraugroup.com

BRIDGESTONE FIGURE

2 MANSIONI

SIEMENS FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Electrical Protection Engineer | Proposal

for Power Generation Service-Head of Accounting Energy

https://jobs.siemens-info.com/jobs/194311

EATALY Distribuzione Srl, Eataly Gmbh FIGURE RICERCATE

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Food & Beverage Manager | Marketing & Communication Manager | HR Specialist

recruiting@eataly.it

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Consulenti, agenti o hr? L'importante è saper ascoltare AGIC-TECHNOLOGY FIGURE RICERCATE

BNP PARIBAS

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FIGURE RICERCATE

Diverse posizioni consultabili al link: https://it.agictech.com/aboutagic-technology/lavora-con-noi/

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MANSIONI

job@agictech.com

Direzione IT Stage Sistemi Informativi | Direzione IT | Stage Core Banking | Consulente Clienti Privati | Local Corporate Actions | Local Cash Investigation | Transfer Agent | Settlement | Gestione Debitori

TRELLEBORG Wheel Systems Italia S.p.A.

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FIGURE RICERCATE

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PIEMME SpA

MANSIONI Process Engineering| ERP Business Analyst | Advanced Engineering Specialist | Logistic Specialist

FIGURE RICERCATE

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SAN MARCO Group

ABBOTT FIGURE RICERCATE

FIGURE

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RICERCATE

7

MANSIONI

MANSIONI Junior Informatics Technical Specialist AMS | ADC Regional Affairs Manager | Senior Financial Analyst

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Magazziniere | Operaio ProduzioneTecnico Colorista Senior | Business Analyst | Cio (Chief Information Officer) | International Sales Director | Responsabile Prescrizione Nord-Ovest

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MANSIONI Stage //Area Amministrazione&Finanza- Agente di commercio Web SpecialistMarketing-Advertising ConsultantSviluppatore NodeJS (Freelance/ tempo determinato)- Collaboratore Contabilità/Amministrazione Clienti- Collaboratore Controllo di Gestione- Agente di commercio Pubblicità NAZIONALE- Agente di commercio pubblicità locale-

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MANSIONI Account Manager, Field Engineer, Talent Program & Svariate Posizioni Presso Le Nostre Direzioni Marketing, Logistica, Finance 15


COVERSTORY

Alta la spendibilità della laurea in materie economiche DEDEM

TEAMSYSTEM FIGURE RICERCATE

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FIGURE RICERCATE

Customer Excellence PMO | Application Consultant | LegalCredit Analyst | IT Application Analyst | Network & Security Specialist | Digital Properties Manager | Customer Operation Controller

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PHILIPS S.p.a.

Fondazione

FIGURE

FIGURE

RICERCATE

DIVERSE

RICERCATE

MANSIONI

CARIPLO

DIVERSE

MANSIONI

Diverse vacancy aperte

Junior Controller

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recruitment@fondazionecariplo.it

GRUPPO TEDDY

STRYKER RICERCATE

MANSIONI Tecnici manutentori

ufficiorisorseumane@dedem.it

MANSIONI

FIGURE

DIVERSE

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FIGURE RICERCATE

MANSIONI

DIVERSE

MANSIONI Abbigliamento | Addetto Ufficio Lettere di Credito | Business Analyst | Posizioni Varie

Business Solution Manager Trauma | Asset & Lean Operation Manager | ICM Finance Manager | Business Solution Specialist, Surgical | Central&Southern Italy | Sales Partner Sports Medicine

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ALLEANZA ASSICURAZIONI FIGURE RICERCATE

LIFESTYLE DESIGN FIGURE RICERCATE

1 MANSIONI

Senior HR Controller

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monza.job@alleanza.it

Consulenti Assicurativo Finanziari


Big data e IOT tra le competenze su cui puntare HDI ASSICURAZIONI FIGURE RICERCATE

ALMAVIVA S.p. A.

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FIGURE RICERCATE

MANSIONI

Brillanti neolaureati in materie economiche | Attuari Jr e Sr

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ENGENEERING Ingegneria Informatica FIGURE RICERCATE

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DIVERSE

FASTWEB FIGURE RICERCATE

MANSIONI Profili di Sviluppatore/Architetto

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MANSIONI

sui temi: Cloud, Cyber Security, Artificial Intelligence, Big Data & Analytics, Robotic Process Automation, Data Scientist e altri Profili Legati alla Digital Transformation

Presale Professional | Network Engineer_Customer Design | Technical Customer Support Specialist | ICT Sales Solution Engineer

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SANOFI FIGURE RICERCATE

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ITALIAN EXHIBITION GROUP S.p.A FIGURE RICERCATE

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MANSIONI

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Product Manager Malattia di Fabry | Product Manager Consumer | Shift Leader | Engineering Projects & Capital Investments Coordinator| Medical Advisor (Csu)

Exhibition Manager Energy & Automotive | Stage Ufficio HR | Stage Sales Account | Sales Account | Press Office Specialist | Sales Account Tourism & Hospitality Division

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PENSARECASA FIGURE RICERCATE

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prisca.grossi@pensarecasa.it

MANSIONI Store Manager 17


COVERSTORY

La formazione complementare? La fornisce l'azienda VITTORIA Assicurazioni

CERVED GROUP

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DIVERSE

RICERCATE

RICERCATE

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MANSIONI

MANSIONI

Progetto strategico di selezione, formazione e job rotation denominato: VITTORIA LEAGUE

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WOLTERS KLUWER ITALIA FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Senior Segment Marketing | Field Sales Executive | Senior Product Software Engineer-Senior Product Software Engineer | TAX Consultant | Large Account

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POLTRONA FRAU SpA FIGURE RICERCATE

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MUTTI SpA FIGURE RICERCATE

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BLUDIS FIGURE RICERCATE

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MANSIONI Project Engineer

MANSIONI Purchasing Manager

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elisa.murelli@muttispa.it

Partner Account Manager | Cyber Security | Key account manager Nord-est

curriculumvitae@bludis.it

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Nell'era della compliance servono giuristi d'impresa TECHNIP ITALY FIGURE RICERCATE

MSD ITALIA

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Electrical Engineer | Instrumentation & Automation Engineer | Contract Manager-Subcontract Manager | Onshore Consulting Services Engineer | Operations Data Coordinator

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martina.varanese@merck.com

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FINECO BANK FIGURE RICERCATE

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SIRAP-GEMA S.p.A. FIGURE RICERCATE

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Specialista Sviluppo Organizzativo & BCP | Audit Specialist | ProcessesCompliance Specialist | Credit Risk Specialist | Customer Care Specialist | IT Risk and Compliance (GRC) Analyst | Referente Territoriale//Direzione commerciale Rete PFA | Technology Project ManageR

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BAKER HUGHES

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MANSIONI

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Financial Manager

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Project Manager Corporate Responsibility

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DAVINES FIGURE RICERCATE

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Packaging Shift Supervisor

recruiting@davines.it

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COVERSTORY

«COSÌ AIUTEREMO LAVORATORI E IMPRESE» Nella visione del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo è giunto il momento di superare l’antica contrapposizione tra parti sociali per portare il Paese a competere con le sfide del mercato di Giordano Fatali e Sergio Luciano

“NELLA MIA VISIONE, AL CENTRO DELL’IN-

decennio 2008-2018 la povertà in Italia è aumentata in modo esponenziale, da 2 a 5 VA RICOLLOCATA LA PERSONA, CON I SUOI milioni di persone. Ma la riforma prevede DIRITTI, LE SUE ESIGENZE, LE SUE COMPEun grande rafforzamento delle politiche TENZE. La logica generale che mi muove è attive del lavoro e dei centri per l’imquella di superare l’antica contrapposiziopiego, rimasti nettamente indietro ne tra imprese e lavoratori per trovare un rispetto agli altri paesi europei. Per percorso comune: investire in formazione, non parlare dei centomila addetti valutare la dinamicità del mercato lavoro ai centri tedeschi, si pensi che in e utilizzarla”: è appassionata e trascinante Spagna ce ne sono 19 mila. Da Nunzia Catalfo, da quattro mesi ministro noi solo 8.000. Tra il 2019 e il del Lavoro nel Conte 2, siciliana “prestata” 2021 aggiungeremo all’orgaa Roma per la politica. nico di questi nostri centri Che accetta di riepilogare ad Economy e ad 11.600 nuovi operatori, arriHRC, la community dei capi del personavando così a 19.600. Le Rele fondata da Giordano Fatali, il suo piano gioni stanno facendo i bandi d’azione per i prossimi mesi. Tanti e delid’assunzione. catissimi i temi. La BasteranTRA I PUNTI CALDI CI SONO LA LOTTA fase 2 del reddito di no? AL CAPORALATO, LA SICUREZZA cittadinanza; la lotta A queste assunSUL LAVORO E IL SUPERAMENTO al caporalato; la si- DELLA CONTROVERSA LEGGE FORNERO zioni abbiamo curezza sul lavoro, il aggiunto un superamento definitivo della legge Fornero ulteriore importantissimo investisulle pensioni; la riforma delle regole sui lamento da 1 miliardo di euro che vori gravosi; la definizione e distinzione dei diamo alle Regioni perché possapesi tra assistenza e previdenza; la realizzano investire anche su infrastrutzione di un grande osservatorio del mercato ture dei centri. Un’operazione del lavoro; la riforma degli ammortizzatori mai fatta prima in Italia. Ma sociali; e il salario minimo. non basta. Si sa che la presa Ministro, cosa dirle: complimenti e auin carico dei beneficiari guri! C’è da lavorare per anni e anni! Ma avviene o da parte dei visto che lei ha dimostrato sin dal princiComuni o dei Centri pio un approccio pragmatico nell’affronper l’impiego. Tra i tare i problemi, ci dettaglia per ogni voce percettori del reddito cos’ha in programma di fare? ci sono anche quelli Cominciamo dal reddito di cittadinanza. che hanno bisogno Siamo alla fase due di questa riforma che prima di servizi soprevede innanzitutto un sostegno al reddiciali e poi del supto per chi si è trovato, in particolare dopo la porto dei centri crisi del 2008, in condizioni di povertà. Nel per l’impiego. Da NOVAZIONE DEL MERCATO DEL LAVORO

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Il ministro Nunzia Catalfo con il fondatore di HrC Giordano Fatali

questo punto di vista siamo a buon punto. E’ ormai funzionante la piattaforma nazionale Gepi, cui accedono tutti i Comuni: riporta la fotografia dei beneficiari del reddito, permette di fare i patti per l’inclusione, valutare il disagio e capire le necessità di ciascuno. Sì, ma tra i 2,5 milioni di beneficiari del reddito ci sono 400 mila minori: cosa fare per loro? E’ mia intenzione innanzitutto contrastare la dispersione scolastica che affligge queste famiglie. In molte famiglie che hanno particolari disagi spesso si individua anche molta dispersione scolastica. Ma anche tra gli adulti, dovremo capire se oltre al disagio c’è una particolare bassa scolarità, molti magari non hanno nemmeno la terza media. Ne stiamo discutendo con la collega Azzolina, per prevedere un percorso di aiuti a chi

D’ORA IN POI FAREMO IN MODO DI NON INTERVENIRE PIÙ IN EMERGENZA MA DI GESTIRE LE CRISI PRIMA CHE ESPLODANO

ha più bisogno di recuperare formazione ritrovi a gestire le crisi aperte ma che le si affinchè possa avere una vita indipendente. gestiscano ancor prima che esplodano. StiaQuesto è quanto ci prefiggiamo. I Centri per mo lavorando con le Regioni affinchè a loro l’impiego attiveranno percorsi verso patti volta costituiscano osservatori regionali in per il lavoro e patti per la formazione. modo tale che ci sia continua interazione tra Resta il gap tra domanda di lavoro e dicentro e territori. Con la conoscenza capillasponibilità formative… re dei fenomeni potremo risolvere il problePer rilevare quali competenze mancano e ma della coerenza della formazione in modo consentire a chi ne ha bisogno di fare un che sia appropriata per le varie esigenze del percorso che lo rende più occupabile, stiamercato del lavoro. mo lavorando anche alle banche dati, sia Torniamo alle cose da fare, si parlava del quella della Gepi, caporalato. sia l’altra più ampia Appena insediata al SOLO RENDENDO TRASPARENTE L’INCROCIO TRA DOMANDA E OFFERTA che riguarda i Centri ministero ho riunito DI LAVORO SARÀ POSSIBILE per l’impiego in geil tavolo sul caporalaDISINNESCARE IL CAPORALATO nerale, che li collega to ed abbiamo avviatutti. Stiamo lavorando anche, con l’aiuto to un percorso che si concluderà prestissidel ministro Pisano, a una sorta di piattamo con l’approvazione di un piano triennale forma intuitiva e semplice, aperta a tutti i organico di contrasto. L’azione del caporale cittadini perché possano cercare lavoro nel la disinneschi solo rendendo trasparente territorio di riferimento. E dovrebbe essere l’incrocio di domanda e offerta di lavoro, tutto pronto in 4 mesi. E’ mia intenzione dove il caporale si innesta sostituendosi istituire un osservatorio del mercato del laallo Stato e gestendo i trasporti e a volte voro presso il ministero, che intercetti quali anche gli alloggi. In questo piano triennale sono i fabbisogni, le competenze, analizzi il che collegheremo sia ai centri per l’impiego contesto del territorio, e che colleghi merche ai comuni chiederemo la collaborazione cato e competenze e faccia in modo che non delle imprese affinchè manifestino le loro s’intervenga più in emergenza e non ci si esigenze. Investiremo 85 milioni in progetti

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COVERSTORY

che facilitino la soluzione del problema dei trasporti nelle campagne e, aiutati dalle colleghe Lamorgese e Bellanova, faremo convenzioni a livello locale per fare rete, partendo da territori come Foggia o altri altrettanto difficili per neutralizzare i caporali. E la sicurezza sul lavoro? Sarà l’altra tematica cruciale per il ministero. Bisogna necessariamente investire, e per capire come abbiamo insediato un tavolo e lanciato una consultazione pubblica che valuterà l’efficacia del Testo unico sulla sicurezza sul lavoro (cd. Decreto 81/2008) per stabilire se ce ne sono parti inattuate e altre da aggiornare. E’ un tema che mi sta molto a cuore, il lavoro non deve costare la vita o la salute e non deve pervadere tutta la vita. Il tema è serissimo, la vigilanza frammentata. Molti pensano che la sicurezza sul lavoro e la vigilanza sulle regole di prevenzione sia in capo al ministero del Lavoro ma purbene che tutti sappiano che la sicurezza è un troppo non è così, è in capo a più soggetti investimento per il lavoratore che favorisce e questo fa sì che non ci sia coordinamento anche le imprese: meglio investire in sicuadeguato: non a caso ho coinvolto anche il rezza piuttosto che avere sulla coscienza ministro della Sanità Speranza perché la viuna morte sul luogo lavoro. gilanza sulla sicurezza oltre all’ispettorato Senta: e sulle pensioni? La polemica è nazionale del lavoro che presidia i settori sempre accesa… edile e della cantieristica, è fatta dalle ReFerme restando le sperimentazioni su quogioni attraverso le Asl. E’ quindi necessaria ta 100 e sull’Ape sociale e opzione donna, un’azione di fortissimo coordinamento in avviate dal precedente governo, abbiamo modo che la vigilanza riunito a fine gennaBISOGNA INVESTIRE NELLA SICUREZZA sia effettiva mentre io il tavolo di esperti SUL LAVORO. MA PRIMA DI TUTTO oggi non lo è. Rafforche incarichiamo di OCCORRE VALUTARE LA REALE EFFICACIA zeremo gli ispettorati progettare il supeDEL DECRETO 81, AGGIORNANDOLO in termini di risorse ramento della legge umane. Attueremo le tanti parti inattuate Fornero. Con la legge di Bilancio, poi, abbiadel decreto 81, compresa la banca dati unica mo istituito due commissioni parallele. Una che non c’è. Attueremo la cosiddetta patente riguarda i lavori gravosi e l’altra deve stua punti, cioè la qualificazione di aziende che diare come separare contabilmente la spesa hanno investito di più in sicurezza, abbiamo per la previdenza e quella per l’assistenza, già una proposta condivisa con i sindacati per capire quanto si spende su entrambi i da valutare ora anche con le parti datoriafronti. Ovviamente le tre commissioni sono li che ci porterà più avanti. E interverremo strettamente collegate tra loro. sulla cultura della sicurezza da febbraio, con Che ne sarà degli ammortizzatori sociauna massiccia azione di sensibilizzazione li? sui media d’intesa con l’Inail, perché spesso Ne vorrei riformulare il concetto stesso. non si ha la giusta formazione sul tema. È L’ammortizzatore sociale non deve più es-

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sere uno strumento fine a se stesso ma deve aiutare il lavoratore e l’azienda che sta riorganizzandosi affinchè l’uno impari quel che gli serve per rientrare e l’altra riparta con risorse umane più qualificate. Si, rivedremo gli ammortizzatori in quest’ottica. E il salario minimo? E’ un tema da affrontare, sappiamo che ci sono in Italia 5 milioni di lavoratori poveri, working poors, che hanno un reddito inferiore alla soglia di povertà. E’ un fenomeno molto esteso da noi, in altri Paesi Ue non c’è o è di minore entità. Noi vogliamo lavoratori che abbiano un salario dignitoso e le competenze giuste per affrontare il mercato. Dobbiamo attuare l’art. 36 della Costituzione dando valore erga omnes ai minimi salariali stabiliti dai contratti collettivi nazionali più rappresentativi e stabilendo una soglia al di sotto della quale la contrattazione non può scendere. Se un Paese ha 5 milioni di working poors vuol dire che deprime i consumi interni, il che si riflette negativamente sull’economia e le imprese, creando una catena devastante che dobbiamo spezzare. Sono d’accordo sulla richiesta dei sindacati di detassare i rinnovi contrattuali per la parte salariale rinnovata, è un’idea interessante che può portare anche a rinnovare contratti come quello multiservizi non rinnovato dal 2011. Ministro, infine: e i riders? Sono contenta della riforma, abbiamo dato tutele, sicurezza sul lavoro, assicurazione a chi ha lavori occasionali con le piattaforme e a chi ci lavora sempre. E’ una norma altri Paesi europei stanno studiando, prendendo a modello la nostra. Recentemente ne ho parlato con il sottosegretario tedesco Schmachtenberg e con il commissario Ue per il lavoro Smith, siamo stati primi in Ue a produrre una norma per questo tipo di lavoratori. Il ministro nota la bozza della ricerca sulle aziende che assumono preparata da HRC per Economy: “Ecco, è questo il genere di messa a sistema che serve al Paese”, commenta.


L'ON-BOARDING CHE FA LA DIFFERENZA Attrarre i talenti non basta: occorre che il manager conosca l'azienda in cui sta entrando, sia proattivo e costruisca la miglior relazione possibile coi colleghi. Ecco il servizio di "inserimento" di Seltis dalla nostra redazione

S

i fa presto a dire “ricerca di personale”. Ma è un servizio cruciale per le imprese, che è cambiato vorticosamente e ancora sta cambiando, negli ultimi anni. «E noi abbiamo voluto inserirci da protagonisti in questa trasformazione – racconta Alexis Sottocorno, direttore commerciale di Seltis, la società di ricerca e selezione del personale di middle e top management del gruppo Openjobmetis - cercando di immaginare su quali aspetti avremmo potuto fare la differenza, aggiungendo valore ai nostri servizi. E basandoci su tre pilastri che completano l’offerta tradizionale dell’head hunting: Seltis Selezione, che si concentra sul matching tra esigenze aziendali e competenze dei candidati, Seltis Assesment, che si occupa di approfondire le skill dei candidati e Seltis On-boarding, che affianca e accompagna i candidati scelti nell’ingresso in azienda». La selezione richiede una capacità di valutazione oggettiva dei candidati che non è più (ma forse non è mai stata) semplice perché, più di prima, deve oggi incrociarsi con la chiara informazione circa le esigenze delle aziende che assumono: lo impone l’approccio severo e analitico che la cultura dell’era digitale ha indotto in tutte le imprese. L’assessment serve per eliminare il rischio di incongruenza tra le competenze dei candidati e la loro reale possibilità di efficacia nel contesto aziendale: «Un candidato – dettaglia Sottocorno – potrebbe essere il migliore possibile sulla carta, e attraverso l’assessment riusciamo ad aggiungere tutti gli elementi necessari per far sì che l’azienda possa fare la sua scelta con il minimo rischio. Verifichiamo le competenze comportamentali e anche su questa base prevediamo la probabilità che la risorsa possa esprimere una performance ot-

ALEXIS SOTTOCORNO, SALES DIRECTOR DI SELTIS

timale nel contesto dato. E funziona». Ciò non toglie, però, che l’inserimento di una nuova risorsa manageriale, soprattutto nelle piccole e medie imprese, possa generare problemi: «Per questo abbiamo messo a punto l’ultimo tassello, il servizio di Seltis On-boarding, che consideriamo appunto la L'ASSESSMENT ELIMINA IL RISCHIO DI INCONGRUENZA TRA LE COMPETENZE DEI CANDIDATI E LA REALE EFFICACIA NEL CONTESTO AZIENDALE

garanzia di un buon inserimento: capo e collaboratore seguono un percorso su base digital che permette alla nuova risorsa inserita di impossessarsi al meglio e più velocemente del proprio ruolo. Una sorta di accelerazione protetta della propria performance utile sia ai candidati che alle aziende». «Di norma, diamo alle nostre aziende clienti la garanzia di reiterazione gratuita della

ricerca entro il periodo di prova. Questo servizio è di fatto un ulteriore elemento di garanzia. In pratica, se una risorsa non viene confermata, la ricerchiamo nuovamente, senza oneri aggiuntivi per il cliente. Ma non succede quasi mai, perché le fasi precedenti – selezione e assessment – sono le migliori garanzie per noi di non sbagliare». Se un manager deve apportare un forte cambiamento nel contesto in cui si inserisce, Seltis ne analizza la specifica propensione attraverso la tecnica di intervista definita “Behavioral Event Interview”, una tecnica basata sugli eventi comportamentali o simulati, laddove l’intervistato è chiamato a descrivere come ha agito (o agirebbe) “in questo o quello specifico contesto di cambiamento”. L’On-boarding infine, forse la vera novità della suite di servizi Seltis, è una procedura preziosa per i neoassunti, perché riescono ad impossessarsi il prima possibile e nel miglior modo di tutte informazioni necessarie per svolgere bene il loro ruolo. Ma anche per l’azienda, naturalmente, che di questa efficienza si giova. Si avvale di un servizio di “personal mentoring”, attraverso una suite digitale che agevola il manager a fare conoscenza di prodotti e servizi dell’azienda in cui sta entrando, costruendo la miglior relazione possibile con i nuovi colleghi, diventando presto autonomo e proattivo e stabilendo un solido rapporto col proprio capo a qualunque livello possa essere. «A nostro avviso, l’on-boarding è un valido strumento di attrazione del talento», conclude Sottocorno, «perché tramite esso l’azienda dimostra un approccio da subito attento verso le risorse umane, accelera le performance, agevola il compito ai capi e riduce il rischio di un inserimento sbagliato».

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COVERSTORY

CHE FINE HA FATTO LA CULTURA DEL FARE? La proposta del Primo ministro finlandese di portare la settimana lavorativa a quattro giorni di sei ore, in poche ore è diventata la notizia più cliccata del web. Segno di una visione della società basata sul tempo libero di Francesco Rotondi (founder LabLaw)

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on facciamo mistero del grande potenziale che ha la rete nella condivisione di modelli ideali di stili di vita che appartengono al resto del mondo, ma è evidente e clamoroso il modo in cui un semplice tweet condiviso sui social prima di una campagna elettorale, diventi notizia “miele” per i media che la trasformano in carne per affamati. Arrivano così, come corrente di un fiume in piena, i commenti compiaciuti di una moltitudine di persone in merito alla pseudo proposta di rivoluzione del sistema lavoro, avanzata dal Primo Ministro finlandese Sanna Marin, come calcio d’inizio di un nuovo anno. La proposta prevedeva quattro giorni di lavoro a settimana per sei ore, senza applicare alcuna riduzione del salario riservando il resto del tempo ad un miglioramento della propria vita privata. Sorvoliamo sugli aspetti di sostenibilità economica di una simile prospettiva. Più che un “colpo di legge”, è sembrato essere un “colpo sociale” figlio di una depressione popolare che lamenta un eccessivo impiego di forze e di tempo impiegate al lavoro. A prescindere dalla veridicità o meno della notizia, che dopo quarantotto ore dalla sua pubblicazione è stata dichiarata parzialmente falsa, quello che preoccupa è il modo in cui molte persone non solo si sentono “prigioniere” sul posto di lavoro, ma che in questo caso si sentono anche fanalino di coda rispetto ad altri Paesi d’Europa come Svezia o Germania che hanno rivisto già da diversi anni il piano orario di lavoro in alcune città e strutture pubbliche. Facciamo però un passo indietro: il nostro

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FRANCESCO ROTONDI

è quel Paese il cui primo articolo della costituzione recita “L’Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro (….)”, quello che abbiamo conquistato nel tempo, la nostra storia, l’impegno e soprattutto il valore, sono oggi motivo di malcontento pubQUELLO CHE ABBIAMO CONQUISTATO NEL TEMPO, LA NOSTRA STORIA, L’IMPEGNO E IL VALORE SONO OGGI MOTIVO DI MALCONTENTO PUBBLICO

blico. Siamo davanti ad un fenomeno sociopolitico che va ben oltre l’aspetto giuridico. Se le persone (una parte) ritengono che bisognerebbe lavorare meno per migliorare la qualità della propria vita, abbiamo un tema che si lega inevitabilmente al valore che diamo al lavoro. Oggi la riflessione sulla riduzione dell’orario di lavoro, un tema storicamente ricor-

rente, si lega inevitabilmente al progresso tecnologico. Da un lato, quindi, il concetto di benessere delle persone in generale che si perseguirebbe dedicando più tempo alla vita privata, dall’atro una visione pessimistica degli impatti delle nuove tecnologie sulla dimensione occupazionale, rappresentano il binomio su cui si regge la riproposizione della riduzione dell’orario di lavoro quale soluzione ai mali sociali della modernità. In parte anche l’idea che c’è dietro il reddito di cittadinanza è figlia di questa cultura. Siamo di fronte uno scenario certamente complesso e di non facile lettura rispetto le prospettive che ci attendono, tuttavia l’idea sullo sfondo, latente, ossia di ridimensionare la componente lavoro così come l’abbiamo conosciuto per puntare ad un modello di società basata più “sul tempo libero” è pericolosa e semplicistica. Sa quasi di mossa disperata. Di una scorciatoia lassista figlia di una visione della società che sta prendendo piede. Le soluzioni sono ancora in divenire, ma la cultura di base con la quale affrontare il futuro che ci attende per un’area del paese sembra già molto chiara. E allora se una proposta come quella di Sanna Marin è stata in grado di diventare la notizia più cliccata del web in poche ore, significa che l’argomento “lavoro” è cool. Forse dovremmo provare a migliorare l’informazione, però, parlando ai nostri giovani, anche di un’altra cultura sociale e del fare. Di una mentalità che vede nel proprio lavoro la possibilità di dare un valore non solo al proprio operato e alla società in generale, ma soprattutto a sé stessi.


in collaborazione in collaborazione con CONFPROFESSIONI con ANDAF

Dialogo sociale, il modello italiano fa rotta verso l'Ue La transizione verso l'economia digitale impone un cambio di passo delle parti sociali per lo sviluppo e la sostenibilità delle professioni. Il progetto di Confprofessioni rilancia il welfare contrattuale per cavalcare la digitalizzazione e conquistare l'Europa di Giovanni Francavilla

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estire la digital transformation del mondo professionale attraverso il dialogo sociale e gli strumenti della contrattazione collettiva, per rendere ancor più competitivi i liberi professionisti e i lavoratori autonomi in un mercato senza frontiere. Partito due anni fa, su iniziativa di Confprofessioni (capofila) insieme con il Consiglio europeo delle professioni liberali (Ceplis), Filcams Cgil, Fisascat Cisl, Uiltucs Uil, Malta Federation of Professional Association ed Eurocadres Belgio, il progetto “Dialogo sociale per la sostenibilità degli studi professionali, finanziato dalla Commissione europea, ha centrato tutti i suoi obiettivi. I risultati del progetto, illustrati lo scorso 4 dicembre alla conferenza di Bruxelles, hanno riservato non poche sorprese e si apprestano a diventare un modello di riferimento nel panorama professionale europeo perché, come ha sottolineato il presidente del Parlamento europeo, David Sassoli: «Sen-

za dialogo sociale non c'è sviluppo». Il punto di partenza del progetto targato Ue mira ad analizzare l'evoluzione delle libere professioni nel processo di transizione verso l'economia digitale. Un fenomeno irreversibile che attraverso i dati, le reti e il web mobile, sta letteralmente rivoluzionando le attività professionali, incidendo profondamente sugli assetti organizzativi e di business di uno studio professionale. In questo scenario, che oscilla tra l'entusiasmo e la preoccupazione, le parti sociali hanno messo in campo tutto il loro arsenale contrattuale per valorizzare gli effetti positivi delle tecnologie digitali e sterilizzare quelli negativi. Un lavoro sistematico e puntuale che ha prodotto otto rapporti tecnici e nove documenti scientifici, dai quali emerge la centralità del welfare contrattuale. In Italia il modello di welfare contrattuale degli studi professionali ha radici profonde che, nel corso degli ultimi

DAVID SASSOLI CON GAETANO STELLA

dieci anni, si sono consolidate fino a diventare un punto di riferimento per altri modelli contrattuali. Una visione moderna che, grazie anche alla buona sintonia nelle relazioni industriali, ha permesso di avviare una articolata serie di misure e di politiche mirate attraverso gli enti bilaterali previsti dal Ccnl degli studi professionali a favore della popolazione degli studi. Assistenza sanitaria integrativa per dipendenti e datori di lavoro, sostegno al reddito, interventi di welfare a favore delle famiglie dei lavoratori e poi ancora formazione, sicurezza nei luoghi di lavoro… sono oggi una realtà che coinvolge oltre 300 mila lavoratori e 100 mila professionisti – datori di lavoro. È questo il nocciolo duro del progetto sul dialogo sociale: «Peculiarità delle relazioni industriali; natura della conoscenza professionale; rafforzamento del sistema mutualistico parallelo, unicità del modello italiano: sono

i quattro pilastri del dialogo sociale nelle libere professioni nel nostro Paese», commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, «una best practice realizzata in Italia che merita di essere esportata anche in Europa, grazie all'azione propulsiva del Ceplis, nel suo ruolo di catalizzatore dell'universo professionale europeo, e soprattutto con il sostegno di una nuova stagione politica europea inclusiva che metta al centro della sua azione il dialogo e il lavoro». I partner del progetto europeo ci credono, ma la strada che porta in Europa è ancora lunga. «Ogni Paese ha le proprie caratteristiche e non tutti presentano organizzazioni sindacali attive nel settore professionale» conclude Stella «ma sappiamo anche che dobbiamo superare il dialogo costruito su schemi economici tradizionali e orientarci su modelli più innovativi per valorizzare gli strumenti della bilateralità ed erogare servizi ai professionisti in Italia e in Europa».

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L’ALTRA COVERSTORY Surfando sull’onda dell’emergenza (il congelamento delle clausole di salvaguardia e la coerenza elettorale), l’Italia ha perso l’ennesima occasione di programmare un futuro di crescita. Che comunque si intravede, nonostante un fisco che invece di spingere, affossa. Eppure proposte e soluzioni ci sarebbero. Peccato che, ancora una volta, siano rimaste inascoltate.

30 MASSIMO MIANI LA SOLUZIONE CI SAREBBE MA NESSUNO LA VUOLE VEDERE

32 ANTONIO URICCHIO LA FISCALITÀ CIRCOLARE CI RENDEREBBE SOSTENIBILI

34 RSM ECCO NEL DETTAGLIO LE MISURE DELLA MANOVRA

APPESANTITO E COL FIATO CORTO COSÌ IL FISCO NON HA PROSPETTIVE Il mondo non finirà il 31 dicembre. Eppure la legge di Bilancio sembra non vedere oltre quella data. Così le imprese si trovano a dover congelare gli investimenti e a guardare all’estero con sempre più sconforto di Riccardo Venturi

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uando manca un progetto condiviso Un corto respiro che fotografa un Paese che si si naviga a vista. Vale anche per la guarda l’ombelico mentre una congiuntura inlegge di Bilancio 2020, frutto avveternazionale sempre più complicata, per usalenato del Rosatellum, la legge elettorale che re un eufemismo, richiederebbe certezze per ha prodotto un Parlamento senza maggioranle imprese italiane che esportano e per quelle, za obbligato a partorire alleanze governative sempre più numerose, che producono all’econtro natura. Una stero, oltre che per atDA INDUSTRIA 4.0 AL CREDITO manovra priva di una trarre gli investimenti D’IMPOSTA SU R&D, LE MISURE PIÙ visione prospettica: a stranieri. IMPORTANTI SONO STATE MODIFICATE leggerla, sembra che Così, per usare una E PROROGATE SOLO PER 12 MESI il mondo finisca il 31 metafora sciistica, dicembre di quest’anno. Alcune delle misuinvece di potersi finalmente lanciare in una re più importanti, infatti, da Industria 4.0 al discesa libera vincente e contemporanea alla credito d’imposta su R&S, sono modificate Dominik Paris, le aziende sono costrette al soe prorogate solo per 12 mesi, quando in una lito, tradizionale e sfinente slalom speciale alla bozza precedente il rinnovo era esteso fino al Alberto Tomba, sperando di vincere lo stesso. 2023, anche coerentemente con i tempi ne«L’impatto della legge di Bilancio è molto bascessari perché le modifiche entrino a regime. so se non nullo in termini di soddisfazione da

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parte delle imprese» dice Alessandro Spada (nella foto a lato), vicepresidente vicario di Assolombarda, «specialmente se penso a misure come quota 100 e reddito di cittadinanza, sulle quali non si è voluto tornare indietro per una forma di coerenza elettorale ma che non si giustificano nei numeri e nei risultati e hanno drenato le risorse che potevano essere investite per mettere in campo politiche più coraggiose, a cominciare dalla riduzione del cuneo fiscale».

Dov’è finita la leva di sviluppo? Secondo il più recente Rapporto Paying Taxes 2020 della Banca Mondiale, l’Italia con il 59,1% di Total Tax contribution rate è tra i peggiori d’Europa, e al terzo posto nella graduatoria Ocse per il cuneo fiscale, quasi pari al 48%. «Con il libro bianco “Fisco, imprese e crescita” abbiamo identificato una serie di no, i margini a favore della crescita sono molto proposte per un sistema fiscale più equilirisicati». Gli elementi positivi della manobrato» sottolinea il vicepresidente vicario di vra, come il rifinanziamento di Industria 4.0, Assolombarda, «per esempio, la proposta di sono offuscati dalla mancanza di prospettiva. sostituire l’attuale sistema di tassazione Ires «Chiedevamo la stabilizzazione di questi inal 24% con una prima aliquota del 17% in fase centivi» rimarca il vicepresidente vicario di di produzione del reddito d’impresa, e una Assolombarda, «chi investe e si mette in gioco seconda del 7% in fase di distribuzione degli deve poter contare sulla continuità delle ageutili. L’intento è quello di sostenere gli investivolazioni». menti e la ricerca, creando un circolo virtuoso, perché il fisco diventi leva di sviluppo: chi ha R&S, si cambia. Con un anno di orizzonte... creato reddito e lo lascia in azienda deve esÈ discutibile anche la nuova formulazione sere soggetto a una delle agevolazioni per tassazione più bassa». L’AGEVOLAZIONE DEL CREDITO D’IMPOSTA R&S, una misura cenSU RICERCA E SVILUPPO È STATA Anche il mondo ar- SVINCOLATA DALL’OBBLIGO DI ACQUISTO trale per le imprese. tigiano ha richiesto Da un lato, così come DI BENI ED ESTESA AL SOFTWARE invano un intervento era stato richiesto, sul taglio del cuneo. «Ci siamo battuti ma le dal metodo incrementale si è passati a quello nostre speranze sono state disattese» dice volumetrico, cioè calcolato sull’intera posta, Marco Accornero, segretario nazionale della e la misura è stata estesa a innovazione tecConfederazione delle Libere Associazioni Arnologica, design e campionari; dall’altro la tigiane Italiane (Claai), «il mondo artigiano è percentuale del contributo è scesa dal 50 al fatto di microimprese ad alta densità di lavo12%; l’importo massimo è sceso a 3 milioni ro, e il costo del lavoro incide per il 60% sul (era di 10, in precedenza 20); il beneficio, che fatturato». A pesare sulla manovra sono anche prima era corrisposto in un’unica soluzione, è le incombenti clausole di salvaguardia: «Ci ora spalmato su tre anni; è stato esteso di un saremmo aspettati importi minori rispetto a solo anno come le misure per Industria 4.0; e 20,1 miliardi per il 2021 e 27,1 per il 2022» rispetto alla bozza originaria della manovra è afferma Spada, «fino a quando non si riducosparito il rafforzamento del credito d’imposta

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CHI HA CREATO REDDITO E LO LASCIA IN AZIENDA DEVE ESSERE SOGGETTO A UNA TASSAZIONE PIÙ BASSA per le imprese del Mezzogiorno. «Il credito di imposta per impresa 4.0 ha anche degli effetti positivi, allarga la platea delle imprese beneficiarie, dando la possibilità anche ai soggetti che non hanno utili di poterne usufruire» commenta Spada, «ma la durata dell’incentivo di un solo anno dimostra una visione miope: considerato il tempo che si spende a capire come funzionano i nuovi criteri sommato a quello di pubblicazione delle circolari, il rischio è di perdere la fiducia nel fare l’investimento, e quindi di non farlo più». Per le aziende che hanno rapporti con l’estero, spiegare le logiche legislative italiane è impresa ardua. «Ci chiedono: perché è stata rinnovata per un solo anno?» racconta Spada, «e noi ci dobbiamo arrampicare sugli specchi, dire che non possiamo essere certi che le misure saranno rifinanziate, ma che siamo fiduciosi che accadrà». Di positivo c’è la maggiore flessibilità del credito d’imposta per i beni immateriali 4.0: «La misura è diventata più trasversale, l’agevolazione è svincolata dall’obbligo di acquisto di beni materiali ed è quindi estesa anche agli investimenti in soli software» mette in evidenza il vicepresidente vicario di Assolombarda, «come quelli relativi alla cybersecurity, che è un tema che ha un’importanza sempre più rilevante».


Proposte inascoltate e tasse “etiche” Confindustria e l’Ordine dei Commercialisti avevano presentato 50 proposte sulla semplificazione fiscale, ma l’attenzione del governo è stata carente. «Si tratta di un tema fondamentale, soprattutto per chi si interfaccia con l’estero» rimarca il vicepresidente vicario di Assolombarda, «ma purtroppo le leggi vengono sempre scritte in modo articolato e complesso per mediare le diverse richieste delle coalizioni, producendo norme che non soddisfano quelle esigenze di efficacia, chiarezza e semplicità che sarebbero necessarie». La legge di Bilancio affronta anche la cruciale tematica ambientale. Ma lo fa colpendo le produzioni che ecologiche non sono, o presunte tali: più tasse per la plastica, per le bevande zuccherate, e perché no per le auto aziendali. Parafrasando un celebre incipit di Giorgio Bocca degli anni ‘60, questo tipico atteggiamento del fisco italiano potrebbe essere sintetizzato così: fare tasse, per fare tasse, per fare tasse. «Alcune misure, come plastic tax e sugar tax, sono proprio sbagliate per impostazione» puntualizza Spada, «tutti siamo favorevoli a ridurre l’impatto ambientale, attraverso provvedimenti che incentivino l’uso di nuove tecnologie sostenibili. A nostro avviso invece queste leggi, che hanno il solo scopo di fare cassa, penalizzano le imprese più piccole che non riescono a cambiare le proprie produzioni in tempi brevi. Molto meglio sarebbe incentivare la realizzazione di impianti per il riciclo della plastica, più in generale incentivare la chiusura del ciclo del trattamento dei rifiuti, a cominciare da quelli industriali, e investire nell’educazione alimentare». Sul capitolo della lotta all’evasione fiscale, evocato di recente dall’intervento del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, e con la quale la manovra dichiara di voler recuperare oltre 3 miliardi, artigiani e imprese hanno da togliersi qualche sassolino. «La lotta all’evasione fiscale non possiamo che condividerla» dice Accornero, «quel che non condividiamo è che la categoria degli artigiani, come quella dei commercianti, venga sempre additata al pubblico ludibrio come il male assoluto. L’e-

vasione si annida in tutti i settori, e occorre sottolineare il peso dell’elusione delle grandi multinazionali, che con l’utilizzo di strumenti legali o para legali consentono l’abbattimento del carico fiscale con operazioni transfrontaliere. Basti pensare alle società che hanno sedi in paradisi fiscali dove gli utili vengono portati con operazioni più o meno legittime e lì non vengono tassate. Una somma di elusioni di mega società pesa di più di migliaia di microevasioni da pochi euro». ALCUNE MISURE COME SUGAR TAX E PLASTIC TAX SONO SBAGLIATE: PER FARE CASSA SAREBBE MEGLIO INCENTIVARE PRODOTTI ALTERNATIVI

Web tax e lotta all’evasione Il tema dell’evasione fiscale, o forse, nel caso delle grandi aziende più strutturate, sarebbe meglio definirla elusione, è connesso con quello della web tax. «In materia di web tax, l’intervento del legislatore si colloca in un contesto internazionale molto delicato. Un’impresa tradizionale paga tante tasse, mentre nuove realtà con la sede da una parte, la gestione da un’altra, la fiscalità da un’altra ancora, contribuiscono proporzionalmente molto meno» nota Spada, «ora è stato previsto un modello

di tassazione basato sui ricavi, ma serve una soluzione globalmente condivisa coerente con l’inderogabile principio della tassazione dei profitti delle imprese». «Da un lato i nostri artigiani che operano nel settore al dettaglio si devono confrontare con il commercio e i servizi online, il che è legittimo» gli fa eco Accornero, «ma c’è anche quella sui prezzi, e avere un carico fiscale inferiore consente di fare prezzi inferiori: questa è concorrenza sleale». Resta un problema: non è mai successo che un governo sia riuscito a recuperare dalla lotta all’evasione quanto aveva bellicosamente dichiarato. «Finché avremo governi di coalizione con “pensieri e parole” e visioni diverse sarà difficile avere politiche e leggi con una coerenza» aggiunge il vicepresidente vicario di Assolombarda, citando Battisti, pardon: Mogol, «nella manovra ci sono tante misure anche buone, come quelle sui bonus bebè e gli asili nido, ma gli importi e la durata sono limitati, e la loro possibilità di incidere bassa». Il fatto è che aziende che non hanno ancora spostato la cassaforte in Lussemburgo, e magari nemmeno gli stabilimenti a Timisoara, vorrebbero provare a competere sui mercati nonostante tutto. Hanno già accettato di correre con un piede legato, chiedono che almeno l’altro sia lasciato libero...

È GIUSTO LOTTARE CONTRO L’EVASIONE MA È SBAGLIATO PUNTARE IL DITO SU COMMERCIANTI E ARTIGIANI 29


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La soluzione che c'è ma non si vuole vedere Perché il Governo non considera i suggerimenti dei tributaristi? Il presidente del Consiglio nazionale dell'ordine dei commercialisti e degli esperti contabili, Massimo Miani, alza il velo sulla miopia del Mef di Sergio Luciano Presidente Miani, cominciamo dall’evasione. Quello del Presidente è suonato a molti INI LO GUARDANO MALE E ALLA PRIMA OCcome uno schiaffo ad anni di propaganda CASIONE GLIENE CHIEDONO CONTO. Ma in governativa – di vari governi – sull’asserita quel condominio molto più grande che è lo riduzione dell’evasione, non crede? Stato, la responsabilità del singolo che non L’evasione è sicuramente un problema culturapaga quella rata chiamata "tasse" impallidile. Il contribuente evasore quando evade non si sce di fronte alle magagne dell’amministratosente in colpa, si sente quasi legittimato a farlo, re – il governo di turno, qualunque esso sia si dà mille giustificazioni: che le tasse sono che tutti considerano come minimo incapace troppo alte e soffocanti; che i soldi sono mal o peggio, per cui l’evasione non è colpita da spesi, eccetera. Stanno cambiando le cose, nessun biasimo reperò: lentamente ma DELLE 50 RIFORME SUGGERITE putazionale»: è acuto stanno cambiando. DALL'ORDINE E DA CONFINDUSTRIA nell’analisi Massimo Una volta in Italia A PARITÀ DI GETTITO NE SONO STATE Miani, presidente del c’erano imprenditoCONSIDERATE APPENA UN PAIO Consiglio nazionale ri che facevano del dell’ordine dei commercialisti e degli espernero anche quando la propria azienda era in ti contabili, parla di evasione fiscale, quel perdita. Il fatto di aver soldi in contanti li fa“problema culturale” che non più tardi del 9 ceva sentire più forti. Questi assurdi stanno dicembre dell’anno scorso il presidente delscomparendo. È stato fatto molto, in realtà, la Repubblica Sergio Mattarella ha definito per arginare il fenomeno: il tracciamento “enorme e indecente”. delle transazioni bancarie, la limitazione E ne parla, in quest’intervista a Economy, dell’uso del contante, l’informatizzazione insieme a vari altri temi relativi al futuro, al di molte procedure. Certo, la vecchia cul“da farsi”: primo fra i quali quello della semtura innocentista che ha sempre protetto plificazione fiscale, sul quale l’Ordine assieme gli evasori è dura a morire. Per esempio un a Confindustria aveva consegnato al governo luogo comune è che i lavoratori dipendenti un documento con 50 riforme amministratinon evadano: macchè, dove possono spesso ve nel segno della semplificazione, a parità di evadono, banalmente – ad esempio – accetgettito, con emendamenti già belli e scritti, di tando di pagare in nero l’artigiano che gli fa i cui sì e no un paio sono state accolte, ma le lavori in casa o l’appartamento in affitto per altre nemmeno considerate. le vacanze. «NEL NOSTRO PAESE, SE UNO NON PAGA LA

RATA NEL CONDOMINIO GLI ALTRI CONDÒM-

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MASSIMO MIANI

Be’, effettivamente con la fattura elettronica – obbligatoria per imprese e autonomi c’è stato un notevole recupero dell’Iva. Sì, e per varie ragioni, che vanno anche oltre quelle ovvie. Nell’evasione Iva, il fattore determinante per un’azione efficace è la velocità con cui l’erario riesce a recuperare le somme evase. Se un contribuente dichiara l’Iva ma poi non la versa, se gli uffici provano a recuperarla dopo due anni hanno possibilità di recuperarla molto più scarse. Trovano l’azienda chiusa, ad esempio: oggi, la prima cosa che fa un imprenditore in diffcoltà è quella di non pagare le imposte. Se tenti il recupero dopo due anni cosa trovi? Molti, banalmente, emettevano fattura per il cliente ma non la registravano in contabilità, e la cosa emergeva solo in caso di controlli fisici – rari. Con la fattura elettronica questo trucco non funziona più, perché quando emetti la fattura elettronica resta tracciata. Peraltro, la nostra formula di fatturazione elettronica è stata molto efficace e vari altri Paesi ci stanno guardando con molta attenzione. Anche noi come Ordine abbiamo attivato un portale cui hanno aderito circa 12mila commercialisti con 50-60 mila clienti, ed è stato anche premiato dalla nostra organizzazione europea che si chiama Accountancy Europe come progetto più innovativo della professione europea… Sarà lo stesso per lo scontrino elettronico, appena divenuto obbligatorio? L’Agenzia delle Entrate ha fatto uno spot sullo


LA FINANZIARIA HA DELUSO TUTTI PERCHÉ IL GROSSO È STATO DESTINATO AL CONGELAMENTO DELLE CLAUSOLE IVA scontrino elettronico per dire che la contabilità diventa automatica. È evidentemente un’esagerazione, ma effettivamente alcuni passaggi stanno diventando automatici. La fattura elettronica va nel cassetto fiscale, lo scontrino elettronico idem, più andiamo avanti e più determinati processi si automatizzano… Aspetti, prima di parlare di quanto tutto questo impatta sulla professione del commercialista, restiamo sull’evasione: che ne pensa della limitazione dell’uso del contante? Limitarlo è giusto, ma non bisogna esagerare. Il tracciamento delle transazioni è importantissimo per la lotta all’evasione. Naturalmente non è un’innovazione priva di costi e ripercussioni. Anche perché ormai l’Agenzia delle Entrate dispone di moltissimi dati, tutti direi. Detto questo siamo sicuramente favorevoli all’incentivazione della moneta elettronica. Limitazione del contante, sì, ma dobbiamo essere consapevoli che tanti Paesi hanno limiti più alti dei nostri e meno evasione. E che in Italia ci sono comunque fasce sociali che non è semplice abituare alla moneta elettronica, gli anziani in primis, ma anche i meno abbienti. Bisogna avere conto in banca, rispettare le scadenze del fido che ogni carta di credito di fatto presuppone. Quindi, sulle limitazioni al contante la linea è: sì con prudenza, e priorità all’incentivazione della moneta elettronica. Non a caso sul tema è intervenuta recente-

mente anche la Bce… Bastano i controlli fisici anti-evasione? Direi di no. Il grosso dell’attività di controllo viene fatta sulla base di automatismi importanti, ma bisognerebbe concentrarsi sulle grandi evasioni. Per recuperare di più, ci si dovrebbe concentrare maggiormente nel fare controlli fisici. C’è stata e c’è ancora molta polemica sulle proposte governative di eliminare un grado di giudizio nel contenzioso tributario e di affidare la giustizia tributaria alla Corte dei Conti. Che ne pensa? Sulla proposta di eliminare un grado di giudizio nessuno è d’accordo. È assolutamente impraticabile ed iniqua per il contribuente. Sull’altra proposta mi sembra che la Corte dei Conti abbia solo detto di essere disposta a mettere a disposizione le proprie competenze e non di avocare a sé i processi tributari. È invece vero che andrebbero creati tribunali specializzati, ma la tematica è complessa e presuppone una specializzazione dell’organo giudicante su cui il dibattito è e sarà infinito. Peraltro, l’Agenzia ricorre sempre, anche per cifre banali, per paura delle accuse di danno erariale va sempre avanti nei contenziosi generando spesso costi nettamente superiori al possibile recupero. Anche su questo in un Paese efficiente si dovrebbero stabilire regole migliori… Mentre oggi i contribuenti sulle piccole contestazioni tendono a pagare per non spendere di più nella difesa in contenzioso! Parliamo della finanziaria 2020: ha deluso un po’ tutti. Per forza, il grosso è stato destinato al congelamento delle clausole Iva! Per lei sarebbe stato giusto violare il tabù dell’intoccabilità dell’Iva? Un riallineamento delle aliquote con un saldo attivo per il gettito erariale complessivo si potrebbe e credo si dovrebbe progettare. Se vogliamo ci sia una ripresa, bisognerà prima o poi toccare le aliquote. Destinare le risorse di bilancio quasi solo alla sterilizzazione dell’aumento Iva è sbagliato. Che giudizio dà della legge di Bilancio 2020? A prescindere dal taglio delle aliquote, oggi

inattuabile, il fisco dovrebbe e potrebbe venire incontro agli imprenditori semplificando. D’accordo con Confindustria abbiamo presentato al governo un documento sulla semplificazione fiscale con 50 proposte e con i relativi emendamenti già fatti, l’abbiamo consegnato a tutte le forze politiche ma se ne hanno presi un paio ne han presi tanti. C’è stata scarsa attenzione. Non è che ci sia poca competenza fiscale? Diciamo che gli ultimi ministri dell’economia sono stati tutti economisti, poco esperti personalmente dei temi tributari. Un tema specifico: la tassa piatta sta evaporando. Rimpianti? La flat tax per i contribuenti con ricavi sino a 65.000 euro è stata sicuramente una norma importante che ha aiutato soprattutto i giovani. Purtroppo il percorso si è fermato ed anzi con questo Governo abbiamo fatto dei passi indietro. Su questo tema abbiamo più volte chiesto che il regime fosse esteso anche alle società ed alle associazioni professionali perché il fatto che possa essere utilizzato solo da imprenditori e lavoratori autonomi individuali, oltre ad essere iniquo, porta ad incentivare la disaggregazione. In tutto questo, la vostra professione sta cambiando, e tanto, soprattutto per effetto dell’automazione. Sì, e cambierà ancora di più. La strada che abbiamo cercato di tracciare in questo mandato è stata quella di accompagnare la categoria verso nuovi ambiti di attività, spostando attenzione dal core-business contabile e fiscale che tanto ha dato per molti anni, ma che oggi è in fase di declino. Peraltro le nuove specializzazioni sono il futuro dei giovani, che oggi riescono ad entrare negli studi più strutturati solamente se hanno competenze specialistiche. I dati della cassa dei dottori commercialisti dicono che un commercialista che lavora in uno studio organizzato guadagna quasi il triplo rispetto a chi lavora da solo. Il tuo perimetro d’attività aumenta notevolmente se diversifichi, specializzi e aumenti i servizi offerti alla clientela. Se fai solo contabilità e dichiarazioni hai purtroppo una marginalità bassissima…

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La fiscalità circolare ci renderebbe sostenibili Secondo l’economista Antonio Uricchio la tracciabilità della spesa pubblica favorirebbe la compliance a quell’evasione che nasce nel momento in cui il contribuente non coglie le finalità del prelievo di Sergio Luciano «QUALUNQUE AZIONE IN MATERIA DI FINANZA PUBBLICA DEVE TENER CONTO DELLA STRETTA CORRELAZIONE CHE C’È E NON PUÒ NON ESSERCI TRA IL PRELIEVO TRIBUTARIO E LA SPESA PUBBLICA. Il sistema finanziario dello Stato va sempre visto e gestito nella sua complessità, anche attraverso una pluralità di strumenti, e le appropriate formule di policy mix»: inizia dai principi fondamentali Antonio Uricchio, economista, già docente di diritto tributario e poi Rettore all’Università di Bari ed oggi presidente dell’Anvur, la Commissione che valuta la qualità formativa delle Università italiane.

Professore, il governo ha aperto una stagione di analisi e confronto sulla fiscalità per ridurre il cuneo fiscale che grava sul costo del lavoro e tentare di razionalizzare se non ridurre la pressione, attenuando l’incidenza dell’embrionale flat tax introdotta dal precedente esecutivo. Ma che margini ci sono per incidere in modo significativo sul quadro attuale? Qualunque azione politica sulle entrate deve tener conto necessariamente del principio di equilibrio economico-finanziario incardinato negli articoli 81, 97 e 119 della Carta Costituzionale. Questo non significa che non siano possibili interventi anche importanti di riduzione del prelievo fiscale, ma vanno collegati ad un’azione forte sul fronte opposto, quello della spesa, sia con riferimento alla quantità e

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qualità della spesa stessa sia con riferimento a possibile nuove forme di entrate, tributarie e non. Per esempio? Per esempio una miglior valorizzazione del patrimonio pubblico anche culturale, oggi in larga parte sottoutilizzato. O altre azioni sui servizi pubblici che presentano margini di intervento notevoli, anche con riferimento a possibili forme di entrate connesse ai servizi stessi. E si deve anche pensare ad un’azione forte di contrasto agli sprechi e al superamento di un modello che io definisco di fiscalità lineare ed esponenziale e che può essere meglio rappresentato da una formula di fiscalità circolare. RIMODULARE LE ALIQUOTE IVA PERMETTEREBBE DI GENERARE MAGGIOR GETTITO LIBERANDO I REDDITI CHE OGGI SONO PIÙ COLPITI

Cioè? La fiscalità lineare cresce ed è esponenziale. Con essa crescono i tributi e cresce la spesa. La fiscalità circolare è attenta alla spesa, promuove la cultura della lotta allo spreco e valorizza le politiche virtuose sotto il profilo del recupero, sia in termini di gettito che di imponibile. Chiaro il distinguo, ma focalizziamoci sul recupero dell’evasione fiscale. Si è riaccesa la polemica sulle limitazioni all’uso del contante, dopo l’intervento critico della Bce che ha sconsigliato questa strategia.

A mio avviso ridurre la circolazione del contante può essere una strategia utile, talvolta persino opportuna, ma non m’appassiona e non è risolutivo. E cosa occorre invece? La tracciabilità dei flussi a tutto tondo, che è cosa diversa dalle restrizioni al contante. Per esempio occorre tracciare anche la spesa! Ci spieghi meglio. Einaudi diceva che i contribuenti pagano le imposte senza tergiversare se sanno come viene speso il denaro che versano. Ecco, una tracciabilità a tutto tondo favorirebbe la compliance e quell’evasione dura e indifferente a controlli e rischi che nasce nel momento in cui contribuente non coglie le finalità del prelievo che si vede richiedere. E le finalità accettate sono quelle di finanziarie una spesa efficace e produttiva, capace di soddisfare bisogni individuali e di tutti. Il problema della limitazione dell’uso del contante è limitato, ripeto, non è certo questo l’unico strumento. Presenta alcuni vantaggi e utilità, ma pensare di eliminare completamente il contante è sbagliato perché una scelta del genere può scatenare anche effetti non del tutto positivi in termini di depressione generale. Un altro fronte scottante, aperto peraltro dal presidente del Consiglio, è quello della giustizia tributaria. Il premier ha sostenuto che tre gradi di giudizio sono eccessivi eche andrebbero limitati a due. Cosa ne pensa? Mah, in generale osservo che il processo tri-


butario è uno dei più veloci, in Italia, almeno se lo si confronta con quello civile. Peraltro, stando ai dati, si rileva che di regola i primi due gradi sono celeri, i tempi si dilatano solo quando si arriva in Cassazione, dove si accumula effettivamente un eccesso di contenzioso se lo si rapporta alla mole complessiva dei giudizi pendenti, se rapportati ad altri ambititi processuali. Dunque, sul piano organizzativo, il vulnus del sistema si risconta nel terzo grado di giudizio, quello della Cassazione, quindi la riduzione dei gradi ottenuta accorpando il 1° e il 2° non sarebbe incisiva, lo sarebbe invece la scelta di ridurre i motivi ammessi per il ricorso in Cassazione dei procedimenti tributari! Il contenzioso è sempre il punto d’arrivo di controlli controversi. Come giudica l’attuale sistema dei controlli fiscali in Italia? Per quanto riguarda il sistema dei controlli, oggi, per quanto abbiano da una parte subìto e dall’altra raggiunto una maggiore complessità anche tecnica, non si può non rilevare che purtroppo in molti casi sono offline, ed anche per questo fuori tempo. Cioè? Spesso si tratta di controlli tardivi rispetto al momento in cui si genera il reddito imponibile. L’anticipazione dei controlli rispetto ai tempi di oggi consentirebbe di contrastare meglio l’evasione da riscossione oltre che quella da

accertamento. E in ogni caso per incidere su questa filiera occorre una decisa semplificazione apparati formali, che facilitano controllo più rapidi e più tempestivi. Ecco ma, in termini generali, è realistico oggi pensare di intervenire sul fisco per iniziativa politica, in un sistema così vincolato dalle regole economiche internazionali? Le riforme fiscali in qualunque Paese devono tener conto delle modificazioni profonde del tessuto economico. Non dobbiamo pensare a un fisco statico, ma dinamico: teniamo conto ad esempio delle nuove modalità di produzione della ricchezza rspetto a quelle basate sul reddito da lavoro e sulla casa. La modifica degli strumenti di prelievo è doverosa. Tutto sembra ruotare attorno alle aliquote Iva, un tabù inviolabile. Ma non si potrebbe riallinearle, generando maggior gettito su quel versante per liberare redditi oggi più colpiti? Secondo me sì: intervenire sarebbe possibile, anche tenendo conto delle potenzialità che il fisco possiede nel promuovere stili di vita virtuosi e comportamenti compatibili. Una fiscalità che anche attraverso la rimodulazione delle aliquote Iva promuova la tutela dell’ambiente, della salute, favorisca un’equa redistribuzione della ricchezza è auspicabile e possibile. La flat-tax sembra, con l’attuale compagi-

ne, avviata verso il dimenticatoio… Il sistema italiano dell’imposizione sul reddito è particolarmente oneroso anche rispetto alla media europea, è opportuna una rimodulazione delle aliquote o attraverso l’introduzione di un’aliquota unica o comunque una rimodulazione contenitiva. Questo non significa necessariamente introdurre la flat-tax, ma intervenire sulle imposte sul reddito, un tributo nato nel nostro Paese e mantenuto concettualmente identico nel tempo, come se non si fossero prodotte nuove modalità di generazione della ricchezza. Che sia conseguibile un buon risultato con un’aliquota unica o piatta o che possa funzionare il modello a due aliquote varato da Tremonti nel 2003 è relativo. È sicuro invece che occorre intervenire sulla struttura dell’imposta sul reddito: va affiancata da modelli di prelievo più moderni che consentano di ridurre gli effetti perversi generati dal fatto che oggi l’imposta grava per due terzi sul lavoro. Fare questo, significa promuovere il lavoro. Mentre Google e compagni evadono indisturbati. Un problema serissimo. Del resto, le regole europee, attraverso il principio di unanimità, scoraggiano qualunque tentativo di intervenire efficacemente. Occorre una politica più forte nel contrasto all’evasione internazionale con scelte orientate in una direzione comune.

Riccardo Alemanno: «Semplificare per risparmiare (tempo e denaro), tutti i Governi l’hanno promesso, ma ancora nessuno l’ha fatto davvero»

«L

o Stato deve fare una scelta molto forte finalizzata alla semplificazione. Semplificare significa risparmiare tempo e denaro, significa avere dati più certi a beneficio del dipendente, dell’impresa, del professionista. Lo Stato deve fare investimenti in questa direzione e non rimandarli perché mancano le coperture o perché, semplificando, si rischia di ridurre entrate illogiche che però fanno cassa. È

vero, a volte la ragione di cassa supera il diritto del contribuente ad avere una vita amministrativa meno complessa, ma per semplificare ci vogliono coraggio e determinazione». È pugnace come sempre il presidente dell’Istituto Nazionale Tributaristi (Int), Riccardo Alemanno. Lui in prima persona e l’istituto che guida, da anni conducono una battaglia per la semplificazione fiscale e burocratica che, nonostante ripetuti scontri contro il muro di gomma della macchina statale, non hanno intenzione di abbandonare. «Perché

sono e rimango ottimista, nonostante tutto». Insomma, questa semplificazione è un po’ come la Bella di Torriglia: tutti la vogliono, ma nessuno se la piglia. La semplificazione è un argomento da sempre inserito nell’agenda dei diversi governi, ma è un obiettivo che purtroppo è sempre stato mancato, ancorché perseguito in alcuni casi.

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L’ALTRA COVERSTORY

LEGGE DI BILANCIO E PIANO IMPRESA: UN PO' DI AGIO PER LE PMI La nuova manovra fiscale in vigore dal 1° gennaio 2020 modifica la disciplina degli incentivi fiscali alle imprese ispirandosi alla politica

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pprovata in data 27 dicembre 2019, non senza accesi dibattiti, la Legge n. 160/2019 interviene con mano pesante sulle agevolazioni contenute nel Piano Impresa 4.0 allo scopo di incrementare la platea delle imprese beneficiarie a favore delle piccole e medie imprese. Elemento centrale della nuova normativa appare, ad una prima lettura, la convergenza verso l’apprezzato strumento del credito di imposta degli incentivi per: - R&S, innovazione e design; - Investimenti in beni strumentali; - Formazione. Ma vediamo nel dettaglio tutte le principali novità.

Il credito sulla R&S si fa in tre L’articolo 1, commi 198-209, della nuova Legge di Bilancio interviene sul credito NELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO DI ROMA DI RSM ITALY

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tale in campo scientifico o tecnologico, d’imposta R&S estendendo le fattispecie come definite dalla comunicazione della agevolabili ai programmi di innovazione, Commissione Europea n. 2014/C 198/01 anche finalizzata al raggiungimento di un del 27.06.2014, avendo riguardo alle meobiettivo di transizione ecologica o di intodologie di rilevazione dei dati sulla rinovazione digitale 4.0, e di cerca contenuti nel c.d. Manuale di Frascati design ed ideazione estetica dell’OCSE, nel limite di 3 milioni di euro; per i settori del Made in Italy. - al 6% delle spese sostenute per le attiviLe novità, che decorrono tà di innovazione tecnologica relative alla dal periodo d’imposta sucrealizzazione di prodotti o processi di processivo a quello in corso al duzione nuovi o sostanzialmente migliorati 31.12.2019 accompagnandorispetto a quelli già realizzati o applicati si a rilevanti modifiche di cadall’impresa, tenendo conto dei criteri di rattere procedurale rispetto classificazione del c.d. Manuale di Oslo alla previgente normativa, prevedono l’audell’OCSE, nel limite di 1,5 milioni di euro; spicato abbandono del metodo “incremen- al 6% delle tale” a favore di quelIL CREDITO D'IMPOSTA PER RICERCA spese sostenute per lo “volumetrico” per E SVILUPPO ESTENDE LE AGEVOLAZIONI le attività di design la determinazione AGLI INVESTIMENTI IN TRANSIZIONE e ideazione estetica della base di calcolo ECOLOGICA E INNOVAZIONE DIGITALE di nuovi prodotti e del credito. La nuova campionari, svolte da imprese operanti nei tecnica di rendicontazione, in particolare, settori tessile e della moda, calzaturiero, consentirà l’applicazione dell’aliquota di dell’occhialeria, orafo, del mobile e dell’aragevolazione direttamente sul totale delle redo e della ceramica, nel limite di 1,5 mispese agevolabili, rendendo irrilevante il lioni di euro. sostenimento di spese di ricerca, innovaIl credito per l’innovazione tecnologica è inzione e design in periodi precedenti. crementato al 10% per i progetti finalizzati L’intensità del beneficio è divenuta variaad un obiettivo di transizione ecologica o di bile, in relazione alle diverse categorie di innovazione digitale secondo il paradigma attività ammissibili, e sarà pari: 4.0. - al 12% delle spese sostenute per le attiviLa fruizione dei nuovi crediti d’imposta è tà di R&S, ovvero di ricerca fondamentale, ammessa esclusivamente in compensaziodi ricerca industriale e sviluppo sperimen-


ne in F24 ma, a differenza del passato, doIl nuovo credito di imposta per investi1, lettera b), del TUIR, mentre per gli invevrà essere effettuata in 3 quote annuali di menti in beni strumentali stimenti in leasing è assunto quale base di pari importo a decorrere dal periodo d’imIntrodotto dall’art. 1, commi 184-197, delcalcolo il costo sostenuto dal locatore per posta successivo a quello di sostenimento la Legge di Bilancio 2020, il nuovo credito l’acquisto dei beni. del costo. In aggiunta agli adempimenti d’imposta per beni strumentali sostituisce La fruizione può avvenire a decorrere: previsti fino al periodo di imposta 2019, super ed iperammortamento per tutti gli - dall’anno successivo a quello dell’avveinoltre, la nuova normativa introduce una investimenti in beni strumentali nuovi, renuta interconnessione dei beni al sistema nuova comunicazione al Mise il cui conalizzati nel periodo compreso tra il 1° genaziendale di gestione della produzione o tenuto, nonché le modalità ed i termini di naio e il 31 dicembre 2020 ovvero fino al alla rete di fornitura, per gli investimenti in invio, saranno definiti da un Decreto Diret30 giugno 2021, a condizione che, entro il beni “Industria 4.0”; toriale di prossima emanazione. 31 dicembre 2020, il relativo ordine risulti - dall’anno successivo a quello di entrata Al fine di fugare i prevedibili dubbi sulla accettato dal venditore e siano stati pagati in funzione dei beni, per gli investimenti in corretta classificaacconti per almeno il beni diversi. SUPER E IPERAMMORTAMENTO zione delle attività 20% del costo di acVENGONO SOSTITUITI DAL NUOVO agevolabili è attesa, quisizione. Proroga con semplificazioni del credito CREDITO DI IMPOSTA PER INVESTIMENTI entro 60 giorni dalla L’intensità del creFormazione 4.0 IN BENI STRUMENTALI NUOVI data di entrata in vidito di imposta è La Legge di Bilancio 2020 accoglie nell’art. gore della disciplina, la pubblicazione di un diversa a seconda della tipologia dei beni 1, commi da 46 a 56, l’auspicata proroga Decreto del MiSE che fisserà i criteri per la acquistati, come evidenziato dalla tabella del credito d’imposta per le spese di formacorretta applicazione di tali definizioni. seguente. zione del personale dipendente finalizzate Gli obblighi documentali previsti dalla nuoall’acquisizione o al consolidamento delle Il credito d’imposta è utilizzabile esclusivava disciplina restano invariati: competenze nelle tecnologie abilitanti 4.0. mente in compensazione, in cinque quote - il responsabile aziendale delle attività Come nella previgente disciplina, il credito annuali di pari importo, ridotte a tre per gli ammissibili, del singolo progetto o del sotd’imposta per la Formazione 4.0 è riconoinvestimenti in beni immateriali. Il costo di to progetto agevolabile hanno l’obbligo di sciuto in misura variabile sul costo lordo acquisto su cui si applica il beneficio è depredisporre una relazione tecnica che illuaziendale del personale dipendente impieterminato ai sensi dell’articolo 110, comma stri le finalità, i contenuti e i risultati delle gato in qualità di discente e dell’eventuale attività svolte in ciascun periodo d’imposta. Tale relazione deve essere controfirmaCREDITO ta dal rappresentante legale dell’impresa INVESTIMENTI COMPLESSIVI CATEGORIA DI BENE D'IMPOSTA (o dal commissionario) ai sensi del Lgs. 445/2000; - è previsto il rilascio, da parte del soggetto Bene materiale Fino a 2 milioni di euro 6% incaricato della revisione legale dei conti strumentale nuovo o, per le imprese non obbligate ex lege, da un revisore legale dei conti o da una società Fino a 2,5 milioni di euro 40% di revisione iscritti nella sezione A del Registro tenuto dal MEF, di una certificazione Beni materiali funzionali contabile attestante la regolarità formale Oltre 2,5 milioni di euro alla trasformazione 20% e fino a 10 milioni di euro della documentazione contabile e l’effettivo tecnologica e digitale (Allegato A alla legge n. 232/2016) sostenimento delle spese ammissibili. Per Oltre 10 milioni di euro 0% le sole imprese non obbligate per legge alla revisione legale dei conti, è riconosciuto un credito di imposta a totale copertura del coBeni immateriali connessi sto sostenuto per l’attività di certificazione, a investimenti in beni Fino a 700.000 euro 15% entro l’importo massimo di 5.000 euro e materiali (Allegato B alla legge n. 232/2016) nel rispetto dei limiti massimi di fruibilità del credito d’imposta.

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L’ALTRA COVERSTORY

personale impiegato come docente o tutor interno (in tale ultimo caso, nel limite del PROROGATO IL CREDITO DI IMPOSTA 30% della retribuzione annua complessiPER GLI INVESTIMENTI NEL MEZZOGIORNO va). nel limite massimo, Il comma 319 dell’art. 1 del Centro-Sud nella Le aliquote di beneficio si differenziano in misura del 25 per cento per ciascun progetto della Legge di Bilancio relazione alla dimensione dell’impresa: di investimento, di 50 per le grandi imprese, 2020 ha disposto la milioni di euro. Inoltre, proroga al 31 dicembre del 35 per cento per - per le piccole imprese, il credito di impol’art. 18-quater del le medie imprese e 2020 del credito sta è calcolato in misura pari al 50% della decreto legge n. 8 del del 45 per cento per di imposta per gli spesa sostenuta nel limite massimo di Euro 2017 aveva incluso le piccole imprese. In investimenti al Sud. La 300.000; nell’alveo delle aree precedenza, già l’art. misura, ricordiamolo, - per le medie imprese, il credito di impoagevolabili anche i 5 del decreto legge consente di agevolare Comuni delle Regioni n. 91 del 2017 aveva gli investimenti sta è calcolato in misura pari al 40% della Lazio, Umbria, Marche esteso al 31 dicembre realizzati a partire dal spesa sostenuta nel limite massimo di Euro e Abruzzo colpiti 2020 la scadenza del 1° gennaio 2016 in 250.000; dagli eventi sismici periodo agevolabile strutture produttive - per le grandi imprese, il credito di imposuccedutisi dal 24 per gli investimenti ubicate nelle zone sta è calcolato in misura pari al 30% della agosto 2016. effettuati nelle ZES, assistite delle Regioni spesa sostenuta nel limite massimo di Euro 250.000. - il potenziamento dell’incentivo al 60%, Sabatini”, disponendone il rifinanziamento I piani formativi devono vertere su una o nel rispetto dei limiti annuali, in relazione per complessivi 540 milioni di euro. più materie rientranti nelle c.d. “tecnologie alla formazione di lavoratori svantaggiati La misura, ricordiamolo, ha l’obiettivo di abilitanti 4.0” che riguardino almeno uno e molto svantaggiati rientranti nelle cafacilitare l’accesso al credito delle PMI dei tre ambiti aziendali previsti dall’Allegategorie definite dal attraverso finanziamenti agevolati sugli to A della Legge di BiDecreto del Ministro investimenti in beni strumentali nuovi lancio 2018 (vendita LA LEGGE DI BILANCIO PROROGA LA "NUOVA SABATINI" PER FACILITARE del lavoro e delle materiali ed immateriali ed un correlato e marketing, inforL'ACCESSO AL CREDITO DELLE PMI politiche sociali del contributo statale in conto impianti determatica, tecniche e/o CON FINANZIAMENTI AGEVOLATI 17.10.2017. minato in misura pari al valore degli intetecnologie di produressi calcolati, in via convenzionale, su un zione). Potenziamento della Nuova Sabatini finanziamento della durata di cinque anni La principale novità apportata dalla Legge Nel solco della proroga degli incentivi fiscae di importo uguale all’investimento, ad un di Bilancio 2020 riguarda: li di cui al Piano Transizione 4.0, l’articolo 1, tasso d’interesse annuo pari al 2,75% per - l’eliminazione dell’obbligo di stipula e commi da 226 a 229, della Legge di Bilancio gli investimenti “ordinari” e al 3,575% per deposito dei contratti collettivi aziendali o 2020 prevede la proroga di alcune delle migli investimenti in beni 4.0 (tra cui investiterritoriali presso l’Ispettorato territoriale sure strategiche del MiSE, tra cui la “Nuova menti in big data, cloud computing, banda del lavoro competente; ultra larga, cybersecurity, robotica avanzata e meccatronica, realtà aumentata, manifattura 4D, Radio frequency identification (RFID) e sistemi di tracciamento e pesatura dei rifiuti). La nuova normativa prevede, inoltre, una maggiorazione del contributo statale dal 30% al 100% per investimenti in beni 4.0 realizzati dalle micro e piccole imprese nel Mezzogiorno, e l’estensione del meccanismo preferenziale a favore degli investimenti effettuati dalle Pmi in beni materiali nuovi a uso produttivo e a basso impatto ambientale, con una maggiorazione del contributo statale del 30%.

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A SCUOLA DI CIRCULAR ECONOMY MA IN CATTEDRA CI SONO LE PMI

GESTIRE L’IMPRESA

Mettere a fattor comune esperienze e visioni per fare sistema all’insegna della sostenibilità: ecco il nuovo format multimedia-live di Economy, che coinvolge imprese e atenei di tutta Italia

41 TRASPORTO PUBBLICO TPER PASSA AGLI AUTOBUS A METANO LIQUIDO

di Davide Passoni

42 PANNELLI SOLARI ORA IL FOTOVOLTAICO STA TUTTO IN UNA APP

44 FEDERMANAGER COSÌ LA GREEN ECONOMY STIMOLA LA COMPETITIVITÀ

47 BREXIT LE IMPRESE SI ATTREZZANO PER L’EUROPA PROSSIMA VENTURA

50 DIGITAL ECONOMY LA FATTURA ELETTRONICA È SOLO L’ANTIPASTO

52 I VALOROSI MARCELLA CANNARIATO E IL BUSINESS ETICO... DI GENERE

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iù di cinquant’anni fa, mentre il della nostra casa comune, la Terra. L’allarme mondo vacillava sull’orlo di una clima è generale, non è più sottovalutato: crisi nucleare, il santo Papa Giomedia, società civile e comunità scientifica vanni XXIII scrisse un’Enciclica con la quadevono disegnare un’alternativa possibile. le non si limitò solamente a respingere la Ecco perché, oggi, l’economia circolare si guerra, bensì volle trasmettere una propopone come unica strada realistica per consta di pace. Diresse il suo messaggio Pacem ciliare lo sviluppo e la tutela dell’ambienin terris a tutto il te. Anche Economy DIECI TAPPE NEGLI ATENEI PIÙ mondo cattolico, ma Group fa propria AUTOREVOLI METTERANNO aggiungeva “a tutti questa sensibilità, A CONFRONTO MONDO ACCADEMICO, gli uomini di buona dedicando in ciascun IMPRENDITORIA E TERZO SETTORE volontà”. Adesso, di numero articoli e apfronte al deterioramento globale dell’amprofondimenti sulle tematiche della sostebiente, voglio rivolgermi a ogni persona nibilità, dell’ambiente, dell’economia circoche abita questo pianeta». È il terzo punto lare. Ora, questa sensibilità viene declinata dell’enciclica Laudato si’, con cui Papa Franin un importante progetto editoriale che si cesco, nel 2015, fece sentire la propria voce dispiegherà lungo tutto il 2020. Un nuovo riguardo ai temi ambientali, a testimonianformat multimedia-live, con il quale Ecoza della crescente sensibilità per il futuro nomy Group intende mettere a disposizione

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GESTIRE L’IMPRESA

la propria reputazione e il proprio goodwill presso una platea di oltre centomila lettori, tra imprenditori, dirigenti e professionisti, per raccontare questi temi, valorizzare l’esistente, contribuire a promuovere il nuovo. A questo fine, il progetto ha lo scopo di dispiegare tutti gli strumenti cartacei, multimediali e live di Economy Group, al fine di creare e diffondere i contenuti più interessanti, le case-history più significative e le testimonianze più convincenti. Il cuore del progetto saranno i convegni dedicati sul territorio. Dieci tappe, dieci giornate negli atenei più autorevoli d’Italia - da Castellanza a Trento, da Bari a Roma, da Bologna a Milano -, durante le quali relatori di primo piano provenienti dal mondo accademico, dall’imprenditoria, dal Terzo Settore, affronteranno le tematiche più attuali correlate all’ambiente e all’economia circolare. Tavole rotonde e dibattiti saranno ripresi dalle televisioni regionali di riferimento per ciascuna area, oltre a essere diffusi in tempo reale con la diretta Facebook e veicolati sui siti e sui social network di Economy Group. Sul mensile saranno poi introdotti temi e protagonisti di ciascuna delle puntate-evento, grazie a una foliazione dedicata. Il forte impegno del mondo accademico a sostegno di questo progetto - che gli è valso il patrocinio del Ministero dell’Ambiente - è testimoniato dalla partnership scientifica che Economy Group ha stretto, per l’occasione, con l’Università Cattolica del Sacro Cuore e con l’Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove tecnologie, l’energia e lo sviluppo economico sostenibile. Entrambi i partner aiuteranno lo staff di Economy a individuare i temi e i testimonial di ciascuna puntata. Il primo appuntamento è fissato per lunedì 24 febbraio alla Liuc - Università Cattaneo

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FRANCO FERRARIO

di Castellanza (VA); una giornata di confronto e studio durante la quale alcuni docenti dell’ateneo saranno coinvolti come relatori e chiamati a illustrare i loro progetti e i loro approccio alle tematiche dell’economia circolare e del business green. Insieme a loro gli studenti, chiamati a raccontare progetti di ricerca o tesi nel settore ambientale, a conferma di quanto tali argomenti siano CRG MONITORERÀ LE AZIENDE ED ECONOMY PREMIERÀ LE PRIME TRE CHE SI SARANNO DISTINTE PER LA LORO SENSIBILITÀ AMBIENTALE

sempre più calati in una quotidianità dalla quale non è più possibile prescindere. Naturalmente, un ruolo di primo piano all’interno della giornata varesina sarà giocato dalle aziende del territorio che si distinguono per il loro forte impegno nell’ambito dell’economia circolare. Un impegno che non è solo finalizzato al business, ma che si caratterizza da una innovazione e una ricerca costanti, per mettere al servizio dell’ambiente le migliori tecnologie di oggi e, auspicabilmente, di domani. Dalla generazione di energia dai rifiuti al riutilizzo degli scarti industriali, non mancano esempi virtuosi di aziende socialmente responsabili che metteranno a fattor comune le loro esperienze e le loro visioni d’impresa per arricchire la giornata di confronto e dimostrare come spesso, dalle aule delle università, studi e

soluzioni trovano poi applicazione pratica nell’economia verde. L’attenzione di Economy Group a sostegno delle imprese che si distinguono nel settore dell’economia circolare è testimoniata da un altro mattone importante che compone il progetto editoriale del 2020 dedicato a questa vitale tematica. Si tratta dell’impegno a pubblicare il rapporto annuale sullo stato della sostenibilità d’impresa elaborato dall’Osservatorio permanente di Crg-The Change Company, società di consulenza imprenditoriale fondata da Franco Ferrario, con la quale Economy Group ha sottoscritto un accordo. Dal 2013,il professor Ferrario ha infatti avviato l’Osservatorio Sostenibilità, un progetto nato per creare un luogo dove imprese, ricercatori, tecnici ed esperti possano condividere esperienze e fornire un modello di impresa sostenibile fortemente innovativo. Oltre a pubblicare il rapporto, Economy Group si è impegnato a nominare una giuria tramite il proprio advisory board, la quale individuerà e premierà - alla fine dell’anno - le tre aziende che, tra quelle monitorate dall’Osservatorio di Crg nell’ultimo anno, si saranno distinte per la loro attenzione alla sensibilità ambientale. Nella stessa circostanza saranno premiate altre 12 aziende per i settori industria manifatturiera, servizi territoriali e utilities, trasporti e logistica, servizi finanziari e bancari. Insomma, se, come recita il titolo del best seller di Greta Thunberg, la nostra casa è in fiamme, Economy Group non sta a guardare e dà il suo contributo, importante per quanto piccolo, per provare a spegnere questo incendio o, quantomeno, diminuire i suoi effetti devastanti.


E il trasporto pubblico (ri)scopre il metano liquido È l’unica vera alternativa al gasolio per il trasporto “pesante”, specialmente su lunghe tratte. Così Tper ha acquistato 15 autobus Scania Interlink a Lng per servire alcune linee extraurbane bolognesi di Franco Oppedisano

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volte le soluzioni più attuali sono niera quasi assoluta le emissioni di ossido di quelle di una volta. Che abbiamo sotazoto e di particolato, e di garantire una silento il naso da più di un secolo. Come ziosità notevole rispetto ai mezzi alimentati a il metano, che nella sua forma liquida (Lng) gasolio. Inoltre, grazie a due serbatoi criogenirappresenta l’unica vera alternativa al gasolio ci nei quali è possibile immagazzinare in poco quando bisogna percorrere molti chilometri spazio e in totale sicurezza una ragguardevole con un mezzo pesante. Lo sanno da anni i vetquantità di energia, l’alimentazione a gas natutori del trasporto merrale liquefatto assicura ROBERTO CALDINI (ITALSCANIA): ci e cominciano a scoun’autonomia di per«LE AZIENDE GUARDANO ALL’LNG prirlo anche le società COME SOLUZIONE DAL PUNTO DI VISTA correnza di oltre mille del trasporto pubblichilometri e un rendiSIA ECONOMICO CHE AMBIENTALE» co. La prima a farlo è mento del carburante stata Tper (nata dalla fusione tra l’azienda di superiore tra il 10 e il 15% in raffronto al dietrasporti su gomma di Bologna e Ferrara con sel. «Siamo orgogliosi di consegnare questi la società ferroviaria dell’Emilia Romagna), veicoli ad Lng a Tper, azienda che dimostra che ha deciso di adottare questa tecnologia ancora una volta la propria sensibilità a teacquistando 15 autobus Scania Interlink a gas matiche legate alla sostenibilità nel rinnovo naturale liquefatto per servire alcune linee exdel proprio parco veicoli», commenta Franco traurbane bolognesi. Fenoglio, presidente e amministratore deleI nuovi autobus sono in grado di ridurre le gato di Italscania. «Vorrei quindi fare i comemissioni di CO2 del 20%, di abbattere in maplimenti a questa realtà che per prima ha de-

ciso di introdurre nella propria flotta questa innovativa soluzione a Lng per il trasporto passeggeri interurbano. Sono certo che in futuro saranno sempre di più le realtà che, a beneficio di tutti, opteranno per veicoli in grado di garantire un minor impatto su clima ed ambiente». Soddisfatta per l’arrivo dei nuovi mezzi che presto entreranno in servizio anche il presidente e amministratore delegato di Tper spa, Giuseppina Gualtieri: «Questi mezzi sono il risultato della prima gara in Europa nel trasporto pubblico di persone per bus alimentati a Lng: siamo i precursori nell’utilizzo di un carburante alternativo che estende i benefici ambientali del metano anche sui collegamenti metropolitani di più lunga percorrenza». Sul parco veicolare che comprende la flotta di bus ibridi più numerosa d’Italia, il car sharing full electric Corrente, e oltre 300 mezzi a metano compresso, Gualtieri ha poi aggiunto: «Nel prossimo triennio abbiamo pianificato acquisti di ulteriori 243 nuovi bus di diverse tipologie, tutti all’insegna della più elevata compatibilità ambientale nei diversi contesti di servizio, per un investimento complessivo di oltre 76 milioni di Euro». I nuovi autobus Scania Interlink andranno a sostituire altrettanti veicoli più datati alimentati a gasolio e hanno una configurazione di spazi e allestimenti che consente un viaggio molto confortevole sui collegamenti extraurbani frequentati dall’utenza pendolare che si muove ogni giorno per motivi di studio o lavoro: hanno 55 posti a sedere e 16 in piedi, climatizzazione integrale per un ambiente di viaggio ideale in ogni stagione, tendine in tessuto e cappelliera aperta nella parte alta, utile al trasporto di borse e zaini. «Sono sempre di più le aziende di trasporto pubblico che guardano all’Lng come soluzione estremamente interessante dal punto di vista economico e ambientale» ha spiegato Roberto Caldini, direttore buses & coaches di Italscania. «Le eccellenti prestazioni e autonomie contribuiranno senza dubbio ad accrescere la diffusione di veicoli a carburante alternativo nei contesti extraurbani».

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GESTIRE L’IMPRESA

innovativi e sempre più ‘customer centric’, fornendo strumenti in grado di semplificare tutte le fasi di lavoro: dalla progettazione al monitoraggio, alla messa in funzione e al service. Nasce su questi presupposti l’App SMA 360°, l’innovativa applicazione ideata e realizzata da SMA per gli specialisti del fotovoltaico e clienti finali: uno strumento digitale volto a rispondere alle esigenze di maggior controllo e semplificazione nella gestione di un impianto; ma anche di convergenza tecnologica tra il fotovoltaico e tutte le altre tecnologie, come ad esempio, i sistemi di riscaldamento e raffrescamento, la ventilazione, la mobilità elettrica e lo storage. «La nostra App è l’unica sul mercato in grado di offrire un supporto professionale ai tecnici, nonché mettere a disposizione dei proprietari degli impianti nuove soluzioni per risparmiare sui costi energetici e tutelare l’ambiente», spiega Valerio Natalizia. L’App SMA 360°, da questo punto di vista, offre un supporto in tutte le fasi del lavoro quotidiano degli installatori, sin dalla pianificazione dell’impianto in cui vengono rileDalla pianificazione dell’impianto alla gestione degli elettrodomestici: vati i dati di consumo del cliente e si effettua ecco come Sma interpreta l’autonomia energetica lanciando la simulazione dei consumi energetici e del un’innovativa applicazione dedicata a installatori e users potenziale risparmio, per passare alla fase di commissioning, in cui la messa in servizio dell’inverter avviene tramite scansione del ggi il fotovoltaico è una tecnologia considera che può essere a pieno titolo conQR code e di monitoraggio e service. matura, affidabile, a prezzi più comsiderata la fonte di energia economicamenNon solo: grazie alle funzionalità descritte è petitivi. Semmai, serve un occhio di te più vantaggiosa e di rapida adozione. Per possibile avere una ‘vista’ live dei parameriguardo allo sviluppo delle smart grid (ovvero sfruttarne appieno il potenziale, dobbiamo tri principali e delle informazioni tecniche l’insieme di una rete di informazione e di una collegare il fotovoltaico a soluzioni di acaggiornate e sempre a disposizione, nonché rete di distribuzione elettrica che consente cumulo, mobilità elettrica e altri settori, l’analisi e la prevenzione rapida dei guasti di gestire la rete elettrica in maniera “intelliintegrandoli in un simediante il servizio PER ESSERE SFRUTTATO APPIENO, gente”) e sugli accumulatori». Valerio Natalistema complesso. Ed di assistenza tecnica. IL FOTOVOLTAICO VA COLLEGATO zia, Regional Manager SMA South Europe, è qui che SMA ha un L’obiettivo è quello di A SOLUZIONI DI ACCUMULO E INTEGRATO leader nel settore del fotovoltaico sia per ruolo chiave: la nosupportare gli instalIN UN SISTEMA COMPLESSO l’industria che per il residenziale, parla di stra vasta esperienza latori con tempi rifuturo, ma anche di una «nuova filosofia di ci rende un partner in grado di fornire sodotti e di fornire un’assistenza ottimale che supporto al cliente, sia esso un installatore o luzioni energetiche, non solo un produttore consenta loro una maggiore rapidità in tutl’utilizzatore finale. Con la digitalizzazione di inverter». te le fasi di intervento. «Siamo sempre più del settore energetico stiamo ora entrando La digitalizzazione dell’approvvigionamenattivi e vicini agli installatori, sono partner nel futuro dell’energia», dice. to di energia, infatti, sta dando vita a oppormolto specializzati, i veri ‘protagonisti del «Il fotovoltaico ha un ruolo centrale, se si tunità commerciali che richiedono approcci fotovoltaico’», commenta Natalizia. «Questa

Il nuovo fotovoltaico? È integrato e sta in un’App

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App punta a farli diventare più competitivi nel loro mercato, vogliamo sostenerli nel guidare il loro business esistente e nuovo in maniera più facile e veloce. Li supportiamo nel fornire ai loro clienti il miglior servizio e i migliori prodotti disponibili sul mercato, nonché nel risparmiare tempo e denaro nell’installazione di impianti fotovoltaici». La progettazione dell’App SMA 360° nasce da una nuova filosofia di supporto al cliente, sia esso installatore o utilizzatore finale, al fine di rendere la gestione di un impianto veloce, semplice e accessibile ovunque e in VALERIO NATALIZIA, AD DI SMA ITALIA qualsiasi momento. Un nuovo modo di concepire l’efficienza energetica anche per i proprietari di impianti commerciali e residenziali, come di elettrodomestici in modo da garantire spiega Natalizia: «Siamo entrati a pieno l’aumento dell’autoconsumo», spiega antitolo nel futuro del fotovoltaico. Non poscora Valerio Natalizia. Uno strumento che siamo più parlare di realizza il concetto di impianti tradiziona- L’APP È UNO STRUMENTO CHE REALIZZA Smart home e Smart li, ma di progetti di IL CONCETTO DI SMART HOME E SMART Building e rende BUILDING APPLICANDO IN MANIERA nuova concezione, possibile l’applicaEFFICIENTE L’INTERNET OF THINGS sempre più compleszione dell’Internet of si e in grado di dialogare con tutte le tecnoThings all’efficienza energetica, dal monilogie della casa. Ad esempio, tramite la notoraggio dei consumi degli elettrodomestici stra App è possibile prevedere il meteo per all’eMobility, con la possibilità di rilevare le ore successive, impostando l’attivazione l’energia stoccata all’interno della batteria

NON PARLIAMO PIÙ DI IMPIANTI, MA DI PROGETTI DI NUOVA CONCEZIONE. SIAMO ENTRATI NEL FUTURO del veicolo elettrico. In un futuro prossimo l’approvvigionamento di energia sarà decentralizzato, rinnovabile, completamente digitale e interconnesso. In quanto fonte di energia economicamente più vantaggiosa, il fotovoltaico ha un ruolo essenziale in questa trasformazione. E SMA, realtà che da oltre 35 anni impone nuove tendenze tecnologiche e guida lo sviluppo nel campo delle energie rinnovabili, si fa portavoce e promotrice di questo cambiamento.

SOLUZIONI A 360 GRADI Sma Italia è la filiale italiana dell’omonima azienda tedesca che, dal 1981, propone lo sviluppo e la realizzazione di soluzioni per il fotovoltaico, sia per le abitazioni private, sia per le grandi aziende, con inverter che vanno da 1 kW fino a 4,6 MW. Superati i 30 milioni di fatturato solo in Italia, grazie al lavoro di 35 dipendenti, la filiale di SMA Solar Technology AG nel nostro Paese è l’unica azienda ad avere sul mercato tutti i tipi di soluzione: dagli inverter da 1kW fino a quello da 4,6 MW, allo storage, ai dispositivi per la gestione intelligente delle diverse tecnologie, fino alla mobilità elettrica.

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GESTIRE L'IMPRESA

modo per assicurare la competitività delle nostre imprese sui mercati internazionali. Oggi le conseguenze dell’attività di impresa sull’ambiente circostante sono misurabili in termini sia di rischio sia di opportunità. E le opportunità sono ampie e sono di tipo economico e finanziario, oltre che sociale». Nel documento viene messo quindi in evidenza il concetto di “Cash from trash”: quello cioè di rendere il rifiuto una risorsa utilizzando strumenti tra cui riciclaggio ed energy recovery (Termovalorizzatori, Pirolizzatori). Di fondamentale importanza il concetto di “nuove tecnologie, nuovi rifiuti”; con il processo di decarbonizzazione in atto, da un lato si ridurrà l’utilizzo di combustibili fossili, incrementando l’uso di energie rinnovabili e di nuove tecnologie (tra cui eolico e solare, ma anche sistemi di stoccaggio, ecc.). Dall’altro aumenteranno i cosiddetti “nuovi rifiuti”, spesso destinati alle discariche; tra questi, scarti provenienti da turbine, moduli fotovoltaici, pompe di calore e batterie. Si dovranno perciò sviluppare sistemi di riuso Implementare una strategia nazionale per rilanciare il sistema Italia: o di smaltimento innovativi ed efficienti, che ecco le linee guida di Federmanager, che con Aiee ha messo nero su siano in grado di rispettare il modello di ecobianco la ricetta per passare dall'economia lineare a quella circolare nomia circolare, così da contrarre gli sprechi e limitare gli eventuali impatti ambientali. di Marco Scotti L’economia circolare impone un profondo cambio di paradigma, passando da un pernella produzione, nel consumo e nella gendagare e incentivare il ruolo dell’ecorso lineare della produzione (take-mastione dei rifiuti, puntando su innovazione, conomia circolare per permetteke-dispose) a un nuovo modello in cui la fase sviluppo degli investimenti ed occupazione re il rilancio del sistema Italia: è è ciclica, con costi di transizione che sarane promuovendo la bioeconomia. Stimolare lo scopo dello studio “Transizione verde e no necessari per ristrutturazione, appore sviluppare l’economia circolare italiana sviluppo”, che Federmanager presenterà il tando tuttavia rilevanti benefici economici, sosterrebbe le sfide prossimo 18 febbraio e di cui Economy anambientali, sociali e SARÀ NECESSARIO AFFRONTARE COSTI climatiche, ecologiche ticipa i contenuti. Realizzato insieme ad Aiee di risorse. Proprio DI TRANSIZIONE CHE A FINE PROCESSO e sociali proposte dal(Associazione Italiana Economisti dell’El’impiego di risorse, PORTERANNO BENEFICI AMBIENTALI, la “Green Economy”, nergia), il rapporto Federmanager sostiene in particolare, verECONOMICI, SOCIALI E DI RISORSE accrescendo la comuna tesi precisa: mai come ora, è necessario rebbe ridotto in mapetitività delle nostre imprese sui mercati implementare una strategia nazionale e un niera significativa, contribuendo a moderare internazionali. piano di azioni (coerenti con le strategie eula dipendenza dall’estero, rendendo le cate«Stimolare e sviluppare l’economia circolaropee) che sia in grado di valorizzare le rine di approvvigionamento per molti settori re italiana - ci spiega Stefano Cuzzilla, prelevanti potenzialità dell’Italia, promuovendo industriali meno soggette alla volatilità dei sidente di Federmanager – non è solo una in modo organico, efficiente e senza appeprezzi dei mercati internazionali delle marisposta alla crisi climatica, ma è anche un santimenti burocratici il modello circolare terie prime e diminuendo l’incertezza dovu-

Così la green economy stimola la competitivà

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ta a fattori di scarsità e/o geopolitici. Prima saggio epocale può essere rubricato come ancora che per motivi etici – il surriscaldasemplicemente “migliore” rispetto al pasmento globale, piaccia o meno, è una realtà sato. Il tema dei rifiuti, ad esempio, impone con cui dovranno confrontarsi soprattutto le una profonda riflessione che si va a legare generazioni future – la Circular Economy gaal tema della decarbonizzazione. Se da un rantisce un risparmio significativo. Quanto? lato, infatti, si ridurrà l’utilizzo di combuSecondo una valutazione della Ellen McArstibili fossili, dall’altro si registrerà un authur Foundation, la transizione potrà conmento molto significativo di nuovi rifiuti sentire un risparmio netto annuo nel conticome componenti di turbine e pannelli nente fino a 640 miliardi di dollari sul costo solari, o anche batterie. Che fare di questi di approvvigionamento dei materiali per prodotti? Il loro conferimento in discarica il sistema manifatturiero, con un taglio del rischia di essere estremamente inquinan20% rispetto al costo te, ecco quindi che attuale. Venendo al SI STIMA CHE L'ADOZIONE DELL'ECONOMIA urgono soluzioni soCIRCOLARE POTRÀ CREARE NEL NOSTRO nostro Paese, l’Italia stenibili nell’ottica PAESE OLTRE 500MILA NUOVI POSTI potrebbe avere enordell’economia circoDI LAVORO NEI PROSSIMI DIECI ANNI mi benefici da un’alare. D’altronde, se si dozione massiccia dell’economia circolare: pensa all’enorme tema delle batterie per le si stima la creazione di oltre 500mila posti di auto elettriche, bisogna essere preparati: lavoro entro il 2030. A patto, però di riuscire quest’anno, secondo Unrae, saranno immaad abbattere il “muro” di burocrazia che rentricolate 11mila vetture a zero emissioni, de laboriosa la transizione. Serve, inoltre, un i cui propulsori, però, presentano diversi sistema creditizio affidabile che allenti i corcomponenti introvabili in Italia: cobalto, doni della borsa per finanziare quelle spese litio, nickel, manganese, zinco. Incremennell’ottica dell’economia circolare. tando il riuso-riciclo di tali materiali ed Ma non tutto ciò che riguarda questo pasincentivando la crescita di filiere nazionali

si ridurrebbero le importazioni stesse. Venendo all’eolico, se si considera un impianto tipo, sono già molti i componenti che possono essere riciclati. Ma le pale sono costituite da materiali compositi costituiti da polimeri, resine e fibre di vetro e di carbonio. Separare questi materiali e recuperali significa, ad oggi, adottare processi complicati non redditizi. Sebbene processi come la macinazione meccanica o la pirolisi abbiano raggiunto un livello di maturità tecnologica elevato, il conferimento in discarica dei compositi è una pratica ancora molto diffusa, specialmente in Italia. Per questo motivo, tra le raccomandazioni finali, Federmanager e Aiee rinnovano l’invito ai policy maker a valutare attentamente le possibili sinergie tra politica ambientale e politica industriale: «l’Italia, pur dotata di risorse umane, scientifiche e culturali all’altezza della sfida, non ha le risorse naturali necessarie a implementare sul territorio determinate tecnologie verdi, questo anche perché – dice il rapporto – su alcune filiere si è accumulato un forte ritardo dovuto a una politica industriale inadeguata».

Diventare manager per la sostenibilità

U

n Green Deal da 1.000 miliardi di euro in 10 anni, questo il piano di investimenti presentato dalla Commissione von der Leyen per raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile che l’Europa ha all’orizzonte. La sostenibilità è quindi, più che mai, in cima alle priorità previste dalle agende internazionali e le aziende devono essere protagoniste di un processo di ripensamento del business, orientato all’applicazione delle tematiche ESG (Environmental, Social, Governance) e a criteri responsabili di gestione delle risorse e di produzione. Quale agente di cambiamento all’interno del contesto aziendale, il manager ha pertanto il compito di dotarsi di competenze nuove che rispondano a scenari in conti-

nua evoluzione. Ecco perché Federmanager ha avviato un apposito percorso di certificazione di “manager per la sostenibilità”, finalizzato a offrire al mercato figure professionali in grado di incidere all’interno delle organizzazioni, attraverso scelte da assumere spesso a stretto contatto con i vertici aziendali. Il percorso rappresenta un’opportunità unica per approfondire le competenze necessarie oggi ai manager, declinate in: essenziali (come capacità di analisi e di definizione della mission), qualificanti (come capacità di diagnosi e soluzione dei problemi, competenze economiche e tecniche) e specialistiche (come conoscenza di principi e norme della sostenibilità e di temi quali

CSR ed economia circolare). All’esito delle diverse fasi di formazione e valutazione, il professionista che avrà appreso o perfezionato le competenze trasmesse, sarà certificato come “manager per la sostenibilità” e potrà quindi proporsi in veste di decisore qualificato. Una risorsa preziosa, in grado di promuovere linee di azione efficaci per inglobare la sostenibilità all’interno di processi d’impresa che seguano le indicazioni dettate dall’economia circolare. Per saperne di più sul percorso di certificazione “BeManager” promosso da Federmanager, visita il sito http://bemanager.federmanager.it/

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GESTIRE L’IMPRESA

La mobilità sostenibile diventa digitale e condivisa Sorgenia scommette sul Community mobility sharing: tre auto elettriche sono a disposizione dei 250 dipendenti della sede, gestite da un’app di GaiaGo per ottimizzarne l’utilizzo di Marina Marinetti

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uante auto occorrono per muovere ne del traffico e del numero di veicoli sulla 250 persone? Ne bastano appena strada. Il progetto di Sorgenia sfrutta Gaiatre. È la scommessa di Sorgenia, Go, la prima piattaforma di mobilità elettrica la prima digital energy company italiana, perfettamente integrata con la proprietà, in che ha deciso di estendere il suo concetto cui gli utenti possono condividere un’auto di energia sostenibile, digitale e condivisa, nel loro edificio attraverso l’app dedicata. anche alla propria mobilità. Da gennaio, GaiaGo fornisce ai propri partner (Sorgeinfatti, i dipendenti nia, in questo caso) le LA SCELTA DEL NUMERO DI VETTURE di Sorgenia hanno a soluzioni digitali e fiÈ STATA FATTA IN BASE AL CALCOLO disposizione tre Zoe DELLE ORE DI MOBILITÀ DEI DIPENDENTI siche per rendere l’e(la city car elettrica di IN MODO DA MASSIMIZZARNE L’UTILIZZO dificio un vero e proRenault, ne parliamo prio smart building, anche a pag. 126) da utilizzare in condivisiointegrando soluzioni di car sharing residenne per gli spostamento in città. E se tre auto ziale, in esclusività delle proprie strutture per 250 persone vi sembrano poche, sappiatutte app based, sicure e protette. «Abbiamo te che non è una questione di “braccino corabbracciato con entusiasmo questo progetto”, anzi: la scelta del numero di automobili è to perché identifica un nuovo paradigma in stata fatta in base al calcolo delle ore di motermini di mobilità», spiega dice Alberto Bigi bilità dei dipendenti, così da massimizzarne (nella foto in alto), Chief of Innovation & Del’uso, evitando inutili sprechi, in un’ottica di velopment di Sorgenia. «Il futuro, infatti, non diminuzione delle emissioni di C02, riduziosarà semplicemente rappresentato dall’u-

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so sempre più diffuso di auto elettriche, ma anche dalla consapevolezza che serviranno sempre meno macchine: potranno essere usate da più persone in base alle reali necessità. Questo è per noi un ulteriore passo verso un mondo sempre più sostenibile e in cui ciascuno fa la propria parte». Il progetto unisce la visione che Sorgenia ha dell’energia con la missione di GaiaGo di diffondere un modello di mobilità inclusiva, sostenibile e basato sulla condivisione. L’iniziativa, inoltre, è in linea con la realizzazione, all’esterno della sede di Sorgenia, di una serie di colonnine di ricarica per le auto elettriche gratuite e completamente interoperabili. «Abbiamo capito di non aver bisogno di flotte enormi», continua Bigi: «a patto di ottimizzarne la gestione». Il progetto nasce dall’idea che la mobilità possa essere fruita in modo condiviso all’interno di una comunità (un edificio, in questo caso la sede di Sorgenia) in modo digitale. È la nuova formula del community mobility sharing, la forma evoluta del car sharing. Resa possibile, appunto, dalla piattaforma digitale GaiaGo. «Oltre allo sblocco dell’auto, attraverso l’app ne viene calendarizzato l’utilizzo, calibrando le prenotazioni, possono essere effettuate per più utilizzi. Si tratta di un elemento che finora non esisteva nel mercato del car sharing», spiega Mattia Zara direttore marketing GaiaGo. Non solo: ogni utilizzatore a fine viaggio avrà identificato quanta CO2 ha risparmiato, quanti km ha percorso in meno, per essere coscienti di cosa significa una piattaforma di mobilità sostenibile. «Intendiamo portare la mobilità sostenibile e inclusiva all’interno di edifici al fine di creare un legame più forte con il territorio ed educare all’uso corretto dei vettori», conclude Zara: «In questa prospettiva, Sorgenia rappresenterà un interessante terreno di prova nonché il primo caso d’uso dell’utilizzo del community mobility sharing».


Prove generali di Brexit così le imprese si attrezzano Il regime transitorio durerà fino a fine dicembre 2020. Nel frattempo ecco come prepararsi allo scenario peggiore, ristrutturando il proprio business per essere sicuri di non inciampare nelle nuove regole di Paolo Besio

C

i siamo: con febbraio è iniziato il regime transitorio. Regno Unito e Unione Europea hanno fino a fine anno per discutere e per trovare un accordo di libero scambio. Ma il percorso sarà decisamente impegnativo e irto di ostacoli, non fosse altro che per ragioni negoziali. Qualora, alla fine del regime transitorio, l’accordo di recesso fosse approvato da entrambe le parti ma mancasse la definizione dell’accordo di libero scambio, senza un’ulteriore proroga ci si troverebbe in una situazione sostanzialmente analoga a quella di un’uscita del Regno Unito in mancanza di accordo, ovvero una hard Brexit. Intanto, diversi documenti, elaborati dalla Commissione europea identificano le prinL'AUTORE PAOLO BESIO È PARTNER DI BERNONI GRANT THORNTON E RESPONSABILE DELL’AREA INTERNATIONAL TAX E TRANSFER PRICING

cipali materie e, per ciascuna, le attività da compiere, preventivamente, per assicurarsi di continuare ad operare, in presenza del nuovo scenario, nel pieno rispetto delle norme. Il regime delle autorizzazioni legate ad attività regolamentate, quali quelle finanziarie e assicurative, è un tema che è stato discusso diverse volte, con grandi gruppi che hanno trasferito il proprio headquarter dal Regno Unito in uno Stato comunitario per poter continuare a beneficiare della possibilità di operare all’interno dell’Unione, senza sottoporsi a gravosi adempimenti in ciascuno Stato. Ci sono, tuttavia, tanti altri temi di cui si è parlato meno ma che sono altrettanto importanti. Al fine di garantire la sicurezza dei prodotti, per esempio, il certificato rilasciato da un organismo del Regno Unito per poter immettere detti prodotti nel territorio comunitario non sarà più valido. Sarà, quindi, necessario ottenere un certificato rilasciato da un organismo o un’autorità con sede in uno degli Stati membri. Si potrebbero fare molti altri

esempi ,ma il minimo comune denominatore è: il Regno Unito sarà uno Stato terzo, quindi tutte le norme a cui siamo ormai abituati che consentono di operare all’interno dell’Unione europea come un unico mercato non saranno più valide nei rapporti con il Regno Unito. Chi stava a guardare e, magari, contava sul fatto che il tema Brexit avrebbe preso una piega differente deve oggi capire che non c’è più tempo da perdere, la strada è ormai senza ritorno. Never say death, dicono gli inglesi, ma non conteremmo su sorprese dell’ultimo minuto. Le imprese non possono e non devono aspettare i tempi della politica. È necessario chiedersi se il modello di business oggi utilizzato rifletta le strategie di gruppo, sia ancora efficiente commercialmente e fiscalmente. Per fare questo devono essere analizzate le funzioni e i rischi delle attività svolte nel Regno Unito e valutare se, nell’ambito di un business restructuring, possano essere riallocate in altre società del gruppo. È opportuno considerare che le direttive comunitarie dovrebbero continuare ad applicarsi per tutto il 2020, durante il quale quindi le società residenti nel Regno Unito dovrebbero essere equiparate a società comunitarie. Detta equiparazione deriverebbe dall’accordo, non da una norma interna di ogni singolo Stato, nonostante diversi Stati membri, tra cui l’Italia, abbiano unilateralmente previsto di applicare, verificate determinate condizioni, un regime transitorio. Quindi, anche in questo ambito, è necessario assicurarsi di essere nelle condizioni di applicare correttamente le norme. Per quanto riguarda la fiscalità diretta, il Regno Unito, anche dopo il recesso, rimane uno Stato membro dell’Ocse e, in quanto tale, si è assunto molteplici impegni sui diversi fronti della fiscalità internazionale (si pensi alle convenzioni internazionali, alle tematiche sui prezzi di trasferimento e al progetto Beps), della lotta alla fiscalità privilegiata, degli scambi di informazione. Questo complesso insieme di hard e soft law dovrebbe, quindi, garantire il mantenimento di elevati standard nelle relazioni con l’Unione Europea.

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GESTIRE L’IMPRESA

«HA COMINCIATO OBAMA, ORA BISOGNA ATTREZZARSI» La Brexit è solo l’ultimo tassello di un processo di regionalizzazione avviato dagli Usa nel 2007, che ha portato a barriere tariffarie. Così, secondo Roberto Corciulo, a capo di IC&Partners, le aziende devono riposizionarsi di Riccardo Venturi IL

NEFASTO

IMPATTO

DELLA

BREXIT

SULL’EXPORT ITALIANO, IL NUOVO ASSETTO GLOBALE SEMPRE PIÙ REGIONALE CHE IMPONE DI ANDARE A PRODURRE IN LOCO, A CAUSA DELLE BARRIERE CHE OSTACOLANO LE ESPORTAZIONI NEGLI STATI UNITI COME IN RUSSIA E UN PO’ IN TUTTO IL MONDO. Roberto

Corciulo, partner e presidente di IC&Partners, società di consulenza per l’internazionalizzazione che opera da anni accanto alle imprese supportandone il processo di ingresso o di sviluppo sui mercati esteri, conosce a fondo i mercati globali. In questa intervista parte dalla Brexit per raccontarci il nuovo assetto globale che, sorpresa, per quanto riguarda gli Usa, non nasce con Trump ma con… Obama. Corciulo, quali le conseguenze della Brexit per il nostro export? Una botta non indifferente. Dare numeri precisi è difficile, ma secondo le stime potrebbe esserci un calo del 25-30% delle nostre esportazioni nel Regno Unito, quarto partner commerciale italiano dopo Germania, Francia e Stati Uniti, per un effetto domino provocato da diversi fattori. Nei primi 9 mesi del 2019, ultimo dato a ora disponibile, il nostro export in UK è stato pari a 18,5 miliardi: proiettato sui 12 mesi fa 24,7 miliardi, contro i 23,5 del 2018. Gli alimentari pesano 2,06 miliardi, il vino 1,67, l’abbigliamento 1,6, la pelle 1,1, i prodotti chimici 1,3, i farmaceutici 1,2, i prodotti elet-

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trici 1,1. Quindi il calo potrebbe superare i 6 miliardi di euro. Chi sarà colpito? Tutte le aziende la cui produzione è innestata su catene di valore che hanno come terminale il Regno Unito, a causa del calo dell’export, si troveranno ad avere una diminuzione dei volumi e quindi dei posti di lavoro. Sei miliardi di export non li sostituisci dalla mattina alla sera, con le crisi e la confusione che ci sono nel mondo le aziende dovranno cercare di riallocare i volumi perduti in Europa, e non è così facile. Una sofferenza non solo italiana: il Regno Unito ha un’economia basata sui servizi, impor-

IL SETTORE CHE SARÀ PIÙ PENALIZZATO DALLA BREXIT, ANCHE IN TERMINI DI LOGISTICA, È L’AGROALIMENTARE CHE DA SOLO VALE 2,06 MILIARDI

ta molti beni ed è ben integrato nell’Europa, quindi un po’ tutta la catena produttiva del vecchio continente andrà a soffrire di questo passaggio. Si stima che il calo dell’export farà saltare complessivamente 6-700mila posti di lavoro, a subire le conseguenze più pesanti dovrebbero essere Germania e Malta, dove si trovano molti servizi di backoffice finanziario. In Italia quale settore sarà più penalizzato? L’agroalimentare. Lo si è già visto negli ultimi due anni, a causa delle aspettative legate alla Brexit. Lo scorso anno, in particolare, a causa dell’ipotesi di una hard Brexit gli inglesi hanno

fatto magazzino, poi non hanno più comprato per i mesi successivi, sballando completamente il mercato. In caso di una hard Brexit i prezzi sarebbero aumentati a causa dei dazi. La facessero davvero, l’uscita dall’Ue senza un accordo con Bruxelles, ci sarebbero alla dogana i camion che arrivano dall’Europa senza il formato per poter fare l’importazione; un aspetto operativo difficile da gestire, si creerebbero file di tir per settimane, i loro magazzini rimarrebbero vuoti. Quali fattori concorrono alla stima di un calo del 25% di export anche in caso di Brexit non hard? Il Regno Unito importa beni sia dall’Unione europea che da paesi extracomunitari; su quelli dell’Unione europea a oggi non ci sono dazi né vincoli particolari alle dogane, c’è la libera circolazione dei beni così come delle persone; sui prodotti extracomunitari invece ci sono dazi. Compiuta la Brexit, quei dazi saranno automaticamente applicati a tutti i paesi europei, Italia inclusa. Sui prodotti agroalimentari parliamo di un dazio medio di circa il 10%. La gestione dell’Iva non sarà più intraeuropea, si dovrà fare l’esportazione, saranno richiesti documenti diversi da quelli attuali. L’insieme dei diversi elementi provocherà un rincaro dei prodotti europei nel Regno Unito, inclusi quelli italiani, e questo porta alla stima di un crollo dell’export del 25-30%: un dato approssimativo ma non distantissimo dalla realtà. Molto


dipende da come verranno fatti gli accordi definitivi sulla partita doganale, che per l’Italia è quella più delicata perché direttamente connessa all’export di beni. Bruxelles vuole un accordo con un’area di libero scambio, ma a Londra non va bene per via della questione irrisolta dell’Irlanda del nord, mentre l’altra spina è la Scozia, che preme per l’indipendenza. La Brexit non è certo la sola crisi di uno scenario internazionale in fibrillazione. Quali le direzioni che impattano sulla capacità delle aziende di esportare? Quello a cui assistiamo da almeno 7-8 anni è un processo di regionalizzazione molto veloce, che sta portando a una diminuzione del commercio globale. Checché se ne dica, Trump non ha inventato nulla, lavora sulla traccia di quel che Obama aveva già impostato, la politica di reshoring, con l’obiettivo riportare le aziende americane a produrre in patria. Tra il 2007 e il 2017 gli Stati Uniti hanno emanato più di mille barriere tariffarie e non tariffarie, che vanno in una sola direzione: per entrare sul mercato Usa sei costretto ad andare a produrre lì. Dopo la recente introduzione dei dazi Usa sui prodotti italiani, tra l’altro, diverse aziende americane stanno spingendo aziende fornitrici Italiane a fare produzione in America per fare Italian sounding. Da tempo ci muoviamo in questo contesto, che è partito da un po’ di anni ed è stato esacerbato mediaticamente da Trump. Per fare un altro esempio, l’Arabia Saudita ha lanciato il progetto Vision 2030, ha venduto il 5% di Saudi Aramco, compagnia nazionale di idrocarburi, per 2mila miliardi di dollari, serviti a creare il più grande fondo sovrano al mondo per andare a investire in attività produttive: l’obiettivo è di ribaltare i pesi di partenza, 20% di produzione e 80% di importazione. Allo stesso modo si parla di Made in India, Made in China, America first… Sta cambiando il modello globale, come di mostra anche il caso russo. Che succede nella Russia di Putin? Le sanzioni e il crollo del prezzo del petrolio degli scorsi anni hanno provocato una spinta autarchica sotto il cappello dell’“import substitution”. Nel 2014-2015 sono stati introdotti una serie di provvedimenti normativi che

IN TUTTO IL MONDO STIAMO ASSISTENDO A UN PROCESSO DI REGIONALIZZAZIONE MOLTO VELOCE limitano o impediscono l’acquisto da parte della PA russa di prodotti stranieri, oltre all’attuazione di una nuova politica economica con l’avvio di attività produttiva direttamente in Russia, attraendo investitori stranieri in settori di importanza strategica e di base: meccanica e settori ad alto contenuto tecnologico (iniziativa tecnologica nazionale), settore agroalimentare, oil&gas in particolare legato alla fornitura di attrezzature, infrastrutture, sanitario. Parallelamente è stata spinta in maniera importante la semplificazione delle normative interne per attrarre gli investimenti. Si è avviato un processo di riforme per tutelare gli investitori stranieri e superare le opacità tipiche dell’economia russa. Questi provvedimenti uniti ad una velocizzazione delle pratiche burocratiche per l’avvio di un’impresa hanno portato il paese al trentunesimo posto al mondo per la «facilità» di fare business elaborato dalla Banca Mondiale – l’Italia è al cinquantunesimo. A Mosca abbiamo un ufficio dal 2003. Prima avevamo 35 persone, oggi 80. È cambiato il modello di business, oggi vanno prevalentemente per produrre, assemblare, insediarsi produttivamente secondo la logica dell’Import substitution. Cosa possiamo dire dell’Iran dopo la crisi con gli Usa? Siamo il primo partner commerciale europeo dell’Iran. Per noi era un’economia importante, dopo l’accordo nucleare del 2016 c’è stata una

corsa delle aziende Italiane a riprendere il loro posto. L’Iran ha una storia industriale importante, con la presenza di gruppi italiani quali Fiat, Danieli, Eni; adesso è tutto bloccato, già dall’uscita degli Usa dall’accordo nucleare; il meccanismo messo in piedi dall’Ue sui pagamenti non è ancora entrato a regime; l’uscita unilaterale dell’Iran dall’accordo nucleare blocca ulteriormente. Le nostre aziende dovranno decidere se andare a produrre là, rischiando di essere penalizzate dagli Stati Uniti. Quindi siamo entrati nell’era della produzione in loco. Per evitare di subire cambi repentini da un tweet o da una bomba le grandi aziende, ma soprattutto le medie, dovranno decidere, facendo tutti i ragionamenti geopolitici del caso, se andare a posizionare la produzione o l’assemblaggio in uno specifico mercato; tante medie aziende lo stanno facendo, tante invece no. L’80% dell’export italiano è fatto da circa 13mila aziende, che devono affrontare il nuovo quadro internazionale. Molto dipenderà dalla capacità dell’Europa di agire da Europa: un conto è rappresentare 500 milioni di persone, un altro 50 o poco più, considerato che solo a Pechino e Nanchino ce ne sono 48 milioni… Per McKinsey nel 2030 il 50% dei consumi mondiali sarà tra Cina, India, Malesia, Filippine, Indonesia, Tailandia. Perdiamo un mercato importante come il Regno Unito e dovremo inseguire i mercati asiatici: se lo facciamo divisi…

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GESTIRE L’IMPRESA

La fattura elettronica? È solo l’antipasto Non stupiamoci se il Digital economy and society index ci vede negli ultimi cinque posti in Europa: il 40% delle imprese non ha neppure un proprio sito internet. Ma l’e-invoice ci salverà di Marco Scotti

L’

esordio è quello classico delle barDigitale - che sarà sicuramente di parte, ma zellette: ci sono un bulgaro, un rocerto non può restituire un’immagine distormeno, un greco, un portoghese e ta –in 30 miliardi di euro all’anno (ovvero il un italiano. Solo che non c’è niente da ridere, 2% del pil). Se si attuasse la trasformazione perché questi cinque cittadini, epitome dei digitale della pubblica amministrazione – loro popoli di appartenenza, sono dietro la fonte Politecnico di Milano – si otterrebbero lavagna con un bel cappello da asino. Il motibenefici per 25 miliardi all’anno. Insomma, vo? Occupano gli ultimi cinque posti (su 28) calcolatrice alla mano, una grande opera di nella classifica dei “bonifica” degli arSECONDO IL POLITECNICO DI MILANO Paesi più digitalizzachivi della Pubblica LA TRASFORMAZIONE DIGITALE ti in Europa secondo amministrazione gaDELLA PA PORTEREBBE BENEFICI l’indice Desi, Digital rantirebbe risultati PER 25 MILIARDI DI EURO ALL’ANNO economy and society davvero fantastici. index. Ai primi quattro posti i nordici, con Milena Gabanelli e Rita Querzè, in una lunla Finlandia che riveste il ruolo di capofila. I ga analisi sul Corriere della Sera di qualche parametri su cui si basa la classifica sono la settimana fa, hanno messo il proverbiale connettività, le competenze digitali, l’utilizzo dito nella piaga. Ad esempio facendo notare di internet da parte dei cittadini, l’impiego come l’anagrafe nazionale della popolazione dell’e-commerce come strumento di vendita residente (Anpr) sia stata istituita nel 2005 per le aziende e i servizi pubblici digitali. dal Ministero dell’Interno da Sogei. Doveva Gli ultimi due dati sono quelli più allarmanti essere ultimata entro il 31 dicembre 2014 per il nostro Paese. Nonostante gli acquisti online crescano a ritmo sostenuto (+15% nel 2019), solo il 10% delle imprese nostrane vende online. Una cifra bassissima che dovrebbe far suonare svariati campanelli d’allarme. Perché il commercio elettronico in Europa vale oltre 500 miliardi di euro e perché se si vuole incrementare il proprio business serve per forza passare da qui. Non basta: il 40% delle imprese non ha un sito internet. Nel 2020. Per quanto riguarda invece la mancata digitalizzazione della pubblica amministrazione, i costi delle inefficienze sono stati stimati da Confindustria

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per garantire la presenza di tutti e 8.000 i comuni italiani. Ebbene: alla data stabilita i paesi presenti erano… zero. Si dirà: un piccolo ritardo può esserci. Ma nel 2016 ce n’era uno solo e nel 2017 eravamo arrivati alla mirabolante cifra di 34, lo 0,4% del totale. Oggi siamo a 5.311, mentre ne mancano all’appello ancora 2.689. L’investimento fin qui profuso è di 37 milioni di euro. Tanti? Pochi? Sicuramente spesi male, a giudicare dai risultati. L’anagrafe unica è solo una delle moltissime possibilità che una digitalizzazione ragionata permetterebbe di offrire: sanità, ricerche di lavoro e via dicendo. Anche perché l’Europa ci ha destinato 619 milioni solo per la digitalizzazione della pubblica amministrazione. Eppure, l’Italia è stata promotrice di un grande progetto di ammodernamento del rapporto tra Stato e cittadini – la fatturazione elettronica – che ha permesso di rendere più trasparente il rapporto con il fisco. Ad esempio, è grazie all’e-invoice se a novembre l’Agenzia delle Entrate ha spedito 55mila lettere ai contribuenti che non hanno regolarizzato nei tempi stabiliti la propria posizione Iva. Tra i player privati che hanno giocato un ruolo particolarmente significativo in questa


fase di transizione, c’è sicuramente Teamsystem, azienda guidata da Federico Leproux che dovrebbe chiudere il bilancio 2019 - la conferma nei prossimi mesi - con un incremento dei ricavi nell’ordine del 15% rispetto all’anno precedente (356,1 milioni), cifra che permetterebbe all’azienda con sede a Pesaro di sfondare quota 400. La parte più importante, dal punto di vista quantitativo, del business dell’impresa viene fatto dalle fatture elettroniche, che hanno rappresentato una pietra angolare per la digital transformation delle aziende. «Abbiamo accompagnato la trasformazione e la nascita dell’economia digitale – ci spiega l’amministratore delegato – attraversando le diverse fasi. Soprattutto da tre anni a questa parte, quando il cambiamento si è fatto più pervasivo. Ci piace definirci degli abilitatori di competitività per i nostri clienti. Se guardiamo solo alla fatturazione elettronica, questa ha avuto un ruolo propulsivo straordinario, perché ha spinto verso il basso l’ondata di digitalizzazione a partire dalle piccolissime partite Iva». Teamsystem è di gran lunga il più importante attore nel mondo dell’e-invoice. Ha 1,5 milioni di clienti che siedono sulla sua piattaforma, scambia ogni mese 30 milioni di fatture,

per un controvalore intorno ai 25 miliardi di – sempre in cloud – ideale per gli stabilimeneuro. Ed è pronta a rendersi – come amano ti manifatturieri del futuro. ripetere in azienda – “paladina del Made in Un altro player importante nel grande comItaly digitale”. Come? «Da un lato attraverparto della dematerializzazione è la veneta so la creazione di una “costola” della nostra Siav, azienda familiare con 250 dipendenti e azienda, Teamsystem Digital Finance, che filiali anche in Svizzera e Romania. Recentepermetta l’integrazione tra tesorerie. E poi la mente si è aggiudicata con Consip una gara possibilità di effettuare fatture a sconto, una sulla sanità con l’attribuzione dei lotti 4 e grande opportunità che darebbe vigore a un 5. Una vittoria che ha permesso all’impreintero sistema. Il modello è già operativo, ma sa fondata dalla famiglia Voltan di entrare ci serve l’autorizzazione della Banca d’Italia. in moltissime realtà del comparto in LomNon siamo diretti forbardia, dove detiene IN ITALIA I PIÙ IMPORTANTI PLAYER nitori della Pubblica circa il 60% del merNELL’AMBITO DELLA FATTURAZIONE Amministrazione, ma cato. Un risultato che ELETTRONICA SONO LA PESARESE siamo un interlocutoha convinto Siav a TEAMSYSTEM E LA VENETA SIAV re per l’intero mondo dedicare una intera dei pagamenti. Dall’altra parte siamo sempre business unit al comparto sanitario. L’apalla ricerca di nuove opportunità per ingranproccio adottato è diverso da quello tradidirci. Negli ultimi quattro anni abbiamo efzionale: «Non più un prodotto che gestisce fettuato 25 acquisizioni per accelerare lo sviun protocollo singolo – ci spiega Leonardo luppo interno. A volte acquistiamo startup Bernardi, general manager di Siav – ma verticali che hanno dei prodotti particolaraccompagnamo il cliente in un processo mente innovativi, altre volte ci interessano costante di dematerializzazione. Ci stiamo gli imprenditori che stanno dietro le imprese muovendo anche sulla digitalizzazione dei che rileviamo. Un esempio concreto è aver processi sanitari, non solo per quanto conrilevato il 51% di Mondora nell’ottobre del cerne la parte amministrativa. Ma si tratta 2016 perché aveva le tecnologie che cercavadi un autentico “campo minato”. Basti penmo nel settore cloud». sare al tema enorme e assai complicato del Nel futuro di Teamsystem c’è il desiderio di consenso informato». offrire soluzioni di digitalizzazione dei proTra i clienti di Siav figurano anche Bankitacessi produttivi in ottica Industria 4.0. Per lia, Ice, Istat, Consob, Garante della Privacy e questo motivo, a fine ottobre è stato perfeCassa Depositi e Prestiti. Proprio quest’ultizionato l’acquisto del 51% della start-up Tema è diventato il primo cliente che riceverà chMass, che ha messo a punto una soluzione la soluzione sul cloud e non più on premise (ovvero fisicamente nei server della Cassa). Una modalità di erogazione del servizio che consente un notevole risparmio per il cliente dal punto di vista dell’hardware. Dal canto suo, Siav è già pronta a introdurre nuovi servizi di monitoraggio. «È un cambio di paradigma» conclude Bernardi. Insomma, gli strumenti e i protagonisti ci sono. Manca solo quello che gli anglosassoni chiamano “l’ultimo miglio”. Che cosa aspetti, Italia? A lato, Alfieri Voltan, fondatore di Siav. Nella pagina accanto, Federico Leproux, alla guida di Teamsystem

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GESTIRE L’IMPRESA I VALOROSI

IL BUSINESS ETICO? È UNA QUESTIONE DI GENERE Marcella Cannariato, founder di A&C Broker, ha un team (quasi) completamente femminile. E in sinergia con la Global Thinking Foundation ha avviato un percorso di educazione finanziaria rivolto alla donne siciliane di Marina Marinetti

«LE DONNE DEVONO AUTODETERMINARSI E SAPERE QUELLO CHE VALGONO». PAROLA DI MARCELLA CANNARIATO, IMPRENDITRICE PALERMITANA E AMMINISTRATORE UNICO DI A&C BROKER, azienda di punta

nel campo del brokeraggio assicurativo nazionale, nonché responsabile regionale della Fondazione Marisa Bellisario. Guai a parlarle di “valore aggiunto” delle donne: «Siamo un valore in assoluto», afferma decisa. Tanto decisa che, puntanto proprio sulle donne, nel 2007 ha messo in piedi il primo “broker etico” in Italia. Etico, perché attraversi progetti di Corporate social responsability contribuisce attivamente allo sviluppo, al sostegno e alla valorizzazione del territorio e di chi ha “meno di meno”. A partire dalle donne: quelle della Sicilia, innanzitutto, perché, come spesso ripete, «l’Italia è fratta». Così, il lavoro diventa ascensore sociale per le «troppe donne a casa». Lei, intanto, nella sua azienda, ne impiega 26.

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E i maschietti? Su 31 persone sono solo cinque, ma bastano e avanzano.

Cosa fanno? I periti. Devono essere uomini se devono correre anche di notte. Io preservo le mie signore, utili e preziose a prescindere. C’è comunque una donna alla contabilità e solo donne all’assicurativo, a gestire flotte enormi, a lavorare sulle multe, ad analizzare i dati trovando il miglior rapporto costo/beneficio per i clienti, a verificare i rischi adeguando le coperture. Le mie signore sono mamme giovani, hanno figli piccoli.

Non avranno molto tempo per lavorare, allora. Ma noi applichiamo lo smart working, l’orario è flessibile, il venerdì pomeriggio siamo chiusi. Dare il tempo per conciliare la vita familiare con quella lavorativa è fondamentale per attrarre talenti. I millennials...

Le millennials. ...Devono trovarsi bene e per restare devono avere benefit. Non è solo questione di denaro: devono anche potersi rilassare. Per questo abbiamo arredato la mensa come una grande cucina di casa e abbiamo attrezzato il nostro enorme terrazzo con piante e roseti. Ogni ora fanno dieci minuti di pausa, devono stare bene. E devono poter lavorare. Attualmente ci sono troppe donne a casa, troppe culle vuole e troppi giovani che partono con la valigia di cartone. Qui al Sud abbiamo interi paesi che si stanno svuotando: sono temi uno conseguente all’altro. Se le donne lavorano, fanno anche figli perché hanno la disponbilità economica per farli. Se le donne lavorano, non ci sono bambini poveri. Eppure le carriere vengono spezzate anche dalla maternità. Ma noi donne che ce l’abbiamo fatta dobbiamo mandare giù l’ascensore per far salire tutte le altre: Lella


Golfo ce lo dice sempre.

E qui arriva il business etico. Con la mia azienda supporto la Fondazione Belisario. Quest’anno, per esempio, impieghiamo una parte dei nostri utili per creare una scuola di formazione gratuita, Women for Society, realizzato in sinergia con la Global Thinking Foundation, rivolto alle donne siciliane con sei moduli di educazione economico-finanziaria su come accendere un mutuo, fare un business plan, trattare i tassi di interesse, gestire la contabilità, gestire il flusso finanziario. Comincerà il 26 febbraio a Palermo. Perché puntare proprio sull’educazione finanziaria? Lei lo sa che il 60% delle siciliane, e il 40% nel meridione, fanno gestire i propri soldi dal cosiddetto “tesoriere di famiglia”, il marito? Anche se lavorano, anche nelle classe agiate. È assurdo. L’indipendenza economica è solo di facciata. E pensi che rispetto agli uomini siamo noi

donne quelle che si laureano di più, le più specializzate. Poi però non troviamo un riscontro lavorativo, anche se bisogna dire che andiamo meglio nei cda delle maggiori aziende italiane: ormai siamo al 37-38% di presenze femminili (ma ci batte la Francia col 44%). Lo dobbiamo alla legge Golfo Mosca. Eppure, per ogni 100 donne che lavoro si creano almeno 15 posti lavoro nuovi: sono quelli nei servizi, nell’educazione, nell’healt care... Poi ci sono quelle come lei, le più intraprendenti, che il lavoro, dove non c’era, se lo sono creato da sole. Com’è andata? Ero un agente assicurativo: a Ferrara gestivo un’agenzia per conto di un’importante compagnia che oggi non c’è più. Poi, 22 anni fa, conobbi mio marito a una cena di un’amica di Palermo.

Un colpo di fulmine. Decisi di trasferirmi a Palermo. Carcai di imparare a fare la casalinga. Par di capire che il tentativo fallì... Mio marito mi spinse a riprendere in mano la

mia vita lavorativa. Ma io non volevo pià fare l’agente, non volevo avere padroni in casa, essere obbligata a fare determinati budget: così decisi di diventare broker.

Qual è la differenza? Gli agenti propongono polizze delle compagnie mandanti mentre i broker, senza vincolo di mandato, propongono alle compagnie di assicurazione affari. Io ho imparato da Giampiero Mosca, il numero uno di Aon Benfield. Abbiamo lo stesso carattere e litighiamo un giorno sì e l’altro pure, ma lavoriamo insieme da vent’anni. E su 2.000 società di brokeraggio che ci sono in Italia, l’azienda da me gestita è tra le prime 400: più siamo più facciamo comprendere l’importanza del nostro lavoro. Specie in un paese tradizionalmente sottoassicurato come è l’Italia. Esattamente. Prendiamo per esempio il rischio grandine: un’azienda che gestisce una flotta dovrebbe prevenire e stanziare riserve finanziarie nel caso in cui si verifichi l’evento. Se invece la stessa azienda si assicura, corre meno rischi, ha più liquidità, e nel caso in cui si verifichi l’evento, la compagnia la manleva dai danni. Un esempio tutt’altro che casuale: lei gestisce tutta la flotta di Sicily By Car... Sono più di 20mila veicoli.

PER OGNI 100 DONNE CHE LAVORANO SI CREANO ALMENO ALTRI 15 NUOVI POSTI DI LAVORO

Per chi si fosse sintonizzato soltanto ora: Tommaso Dragotto, il fondatore di Sicily By Car, è quel famoso “colpo di fulmine” che da Ferrara l’ha riportata nella sua Palermo. Ah, ma non mi ha affidato subito la sua flotta, anzi. Prima ha voluto vedere come lavoravo e ha atteso che la mia A&C Broker raggiungesse una dimensione critica in grado di supportarlo nella sua attività.

A proposito: ma quella A per cosa sta? Angelini, il mio socio iniziale. Dopo due mesi ho rilevato le sue quote. E mi sono tenuta anche il nome.

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SI FA PRESTO A DIRE “BANCA D’AFFARI” MA PER L’IMPRESA CI VUOLE BEN ALTRO Per Banca Euromobiliare, fin dal 1973 il rapporto con gli imprenditori è improntato sull’etica, ancor prima che sul business di Sergio Luciano

H

o avuto la fortuna di iniziare il mio percorso professionale con Gianni Tamburi, che mi ha insegnato tanto, mi ha dato fiducia sin da subito e tanta libertà d’iniziativa. Poi nel 1995 ho avuto un’altra grande opportunità, è arrivato un azionista stabile e qualificato con cui è nato un vero sodalizio»: quello che Simone Citterio, responsabile del Corporate Finance Advisory di Banca Euromobiliare, ha stretto con la sua azienda e con il gruppo Credem del quale appunto dal ’95 fa parte. «Ma un sodalizio del genere si costruisce soltanto con un collante, i valori comuni. Che ruotano poi attorno all’obiettivo di dare ai nostri clienti un’assistenza ed una consulenza attenta alle loro esigenze specifiche senza mai cedere alla tentazione di prospettare soluzioni standard».

«

Parlare di valori oggi è di moda, negli ambienti finanziari. Ma non è tutt’oro quel che luccica. Nel vostro caso? Oggi può sembrare di moda invece è sempre stata la nostra stella polare: l’etica professionale nei rapporti con gli imprenditori che si rivolgono a noi. Fa parte del nostro Dna: prima l’etica, poi il business. In che consiste? Innanzitutto nell’approccio. Quando un cliente si rivolge a noi siamo molto attenti a capire le esigenze dell’azienda e degli azionisti per fornire una soluzione che porti “benessere aziendale” per tutti, sia per gli stakeholders che per l’impresa. Oggi il mondo della finanza offre tantissimo a differenza degli anni ‘80: puoi fonderti con una Spac, quotarti direttamente all’Aim, emettere un minibond, fare entrare un fondo di private equity, cedere a un compratore industriale, organizzare un “club deal”. Ci sono moltissime alternative ma non tutte sono adatte a qualsiasi azienda. Se si sbaglia scelta si rischia di rompere il giocattolo. Quindi la prima cosa che facciamo è sederci con l’imprenditore e avviare un’analisi e un confronto approfonditi per capire quale operazione straordinaria è ve-

SIMONE CITTERIO

FINANZIARE L’IMPRESA Minibond, private equity, Aim, family office: orientarsi nella giungla dell’offerta finanziaria è un’impresa nell’impresa. Per questo è importante conoscere i player del mercato, da quelli storici alle new entry, con le loro soluzioni a portata d’azienda.

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NUOVA FINANZA

BANCA IFIS

L’AUMENTO DI CAPITALE SI FA CON LA BLOCKCHAIN

LA BANCA HA FAME DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE

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DEEP-TECH

NSA PMI INDEX

INVESTIRE NELLE NUOVE SCOPERTE

LA PLASTICA ITALIANA VALE 8 MILIARDI

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FINANZIARE L’IMPRESA

ramente percorribile. Sul mercato c’è anche loro relazioni con dinastie imprenditoriali: chi punta a realizzare operazioni veloci senio stesso vengo da una famiglia di imprenza studi approfonditi, solo per guadagnare ditori, categoria che apprezzo, ho molta emfacilmente commissioni. Se penso ad alcune patia con loro. Forse questo è uno dei motivi di queste, vi confesso che contenevano sin per cui l’imprenditore, che fa poche operadal principio gli elementi che hanno distrutzioni straordinarie nella sua vita e sceglie to valore per l’imprenditore. Noi cerchiamo con estrema attenzione i professionisti che con passione ed etica di portare all’imprenpossono assisterlo, si rivolge a noi. Abbiaditore un’operazione che duri nel tempo e mo sempre lavorato così ed anche oggi - nel faccia crescere l’azienda, a volte siamo co2020 - siamo uno dei player di riferimento stretti a smontare le chimere dell’imprenin questo ambito. ditore che magari altri consulenti gli hanno Come lavorate, in concreto? messo in testa senza fondamento. Quando svolgiamo questo genere di serEuromobiliare è nata nel ’73, da un’intuivizi mettiamo in campo professionisti che zione di Alberto Milla e Guido Roberto Vihanno un’elevata esperienza sul campo e tale. Lei vi è entrato giovanissimo e ha pernon solo titoli di studio blasonati. Dopo di corso tante esperienze al suo interno. che cerchiamo di individuare per ciascun Da quando lavoro qui posso dire che siamo imprenditore l’operazione che secondo noi stati sempre una merchant bank creativa al può aiutarlo a superare le criticità tipiche di servizio dello sviluppo delle imprese priquesto momento storico: età avanzata, pasvate. Da allora, alcune cose sono cambiate. saggio generazionale, impostazione verticiQuando sono entrato in Euromobiliare le atstica da “one-man-company” oppure troppi tività di Corporate Finance, Private Banking parenti senza merito ai vertici aziendali. Ci ed Equity Capital Market erano in un’unica sono state in passato belle imprese finite società per azioni. Poi, con l’arrivo degli Inmale per alta conflittualità tra gli azionisti glesi di Midland, sono o assenza di manager. FIN DALLA NASCITA, NEL 1973, BANCA stati creati “chinese Oggi il mercato non EUROMOBILIARE SI È SEMPRE DEDICATA wall” tra un’attività e perdona, corre veloALLA MEDIA AZIENDA ITALIANA l’altra, che oggi trocissimo ed è globale. PER SVILUPPARE L’ECONOMIA REALE vate sotto forma di Fare le scelte giuste tante società separate. La caratteristica che per la crescita è essenziale. E noi aiutiamo ci portiamo dietro dal ’73 è quella di essele aziende in questo. re sempre stati dedicati alla media azienda Qualche caso cui è particolarmente affeziofamiliare italiana. Questo è anche il nostro nato? contributo professionale per la valorizAbbiamo tanti esempi concreti che, a dizazione e lo sviluppo dell’economia reale stanza di anni, sono considerate storie di del Paese. Non abbiamo fatto come alcune successo, ma ne cito uno per tutti: Club del banche d’affari, entrate ed uscite da questa Sole. È una società operante nel settore dei nicchia quando e se gli conveniva: noi ab“camping village”, nata negli Anni ’70 e gebiamo proprio la vocazione di affiancare le stita dalla stessa famiglia per tre generaziofamiglie imprenditoriali di media dimensioni. Quando abbiamo incontrato la proprietà, ne nel loro percorso di crescita. Una scelta l’azienda era sana e tra i leader in Italia. Si ed un’intuizione partita dai fondatori e dalle sono rivolti a noi per trovare una soluzio-

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OGGI IL MERCATO CORRE VELOCE ED È GLOBALE: FARE LE SCELTE GIUSTE PER LA CRESCITA DELL’IMPRESA È ESSENZIALE ne che consentisse loro di diventare il numero uno e crescere secondo l’esempio dei concorrenti stranieri. Abbiamo studiato il caso per alcuni mesi ed abbiamo condiviso un’ipotesi di operazione sostenibile - purché fatta con partner giusti - che consisteva nel proseguimento della crescita interna, realizzazione di acquisizioni mirate ed inserimento di nuovi manager al fianco della famiglia. Per riuscirci occorrevano nuove risorse finanziarie a sostegno di un’espansione gestita in sicurezza da trovare tramite un forte aumento di capitale di un investitore finanziario di minoranza adatto per medie aziende: la famiglia doveva accettare una diluizione senza intascare un euro in cambio della prospettiva di fare un salto da azienda famigliare a impresa istituzionale. E loro? Hanno capito e ci hanno dato pieno mandato. Tramite un processo competitivo abbiamo selezionato un investitore di minoranza che ha finanziato lo sviluppo per linee esterne. È stato un successo. Dopo l’ingresso del nuovo socio da noi selezionato, in tre anni l’azienda ha fatto cinque acquisizioni, raddoppiato fatturato, aumentato l’Ebitda di


oltre il 60% e si è ritrovata con un assetto di guida ben managerializzato. Oggi possono puntare a diventare un player europeo. Il socio finanziario è stato liquidato e ne è entrato un secondo, per puntare a nuove acquisizioni di dimensioni maggiori. Una bella storia. Altro? Be’, tante. Ad esempio la case-history di Piquadro. Quando li conobbi erano all’inizio del loro percorso di crescita, avevano alcune boutiques dirette, volevano schiacciare sull’acceleratore. Gli imprenditori, i fratelli Palmieri, avevano già una strategia chiara, un buon management e partnership produttive in Cina, ma avevano bisogno di un grande boost finanziario per sfruttare questi vantaggi competitivi e noi trovammo il partner giusto per loro. Lo selezionai tra i migliori fondi di private equity, sempre con la logica di calarsi nel momento storico e nel caso specifico. Non tutti gli investitori sono adatti ad investire in determinate aziende famigliari o industrie. Ma non saranno operazioni frequenti… Al contrario, operazioni del genere le facciamo tutti gli anni perché è qui, in questa nicchia di mercato, che emerge il talento dell’M&A di Banca Euromobiliare che raccontavamo prima, il suo Dna. Tutti i giorni parliamo con imprenditori e aziende famigliari che ci chiedono soluzioni come queste. Il vostro vantaggio competitivo? Questo mestiere non si può industrializzare. Se fai intermediazione su titoli del mercato azionario puoi benissimo replicare i processi. Nel nostro mestiere no: qui si tratta di essere consulenti-imprenditori al fianco

di imprenditori, per progetti uno diverso umane, attenzione alla qualità ed i dettagli. dall’altro che durano mediamente un anno. Insomma, una vera boutique… Molti concorrenti? Sì, ma all’interno del gruppo finanziario Proprio uguali a noi, direi di no. Anche più solido che c’è in Italia. E vorrei dirle perché professionisti con le skills uguali a una cosa: questo ci consente di selezionare quelle dei nostri non ce ne sono tanti. Devi il business e di dire anche dei no a quegli avere la mentalità dell’imprenditore per aspiranti clienti che magari non hanno una poter capire i clienti. Devi rispondere al tebuona nomea. Perché il nostro gruppo è da lefono senza badare sempre molto attenLA REPUTAZIONE È UN DRIVER all’orario, magari anto all’aspetto reputaDI APPROCCIO FONDAMENTALE che di sabato perché zionale. Per giunta, ALLA GESTIONE DI OPERAZIONI il cliente è un po’ più l’ottima reputazione DI FINANZA STRAORDINARIA tranquillo. Poi noi che abbiamo è uno forniamo consulenza in tutte le fasi del dei driver di crescita della nostra attività. I processo di M&A, compresa l’ultima, quelnostri clienti sono i nostri migliori testimola contrattuale, in cui si scrivono i contratti nial, parlano bene di noi perché hanno lavoche regolano l’operazione. Tanti si riempiorano bene con noi. E del resto essere bouno la bocca col nome di “banchiere d’affari” tique ci permette di approcciare il business ma nella nostra nicchia di mercato occorrocon elevata personalizzazione e selettività, no figure complete a tutto tondo, con comproprio quelle caratteristiche che sono alla petenze tecniche, capacità di relazione, doti base del nostro successo.

I compianti fondatori di Banca Euromobiliare: Guido Roberto Vitale (a sinistra) e Alberto Milla (a destra)

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FINANZIARE L’IMPRESA

L’AUMENTO DI CAPITALE? SI FA CON LA BLOCKCHAIN Dopo anni di crescente “hype”, la svolta è finalmente arrivata. Non solo nel settore finanziario, ma anche nella logistica e nella lotta alla contraffazione. Ecco come le aziende stanno approcciando le catene dei blocchi di Marco Scotti

T

anto tuonò che piovve. Dopo che negli ultimi due anni si è continuato a parlare della blockchain come di una tecnologia salvifica che avrebbe rivoluzionato il mondo, ora iniziano a vedersi, timidamente, i primi risultati. Ovviamente nella finanza, il mondo che ha naturalmente i maggiori vantaggi dalla verifica puntuale e immodificabile di qualsiasi transazione e operazione. La “catena di blocchi” – è bene ricordarlo – è una modalità di validazione che prevede che all’interno di una comunità chiusa si gestiscano rapporti e operazioni attraverso una sorta di libro mastro digitale che tiene traccia di qualsiasi variazione e accadimento. È su questo principio che si sono sviluppate le criptovalute (bitcoin e i suoi fratelli) che vivono momenti discordanti, passando da un “clamore” diffuso e rialzista a momenti di disincanto in cui il loro valore inizia a vacillare. Ma ora i tempi sembrano davvero maturi, basti pensare che Ripple, una startup di money transfer, sta implementando Ripplenet, un sistema interbancario su “catena di blocchi” che consente di spedire denaro in tutto il mondo. A fine dicembre ha chiuso un round di finanziamento da 200 mi-

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lioni e oggi vale circa 10 miliardi di dollari. Senza dimenticare Libra, la criptovaluta di Facebook che, se dovesse davvero decollare, renderebbe la creatura di Zuckerberg un ecosistema chiuso fatto di relazioni, pagamenti, dati. In pratica, un mostro tentacolare (o un luogo estremamente comodo, potrebbero dire i tecnoentusiasti). ICONIUM BLOCKCHAIN VENTURE È LA PRIMA STRUTTURA IN ITALIA DEDICATA ALLO SVILUPPO DELL’ECOSISTEMA FINANZIARIO E INDUSTRIALE

E in Italia? Secondo l’ultima edizione disponibile dell’osservatorio del Politecnico di Milano sulla blockchain, il mercato 2019 valeva circa 30 milioni di euro, raddoppiando il suo peso rispetto all’anno precedente. Da notare che l’Italia è il secondo Paese più attivo in Europa dopo il Regno Unito. Ma il dato più interessante è che oltre il 40% della spesa complessiva si concentra proprio sul settore finanziario e assicurativo, a riprova del fermento del comparto. Il rovescio della medaglia, però, è rappresentato dal fatto che solo il 37% delle grandi e il 20% delle pmi conoscono le possibili applicazioni della blockchain.

Ecco perché il 2020 potrebbe essere l’anno della svolta. Sempre secondo l’osservatorio del Politecnico, il settore più coinvolto dalla nuova tecnologia sarà quello finanziario, seguito dalla logistica. Ma non va dimenticato che perfino lo sport potrebbe ottenere benefici: il nuovo anno calcistico è stato inaugurato dalla notizia che la Fiorentina utilizzerà la blockchain per “sigillare” come uniche le maglie da gioco. In questo modo, nel corso della stagione saranno realizzate apposite aste benefiche in cui saranno vendute le divise ufficiali, certificate da un chip che sarà installato all’interno del tessuto. Obiettivo più di ampio respiro, invece, combattere la contraffazione: con due soli sequestri di maglie “tarocche” nel 2019, per esempio, sono stati confiscati oggetti per un valore complessivo di quasi 1,5 milioni di euro. Per questo il tema va preso maledettamente sul serio. «Siamo ancora in una fase embrionale della blockchain – ci spiega Fabio Pezzotti, cofounder di Iconium Blockchain Ventures, la prima struttura in Italia dedicata a investire nello sviluppo dell’ecosistema finanziario e industriale – sembra di essere al 1990-91 con internet, quando la gente si domandava che


cosa si potesse fare con le mail. Oggi assistiamo a una stabilizzazione degli investimenti, dopo due anni di “follia”. Siamo in un momento in cui le cose sembrano pronte a partire, il mercato è molto più competitivo. E il bello è che non sappiamo ancora chi governerà il mercato e chi avrà il paradigma vincente. Saranno player tradizionali come Facebook, Amazon o Microsoft o si affacceranno nuovi soggetti?». Iconium ha raccolto 7 milioni di aumento di capitale. E, a Milano, ha dato vita a un “blockchain district” nel Village di Credit Agricole (nella foto a lato). Si tratta di una struttura in cui si farà formazione rivolta a studenti che imparino nuove professioni. Magari iniziando a comprendere quali siano le novità di un comparto ancora tutto da scoprire e da normare. Perché se da un latto appaiono evidenti i benefici delle transazioni fatte attraverso questa tecnologia (un bonifico internazionale può costare anche 15 euro, la stessa operazione con protocollo Ethereum costa 40 centesimi), dall’altro c’è ancora una grande carenza normativa. «L’Esma (l’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, ndr) – prosegue Pezzotti – non ha ancora deciso che cosa sono le criptovalute. E senza questa definizione, se domani si vuole creare un fondo ci sono moltissimi problemi. Eppure la blockchain cambierà completamente il web, con un giro d’affari di miliardi di euro nel giro di pochissimo tempo. Servono regole certe, non si può portare avanti Ico senza che abbiano un’approvazione da parte degli investitori istituzionali. Sarà il nuovo modo di fare venture capital». Altro esempio delle potenzialità che stanno emergendo è quello di Young Platform, un exchange italiano di criptovalute con sede a Torino che ha supportato Baig Research Center nel primo aumento di capitale in denaro e criptovalute. Baig ha deliberato questo aumento di capitale mediante cessione di due crediti in Bitcoin ed Ethereum detenuti presso Young Platform, individuata come partner e garante per questa operazione. Una mossa che si distingue sotto almeno due profili. Il

primo è che per la prima volta è stato conferito un bene avente come sottostante due criptovalute. Il secondo è proprio la natura del conferimento di crediti vantati da utenti verso un wallet provider aventi ad oggetto due tipologie di criptovalute. «I costi – ci spiega Andrea Ferrero, ceo di Young Platform – per un’operazione di questo tipo sono quelli standard di un aumento di capitale. Mentre i costi di notaio si aggirano intorno ai 1.300 euro. Questa operazione che rappresenta una pietra miliare in YOUNG PLATFORM HA SUPPORTATO IL PRIMO AUMENTO DI CAPITALE IN DENARO E CRIPTOVALUTE: QUELLO DI BAIG RESEARCH CENTER

ambito italiano perché Baig si propone infatti di comprendere e integrare operativamente il fenomeno criptovalutario nel tessuto giuridico nazionale nel rispetto delle norme, dei principi e della giurisprudenza nazionale e sovranazionale in materia». Non basta. Spostandosi appena oltre confine, in Svizzera, si trova una comunità piuttosto vivace che è pronta a dialogare anche con Milano. Da oltre due anni, infatti, il governo elvetico ha emanato una serie di direttive che ha permesso di fare chiarezza su questa tecnologia. Una volta fissati i paletti, hanno iniziato a proliferare società specializzate nella selezio-

ne di progetti basati su blockchain. È il caso di Sca (Swiss Crypto Advisors), una società con base a Ginevra che è stata fondata da italiani residenti in Svizzera. «Siamo nati nel 2018 – ci spiega Francesco Abbate, amministratore delegato di Sca – per offrire un prodotto regolato e investibile che si basa su blockchain. Ci siamo espansi poi sul tema della consulenza, e cerchiamo di aiutare società molto giovani a creare valore. Recentemente abbiamo concluso un funding da 2,7 milioni complessivi per un progetto di certificazione degli orologi e dei loro componenti, soprattutto l’oro, che proviene da una miniera in Cile in cui non vengono impiegati bambini. Una cosa che ora possiamo affermare senza tema di smentita grazie alla blockchain». Infine, un ultimo esempio di come questa tecnologia sia legata alla finanza è rappresentato dall’ingresso in Gellify di Hokan. Quest’ultima è una piattaforma di servizi di gestione patrimoniale di beni digitali (le criptovalute): può essere considerata un equivalente dei tradizionali caveau delle banche. Questo servizio di custodia ha l’obiettivo di proteggere gli investimenti in criptovalute dal rischio di perdita o furto digitale - sia da parte di privati che di imprese - e di prevenire lo smarrimento delle chiavi di accesso ed altri problemi correlati, come i cyber-attack.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Nei cassetti dei laboratori tanti sogni su cui investire Si chiama Eureka! Venture la nuova sfida di Stefano Peroncini e dei suoi soci: gestirà fondi di investimento alternativi affermandosi e sarà il primo operatore indipendente in Italia specializzato in deeptech di Angelo Curiosi

U

na luce nel grigiore della nomenalle imprese in cui si sviluppano. clatura standard della finanza inE in quest’ottica che va accolta la nasciternazionale: lo è sin dal nome la ta di questa nuova Sgr autorizzata a fine nuova sfida di Stefano Peroncini e dei suoi dicembre dalla Banca d’Italia ad operare soci, Eureka! Venture - un omaggio all’arcome nuovo gestore italiano di fondi di inchetipo dell’inventore, Archimede, ed alla vestimento alternativi, appunto Eureka! sua mitologica esclaVenture. Il prossimo EUREKA! VENTURE SGR INVESTIRÀ mazione, appunto passo sarà, nel primo IN STARTUP E SPIN OFF PROVENIENTI “Eureka!” (“Ho trosemestre 2020, l’avDA CENTRI DI RICERCA E UNIVERSITÀ vato!”) che avrebbe PROMUOVENDO TECNOLOGIE INNOVATIVE vio della operatività pronunciato) dopo del primo veicolo di aver intuito il principio della spinta idrostaventure capital che sarà battezzato Eureka! tica. Oggi più che mai la genialità dell’invenFund I – Technology Transfer. zione, intesa sia come intuizione sia come Eureka! Venture Sgr è dunque oggi il primo punto d’arrivo di un processo analitico operatore indipendente in Italia specializlungo e complesso, e di solito collettivo, va zato in investimenti deeptech, ossia in starconiugata con le forme più avanzate di colletup e spin off provenienti da Centri di Rigamento della finanza con l’economia reale. cerca e Università e che hanno l’obiettivo di Quelle che abilitano il trasferimento delle valorizzare sul mercato i risultati delle loro tecnologie dalle incubatrici in cui nascono attività di ricerca scientifica, promuovendo

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tecnologie innovative e spesso di frontiera, che possono avere un impatto profondo nella vita delle persone e della società. Il fondo sarà focalizzato su applicazioni e tecnologie riconducibili alla scienza e ingegneria dei materiali; investirà in round A, seed e proof-of concept – sono definizioni relative ai diversi stadi d’avanzamento delle attività con cui una start-up può trasformare in business una ricerca in business - e avvierà partnership con 21 università e centri di ricerca italiani. Anchor investor del Fondo Eureka! I sono il Fondo Europeo per gli Investimenti e la Cassa Depositi e Prestiti tramite la piattaforma ITAtech, nata proprio per trasformare progetti e innovazioni tecnico-scientifiche creati in università e centri di ricerca in nuove imprese ad alto contenuto tecnologico. «La nostra strada è quella di cercare iniziative in ambito della materials science, anche nella modalità di proof of concept investments – spiega Stefano Peroncini, amministratore delegato di Eureka! Venture Sgr - ossia investimenti per far avanzare la tecnologia da cui possono poi nascere uno spin-off o una startup. Sono innovazioni su nuovi materiali oppure su applicazioni e processi produttivi abilitati grazie ad una nuova ingegneria su materiali noti. Il bello dell’innovazione materials-based è che è davvero trasversale e applicabile a tutti i settori industriali: vanno dall’energy, al life science alla mobilità sino all’edilizia. E quasi tutte queste innovazioni hanno un profondo e positivo impatto in termini di sostenibilità ambientale. Pensiamo a biomateriali derivanti da scarti alimentari, altri che possono essere impiantati nel corpo umani, filtri per la depurazione di acque inquinate a base di nanotubi di carbonio, metamateriali con elevate capa-


cità di assorbimento di rumori e vibrazioni, elettronica stampabile su supporti organici. Insomma, c’è proprio tanto nei cassetti dei nostri laboratori che può essere adeguatamente valorizzato e portato sul mercato». Con questa premessa, Eureka! Fund I si pone un obiettivo di raccolta di 50 milioni di euro e già nel primo closing, a fianco di Fei e di Cdp, ci saranno altri investitori istituzionali e società industriali italiane. Eureka! Fund è il quinto fondo d’investimento in trasferimento tecnologico finanziato da ITAtech, per un totale di 200 milioni di euro impegnati in tre anni. Tra i partner scientifici della Sgr ci sono l’Istituto Italiano di Tecnologia e il Politecnico di Torino. Eureka! Fund e l’Innovation District Kilometro Rosso, con i suoi partner industriali e i laboratori di ricerca, e ancora la Meta Academy, società specializzata nell’erogazione di servizi di technology transfer in Europa.

IN ITALIA ABBIAMO I MIGLIORI RICERCATORI E INDUSTRIE CHE VALORIZZANO LE INNOVAZIONI

«Ci siamo lanciati in questo progetto imprenditoriale – aggiunge Peroncini – perché il trasferimento tecnologico e i nuovi materiali possono davvero cambiare la nostra vita, in meglio. Su queste convinzioni, abbiamo costruito un team italiano con Anna Amati, Salvatore Majorana e Massimo Gentili, con competenze e track record in venture capital, trasferimento tecnologico e gestione di aziende high-tech, per trasformare idee e brevetti in ambito scienza ed ingegneria dei materiali in soluzioni innovative e uniche da portare sul mercato. Possiamo farlo in Italia: abbiamo i migliori ricercatori e anche un tessuto industriale-manufatturiero in grado di valorizzare le loro scoperte e innovazioni». Per Giorgio Metta, Direttore Scientifico IIT, «l’attività di Technology Transfer è una priorità per l’IIT in questa nuova fase dell’Istituto. Partecipiamo con convinzione a questa nuova iniziativa, che è sinergica a tutte le attività che stiamo incrementando in questo ambito. Siamo impegnati, con la nostra ricerca, nel creare un profondo impatto economico e sociale teso a migliorare la vita delle persone. Questa, insieme ad altre iniziative che abbiamo messo in campo, ci aiuta a perseguire la nostra missione e ci consente di ottenere un effetto leva sugli investimenti del governo Italiano in ricerca e tecnologia di frontiera». Gli fa eco Giuliana Mattiazzo, Vice Rettore per il Trasferimento Tecnologico Politecnico di Torino: «L’accordo con Eureka! Venture Sgr rappresenta una modalità strategica per il Politecnico di Torino per finanziare e potenziare le nostre tecnologie nel campo dell’Ingegneria e Scienza dei Materiali: da un lato è un’opportunità importante per avere nuovi canali di finanziamento e

dall’altro lato l’Università potrà beneficiare delle competenze e del know-how che il team di Eureka! potrà apportare in queste aree». Di grande significato, naturalmente, il sostegno dato all’iniziativa da Cdp e Fondo Europeo degli Investimenti. La collaborazione delle due istituzioni significa molto per le start-up e le Pmi del nostro paese. Dall’avvio dello strumento di matching automatico tra il Fondo Caravella e gli investimenti di business angel selezionati, a supporto quindi di startup e Pmi nazionali, agli strumenti più classici di Private Equity e Private Debt sino agli investimenti di venture capital e technology transfer dedicati alle innovazioni che nascono nell’ambito della ricerca scientifica più avanzata del Paese, sono protagonisti di tutti i principali investimenti nella cosiddetta “economia reale”, strategici per lo sviluppo sostenibile del nostro Paese, che vanno al di là di situazioni che fanno forse più “audience” quali Alitalia o Ilva ma che sembrano sempre così distanti da quello di cui la nostra Italia ha drammaticamente bisogno: ossia il recupero di competitività e di crescita duratura dell’economia, che passa ormai inevitabilmente dall’innovazione e dalla tecnologia. Eureka! Venture Sgr è stata assistita nel proprio processo di costituzione dall’avv. Francesco Torelli (già Bird&Bird) e nel processo di autorizzazione come nuovo gestore di fondi di investimento alternativi dall’Avv. Giovanni Bevilacqua dello Studio Bird&Bird e da Federico Papetti, Director di Oxygy Consulting. Il team di Mj Hudson-Alma, guidato dall’Avv. Alessandro Corno e composto da Tommaso Pepe, Andrea Venturini e Virgilio Sollima, ha assistito la società nella predisposizione del primo Fia della Sgr.

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FINANZIARE L’IMPRESA

SE LA BANCA HA FAME DI PICCOLE E MEDIE IMPRESE Corporate banking, leasing operativo e finanziario, ma soprattutto factoring: ecco come (e perché) Banca Ifis s’è ritagliata una nicchia di posizionamento particolare. Che intende rafforzare con il nuovo piano industriale di Marina Marinetti

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a chi l’ha detto che le banche non si filano le Pmi? Ce ne sono alcune che invece le mettono al centro del loro piano industriale. Quello di Banca Ifis, presentato dall’amministratore delegato Luciano Colombini il 14 gennaio, per esempio, prevede nuovi investimenti in risorse umane e IT e il rafforzamento della presenza nei territori a forte incidenza di Pmi virtuose. Ovvero Nordest, Lombardia ed Emilia Romagna, in modo da ritagliare la nicchia che Banca Ifis s’è ritagliata da quando, nel 2016 ha acquisito il gruppo Ge Capital Interbanca nel 2016, aggiungendo al proprio menu corporate banking e leasing operativo e finanziario, come contorno al supporto del credito commerciale a breve termine. Con circa 80mila clienti operativi (circa 9mila LUCIANO COLOMBINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI BANCA IFIS aziende nel factoring e 16mila nel leasing, a cui si aggiungono 55mila imprenditori a scovare il segreto delle “Pmi stellari”: aziende partita Iva), Banca Ifis è focalizzata proprio spesso sconosciute al grande pubblico, ma sulle Pmi: «Storicamente noi banche non abche evidenziano risultati di bilancio tre volte biamo mai avuto un appetito particolare nei sopra la media delle Pmi Italiane. confronti delle piccole e micro imprese. Noi Intendiamoci: non è tutto rose e fiori: «Molto invece l’abbiamo. Ma non siamo dei matti che spesso incontriamo imprese non finanziabili si immolano per la causa, né ci piace perdere perché è l’imprenditore stesso a non finanziadenaro», spiega a Economy Raffaele Zingone, re, attraverso equity e patrimonio, la propria Direttore centrale azienda», spiega ZinCI SONO IMPRESE CON RISULTATI dell’Area Affari di Bangone. «Poi, sostanzialca Ifis, con un impiego DI BILANCIO TRE VOLTE SOPRA LA MEDIA: mente, finanziare una SONO LE “PMI STELLARI” DEL PROGETTO complessivo di 5,6 micro o piccola azien“FATTORE I” LANCIATO NEL 2019 miliardi di euro. Il fatda richiede qualche to è che, al di là degli slogan, Banca Ifis nella strumento di mitigazione del rischio. Noi ne cultura d’impresa ci crede veramente. Specialabbiamo trovato uno: il factoring, alternativo mente se l’impresa in questione, per quando all’erogazione di credito ordinario». La quota tascabile, ha bilanci in ordine e merita credito di mercato di Banca Ifis nel factoring la vede perché – letteralmente – affidabile. Tanto che al 29%, percentuale che si alza al 42% sul clulo scorso anno la Banca ha lanciato Fattore I, ster di clientela Piccole Imprese. un viaggio fisico e digitale alla scoperta dei di«Il cliente chiede denaro e attraverso il factoversi settori del made in Italy per conoscere e ring la banca sposta il prorpio rischio attar-

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verso la collaborazione con il debitore ceduto. In altre parole: compriamo il fatturato dell’azienda, comunicando al cliente suo debitore che deve essere migliore del nostro cliente». Il tipico esempio? Zingone cita Barilla (ma potrebbe essere qualunque altra azienda), «che non è nostra cliente. Noi compriamo le fatture di una piccola società, che fornisce Barilla, che magari lavora solo per Barilla, ma fattura un milione di euro l’anno per fare le pulizie. Noi andiamo da Barilla, le comunichiamo che il suo fornitore ha ceduto a noi il proprio credito e le chiediamo se è disposta a confermare quel credito e se quindi alla scadenza pagherà noi. Se Barilla conferma, abbiamo spostato il rischio di credito. Chiaramente tutto questo richiede una grande collaborazione di tutti i soggetti: mettersi in mezzo a un rapporto commerciale non sempre è banale. Cambiano completamente le dinamiche e nessuno si deve sentire messo in difficoltà». I costi? Per


l’azienda mediamente si tratta del 5%, comprese le commissioni di gestione ed eventuali commissioni di garanzia. «Garantiamo spesso il pro-soluto: il rischio è nostro. E comunque, i nostri clienti non ci chiedono mai “quanto costa”». E se invece di Barilla, all’altro capo della fattura ci fosse, per esempio, un Comune? Si apre il capitolo del fintech e dei crediti verso la Pubblica Amministrazione certificati dal ministero delle Finanze: a fine 2017 Banca Ifis SPOSTANDO IL RISCHIO DI CREDITO BANCA IFIS OFFRE ALLE IMPRESE SUPPORTO DEL LORO CREDITO COMMERCIALE A BREVE TERMINE

ha lanciato la piattaforma web TiAnticipo, per comprare dalle piccole e medie imprese proprio questo tipo di particolari crediti. «TiAnticipo è paragonabile alle altre piattaforme di sconto fatture come Workinvoice o Credimi, ma è rivolta escusivamente a creditori della Pa con crediti certificati. Sono crediti sicuri e i tempi stanno diventanto più performanti.

RAFFAELE ZINGONE

Inoltre, il Mef ha fatto una disclosure importante, mettendo a disposizione un portale per la procedura di certificazione del credito che permette alla banca di anticipare le fatture. Tre anni fa, invece, chiamavi il Comune e non

sapevano dirti neanche chi poteva rispondere alle tue domande». Difficile, però, pensare che una Pmi, tradizionalmente abituata a ricevere porte in faccia dalle banche, in quanto “invisibile” al sistema, si prenda la briga di rivolgersi allo sportello. Così, se la Pmi non va alla banca, la banca va dalla Pmi: «Abbiamo 27 filiali, ma in realtà le filiali sono 7000, i nostri commerciali proattivi, di estrazione non bancaria, e un’attività di marketing efficacissima: ogni anno compriamo e analizziamo i bilanci di circa 400mila società di capitali operative nel b2b e poi ne incontriamo 30mila». Alle quali viene offerto un servizio extra: la velocità. «Da noi una pratica non resta sul desk per più di tre giorni (ma il leasing lo eroghiamo in tempo reale), giusto il tempo di ottenere il via libera del fondo centrale di garanzia. Vale anche per grandi clienti e operazioni “brucianti”: il nostro spirito è di rispondere rapidamente, arrivando magari alla convocazione di un cda ad hoc per deliberare... anche telefonico, se occorre».

Un Hub digitale “self service” dedicato alle Pmi, relationship manager complementari e rebranding: così Banca Ifis affronterà le sfide del mercato da qui al 2022

I

l Piano Strategico triennale di Banca Ifis prevede nel 2022 un utile a 147 milioni di euro con significativa crescita dei business “core” e riduzione della componente straordinaria. Nell’arco Piano sono previsti investimenti per 60 milioni di euro e 190 assunzioni. «Il Piano industriale conferma il ruolo di Banca Ifis come Banca dell’economia reale vicina alle Pmi che genera utili sostenibili e crea valore per tutti gli stakeholder e i suoi azionisti», spiega Luciano Colombini, Amministratore Delegato di Banca Ifis. «Questo è un Piano che nell’arco di un triennio vede un utile target in crescita significativa se consideriamo la netta riduzione, nei prossimi anni, del contributo della componente straordinaria. Nel triennio la Banca si propone di rafforzare ulteriormente la leadership

nei settori in cui già opera con forte vantaggio competitivo». È un piano che punta all’evoluzione del modello commerciale nel segmento delle medie imprese. Come? Introducendo relationship manager che offrano alla clientela tutta la gamma di prodotti (factoring, leasing, finanza strutturata, corporate finance, gestione del capitale circolante, servizi di import/ export) promuovendo il cross selling e l’up selling sul portafoglio clienti, con il rafforzamento della copertura territoriale nelle aree a maggiore densità di impresa, ovvero Lombardia, Emilia Romagna, Nordest. E poi verrà un nuovo online hub per i clienti, con servizi a misura di impresa in un’ottica “self service” e il rebranding: dopo anni di approccio multi-logo declinato su ogni servizio o prodotto, la Banca

si presenterà sul mercato con un unico e semplificato brand “Banca IFIS” e un forte posizionamento sul segmento imprese. Per effetto di tutte queste azioni, si stima nel triennio un incremento dei volumi per 1 miliardo di euro di crediti verso la clientela nel segmento Commercial e Corporate Banking. «Il Piano industriale sarà realizzato da un management team composto da professionisti di comprovata esperienza e specializzazioni complementari, con un track-record non comune» continua Colombini. «Siamo un Gruppo “unico” nel panorama bancario grazie al posizionamento competitivo che abbiamo nei diversi mercati e a un business model distintivo che verrà continuamente affinato per rafforzare la nostra leadership».

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FINANZIARE L’IMPRESA

Attenzione alla plastic tax che colpisce 8 miliardi di Pil In Italia le aziende del comparto sono più di 1.500, che l’Nsa Economy Ranking classifica per affidabilità. Oltre al prodotto, offrono il servizio. Ma un fisco vorace travestito da ambientalismo sta per colpirle di Davide Passoni

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oi come benzina in questo mondo di abbiamo basato la strategia di crescita sulle plastica» cantano i Boomdabash in acquisizioni, puntando ad avere aziende meuno dei loro ultimi singoli di succesdio-piccole e molto specializzate: più si è granso. Volendo trasporre queste parole all’interno di, meno si è flessibili e capaci di dare al cliente dell’economia reale, il mondo di plastica poil servizio che cerca velocemente, nel modo trebbe essere quello delle imprese che lavoramigliore e con un alto grado di personalizzano nel settore, mentre la benzina diventerebbe zione. Inoltre, con il tempo ci siamo spostati su la “plastics tax” che il Governo si è inventato segmenti a più alto valore aggiunto in un settocon una vaga finalità ambientalista, senza tere, quello degli imballaggi flessibili, dove il vanere in considerazione gli effetti incendiari lore dell’imballaggio è proporzionale a quello che, da luglio, il balzello avrà sulle aziende deldel contenuto e del percepito del consumatore. la filiera. Un comparto, quello della fabbricaInfine, mi piace ricordare che sì, le macchine zione di imballaggi in materie plastiche e della sono importanti, ma per noi contano di più le plastica in generale, dove operano oltre 1.500 persone, come dimostra il basso turnover che aziende, pari allo 0,4% delle imprese italiane abbiamo». Servizio e rapidità sono alla base manifatturiere, con circa 1.800 unità locali e anche della solidità della Simplastic di Casauna forza lavoro di canditella (CH): «La GLI IMBALLAGGI INCREMENTANO quasi 30mila addetti. nostra forza è quella I dati ricordano come NON SOLO IL VALORE DEL CONTENUTO, di servire il cliente in MA ANCHE LA QUALITÀ PERCEPITA il fatturato del settore tempi rapidi e con la DA PARTE DEL CONSUMATORE abbia superato quatsua massima sodditro anni fa, nel 2016, la soglia degli 8 miliardi sfazione, aiutati dal fatto di non essere una di euro, con un valore aggiunto pari a oltre 2 grande azienda - dichiara Corrado Gualtieri, miliardi, lo 0,28% di quello nazionale. responsabile amministrativo -. I nostri clienti Nel settore vi sono realtà solide da un punto di sono le multinazionali del vetro e del settore vista finanziario, classificate dall’Nsa Economy automotive, alle quali garantiamo la consegna Ranking (vedi tabella a fronte), tra le quali la degli ordini entro pochi giorni e che tengono Castagna Univel di Piacenza, che controlla la conto di questa nostra elasticità una volta che Filca Univel e la Tecnopack Univel: «Oggi il devono scegliere a chi affidare delle commesse. mercato chiede sempre più servizi, mentre Inoltre, siamo molto attenti all’ottimizzazione la qualità non è più un elemento chiave che dei costi e, quando possibile, reinvestiamo in consente di acquisire nuovi clienti, viene quasi azienda parte degli utili, come negli ultimi anni data per scontata - dice Alberto Nicolini, amquando abbiamo sostituito diversi macchinari ministratore delegato di Castagna Univel -. È il ed effettuato interventi di miglioria al nostro servizio a dare il vantaggio competitivo in un capannone». La valorizzazione delle risorse settore come il nostro. Ecco perché negli anni umane è un fattore chiave anche per la Oder-

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da Film di Lesegno (CN), il cui responsabile amministrativo, Elena Oderda, non risparmia critiche alla “plastics tax”: «Abbiamo cercato di avere sempre una gestione oculata, tagliata sulle dimensioni dell’azienda, in termini di investimenti, spese, risorse umane: formare e fidelizzare i dipendenti è una ricchezza. Del resto siamo piemontesi, gente abituata a non fare mai il passo più lungo della gamba. Una gestione che ha dato in passato ottimi risultati, ma che non è una certezza per il futuro. Se continuiamo ad avere legislatori che, anziché lasciare le aziende libere di lavorare, le colpiscono duramente, tra non molto rischieremo di non avere più imprese eccellenti, non solo nel Nord-Ovest, ma in tutta Italia».

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ome abbiamo visto, la filiera italiana della plastica è un universo fatto di aziende che hanno spesso una solida cultura di impresa alle spalle e che, non di rado, si distinguono per la loro solidità patrimoniale. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è un mediatore creditizio specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute delle imprese italiane, suddivise per area geografica.


La filiera della plastica - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE SILCEP S.R.L. PLASTIPAK ITALIA SUD S.R.L. VIGOR S.R.L. SC EUROPE S.R.L. VALPLEX S.R.L. M3 S.R.L. RES OLEFINE S.R.L. NUOVA FLORENPLAST S.R.L. EURO ESPANS S.R.L. PLASTIKPIU’ S.R.L. CASTAGNA UNIVEL S.P.A. TACCHIFICIO ZANZANI S.R.L. C.G.M. S.P.A. FILCA UNIVEL S.R.L. COSTERPLAST S.R.L. TECNOPACK UNIVEL S.R.L. SABE ENGINEERING FOR PLASTICS S.R.L. DALIFORM GROUP S.R.L. TECNOCOSTER S.R.L. ARDA S.P.A. VITOP MOULDING S.R.L. ZANINI ITALIA S.R.L. IRIAPAK S.R.L. BOGOPHANE S.R.L. COS. PEL. S.R.L. 2 GAMMA S.R.L. AMPASPACE S.R.L. GREEN PLAST S.R.L. CO.S.MA.PLAST S.R.L. ODERDA FILM S.R.L. PLASTIC SUD DI VISCOVO MICHELE FU UMBERTO S.R.L. SILAM - PLAST S.R.L. UNIFILM S.R.L. SIMPLASTIC S.R.L. MACPLAST FILM S.R.L.S. SERAF S.R.L. TECNOTAC S.R.L. TRE CI S.R.L. GRUPPO T.S. REA S.R.L. SPINELLI GROUP IMBALLAGGI S.R.L.

FATTURATO

INDIRIZZO

S5.677.918 € 5.501.925 € 4.488.172 € 2.547.103 € 1.470.470 € 8.280.797 € 2.021.419 € 999.870 € 1.003.965 € 767.060 € 20.869.129 € 19.386.156 € 15.329.193 € 13.213.866 € 12.299.266 € 11.141.853 € 10.194.235 € 9.509.872 € 8.556.474 € 8.030.411 € 46.530.108 € 19.282.664 € 17.569.817 € 14.155.005 € 13.825.760 € 12.600.372 € 11.063.663 € 8.218.743 € 6.961.517 € 6.790.335 € 11.070.834 € 5.592.285 € 3.982.376 € 3.119.671 € 1.679.687 € 1.656.270 € 1.246.542 € 1.049.763 € 977.173 € 871.468 €

Ardea (RM) Anagni (FR) Civitanova Marche (MC) Anzio (RM) Montevarchi (AR) Prato (PO) Monte Giberto (FM) Firenze (FI) Loreto (AN) Pesaro (PU) Piacenza (PC) Savignano sul Rubicone (FC) Correggio (RE) Piacenza (PC) Caldonazzo (TN) Piacenza (PC) Correggio (RE) Gorgo al Monticano (TV) Calceranica al Lago (TN) Peschiera del Garda (VR) Alessandria (AL) Paruzzaro (NO) Azzate (VA) Rho (MI) Mondovì (CN) Mondovì (CN) Casaletto Vaprio (CR) Solferino (MN) Monza (MB) Lesegno (CN) Napoli (NA) Caltanissetta (CL) Mazara del Vallo (TP) Casacanditella (CH) Vittoria (RG) Spoltore (PE) Casalnuovo di Napoli (NA) Ancarano (TE) San Valentino Torio (SA) San Pietro al Tanagro (SA)

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THE POWER OF BEING UNDERSTOOD

In 2020 experience the power of being understood. Experience RSM.

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RSM Società di Revisione e Organizzazione Contabile S.p.A., RSM Studio Palea Lauri Gerla, RSM Italy Accounting S.r.l. and RSM Italy Corporate Finance S.r.l. are members of the RSM network and trade as RSM. RSM is the trading name used by the members of the RSM network. Each member of the RSM network is an independent accounting and consulting firm each of which practices in its own right. The RSM network is not itself a separate legal entity of any description in any jurisdiction. The network is administered by RSM International Limited, a company registered in England and Wales (company number 4040598) whose registered office is at 50 Cannon Street, London EC4N 6JJ. The brand and trademark RSM and other intellectual property rights used by members of the network are owned by RSM International Association, an association governed by article 60 et seq of the Civil Code of Switzerland whose seat is in Zug. Š RSM International Association, 2020


SERGIO MATTARELLA CON GAETANO MANFREDI

APPROFONDIMENTI

68 VERSO ASSISI «CAMBIEREMO L’ECONOMIA COI VALORI DELLA FEDE»

70 DANIELE PULCINI LA MARCIA DI UN’IMPRESA PER FUGARE LE ACCUSE

72 ANDAF BEN VENGANO LE DILAZIONI MA GESTENDONE I RISCHI

74 AIFI PER IL PRIVATE EQUITY INIZIA UN DECENNIO DECISIVO

78 PRIVATE BANKER AUTO ELETTRICA, MENO EMISSIONI MA ANCHE MENO BUSINESS

82 CI PIACE NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

IL PIANO DEL MINISTRO RETTORE PER TRATTENERE I TALENTI Gaetano Manfredi, al dicastero per l’Università e la Ricerca, mette in campo la sua esperienza “sul campo” per arginare la fuga dei cervelli di Alfonso Ruffo

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he storia è mai questa? Che si siano sbagliati? Com’è possibile che si sia scelta la persona giusta al posto giusto? La nomina di Gaetano Manfredi a ministro dell’Università ha sorpreso un po’ tutti. E non certo perché ritenuto inadatto al ruolo, ma per l’esatto contrario e cioè per la sua assoluta qualificazione. Classe 1964, originario di Ottaviano in provincia di Napoli, ingegnere e ordinario di Scienza delle costruzioni, Manfredi ricopre dal 2015 gli incarichi di rettore della Federico II e di presidente della Conferenza nazionali dei rettori (Crui) con una competenza e uno spirito di servizio che tutti gli riconoscono. Proprio tutti no, certo. Quando è stata resa la nota la decisione del premier Giuseppe Conte qualcuno che ha storto il naso pure c’è stato per via della sua simpatia politica per il Pd, mai nascosta, rafforzata dalla militanza in quel partito del fratello Massimiliano, giornalista, deputato dal 2013 al 2018. Ma si è trattato davvero di una forzatura, la voglia di cercare nell’uovo il pelo che non c’è. PragmatiL’AUTORE ALFONSO RUFFO

co e convinto praticante dell’understatement, Manfredi ha un curriculum accademico di tutto rispetto – 9 libri pubblicati, oltre 400 lavori scientifici – e una profonda conoscenza dei problemi che è stato chiamato a risolvere. Prorettore vicario dal 2010 al 2014, è stato anche membro del Consiglio superiore dei Lavori pubblici e della Commissione grandi rischi oltre ad aver svolto il ruolo di Consigliere del ministro per le Riforme e le Innovazioni nella Pubblica amministrazione dal 2006 al 2008 al tempo di Luigi Nicolais. Dunque l’esperienza non gli manca. E neanche le vittorie sul campo se è vero – com’è vero – che sotto la sua accorta regia nasce proprio a Napoli, e nel suo Ateneo, la straordinaria scuola di formazione per giovani informatici che porta il nome di Apple Accademy in accordo con il gigante di Cupertino. Al giuramento davanti al presidente della Repubblica Sergio Mattarella si è emozionato. Ma non ha tardato a dire la sua reclamando, in più di un’intervista, un piano straordinario per i giovani ricercatori. L’Italia, ha detto, rischia di esportare i più preparati con un impoverimento non solo economico, ma soprattutto culturale e sociale.

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APPROFONDIMENTI

«COI VALORI DELLA FEDE CAMBIEREMO L'ECONOMIA» A fine marzo più di duemila giovani da oltre 100 Paesi si incontreranno ad Assisi per The Economy of Francesco. Vogliono progettare un sistema economico davvero etico. Quattro di loro raccontano come di Giandonato Salvia A THE ECONOMY OF FRANCESCO SAREMO IN TANTI, PIÙ DI 2.000 GIOVANI PROVENIENTI DA OLTRE 100 PAESI DEL MONDO. CI INCONTREREMO PER SOGNARE E DISEGNARE INSIEME UN NUOVO CAMMINO. Tante lingue, ma un solo linguaggio: quello di un’economia profetica e attenta soprattutto ai bisogni degli ultimi che sono sempre coloro che più di tutti scontano gli errori di una politica economica e sociale incoerente, basata sulla legge del potere e del denaro. Per riprendere le parole del messaggio che papa Francesco ha scritto in occasione dell’evento, noi giovani sentiamo la necessità di incontrarci per «studiare e praticare una economia diversa, che fa vivere e non IL PREMIO NOBEL MUHAMMAD YUNUS CON L'AUTORE DII QUEST'ARTICOLO, GIANDONATO SALVIA uccide, include e non esclude, umanizza e non disumanizza, si prende cura del creato e tutti i momenti, soprattutto quelli relazionanon lo depreda». I giovani, quindi, sono i veri premi Nobel per l’economia 1998 e per la li, consapevoli che questo sarà un tempo di protagonisti dell’evento che avrà luogo ad pace 2006. E ancora l’attivista e ambienta“Kairòs”, dove non si potrà affrontare di tutAssisi dal 26 al 28 marzo 2020 ma dove già lista indiana Vandana Shiva, l’economista to, ma che tutto sarà affrontato con la grazia dal 24 marzo 500 ragazzi saranno chiamati statunitense Jeffrey Sachs, l’economista itadi Dio. Sono stati costituiti 12 villaggi temaa lavorare ad un pre-evento che sarà come liano Stefano Zamagni, l’economista inglese tici che avranno luogo in 12 luoghi differenfermento per i successivi tre giorni. Kate Raworth, il sociologo italiano e fondatore ti della città di Assisi per ospitare i giovani Il Papa ha invitato a partecipare coloro che di “Slow Food” Carlo Petrini e tanti altri. Il loro impegnati nei 5 giorni dell’evento. I villaggi sotto i 35 anni di età sono economisti o stuprincipale contributo sarà quello di ispirare e saranno il cuore puldiosi di economia, illuminare i lavori durante l’evento e di confron"FINANZA E UMANITÀ", "PROFITTO sante delle giornate, imprenditori e chantarsi, anche con colloqui privati, con i giovani ge makers per riani- E VOCAZIONE", "BUSINESS AND PEACE": pensati per lavorare presenti. In molti dei villaggi saranno trattati ECCO I TEMI SUI QUALI GLI UNDER 35 in modo plenario ma mare l’economia di temi che si presentano in apparente contraSI CONFRONTERANNO AD ASSISI anche in workshop e oggi e «promuovere sto. Ad esempio avremo il villaggio “Finanza in piccoli tavoli da lavoro. Saranno presenti insieme, attraverso un patto comune, un e Umanità”, “Profitto e Vocazione”, “Business dei punti di ristoro e di networking per poter processo di cambiamento globale che veda and peace”, “Management e dono”. restare sempre interconnessi anche con chi in comunione di intenti non solo quanti hanL’evento culminerà nella giornata di sabanon sarà presente quei giorni ad Assisi. Ogni no il dono della fede, ma tutti gli uomini di to 28 marzo quando Assisi e tutti i giovani villaggio sarà accompagnato da un keynote buona volontà». Non saranno giorni spesi attenderanno l’arrivo di Papa Francesco speaker, cultore o cultrice della scienza a produrre documenti, non ci sarà affanno per firmare insieme con lui un patto coeconomica, sociale e ambientale. nello svolgimento delle giornate, ma al conmune che segnerà il confine tra il passato Tra i nomi spiccano quelli di Amartya Sen trario sarà vissuto tutto in un clima di gioia, e il futuro. Un patto che sarà l’inizio di un e di Muhammad Yunus, rispettivamente in modalità “slow thinking”. Daremo valore a processo più grande coinvolgendo tutte le

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generazioni affinché un domani con fierezza si potrà dire: quel giorno c’ero anch’io! Abbiamo rivolto delle domande a Giulia Gioeli, Giulia Santi e Valentina Cattivelli (nelle foto in basso), tre ragazze del Comitato di Economy of Francesco. Le loro risposte hanno tutta la forza e la freschezza che questo evento porta con sé. Cosa significa partecipare ad Assisi 2020? Giulia G. Far parte di una grande famiglia. Poter seguire l’organizzazione dell’evento insieme ad altri giovani proveniente da tutto il mondo mi permette di poter conoscere e confrontarmi con diverse realtà. So che l’evento di marzo potrebbe cambiare realmente le cose. Emerge il bisogno di un cambiamento, che parta da noi giovani, solo unendoci, confrontandoci e riconoscendoci possiamo cambiare le cose, per ritrovarci e ritrovare una dimensione migliore. Valentina C. Partecipare ad Assisi 2020 vuol dire essere parte dell´avvio di un processo di cambiamento, ispirato e condiviso, che coinvolge migliaia di giovani: un grande privilegio, ma anche una grande responsabilità. Vuol dire infatti mettere in campo tutte le mie competenze e capacità per stimolare un cambiamento dal basso che ad Assisi si attiverà grazie alle esperienze, competenze, desideri, sogni ed entusiasmo di tantissimi ragazzi che come me hanno bisogno di restituire quanto di bello ed importante fino ad ora si è ricevuto per migliorare la vita di chi invece, per estrazione sociale o economica, non ne ha potuto godere. C'è ancora spazio per cambiamenti nella nostra epoca? Giulia G. In una società in cui a causa di crisi

GIULIA GIOELI

GIULIA SANTI

economiche, di un cattivo utilizzo delle nuove tecnologie e di una visione distorta della globalizzazione che ha portato ad un’alienazione della persona, si sono persi i veri valori alla base della comunità. Valori come libertà, uguaglianza, altruismo, solidarietà e fraternità si perdono rendendo più difficile l’educazione al bene comune. Sorge la necessità di diffondere un paradigma economico civile focalizzato sulla cooperazione, la mutualità, la fiducia e la felicità. Dobbiamo mirare a una fraternità legata a una felicità pubblica che persegua il bene comune, possibile solo attraverso la cooperazione di tutti per uno sviluppo civile ed economico. Giulia S. Ne sono fermamente convinta: è possibile mettere in atto un modello economico nuovo basato sull’equità, la fraternità e la solidarietà. Occorre correggere i modelli economici e rimettere l’uomo al centro. L’economia al servizio dell’uomo e non il contrario. Se l'economia non cambia verso quale futuro stiamo andando? Qual è l'alternativa? Giulia S. Se l’economia non cambia, l’uomo si impoverisce, si impoveriscono le relazioni, la società, si distrugge il pianeta. L’alternativa è un’economia che guarda a uno sviluppo sostenibile che tiene conto dei suoi effetti nella società nel suo complesso. È forte oggi l’esigenza di rimettere al centro il bene comune. Tutti siamo chiamati a rivedere i nostri schemi. Valentina C. Purtroppo le previsioni future sono preoccupanti. I dati sulla pressione antropica sulle risorse naturali confermano un eccessivo uso di acqua e suolo, oltre che un peggioramento della qualità dell´aria e dei mari. L’overshoot day, ossia il giorno in

VALENTINA CATTIVELLI

cui le risorse del pianeta si esauriscono, si anticipa ogni anno che passa. L’anno scorso è accaduto il 29 luglio. Ciò vuol dire che per 5 mesi abbiamo utilizzato più risorse di quelle che il nostro pianeta è capace di rigenerare naturalmente. E ciò non è più sostenibile. Non abbiamo un altro pianeta o un pianeta B. Qualche segnale di inversione di tendenza però si sta registrando. Pratiche di preservazione del paesaggio, anche quello agricolo, di riduzione degli sprechi, da quelli alimentari a quelli elettrici, si stanno diffondendo. Lo stesso vale per l´uso di materiali alternativi alla plastica. Il moltiplicarsi di queste iniziative è sicuramente da applaudire. Se l'economia si rivolge ai giovani, significa che vede un potenziale in loro. Qual è la vostra forza? Giulia G. Ad Assisi i protagonisti siamo noi giovani, con le nostre idee sul mondo. La nostra forza è data dal fatto che ognuno di noi nel nostro piccolo sta già cercando di cambiare la realtà in cui vive nei diversi ambiti in cui opera. L’evento di marzo ci darà la possibilità di poter unire queste idee in un grande contenitore di idee e prassi e credo non ci sia strumento più potente di unire tanti giovani pieni di voglia di fare e di cambiare ciò che non va. Giulia S. Io credo che la forza dei giovani sia di avere il desiderio di un avvenire bello e gioioso, di non essere disillusi sulla vita, sulle cose che non vanno. Mi auguro quindi di rispondere all’invito di papa Francesco di essere profezia di un’economia attenta alla persona e all’ambiente. Valentina C. Sicuramente sì, ma non solo potenziale. Io credo che i giovani abbiano già forza, entusiasmo, coraggio, voglia di fare, idee, preparazione…e tutto molto di più di quanto alcune statistiche o editoriali ci vogliano fare credere. Quello che manca è forse lo spazio dove poter esprimere queste capacità effettive, ma Economy of Francesco è lo spazio di cui abbiamo bisogno. Questo incontro indimenticabile è l'inizio di un cammino di luce e di speranza nuova.

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APPROFONDIMENTI

La lunga marcia di un’impresa per fugare le accuse e ripartire Assolto da Mafia Capitale, prescritta la vicenda Enpam, per Daniele Pulcini - a capo del gruppo immobiliare di famiglia - resta ancora aperta solo la questione dei canoni alla Regione Lazio. Ma le vicende giudiziarie non l'hanno fiaccato ed è di nuovo in corsa: «Il nostro fiore all'occhiello è Poltu Quatu»

di Angelo Curiosi

«Q

valore. Confido perciò nella possibilità di uello che posso dire con ordimostrare che siamo in regola». Parla goglio è di essere riuscito a piano Pulcini, se è irritato sa dissimularlo resistere, psicologicamente molto bene. Ma le sue sono le parole tante e moralmente. Non è stato facile!». Davolte ascoltate, e da tanti, in quel nodo diniele Pulcini, amministratore delegato del sastrato rappresentato in Italia dai rapporti gruppo immobiliare romano che ha nello tra pubblica amministrazione e imprendistraordinario fiordo turistico di Poltu Quatoria privata, soprattutto edile. tu il suo fiore all’occhiello, ha passato negli “Palazzinari”, è la bolla d’infamia che ha coultimi anni più di un brutto momento sia perto un’intera categoria, con l’epicentro a economico, a causa della crisi del settore Roma; concussione è il reato con cui molti, immobiliare che rappresenta il core busitroppi, pubblici ufficiali hanno estorto soldi ness del gruppo, sia giudiziario. agli imprenditori in cambio dell’esecuzione «Senza ragione!» protesta lui, o quantomedel loro dovere: «Ora no senza le eclatanti FIORE ALL'OCCHIELLO DEL GRUPPO ci sono troppe leggi, ragioni che le ricoIMMOBILIARE ROMANO È LO troppo complicate e struzioni accusatorie STRAORDINARIO FIORDO TURISTICO troppo interpretabili accreditano, visto DI POLTU QUATU IN SARDEGNA – si sfoga l’imprendiche oggi qualcosa tore - Si deve pagare anche per cose che è in archivio per prescrizione e molte nel spettano di diritto. Lo Stato vive in alcune cestino delle assoluzioni, anche se resta sue articolazioni in una dimensione che è dell’altro da dipanare. «Sta di fatto che con sicuramente di inefficienza e si trasforma molta fatica oggi siamo di nuovo in corsa, il a tratti in vera e propria illegalità eppure, business riprende, i conti sono in ordine e naturalmente, chiede ai cittadini di vivere abbiamo in cantiere molti nuovi progetti», nella legalità, resistendo anche ai ricatdice l’imprenditore. «Del resto nella causa ti! Per questo noi, come azienda, veniamo Mafia Capitale sono stato assolto. Quella da 10 anni di fatica immobiliare, funestati dell’Enpam è stata in parte prescritta e sulda vicende giudiziarie varie. Che hanno la rimanente ci siamo appellati: è rimasta interferito col business, costringendoci in piedi cioè l’accusa di truffa, secondo cui ad aumentare l’indebitamento. Oggi, tutavremmo affittato immobili alla Regione tavia, stiamo ristrutturando questo debito Lazio a canoni presuntivamente troppo alti, e il nostro patrimonio, già riallineato, è di talmente alti che alla scadenza la Regione circa 800 milioni, l’indebitamento di circa ha ben pensato di rinnovarli per lo stesso

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DANIELE PULCINI

200, abbiamo circa 200 dipendenti, ma un potenziale di indotto – a cantieri aperti – che sfiora i duemila e il nostro impegno è anche per loro. Ora dobbiamo ripartire alla grande. Perché il nostro patrimonio non è totalmente locato, ma i canoni bilanciano il debito a lungo termine. E stiamo sistemando quello a breve-medio vendendo alcuni cespiti». «Nelle nostre difficoltà non ci siamo mai sconfortati, né abbiamo mai pensato di lasciare l'Italia – ribadisce Daniele Pulcini - Le cose che vanno bene gratificano; per le altre ci si impegna ad affrontarle comunque positivamente. Nell’attuale condizione di grande crisi la cosa più importante è portare a termine la ristrutturazione del debito per ripartire a pieno regime. Sicuramente questo è l’anno cruciale e siamo fiduciosi, perché abbiamo tutto sotto controllo». E si illumina concludendo: «Il nostro grande gioiello è Poltu Quatu. Un’intuizione di papà Antonio, alla fine degli Anni Settanta. Un fiordo naturale mitico, gestito oggi in prima persona dal gruppo: hotel, marina, negozi, ristorazione e attività d’intrattenimento. Dove quest’estate ha debuttato con enorme successo il Lio del gruppo Pacha, un esempio di success-business, frutto dell’alleanza di due grandi gruppi grazie al quale abbiamo portato in Sardegna il meglio delle proposte internazionali dell’intrattenimento».


L'occasione di Enasarco sta nel cambiare la rotta Antonello Marzolla, segretario generale Usarci, interviene in vista delle prossime elezioni dell'ente: «Va preservato il rapporto ancora in positivo tra lavoratori attivi e pensionati. Solo così Enasarco potrà proseguire sulla strada del rinnovamento. Ritoccando (al ribasso) anche le aliquote di Augusto Grandi

ANTONELLO MARZOLLA

«L

posta prevalentemente da uomini e le sepae aliquote si possono abbassarazioni ed i divorzi incidono poiché le nuove re, e di molto». Per Antonello compagne, generalmente più giovani, comMarzolla, segretario generale portano maggiori erogazioni per le pensioni Usarci, le prossime elezioni di aprile per il di reversibilità. rinnovo dei vertici di Enasarco rappresentaDunque occorre cambiare, ma come? «Inanno l’occasione per proseguire sulla strada dei zitutto – spiega Marzolla – incentivando i cambiamenti. «Una strada – precisa Marzolgiovani affinché si dedichino a questo lavoro. la – che è già stata avviata. Con il passaggio Che è tutt’altro che in crisi. Un sondaggio che da pubblico a privato è migliorata la gestioabbiamo condotto come Usarci ha evidenziane del patrimonio immobiliare, è migliorata to che la netta maggioranza degli agenti ha la gestione finanziaria, ed anche quella del aumentato o almeno mantenuto i livelli di personale. È sufficiente ciò che è stato fatto? fatturato nell’ultimo anno. Però non basta, Assolutamente no. Bisogna proseguire, pasnon possiamo limitarso dopo passo. Si deve SECONDO USARCI LA MAGGIORANZA ci ad osservare questi cambiare la rotta, ma DEGLI AGENTI NELL'ULTIMO ANNO dati con soddisfazionon si può farlo in un HA AUMENTATO O ALMENO ne senza far nulla. giorno». Anche perMANTENUTO I LIVELLI DI FATTURATO Per questo possiamo ché gli interventi deintervenire a livello strutturale, partendo vono essere stabiliti in accordo con i ministeri proprio dalle aliquote. Dobbiamo intervenire del Tesoro e del Lavoro ed i tempi ministeriali sulla contribuzione di chi ha dei massimali sono sempre eccessivamente lunghi. limitati, abbassando le aliquote ma calco«Ma non va dimenticato – avverte il segretalandole sull’intero reddito. Così, tra l’altro, rio Usarci - che il cambiamento dell’Enasarco si risolve anche il problema dei monomanva inserito nel problema generale della previdatari». Ma il segretario dell’Usarci pensa denza in Italia. La popolazione invecchia, l’inanche ad interventi strutturali sull’economia gresso nel mondo del lavoro avviene troppo italiana, attraverso investimenti sul territorio tardi. La nostra categoria ha perso 100mila nazionale che siano utili per il rilancio del Paagenti in 15 anni ed ora il calo si è attestato ese. «È miope – assicura – investire magari intorno ai 4mila agenti di commercio all’annelle multinazionali americane del commerno: è indispensabile invertire la tendenza per cio elettronico che, nell’immediato, possono mantenere un corretto rapporto tra lavoratoassicurare una redditività interessante ma ri attivi e pensionati». che, nel medio periodo, danneggiano irrimeA questo va aggiunto che la categoria è com-

LA TRASPARENZA NON BASTA: SERVE UNA COMUNICAZIONE PIÙ EFFICACE diabilmente il tessuto commerciale italiano, finendo per penalizzare proprio la categoria degli agenti di commercio». Serve, però, anche un profondo cambiamento interno. «La trasparenza è importante – sottolinea Marzolla – ma non basta più. Deve essere accompagnata dalla comunicazione efficace e continua con la categoria. Occorre spiegare cosa si fa e perché lo si fa. Il nostro settore ha bisogno di una manutenzione costante, le regole degli Anni 60 non funzionano più. Qualcuno si crogiola davanti alle cifre, consistenti, del patrimonio Enasarco e confonde il patrimonio con solidità e previdenza, dimenticando la sostenibilità del sistema nel suo complesso. Nascono equivoci ed illusioni perché manca una adeguata informazione, un rapporto costante con gli agenti».

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in collaborazione con ANDAF

Ben vengano le dilazioni di pagamento, purché se ne gestiscano i rischi Se l'applicazione di condizioni di pagamento posticipato verso Pmi o mercati emergenti è una leva competitiva, crediti e oneri finanziari connessi possono aumentare in maniera non pianificata. Ecco perché è fondamentale condividere le informazioni e regolamentare la propria credit policy di Carmine Scoglio

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a valutazione e la gestione dei rischi aziendali rappresenta, storicamente, una condizione necessaria ad assicurare la sopravvivenza stessa di un’azienda e la sua capacità di creare valore per gli stakeholder. Siamo oggi in presenza di un’elevata complessità ambientale, dove l’attività commerciale delle imprese che offrono prodotti o servizi sul mercato (o su più mercati, nei casi di aziende con un business fortemente diversificato) è chiaramente influenzata sia dai competitor, che dall’imperativo di proporre un’offerta sempre più innovativa e a valore aggiunto che venga incontro alle esigenze dei clienti. In tale contesto, l’applicazione di condizioni di pagamento posticipato anche verso fasce di clientela considerate più rischiose, quali la media e piccola impresa piuttosto che verso

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CARMINE SCOGLIO

mercati esteri emergenti, può nasce così la necessità di inessere vista come una forte traprendere azioni migliorative leva competitiva per il mante- del processo, di attivare flussi nimento delle quote di mercato continui di condivisione delle esistenti ovvero per incremen- informazioni tra le diverse funtarle strappandole agli altri zioni aziendali (anche attravercompetitor. Il rischio poten- so sistemi informativi evoluti) e ziale connesso a tale tenden- di regolamentare le condizioni za è il possibile aumento non di pagamento da applicare alla pianificato clientela dei crediti PICCOLE E MEDIE IMPRESE attraverso DOVREBBERO DEFINIRE vantati dalla revisione LE GUIDE ESSENZIALI le imprese, o la defisia in valoDI GESTIONE DEI CREDITI nizione ex re assoluto novo di una COMMERCIALI che in terpolitica di mini di numerosità di posizioni, credito aziendale. con un conseguente impatto Le grandi imprese sono chianegativo in termini di oneri fi- mate, quindi, ad aggiornare la nanziari da sostenere ed un propria credit policy mentre le aumento del rischio di perdi- imprese che ne sono (ancora) ta legato all’insolvenza della sprovviste, mi riferisco sopratclientela. È pertanto indispen- tutto alle piccole e medie imsabile nel valutare i rischi fi- prese, possono cogliere l’occananziari, e in particolare quelli sione per dotarsene andando rischi di credito, che le imprese quantomeno a definire le guida focalizzino la propria atten- essenziali di gestione dei crezione sull’intero processo di diti commerciali ed i principali gestione del credito commer- controlli che possano garantire ciale al fine di individuare le un efficiente processo di valuprincipali variabili di rischio e tazione del merito creditizio gli strumenti o le azioni idonei dei clienti. Il rischio di credito a fronteggiarle. In tale contesto quindi, se ben valutato e gesti-

to, può rappresentare un’ottima opportunità per incrementare il valore dell’impresa. Va da sé, tuttavia, che solo le imprese in grado di selezionare opportunamente i propri clienti, valutare il rischio di credito sia in fase di pre stipula che di svolgimento del rapporto e agire velocemente in caso di insoluti con le azioni di blocco del servizio e di recupero del credito, sapranno cogliere tali opportunità riuscendo a ottimizzare i tempi d’incasso e a contenere drasticamente le percentuali di perdite su crediti con evidente miglioramento dell’impatto sul cash flow. Per giungere a tanto però assolutamente imprescindibili sono lo scambio d’informazioni tra le diverse funzioni aziendali e l’integrazione dei processi, unitamente all’esistenza di una politica aziendale del credito e, stante l’importanza anche in chiave strategica di una accurata valutazione e gestione dei rischi commerciali, alle competenze del CFO, del credit manager e del suo gruppo di lavoro.


Quel ritardo delle utility sulla trasformazione digitale Gli operatori dell'energia si trovano davanti a sfide significative che impongono di ripensare i loro modelli di business. Ma acquisizioni e allargamento degli asset non bastano: occorre investire sull'innovazione di Alessandro Grandinetti *

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li operatori dell’energia si stanno confrontando con significativi cambiamenti, di contesto e di ruoli, imposti dalle spinte della rivoluzione tecnologica. Tra queste, la digitalizzazione, applicata alle diverse attività collocate lungo la catena del valore dell’energia, pone gli operatori di fronte a sfide significative che vanno colte ripensando coerentemente i modelli di business. Il recente studio PwC/S& “Global power strategies: The future of the utilities industry and the players that are driving market success” ha analizzato le strategie di posizionamento delle prime 40 utilities del mondo per capitalizzazione di mercato (GT40) rispetto all’era digitale. L’analisi evidenzia che le utility stanno reagendo alle sfide della digitalizzazione con strategie diverse: strategie di espansione, tramite l’acquisizione di operatori già attivi e l’allargamento del portafoglio degli asset; strategie di accrescimento, con la ridefinizione della propria base clienti, le modifiche della proposta al mercato e la definizione di nuovi modelli; strategie di estensione, in segmenti di prodotto o mercati adiacenti al business tradizionale. Un elemento ulteriore emerge con chiarezza dall’analisi: le utilities devono accelerare i tempi nella progettazione e nell’esecuzione delle loro strategie. L’uscita dal mercato è la minaccia reale per gli operatori che non avranno adottato in

tempi utili i cambiamenti necessari. A tale riguardo, il riscontro emergente da una precedente survey del 2018 di PwC “The narrowing window for energy transformation”, condotta su 118 imprese a livello globale, già evidenziava come le risposte alle pressioni siano tutt’altro che tempestive, sebbene la rivoluzione tecnologica sia ritenuta il principale driver delle evoluzioni in atto di settore. L’82% degli intervistati, infatti, dichiarava di non avere ancora messo in atto azioni per cogliere le opportunità della digitalizzazione IL BUDGET 2021-2027 DELLA COMMISSIONE EUROPEA PREVEDE INVESTIMENTI NEL DIGITAL EUROPEAN PROGRAMME PER CIRCA 9 MILIARDI DI EURO

e che non lo sarebbe ancora stato entro il 2020 (44% degli intervistati). In molte delle aree geografiche coperte dall'indagine, i cambiamenti regolatori necessari ad accogliere l’evoluzione del quadro tecnologico nel mercato dell’energia sono identificati come il secondo fattore di rischio per il business. In quest’ambito, lo studio PwC “Assessment and roadmap for the digital transformation of the power sector”, condotto per la Commissione Europea, ha analizzato (in 9 Paesi UE) le barriere regolatorie all’attuazione delle soluzioni digitali in campo energetico. Tra le aree di intervento prioritarie in termini di policy: promozione dei servizi di flessibi-

ALESSANDRO GRANDINETTI, PARTNER PWC

lità a livello di rete di distribuzione; cybersecurity, sempre più cruciale in un mondo fortemente interconnesso che scambia informazioni sensibili in volumi significativi; l’interoperabilità dei sistemi per garantire l’accesso al mercato di più soggetti e possibilità di scelta per i consumatori; la tutela della privacy come garanzia, in particolare, per questi ultimi. Per rendere effettivi i benefici della digitalizzazione, la ricerca considera essenziale sfruttare le potenzialità del budget 2021-27 della Commissione Europea, che prevede investimenti nel Digital European Programme per circa 9 miliardi di Euro e circa 11 per la realizzazione di nuove infrastrutture energetiche e digitali attraverso la Connecting Europe Facility. Aggiungendo la dotazione del programma Horizon Europe, si raggiunge la cifra di 31 miliardi di Euro da investire nello spazio della digitalizzazione, in generale, e circa 28 miliardi nel settore energetico, in particolare. Esistono senz’altro le condizioni per cui le industrie italiana ed europea possano giocare un ruolo primario di leadership nella transizione digitale. Inoltrandosi in un’area di incertezza, gli operatori dovranno maggiormente assumere atteggiamenti da venturist, nuovi in questo ambito, mentre i regolatori dovranno puntare a incentivare l’innovazione e a definire i nuovi ruoli, anche attraverso framework di sandbox regulation”.

* partner di PwC

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APPROFONDIMENTI

VENTUREUP VI ASPETTA A TORINO IL 17 FEBBRAIO Si terrà alle Officine Grandi Riparazioni, dalle 10.30, il forum dedicato a: Innovazione, Capitali, Internazionalizzazione. Le Ogr, Officine Grandi Riparazioni di Torino, ospiteranno il prossimo 17 febbraio il VentureUp forum, organizzato da Aifi in collaborazione con Compagnia di San Paolo, Fondazione Crt, Intesa Sanpaolo Innovation Center. L’evento, che si svolgerà dalle 10.30 alle 16.30, vedrà coinvolti i protagonisti del mondo istituzionale, accademico, della finanza, dell’imprenditoria e dell’innovazione.

Per il private equity inizia un decennio decisivo Come sta cambiando il settore? Come sarà il mercato negli anni '20? Nuovi operatori, nuove tipologie di raccolta, nuove modalità di investimento. E si continuerà a investire nell'economia reale. Con buone premesse di Anna Gervasoni

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l nuovo decennio archivia un 2019 in forte crescita sul private equity. I dati del Pem, osservatorio LIUC- Università Cattaneo, ci dicono che lo scorso anno sono state realizzate 222 operazioni rispetto alle 175 dell’anno precedente. Un incremento del 21%; come ce lo spieghiamo in un contesto di stagnazione dell’economia? Come sta cambiando il settore? Come sarà il mercato negli anni 20? Tante cose stanno cambiando: abbiamo nuovi operatori, nuove tipologie

PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

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di raccolta, nuove modalità di investimento, ma alla base resta il fatto che si investe nell’economia reale. Nelle imprese. E se l’economia reale, nei suoi indicatori principali indica una calma piatta, come possiamo coniugare l’aumento degli investimenti italiani e internazionali nelle nostre aziende? Forse dobbiamo leggere meglio i dati e segmentarli. Ci sono settori che vanno a velocità molto diverse e imprese- nell’ambito di stessi settori – che hanno una marcia diversa dalla media. Abbiamo alcune eccellenze riconosciute a livello mondiale in campi molto diversi che attraggono l’attenzione degli investitori, nei settori tecnologici , ma anche in quelli tradizionali, quali la manifattura, la chimica o l’alimentare.

Del resto se guardiamo ai dati sull’andamento della produzione industriale, dietro ad una sconfortante variazione tendenziale che galleggia attorno allo zero, abbiamo performance molto positive di alcuni comparti della nostra economia, a fianco di performance negative che leggiamo in altri. Qui sta la capacità dei fondi di private equity di lavorare caso per caso, analizzare i singoli dossier. E’ un mestiere di qualità, non di volumi. Dove si trovano le imprese di valore? A livello geografico, è sempre la Lombardia a predominare con il 33,9% delle operazioni cui segue Emilia Romagna, 11,1, Veneto, 10,2% e Lazio, 6,7%. E questo perché in alcune aree italiane abbiamo poli industriali di qualità e condizioni infrastrutturali che favoriscono lo sviluppo. Quindi archiviamo un ottimo 2019, apriamo un 2020 con buone opportunità indipendentemente da una situazione economica e politica italiana contraddistinta da incertezze e instabilità. Del resto investiamo in imprese italiane che spesso sono già internazionali, presenti all’estero, che esportano il meglio delle nostre competenze imprenditoriali, di prodotto e tecnologiche. Ce ne sono più di quante crediamo, e su queste abbiamo possibilità di creare valore.


Così il Fintech può davvero aiutare le imprese Per le aziende di piccole e medie dimensioni implementare gli strumenti tecnologici significa migliorare processi e flussi. Per farlo in maniera ottimale Aiti mette a disposizione un innovativo set di competenze di Nevio Boscariol *

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ultima edizione dell’Osservatorio Fintech e Insurtech del Politecnico di Milano ci dice che “sono 326 le startup censite in Italia, per un volume di finanziamenti complessivo di 654 milioni di euro. I settori in cui operano sono eterogenei: dai servizi bancari (42%) ai servizi tecnologici orientati al mondo finanziario e assicurativo (25%). Ma pochi sono i veri progetti e gli “use case core”, cioè quelli contestualizzabili in aziende e organizzazioni diverse. Sicuramente molto importante a livello di sistema lo Spunta Project portato avanti su blockchain dal sistema bancario italiano, così come la fatturazione elettronica, ma è necessario, per creare conoscenza e capacità di sistema, portare “in produzione” molti altri progetti e non fare solo Poc o sperimentazioni. Il focus del Fintech si sta già spostando dal B2C al B2B, e in questo ambito oltre ai pagamenti, vi sono sicuramente, prioritari tra gli altri per le aziende, il credito (inclusa la nuova normativa sulla crisi d’impresa), il cash flow forecasting, la supply chain finance, il cash management (sempre più multi-party e multi-currency), e tutto il vasto mondo della compliance. È quanto emerge dalla Survey che Aiti, l’Associazione Italiana dei Tesorieri d’Impresa, e Eact, la Federazione Europea dei Corporate Treasurers, hanno fatto l’anno scorso. E per le aziende di medie e piccole dimensioni questi aspetti sono ancora più complessi e critici da gestire. Sono tecnologie complesse, che richiedono molto approfondimento per essere comprese e utilizzate. E il loro utilizzo non deve limi-

tarsi agli aspetti di efficienza, ma a realizzare nuove soluzioni radicalmente nuove che facciamo fare un salto quantico all’attività d’impresa. Per esempio la capacità di valutare il merito di credito intrinseco della specifica azienda che deriva dall’insieme degli elementi quantitativi e qualitativi che le nuove tecnologie potrebbero rendere misurabili e che oggi invece vengono considerati come degli “intangibili” non valutabili, a partire dal capitale umano e dalle persone, dal sistema di relazioni che generano effetti di network oggettivamente analizzabili e con studio, misurabili, magari probabilisticamente. Per dare il proprio contributo Aiti, nata nel 1992 proprio da coloro che hanno realizzato ESISTONO ELEMENTI INTANGIBILI CHE L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE PUÒ ANALIZZARE RESTITUENDO UN VALORE CHE ABBIA EFFICACIA REALE

i primi sistemi informatici di cash management in Italia, ha creato un gruppo di lavoro sul Fintech (https://www.aiti.it/fintech) con i seguenti obiettivi: formulazione di una definizione condivisa di Fintech tra i soci; capire e contestualizzare le vere necessità della tesoreria e dell’area finanza perché il Fintech possa abilitare un modo innovativo ed efficace (misurabile) di utilizzare i servizi finanziari qualsiasi essi siano; aderenza e appropriatezza delle soluzioni alle reali esigenze e specificità; analisi e definizione concreta degli uses cases e delle soluzioni: "no frills, no hype"; verifica delle tecnologie applicabili tra quelle disponibili; uso di un modo/modello di riferimento di validità generale per de-

NEVIO BOSCARIOL

finire Kpi qualitativi e quantitativi omogenei nei diversi contesti settoriali, infrastrutturali, organizzativi e tecnologici; validazione e consenso ampio da parte delle diverse realtà a cui appartengono i soci; mantenere e sviluppare le relazioni con gli organismi istituzionali, accademici e d’impresa nazionali ed internazionali attivi sulla materia, sia ai fini regolatori che di progetti comuni e collaborativi, per es. di ricerca, insieme con le altre competenti commissioni, in particolare quella sui Digital Payments, fatturazione elettronica ed e-business; coinvolgimento attivo dei soci nelle attività di cui sopra, trasferimento della conoscenza raccolta, selezionata e generata ai soci anche tramite la formazione, divulgazione negli ambiti e sedi appropriate. E in questo senso si è già lavorato per esempio con alcune banche per portare la propria esperienza per migliorare i sistemi di cash management. Il prossimo 6 febbraio 2020 ci troviamo, in un incontro aperto al pubblico, ad approfondire in modo concreto alcuni dei temi menzionati sopra. Ogni informazione in merito su www.aiti.it dove nell’area della Commissione Fintech trovate bibliografia, approfondimenti, studi e risultati dei gruppi di lavoro sul Fintech e gli aggiornamenti che si aggiungeranno di volta in volta. *Consigliere Aiti e Responsabile Commissione Fintech, coordinatore Eact Fintech Working Group

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APPROFONDIMENTI

Autonoma ma non troppo un futuro roseo ancora remoto

una Lancia Thema di VisiLab modificata dal professor Alberto Broggi dell’Università di Parma, che nel 1998 percorse quasi duemila chilometri in sei giorni lungo le strade del nord Italia operando per il 94% del tempo in totale autonomia e utilizzando soltanto un Finora le case automobilistiche hanno speso 140 miliardi di dollari sistema di analisi dell’ambiente basato su e nei prossimi cinque anni ne spenderanno altri 375. Ma restano i nodi due telecamere in bianco e nero. Broggi ha del costo, dell'imprevedibilità delle azioni umane e della responsabilità poi venduto la società VisiLab, fondata con i suoi studenti, a una azienda della Silicon di Franco Oppedisano Valley, la Ambarella, continua a lavorare per loro e ha ottenuto a maggio 2019 dal ministand dell’ultima edizione del Ces, la fiera ony, quella dei Walkman e della Play stero delle Infrastrutture la prima autorizpiù importante al mondo per le tecnologie Station, a Las Vegas ha presentato zazione a sperimentare la guida autonoma innovative che si svolge da 50 anni nella la prima auto della sua storia induin Italia. cittadina del Nevada, c’era davvero di tutto, striale. Che ha un volante. Toyota, invece, Le case automobilistiche, secondo la soma non c’era un'automobile capace di guiha annunciato che farà sorgere una nuova cietà di consulenza AlixPartner, hanno dare da sola e pronta per essere messa in città ai piedi del monte Fuji in Giappone, speso finora qualcosa come 140 miliardi di mostra e venduta nei Woven City, per sperimentare nuove forme dollari e prevedono concessionari di tutto LA GUIDA AUTONOMA SARÀ APPLICATA di spenderne 375 nei di vita urbana basate su soluzioni di mobiSOLO ALLE NAVETTE CONDIVISE, CON I BIG il mondo. Eppure se lità connesse, autonome, senza emissioni prossimi cinque anni DELLA SILICON VALLEY CHE GIOCANO ne continua a parla- LA PARTITA DELLA PASSENGER ECONOMY per arrivare all’auto e condivise. Hyundai, da parte sua, ha dere da molto tempo. ciso puntare più in alto guardando direttasenza volante, freno Non soltanto da quando, nel 2009, Google mente al cielo con taxi volanti che potranno e acceleratore. E oggi, a che punto siamo? (ora Waymo) ha annunciato l’inizio della sua trasportare fino a quattro passeggeri più il Più o meno tutte le case offrono dei sistemi sperimentazione della guida autonoma. I pilota. Youngho Chi, Chief Innovation Officer di assistenza alla guida, come il Cruise conprimi veicoli radiocomandati risalgono al dell'azienda sudcoreana, li ha definiti "voli troll che maniene la velocità impostata, la 1925 e qualcuno, tra le decine di prototipi democratici” perché, secondo l’azienda cofrenata automatica e il manenimento della realizzati negli anni seguenti, ricorda anche reana, dovrebbero essere economici. Negli corsia, oppure sistemi che sono in grado di

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controllare il volante e il freno a basse velocità, che sono classificati tra il livello 1 e il 2 della scala Sae (Society of automotive engineers), ovvero il guidatore deve avere le mani sul volante e controllare sempre l'auto. Il top di gamma di Bmw, Mercedes e Audi hanno fatto il primo passo vero nel campo dell'automazione raggiungendo il livello 3, ovvero quello grazie al quale l’auto è in grado di guidare da sola gestendo accelerazione, frenate e direzione, mentre il conducente interviene solo in situazioni problematiche. Ma si tratta di auto che costano più di centomila euro e, tra l’altro, non possono essere guidate, in questa modalità, nella maggior parte dei Paesi del mondo perché non è ancora chiaro chi debba rispondere di eventuali danni causati dal veicolo senza guidatore. Il livello 5, quello in cui non c'è volante, né pedaliera, in cui l'auto guida davvero da sola, è ancora lontano. I problemi assicurativi non sono gli unici a dover essere risolti. I veicoli a guida autonoma sono meteoropatici, ovvero smettono di funzionare quando la neve, il ghiaccio o la pioggia accecano sensori laser e telecamere, gli occhi dell’auto. Poi, come ogni computer, anche quelli che viaggiano su quattro ruote collegati perennemente in rete possono essere soggetti ad attacchi informatici e devono poter dialogare con altre auto con la stessa tecnologia per poter funzionare anche nelle situazioni di traffico intenso.

CARLOS TAVARES

CHI SI MANGERÀ LA TORTA DELLA PASSENGER ECONOMY? Non stupiamoci se Intel, il produttore di microchip certamente interessato direttamente alla sviluppo di questa tecnologia, è entusiasta della guida autonoma tanto da considerarla «una delle più grandi opportunità economiche del 21° secolo», da darle il nome «passenger economy» e da valutarla 7 mila miliardi di dollari nel 2050. Secondo Intel,

nel mondo tra il 2035 e il 2045 si potrebbe evitare la morte di 585 mila persone in incidenti stradali e si risparmierebbero 234 miliardi di dollari di spese sanitarie. Ma la ciccia del business sarebbero i 6.700 miliardi di dollari ricavati dalla vendita di servizi di mobilità ai privati e alle aziende nel 2050, e i 200 miliardi in arrivo dalle nuove app. Resta da capire se la

Infine c’è il problema principe, quello forse irrisolvibile: l’imprevedibilità delle azioni umane. Un pedone che sbuca tra due auto parcheggiate, una signora distratta che attraversa la strada, o un bimbo che corre dietro a un pallone sono situazioni irripetibili per modalità e timing. Se con un colpo di bacchetta magica tutto il miliardo e spingi di auto circolanti nel mondo fossero a guida autonoma, la faccenda sarebbe relativamente più semplice. Ma non è possibile. E allora come si fa a insegnare a un computer che deve stare attento al signore anziano col cappello che guida davanti a voi che sta litigando con la moglie? Al New York Times, Bryan Salesky, ceo di Argo AI, la società che collabora con Ford e Volkswagen per lo sviluppo della guida autonoma, ha detto: «Si vedono tutti i tipi di cose pazzesche sulla strada, e si scopre che non sono così rare, ma devi essere in grado di gestirle tutte. Con radar e telecamere ad alta risoluzione e tutta la potenza di calcolo che abbiamo, possiamo rilevare e identificare gli oggetti su una strada. La parte difficile è prevedere cosa faranno dopo». Per capirlo le case automobilistiche e le aziende della Silicon Valley hanno fatto e faranno percorrere ai prototipi milioni di

torta se la spartiranno le case automobilistiche o gli over the top della Silicon Valley, ma ci saranno anche dei vantaggi per gli ormai ex automobilisti: si libereranno 250 milioni di ore finora occupate alla guida e ci saranno saloni di bellezza mobili, mobile-motel per recuperare le ore di sonno perse, mentre al posto dei drive i film verranno proiettati su un mezzo drive away.

miglia in guida autonoma, ma saranno sempre una percentuale da prefisso telefonico rispetto a quelli percorsi dai mezzi a motore sulle strade del mondo. Una ricerca citata da Jack Weast, che sovrintende agli standard dei veicoli automatizzati di Mobileye, uno dei leader mondiale nello sviluppo della tecnologia di assistenza alla guida, suggerisce che sarebbero necessari circa 30 miliardi di chilometri di test nel mondo reale per avere dei risultati probanti. «Con una flotta di 100 auto, ci vorrebbero circa 1.000 anni. E non dovreste mai aggiornare il software perché altrimenti si dovrebbe ricominciare tutto da capo». E il gioco non vale la candela, come ha sostenuto, in un’intervista ad Automotive News, Carlos Tavares, numero uno della neonata PsaFca: «Non vediamo alcun valore nei sistemi di assistenza alla guida oltre il livello 3 per motivi di accessibilità economica da parte del cliente privato. Al di là di questo livello, il costo sale alle stelle e il valore non aumenta in proporzione. Ciò significa che non ci sono ragioni commerciali per le vendite al dettaglio oltre il livello 3. Ora, continuiamo a lavorare sul Livello 4 o sul Livello 5 che saranno interessanti per la mobilità condivisa come le navette».

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PRIVATE BANKER

PRIVATE BANKER

L'elettrica taglia le emissioni ma anche i posti di lavoro Nell'industria dell'automotive, alle prese con la transizione, sta per scatenarsi una reazione a catena che porterà le aziende, anche quelle dell'indotto, a dover rivedere il proprio business di Ugo Bertone

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e non saremo in grado di reagire con la velocità necessaria, rischiamo di far la fine di Nokia”. Il numero uno di Volkswagen, Herbert Diess (nella foto a destra), ha presentato così in consiglio di amministrazione, lo stato dell’industria dell’auto tedesca, all’apparenza invulnerabile, in realtà alle prese con una rivoluzione tecnologia che sta rimettendo in discussione le certezze accumulate in più di un secolo di successi. In sintesi: - La Germania, sotto lo shock dello scandalo del diesel e la pressione crescente dell’elettorato verde, ma anche per difendere la sua leadership nel settore, ha deciso di accelerare la sfida elettrica dandosi l’obiettivo di produrre dieci milioni di veicoli elettrici entro la fine del decennio. In cifre, questo equivale, per la sola Volkswagen, ad investimenti per 80 miliardi, peraltro da effettuare in tempi rapidi per fronteggiare la sfida di Tesla che si prefigge l’obiettivo di produrre entro un anno mezzo milione di auto elettriche nella sua nuova fabbrica tedesca.

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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La rivoluzione avrà numerosi aspetti, a partire dal radicale cambiamento della catena del valore, sia nella produzione dei veicoli, che nel ripensamento della rete di assistenza e rifornimento, nonché della struttura stessa delle città. Il nervo scoperto riguarda la produzione di batterie che incide per circa un terzo sul costo di un veicolo elettrico, ma che sono per l’85% del totale prodotte in Asia e che richiedono materie prime, vedi il litio e il cobalto, spesso controllate dai giganti di Pechino, molto più avanti sul fronte della produzione di auto nonché delle batterie. Non meno rilevante l’impatto sull’occupazione. L’auto elettrica richiede assai meno manodopera. I gruppi tedeschi parlano di un taglio di 88mila unità ma la cifra, senz’altro in difetto, non considera gli effetti sull’indotto. Per ora, non resta che prendere atto che i Big hanno già congelato le assunzioni oltre Reno, mentre il taglio delle commesse si sta facendo sentire su tutta la filiera della componentistica, comprese le aziende italiane. Non è nemmeno da escludere che, per attutire l’impatto della svolta, la Germania, su spinta del sindacato, decida di spostare all’interno del Paese gli investimenti nella componentistica a danno dell’Italia. Il nuovo quadro è senz’altro drammatico per la velocità dei tempi di esecuzione e per l’incertezza che comporta. Non si ha alcuna

evidenza del gradimento dei consumatori, peraltro perplessi per l’aumento dei prezzi. Questo, ovviamente, è solo un piccolo riassunto di un tema destinato a segnare l’economia e la finanza europea nei prossimi anni. L’Unione Europea ha già deciso di fare un’eccezione alla normativa sugli aiuti di Stato, tra l’altro promuovendo un progetto europeo sulle batterie che prevede finanziamenti per 3,2 miliardi di investimenti in ricerca e sviluppo. L’industria italiana, intanto, cerca di recuperare il terreno perduto. Tra un mese, al salone di Ginevra, verrà presentata la 500 elettrica in produzione a Mirafiori. Intanto il gruppo, in attea delle nozze con Peugeot, sta per finalizzare l’intesa con Foxconn, il colosso di Taiwan che produce l’iPhone, per sbarcare assieme sul mercato cinese dell’auto elettrica con obiettivi ambiziosi. Anche così si cerca di ovviare ai ritardi che hanno avuto effetti paradossali: l’investimento Tesla a Berlino, la prima gigafactory in Europa, sarà pagata per intero dai capitali, circa 2 miliardi, che Fca sta versando ad Elon Musk per l’acquisto dei “diritti ad inquinare”, la penalità prevista per il mancato rispetto dei nuovi parametri. È l’effetto della debolezza finanziaria che ha costretto l’azienda italo americana a stringere i denti per poter partecipare al grande gioco. Ma adesso, in attesa di Peugeot, si torna in partita.


Instagram si spoglia dai like per arginare l'ansia da social Gli influencer e le star digitali che hanno costruito la loro carriera sulla quantità di preferenze ricevute entrano in una nuova fase: quella che li premierà esclusivamente in base alla loro creatività di Alessandro Cola

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esideriamo che i tuoi follower si concentrino su ciò che condividi e non su quanti "Mi piace” ottengono i tuoi post»: Instagram cambia le regole del gioco e decide di nascondere la visualizzazione del numero di like. Ma perché un cambio di rotta così importante? Procediamo per gradi. Nell’ottobre 2018 i co-fondatori di Instagram, Kevin Systrom e Mike Krieger, passano le redini a Adam Mosseri, vicepresidente di prodotto e ex vicepresidente del News Feed di Facebook. Mosseri non si fa attendere e nei primi mesi del 2019 arriva il primo intervento modificativo del social: in Canada, il feed si spoglia dei like per vestirsi di una nuova libertà d’espressione. Secondo quanto affermato da Tara Hopkins, Head of Public Policy

Eemea di Instagram, infatti «la piattaforma ha lo scopo di far sentire libere le persone di esprimersi e l’attenzione va posta non sul numero di like ricevuti, bensì sulla sostanza delle condivisioni, che si tratti di foto, di post o di video». L’esperimento viene così esteso ad altri paesi, e a luglio arriva anche in Italia: chi pubblica ha la possibilità di vedere quanti cuori ha fatto battere il suo post, ma il dato cessa di essere visibile ai followers. L’obiettivo, secondo quanto dichiarato dal responsabile di Instagram, è che «la gente si preoccupi un po’ meno di quanti "Like” riceve su Instagram e trascorra più tempo a contatto con le persone con cui ha davvero una connessione». La volontà sembra quindi quella di voler combattere l’ansia da social e di incoraggiare gli utenti a condividere i post

con maggior spensieratezza, senza la ricerca ossessiva dell’approvazione altrui. Non tutti gli internauti della piattaforma sono stati coinvolti nel test, ma Instagram sembra sempre più deciso a dare maggiore spazio e valore ai contenuti, a prescindere dalle cifre ottenute dagli stessi. Una rivoluzione per sottrazione quindi che non ha lasciato indifferenti i like addicted e, in special modo, gli influencer e star digitali, che sulle guerre dei numeri hanno costruito una carriera. È l’inizio della fine per gli influencer? Al contrario, si entra in una nuova fase, quella basata sulla creatività anziché sulla quantità. Secondo gli ultimi dati raccolti dalla società di ricerche InfluencerDb, l’engagement rate, cioè il tasso di coinvolgimento del pubblico davanti a un post sponsorizzato, ha subito un crollo pari al 2,4% rispetto agli anni precedenti: gli utenti riconoscono e diffidano dei contenuti pagati e apprezzano invece quelli più spontanei, che risultano molto più affidabili rispetto a quelli legati a scopi promozionali. Se i cuori spariscono, il post funge da vero strumento di dialogo: non sono più le cifre a premiare, ma la capacità di raccontare e coinvolgere la community, capacità che conduce all’instaurarsi di rapporti di fiducia duraturi, che prescindono dal numero di like ottenuti nell’ultimo post. Nessuno sgambetto agli influencer quindi, quanto un invito a interagire di più con il loro pubblico e a condividere contenuti autentici, e non prodotti sulla base della tendenza del momento, per una narrazione efficace che diventa strategica anche per la collaborazione con le agenzie: non potendo più valutare il rapporto tra numero di followers e numero di like e commenti, saranno esclusivamente i contributi a poter convincere dell’autenticità e affidabilità del proprio profilo. Anche Facebook ha intrapreso questa direzione, iniziando a nascondere i like agli utenti australiani: quando questo test verrà applicato ad altri paesi è ancora un mistero, certo è che solo disimparando il riflesso pavloviano si riuscirà a stabilire un rapporto tutto nuovo, forse più maturo, coi social network.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Se l’app di Stato “scippa” la formazione ai sindacati Da dicembre il Compte personnel de formation si gestisce direttamente dallo smartphone. E i patronati, che prima incassavano un migliaio di euro per ogni Cpf attivato, adesso resteranno a bocca asciutta di Giuseppe Corsentino

UN CORSO D’INGLESE. OPPURE DELLE LEZIONI PER DIVENTARE PROGRAMMATORE ELETTRONICO O, PIÙ SEMPLICEMENTE, ELETTRICISTA, CHE È POI UNA DI QUELLE FIGURE PROFESSIONALI CHE LE AZIENDE CERCANO E NON TROVANO. Così come non trovano carpen-

tieri, falegnami, manutentori, meccanici, insomma operai specializzati. C’è un deficit spaventoso di formazione sul mercato del lavoro francese (come in quello italiano, del resto) anche se il sistema delle imprese spende – anzi, investe perché ora il governo vuole cambiare certe regole contabili troppo restrittive e favorire le aziende “che formano” – più di 15 miliardi di euro l’anno per avere manodopera competente e ben attrezzata. Storia lunga: è dal lontano 2004 che la Francia riconosce ai lavoratori (occupati o in cerca di occupazione) il Dif, cioè il Droit individuel de formation, un pacchetto fino a un tetto annuo di 150 ore retribuite (a carico delle aziende ma soprattutto della Cassa Depositi e Prestiti). Ed è dal 2014 che il Dif è stato trasformato in Cpf, Compte personnel de formation, monetizzando le ore fino a un tetto di 3.240 euro e dando così a tutti la possibilità di finanziare direttamente la propria formazione. Solo che il meccanismo, che sulla carta interessa 29 milioni di lavoratori (attivi, disoccupati, dipendenti pubblici e privati), finora ha funzionato poco, a velocità ridotta, con soli 8,3 milioni di Cpf, di “conti”, aperti e appena due milioni utilizzati come denuncia da tempo la ministra del lavoro, Muriel Penicaud, la quale, essendo stata responsabile del personale del gruppo Danone, sa bene che il gap formativo dei lavoratori francesi è una

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delle ragioni del tasso di disoccupazione (ancora alto, l’8,5%, ma inferiore a quello italiano e in calo da almeno un anno a questa parte). Allora, che cosa ha frenato in tutti questi anni un sistema che, almeno sulla carta, era stato pensato per favorire la formazione all’interno di un welfare lavoristico forse fin troppo generoso? Risposta: troppe regole, troppa burocrazia sindacal-aziendale, un modello gestionale di tipo corporativo che, di fatto, incardinava, anzi imprigionava, i processi formativi - dentro e fuori le aziende all’interno di percorsi procedurali rigidi affidati alla scuola pubblica, cioè dagli istituti professionali di Stato (per i piani formativi aziendali) oppure ai cosiddetti Opca, Organisme paritaire collecteur agrée, emanazione dei patronati sindacali. In una parola: fino a ieri la formazione professionale in Francia è stata un affare (cioè un business viste le dimensioni economiche, mille euro in media per ogni Cpf attivato) delle organizzazioni sindacali e padronali. Ora Macron sta facendo saltare tutto. Con la Loi Avenir del 2018 ha rotto il monopolio scolastico degli istituti professionali di Stato autorizzando le aziende a organizzare al proprio interno corsi di formazione in grado di offrire ai lavoratori un Cap vero e proprio, cioè un diploma riconosciuto (il Certificate d’aptitude professionnelle). E a novembre scorso, mentre montava il dibattito pubblico sulla riforma delle pensioni, ha rotto il monopolio sindacale delle Opca e ha trasformato il Cpf in una app, l’applicazione MonCompteFormation che si può scaricare sullo smartphone o sul tablet digitando il numero della propria Carte Vitale (equivalente alla nostra tessera sanitaria ).

N o n è solo un’innovazione elettronica (la Francia è il secondo paese al mondo a farlo, dopo Singapore), ma una rivoluzione di sistema, “la riforma più importante dall’inizio del quinquennato” per dirla con le parole entusiaste della ministra del lavoro. Grazie a questa app (che è stata scaricata da oltre 360mila utenti il giorno stesso del suo lancio, ai primi di dicembre) ciascuno potrà scegliere il pacchetto formativo che più gli interessa, un corso d’inglese o un corso per diventare elettricista, e pagarli con il budget del proprio Cfp (e se i soldi non basteranno ci potrà essere un contributo dell’azienda – qui lo chiamano “abondement” – o un intervento aggiuntivo, a debito, a carico della Cassa Depositi). Perché ciascuno, come si legge nella relazione alla Loi Avenir, dovrà essere responsabile delle proprie scelte professionali e farsi, appunto, un avvenire seguendo le proprie vocazioni (magari ascoltando la domanda del mercato). Insomma, vantaggi informatici a parte (finora sull’app del ministero del lavoro ci sono più di centomila corsi acquistabili con un clic con l’obiettivo di arrivare a 230mila proposti da 6mila aziende specializzate), una grande lezione liberale. Che fa paura ai sindacati, ma anche al mondo delle imprese, che oscillano tra prudence, scepticisme et hostilité, come ha scritto Le Monde. E si capisce: perdere il monopolio della formazione significa perdere potere e quattrini.


QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

E gli Emirati riscrivono l’economia del futuro Il nuovo Dubai Future District, grazie a un fondo da un miliardo di Dhiram (250 milioni di euro), sosterrà le aziende della new economy che possono alimentare la futura crescita dell’area. Ecco come di Riccardo Venturi

DUBAI, LA CITTÀ DEGLI EMIRATI ARABI UNITI CHE SARÀ TEATRO DELL’ESPOSIZIONE UNIVERSALE DAL 20 OTTOBRE AL 10 APRILE PROSSIMI, NON ARRESTA IL SUO TUMULTUOSO SVILUPPO. Lo scorso 14 gennaio infatti è

stata decisa la nascita del Future district, un nuovo quartiere che si propone di fare di Dubai la nuova capitale globale della new economy. «Abbiamo lanciato il Dubai Future district, un nuovo spazio dedicato allo sviluppo dell’economia del futuro, nonché un fondo da un miliardo di Dhiram (250 milioni di euro) per sostenere le aziende della new economy che possono alimentare la crescita futura di Dubai» ha affermato lo sceicco Mohammed Bin Rashid Al Maktoum, vice presidente degli Emirati Arabi Uniti, presidente, primo ministro e sovrano di Dubai, «Il Dubai Future District collegherà il DIFC, le Emirates Towers e il Dubai World Trade Centre, rendendolo il più grande distretto del futuro economico del Medio Oriente. Comprenderà un centro di ricerca sull’economia del futuro, incubatori e acceleratori e uno spazio innovativo per i pionieri dell’economia del futuro». Il nuovo

distretto economico, che sorgerà sulla Shaikh Zayed Road, dovrà essere un punto di riferimento per la prossima generazione di imprese, così come la zona franca DIFC è diventato un centro finanziario di prima grandezza negli ultimi due decenni. «Con questa iniziativa Dubai sempre di più si dimostra quale meta privilegiata e straordinario hub commerciale per tutte le aziende innovative» commenta Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting, società di advisory sull’internazionalizzazione che accompagna le imprese italiane negli Emirati e non solo, «grazie alle numerose misure governative di sostegno della loro attività ed al business clima sempre più favorevole». Ci saranno incubatori di imprese e istituti di finanziamento per le imprese della new economy, oltre a un centro di ricerca sulle economie future. Il Future district vuole essere la risposta di Dubai al Canary Wharf di Londra, e alla sua capacità si attrarre una nuova ondata di imprese globali nella città. «Noi, al Consiglio di Dubai, raddoppieremo il nostro lavoro nel prossimo periodo: il 2020 sarà l’anno di grandi cambiamenti e trasformazioni reali nel nostro

viaggio verso i prossimi 10 anni» ha aggiunto lo sceicco Al Maktoum. Dubai ha anche fissato un altro obiettivo: quello di diventare un hub commerciale da 2 trilioni di Dhiran (non petroliferi), pari a 500 miliardi di euro, entro il 2025. Nel 2018, i suoi volumi commerciali sono stati fissati a 1,3 trilioni di Dhiran, quasi 400 miliardi di euro, mentre nei primi sei mesi del 2019 è stato pari a 676 miliardi, 170 miliardi euro. «Abbiamo emanato una direttiva per rafforzare la nostra presenza internazionale e creare 50 uffici per promuovere la posizione commerciale, turistica e di investimento di Dubai nei cinque continenti» ha annunciato ancora lo sceicco Al Maktoum, «Il nostro obiettivo è aumentare la nostra merce e le nostre esportazioni creative, aumentare il nostro turismo, le importazioni da investimenti e le competenze umane». Secondo Abdulnasser Al Shaali, un economista degli Emirati Arabi Uniti, «Il futuro appartiene ai governi agili che si adattano e consentono alle loro economie, attraverso investimenti efficaci e politiche adeguate a sostegno delle imprese, di stare al passo in un ambiente macroeconomico altamente competitivo». Satish Mayya, Ceo di BPG Maxu, ha affermato: «Il marchio Dubai non ha bisogno di dimostrare la propria dignità commerciale al mondo. Basti vedere il ritmo con cui i marchi globali del settore immobiliare, dell’ospitalità e del lusso continuano a trasferirsi a Dubai. Il nuovo Dubai Future District è destinato a basarsi su questa grande forza per creare l’ambiente ideale per le industrie della new economy».

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TALENT SHOW

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CI PIACE OK AI FONDI PENSIONE CHE INVESTONO NELLA REALTÀ Assofondipensione ha varato con Cdp e Fondo italiano d’Investimento l’interessante progetto Economia Reale

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ostruire un futuro sostenibile per le pensioni è l’obiettivo che tutti i gestori devono, o dovrebbero, porsi. Contando sul fatto che la gestione pubblica – ovvero il grosso del settore – sappia quel che fa, i fondi pensione italiani, sia negoziali che preesistenti, si stanno dando da fare, sia pur tra tanti problemi. Meritevolmente. Va iscritta in questa attitudine positiva l’intesa tra Cassa Depositi e Prestiti, Assofondipensione (nella foto, il presidente Giovanni Maggi) e Fondo Italiano d’Investimento per lanciare insieme il Progetto Economia Reale. Se n’era parlato durante l’assemblea annuale di Assofondipensione il 2 dicembre scorso, condotta dal presidente Giovanni Maggi, ed ora il progetto è varato. Lo scopo è quello di fornire ai fondi pensione aderenti la possibilità di co-investire con Cdp in strumenti diversificati e con potenziali ritorni in linea con le finalità del risparmio da loro gestito e al contempo di supportare la crescita e la competitività delle imprese italiane facilitando l’afflusso di investimenti verso l’economia nazionale attraverso una piattaforma, costituita da fondi di fondi, gestita dal Fondo Italiano di investimento Sgr (FII Sgr, controllata da Cdp Equity), che investirà in fondi di private equity, private debt, nonché potenzialmente in altre asset class. L’obiettivo di raccolta dai fondi pensione è di almeno 500 milioni di euro, cui si aggiungono anche le risorse che – coerentemente alla propria missione istituzionale – CDP ha già dedicato (550 milioni ad oggi nei fondi di private equity e private debt) e quelle che potrà decidere di dedicarein eventuali ulteriori asset class nell’ambito del Progetto.

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Investiranno 500 milioni per sostenere iniziative d’impresa ad alto potenziale di redditività

Sul Financial Times il Nobel Stiglitz regola la distanza con il tycoon proprietario di Facebook

na stangata non da poco, quella che un mentore dell’economia mondiale di indiscutibile levatura ha inferto all’insopportabile, spocchiosissimo copiatore di idee altrui (i gemelli Winklevoss), patron di Facebook Mark Zuckerberg (foto in basso).. Al Tycoon dei social, secondo cui la verifica della veridicità dei contenuti inseriti dagli utilizzatori (fact-checking) e i filtri contro la pubblicità politica menzognera e odiatrice non sono responsabilità di Facebook che a suo dire è semplicemente “un mercato delle idee” (ma che idea sarebbe incitare all’odio?), Stiglitz ha scelto di rispondere sulle colonne del Financial Times. E lo ha stroncato. Innanzitutto, per il grande economista americano insignito del nobel, “i mercati non regolamentati dei beni hanno dimostrato di non funzionare; e quelli non regolamentati delle idee, nemmeno». E «l’auto regolamentazione di internet non funzionerà meglio di quella delle banche». Inoltre, per Stiglitz, il secondo errore dell’aspirante monopolista è credere che non ci siano differenze “tra i mercati delle idee e quelli dei beni”. Applicando questo teorema distopico, le aziende di sigarette avrebbero il diritto di dire che il tabacco fa male o quelle farmaceutiche che gli oppioidi si possono vendere anche al supermercato. E – rincara Stiglitz – se compro un prodotto sbagliato in un negozio a causa di una pubblicità farlocca ci rimetto io, ma se sbaglio a votare un politico bugiardo a causa di un’informazione manipolata danneggio la collettività.

NON CI PIACE LA SPOCCHIA DI «ZUCK» CONTRO OGNI REGOLA WEB Il mercato delle idee, spiega l’economista, va difeso dalle manipolazioni quanto e anzi più di tutti gli altri mercati


SHORT STORIES

L’intervento

50/50, numero magico che blocca le aziende Marco Carlizzi, avvocato, spiega le nuove aperture dei notai per risolvere le situazioni di stallo In Italia circa il 10% delle società hanno un capitale suddiviso al 50% tra i soci (164.000 le SRL e 1316 le SPA): un numero impressionante se si pensa che – tecnicamente parlando – non c’è una ragione specifica perché questo avvenga ed anzi ce ne sarebbero diverse per evitare una partecipazione paritetica. Questo numero magico (fifty/fifty) alla fine però mette tutti d’accordo perché nessuno vince, come in una sorta di tiro alla fune dove, in fondo, i contendenti depongono in terra la corda arrendendosi entrambi. Così facendo, però, i soci modificano uno dei principi

Errata corrige

È LA FRETTA, BELLEZZA, CATTIVA CONSIGLIERA

Ci corre l’obbligo di segnalare che nell’articolo uscito sullo scorso numero di Economy nell’ambito della coverstory - “Se l’auto rallenta”, è contenuto un errore. Nell’occhiello, infatti, si afferma che Geico SpA sia controllata da Comau. La chiosa è da considerarsi errata, dal momento che l’azienda con sede a Cinisello Balsamo ha stretto una partnership strategica con il gruppo giapponese Taikisha che tutt’ora procede. Ce ne scusiamo con i lettori e con gli interessati.

cardine del nostro ordinamento in termini di decisioni collegiali rinunciando al principio della maggioranza per scegliere viceversa quello dell’unanimità; l’ulteriore conseguenza, spesso questa ignorata, è che poiché la “impossibilità di funzionamento o per la continuata inattività dell’assemblea” è oramai, post riforma del diritto societario del 2003, una causa di scioglimento delle società (art. 2484 c.c. primo comma, n.3), in caso di stallo decisionale dovuto al meccanismo della unanimità, l’unico sbocco possibile è quello dello scioglimento della società, azionato, a seconda dei casi, dai soci o dagli stessi amministratori (in giurisprudenza, vedi da ultimo Trib. di Milano, sez. imprese, 21 giugno 2019, n. 1752). Appare dunque fondamentale ragionare sulle soluzioni che possano, in caso di stallo, risolvere la crisi di governance senza per forza procedere con lo scioglimento (e a volte il fallimento) della società.

Sicurezza

Bodycam per operatori sicurezza Accordo tra Italpol e Axon per l’installazione di videocamere per garantire incolumità agli addetti Italpol ha scelto di integrare alle dotazioni di servizio degli operatori il dispositivo Axon Body 2, una videocamera indossabile che consente la raccolta di immagini. Questa scelta rientra all’interno di un piano strategico più ampio che mira a dotare tutte le Guardie Particolari Giurate dei più avanzati sistemi tecnologici in modo da garantire la loro incolumità e di tutelare i beni aziendali della società committente. Una soluzione che segue Work Force Management, che consente di ottimizzare la gestione del lavoro degli operatori e ridurre i processi manuali. Axon Body 2 è una videocamera indossabile a unità singola che offre video in qualità HD, un campo visivo di 143° e più di 12 ore di autonomia. La possibilità di avere dei filmati video di eventuali situazioni

Congiunture

Più che rosso, l’allarme è ormai oltre la scala cromatica. Secondo le statistiche di Unrae, l’Unione Nazionale Rappresentanti Autoveicoli Esteri, a dicembre il comparto dei veicoli industriali ha fatto registrare un calo del 10,7% rispetto allo stesso mese del 2018 (2.195 unità contro 2.457). Per l’intero anno 2019 il dato di mercato si attesta su -7,5% rispetto al 2018 (23.652 unità immatricolate

contro 25.580). Nel settore dei veicoli pesanti, con massa totale a terra uguale o superiore a 16 t, a dicembre 2019 si registra un calo di -9,9% rispetto al dicembre del 2018 (1.735 unità immatricolate contro 1.925). «I dati parlano chiaro - commenta Franco Fenoglio, Presidente della Sezione Veicoli Industriali di UNRAE - il mercato dei veicoli industriali è in continua contrazione. È una situazione estremamente allarmante che si protrae da tutto il secondo semestre del 2019 e che temiamo possa proseguire senza sosta nei prossimi mesi. Il parco circolante continua così a invecchiare, con pesanti ricadute sul fronte della sicurezza e della sostenibilità del sistema trasporto del Nostro Paese. Inoltre, guardando al futuro le prospettive per l’anno appena iniziato sono estremamente preoccupanti».

critiche durante il turno di servizio presenta un duplice vantaggio: in primis, indubbiamente un potere di dissuasione nei confronti dei soggetti che potrebbero manifestare aggressività, fino a giungere alla commissione di atti violenti contro gli addetti alla vigilanza; il secondo, quello di documentare lo svolgimento dei fatti nei casi più critici, tutelando quindi il corretto operato degli agenti da ricostruzioni dei fatti viziate o tendenziose.I Durante la fase di sperimentazione, durata 30 giorni per un totale di circa 500 turni di lavoro, sono stati realizzati 77 video inerenti tutte le aree della stazione di Roma Termini. Le Guardie Particolari Giurate hanno documentato la loro attività lavorativa effettuando sopralluoghi, ispezioni locali e allontanamenti e, grazie all’utilizzo di Axon Body 2 hanno potuto documentare e certificare il corretto svolgimento del servizio svolto. L’utilizzo delle videocamere indossabili ha permesso di aumentare notevolmente il livello di sicurezza all’interno della stazione, generando una maggiore percezione di sicurezza sia da parte delle utenze che operano giornalmente all’interno della stazione, sia da parte dei viaggiatori che sono transitati

nella struttura durante il periodo di sperimentazione. Attualmente la videocamera indossabile Axon Body 2 è in servizio presso le stazioni di Roma Termini e di Roma Tiburtina, presso l’aeroporto Orio al Serio di Bergamo. .e presso lo Stadio Olimpico di Roma.

Veicoli industriali, il mercato crolla a dicembre Il mercato registra una contrazione costante da luglio. A dicembre -10,7%, il consolidato 2019 a -7,5%

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COMUNICARE L’IMPRESA Sembrava l’Eldorado, che avrebbe risollevato le sorti di un mercato stagnante: quello pubblicitario. E invece il web sta calando la maschera. Perché la profilazione non sempre funziona come la si dipinge, le novità si susseguono a getto continuo e promettono sempre risultati mirabolanti che non arrivano mai e intanto l’affollamento cresce e la confusione regna sovrana. Gli addetti alla pianificazione si trovano a dover correggere il tiro in corsa. Come? Lo spiegano i diretti interessati in queste prossime pagine.

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ADVICE GROUP SUL WEB SI AGGANCIA CON LA TECNICA DEL GAMBERO

PUBBLICITÀ, NON È TUTTO ORO IL DIGITALE CHE LUCCICA Più che “come”, occorre capire “dove” stia andando il mercato dell’advertising. Economy ha messo a confronto sei centri media, che concordano su un tema: “Sparare nel mucchio” serve a ben poco di Silvia Antonini

T

ra qualche sprazzo di luce e parecpartita – sottolinea Massimo Beduschi, ceo di chie ombre, il 2019 è stato un anno GroupM Italia e chief operating officer di Wpp poco brillante sul fronte degli inveItalia -, che stimiamo valgano il 35% della racstimenti pubblicitari in Italia. Gli operatori del colta complessiva e l’80% di quella del web, mercato, da Upa a Nielsen, alle agenzie media sia in Italia sia nel mondo, fatta eccezione per che forniscono previsioni sul tema, si aspettala Cina dove gli operatori online principali no un bilancio finale sono Alibaba, WeChat NEL 2020 LA SPESA PUBBLICITARIA prossimo allo zero. E e Tencent». Grazie a DOVREBBE TORNARE A CRESCERE, secondo le previsioni queste piattaforme il MA SOLO DEL 2%. PIÙ CHE SULL’ADV di GroupM, media holdigital è in costante ORA SI PUNTA SULLA COMUNICAZIONE ding del gruppo Wpp, crescita, ma gran parte nel 2020 la spesa pubblicitaria dovrebbe credel merito è dei piccoli investitori: «La raccolscere di più del 2% (bene ma non benissimo, ta di questi player è generata per oltre la metà dunque), includendo nella stima anche i grandal cosiddetto “small business”, aziende che di protagonisti del web. «Dal punto di vista prima comunicavano attraverso le directory, i degli investimenti, a dominare la scena sono volantini e i quotidiani locali mentre oggi trogli over the top come Facebook, Google e oggi vano nel search e nel social strumenti geolocaanche Amazon, che comincia a giocare la sua lizzati di grande visibilità in grado di presidia-

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COMUNICARE L’IMPRESA

tempo delle opportunità di personalizzazione del messaggio grazie all’utilizzo dei dati, oltre a facilitare il contatto con i target che la televisione non raggiunge più, e a costituire uno strumento efficace per potenziare altre forme di comunicazione, come gli eventi».

MASSIMO BEDUSCHI, CEO DI GROUPM ITALIA

re i loro territori e nel contempo di ampliare la penetrazione». Secondo le stime GroupM, il 72% della popolazione adulta guarda quotidianamente la tv per circa cinque ore, mentre l’80% delle persone tra i 18 e i 54 anni frequenta il web ogni giorno, con una permanenza complessiva media di 4 ore e 40 minuti. Il consumo attraverso lo schermo è preponderante: oltre alla tv, presente in quasi la totalità delle case, più dei due terzi degli italiani hanno uno smartphone, mentre le tv connesse sono ormai presenti nel 37% delle famiglie e i tablet nel 17%. «In uno scenario di consumo mediatico estremamente condizionato dalla tecnologia, è possibile entrare in stretto contatto con i contenuti in qualsiasi momento e contemporaneamente ad altre attività in cui siamo impegnati; permettono inoltre ai broadcaster di sviluppare forme di comunicazione sempre più improntate sull’addressability». Quest’anno la tv resta la regina dei mezzi di comunicazione, anche se con una vitalità ridotta: «Ipotizziamo una crescita dell’1% trainata dagli eventi sportivi, ma penalizzata dal decreto dignità che azzera la comunicazione del settore del gambling». Internet va più veloce, con una crescita stimata dell’8%: «Il digitale è ancora il mezzo principe per la segmentazione del target e l’automazione, processi propri del programmatic, e offre allo stesso

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Questione di target La tv genera ancora ascolti complessivi importanti, e contemporaneamente il singolo fruitore può scegliere quali contenuti consumare attraverso l’on demand, mentre l’esposizione al messaggio diventa sempre più mirata con l’addressable advertising, ossia l’erogazione nello stesso programma di messaggi pubblicitari diversi a target differenti sulla base di caratteristiche socio-demografiche, contenuti e area geografica. «Elementi chiave sono il dato e la sua gestione - spiega Paolo Stucchi, ceo di Dentsu Aegis Network Southern Europe -. Questo equilibrio tra present simple, caratterizzato dai numeri generati dalla tv, e present continuous, ossia la modalità addressable, descrive perfettamente la situazione attuale del panorama media». Il pubblico oggi si può raggiungere con strumenti quali il branded content o gli influencer, che sfuggono alle misurazioni rigorose in termini di valorizzazione, ma stanno crescendo e rendono il mondo della comunicazione molto articolato. «Il punto è capire quali sono le logiche dell’utilizzo frammentato dei media – osserva Marco Girelli, ceo di Omnicom Media Group Italy –, non basterà più misurare tutto come abbiamo fatto finora. La comunicazione non si spiega solo attraverso i numeri e anche se ovviamente non rinunceremo alle misurazioni dovremo puntare anche sulle emozioni, e alla ricchezza che rappresentano per i brand. Allo stesso tempo bisognerà conquistare la leadership sulle interfacce di distribuzione dei contenuti per vincere la sfida contro la

mancanza di tempo che caratterizza il mondo sempre più affollato dei media. Di conseguenza, emergerà chi offre esperienze rilevanti e in grado di coinvolgere». In questa visione «il programmatic è una tecnica per raggiungere i target, di cui dobbiamo senza dubbio tenere conto, ma anche senza dimenticare che in mancanza di un concetto di comunicazione diventa sterile». Sul tema della comunicazione personalizzata torna Carlo Messori Roncaglia, ceo di Um Italy: «Per alcuni target la tv generalista tradizionale resta ancora un mezzo estremamente autorevole, e quando le tv connesse raggiungeranno una massa critica apprezzabile i break pubblicitari diventeranno personalizzabili. Nel panorama sempre più digitale gli eventi fisici si affermano per il ruolo di aggregazione che rivestono, anche in ottica social. Si riscontra una crescente voglia di partecipazione e di protagonismo: dalle sardine al “Fridays for future”. Infine, gli oltre 20 milioni di biglietti staccati al cinema nel 2019 confermano che la richiesta di contenuti è cruciale». Purtroppo in Italia persiste il problema del digital divide anche al proprio interno: «Oggi è innegabile che il cambiamento di fruizione sia già in atto passando da tradizionale a digitale, ma noi avremo un leggero ritardo nell’evoluzione». «L’ambiente digitale diventerà esclusivo – aggiunge Valentino Cagnetta, amministratore delegato di Media Italia –, in meno di tre anni la pubblicità televisiva sarà completamente gestita da un adserver. La prospettiva della comunicazione è l’ultra Il ceo di Um Italy Carlo Messori Roncaglia


MARCO GIRELLI, CEO DI OMNICOM MEDIA GROUP ITALY

personalizzazione della tv, e anche della radio. In questo scenario è determinante avere gli strumenti per tracciare il target». Interazioni complicate Il processo di digitalizzazione che coinvolge i media tradizionali e in particolare il settore audiovisivo crea opportunità, ma anche una frammentazione tale che rende difficile l’integrazione tra i due mondi. Luca Montani, ceo di Publicis Media Italy, sottolinea che le nuove piattaforme di distribuzione dei contenuti non possono semplicemente sostituire la tv tradizionale: «Va individuato un nuovo framework di comunicazione. Stiamo attraversando un momento in cui la transizione all’approccio digitale non è ancora completato e non è del tutto chiaro in che modo queste nuove modalità possano contribuire alla top-line con la stessa potenza che i mezzi broadcast offrivano nel passato». Lo sviluppo dell’addressable creerà le condizioni per stimolare gli investimenti, insieme al 5G e ai podcast. «Con il 5G la comunicazione subirà un forte cambiamento. Grazie alla connessione molto veloce aumenteranno l’utilizzo in mobilità e lo streaming video, e di conseguenza saranno sempre di più i dati a disposizione. Questo consentirà di personalizzare i messaggi in tempo reale offrendo nuovi orizzonti all’esperienza del consumatore».

PAOLO STUCCHI, CEO DI DENTSU AEGIS NETWORK

Pur essendo in calo, il largo consumo rappresenta anche nel 2020 il settore preponderante negli investimenti pubblicitari con una quota che supera il 30%, anche grazie ai buoni andamenti dei micro settori del biologico e del cibo-servizio. Si fanno strada i player dell’entertainment come Netflix, Amazon Prime, Dazn, e Disney+ in arrivo da fine marzo. AUTOMOTIVE, HEALTHCARE E GRANDI EVENTI: SU QUESTI SETTORI SI INCARDINERÀ LA COMUNICAZIONE PUBBLICITARIA DEI PROSSIMI ANNI

I settori che tireranno nel prossimo futuro «Grazie all’elettrico – spiega Massimo Beduschi - ci dovrebbero essere risorse anche su fronte dell’automotive, mentre le telco che nel 2019 hanno fatto soffrire il mercato dovrebbero riprendere a comunicare, per una logica di rimbalzo tecnico e in vista delle novità legate al 5G». Inoltre, una popolazione sempre meno giovane sta dando impulso a nuovi consumi nell’ambito della salute, non solo per quanto riguarda i prodotti farmaceutici ma anche nell’area dei servizi. Il tema della salute è trasversale a tutti i target, ma anche quello dell’emergenza ambientale: «I costruttori di auto, pressati anche dalla normativa UE sulle emissioni inquinanti, devono potenziare la richiesta di mobilità

alternativa e questo avrà ricadute sulla spesa già da quest’anno – commenta Marco Girelli -. Crescono l’offerta di connettività e il mondo bundle, oltre al mercato dei consumi energetici e delle utility, nonché il settore della distribuzione sul fronte dei beni, servizi e contenuti, stimolato dall’impatto della digitalizzazione e dall’imporsi del modello Amazon». Nuove tipologie di investitori influiscono sulla spesa, come spiega Paolo Stucchi: «Ci sono i brand con un posizionamento premium, che cercano una relazione duratura con il consumatore. Altre aziende vogliono semplicemente vendere i loro prodotti, puntando su azioni tattiche di breve termine». Saranno i marchi con la visione strategica a concorrere maggiormente agli investimenti, in tutti i settori. «In Italia questo trend potrebbe essere ancora più forte che all’estero, perché abbiamo dei marchi di eccellenza e consumatori esigenti, sensibili al valore». Tra gli spender figurano anche i big di internet, «presenti su tutti i mezzi inclusi quelli “tradizionali” perché assicurano forza nel tempo a questi brand e la velocità del ritorno, come accade in prossimità del black friday». Anche l’Expo di Dubai dovrebbe dare impulso agli investimenti pubblicitari sui mezzi tradizionali come la tv: «Ci aspettiamo che settori come food, automotive, distribuzione, grocery, meal delivery e viaggi approfitteranno della contingenza per comunicare – dice Carlo Messori -. Più in generale clima, ambiente e sostenibilità caratterizzeranno la spesa nei prossimi anni. Sulla scorta dei nuovi valori e del maggior senso di responsabilità che sta emergendo nel Paese, sebbene con ritardo, le aziende dovranno dare delle risposte concrete anche in comunicazione». Per Valentino Cagnetta, il mercato della comunicazione in Italia è ancora troppo legato a modelli basati sulle grandi audience mentre è in atto una frammentazione del target, e questo fa perdere occasioni di business. «La comunicazione deve essere mirata, per esempio se la tv fosse geolocalizzata e offrisse servizi simili al web o all’out of home si aprirebbero nuove opportunità».

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COMUNICARE L’IMPRESA

VALENTINO CAGNETTA, AD DI MEDIA ITALIA

Digitale, sharing economy e tecnologia sono ambiti che in Italia comunicano poco: «Domotica e risparmio energetico sono temi caldi, abbondantemente sottorappresentati perché mancano i prodotti di comunicazione adeguati.

Nuove difficoltà, nuove opportunità Altre opportunità potrebbero scaturire dalla ibridazione dei mercati, per esempio fornitori di energia che fanno accordi con produttori di auto da vendere insieme ai propri servizi. Le nuove generazioni sono più propense allo sharing e anche in questo caso si aprono nuovi scenari, tra cui i mezzi di pagamento digitale. Infine, i grandi operatori del digitale sono ancora poco presenti. Amazon sta cominciando a investire e gli over the top dell’intrattenimento saranno ulteriormente sollecitati dall’arrivo di Disney+». Ma, sempre secondo Cagnetta, il sistema dei media è fermo, incapace di cogliere il cambiamento trainato dal digitale: «Gli investitori vogliono efficienza su target specifici, e se i mezzi non si rinnovano offrendo maggiore segmentazione sarà difficile trovare altro business. L’unico segnale coraggioso di cambiamento visto finora è Rai Play. L’agenzia media individua potenziali nuovi mercati, ma è frenata da questa inerzia dei mezzi e anche se con l’addressable si vedono spiragli siamo in ritardo per assistere a una vera crescita».

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LUCA MONTANI, CEO DI PUBLICIS MEDIA ITALY

Automotive, distribuzione e beauty , osserva Luca Montani, sono tra i primi settori ad aver sperimentato le nuove opportunità offerte dalle nuove piattaforme e forme di advertising. «Qualità dei contenuti, esperienza di fruizione, crossmedialità, geolocalizzazione sono fattori chiave per la scelta dei partner pubblicitari su cui investire. La tecnologia consente di raggiungere il target ovunque si trovi con il giusto messaggio e nel giusto momento». Seppur in calo, automotive e food rimarrano top spender quest’anno, mentre il farmaceutico e la distribuzione dovrebbero confermare LE AGENZIE MEDIA NON SI OCCUPANO PIÙ SOLO DI BUYING E PLANNING, MA FORNISCONO CONSULENZA DI COMUNICAZIONE A TUTTO CAMPO

i propri trend positivi. In questo contesto, le agenzie media sono chiamate ad affiancare le aziende nel processo di digital transformation. «Da tempo non ci occupiamo più solo di buying e planning – afferma Beduschi -, ma forniamo consulenza a tutto campo, compresi eventi, social media, influencer e altro ancora. E, negli anni, abbiamo dimostrato di saper affrontare contemporaneamente l’evoluzione del mercato e la nostra, accompagnando i clienti nello stesso percorso». «Il rapporto tra cliente e agenzia deve andare oltre il mero aspetto contrattuale legato a misurazioni e performance – dice Girelli -.

Soprattutto le aziende di medie dimensioni, per esempio da 10 milioni di budget, chiedono di essere affiancate in tutti i processi della comunicazione, anche in quello creativo. In un futuro sempre più legato alla consulenza, le agenzie media devono cercare nuovi spazi nel settore della creatività, laddove le agenzie creative invece si sono perse perché a differenza nostra non hanno sviluppato le competenze in tema di data inside». Senza prescindere quindi da questo tratto distintivo, le agenzie media del presente e del futuro «avranno la capacità di utilizzare i dati per sviluppare delle idee di comunicazione vere e proprie». Sulle competenze creative punta anche Dentsu Aegis, così come sull’analisi dei dati e sulla tecnologia, ambiti che ha rafforzato con l’acquisizione dell’agenzia The Big Now e di Merkle per il marketing data-driven, e con la piattaforma di pianificazione M1. «Stiamo anche investendo su contenuti diversi da affiancare alla pubblicità tradizionale attraverso la nostra sigla The Story Lab – spiega Stucchi -, per guidare i brand a ritagliarsi un ruolo da protagonista nelle storie che appassionano le persone nell’era digitale». Grazie a grandi investimenti in dati, talenti e tecnologia le agenzie media hanno sviluppato nuove competenze: «L’integrazione di media, dati e contenuti risulta fondamentale per supportare queste sfide - commenta Montani -. Con il nostro modello distintivo basato sull’approccio “Power of One” possiamo fornire soluzioni end-to-end per affrontare le sfide di trasformazione e di crescita al fianco dei nostri clienti». «Un tempo il cuore pulsante della comunicazione era l’agenzia creativa, oggi le agenzie media assumono un ruolo più rilevante perché detengono la gestione dei dati – conclude Messori -. Per fornire servizi di consulenza complessi si strutturano assumendo professionisti come matematici, statistici, ingegneri, figure impensabili in questo settore fino a poco tempo fa in grado di leggere e interpretare la realtà dei dati, restituendo soluzioni capaci di fare la differenza sul business dei clienti».


COMUNICARE L’IMPRESA

Sul web si aggancia con la tecnica del gambero Puntare sulla promozione del prodotto e coinvolgere i potenziali clienti disintermediando il brand dal retailer ed evitando il retargeting: ecco come funziona il loyalty & promotion management secondo Advice Group

di Marco Scotti

I

ndovinello con trabocchetto: qual superiori al solito. Quindi abbiamo iniziato è quel segmento di mercato tecnoad aumentare la platea di clienti, con Barilla logico che crescerà del 250% nei e fino a Coca Cola». prossimi cinque anni a livello mondiale e Oggi, come detto, la nuova frontiera è rapdel 100% in Italia? La risposta – ovvia eppresentato dai cosiddetti big data, ovvero pure sbagliata – sarebbe l’intelligenza artifienormi moli di dati che vengono raccolte ciale. E invece no: si tratta del loyalty & proe “digerite” dall’intelligenza artificiale che motion management. Tradotto, l’evoluzione elabora profili di consumo e di comportapiù “futuristica” dei meccanismi di promomento profilate sull’utenza. Il risultato è che zione e di coinvolgimento della clientela Advice Group ha sempre chiuso i suoi bilanche sono i pronipoti delle classiche carte ci – anche quando era una startup – in utile. fedeltà. Un modo di “agganciare” la clientela E quello 2019 non fa eccezione: dovrebbe inaugurato negli anni ’50 dal gruppo VéGé. essersi attestato sui 6 milioni di fatturato, Oggi, però, si usano dati di comportamento con un’Ebitda intorno al 25%, quando la digitale degli utenti media delle agenzie I BIG DATA VENGONO RACCOLTI E "DIGERITI" per creare relazioni digital è intorno al DALL'INTELLIGENZA ARTIFICIALE personalizzate. 7-8%. Una delle straPER ELABORARE I PROFILI DI CONSUMO Il primo e più importegie messe in campo E DI COMPORTAMENTO DELL'UTENZA tante player in Italia dall’azienda fondata è Advice Group, fondata nel 2006 a Torino da Furbatto, oltre a quelle più squisitamenda Fulvio Furbatto. «Abbiamo iniziato in un te commerciali, è quella di portare avanti settore aziendalista – ci racconta – ovvero sistemi di affiliazione. Il primo contratto, siquello delle promozioni, ma poi ci siamo glato a marzo 2019, è stato quello con Wake resi conto che la vera arma era la disinterUp, un’agenzia con sede a Barletta e Milano mediazione del brand dal retailer per arche ha permesso di ampliare ulteriormente rivare direttamente al consumatore. All’ela rete. poca non c’erano ancora gli smartphone «Parlando ancora di numeri – aggiunge Furin maniera così massiccia, quindi abbiamo batto – sappiamo che il mondo del digital iniziato a inviare Sms per testare la possibimarketing è un po’ compresso, i social stanlità di raccogliere punti virtuali. E l’abbiamo no iniziando a essere un po’ troppo pieni. fatto, in collaborazione con Lavazza, l’unica Per questo serve profilare l’utente con iniazienda di grandi dimensioni presente a ziative come quelle che portiamo avanti. Per Torino. Abbiamo avuto risultati dieci volte questo motivo, abbiamo già in mente inve-

FULVIO FURBATTO

stimenti per 20 milioni di euro nei prossimi tre anni. Si tratta di un piano di sviluppo già deliberato in consiglio di amministrazione che prevede anche qualche acquisizione». Quando si parla di dati è naturale confrontarsi con almeno un paio di moloch. Il primo e più imponente è sicuramente Google: a spanne, Mountain View ha informazioni sulla metà dei cittadini della Terra, con una concentrazione che si approssima alla quasi totalità nei Paesi cosiddetti “sviluppati”. Come affrontare la sfida contro Big G? «È vero, hanno il potere assoluto sul dato – conclude Furbatto – ma è totalmente anonimo, lontanissimo dalle intenzioni di acquisto e dalla possibilità di tradurlo in un’azione ricorsiva. Noi abbiamo fatto esattamente il contrario: abbiamo agganciato il cliente che aveva già comprato qualcosa e da lì siamo risaliti a ritroso. Questo ci permette di evitare quelle esperienze sgradevoli come il famoso retargeting, che, tradotto, vuol dire che se ho appena comprato un biglietto aereo mi ritrovo tra le pubblicità programatic proprio la tratta che ho già acquistato». E in effetti, anche i più accaniti viaggiatori difficilmente ricomprano lo stesso biglietto. D’altronde proprio i viaggi sono una delle ultime frontiere ancora da esplorare per Advice Group, così come l’entertainment e l’editoria. E proprio le news potrebbero diventare il campo di battaglia di una nuova rivoluzione: il Netflix dell’informazione…

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STORY-LEARNING, COSA INSEGNANO QUESTE STORIE Avere una buona idea non basta: occorre il coraggio, per così dire, di "metterla a terra". Ci sono imprenditori che questo coraggio l'hanno avuto anni fa e oggi assaporano la soddisfazione di vedere i loro sforzi premiati dall'essersi affermati anche all'estero grazie alle loro soluzioni innovative. Per altri, invece, il percorso è appena cominciato. Che si tratti di tecnologie, applicazioni o processi, tutti loro hanno una qualità essenziale: la voglia di fare impresa.

E L'ITALIA BONIFICÒ IL MONDO... ...A COMINCIARE DALLA SERBIA Il segretario di Stato serbo Ivan Karić spiega a Economy la strategia ambientale del paese balcanico. Che punta (anche) sulla tecnologia di gassificazione al plasma sviluppata dall'italiana Ecogv Energy di Riccardo Venturi

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na tecnologia italiana per bonificare una delle aree più inquinate d’Europa e del mondo: quella di Pancevo, in Serbia, a soli 20 chilometri dalla capitale Belgrado. Il ministero della Protezione ambientale del governo serbo (vedi l’intervista al segretario di Stato del ministero Ivan Karić nelle pagine seguenti) ha raggiunto un accordo con Ecogv Energy, azienda pugliese di Bitonto dei fratelli Gaetano e Vito Ruggiero, imprenditori di successo nel settore edile che da sette anni portano avanti un progetto di ricerca e sviluppo nel settore del trattamento dei rifiuti, per utilizzare la tecnologia di gassificazione al plasma sviluppata in collaborazione con Alter Nrg, ottima per il trattamento dei rifiuti industriali e tossico nocivi. La soluzione Alter Nrg Plasma Gasification Solution ha il pregio di non generare alcuna emissione di diossine e furani, grazie all’alta

temperatura delle torce al plasma. Inoltre produce un gas di sintesi pulito detto syngas, adatto per l’uso in sofisticate apparecchiature come turbine a gas ad alta efficienza o tecnologie di combustibili liquidi di nuova generazione, e quindi in grado di produrre energia elettrica. «Si tratta dell’unica soluzione applicabile per il trattamento definitivo e risolutivo di questi rifiuti e per le relative bonifiche, pertanto della soluzione ai problemi di Pancevo» dice Massimo Incagnoli, direttore generale di Ecogv Energy e Ceo della “Ecogv Waste Solution” costituita a Pancevo. In un futuro non lontano, i gas di gassificazione del plasma alimenteranno le celle a combustibile per creare idrogeno rinnovabile. L’elevato tasso di inquinamento di Pancevo nasce negli anni '60 con gli stabilimenti petrolchimici. I 14 bombardamenti della Nato nel 1999 hanno peggiorato la situazione.

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STORY-LEARNING

IVAN KARIC, A SINISTRA, CON MASSIMO INCAGNOLI

Segretario Karic, che tipo di azioni vengono intraprese dal governo serbo contro l'inquinamento? La Serbia ha piani ambiziosi in materia di inquinamento. All'inizio del 2019 il ministero della Protezione ambientale ha finanziato un progetto specifico per gestire i rifiuti pericolosi in 95 siti industriali in fase di ristrutturazione e privatizzazione. Diversi progetti sono cofinanziati con fondi che hanno lo scopo di ripulire le aree inquinate, e di fare investimenti nelle aree dismesse. Cerchiamo anche di incoraggiare le autorità locali a migliorare i sistemi di riscaldamento, ripulire le discariche illegali e così via. Stiamo lavorando sodo anche per rafforzare le capacità delle autorità statali. Certo non è ancora sufficiente, dobbiamo essere ancora più responsabili e fare di più. Ma nelle date circostanze, con un budget ridotto e molti limiti, inclusi quelli fissati dalle istituzioni internazionali, la nostra azione dimostra comunque una forte intenzione di preparare la Serbia ad affrontare il capitolo 27 dei negoziati per l'adesione all'UE - su ambiente e ai cambiamenti climatici, ndr - realizzando progetti e azioni concrete per raggiungere i risultati prefissati. Con quali altri limiti vi dovete confrontare?

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Quando parlo di limiti, in primo luogo mi riferisco alla politica finanziaria: non abbiamo ancora il cosiddetto fondo verde per un migliore finanziamento dei progetti ecologici. Come diciamo in Serbia, "tanti soldi, tanta musica": cerchiamo di cambiare la situazione esistente, ma ci mancano progetti con finanziamenti adeguati. Dobbiamo imparare molto sulla raccolta fondi, sulla preparazione dei progetti, sul lobbying e su altri strumenti utili, se vogliamo essere parte della comunità europea e partner reale dei paesi sviluppati. Quali sono le attività della Serbia legate al protocollo di Kyoto? La Serbia ha firmato il protocollo di Kyoto nel 2008. Due anni dopo abbiamo elaborato una strategia nazionale per coinvolgere il Paese nel Clean development mechanism (Meccanismo di sviluppo pulito), creando un gruppo di esperti istituzionali. Negli ultimi anni abbiamo lavorato a numerosi progetti, come quello che prende il nome di Strategia e piano d'azione per il cambiamento climatico, finanziato con i fondi Ipa di preadesione all’Ue. L'obiettivo è quello di realizzare una strategia nazionale intersettoriale per la lotta contro i cambiamenti climatici. Su questa base, il ministero dovrebbe stabilire un quadro strategico e politico in conformità con gli obblighi internazionali, in particolare per la riduzione delle emissioni di gas serra. Anche la Serbia ha firmato l'accordo di Parigi, e vogliamo rispettarlo appieno. Qual è la situazione a Pancevo? Quali le azioni intraprese? L’area della città di Pancevo è una delle più grandi zone industriali della Serbia, e si trova in una situazione molto difficile da un punto di vista dell’inquinamento. Vi si trovano impianti petrolchimici, e purtroppo quest'area è stata uno degli obiettivi più importanti durante il bombardamento della Serbia nel

1999. Soffriamo ancora le conseguenze di quello sfortunato evento. Anche se alcuni impianti non sono più funzionanti, ci troviamo di fronte a terreni e acque pesantemente inquinati. Abbiamo effettuato molte analisi e fatto diversi studi. Sappiamo esattamente di quanti soldi abbiamo bisogno e cosa dobbiamo fare. Non sappiamo quanto tempo ci serve, ma parliamo di molti anni. Il comune di Pancevo e il ministero lavorano in stretta collaborazione, le autorità cittadine sono molto impegnate a garantire una vita sana ai cittadini: dobbiamo aiutarli. Le azioni di bonifica del territorio si basano su tecnologie ben note, ma tutte le soluzioni esistenti hanno un carattere temporaneo, mentre il nostro desiderio è quello di risolvere questo problema una volta per sempre. In questo ambito avete raggiunto un accordo con il gruppo italiano Ecogv: quale il suo ruolo? La soluzione presentata dal gruppo Ecogv a prima vista poteva sembrare una delle tan-

CHI È IVAN KARIC

Ivan Karic è segretario di Stato del ministero per la Protezione ambientale serbo. Nato nel 1975, è leader del partito politico dei Verdi della Serbia. È stato il primo deputato verde nell'Assemblea serba, dal 2012 al 2017. In qualità di segretario di Stato, Karic è responsabile del Capitolo 27, una delle parti più importanti nei negoziati per l'accesso all'UE. Si è laureato alla facoltà di Geologia e estrazione mineraria e ha lavorato come vicedirettore del Fondo per la protezione ambientale di Obrenovac; è stato responsabile della sicurezza contro le inondazioni presso il Puc Beogradvode. È anche membro di numerose associazioni di esperti.


I fratelli Gaetano e Vito Ruggiero, gli imprenditori della Ecogv Energy

te. Da quasi due decenni le nostre istituzioni hanno esaminato le proposte di produttori di tutto il mondo, ma solo una piccola percentuale sono aziende serie, e le offerte provengono principalmente da intermediari o rivenditori. Il gruppo Ecogv si è presentato come un partner davvero serio, con un enorme know how specifico e soluzioni ad alto contenuto tecnologico, seguite e sviluppate continuamente da istituzioni scientifiche. Sono libero di esprimere il mio personale ottimismo per un'ulteriore collaborazione. Sappiamo che Ecogv ha coinvolto alcuni dei più importanti esperti serbi. Abbiamo davvero buone aspettative. Quali sono i vostri piani per la bonifica dei terreni e lo sviluppo dell'agricoltura? La Serbia è un paese sia agricolo che industriale. Lo era in passato e continua ad esserlo. La famiglia europea delle nazioni ci vede come un leader regionale, siamo conosciuti sia in occidente che in oriente come produttori di cibo di alta qualità. In alcune delle nostre regioni si possono trovare spezie con il più alto contenuto di oli essenziali al mondo. Tutto il mondo ama il pomodoro italiano, ma nessuno sa che alcuni tipi di pomodoro si sono sviluppati sulla base di una selezione fatta in Serbia durante gli anni '50. Vogliamo seguire l'esempio italiano in agricoltura, basato su un vero rispetto, amore e dedizione per la terra. La gente riconosce questa passione. L’eredità con cui fare i conti è particolarmente pesante? In passato in Serbia sono stati utilizzati in agricoltura tanti prodotti chimici diversi; e gli impianti industriali in genere non hanno impianti di depurazio-

ne. Così, i terreni agricoli sono stati esposti a un forte degrado per lungo tempo. La Vojvodina, detta "granaio d'Europa", è inquinata nella zona attorno la città di Novi Sad. Anche i fiumi e i loro sedimenti sono degradati. Se vogliamo far parte dell'Europa, e da un punL'ITALIA È UNO DEI PARTNER PIÙ IMPORTANTI DELLA SERBIA E L'ACCORDO CON ECOGV HA COINVOLTO I MAGGIORI ESPERTI LOCALI

to di vista territoriale già lo siamo, dobbiamo applicare tutti gli approcci, le tecnologie e gli strumenti disponibili per migliorare la qualità della nostra terra e dell'acqua. Alcune istituzioni serbe hanno sviluppato metodi bio-tecnologici di bonifica del territorio altamente efficaci, nei quali crediamo molto.

Abbiamo anche buone istituzioni scientifiche. Ma questo ancora non basta: abbiamo bisogno di uno scambio di conoscenze e di esperienze, di innovazione, di cooperazione e naturalmente di investimenti.

Quanto conta il rapporto con l’Italia da questo punto di vista? Il Governo italiano è uno dei nostri partner più importanti. Il secondo accordo di cooperazione internazionale siglato dalla Serbia è stato proprio con l'Italia. Il nostro territorio è articolato: la parte settentrionale è piatta, adatta alla produzione di cereali, bestiame, frutta e verdura, mentre a sud la Serbia è collinare. La terra è fertile, ci sono molte zone con acqua termale, davvero attraenti. L'agricoltura è nella nostra tradizione, dobbiamo svilupparla e seguire l'industria di trasformazione. La Serbia è un paese bello e raggiungibile, che merita investimenti intelligenti: dobbiamo costruire il Paese che vogliamo lasciare alle prossime generazioni.

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CONSULENZA, LA CREATIVITÀ BATTE LA SACCENTERIA Quattro gruppi di studio intitolati come se fossero film. E un’idea rivoluzionaria: che le idee migliori vengono da chi ha meno esperienza. Così Protiviti da cinque anni si piazza tra le migliori aziende in cui lavorare di Sergio Luciano

GIOVANI CONSULENTI ALL’OPERA NEL LABORATORIO CREATIVO. A DESTRA, IL FOUNDER DI PROTIVITI GIACOMO GALLI

«CERTAMENTE VOI MI CITERETE QUESTO PROVERBIO: “MEDICO, CURA TE STESSO” (LUCA, 23-24)». Sarà impegnativa, la citazione evangelica, ma è d’obbligo, se si conversa per un po’ con Giacomo Galli, managing director e fondatore di Protiviti in Italia, la branch della boutique consulenziale di Menlo Park cui fanno capo in 70 uffici nel mondo tra cui Milano oltre 5000 teste d’uovo specializzate in internal audit, risk-management, compliance, tecnologia, gestione dei business processes, data analytics e finanza. Protiviti viene classificata costantemente da cinque anni da Fortune tra le 100 migliori aziende del mondo in cui lavorare. Ma il Vangelo viene in mente perché ha del miracoloso incontrare un grande consulente aziendale capace di parlare con senso critico anche della necessità che il suo mestiere evolva, cambi, ripensi il proprio modello di busi-

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ness. Insomma, curi se stesso. Di solito, la spocchia regna sovrana. Ma per un imprenditore incerto sul da farsi in casa propria, è confortante potersi confrontare con persone disposte a mettere in discussione anche se stesse. Come può un saccente essere un bravo consigliere? LA CONSULENZA AZIENDALE STRATEGICA DEVE CAMBIARE INSIEME AL METODO DI LAVORO: IL BUSINESS NON PUÒ RIMANERE UGUALE A SE STESSO PER DECENNI

Già, dottor Galli: anche la consulenza aziendale strategica deve cambiare, per quanto pochi lo ammettano. Ma ci spiega meglio come e perché? La ragione di fondo di questa necessità è che si è creata una sovrabbondanza di offerta… Siamo di fronte da una parte a una grande democratizzazione dell’informazio-

ne e dall’altra alla necessità di una sempre maggior selezione. Senza dimenticare che la digitalizzazione sta impattando fortemente anche sul nostro mestiere e ruolo. Con simili premesse, sarebbe strano se un modello di business uguale a se stesso da decenni non cambiasse. E cosa state facendo, voi di Protiviti? Quel che facciamo da sempre per i nostri clienti: studiare il mercato per capire come fare a modificare il modo in cui lavoriamo. Ma cambiando anche il metodo di lavoro. In che modo? Un modo del tutto nuovo. Anche per noi. Un laboratorio creativo. Nato con una logica di sperimentazione pura. Negli Usa ce ne sono già due, a Chicago e a New York, e uno è a Londra. L’idea di questo Lab nasce proprio da una presa di coscienza che è però anche una rivoluzione, cioè che le idee nuove vengono dal basso, anagraficamente parlando: cioè dai giovani. L’esperienza conta sempre meno con l’accelerare del cambiamento. E a volte frena. E quindi? Sia i nostri colleghi americani che noi stiamo mettendo in questi laboratori dei ragazzi giovani, appena arrivati nella nostra azienda, sotto i trent’anni, che non hanno ancora avuto esperienze che abbiano lasciato impronte definitive. Sembra una contraddizione - ma non lo è - che l’evoluzione debba provenire dagli inesperti. Noi diamo a questi ragazzi l’ambiente e la tecnologia e gli stimoli giusti. Ogni spunto, ogni idea, ogni soluzione che ci si inventa va poi valutata, tutti insieme anche con i cosiddetti esperti. Interessante. Ma i gruppi di analisi non


sono poi una novità così dirompente… Aspetti, i nostri sono diversi. Sin dai nomi che gli abbiamo dato…e per la loro missione. Quali nomi? Titoli di film. Il progetto l’abbiamo chiamato “Big short”, come il film su quel broker che operando contro corrente riuscì a guadagnare dal crollo borsistico del 2008. Un primo gruppo lo chiamiamo “I 7 samurai”, e si occupa di valutare quali sono oggi le tecnologie più efficaci ed efficienti di lavorare per progetto. Siamo proprio sicuri che l’approccio “agile” sia il più efficiente? Ci sono altri metodi? Ci può essere più interazione? Una volta tutto ciò si chiamava “tempi e metodi”. C’erano signori col cronometro che andavano sulla linea e misuravano… Bello. Poi? Avrete mica intitolato un gruppo a Forrest Gump? No, ma ad “Oltre il giardino” sì. È un gruppo fortissimo, si occupa di uno degli elementi più complessi di quest’epoca storica, il linguaggio. Ci sono problemi linguistici e culturali nuovi, senza precedenti. Anche tra noi comunicare richiede risorse nuove. Ad esempio ci siamo dotati dell’aiuto di un mio ex compagno di militare che fa il fumettista. Ogni qualvolta noi scriviamo documenti troppo ostici, lui ci fa un disegno a fumetti per spiegarlo. Stiamo pubblicando contemporaneamente sia il documento barboso e complesso sia il disegno esplicativo… E i ragazzi del gruppo si sono inventati Protivitipedia, un archivio costruito in modalità peer to peer dove andiamo a custodire tutti i termini che vengono utilizzati nella consulenza… Da cosa vogliono dire “big data” o “blockchain” fino alle definizioni più astruse e complesse. E il vostro modello di business? Se ne occupa in particolare il terzo gruppo lavoro, “2001 Odissea nello spazio”. Sono all’avanguardia. Ora stanno analizzando il modo migliore per sviluppare la consulenza a distanza. Indispensabile per offrire i nostri servizi anche alle Pmi sparse sul territorio che farebbero fatica ad avere accesso ai nostri servizi. Non le raggiungeremmo mai con

battaglia per i talenti migliori. Quindi voi adoperate metodiche che avete studiato e creato e che venderete anche! Certo: per esempio andiamo nelle università per promuoverci e attrarre talenti, e portiamo visori tridimensionali con la realtà aumentata che mostrano i nostri uffici stimolando in tutti i modi le menti più giovani, e ci stiamo preparando anche per ragionare sulle analoghe richieste che ci arrivano dai nostri clienti sul mercato. Un cosiddetto asset-based consulting. Cioè? Cioè i clienti non si accontentano più di slide o chiacchere ma hanno bisogno di soluzioni funzionanti, replicabili, di qualcosa che stia su una piattaforma informatica e risolva problemi. Stiamo usando l’intelligenza artificiale su temi estremi come l’anti-riciclaggio la normale forza commerciale. Ma con il teleo il riconoscimento facciale per le banche. lavoro applicato alla consulenza sì! Innovazioni complesse che ci vengono chieManca ancora un gruppo all’appello! ste chiavi in mano… Sì, si chiama “Mister Hoola Hop” riguarda i Difficili da comunicare? processi di innovazione, e detta così sembra Dipende dalla capacità di sintesi e di spiegaruna competenza troppo vasta per essere si in maniera semplice. Una sfida interessanpuntuale. Partiamo dal presupposto che le te. Stiamo sperimentando un nuovo modo di idee nuove sono una risorsa scarsa, vanno risolvere problemi. Si parte da un problema coltivate e gestite affinchè non si perdano. e anziché affrontarlo in maniera classica si Questo è un processo che molti nostri clienricorre ad una visualizzazione veloce delle ti acquisteranno. L’idea di business è offrire soluzioni, che, scritte su un post-it, vengono consulenza sulla gestione dell’innovazioappese al muro e nel giro di mezz’ora si tira ne come si offre il fuori la visualizzazioI CLIENTI NON SI ACCONTENTANO PIÙ software, as a service. ne migliore della soDI SLIDE E CHIACCHIERE, MA HANNO Non tanto nel senso BISOGNO DI SOLUZIONI CHE FUNZIONINO, luzione. Si chiama andi offrire contenuti REPLICABILI E CHE RISOLVANO PROBLEMI che design thinking… specifici, ma metodoPer concludere, a logie di processo. che punto siete con questi gruppi di lavoro? Quali risultati vi sentite già di aver tratto da Siamo partiti da circa un anno e mezzo, siaquesti gruppi, che siano utili per voi come mo ancora a metà del guado, ma la cosa bella per i vostri clienti? non è tanto ottenere risultati quanto aver Be’, un’idea forte riguarda la necessità di cambiato il processo, creando molto entuusare la tecnologia anche per dare una nuosiasmo e un nuovo approccio. In questi nova forza alla comunicazione verso i nostri stri quattro gruppi, pur lasciando a ciascuno professionisti, attuali e futuri. I nostri, certo, il suo scopo, faremo una rotazione dei parma anche quelli delle aziende nostre clienti, tecipanti, circa 25, tutti junior con due o tre che hanno più o meno le stesse esigenze. Coanni di lavoro alle spalle guidati da un capo municare efficacemente la propria identità a sua volta giovane che ne abbia non più di di business è anche un modo per vincere la cinque.

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LA MEDICINA DEL FUTURO È BIO E “SU MISURA” Manipolazione dei virus, correzione del Dna, ingegnerizzazione delle cellule: in provincia di Varese si trova la prima “biotech manufacturing organization” italiana. Si chiama Anemocyte e produce terapie avanzate di Davide Passoni terapie cominciano a vedere oggi i risultati, tangibili e misurabili».

IMMAGINATE UN FUTURO NON LONTANO IN CUI SI POSSA GUARIRE DA UNA MALATTIA GENETICA UTILIZZANDO UN… VIRUS. Sì, avete letto bene, un virus; reso innocuo, certo, ma pur sempre un virus, il quale si trasforma in un “taxi” per trasferire nelle cellule malate una copia funzionante del gene difettoso, che ne corregge il malfunzionamento favorendo la guarigione del paziente. Un futuro in cui i tumori si combatteranno e guariranno iniettando nel malato le cellule - sue o di un donatore - che indurranno una risposta immunologica nei confronti del cancro. Un futuro in cui una cornea o la pelle danneggiata si autoripareranno grazie alla rigenerazione dei tessuti di cui sono fatte. Sono le nuove frontiere della terapia genica e di quella cellulare, i due volti delle cosiddette terapie avanzate; prodotti medicinali a base di geni terapeutici o cellule sottoposte a un processo di manipolazione estensiva e/o di ingegnerizzazione, con un grande potenziale nel trattamento di molte malattie attraverso la rigenerazione di tessuti danneggiati o la ricostruzione di quelli man-

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Possiamo parlare, nel vostro caso, di medicina del futuro? Il modello di medicina del XX secolo ci ha dato molti benefici ma è una medicina in cui il rimedio dovrebbe funzionare “per tutti”, in teoria. Man mano, ora, la medicina passa da quella sfera, dove il farmaco è il principale attore, alla sfera della precisione, dove il protagonista è il genoma del singolo, ossia la struttura che in maniera unica ciascuno ha e che esprime la sua reazione peculiare a uno stimolo terapeutico. Questa capacità di indagine e di precisione crea una medicina sempre più tagliata sul singolo o su gruppi di pazienti con carattericanti, la riattivazione o il ripopolamento di celstiche simili. Le terapie avanzate sono ottimi lule, la correzione del Dna mutato in pazienti esempi di medicina di precisione. affetti da gravi malattie genetiche. L’Italia è Da dove nasce Anemocyte? all’avanguardia in questo settore, grazie alla Storicamente il nostro gruppo lavora nel propria storia di eccellenza nel campo dell’inmondo del contoterzismo farmaceutico; dustria farmaceutica che ha dato origine, oggi, siamo erogatori di servizi nello sviluppo e a realtà avanzate come Anemocyte, la prima produzione di principi attivi da un lato, nel “biotech manufacturing organization” italiana, mondo dei famaci di terapia avanzata, con un’azienda che opera nel campo delle terapie Anemocyte, dall’altro. Il gruppo nel 2012 ha cellulari e geniche all’interno del BioPark Indeciso di affiancare alla sintesi farmaceutica, subrias di Gerenzano in un processo di diL’ECCELLENZA STORICA DELL’ITALIA (VA). Nata nel 2017, versificazione settoNEL CAMPO FARMACEUTICO le sue radici affondano riale, il mondo delle LE CONSENTE DI ESSERE AL TOP ANCHE nel Nine Trees Group, biotecnologie della NEL SETTORE DELLE BIOTECNOLOGIE gruppo specializzato salute, dopo aver valuda più di 60 anni nella realizzazione di protato che per il futuro ci sarebbe stata una forte dotti chimici per l’industria farmaceutica, con crescita del mercato del farmaco biologico. un business attivo in oltre 60 Paesi e un knowCon questa visione in mente si è diversificato, how fortemente made in Italy. acquisendo una realtà preesistente ed effet«Credo molto nell’ecosistema italiano delle tuando un’analisi per individuare i mercati terapie avanzate - dice Marco Ferrari, Ceo di che si sarebbero aperti con quella acquisizioAnemocyte - Da noi esistono le competenze, ne. Dal turnaround successivo, questa realtà in un mercato che esiste da oltre un ventennio, è passata da società multiservizi nell’ambito dove le imprese che si sono occupate di queste delle biotecnologie della salute a società il cui


core business è diventato la ricerca, lo sviluppo e la produzione dei farmaci a base di cellule, geni e tessuti. Accompagniamo i nostri interlocutori - multinazionale, media azienda farmaceutica, istituto di ricerca pubblico o privato, virtual biotech - in un percorso che può partire sia dalle prime fasi di sperimentazione clinica o preclinica, sia da fasi più avanzate in cui il farmaco è stato già individuato e ciò che serve è ottimizzarne i processi produttivi e portarlo, attraverso gli step di validazione clinica, fino al mercato. Di che mercato parliamo, in termini di valore? In base ai dati del 2017, il giro d’affari del mercato delle terapie avanzate - o terapia cellulare e genica, come è definito negli Usa - vale circa 2-3 miliardi di dollari. In una proiezione al 2025, la sola terapia cellulare varrà circa 8 miliardi, mentre se uniamo la terapia genica dovremmo superare i 15 miliardi, con una crescita media annua superiore al 20% in valore. È un mercato con ottime prospettive. Secondo quanto stimato dalla Fda americana, entro il 2025 solo negli Usa sono previsti dai 10 ai 20 nuovi farmaci di terapia avanzata in approvazione: ormai non sono più una novità, ma una realtà in consolidamento. Per voi, quindi, si aprono ottime prospettive? Negli ultimi anni, in previsione della cresci-

ta del mercato, la nostra realtà ha deciso di ritagliarsi un ruolo di leadership a supporto del Paese, investendo con l’intenzione di sviluppare caratteristiche che già l’Italia ha nel settore produttivo, in quello clinico o della ricerca. Penso anche agli enti regolatori italiani, che hanno contribuito a elevare lo standard qualitativo con cui le aziende del settore generano farmaci di qualità e a un sistema molto vivo sul fronte dell’innovazione, come dimostra la nascita di numerose start-up. Questo ecosistema può attrarre talenti? Personalmente credo che la migrazione non sia di per sé un male, se è parte di un percorso. La sfida del nostro Paese, oggi, non è tanto quella di evitare che qualcuno faccia esperienza altrove, ma quella di riattrarre il contenuto che si è generato anche con l’esperienza all’estero nel momento un cui serve. Spesso però nel nostro campo le competenze non sono disponibili: non serve pretenderle se non ci sono realtà aziendali che si rendono pronte a interloquire con le istituzioni che le generano, provando a stimolare un processo virtuoso. Siamo nella fase giusta, perché ci sono i presupposti per crescere e penso sia il momento per impostare un nuovo percorso. C’è molta strada da fare, le terapie avanzate in primis sono all’inizio del loro viaggio e non alla loro destinazione. Ci saranno ostacoli da superare, ma sono ottimista.

UNA CURA DAL CIELO Riportate alla mente la celebre scena del film “Apocalypse Now” nella quale uno stormo di elicotteri americani attacca un villaggio vietnamita, portando morte e distruzione sulle note della Cavalcata delle Valchirie di Wagner. Ora sostituite gli elicotteri con dei droni i quali, anziché portare la morte, portano farmaci in grado di salvare vite. Avrete FLYn’ICE, il progetto che prevede l’utilizzo di speciali droni per trasportare a temperatura controllata i farmaci dalle officine farmaceutiche ai centri clinici impegnati nelle attività di sperimentazione o cura, sviluppato da Anemocyte in collaborazione con Rps Aerospace Srl, azienda italiana di progettazione e produzione di droni. I prodotti per terapia avanzata spesso devono essere somministrati ai pazienti entro poche ore dalla loro produzione e, altrettanto spesso, sono personalizzati per singola esigenza clinica. Un ritardo nella consegna, una perdita o una variazione eccessiva nella temperatura durante il trasporto, possono causare l’impossibilità di trattare il paziente a cui sono destinati. I droni hanno un sistema che mantiene e monitora la temperatura dei farmaci durante il volo e un sistema antimanomissione.

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L’autonoleggio diventa ancora più elettrizzante Sicily By Car, la più grande compagnia di autonoleggio a capitale interamente italiano, rilancia il suo servizio di auto full-electric. E guarda alla Borsa sempre più da vicino, in attesa della quotazione allo Star di Angelo Curiosi

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n anno elettrizzante, il 2020 di Sicily By Car: in senso letterale e metaforico. La più grande compagnia di autonoleggio a capitale interamente italiano, fondata e guidata da Palermo - in tutto il Paese e in sette Paesi stranieri – da Tommaso Dragotto, rilancia infatti in grande stile su scala nazionale il suo servizio di auto full-electric, lanciato con un grandissimo successo di immagine ma anche di pubblico ormai quasi un anno fa nel mercato “domestico” di Sicily By Car che è naturalmente la grande isola mediterranea. «Sia chiaro che la Sicilia resta centrale – afferma subito con forza l’imprenditore, forse il più appassonato testimonial della sua terra – ma siamo talmente sicuri della validità della mobilità elettrica sostenibile che

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andremo molto oltre». E dunque in Sicilia il progetto, denominato “Donna Sicilia”, resta attivo, anzi cresce: «Abbiamo aumentato di 4 le dimore storiche toccate dal tour elettrico che proponiamo ai nostri clienti turisti, altre 4 meravigliose dimore, che saranno inserite nella nuova brochure e che continueremo a promuovere. L’altra novità è che sin dalle prossime settimane estenderemo la formula delle dimore storiche a Toscana, Emilia e Puglia e la flotta Sicily elettrica a tutte le principali città italiane, da Milano a Torino, Firenze, Roma». La compagnia quindi incrementerà nettamente il parco elettrico mettendo a disposizione in prima battuta altre 300 Renault Zoe, ad oggi il modello di fascia media più performante in regime full electric: «Faremo un grande lancio

promozionale in tutti gli aeroporti e su tanti media – aggiunge Tommaso Dragotto - perché alla fine del programma l’80% delle nostre stazioni offrirà auto elettriche, da Bolzano a Siracusa, da Palermo a Perugia e da Pescara a Catania, e intendiamo fare una vera e propria opera di apostolato sulla convenienza di questa straordinaria tecnologia e dei suoi vantaggi, da parcheggi gratuiti all’accesso nei centri storici». Senza contare che ancora oggi la possibilità di provare l’auto elettrica dal vero è ancora preclusa ai più, e che l’Italia in questo – grazie all’iniziativa di Dragotto – conquista un primato europeo, «anzi forse mondiale», precisa l’imprenditore: «Se non si fa capire al cittadino, in concreto, dandogli la sensazione di poter viaggiare elettrico ad un prezzo vantaggioso, non si va da nessuna parte. Invece così in tre o quattro mesi sfonderemo. E sarà una soddisfazione unica, per me e per il Paese». Ma non basta. L’altra grande strategia di Dragotto è stata nel 2019 e continuerà ad essere l’internazionalizzazione: «Abbiamo appena aperto una nostra sede, bellissima, all’aeroporto di Malta, dove stiamo per mettere le colonnine di ricariche per poi portarvi le auto elettriche, che su quell’isola, per le dimensioni che ha, risulteranno particolarmente funzionali. Abbiamo un piano per aprire in Croazia, in Romania, Polonia e in Montenegro. Vogliamo insomma espanderci nel quadrante balcanico ed orientale, dove c’è work-in-progress continuo. Né nascondo di essere interessato anche al grande mercato russo: una mossa impegnativa che spero di poter effettuare nel 2021». E tanta crescita a cosa va poi ricondotta? Alla determinazione con cui Dragotto sta facendo della sua “creatura” imprenditoriale una grande istituzione economica capace di confrontarsi con i mercati finanziari: non a caso Sicily By Car è entrata nel progetto Elite di Borsa Italiana Spa ormai un anno fa, entro l’anno darà a Banca Intesa il mandato di advisor generale per la quotazione allo Star e nel 2021, se tutto proseguirà secondo i piani, avrà luogo la quotazione: «Saremo l’unica società siciliana ad essere quotata in Piazza Affari», sottolinea con orgoglio l’imprenditore.


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i costi di accesso a quei mercati, e si semplificano le modalità di gestione degli investimenti che vengono fatti perché possono essere seguiti da remoto. Questo consente una più semplice presenza che non dev’essere ogni volta organizzata con il viaggio, la spedizione, mandando qualcuno, ma grazie al presidio costante e stabile che possiamo avere in tutti questi paesi grazie alle strutture parte dell’alleanza presenti in questi territori. È una logica tipica del network, creare un’infrastruttura significa migliorare la capacità di accesso a quei mercati, ottenendo così una riduzione del rischio paese.

Con il code sharing gli avvocati si globalizzano Un ponte tra studi legali diffusi nel mondo: adottando il modello che permette alle compagnie aeree di vendere su tratte che non operano direttamente, Grimaldi Alliance ha raggiunto in 6 mesi 40 Paesi di Riccardo Venturi UN’ALLEANZA GLOBALE DI STUDI LEGALI CHE HA AL CENTRO L’ITALIANA GRIMALDI, QUINDI PARTICOLARMENTE INDICATA PER SOSTENERE

L’INTERNAZIONALIZZAZIONE

DELLE NOSTRE AZIENDE. È Grimaldi Allian-

ce, che in poco più di 6 mesi ha raggiunto 40 paesi nel mondo grazie ad accordi paritari di joint-venture con studi legali in loco. Il modello seguito è quello del code sharing, l’accordo tra compagnie aeree che permette a una di vendere biglietti anche su tratte dell’altra che non opera direttamente, e viceversa. Ultima tappa della veloce crescita di Grimaldi Alliance è l’India, un mercato di grande prospettiva, grazie agli accordi con gli studi Octagona e Satinder Kapur & Associates, presenti da circa 20 anni sul mercato indiano, con uffici in New Delhi, Pune e Bangalore. Il 13 febbraio si tiene

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Quanto è innovativa la formula che avete scelto? È una novità assoluta. L’idea di applicare il modello del code sharing nel settore dei servizi legali non è mai stata utilizzata da nessuno, tantomeno creando un’alleanza italocentrica come questa, che gira attorno a Grimaldi. Una piattaforma di questo tipo per seguire clienti sui mercati internazionali non esiste da nessuna altra parte, gli unici in gradi di farlo sono le global firm Clifford Chance e Allen & Overy, o gli studi globali come Kpmg, che però non hanno questa connotazione di italianità.

Come avete fatto a costruire un’alleanza a Milano il primo Business Forum organizzadi studi legali che copre 40 paesi in soli sei to da Grimaldi sulle opportunità commerciali mesi? tra Italia ed India, con la presenza dei princiQuando un’idea è buona si sviluppa in tempi rapali stakeholders del settore. «L’India è uno pidi. Me lo chiedono in tanti: ma perché funziodei principali mercati na? Perché evidenteL’INFRASTRUTTURA TRA STUDI LEGALI di sviluppo delle immente l’idea era buona CONSENTE DI AIUTARE I PROPRI prese italiane, con una e semplice da realizCLIENTI ANCHE IN PAESI IN CUI NON enorme domanda inzare, altrimenti non ci SI È PRESENTI CON PROPRI UFFICI terna» dice Francesco saremmo riusciti mai, Sciaudone, Managing Partner di Grimaldi, che specie lavorando con avvocati che sono tenin questa intervista racconta la filosofia dell’aldenzialmente propensi a creare un problema leanza da lui realizzata. laddove non c’è… Non fosse stata una modalità semplice e intelligente di realizzazione di una Qual è l’obiettivo di Grimaldi Alliance? buona idea non ci saremmo mai riusciti. Ci proponiamo di creare un ponte, un’infrastruttura tra l’Italia e tutti i paesi dell’alleanza, Al di là della formula, evidentemente c’è grazie alla presenza in loco di strutture stabiluna domanda dei servizi che proponete. mente operative. In questo modo si riducono È evidente a tutti che nel mercato dei servizi


professionali non c’è bisogno di inventare la domanda, che è tendenzialmente indeterminata; anche l’offerta lo è, è molto ampia; il problema è il matching tra domanda e offerta. L’idea di Grimaldi Alliance è proprio quella di riuscire ad allineare domanda e offerta lì dove si genera il mismatch tipico dei mercati internazionali. Le imprese vanno all’estero? Sì, ci vanno comunque. Sono seguite da studi professionali? No, sono seguite malissimo e si lamentano sempre dei rischi che prendono e delle difficoltà che hanno. C’è un mismatch, che secondo noi si può superare grazie al modello di collaborazione che ci porta ad avere dei partner in esclusiva che aderiscono all’Alliance, e quindi contribuiscono a creare quel ponte, quell’infrastruttura della quale le imprese hanno bisogno. Quindi c’era bisogno di fornire servizi alle imprese italiane nei paesi dove già operano. Ci voleva un network professionale in grado di assistere le imprese. Non c’è tanto da aprire i mercati, migliorerà anche la capacità di accesso. In realtà andiamo semplicemente a ruota delle imprese che già sono andate in quei paesi, ma con la difficoltà tipica di non avere accesso a servizi professionali adeguati o comunque soddisfacenti rispetto ai mercati dove comunque vanno

a operare. Non le portiamo noi, le mille imprese in Turchia ci sono già, non c’è però lo studio che lavora tra Italia e Turchia; ci sono già centinaia di imprese che lavorano in Polonia, ma non sono seguite da uno studio che è presente tra Italia e Polonia, e così via. Si tratta di seguire l’impresa e creare l’infrastruttura dove l’impresa è già andata con enorme sacrificio e difficoltà, per agevolare la continuità della sua strategia di internazionalizzazione e abbattere le difficoltà di accesso a quei mercati, riducendo il tipico rischio paese dei progetti di internazionalizzazione. Aiutiamo anche le aziende che vorrebbero andare e che fino adesso non sono andate perché era troppo difficile. Siete appena sbarcati sul subcontinente indiano. È un mercato già importante per le nostre imprese? Negli ultimi anni l’interscambio commerciale tra i due paesi ha superato gli 8 miliardi di euro, e oltre 600 imprese italiane hanno già stabilimenti produttivi in India. In proporzione al rilievo del mercato indiano sullo scenario globale, però, siamo ancora indietro. Il nuovo ambasciatore italiano Vincenzo De Luca, in un recente incontro che abbiamo fatto, ha evidenziato il dato: rispetto all’enormità del mercato indiano la presenza italiana è meno significativa di quello che potrebbe essere se fosse

ABBIAMO PARTNER IN ESCLUSIVA PER CREARE L’INFRASTRUTTURA DI CUI LE AZIENDE HANNO BISOGNO

confermata la nostra presenza sui mercati internazionali, dove l’Italia vale in media l’1,4% dei mercati internazionali; in India siamo attorno all’1%, e lo 0,4% in India è un margine di crescita molto importante. Siamo convinti di poter essere di aiuto a tutti i nostri operatori economici già attivi in India e ai tanti che li seguiranno. Le regole del paese sono molto restrittive; abbiamo dovuto trovare uno studio e inventarci questa formula che ci permette di operare, presentandoci congiuntamente con il cliente e senza far finta di doverlo accompagnare senza poter operare in modo ufficiale. Siamo anche convinti che molte siamo ormai le imprese indiane che operano in Italia e nei paesi nei quali siamo presenti, anche nei loro confronti siamo pronti ad offrire il mix di competenze di Grimaldi. Quali altri mercati ritenete di particolare importanza? Quello turco vede la presenza di oltre mille imprese italiane, l’interscambio con l’Italia, nel 2018, è stato di 20 miliardi. Siamo presenti grazie all’accordo con lo studio Balay, Eryigit&Erten (Bee). La Turchia è l’unico paese extra Ue con un accordo doganale con Bruxelles. Un accordo molto importante perché consente l’import e l’export dei prodotti con regole speciali, che fa di quello turco un mercato quasi parte di quello europeo. Per questo molte imprese italiane vanno ad operare in Turchia.

E poi? Un’altra frontiera è l’Africa, siamo in contatto con studi in 8-9 paesi pronti a finalizzare l’accordo di adesione a Grimaldi Alliance. Mercati mediterranei come quello di Egitto e Tunisia per noi sono strategici. Più in generale, l’Africa è uno sbocco molto importante, avrà un’enorme domanda interna in futuro; la strategia europea va in quella direzione, il continente sarà importante destinatario di risorse europee che serviranno per investire in loco e anche per arginare il fenomeno dell’immigrazione. Non a caso in Africa stanno investendo in modo importantissimo i cinesi, i russi, sono mercati in cui c’è una forte corsa all’investimento.

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Paolo Gesa, direttore della divisione Business di Banca Valsabbina

Anche nella banca piccola può esserci un grande futuro Avendo un patrimonio inferiore agli otto miliardi di euro, Banca Valsabbina ha potuto mantenere la forma societaria di cooperativa per azioni. E ora apre nuovi sportelli, mentre le “big” li chiudono di Marco Scotti

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a chi l’ha detto che il futuro delle banche dipende dalle nuove tecnologie? Fintech, app, riconoscimento facciale sono solo una faccia della medaglia per gli istituti di credito che vogliono restare solidi, aumentare i volumi gestiti e, perché no, provare a mantenere una redditività che è comunque tra le più alte in Europa. Così, se i grandi istituti di credito procedono con riorganizzazioni e chiusure di filiale, gli operatori più piccoli (e agili) possono battere strade alternative e tentare quello che sembrava impossibile: aprire nuove sedi. «Siamo in una fase di concentrazione tra istituti di credito – ci spiega Paolo Gesa, direttore divisione Business di Banca Valsabbina – per volontà del regolatore. I processi di trasformazione profonda che riguardano il settore, compreso quello delle Bcc, ha creato un’enorme opportunità di ovviare alle tante inefficienze che si sono verificate negli anni. I grandi gruppi hanno risposto con turnover e chiusure di sportelli. Noi, che siamo un istituto più contenuto dal punto di vista dimensionale,

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andiamo nella direzione opposta: apriamo filiali, razionalizziamo la presenza sul territorio e sviluppiamo nuovi strumenti creditizi come minibond, cartolarizzazioni e un’offerta creditizia più aggressiva». Banca Valsabbina è una società cooperativa per azioni, fondata nel 1898. È la principale banca popolare di Brescia e ha come interlocutori principali famiglie e Pmi. Opera attraverso una rete territoriale che conta 70 filiali: 48 in provincia di Brescia, 8 in provincia di Verona e 14 tra quelle di Bergamo, Bologna, Mantova, Milano, Modena, Monza-Brianza, Padova, Reggio Emilia, Torino, Trento, Treviso e Vicenza. Impiega oltre 620 dipendenti, ha più di 8,5 miliardi di euro di masse gestite e un solido patrimonio, con il CET1 attorno al 15%. I clienti, oltre 110mila, sono per il 60% retail. Utile netto per il primo semestre oltre gli 8 milioni di euro. «Essendo sotto gli otto miliardi di patrimonio – aggiunge Gesa – non siamo stati toccati dalla riforma Renzi (che impone la trasformazione

in Spa per gli istituti sopra questa soglia, ndr). Il che per noi è una fortuna perché ci troviamo in un territorio redditizio. Se dovessimo fonderci con altre banche o trasformare la nostra ragione sociale potremmo avere qualche problema. Naturale invece che i grandi istituti di credito stiano muovendosi in modo diametralmente opposto, per avere spalle sempre più larghe. Noi, dal canto nostro, ci guardiamo attorno per trovare business complementari come nel caso di Integrae Sim (il principale nomad su Aim, di cui la Banca ha rilevato il 77% insieme a Arkios, ndr)». L’istituto bresciano sta quindi portando avanti un doppio binario di sviluppo. Nelle scorse settimane è stata inaugurata una nuova filiale a Cesena e viene data per molto probabile una seconda apertura a Milano. Il tutto senza avere una particolare fretta, ma individuando di volta in volta piazze con potenziale di sviluppo. Una modalità di gestione che si traduce in un abbattimento dei tempi medi di disbrigo di alcune pratiche tradizionali. Ad esempio i mutui: se negli istituti di credito più grandi possono passare anche 3-4 mesi senza ottenere una risposta, Banca Valsabbina dà risposte (con eventuale delibera) in una ventina di giorni. Dall’altra parte però si mantiene un occhio di riguardo sulle nuove tecnologie. «Abbiamo un conto corrente totalmente online che ha avuto dei numeri significativi – conclude Gesa – e abbiamo varato un prestito digitale per i professionisti con la garanzia del Fondo centrale. Siamo presenti nella galassia del fintech con alcune partnership di rilievo. Siamo azionisti di Satispay e abbiamo completato una cartolarizzazione con Prestiamoci, la piattaforma di social lending. Siamo stati tra i primi a completare l’operazione, siamo stati più tempestivi perfino dei soci stessi dell’azienda».


Con l’intelligenza artificiale si fa (anche) il buon vino L’app 4Grapes permette di individuare i primi sintomi delle malattie dei vigneti, spiegando come affrontarli per tempo riducendo al minimo l’utilizzo delle sostanze chimiche. A tutto beneficio della qualità di Riccardo Venturi

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idurre al minimo i trattamenti fitosanitari è il nuovo imperativo categorico per fare un vino al passo coi tempi. Per riuscirci è fondamentale affrontare i problemi appena si presentano. Non tutti i vignaioli sono esperti nel riconoscimento delle malattie presenti sulle piante, specie in una fase iniziale. Tutti però sanno scattare una foto con lo smartphone: al resto ci pensa 4Grapes, un’app che grazie all’utilizzo della rete neurale artificiale è in grado di individuare con precisione i sintomi e supportare le decisioni da prendere. «Ogni malattia ha diverse forme che spesso il viticoltore non riconosce» dice Giovanni Bigot, agronomo ricercatore e amministratore unico di Perleuve che ha sviluppato 4Grapes, «la app per esempio riconosce non solo l’oidio o mal bianco della vite; ma riesce anche a distinguere tra le due tipologie della malattia, quella dovuta a un inoculo primario, che ha svernato, e quella da un inoculo secondario derivato dal primo,

che richiedono diversi trattamenti. Contrastare una malattia come questa ai suoi esordi è facile, se invece avanza si devono utilizzare prodotti che hanno un impatto più forte». Grazie a un protocollo brevettato la app spinge il viticoltore, con una notifica settimanale, a verificare l’eventuale presenza delle malattie che potrebbero essere presenti, anche sulla base dei dati medi della zona. In Sicilia, per esempio, inutile cercare tracce di una malattia presente al nord ma mai vista nella storia a quelle latitudini. Così il sistema crea un circolo virtuoso a beneficio di tutti gli utenti, che sono chiamati a monitorare i vigneti e a inserire i dati. Oltre che in campo sanitario 4Grapes aiuta il viticoltore in quello della produzione e della qualità, permettendogli di avere sempre sotto controllo la situazione fitopatologica, fenologica e produttiva del vigneto. Inoltre dà la possibilità di condividere i dati, un aspetto molto importante se si considera che quello in vigna è un lavoro di squadra. Bigot ha concentrato in 4Grapes una lunga esperienza sul campo. «Ho iniziato a rac-

GIOVANNI BIGOT, AGRONOMO, HA IDEATO L’APP 4GRAPES

cogliere dati in modo sistematico nei vigneti di diversi clienti nel 2003 con un palmare Gps» racconta l’agronomo, «in anni più recenti sono passato a sviluppare la app e questo mi ha aperto possibilità straordinarie, dal grande dettaglio delle malattie più importanti alla possibilità di creare la propria rete di condivisione dei dati, fino alla possibilità di confrontare in modo anonimo la propria situazione con quella dell’ambito nel quale ci si trova». Il costo della app è irrisorio: 4,50 euro al mese per il livello base completo della parte sanitaria, 9 euro per quello con le misurazioni agronomiche per le stime di produzione e qualità delle uve. «I costi sono bassi perché voglio che sia utilizzata» precisa Bigot, «più è utilizzata e più c’è beneficio per tutti, abbiamo già raccolto tanti dati in poco tempo: 450mila dati medi e più di 35 milioni di dati singoli». A oggi la app è utilizzata da circa 1150 viticoltori in Friuli, Umbria, Toscana, Piemonte, Puglia, e anche in California, Romania e Sudafrica. È disponibile in 6 lingue oltre all’italiano: inglese, francese, rumeno, tedesco, russo e spagnolo. «Punto sul rafforzamento prima di tutto in Italia, dove la rete è già piuttosto estesa in diverse regioni» rimarca l’agronomo ricercatore, «ma voglio spingere anche all’estero, specie in Francia, dove ho incontrato rappresentanti dell’Inra e Ifv i più importanti enti di ricerca di tecnica viticola, e poi in Sudafrica, il cui ministro dell’Agricoltura si è detto interessato a introdurla anche per altre colture».

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IL TUO PUNTO DI RIFERIMENTO


PER I MEETING IN CALABRIA



DAL NEON DEGLI ANNI DEL BOOM ALLA SFIDA DEL CONTRACTING FRANCHISING & NUOVE IMPRESE In proprio, ma non troppo: con la formula dell'affiliazione si diventa imprenditori, ma con le spalle protette da una rete strutturata sotto il cappello di brand già affermati. Ecco le proposte - di franchising e non - che Economy ha selezionato per voi.

110 NO+VELLO IL PELO NON CRESCE IL BUSINESS INVECE SÌ

112 NATURHOUSE AL BENESSERE CI PENSA LA NATURA GRAZIE AI COMPLEMENTI DIETETICI

114 ALLEGROITALIA IL CONDO-HOTEL, L'ULTIMA FRONTIERA DELL'OSPITALITÀ

Nel Dopoguerra era la Nuovo Neon, che ha illuminato per decenni Piazza del Duomo a Milano con le celebri insegne pubblicitarie. Diventata poi Insigna, oggi sposta il business dentro al punto vendita di Davide Passoni

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a notte durava venti secondi, e venti secondi il Gnac […]. Il Gnac era una parte della scritta pubblicitaria Spaak-Cognac sul tetto di fronte, che stava venti secondi accesa e venti spenta». Forse qualcuno ricorderà il capitolo “Luna e Gnac” tratto “Marcovaldo”, di Italo Calvino, in cui l’insegna luminosa sul tetto davanti alla mansarda di Marcovaldo diventa protagonista al pari dei personaggi del libro. Ecco, se fosse esistito davvero, con molta probabilità quel neon sarebbe stato realizzato da Insigna. Un’azienda la cui riconoscibilità è legata a doppio filo con le insegne luminose che, per decenni, hanno illuminato Piazza del Duomo a Milano dalla facciata di Palazzo Carminati, di fronte alla cattedrale, diventando esse stesse una cartolina del capoluogo lombardo. «L’azienda è nata come Nuovo Neon nel 1948 - ricorda Flavio Stefano Ferrari, amministratore unico di Insigna - e produceva proprio neon luminosi per le insegne pubblicitarie». «Ora non esiste più

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nulla fatto con il neon, anzi, con l’avvento dei led il neon è diventato una forma artistica, di vintage», aggiunge con un pizzico di malinconia.

Un’azienda storica, familiare, che però ha scelto di evolversi con i tempi cambiando anche la propria linea di business. L’azienda è stata creata da mio padre, da qualche anno è entrata anche mia figlia Bianca con l’obiettivo di prenderne il timone, passando così alla terza generazione dei Ferrari alla guida dell’impresa. Io vorrei sfilarmi progressivamente dall’azienda ma darle continuità, anche nel rispetto delle persone che vi lavorano, la maggior parte delle quali da molti anni. Da cinque anni abbiamo lasciato l’aspetto strettamente produttivo per dedicarci alla gestione del nuovo business: facciamo progettazione, terzializzazione e contract. Tutto rimane comunque concentrato nell’edificio di produzione, di proprietà della famiglia.

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE

Come mai questa decisione? Nel settore insegne, la nostra azienda ha sempre ricercato una forte personalizzazione nel rappresentare i marchi da cui riceveva le commesse; non ha mai cercato di fare i cambi immagine di massa, in cui l’unica discriminante era e rimane il prezzo di vendita, a scapito della qualità. Nel corso degli anni abbiamo lavorato con tutti i grossi marchi presenti in Italia, dal settore bancario all’automotive, dalle assicurazioni alla Gdo. Da oltre cinque anni, inoltre, abbiamo acquisito una forte competenza nel settore degli pneumatici e serviamo praticamente tutte le grandi case attive in Italia. Ora, per noi, il salto è quello di dare una forte caratterizzazione al brand non più solo creandone l’insegna, ma curando l’allestimento dell’intero punto vendita, qualsiasi sia la categoria merceologica trattata. In questo ambito abbiamo una propensione a lavorare con i marchi che operano in franchising, perché perseguono una forte caratterizzazione e una replicabilità del loro modello. Da fuori a dentro, insomma. La prima interazione che il cliente ha con un marchio è con la facciata del punto vendita, con l’insegna, le tende e la vetrina; per tanti anni abbiamo lavorato su questa fase del rapporto brand-cliente, mentre ora siamo entrati con forza all’interno del negozio. La caratterizzazione di un punto vendita è data nella maggior parte dei casi dal suo impatto

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FLAVIO STEFANO FERRARI, AMMINISTRATORE UNICO DI INSIGNA

visivo, che discende dai colori, dai materiali, dalla disposizione dei componenti d’arredo… Un layout con colori, insegne e arredi azzeccati diventa attrattivo per le persone che vorrebbero entrare nel punto vendita: ecco, noi vogliamo dare continuità alla valorizzazione del marchio passando da fuori a dentro il negozio. Per fare questo coinvolgiamo anche studi esterni di progettazione. Con un occhio anche ai giovani, mi pare. Abbiamo da poco impostato un’idea di concorso riservato agli studenti di Isad, una scuola universitaria di design di Milano: ai ragazzi abbiamo chiesto di elaborare delle proposte per allestire punti vendita del settore gomme o per bar, caffetterie, ristorazio-

UN LAYOUT BELLO, CON COLORI, ARREDI E INSEGNA GIUSTA È ATTRATTIVO PER OGNI PUNTO VENDITA ne. I migliori riceveranno un premio e una borsa di studio. Quanto è importante, diventando contractor, la scelta dei partner giusti con cui lavorare? Questo è il cambiamento che stiamo portando avanti e che in parte è già avvenuto sotto l’aspetto strutturale e commerciale; ci siamo allargati a partner che prima non avevamo, ottime realtà spesso brave a produrre ma meno a vendersi sul mercato. Collaborando con loro soddisfiamo l’esigenza dei grandi gruppi, che preferiscono avere un interlocutore unico cui chiedere il punto vendita chiavi in mano in mano: sarà poi lui a terzializzare il lavoro, scegliendo i part-


ner migliori cui affidarsi, che devono essere bravi a seguire le indicazioni e soprattutto i ritmi. Oggi il mercato chiede tempi strettissimi, specialmente nel settore delle insegne, dove si lavora sempre nell’urgenza, se non nell’emergenza, per creare prodotti completamente su misura. Quanta libertà avete in questo senso? Alcuni grandi marchi ci indicano come creare le insegne e gli allestimenti perché si avvalgono di studi per la loro progettazione, mentre altri ci danno delle linee guida che dobbiamo ingegnerizzare per poi passare in produzione. È la modalità in cui amiamo lavorare, sia per creare l’insegna sia per l’interior design, e che ci dà soddisfazione; lavorando così abbiamo vinto delle gare, come nel caso di una grande azienda di pneumatici che chiedeva di dare un’immagine interna ed esterna al proprio punto vendita: la soddisfazione ci è venuta proprio dal fatto che non era una gara sul prezzo, ma sulla capacità creativa e progettuale. Che ricordi ha degli anni in cui la Nuovo Neon era simbolo della Milano produttiva? L’azienda fondata da mio padre aveva la soffieria del vetro e i ricordi che ho di quando ero bambino sono proprio legati agli artigiani che soffiavano i tubi. Quando si realizzava il tubo di vetro per il neon, andava soffiato, chiuso, ed era necessario creare il vuoto al suo interno; poi si caricava con il gas, che in principio era solo rosso: per creare altri colori, si miscelava il neon con l’argon o con altri gas nobili. Per incendiare e attivare l’illuminazione era necessario del mercurio, che veniva inserito nel tubo con il contagocce; ebbene, ricordo che da piccolo mi facevo mettere dagli artigiani un po’ di mercurio sul loro tavolo da lavoro e ci giocavo riducendolo in piccole sfere. È cambiato tutto. Era un altro mondo, anche nella creazione dei pannelli pubblicitari luminosi: era un lavoro artigiano a tutti gli effetti, che poteva durare anche 8-9 giorni, mentre oggi se ci si mettono due ore a crearne uno si è lenti. La tecnologia ha rivoluzionato del tutto que-

sto mondo, dai materiali, alla progettazione, ai processi produttivi: ciò che oggi si fa in una settimana, quando ho iniziato io oltre trent’anni fa si faceva in due mesi. Tutta questa evoluzione ha tolto qualcosa a questo mondo? Slancio, creatività, voglia di fare? Credo di no. Dico solo che oggi il progettista ha opportunità illimitate: tutto ciò che vuole fare lo può creare, grazie a materiali, forniture, tecnologie. Forse una volta si stava meglio in termini di ritmi di lavoro, perché buona parte dell’evoluzione tecnoloLA REALIZZAZIONE DI INSEGNE LUMINOSE AL NEON ERA UNA VERA E PROPRIA OPERA DI ARTIGIANATO, CHE RICHIEDEVA TEMPO E PERIZIA

gica è stata vanificata dalla necessità di fare sempre di più a un prezzo inferiore, almeno nel nostro settore. Le innovazioni sono state immesse sul mercato per cercare di renderci più competitivi in modo da accaparrarci le commesse: così si disperde la capacità creativa che spinge a fare sempre meglio. Penso infatti che oggi, rispetto al passato, manchi la creatività: si tende sempre più a copiarsi l’un altro. Come distinguersi, allora? Da sempre abbiamo puntato a creare qualcosa di tagliato su misura per il cliente;

non abbiamo mai rincorso i grandi numeri, anche perché spesso nei grandi cambi immagine non è premiata l’azienda che lavora meglio ma quella più competitiva in termini di prezzo. Nel tempo abbiamo partecipato a molte gare indette da grandi gruppi, ma amiamo anche avere un rapporto diretto con il cliente, che è una dimensione in cui ci troviamo a lavorare molto bene. Pensando a come era Piazza del Duomo con le insegne, pensa sia migliore ora, più “grigia”, o che fosse meglio prima, più luminosa? Decisamente meglio prima e non solo perché le insegne erano create dalla nostra azienda. Palazzo Carminati non ha una facciata storica: la decisione di rimuovere le insegne è stata una battaglia di principio della Sovrintendenza che ha tolto una caratterizzazione forte alla piazza. Ricordo la celebre insegna in movimento del lucido per scarpe Brill, così come quella della Coca Cola o della carta carbone Kores, con la dattilografa che batteva a macchina. Belle e geniali. Piazza del Duomo era un po’ come Piccadilly Circus a Londra o Times Square a New York; era allegria, luce, rappresentava lo spirito di Milano in una Italia che si era messa in moto dopo la guerra e si lanciava negli anni del boom economico. Credo che oggi abbia perso una caratterizzazione importante. Magari, lasciando le insegne, sarebbe arrivata anche da noi una evoluzione digitale come quella delle luci che animano le piazze di Londra e New York e Piazza del Duomo sarebbe ancora viva e frizzante come lo era un tempo. Che insegnamento le ha lasciato suo padre? Mio padre aveva fatto la guerra, aveva avuto un’infanzia e una vita più complicate delle nostre, che lo avevano formato con principi solidi. Mi ha lasciato una cosa meravigliosa, che è il buon nome e la serietà dell’azienda che ha creato: un’azienda basata su etica del lavoro e rispetto dei dipendenti, dei competitor, dei clienti, in un mondo in cui non si facevano sgarbi e una stretta di mano bastava a suggellare gli impegni presi.

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE

IL PELO NON (RI)CRESCE, IL BUSINESS INVECE SÌ Dieci anni fa Antonello Marrocco ha importato in Italia la formula della depilazione permanente con luce pulsata a tariffa unica per zona. Oggi la rete di No+Vello conta già 180 centri ed è in ulteriore espansione

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ostruire da zero un franchising tra «siamo disposti ad agevolare chi mostra di i migliori al mondo investendo nel credere nella filosofia e nell’attività della settore dell’estetica avanzata. È la nostra azienda, in modo che il nuovo franstoria di Nomasvello. chisee potrà concentrarsi con meno penL’azienda, nata inizialmente in Spagna e sieri e maggiore slancio positivo sul suo portata in Italia dall’intuito dell’imprenbusiness e sul percorso di avvio». Marrocco ditore Antonello Marrocco, in pochi anni si riferisce ad una sinergia con importanti ha raggiunto numero ragguardevoli, con realtà finanziarie, per permettere di aprire oltre 180 centri specializzati in tutta Italia. un centro Nomasvello con un piccolo antiNel 2009, infatti, Marrocco conosce la casa cipo e rate “slim” da poco più di 600 euro al madre spagnola, già attiva dal 2007, ed afmese. Una novità non da poco in un settore fermatasi in poco tempo come franchising molto competitivo come quello dell’estetiinternazionale speciaca avanzata. OGGI È POSSIBILE APRIRE UN CENTRO lizzato nella depilaOggi Nomasvello NO+VELLO CON UN PICCOLO ANTICIPO zione permanente con conta un giro di E RATE “SLIM” DI 600 EURO AL MESE: COSÌ luce pulsata. L’imprenaffari in continua L’INVESTIMENTO SI RIPAGA DA SOLO ditore fu subito colpito crescita, in un merdall’idea, in particolare dall’adozione di cato dalle potenzialità notevoli. L’azienda una tariffa unica, 36 euro a zona, che per la punta ad aprire un buon numero di nuovi prima volta permetteva a questa tecnolocentri e coprire così le zone ancora libegia di uscire dai saloni di lusso, rendendola re. E non è un caso il fioccare dei riconoalla portata di tutti, e dalla vendita a “sinscimenti in ambito nazionale ed internagole sedute”, in un settore che al contrario zionale: Nomasvello è rientrato nei “100 era dominato dalla vendita a pacchetti. Vendere a pacchetti risultava, infatti, poco etico nei confronti dei clienti, dato che non è possibile prevedere in anticipo quante sedute siano necessarie. Marrocco, quindi, importa in Italia un servizio nuovo, a tariffa unica e con pagamento a seduta. Un business adatto a chi cerca un valido investimento, ma anche per chi voglia crearsi una opportunità di lavoro. Non è un caso che molte persone, da dipendenti, abbiano fatto il “grande salto” aprendo un centro Nomasvello tutto per sé. «Il settore rappresenta un’ottima opportunità di investimento, ma solo se focalizzato sul core business, senza tanti fronzoli», sostiene il direttore generale di Nomasvello Italia, Antonello Marrocco, che aggiunge:

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ANTONELLO MARROCCO

Best Franchising”, mentre recentemente in Italia il brand ha ricevuto un premio per il miglior Franchisee ed un ulteriore riconoscimento per la migliore innovazione tecnologica nell’ambito del Franchising Key Awards, organizzato da Federfranchising Confesercenti. No+Vello Italy non è solo la filiale italiana della multinazionale: in pochi anni ha raggiunto un ruolo di avanguardia nei


confronti di tutto il gruppo. Ad esempio, è stato proprio Antonello Marrocco, il direttore generale di No+Vello Italy, a sviluppare il software gestionale che permette di amministrare i centri da web, semplificando la vita agli affiliati e permettendo alla sede centrale italiana di avere accesso ai dati aggregati, utili ad avere accesso alle statistiche per una migliore decisione delle strategie da intraprendere. Il modello di business adottato in Italia si è dimostrato il più efficiente, tanto da essere un faro per tutte le altre realtà mondiali del settore. Ma quali sono i principali punti forza del franchising No+Vello? Il supporto all’affiliato e l’alta redditività del centro, garantita da un piano investimenti volto a far crescere il marchio attraverso il miglioramento delle performance degli stessi centri locali. L’affiliato No+Vello Italy, a fronte di un investimento iniziale di 40mila euro e di 700 euro al mese di royalties, (oltre a 200 euromensili di contributo marketing) registra un fatturato stimato medio annuo di 140mila euro, che al netto delle spese e delle tasse permette un ritorno dell’investimento in soli 12-18 mesi. Proprio per questo, molti degli affiliati aprono un secondo centro solo già dopo 12 mesi dal primo. I servizi Nomasvello Fusion incorpora il meglio delle tecnologie a disposizione, il Laser a diodo e la Luce Pulsata (IPL). La combinazione delle due soluzioni assicura una efficacia senza precedenti. Alla Luce pulsata si aggiunge il Laser a Diodo uno strumento di grande potenza che lavora in maniera specifica per incidere sul follicolo piloso senza danneggiare la pelle. Il derma (grazie all’esclusivo protocollo di sicurezza messo a punto dal centro Ricerca e Sviluppo Nomasvello) rimane sempre fresco ed idratato, con l’uso di creme e gel delicati ed efficaci. Le tecnologie alla base del metodo innovativo Fusion vengono ac-

curatamente utilizzate dalle nostre operatrici in base ad una molteplicità di condizioni che cambiano da persona a persona. Per questo, nei centri Nomasvello verrà utilizzato sempre il metodo migliore. Fusion ha un costo di 36 euro a zona per seduta, un rapporto qualità/prezzo praticamente introvabile sul mercato. E permette di risolvere il problema dei peli superflui su una platea maggiore di persone.

ProSkin Oltre al servizio principale di depilazione permanente, i centri No+Vello offrono la possibilità di effettuare la pulizia del viso attraverso il metodo Proskin, l’ultima frontiera dei trattamenti in questo campo, (a partire da 18 euro a seduta). A differenza della classica pulizia viso con spremitura, infatti, Proskin si avvale di una stimolazione meccanica ad ultrasuoni, in grado di favorire la formazione di nuovo collagene e la rigenerazione cellulare in soli 10 minuti. I movimenti effettuati sulla pelle permettono anche di riattivare la circolazione ed eliminare le cellule morte che non si rimuovono con la pulizia abituale, così favorendo l’azione dei cosmetici. Il trattamento, personalizzato in base alle

esigenze di ogni pelle, viene effettuato con un macchinario che agisce su tutta la superficie del viso, in maniera profonda e allo stesso tempo delicata, senza arrossamenti. Le normali pulizie viso con spremitura, al contrario, agiscono soprattutto in alcune parti del viso, trascurandone altre, e lo fanno in maniera aggressiva, irritando la pelle e favorendo la contaminazione batteriologica delle parti circostanti. Proskin viene effettuata senza l’utilizzo di prodotti chimici e in combinazione con trattamenti cosmetici di alta qualità.

L’azienda, oggi Grazie soprattutto all’alta soddisfazione dei propri affiliati, No+Vello oggi conta un milione di clienti nel mondo e 180 centri solo in Italia. Un numero che conferma l’assoluta leadership del marchio franchising sul territorio, visto che il suo principale competitor si è fermato a soli circa 40. Secondo uno studio Gfk, 9 milioni di italiani dichiarano di avere bisogno di depilazione, il mercato quindi è ancora lungi dall’essere saturo. «L’obiettivo aziendale oggi è quello di aprire altri centri nei prossimi anni – spiega Antonello Marrocco, direttore generale di No+Vello Italy. «Riceviamo ogni giorno tante richieste dei nostri servizi in zone in cui ancora non siamo presenti. Per questo abbiamo avviato una campagna che dà la possibilità agli investitori di garantirsi un reddito sicuro, aprendo per primi un centro in esclusiva in zone ad alta richiesta e così sfruttare un bacino di clientela già pronto, al quale potersi presentare con la forza di un marchio leader sul mercato». Per maggiori informazioni si può visitare la pagina dedicata al franchising: https://franchising.nomasvello.it/ oppure dare un’occhiata alle zone libere tramite il link: https://franchising.nomasvello.it/doveapro.php.

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE

AL BENESSERE CI PENSA LA NATURA Fondato nel 1992, oggi il brand NaturHouse è leader nel mercato dei complementi dietetici naturali. Fattura 60 milioni di euro grazie alla formula del franchising. Ed entro fine anno raggiungerà 500 punti vendita «PER DEFINIRE SINTETICAMENTE NATURHOUSE SONO SUFFICIENTI 5 PAROLE: EFFICACE, NATURALE, SEMPLICE, PROFESSIONALE ED ECONOMICO». Raffaello Pellegrini, amministratore delegato della catena di negozi a marchio NaturHouse, da lui sviluppata in Italia, ha più di un motivo di essere soddisfatto dell’azienda che guida. E non si tratta di una questione di business, dato che la mission aziendale è quella di elevare il benessere di tutti i propri clienti attraverso l’educazione alimentare.

Come nasce NaturHouse? NaturHouse nasce in Spagna nel 1992, come start up del gruppo Kiluva, da una geniale intuizione del suo fondatore Felix Revuelta. L’inizio dello sviluppo italiano coincide invece con la mia entrata in azienda nel maggio del 2005 . Qual è la storia del suo sviluppo? L’inizo della produzione dei complementi dietetici a marchio Kiluva risale al 1986, mentre nel 1992 viene aperto il primo monomarca NaturHouse a Vitoria, una piccola città nel nord della Spagna, il primo negozio con insegna NaturHouse. Dopo cinque anni di fine tuning con altre quattro aperture spagnole, nel 1996 incomincia lo sviluppo in franchising e l’espansione internazionale con l’apertura di un primo negozio in Portogallo. Oggi, dopo oltre 25 anni, NaturHouse ha circa 2.400 centri in 35 paesi in tutto il mondo e un’immagine di marchio riconosciuta a livello internazionale. In Italia dal 2005 ad oggi, sono quasi 500 i negozi aperti. Da aprile 2015 il gruppo è quotato alla borsa di Madrid. Una crescita esponenziale. E oggi, dottor Pellegrini, come definirebbe il metodo NaturHouse? Efficace: gli 1,4 milioni di italiani che già

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hanno eliminato il sovrappeso grazie a NaturHouse lo dimostrano. E naturale: è basato sul miglioramento delle abitudini alimentari complementate da prodotti di erboristeria. Ma anche semplice, perché in tutti i nostri punti vendita si applica un format preciso, che grazie alla consulenza L’INVESTIMENTO RICHIESTO NON SUPERA I 10MILA EURO, CHE SI RECUPERANO GIÀ NEI PRIMI SEI MESI DI ATTIVITÀ, SE NON NELLE PRIME SETTIMANE

settimanale consente di dare ai clienti un supporto motivazionale fondamentale e di guidarli nel loro percorso di educazione alimentare, insegnandogli i principi di una sana e corretta alimentazione. Infine, professionale: tutti i consulenti NaturHouse sono professionisti laureati ed esperti in alimentazione, che illustrano, sempre gratuitamente, presso i punti vendita NH, le proprietà dei nostri prodotti le loro modalità d’impiego nel contesto di migliorate

abitudini alimentari. Ma anche economico, sia a livello di investimento che di costo del servizio per il cliente. A proposito: qual è l’investimento? Non più di 10 mila euro, che si possono recuperare nei primi sei mesi di attività grazie ad un break even point talmente basso che di norma si raggiunge già entro poche settimane dall’apertura. Come funziona la strategia commerciale? Il Metodo NaturHouse si applica esclusivamente ai centri NaturHouse, di proprietà o in franchising, dove vengono venduti in modo esclusivo solo ed unicamente i prodotti a marchio NaturHouse, che possiamo suddividere in tre macrocategorie: integratori alimentari (prodotti a base di estratti naturali per facilitare l’assunzione di determinati nutrienti, che consentono azioni specifiche durante il processo di perdita di peso); alimenti funzionali (costituiti da prodotti dietetici per colazione, spuntini o sostituti dei pasti, che consentono di tenere


RAFFAELLO PELLEGRINI, AD DI NATURHOUSE

sotto controllo l’apporto calorico); cosmetici e cura del corpo (prodotti di bellezza associati alla cura della pelle nel processo di diradamento e anti-invecchiamento). Diamo un po’ di numeri? In Italia, il sell out è di circa 60 milioni di euro, sviluppato con 100 dipendenti, 70 dei quali nei punti vendita di proprietà, 20 nella sede logistica di Ferrara e 10 che costituiscono la rete commerciale, che si occupa sia della ulteriore capillarizzazione della rete attraverso nuove aperture, che dell’ottimizzazione della performance dei

IL NOSTRO È UN MERCATO CON UNA DOMANDA SEMPRE CRESCENTE È NORMALE CHE QUALCUNO CI COPI negozi già operativi. Ma non vi manca la concorrenza... I numeri parlano da soli: siamo leader incontrastati di una nicchia di mercato creata da noi stessi, avendo senza tema di smentita fornito un fondamentale contributo alla diffusione di quella “cultura del complemento” praticamente inesistente in Italia nel 2005 e che oggi vale oltre tre miliardi di euro all’anno. Il nostro è un mercato con una domanda sempre crescente ed è normale che qualcuno provi a copiarci, ma non significa che i risultati siano gli stessi, anzi:

noi abbiamo consolidato negli anni una brand awareness, una struttura ed un’esperienza tali da non temere competitor di sorta e che ci permettono di continuare a crescere. Perché aderire alla rete NaturHouse? Perché a fronte di un basso investimento offre un’alta redditività. Aderendo al nostro franchising si ha una formazione sia iniziale che continuativa da parte dei nostri professionisti dell’area tenica, commerciale, marketing e amministrazione. Con NaturHouse hai la garanzia di un marchio con elevata esperienza riconosciuto a livello nazionale ed internazionale, un’ampia gamma di prodotti esclusivi di alta qualità, che si arricchisce ogni anno con nuove referenze, e una zona di esclusiva nella città prescelta. Oltre a ciò la tranquillità di appartenere ad un importante gruppo che lavora in un settore in costante crescita, e che affianca i propri affiliati con investimenti pubblicitari sempre più importanti. Quali sono i punti forti del progetto di affiliazione? La formazione gratuita: tutto il personale viene formato prima presso la sede di Ferrara e poi presso i negozi diretti permettendo un trasferimento di know how a 360°. E l’assistenza, completa ed integrata per l’apertura del punto vendita, dall’identificazione della location idonea, alla selezione del personale fino all’avvio ed alla consulenza commerciale continuativa. Inoltre offriamo il “Training on the job”: aggiornamenti periodici “in situ”con la rete vendita e l’area tecnica per ottimizzare e sviluppare il business dei negozi già avviati. Ultima, ma non ultima, la crescita: il nostro è un settore sempre in crescita sia a livello nazionale che internazionale, grazie ad una sensibilità sempre più diffusa nei confronti dell’alimentazione e della salute. E nel futuro di NaturHouse cosa c’è? Arrivare a 500 punti vendita in Italia entro la fine del 2020, ma soprattutto garantire una crescita organica del fatturato di tutti quelli già operativi.

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FRANCHISING E NUOVE IMPRESE

Piergiorgio Mangialardi, presidente del gruppo alberghiero Allegroitalia Hotel & Condo

oltre 250 appartamenti su scala nazionale. L’identikit dell’albergatore modello di Allegroitalia deve essere un profilo dinamico, con tanta voglia di fare… e ovviamente tanta positività e addirittura allegria! È possibile anche aderire in coppia, permettendo una crescita professionale da condividere con il proprio socio in affari o partner nella vita privata. La maggior parte delle attività sono profili tendenzialmente ridotti, con 20-30 camere circa, molto simili a piccoli boutique hotel. Mediante questa formula è possibile esprimere il proprio talento e garantirsi una marginalità di guadagno con rischio contenuto, oltre a poter usufruire del supporto costante da parte dei reparti dell’azienda. Questo si Con la “formula-imprenditore” di Allegroitalia chiunque può diventare traduce in assistenza sotto forma di markedirettore di un condo-hotel. A patto di condividere i valori del brand: ting e comunicazione, materiale brandizzato, allegria, arte e amore. Perché l’entusiasmo va trasmesso ai clienti uffici di prenotazione e revenue centralizzati. La “formula-imprenditore” è già stata applicata (con ottimi risultati) al condo-hotel di Porto llegroitalia Hotel & Condo, gruppo quello alberghiero, ci sono infatti anche Spa, Cervo. Gli altri si trovano in location esclusive alberghiero con 18 strutture sul terFood & beverage e tanti altri rami profittevoli. come Milano San Pietro all’Orto, Isola d’Elba ritorio italiano (di cui 3 di recentisIl settore di riferimento è però sicuramente (2 strutture), Martina Franca, Ostuni e Sirasima acquisizione) chiude il 2019 in positivo, quello dei condo-hotel, un mercato sempre cusa Ortigia, per un’estensione spaziale che con una crescita del 10% rispetto all’anno prepiù di tendenza nell’hôtellerie internazionacopre l’intera superficie dello stivale italiano. cedente. L’approccio innovativo e visionario le e di cui il gruppo è stato orgogliosamente Oltre ai condo-hotel, Allegroitalia gestisce animpresso al brand dal Presidente Piergiorgio pioniere. Allegroitalia è stata infatti la prima che alberghi di stampo più tradizionale, fra Mangialardi, focalizzato sui tre valori portanti compagnia alberghiecui spiccano il Golden ALLEGROITALIA È STATA LA PRIMA di “Allegria, Arte e Amore”, è volto non soltanto ra tricolore ad aprire Palace di Torino (uniCOMPAGNIA ALBERGHIERA ITALIANA a trovare nuove strategie di crescita e svilupun condo-hotel in Itaca struttura ricettiva AD APRIRE UN CONDO-HOTEL, CHE SI po, ma vuole anche offrire nuove opportunità lia, per la precisione in 5 Stelle Lusso della TROVA NEL CENTRO DI MILANO a tutti coloro che hanno un preciso sogno nel Via San Pietro all’Orto città) e il 5 Stelle Pisa cassetto: diventare albergatore. a Milano, nella trendy location del QuadrilaTower Plaza. In programma un’altra apertura Ma cosa significa esattamente diventare albertero della Moda. Si tratta di una struttura di all’Elba (4 Stelle Superior accanto a quella che gatore con Allegroitalia? Allegroitalia sposa la estremo lusso, con suite arredate Armani-Cafu la Villa di Napoleone) uno Spa Hotel a Cashare economy, ovvero consente di condividesa, che unisce la comodità degli appartamensciana Terme e un albergo a Volterra. re la gestione di vari rami d’azienda. Questo si ti ai servizi tipici di un hotel 5 Stelle Lusso. Tutti coloro che vogliono realizzare il proprio traduce nella possibilità di gestire in autonoSeguendo questo trend, il portfolio di questa sogno e diventare un professionista dell’ospimia e con pochi rischi un’attività ricettiva già tipologia di strutture ricettive si è progressitalità e del sorriso, possono scrivere a Fabio avviata, ma non solo: fra i vari settori, oltre a vamente ampliato, fino al raggiungimento di Gianotti: hr@allegroitalia.it.

Il condo-hotel, la nuova frontiera dell’ospitalità

A

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Quasi quasi mi faccio la barca... e la metto a reddito Con la formula del Franchising Nautico MadMax è possibile comprare un catamarano nuovo pagandolo circa la metà, grazie al credito d’imposta del 45%. E noleggiandolo il leasing si ripaga da solo Farsi il catamarano pagandolo un terzo del suo valore, trarne e profitto e goderne: è la formula del Franchising Nautico MadMax, il primo e unico in Europa. Che oggi, in più, è in grado di far ottenere, per i propri affiliati, un credito d’imposta del 45% sul valore di acquisto di un nuovo catamarano. Per capirci: mettiamo il caso che

IL FRANCHISING CON UN CONCEPT INNOVATIVO Bassi costi di mantenimento e un’offerta all’avanguadia: ecco la proposta di Lautomatica

abbiate messo gli occhi su un Lagoon 46 da 580mila euro. Ebbene, versandone 200mila, il leasing per il valore residuo si ripagherà da solo, affittando le settimane tramite MadMax. Inoltre, grazie all’enorme opportunità del credito d’imposta, circa 190mila euro netti vi verranno scalati da tutte le imposte dovute. La redditività dell’investimento è garantita

spaziano dalle lavanderie automatiche tradizionali ai più moderni concept bar con lavanderie, sino a birrerie ed enoteche: diversificando

Lautomatica è l’azienda leader nel mondo del franchising italiano che, grazie alla sua speciale formula in licenza di marchio, permette di abbattere i costi di mantenimento del tuo locale. Fondata nel 2006, ha sviluppato format che

Le mozzarelle di bufala alla conquista della penisola La Regina di Paestum è la formula che valorizza il prodotto tipico campano Food made in sud: La Regina di Paestum è un progetto imprenditoriale nuovo. L’idea è quella di valorizzare la mozzarella artigianale di bufala con una diffusione

capillare in tutto il territorio nazionale, mantenendo la qualità e caratteristica del prodotto, che con tanta maestria viene lavorato da sapienti mani in modo artigianale da creare quel gusto originale

dalla central agency del Franchising Nautico MadMax, che si occupa di reperire i clienti e gestire l’intera stagione. Nessun investimento garantisce

numeri come questi!

il suo business, Lautomatica ha costruito la sua ricetta per il successo, arrivando a triplicare il fatturato nel solo 2019 e dando vita a ben 857 posti di lavoro, tra collaboratori diretti, indiretti, affiliati e corner. Con un così vasto ventaglio di opportunità, come scegliere al

meglio? L’azienda assiste l’affiliato sin dalla fase di selezione del format, il cui livello start prevede un investimento di 21.490 euro, indirizzandolo verso il business che più si adatta alle sue caratteristiche imprenditoriali e personali. Tra i nuovi progetti in cantiere: “Grandi Impianti” che prevede la collaborazione con aziende nazionali leader della GD.

proprio dei nostri territori. La metodologia commerciale è quella del Franchising come rete distributiva unica, partendo da un punto vendita pilota nella Città di Battipaglia (SA) in Strada Statale 18 n.138,

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per poi presentarlo nelle principali Città Metropolitane come Roma, Bologna, Torino, Milano e Venezia. Entrando a far parte del progetto La Regina di Paestum, sarà possibile toccare con mano vantaggi come basso investimento iniziale, ritorno rapido delle spese sostenute, rapidità nel disbrigo delle pratiche amministrative, libertà nella gestione del locale, personalizzazione dell’offerta con prodotti da agricoltura biologica. Tutto questo perché “la qualità non nasce dal caso”. www.lareginadipaestum.it info@lareginadipaestum.it

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CRAVATTA ADDIO, LO STILE DEL BUSINESS È DIVENTATO CASUAL Da Goldman Sachs a Bcg, passando per Dentons: le grandi firme rivoluzionano il proprio dress code per rinnovare l’immagine, ridurre la distanza col cliente e attrarre talenti di Marina Marinetti

L’

VITA DA MANAGER Dal “tu” anglosassone, che imperversa in qualunque ambiente professionale, alla dismissione della giacca il passo è breve. Cambiano i costumi, ma anche gli abiti. Soltanto moda? Mica tanto: è anche la ricerca di un modo nuovo e più autentico di relazionarsi con l’ambiente, con i clienti, con gli stakeholders... E nel frattempo è - ancora per poco - una tendenza minoritaria, di quelle che “si notano”. Probabilmente destinata a sua volta, prendendo piede, a diventare un dato di fatto scontato, e a non distinguere più. Ma nel frattempo, vale la pena sfruttarne i molti aspetti positivi. Ecco come (e perché).

119 RUNCARD TESSERAMENTO APERTO AL CLUB DEI PATITI DEL RUNNING

abito non farà il monaco, ma funzioinformale»: «Goldman Sachs has a broad and na egregiamente come metodo Stadiverse client base around the world, and we nislavskij: aiuta (e parecchio) a calarwant all of our clients to feel comfortable with si nella parte. Altrimenti gli agenti immobiliari and confident in our team. So please dress in non si vestirebbero come pensano si debbano a manner that is consistent with your clients’ vestire gli agenti immobiliari (in completo atexpectations». Quindi, via libera a sneakers, tillato scuro e cravatta regimental) e gli junior jeans e polo... ma senza esagerare, perché «naaccount delle grandi firme di consulenza abturalmente, il casual non è appropriato tutti i bandonerebbero all’istante il loro zainetto regiorni e in ogni circostanza». E iniziano a cirgolamentare con tanto di brand ricamato, che colare fotografie di Solomon non solo senza li fa somigliare a scolaretti in divisa di un colcravatta, ma persino in t-shirt e berretto da lege esclusivo. Qualcosa, però, sta cambiando. baseball. Perché tra la finta familiarità del “tu” imposto Inutile dire che l’esempio della più importante dal mondo anglosassone e il reverenziale probanca d’affari del mondo non è passato sotto vincialismo del “lei”, traccia. Così, anche APPENA INSEDIATO ALLA PRESIDENZA, si sta imponendo lo Boston Consulting DAVID SOLOMON HA INVIATO AI 36MILA stile causal. Anche nel Group, o meglio, Bcg DIPENDENTI DI GOLDMAN SACHS L’INVITO dress code. (come più familiarAD ADOTTARE UNO STILE INFORMALE Sarà che dopo Zuckermente il colosso della berg il mondo non è più lo stesso e miliardi e consulenza strategica fondato dal 1963 da potere si conquistano tranquillamente anche Bruce Henderson ha deciso di presentarsi in t-shirt e infradito, sarà che Sergio Marda novembre 2018 col nuovo logo disegnato chionne non abbandonava il suo maglioncino dalla Carbone Smolen Agency di New York) si neppure al cospetto del presidente degli Stati è presto adeguata al casual mood. E nella sua Uniti, fatto sta che una delle prime cose che nuova campagna-pilota (nel senso che per il ha fatto David Solomon, a poche settimane momento è attiva solo in Italia, Francia, Giapdall’insediamento alla presidenza di Goldman pone e Stai Uniti) di employer branding preSachs, è stato inviare ai 36mila dipendenti un sentata qualche settimana da nella prestigiosa memorandum raccomandando loro di adotsede milanese affacciata sul Duomo ha calato tare un look focalizzato a «mettere a proprio la maschera. O meglio, ha dismesso la divisa: agio la clientela», considerato il «cambia«Abbandonato lo stereotipo dei consulenti in mento in atto della natura del posto di lavogiacca e cravatta, abbiamo scelto di dialogare ro, che favorisce in generale un ambiente più in maniera più attrattiva per il nostro target

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VITA DA MANAGER

group di riferimento, come fossimo un grande brand consumer, o un fashion brand quale Offwhite o Supreme», spiega Massimo Portincaso, Managing Director & Partner di Bcg. Così, nelle fotografie non figura nessun completo scuro, né tantomeno cravatte: solo donne e uomini, per lo più giovani (trattandosi di una campagna di reclutamento, difficile aspettarsi qualcosa di diverso), rigorosamente in gruppi altrettanto rigorosamente multigender e multirazziali, su sgabelli, biciclette, monopattini, sorridenti, ma soprattutto in abiti che più cado, nonché il primo (e tutt’ora l’unico) ad sual non si può: jeans, magliette, pulloverini e adottare la casual week nei propri uffici: Densneaker. «Oggi dobbiamo comunicare che non tons, che, per attrarre nuovi talenti e garantire siamo alla ricerca solo di laureati in econoun contesto lavorativo positivo e motivante, in mia e di ingegneri», sottolinea Gioia Ferrario, Italia ha lanciato un progetto pilota basato sul Hr che dalla sua poltrona di Hr director della work-life blending. Si chiama New Horizons branch italiana di Bcg Italia ha a che fare con (proprio come la sonda spaziale lanciata dalla mezzo migliaio di professionisti distribuiti tra Nasa nel 2006) e se ne occupa, insieme al mai due uffici di Milano e Roma: «siamo usciti dal naging partner Federico Sutti, Fosco Fagotto Politecnico e dalla Bocconi, facciamo incontri partner dell’ufficio di Milano e a capo della in altre università, dalla Bicocca alla Statale, a practice italiana di Banking & Finance. Classe Bologna e alla Normale di Pisa, per citare solo 1970, sneaker, jeans consunto (noi l’avremmo alcune dei centinaia di eventi annuali. Bcg è definito “sdrucito”, ma l’avvocato preferisce costantemente all’avanguardia offrendo ai l’aggettivo “anticato”), giacca e camicia, ma clienti cambiamenti rigorosamente senza PERSINO DENTONS, IL PIÙ GRANDE radicali proprio per cravatta, Fagotto snocSTUDIO LEGALE INTERNAZIONALE alto grado di diversity ciola l’in e l’out del DEL MONDO, NELL’UFFICIO DI MILANO che distingue il nostro dress code ammesso HA ADOTTATO LA “CASUAL WEEK“ gruppo. E i protagoninegli uffici Dentons. sti della campagna sono realmente persone di «Abbiamo eliminato l’utilizzo di giacca e craBcg, non attori o modelli, che indossano i loro vatta in ufficio per chi non ha in agenda inconabiti». «La campagna di employer branding tri col cliente, a meno che la relazione non sia ‘Welcome to the group’ rappresenta un passo molto friendly, mentre prima tutti i giorni eraulteriore verso la ridefinizione strategica della vamo tenuti a indossare abito formale, cravatnostra industry, quella della consulenza», speta e scarpe oxford nere, magari per trascorrecifica Portincaso: «il tema di riferimento non re tutto il giorno al computer e affrontare due è più il competitor più vicino, ma ridefinire meeting interni. Tutto ciò ha perso molto senl’industria e lo spazio che Bcg occupa, come si so nel nostro mondo. Certo, quando ci sono propone su un mercato che è estremamente incontri formali, ad esempio che prevedono stereotipato». In poche parole: meglio diffefirme, adottiamo un dress code classico, ». Per renziarsi dalla concorrenza, prima che sia la il resto, via libera alla casual week. All’indice concorrenza a differenziarsi da noi. E dato che ciabatte, infradito, sandali da uomo, shorts, ciascuno dei collaboratori è un brand ambasjeans strappati, minigonne “inguinali”, canotsador, anche l’abito fa la differenza. te, fantasie troppo accese (camicie hawaiane, Il nuovo mood ha contagiato persino il più teste mozzate e dragoni non sono ammessi), grande studio legale internazionale del mont-shirt, sneaker sportive. Sdoganati i jeans, le

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Da sinistra: Massimo Portincaso, Managing Director & Partner di Bcg, e Alessandro Fosco Fagotto, partner dell’ufficio milanese di Dentons

sneaker non sportive, tutti i tipi di polo (ma non la camicia con le maniche corte), camicie button down, tutti i tipi di maglione (magari non quello natalizio con la renna che indossava Colin Firth nel Diario di Bridget Jones, benché il personaggio che interpretava, Mark Darcy, fosse anch’egli un avvocato). «Si è trattato di concessioni progressive dall’adozione del progetto. E per non rischiare di precipitare nel relativismo assoluto abbiamo cercato di codificare il buon gusto, anche del dress code informale», spiega Fagotto. «Quello del dress code sembra un tema frivolo, ma in realtà è molto più sostanziale di quel che sembra. È proprio vero che ci portiamo dietro il discorso dell’abito che fa o non fa il monaco. Per noi avvocati l’aspetto formale è e resta tutt’ora un aspetto importante di riconoscibilità. Però è anche vero che la nostra professione si è estremamente evoluta ed è molto cambiata. Non esiste più solo l’avvocato che va in aula e indossa la toga: ci sono avvocati che operano nel modo degli affari. Ed è in questo mondo, originariamente anch’esso formale, che indubbiamente rispetto a qualche anno fa c’è stato un grosso cambiamento del dress code. Apple, Facebook, Google, Tesla: di tutti i leader di mercato che si sono imposti negli ultimi anni non ce n’è uno il cui ceo non sia in jeans e maglietta. Si tratta di una generazione che ha cominciato ad avere nel rapporto col modo di vestire un approccio diverso meno formale e più legato alla sostanzialità del messaggio che alla forma: oggi la relazione è basata ancora di più sulla sostanza e sulla fiducia. E anche dare del tu aiuta».


attività fisica, ma anche per ci vuole partecipare a maratone, mezze, campestri e trail in tutta Italia, escluse le gare su pista. L’iscrizione, che è possibile effettuare sul sito www.runcard. com, costa 30 euro e vale un anno, ma è rinnovabile. Oltre alla possibilità di partecipare alle attività agonistiche la Runcard offre biglietti scontati per assistere alle più importanti manifestazioni di atletica leggera organizzate in Italia, accesso agli impianti Fidal alle stesse condizioni dei tesserati, contatto diretto con i professionisti della federazione riguardo alimentazione, allenamento e traumatologia e sconti su acquisti di materiali del mondo running, stage esclusivi con tecnici presso le strutture di riferimento dell'atletica italiana, sconti sulle visite mediche sportive e sulla copertura assicurativa per infortuni. «La Runcard è un’idea coraggiosa, un progetto in cui abbiamo creduto e che abbiamo plasmato perché guardasse anche all’impatto sociale della corsa. Che è un veicolo di salute Si chiama Runcard il progetto di Fidal per aprire le strutture e di felicità», continua Pagliara. «Non a caso della federazione e offrire vantaggi alla nutrita schiera degli amanti mi piace parlare di Fil, Felicità interna lordella corsa. Che include manager, professionisti e imprenditori da, anziché di Pil, Prodotto interno lordo: un concetto legato al benessere, allo sport e alla di Elena Puliti cultura sportiva che mi sforzo di trasmettere a tutti attraverso i tanti progetti che fanno della on c’è solo il direttore artistico di Sport sono 7.635.367 gli italiani, di età tra i 16 Fidal una federazione in prima linea sui temi Radio Deejay, nel club dei patiti del ed i 69 anni, che corrono regolarmente, oltre sociali». Il progetto di community allargata running: ci sono anche l’amminia quelli che cercano una migliore qualità della Runcard, il primo di questo tipo e dimensione stratore delegato di JvcKenwood Norberto vita attraverso il walking, la camminata veloin Italia, ha ottenuto un grandissimo successo Agosteo, l’ex capo della branch sudeuropea di ce. passando dai 12.000 tesserati del primo anno Standard’s & Poor’s Maria Pierdicchi, Franco «Stiamo lavorando a un’atletica che sia semai 55.000 di oggi, il 77% dei quali sono uomini. Moscetti, presidente del cda di Ovs (ex ad del pre più di tutti e per tutti», spiega Fabio PagliaIl picco massimo degli iscritti è in Lombardia Gruppo Amplifon), il ceo di Ing Italia Marco ra, segretario generale seguito Campania, VeDALL'EX NUMERO UNO DI STANDARD Bragadin e molti, moltissimi altri manager della Fidal, la Federaneto, Lazio e Toscana. & POOR'S MARIA PIERDICCHI ALL'AD ed executive. Perché correre fa bene al corpo, zione italiana di atleUn settore in continua DI JVCKENWOOD NORBERTO AGOSTEO: allo spirito e alle performance. Correre non è tica leggera: «Non solo crescita che ha portaMOLTI TOP MANAGER SONO RUNNER più soltanto un’attività sportiva, ma un vero dei campioni, non solo to una rivoluzione nel e proprio fenomeno sociale, un antidepressidi chi corre in pista, ma anche degli appassiomondo dello sport: «Abbiamo portato idee vo, un antidoto allo stress. Ed è diventato un nati, dei runner, delle famiglie. Crediamo nelle nuove», conclude Pagliara «ma che si sono difenomeno sociale, che ha portato alla nascita sportcity, ovvero nella riappropriazione degli mostrate vincenti: in questi anni abbiamo redi numerose community on-line di runner despazi urbani: uno dei progetti di cui vado più gistrato un grande aumento dei tesserati, che siderosi di condividere la propria esperienza, fiero è Runcard, la grande community dei runormai sfiorano i 300 mila. Un numero imporconfrontare prestazioni e scambiare pareri ner che è nata cinque anni fa». La Runcard natante, come quello del fatturato che nel 2019 sulle attrezzature tecniche. Tanto che in Italia sce come progetto per permettere il tesseraha superato i 25 milioni di euro. Il movimento è il terzo sport più praticato: secondo Nielsen mento a coloro che hanno scelto la corsa come cresce perché si è aperto a nuovi orizzonti».

Tesseramento aperto al club dei patiti del running

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DA AVVOCATO MANCATO ...A CHEF STELLATO PIACERI Posti magici (le Bahamas), chef stellati (il salernitano Aldo Ritrovato) e auto da sogno (la Ferrari Roma, ma non solo): cosa ci può essere di meglio per gustarsi una pausa dagli affari?

125 BAHAMAS LA CLASSE DEI WINDSOR PER VACANZE DA SOGNO

126 MOTORI CITTADINA, ELETTRICA E CON UN REBUS DA RISOLVERE

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WHISKY QUEL PIACERE... PROIBITO DAL “NOBILE ESPERIMENTO”

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

It Milano è la seconda “creatura” di Alessio Matrone e Ferruccio De Lorenzo. In pochi mesi, con la consulenza di Gennaro Esposito, è arrivata la prima stella Michelin di Marco Scotti

C

è un avvocato mancato che con la consulente della cucina. E, ovviamente, con cucina è arrivato a toccare le stelAldo Ritrovato. le. Anzi, almeno per ora, la stella. Si tratta di Aldo Ritrovato, chef salernitano che, Chef, ci racconta la sua scalata? dopo aver iniziato gli studi di giurisprudenza, Prima di tutto bisogna dire che ho un perè stato folgorato sulla… via della ristorazione. corso un po’ diverso dal solito e ho iniziato «Quando l’ho detto a mia madre è scoppiata relativamente tardi. Prima facevo tutt’altro, a piangere» ci racconta. Non proprio un inizio studiavo giurisprudenza. Poi però ha prevalso incoraggiante. Eppure, dieci anni dopo, lo chef la passione per la cucina e sono andato a fare ha ottenuto la prima un’esperienza in un riIT, NELLA SEDE MILANESE IN BRERA, stella Michelin. Un storante di famiglia. HA UNA BRIGATA DI 13 CUOCHI riconoscimento rapi- CHE DÀ DA MANGIARE A 120 PERSONE. I suoi come l’hanno SEMPRE CON IL TUTTO ESAURITO dissimo ottenuto da presa? It, locale milanese con Non benissimo, mia sede nel Palazzo Gondrand in Brera. Apertumadre piangeva. Non erano per niente d’acra ad aprile dello scorso anno, a novembre cordo, ma hanno poi capito che era la strada era già tempo di stappare lo champagne per più giusta per me. la prima stella. It è uno dei due nuovi stellati Il passo successivo? nel capoluogo lombardo insieme ad Alchimia. L’esperienza a Barolo da Massimo Camia nella Il merito va diviso in parti uguali tra i due pasua “Locanda nel borgo antico”. Sono entrato tron, Alessio Matrone e Ferruccio De Lorenzo, per uno stage e sono rimasto per due anni e ma anche con Gennaro Esposito, chef bistellamezzo. Ma l’incontro che mi ha veramente to a Vico Equense che è stato nominato supercambiato la vita dal punto di vista professio-

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E POI IL PIACERE...

nale è quello con Gennaro Esposito. Ci racconti come vi siete conosciuti. Sono andato a mangiare una volta da lui ed è stata un’esperienza difficilmente replicabile. Da lì ho iniziato a coltivare il sogno di poter lavorare con lui. Dopo due o tre esperienze il desiderio si è trasformato in realtà. È con lui che è nato il mio amore per la cucina perché è con lui che ho sviluppato la mia idea: materia prima semplice e di altissima qualità che deve essere toccata pochissimo. Una lezione che mi sono portato dietro da It, dove la nostra ossessione è la valorizzazione degli elementi. Quando avete aperto si aspettava che pochi mesi dopo avrebbe ricevuto la stella? Quando abbiamo avviato questo progetto non pensavamo tanto ai riconoscimenti, ma volevamo un posto che accogliesse il cliente come se fosse a casa sua. L’obiettivo era quello di farlo tornare più e più volte e su quello nasce la semplicità del nostro menù. Una visione che abbiamo condiviso fin da subito anche con la proprietà. Detto questo, l’arrivo della stella è ovviamente una grandissima soddisfazione, siamo davvero molto contenti. Detto sinceramente: è un riconoscimento che vi aspettavate? Diciamo che qualcosa nell’aria c’era. A luglio è venuto a mangiare da noi un signore che ha mangiato e, solo dopo aver pagato, si è presentato come un emissario della guida Michelin. Sicuramente ci saranno state altre visite “in incognito” di cui non ci siamo accorti. Ma onestamente, pensavamo che per quest’anno avremmo avuto solo una menzione. Avete cambiato qualcosa nella vostra offerta una volta raggiunto questo traguardo? Da quando abbiamo ricevuto la stella Michelin abbiamo iniziato a ricevere richieste di menù degustazione. Ma per il momento abbiamo scelto di tenere tutto uguale a prima. Anche i prezzi? Anche i prezzi! Qual è il piatto che più la rappresenta? Ne cito tre: la minestra di pasta con crostacei e pesce di scoglio; lo spaghetto al pomodoro, che è un vero gioiellino: ogni volta che lo vedo nel piatto me lo mangerei. È un piatto sem-

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NELL’ALTRA PAGINA I DUE FONDATORI CON LO CHEF ALDO RITROVATO. SOPRA, LA SALA DEL RISTORANTE IT A MILANO

plice ma che, proprio per questo, crea molta aspettativa. Poi infine cito i tagliolini all’uovo e tartare di fassona con gremolata, un piatto che presenta il twist tra il succo di limone e il ragù napoletano. Nella sua cucina c’è sempre la firma di Gennaro Esposito: che rapporto avete? Per me è una sorta di fratello maggiore. Nutro una stima enorme per lui, e abbiamo instaurato un confronto sincero e leale. Ci tengo che provi le mie nuove proposte, voglio il suo parere e il suo via libera. Lui per me è un mentore e può fare quello che vuole. A proposito del format di It, ci spiega come avete pensato il locale? Non ci sono differenze di menù tra il ristorante e il bistrot. In quest’ultimo cambia solo l’ambiente, che è più informale. Si può venire anche per bere qualcosa, l’approccio verso il cibo non è così fondamentale. Quanti siete e che dimensioni ha It? Siamo 13 cuochi in cucina, che devono servire una media di 120 coperti a servizio. E siamo sempre pieni! Che pubblico viene da voi? Abbiamo una bellissima clientela, composta da persone che provano, curiose, che ci danno carta bianca e che danno disposizioni ai camerieri perché li guidino nel percorso gastronomico. Poi ovvio che ogni tanto capita qualche tavolo un po’ più critico

e difficile da gestire, ma nel complesso non ci possiamo lamentare. Il cliente ha sempre ragione? Posto che uno chef deve mettere da parte l’ego, se ricevo delle critiche educate e ragionate cerco sempre di far capire che c’è stato un processo e che di conseguenza non abbiamo servito cose “a caso”. Se la critica è giustificata? Guardi, io sono un tipo schifiltoso ma se mi torna indietro un piatto devo per forza assaggiarlo. E se trovo riscontri con le rimostranze ripropongo il piatto in modo da farlo ricredere. Altre volte, invece, propongo un’altra portata, se mi rendo conto che non c’è un fondo di verità. E se le chiedono di modificare i suoi piatti? Proviamo ad accontentare i clienti, tanto non è una gara…


La classe dei Windsor per vacanze da sogno Bahamas irresistibili: alla scoperta di Nassau e Paradise Island. Con un tuffo dove l’acqua è più blu e un hotel davvero unico: il Graycliff, dove abitarono Edoardo VIII e Wallis Simpson di Saverio Paffumi

L’

arcipelago delle Bahamas è la quintessenza del “mare meraviglioso”, di un colore e di una trasparenza ineguagliabili. Immersioni facili o impegnative, snorkeling sulla barriera corallina, vacanze tra spiaggia e SPA all’insegna del relax, della buona cucina, o romantiche fughe su qualche isolotto deserto, sono alcune delle tante opzioni possibili. Le due isole di New Providence -dove si trova la capitale Nassau - e Paradise Island, vicinissime fra loro, custodiscono quanto di più prezioso e interessante si possa esplorare in fatto di storia, cultura, tradizioni, con un occhio particolare allo shopping. Tra i musei, da non perdere quello dedicato ai pira-

ti, Pirates of Nassau (a Nassau aveva trovato rifugio il Pirata Barbanera, Edward Teach), l’Heritage Museum delle Bahamas, nella casa di lord Mountbatten, e la National Art Gallery Of The Bahamas. Nel cuore della vecchia Nassau, vicinissimo alla Government House, ai musei sopra segnalati e a pochi minuti dalle spiagge di sabbia bianca, c’è un hotel davvero unico. Merito dell’innesto, sulla tradizione locale, di un’accorta e amorevole gestione familiare… italiana. Sì, perché questa elegante dimora è diventata un prestigioso hotel con 20 fra stanze e suite, grazie a Enrico e Anna Maria Garzaroli (lui lombardo, lei piemontese), che lo acquistarono nel 1973. «Quando i miei genitori si sono trasferiti, affascinati anche dalla dolcezza del clima e dalla bellezza dell’arcipelago», racconta Roberta Garzaroli, «io avevo 10 anni, mio fratello Paolo 7». La carta vincente è stata non stravolgere ma cura-

re e valorizzare l’eccezionalità di una grande casa con una grande storia. Costruita nel 1740 dal bucaniere John Howard Graysmith sulle rovine della prima chiesa anglicana di Nassau, è stata testimone dell’epopea della pirateria, poi quartier generale della marina militare americana (1776), circolo ufficiali del West Indian Regiment durante la guerra di secessione Usa (1861-1865). All’epoca del proibizionismo la proprietaria era Polly Leach, amica di Al Capone. Negli anni Sessanta del secolo scorso, i nuovi padroni di casa, Lord e Lady Dudley, ospitarono personaggi come il duca e la duchessa di Windsor (l’ex re Edoardo VIII e Wallis Simpson), Lord Mountbatten e Winston Churchill. Già esperti del settore alberghiero i Garzaroli hanno mantenuto decor e mood degli ambienti, ammodernando via via il comfort e i servizi: aria condizionata, Wi-Fi, telefoni in camera, televisione cavo ecc. Le stanze hanno nomi che richiamano la storia del Graycliff e delle Bahamas. Per esempio la camera che hanno abitato i Windsor. Tra i fiori all’occhiello del Graycliff, accessibili anche a chi è ospite di altri alberghi e resort, il rinomato ristorante con un tocco di cucina italiana e la terza cantina privata al mondo per numero di bottiglie (275mila), una manifattura di sigari ricercatissimi e una produzione di cioccolato, entrambe interne alla proprietà. Chi è interessato può assistere e partecipare alla realizzazione dei sigari e della cioccolateria. Altri tour sono dedicati alla visita della città e dei vicini musei. Il Graycliff è più di un semplice hotel: «Certi clienti», dice Roberta, «tornano più volte all’anno e lasciano qui i loro vestiti, che gli facciamo trovare in camera al loro ritorno». Il personale è fidato e preparatissimo: «La maggior parte dei dipendenti lavora con noi da più di 20 anni». Serietà e serenità che si riverberano sul benessere dei clienti, in termini di gentilezza, attenzione, professionalità.

Nel sito bahamas.com la lista completa degli hotel e ulteriori informazioni sulle altre isole e le attività di questo bellissimo arcipelago. Per organizzare il viaggio e il soggiorno rivolgetevi alla vostra agenzia di fiducia.

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E POI IL PIACERE MOTORI a cura di Franco Oppedisano

CITTADINA, ELETTRICA E INCENTIVATA La nuova Zoe è la city car a corrente più venduta in Europa. È pratica, divertente da guidare e offre un’autonomia di 395 chilometri. Ma se volete spendere il minimo, preparatevi a fare un po’ di calcoli

S

e vi pare strano cominciare a descrivere un’auto parlando di canoni, vi diciamo già che dovrete abituarvi. Qualche anno fa al massimo si poteva scegliere tra l’acquisto, i contanti o il finanziamento. Ora le alternative e le complicazioni sono molte di più, specie se si tratta di un’auto elettrica. Renault, ad esempio, dà la possibilità di noleggiare le batterie e ha due alternative a listino: con o senza. Nel primo caso la nuova Zoe, la vettura a corrente più venduta in Europa, parte da 34.100 euro, nel secondo si risparmiano 8.200 euro e al mese si spende una cifra che va dai 74 euro (se si percorrono 7.500 chilometri all’anno) a 124 (se si sceglie il chilometraggio illimitato). Non è mica finita. Il prezzo, anzi i prezzi di listino si intendono senza gli ecoincentivi che valgono a livello nazionale 6.000 euro se si rottama un’auto fino a Euro 4 e scendono di 4.000 euro senza rottamazione. Inoltre, quello che dovrete realmente spendere dipende dal vostro indirizzo perché a livello locale ci sono altri incentivi cumulabili che, per esempio, in Lombardia riducono l’esborso di altri 8.000 euro. Poi, naturalmente, i concessionari, dai quali vi consigliamo di portare anche il vostro commercialista o almeno un amico bravo in

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matematica, possono, e spesso lo fanno, operare ulteriori sconti. Alla fine per avere una Zoe nuova fiammante potrete spenderne meno di 12.000 euro o arrivare, se volete il top di gamma accessoriata e con una motorizzazione con 20 kW in più, a spenderne oltre 35.000 euro, per avere, più o meno, la stessa auto. Che, intendiamoci, funziona benissimo, ha un design accattivante e, soprattutto, ha un’autonomia, secondo Renault, di 395 chilometri (+25% rispetto al vecchio modello) prima di doverla collegare a una presa di corrente. Anzi la nuova Zoe è molto più divertente da guidare rispetto alle sue concorrenti della stessa categoria ma con motori termici grazie a un’accelerazione bruciante e alla duplice offerta di motorizzazioni, da 80 kW (equivalenti a 110 cv) e da 100 kW (equivalenti a 135 cv). Con questo nuovo motore più performante si arriva da zero a 120 chilometri all’ora in 7,1 secondi, guadagnando 2,2 secondi rispetto alla generazione precedente, e la velocità massima sale a 140 chilometri all’ora. In più, al caricatore Caméléon per ricarica a corrente alternata fino a 22 kW, è stata aggiunta una ricarica rapida in corrente continua fino a 50 kW che permette di recuperare fino a 150 chilometri di autonomia in 30 minuti.

Se si esclude il fatto che non sentirete rombare il motore e che dovrete attaccarla a una spina per ricaricarla, Zoe è, poi, una normale auto cittadina dei nostri giorni, lunga poco più di quattro metri, con una buona dose di tecnologia, come l’assistenza al parcheggio o la frenata d’emergenza, grande schermi che consentono gestire i sistemi multimediali, il collegamento allo smartphone e la navigazione. Se siete le persone che possono permettersi, non solo in senso economico, di avere un’auto elettrica è una delle scelte migliori. Altrimenti potrebbe essere anche il veicolo a batteria migliore del mondo, ma sarebbe comunque una delusione.


in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE...

NISSAN JUKE: IL PIONIERE DEL SEGMENTO SI RINNOVA Era il 2010 quando Nissan con Juke dava vita a un nuovo segmento, quello dei crossover compatti. Dopo quasi una decade e un milione di unità vendute, arriva la nuova generazione. Forme che seguono il family feeling del Marchio, linee eleganti e scolpite da coupé, carattere atletico grazie ai cerchi da 19” e al tetto che sembra “sospeso”, interni più moderni e spaziosi, con una capienza del vano bagagli che sale a 422 litri.

Nuove anche le tecnologie a disposizione, tra cui gli avanzati sistemi di assistenza alla guida Nissan ProPILOT, l’ultima versione del sistema di infotainment NissanConnect con WiFi integrato e l’interfaccia per smartphone con aggiornamenti over-the-air. Un motore proposto, il turbo benzina 1.0 da 117 CV, 3 cilindri abbinato ad un cambio manuale a 6 rapporti o cambio automatico a doppia frizione DCT a 7 rapporti, oltre alla

possibilità di scelta fra 3 modalità di guida: Eco, Standard e Sport.

FERRARI ROMA, LA DOLCE VITA SU QUATTRO RUOTE La nuova Ferrari Roma prende ispirazione dal passato, più precisamente dagli anni ’50 e ’60, quando la Città Eterna era al centro della scena internazionale, anche a livello cinematografico. Progettata dal Centro Stile Ferrari, la Roma propone una perfetta pulizia delle linee, senza sfoghi d’aria superflui, proiettori Full LED e con una calandra innovativa. Per gli interni è stato sviluppato un nuovo approccio, che passa dalla creazione di due cellule dedicate a driver e passeggero. Il quadro strumenti digitale da 16 pollici fornisce al guidatore tutte le informazioni necessarie, mentre il display centrale con schermo verticale da 8,4” e il nuovo passenger display garantiscono grande intuitività e facilità di utilizzo sia per il passeggero sia per il guidatore. Il telaio è stato rivisto, tanto che il 70% delle sue componenti sono completamente nuove, mentre il motore è un V8 turbo da 620 CV, abbinato al nuovo cambio a doppia frizione a 8 velocità, più veloce e ottimizzato nel peso rispetto al vecchio 7 rapporti.

RENAULT CAPTUR: UN NUOVO CAPITOLO PER IL B-SUV FRANCESE Dopo oltre 160.000 Captur vendute della vecchia generazione, il B-SUV straniero più venduto in Italia è pronto a vivere una nuova avventura, con l’arrivo in Italia del nuovo modello. Costruito attorno alla nuova piattaforma CMF-B, la nuova Renault Captur è più lunga di 11 cm (4,23 m) rispetto al passato, mentre dal punto di vista del design le forme sono state rinnovate, con la firma luminosa a LED C-Shape all’anteriore, nuovi fari

posteriori e tante personalizzazioni disponibili. Dentro prende spazio la nuova “Flying Consolle” da 9,3” interamente connessa e lo schermo della strumentazione digitale, per un abitacolo al passo coi tempi. Ampia è la scelta tra le alimentazioni disponibili, prima dell’avvento della versione ibrida plug-in: due Diesel, tre Benzina e il motore Turbo GPL da 100 CV. Disponibile anche la trasmissione automatica con cambio a doppia frizione EDC.

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E POI IL PIACERE...

Quel piacere... proibito Il 17 gennaio negli Usa entrò in vigore il proibizionismo. Pochi sanno come nacque realmente e a cosa portò. Con strascichi che sopravvivono ancora oggi negli Stati Uniti del XXI secolo di Claudio Riva *

E

sattamente un secolo fa, il 17 gennaio 1920, negli Stati Uniti entrava in vigore il Proibizionismo, il XVIII emendamento alla Costituzione che ha impedito per 13 anni (1920-1933) la produzione e la vendita di bevande alcoliche. Nonostante il peso politico e culturale dei movimenti della temperanza, milioni di Americani continuarono a bere distillati illegalmente, e questo diede origine al contrabbando (produzione e vendita illegale) e alla nascita degli speakeasy, luoghi di consumo illegali e secreti, entrambi sotto il controllo del crimine organizzato. Come risultato, il Proibizionismo è ricordato come il periodo dei gangster, della violenza, di floride attività illecite. Le radici dei movimenti della Temperanza risalgono ad inizio 1800, con un intenso revivalismo religioso che desiderava riportare l’agire umano nei limiti dei canoni cristiani. La vita rurale del 1820-1830 era seriamente messa in discussione dalla nascita di centri cittadini ricchi di tentazioni: gli uomini dopo una dura settimana passata a lavorare nei campi si trovavano a sperperare i loro guadagni in bar e bordelli, mettendo in seria crisi la struttura stessa della famiglia. I primi movimenti religiosi furono promossi dalle donne e spesso si sono intrecciati con la nascita dei primi movimenti femministi. La “tolleranza zero“ imposta da questo nuovo

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credo voleva difendere il tessuto culturale ed economico delle comunità agricole e la Chiesa offrì ospitalità a chiunque volesse combattere le troppe crescenti tentazioni. Tutto questo portò singole comunità, singole contee, ad introdurre proibizionismi locali già a metà del XIX secolo. Quando ad inizio XX secolo la prima guerra mondiale rese ancora più urgente l’intervento, il movimento dilagò a tutti gli Stati sino ad arrivare, a dicembre 191,7 alla proposta del XVIII emendamento alla Costituzione – il Volstead Act – proposta IL VOLSTEAD ACT VENNE RATIFICATO CON L’APPROVAZIONE DI DUE TERZI DEGLI STATI E PASSÒ ALLA STORIA COL NOME DI “NOBILE ESPERIMENTO”

ufficialmente ratificata con l’approvazione del 34° stato (due terzi degli stati) il 16 gennaio 1919 ed entrata in vigore esattamente un anno dopo. Mai era stato proibito il consumo di alcol, ma come detto il Volstead Act, passato alla storia col nome di “nobile esperimento”, si limitò a proibire produzione, commercio e trasporto di bevande alcoliche, senza mai concretamente riuscirci. I bootlegger, i primi contrabbandieri, importavano dall’estero whiskey e rum sfruttando le vie d’acqua. I Grandi Laghi al Nord consentivano facili traffici notturni di whiskey canadese, mentre il Golfo del Messico era la via preferita dai rum-runner, che con veloci e piccole imbarcazioni facevano la spola tra la costa e grandi imbarcazioni piene di casse di rum che, essendo in acque internazionali, non potevano essere bloccate dai doganieri statunitensi. L’effetto è facilmente intuibile. La grande

domanda di alcol portò ad un incremento repentino dei costi, ad una riduzione della qualità, al punto che diversi moonshiner iniziarono a produrre su suolo americano alcol rettificato, che con l’aggiunta di sostanze dannose per la salute umano procurarono oltre 10.000 morti per avvelenamento. L’industria stessa non rimase a guardare e a poche distillerie venne consentito di con-


tinuare a produrre alcol per ragioni mediche, alcol denaturato che veniva diluito con acqua, aromatizzato e consumato previa… prescrizione medica. Criminali del calibro di Al Capone e Lucky Luciano si trovarono, poco più che ventenni, a gestire traffici milionari che diedero loro una solida struttura economica, così compe per tutte le mafie americane, e il bisogno del

crimine organizzato di allargare il proprio spettro d’azione portò a violenti scontri tra i gangster e all’imposizione di un monopolio che danneggiò la società, ma anche lo stesso Stato stesso che perse su tutti i fronti: i “facili” guadagni derivanti dalla vendita di bevande alcoliche – in termini di tasse ed accise – erano stati completamente regalati ai criminali. Si conta che nella sola città di New York siano stati recensiti circa 32.000 speakeasy, alcuni magari rimasti aperti solo poche notti, a cui vanno aggiunti quelli che non sono mai stati scoperti, sino ad arrivare ad un totale di circa 100.000 esercizi totalmente fuori dal controllo dello Stato. Non solo. Le donne, a cui sino a fine XIX secolo non era consentito l’ingresso nei saloon, iniziarono a frequentare liberamente gli speakeasy ed i bordelli, mettendo in seria crisi l’anima femminista radice del movimento stesso. Oggi possiamo tranquillamente affermare che il Proibizionismo ha costituto l’atto di “liberalizzazione alcolica” del genere femminile. Chi pensò e scrisse il Volstead Act non poteva sicuramente immaginare un effetto boomerang di questa portata; la società sicuramente non divenne migliore grazie alla messa al bando dell’alcol. La crisi finanziaria del 1929 e la successiva Grande Depressione non fecero che peggiorare la situazione. Lo Stato si trovò ad avere necessità di risorse e quella buona fetta di guadagni regalata al crimine diventò sempre più appetibile. La fine del Proibizionismo era ormai dietro l’angolo e il presidente Franklin D. Roosevelt si trovò costretto a modificare il Volstead Act, consentendo la produzione e il commercio di bevande alcoliche sino al 3.2% di alcol (marzo 1933) e nove mesi dopo (5 dicembre 1933) ad abrogarlo completamente con la ratifica del XXI emendamento. Emendamento che rimosse definitivamente le restrizioni federali, ma che consentì ad ogni singolo Stato o Contea di mantenerle. Da questo nacque il caos, ancora oggi in vigore, che vede la stragrande maggioranza del territorio statunitense wet, in cui il consumo

e il commercio sono consentiti, altri luoghi dry in cui non è consentito il commercio di alcolici, a fronte di pochissime aree, come ad esempio le riserve indiane, nelle quali è addirittura proibito il possesso ed il consumo di alcol, cosa mai introdotta neppure dal XVIII emendamento. * fondatore di Whisky Club Italia

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

LEOTTA, RODRIGUEZ, SALERNO: A SANREMO NE VEDREMO (E SENTIREMO) DELLE BELLE Donne splendide con tanto da raccontare: sul palco dell’Ariston, a duettare con Amadeus, sfileranno modelle, attrici, giornaliste, conduttrici. E, se tutto andrà secondo i piani, potrebbe palesarsi persino Meghan Markle «CI SARANNO TANTE DONNE

Tiziano Ferro: lo volevo come

nuvole, pensavo fosse una

probabilmente nella serata di

CHE RACCONTANO STORIE

ospite ma volevo che fosse

battuta». Antonella Clerici: «È

giovedì. E poi Sabrina Salerno,

DIVERSE, CHE HANNO RUOLI

tutte le sere con me. E Benigni,

una grandissima amica - dice

icona sexy degli anni ‘90: «Mi

ED ETÀ DIVERSE. SARÀ UN

io sono un suo fan». Il capitolo

Amadeus - Sa che potremmo

piace portare su quel palco

FESTIVAL PIENO DI VOCI E

più “caldo” è stato quello

inventarci qualsiasi cosa

una donna che ancora oggi può

STORIE DIVERSE». Amadeus

dedicato alle donne. Sul palco

sul palco».E ancora Diletta

raccontarci qualcosa». E infine

ostenta sicurezza, ma sul

ce ne saranno 10. Francesca

Leotta: «Amo lo sport - spiega

Mara Venier, la signora della

Festival di Sanremo numero 70

Domenica di Rai1. «Mi ha detto

che parte la prima settimana

“mi tocca mettermi a dieta”», ha

di febbraio, si abbatte già la

rivelato sorridendo Amadeus

politica con il cambio in corsa

che i più intimi chiamano

del direttore di Rai 1. Lascia

affettuosamente solo “Ama”.

Teresa de Santis, prima donna

E se le polemiche non

a guidare la rete ammiraglia

mancheranno (perché sono il

di viale Mazzini e arriva da

sale di ogni edizione) anche il

Rai 3 Stefano Coletta. «Siamo

capitolo delle celebs potrebbe

professionisti, sappiamo che

riservare grosse sorprese.

la Rai ha una panchina lunga.

Confermata la presenza

Quello che conta è il progetto.

di Massimo Ghini, Tiziano

Nulla si è fermato. E Nessuno

Ferro, Sabrina Salerno,

riesce a fermare la Rai»,

e forse il grandissimo Al

sottolinea Antonio Marano,

Pacino. Le trattative sono in

presidente Rai pubblicità.

corso malgrado la cifra della

Ecco allora che Amadeus,

partecipazione sia piuttosto

conduttore e direttore artistico

alta. Dulcis in fundo, forse

di questa edizione, svela contenuti, ospiti e cast. I nomi?

arriverà la donna del momento IN SENSO ORARIO: AMADEUS, LAURA CHIMENTI, FIORELLO E MEGHAN MARKLE

a livello planetario ossia Meghan Markle. Sarebbe,

«Fiorello è la prima persona che mi ha chiamato», confida

Sofia Novello, modella,

Amadeus - lei aveva già

questo si, davvero un colpaccio

Amadeus: «Ti ricordi cosa ci

fidanzata di Valentino Rossi,

avuto una presenza sul palco.

destinato a far svoltare il

siamo promessi 35 anni fa? - gli

«scelta perché ha la capacità

Pensavo fosse perfetto averla

Festival lanciandolo verso

ho detto - Se un giorno dovessi

di stare accanto a un grande

in questa edizione in modo che

ascolti stellari. Di sicuro

fare Sanremo tu devi essere

uomo rimanendo un passo

potesse dimostrare che può

invece possiamo escludere

con me. Ed è la prima cosa

indietro». Laura Chimenti, uno

occuparsi di tutto».

la presenza di Oprah e di

che ho fatto. Ho già prenotato

dei volti più belli del Tg1 che

Emma D’Aquino, anche lei

Michelle Obama.

la camera davanti a me. Lui si

confessa: «Quando in diretta

giornalista del Tg1. Mentre

Che la festa abbia inizio, è

sveglia alle 6, io dormirei un

Fiorello mi disse “sarai ospite a

Georgina Rodriguez, la

proprio il caso di dire: ne

paio d’ore di più. Così come

Sanremo” io sono caduta dalle

fidanzata di Cristiano Ronaldo,

vedremo delle belle.

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