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Casaleggio: «Salviamo il lavoro umano»
Floridi: «Gli occupati aumenteranno»
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
Cosa far fare ai robot
Gay: «Investire sull’asse uomo-A.I.»
ECONOMY | ANNO III | N.23 | MENSILE | GIUGNO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 31 MAGGIO 2019 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI
www.economymag.it
Giugno 2019 Euro 3,50
FEDERMANAGER / I dirigenti si candidano per i cda delle società quotate e delle non-quotate più grandi
Efficienza, precisione e affidabilità: i nuovi supercomputer stanno cambiando produzione e distribuzione. Con molte luci e qualche ombra. Ed è solo l’inizio
STARACE: «UN’ITALIA SMART E CARBON-FREE»
IL CAPO DELL’ENEL FA IL PUNTO SUL FUTURO ENERGETICO DEL PAESE FABRIZIO PALERMO
«Dalla Cdp in 7 anni alle Pmi fino a 650 miliardi di fondi Ue»
DA NSA L’INDICE PMI FRANCESCO STARACE
Su Economy le classifiche delle piccole-medie imprese più forti
DE CICCO, ROCHE
PAGAMENTI
«Big Pharma salva vite e ci considerano la Spectre»
Fiorentino (Visa): «I giovani si fidano delle carte di credito»
La distribuzione hi-tech vince se fa consulenza ai clienti
C’è un futuro per i supermarket Vegè: «Giovani a sessant’anni»
NOVELLO, SONEPAR
DISTRIBUZIONE
EDITORIALE
TORNIAMO A DISCUTERE O LA DEMOCRAZIA IMPLODE
L
a carta stampata sarà obsoleta (per quanto la resilienza dei libri di carta agli ebook dimostri il contrario) ma ha il DI SERGIO LUCIANO pregio di dare valore al tempo. Queste righe vengono scritte prima del voto europeo e saranno leggibili qualche giorno dopo di esso. Meglio così: troppo è già stato detto prima, troppo verrà detto subito dopo, e sarà soprattutto fake-blob, un assordante chiacchiericcio decorrelato dai problemi reali e dalla realtà. E questo è il guaio, che forse rideterminerà quell’astensionismo massiccio che già contraddistinse l’eurovoto del 2014, ma forse no per i toni da “chiamata alle armi” che alcuni leader hanno usato per enfatizzare la crucialità della scadenza. In ogni caso, i politici hanno strepitato – chi più chi meno – e si sono espressi per slogan, ridondati dai social e ripresi dalle tv per rimbalzare poi di nuovo sui social, sui giornali di carta, sui siti… Mai tanto vociare, mai così poco ragionate. Quel che si è completamente persa è l’arte del dibattito. Meglio: la capacità di formarsi idee compiute, argomentarle, esporle in contraddittorio a chi la pensa diversamente, persuadere senza offendere, affascinare ed esaltare semmai ma senza in-
IL CORSIVO
gannare o mentire. Si è persa la retorica come arte, e quindi anche la dialettica come metodo di confronto, e come motore della democrazia. Alla prima replica si scade nell’insulto. Al primo “no” si passa alla delegittimazione dell’interlocutore. Uno scadimento delle regole di base della buona politica. Del bello della retorica si occupa – parlando di valori, e non di partiti – un delizioso saggio scritto da Andrea Granelli (un nostro autorevolissimo collaboratore) con Flavia Trupia: “La retorica è viva. E gode di ottima salute”. Nelle sue 166 pagine (per Franco Angeli) il libro regala una densità filologica e storica ricchissima e dimostra come la falsificazione ideologica nell’attività retorica dei politici risalga a migliaia di anni fa e non sia affatto nata col web. “Tutte le scimmie sono mortali, Socrate è mortale, quindi Socrate è una scimmia” è l’esempio classico di un’asserzione fintamente induttiva come “I migranti sono in cerca di lavoro, quindi è colpa loro se gli italiani sono disoccupati”. Micidiale poi la cosiddetta “fallacia ad hominem”, come la chiamavano i filologi medievali, cioè la confutazione non delle tesi e degli argomenti portati dal contraddittore ma del suo diritto e della sua credibilità a presentarle. Appunto, la negazione del dibattito democratico. C’è dunque, in molti politici, un enorme problema di buone o cattive intenzioni – imbrogliare è una scorciatoia, piuttosto che convincere, ma ha le gambe corte
MACCHÈ DIBATTITO UNA CAMPAGNA ELETTORALE ACIDA E PIENA DI FAKE – e c’è un problema evidentissimo di cultura e competenza: per discutere con proprietà bisogna sapere di cosa si parla. Ma quando mai? Inoltre, la capacità retorica, la competenza sui contenuti e la padronanza del linguaggio per esprimerli sono anche un anticorpo contro le fake-news, perché rendono molto più facile il riconoscerle, senza caderne vittime. Tutto, infine, andrebbe declinato anche in relazione ai linguaggi imperanti del web, creati su misura non delle cosiddette elite, ma di chi spesso ha meno (o nessuna) padronanza dei contenuti. Dunque, nella recente campagna elettorale s’è assistito a pochissimo dibattito razionale e democratico, salvo le ovvie marginali eccezioni. E a un’orgia di opposte propagande e denigrazioni di bassissimo livello. Ma una speranza c’è: il popolo dei produttori sa distinguere le chiacchiere vane dai fatti, perché di fatti vive. E chiunque tiri la corda delle chiacchiere vane, scoprirà che si spezza facilmente.
LEGISLATORE BIPOLARE SUI SINDACI E REVISORI NELLE PICCOLE IMPRESE
H
anno respirato di sollievo i rappresentanti delle associazioni delle piccole imprese dopo aver saputo che si ridurrà di molto – salvo ulteriori sorprese – il numero delle Srl che dall’anno prossimo saranno obbligate a introdurre il sindaco unico o il revisore legale. Hanno plaudito all’emendamento presentato dal viceministro leghista Garavaglia al decreto crescita con cui viene cambiata una regola introdotta dal
recentissimo Codice della crisi d’impresa, andato in Gazzetta ufficiale il 12 gennaio scorso con la benedizione di tutti i partiti della stessa attuale maggioranza. Alle nuove regole dovranno assoggettarsi solo le imprese con due tra i seguenti tre parametri: più di 12 milioni di ricavi (anziché 2); più di 50 dipendenti (anziché 10), più di 6 milioni di attivo patrimoniale (contro 2). Insomma, verrà coinvolto meno di un quarto della platea
originariamente interessata. Giusto o sbagliato che sia questo dietrofront – giusto dal punto di vista delle pmi, già in affanno, ingiusto per la stabilità del sistema – è sbalorditiva e deplorevole la disinvoltura con cui il legislatore fa e disfa, come se una simile bipolarità non avesse costi assurdi per le categorie coinvolte, sia professionali che imprenditoriali. È un modo irresponsabile di giocare col fuoco dell’economia reale. (s.l.)
3
SOMMARIO
Giugno 2019 013
COVER STORY
ARTIFICIALE, INTELLIGENTE, MA IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE
017
ROBOT IN CRISI DI IDENTITÀ... DI GENERE
018
CASALEGGIO E L’AVANZATA DEI ROBOT
022
IL SOFTWARE SALVA, IL SOFTWARE UCCIDE
024
IL RECRUITER BIONICO ABBATTE I TEMPI DI SELEZIONE
027
DIMMI CHE HOMEPAGE VEDI E TI DIRÒ CHI SEI...
028
NELL’ERA POST-DIGITALE VINCERÀ LA SARTORIA
013
031 GESTIRE L’IMPRESA
Le prossime generazioni gestiranno una trasformazione epocale. Intanto ci si attrezza per il futuro
L’intelligenza artificiale, specchio del pregiudizio umano Intervista al fondatore dell’Associazione Rousseau Il caso del volo Ethiopian e il tema della responsabilità Quando il robot aiuta l’azienda nei processi decisionali
L’empaty machine che personalizza il web in tempo reale I trend tecnologici emergenti secondo Accenture Italia
051 FINANZIARE L’IMPRESA
083 STORY-LEARNING
RANKING L’indice che valuta le Pmi
056
CASSA DEPOSITI E PRESTITI La magia del Piano Juncker
077 COMUNICARE L’IMPRESA
Attenzione alla tassa di successione
034
ROCHE
038
ENEL
040
EMPLOYER BRANDING
042
PASSAGGI GENERAZIONALI
044
SONEPAR
046
PRIVACY
PMI E FISCO
Big pharma come la Spectre? L’Italia del futuro sarà carbon free
PUBBLICITÀ L’incertezza non frena i piccoli
080
BYE BYE SOCIAL
081
DIGITAL GO
SOMEC
088
BULGARI
091
BRAND AWARENESS
092
COOPERAZIONE
094
MODA VEGAN
096
SAPORE DI MARE
Il valore aggiunto dei millennials
Quando il business si fa “elettrico”
4
L’adv digitale mostra la corda
087
L’arte di attrarre talenti
Il dilemma della mail di lavoro
Facebook, la sbornia è finita
VEGÈ Gdo, l’importanza di differenziarsi
077
Il business del refit delle navi Rigore svizzero, creatività italiana Biella cresce... sui banchi di scuola Il profitto c’è... e si vede Quando l’etica diventa un affare Il surgelato batte il fresco
time is love
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SOMMARIO
Approfondimenti 061 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 062
UN FESTIVAL PER IL LAVORO di Giancarlo Salemi
064
STRATEGIE DI PERFORMANCE di Miriam Romano
065 FONARCOM Nuovi contratti contro il dumping salariale 066 ANDAF di Francesca Pecorari
061 098
069
PRIVATE BANKER di Ugo Bertone
072
QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino
LUMACHE
126
101
BRINDISI
128
La Porta d’Oriente fa leva sull’industria
102
INTEGRATORI
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Ritorni da record per l’allevatore
Il grande Risiko della nutraceutica
104
AGRICOLTURA
Il femminiello Igp sarà il nuovo Pachino
131
107
IL PAESE CHE CRESCE...
109
Le news dal mondo produttivo
STARTUP-TELLING
VISA
La carta vincente è quella di credito
MILANO/1
Piazza Cordusio, the place to be
MILANO/2
Un Chief resilience officer per la città
VITA DA MANAGER SPORT & BUSINESS
Gli European Master Games
134
CHANGE ABILITY
In vetta per cambiare l’azienda
BRANDON
Il partner giusto per l’e-commerce
139
E POI IL PIACERE...
111
AUTING
RILANCI PREZIOSI
Nell’arena dell’asta di Faraone Gioielli
CASAVO
141
MOTORI
112
113
114
Il car sharing diventa un affare tra privati L’immobile si vende con lo sconto
TOUCAN
IL NUOVO CHE AVANZA
146
Modelli e case histories in breve
DOMANDE & OFFERTE
MOSTRE D’ARTE
Il “dietro le quinte” da scoprire
122
PITTI UOMO
125
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I segreti della data visualization
117
La fiera del turismo d’alta gamma
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RISTORAZIONE
Il mare migliore nel cuore di Milano
LE RAGIONI GOSSIP
a cura di Monica Setta
Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Marco Scotti, Riccardo Venturi redazione@economymag.it Hanno collaborato Silvia Antonini, Ugo Bertone, Germana Cabrelle, Ilaria Cazziol, Gilda Ciaruffoli, Vincenzo Corbino, Giuseppe Corsentino, Giordano Fatali, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Franco Oppedisano, Davide Passoni, Francesca Pecorari, Vincenzo Petraglia, Miriam Romano, Alfonso Ruffo, Laura Ruggieri, Giancarlo Salemi, Monica Setta, Maurizio Tortorella, Gloria Valdonio, Chiara Volonté Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993
Distribuzione
Il termometro del fashion
DUCO TRAVEL SUMMIT
La station wagon che esce dagli schemi
Il mensile dell’economia che cambia
Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097
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Stampa
Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)
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COVERSTORY
SARÒ FRANCO
LA RIVOLUZIONE AVRÀ LA GUIDA AUTONOMA
U
ltimamente l’infallibile e straordinario inventore Elon Musk, sembra aver perso il favore della fortuna: il flop dei tunnel, i problemi con la Sec, qualche razzo che fa cilecca, qualche tweet di troppo, le interviste alla marijuana, ora i problemi di consegna con le automobili e si potrebbe continuare. Nonostante sappia di non avere più una credibilità immacolata, ha voluto farci un regalo di Pasqua annunciando che Tesla ha sviluppato una nuova elettronica in grado di rendere veramente possibile alle sue automobili di operare senza guidatore e che a partire dal 2020 saranno disponibili anche taxi senza guidatore. L’incendio di una Tesla in un garage di Shanghai, di per sé grave, è stato seguito dal crollo in Borsa delle azioni della società a causa dei deludenti risultati del primo trimestre: una perdita record e soprattutto il calo del trenta per cento nelle consegne delle macchine. L’altalenante livello delle consegne sembra indicare l’inconfessata presenza di seri problemi tecnici e organizzativi che non hanno solo conseguenze economiche, ma anche di posizionamento commerciale perché concedono ai concorrenti più tempo per recuperare il ritardo tecnologico e quindi condannano l’ambiziosa
8
apripista Tesla ad una posizione strutturalmente minoritaria. Personalmente, quindi, non credo che vedremo i taxi senza guidatore nel centro di Milano nel 2022: forse li vedremo nel 2023 a San Francisco, ma sempre troppo presto rispetto alle speranze dell’industria automobilistica europea e della lobby dei tassisti. Eppure, per quanto ci sia una dose di esagerazione
cronache del rinvio a Giudizio in Germania di Martin Winterkorn, ex onnipotente Ceo Di Volkswagen, si legge che, ancora nel 2013, Alberto Ayala, capo della sorveglianza ambientale della California e da sempre affascinato dall’ingegneria VW, fu stupito e irritato nel constatare, durante una visita a Braunschweig, come di fronte alle imponenti risorse per la ricerca sui motori a
nelle previsioni di Musk, la direzione credo sia giusta e appare stupefacente il ritardo di tutte le grandi imprese dell’auto, perché sarebbe bastato un giro su una Tesla quattro anni fa per capire che non c’era partita con le auto a combustione interna. Il problema del guidatore-robot poteva essere rinviato, anche se l’ottimismo tecnologico presentava l’assenza di guidatore quasi come il principale beneficio, un problema non insuperabile per addetti ai lavori. Nelle
combustione, la ricerca sulle batterie fosse confinata in una stanzetta. Stiamo parlando di una delle più grandi case automobilistiche del mondo, che però era impegnata a produrre motori truccati, non riuscendo a controllare le emissioni ai livelli stabiliti proprio da Ayala, ma non solo da lui. Ancora più dispiaciuto si mostrò quando dovette far scoppiare il Dieselgate con le conseguenze che sappiamo. Sei anni dopo la Volkswagen dichiara di voler diventare, non si sa quando, leader nella
produzione, e si spera anche nella vendita, di macchine elettriche. Con tutto il rispetto, la Volkswagen non è la Cina. L’azienda che, a mio avviso, ha scelto per tempo la strategia più lineare è indubbiamente Toyota, la quale ha deciso di passare, già qualche anno fa, alla produzione di auto ibride di ogni dimensione, rinviando il lancio delle auto totalmente elettriche a quando, in Cina e probabilmente poco dopo in Giappone, sarà permesso vendere solo queste per combattere l’inquinamento urbano. Ma forse anche perché sono migliori e consentono una serie di importanti funzioni di aiuto al guidatore per la prevenzione degli incidenti. La Toyota è l’azienda preparata per mantenere una posizione di leadership. La decisione del Governo cinese di consentire la vendita di sole macchine elettriche a partire dal 2022 fa giustizia degli studi di parte, con una grossa componente di arrampicatura vetraria, sul maggiore inquinamento ambientale delle automobili elettriche, ora contraddetti anche da una ricerca dell’autorevole Fraunhofer Gesellschaft. Una cosa è certa: che le industrie automobilistiche europee, forse anche per un eccesso di fiducia nella forza nelle loro organizzazioni commerciali, sono in serio ritardo. Per
di Franco Tatò
E LE BATTERIE. MA L’INDUSTRIA ANCORA NON LO SA di marchi prestigiosi. Le commerciale. Persino un energie spese per sostenere grande manager illuminato e integrare aziende tanto come Marchionne non ha fatto eterogenee avrebbero un’Opa sulla General Motors potuto essere impiegate solo per l’opposizione del per aggiornare le proprie Governo americano. Un vero tecnologie colpo di fortuna, PARADOSSALMENTE, e favorire la ovvero il secondo IL MONDO AUTOMOTIVE crescita organica grande favore RIMANE PASSIVO in una strategia fatto da Obama a DI FRONTE ALLA di progresso Fca. Campione di NUOVA MOBILITÀ tecnologico acquisizioni, con e sociale di medio lungo i suoi sedici marchi, è stata termine. Non dimentichiamo proprio la Volkswagen che ha che la vera rivoluzione della acquisito aziende in difficoltà mobilità deve ancora venire (e con tecnologia divenuta e non vedo segni che ci si ormai obsoleta) al solo scopo stia veramente preparando di presidiare mercati e che ora a trarne vantaggio. Quando rischia di trovarsi un cimitero
venire all’Italia, non è un caso che l’industria automobilistica nazionale (o similnazionale) non offra ancora neppure macchine ibride, nel silenzio dei retori ambientalisti. Se arrivasse un’industria cinese con una macchina elettrica a meno di diecimila euro sarebbe un amaro risveglio e Di Maio dovrebbe ordinare all’Enel di fermare l’installazione delle colonnine di ricarica veloce. Potrebbe non essere uno scherzo. L’industria automobilistica ha perseguito, per molti anni, sogni di gloria puramente quantitativa e solo in un’ottica
i clienti acquisteranno una proteiforme mobilità e non automobili o camion, l’organizzazione commerciale e di supporto tecnico dovrà cambiare radicalmente per sostenere e gestire con profitto la trasformazione. Tesla è stata la prima azienda a muoversi sull’elettrificazione dell’automobile e sta guidando senza competitor veri il progresso tecnologico su questo versante, ma non avendo un’organizzazione commerciale dovrà affidare a terzi la gestione finanziaria e organizzativa del passaggio alle auto senza guidatore.
IL CORSIVO
IL GIUSTO COMPENSO PER LA CURA, AL DI LÀ DELL’ASSISTENZA di Giuliana Gemelli*
N
egli ultimi
vita di chi è anziano e soprattutto di chi
La chiave di volta di questo programma
mesi abbiamo
soffre.
è la valorizzazione dei medici e
assistito ad
Una di queste eccezioni è il programma
dell’equipe di assistenza, pagati in
episodi terrificanti
dell’Ail - Associazione per la lotta alle
modo adeguato, motivati al prendersi
perpetrati a danno
leucemie e ai linfomi - di Ravenna
cura della persona, a sostenerla in
degli anziani e dei
presieduta dal dottor Alfonso Zaccaria,
tutti i percorsi della vita quotidiana,
malati “assistiti”,
ematologo e ricercatore di punta.
oltre i limiti della malattia e dell’età.
in varie strutture a carattere pubblico
L’Ail di Ravenna ha avviato un
Con economie di scala rilevanti ed
e privato, e abbiamo compreso che
programma di sostegno e di cure a
effetti altrettanto rilevanti di crescita
dietro la parola “assistenza” spesso si
domicilio dei pazienti ematologici,
professionale ed umana del personale
celano soprusi e violenze di ogni tipo.
inclusi gli anziani.
medico-infermieristico coinvolto.
Una volta stabilito “il contratto” che,
Un programma che non prevede solo
si suppone, includa la fiducia e il
le cure farmacologiche, ma anche
rigore nelle prestazioni, la persona
l’assistenza in tutti gli aspetti della vita
è alla mercè di strutture che spesso
quotidiana, dai problemi del sonno a
eludono la più elementare delle regole
quelli dell’alimentazione. Le pietanze
dell’assistenza: il rispetto.
vengono preparate a domicilio tenendo
Per fortuna esistono le eccezioni e la
conto dei gusti, delle capacità di
volontà di rendere sempre migliore la
assorbimento della persona.
Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/ progetti.html
9
GESTIRE L’IMPRESA
I RECORD DELLA GIUSTIZIA (IN)CIVILE ITALIANA: ALMENO TRE ANNI E MEZZO PER UNA SENTENZA E FASCICOLI INACCESSIBILI PER UN ARMADIO ROTTO
L’informatizzazione è un miraggio, la calendarizzazione delle udienze è illogica e persino l’Ue parla di “denegata giustizia” e di “lentezza dei procedimenti”. Ma siamo davvero un Paese senza speranze? di Maurizio Tortorella
P
er bloccare la giustizia, in Italia, non serve molto: a volte, può bastare un armadio automatico che si rompe. Accade nella peraltro civilissima Trento, dove un grande archivio cartaceo della cancelleria si è guastato ai primi di marzo, rendendo inaccessibili oltre duemila fascicoli. Il risultato è stato il blocco dei processi e il rinvio delle udienze, a data da destinarsi. Il problema, com’è ovvio, è stato subito segnalato. Eppure, almeno fino al 7 maggio, nessuno ancora era intervenuto. Ecco, è anche a causa di problemini come questo se i tempi della giustizia civile italiana, che negli ultimi anni si diceva stessero migliorando, stanno ripiombando agli ultimi posti delle classifiche europee. In gran parte, il disastro è dovuto alle scarse risorse economiche destinate al settore, e alla sua arretrata informatizzazione. Ma una grossa quota di responsabilità cade anche sulla magistratura, spesso lenta e poco produttiva nei suoi stessi comportamenti: a partire dalla illogica calendarizzazione delle udienze, dovuta anche alla mancata informatizzazione, che si risolve in mille sovrapposizioni d’impegni e in continui, inutili rinvii. Diciamolo: ormai soltanto Pier Camillo Davigo e certi magistrati «sindacalisti» della categoria si spingono a sostenere che i giudici italiani lavorano più dei loro colleghi europei. Che sia vero il contrario, piuttosto, è stato appena certificato dal commissario Ue alla Giustizia, la ceca Vera Jourova, che alla fine di marzo ha presentato l’ultimo report della Commissione: «Purtroppo» ha sottolineato Jourova «qualche Paese sta invertendo le tendenze positive registrate negli ultimi tempi». L’Italia è tra questi. I dati del «Rapporto 2019 sulla valutazione dei sistemi giudiziari degli Stati membri» segnalano infatti che siamo ai primi posti nelle procedure d’infrazione per «denegata giustizia» e
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per la «lentezza dei procedimenti». Nessuno pretende l’efficienza (marziana) dei 22 giorni per un giudizio di primo grado dei tribunali danesi, ma nel 2016 ai nostri palazzi di giustizia servivano in media 514 giorni per una sentenza nel contenzioso civile e commerciale; e nel 2017 ce ne sono voluti 548: oltre un mese in più. I giorni aumentano poi a 1.330 in Cassazione, quindi occorrono tre anni e sette-otto mesi per una sentenza definitiva. Ora il governo Lega-Movimento 5 stelle annuncia la sua voglia di riforma: «Entro una settimana o due presenteremo un progetto unitario di riforma», ha dichiarato il 29 marzo il ministro grillino della Giustizia, Alfonso Bonafede. Però di settimane ne sono passate ben più due, e nulla s’è visto. Anche per questo, dal 6 al 17 maggio, hanno scioperato i giudici di pace e i giudici onorari, i «precari» che (a buon motivo) sostengono di essere i veri attivisti della giustizia e l’unica sua salvezza. Si tratta di un esercito che oggi vale oltre la metà dell’organico dei magistrati professionali in servizio: sono 5.278 e la legge li definisce sì « onorari», ma in realtà i loro onorari (nel senso di stipendi) sono di gran lunga inferiori rispetto a quelli dei 9 mila colleghi di carriera. In compenso, nei vent’anni trascorsi dal 1998, quando sono stati
PRESENTEREMO UN PROGETTO UNITARIO DI RIFORMA ENTRO UNA O DUE SETTIMANE...
&POLITICA
2014 179.587
ANNO
2015
2016
2017
2018
166.989
151.923
UNA MEDIAZIONE CIVILE FALLITA A METÀ
196.247
introdotti nell’ordinamento, i magistrati onorari hanno conquistato un ruolo centrale. Decidono una quota importante e crescente di casi: trattano il 97% delle esecuzioni immobiliari e la totalità dei ricorsi contro le multe stradali; ma anche la maggior parte di divorzi, divisioni ereditarie, risarcimenti di danni, pignoramenti. Si poteva rafforzare il loro ruolo. Invece no. Secondo gli ultimi dati pubblicati dal ministero, la spesa investita nella magistratura onoraria continua demenzialmente a calare: da circa 150 milioni di euro del 2010 ai circa 130 milioni degli anni 2014 e 2015, ai 127 milioni del 2016 e ai 123 milioni 2017. Per il 2018, l’ultimo dato disponibile, la spesa dovrebbe essere scesa a 121 milioni. Il predecessore di Bonafede, il democratico Andrea Orlando, aveva confermato la precarizzazione dei giudici onorari, imponendo loro un massimo di due giorni di lavoro settimanali. Un suo decreto aveva anche stabilito una retribuzione di 16.140 euro lordi annui. Cifre irrisorie, vista la produttività dei giudici onorari, e ingiuste se paragonate alla retribuzione media di un magistrato professionista: nel civile, all’inizio della carriera, uno stipendio è sui 2.200 euro netti mensili, ma già dopo quattro anni sale
PROCEDIMENTI ISCRITTI
183.977
a circa 3.600. contro qualcuno, si deve tentare un accordo È anche per questo se oggi i giudici onorari conciliativo presso un soggetto terzo imparziaprotestano. Il problema è che in Italia la coperta le. È chi ritiene di aver subito il danno a dover delle risorse pubbliche è sempre troppo corta, convocare la controparte. ma per la giustizia la coperta è anche bucherelNel 2017 ci sono stati 166.989 casi iscritti a lata: a dire il vero, sembra quasi un patchwork, mediazione, erano stati 183.977 nel 2016, un tessuto dove s’intrecciano stoffe diverse. E 196.247 nel 2015 e 179.587 nel 2014. Nel anche questo fa capire che tutto dipende dagli 2018, su 151.923 tentativi di mediazione, un uomini, cioè dai giudici. accordo è stato raggiunto nel 44,8% delle conCi sono tribunali (Torino e Marsala, per esemtroversie (nel 2017 era avvenuto nel 43% dei pio) che hanno soltanto il 6% di cause con casi). E in poco tempo: in media sono bastati un’età superiore ai 3 anni, mentre in altri (a 134 giorni. La legge, per favorire e ampliare Salerno e Foggia, sempre per esempio) il tasso il ricorso alla mediazione, impone una penale raggiunge il 40%. alla parte che non si presenta. Se questa lo fa Per le imprese, esattamente come per i privati, senza un giustificato motivo, scatta l’obbligo di non ci sono certezze, né garanzie di una sentenversare un importo pari alla messa a ruolo delza che arrivi in tempi davvero rapidi. Il risultato la causa. Ma le cose vanno in modo un po’ diè disastroso non soltanto per il tessuto imprenverso, e anche qui è evidente la scarsa volontà ditoriale e commerciale nazionale, ma anche di fare funzionare davvero la giustizia. Perché negli investimenti nel 99% dei casi la sanCI SONO TRIBUNALI, COME SALERNO esteri. Nel Regno Unito zione non viene appliE FOGGIA, IN CUI IL 40% DELLE CAUSE le società straniere arcata. Eppure dovrebbe GIACE SUI TAVOLI DA PIÙ DI TRE ANNI: rivano a spendere 45 farlo su numeri elevati: PER LE IMPRESE NESSUNA CERTEZZA miliardi di euro l’annel 2017 non si è preno; in Francia il valore scende a 30 miliardi e sentato alla mediazione il 48,2% dei convenuti, in Spagna a 20; ma in Italia si ferma appena a l’anno scorso la quota ha superato il 50%. Gio5 miliardi. Secondo la Banca d’Italia, il malfunvanni Marotta, presidente dell’Associazione itazionamento della giustizia provoca una perdita liana degli organismi di mediazione, stima che dell’1% del Prodotto interno lordo. La statistiil danno per lo Stato delle sanzioni non pagate ca forse è ottimistica. Il Centro Europa ricerche valga almeno 20 milioni l’anno. Senza contare il valuta che l’impatto arrivi in realtà al 2,5%, con vantaggio perduto sui processi che, anche per un danno sui 40 miliardi. E gli effetti non si limil’assenza di uno «stimolo sanzionatorio», non tano al Pil: sempre secondo il Cer, una giustizia vengono evitati. C’è chi sostiene, malizioso, che più rapida creerebbe 130mila posti di lavoro in i giudici a loro volta non siano stimolati a sanpiù all’anno, e garantirebbe mille euro all’anno zionare perché i loro avanzamenti di carriera in più di reddito pro-capite. dipendono dal numero di sentenze e ordinanze Negli ultimi anni, per cercare di limitare il nuche depositano. Con la mediazione non c’è promero dei procedimenti, si è puntato sulla mecesso, e quindi... Ma così lo Stato non incassa, la diazione preventiva. Il sistema ha una logica giustizia soccombe, e un Paese perde occasioni. inoppugnabile: prima d’intentare una causa E sempre più colpi.
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COVERSTORY 17 CRISI DI GENERE L'AI È FEMMINA E SI PORTA DIETRO TUTTI I PREGIUDIZI DEL CASO
ARTIFICIALE, INTELLIGENTE MA IL BELLO DEVE ANCORA VENIRE Parla Luciano Floridi, luminare di Oxford esperto di etica e tecnologia. «Basta con i luoghi comuni sui robot assassini. Ma bisogna aiutare le prossime due o tre generazioni a gestire questa transizione epocale»
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di Marco Scotti
PARLA CASALEGGIO COSÌ I ROBOT CI RUBERANNO IL LAVORO SULLA SCIA DI TESLA E AMAZON
22 RESPONSABLITÀ DELL'AI È GIUSTO AFFIDARSI A SOFTWARE CHE DECIDONO VITA E MORTE?
24 RISORSE UMANE IL RECRUITER BIONICO ABBATTE I TEMPI DI SELEZIONE DEL PERSONALE
27 NEOSPERIENCE SE L'AI CI RICONOSCE DALLA VISUALIZZAZIONE DELL'HOMEPAGE
28 NUOVI TREND TECNOLOGICI SERVIZI INNOVATIVI E SARTORIALI: IL FUTURO SECONDO ACCENTURE
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ici intelligenza artificiale e subiquel programma o questa serie. Perché di to la mente corre ad HAL 9000, il intelligenza artificiale stiamo parlando da software che governava la navicelalmeno mezzo secolo e la sua applicazione, la di 2001 Odissea nello Spazio e che metoggi, è decisamente più piena di quanto non te a repentaglio la vita degli occupanti del ci si aspetti. «L’AI oggi ha fatto un enorme mezzo disperso nel cosmo. Pensi a un futuro passo avanti – spiega a Economy Luciano lontano in cui le macFloridi, professore «L'AI HA FATTO UN GRANDE PASSO chine governeranno ordinario di filosofia AVANTI ED È ARRIVATA ALLA SECONDA il mondo e in cui l’uoed etica dell’inforGENERAZIONE CON UNA GRANDE mo sarà schiavo di romazione all’UniverCAPACITÀ DI APPRENDERE» bot spietati. La verità sità di Oxford presso è che l’intelligenza artificiale fa già parte l’Oxford Internet Institute, dove dirige il Didelle nostre vite, in un modo molto più pergital Ethics Lab – e siamo ormai nella seconvasivo di quanto non si creda. Ad esempio da generazione. La grande trasformazione perché quando si scrive un messaggio con di cui siamo testimoni riguarda la capacità il cellulare vengono fuori dei suggerimenti di apprendere (comunemente detto machiche sono profilati esattamente su di noi e ne learning) dal proprio output, in modo da sulle nostre abitudini di scrittura. O, ancoavere una flessibilità enorme di applicabilira, perché la televisione smart ci suggerisce tà grazie all'eccezionale quantitativo di dati
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COVERSTORY
Luciano Floridi, professore ordinario di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford presso l’Oxford Internet Institute, dove dirige il Digital Ethics Lab
che riescono a immagazzinare e all’accresciuta capacità computazionale. Quindi l’AI è soprattutto la capacità delle macchine di comportarsi in un modo tale che se a fare ciò fosse stato un umano sarebbe stato chiamato “intelligente”. La seconda era dell’intelligenza artificiale, quella che stiamo vivendo ora, differisce dalla prima perché ha un elevato livello di azione autonoma». Software sempre più potenti, capaci di elaganico delle aziende) nonostante un’elevata borare centinaia di migliaia di informazioni robotizzazione. Ma come, mi chiedono, un al secondo, sempre più in grado di pensare paese così avanzato, universalmente ricocome un essere umano… ma perché? Per nosciuto, pur avendo introdotto robot non quale scopo? A che cosa serve l’intelligenza ha fatto sparire posti di lavoro? La risposta, artificiale e perché non riusciamo più a farne ovviamente, è che non è l’intelligenza artia meno? Prima di tutto perché l’AI è in grado ficiale di per sé a creare o distruggere posti di risolvere problemi con successo, offrendo di lavoro. Qualche settimana fa parlavo con all’uomo soluzioni pratiche in tempi rapidi: il Ceo di una grande casa automobilistica non sei capace di parcheggiare in uno spazio che mi ha confessato come i tempi in cui si angusto in città ma sono ore che giri speranintroducevano in fabbrica i robot e si manzoso? Ci pensa l’intelligenza artificiale. Vuoi davano a casa gli operai sono passati da un il biglietto per quel concerto imperdibile, ma pezzo: oggi si assumono ingegneri e la roboi prezzi sono alle stelle? Un software ti può tica crea un notevole indotto. Basta quindi venire in soccorso e con allarmismi che fornirti le quotazioni «L'AI È IN GRADO DI RISOLVERE PROBLEMI al momento sono imCON SUCCESSO, OFFRENDO ALL'UOMO in tempo reale. Ma motivati e prematuri: SOLUZIONI PRATICHE IN TEMPI RAPIDI: soprattutto, l’intelli- BIGLIETTI A PREZZI BASSI O PARCHEGGI» dobbiamo ammetgenza artificiale contere a noi stessi che sente di aprire nuove frontiere e di cambiare non sappiamo ancora come sarà il mercato radicalmente il mondo del lavoro. E anche in del futuro». questo caso le visioni disfattiste e fantascienGià tra gli anni ’70 e ’80 si iniziò a vedere tifiche non sono (almeno non del tutto) giuuna presenza sempre più pervasiva dei rostificate. Perché se è vero che sono decenni bot nella manifattura. Come nel caso di Fiat, che si parla di intelligenza artificiale, oggi è che introdusse automi in fabbrica tanto da cambiato il suo rapporto con l’essere umano. fare dell’Italia uno dei paesi più avanzati «Io penso – prosegue Floridi – che il saldo dal punto di vista dell’automazione. E che tra posti di lavoro creati e distrutti sarà podire di Deep Blue, il robot progettato da Ibm sitivo. Ma prima di tutto dobbiamo interroche sfidò (vincendo) il campione di scacchi garci sulla modalità con cui raggiungeremo Garri Kasparov nel 1996? Quello che è raquesto nuovo equilibrio. Prendiamo ad dicalmente cambiato in questi 20 anni non esempio il Giappone: lì si è raggiunta la pieè il fatto che i robot possano interagire con na occupazione (e, anzi, si stanno cercando l’uomo e batterlo, ma piuttosto la base di nuovi lavoratori stranieri da inserire nell’orpartenza. «Deep Blue – continua il professo-
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NON È L'AI A CREARE O DISTRUGGERE POSTI DI LAVORO: IL SALDO È POSITIVO re di Oxford – poteva contare su un’euristica e una enorme base di dati di tutte le più importanti partite di scacchi fin ad allora disputate. AlphaGo (il software di Google capace di giocare in maniera autonoma) ha imparato come si sta sulla scacchiera meglio di chiunque altro in sole nove ore, senza alcuna base di dati ma giocando contro se stesso milioni di partite, migliorando ogni volta sulla base della propria capacità autonoma di migliorare. E così è arrivato a giocare meglio di chiunque altro». L’intelligenza artificiale sta dunque vivendo un momento ibrido tra l’essere costantemente sulla bocca di tutti e la possibilità che nessuno abbia ancora capito esattamente “a che cosa serva”. Al momento, infatti, gli utilizzi che vengono fatti sono ancora sporadici e nessun comparto è riuscito a progredire in una completa introduzione del software di automazione. «Dobbiamo partire dal presupposto – continua Floridi – che oggi l’AI si sta sviluppando soprattutto dove ci sono più soldi, ovvero difesa, sanità e intrattenimento. Solo che il comparto della difesa, che è sicuramente quello più avanzato dal punto di vista tecnologico, è anche quello più opaco e meno disposto a condividere con il mondo le sue scoperte. La sanità, invece, sta puntando molto su questi sistemi e, ovviamente, anche l’intrattenimento, visto che in futuro avremo più tempo libero da dedicare a svaghi e film. Vedo indietro invece il settore finanziario, che ancora non ha capito esattamente
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
come introdurre l’intelligenza artificiale. E soprattutto mi sembra che il comparto della produzione si stia muovendo con grandissima lentezza: l’industria manifatturiera, e soprattutto le pmi, è ancora agli albori di una trasformazione che durerà anni». Secondo uno studio di Deloitte e del Politecnico di Milano, l’83% degli intervistati prevede che l’AI diventerà mainstream entro due anni. In particolare, con l’intelligenza artificiale ci sarà una sensibile ottimizzazione delle operazioni interne e un miglioramento delle performance di prodotti e servizi. Nella survey si legge che l’intelligenza artificiale è ritenuta altamente rilevante per la possibilità di creare prodotti e l’esplorazione di nuovi settori del mercato. Inoltre, secondo il 92% degli intervistati, l’utilizzo dell’intelligenza
artificiale permetterà una riduzione dei costi e il 64% ritiene che migliorerà le performance lavorative. In termini di posizionamento aziendale, il 31% del campione afferma di essere in una fase di studio, il 46% dichiara di aver avviato delle sperimentazioni, mentre il restante 15% ha già implementato delle
soluzioni AI all’interno delle proprie attività. Al momento, l’intelligenza artificiale non sembra ancora avere inverato tutte le aspettative che erano state poste su di essa: «La tecnologia – spiega Floridi – ha promesso troppo e non sta ancora dando i risultati
sperati. Noi ancora oggi non riusciamo ad avere un sistema di AI che metta d’accordo il mio computer con il mio cellulare. Il rischio è quello di tornare alla realtà avendo enfatizzato inutilmente uno strumento. Oggi vediamo un’intelligenza artificiale ordinaria e industriale, molto banale e più semplice da mettere in luce. Se chiediamo a qualcuno se ha mai avuto interazione con essa, l’immaginario correrà ancora ai robot che stringono la mano, e non alla quotidianità in cui l’intelligenza artificiale è stabilmente inserita». Un ulteriore piano di analisi che deve essere tenuto a mente è quello politico e istituzionale. Floridi è membro dell’High-level expert group on artificial intelligence voluto dalla Commissione europea: si tratta di un gruppo esterno e non politico, composto da esperti
IL CALCIO
LE AUTOMOBILI
LE FAKE NEWS
C
U
S
«LA TECNOLOGIA HA PROMESSO TROPPO E NON STA ANCORA DANDO I RISULTATI SPERATI. OGGI L'AI È ORDINARIA E INDUSTRIALE, MOLTO BANALE»
AI, ISTRUZIONI PER L'USO hi l'ha detto che il calcio sia soltanto uno sport di fatica in cui la tecnologia non può rientrare? Acronis, leader mondiale nelle soluzioni di protezione informatica e cloud, ha siglato una partnership con il Manchester City per aiutarlo a migliorare e sviluppare le sue capacità di backup e archiviazione dei dati. Questo perché con questo tipo di informazioni le squadre di calcio professionistico possono rivedere le proprie prestazioni e analizzare gli avversari grazie ai moduli di intelligenza artificiale che garantiscono una sistematizzazione delle informazioni raccolte sul campo. Si tratta di un sistema che consente, durante i giorni precedenti le partite, di analizzare i dati prima delle partite. In questo modo, i giocatori possono rivedere lo "storico" con i loro allenatori e apportare modifiche all'ultimo minuto al piano partita. Il modello proposto al City è replicabile tanto che Acronis è già in trattative con almeno tre club della nostra Serie A per offrire un sistema analitico anche nel nostro campionato.
na soluzione tecnologica per la vendita di automobili: un comparto che si sta rapidamente tecnologizzando e che non può più prescindere da moduli di intelligenza artificiale e delle nuove tecnologie. La suite, realizzata da MotorK si rivolge al reparto vendite dell'automotive e comprende una nuova piattaforma per realizzare il proprio sito web e un sistema di gestione evoluto: in questo modo i venditori potranno agire direttamente sugli interessi e sulle preferenze degli utenti dando vita a un meccanismo di "customer experience" particolarmente gradito dai clienti. Recenti studi rivelano che l'86% dei consumatori che interagiscono con aziende auto e venditori sul web è più propenso ad acquistare se viene offerta un'esperienza personalizzata. Due le soluzioni studiate da MotorK: LeadSpark 2, che gestisce in maniera totalmente automatizzato il processo di vendita, compresa la firma del contrato di acquisto; e WebSpark Platform, piattaforma web per concessionari che permette di personalizzare il sito a seconda delle esigenze del cliente.
tanchi di leggere notizie false e non verificate sui social network? Anche in questo caso l'intelligenza artificiale potrebbe venire in soccorso dell'uomo. Ad esempio con il progetto Fandango, nato nell'ambtio dei progetti europei Horizon, e che ritiene che l'AI sia la soluzione migliore per stanare le fake news. Il progetto si propone di utilizzare l'intelligenza artificiale per fornire agli stakeholder del settore giornalistico degli indici di affidabilità della notizia, basati su una combinazione di elementi che aiutano a rivelarne la verità. L'intento è quindi quello di addestrare un modello di AI che, imparando nel tempo, possa riconoscere le fake news prima che queste si propaghino. La tecnologia impiega algoritmi in grado di riconoscere e identificare le relazioni che sussistono all'interno del testo; svolge un'analisi semantica per incrociare diverse fonti informative e autori per verificare l'attendibilità dei fatti; compie una comparazione multimediale per identificare le connessioni che sussistono tra i contenuti e gli argomenti trattati.
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COVERSTORY
e da addetti ai lavori che abbiano una certa contiguità con il modo dell’intelligenza artificiale, che deve riuscire a fotografare i temi più importanti su cui si dovranno concentrare le istituzioni per rapportarsi all’intelligenza artificiale. Recentemente sono state redatte dalla Commissione delle raccomandazioni sull’etica dell’intelligenza artificiale che sono già una buona base di partenza per capire come le aziende si debbano comportare. Ma permane una certa resistenza sia nell’opinione pubblica, sia nei governi nazionali. «Non ho visto esecutivi particolarmente illuminati, a parte qualche rara eccezione di cui però non farò il nome. Marco Bentivogli – conclude Floridi – è uno dei pochi che in Italia sta affrontando il tema con laicità e con equilibrio, difendendo l’introduzione della tecnologia come elemento vincente rispetto a una resistenza a oltranza. Per il resto invece vedo che stiamo gestendo la questione in
Un'opportunità strategica per l'Italia Un valore ancora contenuto rispetto al mercato del digitale che apre però a nuove frontiere di Marco Gay*
L’
intelligenza artificiale
autoapprendimento,
sicurezza.
non è più un
le tecnologie Ai sono
Nelle Utility, dove già
fenomeno da laboratorio.
la chiave per trattare
si fa uso di algoritmi di
Nel mondo esprime già
quantità di dati
analisi predittiva per
un business attorno ai
gigantesche, correlarli,
la manutenzione delle
20 miliardi di dollari, in
presiedere in automatico
reti di distribuzione, gli
crescita del 40% all’anno
all’erogazione di un
sviluppi riguardano il
fino al 2021, spinto dai
servizio mirato.
bilanciamento di smart
«MARCO BENTIVOGLI È UNO DEI POCHI CHE IN ITALIA STA AFFRONTANDO IL TEMA CON LAICITÀ ED EQUILIBRIO. PER IL RESTO VEDO SOLO POPULISMO»
più diversi settori. Gli Stati
Le banche, così come
grid locali, dove confluisce
Uniti guidano e la Cina
le assicurazioni, già
anche la produzione di
insegue, guardando all’Ai
impiegano l’Ai nei sistemi
energia da fonti rinnovabili
come leva per il primato
antifrode e di supporto al
e, nelle aziende di vendita,
maniera populista e stiamo sprecando questa cartuccia. Continuare a urlare “al lupo al lupo” paventando pericoli che al momento non si vedono all’orizzonte è pericoloso e ne pagheremo le conseguenze. Piuttosto, mi piacerebbe che ci soffermassimo a parlare del “dopo”: dobbiamo preoccuparci di chi dovrà affrontare il costo sociale della transizione che stiamo vivendo e di chi, invece, ne trarrà beneficio. Ora: è giusto che le prossime due o tre generazioni debbano pagare questo scotto? Ovviamente no, e quindi a mio giudizio dovremmo distribuire i vantaggi in tempi lunghi. Si tratta di un processo che, naturalmente, dovrebbe essere portato avanti a livello nazionale, non di singolo imprenditore. Ma sono convinto che si debba iniziare fin d’ora a spalmare quei costi sociali che inevitabilmente dovremo sostenere (formazione, licenziamenti, prepensionamenti) perché i vantaggi futuri poi arriveranno».
tecnologico. Anche in
risk management e sarà
per ricalibrare il servizio in
Italia l’Ai cresce: nel 2018
cruciale per interagire
modo dinamico per singolo
ha generato domanda
con la clientela retail, in
utente. Infine in ambito
per 135 milioni di euro
parallelo all’evoluzione
pubblico, AI e Advanced
e supererà i 430 milioni
dell’on-line banking.
Analytics possono
nel 2021. A fronte di un
Nell’industria la spinta alle
diventare un driver per
mercato digitale italiano
soluzioni di Ai viene dalla
la razionalizzazione
pari a 72 miliardi, non
crescente disponibilità
e integrazione delle
è tuttavia in termini di
di dati provenienti da
numerose basi di dati
numeri che si esprime
sensori sui macchinari, le
della Pa per una più
l’importanza dell’Ai ma
applicazioni riguardano
semplice circolazione
in termini di strategicità:
prevalentemente la
delle informazioni tra
guida autonoma o
manutenzione predittiva,
amministrazioni e
assistenti vocali sono solo
e in combinazione con
ugualmente l’Ai potrà
la punta di un iceberg che
l’IoT sarà la base per
favorire importanti
si sta ingrossando e che
elaborare sistemi capaci
avanzamenti nel campo
si estende al più ampio
di intervenire sulle linee
della Sanità per le attività
spettro delle applicazioni
per integrare produzione
di diagnosi e prevenzione
evolute. Funzionando
e logistica in condizioni
sulla base di algoritmi
di estrema variabilità
aperti e tecniche di
e innalzare i livelli di
dalle malattie. *Presidente di AnitecAssinform
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INTELLIGENZA ARTIFICIALE
ROBOT IN CRISI DI IDENTITÀ... DI GENERE L'Intelligenza Artificiale è femmina, ma purtroppo solo per una questione grammaticale: il fatto è che il 71% degli sviluppatori è maschio. E trasferisce nel software tutti i pregiudizi di una generazione bianca e ricca di Marina Marinetti
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i ricordate che sembianze aveva porta la loro firma si intitola, non a caso, il robot tuttofare al servizio di AlDiscriminating systems. E mette in fila una berto Sordi nel film “Io e Cateriserie di studi, survey, rilievi che dimostrana”? Era il 1980 e l’informatica cominciava no tutti, inquivocabilmente, la stessa cosa: a muovere i primi passi. Oggi Caterina si l’intelligenza artificiale soffre di una crisi chiama Alexa, Siri, Cortana. Sono intelligendi identità di genere. «Le statistiche sia per ze artificiali. Esistono per servire l’uomo. E la diversità di genere che per quella razziasono, come Caterina, donne: Alexa, l’assile sono allarmanti», si legge nella ricerca: stente personale di Amazon, è femmina. An«Ad esempio, in Facebook le donne costiche Siri, l’assistente “intelligente” di Apple, tuiscono solo il 15% del personale di ricerlo è. Come Cortana, l’assistente personale ca sull'IA e in Google appena il 10%. Non virtuale di Microva molto meglio in C'È UNA CRISI DI DIVERSITÀ NEL SETTORE: soft. Eppure, chi ha ambito accademico, IN FACEBOOK LE DONNE RAPPRESENTANO disegnato quelle in- SOLO IL 15% DEL PERSONALE DI RICERCA con studi recenti che telligenze artificiali mostrano che solo il SULL'AI E IN GOOGLE APPENA IL 10% è, solitamente (per il 18% degli autori alle 71%, secondo l’AI Index edito annualmente principali conferenze sull'IA sono donne, e dalla Stanford University), uomo. I conti non più dell'80% dei professori che insegnano tornano. O meglio, tornano benissimo. PerIA sono uomini. Dati i decenni di preoccupaché gli stereotipi di genere, evidentemenzioni e di investimenti per correggere quete, sono duri a morire. Specie nella Silicon sto squilibrio, lo stato attuale del settore è Valley. «C'è una crisi di diversità nel settore allarmante. I pregiudizi nei sistemi di IA ridell'intelligenza artificiale», sostengono Saflettono modelli storici di discriminazione». rah Myers West e Kate Crawford dell’AI Now Il problema non è certo la voce femminile, Institute, che fa capo alla New York Univerquanto il machine larning: l’intelligenza arsity. La ricerca, pubblicata a fine aprile, che tificiale è, appunto, intelligente. E apprende
da chi la educa. Il problema è che l’informatica sta vivendo un punto di minimo storico per la diversità: negli Stati Uniti nel 1984 le donne rappresentavano il 37% della forza lavoro del settore. Oggi sono solo il 24,4%. E ricevono stipendi medi che rappresentano il 66% degli stipendi dei loro omologhi maschi. «Attualmente, i sistemi di IA su larga scala sono sviluppati quasi esclusivamente in una manciata di aziende tecnologiche e in una piccola serie di laboratori universitari d'elite», spiegano le ricercatrici, «spazi che in Occidente tendono ad essere estremamente bianchi, ricchi, tecnicamente orientati e maschili». Visti dall’alto, i sistemi di intelligenza artificiale funzionano come sistemi di discriminazione: sono tecnologie di classificazione che differenziano, classificano e riclassificano. Così, il problema della diversità non riguarda solo le donne: riguarda il genere, la razza e, soprattutto, il potere. Influisce su come funzionano le aziende di IA, su quali prodotti vengono costruiti, su chi sono progettati per servire e su chi beneficia del loro sviluppo. «Le tecnologie di riconoscimento delle immagini erroneamente categorizzano le facce nere, gli algoritmi di condanna discriminano gli imputati neri, le chatbot adottano facilmente un linguaggio razzista e misogino quando sono addestrati sul discorso online, e il riconoscimento facciale di Uber non funziona per i conducenti trans», spiegano Sarah Myers West e Kate Crawford. «Un flusso costante di esempi negli ultimi anni ha dimostrato la persistenza di un problema di discriminazione basata sul genere e sulla razza (tra gli altri attributi e forme di identità). Nella maggior parte dei casi, tale pregiudizio rispecchia e replica le strutture di disuguaglianza esistenti nella società». Touché.
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COVERSTORY
Casaleggio: «Il problema c'è l'hi-tech cancellerà molti lavori» Sulla scia dei casi Tesla e Amazon, il fondatore dell'Associazione Rousseau smentisce l'assunto secondo cui chi verrà soppiantato dalle macchine verrà reimpiegato nella gestione delle nuove tecnologie di Sergio Luciano E dunque, Casaleggio: il caso Tesla dimostra quel che un certo pensiero unico di alLINEE PRODUTTIVE GESTITA DALL’INTELLIcuni economisti d’impresa insiste a smenGENZA ARTIFICIALE, E NEL GIRO DI SEI MESI tire, e cioè che stavolta la nuova stagione HA LICENZIATO CIRCA 4.000 OPERAI. Nei sei dell’automazione distrugge più posti di mesi successivi, altri 3.000. Nel frattempo, nel lavoro di quanti ne produca. È d’accordo? corso di quell’anno, ha fatturato 2,2 miliardi in Sì, Tesla è riuscita in un miracolo, o se si vuole più, con 7000 persone in meno! E con quella in un paradosso, cioè – investendo in robotiriorganizzazione ha potuto tagliare i prezzi ca e rivoluzionando il processo produttivo – è del 20% sulla fascia alta della gamma»: Dariuscita a tagliare i costi e i posti di lavoro, tavide Casaleggio, presidente della Casaleggio gliare i prezzi, e aumentare il fatturato miglioAssociati e fondatore dell’Associazione Rousrando i margini. Tutte le altre società dell’auseau – “la piattaforma tomotive stanno ora NEL MONDO DELL'AUTOMOTIVE di democrazia diretta progettando intervenSU 210MILA POSIZIONI CONSIDERATE del Movimento 5 Stelti analoghi. Un recente NEL GIRO DI UNA DECINA D'ANNI le”, com’è definita nel studio congiunto del 75MILA NON SARANNO PIÙ NECESSARIE suo sito – di mestiere sindacato tedesco di fa innanzitutto e soprattutto l’analista di teccategoria e dell’associazione degli ingegneri nologie digitali («investiamo circa il 30% del afferma che su 210 mila posizioni considerate, nostro tempo nel fare ricerche con cui poter tra automazione e spostamento della gamma poi fornire una consulenza di qualità», sottoverso le motorizzazioni elettriche, nel giro di linea ) e fa il consulente d’impresa in questo una decina d’anni 75 mila non saranno più nestesso ambito. cessarie. Si creeranno, sì, nuovi posti di lavoro, Delle conclusioni cui è giunto in base agli ultima saranno solo 25 mila. Quindi, ci saranno mi studi e alle attività consulenziali sul tema 50 mila operai disoccupati. Da ricollocare. dell’intelligenza artificiale e del suo impatto sul lavoro ha parlato in quest'intervista con Quindi il problema è adesso? Economy, dove invece non si toccano le queLa trasformazione è già in atto. Chi cerca di nastioni più direttamente collegate al ruolo polisconderla o fa finta che non ci sia, non elimina tico della Piattaforma Rousseau. il problema. Che va affrontato adesso, è già «TESLA HA INVESTITO 200 MILIONI DI DOLLARI PER UNA NUOVA ROBOTIZZAZIONE DELLE
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DAVIDE CASALEGGIO
chiaramente visibile, anche se non ha avuto ancora gli impatti importanti che minaccia di avere sulla società in futuro.
E dunque non crede al sillogismo in base al quale chi verrà espulso dal mondo del lavoro perché soppiantato da un robot potrà essere reimpiegato nelle fabbriche di robot o nelle aziende che gestiranno i robot? Sì, un ingegnere sì: se non sarà più necessario in una fabbrica d’auto potrà almeno tentare di riconvertirsi e andare in una fabbrica di robot. Ma i lavori di massa? Gli operai di linea? I baristi di Las Vegas che hanno scioperato contro i robot che fanno i cocktail danno il senso della nuova rivoluzione in atto. Probabilmente non avremo soltanto baristi-robot in giro per il mondo, ma in molti casi sì, li avremo. A Pittsburgh prosegue la sperimentazione dei taxi a guida autonoma, con successo crescente, e con crescenti atti vandalici contro gli automezzi, probabilmente da parte di chi teme di perdere il lavoro. In Australia, i camion che trasportano i minerali estratti dalle miniere fino a Perth vanno a guida autonoma. Certo, le strade di Pittsburgh sono pulite e lineari, ampie e ben segnalate, le strade australiane sono immense e non trafficate, ma si comincia a usare la guida autonoma anche in con-
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
vita. Dobbiamo ripensare anche il modo di formare le persone.
LA TRASFORMAZIONE È GIÀ IN ATTO: CHI FA FINTA DI NON VEDERLA NON RISOLVE COSÌ IL RISCHIO SOCIALE
Ok, e intanto che lavoro gli facciamo fare? Parliamo piuttosto del tempo da dedicare al lavoro. Oggi nella media mondiale si lavora per il 13% delle ore vissute, calcolando anche le notti. A inizio ‘800 era il 23%. Nei Paesi Osce e in Italia siamo tra l’8 e il 9%. Chiaramente ridurremo ancora la percentuale del nostro tempo dedicata al lavoro, com’è già accaduto mille volte. Nel 1791 a Filadelfia si scioperò per portare l’orario a 10 ore giornaliere… Oggi in Francia si lavora 35 ore alla settimana.
Sì, ma finora questi tagli sono stati conseguiti a parità di salario! Infatti: il nuovo problema è rivedere i criteri testi più ordinari. Altri posti di lavoro resi della redistribuzione del reddito tra il capitale inutili dalla tecnologia. e il lavoro, che si è sviluppata linearmente fino al ’75. È dal ‘75 in poi che i lavoratori – in meE dunque, che fare per salvare il lavoro? dia – hanno perso i benefici che avevano fino a Ripeto: innanzitutto è essenziale ammettere il quel momento ricevuto dalla maggior produtproblema. Poi non bisogna dare per scontato tività, benefici che sono andati interamente al che quel che abbiamo visto finora lo ritrovecapitale, tanto che con le stock-option o i preremo nei prossimi 50-100 anni. Agli inizi del mi sui risultati si è cercato di collegare i salari ‘900 il 90% dei lavoratori italiani andava a laagli stessi parametri con cui viene remuneravorare nei campi, con zappa e falce, alle 5 del to il capitale. Il progressivo scomparire della mattino. Oggi solo il 2% dei lavoratori italiani storica ripartizione dei profitti tra capitale e si occupa di agricoltura, e lo fa senza zappa lavoro non ha però creato l’esigenza sociale di perché gli attrezzi ridisegnare i rapporti IL TEMA FONDAMENTALE È RIVEDERE sono stati rimpiazperché i posti cresceI CRITERI DELLA REDISTRIBUZIONE zati dalle macchine. vano o almeno non diDEL REDDITO TRA IL CAPITALE E IL LAVORO Abbiamo già vissuto minuivano. Adesso si IN UN EQUILIBRIO ORMAI SCOMPARSO profondissime trapone il problema del sformazioni del lavoro, e anche la riduzione ridisegno di quell’equilibrio di fondo ormai del tempo di lavoro si è già vista, ma è stata scomparso tra capitale e lavoro. Le tecnolospalmata socialmente ed economicamente in gie esponenziali del digitale stanno avendo modi nuovi e sostenibili. impatto immediato e diretto sull’occupazione mentre stanno remunerando sempre di più il Ma adesso tutto sembra star cambiando capitale. vorticosamente… Questa velocità del cambiamento è una parte Bene: siamo al punto. Come ridefinire il importante del problema. Tutto sta avvenenrapporto capitale-lavoro? do sotto i nostri occhi, senza neanche lasciare Innanzitutto, e lo ripeto, con un’ulteriore riduil tempo per la riqualificazione delle persone. zione del tempo del lavoro, dall’attuale 8-9% Del resto, e in generale, la formazione di base in giù. E, contestualmente, con una redistribunon basterà mai più e a nessuno per tutta la zione fruttuosa del tempo liberato, che spri-
gioni valore per la collettività, permettendo al sistema risparmi economici nuovi che in qualche modo compensino il calo del valore delle ore lavorate.
Proviamo a fare un esempio. Un operaio che passi dalle otto ore di lavoro a quota sei, in quelle due ore libere fa qualcosa di utile per la collettività e in compenso paga meno tasse? Suona bene, ma per concettualizzare meglio quel che penso, direi che il problema non è “cosa faccio se non lavoro”, perché appunto basta dedicarsi alla comunità, al volontariato – su cui peraltro l’Italia è molto forte – e lo si risolve. Il difficile è redistribuire il reddito generato dall’iperproduttività da automazione. Visto che si stanno creando contesti di iperproduttività, si pone l’esigenza di normarli per redistribuire questa iperproduttività verso la comunità. Somiglia alla tassa sui robot ipotizzata perfino da Bill Gates che fa però inorridire i
BILL GATES
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COVERSTORY
ELON MUSK
liberisti puri… Ci sono varie soluzioni. In realtà non credo che la migliore sia tassare e scoraggiare l’efficienza della produzione. Oggi dobbiamo iniziare a capire qual è il metodo che vogliamo applicare. È il tema che abbiamo voluto sollevare col nostro recente filmato sul futuro del lavoro, quello che abbiamo intitolato: “2054: la fine del lavoro come lo conosciamo” (https:// www.casaleggio.it/blog/la-fine-del-lavoro-come-lo-conosciamo/). Possiamo essere in disaccordo l’uno con l’altro sui rimedi e sul peso delle nuove tecnologie, ma per carità parliamone: se ignoriamo il problema, e il fatto che ineluttabilmente si porrà, ecco: cominciamo ad avere il problema! Vorrete mica porvi come i nuovi luddisti! Ci mancherebbe altro! Non voglio distruggere proprio niente. Dobbiamo iniziare ad agire sul piano tattico e progettare su quello strategico. Tatticamente, comincerei con l’agevolare il reshoring delle aziende che avevano traslocato nei Paesi a basso costo del lavoro. Ora che possono produrre le stesse cose con meno addetti, tornino a produrre qui! Poi, certamente, riqualifichiamo i lavoratori. Siamo a zero. Oggi se parli di blockchain 99 persone su 100 ti rispondono: ah, sì, quella roba dei bitcoin. Mentre si sta parlando di ben altro. Poi finanziamo l’innovazione, e aumentiamo il lavoro nell’innovazione. Oggi l’Italia investe la metà della Germania e un terzo della Svezia o della Corea del Sud.
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Sì, va bene: ma stiamo parlando di decimadere, quali altri settori, secondo le vostre li. E poi? ricerche, saranno investiti dalla disruption Poi, strategicamente, applichiamoci a redistritecnologica? buire questa nuova iperproduttività. Tassare Intanto in Italia crescerà ancora molto gli straordinari, sicuramente; e alleggerire l’e-commerce – uno dei settori su cui lavole tasse sul lavoro ordinario; orientare la poriamo da tredici anni - e questo ovviamente litica monetaria e fiscale a favore dell’occunon sarà privo di conseguenze sul commerpazione; e, col tempo, riequilibrare i pesi del cio tradizionale. Ma anche le aziende italiane tempo lavorato e della tassazione. Penso che dell’e-commerce hanno vissuto un problema col tempo le tasse sul di scala dimensionale LE AZIENDE ITALIANE DELL'E-COMMERCE lavoro diminuiranno, inadeguata e di dipenSTANNO VIVENDO UN PROBLEMA perché per le aziendenza da Google o da DI DIPENDENZA DA GOOGLE E AMAZON de assumere sarà un MA C'È CHI COME AXA STA SVILUPPANDOSI Amazon che alla lunga titolo di merito. Oggi le sta fiaccando. Ora sul mercato c’è un’ Amazon che fattura 6-700 stiamo approfondendo gli sviluppi e l’impatmila dollari per dipendente, mentre WalMart to della blockchain. Si stima che entro il 2027 soltanto 200 mila... Non penso che WalMart questa tecnologia impatterà sul 10% sul Pil vada premiata se non investe nell’automaziomondiale, cioè il 10% del pil mondiale transine della distribuzione, però bisogna pur capiterà per sistemi di blockchain. E la blockchain re come creare lavoro o non distruggerlo pur è un sistema che genera e distribuisce fiduautomatizzando… cia. A nostro avviso alcuni settori ne saranno particolarmente investiti, però forse in chiave Di chiaro c’è solo che il problema della diespansiva. Per esempio le assicurazioni, con struzione del lavoro da parte dei robot si le micropolizze oggi antieconomiche, come pone, come risolverlo è tutto da chiarire, quelle che assicurano contro il ritardo di un ma se non lo riconosciamo come un problevolo… Ha cominciato a farlo Axa, secondo noi ma, non cominceremo mai. Ma, per concluavrà un grande sviluppo.
Oltre Rousseau, fare politica significa anche discutere della vanificazione delle opportunità di lavoro umano
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vrebbe avuto senso non parlare con Fausto Coppi dello sport in cui eccelleva, il ciclismo, per il desiderio di intervistarlo prioritariamente sulla Dama Bianca, il suo amore extraconiugale che tanto scandalo diede all’Italia di quell’epoca? Certamente no. E allo stesso modo non avrebbe senso pensare che con Davide Casaleggio si debba oggi discutere esclusivamente dei numerosi aspetti della sua Piattaforma Rousseau che suscitano
polemiche - e hanno anche attirato una sanzione da parte del Garante della privacy - o della politica dei Cinquestelle al governo, rinunciando nel frattempo, a parlare di contenuti. Nell’intervista di queste pagine Casaleggio affronta – da consulente aziendale – il tema cruciale della fagocitazione degli spazi oggi occupati dal lavoro umano da parte dell’intelligenza artificiale e dei robot. Proponendo un’interpretazione e suggerendo considerazioni
di oggettivo spessore. Di Rousseau e della politica sarebbe stato interessante parlare – ed Economy insisterà per farlo in futuro. Intanto è comunque utile dar spazio a una voce di oggettivo rilievo, che piaccia o no, nel quadro sociale e politico italiano su un tema che molti economisti, imprenditori e sindacalisti avvolgono di assordante silenzio o, al massimo, di vacui slogan positivisti; mentre è e sarà sempre più decisivo per il futuro di tutti noi. (s.l.)
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
E NELL'AI LAB DELL'ATENEO L'IDEA DIVENTA BUSINESS Dalla partnership tra l'Università IULM di Milano e Capital PranaVentures nasce una startup che aiuterà le aziende a realizzare i loro progetti, facendoli incontrare con il mercato
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osa c’entrano il marketing e la comunicazione con l’intelligenza artificiale? C’entrano, e molto. Perché avere la soluzione tecnologica più all’avanguardia del mondo non serve a nulla, se poi non si riesce a darle visibilità, facendola incontrare con il mercato. Così, l'Università IULM di Milano è il primo ateneo ad avviare un Laboratorio di Intelligenza Artificiale. Più che un laboratorio, lo IULM AI LAB, che verrà presentato ufficialmente il 13 giugno al convegno “Umanità aumentata e AI: le nuove frontiere del business”, è uno spinoff dell’Università IULM, che ne detiene il 55%, GUIDO DI FRAIA mentre il restante 45% è in capo al venture Capital PranaVentures. Si tratta di una startup innovativa al centro di un ricco ecointerconnessa con l’Intelligenza Artificiale. sistema che comprende, oltre alle riconoL’idea non è quella di una struttura di ricersciute competenze disciplinari della IULM ca rinchiusa in se stessa, ma di un centro (Marketing, Comunicazione, Hospitality, Fodi innovazione collaborativa e partecipata. od&Beverage, Customer Care, ecc.), anche i Andremo a incrementare la capacità di sviprincipali player tecnologici e le aziende che luppo di soluzioni interne, cercando di cooffrono soluzioni di AI per le imprese e le struire un ecosistema che da una parte conti istituzioni. sulle competenze disciplinari dell’ateneo e «Siamo all’ingresso di una rivoluzione epodall’altra su player tecnologici di Intelligencale legata all’AI che sta cambiando il nostro za Artificiale come Google, Microsoft, Ibm modo di fare business, comunicazione e Watson e Oracle». marketing», spiega Il target? Aziende Guido Di Fraia, ceo GUIDO DI FRAIA: «IL CAMBIAMENTO DATA consolidate, ma anDRIVEN CAMBIERÀ LA NOSTRA VITA. dello IULM AI LAB e L'OBIETTIVO È FARE BUSINESS RENDENDO che le startup che si Prorettore alla Costanno dedicando a UMANA L'INTELLIGENZA ARTIFICIALE» municazione e Innosviluppare soluzioni vazione dell’Università IULM di Milano: «Un di AI che, per quanto creative, hanno bisocambiamento Data Driven che cambierà la gno di comprtenze discipliari diverse da nostra vita quotidiana, rendendo necessaquelle tipiche dello sviluppatore: «Faremo ria l'acquisizione degli strumenti giusti, per diventare business quella che è un’idea», poterlo affontare con consapevolezza. Fare sottolinea Di Fraia. Le attività dello IULM business rendendo umana l’intelligenza AI LAB si articolano su quattro aree di laartificiale è l’obiettivo del Lab che si pone voro che trovano punti di intersezione e come centro di eccellenza per generare scambio continui. MAESTR-IA, per la formacultura d’impresa, soluzioni applicative e zione aziendale, area di eccellenza del Lab, riflessioni di alto livello su temi dell’AI e sul formerà intelligenze umane consapevoli e futuro di un’umanità che sarà sempre più competenti per poter gestire al meglio le
intelligenze artificiali che, nel giro di pochi anni, cambieranno il modo di fare impresa e, più in generale, il mondo che conosciamo. Corsi di alta formazione in aula e online, modulari e personalizzabili, strutturati per obiettivi di apprendimento e livelli di specializzazione in modo da soddisfare le più diverse esigenze: da quelle dei manager che vogliono comprendere opportunità e modelli offerti dall’AI per sviluppare il proprio business, a quelle degli sviluppatori esperti che vogliono specializzarsi sulle diverse piattaforme presenti sul mercato. EMPIR-IA, invece, è l’area dedicata alla ricerca di base e alla generazione di idee che potrebbero avere una ricaduta di valore per le aziende, con la messa a punto di modelli d’indagine all’avanguardia nel campo del marketing e delle scienze sociali realizzabili attraverso l’uso del cognitive computing, come pure l’ideazione di piattaforme, applicativi e device basati sulle diverse declinazioni pratiche dell’Intelligenza Artificiale. Poi EMPAT-IA, che, attraverso l’ideazione e lo sviluppo di proof of concept, ovvero progetti e prototipi di AI, aiuta le aziende a sviluppare applicativi ad hoc per le proprie attività di business, marketing e comunicazione, dall’idea iniziale, fino alla sua completa realizzazione, contribuendo, inoltre, al go-to-market di soluzioni innovative proposte dalle start-up. Infine, SINERG-IA, l’area legata alla convegnistica e al networking, pensata per generare connessioni, contaminazione delle idee e relazione tra le intelligenze umane perdisseminare cultura sulle applicazioni dell’AI.
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COVERSTORY
Il B737 e il dilemma insolubile del software omicida-suicida Quando l'assistenza alla guida anziché aiutare l'uomo lo uccide, oppure decide di salvare alcuni a discapito di altri, la responsabilità su quale soggetto ricade? Risponde Alberto Fornari di Baker McKenzie di Marco Scotti LE IMMAGINI BOEING 737 MAX DELL'ETHIO-
L’ Intelligenza Artificiale è destinata a svolgere un ruolo sempre più importante nella NO SI È SCHIANTATO AL SUOLO CAUSANDO società e questo solleva la questione della 157 MORTI SONO ANCORA NEGLI OCCHI DI responsabilità giuridica. Se ci affidiamo alle TUTTI. Secondo le analisi preliminari semmacchine per prendere decisioni sempre bra che un’errata lettura della velocità di sapiù importanti, avremo bisogno di meccalita dell’aeromobile da parte dell’intelligennismi di ricorso nel caso in cui i risultati si za artificiale sia stata la causa del disastro, rivelassero inaccettabili o di difficile comnonostante i ripetuti e frustrati tentativi dei prensione. Non esiste tuttavia ad oggi una due piloti di correggere la rotta. Pare tra legislazione specificatamente indirizzata a l’altro che questa maggiore “persistenza” normare il ricorso ai sistemi di intelligendell’AI rispetto all’uomo fosse frutto dell’inza artificiale, né le conseguenze derivanti, cidente aereo di German Wings, quando sul piano civilistico e penalistico, rispettiil co-pilota decise deliberatamente di far vamente da eventi dannosi o fattispecie di schiantare il volo contro una montagna direato dipendenti o connesse al loro utilizzo. sattivando qualsiasi Deve intervenire L'INTERVENTO DELL'A.I. SUL VOLO mezzo di controllo l’Europa? ETHIOPIAN PARADOSSALMENTE elettronico… Un A livello europeo, il AVREBBE EVITATO IL SUICIDIO tema che scoperchia parlamento europeo DEL PILOTA DEL GERMAN WINGS un autentico vaso di ha esortato la ComPandora su una serie di problemi: in primo missione a presentare, una proposta di atto luogo, fino a che punto è giusto affidare le legislativo sulle questioni giuridiche relatinostre vite alle macchine, per di più progetve allo sviluppo e all'utilizzo della robotitate dall’uomo. E ancora: di fronte a tragedie ca e dell'intelligenza artificiale prevedibili come quelle del volo dell’Ethiopian, di chi è nei prossimi 10-15 anni, in associazione a la responsabilità? Ci troviamo di fronte a un strumenti non legislativi quali linee guida convitato di pietra: la responsabilità dell’ine codici di condotta. La Commissione dovrà telligenza artificiale. stabilire se applicare l'approccio della reDi chi è la colpa? Per provare a rispondere a sponsabilità oggettiva o della gestione dei questa (e a molte altre domande) Economy rischi. Nel primo caso, sarebbe sufficiente si è rivolto ad Alberto Fornari, partner dello provare il danno avvenuto e l'esistenza di studio legale Baker McKenzie di Milano. un nesso di causalità tra il funzionamento lesivo del robot e il danno subito dalla parAvvocato, nel caso dell’aereo Ethiopian di te lesa. Nel secondo caso non assumerebbe chi è la colpa? rilievo la persona "che ha agito con negliPIAN AIRLINES CHE A MARZO DI QUEST’AN-
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genza" in quanto responsabile a livello individuale bensì la persona che, in determinate circostanze, sarebbe in grado di minimizzare i rischi e affrontare l'impatto negativo. Il Parlamento Europeo ritiene che, in linea di principio, una volta individuati i soggetti responsabili in ultima istanza, la loro responsabilità dovrebbe essere proporzionale all'effettivo livello di istruzioni impartite al robot e al grado di autonomia di quest'ultimo, di modo che quanto maggiore è la capacità di apprendimento o l'autonomia di un robot e quanto maggiore è la durata della formazione di un robot, tanto maggiore dovrebbe essere la responsabilità del suo formatore. Si osserva in particolare che, almeno nella fase attuale, la responsabilità deve essere imputata a un essere umano e non a un robot. Nella richiamata raccomandazione inoltre si sottolinea che una possibile soluzione al problema della complessità dell'attribuzione della responsabilità per il danno causato da robot sempre più autonomi potrebbe essere un regime di assicurazione obbligatorio, come già avviene, per esempio, con le automobili. A seguito di tali raccomandazioni, l’8 aprile 2019 un gruppo indipendente denominato “high-Level Expert Group on Artificial Intelligence” costituito dalla commissione Europea (e di cui fa parte anche Luciano Floridi) ha presentato gli orientamenti etici sull’intelligenza artificiale: ci vuole riassumere le principali evidenze?
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
NON È POSSIBILE LIMITARE IL PROGRESSO TECNOLOGICO. ECCO PERCHÉ OCCORRE GOVERNARLO Sono sette gli elementi fondamentali ai quali l’uso dell’intelligenza artificiale dovrebbe attenersi per essere affidabile. Azione e sorveglianza umane, cioè che i sistemi di IA dovrebbero promuovere lo sviluppo di società eque sostenendo l'azione umana e i diritti fondamentali e non dovrebbero ridurre, limitare o sviare l'autonomia dell'uomo. Robustezza e sicurezza: per un'IA di cui ci si possa fidare è indispensabile che gli algoritmi siano sicuri, affidabili e sufficientemente robusti da far fronte a errori o incongruenze durante tutte le fasi del ciclo di vita dei sistemi di IA. Riservatezza e governance
dei dati: i cittadini ne di tali applicativi PER INDIVIDUARE LE RESPONSABILITÀ dovrebbero avere il che, in un certo senDOVREBBE ESSERE GARANTITA LA TRACCIABILITÀ DEI SISTEMI pieno controllo dei so, potrebbe in realtà D'INTELLIGENZA ARTIFICIALE propri dati personacomportare una vali e nel contempo i riazione dei livelli ocdati che li riguardano non dovranno essere cupazione verso l’alto in settori specialistici. utilizzati per danneggiarli o discriminarli. Anche i contratti sono al centro delle traTrasparenza: dovrebbe essere garantita la sformazioni portate dall’intelligenza artracciabilità dei sistemi di IA. Diversità, non tificiale. Ci vuole ricordare come? discriminazione ed equità: i sistemi di IA Gli strumenti di AI due diligence sono amdovrebbero tenere in considerazione l'intepiamente utilizzati, soprattutto nei paesi ra gamma delle capacità, delle competenze anglosassoni ma ormai anche da noi. Stanno e dei bisogni umani ed essere accessibili. diventando un sistema imprescindibile nei Benessere sociale e ambientale: i sistemi progetti di maggiori dimensioni nei quali si di IA dovrebbero essere utilizzati per prodeve esaminare una mole di documenti in muovere i cambiamenti sociali positivi e actempi ristretti; aiuta naturalmente anche crescere la sostenibilità e la responsabilità a ridurre i costi. Ma l’AI ormai è utilizzata ecologica. Responsabilità intesa anche come anche nella produzione di contratti, e non accountability: dovrebbero essere previsti solo degli “smart contracts” ma anche dei meccanismi che garantiscano la responsanormali contratti finanziari, di M&A e di albilità e l'accountability dei sistemi di IA e tro tipo. Mentre nella redazione di contratti dei loro risultati. rilevanti c’è sempre una supervisione nel Per quanto riguarda il settore che più caso della due diligence questo è problemavi compete, il banking & finance, in che tico e può solo venire fatto a campione. Dato modo l’AI sta intervenendo nel comparto? che allo stato della tecnologia, errori sono L’avvento dell’IA nel mondo finanziario e, possibili, l’utilizzo della IA, ed i risparmi di più in generale, legale, si inizia ad avvertire tempo e costo conseguenti, comporta dei anche in Italia attraverso lo sviluppo di tecrischi. Degli errori degli strumenti di IA si nologie che puntano principalmente all'afa carico il cliente che beneficia dei relativi nalisi e alla profilazione delle informazioni risparmi. Infine, c’è da dire che anche nella relative agli utenti al fine di personalizzare contrattualistica seriale a volte v’è completanto l’offerta commerciale di un prodotta automazione senza supervisione umana; to finanziario, tanto le funzionalità dello questo però tipicamente accade all’interno strumento. Vanno inoltre citati i cosiddetti di grandi istituzioni finanziarie e non nel robo-advisor, realtà già presente anche nel rapporto studio-cliente. nostro paese, che investendo il patrimonio Infine, c'è un piano etico da tenere in condel cliente sulla base di calcoli del rischio e siderazione: come vi ponete di fronte alle sul target di ritorno desiderato consentono trasformazioni inevitabili che l'AI porta? un notevole abbassamento dei costi se paNon essendo possibile limitare il progresragonati a quelli di una consulenza “fisica”. so tecnologico, esso va governato. È nota la Difficile stimare l’impatto da un punto di posizione di Elon Musk, che da anni avverte vista occupazionale, in quanto lo sviluppo dei pericoli dell'Ai e che ritiene che nel giro di questi applicativi, sebbene porti con se di pochi anni la realtà virtuale non sarà più un’automazione dei processi che parrebbe, distinguibile dalla realtà fisica e che l'unica nel lungo periodo, potenzialmente pregiusperanza dell'uomo per non soccombere sia dizievole per i livelli occupazionali, innalza di fondersi fisicamente con essa. Per questo notevolmente le competenze specialistiche è evidente che serve una elaborazione etica richieste proprio per lo sviluppo e la gestioe normativa del rapporto con l'Ai.
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COVERSTORY
IL RECRUITER BIONICO ABBATTE I TEMPI DI SELEZIONE Fino all'88% dei candidati a un posto di lavoro non è in linea con la posizione ricercata. Così l'intelligenza artificiale fa uno screening per scremare i curricula. Restituendo all'uomo la parte qualificante del reclutamento di Riccardo Venturi
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n inglese recruiter, in italiano adautomatizzata dei curricula. L’esigenza di detto alla ricerca e selezione del questa scrematura a monte del lavoro di personale. L’intelligenza artificiale dettaglio nasce dalla moltiplicazione delle (IA) sta al recruiting come la lingua inglese candidature. Fino a qualche anno fa le offersta a quella italiana: semplifica terribilmente di lavoro si pubblicavano sui giornali, e i te le operazioni. Così come il consulente ficurriculum vitae ricevuti dalle aziende erananziario bionico utilizza l’IA per rendere no nell’ordine delle decine. Oggi gli annunci le sue scelte di investimento più accurate e sono online, e i cv dei candidati sono divenvicine alle esigenze del cliente, il recruiter tati centinaia, migliaia, addirittura 70mila bionico, anche se l’espressione non è ancora nel caso di una recente offerta di lavoro utilizzata, fa lo stesdi Intesa Sanpaolo. LE AZIENDE CHE UTILIZZANO so per migliorare la Nemmeno un battaSOFTWARE PER IL RECRUITMENT qualità e abbattere i glione di recruiter HANNO RIDOTTO DEL 75% IL COSTO tempi della selezioriuscirebbe ad anaPER LA SELEZIONE DEI CANDIDATI ne. Il tempo è il prelizzarli tutti, eppure sente, non il futuro: secondo un sondaggio è cruciale che questo lavoro sia fatto, per condotto l’anno scorso sui tremila iscritti da minimizzare il rischio di perdere per straAidp, l’Associazione italiana per la direzioda le migliori candidature. Entrano così in ne del personale, il 58% degli hr manager gioco i software basati sull'IA, che hanno la negli ultimi tre anni ha introdotto sistemi capacità di leggere i cv in modo autonomo. digitalizzati e automatizzati nei processi di Come, per fare un esempio italiano, quello reclutamento e selezione. Oltre sei recruidi Arca24 Hr software solutions, basato su ter su dieci li hanno utilizzati per le attività un motore di ricerca semantico fatto per il di pre-screening e per facilitare l'attività di mercato del lavoro, che vede le mansioni selezione, il 45% per realizzare un’analisi svolte dal candidato e le confronta con l'of-
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ferta di lavoro, realizzando un pre-screening che permette al selezionatore di partire da uno stato dell'arte più avanzato. Anche perché, secondo alcune stime, fino all’88% dei candidati a un posto di lavoro non è in linea con la posizione ricercata. «C'è chi vede la tecnologia come un'alternativa al lavoro umano» osserva Gabriele Molteni, fondatore e amministratore di Arca24 Hr software solutions, «ma nel nostro caso l'intelligenza artificiale tende a riportare il lavoro dell'uomo al centro, toglie tutto il lavoro a scarso valore aggiunto e restituisce la parte qualificante». Secondo il sondaggio Aidp, il 96% dei direttori del personale è convinto che il processo di reclutamento e selezione non potrà essere completamente automatizzato. Per l'84% l'IA potrà integrare le attività umane per renderle più efficienti, per il 41% potrà sostituire solo le attività ripetitive del processo di selezione. «È innegabile che l’intelligenza artificiale stia avendo un impatto anche nella gestione delle risorse umane e in particolar modo nei processi di selezione dei candidati» ha affermato Isabella Covili Faggioli, presidente Aidp, «La domanda di fondo, tuttavia, che ci poniamo come direttori del personale è fin dove può arrivare tale processo. Ebbene, siamo tutti concordi su un punto: l'intelligenza artificiale e la stessa robotizzazione dei processi può migliorare l'efficienza di diversi ambiti della selezione, soprattutto quelli più ripetitivi - e far guadagnare tempo - ma non potrà mai sostituire il processo di selezione e valutazione umana dei candidati. La decisione finale sui candidati rimane un imprescindibile fattore umano». Secondo un recente studio, le aziende che hanno iniziato a utilizzare software per il recruitment basati sull’IA hanno ridotto il costo per screening dei candidati del 75%,
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aumentato il ritorno per ogni candidato del 4%, diminuito il turnover del 35%. Le multinazionali utilizzano in modo massiccio questi strumenti: Unilever per esempio è riuscita a scremare fino all'80% dei 250mila cv ricevuti ogni anno attraverso un game in 12 prove da risolvere sul proprio dispositivo mobile in 20 minuti. «Ogni area del recruiting dove è possibile distinguere tra input e output, come lo screening dei cv, sourcing e gli assessment, sarà ampiamente automatizzata» ha affermato Katrina Kibben di Randstad, «Il fatto positivo è che possiamo standardizzare i nostri processi per fare delle valutazioni migliori e più oggettive sulle capacità e competenze di un candidato, rimuovendo al contempo eventuali pregiudizi intrinseci (bias) legati al processo di ricerca e selezione». Ma sul tema dei bias non tutti concordano con quanto affermato da Kibben: l’IA infatti con il machine learning ha la capacità di apprendere dal comportamento umano, e potrebbe quindi fare suoi i pregiudizi insiti nei processi di recruiting. È quindi necessario correggere questa tendenza, per MA IL MACHINE LEARNING APPRENDE DALL'UOMO E RISCHIA DI FARE SUOI I PREGIUDIZI INSITI NEI PROCESSI DI SELEZIONE DEL PERSONALE
esempio evitando che il software scelga solo persone di etnia bianca, oppure solo uomini, che abbiano studiato in una determinata università. Anche per questo il Gdpr, regolamento generale sulla protezione dei dati adottato in Europa, stabilisce che i candidati hanno il diritto di non essere sottoposti ad una decisione basata esclusivamente sulla tecnologia: non può esserci «un trattamento automatizzato… che produca effetti giuridici che lo riguardano o che incida significativamente sulla sua persona». Ma aggiunge un dettaglio non da poco: eventualmente, sarà necessario acquisire uno specifico consenso dai candidati. Come dire: chi si sente richiedere il consenso per essere giudicato da un software può rifiutarlo, rinunciando al posto di lavoro a cui aspira…
Se tutti si dicono convinti che l’IA non sostituirà i selezionatori del personale, è però anche vero che secondo una ricerca Ipsos commissionata dalla rivista Wired non tutti i recruiter sono pronti ad accogliere l’innovazione: «nei mercati occidentali prevalgono sentimenti generali di ansia e preoccupazione» ha affermato Claudia Ballerini, direttrice di Ipsos marketing. Forse gli hr manager sono preoccupati dal ruolo sempre più pervasivo dell’IA. Prendiamo Vera, il robot di Ikea Retail Russia, che ogni anno riceve migliaia di candidature. È in grado di intervistare fino a 1500 candidati in una sola giornata in diverse lingue, sa rispondere alle loro domande assumendo voce e sembianze maschili e femminili. Ma, certo, la fase successiva è gestita da recruiter in carne e ossa... Poi ci sono le startup come HireVue, che ha
ideato una piattaforma che somministra interviste video ai candidati e ne analizza i risultati, valutando la capacità di comunicazione sulla base di 15mila tratti del candidato, dal linguaggio ai movimenti oculari, dalla velocità di risposta al livello di stress. HireVue ha appena concluso un round di finanziamento da 93 milioni di dollari. O ancora Vcv, che sostituisce i colloqui di lavoro con video registrati dallo smartphone che non possono essere preparati, analizzandoli con sistemi di riconoscimento vocale e facciale, e ha clienti del calibro di PWC, L’Oreal, Danone, Mars, Citibank. In pole position, al solito, c’è Google, che ha lanciato da pochi mesi la sua piattaforma per la selezione del personale Google Hire, basata su potenti sistemi di IA. Siamo proprio sicuri che il robot recruiter sia così lontano?
IL ROBOT ASSUME, IL ROBOT LICENZIA: IL CONTROVERSO CASO DI AMAZON Secondo quanto scritto da un avvocato di Amazon in una lettera pubblicata da “The Verge”, tra agosto 2017 e settembre 2018 nel solo stabilimento di Baltimora centinaia di dipendenti sono stati licenziati per motivi di produttività. Un portavoce ha poi specificato il numero: 300 dipendenti, cioè il 12% dei 2.500 impiegati a tempo pieno. La lettera conferma quanto rivelato già da diverse inchieste: il controllo sulle prestazioni di ogni singolo addetto è pervasivo. Amazon misura la produttività
con «una metrica proprietaria». Cioè con un apposito sistema di misurazione basato su diversi parametri, inclusa la durata delle pause. Il sistema di Amazon tiene traccia dei tassi di produttività di ogni singolo collaboratore, e genera automaticamente avvisi o cessazioni di qualità o produttività senza l'intervento dei supervisori. Amazon
ha sottolineato che il sistema di segnalazione automatico esiste, ma è sempre gestito dai supervisori. Ma secondo Stacy Mitchell, co-direttore dell'Institute for Local Self-Reliance, i documenti mostrano un processo di tracciamento profondamente automatizzato: «Una delle cose che sentiamo dire costantemente dai lavoratori è che sono trattati come robot perché sono monitorati e controllati da questi sistemi automatizzati» ha affermato Mitchell, «Sono monitorati e supervisionati da robot».
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COVERSTORY
Intelligente, ma vulnerabile attenzione ai cyber-attacchi Ogni dispositivo connesso a Internet è un potenziale punto di accesso per i criminali informatici. I consigli di IMQ, l'unica azienda italiana abilitata a operare sia in campo civile che militare e governativo FLAVIO ORNAGO
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ndustria 4.0, impiantistica smart, strumenti di protezione hardware e software, Internet of Things e Internet of istruendo i dipendenti sulle pratiche di uso siEverythings hanno agevolato la vita curo di Internet, della posta, delle postazioni delle persone, ma anche aumentato considedi lavoro e sottoponendosi periodicamente ad revolmente l’esposizione dei sistemi inforattività di Vulnerability Assessment & Penematici verso il mondo esterno. La "superficie tration Test (Va-Pt) o, più in generale, di audit di attacco" si è estesa fino a raggiungere la di sicurezza informatica oppure sostenendo quotidianità di tutti noi e alla dimensione fisiun processo di valutazione formale della sicuca degli attacchi si è sovrapposta una dimenrezza dei propri sistemi/prodotti Ict da parte sione “cyber” il cui ruolo sta diventando quasi di partner qualificati». prevalente. Ogni dispositivo connesso al cloud I Va-Pt sono fondamentali anche in ambito di o a Internet è un potenziale punto di accesso automazione industriale e IoT, vista l'interper i criminali informatici, ma è un aspetto anconnessione degli impianti: «I Va rappresencora troppo sottovalutato dalla maggior parte tano un’analisi di sicurezza che ha l’obiettivo delle persone e delle di identificare tutte le PROTEGGERSI È POSSIBILE. MA OCCORRE aziende nonostante i vulnerabilità potenAFFIDARSI SOLO A OPERATORI ESPERTI media portino spesso ziali del sistema. I Pt E QUALIFICATI, ANCHE PERCHÉ GLI ERRORI questi problemi all’atrappresentano un atUMANI SONO SEMPRE IN AGGUATO tenzione dell’opinione tacco autorizzato (sipubblica. mulato) per testare la sicurezza del sistema». Proteggersi è possibile, come ci spiega Flavio In altre parole, un Pt dimostra come un attacOrnago, direttore della business unit cyber cante malintenzionato potrebbe eludere le disecurity di IMQ, l'unica azienda italiana dotata fese della nostra organizzazione e sfruttare le di un laboratorio dedicato alla sicurezza inforvulnerabilità per accedere ai dati o prendere il matica accreditato a operare sia in ambito cicontrollo del sistema. vile (accreditamento Ocsi) e sia in ambito miÈ importante anche valutare il livello di siculitare/governativo come centro di valutazione rezza delle App, siano mobile o web: «Può esdella sicurezza IT (accreditamento Dis/Ucs). sere verificato tramite un mobile application «Le aziende, in particolare, dovrebbero apsecurity audit secondo la metodologia Owasp. procciarsi al problema della cyber security in Questa analisi è finalizzata al rilascio di un modo strutturato, adottando metodologie di report/attestato con indicazione del livello analisi e gestione dei rischi legati agli attacdi sicurezza offerto (rating rispetto alla perchi informatici per il business, dotandosi di centuale di requisiti soddisfatti). Ad esempio
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per quanto riguarda il livello di security di una App si potrebbe ragionare sulla sua capacità di garantire protezione e verifica dei dati, autentificazione degli utenti, autorizzazione nell’uso dei privilegi, vulnerabilità agli attacchi, registro degli eventi per verifiche successive». Spesso le organizzazioni sono rese vulnerabili dalla superficialità nell’uso dei dispositivi tipo smartphone o tablet da parte dei dipendenti. Quanti ad esempio accedono ai software aziendali da reti non protette o si collegano ai social media senza adeguate protezioni? «Per smascherare questi utilizzi impropri e pericolosi ed educare i dipendenti si possono fare attività di phishing assessment basato su social engineering e social profiling. In questo caso si creano appositamente trappole per dimostrare come sia possibile sfruttare errori umani per portare a termine un attacco informatico volto ad esempio a compromettere le credenziali di accesso e rubare dati privati/sensibili che non dovrebbero essere accessibili a soggetti non autorizzati». «I servizi ci sono, adesso è importante che ci sia un cambiamento culturale per comprendere quali siano le conseguenze degli attacchi del cyber crime e adottare soluzioni per prevenirle. Nel nostro paese purtroppo le aziende ritengono la cyber security ancora un surplus, sebbene il trend sia verso maggiori investimenti per l’adeguamento agli obblighi del Gdpr», conclude Flavio Ornago.
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Dimmi come navighi e cosa ami e ti personalizzerò l'home page Grazie all'"Empaty machine", un software di Neosperience, è possibile adattare la prima pagina di un sito web a ciascun utente analizzando in tempo reale 18 tratti della personalità di chi la sta visualizzando DARIO MELPIGNANO
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na home page uguale per tutti? «Provare veramente prima di procedere Roba da Medioevo. Almeno per le all’acquisto», mentre Andrea, che cerca aziende che si affidano a Neospeesperienze emozionali intense e ama l’avrience, il cui software utilizza l’intelligenza ventura, legge invece «Vivi l’emozione delartificiale (IA) per identificare con grande la tua prossima auto». precisione le caratteristiche psicologiche Il profilo del cliente è elaborato utilizzando di ciascun consumatore digitale. l’IA per definire 18 (sì, diciotto) tratti del«Utilizziamo un sistema proprietario di la personalità, dal narcisismo alla stabilità machine learning, più precisamente di emotiva, dal bisogno di cognizione a quello deep learning, per individuare la corredi affettività, dalla ricerca di emozioni forti lazione tra comportamenti online e tratti alla coscienziosità. della personalità» spiega Dario Melpigna«Con l’uso dell’IA per l’analisi dei comno, ad di Neosperience, «tutte le tracce portamenti delle persone si può arrivare a che le persone lasciano sulla Rete sono una conoscenza molto approfondita della rappresentative, dai personalità» sottoliprodotti che pre- IL SISTEMA ESTRAE INSIGHT DA QUALUNQUE nea Melpignano, «il INTERFACCIA CONVERSAZIONALE, diligono a quali nostro sistema, che IN PARTICOLARE CHATBOT WEB, MESSANGER approfondimenti si chiama empaty E WHATSAPP, IL PROFILO DEL CLIENTE fanno sulle schede machine e vive nella prodotto, e di che durata. Siamo in grado cloud, utilizza decine di migliaia di procesdi estrarre insight da qualsiasi interfaccia sori che funzionano in parallelo, svilupconversazionale, in particolare chatbot pando una grandissima potenza di calcolo, web, messenger e WhatsApp». in grado di produrre algoritmi specifici La piattaforma software Neosperience azienda per azienda e di conoscere le cacloud realizza un’analisi fondata sulla ratteristiche dei clienti nel giro di qualche psicologia cognitiva, sociale e comporgiorno». tamentale, permettendo alle aziende di Prendiamo Francesca, utente di servizi diconoscere in profondità i propri clienti e gitali. Con la digital customer experience sviluppando servizi digitali personalizzati tradizionale, un marchio della moda riesce per coinvolgerli e fidelizzarli. Tra questi a sapere di lei “solo” che è una millennial, c’è la personalizzazione della home page, che si collega da Milano, che il mese scorper esempio quella di Hertz: a Giorgio, raso ha acquistato un paio di scarpe da sera zionale e sistematico, si apre con lo slogan da 190 euro. Grazie all’utilizzo combinato
di IA e analisi psicologica, Neosperience cloud aggiunge che Francesca si aspetta un percorso di acquisto veloce e facile, che è creativa ed eccentrica, adora mescolare diversi stili, preferisce le novità alla routine, cerca capi originali per evidenziare la sua unicità, utilizza app mobile per trovare promozioni, apprezza le offerte esclusive… «L’elemento differenziale nella nostra tecnologia è l’aver collegato due mondi che nella cultura non si intersecano mai» mette in evidenza l’ad di Neosperience, che ha da poco completato la quotazione su Aim Italia con un aumento di capitale da 3,8 milioni, «le scienze esatte e l’umanesimo, data scientist e psicologi, informatici e filosofi; un connubio che ha fatto la differenza». Ci si deve augurare che questa potenza di fuoco sia utilizzata in modo corretto: «A questo grande potere deve corrispondere una grande responsabilità» rimarca Melpignano, «per questo non diamo il nostro software a chi vende armi, prodotti affini al tabacco e gioco d’azzardo - tratti psicografici come narcisismo e sensation seeking, il bisogno di esperienze forti, caratterizzano i clienti ideali delle società di gambling. Pensiamo inoltre che per le aziende sia importante conoscere i propri clienti, ma senza incrociare i dati con altre fonti: potrebbero altrimenti nascere violazioni e aberrazioni almeno sul piano etico, forse anche su quello giuridico».
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COVERSTORY
COSÌ NELL’ERA POST-DIGITALE VINCERÀ LA SARTORIA Servizi innovativi, elevata efficienza, maggiore personalizzazione: i trend tecnologici emergenti a cui le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno fare riferimento secondo la Technology Vision di Accenture Italia di Marina Marinetti
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ell’era digitale tutti ve ne dicono bilità on-demand. quattro: social (la prima), mobile (la Avranno successo seconda), analytics (la terza) e cloud le aziende che sa(la quarta). E non necessariamente in quest’orpranno soddisfadine. Resta da capire che farsene, di queste tecre questi bisogni nologie digitali. Perché d’ora in poi il successo in modo corretto si basa proprio sulla capacità di padroneggiare nel momento le. «Stiamo entrando nell’era post-digitale, in giusto». È una parola. Ecco perché da quasi cui la trasformazione digitale non sarà più un vent’anni, Accenture, (che, coi suoi 477.000 elemento differenziante, bensì il requisito miprofessionisti impegnati in più di 40 settori nimo per rimanere in industriali e in tutte le LA TRASFORMAZIONE DIGITALE gioco», spiega Valerio funzioni aziendali, è NON SARÀ PIÙ UN ELEMENTO Romano, Intelligent uno dei big della conDIFFERENZIANTE, MA IL REQUISITO Cloud & Infrastructusulenza di direzione MINIMO PER RIMANERE IN GIOCO re Lead di Accenture e strategica, servizi Italia: «Le aziende devono soddisfare aspettatecnologici e outsourcing) redige la sua Techtive completamente nuove da parte di clienti, nology Vision, il report annuale che individua i dipendenti e business partner, creando servizi principali trend tecnologici che ridefiniranno il innovativi e rispondendo ad una crescente ribusiness nell’arco dei prossimi tre anni. «La Techiesta di iper-personalizzazione e di disponichnology Vision ha le proprie radici nella pro-
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fonda conoscenza dei mercati e dei processi di trasformazione che avvengono nei 120 Paesi in cui Accenture è presente a fianco degli ecosistemi di innovazione e dei principali gruppi industriali», spiega Fabio Benasso, Presidente e Amministratore Delegato di Accenture Italia, dove la società è presente in Italia dal 1957 e impiega quasi 16 mila persone, annoverando fra i suoi clienti 16 tra i primi 20 gruppi industriali del paese, 16 tra i gruppi bancari nazionali e 9 tra i primi 10 gruppi assicurativi. «L’innovazione è un modo nuovo di rispondere a un bisogno, un insieme di elementi che, se combinati in modo efficace, possono creare valore incrementale e sostenibile nel tempo». La parola d’ordine, d’ora in poi, sarà “sartoriale”. O tailor made, se siete dei business english addicted. Secondo l’Accenture Technology Vision 2019, infatti nell’era “post-digitale” le aziende hanno nuove opportunità per offrire realtà ed esperienze personalizzate. E le aziende di successo saranno quelle che daranno priorità a fiducia, responsabilità, privacy e sicurezza. Secondo il report 2019, “The Post-Digital Era is Upon Us — Are You Ready for What’s Next?”, le aziende si trovano a un punto di svolta. Le tecnologie digitali permettono di comprendere i clienti in maniera più approfondita, di utilizzare più canali per raggiungere i consumatori e di espandere gli ecosistemi con nuovi potenziali partner. Tuttavia, il digitale non è più un elemento distintivo, bensì il punto di ingresso per entrare in gioco. «Ci troviamo ora a un punto di svolta: le nuo-
INTELLIGENZA ARTIFICIALE
ve tecnologie permettono di comprendere i propri clienti in maniera più approfondita, di utilizzare più canali per raggiungerli, di espandere gli ecosistemi con nuovi partner. In questo contesto, valori come fiducia, responsabilità e sicurezza diventano fattori critici di successo», continua Benasso. «Le aziende devono sì concentrarsi sull’adozione di nuove tecnologie, ma operando in modo etico e responsabile, con una particolare attenzione alla forza lavoro che va preparata al cambiamento». Certo, ma come? La Technology Vision identifica cinque trend tecnologici emergenti a cui le aziende che vogliono rimanere competitive dovranno fare riferimento. In primis, quello che Accenture ha ribattezzato Darq Power, dall’acronimo di distributed ledgers, artificial intelligence, extended reality and quantum computing, catalizzatori per il cambiamento che offrono nuove straordinarie possibilità e consentono alle aziende di reinventare interi settori. E poi Get to Know Me, ovvero l’identificare l’unicità dei consumatori e cogliere nuove opportunità. Le interazioni mediate dalla tecnologia stanno generando un’identità tecnologica in espansione per ogni consumatore. Questa base “viva” di conoscenza sarà fondamentale per comprendere la prossima generazione di consumatori e per offrire relazioni ricche, individualizzate e basate sull’esperienza. Più di quattro su cinque degli oltre 6.600 manager di business e IT intervistati da Accenture in tutto il mondo per
RESPONSABILITÀ, SICUREZZA E FIDUCIA DIVENTANO I FATTORI DEL SUCCESSO
disponibili on demand, dove ogni singolo moredigere il report (83%) hanno dichiarato che i mento rappresenta un’opportunità, un mercato dati demografici digitali offrono alle loro orgamomentaneo. Le aziende devono reinventare nizzazioni un nuovo modo di individuare le opla loro struttura organizzativa per individuare portunità di mercato in risposta ai bisogni non e cogliere queste opportunità. La capacità di soddisfatti dei clienti. Il terzo trend emergente integrare personalizzazione e disponibilità in individuato da Accenture è Human+ Worker: tempo reale di beni e servizi rappresenterà un trasformare l’ambiente di lavoro e valorizzare nuovo importante vantaggio competitivo. le persone. Con l’utilizzo della tecnologia i laSecondo il report, le aziende che stanno ancovoratori stanno acquisendo nuove competenra completando la loro trasformazione digitale ze ed esperienze, ampliando le loro capacità. sono alla ricerca di un vantaggio specifico, sia A mano a mano che la forza lavoro diventa esso un servizio innovativo, una più elevata “human+”, le aziende dell’era post-digitale deefficienza o una maggiore personalizzazione. vono abilitare e sostenere nuove modalità di «Nel nostro paese lavoro. Oltre i due terCON L’UTILIZZO DELLA TECNOLOGIA l’innovazione può e zi (71%) dei dirigenti I LAVORATORI STANNO ACQUISENDO deve accelerare, guiintervistati ritengono NUOVE COMPETENZE ED ESPERIENZE, data in prima battuta che i dipendenti della AMPLIANDO LE LORO CAPACITÀ dai grandi player, che loro azienda siano più hanno capacità di scala e finanziaria», conclumaturi dal punto di vista digitale rispetto all’ade Fabio Benasso. «Le Pmi possono cogliere zienda stessa e che si trovino quindi costretti le opportunità di crescita, a patto che siano ad aspettare che quest’ultima si metta al passo. in grado di mettere a sistema alcune capabiliE poi, Secure Us to Secure Me: le imprese non ties facendo leva su piattaforme comuni, che sono vittime, ma vettori. Le attività di business permettano di innovare e, allo stesso tempo, dipendono sempre di più dagli ecosistemi in liberare risorse da investire nello sviluppo cui le imprese operano. La crescente intercondella propria eccellenza». Ogni riferimento nessione fra molteplici soggetti aumenta però all’Accenture Customer Innovation Network di l’esposizione delle organizzazioni ai rischi. Le Milano è tutt’altro che casuale e non voluto: è aziende devono riconoscere alla sicurezza un uno dei pilastri della Innovation Architecture di ruolo fondamentale nel momento in cui instauAccenture, che aggrega e mette a fattore comurano collaborazioni per fornire i migliori prone molteplici capacità di inventare, sviluppare dotti, servizi ed esperienze. e realizzare innovazione in modo dirompente e Ultimo (ma non ultimo) sostenibile, attingendo all’ecosistema di azientrend, MyMarkets: sodde clienti, business partner, venture capital e disfare le esigenze dei acceleratori, startup, università, in un’ottica di consumatori in tempo continuo e sinergico scambio di esperienze. I reale. La tecnologia sta risultati? Da Acin, per esempio, lo scorso anno creando un mondo sono nati Smart, l’autobar del futuro realizzato di esperienda Autogrill presso l’area di servizio Brughiera ze forteOvest - sul tratto autostradale che collega Varemente se a Milano sulla A8, Uwell, la prima piattaforpersonama digitale lanciata da Sanofi che, attraverso lizzate e un’app su Android e Apple, permette una semplificazione del rapporto fra utenti, medici e farmacisti rendendo la relazione con il mondo della salute più immediata e accessibile, e il SuFabio Benasso, permercato del futuro di Coop, aperto lo scorso presidente dicembre presso il Bicocca Village di Milano. di Accenture Italia
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www.brimarts.it
Il rischio di inefficienza fiscale Pianificare oggi può immunizzare il cliente dal probabile innalzamento delle aliquote successorie Aliquota massima
60% (min 8%) 50% (min 15%) 50% (min 7%) 40% (min 40%) 40% (min 5%) 40% (min 1%) 35% (aliquota fissa) 25% (aliquota fissa) 8% (min 4%)
GESTIRE L’IMPRESA 34 FARMACEUTICA BIG PHARMA, LA SPECTRE DEI CONGRESSI-MERENDA
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ALTRO CHE PATRIMONIALE NEL MIRINO C’È LA SUCCESSIONE Rispetto alle medie europee quello italiano è il profilo fiscalmente più favorevole per il passaggio generazionale. Ecco perché è quello più a rischio di ritocco. Così la protezione del patrimonio diventa prioritaria
NEXIVE
di Sergio Luciano
LA RACCOMANDATA MODULARE METTE IL TURBO AGLI AFFARI
38 ENEL L’ITALIA DEL FUTURO SARÀ SMART E GREEN
40 EMPLOYER BRANDING ECCO COME ATTRARRE IN AZIENDA I TALENTI MIGLIORI
42 PASSAGGIO GENERAZIONALE AUTONOMO E PERFORMANTE IL VALORE AGGIUNTO DEI MILLENNIALS
44 SONEPAR PASSION FOR PERFORMANCE IL BUSINESS È ELETTRICO
46 E-MAIL AZIENDALE O PRIVATA, QUESTO È IL PROBLEMA
Nel grafico, il confronto in Europa tra le aliquote successorie minime e massime, relative alla quota eccedente l’eventuale franchigia. (fonte: elaborazione San Paolo Invest)
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e avete un patrimonio consistente ri”, questa volta in collaborazione con San Pae una certa età – ma a ben pensarci olo Invest (gruppo Intesa San Paolo) proprio anche se siete ancora giovani – è sagsul tema del “passaggio generazionale”, reso gio pensare subito a ulteriormente attuale PROPRIO IN QUESTO PERIODO come provvedere alla nel mondo dell’imGLI IMPRENDITORI TRA I 70 E GLI 80 ANNI successione: perché prenditoria dall’adSTANNO PASSANDO LA MANO AI FIGLI se lo spauracchio deldensamento statistico PER RAGGIUNTI LIMITI DI ETÀ la tassa patrimoniale, in questo periodo degli tornato a circolare negli ultimi giorni prima imprenditori tra i 70 e gli 80 anni – campioni del voto europeo come alternativa all’aumendel miracolo economico italiano – che stanno to dell’Iva, appare comunque troppo odioso a passando la mano ai figli per raggiunti limiti di tutte le forze politiche per poter diventare reetà. altà, c’è un’altra tassa che potrebbe facilmente Ebbene: la tassa sulle successioni è “ad alto incrudelire: la tassa sulle successioni. rischio” di incrudelimento per chiunque abbia E forse anche per questo Rsm Italia – la società dei beni da tramandi revisione e organizzazione contabile che fa dare ai figli perché parte del gruppo Rsm Global ed è partner edioggi è l’unica grande toriale di Economy – ha organizzato nei giorni tassa sociale a godere scorsi uno dei suoi ricorrenti “Salotti finanziaancora di un rego-
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lamentazione nettamente favorevole rispetto alle medie europee. È forse l’ultimo privilegio fiscale del nostro Paese, uno degli Stati dell’Eurozona con la maggior pressione fiscale: ma l’aliquota successoria massima dell’8% è effettivamente una pacchia. La Germania applica aliquote dall’8 fino al 60%; la Francia adotta un’aliquota fissa del 25%; la Gran Bretagna del 40%. Dunque ci sono ampi margini di aggravamento della situazione ai nostri danni. Che fare? Agire subito, ovviamente. Ma non esistono soluzioni preconfezionate. Bisogna individuare quella adatta al proprio caso: ed è difficile, quasi un lavoro. Che a molte persone benestanti è costato moltissimi l’averlo trascurato, come ha sottolineato Dario Notarangelo di San Paolo Invest, citando il caso celebre di Lucio Dalla, che non avendo fatto testamento non ha potuto proteggere il suo compagno degli ultimi anni dai diritti successori dei parenti di sangue. Andar per avvocati è sbagliatissimo: la durata media delle cause successorie è ancora peggiore di quella già inammissibile delle normali cause civili, 10 anni contro 8, e il costo arriva al 30% dell’importo conteso. Una follia. Si deve sapere che il testamento non autorizza a diseredare gli eredi titolari della parte “legittima” del patrimonio, ma permette di destinare liberamente la parte “disponibile”. La legge stabilisce una gerarchia dei soggetti da tutelare che vede al primo posto il coniuge e i figli e agli ultimi i collaterali che subentrano solo nel caso in cui non ci siano figli o loro discendenti. La tutela dei collaterali non è peraltro assoluta, e a certe condizioni anch’essi possono comunque essere esclusi dall’eredità. Accorgimenti diversi vanno adottati nel caso di coppie di fatto o famiglie senza figli, dei divorziati, delle famiglie cosiddette allargate; o nei casi in cui si voglia diversificare la destinazione dei beni tra i figli, dando a ciascuno ciò che più si adatta ai suoi talenti (aziende o terreni, danaro o beni di lusso)… Per gestire la successione dei beni liquidi (insomma, i soldi) uno strumento prezioso è quello delle polizze vita: che consentono una pianificazione successoria personalizzata indicando
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come beneficiari i propri cari o persone terze a cui corrispondere la quota disponibile, nel rispetto della quota legittima, ma con la massima riservatezza imposta dalla Cassazione alle compagnie. Altro capitolo delicato, quello delle donazioni. Una domanda che spesso ci si pone è se sia meglio rinviare la devoluzione del patrimonio alla propria morte, regolando l’operazione con un testamento o rimettendosi alla disciplina di legge, oppure pianificare la propria successione già in vita tramite una serie di donazioni a favore dei congiunti. Sotto il profilo sostanziale non ci sono differenze: anche se si ricorre alla donazione non possono, comunque, essere violate le disposizioni di legge in tema di legittima: la donazione non può costituire cioè lo strumento per privarsi del proprio patrimonio e lasciare, alla propria
Il passaggio generazionale RISCHI DA VALUTARE
PATRIMONI DA TUTELARE
APPROCCIO DA SEGUIRE
VINCOLI DA CONSIDERARE
Le 6 regole fondamentali 1. Deve essere gestito in una logica di processo 2. Va affrontato per tempo con una pianificazione accurata 3. Deve essere nettamente separata la famiglia dall’impresa 4. Devono essere costruiti programmi validi di formazione degli eredi, valutandone asetticamente le attitudini e le capacità 5. Va curata con attenzione l’organizzazione dell’impresa di famiglia per lasciarla agli eredi in una condizione di governabilità 6. Devono essere posti in essere strumenti adeguati di protezione del patrimonio
morte, qualcuno dei legittimari senza la quota minima che gli spetta. Se si vuole già dividere i beni tra i propri successori, lo si può certamente fare disponendo a loro favore in vita con altrettanti atti di donazione, ma si può ottenere lo stesso risultato anche con un testamento che contenga disposizioni specifiche per la divisione del patrimonio tra gli eredi. PAOLO BERTOLI, PARTNER DI RSM
Sotto il profilo fiscale, invece, è vero che alle successioni e alle donazioni si applicano le medesime imposte, alla donazione si applicano le norme fiscali in vigore al momento in cui viene sottoscritto il relativo atto pubblico; alla successione, invece, quelle vigenti al momento della morte del disponente. E i casi specifici potrebbero continuare quasi all’infinito. Il partner di Rsm Paolo Bertoli ha dal canto suo voluto sottolineare, nel “salotto”, i sei punti essenziali al tema del passaggio generazionale nel suo insieme (non solo patrimoni da rendita dunque ma anche aziende attive da gestire) sotto il profilo del metodo per conseguire la miglior tutela patrimoniale possibile: 1) Il passaggio deve essere gestito in una logica di processo; 2) Va affrontato per tempo con una pianificazione accurata; 3) Deve essere nettamente separata la famiglia dall’impresa; 4) Devono essere costruiti programmi validi di formazione degli eredi, valutandone asetticamente le attitudini e le capacità; 5) Va curata con attenzione l’organizzazione dell’impresa di famiglia per lasciarla agli eredi in una condizione di governabilità; 6) Devono essere posti in essere strumenti adeguati di protezione del patrimonio (dai patti di famiglia ai patti patrimoniali ai trust, ndr). E poi, come ha sottolineato Davide Grassano, altro partner di Rsm, il passaggio generazionale in azienda è una preziosa occasione di discontinuità gestionale e di scelte innovative che le generazioni precedenti non sono culturalmente attrezzate a compiere.
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«BIG PHARMA, ALTRO CHE SPECTRE: SALVIAMO VITE» Dai congressi-merenda per i medici al tema dei profitti: Maurizio de Cicco, presidente e a.d. di Roche Spa (e numero due di Farmindustria), smonta tutti i pregiudizi che ruotano intorno all’industria del farmaco di Marina Marinetti
«PER
L’OPINIONE
PUBBLICA
SIAMO
LA
SPECTRE, E ANCHE PER L’ATTUALE CLASSE POLITICA. INVECE SIAMO ALL’AVANGUARDIA SULLA RICERCA. MA LA BUROCRAZIA CERCA DI IMPANTANARCI». Maurizio de Cicco (con la particella rigorosamente minuscola, ma sul predicato nobiliare non abbiamo voluto indagare) è l’amministratore delegato di Roche Italia, che definire “filiale” della più grande azienda di biotecnologie del mondo (un colosso che nel 2018 ha fatturato 56,8 miliardi di franchi svizzeri e che per quest’anno prevede di fare un +9%) sarebbe riduttivo: è stata la prima a essere fondata da Fritz Hoffmann e Adele La Roche, nel 1897, l’anno immediatamente successivo alla nascita della farmaceutica di Basilea. E 122 anni dopo il nostro Paese riveste ancora un ruolo chiave per l’intero Gruppo. Grazie al lavoro dei suoi 700 dipendenti Roche S.p.A. ha chiuso il 2018 con
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sarebbe andata a fare l’informatore del farmaco. “Che è?”, le chiesi perché non sapevo neppure cosa fosse. “A me danno un milione e la macchina”, mi disse. Io avevo una borsa di studio da 113 mila lire e non avevo neppure la patente. E ora è seduto su tutt’altra poltrona. Ma quella da informatore è stata la palestra migliore: mi ha insegnato l’importanza dell’ascolto, dello stare vicino ai clienti, la capacità di diversificare l’approccio alle persone. Roche già allora era una delle aziende che curava di più la formazione. Ed è anche vicepresidente di Farmindustria. In dieci anni su quella poltrona ho visto di tutto, proprio di tutto. Come il Congresso sull’unghia incarnita a Bahia, ovvero come ti convinco il medico a prescrivere il farmaco... un fatturato complessivo di 867,3 milioni di Era il sistema stesso che in qualche modo euro, che sui circa 2 miliardi dell’intera Euroaccettava che le aziende aiutassero la promopa non sono esattamente noccioline. Ma per zione. Allora in qualche modo tutte le azienMaurizio de Cicco quello con Roche non è solde spingevano sulla promozione e non sulla tanto un rapporto di lavoro: è una relazione formazione. E sotto la parola “promozione” che dura da tutta la vita. Classe 1957, si dice poteva esserci dal calendario fino al viaggio «fieramente laureato in biologia marina con premio. Poi però quando si arriva all’eccesso 110 e lode nell’81» interviene la burocraLA FILIALE ITALIANA È NATA NEL 1897, (poi però nicchia sui zia e rischia di impanL’ANNO SUCCESSIVO ALLA FONDAZIONE successivi master in tanare tutto. DI ROCHE A BASILEA. E ANCORA OGGI Bocconi e sui percorsi Ogni riferimento al È CENTRALE PER L’INTERO GRUPPO alla London Business Sunshine Act, il DeSchool e all’Insead di Fontainebleau). «Roche creto Trasparenza, è puramente casuale. è stata la prima azienda in cui ho lavorato», È passato alla Camera, passerà anche al Senaracconta. «Prima, non avevo mai portato né la to. D’ora in poi tutto ciò che supera il valore di cravatta né una giacca». 50 euro dev’essere dichiarato. Noi lavoriamo solo con gli ospedali, ma molte aziende lavoVia con l’amarcord. rano soprattutto col medico generico: anche Nel 1981 ero ricercatore all’Acquario di Naun libro scientifico supera quella soglia di vapoli. La mia compagna di allora mi disse che lore. Secondo me è una forma di distorsione,
una perversione. È come se mi si chiedesse quante volte vado in bagno per passarmi la carta igienica. Norme del genere ingessano, per non parlare del rischio che per evitare problemi non si dichiari niente. Non è con la coercizione che si ottiene la trasparenza. E i 5 Stelle vogliono mandare un messaggio populista senza sapere che in realtà l’industria farmaceutica già da quattro anni ha adottato un sistema, che si chiama Transparency, che obbliga ogni azienda a dichiarare sul proprio sito internet i rapporti che ha con i medici. MAURIZIO DE CICCO, A.D. DI ROCHE ITALIA E se qualcuno non vuole dichiarare? Sono convinto che inevitabilmente nel tempo le aziende modificheranno le proprie poformazione lasciamo che sia l’ente, ospedale licy. Se oggi in Italia abbiamo almeno10mila o università, a scegliere i clinici che partecieventi l’anno, è logico che la gente sospetti peranno. che sotto possano esserci cene o altro. Ma in D’altra parte l’azienda farmaceutica è il Farmindustria abbiamo un codice deontoloMale... gico estremamente severo, che va dal divieto Noi siamo la Spectre. Certe volte mi scappa di scegliere località di dire: se siete contro turistiche nei periodi big pharma, tenetevi L’INDUSTRIA FARMACEUTICA HA ADOTTATO IL TRANSPARENCY SYSTEM di alta stagione, al lipure big virus e troCHE OBBLIGA OGNI AZIENDA mite delle 4 stelle per vatevi da soli la soluA DICHIARARE I RAPPORTI COI MEDICI gli alberghi, passando zione. per i tetti alle cene e ai viaggi, che non posQuanto costa trovare la soluzione? sono essere in business class neppure per Un paio di miliardi di euro e anni di ricerca. lunghe tratte. E non si può arrivare 12 ore In Italia siamo l’azienda che investe di più in prima dell’evento, attaccando di fatto giorni ricerca clinica: almeno 40 milioni di euro ogni di vacanza. Mi sembra paradossale andare a anno. Investiamo in ricerca molto più che nelforzare un sistema che si era dato regole già le attività promozionali, circa 4 o 5 volte di severe. In Roche già da anni quando offriamo più. E per ogni mille euro che noi investiamo
NORME COME IL SUNSHINE ACT SONO UNA FORMA DI PERVERSIONE il sistema sanitario ne risparmia 2.200. Perché noi non solo forniamo il farmaco innovativo, ma paghiamo tutto: tutti gli esami, che nella ricerca hanno una frequenza maggiore, il tempo che il medico mette a disposizione, la struttura, il personale sanitario. Compriamo anche il farmaco che è oggetto dello studio comparativo. E in termini di tempo? Questa è una nota dolente. In Italia i tempi purtroppo sono tra i più lenti d’Europa: solo per ottenere l’autorizzazione a fare lo studio passano da 30 giorni fino a un anno. E pensare che la procedura è persino stata semplificata. La legge Lorenzin stabilisce che in Italia dovrebbero esserci non piu di 25 comitati etici per approvare gli studi. Anche quelli sono dei piccoli centri di potere (e di interesse per il gettone ogni volta che si riuniscono). Ebbene: invece che 25 siamo arrivati ad averne 200 e all’interno di ogni comitato etico ci sono competenze molto diverse, Così il prete si può alzare e dire che il biotestamento non è cosa giusta, l’assicuratore contestare perché quello che propone l’azienda farmaceutica non verrà rimborsato... Abbiamo figure non cliniche che possono bloccare lo studio. Immagini la soddisfazione di poter affermare: “io, da solo, ho fermato la grande Roche, che deve fare quello che diciamo noi”. Abbiamo studi durati anche cinque o sei anni. C’è poi un fardello burocratico figlio della regionalizzazione: ogni Regione vuole cantare la sua canzone, perché l’80% del budget è sulla Sa-
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LA SEDE DI ROCHE SPA A MONZA
nità. Tutto questo si sposa con lo scarso riconoscimento del valore della ricerca. Neppure una nota positiva? Qui si lavora bene: la qualità dei clinici è ottima, abbiamo centri molto prestigiosi. L’Italia è riconosciuta come il top in Europa in determinate aree, come oncologia, neurologia. Nonostante i fardelli, in Italia siamo così bravi che riusciamo a essere estremanente competitivi. E le polemiche sul costo dei farmaci? Nel mondo Roche è l’azienda che investe di più in ricerca: 12 miliardi di franchi svizzeri all’anno, intorno al 21% del fatturato. È indispensabile avere un ritorno sull’investimento, e non solo per le aziende farmaceutiche, ma per tutte le società per azioni: l’investitore deve credere in quello che tu proponi. Se vede che il tuo investimento va a buon fine e c’è un ritorno, lui continua a investire. Altrimenti toglie linfa alla società. Poi si parla di “profitto più equo”. Ma cosa vuol dire? Le aziende fanno politiche di prezzi diverse a seconda della possibilità dei singoli Paesi: dove hai il Pil più alto inevitabilmente chiedi un prezzo superiore. In Europa neppure le case o le vacanze hanno lo stesso prezzo tra i vari paesi. E non dico tra Italia e Romania, ma anche tra Italia e Francia. E comunque noi ci siamo appuntati sul petto una piccola medaglia. Quale? Siamo stati la prima azienda ad accettare un meccanismo di rimborso dei farmaci che oggi
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negli Usa dicono straordinario e stanno per adottare: il pay per perfomance. Ovvero? Mi paghi solo se il farmaco funziona. Abbiamo un antitumorale, l’Avastin, che funziona in maniera diversa su sette tipi di tumore. Nel 2007, con l’allora direttore generale di Aifa (Agenzia italiana del farmaco), ci siamo inventati un meccanismo per cui il prezzo variava in funzione dell’indicazione. La sfida è sempre di riuscire a rimanere sul mercato proponendo soluzioni. C’è tanta incoscienza, ma anche lungimiranza. E adesso siete rimasti gli unici a fare ricerNEL MONDO ROCHE È L’AZIENDA FARMACEUTICA CHE INVESTE DI PIÙ IN RICERCA: 12 MILIARDI DI FRANCHI SVIZZERI L’ANNO, IL 12% DEL FATTURATO
ca sull’Alzheimer, mentre i competitor si sono tirati indietro. Abbiamo due molecole in fase avanzata di studio e 21 centri in Italia che lavorano attivamente per la ricerca e lo sviluppo di nuove soluzioni terapeutiche. Il fatto dire essere l’unico player attivo paradossalmente ti consente di definire le regole. Ma considerando il bisogno che esiste per questa patologia, la cosa migliore sarebbe offrire un prezzo più basso e non beneficiare del fatto di essere gli unici sul mercato. La ricerca è una zavorra per i conti, però. Ma indispensabile: il problema è la scadenza
dei brevetti. Lo scorso anno abbiamo perso più di 100 milioni di euro e quest’anno saranno 150. Ma abbiamo accettato la sfida di continuare a mantenere elevato il livello di investimenti in ricerca clinica: crediamo che l’innovazione sia un bisogno alto che supera anche la difficoltà del momento. Se scade una molecola, ne devi brevettare un’altra, anziché fare un buco nella cinta. Le altre aziende invece taglierebbero costi fissi, come il personale. Noi abbiamo promesso a Roche di recuperare in due anni quello che abbiamo perso. Come farete? Roche ha 68 molecole in pipeline, il numero più alto di tutto il settore. La seconda in classifica, Novartis, ne ha una cinquantina. Nell’anno in cui siamo stati toccati pesantemente dai biosimilari abbiamo ottenuto la rimborsabilità di cinque nuovi farmaci, di cui tre hanno ottenuto lo status di innovativi in sclerosi multipla, oncologia ed emofilia. Questo ci ha dato ossigeno e prospettive. A proposito di prospettive: come vede la Roche del futuro? Sogno che la farmaceutica non venda solo il farmaco, ma si prenda cura del paziente con una visione olistica, che abbracci diagnosi, terapia, monitoraggio, assistenza. A questo punto Roche diventerà un partner e anche all’esterno si comprenderà in modo chiaro che cosa stiamo facendo. La metafora che utilizzo è quella dell’albero. Cioè? La fiducia nasce dalla credibilità. Roche è un albero. Le radici rappresentano i nostri valori: integrità, passione, coraggio. Il fusto è la nostra missione: lavoriamo per i pazienti del futuro e di oggi. La linfa è il nostro engagement: quello italiano è all’88%, il valore più alto del mondo. I rami sono le competenze: ogni anno investo in formazione più di un milione di euro. È un bellissimo albero, ma nei momenti di difficoltà può diventare legna secca. Ma produce frutta, ci pensi due volte prima di abbatterlo. Se siamo in grado portare dei risultati nessuno ci toccherà. E Roche Italia negli ultimi cinque anni ha sempre superato ciò che le veniva richiesto.
in collaborazione con Nexive
La raccomandata modulare mette il turbo agli affari Dopo la giacenza digitale sul portale Formula Certa, Nexive ridisegna il proprio portafoglio prodotti introducendo Next, che tra l’estrema fisicità e la completa dematerializzazione lascia la scelta al cliente di Paola Belli
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ode a Nexive, che due anni fa s’è insone. E tutti i giorni diciamo che andiamo sulla ventata la giacenza digitale, grazie luna perché, mettendo insieme tutti i chilomealla quale il 95% delle raccomantri che percorriamo tra bilici, furgoni, motoridate vengono recapitate entro appena cinque ni, biciclette, ne percorriamo circa 380mila: la giorni. E che adesso rilancia con Next, con cui distanza tra la Terra e la luna». il mittente può scaricare la prova del recapito Nexive offre alle imprese una piattaforma inentro 24 ore. Non per niente è il primo opetegrata, punto di riferimento principale per ratore postale privato (che ricorderete come servizi postali e parcel. Mail, print & digital, TNT Post, nome ha mantenuto fino al 2014), parcel: in logica end2end, Nexive integra procon più di 30mila clienti business e PA, comduzione e stampa dei documenti, recapito fisiprese tutte le principali banche e utility. Per co e digitale, servizi post recapito e consegna citarne alcune, rigorosamente in ordine sparpacchetti B2C. I key drivers sono l’innovazioso: Banca popolare di Milano, Unicredit, Intene, la capillarità sul territorio, la personalizzasa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena, e poi zione delle soluzione end to end e la sempliEnel, Iren, Hera, A2A, cità di soluzioni che LA DIGITALIZZAZIONE PORTA Edison, ma anche Codevono essere prima A UN INCREMENTO DEL RECAPITATO ca-Cola, Vodafone, Sky, di tutto user friendly. DEL 5%. CHE, RAPPORTATO AI GRANDI Fastweb, Avon, We«La giacenza digitale è NUMERI, FA LA DIFFERENZA stwing, Ferrero, Privastata una rivoluzione», lia, Amazon. E l’Agenzia delle Entrate: «Siamo continua Luciano Traja: «al foglietto che dice messi notificatori nel Centro Italia», spiega Luche siamo passati alleghiamo una busta chiusa ciano Traja, amministratore delegato di Nexicon un pin per la procedura di riconoscimenve – benché i suoi figli a domanda rispondano to sul portale Formula Certa. Così il ritiro può che «papà fa il postino» - da aprile 2018. «Le avvenire online, comodamente da PC, smarconsegne di e-commerce le facciamo noi. Ma tphone o tablet, oltre che in formato cartaceo il nostro più importante cliente in assoluto è in un punto Nexive. E anche in caso di ritiro in Ticket One: tutti i biglietti dei concerti in Italia formato digitale viene generato il certificato li consegniamo noi. Siamo un’azienda che fatpostale forense che ha valore di prova di contura quasi 230 milioni di euro di cui l’80% sul segna legale». I risultati? Un aumento del 5% mondo postale classico e il 20% sul mondo del di raccomandate recapitate. «Può sembrare parcel. Abbiamo circa 1500 persone impiegauna piccola quota, ma se la leghiamo ai grandi te, ma con l’indotto delle aziende che lavorano numeri delle raccomandate spedite, che soliper noi in esclusiva arriviamo a circa 8000 pertamente sono solleciti di pagamento, questa
LUCIANO TRAJA, A.D. DI NEXIVE
percentuale si traduce in un incremento dei ricavi per i nostri clienti. Che infatti apprezzano molto questo servizio». È grazie alla sua capacità di innovare che Nexive ha mantenuto una posizione di contrasto a un player come Poste Italiane. Dopo aver introdotto la giacenza digitale, ora è la volta della raccomandata Next: più velocità per il mittente che può scaricare, comodamente online, la prova di avvenuta consegna con valore legale, già dal giorno successivo al recapito e partire subito con le azioni previste (es. recupero crediti). «Next è una raccomandata “modularmente digitale», spiega l’amministratore delegato di Nexive: «Tra l’estrema fisicità della classica raccomandata fisica con la cartolina di ritorno e la raccomandata totalmente digitale, abbiamo voluto dare al nostro cliente la possibilità di decidere quale esperienza digitale far fare al suo cliente. Basta avere il suo indirizzo e-mail - no, non c’è bisogno della pec, ndr – ed è possibile mandare una raccomandata e-mail che ha all’interno il medesimo procedimento di riconoscimento della giacenza digitale. Così il destinatario non deve andare da nessuna parte, ritirare la raccomandata non è un problema e tutto è molto più veloce». La prova di avvenuta consegna è visibile online già dopo 24 ore. «In questo modo la banca, la multiutility, l’impresa, ottiene la ricevuta firmata. Se deve fare un’azione di recupero, può farla partire immediatamente. Una così innovativa l’abbiamo solo noi».
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Starace: «L’Italia del futuro sarà smart e carbon free» L’amministratore delegato di Enel alza il velo sul piano energetico che convertirà il Paese alle energie rinnovabili. Inclusi i 28mila punti di ricarica delle auto da installare capillarmente in tutte le città di Giordano Fatali
(presidente HRC International Group)
L’AMBIENTE, CERTO, MA ANCHE IL PORTAFOGLI. IL SUPERAMENTO DEI COMBUSTIBILI FOSSILI CONVIENE, PERCHÉ LE TECNOLOGIE SONO ORMAI MATURE E I COSTI DELLA PRODUZIONE COMPETITIVI. Lo sostiene uno che di rinnovabili ne sa qualcosa: Francesco Starace. Non solo perché siede sulla poltrona di amministratore delegato di Enel, ma anche per la lunga esperienza sul campo: 11 anni fa è diventato direttore della divisione Enegie Rinnovabili di Enel e a.d. di Enel Green Power, l’allora neonata società del gruppo dedicata appunto alla gestione delle attività di generazione di energia da fonti rinnovabili, in Italia e nel mondo. È sotto la sua guida che Enel Green Power si è affermata come uno dei più importanti player nel settore delle rinnovabili, con più di 43 miliardi di kWh prodotti da oltre 1200 impianti in 29 Paesi nei cinque continenti, con un mix di tecnologie verdi ben calibrato tra idroelettrica (28,1 GW), geotermica (0,9 GW), eolica (10,6 GW), solare (3,7 GW) e biomassa (0,1 GW). Il futuro (e non solo secondo Starace) è segnato. In verde.
È sempre più importante virare verso le energie rinnovabili, l’Italia è allineata? Nel nostro Paese le rinnovabili rappresentano ormai circa il 40% della produzione nazionale di energia, siamo tra i pochi paesi che rispetteranno gli accordi europei per il 2020 e nei prossimi anni le rinnovabili, in
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particolare solare ed eolico, cresceranno ulteriormente ed arriveranno nel 2030 a soddisfare da sole più della metà del fabbisogno elettrico del Paese. Enel ha sempre creduto nello sviluppo delle rinnovabili, una visione che trova conferma anche nel piano strategico triennale 19-21 nel quale abbiamo previsto 1 miliardo di investimenti per lo sviluppo del settore in Italia, una delle direttrici principali della crescita dell’Ebitda del Gruppo Enel. Esiste nel nostro Paese una tradizione legata alle rinnovabili? L’idroelettrico, con una tradizione di oltre 100 anni, rappresenta un’eccellenza nazionale. Nella geotermia ad alta entalpia, ovveNEL PIANO STRATEGICO 2019-21 ENEL HA PREVISTO INVESTIMENTI PER UN MILIARDO DI EURO NELLO SVILUPPO DELLE RINNOVABILI
ro con temperature che consentono la produzione diretta di energia elettrica, il nostro paese vanta una leadership mondiale. Come Enel siamo leader nella geotermia a ciclo binario con i più grandi impianti in esercizio al mondo, nel deserto del Nevada, e pensiamo di portare questa tecnologia anche per la geotermia a bassa entalpia, in Italia ancora poco sfruttata. Per quello che riguarda le altre fonti rinnovabili, abbiamo potenzialità molto interessanti sul solare, specialmente
al sud dell’Italia. Discorso diverso invece per l’eolico: le risorse non sono paragonabili a quelle dei paesi del nord Europa, Brasile, Messico e Stati Uniti. In più abbiamo a che fare con una limitazione fisica sulle zone ventose che limiteranno lo sviluppo di nuovi impianti. Più promettente è la continua attività di miglioramento e ripotenziamento degli impianti esistenti che possono produrre molto di più a parità di regime ventoso, grazie alla notevole evoluzione della tecnologia. I regimi ventosi e il tipo di fondali non hanno invece sinora reso conveniente nel nostro Paese l’eolico offshore. Qual è il valore della conversione all’elettrico nelle automobili? La mobilità elettrica avrà un ruolo fondamentale per la progressiva decarbonizzazione della nostra economia, con importanti benefici per la qualità dell’aria ed in particolare per la vita nelle nostre città a fronte di una sempre maggiore urbanizzazione. La mobilità elettrica può inoltre rappresentare un’opportunità di sviluppo economico per l’intero Paese: in Italia sono infatti già presenti delle assolute eccellenze lungo l’intera catena del valore, dal design dei veicoli fino alla componentistica. Si tratta infine anche di una buona opportunità di collaborazione tra settori apparentemente distanti come possono essere quello dell’energia e dell’automotive.
L’Italia è pronta? Quanto c’è ancora da fare? In Italia sulla mobilità elettrica scopriamo ogni giorno un Paese molto più forte di quanto si possa immaginare. Stiamo vedendo molti imprenditori dedicarsi a questa nuova tecnologia e, anche partendo lievemente in ritardo rispetto ad altri paesi, siamo convinti che l’Italia possa farcela. Dal canto nostro ci siamo posti l’obiettivo di dotare il paese di una rete di ricarica capillare che permetta a chi guida un veicolo elettrico di percorrere l’Italia dalla Valle d’Aosta alla Sicilia senza il pensiero dell’autonomia. Il nostro obiettivo è quello di installare circa 28.000 punti di ricarica al 2022 con un investimento complessivo fino a 300 milioni di euro. A fine marzo possiamo già affermare di aver raggiunto un traguardo importante, con circa 5.700 nuovi punti di ricarica installati in tutta Italia. Come si promuove la cultura verso le energie rinnovabili? Un futuro senza combustibili fossili è possibile: la tecnologia nella sua evoluzione consente sempre più di decarbonizzare la generazione di energia elettrica e il progressivo utilizzo di elettricità al posto di combustibili fossili permetterà di decarbonizzare interi settori dell’ attività umana. Si tratta ora di accelerare ad una velocità sufficiente per contrastare il cambiamento climatico. In ge-
nerale, c’è bisogno di sostegno alla creaziobilità geopolitica). ne di una cornice che faciliti gli investimenti Cosa sono le smart grid? necessari alla transizione energetica. Enel Le Smart Grid sono le reti intelligenti in ha avuto la lungimiranza di comprendere, grado di integrare le azioni di tutti gli utenti prima di altri, il ruolo centrale delle rinnoconnessi per distribuire energia in modo efvabili, tanto che, nel 2021, rappresenteranficiente, sostenibile, economicamente vanno più del 50% della produzione totale del taggioso e sicuro. gruppo rispetto al 38% di oggi. Basti dire Grazie alle smart grid si passa da un flusso che abbiamo chiuso univoco in cui i clienil 2018 con circa 3 LA DIGITALIZZAZIONE DELLE SMART GRID ti fruiscono dell’enerASSORBIRÀ RISORSE PER 5,4 MILIARDI GW di nuova capacità gia in modo passivo, DI EURO DA QUI AL 2021, RAGGIUNGENDO installata e nel 2020 46,9 MILIONI DI CONTATORI INTELLIGENTI a uno biunivoco dove puntiamo a raggiuni clienti sono anche gere 4,4 GW: numeri record che nessun conproduttori, tramite per esempio i pannelli corrente al mondo ad oggi raggiunge. fotovoltaici privati e le auto elettriche colleSono accessibili a tutti? gate alla rete. I costi delle energie rinnovabili stanno diIn questo settore stiamo vivendo cambiaventando più competitivi delle fonti fossili. menti rapidissimi e la nostra risposta straNoi stessi stiamo riscontrando che la curva tegica è la digitalizzazione delle reti. Nel pedei prezzi ha cominciato a incrociarsi. Già riodo 2019-2021 sono previsti investimenti oggi quindi è il mercato a decretare la comin digitalizzazione per 5,4 miliardi di euro petitività delle rinnovabili, mentre i combuche comprendono anche gli investimenti stibili fossili presentano maggiori incerteznecessari per raggiungere un totale di 46,9 ze da un punto di vista finanziario (volatilità milioni di contatori intelligenti installati a dei prezzi) e di approvvigionamento (instalivello globale sulle nostre reti.
FRANCESCO STARACE, AMMINISTRATORE DELEGATO DI ENEL. ALLA SUA DESTRA, GIORDANO FATALI, AUTORE DELL’INTERVISTA
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EMPLOYER BRANDING, L’ARTE DI ATTRARRE I TALENTI Per rendere desiderabile un posto di lavoro, i soldi non bastano. Così Randstad ha voluto indagare sulle caratteristiche che rendono attraente un’azienda. Come lo sono Ferrero, Bmw e Lamborghini di Miriam Romano
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iacere ai propri collaboratori non è conciliare vita lavorativa e vita privata: il fattoun affare così scontato. Anzi. Cosa re più ricercato dagli italiani è l’equilibrio fra rende un’azienda desiderabile? Se le vita professionale e privata, indicato dal 53% aziende hanno difficoltà a reperire figure prodel campione, seguito dall’atmosfera di lavofessionali con le competenze di cui hanno biro piacevole (52%) e da buona retribuzione sogno, c’è un motivo. Che si chiama employer e benefits (47%). Poi vengono la sicurezza del branding, ovvero l’arte di attrarre i talenti miposto di lavoro (46%) e le opportunità di cargliori. Che poi è la specialità di Randstad Emriera (37%). Le donne danno maggiore imporployer Brand, che all’istituto di ricerca Kantar tanza all’atmosfera di lavoro piacevole (57%, TNS ha commissionato una ricerca condotta 10 punti in più degli uomini) e al work-life su oltre 200mila perbalance (55% contro CONCILIARE LAVORO E VITA PRIVATA sone in 32 Paesi in il 51% dei colleghi), È LA CARATTERISTICA PIÙ RICHIESTA modo indipendente mentre gli uomini, suDAGLI ITALIANI, CON L’ATMOSFERA. (nessuna azienda si bito dopo l’equilibrio LO STIPENDIO È AL TERZO POSTO può iscrivere volonfra lavoro e vita privatariamente per partecipare) con un’analisi ta, preferiscono buona retribuzione e benefit approfondita su più di 6.200 aziende a livello (48%, contro il 47% delle donne) e sono meno globale. In Italia sono state intervistate circa interessati alla sicurezza del posto di lavoro 7.700 persone di età compresa tra 18 e 65 rispetto alle colleghe (44% vs 47%). Ma le difanni, un campione rappresentativo di occupaferenze più evidenti emergono per fasce di età: ti, studenti e non occupati, a cui è stato chiesto i giovanissimi (18-24 anni) cercano più degli quali fattori rendano un’azienda attrattiva tra altri un’atmosfera di lavoro piacevole, i millenle 150 selezionate con oltre 1000 dipendenti nials (25-34enni) puntano soprattutto sulle con sede in Italia e conosciute da almeno il opportunità di carriera, gli adulti tra 35 e i 54 10% della popolazione. anni danno relativamente maggiore importanEbbene, al primo posto, viene la possibilità di za alla vicinanza del posto di lavoro, mentre
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gli over 55 guardano soprattutto alla solidità finanziaria dell’azienda. Per i lavoratori part-time (il 19% della forza lavoro) il datore di lavoro più attrattivo è un’impresa che offre un’atmosfera piacevole e un buon equilibrio fra vita professionale e privata. Rispetto ai colleghi che lavorano a tempo pieno, sono meno interessati al salario e ai benefit e alle opportunità di carriera, mentre sono più attenti alla sicurezza del posto di lavoro. «Le persone, proprio come le imprese, selezionano i potenziali datori di lavoro controllando la loro reputazione e verificando le possibilità di trovare un ambiente di lavoro in linea con le proprie aspettative – afferma Marco Ceresa, Amministratore Delegato di Randstad Italia -. In un mercato sempre più competitivo, per superare l’emergenza della scarsità di competenze il ruolo dell’employer branding diventa fondamentale. Molte aziende basano ancora la propria strategia su fattori che non destano l’interesse dei potenziali dipendenti, perdendo grandi opportunità. Comprendere e venire incontro alle loro aspettative, puntando con decisione sul miglioramento del work-life balance, sulla creazione di un’atmosfera di lavoro
piacevole e su stipendi e benefit adeguati e di posto fra le tipologie di aziende più desiderate guito dall’automotive, dal largo consumo, dal valore è il miglior biglietto da visita per attrarsi trovano le Pmi, scelte dal 18% del campione farmaceutico e dall’elettronica. re e trattenere i migliori talenti. I vincitori del soprattutto per piacevole atmosfera di lavoro, Ma poi, alla fine, sono i soldi quelli che contaRandstad Employer Brand 2019 sono esempi work-life balance e flessibilità, fattori in cono: al primo posto tra i motivi che spingono i di particolare successo di employer branding». mune con le attività in proprio, indicate come dipendenti italiani a cambiare datore di lavoro E dunque, quali sono le imprese più abili destinazione ideale dal 14% degli intervistasi trova lo stipendio troppo basso, indicato dal nell’attrarre talenti? Il Randstad Employer ti. L’11% preferisce lavorare per la pubblica 47% del campione, seguito dallo squilibrio fra Brand 2019 ha premiato tre aziende “da soamministrazione o per enti non profit, per la vita privata e professionale (38%), dalle scarse gno”, dove tutti i posicurezza del posto, la opportunità di carriera (36%), dalla mancanTRA I SETTORI PIÙ AMBITI PER CHI tenziali dipendenti solidità finanziaria e za di premi o di riconoscimento professionale ASPIRA A UN LAVORO CI SONO vorrebbero lavorare. l’equilibrio fra lavoro (34%) e dalla carenza di sfide (30%). L’assenI MEDIA, L’AUTOMOTIVE, IL LARGO Al primo posto nelle e vita privata. Sono za di stimoli e sfide professionali è primo moCONSUMO E IL FARMACEUTICO preferenze degli itameno gli italiani attivo che induce i lavoratori 55-64enni a camliani c’è Ferrero, con il 78,5% degli intervistati tratti prevalentemente da startup e da aziende biare, la generazione successiva (35-54 anni) che considera l’azienda di Alba il migliore daa conduzione familiare, per entrambe appena se ne va più per mancanza di riconoscimenti e tore di lavoro. In seconda posizione Bmw, con il 6%: le prime offrono soprattutto lavoro intei millennials (25-34 anni) cercano opportunità il 73,2% degli italiani che ha dato la preferenza ressante, atmosfera piacevole e opportunità di se si accorgono di non avere un buon rapporto alla casa automobilistica bavarese. Chiude il carriera, mentre le seconde offrono atmosfera con il proprio diretto superiore. I giovanissimi podio un altro marchio automobilistico, Aupiacevole, work-life balance e flessibilità. fra i 18 e i 24 anni, più ambiziosi, lasciano il potomobili Lamborghini, indicata come azienda Il settore più attrattivo? È quello dei media, sesto se non intravedono opportunità di carriera. ideale dal 72,6% degli intervistati. Dopo le tre premiate, la classifica delle imprese italiane HRC: PER INGAGGIARE IL CANDIDATO OGGI SI USA IL GAMING più ambite dai potenziali dipendenti vede in quarta posizione Thales Alenia Space in Italia, l’utilizzo dei social ricerca del personale: «L’employer branding in quinta Feltrinelli e poi Maserati, Mondadori, network e di altri metodi «Dai metodi classici, è sempre esistito, ma digital come il gaming, headhunting e annunci è cambiato col tempo e RAI, Avio Aero e Coca-Cola HBC Italia a chiuattività di ingaggio con la crescente penuria su pubblicazioni dere la selezione dei 10 marchi considerati i via app o siti web su cartacee o online, si è di personale, di talenti, potenziali migliori datori di lavoro. dei challenge legati passati ad attività di di ingegneri». Pier Carlo Le altre aziende italiane? Non sembrino allinea domande-risposte, Barberis, vicepresidente “candidate experience”» ate con le aspettative dei potenziali dipendenvideo colloqui, sulle mette in evidenza l’Hr e Hr director di Hrc, attività legate al prodotto spiega come si è evoluta director di Hrc, «con ti. Nella percezione degli intervistati, infatti, le dell’azienda». Il risultato l’ingaggio del candidato l’attività delle aziende imprese offrono soprattutto solidità finanziaè un ribaltamento degli non solo sulla posizione per rendersi appetibili ria, ottima reputazione e uso delle ultime tecricercata ma anche sugli schemi tradizionali: e attrarre gli agognati nologie, fattori diversi da quelli in cima ai desistili e i valori dell’azienda, «L’employer branding talenti. «Non c’è più il sta diventando deri dei candidati. Soltanto alla nona posizione compresa l’incidenza in posto fisso né il lavoro molto più un’attività ambito sostenibilità e il sotto casa, e si è capito troviamo l’equilibrio fra vita professionale e comunicazione esterna ritorno sul territorio». che non basta agire dal privata (il fattore più ricercato dai lavoratori), che di recruiting punto di vista del salario Questo nuovo tipo di all’ottava la buona retribuzione e i benefit e vecchio stampo. Per ingaggio del potenziale offerto» dice Barberis, alla settima l’atmosfera di lavoro piacevole. Le attirare talenti si stanno candidato avviene in «sono importanti anche usando sempre più due modi: «Il primo è l’immagine dell’azienda aziende sono meglio posizionate per sicurezza metodologie che una un po’ più tradizionale» e del prodotto, la sua del posto di lavoro e opportunità di carriera, in volta erano proprie delle sottolinea Barberis, «e etica, la metodologia quarta e quinta posizione (in linea con i desiagenzie pubblicitarie, consiste nell’essere dell’organizzazione deri dei potenziali dipendenti). con video, immagini, interna, lo sviluppo delle presenti sul territorio Le multinazionali sono la tipologia di impresa contenuti, attività che con job meeting ed carriere». si stanno sempre più eventi dedicati nelle A questo cambio di più ambita dai potenziali dipendenti italiani, evolvendo» conclude università, per far paradigma corrisponde col 29% delle preferenze, soprattutto per la il vicepresidente e Hr un profondo mutamento conoscere l’azienda. solidità finanziaria, le opportunità di carriera director di Hrc. Ma sta crescendo delle tecniche di e la sicurezza del posto di lavoro. Al secondo
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Autonomo e performante: il valore aggiunto del millennial Stiamo assistendo al primo passaggio di testimone dopo quello fra Baby Boomers e la Generazione X. Ma oltre alla questione anagrafica, ora c’è pure il tema delle skill. Che nei nuovi adulti sono profondamente differenti di Vincenzo Petraglia
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uanti anni hai? 26, e tu? 51. Wow, sei più vecchio di mio padre». L’indimenticabile sequenza del film In Good Company, in cui il più attempato si rende conto che quello che gli hanno appena presentato non solo ha la metà dei suoi anni e ha preso il suo posto in azienda, ma ha anche una visione del lavoro e del mondo completamente diversa dalla sua, sta diventando il quotidiano, nella vita lavorativa. Per una semplice questione anagrafica: i Millennials, la generazione di nati cioè tra gli anni ‘80 e la fine degli anni ‘00, sono diventati adulti. Secondo Deloitte nel 2025 rappresenteranno circa il 75%, con molti di essi nel ruolo di leader e manager, soprattutto nel settore tecnologico e dell’innovazione. Ma già oggi negli Stati Uniti coloro che lavorano sotto la direzione di un capo più giovane sono oltre il 40 per cento. Ovviamente non si tratta del primo passaggio di testimone della storia: l’ultimo è quello avvenuto fra i Baby Boomers (nati dopo la seconda guerra mondiale) e la Generazione X, quella dei quaranta-cinquantenni, nati quindi fra gli anni ‘70 e ‘80. Ma quello in atto rappresenta abbastanza un unicuum: in passato era insolito vedere, infatti, un capo più giovane e un dipendente più anziano, cosa che invece sta succedendo ora, col passaggio dalla Generazione X alla Generazione Y, così come è anche detta quella dei millennials. Un cambiamento epocale dovuto in gran parte alla tecnologia e ai nuovi business che richiedono skill che spesso sono appannaggio dei più giovani e che tracciano un forte elemento di rottura e discontinuità col passato. La tecnologia e i social media impongono cambiamenti
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molto più repentini, motivo per cui, volenti o nolenti, i millennials entreranno sempre più prepotentemente nelle stanze dei bottoni, forti di competenze certo, ma anche di una forma GIANLUCA GATTI mentis plasmata dalla modernità che rende inevitabile questo processo di cambiamento. Anche in Italia, seppure al rallenty: «Nel nomercato, per forza di cose, ci si allineerà pian stro Paese», spiega Gianluca Gatti, managing piano a questo trend in atto». Interessante, partner di Talent Tree Consulting, società di dunque, chiedersi come cambiano con l’inricerca e selezione del personale ed executive gresso di questi giovani manager in azienda le search di Milano, «non mancano esempi che dinamiche lavorative, quali sono le caratterivanno in questa direzione, anche se sono anstiche e il valore aggiunto che i millennial boss cora delle eccezioni. L’inserimento dei millenpossono apportare a un’organizzazione e qual nials in posizioni di reè il modo migliore per LA TECNOLOGIA E I SOCIAL MEDIA sponsabilità è per ora relazionarsi con loro IMPONGONO CAMBIAMENTI MOLTO circoscritto perlopiù affinché questo inconREPENTINI E FEEDBACK CONTINUI alle aziende legate alle tro-scontro generazioSUL PROPRIO OPERATO PERSONALE nuove tecnologie, alle nale possa risultare realtà più innovative, spesso startup o comunproficuo e profittevole per tutti. que realtà imprenditoriali autogenerate e dal Di loro si è parlato a iosa negli ultimi anni. Dna giovane, fondate quindi da millennials e Sono stati definiti Bamboccioni, Choosy, Sdracomposte più che altro da coetanei. In questi iati, Generazione Y, Generation Next o Net Gecontesti possono operare ovviamente anche neration, Selfie Generation, Me Me Me Geneprofessionisti senior, ma la tendenza è quella ration. Di certo la grande fortuna (o sfortuna) di ricorrervi, per la loro esperienza, come condei millennials è stata crescere con uno smarsulenti esterni. Nelle organizzazioni molto più tphone tra le mani, che li ha portati a essere al strutturare rimane, invece, ancora piuttosto passo con tutti gli aggiornamenti tecnologici, difficile per un millenial arrivare a posizioni condizione che sempre più spesso li posiziona di vertice, tranne che per ruoli dirigenziali anche sopra professionisti di vecchia data in che presuppongono specifiche skill digital, un mercato perennemente attento all’evoluanche perché non bisogna dimenticare che su zione tecnologica. La loro è la prima generadi noi pesa un retaggio culturale più legato a zione veramente globale, con abitudini e modi piccole e medie imprese e a eccellenze italiane di pensare condivisi, indipendentemente dalla riconosciute anche nel mondo più per la traparte del mondo in cui vivono, e uno spiccato dizione che per l’innovazione. Le resistenze spirito di adattamento alle nuove situazioni in al cambiamento sono quindi maggiori, ma ciò un mondo che cambia alla velocità della luce. non toglie che per rimanere competitivi sul «In generale i millennials boss dimostrano
grande dinamicità, flessibilità e capacità di adattamento, probabilmente frutto di una reazione necessaria per far fronte all’attuale contesto di lavoro nel quale si trovano, dove il cambiamento è allo stesso tempo una condizione con cui devono fare i conti, ma anche uno stimolo per la propria realizzazione», spiega Maria Angela Chiorazzi, psicologa del lavoro e counselor. «Un millennial non teme il licenziamento perché sa già che cambierà diversi lavori. La realizzazione nel lavoro è per loro la ricerca di uno stile di vita più che il perseguimento di una carriera come la intendono i loro genitori. Anche per questo sono molti i millennials che si dedicano ad avviare delle startup. Hanno grande voglia di fare qualcosa in cui si realizzano, ma con la concretezza della sostenibilità economica delle loro scelte. E anche quando non creano qualcosa di proprio, mirano a trovare nell’azienda per la quale lavorano i valori etici in cui loro stessi credono. Si accompagnano a queste caratteristiche il desiderio di autonomia e libertà: infatti sono disposti a lavorare molte ore purché in ambienti informali, aperti anche allo svago, con orari fluidi e con la possibilità di lavorare anche a distanza, fuori dall’ufficio. Un mindset che gli consente di essere più immediati e snelli nelle procedure di lavoro e di fare networking perché immersi nella cultura social fin dalla loro formazione, elemento che li porta ad ambire anche a contesti di lavoro meritocratici e trasparenti». Qualcuno, certo, li accusa di essere troppo concentrati sul qui e ora senza una visione più ampia, di lungo termine. Ma la generazione dei millennials, cresciuta con Internet, ha una diversa concezione del tempo, essendo tutto così rapidamente mutevole nell’era digitale, molto più che in passato dove i cambiamenti erano più graduali: ogni cosa in rete può essere volatile e perpetua allo stesso tempo con contenuti che scompaiono anche dopo pochi secondi (pensiamo a Snapchat) o che ritornano alla luce dopo anni su Google o Facebook, a seguito magari di qualche like in più (tema legato anche alla delicata questione del diritto all’oblio). La percezione del tempo e delle cose
raneamente su diversi livelli e a più cose, per contro hanno una capactà di concentrazione più bassa e una potenziale dipendenza dalle interazioni basate sui social media a scapito della comunicazione faccia a faccia. «La velocità e l’immediatezza fanno parte del loro Dna così come il relazionarsi attraverso i social. Ciò, se da un lato è un punto di forza, dall’altro potrebbe interferire sulle relazioni che si instaurano sul posto di lavoro», spiega Chiorazzi, «perché queste per essere autentiche richiedono tempi più lenti e modalità visà-vis che a volte passano in secondo piano». Come futuri manager i millennials, per i quali in generale titoli e ruoli gerarchici sono meno MARIA ANGELA CHIORAZZI importanti rispetto al passato (l’autonomia lavorativa, il non voler essere gestiti da altri, assumono, dunque, una valenza diversa dal è, infatti, uno degli altri tratti distintivi di quepassato con gli eventi che non sono più scansta generazione), rivoluzioneranno, dunque, diti in modo lineare. In chiave lavorativa, se da l’organizzazione aziendale con meccanismi e una parte può essere un limite, dall’altra può processi che i senior potranno avere difficoltà tramutarsi in un plus: i millennials cercano fea comprendere, ma per i quali bisognerà atedback continui e una definizione chiara degli trezzarsi affinchè si possa lavorare in contesti obiettivi. Abituati a comunicazioni istantanee lavorativi più efficaci e adeguati alle nuove e premi in tempo reesigenze. ale per le loro azioni, LA VERA SFIDA È RIUSCIRE A CONIUGARE La loro presenza rapL’ASPETTO INNOVATIVO DEI MILLENNIALS considerano la revipresenta quindi non CON QUELLO PIÙ TRADIZIONALE sione delle prestazioni una minaccia, ma una DELLE FIGURE SENIOR DEL TEAM annuale o semestrale grande opportunità di convenzionale un qualcosa di statico e unidicrescita per il team e per l’intera organizzarezionale, meglio feedback e commenti mulzione, perché solo così si potranno sviluppare tidirezionali, multilivello: revisioni frequenti ambienti di lavoro più innovativi e dinamici. È e informali con i manager possono offrire ai importante, dunque, che i componenti senior dipendenti la possibilità di vedere peraltro superino la normale diffidenza e resistenza a meglio come il loro lavoro quotidiano sia legaricevere ordini da un capo più giovane, in geto agli obiettivi più ampi dell’organizzazione. nere considerato il classico sbarbatello privo «I millennials boss», sottolinea Chiorazzi, di quell’esperienza del mondo reale necessa«sono abituati ai feedback e al fatto che il ria a dargli autorevolezza, e si mettano invece risultato e la performance siano valutati e in dialogo e ascolto reciproco. monitorati e questo ha sicuramente un’inciCambiare non è facile, significa rimettersi in denza positiva sulla produttività, ma si corre gioco, formarsi a nuovi paradigmi, ma ne vale il rischio di valutare un collaboratore solo sul sempre la pena. La sfida è riuscire a coniugare piano della performance, tralasciando invece l’aspetto innovativo dei millennials con quello quello umano e valoriale». più tradizionale delle figure senior del team, Connessi 24 ore al giorno, i millennials sono con un interscambio di valori, esperienze, multitasking e più rapidi nell’imparare, con modus operandi che possa arricchire e rendeuna reattività rispetto al cambiamento molto re più moderna, e quindi anche più forte sul più sviluppata, in grado di lavorare contempomercato, l’azienda.
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Sonepar, la distribuzione vince se avvicina il territorio al digitale Capillarità, consulenza e servizio dietro il boom di Sonepar Italia che, col Gruppo Sacchi, rappresenta nel nostro Paese il colosso francese. L’a.d. di Sonepar Italia Sergio Novello: «Vicini ai clienti, passo per passo» di Riccardo Venturi
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l mercato italiano della distribu(in Lombardia ha il 34% del mercato, con zione di materiale elettrico ha un l’11% di Sonepar Italia si arriva al 45), dominus sempre più indiscusso: è e con Demo (118 milioni di fatturato) diil Gruppo Sonepar, che continua a cresceventa dominante anche in Piemonte e in re, e vale ormai quasi il 30% del totale del Liguria. «Siamo molto soddisfatti degli otsuo mercato. Sonepar Italia e Sacchi - cioè timi risultati, raggiunti grazie ad un granle due realtà aziendali in cui si articola in de lavoro di squadra ed una strategia di Italia l’attività della multinazionale francebusiness ben equilibrata» commenta Serse - non solo infatti hanno registrato ottigio Novello, Presidente e Amministratore me performance nel 2018, ma hanno anche Delegato di Sonepar Italia, «continuiamo a entrambe concluso dall’inizio dell’anno acinvestire nella crescita, la nostra organizquisizioni di grande rilievo, rispettivamenzazione tra i suoi punti di forza, conta una te Elettroveneta e Demo (in attesa di appresenza territoriale capillare, un eccellenprovazione da parte te livello di servizio, LA LINEA DI PRODOTTO PIÙ PERFORMANTE omogeneo in tutto dell’Antitrust). È STATA L’AUTOMAZIONE INDUSTRIALE In questo modo il il Paese, e basa il SPINTA DAGLI INCENTIVI FINANZIARI gruppo Sonepar in suo successo anche OFFERTI DAL PIANO INDUSTRIA 4.0 Italia, ha raggiunto sul forte sviluppo di un fatturato complessivo che sfiora il mistrumenti digital». liardo e mezzo di euro. Con queste acquiLa linea di prodotto più performante nel sizioni Sonepar Italia e il Gruppo Sacchi 2018 è stata quella dell’automazione inhanno rafforzato le rispettive zone di industriale, spinta dagli incentivi legati al fluenza. piano industria 4.0. Sonepar Italia ha una Sonepar Italia, in particolare, che è presendivisione specializzata che ha confermato te in tutta Italia, con Elettroveneta ha rafla forte crescita di questo settore, chiudenforzato la sua presenza nel nordest e nelle do il 2018 con un +9,7% e un fatturato di regioni adriatiche, aggiungendo ai suoi 100 80 milioni di euro. «Il geniale sistema inpunti vendita i 49 di Elettroveneta, e ai suoi centivante del piano Industria 4.0, dalla 605 milioni di fatturato 2018 (in aumento defiscalizzazione al superammortamento, del 9% rispetto al 2017) i 223 dell’azienha avuto la capacità di coinvolgere anche le da acquisita. Sacchi invece, 514 milioni di Pmi» dice Novello, «in particolare le piccofatturato 2018, è molto forte nel nordovest le aziende, che all’inizio hanno fatto un po’
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di resistenza all’idea di investire per fare retrofitting delle linee produttive, alla fine si sono appassionate alla materia». Sonepar Italia ha avuto un ruolo importante nel raggiungere, coinvolgere e seguire un gran numero di piccole imprese: «le grandi industrie sono seguite dai produttori stessi o dai system integrator» osserva l’ad di Sonepar Italia, «ma tutta quella clientela frammentata, che poi è l’ossatura della nostra economia, aveva la necessità di essere accompagnata passo passo. Il nostro ruolo di distributori è di essere vicini ai clienti non solo geograficamente, ma anche di essere capaci di accompagnarlo». Se il piano industria 4.0 è riuscito a raggiungere le piccole imprese, insomma, lo si deve anche al ruolo di cerniera di realtà come Sonepar Italia. «Quello che la produzione non può fare è arrivare alla capillarità territoriale. Noi non possiamo sostituire il ruolo del produttore” mette in evidenza Novello, «possiamo però fare da filtro, capire il bisogno dell’azienda e trovare uno o più produttori adatti a soddisfarlo. Sui progetti importanti, poi, lavoriamo sempre in partnership con il fornitore». Sonepar Italia sta elaborando un catalogo servizi per il settore automazione, con l’obiettivo di creare valore aggiunto al cliente oltre la vendita del prodotto. È nata in quest’ottica la nuova app Sonepar che permette
di monitorare e automatizzare le componenti di alcuni macchinari, o addirittura intere linee di produzione, gestendo tutto via smartphone. Uno strumento che può essere molto utile per la piccola azienda alle prese con l’entry level di Industria 4.0. «La formazione, la presenza capillare nel territorio e servizi specializzati al cliente, sono gli elementi che contraddistinguono la divisione automazione di Sonepar Italia» spiega Gennaro Pennone, responsabile automazione industriale della divisione Sud di Sonepar Italia, «negli ultimi anni il team è cresciuto e sono confluiti nel gruppo nuove skill e competenze; siamo in grado oggi di occuparci di temi legati all’informatica, alla programmazione ed alla meccatronica. Il risultato di questo processo è una specializzazione crescente, che ci permette di stimolare ed affrontare il mondo delle PMI che in molti casi sono molto in difficoltà nell’adozione delle nuove, complesse tecnologie e che potranno beneficiare dei servizi che Sonepar Italia metterà a disposizione per loro». Tra i progetti della divisione automazione c’è il “Latinalab”, un laboratorio in cui programmatori, installatori e clienti sono in grado di sperimentare autonomamente diversi tipi di tecnologie e sistemi. I primi mesi del 2019 hanno visto un certo rallen-
Il Gruppo Sonepar in Italia: quote di mercato 2018 27,5% SONEPAR ITALIA
605 Mln €
SACCHI
514 Mln €
ELETTROVENETA
225 Mln €
DEMO
118 Mln €
11,3% 7,5%
1.462 Mln €
TOTALE
Gruppo Sonepar
tamento nella crescita legata all’automazione industriale, che per l’ad di Sonepar Italia è dovuta al venir meno di una parte degli incentivi: «Il primo piano Industria 4.0 ha fatto la differenza» rimarca Novello, «è stato PROGRESSIVAMENTE I PUNTI VENDITA DIVENTANO SHOW-ROOM ESPERIENZIALI DOVE L’ESPERIENZA D’ACQUISTO SI AVVALE DI RICCHE FUNZIONI DIGITALI
un peccato non dare continuità, non mantenere un’aggressività adeguata. Se ogni anno vai a limare il rischio è che si percepisca che è più quel che è stato tolto di quel che è stato introdotto».
Il mercato elettrico in italia
ITALIAN ELECTRIC MARKET TREND (€ Mln) 6.000
5.952 5.810
5.795
5.500
5.330 5.252 4.943
5.000 4.750
4.939
4.500
4.662 17,6%
0,4%
4.000
2008
2009
4.570
4.603
-2,4%
0,72%
2,6%
5,3%
2014
2015
2016
2017
2,4% -11,8%
-14,8%
-11,2% 2010
2011
2012
Gruppo Comet
2013
7,1%
2018
6,0% 5,3% 4,9%
2,5% 2,5%
Comoli Gruppo Marchiol Gruppo Giovannini & Ferrari Megawatt Wurth
Rexel
In forte crescita è sicuramente il canale digitale: la piattaforma e-commerce di Sonepar Italia, con un assortimento di 350mila articoli, nel 2018 ha sfiorato gli 80 milioni di euro di fatturato, pari a circa il 13% del totale delle vendite, in crescita del 25% rispetto al 2017. Un canale di vendita che in alcune aree geografiche ha toccato anche il 30% e in pochi anni è diventato un asset importante del gruppo. Sonepar Italia prevede di trasformare progressivamente i propri punti vendita in showroom esperienziali, dove funzioni digital diventano parte integrante nell’esperienza di acquisto in negozio. Attraverso l’app Sonepar Mobile, già oggi i clienti dei punti vendita a libero servizio possono scansionare con lo smartphone i barcode posizionati sullo scaffale per visionare schede tecniche e prezzi a loro riservati, ottenendo facilmente e senza attesa la bolla in cassa, con una sostanziale riduzione dei tempi di attesa. «Le competenze tecniche del personale e la grande specializzazione sulle famiglie di prodotto» aggiunge l’ad di Sonepar Italia, «ci posizionano sul mercato come interlocutore primario per ogni tipo di progetto: dall’automazione alle energie rinnovabili, dalla sicurezza alla domotica, o in settori emergenti come l’E-mobility, ambito ancora oggi poco sviluppato dagli installatori elettrici, ma che promette grande crescita nei prossimi anni».
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GESTIRE L’IMPRESA
Aziendale o personale l’email di lavoro al bivio Non sempre l’account dell’azienda è la scelta migliore. Ma bisogna fare molta attenzione a non violare le norme sulla privacy, perché si rischiano problemi a ogni livello. Il parere dell’avvocato Marco Martorana di Marina Marinetti
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i fa presto a dire “mail aziendale”. Ci cezionali); dall’altra parte consente al datore di sono quelli che appena messo pielavoro di poter gestire la sua attività lavorativa de in azienda ne pretendono una e, anche nel caso in cui quel singolo dipendente viceversa, quelli che si ostinano a utilizzare la smetta di lavorare per lui o si assenti a lungo propria email privata, sempre e comunque, per dal posto di lavoro», spiega l’avvocato Marco praticità (si evita di dover consultare più indiMartorana (nella foto), che a Lucca ha fondato rizzi) o per opportunità (collezionando contatuno studio legale specializzato in Diritto della ti utili). Qual è la scelta Privacy. «Nel caso inPER LE PARTITE IVA NON CI SONO migliore? Dipende. fatti di assenze proLIMITAZIONI, MA L’AZIENDA DOVREBBE «Sicuramente il ricorlungate e/o definitive NOMINARE IL PROFESSIONISTA so alla creazione di del lavoratore, il GaRESPONSABILE DEI DATI CHE UTILIZZA account aziendali per rante della privacy ha ciascun dipendente è la scelta maggiormente più volte ritenuto legittima la pratica adottata consigliabile per il datore di lavoro in quanto da parte dei datori di lavoro di impostare dei permette, da una parte, di garantire la riservamessaggi di risposta automatici nelle caselle tezza della corrispondenza del lavoratore (al mail dei dipendenti assenti, che, in caso di rititolare infatti è vietato effettuare un controllo cezione di una mail dall’esterno, rispondano in sistematico sulle mail ricevute e inviate dalle automatico con una mail riportante le “coordicaselle di posta dei singoli dipendenti –anche nate” di altro dipendente a cui poter indirizzare se con dominio aziendale – se non in casi ecle richieste, oltre all’avvertimento ai destinatari
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nel quale si dichiara la natura non personale del messaggio, specificando che le risposte potranno essere visionate da altre persone dell’organizzazione aziendale». Prassi, questa, ovviamente non praticabile nel caso di utilizzo di mail personali. E per quanto riguarda telefonino e pc? Anche qui, c’è chi li vuole “aziendali” e chi mai accetterebbe di utilizzare qualcosa che non sia il proprio personale dispositivo. «Non ci sono disposizioni di legge che vietano in assoluto di utilizzare dispositivi personali per finalità connesse allo svolgimento della propria attività professionale, o viceversa. In questo caso però è fondamentale attenersi alle istruzioni impartite dal datore di lavoro in quelle che sono le sue scelte di politica (policy) aziendale», continua Martorana. «Con l’avvento del nuovo Regolamento Europeo in materia di protezione dei dati personali il Titolare del trattamento, e quindi l’azienda, è responsabile di ogni scelta che riguardi le modalità e anche gli strumenti e i dispositivi che potranno essere utilizzati per il trattamento dei dati». Il che significa che l’azienda potrebbe decidere di autorizzare un dipendente a utilizzare il suo smarpthone personale per accedere alla sua mail aziendale, impedendogli però allo stesso tempo di salvare gli allegati alle varie mail su quello stesso dispositivo. Può vietare l’utilizzo dei dispositivi personali ai dipendenti privi di modalità di sblocco con l’impronta digitale, o con il riconoscimento facciale. «Può anche imporgli l’installazione di un determinato antivirus», sottolinea l’esperto. E se lo smartphone fa una brutta fine? «Se dovessero verificarsi perdite, cancellazioni, copie illecite di dati personali, la conseguenza potrebbe essere, da un lato, l’irrogazione di sanzione nei confronti dell’azienda per non aver correttamente valutato tutti i rischi prospettabili, e quindi per non essere stato in grado di predisporre una policy interna di utilizzo corretto dei dispositivi elettronici adeguata a proteggere i dati personali». E per le partite Iva? «Non ci sono limitazioni all’uso di dispositivi personali, ovviamente, ma in questo caso è bene che l’azienda nomini il professionista come responsabile del trattamenti dei dati». Salvando capra e cavoli.
Potenzia il tuo business e ottieni il massimo della sicurezza con le Light Solutions di Brother Massima sicurezza, efficienza migliorata, velocità di installazione e semplicità di utilizzo: quattro punti chiave per potenziare il business, ottenere prestazioni superiori dai propri device di stampa e scansione e fare un passo avanti verso la trasformazione digitale. È partendo dalle sempre crescenti esigenze di sicurezza, flessibilità e archiviazione digitale che Brother presenta le Light Solutions, tre soluzioni innovative che potenziano istantaneamente i dispositivi di stampa e scansione: Secure Print+, Barcode Utility e Custom UI.
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ecure Print+ è una funzionalità di Print Management, il massimo della sicurezza in linea con il nuovo regolamento GDPR. Secure Print+ consente di configurare un codice PIN o una card NFC che l’utente può utilizzare per autorizzare e ritirare la stampa da una specifica stampante, semplicemente toccando il pannello con la card o inserendo il codice PIN. È possibile creare specifici profili utente che danno accesso a selezionate, o tutte, le funzioni della stampante. Secure Print+ si aggiunge al Blocco Funzioni di Sicurezza (Secure Function Lock) già presente di serie sui modelli. Secure Print+, la soluzione ideale per le stampanti presenti in un ambiente di lavoro condiviso, offre massima sicurezza in ogni fase della stampa, dall’invio al ritiro: i documenti riservati non finiranno mai nelle mani sbagliate.
N
on solo sicurezza ma anche massima personalizzazione grazie a Custom UI che permette di migliorare il workflow, ridurre gli errori e velocizzare le procedure di stampa e scansione con una soluzione dedicata alla personalizzazione del pannello touchscreen. Con Custom UI è possibile personalizzare l’interfaccia del display touchscreen, eliminando le funzionalità non necessarie e aggiungendo nuove funzioni speciali. Inoltre, Custom UI offre la possibilità di creare flussi di archiviazione e stampa personalizzati direttamente dal pannello touchscreen.
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er l’archiviazione automatica dei documenti, Brother presenta Barcorde Utility, la soluzione software di scansione, semplice e veloce, che archivia i documenti grazie ai barcode, in modo automatico e strutturato. Scannerizzare un gran numero di documenti uno ad uno, salvarli e nominarli ogni volta può richiedere molto tempo. Barcode Utility è la soluzione ideale per ottimizzare grandi volumi di scansione e per chi cerca una soluzione software facilmente integrabile nel flusso di lavoro aziendale, senza bisogno di utilizzare il PC. Il software Brother Barcode Utility, attraverso la lettura dei codici a barre contenuti nel documento, permette di scannerizzare documenti con più velocità e precisione, riducendo gli errori di archiviazione e creando un archivio strutturato, semplice da consultare. Il software riconosce il codice a barre e automaticamente processa i documenti su disco locale, all’interno della cartella di destinazione prescelta. Grazie alla tecnologia avanzata di lettura dei codici a barre, i file scannerizzati sono salvati secondo i propri processi di archiviazione: lo scanner legge il codice a barre di ciascun documento e salva ogni documento nella cartella specifica sul disco locale. Tutto questo viene processato direttamente dagli scanner Brother, grazie ad un aggiornamento di software scaricabile, per i prodotti compatibili, dal Brother Solutions Center, la piattaforma da cui poter effettuare i download.
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Autenticazione da PIN o card NFC Elevata sicurezza per i documenti in stampa Facile da utilizzare
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GESTIRE L'IMPRESA
«NOI MANAGER CI CANDIDIAMO AI CDA-CHIAVE PER IL PAESE» Si chiama Governance 2020 l'iniziativa lanciata da Federmanager in collaborazione con Spencer Stuart per preparare i candidati ai cda delle aziende quotate e per le non-quotate con ricavi superiori ai 300 milioni di Sergio Luciano
A
ltro che “uno vale uno”: per sfuggire al declino socio-economico che le statistiche impietosamente descrivono, l’Italia deve ripartire dalle competenze e da chi, dimostrabilmente, le possiede. Chi più sa, più deve fare: deve poter incidere nella gestione concreta del sistema, a cominciare dalle grandi aziende. Entrando nelle stanze dei bottoni. Ne è convinta Federmanager – la federazione dei dirigenti industriali presieduta da
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prevede che i dirigenti aderenti a Federmanager si candidino, con un anno di anticipo (altro che logica di breve termine!) a rafforzare la loro presenza nei consigli d’amministrazione delle società quotate ed anche in quelle non quotate, ma di rilevanti dimensioni, superiori ai 300 milioni di fatturato. Per contribuire a migliorarne la gestione. Un’operazione di potere? Al contrario, semmai un’operazione di sapere. Federmanager raccoglierà all’interno della vastissima platea dei propri aderenti, 180 mila, le autocandidature che verranno manifestate entro il 30 giugno prossimo (inviando un curriculum vitae particolareggiato a: governance2020@federmanager.it). Per confermare nei fatti la scelta di perseguire una logica di qualità e non di potere, Stefano Cuzzilla – che, in occasione dell’ull’unica condizione davvero dirimente sarà tima assemblea annuale del 10 maggio a l’esperienza: per candidarsi, cioè, bisognerà Roma, esce dal conformismo con un’iniziaaver già svolto funzioni di consigliere (o tiva forte, con una sindaco) per almeno IL PROGETTO SI INSERISCE NELL'AMPIO provocazione inteltre anni in società PROGRAMMA DI FEDERMANAGER lettuale (ma anche quotate o non quoCHE ESPRIME UNA VISIONE AMBIZIOSA: politica ed economitate rilevanti. No agli COSTRUIRE L'ITALIA CHE VERRÀ ca) che va capita e esordienti, insomma. sottratta al borbottio indistinto del consueE ancora: le autocandidature saranno vato dibattito insignificante sui poteri in Italia. gliate da un’istituzione terza a FedermanaL’iniziativa, battezzata Governance 2020, ger, cioè SpencerStuart, una delle principali
“griffe” mondiali della ricerca e selezione concreto ad un Paese «che sia protagonista di personale qualificato (head hunting). Ai in Europa e si affermi tra i leader nel mondo. selezionati verrà richiesto di frequentare un Questa visione, che ci spinge a fare invece corso di formazione – che poi, essendo tutte che a promettere, impone di interpretare in persone già esperte, va inteso come aggiormodo nuovo il “chi siamo“ e il “cosa faccianamento e riqualificazione – di 6 moduli mo”. Nella logica di servizio che ci ha sempre della durata di circa 4 ore ciascuno gestiti contraddistinto, noi ci appelliamo alle donda Federmanager Academy presso le sedi ne e agli uomini di talento affinché restino federali. in questa bellissima Italia contribuendo, Alla fine di questo processo, una pattuglia con le loro competenze e determinazione, a di trenta candidati sarà presentata da Ferenderla più competitiva, a rilanciare l’ecodermanager all’attenzione delle compagini nomia, a far ripartire l’industria». sociali che compongono le liste di candidati «Federmanager vuole diventare protagoalle assemblee degli azionisti delle quotate nista nell’evoluzione della governance deldell’anno prossimo e le aziende italiane IL PRESIDENTE STEFANO CUZZILLA: agli enti proprietari –prosegue Cuzzilla «FEDERMANAGER VUOLE DIVENTARE per le non quotate. - e contribuire ai loro PROTAGONISTA NELL'EVOLUZIONE Sarà quindi la deprogrammi di sviDELLA GOVERNANCE DELLE AZIENDE» mocrazia societaria luppo, apportando al a dire l’ultima parola, com’è giusto e come Sistema Paese la cultura del cambiamento accade da tempo – ma nel mondo delle sole e dell’innovazione attraverso l’esperienza e società quotate in Borsa – per la nomina dei le competenze dei nostri manager. A deterconsiglieri indipendenti. Rispetto ai quali, minati livelli, chi si assume decisioni lo deve però, i candidati di Federmanager avranno fare sapendo che dalle sue scelte può derivase non una marcia in più - una risorsa diverre un profitto per pochi oppure una crescita sa: le loro competenze saranno, verosimilper molti», afferma Cuzzilla nell’articolo, mente, più gestionali che finanziarie mentre rilanciando un nuovo ruolo ai corpi interdi solito nel mondo delle aziende quotate medi: «Favorire l’avanzata dell’eccellenricorre l’inverso, il che non sempre genera za, far prevalere il merito, contribuire alla effetti giovevoli. competitività delle grandi aziende italiane». «Abbiamo voluto dare alla nostra AssemUna bella sfida, non c’è dubbio. Che peralblea Nazionale un titolo che esprime una tro, leggendo con attenzione le linee-guida visione ambiziosa: "L’Italia che costruisce"», del progetto, si qualifica anche per una seha spiegato Cuzzilla nell’editoriale nel menrie di dettagli inconsueti nel sistema-Italia. sile on-line della Federazione, “Progetto Per esempio, per essere candidati ai consigli manager”. Un titolo che esprime una la vod’amministrazione in base al progetto bisolontà di dare un contributo maggiore e più gna conoscere l’inglese: requisito tutt’altro
che scontato, nella realtà italiana. Il corso di formazione sarà concentrato sul ruolo, sui doveri e sulle responsabilità del consigliere di amministrazione e del membro del collegio sindacale: non sui vantaggi e le eventuali prebende. E dunque la formazione avrà per oggetto temi di diritto civile e societario, analisi dei principi chiave dei codici di riferimento, regolamenti delle autorità di controllo, principi di valutazione e gestione dei rischi, valutazione delle politiche di remunerazione e naturalmente informazioni mirate sul funzionamento della corporate governance del sistema Federmanager. Per il collegio sindacale, infine, si darà massimo risalto alle cause di incompatibilità elencate dall’articolo 2399 del codice civile.
Nelle foto, da sinistra in alto: uno scatto dall'assemblea Federmanager, il presidente Stefano Cuzzilla, il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia, il ministro Riccardo Fraccaro, il presidente del Parlamento Ue Antonio Tajani, il presidente Confapi Maurizio Casasco
IL KNOW-HOW COME MEDICINA GESTIONALE «Pensiamo sia un dovere, ancora prima che un’opportunità, quello di sostenere l’inserimento di competenze manageriali di alto profilo all’interno delle realtà del Paese dove l’interesse aziendale e quello nazionale molto spesso collimano»: è il passaggio-chiave, concettualmente, dell’editoriale con cui Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager, ha illustrato sul mensile on-line della Federazione “Progetto Manager” il senso dell’iniziativa Governance 2020. «Il rafforzamento della governance delle principali aziende italiane non può avvenire se non immettendovi, come fosse una medicina, il know how adeguato a una gestione efficiente e a un rilancio concreto. Nell’epoca della incompetenza, del relativismo, della soggettività a tutti i costi, vogliamo supportare le persone che valgono a partecipare attivamente alla definizione delle decisioni che impattano sulle sorti del Paese».
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ORA LE PMI PIÙ SOLIDE HANNO UN INDICE CHE LO CERTIFICA FINANZIARE L’IMPRESA Il grosso problema delle Piccole e medie imprese è l’invisibilità: le banche non sempre hanno parametri di valutazione corretti per giudicare la solvibilità dell’azienda. Così, il tessuto produttivo deve cercare necessariamente fonti di finanziamento alternative. Ora, però, esiste un indice che mette nero su bianco le performance e lo stato di salute delle Pmi. Rendendole finalmente visibili anche al canale bancario
55 PRIVATE EQUITY I FONDI A CACCIA DI PICCOLE IMPRESE FORTI DA SPOSARE
56 CDP L’AD FABRIZIO PALERMO: DALL’UE IN ARRIVO 650 MILIARDI ALLE PMI
Far conoscere a chiunque, banche e potenziali investitori inclusi, lo stato di salute delle imprese: è l’obiettivo (riuscito) dell’nsaPMIndex realizzato da Nsa, che da questo numero Economy rielabora per settori e località di Riccardo Venturi
S
e si tiene alla salute di un paziente, stata da poco celebrata nel Salone milanese, si devono tenere costantemente un appuntamento che richiama centinaia di monitorate le sue condizioni. E se migliaia di visitatori da tutto il mondo. L’nil convalescente si chiama Pmi, cioè un setsaPMIndex ha l’obiettivo di far conoscere a tore dell’economia italiana che rappresenta chiunque, con sintetica chiarezza, lo stato di il 50% del Pil e oltre l’80% dell’occupazione, salute delle Pmi. il checkup dovrebbe interessare tutti. Ecco I primi risultati prodotti, basati sull’analisi l’importanza di nsaPMIndex, il primo indice di 850mila bilanci depositati dalle aziende, annuale globale suldicono che le Pmi nel DALL’ANALISI DI 850MILA BILANCI lo stato delle picco2017 hanno avuto DEPOSITATI DALLE AZIENDE SI NOTANO le e medie imprese una performance poBUONE PERFORMANCE NEI SERVIZI, italiane, realizzato sitiva del 2,99%. Un NEL COMMERCIO E NELL’INDUSTRIA dall’Ufficio studi del dato che si compone Gruppo Nsa, la più grande azienda italiana di del buon andamento dei servizi, più 7,6%, mediazione creditizia, in collaborazione con di quello ancora negativo dell’edilizia, meno il Dipartimento di Scienze Aziendali dell’Uni3,8%, oltre che di quelli, in ordine decrescenversità di Bologna (Disa). Da questo numero te, di commercio (+ 2,2%), industria (+1,5%) Economy pubblica un’elaborazione mensile e trasporti (meno 0,6%). L’elaborazione dell’indice, divisa per settori e aree geogradell’indice ha richiesto una complessa analifiche, a partire dal commercio e fabbricaziosi, per individuare i fattori determinanti e il ne di mobili, un settore la cui importanza è relativo peso. Al primo posto figura la liquidi-
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FINANZIARE L’IMPRESA
Composizione NSA PMIndex
Dimensioni
Settore
Indicatori
Liquidità
24
Liquidità
Test acido
Servizi
31%
Marginalità
20
Redditività vendite
ROS
Industria
29%
Crescita
17
Crescita
Indebitamento
15
Indebitamento
Investimenti
10
Investimenti
Dipendenti
5
Dipendenti
Efficienza
5
Onerosità Finanziaria
4
Commercio 26% Fatturato Debiti/ 9% Edilizia Capitale Investito Capitale Investito Trasporti 5% -
-
Efficienza
Costo del lavoro Fatturato/ Capitale Investito
-
-
Onerosità Finanziaria
Oneri Finanziari/ Fatturato
-
-
tà, merce rara di questi tempi specie per una piccola impresa, spesso alle prese con lunghi tempi di pagamento. Per misurarla si è utilizzato il cosiddetto test acido, dato dal rapporto tra le attività correnti al netto delle rimanenze e le passività correnti. Segue la marginalità, espressa dal Ros, (Return on sales), indice di redditività delle vendite che misura quanto reddito operativo è generato dai ricavi. Al terzo posto in termini di peso sull’indice figura la crescita, espressa dal fatturato, quindi l’indebitamento espresso dal rapporto tra debiti e capitale investito, gli investimenti (il capitale investito), i dipendenti in termini di costo del lavoro, l’efficienza, misurata dal rapporto tra fatturato e capitale investito, e infine l’onerosità finanziaria, misurata dal rapporto tra oneri finanziari e fatturato.
NSA PMIndex 2017 vs 2016
Oltre all’accuratezza, per un efficace monitoraggio dello stato di salute l’altro elemento essenziale è la frequenza. Per aumentarla è necessario avere una frequentazione intensa con il paziente Pmi: come il Gruppo Nsa, che ha concluso oltre 26mila operazioni di finanziamento per micro, piccole e medie imprese, ne ha visitate oltre 110mila e, ogni anno, analizza 850mila bilanci. Per questo è in grado di ottenere dai propri clienti informazioni sulla situazione puntuale, che consentono di seguire le imprese con la loro crescita o flessione durante l’arco dell’anno, comprendendone le dinamiche. Così è possibile superare l’ostacolo dell’anzianità dei dati di bilancio, che rischia di impedire un’analisi e un intervento tempestivi sui sintomi. Il Gruppo Nsa non si limita quindi a un
Settore
PMI Index settore
Peso settore
Commercio
102,2
26%
Edilizia
96,2
9%
Industria
101,5
29%
Servizi
107,6
31%
99,4
5%
Trasporti
NSA PMIndex 2017: 102,99
52
osservatorio a distanza, ma realizza incontri diretti con gli imprenditori, che danno al consulente la possibilità di capire quali sono i loro obiettivi e le loro previsioni per il futuro. Un indice efficace non può limitarsi a riassumere i dati economici del settore a distanza di molti mesi, ma deve fornire anche indicazioni a breve termine. Questa consapevolezza ha spinto ad affiancare all’nsaPMIndex annuale una comunicazione trimestrale del sentiment dell’andamento delle Pmi. Il sentiment non ha le peculiarità scientifiche di un indice, ma rappresenta lo stato dell’arte in un tempo poco più che reale. Si basa su una survey che vede coinvolte diverse centinaia di aziende partner di nsaPMIndex; queste imprese alla conclusione dei trimestri solari segnalano tutte le variazioni intervenute nel periodo relative a fatturato, occupati, finanziamenti, investimenti, ordini, clienti e tempi di pagamento. Elementi da cui è possibile dedurre in modo immediato l’andamento del settore Pmi. Disporre di questo sentiment in tempi ristretti, 30/45 giorni, permette di monitorare il polso delle aziende in modo costante. Una fonte di informazioni preziosa per gli analisti, ma soprattutto per le stesse imprese.
Nsa Economy Ranking
I
l rank attribuito alle aziende è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Il rank è calcolato sull’analisi dei bilanci, del 2017, regolarmente depositati. L’analisi individua le imprese più performanti, affidabilità, redditività, ecc. utilizzando gli indicatori e le dimensioni degli stessi definiti per l’elaborazione di nsaPmindex. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’Indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle PMI italiane. Gli indicatori definiti per l’Indice nsaPmindex 2017 sono riportati nella tabella a fianco.
Commercio di mobili - classifica per area geografica
SUD
NORD-OVEST
NORD-EST
CENTRO
AREA GEOGRAFICA
CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
RAGIONE SOCIALE
FATTURATO
CITTÀ
ROVER ITALIA STONES S.R.L. LINEA UFFICIO S.R.L. CARLO ELEUTERI S.R.L. A.D. ARCHITECTURE & DESIGN S.R.L. GIOVANNI PRATESI ANTIQUARIO S.R.L. PIANETA UFFICIO S.R.L. ELETTRONICA PETRACCONE S.R.L. PACI S.R.L. HABITALIA S.R.L. COSIVA S.R.L. ZANINI S.R.L. MAVIDA S.R.L. CONTRAL SRL VIERRE SISTEM S.R.L. NEW LIFE S.R.L. RAIMONDI IDEE CASA S.R.L. LINEA & CASA +39 S.R.L. FORNITURE AMBIENTI S.R.L. ABC DESIGN S.R.L. ENNERRE S.R.L. ART TRADING S.R.L. ARBO S.R.L. ARREDAMENTI ATTOLINI MOBILI - S.R.L. EMECO EUROPE S.R.L. MOBILI CUTRONE S.R.L. IDEA - S.R.L. ITERCOM SRL MAESTRELLI ARREDAMENTI SRL FORUM PROGETTI S.R.L. GRUPPO FIERA S.R.L. SINISCALCHI CENTRO SRL DI LORENZO ARREDAMENTI S.R.L. AMODIO MOBILI SRL AVELLINO ELISA ARREDAMENTI S.R.L. RIPOSO E RELAX S.R.L. LA BACHECA S.R.L. ARREDOTERMINAL ONE SRL D’SIGN S.R.L. SCANO S.R.L.
18.440.041 € 9.941.377 € 3.516.446 € 2.836.695 € 1.409.100 € 1.983.146 € 874.096 € 787.195 € 697.102 € 3.469.807 € 5.748.485 € 4.483.801 € 4.342.170 € 4.225.899 € 2.613.731 € 2.267.205 € 2.073.414 € 2.037.382 € 1.677.768 € 1.446.950 € 3.219.768 € 2.230.836 € 1.777.470 € 1.512.032 € 1.423.304 € 1.253.917 € 1.242.666 € 1.232.787 € 881.158 € 837.477 € 7.398.800 € 7.355.621 € 2.185.527 € 1.236.215 € 1.141.132 € 792.753 € 748.555 € 687.061 € 605.858 € 565.337 €
Roma Montelabbate, Pesaro Urbino Arezzo Roma Roma Firenze Roma Cassino, Frosinone, Montespertoli, Firenze Pisa Campogalliano Bovolone, Verona Villafranca di Verona, Verona Villorba, Treviso Sommacampagna, Verona San Michele all’Adige, Trento Bologna Brugnera, Pordenone Verona Roncade, Treviso Milano Bresso, Milano Villanova Mondovì, Cuneo Porto Mantovano, Mantova Milano Verbania, Verbano-Cusio-Ossola Biella San Sebastiano da Po, Torino Ostiano, Cremona Milano Caserta Salerno Saviano, Napoli Casagiove, Caserta Bari Palermo Napoli Napoli Barletta-Andria-Trani Cagliari
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FINANZIARE L’IMPRESA
Fabbricazione di mobili - classifica per area geografica AREA GEOGRAFICA
CLASSIFICA
SUD
NORD-OVEST
NORD-EST
CENTRO
1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
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RAGIONE SOCIALE
FATTURATO
CITTÀ
PREFABBRICATI RICCI S.P.A. FALC MOBILI S.R.L. ANTONIO LUPI DESIGN S.P.A. M.G. DI MAGRINI GIUSEPPE S.R.L. BF S.R.L. ALES ARREDI S.R.L. IPIEMME - S.R.L. EUROIPREM DIV. PREF. E VERN. S.R.L. BENDONI INOX S.R.L. DEL PRETE FURNITURE S.R.L. INOX-BIM S.R.L. SORAMAN INTERNATIONAL SRL DALLA NORA & C. S.R.L. BENSEN S.R.L. EUROCURVI S.R.L. NATURE DESIGN S.R.L. HCS DESIGN SRL EVOLUZIONE LEGNO S.R.L. NOAU ARREDAMENTI - SRL STILCURVI S.R.L. ELLEVI INTERIORS S.R.L. MATERIADESIGN S.R.L. ATIM S.P.A. TECNICAL 2 S.R.L. SPAZIO GENIO S.R.L. MEDEA S.R.L. HUNI ITALIANA - S.P.A. CDR SRL CM MONTI S.R.L. SANGIORGI S.P.A. LADY SRL CUCINE COMPONIBILI NOVALUNA S.R.L. B-STYLE S.R.L. L.L.C. S.R.L. QUATTRO STELLE ARREDAMENTI S.R.L. ITALCOM S.R.L. IDEA ARREDAMENTI S.R.L. DECOR DUEMILA GROUP SRL PUBBLIANGIE GROUP S.R.L. DIMO GROUP S.R.L.
5.753.269 € 5.419.973 € 26.137.205 € 9.548.868 € 10.579.795 € 2.577.145 € 8.439.383 € 3.617.459 € 1.101.928 € 4.116.826 € 12.799.140 € 3.090.663 € 2.514.664 € 2.351.984 € 2.016.143 € 1.394.011 € 973.344 € 779.256 € 515.398 € 24.555.075 € 3.055.910 € 509.975 € 4.153.974 € 1.871.094 € 1.959.352 € 517.848 € 15.382.023 € 1.453.443 € 1.416.892 € 5.739.809 € 607.187 € 813.630 € 1.688.087 € 501.853 € 2.395.397 € 16.032.506 € 3.736.055 € 2.172.530 € 2.258.352 € 3.031.267 €
Fano, Pesaro Urbino Treia, Macerata Cerreto Guidi, Firenze Bibbiena, Arezzo Corridonia, Macerata Bibbiena, Arezzo Fossombrone, Pesaro Urbino Pesaro, Pesaro Urbino Bibbiena, Arezzo Pesaro, Pesaro Urbino Cesenatico, Forlì-Cesena Rubano, Padova, Veneto n.d. Mansuè, Treviso Prata di Pordenone, Pordenone Motta di Livenza, Treviso Cerea, Verona San Vendemiano, Treviso Cassola, Vicenza Parma, Parma Meduna di Livenza, Treviso Nova Milanese, Monza Brianza Torino Settimo Milanese, Milano Robassomero, Torino Settimo Milanese, Milano Ghedi, Brescia Colzate, Bergamo Paderno Dugnano Meda, Monza e della Brianza Milano Cosenza Matera Nola, Napoli Benevento Surbo, Lecce Campobasso Casalnuovo di Napoli, Napoli Altamura, Bari Bari Racale, Lecce
Private equity a caccia di Pmi su cui mettere un chip Per il rapporto Pem dell’Osservatorio Liuc Business School il 2018 ha segnato il record per numero e dimensione dei deal. Perché le imprese italiane uniscono internazionalizzazione, innovazione e dinamicità di Angelo Curiosi
L
a recessione non ha fermato gli investimenti in Italia dei fondi di private equity; il diciottesimo rapporto dell’Osservatorio Private equity monitor – PEM® della LIUC Business School, ha pubblicato i dati annuali con 175 operazioni realizzate su aziende con fatturato medio di circa 45 milioni di euro, oltre 140 dipendenti e per lo più concentrate nel comparto dei prodotti per l’industria. Il mercato conferma così l’andamento delle attività già registrate negli ultimi anni, con una prevalenza delle operazioni di buyout che si attestano al 72%, in crescita rispetto al 67% dell’anno precedente; a seguire, l’expansion, con il 21% il turnaround con il 7% e il replacement con l’uno percento. Come commenta Enrico Silva, responsabile EY del settore private equity, «È stato un anno eccezionale per numero e dimensione dei deal. L’interesse dei fondi è legato alle straordinarie caratteristiche di una parte delle imprese italiane che sono in grado di unire internazionalizzazione, innovazione tecnologica e dinamicità. Inoltre il mercato italiano offre opportunità uniche di business combination che per molti operatori sono uno strumento fondamentale di creazione del valore». Anche se con modalità differenti rispetto a quanto avvenuto in passato, questo dato
conferma come gli operatori continuino a focalizzarsi verso operazioni in cui l’acquisizione della maggioranza consente sia una massimizzazione dei rendimenti, sia un approccio in linea con le professionalità maturate nel tempo, pur in presenza di una leva finanziaria ormai da qualche anno sempre piuttosto contenuta. Altro dato interessante riguarda la tipologia delle operazioni: nel 2018 sono state registrati 33 add on, ovvero il 19% del mercato complessivo, in deciso aumento rispetto al dato del 2017, quando IL MERCATO ITALIANO OFFRE OPPORTUNITÀ UNICHE DI BUSINESS COMBINATION CHE PER I FONDI COMPORTANO CRESCITA DI VALORE
si contavano 15 operazioni, il 12% del mercato, a conferma di un ruolo ormai di assoluta rilevanza assunto dai progetti di aggregazione industriale nel settore. «Il rapporto PEM conferma la vitalità del private equity in Italia e la presenza di attrattive opportunità di investimento nei vari segmenti di mercato» afferma Marco Canale President Ceo di Value Italy, «In questo quadro, sarà importante assicurare condizioni favorevoli allo sviluppo di operatori vicini al tessuto delle medie e piccole imprese italiane». In termini di deal origination, non emergono particolari inversioni di tendenza. Le
MARCO CANALE, CEO DI VALUE ITALY SGR
imprese private e familiari, registrando anche un incremento delle preferenze (78% nel 2018, rispetto al 67% nel 2017), continuano a rappresentare larga parte delle opportunità di investimento. Le cessioni di rami d’azienda di imprese italiane scendono dal 5% al 2%. Si attenua la rilevanza dei secondary buyout, che evidenziano una significativa decrescita rispetto al 2017 (17% vs 24%). In lieve riduzione, inoltre, le cessioni di rami d’azienda di imprese straniere, mentre risulta stabile al 2% il passaggio di quote di minoranza tra operatori. Lato distribuzione geografica, anche nel private equity vediamo una netta prevalenza del Nord sul resto d’Italia; con la Lombardia che resta, con una copertura del 34% del mercato, il principale bacino per gli operatori. Seguono Emilia Romagna con il 17% del totale, Veneto (13%) e Piemonte (11%). Il Sud cresce, anche se lentamente: nel 2018 sono state realizzate nove operazioni, cinque in più rispetto al 2017, di cui quattro in Puglia, due, rispettivamente, in Campania e Sardegna e una in Sicilia. Il 2018 si è chiuso con crescita della volatilità dei mercati finanziari, sarà interessante capire come reagiranno i fondi nel 2019 in un contento di aumento di percezione del rischio italiano. Lo vedremo tra dodici mesi con il prossimo osservatorio.
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FINANZIARE L’IMPRESA
L’ITALIA HA LA LEADERSHIP IN EUROPA NEL SUPPORTO FINANZIARIO ALLE IMPRESE
La magia del piano InvestEu: 38 miliardi che diventano 650
di euro di investimenti aggiuntivi (grazie a un effetto moltiplicatore di 13,7 volte, calcolato sulla base di esperienze pregresse sull’indotto delle garanzie comunitarie). L’uso della garanzia dell’Ue per le operazioni di finanziamento e di investimento proposte Il Fondo europeo per gli investimenti strategici sarà attivo per sei anni, dai partner finanziari sarà approvato da un a partire dal 1 gennaio 2021. E consentirà a Cassa Depositi e Prestiti comitato per gli investimenti indipendente, di mobilitare 83 miliardi di risorse per 60mila imprese italiane composto da esperti esterni selezionati con di Marco Scotti procedura aperta e retribuiti dal bilancio dell’Ue. I finanziamenti di InvestEu possono ttivare 650 miliardi di euro di indell’Unione europea, e dal Fondo europeo per essere combinati con sovvenzioni o strumenvestimenti complessivi a partire da gli Investimenti (Fei), specializzato nei finanti finanziari (prestiti, garanzie e strumenti di uno stanziamento iniziale pubblico ziamenti a favore di midcap e piccole impreequity) o con entrambi finanziati dal bilancio di 38 miliardi. Non è l’ennesima promessa se. Il gruppo ha lo scopo di finanziare i prodell’Unione gestito a livello centrale o dal Fonelettorale (anche perché, piaccia o meno, le getti che sostengono le politiche dell’Unione. do per l’innovazione nel quadro del sistema consultazioni europee, e soprattutto i risulInvestEu prevede una garanzia di bilancio di scambio di quote (Ets). Oltre al Gruppo Bei, tati politici che ne conseguono, ce le siamo dell’Ue pari a 38 miliardi di euro con una avranno accesso diretto alla garanzia dell’Ue appena lasciate alle spalle) ma il programma copertura del 40 peristituzioni finanziarie InvestEu che, muovendo dall’esperienza del cento per sostenere IL PROGRAMMA PREVEDE UNA GARANZIA internazionali attive in DELL’UE PARI A 38 MILIARDI DI EURO Fondo europeo per gli investimenti strategli investimenti dei Europa, quali la Banca PER SOSTENERE GLI INVESTIMENTI gici (Feis) del piano Juncker, sarà attivo il 1° partner finanziari e europea per la ricoDEI PARTNER FINANZIARI gennaio 2021 e proseguirà fino al 2027. Acl’accesso ai finanziastruzione e lo sviluppo corperà gli strumenti finanziari dell’Unione menti nell’Unione. I partner finanziari do(Bers), la Banca mondiale, la Banca del Consieuropea attualmente disponibili per sostevranno contribuire per almeno 9,5 miliardi glio d’Europa, e - a determinate condizioni - le nere gli investimenti nell’Ue. Diversi i partner di euro, cifra che porta l’importo complessivo banche di promozione nazionali e regionali finanziari dell’iniziativa: il primo e più impordella garanzia a circa 47,5 miliardi di euro. degli Stati membri e gli altri enti che possono tante dal punto di vista dell’impegno econoOgni progetto finanziato da InvestUe attirerà offrire esperienza e competenze specifiche. mico è il Gruppo Bei, costituito dalla Banca altri investitori privati e pubblici. Si stima che Tra i soggetti coinvolti c’è anche la Cassa DeEuropea per gli investimenti (Bei), la banca il programma attivi in tal modo 650 miliardi positi e Prestiti, che sta già lavorando alacre-
A
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A CHI SI RIVOLGE I 38 miliardi di euro già stanziati da InvestEu saranno distribuiti su quattro diversi settori di intervento: infrastrutture sostenibili, cui è destinata una quota lievemente superiore agli altri tre comparti con 11,5 miliardi di euro di garanzia; ricerca, innovazione e digitalizzazione (11,25 miliardi); Pmi (11,25 miliardi); investimenti sociali e competenze (4 miliardi). I progetti ammissibili al programma devono rimediare ai fallimenti del mercato o alle carenze di investimenti ed essere economicamente sostenibili, hanno bisogno del sostegno dell’Ue per poter decollare, devono produrre un effetto moltiplicatore e, ove possibile, attirare investimenti privati, devono contribuire a realizzare gli obiettivi delle politiche dell’Ue a livello europeo.
mente alla riuscita di questo progetto e che risulta tra gli enti più attivi nella proposizione e realizzazione di nuove iniziative a sostegno delle piccole e medie imprese italiane. L’attuale amministratore delegato e direttore generale della Cassa, Fabrizio Palermo, in carica da luglio 2018, in qualità di direttore finanziario di Cdp aveva realizzato le linee guida che vengono oggi impiegate. «La Cassa Depositi e Prestiti – spiega ad Economy Palermo - ha strutturato, in collaborazione con il Gruppo Bei, il maggior numero delle piattaforme di investimento presenti oggi nell’Ue, fondi che consentono di sostenere le pmi, ad esempio agevolandone l’accesso al credito grazie al risk sharing; favorendo il trasferimento tecnologico; permettendo la cartolarizzazione dei crediti e l’emissione di obbligazioni attraverso il cosiddetto basket bond; permettendo la nascita in Italia della finanza ad impatto sociale. A questo primato, si aggiunge oggi la possibilità per noi di Cdp di essere proattivi per la crescita del tessuto imprenditoriale italiano attraverso il framework InvestEu: questa opportunità ci permette una
accelerazione verso fondi di Bruelles». LA CASSA DEPOSITI E PRESTITI RISULTA TRA GLI ENTI PIÙ ATTIVI I fondi Sie l’obiettivo strategico NELLA PROPOSIZIONE E REALIZZAZIONE L’uso degli strumenti del Piano Industriale DI INIZIATIVE A SOSTEGNO DELLE PMI finanziari nella politi2019-2021, di mobica di coesione nella programmazione 2014litare 83 miliardi di risorse a supporto di un 2020 è stato incoraggiato dalla Commissione target di 60.000 aziende italiane». europea per l’effetto moltiplicatore finan«L’InvestEu – prosegue Palermo – permetterà ziario (che attira risorse pubbliche e private agli Istituti nazionali di promozione europei aggiuntive a integrazione dei finanziamenti (quale Cdp è per l’Italia) di strutturare iniziainiziali), l’effetto rotazione (gli strumenti fitive di sviluppo economico, anche di livello nanziari possono essere reinvestiti) e il coinregionale o locale, accedendo direttamente volgimento dei partner privati, per esempio alla garanzia dell’Ue, a differenza del Piano le banche. Juncker. L’effetto positivo di queste iniziative Le banche nazionali di promozione e le fipotrà essere ulteriormente potenziato ricornanziarie regionali hanno giocato un ruolo di rendo al blending (combinazione) tra garanrilievo nella costruzione e gestione degli struzia dell’Ue, fondi di terze parti e risorse Cdp, menti finanziari cofinanziati dai fondi Sie di potendo quindi mettere a disposizione delle cui parla il numero uno di Cdp, dimostrando imprese un set di strumenti ancora più comcapacità anticiclica nel momento di crisi ecopleto e per ogni esigenza lungo l’intero ciclo nomica. Di qui l’idea di impiegarli come ultedi vita». riori veicoli di finanziamento delle imprese. Cassa Depositi e Prestiti dunque svolge un I fondi strutturali e di investimento europei ruolo fondamentale dopo aver ottenuto un sono cinque: il Fondo europeo di sviluppo gallone particolarmente significativo, ovvero regionale (Fesr), che fornisce sostegno allo di aver reso l’Italia lo Stato membro che sa sviluppo e all’adattamento strutturale delle meglio supportare le imprese con fondi coneconomie regionali, ai cambiamenti econotinentali. Conclude con Economy Fabrizio Pamici, al potenziamento della competitività e lermo: «L’impegno con il quale abbiamo svoldella cooperazione territoriale in tutta l’UE; il to la funzione di entry point nazionale per la Fondo sociale europeo (Fse), che ha l’obiettigestione dei fondi del cosiddetto “Piano Junvo di contribuire alla flessibilità dei lavoratori cker” (inclusi i fondi strutturali europei, Sie) e delle aziende, favorire l’accesso all’occupaha prodotto un risultato importante per l’Itazione, la partecipazione al mercato del lavoro lia, la conquista della leadership in Europa nel e l’inclusione sociale delle persone svantagsupporto finanziario alle imprese attraverso i
IL NUOVO PIANO ACCORPERÀ GLI STRUMENTI FINANZIARI DELL’UE 57
FINANZIARE L’IMPRESA
INTANTO FINLOMBARDA SCALDA I MOTORI
giate, contrastare tutte le forme di discriminazione e creare partenariati per gestire le riforme per l’occupazione. Gli altri tre fondi sono: il Fondo di coesione, che sostiene esclusivamente gli Stati membri meno sviluppati, il Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale e il Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca. Nell’ampliamento del ventaglio di strumenti finanziari cofinanziati dai fondi Sie a disposizione, secondo Confindustria in un recente convegno organizzato a Milano da Finlombarda Spa in collaborazione con Anfir - Associazione nazionale delle finanziarie regionali ed Eapb - Associazione europea delle banche pubbliche, vanno tenuti in conto due fenomeni che perdurano da dieci anni: la spesa in conto capitale e i sostegni diretti al sistema produttivo. In particolare, il primo fenomeno LA COMMISSIONE EUROPEA CHIEDE DI DEFINIRE STRATEGIE REGIONALI DI SPECIALIZZAZIONE INTELLIGENTE NEI TERRITORI ITALIANI
è passato dai 61,7 miliardi di euro del 2008 ai 31,3 del 2017, sostanzialmente dimezzandosi. Quanto ai sostegni al sistema produttivo, nella relazione 2018 del Mise si legge che l’Italia è penultima in Europa per sostegni diretti al sistema produttivo rispetto al Pil (0,17 percento rispetto al Pil). Questa doppia discesa unita alle difficoltà di accesso al credito fa degli strumenti finanziari previsti, secondo Confindustria, un’opportunità “per fare più con meno” per diverse tipologie di imprese. Per esempio, per le nuove imprese di capitali nate durante la crisi grazie al meccanismo della Srl semplificata, per le imprese con una buona affidabilità finanziaria ma che possono diventare vulnerabili, per quelle che sono pronte ad aprire la propria governance e il proprio capitale, e che necessitano di crescere per dimensione, sui mer-
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Tra i soggetti potenzialmente attivabili nel disegno dei nuovi strumenti finanziari cofinanziati dalle politiche di coesione, di sviluppo rurale e da InvestEu c’è Finlombarda Spa, società finanziaria di Regione Lombardia, che svolge sia attività di soggetto gestore degli strumenti finanziari regionali, sia di promotore presso le imprese tramite la rete Enterprise Europe Network dei programmi comunitari gestiti direttamente dalla Commissione. «Le risorse Ue previste per la programmazione post 2020 – ci spiega il presidente Michele Vietti – sono un’importante occasione di finanziamento per le imprese, soprattutto per quelle piccole e medie. Le nuove proposte di regolamento promuovono l’attuazione degli strumenti finanziari in quei territori con più possibilità di leverage in un’ottica di coesione. Le finanziarie regionali e
le banche promozionali giocheranno un ruolo fondamentale nella programmazione e successiva gestione degli strumenti finanziari cofinanziati dai fondi strutturali e da quelli per gli investimenti strategici di InvestEu». Questi soggetti sono importanti anche per eventualmente anticipare la ricaduta efficace sui territori della parte di risorse finanziarie destinate dalle politiche di coesione a InvestEu. Nell’attivazione di tali strumenti le finanziarie regionali potranno agire in partnership con Cdp e le banche commerciali. «Le imprese – conclude Vietti - vi accedono tramite avviso pubblico dove sono definiti i termini e le modalità di accesso, la tipologia di investimenti finanziabili, il processo di selezione, le tempistiche di assegnazione delle risorse. Il bilancio complessivo delle esperienze passate su più cicli di programmazione è
cati internazionali o di svilupparsi dal punto di vista tecnologico, infine per le MidCap che rappresentano una fascia significativa in Italia. Ogni territorio può declinare gli strumenti finanziari secondo le proprie esigenze. I sistemi produttivi nel nostro Paese sono molto diversificati e non a caso la Commissione europea chiede di definire strategie regionali di specializzazione intelligente. Per il futuro della politica di coesione, Confindustria auspica una collaborazione tra Regioni europee tenendo conto proprio del tipo di
stato positivo. Lo dicono i dati su “Al via” che, al 31 dicembre 2018, ha finanziato 274 imprese per 176,4 milioni di euro. “Al via” è primo esempio di strumento finanziario combinato che si avvale di risorse di Finlombarda Spa (su provvista Bei) e delle banche aderenti per i finanziamenti e di risorse del Por Fesr Lombardia per le garanzie e i contributi. Per il futuro sono auspicabili regole più semplici e standardizzate per agevolare i destinatari ultimi delle iniziative, le imprese, e l’adesione delle banche commerciali, all’interno di un processo di consolidamento del ruolo delle finanziarie regionali per l’attuazione degli strumenti finanziari».
complementarietà delle specializzazioni che ciascuna di queste Regioni ha. Le imprese – che dovranno confrontarsi con la digitalizzazione dei processi produttivi (Industria 4.0), da un lato, e con le sfide dell’economia circolare e della sostenibilità, dall’altro – hanno esigenza di semplificazione nell’iter di accesso a questo tipo di strumenti finanziari. Disegnare gli strumenti (vecchi e nuovi) partendo dal punto di vista dei beneficiari ultimi, cioè le imprese, aiuterebbe al raggiungimento di questo obiettivo.
Via Brera,3 - 20121 Milano www.lfde.it
APPROFONDIMENTI IERI GARZONE, OGGI LEADER: LA PARABOLA DI VITO FORTE Ha iniziato a 11 anni a consegnare il pane in bici. Oggi è a capo di Oropan, una delle società più promettenti del programma Elite di Borsa Italiana di Alfonso Ruffo
A
11 anni consegna in bicicletta il pane del più antico forno della sua città. A 19 di quel forno diventa il titolare. Oggi, a 80 anni suonati, l’ex garzone di bottega è a capo di uno dei panifici più moderni e strutturati del Paese: l’Oropan di Altamura. E il forno della sua gioventù, dove ha appreso l’arte d’impastare, diventa un museo. Il primo del suo genere in Italia. La storia di Vito Forte è quella di un amore viscerale per il suo lavoro. E per la famiglia, alla quale ha saputo trasferire la sua stessa passione e la capacità di sognare. Che oggi condivide soprattutto con la figlia Lucia, amministratore delegato della società approdata due anni fa sulla piattaforma Elite della Borsa italiana come una delle realtà del settore più promettenti. Insieme Vito e Lucia – il genio e l’organizzazione - hanno messo in piedi un’attività con impianti modello e altissima reputazione che oggi sforna 600 quintali di prodotti al giorno, impiega 145 persone, esporta in venti Paesi, fattura 25 milioni e nel panorama agroindustriale nazionale figura ai primi posti per dimensioni, dinamismo e propensione a innovare. Non a caso Oropan viene insignita del riconoscimento di “Campione per l’Italia del cambiamento” nell’ambito del premio “Imprese per l’Innovazione” organizzato da Confindustria e consegnato ai vincitori dalla presidente del Senato Maria Elisabetta Casellati. Una medaglia al valore che luccica sul petto di Vito Forte a conferma della bontà delle sue intuizioni. È così che beni semplici e tradizionali come pane focacce e taralli diventano articoli sofisticati. Frutto di accurate ricerche sugli impasti per allungarne la fruibilità, d’innumerevoli accorgimenti nei processi industriali, di ardite campagne di marketing che consentono di fare quello che poteva sembrare un azzardo: andare alla conquista dei mercati internazionali. E lo scorso anno il pane di Altamura era a Washington ad arricchire la tavola dei tremila invitati italo-americani al Gala della Niaf. Felici e grati di rituffarsi negli odori e nei sapori di casa. Per lo stile non ha dubbi, s’ispira alla sua terra, ai suoi colori e perfino ai suoi odori che si respirano dal cuoio che predilige e che piega al suo volere. Ancora oggi, conosciuto e apprezzato nel mondo con negozi monomarca che offrono centinaia di combinazioni, ambienta le sue collezioni tra gli ulivi e le masserie di dov’è nato. Anche da imprenditore, il professor Nicolais è salito in cattedra.
VITO FORTE
Altri servizi nell’interno 62
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L’INTERVISTA
PRIVATE BANKER
MARINA CALDERONE E IL FESTIVAL DEL LAVORO
UNO SCONTO FISCALE PER INVESTIRE SULLE PMI
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SALES FORUM
CI PIACE/NON CI PIACE
DUE GIORNI PER MOTIVARSI CON I GURU DELLE VENDITE
I PROMOSSI E I BOCCIATI
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FONARCOM
SUSSIDIARIO.NET
NUOVI CONTRATTI CONTRO IL DUMPING
I MIGLIORI COMMENTI DEL MESE DAL PORTALE
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ANDAF
QUI PARIGI
LA PIANIFICAZIONE FISCALE “AGGRESSIVA”
LA FRANCIA CAMPIONESSA DELL’AZIONARIATO OPERAIO
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CONFPROFESSIONI
SHORT STORIES
LE TECNOLOGIE DIGITALI SI IMPARANO IN CARCERE
LE NEWS DA AZIENDE E ISTITUZIONI
APPROFONDIMENTI
del lavoro. È prioritario, dunque, che tutti i soggetti decisionali individuino misure che possano rimettere al centro il lavoro e renderlo un diritto riconosciuto a tutti i cittadini».
Tre giorni per far ripartire il mondo del lavoro Industria 4.0, novità normative, opportunità professionali, orientamento: sono i temi al centro del decimo Festival organizzato dall'Ordine dei Consulenti del Lavoro, dal 20 al 22 giugno al Mi.Co. di Milano di Giancarlo Salemi stazione. «Oggi è indispensabile, quando si parla di lavoro – spiega a Economy - guarRIMANE DA FARE. A organizzarlo, dal 20 al dare anche alle sue trasformazioni nell’e22 giugno al Centro congressi Mi.Co. di Mira digitale, che interessano sempre più i lano, è il Consiglio nazionale dell’Ordine dei processi produttivi e le prestazioni profesConsulenti del Lavoro in collaborazione con sionali. Quest’anno siamo alla decima edila Fondazione Studi, zione del Festival del IN ITALIA LAVORA SOLO IL 49% DELLE con un titolo “Lavoro, Lavoro, ma il lavoro, innovazione e cresci- DONNE A FRONTE DI UNA MEDIA EUROPEA che è un diritto ricoDEL 61,2%. E I GIOVANI CONTINUANO ta”, che vuole essere nosciuto dalla nostra A ESSERE DISORIENTATI SUL FUTURO una fotografia dell’ACostituzione, è un zienda Italia, ma anche con proposte conobiettivo ancora da raggiungere per molte crete per rilanciare l’occupazione e il ruolo persone. Restiamo uno dei Paesi con il più dei consulenti del lavoro. Abbiamo intervialto tasso di disoccupazione nell’area euro. stato la Presidente del Consiglio Nazionale Il nostro è un Paese in cui lavora solo il 49% dell’Ordine, Marina Calderone (nella foto in delle donne, a fronte di una media europea alto), chiedendole quali sono i temi che si del 61,2%, e i giovani continuano ad essere vogliono portare avanti con questa manifedisorientati rispetto all’ingresso nel mondo UN FESTIVAL CHE PARLA DI LAVORO, DI QUEL-
LO CHE SI È FATTO E DEL TANTO ANCORA CHE
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Qual è la vera novità di questa edizione? Questa decima edizione si muoverà attorno a quattro grandi filoni di dibattito, che saranno sviluppati nel corso delle numerose tavole rotonde che si svolgeranno nelle 10 sale che avremo a disposizione dal 20 al 22 giugno all’interno del Mi.Co. Il primo filone sarà legato al lavoro 4.0; il secondo coinvolgerà esperti di risorse umane e direttori del personale di grandi aziende italiane per conoscere e condividere esperienze che rimettano al centro il lavoro e la persona alla luce delle ultime novità normative. Il terzo filone di discussione sarà incentrato al mondo e alle opportunità professionali dei Consulenti del Lavoro. Il quarto, infine, sarà dedicato all'orientamento degli studenti e dei giovani laureati, che partecipando al Festival potranno conoscere - attraverso un software ad hoc e ad un percorso di confronto con gli esperti in materia di lavoro - le proprie competenze, capacità e attitudini personali e confrontarsi con gli esperti di orientamento sul proprio futuro lavorativo e sulle professioni più richieste dal mercato del lavoro. Il ruolo dei Consulenti è sempre più importante: quali politiche di sostegno chiedete al Governo? Un impegno concreto per lo sviluppo. Questo vuol dire innanzitutto far ripartire gli investimenti, soprattutto nel settore delle infrastrutture, e favorire la ripresa e la crescita delle imprese tramite l’abbattimento del costo del lavoro e della burocrazia inutile. Il mercato del lavoro è sempre più frammentato con una giungla di contratti, non pensa sia il caso di riformare il settore? Anche per il mercato del lavoro vale la regola della semplificazione: ben venga qualsiasi riforma che riduca oneri e adem-
NON BISOGNA CONFONDERE LA SEMPLIFICAZIONE CON L'IRRIGIDIMENTO DELLE NORME E DELLE RELAZIONI pimenti inutili. Ma bisogna fare attenzione a non confondere la semplificazione con l’irrigidimento delle norme e delle relazioni produttive: la buona flessibilità del mercato del lavoro è un impulso all’occupazione. Per questo abbiamo espresso alcune riserve sulle nuove norme riguardanti i contratti a termine contenute nel “Decreto Dignità”. La reintroduzione delle causali potrebbe incentivare o incrementare il contenzioso, senza escludere il ritorno ad un turn over molto accentuato. Sebbene il Governo abbia riportato la riforma del mercato del lavoro al centro dell’agenda politica, credo che occorra affrontare la questione in un’accezione più ampia. Il vero problema non è il lavoro subordinato a tempo indeterminato o a tempo determinato, ma come intercettare il lavoro alla luce dei cambiamenti in atto nella nostra società. Pensa che il salario minimo orario possa essere una soluzione per migliorare la qualità del lavoro e la dignità delle persone? Non c’è dubbio che il lavoro debba essere equamente retribuito, dando così concreta attuazione all’art. 36 della carta costituzionale. I Consulenti del Lavoro sono da sempre in prima linea per af-
fermare il principio dell’equo compenso per tutti i lavoratori. Sul salario minimo abbiamo espresso alcune perplessità nel corso dell’audizione sui due disegni di legge presentati in Senato. Abbiamo sottolineato la necessità che i provvedimenti tengano maggiormente conto del parametro qualitativo della retribuzione, che deve essere diversificata per professionalità e produttività del lavoro, e delle differenze esistenti fra contratti e settori merceologici. Il lavoro sta molto cambiando, c'è anche il tema dominante delle nuove tecnologie e informatizzazione. Che futuro ci aspetta? Sempre più precariato? Chi crede che l’avvento delle nuove tecnologie porti ineluttabilmente alla scomparsa del lavoro umano è miope. Certamente non bisogna mitizzare la tecnologia, ma neppure demonizzarla. Il lavoro del futuro non sarà come quello di oggi perché il progresso non si può fermare. Il nostro compito, dunque, deve essere quello di favorire il cambiamento e la modernizzazione dei processi produttivi e, al tempo stesso, trovare il modo per impiegare le nuove tecnologie in modo vantaggioso. Per questo è importante interrogarsi sul “come” sfruttare a pieno le potenzialità del digitale, comprese quelle legate ai rapporti di lavoro e alle nuove professioni nati dalla Gig economy. Il primo passo in questa direzione è formare e orientare i giovani, riformando i percorsi scolastici e universitari spesso an-
cora troppo lontani dalle esigenze del mercato del lavoro e delle imprese. Il reddito di cittadinanza e i navigator: aiuteranno l’occupazione? L’Osservatorio Statistico dei Consulenti del Lavoro ha elaborato alcune interessanti stime sul sistema delle politiche attive in Italia: degli 8.000 operatori presenti nei 501 centri per l’impiego italiani, solo poco più della metà, 4.981 per la precisione, sono specializzati e qualificati per gestire la presa in carico di quei potenziali 2 milioni e 500 mila soggetti beneficiari del reddito di cittadinanza. Di conseguenza, ogni operatore dovrebbe prendere in carico circa 506 potenziali percettori della misura. A questi si aggiungeranno, a fine giugno, i SU OTTOMILA OPERATORI DEI 501 CENTRI PER L'IMPIEGO, SOLO POCO PIÙ DELLA METÀ SONO QUALIFICATI PER GESTIRE IL REDDITO DI CITTADINANZA
3.000 navigator che saranno selezionati con il bando Anpal e destinati a definire il piano personalizzato di riqualificazione del disoccupato, che rappresenta solo una parte del complesso progetto di inserimento o reinserimento professionale. Pur ipotizzando che l’infrastruttura informatica nazionale, necessaria per gestire la misura, sia operativa nei tempi previsti, e che la formazione dei navigator avvenga rapidamente, i conti non tornano. Ultima domanda: tre parole che secondo lei determineranno il futuro del lavoro” ... Innanzitutto “legalità”, perché il rispetto delle norme, la tutela dell’equità e della giustizia nel mercato del lavoro sono un requisito imprescindibile per una vera crescita. “Innovazione”, per condurre il progresso nella direzione auspicata e infine “competenze”, essenziali per comprendere il valore della legalità, governare la tecnologia ed essere competitivi sul mercato.
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APPROFONDIMENTI
Impegno,guadagno,successo ecco il mantra dei venditori Alla due giorni milanese di Performer Strategies sono accorsi in centinaia ad ascoltare i consigli dei guru delle vendite come Jeffrey Gitomer, Mark Roberge, Michael Tsur. Sul palco anche l'italiano Oscar Farinetti di Miriam Romano
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enne attente scivolano sui fogli di carta. In platea stanno seduti uomini in giacca e cravatta e donne in tailleur lunghi e dai colori neutri. Sono manager, imprenditori, venditori di ogni sorta. L'enorme sala al piano terra dell'Unahotels Expo Fiera di Milano è affollata e silenziosa. Gli spettatori non fiatano, ma ascoltano gli abili oratori che si alternano sul palco. Non c'è tempo da perdere in commentini velati nelle orecchie. È un pubblico composto che si lascia andare solo in applausi scroscianti, che scoccano all'unisono di fronte alla sacre parole: successo, guadagno, più vendite. Il Sales Forum è un'occasione d'oro per chi vuole migliorare le proprie performance e implementare i ricavi. La grande riunione degli imprenditori si è tenuta il 10 e l'11 maggio a Milano. Brillanti manager di fama mondiale hanno snocciolato concetti sulle strategie di vendita. Non capita così spesso che gli imprenditori ritornino tra i banchi. Che si prendano una pausa di un paio di giorni dagli impegni del settore, per dedicarsi all'apprendimento. Per Performance Strategies, organizzatore dell'evento, invece, la formazione è un tassello da non sottovalutare. Ed è per questo che è diventata una realtà di riferimento per la realizzazione di seminari multi-disciplinari con i massimi esperti mondiali nelle aree strategiche per chi fa business oggi. Marcello Mancini, suo fondatore e CEO, ha fissato un nuovo benchmark nella formazione per
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il business in Italia, con l’obiettivo di fornire ai partecipanti strumenti e strategie efficaci. Ed infatti sono accorsi in centinaia ad ascoltare. In più di settecento, per essere precisi, hanno preso parte alla due giorni. Le pause tra un intervento e l'altro, sono momenti per il “networking”. I manager si scambiano contatti, cercano di concludere affari. Gli imprenditori più piccoli provano a stringere la mano ai titolari di grandi colossi. Ci sono manager di tutti i tipi. Dai titolari di grandi imprese ai piccoli commercianti che hanno aperto da poco la propria attività e stanno cercando, per dirla alla Auster, di sbarcare il lunario. Esperti nella vendita di creme, biscotti, software informatici, database. O grandi aziende del food. Per riuscire a ottenere qualcosa, bisogna lavorare. Questo vale per tutti. È il mantra ripetuto al Sales Forum. «Anche nel fine settimana. Mentre gli altri si divertono, i migliori si mettono sotto», ha spiegato Jeffrey Gitomer, autore del bestseller mondiale “Il libretto rosso del grande venditore”. Considerato all’unanimità l’autorità mondiale nel campo delle vendite, con oltre un milione di
OSCAR FARINETTI
follower sui social e 4 milioni di visualizzazioni su YouTube. Lavora abitualmente al fianco delle maggiori aziende internazionali, quali Sony, Coca-Cola, Ibm, General Motors e Bmw. Un successo che ama raccontare. «La mattina voi cosa fate?», domanda alla platea. «Dovete pensare, scrivere e creare. La chiave per convincere i clienti e portare a casa una vendita è migliorare se stessi». Applausi. Mark Roberge, invece, è stato il primo relatore a intervenire. Docente presso la Harvard Business School, ha progettato un sistema in grado di rendere l’aumento delle vendite un processo scientifico, prevedibile e scalabile. Con il suo metodo ha portato l’azienda HubSpot da 0 a 100 milioni di dollari di fatturato. Poi è stato il turno di un italiano: Oscar Farinetti, imprenditore poliedrico, presidente di Unieuro fino al 2003, grazie alla straordinaria cessione ha fondato Eataly, oggi presente con 38 punti vendita nelle principali città del mondo. L’Università di Urbino “Carlo Bo” gli ha perfino conferito la laurea honoris causa in Economia. E, infine, ha parlato Michael Tsur, uno dei più autorevoli negoziatori al mondo. Mediatore della Corte Suprema di Israele. Il suo metodo certificato per la gestione e la risoluzione delle controversie è utilizzato da imprenditori, manager e aziende di tutto il mondo tra cui Microsoft, Siemens, Toyota e Procter & Gamble.
APPROFONDIMENTI
In questa ottica, Cifa, la Confederazione Italiana delle Federazioni Autonome, ha avviato azioni concrete volte a promuovere una contrattazione di qualità. Questa si basa su uno strutturato sistema bilaterale, costituito insieme a Confsal, la Confederazione Generale dei Sindacati Autonomi dei Lavoratori, e composto da Fonarcom, il fondo per la formazione continua dei lavoratori, da Epar, l’ente bilaterale del sistema, e da Sanarcom, il fondo di assistenza sanitaria integrativa. Una testimonianza di dove punti e dove porti questa nuova bilateralità è il recente rinnovo del Ccnl per i laboratori di analisi e i centri poliambulatoriali a firma Cifa-FederLab e Confsal-Fials. Nel Ccnl sono previsti sensibili aumenti retributivi, l’introduzione dell’assistenza sanitaria integrativa, nonché meccanismi di welfare obbligatorio in favore dei lavoratori. Ecco una dimostrazione di come sia possibile arginare il fenomeno del dumping economico-normativo attraverso un modello di contrattazione di qualità che faccia perno, da un lato, sulla flessibilità e sulla produtL’impegno della Cifa per un nuovo modello di contrattazione collettiva tività in favore delle aziende e, dall’altro, che dovrà sostenere l’emersione di ogni forma di lavoro irregolare sui pilastri fondamentali del welfare e, soe al tempo stesso dovrà porre fine alle elusioni normative prattutto, della formazione e dell’adeguamento delle competenze dei lavoratori. Per Andrea Cafà, presidente Fonarcom, “il fondo interprofessionale del sistema Cigrandi cambiamenti che interessano i ne della rappresentatività non più su base fa-Confsal rappresenta uno straordinario processi produttivi e organizzativi aziennazionale ma prettamente su base azienvolano che consente alle imprese di ragdali per effetto dell’ingresso delle nuove dale e territoriale. giungere importanti IL FENOMENO NON PUÒ ESSERE tecnologie, ma anche per il progressivo diIn questo senso, il traguardi in termini COMBATTUTO SELEZIONANDO spiegarsi di nuove dinamiche economiche nuovo modello di di produttività e di GLI ATTORI NEGOZIALI SULLA BASE e sociali, impongono di tracciare un nuovo contrattazione colcompetitività. RisulDEL NUMERO DEI LORO ISCRITTI modello di relazioni industriali. lettiva dovrà sostetati che passano obAppare, dunque, inevitabile riaprire il dinere l’emersione di ogni forma di lavoro bligatoriamente attraverso la promozione battito sul tema della rappresentatività irregolare e dovrà porre fine a forme di della formazione e l’adeguamento delle sindacale la cui misurazione, in assenza dumping contrattuale-salariale, fenomecompetenze e delle skills dei lavoratori e di interventi legislativi, non può più essere no che non può essere combattuto seleche sono tanto più soddisfacenti in quanto regolata da norme contenute in accordi di zionando gli attori negoziali sulla base si collocano all’interno di una bilateralità natura privatistica. Si rende necessario, al della consistenza numerica dei loro iscritforte e strutturata, figlia di una contrattacontrario, ribadire il rispetto della libertà ti, ma cercando di individuare parametri zione di qualità che da tempo individuiamo sindacale quale valore che genera effetti certi che consentano di certificare la quacome un’efficace risposta alla piaga del positivi e guardare a modelli di misuraziolità dei contratti collettivi. dumping contrattuale in Italia”.
Nuovi contratti di lavoro contro il dumping salariale
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in collaborazione con ANDAF
Una piattaforma europea per una politica fiscale equa e contro l'esosità tributaria Sfide e prospettive nel contesto europeo e internazionale della Platform for tax good governance, aggressive tax planning and double taxation (istituita dalla UE nel 2013) in vista della scadenza del mandato di Francesca Pecorari
(Valente Associati GEB Partners/Crowe Valente)
La “Platform for Tax Good Governance, Aggressive Tax Planning and Double Taxation” (di seguito “Platform”), istituita nel 2013 dalla Commissione europea, si compone di rappresentanti delle autorità fiscali degli Stati membri, delle imprese, della società civile e delle organizzazioni professionali con il compito di favorire il confronto tra tutti i soggetti coinvolti sul tema della good governance fiscale e di proporre iniziative volte ad affrontare le sfide relative alla tassazione delle società. Con la Decisione C(2015) 4095 del 17 giugno 2015 la Commissione europea ha prolungato il mandato della Platform (17 giugno 2015 - 16 giugno 2019), al fine di permettere una migliore attuazione del Piano di Azione per un regime equo ed efficace per l’imposta societaria nell’Unione Europea adottato
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FRANCESCA PECORARI
in ambito europeo quanto indicato a livello Ocse nel Progetto Base erosion and profit Gli obiettivi fiscali Il “Work Programme” della shifting (Beps), ma assicuraPlatform prevede due diver- no al tempo stesso un’applise fasi: mentre la prima fase cazione coordinata delle mi(2015-2017) è terminata, gli sure anti-elusione all’interno obiettivi perseguiti nel suc- del mercato unico europeo. cessivo step sono illustrati nel Un ulteriore aspetto di pardocumento “Platform Ffor tax ticolare rilevanza è rappregood governance - Work Pro- sentato dal recepimento delgramme 2018-2019” il quale le misure Beps il quale deve individua avvenire in TRA LE PRIORITÀ DELLA UE conformità una serie di temi C'È LA RICEZIONE FATTIVA a quanto DEL «BASE EROSION rispetto previsto AND PROFIT SHIFTING» ai quali dalla lel’input da (BEPS) AVVIATO DALL'OCSE gislazione parte della europea e Platform si ritiene particolar- attraverso la sottoscrizione mente utile. della Convenzione Multilaterale (Mli). Equa tassazione In particolare si richiede alla Una tassazione equa ed effi- Platform di monitorare il recace rappresenta una delle cepimento delle misure Atad priorità nella “EU Agenda” e Beps da parte degli Stainsieme all’adozione di ido- ti membri e dei Paesi terzi; nee misure di contrasto alla identificare le possibili lacune pianificazione fiscale aggres- presenti nel contesto delle siva (ATP - “Aggressive Tax misure anti-elusive, adottate Planning”). a seguito dell’attuazione del Le due Direttive ATAD 1 e Progetto Beps; sviluppare la ATAD 2 non solo recepiscono “EU Agenda” per il contrasto lo stesso giorno.
alle pratiche di pianificazione fiscale aggressiva; scambiarsi punti di vista e opinioni in merito all’implementazione delle misure previste dallo strumento multilaterale. Trasparenza Un ruolo importante è svolto dallo strumento dello scambio di informazioni nel settore fiscale la cui disciplina di riferimento è costituita dalla Direttiva 2011/16/UE (cd. “DAC1”) e successive modifiche La Platform in tale ambito è chiamata a individuare eventuali lacune e a proporre nuove misure che possano rafforzare la trasparenza e la cooperazione tra gli Stati. Il rispetto dello standard globale di trasparenza dovrebbe essere monitorato anche con riferimento ad altre aree che presentano un collegamento con il settore fiscale (quale, ad esempio, la disciplina antiriciclaggio, la protezione dei “whiste-blower” e il Country-by-Country Reporting). La Platform dovrebbe inoltre
tenere conto di ulteriori possibili azioni da intraprendere per rafforzare la trasparenza nonché valutare l’impatto che le misure adottare a livello UE e internazionale potrebbe avere sui Paesi in via di sviluppo.
delle misure Beps. I lavori sulla lista UE costituiscono un processo dinamico in quanto l’Ecofin è tenuto a riesaminare e ad aggiornare periodicamente la lista, tenendo conto dell’impegno assunto dagli Stati e dei criteri di inserimento utilizzati dall’UE per redigere la lista. L’ultimo Tassazione efficiente aggiornamento della La Platform rappre- GLI STATI MEMBRI DEVONO lista UE si è avuto il 12 senta il forum ideale marzo 2019. Oltre alle CONSIDERARE LE SFIDE per discutere degli CHE L'EUROPA AFFRONTA cinque giurisdizioni elementi-chiave che IN UN CONTESTO SEMPRE già presenti, (Guam, consentirebbero al siSamoa, Samoa AmePIÙ MULTIPOLARE stema fiscale europeo ricane, isole Vergini di essere semplice, equo e stabile. americane, Trinidad e Tobago) la lista I principali temi oggetto di confronto e UE include anche le seguenti dieci giudiscussione nella Platform sono: risdizioni: Aruba, Barbados, Belize, Ber• le modalità attraverso cui il sistema muda, Dominica, Figi, Isole Marshall, fiscale può supportare la crescita delle Oman, Emirati arabi uniti, Vanuatu. PMI e delle start-ups; • Paesi in via di sviluppo. La Platform è • l’impatto dei recenti sviluppi in ambichiamata a esaminare le problematiche to internazionale e europeo (come, ad fiscali di rilievo internazionale che posesempio, la riforma fiscale degli USA e sono interessare i Paesi in via di sviluppo la Brexit) sulla politica fiscale europea; e a fornire i necessari strumenti di sup• il rafforzamento degli strumenti di tuporto. La Platform, in particolare, dovrà tela dei diritti del contribuente sia a livalutare le azioni intraprese e condividevello nazionale che europeo.
re le buone pratiche per la stipula delle Accordi internazionali contro le doppie imposizioni con i Paesi in via di sviluppo (“Double Tax Agreements” - DTAs). Considerazioni conclusive Nel 2017 la Commissione europea ha avviato un dibattito sul futuro dell’Europa. Gli Stati membri, le istituzioni europee e nazionali e i cittadini sono tenuti a considerare le sfide che l’Europa è chiamata ad affrontare in un contesto sempre più globale, multipolare e digitale. Se da un lato vi è la necessità di esaminare in che modo la politica fiscale dell’Unione Europea potrà rafforzare gli obiettivi di equità sociale, sostenibilità economica, competitività globale, dall’altro è necessario analizzare gli effetti che le nuove sfide possono produrre sulle politiche fiscali europee nel futuro. La Platform, insieme agli organismi sovranazionali ed europei, dovrà affrontare le nuove problematiche emergenti valutando il migliore percorso da intraprendere nel prossimo futuro.
Strategia esterna/ Sviluppi Il 28 gennaio 2016 la Commissione europea ha pubblicato una Comunicazione all’interno della quale è stata proposta una nuova strategia per un’imposizione effettiva, evidenziando le principali misure che possono favorire la buona governance fiscale a livello globale e garantire, altresì, la parità di condizioni per tutte le imprese. Le due aree che beneficiano degli input provenienti dalla Platform sono: • Black list europea. A dicembre 2017 l’Ecofin ha pubblicato una prima lista dei Paesi non cooperativi. I criteri adottati per selezionare le giurisdizioni in vista della creazione della lista UE tengono conto dei seguenti aspetti: livello di trasparenza nel sistema fiscale; presenza di regimi impositivi equi; attuazione
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in collaborazione con CONFPROFESSIONI
Solidarietà e inclusione, le tecnologie digitali si imparano (anche) in carcere Il progetto delle Cisco Academy nei penitenziari italiani sottoscritto da Confprofessioni dà buoni frutti: in tre anni coinvolti cinque istituti di pena che hanno formato oltre 300 detenuti grazie ai liberi professionisti a cura di Giovanni Francavilla
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tre anni di distanza dal Giubileo dei liberi professionisti, che ha simbolicamente concluso l'Anno Santo della Misericordia, Confprofessioni e Cisco tornano in Piazza San Pietro per illustrare a Papa Francesco i progressi del “Progetto Carceri”, un percorso di alta formazione in informatica e telecomunicazioni rivolto ai detenuti varato nel 2016 da Cisco con il Ministero della Giustizia, Confprofessioni, Vodafone, Cooperativa Universo ed esteso recentemente alla Fondazione di Comunità Monza e Brianza e UniCredit. «Fin dal primo momento abbiamo condiviso i valori di solidarietà e di
inclusione sociale del progetto Cisco Academy e siamo orgogliosi di aver dato il nostro contributo per favorire l'inclusione sociale e dare una nuova opportunità ai più svantaggiati», commenta il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella. «E oggi come tre anni fa, siamo davanti al Santo Padre per portare il nostro impegno e la nostra testimonianza sull'importanza della formazione e del lavoro anche dentro le carceri». Partito dal carcere di Bollate, il programma ha coinvolto altri quattro istituti di pena (Opera, Monza, Regina Coeli e Secondigliano), dove sono stati formati oltre 300 detenuti, alcuni dei quali
hanno conseguito la certificazione Cisco e, attualmente, sono 106 gli studenti, uomini e donne, che seguono i corsi formativi coordinati da Lorenzo Lento, presidente della Cooperativa Universo. Ma il fiore all'occhiello del programma, come racconta Francesco Benvenuto, direttore relazioni istituzionali di Cisco Italia, è che «tutte le persone che hanno frequentato i corsi della Cisco Academy, una volta scontata la pena in carcere, non commettono più reati». Recidiva zero. Dentro le aule delle Cisco Academy, impegno e speranza si mescolano alla voglia di riscatto e alla prospettiva di trovare un lavoro dignitoso. Si
contano gli anni, i mesi e i giorni della pena da scontare. Molti ce la fanno: alcuni diventano formatori per insegnare ad altri detenuti i segreti delle tecnologie digitali, altri si costruiscono una nuova carriera nel settore informatico e delle telecomunicazioni. È la storia, per esempio, di Luigi Celeste oggi affermato consulente di sicurezza informatica che ormai lavora da tre anni per una importante multinazionale con incarichi anche all’estero. Luigi ha scritto un libro: “Non sarà sempre così” che racconta la sua storia di rinascita e riscatto grazie allo studio. Ma è anche la storia di tutti quelli che hanno ancora una speranza.
BENVENUTO (CISCO ITALIA): LA SOCIAL RESPONSABILITY È NEL NOSTRO DNA
«Cformazione e le Cisco Academy sono
Per gestire una classe in un penitenziario più delle competenze serve una particolare attenzione a ridare fiducia uno dei programmi più importanti. Ne agli studenti di tutte le età e di tutte le esistono oltre 10 mila nel mondo e 365 in Italia per preparare studenti di tutte le età condizioni sociali e culturali e di questo siamo grati a Lorenzo Lento che è riuscito per il conseguimento delle certificazioni a far diventare istruttori degli ex-detenuti. Cisco». Francesco Benvenuto, direttore E l'obiettivo di favorire il reinserimento relazioni istituzionali di Cisco Italia, insieme a Lorenzo Lento della Cooperativa sociale e ridurre la recidiva? La recidiva degli studenti formati da Universo, è la persona che per prima ha Lorenzo Lento è pari a zero. Crediamo di creduto nel “Progetto Carceri” che ha aver raggiunto l’obiettivo avendo esteso coinvolto Confprofessioni. il modello a carceri più tradizionali, oltre Come è stato possibile realizzare un Bollate. C’è una seconda opportunità percorso formativo del genere? isco da 20 anni investe in Italia nella
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nell'informatica e nelle tlc per chi riesce a conseguire una certifificazione Cisco. Quanto conta la social responsability per un leader mondiale in tecnologie digitali? Le aziende leader hanno sempre più la consapevolezza di dover far crescere il benessere sociale dei territori che le ospitanoo. Cisco ha nel dna questa priorità. Nel suo ultimo viaggio in Italia il ceo di Cisco, Chuck Robbins, ha incontrato gli studenti del carcere di Bollate per motivarli nel continuare ad impegnarsi, perché tutti possano cambiare in meglio la propria vita.
PRIVATE BANKER
In Borsa le Pmi non tirano? Provvederà lo sconto fiscale Nell'ultimo anno e mezzo per la prima volta le small cap hanno fatto peggio delle large. E l'Aim è sotto dell'8%. Ma la detrazione del 30% destinata agli investitori, compresi quelli retail, promette di ribaltare la situazione di Ugo Bertone
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iccolo non è più bello? Nell’ultimo anno e mezzo c’è stato sul mercato un cambio di paradigma: per la prima volta, le small cap, da sempre il comparto più dinamico ed apprezzato di Piazza Affari, non hanno fatto meglio dell’universo delle large cap. Anzi, spesso sono state superate dai titoli del paniere principale. E così il segmento Star, un tempo il fiore all’occhiello di Piazza Affari, mèta di gestori in arrivo da Londra e New York, accusa a metà maggio un calo attorno al 12% in linea con il paniere principale. Le small cap arretrano nello stesso periodo del 18 %. Anche l’Aim, che avrebbe dovuto secondo le attese far sfracelli grazie al propellente dei Pir, è sotto dell’8%. Insomma, gestori e risparmiatori a caccia di pepite sul listino hanno subito più di una delusione. Il motivo? È probabile che una parte dei titoli abbia scontato le alte valutazioni raggiunte in precedenza, soprattutto dopo l’avvio dei piani di risparmio che, in fase di avvio dei prodotti, hanno stimolato gli acquisti dei gestori. C’è anche un’altra spieL'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA
gazione tecnica: il peso sempre maggiore assunto dai fondi passivi e dagli strumenti automatici che basano la loro azione sulla velocità di esecuzione, sia in occasione degli acquisti che delle vendite. Per questo motivo gli operatori concentrano la loro attività sui segmenti più liquidi. Un fenomeno che, a detta degli esperti, è più visibile nelle fasi di rialzo, quando i flussi crescenti tendono a concentrarsi sulle large caps, l’unico comparto in grado di sostenere la pressione dei capitali in cerca di impieghi. Non meno importante, la difficoltà che le “multinazionali tascabili”, espressione tipica del capitalismo italiano, incontrano nella congiuntura attuale, caratterizzata dalla guerra dei dazi che minaccia i piccoli, spesso subfornitori (vedi l’automotive) ancor più dei grandi. Ma forse la ragione principale sta nei ripetuti ritardi nel varo della riforma dei Pir che hanno mandato la raccolta del sistema sottozero nei primi mesi dell’anno (-35,8 milioni). Finalmente, il 7 maggio ha visto la luce il decreto attuativo che definisce nel dettaglio le caratteristiche delle Pmi su cui i piani possono investire e gli importi minimi di investimento: i nuovi prodotti dovranno essere dedicati almeno per il 3,5% a Pmi quotate all’Aim e per un altro 3,5% nel ven-
ERMANNO RHO INTERMONTE
ture capital. Tanti dettagli, forse troppi, al punto che c’è chi profetizza un nuovo flop. Ma bando alle polemiche: qualcosa si muove. È stato finalmente firmato da tutti i ministeri competenti il decreto attuativo (della Legge di Bilancio 2017) che permette una detrazione fiscale del 30 per cento a chi investe in Pmi innovative e che si può sommare ad altri incentivi per startup innovative. Per gli investitori (anche retail) la novità si traduce in importanti agevolazioni fiscali cumulabili con i benefici dei Pir: per le persone fisiche è prevista la detrazione ai fini Irpef del 30% della somma investita, mentre per le persone giuridiche è prevista una deduzione ai fini Ires del 30% dell’investimento, soglie che saliranno al 40% dopo l'approvazione da parte della Commissione Europea della norma contenuta nella Legge di Bilancio 2019. Un contesto positivo per molte società quotate all'Aim Italia che hanno recentemente raccolto capitali presso gli investitori o lo faranno nei prossimi mesi. Ma quali aziende possono aspirare alla qualifica di “Pmi innovativa”? Websim, il sito che fa capo ad Intermonte, pubblica un primo elenco che comprende: Circle, Energica Motor, Fope, Giglio Group, Ilpra, Mail Up, Maps, Tps e Trawel.
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TALENT SHOW
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CI PIACE IL RABDOMANTE TAMBURI CHE TROVA L’ORO NEL RETAIL La sua Tip acquista un ulteriore 17,8% in Ovs e scommette sull’equilibrio tra negozi fisici e on-line
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inque anni fa il suo titolo valeva circa due euro e mezzo, oggi veleggia ben oltre i 6: ma è la redditività e la dimostrata affidabilità nel tempo che giustifica questa prestazione importante della Tamburi Investment Partners (Tip), l’investment bank creata da Gianni Tamburi, che si è sempre distinto per essere un sobrio ma infallibile rabdomante delle imprese italiane più promettenti. È stato tra i primi a capire e sposare i valori del made in Italy inteso in senso lato, dalla meccanica specializzata di una Interpump al food di qualità di Eataly alla moda sportiva di Moncler. E nuovamente l’ex numero uno di Euromobiliare messosi in proprio ormai vent’anni fa ha colpito e un po’ spiazzato i conformisti con il suo ultimo investimento: 74,8 milioni di euro per acquistare il 17,8% del capitale di Ovs, la società di grande distruzione guidata dal bravissimo Stefano Baraldo, sostituendo nel capitale dell’azienda il fondo Bc Partners. Ed è bastato l’avvento della Tip tra i soci a far schizzare in su il titolo Ovs. Così Tamburi ha spiegato al Sole 24 Ore per spiegare la sua scelta di puntare su un’azienda di distribuzione tradizionale: «Il negozio mi è sempre piaciuto ed è una caratteristica ricorrente dei miei investimenti: se consideriamo Amplifon, Ovs, Hugo Boss, Furla, Moncler ed Eataly, contiamo su circa 20.000 negozi nel mondo. L’esperienza emozionale e fisica dei negozi è insostituibile. Le vendite online sono un complemento necessario, certo, ma credo che il futuro sia nella multicanalità. E anche le mosse di un colosso delle vendite online come Amazon, che ha comprato librerie “fisiche” e i supermercati Whole Foods, vanno in questa direzione».
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È stato tra i primi a capire il valore del made in Italy da Eataly a Moncler
L’istituto ha dovuto stanziare 95 milioni per i rischi di multa della procedura in corso
a freddo in Scandinavia, è risaputo, ma per la Nordea Bank il freddo si è fatto pungente nel primo trimestre 2019, che ha registrato un calo del 42% dell’utile netto con diminuzione dell’attività ed incremento dei costi. Ma il brivido peggiore non deriva tanto dalla gravità della frenata – capita! – quanto dalle sue cause. L’istituto ha dovuto stanziare 95 milioni di euro per eventuali rischi di multa riconducibili alle procedure in corso contro di esso in Danimarca per la punizione e prevenzione al riciclaggio di denaro. Un vero e proprio accantonamento prudenziale. Per l’esattezza, nel periodo gennaio-marzo l’utile operativo è sceso del 36% da un anno prima a 621 milioni di euro (695 milioni di dollari), mancando l’aspettativa media degli analisti raccolta da un sondaggio Reuters che era stata di 730 milioni. Il fatto è che Nordea è una delle banche nordiche - insieme a Danske Bank e Swedbank - che negli ultimi mesi è apparsa nelle segnalazioni istituzionali del presunto riciclaggio. «L’armonizzazione delle norme antiriciclaggio e delle pratiche di vigilanza è necessaria, e noi sosterremmo la creazione di un’agenzia a livello europeo, con l’obiettivo di combattere il riciclaggio di denaro e la criminalità finanziaria», ha detto l’amministratore delegato Casper von Koskull. Che ha poi mandato via Julie Galbo, il dirigente responsabile della prevenzione dei rischi. Von Koskull ripete in queste settimane che, dopo anni di ristrutturazione, Nordea è ora in grado di generare una crescita degli utili che soddisferà gli azionisti. Forse perché ha licenziato 1500 dipendenti a tempo pieno sostituendoli con dei robot.
NON CI PIACE SE I SOSPETTI DI RICICLAGGIO CONGELANO NORDEA La banca fa un brutto primo trimestre, il capo silura il responsabile dei rischi e arrivano i licenziamenti
QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET
Consigli (non richiesti) per il business dal 1458 Alessandro Wagner riprende gli scritti di Benedetto Cotrugli nel volume "Arricchirsi con onore. Elogio del buon imprenditore" DI LUCA BRAMBILLA ERMANNO RHO INTERMONTE
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iverse ricerche dimostrano come molti libri siano acquistati grazie a un titolo accattivante presente sulla copertina. Sicuramente è ciò che mi è capitato quando ho deciso di acquistare il libro Arricchirsi con onore – Elogio del buon imprenditore di Alessandro Wagner, edito da Rizzoli. Sono dichiaratamente e, oserei dire, sfacciatamente un aziendalista: non solo perché per gran parte del mio tempo lavoro con gli imprenditori, ma anche perché non sopporto la retorica spicciola di chi attacca il “padrone” in difesa dei "poveri e sfruttati lavoratori". La mia esperienza, infatti, certifica l’esistenza di un enorme numero di “padroni” che lavorano fianco a fianco con i propri dipendenti, accettando spaventose sfide di innovazione, concorrenze sleali e, non ultimo, una tassazione esagerata da parte dello Stato. Una volta esaurita l’euforia per il titolo e aperto il libro mi sono velocemente reso conto che stavo leggendo una riedizione edulcorata e sintetizzata dell’opera di un commerciante-imprenditore chiamato Benedetto Cotrugli. Quest’uomo ha scritto quello che probabilmente può essere considerato uno dei primi manuali sull’arte del commercio, dal momento che è stato pubblicato, addirittura, nel 1458. In linea con la figura dell’autore, il libro è scritto con un taglio estremamente operativo; elenca, infatti, quindici suggerimenti
pratici che un buon imprenditore dovrebbe rispettare per poter generare un business, come si direbbe oggi, solido e duraturo. Quello che colpisce tuttavia è l’attualità dei suggerimenti dati da Cotrugli. Tra questi mi permetto di anticiparne alcuni, rimandando alla lettura del libro per tutti gli altri. Il primo suggerimento recita: “Fai tutto il possibile per partire con il piede giusto”. IL PRIMO SUGGERIMENTO RECITA: «FAI TUTTO IL POSSIBILE PER PARTIRE CON IL PIEDE GIUSTO». SCEGLIENDO IN PRIMIS IL TERRITORIO
L’autore intende porre l’attenzione sia sullo studio del mercato nel quale investire, sia sulla certezza del diritto in uso in un determinato territorio. Cotrugli sostiene infatti che “le attività andrebbero avviate in luoghi in cui vi è certezza delle leggi e in cui l’amministrazione della giustizia è rapida ed efficiente, perché per il mercante sono una difficoltà non da poco le dispute dei giuristi, nemici della sua borsa, e perché le cose mercantili necessitano di rapidità d’attuazione”. È incredibile pensare che in un periodo storico in cui predominano, tra i media, i temi della Brexit e della globalizzazione tornino
utili dei suggerimenti del 1400. L’autore prosegue il suo elenco inserendo tra i consigli non solo la necessità di competenze tecniche, oggi chiamate hard skills, ma anche, e soprattutto, di competenze trasversali, quindi le ormai note soft skills. Nel capitolo intitolato “La cultura è tutto” si parla infatti di quanto sia importante studiare la retorica, quella che oggi chiamo “capacità negoziale“, e sapersi relazionare con ogni ceto sociale. E ancora aggiunge: “Il mercante, inoltre, per prima cosa deve imparare lui e poi insegnare agli altri, perché ‘chi conosce se stesso, conosce tutto’. E può ottenere questo risultato solo leggendo molto, e perciò ti ricordo: quando ti avanza tempo, leggi!”. Preferisco non proseguire con l’elenco dei suggerimenti, quanto concludere ponendo l’attenzione sul contributo maggiore che fornisce Cotrugli e che riguarda l’approccio metodologico al mestiere dell’imprenditore. Esso viene da lui descritto non come l’attività coraggiosa di un uomo che, alla cieca, dà inizio a una start-up, quanto piuttosto come l’attività organizzata di un uomo adulto con una forma mentis ben strutturata e con un equilibrio ben saldo, basato su valori chiari. da www.ilsussidiario.net
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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE
La Francia campionessa dell’azionariato operaio Sono 3,2 milioni i lavoratori azionisti dell’impresa in cui lavorano. Merito della cultura partecipativa che ha attraversato indenne gli anni del liberismo estremo. Superando il capitalismo renano di Giuseppe Corsentino
DA QUANTO TEMPO, IN QUESTI ANNI SEGNATI DALLE REGOLE SEVERE E INDISCUTIBILI DEL LIBERISMO ESTREMO non si parla più di
azionariato operaio, di partecipazione agli utili dell’impresa per non dire della mitica “Mitbestumming”, la cogestione che per decenni è stata indicata come modello originale e vincente del capitalismo renano? Tra rigorismi bruxellesi e trattato di Maastricht con tutti i suoi ratios deficit e debito su pil, ci siamo distratti e non ci siamo accorti che, al contrario, l’actionnariat salarié, come viene definito con bella espressione qui in Francia, ha continuato a crescere e che è proprio la Francia il campione europeo del fenomeno con 3,2milioni di lavoratori che, in qualche modo, sono diventati azionisti dell’impresa dove lavorano. Più numerosi dei loro colleghi inglesi che sono solo due milioni per non dire dei tedeschi (che pure hanno inventato la già citata Mitbstumming negli anni ‘50) rimasti fermi a quota 700mila. Sembra incredibile, ma oggi l’actionnariat salarié mette in campo numeri sorprendenti. Secondo l’ultimo rapporto della Fédération européenne de l’actionnariat salarié (www.efesonline.org), organizzazione presieduta da un italiano (Guido Antolini, sindacalista della First, i bancari della Cisl) cioè dal rappresentante di un paese dove le aziende che fanno spazio alla partecipazione azionaria dei dipendenti si contano sulle dita di una mano: vengono in mente solo la multinazionale St Microelectronics e la Luxottica di Del Vecchio); ecco, secondo i numeri appena pubblicati dalla Feas, in Europa i
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dipendenti-azionisti (di 2.747 grandi imprese quotate in Borsa) sono ben 36milioni con un investimento pari a 384miliardi di euro, cifra pari al 3,1% della capitalizzazione complessiva delle aziende interessate. In dieci anni, dal 2009 - ci fa sapere ancora la Feas - questa percentuale è salita di un punto, dal 2,3% (e in valore assoluto da 196miliardi di euro ai quasi 400 attuali). Il trend è, dunque, in salita. Perché sono le stesse aziende - spiegano a Economy gli esperti di Natixis Interepargne - a sviluppare piani di azionariato operaio. Nel 2018, dice Natixis, ben l’87% delle società europee quotate aveva messo a punto strategie precise per fare entrare i propri dipendenti nel capitale con un processo che qui viene definito, con altra bella espressione, “démocratisation de l’actionnariat salarié”. All’interno del quale la Francia, come si diceva all’inizio, è al primo posto. Grazie anche all’entrata in vigore (da gennaio) della cosiddetta Loi Pacte (sigla di Plan d’action pour la croissance et la transformation des entreprises, il primo vero provvedimento di politica economica della presidenza Macron) che favorisce con la fiscalità di vantaggio l’ingresso dei dipendenti nel capitale. Lo riconosce uno dei “grandi vecchi” del capitalismo francese, Martin Bouygues, una specie di Berlusconi d’Oltralpe, leader nel settore delle costruzioni e editore di Tf1, il primo canale televisivo privato. «L’azionariato dei dipendenti è un elemento strutturante del capitalismo del futuro» ha scritto in un intervento pubblicato su Les Echos, il Sole-24Ore francese. Bouygues, che ha più di 70anni e ricorda le “or-
donnance”, i decreti del generale De Gaulle che introdussero l’actionnariat salarié, dà atto a Macron di avere completato, con la Loi Pacte, cinquant’anni di “démocratie partneriale dans l’entreprises” ed è orgoglioso di presentare il suo gruppo come il più aperto con una partecipazione dei lavoratori pari al 19% del capitale (e il 25% dei diritti di voto). Il primo tra le società quotate alla Borsa di Parigi, seguito da altri grandi gruppi come Stef (logistica con catena del freddo), Ubisoft (informatica), Eiffage (edilizia), Safran (aeronautica), Vinci (costruzioni), Essilor (ottica, ora alleato con la nostra Luxottica), Saint-Gobain (vetro), Cap Gemini (consulenza digitale). Tutti con percentuali di partecipazione superiori al 10%. E, infine, c’è il colosso mondiale dell’agroalimentare Danone che, per il suo centenario, non solo ha regalato un’azione (simbolica) agli oltre centomila dipendenti in tutto il mondo (avvio di un piano azionario ben più vasto, come si può intuire), ma ha creato un comitato “Mission et Engagement” con 26 dipendenti che integrerà due volte l’anno il consiglio d’amministrazione quando ci sarà da decidere le strategie del gruppo. Insomma, un coinvolgimento diretto dei dipendenti nella governance del gruppo. Che sia questa la buona strada del capitalismo del futuro?
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SHORT STORIES
Digital transformation
In Campania arriva il primo LinkedIn reale
Oltre 3.000 partecipanti attesi per una tre giorni che vedrà il patrocinio delle istituzioni Borse di studio, opportunità di lavoro e un hackathon con sfide agli studenti lanciate dalle aziende del territorio: il bilancio della prima Borsa Mediterranea della Formazione e del Lavoro campana, promossa da Centro Studi Super Sud e organizzata da Gruppo Stratego a metà aprile a Pontecagnano Faiano (Salerno), è quella di una sorta di Linkedin “reale”, una piattaforma di incontro - fisica - tra domanda e offerta del mondo del lavoro. Oltre 3000 i partecipanti, tra giovani laureandi e diplomandi, neet, imprenditori, professionisti e formatori: 19 patrocini, 27 Enti di Formazione e Agenzie per il lavoro, oltre 30 aziende di diversi settori produttivi, oltre 50 riconoscimenti ad aziende e scuole per le buone prassi formative e lavorative, 2 borse di studio messe a disposizione dal partner Rsm,
Sostenibilità
RIDUZIONE EMISSIONI: ECCO I CINQUE PASSAGGI PER I TRASPORTI
I risultati della ricerca di Flc presentati a Napoli alla conferenza sull’uso del Gnl I 2.000 camion alimentati a GNL (Gas naturale liquefatto) che circolano in Italia dimostrano come gli operatori stiano già utilizzando tecnologie capaci di ridurre l’impatto ambientale delle proprie flotte, ma individuare
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un hackathon con oltre 70 studenti selezionati da scuole superiori e università. La manifestazione è stata caratterizzata da un ricco calendario di appuntamenti, tra seminari, workhop e tavole rotonde, tenute dai massimi esperti del modo del lavoro e della formazione, rappresentanti di enti nazionali di riferimento come FondItalia, Ente Nazionale Microcredito, Ampal, Università di Napoli e Salerno, oltre agli interventi dell’assessore alla Formazione e alle Pari Opportunità della Regione Campania Chiara Marciani e dell’assessore al Lavoro e alle Risorse Umane Sonia Palmeri. Istruttivi i seminari,
come quello curato da Laura De Lisa, Senior Manager di Rsm, dal titolo “Digital Transformation: il nuovo kit di competenze del Consulente 4.0”: nel nuovo scenario industriale dominato da open data, Internet of Things e cloud computing, il driver del cambiamento è la persona,
e sostenere soluzioni efficienti per ridurre le emissioni nel settore dei trasporti è una opportunità che governi e istituzioni non possono perdere. Per questo il Freight Leaders Council ha voluto dedicare una pubblicazione, il Quaderno 28, al ruolo del GNL nel processo di transizione verso l’impatto zero. Il Quaderno, realizzato con il supporto di MirumirConferenzaGNL e con l’ausilio di esperti e associazioni, tra cui AssogasliquidiFederchimica, WEC, REFE,Conftrasporto, Anita,
Assocostieri, Assarmatori, NGV Italy, è stato presentato il 16 maggio nell’ambito della quinta Conferenza Internazionale sugli usi diretti del GNL - “The Small Scale LNG Use, Euro-Mediterranean Conference & Expo” – in programma a Napoli, Mostra d’Oltremare. Il volume è scaricabile gratuitamente dal sito www.freightleaders.org. “Per la logistica il GNL è una soluzione reale e immediatamente utilizzabile – ha dichiarato Massimo Marciani, Presidente del Freight Leaders Council
con la sua creatività e capacità di adattamento, perciò il consulente 4.0 deve comprendere i fabbisogni delle imprese, mettere al centro le persone, valutare strategie, processi e prodotti, aiutando a trovare risposte ispirate al Be Smart!, cioè la capacità di anticipare scenari e individuare strategie comuni di successo. Altro momento importante è stato la tavola rotonda, organizzata dalla Fondazione Saccone, con l’intervento del Presidente di Cnct (Comitato Nazionale di Coordinamento Territoriale di Confindustria Servizi Innovativi e Tecnologici) e di Fondazione Comunica Gianni Potti che ha spiegato come il 65% degli allievi delle elementari farà lavori che oggi non esistono, perché la trasformazione digitale in atto modifica il mercato del lavoro con cicli di tre-cinque anni e non più quindici-venti come una volta.
–Il tema della sostenibilità ambientale, insieme a quella economica e sociale, resta centrale nel lavoro della nostra associazione e per questo ci poniamo l’obiettivo di presentare soluzioni immediatamente operative ai decisori pubblici affinché questi ultimi mettano gli operatori in grado di investire in modo consapevole”. La diffusione del GNL è stata molto rapida negli ultimi anni, in particolare per il trasporto stradale pesante. Un segnale di interesse è la crescita rapidissima delle stazioni.
SHORT STORIES
alle 2.280 unità). La crescita è ancora più significativa se si analizzano i soli dati delle immatricolazioni, che sono passati dalle 554 unità dell’anno accademico 2013/14 alle 930 dell’anno accademico in corso. Inoltre, in questi anni sono state prese importanti decisioni relative alle strutture della LIUC (dalla nuova gestione della Residenza all’apertura di Villa Jucker ai servizi universitari, fino al rinnovamento di molti spazi) ma tanto è cambiato anche sul fronte dell’offerta formativa, ad esempio con la nascita della LIUC Business School. La LIUC ha potenziato anche la sua vocazione internazionale e le attività del Career Service. E ancora, grazie a una riorganizzazione delle attività di comunicazione, la LIUC è cresciuta dal punto di vista dell’identità, della visibilità, della reputazione. Non da ultimo, sono state avviate numerose iniziative per accrescere la
comunicazione interna e per migliorare la coesione tra le diverse anime dell’ateneo, in particolare tra docenti e personale amministrativo. «Sono stati per me sei anni bellissimi - commenta il Presidente uscente, Michele Graglia - ricchi di tante nuove esperienze e stimoli intellettuali. I risultati raggiunti, di grande risalto nella storia dell’Università, dimostrano come la condivisione di un progetto, supportata dal forte senso di appartenenza all’istituzione, sia l’unica strategia possibile per un successo di lungo termine. Voglio sinceramente ringraziare tutti coloro che mi hanno affiancato in questo cammino e augurare alla LIUC uno sviluppo sempre migliore nell’interesse, soprattutto, dei molti giovani che dentro queste aule costruiranno il loro futuro e quello del nostro». «Ringrazio Michele Graglia per l’eccellente lavoro svolto in questi anni di crescita della LIUC – Università Cattaneo. Il suo è stato un ruolo fondamentale per raggiungere risultati importanti non solo a livello quantitativo, ma anche qualitativo. Il nostro ateneo è ormai un punto di riferimento nel mondo accademico e culturale nazionale. Il mio intento è di proseguire nel solco tracciato da Michele. La strada intrapresa è quella giusta e i numeri lo dimostrano”, così commenta il neo-Presidente Comerio.
Ciro Buonajuto per gli studenti delle scuole superiori di Ercolano e Torre del Greco. Giovedì 9 maggio scorso si è tenuta a Villa Campolieto a Ercolano la cerimonia di consegna delle borse di studio assegnate dall’associazione “Antonio e Ciro Buonajuto”. Quest’anno i riconoscimenti sono andati agli studenti di Istituto superiore “Tilgher” di Ercolano (indirizzo liceale e Alberghiero), Istituti Superiori “Degni” e Pantaleo e Liceo “De Bottis” di Torre del Greco. Dal 2010, i riconoscimenti vengono finanziati con le indennità percepite per le sue cariche pubbliche dal sindaco
e destinati agli studenti che si sono contraddistinti in elaborati sulle tematiche di legalità e impegno civile. A margine della cerimonia, un dibattito sulla legalità, con gli interventi - tra gli altri - del Questore di Napoli Antonio De Jesu, del Generale Maurizio Stefanizzi, Comandante Regionale dei Carabinieri, del Colonnello Salvatore Salvo del Gruppo Provinciale della Guardia di Finanza e i procuratori aggiunti delle procure della zona. Hanno parlato agli studenti anche il Console generale degli Stati Uniti nel Sud Italia Mary Ellen Countryman ed il presidente dell’Unione Industriai di Napoli Vito Grassi.
Innovazione
SWEETGUEST CHIUDE UN ROUND DA 8 MILIONI DI EURO
Si tratta del terzo finanziamento per la startup che si occupa di affitti brevi Sweetguest, startup per la gestione di affitti a breve e medio termine, continua il proprio percorso di crescita e ottiene nuovi finanziamenti a supporto del suo piano di sviluppo in Italia. Ha appena chiuso un finanziamento da otto milioni di euro. Per la startup si tratta del terzo round che si aggiunge al primo da un milione di euro di fine 2016 e al secondo di 1,5 milioni del 2018. La startup nasce dall’idea di Rocco Lomazzo e Edoardo Grattirola e fornisce un software, dedicato a chi affitta tramite Airbnb, per gestire gli annunci e ottimizzare l’incontro tra proprietari e i potenziali inquilini. Oggi gestisce 800 abitazioni e la nuova operazione è finalizzata a potenziare gli asset aziendali e ampliare le aree di business arrivando in altre città come Como e Matera. Dalla gestione degli affitti in futuro la società vuole specializzarsi nella consulenza sulle tipologie di affitto e ha in programma di gestire interi palazzi con il proprio marchio. Il gruppo sta cercando di acquisire 15 immobili da mettere in affitto per i suoi investitori.
Università
Liuc, Comerio è il nuovo presidente Riccardo Comerio prende il posto di Michele Breglia, che lascia dopo sei anni di presidenza Passaggio del testimone ai vertici della LIUC – Università Cattaneo, dove arriva un nuovo Presidente dopo i sei anni di Michele Graglia. Al suo posto, Riccardo Comerio, Presidente uscente dell’Unione degli Industriali della Provincia di Varese. Sotto la presidenza di Graglia sono stati molteplici i traguardi raggiunti dalla LIUC: primo fra tutti, un incremento della popolazione studentesca dal 2013 al 2019, pari al +27% (fino ad attestarsi intorno
Beneficenza
Lo stipendio del sindaco per gli studenti A Villa Campolieto Ciro Bonajuto ha destinato i suoi emolumenti a borse di studio per i meritevoli C’erano i vertici della magistratura e delle forze dell’ordine, dell’Unione Industriale di Napoli e il console generale degli Stati Uniti alla cerimonia per la consegna delle Borse di Studio finanziate da
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COMUNICARE L’IMPRESA Proprio perché è l’anima del commercio, la pubblicità segue pedissequamente l’andamento dell’economia reale. Il che significa che quando c’è crisi, gli investimenti frenano. Ma non del tutto, come dimostrano i dati Nielsen: le aziende medie e piccole si sono accorte che premere sull’acceleratore dell’adv può far ripartire il loro business.
80 BYE BYE SOCIAL LA SCELTA DI UNICREDIT DI LASCIARE FACEBOOK E INSTAGRAM
81 DIGITAL ADVERTISING IL WEB MOSTRA LA CORDA MA PER FORTUNA C’È L’EDITORIA
PUBBLICITÀ, L’INCERTEZZA FRENA I GRANDI, MA NON I PICCOLI I dati Nielsen fotografano un mercato a due velocità, che lo scorso anno è cresciuto, seppure solamente del 2%. Perché ci sono nuovi player e investitori che compensano la frenata delle multinazionali e dell’auto di Silvia Antonini
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ine della recessione tecnica, fine una crescita del 2% sull’anno precedente è della stagnazione pubblicitaria? La grazie al traino questi ultimi che, insieme ad crescita dello 0,2% del prodotto altri operatori tra social e motori di ricerca, interno lordo nel primo trimestre del 2019 è valgono secondo Nielsen circa 2,2 miliardi di stata salutata con un sospiro di sollievo dopo euro di pubblicità, mentre gli editori rappredue trimestri consecutivi di calo, ma sul fronsentati da Fcp-Assointernet raccolgono oltre te degli investimenti 478,4 milioni di euro, GLI “OVER THE TOP” DEL WEB COME in comunicazione sempre nel 2018, e inGOOGLE E FACEBOOK ASSORBONO non si vedono ancora sieme rappresentano 2,2 MILIARDI DI EURO E GLI EDITORI sostanziali novità o RACCOLGONO QUASI MEZZO MILIARDO circa il 30% del merriprese nei primi mesi cato nel suo complesdell’anno, durante i quali il mercato ha subìto so. Senza i big del digitale, il mercato avrebbe un rallentamento significativo solo in parte chiuso in sostanziale parità. compensato dai cosiddetti “over the top” del Sembrerebbe quindi che le aziende, nonoweb, vale a dire le piattaforme come Google stante le proiezioni Istat, non siano molto e Facebook. ottimiste rispetto al sistema-Italia, quando si Infatti, se nel 2018 il mercato ha chiuso con tratta di spesa pubblicitaria. Secondo quanto
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COMUNICARE L’IMPRESA
ALBERTO DAL SASSO
CON LA CRISI SI È PERSA LA FUNZIONE ANTICICLICA DELLA PUBBLICITÀ
risulta dalle ultime indagini Nielsen, c’è poca curazioni. «Lo stallo economico, le incertezze fiducia da parte di chi deve investire, e la pubsul fronte politico, le elezioni europee: sono blicità ha assunto un ruolo più tattico che tutti elementi che influiscono sugli andamenstrategico. «Fino al 2008 si parlava di funzioti della spesa pubblicitaria». ne anticiclica della pubblicità, ma con l’inizio La fotografia degli investimenti offerta da della crisi questa finalità si è ridimensionata Nielsen parla chiaro: alimentari e auto, i pri- spiega Alberto Dal Sasso, Ais managing dimi due settori per spesa pubblicitaria con rector di Nielsen -. Le aziende che investono una quota complessiva del 30%, hanno tirato sono soprattutto multinazionali che guardai remi in barca. Anche in questo caso entra in no con molta attengioco l’effetto multiLO STALLO ECONOMICO, LE ELEZIONI zione alla situazione nazionale che spiega E LE INCERTEZZE SUL FRONTE POLITICO economica dei vari la frenata, piuttosto INCIDONO NEGATIVAMENTE Paesi in cui operano, e importante soprattutSUL MERCATO DELL’ADVERTISING se uno specifico merto nel settore dell’aucato sembra incerto o addirittura in fase di tomotive: «Il grande cambiamento tecnolostallo ne risentiranno gli investimenti destigico legato all’introduzione dell’elettrico è nati a quell’area». rallentato in assenza incentivi» che nel perioTraduzione, le aziende che operano su uno do preso in considerazione non erano ancora scacchiere di più nazioni ci pensano bene pripartiti, e le aziende hanno preferito stare alla ma di investire in un mercato che non tira e finestra. quello italiano, per lo meno nel trimestre da Volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, si gennaio a marzo, non ha dato troppe rassiassiste a una significativa crescita del settore
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farmaceutico, il terzo per spesa pubblicitaria in Italia con una quota superiore al 10%, e anche di quello dell’editoria e dei media, che con il 6% rappresenta il quarto per investimenti a livello nazionale. «Il media-editoria cresce grazie ai nuovi operatori digitali e alle offerte over the top; altro settore interessante è il tempo libero, un settore che pesa per il 5% sulla spesa totale e sta avendo una crescita a doppia cifra». Tra i farmaceutici, sono due i lanci importanti. Il primo riguarda Guna, azienda leader nella medicina omeopatica, in onda con la campagna istituzionale ideata dalla Aldo Biasi Comunicazione che ha per protagonista Alessandro Del Piero. Sceglie i calciatori come testimonial anche Gruppo Uriach per il lancio del gel Fisiocrem, in televisione e su altri mezzi con Franco Baresi, Javier Zanetti e Miralem Pjanic ideata da Fcb Milan. Dalle analisi di Nielsen emerge un mercato che viaggia a più velocità, con tendenze molto diverse da settore a settore, di cui alcuni in significativa contrazione e altri in decisa espansione, magari tra quelli che pesano di meno sulla spesa totale. «Assistiamo a una bella ripresa di finanza e assicurazioni dopo anni di difficoltà, ma ancora non sappiamo se è un fuoco di paglia». Tra le campagne partite nel periodo c’è quella di Deutsche Bank a firma Enfants Terribles per la promozione “Fai più 1%” che segna il ritorno in comunicazione dell’istituto di credito dopo cinque anni di assenza. Recentemente, la pianificazione è stata sospesa a seguito di una indagine per pubblicità ingannevole effettuata dall’Antitrust, da cui è emerso che la apparente promessa di un rendimento all’1% su depositi di una certa
entità era in realtà un meccanismo di raccolta punti. Sempre per il settore finanza e assicurazioni, nei primi mesi dell’anno sono andati in tv lo spot di Banca Mediolanum ideato dalla Armando Testa con Massimo Doris, e quello di Pink Lab per Verti Assicurazioni. Un altro settore che sta crescendo parecchio è quello dell’informatica e fotografia, «ma anche in questo caso bisogna aspettare per capire se si tratta di un’impennata o di un andamento consolidato». Basta che un’azienda come Samsung, o Apple o Huawei voglia spingere le proprie innovazioni tecnologiche per registrare un picco, che su quote di investimento basse come in questo settore ha ovviamente un forte impatto, senza però scalfire più di tanto l’andamento generale. Nonostante presenti un calo a doppia cifra, il settore delle telecomunicazioni è contraddistinto da alcune importanti campagne. Vodafone ha aperto le danze a gennaio con un primo lancio firmato dall’agenzia Utopia, dedicato alla Giga Network Fibra che aveva per protagonisti Linus, Nicola Savino e Fedez. Gli investimenti sono poi proseguiti nel mese di aprile con due ulteriori annunci, entrambi firmati da Team Red WPP. Il primo, con il duo comico Pio e Amedeo, riguarda il programma fedeltà Happy Black; il secondo è rivolto alle aziende destinatarie delle soluzioni di Vodafone Business. Wind Tre ha avviato una nuova stagione creativa con Fabio Rovazzi, protagonista e ideatore insieme al team interno dell’azienda telefonica del formato andato in onda a marzo relativo all’offerta Fibra 1000. Sempre Rovazzi è testimonial e co-autore di un cross over con Fiat per la nuo-
FABIO ROVAZZI NELLA CAMPAGNA DI FIAT IN COLLABORAZIONE CON WIND TRE
va Panda Connected by Wind firmata da Leo pagano l’attendismo delle aziende, ma non Burnett. Wham invece è l’agenzia delle camtutti: per una stampa in costante caduta c’è pagne 3, tra cui il lancio con Giorgio Chiellini una radio che porta a casa un piccolo saldo e Madalina Ghenea dell’offerta legata ai nuovi positivo; da un lato la televisione è in calo Samsung Galaxy S10. Anche Tim è stata della dopo aver chiuso l’anno con una crescita, partita, grazie alla nuova campagna istituzioseppur modesta, dello 0,6%, dall’altro il web nale “A new world” ideata internamente alla cammina sempre in territorio positivo. «L’insocietà di telecomunicazioni, mentre Iliad è certezza di questi tempi influisce senz’altro tornata in televisione con la seconda parte sui media classici ma molto meno sul digitale del concept creativo – conclude Dal Sasso firmato da Gruppo CRESCONO SETTORI COME IL FARMACO, -, che risente positivaL’INFORMATICA E LA FOTOGRAFIA DDB Italia. mente dell’approccio CHE COMPENSANO LA FRENATA A giudicare dai priglobale da cui è caratDELL’ AUTOMOTIVE E DELLA TELEFONIA mi mesi, nel 2019 terizzato». la spesa pubblicitaria italiana difficilmente Ad aprile, il segmento dolciario è tornato a cocrescerà oltre pochi punti dopo la virgola. La municare in vista della Pasqua con gli spot di proiezione di Nielsen è anche più prudente Pernigotti, prodotto da Areastream, e Baci Pedelle previsioni rilasciate dai principali centri rugina, ideato da Yam112003. Perugina aveva media internazionali, tra cui Groupm, Zenith, già esordito in tv in occasione del San ValentiDentsu, che peraltro non superano l’1% e no con una creatività di Armando Testa. in alcuni casi sono state riviste al ribasso riGli alimentari sembrano rientrare in gioco spetto a prime ipotesi fatte ancora nel 2018. con i lanci di Findus per i Pisellini Primavera, Anche Upa, l’associazione degli investitori Nescafè Gran Aroma a firma Publicis Italia, pubblicitari, ha indicato per quest’anno una Alleanza delle Cooperative Italiane a sostecrescita dello 0,8%: «Pur con qualche leggero gno del latte nostrano (agenzia Gruppo Servimiglioramento – spiega Dal Sasso -, il primo ce Plan), Levissima con Ogilvy, Nonno Nanni trimestre conferma in sostanza le con Saatchi & Saatchi. Infine, Unilever rilancia tendenze manifestate dal mercato sui gelati con una campagna creata da DDB a gennaio e febbraio. Per questo Italia per Carte d’Or legato alla sostenibilità non escludiamo per quest’anno delle confezioni, d’ora in avanti realizzate solo una chiusura tra lo “zero” e l’1%». con materiale riciclabile, e lo spot Magnum a Oltre ai fattori già indicati, influfirma Lola MullenLowe Madrid. C’è anche la isce sugli investimenti l’assenza grande distribuzione, con la nuova comuninel 2019 di eventi sportivi di cazione Conad di Wunderman Thompson, e grande rilievo, quali i Mondiali di Lidl che spinge sul tema del “digital detox” calcio dell’anno scorso. I media con una creatività firmata Überground.
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COMUNICARE L’IMPRESA
SOCIAL MEDIA, FINE DELLA SBORNIA Dal 1 giugno Unicredit abbandona Facebook per coltivare il rapporto con i clienti solo attraverso canali di proprietà. Un caso (ma non l’unico) che porta a riflettere sull’opportunità di insistere con i Gafa
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acebook, la sbornia è finita. Se una volta i social media erano considerati indispensabili per tenersi in contatto con i propri consumatori, ora sono stati ridimensionati a uno dei tanti mezzi disponibili su cui investire. I criteri per “esserci” sono tornati quelli dell’opportunità e della coerenza con gli obiettivi del brand. Qualcuno ha anche cominciato a fare delle scelte: è il caso di Unicredit, che dal 1° giugno lascia Facebook, Messenger e Whatsapp. La decisione segue di qualche mese quella di non fare più pubblicità sulle piattaforme di Mark Zuckerberg dopo lo scandalo Cambridge Analytica. ANDREA DI FONZO La motivazione ufficiale è che Facebook non ha fatto un uso etico dei dati: una scelgenzia media Zenith Italy – Ma succede di ta che riguarda solo quest’ultimo e i brand continuo: dai social c’è chi entra e chi esce. collegati, infatti la banca guidata da Jean Nel frattempo, quante aziende anche imPierre Mustier non rinuncia al digitale e portanti hanno smesso di fare pubblicità nemmeno ai social. Non solo manterrà la su altri media tradizionali, senza che se ne propria presenza su Twitter e Linkedin, ma sia parlato». continuerà a coltivare il rapporto con i proÈ in corso un cambiamento nel modo di pri clienti attraverso i canali di proprietà, utilizzare i social media. «È vero che i consu cui proseguono gli investimenti in modo sumatori ne fanno ampio uso, ma si inveda garantire servizi di qualità e riservati. ste su queste piattaL’obiettivo è la valoL’UTILIZZO DEI SOCIAL STA CESSANDO forme come su altri rizzazione dei propri DI ESSERE CENTRALE PER GLI OBIETTIVI mezzi. Dopo la corsa asset e forse anche la DI MARKETING DELLE AZIENDE, a essere presenti che loro difesa rispetto CHE RIACQUISTANO SPIRITO CRITICO ne ha contraddistinall’accelerazione di to l’utilizzo, ora le aziende guardano alla Facebook sullo sviluppo di servizi legati coerenza tra le caratteristiche di ogni sinalle transazioni di denaro e alla gestione di gola piattaforma e quelle dei propri brand. conti correnti. La prospettiva di una “banca I consumatori non usano solo un media, Facebook” potrebbe aver indotto Unicredit ne utilizzano diversi e sono cross mediali, a fare quadrato. bisogna quindi parlare con loro attraverso Ma la mossa di Unicredit solleva anche l’inpiù mezzi». I social media rispondono in terrogativo se l’utilizzo dei social media maniera diversa alle esigenze delle indusia ancora così centrale per gli obiettivi di stry che nei loro confronti devono adottare marketing delle aziende. «La notizia è eclaun approccio pragmatico: «Le piattaforme tante perché riguarda una primaria banca social hanno una grande audience differeneuropea e la principale piattaforma social ziata su molte aree di interesse e quindi si – commenta Andrea Di Fonzo, ceo dell’a-
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DOPO LA CORSA A ESSERE PRESENTI ORA SI GUARDA ALLA COERENZA COL PROPRIO BRAND prestano ad una grande tipologia di consumo. Alcuni, quali beauty e fashion, ne fanno un uso radicato perché particolarmente consistente la fruizione e la modalità d’uso. Altre categorie di prodotti non riescono a costruire un engagement così forte e quindi ad avere un ritorno dell’investimento così efficiente. Per esempio per dialogare con una banca si fa ampio uso delle piattaforme proprietarie, al contrario le aziende mass market hanno difficoltà a portare i consumatori sul proprio sito e necessitano l’utilizzo di piattaforme con audience molto ampie». Quello che conta è ottimizzare gli investimenti pubblicitari in modo da ottenere il maggior ritorno sugli investimenti possibile. Oggi una campagna video può essere pianificata in tv, con video online, o su entrambi, sfuggendo alla classificazione tra social o tradizionale. «Oggi una pianificazione efficace – conclude Di Fonzo – deve tener conto di una grande varietà di elementi, dal canale al contenuto, dai fattori esterni che influenzano un ritorno sull’investimento quali promozioni, trend di consumo e fattori ambientali». (s.a)
L'adv digitale mostra la corda ma ad aiutarlo c'è l'editoria Se la fetta più grossa del mercato (il 77%) è appannaggio di Facebook e Google, a dare ossigeno al comparto sono i servizi di distribuzione delle librerie media. Il caso di Digital Go e le nuove soluzioni di Oreste Ferrari
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l mercato dell’adv in Italia è rimasto sostanzialmente piatto negli ultimi anni, ma la componente digital continua a crescere ed è arrivata a circa 7 miliardi complessivi. Il mercato, quindi, c’è, anche se la parte del leone la fanno Facebook e Google (77% della fetta complessiva). Ad esempio, stiamo assistendo a una grande crescita del programmatic (l’adv garantita tramite software specializzati nell’acquisto di banner e altre forme pubblicitarie digital). Però è inutile girarci attorno: il digital non sta riuscendo a compensare la perdita di revenues del cartaceo, prima erano contratti diretti, ora c’è un’asta che viene fatta per comprare quello spazio, con conseguente riduzione degli introiti». Riccardo Jelmini è amministratore delegato di Digital Go, una startup ormai divenuta adulta che fattura 44 milioni di euro grazie a tre servizi: digital marketing, soluzioni digitali e app. L’azienda è nata nel 2007 con il nome di Neomobile con la precipua specializzazione nei servizi per la telefonia mobile. Oggi è presente in 18 paesi del mondo, dopo il rebranding avvenuto alla fine del 2017. Il capitale sociale è diviso tra il fondo inglese Blue- Gem Neo Holdings, che detiene il 46%, e Value ItalyS.G.R. SpA, con una quota del 40%; il restante 14% è detenuto dai fondatori e dal management. Tra le attività più importanti di questa azien-
da l’accordo chiuso recentemente con il conglomerato media brasiliano Globo. Si tratta di un player attivo sui diversi canali, radio, tv, giornali e via dicendo, di cui Digital Go è distributore esclusivo della libreria digitale. «Abbiamo già creato l’app – continua Jelmini – e il processo di erogazione finale nel caso di clienti di Tim Brasil. Inoltre abbiamo già stabilito un prezzo settimanale di accesso che garantisce la possibilità di consultare l’intero database. Abbiamo 30.000 clienti in soli 15 NEGLI USA IL NEW YORK TIMES HA CREATO UN MODELLO VINCENTE. IN ITALIA INVECE LO SCHEMA NON FUNZIONA E I QUOTIDIANI PERDONO LETTORI
giorni di attività e abbiamo poi continuato a crescere progressivamente». L’offerta della versione digitale del proprio prodotto editoriale sta vivendo un momento differente a seconda dei diversi paesi: negli Stati Uniti, ad esempio, il New York Times ha saputo creare un modello vincente capace di ritrovare reveneus e di ridare vigore alla testata. Il Financial Times, poi, ha raggiunto il milione di abbonati online. In Italia, invece, lo schema non sembra, almeno per ora, funzionare: Repubblica, il Corriere e il Sole 24 Ore non solo sono lontani da cifre a sei zeri, ma faticano ad arrivare ai 100.000 lettori digitali. «In Brasile – ci spiega Jelmini – la copia
RICCARDO JELMINI
digitale viene utilizzata come “benefit” da parte delle compagnie di telecomunicazioni per attrarre nuovi clienti o per premiare quelli già abbonati. In Italia abbiamo avuto dei colloqui con qualche editore, penso che sia arrivato il momento di pensare a come rivitalizzare un settore che inizia veramente a fare fatica». In effetti i dati che arrivano da Nielsen mostrano come, a fronte di una contrazione del comparto pubblicitario complessivo (che fattura poco meno 900 milioni nel primo bimestre del 2019), il digital e le comunicazioni di direct mail fanno segnare un incremento (rispettivamente del 2,6% e del 3%). Decolla il cinema (+17,9%), mentre la radio si mantiene costante. Disastrosa invece la performance dei quotidiani, che chiudono il primo bimestre di quest’anno in calo del 13,6%. «I publisher – conclude Jelmini – devono comprendere che il mercato sta cambiando e che serve una sterzata forte prima che davvero la situazione si faccia complicata. Noi dal canto nostro stiamo cercando di estendere il nostro business per linee esterne. Stiamo valutando l’acquisizione di un’azienda italiana che ha una presenza all’estero, perché uno degli obiettivi che ci siamo dati è quella di attuare acquisizioni che ci permettano di accelerare il nostro riposizionamento sulla comunicazione online e sull’adv digitale».
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STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE
Mille modi di fare impresa, che se osservati da vicino rivelano tutti lo stesso retroscena: si inizia dalla tradizione, si continua con la passione, si vince con l'innovazione. E questo vale per qualunque tipo di business: che si tratti di vendita al dettaglio piuttosto che di allevamento di lumache, di coltivazione del limone o di alta orologeria.
C'È UN FUTURO PER IL SUPERMARKET COSÌ VEGÈ SE LO STA COSTRUENDO Mediobanca traccia una fotografia della Gdo con margini in zona negativa. Vince chi identifica un proprio modello peculiare senza seguire la scia. Come il gruppo più antico, che quest'anno compie 60 anni di Marco Scotti
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consumi che frenano, l’Iva che scaldell’Iva potrebbe vedere una nuova riduzione pita, la domenica chiusi, ma così si didei consumi, con una predilezione per quei venta luddisti. I discount che premosupermercati che propongono cibi a prezzi no, ma la qualità si paga, signora mia. Avanti contenuti. I discount, insomma, che da cinque con i robot di Amazon, ma ai miei tempi i anni stanno crescendo senza sosta. E ancora: consigli del banconista le chiusure domeerano impareggiabili. NEL QUINQUENNIO 2013-2017 IL GRUPPO nicali sarebbero un VÉGÉ HA REGISTRATO UTILI PER 320 Non si può dire che notevole danno per il MILIONI DI EURO ARRIVANDO A 3.500 la grande distribucomparto, nonostanPUNTI VENDITA CONSORZIATI zione organizzata (o te il desiderio, un po’ Gdo, come da manuale per quel giornalismo anacronistico, di ritrovare quello spirito anni divulgativo che si nutre di sigle) stia vivendo ’60 in cui i lavoratori e le famiglie la domenica un momento sereno, stretta continuamente andavano al mare con la giardinetta carica di tra diverse istanze, tutte ugualmente giustiombrelloni e belle speranze. ficate. Ad esempio, perché l’Italia che rallenA restituirci la fotografia più fedele della Gdo ta con vista sullo strapiombo dell’aumento è l’annuale studio realizzato da Mediobanca.
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STORY-LEARNING
Il valore complessivo del comparto è arrivato a quota 83 miliardi di euro, in aumento del 4,4%. Un dato molto significativo, che è però bifronte come tutta la discussione fin qui affrontata: margine operativo netto e risultato corrente, infatti, sono in zona negativa, rispettivamente a -5,5%, e a -5,9%. Questo perché la redditività del capitale del comparto è tra le più basse, con un Roi medio del 4,8%. A brillare dal punto di vista delle performance individuali, come detto, in primo luogo i discount: nel 2017 i discount rappresentano il 15,6% del totale vendite, ma il 34,2% degli utili; la distribuzione organizzata pesa il 33% del giro d’affari, ma cuba utili per il 44,3%; la grande distribuzione muove un fatturato pari al 27,2% raccogliendo, però, solo il 2,5% degli utili. Infine, il mondo cooperativo incide per il 24,2% sulle vendite totali e per quasi il 19% sugli utili. Ancora qualche cifra: il gruppo più redditizio in base al rendimento del capitale investito è Eurospin (23%), che precede Md (18,6%) e Lidl (16,9%). A seguire Agorà (12,5%), Végé e Crai (entrambe 11,7%) e C3 (11%). Infine, il supermercato che ha ottenuto più utili nel quinquennio 2013-2017 è Esselunga, che ha fatto registrare 1,24 miliardi di euro nel periodo, seguita Conad (872 milioni) ed Eurospin (817 milioni). Seguono Selex (618 milioni), Lidl (398 milioni) e Végé (320 milioni). Il tema però di gran lunga più interessante perché ancora piuttosto inesplorato è quello relativo alla cosiddetta “customer experience”, ovvero l’esperienza che il cliente vive all’interno del punto vendita e che diventa uno dei pilastri fondamentali per decidere se effettuare, o meno, un acquisto in quel supermercato. Secondo recenti indagini, infatti, l’esperienza è talmente importante per l’80% dei consumatori da essere paragonabile, come “peso”, alla qualità del prodotto stesso. E tutto ciò mentre sullo sfondo si palesa, minaccioso come non mai, il convitato di pietra per antonomasia, l’e-commerce. Per Federico Sargenti, fondatore di Supermercato 24, l’online per ora vale una frazione minuscola della fetta complessiva da oltre 100
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GIORGIO SANTAMBROGIO, A.D. DEL GRUPPO VÉGÉ
miliardi che riguarda “la spesa”. E la trasformazione digitale è un passaggio obbligato per tutti. Ma siamo sicuri che sia proprio vero che il digitale sia una strada segnata? Non per il Gruppo VéGé, che proprio quest’anno festeggia il suo sessantesimo compleanno e che ha scelto di andare in controtendenza, continuando a incrementare i punti vendita consorziati (sono arrivati a oltre 3.500) e aumentando costantemente i metri quadri a disposizione della clientela. Economy ha incontrato in esclusiva l’amministratore delegato del gruppo, Giorgio Santambrogio. Santambrogio, siete la più antica catena della Gdo e quest’anno festeggiate i vostri primi 60 anni. Auguri! Ci tengo a ribadire che siamo stati il primo gruppo in Italia, tutti gli altri sono venuti dopo. E l'Esselunga du viale Regina Giovanna Milano nel 1927? Non fa testo, così come il primo Pam l’anno successivo, perché non si trattava di catene, ma di singoli esercizi. E mi preme anche sottolineare che VéGé è stato il primo a creare le formule discount e cash and carry, oltre ai
SIAMO UN PLAYER CON UN GRANDE PASSATO CHE HA MANTENUTO UN FORTE LEGAME CON IL TERRITORIO SENZA INVECCHIARE primi programmi di fidelizzazione tramite le card che garantivano dei premi. Sbaglia della grossa chi pensa che queste formule siano state introdotte dai tedeschi 20-25 anni fa. Avete un brand molto forte anche se non immediatamente riconoscibile: che tipo di posizionamento avete? Siamo un player con un grande passato, che ha mantenuto un forte legame con il territorio e con quel modo di fare la spesa che non etichettabile esclusivamente come “vecchio”, ma anche come “competente” dal punto di vista del personale. In che senso scusi? Qual è il “plus” dei vostri venditori? Partendo dall’assunto ovvio, ma mai trascurabile, che ogni dipendente del nostro gruppo deve saper interloquire con la clientela e trattarla in maniera corretta. Ma io voglio fare un passo indietro, tornare agli anni ’50 e ’60, quando il salumiere o il formaggiaio erano in grado di spiegare nel dettaglio le caratteristiche del prodotto che dovevano vendere. Oggi non è così? No, perché nei supermercati si dà per scontato che il cliente sia autosufficiente anche se si rivolge al banco del fresco: prende i prodotti,
li mette nel carrello e perde qualsiasi tipo di contatto con lo staff. È difficile ricevere reclami da questo punto di vista, ma è diverso il discorso se io educo i miei dipendenti a spiegare diffusamente le differenze tra un prosciutto e un altro, tra un gorgonzola e un altro. Questo è il mio sogno. Sogno complicato, viste tutte le nuove tendenze nel campo dell’alimentazione. Al contrario, diventa una necessità. I nuovi stili di vita, il diffondersi di una dieta vegetariana o vegana, “l’esplosione” della celiachia costringono il personale a una maggiore abilità: è necessario conoscere le diverse classificazioni del prodotto, avere una corretta cultura della filiera, della provenienza e delle caratteristiche organolettiche. Una rivoluzione culturale. Eccome! Per questo è necessario insegnare una nuova cultura di prodotto ai gestori del punto vendita: perché tornino in prima persona a spiegare come sono fatti i prodotti. Lo sa, ad esempio, che i millennials hanno una conoscenza scarsissima (per non dire pessima) delle macro-differenziazioni? Lo sa che non conoscono la differenza tra Igp e Doc? Serve che qualcuno torni loro a spiegare come è prodotto il cibo che stanno per acquistare. Ha citato i millennials, categoria quasi nativa digitale che è abituata a fare la spesa con lo smartphone: come vi rivolgete a questa tipologia di persone? Cercando di non snaturarci completamente. Non sono loro il target principale a cui ci rivolgiamo. Quindi niente e-commerce, niente innovazioni tecnologiche? Non ho detto questo, anche se per il momento non siamo forti nel commercio elettronico e lo lasciamo fare a chi ha più soldi da investire, come Esselunga o Carrefour. Nei prossimi anni il futuro del retail resterà ancora nel punto vendita fisico, che dovrà diventare sempre più tecnologico e digitale possibile. Poi è ovvio che ci sarà un’evoluzione tale per cui parte delle categorie verranno acquistate su piattaforme online o spurie. L’online alla fine arriverà ed eroderà quote di mercato, ma lo
farà solo su prodotti standardizzati. Allo stesso tempo, io continuo a pensare che si debba puntare molto sul processo di acquisto fisico, magari integrandolo con nuove tecnologie. Ci faccia qualche esempio Tre anni fa siamo partiti con una sorta di digitalizzazione dell’ultimo miglio della spesa attraverso il progetto bluetooth che ci permetteva di inviare informazioni relative al punto vendita più vicino ai clienti che ci avessero autorizzati a farlo. L’anno scorso abbiamo proL'ON LINE CONTA PER UNA FRAZIONE DEL FATTURATO: IL GRUPPO PUNTA AD AWARENESS E FIDELIZZAZIONE ATTRAVERSO I PUNTI VENDITA FISICI
vato a “giocare” con il cliente in maniera più interattiva offrendo una sorta di premio di benvenuto. Si tratta di un meccanismo di do ut des: ho fidelizzato il cliente e in cambio gli do un vantaggio. L’idea, quindi, è quella di continuare a puntare sul punto vendita fisico con un duplice obiettivo: aumentare la fidelizzazione e creare maggiore awareness verso le nuove generazioni. Dal punto di vista del bu-
siness, intendete ampliare la vostra rete di negozi? Sicuramente sì: ogni anno cerchiamo di prendere nuovi gruppi. “Piccolo è bello” è stato il leit motiv degli anni ’80, oggi invece dobbiamo concorrere con giganti come Aldi e Lidl che sono i primi due gruppi in Europa. Sullo sfondo inizia a intravedersi Amazon pronto a sfruttare l’e-commerce e la sua enorme banca dati di contatti. Capisce bene che non possiamo rimanere minuscoli, dobbiamo continuare a espanderci. Ho concorrenti che hanno sugli scaffali oltre 100 milioni di referenze, non ci possiamo permettere dimensioni contenute. Come siete posizionati nella classifica del commercio al dettaglio? Siamo quinti se contiamo soltanto le catene non discount, altrimenti sesti. Come festeggerete i vostri primi 60 anni? Organizzeremo diverse iniziative. Tra queste, l’hackathon, realizzato con il Politecnico di Milano. Una cinquantina di partecipanti si sfideranno su progetti innovativi che riguardino il digital marketing. Vogliamo avere anche il punto di vista dei giovani sulle potenzialità del punto vendita. Il vincitore potrà partecipare a corsi messi a punto dal Politecnico per perfezionare la propria abilità e capacità di innovazione.
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COL REFIT DELLE NAVI L'EBITDA VA IN CROCIERA La trevigiana Somec fattura 170 milioni di euro, con utile prossimo agli 8 milioni, grazie ai vetri per gli scafi e alla componentistica delle cucine di bordo. E in America lavora nell'ingegneria civile con Fabbrica Llc di Maria Labate
LA SEDE DI SOMEC. IN ALTO A DESTRA, IL PRESIDENTE OSCAR MARCHETTO
«L
a new economy sarà pure quella che oggi “tira” di più, ma è la old economy quella che genera la ricchezza tangibile». Oscar Marchetto, presidente e azionista di riferimento di Somec, non riesce a nascondere la soddisfazione per aver trovato – è proprio il caso di dirlo – l’America. E per di più… negli Usa. Somec, infatti, è un’azienda veneta che ha da poco festeggiato i 40 anni dalla fondazione e che, dopo essersi dedicata dall’inizio degli anni ’90 al settore navale (con la progettazione e la produzione di involucri vetrati per grandi natanti da crociera), si è lanciata anche nel ramo dell’edilizia a stelle e strisce. Un percorso iniziato nel 2013, quando Oscar Marchetto esce dall’azienda di domotica per cui lavorava per entrare in quella attuale. «Somec all’epoca faceva meno di 20 milioni di fatturato – spiega il presidente – con Ebitda negativo. Oggi, invece, siamo a quasi 170 milioni di euro, con Ebitda a 18 milioni e un utile di poco inferiore agli 8 milioni. E prevediamo per quest’anno una crescita in linea con quella degli anni passati, ovvero intorno al 50%. Abbiamo quasi 700 dipendenti, di cui il 24% impiegato in ufficio tecnico. Complessivamente abbiamo un portafoglio
ordini superiore ai 500 milioni di euro». Il segreto del successo sta nel concentrare la produzione nell’ambito della crocieristica: vetri per le navi, dunque, ma anche la componentistica per le cucine di bordo, che devono poter sfamare migliaia di persone al giorno e che, di conseguenza, può rappresentare un ulteriore asset su cui puntare. «Oggi il settore della crocieristica – prosegue Marchetto – è in fortissima espansione, anche perché soltanto il 6% dei turisti utilizza questa modalità di viaggio. Ogni anno si spostano 30 milioni di persone, ma stanno entrando nel mercato nuovi player, dai cinesi a Virgin. Senza contare che ogni cinque anni questi giganti del mare necessitano di essere completamente rimodernati, tanto che il 25% del fatturato complessivo dei prossimi anni sarà originato dal cosiddetto “refit”. Per questo è un business su cui puntiamo con decisione». Complice una dimensione notevolmente cresciuta nel primo quinquennio di gestione Marchetto, il 14 maggio dello scorso anno Somec è stata quotata sul segmento Aim di Borsa Italiana. Il capitale collocato era il 25% delle azioni complessive, con un controvalore (nel frattempo aumentato del 19%)
di circa 124 milioni di euro. «La Borsa – aggiunge il numero uno dell’azienda trevigiana – permette di dare una disciplina a tutti quanti, consente di trovare obiettivi concreti da raggiungere. L’Aim ci è servito anche per ottenere liquidità in un momento in cui avevo bisogno di maggiori fondi. Poi è ovvio che magari, in futuro, possa pensare a un segmento più grande. Magari, perché no, a Wall Street». In effetti, a far aumentare ulteriormente il perimetro dimensionale di Somec ci hanno pensato gli Stati Uniti, che si sono presentati sotto forma di Fabbrica Llc, azienda di cui Somec è diventata socia. Come? «Nel 2016 – ci racconta Marchetto – ho conosciuto Alberto De Gobbi e Claudio Daniele, manager che da un quarto di secolo erano negli Usa. Ci siamo trovati subito e abbiamo deciso di fondare una nuova azienda, Fabbrica Llc, con l’intento di creare una realtà attiva nella progettazione e produzione di facciate vetrate per grandi progetti architettonici in ambito civile». Dopo un primo anno a 25 milioni di fatturato, Fabbrica ha ricevuto ordini superiori ai 65 milioni di dollari per una serie di progetti nell’ambito civile. Ad esempio la ristrutturazione del Twa Flight Center dell’aeroporto di New York John F. Kennedy. Oggi il 51% dell’azienda fa capo a Somec, che ha rilevato la quota di maggioranza lo scorso anno. Un’operazione che le ha permesso di raggiungere la massa critica necessaria per la collocazione in Borsa. E tra i progetti in cantiere ci sono edifici civili a Boston, Washington o New York. «In un anno – conclude Marchetto - abbiamo ottenuto commesse molto importanti, ci stiamo focalizzando solo su progetti di ingegneria e abbiamo appena aperto un altro stabilimento da 20.000 metri quadrati».
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Quando la creatività italiana incontra il rigore svizzero Bulgari è un unicum nel panorama dell’alta orologeria. Perché LVMH detta le linee finanziarie, ma lascia al brand totale libertà sul prodotto. Intervista con Guido Terreni, direttore generale del marchio
di Davide Passoni
Come funziona il mix tra creatività italiana e rigore svizzero che caratterizza l’oroloSICA BARZELLETTA, MA UNO SCHIZZO PIÙ geria di Bulgari? CHE SINTETICO DELL’ESSENZA DELL’ALTA Funziona grazie a un lavoro culturale che OROLOGERIA DI BULGARI. Un marchio italiaè stato fatto all’interno dell’azienda. Abno storico del mondo del lusso, che da sembiamo acquisito negli ultimi 19 anni un sapre fa del design e della creatività le sue banvoir-faire importante, costruendo un polo diere, il quale incontra produttivo che crea NEGLI ULTIMI 19 ANNI BULGARI HA il rigore tecnico dell’ola quasi totalità dei MESSO A SISTEMA UN POLO PRODUTTIVO rologeria svizzera nostri componenti: CHE REALIZZA IN CASA FINO AL 95% portandola a rompere DEI COMPONENTI DEI PROPRI OROLOGI il 90-95% di quanto gli schemi rigidi nei realizziamo è infatti quali è incasellata da secoli. Il tutto all’interno fabbricato in casa. Consolidato questo, abdel grande gruppo francese del lusso LVMH biamo poi fatto capire con estrema chiarezche, pur dettando le linee finanziarie, lascia za che Bulgari è per il 51% design e per il al brand totale libertà di creare e innovare. A 49% tecnica. È il design che guida tutte le proprio rischio, diremmo, visto che, nostre scelte perché, a diffenella perenne sfida Italia-Franrenza della tradizionale orocia sul terreno del lusso e logeria svizzera, abbiamo nel dello stile, l’orologeria di nostro DNA una forte vocaBulgari fa segnare più zione estetica, che ci deriva di un punto a proprio dall’essere italiani. Non siafavore. Lo racconta a mo spinti dall’aspetto tecniEconomy Guido Terreco ma da quello estetico, al ni, 50 anni, dal 2009 quale la tecnica è funzionadirettore generale le: è un punto che vogliamo della Business Unit sia estremamente chiaro, Orologi di Bulgari e in perché determina un modo azienda da ben 19 anni. di lavorare diverso da quelUn’esperienza che gli ha lo di un normale marchio di permesso di maturare una orologeria elvetica. Tanto è lucida visione delle strategie vero che, in azienda, do massidi brand e del mercato. ma libertà allo slancio creativo, CI SONO UN ITALIANO, UN FRANCESE E UNO
SVIZZERO… NO, NON È L’INIZIO DI UNA CLAS-
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al di là dei limiti che ci possono essere nel creare un orologio.
È un processo difficile? Spesso nell’orologeria svizzera si sente dire che certe cose si fanno in un determinato modo perché “si è sempre fatto così”. Questo ragionamento non lo accettiamo, abbiamo un approccio meno procedurale al mondo dell’orologeria. All’inizio, infatti, ho creato un po’ di frustrazione in azienda, ma questa nostra sensibilità è l’ingrediente primario che spinge il cliente a innamorarsi di ciò che stiamo facendo. La tecnica in sé non è emotiva, deve essere funzionale a qualcosa che si indossa e che dà piacere. La comunione tra queste due culture apparentemente opposte è il motore primario del nostro successo. Nell’orologeria svizzera, tutto ciò che non è movimento è habillage, ossia vestito, ornamento; un lessico che è sintomatico del loro approccio al prodotto: prima costruiscono il motore, poi creano intorno il vestito. Noi abbiamo un approccio contrario: la forma deve essere ciò che conquista, dopodiché bisogna superare i vincoli tecnici che impediscono di raggiungerla. È l’anima dell’oggetto che vince su tutto: se un aspetto tecnico snatura l’idea creativa, noi lo escludiamo. Un processo creativo e produttivo che spiega anche il successo di un prodotto come l’Octo Finissimo.
LA CHIAVE DEL SUCCESSO? LA FINEZZA UNITA ALL’ELEGANZA È la chiave di questo successo, alla cui base c’è una visione: dare all’uomo un accessorio moderno ed elegante, e la finezza è un elemento di questa eleganza. Prima dell’Octo Finissimo, gli ultrapiatti erano orologi estremamente formali, con i codici estetici degli Anni ‘50 e ‘60, creati con materiali nobili, da indossare con abiti classici. Tutti canoni che non ci corrispondono. Noi abbiamo portato l’ultrapiatto nel ventunesimo secolo, questa è la vera natura del suo successo. Per fare ciò, servivano dei movimenti che non esistevano e li abbiamo sviluppati da noi, grazie alle capacità tecni-
che assimilate con l’acquisizione, nel 2000, di realtà come Daniel Roth e Gerald Genta. Oggi rifiutiamo l’idea di vestirci con gli abiti dei nostri nonni o di guidare le loro auto: perché dovremmo indossare i loro orologi? Quali sono le chiavi di lettura più efficaci per comunicare non solo i prodotti, ma anche i valori dell’azienda Bulgari al cliente finale? Nel lusso non devi per forza piacere a tutti. Devi avere un’identità forte, con propri valori, e riuscire a trasferirli a chi può essere interessato al tuo stile o può essere in sintonia con
la tua marca. Va trovata l’affinità con il cliente che ama un marchio non convenzionale come il nostro, che sfida il gusto canonico e vuole differenziarsi dall’omologazione. Non siamo però dei pazzi, bizzarri e stravaganti: abbiamo quel twist di creatività che ci pone a lato delle convenzioni, non completamente al di fuori delle regole. Siamo esuberantemente creativi come solo gli italiani sanno essere e con questa creatività fuori dalle convenzioni non siamo mai fuori posto. È questa la chiave di lettura giusta, importantissima da far capire ma non semplice, specialmente se si ha a che fare con clienti di culture emergenti che non hanno vissuto l’italianità nella loro formazione culturale. L’italianità è un grandissimo valore che abbiamo e dobbiamo essere in grado di mostrarlo attraverso ciò che facciamo.
Quali sono le strategie del marchio per aggredire un mercato come quello orologiero, nel quale la concorrenza nell’alto di gamma è più che agguerrita? Vinciamo la concorrenza con la creatività. Se pensiamo a un Serpenti Tubogas, per esempio, è un oggetto che solo noi abbiamo, nessuno arriva a tanto. Un oggetto femminile per eccellenza, che non nasce da una ricerca di mercato ma da un foglio bianco, sul quale prende forma un disegno che risponde a innumerevoli domande: che tipo di brand sei, a che donna ti rivolgi, con quale linguaggio le parli… Giochiamo da 70 anni con la forma
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del serpente creando ogni volta oggetti contemporanei per tutti i giorni o per occasioni speciali: oggetti che ci corrispondono come marchio e che sanno proporsi con qualcosa di diverso al cliente del lusso, il quale ha una maturità di scelta che gli deriva da un’ampia sperimentazione del bello. Attenzione però: non copiamo il nostro passato come fanno altri. Per noi il vintage non è interessante. L’innovazione ti deve portare in un posto migliore, in avanti, non indietro. Tra i concorrenti di Bulgari, quelli più affini per allure sono i grandi marchi francesi: come si vince, in questo campo, la sfida Italia-Francia? Vero, ma non dimenticherei la Svizzera. Si tratta di tre culture nelle quali siamo gli out-
sider. La Francia è ricchezza del dettaglio, stile decorativo, clientela nobile; la Svizzera è anch’essa un’espressione del cliente di alto livello, ma più di ambito bancario e finanziario, votato all’understatement, rigoroso e disciplinato in virtù delle influenze calviniste che ha subito. Poi ci siamo noi italiani, creativi fuori dagli schemi, capaci di codificare il nostro stile in maniera autonoma e di definire nuove regole esprimendo innovazione, pensando in maniera indipendente. Tornando alla sfida Italia-Francia, invece, guardo alle tre cose più importanti nel mondo del lusso e penso al savoir-faire, al faire savoir e al savoir-vivre. Il primo l’abbiamo noi, perché gli stessi francesi vengono a produrre in Italia; il secondo ce l’hanno loro, perché sono estremamente bravi nel comunicare il lusso e capaci di far inna-
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morare con la loro comunicazione; nel terzo i campioni siamo ancora noi, perché l’italiano che ha i mezzi per godersi la vita, lo fa in un modo divertente e spensierato che è unico al mondo, pur non essendo mai fuori luogo. Italia-Francia 2-1, direi. Quali sono le prospettive dell’orologeria di Bulgari per il 2019 e quali i mercati consolidati e quelli più promettenti? Baselworld è stata l’ennesima conferma che stiamo facendo bene, perché è stata per noi la migliore di sempre come risultato economico e, qualitativamente, come comprensione del nostro lavoro da parte del mercato. In orologeria, ci vogliono almeno dieci anni prima che una visione si manifesti pienamente, perché i tempi sono molto lunghi, sia nello sviluppo sia nella comprensione del lavoro di un marchio; se l’industria
va troppo veloce, non tutti riescono a seguirla. Ci sono infiniti lanci di prodotto da parte delle maison, i clienti di norma comprano 4-5 orologi durante la propria vita, e non tutti dello stesso marchio: quindi, ciascun brand ha mediamente un’occasione sola, nella vita di una persona, per venderle un orologio. Lasciando da parte, naturalmente, il discorso dei collezionisti. Quindi, chi fa il mercato, per la maggior parte delle volte compra un orologio ogni 10 anni. Ciascun appuntamento con Baselworld è dunque l’occasione per continuare la narrazione di una visione già presente 8-10 anni fa, ma che si materializza anno dopo anno. Se mi si passa il paragone, è un po’ come una serie TV che si sviluppa puntata dopo puntata e per la quale c’è chi intuisce subito quale sarà la trama e chi invece deve vedere gli episodi successivi per capirla. La fiera del 2019 è stata quella in cui tutti hanno compreso ciò che abbiamo fatto negli ultimi anni, grazie soprattutto a tre prodotti come il Serpenti Seduttori, l’Octo Finissimo Cronografo GMT e l’Octo Finissimo Automatico in ceramica. Nonostante un mercato pigro. Il mercato mondiale dell’orologeria si muove a un ritmo del 5-6% annuo di crescita, non è veloce come nei primi Anni 2000 o tra il 2011 e i 2015, quando cresceva a doppia cifra. Oggi bisogna rubare quote di mercato per crescere in maniera aggressiva, il contesto è diventato più competitivo e difficile e necessità di maggiori risorse per i propri investimenti. Più che parlare di mercati promettenti, preferisco parlare di clientela geograficamente trasversale, che ha una personalità più coraggiosa e indipendente: è quello che ci interessa cogliere.
A Biella la brand awareness passa dai banchi di scuola Ci sono aziende che, anziché sponsorizzare la squadra locale di calcio, scelgono la didattica, per coltivare i talenti di domani. Come hanno fatto Reda, Bonprix, Barberis Canonico e ConTé con il progetto Biella Cresce di Miriam Romano
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n ogni piccola cittadina che si rispetti apprendimento efficaci, capaci di rendere i sono le magliette sudate dei giocabambini delle elementari sempre più edotti in tori delle squadre di calcio locali a matematica. «E non avranno problemi in futufar da vetrina alle aziende del territorio. Sulle ro di comprensione della materia, che spesso borracce, i borsoni e calzoni stampano il loro dagli studenti non viene capita perché non è marchio in cambio di denaro. Le imprese, instata spiegata correttamente alle scuole elefatti, per farsi conoscere sul territorio dove mentari», assicurano. In effetti i risultati sono operano, sponsorizzano, comunemente, attistati sorprendenti. In due anni, da quando è vità sportive o ricreative. Sugli spalti, genitori partito il progetto (nel 2017), l’associazione e amici vedranno i propri beniamini correre o fondata da Valeria Rosso e Rodolfo Cavaliere tirare calci al pallone, ha quasi raddoppiato CON IL POTENZIAMENTO COGNITIVO mentre senza risultare le persone coinvolte IL 95% DEI BAMBINI HA MIGLIORATO troppo protagonista, il nelle principali attività L’APPRENDIMENTO (E LE AZIENDE brand di un’azienda gli (da 189 a 365) e tripliIL LORO BILANCIO SOCIALE D’IMPRESA) strizzerà l’occhiolino. cato il numero di bamQuasi a livello subliminale. Perché diventare bini in potenziamento (da 58 a 142). E per la partner di una squadra sportiva incrementa la prima volta è stato calcolato l’impatto indiretbrand awareness. Ma tentare sponsorizzazioto, ovvero i bambini raggiunti attraverso i corsi ni diverse per entrare in sintonia con gli utendi formazione organizzati per i loro insegnanti ti,può essere una strategia anche più efficace. e genitori: è emerso che più di 3 mila bambini Nel biellese, per esempio, quattro aziende ci hanno beneficiato del lavoro svolto da Biella hanno provato, investendo sull’apprendimenCresce, in pratica un bambino su quattro nel to dei bimbi. Si chiamano Reda, Bonprix, ViBiellese (che secondo i dati Istat 2018 conta tale Barberis Canonico e Biella Scarpe ConTé. 12.237 bambini tra 0 a 9 anni). Come ha spieL’idea è partita da Biella Cresce, associazione gato Rodolfo Cavaliere, sono stati confermati fondata da Rodolfo Cavaliere insieme con la moglie Valeria Rosso. Due ex sportivi che hanno deciso di portare un nuovo metodo di apprendimento della matematica nelle scuole di Biella, per aiutare non solo i bambini a capire l’ostica scienza dei numeri, ma anche gli insegnanti, spesso privi dei mezzi necessari per fare entrare nella testa dei piccoli studenti espressioni e calcoli. Basandosi su ricerche scientifiche e in particolare sulla didattica “dominio cognitivo specifica”, hanno messo appunto tecniche di
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anche i dati sulla qualità degli interventi, con il 95% di bambini migliorati dopo i potenziamenti cognitivi in classe e un salto avanti di 14 percentili, dal 68° all’82°. Grazie, appunto, ad aziende come Reda, Bonprix, Vitale Barberis Canonico e Biella Scarpe ConTé. Biella Cresce è l’unico centro in Piemonte convenzionato con Polo Apprendimento e collabora con Città Studi Biella. «È molto importante per il bilancio sociale di un’azienda, investire in un progetto come il nostro», sottolinea Cavaliere. «Nel brevissimo periodo, infatti, il ricavo di un’impresa è in termini di immagine. Tocchi nel vivo le famiglie, molto di più di quanto sia possibile fare sponsorizzando una partita di calcio. L’educazione dei figli è un tema serio e quando non funziona può essere devastante. Un’impresa, aiutando l’attività di apprendimento, crea una grande sintonia coi consumatori locali, perché si tratta di un aspetto che può cambiare radicalmente la vita di una famiglia», sostiene Cavaliere. Ma le imprese del territorio potranno godere anche di un ritorno più a lungo termine. «Guadagni sulla competitività. Educare persone capaci di apprendere è un modo per creare personale qualificatissimo in futuro. Le prossime generazioni in questo modo non conosceranno la frase “io non ci riesco”, ma avranno un ricordo dell’apprendimento positivo. Le aziende potranno godere di personale qualificato sul territorio», spiega Cavaliere. E i costi da affrontare non sono nemmeno tanto alti per le imprese. Il progetto necessita di 165mila euro in totale. Ora, grazie ai quattro sponsor, sono arrivati a raccoglierne circa la metà.
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La cooperazione è un affare che garantisce ritorni record
dall’Unione Europea, in particolare nei Paesi africani e in quelli confinanti con l’Unione. La parte più innovativa del piano riguarda le risorse, 1,5 miliardi, usate per attrarre investitori privati in situazioni di mercato più difficili, proprio come l’Africa. Ma il Fondo è in grado Non esiste solo il no profit: così oltre 200 aziende italiane si sono di mobilitare investimenti privati fino a 44 miritrovate a Roma a Exco2019. Per mettere mano su un dossier da 1,5 liardi di Euro. «Ci sono tanti esempi di aziende miliardi, in un settore che può mobilitare investimenti per 44 miliardi italiane che hanno scommesso sulla cooperazione sostenibile, condivisa e profit – ci spiedi Giancarlo Salemi ga Pietro Piccinetti, Amministratore unico di Fiera Roma – il problema non è solo l’utilizzo hi lo ha detto che la cooperazione svariati settori: dall’edilizia, alle attrezzature dei fondi europei ma anche far conoscere e può essere declinata solo in chiave sanitarie, passando per l’energia, la logistica, mettere in connessione con tutti gli altri attodi solidarietà o mera beneficenza? i trasporti e la trasformazione delle materie ri del settore perché queste realtà produttive In base a un report della Banca Mondiale le prime fino agli sviluppi dell’agricoltura ma sono l’eccellenza del made in Italy perché sanimprese che puntano alla cooperazione proanche della sicurezza e la conservazione degli no coniugare cooperazione e business che è il fit hanno un ritorno certo del 20% del loro alimenti. Il filo conduttore è la cooperazione nuovo asset economico dei prossimi anni e lo investimento. Senza contare i fondi pubblici, internazionale intesa, così come la stessa Legstrumento ideale per creare ricchezza e lavoche comunque sono solo la punta dell’iceberg: ge 125/14 prescrive, ro nei paesi coinvolti IL FONDO EFSP STANZIA 1,5 MILIARDI nello scorso triennio, dal 2015 al 2018, le imnon solo come aiuto, in progetti di cooperaDI EURO PER ATTRARRE INVESTITORI prese italiane hanno ricevuto finanziamenti ma soprattutto come zione». PRIVATI NELLE SITUAZIONI DI MERCATO europei pari a 226 milioni di euro (su un totabraccio operativo delL’esempio più imPIÙ DIFFICILI COME L’AFRICA le di 3,6 miliardi), tra grants (finanziamenti a la politica estera. Il portante è quello che fondo perduto) e procurement (appalti). Non dossier più spinoso resta quello dell’utilizzo arriva da Enel Green Power: dal Sud Africa al stupisce quindi che il tema della cooperaziodei fondi europei che l’Italia e le sue aziende Marocco, dallo Zambia all’Etiopia, la società ne sia talmente attraente da dedicargli una non sanno però sfruttare appieno. La Comitaliana guidata da Antonio Cammisecra è atfiera. Exco2019, la prima Fiera internazionamissione europea ha istituito nel 2017 il Fontualmente il principale operatore privato nel le della cooperazione, che si è svolta a Roma do europeo per lo sviluppo sostenibile (Efsd), settore delle rinnovabili in Africa. Un contia metà maggio e che ha visto l’impegno di strumento di attuazione del Piano Europeo nente in cui la popolazione sta crescendo con oltre 200 aziende italiane e straniere nei più per gli investimenti privati in Paesi fuori un ritmo vertiginoso: si stima che l’attuale
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miliardo e più di persone potrebbe raddoppiare entro i prossimi 35 anni. Altro fenomeno sociale è la galoppante urbanizzazione: si stima che entro il 2050, oltre il 60% degli africani vivrà nelle città. «I cambiamenti climatici, l’incremento della popolazione, la crescita economica ed il forte aumento della domanda di energia stanno intensificando il problema della povertà energetica degli africani – spiega Antonio Cammisecra, il ceo di Enel Green Power - Le fonti rinnovabili rappresentano la soluzione per un sicuro approvvigionamento di energia. Inoltre, anche la competitività dei costi, la disponibilità della risorsa e il rapido time-to-market delle tecnologie rinnovabili consentiranno al continente africano un accesso sostenibile all’elettricità, incoraggiandone direttamente e indirettamente lo sviluppo sociale ed economico». Ma anche tante aziende medie e di piccole dimensioni hanno scoperto e rilanciato il business legato alla cooperazione. Come ha fatto ad esempio siciliana Irritec. Azienda leader nel mondo nell’irrigazione intelligente, con 11 stabilimenti e più di 700 lavoratori, Irritec ha centri di produzione e uffici di vendita in Italia, Spagna, Messico, Brasile, USA, Algeria, Germania e Cile. In Africa, Irritec ha sviluppato il progetto Employ, che interessa 20mila contadini di 100 villaggi della regione etiope di Woilata, migliorandone la quotidianità grazie all’insegnamendo ti tecniche agricole e di irrigazione ad hoc. Altro settore, altra azienda: la De Lorenzo Spa, che opera per lo sviluppo delle competenze tecniche e professionali in più di 160 paesi nel mondo e negli ultimi 30 anni ha moltiplicato i progetti e i contratti in ben 25 paesi africani. «La nostra missione è rendere l’educazione e la formazione tecnica e professionale accessibile a tutti, in quanto riteniamo che formare i giovani adeguatamente sia un passo fondamentale per lo sviluppo e il futuro di un paese, anche in previsione degli obiettivi dell’agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile», spiega Filippo Prosperi, Business Development Director della società. Ma anche nel comparto della sanità si sono sviluppati progetti interessanti
come quelli portati IN CAMPO SCENDONO GRANDI AZIENDE energie rinnovabili e avanti da Nasoallin- COME ENEL, COSÌ COME PMI ALTAMENTE gli impianti fotovolSPECIALIZZATE COME LA SICILIANA sù, un’azienda della taici. Hanno inventato IRRITEC E LA SPEZZINA EUROGUARDO provincia di Varese, zSolarfertigation, un impegnata nella progettazione e realizzazione software che, attraverso un database agronodi prodotti per l’emergenza sanitaria e civile, mico, rappresenta un supporto alle decisioni in scenari che impongono la rapidità di interdell’agricoltore e di un hardware capace di vento e azione nell’approntare i dispositivi di conferire automatismo alle azioni di fertilizzasoccorso, nell’allestire un luogo di ricovero, di zione e irrigazione, attraverso una interfaccia pronto intervento, un’area di sosta o un laboweb e mobile di facile utilizzo, dalla quale è ratorio di lavoro. Mentre Euroguardo, azienda possibile effettuare tutte le operazioni di ferdi La Spezia, si è specializzata nelle forniture tilizzazione e irrigazione sia in tempo reale per il settore navale chimico, dei trasporti e che con eventi programmati. «SolarFertigation della cantieristica, oil & gas e dell’industria saè un progetto nato per contribuire a vincere nitaria. Realizza e fornisce guarnizioni, valvole, una delle sfide del millennio, ovvero eradicare isolanti e interiors a cantieri e aziende anche fame e povertà estrema con l’aiuto delle nuove esteri. Mercati sui quali Euroguarco si affaccia tecnologie a servizio dell’agricoltura» spiega con una produzione molto diversificata, che va l’amministratore delegato di SF System, Serdalle guarnizioni agli isolanti e interiors, dalle gio Strazzella: «Questa mission così ambiziosa componenti per il piping alle valvole, divisionon poteva che essere affrontata da persone ne che negli anni ha raggiunto una gamma capaci di trasformare sogni in progetti e i ripressoché completa. Parallelamente, fornisce sultati sono stati come sempre incoraggianti». anche materiali semilavorati ad aziende di tra«Noi ce l’abbiamo messa tutta – conclude Piesformazione: per esempio, giunture in lastra tro Piccinetti, il numero uno di Fiera Roma – e o rotolo a fabbricatori di guarnizioni, oppure sicuramente l’appuntamento che ha visto inmateriali isolanti a coibentatori. sieme istituzioni nazionali e internazionali al Accanto ad aziende consolidate, poi, ci sono i fianco delle imprese andrà ripetuto. Perché casi anche di startup che hanno puntato sulla rendere la cooperazione condivisa, sostenibile cooperazione profit. Come la salentina SF Sye leva di sviluppo per creazione di benessere stem, specializzata in sviluppo e costruzione di e posti di lavoro è una sfida da promuovere e impianti industriali con particolare focus sulle vincere».
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MODA VEGAN, QUANDO L’ETICA SI FA BUSINESS Da qui al 2022 quello dei prodotti cruelty free diventerà un mercato da 11,9 miliardi di euro. Così il fashion insegue il trend abbandonando l’utilizzo di pellami e pellicce: dai grandi brand alle imprese innovative del made in Italy di Vincenzo Petraglia
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econdo l’ultimo rapporto Vegano OK, mo condannati ad assistere al crollo della noil più diffuso standard etico al mondo stra cultura e dei nostri stili di vita. Conviene a con oltre 1000 realtà certificate e detutti fare meno male al pianeta e agli esseri che cine di migliaia di prodotti sia in Italia che all’elo abitano, solo così potremo sopravvivere. È stero, da qui al 2022 il mercato planted based giusto, dunque, che anche la moda e l’industria passerà dagli attuali 7,4 a 11,9 miliardi di euro. tessile si prendano le proprie responsabilità, Per quanto riguarda l’alimentare, i sostituvi anche sensibilizzando i consumatori rispetto a dela carne persano per 5,2 miliardi di euro. certe tematiche. Il problema è che la maggior Usa, Europa e Giappone sono i mercati prinparte delle persone solo quando scoppia qualcipali (non vi sarà sfuggito l’approccio sempre che grosso scandalo tende a rivolgersi a marpiù vegan-friendly intrapreso da McDonald’s e chi consapevoli che già da tempo hanno preso TGI Fridays). Aggiungiamoci il rating etico con in considerazione le problematiche ambientali cui la Lav, la più importante associazione anie sociali facendone parte integrante del loro malista italiana, classifica le aziende di moda modello d’impresa. In futuro ci sarà, però, una in base al non utilizzo di materiali di origine richiesta sempre maggiore di trasparenza e animale: sostituzione responsabilità a livello I MERCATI PRINCIPALI SONO GLI USA, della pelliccia animale internazionale, sia da L’EUROPA E IL GIAPPONE. E C’È ANCHE (V), sostituzione anparte delle persone IL RATING ETICO CHE CLASSIFICA che delle piume (VV), sia dei governi, per cui LE AZIENDE IN BASE ALLE LORO POLICY sostituzione dei preceassisteremo a un trend denti più seta e pelle (VVV), sostituzione anche a cui nessuno si potrà sottrarre nel lungo pedella lana (VVV+). Così designer, trendsetter e riodo». manager del fashion sono sempre più impe«Posizionarsi come brand di moda ecosostegnati nella ricerca di nuovi materiali in linea nibile sarà sempre più un valore aggiunto agli con i loro valori aziendali... o per conquistare occhi del consumatore nel prossimo futuro più nuove fette di mercato. Basti solo pensare alle che nell’immediato», sottolinea Gloria Barana, recenti decisioni di alcune grandi maison del founder di Filotimo, l’azienda veronese animal lusso come Chanel, Gucci, Armani, Versace, friendly che ha puntato su capi di seta grezza, Tom Ford & Co., Calvin Klein e diversi altri o quella cioè che non uccide i bachi, ma è ricavadi brand low cost come Oviesse, Zara, H&M e ta dai bozzoli lasciati a terra da questi insetti, Bershka, di abolire l’uso di pellicce o pelli esosu lana che arriva da allevamenti in grado di tiche dalle loro collezioni. garantire il benessere degli animali, e su fibre «Il futuro del fashion», ne è convinto Aiko vegetali come canapa e ortica che hanno bisoBode, group chief sustainability officer di Fenix gno di poca acqua, non richiedono trattamenti Outdoor, il gruppo svedese (572,4 milioni di chimici e hanno una resa maggiore in quanto euro di fatturato nel 2018) a cui appartengoviene utilizzata tutta la pianta (a differenza, no marchi quali Fjällräven, Hanwag, Brunton, per esempio, del cotone, di cui si usa solo il Royal Robbins e Globetrotter, che si è posiziofiocco). «Difficilmente», continua Barana, «si nato con i suoi prodotti per l’outdoor proprio potranno reggere ancora per molto i ritmi di in questo ambito, «sarà sempre più orientato questo sistema moda e le persone iniziano a verso la sostenibilità. In caso contrario, sarecomprenderlo e a compiere scelte che premia-
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MATEJA BENEDETTI
AIKO BODE
GLORIA BARANA
no le realtà virtuose, ma la strada è ancora lunga. La speranza è che si arrivi a un momento in cui non ci sia più bisogno di specificare che un brand è attento all’ambiente, ma che si possa dare per scontato. Nessun abito vale il prezzo che stanno pagando ambiente, animali e non da ultime le persone. Sapere di poter indossare un capo che non ha recato danno, o il meno possibile, a ciò che ci circonda è un modo per dargli dignità e valore, cose che si stanno perdendo in un sistema in cui i prezzi sono molto bassi, la qualità scarsa e il ricambio di merci velocissimo». La pensa così anche Mateja Benedetti, sustainable fashion designer che ha dato vita al brand Benedetti Life, artefice di moda ecologica e cruelty-free attraverso prodotti realizzati con materiali cento per cento naturali come, per esempio, la buccia di mela. «Le nuove generazioni sono più consapevoli del danno che la società capitalista ha provocato non solo sul pianeta, ma su tutti gli esseri viventi, incluso l’uomo. Gli scienziati ce lo hanno detto: ci restano piu o meno dieci anni per ridurre il danno irreparabile sull’ambiente che le emissioni di Co2 hanno provocato e continuano ad arrecare. La moda non può far finta di nulla: le alternative ci sono rispetto ai tessuti ottenuti dagli animali o dalle colture che richiedono molta acqua e verso le quali si usano pesticidi e sostanze chimiche che inquinano. Da quelli riciclati fatti con bottiglie di plastica e reti, per esempio, a quelli ricavati da piante e frutti come ananas, uva, funghi, mele». Si va dai tessuti totalmente naturali ricavati, tramite sofisticate procedure tecnologiche, con i rimasugli della polvere di caffè, al latte scaduto e ai mozziconi di sigarette, dall’ananas alle foglie e al fusto di banano o altri legni, passando per le alghe, come nel caso del marchio italiano SeaCell, che dalla lavorazione dell’alga bruna del Nord Europa ricava una fibra che rilascia peraltro anche una sostanza nutriente e protettiva molto utile specie per le persone con pelli sensibili. L’Italia, d’altronde, non è seconda a nessuna in quanto a innovazione applicata al fashion. Vegea, per esempio, produce scarpe, borse e vestiti realizzati con biomate-
ENRICA ARENA
riale ricavato dagli scarti dell’uva, mentre Fera Libens dà vita a scarpe senza usare nessun materiale di derivazione animale: Alcantara per la tomaia, microfibra per la fodera, gomma Vibram per le suole e cotone cento per cento ecofriendly per i lacci. Orange Fiber è stata, invece, la prima e unica azienda al mondo ad aver brevettato e a produrre e commercializzare tessuti sostenibili a partire dai sottoprodotti dell’industria di trasformazione degli agrumi, nella quale mediamente il 60% del peso di un’arancia è considerato “scarto” dopo la produzione di succo. Considerando che l’Italia produce ben 700mila tonnellate di sottoprodotto di
agrumi ogni anno, si può ben comprendere la portata di un tale business. Non è un caso che nel 2017 una maison come Salvatore Ferragamo abbia dato vita alla Ferragamo Orange Fiber Collection, con capi realizzati proprio con questa metodologia, e che il tessuto Orange Fiber sia stato inserito nella Conscious Exclusive 2019, una collezione speciale lanciata una volta l’anno dal colosso svedese H&M interamente dedicata alla natura e ai materiali sostenibili. «Oggi», spiega Enrica Arena, una delle due giovani fondatrici di Orange Fiber, «i consumatori, accanto alla sostenibilità, ricercano il gusto, la mano dello stilista, la bellezza degli abiti e dei materiali. Prediligono la qualità piuttosto che la quantità e sono disposti a pagare un prezzo alto e medio-alto per prodotti di design e ad alto contenuto di innovazione creati nel rispetto dei propri valori etici: sostenibilità, trasparenza, tutela dell’ambiente e dei lavoratori. Ecco che adottare un posizionamento sostenibile rappresenta non solo un valore aggiunto per i clienti, ma anche per le aziende, perché può aprire interessanti prospettive di crescita competitiva e soddisfare le esigenze di tutti quei consumatori evoluti che sono alla ricerca di un’offerta di qualità dal punto di vista del servizio e dei contenuti estetici ed etici dei prodotti, motore di quel cambiamento virtuoso che sta alla base dell’economia circolare».
E COL GRAFENE LA BORSA DIVENTA INDISTRUTTIBILE L’Italia rimane un’eccellenza nel mondo del fashion e della sperimentazione di nuovi materiali, non solo nell’ambito della moda vegana. Il brand Leghilà, per esempio, è stato il primo a realizzare nel 2004 la prima borsa in neoprene, il materiale utilizzato per le mute subacquee, quindi estremamente flessibile, morbido, resistente e impermeabile. A questa innovazione, che consente di lavare le borse in
lavatrice tutte le volte che si desidera, l’azienda veneta ne ha aggiunta a partire da quest’anno un’altra: l’introduzione nella collezione del grafene, il materiale più forte, resistente e flessibile attualmente esistente, definito proprio per queste sue caratteristiche il supermateriale del futuro. Non a caso ritenuto il più adatto a fabbricare, fra le altre cose, vele solari per futuribili navi spaziali
destinate alle lunghe percorrenze. Applicato al neoprene, ha l’effetto di rendere praticamente indistruttibili le borse grazie alla resistenza degli atomi di carbonio del grafene e alla morbidezza del neoprene. Una realtà innovativa alfiere del Made in Italy nel mondo che va nella direzione opposta rispetto al mondello dell’usa e getta che è alla base dell’economia dei consumi e di molti brand moda.
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«IL PESCE SURGELATO? MEGLIO DI QUELLO FRESCO» Un conto è la qualità reale, un altro quella percepita. Vale anche per il prodotto ittico che, se non appena pescato, perde le proprietà. Per questo occorre una catena del freddo certificata come quella di Sapore di Mare di Riccardo Venturi
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al mantra della convenienza a quelittico, che funziona molto bene dal punto di lo della qualità. È il cambio di paravista della supply chain e della cultura di gedigma nel mondo del pesce surgestione. Tutte le fasi della filiera sono certificalato, e non solo: «Oggi te ISO 22005» spiega si parla di qualità re- OGGI LA QUALITÀ DEV’ESSERE REALE, I l’ad, «ma storicamenGIUDIZI DEI CONSUMATORI COMPAIONO ale, ieri la qualità era te l’azienda era poco ONLINE ANCHE A CHI SI ORIENTA CON percepita» dice Luca sviluppata dal punto GOOGLE MAPS SULLO SMARTPHONE Sacilotto, ad di Dimar, di vista del marketing 101 punti vendita in tutta Italia con il mare commerciale. Le mie prime azioni sono chio Sapore di Mare, 541 dipendenti e oltre state volte a mettere in evidenza i valori ca90 milioni di fatturato, «negli anni passati ratterizzanti e la formula, che erano poco sull’altare del marketing non sempre si è fatta comunicati, facendo qualità vera. Ma oggi il consumatore fa scelemergere l’attenziote attente, la qualità deve essere reale, non ne al prodotto e al solo dichiarata: basta aprire Google maps e si consumatore». trovano i giudizi inderogabili dei clienti». PaI punti vendita di radossalmente Sacilotto, alla guida di Dimar Sapore di Mare si da pochi mesi, ha avuto il problema opposto: presentano come comunicare, oltre che perfezionare, una quagrandi pescherie lità che nei prodotti dell’azienda marchigiana con un’ampia scelta è sempre stata elevata: «La nostra è un’aziendi pesce surgelato da storica che opera da 25 anni nel settore sfuso, protetto da
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un film di acqua ghiacciata detto glassatura. «C’è un po’ di ignoranza in tema di surgelati» osserva Sacilotto, «sembra che siano meno qualitativi rispetto al fresco, con il vantaggio di poterli stoccare in freezer. Non è così, oggi il prodotto surgelato ha una qualità migliore del fresco se non è freschissimo. Mantiene totalmente le proprietà organolettiche e nutritive, senza utilizzare conservanti e prodotti chimici, perché il suo unico agente è il freddo». Il trattamento del pesce crudo ne è la dimostrazione: «Il prodotto crudo nei ristoranti non parte dal prodotto fresco, è un luogo comune che andrebbe sfatato» rimarca l’ad di Dimar, «o è appena pescato o per legge va abbattuto, quindi se è qualitativo è congelato e poi decongelato. Se abbatti la temperatura di un prodotto che ha già 2 o 3 giorni come quello che trovi nelle pescherie, congeli un prodotto che ha già iniziato il processo di decomposizione, e quindi non ha le caratteristiche che cerchi nel prodotto crudo, che va consumato solo se completamente integro». Da Sapore di Mare si può trovare anche un numero crescente di ricette di mare surgelate e già pronte per esser saltate in padella, sulle quali si sta puntando in modo particolare. «Non è un prodotto pronto industriale ma artigianale» mette in evidenza Sacilotto, «abbiamo più di cento ricette, dagli antipasti ai primi piatti ai secondi piatti, gustosi e particolari. Lavoriamo molto sullo sviluppo di questi prodotti con un team di tecnologi alimentari e biologi. Cerchiamo di creare piatti dai valori nutrizionali
equilibrati, per abbinare il piacere del palato al giusto nutrimento». Una proposta che si affianca a quella storica dello sfuso: «mettiamo lo stesso prodotto che si trova anche sfuso nella vaschetta skin» precisa l’ad di Dimar, «il che permette di vedere il prodotto e in più garantisce la ricettazione migliore, con gli ingredienti dosati e mixati in modo perfetto». Ultima novità è il prodotto gourmet: «stiamo introducendo ricette che hanno caratteristiche di presentazione, impiattamento e gusto analoghe al prodotto da ristorante» evidenzia Sacilotto, «inclusi piatti un po’ esoLUCA SACILOTTO, AD DI DIMAR (MARCHIO È SAPORE DI MARE) tici, come per esempio il risotto con fragole e scampi. Così il cliente non è costretto a prendere sempre una ricetta tradizionale come sacrifici» osserva l’ad di Dimar», mangiano gli spaghetti alle vongole, ma può togliersi crackers, farro e quinoa, quando con il pesce anche lo sfizio di un piatto diverso». puoi tranquillamente mangiare qualcosa di All’evoluzione della proposta di assortimenmolto buono con poche calorie, proteine to corrisponde un nobili, principi nutriOGGI IL CONSUMATORE SCEGLIE IL lavoro di attualizzazionali di qualità, con PESCE PERCHÉ È UN PRODOTTO CHE HA zione della formula, un connubio ideale QUALITÀ NUTRIZIONALI NON PRESENTI basato sui profondi tra palato e salute». IN NESSUN ALTRO ALIMENTO cambiamenti risconLo sforzo della nuotrati nella domanda: «Ci rivolgiamo a un va linea di Sapore di Mare è anche quello di consumatore che, a differenza del passato, rendere facile il consumo del prodotto: «Al vuole mangiare pesce perché è un prodotpesce è abbinata un’idea di difficoltà delto che ha qualità nutrizionali non presenti la cottura e della preparazione, anche per in altri alimenti» spiega l’ad di Dimar, «una questo si tende a consumarlo al ristoranvolta cercava un branzino, e se quel che te» insiste Sacilotto, «Vogliamo creare una trovava non gli piaceva prendeva invece proposta di facilitazione del consumo, oltre un’orata; oggi invece cerca un pesce bianco che con le ricette pronte anche con sfilettati, ricco di oligominerali e povero di colesterobocconcini, tranci, per favorire il consumo lo. Quindi cambia anche la nostra comunicae abbattere questa barriera nel cliente, che zione: gli proponiamo una serie di prodotti vede nel consumo del pesce complessità che coerente con il suo stile di vita, con una viin realtà non ci sono». sione più moderna». In Italia è in corso un Sapore di Mare punta a fidelizzare i clienti, cambiamento delle abitudini alimentari, in oltre che con la qualità, anche con gli sconti una direzione più salutare: «Tradizionallegati all’utilizzo della Conchiglia Card: «I mente l’italiano medio è un forte consumapossessori della Card hanno diritto a scontore di carboidrati, specie di pasta, oggi un ti dal 30 al 50%» spiega l’ad di Dimar, «se po’ meno» afferma Sacilotto, «per questo spendono 100 euro hanno diritto a un buostiamo sviluppando molte ricette nuove di no sconto da 50 euro sul secondo acquisto; secondi piatti. Spesso, poi, è lo stesso medie siamo già più economici del mercato del co a consigliare di mangiare più pesce, spe5-10%. Abbiamo creato questo meccanismo cie a bambini e anziani». Il pesce è ottimo per stimolare il cliente a consumare più anche per chi ha problemi di linea: «Ci sono pesce possibile, lo spingiamo a tenerlo in tante persone che per perdere peso fanno freezer senza dover andare in pescheria, si
I NOSTRI PRODOTTI PRONTI GOURMET HANNO UNA QUALITÀ DA RISTORANTE può conservare anche 2 o 3 mesi». Per convincerlo Sapore di Mare punta molto anche sull’ampiezza dell’assortimento: «Abbiamo 8 tipi di merluzzo, un prodotto che le persone non amano perché sono abituate a quello della Gdo di qualità medio-bassa» sottolinea Sacilotto, «ma se assaggi quello di alta qualità è buonissimo, ha tutto un altro sapore. E abbiamo tanti altri prodotti top di gamma, dal salmone selvaggio all’halibut, un pesce bianco con proprietà sapore eccezionali, che anche i bambini mangiano volentieri».
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Il business corre veloce ...allevando le lumache Il mercato italiano vale 220milioni di euro, ma è coperto solamente per il 20% dalla produzione locale. Eppure l’elicicoltura garantisce alta redditività e un ritorno sull’investimento in tempi record di Marina Marinetti
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se qualcuno vi dicesse che ha trail presidente dell’Associazione nazionale scorso anni a rincorrere lumache elicicoltori si porta dietro sin da bambino. in giro per il mondo? Probabil«Da quando andavo a raccogliere nei prati, mente pensereste che si tratti di un modo di a Cherasco, quando non esistevano divieti e dire, qualcosa sul genere dello “svuotare il diserbanti». Già a 21 anni le allevava e a un mare con un cucchiaio”. E invece no. Simone certo punto si è messo a inseguirle in giro Sampò è il presidente dell’Associazione naper il mondo, alla ricerca di specialità da pozionale elicicoltori e ter esportare in altre CON 40MILA EURO SI ATTREZZA dell’Istituto internazone del mondo. Ha UN ETTARO, CHE GIÀ IL PRIMO ANNO zionale di elicicoltura scovato la Helix AdaRENDE ALMENO 50MILA EURO SOLO (Iie), che in Italia svinensis tra la Siria e la CON LA PRODUZIONE PRIMARIA luppa, con la sua ecoTurchia, la Helix Pisanomia circolare e i suoi 1.030 impianti, un na a Béni Mellal, in Marocco, la Helix Asperindotto del valore di 38 milioni di euro, tra sa Muller sull’isola di Creta. «Ero un broker allevamenti, produzione food, ristorazione, di lumache. O meglio di chiocciole, dato che estrazione bava, cosmetica, farmaceutica, c’è anche il guscio. Nella zona di Adana, tra didattica, pet therapy, eventi e sagre, con una ricaduta occupazionale per più di 8500 persone. Ma potrebbe fare molto di più: secondo Coldiretti, il mercato italiano vale 220 milioni di euro e il consumo di chiocciole registra percentuali di crescita esponenziale: +320% anno su anno. «Purtroppo la richiesta viene soddisfatta dalla produzione nazionale - che con le sue 780 tonnellate annue è la più grande in Europa, ndr - solo per il 20%: l’80% della richiesta proviene dall’estero», sottolinea Sampò. «In termini di terreno, questo 80% equivale a 3.500 ettari: è un gap che si potrebbe benissimo colmare. SIMONE SAMPÒ Quella per le chiocciole è una passione che
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Siria e Turchia, ho scovato le Helix Adanensis. Le facevo raccogliere, le portavo in un macello ad Adana per poi piazzarle nella zona della Borgogna, dove consumano delle chiocciole simili. Ho raccolto babbaluci a Béni Mellal, in Marocco, a 18 chilometri da Marrakech, per rivenderli nella zona di Cordova e Siviglia, ma anche a Sassari come a Palermo per la festa di Santa Rosalia. Sull’isola di Creta ho trovato la Helix Aspersa Muller, una specie particolarmente apprezzata in Catalogna, nei Paesi Baschi e nell’Italia del Sud. Il mio lavoro era trovare specie e piazzarle sui mercati. Ho viaggiato in Sud America, Romani, Bulgaria, Ungheria correndo dietro alle lumache». Accumulando quel know how che oggi ritroviamo nel Metodo Cherasco messo a punto dall’Istituto italiano di elicicolutura, fondato proprio sul legame tra specie e territorio: «Ho avuto la fortuna di girare per il mondo per cercare specie che si trovavano solamente in natura per poterle poi riallevare adattando il metodo alle caratteristiche proprie delle varie aree italiane», spiega Sampò «Il metodo Cherasco è un puzzle tanti tipi diversi di al-
levamento, che rispetta la naturalità del luogo, anche se al chiuso». Un metodo che viene utilizzato dal 75% degli impianti in Italia. Il brand Chiocciola Metodo Cherasco, nato grazie alla stretta collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo (strumento accademico di Slow Food), si è imposto come simbolo dell’eccellenza nel settore della chiocciola da gastronomia: oggi conta 450 allevatori associati in Italia, e all’estero è presente in Georgia, Marocco, Tunisia, Algeria, Libano, Giordania, Albania, Malta, Irlanda, Spagna, Grecia, Cipro, Ungheria, Croazia. Il segreto del successo del metodo? Certo, la formazione specializzata con l’Accademia Chiocciola Metodo Cherasco, ma soprattutto la serie di servizi che supportano l’allevatore nella massimizzazione della capacità di sviluppo del business. In primis, il fatto di poter contare su un compratore certo attraverso un contratto che garantisce l’acquisto di tutte le quantità desiderate, ovvero della quota che non riesce a commercializzare sul mercato privato (quello quindi più remunerativo). Il consorzio, infatti, riconosce € 5,00/Kg
per il ritiro della produzione. «Basterebbe già solo questo per ripagare l’allevatore dell’investimento e renderlo redditizio». E il ritorno sull’investimento, a dispetto della lentezza del mollusco, è piuttosto rapido. E, anzi, occorre fare attenzione, perché la chiocciola si riproduce tre o quattro volte l’anno e ogni volta sforna un centinaio di uova che si dischiudono dopo una ventina di giorni. Così, con un investimento chiavi in mano di 40mila euro per 40 recinti su un ettaro di terreno, si ricavano almeno 50mila euro l’anno solo dalla vendita della produzione primaria (lumache vive). «Già solo con questo ci si ripaga il primo anno dell’investimento», spiega Sampò, «poi però la vendita dei prodotti cosmetici e dei dispositivi medici, uscendo dall’ambito alimentare, garantisce un’ulteriore quota di fatturato e, nel caso in cui l’allevatore decidesse di investire nell’acquisto del macchinario MullerOne per l’estrazione diretta della bava di lumaca, potrebbe diventare fornitore anche
IL METODO CHERASCO
L’allevamento di lumache nel Metodo Cherasco mira ad un basso consumo idrico e una grande sostenibilità ambientale. Le regole alla base del metodo sono rigide: gli impianti devono essere all’aperto, per creare le condizioni di vita naturali e mantenere libero l’ecosistema del mollusco. Sono vietati i ripari dagli agenti atmosferici, l’unico materiale che separa i recinti dev’essere la rete Helitex , materiale resistente ai raggi UV e alle proprietà
della materia prima per farmacie ed industrie cosmetiche o farmaceutiche». Le eventuali attività derivanti dal commercio del prodotto conservato, dei prodotti di cosmetica/farmaceutica a base di bava di lumaca, del progetto didattico e degli eventi/sagre fruttano infatti altri 25mila euro l’anno per ettaro. Non solo: le Regioni italiane prevedono un finanziamento a supporto del sistema agricolo attraverso il Piano di Sviluppo Rurale e comunque i potenziali elicicoltori possono partecipare a bandi finalizzati ad incentivare l’imprenditoria giovanile oppure ai Fondi Europei. Il riacquisto è garantito dall’Istituto italiano elicicoltura grazie alle partnership con player della grande distribuzione (Auchan, Carrefour, Coop Italia, Metro, SMA, Bennet, Leclerc, Dimar, Bennet, Gruppo Selex), grossisti (Marr, Panapesca) e del settore farmaceutico e cosmetico (Pharmalife, Union Cosmetic, oltre a centinaia di centri estetici, spa e farmacie).
collative della bava, volto alla tutela della salute e della protezione della chiocciola. Le direttive del Metodo Cherasco impongono che l’alimentazione delle lumache deve essere esclusivamente vegetale, è vietato l’utilizzo di mangimi. I prodotti vegetali destinati all’alimentazione delle lumache sono di specie diverse poiché svolgono funzioni diverse. Il recinto è costituito da due zone separate: la zona di riproduzione e la zona di ingrasso.
Lo spostamento della chiocciola da una zona all’altra avviene in modo spontaneo: questo fenomeno è definito migrazione naturale e preserva il ciclo naturale della lumaca. Alla base dell’allevamento a ciclo naturale completo ci sono anche i riproduttori certificati della specie, che deve essere l’allevamento stesso a produrre da sé in modo da garantirsi un numero adeguato di soggetti con le corrette caratteristiche per fini riproduttivi.
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La Porta d’Oriente fa leva sull’industria L’area è tra le poche del Sud con un elevato numero di fabbriche di grandi e medi gruppi esterni, da Eni a Enel, da Avio-Aero a Leonardo, passando per Sanofi. Ecco perché non dev’essere accantonata di Federico Pirro
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n un’ottica di programmazione ecoquella piattaforma industriale di rilievo internomica per il sostegno allo svilupnazionale che è. Agli imponenti stabilimenti po del Sud c’è un’area che merita petrolchimici, energetici e dell’aerospazio si di restare fra le capitali industriali del Meaffiancano Pmi, spesso molto qualificate, in diterraneo centro-orientale e di non essere rapporti di subfornitura e cofornitura con le accantonata rispetto ad altre: è Brindisi. Il imprese maggiori. comparto manifatturiero ed energetico del Brindisi è fra le poche città del Sud con un capoluogo, ma anche dei maggiori centri del elevato numero di fabbriche di grandi e medi suo hinterland come Fasano, Ostuni, Francagruppi esterni all’area, e cioè Eni (con Versalis, villa Fontana e MesaEnipower e Syndial), AGLI STABILIMENTI PETROLCHIMICI, gne, dispone tuttora Enel (con la controlENERGETICI E DELL’AEROSPAZIO di una struttura fra le lata Enel produzione), SI AFFIANCANO PMI QUALIFICATE più forti dell’AdriatiJindal, LyondellBasell, CON RAPPORTI DI SUBFORNITURA co, del Mezzogiorno e Sanofi, Leonardo (con del Mediterraneo orientale per dimensioni di l’ex AgustaWestland), Avio-Aero, Ipem, Chemimpianti, numero di addetti, esportazioni, engas, Magnaghi-Salver, Dema, SRB, TI-Automotità di investimenti, innovazioni tecnologiche. tive, Mignini&Petrini, Pellegrini. Esse occupaL’area cittadina, pur se segnata da criticità amno fra diretti e indiretti circa 7.000 unità, con bientali sulle quali comunque si è intervenuti attività di ricerca in loro strutture o collaboda tempo e su cui si lavorerà con altri investirando con gli Atenei di Bari e Lecce. menti - già annunciati peraltro dalla Versalis La città industriale vanta primati spesso ignodovrà essere posta nelle condizioni di restare rati. Innanzitutto è uno dei maggiori poli ener-
getici del Paese per capacità di generazione, pari a poco più di 4.000 MW, dei quali 2.640 nella Centrale Federico II dell’Enel e 1.321 dell’Enipower. Ad essi bisogna aggiungere i 39 MW della SRB. Il comparto occupa circa 1.600 addetti, di cui 700 diretti e 900 indiretti. Nel settore v’è anche la A2A, che, dismessa la centrale di Costa Morena, ha presentato un progetto per la produzione di energia con tecnologie avanzatissime. Quella dell’Enipower, peraltro, è la più potente in Italia fra le centrali della controllata dell’Eni. La Federico II, a sua volta, con i suoi 2.640 MW, è con l’altra di Civitavecchia il sito di generazione dell’Enel con la maggiore capacità installata, anche se da tempo utilizzata solo in parte. È stata completata la costruzione di due dome che sono grandi coperture dei carbonili. Non solo: Brindisi con la provincia, con circa 2.200 addetti all’industria aeronautica, è la 2° nel comparto nel Sud, dopo il Napoletano cha ha siti più grandi, e supera in Puglia Grottaglie e Foggia. Vi sono stabilimenti di eccellenza nazionale per processi e prodotti, come quello della Avio-Aero con 750 occupati. Infine, il polo chimico dell’area per volumi di produzione, addetti ed esportazioni - grazie soprattutto a Versalis, LyondellBasell, Jindal e Sanofi - spicca fra quelli affacciati sull’Adriatico di Porto Marghera, Ferrara e Ravenna, o presenti nel Sud come Priolo e Porto Torres. Gli investimenti sono stati elevati negli ultimi anni. Basti pensare ai quattro contratti di programma con la Regione Puglia della Sanofi, multinazionale farmaceutica francese, o al contratto di programma della Avio, e a quello dell’ex AgustaWestland, oppure a quello della Jindal, multinazionale indiana che produce film in plastica per packaging. Sono stati realizzati anche investimenti non assistiti da incentivi pubblici dalla LyondellBasell e dall’Enel. Le industrie per import ed export rendono Brindisi una “città del mondo” e, includendovi quelle in senso stretto e le costruzioni, raggiungono nel capoluogo un’incidenza di circa il 30% sul valore aggiunto totale, fra le più alte delle città pugliesi.
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Le Pmi italiane nel mirino del Risiko della nutraceutica Il mercato italiano cresce a ritmi del 6-7% annuo ed è molto specializzato. Ecco perché fa gola alle multinazionali. Nel mirino ci sono piccole aziende con un rapporto consolidato con medici e farmacie di Gloria Valdonio
nel mondo), a cui si sono aggiunte, nella seconda metà del 2018, la Progine Farmaceutici (4,8 milioni di euro di fatturato) e la AR Fitofarma (7,1 milioni), due aziende piccole, ma molto specializzate nella commercializzazione di soluzioni innovative (rispettivamente per la ginecologia e la pediatria) indirizzate ai medici specialistici. Con queste operazioni – che rientrano nel piano strategico 2018-2022 finalizzato alla crescita - Uriach è diventata il quinto operatore del settore in Italia, mentre Laborest Italia ha aumenta la sua quota di mercato con l’obiettivo di superare entro il 2019 la soglia di 55 milioni di euro di fatturato. «Con l’integrazione di Laborest AR e Progine Uriach Italia potrà fare leva sull’expertise delle tre azienLA NUTRACEUTICA ITALIANA VALE TRE MILIARDI DI EURO: IL 12% DEL FATTURATO FARMACEUTICO COMPLESSIVO DEL PAESE
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Italia è nei radar delle multinazionali anche per quanto riguarda la nutraceutica, ovvero “la disciplina che indaga i componenti o i principi attivi degli alimenti con effetti positivi per la salute, la prevenzione e il trattamento delle malattie”, secondo la definizione elaborata dal guru di questa disciplina, il medico Stephen de Felice, nel 1989. Un mercato che vale oltre 3,2 miliardi di euro a livello domestico, e che cresce a un ritmo del 6-7% all’anno. Per intenderci, stiamo parlando di fermenti lattici, probiotici, sali minerali, vitamine, integratori, ovvero tutta quella categoria di sostanze contenute nei cibi che servono a recuperare o migliorare lo stato di salute, ma anche prevenire le malattie croniche e
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rallentare l’invecchiamento, e che sono vendute prevalentemente in farmacia. Il settore è presidiato ovunque dalle grandi case farmaceutiche, ma in Italia è appannaggio soprattutto di laboratori di eccellenza e di aziende di piccole e medie con una gamma di prodotti di successo e una buona rete di vendita, come avviene peraltro in molti altri settori produttivi. Campagna acquisti Il migliore esempio per descrivere il fenomeno è fornito da Laborest, uno dei principali player nel mercato italiano della nutraceutica, finito già tre anni fa nel mirino dello storico gruppo farmaceutico spagnolo Uriach (174 milioni di euro di giro di affari
de nel campo della ginecologia e pediatria, oltre a quelle della neurologia e ortopedia che già presidia», spiega Roberto Cassanelli, country director di Uriach Italia: «L’obiettivo è crescere velocemente, non solo nel settore Consumer Health con marchi come Aquilea e Fisiocrem, ma soprattutto nel settore Medical attraverso la costituzione di un polo importante in un settore molto frammentato come quello della nutraceutica, per offrire opportunità di crescita a tutti i dipendenti, informatori medici e venditori che, complessivamente, arrivano a quota 320». E infatti, se il modello di business di Uriach è orientato al consumatore e alla promozione in farmacia dei prodotti, quello di Laborest è fondamentalmente basato sulla rete di informatori scientifici (sono 250) che visitano giornalmente i medici e farmacisti. «Un modello vincente che abbiamo introdotto anche in Spagna – dice Cassanelli – Mentre
Roberto Cassanelli
le aziende del farmaco stanno dismettendo le linee di informazione, noi stiamo facendo il percorso contrario».
Mercato promettente Per i big mondiali della nutraceutica (definizione che nasce da una crasi fra nutrizione e farmaceutica) l’Italia è strategica perché alcuni studi la promuovono al ruolo di primo mercato in Europa in termini di giro di affari e trend di crescita. E poiché una quota significativa di questi prodotti viene distribuito nel canale delle farmacie e Laborest ha negli anni tessuto una rete consolidata di rapporti con medici e farmacisti, l’azienda guidata da Cassanelli ha soddisfatto i requisiti la Aim) che, presentando il piano industriale preda perfetta. Ma non sarà l’unica. Il mer2019-2021, ha dichiarato che raddoppierà cato farmaceutico, che vale oltre 25 miliardi i propri ricavi a fine triennio. Le multinain Italia, è da qualche anno in stagnazione a zionali ovviamente stanno facendo investicausa della scadenza di brevetti e dello svimenti e valutazioni: luppo dei farmaci geLE MULTINAZIONALI COME BAYER, Bayer, per esempio, nerici. I prodotti che PFIZER E MENARINI STANNO FACENDO ha ripreso a investire rientrano nella cateINVESTIMENTI E VALUTAZIONI sul Supramine, Pfigoria della nutraceuPER VIA DELL’ALTA REDDITIVITÀ zer su Multicentrum tica, che pesano per e Polase e la battente campagna televisiva circa il 12% del fatturato farmaceutico, sono del Prostamol (integratore per prostata e invece quelli che possono garantire i migliovie urinarie) della Menarini è la migliore gari incrementi e margini. Lo conferma Kilinranzia del successo del settore. «La crescita pharma (la quotata del settore sul segmento di questi prodotti è assicurata dall’interesse sempre più ampio verso la prevenzione attraverso la nutrizione come cultura – spiega Cassanelli - Inoltre il nostro modello, che punta sul medico e sul farmacista e sulla loro sensibilità verso i temi dell’integrazione alimentare, è in assoluto quello vincente per cavalcare un mercato in crescita». Se le aziende farmaceutiche sono in difficoltà, la nutraceutica in Italia rappresenta un mercato di compensazione molto ricco e promettente. O meglio due volte promettente: perché è un mercato in crescita, ma non così maturo come, per esempio, quello
IL MODELLO CHE PUNTA SUL MEDICO E SUL FARMACISTA È QUELLO VINCENTE PER CAVALCARE UN MERCATO IN CRESCITA francese o tedesco. E perché è straordinariamente ricco con 2 mila unità produttive tra aziende e laboratori, ma ancora poco concentrato. Le prime dieci aziende faticano infatti ad arrivare al 30% del mercato - la prima è Pfizer con 150 miliardi di fatturato e una quota di mercato del 4% - ma il resto è disperso in circa due mila piccole aziende molto specializzate. In altre parole è il terreno di caccia ideale. «Intendiamo crescere attraverso joint venture e acquisizioni anche all’estero, dove sono già in corso progetti di valutazione per individuare i mercati più simili a quello italiano e riproporre il format Laborest/ Uriach, in vista della quotazione - conferma Cassanelli - Il nostro obiettivo è essere annoverati tra le migliori aziende farmaceutiche, cercando di individuare prodotti innovativi, formulazioni brevettate e una gamma di prodotti di eccellenza». Più a breve, cioè entro il 2019, verrà completata l’integrazione delle tre aziende, di 170 prodotti e una serie di certificazioni in Uriach, mantenendo tre brand ombrello: Laborest per i prodotti Medical, Aquilea e Fisiocrem per i prodotti Consumer.
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Il «femminiello» di Siracusa alla conquista del mondo Da Stock a Ferrero, passando per Grom, Polenghi, Serra: sono sempre più i brand che scelgono il limone Igp per le loro preparazioni. Ma i margini di crescita sono ancora ampi perché solo il 7% della produzione viene certificato dal Consorzio di Vincenzo Corbino
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ici Sicilia, pensi ai limoni. Quelli di Siracusa, in particolare: dell’area che comprende anche i territori di Noto, Avola, Floridia, Solarino, Priolo, Augusta, Sortino, Rosolini e Melilli. Sono prodotti da 153 aziende, piccole, medie e grandi (di cui trenta sono anche centri per il confezionamento del prodotto): quelle iscritte al Consorzio di tutela del limone di Siracusa Igp, alytrimenti conosciuto come “limone femminiello”. E pensare che nel 2000, quando venne costituito il consorzio, le aziende erano appena 25. Undici anni dopo ha ottenuto l’Indicazione geografica protetta, e nel 2014 il riconoscimento delle funzioni di tutela e promozione dal Ministero delle Politiche agricole. E ora la sfida per il limone di Siracusa è diventare il prossimo “Pomodoro di Pachino”. Come? innanzitutto facendosi conoscere. Così, per cominciare, il Consorzio di tutela del limone di Sicracusa Igp ha stretto un accordo con Ferrero, che per la preparazione della merenda Kinder Cerealè utilizza per la prima volta un prodotto Igp, con Stock, che coi limoni di Sicuracusa dallo scorso anno distilla il limoncello Syramusa, e con la catena di gelaterie Grom, fondata a Torino oggi parte della multinazionale Unilever, che ha inserito il Limone di Siracusa Igp tra i gusti dei suoi gelati che vengono gustati da Osaka, a New York, da Parigi a Londra. Ma non solo: Polenghi utilizza il limone di Sicuracusa Igp per i succhi, Polara per le bevande analcoliche, la dolciaria piemontese (di Novi Ligure) Serra realizza una linea di caramelle tutte con prodotti Igp, esportandole a
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Honk Kong, in Cina, in Giappone: “Le specialità italiane”, si chiamano. La sfida ora si gioca sui tavoli dell’Ue, su argomenti centrali per il futuro delle produzioni Igp come la nuova Pac e il contrasto alla concorrenza sleale. Tematiche che il presidente di Coldiretti, Ettore Prandini, ha rilanciato con il Commissario Europeo dell’Agricoltura, Phil Hogan e l’eurodeputata Lara Comi sugli scenari futuri dell’Unione. Al centro del confronto, temi di stringente attualità che spaziano dalla nuova Politica Agricola Comune agli accordi internazionali, alla trasparenza verso i consumatori con la battaglia per l’etichettatura d’origine obbligatoria su tutti i prodotti agroalimentari. Con riferimento alla riforma della Politica Agricola Comune, il presidente della Coldiretti ha evidenziato «la necessità di garantire all’agricoltura le risorse necessarie per continuare a rappresentare un motore di sviluppo sostenibile per l’Italia e l’Europa oltre ad applicare soluzioni che prevedano correttivi basati su variabili diverse dalla superficie, per attuare una redistribuzione più equa dei sostegni Pac tra i Paesi». Coldiretti ha sottolineato anche «il ruolo chiave per le misure fitosanitarie negli accordi
internazionali, così da superare i problemi che gli Stati membri incontrano nelle esportazioni come nel caso del “Pomodoro di Pachino” Igp. Per quanto riguarda il commercio internazionale bisogna poi procedere nella difesa delle produzioni europee dalla concorrenza sleale e dalle importazioni extracomunitarie che non rispettano gli stessi standard su ambiente, diritti dei lavoratori, infezioni da parassiti, residui fitosanitari e sicurezza alimentare come evidenziato dalla Corte dei Conti Ue».
I margini per la crescita I conti del femminiello non tornano (ancora): la superficie complessiva coltivata a limoni è di 6 mila ettari, ma la produzione destinata all’Igp è di appena 1.500 ettari. Tradotto in limoni, sinifica che dal conseguimento dell’Igp si è passati dalle 1.600 tonnellate commercializzare nel 2012 fino ai sette milioni di chilogrammi certificati nella campagna 2017/2018 dello scorso anno. Che hanno fruttato al Consorzio 8,4 milioni di euro di fatturato. Giusto per andare avanti a dare i numeri (si fa per dire), sono mediamente 398 mila le giornate
di lavoro annue ed il Consorzio fornisce il 42% Consorzio, è quindi nel fare rete Un’idea che di produzione nazionale di limoni. I mercati altre realtà stanno percorrendo e che si vuole di riferimento sono quello italiano per il 50%, mutuare da “Le Strade della Mozzarella di Pamediante la Grande distribuzione organizzata, estum” che rappresenta un modello apprezzae per la restante porzione il Nord Europa, con to dal Consorzio, come accade con il Distretto i Paesi scandinavi, quindi Germania, Austria, Agrumi di Sicilia. Così, tra i primi atti del ConSvizzera e Regno Unito, che richiedono esclusorzio sotto la presidenza di Michelle Lonzi, sivamente prodotto biologico. subentrato lo scorso anno a Fabio Moschella, si Secondo Gianluca Agati, direttore del Consorregistra l’istituzione di un Comitato scientifico zio di tutela del limone di Siracusa Igp, «il marche «consentirà di allungare il periodo di comgine di crescita è ancora immenso». Immenso, mercializzazione, interagire con l’assessorato perché attualmente si certifica appena il 7% di regionale dell’Agricoltura e i suoi organi centratutti i limoni prodotti nell’area. Un’inezia, rapli e periferici, quali l’Osservatorio delle malatportato alle potenzialità del distretto. «Parliatie delle piante». Temi al centro di una recente mo di una superficie che esprime oltre un terzo visita di una delegazione di buyer giapponesi, di tutta la produzione italiana di limoni. Sulle interessati ad entrare in contatto con il Consorprincipali piazze europee il claim vincente è zio del Limone di Siracusa Igp, il Consorzio di ancora biologico», aggiunge Agati, rilanciando tutela dell’Arancia rossa di Sicilia Igp, e il Pomola necessità di fare squadra. Superando così doro di Pachino Igp e vederne da vicino i cicli di una delle criticità dovute alla difficoltà nel comproduzione ed organizzativi. Un’iniziativa nata prendere le opportunità offerte dal presentarsi da una collaborazione tra l’Italian Trade Agenuniti alle sfide del mercato globale per pesare cy, che fa riferimento all’Ice del Ministero dello di più sui nuovi scenaSviluppo economico e ri in particolare quelli L’ITALIAN TRADE AGENCY HA PORTATO gli stessi Consorzi. A SIRACUSA UNA DELEGAZIONE giapponese, cinese, caE una via di sbocco già DI BUYER GIAPPONESI. MA SI GUARDA nadese e del Mercosur. sperimentata da pochi ANCHE AL MERCATO CINESE «La stagione agrumimesi con l’integrazione cola è cominciata bene – spiega ancora il diretdell’accordo sull’export Italia-Cina è rappretore del Consorzio – nonostante si guardi come sentata proprio dal mercato cinese, come ha riferimento alla Spagna, i prezzi hanno tenuto, sottolineato la presidente del Distretto Agrumi per il fresco e per l’industria. Sono stati stradi Sicilia, Federica Argentati, secondo cui «è tosferici i numeri nella campagna precedente, un’opzione concreta che può consentire alle perché abbiamo avuto un effetto trainato dalle nostre arance di essere apprezzate dai consuintese con Ferrero e Stock, frutto di un lavoro matori cinesi nel pieno della loro freschezza». realizzato negli anni precedenti». Gli agrumi siciliani sono così approdati in Cina con una prima esportazione di tre container, La sfida non è solo europea per un totale di 46mila chilogrammi di arance «Oggi bisogna guardare alla progettazione rosse siciliane varietà Moro e Tarocco. Per Fecomunitaria, alle opportunità che vengono da derica Argentati «l’apertura del mercato cinese Bruxelles, a Roma, Palermo e Siracusa, cogliendeve farci riflettere proprio sulle strategie di dole tutte», sostiene Agati: «Noi abbiamo ora commercializzazione all’estero, in particolare una dimensione molto meno localistica di anni nei mercati in cui i nostri agrumi possono esfa, perché il Consorzio è iscritto all’associazione sere considerati prodotti di fascia alta per cui nazionale dei consorzi, ed all’organismo interandrebbero adottate strategie simili a quelle nazionale di settore di Ginevra. Cerchiamo di utilizzate per la commercializzazione di frutta avvicinare la nostra realtà a quello che accade esotica sui banchi dei nostri mercati, al centro con la politica commerciale internazionale delle quali c’è certamente il mantenimento deldell’Unione». Il futuro, secondo i vertici del la qualità originaria delle zone di produzione».
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IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING
WHIRLPOOL CONTRO L’INQUINAMENTO DA PLASTICA
IL COLOSSO AMERICANO A SOSTEGNO DI PROGETTI CONTRO LE PLASTICHE NEI MARI
Installati 11 nuovi Seabin, i dispositivi per la raccolta di rifiuti e microplastiche Continua il supporto di Whirlpool al progetto LifeGate PlasticLess finalizzato a tutelare la salute del mare e a lottare contro l’inquinamento di rifiuti plastici nelle acque dei porti e dei circoli nautici. Il progetto prevede l’installazione di 11 nuovi Seabin, dei veri e propri cestini inseriti in acqua che, in funzione 24 ore su 24, sono in grado di catturare circa 1,5 kg di plastica al giorno, pari al peso di 100 bottigliette, ovvero oltre 500 kg di rifiuti all’anno, comprese le microplastiche da 2 a 5 mm di diametro e le microfibre
da 0,3 mm che, attaccandosi alle alghe ingerite dai pesci, entrano direttamente nella catena alimentare. Il fenomeno dell’inquinamento marino è soprattutto legato ai venti e alle correnti che, trasportando i rifiuti galleggianti, contribuiscono a trasformare i porti in veri e propri luoghi di accumulo. Quando c’è maltempo e fenomeni quali le mareggiate, i porti si ritrovano ad essere letteralmente invasi dai detriti e l’utilizzo del Seabin diventa un alleato fondamentale per ripristinare velocemente la pulizia delle acque.
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PARAMOUNT E BIM SCELGONO HUAWEI VIDEO La piattaforma multimediale si arricchisce di nuovi contenuti video Huawei annuncia un accordo con Paramount Pictures e Bim, che ha l’obiettivo di arricchire ulteriormente l’esperienza degli utenti che utilizzano Huawei Video. Lanciato lo scorso ottobre in Italia e Spagna, Huawei Video, piattaforma di streaming parte dell’Ecosistema dei Servizi Mobile di Huawei, è il servizio che consente agli utenti dei dispositivi mobili Huawei di usufruire di un’offerta video completa e costantemente aggiornata. Le produzioni Bim e Paramount Pictures andranno quindi ad accrescere ulteriormente il portfolio della piattaforma di streaming
Huawei. In particolare tante le novità del catalogo Paramount Pictures in modalità Tvod, che prevede la possibilità di noleggiare solo i titoli desiderati e fruirne nelle 48 ore successive. Successi recenti come “Bumblebee”, “What Men Want”, “Istant Family” o grandi saghe come “Transformers”, “Mission Impossible” e “Star Trek” sono solo alcuni dei titoli disponibili. Inoltre, grazie anche al recente accordo firmato con Bim, saranno presto disponibili a noleggio a prezzi esclusivi o in modalità abbonamento ulteriori film come “The Old Man & The Gun”.
RAGGIUNTO L’ACCORDO CON LE DUE CASE PER AMPLIARE L’OFFERTA AGLI ISCRITTI
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DECISIONI COLLEGIALI? IL LAVORO È MIGLIORE
MASSIMO LUGLI, NUMERO UNO DI FABBRICA DEL TEMPO
Il 70% delle aziende fa scegliere solo agli executive: con risultati rivedibili La modalità Open&Agile è una modalità di interazione collaborativa in azienda che è stata adottata da Forma del Tempo, azienda specializzata in risorse umane. Si tratta di un approccio che parte dal basso: ascolta le esigenze di chi lavora e le proposte. Un approccio che deriva dalla Openness (Open Organization) una modalità di gestione aziendale che tiene conto delle richieste che partono dal basso fino a essere condivise con il top management e perché le soluzioni sono incrementali, ovvero
seguono passo passo l’evoluzione dell’azienda. «È un approccio – ci racconta il numero uno di Forma del Tempo Massimo Lugli – che mette in primo piano le proposte e le soluzioni che provengono dal basso. La modalità top down esiste da sempre nella ricerca delle soluzioni, ma quando si usa questa modalità il 70% dei progetti di miglioramento falliscono. Per questo ci siamo attivati visto che il dato è molto rilevante: le aziende investono energie e risorse, chiamano consulenti, ma poi le soluzioni non funzionano». (m.s.)
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IMMAGINARE IL FUTURO Il digitale è talmente pervasivo che intorno alla tecnologia ruota il nostro quotidiano: dalla spesa on-line alla prenotazione di viaggi e vacanze, dal car sharing alle decisioni d'acquisto. Per questo è fondamentale cogliere l'opportunità offerta dai big data. Che possono diventare la chiave del successo di una startup. Lo dimostrano le storie d'impresa che raccontiamo in queste pagine.
IL SEGRETO DELL'E-COMMERCE? AVERE IL PARTNER GIUSTO Dall'analisi dei big data Brandon realizza la pianificazione dei processi di vendita e post-vendita online. I risultati? Una crescita a doppia cifra del giro d'affari. Grazie a strategie tagliate su misura per le Pmi di Marco Scotti orta il nome di un personaggio 1000 Europe’s Fastest Growing Companies. che ha fatto innamorare le teeMa che cosa fa Brandon? Offre servizi di nager di mezzo mondo negli anni gestione di tutto il processo di vendita e ’90 (ricordate il personaggio interpretato post-vendita online, grazie alla combinazioda Jason Priestley nella serie Beverly Hills ne di software intelligenti e servizi strategi9010?), ma non indulge su stereotipi maci di analisi dei dati generati dalle vendite e chisti e, anzi, è guidata da due donne: una dal traffico online. è la fondatrice, Paola Marzario, l’altra la Ceo Dall’analisi dei big data interni Brandon reaIlaria Tiezzi. Stiamo lizza la pianificazione parlando di Brandon, SECONDO CONFCOMMERCIO NEGLI ULTIMI strategica in funzione 12 MESI L'E-COMMERCE È CRESCIUTO un’azienda specializdei trend emersi e DEL 13,6% E OGGI VALE 24 MILIARDI zata in e-commerce l’ottimizzazione del DI EURO: UN TREND CHE PROSEGUE che nel 2019 ha deposizionamento dei ciso di sedersi al tavolo dei grandi e scrolprodotti nel mercato online. Tradotto: aclarsi di dosso definitivamente (anche per compagna le aziende a vendere online sia in sopraggiunti limiti di età) l’allure di startup, Italia che all’estero. Fondata nell’agosto del che pure significativi riconoscimenti le ave2012 dalla lecchese Paola Marzario, Branva garantito. Basta pensare che nel 2017, don ha chiuso il primo bilancio “milionario” grazie a un incremento di fatturato a tripla già l’anno successivo, concludendo l’anno cifra, Brandon era stata inserita (insieme ad con un fatturato di 2,7 milioni di euro. E lo altre quattro italiane) nella Top 100 della FT sviluppo, che continua negli anni successi-
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STARTUP-TELLING
vi a ritmi “double digit”, ha puntato contare sulla crescita esponenziale del commercio online nel nostro paese. Un trend che non accenna a fermarsi e che, per il 2019 promette ulteriori scintille: basti pensare che negli ultimi 12 mesi l’e-commerce è aumentato del 13,6% e vale oggi circa 24 miliardi di euro secondo uno studio di Confcommercio. Inizialmente Brandon decide di puntare sulle flash sales, ovvero sulle vendite che garantiscono, in cambio di prezzi competitivi, di liberarsi di eccedenze di magazzino o di capi delle stagioni precedenti. Inoltre, dal 2017 affianca a questo canale principale anche i marketplace come Amazon, eBay o PAOLA MARZARIO E ILARIA TIEZZI, PRESIDENTE E AD BRANDONGROUP Privalia. Proprio i marketplace sono diventati vitali per il business di Brandon, che lo scorso anno ha venduto tramite questi 2017. Ci sono tutti gli ingredienti, dunque, mo anche guardare con orgoglio a quanto canali oltre 400.000 “item” (prodotti) su per un 2019 ancora "in corsia di sorpasso". abbiamo fatto finora: il 2018 è stato il priun totale di oltre due milioni, per un conLa terza gamba di questa trasformazione mo anno con un Ebitda positivo, un segno trovalore di oltre 55 milioni di euro. Oggi i ormai inarrestabile, oltre all'iniezione di lisicuramente positivo. Noi, dal canto nostro, flash sales rappresentano meno del 20% del quidità e a numeri in crescita in triplca cifra abbiamo anche continuato a investire anche totale del valore. Il 2019, dunque, è l’anno è la nomina del nuovo amministratore deampliando il nostro staff. Dobbiamo contidella definitiva consacrazione per Brandon, legato, la seconda donna della vita di Brannuare a “marciare” come stiamo facendo quello in cui l’azienda vuole lanciare la sfidon. Si chiama Ilaria Tiezzi, toscana, boccoora». da ai mercati europei (e, come si vedrà, non niana, 37 anni con una solida carriera alle A quanto risulta a Economy, Brandon avrebsolo), puntando a 50 milioni di fatturato enspalle a livello nazionale e internazionale. be già perfezionato l’acquisto di una società tro i tre anni succes«È un gran bel perioverticale di e-commerce specializzata nel sivi – ovvero cinque do per lavorare – ci settore della cosmetica, ma i tempi – mentre LE FLASH SALES GARANTISCONO DI LIBERARSI VELOCEMENTE volte tanto la perforracconta – e mi sono questo articolo va in stampa – non sono anDELLE ECCEDENZE DI MAGAZZINO mance del 2018. Per stancata di questa cora maturi per un annuncio ufficiale. Un’ulGRAZIE A PREZZI COMPETITIVI fare questo servono retorica disfattista tima attività in cui l’azienda ha deciso di una serie di condizioni. In primo luogo, a che vuole condannare i giovani al disastro lanciarsi nelle scorse settimane è diventare novembre dello scorso anno viene chiuso imminente. C’è grande fermento e il nostro agenzia media per Amazon e per i principali un round di finanziamento da tre milioni di compito è quello di riuscire a cavalcare quemarketplace, in Italia e in Europa. Perché? euro. Tra gli investitori che hanno partecisto momento. Per quanto riguarda Brandon, Perché in questo modo si può incidere diretpato all’iniezione di capitale Primomiglio, siamo solo all’inizio di una trasformazione tamente sul posizionamento nelle ricerche Invitalia Ventures – con il fondo ad hoc deche dovrà portarci ad aggredire i diversi sui diversi portali. I brand, infatti, potranno dicato a supportare le startup e le pmi ad mercati. Come? Forse è ancora presto per avere – una visibilità sui marketplace miraalto potenziale di crescita – ma anche “infare annunci, ma diciamo che sicuramente ta e coerente con il proprio posizionamento. vestitori seriali” come Fabio Cannavale. Anl’ampliamento del nostro perimetro di azioUn’offerta nata grazie all’esperienza matuche Banca Sella, tra gli istituti di credito più ne, con la possibilità di effettuare qualche rata con le vendite delle pmi che si sono afattivi nell’investimento in nuove aziende, è operazione di m&a è sicuramente la via più fidate a Brandon. Un comparto che ha visto entrata nell’azionariato della società. interessante. Anche perché l’obiettivo che ci delle crescite a tripla cifra: solo Amazon, ad Il fatturato 2018 è in aumento di oltre il siamo dati di un incremento di cinque volte esempio, nel 2018 ha registrato un +132% 100% rispetto all'anno precedente, con redel fatturato non può essere ottenuto esclurispetto al 2017 con un giro d’affari pari a venues a circa 10 milioni contro i 4,9 del sivamente con le nostre forze. Però dobbia2,8 miliardi di dollari con la pubblicità.
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IL CAR SHARING DIVENTA UN AFFARE TRA PRIVATI Auting è una piattaforma che mette in contatto chi ha bisogno di un'auto con chi non utilizza la propria. Ogni viaggio è coperto da Reale Mutua, entrata a settembre dello scorso anno nella compagine societaria di Marina Marinetti
I FONDATORI DI AUTING MATTEO MENARINI (A SINISTRA) E LORENZO OSTI
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ual è il problema del car sharing? del loro tempo di vita. Con una spesa media Che non ha redditività. Nessuna tra gestione corrente, costi vivi e ammortacasa automobilistica è ancora riumento di 3.500 euro l’anno. Abbiamo fatto scita a raggiungerla, per via dei costi in lodue più due e abbiamo applicato il modello gistica e manutenzione. Ma se questi costi della sharing economy al mondo dell’ auto». vengono spostati a un altro soggetto, il gioNiente di nuovo, per carità: il car sharing co è fatto. La quadratura del cerchio l’hanno tra privati negli Stati Uniti esiste dal 2008, i trovata Matteo Menarini, Lorenzo Osti, Mario Francia da 2010, in Danimarca dal 2012. Ma Reatti e Matteo Miglio, fondatori, in quel di in Italia è arrivata solo nel 2017, con Auting, Bologna, di Auting, la una piattaforma web IL PROGETTO HA PRESO IL VIA NEGLI prima piattaforma di che si sviluppa attorULTIMI MESI DEL 2018 E OGGI HA GIÀ car sharing tra privano ad una community 8.000 UTENTI ATTIVI CHE CONDIVIDONO ti. «L’idea ci è venuta che attualmente conUN PARCO DI 1.100 AUTOVETTURE osservando un parta circa 8.000 utenti cheggio stipato di auto», racconta il presie 1.100 auto, dove chi possiede un’auto che dente della startup Matteo Menarini, classe non utilizza tutti i giorni (Owner) entra in 1974, uno che nel suo curriculum mette in contatto con chi cerca un’auto per uno o più fila l’esperienza in Arthur Andersen, quella giorni (Driver). La soglia minima per il “noda dottore commercialista, e la fondazione, leggio” è di 19€ al giorno. La piattaforma nel 1998, di Spesacasa.com, il primo superrestituisce un elenco con tutte le auto dispomercato on-line nel territorio italiano, acquinibili nel luogo indicato dal Driver e nelle sue sito da Pam nel 2001. «Ci siamo chiesti: ma vicinanze. L’Owner che riceve la richiesta di tutte queste auto, cosa fanno qui ferme? Era prenotazione valuta se accettare o rifiutare. il 2016. Abbiamo studiato il progetto, scoIn caso di approvazione, il pagamento viene prendo che le auto restano ferme per il 92% effettuato on-line in tutta sicurezza. Driver
e Owner potranno ora mettersi d’accordo sul luogo e orario dell’appuntamento per la consegna delle chiavi e prima che il viaggio abbia inizio compileranno la check-list per attestare lo stato del veicolo prima di partire. Al termine del viaggio Driver e Owner, check-list alla mano, ricontrolleranno le condizioni dell’auto e una volta tornati sul sito si scambieranno un feedback lasciando una recensione. «Il problema maggiore l’abbiamo avuto con l’assicurazione: ci abbiamo messo nove mesi a trovarne una. C’era un problema tecnico di prodotto: non esistendo serie storiche c’era un problema nel configurare il rischio». Poi, a settembre 2018, è arrivata Reale Mutua, entrata nella compagine come quinto socio e (anche) come partner industriale, con un pacchetto assicurativo dedicato: l’auto è coperta da una polizza kasko per tutta la durata del viaggio. Non solo: per qualsiasi problema con l’auto è attivo il servizio di assistenza stradale 24/7. Inoltre, se il Driver causa un incidente, l’Owner è protetto dall’aumento di classe bonus-malus fino a 2 anni, evitando l’aumento della sua polizza assicurativa per gli anni successivi. Al completamento del puzzle, però, mancano ancora alcuni pezzi. Per esempio la possibilità di accedere alle auto senza scomodare fisicamente il proprietario. «L’obiettivo, nei prossimi due anni, è avere una forma di free floating distribuito attraverso sistemi keyless», conferma Menarini: «abbiamo già individuato partner e tecnologie e avviato una pre-fase, ci vorranno dei mesi, ma la possibilità di avere l’accesso keyless permetterà di avere la condivisione dell’auto in tempi più rapidi e per periodi più brevi di un giorno, che attualmente è il minimo. Anche qui la partnership con Reale Mutua sarà fondamentale».
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STARTUP-TELLING
Se il prezzo è giusto l'immobiliare mette il turbo Un ribasso del 10% e l'attività unicamente sui mercati che ancora tirano: Milano, Roma, Torino e Firenze: così Casavo vende entro 30 giorni dalla prima visita. Attirando l'attenzione del venture capital di Marco Scotti
IL TEAM DI CASAVO
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è un teorema ancora più duro a morire di quello reso immotivatamente famoso da una canzone dei primi anni ’80: se si vuole vendere casa bisogna mettere in conto tempi di attesa biblici, sconti da capogiro e la possibilità, alla fine della trafila, di ritrovarsi con l’immobile ancora “sul groppone”. Mediamente, infatti, i tempi di attesa per riuscire a cedere la casa si aggirano oltre i 200 giorni. C’è però un’altra possibilità, che è rappresentato – manco a dirlo – da una startup: Casavo. Questa azienda nata poco meno di due anni fa, si è rapidamente imposta come la piattaforma online leader nel mercato dell’instant buying immobiliare. Tradotto: Casavo si impegna a presentarsi con un assegno entro 30 giorni dalla presa in carico dell’impegno di vendita. C’è un trucco?
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In effetti, ce ne sono due. Il primo: il servizio è attivo soltanto nelle città di Milano, Roma, Torino e Firenze, ovvero quelle che garantiscono una maggiore dinamicità del mercato e, quindi, una più elevata facilità di vendita. Il seconNEL PRIMO TRIMESTRE DEL 2019 SONO STATE CHIUSE QUASI SESSANTA OPERAZIONI PER UN CONTROVALORE DI OLTRE 11 MILIONI EURO
do: Casavo garantisce che entro un mese dalla prima visita della casa ci si troverà di fronte a un notaio per firmare il rogito con cui l’immobile passa dal venditore alla startup stessa, che provvederà poi a effettuare eventuali migliorie o lavori di ristrutturazione e ricollocare, rivalutata, la casa sul mercato. Per fare questo, però,
Casavo offre una cifra inferiore mediamente del 10% rispetto ai valori medi di mercato. Fatte però queste debite premesse, è innegabile che l’idea della startup italiana stia piacendo ai potenziali investitori. Nel giro di un anno e mezzo sono stati raccolti oltre 21 milioni di euro tra equity e finanziamento tramite debito. L’ultimo in ordine di tempo, completato alla fine di febbraio, è stato un round di finanziamento serie A da 7 milioni di euro. Il nuovo round di finanziamento è stato guidato da Project A Ventures, il fondo europeo di venture capital con sede a Berlino, che si è aggiunto a investitori che avevano già sostenuto Casavo, come Picus Capital, con sede a Monaco, e al fondo di investimento italo-francese 360 Capital Partners. Tra gli altri, hanno preso parte a questo round anche Kervis Asset Management, Boost Heroes (holding di partecipazioni guidata da Fabio Cannavale), Marco Pescarmona (fondatore e presidente del Gruppo MutuiOnline) e Rancilio Cube. Al timone di Casavo c’è Giorgio Tinacci, un empolese, classe 1991, trapiantato a Milano dove ha completato gli studi all’Università Bocconi. Alla fine del mese di marzo erano state chiuse quasi 60 operazioni immobiliari, per un controvalore investito di oltre 11 milioni di euro. L’azienda è cresciuta rapidamente passando da due a 30 dipendenti in poco più di un anno. Oltretutto, non si tratta di un sistema in contrapposizione con il meccanismo tradizionale delle agenzie immobiliari. Al contrario: sono oltre 700 gli esercizi di questo tipo che hanno aderito al network di Casavo. Il futuro è decisamente roseo: dopo aver avviato le attività a Torino e Firenze nel mese di aprile, l’azienda guidata da Tinacci è pronta a estendere la propria attività anche in altre aree metropolitane e in Europa meridionale. Allo stesso tempo, il finanziamento appena ricevuto verrà utilizzato per migliorare e incrementare le caratteristiche tecnologiche della piattaforma, con l’obiettivo di rendere il processo più efficiente e di conseguenza aumentando ulteriormente la velocità della transazione. Inoltre, la società sta lavorando su ulteriori servizi aggiuntivi per i clienti, che saranno disponibili nell’immediato futuro.
qualsiasi device e che consentisse di esportare i dati in qualsiasi momento, in modo da garantire massima flessibilità e affidabilità». Un’idea che è piaciuta fin da subito ad aziende francesi e italiane. Attualmente Toucan Toco sta gestendo un centinaio di partner, di cui l’85% in Francia, il 10% in Italia e il restante 5% in Europa. Di aziende transalpine attratte dalla novità di Journan e Miglietti ce ne sono state parecchie, tra cui Total e Renault, mentre in Italia, oltre alle branch nostrane di alcune multinazionali francesi (Euler Hermes e Carrefour), sono stati convinti anche colossi ex statali come Terna ed Eni, ma anche Generali, Mondadori o Unicredit. «Attualmente – continua Miglietti – siamo circa 70 persone, ma arriveremo a 100 entro la fine di quest’anno. Il nostro investimento iniziale è stato di 20.000 euro, dopodiché abbiamo preferito farcela sempre sulle nostre gambe. Non abbiamo partner finanziari né abbiamo ricevuto iniezioni di liquidità di alcun tipo. Attualmente fatturiamo quasi 10 milioni di euro, ma il potenziale del mercato è enorme e vogliamo L'interpretazione dei dati è alla base delle strategie industriali di big arrivare a 100 milioni nel brevissimo futuro. come Euler Hermes, Generali, Terna, Carrefour, Eni, Unicredit. Per fare questo stiamo guardando con interesChe utilizzano il sistema di reportistica intelligente di Toucan Toco se agli Stati Uniti, che riteniamo poter essere di Stefano Bargelli il principale mercato in cui espanderci. A quel punto, magari, potremmo valutare la possibihe cos’hanno in comune Euler Herprofittabilità, la leva finanziaria e il livello di inlità di avere un partner finanziario che ci dia mes e Generali, Terna e Carrefour, Eni debitamento delle Pmi. La piattaforma, insommaggiore struttura». e Unicredit? Le dimensioni? Lo stato ma, valorizza l’expertise di Euler Hermes nella Dal punto di vista tecnologico, Toucan Toco ha di salute? Anche, ma non solo. Queste grandi valutazione del rischio di credito e instaura una scelto di operare esclusivamente con il cloud, aziende, e molte altre anche di dimensioni più relazione di trasparenza con l’intero tessuto un sistema sicuro che viene verificato costancontenute, condividono una strategia di data imprenditoriale. temente dai tecnici della startup francese: visualization realizzata dalla startup francese «Io e il mio socio Baptiste Journan – ci spiega «Tutte le nuove tecnologie sono direttamente Toucan Toco. Meglio fare un passo indietro: la il co-founder di Toucan Toco Charles Miglietti collegate a quello che stiamo facendo noi, perdata visualization altro non è che un sistema di (nella foto in alto) – ché tutti i nuovi device reportistica “intelligente”, un approccio visivo siamo due amici di LA STARTUP FATTURA QUASI 10 MILIONI sono considerati “data DI EURO, MA PUNTA A DECUPLICARE delle infinite informazioni che possono provevecchia data che, dopo collector”, immagazziIL GIRO D'AFFARI SENZA RICORRERE nire dai clienti e dai partner in modo da renuna prima esperienza natori di informazioni. A PARTNER FINANZIARI ESTERNI dere i dati parte integrante della narrazione di fallimentare nel monStiamo iniziando a colun’azienda. Ad esempio – ed è il caso della pardo delle startup, abbiamo rapidamente capito legare miliardi di nuovi dispositivi con l’IoT e, tnership di Toucan Toco con Euler Hermes – che le compagnie di successo erano interada questo punto di vista, c’è sicuramente una una app, che permette di visualizzare in modo mente basate sui dati, non producevano tool grande esigenza di sicurezza. Noi non siamo intuitivo informazioni e previsioni sui trend dei o altri strumenti, ma insegnavano a gestire le dei tecnici di cybersecurity, ma garantiamo ai comportamenti di pagamento delle imprese informazioni di cui le imprese sono in possesnostri clienti che la nostra piattaforma è totaldividendole per settore, regione e provincia. so. Per questo abbiamo iniziato a elaborare una mente sicura e che i loro dati non rischiano di Inoltre è possibile analizzare nel dettaglio la app che permettesse di essere integrabile con essere “catturati” da cybercriminali».
Quando la data visualization è la chiave del successo
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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE AVANZA
AL VIA SCALEIT, L’EVENTO RIVOLTO ALLE SCALEUP
IL 23 E 24 OTTOBRE PRENDERÀ IL VIA A MILANO LA QUINTA EDIZIONE
Fino al 30 giugno aperte le candidature per ricevere finanziamenti Il 23 e 24 ottobre sono le date in cui prenderà vita a Milano la quinta importante edizione di ScaleIT, l’evento-piattaforma unico nel suo genere, nato per favorire l’incontro tra gli investitori internazionali interessati a realtà ad alto potenziale (con round di serie A, B e C da 3 a 30 milioni di euro) e le migliori scaleup italiane e dell’Europa sudorientale. Al via da oggi la call per partecipare alla selezione. In poco più di tre anni, grazie anche al contributo generato da ScaleIT,
sono stati raccolti oltre 230 milioni di dollari per finanziare le scaleup italiane e del Sudest Europa selezionate fra quelle maggiormente innovative, con requisiti di performance verificati, modelli di business validi, team solidi e potenzialità di crescita interessanti. Le candidature saranno aperte solo alle aziende in possesso dei requisiti di performance pubblici e sarà possibile accedervi anche attraverso la open call su https://scaleit.biz/, fino al 30 giugno 2019.
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AUMENTO DI CAPITALE DA DUE MILIONI PER DOVE.IT La formula? Zero commissioni per il venditore, il 2,49% per l’acquirente Vendere e comprare casa diventa conveniente, facile e veloce: arriva Dove.it, nnovativa agenzia immobiliare, la prima esclusivamente online che unisce le competenze degli agenti immobiliari alle possibilità offerte dalla tecnologia più avanzata. Nata dall’idea di giovani imprenditori italiani, Dove.it è attiva a Milano e Monza e presto si espanderà a Roma, Genova, Torino, Bologna. In soli due mesi di attività, Dove.it si sta ricavando uno spazio importante all’interno del mercato immobiliare: ha raccolto oltre 50 mandati di vendita di immobili di fascia
medio-alta, per un valore complessivo di oltre 25 milioni di euro, e finalizzato le prime vendite. Un progetto e un team di giovani di talento con esperienze all’estero che hanno conquistato gli investitori, raccogliendo 2 milioni di euro di finanziamenti da parte di angel e private investor. L’interesse degli investitori è racchiuso nelle performance e nella formula rivoluzionaria, grazie alla realtà aumentata, all’intelligenza artificiale, all’utilizzo dei big data fino alla gestione di tutti i passaggi attraverso la piattaforma web.
LA STARTUP CHE SI OCCUPA DI IMMOBILIARE CONTINUA A OTTENERE BUONI RISCONTRI SUI MERCATI
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ABIBY, AUMENTO DI CAPITALE DA 1,5 MILIONI
LA RICETTA DELL’E-COMMERCE PER IL BEAUTY PIACE AGLI INVESTITORI
La startup specializzata nell’e-commerce del beauty pronta a espandersi Abiby conquista gli investitori: la piattaforma l’ecommerce del beauty annuncia un aumento di capitale di 1,5 milioni di euro, e sono in arrivo ulteriori investimenti. I fondi, provenienti da venture capital e business angels, tra cui Alberto Genovese, che ricopre la carica di Presidente della società, noto imprenditore seriale in ambito digital, founder di Facile.it e Prima.it nonché di brumbrum, serviranno per rafforzare il posizionamento di Abiby, attraendo nuovi
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talenti in grado di supportare il potenziamento e la crescita dell’azienda in tutte le sue aree cruciali. Lanciata a gennaio 2018, Abiby è stata fondata dai giovani imprenditori italiani Mario Parteli, classe 1989 e un passato come Business Unit Managing Director per Facile. it, inserito tra i 100 giovani leader del futuro secondo Forbes Italianel 2019, e Luca Della Croce, classe 1987 ed esperienza come Crossborder Country Manager per Lazada, Alibaba Group.
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Dall'idea all'apertura possono passare anni. E un fiume di soldi che finisce in mano a prestatori, curatori, restauratori, esperti. Senza contare la logistica. Economy è andato alla scoperta della macchina organizzativa di Miriam Romano
124 CRAVATTE ULTURALE SVELA I SEGRETI NASCOSTI NELLE SETTE PIEGHE
125 APPUNTAMENTI E ORA C'È LO SPEED DATE DEL TURISMO D'ALTA GAMMA
126 PAGAMENTI LA DIGITALIZZAZIONE CHE SALVERÀ LA MOBILITÀ
128 MILANO PIAZZA CORDUSIO RINASCE GRAZIE A "THE MEDELAN"
129 MANAGERIALITÀ IL CHIEF RESILIENT OFFICER CHE SALVERÀ MILANO
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e pareti sono sgombre. Le stanze sposizione si muovono decine di soggetti, ancora silenziose. Sono in attesa aziende e, soprattutto, denari. La mostra sul degli applausi, degli occhi spalanCaravaggio al Palazzo Reale di Milano, dal 29 cati dei visitatori, dei pareri degli esperti e settembr 2017 al 4 febbraio 2018, ha accolto dei passi morbidi delle comitive. Il brusio più di 4 milioni di visitatori paganti: 13 euro delle guide non si sente. È tutto ancora da il birglietto, 11 quello ridotto. Per 250mila allestire. Le scultubiglietti a settimana, I MUSEI SI SCAMBIANO OPERE D'ARTE re non sono state fa qualcosa come un COME FIGURINE, PRESTANDOSELE impiantate sui basamilione di euro al A VICENDA OPPURE BARATTANDOLE menti, almeno per il mese. Van Gogh, seIN CAMBIO DI UN COSTOSO RESTAURO momento. Anche se more a Palazzo Reale, la galleria è ancora vuota, non è tutto fermo. aveva chiamato a raccolta 355mila visitatoI curatori sono già al lavoro, come gli archiri, per un incasso superiore ai 3,5 milioni di tetti e le maestranze. Di una mostra d'arte, i euro. In poco più di quattro mesi: non male, visitatori vedono solo il risultato: i bei quacome business. dri esposti in cornici variopinte, uno dietro Ma, per organizzare una mostra d'arte ci l'altro. Ma delle fatiche e del lavoro che ci è vuole tempo e denaro. «Le tempistiche e i voluto per preparare il tutto, quasi nessuno costi dipendono da diverse variabili: se è la sa nulla. Eppure dietro le quinte di un'emostra di un artista emergente, è un conto.
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DOMANDE&OFFERTE DOMANDE&OFFERTE
In queste pagine, allestimenti alle Gallerie d'Italia di Intesa San Paolo
Se vengono esposte opere di famosi artisti, come Picasso o Van Gogh, i costi saranno molto più alti», spiega Andrea Concas, fondatore della startup dell'arte Art Backers e di Art Rights. E anche le tempistiche, in questo caso, sono molto più dilatate. Possono volerci mesi per allestire una mostra, ma in alcuni casi anche anni. «Per imbastire l'esposizione impieghiamo anche un paio d'anni dall'idea al giorno dell'inaugurazione», sottolinea Alberto Mignani, referente per le attività culturali di Intesa San Paolo. Che in materia ne sa quanto basta: dal 1999 ha trasformato i suoi storici palazzi in sedi espositive. I capolavori di Caravaggio, Tiepolo, Canaletto, Boccioni, ste. Se il soggetto della mostra è un artista Fontana, Manzoni si alternano nelle grandi vivente, basterà rivolgersi a lui per avere in stanze dei sontuosi edifici di proprietà di Inprestito tele o sculture. In caso contrario, cotesa San Paolo. mincia la trattativa con musei e collezionisti «Il punto di partenza è l'idea», continua Conper avere le opere in affitto. «Il contratto di cas. «Il direttore del museo o il gallerista o prestito può essere a titolo oneroso o gratul'ente organizzatore, scelgono il tema». Inito», spiega Concas. Ovvero possono essere quadrato l'argomento, parte la macchina orcedute all'ente organizzatore gratuitamente ganizzativa, di cui il curatore, come un abile o al contrario in cambio di una prestazione. giocoliere, muove le redini. «Il curatore ha il Che può anche non essere necessariamente compito di mediare tra il linguaggio dell'artiin denaro. «Spesso scambiamo le opere della sta o degli artisti e il grande pubblico. Cerca nostra collezione, come contropartita di un di rendere accessibile prestito necessario I CURATORI POSSONO GUADAGNARE il racconto della moper una mostra che CIFRE ESORBITANTI: GERMANO CELANT stra a tutti». vogliamo allestire. Ad HA RICEVUTO 750MILA EURO Ci sono curatori di esempio, di recente PER UN PADIGLIONE DI EXPO 2015 fama, celebrità del abbiamo prestato al settore. Vengono richiesti per le mostre più Metropolitan Museum of Art di New York importanti e si portano a casa chachet che l’opera di Caravaggio “Martirio di S. Orsopossono arrivare a centinaia di migliaia di la”, dipinto – bene privato, ma patrimonio euro. Eclatante, per esempio, il caso di Gerdell’umanità –, esposto in modo permanente mano Celant che per curare un padiglione nella sede museale della Banca a Napoli, le all’Expo 2015 ha ricevuto 750mila euro. Gli Gallerie d’Italia – Palazzo Zevallos Stigliano. stipendi dei “top curators”incidono tra l’1 In cambio di questo importante prestito, la e il 5% sul bilancio totale di una biennale e sede museale partenopea ha ospitato un alricevono cifre che oscillano tra i 120mila a tro straordinario capolavoro di Caravaggio 180mila euro a mostra. proveniente dal Metropolitan Museum: ‘I Onori, ma anche oneri. Toccherà al curatore, Musici’», racconta Alberto Mignani di Intesa infatti, scegliere le opere che verranno espoSan Paolo.
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Talvolta, invece, la Banca ha optato per la carta dei restauri. «La mostra a volte è l'occasione per dare leggibilità a un'opera. Siamo intervenuti restaurando delle opere, che ci sono state date in prestito gratuitamente. Nel 2017, ad esempio, in occasione di una mostra impressionista di De Nittis e Gemito a Napoli, abbiamo restaurato un'importante tela», continua Mignani. Insomma, viene restituita bellezza a un'opera in cambio di un prestito. «Per coordinare gli accordi commerciali di scambio e prestito può essere necessaria la figura di un avvocato. Un altro costo che va tenuto in conto nel bilancio economico della mostra», aggiunge Andrea Concas. Selezionate le opere, comincia la fase più delicata: quella del trasporto. Poco importa che il prestito delle opere sia a titolo oneroso o gratuito, perché lo spostamento è sempre a carico dell'ente organizzatore. E, banalmente, più importante è il valore delle opere, più alti saranno gli oneri. È il registar a occuparsi della gestione della movimentazione di dipinti, sculture e installazioni. Una figura professionale specializzata, che vigila sugli aspetti di sicurezza e conservazione. «Lo spostamento introduce numerosi attori all'interno del mondo dell'allestimento. Ci
sono intanto aziende specializzate nel trasporto di opere d'arte che si fanno carico delle movimentazioni. Si deve stipulare una polizza assicurativa per prevenire il rischio di danni. Si devono prendere tutte le precauzioni necessarie, sopratutto quando l'opera è di un certo pregio. Vengono verificate le condizioni di partenza e di arrivo nel dettaglio. Viene richiesta la partecipazione di periti, storici dell'arte e talvolta anche il curatore deve presenziare», specifica Concas. Il “condition report”, un documento redatto dagli esperti, testimonierà le condizioni di partenza e di arrivo delle opere. All'occhio clinico dei periti è difficile che sfuggano perfino piccoli graffi. Nel caso di opere di valore, anche un piccolo danno può far dolere il portafogli. Per questo trasportare un'opera di valore può avere costi molto alti. Si va da cento euro a opera per le mostre piccole a migliaia di euro per dipinti di una certa rilevanza storica e artistica. Spostare un Picasso, per intenderci, può costare, tra trasporto tramite un vettore specializzato e assicurazione, anche qualche migliaia di euro. E nulla viene lasciato al caso. Le condizioni logistiche sono studiate una a una, per evitare di incappare in inconvenienti di troppo. «Viene stilato anche un facility (o utility)
report, che specifica le caratteristiche della di euro, ai supporti, ai pannelli di cartongessede ospitante: dalle metrature all'impianto so, all'aggiunta o all'oscurazione di punti luci. di illuminazione. La mostra viene studiata in C'è da fare anche il catalogo, vanno contattati base alla sede. È inutile, per esempio, movifotografi capaci di immortalare al meglio le mentare un'opera di due tonnellate, se l'eopere, i grafici e gli editori. Poi è il turno della sposizione si terrà in un solaio che non può pubblicità, degli uffici stampa e degli esperti sostenere un simile peso», spiega Concas. di comunicazione e i social media manager. Lo scorso settembre, per esempio, gli esperti Un evento pubblico a tutto gli effetti, che ha d'arte di Intesa San Paolo si sono trovati di un budget a sé stante. «Dal giorno dell'aperfronte a un trasporto ostico. “L'Ultima Cena”, tura vanno tenuti in conto anche tutti gli altri la grande tela di Giulio Cesare Procaccini, costi legati alla gestione ordinaria: come la proveniente dalla Chiesa della Santissima guardiania, la manutenzione e le guide turiAnnunziata del Vastato di Genova, doveva stiche», spiega Concas. essere traghettata a Milano per la mostra Ma a sostegno di tutte le spese sostenute, "L'Ultimo Caravagdallo scorso anno PER ACCERTARE L'AUTENTICITÀ gio. Eredi e nuovi la Legge di Bilancio DI UN'OPERA CONTROVERSA PUÒ maestri". «L'opera, di 2018 ha introdotto un VOLERCI ANCHE UN ANNO E I COSTI dimensioni notevoli, incentivo fiscale per DI ANALISI SONO PROIBITIVI circa 40 metri quadri, gli investimenti nel non consentiva un trasporto in una cassa, mondo dell'arte. Si tratta del cosiddetto tax come avviene solitamente», spiega Alberto credit creatività, un credito d'imposta rivolto Mignani di Intesa San Paolo. «Il dipinto è alle imprese culturali e creative, ammesso stato arrotolato in una tela con tutte le prenella misura del 30 per cento dei costi da cauzioni del caso e condotto a destinazione». esse sostenuti per attività di sviluppo, proNon è ancora però tutto pronto: c'è sempre duzione e promozione di prodotti e servizi il dilemma dei falsi. «Alcuni musei hanno inculturali e creativi. teresse a ritrovare delle “chicche”, dei reperti Insomma, a noi spettatori, è dato vedere solo da mostrare per la prima volta al pubblico. la punta dell'iceberg, ma i retroscena di una Ma devono stare molto attenti a evitare i falmostra sono ugualmente affascinanti. si. Per questo entrano in campo fior fior di esperti, capaci di condurre ricerche d'archivio sulle opere». Può servire anche un anno per arrivare a sbrogliare l'incarto e determinare l'originalità del reperto. E i costi intanto lievitano, perché un lavoro così meticoloso va pagato bene: anche decine di migliaia di euro per opera. «Per un'opera da 10milioni il costo di analisi è almeno di 100mila euro», sottolinea Concas. Non si pensi, però, si tratti di un eccesso di cautela. A Palazzo Ducale di Genova, non certo un museo sperduto di un paesino di provincia, un anno e mezzo fa sono stati smascherati e sequestrati una ventina di falsi di Andrea Modigliani. Arrivato il momento di rivestire le sale con le opere, secondo i dettami del curatore, c'è ancora molto lavoro da fare. Dalle cornici che possono costare da poche decine a migliaia
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IL PROGETTO BRIMARTS Il progetto Brimarts nasce nel 2010 con l’obiettivo di creare un prodotto capace di esprimere il gusto della grande tradizione calzaturiera italiana, ma con un’anima giovane e urbana e uno straordinario know-how. Così è nata la prima collezione Brimarts: una collezione accattivante che rivive in modo inaspettato e ironico i modelli classici. Un mono-concetto più che un mono-prodotto. Indossare Brimarts significa amare l’eleganza e lo stile, ma con ironia. Non un’ostentazione, ma una scelta. La reinterpretazione stilistica di modelli classici, realizzati con materiali leggeri e moderni e sapiente lavorazione artigianale, hanno creato un progetto straordinario, adatto a molte occasioni, versatile e non ordinario. Il progetto Brimarts è nato dalla convinzione che coloro che non si sentono comodi e a proprio agio nelle scarpe non possono sentirsi sicuri di sé. Ecco perché vengono testati sia la qualità dei materiali che la portabilità di ogni nuovo modello: una tradizione che innova e rinnova.
La libertà di conoscere l’ignoto Chi indossa Brimarts è sempre alla ricerca di nuovi modi di interpretare la realtà, vuole conoscere ciò che non ha ancora conosciuto per arricchirsene, non ha paura delle novità, non teme l’ignoto, non si fa fermare dall’avvertimento “hic sunt leones” o “hic sunt dracones”, non si lascia spaventare da
Le sneakers secondo Brimarts Linea 435 new (mod.418190)
Le espadrillas secondo Brimarts Linea 1626 Le espadrillas della collezione Spring/Summer presentano nuove tomaie e un nuovo fondo. Indossandole si immagina di essere immersi nel sole di una giornata estiva molto luminosa, rilassati e percepiti come molto chic e calati in una contemporaneità cangiante. In questa collezione le versioni disponibili sono tre: slip-on con elastico interno, slip-on con elastico a vista e chukka boot come il modello della foto (mod.321390).
ciò che non gli è noto. È sempre disponibile a cambiare se il cambiamento lo giudica migliorativo per sé ed è aperto a valutarlo, senza mai rinunciare alla sua identità più profonda. È una persona che pensa che i confini possano essere varcati per scoprire ciò che non conosce. Il confine non viene
percepito come una protezione dai pericoli esterni, un modo per mettere ordine ai propri spazi in cui vivere in modo confortevole. Non è una barriera, ma un percorso, un sentiero che invece di rappresentare un ostacolo a procedere oltre, invita ad andare alla scoperta del nuovo, del non conosciuto.
La famiglia 435 si arricchisce di una novità in assoluto per il mondo Brimarts: linee geometriche, volumi oversize e particolari inediti. La tomaia è multi materiale. Diversi tipi di materiale tecnico, camoscio e materiale tecnico catarifrangente completano la struttura della tomaia. Fodera in materiale tecnico ad elevata traspirabilità e sottopiede in vitello. Lacci in poliestere intrecciato a tre fili con macchina a 24 fusi e 3 anime nei due
La tomaia è in camoscio con una nuovissima stampa microintreccio e il fondo in gomma esclusivo Brimarts in materiale riciclato. Tra la tomaia e il fondo gli stilisti hanno inserito un bordo in iuta naturale con cuciture dai colori fluorescenti. Per evitare l’effetto tipico e non gradito delle espadrillas, viene applicata una soletta interna rialzata nella parte posteriore che, grazie al materiale usato, una volta che l’espadrillas viene calzata si sagoma sulla forma della pianta del piede per poi tornare allo stato iniziale una volta cessata la pressione.
colori del battistrada del fondo e fermacoulisse trasparente. Loop posteriore personalizzato con logotipo e pittogramma del marchio Brimarts. Il fondo è in materiale tecnico tricolore. Come ulteriore particolare sulla porzione della tomaia in camoscio è serigrafata la denominazione (435) e la misura della calzatura (ad esempio numero 42).
La collezione Brimarts spring-summer all’insegna del sole Creatività, attenzione ai dettagli e alle esecuzioni sono le caratteristiche che da sempre identificano le collezioni Brimarts. Tre sono i motivi che hanno ispirato e guidato lo sviluppo della collezione Spring-Summer 2019: il sole o meglio la solarità, la leggerezza e il cuoio. In momenti come quelli attuali c’è proprio bisogno dell’energia che solo il sole sa fornire per guardare con ottimismo al presente e per preparare e prepararsi al futuro. La collezione Spring-Summer è stata pensata avendo come linea guida la solarità intesa come carattere delle persone che vivono bene con se stesse e con gli altri. I colori delle calzature sono vivi, energetici e trasmettono una chiara sen-
sazione di benessere. La leggerezza è una caratteristica essenziale per Brimarts e chi sceglie queste calzature è un cliente molto esigente che pretende al tempo stesso leggerezza e consistenza. Il cuoio sin dalla notte dei tempi è un materiale presente nelle calzature. Il cuoio insieme alla lavorazione artigianale è per le calzature la tradizione. Un oggetto fatto a mano con cura artigianale è pensato come unico e genera una nuova realtà. È, pertanto, insieme novità e tradizione. Il progetto Brimarts coniuga la tradizione e l’artigianalità con l’innovazione stilistica e l’uso dei materiali sempre nuovi e attuali. Una tradizione che si innova e rinnova.
Il fondo in Eva: estrema leggerezza e comodità - Linea 1823 La leggerezza è da sempre una caratteristica distintiva delle calzature Brimarts e in questa linea è ottenuta anche grazie al fondo in EVA con battistrada inciso che oltre ad assolvere ad una funzione estetica, garantisce flessibilità e funziona come antiscivolo. L’EVA è un copolimero che grazie alla struttura a celle chiuse non assorbe i liquidi, non permette la proliferazione di batteri, è particolarmente
resistente agli agenti atmosferici, favorisce un effetto shock-absorber migliorando l’appoggio del piede ed è leggerissima. I modelli disponibili in questa linea sono molti: dal Derby liscio alla punta cucita e duilio, dall’Oxford duilio e punta cucita alla doppia fibbia che nella versione della foto qui sopra (mod.316390P) è realizzato in vitello spazzolato e vitello intrecciato con dettagli fluorescenti.
Il fondo in cuoio: l’interpretazione di Brimarts della calzatura classica ed elegante - Linea 1949
La nuova collezione fa della linea cuoio un progetto articolato con ben tre linee diverse tra loro, ma che seguono un filo logico e si completano l’un l’altra. Rappresentano per le loro specifiche caratteristiche ognuna un modo di interpretare la calzatura elegante e il cliente Brimarts le può acquistare tutte per indossarle in diverse occasioni o per la stessa occasione. Il modello 315090P della foto è caratterizzato da un’estrema flessibilità grazie al fondo in vero cuoio ultrasottile e ultraflessibile. La tomaia è in vitello intrecciato. La particolarità di queste tomaie è
legata alla colorazione che partendo da una pelle di colore neutro viene colorata a mano sulla forma con colori esclusivamente ad acqua. Questa lavorazione richiede una notevole abilità che si arriva a padroneggiare solo dopo anni di lavoro ed è tipica degli ormai quasi scomparsi artigiani e rende particolarmente preziosa questa linea di calzature oltre a conferirgli una aspetto vintage, vissuto. La calzatura è destrutturata e molto morbida da indossare. Le fodere sono in vitello, materiale che permette una resa termica eccezionale.
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Fashion, Firenze batte Milano con l’hub targato Pitti La piattaforma più importante a livello internazionale per le collezioni di abbigliamento e accessori uomo e per il lancio dei nuovi progetti sulla moda compie trent’anni: il bilancio con l’a.d. Raffaello Napoleone di Marco Gemelli
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a sempre è il “termometro” dell’andamento economico del settore tessile manifatturiero, perché offre – ben più di quanto non faccia Milano, orientata spesso al fashion e meno al business – una prospettiva del comparto che gli addetti ai lavori considerano a ragion veduta come una cartina al tornasole. Tra una sfilata e l’altra il 96° Pitti Uomo, in scena a Firenze dall’11 al 14 giugno, offre anche l’occasione di tastare il polso al mondo dell’abbigliamento. I dati più recenti del centro studi Confindustria Moda – Smi parlano per il 2018 di un fatturato del tessile-Moda in crescita del +2,1%, in grado di raggiungere 55,2 miliardi di euro, guadagnando oltre 1,13 miliardi rispetto al consuntivo 2017. Nonostante il segno positivo, nel corso del 2018 il commercio internazionale si è rivelato meno dinamico delle attese, rallentando il ritmo di crescita, e il tessile-moda italiano ne ha inevitabilmente risentito. Se nel 2018 l’export del comparto è cresciuto del +2,8% su base annua (mentre l’import del +3,3%), il saldo commerciale sale a circa 9,7
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miliardi di euro. In quanto ai mercati di riferimento, le esportazioni comunitarie frenano al -0,1%, quelle verso l’extra-Ue archiviano l’anno con un +6,4%. Francia e Germania si confermano i primi due sbocchi, pur con dinamiche contrapposte: prosegue il trend favorevole del Regno Unito, mentre arretra la Spagna. In ambito extra-Ue, gli Usa (quarto mercato in assoluto) crescono del +3,1% mentre guardando all’Estremo Oriente Hong Kong e Cina fanno
IL SISTEMA MODA NELLO SCORSO ANNO È CRESCIUTO DI 1,13 MILIARDI DI EURO, SEGNANDO UN + 2,1% E RAGGIUNGENDO I 55,2 MILIARDI DI EURO DI GIRO D’AFFARI
registrare rispettivamente una dinamica del +2,1% e del +23,6%. Anche l’export verso il Giappone cambia passo rispetto al 2017 e registra un deciso aumento pari al +7, così come la Corea del Sud sperimenta una variazione del +11,3%. Dopo la ripresa del 2017 (+10,9%), la Russia frena al -0,4%, mentre la Cina - primo nostro fornitore - si assesta sui livelli del 2017 (+0,1%). In quanto ai primi mesi dell’anno in
corso, l’indagine Smi parla di un fatturato in calo del 2,8%, con la raccolta degli ordini che segna un decremento del 3,9%. E se quasi il 30% del campione indica un ricorso alla cassa integrazione nel breve-medio periodo, il 61,4% degli imprenditori intervistati prospetta una stabilità del trend anche nei mesi a venire. Gli operatori del settore, condizionati dalle molte incertezze di contesto appaiono del resto poco fiduciosi. Dall’analisi del sentiment circa l’evoluzione della congiuntura nel breve termine, si rileva come un 26,5% del campione tema un ulteriore peggioramento, quota ben più importante del minoritario 8,5% rilevato lo scorso anno in occasione della medesima indagine. Scende al 12% - dal 18,3% del 2018 - chi confida, invece, in un miglioramento. In questo contesto si inserisce l’appuntamento fiorentino di Pitti Uomo. «Nell’anno in cui Pitti Immagine compie trent’anni – sottolinea l’amministratore delegato Raffaello Napoleone - posso dire con una certa soddisfazione che il percorso fatto finora ci ha portato a essere una realtà con un’identità unica nel panorama del fashion e del lifestyle contemporaneo. Pitti Uomo è evoluto negli anni all’insegna della grande selezione e dell’internazionalità della sua offerta, dello scouting continuo di novità nella moda uomo e non solo, e con un editing degli allestimenti e del percorso espositivo in grado di intercettare le esigenze del mercato e molto spesso anticiparle. È una piattaforma capace di unire business, comunicazione e cultura, numeri e idee. E grazie agli eventi che a ogni edizione organizziamo, coinvolgendo la città di
Firenze e i suoi luoghi più speciali, è diventata molto di più di una fiera: è l’occasione unica per captare cosa c’è di nuovo nel menswear e nel lifestyle in un’accezione più ampia e sfaccettata, ricavandosi un ruolo che ha davvero nell’unicità rispetto alle fashion week e alle fiere più tradizionali».
Quanto influiscono la situazione geopolitica dei grandi Paesi (Usa, Cina, Russia) e i dazi su una fiera come Pitti e in generale per il sistema Italia? Il panorama internazionale presenta sicuramente alcuni rischi, in particolare per l’andamento complesso e per gli strappi improvvisi tra Usa e Cina sui dazi, che inevitabilmente coinvolgono anche l’Europa. Anche la moda guarda con preoccupazione a questa escalation, e anche se l’impatto diretto sul settore dell’imposizione di nuovi dazi o dell’aumento di quelli esistenti è trascurabile, ci sono però impatti indiretti, che alimentano le preoccupazioni. Il primo si verificherà a breve termine sulla crescita globale, che secondo alcuni studi subirebbe dalla guerra dei dazi un impatto negativo tra il -2% e -3% nei prossimi anni, riflettendosi sull’andamento mondiale dei consumi, inclusi quelli della moda. C’è poi un secondo effetto - quello legato al fatto che la disputa tra Usa e Cina si sviluppa in un contesto rigidamente unilaterale e non è lasciato alla negoziazione di organismi multilaterali - che nel lungo termine comporta rischi ancora maggiori. Si tratta di
LE IMPRESE ITALIANE DEVONO FAR LEVA SULLA LORO COMPETITIVITÀ un cambiamento epocale del funzionamento e delle regole degli scambi internazionali, a cui oggi solo l’Unione Europea sembra opporsi, e che ci riporterebbe ad un epoca di maggiori incertezze e che inevitabilmente frenerebbe la crescita degli scambi internazionali. Ci sono mercati, Paesi, segmenti commerciali, o attori come imprenditori e influencer che nell’immediato futuro possono riservare sorprese? Guardando ai mercati, le imprese dell’industria italiana della moda dovranno, nel corso di quest’anno, fare ancora una volta affidamento sulla capacità competitiva che hanno sui mercati esteri extra-europei, in testa quelli asiatici, che ormai da diverse stagioni stanno trainando il nostro export. Nel 2018 l’export verso il Far East ha messo a segno un + 5,8%, con la Cina a + 18% e la Corea del Sud a +13%, per citare
I NUMERI DI PITTI UOMO
1.220 marchi di cui 549 esteri (45%) 230 tra nomi nuovi e rientri 60.000 metri quadrati superficie espositiva OLTRE 30.000 i visitatori del salone OLTRE 19.100 i compratori all’ultima edizione estiva 8.400 buyer dall’estero I principali mercati esteri di riferimento: Giappone, Germania, Regno Unito, Olanda, Spagna, Turchia, Francia, Cina, Svizzera, Corea, Stati Uniti, Russia, Belgio, Austria e Svezia
le performance migliori. Così come una buona notizia viene dalla ripresa dell’export verso gli Usa tornato a crescere nel 2018 (+2%) dopo due anni di calo. E poi sicuramente il fronte dell’e-commerce e del digitale a più ampio respiro sono uno dei driver dà considerare per lo sviluppo della moda. Crescono gli acquisti online, guidati da un marketing e servizi digitali sempre più avanzati, e la moda in questo è una delle punte più avanzate della cosiddetta digital experience, con gli influencer a giocare un ruolo crescente. Anche coi nostri saloni investiamo sempre di più in questa direzione. Lo facciamo ormai da diversi anni con la piattaforma e-Pitti.com, la versione digitale delle nostre manifestazioni fisiche, per la quale il Pitti di giugno inaugura nuove funzionalità dedicate a facilitare ancora di più il contatto tra le nostre aziende e i buyer internazionali. Come sta cambiando l’approccio del consumatore finale al mondo della moda e del manifatturiero in generale? Le nuove tecnologie come smartphone e criptovalute possono giocare un ruolo decisivo? Viviamo in una fase di profonda trasformazione delle attitudini di consumo, in cui i negozi online giocano sempre di più un ruolo da protagonisti, anche grazie alla spinta dei social media e dei millennials. Questo non vuol dire che spariranno i negozi fisici, ma che per la fascia medio-alta del mercato necessariamente dovranno offrire sempre di più esperienze e prodotti unici, tailor made, concepiti per consumatori sempre più coscienti e sofisticati.
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DAL TIE AL TIÈ, I SEGRETI NELLE SETTE PIEGHE Per chi vuole indossare un accessorio come la cravatta, la prima scelta resta sempre il prodotto artigianale. A Pitti Uomo la capsule collection di Ulturale, che alla tradizione unisce elementi innovativi e originali
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n un campo come quello delle cravatben più lontano. «Già quando ho creato Ulturale te, radicato agli stilemi della tradizione – spiega il fondatore – avevo alle spalle un’espee solitamente refrattario a grossi camrienza familiare di 40 anni: quando ero piccolo biamenti, è riuscito a portare una sferzata d’aria avevamo un piccolo laboratorio sartoriale allenuova innovando pur senza distaccarsi dal solco stito in una stanza di casa, che produceva conto della classicità. Per il brand napoletano Ulturale, terzi. I miei giochi da bambino sono stati metri e presente a Pitti Uomo con una serie di capsule scampoli di tessuto. Siamo partiti da Napoli, col collection, la cravatta è stato – e continua ad estempo ci siamo ampliati alla Campania e poi nel sere – un accessorio su cui sperimentare. Penresto d’Italia, e oggi siamo presenti in Giappone, siamo al modello scaramantico, con un cornetto Corea, Russia e Svizzera. All’inizio la produzione di corallo portafortuna nascosto tra le pieghe era affidata a me e ai miei genitori, adesso abdi una “sette pieghe” biamo meno di dieci IL BRAND NAPOLETANO È PRESENTE (la regina dell’eleganza dipendenti ma sto cerNON SOLAMENTE IN CAMPANIA, napoletana) che ha decando di creare piccole MA ANCHE IN SVIZZERA, IN RUSSIA clinato in maniera spiristrutture autonome in E PERSINO IN GIAPPONE E IN COREA tosa il passaggio dall’ingrado di poter fare nuglese tie all’apotropaico napoletano tiè. Oppure meri importanti senza perdere le caratteristiche al modello “00tie” che nel cappuccio vede nascodell’artigianalità e del fatto a mano. Mi piacerebsto un taschino che può contenere una carta di be organizzare una rete di produzione che possa credito, utile per effettuare pagamenti contactsupportare la nostra volontà di entrare in merless direttamente dalla cravatta. Dietro le innocati come quello statunitense e sudamericano». vazioni griffate Ulturale c’è il fondatore dell’aPer diversi anni Vincenzo Ulturale ha visitato i zienda, Vincenzo Ulturale, che dall’85 esprime la padiglioni del Pitti Uomo, e da 7-8 stagioni è prepiù alta tradizione sartoriale italiana. Eppure se sente con un proprio stand: «La considero una la storia del brand non raggiunge i 35 anni, quelfiera strategica, la più frequentata da distributori la della famiglia affonda le radici in un passato e agenti, in grado di attirare operatori da tutto il
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mondo. La frequento da una vita, vent’anni fa era la più potente ma ancora adesso è del tutto valida, soprattutto per il settore classico. Da qualche anno abbiamo deciso di sviluppare e portare a Firenze alcune capsule collection, per dare alla stagionalità un carattere forte: accanto a una base di tessuti permanenti, evergreen, elaboriamo capsule specifiche per mercati particolari o con modelli peculiari per dare un’identità ben precisa alla nostra idea di stile. In fondo – aggiunge Vincenzo Ulturale – la cravatta resta un marchio imprescindibile per l’uomo elegante. Forse non tanto nel mass market, è vero, ma di sicuro nel campo del lusso rimane un must. Per chi vuole indossare questo accessorio, in altre parole, la soluzione artigianale resta la prima scelta». E anche quest’anno, al salone fiorentino della moda maschile Ulturale mette in mostra una collezione - interamente fatta a mano in Italia – che esprime straordinaria vivacità e dinamismo, grazie all’incontro di stili e gusti differenti, che trovano nella qualità dei tessuti e nella ricchezza dei dettagli l’espressione dell’eleganza sartoriale made in Italy. La nuova collezione omaggia la crescita di una realtà che negli ultimi cinque anni ha incrementato del 50% il proprio fatturato, vicino al traguardo dei due milioni. Attualmente Ulturale distribuisce le proprie cravatte, realizzate in fibre naturali di lana, cotone, sete sia stampate che jacquard di provenienza italiana, attraverso una rete di oltre cinquanta punti vendita in Italia e all’estero, monomarca e wholesale, oltre alla presenza sul mercato corporate B2B.
Il turismo d’alta gamma è un affare da «speed date» Quindici minuti per far incontrare travel agent e strutture e, al suono della campanella, si cambiano interlocutori. È la formula ideata da Carolina Perez per Duco, la manifestazione del turismo di qualità italiano di Germana Cabrelle
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endere il prodotto turistico Italia Il miracolo che le si attribuisce è quello di nel mondo attraverso le migliori aver adunato 148 alberghi italiani di altissistrutture ricettive e fare incontrare ma categoria e di aver fatto arrivare in Italia domanda e offerta con risultati assicurati in 145 buyer, travel agent da tutto il mercato termini di business da ambo le parti? Laddoanglofono: americani, inglesi, canadesi e auve in molti hanno provato ad elaborare una straliani, quelli che maggiormente veicolano equazione del genere senza esiti soddisfail Bel Paese nel target altospendente. centi, ci è riuscita con successo una donna «Gli alberghi li ho selezionati io stessa dopo di grande fascino e talento. Carolina Perez due anni di accurate ricerche da Nord a Sud (nella foto) è di origine brasiliana, con nonno – spiega Carolina Perez – poi ho organizzato spagnolo e nonna pugliese. questa serie di meeting B2B a Firenze, bariDal primo ha eredicentrica anche per gli tato il cognome, dalla DUCO TRAVEL SUMMIT HA PER PARTNER advisor, con due aero CATENE ALBERGHIERE DI LUSSO seconda l’amore per porti vicini». COME BELMOND, FOUR SEASON, RELAIS l’Italia. Due anni fa Il format di Duco è & CHATEAUX, SMALL LUXURY HOTELS Carolina Perez ha fonapprezzato per la fordato Duco Travel Summit, la manifestazione mula originale: la location degli incontri è del turismo di qualità italiano che ha come diversa ogni giorno e si svolge negli alberghi sponsor ufficiale Toscana Promozione Turie palazzi più belli di Firenze: dal Four Seastica e come co-partner le migliori collezioni sons al St Regis, da Villa San Michele a Palazdi alberghi: The Leading Hotels of the World, zo Gondi, dove anche i momenti conviviali Relais & Chateaux, Small Luxury Hotels of the diventano occasioni di approfondimento e World, Belmond, Four Seasons. affari. Ciascun tavolo degli appuntamenti Duco si è svolto i primi di aprile a Firenze ed è dedicato a due strutture e ogni 15 minuti è stato il tripudio del lusso. «Non mi piace la squilla la campana per cambiare interlocuparola lusso – corregge prontamente Carotori. I travel agent si avvicendano, i manager lina – perché è troppo inflazionata. Mi piace della migliore hotellerie scorrono le foto sul parlare di qualità, per far conoscere storia, tablet, illustrano la destinazione, lasciano bellezze e cibo dell’Italia, che sono particolari piccoli cadeaux: è tutto uno scambio di biper ogni regione». glietti da visita. Ma, soprattutto - e quello che
più conta - vi è un seguito concreto in termini di prenotazioni. «In Brasile mi occupavo di turismo a livello professionale, così ho creato una fiera internazionale per il mercato americano», racconta, «che dopo 5 anni ho venduto a Iltm (International Luxury Travel Market). Essendo da sempre innamorata dell’Italia, ho voluto organizzarla anche qui e da due anni Duco si tiene a Firenze, prima di Pasqua. Io ho abolito la parola “lusso”, per me esiste solo la qualità ed è su quella che investo: il turismo di qualità con i migliori alberghi d’Italia che incontrano agenti solo del mercato english speaking». La scelta della parola Duco? «Volevo una parola semplice e corta da dire e memorizzare. In latino “duco” significa condurre ed è la mission che mi sono proposta: condurre il mondo a vedere le bellezze dell’Italia, mettendo in luce l’eccellenza dell’ospitalità italiana ai più importanti consiglieri di viaggio del mondo». E la soddisfazione è alta, anche se Perez si dice «principalmente orgogliosa del carattere unico di Duco: un evento boutique, di nicchia che si concentra su una singola destinazione, l’Italia, esplorandola in profondità in ogni regione, mettendo in risalto il meglio di questo affascinante Paese. Che continua a ispirare e irradiare eleganza ed emozioni».
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MOBILITÀ, LA CARTA VINCENTE È QUELLA DI CREDITO Visa e Stanford University hanno studiato il comportamento di 19mila pendolari in 19 Paesi. Per scoprire che in Italia c’è un deficit culturale (e il record mondiale di prepagate perché non ci si fida della Rete) di Marco Scotti
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er conoscere il futuro della Terra territori coltivabili). Non è questa la sede per – senza addentrarsi nel tema del parlarne, ma è sicuro che il futuro non sarà cambiamento climatico e delle concosì tranquillo come avremmo sperato. L’Euseguenze, nefaste, ad esso collegate – basta ropa perderà quasi un centinaio di milioni di conoscere tre numeri: 7,6, 10, 2050. Sembraabitanti in mezzo secolo, mentre Africa e Asia no cifre gettate a caso ma non lo sono affatto. “esploderanno” letteralmente, aumentando il La prima, 7,6, riguarda gli abitanti attuali del numero di “inquilini” rispettivamente di mille pianeta che ci ospita. Dall’inizio del millene milleseicento milioni di unità. Tra i grandi nio gli inquilini della temi che si dovranno DAL PAGAMENTO DELLA SOSTA AL CAR Terra sono aumentati affrontare c’è anche il SHARING, E ORA ANCHE IL “TAP-IN di oltre un miliardo e tema della mobilità: TAP-OUT” IN METROPOLITANA: mezzo di unità. Tanto, oggi la popolazione LE CARTE SOSTITUISCONO I TICKET ma c’è di peggio. Entro mondiale si divide tra il 2050 (ecco la seconda cifra) la popolazione chi vive in aree rurali (45% del totale) e chi del globo lieviterà fino a raggiungere e supeinvece abita le città (55%). Nel 2050, sempre rare i 10 miliardi (ed ecco l’ultimo numero) secondo l’Onu, il rapporto si sbilancerà ultedi persone. Lo comunica un rapporto delle riormente verso le aree urbane, che saranno Nazioni Unite che va preso estremamente abitate dal 68% della popolazione mondiasul serio. Ci sarà un enorme problema di rile. Calcolatrice alla mano significa che poco sorse, ci saranno guerre, carestie, migrazioni, meno di 7 miliardi di persone (il 90% della fenomeni di “land-grabbing” (quello che la popolazione attuale) vivranno in città nel Cina sta compiendo in Africa per accaparrarsi 2050, con la creazione di gigantesche megalo-
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poli, soprattutto in Asia, da decine di milioni di abitanti. E quindi servirà strutturare un servizio di trasporto pubblico che impedisca alle aree urbane di venire letteralmente divorate da automobili e mezzi privati. Come? Hanno provato a rispondere a questa annosa domanda Visa e la Stanford University, che hanno realizzato uno studio congiunto – che ha coinvolto 19.000 pendolari in 19 Paesi diversi – per capire le esigenze e le necessità di un esercito silenzioso che ogni giorno si sposta dalla periferia verso il centro degli agglomerati urbani. Che c’entra Visa con la mobilità in città? In realtà moltissimo. L’azienda, leader di mercato per le carte di credito e di debito, sta mettendo a punto sistemi di pagamento variegati che possono venire incontro anche alle esigenze dei pendolari. Che però, soprattutto in Italia, stanno accusando lentezza nell’adozione per cia di un deficit culturale dei consumatori e per una certa resistenza delle istituzioni. «Quello che emerge dalla nostra survey – ci spiega Andrea Fiorentino, Head of
Products & Solutions South Europe di Visa – è che i pendolari sono sempre più in difficoltà e hanno visto peggiorare il servizio negli ultimi anni. Il tragitto casa-lavoro si compone di molti passaggi: prendere la macchina per arrivare in stazione, prendere il treno, prendere la metropolitana o i mezzi di superficie e così via. Abbiamo notato che motivo principale di preoccupazione è il parcheggio, seguito dalla possibilità di prendere la multa su un mezzo di trasporto. E questo perché ancora sono molto poche le soluzioni elettroniche offerte ai viaggiatori. Milano, con l’introduzione del cosiddetto “tap in – tap out” alle fermate della metropolitana (la “strisciata” della carta di credito ai tornelli delle stazioni della metro, ndr) ha fatto un balzo tecnologico notevole, e sta ora iniziando ad applicare questa modalità di pagamento anche ai parcheggi. Ma Milano è un caso molto avanzato, un’eccellenza in Europa che noi tendiamo a sottostimare. Le altre città, invece, sono ancora molto indietro e non riescono a competere con le metropoli continentali come Londra o Parigi». Secondo uno studio di Facile.it, in effetti, a Milano quasi un quarto degli utenti della metropolitana ha scelto di usare la propria carta di credito come sistema di pagamento invece del tradizionale biglietto. A Monza, sempre per restare in Lombardia, i parcheggi del cen-
ANDREA FIORENTINO
tro sono gestiti tramite una app che evita così la perniciosa (e spesso infruttuosa) caccia al “gratta e sosta” o alla macchinetta erogatrice dei ticket. Senza contare che spesso e volentieri le monetine in tasca non sono abbastanza e il pericolo multa è subito dietro l’angolo. In realtà il tema della digitalizzazione dei pagamenti è un argomento di enorme attualità che riguarda, a cascata, tutti gli aspetti della nostra vita quotidiana. L’Italia, nonostante un’inversione di tendenza nell’ultimo periodo, è ancora agli ultimi posti in Europa per quanto riguarda l’adozione dei sistemi più tecnologicamente avanzati. Perché? Perché permangono resistenze di fondo che sono difficili da scardinare. Ma per Fiorentino il modo c’è, eccome: «Finora, in Italia, la paura di furti e clonazioni di carte hanno prevalso sulla praticità. Ma i millennials stanno ormai prendendo piede, soppiantando progressivamente i baby boomers. E con loro stanno anche cambiando le preoccupazioni. Oggi c’è una maggiore capacità di impiego delle nuove tecnologie e, di conseguenza, una maggiore attitudine a impiegarle anche per le transazioni. Anche perché uno smartphone con il riconoscimento biometrico è indubbiamente più sicuro di qualsiasi altro sistema. Però c’è ancora tanto
da fare: basta pensare che non esiste, al mondo, un mercato sviluppato come quello italiano delle carte prepagate. Perché gli acquisti su internet si vogliono fare per ragioni di comodità e di risparmio, ma non si vuole rischiare troppo. E poi ci sono i nuovi soggetti fintech che stanno prendendo piede lavorando di sponda con le banche». Le nuove tecnologie, poi, possono essere salvifiche sia per quanto concerne i sistemi di pagamento, sia per la gestione della mobilità in futuro. Intelligenza artificiale, machine learning, big data sono tutte parti dello stesso concetto: un sistema di fruizione efficace del trasporto urbano non può prescindere da una gestione corretta della filiera dei pagamenti. Per questo, immaginare ad esempio che l’impiego della carta di credito per pagare i biglietti della metropolitana o del treno non è più soltanto un concetto comodo, ma anche utile, perché permette di aggregare grandi moli di dati e offrire alla cittadinanza il miglior servizio possibile, potenziando i mezzi nelle ore di punta, aumentando i parcheggi, impiegando il Gps per localizzare le persone e migliorare il sistema dei trasporti. «Sono LA PAURA DI FURTI E CLONAZIONI PREVALGONO SULLA PRATICITÀ MA I GIOVANI HANNO DIMESTICHEZZA CON I PAGAMENTI DIGITALI
anni – conclude Fiorentino – che stiamo investendo in data analytics. Siamo il sistema di pagamento più grande del mondo, possiamo contare sulla base dati più sviluppata. E siamo anche molto sicuri, visto che oltretutto rimborsiamo i nostri clienti in caso di transazioni fraudolente. Il nostro sistema, che si basa sul machine learning, dà una serie di “pagelle” alle diverse transazioni in modo da classificarle in base alla eventuale pericolosità o alla frequenza con cui viene effettuato un acquisto. Oggi il nostro sistema chiede l’autorizzazione del 100% delle transazioni e-commerce, l’obiettivo invece è arrivare al 2%. Infine, abbiamo anche iniziato a lavorare sulla blockchain, con b2bconnect, un prodotto che permette trasferimenti in tempo reale tra provider e supplier per le lettere di credito».
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DOMANDE&OFFERTE
Cordusio, the place to be (anche per i cinesi) Fosun International alza il sipario sul progetto di riqualificazione dell’ex palazzo del Credito Italiano, che ospiterà negozi, uffici e strutture per il tempo libero. E diventerà The Medelan, il nome celtico di Milano di Marina Marinetti
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he place to be non è solo un modo di dire: è una fenomenale calamita di business. Così, a Milano il place to be è diventato piazza Cordusio. Qui si sta concentrando il fuoco incrociato dei più importanti fondi di investimento, che stanno letteralmente cambiando la pelle della piazza, da crocevia finanziario a centro del lifestyle. Da Starbucks nell’ex palazzo delle Poste, di proprietà di Blackstone, a Uniqlo, che in autunno debutterà nell’edificio di Hines. E ora, a ridisegnare la piazza, si aggiunge Fidelidade, la più grande compagnia assicurativa portoghese (con un ramo immobiliare che nel mondo gestisce proprietà 2,2 miliardi di euro), controllata da Fosun International Limited (93,1 miliardi di dollari in patrimonio), con il suo progetto da 100 milioni di euro per la riqualificazione dell’ex palazzo del Credito Italiano che ha acqustato da DeaCapital (oggi IdeA Fimit, 9,5 miliardi di euro in gestione con 47 fondi immobiliari) nel 2015 per 344 milioni di euro, conferendolo al Fondo Broggi, gestito da DeA Capital Real Estate sgr. Per farne cosa? Dalla riqualificazione (che verrà eseguita con Genius Loci Architet-
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tura) nascerà The Medelan (dal primo nome di Milano, risalente ai celti, 590 a.c.), un complesso esclusivo a uso misto, che integrerà gli elementi architettonici storici dell’edificio con elementi moderni, innovativi ed ecosostenibili e che ospiterà spazi per negozi, uffici e strutture per il tempo libero. In particolare, i piani dall’interrato al primo (circa 12.000 metri quadrati) saranno riservati ai negozi; i piani dal secondo LA RISTRUTTURAZIONE COSTERÀ 100 MILIONI DI EURO E RESTITUIRÀ ALLE FACCIATE LE CARATTERISTICHE STORICHE RINNOVANDO GLI INTERNI
al quinto (oltre 20.000 metri quadrati) saranno dedicati agli uffici di nuova concezione; il sesto piano (circa 2.000 metri quadrati parzialmente coperti) ospiterà invece un ristorante glamour e innovativo, con terrazza e vista unica sulla città. Gli spazi rimanenti saranno invece adibiti a parcheggi, ai locali di servizio, ai magazzini e ai giardini interni del palazzo. «The Medelan è uno dei progetti più rilevanti in corso di realizzazione nel centro di Milano, sia per quanto riguarda gli economics, sia per l’im-
patto sull’intera area urbana circostante Piazza Cordusio, uno dei luoghi più emblematici del cambiamento di Milano in questi ultimi anni», spiega Pietro Clemente, Executive director asset management di Fosun Hive Italia: «Quello che stiamo portando avanti è un intervento di vero e proprio placemaking che restituirà alla città un intero isolato le cui stratificazioni sono la storia stessa di Milano, dai primi insediamenti celtici fino alla storia della finanza e dell’imprenditoria italiana. Riportare questo isolato ad uno splendore in fondo abbastanza recente è una sfida che il gruppo Fosun è orgoglioso di portare avanti, miscelando l’attenzione alla tradizione locale con la spinta all’innovazione». La ristrutturazione preserverà le facciate degli edifici con le loro caratteristiche originali, ma all’interno vrranno utilizzate le tecnologie e i materiali più avanzati secondo i più elevati standard certificati Leed-Platinum. A regìme The Medelan ospiterà circa 2.000 lavoratori complessivi in una posizione, quella di Piazza Cordusio, fra le più attive e frequentate della città con più di 20 milioni di visitatori all’anno.
DOMANDE&OFFERTE
CLIMA, IL CHIEF RESILIENCE OFFICER CI SALVERÀ Il Comune di Milano ha nominato un manager per affrontare la sfida della decarbonizzazione. Si chiama Piero Pelizzaro, guadagnerà 190mila euro in due anni e il suo compenso sarà coperto dalla Fondazione Rockfeller di Antonio Nascimbeni
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acile parlare di global warming, di necessità di decarbonizzare e di un pianeta che rischia di aver già superato il punto di non ritorno: ma che cosa stiamo facendo attivamente per evitare che questo scenario catastrofico si verifichi? Milano ha una possibile risposta. Non sarà l’unica, non sarà la migliore e neanche la più efficace. Ma è una riposta. E di questi tempi non è male. L’ha realizzata grazie al contributo della Fondazione Rockfeller – e i puristi che vogliono scandalizzarsi per l’intervento dell’epitome del capitalismo moderno si accomodino – che ha stanziato nel 2012 164 milioni di dollari per 100 città nel mondo, per promuovere progetti di “resilienza urbana”. Tradotto: individuare soluzioni in grado di fare fronte a possibili crisi fisiche e naturali, come incendi, esondazioni, scarsità d’acqua, caldo estremo, ma anche trovare risposte innovative ai temi sociali del 21° secolo come la povertà e la disoccupazione. Dici poco… Milano ha aderito al progetto nominando, alla fine del 2017, un Cro, un chief resilience officer che risponde al nome di Piero Pelizzaro, il
quale aveva già coordinato il progetto H2020 Lighthouse Sharing Cities nel capoluogo lombardo, che ha in programma di trasformare il quartiere di Porta Romana in un distretto altamente innovativo entro la fine del prossimo anno. Pelizzaro, 36 anni, ha siglato un contratto di almeno due anni per una retribuzione complessiva tra gli 80 e i 110mila euro. I suoi emolumenti saranno interamente garantiti dalla Fondazione Rockfeller, mentre l’Amministrazione meneghina si occuperà di pagare gli stipendi delle altre figure professionali che risponderanno direttamente a Pelizzaro. Il Cro, infatti, guida una squadra composta da altre quattro persone e che risponde direttamente all’Assessorato all’Urbanistica, Verde e Agricoltura, in capo a Pierfrancesco Maran. Ma il Cro, almeno per il momento, opera con una parziale assenza di quadro normativo di riferimento, rifacendosi alla Legge 1/2018 della riforma della Protezione Civile. Inoltre, oggi Pelizzaro è una sorta di “panda” in Italia: c’erano due chief resilience officer (l’altro era a Roma), ma poi la giunta con l’avvicendamento Raggi-Marino ha cambiato strate-
gia e oggi è rimasto solo il Cro meneghino. «Oggi – ci spiega Pelizzaro– ci troviamo in uno scenario completamente diverso da quello del recente passato: fino al 2012 i costi di ricostruzione dei danni provocati dal cambiamento climatico erano inferiori a quelli di prevenzione. Lo scenario è cambiato rapidamente e oggi mettere in campo iniziative che anticipino gli eventi invece che subirli è non soltanto necessario, ma anche vantaggioso dal punto di vista economico. Per quanto riguarda Milano, quindi, la prima frase che viene in mente è “decarbonizzazione”, una necessità che stiamo portando avanti sia per quanto concerne la mobilità, sia per quanto riguarda l’approvvigionamento energetico. Ad esempio stiamo studiando un piano congiunto con Torino e Genova per migliorare la gestione delle merci, visto che il 40% del totale proviene dal famoso “triangolo industriale”». Anche le aziende municipalizzate sono coinvolte dal grande progetto di trasformazione del tessuto imprenditoriale della città. Ad esempio, Unareti, che gestisce la distribuzione di gas ed elettricità, ha avviato un piano di resilienza della rete elettrica «per via delle estati sempre più calde – continua Pelizzari – in cui le interruzioni del servizio hanno superato il limite di guardia stabilito dall’Autorità per l’Energia. In questo caso, invece che programmare interventi straordinari e costosi, Unareti ha programmato manutenzioni con tecnologie innovative che garantiscono la riduzione delle interruzioni». Ancora: dire che a Milano d’estate faccia caldo può sembrare un’ovvietà. In realtà, conclude il Cro del capoluogo, «c’è stato un aumento delle temperature di oltre 2° C negli ultimi anni e in estate abbiamo superato i 27° C di temperatura media per più di due settimane. Per questo dobbiamo studiare il meteo e lo stiamo facendo insieme ad Arpa».
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VITA DA MANAGER Perché imprenditori e manager sono spesso anche praticanti di discipline come canoa, ciclismo, alpinismo, atletica? Non solo perché lo sport fa bene al corpo (e alla mente): l’impegno in campo (e non solo da calcio) aiuta l’impegno sul lavoro. Superare le sfide, porsi obiettivi, seguire con disciplina i propri impegni sono caratteristiche comuni allo sport e al business. Perché è tutta questione, appunto, di “alzare l’asticella”.
134 CHANGE ABILITY CAMBIARE L’AZIENDA È COME SCALARE IL MONTE BIANCO
OBIETTIVI E PROGRAMMAZIONE LO SPORT COME IL BUSINESS Appuntamento a Torino dal 26 luglio al 4 agosto per gli European Master Games dedicati agli atleti over 30. Inclusi imprenditori e manager che si sfideranno tra canoa, bici, calcio, atletica e nuoto di Riccardo Venturi
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iù di quindicimila atleti non più racomitato organizzatore dei Masters Games, gazzi, dai trentenni agli ultra ottanta«per questa nuova edizione dei giochi, che cinquenni, appassionati di trentuno attirano atleti non solo europei, basti pensare sport, dalla canoa alla bicicletta, dall’atletica che ad oggi la maggior parte delle iscrizioni al nuoto, dal sollevamento pesi al calcio, si proviene da Australia, Nuova Zelanda, Stati apprestano a invadere (pacificamente) il PieUniti, Brasile e Sud Africa, vogliamo replicare monte: dal 26 luglio al 4 agosto sono in proe superare il successo ottenuto 5 anni fa». Tra gramma gli European Masters Games Torino le migliaia di partecipanti ci saranno anche 2019, grande evento tanti imprenditori e I WORLD MASTER GAMES DEL 2013 dedicato agli atleti dirigenti, che sono tra AVEVANO PORTATO A TORINO over 30 organizzato i più accaniti sportivi PIÙ DI 15MILA ATLETI E 20MILA da Città di Torino, Redopo i trent’anni, in ACCOMPAGNATORI DA 107 NAZIONI gione Piemonte, Città Italia come all’estero. Metropolitana, Camera di Commercio e Inter«Lo sport, e in particolare la corsa, richiede national Masters Games Association, con gare di darsi una serie di obiettivi e con disciplina nel capoluogo piemontese e in 15 comuni delraggiungerli» dice Fabio Pagliara, segretario le province di Torino, Novara e Vercelli. «Con generale della Fidal, Federazione italiana di i World Masters Games del 2013 avevamo atletica leggera, «disciplina, metodo e proportato a Torino più di 15mila atleti, e 20mila grammazione per centrare l’obiettivo sono accompagnatori provenienti da 107 naziocaratteristiche tipiche dei ruoli direttivi, fonni» dice Fabrizio Benintendi, presidente del damentali per chi fa running e maratona: non
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VITA DA MANAGER
A destra, Matteo Marzotto
interessa tanto arrivare undicesimi o quarti, ma arrivare, e la sfida con se stessi che questo comporta». E il 75% dei runner ritiene che la corsa migliori le sue performance lavorative. Tra gli imprenditori sportivi più conosciuti c’è Matteo Marzotto, innamorato della bicicletta: «sono un grande appassionato da decenni» racconta Marzotto, «prima la utilizzavo come strumento di preparazione per un altro sport legato alla resistenza, il motocross, poi è diventato il mio sport prediletto. Ho pedalato in luoghi magnifici, in Australia, Sudafrica, Europa: si può praticare la biciletta nei più bei luoghi del mondo. Ho visto che molti grandi manager e imprenditori si cimentano con la bici, c’è una grande accelerazione iniziale e poi un filtro dopo il quale rimangono pochi veri appassionati, che magari macinano migliaia di chilometri: è uno sport che richiede tempo, rigore e dedizione». La bicicletta insomma fa selezione tra gli imprenditori come Fausto Coppi sul Tourmalet, e in questo assomiglia al mercato. «Per gli appassionati la bici in questi ultimi anni non è più solo un mezzo per fare sport» osserva Marzotto, «è diventata uno stile di vita, lo si vede anche dalla valutazione delle aziende del comparto. Entra nella
presidente della Federazione italiana canoa kayak e vicepresidente del Coni, «un amico mi ha detto: per poter pensare agli altri tutto il giorno devo pensare a me stesso un’oretta al giorno, quando vado in canoa mi riesce tutto bene. La canoa ti dà la possibilità di isolarti da tutto il resto, in bicicletta puoi avere il telefonino attaccato, in canoa no, la pagaia la devi sempre utilizzare con entrambe le mani… Quindi ha una funzione importante contro lo stress: quando scendo dalla canoa sono completamente rilassato e pronto a godermi un vita, ti sta un po’ sotto la pelle. Non mi riferisco bel piatto di pastasciutta guadagnato, senza solo alla parte competitiva: andare in bici aiuavere rimorsi». Canoa e kayak sono sport parta a conoscersi meglio, si può stare un po’ soli ticolarmente indicati anche per chi non è più con se stessi, ma è uno dei pochissimi sport giovanissimo: «Sul Tevere vengono tutti i giorche si possono fare sia soli che in compagnia ni anche diversi novantenni» assicura Buonin modo ugualmente figlio, «la canoa è uno MATTEO MARZOTTO: «MOLTI qualitativo». Un altro dei pochi sport non GRANDI MANAGER SI CIMENTANO sport praticato da CON LA BICI.È UNO SPORT CHE RICHIEDE traumatici. Consente a tanti imprenditori che ognuno di mantenere TEMPO, RIGORE E DEDIZIONE» sarà protagonista agli la propria andatura, European Master Games è la canoa. «Durante aiuta gli uomini a smaltire l’eventuale pancia, la pausa pranzo sul Tevere a Roma, sull’Arno a medio ritmo assicura benefici cardiovascoa Firenze, all’Idroscalo a Milano trovi tantislari». C’è poi l’aspetto della bellezza dell’amsimi imprenditori e dirigenti che pagaiano» biente: «Il lago di Candia, dove si svolgerà una dice Luciano Buonfiglio, ex canoista olimpico, gara degli European Master Games, così come Castelgandolfo e lo stesso Idroscalo, sono luoghi bellissimi dove trovi l’armonia del contatCORRERE ALL’ARIA APERTA? LO FA QUASI UN ITALIANO SU DUE to con la natura» aggiunge il presidente della (sondaggio dell’Istituto Piepoli per conto di Fidal) Federazione italiana canoa kayak, «il ministero dell’Ambiente ci ha nominati sentinella delle acque, a noi master è piaciuto tantissimo, Tutti i giorni 6% siamo impegnati a trasmettere questa cultura ai più giovani». Lo sport più praticato rimane 2-3 volte alla settimana 17% la corsa, il che genera un business dai numeri importanti: «Gli italiani che corrono sono 1 volta alla settimana 14% circa 7 milioni» dice Pagliara, «non tutti gareggiano, tanti corrono per sentirsi liberi. Ma 2-3 volte al mese 7% in media spendono comunque oltre duemila euro l’anno, per uno o due paia di scarpe e non solo. Soldi ben spesi: un euro investito in salu1 volta al mese 3% te fa risparmiare 3 euro al Sistema sanitario».
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VITA DA MANAGER
CAMBIARE L’AZIENDA È COME SCALARE UNA MONTAGNA La change ability è il perno intorno a cui ruota la flessibilità aziendale. Così la società di consulenza Methodos, per cambiare il mindset dei suoi collaboratori, ha deciso di portarli in vetta al Monte Bianco di Ilaria Cazziol
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ambiare è la più grande sfida per le aziende. Ma è anche la parola d’ordine per avere successo nel nostro tempo, fatto di velocità e innovazione costante: occorre accettare il cambiamento e farne il proprio punto di forza. Attenzione, però: se pensate di avere la flessibilità necessaria ad adattarsi, ma non avete mai fatto nulla per confermarlo, potreste essere a rischio di rigidità. Perché la change-ability è un muscolo che va allenato gradualmente e in maniera costante per poter sprigionare tutta la sua forza quando necessario. Almeno, questa è la visione di Methodos, che non per niente si definisce “la Change nanagement company”: una società di consulenza che da 40 anni ha fatto della gestione del cambiamento, appunto, la sua vocazione. Strategie di cambiamento culturale, smart-working, employee engagement, modelli di leadership innovativi, pensiero integrato e stakeholder engagement: Methodos muove tutte le leve organizzative per traspor-
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tare i propri clienti da una sponda all’altra dei grandi fiumi del cambiamento. Da Amplifon a Magneti Marelli, da Fca a Danieli, da Lavazza a Crédit Agricole, ma anche Oxfam e International Association for the Study of Lung Cancer hanno capito che il cambiamento continuo è una necessità, non un’optional, per restare competitivi. Un approccio che Methodos non poteva non applicare anche su se stessa. E che per dimostrare la propria “change-ability” ha deciso di scalare il Tetto d’Europa. Il progetto inizia dal nome evocativo: M4810, come la sua iniziale e i metri di difficoltà che dovrà affrontare. «Alla convention 2015 sulla vision 2020 abbiamo lanciato una grande sfida per tutti noi», spiega Filippo Muzi Falconi, ceo di Methodos Group: «Gli obiettivi quinquennali prevedevano di triplicare la crescita di fatturato, crescere a livello internazionale, rafforzare la nostra posizione nel cultural change management, sviluppare sistemi innovativi digitali per accompagnare le trasformazioni. Non sapevamo,
allora, esattamente come avremmo potuto fare un salto così grande, ma eravamo certi di una cosa: sicuramente non ci saremmo riusciti facendo ciò che abbiamo sempre fatto. Il cambiamento continuo è una condizione essenziale per le aziende di successo, che altrimenti vengono fagocitate dalle trasformazioni del mercato. Proprio noi che lo professiamo non potevamo esserne esenti. Così, nel 2017, per accelerare ulteriormente il passo del cambiamento che avevamo, è nata l’idea di M4810. Andare oltre i confini, seppur già ampi, che ci eravamo fissati: una strada diversa per allenarci a pensare e ad agire in grande». Il viaggio alpinistico è la dimensione dentro la quale Methodos ha scelto di affrontare una sfida fuori dalla propria area di comfort, per guidare l’organizzazione nel suo più grande salto di mindset, in situazioni di forte complessità favorevoli e sfavorevoli. Si tratta di sviluppare quello che Methodos definisce un Winning Mindset: nel lavoro come nell’approccio alla montagna, affrontare un percorso di crescita delle proprie ambizioni e di scoperta del proprio potenziale. Un percorso che, in montagna, si sviluppa nel corso di due anni, fino all’ascesa al Monte Bianco nel 2020. Tutti i componenti dell’azienda, più di 50 persone, sono sttai invitati a partecipare al progetto, con un impegno su diversi fronti: in primo luogo prendere confidenza con l’ambiente della montagna, superare i primi ostacoli psicofisici della preparazione, lavorare per migliorare il proprio allenamento fisico, controllare la propria alimentazione; poi entrare nel vivo esercitandosi con uscite mensili di gruppo in montagna, apprendere le tecniche dell’alpinismo e superare i propri limiti del passato. Il tutto in maniera consapevole e graduale. Ma il progetto prevede anche un forte impegno nell’organizzazione della macchina operativa,
dall’organizzazione della Red Week, un’intera settimana dedicata al progetto che si tiene a giugno, alle partnership. Tra di esse, quella con il Wwf il cui ruolo è molto importante per l’azienda e per la montagna in generale. «Siamo molto orgogliosi di essere riusciti a coinvolgere il Wwf Oasi in questo progetto, perché crediamo che sia un interlocutore fondamentale, che possa aiutarci a conoscere e valorizzare l’aspetto naturalistico di questa esperienza», spiega Giulio Gallana, managing partner di Methodos Italia. «Abbiamo deciso di costruire insieme delle attività di ricerca in montagna, che potranno essere svolte attraverso le diverse tappe della spedizione, e di supportare campagne di sensibilizzazione e di comunicazione esterna anche attraverso la realizzazione di attività nelle Oasi; un percorso che ci permetterà di accompagnare il Wwf fino al 2020, anno clou per la sfida del cambiamento climatico». Il team ha già affrontato trekking sul Monte Disgrazia, Monte Fallère e Passo del Sempione, e le prossime sfide prevedono di salire ulteriormente di quota e affrontare il Petit Mont Blanc (3.400 metri), il ghiacciaio della Vallee Blanche (3.800 metri), per poi passare i 4.000 metri con il Monte Rosa e il Gran Paradiso. Una sfida ambiziosa, che sta dimostrando tutta la sua complessità ad ogni uscita, proprio dal punto di vista del mindset. I consulenti di Methodos sono un gruppo co-
eso e affiatato nel lavoro, che però ha passi e abilità diverse in montagna, nonché diverse propensioni ad un cambiamento così grande. Una sfida che sta stimolando ogni partecipante della spedizione a un lavoro su sé stesso e sulla propria capacità di crescere in team e cambiare. Ad ogni passo, ad ogni uscita, si analizza il risultato ottenuto, lo si misura con gli obiettivi della spedizione e, dove non c’è corrispondenza, si cambia. Un processo di implementazione e analisi dei risultati tipico del Change Management. «Ad ogni uscita in montagna ci scontriamo con le difficoltà che ogni giorno aiutiamo i
AFFRONTARE UNA SFIDA FUORI DALLA PROPRIA AREA DI COMFORT AIUTA A SVILUPPARE QUELLO CHE VIENE DEFINITO UN “WINNING MINDSET”
nostri clienti a superare», ci racconta Alessio Vaccarezza, ceo di Methodos Italia. «È davvero un’esperienza di change management fuor di metafora straordinaria, che sta cambiando il nostro modo di essere un gruppo, ci sta insegnando tanto e mettendo alla prova. Era importante progettare un percorso di lunga durata: se avessimo deciso di farlo dall’oggi al domani, sarebbe stato vissuto solo come uno sforzo impossibile. Ma con una preparazione di due anni, ad ogni tappa possiamo imparare qualcosa e migliorarci. Per questo abbiamo deciso di creare un percorso ispirato a M4810,
accessibile anche ai nostri clienti: perché la nostra sfida non è solo nostra, diventa anche quella di tutti coloro che vogliono andare oltre, utilizzando l’approccio esperienziale per sperimentare e sperimentarsi». Un progetto unico, che ha trovato il favore e il supporto di tanti interlocutori di tutto rispetto: dalle Guide Alpine di Courmayeur al Cai di Milano, che accompagneranno il gruppo verso la meta, e che di settimana in settimana supportano il cambiamento del team con lezioni e insegnamenti pratici sulle competenze utili in montagna. All’impresa partecipa anche Garmin, con i suoi device evolutissimi per la misurazione di tutti i parametri fisici e la registrazione delle attività di preparazione, che sono stati messi a disposizione del team per monitorare il cambiamento anche da un punto di vista fisico. Tra i partner figura anche l’Istituto di Medicina dello Sport di Milano e le palestre GetFit, che contribuiranno all’allenamento e alla cura dei consulenti-novelli atleti, mentre la fondazione LiHS (leadership in safety) che si occupa di cambiamento culturale in ottica di sicurezza e salute, darà visibilità al progetto nella propria piattaforma (Italia Loves Safety). Infine, i fondatori di ViaggioSoloAndata.it, che sono stati coinvolti per dare voce con immagini e testi al progetto, seguendolo ad ogni passo per dare vita alla comunicazione della spedizione sul blog.
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PIACERI Volersi bene, trattarsi meglio: concedersi pause piacevoli, approfondire temi sfiziosi, fare una gita, provare nuovi sapori. E sognare un’auto nuova. Perché il dovere è dovere, ma il piacere, come sosteneva Oscar Wilde, «niente è più necessario del superfluo».
141 AUTO QUANDO LA STATION WAGON ESCE FUORI DAGLI SCHEMI
144 FOOD IL MARE MIGLIORE È NEL CUORE DI MILANO
146 LE RAGIONI DEL GOSSIP
LA LOTTA NELL’ARENA DELL’ASTA RENDE IL GIOIELLO PIÙ PREZIOSO Dietro le quinte delle aste di Faraone, casa storica (fondata nel 1860) che da sempre tratta preziosi che hanno sempre una storia alle spalle. Che raggiungono quotazioni record, multipli della valutazione iniziale di Chiara Volonté
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i dice che un diamante sia per sem«Ci occupiamo solo di preziosi esclusivi, che pre, ma non ditelo a Faraone Casa abbiano un quid che li differenzi da quanto si d’Aste, che proprio grazie ai preziosi trova abitualmente sul mercato. Ricerchiamo si è affermato come uno dei protagonisti del – aggiunge la numero uno di Faraone – una settore, dopo la fondazione nel 1860. «Il pezzo lavorazione particolare di una certa epoca, più caro mai battuto durante un nostro evengemme dalle caratteristiche uniche, diamanti to – ci spiega Vittoria Bianchi (nella foto della over-size o purissimi, perle naturali, orologi pagina seguente), ceo di Faraone Gioielli e di quasi introvabili o provenienti da collezionisti. Casa d’Aste – è stato Ma oltre a questi capoIL PEZZO PIÙ CARO MAI BATTUTO un anello in platino lavori, durante i nostri con zaffiro Kashmir È UN ANELLO IN PLATINO CON ZAFFIRO eventi vengono battuti KASHMIR TAGLIO CUSCINO DA 9 CARATI, taglio cuscino del peso gioielli anche di minor VENDUTO A 545MILA EURO di circa 9 carati, che è valore, ma sempre oristato venduto a 545 mila euro, mentre la stima ginali. In questo modo anche i privati possono era di soli 100 mila. Questo prezioso è stato ogfare il loro affare, e aggiudicarsi dei pezzi rari getto di una lunga battaglia a suon di rilanci da che difficilmente potrebbero trovare sul merparte di dodici offerenti stranieri. Anche un filo cato». composto da cinquantasette perle naturali è L’azienda oggi non si limita più alla vendita dei stato conteso in una gara tra due pretendenti: propri articoli, ma propone anche un servizio alla fine è stato battuto a 105 mila euro, mendi aste. «Questo nuovo ramo della società è tre il valore di stima era di 20 mila». nato da una specifica analisi della tendenza
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del trend nell’utilizzo dei preziosi – prosegue Bianchi – Le occasioni per indossare gioielli di una certa importanza sono oggi ormai rare. È così che le parure delle nostre nonne sono uscite di scena. Perché non venderle a chi darebbe loro una nuova vita, o trasformarle in qualcosa di più portabile? Alla nostra clientela non solo proponiamo la vendita all’incanto, ma anche la permuta del gioiello con una versione più attuale e l’acquisto diretto da parte della maison». Da sempre amatissima da star internazionali del calibro di Maria Callas e Ava Gardner, e da casate nobiliari come la famiglia reale Monegasca, grazie alle aste «la società – ci racconta Vittoria Bianchi - ora vanta un parterre molto variegato, composto da collezionisti, privati e commercianti, italiani e stranieri. Siamo molto soddisfatti perché stiamo registrando un’affluenza davvero inaspettata, quasi triplicata rispetto alle precedenti edizioni e con numerosi rilanci. Ciò significa che i nostri eventi sono diventati un appuntamento imperdibile non solamente per gli esperti del settore». E con un nome così storico, il brand riceve moltissime richieste per la valutazione di oggetti di diverso tipo. Il momento della scelta dei pezzi è estremamente delicato, perciò Faraone si avvale di un team di esperti, che «compie un’attenta analisi per determinare, in primo luogo, l’autenticità di ogni articolo. Si tratta di un controllo che coinvolge ogni dettaglio:
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vengono esaminate le firme, che devono essere originali, e viene analizzata la congruenza tra le pietre e il loro certificato, ove presente – ci spiega il ceo della maison - Qualora le gemme non fossero garantite, ci operiamo per ottenerne la certificazione più adatta. Successivamente, verifichiamo che siano naturali e appuriamo il titolo dell’oro o degli altri metalli. Per quanto riguarda gli orologi da polso, ci accertiamo dell’originalità di ogni componente e controlliamo se sono state apportate modifiche». Constatata l’autenticità degli articoli, il team
effettua «un’attenta selezione sui gioielli e gli orologi, scegliendo solamente quelli altamente ricercati e desiderabili – afferma Vittoria Bianchi – È inoltre indispensabile che i pezzi vantino uno stato di conservazione impeccabile e manifatture eccelse. Sicuramente di nostro gradimento sono i gioielli con gemme oggi considerate introvabili, come gli zaffiri Kashmir e gli smeraldi colombiani. E poi ovviamente i diamanti e i fili di perle naturali. Lo stesso discorso vale per gli orologi: nel processo di scelta favoriamo pezzi del ventesimo secolo, tra cui non possono mancare brand prestigiosi come Rolex e Patek Philippe, insieme a marchi magari meno noti ai più ma sicuramente di nicchia». Ma i pezzi proposti da Faraone Casa d’Aste non sono solo belli, spesso hanno anche un trascorso “di sangue blu”: «Un articolo curioso, data la sua storia che narra appartenesse alla Regina d’Italia Margherita di Savoia, era costituito da una parure aggiudicata per 185 mila euro. E – aggiunge il Ceo - sempre per diversificare la nostra offerta, abbiamo cominciato ad inserire dei lotti particolari, quali gioielli disegnati da artisti del calibro di Arnaldo Pomodoro e Agenore Fabbri, oltre a due sculture del primo battuti lo scorso novembre». Proprio per valorizzare ogni singolo articolo, Faraone durante il suo ultimo evento, andato in scena il sei maggio scorso a Milano, ha organizzato due aste distinte, la prima per i gioielli e la seconda per gli orologi. «In tutto – conclude Vittoria Bianchi - sono passati sotto al martello del banditore oltre trecentoventi lotti, quindi abbiamo proposto un’offerta molto variegata ad un pubblico principalmente composto da collezionisti e commercianti italiani e stranieri». Gioielli e orologi ai quali si è affiancata una serie di pezzi di fine argenteria Faraone e non, e di borse di marchi iconici e intramontabili come Hermes e Cartier. Acquistare a un’asta, peraltro, è molto più semplice di quanto si pensi. Infatti, Faraone richiede una carta di credito a garanzia sulla quale verrà chiesta un’autorizzazione del 20% in caso di aggiudicazione. Un diamante… è fino al miglior offerente!
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Quando la station wagon esce fuori dagli schemi Gran classe e praticità, ma anche soluzioni innovative: è la cifra stilistica della Mercedes E400. Che, al di là dell’eleganza, offre spazio e sistemi di assistenza all’avanguardia. Con un colpo d’occhio di tutto rispetto di Franco Oppedisano
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na vera signora, con una gran clase che, volendo, si possono abbassare i sedili se e aspetto un molto elegante. posteriori “imbarcando” oggetti alti quanto Ma sotto il vestito della Mercedes una porta. Ma sarebbe inutile. Nessuno la E400 c’è ancora di più. Gli interni sono cucompra per fare un trasloco. La si compra ratissimi. Pelle, legno per portare in giro, e alluminio si spremagari, tre o quattro CON 1.800 LITRI DI BAGAGLIAIO SI PUÒ cano. Niente di esasacche da golf senza FARE PERSINO UN TRASLOCO. MEGLIO PERÒ UTILIZZARLI PER PORTARE gerato, di pacchiano. fare nessuna fatica Tutta sostanza che si IN VACANZA QUATTRO SACCHE DA GOLF ed evitando manopercepisce appena al volante. E aria. perché vre alla tetris nel bagagliaio. E soprattutto la versione station vagon è l’auto di fascia per la sua linea, per l’dea di sicurezza e di alta che offre la maggior quantità di spazio robustezza che trasmette. E anche un po’ sia all’interno che nel bagagliaio. Potremper distinguersi uscendo dagli schemi che mo dire che ha oltre 1800 litri di bagaglio oggi vanno per la maggiore e che sono ben
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rappresentati dall’esplosione delle vendite critiche e predispone guidatore e passeggedei suv. Dal punto di vista estetico, infatti, ro a un possibile impatto riducendo i rischi non c’è partita. Come spazio neanche, mendi lesioni. Di tutta questa tecnologia vedrete tre dal punto di vista tecnologico la partita poco o niente, mentre sarà impossibile non non potrebbe che finire alla pari, visto che notare lo schermo largo quasi quattro spanalla Mercedes E400 ne che comprende il non manca proprio SUL CRUSCOTTO UNO SCHERMO LUNGO classico cruscotto in QUASI QUATTRO SPANNE OFFRE nulla. Dal sistema di versione elettronica e AL CONDUCENTE IL CONTROLLO assistenza attivo alla il centro di controllo ANCHE DELL’ENTERTAINMENT regolazione della dicon i sistemi di nastanza che aiuta nei lunghi spostamenti e vigazione, telefono, audio, video o Internet nel traffico stop-and-go, ai sensori e alla te(a vettura ferma) e i servizi Mercedes Me lecamera che calcolano la distanza tra l’auto, Connect di impostazione dell’auto, monitole vetture intorno, i pedoni e gli oggetti fissi raggio, servizi di navigazione e di concierge. frenando in caso di necessità. C’è persino un Il tutto attivabile, semplicemente e in totale sistema che riconosce le possibili situazioni sicurezza, con la voce.
IL BAULE DIVENTA UN SUCCEDANEO DELLA PORTINERIA Se non avete un servizio di portineria a disposizione e fate acquisti su internet, questa è un’idea che vi piacerà. Skoda Auto DigiLab sta testando una soluzione sicura e pratica per tutti coloro che sono stanchi di dover recuperare i pacchi nei depositi o chiedere favori ai vicini di casa. In futuro, chiunque acquisterà online potrà
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far recapitare il pacco direttamente nel baule della propria Skoda. Per sfruttare questo metodo di consegna, il cliente dovrà prima acconsentire alla consegna tramite la app per smartphone. Quando l’ordine verrà confermato, il corriere potrà vedere, tramite un localizzatole gps, la posizione dell’auto. Sempre utilizzando
l’App, al corriere sarà, poi, permesso un solo accesso sicuro al vano bagagli della vettura e solo per un periodo di tempo limitato. Il corriere posizionerà il pacco, richiuderà l’auto, sempre tramite l’app, e al cliente, al quale verrà notificata l’avvenuta consegna sullo smartphone, non resterà che portare a casa la merce. Semplicemente geniale.
JAGUAR LAND ROVER PUNTA SULLE DIGITAL SKILL DEI GIOVANI Dire che i ragazzi di oggi saranno i motori dello sviluppo di domani è una banalità. Ma trasformare questo trito assunto in una iniziativa concreta è un’altra cosa. Lo ha fatto Jaguar Land Rover lanciano per la prima volta il programma Digital Skills Apprenticeship per reclutare i più brillanti programmatori che contribuiranno allo sviluppo dei veicoli elettrici, connessi e autonomi di prossima generazione, supportando così quella che dovrebbe essere la futura produzione. Si stima che i veicoli autonomi richiederanno programmi da un miliardo di linee di codice - quasi 7.000 volte di più delle 145.000 linee che furono necessarie alla Nasa per far atterrare sulla Luna l’Apollo 11. E i ragazzi sono già su una buona strada. Q uelli che hanno partecipato alle finali mondiali del Land Rover 4x4 In Schools Technology Challenge - un’altra iniziativa educativa mondiale che vuole incoraggiare i giovani ad intraprendere questo tipo di carriera - sono stati in grado di scrivere in trenta minuti un programma da 200 linee, che ha consentito a un modellino della Range Rover Evoque di percorrere autonomamente un circuito di 5,7 metri.
in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE...
FORD FOCUS ACTIVE: SI COMPLETA LA GAMMA CROSSOVER La nuova Ford Focus Active, disponibile 5 porte e wagon, completa la gamma crossover di Ford, che unisce la posizione di guida rialzata e la versatilità tipiche dei SUV, con il dinamismo e la praticità delle compatte, mantenendo inalterato il piacere di guida tipico di Focus. L’esperienza di guida al volante è, infatti, ulteriormente migliorata grazie al Select Mode, che prevede la possibilità di scegliere tra le due nuove modalità
di guida: Active e Trail. L’anima avventurosa è espressa nel look esterno di ispirazione outdoor, con la vettura
rialzata fino a 34 mm e dotata dell’innovativa configurazione delle sospensioni posteriori SLA. La Focus Active propone motori a scelta tra il pluripremiato benzina EcoBoost e i Diesel EcoBlue, abbinati al cambio manuale a 6 rapporti o all’automatico a 8 rapporti. La gamma di tecnologie di assistenza alla guida include l’Adaptive Cruise Control con Stop & Go, Speed Sign Recognition e LaneCentring, il Predictive Curve Light e l’Active Park Assist Upgrade.
RANGE ROVER EVOQUE: ECCO LA SECONDA GENERAZIONE
La nuova Range Rover Evoque giunge alla seconda generazione e propone un mix tra il design del modello precedente e sorella maggiore Velar, cambiando molto sotto il cofano e nell’abitacolo. Lunga 4,37 metri, mantiene la linea di cintura alta, con le maniglie a scomparsa di scuola Velar, così come le firme luminose, con gruppi ottici molto assottigliati sia all’anteriore sia al posteriore. Aumenta il passo di 21 mm e permette di guadagnare
maggiore spazio per gli occupanti. Questo è stato possibile grazie all’adozione della nuova piattaforma PTA, in grado di ospitare anche i motori elettrificati. Alcuni dispositivi di sicurezza e di ausilio alla guida garantiscono ottime prestazioni anche in offroad, grazie all’evoluto Terrain Response 2. L’abitacolo adotta il doppio schermo da 10” Touch Pro Duo, mentre il quadro strumenti è digitale da 12,3”. A listino le nuove unità Ingenium (benzina e Diesel, tutte quattro cilindri 2.0) con il debutto della tecnologia ibrida leggera a 48V.
ALFA ROMEO GIULIETTA MY19: LA COMPATTA ITALIANA SI RINNOVA Con il Model Year 2019, Alfa Romeo Giulietta mantiene il suo stile inconfondibile e il suo carattere sportivo, capace di conquistare gli automobilisti attenti allo stile italiano e alla tecnica finalizzata al piacere di guida. La compatta Alfa Romeo resta dunque fedele alle caratteristiche che ne hanno decretato il successo: agilità, sterzo diretto, sospensioni evolute e distribuzione equilibrata dei pesi, e propone al contempo alcune novità in termini di personalizzazione. Per questo la gamma si articola attraverso cinque allestimenti e offre sei nuovi pacchetti per rispondere alle più svariate esigenze. La gamma motori prevede il turbo benzina 1.4 da 120 CV, il Multijet 1.6 da 120 CV, sia con trasmissione manuale, sia con l’automatico Alfa TCT, e il rinnovato 2.0 Diesel da 170 CV. La Giulietta MY19, infine, si proietta nel futuro della mobilità attraverso U-Go by Leasys, la prima piattaforma di mobilità integrata che offre ai privati soluzioni di condivisione dell’auto peer to peer.
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Il mare migliore a tavola si trova nel cuore di Milano Evolvere poggiando su solide radici: è la parabola dello storico ristorante A’ Riccione, che oltre a rinnovare locali e menu ha aperto un Bistrot nel cuore della movida. Mantenendo invariata la qualità dei propri piatti di Gilda Ciaruffoli AVERE UNA LUNGA STORIA ALLE SPALLE E UNA FAMA CONSOLIDATA PUÒ ESSERE UN’ARMA A DOPPIO TAGLIO PER UN’ATTIVITÀ IMPRENDITORIALE. La tentazione di accomo-
darsi sul proprio mito è tanta, ma tra rimanere fermi e restare indietro il passo è breve. E se cambiare è un rischio, evolvere (poggiando su solide radici) è necessario. Così è stato per A’ Riccione, nome storico della ristorazione milanese. Pioniere della cucina “di mare” negli Anni ’50 del secolo scorso, quando all’ombra della Madonnina di pesce non se ne vedeva proprio, per 40 anni è stato punto di ritrovo del bel mondo meneghino. Ai suoi tavoli cenavano fianco a fianco Craxi e Fellini, Montanelli e Kirk Douglas, Ornella Vanoni e Charlie Chaplin, che festeggiò qui il suo 70° compleanno. E poi c’era il Club del Giovedì, fondato nel ’56 da Gianni Brera che ogni settimana si ritrovava seduto al tavolo 14 con amici e colleghi illustri. Oggi sopra quello stesso tavolo campeggia un quadro che ritrae la conviviale combriccola. Perché la storia è importante. Sono le fondamenta sulle
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quali A’ Riccione ha costruito il suo presente. «Quattro anni fa abbiamo rinnovato il locale di via Taramelli» spiega Dante di Paolo, titolare con il fratello Giuseppe anche del Riccione Bistrot di via Procaccini. «La clientela storica di A’ Riccione, quella affezionata che lo aveva fatto grande in passato, stava via via venendo meno. Nel frattempo il mondo era andato avanti, la ristorazione era cambiata, la cucina era cambiata. Milano era cambiata. Era arrivato il tempo di rinascere, trasformando un punto d’arrivo in una nuova partenza». Molto è cambiato tra le pareti di A’ Riccione, ma la sua anima è la stessa. «Era un locale classico e classico è rimasto», sottolinea Dante. E cosa rende un classico tale? La sua capacità di restare sempre attuale, a prescindere dalle mode e dal tempo che passa. «A colpire subito è il cambiamento nel design degli interni, quello che di primo acchito aveva fatto storcere il naso ai clienti storici affezionati al candore e alla luminosità, anche eccessiva, del vecchio locale – racconta Dante – Assieme a due architette abbiamo progettato un ambiente più caldo, con luci soffuse, divanetti, abbiamo cambiato il colore alle pareti e aggiunto elementi contemporanei grazie ai quali ricreare però un mood Anni ’70. Alcuni pezzi storici sono rimasti, come i quadri o il grande mosaico: icone imprescindibili. La soddisfazione per il lavoro fatto è stata generale: gli ospiti affezionati hanno dato la loro approvazione, e tra la clientela più giovane il successo è stato immediato».
Il target è cambiato rispetto allo storico? Si è arricchito della fascia di 30/40enni sulla quale oggi puntiamo molto. È una clientela che esce più spesso di quanto non facesse in passato, mangia meno, ma è molto attenta alla qualità e al prodotto. E a come spende i suoi soldi. Da noi viene chi cerca la qualità e vuole andare sul sicuro. Trovarsi in una zona defilata vi ha creato qualche problema? Noi abbiamo 140/160 coperti a sera. Come dicevamo, la gente oggi sceglie con consapevolezza e per questo ti raggiunge ovunque. Non importa essere in centro. E la clientela vip? È sempre la stessa? Di certo è cambiata. Ed è cambiato perché il mondo è cambiato. Ad esempio noi lavoravamo molto con i politici. Ma oggi gli stessi numeri di allora non sono neanche immaginabili; lo stile di vita di quella generazione e una certa possibilità di spesa semplicemente non esistono più. A differenza di quanto avveniva in passato inoltre anche volendo non potrei mai farti dei nomi di ospiti vip, perché i personaggi famosi che cenano da noi non hanno più nessun interesse a mettersi in mostra. Le pareti coperte di foto di vip non esistono più. Oggi basta uno scatto rubato e condiviso sui social che tutto il mondo può sapere dove ti
IL BISTROT Nel 2008 Dante e Giuseppe di Paolo hanno acquisito un secondo locale in via Procaccini, sempre a Milano. «Era uno spazio bruciato: cinque insegne in cinque anni, nessuno ci credeva», commenta Dante. «Oggi via Procaccini è piena di locali, ma il nostro Riccione Bistrot è forse quello che lavora meglio». Si tratta di un locale più giovane e informale, ma dalla qualità invariata. «Puntiamo sempre sulla freschezza e sulla semplicità, anche se una clientela diversa ci permette di osare un po’ di più sulle elaborazioni dei piatti». «Con questi due locali copriamo tutto l’anno, quando uno è chiuso l’altro è aperto così siamo sempre “sul pezzo”». trovi e con chi in pochi minuti. L’altra sera al tavolo un giocatore del Milan si è alterato proprio perché gli era stata fatta una foto, e a ragione. È una questione di privacy. Veniamo dunque alla cucina. Anche il menu è stato al centro dal rinnovamento? La cucina non è cambiata molto, ho solo migliorato ulteriormente l’offerta. Tutto ruota ancora attorno al pesce, anche se sicuramente oggi a fare la differenza è il crudo. Un boom impensabile solo qualche anno fa: oggi il cru-
do è uno dei nostri punti forti. Soprattutto le ostriche: ne ho una ventina di varietà in carta, dalla Francia ma anche dall’Italia, sarde principalmente, e pugliesi. C’è da dire che quello di Milano è uno dei migliori mercati del pesce in Europa insieme a Barcellona, ti dà la possibilità di scegliere davvero l’eccellenza. Otto ore di volo e hai astici provenienti da Boston, dal Canada, che arrivano vivi, per dirne una. Oltre al crudo, i piatti più richiesti? La nostra cucina è rimasta tendenzialmente romagnola, quindi vanno sempre molto bene i classici, la frittura, gli spiedini misti, la sogliola marinata, la grigliata tipica romagnola con il pan grattato, abbiamo anche le moeche
dalla tradizione veneta. La mia idea di cucina è sana, con gli ingredienti ridotti al minimo. Cuociamo al sale, alla brace, e come condimento un filo d’olio. È così che si valorizza la materia prima. Ai tavoli di A’ Riccione si respira un’atmosfera davvero accogliente. Qual è il vostro segreto? Credo che stia un po’ nella nostra storia. Io e mio fratello abbiamo iniziato a lavorare qui come camerieri, tanti anni fa, poi abbiamo rilevato l’attività dalla vecchia proprietà. Abbiamo avuto un polso della situazione diverso da un ipotetico acquirente esterno. Quello del cameriere è un punto di vista privilegiato sui clienti, che si aprono molto di più rispetto a quanto non facciano con il titolare. Anche per questo, a lungo, dopo il passaggio di proprietà, io e mio fratello abbiamo continuato a presentarci in sala in divisa da cameriere, per aspettare che la situazione maturasse da sé. Ancora oggi io sono qui tutti i giorni, tutte le sere sono in sala e porto i piatti in tavola e se capita li lavo anche, perché questo è il mio mondo, casa mia. E sì, credo che questo sia uno dei nostri segreti, anche perché quando un titolare lavora davvero anche lo staff è più motivato a lavorare e tutto gira nel modo giusto.
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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta
LA DOLCE VITA DELLA ROMA ATTOVAGLIATA È UN DURO LAVORO DA POSTARE SUI SOCIAL Tra nuove aperture e locali storici, tra foto al menu e immagini del backstage, tra veri vip e aspiranti tali, la movida della capitale si consuma davanti al cibo. Ecco la mappa dei ristoranti preferiti dalle celebrities CI SONO I RISTORANTI
Francesco Totti con Ilary Blasi,
scenografico ristorante situato
sembra scorrere lento.
BLINDATI COME IL TAZIO
Elisabetta Gregoraci e Melissa
nella riservatissima via Plana
Manager, banchieri e
DI PALAZZO NAIADI, NELLA
Satta.
a due passi da piazza euclide,
imprenditori sono il target di
CENTRALISSIMA PIAZZA
Restando in area parioli i veri
Gina è meta di volti noti dello
questo locale che piace tanto
DELLA REPUBBLICA A ROMA,
vip puntano sull’Euclide di Vito
show biz come Matilde Brandi o
anche alla bella Fanny Cadeo che
DOVE IL VICEPREMIER E
Tricarico che accoglie Gianni
Samantha de Greneth ma anche
ci porta la mamma Rosanna e la
MINISTRO DELL’INTERNO
Morandi, Andrea Carnevale,
Belen con Stefano de Martino ed
piccola figlioletta Carol.
MATTEO SALVINI ha cenato con
Altro posto da provare è il Ginger
la fidanzata Francesca Verdini
Sapori e Salute al Pantheon, un
nella prima uscita ufficiale dopo
luogo dove il cibo è convivialità, è
l’anteprima del film Dumbo di
il piacere di stare con la famiglia,
Disneyland. O il nuovo Verve,
gli amici e le persone che si
una “costola” di Renzo Valeriani,
amano. Prodotti locali, frutta
patron dell’esclusivo Madre che
esotica, verdure di stagione,
ha portato in cucina Adriano
carne e pesce freschi, spezie
Magnoli e Antonella Mascolo
e l’olio extravergine di oliva:
aprendo le porte di un locale ad
tutto ciò che Sharon Landersz,
alto tasso di gossip patinato.
chef di Ginger mette nel piatto
Mercoledì 8 maggio nella
è selezionato con impegno per
serata inaugurale ecco la Roma
offrire il meglio. Il “qualitel” del
pariolina indiscutibilmente glam
menu è di tutto rispetto.
rappresentata da Michela
Ma su tutti adesso che arriva la
Quattrociocche, Pippo Inzaghi
bella stagione si staglia la sola
e tanti altri vip. Qui, si prenota un
terrazza con piscina affacciata
tavolo in bella mostra per farsi
sui tetti di Roma. Il 1 maggio
vedere o per postare poi la foto sui social isolando elementi del
IN ALTO, LO CHEF DI TAZIO, NICO SINISGALLI CON LA MOGLIE MARIA ROSITO
Niko Sinisgalli e la moglie Maria Rosito hanno inaugurato il Posh
menu o immagini del backstage.
Maria Monsé, Penelope Cruz
il piccolo Santiago. La business
del Tazio. Tavoli bianchi, cocktail
Insomma, andare a cena in certi
e perfino Antonio Banderas.
community pranza invece da
favolosi e cene a base di ostriche
casi è un vero e proprio mestiere.
Al primo piano nobile del
Madre. Nella splendida cornice
e aragoste a bordo piscina come
A parte le novità, esistono locali
ristorante pizza con lievito madre
del Roma Luxus Hotel si trova,
non accade in nessun altro
nella capitale dove è un must
e mozzarella di Gioia del colle
infatti, un giardino rigoglioso,
ristorante della capitale. La perla
fare tappa almeno una volta.
servita su piatti di porcellana in
una dimora luminosa calda
dei Sinisgalli è già opzionata da
La movida radical e chic di viale
un contest dove prevalgono rose
accogliente, che come una madre
ricchi arabi americani e russi.
Parioli si ritrova da Palmerie a
bianche, lilium e trionfi di peonie
ci accompagna in ogni momento
Cenare al Posh non è alla portata
piazza Ungheria, fusion, asiatique
rosa fucsia. Tra Nina’s e Gina
della giornata dalla colazione
di tutte le tasche ma è una
in salsa borghese. Ci puoi trovare
scende il primo mentre il secondo
fino a tarda notte. L’atmosfera
esperienza rara. E per viverla
Luca di Montezemolo ma anche
è sempre sold out. Piccolo e
è ospitale e rilassante, il tempo
non si bada a spese of course...
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