Economy Luglio 2018

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IN REGALO ECONOMY | ANNO II | N.13 | MENSILE | LUGLIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 27 LUGLIO 2018

BUSINESS ATLAS

CIO MMERERO ST DI CO MERE NE ALL’E LLE CAITALIA RA DE A CU

Luglio 2018 Euro 4,50

Sostenibilità, Giovannini: «Dobbiamo cambiare vita» / Auricchio (Assocamerestero): «Così l’export volerà»

FARE SOLDI

CON IL TURISMO

Il business cresce più del Pil, dall’estero arrivano 41,3 miliardi, molte chanche anche per le Pmi e la Rete apre spazi impensabili

Bernabò Bocca: «Ma ora basta con la tassa di soggiorno» L’escalation italiana di iH Hotel La case history Sweetguest

CENTINAIO: «E LA BELLA ITALIA TRAINERÀ IL FOOD» PARLA IL NEO MINISTRO: GLI STRANIERI MANGERANNO MADE IN ITALY

STUDIARE IL FUTURO/1

STUDIARE IL FUTURO/2

FRANCO TATÒ

FRANCESCO BETTONI

REGIONI E FONDI UE

FABIO CARNIOL

Federmanager, dirigenti in aula dai guru della Silicon Valley

European Meeting Hrc, De Meo: «La metà di noi cambierà lavoro»

Il presidente della Brebemi: «La mia autostrada conviene»

Gli aiuti di Bruxelles alle aziende, ecco cosa sapere per avvalersene

«Vi spiego perchè non ci giova essere un Paese attaccabrighe» Nel mercato delle polizze vita è l’ora dei prodotti multiramo









EDITORIALE

SEMPLIFICARE IL FISCO NON COSTA, MA SAPRANNO FARLO?

S

oldi pubblici per mantenere le promesse elettorali non ce ne sono, e non se ne troveranno. Ma se il governo gialloverde non vorrà sperpeDI SERGIO LUCIANO rare la luna di miele in corso con i suoi elettori, qualcosa che non costa nulla e piace molto potrà farla, subito: sburocratizzare. Usando il machete, però: non la piuma. Le prime avvisaglie sembravano buone: la cedolare secca anche sui negozi, per esempio, e l’abolizione dell’Imu sui negozi sfitti (una patrimoniale anti-impresa), sono due delle promesse giuste fatte da Matteo Salvini alla platea della Confesercenti, piddina eppure o plaudente. Ma attenzione: la cedolare secca sugli appartamenti, in vigore dal 2011, che è una flat-tax ma soprattutto è una tassa semplice, non ha dato i risultati migliorativi che ci si attendeva e sembrerebbe non aver fatto emergere quel “nero” che avrebbe compensato il minor gettito fiscale legato alla cedolare. Perché? Perché la macchina tributaria italiana non funziona, e gli evasori non temono di essere beccati. Per cui chi non paga continua a non pagare, strafottendosene di una cedolare che per quanto sia bassa – il 21% - è pur sempre più cara dello zero per cento. Affinchè

IL CORSIVO

funzioni, e produca più gettito, una flat-tax deve indurre gli evasori a considerare preferibile il pagare poco al non pagare. E l’unica ragione che può indurli a tanto è il timore che un’evasione totale, se scoperta, venga punita in maniera devastante: ma in Italia non la si scopre mai. Chiunque – libero professionista, imprenditore, artigiano – abbia a che fare col fisco da lavoratore autonomo, sa di essere obbligato per cavarsela a sostenere un costo anomalo, quello della consulenza fiscale, e di essere vessato, comunque, da uno stillicidio di rotture di scatole di notifiche, avvisi, accertamenti e contestazioncine. Perché la qualità degli accertamenti e della lotta all’evasione – con buona pace dell’anagrafe dei conti correnti, del redditometro, dello spesometro, degli studi di settore e dell’Isee – è scandente, anzi semi-impotente. E dunque l’intervento “cattivo” del nuovo governo dovrebbe rivolgersi a rendere innanzitutto efficiente la pubblica amministrazione: ma con quali competenze potranno riuscirci? Il ministro dell’Economia Giovanni Tria di pubblica amministrazione ne sa, ma ha da fare ben altro. E le cronache s’incaricano di ricordarci che anche negli ambiti teoricamente più qualificati – si pensi alla Consip – le maglie slabbrate della rete burocratica sono, ad un tempo, asfissianti per chi rispetta le regole e deboli per chi le vìola. Un vero disastro. Nel contratto di governo, al punto 10, c’è scrit-

IL CAOS FISCALE È ASSOLUTO, E NUOCE QUANTO LE ALIQUOTE. PER I GIALLOVERDI UNA SFIDA DECISIVA to che “la burocrazia è molto articolata e impegna i contribuenti in eccessivi adempimenti, con rilevanti aggravi economici per essere in regola con il fisco”. Sante parole. Come pure è buona e giusta l’idea di “rifondare il rapporto tra Stato e contribuenti rivedendo i principi e i criteri che regolano l’agire dell’amministrazione finanziaria. Buona fede e reciproca collaborazione tra le parti saranno i capisaldi del nuovo percorso che si intende avviare”, ma qui casca l’asino perché decenni di mala-burocrazia hanno azzerato la buona fede sia dei contribuenti che dell’amministrazione. Cambiare bisogna, ma occorre essere bravi, decisi e veloci. Bisogna scrostare la ruggine della casta burocratica, e tributaria, che sul disservizio lucra in mille modi diversi. Sul decisionismo del governo qualcosa s’è visto. Sulle capacità, le premesse non sono granchè.

FINALMENTE UN INVESTIMENTO STRATEGICO, E MISSONI RESTA ITALIANA Quando Maurizio Tamagnini assunse la responsabilità del Fondo strategico italiano dopo tanti anni di alti (e lucrosi) incarichi nelle banche d’affari americani fu seguito da qualche sorrisetto ironico. Di chi non lo conosceva, però. Perché il desiderio di essere utile al sistema – che peraltro il banchiere privatamente esprime nel sociale con iniziative molto consistenti – stava semplicemente inducendolo ad un passo di rilevanza pubblica, coerente con la sua storia. E l’incidere abbastanza lento del Fondo (Fsi, in sigla) non toglie che esso abbia oggettivamente

collezionato un portafoglio di partecipazioni interessanti, tenendosi a metà fra il rischio dell’assistenzialismo e quello dell auperfkuità, insomma ha investito solo in azienda dove poteva e potrà guadagnarci ma purchè fossero rilevanti per il sistema. Si iscrive in questa strategia l’ingresso col 51% nel capitale del gruppo Missoni, il celebre marchio del fashion in cui Fsi ha investito 70 milioni per il 41%, con l’obiettivo di aiutare la griffe, ancora molto cara alla famiglia fondatrice, a conquistare quell’internazionalizzazione che la notorietà del marchio giustificherebbe e che

non è ancora pienamente dispiegata anche a causa delle difficoltà gestionali incontrate e del gravissimo lutto che è intervenuto poco tempo fa. Ma soprattutto Fsi ha fatto quel che il mercato non faceva, in un’ottica sana, dunque, di sussidiarietà. In Francia – come ha anche fatto in tanti casi in Italia – sarebbe intervenuto Kering o Lvmh. In Italia, mancando un grande operatori privato “vocato” alla costruzione di un gruppo globale del lusso (aveva promesso di farlo Montezemolo…) l’ha fatto una “costola” dell’economia pubblica. Ben venga.(s.l.)

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SOMMARIO

Luglio 2018

019

033 GESTIRE L’IMPRESA

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COVER STORY

FARE SOLDI CON IL TURISMO 4.0

022

HOTELLERIE/IH investe sugli asset, NH sui servizi

024

CASE-VACANZA/Wyndham fa il pieno col time-sharing

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STARTUP/Sweetguest, gli italiani che aiutano Airbnb

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L’INTERVISTA/Centinaio, neoministro all’Agri...turismo

030

LA PROPOSTA/Federalberghi: stop tassa di soggiorno

031

LA CURIOSITÀ/Sicily by Car fa turismo zero emission

Il business dei viaggi va in Rete. E cresce più del Pil

REGIONI E FONDI UE PER PMI

Ecco come e dove reperirli

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MERITO CREDITIZIO

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NEGOZIAZIONI BANCARIE

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INVESTIMENTI

P.A. E DEBITI COMMERCIALI Troppi ritardi, la denuncia di Cifa

062

LA LEZIONE DI LIUC

LA CRESCITA DELL’EXPORT

063

IL MONITOR DI AIFI

Rating e bond, tutte le opportunità

«Le conoscenze non servono più»

Quotazioni: il caso NB Aurora

036

Il bilancio positivo di Assocamere

038

LOGISTICA 1/SERVIZI

040

L’importanza di studiare all’estero I numeri di Hit, incubatore trentino

In crescita gli investimenti “Esg”

LA BREXIT SECONDO ANDAF

072

ECONOMIA CIRCOLARE

LOGISTICA 2/MODALITÀ

066

CREDITO AL CONSUMO

073

IMPRESE & AMBIENTE

074

MOBILITÀ A IMPATTO ZERO

075

CAPITALI PER IL GREEN

076

SOSTENIBILITÀ & POLITICA

«Più business per il nostro Paese» Intervista con il nuovo dg Cofidis

La rinascita del medtech in Emilia

044

«Impariamo dalla Silicon Valley»

047

Gli studi e la digital revolution

048

RISORSE UMANE 1/SCENARI

050

RISORSE UMANE 2/STRATEGIE

Hrc: «Così si convive con i robot»

Openjob: «formare sul digitale»

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PROFESSIONISTI 2.0

FORMAZIONE/FEDERMANAGER

FINANZA RESPONSABILE

064

AZIENDE&TERRITORI

069 WORKSHOP SOSTENIBILITÀ

Così Alis semplifica il lavoro ai soci Bettoni: ecco i vantaggi di Brebemi

042

053 FINANZIARE L’IMPRESA

L’Ue ha approvato le norme green Indice Ftse4Good, riecco Saipem La strategia di Edison sulle e-car Neztep investe sulle best practice L’appello dell’ex ministro Giovannini



SOMMARIO

Commenti

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SARÒ FRANCO di Franco Tatò

085 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 086

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

087 DIRITTO&ROVESCIO di Salvatore Catalano

087

088

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

090

QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net

092

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

079 COMUNICARE L’IMPRESA

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INSURANCE/1

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INSURANCE/2

BRAND E FAKE NEWS

Centromarca: «troppi attacchi in Rete»

081

BANCHE & SOCIAL CARE

082

L’OPINIONE DI DE BORTOLI

Chi assiste meglio i clienti sui new media

«Voto: ha vinto il web, basta squadrismo»

095

STORYLEARNING

UNA TORRE NELL’EMIRATO

Ernesto Preatoni vince anche a Dubai

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IL MEDICAL COACH PER MALATI

La mission di Fondazione Quattropani

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STARTUP-TELLING

L’ANALISTA INTELLIGENTE DEI DATI

Da un’idea di alcuni ex manager Google

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UNA CALL PER LA URBAN MOBILITY

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VITA DA MANAGER

L’ha ideato Hazen, aiuta nelle scelte

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IL RE DEL FITNESS? È ITALIANO

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IN BICI SULLE DOLOMITI

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L’AUTO-ICONA DEI RAMPANTI

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E POI IL PIACERE...

IL TICINO PUNTA SULL’ALTA CUCINA

Nielsen: ecco chi spende e chi risparmia

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LA G.D.O. ALLA SFIDA DEL WEB

Sfida in montagna tra i big delle aziende

Jeep Wrangler, cambia ma non troppo

Grandi chef mondiali e ristoranti locali

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IL LUSSO IN MOSTRA

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Nel Belpaese proliferano le etichette Zecchi porta la bellezza a Palazzo Reale

LE RAGIONI DEL GOSSIP

I sussurri di Monica Setta

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Francesco Condoluci (caporedattore), Marco Scotti, Riccardo Venturi Contributors Ugo Bertone, Salvatore Catalano, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Monica Setta, Franco Tatò Hanno collaborato Chiara Buratti, Germana Cabrelle, Giuseppe Capriuolo, Fabio Carniol, Guido Casetta, Mara Cinquepalmi, Gilda Ciaruffoli, Angelo Curiosi, Dina Galano, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Maurizio Maestrelli, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Luigi Orescano, Vincenzo Petraglia, Carlo Puca, Alfonso Ruffo, Elisa Stefanati, Chiara Volontè, Gianluca Zapponini Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Economy è un marchio registrato da

Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa

E i supermercati diventano più flessibili

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La scalata di Vito Scavo al gigante McFit

IL GIN CHE PARLA ITALIANO

CONSUMI, ITALIA A DUE VELOCITÀ

IL TEST PER CARRIERE AL BIVIO

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DOMANDE & OFFERTE

Polizze vita, il successo dei multiramo

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Obiettivo: trovare progetti da finanziare

Bi-Fuel PIR, il nuovo prodotto Sara Vita

Il mensile dell’economia che cambia

Distribuzione

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Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097

Stampa

Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)



COVERSTORY

SARÒ FRANCO

ATTENTI, NON C’È PROPRIO NULLA DI BUONO

C

apisco che molti non vogliono sentirselo ripetere, ma se invece vogliamo cercare di capire veramente che cosa aspetta i nostri figli e nipoti forse è bene partire da alcuni dati incontrovertibili. L’Italia ha un debito pubblico pari al 132% del prodotto interno lordo, la produttività è ferma da almeno 10 anni, la crescita dell’economia è lenta e insufficiente stiamo appena recuperando adesso il livello del 2007 - la disoccupazione, soprattutto giovanile è altissima, i nostri titoli di Stato rendono l’1,6% in più di quelli spagnoli, segno di una non grande fiducia nella nostra possibilità di ripagarli, e si potrebbe continuare. Sostenere che queste sono le cifre di un paese in salute o di una economia in ri presa, può essere solo frutto di ignoranza o mala fede. Lo stesso si può dire di coloro che attribuiscono questa situazione alle conseguenze dell’introduzione dell’euro, come se una moneta condivisa, strumento ideale di comparazione dell’efficacia della gestione del paese, invece di ispirarci, ci avesse impedito di ottenere risultati straordinari. Ora che l’euro abbia molte caratteristiche in comune con il marco tedesco è comprensibile in quanto il

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marco era la moneta più forte tra quelle coinvolte nell’introduzione dell’euro. Altrettanto ovvia è l’osservazione che, di conseguenza, la nostra economia gradualmente avrebbe dovuto adeguarsi al funzionamento di una economia a moneta forte come appunto quella tedesca. L’economia tedesca ha sempre funzionato con queste caratteristiche: moneta forte e cambi in periodiche rivalutazioni, interessi bassi, alto livello di investimenti soprattutto privati, alta DOPO IL 4 MARZO È ESPLOSO UN TORRENTE DI SENTIMENTI ANTIGERMANICI CHE HANNO PROVOCATO ANALOGHE REAZIONI IN GERMANIA, E POI DI ATTEGGIAMENTI ANTIFRANCESI

produttività, disciplina salariale, pagamenti solleciti soprattutto da parte dello Stato e degli enti pubblici. Tutti ricordiamo che l’introduzione dell’euro diede all’Italia un enorme beneficio con l’abbassamento dei tassi di interesse. Credo anche che gli artefici dell’euro - in particolare Romano Prodi, allora presidente del Consiglio e Carlo Azeglio Ciampi, ministro del Tesoro, avessero chiaro che il bonus derivante dall’abbassamento dei tassi avrebbe dovuto essere usato per finanziare

gli interventi strutturali necessari a correggere alcuni mali atavici del funzionamento del nostro sistema economico per adeguarlo alle regole di funzionamento di una moneta forte quale l’euro. Penso anche che questo programma - che non ricordo sia mai stato formalizzato e abbia mai raggiunto le aule parlamentari - prevedesse un energico piano di privatizzazioni. Credo che la sola prospettiva di alcuni interventi facilmente intuibili e la paventata fine dei benefici dell’economia mista per lasciare spazio alla libera competizione di mercato, abbia preoccupato profondamente una parte della nostra classe politica di allora. Infatti il governo Prodi fu fatto cadere anzitempo con modalità inconsuete e immeritate e la privatizzazione dell’Enel, uno dei successi del primo governo Prodi, è rimasta nelle cronache come l’ultima privatizzazione significativa effettuata in Italia. I governi che si sono succeduti, indipendentemente dal colore, hanno gestito il potere e quindi l’economia secondo i collaudati criteri precedenti l’introduzione dell’euro, con i risultati che vediamo. Quella sopra descritta é la stessa matrice culturale che ha fatto

esplodere dopo le elezioni del 4 marzo un torrente di sentimenti antigermanici, trasformando la formazione di un nuovo governo quasi in una dichiarazione di guerra, con accompagnamento di adeguate fanfare mediatiche che hanno provocato analoghe reazioni in Germania, frutto, soprattutto quelle italiane, di un misto di invidia e complessi di inferiorità. Da sempre i media tedeschi hanno usato un


di Franco Tatò

NEL DIVENTARE UN PAESE ATTACCABRIGHE

linguaggio ammirativo per l’Italia nelle pagine culturali, e toni sprezzanti nelle pagine economiche e politiche. Analogamente nella stampa italiana non si é mai cessato di sottolineare l’eccesso di esportazioni e la bilancia dei pagamenti troppo positiva della Germania, come se questi fossero difetti e non fossero gli stessi elementi che ci inorgoglivano all’epoca del cosiddetto miracolo economico italiano.

Le guerre mediatiche non sono cosi gravi come le guerre doganali, ma contribuiscono ad avvelenare il clima dei rapporti all’interno e a livello internazionale. Il successivo esplodere di sentimenti antifrancesi dopo le dichiarazioni di Salvini e la reazione incontrollata del portavoce dell’Eliseo mi sembra contribuiscano a dare all’Italia l’immagine di un paese attaccabrighe, come era facile prevedere dalle dichiarazioni bellicose durante la campagna elettorale, come se l’insulto non fosse l’impegno più facile da mantenere volendo ignorare le conseguenze a medio termine. Non riesco a vedere nulla di positivo in questa situazione e tutto contribuisce ad alimentare il livello di preoccupazione per il futuro. D’altra parte non dobbiamo stupirci, essendoci noi affidati in prevalenza ad una forza politica che avuto come massima sintesi ideologica il Vaffa. Non a caso nei programmi elettorali e nei programmi di governo il tema dell’educazione e della formazione è praticamente ignorato e quando si dice che bisogna aumentare gli investimenti, si dimentica che non sono necessari solo finanziamenti e coperture di bilancio, ma anche ingegneri. Proprio come in Germania.

IL CORSIVO

IL “POPOLO DEGLI ABISSI” CHE VA RISCATTATO, PRENDENDOSENE CURA di Giuliana Gemelli Il libro di Giulio Sapelli «Oltre il capitalismo. Macchine, lavoro, proprietà» è un percorso teoreticamente intenso, a tratti impervio, che si pone al culmine di un lunghissimo iter di riflessione e di consapevole evoluzione di un pensiero economico ad alta densità, come è diventato difficile scorgere alle nostre latitudini, per lo meno in questo secolo ancora “breve”. Ma il lettore attrezzato e determinato a superare le asperità teoriche, è in grado di ottenere una lauta ricompensa quando giunge alla lettura dell’ultima parte del volume certamente di ispirazione olivettiana, ma con un imprinting del tutto originale e dotato di una “visione” che offre un orientamento molto concreto per i tempi che viviamo. In particolare per quanto riguarda il “popolo degli abissi”, cioè quella parte della popolazione il cui basso e bassissimo livello di sussistenza rischia di produrre anche un’estrema povertà, non solo culturale ma anche sociale e di convivenza civile. Il popolo escluso emarginato reietto privo di competenze e di canali di accesso ad un reddito derivato e qualificato di un lavoro, ad incremento tecnologico esponenziale, trova, secondo Sapelli, un terreno di riscatto, di “risalita” e di rinascita nel settore del “care” , del lavoro connesso al prendersi cura, che è uno degli ambiti più critici e, al tempo stesso, in crescente espansone in termini di domanda di servizi e di occupazione della nostra società. Prendersi cura di malati, di anziani, di bambini, di gruppi di individui emarginati significa dare voce, forma e soprattutto competitività evolutiva ad un operare che è innanzitutto socializzazione e che genera effetti di “ritorno sociale degli investimenti”, da parte di chi è disposto a giocare una partita in cui domina il “win-win”, dove non ci sono perdenti o vincitori ma comunità in cammino. Per aspera ad astra, insieme, consapevolmente, generando una cultura della solidarietà che è benessere condiviso. Una lezione di speranza.

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SHORT STORIES

Finanza

Gran Bretagna e la Svizzera. E’ proprio così, questa banca centenaria nata per rispondere alle esigenze di riservatezza, protezione e creazione di valore nel tempo dei patrimoni privati, di istituzioni e della stessa famiglia azionista, si ritrova oggi con un modello talmente avanzato capace di predire il futuro e prendere le decisioni giuste al momento giusto, tutto questo all’insegna dell’intelligenza umana. Non per niente il Financial Times le ha dedicato uno spazio importante proprio per sottolineare i risultatidi alcuni prodotti. Il gruppo fa capo alla famiglia Foglia da quando, tra il 1939 e

gli anni Cinquanta, il fondatore Antonio Foglia, classe 1891, aveva tracciato una via precisa, creando prima nel 1919 una sua commissionaria di Borsa e poi, tre anni dopo, la piccola Banca Foglia, specializzata in intermediazione, per poi diventare agente di cambio e, nel 1945 presidente del Comitato Direttivo degli agenti. E’ da quei tempi che è rimasto in banca un Dna particolare. Un’altra percezione che si rende esplicita soprattutto se rapportata ai competitor, è l’assenza di tensione, una componente che potrebbe sembrare fuori dal tempo, invece è perseguita con estrema convinzione: la tranquillità volta a mantenere lucido il quadro di riferimento e l’attività su cui intervenire. Oggi, il Gruppo Banca del Ceresio raccoglie, gestisce e amministra 9 miliardi di franchi svizzeri. In Italia si articolano in Ceresio SIM, Global Selection SGR ed Eurofinleading Fiduciaria. A Londra opera a Londra Belgrave Capital Management. La capogruppo Banca del Ceresio (Lugano), con un Tier 1 ratio del 51%, risulta tra le banche più solide al mondo.

metaboliche, allergiche. Quando il microbioma subisce delle alterazioni nel numero e nei rapporti dei diversi microorganismi che lo compongono, esso va incontro ad uno stato di disbiosi. La disbiosi del microbioma cutaneo sembra essere un fattore trainante nelle malattie infiammatorie della pelle come la dermatite atopica e la psoriasi. Il Human Microbiome Advanced Project è il primo progetto multidisciplinare di ricerca, italiano, voluto da Giuliani, specializzato nello studio del microbioma della pelle e del cuoio capelluto. «La finalità della ricerca è di raccogliere ed elaborare dati fondamentali per lo stato di salute di tutto il nostro organismo - spiega il ricercatore Fabio Rinaldi tra gli specialisti più autorevoli in ambito internazionale - ed in particolare focalizzare la ricerca sulla pelle e sul cuoio

capelluto. Numerosi centri dermatologici specializzati dove vengono prelevati campioni dalla cute, dallo scalpo, dalla saliva, dalle feci e dalle urine da pazienti sani o con patologie dermatologiche hanno aderito allo studio». Il comitato scientifico del progetto si avvale dei più autorevoli ricercatori e gli studi condotti fino a questo momento hanno permesso di ottenere informazioni sulle alterazioni del microbioma in diverse patologie dello scalpo quali l’alopecia androgenetica, l’alopecia areata e il lichen planopilaris.

Gruppo Banca del Ceresio, Tier1 da record Performance gestionali eccellenti per un’azienda bancaria che innova nel solco della tradizione. In un settore in evoluzione convulsa come quello bancario, si possono conciliare le tradizioni migliori con l’innovazione? E’ la sfida che sta vincendo il Gruppo Banca del Ceresio, una banca dalla tradizione centenaria che però, grazie al clima interno ispirato alla professionalità e alla serenità che conduce ad un indice di fedeltà lavorativa senza pari, ha trovato la ricetta per la quale le performance delle gestioni patrimoniali sono di eccellenza. Dietro, una piattaforma informativa umana, nessun algoritmo o tecnologia intensiva, bensì un quadro finanziario di riferimento dinamico condiviso internazionalmente tra l’Italia, la

Salute

Il microbioma cutaneo e del cuoio capelluto Il Human Microbiome Advanced Project è il primo progetto multidisciplinare di ricerca Il corpo umano è un ecosistema abitato da trilioni di batteri, virus e funghi. L’insieme di questi microorganismi unitamente alla totalità del patrimonio genetico che essi possiedono, costituisce il microbioma umano. Esso consiste di miliardi di cellule microbiche ospitate dall’uomo e che vivono in simbiosi con noi per tutta la vita. È ormai scientificamente dimostrato che un microbioma in equilibrio contribuisce allo stato di salute dell’uomo intervenendo nella protezione da diverse patologie infiammatorie,

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Trasporti

SU ITALO I CANI VIAGGIANO GRATIS IN ESTATE

Una bella notizia per chi ha deciso di non rinunciare agli amici a 4 zampe Italo s.p.a darà la possibilità ai viaggiatori di poter portare a bordo, gratuitamente, il proprio cane a luglio ed agosto. Alla nuova campagna in favore degli amici a 4 zampe ha partecipato anche Pizzardi Editore, autore delle figurine “Amici Cucciolotti”. Se per i cani di piccola taglia, di peso inferiore ai 10 chili, il biglietto era già gratuito, questo, invece, non era previsto per i 4 zampe di peso superiore. Per questa estate, niente più biglietto per gli amici pelosi, a patto che, siano, comunque, portati all’interno di un trasportino, come di obbligo sui treni per tutti gli animali, di ogni peso e razza, eccetto i cani guida per non vedenti. Italo ha pensato di fornire ai viaggiatori accompagnati dall’amico a 4 zampe un kit, a lui dedicato, composto da tappetino e ciotola. Per prenotare il servizio gratuito per i cani di grossa taglia si dovrà chiamare il Contact Center “Pronto Italo” allo 06.07.08. «Questa nuova ed importante collaborazione insieme ad Italo è il risultato di una condivisione di valori assoluti, quali il rispetto per gli animali, la natura e tutti gli esseri viventi», fanno sapere da Pizzardi editore.


a cura di Chiara Buratti SHORT STORIES

Design

Scienza

La designer Brachetti Peretti presenta la sua edizione limitata con una tecnica esclusiva

Provengono dai più famosi istituti di ricerca del mondo: il vincitore sarà proclamato l’8 novembre

Etichette disegnate su bottiglie di vino Incisioni in silice sui vetri delle bottiglie di pregiati vini d’annata sono i pezzi unici “limited edition” della versatile artista e designer Benedetta Brachetti Peretti. L’esaltazione della lucentezza e della trasparenza del vetro è il risultato di questo minuzioso lavoro realizzato dai Maestri del vetro di Murano. La scelta di far dialogare il mondo enologico con quello dell’arte era già nota, ma Brachetti Peretti, scegliendo i vini d’annata, ha dato vita ad una “limited edition” completamente nuova. Etichette personalizzabili rendono le bottiglie oggetti unici; da collezione o da regalare in occasioni importanti. A fare da esempio, nelle sue esposizioni di Milano e Roma, è stato il “Pollenza” 2004, prodotto dal Conte Aldo Maria Brachetti Peretti. Un vino elegante, impreziosito dai tannini fitti e dolci, la cui etichetta, riportante la cantina di produzione, è

Logistica

LA CYBER SECURITY ARRIVA ANCHE SULLE NAVI

Confitarma invia un documento per tutelare la sicurezza informatica La sicurezza informatica non è un tema caldo soltanto per aziende e privati. A fare i conti con cracker, minacce e rischi informatici c’è anche il comparto navale. Un vademecum sulla cyber security, comune a comandanti ed aziende armatoriali, è stato messo a punto dalla

Medicina, torna “Lombardia è ricerca” stata fedelmente ridisegnata attraverso la lavorazione a rilievo. Cura del dettaglio ed artigianalità “made in Italy” sono le chiavi del successo dell’artista, che realizza anche tavoli, vasi, centritavola, ciotole, caraffe, gioielli, contenitori in cristallo nero e trasparente, arricchiti con incisioni, intarsi in bronzo, pietre preziose e miniature smaltate. La sua passione per l’arte nasce durante l’adolescenza. Già il padre, Aldo Maria Brachetti Peretti, era un artista. Benedetta è oggi presente non solo sul mercato italiano, ma anche in prestigiosi negozi di Londra. «La trasparenza e le ombre delle incisioni disegnate sui teli bianchi mi hanno sempre incuriosita. Per me, ogni mia creazione è frutto di un pensiero ben preciso. La mia passione per questo lavoro è impressa in ogni curva, in ogni incisione ed in ogni segno», ha svelato la designer.

Con un milione di euro, più del valore di un Nobel, sarà premiato il miglior progetto di ricerca scientifica in Scienze della Vita. Promossa da Regione Lombardia, l’iniziativa “Lombardia è ricerca”, giunta alla sua seconda edizione, coinvolge tutti gli scienziati del mondo presenti nella lista “top italian scientists” con un H-index (indice di produttività’ ed impatto della produzione culturale o scientifica) pari o superiore a 50. La giuria, composta da 15 top scientists e presieduta dal nefrologo Giuseppe Remuzzi, docente del Dipartimento

Confederazione Italiana Armatori e prevede una serie di regole e di adeguamenti organizzativi per far fronte al sempre più pericoloso e minaccioso rischio di cyberattacco. Il documento è arrivato al termine di un lungo lavoro, iniziato lo scorso anno dal team “Operatività Nave” di Confitarma, presieduto da Valeria Novella su iniziativa di Cesare d’Amico, durante il quale sono stati raccolti suggerimenti ed informazioni sulla gestione della sicurezza informatica in tale ambito. Il “Vademecum per la Sicurezza informatica a bordo delle navi mercantili nazionali” individua

misure tecniche e precauzioni da mettere in atto per prevenire e mitigare i rischi e le minacce di attacchi informatici. La regolamentazione è nata non soltanto in aiuto dei software a bordo nave, ma anche per fornire alle aziende associate informazioni utili sui rischi informatici in cui il settore può incorrere. Dopo aver analizzato come il rischio di cyberattacco venga gestito in altri paesi marittimi, i tecnici di “Operatività Nave” si sono resi conto che, in Italia, nonostante il gran numero di pubblicazioni esistenti, non era ancora presente una normativa comune di riferimento.

di Scienze Biomediche dell’Università di Milano, premierà il singolo o un team, l’8 novembre, Giornata della Ricerca in memoria di Umberto Veronesi. Il tema principale della nuova edizione del concorso è la medicina di precisione, ovvero un intervento che intervenga in modo ottimale sulle alterazioni specifiche provocate da una determinata malattia è il tema di questa edizione. Oltre 130 scienziati si sono candidati con terapie innovative per diverse forme di tumore; malattie rare; leucemie e linfomi; Alzheimer; malattie infiammatorie e della pelle. Le valutazioni considereranno l’originalità; la forza innovativa; l’impatto scientifico; la collocazione nel panorama internazionale; il potenziale di sviluppo e l’impatto sulla qualità della vita. “Una partecipazione senza precedenti, che non solo dimostra il successo dell’iniziativa, ma anche come questo premio si sia affermato un riconoscimento prestigioso, in grado di attirare l’attenzione della comunità scientifica nazionale ed internazionale”, ha detto il vicepresidente di Regione Lombardia, Fabrizio Sala. “Un patrimonio di competenze che vogliamo valorizzare ed accompagnare in maniera sussidiaria”, ha riferito il sindaco di Milano, Giuseppe Sala. Sulla base di ricerche internazionali, sia di fonte governativa, come quella britannica, sia di fonte privata come quella del BIMCO, ed adattando le misure estere alla legislazione italiana, ha preso forma il vademecum. Per facilitarne, inoltre, la divulgazione al personale di bordo, accanto al documento tecnico è stato predisposto un opuscolo semplificato.

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nasce Banor Sicav Euro Bond Absolute Return Classe UniCEf, * la nuova classe del fondo che sostiene il comitato italiano per

cure pre / post parto

Vaccinazioni

accesso a fonti pulite di acqua

interVenti nutrizionali

l’unicef onlus in favore della campagna “lotta alla mortalità infantile”. Banor, investimenti che fanno crescere.

* Banor sicaV euro Bond absolute return classe unicef a favore del comitato italiano per l’unicef onlus. il comitato italiano per l’unicef onlus non promuove alcun prodotto

o servizio. Banor sicaV è una società d’investimento lussemburghese armonizzata (ucits V). Prima dell’adesione e per conoscere i meccanismi che regolano la raccolta fondi a favore del Comitato italiano per l’UniCEf Onlus si rimanda al Prospetto e ai Kiids disponibili sul sito www.banorsicav.com e presso i collocatori autorizzati. i fondi della Banor sicaV sono disponibili presso la piattaforma online e la rete di promotori di finecoBank, Banca ifigest, Banca leonardo, Banor siM, uBs (italia), credit suisse (italia), iWBank, online siM, invest Banca e tramite Banca Generali, allfunds, Banca apulia, alpenBank, innofin siM, nextam partners, unica siM, Veneto Banca e intesa sanpaolo private Banking. Grado di rischio connesso all’investimento nel comparto Banor sicaV - euro Bond absolute return classe unicef: Medio. classe cr - lu1711466315 classe cr - dis lu1711466588 classe ci - lu1711467040 classe ci - dis lu1711467479


:

COVERSTORY 22 I MODELLI I BIG DELL'HOTELLERIE: IH INVESTE SUGLI ASSET, NH SUI BASICS DI QUALITÀ

L’INDUSTRIA DEI VIAGGI VA IN RETE, COSÌ SI FA BUSINESS COL TURISMO 4.0 Che l'Italia stia vivendo un nuovo boom, lo dicono i parametri economici e la proliferazione delle travel-startup. Ma per vincere sui mercati la strategia web non basta: bisogna dare risposte concrete ai viaggiatori di Marco Gemelli

26 LA STARTUP AFFITTI BREVI: IL CASO SWEETGUEST, CO-HOST ITALIANO SCELTO DA AIRBNB

28 IL MINISTRO IL TITOLARE DEL DICASTERO AL TURISMO: «CIBO DRIVER DECISIVO»

30 LA PROPOSTA FEDERALBERGHI: «BASTA TASSA DI SOGGIORNO, MEGLIO LA CITY TAX»

31 LA CURIOSITÀ CON "DONNA SICILIA" SICILY BY CAR HA INVENTATO IL TURISMO ZERO EMISSION

C

he il piatto sia ancora “ricco” lo dicono gli e vorticosi cambiamenti di tutto ciò che ruota esperti e lo confermano i numeri. Diminuintorno al mondo del turismo. Un settore in iscono gli hotel, ma soprattutto quelli di fascia cui è dunque ancora possibile costruire busibassa. Aumentano gli arrivi, la spesa media, i ness, anche se con dinamiche differenti rispetpernottamenti, i visitatori e persino gli occuto a ciò che avveniva in passato. pati nel settore. L’Italia del turismo, insomma, Lo scenario economico viaggia col vento in poppa e con la rassicuranNel 2017 il fatturato dei servizi turistici è crete tranquillità del segno più su molti dei magsciuto complessivagiori indicatori. Ma se ALL'ORIZZONTE C'È IL "RITORNO" DEI mente del 3,1%. Il bii numeri dell’industria PAESI NORDAFRICANI. E POI RESTA IL lancio è la risultante di turistica italiana moPROBLEMA-AIRBNB. PER FARE AFFARI un incremento del fatstrano segnali incoBISOGNA ADEGUARSI AI CAMBIAMENTI turato più consistente raggianti, all’orizzonte nel comparto ricettivo (+4,2%) che nella risi stagliano due incognite con cui il comparto storazione (+2,6%). Nel mercato alberghiero dovrà fare i conti. Da un lato il ritorno sul merl’andamento dei ricavi nel primo trimestre nel cato di Paesi attualmente “fermi” per motivi 2018 resta positivo, con un +7,5% rispetto al legati alla sicurezza, dall’altro la coesistenza 2017.
In crescita, seppure più contenuta, andella ricettività tradizionale e di quella – per che i tassi di occupazione. I turisti hanno speintendersi – legata ad Airbnb e agli affitti. A ciò so in Italia ben 39,1 miliardi (+7,7%) mentre si aggiunge un terzo fattore, ossia i profondi

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COVERSTORY

IL BUSINESS DELLA RISTORAZIONE NEGLI HOTEL

i nostri connazionali consumano all’estero dere da un’organizzazione più complessa (al 24,5 miliardi, confermando così la bilancia dei massimo devono mutare pelle così come acpagamenti turistici come l’unica voce storicacaduto a qualsiasi business nell’era digitale), mente in attivo del conto corrente dell’Italia. ma per il turismo leisure siti come Booking o Il turismo internazionale ha generato 41,3 Trivago non sono più né una novità né la fronmiliardi di valore aggiunto, considerando gli tiera. Per capire come creare business dal tueffetti indiretti e indotti. Se aumentano i virismo basta trovare la risposta giusta alle nesitatori dall’Unione Europea (+10%) e Paesi cessità dei viaggiatori: lo ha capito per tempo extra-UE (+4,6%), con la sua quota del 16,7% Airbnb quando ha affiancato le “experiences” la Germania si conferma la nazione che aliall’affitto dei posti letto, o le circa 150 aziende menta le maggiori entrate per turismo in italiane che – talvolta in collaborazione con il Italia. Il mercato tedesco segna un aumento colosso californiano – offrono servizi compredel 14,7%, ma sono in si tra il check-in e la PER FARE BUSINESS NEL TURISMO, crescita anche i flussi gestione degli alloggi, BASTA TROVARE LA RISPOSTA GIUSTA di spesa dalla Francia le guide “sartoriali” e ALLE NECESSITÀ DEI VIAGGIATORI: OGGI (+6,9%), dal Regno le alternative ai taxi. LA PAROLA CHIAVE È "EXPERIENCE" Unito (+4,5%), dalla Nel primo caso ci sono Svizzera (+6,1%); in lieve contrazione quelli case histories di successo come Sweetguest, provenienti dagli Stati Uniti (-1,7%). Hostmaker o Keesy, mentre tra i siti di “suggerimenti” turistici c’è Tibylo e sul fronte delle I modelli vincenti App di mobilità è arrivata anche in Italia MyTaSe i soldi arrivano, insomma, i modi di generaxi. Anche se poche si iscrivono al Registro delre business cambiano col passare del tempo e le imprese presso il ministero dello Sviluppo l’evolversi della tecnologia. La tendenza ormai economico ogni mese nascono tante travel consolidata è quella della disintermediazione, start-up: non tutte riescono a sfondare ma il ossia del ridimensionamento crescente del loro numero è in crescita costante e il loro fatruolo di intermediari come tour operator e turato supera già i 20 milioni di euro. Spesso è agenzie di viaggi. Entrambi continueranno a la buona idea alla base della start-up a fornire esistere, naturalmente, perché esistono segi fondi necessari alla creazione del business: menti di mercato che non possono prescinalla luce del successo di esempi come Aibnb,

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Ammettiamolo: fino a qualche anno fa, negli alberghi italiani si mangiava maluccio. Tra mezza pensione e pensione completa, da un capo all’altro della Penisola le strutture ricettive erano attrezzate per soddisfare una clientela quasi esclusivamente interna, spesso con necessità di servire grandi numeri in un breve lasso di tempo. Da quei “magnifici”, tanta acqua è passata sotto i ponti e negli ultimi anni sono cresciuti gli hotel al cui interno si è sviluppata una ristorazione di alta qualità. Basti pensare ad Heinz Beck e al suo ristorante tristellato “La Pergola” all’interno del Rome Cavalieri Waldorf Astoria, o al collega Norbert Niederkofler del “St. Hubertus” all’interno dell’hotel Rosa Alpina o ancora allo chef Vito Mollica del Four Seasons Hotel a Firenze, la cui cucina attira una clientela ben superiore a quella interna dell’hotel. «Il segreto – conferma il presidente di Federalberghi Bocca – sta nella capacità dell’hotel di interagire con la città, di essere percepito non come un locale per i turisti ma a disposizione del territorio». Al punto che oggi sempre più spesso si parla di ristoranti nell’hotel anziché dell’hotel, a testimoniare la volontà di smarcarsi dai cliché passati.

i fondi d’investimento internazionali sono generalmente interessati a sviluppare questo genere di progetti con la speranza che possano creare un trend e diffondersi a livello globale. Un filone particolare è quello dei servizi che vanno al di là di vitto e alloggio, ossia la gestione di tutto ciò che i turisti cercano per vivere una città straniera: su questo fronte, dal 2012 al 2016 solo l’app Musement (che consente di organizzare il viaggio su misura prenotando in anticipo biglietti ed escursioni) aveva racimolato 15 dei 25 milioni raccolti negli ultimi anni da fondi d’investimento. Più


TURISMO

staccate, ma sempre con buone performance più grande o può scattare il debutto in Borsa. economiche, realtà come Sailsquare, Traipler, Cambiare gli strumenti di promozione DayBreakHotel o Exaudi. Oppure altre che si Sta cambiando il modo di fare promozione sia rivolgono a turismi di nicchia, come quello degli hotel che delle destinazioni turistiche. per famiglie con bambini, quello per i disabili, Non serve più andare alle fiere con la valigetta quello gay o quello sportivo. Per l’ecosistema piena di brochure aziendali, bisogna rivolgersi dell’innovazione del settore – dal 2013 riunia strumenti nuovi. Paradossalmente, una volte sotto le insegne dell’Associazione Start-up ta tanto il web non c’entra. Oggi funzionano Turismo presieduta da Karin Venneri, che molto di più libri e tv. Quando nei suoi romanfornisce ai membri mentoring, fundrising e zi Dan Brown ha fatto alloggiare il professor consulenza – i margini di miglioramento sono Robert Langdon nell’hotel Bernini a Roma o enormi. Basti pensare che una ricerca del nell’hotel Brunelleschi Sole24Ore del 2017 FUNZIONANO MOLTO I SERVIZI CHE a Firenze, ad esempio, indicava l’Italia al 40° VANNO AL DI LÀ DI VITTO E ALLOGGIO ha involontariamente posto nel mondo per E QUELLI CHE SI RIVOLGONO AI TURISMI garantito l’occupazioil numero di finanziaDI NICCHIA (SPORTIVI, GAY, DISABILI) ne di quelle camere menti ottenuti dalle per gli anni a venire. Allo stesso modo, una start-up turistiche, che solo nel 2016 hanno pubblicità o una fiction ambientata in un luosfiorato quota 19 milioni. I contributi a fondo go specifico (come nel caso del borgo toscano perduto esistono in diverse regioni italiane, di Artimino e dell’equivalente cinese di Elisa specie nel sud Italia, ma spesso il capitale inidi Rivombrosa o i Comuni dove è stato girato ziale – non superiore ai 50mila euro – viene il film Basilicata coast to coast) possono trafornito dalla fascia di amici e parenti, mentre dursi in ricadute tutt’altro che marginali per solo in un secondo momento arrivano investiil territorio. Insomma, conviene rivolgersi alle tori privati con cifre in genere non superiori ai “film commission” locali o cercare di incurio150mila euro. A quel punto, se l’azienda inizia sire produzioni estere – magari qualcuna di a ingranare, le strade in genere diventano due: Bollywood – promuovendo località italiane o la start-up viene acquistata da un soggetto

TURISMO IN ITALIA

+1,4%IN ALBERGO

PRESENZE

GENNAIO-APRILE 2018 SALDO SPESE

TURISTICHE

+7,7%

STRANIERI IN ITALIA RISPETTO AL 2016

+8,9% RISPETTO AL 2016 SALDO SPESE TURISTICHE

ITALIANI ALL'ESTERO

ANDAMENTO DEL TRAFFICO

AEROPORTUALE

+8,3%

NEI VOLI INTERNAZIONALI

VOLI

+3,8% NAZIONALI sui mercati internazionali. Un ulteriore filone legato alla promozione, soprattutto per il settore ricettivo ma valido per il comparto turistico tout court, è quello dell’intelligenza artificiale, i “personal assistant” che in Italia sono ancora praticamente sconosciuti ma all’estero iniziano a diffondersi.

INFLUENCER? OK, MA OCCHIO ALL'AFFIDABILITÀ E... AL ROI

«Oggi nel travel– spiega Karin Venneri, presidente di Startup Turismo – c'è una forte concentrazione del mercato online, dove ogni new entrant competitivo viene comprato da colossi come Expedia o Booking. Chi vuole lanciare una nuova piattaforma B2C, deve mettere in conto grossi investimenti in marketing online con costo di acquisizione del cliente sfidanti: e questa è una barriera d’ingresso. In ragione di ciò, sta cambiando la distribuzione del

marketing mix a favore del content marketing, che in fondo è il modo più sostenibile di aumentare il traffico su un sito e convertirlo in prenotazioni. Da quello classico, basato sullo storytelling, si sta passando al media marketing (sempre più video) e a un ruolo crescente della figura del testimonial. C’è poi il caso specifico degli influencer, che possono incidere sul business ma rappresentano un mercato fuori controllo. Ecco perché

il prossimo passo sarà il controllo-qualità degli influencer, sia da parte delle piattaforme che del committente per verificarne l’attendibilità dei follower e del ROI reale di ogni singola iniziativa di partnership. Sul fronte reti di agenzie, invece la riduzione dei volumi, perché i clienti sono sempre più digitali e autonomi nel pianificare il viaggio, e le commissioni ridotte, stanno incentivando la nascita di servizi di viaggi “tailor-made” dall’offline all’online».

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COVERSTORY

Investimenti

Quella italiana però, è un'offerta ricettiva frammentata, i brand internazionali presenti sono pochi. Limite o vantaggio? Entrambe le cose. Il limite è che in Italia l’offerta così frammentata delle strutture ricettive è dovuta al fatto che molti piccoli o medi grandi hotel appartengono a famiglie, spesso alla seconda o terza generazione, che non hanno mai ristrutturato i loro alberghi, non adeguandoli agli standard internazionali, restando invece con alberghi datati e concettualmente superati. Si perdono quindi molti turisti che scelgono altre destinazioni a discapito dell’Italia. Ed è qui che si inserisce la nostra catena iH hotels

Group, la quale, acquisendo da vecchie gestioni alberghi non più performanti, li ristruttura riqualificando le camere con un arredo moderno e di design, con l’ausilio della domotica, con il Wi-Fi veramente funzionante e facendo tutto quanto necessario per riposizionare l’albergo nel mercato anche avvalendosi dell’ufficio commerciale e marketing. A tal proposito, abbiamo anche investito nel segmento MICE dove proponiamo alle aziende italiane e multinazionali delle “location” particolarmente idonee ad ospitare eventi aziendali, dal piccolo meeting alla convention, dal “team building” alla presentazione di prodotti, avvalendoci di nostro personale specializzato e dedicato a questo importante segmento di mercato. Il tutto nell’ottica di fornire al cliente un servizio sempre più “tailor made”, perché ormai è questo che le aziende si aspettano da noi. Il vantaggio invece può essere rappresentato dall’unicità dell’albergo. Infatti, vogliamo mantenere la peculiarità italiana dei servizi di accoglienza turistica, cioè di far sentire il cliente a suo agio esattamente come a casa propria, caratteristiche che molto spesso non trovi nei “brand” internazionali a causa della standar-

ma anche per ospitare matrimoni ed eventi a qualsiasi livello, dal piccolo meeting al team building alla convention aziendale. Abbiamo quindi un bellissimo 5 stelle a Bari, l’iH Grande Albergo delle Nazioni, punto di riferimento in città sia per clienti stranieri che per manager aziendali». Per quanto riguarda lo staff vendite, puntualizza, «quello di iH è composto da 12 persone di elevata professionalità, che si occupano dei differenti mercati - business, MICE e leisure - coadiuvate dai “revenue manager” che forniscono loro supporto nell’individuazione del prezzo da proporre». «Stiamo partecipando ai workshop e alle fiere di settore - aggiunge il direttore commerciale - sia in Italia che all’estero,

e i primi risultati degli investimenti fatti negli anni passati, stanno arrivando. Puntiamo anche sul mercato turistico cinese che ha un grosso potenziale di crescita e che vedrà l’Europa protagonista grazie all’inaugurazione lo scorso gennaio del 1st EU-China Tourism Business Summit a Venezia e promosso dal Parlamento Europeo. A tal proposito stiamo attivando i sistemi di pagamento UnionPay e Wechat Pay, molto utilizzati dai turisti cinesi».

«Vogliamo esportare lo stile italiano nel mondo. Degli hotel» Francesco Hu, imprenditore italo-cinese a capo di iH Hotels Group, spiega a Economy perchè e come il suo gruppo sta investendo fortemente sull'hotellerie italiana. «In questo contesto di crisi economica - sono le sue parole - pensiamo ci siano opportunità da cogliere che non si troverebbero in momenti più prosperi. Solo nel momento delle difficoltà, le persone che si danno da fare non hanno paura e quindi hanno una marcia in più per crescere». Hu fa riferimento all'operation Piazza di Spagna View, attraverso la quale iH Hotels ha acquisito 12 strutture a 4-5 stelle, portando a termine uno dei più importanti investimenti registrati dal mondo alberghiero italiano negli ultimi anni. «Il settore del turismo ha bisogno di un rinnovamento - aggiunge - e il comparto ricettivo italiano, a causa della crisi, l’ha capito».

FRANCESCO HU, PRESIDENTE E CEO DI IH HOTELS

Asset: Milano, Maremma e Bari, iH investe su tutto il Belpaese

L

uigi Ferreri, 41 anni di esperienza nel mondo del turismo, è il direttore commerciale della iH Hotels Group. È lui a spiegare nel dettaglio i progetti sui quali il gruppo sta investendo maggiormente. «In primis - spiega - c'è la realizzazione di 17 nuove camere all’iH Hotels Milano Ambasciatori (nella foto) con la riapertura di 2 piani rimasti chiusi per anni e il “lobby bar” che sta diventando un piacevole luogo di incontro a due passi dal Duomo. Il secondo albergo dove stiamo particolarmente concentrando gli sforzi è l’iH Hotels Pian dei Mucini, tipico borgo della Maremma toscana con tanto di chiesa consacrata. È la location ideale per trascorrere le vacanze immersi nella natura

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I MODELLI/1

dizzazione delle camere che sono identiche in tutto il mondo. iH Hotels Group vuole mantenere nel proprio Dna questo tipo di accoglienza, al cui centro c’è il cliente come persona, da trattare esattamente come vorremmo essere trattati e serviti noi quando ci troviamo in viaggio. Le città sembrano le destinazioni con i ricavi in aumento. Voi avete puntato non a caso sui "trophy" hotel: è questo il futuro del turismo leisure di alta gamma in Italia? In Italia il segmento “leisure” di alta gamma crescerà sempre più. In particolare, gli alberghi unici per la “location”, per le caratteristiche peculiari che presentano e per la loro “storia” saranno sempre vincenti rispetto agli alberghi cosiddetti “normali”, fatti da 4 semplici mura e una stanza da letto. Gli alberghi “trophy” devono quindi raccontare anche la storia, la cultura e le tradizioni del posto in cui sorgono. È questo ciò che cerca il turista colto, con un buon reddito e propensione a spendere di più pur di soggiornare in un posto speciale. Avete anche annunciato di voler esportare il marchio all’estero, quali ambasciatori dell’ospitalità Made in Italy... Sì, rientra tra i nostri progetti futuri. Vogliamo esportare all’estero lo stile del design, del cibo e dell’accoglienza che contraddistinguono l’eccellenza dell’ospitalità italiana, come dicevo prima. Portare quindi nel mondo un po’ di Italia dentro l’albergo, non solo le grandi firme, ma gli artigiani dell’arredamento, insomma del “made in Italy” anche nella ristorazione proponendo prodotti tipici dell’enogastronomia italiana. Sembrano frasi fatte ma non è così e non è semplice, perché spesso nel mondo si trovano cibi che apparentemente sembrano italiani ma che purtroppo sono “fake”. Adesso l’ospite vuole autenticità nelle cose e nel mondo porteremo la vera Italia. Quant'è cambiato il mondo dell’ospitalità? Il cliente non è più quello di una volta, e nemmeno l’albergatore. Il mondo dell’offerta e della domanda turistica è fortemente mutato. Un tempo l’albergatore aspettava il cliente e poteva riempire l’albergo anche in un solo giorno, cioè offriva solo la camera. I clienti arrivavano con il passaparola o tramite agenzie viaggi. Ora

Customer experience

NH Hotel Group: «Da noi sono i Basics che fanno la differenza» Anche il player spagnolo, tra

ambizioso: upgrade del

tra B2C e B2B. «Ma la

i più importanti d'Europa,

portfolio, ristrutturazione

nostra forza – spiega

continua a puntare sull'

di alcuni hotel e nuove

l’Operations Director di NH

Italia, con risultati sempre

aperture. Oltre a

Hotel Group Italia, Marco

più performanti in termini

investire su una proposta

Gilardi (nella foto) – resta

di entrate: +9,5% nel primo

gastronomica di alta qualità

quella di riuscire a garantire

trimestre 2018 Un portfolio

fatta di chef stellati e

lo stesso livello di comfort

ricco di asset e una cura

collaborazioni di prestigio,

in tutti gli alberghi sparsi

maniacale dei dettagli per

NH – quotata alla Borsa

per il pianeta. Il mercato,

offrire alla clientela quella

di Madrid e ad oggi tra le

in continua evoluzione, è

“confidence” che è sinonimo

prime catene alberghiere

sempre più segmentato per

di garanzia di qualità e

d’Europa – non trascura la

fasce sociali, anagrafiche,

sicurezza. La strategia di

diversificazione dei canali

culturali, geografiche, di

NH Hotel Group muove

distributivi: tra indiretto

genere. Per fronteggiare

in queste due direzioni. Il

(prenotazioni attraverso

player come AirBnB che

gruppo spagnolo è presente

OTA e tour operator) e

offrono policy spesso più

in Italia dal 2004 quando

diretto (attraverso il sito

vantaggiose rispetto ad

acquisì il Laguna Palace

ufficiale e gli uffici del

organizzazioni strutturate

di Venezia-Mestre e poi

gruppo) la proporzione

come la nostra, NH punta

le catene Framon Hotels

attualmente è 55-45%.

sui Basics, dai materassi

e Jolly Hotels. Oggi gli

Tre anni fa, per essere più

ai phon dai cuscini al

alberghi posseduti da Nord

aggressivi e performanti,

buffet breakfast: dettagli

a Sud dello Stivale sono 51.

hanno cambiato anche

di altissima qualità, che

Ma la compagnia anche

la piattaforma online,

spesso fanno la differenza».

per il 2018 ha un piano

differenziando le proposte

(f.c.)

non è più così. L’albergatore, oltre ad offrire il servizio di soggiorno, deve essere un manager, conoscere le leggi per essere in regola con le normative: dall’ASL alla prevenzione incendio. Essere bravo anche nel gestire i contratti commerciali, le convenzioni, fare azioni di marketing per promuovere l’albergo e con l’avvento di Internet, saper usare i social media. Il mestiere dell’albergatore che veniva fatto in modo prettamente artigianale è ormai superato e oggi, per essere competitivi nell’ospitalità globale, occorre avvalersi di professionisti con le competenze manageriali di una qualsiasi altra impresa commerciale. Per quanto riguarda il

cliente, grazie alle recensioni trovate sui social, prima di scegliere e prenotare, ha già tutte le informazioni sull’albergo. Ormai tutti prima di scegliere una località o un hotel, cercano le offerte, fanno comparazioni e leggono le varie recensioni postate dai clienti precedenti. Prima di Internet, il cliente non sapeva nulla della struttura e si fidava della raccomandazione dell'amico o della guida turistica. Possiamo dire che il mondo dell’ospitalità è cambiato completamente in un mercato che è diventato più competitivo, ma la sana competitività credo che sia un motore di spinta all’innovazione e di crescita. (f.c.)

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COVERSTORY

Time-sharing & alloggi

Comfort di casa, servizi da resort: bella la vacanza in appartamento Appinresort.it è il portale con cui - assieme a Simply Group - la Wyndham, leader globale del settore, propone in Italia l'hospitality che abbina la praticità e la privacy domestica con il relax del villaggio di lusso

C

on oltre 20 brand controllati, la Wynno - aggiunge il country manager - e quando dham Destinations è la più grande azieni più giovani crescono e si creano una propria da al mondo di timesharing ed affitti di alloggi famiglia, scoprono che sono proprio questi gli turistici. In Italia, la rete RCI - uno dei marchi alloggi che fanno per loro! Negli ultimi anni controllati dal gruppo - offre accesso a oltre abbiamo constatato un cambiamento demo120 resort in aree molto richieste come la grafico nei nuovi clienti di timesharing: il 47% Puglia, la Toscana, le Dolomiti, mentre l'altro di nuovi utenti appartiene alle "generazioni X" brand, Love Home Swap, ha anche una forte o ai “Millennials”. È una tendenza che prevepresenza in Europa con case disponibili per lo diamo continuerà a crescere in futuro. scambio in Irlanda, Regno Unito, Francia, SpaLa vostra offerta come si posiziona rispetto gna e Italia. Enrique Gutierrez, country manaalle altre aziende turistiche che offrono siger di RCI Exchanges, spiega qual è il target stemazioni-vacanza? di pubblico al quale il gruppo si rivolge. «RCI HA APERTO ANCHE ALLO SCAMBIO L'ampiezza delle deDI ALLOGGI PER OFFRIRE AI CLIENTI PIÙ stinazioni offerte dal«Ogni anno - dice FLESSIBILITÀ E VERSATILITÀ CON LA LORO forniamo esperienze ESPERIENZA DI PROPRIETÀ IN VACANZA» le nostre aziende e marchi è unica, oltre di vacanze in famiglia che composta da sistemazioni di alto livello. a milioni di clienti. Quando le famiglie vanno I viaggiatori possono godere di un'autentica in vacanza apprezzano di avere le comodità esperienza di relax, con tutti i servizi, mentre di casa e, insieme, i servizi delle strutture tuapprofittano delle comodità di una casa. È una ristiche. La praticità di cucine, spazi di aggrepossibilità di alloggio al di fuori sia delle camegazione extra e più camere da letto migliora re di hotel tradizionali che degli appartamenti di molto l'esperienza di quelli che cercano di di privati, ma senza sacrificare le comodità e spendere tempo in famiglia. Noi crediamo che servizi dei resort turistici. Attraverso le nostre la bellezza stia nel riuscire a far stare bene aziende, diamo ai viaggiatori la possibilità di insieme le persone mentre visitano le mete sistemazioni in tutto il mondo. In particolare, turistiche più ambite al mondo». «Che si tratti RCI ha aperto la strada al concetto di scambio di un resort alle Hawaii, di un impianto di sci di vacanze per offrire ai suoi clienti maggiore del Colorado o di una villa in Tailandia, con noi flessibilità e versatilità con la loro esperienza tutti possono sentirsi a casa mentre viaggia-

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di proprietà in vacanza. Oggi, attraverso il programma RCI Weeks®, il sistema di scambio settimanale, e il programma RCI Points®, il primo sistema di scambio globale basato in punti del settore, RCI offre ai clienti l'accesso a più di 4.300 resort in 110 Paesi. Quali sono i vantaggi degli appartamenti? La nostra specialità sono gli "appartamenti

2018, L'ANNO DELLO SBARCO ALLA BORSA DI NEW YORK Il 1 ° giugno, Wyndham Destinations ha fatto il suo debutto nella Borsa di New York come una azienda esclusivamente dedicata allo sviluppo di strutture e alle prenotazioni di scambi di timesharing (NYSE: WYND) dopo aver completato il piano di spin-off fra i due rami dell’azienda. Entrambe le aziende, Wyndham Destinations e Wyndham Hotels & Resorts, hanno un'enorme potenziale di crescita e fino ad ora non avevano ricevuto il giusto riconoscimento di valore da parte del mercato. Questa mossa ha sbloccato il valore per gli azionisti e ha messo il gruppo nella posizione migliore per sviluppare strategie di crescita del timesharing.


I MODELLI/2

all'interno di resort", ed è questa la filosofia che ci ha fatto subito entrare in intesa con Simply Group. Non vogliamo solo vendere un prodotto ma anche offrire ai clienti qualcosa che valga, così da fargli trascorrere una vacanza cucita su misura. Puntiamo perciò sui vantaggi di alloggi turistici dotati di angolo cottura ma con caratteristiche simili a quelle dell’hotel per quanto riguarda servizi di accoglienza, strutture sportive, ristorazione, intrattenimento dal vivo, attività e visite culturali. Un mix difficile da trovare al di fuori del mondo "appartamenti in resort". Lavorate con Simply Group per promuovere gli “Appartamenti in Resort”. Attraverso quali iniziative di marketing? Vista la crescita degli ultimi mesi, stiamo implementando una nuova soluzione per consentire a Simply Group un processo di prenotazione più rapido e facile. Forniamo inoltre supporto dal nostro call center per offrire alloggi a nuovi gruppi di clienti e dare loro un servizio sempre migliore. I dati dicono che l’Italia rimane una delle top destination del turismo internazionale. Ci sono ancora margini di crescita? Tralasciando le città d’arte, sempre elencate tra le mete europee più visitate ma che mostrano segnali di saturazione, il margine di

PRENOTAZIONI, AFFITTI, SCAMBI DI CASA: IL TURISMO A 360° Tra i marchi del gruppo ci sono Club Wyndham, WorldMark di Wyndham e RCI, aziende leader nelle rispettive aree di marketing. Attualmente, Wyndham Vacation Clubs è la più grande società al mondo in grado di sviluppare il mercato dei resort in timesharing,

con circa 878.000 clienti e oltre 2 miliardi di dollari di vendite all'anno. RCI è invece la più grande società di prenotazioni per lo scambio di appartamenti in timeshare, con oltre 3,9 milioni di clienti e 4.300 resort affiliati. Il portafoglio di RCI

crescita dovrebbe venire dal prolungamento della stagione nelle destinazioni balneari come Sardegna, Campania Puglia o Sicilia. Regioni che godono di un clima mite per 9 mesi all'anno così come di infinite attrazioni, speso sconosciute al turista medio. Tuttavia, per far sì che gli imprenditori abbiano interesse, nonché convenienza, a tenere attive le loro strutture ricettive oltre i mesi estivi, serve il supporto da parte delle istituzioni le quali dovrebbero fornire anche stimoli sotto forma di vantaggi fiscali per gli albergatori e l'implementazione di trasporti e servizi adeguati anche dopo la stagione estiva. Mi rendo conto che è facile da dire ma difficile da concretizzare. Ma se vogliamo sfruttare al pieno il potenziale turistico dell'Italia, è necessario interrompere questo circolo poco virtuoso.

comprende anche Love Home Swap, uno dei programmi di scambio di casa più grandi al mondo, e DAE, una società di scambio diretta P2P. In Europa, RCI opera come core business di Wyndham Destinations, offrendo la scelta tra oltre 830 resort affiliati.

E in futuro? Come pensate di operare? In Italia continueremo ad operare fusioni ed acquisti per permettere agli operatori locali di guadagnare peso e rilevanza. Al contempo puntiamo su una specializzazione dell’offerta che segua la segmentazione dei target. In questo senso, abbiamo individuato in Simply Group l’agente esperto e distributore che in Italia ci aiuta a raggiungere i consumatori in cerca di alloggi in appartamenti ma coi servizi di un resort turistico, proprio come quelli che si trovano all'interno delle aziende Wyndham Destinations. Se guardiamo ai consumatori, l'accessibilità dagli smartphone e la trasparenza dei prezzi sono fattori-chiave. Seguendo questo filone, Simply Group ha sviluppato ad esempio una linea di vendita con il prodotto “APPINRESORT”, che rende gli appartamenti accattivanti e facilmente accessibili sia a famiglie che ai giovani. La proposta, che prevede alcune offerte lancio su destinazioni speciali, sta già riscuotendo grande successo in Italia. Per ora sono soprattutto famiglie con figli e giovani coppie a dare feedback positivi e ad usufruire, anno dopo anno, degli appartamenti e delle proposte APPINRESORT, ma il potenziale di sviluppo del mercato italiano è enorme e in futuro è a questo sviluppo che stiamo lavorando con Simply. C’è tutta una fascia di giovanissimi, gruppi di amici, single, ma anche coppie più mature che si stanno aprendo a questo mercato. I genitori, ad esempio sono felici di mandare i propri figli ormai cresciuti, in vacanza in contesti sicuri e con tutti i servizi a disposizione.

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COVERSTORY

C'è una startup italiana che è utile perfino ad Airbnb Si chiama Sweetguest, è stata fondata nel 2016 e in capo a due anni, nel mondo degli "affitti brevi" è diventata leader, tanto che il colosso americano l'ha riconosciuta come primo Professional Co-Host italiano

S

di Marco Gemelli

i è imposta come leader nel mercaespressione nella passione e nell’impegno di to con un servizio di gestione a 360 un team di 40 dipendenti e 50 collaboratori. gradi per i proprietari di immobili Un impegno che è valso alla giovane startup che desiderano cogliere l’opportunità offerta un finanziamento da un milione di euro nel dagli affitti brevi e massimizzare il potenziale primo anno di attività. Una storia di successo della loro casa. A coronare il successo di Sweitaliana che nasce da un’intuizione di due gioetguest lo scorso aprile è arrivata la nomina, vani imprenditori, Rocco Lomazzi ed Edoardo da parte del colosso Airbnb, come primo parGrattirola. Il primo, con un solido background tner italiano “Professional Co-Host”, il titolo nel mercato immobiliare, sulla scia del sucriconosciuto alle aziende che hanno ottenuto cesso di Airbnb nota la possibilità di ottimizi migliori risultati nello svolgimento del ruolo zare le opportunità offerte dalla piattaforma di “host” Airbnb per conto dei proprietari di fornendo consulenza e supporto operativo immobili. Ed è proprio questo il core business ai proprietari degli immobili. Dopo una fase di Sweetguest: nata a di analisi e prova a L'AZIENDA GESTISCE A 360 GRADI Milano nel 2016, l’aMilano durante Expo IMMOBILI PER CONTO DI PROPRIETARI zienda rivolge i propri 2015, insieme a EdoCHE VOGLIONO AFFITTARE SU AIRBNB servizi a chi vorrebbe ardo dà vita al proMA NON RIESCONO A OCCUPARSENE affittare appartamengetto Sweetguest, che ti su Airbnb ma non ha tempo né possibilità ingloba anche una parte di analisi del mondo di dedicarsi a questo business, offrendo la digital e studio degli algoritmi che regolano il gestione di pulizie, lavanderia, shooting fotofunzionamento delle diverse piattaforme che grafico degli spazi, check-in, rapporto e comusi occupano di affitti brevi. Da questi studi nicazioni con gli ospiti. Dopo appena due anni viene poi sviluppato insieme a un team di giodi attività, Sweetguest può vantare quattro vani programmatori un software pensato ad sedi (Milano, Firenze, Roma e Venezia), e nehoc per la gestione degli immobili. Il successo gli ultimi 12 mesi oltre 550 immobili gestiti, della startup è stato immediato, registrando oltre 44.000 ospiti accolti tra Milano, Firenze, durante il primo anno di attività 15.000 preRoma, Torino, Venezia, il Salento, la Liguria e notazioni. Un exploit che ha attirato l’attenaltre aree italiane, e un tasso di occupazione zione di importanti investitori i quali hanno medio dell’85%. Una crescita costante, che si cominciato a credere in questa realtà e finanriflette nella volontà di valorizzare il patrimoziarla: Sweetguest ha iniziato così un processo nio turistico e immobiliare italiano e che trova di crescita costante che ha portato la giovane

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PIÙ DI 550

IMMOBILI GESTITI DALLA FONDAZIONE NEL MARZO 2016

OLTRE 44.000

OSPITI ACCOLTI

MILANO, FIRENZE, ROMA, TORINO VENEZIA, IL SALENTO E LA LIGURIA

TASSO DI OCCUPAZIONE MEDIO DEGLI IMMOBILI

85%

5,3 MILIONI DI EURO

GUADAGNATI DAI CLIENTI SWEETGUEST

azienda ad aprire una seconda sede a Firenze, nel novembre 2017, una terza a Roma lo scorso marzo e la quarta, a Venezia, a giugno. Per affittare la propria casa sono sufficienti pochi passi: dopo una valutazione gratuita dell’immobile che si desidera affittare, il team Sweetguest si occupa di tutti i dettagli operativi e della gestione delle pratiche burocratiche necessarie per l’avvio dell’attività. A questo punto viene creato un profilo Airbnb a nome del proprietario di casa, e Sweetguest segue ogni fase della gestione dell’affitto, dallo shooting fotografico professionale, alla consulenza di interior design, alla manutenzione e cura dell’immobile, al check-in, alla gestione delle relazioni con l’ospite. Il proprietario sa così di poter fare affidamento su un partner che otti-


IL CASO

mizza l’occupazione della casa e ne massimizza la redditività, facendo leva sull’opportunità offerta dagli affitti brevi e sulla loro maggiore flessibilità, che si manifesta con guadagni superiori e nessun rischio di insolvenza. L’innovazione tecnologica svolge un ruolo da protagonista nel modello di business della giovane azienda, che massimizza il posizionamento, la redditività degli annunci, e la visibilità online del profilo tramite il “Booking Booster”, il software proprietario ideato internamente. A questa innovazione si aggiunge la app per i responsabili dei check-in, i “Checkinner” Sweetguest, che possono gestire il flusso di informazioni e monitorare lo stato delle case direttamente via smartphone, velocizzando le comunicazioni e gli interventi con il team dedicato al controllo di qualità della sede.

Grazie alle performance raggiunte, dopo il a crescere e fare sempre meglio». L’obiettivo primo anno di attività il team è raddoppiato del team per il 2018 è quello di consolidare ul(quasi tutti under 30, in massima parte asteriormente la sua posizione nel settore della sunti a tempo indeterminato) e il fatturato è gestione degli immobili per affitti brevi, dando quadruplicato nel secondo anno. Per avere un contributo alla valorizzazione del patrimoun’idea del potenziale di Sweetguest basti nio turistico, culturale e immobiliare italiano. pensare alla settimana della Design Week, il «Il turismo è un settore in crescita, che genera tradizionale appuntamento milanese duranlavoro, e il fenomeno Airbnb sta contribuendo te il quale il numero degli ospiti accolti dalla al suo sviluppo», prosegue lo startupper «siastart-up è cresciuto del +300%, per un totale mo nati per dare una soluzione alle esigenze di oltre 510 check-in effettuati durante la setdi questo mercato, promuovendo un turismo timana. I proprietari di casa hanno registrato etico e di qualità e massimizzando il valore gerendimenti sino a un massimo di 1720 euro nerato con una gestione degli affitti flessibile per notte, con incrementi di oltre il +1000% e trasparente, nel rispetto delle regole, delle rispetto a quelli ragcomunità e delle locagiungibili affittando in «SIAMO NATI PER DARE UNA SOLUZIONE lità in cui operiamo». ALLE ESIGENZE DEL NUOVO MERCATO maniera tradizionale: «La nostra azienda MA ANCHE PER FAVORIRE LA «Segno che stiamo anlavora per dare pieREGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE» dando nella direzione na espressione al giusta – dichiara Edoardo Grattirola, co-fonpotenziale delle case, ma anche per favorire datore di Sweetguest – ed eventi come la Dela regolamentazione del settore» gli fa eco sign Week che portano in città migliaia di perRocco Lomazzi, co-fondatore di Sweetguest, sone ogni anno ci fanno capire concretamente «il nostro servizio rappresenta uno stimolo a il potenziale del settore degli affitti brevi e dei escludere soluzioni improvvisate, a favore di servizi che offriamo». Come detto, Airbnb ha un servizio sicuro e trasparente». Sweetguest premiato l’azienda milanese con il riconoscispinge l’innovazione tecnologica anche attramento di primo co-host professionale: «Siamo verso partnership con le migliori startup nel felicissimi di questa collaborazione esclusiva – panorama italiano, come quella stretta con aggiunge Grattirola – perché rappresenta il riSclak, azienda che ha sviluppato un sistema conoscimento del nostro impegno nel garantidi controllo digitale degli accessi, una sorta di re ai proprietari di casa e ad Airbnb il miglior chiave virtuale. La collaborazione permetterà servizio possibile. Essere oggi l’unica azienda a Sweetguest di installare il dispositivo nelle italiana è motivo di grande orgoglio e responporte delle case, così da gestire gli accessi trasabilità, ma anche uno stimolo per continuare mite un’applicazione per smartphone.

DA SINISTRA EDOARDO GRATTIROLA E ROCCO LOMAZZI, FOUNDER DI SWEETGUEST

LAVORIAMO PER VALORIZZARE LA POTENZIALITÀ DEGLI IMMOBILI 27


COVERSTORY

IL MINISTRO DELL’AGRI...TURISMO CHE VUOL PRENDERE GLI STRANIERI PER LA GOLA Intervista esclusiva con il leghista Gian Marco Centinaio, titolare del nuovo dicastero che, per la prima volta nella storia repubblicana, accorpa le deleghe del Turismo a quelle dell’Agricoltura: «Il cibo in Italia è trainante» di Sergio Luciano a verificare sul campo. Oggi ci troviamo con 20 Regioni che in materia turistica agiscono CONCEPIRE E PRATICARE LA FORZA DELL’ACcome se fossero 20 Stati sovrani. E con tanti COPPIATA TRA TURISMO ED ENOGASTRONOComuni che a loro volta si muovono in ordiMIA. Lo slogan era: saperi e sapori, insomma il ne sparso. Nessun governo è mai riuscito a connubio tra la cultura e il gusto. È un modello coordinarne e ottimizzarne gli sforzi. Perché vincente per tutta l’offerta turistica italiana»: quello turistico è un settore complesso, speGian Marco Centinaio, neoministro del Turicifico e anche per certi versi professionalsmo su indicazione della Lega, ha l’entusiasmo mente chiuso. Discorso che stiamo cercando dell’esordiente, la competenza del professionidi portare avanti è: in Cina non sanno dov’è sta – un connotato non generale, nel governo la Basilicata, ma sanno cos’è l’Italia. Dungialloverde! – e una missione difficilissima, tanque, se il governo fa sedere tutti i territori to più per un leghista che vede nelle autonomie attorno a uno stesso tavolo e chiede a tutti locali la dimensione giusta dello sviluppo: condi ottimizzare e coordinare la promozione ciliare cioè il ruolo attivo e di indirizzo che il goper potenziarne l’efficacia, si fa. Dobbiamo verno nazionale deve investire nei mercaavere per valorizzare IN CINA NON SANNO DOV’È LA BASILICATA ti, tanti, dove l’Italia MA SANNO DOV’È L’ITALIA: BISOGNA al meglio l’industria piace. Chiederemo ai METTERE LE REGIONI A UN TAVOLO turistica (che vale circa E STUDIARE UNA STRATEGIA UNITARIA territori: chi di il 10% del Pil, indotto voi tiene a compreso) con l’autonomia che le Regioni hanpromozionarsi in Cina lo faccia, no da tempo conquistato in materia. ma sotto il marchio Italia, in modo da fare sistema, riMinistro, partiamo da qui: è una quadratura chiamarsi tutti al marchio del cerchio, come farà? forte, e riverberare su Confermo che, essendo della Lega, considero tutti l’effetto promoziole autonomie locali la cosa migliore del mondo. nale dell’iniziativa di Ma vanno valorizzate in armonia con l’immagiciascuno. ne, fortissima, che il nostro Paese ha all’estero. I territori devono “vendersi” sui mercati esteri con la loro identità e specificità ma sotto il comune marchio Italia. «NEI MIEI ANNI DA ASSESSORE AL TURISMO DEL COMUNE DI PAVIA HO GIÀ AVUTO MODO DI

Come, in concreto? L’idea è questa, è semplice e l’andremo subito

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E I TERRITORI? DOVRANNO VENDERSI ALL’ESTERO CON IL MARCHIO “ITALIA”


L’INTERVISTA

Perché nessun l’ha mai fatto? Guardi, ricordo che da assessore al turismo di Pavia andai a una fiera a Göteborg e ci trovai una carrellata di stand italiani scoordinati: Comuni, Regioni, Enit, tour operator privati. Ricordo anche che allo stand della Lombardia si promuoveva la montagna e la neve: in Scandinavia! Mentre ovviamente gli scandinavi vengono da noi per ciò che non hanno: il sole, le città d’arte e l’enogastronomia. Contattai l’Enit per sostenere lo sforzo promozionale di Pavia. Il dirigente che mi ricevette impiegò la prima mezz’ora dell’incontro per elencarmi le ragioni in base alle quali non era il caso che i turisti stranieri venissero in Italia… Capisce che intendo? È anche sempre questione di uomini e di direttive strategiche. E invece ci sono tante buone ragioni per venirci, in Italia! Sì, tra le quali ai primissimi posti va collocata l’enogastronomia. Lo so anche in base alla mia esperienza personale di direttore vendite e commerciale di alcuni tour-operator. Quando facevamo i sondaggi d’opinione a fine vacanza su cosa fosse piaciuto di più e cosa fosse rimasto impresso nei ricordi dei visitatori, constatavamo che oltre al paesaggio, all’archeologia, all’arte emergeva sempre il mangiar bene e il buon bere. Quindi l’abbinamento tra turismo e eccellenze enogastronomiche è trainante. E qui s’innesta la responsabilità congiunta sull’agricoltura. Sì, perché la nostra filiera agroindustriale può ottenere sui mercati esteri risultati molto migliori se solo supera l’handicap dell’italian sounding, prodotti esteri venduti con nomi che evocano quelli,

CAMBIARE, COME DA CONTRATTO “L’Italia è una nazione a vocazione turistica grazie al patrimonio storico, culturale, paesaggistico e naturale e ad eccellenze quali l’enogastronomia, la moda, il design [...]. Il Turismo vale attualmente il 12% del PIL e il 14% dell’occupazione. Può valere molto di più e diventare uno dei settori cardine per l’attivazione del volano della nostra economia” è scritto nel Contratto di Governo per il cambiamento, sottoscritto da Lega e e 5Stelle, nella sezione dedicata al turismo. Secondo la coalizione giallo-verde, per conseguire quest’obiettivo, tra le altre cose servono: un ministero dedicato e con Portafoglio; la riorganizzazione dell’ENIT; l’introduzione della “Web Tax turistica” per contrastare la concorrenza sleale delle OLTA; interventi di decontribuzione alle imprese turistiche che assumono i giovani; riordino della professione di guida turistica; trasformazione degli Istituti Alberghieri in college specialistici sul modello svizzero.

celeberrimi, dei nostri originali. Ma gli stranieri che hanno fatto turismo in Italia hanno colto le differenze tra il parmigiano e il parmesan e quando tornano in patria cercano più probabilmente la nostra qualità senza più accontentarsi delle imitazioni!

migliori per il nostro export. Svilupperemo moltissime iniziative promozionali a livello mondiale, con le comunità degli italiani all’estero, gli opinion leader, naturalmente la Rete, in modo che gli italiani nel mondo diventino gli ambasciatori dei nostri prodotti e insegnino agli stranieri a mangiare italiano. Coinvolgendo in questo impegno anche le Regioni, le Associazioni di categoria, i Consorzi e insomma tutta la nostra grande biodiversità.

Qualcuno ironicamente la definisce ministro dell’agriturismo! Non mi offendo: da operatore, le dico che tutti auspicano il decongestionamento turistico delle aree cruciali, da Venezia a Firenze a Capri, e la crescita delle destinazioni complementari. Parlava della Rete: quali sono i vostri piani digitali? Le cosiddette “OLTA” (On-Line Travel Agency, NdA), cioè le agenzie turistiche web, guadagnano moltissimo vendendo Italia ma ci lasciano poco valore, essendo oltretutto quasi sempre a capitale e organizzazione straniere. La nostra mission sarà lavorare sul piano legislativo per rilanciare on-line l’immagine e la commercializzazione del nostro Paese.

Vuol fare un altro ANNI FA ANDAI A PARLARE CON UN E dunque? DIRIGENTE ENIT CHE PASSO MEZZ’ORA portale Italia? In questo momento A SPIEGARMI PERCHÈ GLI STRANIERI NON Tutti ricordiamo le esportiamo prodotti DOVREBBERO VENIRE IN ITALIA: SI PUÒ?! brutte esperienze dei enogastronomici itasiti fatti dai ministeri liani per 41 miliardi di euro. Il mio predecesin passato, costati milioni e poi abbandonati. sore Maurizio Martina giustamente puntava Forse con investimenti indirizzati verso le all’obiettivo dei 50 miliardi al 2020, ma non giuste sponsorizzazioni e attività sui motori ci arriveremo mai finchè l’italian sounding di ricerca, avremmo risparmiato e ottenuto drenerà 50-60 miliardi di valore. Dobbiamo di più, ma con i “se” e con i “ma” non si va creare un nuovo interesse sull’origine autenda nessuna parte. Per il digital marketing tica dei nostri prodotti lavorando trasversalinternazionale dobbiamo pensare a blogger mente sul marketing turistico e su quello e influencer. Quanti sono? Come lavorano? agroalimentare. Poi qualche purista dell’aDobbiamo raggiungerli e coinvolgerli. Per gricoltura potrà anche storcere il naso, ma essere attrattivi a livello mondiale dovremo lo Stato ha il dovere di creare le condizioni andare oltre la comunicazione tradizionale.

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COVERSTORY LA PROPOSTA

«Basta tassa di soggiorno, meglio la city tax che ricade sui consumi» Bernabò Bocca guida da quasi 20 anni Federalberghi: «Quando ho iniziato io - dice - TripAdvisor non c'era. Non sono contrario al turismo 4.0, ma la burocrazia non deve asfissiare solo la ricettività tradizionale» di Marco Gemelli

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e l’Italia fosse un’azienda e io di viaggio, mentre oggi il 40% del fatturato è venissi chiamato a preparare un realizzato online. Ecco perché è importante business plan non esiterei un formare il personale, soprattutto quello delle attimo a puntare sul turismo». Non ha dubpiccole strutture spesso a gestione familiabi, il presidente nazionale di Federalberghi re che rappresentano l’ossatura dei 33mila Bernabò Bocca, nell’indicare nell’industria hotel italiani: una volta il proprietario era un turistica nazionale un volano di sviluppo dal “padrone di casa”, adesso serve un manager a potenziale ancora molto elevato. tutto tondo con abilità e competenze trasver«L’Italia è davvero il Paese più bello del monsali. Fino a qualche decennio fa non c’erano le do, e il futuro del Paese è legato a doppio filo grandi catene internazionali – aggiunge Bera questo settore. Viaggiando per lavoro – racnabò Bocca – né esistevano tanti competitors, conta – ho avuto l’opportunità di visitarne perché viaggiare costava di più, sia sul fronte gli angoli meno codegli spostamenti che «MA GLI ALBERGATORI IN ITALIA, nosciuti, avendo condella ristorazione. RiPER AFFRONTARE I MERCATI GLOBALI, ferma che fuori dalle spetto a qualche temDEVONO ADEGUARSI AI TEMPI, tradizionali rotte tupo fa, quando gli hotel E TRASFORMARSI IN MANAGER» ristiche c’è un mondo di lusso ospitavano ancora da scoprire. Pensiamo alle campagne soprattutto visitatori d’età avanzata, oggi il umbre, che non hanno nulla da invidiare a cliente top spender è più giovane e ha esigenquelle toscane, oppure al lato ovest della Sarze o preferenze diverse, cui l’albergatore deve degna e i numerosi borghi sparsi un po’ ovunadeguarsi. Sia nel leisure che nel congressuale que». ormai la concorrenza è globale, tuttavia ciò Al di là della geografia, la fotografia di Bernabò non è necessariamente un male: anzi, fa bene Bocca mostra un comparto in piena evoluzioal mercato perché aumenta la qualità media, ne: «Oggi le possibilità di scoprire l’Italia si ma a condizione che la sfida sia giocata ad sono moltiplicate: quando ho iniziato io (nel armi pari». 1986 come imprenditore, nel 2000 alla guiIl riferimento del presidente di Federalberghi da di Federalberghi) il settore era molto diè chiaro: «Nessun pregiudizio verso le nuove verso, non esistevano il web né TripAdvisor forme di turismo – sottolinea ancora Bocca – e ci si muoveva tra tour operator e agenzie ma l’importante è che la burocrazia non sia

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asfissiante solo per la ricettività tradizionale. Ad esempio, toglierei la tassa di soggiorno sia perché colpisce solo gli hotel di un Comune e non del suo hinterland, sia perché non c’è certezza sulla destinazione d’uso dei fondi incassati. Meglio, a questo punto, una city tax come a New York che colpisce chiunque consumi il territorio, indipendentemente da dove dorme». Cercare di indovinare come cambierà nel prossimo futuro il mondo dell’hotellerie non è affatto semplice, specie se secondo il patron di Amazon Jeff Bezos entro i prossimi vent’anni due lavori su tre di quelli attuali non esisteranno più. «Non vedo all’orizzonte rivoluzioni – conferma il presidente di Federalberghi – ma servono piccoli accorgimenti che vanno dalla maggiore attenzione all’ambiente e alla sostenibilità fino all’abbattimento delle barriere linguistiche per ospiti come i cinesi. Dove invece vedo un potenziale rischio è nella mancanza di percezione che da due anni stiamo vivendo una situazione particolare, data dal fatto che Paesi come Francia, Egitto, Tunisia, Turchia vanno a rilento per i problemi legati al terrorismo. Dobbiamo approfittarne per fidelizzare la clientela – conclude Bocca, il cui gruppo Sina Hotels compie quest’anno 60 anni – ed essere preparati a quando i competitors torneranno sul mercato».


LA CURIOSITÀ COVERSTORY

Con la sosta d'arte che ti ricarica nasce il turismo "zero emission" È l'ultima trovata del vulcanico fondatore di Sicily By Car, Dragotto, che dopo aver investito sulle e-car per l'autonoleggio, ha deciso di installare le colonnine di ricarica presso i più importanti siti turistici della Sicilia di Riccardo Venturi

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coprire la Sicilia a bordo di un'auto elettrica, soggiornando nelle sue dimore storiche. È l'idea di Donna Sicilia, un progetto di Sicily By Car che sta portando alla realizzazione di un'eco-guida dell’ospitalità siciliana “aristocratica e gattopardesca”, con una trentina di palazzi storici, antichi casali, residenze nobiliari, case museo, divisi per provincia. «Ho pensato al nome Donna Sicilia perché sono estremamente innamorato di quest'isola meravigliosa - dice il "giovane" ottantenne Tommaso Dragotto, presidente e fondatore di Sicily by Car – che deve sopportare me e le mie idee e da cui non mi allontanerò mai». Dragotto ha capito che l'auto elettrica rappresenta un fu-

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turo sempre più prossimo: «da anni si parla di mobilità sostenibile – spiega – così l'anno scorso abbiamo preso l'iniziativa, e acquistato auto, furgoni e bici elettriche. Abbiamo aperto uffici a Palermo e Napoli dove l'80% dei veicoli è elettrico. In Sicilia abbiamo auto elettriche anche a Lipari e Taormina». Il fondatore di Sicily By Car ha voluto realizzare un progetto concreto, trovando il modo di aggirare i tempi troppo lunghi legati alle installazioni delle colonnine di ricarica. «Abbiamo acquistato un centinaio di colonnine – dice Dragotto – ma per sistemarle a Catania, Siracusa, Trapani e così via abbiamo incontrato difficoltà di ogni tipo. Per qualche mese abbiamo avuto più di una perplessità, però io sono un caterpillar,

cammino sempre avanti, mai indietro». Come dice il proverbio: se la montagna non viene a Maometto... «Abbiamo pensato a un'operazione diversa – spiega ancora il presidente di Sicily By Car – mettere le colonnine presso le dimore storiche a nostre spese, e realizzare una guida che permetta di fare un giro della Sicilia nel rispetto dell'ambiente, soggiornando in strutture di grande fascino». Le dimore storiche siciliane convertite all'accoglienza e inserite nella guida Donna Sicilia, circa trenta selezionate su una cinquantina, sono diverse tra loro per caratteristiche, ma hanno in comune un'atmosfera che è difficile trovare altrove. È il caso, per fare qualche esempio, di Feudi del Pisciotto in provincia di Caltanissetta, del Castello San Marco a Calatabiano in provincia di Catania, dell'abbazia di Sant'Anastasia a Castelbuono in provincia di Palermo. Ma visto che Sicily By Car è da tempo una realtà consolidata non solo in Sicilia, ma anche in Italia e non solo, l'intenzione è quella di portare l'idea oltre i confini dell'isola. «Stiamo pensando a un Donna Lombardia, Donna Piemonte e così via – dice Dragotto – e stiamo valutando possibili collaborazioni in tal senso, per esempio con Tesla che è già attiva su proposte di questo tipo». La guida verrà distribuita attraverso gli uffici di nolo Sicily by Car presenti in Sicilia, in particolare Palermo APT, Palermo Via Stabile, Palermo via Napoli, Trapani APT, Catania APT, Taormina, Comiso APT, Siracusa, Capo d’Orlando. Ma sarà veicolata anche negli uffici delle altre regioni italiane, attraverso tutti i maggiori tour operator internazionali e i loro siti e tutte le principali fiere del turismo a livello mondiale: WTM Londra, Bit Milano, TTG di Rimini, FITUR Madrid, AITB Berlino, AITB Shangai. MITT Mosca. Così di quella bellissima donna che è la Sicilia si potranno innamorare sempre più visitatori di tutto il mondo.

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GESTIRE L’IMPRESA Praticamente tutti i governi della crisi, dal 2011 in poi, hanno promesso e non hanno mantenuto di saldare i debiti commerciali dello Stato verso i suoi fornitori. E’ anche intervenuta una direttiva europea che fisse il limite di tempo a 30 o 60 giorni dalla fattura. Ma lo scandalo continua e genera danni gravissimi all’economia nazionale.

36 EXPORT AURICCHIO (ASSOCAMERESTERO) «IL BUSINESS ATLAS SERVE ECCOME»

38 LOGISTICA/ 1 ALIS SERVICE, UNA RETE DI SERVIZI PREZIOSI AI SOCI

40 LOGISTICA/ 2 BETTONI E LA RIVINCITA DELL’AUTOSTRADA BREBEMI

SE LO STATO PAGATORE SOFFOCA (E PERSEGUITA) I SUOI FORNITORI La vicenda di Sergio Bramini ha fatto riemergere una realtà dissimulata: gli enti pubblici violano qualunque regola Ue e continuano a onorare i loro debiti commerciali in media con 104 giorni di ritardo di Riccardo Venturi

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enticinquemila imprese costrette a chiude28 maggio, secondo cui dopo alcuni anni di re tra il 2009 e il 2016 per colpa dei ritardi progressiva diminuzione nel 2018 i tempi medi dello Stato nei pagamenti. È la sconcertante stidi pagamento della Pubblica Amministrazione ma di Banca Ifis e Confederazione Cifa, che al di sono tornati ad aumentare (vedi la tabella). Da là dell’esattezza della cifra indica chiaramente 95 giorni a partire dall’emissione della fattura, come il caso di Sergio Bramini, l’imprenditore infatti, si è saliti a 104 giorni, contro i 30 stabiliti fallito e sfrattato insieme a figli e nipoti nonodalla normativa europea che possono salire a stante vantasse oltre 4milioni di credito nei 60 per alcune tipologie di forniture, come quelconfronti della PA, non sia che la metaforica le sanitarie. Siamo così riusciti nell’impresa di punta di un iceberg. strappare la maglia SIAMO RIUSCITI NELL’IMPRESA Bramini è stato nonera dei pagamenti DI STRAPPARE LA MAGLIA NERA minato consulente statali più lunghi d’EuDEI PAGAMENTI STATALI PIÙ LUNGHI dal neo ministro del ropa alla Grecia, scesa D’EUROPA ALLA GRECIA Lavoro Luigi Di Maio, in un anno da 103 a 73 ha affermato di esserne felice ma ha aggiunto: giorni, mentre anche il Portogallo è passato da «giusto ieri parlavo con un’altra persona fi95 a 86; la media europea è di 41 giorni. Qualnita nella mia situazione, con lo sgombero da che elemento di ottimismo, si fa per dire, viene casa, e diceva di voler tentare il suicidio. ‘Non dalle ultime stime di Banca Ifis, secondo cui nel azzardarti a farlo’, gli ho detto, ‘bisogna lottare’. 2017 i pagamenti in ritardo della PA ammontaSto cercando di fargli trovare un’abitazione, vano a “soli” 31 miliardi di euro, il 6% in meno è rimasto pure senza macchina e campa con i rispetto al 2016. Ma a pagare in ritardo è il 62% viveri della Caritas». Al di là dei singoli casi, che degli enti pubblici, con picchi di 310 giorni per i la situazione sia ben lungi dall’essere risolta lo comuni e di 543 (!) per le province. confermano i dati della Cgia di Mestre, estrapoAl perdurare dei ritardi nei pagamenti da parte lati dall’indagine “European Payment Report della PA si aggiunge il fatto che le imprese su2018” presentata da Intrum Justitia lo scorso biscono procedure fallimentari scandite da una

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GESTIRE L’IMPRESA

tempistica perentoria, che non ammette deroga o eccezione: nascono così uno, cento, mille casi Bramini. «Auspichiamo un tempestivo intervento delle istituzioni – dice Andrea Cafà presidente di Cifa Italia, associazione datoriale autonoma dei settori commercio, artigianato, piccola manifattura, servizi, turismo - affinché si adoperino per un mirato provvedimento legislativo atto a normare le ipotesi di crisi aziendale indotta dal settore pubblico, che possa scongiurare altri “casi Bramini”, cui va tutta la nostra solidarietà». Cifa propone una nuova procedura che permetta di compensare o cedere i crediti con la P.A.; adottare provvedimenti sospensivi o dilatori che possano scongiurare

la dichiarazione di fallimento; assegnare un termine tassativo inderogabile entro il quale la P.A. debba provvedere al pagamento dei debiti contratti. «Sono tutti interventi necessari per fornire un’adeguata risposta alla tanto invocata riforma in materia fallimentare – aggiunge Cafà - che andrebbero ad aggiungersi alle disposizioni che il nostro ordinamento ha già attivato in termini di prerogative di protezione e tutela dell’attività imprenditoriale». Tra queste figura la legge 3 del 2012, nota come legge salva suicidi, che permette agli imprenditori in difficoltà di ottenere dilazioni e ristrutturazioni dei debiti. Un’altra norma di particolare importanza è quella che prevede la possibilità

I tempi di pagamento della PA alle imprese in Europa (numero di giorni e variazione) Rank per tempi paq. 2018 1 2 3 4 5 6 7 8 10 12 14 15

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Paesi

Italia Portogallo Grecia Belgio Spagna Francia Bosnia-Erzegovina Croazia Svizzera Irlanda Romania Serbia Slovenia Paesi Bassi Austria Germania Ungheria Polonia Svezia Bulgaria Lituania Slovacchia Norvegia Regno Unito Repubblica Ceca Danimarca Estonia Finlandia Lettonia

MEDIA EUROPEA (*)

Pubblica amministrazione a Imprese 2017

2017

Var. qq. 2018-2017

Differenza rispetto a media europea (anno 2018, in gg)

95 95 103 61 78 57 43 47 39 52 40 41 32 38 32 23 27 29 33 33 28 25 36 22 26 25 22 22 28

104 86 73 60 56 55 50 44 44 43 43 40 40 35 33 33 33 33 33 32 32 29 26 26 25 25 25 25 18

+9 -9 -30 -1 -22 -2 +7 -3 +5 -9 +3 -1 +8 -3 +1 +10 +6 +4 +0 -1 +4 +4 -10 +4 -1 +0 +3 +3 -10

+63 +45 +32 +19 +15 +14 +9 +3 +3 +2 +2 -1 -1 -6 -8 -8 -8 -8 -8 -9 -9 -12 -15 -15 -16 -16 -16 -16 -23

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I DATI SUI TEMPI DI PAGAMENTO DEI PAESI EUROPEI FANNO RIFERMENTO AD UN’INDAGINE CONDOTTA TRA IL MESE DI GENNAIO E MARZO DI OGNI ANNO PRESSO UN CAMPIONE DI CIRCA 10 MILA IMPRESE IN EUROPA (FONTE DATI: INTRUM JUSTITIA)

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ANDREA CAFÀ, PRESIDENTE CIFA

di certificare i crediti vantati nei confronti della Pubblica Amministrazione, introdotta a partire dal 2014. La certificazione vale come garanzia dello Stato e apre la possibilità della cessione del credito a banche e intermediari finanziari abilitati. Una novità che ha effettivamente sortito effetti positivi, ma è ancora lungi dall’essere utilizzata al pieno delle sue potenzialità. Secondo Banca Ifis, infatti, dei 158 miliardi di crediti verso la PA si può stimare che sia stata presentata richiesta di certificazione solamente per una decina di miliardi. «Queste misure sono poco conosciute, specie al sud – osserva il presidente di Cifa – di recente un imprenditore mi ha detto: l’abbiamo scoperto ma non lo sa nessuno, e noi certo non lo diffondiamo, se no poi siamo in troppi…». I servizi di factoring a cui è possibile accedere dopo aver certificato i crediti, come per esempio TiAnticipo di Banca Ifis e Sace Fct della società del gruppo CDP, permettono alle imprese di incassare in tempi rapidi, ma non sono certo gratuiti. «Un costo che si aggira attorno al 5% a fronte di un pagamento in tempi brevi potrebbe anche non essere eccessivo – puntualizza Cafà – anche se è paradossale se poi a incassare è una società pubblica, visto che il ritardo è colpa di un altro ente pubblico…». Un altro paradosso è il fatto che l’apparente risparmio della Pa dovuto al rallentamento dei pagamenti ha in realtà un effetto boomerang: aumentano gli oneri a carico delle amministrazioni a causa di interessi di mora e spese di contenzioso, e le imprese si vedono costrette a scaricare il costo dei ritardi aumentando i prezzi finali di opere e servizi, con una ricaduta negativa per le amministrazioni virtuose. Per risolvere il problema alla fonte, basterebbe pagare nei tempi giusti…



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Auricchio: «Le imprese stanno tutte imparando ad esportare» Il presidente di Assocamerestero commenta la longevità del Business Atlas, il vademecum dell’associazione anche quest’anno offerto da Economy ai suoi lettori. «Uno strumento semplice e utile» di Sergio Luciano «IL BUSINESS ATLAS È COME UNA SQUADRA CHE VINCE: NON SI CAMBIA!»: Giandomeni-

co Auricchio, presidente di Assocamerestero, non ama l’enfasi retorica perché è un imprenditore concreto, e ama presentare questo strumento editoriale ormai tradizionale che l’Associazione aggiorna e ripubblica ogni anno – e che esce in allegato a questo numero di Economy fino a esaurimento tiratura – per quello che è: onnicomprensivo, chiaro, utile. «Sappiamo che non è la Treccani e non ha l’ambizione di esserlo, ma è pratico, funzionale. Ed anche per questo abbiamo deciso di allegarlo ad Economy».

Grazie presidente. Dunque è un fatto che anche uno strumento editoriale cartaceo ha una sua funzione divulgativa e promozionale per l’approccio ai mercati esteri, soprattutto a beneficio delle piccole imprese. Sì’, ma anche di qualche media impresa. L’Atlas serve a noi, come sistema camerale, per presentarci nelle vesti che Assocamerestero indossa, di specialista dei mercati internazionali. E serve alle imprese per acquisire le informazioni di base necessarie per progettare uno sbarco commerciale all’estero. Non a caso ci sono istituzioni camerali di rilievo che ne fanno a loro volta una forte promozione. Per questo noi continuiamo a pubblicarlo in

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modo da dare in tempo reale a chiunque sia interessato, anche le istituzioni, le informazioni di base. I casi di aggancio nati dall’Atlas e poi sviluppati dal sistema camerale sono molti di più di quanto si pensi. Per esempio a Cremona, la mia città, il sindaco Galimberti ha preso contatti grazie al nostro vademecum con la Camera italiana a Madrid per riproporre anche nella capitale spagnola la mostra sul grande Jannello Torriani.

GIANDOMENICO AURICCHIO

anche figlia del lavoro di squadra fatto in questi anni, magari non coordinato ma costante, dal sistema camerale, dalla nuova Agezia Ice, e un po’ anche a noi di Assocamerestero che in questi ultimi 10-15 anni ci siamo dati molto da fare sul fronte della cultura dell’internazionalizzazione.

Un salto culturale vero? Sì, direi proprio di sì. Il quadro che oggi è nitido davanti a noi, e nel mio caso sia dall’osAuguri anche al sindaco, e allarghiamo servatorio della Camera di Cremona che di il discorso dall’Atlas ai suoi fruitori, gli Assocamere che delle Fiere di Parma, è che esportatori italiani. Come procede la difesiste una nuova tipologia di imprenditore. fusione tra gli imprenditori dell’idea che La piccola e media impresa, che una volta si esportare sia la straaccontentava di fare SO CHE NON È LA TRECCANI E NON da giusta per tutti? la subfornitrice, oggi HA L’AMBIZIONE DI ESSERLO, MA È Credo che oggi l’inaffronta direttamente FUNZIONALE. È COME UNA SQUADRA ternazionalizzazione i mercati globali, anCHE VINCE: NON SI CAMBIA sia entrata nel dna che con dei fatturati dell’imprenditore italiano, assolutamenpiccoli. C’è un dinamismo nuovo verso l’estete. Anche le imprese di piccole dimensioni, ro anche nel settore dell’alto artigianato. E del grazie all’appeal dei prodotti italiani che si resto, l’obiettivo del sistema camerale italiapercepisce praticamente ovunque nel monno, in coordinamento con Assocamerestero e do, hanno imparato che bisogna guardare con Ice, è proprio quello di agevolare le azienal mondo. Se non altro per la necessità di de meno strutturate, dando loro servizi il più compensare la domanda interna che non aufunzionali e pratici possibile… menta più di tanto. I mercati esteri non sono più guardati con difficoltà o con diffidenza, Insomma, il salto oltre confine non intimoche pure ancora pochi anni fa constatavamo risce più? spesso. E questa nuova apertura mentale è Esatto: in passato c’era come una soglia psi-


cologica da varcare, c’era paura di farlo. Oggi devo dire che i nostri prodotti sono talmente buoni e belli da aver suscitato nel mondo un tale interesse, una tale domanda, da stimolare anche i più prudenti a cimentarsi. L’appeal che il prodotto italiano ha nel mondo ha come tolto un tappo. E il merito è di tanti attori che si sono finalmente mossi in modo concertato ed hanno fatto sistema nel mondo.

che i costumi del luogo e le regole burocratiche vigenti.

a tanto? Proprio perché era giusto dare una vetrina a quelle cento aziende di brand che desideravano essere presenti a Parma sapendo che vi avrebbero incontrato il mondo!

Presidente, allarghiamo ancora il discorso, agganciandoci a quel riferimento alle Ed è andata così? Fiere di Parma, che lei pure presiede. PoAltrochè! Fiere di Parma ha invitato di sua chi notano che nel mondo dell’ecommerce iniziativa ben 2400 buyer di tutto il mondo trionfante le fiere fisiche godono di ottima ad un ricevimento che ha conquistato tutti… salute. Sono un veicolo valido anche per Veda, è stata davvero un’edizione di svolta, esportare? perché qualche anno Guardi, l’ultimo Cibus Però tutto questo, per quanto gratificante IN POCO PIÙ DI DUE MESI ABBIAMO fa la crisi aveva indotè stato un’edizione e significativo, non toglie che esportare sia REALIZZATO A PARMA UNA GRANDE to una certa frenata, davvero strepitosa, ancora un’attività impegnativa e non priva TENSOSTRUTTURA DI 135 METRI X 40 ma ora si è rivisto il una vera fiera dell’ecdi rischi! PER ESTENDERE IL CIBUS miglior dinamismo e cellenza italiana, con Certo, ce ne sono, ma molto meno un tempo. direi protagonismo delle imprese, di tutte le oltre 100 imprese rimaste in lista da attesa e Andare senza rete e senza le necessarie prudimensioni. Si andava dalle aziendine con piccon tanti nuovi big, da Rana a Ferrarini, che denze che soprattutto certi mercati richiedocolissime realtà di periferia orgogliose di aver non avremmo avuto la possibilità materiale no è un errore, ma i rischi sono diminuiti. Ci il loro stand al Cibus ai colossi come Granarodi accogliere. Cosa abbiamo fatto? In temsono molti più controlli e molti più supporti lo o Barilla che avevano allestito degli stand pi record – poco più di due mesi – abbiamo operativi a vantaggio degli esportatori. Quel grandi come piazze d’armi. La voglia di esserrealizzato una grande tensostruttura di 135 che noi consigliamo sempre, comunque, è ci è tornata al centro delle strategie dell’immetri x 40, temporanea, per accogliere le 100 che nelle prime operazioni internazionali è prenditore. Una Fiera che funziona mette al aziende escluse, è stata una soluzione bellissimolto utile farsi accompagnare da qualcuno centro del business i suoi espositori. Ma il ma, apprezzata da tutti. Perché ci siamo decisi in loco che conosca veramente sia il mercato successo Parma è stato soprattutto quello di contribuire all’internazionalizzazione delle UNA BUSSOLA PER 55 MERCATI aziende. Tutti dobbiamo qualcosa alle grandi Business Atlas L’informazione è la prima un quadro sintetico fiere internazionali italiane, dal settore deled esaustivo delle risorsa necessaria per la moda all’alimentare al gioiello, perché da principali tematiche competere all’estero anni accompagna per mano gli imprenditori di esportazione, e il Business Atlas attraverso dati sintetici 2018 è una guida italiani nel mondo e li aiuta a internazionalizsu interscambio indispensabile per chi zarsi. vuole affrontare i mercati e flusso degli investimenti, normative internazionali. Offre, In un concetto, qual è il segreto di questa commerciali e fiscali, infatti, agli imprenditori nuova primavera del made in Italy? facilitazioni di ordine un primo quadro logistico e creditizio, politico-economico dei Il fatto che il made in Italy non è più soltanto A CURA DELLE CAMERE DI COMMERCIO regolamentazione degli 55 mercati esteri in cui sinonimo di qualità, stile, gusto o sapore, ma ITALIANE ALL’ESTERO scambi, investimenti ed operano le 78 Camere anche di un modo di vivere. Quando esporinsediamenti produttivi, di Commercio Italiane tiamo un formaggio, un tessuto o un occhiale contrattualistica, all’Estero. Grazie alla esportiamo in realtà anche uno stile che in legislazione societaria, possibilità di consultare operatori in termini di normativa sugli le singole Schede tutto il mondo ci riconoscono. rischio paese e condizioni investimenti stranieri, Paese, il Business Atlas di assicurabilità, sistema brevetti etc. In più consente di scoprire i E l’ecommerce come piattaforma per bancario e molto altro vengono fornite mercati di maggiore esportare? ancora. informazioni utili agli opportunità e di avere Aiuta e aiuterà sempre di più. Non va sottovalutato, ma non per tutti i settori allo stesso Chiedete al vostro edicolante l’opera di Assocamerestero, modo. Dopo aver vissuto il nostro ultimo Ciallegata a questo mensile, che aiuta l’export. Nel caso in cui bus ma anche il Vinitaly credo che a lungo ci fosse esaurito, richiedetelo via mail a: info@economymag.it sarà la necessità delle nostre fiere tradizionali.

2018 Guida agli affari in 55 mercati per il business italiano

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Logistica, ecco il servizio che semplifica il lavoro ai soci Alis ha costituito Alis Service per sviluppare economie di scala a vantaggio dei propri iscritti anche sul fronte degli acquisti e dei servizi a cura della redazione

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UNA BANCHINA PORTUALE. A DESTRA: LA APP DI ALIS. NELLA PAGINA ACCANTO: IN ALTO, GUIDO GRIMALDI, IN BASSO MARCELLO DI CATERINA

iiete manager o imprenditori nel setle aziende associate con il criterio delle ecotore della logistica? E quindi siete asnomie di scala per tutti i servizi possibili. Nel sillati da costi crescenti e impegni bunostro settore, sono moltissimi i servizi che rocratico-amministrativi sempre più gravosi? utilizzati individualmente arrivano ad avere Forse una soluzione c’è, anzi più soluzioni in costi proibitivi, ma tutti i fornitori fanno a loro una. E può fornirla Alis Service. Ma andiamo volta economie di scala e sono ben disposti con ordine e spieghiamoci. a riconoscere sgravi a chi acquisti su grandi Una delle idee-guida che, ormai un anno e volumi. Inoltre, tutto il nostro mondo – come mezzo fa, hanno ispirato la nascita dell’Assotanti altri settori, del resto – è attraversato dalciazione per la logistica intermodale sostela rivoluzione digitale, che ne sta rapidamente nibile (Alis) è stata quella di unire le forze di rivoluzionando logiche e processi. E Alis è ancentinaia e migliaia di soggetti come voi proche lì, per presidiare la massima e più efficace prio per fronteggiare al meglio i problemi codiffusione possibile delle innovazioni». muni: costi crescenti, Dunque a fine 2017 LE AGEVOLAZIONI SPAZIANO burocrazia e normatiAlis ha creato una soDAI PEDAGGI AUTOSTRADALI AI TUNNEL va, italiana ed internacietà, di cui è tuttora E AI TRAFORI, DAI TRAGHETTI ALLE zionale. CARTE CARBURANTE E A MOLTO ALTRO socio unico, per svi«È un’idea semplice a luppare queste attividirsi, meno a farsi», spiega Marcello Di Catetà: la Alis Service. Che ha agito con estrema rina, direttore generale dell’Alis (di cui è prerapidità su molti fronti, mettendo insieme sidente Guido Grimaldi): «Secondo noi, uno un vero e proprio tool-kit di risorse esclusive dei compiti essenziali di una grande associaper i propri soci che hanno infatti iniziato ad zione quale in pochissimo tempo è diventata iscriversi in massa e ad avvalersene regolarla nostra è quello di creare opportunità per mente. Le agevolazione spaziano dai pedaggi autostradali con ricezione dei massimi sconti ministeriali, ai tunnel e ai trafori, dai traghetti alle carte carburanti e alle carte servizi, dai rimborsi Iva al recupero delle accise, alle assicurazioni, ai servizi di consulenza legale e fiscali e ai corsi di formazione aziendali. Il tutto agevolato da due potenti fattori, dif-

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fusionali e funzionali, uno analogico e l’altro digitale. Quello analogico è costituito dalla rete di oltre 200 sedi fisiche dell’Alis su cui Alis Service può contare. Quello digitale è rappresentato dalla App che, nata da poco più di un mese e già molto frequentata dai soci per i contenuti che offre, sta diventando un vero proprio “hub” – e sempre pià lo sarà – attraverso il quale accedere alla maggior parte dei servizi di Alis Service.Ma vediamo più in dettaglio quali sono i servizi erogati. Carburante ALIS Service ha definito accordi estremamente vantaggiosi con diversi fornitori, siglando sia accordi per la rete (carte carburante utilizzabili nella grandissima maggioranza dei distributori di tutta Italia, competitive, sicure, personalizzabili e flessibili) che per l’extrarete (cisterne/impianti interni/depositi). Gli accordi siglati con i principali leader del settore garantiscono qualità e risparmio, con scontistiche dedicate e su misura pensate per le caratteristiche delle aziende associate, permettendo di abbattere una delle più “pesanti” voci di bilancio. In più, potrai usufruire dell’AdBlue a prezzi davvero competitivi. Pedaggi e Infrastrutture Su oltre 80.000km di rete autostradale (sia italiana che europea), tariffe e commissioni


estremamente competitive con le nostre partnership e pedaggi autostradali con ricezione del massimo sconto ministeriale. A ciò si aggiungono i servizi di transito trafori, prenotazione treni nazionali ed internazionali, transito ponti, nonché legge Macron e gestione delle pratiche per il rimborso Iva (oltre 30 paesi) e accise. Assicurazioni Una vastissima gamma di servizi assicurativi, con offerte estremamente convenienti, personalizzate e competitive. Scelta di un’ampia gamma di prodotti assicurativi a prezzi estremamente competitivi: Rca Convenzione Flotte, Polizze Rischi Diversi (Ard), cristalli e Kasko, Assistenza stradale per ribaltamento e incidente, Tutela Legale, D&O, Fidejussioni iscrizione Albo Autotrasportatori, R.C. Vettoriale, Infortuni Professionale ed extra-professionale, Polizza rimborso spese mediche e tanto altro. Servizi marittimi Booking nave con tariffe estremamente competitive scontate. Per essere protagonista delle Autostrade del Mare e dell’Intermodalità in tutto il Mediterraneo! L’opportunità per ottimizzare costi, tempi e servizi alla clientela! Formazione e sicurezza sul lavoro Per guardare al presente e soprattutto al futuro: corsi per dipendenti e manager a 360 gradi, obbligatori e facoltativi, corsi di aggiornamento (es. dipendenti e autisti), cronotachigrafo, corsi di lingue, corsi sulla sicurezza sul lavoro. Servizio di medicina del lavoro,

LA RETE DI ALIS SERVICE SI APPOGGIA ALLE OLTRE 200 SEDI ALIS IN ITALIA diagnostica medica e Haccp. Inoltre, Alis Service supporta strenuamente la formazione dei nostri giovani tramite protocolli d’intesa con Istituti Tecnici Superiori e Università, con l’opportunità di svolgere stage e profittare di opportunità formative presso le aziende di soci Alis. Impiantistica satellitare e monitoraggio La certezza di avere sotto controllo 24H/24 ogni aspetto del proprio business grazie a impianti satellitari a 360 gradi, tracing e tracking delle merci, sicurezza personale, geolocalizzazione, sonde consumo carburante e tanto altro. Borsa Carichi del Trasporto Per viaggiare sempre in maniera efficiente ed ottimizzare i costi (più lavoro per le aziende, fine dei viaggi “a vuoto”): efficientamento degli spostamenti quotidiani grazie all’accordo con una piattaforma europea che conta più di 11.000 aziende e 130.000 camion al suo interno. E’ un’opportunità da cogliere per poter trasportare sempre, e quindi guadagnare sempre. Certificazioni Il contributo di ciascuni alla salvaguardia dell’ambiente merita di essere premiato. Grazie ad un accordo esclusivo in collaborazione con la società Rina, Alis Service fornisce i servizi di classificazione, certificazione, collaudo e ispezione alle organizzazioni dei settori navale, ambiente ed energia, infrastrutture, trasporti e logistica, qualità e sicurezza per il rilascio del certificato ufficiale Rina, per in-

centivazione dell’intermodalità strada-mare e ferro-mare e dimostrare che l’azienda riduce le emissioni di Co2. Servizi al veicolo e alla mobilità Alis Service supporta i suoi associativi laddove necessitino di noleggiare semirimorchi offrendo convenzioni legate alle migliori officine, alla riparazione, al cambio e all’acquisto di pneumatici, all’utilizzo di teli per semirimorchi e fasce. E’ anche impegnata a garantire i migliori servizi autoparchi, soccorso in caso di guasto, ribaltamento, incidente e assistenza stradale totale per veicoli e conducenti. Ambiente È un altro fronte critico sul quale Alis Service garantisce molti vantaggi: 1) attività di controllo, pulizia, disinfezione e sanificazione di serbatoi, cisterne e casse contenenti acqua destinata al consumo umano; 2) servizi di igienizzazione delle reti idriche (prevenzione della legionellosi); 3) fornitura, installazione e gestione del sistema di igienizzazione per reti idriche per l’eliminazione del calcare, del biofilm e del biofueling da qualsiasi dalle tubatura idrica; 4) servizio di video ispezione interna alle condotte di impianti di areazione e condizionamento aria; 5) pulizia, sanificazione delle Unità Trattamento Aria (Uta), disinfezione, igienizzazione delle condotte d’aria e condizionamento; 6) indagini micro batteriologiche mediante analisi di tipo fisico-chimico-microbiologico ed eco tossicologico su prelievi di acque, polveri ed aria, impianti idrici, di condizionamento ed areazione.

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«L’A35 conviene e crea lavoro ed è anche utile all’ambiente!» Intervista con il presidente Francesco Bettoni: «Il traffico sta aumentando esponenzialmente, anche e soprattutto quello commerciale, che apprezza i nostri vantaggi. Rinegozieremo gli accordi con i finanziatori» di Sergio Luciano «ECCO, QUELLE DEI CANDIDATI ALL’ASSUNZIONE ALLA NUOVA SEDE DI AMAZON A CASIRATE, A DUE PASSI DAL NOSTRO CASELLO DI TREVIGLIO, SONO LE UNICHE CODE CHE PIACCIONO A NOI DELLA BREBEMI»; dice Francesco Bettoni, presidente (dopo esserne stato irriducibile fautore) della Brebemi, l’Autostrada A35 che ha finalmente creato un’alternativa all’A4 per chi viaggia tra Milano e Brescia: «Perché la nostra è un’Autostrada che sblocca una strettoia logistica che era da anni soffocante, lo fa in modo ecologicamente sostenibile e…crea lavoro».

Lavoro, presidente? Per queste assunzioni alla nuova Amazon di Casirate? Non solo! Amazon sta già facendo assunzioni si parla di 400 dipendenti nel giro di 2-3 anni, ma sono in arrivo anche Esselunga, Italtrans, Md, Eurospin... C’è una crescita straordinaria di sedi di grandi gruppi lungo l’autostrada, e le dirò: i comuni serviti, dopo 12-13 anni hanno ricominciato a rilasciare licenze anche per la costruzione di piccoli e medi capannoni industriali, non se lo ricordavamo più. Perché accanto ai grandi gruppi sta ripartendo l’indotto, un fenomeno che nessuno ha considerato! Nel complesso, i big valgono dai 5 ai 7 mila dipendenti nuovi nel giro die 3-4 anni, ma ce ne saranno altrettanti che lavoreranno nell’indotto. Brebemi fa i fatti, e li fa fare!

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Eppure avete avuto e forse avete ancora tanti nemici… Ma abbiamo sempre saputo di essere un’autostrada nodale nel corridoio paneuropeo 5. Attorno al nostro tracciato, ci sono oltre 30 mila aziende, molte delle quali esportano e sono l’ossatura e la struttura portante di centinaia di Pmi italiane che esportano tecnologia. La nostra autostrada dimostra così quanto fosse indispensabile. La storia dell’economia è stata fatta dalle infrastrutture della logistica. Senza dire che comunque da soli contiamo già 150 dipendenti. Parliamo di numeri. State andando bene, adesso?

FRANCESCO BETTONI. SOTTO, UN CASELLO BREBEMI

Dopo l’interconnessione con l’A4 si può dire che finalmente l’Autostrada si è completata. Importante anche l’apertura delle due aree di servizio. E così dall’inizio dello scorso abbiamo inizato ad avere un aumento di flussi di traffico pari al +27,7% (a fronte un +2,2% del sistema in media). Ci sono voluti tre anni… Se l’aspettava? Le sembra normale? Tutt’altro. Purtroppo sono situazioni tipicamente italiane, dove le infrastrutture, anche quelle più indispensabili, fanno fatica ad essere realizzzate. Fa parte della lentocrazia italiana e della non cultura sulle infrastrutture, non si capisce che sono straordinariamente importanti, e basilari per qualsiasi progresso e sviluppo.


so all’autostrada con tutti i nuovi sistemi possibili, però comunque la segnaletica tradizionale ha ancora una sua efficacia e purtroppo non basta e contiamo su una maggiore sensibilità... Continuano a dire che però la sua autostrada è cara… Non è vero, è una leggenda metropolitana. Diffusa… da qualche nostro concorrente. Se lo fosse non avremmo avuto l’incremento dei transiti del 180 per cento cumulato che abbiamo avuto. Milioni di utenti che hanno utilizzato Brebemi. E aprile e maggio sono cresciuti ancor più. È conveniente anche per l’autotrasporto? La percentuale dei mezzi pesanti è il 28,5% rispetto a un 22% medio della rete, dunque Parliamo delle dolenti note finanziarie: dimostra che chi fa i conti realmente, cioè gli siete in ritardo sui piani del project finanimprenditori dell’autotrasporto, la trova associng. lutamente conveniente: perché veda, il tempo Dobbiamo, e lo stiamo facendo, affrontaè denaro, nessuno deve dimenticare che se un re il tema del costo eccessivo della nostra veicolo impiega a fare 90 km venti minuti in dotazione finanziaria, è un costo eccessivo, meno significa che il camionista ha consumato negoziato in una situazione finanziarie intermeno tempo, meno carburante, ha usurato di nazionale diversa, con un costo del denaro meno il mezzo e inquinato di meno. Tutte cose da credit-crunch, oggi quindi troppo alto, le che hanno anche un loro valore monetario. condizioni in tre anni sono cambiate. Questa Quando non c’era la Brebemi, andare e venire realizzazione è stata realizzata per il 30% con più volte al giorno da Milano a Brescia era facapitali propri e per il 70% con finanziamenti. ticoso, oggi lo si fa in media 2,5 volte al giorno, Bisogna ridiscutere questo significa che la AMAZON STA GIÀ FACENDO tutto, e abbiamo già Brebemi è assolutaASSUNZIONI, SI PARLA DI 400 aperto un tavolo di mente conveniente. E DIPENDENTI, MA SONO IN ARRIVO confronto. aggiungiamo anche la ANCHE ESSELUNGA, ITALTRANS E MD E il futuro? C’è spaqualità di questi viagzio per nuovi miglioramenti, per esempio gi, il confort, la minore incidentalità, e poi tutti sulla segnaletica stradale… i sistemi di sicurezza che abbiamo adottato. In Sì, la segnaletica non è sufficiente e non è chiafatto di sicurezza siamo un’autostrada fra le ra. Qui ci devono aiutare le istituzioni locali primissime in Europa, e non perché c’è poco perché noi si possa fare alcune cose. Ma molte traffico, un fattore che anzi può indurre più dialtre le devono fare i comuni e le provincie. sattenzione. Abbiamo corsie più larghe di 30 A distanza di tre anni dell’apertura dell’autocentimetri, asfalto drenante su tutto il percorstrada, nonostante investimenti da noi fatti so… misure costose ma utilissime. sui territori di 400 milioni di investimenti per Insomma, è orgoglioso della sua creatuopere compensative a vantaggio di comuni e ra… province, non abbiamo trovato ancora la giuLa cosa che mi rende più orgoglioso, anche più sta attenzione ad una segnaletica che è indidei volumi di traffico in aumento, è il grado spensabile. di attrattività che la nostra infrastruttura ha Stiamo promozionando le vie d’accesespresso per grandi e piccoli investimenti. Il

IL CONTROLLO DELLA SPA A F2I. «NOI ANDIAMO AVANTI PER RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI DI MASSIMO EFFICIENTAMENTO”

NEL 2017 BOOM DEI TIR Nell’insieme, il traffico e i ricavi della Brebemi stanno crescendo a ritmi da boom. Ma anche nel 2017 i conti erano migliorati, grazie a un 10% medio di aumento dei chilometri percorsi, contro una media nazionale del 2,2%. Ancora più significativa è stata la crescita dei veicoli pesanti (la fetta più remunerativa del traffico) pari al 23%, contro una media nazionale del 3,5%. Grazie a questo trend il bilancio 2017 si è chiuso con 61,8 milioni di ricavi dalla gestione autostradale (+20,8%): tolti i costi operativi (26,7 milioni) il margine operativo lordo è salito a ben 37,2 milioni. Insomma, la società è gestita bene. E quindi può dedicarsi anche alle promozioni più gradite, quelle sulla convenienza economica. Per tutto il 2018, infatti, automobilisti, autotrasportatori e motociclisti che viaggiano tra est e ovest e viceversa, e che scelgono il nuovo tragitto della A35 al posto di quello classico e trafficato, possono usufruire, se utenti Telepass Business e Family, di uno sconto del 20%, grazie alla promozione Best Price, che vale sette giorni su sette per tutti gli spostamenti effettuati e su qualsiasi tratta coperta da A35 (da Chiari Est a Liscate). I clienti Telepass che non hanno aderito a scontistiche simili negli scorsi anni (e che quindi non aderiscono automaticamente), possono seguire le istruzioni consultabili sul sito www.brebemi.it o chiamare il numero verde 800186083 o ancora rivolgersi al Punto Blu assistenza clienti del casello di Treviglio.

professor Bazoli, ad un convegno dove noi della Brebemi abbiamo presentato un libro sulla A35, ha detto che a suo modo di vedere l’aspetto più importante dell’opera è stato aver creato concorrenzialità con l’A4. Ecco: anche questa è democrazia economica. La libertà di competere dev’essere a disposizione di tutti, i regimi di monopolio non devono durare in eterno…

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Mirandola, capitale del medtech, il distretto che sta rivivendo Nel cuore dell’Emilia il polo scientifico che traina la crescita dell’economia e sforna innovazione salvavita. Palma Costi, assessore regionale: «Dopo il terremoto, le imprese hanno ricominciato subito» di Mara Cinquepalmi L’ossigenatore a camera singola Horizon per spiega l’assessore regionale alla Attività Prola chirurgia a cuore aperto, un sistema inteduttive e alla Ricostruzione, Palma Costi «avegrato di protezione cerebrale per pazienti con vano produzioni indispensabili per il sistema ictus, trauma cranico grave e arresto cardiaco, sanitario nazionale ed internazionale». Non un progetto per lo sviluppo di cateteri e conpotevano fermarsi, insomma: da qui anche il tenitori speciali per farmaci. Sono dispositivi sostegno della Regione Emilia-Romagna con che hanno un unico comune denominatore: interventi ad hoc. «È per questo che abbiamo nascono nel distretto attivato tutti i mecca«LA REGIONE IN TUTTA L’AREA DEL biomedicale di Minismi di attenzione CRATERE HA INVESTITO 46 MILIONI. randola, in quel polo e salvaguardia delle IL SISMA, HA FATTO CONOSCERE scientifico della Bassa imprese e dei lavoraCIÒ CHE SI PRODUCEVA E COME» modenese che comtori con gli ammortizprende anche Medolla, Concordia, Cavezzo, zatori sociali: per permettere alle imprese di San Felice sul Panaro, San Possidonio, San riorganizzarsi – aggiunge Costi – fondamenProspero. Già, proprio quella terra ferita dal tale è stato anche il ruolo della formazione: la sisma del 20 e 29 maggio 2012 e che oggi, sei Regione in tutta l’area del cratere ha investito anni dopo, è tornata a crescere. All’indomani 46 milioni. Il sisma, nella sua drammaticità ha del terremoto è stato immediato l’intervenfatto conoscere ciò che si produceva e come. to per far ripartire le aziende perché come Le imprese hanno fatto la loro parte, c’è stata

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la capacità di credere nel proprio territorio. Come diceva Mario Veronesi, inventore della dialisi, un settore dedicato alla salute nasce se c’è capacità imprenditoriale e di intercettare i bisogni e il benessere dei pazienti». Il distretto mirandolese è leader in Europa nei prodotti plastici “usa e getta” per uso medico e per le apparecchiature per dialisi, cardiochirurgia, trasfusione anestesia e rianimazione, aferesi e plasmaferesi, nutrizione e ginecologia. Insieme a quello di Bologna, secondo i dati del Monitor dei distretti industriali dell’Emilia Romagna, aggiornati al quarto trimestre 2017 e curato dalla Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, è il polo ICT trainante dell’economia emiliano-romagnola (+8,8%) ed evidenzia un trend di sviluppo sostenuto sui mercati statunitense e cinese. «In Italia – spiega Massimiliano Boggetti, presidente di Assobiomedica – sono presenti 10 distretti del settore dei dispositivi medici, con diverse specializzazioni che vanno dal dentale nelle province di Bolzano e Vicenza agli ausili assorbenti in quella di Chieti passando per il territorio di Bergamo, qualificato nella diagnostica per immagini. Il distretto di Mirandola è un esempio di particolare eccellenza e la sua storia ci racconta come un territorio fertile dal punto di vista industriale e settoriale sia riuscito a far crescere e sviluppare delle professionalità così qualificate al punto che questi due elementi sono diventati sinergici e indispensabili l’uno all’altro». Qui, in Emi-

PALMA COSTI, ASSESSORE REGIONALE


lia Romagna, ci sono aziende che non hanno delocalizzato come la B.Braun Avitum Italy, facente parte del gruppo tedesco B.Braun, colosso mondiale del biomedicale presente in 62 Paesi nel mondo, che a soli sette mesi dal sisma aveva già ricostruito tutti i magazzini e provveduto al rientro dei dipendenti nei nuovi uffici, oltre che aver ampliato e ammodernato i reparti produttivi. Nel 2016 l’azienda ha partecipato al bando regionale previsto in attuazione della legge 14/2014 (“Accordo per l’insediamento e lo sviluppo delle imprese”), e si è aggiudicata il finanziamento della Regione: oltre 1,5 milioni di euro, per programmi di investimento che rispondano a obiettivi di elevato valore strategico per accrescere la competitività e l’innovazione. Oppure aziende come la Eurosets di Medolla che ha realizzato un ossigenatore a camera singola Horizon, frutto di oltre dieci anni di attività di ricerca e sviluppo, che garantisce la circolazione extracorporea nell’ambito degli interventi chirurgici per la cura di patologie acute di cuore e polmoni. O ancora come Principia, che ha investito 8,7 milioni nella startup Rigenerand, nata nel 2009 tra Rand, società del biomedicale e l’Università di Modena e Reggio Emilia. La società si occupa di

MASSIMO BOGGETTI, PRESIDENTE DI ASSOBIOMEDICA

sviluppare terapie antitumorali e dispositivi biotecnologici nell’ambito delle culture cellulari e dell’ingegneria dei tessuti sviluppando terapie per il trattamento di forme tumorali rare o incurabili come cancro o pancreas. Sviluppo e ricerca nel polo mirandolese camminano insieme grazie anche alla collaborazione con l’Università e con il Tecnopolo. Si tratta di uno dei primi e più efficaci esempi di ricerca industriale-collaborativa tra pubblico e privato che sta producendo nuove tecnologie per polverizzare farmaci che potrebbero rivoluzionare il sistema dei vaccini e inter-

TECNOPOLO E CAMPUS BIOMEDICALE, TANDEM DI PREGIO Parte strategica del Parco scientifico e tecnologico, il Tecnopolo di Mirandola completa il Campus del Biomedicale mirandolese, costituito da Istituti Scientifici e Tecnici, dalla Fondazione ITS per il Biomedicale, dal laboratorio a supporto di Istituti scolastici e ITS e dall’incubatore di impresa. «La struttura fa da collante tra il sistema universitario e le imprese - dice Costi - per avere quella competitività che il sisma rischiava di mettere in secondo piano visti i problemi

che le imprese hanno dovuto affrontare». Il Tecnopolo ospita tre laboratori organizzati con l’Università di Modena e Reggio Emilia e rappresenta un sistema organizzato su un modello fatto di ricerca, formazione, incubazione d’impresa e servizi. È intitolato a Mario Veronesi, pioniere del biomedicale. Nei prossimi mesi sarà ampliato: «Rafforzeremo la nostra offerta di attività, e questo

avverrà anche grazie ad un ampliamento degli spazi e del personale spiega l’amministratrice Giuliana Gavioli – Ci saranno, quindi, i nuovi laboratori di usability e di prototipazione al servizio delle aziende e si svilupperà ulteriormente l’incubatore per startup».

UN ESEMPIO DI ECCELLENZA CHE HA SAPUTO FAR CRESCERE LE PROFESSIONALITÀ venire sulla cura delle malattie degenerative polmonari. Il progetto, cofinanziato dalla Regione, è frutto della collaborazione fra quattro strutture della rete dell’alta tecnologia dell’Emilia-Romagna (i centri interdipartimentali Biopahmamanet-tec e Cim dell’Università di Parma, il CIRI-Scienze della Vita e Tecnologie per la Salute dell’Università di Bologna e Democenter di Modena) e tre aziende emiliane (Chiesi Farmaceutici, Bormioli Pharma e IMA). Sotto il coordinamento del Centro Biopharmanet-tec, le risultanze potrebbero rivoluzionare il mercato dei vaccini.

MICRO E PICCOLE

23% IMPRESE

DEL SETTORE REGIONALE DISLOCATE

IN PROVINCIA DI MODENA

100 AZIENDE 4 MILA ADDETTI AZIENDE CHE SI OCCUPANO DI

75%PRODUZIONE FONTE DATI: ASSOBIOMEDICA

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GESTIRE L'IMPRESA

Addomesticare il futuro Il futuro non aspetta, il futuro galoppa e non ci si può scansare: o si riesce a saltargli in groppa, o ti travolge. Federmanager è una federazione che sta riuscendo nella straordinaria quadratura del cerchio di coniugare un’anima sindacale – quella di rappresentare i dirigenti italiani in tutti i tavoli che contano

quando si tratta di discutere diritti e doveri con gli imprenditori e le istituzioni – e un’anima professionale, che si esprime proprio costruendo per i propri iscritti percorsi di evoluzione e aggiornamento. E dunque per saltare in groppa al futuro è giusto studiare, andare

a studiare dove il futuro, in buona parte digitale, sta davvero nascendo. Quello che segue è un atipico reportage da una settimana di studio manageriale, scritto da una giovane manager che sa anche – e non è da tutti – comunicare ciò che ha assimilato (r.e.).

LA SILICON VALLEY FA RIMA (ANCHE) CON LEADERSHIP Viaggio nella zona del mondo a più alto tasso d'innovazione. Dove anche i manager possono trovare terreno fertile per acquisire nuove competenze che li aiutino nel loro impegno quotidiano di dirigenti d'azienda di Dina Galano (*communication manager at Federmanager)

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a Silicon Valley è senza dubbio un ecoil proposito di autoimprenditorialità, hanno sistema perfetto per fare business. acquisito energia e positività e sono pronti a Venture capital, big companies, angels passare all’azione. e startup trovano qui le condizioni ideali per Lo definiscono “Silicon Valley mindset”. È un svilupparsi. Meno noto, invece, è il fatto che la sovvertimento di prospettiva. È un gusto arSilicon Valley sia un sistema davvero perfetto dente di affermarsi e di competere. anche per far nascere nuovi leader. Il sogno americano per cui anche la persona Sono appena tornata più svantaggiata, in OLTRE LA METÀ DEI RESIDENTI NELLA da un’intensa settiAmerica, può trovare SILICON VALLEY NON È DI MADRELINGUA mana di study tour la sua eldorado, non INGLESE. UN MELTING POT DIFFICILE in questa parte di Cac’entra affatto con le DA RIPRODURRE IN QUALSIASI PAESE lifornia, organizzato sfide che si affrontano dalla mia azienda, Federmanager, con alcuni in questa Valle. Non è solo una questione di colleghi e 20 manager provenienti da differenscalabilità. Si insegna, laggiù, un metodo per ti imprese e da ogni parte di Italia. Ciascuno di far crescere il business che si basa su alcuni loro, al rientro, porta con sé un tratto nuovo. principi ben definiti. I volti, sono diversi. Alcuni hanno assorbito il In quel piccolo lembo di terra oltre la metà gusto del rischio, hanno lo sguardo più deciso, dei residenti non è madrelingua inglese. Un il mento all’insù. Altri paiono aver rafforzato melting pot del genere è difficile da riprodur-

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A sinistra una visuale dall'alto della Silicon Valley. Nell'altra pagina le immagini della delegazione di Federmanager

re altrove. Inoltre, il livello di scolarizzazione è di gran lunga superiore alla media, con una formazione post-gradute che è la regola, non l’eccezione. Si concentra qui un numero rilevante di acceleratori e incubatori per le nuove imprese e startup, presenti tanto nelle aziende quanto nelle università. Stanford, con i suoi campi d’atletica, i laboratori, le sperimentazioni in AI e IoT, è l’ateneo che l’ex presidente USA, Barack Obama, nel suo discorso di inaugurazione del Summit sulla cybersecurity del 2015, definì «the place that made “nerd” cool». Pertanto, la Silicon Valley, a dispetto del nome che la identifica come la culla del tech, è piuttosto un vero motore dell’innovazione nel fare impresa. Il business model premia chi fallisce (almeno una volta, meglio se più), chi assume rischi maggiori alle proprie concrete possibilità di affrontarli, chi condivide le proprie idee di impresa rispetto a chi le custodisce gelosamente. Fondamentalmente, un esercizio di leadership. Chi è leader, agisce. È ciò che ripetono i docenti del TVLP Institute di Menlo Park, che abbiamo frequentato grazie al programma di Federmanager Academy. Per spiegarsi meglio, abbinano alla leadership l’acronimo A.C.T.: azione, comunicazione e thinking. La capacità di pensiero, però, deve saper essere anche “laterale”. Come diceva Edward De

Bono, si affronta il problema senza puntare alla soluzione più sequenziale, bensì guardandolo da altre angolazioni. Cambiare punto di osservazione è il corollario di una filosofia del cambiamento perenne. “Change!” è l’esortazione più in voga. Perché, insegnano ancora, fare del proprio meglio non è abbastanza. Durante lo study tour, ai nostri manager è stato introdotto anche un altro acronimo: S.T.O.P. Significa, fermati (Stop), pensa (Think), organizza (Organize) e, solo alla fine, pianifica (Plan). Come a dire che un vero leader si ferma di fronte alla nuova sfida, non spezza il fiato a rincorrerla. Soltanto dopo aver chiarito, riflettendoci su, la natura del problema da fronteggiare, organizza team e budget e, fatto ciò, inizia a pianificare le azioni cercando di rispondere alle grandi domande. L’attività sarà tanto più di successo quanto più sarà chiara la visione, il perché si agisce, il come, il chi e cosa andrà fatto. ALLA BASE DI OGNI FALLIMENTO CI SONO SEMPRE SCARSA CHIAREZZA SU COMUNICAZIONE, OBIETTIVI E PRIORITÀ O MANCANZA DI FIDUCIA

Al contrario, diventa incredibilmente più facile capire perché capiti, nella vita, di mancare un risultato. Dietro al fallimento di un leader ci sono almeno quattro concause, ci dicono al Menlo College: alla base può esserci una mancanza di fiducia tra chi esercita la leadership e chi dovrebbe riconoscerla, oppure non c’è chiarezza sugli obiettivi che vanno raggiunti, la comunicazione non è chiara a sufficienza, o, ancora, non sono chiare le priorità. C’è molto metodo dietro questa versione di leadership. L’intuito è fondamentale, il carisma aiuta. La base di relazioni, però, resta un ingrediente essenziale. Chi abita in Silicon Valley è il primo ad ammetterlo: hanno un’ossessione per il networking. Nella sede di e-Bay a San Josè dopo lo speech di Brad Horowitz, vice

presidente di Google, sono saliti sul palco Hr manager e imprenditori che, in una sequenza ritmata e senza respiro, hanno offerto posti di lavoro. Cercano manager, IT, commerciali…una filiera davvero corta dove domanda e offerta di lavoro si intrecciano senza intermediazione. Idee e investimenti si scambiano promesse di matrimonio durante gli eventi di networking californiani. Abbiamo incontrato il primo CTO di Intel così, con un hot dog in una mano e un bicchiere di vino della Napa Valley nell’altra. Due venture capitalist hanno valutato i progetti presentati dai manager italiani. Progetti nati in appena una settimana di training, tra manager che si sono incontrati per la prima volta oltreoceano e poco sapevano l’uno dell’altro prima di questo viaggio. L’esperienza è stata unica, ci dicono i 20 partecipanti al rientro in Italia. Resa tale per la forte umanità che abbiamo incontrato, oltre che per il fitto programma di visite in Google, Apple, Intel, HP, e altri “giganti” che hanno il loro headquarter nella terra dell’innovazione. Se non vi ho ancora convinto a prendere un aereo, mi permetto di chiudere con un’immagine: la vita per un manager o un imprenditore assomiglia alla morfologia di San Francisco. Enormi infrastrutture collegano i lati della baia dove il vento fortissimo taglia la pelle. Il Golden Gate tiene uniti lembi di terra sfidando la corrente pacifica. Come ogni progetto professionale richiederebbe, servono ponti tra universi diversi, robusti abbastanza per reggere alle avversità. A San Francisco, si sa, ogni strada prende discese vorticose e rapide risalite. È un caduta e un’ascensione continua. Come insegnano in Silicon Valley, dopo ogni fallimento si apre un’occasione di rilancio. Basta prendere la rincorsa e non lasciar esaurire l’energia. Puntare alla collina più alta, da cui il panorama sarà mozzafiato.

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

Il professionista 4.0: connesso ed esperto di scenari futuribili App, piattaforme web-based e droni stanno ridisegnando il lavoro dei professionisti. La rivoluzione digitale è una realtà che non spaventa più gli studi, ma un'esigenza di mercato a cura della redazione

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i calcola che 34 milioni di italiani siano connessi a Internet e passano in media sei ore e otto minuti al giorno davanti a Pc e tablet; gli smartphone invece assorbono due ore e 20 minuti al giorno. Benvenuti nell'era digitale, una rivoluzione che sta modificando profondamente la società, la pubblica amministrazione, l'industria e anche le libere professioni. Se fino a qualche tempo fa, infatti, l'avvento del digitale veniva vissuto come una minaccia dal mondo dei professionisti, oggi non si parla più di una opportunità da cogliere o da cestinare, ma di un'e-

IL TAGLIO DEL NASTRO DELLA NUOVA SEDE DI CONFPROFESSIONI MILANO

sigenza imprescindibile per stare al passo con le trasformazioni del mercato dei servizi professionali. Scenari futuribili? Visioni avveneristiche? Progetti utopici? Tutt'altro. Le testimonianze di veterinari, ingegneri, notai e agronomi presentate all'Open Day di Confprofessioni Milano, che si è svolto il 14 giugno scorso in occasione dell'inaugurazione della nuova sede confederale alla presenza di numerosi ospiti delle istituzioni, dell'università e del mondo delle libere professioni, sono una realtà del presente digitale, che si può già toccare con mano. Piattaforme di condivisio-

ne, applicazioni per smartphone, l’evoluzione. Il mondo delle proprogetti web-based, utilizzo di fessioni diventerà quindi il perno droni che stanno trasformando il della trasformazione digitale"a mercato dei servizi professionali. misura d’uomo" della società». «L'innovazione digitale non ha Si tratta di un processo quacolto di sorpresa il mondo delle si certamente irreversibile che profescoinvolge IL PROFESSIONISTA GIOCA la gestiosioni», E GIOCHERÀ UN RUOLO afferma il ne degli A TUTTO CAMPO NELLA presidente studi prodi Confpro- DIGITAL TRANSFORMATION fessionali f e s s i o n i , DELLA SOCIETÀ IN CUI VIVE e richiede Gaetano significativi Stella. «Il professionista gioca e investimenti economici per ripogiocherà un ruolo a tutto cam- sizionare le attività professionali. po nella trasformazione digi- Un processo che vede impegnatale della società, ruolo che gli ta in prima fila Confprofessioni consentirà anche di orientarne che sta elaborando “Il Manifesto del Professionista 4.0” per declinare sulle libere professioni i EMERGENZA GIOVANI, TRE NODI DA SCIOGLIERE PER IL LAVORO temi dell'“Impresa 4.0”, “Smart quelli che, a giudizio dei dal giornalista del Corriere C'è una fascia, sempre Cities” e “Agenda Digitale”, ma relatori, rappresentano i tre della Sera Dario Di Vico, ha più giovane e sempre più anche per dare un contributo ai principali ostacoli frapposti consistente che fatica a trovare visto la partecipazione di processi di trasformazione della sbocchi nel mercato del lavoro. Vincenzo Ferrante, ordinario di tra i giovani e l'ingresso negli studi professionali: innanzitutto diritto del lavoro all'Università Anche in un settore vivace e società e della macchina statale un disallineamento tra i Cattolica di Milano. attrattivo come quello degli resi possibili grazie alla rivolupercorsi formativi universitari Quindi dell’assessore alle studi professionali. zione digitale. «Non un semplice e le esigenze di competenze Politiche sociali del Comune Non a caso "Lavoro, giovani slogan - chiosa Stella - ma un trasversali e innovative nelle di Milano, Pierfrancesco e inclusione sociale" è l'altro vero e proprio percorso e un improfessioni. Majorino; di Alessandro tema che ha caratterizzato Poi i costi elevati per aprire uno Rota Porta, giuslavorista ed l'Open day di Confprofessioni pegno concreto e realistico per studio professionale. editorialista de Il Sole 24 Milano, che ha acceso un cavalcare al meglio la rivoluzione E in ultima analisi una Ore; e infine del fondatore e faro sulle cause specifiche digitale, assicurando crescita, ocpresidente di "Comunità Nuova", pressione fiscale che, di fatto, che ostacolano il ricambio cupazione, qualità dei servizi erodisincentiva qualsiasi iniziativa don Gino Rigoldi. generazionale. di autoimpiego. Dal dibattito sono emersi La tavola rotonda, coordinata gati e lavoro umanizzante».

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GESTIRE L’IMPRESA

Uomini, robot, buona volontà: il futuro è nella community Al Meeting europeo 2018 di Hrc, dal titolo “Meet the future” la relazione di Luca De Meo, amministratore delegato della Seat, davanti a 450 direttori del personale italiani e spagnoli riuniti dagli stessi interessi di Sergio Luciano

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colare. E’ in atto un cambiamento radicale per e vogliamo che tutto rimanga com’è, sul futuro delle relazioni industriali in quest’eil mondo del lavoro. La tecnologia procede con tutto quello che vale e che ci piace, bisora di cambiamento come lo farebbe, appunto, una velocità senza precedenti, e tutto questo gna che tutto cambi”, dice Luca De Meo, una comunità: cioè con un clima davvero spegenera anche stress alle persone e alle orgae i 450 direttori del personale che affollano la ciale, di amicizia più ancora che di colleganza, nizzazioni. Di qui a dieci anni la metà di noi platea del Melià di Sitges, sul mare della Costa e non di sorda competizione come spesso si non starà facendo più lo stesso lavoro di oggi: Dorada a due passi da Barcellona, si fa attenregistra in occasioni del genere. Guest-speaio forse sarò in pensione!». tissima. «Stiamo entrando in una nuova era, ker il manager italiano dell’auto più famoso (e De Meo vuol trasferire alla platea il concetto che ci offre grandissime possibilità, perché importante) al mondo dopo Sergio Marchiondel salto culturale necessario d’ora in poi: “C’è il cambiamento in atto è straordinariamente ne, di cui è stato allievo forse oggi arrivando, un gap che si sta creando tra le tecnologie e ricco di opportunità e come Giotto, a superaLUCA DE MEO CITA IL GATTOPARDO: gli individui, che si adattano rapidamente ai ci offre tanti strumenti re il maestro: appun«SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA loro cambiamenti, e le imprese e soprattutto d’azione, ma tutti dobtoi Luca De Meo, amCOM’È, TUTTO QUELLO CHE VALE E CHE le istituzioni politiche che invese si adattano biamo prendere parte ministratore delegato CI PIACE, BISOGNA CHE TUTTO CAMBI» molto lentamente. Contro questo gap, i proa questa trasformaziodella Seat. fessionisti delle risorse umane possono gione, nel pensare, nel parlare e nel fare, e saran«Sono tempi interessanti per l’economia, la care ruolo fondamentale: aiutare i leader e no i giovani in particolare a far la differenza. politica, le aziende, il management in generale le organizzazioni ad adattarsi, indirizzarne i Infine, di fronte all’automazione galoppante, e quello che governa le risorse umane in partidobbiamo farla nostra coinvolgendo gli uomini. Gli esseri umani sono animali fantastici, FATALI: «IL NOSTRO SPIRITO È L’AMICIZIA» straordinariamente adattabili e per chi dirige Il tutto studiato in Siamo una comunità di «Il nostro focus è il si pone la sfida e l’obbligo di incanalare bene persone che condividono un’ottica internazionale. futuro», sintetizza Incrociamo le esigenze stima, professionalità, Giordano Fatali, quest’adattabilità». e i bisogni professionali simpatia e competenze. fondatore e presidente Benvenuti nel futuro delle risorse umane, di tutti, e proponiamo Lungo quattro “driver”, Hrc, alla fine della come recita il titolo di questo meeting eurorisposte avanzate. E cui sono dedicate kermesse di Barcellona. peo 2018 di Hrc: “Meet the future”. La comuci riusciamo grazie «Il nostro spirito è quello altrettante masterclass: all’apporto di personalità trasformazione nità creata dodici anni fa da Giordano Fatali dell’amicizia - dice assolutamente digitale, scelta dei quel che più conta, si è presa un week-end lungo, dal venerdì alla qualificate e grazie talenti, retaining e anche nel nostro logo, domenica – peraltro disturbato dagli scioperi all’effetto-community». welfare aziendale. è la ‘c’ di community. nell’aerotrasporto! – per confrontarsi appunto

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I PROFESSIONISTI DELLE RISORSE UMANE HANNO UN RUOLO FONDAMENTALE PER CHIUDERE IL GAP DELLE COMPETENZE percorsi, modulare le carriere, incoraggiare i aspettative…li misureremo sul campo”. cambiamenti”. Ed eccoci al tema delle competenze. “DobbiaDue sono i problemi che De Meo indica come mo rassegnarci noi e spiegare agli altri che in prioritari, nella sua relazione: un enorme quest’epoca bisogna studiare sempre e impacambiamento demografico da gestire e un gap rare sempre cosa le macchine possono fare di competenze da colmare. “I baby boomers per noi. Ma l‘attuale sistema dell’istruzione, sono il 17% della popolazione attiva, lavoranon solo in Italia, è rigido, fa riferimento alla tori dipendenti, workaholic, hanno costruito prima rivoluzione industriale, nonostante gerarchie funzionali e burocrazie: utili per tutto. Di qui il gap tra le figure di cui le aziengestire una crescita costante senza volatilità. de hanno bisogno oggi e l’offerta scolastica. Non è più il vostro tempo, ora è il turno della L’etica, la psicologica, le scienze umane ci digenerazione X, i nati dal ’65 all’80, il 20% delcono che c’è necessità di cambiare formula la popolazione attiva, educatica. In Seat abgente che lavora duro UOMINI, ROBOT, SENSORI, DIPENDENTI, biamo adattato ai tempi FREELANCE E GIG-ECONOMY, TUTTI per fare soldi e speni programmi della nostra INSIEME. COADIUVATI DAI SOFTWARE. derli, campioni del scuola di formazione, MA DIVENTEREMO PIÙ FORTI DI OGGI power point perché per esempio simuliamo abituati a elaborare le informazioni in modo la realtà aumentata con i ragazzi che iniziano, e non visivo. Poi ci sono i nati dall’80 al 2000, i faè fantascienza ma utile formazione industriale”. mosi Millennials, il 24% della forza lavoro. Ne La tecnologia, spiega De Meo ai direttore del perho due a casa, e 4000 alla Seat. Si adattano al sonale, va vista come uno strume nto a favore contesto, migliorano le cose, condividono sendelle persone, non contro di loro. “Per esempio za inibizioni, la tecnologia li fa impazzire, sono con il web puoi imparare qualsiasi cosa dovunflessibili, ma lavorano solo se il lavoro gli piace que. In questo momento 58 milioni di studenti e parlano del work-life balance, perchè sono stanno prendendo 7000 diversi tipi di lauree stati viziati dai genitori, sono cresciuti in un’eon-line in 700 università on-line del mondo. conomia volatile e non capiscono la gerarchia. Personalmente, sto seguendo due corsi di e-lePoi c’è la generazione Z, quelli nati dopo 2001. arning, uno sulla blockchain e uno di cinese. In Realisti, pragmatici ottimisti, hanno grandi Seat nel 2017 abbiamo investito in formazione

20 milioni, 2)% di tutte le spese per il personale, e le triplicheremo, ma sono già 13 volte superiore alla media spagnola!”. Ma come atteggiarsi, in concreto, con le risorse umane da far evolvere i giovani da inserire? “Io credo che non dobbiamo più dedicarci a controllare i curricula, ma confermare competenze. L’impresa inclusiva è creativa: in Seat abbiamo dipendenti da 61 Paesi con 25 lingue diverse! Stiamo dandoci un’organizzazione più creativa, prerequisito per far usare il 100% della creatività e delle capacità cerebrali di tutti, dando sempre dei valori all’impresa, qualcosa in cui credere: solo così l’impresa potrà sopravvivere ed è questa la sfida per la prossima generazione. Noi in Seat vogliamo contagiare i nostri dipendenti con questo spirito. Crediamo che un giorno saremo in grado di vendere chilometri e non solo lamiere. E credo che le grandi imprese dovranno tutte cercare di tornare all’inizio. Dobbiamo accettare di andare oltre la nostra leadership, non dobbiamo darci per vinti, Jack Ma è stato respinto 10 volte ad Harvard e 12 case editrici hanno respinto Harry Potter. Il futuro sarà diversissimo. Le professioni si rifonderanno. Avremo una forza lavoro incrementata e polimorfa. Uomini, robot, sensori, dipendenti, freelance e gig-economy, tutti insieme. Coadiuvati dai software. Ma col tempo diventeremo più forti di oggi”.

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GESTIRE L’IMPRESA

Formazione a misura d’impresa che inserisce i giovani nel lavoro L’esperienza di Openjobmets guidata da Roberta Di Luccio che si concentra soprattutto nel settore dell’Ict, seguito da Cosimo Sansalone. Oltre 12 milioni di euro investiti nel 2017 per formare quasi diecimila giovani di Luigi Orescano

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irca 200 mila professionisti del disionalmente”. E infatti, nel 2017 Openjobgitale ogni anno, da qui al 2020, metis ha investito oltre 12 milioni di euro saranno necessari all’economia e in formazione, coinvolgendo 1.424 corsisti alla società italiane e rischiano di mancare in percorsi di formazione di base, 6.490 in all’appello per il gravissimo “gap” digitale formazione professionale, 914 in formazioche affligge il nostro Paese. ne on the job e 166 per la formazione tempi Dall’indagine effettuata recentemente dalla indeterminati. società di analisi Empirica per il Corriere In questa filosofia, la parte del leone la fa delle Comunicazioni emerge più nitidamendunque la formazione Ict (Information te che mai la realtà che il gruppo Openjobcommunication technology) gestita da Cometis ha posto al simo Sansalone. “Le centro della sua at- SISTEMI CHE FINO A IERI RISOLVEVANO esigenze di profestività di formazione, I PROBLEMI DEI CLIENTI, SONO OBSOLETI. sionalità che rileviaIMPIEGHIAMO DOCENTI AGGIORNATI affidata alle cure di mo sul mercato sono PER CORSI AL PASSO CON I TEMPI Roberta Di Luccio, cambiate molto e rache in Openjobmetis è responsabile dell’ufpidissimamente”, continua Di Luccio. “Sisteficio Forma.Temp. mi che fino a ieri erano adatti a risolvere i “Lavorando sul campo in tutta Italia attraproblemi dei clienti, oggi sono obsoleti. Noi verso quei veri ricettori d’interesse che ci avvaliamo di docenti aggiornati e gestiasono le nostre 130 filiali”, spiega Di Luccio, mo corsi al passo con i tempi”. “riscontriamo le esigenze del mercato attraNell’informatica, infatti, le aziende non chieverso il confronto costante che abbiano con dono più figure professionali dalle carattei nostri clienti e orientiamo di conseguenza ristiche semplici e tecnicamente basiche (i le nostre politiche formative. E quando ocvecchi “smanettoni”) ma abilità e conoscencorre scegliamo di formare queste figure ze altamente qualificate ed estremamente anziché cercarle già formate, sia per la difverticalizzate, legate agli specifici ambiti di ficoltà estrema di trovarle sia perché la noapplicazione. Per questo oggi la divisione stra è una formula orientata alla pratica, geICT di Openjobmetis impiega un team alstita in laboratori specialistici quando non tamente competente e specializzato di Readdirittura direttamente in azienda, per far cruiter. Chiaramente, perché la formazione sì che il corsista sia preparato alle esigenrappresenti realmente un successo per parze vere del mercato ed al termine del corso tecipanti e azienda, la parte più importante sia veramente pronto per lavorare profesè la fase iniziale di confronto diretto con il

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ROBERTA DI LUCCIO

cliente per dare supporto nell’analisi dei requisiti richiesti e quindi della successiva elaborazione di un programma di corso cucito su misura. Un caso di successo in questo senso è rappresentato dal corso di Framework Java, per una multinazionale storica leader nell’Ict con sede principale a Roma. Il corso, completamente gratuito per i partecipanti, ha coinvolto 12 giovani talenti laureati o laureandi in ambito informatico; i corsisti più meritevoli sono stati assunti dall’azienda e avranno l’opportunità di mettersi in gioco grazie a progetti stimolanti e all’avanguardia. “Con lo stesso spirito la nostra squadra lavorerà prossimamente su un corso di Big Data e Machine Learning”, anticipa Di Luccio, “per il quale desideriamo entrare in contatto con giovani neolaureati con una grande passione per l’ambito Ict e una forte motivazione a crescere professionalmente in questo settore. I candidati ideali devono essere laureati in informatica, matematica, fisica, statistica, ingegneria informatica, parlare inglese, conoscere Java, i principali Desing Pattern, Python e ancora Spring, Hibernate, Struts. Invitiamo tutti coloro che fossero interessati”, conclude la manager, “e anche le aziende interessate ad approfondire i nostri servizi, a seguirci sul sito o a contattarci scrivendo a: ict@openjob.it”.




Dotazioni finanziarie 2014-2020 (in miliardi di euro) 0

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Austria Belgium Bulgaria Croatia Cyprus Czech Repu... Denmark Estonia Finland France Germany Greece Hungary Ireland Italy Latvia Lithuania Luxembourg Malta Netherland... Poland Portugal Romania Slovakia Slovenia Spain Sweden Territoria... United Kin... LE DOTAZIONI FINANZIARIE EUROPEE PER PAESE MEMBRO

FINANZIARE L’IMPRESA In questi mesi di polemiche quotidiane sul “senso” della costruzione europea e sul bilancio costi-benefici dell’essere entrati nell’euro, giova ricordare che gli strumenti finanziari offerti dall’Unione europea per chi voglia sostenere lo sviluppo della propria impresa sono molti: ma bisogna imparare a servirsene.

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RATING DEI PAESI TUOI LA SFIDA DI CRIF RATINGS PER NAZIONALIZZARE I PUNTI

58 SOSTIENE MALVEZZI ADDIO CONOSCENZE, IN BANCA SERVE AVERE IDEE CHIARE

60 OK A LUNGO TERMINE LA SFIDA DI PATRIZIA MICUCCI UN NUOVO FONDO PER LE PMUI

IL VOLTO UTILE DELL’UNIONE EUROPEA CHE FINANZIA LE IMPRESE “SMART” I fondi ci sono e sono ricchi, ma pochi conoscono e pochissimi sono in grado di utilizzare le iniziative della Commissione per sostenere la crescita, soprattutto delle pmi. Ecco, in concreto, come avvalersene di Giuseppe Capriuolo

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moderno atto a garantire la convergenza ecoentre il debito pubblico italiano sui mernomica e sociale tra le regioni europee. Anche cati è esposto a periodiche raffiche di innel nuovo settennio, infatti, la Politica di Coecertezza legate alle fiammate delle polemiche sione rivestirà un ruolo centrale tra le priorità politiche nazionali, l’Unione Europea continua dell’Ue, con un budget di 442,4 miliardi di euro – pur se con i suoi ritmi lenti – a produrre inipari ad oltre un terzo delle risorse totali di biziative utili a sostenere anche in Italia la vita lancio da stanziare per 1.279,4 miliardi. delle imprese dei Paesi dell’Eurozona. Basta In un quadro reso particolarmente complesso conoscerle, e saperle utilizzare: ma pochi ne dall’uscita del Regno sono in grado. È DI DUE MESI FA LA PRESENTAZIONE Unito dall’Unione, la Eppure anche due DELLA PROPOSTA COMUNITARIA PER cui contribuzione al bimesi fa, lo scorso 2 IL PERIODO 2021-2028 CON UN BUDGET lancio comunitario era maggio, la CommisDI BEN 442,4 MILIARDI DI EURO stimata in oltre 11 misione Europea ha preliardi di euro, e dei rischi di ridimensionamensentato, per il periodo 2021-2028, una serie di to futuro delle risorse destinate alla Politica di iniziative riassunte nella proposta per il QuaCoesione, l’Italia è chiamata a un importante dro Finanziario Pluriennale colta a rafforzare cambio di prospettiva nell’impiego delle ril’Unione alla luce delle recenti sfide su sicurezsorse comunitarie, ed in generale dei finanziaza, crescita economica, immigrazioni e cambiamenti destinati alle infrastrutture, nel processo menti climatici. di consolidamento della crescita economica del Dunque, il futuro bilancio comunitario si prosistema produttivo. pone, sin dalle prime battute, quale strumento

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FINANZIARE L’IMPRESA

Da sinistra Jean-Claude Juncker presidente della Commissione europea e Michele Vietti, presidente di Finlombarda

Nell’attuale programmazione comunitaria, infatti, l’Italia è seconda alla sola Polonia per dotazioni finanziarie, con circa 32,2 miliardi di euro (al valore attuale) provenienti dai fondi della politica di coesione, di cui oltre 20 a valere sul Fesr (Fondo europeo di sviluppo regionale) e destinati in misura prevalente al Mezzogiorno. Notevoli passi in avanti, peraltro, sono stati già compiuti negli ultimi mesi grazie all’elevato di grado di integrazione raggiunto tra l’attuale politica di Coesione 2014-2020 ed il set di incentivi del Piano Nazionale Impresa 4.0 (già Industria 4.0), contribuendo all’incremento di produzione e occupazione nell’industria italiana che appaiono superiori, sin dal primo trimestre del 2017, rispetto alla media europea.

Evoluzione del Piano Impresa 4.0: dagli interventi strutturali alla valorizzazione del capitale umano

Il Piano Impresa 4.0, il cui fine originario è stato quello di raccogliere organicamente tutte le misure agevolative atte a favorire gli investimenti per l’innovazione e la competitività, rendendole organiche ed integrate, si arricchisce di nuovi strumenti che favoriranno la diffusione della cultura digitale che permea la quarta rivoluzione industriale. Nello scorso mese di maggio, infatti, i ministri uscenti Carlo Calenda, Pier Carlo Padoan e Giuliano Poletti hanno sottoscritto il decreto interministeriale di attuazione del credito di imposta sulle spese di formazione 4.0, attualmente al vaglio della Corte dei Conti pri-

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ma della definitiva pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Ma vediamo nel dettaglio in cosa consiste l’agevolazione. Mutuando un meccanismo di funzionamento per molti versi analogo a quello del credito di imposta sulla ricerca introdotto dalla Legge di Stabilità 2015, il nuovo strumento agevola le spese sostenute per la formazione di dipendenti e apprendisti in materie concernenti le tecnologie abilitanti dell’Industria 4.0. LE IMPRESE POTRANNO FINANZIARE I COSTI LORDI AZIENDALI RELATIVI AL PERSONALE IMPEGNATO IN FORMAZIONE PER IL 40 PER CENTO

Le imprese potranno, pertanto, agevolare i costi lordi aziendali relativi al personale impegnato in formazione per le ore o giornate effettive, in misura al 40% delle spese ammissibili e nel limite massimo di 300.000 euro. Le attività formative dovranno essere specificamente disciplinate in contratti collettivi aziendali o territoriali, con facoltà di impiegare docenti interni in alternativa agli enti accreditati alla formazione. L’utilizzo del beneficio, analogamente al credito di imposta sulla ricerca, sarà ammesso esclusivamente in compensazione a partire dal periodo di imposta successivo a quello di sostenimento delle spese ammissibili, previa certificazione della relativa documentazione

contabile dal soggetto incaricato della revisione legale dei conti. Nel caso in cui l’impresa non sia obbligata per legge alla revisione legale dei conti, la certificazione dovrà essere rilasciata da un revisore legale dei conti o da una società di revisione iscritti nella sezione A del registro di cui al decreto legislativo 39/2010, con facoltà di incrementare il beneficio in misura massima pari ad 5.000 euro a totale ristoro delle spese sostenute per tale adempimento. Il credito di imposta, seguendo un principio comune a tutte le recenti misure agevolative automatiche, sarà cumulabile con altre misure d’aiuto per le medesime spese ammissibili, nel rispetto dei limiti posti dal Reg. UE 651/2014.

Focus regionale sui fondi europei: la Lombardia e gli strumenti di Finlombarda

La dotazione finanziaria a disposizione della Regione Lombardia, nell’ambito della programmazione europea 2014-2020, ammonta a 485,2 milioni – la metà della dotazione complessiva – ed è gestita dalla Regione Lombardia attraverso i Piani Operativi Regionali Fesr (Por-Fesr 20142020) ed Fse (Por-Fse 2014-2020), in larga parte per finalità di rilancio produttivo, sviluppo aziendale ed innovazione. Tali precipue finalità sono alla base dei bandi agevolativi “Al Via” e “Linea Innovazione”, gestiti da Finlombarda S.p.A., società finanziaria di Regione Lombardia, e cofinanziati da risorse Por-Fesr 2014-2020. “Finlombarda Spa, nell’ambito delle politiche di sviluppo di Regione Lombardia”, dice il presidente della finanziaria Michele Vietti, già vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura, “conferma per il futuro il proprio impegno nel fornire sostegno finanziario al territorio regionale, in sinergia con il sistema bancario. Continueremo ad accompagnare lo sviluppo delle imprese lombarde e il rilancio degli investimenti in infrastrutture”.


> Bando “Al Via” Il bando “Al Via” finanzia i nuovi investimenti produttivi delle Pmi attive da almeno due anni e operanti nel territorio della Lombardia che intendono investire in piani di sviluppo – linea sviluppo aziendale - e di rilancio, ammodernamento o ampliamento di aree produttive – linea rilancio aree produttive - nell’ambito della Strategia di Specializzazione Intelligente (S3) di Regione Lombardia. Le risorse destinate al bando ammontano a 313,4 milioni di euro e sono finanziate per 110 milioni di euro da risorse di Finlombarda S.p.A., anche mediante provvista Bei, per 110 milioni di euro da intermediari finanziari convenzionati e per 75 milioni di euro da risorse comunitarie a valere sull’Asse III del Por Fesr 2014-2020 di Regione Lombardia. Possono presentare domanda di accesso alle agevolazioni le Pmi operanti nei settori manifatturiero, costruzioni, trasporti, agromeccanica e servizi alle imprese. I programmi di investimento possono accogliere spese in beni strumentali materiali ed immateriali, per un massimo di 3 milioni di euro per la linea “sviluppo aziendale” e di 6 milioni di euro per la linea “rilancio aree produttive”. I beneficiari possono contare su contributi in c/capitale dal 5% al 15% del complessivo investimento, nonchè sul co-finanziamento a medio-lungo termine dello stesso da parte di Finlombarda S.p.A. e delle banche convenzionate, per un importo compreso tra i 50 mila euro e i 2,85 milioni di euro, con garanzia regionale gratuita a copertura del 70% del finanziamento. VIETTI: FINLOMBARDA CONFERMA IL PROPRIO IMPEGNO NEL FORNIRE SOSTEGNO AL TERRITORIO REGIONALE, IN SINERGIA CON LE BANCHE

> Bando “Linea Innovazione” Il bando “Linea Innovazione” agevola gli investimenti in innovazione realizzati da imprese con meno di 3.000 dipendenti attive da almeno due anni e operanti in Lombardia . L’iniziativa è strutturata in due sottomisure:- la “Sottomisura Prodotto”, destinatata ai progetti di indu-

Ammissibilità ai Fondi strutturali (FESR e FSE 2014-2020)

Regioni meno sviluppate (PIL pro capite < 75% della media UE a 27) Regioni in transizione (PIL pro capite > 75% e < 90% della media UE a 27) Regioni più sviluppate (PIL pro capite > 90% d ella media UE a 27)

strializzazione di un progetto di R&S finalizzato al miglioramento di un prodotto esistente o alla realizzazione di un nuovo prodotte; e - la “Sottomisura Processo” destinata ai progetti di innovazione di processo realizzati attraverso l’introduzione di un metodo di produzione o distribuzione nuovo o sensibilmente migliorato. Tutti i progetti devono essere coerenti con la Strategia di Specializzazione Intelligente di Regione Lombardia. Le risorse totali destinate al bando ammontano a 110 milioni di euro, di cui 100 milioni derivanti dalle risorse apportate in egual misura da Finlombarda e dagli intermediari convenzionati, destinati ai finanziamenti rimborsabili, e 10 milioni a valere sull’Asse I del Por Fesr 2014-2020 di Regione Lombardia, destinati all’erogazione dei contributi in c/capitale. L’alveo delle spese ammissibili accoglie gli investimenti in beni strumentali, materiali ed immateriali, le spese del personale, le spese connesse agli immobili utilizzati nella misura e per il periodo di utilizzo nei progetti di ricerca e le

altre spese di natura accessoria. L’intervento finanziario a favore dei soggetti proponenti prevede un finanziamento rimborsabile, erogato da Finlombarda S.p.A. di concerto con intermediari convenzionati, per un importo compreso tra i 300 mila ed i 7 milioni di euro, ed un contributo in conto capitale calcolato sulla base del valore attuale degli interessi da sostenere sulla sovvenzione rimborsabile, con un massimo di 250 punti base. Tutte queste misure fanno parte del pacchetto “Sviluppo Lombardia”, i cui prodotti “possono essere combinati con altre agevolazioni pubbliche e rispondono alle esigenze, tra le più sentite dalle imprese, di finanziare gli investimenti produttivi, il circolante e l’innovazione e di essere più competitive anche sui mercati internazionali”, ha dichiarato Federico Favretto, responsabile della direzione sviluppo prodotti e servizi di Finlombarda Spa. (per maggiori informazioni: http://www.finlombarda.it/finanziamentiaperti)

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FINANZIARE L’IMPRESA

Rating e buoi dei paesi tuoi per far amare le nostre pmi La strategia di Crif Ratings, dal 2011 omologata Esma: un’agenzia di valutazione nazionale riesce a interpretare bene le peculiarità delle aziende

Tasso di default a 12 mesi per settore Costruzioni, Infrastrutture e Immobiliare Agricoltura Commercio Totale società di capitali non finanziarie Mining - Oil & Gas Servizi Alimentare, Bevande e Tabacco

Riccardo Venturi

A

Trasporti e Logistica

4,6% 5,8% 4,7% 4,6% 5,3% 4,5% 4,4% 5,3% 4,3% 4,4% 5,3% 4,2% 4,2% 5,0% 3,9% 3,9% 4,5% 3,8% 3,8% 4,7% 3,8% 4,0% 5,2% 3,7% 3,9% 4,7%

7,0%

nche le Pmi italiane possono ottenere Manifattura Leggera un rating che valorizzi le loro peculiarità, e che faciliti l’accesso al mercato 3,1% 3,3% ICT, Media, TIC dei capitali specie attraverso l’emissione di 4,0% bond. Ma – affinchè le caratteristiche distinti3,0% 3,1% Manifattura Pesante ve della nostra piccola e media impresa, spes3,5% so a carattere familiare, non siano valutate 2,4% 4Q16 2,6% Utilities ed Energia come elementi di debolezza in quanto diverse 3,1% 3Q16 dalle best practice internazionali - è importan2,0% Chimica Farmaceutica 1,8% 4Q15 te rivolgersi a un’agenzia di rating nazionale. 2,2% A volerlo è anche l’Ue, che a partire dal 2010 0% 1% 2% 4% 5% 6% 7% 8% 3% ha promosso la nascita di agenzie in grado di valorizzare la prossimità alle aziende valuta“Abbiamo dato rating ad aziende con un fatte, per contenere l’oligopolio delle major. In dell’azienda. Crif Ratings però conosce la forturato che va da 15 milioni fino a 2 miliardi Italia, risponde a questi criteri Crif Ratings, za peculiare delle Pmi italiane, e sa che anche – spiega Daniele Filippi, head of marketing & che nel 2011 ha ottenuto la licenza da parte quando si discostano parzialmente dalle best business development di Crif Ratings – perché dell’authority Esma (European Securities and practice internazionali non vuol dire necessatutte hanno l’esigenza di diversificare le fonti Markets Authority) e ha cominciato a operare riamente che abbiano una governance meno di finanziamento. Le aziende non solo italiane nel mercato “corporate” emettendo rating su efficace. Uno studio condotto dall’agenzia di ma europee devono aziende dell’area Ue. rating italiana lo scorso anno ha messo a conL’IMPRONTA FAMILIARE DEL SISTEMA iniziare ad emanciparOggi Crif è un punto di fronto 3 aziende, due italiane e una estera, su DI GOVERNANCE ITALIANO PRESENTA si dal debito bancario, riferimento per molte 3 settori industriali: Food, Pharmaceutical e VANTAGGI CHE COMPENSANO ALTRI GAP che nell’Ue vale circa il aziende italiane, e otFashion. CON GLI STANDARD INTERNAZIONALI 90% del totale, come tiene riconoscimenti È emerso che l’impronta tipicamente famigià accade negli Stati Uniti e in Gran Bretagna. sia in ambito locale nei confronti dei principali liare del sistema di governance italiano porta Certo il flusso di denaro dalla Bce dovuto alla fondi di debito e dipartimenti delle banche con sé vantaggi che compensano le differensua politica monetaria è a oggi il principale che seguono il mercato primario obbligazioze con gli standard internazionali. «Se tra i concorrente”. nario, che in ambito internazionale verso i minus possiamo elencare un Cda il più delle Il rating nasce da 3 caposaldi di analisi: rischio grandi investitori esteri grazie anche alla sede volte caratterizzato da un numero minore di di business, rischio finanziario e governance di Barcellona. consiglieri indipendenti – spiega Filippi - e

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Daniele Filippi, capo of marketing & business development di Crif Ratings

dalla maggioranza assoluta del capitale sociale in mano alla famiglia, tra i plus possiamo evidenziare il ricorso a un forte management indipendente ed esterno alla famiglia, politiche finanziarie conservative con dividendi al di sotto del 50% e una maggiore trasparenza informativa, legata al nostro codice civile, che prevede un bilancio molto più dettagliato rispetto a quelli, per esempio, di Stati Uniti, Germania e Francia». Il rating è un’opinione fornita da un soggetto terzo e indipendente sulla probabilità che un’impresa onori le proprie obbligazioni finanziarie e nel caso d’inadempimento, sulla ragionevole aspettativa di recupero del credito. Quindi è utile per gli investitori che vogliono comprendere il profilo di rischio su cui investono. Per questo il primo motivo per cui le aziende ricorrono al rating è la previsione di un’emissione di bond. “È bene che il rating sia propedeutico all’emissione di bond – dice l’head of marketing & business development di Crif Ratings – io sconsiglio di chiederlo per la necessità di un’emissione contestuale. Ci si deve dotare di un rating in un periodo precedente, in modo da valutare, da assimilare il profilo di rischio e poter fare un’analisi più completa e più serena di benchmarking nei confronti di possibili investitori, anche in termini di prezzo”. I benefici di un’operazione che preveda prima il rating, e poi l’emissione di bond, possono essere molto rilevanti anche per una Pmi. “Una media azienda che comprende il beneficio che può pervenire dall’emissione sul mercato di capitali, quindi di bond – spiega Filippi - una volta ottenuto il rating diviene più attraente, viene considerata dai principali fondi di debito come un target molto interessante per gli investimenti”. Crif Ratings è in grado di creare link importanti tra le aziende e gli investitori. “Forniamo servizi di rating ai principali fondi di debito nati dopo decreti sviluppo di Passera

EMETTERE UN BOND È IL PRIMO MOTIVO PER CUI LE AZIENDE CHIEDONO IL RATING di qualche anno fa – dice ancora Filippi - che hanno introdotto tra l’altro il termine minibond per certi tipi di ticket. Siamo anche controparte favorita per una delle più importanti istituzioni finanziarie estere a livello Ue, che è molto interessata alle nostre aziende. Investe in tutta Europa ma non ha una rete di copertura in ogni paese europeo. Per gli investimenti in Italia ha richiesto il nostro supporto, specie nel settore delle utility”. Non sempre le aziende hanno al loro interno le risorse con la cultura e la preparazione necessaria per valutare con attenzione le opportunità legate al rating e ai bond. “Quello del NON SEMPRE LE AZIENDE HANNO RISORSE PER VALUTARE CON ATTENZIONE LE OPPORTUNITÀ LEGATE AL RATING E AI BOND

mercato dei capitali e dell’emissione di obbligazioni è un tema meno conosciuto rispetto a quello bancario da parte dei Cfo – spiega il manager - capita talvolta che il ricorso al mercato dei capitali sia alternativo, oppure necessario per aggiungersi a quello bancario. A volte però viene scelto in autonomia, senza una necessità contingente, perché l’imprenditore o la direzione finanziaria hanno capito che la diversificazione e il respiro di un’emissione di bond è più lungo rispetto e un finanziamento a medio termine da un istituto bancario: di 5-7 anni normalmente quando si tratta di obbligazioni senior unsecured”. Un errore che alle volte si commette è vede-

re l’emissione di bond come una possibilità per uscire da una situazione difficile, mentre è essenzialmente uno strumento adatto per affrontare un piano di investimenti. «Non è corretto pensare di emettere bond per la ristrutturazione di un debito esistente – dice Filippi – la loro durata ben si allinea su investimenti pluriennali, anche legati ad acquisizioni. Nell’analisi del rischio di business e di quello finanziario, nonché della governance, per noi è importantissima la prospettiva pluriennale». Per questo i bond sono adatti anche a finanziare l’internazionalizzazione, con una crescita per linee esterne basata su acquisizioni all’estero o con investimenti finalizzati all’export. Il rating però non serve esclusivamente a preparare l’emissione di bond. “L’azienda può ricorrere al rating anche per la richiesta da parte del mercato di una sua corretta rappresentazione – aggiunge Filippi – che può venire anche da clienti o fornitori, o essere legata a un’attività di M&A. In questi casi si chiede di andare oltre alla mera presentazione istituzionale, di avere i principali caposaldi del profilo di rischio del business, finanziario e di governance”. Last but not least, il rating fornisce all’azienda un supporto per una maggiore disciplina finanziaria interna: la visione d’insieme propria della valutazione da parte dell’agenzia, infatti, è spesso diversa da quel che si percepisce dall’interno di ciascuna divisione, e permette di individuare le criticità e apportare le dovute correzioni.

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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

LE CONOSCENZE? NON SERVONO. IN BANCA VINCE LA CHIAREZZA È la tesi di Valerio Malvezzi, l’economista-divulgatore che gira l’Italia spiegando «come conquistare una banca» ai piccoli imprenditori: «Il segreto? Studiare» di Marina Marinetti LO CHIAMA IL “PROBLEMA DELLA NONNA” E RECITA TESTUALMENTE: TÀNT AL BANCHI I DÀNN SÈMP’ I SOLD A CHI CHA NÀ NEN’ DA STÉ (DAL PIEMONTESE: tanto le banche danno

sempre i soldi a chi non ne ha bisogno). Lui è Valerio Malvezzi (nella foto), alessandrino, classe 1967, finanzialista, un curriculum che spazia dalla Commissione Finanze alla Camera con delega in materia bancaria alle consulenze varie (inclusa quella alla direzione dell’amministratore delegato di Sviluppo Italia, l’attuale Invitalia, società partecipata dal Ministero Economia e Finanze), dalla presidenza di Garanzia Italia alla formazione in materia di finanziamenti d’azienda per enti pubblici e privati, banche, confidi e associazioni di categoria. Già professore a

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contratto in Finanziamenti d’azienda per 11 sul conto: come decidi per tempo da chi anni accademici all’Università degli Studi comprare il ferro, devi saper decidere anche del Piemonte Orientale, oggi è professore da chi comprare il denaro... L’unica materia a contratto di Comunicazione Finanziaria prima che gira in tutte le imprese del mondo». al Collegio Universitario Griziotti (Scienze Politiche e sociali) dell’Università degli Studi Ma la nonna cosa c’entra? di Pavia, dove è anche docente del Master di Quando, ormai trent’anni fa, mi alzavo alle 4 I livello Must, di cui è membro dell’advisory di mattina per studiare, mia nonna mi prepaboard. Insegna comunicazione finanziaria rava il caffè e, dato che faceva freschino, mi tra banche e imprese ed è il co-fondatore di metteva sulle spallo uno scialle di lana fatto a Win The Bank, dove tiene anche il corso di maglia. “Pover fieu”, mi diceva, “che càtt sudi specializzazione annuale per commercialisti a fà”? E, sempre rigorosamente in dialetto e consulenti, Master Bank, che forma la figura piemontese, aggiungeva che tanto le banche del finanzialista, cioè i soldi li danno sem«SE UNO VIENE DA VOI E VI DICE «il commercialista pre a chi non ne ha CHE HA BISOGNO, ECCO: QUELLO

specializzato bisogno. Anni dopo, in È IL MOMENTO IN CUI NON nella materia dei Commissione Finanze DOVETE DARGLI SOLDI» finanziamenti alla Camera, c’era un d’azienda, nella capacità di pianificare le signore che diceva cose non dissimili. E ho necessità finanziarie delle imprese italiane». scoperto che anche uno dei grandi banchieri La sua mission impossible? Insegnare del Crédit Lyonnais spiegava ai suoi funzionaall’imprenditore, piccolo, medio o micro ri “se uno viene da voi e vi dice che ha bisogno, che sia, a ottenere un finanziamento dalla ecco: quello è il momento in cui non dovete banca. Ma non chiamatelo “formatore”: dargli soldi”. «Sono un docente universitario che fa il Ma anche durante lo studio per un esame mi divulgatore. Prendo delle equazioni e le trovai davanti a un teorema che dimostrava rendo comprensibili all’artigiano che ha le con un’equazione che le banche danno soldi mani immerse nel grasso dei bulloni e deve sulla base dei flussi di cassa futuri che si proaccettare che per risolvere il problema della ducono. Mia nonna aveva ragione: aveva solo nonna non puoi ricordarti che hai bisogno la terza elementare, ma avrebbe meritato un della banca solo quando non hai soldi dottorato.


C’E UN MANUALE DA 800 PAGINE E UN CORSO DI TRE GIORNI DA SUPERARE PER IMPARARE A NEGOZIARE E non ci si può far niente? Gli accordi si chiudono in due, mai da soli. I nostri imprenditori, che tra piccole e micro impresa rappresentano il 99% del mercato italiano, pensano di poter continuare ad andare in banca con la cultura della conoscenza della persona. Sono convinti di poter ottenere il finanziamento solo perché conoscono il direttore della filiale. Non funziona così: nel 2018 si va in banca con la conoscenza della materia. O conosci le regole del gioco, o rimani bloccato nel discorso che faceva mia nonna. Bisogna andare in banca quando meno se ne ha il bisogno.

Difficile farlo capire alle imprese. Io sono un consulente e formatore, con un progetto unico in Italia e un solo scopo: fare in modo che le banche ti finanzino l’impresa. Quando preparo ed accompagno io un cliente in banca la risposta è sempre sì. Così non è per moltissime altre aziende che ci vanno con loro mezzi. Ma ci ho messo vent’anni della mia vita a creare modelli excel per risolvere dei problemi pratici che avevano i miei clienti, prendendo le conoscenze scientifiche che insegnavo in università e trasferendole in risposte professionali. La banca va conquistata. La banca non è altro che un commerciante

atipico. Non è diversa da un negozio di jeans che compra una camicia e la rivende camicia mettendoci sul prezzo un ricarico. Al posto della camicia il prodotto, però, è il denaro e il ricarico si chiama spread. Nel gioco del finanziamento, imprenditore e banca sono antagonisti. Secondo la teoria dei giochi ci sono giochi in cui uno vince e l’altro perde, giochi in cui perdono entrambi e giochi in cui entrambi vincono. Il gioco commerciale della vendita è un gioco win-win: si può vincere entrambi se si riesce a trovare un punto di incontro in cui fanno utili sia le banche che le imprese. Mica facile. C’è banchiere e banchiere e c’è imprenditore e imprenditore. Le quattro leggi fondamentali della stupidità di Carlo Maria Cipolla, si possono applicate benissimo alla materia bancaria: «LA BANCA HA DUE VISIONI DISTINTE: QUELLA DEGLI UOMINI DI VENDITA E QUELLA DEGLI UOMINI DI ANALISI. E RAGIONANO IN DUE MODI DIVERSI»

gli stupidi fanno il male per sé e per gli altri, gli intelligenti fanno il bene per sé e per gli altri. Se non conosci le regole del gioco oggi, non otterrai denaro domani.

Vediamola dalla parte della banca. Il Giano bifronte, vorrà dire. La banca ha due visioni distinte: quella degli uomini di vendita e quella degli uomini di analisi. C’è una porta, e il problema è che è custodita da due teste che hanno modi di ragionare diversi. L’imprenditore parla con chi ha una visione commerciale della banca: il direttore imprese, il commerciale, lo sviluppatore, chi fa portafoglio, e tende a vendergli i servizi della banca. Dall’altra parte c’è un analista seduto in una torre d’avorio, che spesso l’imprenditore non sa neanche che faccia abbia, perché nei sistemi bancari non c’è dialogo fisico tra parte la

commerciale e la parte di analisi. Gli imprenditori che pensano, come hanno sempre fatto, che basti parlare col direttore di filiale, poi si sentono dire: “mi dispiace il rating ha detto no”. Invece si deve andare in banca a presentare un progetto scritto, che la testa numero uno poi trasferisce alla testa numero due. Questa è la banca. È facile, se sai come farlo. La questione del rating è una scempiaggine mondiale. È stata creata una sovrafiducia sull’imparzialità decisionale dei modelli di rating interni bancari. Gli organi di informazione specializzati hanno fatto ritenere all’uomo della strada che ottenere un finanziamento sia un processo meccanico, automatizzato, informatico. Ma in 25 anni di professione non ho ancora visto una delibera firmata da un software.

Per questo serve una formazione specifica per negoziare un finanziamento con le banche? La differenza tra desiderarlo e riuscirci è mettersi a fare le cose. Esiste tutta una cultura, di rete, di internet e dei mondi di formazione, in cui si fa credere alle persone che basti leggere un libro da bancarella e sentire una sera uno che parla sul palco e magicamente cambi la tua vita e ti immetti sull’autostrada per la ricchezza. Beh, non è proprio così. Fa ridere, ma c’è un manuale di 800 pagine e tre giorni di corso per imparare la negoziazione bancaria. Risolve il problema di tutte imprese mondo. Gli imprenditori hanno capito che alle banche bisogna approcciarsi in maniera differente? Potrei rispondere sì e no. Sì, in tanti hanno capito che il mercato è cambiato. E no, pochi hanno capito che devono cambiare anche loro.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Con Patrizia Micucci in Borsa il primo fondo «permanent» La società di investimento Neuberger Bergman ha quotato al Miv NB Aurora, il primo veicolo italiano (diritto lussemburghese) per gli investitori istituzionali dedicato agli investimenti a medio termine nelle Pmi di Marina Marinetti

I

gestori del risparmio sono tutti a caccia di aziende mignon. Un po’ perché nel Belpaese le big company sono solo un miraggio. E un po’ anche perché il successo dei Pir, i Piani Individuali di Risparmio, ha spostato gli equilibri del mercato facendo affluire fiumi di denaro fresco da investire sulle piccole e medie imprese, che ormai sono diventate un vero e proprio mantra per il wealth management italiano. Ma non stiamo parlando solamente di private equity: il 4 maggio scorso sul Miv (Mercato degli Investment Vehicles), il mercato di Borsa Italiana dedicato ai veicoli di investimento, complice l’armonizzazione comunitaria della Aifmd, ha debuttato il primo veicolo di permanent capital. È ideato e gestito da Neuberger Bergman, si chiama NB Aurora Sicav-Raif, è di diritto lussemburghese, è dedicato agli investitori istituzionali (dai quali, nella fase di collocamento, ha raccolto 150 milioni di euro) e supporterà, in un’ottica di partnership e con un orizzonte temporale di medio-lungo termine, la crescita e l’internazionalizzazione di piccole e medie imprese d’eccellenza non quotate, con fatturato compreso tra 30 e 300 milioni di euro. In Italia c’è solo l’imbarazzo della scelta. Ma non è tutto. La ciliegina sulla torta? Essendo quotato, il

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PATRIZIA MICUCCI

nuovo titolo NB Aurora è tranquillamente manufatturiero al mondo dopo Cina, Corea eligibile da un Pir. del Sud, Giappone e Germania», dice Micuc«In Italia abbiamo due ricchezze disconnesci, «ma la nostra capitalizzazione di Borsa se tra loro: il risparmio privato e le piccole è solo l’1% di quella globale. L’eccellenza e medie imprese», spiega Patrizia Micucci italiana purtroppo è fuori dal canale delle (nella foto), senior partner e managing disocietà quotate. Il nostro veicolo cerca di rector di Neuberger Berman, con un paschiudere questo gap». Ma senza portare le sato alla guida dell’investment banking di piccole e medie imprese direttamente in Société Générale in Italia (è stata la prima borsa «perché o non sono ancora pronte per donna a capo di una banca, nel nostro paequotarsi, oppure non è una scelta che crea se) e ancor prima managing director della valore per loro: sono aziende familiari, non divisione italiana della banca d’investimenvogliono perdere il controllo», spiega Patrito americana Lehman zia Micucci. FINISCE CHE IL RISPARMIO NON RIESCE Brothers. Una che di Active minority, si investimenti ci capi- AD ARRIVARE A FINANZIARE LA CRESCITA dice in gergo. SigniDELLE AZIENDE, ANZI ALLA FINE FINANZIA sce, eccome. Micucci fica che il veicolo acLA CRESCITA DELLE AZIENDE ESTERE sottolinea che «Non quisirà solo quote di si riesce a far arrivare il risparmio alle pmi minoranza. A cominciare, con metà dei 150 perché la posizione dei portafogli azionari milioni raccolti, dal rilevare fino al 44,5% dei gestori è solo per l’1-2% su titoli itadi quelle del Fondo Italiano d’Investimento liani, ma questo dipende dal fatto che non acquisite a novembre 2017 dai fondi gestiti c’è carta disponibile». Tradotto, significa da Neuberger Berman, che hanno in porche di fatto non ci sono titoli da mettere in tafoglio diciassette aziende (erano 21, ma portafoglio, per i risparmiatori. «Finisce che alcune sono già state cedute)fra le quali Riil risparmio non riesce ad arrivare a finangoni di Asiago, Forgital e Surgital. Si tratta ziare la crescita delle aziende, anzi alla fine di asset che gli investitori del nuovo veicolo finanzia la crescita delle aziende estere». hanno già potuto valutare, anche per sagUn effetto collaterale che la nuova strategiare come si è mosso e come si muoverà il gia di investimento di Neuberger Bergman management, quasi completamente rilevavuole correggere. «L’Italia è il quinto paese to dal Fondo Italiano d’Investimento. Oltre


IN ITALIA ABBIAMO DUE RICCHEZZE DISCONNESSE: RISPARMIO PRIVATO E PICCOLE E MEDIE IMPRESE a Micucci, infatti, la gestione di NB Aurora sarà affidata ai managing Francesco Sogaro e Lorenzo Baraldi in team con Lorenzo Carù, Viviana Gasparrini, Stefano Tatarella, Piero Migliorini, Mauro Facchini, oltre a due junior. Tutti, appunto, provenienti dal Fondo Italiano di Investimento rilevato da Neuberger Bergman. Dopo la quotazione al Miv di Borsa italiana, quindi ha preso il via la seconda fase dell’operazione: l’acquisizione di partecipazioni di minoranza in altre pmi, che si realizzarà attraverso operazioni di aumento di capitale. Il passo successivo alla quotazione sarà quello di iniziare con la due diligence e i memorandum di understanding su un paio di imprese d’eccellenza sulle quali il management del veicolo ha già messo gli occhi. «Noi finanziamo la crescita, non la vendita: entriamo con una quota di minoranza che può essere il 7% come il 49%, ma con diritti di veto per la protezione della minoranza», spiega Micucci. L’aumento di capitale avviene infatti con l’emissione di azioni speciali, anche a tutela degli investitori. «Noi entriamo in consiglio e supportiamo l’imprenditore a realizzare il suo piano, ottimizziamo la parte di controllo di gestione, l’aiutiamo a fare le acquisizioni, diamo più disciplina nella gestione, facciamo challen-

ge. È un gioco dove tutti guadagnano: l’imdegli investimenti? «In quelli passati è stata prenditore mantiene la proprietà, ma riceve quattro o cinque anni, ma dobbiamo essere i capitali per poter finanziare progetti di pronti a investimenti più lunghi anche per crescita e di espansione all’estero e i risparessere anticiclici e poter seguire l’andamenmiatori riescono ad accedere a questa asset to industriale indipendentemente da fattori class che è molto interessante dal punto di esogeni come crisi congiunturali, fallimenti vista della crescita, ma che altrimenti sarebdelle Lehman di turno e così via», spiega Mibe loro preclusa». cucci. «La sfida delle grandi aziende per noi Permanent capital, perché l’orizzonte temè una partita che non solo abbiamo perso, porale è medio-lungo ma forse non abbiaSE IL PROGETTO INDUSTRIALE PER «per avere un renmo mai giocato: in PORTARE UN RITORNO CI METTE CINQUE dimento totalmente Italia ci sono solo O SEI ANNI, NON SI PUÒ AVERE UN FONDO legato alla crescita A SCADENZA CHE VENDA DOPO TRE ANNI 20 aziende sopra i 5 dell’impresa», spiega miliardi di fatturato, la managing director di Neuberger Bergmentre in Germania ce ne sono 200. E queman. «Se il progetto industriale per portare ste 20 ormai non sono più neanche italiaun ritorno ci mette cinque o sei anni, non si ne». Fca è americana, Tim è contesa tra la può avere un fondo a scadenza, che costrinfrancese Vivendi e gli americani del fondo ge a vendere magari dopo tre anni. Ma non Elliott, la maggioranza di Pirelli è dei cinesi c’è un tempo minimo: essendo il veicolo di Chemchina. «Però abbiamo le pmi. Se le quotato, l’investitore, se vuole uscire, venperdiamo queste aziende, l’Italia rallenta, de in borsa». Una stima della durata media perché sono il motore della nostra crescita».

UN GESTORE NATO DALL’IDEA DI UN COLLEZIONISTA D’ARTE Fondata nel 1939 dal collezionista d’arte Roy Neuberger con l’obiettivo di ottenere per i propri clienti “brillanti risultat d’investimento”per il lungo periodo, Neuberger Bergman è una società di gestione non quotata che ha un allineamento totale con gli interessi dei propri clienti perché tutti i dipendenti (e le loro famiglie) coinvestono con i clienti. Non solo: il 100% della retribuzione differita viene direttamente investita in strategie dei team della società. Con uffici in 31 città

del mondo, più di 500 professionisti dell’investimento e oltre 1.900 dipendenti in totale, Neuberger Bergman gestisce portafogli azionari, obbligazionari, di private equity e hedge fund per istituzioni e intermediari a livello globale, per un totale di asset under management di 299 miliardi di dollari (al 31 dicembre 2017 erano 101,9 miliardi di investimenti azionari, 135,4 miliardi di investimenti obbligazionari e 61,8 miliardi di investimenti alternativi).

Il 96% del patrimonio dei clineti è gestito da professionisti che vantanno oltre 20 anni di esperienza nel settore (l’esperienza media nel gruppo è sueriore al quarto di secolo). Nel sondaggio “Best Places to Work in Money Management” condotto nel 2017 da Pensions & Investments, Neuberger Bergman si è aggiudicata la nomina di seconda migliore società (tra quelle con più di mille dipendenti), dopo il posizionamento tra le migliori tre dal 2013 al 2016.

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FINANZIARE L’IMPRESA EX CATHEDRA

La LIUC e l'importanza di studiare all'estero Il 44% dei laureati di Castellanza ha svolto un periodo di formazione internazionale. Il rettore: «Qui si parte davvero» a cura della Redazione

I

l 44% dei laureati della Liuc – Università durante il percorso di studi. “Anche la lettura Cattaneo ha svolto un periodo di studio di questo dato – continua Visconti – parte all’estero (tramite Erasmus, Exchange, da un elemento concreto, ovvero lo stretto Doppio Titolo ecc): un risultato che pone rapporto degli studenti con il Career Service la Liuc al primo posto (contro la media dell’Università, che non si limita a seguirli complessiva del 12,8%) a livello nazionale dopo la laurea ma li supporta fin dal primo fra gli atenei iscritti ad Almalaurea, Consorzio passo nel mondo del lavoro. Tutto questo Interuniversitario che rappresenta il 91% dei grazie a un legame strettissimo tra l’Università laureati italiani. e le imprese: basti pensare che da quest’anno “Un dato – commenta il Rettore della Liuc, prof. abbiamo istituito un Premio per la Migliore Federico Visconti – che ha un significato ben Esperienza di Tirocinio in Azienda della Scuola preciso: alla Liuc le opportunità per andare di Ingegneria Industriale”. all’estero ci sono, ma I dati relativi A UN ANNO DALLA LAUREA, L’84,6% soprattutto si parte alla condizione DEI LAUREATI IN ECONOMIA (LAUREA davvero. I piccoli occupazionale dei MAGISTRALE) RISULTA OCCUPATO numeri ci permettono laureati Liuc si (CONTRO UN DATO MEDIO DEL 78,6%) di garantire a tutti confermano molto gli studenti che fanno richiesta e che sono positivi rispetto alla media Almalaurea. A in possesso delle competenze linguistiche, un anno dalla laurea, l’84,6% dei laureati in di poter completare la propria esperienza Economia (laurea magistrale) risulta occupato formativa con questo fondamentale tassello”. (contro un dato complessivo degli atenei del Una riflessione, quella del Rettore, che si consorzio pari al 78,6%), per poi salire al 92,9% estende anche agli stage: oltre il 70% dei a 3 anni e al 98,9% a 5 anni (+7,8% rispetto allo laureati Liuc, infatti, ha effettuato uno stage scorso anno). Il tasso di disoccupazione ad un anno dalla laurea è pari al 9,9% e scende fino a zero a 5 anni. Per Ingegneria, invece, il tasso di occupazione a un anno dalla laurea è pari all’89%. A 3 anni è del 93,8% e a 5 anni del 94,9%. Infine, a un anno dalla laurea il 66,7% dei laureati in Giurisprudenza si inserisce nel mondo del lavoro, contro una media Almalaurea pari al 57,8%.

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Anche i tempi di attesa per l’inserimento nel mondo del lavoro diventano sempre più ridotti: 2,4 mesi per Economia, 2 per Ingegneria (inferiore di un mese rispetto allo scorso anno), 2,1 per Giurisprudenza. La Liuc spicca anche nella riuscita degli studi universitari (a Economia il 95% conclude gli studi in corso, a Ingegneria l’88%, secondo dato migliore tra gli atenei del consorzio) e nei giudizi sull’esperienza universitaria (oltre il 90% esprime un giudizio positivo sul corso di laurea).

A SCUOLA DI FUTURO

New media, imprenditorialità, fabbrica 4.0 ed efficientamento dei processi sanitari: per il prossimo anno accademico 2018/19 la Liuc – Università Cattaneo punta sull’innovazione. Per Economia spiccano il percorso Comunicazione, Marketing e New Media (laurea triennale) e quello in Entrepreneurship & Innovation, in lingua inglese (laurea magistrale). Per i futuri ingegneri gestionali, invece, un’opportunità concreta per toccare con mano l’industry 4.0 è la laurea magistrale dedicata alla Digital factory, che si svolge in buona parte all’interno di i–FAB, una fabbrica simulata. Inoltre, l'Health Care System Management, in partnership con il San Raffaele .


MONITOR

L’attivismo di un Hub che da Trento chiama l’Italia Un bilancio brillante per l’Hit, il consorzio-incubatore presieduto da Anna Gervasoni. E per il futuro nasce un comitato investimenti A cura della redazione

T

rentuno nuove tecnologie identificate, trentasette brevetti analizzati, tre licenze commerciali concluse, cinque accordi stipulati con Fondi per finanza di innovazione: sono solo alcuni dei risultati raggiunti nel 2017 da Hit Innovazione Trentino, presentati al festival dell’Economia di Trento dal Presidente dell’Hub, Anna Gervasoni in una tavola rotonda sul trasferimento tecnologico e lo sviluppo d’impresa. Hit è un incubatore in forma di consorzio che, grazie anche al supporto del territorio trentino e dei suoi associati, investe nella ricerca e nel technology transfer avanzato per sviluppare nuove competenze e imprenditorialità. Aperto al territorio e alla collaborazione con le imprese e le istituzioni di ricerca pubbliche e private. Insieme, un modello cui ispirarsi e un partner disponibile per chiunque abbia progetti da sviluppare. Anche, naturalmente, dal di fuori dei confini della provincia. «Nel corso del 2017 e nell’ambito delle attività di supporto ai soci», sottolinea Anna ANNA GERVASONI, DOCENTE DI ECONOMIA DEGLI INTERMEDIARI FINANZIARI ALLA LIUC

I FINANZIAMENTI GENERATI FINANZIAMENTO DIRETTO

1,1 M€

14 PROGETTI GESTITI NEL 2017 18 PROGETTI EU PRESENTATI 59% SUCCESSO

DI ENTRATE DA PROGETTI VINTI (2016+2017) 30% AUTOFINANZIAMENTO

FINANZIAMENTO INDIRETTO

18 PROPOSTE DEI SOCI SUPPORTATE › 2,5 M€ VINTI 64% SUCCESSO

Gervasoni, «Hit ha permesso a 10 team imprenditoriali di compiere un percorso di accelerazione che finora ha portato alla formazione di tre nuove startup tematiche. Ora, per continuare a crescere e a raggiungere obiettivi sempre più ambiziosi, serviva confrontarci con soggetti in grado di apportare know how ed esperienze trasversali». Da una parte la ricerca spinge verso nuove soluzioni e implementazioni aziendali, e dall’altra l’imprenditoria trentina permette a molte startup e spin off di diventare motori delle nuove sfide nel campo delle innovazioni. E’ così che le idee possono diventare, in Hit, nuove imprese, semplificazione delle problematiche industriali altrui e brevetti. Certo, il tutto si spiega meglio nel contesto del Trentino, un ecosistema di ricchezze materiali e immateriali che favoriscono la creazione di nuove idee e nuovi modi di fare impresa. I dati sull’attività dell’anno presentati all’inizio lo confermano, ma anche le 4 nuove start-up costituite dai soci Hit, le ulteriori 4 in via di costruzione, e ancora i servizi richieste ad Hit e da esso forniti alle 30 startup territoriali che stanno sviluppando progetti innovativi nella Provincia. E ancora le 8 collaborazioni industriali di ricerca avviate, i 5 accordi con Fondi per finanza di innovazione, i 4 eventi di incontro tecnologico su temi S3, le 7 sfide di innovazione/hackathon gestite e le 15 imprese trentine coinvolte in

innovation challenges. In termini di flussi finanziari promossi, il bilancio è importante: nell’ambito dei finanziamenti diretti ci sono stati 14 progetti gestiti nel 2017 sui 18 progetti europei presentati, col 59 per cento di successo, 1,1 milioni di euro di entrate da progetti vinti (2016+2017) per un buon 30% di autofinanziamento; nell’ambito del finanziamento indirizzo, le 18 proposte dei soci supportate hanno vinto 2,5 milioni col 64 per cento di successo. Un’importante novità del 2018 per Hit è la nascita del Comitato di investimenti, un organismo che ha la funzione di selezionare le startup di ricerca o i team imprenditoriali che Hit potrebbe supportare o accompagnare verso i Poc-Proof of concept oppure verso investitori. Hit, in accordo con i propri soci, sottoporrà al Comitato le opportunità ritenute con più significative potenzialità di generare ritorni e ricadute positive per il territorio e per i soci di Hit. Il comitato investimenti è organo consultivo del Consiglio di Amministrazione. I componenti sono stati individuati tra esponenti del mondo del venture capital, del management e della consulenza strategica noti a livello nazionale e internazionale: Massimiliano Magrini, ceo di United Ventures, Roberto Nicastro, senior manager Cerberus, e Roberto Prioreschi, managing director Bain&Co Italia.

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FINANZIARE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

Perché la Brexit potrebbe rivelarsi un affare per tutti Più business per l’Italia dai “dual listing” che si profilano su Milano per le società quotate a Londra e più addetti nelle filiali italiane di banche londinesi di Romeo Battigaglia e Davide D'Affronto * (* Partner Simmons & Simmons)

V

orremmo qui fornire un’ottica in qualche modo diversa da quella che ad oggi va un po’ per la maggiore rispetto alle implicazioni della BREXIT, tendenzialmente abbastanza catastrofiste, e ciò sia per UK che per l’Europa Continentale. Dublino, Amsterdam e Lussemburgo in testa, sono favorevoli a concedere spazio alla Gran Bretagna sul dibattuto tema della distribuzione internazionale dei servizi finanziari. Dall’altra parte, Berlino e Parigi mantengono una posizione più intransigente. Australia, Nuova Zelanda e i Paesi del Golfo sono tutti alla stessa stregua fortemente interessati a intraprendere accordi commerciali con gli UK. Venendo alle opportunità per l’Europa Continentale ed iniziando dal considerare cosa possa significare per Milano questa rinnovata visione multilaterale del futuro approccio al commercio inter-

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ROMEO BATTIGAGLIA

nazionale da parte di Londra, a ultime di continuare ad accedere nostro avviso queste sono mol- ai meccanismi di liquidazione EU teplici. E non ci riferiamo tanto al e di permanere nei panieri degli trasferimento in Italia di persona- investitori (fondi in primis) nella le ad oggi basato in UK, con con- categoria delle società con azioni seguente ampliamento e raffor- ammesse alla negoziazione in un zamento delle succursali italiane mercato regolamentato dell’Uniodelle imprese anglosassoni (si ne Europea. stimano circa 1.500 nuovi posti di Con ciò senza trascurare l’impatto lavoro nei dell’annunECCESSIVE LE DIFFUSE soli settori ciata e su d e l l’ i n menzionaATTESE CATASTROFISTE vestment ta crescita SUGLI EFFETTI banking e dimensioPER L'ECONOMIA dell’asset nale delle BRITANNICA managesuccursali ment). a Milano delle grandi banche d’afBensì ad opportunità “indirette” fari. Si pensi a Goldman Sachs, specie in riferimento al listing che ha intenzione di aumentare delle società del FTSE 100, con gli headcount da 20 a 100, ed anale quali si è iniziato a ragionare logamente a JP Morgan, che sta su un dual listing su Milano, bor- muovendo personale da Londra, sa controllata dal London Stock ma anche ad altri che si stanno Exchange, che guadagnerebbe silenziosamente riposizionando così due volte dalla quotazione su Milano, in particolare medi e delle società in questione, con- grandi gestori internazionali. sentendo al contempo a queste Le motivazioni non sono legate solo alla BREXIT. In molti casi anzi queste sono connesse alla condizione posta con sempre maggiore frequenza da fondi pensione e casse di previdenza italiane che gli intermediari interessati a par-

DAVIDE D'AFFRONTO

tecipare alle gare per l’assegnazione di mandati di gestione abbiano una presenza in Italia. E il punteggio assegnato varia anche in funzione della tipologia di presenza, dove un representative office prende un punteggio minimo, mentre già una branch consente di ottenere (sotto questo aspetto) un punteggio maggiore. La BREXIT tuttavia torna in gioco anche ai fini in questione in quanto per regolamentazione di settore il soggetto affidatario del mandato deve essere basato nella UE (anzi, in taluni casi tale pre-condizione è richiesta anche in relazione al soggetto eventualmente sub-delegato alla gestione). Dunque, in conclusione, riteniamo che si debba sempre più prendere atto, ad ogni livello politico ed istituzionale, del fatto che la BREXIT possa rappresentare una grande occasione per UK, in termini di riposizionamento sul piano internazionale come centro finanziario aperto ai mercati extra-UE, ed una altrettanto grande occasione per l’Europa Continentale, che potrà contare sul rientro nel Continente di capitale umano e di importanti volumi di masse gestite.


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FINANZIARE L’IMPRESA

«Il credito al consumo cambia la centralità del cliente resta» Intervista con Alessandro Borzacca, da poche settimane direttore generale di Cofidis in Italia: «Siamo e resteremo outsider, siamo sulla frontiera dell’innovazione e presto offriremo altre novità esclusive al Paese» di Sergio Luciano «NON SIAMO I LEADER MA NON SIAMO NEMMENO

I

CONSIDERIAMO

FOLLOWER:

PERCHÉ

OUTSIDER,

CI

SIAMO

INNOVATORI, SIAMO DIVERSI, UNICI, SFIDANTI, E RESTEREMO COSÌ, ANCHE CRESCENDO ANCORA MOLTO, COME VOGLIAMO FARE E ABBIAMO DIMOSTRATO DI SAPER FARE BENE NEGLI ULTIMI ANNI»: Alessandro Borzacca, da poche settimane direttore generale per l’Italia di Cofidis – colosso francese del credito al consumo – è tra i non molti manager del nostro Paese ad aver potuto avere la soddisfazione di vedersi assegnare da un “quartier generale” d’oltralpe la massima responsabilità nel Paese dov’è nato e cresciuto anche managerialmente. «Il fatto di essere italiano, a capo di una filiale italiana di un’azienda francese, è un particolare motivo di soddisfazione. Un riconoscimento molto gratificante”, ammette con un sorriso, “ma non solo per me: anche per tutti coloro che hanno lavorato a questo progetto, confermando che le basi poste sono quelle giuste per guardare al futuro con una rinnovata ambizione».

Complimenti: ma adesso, dovete volete arrivare, e come? Gli obiettivi che abbiamo su questo mercato sono di ancor maggiore ambizione rispetto

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ALESSANDRO BORZACCA

a quelli di qualche anno fa. È un mercato Ci riepiloghi la sua carriera: cosa l’ha molto importante nell’ambito di quelli dove portata fin qui? il gruppo è già attivo. E la nostra volontà è Sono in Cofidis dal gennaio del 2012, daptrovare spazio di crescita maggiore alla noprima come direttore marketing poi anche stra dimensione attuale. come direttore commerciale. In precedenCambiando tutto? za ho avuto due esperienze principali, una No! Tutto no! Cambiando quel che occorre, in Citigroup, dove per circa 10 anni avevo ma nella continuità strategica. Il fatto stesso seguito diversi business tra cui Citibank, della mia nomina rappresenta un elemento Citifinancial e Diners, e prima ancora in di conferma e di continuità della strategia Findomestic, una palestra di oltre 15 anni. che abbiamo disegnato in questi anni. Quindi, pur definendomi uno specialista dei Dia una definizione per la sua Cofidis… servizi finanziari specializzati, ho avuto la Dal 2012 in poi abbiamo affrontato un lunfortuna professionale di vivere in aziende go percorso, a volte molto diverse tra di IL FATTO DI ESSERE ITALIANO, A CAPO entusiasmante, a volloro per origini, dite più difficile ma cer- DI UNA FILIALE ITALIANA DI UN’AZIENDA mensioni, modelli di FRANCESE, È UN PARTICOLARE to oggi, guardandoci business e gestione MOTIVO DI SODDISFAZIONE indietro, sappiamo manageriale che mi che abbiamo fatto molta strada, siamo creha permesso di avere competenze e punti sciuti molto, ma siamo ancora troppo picdi vista diversi rispetto a quelli classici del coli per questo mercato: per questo vogliacredito al consumo. Ho travasato tutto quemo crescere ma rimanendo differenti, ed è sto in quel che definirei un nuovo startup questa la nostra sfida… Siamo innovatori, e di Cofidis, dal 2012 in poi: una revisione continueremo ad esserlo anche di più, ma completa della strategia, del posizionamenper noi l’innovazione non deve essere fine a to, del mercato riferimento, dell’offerta dei se stessa e deve garantire un grande valore prodotti, dell’organizzazione interna. Una immateriale a tutti i nostri interlocutori, sia vera e propria rinascita. i merchant che i clienti, in termini dunque Quando la svolta? di customer e partner experience. Dunque, Il salto nella crescita di Cofidis fu l’acquicome dicevo: non siamo leader ma nemmesizione di Centax, dopo la prima fase di afno follower. Siamo e rimarremo outsider. fitto di ramo d’azienda. Centax esercitava


DAL 2012 AD OGGI L’AZIENDA HA DECUPLICATO LE SUE DIMENSIONI E ORA CAVALCHERÀ LA SFIDA DIGITALE il business tradizionale della garanzia sugli assegni, che per noi non rappresentava una particolare opportunità se non tattica, ma ci avrebbe permesso di entrare in relazione con tutto il mondo della distribuzione commerciale, un portafoglio di oltre 7.000 aziende.. Allora avevamo circa 20 mila punti vendita convenzionati, oggi sono oltre 30 mila. Inoltre trovammo che avevano ingegnerizzato Pagodil, e partendo dalla loro esperienza abbiamo potenziato e rilanciato questa formula alternativa, innovativa e senza concorrenti. A un certo punto la dimensione dell’attività è talmente cresciuta che abbiamo proposto alla Capogruppo di acquisire l’azienda per consolidare la partnership ed il valore che si era creato negli anni dall’unione delle due aziende. All’inizio Centax portava da una parte, una relazione forte con la grande e la media distribuzione e dall’altra un prodotto innovativo, nato da competenza molto specifica sull’uso degli assegni e dei pos. Qui, però, subivano alcuni limiti che noi abbiamo superato, integrando la nostra competenza nella gestione del merito creditizio e poi la nostra capacità di funding, garantita dall’appartenenza al gruppo bancario Credit Mutuel. E poi? Poi c’è stato il vero successo di PagoDIL, di cui mi piace prendere un po’ di merito an-

che personalmente, ed è stato quando siaCi parli ancora dei piani d’innovazione, mo passati dal solo utilizzo tramite assegno soprattutto digitali. all’integrazione con la carta Bancomat, perConsideri che il nostro azionista di controlchè siamo passati ad uno strumento assolulo, il Crédit Mutuel, è stata la prima banca a tamente pervasivo. E a quel punto PagoDIL livello europeo ad adottare Ibm Watson, il è diventato un prodotto universale, attivabisistema di intelligenza artificiale più avanzale da quasi 40 milioni di consumatori italiato che esista, ma comunque non per farlo inni titolari di una carta Bancomat teragire direttamente con i clienti bensì con Però adesso il Bancomat viene affiancato i relationship manager e permettere loro di e a volte superato dai vari borsellini migliorare il servizio reso ai loro clienti! In elettronici fioccati sul mercato negli ultimi questo solco abbiamo innovato e innovetempi. State facendo qualcosa al riguardo remo, cominciando magari da dove ci sono anche voi? ancora soluzioni e prodotti che provengono Ci stiamo lavorando, ma non le dico di più! da modalità, esperienze, modelli di business E nel suo nuovo ruolo pensa ad una crescita del passato. Tutto è digitale, inoltre: e abbiaperseguita solo per linee interne o anche mo pianificato la nostra road-map evolutiva acquisendo? per passare a processi totalmente demateAbbiamo in cantiere un’acquisizione interializzati, e utilizzare le nuove tecnologie ressante in un settore affine ma diverso che ponendole al servizio dell’umano, quindi al ci permetterà un’ulservizio di esperienTRA FINE ANNO E INIZIO 2019 teriore diversificaze e collaborazioni RILASCEREMO INNOVAZIONI NEI zione umane. ConsideriaPROCESSI E NEI PRODOTTI, SIA Ci spieghi però mo sempre che non PER I RETAILER CHE PER I PRIVATI le strategie siamo un operatore complessive che seguirete. di credito tradizionale, siamo a cavallo tra il Gliel’ho detto: innovazione intensa ma semmondo del credito e il mondo dei pagamenpre nel filone delle customer experience. Sia ti. Il nostro motto è: “Siamo diversi, vogliaper i merchant, nostri veri clienti, che per mo rimanere diversi”. E quindi, tra fine anno i loro clienti, da cui comunque dipende la e inizio 2019 rilasceremo innovazioni nei soddisfazione verso il nostro servizio. Non processi, negli strumenti e nei prodotti, sia a caso il livello di soddisfazione dei nostri per i retailer che per i privati… Sia a livello clienti è elevatissimo, in specie per PagoDIL. locale, che globale. Anche quest’anno per la terza volta consePer concludere: cosa dice ai suoi cutiva siamo stati premiati dall’Istituto tecollaboratori, in questa fase di avvio della desco di Qualità e Finanza… L’orientamento sua gestione piena? al cliente è e resterà il nostro mantra. In tutChe lavorando qui, in questo anni hanno to quel che facciamo. visto l’azienda crescere con un percorso Ci dia qualche cifra sul gruppo. molto significativo rispetto al punto di parNel 2017 il bilancio è tornato in attivo. E tenza. E devono essere veramente orgodal 2012, acquisizione compresa, l’azienda gliosi di dove siamo arrivati e di quel che ha decuplicato le sue dimensioni. Oggi siaabbiamo fatto. Ma devono essere altretmo 240 persone in sede e ottanta agenti sul tanto ambiziosi per quel che deve essere il territorio. nostro futuro…

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In the energy industry, Saipem has been crossing over technological boundaries for 60 years.

That is how we became the upfront runner in the onshore and offshore services sector. That is why we keep facing planetary challenges breaking the limits and setting new standards.

BEYOND THE BORDERS


SOSTENIBILITÀ

WORKSHOP PER UN’EUROPA PIÙ SOSTENIBILE

NON SOLO LUPI A WALL STREET UNA FINANZA BUONA C’È (E RENDE) Lo dimostra il confronto tra l’indice Msci Europe “socialmente responsabile”e quello classico: +144,24% il primo dal 2007 al 2016, solo +124,09% nello stesso arco di tempo il paniere “classico”

72 ECONOMIA CIRCOLARE L’EUROPA APPROVA IL PACCHETTO SUL RICICLO DEI RIFIUTI

di Ugo Bertone

73 AMBIENTE SAIPEM SI CONFERMA TRA LE AZIENDE PIÙ SOSTENIBILI

74 LA NUOVA MOBILITÀ EDISON LANCIA UN SISTEMA DI RICARICA PER AUTO ELETTRICHE

75 GLI INVESTIMENTI UNA NUOVA PIATTAFORMA PREMIA LE AZIENDE SOSTENIBILI

76 L’INVITO AL GOVERNO GIOVANNINI: «CON LA SOSTENIBILITÀ SI VIVE»

I

nvestimento responsabile. È la parola d’ornuvola che ti consiglia di far del bene per te e dine che circola di più tra i grandi nomi del per gli altri, dando così un valore morale alla risparmio, impegnati a garantirsi la patente ricerca del massimo profitto. di investitori in regola con i criteri Esg, che Dall’altro, c’è un diavoletto che spinge i gestosta per Environmental, Social and Governanri ad usare questa tendenza per attrarre nuovi ce. Molto più di una moda, visto che, stando ai clienti, vuoi tra i privati che nei fondi pensiodati di Pictet, i capitali ne, sensibili per loro gestiti in modo sostenatura ai valori della AMBIENTE, SOCIALE E TRASPARENZA nibili potrebbero su- Sono tre valori sui quali si fonda la nuova democrazia sociale». perare quest’anno la cultura degli investimenti sostenibili che Senza dimenticare, soglia del 50% con un stanno cambiando il volto delle Borse conclude l’analisi del tasso di crescita (poco commentatore di FT, meno del 16%) ben superiore alla media del che la scelta di privilegiare il “bene” offre ai settore. Insomma, la bontà va di moda. Anprofessionisti l’occasione di tornare a fare geche troppo, ha ironizzato sul Financial Times stioni attive invece di limitarsi ai meno costoJohn Authers: «È un po’ come un cartoon di si fondi indice. Tom e Jerry. Da una parte c’è l’angioletto sulla Ma bando ai cattivi pensieri. L’esempio del

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> WORKSHOP WEALTH MANAGEMENT Gli investimenti ESG Integration in Europa (in milioni di euro) 1.500.000

92.976 Svizzera

Regno Unito

90.384 Belgio

Olanda

83.149 Danimarca

358.520

45.008 Italia

Svezia

44.210 Finlandia

338.170

27.735 Germania

Spagna 8.283

0

Polonia 0

250.000

Austria 1.363

500.000

Francia

750.000

440.895

1.000.000

1.135.956

1.250.000

FONTE: EUROSIF, 2016. NOSTRE ELABORAZIONI

fondo sovrano norvegese, il più importanscelte di investimento in direzioni più sensite gestore collettivo di capitali del pianeta bili alle esigenze delle energie rinnovabili. Si (in pancia ha oltre mille miliardi di euro, è andato in parallelo affermando il principio circa 200 mila euro a testa per ciascuno dei che l’investimento in azioni Esg si rivela nel 5 milioni di abitanti del paese scandinavo) corso del tempo più stabile e, di riflesso, più ha ormai fatto scuola: dal 2004 il board (del profittevole di quello effettuato senza tener quale fa parte anche un filosofo) del Fondo conto del criterio della bontà. gestito da una sezione speciale della Banca Lo dimostra, ad esempio, il confronto tra centrale del regno, ha l’indice Msci Europe stabilito le linee guida “socialmente responPERFINO LARRY FINK PUNTA SUGLI ESG “etiche” che guidano sabile”e quello clasIl capo di BlackRock, il fondo più grande sua gestione: vietato del mondo, chiede alle società in cui investe sico: +144,24% il prispendere in quelli che di impegnarsi per i territori in cui operano mo dal 2007 al 2016, sono considerati asset grazie all’exploit di dannosi o inquinanti per l’uomo o in società Roche, Novo Nordilsk, Vodafone per citare i che contribuiscano, anche indirettamente, a titoli più gettonati. Solo +124,09% nello stesviolare i diritti umani. so arco di tempo il paniere “classico” secondo Per questo, dal 2014, non vengono più effeti dati di una ricerca curata dall’Università di tuati acquisti in società carbonifere. Tor Vergata.Tanti e diversi sono gli obiettivi E così l’invito ad investire in maniera socialche si sono posti i Big, a partire da BlackRock. mente responsabile ha preso sempre più pieIl gestore dell’investitore più potente del de, in più direzioni: sotto la spinta di Calpers, mondo, il Ceo Larry Fink, ha esplicitamente l’influente fondo degli insegnanti della Calichiesto alle società in cui investe il colosso del fornia, i potenti di Wall Street, hanno dovuto gestito di “ripensare al ruolo che rivestono piegarsi al rispetto delle minoranze o seguire nello sviluppo dei territori in cui operano”,

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GLI INDICI DI RESA DEI TITOLI “ESG” DIMOSTRANO ORMAI UN VANTAGGIO DI OLTRE IL 10% SUL LISTINO GENERALE promettendo esami ad hoc. State Street Advisors ha coinvolto un totale di 610 aziende internazionali – circa il 45% dei propri asset (12.291 all’interno del portafoglio) nelle questioni in ambito ESG. Di questi, 271 riguardavano esclusivamente temi ambientali e sociali. Un fiume in piena, insomma, che ha investito le due sponde dell’Atlantico. In Europa si calcola che gli asset gestiti da investitori professionali in accordo con i principi Esg superino i 20.000 miliardi di euro. Anche l’Italia, seppur partita in ritardo, partecipa ormai a pieno titolo al trend sempre più rivolto ad indirizzare gli investimenti verso un’economia sostenibile, rispettosa dei diritti delle persone dell’ambiente più che ai semplici divieti dei “vizi” (alcol e fumo) o della produzione di armi. Tra le tante iniziative si può segnalare il Fondo Investimenti Sostenibili di Sella Sgr che negli ultimi tre anni ha contribuito alla vaccinazione di oltre 88 mila bambini vaccinati in Paesi emergenti e alla produzione di circa 140.000 MWh di energia verde prodotta ed al riciclaggio di oltre 12.000 tonnellate di rifiuti.



> WORKSHOP SOSTENIBILITÀ

Una seconda vita ai rifiuti: scatta l’obbligo in Europa Con l’approvazione del pacchetto dell’economia circolare tutti i paesi continentali dovranno raggiungere, entro il 2035, nuove percentuali di riciclo dei materiali di Gilda Ciaruffoli

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o scorso aprile è stato approvato dal Parduci, getta”, sempre meno aderente alla realtà lamento europeo il Pacchetto sull’Econella quale viviamo. Le dinamiche proprie di nomia Circolare, risultato arrivato dopo un sistema di economia lineare infatti preanni di attesa e salutato da molti come epocale vedono l’accesso a grandi quantità di risorse perché percepito come il punto di svolta verso finalizzato unicamente alla massimizzazione un nuovo modello economico orientato alla ridei profitti ottenuta tramite la riduzione dei duzione dei rifiuti, al riciclo e all’utilizzo delle costi di produzione. Cosa prevede invece il energie rinnovabili; un modello sostenibile, passaggio a un’economia circolare? La revidunque, ritenuto capace al contempo di tagliasione dell’intera filiera produttiva nell’ottica re i costi produttivi, aumentare la competitividi innescare un meccanismo virtuoso basato tà, stimolare l’innovazione, favorendo la creasull’auto-rigenerazione dei prodotti e delle zione di nuove professionalità e limitando la energie in un sistema per l’appunto circolare. dipendenza dall’esteQuesto significa ad ro per i Paesi poveri di I PERCHÈ DEL PACCHETTO NORMATIVO esempio progettare risorse, come l’Italia. Tra gli obiettivi: 65% di riciclaggio dei rifiuti prodotti pensando già A tal fine, il pacchetto solidi urbani, 70% degli imballaggi. dal 2023 al loro impiego a fine europeo fissa tutta obbligo differenziata organica vita; affidarsi ad eneruna serie di obiettigie rinnovabili e favovi che i Paesi dell’Unione si impegneranno a rire la sostituzione delle materie prime vergini raggiungere nei prossimi 17 anni (con target con quelle provenienti da filiere di recupero. intermedi), e relativi alla gestione di rifiuti orMa quali sono gli obiettivi fissati dal pacchetganici e non, discariche, imballaggi, veicoli a to? Tra i principali, quello di raggiungere il fine vita, pile e accumulatori esausti e RAEE. 65% di riciclaggio dei rifiuti solidi urbani al Come anticipato però, quello appena approva2035; del 70% degli imballaggi al 2030; mento non è semplicemente un pacchetto di buone tre per le discariche il target è fissato al 10% pratiche, ma rappresenta la premessa per un entro il 2035. Dal 2023 inoltre sarà obbligatovero e proprio cambiamento paradigmatico ria la raccolta differenziata dei rifiuti organici che prevede l’affermarsi del modello di ecoda avviare al compostaggio, ed è previsto un nomia circolare su quello lineare attualmente dimezzamento entro il 2030 degli sprechi prevalente e basato sull’assioma “prendi, proalimentari. La transizione sarà sostenuta dai

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LA SITUAZIONE ITALIANA Il nostro Paese ha già adottato da tempo dinamiche proprie dell’economia circolare, in anticipo sulle normative stesse. Dati Eurostat mostrano infatti come l’Italia sia ai primi posti in Europa in quanto a recupero di materia prima nel sistema produttivo: il 18,5% (in Germania il 10,7%); in buona posizione anche riguardo consumo di materia e riciclo industriale. A raccontare queste realtà virtuose, studi come “100 Italian Circular Economy Stories” che, promosso da ENEL e Fondazione Symbola, presenta i 100 campioni dell’economia circolare Made in Italy. A emergere un quadro variegato: non sono solo le grandi imprese ad adottare pratiche e processi virtuosi, ma anche tante PMI, istituzioni, associazioni e cooperative. Franco Fassio e Nadia Tecco hanno invece firmato “Circular economy for food” che analizza il grado di circolarità del food italiano. Quaranta i casi di studio (da Lavazza ad Autogrill a start up come Orange Fiber), che raccontano esperienze diverse lungo tutta la filiera, dal recupero della materia prima e degli scarti, all’utilizzo di energie e materiali alternativi. Fondi strutturali e d’investimento europei (fondi ESI), che comprendono 5,5 miliardi di euro per la gestione dei rifiuti; inoltre, sarà fornito un sostegno di 650 milioni di euro nell’ambito di Horizon 2020 e da investimenti nell’economia circolare a livello nazionale.


La Saipem del rilancio accetta la sfida dell’ambiente Il colosso italiano del gruppo Cdp è stato nuovamente incluso nell’Indice di Sostenibilità FTSE4Good che valuta le società sugli aspetti ambientali a cura della Redazione

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hi l’ha detto che una società che opera nel comparto petrolifero non possa avere un occhio di riguardo per l’ambiente e per la sostenibilità? È il caso di Saipem, “Società Anonima Italiana Perforazioni E Montaggi”, che da anni è impegnata in progetti per aumentare la sicurezza del modello organizzativo. Per questo motivo, l’azienda – che è il quinto operatore a livello mondiale per dimensione – è stata inclusa per l’ottavo anno consecutivo nell’Indice azionario di Sostenibilità FTSE4Good che valuta le performance delle società su aspetti ambientali, sociali e di governance attraverso un processo di analisi sull’idoneità del sistema aziendale e sul rispetto di stringenti requisiti. Inoltre, Saipem è stata introdotta nel Dow Jones Sustainability World e Europe Index (DJSI), indici di sostenibilità accreditati a livello internazionale, ottenendo un posizionamento di vertice tra le società del settore “Energy Equipment Services”. Non è un caso che l’azienda di estrazione faccia parte, dal 2016, del Global Compact delle Nazioni Unite, un’iniziativa dell’Onu per incoraggiare le aziende di tutto il mondo ad adottare politiche sostenibili e nel rispetto della responsabilità sociale d’impresa e per rendere pubblici i risultati delle azioni intraprese. Inoltre, è stato rinnovato l’impegno per allineare le strategie

aziendali ai Sustainable Development Goals, i competenze tecniche degli studenti in collabo17 obiettivi che l’Onu si è prefissato di raggiunrazione con le università locali. Il secondo invegere entro il 2030 e che vanno dalla lotta alla ce è stato sviluppato in Italia, in collaborazione povertà all’impegno contro il climate change. In con due istituti tecnici italiani, per erogare corsi ossequio a questi traguardi, Saipem, in collabodi formazione curriculari ed extra-curriculari e razione con Eurasia Foundation of Central Asia summer camp per approfondimenti su temati(EFCA), sostiene il progetto “Boosting Entrepreche tecniche. L’iniziativa nel 2017 ha coinvolto neurship Potentia l” indirizzato agli abitanti del anche un istituto tecnico di Amatrice, uno dei villaggio di Kuryk (nella regione di Mangystau in territori colpiti dal terremoto nel 2016. Kazakhstan) e finalizzato a contribuire alla riduQuesto impegno costante è stato premiato dagli zione della disoccupazione. analisti di Sustainalytics - un’agenzia che si occuIn un paese ad alto tasso pa di valutare la sostenidi crescita demografica bilità delle aziende – che PARTNER DEL GLOBAL COMPACT ONU ed economica come la L’azienda di estrazione fa parte dal 2016 hanno collocato Saipem Nigeria, Saipem ha col- dell’iniziativa delle Nazioni Unite finalizzata al terzo posto tra le laborato con il network a sostenere le aziende che adottano società del comparto locale del Global Com- politiche di responsabilità sociale energetico coperte dalla pact per promuovere loro ricerca. La motivala diffusione e il rafforzamento di una cultura zione è che l’azienda ha “implementato politiche dell’integrità attraverso il lancio della campagna di gestione delle problematiche ambientali. Co“Leading by Ethics”. Senza contare le iniziative munica all’esterno le proprie metriche relative che l’azienda ha avviato in numerosi paesi, con agli obiettivi in tema di ambiente e sul sociale e i campagna di sensibilizzazione su tematiche sarischi maggiori a cui è esposta”. nitarie con un’attenzione particolare alla lotta Infine, Saipem ha promosso la realizzazione di alla malaria. Infine, la strategia di Saipem per un comitato sulla sostenibilità, guidato dal premigliorare i territori in cui opera ha previsto la sidente dell’azienda Francesco Caio, per prorealizzazione di due iniziative: Talentissimo e muovere iniziative a tutela dell’ambiente che Programma Sinergia. Il primo, già realizzato in creino valore per gli stakeholder in un ambito Angola e in Francia, è finalizzato a sviluppare le di sostenibilità ambientale.

WORKSHOP SOSTENIBILITÀ > 73


> WORKSHOP SOSTENIBILITÀ

L’auto elettrica entra in casa con il noleggio a lungo termine La strategia di Edison che ha stretto un’alleanza con Scame, partner dell’offerta e azienda leader nella realizzazione di infrastrutture dedicate di Chiara Volontè

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na nuova soluzione di mobilità sostenibile direttamente a casa propria: è Edison Plug&Go, l’offerta di e-mobility proposta per rispondere alle esigenze del consumatore odierno. Plug&Go non solo permette di installare nelle abitazioni private una Wall Box - ossia una centralina di ricarica domestica a parete per mezzo della quale si può ricaricare il veicolo direttamente da casa, bypassando l’annoso problema della carenza delle colonnine pubbliche -, ma consente anche il noleggio a lungo termine di un veicolo elettrico, a scelta fra i molteplici modelli messi a disposizione, permettendo di prevenire l’invecchiamento dell’automobile per poter così usufruire dei mezzi tecnologicamente più evoluti. Inoltre, i clienti che attiveranno anche la fornitura di energia elettrica con Edison saranno rimborsati direttamente in bolletta con un importo di circa 200 euro, pari a un anno di ricariche. Un altro bonus per chi sceglierà di adottare Plug&Go è il sopralluogo gratuito che la società effettuerà nelle abitazioni dei propri fruitori, verificando lo stato dell’impianto elettrico al fine di fornire una consulenza che permetterà di installare la tipologia di Wall Box più adatta all’abitazione. Tramite il sistema di Power Management, la Wall Box darà la priorità ai consumi domestici, consentendo così una ricarica intelligente che eviterà fastidiosi

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A DESTRA, ALESSANDRO ZUNINO CEO DI EDISON ENERGIA ITALIA

disguidi, come blackout nel caso di troppi elettrodomestici connessi contemporaneamente. Edison non affronta questa nuova sfida da sola, ha infatti stretto un’alleanza con Scame, partner dell’offerta e azienda leader nella realizzazione di infrastrutture di ricarica. Un ulteriore aiuto per i consumatori è l’App Edison Plug&Go, che tramite geolocalizzazione permetterà agli utenti di individuare le colonnine di ricarica più vicine. Il progetto Plug&Go è nato per favorire lo sviluppo della mobilità elettrica, ma per incrementare la crescita di questo settore si devono soddisfare le esigenze dei consumatori, rispondendo in modo tangibile alle perplessità che ruotano attorno al mercato dell’e-mobility, come la carenza di infrastrutture di ricarica e un costo delle vetture maggiore rispetto a quello dei veicoli a combustione. «L’obiettivo di Edison - dichiara Alessandro Zunino, amministratore delegato di Edison Energia - è di rimuovere i principali ostacoli all’adozione dell’auto elettrica, ossia l’investimento iniziale e la difficoltà di ricarica. Con il noleggio dell’auto, l’installazione a casa della Wall Box, e l’energia gratuita per il primo anno di ricarica del veicolo offriamo un servizio completo che supera questi ostacoli ed aiuta a muoversi in maniera più sostenibile e più economica senza modificare le proprie abitudini». Il servizio di noleggio a lungo termine permet-

te al cliente di abbattere i costi di manutenzione del veicolo, soprattutto quelli inerenti al combustibile: il rifornimento di un’auto tradizionale costa in media 2.000 euro all’anno, un’elettrica può arrivare intorno a 200 euro, che per il primo anno sono scontati dalla bolletta dell’elettricità se viene attivata una delle offerte luce di Edison. Il costo del noleggio, invece, ha una entry fee pari al 10% del valore del veicolo e un costo di gestione mensile che, a seconda dei modelli, va dai 250 ai 600 euro, compresa un’assicurazione Kasko che tutela qualsiasi tipo di sinistro. Oltre al servizio di ricarica a casa, Edison sta pensando di installare le colonine elettriche anche nei punti di sosta dove, secondo le ricerche sul comportamento degli italiani al volante, la macchina è lasciata più a lungo; come, ad esempio, i parcheggi della Grande Distribuzione. In questo modo, l’uso dell’e-mobility risulterà facile e sicuro. E dagli attuali 12.000 auto elettriche immatricolate in Italia - secondo uno studio dell’Energy&Stretegy Group -, si potrebbe passare al 2020 a ben 70.000 unità. Un balzo deciso in avanti per una mobilità sempre più sostenibile.


«Il bene rende» e arriva in Borsa la piattaforma che fa sistema La sfida di Diva Moriani con Enzo Manes: Neztep, una «piattaforma d’investimento» che punterà tutto sulle aziende sostenibili, che rendono meglio e rischiano meno di Angelo Curiosi

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are business con la sostenibilità: cioè, proprio grazie al fatto di diffondere le buone pratiche della sostenibilità nel modello di business delle aziende italiane. E’ la sfida imprenditoriale – battezzata “Neztep” - di Diva Moriani e Nativa S.r.l, con l’adesione di Enzo Manes che è l’imprenditore filantropo di Kme (primo ruolo) e Dinamo Camp (secondo ruolo). Di che si tratta? Di una “piattaforma d‘investimento”, la prima in Italia, che individua nella sostenibilità un motore di innovazione e una leva di crescita per il valore ambientale, sociale ma anche economico: “Perché le aziende sostenibili”, spiegano i promotori, “guadagnano di più e presentano rischi inferiori”. In concreto, Nextep opererà attraverso differenti veicoli d’investimento dedicati ad asset diversificati; si inizia con una prima Spac (single purpose acquisition company), con target di raccolta da 200-250 milioni, per acquisire il controllo di un’unica azienda sulla quale implementare la strategia Nextep; per poi passare alla raccolta di un fondo di private equity dedicato a target dimensionalmente più ridotti (ticket comunque superiori a 20 milioni), ma sufficientemente strutturati. Sempre investimenti di controllo o con governance forte, tale da consentire interventi gestionali incisivi. Ulteriori asset class (debito, real estate, ecc.) potranno

DIVA MORIANI

ENZO MANES

essere successivamente oggetto di investimento industriale e sulla sostenibilità, per rendere a da parte di veicoli d’investimento dedicati. prova di futuro le aziende in cui investe. Nextep sceglierà un selezionato numero di L’iniziativa colma una lacuna del mercato finanaziende con Dna italiano, delle quali riconosce ziario italiano che andava colmata. Blackrock, ad e intende amplificare il potenziale, senza reesempio, il più grande investor privato al mondo, strizioni di settore, per apportare competenza, ha chiaramente identificato nel ‘purpose’, inteso capitali e visione strategica ed accelerarne la come creazione di un impatto sociale e ambientacrescita e l’evoluzione in una direzione di sostele positivo, l’elemento indispensabile per ridurre nibilità. il rischio e rispondere a nuove esigenze dei merDunque Nextep rispetto a una piccola-grande cati. Al punto da diventare un fattore discriminanrivoluzione copernicana: te nella selezione dei propri investimenti. Colosso rispetto all’approccio industriali globali, ad standard, che vede i fatesempio l’Unilever, negli IMPRENDITORIA E FILANTROPIA tori Esg (acronimo in- Rispettare i parametri Esg non è un onere ultimi anni hanno misuglese che sta per “Envi- ma una straordinaria opportunità per far rato l’impatto positivo ronmental, Social and fruttare al meglio i propri soldi, e soprattutto della sostenibilità come Governance”) come un farli fruttare bene nel tempo, perchè la fondamentale leva di sostenibilità è solo nel business che resiste vincolo di compliance, crescita. Ed è un trend, una sorta di tassa immolto più recente, anpropria, l’iniziativa di Moriani e Manes ribalta che quello della finanza – credito e capitale di rila prospettiva perché pone questi stessi fattori schio - che diventa meno costosa per le aziende come fulcro della strategia di investimento, ferche presentano rating ESG elevati. Questi esempi ma restando l’attenzione per gli abituali fattori dimostrano come i tempi siano maturi per un di valutazione del potenziale di crescita e l’atcambio di marcia nelle logiche in investimento. E tivazione delle tradizionali leve del managei fondatori di Nextep apportano cumulativamenment: prodotto e mercato, sinergie, tecnologia, te quasi 100 anni di expertise, maturata a livello digital ecc, per accrescere la redditività. Nextep internazionale, in ambito finanziario, industriale, promette di apportare un valore aggiunto cosostenibilità, exponential technology acceleration stituito da una solida competenza finanziaria, e strategic advisory.

WORKSHOP SOSTENIBILITÀ > 75


> WORKSHOP SOSTENIBILITÀ

Sostenibilità, parola ignota in Italia. Ma si può cambiare

SIAMO CERTI CHE ANCHE IL NUOVO ESECUTIVO FARÀ TESORO DEL NOSTRO INVITO A PUNTARE SULLA SOSTENIBILITÀ

Dalle imprese alle città fino alla politica, il mondo ha bisogno di uno sviluppo sostenibile e di governi che lo applichino. A colloquio con Enrico Giovannini

di Gianluca Zapponini O l’uomo cambia le sue abitudini di vita e di business oppure sarà il mondo a riscrivere le regole. Per questo servono messaggi chiari alle future generazioni, chiamate presto o tardi consolidare il nuovo equilibrio mondiale basato sulla sostenibilità. Messaggi come quello arrivato in questi giorni dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, il network che conta 200 aderenti, organizzatore e promotore del Festival dello sviluppo sostenibile, giunto alla seconda edizione. Una rassegna itinerante da 700 eventi tra convegni, maratone cinematografiche, presentazioni di libri, incardinata su 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, tutti in chiave sostenibilità, come peraltro espressamente previsto dall’agenda 2030 dell’Onu. Diciassette calci di rigore che secondo Enrico Giovannini, docente, ex presidente dell’Istat, poi ministro nel governo Monti ma soprattutto portavoce e animatore dell’Asvis, non si possono sbagliare. No, davvero. Giovannini, perché oggi è così importante parlare di sostenibilità? Il fatto è che il concetto di sviluppo sostenibile è un qualcosa di molto ampio. Spesso si riduce il tutto all’ambiente, ma non è così. Sostenibilità vuol dire molto altro, economia, welfare, benessere, ricchezza e produttività. Per questo oggi parlare di sviluppo sostenibile significa

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ENRICO GIOVANNINI

avere una visione a 360 gradi. E il messaggio di fondo che voi lanciate qual è? Un messaggio forte alla politica che sta decidendo quale direzione prendere: quella giusta va verso lo sviluppo sostenibile. E l’Europa ci può aiutare diventando campionessa di sostenibilità. L’Asvis oggi raggruppa più di duecento soggetti, tra associazioni imprenditoriali e confederazioni sindacali ma anche terzo settore, reti civiche, comuni regioni e università e molto altro. Posso dire con grande orgoglio

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che oggi siamo la più grande associazione in questo campo mai realizzata. Il Festival da voi promosso ha toccato tutta l’Italia, da Nord a Sud… Altroché. Il tema che portiamo all’attenzione della comunità e delle istituzioni è fondamentale. Non è davvero un caso se questa rassegna si tiene in tutta Italia e con una crescita del numero degli eventi esponenziale: dai 220 dello scorso anno siamo passati a 700. Un boom straordinario che dimostra che il tema dello sviluppo sostenibile è vivo, è il futuro e che

Consumi di energia coperti da fonti rinnovabili (% sul consumo totale finale di energia)

16 14 12 10 8 6

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tante imprese iniziano a ragionare in quest’ottica. Un segnale chiaro, chiarissimo sul futuro dell’Italia e dell’Europa. A proposito di istituzioni, c’è un nuovo governo. Come pensate di portare a Palazzo Chigi i vostri temi? Francamente penso che anche il nuovo esecutivo farà tesoro del nostro invito alla sostenibilità. Abbiamo appena presentato alla Camera i risultati del I Festival e siamo convinti che anche la nuova compagine avrà una vocazione alla sostenibilità. Certamente il nostro sarà un dialogo continuo, intenso, sia con il parlamento sia con l’esecutivo. Chiederemo al parlamento di lavorare sui nostri spunti, sulle nostre idee. Proporrete delle leggi? Certo. Il nostro ultimo rapporto contiene tantissime proposte di interventi e poi abbiamo proposto dieci punti a tutte le forze politiche, gran parte delle quali hanno preso impegni prima delle elezioni. Un esempio? Quella, sulla falsariga di quanto fatto con la concorrenza, di istituire una legge annuale per lo sviluppo sostenibile. L’impressione però è che l’Italia arranchi sulla sostenibilità. Sbagliato? No. In effetti non tutti gli obiettivi sono ancora alla portata dell’Italia. Sulla povertà e l’ambiente, ad esempio, non stiamo andando bene: l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia di Lussemburgo nell’ambito della procedura di infrazione per l’inquinamento da polveri sottili. E sull’educazione siamo dove era l’Europa 10 anni fa. E sulla salute? Anche lì non tanto bene. Ci sono differenze nella speranza di vita tra una persona povera del Sud e una ricca del Nord. Insomma, la strada è ancora lunga. Almeno per l’Italia. Temo di sì, ma non per questo bisogna demordere. In nessuno dei 17 obiettivi siamo in zona verde, cioè in linea con la tabella di marcia. Siamo indietro su tutti i temi sociali ed economici, la crisi ha colpito durissimamente.

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Incidenza della povertà assoluta individuale (% sul totale della popolzione)

7 6 5 4 3 2

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Male anche su molti aspetti ambientali, come la qualità delle acque e le emissioni inquinanti che, con la ripresa, stanno crescendo più del Pil. In Europa, invece, come va? I segnali mostrano chiaramente come l’Europa si stia muovendo verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, evidenziando però anche i punti di debolezza e i crescenti divari tra Paesi. Essere in grado di monitorare in modo immediatamente comprensibile la complessità delle condizioni economiche, sociali e ambientali dell’Europa è un passo importante, direi fondamentale, in quanto consente di comprendere meglio le origini delle tensioni politiche che stanno emergendo nel nostro continente e di disegnare in modo più opportuno gli interventi da realizzare nei diversi campi e nei singoli Paesi. Infatti, guardando alle performance dei migliori, i Paesi che sono più indietro possono ricavare utili indicazioni per disegnare politiche più efficaci. Torniamo all’Italia. Lo sviluppo sostenibile, per centrare i suoi obiettivi, avrebbe bisogno di una macchina pubblica quantomeno efficiente. O no? Non condivido il fatto che la Pubblica amministrazione, per definizione, sia lenta nel recepire i cambiamenti in chiave sviluppo

2011

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sostenibile. Faccio un esempio. Il parlamento nell’ultima legislatura non è riuscito ad approvare una legge sul consumo di suolo mentre alcune regioni lo hanno fatto, stessa cosa per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Dunque? Non bisogna generalizzare, molte regioni hanno fatto quello che il parlamento non ha fatto. Ancora, vale la pena ricordare che molte città hanno fatto passi in avanti verso sostenibilità urbana, soprattutto nella mobilità. Sono tutti segnali che ci fanno capire che l’Italia non è tutta uguale, c’è chi si muove prima di altri. A Milano avete appena firmato il rinnovo del patto per la sostenibilità. Certo. Le principali organizzazioni del mondo imprenditoriale aderenti all’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile hanno rinnovato l’accordo sottoscritto il 31 maggio dello scorso anno, impegnandosi a promuovere l’innovazione dei modelli di business, la partnership con tutti i portatori d’interesse e l’utilizzo della finanza etica e responsabile. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro che si sta svolgendo grazie all’Asvis il quale denota la consapevolezza che l’urgente cambio di paradigma nel modello di sviluppo per un’Italia più sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale debba partire necessariamente dal mondo imprenditoriale.

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COMUNICARE L’IMPRESA Comunicare l’impresa significa anche, e forse innanzitutto, impedire che altri comunichino contro l’impresa. Soprattutto attraverso quello strumento nuovo, sottile e pervasivo che sono le “fake news”, molto spesso figlie non di qualche mattana goliardica ma di precise strategie anticoncorrenziali messe in atto da soggetti sleali contro i loro rivali commerciali. Ecco come sventare gli attacchi più pericolosi.

81 BANCHE & SOCIAL CARE GLI ISTITUTI DI CREDITO PRONTI A SERVIRE I CLIENTI SUL WEB

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DE BORTOLI «D’ACCORDO, LA RETE HA VINTO MA ORA NO ALLO SQUADRISMO»

LE “BUFALE” INCORNANO IN RETE? LA MARCA PUÒ DIFENDERSI COSÌ Un sondaggio di Centromarca rivela che quasi la metà dei prodotti di brand ha subìto un attacco da una fake-news diffusa spesso ad arte da concorrenti sleali. Ma i produttori stanno correndo ai ripari di Marco Scotti

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he riguardino i migranti, i politici di turno to casi di fake news veicolate da piattaforme o altri temi caldi, o che invece si concentridigitali. Si tratta di 16 aziende che si occupano no su argomenti più “leggeri”, è ormai chiaro di alimentare – contro sei del settore non-food a tutti come il fenomeno delle fake news sia - che hanno riscontrato complessivamente 43 ormai diventato pervasivo e pericoloso. Ma il notizie non verificate e tendenziose sul loro problema si ha anche per i grandi brand, che si conto negli ultimi diciotto mesi. vedono costretti a fronteggiare, oltre a probleIl principale veicolo di queste informazioni mi reali, anche quelli inventati di sana pianta fallaci è Facebook, che da solo vale quasi un sui social network terzo del totale, seguiIL PRINCIPALE VEICOLO DI QUESTE o, più in generale, su to da siti web e blog. Il INFORMAZIONI FALLACI È FACEBOOK, internet. Il Centro motivo per cui il social CHE DA SOLO VALE QUASI UN TERZO Studi di Centromarca, network inventato da DEL TOTALE, SEGUITO DA SITI E BLOG l’Associazione italiana Mark Zuckerberg sia il delle aziende di marca, ha condotto un sonbrodo di coltura ideale per il proliferare di nodaggio tra i suoi associati coinvolgendo 46 tizie tendenziose non è difficile da comprenaziende, di cui 35 appartenenti al comparto dere: il meccanismo della condivisione, infatti, food e 11 ad altri settori. I risultati sono signipermette agli utenti di non prestare particolaficativi: poco meno della metà dei brand interre attenzione al contenuto, ma di fermarsi su vistati (per la precisione, 22) hanno riscontraun titolo impatttante e di effetto che li cattura

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COMUNICARE L’IMPRESA

Luigi Bordoni, presidente di Centromarca

e li invoglia a condividere sulle proprie pagine private notizie prive di fondamento. Succede per le notizie quotidiane, succede a maggior ragione quando si tratta di raccontare improbabili contaminazioni alimentari. È successo con la Polpa Mutti, ad esempio, accusata senza alcun fondamento di avere dei lotti avvelenati con l’arsenico, è capitato anche con Nutella, che ha dovuto difendersi dall’accusa di avere barattoli infettati con la salmonella. Sono infatti i prodotti, più che le aziende stesse, ad attirare l’attenzione degli “impostori da tastiera”, che, grazie a una fervida immaginazione, costruiscono storie assolutamente fantascientifiche. complotti dappertutto si decida a inventare di Peccato, però, che le fake news abbiano una sana pianta qualche notizia improbabile. Infipervasività e una penetrazione che è di gran ne, nel caso più grave, la diffusione delle fake lunga superiore a quella delle notizie vere e news può perfino dipendere da un competitor verificate. Secondo il più imponente studio che ha tutto l’interesse a screditare questo o mai realizzato su Twitter dal bostoniano Mit, quel brand, specie se si tratta di prodotti icola velocità di propagazione di una storia falsa nici che godono di una supremazia pressoché è mediamente sei volte maggiore rispetto a inattaccabile. quanto accade a quella vera. E se nel caso di Che cosa possono fare le aziende per difenbufale politiche questo, come si è visto ormai dersi? Gli aderenti a Centromarca hanno iniin più di una tornata elettorale, può spostare ziato a dare delle risposte, in primis confrongli equilibri, nel caso delle fake news su brand tandosi con le istituzioni. È stato istituito un e aziende può diventare un grande probletavolo tecnico per la garanzia del pluralismo ma dal punto di vista e della correttezza LE IMPRESE DEVONO INCREMENTARE delle vendite. Chi non dell’informazione sulIL MONITORAGGIO DELLA RETE PER ricorda, agli albori le piattaforma digitali POTERSI DIFENDERE. ALTRIMENTI, SI della diffusione della presso l’Agcom. Ma RISCHIA UN EFFETTO CATASTROFICO rete in Italia, la notiovviamente rimane zia che il Sodium Laureth Sulfate, un banale un aspetto, vitale, relativo alla gestione della schiumogeno presente in tutti gli shampoo e crisi. Che cosa fare quando ci si propaga una i detergenti da bagno, era stato indicato come notizia falsa? Prima di tutto – sembra banale solvente chimico adatto alla rimozione di verma non lo è – occorre accorgersi della creazionici causando un certo trambusto su internet? ne della “bufala”. Le imprese, quindi, devono La domanda sorge spontanea: chi ha interesincrementare il monitoraggio della rete per se a diffondere notizie false? Le motivazioni potersi difendere. Altrimenti, si rischia un efpossono essere molteplici. In primo luogo ci fetto catastrofico. Ancora: una volta accertata può essere un semplice scherzo che si trasforla diffusione della fake news, serve per forza ma rapidamente in una bufala a pieno titolo. gestire la crisi in tempi rapidi, rivolgendosi Poi c’è la possibilità che qualcuno che vede alla polizia postale e chiedendo la rimozione

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SALSE DI POMODORO ACCUSATE DI ESSERE VELENOSE, CREME SOSPETTE D’INFEZIONI: GLI IMPOSTORI DA TASTIERA NON HANNO FRENI INIBITORI del contenuto alla piattaforma che lo ospita. Va sempre tenuto a mente, dal momento che l’uomo sembra essere molto più incline a permettere lo sviluppo e la propagazione di notizie false, è necessario svolgere un lavoro certosino di educazione del consumatore, affinché acquisisca gli strumenti minimi necessari per evitare le fake news. Il pubblico radio-televisivo, poi, può sicuramente essere istradato dalle trasmissioni che possono segnalare eventuali bufale impedendo comportamenti “strani” da parte dei consumatori. Inoltre è fondamentale portare avanti progetti di sensibilizzazione anti-bufale delle piattaforme digitali. Infine, ci permettiamo una critica alla categoria di cui facciamo parte, la stampa: che può evitare la propagazione di titoli sensazionalistici e di notizie false o tendenziose, pubblicate esclusivamente per conquistare qualche copia in più in questo momento critico per l’editoria del nostro paese. Un lavoro corale che impone a tutti gli attori un ruolo attivo, consentendo così di ridurre – ché eliminare sembra, almeno per ora, impossibile – la potenza delle fake news. In attesa, magari, che le nuove tecnologie ci vengano in soccorso, permettendo la validazione delle informazioni e annullando alla base l’efficacia delle “catene di Sant’Antonio” .


LA CLASSIFICA COMUNICARE L’IMPRESA

QUALI SONO LE CINQUE BANCHE PIÙ BRAVE NELL’ASSISTERE I CLIENTI? La classifica di Reputation Manager fotografa un mercato molto impegnato a cavalcare i social network e i new media

Analisi a cura di Reputation Manager, principale istituto italiano nell’analisi e gestione della reputazione online di brand e figure di rilievo pubblico, che ha preso in esame gli account social delle principali banche presenti in Italia, analizzando il servizio di assistenza fornito ai clienti attraverso questi canali.

a cura della redazione

L

e banche usano i social network come canale di customer care? Quali social prediligono? Quanto sono tempestive nella risposta al cliente? Prendendo in esame gli account delle principali banche presenti in Italia, si rileva che l’attività di social care comincia a essere presa in carico, ma ci sono ancora ampi margini di crescita. Se è vero che la maggior parte delle banche è presente su tutti i principali social network con un profilo ufficiale, attraverso il quale gli utenti possono direttamente contattare l’Istituto, è anche vero che si contano sulle dita di una mano quelle che fanno customer care via social, rispon-

dendo direttamente online alle richieste dei clienti. Intesa Sanpaolo è l’Istituto più attivo in termini di social care: risponde al 43% delle richieste dei suoi clienti. A seguire troviamo: Bnl (21%), Unicredit (14%), Che Banca! (8%), Crédit Agricole Italia (6%). Altri istituti, pur ricevendo numerose richieste via social da parte dei clienti, non sono altrettanto reattive nella risposta, coprendo percentuali più basse. In generale anche se le banche sono presenti sui social con 4, 5 o più canali, concentrano l’attività di customer care principalmente su Facebook e Twitter. Il tentativo nella maggior parte dei casi è quello di fornire assistenza completa

* 132.782 ** 21%

AUDIENCE TOTALE * 668.696 SOCIAL CARE** 43%

Intesa Sanpaolo - Presente su 5 canali social dove la seguono complessivamente quasi 670mila utenti, la banca concentra il suo servizio di social care soprattutto su Facebook, dove nel periodo di aprile-maggio ha risposto al 54% delle oltre 1.200 richieste ricevute da clienti e prospect sulla bacheca della sua fan page ufficiale. Considerando anche Twitter sono state più di 1.500 le richieste ricevute complessivamente dalla banca che ha risposto nel 43% dei casi. Gli operatori di Intesa utilizzano uno stile di comunicazione informale per interagire con gli utenti: a fine messaggio firmano sempre con il proprio nome (es. Alice di Intesa Sanpaolo, Enrico di Intesa SanPaolo etc) e sono piuttosto veloci nelle tempistiche di risposta.

Con un’audience social di 133.000 utenti che seguono i 5 canali ufficiali corporate, BNL risponde al 21% delle richieste che arrivano pubblicamente sulle sue pagine. In particolare, su Facebook la pagina è dedicata al customer care. A fine messaggio gli operatori firmano sempre con il proprio nome.

direttamente via social, gestendo le richieste e le relative risposte tra la bacheca pubblica e la chat privata. «Fare customer care online – commenta Andrea Barchiesi, Ceo di Reputation Manager – è un’attività che richiede una complessa organizzazione interna, tempismo, capacità di dialogo e anche coraggio da parte dell’azienda: spesso significa interagire pubblicamente con clienti che stanno lamentando un problema, quindi esporsi in una situazione critica. D’altro canto, però, dimostra la volontà dell’azienda di aumentare i punti di contatto con il cliente e di fornirgli un’assistenza più completa, un coraggio che va premiato».

* 673.673 ** 14% È la banca con l’audience social più alta, conta infatti quasi 674.000 utenti sui suoi cinque canali ufficiali. In media risponde al 14% delle richieste di assistenza, anche se su Twitter la percentuale si alza al 26%. La comunicazione degli operatori è informale e la policy adottata è quella di rispondere sempre.

* 244.251

* 92.421

** 8%

** 6%

Seguita complessivamente sui social da più di 244mila persone, è la banca che nel periodo aprile-maggio ha ricevuto più richieste di assistenza su Facebook, più di 2.200, alle quali gli operatori hanno risposto nell’8% dei casi. Il servizio di social care è attivo dal lunedì al venerdì dalle 9.00 alle 18.00.

Presente sui social con 5 canali ufficiali e seguita da più di 92mila persone, Crédite Agricole Italia concentra la sua attività di customer care soprattutto su Facebook, dove nel periodo di aprile-maggio ha risposto al 6% delle richieste ricevute. Gli operatori, mantengono uno stile informale.

*Somma seguaci su tutti i canali social attivi ** % risposte date alle richieste di assistenza degli utenti su Facebook e Twitter nel periodo aprile-maggio 2018

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COMUNICARE L’IMPRESA

«Ok, la Rete ha vinto. Ma adesso stop allo squadrismo digitale» L’opinione di Ferruccio De Bortoli «I media tradizionali hanno raccontato il disagio, a volte lo hanno cavalcato, ma hanno anche contribuito a incanalare le proteste in un alveo democratico» di Sergio Luciano «LA REALTÀ A MIO GIUDIZIO È CHE I MEDIA TRADIZIONALI HANNO AVUTO POCA INFLUENZA SUL VOTO, ANCHE SE HANNO DETTATO L’AGENDA DELLE DISCUSSIONI GIORNALIERE.

Eppure sono apparsi, giusto o sbagliato che sia, espressione dell’establishment, del sistema, della società aperta e globalizzata, i veri sconfitti del 4 marzo. Il peso preponderante è stato quello della Rete». Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e del Sole24 Ore ed oggi editorialista del primo oltre che presidente della Longanesi e della Vidas, interviene sulle continue polemiche post-voto attorno al coro quasi unanime di critiche che i giornali “di carta” – come quasi ironicamente vengono sempre più spesso definiti i media tradizionali – rivolgono al nuovo governo. L’INTERVISTATO: FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE VIDAS ED EDITORIALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA IN ALTO DA SINISTRA, AL TELEFONINO: CASALEGGIO, SALVINI E DI MAIO

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Dunque i giornali avrebbero avuto un peso trascurabile, sull’esito delle ultime elezioni politiche? Io dico che il peso preponderante è stato quello della Rete e i fatti lo dimostrano. I Cinquestelle, e in particolare il sistema-Casaleggio, sul quale permane un alone di mistero e opacità, hanno saputo alimentare meglio il rumore di fondo, il tono dell’umore popolare raccolto dalla Rete. Salvini ha usato Twitter con la disinvoltura efficace di un Trump. Ma ora, col governo da poco insediato, il tono di fondo dell’informazione è cambiato. Da destra e da sinistra le critiche si accavallano. Del resto, in Parlamento l’opposizione è fatta da Pd e Forza Italia… Andiamo con ordine. La polemica del post elezioni, bersaglio l’informazione, è la seguente. Avete date troppo spazio ai populisti e ai loro argomenti ora non lamentatevi se sono al governo. È anche colpa vostra, dei media tradizionali. Seconda argomentazione: anni di polemica contro la casta hanno ingrossato oltre

misura le pulsioni anti sistema, fino a portare i populisti ad occupare le istituzioni. E non le pare che ci sia del vero? Su questo secondo punto posso convenire che vi è stata una corrente anti politica e anti partitica che ha alimentato il populismo, che lo ha nutrito di umori maligni. Ma in generale i mezzi d’informazione, quelli più seri, hanno giustamente dato voce al disagio, qualche volta lo hanno disinvoltamente cavalcato, ma forse hanno anche contribuito a contenere disagi e proteste in un alveo democratico. L’Italia si è impoverita, le disuguaglianze sono cresciute, ma non ci sono per fortuna violenze, né fantasmi ideologici del Novecento che emergono come in altri Paesi, vedi quelli di Visegrad. Ora, però… Ora accade qualcosa di paradossale, tutto il mainstream dell’informazione è contro il governo penta stellato mentre nei social assistiamo a una divaricazione che dovrebbe far riflettere. Chi appoggia il nuovo corso gode di gruppi d’azione, bot sofisticati, un volume di fuoco spontaneo o eterodiretto, appare insomma la parte più attrezzata nel governo del web. E assistiamo anche al preoccupante diffondersi di un certo squadrismo digitale, specialmente dei no euro. E la sinistra? Dall’altra parte c’è una sinistra che non si interroga sulle ragioni della sconfitta, scambia la rete per una fiera delle vanità personali, litiga e si arrocca in una sorta di Aventino del web.


Economy

&

Camera di Commercio di Lecco presentano

RETI, STRUMENTI E INFRASTRUTTURE PER UNA STRATEGIA DI CRESCITA SOSTENIBILE Le sfide di un territorio in una fase di transizione e cambiamento

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S I S A L A S U P P O R TO D E L L’A R T E . Sostenere il futuro del nostro Paese significa anche investire in innovazione e valorizzare le nostre eccellenze. Per questo promuoviamo l’arte contemporanea attraverso il sostegno ai talenti italiani nel mondo. Un impegno che si sostanzia nel supporto alle idee e ai progetti dei nostri artisti e nella collaborazione con Manifesta12, la mostra biennale itinerante che si tiene a Palermo dal 16 giugno al 4 novembre, con l’obiettivo di promuovere il dialogo tra arte e società. Perché contribuire all’affermazione delle eccellenze italiane nel mondo è solo una delle nostre sfide.


UOMINI&DENARI

PAOLO SAVONA

I COMMENTI Il percorso professionale e scientifico del neoministro degli Affari europei non è secondo a nessun altro, oggi in Italia. E le polemiche sulla sua originaria assegnazione all’Economia nascono dal plotone gigantesco dei “politicamente corretti”, campioni di opportunismo ipocritca, e non certo da un veropericolo per l’euro

86 UGO BERTONE IL POPULISMO DIVENTA DI CASA ANCHE IL G20 COMPLICE LA CRISI

87 SALVATORE CATALANO GIUSTIZIA, LE TROPPE CRITICITÀ DEL CONTRATTO DI GOVERNO

88 QUI PARIGI SCIOPERI IN FRANCIA? LE ORE PERSE LE RIMBORSA IL SINDACATO

90 ILSUSSIDIARIO.NET I MIGLIORI COMMENTI DEL MESE, DAL PORTALE

UN FUORICLASSE DI SPIRITO LIBERO CHE SBUGIARDA I BENPENSANTI La vera natura di Paolo Savona, curriculum eccezionale e assolute competenze, difensore dell’obiettivo autentico dell’Unione europea di Alfonso Ruffo

O

ra tutti lo cercano. Ma per lungo tempo la sua essenza di spirito libero gli ha alienato la simpatia dei politicamente corretti (un plotone gigantesco sempre col fucile in mano) procurandogli più dolori che gioie. Anche se nell’ultimo volume pubblicato per Rubbettino – prima che diventasse ministro e quindi mandato alle stampe senza alcuna limatura diplomatica – definisce la sua vita un sogno, per la qualità e la quantità delle esperienze che ha potuto accumulare. Paolo Savona – si tratta di lui, infatti – prima di diventare la pietra dello scandalo del governo gialloverde presieduto da Giuseppe Conte con gentile richiesta di rinunciare al ministero dell’Economia per quello degli Affari europei, è stato allievo di Franco Modigliani; responsabile del Servizio studi della Banca d’Italia; direttore di Confindustria con Guido Carli presidente; ministro dell’Industria nel governo di Carlo Azeglio Ciampi; segretario per la Programmazione economica al ministero del Bilancio; editor di numerose riviste scientifiche; presidenL’AUTORE ALFONSO RUFFO

te del Credito industriale Sardo, della Bnl, di Unicredit, di Impregilo, di Gemina e del Fondo interbancario di Tutela dei depositi. Oltre che, naturalmente, ordinario di Politica economica nelle più prestigiose università. Un curriculum che basterebbe da solo a colmare le lacune del neonato esecutivo dove gli esordienti sorpassano di gran lunga i veterani. Ad impensierire i suoi detrattori, secondo quanto emerso nelle lunghe trattative per la formazione del governo, sarebbe stata la sua spiccata preferenza per un’Italia senza euro. Ma il pensiero dell’economista è stato distorto, e non si sa quanto volutamente. Chi volesse leggere i suoi scritti potrebbe apprendere che l’accusa principale a questa Europa è di aver scambiato il meccanico rispetto dei parametri di Maastricht nell’obiettivo ultimo dell’Unione. Perdendo di vista, così, il fine vero dello stare insieme che resta quello di garantire ai popoli pace e prosperità.Il professore non le manda a dire a nessuno e nel mirino mette anche i banchieri che non sanno più svolgere il mestiere di giudici del merito creditizio preferendo guadagnare facile, visti i disastri compiuti prima, durante e dopo la crisi, anziché rischiare. Insomma, ce n’è abbastanza per non volerselo vedere di fronte…

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PRIVATE BANKER

Dieci anni di crisi e il cosiddetto «populismo» ha pervaso il G20 Oggi le democrazie controllano il 32% del Pil dei Venti, mentre nel 2007 ne controllavano l'83%. E i regimi nazionalisti sono saliti dal 4 al 41% negli stessi Paesi

C

di Ugo Bertone

om’è lontano il Duemila, l’anno della globalizzazione trionfante. La lettura di moda, all’epoca, era “La fine della storia” di Francis Fukuyama, Vangelo di un mondo che si accingeva a seppellire nazionalismi ed ideologie per abbracciare le regole dei mercati. George Soros apriva filiali della sua fondazione in ogni angolo dell’ex impero sovietico per diffondere la religione del liberalismo. E l’Italia assaporava la dolce droga di tassi in ribasso in una moneta nuova, l’euro. Ma la nuova epoca è durata davvero poco. Tom Orlick, chief economist di Bloomberg in Cina, ha voluto misurare la profondità dei cambiamenti intervenuti da allora, sotto la pressione delle crisi dal 2008 in poi. Dalla sua analisi dedicati al Paesi che compongono il G20 emerge che ben il 41% del Pil mondiale fa capo a Paesi governati da partiti che possono essere qualificati “populisti”, formula che, secondo l’autore, sta ad indicare “forze politiche si ripromettono di rappresentare l’uomo comune contro élite corrotte, facendo leva sul comune buon senso da contrapporre a formule complesse e sul richiamo all’identità nazionale rispetto all’inclusione cosmopolita”. Per capire la profondità dei

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CHARLES SCHWAB E XI-JINPING

cambiamenti basti dire che nel 2007 questi movimenti erano alla testa del 4% del Pil mondiale. In questi anni c’è stato un altro fenomeno politico rilevante: nel 2007 le democrazie controllavano l’83% del Pil del G20, oggi la percentuale è scesa al 32%. Una quota crescente di ricchezza fa intanto capo a Paesi autoritari: Arabia Saudita, Russia e Turchia pesano solo per il 5% ma la Cina da sola vale il 19%, contro l’8% di dieci anni fa. LE CONSEGUENZE DEL POPULISMO POTREBBERO AVVERTIRSI CON IL RIALZO DEI TASSI. MA DIFENDERSI DAL POSSIBILE SBOOM DEI MERCATI ORA SI PUÒ

Che cosa può comportare questa nuova mappa geopolitica della ricchezza? Per ora le conseguenze del populismo sono state tutto sommato modeste: le barriere commerciali non hanno rallentato il tasso di crescita globale, cresciuto anzi al 3,8%. A favorire il trend, per ora, ha contribuito l’euforia diffusa dal calo delle tasse e l’introduzione di norme più morbide per le banche Usa. Il quadro potrebbe, però, cambiare presto: dopo nove anni di crescita, è probabile una frenata dell’economia che sarà tanto più violenta, ammoniscono

gli economisti, quanto più la “droga” di tassi bassi (in Europa) e stimoli (in Usa) allungherà artificialmente l’espansione. Ma, prima o poi, la combinazione tra tassi reali in aumento e rallentamento della crescita si concretizzerà in una stagione più complicata per le Borse che, probabilmente, si dovranno rassegnare ad un andamento meno brillante di quello che ha segnato gli ultimi anni. Oltre ad un tasso di volatiltà più elevato, tipico delle fasi di transizione. Ma a consolarci intervengono due considerazioni. In questi anni, riconosce Orlick, il deterioramento degli standard democratici non ha impedito un forte miglioramento della governance finanziaria, specie in Cina; il recente ingresso delle azioni del Drago nel paniere Msci (324 titoli, e si tratta solo della prima tranche) conferma che la seconda potenza economica mondiale si sta rapidamente avvicinando agli standard di governance occidentali, allargando così l’offerta a disposizione del pubblico dei risparmiatori. Il mercato, poi, ha messo a punto una serie di strumenti che possono tornare preziosi nelle fasi più turbolente, vedi quelle che accompagneranno la navigazione del governo “populista” del Bel Paese, condannato a confrontarsi periodicamente con la spada di Damocle dello spread. Un esempio? Per limitare il rischio spread si può far ricorso all’ Etf SPDR® Bloomberg Barclays 10+ Y Eu Government Bond (Codice Isin: IE00BYSZ6062) che ha per obiettivo quello di replicare la performance dei titoli di Stato a lunga e lunghissima scadenza dell’Eurozona. Questo prodotto (zero commissioni in entrata ed uscita, 0,15% di gestione) è composta da emissioni dell’Eurozona con una durata media intorno ai 15 anni: il 40% dell’Etf è costituito da titoli francesi e tedeschi, ma il resto fa capo ai “periferici” di Spagna ed Italia. Un mix sicurezza più rendimento che permette di affrontare con fiducia tempi che si annunciano non facili.


DIRITTO&ROVESCIO

Il "Contratto" e quell'idea di giustizia che non convince Alcune riforme proposte da Lega e M5S sono condivisibili in astratto ma non sorrette da indicazioni concrete. Altre sono del tutto fuori luogo di Salvatore Catalano

N

el cosiddetto “Contratto di governo” sottoscritto dalla Lega e dai Cinque Stelle, vi sono anche delle proposte relative alle modifiche da adottare per rendere più efficiente il “sistema giustizia”. Proposte rispetto alle quali, tuttavia, ci pare doveroso operare alcune differenziazioni. Innanzitutto: vi sono alcune misure che possono strettamente trovare condivisione, ma che appaiono del tutto prive di concretezza in assenza di indicazioni delle modalità concrete attraverso le quali esse potrebbero essere realizzate. Tra queste, a mio avviso, ci sono: a) la piena indipendenza del Csm da influenze politiche; b) la revisione del sistema di elezione dei membri laici e togati del Csm; c) la previsione di una specifica formazione per gli operatori delle forze dell’ordine sulla ricezione delle denunce relative a reati a sfondo sessuale, maltrattamenti e stalking e previsione di un “….codice rosso…" (?); d) la riforma dell’ordinamento giudiziario al fine di garantire la certezza della pena; e) il potenziamento degli strumenti volti al contrasto della criminalità organizzata. Vi sono, inoltre, alcuni principi condivisibili in astratto, ma privi di concretezza in assenza di previsioni dei costi e delle relative coperture, ovvero: la rivisitazione della geografia giudiziaria nell’ottica di realizzare una maggior vicinanza degli uffici giudiziari

IL PENALISTA DI CHIARA FAMA AVV. SALVATORE CATALANO

ai cittadini e alle imprese; il completamento delle piante organiche dei magistrati e del personale amministrativo; l’affermazione del diritto di tutti i cittadini di accedere alla giustizia civile; la realizzazione di nuove strutture per l’edilizia penitenziaria e interventi sulla “qualità della vita lavorativa degli agenti”. Nel contratto di governo della cosiddetta coalizione giallo-verde c’è anche un principio pienamente condivisibile e attuabile ed è quello relativo alla separazione tra funzione giudiziaria e funzione parlamentare, con divieto per il magistrato che voglia intraprendere una carriera politica, una volta eletto, a tornare a rivestire la toga. Detto e chiarito ciò, corre l’obbligo, a questo punto, di segnalare i numerosi principi che Lega e Movimento Cinque Stelle hanno inserito nel loro programma e che personalmente ritengo assolutamente non condivisibili. Il primo tra questi è la riforma e l’estensione della legittima difesa domiciliare con eliminazione della valutazione della proporzionalità tra offesa e difesa (che dovrebbe sempre essere necessaria). Allo stesso modo non mi trovo d’accordo con la revisione del rito abbreviato per alcune tipologie di reato (il rito abbreviato non è un favore concesso agli imputati ma una misura per accelerare la celebrazione dei processi) né con la Revisione in senso restrittivo del-

le norme che riguardano l’imputabilità dei minori (la disciplina del processo minorile dovrebbe essere ispirata alla rieducazione e lo Stato dovrebbe creare le condizioni di lavoro, educazione ecc. per allontanare il giovane dalla possibilità di delinquere). Anche per ciò che concerne la riforma della prescrizione dei reati, l’indicazione è del tutto indeterminata. Se significa che si prevede un allungamento del termine di prescrizione, non si può che essere contrari perché significherebbe mantenere il processo ancora di più in balia della Procura della Repubblica, i cui poteri andrebbero invece ridimensionati. Una misura efficace in questa direzione potrebbe essere quella di disporre anche per l’ufficio del Pm un principio di temporaneità di permanenza nella funzione, così come previsto per tutti i giudici. Non mi trovano d’accordo nemmeno la previsione di modifica in alcune fattispecie di reato (furto in abitazione, rapina, truffa agli anziani ecc) e di innalzamento di pena, posto che non è la misura della pena che funzione da deterrente, ma la certezza della stessa e l’adozione di misure volte a consentire al maggior numero possibile di detenuti stranieri presenti nelle carceri italiane di scontare la condanna nel paese d’origine (in violazione delle norme sostanziali e processuali vigenti). Sono contrario anche alle misure previste in materia alla lotta alla corruzione, sia sotto il profilo dell’aumento delle pene (già adeguate nel sistema attuale) sia sotto il profilo della preclusione degli “sconti di pena attraverso il ricorso a riti alternativi”, la previsione del DASPO (?) per corrotti e corruttori, l’introduzione delle figure “dell’agente sotto copertura” e “dell’agente provocatore”. Così come non posso concordare infine con la previsione in materia di diritto di famiglia con la previsione nel caso di separazione di tempi di uguale permanenza dei minori presso i genitori e rivalutazione del mantenimento in forma diretta (elimina la possibilità di valutare caso per caso quale sia l’effettivo interesse del minore).

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

In Francia se scioperi ti paga il sindacato Le Confederazioni sono ricchissime e riconoscono agli iscritti che si astengono dal lavoro, perdendo così i giorni di stipendio, un indennizzo di ben 7,30 euro all’ora «scioperata». Ma dove prendono tanti soldi da spendere? di Giuseppe Corsentino

QUANTO FA 7,30 EURO PER SETTE-OTTO ORE DI SCIOPERO, INSOMMA PER UNA GIORNATA DI LAVORO PERSA CON RELATIVE TRATTENUTE IN BUSTA PAGA? Fuori dalla mitologia

della “marée popoulaire” che, secondo la retorica sindacale avrebbe dovuto travolgere, dopo due mesi di scioperi selvaggi (alle ferrovie, ad Air France, nel settore pubblico, nelle scuole e negli ospedali) il presidente Macron e il suo governo “nemico del popolo francese”, la risposta, facile facile, è tutta qui, in questa piccola cifra, sette euro e trenta centesimi l’ora. Che non è l’argent de poche dei nuovi rivoluzionari, i mitici cheminot, i macchinisti che lavorano 32 ore e vanno in pensione a 52 anni (con l’80% dell’ultimo stipendio), oppure i piloti di Air France, i più pagati d’Europa. No, quei sette euro e 30 centesimi l’ora sono il rimborso che le confederazioni sindacali riconoscono ai loro iscritti in sciopero. Grazie ai ricchi bilanci delle Confederazioni, di cui si sa ben poco. Quello che si può leggere in un rapporto parlamentare, il Rapport Perruchot; e in un libro-inchiesta appena uscito, Livre noir des syndacats, scritto da due giornalisti investigativi di una certa notorietà, Rozenne Le Saint e Erwan Seznec. Il segreto, se così può definirsi l’ha svelato in un’intervista tv, il leader meno oltranzista, il sindacalista più contrattualista e negoziatore che c’è, il segretario della Cfdt (Confederation française démocratique du travail), la Cisl francese, Laurent Berger, un personaggio che sembra un po’ Carniti e un po’ Trentin. Ebbene, questo sindacalista moderato, ha rivelato che solo la sua

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confederazione ha una “caisse de solidarieté” pari a 125milioni di euro. Quattrini con cui sostenere la lotta dei ferrovieri ma anche quelle delle altre categorie in sciopero. Anche il collega di Berger, il segretario generale della Cgt, la Cgil francese, Philippe Martinez, baffi alla Stalin, sempre in prima linea nelle manifestazioni di strada, in un’altra intervista televisiva ha dovuto ammettere, dopo aver finto una certa amnesia, che questa cassa esiste e sostiene gli scioperanti con quel rimborso orario di 7,30 euro. Ma da dove arriva tutto questo denaro? Dalle “cotisation”, dal tesseramento degli iscritti, pare poco credibile visto che il tasso di sindacalizzazione in Francia è tra i più bassi d’Europa (circa l’8% dei lavoratori: l’Italia, per dire, è al 36%). A scoprire come nasce e come viene amministrato “l’argent caché des syndacats”, hanno provato in molti in questi anni. Con risultati modesti, c’è da dire. Perché alla fine anche i “padroni” preferiscono tacere, glissare. Per garantirsi la pace sociale, è la risposta che ha raccolto Economy dai dirigenti del Medef, la Confindustria francese. Al momento, l’unica fonte ufficiale è, dunque, un rapporto parlamentare, il Rapport Perruchot. Da cui si apprende che le cotisation, le tessere, generano appena il 4% delle entrate e che altre risorse arrivano dalla pubblicità sui giornali del sindacato. Ma per scoprire l’origine dei 3,8 miliardi di euro che, sempre secondo il rapporto parlamentare, rappresentano il giro d’affari annuo dei sindacati bisogna spostarsi dagli uffici dell’Assemblea nazionale al

l’Agfpn, Association de gestion du fonds paritaire national, una struttura mista sindacal-padronale la cui mission è gestire i fondi, cioè i quattrini, destinati al “financiement du dialog social”. Quanti? Più di 130milioni di euro l’anno, una novantina a carico delle imprese (che pagano per questo uno 0,016% della massa salariale erogata) e il resto a carico dello Stato. Nella linguaggio del corporativismo “à la français”, tutto questo si chiama “paritarisme” e per farlo funzionare, cioè per sostenere il “dialogo sociale” (nonostante gli scioperi) c’è, ai vertici dell’Agfpn, un consiglio di 32 membri guidato dal presidente Fréderic Scillot, un sindacalista della Cgt, e dal suo vice Jean-Luc Monteil, che rappresenta il Medef. Il penultimo presidente, Jean-Claude Vollot, ne era rimasto orripilato e aveva deciso di defilarsi. Non prima di aver denunciato che i bilanci dell’Agfpn erano un cattivo esempio di “opacità contabile” e che la tassa dello 0,016% sui salari era semplicemente “scélérate”, fonte di corruzione e di relazioni improprie tra sindacato e patronato. Giudizio condiviso dalla Corte dei Conti. “Tutti sanno che la Cgt ha un patrimonio di almeno un miliardo di euro e la Cfdt di 600milioni” dichiara senza paura di essere smentito l’ex presidente dell’Agfpn, Volot. Di fronte a tanta ricchezza, che cosa volete che siano 7,30 euro l’ora per ogni scioperante?


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CULTURA E TEMPO LIBERO


QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

La speculazione minaccia la sovranità nazionale? Gli attacchi ai titoli di Stato italiani che hanno fatto salire lo spread potrebbero sanzionare anche le politiche migratorie o altri iniziative rispetto all’Ue LA NUOVA SEDE DELLA BCE A FRANCOFORTE, BALUARDO DELL’EURO CONTRO LA SPECULAZIONE

PAOLO ANNONI, GIORNALISTA FINANZIARIO AL CORRIERE DI COMO

S

ul picco dello spread dopo la nomina del nuovo presidente del Consiglio si continuano a fare analisi. Oltre ai timori per le politiche di un governo “populista”, potenzialmente anti-euro e sicuramente contrario alle politiche di “austerity”, qualcuno ha ipotizzato un ruolo della Bce. Le statistiche sugli acquisti di titoli pubblici della Bce nel mese di maggio segnalano che proprio in questo mese gli acquisti di titoli pubblici italiani sul totale degli acquisti netti mensili siano stati, in percentuale, i più bassi dall’inizio del Qe. Qualcuno ha motivato questa dinamica con alcune, sfortunate, coincidenze tecniche che proprio a maggio 2018 si sono verificate e che hanno determinato un incremento vertiginoso di acquisti di titoli di Stato tedeschi e un rallentamento degli acquisti di BTp. È possibile, anche se molti hanno notato non tanto un’ondata di vendite, quanto la scomparsa di compratori. È comunque difficile spiegarsi l’esplosione del rendimento del bond a due anni che

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al culmine della crisi è arrivato a rendere quasi il 3% e che oggi, dopo qualche giorno, rende l’1%. Nessuna Banca centrale ha battuto un colpo per fermare una fase di alta volatilità, che rischia di scatenare una spirale speculativa che si sa sempre dove inizia, ma mai dove finisce. Gli estremi di volatilità/speculazione che si sono visti sulle scadenze a breve, il rendimento del bond a due anni, sono davvero difficili da spiegare se non con un’assenza di qualsiasi, anche minima, difesa. Possiamo discutere all’infinito AL SOLO PROPOSITO DI CAMBIARE ALCUNI ELEMENTI DELLA POLITICA ECONOMICA UN GOVERNO VIENE LASCIATO SOLO DALLA BCE

sulla bontà delle politiche economiche che questo governo ha intenzione di attuare. Possiamo discutere delle colpe o dei meriti dell’Italia dall’introduzione dell’euro, ma non c’è molto da discutere se al solo proposito di cambiare alcuni elementi della politica economica un governo, indebitato come il nostro, si trova senza alcuna copertura della sua Banca centrale. Significa che questa discussione, nel momento stesso in cui viene posta, si svolge in una fase di alta volatilità dei mercati. Questo ha conseguenze sia sulla forza con-

trattuale con cui ci si presenta in Europa, quella di un Paese sotto attacco, sia sulla volontà politica necessaria per perseverare, anche in totale buona fede, nel provare a incidere sulle politiche europee. Facciamo finta di avere il governo più europeista del continente: se la richiesta di maggiore attenzione alla crescita e un po’ più di flessibilità sul deficit ha come contesto quello dello spread a 500, è chiaro come certe proposte siano destinate a rimanere un tabù; almeno per i Paesi indebitati o per quelli che non controllano le istituzioni europee. Non ci sono molti dubbi che l’attacco speculativo dell’ultima settimana sia avvenuto anche perché la Bce non è intervenuta; non ci spingiamo a dire che ci sia stata una complicità. Si potrebbe giustificare, come inevitabile, una linea d’azione con cui si risponde a un governo, quello italiano, che manifesta la volontà di perseguire una politica al di fuori delle regole dell’Unione europea o contro; anche se, in realtà, facendone parte, avremmo diritto a cambiarle come chiunque altro. In questo senso molti, in Italia, giustificano questo “peccato di omissione” con cui si corregge un governo populista e irresponsabile (possiamo accettarlo, anche se rimane aperta la questione di quale sia l’organo democratico europeo in cui


si cambiano le politiche europee). Ma allora ci si deve chiedere se ci siano altre politiche, oltre a quelle di bilancio, che meritano “l’omissione” della Bce. Le politiche di bilancio sono un tema molto sensibile in alcuni elettorati europei e a molti fa comodo che l’Italia rimanga “colonia” quando si invade la Libia o quando si comprano banche e imprese; non c’è niente di cui scandalizzarsi. Anche le politiche sull’immigrazione sono molto sensibili. Su questo tema si vincono o si perdono le elezioni in Germania, Francia e Spagna, esattamente come in Italia. Non è chiaro, o forse sì, quali sarebbero le conseguenze politiche in Francia, Germania, Spagna o Belgio se l’ondata migratoria che ha interessato l’Italia semplicemente si trasferisse in un altro Paese; sicuramente più “populismo”. La risposta “europea”, soprattutto dopo la “caduta” della Libia, ha C’E’ DA CHIEDERSI SE L’ARMA DELLO SPREAD POSSA ESSERE USATA ANCHE CONTRO RICHIESTE DI CAMBIAMENTI DI POLITICHE NON ECONOMICHE

seguito uno schema che ha lasciato alcuni Paesi molto più indenni di altri. Se l’entrata o l’uscita dal campo della Bce è, in qualche modo, legata al rispetto o meno di certi parametri economici che non possono essere modificati, ma che la Francia per esempio può ignorare per quasi dieci anni, ci chiediamo se ci siano altri “schemi” il cui mancato rispetto può risultare in un’uscita dal campo della Bce anche fosse per un interesse, cinico ed elettorale, dei Paesi che controllano le istituzioni europee. In altre parole, ci chiediamo se l’arma dello spread, giusta o sbagliata che sia, e la sua esplosione, via assenza della Bce, quando la speculazione colpisce un Paese indebitato (a causa delle politiche economiche) possa essere usata, in futuro, anche come risposta a una richiesta di cambiamento delle politiche migratorie o del peso che tocca a un singolo Paese. Tecnicamente sì, nella misura in cui la Bce esce dal campo nel momento sbagliato.

DI UGO BERTONE

LA PROTEZIONE DI DRAGHI CONTINUA ANCHE SULL’ITALIA A RISCHIO-SPREAD

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opo un’attenta valutazione dei progressi fatti” il direttivo della Bce ha deciso all’unanimità di procedere prima alla riduzione, poi all’azzeramento degli acquisti di titoli sul mercato. Ma questa soluzione non significa automaticamente la fine del Qe o tantomeno della stagione del denaro a basso costo. E’ il risultato della riunione a Riga in cui il direttorio ha deciso che: 1) da settembre a dicembre, l’ammontare degli acquisti scenderà dagli attuali 30 a 15 miliardi di euro al mese per poi scendere a zero con il nuovo anno; 2) allo stesso tempo la Bce continuerà a reinvestire il capitale dei bond acquistati che giungono a scadenza “a lungo dopo la fine degli acquisti netti, e in ogni caso per tutto il tempo necessario per mantenere condizioni di liquidità favorevoli e un ampio grado di accomodamento monetario”. A conferma della volontà di garantire un atterraggio morbido degli stimoli monetari, comunque ancora necessari, la Bce ha ribadito, infatti, che “i tassi chiave resteranno agli attuali livelli almeno lungo tutta l’estate 2019 e in ogni caso tutto il tempo necessario per assicurare che lo sviluppo dell’inflazione resti allineato con le attuali aspettative di aggiustamento”. Insomma, per dirla con Carsten Brzesky di Ing - “un compromesso salomonico tra le pressioni dei falchi, premiati dalla chiusura del Qe, e le esigenze delle colombe”, premiate dalle garanzie sul costo del denaro. Il tasso principale resta, perciò, fermo allo 0%, quello sui prestiti marginali allo 0,25% e quello sui depositi a -0,40%. E nulla lascia prevedere, almeno per ora, che nella seconda metà del 2019 si debba per forza procedere a un aumento. Anzi, Mario Draghi non ha chiuso la porta a un’eventuale ripresa del Qe nel caso

la situazione lo richieda. Non è un’esigenza immediata, anche se l’incertezza dell’economia è “senza dubbio” MARIO DRAGHI aumentata, sottolinea il banchiere, e in alcuni Paesi la fase di debolezza mostrata dagli ultimi dati “potrebbe protrarsi”, come dimostra il rallentamento della crescita al 2,1% dal 2,4%. In sintesi, Mario Draghi ha saputo trovare ancora una volta un compromesso tra le varie anime dell’Europa monetaria. E i mercati, al solito, hanno apprezzato il realismo del banchiere: rallenta l’euro sotto 1,17 sul dollaro, com’era scontato, vista la tendenza al rialzo dei tassi ribadita dalla Fed, ma le Borse hanno imboccato la via del rialzo. Ma la decisione ha comunque un sapore storico: si avvia a conclusione un piano di acquisti che ha immesso sui mercati 2.400 miliardi di euro in sei anni, che hanno avuto una funzione decisiva per la ripresa dell’economia europea. E di quella italiana in particolare, visto che la Bce ha acquistato tramite le Banche centrali nazionali quasi 345 miliardi di titoli italiani, arrivando a detenere il 16% circa del nostro debito. Se l’Italia, nel 2014, pagava il 4,6% del Pil in interessi sul debito, quest’anno - stima il Def - si fermerà al 3,5%. E buona parte della pur modesta crescita nostrana è legata agli effetti del a strategia di Draghi. Il quale ha gettato acqua sul fuoco sulla situazione italiana, sostenendo che la volatilità dei mercati rappresenta sì un rischio, ma è già in parte rientrata rispetto a due settimane fa, all’apice della turbolenza scaturita col nuovo governo. Non c’è stato un rischio contagio sugli altri mercati, nè alcun complotto contro il nuovo esecutivo. “Non dobbiamo drammatizzare in modo eccessivo i cambiamenti nelle politiche dei governi” ha concluso Draghi, aggiungendo però che è importante che “le differenze siano discusse nell’ambito dei trattati”.

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TALENT SHOW

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CI PIACE OK A “REKEEP” UN REBRANDING DI SOSTANZA A differenza di tanti casi in cui si cambia nome per non cambiare niente, Manuntencoop sta voltando pagina con successo

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gni tanto alle grandi aziende gli prende la fregola di cambiare nome, senza comprensibili ragioni. Spesso può esserci dietro l‘ego di un capo che, desideroso di lasciare tracce per la storia, non avendone di migliori ripiega sul brand: ad esempio Mauro Moretti quando decise di ribattezzare “Leonardo” la storica Finmeccanica, verosimilmente disturbando nell’Oltretomba il genio di Vinci. O può esserci la voglia di buttare la palla in tribuna, come Telecom che ha deciso di chiamarsi Tim nel pieno di una bagarre societaria che non accenna a finire. Talvolta, invece, il “rebranding” è chiaro, motivato e condivisibile. Come quello di Manuntencoop che ha deciso di ribattezzarsi “Rekeep”. Con almeno due buone ragioni: per puntare sui mercati esteri (“D’ora in poi saremo Rekeep per vincere la sfida dell’internazionalizzazione”) e dimostrare sul campo di non aver bisogno di protezioni o, peggio, intrallazzi politici per vendere i suoi servizi di facility management, igiene ambientale, cura del verde, eccetera. E anche per diluire l’appartenenza non tanto al mondo cooperativo, quanto al sistema della Lega Coop, le cooperative un tempo rosse, dalle quali il capo storico di Manutencoop, Claudio Levorato, ha iniziato da tempo a divergere, in particolare dalle grandi manovre su Unipol in poi. Prendendo così le distanze sia dalla dipendenza dal mercato italiano sia dalla gravitazione politico-lobbistica in un’area appannata e da tempo priva di mordente ideale com’è la Lega, Levorato – dall’alto dei suoi 69 anni - ha dimostrato di essere assai più giovane, nella mentalità e nella visione, di molti cooperatori quarantenni.

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Una forte e nuova strategia voluta da Claudio Levorato che va sui mercati esteri e taglia con la Lega Coop

Un’offerta per due terzi dipendente da commesse pubbliche ottenute in gare a suon di ribassi spericolati

o si potrebbe anche chiamare “moral hazard”: abbassare i prezzi all’inverosimile pur di vincere una gara pubblica e poi, una volta finiti in crisi finanziaria, tamponarla non pagando i fornitori. È la parabola di Qui Group, primo gruppo italiano nei buoni pasto, che sta diventando un caso nazionale. Deteriore. Colossi della distribuzione come Auchan e Carrefour o della ristorazione come T-Bone e centinaia di ristoranti e bar non accettano più i buoni pasto di Qui Group perché ritarda i pagamenti. E il gruppo rimbalza la responsabilità sui ritardi che a sua volta subisce dai clienti pubblici – ministeri, forze armate eccetera - che ha acquisito attraverso le gare Consip per la Pubblica amministrazione; clienti che rappresentano i due terzi del suo fatturato. Una brutta storia che ripropone con forza tre questioni delicate: innanzitutto, indubbiamente, i tempi biblici dei pagamenti dello Stato, contrari alle norme europee; poi, quella dei criteri adottati nelle gare Consip, che non dovrebbero permettere simili forzature da parte di concorrenti agguerriti fino all’azzardo (come se non conoscessero la brutta prassi dei tardivi pagamenti statali); e dall’altra l’insostenibilità di una dimensione solo nazionale in settori caratterizzati da economie di scala globali, nei quali solo le grandissime proporzioni (oltre naturalmente alla buona gestione) possono permettere di conciliare prezzi bassi ed efficienza, tipici dei colossi internazionali come Edenred. Certo, Qui Group ha promesso di rientrare dei suoi debiti verso i fornitori e bisogna pure augurargli di farcela: soprattutto nell’interesse dei fornitori e dei loro clienti, i veri danneggiati di questa vicenda.

NON CI PIACE STRACCIARE TROPPO I PREZZI: MORAL HAZARD! La crisi di Qui Group, che per i ritardi nei pagamenti statali non paga i suoi fornitori, solleva vari interrogativi




«VINCO A DUBAI E CON I BITCOIN. E IN ITALIA NON INVESTO PIÙ» STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

È un "modello" un po' a rovescio, quello di Ernesto Preatoni, perchè l'imprenditore della Domina Hotel è tra i pochi che dice chiaramente peste e corna dell'Italia come luogo per fare investimenti e non lascia spazio alla speranza nel fatto che possa cambiare in meglio. Ma come esempio di globalizzazione riuscita Preatoni vale, eccome. Spregiudicato forse, però senza una condanna; innovatore senz'altro; esportatore coraggioso. Una storia, la sua, che i risultati impongono di apprezzare molto

Ernesto Preatoni, "l'inventore" di Sharm-El-Sheikh, racconta la sua nuova sfida nell'Emirato, dove una torre di 190 metri porta il suo nome: «Il nostro è un Paese in coma, spero che il mio amico Savona lo svegli» di Carlo Puca - da Dubai (Emirati Arabi Uniti)

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all’alto dei 190 metri del grattacielo che tima sua avventura imprenditoriale riguarda porta il suo nome, Ernesto Preatoni indiproprio Dubai. E, nonostante il battesimo di ca la skyline che disegna la Dubai contempoun (presunto, per ora) «governo del cambiaranea. Classe 1942, originario di Garbagnate mento», resta fortemente critico verso l’Italia, Milanese, praticante per lungo tempo il monl’euro e l’Europa. Infatti, anche se oggi si celedo della finanza e delle banche, Preatoni si è bra l’inaugurazione ufficiale della suggestiva poi convertito (soprattutto) all’immobiliare. «Preatoni Tower», esordisce così: «Il nostro è Residente in Svizzera, un Paese in coma. Una conta, finora, tre mogli «IO GIRO IL MONDO DA DECENNI, ORMAI volta morto, ci vorranPOSSO DIRE DI GUARDARLO DALL’ALTO, e sette figli, i più granno cinque generazioni SO COM’È FATTO. PER QUESTO INVESTO di già dentro gli affari SOLTANTO DOVE POSSO FARE BUSINESS» per farlo ripartire». di famiglia, tranne una Complice lo champagne, ragazza che ha scelto studi scientifici. Di lui si fantasticavo che almeno in un giorno di è detto molto (Enrico Cuccia lo chiamava «Il festa una parola d’incoraggiamento potesse Sovversivo», Ettore Colombo lo definisce («Il pronunciarla. Gianni Agnelli estone») e lui molto ha detto Lei è evidentemente ancora troppo italiano. Io di sé e delle sue operazioni finanziarie (per giro il mondo da decenni, ormai posso dire di esempio: «Essere indagati non è un delitguardarlo dall’alto, so com’è fatto. Per questo to. Sono stato rivoltato come un calzino, ma investo soltanto dove posso fare business, non mai una condanna»). Nell’immaginario colcerto nel mio Paese d’origine. Sono un imlettivo resta «soltanto» l’inventore di Sharm prenditore, non un Don Chisciotte. el Sheikh, in Egitto. Ma da patron di Domina Eppure, al di là di come la pensiamo hotel ha interessi in mezzo mondo, a partire individualmente, noi italiani siamo tutti dell’Est europeo, dai Baltici alla Russia. L’ulsperanzosi che, a Palazzo Chigi, la coalizione

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STORY-LEARNING

gialloverde combini qualcosa di buono. sto da 554 unità immobiliari suddivise in 45 Spero che il mio amico Paolo Savona riesca a piani, sarebbe il quarto più alto d’Italia e il incidere sulle scelte fondamentali del nuovo primo a destinazione residenziale, provi lei esecutivo. Ma non è soltanto una questione a costruirne uno dalle nostre parti, piscine e politica. In Italia si è insinuato il germe dell’ipalestre comprese. Io ci rinuncio in partenza, nefficienza, un germe che non dà nessuna soltanto per le autorizzazioni trascorrerebbe speranza. Da noi ci sono una burocrazia inun decennio, semmai arrivassero. capace, un parassitismo dilagante e pure una E invece qui… certa magistratura persecutoria. Pensi che in Non solo qui, ma in molte parti del mondo, Italia il 46 per cento dei procedimenti penali quando vai da un’autorità trovi comprensiofinisce con l’assoluzione, in Svizzera sono al 3 ne, anche su richieste che inizialmente appaper cento. iono visionarie. A Dubai, in particolare, da un E gli imprenditori? Loro non sbagliano nulla? lato ci hanno messo alla prova, ma dall’altro Alcuni sono testardi eroi del quotidiano. I ci hanno anche supportato in maniera esemmiei amici che vogliono fare impresa in Italia plare. mi raccontano di faccende complicatissime In che modo? da risolvere ogni santo giorno della loro vita. È una storia lunga. Come è noto, gli Emirati A queste condizioni è impossibile lavorare. E Arabi Uniti hanno vissuto un serio periodo di comunque non sfugcrisi, legato soprattutNEL NOSTRO PAESE È VENUTA MENO go alla domanda: nel LA CULTURA IMPRENDITORIALE: SI VIVE to a una brutta bolla nostro Paese è venuta speculativa immobiDEI FASTI DEL PASSATO QUANDO SI DOVREBBE INVESTIRE SUL FUTURO meno la cultura imliare. Soltanto a Duprenditoriale: si vive bai ci sono circa 300 dei fasti del passato quando si dovrebbe invegrattacieli da ultimare per la fuga dei general stire sul futuro. Così si è perdenti in partenza. contractor. A oggi migliaia di piccoli investitori Quindi, per vincere, cosa bisognerebbe fare? rischiano di perdere capitali e risparmi mesSmetterla di prendere in considerazione il busi nella costruzione di immobili ancora fermi siness comune, serve investire soltanto dove e alla fase di cantiere. Ma, a differenza dell’Italia, quando ci sono idee innovative. dove si galleggia e basta, qui le autorità stanno Allora le do un’occasione: disegni lei affrontando il problema. un’idea di futuro. Attendo di sapere come… Ci sta camminando dentro. Rimodulando le zone grigie della legislazioA me questo sembra un bellissimo grattacielo, ne con programmi governativi ad hoc. E, soma non più contemporaneo di altri. prattutto, affidandosi a progetti pilota come il Lei vuole essere a tutti i costi dissacrante. nostro, finora dimostratosi il più innovativo. Cerco solo di fare il mio mestiere. Sembrava una sfida impossibile ma l’abbiamo A parte il fatto che questo palazzo è compovinta.

E NELL'AUTUNNO 2020 L'EMIRATO FARÀ L'EXPO DEI SOGNI Dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021, per evitare la torrida stagione estiva, l'Emirato del Dubai ospiterà l'Esposizione Universale. Una straordinaria mobilitazione di investimenti sta

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scandendo questi mesi di avvicinamento al d-day. Si parla di 5,2 miliardi di dollari soltanto per costruire la sede fisica dell'evento. E per molte imprese italiane si apre la possibilità di gareggiare per numerosi lotti.

PREATONI, A DESTRA, CON SAVONA. SOTTO IL FIGLIO EDOARDO

Ovviamente non si riferisce al progetto tecnico, bensì a quello di recupero dell’immobile. Sì, era il 2012 e a cena incontrai un signore, Samir Bayerli. Aveva versato una lauta caparra per uno degli appartamenti della Dubai Star. Però, arrivata a un terzo dell’opera, la società tedesca che nel 2006 aveva cominciato a costruire il grattacielo, lo aveva abbandonato. Era rimasto soltanto lo scheletro della torre e Samir e altri 400 investitori indiani, pachistani e russi erano disperati. Da quattro anni i lavori erano fermi e ormai pensavano di aver perso tutti i loro soldi. A quel punto, ai tedeschi, è subentrato lei. Io ho avuto l’idea ma a occuparsene materialmente è stato mio figlio Edoardo, ormai stabilmente di casa a Dubai. È giovane ma maturo come pochi. In poco tempo ha costruito un team perfetto, a partire dal project manager Lorenzo Canderpergher. Non dubito che sia capacissimo. Tuttavia, ancora non ho capito i termini dell’accordo con gli investitori. Le autorità locali hanno garantito la nostra proposta: pagare un 8 per cento in più rispetto al pattuito con i tedeschi in cambio del recupero dell’intero investimento. E l’invenduto? Abbiamo piazzato il resto di appartamenti e


NEGLI EMIRATI OGGI SIAMO VISTI COME UNA FORTE "PROJECT SOLVING" STIAMO VALUTANDO ALTRE DIECI TORRI uffici a 2-3 mila euro al metro quadro, nella media del mercato, prezzi contenuti vista la grande offerta. Ma ciò che conta è che la parola è stata mantenuta. Quanto ci avete guadagnato? Appena sette milioni di euro. Però non era una questione di soldi, il nostro obiettivo era acquisire crediti in questo mercato, dove la credibilità conta più del denaro. Certo, all’inizio c’ho messo i nostri quattrini, circa dieci milioni. Soltanto dopo ho superato la diffidenza degli investitori, che però hanno partecipato in massa al salvataggio. Così la Dubai Star è diventata la Preatoni Tower. Ma il meglio deve ancora venire. Altre tower all’orizzonte… Sul mercato degli Emirati Arabi Uniti la Preatoni Real Estate è, adesso, una qualificatissima “project solving”. In tanti si rivolgono a noi per recuperare le torri abbandonate. Ne stiamo selezionando 10, che riusciremo a completare grazie ad un sistema innovativo, affidato a un altro mio figlio, Roberto: per finanziare i nuovi progetti emetteremo criptovalute, azioni digitali per attirare 200 milioni di capitali. No, la prego, le criptovalute no, su queste sono davvero diffidente. Sbaglia, il rischio è pari a zero. Oggi quando si parla di bitcoin e token si pensa al far west finanziario, ma ci sono 2 filoni: quello utility,

ad alto rischio, con pericolosi alti e bassi, e quello security, che invece è fortemente regolamentato e controllato, dalla Consob da noi, dalle autorità di Dubai qui. A luglio faremo una prevendita per i grandi investitori privati che vogliono entrare nell’affare e in autunno lanceremo una Ico per l’emissione della nuova moneta virtuale che farà capo alla famiglia Preatoni. Permetterà di investire nei nuovi progetti immobiliari che lanceremo. Ma perché un progetto così non si può tentare anche da noi? Prima di investire bisogna pensarci mille volte. Nel mondo la burocrazia è umana, quando vai a parlare con qualcuno trovi comprensione. Un fatto, questo, nemmeno immaginabile in Italia. Però anche il mondo è pieno di furbi, e Dubai ne è la prova. Lo accennava pure lei: speculatori senza scrupoli hanno combinato disastri finanziari inenarrabili. In passato sì, ma il vento è cambiato. E negli Emirati, quando catturi la credibilità, puoi fare ancora di più. In Italia no, devi sempre ricominciare daccapo. Lei proprio non ci lascia una possibilità che sia una. Non posso mentire, non è nel mio carattere. Sono dieci anni che chi ci governa produce una castroneria dietro l’altra. Sono pochissimi quelli che hanno il coraggio di mettere in discussione certe scelte. La buona notizia è che Savona è nel nuovo governo. Spero solo speriamo porti a casa qualcosa. Tipo? L’Italia non ricomincerà a crescere finché non uscirà dall’euro. Insomma, una cosetta da poco. Ecco, anche lei appartiene alla cricca degli omologati, banalizza il mio pensiero. L’abbandono dell’euro è l’unica speranza che abbiamo. Certo, risulterebbe difficile nell’immediato. Ma per renderlo meno doloroso, il governo dovrebbe concordarlo il prima possibile. Tirando a campare nella crisi, si peggiora la situazione. Sappia che in un tempo non lontano il Paese sarà vittima di un’uscita disordinata e catastrofica.

Sarò pure omologato e banale. Allora pure il governo di Giuseppe Conte lo è. Nonostante il ministero assegnato a Savona, il ritorno alla lira non risulta essere in agenda. Non nell’immediato, almeno. È un errore blu. L’ho scritto nei miei libri, in particolare in “8 cose che avevo previsto”: con l’euro ci siamo incatenati a un sistema di cambi fissi artificiale, che consente alla Germania di produrre ed esportare a prezzi troppo vantaggiosi e inchioda altri Paesi, come l’Italia, a una crisi della domanda. Poi possiamo analizzare il perché e il percome, ma la verità è questa. Continuare a negare la realtà è un fatto molto grave. Prima o poi tutto finirà per saltare. Infatti nel libro spiego anche come mettere i risparmi al sicuro. Insomma, secondo lei il sistema europeo collasserà presto, in tutti i sensi: economico, sociale e politico. Devo ammettere che fino a pochi anni fa questa sua posizione era isolata. Oggi mi sembra purtroppo convincere una parte importante di italiani. Non gli accademici, ma il popolo sì. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono imposti alle elezioni perché hanno fatto annusare agli elettori l’uscita dall’euro. Ora sembrano meno convinti. Suggerirei loro di rileggersi il “Piano B” teorizzato da Savona nella prefazione al mio ultimo libro. E di applicarlo.

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STORY-LEARNING NO PROFIT

La solidarietà nata dal dolore che oggi aiuta famiglie e malati

LA MISSIONE DELLA FONDAZIONE QUATTROPANI: «UN MEDICAL COACH PER DARE FORZA ALLE TUE EMOZIONI»

Giovanna Ferrante, figlia di una madre amatissima e spenta dalla leucemia linfatica cronica, ha dato vita a un’esperienza straordinaria per sostenere chi ha più bisogno a cura della redazione

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na madre non muore mai veramente. Sopravvive nei figli, ma soprattutto nelle loro opere. Renata Quattropani si è spenta nel 2006, per una forma di Leucemia linfatica cronica (LLC) complicata da una polmonite virale. Eppure, oggi è più viva che mai: accompagna tanti malati in un percorso di convivenza con la patologia. Grazie alla Fondazione Renata Quattropani, che la figlia ha voluto dedicarle. «Ci ho messo molto tempo a mettere insieme le macerie di una vita che avevo fortemente condiviso con mia madre: era sempre con me, anche a ore incredibili per una donna ultraottantenne», ricorda Giovanna Ferrante. Scrittrice, giornalista, autrice e conduttrice di trasmissioni radiofoniche, da sempre impegnata nel divulgare la storia della sua città, Milano, attraverso romanzi e conferenze, nel 2011 ha dato vita alla Fondazione impegnandosi nella ricerca clinica sulla leucemia linfatica cronica in collaborazione con il Reparto di Ematologia dell’Ospedale Niguarda di Milano. «Ricordando le mie paure e le mie molte domande, sempre le stesse, che

PER INFORMAZIONI

Fondazione Renata Quattropani Via Bartolini 39, 20155 Milano Tel: +39 3313418926 http://www.fondazionequattropani.org

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facevo all’ematologo cercando rassicurazioni come se fosse uno sciamano, ho fondato la mia azione sulla parola e sull’ascolto». Quell’ematologo, Livio Gargantini, oggi è presidente onorario della Fondazione Renata Quattropani, che dal 2016 sceglie di concentrare i suoi sforzi sul lato umano e relazionale del paziente, con il progetto “Medici. Pazienti. Parenti.”, offrendo un servizio gratuito di Medical Coaching ai pazienti onco-ematologici cronici. Il messaggio dice già tutto: “un medical coach per dare forza alle tue emozioni. Allenati con noi. Riprendi il controllo. Ascolta le tue emozioni”. «La malattia è cronica, ma non invalidante, e non deve cambiare la vita nella sua istanza più profonda», spiega Ferrante: «negli ospedali i medici hanno a disposizione appena un quarto d’ora a visita. Noi offriamo ai pazienti e ai loro familiari un percorso con un medical coach, completamente gratuito e che non pesa sulla sanità pubblica». Giovanna Ferrante ha messo in campo, già in tempi non sospetti, un concetto che ora va molto di moda: quello della resilienza. Conta sulla collaborazione, preziosa, dei medical coach Roberto Assente e Michela Serramoglia di Aware2be che per un anno intero (sei mesi di lezioni e altri sei di coaching time, “reperibilità” telefonica a richiesta) offrono il loro supporto “allenando” pazienti e familiari alla convivenza serena con la malattia. All’iniziativa della Fondazione Re-

nata Quattropani hanno aderito l’Università Statale di Milano, che le ha messo a disposizione un’aula dedicata, il Policlinico di Milano, l’Istituto Nazionale dei Tumori, il San Raffaele. «È il presente e il futuro di mia madre».

COS’È LA LLC La leucemia linfatica cronica (LLC) è una neoplasia ematologica dovuta a un accumulo di linfociti B. le cellule del sistema immunitario che sorvegliano l’organismo e attivano le difese nei confronti di microorganismi o cellule tumorali, nel sangue, nel midollo osseo e negli organi linfatici (linfonodi e milza), che non rispondono più agli stimoli fisiologici e diventano immortali.

Nel mondo occidentale la LLC rappresenta il più frequente tipo di leucemia tra gli adulti. Rara sotto i 30-40 anni, ha un’incidenza crescente in rapporto all’età con un picco dopo i 60 anni. L’età mediana alla diagnosi è 72 anni. È più frequente negli uomini rispetto alle donne. In Italia si può stimare un numero medio annuo di nuovi casi di leucemia linfatica cronica di circa 1600, tra i maschi, e 1150, fra le donne.


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

CASTELLI AVANZA NEL MERCATO ORIENTALE

IL PRESIDENTE PAOLO CASTELLI

L’azienda bolognese apre un nuovo store negli Emirati Arabi Uniti Paolo Castelli s.p.a., la società di design internazionale, punta al mercato orientale con una nuova sede a Dubai. Dopo l’inaugurazione, lo scorso anno, di quattro store monomarca in Cina, e, in questi ultimi mesi, l’apertura a New Delhi ed il primo flagship store francese, Paolo Castelli tocca gli Emirati Arabi Uniti. La nuova destinazione commerciale rientra nel progetto di rafforzamento del marchio a livello mondiale. Tra artigianato e produzione industriale, la Castelli s.p.a ha maturato questa scelta anche

in favore dei rapporti, sviluppati negli ultimi anni, con istituzioni e personaggi di spicco locali. Legami importanti, grazie ai quali sono state realizzate l’Ambasciata degli Emirati Arabi Uniti a Roma e la villa privata dell’ambasciatore di Dubai a Il Cairo, oltre al progetto per costruire un complesso alberghiero di lusso ad Algeri. «Con un occhio ad Expo Dubai 2020, siamo pronti ad entrare in un mercato che spazia dai progetti pubblici alle residenze private», dichiara il patron Paolo Castelli.

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LE CASE DEL FUTURO? SI PAGANO DA SOLE

IL TEAM DI FINLIBERA

Milanostanze.it con Ecolibera srl per gestire immobili sostenibili

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Il progetto MilanoStanze. it nasce a Milano nel 2011 dall’idea innovativa dei soci Pierpaolo Zampini e Dario Mortini che, cavalcando l’onda del nuovo rinascimento della città metropolitana di Milano, hanno pensato di riqualificare gli immobili sfitti stipulando direttamente con i proprietari di immobili un contratto di locazione abitativo standard 4+4 anni gestendo così interamente l’immobile e ponendosi come unico interlocutore. I proprietari eliminano il rischio di insolvenza e la frequenza di turnover, inoltre si liberano dei costi di intermediazione e della gestione amministrativa dell’immobile.

Ecolibera è un progetto immobiliare che armonizza le esigenze di sosteniblità integrate con un’innovazione progettuale che parte da un sistema green friendly con lo scopo di creare unità abitative di lusso nell’hinterland milanese che producono tutta l’energia necessaria all’abitazione riducendo a zero le emissioni, le bollette ed il riscaldamento. Le villette, costruite a non oltre 30 km dalla città di Milano, hanno inoltre un wall box di ricarica per ogni tipo di auto ad alimentazione elettrica ed una mini serra indoor che permette di coltivare frutta, verdura e spezie tutto l’anno.

UN BISONTE ALLA CONQUISTA DEL GIAPPONE

I PELLAMI SONO PRODOTTI E LAVORATI A FIRENZE

Il brand di pelletteria fiorentina punta ad un fatturato di 36 milioni Il marchio di pelletteria fiorentina “Il Bisonte” conquista il Giappone con 38 negozi monomarca e punta a rafforzare i mercati asiatici, americani ed europei. Dopo l’apertura di un nuovo pop up store a Parigi, terzo punto vendita nella capitale francese, ed il primo negozio milanese, il brand vuole chiudere il 2018 con un fatturato che superi i 36 milioni di euro. L’obiettivo è quello di passare da 600.000 pezzi all’anno ad un milione. Cina ed America sono le mete ambite dal marchio del “fatto a mano made

in Tuscany”, che punta anche a rafforzare le vendite in Europa e dedica particolare attenzione alla collezione uomo, la quale, oggi, rappresenta un terzo delle vendite, ma sarà uno dei driver nella crescita del business aziendale. “Il Bisonte”, con il suo store principale a Firenze, all’interno di Palazzo Corsini, vanta una lunga storia di pelletteria, che ha inizio nei primi anni ’70, in uno scantinato fiorentino, per mano del suo fondatore, Wanny Di Filippo.

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STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Si dice chei dati saranno il«nuovo petrolio», ed è probabile. Ma l’industria petrolifera si è costruita nei decenni - anzi, nei secoli - per imparare a estrarre il prezioso liquido dalle viscere della terra e a renderlo utilizzabile. Lo stesso percorso, sostanzialmente, che la tecnologia digitale deve compiere per rendere davvero utilizzabile questo nuova, straordinaria risorsa.

DIGITAL INTELLIGENCE, CHE DATO È SE NON LO SPIEGA LA CONOSCENZA? 3rdPLACE ha ideato un sistema che consente di profilare in maniera anonima gli utenti, garantendo alle aziende una maggiore “redemption”, una migliore ottimizzazione dei banner e un incremento dei guadagni di Marco Scotti

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racciare gli utenti per offrire una migliore «La nostra società – ci spiega uno dei founder, “user experience” e incrementare il buMauro Arte – consentono di tracciare in forsiness; modellare soluzioni semplici per perma totalmente anonima la navigazione e, atmettere alle aziende di migliorare la gestione traverso degli algoritmi di machine learning, delle moli di informazioni che ricevono ogni permettono di individuare gli interessi degli giorno; capire come i potenziali clienti utilizutenti e quindi di procedere alla segmentazano le piattaforme web dell’imprese. Benzione in differenti gruppi. In questo modo si venuti nell’era della possono valorizzare al digital intelligence. Si 3RDPLACE NASCE DA UN GRUPPO DI EX meglio gli spazi deditratta di una metodica SENIOR MANAGER DI GOOGLE ITALIA NEL cati a banner e pubbli2010. OGGI DÀ LAVORO A 35 PERSONE totalmente innovativa cità sui siti, perché si CON UN’ETÀ MEDIA DI POCO PIÙ DI 30 ANNI che consente di anacapiscono gli interessi lizzare i dati che ogni giorno le aziende veicodell’utente. Insomma, 3rdPLACE è in grado di lano, trasformandoli in preziose informazioni trasformare enormi quantità di dati in precisi sulla clientela, migliorando il rapporto con gli insight funzionali a diverse attività aziendali utenti Tra le realtà più importanti in Italia c’è come, per esempio, il lancio di un nuovo pro3rdPLACE, azienda specializzata in Digital Indotto, l’acquisizione di nuovi clienti, l’integratelligence nata nel 2010 dall’esperienza di un zione dell’esperienza utente off e online, l’ingruppo di ex senior manager di Google Italia. cremento del tasso di conversione».

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STARTUP-TELLING

Oggi in 3rdPLACE lavorano 35 persone, di cui il 30% si occupa di data analyis. Il 10% del fatturato viene investito in ricerca e sviluppo. L’età media è bassissima, di poco superiore ai 30 anni. Alle due sedi “storiche” di Milano e Roma si è aggiunta ad aprile anche quella di Cagliari, divenuta un centro di competenza sulla Web Analytics. La scelta del capoluogo sardo non è casuale, ma frutto di una partnership con l’università della città dei quattro mori che, all’interno della Facoltà di Scienze Economiche, Giuridiche e Politiche, ha all’attivo un corso di Laurea Magistrale in Data Science, Business Analytics e Innovazione. «È ben nota la mancanza di profili adeguati alle attuali richieste del mercato digitale – afferma Mauro Arte, Cofounder e Managing Director di 3rdPLACE – a causa di un certo ritardo da parte delle università italiane nell’approntare corsi specifici sull’analisi dei dati. Questi profili, inoltre, prevedono un mix di competenze matematiche, sociologiche e di marketing molto complicate da creare: l’Università di Cagliari è una delle poche in Italia che ha attivato una Laurea Magistrale con questo specifico obiettivo, per questo ci è sembrato naturale aprire in Sardegna un centro di competenza sulla Web Analytics. In questo modo, 3rdPLACE avrà l’opportunità di attingere direttamente da quel bacino e le risorse scelte potranno iniziare la loro carriera senza dover lasciare la loro terra». Ma come funziona 3rdPLACE? E, soprattutto, è efficace? Il sistema messo a punto da Mauro

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IL MERCATO DIGITALE RICHIEDE PROFILI ADEGUATI CHE PERÒ MANCANO. DA QUI LA PARTNERSHIP CON L’UNIVERSITÀ SARDA Arte e dai suoi soci si basa su tre pilastri principali. Il primo step affronta la Data Governance con l’obiettivo di definire una visione chiara dell’insieme dei dati, attingendo da fonti interne ed esterne al perimetro aziendale e proseguendo con la raccolta e la correlazio-

OGNI SETTIMANA 3RDPLACE MONITORA 10 TERABYTE DI DATI CHE TRASFORMA IN INFORMAZIONI UTILI PER LE AZIENDE, AUMENTANDO COSÌ LA REDEMPTION

ne dei dati in base agli obiettivi di business concordati preventivamente con il cliente. È il momento cruciale per il lavoro di 3rdPLACE perché l’attività principale è la traduzione di moli di dati gigantesche - l’azienda censisce circa 10 TB di informazioni alla settimana. La fase di Data Modeling, invece, ha lo scopo di trasformare i dati in informazioni utili attraverso l’utilizzo di appositi strumenti di Machine Learning e di un team di Data Scientist dedicati. L’ultimo step, infine, comprende la Data Visualization, fase in cui si vuole esporre il flusso di dati in una dashboard chiara ed efficace per la migliore comprensione da parte di tutti i decision maker aziendali. La metodologia di 3rdPLACE è già stata testata sia nel settore bancario che in quello retail. In particolare, un importante istituto di credito italiano ha registrato il 4% in più nelle aperture di nuovi conti correnti a partire dall’ana-

lisi del comportamento degli utenti sul sito. Nel settore del retail, 3rdPLACE ha portato due casi di eccellenza in cui le aziende clienti hanno registrato un incremento del 14% e del 7% di conversion rate grazie allo studio dell’analisi del comportamento d’acquisto nel primo caso e integrando le informazioni provenienti dai touchpoint digitali e dai negozi fisici nel secondo. Perfino nel traballante settore dell’editoria avere sistemi di Data Analysis avanzati può funzionare: nel lancio di un nuovo prodotto, infatti, la metodologia applicata da 3rdPLACE ha garantito un incremento del 22% delle vendite rispetto alle previsioni. 3rdPLACE è oggi partner tecnologico dei consorzi internazionali SSIX – acronimo di Social Sentiment IndeX, ovvero un algoritmo che crea delle correlazioni tra le conversazioni sociali ed eventi socio-politici, come ad esempio Brexit - e CS-Aware insieme a Centri di Ricerca, Università e aziende europee, finanziati dal programma Europeo Horizon 2020 dove innovazione, tecnologia e Smart Data si fondono per sviluppare soluzioni pionieristiche su Social Sentiment Analysis e Cyber Security. Essere nel novero delle realtà che fanno parte di Horizon 2020 è una gran bella “medaglia” da appuntarsi sul petto: solo l’1% delle proposte presentate è stato ammesso, perché si richiedevano soluzioni altamente innovative o “disruptive” su elementi sociali ed economici.



STARTUP-TELLING SMART CITY

La mobilità del futuro va a caccia del talento Digital Magics, Tamburi Investment Partners e Talent Garden lanciano una “Call4Projects” per trovare progetti su cui investire fino a 100mila euro. I processi di selezione però sono molto severi di Riccardo Venturi

U

na “Call4Projects” sul tema della che è la prima merchant bank privata itanuova mobilità urbana nell’ambiliana e il socio più importante e strategico to di Connected City, programma di di Digital Magics, di cui detiene il 23% delle open innovation che vuole creare progetti quote, ed è socio anche di Talent Garden con per contribuire all’evoluzione della città. È l’11,5%. Startup e PMI innovative trovano l’ultima iniziativa di Talent Garden, princicosì il supporto e l’ecosistema ideale per pale piattaforma in Europa per il networcreare progetti di successo, dall’ideazione king e la formazione per il digitale, lanciata alla crescita e sviluppo attraverso il loro alle Officine Grandi Riparazioni di Torino lo inserimento in un network internazionale, scorso 6 giugno alla presenza di Reid Hoffino all’IPO. Dalla fine del 2017 grazie alla fman, cofondatore di Linkedin. Per definipresenza di StarTIP, con la dotazione di 100 re l’importanza del tema Hoffman non ha milioni di Euro, le startup di Digital Magics usato giri di parole: «Siamo all’inizio di una possono contare su un ulteriore supporto nuova rivoluzione, per i round successivi dobbiamo guidare DIGITAL MAGICS OGNI ANNO “PROMUOVE” al seed, la prima fase SOLO L’1% DEI PROGETTI CHE VISIONA, le persone verso un di vita di una startup TAMBURI SCEGLIE 1 O 2 STARTUP, MENTRE nuovo mondo». Al digitale. «Abbiamo TALENT GARDEN FA FORMAZIONE D’ELITE fianco di Talent Garcreato un ecosistema den c’è come sempre Digital Magics, che la che è unico in Italia e non solo – dice Marpartecipa con una quota del 18% ed è il più co Gay, ad di Digital Magics -. Esaminiamo importante incubatore attivo su tutto il ter1500 dossier l’anno, solo l’1% entra nelle ritorio nazionale, con 61 startup e scaleup nostre partecipazioni. Dopo aver benefioperative nel proprio portfolio. Al termine ciato del nostro booster le startup hanno la della Call4Projects, previsto per il 6 dicempossibilità di fare un ulteriore salto di crebre, Digital Magics selezionerà il miglior scita grazie a StarTIP». «In Italia c’è la corprogetto, che avrà accesso a un percorso di sa al crowdfunding – dice Alessandra Gritti incubazione del valore di 100mila euro. A vice presidente e amministratore delegato completare il più importante hub nazionale di Tamburi Investment Partners – ma se si per l’innovazione e il digitale è StarTIP, contratta di dare finanziamenti da uno o più trollata da Tamburi Investment Partners, milioni, necessari in una fase successiva di

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crescita, non c’era nessuno: abbiamo colmato un vuoto» (per l’intervista completa vedi il Qr Code). A essere scelte dalla controllata di Tamburi Investment Partners sono solo 1 o 2 startup all’anno. Tra queste figurano Buzzoole, una piattaforma italiana di Influencer marketing che consente ai brand di entrare in contatto con gli influencer nella loro nicchia di mercato, e CENTY, macchina contamonete presente in aeroporti e centri commerciali che permette all’utente di gestire il suo importo e scegliere dove accreditarlo tramite un’app. In questo ecosistema italiano per le startup un ruolo importante è quello della formazione, affidato alla scuola di Talent Garden. «La Tag innovation school è un corso intensivo di 12 settimane – spiega Lorenzo Maternini, vice presidente e socio fondatore di Talent Garden – che segue il metodo del learning by doing: gli studenti lavorano in aziende dove seguono progetti concreti. L’anno scorso abbiamo formato circa 600 persone, e il 99% ha subito trovato lavoro». Per entrare alla Tag innovation school non è richiesta una laurea, né un’età minima o massima. È sufficiente superare un test attitudinale, ma non è semplice, considerato che all’ultima edizione per 25 posti ci sono state 1870 richieste…


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

LA STARTUP VINCITRICE DEL CONTEST B HEROES

CHRISTIAN PADOVAN, FONDATORE DI WASH OUT

Wash Out, il lavaggio macchine e moto a domicilio ed ecosostenibile Una app sulla quale prenotare il lavaggio per strada della propria auto o moto, effettuato con prodotti waterless, biodegradabili e non inquinanti, che permettono un risparmio d’acqua fino a 160 litri a macchina, e garantendo un lavaggio più delicato per la carrozzeria perché effettuato a mano, lasciando uno strato di protezione ulteriore sulla vernice. È Wash Out, che tutto attaccato significa fallimento, ma che staccato vuol dire successo: infatti la startup è la vincitrice di B Heroes, il programma di accelerazione

nonché trasmissione televisiva in onda sul canale Nove del gruppo Discovery Italia, lanciato da Boost Heroes, la società di venture capital di Fabio Cannavale, fondatore e CEO di lastminute. com Group, e sostenuto dal gruppo Intesa Sanpaolo. Un’affermazione che non vale solo per la reputazione ma anche per le casse, visto che Wash Out si è aggiudicata 800mila euro «che saranno usati principalmente per allargare il team nelle funzioni scoperte e per far conoscere Wash Out» dice il fondatore Christian Padovan.

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IL MARKETPLACE PER I PROFESSIONISTI Mister Worker realizza oltre il 50% del fatturato all’estero

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Un marketplace di utensili professionali e attrezzi da lavoro per aziende e professionisti: è Mister Worker®, che sta radicalmente innovando il settore dell’e-commerce business-tobusiness. Non per niente il noto fondo di Venture Capital Ame Ventures di Michele Appendino, dopo aver investito in realtà quali Vistaprint, Yoox, Mutui Online, eDreams e Volagratis ha deciso di puntare proprio sulla scale-up premiata come eccellenza italiana ai Netcomm e-commerce Awards 2016, che propone oltre 25mila prodotti e ha clienti del calibro di Siemens, Ducati e NATO. Un portale online con un’interfaccia web intuitiva e immediata,

schede tecniche dettagliate, video tutorial, recensioni e un blog tecnico, oltre che servizi di consulenza personalizzata e preventivi ad hoc caratterizzano Mister Worker®. Secondo Frost & Sullivan, nel giro di 5 anni il settore dell’e-commerce business-to-business (B2B) arriverà a toccare quota 6,7 trillioni di dollari, superando il business-to-consumer (B2C), che si fermerà a 3,2 trillioni di dollari. Il marketplace sta crescendo in fretta, con le vendite internazionali che rappresentano oltre il 50% del fatturato complessivo, grazie alla spedizione in 24/48 ore in tutto il mondo.

IL MADE IN ITALY CHE CONQUISTA KICKSTARTER

IL TEAM DI CLAIRY, L’AZIENDA MADE IN ITALY CHE SI OCCUPA DI PRODOTTI ANTI INQUINAMENTO

NATEDE è il vaso intelligente prodotto da Clairy per purificare l’aria di casa Un vaso intelligente che purifica l’aria di casa grazie a un sistema di filtraggio basato sul principio della fitodepurazione, caratterizzato dalla presenza di un cuore tecnologico che aumenta il passaggio dell’aria attraverso la pianta dove, grazie all’azione combinata di microrganismi nel terreno associati alle radici, le sostanze nocive presenti nell’aria si trasformano in nutrimento per la pianta stessa. È NATEDE, fiore all’occhiello (quasi letteralmente) di Clairy, la startup italiana che dal 2016 sviluppa prodotti ibridi

e sostenibili che uniscono natura, tecnologia e design Made in Italy per la purificazione dell’aria degli ambienti indoor. Il vaso high tech si è reso protagonista di una trionfale campagna di crowdfunding su Kickstarter: l’obiettivo era di 50mila euro, il risultato oltre 15 volte superiore: 765mila euro. NATEDE, con oltre 5000 preordini, è il progetto anti-inquinamento più redditizio di sempre sulla piattaforma Kickstarter, che dal 2009 aiuta i progetti innovativi a diventare realtà.

MISTER WORKER VENDE UTENSILI E ATTREZZI DA LAVORO PER PROFESSIONISTI

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I PRODOTTI CHE ACQUISTIAMO SONO PIÙ CHE SEMPLICE CIBO

FONTE: NIELSEN COMM-ON PACK, IPER+SUPER ANNO 2017

DOMANDE &OFFERTE I consumi che cambiano, la classe media che prosegue la sua inesorabile discesa agli inferi, la GDO che cerca di reggere all'urto del web. Il mondo come eravamo abituati a conoscerlo sta cambiando in fretta. Proviamo a raccontarlo

108 GIOVANNI FANTASIA L'AD DELLA NIELSEN: «LA CLASSE MEDIA HA PERSO TERRENO»

110 LA SFIDA DELLA GDO LA GRANDE DISTRIBUZIONE DEVE CONFRONTARSI CON L'ONLINE

112 RISPARMIO GESTITO IL NUOVO PIANO DI SARA VITA CHE UNISCE PIR E GESTIONE SEPARATA

113 HELVETIA FABIO CARNIOL: «VINCONO I PRODOTTI MULTIRAMO»

L'ITALIA DISUNITA DEI CONSUMI TRA CHI SPENDE E CHI RISPARMIA La fotografia dei trend del largo consumo scattata dalla Nielsen ritrae un Paese con poche vie di mezzo e una forte polarizzazione. Da una parte consumi costosi legati al benessere e dall'altra la ricerca della convenienza di Riccardo Venturi

n'Italia polarizzata tra chi sceglie prodot7%, quelli legati al lifestyle, più 10,7% con il ti costosi sempre più legati al benessere bio a più 15 e il veg a più 10, ma vanno forte e alla salute e chi cerca solo la convenienza, anche le marche del distributore che costano tra un nord nel quale i consumi crescono e un meno, discount inclusi, più 3,8%. Nielsen ha sud dove al contrario calano. La fotografia dei registrato una fortissima polarizzazione dei trend del largo consumo scattata da Nielsen comportamenti d’acquisto, in cui vincono al restituisce un Paese con poche vie di mezzo, contempo lo stile con la maggiore disponibio meglio con una claslità di spesa e quello SI È AMPLIATO IL DIVARIO NORD-SUD: se media che tende a in assoluto più attento NEI PRIMI MESI DEL 2017, IL LARGO scomparire. Il mercato al prezzo. Se nel 2015 CONSUMO NEL NORDEST CRESCE si muove rapidamente il 12% delle famiglie DEL 2,3% NEL SUD CALA DELL'1,8% secondo queste linee italiane era Golden, di tendenza, e le Pmi si dimostrano molto più nel 2017 lo è il 17,4%. Nello stesso periodo i abili delle grandi aziende nell'intercettare le Low Price sono passati dal 14,9% al 17,4%. nuove esigenze in tempi rapidi: lo dimostrano i In termini assoluti, la migrazione verso questi dati, visto che nei primi quattro mesi dell'anno due stili ha riguardato 2 milioni di famiglie e i marchi dal duecentesimo in giù sono cresciuti 6,6 miliardi di spesa. Nel frattempo si amplia del 4,6%, mentre i top 20 sono calati dell'1,9%. il divario nord-sud: nei primi mesi dell'anno, In un quadro generale di rallentamento della mentre il largo consumo nel nordest cresce del crescita a vincere sono i prodotti gourmet, più 2,3% nel sud cala dell'1,8%.

U

107


DOMANDE&OFFERTE

Italia, classe media addio. Oggi a tavola vincono gli estremi

La "fascia di mezzo" perde 490 mila unità, aumentano le famiglie che possono permettersi alti volumi di spesa sul cibo, privilegiando prodotti "cruelty free" e bio. Un esercito di persone attente alle etichette di Riccardo Venturi A LEGGERE I DATI NIELSEN SUL LARGO CONSUMO VIENE UN DUBBIO: GLI ITALIANI STANNO

DIVENTANO

UN

POPOLO

DI

SALUTISTI? La risposta è: probabilmente sì,

ma solo chi se lo può permettere. Il dato di fondo infatti è lo svuotamento della classe

media: nel giro di un anno, le cosiddette famiglie Mainstream sono calate di 490mila unità, di cui

una parte si è dovuta adeguare a uno stile Low Price (230mila), e un’altra si è evoluta verso lo

GIOVANNI FANTASIA, AD DI NIELSEN ITALIA

è il “cruelty free”, davanti a “bio”, mentre “dop”

d'olio. Una tribù, per fare un esempio, è quella che

Giovanni Fantasia, amministratore delegato di

è una malattia, ma ci sono molti consumatori

è buon ultimo. «L’attenzione al benessere, alle

intolleranze e alla responsabilità sociale – dice Nielsen Italia - implicano una crescita importante

di prodotti che certificano direttamente sulla confezione la loro peculiarità. I claim “Senza…”,

“Ricco di…”, “Bio”, “Veg” e certificati sono cresciuti in maniera significativa nel 2017».

Allora dottor Fantasia, che succede al spendere punta necessariamente sul risparmio, largo consumo? Sembra che l'Italia si sia come indica anche il successo dei prodotti in spaccata tra chi ha poco da spendere e chi scadenza, i “Golden” cerca prodotti più dimostrano una IL CONSUMO DI ZENZERO È AUMENTATO cari che considera DEL 91% NEGLI ULTIMI ANNI, COSÌ COME crescente attenzione sani... QUELLO DEI SEMI DI LINO (+51%) E DELLA stile Golden (260mila). Mentre chi ha poco da

agli aspetti del cibo

QUINOA, IN CRESCITA DEL 43%

legati alla salute. Nel

Non c'è dubbio che ci sia una polarizzazione

2017 i prodotti “rich in” sono cresciuti in media

tra chi ha uno stile low price fortemente

per l'integrale. Crescono anche i “free from”, che

benessere. Il che indica una disgregazione della

dell'8%, con punte del 14 per quelli ricchi di

calcio, del 9,4 per quelli ricchi di Omega 3, del 9 vedono il trionfo del senza olio di palma, ormai considerato una specie di nemico pubblico: più

orientato alla convenienza, e chi al contrario

ricevuto alcuna indicazione di tipo medico.

Stiamo parlando di consumatori attenti o... facilmente ingannabili?

Di gente meno disposta di un tempo a farsi prendere in giro, che legge le etichette. Per

esempio, sempre a proposito di senza glutine, il logo “gluten free” per alcuni prodotti è un logo certficato, per altri solo un claim. Ma il claim

non funziona come il logo certificato. Questi consumatori sono attenti e informati.

I dati sul largo consumo dei primi mesi dell'anno indicano una crescente polarizzazione anche tra nord e sud del Paese.

consumatori si attinge ai risparmi e si rimette

lo zenzero, più 91%, la quinoa, più 43, i semi di

“tribù” che segue un determinato stile, un

In effetti c'è la tendenza ad appartenere a una

all'attenzione nei confronti degli animali: nei

community. I social tendono ad amplificare

108

bene e scelgono di far parte della tribù senza aver

ancora presenti sul territorio nazionale

classe media, ci sono ampie sacche di povertà

d'affari miliardari, fanno boom prodotti quali

millenials (fino a 34 anni) il claim più recepito

che provano il senza glutine, vedono che stanno

Durante la crisi le famiglie del centro-nord hanno

I consumatori che definite Golden cercano solo salute o anche identità?

lino, più 51. La nuova sensibilità si estende anche

mangio. L'intolleranza al glutine, cioè la celiachia,

è più orientato ai prodotti premium e legati al

13%. Accanto ai numeri sempre più importanti dei prodotti biologici e di quelli vegani, con giri

abbiamo definito del “senza”: sono ciò che non

modo di porsi rispetto alle altre persone della

questo fenomeno, che così si espande a macchia

smesso di consumare a favore del risparmio.

In questi casi quando cresce la fiducia dei

in moto il meccanismo. Ma chi non ha potuto risparmiare, come spesso è accaduto al sud, resta in sofferenza. E mentre l'anno scorso i consumi di pasta crescevano anche al sud, quest'anno non accade.

I piccoli brand hanno risultati nettamente migliori dei grandi: perché?


DURANTE LA CRISI LE FAMIGLIE DEL CENTRO-NORD HANNO DOVUTO TAGLIARE LE SPESE PER GLI ALIMENTI

l'accesso alla comunicazione è possibile non solo

retail abbiamo aggiunto alla tradizionale visione

presenza, per esempio ingaggiare un blogger,

Qual è l'obiettivo che vi proponete?

per le grosse aziende, ma anche per le piccole. Con una politica oculata è possibile avere una

lavorare con un influencer. Lavorare insomma

su branding e comunicazione. Tante Pmi non ci sono ancora abituate, questi strumenti

li devi conoscere, e il classico capo azienda

imprenditore che entra in merito di tutto forse

non è il più adatto, forse non ha il tempo né l'esperienza per andare da un blogger o in un centro media...

per area geografica e tipo di negozio una più trasversale, legata alle politiche commerciali.

Leggere il mercato il più possibile vicino a

come i consumatori prendono le decisioni. È molto importante perché la comunicazione di

massa non funziona più, deve essere sempre più individuale. Anche se comunichiamo a tanti

l'esperienza è individuale, e le reazioni possono essere diverse. Bisogna, per fare un altro

esempio, essere capaci

lanciare nuovi prodotti in tempi brevi. Per fare

I PICCOLI PRODUTTORI VANNO di leggere i dati in modo Star dietro a una INCONTRO ALLE NUOVE ESIGENZE puntuale anche per realtà così mutevole DEI CLIENTI CON PIÙ FACILITÀ periodi brevi di tempo: come quella del RISPETTO AI GRANDI BRAND durante un ponte il calo largo consumo non è nelle vendite di un negozio milanese e l'aumento semplice. Come vi attrezzate in tal senso?

premiata dal mercato. Bisogna essere veloci

confezioni, dagli ingredienti ai loghi ai claim,

mutamento. Le Pmi riescono a catturare una fetta

del mercato in crescita grazie alla loro flessibilità, alla capacità di rispondere ai cambiamenti e di

un esempio, Galbusera è stata rapida nel lanciare linee di prodotti privi di olio di palma, ed è stata nell'adattarsi oltre che avere le antenne dritte.

I grandi brand non ci riescono?

Quando gestisci grossi numeri cambiare non è

così immediato. Quel che bisogna fare è pensare al design di prodotto end to end, cioè dal sourcing

degli ingredienti alla distribuzione, in modo più veloce. Ma se si lavora su grandi numeri, che

permettono economie di acquisto, non è facile. Le aziende si trovano di fronte a un trade off: cerco di puntare sulla marginalità con sourcing di

grandi quantità per la produzione, prendendomi il rischio di non riuscire a utilizzarle nel caso di

un importante cambiamento di mercato, oppure

scelgo di prendere meno quantità, pagando di più a livello unitario, così da essere in grado di ripartire alla svelta se cambiano le cose? Questa

è una delle sfide che la grande industria si trova

ad affrontare, mentre la Pmi per definizione non si impegna su grosse quantità ed è più flessibile. I numeri lo confermano.

Su cosa possono migliorare i piccoli brand, leggi le Pmi del largo consumo? In molti non hanno ancora compreso che oggi

Abbiamo adottato una nuova soluzione che

di uno ligure hanno un senso che altrimenti non

incrociando questi dati con quelli del retail

veloci a catturare le differenze, in modo da dare

permette di incrociare i dati presenti sulle

relativi ai barcode. In questo modo riusciamo a

leggere tendenze trasversali, per esempio quanto

crescono i prodotti ricchi di calcio o di omega 3 rispetto a quelli analoghi che fanno parte della

stessa categoria. Inoltre nella lettura del mercato

si troverebbe. Si deve “clusterizzare” e continuare

a innovare per intercettare i trend ed essere più una lettura accurata dei fenomeni. Tutto per dare valore alle aziende, per aiutare manufacturer e

retailer ad affrontare i cambiamenti che stanno avvenendo nella società italiana, mantenendo uno standard di competitività adeguato.

Aumenta la forza dei piccoli brand 2015

MANUFACTURER

Il mercato del largo consumo è in costante

2016

TOP 20

-1,7%

-3,2%

FOLLOWER

SMALL PLAYER

-0,9% +1,9%

(con Discount)

+3,6%

+2,6%

-0,2% +2,2%

(da 201 in poi)

MDD

Gen-Apr 2018

+0,2%

(no MDD)

(no 21 a 200)

2017

-1,9%

-1,4% +3,6%

+4,6%

+4,6% +6,6%

+3,8%

FONTE: NIELSEN, TRADE*MIS, IPER+SUPER+LIBERI SERVIZI+DISCOUNT – TREND VENDITE A VALORE

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DOMANDE&OFFERTE

La Grande Distribuzione? Un colosso che diventa flessibile

Ogni settimana 60 milioni di italiani fanno acquisti in uno degli oltre 26 mila punti vendita del settore: un fiume di clienti e di denaro che però sta cambiando e deve rispondere rapidamente alla sfida dell'online di Marco Gemelli

un settore talmente ben radicato nel tessuto connettivo del nostro Paese che quasi non stupisce che muova il 9% dell’economia nazionale e dia lavoro a due milioni di persone. In fondo, gli Italiani che ogni settimana acquistano nei punti vendita della grande distribuzione sono circa 60 milioni, ossia una larghissima fetta della popolazione. Eppure, così come cambiano

G

IDENTIKIT

LAVORATORI GDO CONTRATTI FULL-TIME

55%

DIPLOMATI 55%

9% LAUREATI ETÀ COMPRESA TRA

65%

30-50 ANNI

58% DIPENDENTI DONNE

DIRIGENTI DONNE 20%

AGGIUNTO 72% VALORE REDISTRIBUITO IN REMUNERAZIONE AL PERSONALE

+150% NEGLI ULTIMI 10 ANNI INVESTIMENTI IN FORMAZIONE

110

staccando di gran lunga i discount (7,7%). I la società e le persone, anche la Gdo – la nomi dei player sono quelli noti, grazie alla Grande distribuzione organizzata – è in capillarità della diffusione: in Italia, dove perenne movimento. Si tratta di un “eserl’81% dei distributori sono aziende a capicito” di oltre 26mila punti vendita che per tale nazionale, la maggior quota di mercato dimensioni oscillano tra i 367 Ipermercati è in mano a Coop (14,2%), seguita da Conad e i quasi 12mila piccoli esercizi distribuiti (12,5%), Selex (9,5%) ed Esselunga (9%). su tutto il territorio italiano. Il loro numePiù indietro i gruppi esteri Auchan, Carrero è cresciuto fino al 2011, ma da allora ha four, Eurospin, mentre chiudono la classifica visto un continuo calo lasciando sul terreno Vegé, Lidl e Pam. Può sembrare un quadro 3.315 negozi (-11,3%) in sette anni. «Gli cristallizzato, ma non mancano le new enultimi anni – conferma Claudio Gradara, tries come le tedesche Aldi e Leader Price presidente nazionale di Federdistribuzione che hanno da poco aperto i primi punti ven- sono stati caratterizzati da una significatidita nel nostro Paese. va crisi dei consumi, soprattutto nel biennio Ancor meno cristal2010-2011. Gli effetti IL SETTORE, CRESCIUTO FINO AL 2011, lizzate sono le dinadi questa situazione HA VISTO DA ALLORA UN CONTINUO miche che la Grande sono proseguiti fino CALO LASCIANDO SUL TERRENO 3.315 distribuzione vive, agli ultimi due o tre NEGOZI (-11,3%) IN SETTE ANNI anche alla luce dei anni, quando abbiacambiamenti della società, la crisi dei momo cominciato a vedere all’orizzonte sedelli di vendita tradizionali e le incognite legnali di ripresa. Ma siamo ancora al di sotto gate al commercio online. «Una prima grandei livelli di consumi precedenti al periodo de rivoluzione in atto – conferma Gradara della crisi». E dire che il contributo che la – è quella tuttora in corso sul fronte della Gdo fornisce al sistema Italia non si limita domanda. Non mi riferisco soltanto alla alle vendite dirette - che pure generano un mutata propensione all’acquisto che deriva giro d’affari di 114 miliardi, tra il compardalla diversa disponibilità economica, ma to food (72%) e no food (28%) - ma ha un alle modalità di acquisto tout court: se oggi indotto piuttosto articolato. A fronte di una il cliente è più attento alla propria salute e quota complessiva di mercato del 73,5% (il preparato, infatti, sul mercato può trovare resto è in mano a negozi tradizionali, comsempre maggiori nicchie di consumo, per mercio ambulante, ecc…) la parte del leone alcune delle quali assistiamo a un autenla fanno supermercati e superstore col 43%,


modello dei supermercati sia come superfici che come assortimento di prodotti e livelli di servizio. Allo stesso tempo, proprio per venire incontro alle famiglie mononucleari o anziane – e quindi meno avvezze a preferire i supermercati per i propri acquisti – si ripropone il modello del negozio di prossimità, quelle piccole strutture nei centri urbani che negli Usa chiamano "convenient stores". «La formula oggi più in difficoltà, di conseguenza – spiega ancora Claudio Gradara – è quella dell’ipermercato, in calo di quasi 4 punti percentuali: dopo anni di crescita costante questo modello viene messo in discussione dal venir meno del suo target elettivo, le famiglie numerose, e dall’erosiotico boom, come nel caso dei prodotti bio. ne causata dal segmento no food». Queste tendenze non riguardano soltanto il Secondo Federdistribuzione, insomma, i comparto food ma sono applicabili anche al trend in atto a livello nazionale sono due: da segmento tessile, con sempre più catene che un lato una generale tendenza al ridimensi muovono nell’alveo del lusso accessibile». sionamento delle superfici, dall’altro lo sviSe la Gdo muta in base a come si evolvono luppo delle catene monocategoria. C’è poi i consumatori, del reda tenere d’occhio il GRADARA: «CI STIAMO ATTREZZANDO sto, diventa specchio fenomeno dell’onliPER PRESIDIARE I NUOVI CANALI DI dei cambiamenti del ne, una realtà imporVENDITA: E CON LA DIGITALIZZAZIONE Paese. E in un’Italia CAMBIERÀ L’ORGANIZZAZIONE STESSA» tante che specie nel con sempre meno no food cresce a tassi famiglie e una popolazione sempre più aninteressanti. «Per noi – incalza Gradara – ziana, per il mondo della distribuzione le rappresenta una sfida culturale, e il settore sfide non mancano. Lo testimoniano i dati di si sta attrezzando per presidiare anche queun’indagine Nielsen, diffusa da Federdistristi canali di vendita: con la digitalizzazione, buzione: il numero dei discount aumenta in ad esempio, cambierà l’organizzazione stesmodo importante (+15%), avvicinandosi al sa dei punti vendita».

LA CATENA DEL VINO IN QUINDICI ANELLI DI QUALITÀ Nato nel 2012 da un’idea di Sandro Veronesi, già presidente del gruppo Calzedonia, la prima catena italiana nel settore del vino di qualità ha selezionato in sei anni oltre 1.500 etichette 100% italiane portando nelle principali piazze del Paese vini ricercati e di qualità andando direttamente dal produttore,

accorciando la filiera tradizionale. Nei quindici store concentrati tra il nord e il centro Italia sono presenti anche punti di ristorazione con piatti legati alle singole regioni. Nel 2007 il fatturato ha toccato i 30 milioni (+30%) con 300 dipendenti di cui il 70% sotto i 35 anni. Il giro d’affari di Signorvino è generato per il 30%

dall’asporto e per il 70% dal consumo in negozio. «Pensiamo a tre nuove aperture verso il Centro-Sud entro l’anno, tra cui Roma, per poi avviare le prime formule di affiliazione all’estero, a partire dalla Germania» spiega Wine Luca Pizzighella, brand manager e responsabile dell’espansione commerciale del marchio.

LE NEW ENTRIES: LEADER PRICE E ALDI Ha appena aperto tre store nell’Italia del Nord, promettendo di rompere gli schemi del discount tradizionale: Leader Price Italia - la nuova realtà del retail attiva nel segmento dei negozi-convenienza - ha inaugurato in pochi giorni a Como, Voghera (PV) e Borgo Satollo (BS). L’arrivo dell’insegna, nata dall’accordo tra Geimex/ Gruppo Casino e CRAI, ha permesso l’assunzione di nuovi collaboratori, portando Leader Price Italia a un totale di oltre cento dipendenti tra sede centrale e punti vendita diretti. Da marzo, invece, hanno aperto i primi 10 negozi italiani di Aldi, in Lombardia e nel Nord Est, per arrivare a 45 punti vendita entro la fine dell’anno. Sono stati già assunti 880 collaboratori e la prospettiva è di arrivare a oltre 1.500 assunzioni – età media 34 anni – entro quest’anno.

Come ogni fase di cambiamento, anche quella che sta attraversando la grande distribuzione italiana non è scevra da incognite: «Il rischio è insito nello sviluppo della domanda, in un Paese dove i consumi sono ancora al palo e la ripresa premia più l’export e l’industria rispetto ai consumi. Ad esempio, bisognerà stare attenti ai nuovi equilibri tra online e offline, alla competizione tra la parte online della Gdo tradizionale i soggetti che invece operano soltanto sulla rete. Esistono problemi di regolamentazione comune, mancano ancora certezze sia sul fronte della fiscalità sia sugli aspetti normativi (orari e giorni di apertura, limiti al sottocosto, periodi di saldi, ecc…). Non abbiamo preconcetti negativi verso le innovazioni tecnologiche, per carità", conclude Gradara, "ma chiediamo regole condivise che mettano tutti sullo stesso piano. La convergenza tra online e offline è la sfida per il prossimo futuro, e passa dalla capacità dei negozi di trasformarsi integrando le due modalità».

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DOMANDE&OFFERTE

Il “carburante” che fa incontrare Pir e gestione separata Sara Vita lancia “Bi-Fuel PIR”, un nuovo prodotto che consente di puntare sulle PMI sfruttando la normativa sui Piani Individuali di Risparmio potendo contare su una serie di investimenti a basso rischio di Riccardo Venturi nvestire sulla crescita delle migliori Pmi italiane, beneficiando dei vantaggi fiscali legati ai PIR, e al contempo su una gestione separata prudente dai rendimenti stabili. Due piccioni con una fava dal nome Sara Bi-Fuel PIR, innovativa polizza vita multiramo che segna l’ingresso nel mercato dei piani individuali di risparmio di Sara Vita, la Compagnia del Gruppo Sara Assicurazioni specializzata nell’area del risparmio, della previdenza e tutela, con un’offerta articolata anche nell’area degli investimenti. «Con Sara Bi-Fuel PIR abbiamo voluto cogliere le opportunità e i vantaggi offerti dalla nuova formula dei piani individuali di risparmio – spiega Alberto Tosti, direttore generale di Sara Assicurazioni e Sara Vita - mettendo a disposizione della nostra clientela uno strumento davvero innovativo». Sara Bi-Fuel PIR è pensata per persone fisiche, anche minorenni, fiscalmente residenti in Italia che, in un orizzonte temporale di medio-lungo periodo, per massimizzare il beneficio fiscale scelgono di diversificare il proprio portafoglio attraverso un investimento che sostiene le piccole e medie imprese italiane. L’idea alla base della nuova polizza assicurativa è quella di valorizzare i propri risparmi azzerando il carico fiscale, e investire

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ALBERTO TOSTI, DIRETTORE GENERALE SARA ASSICURAZIONI

nelle realtà imprenditoriali italiane più prodotto unisce ai benefici fiscali dei dinamiche e promettenti, contribuendo piani individuali di risparmio i vantaggi anche a sostenere l’economia del Paese. di una polizza assicurativa. Mantenendo Come dice il nome, Sara Bi-Fuel PIR è infatti l’investimento per almeno 5 anni, e una polizza “a doppia alimentazione”. Il versando su base annua fino a 30mila euro 70% del capitale è investito nel Fondo per un massimo di 150mila euro in cinque Interno Assicurativo SARA PMI ITALIA che, anni, si ha diritto all’esenzione dall’imposta attraverso una gestione dinamica affidata sui redditi. L’investimento è esente anche ai team finanziari di Sara Vita, punta ad da quella di successione, e i premi versati accrescere il valore dell’investimento non pagano le imposte sulle assicurazioni. selezionando le realtà imprenditoriali È inoltre possibile designare i beneficiari italiane o europee, in caso di morte SARA ASSICURAZIONI HA RACCOLTO ma con stabile anche al di fuori dagli PREMI PER 559 MILIONI DI EURO, IN organizzazione in aventi diritto alla AUMENTO DELL’1,8% RISPETTO AL 2016 Italia, con le migliori successione. E UN RISULTATO NETTO DI 60 MILIONI opportunità di «Il lancio del nostro crescita. Il restante 30%, invece, è investito prodotto legato ai PIR – osserva Tosti – si in Fondo Più, la gestione separata di Sara inserisce in un momento molto positivo per Vita che, grazie a un approccio prudente e il Gruppo Sara. Nonostante una dinamica diversificato, vanta risultati storicamente congiunturale complessa, nel 2017 Sara superiori alle medie di mercato, e offre Assicurazioni ha ottenuto risultati davvero rendimenti stabili nel tempo insieme soddisfacenti, con premi lordi contabilizzati alla garanzia sul capitale investito e alla per un valore di 559 milioni di euro, in rialzo sicurezza di una rivalutazione riconosciuta dell’1,8% rispetto al 2016, e un risultato netto e consolidata annualmente. Sara Bi-Fuel di circa 60 milioni, in linea con l’esercizio PIR è una polizza vita a premio unico, con precedente e superiore alle attese societarie». importo investibile da 5mila fino a 30mila Anche i risultati di Sara Vita sono stati positivi, euro ogni anno, e la possibilità di integrare con premi lordi contabilizzati per 90,9 milioni l’investimento iniziale con versamenti di euro, in aumento del 4,3% rispetto al 2016, aggiuntivi da 2mila a 30mila euro. Il nuovo e un risultato netto pari a 2,4 milioni.


Polizze vita: il successo dei prodotti multiramo

Secondo la Consob gli italiani sono poco informati in materia finanziaria e hanno il terrore di perdere i propri soldi. Per questo due famiglie su tre non investono ma preferiscono tenersi “liquidi” per ogni evenienza di Fabio Carniol

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l mercato italiano dell’assicurazione vita sta vivendo un profondo cambiamento. L’entrata in vigore di Solvency 2 - la normativa di settore che impone alle compagnie di valutare la propria redditività anche in funzione dei rischi sopportati e del capitale assorbito - e il basso livello dei tassi di interessi nell’area euro con il conseguente calo dei rendimenti dei titoli di Stato portano le compagnie a ridurre l’offerta dei prodotti rivalutabili con garanzia di rendimento o di semplice restituzione del capitale investito e a favorire soluzioni unit-linked, caratterizzati da una gestione finanziaria più dinamica e quindi potenzialmente in grado di generare migliori performance nel medio e lungo termine. D’altro canto, gli Italiani hanno mediamente una bassa cultura finanziaria e sono poco propensi al rischio. Secondo l’ultima indagine annuale pubblicata da Consob, il 55% degli Italiani ha una bassa conoscenza dei fenomeni finanziari, oltre il 60% preferisce investire senza rischio e il 55% non è disposto a tollerare nessuna perdita. La conseguenza è l’elevato investimento in liquidità: secondo l’ultima indagine Wealth Insight di Prometeia, il 64% delle famiglie tiene tutta la propria ricchezza finanziaria, soprattutto per fare fronte a spese impreviste (38%). In questo sostanziale disallineamento fra la domanda della clientela, focalizzata sui prodotti tradizionali, e l’offerta delle compagnie, indirizzata verso i prodotti unit-linked a maggiore

FABIO CARNIOL E’ AD DI HELVETIA VITA E CHIARA ASSICURAZIONI

contenuto finanziario, è fondamentale il concui rendimento nel 2017 è stato del 3,25%) si tributo dei prodotti multiramo, che abbinano abbina una gamma di fondi interni assicurativi nello stesso contratto una componente tradicon diversi profili di rischio. Ai clienti più facolzionale, investita in una gestione separata con tosi o finanziariamente più evoluti vengono ofrendimenti stabili (mediamente il 3,09% nel ferti prodotti multiramo in cui la parte unit-lin2017) e con un minimo garantito, ed una comked viene investita in un’ampia gamma di ponente unit-linked, collegata ad uno o più fonfondi d’investimento esterni, che il cliente può di interni o esterni al bilancio della compagnia scegliere in funzione dell’asset allocation più con diversi profili di rischio, tali da consentire adeguata al suo profilo di rischio e degli stili di al cliente di beneficiare degli andamenti favogestione. Helvetia Vita propone in questo caso revoli dei mercati finanziari. Nel 2017 tali proHelvetia MultiSelection, il prodotto multiramo dotti hanno raccolto oltre 30 miliardi di euro di collegato ad una piattoforma esterna che conpremi (+45% rispetto al 2016) e si stima che sente al cliente di scegliere fra circa 100 fondi il 2018 si chiuderà con di investimento. una raccolta di circa 35 I PRODOTTI MULTIRAMO NEL 2017 HANNO Anche nel campo dei RACCOLTO PIÙ DI 30 MILIARDI IN miliardi, con una crePIR si stanno diffonAUMENTO DEL 45% RISPETTO ALL’ANNO scita di circa il 20%. dendo le soluzioni PRECEDENTE. PER IL 2018 PREVISTI 35 MLD Il quadro normativo multiramo, che abbista incoraggiando le compagnie e i distributori nano i vantaggi tipici dei Piani Individuali di (tipicamente banche, agenti e consulenti finanRisparmio (esenzione dalle imposte sui rendiziari) ad offrire soluzioni differenziate per segmenti) con quelli dei prodotti multiramo, grazie mento di clientela. Ai risparmiatori “retail”, che alla destinazione di una parte del premio (fino hanno limitate conoscenze finanziarie, disponad un massimo del 30%) ad una gestione segono di somme da investire di importo conteparata assicurativa. Nel primo trimestre 2018 nuto e guardano con favore anche ai piani di i PIR assicurativi hanno raccolto 688 milioni di accumulo, vengono proposti prodotti multiraeuro. Helvetia ha appena lanciato il nuovo Helmo semplici, in cui la componente unit-linked vetia MultiPIR, uno dei pochi PIR multiramo in è gestita dalla compagnia o da un soggetto decui ben il 30% del premio viene investito nella legato. E’ questo il caso di Helvetia MultiAction, gestione separata assicurativa con garanzia di di Helvetia MultiDirection e di Helvetia Mulrestituzione del capitale, che consente di poter tiattiva Style, i prodotti multiramo di Helvetia contare su rendimenti stabili anche in contesti Vita in cui alla gestione separata Remunera+ (il di mercato particolarmente volatili.

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VITA DA MANAGER Per chi ha fatto la scelta, o ha avuto la ventura, di diventare dirigente, gli onori possono essere stati anchetanti, ma gli oneri altrettanti. E viene sempre un momento in cui ci si chiede se si è fatti le scelte giuste oppure se, per l’ansia di far carriera. abbiamo trascurato qualcosa di importante, Nell’articolo a fianco, uno strumento utile per darsi le risposte giuste a queste domande e comunque andare avanti più sereni.

118 NELLO SCAVO I CONSIGLI DEL RE DEL FITNESS PER LA VITA E PER LO SPORT

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LA SFIDA SUI PEDALI LA MARATONA DOLOMITICA PER VINCERE SU SE STESSI

LA CARRIERA È A UN BIVIO? URGE FARSI DELLE DOMANDE

Il “Three Career Questions” è un modello ideato da Bruce Hazen che consente di capire se il proprio percorso professionale necessita di qualche piccolo aggiustamento o di una vera rivoluzione di Marina Marinetti iamo proprio sicuri che la strada che in cosa sono bravo? Cosa voglio fare? Per cosa stiamo percorrendo sia quella giusta? mi pagano? «Quando si considera la propria La questione ha un che di filosofico, ma in resistuazione lavorativa, è utile pensare a queste altà è più pragmatica di quanto possa sembratre aree come pezzi di un puzzle. Averne solo re. Capita, infatti, di porsi qualche dubbio sul uno o due non è abbastanza: occorrono tutti proprio percorso professionale. Ma cambiare e tre per sviluppare un vero vantaggio comnon è una passeggita: ci vogliono tempo, ripetitivo», dice Bortoluzzi. Ma c’è una quarta sorse e competenze. Oltre a una certa dose di domanda che la coach fa ai suoi coachee, cioè pelo sullo stomaco. «Il tempo e le energie nei clienti: quanto spesso pensano al lavoro al cessari per la transizione verso il giusto perdi fuori del lavoro? «Potrebbe sembrare una corso di carriera posquestione bizzarra, ma PER DIVENTARE COMPETITIVI A LIVELLO sono destare in effetti è la chiave per capire PROFESSIONALE SERVE CAPIRE LE preoccupazioni di un PROPRIE RISORSE, ASPIRAZIONI E REALTÀ se amiamo davvero certo rilievo, ma non la nostra professione. DEL MERCATO IN CUI CI SI MUOVE dovrebbero impedirci Idealmente si dovrebdi seguire un percorso professionale che ci pobe trovare un lavoro che si ama a tal punto da trebbe dare maggiori soddisfazioni», spiega la pensarci ogni momento, anche quando non si career coach – “talent engineeer”, si legge sul è obbligati. Il che non significa esserne ossessuo biglietto da visita - Benedetta Bortoluzzi. sionati, però». «Reid Hoffman, il fondatore di LinkedIn, soMa come capire se è arrivato il momento di stiene che per diventare competitivi nel mervoltare pagina? «Semplice: basta eseguire il cato è fondamentale capire le proprie risorse, test di Bruce Hazen, che invita chi si trova in le proprie aspirazioni e la realtà del mercato». un momento di impasse professionale a porsi In poche parole, le tre domande da porsi sono: le fatidiche Three Career Questions», risponde

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VITA DA MANAGER

Bortoluzzi. «Facciamolo quando non abbiamo più gli stessi stimoli di inizio carriera, quando non ci sentiamo a nostro agio nell’organizzazione, quando pensiamo di non avere più grandi possibilità di crescita professionale nel contesto aziendale». Le famose “three career question” sono: move up, move out e adapt your style. Ovvero: è ora di crescere? È ora di uscire? È ora di adattarsi? «Hazen sottolinea anche l’importanza dell’arricchimento delle proprie competenze, la possibilità di mutare posizione nell’organizzazione o la valutazione del grado di complessità del proprio lavoro:

BENEDETTA BORTOLUZZI, TALENT ENGINEER

THE THREE QUESTIONS DI BRUCE HAZEN

non sempre a un avanzamento di carriera corrisponde un reale arricchimento della nostra vita professionale». La parola chiave è “Skyle”: «È la sintesi di skill, abilità, e style, stile. Hazen sostiene che, per avere successo in una professione, non è importante solo quello che sai fare (skill), ma anche il modo in cui lo fai (style)». Ancora qualche dubbio? Provate a rispondere al test di Bruce Hazen: scoprirete qual è il tema più cruciale per voi in questo momento lavorativo. E saprete se è ora di mettere in campo un piano d’azione professionale.

Leggete attentamente le domande: ce ne sono alcune (probabilmente molte) che vi sarà senz’altro capitato di porvi nella vostra realtà professionale. Spuntatele e poi osservate quale delle tre colonne ha il maggior numero di occorrenze. Un consiglio: non guardate in fondo al test, prima di eseguirlo. Potrebbe condizionare le vostre risposte.

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?

Perchè non capiscono il mio punto di vista?

Perchè il boss si è trasferito?

Riuscirò ad usare le mie capacità, qui?

Ho usato tutti i mezzi di comunicazione a mia disposizione?

Perchè i senior si sono spostati in un altro team?

Perchè non mi diverto più?

Ho chiesto agli altri idee e punti di vista alternativi?

Perchè hanno cambiato l’organizzazione del team senza interpellarci?

Perchè ciò che per me prima era una sfida, ora non lo è più?

Ce la posso fare a ricoprire tutti questi ruoli?

Perchè l’azienda non cerca nuovi clienti?

E adesso cosa succederà?

Ma in fondo, cos’è per me il successo?

Come faccio a crescere di livello, se quel posto è già occupato?

Dov’è l’orizzonte? E dove sta la sfida?

Il team riuscirà a lavorare con il mio stesso stile?

Se mi proponessero una promozione, l’acceterei?

Nel mio ruolo sto perdendo terreno?

Come posso crescere, se non sono abbastanza competente?

Sopravviverà questa organizzazione?

È arrivato il mio momento di diventare un grande manager?

Perchè le nuove leve non mi interpellano?

Come potrei aumentare il controllo della situazione attuale?

Sono in grado di gestire le mie responsabilità o dovrei cambiare business unit?

Come potrei incrementare la mia autorevolezza coi colleghi più anziani?

Il mio lavoro potrebbe essere svolto da chiunque?

C’è ancora qualcosa da imparare qui?

Sono critico con gli altri perchè lo sono con me stesso?

Perchè non mi sento parte della “tribù”?

Ho imparato già tutto quello che potevo, in questo ruolo?

Come posso migliorare la comunicazioe con gli altri, conoscendoli come li conosco?

Dato che lavoriamo meglio senza capo, perchè mai dovrei ambire a essere il boss?

Perchè ne stiamo parlando ancora? Non avevamo già definito la faccenda?

Totale

Totale

Totale

Adapt your style

Move out

Move up

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WEB

La forte presenza sul web è un aspetto vincente del network di Panorama, con il sito del magazine ma anche con Panoramauto.it, Icondesign.it e Iconmagazine.it. Un mondo online dove le news, ma anche la moda, lo stile, il design e i motori attirano ogni giorno una grande audience.

POLO DEL LUSSO

Due testate upmarket che raccontano il lifestyle contemporaneo: moda, stile, design e le loro contaminazioni. Icon e Icon Design rappresentano l’universo più ampio di Panorama, la sua capacità di intercettare la contemporaneità e di rappresentare target diversi.

EVENTI

Panorama d’Italia è un viaggio alla scoperta delle eccellenze del made in Italy. Un format di successo che conferma per l’edizione 2018 nuove sfide e nuove città da scoprire con l’obiettivo di raccontare il meglio dell’Italia attraverso le storie di personaggi dell’attualità, dell’imprenditoria, del cinema, della letteratura, della musica, dell’enogastronomia e dell’innovazione. Dopo aver toccato 45 città, raggiunto 20.000.000 di persone con 550.000 partecipanti agli eventi e 373.000 utenti social raccogliendo tra il pubblico di tutta Italia e dal mondo consensi e riconoscimenti con il 2018 il tour di Panorama d’Italia giunge alla sua quinta edizione.

Panorama è molto più di un leader storico nell’informazione italiana. È un network multicanale che vive nel quotidiano l’evoluzione della nostra società. E che sa, attraverso le sue molteplici emanazioni, ispirare e coinvolgere una vasta audience composta da target anche diversi tra loro. Ma che hanno in comune il dinamismo e la visione di un’Italia che vuole ritornare protagonista.


VITA DA MANAGER

«Il fitness per me è una religione. Ma nella vita serve applicazione» Vito Scavo è il nuovo re del fitness in Europa. Coo del colosso McFit e partner alla pari della branch italiana, è un manager che s’è fatto tutto da solo, applicando alla carriera una ferrea disciplina sportiva di Germana Cabrelle e alla determinazione per il raggiundalla provincia di Bari e stanziati nel Baden gimento di un risultato si aggiunge Württemberg, nel Sud della Germania), Scala premeditazione, ossia quella preparavo ha fatto della sua passione per il fitness zione accurata e intenzionale che precede, un’attività professionale, a coronamento di convoglia e rafforza il mantenimento della una strategia mirata. Nel suo passato c’è concentrazione sull’obiettivo, il buon esito infatti un’esperienza da campione europeo è pressoché assicudi kickboxing e kaMCFIT È LA PIÙ GRANDE CATENA DI rato. Un principio da rate, ma l’obiettivo CENTRI FITNESS IN EUROPA CON 1,7 performance spormai nascosto è stato MILIONI DI ABBONATI E 280 CENTRI tive applicato con sempre quello di diDI CUI 29 IN ITALIA successo nel mondo ventare un imprenmanageriale. Ecco riassunta la storia di Vito ditore. La prima palestra, l’ha aperta a 19 Scavo, 43 anni, da un mese Chief Operatianni. Oggi l’azienda di cui è Coo e titolare al ve Officer su scala globale di McFit, la più grande catena di centri fitness d’Europa, di cui è comproprietario della filiale italiana assieme al suo fondatore, il tedesco Rainer Schaller. Perfetta incarnazione del “self-made-man” (è figlio di immigrati provenienti

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50%, è un colosso mondiale delle palestre, con 4 mila dipendenti in tutto il pianeta, 1,7 milioni di abbonati e 280 centri, di cui 29 in Italia (che occupano 200 persone). Del “modello McFit” – palestra low cost ma basate su qualità e attenzione al design e alla community – l’imprenditore di origini pugliesi se n’è innamorato una quindicina di anni fa, al punto da presentarsi un giorno ai vertici aziendali con il curriculum per ottenere in cambio, all’epoca, un cordiale rifiuto. Amareggiato ma non demotivato, ha iniziato, con determinazione feroce, a stu-


SCHALLER: MCFIT HA UNA FILOSOFIA MOLTO PARTICOLARE E, IN QUESTO, VITO SCAVO È INVINCIBILE diare format e potenzialità dei centri fitness Vito Scavo, che vive tra Treviso e Berlino, McFit per rendere possibile l’allenamento a non solo ha assunto la gestione operativa qualsiasi livello ma a prezzi supercompetidi McFIT Global Group, ma da quest’anno tivi. Un’immersione totale nel mondo McFit è anche partner alla pari di McFIT in Italia, la sua, tanto da portarlo a tornare in Italia dove ci sono in tutto una trentina di palestre per clonare il concept delle palestre fondate aperte che inglobano, ovviamente, anche le da Schaller e aprire una catena di strutture prime 14 di Scavo, continuando un piano simili in tutto e per tutto a quelle tedesche d’espansione lungo tutto lo stivale: entro – umix di arte contemporanea e mood etico la fine dell’anno saranno 3 le nuove apertu– per disposizione degli ambienti, materiare, a Bologna, Torino e Roma. Da parte sua li e arredi, business model. Nel 2011, Nello Rainer Schaller, 49 anni, nella carica di Ceo Scavo riesce ad inaugurare a Treviso “Hapalla guida della multinazionale tedesca da py Fit” che in soli 3 anni, arriva a contare 14 lui fondata, su Scavo ha un’idea precisa: «In centri in tutta Italia e a fatturare 9 milioni di passato ho avuto collaboratori di alto livello, euro. Forte dell’espema mai con nessuno NEL 2011 AVEVA FONDATO A TREVISO rienza maturata, nel di loro mi sarei sen“HAPPY FIT”, CHE IN TRE ANNI ARRIVA 2014 torna in Ger- A CONTARE 14 CENTRI IN TUTTA ITALIA tito tanto sicuro da mania a ribussare le arrivare a compiere E A FATTURARE 9 MILIONI DI EURO porte di McFIT Global questo passo. La noGroup con una proposta di quelle che non stra azienda ha una filosofia molto particosi possono rifiutare: «questa è la mia catena lare che è fondamentale aver interiorizzato di palestre, queste sono le mie credenziali, per poterla portare avanti con successo. E voi potete semplicemente sostituire l’insesu questo punto, Vito Scavo è invincibile». gna e diventano McFit». Tutto premeditato, Vincente come la prerogativa di McFIT: appunto. «È stata un’operazione borderquella di offrire palestre di alto livello, dal line» ammette oggi Scavo, «poteva anche design d’avanguardia, con una vasta scelta non riuscire, invece ho fatto bingo». Già, di allenamenti, ma ad un prezzo popolare. perché da allora l’integrazione della catena Oggi i centri sono 250 in cinque diversi pain McFIT Global Group e l’ingresso nel grupesi d’Europa, aperti 365 giorni l’anno e acpo come braccio destro di Schaller, si sono cessibili dagli abbonati con una sola memmaterializzati in rapida successione. Oggi bership card.

C’È SEMPRE UNA STRADA Vito, l’Italia costituisce il terzo mercato in Europa per il fitness e sta vivendo ancora una parabola ascendente. Come si spiega tanto successo costante e continuo? Venticinque anni fa il fitness era quasi ad esclusivo appannaggio di chi faceva gare di body building e aerobica mentre oggi è parte imprescindibile della salute quotidiana, dello stare bene, oltre che in forma. Non si può più farne a meno poiché se facciamo esercizio fisico abbiamo meno problemi di peso, cardiaci e muscolari. E il successo di McFit da cosa è dato? Dal punto di vista del cliente McFit è un modello di successo perché c’è un’altissima qualità di prodotto, con un’assistenza di livello, oltre alla cura del design degli ambienti e tutto questo a fronte di un prezzo mensile molto basso, direi imbattibile. Dal punto di vista aziendale interno, il successo è dato dall’essere una grande famiglia e questa etica è la nostra autenticità che ci rende unici, direi inimitabili. Una palestra la puoi copiare da un’altra, ma un carattere no, perché come i caratteri è unico e originale. E McFit si distingue per questo e le nostre strategie future si concentreranno a rafforzare questi aspetti. Il tuo successo personale, invece, come lo riassumeresti, in un motto sportivo? Credo che la risposta sia di non fermarsi, di non arrendersi davanti a un risultato debole, di non scoraggiarsi al primo no. “Continua. Perché c’è sempre una strada”.

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VITA DA MANAGER

Manager in gara per vincere se stessi. E le Dolomiti Domenica 1 luglio novemila cicloamatori al via. Tra gli altri, Mario Greco, Rodolfo De Benedetti, Francesco Starace, Alberto Sorbini

di Luca Vitale ovemila cicloamatori selezionati con sorteggio su quasi 33mila richieste provenienti da oltre 90 Paesi si affronteranno domenica prossima sui tre percorsi della 32esima edizione della Maratona Dles Dolomites (più nota come Maratona delle Dolomiti), la gara di ciclismo per appassionati più bella al mondo. Un evento mondiale con la metà dei pettorali disponibili riservati ai concorrenti stranieri e unica gara per cicloamatori ad avere la diretta Rai e percorso completamente chiuso al traffico. La prima edizione nel 1987, lunga 175 chilometri, vide al via solo 166 temerari. La faticosa cavalcata sulle montagne patrimonio dell’Unesco non mostra quindi segnali di crisi, ma anzi cresce anno dopo anno grazie all’ottimo lavoro del Comitato

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UN’IMMAGINE DEL GRUPPO NELL’EDIZIONE 2017. SOTTO, LUCA VITALE, AUTORE DI QUEST’ARTICOLO, IN AZIONE

organizzatore – capitanato dal poliedrico albergatore di Corvara Michil Costa - e garantisce un considerevole indotto turistico in un periodo ancora di bassa affluenza. Partecipanti e accompagnatori occuperanno 15mila posti letto in alberghi e residence della Val Badia e zone confinanti per tre notti di media. Chiaramente gli stranieri provenienti da più lontano si trattengono anche per una settimana partecipando agli eventi collaterali promossi in occasione della Maratona (questo spiega anche perché la metà dei pettorali è riservato a loro). Dall’indotto turistico a quello industriale, al via della Maratona è schierato un valore di 45milioni di euro, calcolato moltiplicando 5.000 euro - valore di una bicicletta di medio alto livello, ma i prezzi possono superare

TRE PERCORSI PER EMULARE I CAMPIONI DEL GIRO D’ITALIA Sono tre i percorsi della Maratona Dles Dolomites con start fissato per tutti i concorrenti da La Villa in Val Badia alle 6,30 e poi ogni corridore sceglierà il percorso in base al proprio stato di forma e allenamento. L’arrivo è, come per la partenza, comune ai tre tracciati ed è posizionato a Corvara. Si tratta comunque,

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anche per il percorso più abbordabile, di un tracciato impegnativo per via del dislivello da superare. Il percorso più corto (55 km per 1.780 metri di dislivello) si snoda sul classico giro del Sellaronda o dei quattro passi: Campolongo, Pordoi, Sella e Gardena. I Corridori che dopo il primo passaggio a Corvara proseguiranno

anche i 10.000 euro, per i 9.000 iscritti -. A questa cifra va aggiunto tutto l’indotto relativo all’abbigliamento sportivo, dalle scarpe ai caschi e quello relativo a integratori, barrette e altro ancora. Tra i partecipanti alla Maratona, numerosi i vip praticanti ciclismo come Rodolfo De Benedetti (Cir), Francesco Starace (Enel), Mario Greco (Zurich) e Alberto Sorbini (Enervit).

per il percorso medio (106 km per 3.130 metri di dislivello) scaleranno dopo i quattro passi una seconda volta il Campolongo per poi affrontare il Falzarego da Cernadoi e il Valparola. I più allenati che opteranno per il percorso lungo (139 km per 4.230 metri di dislivello) dovranno affrontare un vero tappone dolomitico

da Giro d’Italia. Infatti dopo il secondo passaggio sul Campolongo, si dovrà superare il Colle di Santa Lucia, il Giau, il Falzarego da Pocol e il Valparola. Lungo i tre percorsi a gestire la sicurezza dei partecipanti (la Maratona delle Dolomiti si svolge comunque con traffico completamente chiuso) sono schierati oltre mille volontari.


a cura di Autoappassionati.it MOTORI

Wrangler, l’icona che cambia pur restando fedele al glorioso passato Giunta alla quarta generazione, la Jeep mantiene quel sapore avventuroso che si sposa con le esigenze di un pubblico nuovo e curioso: quello dei manager

di Guido Casetta a Nuova Jeep Wrangler arriva alla quarta generazione ed è pronta ad approdare sul mercato italiano con alcune modifiche. Il design è immediatamente riconoscibile, contraddistinto da linee scolpite e dai tradizionali tratti stilistici del marchio americano, oltre agli elementi funzionali che da sempre caratterizzano l’icona Jeep: dai fari circolari alla griglia a sette feritoie. Il design esterno è fiero e robusto, con la linea di cintura abbassata e finestrini più grandi che assicurano una visibilità migliorata, soprattutto quando si affronta un percorso offroad. Il team di design Jeep ha conferito alla leggendaria griglia a sette feritoie un look più moderno, in cui i listelli esterni si intersecano con i fari, rendendo così omaggio al leggendario modello CJ, mentre la parte superiore è leggermente inclinata all’indietro, a vantaggio dell’aerodinamica. Negli allestimenti Sahara e Rubicon, i fari e i fendinebbia a LED (disponibili a richiesta) sono dotati di una luce bianca estremamente nitida. Le luci diurne e gli indicatori di direzione anteriori a LED sono posizionati sulla parte anteriore dei passaruota trapezoidali. Anche i tradizionali fari posteriori dalla forma quadrata possono montare a richiesta luci a LED. Il nuovo tetto ad apertura elettrica Sky One Touch consente – sempli-

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ECCO LE DUE ANIME DELLA NUOVA JEEP WRANGLER

namento, che rimane fedele alla tradizione del marchio, presenta forme pulite e linee scolpite, le quali si abbinano perfettamente al design orizzontale del cruscotto, con finiture che variano in base all’allestimento. Il quadro strumenti propone una superficie morbida al tatto, con cuciture a vista sull’alcemente premendo un pulsante – il ripiegalestimento Sahara, mentre al centro, tra mento completo della copertura in tessuto contagiri e contachilometri, spunta un nuodel tetto. Spazio anche all’hard top modulavo schermo multifunzione a colori. Al centro re Freedom Top che è di facile utilizzo gradella plancia si riconferma, come sugli altri zie alla sua struttura a tre pannelli (oggi più modelli della gamma, il display touchscreleggeri) con chiusure che semplificano le en fino a 8,4 pollici, che integra le funzioni operazioni di smontaggio e montaggio. Mirrorlink, Apple Sulla versione SahaGRANDE ATTENZIONE PER I DETTAGLI CarPlay e Android ra è disponibile il pacchetto Overland, INTERNI ED ESTERNI, COME LUCI A LED Auto. I pannelli delle TETTUCCIO APRIBILE E UN OCCHIO porte lato guidatore che comprende cerDI RIGUARDO ALLA CONNETTIVITÀ e passeggero anteriochi da 18”, griglia in re, rivestiti in vinile, sono morbidi al tatto e tinta carrozzeria con finiture lucide, cornici presentano braccioli più lunghi, a beneficio dei fari Bright, copri ruota di scorta rigido in del comfort dei passeggeri. tinta carrozzeria e logo Overland. All’escluDa sempre questa vettura si contraddistinsiva caratterizzazione esterna corrispondogue per la sua elevata funzionalità e per la no interni in pelle e luci a LED. capacità di consentire di vivere l’avventura L’abitacolo offre uno stile autentico Jeep, nella massima semplicità. La nuova Jeep versatilità e una serie di funzionalità intuiWrangler non fa certo eccezione e presenta tive, oltre a un ambiente più confortevole ed numerose soluzioni portaoggetti, tra cui le elegante, grazie anche a nuove superfici canuove tasche sulle porte, i portabicchieri e ratterizzate da una qualità superiore dei manumerosi ulteriori scomparti per custodire teriali e delle finiture. In dettaglio, la plancia oggetti. è protagonista di un importante ammoder-

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Media partner

9^ edizione

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Treasury Finance 21 Settembre 2018 Treasury Evolution è la vecchia e nuova frontiera per affrontare il mercato e il business in modo strategico per l’azienda; partecipa al FORUM DAY e scopri quali strumenti adottare per affrontare l’evoluzione!

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IL CARTELLONE DELL’EDIZIONE 2018 DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO, CONCLUSASI A GIUGNO, CON ALCUNI DEGLI CHEF TICINESI PROTAGONISTI E AL CENTRO IL PATRON DANY STAUFFACHER

NON È PECCATO I PIACERI CHE FANNO BENE “...e poi il piacere” si chiama questa sezione. Perchè trattarsi bene, concedersi pause piacevoli dopo e durante il lavoro, non solo non è peccato, ma anzi è necessario. A maggior ragione ora che siamo nella bella stagione. E quindi buon cibo, ottimi drink, bei posti, un pò di lusso, per chi può permetterseli. Non basta, ma di sicuro... aiuta

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SPIRITI 100% ITALIANI LA RIVINCITA DEL NOSTRO GIN ARRIVA NEL MOMENTO PIÙ “IN” DEL DISTILLATO

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IL LUSSO IN MOSTRA IL PROF. STEFANO ZECCHI PRESENTA L’ESPOSIZIONE INCENTRATA SUL BELLO

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

IN TICINO SI PUNTA SUI SAPORI, E L’ALTA CUCINA SI FA BUSINESS

Da dodici anni, “S. Pellegrino Sapori Ticino” porta nella Svizzera italiana il meglio dell’haute cuisine mondiale in un ricco calendario fatto di cene stellate ed eventi esclusivi, per un festival gourmet di respiro europeo di Francesco Condoluci om’è nato tutto questo? Per gioco, ov-

svizzero-tedesco e madre veneta emigrata in Canton Ticino, è riuscito a portare «qualcosa fatta. E con questa sono dodici. È stanco ma di mai visto sulle tavole svizzere»: ovvero l’alraggiante: la sua creatura “S.Pellegrino Sapori ta ristorazione internazionale. Che ogni anno Ticino” ha chiuso anche l’edizione 2018 con sbarca qui, coi suoi mattatori pluristellati numeri da capogiro: 21 eventi, 27 le stelle (tra i tanti Massimo Bottura, Norbert NiederMichelin portate in kofler, Annie Féolde, IL PATRON DANY STAUFFACHER: dote dagli chef protaMauro Colagreco, giu«RISTORANTI STELLATI E ALBERGHI gonisti, 19 le location sto per fare qualche INSIEME PER DAR VITA A UN EVENTO CHE coinvolte, tra le più VALORIZZA LE ECCELLENZE TICINESI» nome) per far vivere suggestive di tutta la ai ticinesi serate gourSvizzera, circa 3 mila partecipanti alle serate met d’eccezione direttamente sul loro terriin cartellone (per un prezzo medio che va dai torio, negli hotel e nei ristoranti più glamour. 70 franchi svizzeri delle serate lounge ai 290 «Se penso a quando tutto è cominciato, quasi delle “Official Nights” con gli chef di grido fino non ci credo», racconta Stauffacher, «ero a taai quasi 400 della serata di chiusura). Ancovola con amici ed è venuta fuori l’idea di metra una volta, questo imprenditore di padre tere insieme alberghi e ristoranti per dar vita

C viamente!». Dany Stauffacher ce l’ha

«

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E POI IL PIACERE...

SAPORI TICINO

IN NUMERI

12 EDIZIONI 210 STELLE

MICHELIN

2000 PUNTI GAULT&MILLAU

3.000 OSPITI

PER OGNUNA DELLE ULTIME EDIZIONI

IL “FIORE DI PIETRA” (MONTE GENEROSO) HA OSPITATO LA CENA CHE HA VISTO AI FORNELLI LO CHEF TRISTELLATO NORBERT NIEDERKOFLER

ad un evento in grado di valorizzare l’ospitalità e le bellezze del Ticino». Oggi Stauffacher è Ceo, oltre che founder, di una kermesse che a partire dal 2007 è cresciuta fino a diventare uno degli appuntamenti più attesi nel panorama enogastronomico europeo. «Ma non è cambiato solo il numero degli eventi che si è quintuplicato e l’economia che vi gira attorno, ma anche l’approccio esterno dei professionisti al festival» spiega ancora il patron, «se anni fa, nell’invitare uno chef, bisognava spiegargli cosa fosse S.Pellegrino Sapori Ticino, oggi non è più necessario. I grandi cuochi

DANY STAUFFACHER, CEO DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO

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ci conoscono, il pubblico ci segue, insomma il label cammina con le sue gambe. C’è una cosa che, però, non è cambiata: la passione con cui si costruisce questo festival. Passione per la cucina, per i vini e per il nostro territorio, che nel nostro evento trova un ottimo strumento di promozione oltreconfine». Quindi il festival è anche una leva per valorizzare il food&wine ticinese ? Ogni anno, S.Pellegrino Sapori Ticino inizia con alcune cene nella Svizzera francese e tedesca. In queste occasioni, sono i grandi chef ticinesi a cucinare per il pubblico oltre Gottar-

IL NOSTRO FESTIVAL È UN BIGLIETTO DA VISITA GOURMET PER TUTTO IL TICINO

2018

21 EVENTI | 38 PARTNER 19 LOCATION COINVOLTE TRA TICINO E SVIZZERA

270 EURO COSTO CENA

do, portando l’eccellenza gastronomica al di fuori dei confini cantonali e facendo letteralmente innamorare i commensali della cucina più “mediterranea” della Svizzera. I menu dei cuochi vengono accompagnati da ottime etichette di casa nostra, completando così l’esperienza enogastronomica a 360°. In questo modo, il festival si trasforma in un biglietto da visita gourmet dell’intero Ticino, regalando un assaggio di quello che si può sperimentare tra ristoranti e cantine del nostro splendido cantone. L’enogastronomia racconta la storia di un territorio meglio di mille parole. Il vostro è un vero modello turistico. La gastronomia può diventare anche qui un driver del turismo, come in Italia? L’Italia in questo settore è stata un’apripista, ma oggi anche il nostro territorio si muove

LA TIMELINE


in questo senso e sempre più spesso. Per quanto riguarda S.Pellegrino Sapori Ticino, è un piacere sentirvi dire che si tratta di un modello turistico. Abbiamo lavorato moltissimo per riuscire a far emergere l’eccellenza dell’enogastronomia, che è davvero notevole. E i numeri? Quali sono quelli che meglio rappresentano l’impatto del festival sull’economia della Svizzera Italiana? Direi i circa 3.000 ospiti in media durante ciascuna delle ultime edizioni, i 38 partner nel 2018, le 30 location coinvolte tra Ticino e Svizzera, con importanti ricadute sia economiche che a livello occupazionale. S. Pellegrino Sapori Ticino è nato con questo intento: rivitalizzare un periodo di “bassa stagione” per il settore alberghiero e della ristorazione. E poi c’è la nostra rassegna stampa, di cui una corposa sezione riguarda quella estera, cresciuta di pari passo con il festival. Il Ticino e la sua enogastronomia come meta turistica sono stati valorizzati dai media internazionali per un valore, nel 2017, pari a 1.700.000 franchi.

2007

Prima edizione: i protagonisti sono Serge Vieira, Robert Speth, Karl Baumgartner, Roland Trettl, Marcus Lindner

2008

Partecipano alcuni tra i più grandi chef italiani: Morelli, Cannavacciuolo e Niederkofler

E A SETTEMBRE LUGANO SARÀ LA “CITTÀ SVIZZERA DEL GUSTO” A Dany Stauffacher abbiamo chiesto anche un’anticipazione su Città del Gusto 2018, la manifestazione che quest’anno, a metà settembre, vedrà Lugano diventare la capitale svizzera dell’enogastronomia (la scelta ricade a rotazione tra le città principali della confederazione elvetica). S. Pellegrino Sapori Ticino sarà uno degli appuntamenti di spicco di questa attesa kermesse nazionale. «Lugano Città del Gusto sarà un evento unico e, non lo nego, una delle grandi sfide che la città dovrà assolutamente vincere - ha ammesso Stauffacher - non è un caso che io dica “la città”, perché questa dieci

2015

2009

giorni a settembre è stata pensata e studiata per la popolazione. Troppo spesso siamo abituati a pensare alla “cultura” come una sfera di cristallo al di fuori della vita di tutti i giorni. Lugano Città del Gusto, con i suoi tantissimi eventi tra il 13 e il 23 settembre, dimostrerà quanto la cultura del cibo e di tutto il mondo che ruota attorno al settore agroalimentare, faccia parte della nostra quotidianità. La parte più “didattica” della manifestazione insegnerà ai luganesi e non solo i prodotti attraverso workshop, laboratori e incontri. La sezione più artistica racconterà al pubblico il passato, il presente e il futuro del

L’anno del World’s Top Chef: in Ticino sbarcano 8 chef dei migliori 51 ristoranti al mondo

2016

cibo, con un’incursione nel “teatro magico” della Compagnia Finzi Pasca. Diversi progetti di Lugano Città del Gusto sono stati sviluppati in collaborazione con il mondo accademico locale: l’Università della Svizzera Italiana, l’Accademia di Architettura dell’USI, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Insomma, cultura e gastronomia andranno decisamente a braccetto a Lugano Città del Gusto. L’edizione appena conclusa di S.Pellegrino Sapori Ticino è stata ricca di spunti e cultura come non mai proprio perchè il 2018 è l’anno che vedrà Lugano diventare Città svizzera del Gusto». Per il decennale vengono coinvolti 10 chef “tristellati” come Bottura, Cerea, Annie Féolde per un totale di 61 stelle

È l’edizione della svolta: Sapori Ticino diventa S.Pellegrino Sapori Ticino. Il più conosciuto e storico marchio di acqua minerale lega il suo nome alla manifestazione regalandole la visibilità a livello mondiale

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E POI IL PIACERE...

Gin, lo “spirito” di ogni cocktail che ha conquistato il Belpaese

Sul fatto che sia il distillato del momento non ci sono dubbi. Nel mondo, ma anche in Italia, dove le etichette hanno superato il centinaio. Per moda, ma anche per recuperare antiche tradizioni quasi dimenticate… di Maurizio Maestrelli ensate a un cocktail. È facile che il primo nome che vi viene in mente contenga anche del gin. Generazioni di italiani, ma non solo loro, hanno ricevuto il loro “battesimo del fuoco” nel mondo degli alcolici con un semplicissimo Gin Tonic. Ci piacerebbe dire che il successo mondiale del distillato a base di ginepro è come gli amori. I primi non si scordano mai. Sarà… resta comunque il fatto che negli ultimi anni il gin ha messo a segno un vero e proprio ritorno di fiamma che stupisce anche i professionisti del settore. Al fianco dei big player, nomi storici come Beefeater, Tanqueray, Bombay Sapphire, Gordon’s, Bosford, tutti saldamente in mano alle multinazionali, sono spuntati centinaia, addirittura migliaia di piccoli produttori che sono riusciti a ricavarsi una piccola, ma remunerativa, nicchia

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di mercato. Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici: da un lato il gin non è mai scomparso dalla scena mondiale, la sua classicità è immune da crisi profonde e la sua versatilità nella mixology è costruita sulla roccia di cocktail immortali come il Martini e il Negroni. D’altro lato il gin si può fare in diversi modi: la via tradizionale passa certamente attraverso la distillazione, ma ci sono in commercio diversi, alcuni pure molto buoni, gin “compound” che si ottengono dall’infusione delle cosiddette “botaniche” in un distillato neutro, di norma vodka, già pronto. Il che, ovviamente, facilita il processo e accorcia i tempi. Infine, il gin è da sempre un prodotto internazionale, conosciuto e consumato in tutti i continenti e con un bacino di pubblico enorme. A tutti questi fattori, che hanno co-

stituito il terreno fertile per il suo “rinascimento”, si sono aggiunte infine le maggiori caratterizzazioni, se vogliamo personalizzazioni, e una buona dose di marketing da parte dei nuovi produttori. In questo panorama estremamente dinamico, dove una giovane azienda inglese come Bulldog Gin è stata recentemente acquisita dal Gruppo Campari per ben 55 milioni di euro, gli italiani non sono rimasti alla finestra e oggi i gin tricolori hanno superato il centinaio di etichette. Per esigenze di mercato? Certamente sì, ma come ha bene scritto Fulvio Piccinino nel suo appena pubblicato “Il Gin Italiano”, la storia del gin nel nostro Paese è molto lunga. Piccinino ha studiato testi alchemici del Cinquecento e libri di liquoristica rinascimentali. «Ho scoperto che nel 1555», spiega, «Alessio Piemontese, uno scrittore e cartografo italiano, scrive di una preparazione a base di ginepro con caratteristiche simili al gin moderno». «Considerato che la preparazione descritta da Piemontese», aggiunge Piccinino, «prevede la distillazione e che tra gli ingredienti quali scorze di cedro, anice e semi di finocchio, le bacche di ginepro sono per quantità il componente più importante, penso si possa sostenere che, probabilmente, il primo gin moderno sia italiano».


Ne consegue che quella che i produttori itatura non comparabile a quella dei “caterpilliani stanno oggi alimentando sia una vera lar” del settore, il Marconi 46 oggi viaggia in e propria riscossa. Jacopo Poli, vicentino e circa trentotto Paesi oltre all’Italia e cresce discendente di una famiglia che produce ogni anno (+6% a marzo 2018 sullo stesso grappa dal 1898, si è messo a produrre gin mese dell’anno precedente). nel 2015. «In realtà producevamo un LonPoli non è solo nella riscossa del gin italiadon Dry già negli Anni Cinquanta ma non no. Le condizioni per sviluppare prodotti di l’ho mai assaggiato», confessa, «e quando eccellenza, del resto, ci sono tutte. La magsiamo ripartiti non l’abbiamo preso a rifegior parte delle botaniche utilizzate nei gin rimento. La nostra è stata una sfida e, somoderni sono di origine mediterranea e lo prattutto, un’idea. stesso ginepro, quello LEGGENDO CARTE DEL 1500 SI PUÒ Ovvero quella di della miglior qualità, IPOTIZZARE CHE IL GIN SIA NATO IN ricreare i profumi e arriva da certe zone ITALIA. OGGI, OLTRE ALLA MODA, INTORNO le sensazioni che redella Toscana. AL DISTILLATO C’È GRANDE ATTENZIONE spiravo camminando Lo sanno bene e da con mio padre nei boschi dell’altopiano di tempo i produttori inglesi che usano anche Asiago. Ci abbiamo messo due anni con un la liquirizia calabrese e altre erbe aromatinumero di tentativi imprecisato per definire che, radici e bucce di agrumi tricolori che la ricetta poi, alla fine, è nato Marconi 46». compongono spesso, in quantità differenti Che ha un tratto distintivo marcato, una rida prodotto a prodotto, il mosaico aromaconducibilità a un territorio ben precisa, ma tico di un gin. È certamente ancora troppo eleganza e pulizia che gli garantiscono quelpresto, ma in futuro non ci si dovrà stupire la versatilità ricercata dai barman di tutto il se, al fianco della grappa, anche il gin sarà mondo e autentico pilastro del successo del considerato il distillato bandiera del Belgin. Con una produzione recente e una tirapaese.

E IL MADE IN ITALY AVANZERÀ, PAROLA DI BARMAN «Forse il primo gin a fare da spartiacque e ad accendere la miccia del fenomeno è stato Hendrick’s che ha cominciato a distinguersi prima negli Usa e poi in Spagna, che va considerata come la porta d’ingresso della nuova moda del gin in Europa. Da quel momento in poi è stato un crescendo…». A parlare è Samuele Ambrosi (nella foto), barman, titolare del rinomato Cloakroom di Treviso e docente Campari Academy. Un bravo barman ormai fa girare qualche decina di etichette nel suo locale, casi eccezionali arrivano

a superare il centinaio e addirittura sono nati dei bar interamente dedicati al distillato a base di ginepro. Come i Botanical Club a Milano, la Gineria a Padova e a Mirano, in provincia di Venezia, il Gin Corner a Roma. «Il mercato è pieno di etichette diverse», commenta Ambrosi. «L’offerta è enorme, ci sono moltissimi gin interessanti ma altri che pur avendo un profilo organolettico affascinante pagano un’eccessiva caratterizzazione che li penalizza nella mixology. Ma anche se, prima o poi, si assisterà

a una stabilizzazione del fenomeno, l’offerta non tornerà ai livelli pre-moda e i gin che resteranno sul mercato saranno decisamente un numero più elevato e non saranno solo quelli in mano ai grandi gruppi». Ergo, spazio di manovra e di crescita anche per i gin made in Italy e non solo sul mercato interno.

PROVATI PER VOI GIASS L’idea è nata tra cinque amici con un alambicco da tre litri di portata, diciotto diverse botaniche e un senso innato per il design. Una base classica di ginepro, coriandolo e angelica sulla quale s’innestano note fruttate, minerali, floreali, citrate e legnose. Prezzo al pubblico: 40 euro (bottiglia da 50 cl)

MARCONI 46 Da una storica famiglia di distillatori veneti arriva questo gin da alambicco a bagnomaria sottovuoto. L’uva Moscato e la menta, ma soprattutto il pino mugo e il pino cembro gli donano un timbro unico e distintivo. Prezzo al pubblico: 29,50 euro (bottiglia da 70 cl)

RIVO GIN La pratica del foraging, ovvero la raccolta manuale di erbe spontanee, è alla base di questo gin del lago di Como. Melissa, timo serpillo, santoreggia e pimpinella donano un bouquet unico. Prezzo al pubblico: 37 euro (bottiglia da 50 cl)

GINEPRAIO Materie prime tutte certificate toscane e biologiche, dal grano coltivato nella zona del Mugello alle sette botaniche, oltre al ginepro anche rosa canina ed elicriso, raccolte tra la Maremma al Chianti. Prezzo al pubblico: 35 euro (bottiglia da 50 cl)

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E POI IL PIACERE...

La scienza della bellezza insegna che non è lusso solo ciò che luccica Stefano Zecchi, già assessore alla cultura del Comune di Milano, parla della mostra da lui organizzata a Palazzo Reale a Milano dedicata alla bellezza. Ma anche della vita cambiata dal “lusso della paternità” di Susanna Messaggio iamo seduti in un tavolino di un bistrot, all’interno di Palazzo Reale. La luce entra da una finestra del soppalco del locale, arredato sapientemente da un architetto, e l’ambiente è confortevole. Le librerie ricordano un salotto; in una Milano sempre affollata, c’è il rumore del silenzio. Lunghi serpentoni di turisti in fila visitano il Duomo, la nostra cattedrale, e dalla parte opposta si intravedono i tecnici che lavorano alla mostra del lusso che reca la sua firma: quella del prof. Stefano Zecchi, filosofo, intellettuale, scrittore, giornalista, accademico, docente di Estetica ed ex assessore alla cultura del Comune di Milano. Sono passati tanti anni da quando all’Università, bisognava inseguirlo, mentre come un anti-

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co filosofo diffondeva il sapere tra i portici della Statale, scortato da un nugolo di ragazze curiose ed affascinate. Ora è seduto davanti a me. Ha lo stesso viso, la stessa aria TROPPO SPESSO ALCUNI MANUFATTI SONO POSSEDUTI DA PERSONE PRIVE DI SENSIBILITÀ, ANCORATE AL CONCETTO DI OSTENTAZIONE E CON ANIMO KITSCH

da pensatore. Entusiasta mi racconta: «Sai ho creato una Fondazione con il mio nome. Si tratta di un’Accademia Internazionale di Scienze della Bellezza. Dove tengo corsi di formazione, creo eventi e sviluppo mostre culturali, come questa che partirà da Palazzo Reale l’11 luglio per proseguire fino a febbraio. Ho proposto stanze che parlino del

lusso». Un tema già trattato nel libro: “Il lusso. Eterno desiderio di voluttà e bellezza”.

Come mai Professore tanta attrazione per il lusso? Che cosa rappresenta per lei? Quando pensiamo al lusso, immediatamente ci chiediamo quanti soldi siano necessari per comperare un oggetto. Se poi si vagheggia sulla possibilità di vivere lussuosamente,spontaneamente ci si chiede quanto denaro sia necessario per essere ricchi. In un periodo come questo, così difficile, davvero può sembrare una provocazione. Ho esaminato i procedimenti estetici che trasformano un oggetto qualsiasi in uno simbolo di lusso. A tutto ciò si aggiunge il fatto che spesso alcuni manufatti sono posseduti da persone prive di sensibilità, anime rozze. Un oggetto non è di lusso perché ha un costo elevato, se la sensazione che esprime è Kitsch. Il lusso è aspirazione ad una bellezza rara e preziosa nella sua perfezione. Il desiderarlo è la testimonianza della volontà di migliorare la propria esistenza, di lasciarsi alle spalle una vita noiosa e ripetitiva. Non può essere ostentazione del denaro, per questo nasce la necessità di educare all’estetica, per comprendere fin da giovani cosa sia il


IL LUSSO HA ORIGINI ANTICHE COME L’UOMO. MA OGGI SI IMPONE UN “DIRITTO AL LUSSO” CHE NE CONVERTE L’ELITARISMO bello, evitando abbagli e fraintendimenti di gusto approssimativo. Il lusso ha una storia antica come l’uomo. Ha origini nelle società primitive fino ai giorni nostri. Ha un ruolo rilevante anche la moda, l’artigianato d’arte che con le proprie eccellenze, che contribuisce a diffondere il gusto e la sensibilità per tutto ciò che è bello. Per me oggi si impone la necessità di un “diritto al lusso” che ne converte il tradizionale elitarismo. Il lusso può appartenere a chi sa coglierlo. Il lusso è sapere chi sei. E la tua eleganza e la tua capacità di distinguere ti fanno essere con-

sapevole che tu puoi. Da questo imbroglio ci si difende con la cultura e con un raffinato sentimento della vita.

Si ….Sara. È la ragazza che ha fatto cadere tutte le mie difese. Io non avrei mai voluto sposarmi, avere un figlio, una famiglia. Invece Sara o meglio dire Sarà, con l’accento sulla A, mi ha sconvolto la vita e il futuro.

È stimolante questo concetto. Dunque il lusso è riconoscere chi sei? La capacità di darti un “ peso”. Di valorizzare anche Possiamo dire anche più ricco, dal l’autostima, in un mondo di persone momento che ha portato nella sua vita insicure? Federico. Ora c’è un figlio, c’è un altro Certamente. La bellezza non è data da una Zecchi o “ Zecchino” parlando di lusso e lunga chioma. Da gambe magre e pelle d’oro….. abbronzata. Bellezza è capire sia in un ogUna moglie e un figlio all’età di 55 anni è getto che in una persona, che valore abbia. un cambiamento di vita importante, per Ma questo è un lusso un pensatore libero di pochi. Bellezza è UNA MOGLIE E UN FIGLIO ALL’ETÀ DI 55 che ora ha con sé una ANNI È UN CAMBIAMENTO DI VITA anche nel viso di chi famiglia, un piccolo IMPORTANTE PER UN PENSATORE ha pianto e di chi sa ometto da “annaffiaLIBERO CHE ORA HA UNA FAMIGLIA piangere ed ora sorre” ogni giorno, anride, anche del suo stesso pianto. Bellezza che con la cultura. è anche quel che proviamo dentro che sappiamo manifestare fuori senza scomporci. Che uomo è oggi Stefano Zecchi ? Sono i segni delle carezze e dei pugni. Prima mi vedevo solo con una cerchia ristretta di amici. Un nucleo tutt’ora intoccaCome diceva Emma Watson : “Bellezza è bile. I miei confidenti con cui giocare a scolasciarsi vivere”. Professore il suo fascino è pone scientifico e a raccontarcela. Oggi quel quello di una persona che ha vissuto. Posso nucleo non si tocca. Gli amici , quegli amici, rubarle una confidenza Tra le studentesse sono una mia sicurezza, ma Sara e Federico di allora c’era Sara… sono la mia luce. Ora non voglio lavorare nei week end. Preferisco tornare a casa da loro. Questo è il mio lusso. Uscire con Federico, fino a due anni fa era determinante. Ora è un adolescente di quattordici anni e comincia a voler uscire con gli amici, per cui sta meno con me. Così ho più tempo per mettere in mostra le mie idee e costruire progetti. Fino a due anni fa ero l’amico, il pilastro, il confidente del mio bambino, poi la vita mi ha fatto capire che arriva il momento in cui devi lasciare andare le persone per tenerle più vicine a te. Lui sa che io ci sono, ma tra uomini non è indispensabile dirselo. È questo è il principio del lusso.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

RAI, VIA AL TOTONOMINE. MAZZIERE GIGI DI MAIO, ANCHE SE A DECIDERE È UN SUO OMONIMO... Tanti i nomi sul tavolo di Di Maio, cui Salvini ha dato carta bianca per quanto riguarda la Rai. Da Azzalini a Salini, da Ammirati a Di Meo, chi sono (e chi vorrebbero essere) i papabili per gli scranni all’ombra del cavallo CI SONO NOMI CHE

Fabrizio Rondolino.

per una Rai così complessa e

qualità con grandi ascolti.

CIRCOLANO FRA UN PANINO

Fra gli altri nomi, ritorna in

politicizzata.

Per lui si aprirebbero porte

E L’ALTRO PRONUNCIATI IN

auge l’ex Luigi Gubitosi che

Ma chi darà le carte sarà

importanti a Rai 1.

MODO IMPALPABILE SOTTO

però ora si occupa di Alitalia

Gigino Di Maio a cui Matteo

Ma l’altro manager fortissimo

IL GAZEBO DI “VANNI”

come commissario-guida del

Salvini ha affidato la

della rete ammiraglia è

IL BAR NOTORIAMENTE

terzetto di gestione mentre Gigi

delega Rai. A Salvini i nomi

Ludovico Di Meo, vero artefice

FREQUENTATO DA DIRIGENTI,

Bisignani, dispregiativamente

interessano poco, gli piace

dell’exploit del day time

CONDUTTORI E AUTORI RAI.

definito faccendiere da chi

fissare le regole o i profili. E a

mattutino, costantemente

Nomi che incutono timore

sopra Canale 5 in termini di

come quello di Antonio

share. Amato da Salvini e da

Azzalini, ex potentissimo capo

Berlusconi (ma con buone

dell’intrattenimento Rai oggi

sponde anche a sinistra e

passato a dirigere Telenorba

presso Giorgia Meloni) Di

che, grazie alla joint venture

Meo è considerato il vero

con altre tv locali del sud, può

successore di Teodoli a Rai

diventare l’ambito canale 10

1. Simpatico, stakanovista,

del telecomando.

Ludovico è in pole position

Di Azzalini si parla anche a

per Rai 1 mentre Maria

cena a palazzo Naiadi mentre il

Pia Ammirati sostenuta da

consigliere uscente di nomina

Vincenzo Spadafora e dall’ala

leghista Giancarlo Mazzuca

fassiniana dei renziani punta a

racconta, fra ostriche e

Rai 2. Andrà davvero così?

catalana, che il suo ultimo

Sullo sfondo si scorge un altro

libro Noi fratelli (prefazione del

manager, il vicedirettore di rai

Pontefice Bergoglio) è piaciuto

1 Gianvito Lomaglio, autore

molto al capo dello Stato

di programmi d’oro, come

Sergio Mattarella. Azzalini piace ai 5 stelle ma anche al

IN SENSO ORARIO: ANTONIO AZZALINI, INGRID MUCCITELLI, MARIA PIA AMMIRATI, VITTORIO GARRONE

Techetechetè, che fanno exploit ogni sera. Non solo: Lo Maglio

Colle, mentre l’ala sinistra

non conosce le dinamiche

proposito di identikit, attenti ad

si occupa di Porta a Porta ed

dei pentastellati ed il Pd

perenni del puzzle del potere,

alcuni manager interni Rai. I

è stato il primo a suggerire

adorerebbero vedere al posto

punta dritto su Teresa de

nomi? Stefano Rizzelli, passato

a Teodoli di affidare ad Elisa

di Mario Orfeo Fabrizio Salini,

Santis. Nel 2011 Bisignani,

da Rai 2 a Rai 1, si occupa oggi

Isoardi La prova del cuoco

ex Fox, poi plenipotenziario

storicamente amico di Daniela

della Vita in diretta estate con

mettendo a riposo dopo 18

della 7. Garbato, capace,

Santanchè e sostenitore del

Gianluca Semprini ed Ingrid

anni la over 54enne Antonella

equilibrato, Salini lavora

“potere alle donne”, mise sul

Muccitelli, con ottimi risultati.

Clerici. Antonella non ha

oggi alla Stand by me della

trono di viale Mazzini Lorenza

Insieme al capo progetto

versato troppe lagrime perchè

renzianissima Simona Ercolani

Lei. Fu un mezzo flop perche la

Alessia Sodano, Rizzelli sta

a fine anno sposa il petroliere

moglie dell’ex lothar dalemiano

Lei era forse troppo perbene

producendo un format di

Vittorio Garrone...auguri!

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