Economy Luglio 2020

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ECONOMY | ANNO IV | N.36 | MENSILE | LUGLIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 9 LUGLIO 2020

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

www.economymag.it

Luglio 2020 Euro 3,50

Banca Ifis, un nuovo brand che racconta una strategia potenziata - L’ALTRA COPERTINA

AVANTI TUTTA La pandemia è già alle spalle della grande nautica italiana che cresce a due cifre Un esempio, anche da Sud, per il made in Italy. Con un mattatore: The Italian Sea Group

Giovanni Costantino, Ceo di The Italian Sea Group, a bordo del Geco, l’ultimo nato della sua flotta di yacht da sogno

LE IMPRESE: MACCHÈ NEW NORMAL, CAMBIAMO I BUSINESS

ESCLUSIVO / Sondaggio di Rsm con Andaf ed Economy su come gli imprenditori vivono la ripartenza FABIANA DADONE

CREDITO

SOSTENIBILITÀ

«Così sconfiggeremo la piaga della burocrazia difensiva»

Le banche alla sfida del Covid chiamate a sostituire lo Stato

Col bonus per bici e monopattini il «green deal» corre a rotelline

La bella crescita di Carapelli che consolida la leadership

Laurearsi costa ma rende lo prova il Roi degli Atenei

STEFANO CUZZILLA «Per gestire la Fase 3 più manager in soccorso alla politica»

ALIMENTARE

UNIVERSITÀ




PER BANCA IFIS UN BRAND DI NUOVA GENERAZIONE Rilanciare e innovare, tenendo salde le proprie radici: il nuovo logo di Banca Ifis conferma il posizionamento dell’istituto e testimonia il suo percorso di crescita. Ce ne parla il vicepresidente Ernesto Fßrstenberg Fassio da pag. 122 a pag. 123


EDITORIALE

DALLA «MODESTIA ETICA» CI SALVI L’EUROPA

«C

apitale corrotta = nazione infetta” fu, nel ’55, il titolo di un’inchiesta di coverstory del settimanaDI SERGIO LUCIANO le L’Espresso, per la firma di Manlio Cancogni, che raccontando le malefatte dell’allora sindaco di Roma ne traeva spunto per dipingere con i colori del miglior giornalismo d’inchiesta la corruzione che serpeggiava già nel Paese. Oggi il titolo dell’inchiesta sarebbe: “Toghe corrotte = nazione infetta”. Perché quella «modestia etica» deplorata dal Capo dello Stato a proposto dello scandalo Csm, quel «dilagante malcostume» di molti magistrati, così sconvolgente da traumatizzare gli italiani e lo stesso Mattarella, sono tra i sintomi più chiari dell’infezione morale che alligna nel Paese. «Chi sono io per giudicare?», disse Papa Francesco, poco dopo l’inizio del suo pontificato, sconvolgendo i benpensanti perché volle in quel modo distinguere la difesa della morale cattolica dallo stigma che, sbagliando, alcuni cattolici ne fanno derivare contro chi quelle regole non vuole o non riesce ad applicare. Ecco: quell’interrogativo (“chi sono io...”) ricorda a tutti quanto la funzione del giudice

IL CORSIVO

debba essere elevata e eticamente credibile. Ma così in Italia non è più, da troppo tempo, nonostante la serietà e in certi casi l’eroismo di alcuni giudici. Non lo è, soprattutto, perché al di là delle abiezioni personali, l’apparato giudiziario soffre di una monumentale inefficienza, agli ultimi posti in tutte le classifiche internazionali, cui non solo ci siamo assuefatti, ma spesso ci adeguiamo approfittandone. Questa magistratura castale, lobbistica, faziosa e autoriferita non può essere riformata: la politica potrebbe farlo, costituzionalmente, ma è corrotta, sia a livello centrale che locale, e dunque ricattabile; ed è divisa. Non converge mai su alcuna linea sensata che sia capace di ridurre l’arbitrio inefficiente di quella casta al ruolo – forte, indipendente ma circoscritto – che le aveva riservato la Costituzione. Ogni volta che qualche forza politica ci prova (spesso quelle meno credibili, peraltro) ce n’è un’altra che si oppone per continuare a sfruttare speculativamente le storture del sistema e scambiare favori ergendosi a paladina di istituti nefasti come l’unicità delle carriere. «Onestà, onestà!» è stato il grido puerilmente forcaiolo al quale i Grillini hanno conquistato il Palazzo, salvo dimostrare la propria stessa vulnerabilità alle occasioni di tradimento del mandato elettorale e morale. Con una magistratura così inefficiente, come

emendare gli altri corpi dello Stato? E d’altra parte, con una politica intrallazzona, lacerata dalle rivalità preconcette, offuscata dalla demeritocrazia (meno sai, più ti distingui) e attanagliata dalla gara sulle bugie acchiappavoti, come uscirne? C’è un solo modo: con l’Europa. Ma non per scelta: per forza. Gli aiuti per il dopo-Covid arriveranno, ma non saranno gratis. Comporteranno riforme, che non sapremo fare. Passeranno dal presidio dei saldi (“se non sfori oltre il 3%, fai quel che vuoi”) al presidio dei contenuti (“fai riforme serie, e dimostrami che lo sono”). Ciò comporterà cessioni ulteriori di sovranità, sull’altare dell’indispensabile competitività dell’economia nazionale. Per questo fanno bene gli imprenditori – che pure di pecche ne hanno molte – a contrapporsi con una grinta anche più antagonista che in passato alla deriva di questa politica inconcludente che resta a sua volta in balìa di una magistratura inefficiente. Ci vuole più Europa, per uscirne, e più impresa. Perché se non altro gli imprenditori, pur se manchevoli, quando sbagliano pagano sul mercato. E sono obbligati, quasi tutti, alla competitività. Quell’obbligo che un popolo di elettori sprovveduti ha fatto dimenticare ai suoi rappresentanti politici.

ORA SIAMO A POSTO, IL GRILLO DI GOVERNO È RITORNATO QUELLO DI LOTTA

P

erché scegliere il 22 giugno un argomento cui dedicare un corsivo, sapendo che i lettori lo leggeranno in edicola quindici giorni più tardi? Solo perché si è sicuri, ahinoi, che l’argomento sarà ancora drammaticamente attuale. E l’argomento è il nefasto influsso che Beppe Grillo continua ad esercitare sulla vita politica italiana, figlio di un’infodemia che fatalmente ne propaga il pensiero come un virus, qualunque insulsaggine dica. Il fondatore del Movimento Cinquestelle - nato sulla promessa di un risanamento della politica e risoltosi in un’aggiunta di nuove negatività a quelle vecchie e non sanate – aveva riscosso

a suo tempo un qualche successo criticando Telecom per le vicende di una privatizzazione oggettivamente sbagliatissima. Ora ha voluto, da vecchio mattatore, ripescare il tema, attaccando stavolta Open Fiber, uno degli ultimi grandi investimenti pubblici utili al Paese, e predicando di fatto la rinazionalizzazione del gruppo telefonico derivato dalla vecchia Sip. Ora, senza entrare nel merito dell’epopea, giova ricordare che il Ministero dello Sviluppo Economico (e nel Conte 1 anche le Infrastrutture) sono stati stati occupati dai seguaci di Grillo fin dal primo giorno e da allora sono passati due

anni, non due mesi, senza che nessun pensiero incisivo giungesse da quel pulpito su una materia di competenza. Come si fa a uscire dal ruolo di governo, come da un taxi, per rivestire i panni dell’opposizione, peraltro proprio ora che un ritrovato buon senso sembra star portando ad una soluzione utile al Paese? ERRATA CORRIGE – Nel numero scorso di Economy, l’articolo pubblicato a pagina 56 a firma Andrea Battistoni aveva, in realtà, anche un secondo autore, cioè la dottoressa Luana Annese, ma per un refuso la sua firma è saltata. Ce ne scusiamo con i lettori e con l’interessata. (s.l.)

3


SOMMARIO

Luglio 2020 015

COVER STORY

PRUA SULLA CRESCITA

018

THE ITALIAN SEA GROUP

022

IL VOLANO DEI PORTI TURISTICI

La nautica italiana è un settore che cresce a doppia cifra da anni. I protagonisti del comparto a confronto L’eccellenza traina il made in Italy: la “missione” di Giovanni Costantino, presidente di The Italian Sea Group Il business attracca nei mari del nostro Sud: dal turismo al commercio, dalla cantieristica all’immobiliare

012 ECONOMY&POLITICA FABIANA DADONE

La crociata della ministra contro la «burocrazia difensiva»

047 SUSTAINABILITY

025 GESTIRE L’IMPRESA

& CIRCULAR ECONOMY

061 FINANZIARE L’IMPRESA

NEW NORMAL BUSINESS

ABBIAMO VOLUTO LA BICICLETTA

Con la crisi, istituti in prima linea

028

RSM ITALY

050

HELBIZ

062

Il monopattino scopre il franchising

INTESA SANPAOLO

030

WOLTERS KLUVER

052

SCANIA

066

UBI BANCA

Il traghetto cambia “sponda”

032

PAGAMENTI ELETTRONICI

054

FOREVER BAMBÙ

068

FISCO

036

INVENTIA

056

BPER BANCA

070

CONSULENZA L’importanza del business plan

040

CYBERSECURITY

072

NSA ECONOMY RANKING

042

LEGAL

044

FEDERMANAGER

Sondaggio esclusivo per Economy La nuova via della consulenza La crisi si batte col digitale Verso la società cashless Risorse umane con l’A.I.

Il gran bazar degli avvocati d’affari

4

La green society mette radici La sostenibilità? Una voce in bilancio

Alla scoperta degli hacker “buoni”

Più manager e meno politica

Avremo anche il monopattino

056

SENZA LE BANCHE COME SI FA?

I valori della filiera

L’orizzonte del territorio Il Moloch sulla strada delle aziende

Il trasporto responsabile



SOMMARIO

Approfondimenti

106

108

008

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

010

TRA ME E TECH di Andrea Granelli

097

UOMINI & DENARI di Alfonso Ruffo

098

PWC Attenzione agli affari di famiglia

106

JOBPRICING La laurea costa, ma rende

108

UNINETTUNO «La Dad l’abbiamo inventata noi»

112

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

114

QUI PARIGI/QUI DUBAI Uno sguardo sul mondo

116

CI PIACE/NON CI PIACE I promossi e i bocciati del mese

075 STORYLEARNING

119 COMUNICARE L’IMPRESA

la sindrome da Covid-19

IL LUSSO NON SOFFRE

un ritocchino... al brand

077

MATICMIND

122

BANCA IFIS

078

GEWISS

125

E POI....IL PIACERE

080

SAFILO

guardiamole dal vivo

082

VENCHI

127

MIXOLOGY

084

CARAPELLI La crescita fila liscia come l’olio

128

MOTORI

086

PROPTECH

130

090

TRADING ONLINE

092

Il tricolore che sventola sull’Ict Si riaccende il business Uno sguardo etico sull’impresa La seconda vita del cioccolato

Aste, si gioca al rialzo

Il reddito si sgancia dal tempo

6

Quando l’immagine riflette l’impronta

BASTA DIVANO, LE SERIE TV

Il cocktail si prepara online La supercar a stelle e strisce

LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi Hanno collaborato: Rocco Abbondanza, Ugo Bertone, Maddalena Bonaccorso, Giuseppe Corsentino, Gianluca Di Maio, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Andrea Granelli, Stefano Modena, Federico Mussi, Franco Oppedisano, Francesco Paolinelli, Federico Pirro, Marcello Presicci, Francesco Rotondi, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Claudio Sonzogno, Maurizio Tortorella Partnership editoriali Aifi; Aiti; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio °°°° Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. Concessionaria esclusiva Amministratore unico Domenico Marasco Responsabile commerciale Fabrizio Spaolonzi °°°° Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Direttore editoriale Alfonso Ruffo °°°° Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993

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Un taglio netto... ma non al virus

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Il mensile dell’economia che cambia

125

Numero chiuso in redazione il 25 Giugno 2020


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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

URGE VACCINO PER LA “SINDROME ITALIA”

P

in generale, alle figure degli er molte ragioni, prima esperti, dei grandi esperti, fra tutte per come lo di qualunque materia. Al conosco, sono sicuro loro utilizzo mediatico e che Vittorio Colao ha svolto al propagandistico da parte meglio il compito che gli era del potere politico; al loro stato affidato da Palazzo Chigi sistematico misconoscimento su suggerimento del Quirinale. nella fase delle scelte Ma di fronte al sostanziale operative. Una riprova disinteresse, alla distrazione recentissima l’abbiamo avuta con cui il contributo della sua con i virologi. È stato evidente commissione è stato accolto, la a tutti che molti problemi, considerazione che s’impone o almeno molti ritardi e è una sola: che siamo di fronte incertezze, sono nati proprio alla solita “sindrome Italia”. dalle divergenze tra il comitato Di che si tratta? Nel caso di tecnico-scientifico e i politici Colao, come già ad esempio chiamati ad accoglierne e alcuni anni fa nel caso di implementarne le indicazioni. Carlo Cottarelli, il sistema Se un governo domanda a un Paese ha saputo individuare virologo qual è la cosa giusta due fuoriclasse e trovare da fare, il virologo gli consegna per entrambi la collocazione un elenco di priorità. Poi ottimale per affrontare quel governo al meglio un’emergenza: CHIEDIAMO AGLI ESPERTI COME esamina RISOLVERE I PROBLEMI MA POI l’elenco e rileva li abbiamo NON SEGUIAMO MAI I LORO che dando ingaggiati e PREZIOSI CONSIGLI seguito ad gli abbiamo alcune di quelle priorità rischia affidato compiti per i quali di perdere voti, e così arresta erano particolarmente adatti. qualsiasi processo! Subentrano Poi però – a livello politico e ragionamenti e interessi di amministrativo - non glieli quadrante, di collegio, di abbiamo lasciati svolgere, o corrente. Che io ricordi, epoche abbiamo ignorato il frutto del migliori non ce ne sono state loro lavoro. Non appena questi molte. Certo, abbiamo anche “papi stranieri” escono dal avuto ministri che erano anche cono di luce del presidente grandi tecnici. L’Italia fiscale, della Repubblica, cadono per esempio, è stata fatta da in disgrazia. È questa la Vanoni: fu lui ad inventare “sindrome Italia”: disporre la tassazione progressiva, di grandissime competenze, sistema poi stravolto, ma riuscire a cooptarle, e poi innovativo. Però sono state sperperarne i preziosi eccezioni alla regola. È’ un contributi. E non mi riferisco male oscuro, occorrerebbe soltanto all’ambito gestionale un vaccino. La task-force di o manageriale. Mi riferisco,

8

VITTORIO COLAO

Colao ha lavorato molto e molto bene, mettendo insieme una sorta di brogliaccio di provvedimenti, un’enciclopedia di buone intenzioni ma insieme un elenco serio di priorità. Elenco che però non condurrà a nulla, probabilmente, perché se il governo Conte portasse in Parlamento la maggior parte di quei provvedimenti se li vedrebbe massacrare di obiezioni, emendamenti e impedimenti, in buona parte su iniziativa di quegli stessi partiti che a parole dovrebbero sostenere il governo. La domanda sostanziale, ancorché non detta, su tutte le proposte, sarebbe alla fin fine una sola: cosa abbiamo da guadagnare e cosa da perdere? Noi, come partito. Ora il passaggio finale verso l’arretratezza che rischiamo di compiere è questo: perdere, e a questo punto definitivamente, il treno della digitalizzazione. In gioco c’è ben più che il problema infrastrutturale della

rete a banda ultralarga, già di per sé complesso ma forse avviato a soluzione logica. Molto più complesso è invece il tema dell’informatizzazione profonda della pubblica amministrazione. Se la pubblica amministrazione s’informatizza su livelli accettabili, o meglio ancora avanzati, apre un dialogo tutto nuovo con la società produttiva, inizia a parlarne la stessa lingua, ed un piccolo ma significativo esperimento miracolosamente riuscito è stato quello della fatturazione elettronica. Se invece, come purtroppo accade su troppi altri fronti, abbiamo un’amministrazione pubblica che in fatto di automazione è ferma a 20 anni fa, si ferma tutto. Infatti sono arretrati gli uffici pubblici, sono arretrate le banche, arretrate le utilities: tutto. Per non parlare di un altro problema ormai drammatico: la scuola. Arretrata rispetto


di Franco Tatò

CHE PREDICA BENE MA NON RAZZOLA PER NIENTE alle esigenze del sistema, al confronto internazionale, a tutto. L’esperienza del Covid-19 ha spinto l’adozione del lavoro a distanza e della scuola a distanza. Il primo è stato vastamente adottato e promosso, ma non aiutato ed anche in qualche modo rinnegato, tanto che si pensa che molti lavoratori da casa non abbiano lavorato, ma piuttosto oziato. Per la scuola si è sostanzialmente lasciato tutto alla buona volontà di insegnanti e presidi, che spesso per occuparsi degli

studenti hanno messo in piedi sistemi alquanto artigianali. Con risultati molto eterogenei sul territorio. Si profila un insegnamento misto, che richiederebbe grandissima preparazione per distinguere tra le materie telematizzabili e quelle necessariamente riservate alle docenze fisiche. Non si può procedere a casaccio, ma si dovrebbe ristabilire una forma di coordinamento centrale dell’insegnamento, colmando gli scompensi soprattutto attraverso il miglior ricorso

all’informatica. Ma questo presuppone innanzitutto una chiara volontà politica, che non si vede, e poi la capacità di arrivare telematicamente ovunque con la stessa efficienza e non in modo asimmetrico causando guai ulteriori. Anche in questo caso, la parte più debole è sempre la parte amministrativa. Del resto, informatizzare ogni attività di gestione, con leggi e regole che cambiano a velocità impressionante, è un problema per tutti e per tutto. E a sua volta l’amministrazione della

giustizia è drammaticamente poco informatizzata, con gap di efficienza altrettanto drammatici. La stagione degli aiuti europei che si profila davanti a noi è una grande opportunità per capovolgere questo trend e rilanciare il Paese. Il rischio esiziale, se non riusciremo a cogliere quest’opportunità, è di trovarci tra cinque anni ancora più distanti e meno competitivi rispetto ai partner europei e al mondo. Un passo ulteriore e definitivo verso l’impoverimento del Paese.

IL CORSIVO

L’IMMUNITÀ DEL LESOTHO, DOVE IL DISTANZIAMENTO È RISPETTO SOCIALE di Giuliana Gemelli tradizionali: una avvolgente coperta di lana

come loro e anch’io ho avuto con me un

vero che il

dai colori sgargianti prodotta in loco, un

piccolo pony che è poi restato al mio fianco.

governo di

grande cappello di paglia molto resistente

Sono convinta che l’immunità di questo

questo piccolo regno

a pagoda che ripara dal freddo, dalla

piccolo regno alla diffusione del virus - che

che conta appena

pioggia, dal vento. Gli assembramenti non

spero si confermi nei mesi a venire- sia

due milioni di abitanti ed è molto povero

esistono neppure nei piccoli sparsi mercati

dovuta anche, ma forse principalmente,

ma bene organizzato ha provveduto in

locali e anche le riunioni politiche non li

allo stile di vita al rapporto spontaneo con

tempi rapidi a decreareb il lockdown, ma

prevedono. Lo so con certezza perché in un

una natura impervia ed incontaminata ,

ritengo ci siano altre ragioni che piegano

momento speciale della mia vita ne sono

alla relazione “soft” tra le persone, ad un

la pressoché totale immunità della sua

stata “protagonista”. Avento realizzato coi

universo di condivisione in cui le differenze

popolazione a virus. Ho avuto il privilegio di

collaboratori del Master in studi filantropici

sociali sono assai poco evidenti. Sono

soggiornare in questo piccolo regno diverse

di cui ero responsabile un progetto per le

stata ospite di una famiglia “reale”, con

volte dall’inizio del secolo e ne sono retata

piccole comunità rurali ho dovuto tenere un

compiti di rappresentanza politica, l’unica

profondamente affascinata e coinvolta. In

discorso ai componenti di queste comunità

che possedesse nel villaggio un bagno

queste terre per lo più verdi e montagnose

che si è svolto in un’immensa radura dove

attrezzato e che avesse diritto ad un groom

il distanziamento sociale esiste da sempre

le persone arrivavano in ordine sparso

per occuparsi dei due cavalli del giovane

ed è una spontanea regola di vita. Le auto

occupando un territorio piuttosto ampio

principe. Il groom non era affatto un

sono pochissime, esiste di fatto una sola

e tenendosi a debita distanza gli uni dagli

dipendente, ma un membro della famiglia :

città fatta di piccoli agglomerati anche se

altri, raggruppati per piccoli nuclei familiari

Non credo che sia casuale che nelle foto che

possiede una bella università, un ospedale

o di appartenenza. Mi è stato detto che

ci ritraggono eravamo tutti naturalmente

più che decente, un paio di alberghi moderni.

quasi tutte le riunioni avvenivano in quel

distanziati e non per convenzioni sociali, ma

Ci si sposta per lo più a cavallo sul dorso

modo. È stata un’esperienza indimenticabile,

per una sorta di rispetto di reciprocità e di

di piccoli, docili pony indossando i vestiti

intensa e partecipativa: mi sono vestita

fondamentale eguaglianza.

È

9


COVERSTORY

«To fake or non to fake?» Internet e le trappole cognitive di Andrea Granelli

L

a diffusione capillare del fake, i meccanismi diabolici delle echo chamber sempre più presenti nei social e i motori di ricerca che fanno di testa loro nell’ordinare i risultati delle nostre richieste: queste sono le tre piaghe che stanno facendo ammalare l’infosfera – e cioè lo spazio digitale in cui sono contenute le informazioni, a distanza di click, di cui ci nutriamo ogni giorno. Nel contempo la quantità – ma anche la qualità – dei contenuti digitali cresce ogni giorno e l’infosfera diventa quindi sempre più necessaria e vitale. Quali antidoti dobbiamo allora adottare per coglierne i benefici senza cadere nelle sue sempre più numerose e meglio camuffate trappole? Due le azioni pratiche: • Adottare sistematicamente un pensiero critico nella verifica delle fonti e nella veridicità dei contenuti. • Anticipare il più possibile la raccolta delle informazioni che pensiamo di utilizzare. La verifica delle fonti e dell’accuratezza informativa è un processo lungo e faticoso in cui non ci imbarca se c’è fretta nell’usare le informazioni. È interessante sottolineare che i siti che si occupano di debunking – questa è l’espressione tecnica in inglese che potremmo tradurre in demistificazione – ritengono che una notizia non sia semplicemente vera o falsa. Ad esempio il sistema Truth-O-Meter adottato dal sito di verifica Politifact valuta l’accuratezza relativa di un’affermazione utilizzando un punteggio da uno a sei, con un livello decrescente di verità: • TRUE – The statement is accurate and there’s nothing significant missing. • MOSTLY TRUE – The statement is accurate but needs clarification or additional information. • HALF TRUE – The statement is partially accurate but leaves out important details or takes things out of context. • MOSTLY FALSE – The statement contains an element of truth but ignores critical facts that would give a different impression. • FALSE – The statement is not accurate. • PANTS ON FIRE – The statement is not accurate and makes a ridiculous claim. Questo tema è talmente rilevante che è nata una nuova disciplina: l’Agnotology o scienza dell’ignoranza. Il suo fondatore

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è Robert Proctor, docente all’università di Stanford, che così spiega la sua importanza: «I filosofi si sono sempre occupati della conoscenza, come Galileo, Newton o Piatone. Ma quello che abbiamo trascurato troppo a lungo è l’ignoranza, una realtà che ha una sua storia, una sua geografia. Noi siamo circondati dall’ignoranza, che viene deliberatamente prodotta da potenti forze per lasciarci nel buio. Nelle nostre conversazioni e nel nostro modo di ragionare abbiamo smarrito tre regole semplici che, invece, è urgente recuperare: domandarsi sempre quale sia la fonte di certe affermazioni; chiedersi qual è la reputazione di questa fonte; riflettere su chi trae vantaggio da quella stessa affermazione (è la regola più importante)». Paolo Pagliaro – nel suo “Punto. Fermiamo il declino dell’informazione” – rincara la dose e raccomanda di utilizzare sempre i sette Tips for Exposing Fake News codificati dall’Ethical Journalism Network: 1. Usare i siti di fact checking. 2. Guardarsi dai siti con nomi bizzarri. Domini strani o siti che terminano in «.com o .co», per esempio, sono spesso versioni false di vere fonti di notizie. 3. Controllare la sezione «About» dei siti. Preoccuparsi se non ce n’è una. 4. Fare attenzione alle storie che non sono state riportate altrove. Un evento scioccante, scandaloso avrà un’altra fonte. Se non ce l’ha, essere sospettosi. 5. Diffidare se non c’è l’indicazione di un autore o una fonte. A volte è giustificato, ma deve essere spiegato, in caso contrario non fidarsi. 6. Controllare la data. Uno dei trucchi preferiti dai diffusori di false notizie è reimpacchettare vecchie storie… fuori tempo e fuori contesto. 7. Ricordare che esiste la satira. Non tutta la falsificazione è maligna. Ma tutto ciò non basta: trovare le fonti e le informazioni giuste, sia nutritive che corrette, richiede infatti molto tempo. Se cerchiamo l’informazione a ridosso del momento in cui intendiamo usarla, è altamente improbabile che avremo il tempo per verificarle in modo opportuno. E quindi ci fideremo delle informazioni più a portata di mano, o meglio di click.


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FUNZIONE PUBBLICA, LA CROCIATA DELLA MINISTRA CONTRO LA PIAGA DELLA «BUROCRAZIA DIFENSIVA»

GESTIRE L’IMPRESA

C’è la “fuga dalla firma” del funzionario da scongiurare e il culto della presenza in ufficio da abbandonare, il digital divide da colmare e le competenze trasversali da implementare anche nel pubblico. E poi gli appalti da snellire e il dialogo fra le banche dati da rinforzare: ecco tutti i dossier sul tavolo di Fabiana Dadone di Claudio Sonzogno solo pensando alle amministrazioni centrali. Io ho messo invece al centro del mio mandato CATORI E GLI OPINION MAKER PIÙ AUTOREl’attenzione ai comuni, anche a quelli più picVOLI, SARÀ GRAVISSIMA. Il ruolo dello Stato è coli, e sto lavorando per far sì che ad essi possa quanto mai strategico. Ma perché diventi effiessere trasferito il patrimonio di competenze cace è necessario intervenire radicalmente suldigitali di cui sono depositarie le società in la Pubblica Amministrazione. In che modo, lo house regionali dell’Ict. Mi permetta di segnaillustra in questa intervista a Economy la minilare, peraltro, che siamo già intervenuti con stra della Funzione Pubblica, Fabiana Dadone, norme nel ‘Cura Italia’ e nel decreto ‘Rilancio’ piemontese, 36 anni, laurea in Giurisprudenza, che agevolano gli acquisti in tecnologia da parun volto aperto e spesso sorridente, parlamente di Consip e prevedono procedure negoziate tare per i Cinquestelle già da due legislature. per l’approvvigionamento di servizi cloud da parte delle amministrazioni. Senza diMinistra, cominciamo da un tema specifimenticare il fondo da 220 milioni per il co: secondo l’Enea, lo smart-working nel 2020-21 a favore della digitalizzazione pubblico impiego ha funzionato ma non ha delle Pa e l’equiparazione delle fornisegnato un cambiamento strutturale per ture di connessioni di rete a servizi di il quale sarebbe necessario affrontare dei pubblica utilità. Ora dobbiamo semlimiti, come quello di plificare la «ACCELERARE LA DIFFUSIONE DELLA riuscire a tenere uniti diffusione BANDA LARGA PERCHÉ NON È PIÙ i ‘’team’’ di lavoro a della banACCETTABILE CHE IL DIGITAL DIVIDE distanza. Condivide? COLPISCA E FRENI LA COMPETITIVITÀ» da larga, La grande portata inperché novativa è legata innanzitutto ad una rivoluzionon è più accettabile il digital ne culturale, poi anche organizzativa, che pone divide che colpisce la competitial centro la produzione del risultato. In questa vità del Paese. nuova configurazione il dirigente deve essere Una vera transicapace di abbandonare il culto della presenza zione richiede in ufficio ed organizzare i team sulla base di anche nuove progetti, obiettivi e risultati. Oggi, le tecnologie competenze ci consentono di stare molto vicini anche quanper le quali si do siamo fisicamente lontani. Devono essere accinge a innoprocedure e risultati a cementare un gruppo vare radicaldi lavoro e a stimolarlo, non la contiguità tra le mente i conscrivanie. corsi, Cosa Digitalizzazione e semplificazione sono da cambierà? tempo parole magiche per curare molti La grande mali della Pubblica Amministrazione. Sarà stagione la volta buona che divengano fatti? di reclutaLa rivoluzione digitale deve essere inclusiva: mento che spesso quando ragioniamo di PA lo facciamo stiamo lanLA CRISI ECONOMICA E SOCIALE SCATENATA

DALLA PANDEMIA, STANDO A TUTTI GLI INDI-

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ciando non serve solo a rinfoltire le piante organiche sotto l’aspetto quantitativo. Abbiamo messo a punto dei “bandi tipo” che consentiranno procedure più snelle e che daranno valore a nuove competenze oltre quelle tradizionali, di stampo giuridico-economico: mi riferisco alle competenze digitali e alle “soft skill”, o competenze trasversali, che contano molto nel privato, ma sono ancora alquanto trascurate nel settore pubblico. Senza dimenticare la formazione continua di chi già lavo-


&POLITICA ra nella Pa: non a caso abbiamo abolito il tetto anacronistico, che risaliva al 2010, alle spese che attengono a questo terreno. Inoltre, attraverso il progetto “Syllabus” della Funzione pubblica, sosteniamo l’autoformazione da remoto sui temi del digitale. Il capitale umano è una delle direttrici del suo cambiamento. In che misura si terrà conto nei bandi di creare opportunità per i giovani e le donne? La Pa non può essere concepita come un parcheggio sicuro o un ammortizzatore sociale. Non deve essere un’ultima spiaggia, ma una prima scelta. Non a caso, stiamo aumentando le occasioni di dialogo con le università, per diventare sempre più attrattivi nei confronti dei migliori giovani, delle eccellenze. Inoltre, è chiaro che il Paese deve mettere in condizione le donne di poter aspirare a risultati e successi professionali pari a quelli degli uomini. Questo però, mi lasci dire, è un problema più generale del Paese. Peraltro segnalo che la maggioranza dei dipendenti pubblici è costituita da donne. Come pensa di rendere ‘’gradevole’’ il capitale digitale presso tanti dirigenti rimasti finora lontani e distribuiti su tutto il territorio? La rivoluzione digitale è la grande occasione per avvicinare i territori e rendere finalmente attrattiva, dal punto di vista lavorativo, anche la provincia italiana e quelle tante aree interne

L’IMPIEGO PUBBLICO NON DEV’ESSERE UN AMMORTIZZATORE SOCIALE E NEPPURE UN PARCHEGGIO

che sono costellate spesso di borghi splendidi, ma magari mal collegati dal punto di vista delle infrastrutture fisiche. Anche questo è un mio pallino e i dirigenti devono cogliere il senso di un cambiamento che può aumentare la qualità della vita dell’intera comunità, dal dipendente pubblico fino all’utente. Il piano di Colao prevede anche un investimento nel ‘’cloud’’ che dovrebbe essere una gigantesca infrastruttura pubblica in grado di mettere in comune e da tutti consultabili le banche dati della P.a. Ce la farete? Senza gelosie? Tutelando la privacy? «ACCORDI E PARTNERSHIP CON I PRIVATI POSSONO ESSERE MOLTO UTILI IN ALCUNI SETTORI IN CUI SERVONO KNOW-HOW ALTAMENTE SPECIALIZZATI»

Il principio del dialogo tra le banche dati è forse la prima e maggiore semplificazione che possiamo fare a beneficio di cittadini e imprese. Ogni grande struttura o alto burocrate deve abbandonare un po’ della sua “gelosia” per il possesso esclusivo dei dati. Nel decreto “Rilancio” abbiamo già rafforzato il principio del ‘once only’ (l’amministrazione chiede una sola volta all’utente dati e informazioni) con lo strumento degli accordi di fruizione tra le banche dati, adesso abbiamo avviato il lavoro concreto per far dialogare i database delle varie istituzionali, a partire da quelle più grandi. Tema appalti: come sburocratizzare e snellire? Gli appalti sotto soglia rappresentano circa tre quarti del mercato delle infrastrutture. È da lì che l’economia può ripartire davvero: abbiamo già messo a punto per il prossimo decreto diverse semplificazioni sui processi e sui tempi autorizzatori in relazione soprattutto alla rigenerazione e riqualificazione urbana. Bisogna evitare inerzie inutili e dare certezze sui tempi agli operatori economici, penso ad esempio a una maggiore chiarezza sul silenzio-assenso. Dall’altra parte, stiamo provando a intervenire per scongiurare, appunto, la “fuga dalla firma” del funzionario: non anticipo soluzioni tecniche che sono ancora allo studio, ma il Governo è consapevole che si tratta di un punto chiave

per superare gli ostacoli della cosiddetta “burocrazia difensiva”. Scuole, ospedali, studi medici, polizia e altri corpi militari: ne verranno delegate le funzioni principali a società della tecnologia private come si inizia a fare negli Usa? Accordi e partnership con i privati possono essere molto utili in alcuni settori in cui servono know-how altamente specializzati, anche connessi a un miglior utilizzo dei big data a beneficio della collettività. Ma di fronte a informazioni sensibili e ad attività strategiche, il presidio dello Stato non può che rimanere fondamentale, come ci ha insegnato anche questa pandemia. Secondo Lei come dovrebbe essere bilanciato l’investimento fra le persone e la tecnologia, tenuto conto che è improbabile che si potranno fare al massimo entrambe le cose? Le tecnologie sono importantissime, ma poi serve qualcuno che, banalmente, le sappia utilizzare. Il primato della persona non può essere superato. Dunque, gli investimenti in istruzione, cultura, formazione sono il primo driver in grado di dare valore aggiunto a tutte le attività e di dare vera ricchezza alla nostra comunità. Infine: non pensa che il suo dicastero dovrebbe comunicare meglio la necessità di un coordinamento maggiore tra enti pubblici e favorire un cambio di mentalità nel rapporto fra P.a, il cittadino e le imprese? Credo sia necessario rispettare la molteplicità variegata delle diverse realtà istituzionali, che hanno una autonomia garantita dalla Costituzione. Non a caso si parla correttamente di Pubbliche amministrazioni, al plurale. Dopodiché, è chiaro che nel mondo della competizione globale ci sono procedure e best practice che vanno uniformate, soprattutto a beneficio di una effettiva semplificazione per i cittadini. Tutto è migliorabile, ma la Funzione pubblica ha già un’ottima presa sulle amministrazioni: basti vedere quanto rapidamente siano state applicate le nostre norme, le direttive e le circolari sul lavoro agile “d’emergenza” durante la pandemia.

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COVERSTORY

PRUA SULLA CRESCITA DELLA NAUTICA ITALIANA Con i nostri 7.546 chilometri di coste, non stupisce che il comparto nautico, coi suoi oltre 183mila occupati, contribuisca per oltre 4 miliardi di euro al Pil italiano. È un settore che, dalla crisi del 2013, ha segnato un balzo in avanti del 75%. E che ancora oggi continua a crescere a doppia cifra: nel 2019 di circa il 10%, l'anno prima del 10,3%. Ma non è tanto questione di numeri, quanto di quel puntare all'eccellenza che è tipico del Made in Italy. La qualità premia. E quella italiana non è seconda a nessuno.

18 THE ITALIAN SEA GROUP L'ECCELLENZA DEL MADE IN ITALY PIÙ CHE UN BUSINESS È UNA MISSIONE

22 PORTI TURISTICI IL BUSINESS ATTRACCA NEI MARI DEL SUD

Su un totale di 807 yacht in costruzione nel mondo, 398 sono Made in Italy: è un settore, quello della nautica da diporto, che per il nostro Paese vale 4,7 miliardi di euro. Ed è in costante crescita a doppia cifra di Riccardo Venturi

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e ti imbatti in uno yacht da oltre 24 in tempi relativamente brevi potrebbe aver limetri in qualunque parte del mondo, mitato i danni». E se il distanziamento imposto hai una probabilità su due di trovarti dalle regole anti Covid limita le crociere (anche di fronte a un prodotto, o meglio a un gioiello, perché le linee guida del Ministero delle InsfraMade in Italy. Per l’esattezza, 398 yacht su un strutture e dei trasporti vietano di condividetotale di 807 in costruzione a livello globale, re una cabina con un non convivente, così una pari al 49,3%, sono in Italia, con una crescita coppia di fidanzati ha bisogno di una barca con del 3,6% rispetto al due cabine), è ripreso IL LOCKDOWN HA IMPATTATO SOLO 2018. Un dato che foa pieno ritmo il traffico IN MANIERA MARGINALE SUL COMPARTO tografa l’importanza via nave di scafi inviati CHE DOPO LA PRIMAVERA NERA STA del settore della nau- TORNANDO OPERATIVO A PIENO REGIME nel Mediterraneo da tica da diporto, che ha benestanti navigatori raggiunto nel 2019 i 4,7 miliardi di fatturato, del Nord Europa e degli Usa - ne sa qualcosa in crescita di circa il 10% rispetto al 2018. Poi, il Gruppo Grimaldi, che dal 1947 solca i nostri però, è arrivata la pandemia. «L’Emergenza Comari e si occupa di logistica integrata - che se vid-19 ha impattato sul settore in un momento li godranno al largo delle nostre coste per tutta di grandi risultati e performance» dice Marina l’estate, e che faranno il percorso inverso a fine Stella, direttore generale di Confindustria Naustagione. Da'altra parte, quello della nautica è tica, «che aveva registrato una crescita a due un comparto che nuota controcorrente. Ce lo cifre per quattro anni consecutivi, con previraccontano i protagonisti della nostra coversioni di ulteriore sviluppo. Il ritorno all’attività story.

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Comincia la stagione dei piani per il futuro UNA BUONA RIPRESA GIÀ NELLA STAGIO-

il primo Paese europeo a riaprire, un passaggio di fondamentale importanza per STRANIERI SENZA L’OBBLIGO DELLA QUAle nostre aziende che possono accogliere RANTENA, IN ATTESA DELLA SESSANTEfinalmente i clienti stranieri che devono SIMA EDIZIONE DEL SALONE DI GENOVA A ritirare le loro barche senza l’obbligo di INIZIO OTTOBRE CHE PROMETTE DI ESSEquarantena. Può finalmente riprendere la RE IL VOLANO DI UN COMPLETO RILANCIO circolazione dei professionisti addetti alle DEL SETTORE. Saverio Cecchi, presidente operazioni di vendita, ritorna il rapporto di Confindustria Nautica, che da fine 2019 diretto con la clientela italiana ed estera ha riunito Ucina e Nautica Italiana con una nuovamente libera di muoversi almeno virtuosa dinamica aggregativa piuttosto nell’ambito europeo e delle aree Schengen. rara in Italia, in questa intervista racconta Anche il turismo nautico potrà beneficiare le prospettive della nautica da diporto e le di questa riapertura dei confini. Penso ad difficoltà affrontate nei mesi durissimi che esempio al comparto del charter e ai porti abbiamo alle spalle. turistici che possono sicuramente affrontaProprio l'intensa attività istituzionale efre la stagione con più serenità. Il mercato fettuata da Confindustria Nautica con il goin generale ora ha senz’altro bisogno di verno e le regioni ha convinto le istituzioni, certezze e sburocratizzazione. Le ammie in primo luogo l’Inail, a classificare le atnistrazioni devono guardare alle imprese tività produttive del come al loro princiCONFINDUSTRIA NAUTICA comparto nautico pale “cliente”. HA RIUNITO UCINA E NAUTICA ITALIANA come a basso rischio Come si può giudiCON UNA DINAMICA AGGREGATIVA e a bassa aggregaziocare l'operato del VIRTUOSA E RARA IN ITALIA ne sociale. In questo governo per quanto modo è stato possibile far ripartire le attiriguarda la nautica da diporto in questi vità di produzione prevalentemente orienmesi segnati dal coronavirus? tate all’export già dal 27 aprile, e tutte le Il Governo ha dimostrato attenzione al noaltre produzioni insieme alle reti di vendita stro comparto e alla sua filiera di 183.624 tra il 4 e il 5 maggio, scongiurando così il rioccupati. Nel corso di questi mesi difficili schio di ulteriori perdite di posti di lavoro. ci siamo confrontati con Palazzo Chigi e Il 18 maggio, poi, Confindustria è riuscita a con le istituzioni locali: la loro attenzione far autorizzare la ripresa della navigazione l’abbiamo peraltro conquistata sul campo. da diporto privata e delle attività del charConfindustria Nautica, infatti, ha presenter secondo linee guida emanate dal minitato un piano per la riapertura modulare e stero dei Trasporti. progressiva delle diverse attività del settore, sulla base dell’analisi dei dati raccolti ed Presidente Cecchi, qual è la situazione elaborati dal nostro Ufficio Studi attraverdella nautica da diporto all’indomani so indagini effettuate sulle aziende della della fase più dura della pandemia? filiera in merito agli effetti progressivi del Prima di tutto salutiamo molto favorevollockdown. Queste indagini hanno rappremente la riapertura dei confini regionali sentato la base tecnica ed economica del e internazionali dal 3 giugno. Siamo stati piano. NE ESTIVA, CON IL RITORNO DEI CLIENTI

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SAVERIO CECCHI, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA NAUTICA

Che tipo di dati avete fornito al Governo? Il dossier illustrava le tipologie delle aziende, il numero medio dei dipendenti, i profili di rischio per il personale, le misure di tutela adottate, i flussi di cassa delle imprese, l’andamento del ciclo produttivo, l’impatto economico e occupazionale del protrarsi per singola settimana delle misure di chiusura, sia sul 2020, sia sul 2021. La riapertura è stata esaminata anche dal punto di vista del controllo sanitario, con annessi i protocolli da adottare concordati con i sindacati o le rappresentanze aziendali. Quali sono gli altri problemi che il settore si porta dietro e che vanno risolti per un ulteriore salto di qualità? A livello governativo stiamo ancora combattendo per la questione dell’Iva sul charter: un provvedimento dell'Agenzia delle Entrate mette a rischio le aziende di noleggio e locazione, oltre a migliaia di posti di lavoro, con la modifica del calcolo dell'aliquota Iva sulla navigazione in acque extra Ue, su indicazione dell’Unione Europea. Il governo italiano ha chiesto deroghe alle regole europee per molti settori, specialmente nell'ambito dei trasporti, dimenticando però il charter nautico, un settore che dà lavoro a 6mila addetti diretti, più tutto l’indotto. Vale la pena di far notare che, al contrario, l'omologo ufficio francese ha comunicato a Bruxelles di riman-


AVANTI TUTTA

IL 60ESIMO SALONE NAUTICO SARÀ VETRINA E SPECCHIO DELL'ECCELLENZA DEL NOSTRO PAESE dare l’applicazione delle misure, a causa dell’emergenza Covid-19, dando respiro a un comparto che più di altri ha sofferto l’emergenza. A inizio ottobre si celebrerà la kermesse del Salone Nautico: quale la sua importanza? Il Salone Nautico a Genova, che quest’anno raggiunge il traguardo della 60esima edizione, è la vetrina e specchio di un settore d’eccellenza del nostro Paese. Una manifestazione che ha saputo interpretare, negli anni, il valore dell’industria nautica da diporto e crescere insieme ad essa e una piattaforma irrinunciabile per lo sviluppo del business delle aziende e momento fondamentale di verifica delle politiche di settore. Il nostro impegno è quello di organizzare un’edizione memorabile che garantisca nello stesso tempo la sicurezza degli espositori e del pubblico. A questo proposito avete da poco siglato un accordo con le istituzioni: che cosa prevede? Con l’intesa decennale firmata lo scorso 28 maggio, le istituzioni del territorio si sono impegnate nella riqualificazione del waterfront e hanno riconosciuto a Confindustria Nautica il ruolo di organizzatore dell’evento Salone Nautico con la possibilità per l’associazione, dopo le stagioni degli accordi annuali, di poter progettare e pianificare

gli interventi dei prossimi dieci anni. Una Come vede i prossimi mesi? Ci sarà un forza che si consolida nella consapevolezza cambiamento nel settore? che la firma di oggi è l’inizio di un percorNoi stiamo continuando a lavorare per so che ci confermerà al centro del mondo supportare il nostro settore a livello nadella nautica internazionale. Abbiamo una zionale e internazionale, anche con azioni squadra che su questo accordo saprà lavodi comunicazione, per promuoverlo e mirare con grande efficacia. gliorare le condizioni per il suo sviluppo. Che tipo di azioni svolgete a livello interIl futuro prossimo, va detto, dipende anche nazionale? dall’evoluzione della pandemia a livello Monitoriamo attentamente la situazione mondiale, ma certamente la barca per sua a livello europeo e natura permette un GIÀ PRIMA DELLA PANDEMIA mondiale: Confincerto grado di isolaIL SETTORE SI ERA ORIENTATO VERSO dustria Nautica parmento e quindi di siUN CAMBIAMENTO ALL'INSEGNA tecipa con propri curezza. Per quanto DELLA SOSTENIBILITÀ AMBIENTALE rappresentanti in riguarda le aziende Icomia (International council of marine del settore i cambiamenti più importanti industry associations), associazione di cui erano già in atto prima della pandemia: nei giorni scorsi, è stato nominato Past Preil tema in primo piano è e rimane quello sident il vicepresidente di Confindustria della sostenibilità ambientale e delle opNautica Andrea Razeto, e in Ebi (European portunità di sviluppo offerte dalla Blue boating industry) per la promozione della Economy. Abbiamo ragione di credere che nautica mondiale e europea, del cui Board si proseguirà su questa strada e Confindufa parte il vicepresidente di Confindustria stria Nautica è impegnata a svolgere un Nautica Piero Formenti. ruolo di primo piano su questi temi.

LA ZAVORRA AUTOLESIONISTA DEI CANONI DEMANIALI C’è un Paese nel quale può succedere di investire in un porto turistico dopo aver fatto un accurato business plan, che però da un bel giorno del 2007 non sta più in piedi perché i canoni demaniali vengono quadruplicati: non solo per chi avrà una concessione da quel momento in poi, ma anche retroattivamente. Quel Paese, manco a dirlo, si chiama Italia. Se poi dopo una battaglia legale di 10 anni la Corte Costituzionale stabilisce (nel gennaio del 2017) che quegli aumenti non potevano essere applicati retroattivamente, ma

nonostante questo l’Agenzia delle Entrate continua a pretendere come se niente fosse quanto per la Corte Costituzionale non è dovuto, allora puoi starne certo: sei proprio in Italia. «Nonostante la vittoria di tutte le cause di ogni ordine e grado, inclusa la pronuncia della Corte Costituzionale, 23 porti turistici continuano a ricevere da parte dell’Agenzia delle Entrate le cartelle esattoriali e in alcuni casi subiscono anche i provvedimenti di blocco dei conti correnti e di revoca delle concessioni» dice il presidente di

Confindustria Nautica Saverio Cecchi. In 13 anni gli arretrati si sono accumulati, e oggi ammontano complessivamente a circa 18 milioni di euro. Un’inezia per lo Stato, una questione di vita o di morte per i più importanti porti turistici italiani, che danno lavoro a circa 2500 persone, senza contare l’indotto turistico. Ai porti concorrenti degli altri paesi del Mediterraneo, probabilmente, non spiacerebbe troppo se l’Italia andasse fino in fondo in questa ennesima vicenda autolesionistica.

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COVERSTORY

ravigliose suites, nella suite armatoriale con studio privato e nell’elegante cabina Vip. Ed è stato “battezzato” il 4 giugno, mentre a Marina Di Carrara imperversava la pioggia. Chissà se il proverbiale “sposa bagnata, sposa fortunata” vale anche per gli yacht... «Certo che vale anche per gli yacht! Il giorno del varo dell’ultimo yacht Admiral M/Y GECO 55 pioveva tantissimo», risponde convinto Giovanni Costantino, Ceo di The Italian Sea Group. «Non abbiamo avuto problemi e un unico disappunto: non abbiamo potuto fare un servizio completo con i nostri droni dall’alto, ma qualche foto siamo riusciti a farla».

La missione dell’eccellenza che traina il made in Italy Dagli yacht in legno degli anni ‘50 all’ultimo varo bagnato dalla pioggia: per Giovanni Costantino, Ceo di The Italian Sea Group, la nautica non è (solo) un’iniziativa imprenditoriale di Marina Marinetti È PASSATO PIÙ DI MEZZO SECOLO DA QUANDO, NEL 1966, VARANDO UNO YACHT IN LEGNO LUNGO 18 METRI, IL BRAND ADMIRAL (CHE NEGLI ANNI ’50 ERA ARCOBALENO SUPER E POI PRESIDENT) INIZIAVA A NAVIGARE SULLE PLACIDE - MA NON TROPPO - ACQUE DEL LUSSO per dare il via, una decina d’anni

dopo, con il varo del primo motor yacht di 30 metri in legno, alla moda delle grandi barche da diporto plananti. Un’eccellenza che il mondo intero ci riconosce, grazie appunto a marchi come Admiral - flagship brand di The Italian Sea Group, luxury company attiva nella costruzione ed il refit di megayacht e navi - che ha in questi decenni ha già varato 148 yacht. L’ultimo si chiama Geco, è lungo 55 metri, porta la firma dell’art director della società, l’architetto Gian Marco Campanino, può ospitare fino a 12 ospiti che possono alloggiare nelle quattro me-

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E per il resto? Per il resto eravamo tanti, tutti ovviamente con la mascherina, in un bellissimo e grande spazio allestito di fronte allo yacht, spazio da cui abbiamo visto lo scafo entrare in acqua e le successive manovre di ormeggio in banchina. La cerimonia è stata molto emozionante, un’esperienza che, come sempre, mi e ci ha riempito di orgoglio. E quindi nave bagnata, nave fortunata... ... e impegnativa, nella sua costruzione. Per costruire Geco sono servite 300 mila ore di lavoro e 25 mila ore di applicazioni ingegneristiche e di design. Questi sono solo alcuni dei numeri che fanno capire il nostro impegno, la nostra forza e le nostre capacità. A oggi abbiamo 13 commesse in progress, in diverse fasi di lavorazione, per un totale di circa 750 metri lineari in produzione, quasi 1km di yacht e per realizzarli contiamo su 300 dipendenti diretti e circa 800 dell’indotto a cui si sono aggiunti sette nuove assunzioni confermate nel mese di maggio. Insomma, The Italian Sea Group dà il suo contributo nel post-covid... Do il mio contributo dedicandomi ogni giorno alla crescita e miglioramento dell’azienda, ma soprattutto sono attento e dedito al mondo dei giovani. La nostra è un’azienda dagli alti standard lavorativi, ma soprattutto meritocratica, e questo lo dimostrano le promozioni di queste ultime settimane che hanno visto due ragazzi entrati in azienda solo quattro anni fa,


AVANTI TUTTA

ora dirigenti con un ottimo stipendio, tutti i benefit relativi alla loro posizione e finalmente la possibilità di realizzare i loro sogni, ma anche la possibilità di formare una famiglia potendo contare su loro stessi. Chiediamo competenza, dedizione, spirito di sacrificio, capacità di ascoltare, voglia di crescere e di mettersi in gioco.... Poi i risultati vengono. Ci interessa costruire bellissimi yacht, ma anche uomini di valore. Tanto che lei non parla neppure di azione imprenditoriale, ma di missione. Sono partito 11 anni fa con una ventina di collaboratori e ho costruito l’azienda pezzo dopo pezzo, prima rilevando Tecnomar, poi Admiral e infine acquisendo da Invitalia i Nuovi Cantieri Apuania, in difficoltà, ma con splendidi spazi produttivi - 2500 metri di banchina e 200 metri di bacino di carenaggio - che la rendono una delle più grandi strutture nautiche del Mediterraneo. E oggi? Da parte mia c’è un ulteriore e rinnovata volontà di crescere, di continuare ad investire per gli uomini, per il territorio, e per l’italianità. Il nostro obiettivo è rendere il nostro cantiere che è già considerato un’eccellenza, ancora più avanzato tecnologicamente. Oggi The Italian Sea Group è uno tra i player più riconosciuti a livello internazionale, e posso dire che, nonostante la crisi del lusso, siamo una realtà

in continua crescita ed evoluzione. In effetti considero una vera missione entrare tutti i giorni in ufficio alle 7 del mattino e uscire la sera tardi, cosa che ho sempre fatto nel corso

della mia vita professionale in tutte le attività che ho svolto. Inclusi accordi apparentemente inusuali per il settore nautico, come ad esempio la partnership con Lamborghini. Di che si tratta? Abbiamo siglato la partnership con Automobili Lamborghini per la realizzazione di un nuovo motor yacht - “Tecnomar for Lamborghini” - ispirato alla nuovissima linea Siàn di Lamborghini. Vogliamo trasferire sull’imbarcazione le emozioni, le sensazioni tecniche e di guida dell’auto. Abbiamo gestito tutte le scelte a quattro mani. È stato ed è un impegno non indifferente che per noi ha richiesto investimenti importanti rispetto a quelli previsti. Il nuovo yacht avrà la perfezione estrema di una Lamborghini. Il primo yacht sarà consegnato nel primo semestre del 2021, sarà quindi il primo esperimento al mondo di questo genere, innovativo anche nella distribuzione perché

DESIGN E PERFORMANCE The Italian Sea Group (“TISG”) è uno tra i player più riconosciuti a livello internazionale nel settore della nautica di lusso, attivo nella costruzione e refit di motoryacht e navi fino a 100 metri. La Società, che fa capo all’imprenditore pugliese Giovanni Costantino, opera sul mercato delle nuove imbarcazioni con due brand storici e complementari: Admiral, rinomato per la produzione di prestigiosi superyacht di lunghezza superiore a 50 metri dallo stile classico completamente customizzabili, e Tecnomar, conosciuto per la sportività, il design all’avanguardia e le alte performance dei suoi yacht di lunghezza fino a 45 metri. TISG offre inoltre il servizio di riparazioni e refit di yacht e megayacht, con focus su navi di lunghezza superiore ai 60 metri, attraverso il marchio NCA Refit, affermatosi sempre più come punto di riferimento per una clientela internazionale altamente sofisticata. Situato nel cuore del rinomato distretto italiano della nautica, il cantiere di Marina di Carrara, ricostruito su

un’area di oltre 100mila metri quadrati di cui 30mila dedicati all’attività di refitting, vanta facilities uniche al mondo: 2500 metri di banchina e 200 metri di bacino di carenaggio, spazi produttivi che ne fanno la più grande struttura nautica del Mediterraneo e che hanno consentito, negli anni, di sostenere l’incremento dimensionale delle commesse; 11 distinte aree produttive, 1.000 tonnellate di capacità di sollevamento e chiatta galleggiante per il sollevamento di megayacht fino a 100 metri, con portata di 2.700 tonnellate. In particolare dal 2019 la Società si è focalizzata sulla costruzione di navi di dimensioni sempre più grandi, creando così un backlog rilevante. Nel cantiere è stata inoltre creata un’area, chiamata “The Village”, destinata al benessere e all’intrattenimento di armatori, equipaggi, team di sorveglianza delle navi sottoposte a manutenzione o costruzione e dipendenti, attraverso un elegante lounge bar, un ristorante, una palestra, una sala cinema e una SPA.

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sarà venduto nel canale tipico della nautica di altissimo livello ma anche attraverso alcuni dealer Lamborghini. Certo che dalla copisteria, da cui è partito da ragazzo, al cantiere navale ce ne corre... Si sarebbe mai immaginato di trovarsi dove si trova ora? La nautica per me è stata sempre una grandissima passione e mi ritengo un uomo estremamente fortunato per aver potuto trasformare una passione nel mio lavoro quotidiano. Le dirò che anche la copisteria in un ex box auto mi appassionava; si tratta di un approccio al lavoro e credo che qualsiasi cosa io avessi deciso di fare l’avrei trattata allo stesso modo. Meglio gli yacht, però. Torno a dire che progettare e vendere navi mi da una soddisfazione enorme, ma soprattutto mi mette alla prova perché ogni nave è un progetto decisamente complesso che necessita di attenzione continua ad ogni dettaglio anche da parte dell’imprenditore. Ma per rispondere con sincerità alla sua domanda, è vero, non avrei mai immaginato che sarei arrivato qui, dove sono oggi. A volte quando mi guardo intorno e vedo l’organizzazione del mio management, la struttura che abbiamo costruito, il cuore si riempie di emozione ed è per questo che con una disciplina quasi scolastica, conti-

nuo a gestire l’azienda proprio nel rispetto di ciò che ho raggiunto. E il mio rispetto è anche verso ciò che con questa squadra sono riuscito a realizzare, con uno stimolo continuo a me stesso e ai miei collaboratori . Anche perché nel luxury la concorrenza non manca. Qual è il suo concetto di lusso? Il lusso è un concetto che racchiude tanti aspetti: la qualità indiscutibile, l’unicità e l’esclusività certa, un po’ come per le opere d’arte, di cui sono un grande appassionato . È un insieme di caratteristiche che rappresentano

CRESCITA A TAPPE FORZATE 2009 Giovanni Costantino, attraverso la società Moda Design

S.r.l. acquisisce Tecnomar S.p.A. 2011 Acquisizione del brand Admiral 2012 Acquisizione da Invitalia S.p.A. di Nuovi Cantieri Apuania S.p.A., storico cantiere di Marina di Carrara 2013 Moda Design S.r.l. cambia nome e diventa The Italian Sea Group. Inizio di un programma pluriennale di investimenti dedicati alla ristrutturazione del cantiere e alla creazione di un’area dedicata alle attività di refitting 2017 The Italian Sea Group apre un ufficio a Hong Kong

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l’essenza del made in Italy. Non a caso mi piace pensare che siamo un Luxury Brand, non solo un “cantiere navale”. Questa è sempre stata la mia strategia, ambiziosa ma chiara, fin dalla nascita, 11 anni fa, di questo progetto. Eppure chi compra una barca non è tra i clienti più semplici... I nostri armatori sono molto esigenti e noi cerchiamo di soddisfare al meglio le loro attese. E ci riusciamo, tanto è vero che chi ha acquistato uno dei nostri motoryacht spesso torna perché ne vuole un altro più grande o con caratteristiche differenti e chi viene da noi per le attività di refitting, che sono il vero banco di prova di capacità organizzativa e tecnologica, spesso approccia anche alla costruzione di un nuovo yacht diventando nostro cliente. Tutto in un altissimo rispetto dei nostri clienti, questa è la mia cultura, ciò che mi hanno insegnato i miei genitori, al di là del contratto quello che in azienda rispettiamo, a partire da me , è il valore della stretta di mano, una promessa al nostro cliente. Ed è grazie a questa cultura che ho trasferito in questi anni a tutto il management che non abbiamo un solo contenzioso con i nostri clienti. Merito anche della sua visione in controtendenza: anziché esternalizzare, internalizzare.... Certamente! Mantenere il controllo su tutte le fasi della costruzione di una nave, dalla carpenteria alla falegnameria alla tappezzeria, è fondamentale anche per mantenere una tabella di marcia ineccepibile nelle consegne. Posso dire che i nostri clienti non subiscono mai un ritardo dovuto al altri, e tanto meno, quindi, a noi.... Sì sono in controtendenza e anche in questo ambito ho investito moltissimo. Non è stato facile costruire un’acciaieria o una sartoria, preparare un team di allestitori o falegnami di altissima qualità ebanistica, ma questo ci garantisce la possibilità di esprimere con tempi certi la nostra dinamica creatività. Sì , pensandoci bene, è proprio questo il mio concetto di lusso: non deludere le aspettative né del cliente, né di un collaboratore né di chi crede in me! Questo è il valore aggiunto della nostra azienda, la nostra forza.


Voglio trasformare la crisi in un momento di crescita per la mia azienda

Molti imprenditori stanno ripensando strategicamente all’organizzazione ed al modello di business della propria azienda per affrontare con fiducia il futuro e chiedono competenza e tempestività. I team multidisciplinari RSM offrono un approccio integrato per definire soluzioni mirate alle esigenze di ogni azienda che voglia crescere su solide basi.

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IL BUSINESS ATTRACCA NEI MARI DEL (NOSTRO) SUD Il proliferare di porti turistici nelle regioni meridionali, ricche di coste, sta facendo da volano per l’economia dei territori. Dalla cantieristica al turismo, passando per commercio e settore immobiliare di Federico Pirro

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n un Mezzogiorno che registra ormai da molti anni la presenza sempre più massiccia di industrie piccole, medie e grandi in quasi tutti i comparti manifatturieri e di servizi che costituiscono con quelle del Centro Nord il motore trainante dell’economia nazionale, anche il settore della nautica da diporto è venuto assumendo dimensioni ragguardevoli, sia come presenze di aziende produttrici di imbarcazioni e di loro componenti, e sia come insiemi di infrastrutture e di attività a supporto di tutti coloro che le possiedono o le noleggiano volendo navigare. Del resto è fin troppo intuibile che le otto regioni meridionali, fra cui le due isole finanziarie molti Enti locali, a fronte di una maggiori, tutte affacciate sui mari Adriatidomanda crescente di attracchi, non hanno co, Ionio e Tirreno abbiano sviluppato, sia potuto realizzarne di nuovi, si sono adattati pure con diversa densità territoriale, vocacon pontili fissi o galleggianti vecchi porti zioni nella costruzione e manutenzione di pescherecci di diversa ampiezza che hanno naviglio per finalità diportistiche, il cui acconsentito così di offrire una prima rispoquisto o la cui fruizione tramite affitto sono sta ad un’utenza crescente, bisognosa poi venuti aumentando nell’ultimo ventennio, a terra di attività di facendone diventaDAL GOLFO DI NAPOLI ALLA SICILIA, riparazione e manure l’uso soprattutto NELLA CANTIERISTICA DEL SUD tenzione da eseguirnel periodo estivo SI ALLESTISCONO SOPRATTUTTO si con attrezzature un fenomeno ormai PICCOLE E MEDIE IMBARCAZIONI idonee e personale di massa, reso ancor specializzato. più esteso dalla nascita, come per le autoInoltre in varie zone fra quelle turisticavetture, di un diffuso mercato dell’usato. mente più affermate dell’Italia meridionale Questo accesso alla proprietà e al noleggio - dalla costiera abruzzese a Manfredonia ai di natanti alla portata economica di un nupiedi del Gargano, da Otranto nel Salento ai mero crescente di appassionati ha comporlaghi di Sibari nella Calabria ionica, dai giartato però la necessità di costruire in molte dini di Naxos presso Taormina nella Sicilia località porticcioli di varie capacità di acorientale al Golfo di Napoli, per finire alla coglienza, in grado non solo di ospitare in Sardegna della Costa Smeralda, la costrurimessaggio custodito flottiglie sempre più zione di porti turistici ha contribuito alla numerose, ma anche attrezzati per offrire valorizzazione di aree urbane retrostanmolteplici servizi anche a imbarcazioni in ti ove quasi ovunque sono sorte o si sono transito; e quando per carenza di risorse

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incrementate strutture alberghiere, resort, ristoranti, discoteche, yacht club, impianti sportivi, esercizi commerciali e botteghe artigiane di souvenir, scuole nautiche e di vela per aspiranti skipper, residenze in multiproprietà: insomma, i porti turistici hanno attratto in quei centri flussi aggiuntivi di visitatori giunti dal mare - oltre a quelli ben più numerosi delle grandi navi da crociera là dove queste attraccano - solitamente con un buon potere d’acquisto che hanno contribuito e continuano tuttora a fecondare con le loro spese i contesti locali. Spesso in questi scenari incantevoli che uniscono natura, storia, paesaggi, antiche tradizioni popolari ed attività produttive legate alla blue economy - dalla costruzione di barche da pesca a tutto ciò che ne consente l’esercizio - è sorta e si è venuta sviluppando nel corso degli anni un’imprenditoria che, riallacciandosi alle preesistenti esperienze dei cantieri e dei loro ‘maestri d’ascia’ che fabbricavano imbarcazioni sia per la pesca lungo le coste che per quella


AVANTI TUTTA

d’altura, ha incominciato a costruire piccoli battelli da diporto a vela o a motore, dapprima in legno, poi in metallo o vetroresina per giungere più di recente ai gommoni ed anche ai motoscafi in materiali compositi. Insieme alle loro produzioni inoltre si sono sviluppate quelle di motoristica e di molte altre attrezzature che costituiscono la dotazione di bordo dei natanti; e quando tali beni non sono costruiti in loco vi sono commercializzati da aziende che non di rado hanno l’esclusiva di vendita di marchi rinomati del settore. In gran parte della cantieristica del Sud si allestiscono soprattutto imbarcazioni piccole e medie su commessa di acquirenti con potere d’acquisto diversificato, mentre quelle più grandi e gli yacht sono varati in prevalenza nelle strutture del Nord Italia. Una panoramica sia pure sintetica dei costruttori presenti nell’Italia meridionale consente di individuare in Campania e in Sicilia i cluster più significativi non solo per numero di aziende, ma anche per esperienze associative cui molte di esse hanno dato luogo nel corso degli anni. Non mancano tuttavia anche in altre regioni, come ad esempio in Puglia, Calabria e Sardegna, piccole e in qualche caso medie imprese impegnate nella produzione, manutenzione, riparazione o in servizi di rifornimento, rimessaggio e custodia di battelli e nella vendita di loro equipaggiamenti. In Campania è in particolare l’hinterland del Golfo di Napoli il grande bacino in cui si è consolidata una lunga tradizione di operatori del comparto e fra le aziende con i maggiori volumi produttivi se ne contano circa 30 che hanno all’attivo anche intense campagne promozionali dei loro brand; altre presenze imprenditoriali si registrano anche nel Casertano e nel

Salernitano. Fra le imprese campane più affermate spiccano Oromarine, Fiartmare, Giupex Marine, Cantieri di Baia, Arcadia Yachts, Apreamare, Cantiere Navale Palumbo - quest’ultima in grado di costruire anche navi mercantili di elevato tonnellaggio - Cantieri di Salerno, Salpa Yachts, Cantieri nautici Lamberti, Comena, Motonautica vesuviana. In questa regione, inoltre, si era costituita da tempo l’Associazione nautica regionale campana - per dare voce e tutela agli interessi delle molte società attive nel ramo della manifattura diportistica - che poi alla fine del 2019, aprendosi ad aziende di altre ALL’ASSOCIAZIONE FILIERA ITALIANA DELLA NAUTICA (AFINA), NATA IN CAMPANIA, ADERISCONO CIRCA 120 IMPRESE ANCHE DI ALTRE REGIONI

regioni, ha dato vita alla Associazione filiera italiana della nautica (Afina) cui sono associate circa 120 imprese. Aderente alla Cna-Confederazione nazionale dell’artigianato, il nuovo organismo presieduto da Gennaro Amato, ha assunto rilievo nel Paese e porta innanzi non solo iniziative di tutela delle imprese associate, ma anche di ampie fasce di utenti non più circoscritti, come si è detto in precedenza, a ceti ricchi, perché includono centinaia di migliaia di

cittadini in grado di potersi permettere l’acquisto o il noleggio di natanti con somme ormai abbastanza accessibili anche grazie a pagamenti dilazionati; e allora in favore di questa nuova utenza di massa si chiedono revisioni fiscali al ribasso sulle imbarcazioni, non considerate più beni di lusso, e nuove strutture portuali così come per le auto si sollecitano nuovi parcheggi nelle città. Afina inoltre organizza a Napoli la 34° edizione della mostra mercato Navigare, punto di incontro qualificato a livello nazionale fra produttori e acquirenti di nautica da diporto. La Sicilia è l’altra regione del Mezzogiorno in cui si addensa un secondo forte nucleo di aziende costruttrici, fra le quali ne spiccano una ventina localizzate in diversi centri isolani come il Cantiere nautico maestrale, Yam Marine, Colbac Marine, Aquamar, Cantieri Navali Stabile, AS Marine Cantieri navali, Almarine, Nadirmarine. Oceanica Naval Cantiere, Altamarea costruzioni nautiche, Cantieri Magazzù, Abacus Marine, Master gommoni, Calemar, Lobby Boats, Clear by Poker Clear, Cantiere dei Vespri. Ed anche nell’Isola a Messina si era costituita un’associazione l’Ascom-Associazione produttori nautica da diporto e affini, presieduta da Nunzio Dolce per valorizzare le attività delle imprese iscritte. In Puglia da anni opera il distretto regionale della nautica con sede a Brindisi, mentre nelle scorse settimane il Gruppo Ferretti ha manifestato interesse a localizzare un suo cantiere a Taranto. In Sardegna - ove era consolidata la costruzione delle tradizionali imbarcazioni a vela latina - si sono affermati fra gli altri il Cantiere navale Marino e la Nautica De Luca. Anche nel diportismo nautico pertanto l’Italia meridionale compete con le sue aziende migliori nello scenario nazionale del settore.

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GESTIRE L’IMPRESA Quali di queste azioni stai pianificando per far ripartire l’attività della tua azienda? Vendite di private equity Richiesta di risarcimento danni per interruzione dell’attività Cambiamenti nelle retribuzioni e nell’imposta sul lavoro e sugli incentivi Implicazioni per l’informativa finanziaria

2% 5% 13% 14%

Pianificazione fiscale

17%

Gestione e riprogettazione della supply chain

20%

Negoziazione e rinegoziazione contratti

27%

ESCLUSIVO PER ECONOMY Per anni ci si è riempiti la bocca con il termine “disruptive” senza sapere che il cigno nero (quello vero) era dietro l’angolo. E ora, dopo la pandemia, il business va completamente ridisegnato.

TORNARE ALLA VITA NORMALE OK MA CON NUOVI MODELLI DI BUSINESS Indagine qualitativa di Rsm Italia per (e con) Economy sui piani delle imprese per uscire più forti dalla crisi: non solo occorre digitalizzare i processi aziendali ma ripensare il modo di proporsi al mercato di Marina Marinetti

28 RSM ITALY CAPIRE PER RICOSTRUIRE LA NUOVA VIA DELLA CONSULENZA

30 WOLTERS KLUVER LA CRISI POST COVID SI VINCE COL DIGITALE

36 INVENTIA LA RISORSA UMANA... CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE

40 CYBERSECURITY NON TUTTI GLI HACKER VENGONO PER NUOCERE

42 LEGAL LA GUIDA MICHELIN DEGLI AVVOCATI D’AFFARI

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iente sarà come prima. Specialmenandare “Verso un New Normal”. Ovvero “Come te per chi fa impresa. Dovremo fare i reagire, cambiare e crescere in tempi di crisi?”. conti - letteralmente, poiché di busiRispondere non è semplice, ma in piena pandeness si tratta - con una nuova normalità. Quale, mia, alle prese con una situazione dirompente però? Per capirlo e delineare lo scenario del e imprevedibile, l’hanno fatto, sia rispondendo prossimo presente, non resta che interpellare a un questionario anonimo che con intervista i diretti interessati: imprenditori e manager. one-to-one, ben 110 tra imprenditori, Cfo, Ceo, Lo ha fatto, in esclusimanager responsaLA TECNOLOGIA NON BASTA va per Economy, RSM bili e associati Andaf. E GLI INCENTIVI FISCALI NON SONO Società di Revisione e I cosiddetti decision SUFFICIENTI: OCCORRE MODIFICARE Organizzazione Con- CONTRATTI, FINANZA E SUPPLY CHAIN makers, insomma, cotabile, branch italialoro che guideranno la na del network multinazionale che con i suoi ripresa. Per capire quanto rappresentativo sia 810 uffici in più di 120 Paesi è una delle reti il campione dell’indagine, basti pensare che si di servizi professionali di contabilità e di contratta di aziende che operano in vari settori e il sulenza strategica più grandi del mondo, con 64% si concentra tra finanza, metalmeccanico, un fatturato totale 5,74 miliardi di dollari. Per alimentare, informatico, commerciale, chimiEconomy RSM Italy ha svolto un’analisi quaco, edilizia, editoria, trasporti e consulenza. E, litativa tra partner, clienti e stakeholder per riflettendo la connotazione del tessuto pro-

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GESTIRE L’IMPRESA

duttivo italiano, si trovano per il 55% nel Nord Italia, con una forte presenza anche al Centro (31%) e al Sud (14%), equamente divise tra città metropolitane (per il 44%) e provincia (per il 56%). Il cluster più ampio, con il 43%, è quello delle imprese fino a 50 dipendenti, seguito (con il 31%) da quello fra 51-250: parliamo, in sostanza, di micro imprese e Pmi, anche se un 5% dei partecipanti a più di un migliaio di dipendenti e il 6% occupa addirittura più di 5mila persone. Quanto al fatturato, non fa la differenza: l’eterogeneità è assoluta e, tra micro e macro, nessun cluster prevale sugli altri. In sostanza: un campione vasto, altamente rappresentativo dell’Italia che produce e crea Pil. Per reagire nel breve periodo alla situazione di crisi generata dalla pandemia, il 62% delle aziende già ad aprile aveva analizzato l’impatto di business generato dall’emergenza e oltre la metà (il 56%) aveva adottato soluzioni tecnologiche per il lavoro da remoto, mentre (nel 49% dei casi) stava cercando di capire come ottimizzare l’uso di sussidi governativi, finanziamenti e incentivi fiscali. Ma non solo:

molte, moltissime aziende, in contemporanea, hanno eseguito il modelling dei flussi di cassa, attraverso la gestione del debito, delle retribuzioni e l’analisi degli asset per incrementare la liquidità a breve termine. Quasi un’azienda su 10, inoltre ha puntato sulla comunicazione come elemento di “sopravvivenza” sul mercato. E, prima ancora che Colao nel suo piano strategico parlasse di “Italia resiliente”, il tema era sul tavolo di manager e imprenditori. Che, in un’ottica di resilienza, hanno pianificato, MOLTE IMPRESE STANNO VALUTANDO LA RISTRUTTURAZIONE AZIENDALE COME SOLUZIONE ALLA CRISI GENERATA DAL BLOCCO DELLA PRODUZIONE

ritenendole efficaci per la loro azienda, strategie differenti e sovrapposte: il 58% degli intervistati ha puntato sulla gestione del capitale corrente, il 51% anche sulla gestione del personale e delle retribuzioni e la metà sulla valutazione di scenari per variazioni delle entrate e della supply chain. Oltre la metà degli intervistati ha però valutato anche l’ipotesi della ristrutturazione aziendale, i due terzi

l’affidamento della finanza e della contabilità in outsourcing e per i tre quarti, sul tavolo, è comparsa anche la gestione del danno reputazionale: quando si tratta di crisis management, la comunicazione è essenziale. E la ripartenza? Per il 49% degli intervistati passa dalla negoziazione e rinegoziazione dei contratti, ma anche dalla gestione e riprogettazione della supply chain (37%) e della pianificazione fiscale (32%), tema caldo e - come dire? - assolutamente trasversale da sempre, nel Belpaese. Covid o non covid. Si dice che ogni crisi corrisponda anche a un’opportunità. Di fatto, le crisi spesso sono anche i momenti opportuni per re-immaginare e ridisegnare la strategia futura e i confini dell’azienda. Cosa che i decision maker interpellati da RSM Italy hanno ben colto. Ma tra il dire e il fare c’è di mezzo la strategia. Quelle più efficaci? Per il 65,5% degli intervistati si tratta di sperimentare modelli di business alternativi, puntando, nel 64,5% dei casi, sulla trasformazione digitale e nel 61,8% sulla (re) ingegnerizzazione dei processi aziendali. Ripensare il marketing, le modalità di consegna

L’impresa diventa resiliente grazie a... Finanza e contabilità in outsourcing Interventi in ambito IT Pianificazione fiscale Gestione del rischio reputazione Ristrutturazione aziendale Gestione del debito Negoziazione e rinegoziazione contratti Valutazione scenari per variazioni entrate/supply chain Gestione del personale e delle retribuzioni Gestione del capitale circolante 0%

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5%

10%

15%

20%


E per ripartire è meglio investire su: Vendite di private equity

3%

Pianificazione fiscale

7%

(Re)design delle attività di marketing e sistema di consegna

13%

(Re) ingegnerizzazione dei processi aziendali

25%

Trasformazione digitale

26%

Sperimentare modelli di business alternativi

dei prodotti e dei servizi e (ancora una volta) la pianificazione fiscale sono attività che le imprese ugualmente tengono in considerazione. E c’è anche chi pensa che la soluzione sia il private equity: una ciambella di salvataggio che permette di non affogare nella crisi generata dalla pandemia. Poi c’è la “poderosa” iniezione di liquidità promessa da Conte... Che così poderosa non è, e neppure di facile attuazione. La risposta delle istituzioni italiane ed europee alla crisi Covid-19 promette numerosi interventi che vanno colti, ma farlo non è semplice. Per affrontare il tema della liquidità ci si affida dunque alla propria banca per la gestione delle pratiche (così fa il 43,6% degli intervistati), se non a una società di consulenza specializzata (lo fa quasi un’impresa su 3, il 27,3%). Certo, il commercialista di azienda e l’associazione di categoria restano un’opzione, ma preoccupa (e non stupisce) che una minoranza fra gli intervistati stia considerando di fare le valigie per trasferire la sede legale e fiscale oltreconfine. In ogni caso più della metà degli interpellati ritiene comunque che i contributi promessi vadano contestualizzati nella strategia a lunga termine: il tradizionale “pochi, maledetti e subito” soccombe di fronte all’esigenza della pianificazione di una exit strategy a una crisi che non sarà breve. Perché i soggetti interpellati per Economy da RSM Italy Il futuro è rosa salmone: per risalire la corrente ci sarà da nuotare con vigore. Ma dall’inda-

27%

gine emerge una spiccata propensione alle aspettative positive verso il futuro: solo il 26% delle risposte raccolte delinea una situazione di pessimismo, con il Sud un po’ attardato rispetto alle altre aree del Paese, presentando percentuali più elevate per le aspettative negative verso il futuro e per nessun cambiamento. Intanto, risalendo la corrente, il 32% mette in conto di ridefinire il proprio modello di business, molte aziende (il 65%) pensano di implementare e rendere permanenti soluzioni smart working e il 24% delle imprese sono orientate verso strategie di digitalizza-

zione del business e della documentazione. C’è una valutazione che mette però d’accordo quasi tutti, o per lo meno il 78% degli interpellati: quella sull’insufficienza delle azioni messe in campo da istituzioni nazionali ed internazionali in campo economico e finanziario. La soluzione? Ce n’è più di una e andrebbero attuate tutte insieme: per il 15% del campione è la semplificazione della burocrazia, per il 21% gli aiuti rapidi alle imprese, per il 19% riduzione e revisione degli oneri fiscali. E c’è pure un 20% che invoca l’helicopter money. Ma quella vera, non le mancette.

I cambiamenti nel post Covid Non risponde

Nessuno Ridefinizione modello di business

5% 4%

Aspettative negative del futuro

32%

26%

12% Individuazione di opportunità nella crisi

21%

Trasformazione digitale

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GESTIRE L’IMPRESA RIPARTENZA

La nuova via della consulenza capire per ricostruire Competenze integrate, innovazione interdisciplinare, nuovi modelli e digitalizzazione: Rocco Abbondanza, managing partner di Rsm Italy, spiega a Economy la revisione contabile del prossimo futuro

dalla redazione

terio, dalla joint venture con Wolters Kluwer a quella con Var Group alla stessa partnership TE DA 110 IMPRENDITORI AL NOSTRO SONcon Economy Group (di cui Rsm Italia è azioDAGGIO INDICHINO QUESTE LINEE-GUIDA nista, ndr). Questo oltretutto ci colloca sulla PER LA RIPRESA DOPO IL COVID MI SEMBRA frontiera dell’innovazione interdisciplinare e UN’OTTIMA NOTIZIA. È una luce di ottimismo, ci qualifica nelle relazioni con il network interdi positività, che aiuta tutti»: Rocco Abbondannazionale di Rsm. Tra gli obiettivi di Rsm Gloza, presidente e managing partner di Rsm Spa bal per il 2025 c’è quello di avere almeno il 3% – che insieme ad Economy Group e Andaf ha delle fees da subscriptions, ma noi – grazie ai promosso il sondaggio illustrato nelle pagine software per la revisione, Genya Revisya, e per precedenti – sintetizza così il suo giudizio sulle la gestione crisi d’impresa, Genya Crisi d’Imrisposte pervenute: «Tutti abbiamo bisogno presa, contiamo di raggiungere questo livello di capire per ricostruire. Per guardare al fuentro il 2020. turo con approcci nuovi. Abbiamo bisogno di Ma quest’approccio integrato come si competenze integrate. esprime, in concreto, CON GENYA REVISYA E GENYA CRISI Il nuovo necessario verso i clienti? D’IMPRESA, RSM SI POSIZIONA presenta molte sfacLa formula della conAD ALTO LIVELLO NELLA REVISIONE cettature. Non possiasulenza tradizionale E ORGANIZZAZIONE CONTABILE mo parlare di digita- “vi dico cosa dovete lizzazione o smart-working senza ripensare fare, poi come riuscirci è affar vostro” – è supetutte le funzioni aziendali e, appunto, lo stesso rata. Il nostro approccio è solidale e operativo. modello di business. È un qualcosa che stiamo Aggiunge ambizione e visione per essere utimisurando innanzitutto su noi stessi». li al cliente anche nella gestione concreta del cambiamento. Siamo contenti che nel nostro In che senso? nome ci sia ancora la qualifica di “società di reTutto quello che stiamo facendo nell’immediavisione e organizzazione contabile” perché chi to e progettando per il domani deve procedere parla con noi sa che siamo gente concreta, che nella stessa direzione. Dall’organizzazione del vede i numeri e quel che i numeri esprimono. lavoro alla finanza aziendale, dobbiamo arDel resto, viviamo di reputazione e credibilità. ricchire e consolidare le nostre competenze Quando firmiamo un bilancio, ne rispondiamo, senza improvvisazioni. I team devono portare se si va sul mercato senza le competenze e le soluzioni complessive ai problemi. Tutte le nocapacità di fare, oltre che parlare, si depaupera stre ultime iniziative sono ispirate a questo criil marchio. La nostra consulenza è apprezzata «NUOVI MODELLI DI BUSINESS E FORTE DIGITALIZZAZIONE: CHE LE RISPOSTE FORNI-

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ROCCO ABBONDANZA, MANAGING PARTNER RSM ITALY

proprio perché nasce da una società di revisione che non può esprimersi con superficialità e deresponsabilizzazione. Una consulenza che viene da una società di revisione deve essere solida e affidabile. Come s’inserisce, in questa visione, la scelta di lanciare dei software di nuova generazione per accelerare il processo di revisione o quello di gestione della crisi d’impresa? Quelli ai quali lei si riferisce e che Rsm Italia ha introdotto nella sua strumentazione operativa sono strumenti innovativi, intelligenti, proprietari, che avocano a sé ed automatizzano le funzioni basali di queste attività per liberare le energie più qualificate e delle nostre risorse umane e dar loro il modo di dedicarsi alle attività a maggior valore aggiunto. Genya Revisya è in questo senso un prodotto estremamente innovativo. Insieme a Genya Crisi d’Impresa, è un prodotto che ci posiziona ad alto livello, e su scala mondiale. Anche il talk on-line che stiamo facendo su business model canvass va in questa direzione: dare visibilità e intensificare il confronto tra le nostre risorse professionali e il mercato guardando ai business nel loro insieme. I clienti capiscono? Apprezzano? Oggi i clienti hanno aspettative elevate e complesse, certamente acuite dall’emergenza del Coronavirus non si accontentano di una parte delle risposte, desiderano – mai come in questa fase di ripartenza – una consulenza globale. (s. l.)


Il motore dell’Italia è ripartito.

Ora più che mai, noi ce ne prendiamo cura. L’Italia è ripartita, anche grazie alla ripartenza del suo motore: l’industria e i lavoratori metalmeccanici. Ma anche quando tutto era fermo, Metasalute non ha mai smesso di essere operativo nell’assistenza ai lavoratori ed alle aziende del settore. Continua e continuerà a prendersene cura. Metasalute è il Fondo di Assistenza Sanitaria integrativa per i lavoratori dell’Industria metalmeccanica e dell’installazione di impianti, e per i lavoratori del comparto orafo e argentiero. Il suo obiettivo è dare risposte concrete alle aspettative e ai bisogni dei lavoratori, offrendo prestazioni sanitarie integrative al Servizio Sanitario Nazionale, con l’intento di migliorare la qualità della vita dei metalmeccanici, a tutto vantaggio dei lavoratori, dell’industria e del Paese. Perché, ora più che mai, la salute è un patrimonio inestimabile. Per tutti.

www.fondometasalute.it


GESTIRE L’IMPRESA REVISIONE CONTABILE

LA CRISI POST COVID SI VINCE COL CODICE... BINARIO L’emergenza sanitaria ha fatto slittare l’entrata in vigore del nuovo Codice della crisi d’impresa e dell’insolvenza. Ma gli strumenti digitali che ne favoriscono l’applicazione ci sono già di Alessandro Faldoni

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l nuovo Codice della crisi di impresa e dell’insolvenza, dopo oltre settant’anni, ha riformato in modo organico la disciplina fallimentare e introdotto le procedure di allerta, per favorire il risanamento delle aziende in crisi temporanea e rendere più rapida e meno costosa l’uscita dal mercato di quelle in crisi irreversibile. Il rispetto degli ‘obblighi organizzativi’ previsto dalle nuove norme richiede alle imprese di dotarsi di sistemi di autovalutazione per monitorare il proprio rischio di default. Tutto era pronto per la partenza delle nuove norme nell’agosto di quest’anno. Ma improvvisamente fu Covid-19. La pandemia ha portato distanziamento PIERFRANCESCO ANGELERI sociale, chiusure, blocchi e in prospettiva stati di crisi, molte imprese in difficoltà. Una soluzione digitale che dia loro modo Per non gravare il mondo imprenditoriadi svolgere appieno il ruolo di consulenti le con nuove norme, il DL Codice della d’impresa sarà per loro fondamentale. Lo crisi d’impresa e dell’insolvenza è stato slittamento all’anno prossimo dell’entraposticipato all’estate del 2021, ma gli ta in vigore del Codice della crisi d’imprestrumenti digitali che monitorano i rischi sa potrebbe in un certo senso favorire sia e lo stato di crisi aziendale esistono già. i commercialisti sia Dunque potrebbeWOLTERS KLUWER HA SVILUPPATO le imprese. L’attuale ro rappresentare “GENYA CRISI D’IMPRESA”, CHE CONSENTE momento necessita un valido aiuto alle UNA DIAGNOSI PRECOCE DELLO STATO di concentrazione, tante imprese granDI DIFFICOLTÀ DELLE IMPRESE sangue freddo e di, medie e piccole strumenti digitali adeguati alla necessità che stanno affrontando le difficoltà post di analisi. Abbiamo recentemente presenpandemiche. tato “Genya Crisi d’Impresa”, una soluzioPierfrancesco Angeleri, managing direcne che consente, attraverso automatismi tor di Wolters Kluwer Tax & Accounting digitali, una diagnosi precoce dello stato Italia, sottolinea l’importanza della figura di difficoltà delle imprese per contribuidei commercialisti nella gestione delle crire a salvaguardare la capacità imprendisi che molte imprese italiane si troverantoriale di coloro che causa Coronavirus no ad affrontare. «I commercialisti sono vanno incontro a difficoltà o rischiano un veri Cfo in outsourcing per le Pmi italiane, fallimento. La digitalizzazione del monie verranno coinvolti in modo importante.

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I COMMERCIALISTI SONO VERI CFO IN OUTSOURCING E VERRANNO COINVOLTI IN MANIERA IMPORTANTE toraggio è, oltre ad un aiuto contingente anche una sorta di training on the job in vista dell’attuazione del Codice l’anno venturo». È un intero ecosistema finanziario, legislativo e normativo che verrà coinvolto per affrontare il disastro che il coronavirus ha causato nel mondo produttivo e imprenditoriale. Chiediamo al prof. Raffaele D’Alessio, Professore Ordinario di bilanci d’impresa dell’Università degli Studi di Salerno, se i Big Data generati dal monitoraggio digitale dell’andamento produttivo possono indicare la via d’uscita e possibilmente di salvezza alle Pmi italiane coinvolte nella crisi post pandemica. «I Big data analytics sono uno strumento potente», afferma il prof. D’Alessio: «Le possibilità circa il loro utilizzo sono le più disparate nel mondo aziendale. Solo a titolo di esempio, una possibile applica-


zione dei Big data per la previsione delle all’orizzonte la necessità di un’organizzainsolvenze aziendali è già acclarata nella zione strutturata e una cultura specializletteratura scientifica, così come esiste zata. «Proprio per far fronte alla complesuna letteratura che li etichetta come un sa situazione nella quale versa il nostro imprescindibile tool per la raccolta degli Paese, gli studi professionali e le Pmi elementi probativi nello svolgimento di vanno sostenuti e dotati di innovazioni attività di revisione legale. Senza dubbio digitali». una loro utilizzazione a supporto delle Pierfrancesco Angeleri sottolinea come le decisioni sarebbe auspicabile, soprattutnuove soluzioni digitali saranno in grado to all’interno delle PMI, a patto che queste di fornire un sostegno concreto al mondo ultime rompano le catene rappresentate dei Professionisti e delle Pmi. «Le nuove dalle barriere tecnologiche che purtropsoluzioni in cloud di Wolters Kluwer Italia po attualmente le tengono a tutt’oggi puntano all’automazione semplice e gestiancora lontane da questi strumenti. Le bile di quanto richiesto dalle più recenti università in quenormative. ContemIL DECRETO ESTENDE L’OBBLIGO sto senso stanno poraneamente i noDI REVISIONE ANCHE ALLE “NANO facendo moltissimo stri clien IMPRESE” CHE DOVRANNO FARE RETE creando la figura ti potranno, grazie PER TROVARE SOLUZIONI COMUNI del data scientist. agli strumenti di buNell’Università degli Studi di Salerno, ad siness intelligence integrati nelle nostre esempio, offriamo nel mio dipartimensoluzioni, concentrarsi di più sui servizi to assieme alle lauree tradizionali anche di consulenza, sulla crescita del proprio una laurea magistrale in data science and business e sul recupero delle posizioni innovation management. Questo perché che l’attuale crisi sanitaria ci sta facenmultidisciplinari e variegate sono le skill do lasciare sul campo». Il prof. D’Alessio utili per diventare un data scientist». concorda nell’affermare che le dotazioni Contrastare la crisi di diretta derivazione digitali sono una base imprescindibile da dal Covid-19 e al contempo portarsi avanmettere in campo il prima possibile, ma ti per rispettare le norme del nuovo Codiaffrontare la crisi ha anche altri aspetti. ce della crisi d’impresa e dell’insolvenza, «Il decreto sulla crisi di impresa introduce significa fare investimenti. Le migliaia e numerosi obblighi per le Pmi, ed estende migliaia di Pmi coinvolte dovranno orgal’obbligo di revisione legale a quelle che nizzarsi e dovranno dotarsi di sistemi di Erm (Enterprise Risk Management) per monitorare il proprio rischio di default, dovranno acquisire nuove competenze di risk management e dovranno dotarsi di organi di revisione e controllo. Ma una ricerca del Cerved ha rilevato che i benefici saranno ben superiori agli oneri richiesti. Se la stima dei costi a carico delle Pmi raggiunge, secondo la ricerca, i 6 miliardi di Euro, i benefici vengono quantificati in 9,9 miliardi di Euro. In un Paese come il nostro dove l’imprenditore è spesso un geniale self made man e abituato a gestire tutto in prima persoRAFFAELE D’ALESSIO na navigando a vista, ecco che si delinea

con una felice locuzione ebbi a definire “nano imprese”. Indubbiamente, l’attività di gestione del rischio diventerà una cruces nell’ambito dell’organizzazione aziendale e richiederà una costante attenzione da parte degli imprenditori che hanno dalla loro parte una costante esperienza sul campo e una naturale propensione ad una certa dose di rischio insita nell’attività imprenditoriale. Ritengo che per un’opportuna gestione del rischio e per fronteggiare una situazione sicuramente articolata e caratterizzata da forte conflittualità come quella che stiamo vivendo, sia opportuno ampliare i propri orizzonti, sicuramente facendo rete con gli altri, condividendo i problemi per ritrovare soluzioni comuni. Per prevedere gli effetti economici del corona virus», conclude il prof. D’Alessio, «si dovrà capire se lo shock sarà temporaneo o se la caduta nel reddito non verrà riassorbita in tempi brevi. Diversi studi stimano tra 100 e 120 mila le aziende che andranno in crisi rischiando seriamente di uscire dal mercato. L’impatto occupazionale può essere stimato tra 3 e i 3,2 milioni di lavoratori a rischio. Con queste previsioni credo di essere un buon profeta nel ritenere che prima dell’entrata in vigore del codice della Crisi e dell’insolvenza vi possano essere ulteriori interventi normativi eso-sollecitati».

I BIG DATA ANALYTICS SONO UNO STRUMENTO POTENTE 31


GESTIRE L’IMPRESA CYBER-MONEY

IL POS ALTERNATIVO E LE NUOVE ABITUDINI

Contanti saluti, benvenuta la cashless society Il lockdown ha accelerato la transizione dei pagamenti da cartacei a elettronici. Ma i costi per gli esercenti, tra pos e commissioni, sono ancora molto elevati. E se il governo non dà una mano…. di Marco Scotti

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rab that cash with both hands and make a stash» (afferra il denaro con entrambe le mani e trovagli rifugio) cantavano i Pink Floyd nel 1973. Oggi, a distanza di mezzo secolo, i consigli di David Gilmour e soci appaiono un po’ passati di moda. Signori, si cambia. E, complice il Covid-19, finalmente in modo deciso. Un po’ presto per recitare il de profundis del contante, ma la linea è tracciata. Durante il periodo del lockdown le transazioni con carta di credito sono state il modo con cui gli italiani hanno potuto saldare – comodamente seduti sul divano di casa – le spese al supermercato e gli acquisti sui siti di e-commerce. E i piccoli esercenti

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hanno visto quadruplicare il proprio transato grazie a sistemi di pagamento alternativi al “cash”. Non basta: dal 1° luglio è stato introdotto l’obbligo di pagare con strumenti tracciabili importi superiori ai 2.000 euro, un tetto che si abbasserà ulteriormente il 1° gennaio 2022 per arrivare a mille. I rischi per chi dovesse essere colto ad aggirare la regola sono enormi: sono previste sanzioni fino a 50mila euro per ogni operazione. Ma non ci sono soltanto le multe a incentivare i pagamenti alternativi. Intanto, c’è una ragione igienica: le banconote, che passano di mano in mano, sono sempre state veicolo di germi. E mai come oggi nessuno se la

In Italia i pagamenti digitali si confermano protagonisti della ripresa del Paese post lockdown. Lo raccontano i dati dell’Osservatorio di SumUp, la fintech specializzata in lettori di carte portatili e soluzioni di pagamento per pmi e piccoli commercianti che ha “tagliato” i costi del pos. Una tantum il dispositivo, niente canoni e 1,95% di commissioni per le transazioni con carta di credito. Il loro osservatorio ha mostrato che alcuni settori hanno registrato volumi di transazioni elettroniche notevoli, addirittura superiori rispetto al periodo pre-Covid: i negozi di alimentari mantengono livelli di transato più che doppi rispetto ai mesi di gennaio e febbraio; i negozi di quartiere attivi nel commercio al dettaglio, come ad esempio ferramenta e lavanderie, registrano un incremento del 60%. Inoltre, centri estetici, barbieri e parrucchieri stanno adottando sistemi di pagamento digitali alternativi al contante come mai prima d’ora: nella prima settimana di riapertura il valore del transato è stato più che doppio delle entrate registrate in periodo pre-Covid. «È interessante - spiega Umberto Zola, Country Growth Lead Italia di SumUp – notare come si tratti di categorie commerciali tradizionalmente legate al contante. Con la riapertura, le attività commerciali hanno privilegiato i pagamenti elettronici che permettono di velocizzare le operazioni di cassa, garantire il rispetto delle distanze interpersonali ed evitare lo scambio di carta moneta. Ora questa abitudine a favorire il pagamento cashless si sta confermando nel corso delle settimane e in generale tutti i settori stanno risalendo la china con un tasso di crescita abbastanza costante e continuo».


Corrado Sciolla, amministratore delegato di Cedacri, e Liliana Fratini Passi, direttore generale del consorzio Cbi

sente di rischiare. Poi c’è una questione di comodità. Quello che prima del Coronavirus assomigliava ancora a un futuro dai contorni sfumati, oggi è decisamente più definito: anche dopo il lockdown le persone hanno continuato a usare i siti internet, gli e-commerce, il “click and collect” (fare la spesa online e poi andarla a ritirare presso il punto vendita) proprio per evitare code, assembramenti e contatti indesiderati. «Frutto della pandemia – ci spiega Corrado Sciolla, amministratore delegato di Cedacri – questo cambiamento verso gli strumenti di pagamento cashless anche nel canale fisico è destinato a restare anche dopo il ritorno alla (nuova) normalità. Secondo i dati espressi dal Barometer Kantar infatti, tra coloro (il 57%) che in virtù del Covid-19 hanno cominciato a utilizzare di più gli strumenti cashless, il 75% dichiara che continuerà a farlo anche in futuro. Pare quindi si sia diffuso un cambiamento culturale dei consumatori e dei merchant che auspichiamo generi un vero salto di qualità». Secondo l’osservatorio Payback, che coinvolge marchi leader nella Gdo e nel largo consumo, nei primi trenta giorni di lockdown si è assistito a un incremento del 70% per gli acquisti online: a farla da padrone il settore alimentare (+227%), seguito da intrattenimento (+112%) e tecnologia (+64%). «In questi ultimi mesi – ci spiega Liliana Fratini Passi, di-

rettore generale del consorzio Cbi – abbiamo osservato che nel commercio si è intensificata la tendenza ad accrescere l’uso dei canali di vendita digitali, con conseguente aumento dell’uso delle carte elettroniche, che nel solo mese di aprile è salito al 40%, trainato dal settore alimentare, da quello dell’abbigliamento e dalle vendite al dettaglio di beni a uso personale o domestico». Un vero e proprio terremoto culturale. Durante il Covid-19

è stata registrata da Just Eat una crescita dei digital payments del +36%, con una spesa superiore rispetto a quella che i clienti facevano mediamente con il contante, portando il bilancio tra digitale e cash a migliorare a favore della prima modalità che raggiunge oggi quasi il 70% del totale delle transazioni. Gli italiani di tutte le fasce d’età hanno infatti utilizzato di più i pagamenti virtuali durante l’emergenza, con punte di crescita soprattutto tra i 18-34 anni, sia attraverso app mobile sia tramite sito per ordinare e pagare digitalmente il cibo a domicilio. Anche prima dell’avvento del maledetto virus le cose stavano già cambiando in Italia. Secondo l’Osservatorio Innovative Payments del Politecnico di Milano, nel 2019 i pagamenti con carta nel nostro Paese sono arrivati a 270 miliardi di euro (+11%) e vengono utilizzati per acquisti sempre più quotidiani. Ma il modo – anzi i modi – per evitare il contatto, pur continuando a frequentare i negozi

LA SOLUZIONE ONLINE PER PMI E PROFESSIONISTI Fondato in Francia nel 2016 e attivo in Italia dallo scorso anno, Qonto è un istituto di pagamento dedicato a Pmi e professionisti che offre un conto aziendale totalmente online. L’intenzione è quella di consentire un risparmio di tempo e il controllo sulla gestione finanziaria della propria impresa. L’ambizione è quella di offrire ai propri clienti un conto aziendale, ambito che si è evoluto molto più rapidamente rispetto a quello dedicato alle imprese. «Il digital banking – ci spiega

Marian Spalletti, country manager per l’Italia di Qonto – ha avuto una crescita esponenziale della base clienti negli ultimi anni: a fine 2019, in Europa, gli utenti di banche digitali erano già 15 milioni con delle previsioni di crescita fino a 85 milioni per il 2023 (dati AT Kearney). La nascita di servizi di digital banking con focus pmi sono ancora più recenti di quelli dedicati ai consumer. Parliamo di un segmento di mercato ad altissimo potenziale (l’ordine di grandezza sono milioni di imprese

per ogni Paese) ma che è rimasto a lungo sotto servito dalle banche tradizionali, concentrate sui rami consumer e corporate. Il Covid ha accelerato un processo digitalizzazione già iniziato, modificando le nostre abitudini e portandoci in poche settimane a fare dei progressi che avrebbero richiesto anni. Coerentemente a ciò, mi aspetto una forte crescita in termini di adozione di strumenti digitali in generale, soluzioni di pagamento e gestione delle finanze incluse.

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GESTIRE L’IMPRESA CYBER-MONEY

fisici, esistono: sempre secondo il Politecnico, le transazioni attivate da smartphone in negozio valgono 1,83 miliardi di euro per un totale di 58 milioni di operazioni. Nel giro di 12 mesi il numero di italiani che ha utilizzato questa modalità è triplicato, raggiungendo i 3 milioni. I pagamenti con smartwatch e dispositivi indossabili muovono i primi passi (70 milioni di euro nel 2019). Ogni utente di internet in Italia possiede mediamente oltre due carte di pagamento (2,3); il 94% ha uno Smartphone, che nel 74% dei casi utilizza anche per fare transazioni e che per il 40% è abilitato ai pagamenti contactless. Il numero dei Pos sale a 2,17 milioni, il 90% abilitato per le transazioni “senza contatto”. Ma proprio i Pos sono la pietra angolare su cui si concentrano le rimostranze degli esercenti. Per un motivo molto semplice: costano molto. Dagli Stati Generali il premier Conte si è affrettato a tranquillizzare l’ecosistema, garantendo di aver già previsto «incentivi ai pagamenti digitali senza penalizzare nessuno». Fino ad ora, erano quattro le voci di spesa da tenere in considerazione per avere a disposizione un Pos: il costo dell’installazione, una tantum ma da prevedere; il canone mensile per il comodato d’uso del dispositivo (fino a 24 euro); il costo fisso per tran-

IL BONIFICO ISTANTANEO

Un altro servizio b2b che ha preso piede complice la pandemia è quello del bonifico istantaneo. Si tratta di un sistema di pagamento che garantisce sia chi deve ricevere la cifra (che arriva in tempo reale e certifica la reale capienza del pagatore) sia chi deve effettuare il pagamento, che può permettersi di farlo anche di notte o di domenica. Si tratta di MyBank, un sistema che ha incrementato il proprio volume d’affari in maniera notevole durante il lockdown. «Abbiamo triplicato le richieste di attivazione del servizio – ci spiega Giorgio Ferrero, ceo dell’azienda – e lavoriamo soprattutto con aziende medio-grandi

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IL FINTECH D’ESPORTAZIONE Nell’enorme mare magnum di società che, complice l’entrata in vigore della Psd2, hanno associato tecnologia e servizi finanziari, c’è chi è riuscito a liquidare i propri investitori con una somma di quattro volte superiore alla “fiche” iniziale. Si tratta di Tas, azienda con una lunga storia che si è specializzata in pagamenti e servizi di tesoreria, sia b2b che b2c. Comparti non particolarmente tecnologicizzati che dovranno necessariamente subire un’accelerata “digital” in questa fase post-

Covid. Non solo, Tas sta anche provando a fare innovazione “a casa degli innovatori”, portando soluzioni nuove di carte di pagamento nel Nord America. «In quest’area – ci spiegano Dario Pardi e Valentino Bravi, rispettivamente presidente e Ad dell’azienda – abbiamo trovato una nicchia di mercato molto interessante, perché sono molto arretrati rispetto all’Europa sia per quanto concerne il mondo delle carte, sia per quanto riguarda il pagamento interbancario b2b e

sazione, in genere intorno ai 10 centesimi e non sempre preteso da tutte le banche; il costo in percentuale su ogni pagamento, che può diventare un gravame notevole visto che alcune carte richiedono una commissione anche fino all’11% del totale. «L’utilizzo dei pagamenti elettronici – aggiunge Sciolla - è fortemente sostenuto dal Governo che ha e con la pubblica amministrazione. Lo scorso anno abbiamo avuto un transato superiore ai 6,5 miliardi in Italia, siamo superiori a PayPal come volumi e questo grazie alla Pa. La nostra forza è che non abbiamo limiti di spesa, per cui abbiamo visto transazioni singole superiori al milione di euro. Abbiamo avviato anche una soluzione dedicata specificamente alla pubblica amministrazione che passa tramite il portale Pago Pa. Abbiamo anche una piccola parte della nostra attività nel b2c, con un transato medio che è di 300 euro, contro un livello “normale” in Europa che si aggira intorno ai 50 euro».

b2c. L’altra area su cui ci stiamo specializzando è quella identificata dalla Bce come T2 e T2S, rispettivamente pagamenti interbancari e pagamenti interbancari di azioni e titoli. Dal 2021 si è deciso di uniformare questi due protocolli in un unico processo per semplificare e ridurre i costi. E questo ci ha messo in una posizione di grande vantaggio: abbiamo l’8090% del mercato italiano e stiamo crescendo anche in Europa, investendo il 10% dei ricavi (poco meno di 58 milioni nel 2019) in ricerca e sviluppo».

approvato una serie di iniziative volte alla promozione del digital payement. Tra queste citiamo il credito d’imposta sulle commissioni sui pagamenti elettronici versate dagli esercizi commerciali che prevede per gli esercenti di attività d’impresa, arte e professioni di ottenere dal 1° luglio un tax credit pari al 30% delle commissioni bancarie pagate a fronte dell’accettazione di digital payement tracciabili da parte dei consumatori. Occorre ora che tutto il sistema Paese si muova nella stessa direzione, collaborando sia a livello istituzionale sia associativo e d’impresa, in modo da poter far consolidare sempre di più i pagamenti digitali. La stessa Banca d’Italia ha evidenziato l’importanza che fintech, digitale e pagamenti possono avere per lo sviluppo del Paese definendolo un “incubatore di innovazione». Dunque qualcosa inizia a muoversi, in maniera costante e concreta. Se si confermeranno questi trend, ci troveremo nella scomodissima situazione di dover “ringraziare” il Covid per aver accelerato un percorso che altrove era già avviatissimo. Era ora, insomma.


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LA RISORSA UMANA... CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE Chi ha adottato nuove soluzioni tecnologiche per far fronte all’emergenza Covid-19 continuerà a utilizzarle. Così Randstad ha scelto come partner Inventia, società del Gruppo Crif, per innovare i processi di selezione di Alessandro Faldoni

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a una parte del tavolo il candidato, a snocciolare competenze e pregresse esperienze, modulando tono di voce e gestualità in modo da impressionare (favorevolmente, s’intende) il selezionatore. Dall’altra parte del tavolo, l’head hunter, il “cacciatore di teste”, intento a cogliere la preda senza farsi sfuggire il minimo particolare. Sono scene che presto dimenticheremo, perché la pandemia, se non altro, ha dato una sferzante accelerata anche all’HR management. Figuriamoci se ci si può permettere ancora, in tempi di Covid, il confronto vis-a-vis. Basta seguire l’esempio dei big, per rendersi conto di come tutto stia cambiando molto velocemente. Randstad, tra le più importanti agenzie per il lavoro al mondo, ultimamente ha aggiunto un ulteriore elemento tecnologico a servizio del candidato, che da oggi può effettuare un’identificazione sicura e a norma di legge completamente online. E lo ha fatto grazie a un’azienda italiana: Inventia, leader

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nello sviluppo di soluzioni di engagement e identificazione digitale. Società del Gruppo Crif, Inventia nasce nel 2012 con la mission di rivoluzionare il mondo del Customer Engagement, grazie alle proprie soluzioni tecnologiche e di processo, in grado di anticipare le più attuali esigenze di mercato. Soluzioni che, oggi più che mai, si rivelano essenziali per guidare i processi di innovazione digitale delle aziende, INVENTIA (GRUPPO CRIF) È NATA CON LA MISSIONE DI RIVOLUZIONARE IL CUSTOMER ENGAGEMENT ANTICIPANDO LE ESIGENZE DI MERCATO

specie nell’ambito dell’erogazione dei servizi ai clienti tramite l’utilizzo dei canali digital del web e delle App.

L’innovazione digitale nella strategia globale di Randstad Innovare è da sempre al centro della vision di Randstad, ed è ciò che le ha consentito

di diventare la più grande multinazionale nell’ambito dei servizi HR di executive search, selezione, formazione di Risorse Umane e somministrazione di lavoro. Il percorso di digitalizzazione di Randstad è iniziato già diversi anni fa, con l’obiettivo strategico di mettere l’evoluzione delle tecnologie e i loro vantaggi al servizio di clienti e candidati. «L’innovazione è sempre stata nel Dna di Randstad e la tecnologia rappresenta il cuore pulsante della nostra società. L’obiettivo dell’innovazione deve sempre essere quello di mantenere la persona al centro dei processi; questo approccio lo chiamiamo ‘human touch’», spiega Alessandro Selmi, Business Operations & Payroll Director di Randstad. In particolare, Randstad oggi vive il cambiamento come un processo di mutazione profonda a livello di pratiche interne e di rapporto con clienti e candidati, ricco di opportunità per vincere la competizione del mercato, ma al contempo non privo di sfide culturali oltre


che organizzative. Sfide e opportunità che actali per far fronte alla crisi sanitaria, la collaquisiscono ulteriore significato nel contesto borazione tra le due Aziende si è fortemente straordinario del Coronavirus. La pandemia intensificata con l’obiettivo della trasformaha determinato una forte accelerazione dei zione digitale, in tempi brevi, di quelle fasi del processi d’integrazione delle tecnologie digita“candidate journey” che non erano ancora fruli, per adattarsi alla cosiddetta “nuova normaibili da remoto. Per farlo, si è agito sullo step lità”, fatta di distanziamento, conference call, di preassunzione (“pre-hiring”), che precede la processi automatizzati e digitalizzati dall’iniformalizzazione del rapporto lavorativo e che zio alla fine. Un’accelerazione che investe tutti, di norma richiede diversi incontri in presene che le aziende innovative hanno l’onere di za, per la raccolta di tutta la documentazione inseguire o, per meglio dire, l’onore di guidare. che precede la sottoscrizione del contratto «Nel corso degli ultimi di lavoro. InterveniNEGLI ULTIMI MESI SI REGISTRA mesi abbiamo assistito re su questa fase, e UNA CRESCITA SENZA PRECEDENTI ad una crescita senza in questo particolare DELL’INTERESSE DEL MERCATO precedenti dell’inmomento storico, ha VERSO SOLUZIONI DIGITALI teresse del mercato consentito a Randstad verso soluzioni tecnologiche digital, in grado di agevolare tutti i candidati che, avendo già di rispondere ai bisogni delle aziende durante superato con successo le fasi preliminari del la crisi del Covid-19. A livello mondiale si riprocesso di selezione, devono solo finalizzare leva un aumento di oltre il 300% nell’utilizzo le pratiche necessarie alla formalizzazione del di soluzioni di videoconferenza e di quasi il nuovo rapporto lavorativo. Digitalizzare la fase 130% nell’uso della firma digitale», aggiunge di preassunzione permette di ridurre i tempi Antonio Minosi, General Manager di Inventia. di inserimento al lavoro, ma per farlo era ne«E stando ai recenti sondaggi, circa l’87% delcessario poter identificare i candidati in modo le società che hanno adottato nuove soluzioni sicuro ed efficace direttamente online, senza tecnologiche per far fronte all’emergenza Conecessità di incontri in presenza tra personale vid-19, hanno un approccio prospettico che ne Randstad e candidato. pianifica il consolidamento per continuare ad utilizzarle in futuro. In tale scenario, Inventia mette a disposizione la propria tecnologia brevettata e si pone come protagonista assoluto di questa nuova rivoluzione digitale», conclude Antonio Minosi, General Manager di Inventia. Una partnership per innovare il “candidate journey” La collaborazione tra Inventia e Randstad nata nel corso del 2019 grazie a Cribis, società del Gruppo Crif specializzata nei servizi di business information e intelligence - si è basata sulla necessità di innovare il processo di candidatura e selezione di un candidato, per consentire alle persone di continuare la propria ricerca di una posizione lavorativa in modalità totalmente remota, sfruttando appieno la fruibilità dei canali digitali. Nell’ultimo periodo, a causa della crescente necessità globale di adottare strumenti digi-

ALESSANDRO SELMI (RANDSTAD)

Le soluzioni di Onboarding di Inventia, basate su tecnologie di Intelligenza Artificiale e biometria facciale, sono asset primari in grado di servire l’intero ‘candidate journey’, oltre che ogni fase del Customer Engagement, grazie a processi e servizi evoluti come il Video Advisory per il mondo Enterprise. Randstad ha individuato in Smart ID la soluzione Inventia ideale per identificare in sicurezza i candidati su tutti i canali digitali. «Grazie alla tecnologia di Inventia siamo riusciti a completare un percorso di trasformazione digitale importantissimo che consente ai nostri candidati/lavoratori di effettuare l’intero ‘candidate journey’ da remoto. In questo modo contiamo di garantire loro e, di riflesso, alle nostre aziende clienti, una modalità di relazione con Randstad innovativa e al passo con le nuove esigenze di flessibilità e semplificazione che pervadono il nostro mercato», continua Alessandro Selmi, Business Operations & Payroll Director di Randstad. Caratteristiche della soluzione implementata da Randstad Ma come funziona Smart ID? La soluzione Inventia fornisce alle aziende un potente stru-

L’OBIETTIVO DELL’INNOVAZIONE DEVE SEMPRE ESSERE QUELLO DI MANTENERE LA PERSONA AL CENTRO DEI PROCESSI 37


GESTIRE L’IMPRESA HR MANAGEMENT

Antonio Minosi, General Manager di Inventia

mento per effettuare un processo smart di identificazione remota dell’utente, grazie a un’efficiente sinergia tra l’Intelligenza Artificiale e l’operatore umano di back-office. Sviluppata in tempi rapidissimi, la soluzione è live e accessibile tramite le piattaforme web di Randstad all’interno dell’area personale del candidato, che potrà fruire del servizio in modalità sicura e user friendly. La procedura d’identificazione prevede pochi qualsiasi momento, semplicemente utilizzanpassaggi: parte con l’acquisizione automatica do il proprio dispositivo mobile connesso alla di una foto del volto del candidato e del suo rete Internet. Conclusa questa fase del prodocumento di riconoscimento, a cui segue un cesso, la pratica viene confronto automatiLA PROCEDURA DI IDENTIFICAZIONE inoltrata al back-offico “AI-Driven”, basato SI BASA SUL CONFRONTO AUTOMATICO ce Randstad dove un sulla tecnologia bio“AI-DRIVEN” BASATO SULLA TECNOLOGIA operatore dedicato metrica Inventia, tra BIOMETRICA DI INVENTIA conferma e finalizza l’iil volto del candidato dentificazione in modo agevole e veloce, grazie e la sua foto estratta dal documento acquisito, ad un’interfaccia user friendly e ad un procesconfronto che fornisce un esito di corrisponso di validazione preconfigurato, realizzato in denza e identificazione. Il candidato può così conformità con gli obblighi di legge nazionali. completare il processo in pochi minuti e in

LE AZIENDE PARTNER Presente in 38 Paesi con oltre 4.800 filiali e 38.820 dipendenti per un fatturato complessivo che ha raggiunto nel 2019 i 23,7 miliardi di euro Randstad è l’agenzia leader al mondo nei servizi HR. Presente dal 1999 in Italia, Randstad in Italia conta ad oggi circa 2300 dipendenti e 300 filiali a livello nazionale. Inventia è nata nel 2012 con l’obiettivo di innovare i processi di Customer Engagement tramite soluzioni

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digital che fin da subito si sono dimostrate pionieristiche. Oggi, Inventia si posiziona come leader anche nell’ambito dell’identificazione digitale del cliente, sia in modalità Self, con tecnologie basate su biometria e intelligenza artificiale, sia in modalità assistita con operatore remoto. Ciò consente ad Inventia di offrire al mercato soluzioni abilitanti per l’intero customer journey, dal primo contatto col cliente fino

alla firma digitale di un contratto. A partire dal 2019 Inventia è entrata a far parte del Gruppo Crif, rafforzandone la leadership nelle soluzioni di digital onboarding. Fondata a Bologna nel 1988, oggi Crif è una end-to-end knowledge company, tra le top 50 società FinTech su scala globale (Idc Fintech Ranking), che opera in 4 continenti. Oltre 6.300 istituti finanziari, 55.000 imprese clienti, 340.000 consumatori utilizzano servizi Crif in 50 Paesi.

LA RICERCA DEL LAVORO NON SI FERMA E LA TECNOLOGIA AIUTA E se il candidato avesse problemi durante il processo automatico guidato? In linea con l’approccio “human touch”, che permea ogni aspetto del modo di operare di Randstad, Smart ID consente di instaurare una comunicazione audio/video tra il candidato e un operatore Randstad che, agendo sulla base delle informazioni già raccolte dal sistema, può portare a termine il processo d’identificazione senza interruzioni, ottimizzandone la user experience. «Siamo molto soddisfatti della partnership con Randstad. Il valore che ne scaturisce è chiaro: un processo snello ed efficiente, che consente all’Azienda di erogare servizi ai propri utenti, con enorme risparmio di tempo e risorse. Tanto basterebbe a renderla un esempio di ‘efficace trasformazione digitale’, ma la situazione contingente in cui l’iniziativa si è realizzata le conferisce un valore ulteriore», aggiunge Antonio Minosi, General Manager di Inventia. «La ricerca del lavoro non si ferma e la tecnologia aiuta, oggi come in futuro. Questo lo scopo principale dell’innovazione, che deve mirare a rendere la vita più semplice anche quando le cose sembrano complicarsi. Situazioni come quella che stiamo vivendo possono rappresentare un’opportunità per dar vita a progetti sfidanti, in qualsiasi settore e a beneficio di tutti. La missione di Inventia è proprio questa: innovarsi per innovare, migliorare e modernizzare le ‘esperienze’ d’uso di ogni giorno, a qualsiasi livello», conclude Antonio Minosi.


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GESTIRE L’IMPRESA CYBER-SECURITY

Non tutti gli hacker vengono per nuocere Dietro le quinte della cybersecurity ci sono i “white hat”, che mettono alla prova i sistemi informatici delle aziende. Come fa Cyberoo, Pmi innovativa quotata sul mercato Aim di Borsa Italiana di Marco Scotti

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opo i colletti bianchi, la nuova fronnerci fortunati, visto che il “prezzo” saliva a tiera è rappresentata dai cappelli 13 milioni a livello globale. D’altronde, il nobianchi. Nessun refuso e nessuna stro Paese sta diventando il luogo ideale per doppia di troppo: qui non si parla di lavoragli attacchi: tant’è che, secondo Leonardo, tori della terza età, ma di hacker etici, altrinei primi due mesi dell’anno si sono contate menti noti come “white hat”. Un ossimoro? 230.000 campagne di mail spam a tema CoMica tanto. La loro missione, importante già ronavirus nel mondo, il 6% delle quali in Itaprima della pandemia, era quella di mettelia. Non solo, il numero medio di intrusioni re alla prova i sisteper azienda è passato mi informatici delle IN ITALIA IL TASSO MEDIO DI INTRUSIONI in un anno da 50 a 62, PER AZIENDA IN UN ANNO È PASSATO aziende, valutare la un incremento del DA 50 A 62: UN INCREMENTO DEL 20%, loro penetrabilità e 20% nel nostro Paese IL DOPPIO DELLA MEDIA MONDIALE mettere a punto piani che è quasi doppio rianti-attacco. Una sorta di stress-test all’enspetto a quello del resto del mondo. nesima potenza. Perché se gli incagli diffiIl Covid-19 ha aumentato in maniera espocilmente possono far fallire definitivamennenziale il rischio di cybercrimine: in primo te una banca, un’intrusione può provocare luogo, perché lo smart working forzato ha danni drammatici. Nel 2019 il costo medio moltiplicato le occasioni di lavoro in modadi un’intrusione per le aziende italiane era di lità non protetta, rendendo le aziende più 8 milioni di dollari. E potevamo perfino ritevulnerabili; dall’altra ha creato un clima di

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maggiore “suscettibilità” per cui ricevere una comunicazione che ha per oggetto il Coronavirus rende più inclini ad aprire mail pericolose. Non è un caso che a marzo le registrazioni di domini a tema Covid siano salite fino a 7.000 al giorno contro le 250 di febbraio. E non è un caso che siano stati registrati invii massicci di e-mail con allegati che facevano riferimento a improbabili misure di prevenzione con “sorpresa”, nel senso che nella mail si nascondeva un “infostealer”, un vorace ladro d’informazioni. «Dobbiamo introiettare questo concetto – ci spiega Veronica Leonardi, Executive Board Member e Cmo di Cyberoo – che la sicurezza informatica in azienda è un tema che riguarda noi stessi, in prima battuta, ma anche e soprattutto gli altri, proprio come avviene con le mascherine durante la pandemia. Noi siamo a favore di una qualche forma di obbligatorietà per i protocolli di difesa. E questo, fortunatamente, inizia a vedersi in alcune filiere, come quella dell’automotive, in cui vengono richieste ai fornitori e subfornitori specifiche certificazioni che garantiscano contro attacchi esterni. D’altronde, siamo tutti iperconnessi e viviamo in un network, dunque il livello di sicurezza è quello dato dall’anello più fragile della catena». Cyberoo, società quotata sul mercato Aim Italia di Borsa Italiana, è una pmi innovativa emiliana specializzata in cybersecurity per


romagnola è quella di sviluppare sistemi di le imprese, intesa non solo come protezione sicurezza e di monitoraggio perennemente dei sistemi informatici dagli attacchi esterni attivi, paragonabili a un sistema di telecamema come realizzazione di una vera e propria re a circuito chiuso che sorvegliano tutto il strategia in grado proteggere, monitorare e perimetro aziendale. Per capire meglio dove gestire le informazioni dell’ecosistema It. Il intervenire, Cyberoo usa due modalità: il pecliente tipo dell’azienda è rappresentato dalnetration test, in cui si analizza un singolo le medie imprese, con un portfolio di soluproblema per capire in che modo un hacker zioni enterprise sviluppate tramite l’utilizzo (questa volta “black”) portebbe sfruttarlo; delle più avanzate tecnologie. Un’offerta che e il vulnerability assessment, che è una foha convinto Intermonte Sim ad avviare una tografia “statica” delle principali debolezze strategia di copertura sul titolo con un giuinformatiche dell’azienda. dizio “buy” e un target price a 7,2 euro. Alla «Non dimentichiamoci – aggiunge Leonarbase della valutazione c’è il fatturato di Cydi – che molti attacchi passano attraverso beroo (6,7 milioni nel 2019) e il potenziale l’errore umano: un di crescita della marMOLTI ATTACCHI INFORMATICI finto link siglato da ginalità, supportata PASSANO ATTRAVERSO L’ERRORE un altrettanto finto dal forte potenziale di UMANO: QUANDO SI TRATTA DI WEB amministratore desviluppo nel settore LA PRUDENZA NON È MAI TROPPA legato, ad esempio. O della cybersicurezil sempreverde principe nigeriano che vuole za. Lo studio mette in luce come le capacità donarci una fortuna. La digital transformatecnologiche di Cyberoo nei settori dell’intion ci ha insegnato a usare gli strumenti, telligenza artificiale e del machine-learning ma dobbiamo imparare soprattutto che le possano portare nei prossimi anni ad un dinamiche online sono uguali a quelle offline notevole aumento dei volumi con vaste ecoe che la prudenza adottata nella vita quotinomie di scala. diana deve essere impiegata anche in rete. «La cybersecurity – prosegue Leonardi – Purtroppo c’è una notevole carenza di culnon è una questione soltanto di It. Oggi, con tura e il nostro compito è quello di portare la digital transformation si sono aperte belconsapevolezza nelle aziende, aiutandole a lissime possibilità di connessione che però gestire determinati comportamenti. Il Gdpr amplia all’infinito i perimetri possibilmente è stato un inizio, ora speriamo che le autoattaccabili. Si è aperto un tema di sicurezza rità italiane ed europee prendano ancora logica, non più solo fisica. Ognuno di noi ha più coscienza del tema e del cambiamento un’identità digitale che rende l’azienda per cui lavoriamo esposta. Perché so può avere un fantastico sistema anti-spam, una sorta di muraglia cinese, ma se poi un manager usa la stessa password di accesso al suo computer per un social network che viene “breachato” (cioè bucato, ndr) abbiamo consegnato le chiavi della nostra muraglia a un malintenzionato». Ed è per questo motivo che aziende come Cyberoo indossano il cosiddetto “cappello bianco”, per comprendere al meglio le possibili modalità di intrusione. Per loro, prodotti come antivirus o antispam sono sistemi di base che si sono ormai tramutati in commodity. L’idea che sta alla base dell’azienda

profondo che sta toccando il mondo. Ma se guardiamo all’oggi, con l’emergenza Coronavirus si è cercato di “rabberciare” soluzioni d’emergenza, in cui le aziende correvano ad acquistare pc portatili da offrire ai propri dipendenti, quando andava bene. Senza una Vpn, collegandosi alla rete domestica: per gli hacker è stato Natale perché sono stati utilizzati dati aziendali fuori dal perimetro sicuro. Non è vero che le imprese italiane non fanno cybersecurity, ma è anche vero che molti ancora dicono “tanto a me non succede”. Servirebbero degli incentivi come quelli che sono stati stanziati per Industria 4.0». L’ultima “gamba” su cui poggia Cyberoo è quella della tecnologia, nello specifico l’intelligenza artificiale che consente di ricevere e processare tutti gli alert relativi a nuove possibili minacce che orbitano nel web. Inoltre, all’inizio di quest’anno è iniziata una collaborazione con Gartner, la più importante azienda di consulenza nel campo tech, autrice del famoso “magic quadrant” che colloca le aziende in base alla loro propensione tecnologica e innovativa. L’obiettivo è quello di riuscire ad aprire nuovi mercati in Europa sfruttando la partnership con Gartner. Ma il chiodo fisso rimane quello della cultura. «Abbiamo lanciato un podcast – conclude la Cmo di Cyberoo – per cercare di parlare a tutti in maniera semplice per affrontare in maniera profonda il tema della cybersecurity».

C’È UNA NOTEVOLE CARENZA DI CULTURA INFORMATICA NELLE AZIENDE 41


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LE GUIDE MICHELIN DEGLI AVVOCATI D’AFFARI Da Chambers a Legal500, da Top Legal a Legalcommunity, ecco come i legali si mettono in vetrina per attrarre potenziali clienti. E l’ultimo nato si muove con classe: PVB Monitor, il marketplace di Ambrogio Visconti di Marina Marinetti

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ettiamo il caso che vogliate fare caumento di business matching che non sarà evosa a Leonardo. O siglare un accordo luto, ma senz’altro è molto efficace - la vetrina di un certo valore con Crédit Agricole non manca. E serve, oltre che a farsi trovare dai Italia. In entrambi i casi vi servirà un avvocato potenziali clienti, anche a una sorta di scambio d’affari. Che non si sceglie a casaccio: nel pridi figurine tra studi legali, con il passaggio di mo caso magari non vi rivolgerete allo studio professionisti da una firm all’altra. Tutto coGatti Pavesi & Bianchi, che ha assistito l’azienda minciò da Londra uan trentina d’anni fa, quanguidata da Alessandro Profumo nell’acquisizione do Chambers & Partners si inventò il ranking della svizzera Kopter. Nel secondo, ne sceglierete dei legali d’affari, una sorta di Guida Monaci uno che con la banca ha una certa confidenza, per degli avvocati: censendone 80mila in più di esempio Dla Piper, che l’ha assistita nella cessione 185 giurisdizioni oggi fattura qualcosa come al fondo Kensington del 20 milioni di sterline IL BUSINESS DEGLI OLTRE 9.600 complesso immobiliare l’anno. The Legal 500, AVVOCATI CHE LAVORANO NEI 50 di Via Armorari a Miche la seguì a ruota, PIÙ IMPORTANTI STUDI D’AFFARI lano. aggiunse al ranking SUPERA I 2,5 MILIARDI DI EURO Certo, conoscere quali anche le classifiche clienti (e quali avversarsi) hanno nel proprio degli studi legali e una serie di pubblicazioni carnet gli avvocati d’affari è già un bell’inizio. editoriali. Ma non basta: anche volendone cercare “uno Perché allora non tentare di replicare il modelbravo”, tocca scegliere fra gli oltre 9.600 avvolo in Italia? A farlo è stato Michael Di Palma, che cati che lavorando nei primi 50 studi d’affari in Chambers ha lavorato dal 2002 al 2004, per (quelli censiti da Legalcommunity e classificapoi fondare, a Milano, Penta Group, e avviare, ti per bilancio), che muovono un giro d’affari insieme con Aldo Scaringella, il mensile Top complessivo superiore ai 2,5 miliardi di euro. Legal, con l’idea di creare un istituto di ricerPer carità, a parte il passaparola - uno struca e di analisi affiancandola a una vera testata

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giornalistica, con veri giornalisti professionisti che raccontassero il mondo degli avvocati d’affari. Poi, nel 2011, Aldo Scaringella ha deciso di “alzare il tiro”, fondando Legalcommunity (poi rebrandizzata in LC Publishing Group), editore digitale sul mondo legal, finance e food, in chiave “business” (come cambi di poltrona, operazioni e protagonisti dei mercati di riferimento) e ha uffici a Milano, Madrid e New York. E nel 2013 ha chiamato Nicola Di Molfetta, già direttore per cinque anni di Top Legal, a dirigere il suo Legalcommunity.it, che, oltre a cronaca e report approfonditi, premia - grazie agli sponsor - anche i migliori avvocati di studi per settore industriale o di area di diritto, per un totale di più di 300 premi l’anno tra studi e avvocati. Ma le vetrine non sono mai abbastanza. Così, ancora una volta seguendo le geniali orme di Chambers & Partners, un’altra azienda e cioè PBV & Partners, società specializzata nella comunicazione finanziaria e nel settore legale, dopo quattro anni di gestazione ha fatto nascere sua spin off: PBV Monitor. Che, oltre a classificare gli avvocati d’affari - ma non tutti - valutandoli in base a skill di comu-


nicazione e tecniche, efficienza, efficacia e valore aggiunto percepito (dai clienti), fornisce informazioni anche su portfolio clienti, team, controparti e valore (aggregato e non) dei deal, intende creare un vero e proprio market place per i servizi legali, oltre a una serie di servizi editoriali e di business intelligence. «PBV Monitor nasce dopo anni di lavoro nel settore degli studi legali d’affari nazionali e internazionali con l’obiettivo di razionalizzare, organizzare e rendere fruibili le principali informazioni necessarie alla selezione di uno Studio legale in una operazione di mercato», spiega a Economy Ambrogio Visconti, che dalla sede di Cocquio Trevisago, in provincia di Varese, negli uffici del Museo Salvini, di cui Visconti dal 1996 è vicedirettore, gestisce tre riviste online in inglese, francese e italiano. «Il Progetto si basa su 3 distinte aree di sviluppo: editoriale, business intelligence e marketplace. È un prodotto che nasce internazionale. Adottiamo algoritmi per l’analisi di alcune fonti massive di dati, per esempio negli Usa nell’area del lobbying, che è fortemente monitorata dal governo, mentre in Italia aggrediamo le sentenze di Cassazione per parte di diritto tributario. Il nostro è più di un ranking: il modello di business da un lato vede la produzione di libri, prodotti editoriali, eventi, gra-

ADOTTIAMO ALGORITMI PER ASSEGNARE UN RANKING AGLI STUDI PIÙ AFFERMATI

Il giro d’affari dei top 20

Fatturato 2019 degli studi legali - Milioni di euro Bonelli Erede Pwc Tls Gianni Origoni Grippo Cappelli Chiomenti Pirola Pennuto Zei EY Deloitte (STS + Legal) Dla Piper Legance Kpmg studio associato Nctm Cleary Gottlieb Freshfields Baker McKenzie Clifford Chance Latham & Watkins Grimaldi Linklaters Dentons Gatti Pavesi Bianchi

194 161 152 142 133 120 116 101 95 83 77 53 51 50 50 46 45 45 41 41

Totale

1.796 Milioni di euro

FONTE: ELABORAZIONE SU DATI DI LEGALCOMMUNITY.IT

zie ad accordi con gruppi editoriali, dall’altro vede la vendita di set di dati a banche d’affari e a studi legali internazionali che hanno bisogno di competitive intelligence. Cataloghiamo gli avvocati con un dettaglio di 185 categorie, per practice, segmentazione, giurisdizione, nome del cliente, eccetera. Il passaggio ulteriore sarà una piattaforma di intermediazione, un social come LinkedIn, ma privato, per avvocati d’affari e clienti». L’iniziativa - va detto, perché non sfuggono i malfunzionamenti del sito e gli illustri assenti tra i 7.000 studi legali e 80.000 avvocati censiti - è agli albori. Ma alcuni fra gli illustri assenti sono assenti perché, come rivela a Economy una fonte interna a un grande studio legale internazionale, «tutti i servizi di questo tipo ci chiedono i contatti dei clienti, per intervistarli sul nostro operato e raccogliere referenze incrociate». Il che, considerando che la maggior parte delle operazioni sono blindati da accordi di riservatezza e quindi non possono essere comunicate, fa decisamente a pugni col tipico business degli studi d’affari. «Alcuni clienti non gradiscono queste interviste, specie quando vengono subissati di richieste di

feedback, oppure quando sono effettuate da neolaureati in materie umanistiche, perché spiegare a chi è completamente digiuno della materia 12 mesi di attività legale comporta un dispendio di risorse importante. Senza contare che c’è chi giudica alcune di queste interviste “pilotate” e che questi contatti spesso vengono utilizzati per operazioni di marketing». Sorvoliamo sulla Gdpr, che complica la vita a tutti, ma non sulla questione di fondo: «Il moltiplicarsi di queste indagini ha creato un’inflazione su queste ricerche, anche perché è difficile accontentare tutti. Quello di Chambers è sempre stato l’annuario degli avvocati d’affari, addirittura nelle gare con le grandi aziende la prima scrematura per anni è stata fatta proprio utilizzando il loro ranking. Ma d’altra parte noi avvocati siamo vanesi e farsi belli sul mercato ha un costo». E anche l’iniziativa di Visconti sta già raccogliendo i suoi frutti: a febbraio ha incassato dalla quotata inglese Clear Leisure un round di finanziamento da quasi 280mila sterline, in base a una valutazione globale del progetto che ha raggiunto i 3,1 milioni di euro, e punta ad un fatturato di 11 milioni di euro entro il 2021.

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GESTIRE L’IMPRESA MANAGERIALITÀ

Più manager e meno politica per l’Italia della Fase 3 Nei ruoli a spiccato contenuto operativo servono metodo e competenze: il pubblico deve diventare efficiente come un’azienda. Intervista al Presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla di Sergio Luciano

CON PIÙ MANAGER IN POLITICA SI USCIRÀ PRIMA E MEGLIO DALL’EMERGENZA: NE È CONVINTO STEFANO CUZZILLA, PRESIDENTE FEDERMANAGER E DIRIGENTE D’AZIENDA DI LUNGO CORSO EGLI STESSO.

Non cade nella trappola della pre-politica in stile Colao. Managerialità, per lui, vuol dire capacità di far bene le cose, vuol dire competenze al servizio della collettività, ma non decorrelazione dalla realtà.

Presidente, però scusi: lei rappresenta i manager e, giustamente, e quindi ne esalta le capacità. Ogni scarrafone… E no, si sbaglia. Il nostro punto è perseguire l’interesse del Paese. Ed è nell’interesse del

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sione di manager al Municipio: da Gabriele Albertini, imprenditore e manager, a Letizia Moratti, a sua volta dirigente d’azienda e imprenditrice, per giungere a Giuseppe Sala, emerso peraltro da una sfida elettorale con un ulteriore manager, Stefano Parisi. Ma gli esempi potrebbero continuare. Da Giorgio Gori a Bergamo a Luigi Brugnaro a Venezia.

Obiezione: le recenti polemiche sull’esito della commissione Colao, ma anche altre performance deludenti del passato recente di manager prestati alla politica, dove le mettiamo? Be’, innanzitutto avercene, di manager come Vittorio Colao, capaci di eccellere a livello mondiale e far crescere aziende e posti di lavoro… E poi la sua esperienza alla task-force, comunque la si giudichi, aveva una missione progettuale, non certo gestionale. Quel che i fatti dimostrano è che nei ruoli politici a spiccato contenuto operativo, e quello del sindaco lo è, il metodo manageriale unito alle giuste competenze ed alla necessaria sensibilità politica, dà i suoi frutti.

Non sarà merito anche delle regole istituzionali che danno ai sindaci, in ambito locale, un potere personale senza paragoni ad esempio con quello del premier? Paese rimettere al centro le competenze. I Infatti più il ruolo politico conferisce poteri manager ne hanno e non sono sufficienteesecutivi diretti, più l’approccio managemente valorizzate. Nelle aziende, e neanche riale nell’esercitarli è vincente: e dunque sempre. Nel pubblico, troppo poco. Per non lo è nel caso dei sindaci, o dei commissadire quasi mai. riamenti, o naturalmente nella gestione delle aziende pub«PER LE CITTÀ COMPLESSE Ci faccia capire: cosa bliche. La gestione COME ROMA CAPITALE, IL MANAGER dimostra che i manacommissariata del PRESTATO ALLA POLITICA ger in politica rendaPonte Morandi ha PUÒ SEGNARE LA SVOLTA» no? dimostrato che la Intanto gli esempi sono ormai molti. Le cito managerialità fa subito la differenza. qualche nome. Marco Bucci a Genova: imprenditore e manager che sta aiutando una Per esempio a Roma servirebbe un sincittà piegata a ripartire. La fioritura di Midaco manager? lano, almeno fino al Covid-19: un esempio Ne ricorda uno? Non ce n’è mai stato! Servimondiale che arriva da una lunga succesrebbe, eccome. Per le città complesse come


la Capitale, il manager prestato alla politica può segnare la svolta. Roma significa grandi poteri e complessità, vanta una gamma di società di servizi pubblici essenziali di imponente rilevanza. Merita un’opera di rilancio, merita le linee strategiche dettate dalla politica su cui costruire le soluzioni operative. In tutte le situazioni di complessità, che sia governo nazionale o locale, il manager deve servire a implementare le scelte politiche, che non possono che venir prima.

Però, presidente: si dice manager e si pensa a un individuo che dà ordini. Uno dice politico e pensa a un signore che presiede un’assemblea e media, trovando la via di mezzo tra opposti interessi… Come si conciliano queste due visioni? La premessa di tutto è la competenza. Se un manager sa cosa fare, sa come realizzare quella soluzione mediana individuata in sede politica, si vedono i risultati. Tornando sul concreto, oggi il Paese deve scegliere la formula giusta per risolvere i suoi problemi al meglio e nel più breve tempo possibile. Nell’emergenza che viviamo senza le competenze non se ne esce, si distruggono posti di lavoro, si sperperano investimenti e sussidi. Quindi oggi più che mai le responsabilità della politica vanno coniugate con le competenze manageriali. I manager, quelli veri, quelli bravi, sono i più indicati a gestire le fasi di crisi. In questi momenti di ricostruzione, occorrono persone più flessibili… che sappiano tracciare strategie a 360 gradi e – altra cosa importantissima e tipicamente manageriale – condividerle con la loro squadra. Se non riesci a condividere un progetto con il tuo team, il lavoro fallisce… Quindi una politica che sappia decidere e dei gestori che sappiano fare squadra? La ricetta per un’ottima giunta comunale! Certamente. Non solo la politica deve saper decidere, deve anche saper individuare le persone giuste. Veda, il successo di una

scelta non risiede soltanto nella sua teorica validità, ma anche nella capacità esecutiva di chi deve applicarla. E questo è il compito del manager. Per quanto saggia possa essere una scelta politica, occorre poi a valle qualcuno che sappia metterla a terra. È sbagliato trascurare quell’aspetto decisivo dell’apparato pubblico che è l’esecuzione. Oggi un ministero è, o dovrebbe essere, efficiente come un’azienda: dovrebbe gestire al meglio il personale, disegnare nuovi processi, digitalizzare le funzioni, essere reattivo flessibile e veloce. E relazionarsi con l’Europa… Assolutamente sì: l’ordinamento riconosce per esempio alle città il diritto-dovere di dialogare autonomamente con molte istituzioni europee, per i finanziamenti come per determinate regole. Senza fondi europei, una grande città metropolitana non riesce a «NELL’EMERGENZA CHE VIVIAMO SENZA LE COMPETENZE NON SE NE ESCE, SI DISTRUGGONO POSTI DI LAVORO E SI SPERPERANO INVESTIMENTI E SUSSIDI»

quadrare i conti. Ci vuole managerialità per prendere in mano la gestione di un grande comune e proiettarla nella logica della competitività…

Già: competitività. Una parola chiave per chi gestisce un’azienda, un vocabolo dimenticato troppo spesso dalla politica! E che la crisi rende ineludibile. Non ingannino l’enormità delle cifre messe in campo come dagli Stati e dall’Unione europea per la ripresa: sono tanti soldi, ma saranno in tanti a competere per ottenerli. Spetta ai manager, a una politica managerializzata, riuscirci. Pianificare gli interventi, scrivere dei credibili piani pluriennali di gestione, finanziarli al meglio con gli strumenti internazionali, far funzionare le sinergie tra pubblico e privato affinché siano vincenti per entrambi, in tutti i settori, dalla sanità al territorio, dall’industria al turismo ai servizi sociali.

Ma il privato vuol fare utili, il pubblico massimizzare la qualità dei servizi. Non sono due obiettivi incompatibili? Il privato vuol fare utili sostenibili, stabili. Per riuscirci ha bisogno di qualità gestionale riconosciuta. Quindi, di nuovo: managerialità ed equilibrio politico nella gestione degli interessi. Managerialità significa mirare al risultato, certo, ma riuscendo a rendere compatibili esigenze diverse. Se in una grande città si fanno tre scavi diversi nella stessa strada per rinnovare tre sottoservizi – acqua, gas e fibra ottica – si paga il triplo, si triplica il disagio e si triplica il tempo. Un bravo sindaco-manager scava una volta sola e risolve tre problemi.

Dunque? Ci vuole un cambio di passo, una valorizzazione dei manager nel pubblico e un rafforzamento del mandato politico che ciascun eletto mantiene sempre con i propri elettori. I sindaci – come anche il governo – devono avere in mano le leve per far funzionare al meglio le aziende pubbliche, che aumenteranno di numero e ruolo nella Fase 3, senza sovrapporre costi e moltiplicando le opportunità. E devono farlo rispettando le linee guida e i programmi politici che hanno condiviso.

Ma il manager è buono per qualsiasi linea politica? Assolutamente no: quando un manager si confronta con la politica deve capirne gli orientamenti e verificare con se stesso se sono compatibili con i suoi valori, se coincidono con le sue idee. Uno che ha idee chiare e coscienza lineare, non accetta mandati che non condivide. La storia dimostra che i manager pubblici migliori erano coerenti con la linea ispiratrice del partito o dell’area politica di cui condividevano la visione. E i pochi manager prestati alla politica nazionale in ruolo ministeriali erano a loro volta persone capaci di unire le proprie competenze gestionali a una condotta valoriale spiccata.

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Talento, Passione, Risultati

Il tuo patrimonio gestito sotto una buona stella ORIENTATI A GENERARE VALORE SOSTENIBILE, NEL TEMPO Banor SIM è stata eletta fra i “Migliori Gestori Patrimoniali” in Italia in base ad un’analisi condotta a dicembre 2019 dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, ente indipendente specializzato nella comparazione di prodotti e servizi finanziari. La valutazione è avvenuta tramite un questionario e un portafoglio richiesto per un investitore tipo e si è basata sui seguenti criteri: organizzazione, orientamento al cliente, qualità del portafoglio e trasparenza.

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ABBIAMO VOLUTO LA BICICLETTA? AVREMO ANCHE IL MONOPATTINO

Dalla mobilità elettrica (anche dei grandi mezzi come autobus, camion, yacht e traghetti) ai criteri Esg che, in tema di investimenti, puntano, appunto, su Environment, Sustainability e Governance, passando al Bilancio sociale d’impresa, da cui non si può più prescindere. Il driver della ripresa non può che essere la sostenibilità: per questo Economy, ogni mese, dà evidenza delle best practice che si concretizzano sul territorio... ripensando il futuro.

Il Bonus mobilità inserito nel Decreto Rilancio darà slancio al mercato delle due ruote, ma non solo: infrastrutture locali e nuovi modelli di sharing ridisegneranno la viabilità nelle città italiane di Davide Passoni

C’

erano una volta le “bellezze in bicio un rimborso (come spieghiamo nel box a cletta” Delia Scala e Silvana Pampacorredo dell’articolo). Come era intuibile, la nini, che facevano girare la testa agli possibilità di un generoso incentivo ha fatto italiani impegnati a ricostruire, all’inizio degli venire alla luce il Pantani che alberga in fondo Anni ’50, una nazione, lasciandosi alle spalle ai polpacci degli italiani, anche dei più pigri, le macerie del Dopocosì che i 120 milioni L’ANCMA STIMA CHE I 120 MILIONI guerra. Oggi come ieri, di euro a disposizione DI EURO STANZIATI SIANO SUFFICIENTI il mezzo di locomoper finanziare il bonus PER 450MILA MEZZI. COSÌ ORA SI zione più popolare e nel 2020 potrebbero VALUTA IL RADDOPPIO DEL PLAFOND democratico torna a finire subito: l’Ancma essere il mezzo della rinascita. Un valore che (l’associazione dei produttori di cicli, motociè diventato anche economico grazie al Bonus cli e accessori aderenti a Confindustria) stima Mobilità, inserito dal Governo nel Decreto Risiano sufficienti per circa 450mila pezzi e la rilancio dello scorso maggio, che prevede un’achiesta è molto forte già da maggio. Non a caso gevolazione pari al 60% del prezzo di acquisto si va verso un raddoppio del plafond a 240 di biciclette, monopattini et similia - con un milioni. Del resto, 11 anni fa incentivi analoghi massimo di 500 euro - attraverso un buono che avevano un tetto al 30% del prezzo di ac-

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> SMART MOBILITY quisto - la metà dell’attuale - spinsero in avanti la forza di un comparto industriale, quello del il mercato di 300mila unità. ciclo italiano, che non ha eguali al mondo per Il Dm stabilisce che la priorità nell’assegnaziola qualità e la varietà dei prodotti che realizza, ne dei fondi sarà data secondo l’ordine di arrie un mercato delle biciclette che nel nostro vo delle domande su una app in via di realizzaPaese pedala nonostante la crisi. I dati diffusi zione da parte del ministero dell’Ambiente, che dall’Ancma parlano di oltre 1 milione e 700mila servirà a gestire tutto l’iter; il rischio è che, una biciclette, fra tradizionali ed e-bike, vendute volta pronta la app, la nel 2019 (+7% rispetLA DOMANDA DI BICICLETTE CRESCE dote a disposizione to al 2018), con una A PRESCINDERE DAGLI INCENTIVI: sarà già stata intaccata produzione di quasi SEGNO DI UN CAMBIAMENTO dai rimborsi chiesti da tre milioni di pezzi, tra NELLA CULTURA DELLA MOBILITÀ chi avrà effettuato l’acclassiche (+7% anno quisto dal 4 maggio al giorno prima del 60esisu anno) e a pedalata assistita (+209%). Nonomo giorno dalla pubblicazione del decreto in stante un -23% della bilancia commerciale del Gazzetta Ufficiale. Con la prospettiva di andare settore nel 2019 rispetto al 2018, esso rimane incontro alla lotteria di un ennesimo click day. comunque ampiamente positivo per 36 milioni di euro, al di là dei nuovi incentivi legati al Il settore pedala forte Decreto Rilancio. Fin dove questi ultimi possaTra le poche certezze che abbiamo oggi vi sono no ulteriormente spingerlo, prova a ipotizzarlo

IL BONUS IN PILLOLE Quanto Il beneficio ottenibile è pari al 60% del prezzo di acquisto, con un massimo di 500 euro, attraverso un buono o un rimborso. Che cosa Si possono acquistare biciclette nuove o usate (sia tradizionali sia a pedalata assistita), handbike nuove o usate, veicoli nuovi o usati per mobilità personale a propulsione prevalentemente elettrica (monopattini, hoverboard, segway), servizi di mobilità condivisa a uso individuale, esclusi quelli mediante autovetture (scooter sharing, bike sharing). Non è previsto contributo per l’acquisto di accessori come caschi, catene, lucchetti ecc.

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Come Attraverso un’app che il ministero dell’Ambiente sta realizzando. Servirà sia ai clienti, per registrarsi e chiedere il buono o il rimborso, sia ai negozianti, per accreditarsi e concedere al cliente uno sconto pari al bonus. Per registrarsi occorre munirsi di identità digitale Spid. Il rimborso potrà essere chiesto entro 60 giorni da quando la piattaforma telematica della app sarà operativa, allegando copia della fattura e indicando l’Iban del conto corrente su cui accreditare il rimborso. Quando Gli acquisti incentivati sono possibili già dal 4 maggio, ma si potrà ottenere il bonus che dà diritto allo sconto

solo dal 60esimo giorno successivo alla pubblicazione del Dm in Gazzetta Ufficiale. Chi ha già effettuato acquisti a prezzo pieno, avrà riconosciuto l’incentivo sotto forma di rimborso. Chi ottiene il buono dovrà spenderlo entro 30 giorni, pena il suo annullamento. Chi Possono usufruire dell’incentivo i maggiorenni che hanno la residenza nei capoluoghi di regione, nei capoluoghi di provincia, nei comuni con popolazione superiore a 50mila abitanti e nei comuni delle città metropolitane: Bari, Bologna, Cagliari, Catania, Firenze, Genova, Messina, Milano, Napoli, Palermo, Reggio Calabria, Roma Capitale, Torino, Venezia.

Paolo Magri, presidente di Confindustria Ancma: «Le misure del Governo avranno sicuramente il merito di rivitalizzare un mercato che era stato paralizzato dal lockdown all’inizio del periodo di massima vendita. Dal nostro osservatorio vediamo che la domanda di bicicletta cresce anche a prescindere dagli incentivi che la nostra associazione ha fortemente chiesto e ottenuto, ma che sono pur sempre una iniziativa temporanea. Certamente sono stati in grado di alimentare anche un movimento culturale nella pubblica opinione e speriamo possano farlo anche nelle istituzioni per programmare una mobilità urbana finalmente più sicura ed equilibrata. Quindi in questa prospettiva i margini di crescita sono ancora alti per il comparto e l’indotto». Lo scorso anno, in Italia sono stati venduti 1,5 milioni di biciclette e si stima che gli incentivi possano generare una crescita del mercato superiore al 25% e sostenere la produzione delle imprese. «Le imprese associate ad Ancma - prosegue Magri - hanno accolto con favore questa iniziativa del Governo e stanno lavorando a pieno regime per rispondere in modo adeguato alla crescente domanda che abbiamo registrato in queste settimane. Il loro sentiment è positivo sul futuro, sebbene ci si muova in un contesto di incertezza globale. Il nostro è un tessuto produttivo che ha sempre saputo dare il meglio di sé nei momenti più difficili e anche questa congiuntura sarà trasformata come un’opportunità per creare valore, sviluppo e crescita». Crescita e sviluppo che passano anche per nuovi prodotti come l’e-bike, che secondo Magri «non sostituirà la bici tradizionale. Grazie alle proprie prerogative, allargherà invece il mercato in modo trasversale, offrendo una soluzione di mobilità, sportiva e di divertimento accessibile ad un pubblico più ampio. Negli ultimi anni abbiamo assistito a una crescita costante delle biciclette a pedalata assistita. E con esse anche la tecnologia e il protagonismo del made in Italy in questo ambito hanno compiuto passi in avanti molto significativi». Oltre a stimolare il mercato, questi sostegni potranno forse stimolare anche la cultura


non vada dimenticata anche la valenza turistica che un’infrastrutturazione ciclabile più capillare e sviluppata può avere dal punto di vista economico e di attrattività per il nostro Paese».

PAOLO MAGRI, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA ANCMA

dell’utilizzo della bicicletta. Che significa anche una maggior attenzione da parte delle amministrazioni comunali verso infrastrutture dedicate: «Il tema dell’infrastrutturazione ciclabile - conclude Magri - è di primaria importanza, perché ha a che fare con lo sviluppo di una mobilità urbana più a misura d’uomo, sostenibile, ma anche sicura. In questo senso riteniamo che sia necessario agire con coraggio, per farlo basta guardare oltre i nostri confini e copiare, con equilibrio, per conciliare gli interessi di tutti gli utenti della strada. Credo infine che

Le imprese tirano la volata Un punto di vista che trova d’accordo anche le imprese, come Montante Cicli, azienda storica che produce biciclette «sartoriali e made in Italy», come afferma Antonella Nigro, amministratore unico dell’azienda: «Il mercato delle due ruote è trainante per il nostro Paese, nonostante i maggiori competitor si concentrino nel Far East; gli incentivi governativi daranno sicuramente un impulso notevole al settore, rimettendo in moto non solo le aziende che producono biciclette, ma anche la filiera della componentistica. Per realtà come la nostra, il supporto di quest’ultima è fondamentale, perché ci appoggiamo ad artigiani e ad aziende soprattutto italiane, che non hanno pari in questo settore». Una decina di persone impiegate, un fatturato che è per il 60% realizzato all’estero, Montante Cicli guarda con fiducia al futuro, come conferma Nigro: «Credo che questo nuovo scenario di incentivi generosi ci

DATI MERCATO BICI 2019

Vendita di Biciclette Vendita di E-Bike Vendite Totali: Produzione di biciclette Export di Biciclette Import di biciclette Produzione E-Bike Export di E-Bike Import di E-Bike Import/Export (in Milioni di euro) Export di parti di biciclette Import di parti di biciclette Export di biciclette Import di biciclette Export di E-Bike Import di E-Bike Bilancia Commerciale Settore Ciclo

2019 2019 2019 2019 2019 2019 2019 2019 2019

1.518.000 195.000 1.713.000 2.625.000 1.576.000 469.000 213.000 90.000 72.000

+ 7% + 13% + 7% + 7% + 16% + 38% + 209% + 1% - 55%

2018 2018 2018 2018 2018 2018 2018 2018 2018

1.422.000 173.000 1.595.000 2.445.000 1.363.000 340.000 102.000 89.000 160.000

2019 2019 2019 2019 2019 2019 2019

358 381 217 135 58 81 36

+ 3% + 18% + 19% + 23% + 38% - 11% - 23%

2018 2018 2018 2018 2018 2018 2018

346 323 183 110 42 91 47

PEDALE DIGITALE Anche online, il Bonus Mobilità ha catturato l’attenzione. Idealo, portale internazionale di comparazione prezzi, ha analizzato l’interesse online per la categoria Bici & Accessori sul proprio portale italiano, comparando le intenzioni di acquisto del periodo febbraio-aprile 2020 con quelle di maggio 2020. L’incremento generale è stato del 225,4%, con boom delle bici da città (+1285,3%), seguite da bici elettriche (+912,9%), bici pieghevoli (+522,8%), monopattini elettrici (+457,2%), skateboard (+439,3%). aiuterà a mantenere il nostro posizionamento di nicchia; un posizionamento forte di un prodotto che già parte da una base diversa rispetto a quella di prodotti importati dalla Cina o da altri Paesi: produzione artigianale, su misura e molto flessibile, perché tutte le nostre biciclette sono realizzate su richiesta del cliente. Usciamo da una pandemia che ci ha colti all’improvviso, penalizzando il settore; ora abbiamo un possibile volano per una ripresa in sicurezza. Non dimentichiamo che la bici garantisce il rispetto delle distanze di sicurezza e spostamenti più sicuri, tutti aspetti che contano nel momento della ripresa». Ma il bonus, come dicevamo, interessa tutta la mobilità leggera, monopattini compresi. Ormai regolamentato il loro utilizzo in città e avviati diversi servizi di sharing, anche i produttori provano a cavalcare l’onda: «Dal 2018 spingiamo forte su questo mercato, perché pensiamo abbia senso in termini di impatto ambientale e perché sposa uno stile di vita smart - dice Davide Lunardelli, head of marketing di Xiaomi Italia -. Certo, aiutano anche gli incentivi, ma soprattutto la voglia di provare una novità, che dà qualcosa in più e crea un cambiamento molto forte. Lanceremo altri due modelli di scooter elettrico a breve e stiamo anche pensando, vista la forte spinta di domanda, alla bici elettrica: è sempre stata nei nostri piani, ma adattare un prodotto esistente a una nuova modalità non è banale».

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> SMART MOBILITY LA MICRO MOBILITÀ SI CONDIVIDE IN FRANCHISING L’americana (ma fondata da un italiano) Helbiz è presente con 8mila mezzi tra Milano, Torino, Verona e Roma. E ora sbarca anche nelle piccole città con una formula che prevede il coinvolgimento di imprenditori locali di Savino Pisedda

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i scrive micro-mobilità, si legge monopattino. Insieme alla bicicletta è infatti il mezzo di trasporto light ed ecologico che gli italiani stanno scoprendo nel dopo-lockdown, non solo per gli incentivi all’acquisto previsti dal Decreto Rilancio, ma anche nella sua modalità di utilizzo in sharing. Un modello di business sposato dall’americana Helbiz, società con sede a New York, fondata nel 2017 dall’italiano Salvatore Palella, che gestisce una piattaforma per il noleggio di veicoli di trasporto. Il servizio nasce sulla base di analisi di mercato effettuate in Cina, Paese in cui c’è stato un forte decremento dell’utilizzo dei mezzi pubblici e, parallelamente, un incremento del traffico di auto private; per ovviare a questo, a Pechino le corse di bike sharing hanno visto una crescita media giornaliera del 187%. Uno scenario che ha convinto il management a spingere ulteriormente sul business: grazie a connettività on-board, elettrificazione, trasporto condiviso e on-demand, il brand si è rapidamente sviluppato ed è attivo, in Italia, a Milano, Torino, Verona e Roma con circa 8mila mezzi, il 70% dei quali monopattini. Nella Capitale, Helbiz era già presente da novembre 2019 con le proprie biciclette a pedalata assistita in condivisione e dalla fine di maggio ha messo a disposizione 1.000 monopattini, diventando la prima scelta per la micro-mobilità elettrica del Comune. Roma sarà per l’azienda anche un trampolino di lancio per nuove soluzioni, grazie agli investimenti sul territorio e alle nuove tecnologie, con il test di nuovi mezzi e specifici accordi con l’amministrazione comunale e con Telepass, partner strategico sul fronte dell’integrazione dei servizi. La pandemia, però, non ha colpito solo le grandi città, che non sono le uniche

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IL MODELLO GESTIONALE DI HELBIZ PREVEDE CITY MANAGER E PERSONALE SEMPRE IN STRADA, CON ANALISI DEI DATI PER OTTIMIZZARE FLOTTE E TARIFFE

ad avere voglia di micro-mobilità. Per questo motivo, a partire dallo scorso aprile Helbiz ha attivato un servizio di franchising pensato per le città più piccole, nelle quali le amministrazioni comunali dovranno rivedere totalmente la mobilità. «Il programma di affiliazione, spiega a Economy Paolo Scocco, Head of Franchising di Helbiz, è nato per riuscire a coinvolgere i Comuni medio piccoli con la volontà di dare fiducia a imprenditori locali che conoscono bene il territorio. In questi primi tre mesi abbiamo ricevuto migliaia di richieste da tutta Italia. Al momento offriamo tre linee di franchising: da 100, 150 e 200 mezzi. Le fee di ingresso partono da 40mila euro e includono, oltre alla flotta, la tecnologia e il suo sviluppo

ma anche il supporto marketing e comunicazione, ideali per la promozione e valorizzazione del lavoro dei nostri partner. Inoltre, li aiutiamo anche dal punto di vista più burocratico e istituzionale mantenendo i rapporti con il Comune dove necessario. L’obiettivo del programma è quello di trovare persone che abbiano voglia di crescere insieme a Helbiz all’interno di un progetto a lungo termine che stiamo portando avanti sia nelle grandi città che nei piccoli comuni». Ma non è tutto: «Vogliamo collaborare con affiliati che condividano i nostri valori e la nostra visione, solo così ci saranno buone possibilità di crescita e di business anche per loro oltre che per l’azienda», sottolinea Paolo Scocco. «Per il momento abbiamo riscontrato un forte coinvolgimento da parte di tutti gli imprenditori con cui stiamo lavorando, che sentiamo regolarmente e consideriamo già parte della nostra grande famiglia Helbiz». Helbiz si basa su un’applicazione mobile gratuita scaricabile da smartphone, che consente la geolocalizzazione dei monopattini e il successivo sblocco mediante la scansione di un codice QR situato sul manubrio. La riconsegna avviene in modalità free floating: una volta terminata la corsa, l’utente può parcheggiare il monopattino sul posto, senza l’obbligo di riportarlo verso rastrelliere o altri punti di raccolta predefiniti. Nell’offrire il servizio di sharing di monopattini e biciclette elettriche, l’azienda ha anche pensato a una delle maggiori preoccupazioni di chi, oggi, utilizza la mobilità condivisa: la salute: i mezzi di Helbiz subiscono un trattamento di sanificazione ogni settimana e quotidianamente, quando vengono riportati in sede per la ricarica, viene effettuata la loro pulizia.


Rendi l’azienda SOSTENIBILE con Ti accompagniamo in un FUTURO MIGLIORE Zero Carbon Target è un servizio di supporto tecnico-scientifico che accompagna le imprese, verso l’abbattimento graduale delle proprie emissioni di CO2 e la riduzione dell’utilizzo delle fonti fossili, tramite il miglioramento delle prestazioni energetiche e non solo…

Da dove nasce Zero Carbon Target? La neutralità climatica rappresenta il punto in cui le emissioni di gas ad effetto serra non superano la capacità della terra di assorbire tali emissioni. Per raggiungere la neutralità climatica, è necessario misurare le emissioni e conseguentemente ridurle. Infatti, nonostante tutti i possibili sforzi intrapresi, non è possibile evitare alcune emissioni derivanti dalle attività quotidiane o da processi industriali.

Un servizio completo ed efficace

Ti accompagniamo in un futuro migliore Zero Carbon Target è un supporto tecnico continuativo nel tempo, applicabile a tutte le realtà aziendali con l’obiettivo di: Ridurre degli impatti energetico-ambientali. Ricercare e sperimentare soluzioni innovative. Accrescere le competenze dei buyer. Formare e sensibilizzare gli stakeholder. Assistere nella predisposizione del bilancio di sostenibilità.

Ma non solo...

Analisi della baseline tramite diagnosi energetiche dettagliate e individuazione indicatori specifici di prodotto. Analisi dei contratti d’acquisto dei vettori energetici e miglioramento delle strategie per introduzione di politiche “green”. Sviluppo di tutto il processo di carbon footprint legato ai principali prodotti secondo le UNI EN ISO 14067:2018.

Gli obiettivi di Zero Carbon Target

Individuazione di interventi di efficienza energetica e applicazione di nuove tecnologie. Analisi costante degli indicatori di prestazione energetica (ENPI) per individuazione anomalie e miglioramento degli aspetti gestionali. Attuazione di strategie compensative delle emissioni di CO2. Formazione e sensibilizzazione su tutti i temi energetico ambientali. Collaborazione nelle strategie di marketing per la diffusione del percorso Zero Carbon Target.

I vantaggi di Zero Carbon Target

Zero Carbon Target accompagna le aziende in progetti di riduzione delle emissioni di carbonio (misurabili e certificabili) all’interno della catena produttiva dell’azienda o delle comunità ad essa associate, creando un impatto positivo su ambiente, comunità e risorse naturali. Inoltre, programma e propone investimenti in progetti di mitigazione all'esterno del sistema azienda, utilizzando metodi compensativi delle emissioni di CO2.

Ottimizzazione dei consumi e della spesa energetica. Miglioramento delle condizioni ambientali dei luoghi di lavoro. Miglioramento dell’immagine verso l’esterno. Un impatto positivo su ambiente, comunità e risorse naturali. Aumento delle vendite per la promozione di prodotti sostenibili.

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> ENVIRONMENT esistenti. La conversione dell’M/S Rex a energia ibrida- elettrica mira da una parte a migliorare le prestazioni del propulsore fornendogli una coppia maggiore e una risposta eccezionale dal minimo, e dall’altra riduce in modo significativo il consumo di carburante, i costi operativi, il rumore e le emissioni di CO2. «Quando Scania si è rivolta a noi», spiega Fredrik Liw, Technical manager di Blidösundsbolaget, la società di gestione dei traghetti della città di Stoccolma «avevo già pensato che Rex fosse l’imbarcazione adatta per un propulsore elettrico ibrido, perché è molto efficiente dal punto di vista energetico. I primi risultati sono incoraggianti. C’è ancora molto da sviluppare e testare, ma potremmo riuscire a ridurre le emissioni di CO2 fino al 47%». La M/S Rex, varata nel 1937, opera quotidianamente su un percorso di 75 minuti sul lago Mälaren, tra il centro di Stoccolma e l’isola di Ekerö - nota per due siti patrimonio dell’umanità dell’Unesco, tra cui il castello Anche le barche diventano eco-friendly: basti guardare all’esempio di Drottningholm, sede della famiglia reale virtuoso di Stoccolma, che sta sperimentando la soluzione carbon-free svedese. La barca può ospitare fino a 150 di Scania per il trasporto passeggeri sul lago Mälaren persone e utilizza un motore diesel Scania da 13 litri conforme allo standard internazionale IMO Tier 3 sulle emissioni. Il modulo di Franco Oppedisano di propulsione è completato da un sistema n traghetto di nome Rex con più maggiormente. L’idea è piaciuta ai pendolari di elettrificazione, che consente all’imbardi ottanta anni sulle spalle e una svedesi e manca un solo elemento per sfrutcazione di avvicinarsi silenziosamente alla tecnologia tutta nuova. Un matritarla appieno: la sostenibilità ambientale banchina. La potenza totale di propulsione monio a prima vista impossibile, che è stato delle imbarcazioni. La flotta di 80 imbarcaè di 240 kW continui o 290 kW per una brecelebrato in questo periodo a Stoccolma in zioni della Stockholm Transport, sia quelve tratta, ma per mantenere l’imbarcazione Svezia. Il sensale dell’unione è stata l’unità la di proprietà che alla velocità di croI PRIMI RISULTATI DEI TEST di motori marini di Scania che ha installato quella in leasing, non ciera sono sufficienti SONO MOLTO INCORAGGIANTI sulla vecchia barca, tutt’ora operativa, un è di primo pelo e sul circa 100 kW. In tali E L’OBIETTIVO È DI RIDURRE innovativo e inedito propulsore elettrico mercato non esistono condizioni l’autonoLE EMISSIONI DI CO2 FINO AL 47% ibrido. Circa il 60% dei pendolari della caancora imbarcazioni mia garantita è di pitale svedese utilizza i trasporti pubblici e a impatto zero capaci di portare centinaia di due ore in modalità elettrica pura. «Questo Stoccolma Transport si vanta di avere una persone alla volta. In attesa che sia possibile può essere un punto di svolta», ha affermato flotta di autobus e treni che funziona senza realizzarle, l’azienda non ha messo da parte l’ingegnere capo del reparto motori Scania, utilizzare fonti di energia fossili. La città ha l’obiettivo di raggiungere l’abbattimento di Mattias Rosengren. «Stiamo portando la anche numerose vie d’acque e, per rendere almeno il 90% delle emissioni di carbonio, tecnologia dell’automotive al settore marii viaggi dei pendolari più brevi e veloci, l’Auma ha raccolto la proposta di Scania per no, come abbiamo fatto con i motori diesel. torità dei trasporti ha iniziato a utilizzarle sperimentare una ibridizzazione dei motori Il gruppo propulsore della barca contiene la

Il traghetto cambia sponda per sposare l’ibrido

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stessa tipologia di componenti utilizzati per i nostri veicoli sia ibridi che full electric». La sostenibilità, però, non è solo fatta di propulsori elettrici, ma anche di materiali e di motori termici che rispettano tutte le più recenti normative antinquinamento. Come nel caso della barca varata dal Cantiere Foschi, uno degli ultimi in Italia che realizza, dalle fondamenta, imbarcazioni completamente in legno. L’azienda, fondata nel 1969 dal maestro d’ascia Arnaldo Foschi e gestita oggi dai figli Massimo, Ulisse ed Andrea che condividono la stessa passione del padre, si caratterizza per un’innovazione tecnica

ci della loro categoria e, inoltre, si caratterizzano per ottimi consumi e bassi costi di esercizio poiché possono vantare di una eccezionale curva di coppia, poderosa sino dai 1000 rpm. Nel caso specifico abbiamo 2 motori DI16 70M da 750 CV con una coppia pari a 3460 Nm già a 1200 giri al minuto, caratteristica fondamentale per raggiungere l’assetto di planata dell’imbarcazione alle più basse velocità possibili, quindi migliorandone sensibilmente i suoi consumi e i rendimenti». «È da molti anni che conosciamo Scania come costruttore di motori marini», hanno evidenziato Andrea e Ulisse Foschi, titolari dell’azienda. «Angelo Carli, armatore di Ofelia, ha deciso di acquistarli presso il concessionario Boni Motori Marini, un parcostruttiva improntata sull’utilizzo di legni tner estremamente affidabile con grande lamellari compositi, che consentono di creesperienza nel settore delle applicazioni da are imbarcazioni di eccezionale robustezza pesca. Si tratta di motori con caratteristiche e, al tempo stesso, di estrema flessibilità. ideali per l’attività che andrà a svolgere la Cantiere Foschi è uno dei principali e più barca che abbiamo realizzato, soprattutto apprezzati costruttoperché sono brilri italiani di imbarca- MA ANCHE I “COMUNI” MOTORI MARINI lanti fin da un basDI SCANIA ASSOCIANO A BASSI COSTI zioni per il trasporto so numero di giri, DI ESERCIZIO E CONSUMI RIDOTTI passeggeri, natanti registrano consumi UNA PODEROSA CURVA DI COPPIA che vanno dai 15 ai ridotti e prestazioni 38 metri realizzati interamente a mano che eccellenti». Boni Motori Marini, con sede a sono tipicamente utilizzate per minicrocieCesenatico attiva dal 1975, è da pochi mesi re giornaliere. L’ultima realizzazione dei la concessionaria Scania per i motori marini Foschi porta il nome di Ofelia, ed è proprio sull’intero territorio nazionale, con l’escluquesta imbarcazione che può contare su siva per il settore delle barche da pesca. due potenti motori V8 Scania. È una nave Enea Boni, titolare e fondatore dell’azienda, particolare perché è la prima realizzata dal rappresenta una vera e propria istituzione cantiere per essere adibita a pesca sportiva: in questo settore. Ha una grande esperienè stato realizzato uno scafo molto prestante za che ha radici profonde nel tempo, fin da che, essendo più leggero, riesce ad arrivare piccolo coltivava, infatti, una preziosa pasa maggiori velocità ed in minor tempo. «I sione per la meccanica che lo ha portato a motori V8 Scania sono conformi alle normaconquistare la fama indiscussa di specialista tive per le imbarcazioni in Classe, nel caso nella marinizzazione: «Quelli di Scania» ha specifico al RINA - Registro italiano navale spiegato «sono motori estremamente effi- e aderiscono appieno alle richieste dell’imcienti dal punto di vista dei consumi, sono barcazione Ofelia», ha evidenziato Riccardo robusti e affidabili. Tutte caratteristiche che Moraglia, responsabile vendite motori mali rendono ideali per l’impiego su un’imbarrini e industriali di Italscania. «I nostri V8 cazione d’eccellenza come quella costruita 16 litri hanno durata e affidabilità ai vertida Cantiere Foschi».

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> ENVIRONMENT

La green society mette radici... anzi rizomi Dal legno alla carta, dalla cucina al tessile, emette più ossigeno delle comuni piante e la sua coltivazione richiede pochissime cure. Ecco perché la holding Forever Bambù ha puntato tutto sul bambù gigante di Marina Marinetti

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ambù o bamboo? Non conta come si scrive - noi preferiamo l’italianissimo bambù - conta invece che si tratti di un materiale versatile, resistente e sostenibile usato in ambito alimentare e industriale, che assorbe sette volte più CO2 (ed emette il 35% di ossigeno in più) di qualsiasi foresta tradizionale grazie al suo immenso impianto fogliare, e può sostituire moltissime risorse inquinanti, come la plastica. «Dai pavimenti alle cucine, dagli accessori alle sedie, dalle case ai mobili, dalle porte agli uffici: il legno di bambù può sostituire il legno in tutto. È anche più resistente e durevole», esordisce Emanuele Rissone (nella foto), founder (nel 2014) di Forever Bambù, la prima iniziativa italiana - e leader in Europa - che coniuga una filiera strutturata all’attenzione per il pianeta e per i territori attraverso la coltivazione del bambù gigante, che oggi vanta 85 ettari di superficie coltivata in due regioni italiane e ha ricevuto le adesioni di oltre 400 soci da 5 Paesi, dando vita a 25 società agricole e raccogliendo 8 milioni di euro di investimenti. Nel 2017 è stata costituita la Forever Bambù Holding Srl, che partecipa tutte le 25 società agricole create per lo sviluppo del progetto e ne armonizza l’intera attività industriale e commerciale. «Nel 2020 abbiamo avviato il processo di fusione di tutte le società agricole in una unica grande SpA. Realizzata la nuova SpA di riferimento del mercato penseremo alla quotazione in borsa». Emanuele Rissone è un imprenditore visionario, ma coi piedi

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ben piantati per terra: a 21 anni si appassionò al mondo nascente dell’integrazione alimentare e fondò quella che sarebbe poi divenuta la più grande catena di integrazione alimentare in Europa, Vitamin Store. C’è da fidarsi, se dice che il bambù è il futuro. Lo sguardo di Rissone si illumina quando si parla di bambù gigante. «Il germoglio ha numerose applicazioni, viene usato in tutta la cucina asiatica e in particolar modo in quella cinese e giapponese», spiega. E aggiunge: «Essendo un novel food di tutto rispetto, prevedo avrà grandi applicazioni anche nella nostra cucina. Per fare un parallelo il germoglio di bambù oggi ha le

FOREVER BAMBÙ HOLDING È LA PRIMA INIZIATIVA DI FILIERA E PARTECIPANO 25 SOCIETÀ AGRICOLE PER UN TOTALE DI 85 ETTARI DI SUPERFICIE COLTIVATA

stesse potenzialità che aveva 25 anni fa l’aloe vera e sappiamo tutti come è finita e dove sia arrivata questa pianta». Ma l’utilizzo del bambù gigante non si ferma a legno e alimentare: «Dalla sua cellulosa si può produrre una carta splendida, dalle fibre si ricava un filato con caratteristiche uniche per produrre tutto l’abbigliamento che conosciamo. Infine la cosa che più ci attrae, con le fibre si produce una bio plastica non inquinante e bio degradabile. Stiamo esplorando anche due campi di applicazione paralleli, il primo è l’utilizzo del cippato di canne di bambù per la produzione di energia elettrica e il secondo è l’utilizzo delle canne giovani nel

segmento della zootecnia per apporto di fibre naturali digeribili». E poi i tessuti: sono meno costosi della seta (e più lucenti), ipoallergenici, antibatterici e antifungini e schermano dal 98% dei raggi UV dannosi. Non stupisce che stilisti come Diane von Furstenberg, Oscar de la Renta, Kate O’Connor, ed eco-stilisti come Amanda Shi Avita, Linda Loudermilk, Katherine Hamnett e Miho Aoki impieghino il bambù per la creazione dei loro capi. E Gucci produce un’intera linea di borse con manici ed accessori in bambù: Bambù Forever. Resistente quanto e spesso più del legno di un albero, il bambù gigante vive dagli 80 ai 120 anni, ha una maggiore emissione di ossigeno rispetto alle varietà di piante comunemente diffuse in Italia, ha bassi costi di manutenzione e la crescita record tipica di un “infestante”. Ogni anno (dopo un periodo iniziale di circa 5 anni) permette di raccogliere i germogli per l’alimentazione e le canne per il legno. Inoltre, proprio come un infestante, è resistente alle più rigide o avverse condizioni ambientali e ai parassiti ad oggi conosciuti e non necessita di cure particolari o di agenti chimici di protezione. Forever Bambù, poi, utilizza il metodo biodinamico, secondo cui la fertilità e la vitalità del terreno devono es-


sere ottenute con mezzi naturali: humus di lombrico solido e liquido, materiale vegetale come fertilizzante, rotazioni colturali. Così, la certificazione Icea (agricoltura biologica) e Demeter (agricoltura biodinamica) vengono trasferite integralmente anche ai prodotti: germogli e canne. Sostenibilità ed economia circolare: la green society del futuro ha già messo radici. O meglio rizomi: «quelli del bambù gigante che usiamo, il Phyllostachys Pubescens, comunemente chiamato Moso, vivono nel sottosuolo, ad una profondità di circa 35 cm: quando tagliamo le piante per la legna, queste ricrescono. In altre parole avremo foreste che produrranno legna in continuità per decenni», spiega Emanuele Rissone. In questi primi 6 anni Forever Bambù ha già piantato due foreste in Piemonte e tre in Toscana. La holding fondata da Rissone con Mauro Lajo e Roberto Pesce partecipa a tutte le Srl del gruppo per il 25/30% del capitale sociale e ne armonizza i lavori e i contratti. Il resto è in mano a più di 400 soci di 5 nazioni diverse. «Proprio quest’anno abbiamo dato il via ad una ristrutturazione del progetto industriale, con una maxi fusione di tutte le Srl del gruppo che daranno vita alla più grande SpA presente sul mercato per la creazione di foreste di Bambù Gigante. La fusione sarà conclusa

indicativamente a fine estate con la nascita di aumento di capitale, che si chiuderà predi Forever Bambù SpA», spiega Rissone. «Il sumibilmente per fine anno. Dopodiché la progetto è ambizioso e per una corretta esenewco verrà fusa con la casa madre». Quancuzione ci stanno seguendo il nostro advisor to i ritorni, «l’aspettativa è quella del nostro di fiducia la AC Finance di Lodi e la Deloitte worst case: una redditività media annua del oltre a uno svariato numero di professioni9.75%. Sono dati previsionali e non consunsti specializzati. Una volta realizzata la maxi tivi. Ma abbiamo già un contratto di vendita SpA saremo pronti per il mercato dei capitali, con il Consorzio Bambù Italia per i prossimi che probabilmente andremo ad affrontare 15 anni». Un altro aspetto da considerare è la nel 2021. «Credo che rivalutazione del paINVESTIRE NEL BAMBÙ GIGANTE si stia aprendo un trimonio post fusione CON FOREVER BAMBÙ OFFRE momento magico per e post quotazione: «Il UNA REDDITIVITÀ MEDIA ANNUA i nostri soci che innostro advisor preCHE NON SCENDE SOTTO IL 9,75% tendono aumentare vede che i 2.950 euro il proprio investimento in Forever Bambù e investiti oggi in Forever Bambù avranno un ovviamente ancor più per i nuovi interessavalore finale di circa 4.000/4.200 euro con ti», prosegue Rissone: «Stiamo lanciando una una rivalutazione di tutto rispetto. Ma se startup innovativa, la Forever Bambù 27, che consideriamo che sull’intero importo versato avrà come obiettivo l’acquisto di un nuovo l’investitore recupererà il 50% dall’Irpef, algrande comparto nel Veneto. È un’operaziolora dopo il recupero fiscale quella quota che ne lanciata in equity crowdfunding sulla piatvarrà circa 4.000 euro oggi la paga 1.475 euro taforma OPstart. Inoltre aggiungo, e non è un ed ecco che Forever Bambù diventa di colpo aspetto secondario, che con il DL Rilancio gli molto interessante». E sostenibile. investitori in startup innovative godono di un beneficio fiscale del 50%». La barriera di bit.ly/opportunita-fb ingresso è di appena 2.950 euro (1.500 euro +39 02 400 31 483 di quota capitale e 1.450 euro di sovrapprezinfo@foreverbambu.com zo). «Il limite massimo saranno i 3 milioni www.foreverbambu.com

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> SOCIAL RESPONSIBILITY

RESPONSABILITÀ SOCIALE, UN DRIVER DI VALORE Riaffermare la vicinanza con i territori attraverso prodotti e servizi che incentivino la coesione sociale e sostengano concretamente le imprese: il percorso virtuoso di Bper Banca nel Bilancio di Sostenibilità di Paola Belli

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i fa presto a dire “sostenibilità”. Ma strategia aziendale, grazie all’approvazione per scoprire cosa significa esattae implementazione del Piano di Sostenibilità mente per un’azienda parlare di 2020-21, complementare al Piano Industriale Corporate Social Responsibility (CSR), biso2019-21 che a sua volta include tre importangna prendersi la briga di sfogliare un bilancio ti progetti: BPER Banca per l’Ambiente, BPER di sostenibilità, il documento - solitamente Banca per la Comunità, Sostenibilità nella Vavoluminoso - che mette nero su bianco i value Chain. Si è così avviato un grande processo lori delle esternalità economiche, sociali e di trasformazione che coinvolge governance, ambientali dell’operato dell’impresa. Uno su strategie e modelli di business per contribuire tutti, quello di BPER Banca: sono anni che la alla realizzazione di “un’economia globale più sesta banca italiana sostenibile”. «È ferma VALUTARE LE PERFORMANCE per attivo persegue convinzione del maDI SOSTENIBILITÀ SIGNIFICA RAGIONARE obiettivi di sostenibinagement del Gruppo ANCHE IN TERMINI DI DERISKING lità e opera in network che oggi non si posDEGLI INVESTIMENTI E DI RATING ESG nazionali ed internasa più prescindere zionali, come lo UN Global Compact, per credai temi di sostenibilità», spiegano da BPER are una società migliore e più inclusiva. Detto Banca. «Per gli operatori finanziari, infatti, per inciso: la ricchezza generata quest’anno valutare le performance di sostenibilità signida BPER Banca è in linea con i dati eccezionali fica ragionare anche in termini di derisking del 2018, pari a circa 2 miliardi di euro, di cui degli investimenti, come conferma l’attività è stato redistribuito ai portatori di interesse svolta dalle agenzie di rating nel valutare le quasi il 90%. imprese del settore. I rating di sostenibilità Oggi i temi di Sostenibilità pervadono la o ESG - Environmental, Social, Governance,

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ndr - sono infatti un giudizio sintetico che certifica la solidità di un emittente dal punto di vista delle performance ambientali, sociali e di governance, e i rating ESG di BPER Banca ci confermano come il percorso intrapreso stia dando risultati positivi». Per l’istituto bancario la sostenibilità è intesa come driver generatore di valore nel medio-lungo periodo, in linea con quanto richiesto dal nuovo Codice di Corporate Governance. Tradotto in azioni tangibili, questo significa riaffermare la vicinanza con i territori attraverso prodotti e servizi che permettano da un lato una maggiore


inclusione sociale e dall’altro un aiuto concrerattere di innovazione. Sono diversi i prodotti to alle aziende per affrontare la transizione offerti che determinano importanti ricadute energetica, cogliendo ogni opportunità di insociali tra cui, a titolo di esempio, il microcrenovazione e sviluppo affiancati da un partner dito, un progetto a supporto delle aziende per finanziario competente e credibile. Così il Bila creazione di servizi di welfare aziendale, lancio di Sostenibilità approvato e pubblicato finanziamenti a supporto dell’imprenditoria quest’anno da BPER Banca, relativo all’esercifemminile e dei giovani che vogliono rimazio 2019, risponde alle attese degli stakeholnere al Sud. BPER è inoltre la prima banca in der dando evidenza, in modo trasparente Italia a emettere carte di pagamento dotate di e secondo linee guida riconosciute a livello carattere braille per i non vedenti ed è a fianco internazionale, del lavoro svolto per aumendei clienti anche con prodotti che li supportitare la sostenibilità no in interventi di efMICROCREDITO, WELFARE AZIENDALE, del Gruppo. Contiene ficientamento energeIMPRENDITORIA FEMMINILE, infatti informazioni tico di case e aziende OCCUPAZIONE GIOVANILE: SONO di natura ambientale come ad esempio lo I FRONTI DI INTERVENTO DI BPER BANCA e sociale attinenti il strumento di project personale, il rispetto dei diritti umani, la lotta finance BPER Life4Energy e i mutui green. contro la corruzione attiva e passiva, i rapporti con la clientela, i prodotti/servizi con Finanza sostenibile ricadute sociali e ambientali positive e riporIl Gruppo detiene un portafoglio proprieta tutti i progetti e le iniziative sostenute dal tario etico al 31/12/2019 che ammonta a Gruppo a favore dei territori di riferimento. 278.894.397 euro pari all’1,47% (+45% riDa qualche anno, inoltre, la rendicontazione spetto al 2018) sul totale portafoglio investidi sostenibilità viene inquadrata all’interno to. L’ obiettivo per il 2021 è quello di incredei Sustainable Development Goals, gli obietmentare di un ulteriore 20% gli investimenti tivi identificati dalle Nazioni Unite e inseriti SRI, SRI, cioè i Sustainability and Responsible all’interno dell’Agenda Globale per lo sviluppo Investment. A testimonianza dell’impegno susostenibile (Agenda 2030). I 17 Obiettivi, divisi in 169 Target, delineano il percorso verso la sostenibilità per Paesi e organizzazioni di tutto il mondo.

gli investimenti ESG, BPER a dicembre 2019 ha in collocamento per la propria clientela circa 40 fondi e sicav che sono stati individuati avere caratteristiche ESG attraverso un processo di selezione interna quali-quantitativa.

I dipendenti Nel 2019 il Gruppo BPER conta su una forza lavoro di circa 14.000 persone, di cui il 44% donne e il 56% uomini; il 99,5% dei dipendenti risulta essere assunto con contratti a tempo indeterminato mentre il 9% risulta avere un contratto part-time. Il Gruppo considera le persone al centro del proprio progetto imprenditoriale, esse rappresentano infatti il vero vantaggio competitivo. A comprovarlo la premiazione di BPER Banca come “Top Employers Italia 2020”. Numerosi sono i percorsi tesi alla valorizzazione ed allo sviluppo delle competenze professionali e personali. Il Gruppo BPER infatti riserva grande attenzione alla formazione (61 ore medie di formazione per dipendente) e all’aggiornamento professionale. Prosegue anche il progetto per le pari opportunità “A pari merito”, un percorso finalizzato a definire una strategia aziendale maggiormente foca-

Portafoglio etico e green L’attenzione del Gruppo BPER Banca è rivolta allo sviluppo di prodotti che, oltre a consentire una reale accessibilità in ottica di inclusione finanziaria, abbiano anche un forte ca-

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> SOCIAL RESPONSIBILITY lizzata a valorizzare e supportare le donne nel processo di crescita professionale e di carriera. Il Gruppo BPER crede fortemente nel benessere delle proprie risorse e concretizza tale posizione sviluppando e mettendo a loro disposizione una serie di iniziative di welfare che costituiscono il Piano Welfare del Gruppo BPER, cioè l’insieme dei beni e dei servizi che l’azienda mette a disposizione dei dipendenti e delle loro famiglie; tali beni e servizi sono i medesimi sia per i lavoratori a tempo pieno che per quelli a tempo parziale. Gli impatti ambientali Il Gruppo BPER, al fine di garantire una gestione sostenibile delle risorse ambientali impiegate nelle proprie attività, ha avviato un processo di monitoraggio finalizzato alla riduzione dei consumi sia dal punto di vista della gestione delle materie prime che dell’energia grazie all’uso efficiente delle risorse e ad una gestione ottimale dei rifiuti. Tale sistema NEL 2019 IL GRUPPO BPER BANCA HA “RISPARMIATO” 33MILA TONNELLATE DI CO2 GRAZIE ALLA GESTIONE EFFICIENTE DELLE RISORSE

consente di misurare costantemente le performance interne, valutarne gli scostamenti e identificarne le criticità. Le attività più rilevanti dal punto di vista della riduzione degli impatti ambientali sono relative ai seguenti ambiti: efficientamento dei processi di utilizzo della carta e avvio di progetti di dematerializzazione per ridurne i consumi; acquisto di prodotti con marchio di qualità ambientale; interventi di efficientamento energetico; produzione di energia rinnovabile, gestione sostenibile della mobilità. Nel 2019 il Gruppo BPER ha così evitato di immettere in atmosfera quasi 33.000 t di CO2, che equivale a piantare 47.136 alberi. BPER Banca ha poi partecipato a diversi eventi di sensibilizzazione del personale tra i quali “M’illumino di meno” e “Bike to work” e ha realizzato un progetto di risparmio energetico, “Piantiamola”, che ha coinvolto tutti i dipendenti (851.710 kWh risparmiati).

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IL RAPPORTO CON LA COMUNITÀ Per il Gruppo BPER gli investimenti in sponsorizzazioni, partnership e liberalità contribuiscono in modo sostanziale alla valorizzazione dei territori di appartenenza; le attività supportate vanno a privilegiare quegli ambiti maggiormente riconducibili al sistema di valori del Gruppo quali welfare, sviluppo di realtà culturali e sostegno alle giovani generazioni. Nel corso dell’ultimo triennio la devoluzione di somme benefiche e stata a favore di molteplici iniziative in campo scientifico, assistenziale e solidale è stata pari a 7.830.915 euro. La numerosità degli enti beneficiati rende difficile elencare la totalità delle attività sostenute. Qualche esempio? #LaBancaCheSaLeggere: da sempre il Gruppo BPER opera nella ferma convinzione che l’inclusione e la riduzione delle disuguaglianze sociali passano anche attraverso la diffusione di eventi culturali aperti alla cittadinanza e fruibili da tutti. #LaBancaCheSaLeggere è più di uno slogan. tra le iniziative sostenute: figura il sostegno a Premi

di rilevanza nazionale (Premio Strega, Premio Strega Ragazze e Ragazzi e Premio Strega Giovani, Premio Estense, Premio di poesia Laudomia Bonanni, Premio Flaiano, Premio Nazionale di Divulgazione Scientifica Giancarlo Dosi); la promozione del premio letterario “Sognalib(e) ro”, nato su iniziativa del Comune di Modena, in collaborazione con il Ministero della Giustizia, che ha visto otto carceri italiane partecipare con i detenuti in attività sia di recensione di libri di autori rilevanti, sia di scrittura di testi propri; la realizzazione, ormai decennale, di cicli di presentazioni di importanti novità editoriali nell’ambito della Rassegna “Incontri con l’autore” presso il BPER Forum Monzani di Modena (oltre 150.000 presenze in un decennio di attività). Sul fronte dei progetti sociali, nel corso dell’ultimo triennio la devoluzione di somme benefiche è stata a favore di molteplici iniziative in campo scientifico, assistenziale e solidale. Riportiamo per importanza il supporto a 10 Empori Solidali presenti sul territorio nazionale, una rete presente in tutta Italia con aspetto

e funzionamento simili a un negozio tradizionale ma con un’importante funzione sociale: sostengono infatti concretamente le famiglie che si trovano in condizione di fragilità economica distribuendo gratuitamente beni di prima necessità. Quanto all’educazione finanziaria, sono più di 64.000 i ragazzi coinvolti nel 2019. E con GRANDE!, “Tarabaralla. Il tesoro del bruco baronessa”, “Un passo verso il futuro”, Progetto Teen!, la feconda collaborazione con FEduF (Fondazione per l’Educazione Finanziaria e per il Risparmio, sono tanti i progetti avviati per le scuole di ogni ordine e grado per supportare la crescita delle giovani generazioni nel campo dell’educazione finanziaria. BPER Banca sfrutta per questo scopo anche i propri canali social; un esempio sono le rubriche dedicate a questi temi su facebook che coinvolgono direttamente i dipendenti (BPERU) e su Instagram, nel canale Teen! dedicato ai teenager, si affrontano temi che favoriscono la diffusione di una cultura della cittadinanza e della consapevolezza nelle scelte economiche.


Asciano #cretesenesi #toscana

AL FIANCO DI CHI NON SI È MAI FERMATO E CONTINUA A DARE IL MASSIMO. PER CHI HA APPENA RICOMINCIATO E PER CHI NON DEVE RIMANERE INDIETRO. CON L’ORGOGLIO DI ESSERE ITALIANI E LA VOLONTÀ DI AFFRONTARE OGNI SFIDA. IVECO È AL FIANCO DEL TUO BUSINESS PER FARTI RIPARTIRE.

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FINANZIARE L’IMPRESA

NELLA FOTO DA SINISTRA, FRANCESCO PROFUMO, PRESIDENTE ACRI, IL MINISTRO GUALTIERI, IL PRESIDENTE ABI PATUELLI E IL GOVERNATORE VISCO.

VECCHIE, DISTANTI E DA CAMBIARE MA SENZA LE BANCHE COME SI FA? Le politiche di risposta alla crisi del Covid-19 hanno rimesso al centro dei giochi in tutto il mondo le vecchie e vituperate banche tradizionali. Che non si sono poi comportate così male. Cosa accadrà alla loro categoria?

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di Sergio Luciano

INTESA SANPAOLO COI VALORI A FATTOR COMUNE LA FILIERA SI FA GRANDE IMPRESA

64 UNICREDIT A IMPRESE E FAMIGLIE UN SOSTEGNO EXTRA DECRETO

65 BANCA MEDIOLANUM «LIBERTÀ E SICUREZZA ANCHE NEL CREDITO»

66 UBI BANCA L’ORIZZONTE DELLA RIPRESA È QUELLO DEL TERRITORIO

67 BANCA VALSABBINA PIÙ SERVIZI PER L’AUTONOMIA FINANZIARIA DEI CLIENTI

70 SPORTELLO ECONOMY TRA IL DIRE E L’EROGARE C’È DI MEZZO IL BUSINESS PLAN

possibile che davvero entro vent’anpiù vicine ai clienti. Comunque sia, le banche ni in tutto il mondo le banche tradiitaliane hanno retto al superlavoro e al ruolo zionali ancora attive – con gli sporsuppletivo scaricatogli addosso dal governo. telli fisici nelle vie delle città - si conteranno in Con polemiche e critiche ingenerose, ma hanpoche decine. Ne è convinto ad esempio uno no retto. Economy Group ha deciso di analizdei pochissimi imprenditori del credito che zare diffusamente il tema per aiutare i propri l’Italia abbia mai potuto vantare, Ennio Doris, lettori a rapportarsi al meglio con le banche, che lo ripete da anni e lo ha capito da venti. Ma capendole e facendosi capire. L’ha fatto con intanto senza le banle pagine che seguono HANNO SVOLTO IL RUOLO SUPPLETIVO che italiane, e i loro e con molte altre che SCARICATOGLI ADDOSSO DALLO STATO ancor troppi sportel- SENZA PERDERE COLPI E PARANDONE ANZI troverete attivando li, decine e centinaia il codice QR in questa MOLTI, A TUTELA DELLO STATO STESSO di migliaia di piccole pagina (o navigando i imprese e di professionisti non avrebbero siti di Economymag.it ed Investiremag.it) nel ancora intascato un soldo di aiuti anti-Covid numero speciale di Investire Today dedicato dallo Stato che invece, non avendo quattrini, appunto al credito, diffuso in pdf a 100mila li ha fatti anticipare appunto dalle banche. destinatari il 30 giugno scorso ed ora consulGli istituti europei bruciano capitali da dieci tabile appunto sui siti, sia in forma di pdf che anni, ha biasimato Andrea Enria, il capo della di html. Buona lettura, e che le banche siano vigilanza bancaria della Bce, auspicandone con noi. la concentrazione affinché aumenti la loro forza patrimoniale: il sistema vuole banche sane Ma le imprese sperano al contrario che la concorrenza tra banche non si riduca e apQui il Today- Speciale credito prezzano più dei colossi quelle territoriali,

É

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FINANZIARE L’IMPRESA

Con i valori a fattor comune la filiera si fa grande impresa

di Davide Passoni

«D

ietro a una grande impresa c’è sempre un esercito di piccoli fornitori, che ne costituiscono il motore, la filiera, e che sono la vera ossatura del nostro sistema economico. In un momento come quello attuale, il rapporto di filiera può diventare un abilitatore per l’accesso al credito: facendo leva sulla capo filiera, si dà credito e supporto alle Pmi che da sole avrebbero difficoltà ad accedervi». Bastano due frasi ad Anna Roscio, responsabile direzione Sales and Marketing Imprese per la divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, per delineare genesi e obiettivi del Programma Sviluppo Filiere, che supporta la crescita Pmi appartenenti alle filiere strategiche del made in Italy. «L’attenzione alle filiere viene da lontano. Il programma, lanciato nel 2015, era stato concepito considerando il nostro sistema produttivo, polarizzato tra poche grandi imprese molto focalizzate sul made in Italy e una pletora di Pmi, laboratori artigiani e simili, loro fornitori. Il programma guarda alla filiera intera, sia come specializzazione settoriale, sia come catena di fornitura strategica, costituita da un capo filiera sotto cui stanno le piccole imprese. Il programma prevede di responsabilizzare reciprocamente la capo

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filiera e i fornitori, veicolando alle Pmi il valore e l’importanza della grande azienda nei confronti della filiera stessa. La capo filiera indica i fornitori strategici, con cui condivide informazioni anche di carattere industriale, e crea quindi un vero e proprio contratto di filiera che consente di traslare sulla catena dei fornitori la sua maggior forza. Nel tempo abbiamo fatto evolvere il programma inserendo uno strumento di gestione del circolante, il Confirming; attraverso di esso lavoriamo sui buyer con un credito di ATTRAVERSO IL CONFIRMING SI LAVORA SUI BUYER CON UN CREDITO PER SMOBILIZZARE PRO SOLUTO LE FATTURE IMMEDIATAMENTE

fornitura, consentendo ai fornitori di smobilizzare pro soluto le fatture nei confronti dei buyer stessi con un meccanismo molto semplice e immediato, anticipando la liquidità al fornitore passando attraverso i buyer. A oggi abbiamo stipulato circa 680 contratti di filiera, cui sono associati 17mila fornitori». Il reciproco sostegno tra i componenti di una filiera è una chiave per superare il momento complesso che le imprese si trovano oggi a vivere: «In un contesto come quello attuale - conferma Roscio - abbiamo avverti-

Foto Michele D’Ottavio

Responsabilizzare reciprocamente l’azienda capo-filiera e i fornitori, veicolando i valori della grande azienda, anche per l’accesso al credito: ecco il Programma Sviluppo Filiere di Intesa Sanpaolo

ANNA ROSCIO

to che le Pmi sono i soggetti più in difficoltà nell’affrontare e superare la crisi: abbiamo pensato di fare leva sulle grandi aziende per sostenere l’intero tessuto economico e produttivo. Vanno in questo senso operazioni che abbiamo effettuato con aziende come Gucci, Venchi o il Gruppo Merlo». Un’esperienza che ha aiutato Intesa Sanpaolo a gestire meglio la crisi in corso? «Ci siamo dovuti adattare, ma ci ha aiutato l’aver preso ciò che di buono avevamo fatto in passato per le imprese e l’averlo contestualizzato e migliorato in una situazione di difficoltà mai vista, con un livello di richiesta e supporto che non ha precedenti nella nostra storia aziendale e nazionale». Provando a superare l’incapacità cronica delle aziende italiane a fare sistema, anche nei momenti più complessi: «Responsabilizzare una capo filiera che porti il valore sulla catena dei fornitori aiuta a fare sistema ed è un atto di maturità anche da parte dei leader della filiera stessa - prosegue Roscio -; essi devono comprendere che il loro successo dipende anche dai fornitori, la cui sostenibilità finanziaria è un valore a cui essi stessi possono contribuire. È un modo per mettere a fattor comune i valori della filiera e il legame intrinseco che unisce chi ne fa parte. Stiamo notando che la crisi ha portato


una maggiore sensibilità su questi temi e una maggiore comprensione del fatto che l’essere uniti a livello di sistema consente a tutti gli attori dell’economia reale di vincere». Un’economia reale di cui fanno parte anche le banche, chiamate a un nuovo impegno: «Il nostro è un ruolo non solo di erogazione del credito, ma un ruolo chiave a sostegno del Paese. È lo spirito con cui Intesa Sanpaolo opera verso le imprese, per le quali ragioniamo in termini di accompagnamento, di partnership, di vicinanza, perché il credito diventa uno strumento per la crescita delle Pmi e per sostenere il Paese e la sua economia. Vogliamo essere promotori dello sviluppo delle imprese, presentando soluzioni

e consulenza al di là del prodotto bancario o finanziario. Non esiste una banca solida senza un sistema produttivo solido, è una dualità che si alimenta reciprocamente». Eppure, nella gestione iniziale della crisi le IL RUOLO DELLE BANCHE NON È SOLO QUELLO DI EROGATORI DEL CREDITO MA DI SOSTEGNO ALL’ECONOMIA REALE A SUPPORTO DEL PAESE

banche sono state oggetto di critiche, a volte anche ingenerose: «Ci possono stare, in un momento di difficoltà è naturale, basta che poi tutto si appiani e si lavori pensando al risultato - commenta Roscio -. Il Governo ha preso decisioni giuste e importanti, che han-

no dato ossigeno alle imprese; poi ci sono tempi di adattamento e di avvio fisiologici, su cui ha impattato l’enorme mole di richieste di credito. E poi il lockdown c’è stato anche per noi, che abbiamo tenuto le filiali aperte ma a regime ridotto. Adesso stiamo studiando con attenzione il Dl rilancio, con le misure collegate al settore energetico e al cosiddetto Ecobonus, che riteniamo uno strumento importantissimo a sostegno di una filiera chiave come quella dell’edilizia e al quale cercheremo di dare una soluzione finanziaria adeguata. La sinergia tra pubblico e privato a sostegno del Paese dovrebbe caratterizzare anche l’accompagnamento alla ripresa: questo è il nostro auspicio».

Dove lo Stato non riesce a far fronte agli squilibri sociali cresce il ruolo delle istituzioni private e della “banca d’impatto”

P

er fronteggiare l’emergenza della pandemia, Intesa Sanpaolo ha donato alla sanità italiana, tramite la Protezione Civile, 100 milioni, ora interamente assegnati. «Abbiamo scelto di sottoscrivere un protocollo d’intesa con la Protezione Civile perché abbiamo messo a disposizione un ammontare di risorse importante - dice Paolo Bonassi, responsabile direzione Strategic Support di Intesa Sanpaolo (nella foto) : era fondamentale avere un partner che lo facesse arrivare dove davvero serviva, dettando le priorità. I 100 milioni non sono stati erogati in un’unica soluzione, ma sulla base di interventi concordati di volta in volta con la Protezione Civile, che ha stabilito tempi, importi e beneficiari. Oltre ai 100 milioni, ne sono stati donati altri 6, di cui 1 dal Ceo Carlo Messina e 5 da 21 top manager. Inoltre, attraverso la nostra piattaforma For Funding sono stati raccolti oltre 2,2 milioni, 1 dei quali

destinato al San Matteo di Pavia per la ricerca sul Covid-19». La pandemia è stata l’acceleratore di un processo che per Intesa Sanpaolo è iniziato da diversi anni e conferma il fatto che le istituzioni private non possono esimersi dal supportare la collettività durante emergenze come quella attuale. «È sempre più chiaro come lo Stato da solo non può far fronte agli squilibri sociali, ambientali o sanitari. Cresce dunque il ruolo delle istituzioni private, che guardano oltre il profitto e cercano di capire che impatto possono avere sulla società. Nel settore finanziario si parla di impact bank, banca d’impatto, che non è solo ricerca del profitto ma di redditività sostenibile nel tempo, di azioni che creino valore di lungo periodo per la banca, per le persone, per i clienti, per i territori in cui lavora, per l’ambiente. La donazione alla sanità è una conseguenza di questo impegno». Fare buona banca si può, anche in un

contesto così sfidante? «Sì - conclude Bonassi -, l’importante è essere un gruppo che genera profitto ed essere solidi patrimonialmente. Fare buona banca e fare profitto sono concetti collegati».

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FINANZIARE L’IMPRESA

A IMPRESE E FAMIGLIE UN SOSTEGNO EXTRA DECRETO Oltre alle misure previste dai decreti, UniCredit ha messo in campo finanziamenti e moratorie aggiuntive. E rafforzando i servizi digitali ora offre consulenza da remoto anche sui prodotti più evoluti di Riccardo Venturi

T

utela della salute di clienti e dipendenti e sostegno immediato alle economie dei territori. Sono gli obiettivi di UniCredit dall’inizio della pandemia da coronavirus, che ha portato la banca a innovare rapidamente il modello di business. Con il lockdown la maggior parte è stata chiusa, ma assicurando servizi su appuntamento e tutta l’operatività da remoto. È stato così lanciato il nuovo servizio multicanale di prenotazione UBook, disponibile sul sito www.unicredit.it, per gestire gli appuntamenti in filiale. In circa 3 settimane sono stati oltre 365mila gli appuntamenti, e le prenotazioni dal sito di UniCredit sono in aumento. La banca ha aumentato in maniera significativa il supporto ai clienti rafforzando i servizi digitali, inclusa la possibilità di offrire consulenza da remoto, sia su prodotti di base che su quelli più evoluti come gli investimenti e i finanziamenti alle piccole imprese. Grazie alla firma digitale non è necessario recarsi fisicamente in filiale, e il numero dei consulenti da remoto è stato raddoppiato. I clienti UniCredit stanno accogliendo con favore le novità. Nel primo trimestre, il numero degli utenti attivi sul mobile banking è cresciuto del 27% anno su anno, a livello di gruppo. Le vendite tramite canali digitali sono cresciute del 15%. Il tutto con la massima attenzione alla sicurezza: il Security Operation Center monitora attentamente soglie specifiche e sono stati definiti appositi KPI per analizzare eventi relativi a spam, rilevamento di malware, phishing e intelligence relativi a Covid-19. Le novità introdotte hanno permesso a UniCredit di essere pienamente operativa nel sostegno all’economia italiana, famiglie e

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JEAN PIERRE MUSTIER

imprese. Con il decreto Liquidità la banca ha previsto nuove soluzioni, non solo per i finanziamenti fino a 30 mila euro, ma anche per quelli fino a 800 mila e 5 milioni di euro garantiti dal Fondo centrale di garanzia e da Sace. Il gruppo ha già erogato più di 1,3 miliardi di euro a circa 60 mila aziende italiane che hanno presentato le richieste per un finanziamento fino a 25 mila euro con garanzia dello Stato. È stato rafforzato e accelerato il processo per i finanziamenti richiesti, anticipando l’erogazione in attesa di ricevere la garanzia da parte del Fondo centrale. Il numero di richieste è 60-70 volte superiore a quello abituale; per garantire che l’aiuto arrivi a chi ne ha bisogno, sono state destinate 500 persone in più a questa specifica attività. Oggi il processo di gestione delle richieste è al 100% da remoto. Le operazioni sono state molto velocizzate; in alcuni casi le somme sono state erogate lo stesso giorno in cui è stata ricevuta la richiesta. In generale il tempo medio di erogazione è sceso a 2-4 giorni dalla presentazione della domanda completa. UniCredit è stata la prima banca a erogare un prestito con il programma “Garanzia

Italia” di Sace, 10 milioni di euro erogati a favore del pastificio Di Martino, cui è seguito quello da 100 milioni siglato da Ovs con un pool di banche italiane, guidato da UniCredit, prima operazione completata attraverso la procedura specifica prevista dal decreto Liquidità. Alle Pmi UniCredit ha offerto la possibilità di richiedere finanziamenti aggiuntivi, pari ad almeno il 10% dell’accordato in essere, attraverso la rinegoziazione e/o il consolidamento del debito e con la garanzia del Fondo centrale di garanzia e per tutte le altre imprese, in aggiunta alle misure previste dal decreto Cura Italia e dalla moratoria Abi. Il gruppo bancario ha inoltre offerto la sospensione del rimborso della quota capitale delle rate dei finanziamenti a medio-lungo termine per 3-6 mesi, con possibilità di proroga fino a un massimo di 12 mesi, la concessione di linee di credito di liquidità con durata sino a 6 mesi, la proroga delle linee di import fino a 120 giorni. Per le famiglie la banca ha previsto una moratoria UniCredit (sospensione fino a 12 mesi del pagamento della quota capitale delle rate dei mutui), applicato la moratoria governativa (sospensione del pagamento delle rate del mutuo prima casa per un massimo di 18 mesi) e la moratoria Abi (sospensione delle rate di prestiti personali, finanziamenti chirografari e mutui ipotecari). Infine, recentemente è stato sottoscritto un accordo tra Abi e associazioni dei consumatori a cui UniCredit ha aderito, che prevede la possibilità di sospendere il pagamento dei prestiti chirografari, fino a 12 rate. Al 7 giugno il gruppo aveva concesso in Italia 186mila moratorie per un volume di circa 22 miliardi (famiglie, imprese e incluso il leasing).


«LIBERTÀ E SICUREZZA ANCHE NEL CREDITO» Non solo risparmio: Banca Mediolanum ha oggi un portafoglio crediti che supera i 10 miliardi. Il direttore generale dell’istituto, Gianluca Bosisio, spiega a Economy il perché di questa scelta di Sergio Luciano CON UN PORTAFOGLIO CREDITI CHE ORAMAI SUPERA I 10 MILIARDI DI EURO, BANCA MEDIOLANUM NON PUÒ PIÙ ESSERE CONSIDERATA UNA BANCA DEDICATA UNICAMENTE ALLA GESTIONE DEL RISPARMIO: «Infatti, fare credito è una sfida che abbiamo deciso di affrontare da molti anni, ed è stata un fattore di impegno ma anche di crescita per la rete di vendita», spiega Gianluca Bosisio, direttore generale dell’istituto: «E direi che siamo l’unica rete, non solo in Italia ma anche in Europa, ad aver raggiunto questi volumi nel credito».

Bosisio, complimenti: di questi tempi erogare credito è una benemerenza. Ma perché questa scelta? E dove volete arrivare? Vede, il concetto tradizionale, secondo il quale s’indebitava solo chi non aveva soldi, è ormai superato dai fatti e dalla cultura economica delle persone. Oggi sostanzialmente chi chiede credito è spesso anche un cliente ben patrimonializzato. Che, invece di disinvestire dalle sue linee di risparmio, preferisce, per far fronte a una spesa, avere del buon credito rateizzato mantenendo il suo quantitativo preferito di risparmio investito. Il vostro cliente-tipo è la famiglia? Prevalentemente. Il nostro modo di offrire consulenza pone al centro la risposta ai bisogni delle famiglie, quindi non solo risparmio e non solo credito ma protezione del risparmio che c’è e del tuo futuro. L’approccio di una volta era: “Dammi i tuoi risparmi e parliamo di quanto possono rendere”. È un approccio vecchio, non funziona più, oggi le persone sono interessate a costruire la difesa del proprio risparmio familiare anche rispetto a imprevisti gravi, com’è stato il Covid-19, o quelli che possono manifestarsi sul fronte del lavoro… Consideri inoltre che quest’approccio nuovo coinvolge non solo clienti che svolgono un la-

GIANLUCA BOSISIO

voro dipendente ma anche imprenditori, che noi affianchiamo nella gestione di tematiche specifiche che riguardano le loro aziende… Quest’approccio focalizzato sulle famiglie si amplierà anche al mondo delle imprese? Resteremo focalizzati sulla clientela familiare, ma prestando una grande attenzione – per la normale attività di credito - anche agli imprenditori nei loro interessi privati, individuali. Lei poi sa che abbiamo aperto da poco tempo anche una direzione specifica di investment banking sulle grandi operazioni di ristrutturazioni aziendali e ristrutturazione debito, per dare la possibilità alle singole società di trovare la strada giusta per ingrandirsi, fare operazioni di fusioni o acquisizioni m&a. Insomma cerchiamo, sia direttamente che indirettamente, di far arrivare il nostro sostegno all’economia italiana. Non ultimo, attraverso i Pir. Che ruolo avete svolto nelle ultime settimane rispetto ai finanziamenti garantiti dallo Stato per rispondere al Covid-19? Abbiamo fatto molte cose. Prima che si attivassero a livello governativo le varie misure di sostegno avevamo comunque lanciato nuovi prodotti a condizioni specifiche per tutta la nostra clientela, con tassi molto bassi

e con i preammortamenti (la fase in cui non si rimborsa il capitale dei prestiti ma solo gli interessi, ndr). Iniziare a pagare dopo il terzo mese ha aiutato moltissimo la clientela. Del resto i nostri mutui già contemplano la possibilità, per i clienti, di chiedere una sospensione delle rate. Poi, quando sono state varate le misure statali, ci siamo attivati con molta determinazione dedicando a quella forma di finanziamenti una task-force operativa. È stato complesso? Il tema più complesso è stato quello burocratico, le persone hanno incontrato molte difficoltà nella compilazione di questi moduli, abbiamo messo le nostre strutture a disposizione dei clienti. E in generale non credo proprio che si possano imputare alle banche i ritardi che pure si sono registrati. Tirando le somme, quale filosofia applicate all’offerta di servizi e soluzioni per un imprenditore, sia a titolo privato che per la sua impresa? La mia sintesi è: libertà e sicurezza. Le nostre due parole chiave. Da sempre. La visione del nostro presidente risale al ’97, creare una banca senza sportelli… Era un momento in cui le filiali bancarie si compravano a 2 miliardi l’una! Definirle “le cabine telefoniche” del credito, cioè qualcosa che sarebbe stato soppiantato dalle nuove tecnologie, è stato a dir poco anticipatore. Ebbene: la libertà significa anche scegliere quando e se operare in filiale, senza mai risentire della decisione di operare da remoto. E poi la sicurezza: quella che deriva dalla solidità della nostra banca, un fattore di garanzia in un mondo pieno di tensioni e cambiamenti. E naturalmente la base di tutto, la consulenza, cioè la certezza di ottenere sempre risposte a 360 gradi. Come le vogliamo in campo medico, così anche in quello finanziario.

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FINANZIARE L’IMPRESA

L’orizzonte della ripresa è quello del territorio Al di là delle misure governative, Ubi Banca fin dall’1 aprile ha avviato il progetto Rilancio Italia: 10 miliardi di euro per imprese, famiglie e Terzo settore per favorire la tenuta sociale di Davide Passoni

«I

l dialogo costante con le aziende del territorio ci permette di riscontrare in primo luogo un bisogno che definirei intangibile, ossia l’avere un orizzonte con qualche certezza, un percorso definito da seguire». Basterebbero queste poche parole di Frederik Geertman, vice direttore generale e chief commercial officer di Ubi Banca, per individuare la molla che ha spinto uno dei più grandi gruppi bancari italiani a mettere fin dalla prima ora liquidità, progettualità e competenze al servizio del tessuto imprenditoriale del Paese, duramente provato dalla pandemia di Covid-19. «Anche le banche sono imprese, alle prese con l’emergenza sanitaria - dice ancora Geertman -. Affrontano questo shock con una solidità maggiore rispetto al 2008, quando è esplosa la crisi finanziaria globale, sia dal punto di vista della qualità del credito, sia dal punto di vista del capitale. Le banche non sono tutte uguali, ma negli ultimi anni i principali operatori bancari italiani hanno fatto progressi nel rafforzamento patrimoniale, rispettando pienamente i più stringenti requisiti richiesti dalle autorità. Il punto centrale è saper gestire il credito, anche negli anni che precedono difficoltà nell’economia». La prova più evidente delle parole del vice direttore generale di Ubi Banca viene proprio dall’impegno del Gruppo, che fin dall’1 aprile, nel pieno della crisi, ha avviato il progetto “Rilancio Italia”, un piano del valore complessivo fino a 10 miliardi di euro a sostegno di imprese, famiglie e Terzo settore nel difficile periodo attuale: «È un sostegno concreto al sistema produttivo italiano e alle famiglie per favorirne sostenibilità finanziaria e tenuta sociale». “Ri-

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lancio Italia” ha dunque l’obiettivo di supportare tanto le imprese quanto le famiglie. Per queste ultime sono previste una moratoria sul pagamento dei finanziamenti personali in essere per chi ha subito la perdita o una riduzione del lavoro; la sospensione del mutuo prima casa per le categorie previste dal decreto Cura Italia e alle condizioni dello stesso; lo storno di canoni e commissioni alla clientela privata che adotta sistemi digitali di interazione con la banca per effettuare le principali operazioni; la possibilità di ottenere un anticipo sulla cassa integrazione in deroga. Le imprese possono invece godere di strumenti quali nuova finanza per liquidità, la possibilità di convertire i fidi accordati in fidi di cassa temporanea, una moratoria sul pagamento dei finanziamenti in essere, oltre a un concreto IL GRUPPO UBI BANCA GIOCA UN RUOLO PREMINENTE NELL’AMBITO DEI CREDITI GARANTITI FINO A 25MILA EURO, CON PIÙ DI 1 MILIARDO DI EROGAZIONI

sostegno nel percorso di digitalizzazione. Nel quadro di questo sforzo, il gruppo UBI Banca ha confermato di giocare un ruolo preminente nell’ambito dei crediti garantiti dallo Stato fino a 25mila euro previsti dal Decreto Liquidità: a fine giugno, infatti, l’erogato ammonta già a 1 miliardo di euro. Una prospettiva nazionale che però non ha dimenticato le radici territoriali di Ubi Banca: negli stessi giorni in cui si rendeva disponibile a una moratoria sul pagamento delle rate dei finanziamenti alle imprese, il Gruppo stanziava anche un’erogazione liberale di 5 milioni desti-

FREDERIK GEERTMAN

nati a finanziare enti e operatori attivi nella gestione dell’emergenza Covid-19. Le erogazioni, avvenute in collaborazione con le Fondazioni di Territorio collegate alla banca, hanno interessato le aree di presenza dell’istituto, con particolare riguardo per la Lombardia e per le province di Bergamo e Brescia, cui sono state donate anche due ambulanze. Le donazioni sono state destinate a istituti ospedalieri e centri di ricerca impegnati nelle iniziative di contenimento della diffusione del virus e nel sostegno ai malati e alle comunità toccate dalla pandemia. La decisione di intervenire in modo tempestivo e cospicuo a sostegno del sistema sanitario è stata in qualche modo naturale per il Gruppo Ubi Banca, caratterizzato da una forte attenzione al sociale. L’istituto ha costituito nel 2011 Ubi Comunità, un’area strategica che ha al proprio interno una divisione dedicata al Terzo Settore e una al mondo degli enti pubblici, dei sistemi associativi e delle altre realtà economiche: «Il Terzo settore in Italia - conclude Geertman - non solo è economicamente molto rilevante ma rappresenta anche un collante sociale importante. Per questo le misure del programma Rilancio Italia sono dedicate anche a questo comparto. Ed è un settore in cui registriamo molta attività di nuova imprenditoria cui dedichiamo, per esempio, bandi come Welfare che Impresa o Foundamenta: i finalisti vengono seguiti e affidati ad acceleratori e le migliori realtà vengono finanziate a tasso zero dalla nostra banca. Non si tratta di beneficienza ma di supporto a modelli di business economicamente sostenibili che hanno la capacità di impattare molto positivamente le comunità cui si rivolgono».


La piccola banca prealpina con idee migliori delle big Dai finanziamenti erogati dal Mediocredito centrale ai minibond, dalle quotazioni all’Aim alla smobilitazione dei crediti fiscali, fino al reverse factoring: ecco come Banca Valsabbina sostiene le Pmi di Sergio Luciano

DA SINISTRA RENATO BARBIERI, TONINO FORNARI E MARCO BONETTI

quasi 3,9 miliardi e di oltre 2 è quella indiretta. E abbiamo fatto 3,1 miliardi di impieghi alla COSE CHE QUELLA BANCA SA FARE», DICE clientela, con un utile di 20,3 milioni di euro. PACATO MARCO BONETTI, VICEDIRETTORE E per sostenere al meglio anche le imprese GENERALE DELLA BANCA VALSABBINA. L’Itasottocapitalizzate purché sane e dinamiche lia è un Paese straordinario ma strano, dove a abbiamo fatto anche un accordo con la Nsa di far notizia è una grossa popolare in crisi nera, Brescia, cioè la più grande società di mediazioa Bari; ma a meritare notizia sarebbe assai più ne creditizia italiana (con cui Economy ha una una banca popolare come questa, annidata partnership sui dati, ndr), specializzata nell’esulle prealpi bresciane, a Vestone, dieci chirogare finanziamenti con la garanzia statale lometri dal Lago d’Idro, terra di buon vino e per le Pmi erogata dal Mediocredito centrale. tanta piccola e media impresa. «Dopo la crisi E che sviluppo avete dato all’istituto, con del 2008-2009 abbiamo cambiato marcia», questo strumento? spiega Bonetti. «Abbiamo iniziato a ragionare Abbiamo facilitato a molti clienti l’accesso al sulle nuove strategie ed a fare un sano de-risk, credito senza accrescere il rischio e quindi non smaltendo crediti deteriorati fino a dimezzarli solo abbiamo consolidato la nostra posizione e salendo al 15,77% di Tier Total (il parametro sui territori a noi cari, in provincia di Brescia, di solidità patrimoniale degli istituti di credito, ma siamo anche usciti dai confini e dal 2016 ndr)». Lo dice, Bonetti, in poi ci siamo espansi PER SOSTENERE AL MEGLIO come se niente fosse. E in Lombardia ed EmiLE IMPRESE SOTTOCAPITALIZZATE, invece è tanto. lia arrivando anche in BANCA VALSABBINA HA STRETTO Piemonte, mentre per UN ACCORDO CON LA NSA DI BRESCIA Avete acquistato il quanto riguarda Vecontrollo unitamente ad Arkios di Integrae, neto, dove eravamo entrati con l’acquisizione una Sim specializzata in quotazione di picdel Credito Veronese nel 2011, abbiamo esteso cole imprese all’Aim. Dove volete arrivare? la nostra presenza anche a Padova, Treviso e La banca è nata nel 1898, abbiamo 122 anni. Vicenza. Abbiamo anche preso 7 sportelli da E 40 mila soci. Molti dei quali piccoli e medi Hypo Albe Adria Bank. imprenditori. Il nostro target. Dovevamo acMa cos’altro avete offerto ai clienti, per crecelerare sui servizi cosiddetti accessori, che ci scere così? avrebbero permesso di restare nel nostro coPer esempio abbiamo iniziato a smobilizzare i re-business, cioè erogare credito, ma in modo crediti vantati dalle Pmi verso la Pubblica aminnovativo. ministrazione. Ma non bastava. Lo dicono tutti, ma non tutti lo fanno. Voi sì. In che senso? Indubbiamente i numeri ci gratificano, ma non Nel senso che non è sano, per le imprese, dici bastano. Abbiamo una raccolta diretta di pendere esclusivamente dal sistema bancario.

Abbiamo iniziato a fare gli arranger di minibond partecipando nel contempo anche a collocamenti sul mercato secondario, un mercato ormai consistente; e da un anno e mezzo abbiamo anche iniziato a partecipare alla quotazione sull’Aim, fino a decidere di acquisire Integrae. Ora forniamo agli imprenditori un servizio a 360 gradi e con risultati particolarmente positivi, anche grazie alle facilitazioni fiscali date dal legislatore a queste nuove formule di investimento che consentono alle aziende di avere una maggiore indipendenza finanziaria. La collaborazione con Nsa è stata importante? Con loro nel 2019 abbiamo anche iniziato a fare prestiti on-line ai professionisti, attraverso Prestipro, per accentuare la capacità di lavoro multicanale della banca e nel corso dell’emergenza Covid-19 abbiamo sviluppato sempre con Nsa la possibilità di concedere finanziamenti garantiti dallo Stato alle Pmi con una procedura completamente digitale. Sempre in ambito Pmi dal 2016 acquistiamo crediti verso la PA attraverso service qualificati. Per non parlare del reverse factoring appena concordato per facilitare la realizzazione di un’importante infrastruttura nel nord-est, semplificando lo smobilizzo dei crediti dei fornitori. Nel 2019 abbiamo anche avviato un canale di provvista on-line dedicato alle persone fisiche, si chiama Twist ed è un conto dedicato sia ai servizi tradizionali che alla raccolta: ebbene, in meno di un anno abbiamo raccolto 100 milioni di euro che saranno la base per sviluppare questa clientela esclusivamente digitale.

«A FAR LA BUONA BANCA NON SONO LE DIMENSIONI NÉ LA FORMA SOCIETARIA, MA LE

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FINANZIARE L’IMPRESA TAX GOVERNANCE SURVEY

Il Moloch del Fisco sulla strada delle imprese Non c’è solo la sproporzione tra quanto si versa e i servizi che si ricevono: quello che non va è il rapporto (sbilanciato) di forza esercitato dall’autorità nella dialettica con l’azienda contribuente di Stefano Modena*

N

el suo significato corrente il Moloch è un’istituzione che richiede un grande sacrificio. Le sue origini si perdono nella notte dei tempi, tanto che già nella Bibbia viene citato come il dio, venerato dai Cananei, al quale venivano offerti in sacrificio dei bambini. Sicuramente per questa ragione nel dibattito sulle imposte, ricorrente tra gli imprenditori, il Fisco viene visto, appunto, come il Moloch, e la conclusione della discussione è sempre che il prelievo fiscale sia eccessivo. Naturalmente non c’è da stupirsi che gli imprenditori vedano il reddito prodotto dall’azienda come il loro “bambino”, e non siano * STEFANO MODENA, MANAGING PARTNER DI GOVERNANCE ADVISORS E AMMINISTRATORE INDIPENDENTE, SI OCCUPA DA OLTRE 15 ANNI DI CONSULENZA DI CORPORATE GOVERNANCE PER SOCIETÀ QUOTATE E MULTINAZIONALI

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felici di “sacrificarlo” sull’altare del Fisco. Ma anche la polemica sulle tasse si perde all’origine della convivenza umana, con la necessità dei singoli di contribuire alle spese comuni. I sistemi utilizzati dagli egizi, che stimavano le imposte dovute sulla base della piena del Nilo, non erano molto diversi dagli attuali studi di settore, e anche i romani dovevano dichiarare reddito e patrimonio come si fa oggi. Più che il dovere di contribuire alla vita in comunità – difesa, giustizia, sanità, istruzione, ma anche infrastrutture e welfare – ciò che irrita gli imprenditori sono il costo, giudicato spropositato, pagato per i servizi ricevuti, e l’abuso della posizione di forza esercitata dall’Autorità nella dialettica con l’azienda. Questo è stato uno degli aspetti analizzati dalla Tax Governance Survey promossa da Lisa Vascellari (Studio Biscozzi Nobili Piazza), Stefano Modena (Governance Advisors) e Michela Zeme, con il coordinamento di Enrico Maria Bignami e

Roberto Cravero del Consiglio Direttivo di Nedcommunity, l’associazione degli amministratori indipendenti. La ricerca si è posta l’obiettivo di misurare il grado di consapevolezza degli organi sociali in relazione alla rilevanza della gestione della variabile fiscale con il contributo di 50 tra amministratori, sindaci e altre figure apicali di aziende di diverse dimensioni e settori, e ha analizzato il sistema di controllo interno e approfondito le modalità con cui è attuato il presidio dei rischi fiscali. La materia, molto tecnica e specialistica, viene normalmente delegata dagli amministratori ai consulenti o alle funzioni specializzate, ma ciò non toglie che il tema rientri tra i rischi che l’azienda deve gestire, e quindi tra le competenze specifiche del consiglio di amministrazione. Tra i risultati più interessanti di questo lavoro spicca il favorevole atteggiamento del 94% degli intervistati verso la promozione di un dialogo preventivo con l’Amministrazione Finanziaria. Questa, dal canto suo, cinque anni fa ha introdotto una modalità di interlocuzione mirata al dialogo preventivo con l’azienda, in particolare sulle questioni più complesse, il cosiddetto “adempimento collaborativo”. Finora riservato alle grandissime aziende, questa modalità sarà presto allargata ad una platea più ampia, a riprova della positività dell’esperienza fatta. Dalla ricerca è emerso anche che, se fosse possibile, il 72% degli intervistati sarebbe propenso ad aderire ad un sistema di questo tipo. Se ne può dedurre un progressivo aumento della consapevolezza del rischio fiscale e della necessità della sua gestione non solo termini di risposta una volta instaurato il contenzioso. A un’attenta lettura della survey non sfugge però l’arretratezza degli attuali sistemi di governo di questo rischio, tanto che solo nel 12% dei casi il flusso informativo tra funzione fiscale, o consulente, e il consiglio di amministrazione è “costante”, mentre la modalità più comune, adottata nel 37% dei casi, è ad “evento”. Nel 40% dei casi il rischio fiscale viene


preso in considerazione solo in caso di accertamenti, oppure quando si studiano operazioni straordinarie (38%), e solo nel 22% è parte organica della definizione della strategia aziendale. L’implementazione di adeguati sistemi di controllo a presidio dei rischi è sicuramente uno dei punti sui quali si concentrerà l’attività delle aziende e dei consigli di amministrazione, da qui in avanti, anche sulla spinta che può dare l’adeguamento ai reati fiscali, introdotti di recente, dei Modelli 231”. “L’attività di mappatura dei rischi, unitamente alla necessità di predisporre protocolli per la loro gestione, possono contribuire allo sviluppo di una cultura aziendale basata sulla legalità e un rapporto trasparente con il Fisco. Si tratta di un’occasione da non perdere, in quanto, al pari dei sistemi di certificazione della gestione ambientale per i reati ambientali, non costituiranno un’esimente per i reati fiscali, ma consentiranno di agire in modo da evitare, in alcuni casi di incorrere in questo tipo di illeciti, e in altri di dimostrare all’Amministrazione Finanziaria i criteri e le considerazioni sulle quali sono state basate le scelte che dovessero essere contestate. D’altra parte il problema dell’evasione fiscale non è solo italiano, tanto che già nel 2013 l’Ocse ha emesso un documento in cui ha definito il Tax Control Framework, un complesso di linee guida per la corretta gestione della fiscalità. La revisione del Modello 231, quindi, può essere l’occasione per introdur-

re in azienda un sistema che migliori la gestione della varabile fiscale, ma soprattutto il rapporto tra Fisco e azienda. Nedcommunity ha organizzato recentemente un webinar per discutere la citata survey, a cui hanno partecipato il Responsabile dell’ufficio adempimento collaborativi dell’Agenzia delle Entrate Marco Zonetti, la Professoressa Livia Salvini, Sindaco di Atlantia e il presidente di Unindustria Roma, Filippo Tortoriello. Quest’ultimo ha sottolineato il ruolo svolto dagli industriali nella promozione di normative e meccanismi finalizzati alla compliance tributaria - come, ad esempio,

nella certezza della loro esigibilità immediata, vengono saldati con tale ingiustificato ritardo da compromettere la continuità aziendale. Questo caso rende evidente come la sottrazione di risorse all’azienda, per quanto finalizzata a fornirle i servizi di cui ha bisogno per la propria attività, diventa un clamoroso boomerang poiché, portandola al dissesto, preclude ogni possibile ulteriore contributo alla comunità. Il conseguente fallimento, inoltre, porta gravi scompensi a tutti gli stakeholder, a cominciare dai dipendenti, il cui sostentamento ricade sul resto della collettività, i fornitori, che si accollano il costo del mancato pagamento delle forniture, riducendo il proprio utile e quindi l’imponibile fiscale e le banche, le cui sofferenze riducono la capacità di credito ad altri soggetti meritevoli. Prima ancora del solito discorso sulla spending review, che assomiglia sempre di più ad un esercizio di politica redistributiva al contrario, sembra che sia arrivato il momento di interrogarsi sulla “qualità della spesa”. Soprattutto ora che appare chiaro che lo Stato dovrà trovare il modo di sostenere le aziende e i cittadini attingendo al credito, il vero punto diventa individuare quelle spese in grado di generare effetti moltiplicativi e spingere una forte ripresa economica. Non solo, ma anche una grande occasione per sottrarre risorse dal settore pubblico da convogliare verso i mercati finanziari, facendone crescere l’efficienza.

DALLA TAX GOVERNANCE SURVEY EMERGE CHE IL 72 PER CENTO DEGLI INTERVISTATI ADERIREBBE A UNA FORMA DI DIALOGO PREVENTIVO

l’introduzione della fatturazione elettronica - a riprova della volontà delle aziende stesse di adempiere alle obbligazioni fiscali, mentre l’atteggiamento dell’Amministrazione verso le aziende resta di natura “persecutoria”. L’elevata complessità e farraginosità delle norme e, in alcuni casi, anche di quelli che dovrebbero essere i chiarimenti da parte dell’Agenzia delle Entrate, come, ad esempio, le risposte alle istanze di interpello, non fanno che incrementare l’asimmetria informativa, danneggiando anche le imprese che pongono in essere comportamenti corretti. Non da ultimo, si pone il problema dei crediti verso il Fisco , soprattutto quando, pur

Frequenza del flusso informativo tra CdA e funzione o consulente fiscale

0%

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FINANZIARE L’IMPRESA STRATEGIE POST-COVID

TRA IL DIRE E L’EROGARE C’È DI MEZZO IL BUSINESS PLAN Le banche chiedono alle imprese di dare evidenza degli effetti attesi del lockdown sul business aziendale sia in termini attuali che prospettici. Ecco perché è importante affidarsi alla consulenza specializzata di Sergio Luciano NONOSTANTE INCERTEZZE, RITARDI E SOVRACCARICO BUROCRATICO, LE MISURE VARATE DAL GOVERNO PER AIUTARE LE IMPRESE A FRONTEGGIARE L’EMERGENZA SONO VALIDE, MA BISOGNA SAPERLE UTILIZZARE, ANZI IMPEGNARSI PER RIUSCIRE AD UTILIZZARLE: e non tutte le imprese che

ne avrebbero bisogno sanno farlo. È per questo che gli spazi d’intervento per la consulenza professionale specializzata sono grandi: ne è convinto Alberto Ferlin, partner dello Studio Ferlin, Tiozzo e Associati, che ha dialogato su questo tema con “Sportello Economy” – il format multimediale di Economy Group che settimanalmente offre alle imprese modelli e soluzioni per i problemi aziendali: «Quello che consiglio a tutti gli imprenditori, in questo momento, è di adottare subito quelle che sono le misure messe in campo dal Governo, ovvero attivarsi subito con i propri istituti di riferimento per chiedere il finanziamento utilizzando le garanzie del Fondo centrale o di Sace o di Cassa depositi e prestiti, attraverso le modalità attuative già in essere e, speriamo, quelle semplificate che dovrebbero arrivare al più presto».

lia che gli istituti di credito avrebbero dovuto seguire per elargire poi queste risorse alle aziende, un corto circuito che ha rallentato di molto il processo.

Insieme col tema della responsabiltà penale in caso di insolvenze future dei percipienti e del danno erariale nel caso di merito di credito riconosciuto inappropriatamente? Questi fattori hanno rallentato ancor di più IL TEMA DELLA RESPONSABILITÀ PENALE E DEL DANNO ERARIALE FRENA il processo, proprio il Ma perché molte IL PROCESSO DI EROGAZIONE mettere in capo a dei banche sono semDEL CREDITO DA PARTE DELLE BANCHE soggetti terzi, nel rapbrate riluttanti a porto tra lo Stato e le imprese, responsabilità erogare i prestiti? di questo tipo sicuramente non ha agevolato Il sistema bancario e lo Stato, in particolare il processo e tutt’ora non lo agevola. per il ritardo dei decreti attuativi, non hanno garantito quella velocità nelle procedure Quando si va in banca per i prestiti è giusto di erogazione del credito che il mondo impresentarsi con un business plan già fatto? prenditoriale si aspettava, questo ha di fatto Si….salvo i casi in cui è stata introdotta l’aucomportato una frenata in una situazione che tocertificazione nella quale l’impresa dichiari richiedeva invece praticità, e rapidità. Non di “non” avere situazioni di crisi finanziaria. c’è stato un pronto allineamento fra il decreto Se c’è una crisi finanziaria in corso, occorre Cura Italia con le linee guida della Banca d’Ita-

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percorrere una procedura diversa, adatta alla crisi. Comunque, per le aziende medio-grandi, avere un business plan aiuta sempre, lo suggerisco perché dà anche l’idea di dove andrà l’azienda con le sue previsioni. Lo shock di questi mesi avrà ripercussioni per qualche tempo a venire, però poi l’azienda deve dimostrare la capacità e la potenzialità di tornare a correre, quindi sicuramente presentare un business plan è sempre un strumento utile

Riepilogando: facciamo un business plan post-Covid, mettiamo in ordine i conti agli occhi della banca, e tentiamo di raccogliere quanto più possibile. Assolutamente si. Le banche ci chiedono e chiedono alle imprese di dare evidenza degli effetti attesi del lockdown sul business aziendale sia in termini attuali che prospettici. Questo è quello che preoccupa di più. Ma le banche restano arcigne e difensive verso i clienti in crisi come da tradizione oppure dimostrano un po’ di crescita culturale nell’approcciare questi temi


oppure no? Devo dire che il sistema bancario dopo la crisi del 2008 ha avuto una notevole evoluzione per quanto riguarda proprio gli uffici che si occupano di ristrutturazione del debito e di crisi d’impresa. Sono state introdotte figure nel parlare la stessa lingua dell’imprenditore quando è in uno stato crisi finanziaria. Insomma, l’evoluzione c’è stata. Oggi gli interlocutori sono più preparati, capiscono cosa vuol dire ristrutturare un debito e un’azienda e questo aiuta sicuramente il processo ad avere una via d’uscita più agevole soprattutto laddove c’è un’azienda che ha delle compentenze e del know how.

E nel frattempo, cerchiamo di non pagare tasse! Sì, approfittando delle opportunità offerteci dal governo, che si è attivato con una prima trance di sospensioni d’imposta per determinate categorie di aziende che avessero dimostrato di aver perso fatturato nei mesi di marzo e aprile rispetto all’anno precedente. Consente di non avere esborsi che oggi risulterebbero particolarmente gravosi. Le nuove disposizioni addirittura prevedono uno slittamento fino al 16 settembre 2020… Personalmente, credo che l’aiuto in questo caso debba essere rafforzato per consentire all’imprese di avere un più ampio respiro sul fronte delle imposte sul reddito. Per quanto riguarda l’Irap ci si è già mossi, però credo non sia sufficiente: bisogna intervenire in maniera più radicale. Per le aziende che invece vanno in crisi finanziaria, ci sono spazi nuovi di gestione delle ristrutturazioni? Sì, gli strumenti da attivare sono molteplici a seconda delle situazioni. Ci sono aziende che anche pre-covid erano in tensione finanziaria, facevano fatica o erano addirittura già in ristrutturazione: è chiaro che per esse si è aperto quel capitolo inaspettato della crisi. Per far fronte possono esserci accordi privatistici azienda-banca, piuttosto che a veri propri accordi di ristrutturazione del debito per

ALBERTO FERLIN

comprendere la platea delle banche, dei fornitori e del fisco, piuttosto che ricorrere alle procedure concorsuali quali il concordato preventivo. A seconda della situazione, poter utilizzare uno strumento piuttosto che un altro fa la differenza. Il consiglio che do sempre è quello di valutare il timing, cogliere i primi sintomi di una tensione, e intervenire subito per evitare che la crisi diventi irreversibile. GRAZIE ALLE MORATORIE SUI DEBITI BANCARI E ALLE SOSPENSIONI D’IMPOSTA, FINO A SETTEMBRE C’È RESPIRO. MA NON È DETTO CHE BASTI

In termini operativi c’è qualche strumento nuovo che si può pensare di utilizzare in questa fase per la finanza aziendale? Possiamo fruttare immediatamente quelle che sono le moratorie sui debiti bancari, un sollievo dove ci sia un indebitamento bancario che prevede dei piani di rientro. Quindi sicuramente fino a settembre c’è respiro, poi attenderemo ulteriori provvedimenti per vedere se questa moratoria viene estesa a un periodo più lungo. Nei casi in cui ciò non basti ovviamente bisogna attivare uno strumento più forte: può essere un articolo 67, giusto per parlare un pò in gergo tecnico, o un accordo di ristruttarazione del debito ai sensi dei 182 bis, per ottenere una moratoria un pò più ampia, piani di rientro con il fisco più lunghi, con i fornitori affinchè garantiscano il cliclo

L’AZIENDA DEVE DIMOSTRARE LA CAPACITÀ DI TORNARE A CORRERE operativo dell’azienda…

Ma il 182 non è uno strumento che poi squalifica chi lo chiede? Non credo proprio, purché sia funzionale a garantire la continuità aziendale e i posti di lavoro.

In termini concreti quanto state lavorando su questa frontiera come studio? Devo dirle: molto, e da una decina di anni a questa parte. Il dipartimento per ristrutturazione delle crisi d’impresa è sempre cresciuto e alla luce del Covid le richieste che sono pervenute in questi ultimi mesi sono aumentate di un 40%.

Non sarebbe stato meglio congelare il rating delle imprese? Con la sospensione delle segnalazioni alla Centrale Rischi il sistema sta viaggiando a fari spenti fino al 30 settembre e dal 1 ottobre, quando li riaccenderemo, ci troveremo molte segnalazioni di rischio tutte insieme e rischieremo la crisi. Sono d’accordo, la mancata segnalazione alla Centrali Rischi di questa fase può creare nella prossima una distorsione di sistema, si correrò il rischio di finanziare soggetti che in realtà sono dei cattivi pagatori. Una sospensione del rating forse sarebbe stata la soluzione migliore per evitare proprio questo problema.

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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

Il trasporto responsabile punta sulla sostenibilità Con uno sforzo non indifferente, il settore ha tenuto in piedi il sistema Italia durante l’emergenza. Merito di un tessuto imprenditoriale sano e affidabile che investe molto in tecnologia di Davide Passoni

L

o sforzo responsabile sostenuto dal abbiamo puntato molto sulla tecnologia dei settore dei trasporti per tenere in mezzi: veicoli di ultima generazione a basso piedi il Paese durante l’emergenza impatto ambientale, che consentono anche un Covid-19 è stato pagato caro dal sistema. risparmio sul carburante di circa il 10%». ItalDalle rilevazioni effettuate da più ricercatotrasporti opera invece dall’Abruzzo: «Abbiamo ri tra le imprese del settore logistico si può un controllo efficace sui costi che si riflette evincere che purtroppo l’interscambio comsull’operatività, con un metodo di lavoro che merciale dell’Italia calerà quest’anno di circa ci consente di massimizzare carichi e partenze 150 miliardi di euro: una batosta senza predei veicoli, con maggiore ricavo per la merce cedenti. Tanto maggior valore ha la resilienza trasportata e diminuzione della percorrenza di moltissime aziende che sono comunque racconta Francesco Caporaletti, responsabile riuscite a non soccombere e ad andare avanti della parte operativa - Questo ci permette di nonostante la tempesta. Ce l’hanno fatta anche essere competitivi nel settore in cui siamo spegrazie alla diffusa solidità patrimoniale che le cializzati, il trasporto mobili, ottenendo margini contraddistingue. superiori. Questo metodo ci ha permesso di non L’Nsa Economy Ranking le ha classificate per indebitarci con le banche. La situazione post affidabilità in una Covid-19 però è incerA CAUSA DELLA PANDEMIA speciale graduatoria, ta e non sappiamo per IN PROSPETTIVA L’INTERSCAMBIO riportata nella tabella quanto ancora saremo COMMERCIALE DELL’ITALIA CALERÀ a fronte. «Siamo una in grado di sostenerci DI CIRCA 150 MILIARDI DI EURO realtà familiare nella da soli: siamo riusciti quale valutiamo bene spese e ricavi - dice il diad anticipare i primi mesi di cassa integrazione, rettore tecnico della Familari Srl di Roma, Naper i successivi vedremo». Giampietro Bonaldi è tale Familari - Abbiamo una struttura basata invece titolare di Autotrasporti Bonaldi, aziensu un forte controllo delle spese; effettuiamo da specializzata nel trasporto di materie prime lavori solo sulla base di analisi costi-ricavi che solide sfuse, plastiche o alimentari: «Intanto otci diano visibilità dei profitti già a monte dei timizziamo costi e risorse ed eliminiamo tutto lavori stessi ed evitiamo di rischiare con comil superfluo. Poi, abbiamo sempre veicoli nuovi, messe che potrebbero portare perdite o avere quasi tutti Euro 6, che ci consentono di ottenere costi troppo alti. Ci occupiamo di trasporto agevolazioni sui pedaggi autostradali in Italia e rifiuti, un segmento privilegiato rispetto ad all’estero. Infine, abbiamo scelto di non crescere altre categorie di merci perché, pur con rischi a tutti i costi, accettando anche tariffe al ribasso: e costi importanti, ci permette di viaggiare a piuttosto rinunciamo a dei lavori, ma preferiatariffe leggermente migliori; un vantaggio in mo avere tariffe che ci consentano di mantenere un periodo difficile in cui anche noi abbiamo un livello alto di qualità del servizio, di pagare registrato un contraccolpo negativo. Infine, bene i collaboratori e di marginare in modo da

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el settore trasporti e logistica sono a rischio, secondo le stime più accreditate almeno 300mila posti di lavoro. Un calcolo basato su un calo di volumi e fatturati delle imprese pari al 20%, a cui si aggiunge un -40% sfiorato ad aprile rispetto al 2019. In bilico ci sono anche aziende con una forte cultura di impresa, che spesso godono di una buona solidità patrimoniale. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.

reinvestire gli utili in azienda». Massimiliano Nosari, infine, è amministratore di Eredi Gatti Nosari, azienda a conduzione familiare specializzata nel trasporto liquidi di alimentari: «Non ci sono segreti, solo passione, dedizione, lavoro e l’impegno principale a reinvestire in azienda gli utili. Fortunatamente non siamo esposti con le banche, ragioniamo giorno per giorno valutando gli investimenti in base al nostro giro di affari. Abbiamo sempre cercato di crescere passo dopo passo, lavorando 365 giorni all’anno: è la forza nostra e dei nostri collaboratori, alcuni dei quali sono con noi da oltre 20 anni».


Trasporti - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE NOFERINI S.R.L. CAR’S TRANSPORT S.R.L. G.R.G. S.R.L. € F.LLI FERRETTI E. & E. - S.R.L. STIL.TRA.COM. S.R.L. SOCIETA’ UNIPERSONALE SINT - SISTEMA INTEGRATO FAMILARI S.R.L. CONSORZIO GUIDONIA TRASPORTI GUI. TRAS. MGM SOCIETA’ COOPERATIVA A R.L. LIGALOG SOCIETA’ CONSORTILE S.R.L. CDS S.R.L. BENEVENTI S.R.L. LA ROCCA TRASPORTI S.R.L. CONSORTILE ZETA TRASPORTI S.R.L. AUTOTRASPORTI GUGELMO VALTER S.R.L. EBNER TRANSPORT S.R.L. AUTOTRASPORTI BONALDI S.R.L. MR AUTOTRASPORTI E LOGISTICA SRL CONS. AUTOTRASPORTATORI VALDASTICO SOC. COOP. PRICAR SERVIZI SOCIETA’ COOPERATIVA ODIN CAR GROUP SATURNO TRASPORTI S.R.L. MG ITALTEAM SPA EREDI GATTI NOSARI S.R.L. TCO SUD ITALIA - S.R.L. TLS ITALIA S.R.L. MITRADIOPHARMA S.R.L AUTOTRASPORTI BETTELLI RUGGERO S.R.L. CONSORZIO LOGISTICA VALTELLINA IN BREVE C.L.V. ALV - PRINCIPATO S.R.L. CONSORZIO TRASPORTI SANT’ERAMO MANAGEMENT TRANSPORT LOGISTICS S.R.L. EUROPEAN LOGISTIC TRANSPORT LOGISTICA & TRASPORTI S.R.L. R&R S.R.L. KAISER PETROLI S.R.L. EASY CARGO - SOCIETA’ COOPERATIVA XST LOGISTICA S.R.L. SOTTOZERO S.R.L. ITALTRASPORTI S.R.L.

FATTURATO

INDIRIZZO

28.566.417 € 8.144.560 € 7.643.403 € 7.388.075 € 4.776.616 € 4.560.285 € 3.936.945 € 3.909.043 € 3.575.241 € 3.425.484 € 10.748.546 € 9.275.846 € 9.224.318 € 6.997.803 € 6.338.504 € 4.431.314 € 4.295.640 € 4.055.919 € 3.680.223 € 3.433.256 € 20.974.564 € 15.970.789 € 8.588.073 € 7.042.313 € 6.523.925 € 5.890.500 € 5.460.453 € 5.132.696 € 16.960.731 € 4.129.496 € 11.685.509 € 6.356.705 € 6.179.526 € 4.451.901 € 4.425.934 € 4.220.209 € 4.113.979 € 4.113.178 € 3.565.160 € 3.520.246 €

Calenzano (FI) Sant’Andrea del Garigliano (FR) Roma (Roma) Perugia (PG) Roma (Roma) Firenze (FI) Roma (Roma) Sant’Angelo Romano (Roma) Roma (Roma) Roma (Roma) Cesena (FC) Sassuolo (MO) Monselice (PD) Egna/Neumarkt (BZ) Pojana Maggiore (VI) Bolzano/Bozen (BZ) San Pietro in Cariano (VR) Pavia di Udine (UD) Thiene (VI) Bussolengo (VR) Mantova (MN) Cassano Magnago (VA) Carpenedolo (BS) Dovera (CR) Milano (MI) Milano (MI) Carugate (MI) Brescia (BS) Tirano (SO) Torino (TO) Sarno (SA) Montalto Uffugo (CS) Pescara (PE) Fisciano (SA) Salerno (SA) Sassano (SA) Carapelle (FG) Catania (CT) Napoli (NA) Roseto degli Abruzzi (TE)

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FINANZIARE L’IMPRESA

IL DECRETO LIQUIDITÀ ALLARGA LE MAGLIE Autocertificazioni, importi dei finanziamenti, rivalutazioni, approvazione dei bilanci e gestione della crisi: ecco le principali novità introdotte con la conversione in legge del D.L. 23/2020

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o scorso 6 giugno, con alcune misure entrate in vigore già dallo scorso 7 giugno, è stata pubblicata in Gazzetta Ufficiale la Legge n. 40 del 05/06/2020, che ha convertito in legge il D.L. 23/2020 (c.d. “Decreto Liquidità”). Queste le novità: Via libera alla Rivalutazione per terme e alberghi senza sostitutiva Il nuovo articolo 6 bis riconosce, ai soggetti Ires che operano nei settori alberghiero e termale, la possibilità di rivalutare i beni di impresa e le partecipazioni risultanti dal bilancio dell'esercizio in corso al 31 dicembre 2019. La rivalutazione non richiede il pagamento di alcuna imposta sostitutiva e il maggior valore si considera riconosciuto, ai fini fiscali, a decorrere dall’esercizio nel cui bilancio la rivalutazione è eseguita, salvo il caso di cessione a titolo oneroso, di assegnazione

al socio o di destinazione a finalità estranee all'esercizio dell'impresa prima dell’inizio del quarto esercizio successivo a quello nel cui bilancio la rivalutazione è stata eseguita (in tal caso, non può essere considerato il valore rivalutato per la determinazione della plus/minusvalenza di cessione). Modifiche alla Rivalutazione introdotta dalla Finanziaria per il 2020 (L. 160/2019) Il nuovo articolo 12-ter ammette la rivalutazione dei beni d’impresa e delle partecipazioni di cui all'articolo 1, commi 696 e seguenti, L. 160/2019 nel bilancio o rendiconto dell'esercizio successivo a quello in corso al 31 dicembre 2019, al 31 dicembre 2020 o al 31 dicembre 2021; limitatamente ai beni immobili, i maggiori valori iscritti in bilancio si considerano riconosciuti, rispettivamente, con effetto dal periodo di imposta in corso alla data del 1° dicembre 2022, del 1° dicembre 2023 o del 1° dicembre 2024. Più tempo per l’approvazione del bilancio e per la gestione della Crisi le società cooperative che applicano l’articolo 2540 cod. civ. possono convocare l’assemblea generale dei soci delegati entro il 30 settembre 2020. Per i piani del consumatore e gli accordi di composizione della crisi vengono prorogati di 6 mesi i termini di adempimento Ricorso “in bianco” e ricorsi improcedibili Per quanto riguarda i concordati preventivi e i piani attestati, è stata introdotta la NELLA FOTO L’AUTRICE LAURA DE LISA, SENIOR MANAGER – HEAD OF QUALITY CONTROL

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possibilità di presentare ricorso per il c.d. “concordato in bianco” potendo successivamente perfezionare un piano attestato ex articolo 67 L.F., di cui è richiesta la pubblicazione presso il Registro delle imprese. Importanti novità in materia di fallimento, essendo esclusa l’improcedibilità del ricorso nel caso in cui lo stesso sia stato presentato dall’imprenditore in proprio quando l’insolvenza non è conseguenza dell’epidemia di Covid-19. Salvagente per spese sostenute per la partecipazione a fiere internazionali saltate Il credito d’imposta previsto dall’articolo 49 D.L. 34/2019 (c.d. Decreto Crescita) spetterà per l'anno 2020 anche per le spese sostenute dalle imprese per la partecipazione a fiere e manifestazioni commerciali all'estero, che siano state disdette in ragione dell'emergenza legata alla situazione epidemiologica in atto. Maglia larga e condizioni più favorevoli sui Finanziamenti alle PMI Possibilità di ricorrere a finanziamenti garantiti al 100% dallo Stato estesa alle associazioni professionali e alle società tra professionisti nonché agli agenti di assicurazione, subagenti di assicurazione e broker iscritti alla rispettiva sezione del Registro unico degli intermediari assicurativi e riassicurativi. Inoltre: l’importo massimo del finanziamento garantito è stato portato a 30.000 euro, in luogo dei 25.000 euro finora previsti, è stata estesa a 120 mesi la durata del finanziamento (prima stabilita in misura pari a 72 mesi). Rivisti da ultimo gli importi massimi del finanziamento garantito, essendo ora introdotta l’alternatività tra la soglia del doppio della spesa salariale annua del beneficiario per l’anno 2019 o il 25 per cento del fatturato totale 2019. Possibilità sui finanziamenti garantiti tramite intervento di Sace di fornire una serie di informazioni con dichiarazione sostitutiva di atto notorio.


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PANDEMIA O NON PANDEMIA IL PRIVATE EQUITY VA DI LUSSO 77 MATICMIND SULL’INFORMATION TECHNOLOGY SVENTOLA IL TRICOLORE

Nonostante le politiche protezionistiche, gli operatori specializzati e i fondi investono sempre di più nel luxury. Che per compensare il calo del retail sta implementando le tecnologie digitali di Davide Passoni

78 GEWISS PASSATA L’EMERGENZA SI RIACCENDE IL BUSINESS

80 SAFILO L’ETICA D’IMPRESA DEV’ESSERE COME GLI OCCHIALI: TRASPARENTE

82 VENCHI LA SECONDA VITA DEL CIOCCOLATO ITALIANO

84 CARAPELLI COSÌ LA CRESCITA FILA LISCIA COME L’OLIO

86 ASTE IMMOBILIARI COL PROPTECH L’ASTA DIVENTA PIÙ VIVACE

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l lusso è una necessità che inizia predictive molto mirata e attenta». I nuovi acquando la necessità finisce», diceva cordi commerciali che introducono politiche Coco Chanel. Ma il lusso è anche un sempre più protezionistiche e l’uso sempre settore che, nel mezzo della bufera pandemipiù pervasivo di tecnologie digitali avanzate ca, ha subito non pochi scossoni. Ha però ristanno influenzando profondamente i modelli servato anche sorprese e trend non del tutto di business nel mercato del lusso. Dopo il calo prevedibili, come conferma il Global Fashion & nel 2020 dovuto all’impatto del Covid-19, le Luxury Private Equity vendite del settore dei and Investors Survey SECONDO IL GLOBAL FASHION & LUXURY beni di lusso personali 2020 di Deloitte, il PRIVATE EQUITY AND INVESTOR SURVEY dovrebbero crescere DI DELOITTE DA QUI AL 2025 LE VENDITE report che analizza CRESCERANNO DEL 2,4% ANNO SU ANNO del 10% tra il 2019 e trend e operazioni di il 2025 (una crescita M&A del mercato del lusso, basandosi su dati annua dell’1.9%). Gli altri segmenti del lusso di mercato e interviste a top manager. «Le dosubiranno inizialmente un impatto maggiore mande della survey sono state sottoposte a dalla pandemia, ma le vendite cresceranno enlivello globale agli operatori di private equity tro il 2025 del 20% (+2.4% annuo), registranspecializzati nel consumer business e in alcuni do una ripresa più rapida e robusta. «Dalle casi a fondi specifici dedicati al fashion luxury analisi della survey emergono settori a diverse - spiega Elio Milantoni, Partner Deloitte -. Le velocità - prosegue Milantoni -; quello che che aspettative riportate sono dunque quelle degli nel 2019 ha avuto una crescita maggiore in investitori finanziari che operano in aziende termini di numero di operazioni di M&A e di del fashion luxury: la loro è una prospettiva loro grandezza, il settore degli hotel di lusso,

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patirà di più l’impatto del Covid-19. Insieme a esso soffriranno cantieristica, crociere, orologi e gioielli; i più resistenti saranno altri, dalla cosmetica all’apparel, dalla profumeria al food di posizionamento alto». In effetti, secondo quanto emerso dal sondaggio Deloitte, il 70% dei fondi sta valutando un investimento nel Fashion & Luxury nel 2020, con un forte interesse verso abbigliamento & accessori (+28 punti), cosmetica & profumi (+15), lusso digitale (+53) e arredamento (+17). L’interesse in queste categorie è aumentato rispetto al 2019, soprattutto per quanto riguarda i beni di lusso digitali. Al contrario, nei prossimi tre anni gli investitori prevedono un impatto significativo dovuto al Covid-19, in particolare sui segmenti hotel, automobili, ristoranti, crociere e vendita al dettaglio. «Il lusso rimane un buon campo per gli investitori - conferma Milantoni -. Le domande della survey sono state somministrate ad aprile, in un momento drammatico per la pandemia; sono domande per le quali la componente emotiva avrebbe potuto giocare un ruolo determinante verso la negatività, mentre il 70% degli intervistati ha dato conferma che continuerà a investire nel mercato del lusso, con focus maggiore su alcuni settori rispetto ad altri e con differenze a livello geografico». Gli investitori si aspettano infatti che i mercati Asia e Middle-East recupereranno più rapidamente dopo l’impatto negativo del Covid-19, con una crescita del fashion & luxury. Europa e America Latina dovrebbero invece soffrire di più, mostrando un calo nei prossimi anni. «I cinesi sono grandi consumatori di lusso a livello mondiale, ma sono ancora bloccati nei loro confini; questo fatto è però bilanciato dal vantaggio di aver già superato l’impatto forte della pandemia e di poter effettuare acquisti

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tramite canali digitali, senza essere fisicamennel digitale e nella Crm, che aiutano ancor di te presenti nel luogo degli acquisti stessi. Quepiù i grandi gruppi a resistere a una crisi che è sto ci fa pensare che la pandemia accelererà oggettiva: l’investimento in digitale può essere gli investimenti nel digitale da parte degli atil driver che porta i settori più in sofferenza a tori del mondo del lusso: il digital luxury è un uscire prima dalla difficoltà». aspetto trasversale a tutti i settori ed è molto A fianco di questo, è però importante la capainteressante, come lo era già nella nostra surcità di ripresa dei diversi Paesi. Se, in parallelo vey del 2019. Il consumatore del lusso pre-Coagli investimenti delle imprese, i governi e le vid-19 era principalmente basato in Oriente, banche centrali metteranno sul piatto sistemi ma era anche un viaggiatore, che visitava boudi protezione in campo economico e, a montique in Europa per poi magari comprare digite, si darà sicurezza attraverso la cura o pretalmente dagli Usa, rendendo difficile tracciare venzione attraverso un vaccino, quanto più il momento o il luogo in cui era maturata l’isi ridurrà il rischio e quanto più le aziende dea dell’acquisto. Per completeranno il loro IL 70% DEI FONDI PARTECIPANTI avere simili evidenze percorso di innovaALLA SURVEY STA VALUTANDO servono analisi fatte zione e cambiamento, UN INVESTIMENTO NEL FASHION utilizzando intelligentanto più rapidamente & LUXURY ENTRO FINE ANNO za artificiale e big data esse torneranno a una e su questi filoni i grandi gruppi del lusso inidimensione di serenità. Con quali tempistiche? ziano sempre di più a investire». «Penso che a tendere - dice ancora Milantoni -, Secondo la survey, la pandemia di Covid-19 ciò che aiuterà i player del settore sarà la loro accelererà l’adozione di tecnologie innovative. dimensione; tra le aziende che hanno gestiBig data & analytics, intelligenza artificiale e to finora in modo sano e oculato il momento, Internet of Things (IoT) consentono alle aziengrazie alla loro patrimonializzazione e a una de di stare al passo con la clientela virtuale e ampia disponibilità di cassa, quelle che resistenel 2020 avranno il maggiore impatto sui ranno a questa crisi ne usciranno ancora più portafogli degli investitori: il 57% degli forti. Ancora una volta, le aziende più grandi intervistati, investirà quest’anno in saranno quelle meglio in grado di affrontare il tecnologie disruptive. La penetrazione percorso verso la normalizzazione». digitale porterà anche a rivoluzioni fiUn punto di vista non incoraggiante per buona siche, con lo store classico che evolverà parte delle imprese italiane del comparto lusda punto di vendita a punto di contatto: so, che sono Pmi. «È vero - conclude Milantoni «L’industria del lusso - commenta -, in Italia vi sono pochi grandi gruppi e tante Milantoni - è sempre stata più piccole realtà per le quali il limite dimensionaresistente di altre all’imle conta. Dalla crisi finanziaria del 2008-2009 piego di tecnologie per c’è però stata molta selezione insieme alla seguire il consumatore comprensione, da parte degli imprenditori, e per vendergli i prodella necessità di avere dimensioni e mercati pri beni. Fino a poco diversi, più ampi, per cui alcune aziende sono tempo fa i grandi cresciute in modo importante. Ora bisogna veimprenditori sostedere come sono arrivate a questa fase: se innevano che il loro debitate, con un approccio offline, il loro caminvestimento fosbiamento può essere stimolato ma con molte se il retail, il punto difficoltà; se invece sono aziende digitalizzate, vendita fisico; negli solide finanziariamente e patrimonialmente, ultimi due anni abbiamo anche se di medie dimensioni, possono acinvece notato una forte accecelerare con meno difficoltà un percorso già lerazione degli investimenti iniziato».


Sull’information technology sventola il tricolore Nata nel 2005, Maticmind è oggi un’eccellenza italiana con un fatturato che nel 2019 ha toccato quota 296 milioni di euro. Merito della strategia di crescita basata su acquisizioni e integrazione di competenze di Angelo Curiosi

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integration della filiale italiana della multinaè voluto il lockdown per prendere zionale svizzera Ascom, ribattezzandola, tre sul serio (finalmente) smart woranni dopo, Maticmind. Dalla fine del 2015 si king, digitalizzazione dei processi, susseguono alcune operazioni straordinarie cybersecurity. E per scoprire che il settore Ict che, da un lato, vedono entrare a far parte di parla (fluentemente) italiano. C’è un’azienda Maticmind oltre 130 profili professionali opeche porta alta la bandiera del Paese e che ha ranti nell’ambito dello aiutato, nell’emergenIL PRESIDENTE CARMINE SALADINO: sviluppo applicativo za Covid-19, privati «LA NOSTRA È UNA BELLA STORIA e, dall’altro, portano e PA a proseguire nel DI AZIENDA ITALIANA CHE PORTA all’acquisizione di Tecloro lavoro anche in ALTA LA BANDIERA DEL PAESE» nonet, system integramodalità smart, digitor attivo sul territorio italiano con oltre 200 talizzandosi in piena sicurezza, allontanando i addetti, di proprietà - al momento dell’acquisirischi di attacchi informatici. Si chiama Maticzione - della società americana MRV Commumind, è un cosiddetto “system integrator” con nications. Nel 2017 Maticmind acquisisce la clienti dei settori pubblico e privato, conta su quota di maggioranza di Excom, una “boutioltre 750 professionisti, ha 11 sedi dislocate in que” attiva in ambito consulenza, compliance tutta Italia e un fatturato che nel 2019 ha toce governance sulla cybersecurity e nasce Cycato quota 296 milioni di euro. E per arrivarci bermind, focalizzata nell’erogazione di servizi ci sono voluti appena 15 anni. consulenziali ad alto valore aggiunto sui più La storia di Maticmind inizia nel 2005, quangrandi gruppi pubblici e privati italiani. Semdo un gruppo di imprenditori italiani, guidati pre lo stesso anno si concretizza l’acquisizione dalla famiglia romana Saladino e coadiuvati dal gruppo ITway di Business-e, operatore ridall’attuale amministratore delegato Luciano conosciuto dal mercato come leader nell’amZamuner, acquisisce la divisione di network

bito della sicurezza. E, a maggio di quest’anno Maticmind ha acquisito ha acquisito anche il 100% di Zeta srl, che con la progettazione ingegneristica di infrastrutture per collegamenti in fibra ottica e 5G, ha fatto segnare nel 2019 ricavi superiori a 5,5 milioni di euro e collabora con i più importanti operatori di telecomunicazioni del panorama italiano attivi nello sviluppo delle reti ultra broadband e 5G. «Con questa operazione entriamo in un settore in grande crescita, quello del 5G, e rafforziamo le nostre capacità in ambito consulenziale e le nostre competenze ingegneristiche, importanti per noi per approcciare in modo diverso progetti, non solo in ambito infrastrutturale, legati ad esempio alle coperture 5G di campus o alla realizzazione di datacenter green, ma anche in ambito IOT», spiega a Economy Carmine Saladino, presidente e azionista di maggioranza di Maticmind. «Proseguiamo così nel nostro percorso di crescita che mira alla valorizzazione dell’eccellenza italiana nell’ICT, settore che, troppo spesso, invece tende alla delocalizzazione». Crescita, appunto: solo per quanto riguarda Zeta, che cambierà nome in Fibermind mantenendo comunque la propria autonomia operativa (Carmine Saladino rivestirà la carica di Presidente e Luciano Zamuner di Ceo), ha in cantiere un piano di forte crescita nel 2020, che la porterà a ricavi poco sotto i 10 milioni. Perché all’acquisizione potrà implementare economie di scala, espandere la propria presenza sul territorio italiano e contare sulla solidità finanziaria di Maticmind. E la bandiera? A giugno l’azienda ha finalizzato il suo progetto di rebranding, aggiungendo il tricolore italiano nel logo. Un simbolo, ma anche una missione: «La nostra è una bella storia di azienda italiana che porta alta la bandiera del Paese», conferma il presidente Saladino. «Aggiungere il tricolore al nostro logo è l’emblema del sostegno alla valorizzazione dell’eccellenza italiana nel settore ICT, che portiamo avanti da sempre. Laddove altri hanno deciso di delocalizzare, noi siamo rimasti. È molto importante per noi sottolineare l’appartenenza e vicinanza al Sistema Paese anche ora, nel delicato momento della ripartenza».

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Passata l’emergenza si riaccende il business Post, come “prudenza, organizzazione, sorveglianza e tempestività”: un acronimo, ma anche il protocollo definitivo che ha consentito a Gewiss di operare - contenendo i contagi - anche durante il lockdown di Riccardo Venturi

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ue casi conclamati di Coronavirus su mille dipendenti in tre stabilimenti nel bergamasco e nel piacentino a 30 km da Codogno, tra le zone più flagellate dalla pandemia. Gewiss, multinazionale del settore elettrotecnico che dà il nome allo stadio dell’Atalanta dei record di cui è sponsor, che di fabbriche ne ha anche una in Germania, una in Portogallo e una in Francia per altri 600 dipendenti, è riuscita a contenere al massimo i contagi, al di là del fatto che probabilmente ci sono stati anche alcuni altri casi non diagnosticati – i tamponi, si sa, sono merce rara, specie in Lombardia. Un risultato non casuale, frutto dell’attenzione alle tematiche della sicurezza in tempi non sospetti, e quindi della preparazione al

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momento dell’esplosione dell’epidemia. «Fin da gennaio a causa delle problematiche emerse in Cina abbiamo messo in piedi un’unità di crisi per supportare la filiera» racconta Paolo Cervini, ad di Gewiss, «più in termini di protezione del business, perché allora non c’erano elementi per immaginare quello che poi è accaduto. Operiamo con partner anche nel Far East, e abbiamo cercato di capire come lavorare sulle materie prime e sui componenti, di valutare anche possibili risorse alternative». Arriva il fatidico 23 febbraio, la pandemia è in Italia. «Quella domenica la nostra unità di crisi è diventata operativa anche nella gestione dei protocolli sanitari» dice Cervini, «abbiamo da sempre dato estrema importanza alla sicurez-

za sul lavoro, quindi eravamo preparati. Devo dire con un certo piacere che Gewiss, da questo punto di vista, è stata valutata nel tempo un po’ come un benchmark in una delle aree più colpite d’Italia». A pesare è stata la tempestività delle misure concretamente applicate negli stabilimenti. «I distanziamenti e i vari protocolli, diventati oggi la norma per tutti, li abbiamo messi in piedi fin da allora» rimarca l’ad di Gewiss, «per esempio abbiamo esteso la mensa su quattro turni fin da subito, mettendo una segnaletica a terra; siamo partiti con sanificazioni giornaliere degli ambienti, e con istruzioni ben precise per i vari ambienti industriali e uffici». La Gewiss è tra le aziende che per codice Ateco aveva il dovere e il diritto di poter operare: i suoi impianti hanno alimentato anche l’ospedale da campo di Bergamo a quello della Fiera di Milano, e all’estero per esempio i campi sanitari di Madrid. «Abbiamo deciso di chiudere solo per 4 giorni all’inizio di aprile» puntualizza Cervini, «quando con il picco della pandemia sia nella zona della bergamasca che della piacentina c’è stato un momento psicologico molto forte, un comprensibile senso di paura. Ma in realtà con gli operatori logistici siamo sempre stati operativi, anche se le attività di business erano calate drasticamente: in quel periodo l’attenzione era volta soprattutto alle attività di supporto agli ospedali». Il 4 maggio parte la sospirata “fase 2”, e dopo un massiccio utilizzo dello smartworking per Gewiss è l’ora della riapertura totale. «Abbiamo istituito un nuovo processo aggiuntivo a beneficio della sicurezza: Gewiss Post» evidenzia l’ad, «che sta per prudenza, organizzazione, sorveglianza e tempestività. Ogni singolo dipendente ha ricevuto uno strumento formativo e informativo con una ventina di slide in cui si riassumono gli aspetti legati al Covid-19 e i comportamenti da tenere in azienda». L’azienda ha anche approntato un questionario di 26 domande, che tutti i dipendenti hanno dovuto passare al 100% per essere certificati e accedere agli stabilimenti. «lo hanno fatto tutti i mille dipendenti in Italia e poi anche quelli all’estero» insiste Cervini, «una tutela ulteriore


sia per il dipendente, che ha così coscienza e nere chiuso: «Prevedo che luglio sarà ancora conoscenza dei comportamenti da tenere, sia decisamente in declino rispetto all’anno scorper l’azienda, perché ci fosse una sorta di auso» ipotizza Cervini, «auspichiamo che agosto tocertificazione; questo ci ha permesso di condiventi non un mese all’italiana in termini tratenere e gestire l’emergenza, pur trovandoci dizionali di chiusura, ma molto più operativo, nelle zone più calde». e quindi sia il mese della svolta e del ritorno a Così come è riuscita a gestire al meglio l’aspetuna normalità, sempre che non ci siano ricaduto sanitario della pandemia, che viene prima te della pandemia. In questo modo l’auspicio è di tutti gli altri, Gewiss ha fatto il possibile sul che si arrivi a fine anno su dimensioni di bupiano economico imprenditoriale; per fare siness tra il meno 15 e il meno 25%, anno su ancora meglio ci sarebbe voluto un supporto anno». La strategia della multinazionale a quepiù efficace da parte delle istituzioni, specie a sto punto guarda non solo ai prossimi mesi, beneficio della filiera. «A fine marzo ho mesma anche ai prossimi anni. «Oggi è importante so in piedi un coniniziare a pensare al PER L’AMMINISTRATORE DELEGATO tingency plan per la 2021, lo stiamo facenDI GEWISS L’AUSPICIO È DI ARRIVARE gestione del business» do già adesso» rileva A FINE ANNO CON UN CALO spiega l’ad, «con una l’ad di Gewiss, «per DEL GIRO D’AFFARI INFERIORE AL 20% politica aggressiva di capire come sarà la ricontenimento dei costi atta a difendere tutti presa nel medio termine, nel 2021 e 2022, sarà i lavoratori. Non abbiamo mai preso in consifondamentale vedere cosa farà in concreto il derazione una riduzione del personale, ma per governo a supporto del rilancio dell’economia proteggere la continuità del lavoro abbiamo italiana. Per quanto ci riguarda è importante la utilizzato cassa integrazione e ferie, nel tensemplificazione e sburocratizzazione di tutti i tativo di gestire al meglio una riduzione dei processi anche fiscali, oltre che la riqualificavolumi importante, nell’ordine del meno 60% zione delle infrastrutture e degli impianti, di in aprile e del meno 40 in maggio, decisamencui l’Italia ha un gran bisogno. Inoltre il goverte più accentuata sul mercato italiano che su no dovrebbe supportare investimenti e finanquelli esteri». Il problema è che la ripartenza si ziamenti per la riqualificazione delle attività è dimostrata più lenta del previsto. «A maggio turistiche: il 2020 sarà un anno difficile, ma la ripresa è stata molto slow motion, piuttosto può essere il momento per investire sul futufragile rispetto a quanto si auspicava» dice ro, per dare la possibilità a questi segmenti di Cervini, «le problematiche principali dal mio punto di vista sono state una certa non chiarezza sui decreti governativi atti a supportare la filiera con un’immissione di liquidità a breve termine, che di fatto non è avvenuta o sta avvenendo in modo estremamente contenuto». Sono soprattutto le aziende più piccole ad aver sofferto l’incapacità dello Stato di sostenerle nel momento in cui ne avevano un estremo bisogno. «Operiamo su una filiera fatta di imprese di costruzioni impiantistiche» mette in evidenza l’ad di Gewiss, «noi produciamo, ma se a valle non c’è un consumo oppure è rallentato, le cose si complicano. Più a valle ci sono realtà il cui fatturato è stato completamente fermo per 2-3 mesi». Una vera ripresa potrebbe arPAOLO CERVINI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI GEWISS rivare sotto l’ombrellone, che rischia di rima-

rilanciarsi, così da creare anche domanda di innovazione». Per tornare a crescere Gewiss guarda all’export e al lancio di nuovi prodotti e soluzioni all’insegna della digitalizzazione. «L’export vale oggi attorno al 50-55% del nostro business» sottolinea Cervini, «abbiamo 14 filiali estere e in modo diretto e indiretto serviamo circa 100 paesi mondo. Siamo già presenti modo significativo su mercati europei e stiamo guardando a quelli più lontani per lo sviluppo della nostra strategia; gli standard nei singoli Paesi possono cambiare anche in modo importante, quindi ci stiamo sempre più evolvendo verso un concetto di vicinanza ai mercati. L’ambito internazionale avrà sempre più importanza nello sviluppo di Gewiss». Dal punto di vista dell’innovazione di prodotti e servizi la pandemia non ha fermato la multinazionale bergamasca, che ha da poco immesso sul mercato due novità di rilievo. La prima è stata particolarmente preziosa proprio durante il lockdown: si chiama Restart, è un dispositivo di protezione che quando salta la luce la riallaccia automaticamente senza che lo si debba fare manualmente, dopo aver verificato che non ci siano guasti nell’impianto, gestibile anche attraverso una app per smartphone. «Ha una valenza enorme nell’ambito dell’utilizzo professionale» sottolinea l’ad di Gewiss, «si pensi a un ristorante a cui salta la corrente nel giorno di chiusura, con il rischio di dover buttare i prodotti conservati nel congelatore». Un altro è nel campo dell’e-mobility, un settore di importanza crescente anche nell’attività di Gewiss. Si tratta di Joinon, offerta per la ricarica di tutti i veicoli elettrici, che comprende sia l’infrastruttura tecnologica di prodotto che la sua totale gestione, inclusi assistenza tecnica e manutenzione. «È una soluzione pensata sia per il livello pubblico o del terziario sia per quello privato» puntualizza Cervini, «si pensi a un hotel che voglia completare la sua offerta con questo servizio, sempre più richiesto, o anche al mondo domestico: abbiamo realizzato un’unità di ricarica adatta a periodi di sosta prolungati in abitazioni o condomini con posti assegnati. Il nome è un programma: Easy».

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L’ETICA È COME GLI OCCHIALI, SERVE TRASPARENZA Dopo la razionalizzazione, Angelo Trocchia racconta la nuova Safilo: dalla collaborazione col no-profit al sostegno al territorio, dalla sostenibilità alle acquisizioni, passando per l’adesione ai valori di CeoForLife di Sergio Luciano

«QUESTA È UN’AZIENDA STRAORDINARIA, CHE HA UN’ENORME POTENZIALITÀ INESPRESSA E STIAMO FACENDO A TAPPE FORZATE UN PERCORSO DI TRASFORMAZIONE PER CAMBIARE PELLE ED ESPRIMERLA TUTTA, QUESTA POTENZIALITÀ: ma senza perdere il dna dell’impresa, che la contraddistingue da 142 anni… Un’eredità preziosa, ma ora dobbamo reinventarci»: parla con passione, quasi con fervore, della “sua” Safilo, Angelo Trocchia, da due anni amministratore delegato della società padovana, seconda del settore nel mondo, fondata nel 1878, controllata dal fondo Hal. «E tra le proprie caratteristiche che l’azienda non solo rispetterà, ma accentuerà, c’è l’adesione ai valori della responsabilità sociale dell’impresa, della sostenibilità ambientale e sociale», aggiunge, dall’alto di un’esperienza che l’ha condotto in sette Paesi diversi da top-manager dell’Unilever, una delle multinazionali tra le prime a fare dell’etica d’impresa un valore sociale.

ANGELO TROCCHIA, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SAFILO

tanto più in questa complessa fase post-Covid, dovrà imparare ad uscire dai confini dei vecchi uffici, che peraltro si vanno smaterializzando con lo smart-working. Uscire dagli uffici, scendere nei territori, sviluppare un’attenzione verso tutti gli stakeholder che anni fa non c’era. Dottor Trocchia, partiamo da questo: lei ha E poi, consideri che l’occhialeria è comunque aderito a CeoForLife, l’iniziativa di Giordaun mondo attentissimo alla salute, al confort, no Fatali che punta proprio a creare una in fondo aiutiamo comunità di capi-aSAFILO STA PERCORRENDO le persone a vedere zienda particolarA TAPPE FORZATE UN PERCORSO bene, a proteggere la mente sensibili alla DI TRASFORMAZIONE PER ESPRIMERE necessità che anche TUTTA LA POTENZIALITÀ DELL’AZIENDA vista e gli occhi… Sì, ma in concreto? l’impresa si schieri Non è bello magnificare quel che si fa, tuttavia concretamente e attivamente a tutela del se me lo chiede e proprio per corrispondevalore della vita in tutte le sue manifestare allo spirito di CeoForLife le posso dire che zioni. Come mai questa scelta? aiutiamo concretamente alcune organizzazioBe’, la formazione in Unilever mi ha molto spinni no-profit globali, che cito volentieri: siamo to in questa direzione, che rappresentava già, sponsor di Special Olympics, una scelta che ho peraltro, una mia personale inclinazione. Sono trovato già in essere ed ho rinnovato con trasempre stato molto recettivo, sul tema. E cresporto (è la più grande organizzazione spordo che gradatamente il mondo delle imprese,

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IL MONDO DELLE IMPRESE DEVE USCIRE DAI CONFINI DEI VECCHI UFFICI E SCENDERE NEI TERRITORI tiva al mondo per le persone con disabilità intellettiva: con più di 5 milioni di atleti in 174 paesi e più di un milione di volontari. In Italia gli atleti Special Olympics sono oltre 18 mila, i volontari 8 mila, ndr). Poi stiamo riducendo in ogni modo il nostro impatto ambientale, dalle emissioni di Co2 al consumo d’acqua alle auto ibride che stiamo adottando, ai nuovi materiali produttivi riciclati e riciclabili. E ne sono particolarmente fiero, siamo i primi nella nostra industria a lanciare un’intera collezione di montature con materiali ecosostenibili. E non basta: stiamo innovando in termini sostenibili il processo produttivo, a Longarone abbiamo sviluppato un processo della galvanica nichel-free, ci abbiamo investito molto, e ci permette di produrre gli occhiali in metallo, la maggior parte, senza utilizzare un elemento dannoso. Sul fronte della pandemia? Be’, abbiamo sviluppato inizialmente quasi per


caso un’iniziativa che ci gratifica molto. Nella parlare poco e fare cose serie, senza urlare. nostra fabbrica di Bergamo, in una notte di Le chiedo ancora: secondo lei che un’azienquelle della prima difficilissima fase, abbiamo da sia impegnata sul fronte della sostenibideciso di iniziare la produzione delle visiere lità sta addirittura diventando un fattore di trasparenti, i face-schield, per donarle agli acquisizione dei clienti? ospedali. Sono piaciute, lo hanno saputo negli Entro certi limiti. Senza dubbio, specialmente Usa e le abbiamo fornite anche a diversi ospepresso le nuove generazione, c’è una sensibilidali americani. Ecco, per me CeoForLife è antà al tema maggiore di prima. Ma non a fronte che un modo per rendersi sempre disponibili di un premium-price del 30%! all’azione, se c’è un’esigenza umana da accudiLa Borsa ha apprezzato molto la vostra rere. Abbiamo distribuicente acquisizione CON L’ACQUISIZIONE DEL 70% to i nostri shield a tutti del 70% di Blenders DI BLENDERS, SAFILO HA AVVIATO i nostri lavoratori, e da Eyewear on-line. UN PROCESSO DI DIGITALIZZAZIONE lì è stato una pioggia di Perché? CHE RIVOLUZIONERÀ L’AZIENDA richieste, che ci ha porLe rispondo partendo tato a raccogliere ringraziamenti da tutti, e da un po’ da lontano. Il tema di fondo è la piena ditanti Paesi diversi. gitalizzazione dell’azienda. È una delle ragioni Senta, una domanda sgradevole: l’azienda per cui mi ha attratto. C’è tanto da fare, quindi ha però avuto anche delle critiche per alcuc’è un’enorme riserva di sviluppo da sfruttare. ni recenti tagli all’organico… Siamo di gran lunga, ripeto, il secondo player Le rispondo senza difficoltà. Un amministraglobale, ma ci eravamo seduti sugli allori. Ora tore delegato deve anche prendere decisioni ci siamo rialzati e stiamo cambiando pelle, anzi che non vorrebbe prendere, che gli piacerebbe testa. E il cambiamento culturale è appunto la poter non prendere. Ma la responsabilità da digitalizzazione. Che per me va orientata sia onorare è quella di costruire futuro. Ebbene, ai consumer sia ai costumer sia alla comuniquando sono arrivato quest’azienda fatturava cazione. Abbiamo spostato circa il 69% della 1 miliardo ma perdeva soldi, e molti. Era a ricomunicazione sui nostri marchi di proprietà schio, e ciò rendeva inevitabile qualche razionalizzazione. Ora credo che davanti a Safilo ci sia un futuro luminoso. E devo ringraziare i sindacati e il Ministero dello Sviluppo economico per aver firmato l’accordo di ristrutturazione con realismo, anche a fronte dell’impegno aziendale ad investire veramente sullo sviluppo, a cominciare da un consistente aumento di capitale. Credo che stiamo facendo tutti i passi giusti per riportare Safilo allo splendore che, ripeto, merita e può esprimere. Tra questi passi c’è anche, quindi, l’impegno per la sostenibilità? Sì, perché la compliance, soprattutto quella ambientale, è diventata un fattore di competizione. Ma proprio per questo ci tengo a sottolineare che noi facciamo cose concrete mentre purtroppo non mancano quelli che fanno solo windows dressing, sfoggio di apparente eticità ecologica e sociale ma poi nessun concreto. Io sono invece una persona concreta, preferisco

GIORDANO FATALI

sui social e in generale sul digital. Ai customer offriremo prestissimo una nuova piattaforma b2b, per cui se sei un ottico e vuoi esaminare e scegliere i prodotti dalla nostra collezione puoi farlo senza mediazioni e senza perdite di tempo. Quanto all’ecommerce, abbiamo capito che la cosa più giusta da fare era acquistare la capabilities (capacità, ndr). Abbiamo fatto uno screening su 50 aziende di tutto il mondo che potevano fare al caso nostro, che erano forti nel b2c. Finché abbiamo scoperto Blenders. Il fondatore faceva l’istruttore di surf a San Diego, poi ha avuto l’intuizione giusta e l’ha fatta crescere a tassi impressionanti. Ora con Blenders stiamo realizzando un virtual competence center sull’e-commerce, tra San Diego, Miami e Portland, e questo team porterà il nostro fatturato digitale dal 5 a oltre il 15% del totale. Quindi la digitalizzazione, certo, ma intesa anche come modo di pensare, snello, agile e veloce. Il bello di quest’azienda che abbiamo comprato sono i fondatori. Sono con noi, restano con noi e ci aiuteranno a cambiare. E l’acquisizone di Ports, in Cina? È la riprova che non abbiamo alcuna intenzione di abbandonare il mondo delle licenze. Abbiamo preso Isabelle Maran, in Francia, e Ports, in Cina. Due licenze con forti connotazioni locali e regionali. La Cina credo che per noi sia e resti un’area importante di crescita. Ovviamente i grandi brand globali del lusso saranno sempre importanti in Cina, ma credo si debba guardare anche ai brand cinesi. Un buon mix: digitale e Cina… Correggo. Digitale e licenze, con uno swing leggermente diverso rispetto al concetto tradizionale di licenza globale.

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La seconda vita del cioccolato italiano Lo storico marchio Venchi giaceva in un cassetto quando un gruppo di manager lo acquistò per 50mila euro. Vent’anni dopo, grazie a un intelligente riposizionamento, fattura 100 milioni di euro di Marina Marinetti

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carriera presso gli uffici di Londra di McKinperitivo sì, assembramento no. Nel sey, un Mba all’Insead di Fontainebleau, nel dubbio, quest’anno, lo spritz si ser1997 è stato folgorato sulla via del cioccove gelato. «L’idea del Bitter Spritz, lato. «Avevo 28 anni e tornai dalla Francia un gelato al gusto di arancia bitter leggerdirettamente a Cuneo per comprare, con l’amente alcolico in edizione rigorosamente iuto di alcuni amici di Mc Kinsey, un piccolo limitata, è venuta al nostro maitre chocolaboratorio locale di pasticceria, la Cuba, che latier, GiBi - che sta per Giovanni Battista, sta per Cussino, Biscotti e Affini, fondata apndr - Mantelli, uno dei miei soci», spiega a punto, nel 1949, da Pietro Cussino, che proEconomy l’amministratore delegato di Venduceva i famosi cuneesi al rum». chi, Daniele Ferrero. No, nessuna apparteNel cassetto dei vennenza con la dinastia che ha creato la sua DA CUNEO A ROMA, DA MILANO A LONDRA, ditori della Cuba, NEW YORK, TOKYO: SONO PIÙ DI 120 però, c’era una cosa fortuna intorno alla I NEGOZI VENCHI NEL MONDO, che faceva molto gola Nutella. Sì, Ferrero è QUASI TUTTI DI PROPRIETÀ a Ferrero. E non era un cognome piuttocioccolato: «Si trattava del marchio Venchi, sto diffuso, in Piemonte. «In questo periodo un brand storico della cioccolateria italiana. di incertezza volevamo proporre lo spritz in Venchi fallì nel 1978, ma dopo vent’anni il una versione inedita». Obiettivo centrato. 15% italiani se lo ricordava ancora benissiCentrare gli obiettivi non è da tutti e a volte mo come marchio, senza collegarlo a un fallo si fa seguendo strade non proprio lineari. limento: significava che aveva ancora un vaCome quella percorsa da Daniele Ferrero, lore importante. Per milanese di nascita rilanciare un marma piemontese di chio dimenticato, o origine, classe 1970, un nuovo marchio, che a otto anni già gici avremmo messo rava tra Inghilterra, non so quanti soldi Francia e Svizzera, e quanto tempo». a seguito del padre, E invece? «Lo comche lavorava in Dow prammo nel 2000 Chemical. Laureato per appena 50mila con onori nel 1992 euro». La Cuba diin Economia Politica venne quindi Cuba presso il Trinity ColVenchi e, dal 2003, lege dell’Università solamente Venchi. E di Cambridge una

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il brand? «Abbiamo fatto un restyling con due o tre versioni diverse, ma quanto sia old style i consumatori preferiscono il logo classico». Centoquaranta anni di storia: a cominciare, nel 1878, fu Silviano Venchi, un ragazzo torinese di 20 anni così innamorato del cioccolato da spendere i suoi risparmi in due calderoni di bronzo e cominciare a fare esperimenti prima nel proprio appartamento e poi in un piccolo locale in via degli Artisti in borgo Vaniglia a Torino. Quegli esperimenti andarono così bene che dopo pochi anni nacquero le Nougatine, bon bon di nocciole del Piemonte tritate e caramellate ricoperte di cioccolato extra fondente (il consiglio è rileggere questa storia gustandone una) e la Venchi Spa, “...la più elegante cioccolateria in Piemonte...” nominata tra l’altro “Fornitrice della Real Casa”. Oggi sulle confezioni non c’è più lo stemma reale, ma di quell’epoca rimangono la passione, la meticolosità e il coraggio di sperimentare. Che non manca né a Daniele Ferrero (presidente e amministratore delegato), né a Giovanni Battista Mantelli (maitre chocolatier e brand ambassador) e


neppure a Niccolò Cangioli (impegnato nello sviluppo dei negozi). «Ci abbiamo messo un po’ di tempo per acquisire il posizionamento di leader nel cioccolato di alta gamma», spiega Ferrero. Il primo negozio a insegna Venchi è stato aperto nel 2000, all’aeroporto di Roma, mentre a Milano il brand è approdato nel 2003. Ma per l’azienda di castelletto Stura la svolta è arri-

L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI VENCHI, DANIELE FERRERO

vata nel 2006, con l’acquisizione di Camelot sperienza di degustazione a 360° e vanta e del suo innovativo sistema di produzione una elevatissima fidelizzazione della sua di gelato e il lancio del suo nuovo format di clientela. E il fatturato, realizzato per il 72% world retail: la Cioccogelateria, negozio moin boutique monomarca e con un export in nomarca di gelato e cioccolato artigianale. costante crescita anno su anno, supera or«Avevamo capito abbastanza velocemente mai i 100 milioni di euro, con una crescita che non bastava il semplice modello di bucostante a doppia cifra negli ultimi 10 anni. E siness tradizionale», racconta Ferrero: «Proil peso dell’estero è destinato ad aumentare: ducendo cioccolato di alta gamma e venden«In fondo, oltreconfine il gelato è dichiaratadolo a terzi che poi l’avrebbero rivenduto ai mente italiano, mentre il cioccolato è svizconsumatori ci avremmo messo generazioni zero e francese», conferma Daniele Ferrero. per decollare. Non riuscivamo a far quadra«Abbiamo più di 350 ricette di cioccolato e re i conti, né a pagare gli affitti dei negozi, 90 gusti di gelato, siamo presenti in più di 70 perché gli italiani, ma paesi in città chiave». QUEST’ANNO VENCHI HA INVENTATO non solo loro, a fine A New York la boutiLO SPRITZ GELATO IN EDIZIONE LIMITATA: aprile smettono di que Venchi si trova UN MODO IRONICO PER RILANCIARE mangiare cioccolato. in una delle zone più IL RITO ITALIANO DELL’APERITIVO Abbiamo aggiunto il vibranti della città, al gelato come perfetto complemento del cioccivico 861 sulla Broadway, a Londra il negocolato, utilizzando come matrice i prodotti zio più iconico si trova nell’elegante quartieche già avevamo in casa: cioccolato, cremino, re di Covent Garden e altre 4 boutique sono nocciola, gianduja la matrice di gusto erano presenti in altri punti della città. già prodotti che avevamo già in casa. Così A Berlino Venchi è nel department store del abbiamo deciso di creare un formato con un lusso KaDeWe, mentre a Shanghai colora i proprio canale b2c - business to consumer, mall ITC e Florentia Village e il quartiere Xinndr -, approdando a mercati nuovi, che allotiandi. E a Tokyo nel quartiere di Ginza, che ra erano soprattutto asiatici. Il nostro format ospita tutti i flagship store dei brand italiani racconta la storia del marchio, ma anche del e del fashion più noti. «Abbiamo trasformaprodotto: è ricco di tattilità, visualità, odori, to il “made in Italy” in “experienced like in ha un look riconoscibile». Italy” e superato i 120 negozi nel mondo, Oggi il business di Venchi si basa su un’equasi tutti di proprietà: tendenzialmente non facciamo affiliazione, ma capita in mercati lontani e complicati come l’Indonesia». E il futuro di Venchi? «Adesso viviamo nell’incertezza più totale -le stime sono di un calo del fatturato del 35%, con una perdita del 5%, ndr - e noi viviamo moltissimo di turismo, non solo in Italia», risponde Ferrero: «siamo la tipica esperienza del turista cinese che va a Hong Kong o dell’americano a Londra. Siamo nei centri città, negli aeroporti, e il gelato è la coccola di passaggio, il consumo veloce: questo virus ci ha colpito pesantemente. Ma siamo sereni, perché alla fine, virus o non virus, recessione o non recessione, i nostri non sono prodotti cari, anzi sono accessibilissimi. E c’è un gran bisogno di gratificarsi».

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tra vergine Oro Verde con origine certificata italiana, tutt’oggi best seller della gamma. Della collezione premium protagonista della crescita fa parte, oltre al Bio e al Rustico non filtrato, il Nobile, primo testimone del progetto di filiera Fooi (Filiera olivicola olearia italiana), progetto interprofessionale che mette a un tavolo di lavoro comune olivicoltori, frantoiani e imbottigliatori, al fine di riconoscere un valore equo per tutti gli attori della filiera. L’olio extra vergine Nobile quest’anno ha ottenuto anche la certificazione di produzione sostenibile rispettando un rigoroso protocollo di parametri ambientali, sociali economici e di qualità. L’impegno nella filiera italiana si concretizza anche nel progetto della gamma Le Origini, una range di dop e igp regionali che presenta a livello nazionale eccellenze olearie raccontate attraverso la storia umana e professionale di maestri oleari. Carapelli, lo storico marchio oleario fiorentino, consolida la leadership Carapelli fa parte del gruppo Deoleo, leader con il 9,2% del mercato. A fare da traino sono gli extravergini premium mondiale nel mercato degli oli d’oliva con 100% italiani, la cui qualità ispira la buona cucina come nel nuovo spot una quota a valore del 9,3%, che dopo un 2019 estremamente positivo che ha visto di Riccardo Venturi invertire la tendenza degli ultimi anni, nel primo trimestre 2020 ha registrato una creccompagnare i consumatori in un tivo della nostra attività e della nostra strascita delle vendite del 14%, con profittabilità percorso di riscoperta dell’olio tegia». Dopo aver registrato una crescita del triplicata rispetto allo stesso periodo dell’anextra vergine 100% italiano. È la 9% a volume nel 2019, e aver consolidato la no precedente. Una crescita di cui sono provocazione di Carapelli, storico marchio oleleadership nel comparto oli con una quota tagonisti i marchi italiani anche all’estero, ario fiorentino, sostenuta da un nuovo spot del 9,2%, nel primo trimestre del 2020 Cacome Carapelli in Francia, Bertolli, parte del che racconta la capacità di un grande olio di rapelli è cresciuta del 15%, ben oltre il trend suo portafogli, negli Stati Uniti, in Germania, ispirare ogni preparazione culinaria, dal sipositivo del segmento (un +10% che ha riin Belgio. «Gli Usa e alcuni paesi del Nord gnificativo claim «Dedicato agli artisti della sentito del lockdown). Europa stanno radbuona tavola». Una strategia confortata da A trainare la crescita è NEL PRIMO TRIMESTRE 2020 CARAPELLI doppiando i volumi di È CRESCIUTA DEL 15%, BEN OLTRE ottimi risultati: «I dati del primo trimestre stata proprio la gamvendita, con ritmi di IL TREND POSITIVO DEL SEGMENTO, sono estremamente positivi, con una crescima degli extra vergini CRESCIUTO DEL 10% CON IL LOCKDOWN crescita al di là delle ta focalizzata sul mondo dell’extravergine, premium 100% itapiù rosee aspettatisoprattutto quello premium» dice Roberto liani, che ha registrato un aumento del 50%, ve» sottolinea Sassoni, «un fenomeno che è Sassoni, general manager di Carapelli dalsalendo di 1,3 punti nel segmento del 100% anche legato a un trend globale verso un’alo scorso ottobre, «un olio contraddistinto italiano di cui l’azienda è leader. limentazione più sana, in Paesi dove l’uso dall’italianità e da una qualità che vuole anCarapelli è da sempre uno dei principali attodell’olio di oliva non fa parte di una tradiziodare oltre quello che è stato espresso negli ri nel comparto dell’olio extra vergine 100% ne consolidata come invece accade in Italia e ultimi anni sul mercato italiano. C’è un’attenitaliano. Prima che la legge regolamentasse anche in Spagna». zione crescente da parte del consumatore e le indicazioni di origine in etichetta, il marOltre alla forte crescita degli oli extra vergine stiamo cercando di intercettarla, vogliamo chio fiorentino era stato il primo a lanciare 100% italiani, i primi mesi dell’anno hanno che proprio la qualità sia il vero tratto distinsul mercato a livello nazionale, nel 1998, l’exfatto segnare buoni risultati anche per altri

Così la crescita fila liscia come l’olio

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prodotti e marchi controllati da Carapelli, tra cui Friol, leader di mercato negli oli di semi da frittura. La notizia, insomma, è che oltre alla pizza gli italiani nel periodo del lockdown hanno anche preparato molti fritti. «C’è stato un ritorno ai fornelli, si è cucinato molto» sottolinea il general manager di Carapelli, «e a giudicare dalla crescita nell’ordine del 20% delle vendite di Friol, dopo anni di lieve calo del segmento, si è anche fritto molto. Ma abbiamo avuto buoni risultati anche nell’olio d’oliva non extravergine, con il marchio Sasso la cui storica latta ha una forte presenza nell’area del nord ovest, così come ROBERTO SASSONI il marchio Bertolli. E anche nel segmento trizionale Carapelli, dal 2004 Onlus, che ha salutistico con il marchio Maya, specie per il presentato lo scorso dicembre i risultati di prodotto nella versione vitaminizzata che ha uno studio che dimostra come l’impiego deavuto un buon successo. Siamo l’unico grupgli ultrasuoni nella gramolatura, una fase del po che lavora in modo trasversale sia sugli processo di frantoio che consiste in un lento oli d’oliva extra vergini e non, sia su quelli di e continuo rimescosemi». L’HORECA, CHE OGGI PER CARAPELLI lamento della pasta Proprio gli oli di semi, È MARGINALE, NEL PROSSIMO di olive, migliori la con i brand Friol, PERIODO SARÀ INVECE CENTRALE produzione dell’olio Maya, Giglio Oro, NELLA STRATEGIA DI CRESCITA extra vergine di oliva. sono protagonisti di Si tratta di uno dei pochi casi in cui la ricerca un progetto all’insegna della sostenibilità in questo campo non si limita alla sfera teoriambientale. È stato infatti creato un nuovo ca, ma promette di portare concreti benefici packaging, con il 14% di plastica in meno e a chi lavora e al consumatore finale. Ora che una speciale etichetta per agevolare la seil lockdown è alle spalle, i primi dati di merparazione dei diversi materiali, che ha un cato sono incoraggianti: «Il segmento impatto significativo sull’ambiente, con olio sta tenendo anche dopo il 18 magcirca 100mila Kg di plastica rispargio» mette in evidenza Sassoni, «fatidica miata in un anno. Carapelli ha anche data in cui è stata data maggiore libertà introdotto sul mercato una bottiglia di a tutti, ha riaperto la ristorazione e la vetro scuro che contiene una maggente è tornata a socializzare. Non gior percentuale di vetro riciclato registra più la crescita a doppia (75%-85%) rispetto a quella di cifra del periodo del lockdown vetro chiaro (15%-35%), permetma dà comunque segni di salute». tendo al contempo una migliore Ciò non toglie che la prospettiva conservazione dell’olio. L’azienda non sia priva di insidie: «Ora inisi è aggiudicata così il super prezia il difficile» afferma il general mio del Conai nella valorizzaziomanager di Carapelli, «in questa ne della sostenibilità ambientale nuova fase ci dovremo confrondegli imballaggi per la categoria tare con un momento economico vetro. più complesso, conseguenza delIl marchio fiorentino investe anla pandemia. Stiamo adattando la che in ricerca scientifica attranostra strategia ai cambiamenti verso l’attività dell’Istituto Nu-

VOGLIAMO CHE LA QUALITÀ SIA IL VERO TRATTO DISTINTIVO DELLA NOSTRA STRATEGIA strutturali post Covid-19. Il canale discount, per esempio, sta crescendo, stiamo lavorando sul nostro assortimento per arrivarci con i prodotti giusti. Siamo e rimaniamo un’azienda di marca, ma stiamo lavorando su formati diversi, con grammature magari maggiori rispetto a quelle del canale retail che trasferiscano la convenienza con un formato famiglia». Il 95% del fatturato di Carapelli viene dal retail, ma l’azienda ha progetti di espansione anche sul canale horeca, che ora devono essere adattati alle nuove esigenze: «L’horeca ad oggi per noi è marginale, ma è centrale nella nostra strategia» spiega Sassoni, «stiamo lavorando su parametri diversi, come per esempio le monodosi». Nonostante la pandemia, è stato confermato anche nel 2020 Carapelli for art, concorso di arti visive lanciato dal marchio oleario fiorentino in occasione del suo 125° anniversario, che quest’anno giunge alla terza edizione, dopo due anni di straordinari riscontri in termini di adesioni di artisti a livello internazionale, oltre 1350 artisti da 57 paesi del mondo, e di collaborazioni con le più prestigiose accademie di belle arti. Quest’anno è stato rinnovato lo schema progettuale, con una nuova giuria di di giovani curatori d’arte emergenti, e contenuti social per far vivere il concorso non solo nella fase conclusiva. Confermato il montepremi da 12mila euro, divisi tra le due categorie: studenti delle accademie e artisti professionisti.

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CON GLI IMMOBILI IL PROPTECH GIOCA AL RIALZO Circa la metà dei crediti deteriorati sono garantiti da immobili. Ai gestori di Npl Reviva promette il 56% di incremento del prezzo, grazie ai suoi “vivacizzatori” che partecipano (pagati) alle aste di Marina Marinetti

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ra sofferenze e incagli, in Italia abbiamo già 325 miliardi di euro di crediti deteriorati lordi (Npe) ancora da recuperare: 246 miliardi di euro di sofferenze bancarie a cui si sommano 79 miliardi di euro di Unlikely to pay. Ed entro fine anno arriveremo a 351 (almeno secondo le previsioni di Banca Ifis), confermandoci come principale detentore di crediti deteriorati in Europa (l’ultimo “censimento” ne contava per 636 miliardi, ma risale a un anno fa). Di questi, 75 miliardi circa sono garantiti da immobili residenziali... che prima o poi verranno smaltiti all’asta (ci vogliono 2-3 anni per imbastire la pratica e altri 4-5 anni di esecuzione) al ritmo di oltre 61mila case l’anno. Non stupisce che il bottino abbia acceso l’interesse di più di un operatore, in ambito proptech: da It Auction con il suo portale Real Estate Discount ad Astasy, da Home Books a Deep Engineering con la sua startup AstaInsieme, fino ai portali di annunci immobiliari. E poi c’è Reviva, che con vivacizzazioneaste.

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com fa il “doppio gioco”: si rivolge ai gestori di Npl, ma anche agli investitori. A primi promette il 56% di incremento del prezzo in asta, l’11% in meno di aste deserte (esito dell’86% delle circa 250mila aste ogni anno), nessun costo fisso ma solo succes fee, con spese di procedura ridotte fino al 38%. Ai secondi offre acquisti con sconti fino al 67%, guadagni maggiori rispetto al mercato libero, una possibilità su 7 di aggiudicarsi I “VIVACIZZATORI” SI AGGIUDICANO GLI IMMOBILI RESIDENZIALI CON SCONTI FINO AL 67%. E RICEVONO UN FEE ANCHE SOLO PER PARTECIPARE ALL’ASTA

l’immobile. E un guadagno garantito solo per il fatto di partecipare all’asta... anche in caso di mancata aggiudicazione: «Le banche sono disposte a pagarti un compenso anche solo per partecipare alle aste», si legge nel portale, «Lo fanno perché hanno bisogno di vendere gli immobili in asta più velocemente». «Si tratta della classica “grande promessa”, come si chiama nel marketing», ci spiega Ivano De Natale, co-founder, nel

2017 insieme con Giulio Licenza, di Reviva: «Serve a far sì che il lettore legga. La verità è che Vivacizzazioneaste.com è solo una landing page: non abbiamo ancora un sito tradizionale di Reviva». Il modello di business prevede l’affidamento degli immobili all’asta da vivacizzare da parte dei Servicers, le società che gestiscono i crediti deteriorati per conto dei creditori (principalmente banche, ma anche fondi d’investimento) direttamente a Reviva. «Vivacizzare significa far partecipare quante più persone all’asta, aiutandole a comprendere il reale valore dell’immobile da acquistare», chiarisce De Natale. «Non si tratta semplicemente di chiudere positivamente un’asta, quanto di accompagnare l’acquirente in un processo di acquisto sicuro, etico e consapevole. Senza dimenticare la possibilità di concludere degli ottimi investimenti in termini di prezzo, rispetto a quanto proposto dal classico mercato immobiliare». Così, Reviva vivacizza le aste attraverso canali di marketing esperienziale capaci di raggiungere sia privati che


professionisti, percependo infine delle fee sugli immobili vivacizzati. «Il nostro fine è riuscire a far vendere gli immobili all’asta a un prezzo più equo, ovvero più vicino al loro valore di mercato, a beneficio sia dei debitori, che si troveranno con meno debito, che dei creditori e della società, che beneficerà della rimessa in circolo di liquidità da parte dei creditori, generalmente banche, sotto forma di prestiti a imprese e famiglie». Certo, può sorgere qualche dubbio sulla liceità di giocare in entrambi i campi della partita. Ma è quello che fanno, per esemIVANO DE NATALE, CO-FOUNDER DI REVIVA pio, anche gli agenti immobiliari: assistono sia chi vende sia chi compra. «Non si tratta a partecipare all’asta per acquistare l’imdi turbativa d’asta», conferma a Economy mobile». Intelligenza artificiale, marketing l’avvocato Paolo Bollini dello studio Giovaesperienziale e specializzazione: «i nostri nardi Pototschnig & Associati: «È evidente competitors offrono una quantità di servizi che i riferimenti accennati nella landing diversificati di cui la vivacizzazione è il fapage siano a fini promozionali. Peraltro ornalino di coda, mentre noi ci focalizziamo mai tutte le banche gestiscono gli immobili solo sulla vivacizzazione. Ad oggi abbiamo tramite piattaforme software, con agenzie creato una rete di 130 vivacizzatori presenche li promuovono, remunerate sulla base ti in tutta Italia». Si tratta di professionisti di quante persone portano a partecipare delle aste, agenti immobiliari, consulenti o all’asta con un’offerta è ritenuta valida. È un piccoli investitori dotati di una forte expermeccanismo che consente di vivacizzare la tise e conoscenza del mercato immobiliare. dinamica d’asta. Quella offerta da Reviva è «Di fatto il vivacizzatore era una professione una sorta di consulenza anche all’acquirenche non esisteva prite, a tutti gli effetti REVIVA È UNA DELLE POCHISSIME ma del nostro arrivo un servizio perfettaSTARTUP ITALIANE A RIUSCIRE sul mercato, al quale mente lecito». Che, al AD ARRIVARE ALLA FASE DI SCALEUP riconosciamo una fee di là del marketing, AUTOFINANZIANDOSI COI RICAVI ogni volta che partesi basa su una tecnocipa all’asta, sia direttamente che attraverso logia proprietaria: «Il cuore del nostro mola propria rete di acquirenti o investitori. dello di business risiede nella tecnologia del La fee è proporzionale al contributo che ha software che abbiamo sviluppato, capace di apportato nel vendere l’immobile in asta a trasformare semplici dati degli immobili un prezzo più equo: premiamo cioè i vivain asta in emozioni reali», spiega Ivano De cizzatori proporzionalmente ai risultati che Natale. raggiungono e stimoliamo una sana compe«Il nostro sistema incrocia i dati degli imtizione tra loro». mobili che ci sono stati affidati dai Servicers Dietro alla tecnologia, c’è un investimento di con altre informazioni sugli immobili in 280mila euro ottenuti in finanziamenti banasta estrapolate sia dal web che dal nostro cari con garanzia statale o di bandi a fondo database (dalle caratteristiche alle immaperduto. «Siamo una delle pochissime stargini disponibili) restituendoli all’esterno tup italiane che è arrivata alla fase di scale sotto forma di annunci e materiale promoup facendo ciò che in gergo si chiama bootzionale efficaci capaci di stimolare la rispostrapping: ci siamo cioè autofinanziati inista emotiva delle persone, invogliandole

CI SIAMO INVENTATI LA FIGURA DEL VIVACIZZATORE RETRIBUITO zialmente con i nostri risparmi e ricavi che abbiamo generato, e successivamente, grazie alla credibilità generata da un modello di business in utile fin dal primo giorno, abbiamo potuto accendere dei finanziamenti. Questo ci ha permesso da un lato di crescere, dall’altro di non diluire esageratamente il valore delle quote, per garantire ai fondatori il pieno controllo dell’attività». Oggi il team è composto da 16 persone, mentre i clienti sono 12, ovvero quasi la metà dei principali servicer, che nel 2019 hanno affidato a Reviva 5100 immobili all’asta. «Entro fine 2020 contiamo di arrivare a gestire il 5% degli immobili all’asta. Quest’anno avvieremo la nostra prima campagna di equity fundraising, la nostra intenzione è raccogliere un milione di euro attraverso Business Angel e Crowdfunding per finanziare ulteriori nuovi investimenti in tecnologia e marketing da implementare nel corso del prossimo biennio». Peccato che il Covid abbia messo - temporaneamente - i bastoni fra le ruote. «Le aste ricominceranno a settembre, ma quelle per le abitazioni principali, che per noi costituiscono il 60% del lavoro, dal 1 novembre», conferma il fondatore di Reviva. E l’offerta sarà piuttosto cospicua, se è vero, come sostiene la Banca d’Italia, che il 38% italiani ha difficoltà a pagare il mutuo, che diventano il 52% nel caso dei lavoratori autonomi e il 64% nel caso dei commercianti.

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FUORI TUTTO CON L’ASTA TELEMATICA Semplice, sicura, accessibile e conveniente: AsteBook è la piattaforma online dedicata alle vendite giudiziarie e private. Che ora ha adottato la blockchain per essere ancora più trasparente di Marco Scotti

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he la rete abbia trasformato le attività dei settori più disparati è un’affermazione che rasenta l’ovvietà. Eppure il mondo delle aste in senso lato è stato trasformato in tre anni con la pubblicazione, nel 2017, della legge che impone la possibilità di vendita telematica degli immobili nel comparto. Ne è un esempio AsteBook, una realtà nata in provincia di Lecco dall’idea di Paolo Fancoli e che ha visto aumentare in maniera esponenziale il proprio giro d’affari negli ultimi 36 mesi. «Siamo operativi – ci racconta il fondatore dell’azienda – nel settore delle aste giudiziarie dal 2012. Abbiamo iniziato principalmente nel comparto giustizia, lavorando esclusivamente con i tribunali, poi abbiamo ampliato la nostra offerta anche agli istituti di credito e, infine, ai privati. Questi ultimi sono in genere aziende che hanno necessità di dismettere beni. La vera trasformazione per noi è avvenuta con la legge che consente la vendita telematica degli immobili nel comparto giudiziario nel 2017. Da lì la crescita è stata esponenziale: nel triennio abbiamo aggiudicato beni per 129 milioni e abbiamo attualmente una gestione intorno ai 380 milioni di euro e 14.000 aste gestite». L’attività di AsteBook non si sostanzia solo con i tribunali e per la vendita di immobili sequestrati, ma in breve tempo si è esteso anche alla parte di beni mobili. I privati, poi, sono aziende che hanno la necessità di dismettere macchinari o stock di magazzino. Questo, almeno, fino all’avvento del Covid, quando l’esigenza era soprattutto di liberare spazio. «Con l’arrivo del Coronavirus – continua Fancoli – riceviamo richieste soprattutto per far fronte al calo della liquidità. La nostra fortuna è che la modalità con asta telematica è quella più sicura, perché garantisce sia chi compra che chi vende. Ad

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NEGLI ULTIMI TRE ANNI ASTEBOOK HA AGGIUDICATO BENI PER 129 MILIONI DI EURO E ATTUALMENTE GESTISCE 14MILA ASTE TELEMATICHE

esempio, se andiamo a pensare al tema della determinazione del giusto prezzo, con un’asta a rilevanza pubblica nessuno può contestare il risultato. E i soldi arrivano in tempi più rapidi del normale, mediamente tra i 6 e i 9 mesi». Il Coronavirus, ovviamente, ha già iniziato a mostrare i suoi effetti sul tessuto economico italiano, con un incremento di aziende che chiedono il supporto di realtà come AsteBook. Si tratta di imprese in bonis che hanno una carenza di cassa e che devono dismettere asset in tempi rapidi per migliorare la situazione. «Da settembre a tutto il 2021 ci sarà sicuramente un ulteriore picco di queste richieste – ci spiega Fancoli – perché questo terremoto sanitario

avrà una conseguenza economica di lungo periodo». Diversamente da quanto si potesse pensare – ed è un’autentica sorpresa – la pandemia non ha completamente bloccato il comparto immobiliare, anzi c’è parecchio “movimento”. Dal mese scorso, infatti, sono riprese le aste e le indicazioni che arrivano dal comparto sono tutto sommato buone, con molti immobili che hanno già ricevuto diverse offerte. «Quello che notiamo è che è cambiata la tendenza – aggiunge il fondatore di AsteBook – anche in città come Milano. Se prima si cercavano appartamenti in centro, oggi si cercano spazi più grandi, magari villette con giardino anche fuori dalla città. Il Covid ha cambiato le esigenze degli spazi perché essersi trovati rinchiusi in casa per oltre tre mesi ha completamente ribaltato le priorità». Il mondo delle aste immobiliari viene visto come un settore un po’ alieno rispetto al normale mondo del real estate. Chi decide di acquistare un immobile con questa modalità a volte sembra quasi intimorito. «In realtà, se l’attività di marketing viene fatta in maniera corretta – racconta Fancoli – e se la pubblicità è data con le giuste tempistiche, ci troviamo di fronte a una vendita normale cui tutti hanno accesso. Noi offriamo servizi come una pec gratuita, una firma digitale: tutto si svolge alla luce del sole. L’avvio delle aste telematiche ci ha permesso di ampliare a dismisura la platea. Oggi chiunque ha la possibilità di appoggiarsi a una struttura come la nostra. Fino a qualche anno fa, invece, bisognava recarsi in tribunale e molti avevano un po’ di timore ad agire in questo modo. Sembrava di fare un passo eccezionale. La rete, invece, ha anonimizzato i partecipanti e reso il processo più fluido e meno “angosciante”». Come funziona il modello di business di Aste-


Book? Con un doppio binario. Da una parte c’è il meccanismo con i tribunali, che premiano l’attività della società di Fancoli con una percentuale sul valore finale di aggiudicazione. Con i privati e gli istituti di credito, invece, si lavora con una commissione fissa per l’attività di marketing che viene svolta sugli immobili in asta. «Si tratta – ci spiega il numero uno dell’azienda – di un’attività continuativa. Mentre in precedenza la pubblicità durava tra i 45 e i 60 giorni, e una volta chiusa l’asta questi immobili “sparivano” dalla circolazione, oggi usiamo i principali portali (Idealista.it, casa.it, immobiliare.it) tenendo l’annuncio costante. Utilizziamo il sistema del “prossimamente in asta” e, in questo modo, manteniamo i riflettori puntati su questo immobile. Questo si traduce in una riduzione significativa dei tempi di vendita: se mediamente si raggiunge la transazione in diciotto mesi, noi possiamo anche dimezzare questi tempi, perché raggiungiamo la platea più ampia possibile». AsteBook si compone di 17 dipendenti a tempo pieno cui si sommano altri 26 collaboratori esterni, per un totale di 43 persone. La struttura è suddivisa in varie divisioni, in particolare quella mobiliare e quella immobiliare. Gli esterni sono le persone che si occupano di gestire gli immobili affidati dal tribunale in luoghi diversi dalla Lombardia. Un network capillare presente in tutta Italia, isole comprese. Un’organizzazione che non è stata messa in crisi nemmeno dalla pandemia. Anzi, proprio durante il lockdown sono state trovate altre opportunità. «Il mese di maggio per noi è stato davvero difficile – ci spiega Fancoli – perché i tribunali avevano bloccato le vendite e il nostro fatturato è sceso vertiginosamente. Però non ci siamo fatti troppi problemi, ci siamo spostati su altre attività in attesa di ritornare anche su quelle storicamente di nostra competenza. Abbiamo, per assurdo, incrementato la mole di lavoro perché in questo periodo di apparente tranquillità abbiamo potuto fare acquisizione di nuovi clienti». In ordine di tempo, due sono le novità che riguardano AsteBook. La prima è relativa alla tecnologia blockchain, la seconda riguarda una

nuova offerta interamente dedicata al lusso. Partiamo dalla “catena di blocchi”. L’azienda di Fancoli ha adottato questa modalità per garantire la massima trasparenza di contenuti e collocazione temporale delle proprie operazioni. Il formato di blockchain prescelto è quella di Themis, su cui AsteBook ha attivato una serie di protocolli in collaborazione con la società svizzera SwissCrowd SA. In questo modo, tutti gli eventi principali riguardanti la vendita di beni tramite asta giudiziaria sono notarizzati sulla blockchain di Ethereum, acquisendo una data ed una fonte certa di inserimento, inalterabile nel tempo e verificabile in autonomia da chiunque. Da un paio di settimane, infine,

PAOLO FANCOLI

AsteBook ha lanciato un nuovo portale dedicato al lusso, AsteLux. «Con questa nuova proposta – conclude Fancoli – offriamo opere d’arte, gioielli, imbarcazioni e auto di lusso. Siamo gli unici, nel settore giudiziario, a garantire un servizio di questo tipo, sia per quanto concerne gli aspetti relativi all’aggiudicazione di beni rifugio, sia per quello che concerne la parte di sequestri di beni per via giudiziaria. Partiremo a breve con una grande collezione privata di opere d’arte e anche la seconda asta sarà dedicata alla dismissione di quadri e sculture. Poi ci dedicheremo anche a quei beni, come barche o macchine, che provengono dal settore del leasing aziendale».

L’ ASTA TELEMATICA È SICURA: GARANTISCE SIA CHI COMPRA SIA CHI VENDE 89


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L’imprenditore-trader in smart working alle Canarie Da tecnico elettronico a editore, poi investitore e oggi insegnante di trading online sul suo Mytradingway.it: ecco il percorso fatto da Emanuele Bonanni per conquistare la libertà finanziaria di Victor De Crunari

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per le aziende». Bonanni non si accontenta, e a tecnico elettronico a imprenditore presto diventa imprenditore: «Dieci anni fa ho a trader e insegnante di trading onliaperto un blog, Elettronica open source, che è ne: Emanuele Bonanni ha seguito diventato la più grande community in Italia di alla lettera il percorso indicato da Robert Kiyoelettronica embedded e semiconduttori, con saki per raggiungere la libertà finanziaria. Una oltre 100mila utenti» racconta. «Ho creato una libertà che da un paio d’anni Bonanni si gode rivista di settore, EOSbook, che è andata molto alle Canarie, dove si è trasferito con la famiglia: bene, tant’è che abbiamo comprato un’altra ri«andare via da Roma, sganciarmi dalla routine vista già esistente, Firmware, e poi le abbiamo quotidiana, per me è stato un passaggio molto fuse. Oggi con la crisi del cartaceo facciamo tutimportante» dice lui, «è stato il frutto dello stuto online: è un’attività dio, di due anni di imBONANNI HA SEGUITO IL METODO che prosegue ancora pegno, ma sono anche DI ROBERT KIYOSAKI PER GENERARE oggi, gestita da mia grato al trading online REDDITO COPRENDO TUTTI moglie, abbiamo clienche mi ha permesso di I QUADRANTI DEL CASHFLOW ti importanti come fare questo passo». Texas Instruments, NXP (nata dalla fusione di La sua vicenda parte con un evento doloroMotorola Semiconductors - Freescale e Philips so. «Non ho potuto fare l’università perché Semiconductors), STM, Sandisk etc.». mio padre è morto quando avevo 18 anni», Con il passaggio successivo, da imprenditore racconta Bonanni: «Per stargli vicino nell’ulBonanni diventa investitore: «In questo modo tima fase della sua malattia ho perso un anno ho coperto tutti e quattro i quadranti del cadi scuola. Poi, dopo il diploma in elettronica shflow, i quattro metodi con i quali si genera industriale, per aiutare mia madre e le mie il reddito descritti nella teoria del famoso imsorelle sono andato subito a lavorare, prima prenditore ed educatore finanziario Robert come tecnico dipendente, poi come consulenKiyosaki, alla ricerca della libertà finanziaria» te nel campo dell’elettronica: facevo progetti

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racconta Bonanni. «I primi due quadranti, quelli del reddito da dipendente e da libero professionista, hanno un grosso problema: il compenso è legato al tempo. Se sono un operaio che guadagna mille euro al mese, per produrre quel reddito devo lavorare 8 ore al giorno, se sono un cardiochirurgo che ne guadagna 30mila devo lavorare 8 o 10 ore al giorno. Con il terzo quadrante, quello dell’imprenditore, c’è la possibilità almeno teorica di sganciare parzialmente la produzione del reddito dal tempo. Passando all’ultimo quadrante, quello dell’investitore, che con il trading online è accessibile a tutti, fai lavorare i soldi, e sganci il reddito dal tempo». Alla ricerca della libertà finanziaria, dunque, Bonanni approda al trading online. «Ho iniziato tre anni fa, non sapevo nemmeno cosa fossero il trading o la finanza» dice lui, «quasi da subito è diventata la mia attività principale. All’inizio ho studiato moltissimo, oggi mi impegna solo poche ore al giorno inclusi i corsi e lo studio, sui mercati ci sto veramente molto poco. Mi resta anche il tempo di dedicarmi ad altri investimenti, quindi da qualche mese compro merce su Alibaba e la vendo su Amazon. Un anno fa mi sono trasferito a Las Palmas, Gran Canaria, con tutta la famiglia, e faccio trading da qui. L’azienda la gestisce mia moglie in smartworking. Io mi occupo del trading, e avendo studiato delle strategie ho creato anche un corso; così ho una doppia rendita: dal trading basato sulle mie strategie che funzionano e dai corsi». Bonanni non è un trader spericolato né tantomeno consiglia di esserlo ai suoi studenti: «Il trading che pratico e che insegno non è quello che viene pubblicizzato: ti dicono che con 100 euro diventi ricco, che puoi fare guadagni del 100% al mese, ma non è così…» sottolinea lui, «Faccio trading solo su mercati regolamentati, solo su Wall Street, e solo con strategie dove il rischio è calcolato». Ecco un esempio: «Posso comprare azioni Apple e al tempo stesso un’assicurazione, o per meglio dire un’opzione finanziaria regolamentata, sulle azioni della Apple» spiega Bonanni, «il mio rischio così è legato solo al costo dell’assicurazione, perché se le azioni vanno male l’assicurazione paga


il prezzo delle azioni. Facciamo un esempio pratico. Compro azioni Apple che costano 100 dollari. Compro anche l’assicurazione, e mi assicuro il diritto di rivenderle a 100 dollari. Il problema è il costo dell’assicurazione, tra il 5 e il 7%, dipende dalla durata, in genere si fa per 6 mesi; nel mio corso spiego come fare per pagarla meno. Se poi l’azienda paga i dividendi, poniamo il 2%, il mio costo si abbassa. Per esempio, su un capitale di 100mila dollari di azioni Apple sto rischiando 5mila dollari di assicurazione meno duemila di dividendi, quindi solo 3mila dollari. Ma se le cose vanno bene magari raddoppio e guadagno centomila dollari». Un’altra tecnica importante è quella della gestione della posizione: «È una strategia che mi permette di fissare il profitto» rimarca Bonanni, «lo posso fare rinegoziando l’assicurazione. Per esempio, ipotizziamo che i titoli Apple che ho comprato a 100 salgano a 120 e poi scendano a 90; a quel punto io ci avrei perso; ma gestendo la posizione quando sono a 120 posso fissare il profitto, rinegoziando le opzioni finanziarie regolamentate. Non voglio più vendere a 100 ma a 120, e posso farlo perché in quel momento mi costa poco. Avessi chiesto di poterle rivendere a 120 quando erano a 100, l’assicurazione mi sarebbe costata 25: il 5% di base più la differenza tra 120 e 100. Ma quando sono arrivate a 120, dopo aver già pagato il 5% che mi dà il diritto di rivendere a 100 è

EMANUELE BONANNI

possibile ottenere la possibilità di rivenderle a anno non più, perché ora sono i miei studenti 120 pagando diciamo solo un 1% aggiuntivo». che postano i loro: è molto più soddisfacente. Altro campo di attività di Bonanni è quello Sul canale mytradingway di Youtube si trovano delle materie prime. «È possibile sfruttare lo diversi video con recensioni di studenti». spread sul trading stagionale» insiste il traPer Bonanni un corso non basta: «Dico semder: «Per esempio, ad agosto-settembre c’è il pre a chi è interessato: non è il mio corso che raccolto del grano, c’è abbondanza, quindi il ti cambia la vita, devi avere la mentalità giusta» prezzo diminuisce, ed è il momento di comprasottolinea il trader, «Il mio corso è un tassello, re. In primavera invece, verso aprile-maggio, ma deve far parte di un tuo piano, allora il corso diminuisce lo stock e quindi il costo del grano ti dà un contributo importante, ti insegna come aumenta, è il periodo giusto per vendere; una produrre tecnicamente i soldi in un determinastagionalità storica da 30 anni, quindi è un to contesto». Il capitale di partenza necessario investimento che ha una sua logica. Lo stesso per seguire le strategie insegnate da Bonanni è discorso si può fare per il riscaldamento, quinvariabile. «I broker offrono anche la funzione di per il natural gas: d’inverno c’è più richiesta, demo, uno può iniziare a sperimentare senza d’estate di meno». mettere soldi» spiega lui, «La base minima di Insomma, il consiglio è di stare alla larga dalpartenza sono 2mila dollari per le materie prile promesse di arricchirsi facilmente. «Meglio me, una fase che serve ad acquistare fiducia. rimanere su mercati regolamentati, scegliere Una volta che acquisti un po’ di fiducia sali a broker che offrano opzioni finanziarie regola5mila. Poi nelle materie prime non c’è limite a mentate garantite, e quindi partire con il piede quanto si può investire». Per implementare la giusto» dice Bonanni. strategia sull’azionario PER FARE PROFITTI IMPORTANTI Un suo concetto fondi tipo conservativo, OCCORRE RISCHIARE MOLTO. MEGLIO damentale è che fare quella sopra descritta, ACCONTENTARSI PER ASSICURARSI trading è come aprire ci vogliono dai 20 ai UNO STILE DI VITA SODDISFACENTE una startup. «È possi40mila dollari. «Devi bile aprirla con 100 euro? È possibile aprire un comprare azioni, e ci sono dei lotti minimi» negozio con 100 euro?» osserva il trader. «Così sottolinea Bonanni, «Amazon o Apple sono ticome si prepara un business plan per una startoli che vanno dai 200 agli 800 dollari, ci sono tup, per fare trading ci vuole un trading plan, dei lotti minimi che magari sono di 80mila dolcon obiettivi a 1 anno, a 3 anni, a 5 anni. Devo lari». C’è anche una strategia più aggressiva: investirci del tempo, un capitale e fare un pia«Sono io investitore che in un certo senso mi no operativo per capire quali rischi corro. Il faccio da assicuratore» dice il trader, «posso trading è come un’azienda, non è scommettefare profitti importanti, ma devo prendermi re, comprare bitcoin e vedere se domani cresce dei rischi, questo deve essere chiaro. È l’ideale oppure sparisce». Bonanni è diventato trader per chi ha un capitale basso e l’obiettivo di auin breve tempo ma con una full immersion: mentarlo di molto rapidamente, ma ti devi as«Ho studiato tantissimo, ho fatto dei corsi, ho sumere dei rischi». Per Bonanni un modo erracapito che in Italia c’è parecchia roba che non to di ragionare quando si fanno investimenti è funziona, siamo vicini a vere truffe» rimarca, sulle percentuali. «Io ragiono sull’obiettivo, se «una strategia l’ho rielaborata da un corso che ho un milione di dollari, il 15% sono 150mila ho fatto con il mio mentore con cui abbiamo dollari; se il mio stile di vita è soddisfatto a me fatto anche una partnership, che vive in Ameva benissimo, perché devo fare il 50% rischianrica ed è stato 30 anni a Wall Street. Altre strado molto di più?» nota il trader, «Faccio il 15%, tegie sono nate a partire da un confronto su mi accontento di 150mila dollari e rischio poReddit.com, social network americano. I risulchissimo. A chi mi dice: quest’anno ho fatto il tati di queste strategie li ho pubblicati sul mio 200%, rispondo: bene, ma quanto hai rischiasito mytradingway.it per due anni; dal terzo to? Non si mangia con le percentuali».

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Un taglio netto al virus ma non al business Da tre a 30 saloni in meno di due anni e lo sviluppo della rete anche oltre confine: sotto il brand Parrucchieri Estetica c’è un modello di franchising che assicura ritorni già entro il primo anno di Paola Belli

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ra i meme più divertenti che sono standard di qualità e sicurezza. Nel 2017, con circolati durante la pandemia, quella scissione societaria tra i proprietari originari lo delle donne irsute con baffi, peli del franchising, al brand Parrucchieri Estetica ovunque e vistosa ricrescita dopo la quaranterimasero associati tre saloni. Di Martino trana non sono andati troppo lontano dalla realtà: sformò quello che poteva essere un potenziale se c’è una cosa che è mancata nelle settimane problema in un’opportunità: «Il nuovo assetto di lockdown sono stati proprio i saloni e i centri societario ha ridefinito tutti i piani operativi. estetici. E non solo alle donne. Abbiamo dovuto ridisegnare le nostre strateE dato che è la domanda a trainare il mercato, gia di business, e abbiamo vinto: il numero dei paradossalmente (ma non troppo) l’emergennostri negozi è passato da tre a 30 in meno di za sanitaria ha accelerato il business. Lo conferdue anni» ci racconta il proprietario di Parrucmano i 3 nuovi saloni e le ulteriori 8 aperture chieri Estetica. Un cambio di look che poggia in programma nei prossimi per Parrucchieri su alcune idee precise: concentrarsi tra il cenEstetica, il brand avviato da Carlo Di Martino tro e il nord Italia, consolidando una presenza nel 2017. «Il nostro è un settore che non ha sempre più capillare. Ma, come dicono gli anrisentito della situaglosassoni, “sky is the IL TICKET D’INGRESSO PREVEDE zione attuale, ma che limit”, il cielo è l’unico UN INVESTIMENTO INIZIALE invece è ripartito con limite: per questo Di DI 50MILA EURO CHE SI RECUPERA numeri anche supeMartino ha “esportato” NEI PRIMI DODICI MESI riori rispetto a quelli il format oltre i pre-covid», spiega a Economy. «Inoltre durante confini nostrani. La prima tappa è stala fase di lockdown, abbiamo avuto la possibita Barcellona a gennaio, ma «prolità di far crescere e formare ulteriormente il seguiremo in questo 2020 con nostro gruppo, grazie alla collaborazione con il l’inaugurazione di altri 15 saloni in team HRD, che con il supporto di Matteo MaSpagna – sottolinea il franchisor - e serati si è occupato della formazione dei nostri con l’avvio una rete in Inghilterra. affiliati e dei collaborati dei nostri saloni». Stiamo sviluppando modelli di buNato nel 2013 come singolo salone di bellezza siness da esportare anche in Russia in una piccola cittadina in periferia di Roma, il e in altri Paesi europei». Un progetto brand è cresciuto così rapidamente da avere, ambizioso quello di Di Martino, a cui tre anni dopo, addirittura 17 saloni. Naturale la però aderire non è così complicato, trasformazione del marchio in catena di distridal momento che «il centro di belbuzione per conto terzi, con la commercializzalezza – prosegue il titolare di zione di prodotti e articoli propri, studiati e sviParrucchieri Estetica – viene luppati da un team interno, secondo i maggiori fornito al franchisee comple-

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to di tutto, e con un approvvigionamento dei prodotti in grado di sostenere dai due ai tre mesi di lavoro». E il biglietto d’ingresso non è assolutamente accessibile: per aderire all’affiliazione commerciale è necessario un gettone di partecipazione iniziale di 50mila euro, e il rientro dell’investimento (Roi) è stimato nei primi dodici mesi. Un tempo davvero ridotto, ottenuto grazie a un rodatissimo metodo di lavoro e al rifornimento dei prodotti a prezzi di gran lunga inferiori rispetto alla media del mercato, garantiti dagli accordi commerciali con i diversi partner. «Un nostro team di professionisti – chiosa Carlo Di Martino - si occuperà di seguire passo passo tutto il processo di avviamento del nuovo salone, dalla realizzazione del progetto alla direzione dei lavori, comprese tutte le pratiche necessarie per il kick-off della nuova attività. Il vantaggio principale di far parte del nostro brand è quello di entrare in un modello già altamente collaudato, che tramite i diversi accordi commerciali e al nostro metodo di lavoro permette di massimizzare i profitti, nonché di godere di una visibilità e notorietà su scala nazionale che


consente una ben più veloce e solida costruzione del portafoglio clienti». E non è tutto: grazie alle partnership con la maggior parte dei grandi mall in Italia, gli affiliati di Parrucchieri Estetica avranno l’opportunità di poter aprire la propria attività in punti strategici e di alto appeal commerciale. Un altro grande plus del brand è che possono aderire alla rete anche coloro che vogliono cimentarsi con un’avventura di questo tipo pur senza essere in possesso delle esperienze necessarie, dal momento che il for-

mat è concepito per essere sviluppato e gestito una parte del negozio adibita a luogo di attesa. anche dai non addetti ai lavori. E la soddisfazioUn giusto mix che può essere eventualmente ne di chi fa parte della famiglia di Di Martino è incrementato, in base alle diverse esigenze. Alla avallata dal fatto che la maggior parte dei nuovi mera offerta di servizi di parrucchiere, infatti, si franchisee arriva al brand proprio seguendo possono aggiungere altri due tipi di pacchetto: il consiglio di chi è già affiliato. Insomma, in quello dedicato alla cura delle unghie e quello, un’epoca di social network e di informazioni completo, per l’estetica. Senza contare che ana 360°, il buon vecchio passaparola rimane il che il numero delle postazioni per i capelli è sumetodo più efficace – e più facilmente verifiscettibile di eventuali incrementi. A proposito cabile – della bontà di una qualsiasi iniziativa di elevata standardizzazione ed efficientamenimprenditoriale. Nulla, naturalmente, è lasciato to dei processi di business, un fiore all’occhiello al caso. «Ogni nostro salone – racconta con ordi Parrucchieri Estetica è la partnership con goglio il fondatore di Parrucchieri Estetica - è Boss, che consente di avere a disposizione un studiato per ottenere sistema gestionale che I FIORI ALL’OCCHIELLO DELLA RETE il massimo dagli spaè un punto di riferimenÈ LA PARTNERSHIP CON BOSS zi a disposizione nel to per gli operatori del E UN SISTEMA GESTIONALE locale scelto. Discorso settore. In questo modo ALL’AVANGUARDIA PER IL SETTORE che vale anche per gli è possibile avere sotto interni, visto che l’intero mobilio è realizzato controllo in real time l’andamento del salone. direttamente da noi. Un dettaglio, quest’ultimo, Un sistema di collaborazioni che è stato impieche ci permette di rispondere prontamente alle gato anche per i prodotti utilizzati nel centro. varie esigenze di arredamento che di volta in Così, per la strumentazione si sono scelti due volta si possono presentare. I nostri designer player di riferimento nel panorama internaziorealizzano il progetto ed il modello 3D da far nale, Ghd e Valera; la scelta per i prodotti dedivedere al nuovo affiliato, il quale può proporre cati alla cura dei capelli è caduta su Vitaly, una delle modifiche che vengono valutate da noi: se linea professionale esclusiva e di qualità 100% rispettano gli standard dei nostri centri vengomade in Italy. Infine, per quanto concerne il no applicate». Perché ogni esercizio parte del mondo delle mani e delle unghie è stato selenetwork di Di Martino ha una struttura di base. zionato un brand tutto italiano, Phil Moss, che Il salone tipo, infatti, è composto da otto postagarantisce alta resa.Ultima “gamba” del prozioni per i capelli, tre zone lavaggio, una cassa e getto varato da Carlo Di Martino è quello della formazione, che è in capo a una serie di figure professionali selezionate ad hoc e che hanno lo scopo di avviare una sorta di “scouting” del personale e dell’avviamento dei nuovi negozi. «Si tratta di professionisti – conclude il fondatore di Parrucchieri Estetica - che si occupano della iniziale ricerca dello staff e dell’avviamento dei nuovi saloni, seguendoli dall’interno per il primo periodo di attività, e i costanti corsi di formazione e aggiornamento da noi offerti permettono di mantenere all’interno di ogni negozio un personale qualificato e in grado si seguire i nostri metodi di lavoro». www.parrucchieriestetica.it franchising@parrucchieriestetica.com Tel. +39 06 64001264

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A sinistra, il Ceo di Supermercato 24 Federico Sargenti

una spesa media, la retribuzione del personal shopper va da 6 a 11 euro lordi. Dopo una prima diminuzione durante i giorni più duri e preoccupanti del lockdown, abbiamo poi avuto un aumento delle richieste: in questo modo siamo riusciti a quadruplicare i volumi rispetto ai giorni pre-Covid». Durante le settimane del lockdown più serrato, tutte le piattaforme di e-shopping sono state prese d’assalto. Un problema analogo, seppur più in piccolo, è stato vissuto anche da Supermercato24: «C’è stato un aumento pazzesco dellle richieste – chiosa Sargenti – come se avessimo costruito uno stadio da 80mila posti e si fossero presentati in due milioni. All’inizio abbiamo avuto difficoltà a rispondere a tutte le richieste che sono arrivate sul sito. Anche Pochi click per scegliere prodotti e supermercato e sarà perché da quando siamo nati ci siamo sempre un “personal shopper” freelance a fare la spesa (e consegnarla): rivolti a chi non aveva tempo di fare la spesa o è il modello innovativo della piattaforma Supermercato24 a chi aveva difficoltà di movimento. E improvvidi Marco Scotti samente ci siamo ritrovati “assediati” da continue richieste. Il che è stato sicuramente positivo ra che le file ai supermercati iniziano milioni in sei anni e abbiamo intenzione di fare per il nostro business, ma ha anche prestato il a diventare un ricordo sbiadito, ci un ulteriore aumento di capitale nei prossimi fianco ad alcuni problemi. Prima di tutto, quello sono delle tendenze che ci porteremo 6-12 mesi per traghettare la nostra strategia della sicurezza: come fare a garantire che non dietro forse in modo definitivo. Una di queste è di crescita». Che cosa fa Supermercato24? Fa la ci fossero contatti tra i personal shopper e gli che la spesa a domicilio - proveniente dai granspesa al posto del consumatore. Nel senso che utenti della piattaforma? Ovviamente non era di punti vendita della distribuzione organizzata chi si iscrive sulla piattaforma può scegliere i possibile, ma abbiamo garantito chi lavora per o dai negozi di quartiere – è una comodità che prodotti – freschi, condizionati o di qualunque noi con polizze ad hoc e dispositivi di proteziomolti non vorranno più abbandonare. Un trend altro tipo – e il supermercato in cui acquistarli. ne individuale sin dall’inizio della pandemia». che era già in crescita che ha subito un boom Un personal shopper si Il modello di business DURANTE LE SETTIMANE DI LOCKDOWN durante le settimane del lockdown più duro. Un reca nel punto vendita LA PIATTAFORMA DI SUPERMERCATO24 prevede che Superplayer importante di questa nuova concezione e svolge le operazioni mercato24 si comporti È STATA PRESA D’ASSALTO PER EVITARE I RISCHI DI CONTAGIO della spesa a domicilio è Supermercato24, fondi acquisto esattacome un retailer didata nel 2014, che ha chiuso il 2019 con 30 mente come farebbe mensionalmente più milioni di fatturato, con un costante raddoppio l’utente. «I personal shopper sono dei freelanrilevante: i personal shopper non usano i maanno su anno. «Quest’anno avremmo dovuto ce – continua Sargenti – che decidono quando gazzini dei punti vendita della Gdo, ma fanno fare +100% - ci spiega il Ceo Federico Sargenti lavorare e come farlo. Danno delle disponibilità la coda esattamente come gli utenti. «Questo - ma “grazie” al lockdown prevediamo un risuldi fascia oraria e il cliente che si iscrive sulla – conclude Sargenti – per essere più veloci e tato ancora più interessante. Siamo presenti in piattaforma trova degli slot liberi. La loro recapillari. Durante i giorni del lockdown e delle oltre 40 città in Italia e ci siamo espansi anche tribuzione prevede un minimo fisso, che può lunghissime code davanti ai supermercati, aball’estero, in Polonia, in cui abbiamo un presiaumentare in base alla spesa che viene fatta biamo concordato con i nostri partner un mecdio in sette comuni. Abbiamo già raccolto 30 e alla distanza da percorrere. Diciamo che, su canismo di “salta-fila” per i nostri shopper».

La gig economy fa la spesa online

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NEWS DALLE AZIENDE FLEXTAX È UNA STARTUP TORINESE NATA PER SEMPLIFICARE LA GESTIONE DELLA CONTABILITÀ DELLE PARTITE IVA DI PROFESSIONISTI E DITTE INDIVIDUALI, FONDA-

FLEXTAX: LA STARTUP A SUPPORTO DELLE PARTITE IVA

TA A DICEMBRE 2018 DA FABIO PENNELLA, IN COLLABORAZIONE CON UN GRUPPO DI CONSULENTI FISCALI.

Il servizio offerto è rapido, sicuro, efficiente ed unico nel suo genere. Adatto a liberi professionisti, consulenti, agenti di commercio, negozianti, artigiani. Insieme ad un team di commercialisti, consulenti e informatici FlexTax ha studiato e sviluppato le modalità per automatizzare il più possibile alcuni processi per la gestione della contabilità. Questo permette alla startup di ridurre le ore di lavoro ed i costi di gestione e - di conseguenza - offrire prezzi più bassi e a specializzare i consulenti anche su i “nuovi lavori di oggi”: e-commerce, affiliazioni, affitti brevi, web designer, sviluppatori, raider ecc… L’iscrizione alla piattaforma è gratuita e gli

utenti possono ottenere fino a 10 consulenze fiscali gratuite all’anno, creare e gestire le fatture illimitatamente e utilizzare i simulatori di imposte tutto in modalità gratuita. Per chi volesse gestire la contabilità

con i consulenti fiscali di FlexTax è possibile aderire al programma Plus a partire da 299 euro Iva inclusa. https://flextax.it/

SANIFICAZIONE SOSTENIBILE CON LA FOTOCATALISI DI SANIXAIR «QUANDO ABBIAMO DECISO, ORMAI OLTRE DUE ANNI FA, DI CREARE UN TEAM CON COMPETENZE DIVERSE PER RICERCARE UNA SOLUZIONE CHE GARANTISSE ARIA MICROBIOLOGICAMENTE SICURA NEGLI AMBIENTI CHIUSI, NON POTEVAMO PREVEDERE UNO SCENARIO COME QUELLO CHE SI È VERIFICATO CON LA PANDEMIA». Massimo

Pagella (nella foto), presidente di Sanixair, la start up italiana ad alta innovazione tecnologica, fondata ad aprile 2019, sa di averci visto giusto: i suoi sistemi che utilizzano la Pco (Photo Catalytic Oxidation) sono ormai il benchmark dei trattamenti di sanificazione. La tecnologia Pco imita e riproduce ciò che

avviene in natura mediante la fotocatalisi, un processo che genera ioni ossidanti in grado di distruggere la maggior parte di batteri, virus, muffe, ossidi di azoto e odori. Il tutto senza l’utilizzo di detergenti e disinfettanti artificiali, né necessità di smaltire materiali di consumo. «Da intervento specialistico e di nicchia, la sanificazione e la qualità dell’aria sono diventati un argomento quotidiano e popolare, un dettaglio non più trascurabile per gli spazi chiusi, pubblici e privati, in cui trascorriamo in media l’85% del nostro tempo. Tutto ciò ha impresso un’accelerazione imprevedibile alla nostra azienda. Ad oggi abbiamo

già raggiunto il forecast previsto per l’intero 2020 e continuiamo a crescere. In due mesi siamo passati da 5 a 15 dipendenti. Abbiamo esteso la produzione dalla Lombardia a due nuovi siti in Piemonte ed Emilia Romagna. E, poiché la mission della nostra azienda è la qualità dell’aria, stiamo sperimentando ad ampio raggio l’applicazione delle nostre tecnologie, principalmente della fotocatalisi, non più solo agli immobili di qualsiasi dimensione e destinazione d’uso, pubblici e privati, ma anche moltissimo alla mobility e ai trasporti».

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Ottobre 2020 MiCo Milano Congressi wobi.com/wbf-milano

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Ram Charan Strategia

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APPROFONDIMENTI

RICOSTRUIRE È UN GIOCO (CON L’UOMO) DI SQUADRA

EMANUELE ORSINI

98 PWC E ADESSO ATTENZIONE AGLI AFFARI DI FAMIGLIA

102 SCENARI L’AUTOMOTIVE VA A SBATTERE CONTRO IL MURO DELLA CRISI

106 JOBPRICING STUDIARE COSTA, MA RENDE ECCO IL ROI DEGLI ATENEI

111 LABLAW QUEL PRESTITO A FCA CHE DIVIDE LE TIFOSERIE

112 PRIVATE BANKER L’EUROPA DEL POST COVID COME GLI USA DEL XVIII SECOLO

113 FONARCOM IL LAVORO AGILE CHE PIACE ALLE PMI

116 CI PIACE/NON CI PIACE

UOMINI & DENARI

Ama il confronto e ottiene risultati: il numero due di Confindustria, Emanuele Orsini, ha coagulato intorno a sé una maggioranza plebiscitaria

È

di Alfonso Ruffo

gioviale, aperto, alla mano. Carattere che rispecchia quello della sua regione, l’Emilia, dove nasce nel 1973 (per la precisione a Sassuolo) e dove risiede l’azienda di famiglia, la Sistemi costruzioni, che si occupa di manufatti in legno lamellare utilizzati per il sostegno di grandi strutture e la costruzione di case prefabbricate. Non a caso Emanuele Orsini, residente a Modena con moglie e tre figli, ha portato le sue soluzioni sui luoghi del terremoto nella stessa EmiliaRomagna e in Abruzzo partecipando alla ricostruzione di molti edifici. Parte del Palazzo Italia e il padiglione del Marocco, all’Expo del 2015 a Milano, avevano la sua firma. Il suo impegno imprenditoriale spazia dalla realizzazione dei 25mila metri quadrati del Maranello Village, complesso residenziale collegato al mito Ferrari, a progetti di housing sociale al servizio della comunità dei meno abbienti. Sotto la sua guida l’impresa conta oggi dodici società operative e si è fortemente internazionalizzata. Quasi naturale, allora, che quando nel 2017 si è trattato di rinnovare la presidenza di FederlegnoArredo, influente organizzazione fino ad allora governata da Roberto Snaidero, la scelta sia

caduta su di lui. E che sempre a lui sia andata la presidenza del Salone del Mobile di Milano, l’evento più affollato e ricco della capitale lombarda. Ma il suo capolavoro, in campo associativo, è la conquista della vice presidenza di Confindustria – nella squadra di Carlo Bonomi – con la pesante delega al Credito, alla Finanza e al Fisco. Un riconoscimento non scontato e reso possibile giocando la delicata partita con molta attenzione e senza mai perdere di vista l’obiettivo. Partito come candidato alla poltrona del numero uno – in concorrenza con lo stesso Bonomi, Giuseppe Pasini e Licia Mattioli – Orsini ha scelto il momento giusto per uscire dalla competizione e convergere sull’esponente di Assolombarda che alla fine è uscito vittorioso dalle urne coagulando intorno a sé una maggioranza plebiscitaria. Nel ritratto che offre di se stesso su Internet, Emanuele si descrive come un uomo di squadra amante del confronto, capace di costruire alleanze e ottenere risultati. Le qualità di cui si sente dotato e ricerca negli altri, spiega, sono rispetto, responsabilità, competenza e trasparenza.

I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

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APPROFONDIMENTI

ATTENZIONE AGLI AFFARI DI FAMIGLIA L’emergenza sanitaria ha riportato nell’agenda dei Family Business la protezione del patrimonio e il suo trasferimento per garantire la continuità aziendale. Ma le risposte devono essere rapide e su misura di Federico Mussi, Partner Deals, Private Business Leader - PwC Italia Gianluca Di Maio, Senior Manager Deals, Family Offices - PwC Italia

L

e conseguenze dovute dalla diffusione del Covid-19 sono molteplici ed hanno colpito in particolare l’operatività e le prospettive di molti Family Business (FB) che si sono visti costretti a rallentare se non addirittura arrestare la loro attività produttiva. In questo scenario di difficoltà, notano i professionisti di PwC, tre sono le aree dove il sense of urgency, ha portato i cambiamenti più significativi: (i) Digital Transformation; (ii) trasmissione del patrimonio; (iii) protezione, monitoraggio e gestione del patrimonio. Digital Trasformation Già prima della diffusione del Covid-19, studi di settore mostravano come il 92% delle aziende credesse nella necessità di innovare il proprio business in ottica Digitale. Tuttavia, evidenzia PwC, l’emergenza Covid-19 ha mostrato come molte aziende fossero indietro nella corsa all’innovazione mentre altre avessero mancato di sviluppare strategie digitali organiche. Le realtà che stanno emergendo con successo, nota PwC, sono quelle che sono state in grado di: (i) sviluppare soluzioni tecnologiche, potenziate dall’IA, per consolidare ed elaborare i dati; (ii) combinare IT e supply chain management in modo da aumentare la flessibilità in risposta alle difficolta riscontrate nella filiera; (iii) garantire la presenza e l’engageFEDERICO MUSSI ment sui canali di

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sentono pronte per mettere a frutto le proprie competenze soprattutto nell’area della Digital Trasformation.

comunicazione disponibili per rafforzare la Brand Awareness; (iv) strutturare servizi di cloud in grado di gestire il flusso di dati a distanza che il telelavoro comporta. Trasmissione del patrimonio Spesso argomento sopito in molti FB, la minaccia che il Covid-19 ha posto e pone alla salute delle persone, sta riportando nell’agenda dei FB la centralità del trasferimento del patrimonio per garantire la continuità aziendale. Tale sentiment, osservano i professionisti di PwC, sta portando le famiglie a rivedere ed accelerare le strategie di pianificazione successoria nell’ambito familiare. PwC ritiene che per far fronte ad una crisi di tale portata sia indispensabile per i Business Owners predisporre un emergency plan, sia per l’azienda sia per i componenti famigliari ed una chiara strategia di successione della leadership. In tal senso, lo scenario attuale potrebbe rivelarsi il banco di prova perfetto per le nuove generazioni che da tempo si affacciano al Business di famiglia. Queste ultime, come emerso nel PwC’s Global NextGen Survey 2019, in attesa di ottenere la piena licenza ad operare, si

Protezione, monitoraggio e gestione del patrimonio Altro tema centrale per i Business owners è la salvaguardia, protezione e monitoraggio del proprio patrimonio complessivo che include sia la partecipazione aziendale che gli asset liquidi. In questo periodo di incertezza dei mercati finanziari, gli analisti di PwC notano come stia diventando sempre più centrale il ruolo dei Family Office, anche in ragione di una strategia maggiormente orientata alla capital preservation da parte dei Wealth owners. Per navigare la crisi, è fondamentale però che anche i Family Office si dotino di soluzioni di end-to-end data intelligence in grado di monitorare l’andamento del patrimonio complessivo delle famiglie in modo chiaro, trasparente e sicuro, minimizzando i tempi di risposta a shock esogeni. Queste soluzioni, in grado di aggregare i dati patrimoniali provenienti da fonti eterogenee (banche, trust, fiduciarie, private capital etc.) nonché di fornire accesso quasi real time ad essi, si rivelerebbero uno strumento essenziale per permettere ai vari stakeholders di prendere decisioni rapide e consapevoli. In tale contesto, sfruttando competenze e team multidisciplinari, PwC si propone come partner strategico per i FB e le famiglie per governare l’incertezza dell’emergenza Covid-19 e strutturare risposte veloci e tailored in tutte le aree della sfera aziendale e familiare.


in collaborazione con ANDAF

E ora il bilancio cede il passo a obiettivi e strategia d'impresa In un contesto segnato dall'emergenza, i dati storici di esercizio poco dicono ai finanziatori: occorre concentrarsi sul business plan per dimostrare a investitori e banche di poter creare valore attraverso strategie d'impresa e obiettivi dichiarati Francesco Paolinelli *

I

n un contesto incerto ed in costante cambiamento, l’attenzione degli investitori e dei finanziatori così come di altri soggetti interessati all’economia dell’impresa (i fornitori strategici, i clienti, le organizzazioni sindacali di lavoratori) si discosta sempre di più dai dati storici forniti dal bilancio d’esercizio per concentrarsi sull’analisi di dati quali-quantitativi che meglio riflettano, in prospettiva, la capacità dell’impresa di generare flussi di cassa positivi e di creare valore. E così il business plan (o piano industriale), documento che rappresenta gli obiettivi e il modello di business dell’impresa, assume fondamentale importanza quale strumento di comunicazione esterna verso i presenti e futuri investitori e finanziatori. Dalla lettura del business plan si ricavano infatti sia informazioni qualitative come ad esempio la

FRANCESCO PAOLINELLI

descrizione del contesto in cui (start-up o azienda già avviata) e opera l’impresa, l’indicazione dei destinatari a cui questo sarà delle leve che le consentono di in prevalenza rivolto. mantenere o rafforzare il vantag- Se pensiamo ad un business gio competitivo, la formalizza- plan per il risanamento aziendazione della sua strategia sia in- le, da un punto di vista sostanziaformazioni quantitative espresse le, il piano dovrà analizzare con prevalentemente sotto forma di precisone le cause che hanno previsioni economico-finanziarie originato la crisi, la strategia che che dovrebconsentirà IN OGNI PIANO bero essere di superarconseguite INDUSTRIALE GLI ELEMENTI la e quindi STRATEGICI DEVONO una volta descrivere avverate le chiaramenBASARSI SU MODELLI ipotesi di te il modelVINCENTI E ATTUABILI partenza lo di busidel piano. Va da sé l’importanza ness in base al quale l’impresa per ogni business plan vincente conta di tornare a creare valore. di individuare la giusta combina- Ovviamente sarà molto imporzione tra elementi qualitativi e tante dare risalto anche alla quantitativi ma soprattutto di es- parte quantitativa riservata alle sere fondato su delle assunzioni previsioni economico-finanziarie realistiche. (riferite, tuttavia, ad un orizzonte Ovviamente, affinché un piano temporale più breve di quello di possa trovare il consenso degli medio lungo periodo) che saraninvestitori dovrà assumere delle no tanto più credibili quanto più caratteristiche di forma e di so- saranno fondate su un modello di stanza differenti a seconda della business utilmente perseguibile. finalità per cui è stato predispo- E ancora, se ad esempio l’osto (ad esempio per la quotazio- biettivo del piano fosse quello di ne, piuttosto che per la ristrut- accedere ad un finanziamento turazione del debito), della fase agevolato per superare tempoche l’impresa sta attraversando ranei problemi di liquidità, que-

sto potrà efficacemente dare risalto a tutte le azioni funzionali ad un miglioramento del cash flow (magari finalizzate a incassare nel tempo possibile i crediti verso i propri clienti, o specularmente, a ottenere dilazioni di pagamento dai fornitori) e all’ottimizzazione degli investimenti (evidenziando in modo particolare quelli rivolti alla digitalizzazione) così come dare evidenza della sostenibilità delle scelte di finanziamento rispetto alla capacità di indebitamento dell’impresa. Tutte queste riflessioni spingono dunque a confermare il fatto che in ogni business plan gli elementi strategici e soprattutto quelli economico-finanziari devono essere basati su un business model vincente e soprattutto fattibile. Ma specularmente il miglior modello di business e le migliori strategie non adeguatamente formalizzate nel business plan rischiano di non incontrare il favore degli investitori.

* membro del comitato tecnico Financial Reporting Standards di Andaf

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APPROFONDIMENTI

in collaborazione con Aifi

E se iniziassimo a investire (davvero) sui giovani? Per creare nuovi posti di lavoro occorre aiutare l'imprenditorialità. Perché allora non ipotizzare un'aliquota fissa del 10% per gli under 30? Arginerebbe la fuga dei cervelli assicurando il futuro al Paese di Anna Gervasoni

F

initi i decreti di emergenza bisogna pensare alle riforme strutturali di cui abbiamo da tempo bisogno. La task force Colao ha fatto un articolato lavoro di proposta, che riprende tante riforme abbandonate o annunciate ma mai implementate, quali la riforma della pubblica amministrazione, il rilancio del turismo, la maggior attenzione alle famiglie. In molti passaggi si richiama la leva fiscale, utile per reindirizzare le risorse. Su un punto però andrebbe fatta una riflessione più attenta. Esiste una risorsa fondamentale che non dobbiamo dimenticare: i giovani. Abbiamo incentivi ai giovani che fanno impresa, ed è una cosa molto corretta, così come per la partita

PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

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Iva. Ci sono stati incentivi per le assunzioni. Tante misure valide ma frammentate. Il nostro Paese deve fare una vera e propria politica per i giovani. Articolata e omogenea. Sono il nostro futuro e anche il nostro più importante investimento: ogni giovane ci è costato parecchi danari che abbiamo investito più che volentieri nel loro percorso formativo. Sottolineo volentieri che il sistema di istruzione italiana è eccellente non solo grazie alle risorse, scarse, investite, ma per la dedizione di ottimi insegnanti. Molti di questi sono donne che con spirito materno si dedicano alla costruzione dei nostri figli che, quando si confrontano con i loro colleghi internazionali, sono all’altezza, anzi, spesso migliori. Tant’è vero dopo il liceo o la scuola media superiore o l’Università molti trovano buone opportunità all’estero e se ne vanno. Come frenare questa fuga di risorse che rappresenta un vero e proprio azzeramento dell’investimento fatto e minori opportunità per il futuro dell’Italia?

Sono i giovani che dovranno ricostruirla. Se restano, produrranno reddito in Italia e contribuiranno alla creazione di muovi posti lavoro, saranno futuri contribuenti Inps e Ires e sottoscrittori di fondi previdenziali. Cosa cerca un giovane tra i 20 e i 30 anni? Un lavoro e un introito che gli consenta di rendersi autonomo e magari di iniziare a mettere su famiglia. I lavori sono scarsi e poco retribuiti. Per aumentare i proventi, si potrebbe pensare che sotto i trent’anni anche la fiscalità dei redditi da lavoro dipendente sia agevolata. Come dicevo sopra, si è guardato alle partite Iva, ora bisogna pensare a chi ha trovato faticosamente un impiego e la sua retribuzione è di molto inferiore ad analogo impiego in un altro paese europeo nostro concorrente. Questo a causa di un sistema retributivo penalizzante e di una fiscalità folle anche sui redditi di fascia bassa. Perché non mettiamo un’aliquota fissa del 10% sull’imposta sui redditi da lavoro per tutti quelli che hanno meno di trent’anni? In questo modo avremo maggiori possibilità di tenere i nostri migliori cervelli e le nostre migliori energie a lavorare per il loro paese, che amano. Per creare nuovi posti di lavoro, invece bisogna aiutare l’imprenditorialità. Sugli incentivi alle nuove imprese il governo si è fortunatamente speso moltissimo e ne va dato merito. Ma si dovrebbero incentivare con forza maggiore i passaggi generazionali nelle imprese esistenti: immettere nel nostro sistema imprenditoriale nuova linfa vuol dire creare nuove imprese, ma anche riprendere in mano e sviluppare quelle che abbiamo. La successione può essere fatta all'interno della famiglia o anche passando il testimone a giovani manager, scelti al di fuori del perimetro della parentela. Incentivi fiscali a padri e madri a lasciare il passo ai figli e a giovani manager che si vogliono candidare alla successione d'impresa, contribuirebbe a mantenere in Italia la proprietà delle nostre imprese. Mi piacerebbe pensare al nostro Paese, tra 10/15 anni, guidato da ragazze e ragazzi di oggi, bravi e capaci, che hanno avuto l’opportunità e l’alternativa di rimanere nel loro Paese.


in collaborazione in collaborazione con CONFPROFESSIONI con ANDAF

Contro la crisi da Covid una rete di salvataggio per gli studi professionali Oltre 14mila domande di sostegno al reddito e 4.500 lavoratori in smart working. Le misure messe in campo dal sistema della bilateralità arginano la crisi del settore. Il presidente Stella: «La pandemia lascerà profonde cicatrici sulle professioni» di Giovanni Francavilla

O

ltre 14 mila domande di contributo integrativo per i dipendenti fruitori degli ammortizzatori sociali previsti dal decreto Cura Italia e altri 4.500 lavoratori in smart working. Sono i primi dati che emergono dall’analisi Ebipro (l’Ente bilaterale degli studi professionali) sulle misure a sostegno di liberi professionisti e studi professionali messe in campo dal sistema Confprofessioni per fronteggiare la pandemia da Covid -19. Un vero e proprio piano di emergenza che, oltre agli interventi a favore dell’occupazione, ha garantito una articolata rete di tutele sanitarie e socio-sanitarie, insieme a un programma ad hoc per assicurare liquidità ai liberi professionisti. In uno scenario economico drammatico, la barriera innalzata dal sistema della bilateralità degli studi professionali ha attenuato sensibilmente l’urto della crisi sulle professioni. Anche se, come sottolinea il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella: «La pandemia da Covid - 19 lascerà profonde cicatrici sul tessuto professionale italiano».

Smart working. «Abbiamo voluto dare una risposta concreta e immediata alla crisi che ha investito i professionisti durante la pandemia», afferma Leonardo Pascazio, presidente di Ebipro. «Abbiamo subito messo in campo misure specifiche per permettere agli studi di continuare la loro attività lavorativa attraverso lo smart working e allo stesso tempo abbiamo ritenuto doveroso di dare un contributo a quei lavoratori bloccati dal lockdown». Sono oltre 2 mila gli studi professionali che hanno richiesto a Ebipro il contributo per l’attivazione dello smart working, per oltre 4.500 lavoratori di studi professionali. Dal punto di vista regionale Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna sono le regioni più attive (con Basilicata, Valle d’Aosta e Molise in fondo alla graduatoria). Sul fronte delle attività economiche interessate, le professioni dell’area economica amministrativa (commercialisti e consulenti del lavoro) sono quelle che, nonostante il lockdown, hanno continuato a svolgere la loro attività, facendo ampio ricorso allo smart working (quasi

GAETANO STELLA

1.700 domande) che, invece, appare assai più contenuto tra medici e dentisti. Sostegno al reddito. L’altro pilastro del piano di emergenza Ebipro poggia sugli ammortizzatori sociali previsti dal governo con il decreto Cura Italia, integrati con specifiche misure di sostegno al reddito a favore dei dipendenti degli studi. A metà gugno sono circa 14 mila le richieste pervenute all’Ente bilaterale per richiedere un contributo integrativo destinato a una platea complessiva di oltre 20 mila lavoratori. Le regioni più colpite, in questo caso, sono Veneto, Toscana e Lombardia, marginali le richieste provenienti da Basilicata, Molise e Trentino Alto Adige. Tutele sanitarie e socio-assistenziali. Oltre aelle misure messe in campo per sostenere l’occupazione negli studi, il piano di emergenza di Confprofessioni è intervenuto direttamente sulla salute di professionisti e lavoratori, con una serie di prestazioni calibrate sulla diffusione del contagio. Grazie all’intervento della Cassa di assistenza sanitaria integrativa degli studi

professionali (Cadiprof) è stata attivata una diaria da ricovero e/o isolamento domiciliare, in caso di tampone positivo, con un contributo di 40 euro al giorno per 50 giorni di ricovero (14 giorni di isolamento domiciliare). Ma non solo, la Gestione Professionisti di Ebipro ha messo a disposizione dei liberi professionisti un’indennità una tantum di 500 euro per inabilità all’attività professionale. Tra le altre misure previste il video consulto medico specialistico gratuito per i titolari dei piani di Assistenza integrativa Cadiprof ed Ebipro e l’estensione progetto Assistenza Psicologica in collaborazione con PLP (Associazione Psicologi Liberi Professionisti) per la gestione, anche in video consulto, delle situazioni legate all’emergenza sanitaria (isolamento, distanziamento sociale, lutti familiari...). Di pochi giorni fa, infine, il lancio del programma “Sicurezza negli studi” che consente a professionisti e dipendenti degli studi di effettuare un test sierologico quantitativo gratuito per la ricerca degli anticorpi anti virus Sars-Cov-2 e un tampone in caso di positività.

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APPROFONDIMENTI

L’automotive va a sbattere contro il muro della crisi Da un lato frenano gli investimenti, dall’altra il Governo italiano, a differenza degli altri, non incentiva il settore come potrebbe: il coronavirus ha spazzato nove anni di industria automobilistica. L’analisi di AlixPartners

di Marco Scotti

T

ra le tante incertezze che il Covid-19 ha portato nelle nostre vite, molte riguardano il futuro della mobilità: l’automotive è forse il comparto, insieme al turismo, che ha subito le perdite peggiori. Tanto che le stime di AlixPartners sono di 44 milioni di vetture vendute in meno nei prossimi tre anni (19 milioni solo quest’anno senza “recrudescenze” del virus, altrimenti si arriverà a -24) e 1,3 tri-

lioni (tradotto, migliaia di miliardi) di dollari di ricavi in meno. È come se una tempesta avesse spazzato nove anni di industria automobilistica, riportando le lancette indietro al 2011. E il futuro? Per “rivedere le stelle” serviranno almeno cinque anni, ma non sarà un lustro uguale per tutti. La Cina arriverà al 2025 con volumi superiori allo scorso anno, il Nord America ce la farà in quattro

La guida autonoma ceda il passo a un piano per la rottamazione

«C

DANIELE MAVER, CEO DI JAGUAR LAND ROVER ITALIA

i attendiamo una graduale

servono aiuti sia al settore automotive

posticipare investimenti in ricerca e

ripresa, tutto sommato il

nella sua interezza, sia per il rinnovo del

sviluppo? Si è fermato qualcosa?

mese di maggio si è chiuso

parco auto. Il 57% del circolante ha più

L’unico tema che ha subito un brusco stop

con un -50%. In tempi normali ci saremmo

di 10 anni, il 30% più di 15. Si tratta di

è quello dell’auto a guida autonoma che mi

strappati i capelli, oggi ci ritroviamo quasi a

vetture vecchie che inquinano molto. È

sembra uscito, non soltanto per Jaguar

festeggiare dopo il -98% di aprile. L’attività

importante quindi che le istituzioni mettano

Landr Rover, fuori dall’agenda del futuro.

di quattro officine su cinque è ripresa,

a punto un piano per invogliare i clienti

E l’auto elettrica subisce qualche

diciamo che qualcosa inizia a muoversi».

ad acquistare una nuova automobile. Se

rallentamento?

Daniele Maver, presidente e ceo di Jaguar

questo avverrà e se il mercato avrà una

Noi continuiamo a puntarci, a breve

Land Rover in Italia, vede uno spiraglio in

ripresa fisiologica, allora non ci saranno

presenteremo nuove motorizzazioni

fondo alla crisi.

grandi contraccolpi. Ma se invece, come

per Evoque e Discovery Sport, un plug-

purtroppo mi sembra di vedere, permarrà

in ibrido capace di fare fino a 68 km in

Maver, quanto è grave la situazione?

questa sorta di avversione nei confronti del

elettrico con emissioni di Co2 intorno ai 30

Volendo guardare il bicchiere mezzo

settore automobilistico, allora potremmo

grammi per Km. Proseguiremo anche sulla

pieno, fino ad ora siamo riusciti a

risentirne in modo strutturale e non ciclico.

strategia del full electric e presenteremo

salvaguardare l’occupazione in Italia, ma

Il Coronavirus vi ha costretto a

a breve una nuova berlina interamente

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anni, mentre l’Europa – fanalino di coda – si attesterà a volumi lievemente inferiori a quelli del 2019 perfino tra cinque anni. Soffermandoci sul nostro Paese, AlixPartners stima nel suo Global Automotive Outlook che il mercato alla fine dell’anno sarà poco più che dimezzato, passando da 2,1 a 1,2 milioni di veicoli venduti. L’anno prossimo una lieve ripresa a 1,6 milioni. Che cosa potrebbero fare governo e istitu-

auto il Mise ha confermato di mettere a dizioni? Prevedere meccanismi d’incentivo sposizione 70 milioni di euro, con un mase, al tempo stesso, puntare sull’ammosimo di 4.000 euro a nucleo familiare, per dernamento delle infrastrutture. Perché l’acquisto di un veicolo euro 6 e la contedue sono i temi che si aprono: da una parstuale rottamazione di un’automobile che te la necessità di ridare vigore al settore abbia almeno dieci anni. Sufficiente? Mica automobilistico che, flagellato dal Covid, tanto. La Spagna ha stanziato 3,75 miliardi non avrà molto denaro da spendere in per finanziare gli investimenti, ma anche ricerca e sviluppo; dall’altro bisognerà per rinnovare il parco veicoli, incentivando puntellare un comparto delle auto ad alil’acquisto di automobili elettriche. Un gramentazione alternativa che rischia di imdino ancora più alto plodere. Chi, infatti, con la più grande I GOVERNI DEVONO GIOCARE UN RUOLO lo occupa la GermaFONDAMENTALE E QUELLO ITALIANO nia, che a maggio ha crisi economica dal SEMBRA NON AVER CAPITO dato il via libera a un Dopoguerra, potrebLA PORTATA EPOCALE DEL MOMENTO colossale piano da 9 be spendere a cuor miliardi di euro per diventare leader monleggero oltre 20.000 euro per vetture con diale nell’auto a idrogeno entro il 2040. un’autonomia ancora limitata e l’imposSi tratta di uno stanziamento che si pone sibilità di venire caricate in autostrada? E come obiettivo la progressiva sostituziol’industria automobilistica come potrebbe ne dei combustibili fossili con l’idrogeno, portare avanti investimenti sulle e-car ora anche per il riscaldamento. Perché la crisi che è costretta a fare le nozze con i fichi deve essere anche un modo per guardare secchi? I governi devono giocare un ruoa un futuro migliore. Altrimenti, come dilo fondamentale e quello italiano sembra ceva Marchionne, la luce in fondo al tunnel non aver capito la portata epocale del moè quella del treno che ci sta per travolgere. mento che stiamo vivendo. Per gli incentivi

elettrica all’inizio dell’anno prossimo. Più

Va beh, saranno i soliti incivili. E poi?

“conoscenza” con l’auto via internet. Poi,

in generale, guardando all’automotive,

Poi serve anche che in autostrada vi

ovvio, serve un contatto visivo per creare

è un processo che continua a crescere.

siano le colonnine di ricarica. Al momento

un rapporto di fiducia e per concludere la

Rimango convinto che tra 30 o 40 anni

non è così, perché il gestore non vuole

trattativa. Un’auto andrà sempre provata e

la gente si stupirà di vedere macchine a

rinunciare al margine che ha sulla

toccata dal vivo.

gasolio, ma la transizione è lunga. Oggi in

vendita di carburanti, e quindi le stazioni

Che futuro per le fiere del settore?

Italia i cosiddetti mezzi elettrificati (ibridi

di approvvigionamento energetico

Penso che avremo una profonda revisione

o full electric) rappresentano il 2-3% delle

sono fuori dalla rete. Un’assurdità. Non

del sistema: i megasaloni come Francoforte

vendite, mentre il restante 97-98% ha

basta solo rifinanziare il settore, ma

o Ginevra, in cui si mostrano i muscoli in

altri sistemi di propulsione. Però bisogna

bisogna approntare un piano di sviluppo

giganteschi stand perderanno un po’ di

parlarsi chiaro e non aspettare sempre

delle infrastrutture, comprese quelle

senso. Invece realtà più piccole come il

che arrivi il mondo automotive a risolvere

extraurbane. Se si dovesse andare avanti

salone di Torino (che si trasferirà a Milano)

tutto!

sul tema della revisione delle concessioni

diventeranno un modello: perché si tratta

Facciamolo qui, allora…

autostradali, sarebbe giusto chiedere

di contesti più semplici in cui l’automobile

Prima di tutto, servono sforzi dentro le città

a chi scenderà in campo di garantire la

torna protagonista con stand tutti uguali.

per aumentare le colonnine di ricarica

presenza delle colonnine.

Voi avete presentato il nuovo Defender

facendo in modo che ci sia una continua

Che cosa ha imparato l’automotive

in streaming: ci saranno altre occasioni

turnazione di auto che vengono attaccate, e

dall’emergenza?

virtuali come questa, come ha annunciato

non che qualcuno scambi queste zone per

Prima di tutto che esistono vari modi di

Gucci per le sue sfilate?

dei parcheggi in cui lasciare la macchina

raggiungere la clientela. Era già in atto una

Non credo proprio: un’auto avrà sempre

per tutta la notte.

tendenza: l’85% delle persone iniziava la

bisogno di essere vista e toccata dal vivo!

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APPROFONDIMENTI

Nell'emergenza vince il binomio ferro-gomma In tempi di coronavirus diventano essenziali le qualità di un sistema logistico chiuso, facilmente controllabile e tracciabile come quello intermodale di Paola Belli

G

enera ricchezza sul territorio e gaIl trasporto intermodale utilizza la modalità rantisce competitività sui mercati ferroviaria per le lunghe distanze e quella internazionali, movimentando grandi stradale per la distribuzione finale. «Si tratquantità di merce su lunghe distanze con un ta di un sistema chiuso, facilmente controlutilizzo del personale limitato e facilmenlabile, tracciabile e regolabile. Sin dall’inizio te controllabile dal punto di vista sanitario: dell’emergenza coronavirus, i vari attori della durante l'emergenza è emerso in maniera catena logistica hanno adottato una serie di chiara il ruolo di primaria importanza rivestimisure per tutelare la salute e la sicurezza to dal settore della logistica. E mai come neldelle persone coinvolte nei processi produttile ultime settimane il trasporto intermodale vi, recependo e spesso anticipando le indicaferroviario ha mostrato il vantaggio di avere zioni delle autorità», annota Dallari. un sistema chiuso, facilmente controllabile e In queste settimane le aziende leader del tracciabile. settore logistico stanno trasferendo molte Certo, non ha la flessibilità del tutto-strada, merci su ferrovia per diminuire la mobilità ma ha lo straordinadi persone (autisti) IN ITALIA IL VOLUME DI MERCI rio vantaggio di poter attraverso l’Europa. TRASPORTATE SU FERROVIA NEL 2019 trasportare ingenti Questo avviene speÈ STATO DI 97 TONNELLATE, DI CUI 60 quantitativi di merce cialmente nel corABBINATE AL TRASPORTO SU STRADA con poche persone e ridoio nord-sud per di incidere in misura minore sull'ambiente. il traffico da/per l’Italia. L’Italia, per ragioni «Se l’autista di un bilico “tira” al massimo 28 dettate dalla sua orografia (la barriera delle tonnellate di carico, un treno merci manovraAlpi) e dalle politiche di limitazione del trafto da una coppia di macchinisti può arrivare fico pesante su strada dei paesi confinanti in Europa, su alcune tratte, fino a 2.000 ton(es. Svizzera e Austria), è da sempre uno dei nellate di peso trainato, equivalenti al carico principali Paesi europei per quanto riguarda di 40 semirimorchi», ricorda Fabrizio Dallari, il trasporto intermodale strada - rotaia a liDirettore del Centro sulla Logistica e il Supvello internazionale; meno sviluppato invece ply Chain Management della Liuc Business quello a livello nazionale, dove domina il tutto School. «Possono, inoltre, essere ridotti gli - strada. attriti ai confini di Stato dovuti al sovraccarico In Italia il volume di merci trasportate su dei controlli sanitari; ai confini si cambiano ferrovia nel 2019 ammontava a 97 milioni i macchinisti, pertanto è facile organizzarsi di tonnellate annue, di cui 60 milioni con la per evitare qualsiasi contatto fisico». tipologia del trasporto intermodale strada/

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FABRIZIO DALLARI

rotaia. Particolarmente rilevante è la quota internazionale, con 62 milioni di tonnellate in import/export. La quota parte maggiore di tale traffico intermodale internazionale è realizzata dai terminal ferroviari della cosidetta Regione Logistica Milanese che svolgono un ruolo fondamentale, collegandola ai principali scali e porti del Nord Europa, con più di 500 servizi ferroviari alla settimana. Secondo lo studio condotto da Liuc in collaborazione con la Cciaa di Milano, Monza Brianza e Lodi gli «orchestratori» dei flussi logistici operanti nella RLM sono 1.301 imprese che occupano oltre 95mila addetti. Il fatturato del settore è di oltre 22,4 miliardi di euro, con una media di 240mila euro per addetto e con punte di 490mila euro per le imprese di spedizione. Le criticità, secondo la survey condotta da Liuc, sono i deficit di processi digitalizzati e di soluzioni tecnologiche (31%), la dimensione delle aziende italiane, in prevalenza Pmi (29%), la complessità di natura burocratica (21%), i costi elevati del sistema logistico italiano, comprese le tasse (10%) e i problemi di natura infrastrutturale (9%). Le sfide per il futuro? Digitalizzazione e informatizzazione (54%), geopolitica tra dazi, Brexit e rapporti con la Cina (53%), evoluzione del mercato con la comparsa di nuovi player, M&A ed e-commerce (51%), sostenibilità ambientale (50%), ma anche sociale, per la carenza di autisti e mano d'opera specializzata (47%), automazione e tecnologia (31%).


Decreti a ostacoli senza "Dignità" né "Rilancio" Openjobmetis evidenzia una criticità: persino in piena crisi da Covid-19 si deve giustificare un'assunzione, qualunque essa sia: un paradosso italiano che neppure i provvedimenti emergenziali hanno voluto estirpare di Riccardo Venturi

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are impresa in Italia a volte sembra una via crucis. Non bastano le difficoltà della ripartenza dopo la fase acuta della pandemia, il calo degli affari, la liquidità promessa dallo Stato e spesso mai arrivata: c’è anche il Decreto Dignità, con la famigerata causale che deve giustificare l’assunzione a termine, anche quando si tratta della riassunzione di una persona nella stessa mansione per la stessa azienda. Che in piena crisi da Covid-19 si debba giustificare un’assunzione, qualunque essa sia, è un tipico paradosso italiano, che pesa sulle aziende e sulle agenzie per il lavoro che le supportano, loro sì in modo fattivo. «Con il decreto Cura Italia e poi con il decreto Rilancio ci sono state delle aperture, ma ancora non sufficienti» dice Laura Piccolo, manager di Openjobmetis, l’unica agenzia per il lavoro quotata in Borsa Italiana, «l’articolo 93 del decreto Rilancio fa riferimento alla possibilità di togliere la causale se si rinnovano contratti di persone che erano attive il 23 febbraio, con un vincolo di rinnovo senza causale solo per contratti fino al 30 agosto. Quindi anche se si è parlato di grande apertura, nei fatti il problema non è superato». Nei fatti, il combinato disposto dei decreti Dignità e Rilancio, nonostante i nomi roboanti, provocano alle imprese un mucchio di problemi. «Molte aziende oggi si ritrovano nelle condizioni di non poter richiamare le persone che avevano a tempo determinato o in

somministrazione i cui contratti sono cessati» spiega la Piccolo, «perché magari non rispondono ai due requisiti temporali richiesti dalla legge; quindi teoricamente dovrebbero prendere solo persone completamente nuove, quindi non formate e che non conoscono la loro attività; quindi ripartire da zero con una limitata visibilità sui prossimi mesi: non dimentichiamo che le aziende hanno vissuto un momento di grande sofferenza». Saggezza vorrebbe che si adattasse il contenuto delle leggi alla realtà cui vengono applicate. «Quello che chiediamo a gran voce, e che sicuramente darebbe uno slancio imMOLTE AZIENDE OGGI SI TROVANO A NON POTER RICHIAMARE LAVORATORI GIÀ ASSUNTI A TEMPO DETERMINATO O IN SOMMINISTRAZIONE

portante è eliminare l’inserimento della causale per i contratti a termine e in somministrazione, senza apporre un limite temporale alla deroga, così come indicato nel Decreto Rilancio» dice la manager di Openjobmetis, «ovvero lo stesso inserimento della causale fino a 24 mesi, che sono considerati la durata massima introdotta dal Decreto Dignità per i contratti a termine e in somministrazione. Questo darebbe un minimo di respiro, invece di doverci preoccupare degli aspetti più tecnici dovremmo pensare a far lavorare la gente. Stiamo depotenziando uno strumento per poter lavorare legalmente, in sicurezza, con

LAURA PICCOLO

la totale tutela che un contratto di somministrazione dà ai dipendenti». Che la causale stia ostacolando la ripresa per Openjobmetis è un’esperienza quotidiana: «Ogni giorno un’azienda ci chiama e ci dice: posso ripartire, ho delle commesse, voglio riprendere tutti quelli che ho dovuto lasciare a casa, che non ho avuto modo di far lavorare perché ero chiuso» spiega Laura Piccolo, «e noi dobbiamo: prima verificare se erano attivi il 23 febbraio; poi verificare se l’azienda ne ha bisogno per un tempo limitato; insomma, non sempre è così facile poter dire all’azienda: ok, ripartiamo. In questo momento quindi ci aspettiamo che ci sia uno sblocco». Un’altra atavica quanto sorprendente abitudine di molti governi italiani è quella di non avvalersi della competenza di chi ne sa molto più di loro. «Ci aspettiamo di essere un po’ ascoltati» sottolinea la manager di Openjobmetis, «Le agenzie del lavoro hanno un bagaglio e una platea importante, in termini di esperienza, di conoscenza del mercato, di candidati, di lavoratori dipendenti, di tessuto imprenditoriale; quindi sarebbe molto utile che potessimo dare il nostro contributo; fin qui siamo stati ascoltati in maniera molto blanda e poco efficace». E dire che le agenzie per il lavoro in questi mesi sono state un punto di riferimento per le aziende, e hanno anticipato interamente la tis (trattamento integrativo salariale), l’ammortizzatore sociale previsto per il personale somministrato.

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APPROFONDIMENTI

La laurea costa, ma rende ecco il Roi degli atenei Meglio puntare sulle discipline Stem che su quelle giuridiche. E sulle università private, che offrono amicizie preziose nella futura caccia al posto. L’analisi dell’University Report di JobPricing di Marina Marinetti

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no su cinque: in Italia solo il 19,3% della popolazione ha una laurea, contro il 36,9% medio dei paesi Ocse. E anche se consideriamo i giovani tra i 25 e i 34 anni si sale di poco, al 27,7% contro il 44,5% della media Ocse. Peccato, perché in Italia, gli adulti con un’istruzione terziaria guadagnano il 39% in più rispetto agli adulti con un livello d’istruzione secondario superiore, rispetto al 57% in più, in media, nei diversi Paesi dell’Ocse. Studiare, insomma, è un investimento. Che, come tutti gli investimenti, ha un Roi. Che JobPricing ha calcolato nel suo University Report, sviluppato col supporto di Spring Professional, società di consulenza internazionale di The Adecco Group, specializzata nella ricerca e selezione di Middle Manager e Professional, su un database di riferimento di più di 450mila profili retributivi di lavoratori del settore privato. «Dalle nostre analisi ci vogliono circa 16 anni per rifarsi dei costi sostenuti durante gli anni di studio, che diventano 17 per i fuori sede», spiega a Economy Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di JobPricing, che ha elaborato lo University Payback Index (Upi), un indice che esprime il numero di anni necessari per ripagare gli investimenti sostenuti, considerando sia i costi universitari (tasse, libri, materiali) che il mancato introito che lo studente avrebbe guadagnato occupando un posto di lavoro a tempo pieno anziché frequentare l’università. «Ma esiste grande differenza, quasi del 30%, fra l’ateneo con lo University payback

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index migliore, il Politecnico di Milano (13) e quello con lo Upi peggiore, l’Università di Cagliari (18)», aggiunge Fiorelli. Quando cominciano a “rendere” davvero le retribuzioni dei laureati? Secondo l’a.d. di Jobpricing «dopo i 35 anni. Infatti, si può stimare che in media un laureato aumenti del 60% circa il suo stipendio dal momento di ingresso nel mercato del lavoro ai 50 anni, ma durante questo percorso di crescita il balzo più significativo avviene fra i 35 e i 44 anni. Si tratta di un’accelerazione notevole se la si compara alla progressione retributiva di un non laureato, il cui stipendio cresce del 30% circa in media durante la carriera: se sotto i 25 anni il vantaggio dei laureati è del 12% circa (25,3mila euro contro 22,5mila), dopo i CI VOGLIONO 13 ANNI PER RIFARSI DEI COSTI DELLA LAUREA AL POLITECNICO DI MILANO E 18 PER QUELLA ALL’UNIVERSITÀ DI CAGLIARI

50 anni si arriva a oltre il 68% (49,1mila euro contro 29,2mila). Sapendo che ci vogliono anni per avere un ritorno sull’investimento, occorre scegliere bene su quale laurea puntare. Secondo Fiorelli le variabili importanti sono due: la disciplina e il tipo di percorso di studio. «Non ci sono dubbi che sia saggio, dal punto di vista occupazionale e retributivo, scegliere le cosiddette discipline Stem: Ingegneria in particolare, in tutte le sue varie forme, offre le maggiori opportunità occupazionali, i migliori stipendi in ingresso nel mercato del

ALESSANDRO FIORELLI, AD JOBPRICING

lavoro e la crescita salariale più significativa durante la carriera professionale». Tanto per fare un esempio: un ingegnere ha oltre 4 volte le probabilità di essere occupato di un giurista, la sua retribuzione iniziale è superiore circa del 9% e la sua progressione retributiva nell’arco della carriera è almeno dell’80% contro il 54% di chi ha studiato Legge. Per quel che riguarda il tipo di percorso, i dati dimostrano che la laurea paga e paga tanto meglio quanto più si va avanti a studiare. «Il motivo è chiaro», spiega Fiorelli: «gli stipendi dei laureati sono superiori a quelli degli altri lavoratori non perché la laurea garantisca di per sé stipendi più alti, ma perché è la condizione privilegiata per accedere alle posizioni di rilievo (e quindi meglio pagate) nelle organizzazioni: il 58% dei dirigenti e il 56% dei quadri hanno la laurea». Non solo: la percentuale di dirigenti e quadri, che fra coloro che hanno frequentato solo la scuola dell’obbligo è inferiore all’1%, sale progressivamente al crescere del titolo di studio per arrivare al 48% fra coloro che hanno un master di 2° livello. «Bisogna però sottolineare un aspetto importante: in questo quadro complessivo la laurea triennale, la cosiddetta “laurea breve”, non garantisce ancora differenziali significativi rispetto al diploma di media superiore. Per acquisire il vantaggio retributivo associato alla laurea occorre per lo meno un master di primo livello. È vero, però, che proprio i lavoratori con questo tipo di percorso di studio hanno


goduto, nell’ultimo quinquennio, della migliore performance in tema di crescita salariale: se in media la crescita per tutti i lavoratori è stata dell’1,9% per quelli con laurea triennale è stato del 3,2%». C’è un terzo fattore da considerare: quello geografico. Le università del Nord e quelle private hanno senz’altro il migliore rendimento in termini retributivi. «Gli atenei del Nord garantiscono stipendi in media superiori a quelli del Sud di circa il 12% e un laureato in un’università privata arriva a guadagnare in media l’9% in più di chi ha studiato in un’università statale», conferma l’a.d. di JobPricing. «Tuttavia, soprattutto considerando il payback dell’investimento nell’istruzione terziaria, ci sono ottime performance anche per gli atenei pubblici, primi su tutti i politecnici di Milano e Torino». Se le Stem sono le lauree più premianti in termini di occupazione e di carriera in generale, le lauree economiche comunque restano un percorso remunerativo, sia in termini di retribuzione in ingresso (+3,7% rispetto alla media), che in termini di cresci-

ti alla Bocconi è di 60mila euro e quella dei laureati alla Luiss è di 57.100 euro». È non è solo una questione di preparazione: quel che contano sono i legami: «Poiché, come si è detto in precedenza, la retribuzione è funzione del percorso di carriera (cioè della probabilità di diventare dirigente o quadro), è indubbio che il valore aggiunto di questi atenei non sia solo la preparazione di alto livello, ma anche il fatto di essere delle “community”. La presenza di molti ex-alumni in posizioni apicali, o comunque qualificate, rappresenta, infatti, un formidabile veicolo di opportunità professionali per chi si laurea in queste università: da un lato rinsalda il legame fra gli atenei stessi e le imprese, con ricadute molto positive in termini di occupabilità; dall’altro crea una fitta rete di relazioni fra i laureati, che a sua volta diventa un moltiplicatore per le prospettive di carriera. Non stupisce, quindi, che per offrire un adeguato payback ai propri studenti, tanto Bocconi quanto Luiss investano molto non solo nella didattica, ma anche nel networking».

ta durante la carriera (+64% fra i 25 e i 54 anni, contro una media del +61%). In questo caso, meglio puntare sugli atenei privati: «Bocconi e Luiss sono casi di eccellenza, dato i loro laureati hanno gli stipendi più alti, non solo fra chi ha studiato scienze economiche, ma in assoluto», conferma Fiorelli. «Già in ingresso nel mercato del lavoro, infatti, queste università garantiscono ai loro I LAUREATI DI BOCCONI E LUISS HANNO GLI STIPENDI PIÙ ALTI IN ASSOLUTO E RESTANO AL TOP DI MERCATO ANCHE DOPO I 50 ANNI

ex-studenti retribuzioni più alte della media, che poi, grazie a crescite retributive molto sostenute (+71%), restano al top di mercato anche dopo i 50 anni: un laureato ha in media una retribuzione annuale lorda di 30.400 euro, se si considera la fascia di età 25-34 anni. Uno della Bocconi, in quella stessa fascia anagrafica, guadagna 35.100 euro ed uno della Luiss 33mila euro. Se prendiamo la fascia anagrafica 45-54, mentre la media nazionale è di 49,0K euro, la Ral dei laurea-

Gap retributivo 45-54 anni vs. 25-34 anni per livello di istruzione Confronto 2015-2019 124%

2015

118%

2019

2015 nazionale

99%

2019 nazionale

79% 67% 55% 37%

45% 34% 28%

24% 24% 21%

17% 11% 11%

Scuola dell’obbligo

Diploma di scuola professionale

Diploma di media superiore

Laurea triennale

Master di I livello

Laurea magistrale

Master di II livello

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APPROFONDIMENTI

«LA DIDATTICA A DISTANZA? L'ABBIAMO INVENTATA NEL '92» Uninettuno è un'università telematica internazionale che conta su una lunga esperienza, partita quasi 30 anni fa con le lezioni via televisione. La sua storia di successo dimostra che in questo campo non si può improvvisare di Riccardo Venturi

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n Italia c’è un’università telematica internazionale che pratica, analizza e perfeziona l’insegnamento a distanza da quasi trent’anni: Uninettuno. «Il nostro ateneo non si può considerare solo un’università telematica, nata nel 2005 con la legge Moratti - Stanca» spiega la professoressa Maria Amata Garito, rettore di Uninettuno, «perché la sua storia è molto più antica: alla base c’era il consorzio Nettuno nato nel ’92, un consorzio di ben 41 università pubbliche e private italiane più 31 straniere. È stata la prima università a distanza in Italia, nata con un modello misto che ha difMARIA AMATA GARITO, RETTORE DI UNINETTUNO fuso nel mondo». Un modello che, nei primi anni Novanta, era basato sulla tecnologia lidità del linguaggio adottato» sottolinea il più disponibile: la televisione. «Siamo stati rettore di Uninettuno, «gli studenti, che utila prima università al mondo ad avere una lizzavano le videocassette, prendevano tra rete televisiva satellitare» racconta la Garil’altro molti appunti e chiedevano le slide, to, «che in un periodo nel quale avevamo un uno strumento che il consorzio Nettuno è numero particolarmente elevato di studenti stato tra i primi a costruire e rendere dispoerano diventate due. Fin da allora abbiamo nibile. Tutti strumenti che si sono rivelati fatto un grande lavoro di ricerca per cercare importantissimi quando si è passati dalla di individuare i linguaggi con cui insegnare televisione a internet. Quel tipo di ricerca per televisione, certo diverso da quello che ci aveva aiutato a costruire un linguaggio si utilizza quando si è fisicamente di fronte televisivo che ci ha agli studenti; un linL'ESPERIENZA DEL CONSORZIO NETTUNO, permesso poi di diguaggio che aiutasse CON IL SUO CANALE SATELLITARE, gitalizzare le nostre i giovani a capire e OGGI È ALLA BASE DEL METODO videolezioni sul web, soprattutto a rafforDI INSEGNAMENTO DI UNINETTUNO indicizzandole per zare la memoria a argomenti. Da lì si è creato un modello che lungo termine, tutto quello che la televisioinserisce sul web diversi metodi di insegnane non fa». mento e quindi di apprendimento». Una ricerca finanziata dal Cnr aveva perL’esperienza del consorzio Nettuno è dunmesso di fare una valutazione con ben que alla base del metodo di insegnamen10mila studenti del politecnico di Torino, to di Uninettuno. «Abbiamo vissuto questa dell’università di Napoli Federico II e dell’Uesperienza cercando sempre di analizzare niversità di Bologna. «Abbiamo analizzato il e studiare tutti i processi e le procedure modo in cui studiavano attraverso le videocon cui si realizzava la didattica a distanza, lezioni e da queste analisi è emersa la va-

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in modo da sviluppare un’attività di ricerca applicata molto interdisciplinare» puntualizza la Garito, «è nato così il nostro modello psico-pedagogico didattico che è alla base dei nostri ambienti di apprendimento su internet. Un modello in continua evoluzione: già adesso stiamo lavorando per quello che sarà il modello di insegnamento a distanza quando il 5g sarà distribuito in tutta Italia. Abbiamo sempre fatto ricerca sull’evoluzione tecnologica e quindi sulle metodologie collegate alla potenzialità della tecnologia». Il metodo di insegnamento di Uninettuno non è insomma frutto di improvvisazione, come invece quello, loro malgrado, dei tanti professori italiani che con il lockdown si sono trovati da un giorno all’altro a fare insegnamento a distanza senza alcuna formazione, bensì di anni di esperienza fatta sul campo da centinaia di docenti e migliaia di studenti, analisi, affinamenti. Infatti Uninettuno è l’unico ateneo telematico italiano ad aver superato a pieni voti la valutazione Anvur (Agenzia per la valutazione del siste-


ma universitario e della ricerca), risultando tra le prime tre migliori università, insignita con un marchio di qualità E-xcellence assegnato dall’Eadtu (European association of distance teaching universities) per il miglior modello di e-learning e l’International E-learning Award conferitole da Iela (International e-learning association, con sede a New York). «È un modello in cui lo studente ha una grande possibilità di avere a disposizione tutti i contenuti, in modo che possa studiarli quando, come, dove vuole» spiega Maria Amata Garito, «la flessibilità è al primo posto della qualità nell’insegnamento a distanza. Una flessibilità che ha anche un valore aggiunto: lo studente è al centro del processo di apprendimento; gli viene continuamente richiesto di partecipare alla costruzione della conoscenza attraverso strumenti come i forum e i wiki». Cuore dell’attività didattica dell’Ateneo sono le videolezioni suddivise in argomenti e indicizzate allo scopo di fornire allo studente la possibilità sia di seguire l’intera videolezione sia di scegliere l’argomento da approfondire. «Per ogni argomento il nostro docente tutor lancia una discussione sui forum che gli permette di verificare se gli studenti hanno capito o meno» rimarca il rettore di Uninettuno, «in questo modo da un lato lo studente contribuisce a creare conoscenza, perché scrive le sue idee sull’argomento, e dall’altro fa capire al professore il suo livello di competenza. Quando il docente valuta che le interpretazioni degli studenti non sono valide, lancia subito una classe interattiva, o va a verificare se i materiali inseriti all’interno degli ambienti di apprendimento sono adeguati o creano problemi di comprensione». Ogni settimana è prevista una classe interattiva, «con un obiettivo molto preciso: non la lezione del professore, perché le lezioni gli studenti le trovano già in rete, così come testi e libri collegati, esercizi interattivi, laboratori virtuali, tutto sempre a disposizione» puntualizza la Garito, «nella classe interattiva è il professore che dice allo studente qual

è l’argomento che sarà discusso e gli dà il materiale di studio per prepararsi al dibattito. È la flipped classroom, la classe capovolta lanciata da Harvard negli ultimi anni: in queste classi interattive il professore lancia la discussione e sono gli studenti che tengono il dibattito sugli argomenti che sono stati selezionati». La classe capovolta insomma richiede una forte partecipazione dello studente, anche parlata. «È molto importante, perché nell’insegnamento a distanza si può perdere quella capacità di comunicare attraverso il linguaggio orale, mentre sulla rete specie nell’insegnamento a distanza si CUORE DELL'ATTIVITÀ DIDATTICA SONO LE VIDEOLEZIONI, TUTTE INDICIZZATE COSÌ DA POTER SCEGLIERE ANCHE DI APPROFONDIRE UN SOLO ARGOMENTO

usa molto quello scritto» rimarca il rettore di Uninettuno, «si recupera così la capacità di comunicare da parte degli studenti su argomenti che devono renderli esperti per le competenze che devono acquisire per inserirsi nel mondo del lavoro; inoltre li si aiuta a sviluppare il senso critico della conoscenza». Il modello di insegnamento di Uninettuno permette di tracciare ogni attività dello studente, e quindi di valutare quantitativamente il numero di attività svolte ma anche di fare una valutazione qualitativa attraverso le interazioni che si hanno nelle classi interattive, nei wiki e nei forum. «Non c’è solo la possibilità per i docenti di valutare gli studenti» rileva la Garito, «ma anche quello per l’istituzione di valutare il lavoro dei docenti, a volte li dobbiamo cambiare perché non seguono gli studenti: il che ci aiuta a migliorare la qualità dei nostri servizi. Inoltre lo studente può fare un’autovalutazione di se stesso, e confrontarla con quella che fa il docente. Questo ci ha permesso di creare un altro servizio, quello del tutor mentor. Ci sono spesso studenti che si valutano meno di quanto fanno i docenti. Non hanno autostima. In questi casi un professore della Facoltà di Psicologia li chiama

per capire perché hanno questo rapporto con se stessi, il che è importantissimo specie con studenti di una certa età, venuti più tardi all’università». Sarebbe lecito attendersi che nel momento in cui si presenta un’esigenza improvvisa, come quella di incrementare la didattica a distanza in misura enorme da un giorno all’altro, un Paese si rivolgesse a chi ha una lunga e consolidata esperienza in materia, sancita da riconoscimenti internazionali. Non è così in Italia, dove una classe politica autoreferenziale e poco competente ha l’abitudine di ignorare, senza poterselo permettere, risorse preziose. «Tutti pensano che se hai un pc e ti colleghi con meet, o qualsiasi altra piattaforma, hai realizzato l’insegnamento a distanza» commenta amaramente la Garito, cui oltre all’esperienza non difetta la passione, «ma questo non è vero, moltissimi fallimenti si sono registrati per la didattica online improvvisata, non solo nel nostro Paese ma anche nel resto del mondo. Alcuni hanno attribuito questo fatto alla mancanza della rete e della banda larga, ma per me non è questo: il motivo vero è che non si può improvvisare un metodo di insegnamento a distanza, quando usi strumenti totalmente nuovi devi avere una metodologia in grado di facilitare i processi di apprendimento dello studente. La nostra metodologia didattica, costruita in tanti anni di ricerca, è completamente diversa da quella tradizionale». I ministri non se ne sono accorti, gli studenti sì: quest’anno gli iscritti a Uninettuno sono aumentati del 30%. «C’è un fenomeno importante accaduto negli ultimi anni: prima all’insegnamento a distanza si iscrivevano soprattutto studenti che non avevano la possibilità di frequentare l’università perché lavoratori o con problemi di disagio; ma da più di 5 anni c’è un incremento sempre maggiore di studenti che fanno come prima scelta quella dell’università telematica. Evidentemente il nostro modello è più vicino ai linguaggi con cui i giovani comunicano oggi» conclude la Garito.

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APPROFONDIMENTI

I costi nascosti in bolletta li squaderna il Tribunale Sui diritti di terminazione fatti pagare da Vodafone si è aperto un contenzioso che dura dal 2007. E che oggi torna alla ribalta (ma non dei giornali) per una perizia decisamente irrituale di Maurizio Tortorella

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ilioni di utenti non lo sanno. Ma per anni, indebitamente, le case telefoniche hanno fatto pagare loro salati «diritti di terminazione mobile», cioè il prezzo per il transito di una telefonata sulla loro rete. Nel 2007, a Vodafone, quel servizio costava 2 centesimi al minuto, ma alle altre società e ai suoi clienti privati la casa faceva pagare molto di più: da 14 a 20 centesimi. E questo malgrado le norme europee dal 2002 stabiliscano che le tariffe di quel servizio non debbano discostarsi dai costi. Per quanto misconosciuta, la verità sui diritti di terminazione emerge con la forza di una sentenza di primo grado, fin qui unico punto fermo di un processo civile in corso davanti alla Corte d’appello di Milano. La causa dura dal 2008, quando Eutelia, società telefonica quotata in serie difficoltà economiche, aveva chiamato in giudizio Vodafone. Rappresentata dall’avvocato Eutimio Monaco, Eutelia contestava alla controparte «condotte abusive della posizione di dominanza del mercato» e lamentava di aver subìto «condizioni economiche discriminatorie rispetto a quelle che Vodafone applica alle proprie divisioni commerciali», in particolare nel servizio di terminazione verso la rete mobile. A processo in corso, nel 2010, Eutelia era stata dichiarata insolvente e commissariata. Il 10 maggio 2016, con una sentenza in-

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spiegabilmente passata sotto silenzio da tv e giornali, il tribunale di Milano aveva condannato Vodafone: la sentenza stabiliva avesse posto in essere «comportamenti anticoncorrenziali», che avevano contribuito al dissesto di Eutelia. Tra i punti centrali di quel giudizio spiccano i dati, fin lì segreti, cui aveva avuto accesso il perito del tribunale: le cifre contenute in un contratto, siglato nell’aprile 2007 tra Vodafone e British Telecom, da cui era emerso che «il costo relativo al servizio di terminazione su rete mobile Vodafone» in UNA PRIMA SENTENZA NEL 2016 AVEVA DEFINITO QUELLI DI VODAFONE «COMPORTAMENTI ANTICONCORRENZIALI»

effetti era di soli 2 centesimi al minuto. Nel 2007, però, il prezzo ufficiale fissato dall’Autorità garante delle comunicazioni era di 11,2 centesimi al minuto. E si è dovuto attendere il luglio 2012 perché scendesse a 2,5. In base alle stime della stessa AgCom, nel solo 2008 i quattro grandi operatori di rete mobile attivi in Italia e cioè H3G, Telecom Italia, Vodafone e Wind, avevano «volumi di traffico» sul servizio di terminazione per circa 38 miliardi di minuti, che avevano garantito loro almeno 4 miliardi di euro. Tutto questo avveniva malgrado dal 2002 la Commissione Ue fosse più volte intervenuta pro-

prio per impedire che le tariffe del servizio di terminazione mobile superassero il prezzo di costo. In forza delle regole europee, recepite in Italia dall’AgCom, la sentenza del 2016 ha calcolato che, se tra il marzo 2001 e il giugno 2009 Vodafone avesse praticato i giusti costi per i 417.913.696 minuti del servizio di terminazione fisso-mobile reso a Eutelia, quest’ultima avrebbe dovuto pagare tariffe più basse di 41,9 milioni di euro. Per questo, quattro anni fa, Vodafone era stata condannata a risarcire quella cifra a Eutelia, e le era stata vietata «la ripetizione delle condotte» illecite. Ora a Milano il processo è ripreso in secondo grado, ma l’avvocato Monaco è perplesso: «La Corte» dice «pur avendo riconosciuto la correttezza dell’indagine fatta dal perito di primo grado e la coerenza della sentenza con le linee-guida europee sul risarcimento del danno antitrust, ha disposto una nuova perizia e l’ha affidata a un consulente che non è iscritto all’albo della Corte d’appello e non ha alcuna competenza nel settore. E con una scelta irrituale ha deciso di “esplorare anche un diverso percorso d’indagine”, ritenendo ignoto il prezzo di terminazione praticato da Vodafone nel 2007». Tv e giornali, però, sembrano molto poco interessati. Proprio come alla sentenza del maggio 2016.


Quel prestito a Fca che ha diviso le tifoserie Non si tratta di un contributo a fondo perduto, ma di un finanziamento che andrà restituito. Il problema, semmai, è che non è chiaro se qualcuno vigilerà sul rispetto degli obblighi imposti dal Decreto Liquidità... di Francesco Rotondi

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artiamo dall’inizio: il Governo non ha messo in campo un bel niente, ha solo cercato una modalità – spendibile a livello mediatico – per far finta di aiutare le imprese italiane! Ed infatti la risposta del Ministro dell’Economia alle critiche mosse verso l’operazione Fca - Sace è stata chiarissima: «è un prestito, non un regalo…». È molto importante che le altre migliaia di imprese molto meno strutturate di Fca lo abbiano chiaro e, soprattutto lo abbiano chiaro coloro che pensano di aver avuto un aiuto… a fondo perduto, ovvero ciò che sarebbe stato corretto fare. Chiarito quanto

sopra, come sempre la polemica e la bagarre scatenatesi sulla copertura di garanzie a favore di Fca perde qualsivoglia consistenza contenutistica ed, anzi, rischia di rivoltarsi FCA SI IMPEGNA A NON DISTRIBUIRE DIVIDENDI NÉ RIACQUISTARE AZIONI PROPRIE E A GESTIRE I LIVELLI OCCUPAZIONALI CON I SINDACATI

contro proprio ai direttori delle società automobilistiche. Valga il vero. La norma contenuta nel decreto liquidità ha quale finalità ultima il mantenimento dell’occupazione, ed allora non credo possa revocarsi in dubbio circa l’importanza di Fca in Italia: 55 mila dipendenti diretti, 220 mila posti di lavoro nelle 5.500 società fornitrici italiane, oltre 120 mila posti di lavoro coinvolti nelle varie attività di concessionarie e assistenza clienti. Se a ciò aggiungiamo che non vi è alcun dubbio circa la crisi del settore e, quindi, del conseguente rischio occupazionale, credo non vi sia ragione “oggettiva” per far sì che vi sia utilizzo

FRANCESCO ROTONDI

delle previsioni del decreto liquidità. Tutto il resto è… noia, diceva una famosa canzone. Attraverso la concessione della garanzia pubblica Fca si impegna ad osservare tutti i requisiti previsti della normativa assicurando tre cose: lo stop ai dividendi e il riacquisto delle azioni proprie per un anno; la gestione dei livelli occupazionali attraverso accordi sindacali; l'utilizzo dei denari per sostenere personale, investimenti, etc. Visto così diventa veramente incomprensibile il coro dei contrari, di coloro che adesso vorrebbero che lo Stato entrasse nel Cda o addirittura nella proprietà, di coloro che gridano allo scandalo. Potrebbe essere un problema legato al “nome” del richiedente, alla recente storia di contrapposizione anche confindustriale, ad antichi rancori o altro che però difficilmente dovrebbe trovare spazio in commenti tecnici. Diversa è la paura – questa sì legittima – che non vi sia nessuno a vigilare, che non vi sia nessuno che possa efficientemente valutare il buon fine dell’operazione e se già adesso vi sono i presupposti, sarà solo il sindacato a fare questo? La paura poi è dei cittadini comuni, non certo degli esponenti politici che semmai saranno responsabili e corresponsabili di un utilizzo diverso da quello pensato o scritto nel decreto.

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APPROFONDIMENTI

La nuova Ue si ispira agli Usa del XVIII secolo Dopo la Guerra d'Indipendenza per superare il primo Fiscal Compact della storia, i debiti accumulati dai vari Stati furono assorbiti dal nascente Tesoro americano. Una soluzione possibile per l'Europa del post-Covid di Ugo Bertone

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el 1790 l’avventura degli Stati Uniti, frutto della rivoluzione di 13 colonie britanniche in terra d’America sembrava destinata ad una rapida fine. I territori ribelli, una volta finita la guerra, dovevano fare i conti con i debiti fatti nel corso del conflitto ma anche alle nuove necessità, non ultimi i costi della difesa comuni. A complicare le scelte contribuivano le forti differenze tra i vari territori: il Massachussetts e la Carolina del Sud uscivano dal conflitto provati dai costi e dai debiti accesi per far fronte alla guerra. Altri Stati, come il Maryland o la Virginia, sostenuti dal buon andamento dell’export, godevano di una situazione ben più solida che consentiva loro di spuntare condizioni finanziarie ben più vantaggiose. Non era facile in quella cornice mantenere l’unità di intenti realizzata contro il comune nemico. Anche perché la Costituzione del 1777, una sorta di Fiscal Compact del XVIII secolo, proibiva espressamente agli Stati di fare nuovi debiti a vantaggio della nuova entità nata con la rivoluzione. Guai, scrisse all’epoca Thomas Jefferson, di impiegare i

L'AUTORE, UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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soldi della Virginia per investimenti che no riguardassero il suo territorio. Insomma, gli Usa sembravano già arrivati a fine corsa al punto che il Vermont avviò contatti per confluire nel Canada, di nuovo sotto il controllo di Londra. Ma dopo aspri ed interminabili dibattiti, la giovane repubblica decise diversamente: il debito accumulato dai vari Stati venne assorbito dl nascente Tesoro americano. Per convincere la Virginia, cioè lo Stato che dovette assorbire la parte più cospicua dei debiti altrui, fu deciso che la nuova capitale del Paese sorgesse 200 chilometri più a sud di Philadelphia, fino a quel momento il cuore della vita politica, garantendo alle lobbies elettorali più influenti, le opportunità connesse alla nascita di un nuovo centro amministrativo e politico, cioè Washington. Il merito della scelta fu di Alexander Hamilton, uno dei Padri della Rivoluzione e dell’America moderna, che ebbe la capacità di convincere il Congresso sulla necessità di un forte potere centrale, basato su una solida autonomia finanziaria garantita dal controllo delle dogane. Come condizione indispensabile per proteggere il nuovo Stato federale. Il resto della storia è ben noto. Gli Stati Uniti, su cui peraltro continua ad incombere l’ombra di un conflitto razziale tanto violento quanto inestirpabile, hanno potuto contare su un flusso di introiti fiscali a livello federale

OLAV SCHOLZ

estremamente solido, cosa che si è riflessa sulla forza del dollaro e delle obbligazioni Usa remunerate per tutto il diciannovesimo secolo al 6% medio. Tutto per merito delle scelte di Alexander Hamilton, il primo segretario del Tesoro che è, tra l’altro, celebrato da un musical di Broadway di straordinario successo che fatto incetta di premi e di incassi. Non a caso il ministro delle Finanze tedesco Olav Scholz, nel presentare il piano del Recovery Fund, ha voluto parlare di “Momento Hamilton” per l’Europa. L’obiettivo è ancora lontano, ma si fa sempre più urgente l’esigenza di una forte autorità centrale indipendente che possa contare su entrate fiscali autonome e, non meno importante, sull’emissione di obbligazioni garantite da un Tesoro comune. Al di là delle ovvie differenze, è difficile trovare un precedente più adeguato per la situazione dell’Unione Europea di oggi. Così come il conflitto con Londra sconvolse 200 anni fa gli equilibri dei nascenti Stati Uniti, così la pandemia ha prodotto una situazione nuova nella Ue, investita da squilibri esasperati dal contagio. Oggi come allora non mancano spinte centrifughe, specie sull’onda della Brexit. E il processo promette di esser non meno complicato e difficile di fronte ai tanti ostacoli. Ma il consiglio dei Padri Fondatori resta buono anche ai tempi della pandemia.


Più produttività e meno costi il lavoro agile piace alle Pmi Tutti d'accordo sui vantaggi dello smart working, ma dall'indagine nazionale promossa da Cifa, Consal e Fonarcom emergono anche le questioni irrisolte degli straordinari e del diritto alla disconessione a cura della redazione

P

resentati i risultati dell’Indagine nazionale sullo smart working 2020: capire il presente per progettare il futuro. Promossa dall’associazione datoriale Cifa, dal sindacato Confsal e dal fondo Fonarcom, è stata realizzata dal Centro studi InContra, nell’ambito dell’iniziativa #IlLavoroContinua. Durante l’emergenza sanitaria molti lavoratori hanno sperimentato il lavoro agile e proprio a loro l’indagine si è rivolta Da un campione di quasi 2000 soggetti è emerso un quadro chiaro sulla situazione nazionale. Guardando alla dimensione aziendale, si nota subito che le Pmi re-

gistrano un tasso di attivazione due volte maggiore rispetto al periodo pre-pandemico, contro una tendenza di segno opposto nelle grandi imprese. Interessante notare che il non ricorso al lavoro agile resta una scelta volontaria del lavoratore; solo nel 30% dei casi la causa è ascrivibile alla mancanza di strumentazione idonea, mentre per il 22% si tratta di una decisione aziendale. Ancora, pur riconoscendo allo smart working il vantaggio di bilanciamento vita-lavoro, circa il 70% dei responsabili dichiara di aver avuto difficoltà nel separare i tempi, contro un dato pari al 60%, nel caso dei

collaboratori. Del resto, non va dimenticato che l’emergenza ha introdotto un vincolo spaziale che nulla ha a che vedere con un reale modello agile. Il risparmio in termini di costi sembra mettere d’accordo tutti, così come l’aumento della propria produttività, dell’autonomia e della responsabilità nel raggiungimento degli obiettivi (vantaggio percepito in misura superiore dai collaboratori). Di contro, si registra una diffusa difficoltà nel coordinamento (con il capo e con il team), nella condivisione di informazioni e nella riduzione dei tempi di risposta. Nella gestione delle relazioni da remoto, infatti, si registra che per il 35% dei rispondenti non si ha la stessa efficacia che si può avere in presenza. Da non sottovalutare la percezione da parte dei collaboratori (circa il 60%) che al notevole aumento delle ore dedicate al lavoro non corrisponda un commisurato riconoscimento di straordinari, insieme con un certo disagio nel sentirsi sempre connessi e reperibili, elemento quest’ultimo che conferma la necessità di riflettere sull’importanza del riconoscimento del diritto alla disconnessione. Senso di comunità e teamworking, consapevolezza di sé, flessibilità e autonomia e digitalizzazione sono dimensioni valutate più che positivamente, indipendentemente dal ruolo ricoperto; di nuovo, però, con una criticità collegata alla capacità di corretto bilanciamento delle pause (circa il 35%). Infine, in misura dell’82%, i soggetti sono favorevoli a essere valutati sulla capacità di raggiungere i propri obiettivi lavorativi, in ragione del desiderio di perseguire una maggiore meritocrazia e una maggiore spinta motivazionale, percentuale che scende al 60% se si chiede di immaginare la propria retribuzione legata al raggiungimento di obiettivi a causa della mancanza di fiducia nei confronti dell’azienda e dei possibili valutatori.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Poi non dite che in Francia non si pensa ai giovani Non ci sono solo Cassa integrazione e sconti fiscali: nel post Covid il governo di Macron avvia per gli apprendisti un Plan d’urgence che stanzia un budget d’emergenza di un miliardo di euro di Giuseppe Corsentino

VA BENE PENSARE AGLI OPERAI E AGLI IMPIEGATI MESSI IN “CHOMAGE PARTIEL”, L’EQUIVALENTE DELLA NOSTRA CASSA INTEGRAZIONE, IL 70% DELLO STIPENDIO PAGATO DALLO STATO E DALL’UNEDIC (UN FONDO ASSICURATIVO CONTRO LA DISOCCUPAZIONE FINANZIATO PARITARIAMENTE DA AZIENDE E DIPENDENTI), 12 MILIONI DI LAVORATORI A CASA E 24MILIARDI DI SPESA PUBBLICA AGGIUNTIVA. Va bene pensare alle aziende, soprattutto le piccole e le medie, che non dovranno pagare tasse e contributi. Ma ai giovani, ai ragazzi che avevano deciso di imparare un mestiere, chi ci pensa? Non si corre il rischio che l’onda lunga lunghissima della crisi economica post-Covid (crollo del pil, chiusure e fallimenti di aziende in un Paese appena uscito dall’incubo della de-industrializzazione iniziata con la crisi del 2008 e con un tasso di produttività tra i più bassi d’Europa) travolga le generazioni più giovani, quei ragazzi e quelle ragazze appena usciti da un Cfa, Centre de formation d’apprentis, con in tasca uno dei 200 tipi di Cap, il Certificat d’aptitude professionnelle, che da oltre un secolo (il Cap è stato istituito nel 1911) è garanzia di un posto di lavoro o, comunque, il primo biglietto d’ingresso nel mercato del lavoro? Il governo e il ministero del lavoro (guidato da madame Penicaud, una che prima di arrivare a Matignon è stata a lungo responsabile del personale della multinazionale alimentare Danone per dire una che ci capisce) hanno pensato anche ai ragazzi, agli apprendisti. E questa è una buona notizia. Non che i giovani apprendisti francesi siano poveri. Ma in difficol-

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tà certamente dopo che le rilevazioni dell’Insee, l’equivalente dell’Istat, hanno accertato un calo del 40-60% delle richieste aziendali nel periodo marzo-giugno, conseguenza del “confinement”, il blocco di quasi tutte le attività produttive. La ministra del lavoro che già si era segnalata per la sua attenzione ai problemi della formazione professionale, non si è fatta cogliere impreparata e, dopo una rapida consultazione con il collega del Bilancio Gérard Darmanin, un altro politico di lungo corso, epigono del gaullismo sociale (vorrebbe allargare la partecipazione azionaria dei dipendenti nel capitale delle imprese), ha varato un “Plan d’urgence pour l’apprentissage”. Destinatari i 491mila apprendisti censiti nel 2019. Budget previsto, un miliardo di euro (se basterà). Il piano d’emergenza attiva diverse leve, alcune indirizzate alle imprese, altre alle scuole cioè ai centri di formazione, altre ancora ai diretti interessati, gli apprendisti, con alcuni semplicissimi sostegni finanziari per la didattica. Per le imprese sotto i 250 dipendenti il piano prevede contributi una tantum (qui si chiamano “prime”) di 5mila e 8mila euro per ogni nuovo apprendista assunto (a seconda che sia un minore, sedicenne come s’è visto prima, o un maggiorenne fino a 25 anni, il limite massimo dell’apprendistato). Per le aziende più grandi, oltre i 250 dipendenti, il “prime” scatta solo se entro il 2021 ci sarà un ricambio occupazionale del 5% a favore degli apprendisti. Se, invece, l’assunzione (con un contratto a tempo determinato o indeterminato) non è all’orizzonte, il giovane apprendista fornito di Cap, cioè di attestato professionale, ha sei mesi in più – fino al 28 febbraio 2021 – per

cercarsi un lavoro attraverso il Pôle Emploi che nel frattempo continuerà a finanziare il Cfa, il Centro di formazione professionale, perché si dia da fare anch’esso a trovare un posto al nostro apprendista diplomato. In questo sforzo sono impegnate tutte le strutture territoriali del ministero del lavoro (non solo il Pôle Emploi) perché, come dice la signora ministra, la sfida è “difendere l’occupazione e rafforzare le competenze”, cioè non limitarsi a difendere l’esistente ma dare un contributo vero alla crescita e alla modernizzazione dell’apparato produttivo. In altre parole, si tratta di innovare e l’innovazione, che come dice il presidente della Confindustria francese, è la vera arma di difesa contro la disoccupazione, è alla base dell’ultimo capitolo del “Plan d’urgence”: milioni di euro, altre risorse per permettere ai giovani apprendisti di dotarsi di strumenti elettronici, computer e altro, per lo “smart working” che verrà. Insomma, i ragazzi dovranno arrivare preparati nel mondo post-Covid. “Non sacrificheremo una generazione” ha dichiarato il sottosegretario alla Gioventù. Mentre il direttore generale dell’Oil, l’Organizzazone internazionale del lavoro che sta a Ginevra, Guy Rider, mette in guardia dalle conseguenze della disoccupazione giovanile soprattutto quando il giovane è a inizio carriera: resterà segnato per tutta la vita.


QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

Dalla Puglia a Dubai per creare il futuro L’Università degli Studi Aldo Moro di Bari ha siglato un protocollo d’intesa con il commissario generale per Expo 2020, per mettere a disposizione le proprie competenze in settori strategici di Riccardo Venturi

L’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI BARI ALDO MORO SI PROPONE COME PROTAGONISTA A EXPO 2020 DUBAI, L’APPUNTAMENTO CHE SI ANNUNCIA ESSERE COME IL PIÙ GRANDE EVENTO MONDIALE POST-PANDEMIA, IL CUI INIZIO È STATO POSTICIPATO DI UN ANNO A OTTOBRE 2021. È stato

infatti firmato dal magnifico rettore, Stefano Bronzini, e dal commissario generale per Expo 2020 Dubai, Paolo Glisenti (nella foto), un protocollo d’intesa. L’ateneo barese metterà a disposizione le proprie competenze nei settori strategici individuati come temi portanti di Expo Dubai, promuovendo iniziative di ricerca e sviluppo nel campo della cybersecurity, delle eccellenze agroalimentari, dell’aerospazio e della food policy allo scopo di creare innovazione e garantire supporto e crescita a imprese e territorio in una dimensione locale, nazionale e internazionale. «Il protocollo e quanto da esso scaturirà consentiranno all’università di Bari di

presentare le proprie eccellenze nel campo dell’higher education», ha dichiarato il rettore Bronzini, «e anche di consolidare ulteriormente i processi di internazionalizzazione, nei settori della didattica e della ricerca, soprattutto attorno ai temi chiave dell’Esposizione universale di Dubai, che assumono oggi un ruolo ancora più decisivo a causa dell’emergenza sanitaria». «Grazie alla collaborazione con l’università di Bari rafforziamo, in settori cruciali per la scienza, la tecnologia e per le filiere produttive, il progetto di partecipazione a Expo Dubai» ha sottolineato il commissario generale per Expo 2020 Paolo Glisenti, «teso a portare all’attenzione del mondo l’innovazione e le competenze multidisciplinari che generano ricadute significative per la sostenibilità e la sicurezza ambientale. Questo protocollo conferma, tra l’altro, il ruolo di primo piano che la Puglia avrà all’Expo di Dubai come territorio di quella Italia mediterranea storicamente aperta

alle reti di collaborazione internazionale nell’area target di Expo, dal Medio Oriente, ai paesi del Golfo fino all’Asia sud-orientale». Secondo quanto previsto dal protocollo d’intesa, il polo universitario di Bari si impegna a promuovere, attraverso la valorizzazione di progetti e percorsi già in essere, lo sviluppo di attività educative innovative rivolte alle studentesse e agli studenti, ma anche al personale delle università italiane, utilizzando e sperimentando metodologie didattiche finalizzate allo sviluppo di competenze per il futuro. Con il protocollo UniBa avvia così il suo percorso di avvicinamento alla prima Esposizione Universale in un Paese arabo dal tema “connecting minds, creating the future”. Pensiero complesso, creativo e che connette, saranno indispensabili nel dar vita a percorsi che guarderanno in particolare ai temi del territorio, della sostenibilità, della formazione, dell’innovazione, della creatività e alle questioni dello sviluppo sostenibile con particolare riferimento all’Agenda 2030 e al sustainability management. L’università di Bari e il commissariato condivideranno un calendario di iniziative, anche didattiche, formative e divulgative, fino alla conclusione dell’Esposizione universale, il 31 marzo 2022, a cui sarà data ampia diffusione e per il quale saranno attivati processi di partecipazione delle istituzioni, enti, associazioni del territorio e dell’intera cittadinanza.

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TALENT SHOW

S

CI PIACE LA BUONA STRADA È QUELLA DI BREBEMI L’autostrada tra Milano e Brescia segna un +13,7% dei ricavi e si rifinanzia con un bond quotato a Dublino

“L

uci ed ombre” è la classica formula molto spesso adottata in Italia quando non ci si vuole prendere la responsabilità di un giudizio. Solo a causa di questo vizio culturale si può definire “a luci ed ombre” il bilanco 2019 di Brebemi (nella foto, il presidente Francesco Bettoni), l’autostrada A35 tra Milano e Brescia che ha creato un’alternativa efficientissima alla vecchia A4 spezzando oltretutto un monopolio di Atlantia che rappresentava un vero e proprio nodo scorsoio al collo dell’economia lombarda. Il 2019 è stato un grande anno per Brebemi, con un +8% del traffico per 19,3 milioni di veicoli transitati ed un +13,7% dei ricavi, con un risultati operativo di 48,7 miliardi. Ovviamente ci sono gli oneri finanziari, 111 milioni, cioè il nome che assumono gli investimenti in conto capitale quando nessuno tira fuori un soldo e un’opera riceve l’ingrato compito di doversi finanziare da sé. Quindi onore al merito: Brebemi funziona e si autofinanzia. Segnando oltretutto una serie di successi sul fronte ecologico che la rendono eccellenza europea. E c’è di più: la società si è rifinanziata con un bond da 1,6 miliardi di euro quotato sulla borsa di Dublino, che nel lungo periodo dimezzerà gli interessi anche se nel breve ha comportato un costo finanziario in più, così drasticamente migliorando la precedente situazione debitoria. Economy segue con occhio attento e favorevole il caso Brebemi da anni, modello di come un Paese squattrinato può fare bellissime e utili infrastrutture. Senza infrastrutture la ripresa dal Covid-19 non inizierà. Bisogna farne di nuove e di belle. Grillini permettendo, finché continueranno a nuocere.

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L’A35 spezza il monopolio di Atlantia e si autofinanzia: un modello per l’Italia

Più che un progresso tecnologico, quello di Msn è un regresso occupazionale

i scrive “machine learning”, ed è una cosa seria, anzi serissima. In certi casi, però, sarebbe meglio leggerlo “copia e incolla”. Ed è quando l’intelligenza artificiale viene applicata alla produzione di contenuti editoriali. Succede già un po’ ovunque, ma un po’ in penombra, perché non è una cosa bella da dirsi. Leggere roba “pensata” da un computer – in un Paese dove nessuno è fesso – significa leggere cose copiate e rimpastate in automatico da una macchinetta pseudo-intelligente. Zero pensiero creativo, zero pensiero critico. La notizia è che questa bella roba la fa, coram populo (significa “in pubblico”, in latino) nientemente che Microsoft (nella foto, il ceo Satya Nardella) , mandando a casa 50 giornalisti dipendenti di alcune agenzie giornalistiche che producono attualmente i contenuti editoriali di Msn, il portale web che è sempre stato l’ultima ruota del carro del colosso fondato daBill Gates. Quindi la scrittura delle news che ieri preparavano cinquanta esseri umani, domani sarà fatta dai robottini. Ora, senza offesa: figuriamoci che potrà venirne fuori. Per carità: anche i giornalisti copiano. Ma almeno, ogni tanto, lo facciamo con un pizzico di creatività. E mentre Facebook e Twitter ostentano le loro newsroom dove esseri umani filtrano i post di dubbia pubblicabilità, questi di Microsoft vanno a risparmiare su 50 giornalisti. E resta la domanda: chi controlla le macchine che con il machine learning si renderanno produttrici autonome di contenuti? Quali sorprese ci riserveranno? Non c’è corporativismo in questa critica: è che per quanto poco si sia ridotto a valere il giornalismo, la soluzione non può essere il robot.

NON CI PIACE MICROSOFT RISPARMIA PUNTANDO SUL COPIA&INCOLLA Le news del portale Msn saranno elaborate dall’intelligenza artificiale: a casa 50 collaboratori


SHORT STORIES

Bilanci

Mbe Worldwide, fatturato a 918 milioni in 52 Paesi L’azienda italiana sbarca anche in Olanda, Egitto, Singapore e Bielorussia «Il 2019 è stato un grande anno per noi». È questa la sintesi con cui Paolo Fiorelli, Presidente e Amministratore Delegato di MBE Worldwide, commenta i dati di bilancio del 2019. E in effetti, di motivi per essere soddisfatti ce n’è più di uno. Il gruppo, infatti, ha raggiunto oltre 2.600 Centri Servizi in 52 paesi e ha realizzato nel 2019 un fatturato aggregato pari a 918 milioni di euro. Inoltre, sono stati firmati nuovi accordi Master Licensees (ML) per sviluppare l’attività a marchio Mail Boxes Etc. in 4 nuovi paesi: Paesi Bassi, Egitto,

Singapore e Bielorussia. MBE Worldwide è leader a livello mondiale per le soluzioni in outsourcing in ambito spedizioni, logistica, servizi di stampa e marketing per le piccole e medie imprese e per i privati attraverso una rete di Centri Servizi gestiti da imprenditori indipendenti all’interno di un contratto di franchising. La società ad oggi opera con tre marchi: Mail Boxes Etc., AlphaGraphics e PostNet, tre facce diverse che consentono al gruppo di posizionarsi come partner strategico, fornendo soluzioni su misura in ambito spedizioni e logistica, concentrandosi sulla gestione del primo e ultimo miglio della spedizione e infine proponendosi come fornitore locale leader nelle soluzioni personalizzate di stampa e marketing, differenziandosi così in un mercato molto frammentato. Il collegamento tra aziende (grandi e piccole) e consumatori funziona ancora meglio soprattutto quando sono necessarie la personalizzazione del servizio e l’interazione personale. Per questo, la clientela trova comodo ed efficiente esternalizzare le attività

operative aziendali, affidandone lo svolgimento e la gestione ai team MBE, che utilizzano processi strutturati, tecnologia professionale ed applicano prestazioni elevate. «Il 2019 – prosegue Fiorelli – ha dimostrato ancora una volta che possiamo guidare la crescita organica dell’intero gruppo grazie al grande sforzo e all’impegno sia dei nostri imprenditori locali che dei team Corporate. Inoltre, abbiamo di recente annunciato la finalizzazione dell’accordo che prevede l’acquisizione da parte di Oaktree Capital Management, L.P. di una partecipazione sino al 40% del capitale di MBE, in modo da poter così supportare i nostri ambiziosi piani di ulteriore crescita in termini di posizione competitiva, presenza internazionale e solidità finanziaria nel giro di pochi anni. Annunciamo questi ottimi risultati 2019 mentre la pandemia Covid-19 è ancora in corso con inevitabili impatti nella vita personale e professionale di tutti

Crowdfunding

Finanza

Barberino’s ha avviato la campagna su Mamacrowd

L’operazione sarà completata a ottobre con la quotazione sull’Aim

Il barbiere “come una volta” punta al milione C’è un barbiere che è stato segnalato dalla Lonely Planet come uno dei migliori 25 del mondo, e sta per aprire due nuovi shop (ne ha già 6) a Milano e Roma. Si chiama Barberino’s, ha avviato l’attività nel 2015 chiudendo l’anno con un fatturato di 43mila euro. Nel 2019 il dato è salito a 1,35 milioni, raggiunti con 32 persone di staff. Sono dieci, inoltre, le posizioni di lavoro attualmente aperte (metà delle quali altamente specializzate) e ha avviato una scuola di formazione per chi arriva da lontano e vuole imparare un mestiere. Ora, per reperire nuovi capitali, Barberino’s ha avviato la campagna di equity crowdfunding e raccolto 320.000 euro in pochi giorni, e punta a raggiungere l’hard cap del milione nelle prossime settimane. A partire dal nome -

The Spac, integrazione con Franchi Umberto Marmi dedicato al barbiere Giovanni che nel 1910 lasciò il suo paese natale alla volta di Boston divenendo noto alla comunità proprio come “il Barberino” - i barber shop rievocano la tradizione italiana del barbiere come una volta, ma con lo sguardo puntato al futuro. Il team di ha infatti sviluppato un’infrastruttura It proprietaria che permette ai clienti di prenotare o acquistare i prodotti direttamente dal proprio smartphone, e ai barbieri di gestire gli appuntamenti in modo rapido. Un’esperienza a 360 gradi: ai punti vendita sul territorio si affiancano a un Barber Corner itinerante, già partner di marchi importanti come Porsche, Berluti, Damiani, Larusmiani, F1 Monza GP, e una linea di prodotti composta da 50 proposte, tra balsami barba e rasoi in legno.

“TheSpac, società quotata destinata all’integrazione con una società target, e Franchi Umberto Marmi S.p.A., azienda leader a livello internazionale nel settore della lavorazione e della commercializzazione del marmo di Carrara hanno firmato l’accordo di business combination. A seguito delle assemblee, Franchi Umberto Marmi sarà fusa per incorporazione in TheSpac i cui strumenti finanziari continueranno ad essere negoziati sul mercato Aim Italia. Successivamente alla business combination, TheSpac, acquisita la denominazione di Franchi Umberto Marmi S.p.A., auspica di presentare la domanda

noi. Il mondo sta dimostrando una grande resilienza e sta combattendo una battaglia che sono sicuro che vinceremo presto. I nostri team si trovano nel mezzo di questa situazione come chiunque altro, cercando di supportare al meglio i nostri clienti e proteggendo nel contempo le nostre persone». Proprio l’impegno e la dedizione a soddisfare le esigenze delle persone si traducono nell’hashtag #peoplepossible, che incarna la vocazione del gruppo MBE di trovare continuamente nuove soluzioni su misura orientate alle persone per affrontare le sfide quotidiane dei clienti.

di ammissione al Mercato Telematico Azionario (Mta), eventualmente segmento Star, possibilmente entro 6 mesi dalla data di efficacia della fusione. L’accordo prevede una valorizzazione complessiva di Franchi Umberto Marmi pari ad un equity value di Euro 290 milioni. TheSpac è una Spac, società quotata destinata all’integrazione con una società target, promossa dagli imprenditori Marco Galateri di Genola e Vitaliano Borromeo-Arese Borromeo con l’avvocato Giovanni Lega, per valorizzare le potenzialità di un’impresa del Made in Italy rafforzandone la competitività sul mercato globale. Nell’agosto 2018 TheSpac, assistita da Banca IMI (Gruppo Intesa Sanpaolo), ha raccolto 60 milioni da investitori istituzionali e professionali italiani ed esteri. Franchi Umberto Marmi, le cui origini risalgono al 1971, è un’azienda leader nel distretto del marmo di Carrara con circa 40 dipendenti e un Valore della Produzione a fine 2019 pari a Euro 65,2 milioni. La società è attiva in particolare nella lavorazione e commercializzazione di blocchi e lastre di marmo di Carrara per la realizzazione di progetti iconici tra i quali il “Tower One” del World Trade.

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COMUNICARE L’IMPRESA

QUASI QUASI MI FACCIO UN RITOCCHINO... AL LOGO Qual è la prima cosa che guardiamo nell’interlocutore? Il viso. E nel caso delle aziende? Il brand. Va curato, ringiovanito quando necessario, e comunicato. Così, tra rebranding, comunicazione e sponsorizzazioni, il marchio dev’essere pervasivo, per poter arrivare in modo sempre più efficace a nuovi potenziali clienti e partner.

122 BANCA IFIS IL BRAND DI NUOVA GENERAZIONE CONFERMA IL POSIZIONAMENTO

Svecchiare il proprio marchio non serve solo all’immagine, ma anche alla strategia. E in genere coincide con un riposizionamento sul mercato. Insomma: il design c’entra, ma non è tutto di Marina Marinetti

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rima o poi il momento del ritocchino La prima, realizzata nel 1976 da Ronald Wayarriva per tutti, anche per i brand. ne, che raffigura Isaac Newton seduto sotto un Solo lo scorso anno, tra i tanti, a fare albero con una mela “penzolante” e la scritta il restyling del logo sono stati Facebook, Slack, “Newton, a mind forever voyaging through Zara, Volkswagen, Warner Bros. Quest’anno strange seas of thought – alone”, ebbe vita davè stata la volta di WindTre e Salini Impregilo. vero breve. Dalla mela morsicata a strisce arEd è di questi giorni l’annuncio del rebrancobaleno a quella monocromatica, dalla mela ding di Banca Ifis (ne parliamo a pag. 114). “liquida” a quella cromata (e luminosa sui coNon è solo questione perchi del laptop), per IL PRIMO LOGO DI APPLE COMPUTER di spianarsi le rughe, l’azienda di Cupertino RAFFIGURAVA ISAAC NEWTON SEDUTO ma anche di voltare ogni versione ha seSOTTO UN MELO. EBBE VITA DAVVERO (in un certo senso) gnato non solo una BREVE E NESSUNO LO RICORDA PIÙ pagina: cambia lo stile nuova identità grafica, nella comunicazione adeguandosi ai tempi, si ma anche un nuovo posizionamento. Di logo amplia il posizionamento di mercato con l’ein logo Apple è passata dai personal computer spansione in nuove aree di business, spesso ai Macintosh, si è poi lanciata sul design e sul si aggiungono anche nuovi servizi e prodotti. colore con gli iMac, poi, a cavallo del millenSi adegua il logo a nuovi valori e, soprattutto nio, ha eliminato dal proprio brand la parola a nuovi obiettivi. “Computer” per diventare solo “Apple”. E con Il caso da manuale? Quello di Apple. Chi è in l’avvento degli schermi piatti la mela è divenetà da ritocchino senz’altro ricorderà senz’altata argento marchiando una gamma di protro almeno tre delle quattro versioni del logo. dotti che con gli iPod ha invaso il mondo della

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COMUNICARE L’IMPRESA

Il cosiddetto Below the line realizzato contestualmente al rebranding di Cartapani. Sotto, il primo logo di Apple Computer. Nella pagina a lato, il rebranding di Warner Bros.

musica e con gli iPhone quello della telefonia. La grafica c’entra (molto), ma non è tutto: «O vende, o niente», taglia corto William Raineri, direttore creativo di Raineri Design, nata nel 2006 come agenzia di branding, ma che nel 2012 ha deciso di cavalcare le opportunità che il web stava mettendo a disposizione della comunicazione, avviando un reparto digital. Tra i suoi clienti figurano Suzuki per il Moto GP, Utsg, Pellini, Masterchef, Ubi Banca, Beretta, Bugatti, Venchi. Il primo brand che William Raineri ha “ridisegnato” è stato quello di Motta: «Il marchio mi piaceva molto, ma non si leggeva bene il nome Motta. Feci un gran lavoro sulla M e spedii a Motta quattro o cinque tavole. Non mi hanno mai risposto... Avevo 8 anni». Uno degli ultimi brand sottoposti alla sua matita, quello di Taffo Funeral Services: «Morto un logo se ne fa un altro. Loro hanno scelto la strada dell’ironia perché Gaetano Taffo è una persona molto simpatica. E sta funzionando bene. Per Taffo ho disegnato un Colosseo con uno stile grafico molto semplice e una croce, che prima non c’era. I marchi troppo raccontati non funzionano. Abbiamo anche creato un nuovo brand, Exequia, la low cost di Taffo con il pacchetto all-inclusive». Perché è importante rebrandizzare? «Partiamo dalla definizione di brand», risponde Raineri: «per noi è la differenza tra merce generica e prodotto di marca. Nella maggior parte dei casi si tratta di un restyling grafico: la vecchia idea che voleva i marchi immutabili nel tempo è stata sovvertita dall’evoluzione stilistica, che va adattata allo stile e al gusto del momento. Non

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impatta sull’azienda né sulla strategia, ma eliBelow the line (Btl), il giusto tono di voce, che mina la puzza di naftalina. Anche il marchio di è l’advertising. La marca, esattamente come la Fiat ha subito quattro o cinque restyling nel persone, occupa una posizione all’interno deltempo e spesso il consumatore non si accorla società. E il posizionamento, che un tempo ge neppure del cambiamento». l rebranding si otteneva in modo organico, ora si ottiene in vero e proprio è un’almodo strategico. AbA VOLTE SI FA REBRANDING PERCHÉ tra storia: «è molto biamo tre valori d’aL’HA FATTO IL COMPETITOR: più profondo, spesso genzia: naturalmente È LA MOTIVAZIONE PIÙ IRRAZIONALE, coincide con la venla creatività, ma anMA MENO CONTESTABILE DEL MONDO dita dell’azienda, con che il buon gusto e il lo stretching della gamma di prodotti, con il buon senso. L’estro va indirizzato da obiettivi cambio strategia, con un riposizionamento e regole d’ingaggio: noi siamo degli artigiani sul mercato. Quando all’interno dell’azienda a tutti gli effetti, facciamo progetti pensando c’è un cambiamento va comunicato al taralla loro funzione e monitoriamo che la funget anche attraverso il zione venga raggiunta». Il costo? Il tariffario brand». Poi c’è il rebrandi Raineri Design va dai 12 ai 48mila euro. «I ding fatto perché l’ha fatlimiti che mi pone l’azienda in genere sono to anche il competitor: «È la quelli che alzano il costo», spiega il founder. motivazione più irrazionale ma «Ci vogliono circa due mesi per definire commeno contrastabile del monpiutamente un rebranding: il primo per il mio do». progetto, che presento con un book di quasi Il modello su cui lavora Rai200 pagine, mentre un tempo sarebbe bastaneri sfrutta una metafora: «Il ta una cartellina con due disegni, e il secondo brand è come un essere umaper gli aggiustamenti e tutto il contorno». no. Va costruito intorno al fisico e alla personalità, avere L’anno del rebranding il dettaglio che fa la differenza Prima di ridisegnare i logo, si ridisegna la per emergere, i vestiti adatti, che strategia. Quando, a marzo di quest’anno, Jefnel nostro caso p il cosiddetto frey Hedberg ha annunciato il nuovo brand


unico Windtre, ha parlato di «una svolta decisiva per la nostra azienda» di cui il rebranding è stata la fase conclusiva Gli investimenti dietro al nuovo brand non sono solo quelli in comunicazione: «Per conseguire questi risultati stiamo investendo 6 miliardi di euro in 5 anni in innovazione e in infrastrutture moderne», ha aggiunto il ceo di Windtre: «un investimento che si riflette al meglio nella nostra rete ‘5G ready’. Il Dna del nuovo brand, che mette sempre al centro i clienti, e le nostre persone ci permetteranno di offrire e lanciare servizi di elevata qualità su tutto il territorio nazionale». Quando poi c’è in ballo un processo di fusione il rebranding è una tappa obbligata. Come nel caso di Salini Impregilo che dal 15 maggio si chiama Webuild. Dietro al nuovo nome c’è l’operazione Progetto Italia, che vuole aggregare le più importanti realtà italiane non solo per realizzare le grandi opere infrastrutturali di cui ha bisogno il Paese, ma anche per competere sui mercati internazionali. Il primo step, supportato da Cdp Equity, Unicredit, Intesa San Paolo, Banco Popolare Bpm e investitori, è l’unione di Salini Impregilo/Webuild con Astaldi, Il nuovo gruppo arriverà ad un backlog complessivo di 42,5 miliardi di euro, tra il portafoglio ordini totale di Salini Impregilo (36 miliardi) e quello di Astaldi (6,5 miliardi). L’integrazione con Astaldi si traduce in una forza lavoro di 70mila persone tra diretti ed indiretti a livello globale (11mila in Italia), che arrivano a circa 130mila considerando l’indotto (25mila in Italia). E a proposito di indotto: Salini Impregilo e Astaldi hanno acquistato presso fornitori del Paese per quasi 1,3 miliardi di euro nel biennio 2018/2019, e la sola Salini Impregilo ha lavorato nel 2019 con oltre 1.500

aziende, il 90% delle quali di piccole e medie dimensioni. Certo che, se non si comunica la strategia, è inutile cambiare nome e ridisegnare il logo. Così Webuild ha lanciato una campagna pubblicitaria con uno slogan che recita “più grande e più forte al servizio del Paese”: la campagna evoca la visione di un’azienda ancorata al verbo “Build” per rappresentare il Dna di chi costruisce infrastrutture da 114 anni, in tutti i continenti e in tutte le condizioni, mentre “We” esprime il ruolo fondamentale delle persone e della squadra. C’è poi un’industria per la quale la comunicazione con i propri stakeholder è ancora più fondamentale: quella bancaria.

Cinque anni fa Mediolanum, supportata da Red Cell e Landor, ha fatto entrare il cerchio della “banca costruita intorno a te” anche nel logo, col passaggio del testimone dal Ennio Doris al figlio. Ci sono voluti otto mesi per rebrandizzare tutte le sedi e le filiali. Quattro anni fa è stata la volta di Credit Agricole, che ha aggiunto “l’accento sul domani”, anche graficamente, sulla A del suo monogramma. L’anno scorso è toccato ad Amco, seguita da Mercurio GP, che ne ha svecchiato l’immagine col claim “guardiamo al futuro cambiando il presente”, e a Do Bank, che è diventata Do Value, rinunciando alla licenza bancaria per concentrarsi sui servizi di gestione dei crediti. A occuparsi della comunicazione è stata l’agenzia Image Building fondata (e guidata) da Giuliana Paoletti. E ora è Banca Ifis, con la collaborazione di Luther Dsgn e dell’agenzia Inarea Identity Architecture, a voltare pagina. Voltiamola anche noi e scopriamo cosa è cambiato.

TUTTA QUESTIONE DI CARATTERE (TIPOGRAFICO) Il rebranding è questione di carattere. Letteralmente. Se per rappresentare la sua evoluzione, nel complesso del sistema di “brand identity” dell’ex Salini Impregilo oltre al nome è stato sviluppato addirittura un font proprietario, il cosiddetto “We Build type”, Facebook a inizio del novembre scorso ha invece “rinunciato” al suo (ispirato al font Klavica bold) per risolvere, diciamo così, una serie di questioni in sospeso. Il nuovo logo, differente da quello dell’omonima app, utilizza un nuovo font, customizzato ma semplice quanto un Arial qualunque,

per rappresentare la capogruppo, proprietaria di Facebook app, Messenger, Instagram, WhatsApp, Oculus, Workplace, Portal and Calibra. Nel luxury anche il font segue le tendenze: Balenciaga, Berluty e Burberry hanno optato per loghi in stampatello bold, come quello voluto di Saint Laurent, precursore nelle mode, anche grafiche (il restyling è del 2012). E il fast fashion va in controtendenza: per il brand del gruppo Inditex l’agenzia pubblicitaria Baron & Baron, ha preso le distanze dal font Sans-serif, optando, a inizio 2019, per un font

graziato e caratteri e sovrapposti. Volkswagen, invece, sempre l’anno scorso ha semplificato il suo monogramma eliminando l’effetto tridimensionale e passando allo stile flat. Esattamente come ha fatto a novembre Warner Bros con il carattere tipografico personalizzato Warner Bros. Condensed Bold progettato da Emily Oberman dello studio Pentagram di New York. C’è poi chi, come Mastercard, al font ha proprio rinunciato, eliminando del tutto il proprio nome per lasciare solamente i due cerchi ad incastro rosso e giallo.

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COMUNICARE L’IMPRESA REBRANDING

UN BRAND DI NUOVA GENERAZIONE Rilanciare e innovare, tenendo salde le proprie radici: il nuovo logo di Banca Ifis conferma il posizionamento dell’istituto e testimonia il suo percorso di crescita. Ce ne parla il vicepresidente Ernesto Fürstenberg Fassio di Alessandro Faldoni UNA BANCA DINAMICA, CAPACE DI INNOVARE E INNOVARSI, TENENDO FEDE AI PRINCIPI CHE LA CARATTERIZZANO SIN DALLA SUA NASCITA: QUESTA LA STORIA DI BANCA IFIS, LA SPECIALTY FINANCE FONDATA NEL 1983 DA SEBASTIEN EGON VON FÜRSTENBERG.

Dopo quasi 40 anni, l’impronta della famiglia Fürstenberg è più incisiva che mai: l’Istituto ha posto un nuovo tassello al suo percorso di crescita, attraverso un progetto di rebranding lanciato proprio in questi giorni da Ernesto Fürstenberg Fassio, vicepresidente di Banca Ifis e AD de La Scogliera, la holding di famiglia che controlla la quotata. Qualche settimana fa, in coerenza con il percorso di accompagnamento generazionale, Sebastien Egon von Fürstenberg ha trasferito al figlio Ernesto Fürstenberg Fassio la nuda proprietà di circa il 51% del capitale sociale della holding e dei diritti di voto connessi. Dottor Fürstenberg Fassio, come si è giunti a questo accompagnamento generazionale? È il risultato di un percorso graduale che mi ha visto sempre più coinvolto prima come AD de La Scogliera e dall’anno scorso come Vicepresidente della Banca. La volontà di mio padre di continuare a seguire le attività della Holding e di Banca Ifis, garantendo al tempo stesso un graduale ricambio generazionale, è la dimostrazione del continuo e pieno impegno della nostra famiglia rispetto allo sviluppo dell’Istituto. Per quanto mi riguarda, questa è una grande responsabilità che ho assunto con consapevolezza e impegno. L’Istituto può contare quindi su un nucleo azionario familiare durevole che garantisce stabilità all’azionariato e interessato a che la Banca generi profitti sostenibili nel lungo periodo e che mantenga le sue caratteristiche di dinamismo e innovazione. Lei oggi rappresenta l’azionista di riferi-

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mento della Banca. Come valuta il suo investimento alla luce del contesto di mercato attuale, fortemente condizionato dall’emergenza sanitaria? L’approccio della mia famiglia, come il mio, è quello di azionisti di lungo periodo. In questa fase, la nostra priorità è che la Banca sia resiliente e ben posizionata per affrontare il nuovo contesto competitivo che sta già emergendo su scala globale. Ritengo che la situazione economica, patrimoniale e finanziaria del Gruppo sia solida, e che quindi la Banca sia pronta ad affrontare con fiducia le sfide del prossimo futuro. Ad aprile la Banca ha “congelato” i dividendi relativi all’esercizio 2019 seguendo la raccomandazione delle autorità di vigilanza. Si è arrestato un processo virtuoso? Con responsabilità e nel rispetto delle racco-

mandazioni delle Autorità competenti, abbiamo sospeso la distribuzione del dividendo per l’anno in corso, fiduciosi di poter darvi esecuzione dopo il 1° ottobre, se le condizioni non lo impediranno. Peraltro, Banca Ifis ha sempre dimostrato, anche nei periodi di crisi, capacità di distribuire valore agli azionisti e di generare benefici per tutti gli stakeholder: negli ultimi 25 anni il patrimonio netto è cresciuto di circa 1,5 miliardi di euro e la Banca ha pagato circa 0,4 miliardi di euro di dividendi, posizionandosi al quarto posto tra le banche quotate in termini di utile generato. Tutto ciò, senza fare ricorso ad aumenti di capitale. Anche alla luce dei recenti avvenimenti, quali ritiene siano i punti di forza su cui Banca Ifis dovrà continuare a puntare? Ritengo che tali punti di forza siano competenza, diversificazione e fondamenti sani e solidi. Sono valori intrinseci dell’identità della Banca, che, come azionista di riferimento, abbiamo sempre sostenuto e sosterremo. La Banca è considerata un modello di gestione non soltanto per come svolge le proprie attività finanziarie, ma anche per le sue capacità di sostenere il sistema economico, la collettività ed il territorio. Due esempi: a fine maggio la Banca ha annunciato un’importante acquisizione, quella di Farbanca, banca specializzata nel settore delle farmacie e della sanità. Inoltre, a inizio giugno, la Banca ha concluso una convenzione con Veneto Sviluppo e la Regione Veneto per la concessione di finanziamenti agevolati per


supportare le esigenze di liquidità delle imprese colpite dall’emergenza Covid -19. Sono entrambi messaggi importanti, di fiducia verso il territorio e il Paese e di impegno da parte della Banca verso tutti gli stakeholder. Nel medio termine credo che la strategia sia riassumibile in due parole: innovazione e specializzazione. Nei prossimi 12-18 mesi nel business commerciale la Banca si concentrerà sempre di più sulle modalità di gestione digitale del cliente, la vera sfida di questi tempi. Sul business NPL continuiamo a investire nel mercato, partecipando attivamente ai processi di cessione di crediti unERNESTO FÜRSTENBERG FASSIO secured. Questo contesto di mercato di ripresa può offrire anche buone opportunità per coloro del futuro per le banche, in Italia e sul piano che vantano una forte specializzazione. internazionale? L’emergenza sanitaria, appunto. Quali sono Stiamo assistendo a una trasformazione che, state le ripercussioni sulla Banca? Quali le per effetto dell’evoluzione tecnologica, sta cammisure adottate? biando profondamente la banca “tradizionale”. La Banca non si è mai fermata. Abbiamo pensaD’altra parte, in uno scenario economico globato subito alla tutela delle persone e dei clienti, le in continua evoluzione, il futuro sarà sempre sono stati sviluppati nuovi prodotti e abbiamo di più in chiave tech, non solo in termini di insaputo cogliere responsabilmente anche delle vestimenti tecnologici ma anche – e soprattutto opportunità. Tutto ciò non sarebbe possibile – di cultura digitale complessiva. Dovrà essere senza il lavoro quotidiano dei dipendenti e del ripensato non solo l’approccio ma anche il management della Banca, che ci ha consentito “purpose” stesso degli operatori bancari, come di raggiungere i risultati ottenuti e di frontegil dibattito a riguardo negli Stati Uniti dimostra. giare con capacità la crisi. Sul fronte interno, Le nuove piattaforme, l’abbiamo visto proprio siamo da sempre consapevoli che le persone in questa fase di lockche lavorano presso «LA CRESCITA DELLA BANCA down, hanno costruito la Banca sono genitoDEVE NECESSARIAMENTE ESSERE con il cliente nuove ri e a loro volta figli, e ACCOMPAGNATA DA UN BRAND FORTE, relazioni a distanza ogni iniziativa volta a RICONOSCIBILE E INNOVATIVO» basate sull’efficienza, contribuire alla loro la velocità e la completa digitalizzazione del salute e a quella di chi sta loro accanto va sosteprocesso creditizio. L’emergenza ha portato gli nuta. Con questo spirito sono state incentivate istituti a ragionare su soluzioni ed esperienze e promosse le modalità di lavoro da remoto e su misura per i propri clienti, cosa che noi di in poche settimane siamo arrivati alla piena apBanca Ifis abbiamo sempre posto come nostra plicazione del lavoro agile al 95% dell’organico priorità. Abbiamo piani molto ambiziosi in quedi Gruppo. L’emergenza ha inoltre accelerato alsto senso, a partire da quanto strategicamente cuni processi come il passaggio al digitale su cui previsto dal piano industriale della Banca. stavamo già investendo. Abbiamo trasformato Lei ha creduto nel rebranding della Banca… una necessità in un’opportunità accelerando il Nel mercato finanziario, il posizionamento e la processo già in atto di dematerializzazione, da reputazione possono determinare la riuscita tempo una delle priorità su cui abbiamo indio il fallimento di progetti complessi. Attraverrizzato gli investimenti dell’area innovazione e so questo rebranding si dà merito alla storia, IT. alla tradizione e alle persone che hanno reso È quindi l’innovazione tecnologica la sfida

MIGLIORARCI FA PARTE DEL NOSTRO DNA E NE SIAMO ORGOGLIOSI grande questa Banca. Rilanciare e innovare, tenendo salde le proprie radici: un progetto ambizioso che stiamo perseguendo con grande entusiasmo. Essere parte del processo di rinnovamento e del posizionamento dell’Istituto è un ulteriore segnale che testimonia il forte legame che c’è tra la base azionaria familiare e la Banca. Bene, veniamo quindi al progetto di rebranding. Nel post Covid assume un ulteriore significato... La crescita della Banca deve necessariamente essere accompagnata da un brand forte, riconoscibile e innovativo. Il rebranding di Banca Ifis si pone esattamente questo obiettivo. In questo 2020 abbiamo continuato a investire, rafforzando la squadra manageriale e definito nuovi obiettivi strategici per consolidare le leadership di mercato. L’energia derivata da questo percorso ci ha portato a rafforzare i valori che ci contraddistinguono e ispirano le nostre azioni ogni giorno: integrità, eccellenza, trasparenza e competenza. Non è solo questione di immagine, ma anche di innovazione. Fin dall’inizio della sua storia la Banca fondata da mio padre si è sempre distinta come impresa innovativa, fuori dai canoni, in costante crescita. Pionieri per approccio, immagine e business. Il rebranding che presentiamo va proprio in questo senso: eccellere, sia nel nostro settore che nel modo in cui le aziende comunicano sé stesse. Osare, migliorarci sempre, fa parte del nostro DNA. E ne siamo davvero orgogliosi.

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Angiò, dal 2011 ripropone il regale gusto del vitigno Fiano che nel XII secolo Carlo D’Angiò volle fosse impiantato nelle vigne reali di Puglia. Un fiano in purezza che riscopre e valorizza le note fruttate e aromatiche di questa uva a bacca gialla.

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E POI IL PIACERE...

BASTA DIVANO, LE SERIE TV VEDIAMOLE DAL VIVO Da Highclare Castle, dove è stata girata la serie Downtown Abbey, a Medellin, teatro di Narcos, passando per Chernobyl, le nuove mete di viaggio diventano i set di Netflix, Hbo, Nbc e Amazon Prime di Maddalena Bonaccorso

127 MIXOLOGY A SCUOLA DI COCKTAIL COL BARMAN ONLINE

128 MOTORI SUPERCAR A STELLE E STRISCE ALLA CONQUISTA DEL TRICOLORE

129 AUTOAPPASSIONATI LE NOVITÀ SUL MERCATO DELLE QUATTRORUOTE

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

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on sarà un anno di grandi viaggi in–con set ambientati in Croazia, Irlanda, Malta tercontinentali, questo 2020 segnato e Islanda- e di “Downton Abbey”, prodotta da dal coronavirus, ma in compenso, Carnival Film e ambientata nel Regno Unito. La inchiodandoci sul divano a far incetta di serie saga dei Crawley, nobili proprietari del castello su Netflix e Amazon Prime, ha scatenato la cuche dà il nome alla serie, ma che in realtà è il riosità e la voglia di mettere piede sui set telemaniero Highclere Castle (nella foto in alto), visivi. Era già successo nel 2004, subito dopo nell’Hampshire, ha dato vita a un grande mola messa in onda negli Stati Uniti di “Lost”, serie vimento turistico. Il castello, dimora dei conti creata da J.J. Adams e Carnarvon dal 1679, GIÀ DOPO LA PRIMA STAGIONE DI “LOST” prodotta da ABC, con è aperto al pubblico e L’ISOLA DI OAHU NELLE HAWAII, le Hawaii, e soprattutovviamente visitatisDOVE È AMBIENTATA LA SERIE, AVEVA to l’isola di Oahu, che simo. Ma non di sola REGISTRATO UN PICCO DI PRESENZE avevano registrato un atmosfera nobiliare picco di presenze. E ora, complici il lockdown e vive l’appassionato di serie tv: «Quest’anno ho la diffusione di canali streaming come Netflix e avuto tantissime richieste di viaggi di lusso in Amazon Prime, la voglia di mettersi in viaggio Colombia», spiega Andrea Mereghetti, dell’aè alle stelle. Le location negli Stati Uniti la fangenzia Dreams Team, nata 15 anni fa a Milano da padrone, ma la vecchia Europa si difende no e specializzata in viaggi deluxe «a seguito più che bene, grazie anche a due serie amatisdella serie Narcos, che ha avuto una grande sime, con dati di audience da capogiro: paraudience e che ha mostrato luoghi affascinanti, liamo ovviamente del Trono di Spade di HBO seppur segnati dalla piaga del narcotraffico». I

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E POI IL PIACERE... VIAGGI

tour sono organizzati con tutte le precauzioni del caso, con guide referenziate, e comunque «La Colombia è ormai una destinazione sicura, con hotel bellissimi e una natura incantevole. E ovviamente c’è anche l’adrenalina di ritrovarsi nei luoghi di Pablo Escobar e di visitare città come Medellin». Una meta per la quale la Dreams Team ha ricevuto talmente tante richieste che lo stesso Mereghetti si è recato sul luogo –nell’ottobre 2019- per verificare la fattibilità del viaggio è, molto a sorpresa, Chernobyl. «La serie tv ha avuto così tanto successo», continua Mereghetti, «che molti dei miei clienti hanno cominciato a interessarsi a quel periodo storico, ad approfondire, e a chiedermi se si potesse organizzare un viaggio. Sono dunque partito alla volta di Chernobyl ed è stata l’esperienza più forte della mia vita da viaggiatore. Bisogna munirsi di dosimetro, che calcola ogni istante il livello delle radiazioni, e ovviamente affidarsi a guide molto preparate e affidabili, che conoscono bene i luoghi dove si può andare perché le radiazioni sono bassissime e quelli che sono ancora oggi “off limits”. Ma vedere la città di Pripyat, che sarebbe dovuta essere nelle intenzioni dei russi la “città perfetta”, quella dove tutti avrebbero voluto vivere, totalmente abbandonata e ferma al 1986, è davvero un’esperienza indimenticabile». Ci sono poi i grandi classici: un’escursione che, ancora oggi, viene richiesta ai tour operator da molti viaggiatori diretti negli Usa è quella newyorkese sulle tracce di Sex and the City. E dopo il film, molto richiesta è anche Abu-Dhabi, nella fattispecie l’hotel Emirates Palace che nella finzione ospita la vacanza delle quattro amiche. Peccato però, che nella realtà, le scene siano state girate in Marocco: gli Emirati Arabi Uniti infatti non hanno concesso il permesso di girare le scene sul loro territorio. Oggi, però, la città di New York viene scelta anche da chi chi vuole concedersi esperienze di livello top sulle orme di Bobby Axelrod: interpretato da Damian Lewis, Axelrod è il protagonista di Billions, serie ambientata nel mondo dell’alta finanza. I ristoranti e i locali di New York fanno la fila per apparire in una qualsiasi

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scena e la produzione non lesina certo in product placement: vedere per credere. Poi ci sono però anche i viaggiatori un po’ più sofisticati, per i quali va bene andare negli Stati Uniti, ma alla ricerca di itinerari di nicchia: «Un tour richiestissimo per il 2020 era “La strada della musica”, un on the road che parte da Chicago, patria del blues, per poi spingersi a Nashville, passando da St. Louis e arrivando fino a New Orleans e Miami. Molti mi chiedono questo tour sulle orme dei Blues Brothers e dei grandi jazzisti della storia». Senza considerare che a Chicago sono ambientate tantissime serie tv: dal cult E.R., medical drama NBC nato dalla penna di Michael Crichton, che racconta le storie dei medici di Pronto Soccorso del County General Hospital, con un George Clooney al debutto e con episodi girati anche da Quentin Tarantino, ai kolossal Chicago Fire, Chicago Med e Chicago P.D. Impossibile poi non prolungare verso le Florida Keys, dove è ambientata una piccola serie-gioiello, non conosciutissima ma che ha attratto verso il sud degli USA moltissimi viaggiatori: si tratta di Bloodline, saga familiare tra paradisi tropicali, vendette e delitti, prodotta da Netflix con co-protagonista Ben Mendelsohn, che per il ruolo di uno dei fratelli Rayburn intorno ai quali è costruita la serie ha vinto un Emmy award. Sempre per rimanere negli USA, gli appassionati di politica seguono le tracce di Kevin Spacey nel capolavoro House of cards e quindi partono alla ricerca delle location più cool di Washington, mentre Philadelphia e Pittsburgh sono lo sfondo di This is US, premiatissima serie “familiare” di NBC giunta alla quarta stagione. E per chi vuole partire alla ricerca degli zombie? Atlanta è la terra del kolossal The Walking dead, che ha fatto della capitale della Georgia una meta prediletta per i turisti da tutto il mondo. Per le mappe zombie, nessun problema: i fan della serie le hanno disegnate, e si possono scaricare facilmente da internet. Se dopo tutto quello che abbiamo passato ancora non temete gli scenari post-apocalittici, il primo viaggio del dopo Covid potrebbe essere proprio lì.

Dall’alto: Chernobyl, ultimamente una delle più ambite mete di viaggio dall’Italia, e due scorci di Medellin, dove è ambientata la serie Narcos


A scuola di cocktail mantenendo le distanze Persino i barman si convertono all’e-learning: merito dell’intuizione del fondatore della Mixology Academy, il romano Ilias Contreas. Che ora vive (e lavora) in Costa Rica, insegnando il mestiere via app di Davide Passoni

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nelle due sedi di Roma e Milano: 630 mq la prion avrei mai dovuto passare dal ma, oltre 700 la seconda, con 5 aule e oltre 93 whisky al Martini cocktail». Legpostazioni di lavoro. Come buona parte degli genda vuole che con queste ultime imprenditori, anche Contreas ha dovuto fare i parole si sia congedato dall’esistenza terrena conti con lo stop delle attività imposto dal Coil grande Humphrey Bogart; un auto-epitaffio vid-19, ma non si è perso d’animo e, alla vigilia che rende un tributo, oltre che alla sua figura, della pandemia, ha fatto di tecnologia virtù: anche alla sua passione per i cocktail. Una pas«Abbiamo selezionato sione che nel periodo L’ATTIVITÀ DI CONTREAS È INIZIATA una piattaforma acdel lockdown è stata NEL 2008: OLTRE 10MILA BARMAN cessibile a chiunque e interdetta agli amanSI SONO FORMATI GRAZIE AI SUOI ti di Moscow Mule, CORSI. CHE OGGI SI SVOLGONO ONLINE in vari momenti della giornata si svolgono Negroni sbagliato, lezioni a cui gli allievi possono partecipare a Cosmopolitan et similia, ma che ha trovato il distanza, secondo i loro interessi. Le attrezzamodo di non spegnersi grazie all’intuizione di ture necessarie, gli iscritti le hanno già e a chi si un imprenditore che della mixologia ha fatto iscrive adesso le omaggiamo insieme a un dvd una ragione di vita. Ilias Contreas, romano di con un videocorso sulle basi della professione 37 anni, è a capo della Mixology Academy, una - accessibile anche online da smartphone e da accademia professionale per bartender la cui tutti i device, inclusi gli smart tv -, alle nostre attività è iniziata nel 2008. Da allora ha ospiguide alla carriera di barman e alle storie di tato più di 10mila allievi tra italiani e stranieri

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successo, al mio libro “Diventare barman”, a un manuale tecnico del corso da barman professionale, a un ricettario e a un link personalizzato per avere accesso ai webinar in diretta». Del resto Contreas, alla formazione a distanza è abituato, per non dire obbligato; da quest’anno vive in Costa Rica, da dove guida la sua accademia con una sorta di smart working evoluto. Il Covid-19 sta arrivando anche là, «ma abbiamo un’ottima sanità, quindi siamo sereni - dice -. Certo, la situazione ci ha portato ad accelerare progetti a cui lavoravamo da due anni, tra cui l’online che a brevissimo vedrà l’erogazione dei corsi anche attraverso la nostra app ufficiale». La app contiene Memory Cocktail, esercizi per imparare in maniera dinamica le ricette dei drink, e Speed Working, una funzione per allenarsi confrontandosi con tempi e punteggi realizzati da altri allievi, come in una sorta di gioco online. Contreas però guarda oltre la contingenza, perché «in un contesto in cui essere un buon professionista non sarà più sufficiente nel mondo della ristorazione come in qualsiasi altro settore, abbiamo lanciato il percorso di formazione “Barman PR”; si pone l’obiettivo di trasformare i dipendenti, dei collaboratori essenziali, in liberi professionisti imprenditori di sé stessi, sviluppando competenze indispensabili nel nuovo mondo post-Covid, tra cui la capacità di vendere, fare marketing e gestire i numeri della propria impresa». Va in questa direzione anche Bar Wars, la fondazione appena lanciata da Contreas per «aiutare gli imprenditori del settore fornendo loro quella formazione che nessuno ha mai fornito prima, attraverso un blog gratuito che un giorno, magari tra qualche mese, diventerà un magazine mensile. L’importante è non essere schiavi di questa situazione critica, che sta mettendo in ginocchio il settore horeca. Ogni difficoltà può e deve diventare un’opportunità». La sua opportunità, di lavoro e di vita, ha i colori dell’Oceano Pacifico: «Lavoro anche 14 ore al giorno come quando ero in Italia, ma quando stacco per un’ora o la domenica mi posso dedicare al surf, che è il mio hobby preferito». Sorseggiando poi, magari, un Manhattan…

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E POI IL PIACERE MOTORI

Supercar a stelle e strisce alla conquista del Belpaese Tra un anno sbarcherà in Italia la Stingray, la prima Corvette con motore centrale mai realizzata. La importerà Cavauto, il gruppo che da 40 anni distribuisce in Italia auto americane di Franco Oppedisano

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i sicuro non l’avete mai vista perché le prime arriveranno in Italia solo tra 12 mesi. E siamo altrettanto sicuri che quando vi capiterà di incrociarla vi fermerete a guardarla e vi chiederete da quale delle fabbriche di supercar italiane sia uscita. E vi sbaglierete. Perché è una Chevrolet tutta made in Usa. È la prima Corvette con motore centrale mai realizzata, si chiama Stingray e sarà importata in Italia da Cavauto, il Gruppo specializzato in auto americane da 40 anni realtà ufficiale più grande nel nostro Paese per numero di veicoli venduti con i marchi Cadillac, Chevrolet, Camaro, Corvette. E non è solo bella, sia nella versione coupé che in quella convertibile. Il motore centrale cambia la forma e la sostanza di una delle icone dell’auto perché migliora la distribuzione dei pesi, la reattività e senso di controllo grazie al posizionamento del guidatore più vicino all’asse anteriore, quasi sopra le ruote anteriori. Anche per questo è la più veloce e potente Corvette entry-level nei 66 anni di storia del veicolo, ed è capace di arrivare a una velocità di 60 miglia all’ora (poco più di 95 km/h) in 2,9 secondi se equipaggiata con il Per-

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formance Package Z51. Quest’ultimo comprende la regolazione manuale della taratura delle sospensioni, l’impianto frenante Brembo con dischi maggiorati e prese d’aria anteriori per il raffreddamento, il differenziale elettronico a slittamento limitato, il rapporto dell’asse posteriore più corto, il sistema di scarico Performance, il pacchetto aerodinamico con splitter anteriore e spoiler posteriore per massimizzare downforce e stabilità, e gli pneumatici Michelin Pilot Sport 4S. «Il tradizionale veicolo a motore

anteriore ha raggiunto i suoi limiti di prestazioni, rendendo necessario il nuovo layout», ha dichiarato il presidente di General Motors che controlla Chevrolet, Mark Reuss. «In termini di comfort e divertimento, sembra ed è ancora una Corvette, ma guida meglio di qualsiasi altro modello nella storia della Corvette». Il “cuore” della nuova Stingray, è il motore smallblock V8-LT2 da 6,2 litri, l’unico V8 atmosferico in questo segmento, abbinato per la prima volta a un cambio a 8 rapporti con doppia frizione. In combinazione con il potente impianto di scarico Performance, questo propulsore eroga 495 cavalli (369 kW) e 637 Nm coppia. Chevrolet ha deciso che in Europa commercializzerà fin da subito la Corvette Stingray nell’allestimento più “cattivo” e completo, che comprende di serie il pacchetto Z51 Performance e quello con le finiture 2LT. In via eccezionale però, la versione Launch Edition avrà addirittura lo step 3LT, il più alto livello di personalizzazione disponibile per una Corvette, che prevede una serie di dettagli esterni e interni in carbonio che ne enfatizzano ulteriormente la personalità. Inoltre, ciascuna delle Corvette europee beneficerà di un livello di equipaggiamento che comprende Performance Data Recorder, Head-Up display, sistema di navigazione con display da 12”, sistema audio Bose a 14 altoparlanti, specchietto retrovisore centrale con telecamera integrata, sedili riscaldati e ventilati. Per quanto riguarda la sicurezza, invece, sono di serie vari dispositivi di assistenza alla guida, tra i quali l’Ultrasonic Rear Parking Assist, il Side Blind Zone Alert e il Rear Cross Traffic Alert.


in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE

LANCIA YPSILON HYBRID: IBRIDO LEGGERO PER LA CITYCAR ITALIANA A 35 anni dall’esordio della prima Lancia Ypsilon, è arrivata la nuova motorizzazione Mild Hybrid, la stessa tecnologia che troviamo su Panda e 500 ibride. La nuova declinazione della Fashion City Car unisce i vantaggi di un propulsore green, efficace e accessibile, allo stile che ha decretato il successo della Ypsilon come vettura più amata dalle donne italiane. Disponibile in tre diverse versioni – Silver, Gold e Maryne – la nuova Ypsilon propone una firma distintiva, grazie al badge “Hybrid” sul

portellone posteriore e al logo “EcoChic” sul montante, mentre all’interno si trova il Seaqual Yarn, un materiale realizzato a partire dalla plastica raccolta nel Mediterraneo. Il motore della Ypsilon Hybrid EcoChic propone la tecnologia Mild Hybrid a benzina, che abbina il 1.0 a 3 cilindri Firefly da 70 CV, con cambio manuale a 6 rapporti, al propulsore elettrico BSG 12 volt e una batteria al litio. Rispetto al vecchio motore 1.2 Fire da 69 CV, la Hybrid riduce consumi ed emissioni di CO2 sino al 24%.

LAMBORGHINI HURACAN EVO SPYDER RWD: LA TRAZIONE POSTERIORE SCOPERTA

TURIN GEOFENCING LAB: IL PROGETTO DI E-MOBILITY FCA CON LA CITTÀ DI TORINO

La seconda novità del 2020 di Lamborghini, dove dalle supercar si è iniziato a produrre mascherine sanitarie, si chiama Huracan EVO RWD Spyder, versione convertibile della coupè del Toro a trazione posteriore. Rispetto alla versione coupé, la RWD Spyder propone una capote, disponibile in varie colorazioni, capace

di ripiegarsi sotto al cofano in 17 secondi, fino a una velocità di 50 km/h. All’interno si conferma il nuovo schermo touchscreen da 8,4pollici disposto in verticale, al suo debutto sulla Huracan EVO. Non ci sono variazioni rispetto al propulsore della Huracan EVO RWD Spyder: confermato il 5,2 litri da 610 CV e 560

Nm di coppia, capace di accelerare la vettura da 0 a 100 km/h in 3,5 secondi, per una velocità massima di 324 km/h. Si perdono 2 decimi di secondo in accelerazione e un 1 km/h di velocità massima a fronte di un peso, a secco, aumentato a 1.509 kg della RWD Spyder rispetto ai 1.389 della EVO RWD.

Città di Torino e Fiat Chrysler Automobiles hanno siglato un accordo per sperimentare - all’interno della viabilità urbana – l’integrazione della mobilità elettrificata con le infrastrutture di gestione delle zone a traffico limitato (ZTL). “Turin Geofencing Lab”, questo il nome del progetto, nasce per cogliere le opportunità offerte dalla trasformazione sempre più rapida delle città in aree “smart” – che si connettono e dialogano con i mezzi di trasporto – e soprattutto “green”. La collaborazione fra il team e-Mobility di FCA e il Centro Ricerche Fiat ha portato a sviluppare un sistema prototipale con sensori di bordo perfettamente integrati nel veicolo in grado di riconoscere preventivamente le ZTL e conseguentemente di spegnere il motore termico, attivando automaticamente la modalità elettrica. Questo dispositivo sarà oggetto di una sperimentazione d’avanguardia a livello mondiale per studiare le logiche di implementazione del geofencing.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

LA FASE 3 DELLE CELEBRITY SI INAUGURA FRA TRULLI E MASSERIE Da George Clooney a Mara Venier, da Raoul Bova a Luca Argentero: questa estate i Vip si danno appuntamento in Puglia tra ville con piscina e boutique hotel “pied dans l’eau” SARÀ PERCHÉ È UNA REGIONE

più affermate, come Polignano,

quanto emozionante posizione

Hotel a Polignano a Mare, quattro

A ZERO CONTAGI COVID 19

Monopoli, Savelletri e Fasano.

fronte mare in località Losciale, a

stelle ideale per famiglie per una

O SARÀ PERCHÉ TUTTO È IN

«Affittare una villa privata

Monopoli, ricavata da un’antica

vacanza in relax in una posizione

FIBRILLAZIONE, VISTO CHE TRA

con piscina ha i suoi vantaggi

riserva di pesca Borbonica.

geografica strategica per andare

POCO SI VOTA ALLE REGIONALI

in termini di sicurezza ed

Ospita solo 13 camere,

alla scoperta della Puglia, con il

(Michele Emiliano versus

esclusività - spiega Andrea

progettate per essere un tutt’uno

vantaggio di una piccola Spa per

Raffaele Fitto) ma la Puglia

Sabato, General Manager di

con il mare e per garantire

momenti di benessere e coccole,

nell’estate 2020 è la nuova terra

mentre il 16 luglio sarà la volta

d’oro. Già adesso moltissimi sono

della Masseria Il Melograno, un

sold-out perché sono tanti i vip

luogo unico tra i maestosi ulivi

in arrivo. Mara Venier potrebbe

della campagna pugliese. In una

arrivare dopo Forte dei Marmi

masseria fortificata del XVII

mentre George Clooney fresco

secolo, Il Melograno s’immerge

di separazione dalla moglie

tra i colori e i profumi del grande

pare abbia opzionato la suite

giardino fiorito, in straordinaria

piu sontuosa del Melograno. E

armonia con il territorio

poi Raoul Bova, Luca Argentero

circostante, ricco di storia e

con Cristina Marino e la piccola

di grande interesse artistico e

Nina Speranza, un bouquet

paesaggistico. Gli ospiti possono

di calciatori e ancora Anna

inoltre accedere al Lido Le

Foglietta, Federica Pellegrini

Tamerici a Monopoli, da sempre

e Carlo Verdone. Arrivano

spiaggia caratterizzata dalla

anche la campionessa di tennis

massima privacy e tranquillità.

brindisina Flavia Pennetta con

Particolarmente adatta alle

Fabio Fognini e i figli, Gianni

famiglie la Guida teatralizzata

Morandi e Simona Ventura insieme al futuro sposo Giovanni

della Puglia attraverso la IN SENSO ORARIO: MARA VENIER, ANNA FOGLIETTA, FLAVIA PENNETTA E SIMONA VENTURA

Terzi. Dove andranno? Dai trulli e

gestualità e l’insegnamento di detti locali, proposta da guide

masserie di Talea Trulli e Dimore

Talea Collection – e permette

privacy assoluta. Gli ospiti della

turistiche professionali con

al boutique hotel La Peschiera,

di non correre alcun rischio,

Peschiera potranno non uscire

background di formazione

dalla masseria cinque stelle Il

nel rispetto del distanziamento

dalla camera, in quanto previsto

vernacolare con a seguito i

Melograno al Cala Ponte Hotel

sociale». Tra i privilegi garantiti

room service per colazione,

propri bimbi, che insegnano ai

a Polignano, fino al Lido Le

da Talea Collection, anche la

pranzi e cene, in assoluta

clienti a sorpassare le differenze

Tamerici Beach Club, Capitolo

discrezione e il lusso autentico

tranquillità. Di grande fascino il

linguistiche adottando il

e l’alto Salento saranno le

del boutique hotel La Peschiera a

ristorante Saleblu, sotto la guida

linguaggio emotivo. Numerose le

mete chic. Talea Trulli e Dimore

Monopoli, vero e proprio gioiello,

dell’Executive Chef Vito Casulli,

attività en plein air, come lo yoga

oltre agli alberghi totalizza 11

una boutique hotel “pied dans

una location unica, sul mare.

training. E che estate Fase 3 sia,

proprietà nella aree turistiche

l’eau” posizionata in un’invidiabile

Apre il 4 luglio anche il Cala Ponte

buona vacanza a tutti!

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