Economy Maggio 2018

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Maggio 2018 Euro 4,50

ECONOMY COMPIE UN ANNO - Un confronto sul futuro delle news con Annunziata, De Bortoli e Granelli

UNA RETE DI “AMBASCIATORI” PER CONVINCERE LE IMPRESE A VALORIZZARE IN MODO NUOVO I GIOVANI TRA I 20 E I 35 ANNI

5 EX-MINISTRI DEL LAVORO E DECINE DI IMPRENDITORI HANNO RACCOLTO L’IDEA NATA DA GIORDANO FATALI

Nella foto da sinistra Giovanni Malagò, Roberto Maroni, Giordano Fatali, Rodrigo Cipriani Foresio, Luisa Todini

ECONOMY | ANNO II | N.11 | MENSILE | MAGGIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 27 APRILE 2018

FUTURO MILLENNIALS

«CI SALVERANNO LE NUOVE IMPRESE»

PARLA DONATO IACOVONE (EY): «MA L’INNOVAZIONE È ANCORA SCARSA» FEDERICO PIZZAROTTI

OSCAR FARINETTI

ANTONELLO MONTANTE

DONNE&LAVORO

MADE IN ITALY

ASSICURAZIONI

Il modello-Parma dell’ex 5stelle «Facciamo squadra con i privati»

Turismo: «È il food la leva per far crescere l’incoming in Italia»

Federmanager e il gender gap, convegno il 4 maggio in Vaticano

Assocamere in tour nel mondo, Bozzetti e l’Emirato di Sharja

RetImpresa: «Le aziende in rete oggi fatturano 100 mld di euro» Siamo poco (e male) assicurati, e quindi il business crescerà









EDITORIALE

IN NOME DELLA CRESCITA, AVERE DEI SOCI CONVIENE

L

e banche stanno vivendo una crisi di modello e di sostenibilità economica, che attiene proprio alla natura stessa del far banca seDI SERGIO LUCIANO condo il modello tradizionale”: lo ha detto Corrado Passera, già amministratore delegato di Intesa Sanpaolo e ministro dello Sviluppo Economico, oggi imprenditore finanziario con la sua Spaxs impegnata appunto nella realizzazione di un’impresa bancaria di nuova generazione. Passera parlava al recente annuale Forum Impresa&Finanza organizzato dall’Associazione industriale bresciana (Aib) – quest’anno anche con la collaborazione di Economy – per avvicinare ad una fitta platea di imprenditori, in buona parte medio-piccoli, il tema cruciale per ogni azienda che voglia e possa crescere (e le aziende del “nuovo triangolo industriale” incluso tra Milano, Bologna e Padova possono crescere): trovare le risorse finanziarie per riuscirci. Come ha sottolineato Paolo Streparava, delegato dell’Aib per il credito, la finanza e il fisco, le aziende hanno tutto l’interesse, e l’esigenza, di rimettere al centro i fondamentali industriali nel rapporto banca-impresa, dopo gli shock finanziari degli ultimi anni; ed è per esempio

IL CORSIVO

il messaggio, ed anche la buona pratica che la società di formazione Win The Bank di Valerio Malvezzi e Massimo Bolla mette in atto da anni e con crescente successo. L’imprenditore che va in banca a chiedere un fido deve farlo con una preparazione ed uno spirito diversi che in passato, se vuole ottenerlo. Ma allora, se ha questa nuova preparazione e questa maggiore consapevolezza strategica sull’impiego che di quelle risorse vuol fare, può e deve considerare anche alternative. Tra le quali l’accesso al mercato dei capitali, e addirittura la quotazione in Borsa, diventano obiettivi non più elitari o velleitari ma concreti. Basta consultare sulla piattaforma Pmi Capital, creata da Ir Top, l’identikit delle società quotate all’Aim per rendersi conto che non si tratta di eccellenze stellari ma in molti casi di oneste aziende dalle performance e dalle strategie terrestri E allora perché non provare? Perché non pensare di farsi aiutare a crescere dalla Borsa o dal private equity? Perché costa troppo? Non più, con i nuovi incentivi fiscali. Allora perché si teme di “spossessarsi” della gestione autonoma dell’impresa, ecco il punto. Ma, come spiega bene a pagina 64 Maria Brogi, una delle massime esperte di governo d’impresa in Europa, “quotarsi in Borsa non significa necessariamente perdere il controllo. Esistono nel mondo molte società, anche importanti, a controllo familiare che hanno collocato parte

LA DINAMICA DEL PIL OFFRE OCCASIONI CHE VANNO COLTE FINANZIANDOSI ANCHE IN BORSA del capitale sul mercato – dando così la possibilità all’azienda di contare su una più ampia e diversificata fonte di capitale proprio e agli investitori di minoranza di prendere parte al rischio di impresa, beneficiando di eventuali dividendi e capital gain – e presentano anche performance migliori rispetto alle altre”. Perché è questo il punto: avere dei soci è impegnativo ma salutare. Abituarsi a rendere conto a qualcuno, a confrontare le proprie idee, e se necessario mediarle, pone al riparo dai colpi di testa e dalle avventatezze. Per un imprenditore autocrate che non si quota e fa sempre di testa sua vincendo e diventando un mito – come i Ferrero o i Caprotti – ce ne sono mille che, per le stesse scelte, si schiantano alla seconda curva. Non fanno notizia, ma si fanno male.

SE LA CHIESA DI PAPA FRANCESCO OSPITA UNA RIFLESSIONE SUL GENDER GAP Secondo il World Economic Forum, il 65% delle donne italiane che lavorano non viene pagato per niente o non in modo adeguato, contro il 22,9% degli uomini… E nella classifica internazionale sull’ampiezza del cosiddetto “gender gap”, ossia il divario tra le condizioni lavorative di uomini e donne, l’Italia è piombata lo scorso anno all’82esimo posto su 144 nazioni, dietro anche alla Grecia (78esima), scendendo di 32 gradini rispetto al 2015. Per non parlare dell’incidenza minima delle donne nei ruoli dirigenti, inferiore al 15 per cento.Tutto questo si traduce in uno sperpero di competenze e sensibilità, in definitiva

un’occasione perduta per l’azienda-Paese. Ma è un segnale confortante che il Vaticano abbia deciso di dare il patrocinio morale del proprio Dicastero per i Laici, Famiglia e Vita della Santa Sede ad un convegno pubblico che avrà luogo il 4 maggio nel Centro Congressi Augustinianum della Città del Vaticano sul tema “L’altra dimensione del management. Il valore aggiunto delle donne tra impresa, famiglia e società”, promosso dalla Federmanager e di cui Economy è media partner (vedi servizi alle pagine 60 e 61). Un segnale confortante non solo perché ciò che attrae l’attenzione del Vaticano entra

automaticamente nell’orbita gravitazionale di una parte importante dell’opinione pubblica e della classe politica italiana. Ma soprattutto perché è il Vaticano di Papa Francesco che ha deciso di cambiare atteggiamento nei confronti della questione femminile. Intendiamoci: le tradizioni oggettivamente maschiliste della pratica quotidiana della chiesa non si cambiano in un anno. Una visione ancorata ad una subalternità che solo la pari opportunità del sacerdozio supererà è coriacea. Ma l’inversione di tendenza è in atto, è importante, ed è testimoniata anche da eventi come questo.(s.l.)

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SOMMARIO

Maggio 2018 014

025 039 GESTIRE L’IMPRESA

RetImpresa: fatturato da 100 mld

042

IL RILANCIO DELLA LOGISTICA

Stati generali convocati a Sorrento

046

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Ecco il made in Italy che vince

048

DAZI DOGANALI

USA, i timori delle nostre imprese

050

025

COVER STORY

CARI MILLENNIALS, COSTRUIAMO INSIEME IL FUTURO

028

BIAGIOTTI/«Decisiva la doppia visione junior/senior»

029

CIPRIANI/«Giovani da motivare e responsabilizzare»

030

MALAGÒ/«Il lavoro come lo sport: competere fa bene»

031

MARONI/«È tempo di colmare le lacune del passato»

032

TODINI/«La parola d’ordine dev’essere flessibilità»

034

IACOVONE/«Creiamo nuove imprese, sappiamo farlo»

Politici e imprese insieme per accelerare l’integrazione

GOVERNANCE

071

AZIENDE E FONDI UE

074

MERCATI, VOLA LO “STAR”

076

PRIVATE BANKING

077

DIGITAL MARKETING

086

078

LA CRISI DELLE BANCHE

088

080

CREDITO AL CONSUMO

IMPRESE IN RETE, È BOOM

Fake news e informazione di qualità: parlano gli esperti

064

L’ANNO DI ECONOMY. IL PRIMO

«Care aziende, diventate grandi!»

Opportunità per le bio-industrie Euforia in Borsa grazie ai PIR Per AIFI cresce anche in Italia

MARKETING TERRITORIALE/2

«Un progetto corale sul food»

Meno istituti, credito in calo Cofidis al top per la qualità

CERTIFICAZIONI

060

FEDERMANAGER E GENDER GAP

062

BUSINESS ETICI

Come ripartire dal core business

105

L’EXPLOIT DI CIAO WINES

106

LA STRATEGIA DI EOS

107

IL PAESE CHE CRESCE...

Quale ruolo per le donne manager Perchè puntarci? Lo spiega Banor

IL RILANCIO DI ORSERO

Necessaria la garanzia Accredia

10

MARKETING TERRITORIALE/1

Parma decolla grazie alle aziende

ECONOMIA CIRCOLARE

058

103 STORYLEARNING

Le pmi italiane che fanno business

BRAND STRATEGY

Watras: «Curate la reputation»

FARE IMPRESA NEL MONDO

A lezione da LIUC Business School

I casi di EFGConsulting e E4Impact

054

083 COMUNICARE L’IMPRESA

071 FINANZIARE L’IMPRESA

Vendere il vino italiano in lattina Valorizzare le pmi italiane in UK

Le news dal mondo produttivo



SOMMARIO

Commenti

018

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

091 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 092

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

093 DIRITTO&ROVESCIO di Francesco Sperti 094

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

096

QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net

098

LETTI PER VOI I migliori libri del mese

100

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

109 STARTUP-TELLING

125

DOMANDE E OFFERTE

Bmw Italia va controcorrente

128

STOP AL DIESEL/2

FATTURE DIGITAL PER ...IL TIRAMISÙ

111

Scania: «Fate i conti con la realtà»

130

LA STERZATA DI VODAFONE

133

VITA DA MANAGER

STOP AL DIESEL/1

Telco? Non basta più. È tempo di IOT

Mascherpa, i primi a conformarsi

SOSTENIBILITÀ&ECONOMIA Etica e innovazione, il libro di Folador

CREDITO DISINTERMEDIATO

136

MANAGER AL CHECK-UP

P2P Lending, i successi di Prestiamoci

Dirigenti raccontati tra pubblico e privato

112

VIAGGI A PORTATA DI CLICK

Virail, “motore” con una marcia in più

139

E POI IL PIACERE...

113

IL NUOVO CHE AVANZA

Il cibo è la vera leva per l’incoming

140

LA VERSIONE DI OSCAR

Modelli e case histories in breve

115 WORKSHOP/ASSICURAZIONI

TURISMO GOURMET

Farinetti: «riscoprite la provincia»

INSURANCE ALLA SFIDA TECH

Mercato fluido, compagnie al bivio

142

COME FARE RISO VENERE IN ITALIA

118

CULTURA DEL RISCHIO

144

PLACE TO BE

120

SCATOLE NERE

146

LE RAGIONI DEL GOSSIP

121

ROBOTICA E ASSICURAZIONI

122

L’ALLEANZA CON LE BANCHE

123

PENSIONI PANEUROPEE

Aon Italia: «da noi ce n’è poca»

Groupama in Italia per studiarle

Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Franco Tatò Hanno collaborato Letizia Airos, Germana Cabrelle, Piero Caltrin, Gilda Ciaruffoli, Angelo Curiosi, Laura De Lisa, Silvana Delfuoco, Giordano Fatali, Giuliana Gemelli, Marco Gemelli, Isa Grassano, Maria Rosaria Leccese, Marina Marinetti, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Luigi Orescano, Francesco Pacifico, Vincenzo Petraglia, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Francesco Sperti, Elisa Stefanati, Arturo Verdiccin Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Amministratore unico Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

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I sussurri di Monica Setta

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Carniol (Helvetia): «È imprescindibile»

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Generali sta puntando forte sull’AI

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UN ANNO CON ECONOMY CONTINUEREMO A ESSERVI UTILI

«L’informazione di qualità, per avere valore, deve servire» LUCIA ANNUNZIATA

Ma si può essere così narcisisti da autocelebrare il primo

Giornalista e anchorman di fama internazionale, già presidente della Rai, dal 2012 è direttore Huffingtonpost.it.

compleanno? Porta pure male, avrebbe detto mia nonna. Infatti, non si tratta di narcisismo. È un riepilogo delle puntate precedenti. Che oltretutto, da qualche giorno, si possono anche consultare (e acquistare) sul nuovo sito www. economymag.it che fa evolvere quello, essenziale, con cui siamo nati per offrire a chi ci segue sia approfondimenti ulteriori che maggiori agganci con l’attualità. Riguardando in sequenza le copertine, ci accorgiamo di aver trascurato tanti temi, ma alcuni altri li abbiamo proposti anche con anticipo su certe mode: dai Pir ai prestiti online “fai da te”, dall’associazionismo alla blockchain. Cercando - come da promessa - di “essere utili”, perchè è l’utilità al lettore (cartaceo o digitale, non fa differenza) che identifica un giornale. È anche per questo, per inserire alcune voci autorevoli nel dibattito mondiale apertosi sul futuro dell’informazione tra fake-news e crisi dei media tradizionali, che nelle pagine a seguire proponiamo tre punti di vista di assoluto valore, che non richiedono presentazioni. Ancora una volta, per essere utili.

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o scandalo delle fake news ha rivelato i limiti della predicazione universalista e positivista del web. «Secondo me questa fase di innamoramento legata alla predicazione della libertà universale donata all’Uomo dalla Rete sta per finire. E questo accelererà il ritorno all’idea che sarà giusto pagare qualcosa, poco rispetto a prima, per avere un’informazione di buona qualità. Ma attenzione: questo non deve restituire al giornalismo la sacralità che credeva di avere. L’informazione, perché valga, deve essere utile»: è sempre caustica, e controcorrente, Lucia Annunziata. Indipendente, sferzante, anche divisiva, è oggi senz’altro uno dei giornalisti italiani più autorevoli e apprezzati, cosa rara, anche all’estero. Incarna un giornalismo senza padroni ed è

L

rimasta sempre, anche per questo, un libero battitore. QUINDI NON DIVENTEREMO TUTTI HOBBYSTI CHE PER SCRIVERE DEVONO VIVERE D’ALTRO?

Forme di giornalismo gratuito rimarranno, e anzi lo spero, perché saranno comunque forme creative e libere, ma ogni volta che si riesce a infiltrare nell’informazione una qualsiasi utilità per i lettori la si propone in una logica di mercato… quando ricominci a pagare ricominci anche a scegliere. Oggi, ad esempio, spendiamo tanto per avere cibo a chilometro zero: accadrà qualcosa di simile. E il web resterà un fantastico, insostituibile strumento di lavoro industriale, anzi, la base della nuova industrializzazione. Se il lettore paga, per leggerti, anche un solo centesimo, ti lega a un patto di serietà. La crisi dei social ha rimesso al centro la consapevolezza che non è bello essere fregati, spazzando via il mito del web gratuito e salvifico spacciato dai padrini della Silicon Valley. Però sia chiara una cosa: non sono le piattaforme diverse a modificare la fruizione delle news. QUINDI PIANO CON IL RIABILITARE I MITI?

I giornali un ruolo sacrale l’hanno avuto, va-


rie volte nella storia, un ruolo quasi uguale a quello della Bibbia stampata dopo il Medioevo. Hanno avuto un grande valore nell’acculturamento di massa. Ma è sbagliato pensare che ci fosse in quei giornali qualcosa di meglio di quel che diamo adesso noi. La ragione per cui si compravano era sempre la stessa: non che ci fosse dentro l’oro, ma il giornale serviva. Il giornale nasce come strumento d’uso e rimane tale. Come nascono i giornali nel diciottesimo secolo? Nei porti britannici, quando arrivavano i velieri mercantili e le gazzette mandavano sotto bordo i ragazzi più veloci affinchè fossero i primi a sapere quali merci erano arrivate, per informare i mercanti del luogo che ne fissavano i prezzi. Anche Benjamin Franklin ebbe successo grazie a questa formula. PERÒ IL MITO DI PULITZER…

Con tutto il rispetto, un mito nato da una fake new. Inventò che era stata affondata una nave americana nella guerra ispano-cubana, ma quella nave galleggiava serenamente… però la notizia coinvolse l’America in quel rischio bellico e indusse una grandissima operazione militare e ideologica di Stato. Le fake news ci sono sempre state. Anche ai tempi della Rivoluzione Francese, lo scandalo della collana di Maria Antonietta fu ampiamento manipolato. È sempre stata un po’ sozza, un po’ bella, un po’ di profitto e un po’ di guano… la vita dei giornali.

In questo senso, non c’è mai stato nulla di veramente e pienamente sacrale. È sempre stato un business e un’utilità. I giornali vanno inquadrati così. E ALLORA? CHE SENSO HA TANTO SUSSIEGO?

La differenza c’è, ed è quella tra la frode, che c’è sempre stata, o la pratica di tutto questo con un senso e una ricerca di verità. I ragazzi che informavano i mercanti sulle merci dei velieri, o ti davano l’informazione giusta o ti fregavano sul prezzo del cotone. Se un momento di sacralità l’informazione l’ha vissuto, è stato nei due Dopoguerra del Novecento, quando i nostri padri e nonni leggevano i giornali con rispetto e considerazione, perché si rendevano conto che quei fogli integravano nella società e nella democrazia nascente o rinascente masse di poveri e di analfabeti, come fece poi la radio negli Usa con i discorsi al caminetto di Roosevelt. Ma anche allora, i media sono rimasti soprattutto un elemento di utilità sociale. DUNQUE, IL KILLER NON È IL WEB…

Intanto, nel corso del Novecento il valore identitario dei giornali si è fatto via via più fragile. Poi è andato in crisi il loro modello economico. Ma non per colpa del web: lo avrebbe mandato in crisi anche il costo della carta, risorsa scarsa, e avremmo avuto bisogno di inventarcelo comunque, il web. Poi, certo, nel crollo del modello economico s’infiltra chiunque, come in ogni crollo: delinquenti, sciacalli. Anche nella crisi della stampa si è infiltrato chiunque.

E QUINDI?

Iniziamo con l’accettare la crisi di quel modello. E poi ricominciamo, ricordandoci la favola della principessa e del porcaro. PREGO?

Quella favola di Andersen in cui, infilando un dito nella pentolina di un porcaro, una principessa poteva conoscere quello che cuoceva su tutti i focolari della città. Oggi l’informazione è la pentola in cui tutto bolle, dove vuoi mettere il dito per sapere cosa succede nel mondo, con la velocità del web. Prima della tecnologia c’era la magia, ma la voglia di sapere era la stessa. Tutto passa per il filtro dell’assorbimento umano, e i sentimenti umani hanno dimostrato di essere ciò che di più stabile c’è nella storia. La sopravvivenza, la protezione dei figli, gli affetti, la religione, il nutrimento. Il sapere. L’informarsi. OTTIMISTA, INFINE?

I modelli che avevamo erano due: media finanziati da magnati per i loro scopi; e media fondati su formule miste, qualcuno che finanziava a monte, e tanti lettori che compravano. Ritorneremo progressivamente lì, sia pure con molte differenze. Il web è meraviglioso, e non tramonterà mai. I padroni del web molto meno: sono padroni. E prima o poi in America, quando hanno esagerato, hanno trovato qualcuno che gli raddrizzava le ossa. Accadde anche con le ferrovie, un mito che si macchiò di mille nefandezze, finchè il congresso non disse: adesso basta.

UN ANNO CON ECONOMY 15

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UN ANNO CON ECONOMY «Anonimato e impunità, così in Rete scatta l’effetto lucifero» ANDREA GRANELLI È uno dei massimi esperti italiani di internet, tra i pionieri del settore. ed è autore de “Il lato oscuro del web».

o credo che ci siano ormai le condizio-

«I ni perché si torni a cercare, e quindi

a produrre, un’informazione di qualità”: è ottimista Andrea Granelli, uno dei massimi esperti di Internet non solo in Italia, pioniere del web con Niki Grauso, poi per molti anni capo dei Telecom Labs e amministratore delegato di Tin.it. Oggi fa ricerca culturale e tecnologica con la sua società Kanso e si occupa di leadership e marketing evoluto.

SI DIREBBE PERÒ CHE IL MERCATO SIA FAKE...

Le fake news imperversano perché gira l’idea che le news vere non valgono nulla… Non è che la gente non vuol pagare per l’in-

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formazione di qualità, il fatto è che per una serie di motivi l’informazione è entrata in una dimensione per cui doveva essere gratuita. Mi ricordo ad esempio quando Renzi disse: perchè fare le enciclopedie quando c’è Wikipedia? Nella civiltà del fake tutto è finto, c’è chi eleva la finzione alla dignità dell’arte. Ma all’arte non si chiede di rappresentare necessariamente la verità, mentre sulle news …parliamone. INSOMMA: SE È GRATIS, PUÒ ESSERE FAKE?

Ovvero: abbiamo preteso o almeno gradito la gratuità? E adesso becchiamoci le fake news. Abbiamo gradito la gratuità perchè non abbiamo voluto riflettere sul rovescio della medaglia, sul lato oscuro della gratuità. Un po’ come con l’aria inquinata, che non ci piace respirare ma poi giriamo con un’auto diesel euro2. Oggi, insomma, assaporando notizie poco nutrienti, ci confortiamo pagandole, anzi non pagandole, per quello che non valgono. Mentre i cibi sani si pagano! MA QUAL È IL RISCHIO DELLE FAKE NEWS?

Be’, tanti rischi. Anche quello di manipolare la gente! Ma c’è del buono: l’esplosione del fenomeno sta riaprendo la discussione sulla buona informazione. A PAGAMENTO…

Be’, nel mondo della musica – che per primo ha subito l’offensiva del gratuitismo – qualcosa è cambiato, dalla nascita di iTunes in

poi. Apple è riuscita ad affermare sul mercato un modello di fruizione a pagamento della musica di qualità, che riconosce il diritto d’autore. E oggi sono milioni, centinaia di milioni, quelli che pagano, sia pure meno di prima, per ascoltare buona musica. Anche nelle news potrebbe affermarsi un fenomeno analogo. Non è un problema diprezzo. Secondo me, le news non si pagano non per risparmiare ma perché si considera la cosa naturale e… priva di controindicazioni. PER I FANATICI DEL DIGITALE QUESTE POLEMICHE FRENANO L’INNOVAZIONE. CHE NE PENSA?

Mi ha colpito quando, qualche mese fa, l’Economist ha attaccato gli Ott sulla propaganda terrostica dell’Isis. Dobbiamo capire che l’innovazione viene usata anche dai wrongdoers, i delinquenti: questo vale anche per l’informazione. L’anonimato e l’irresponsabilità sono due fattori pericolosissimi, soprattutto se si combinano insieme. Ricordo un’analisi molto bella di un gesuita, Giovanni Cucci, che ha scritto libri interessanti sulla Rete, uno dei quali, lo consiglio vivamente, si chiama “Infernet”. Da psicologo fa una riflessione profonda… e dice: “anche le persone più normali e calme in certi contesti possono diventare luciferine”. E secondo lui, le caratteristiche fondamentali della Rete che scatenano l’effetto-lucifero sono l’anonimato e l’impunità…


«Il tutto-gratis non funziona più, i giornalisti preparati costano»

opaco l’opinione pubblica, hanno mancato al controllo e non possono più sottrarsi ai loro doveri. Però questo non basterà a rianimare il giornalismo professionale. E COS’ALTRO SERVIRÀ?

FERRUCCIO DE BORTOLI Per l’ex direttore del Corriere sono stati commessi gravi errori dagli editori che ci hanno poi ripensato tardi e male.

ella crisi in cui oggi versa l’editoria tradizionale «si sconta l’errore drammatico commesso dagli editori, non soltanto italiani, di diffondere gran parte dei loro contenuti in modo del tutto gratuito sul web, salvo poi ripensarci davanti all’evidenza che i ricavi pubblicitari non bastavano». Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore, editorialista e presidente di Vidas, non fa sconti né agli editori né ai giornalisti. E osserva: «Arrivare oggi a forme di pagamento della lettura di vario tipo, però tardivamente e sempre con la preoccupazione di non perdere il numero di visitatori unici sui siti e di pagine viste, per non perdere la pubblicità on-line, non si è rivelata finora una soluzione al problema».

N

MA SI TORNERÀ MAI A RICONOSCERE UN VALORE AL CONTENUTO GIORNALISTICO PROFESSIONALE?

L’esperienza di New York Times, Washington Post e Financial Times fanno ben sperare. Peraltro, Jeff Bezos, il padrone di Amazon e del Washington Post, è diventato bersaglio costante delle critiche di Trump prima in quanto proprietario del Post che di Amazon. Anzi, forse, se non avesse fatto l’editore tradizionale non avrebbe tanti problemi. È diventato importante, grazie al vecchio Post. NON TEME CHE AI GIOVANI BASTERANNO ANCHE IN FUTURO LE NEWS DEI SOCIAL MEDIA?

Quel che sta succedendo attorno al caso Facebook non passerà invano, si è chiaramente posto il problema della responsabilità editoriale dei social network, finora presentati come luoghi che favorivano la vicinanza e il dibattito tra utenti senza alcun obbligo di preoccuparsi dei contenuti. Ora invece è chiaro a tutti che i social, nella misura in cui non solo sfruttano i dati degli utenti ma li mettono a disposizione degli investitori e addirittura di chi voglia manovrare in modo

La nuova stagione dell’informazione professionale nascerà quando giornalisti ed editori riusciranno di nuovo a convincere il pubblico che la qualità si paga, che ha un prezzo. Che gratuità non fa rima con libertà e qualità. La gratuità abitua il pubblico ad un’informazione-sushi, sminuzzata, mai approfondita, nella sensazione che per comprendere quel che succede nel mondo basti uno sguardo distratto agli aggregatori, mentre ci sarà sempre più la necessità di andare in profondità e di avere un’informazione ritagliata sulle proprie necessità, fatta però da persone credibili, con un nome, un volto e una storia. Questo è il passaggio fondamentale. IL TUTTO-GRATIS È DUNQUE AL TRAMONTO?

In generale, e salvo eccezioni, non può essere la soluzione. Non a caso, il New York Times è riuscito ad avere molti abbonati, il Washington Post ha investito molto sulla tecnologia perchè Bezos all’inizio credeva bastasse, ma poi si è reso conto che quel giornale per essere se stesso doveva puntare su giornalisti preparati che hanno un costo, non si inventano dall’oggi al domani, ma in decenni.

UN ANNO CON ECONOMY 17

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

XI INSEGNA CHE DOVE LA POLITICA È FORTE, RIPRENDE IL

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sabilità di capire i fenomeni peculare sul futuro cruciali dello sviluppo più fa parte della natura ancora di quella di preveumana. Ciò che accoderlo. muna però tutte le ipotesi più Yuval Harari, uno storico o meno ardite è il fatto che si israeliano autore di due best sono rivelate sempre sbagliaseller mondiali sull’evoluziote. Oggi viviamo in un’epoca ne delle società umane e sui di particolare intensità spepossibili sviluppi futuri, ha culativa stimolata dai rapidi presentato al Forum di Davos progressi delle tecnologie, alcune utili riflessioni sui spesso ingigantiti ottimisticaprocessi in atto. mente per aiutare la costruIn particolare, prospettando zione di scenari minacciosi. gli sviluppi delle tecnologie Non credo che questi scenari informatiche e la loro converabbiano maggiori possibigenza con quelle biologiche, lità di realizzarsi di quelli ha osservato come gli esseri precedenti, ma le tendenze che abiterandi fondo posVIVIAMO UN’EPOCA DI no il mondo sono essere PARTICOLARE INTENSITÀ tra cento o identificate SPECULATIVA STIMOLATA duecento anni con buone DA PROGRESSI TECNOLOGICI saranno più possibilità A VOLTE INGIGANTITI diversi da di rivelarsi PER COSTRUIRE SCENARI MINACCIOSI noi di quanto corrette e utili noi lo siamo per orientare dall’uomo di Neanderthal o le nostre scelte di fronte ai dagli scimpanzé, dai quali ci grandi cambiamenti incomseparano centinaia di milioni benti e aiutare la valutazione di anni. dei loro effetti, valutazione Ciò potrebbe non suscitare che appare oltremodo opparticolari inquietudini, data portuna anche se gli eventi la distanza temporale, se vengono presentatati come questi esseri non fossero il ineluttabili e sappiamo che prodotto finale di una sofinon li vivremo personalmente sticata ingegneria biologica, e forse neppure i nostri figli. frutto di un disegno intelliNoi tutti, infatti, partecipiamo gente guidato da chi fin da agli stadi iniziali di processi ora possiede la maggiore che si stanno sviluppando quantità di informazioni. con un’accelerazione finora Come la eccessiva concensconosciuta e questo aumentrazione del possesso di terre ta anche la nostra respon-

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nell’economia agricola o di capitali dopo la prima rivoluzione industriale provocarono insuperabili disuguaglianze e profondi rivolgimenti è opportuno chiedersi quali rivolgimenti deriveranno dalla squilibrata disuguaglianza delle informazioni.

alternative. In una ricerca molto dettagliata di qualche settimana fa Der Spiegel racconta ciò che sta avvenendo in Cina, dove il governo ha preso in mano direttamente la gestione del processo di digitalizzazione in corso di accelerato sviluppo.

Quindi il problema di chi siederà al volante riguarda anche noi, perché l’assioma che l’organismo sia l’algoritmo nasce ora nei nostri laboratori e con le nostre regole. Non è pertanto ozioso domandarsi chi sta gettando ora le basi di questi sviluppi e quali siano le possibili

I cinesi sono entrati relativamente tardi nell’economia digitale, ma col vantaggio di parteciparvi attraverso gli smartphone e con un entusiasmo sconosciuto alle altre grandi economie industriali. Mentre da noi si diffondono scetticismo e preoccupazione per gli sviluppi dell’intelligen-


di Franco Tatò

PRIMATO SULLA TECNOLOGIA ciali: all’inizio di gennaio za artificiale e prendono piela televisione di Stato ha de posizioni di vero antiscientrasmesso il discorso di tismo, come nel caso dei Capodanno del Presidente vaccini, in Cina il governo e le Xi Jinping e molti hanno grandi imprese si sono posti notato un cambiamento l’obbiettivo di raggiungere sugli scaffali della libreria una posizione di leadership alle spalle del Presidente. Acnell’economia digitale e di canto al Manifesto del Partito sviluppare contestualmente Comunista e al Capitale di i sistemi educativo e produtKarl Marx erano visibili “The tivo, con la partecipazione enMaster Algorithm” di Pedro tusiastica dei cittadini che già Domingo e “Augmented Life oggi si appassionano per una in the Smart Lane” di Brett gara di intelligenza tra l’uomo King. Siccome in Cina non e le macchine in televisione. avviene nulla per caso, ciò Le imprese digitali raggiunvenne letto come un messaggono dimensioni gigantesche gio: la guida in tempi a noi IN CINA LA GUIDA del partito sconosciuti. DEL PARTITO incoraggia la A gennaio il XI JINPING STA digitalizzaziovalore di borINCORAGGIANDO IL PAESE sa di Tencent, A QUELLA DIGITALIZZAZIONE ne che serve all’economia non molto CHE SERVE ALL’ECONOMIA E AL LENINISMO DIGITALE e al leninismo conosciuta al digitale. di fuori degli Ipotizzare che gli esseri che addetti ai lavori, ha superato abiteranno il pianeta tra duequello di Facebook, la sua cento anni comunicheranno app Wechat ha superato il in Cinese è troppo facile e ci miliardo di utenti e in nofa supporre anche quale sarà vembre è stato quotato alla la forma di governo della borsa di Hong Kong il suo prima potenza industriale e China Litterature Group, che quindi di gran parte del monha sotto contratto sei milioni do, ancora più evidente dopo di autori, e si potrebbe conl’elezione a vita di XI. tinuare elencando i successi Forse vale la pena notare che di Alibaba o delle numerose probabilmente nessuno dei start up o la frenetica attività vociferi leader e candidati di raccolta dati del governo e premier usciti dalle nostre delle imprese. recenti elezioni ha mai sentito Ma fermiamoci ad aspetti i nomi di King e Domingo. apparentemente superfi-

IL CORSIVO

SÌ AL BIOTESTAMENTO MA ALCUNI ASPETTI VANNO APPROFONDITI

di Giuliana Gemelli In tempi relativamente rapidi il disegno di legge sul “biotestamento” é legge dello Stato, dal 22 dicembre del 2017. Il suo cuore è l’articolo 3 sulle disposizioni anticipate di trattamento (DAT) che ha, a sua volta, un focus : il dialogo medico-paziente e la costruzione della loro alleanza terapeutica, principio vitale della cura e del prendersi cura sin dai tempi di Ippocrate. Un’alleanza che il positivismo ha disatteso e che la parte meno spettacolare della medicina - le cure di fine vita o medicina palliativa - hanno riportato al centro, assumendo il ruolo di area “critica” in un percorso, in cui il “paziente” ridiventa persona e il medico cessa di essere decisore univoco della cura ed assume il ruolo di essere umano in grado di ascoltare, di dialogare, di consigliare, di sostenere. Il testo é quello di una legge che risulta buona in modo esponenziale, non solo perché dà risposta ad un’esigenza assoluta dell’umano esistere, ma perché contiene i presupposti di un mutamento epocale. Nessun trattamento sanitario può essere iniziato o proseguito se privo del consenso libero e informato della persona interessata. Viene “promossa e valorizzata la relazione di fiducia tra paziente e medico” che implica “se il paziente lo desidera, anche i suoi familiari”. Quest’ultimo aspetto contiene però elementi di criticità, sia in senso antropologico (appartenenza a culture e religioni diverse) sia per quanto riguarda i minori, in particolare gli adolescenti. Ritengo che un approfondimento di queste problematiche sia imprescindibile. ​ er donare il vostro 5 per mille: P Associazione GrandeGiù for Love and Care Onlus - Codice Fiscale 92075710407 Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti.html

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SHORT STORIES

Industria 4.0

Risparmio

I dati emergono dall’annuale appuntamento della Fiera A&T, dedicata all’innovazione

Secondo il Gruppo KRUK gli italiani continuano ad avere la propensione al “tesoretto”

Crescono gli investimenti in tecnologie digitali Oltre 400 aziende, di cui 50 straniere, si sono riunite a Torino dal 18 al 20 aprile per la Fiera A&T. È stata l’occasione per fare il punto sul piano Impresa 4.0 a un anno dal lancio. Gli investimenti in tecnologie digitali sono aumentati dell’11%, mentre sono addirittura raddoppiate le imprese che puntano sulla ricerca per crescere. Il piano per lo sviluppo delle tecnologie digitali nelle imprese è stato avviato in Italia a fine 2016, con ritardo rispetto alle principali nazioni europee, tuttavia si tratta di un piano più articolato e finanziariamente dotato. Il piano punta ad aumentare la competitività delle imprese con obiettivi ambiziosi ma credibili, sufficientemente chiari e tempificati: facilitazioni fiscali e accesso al credito sono le leve utilizzate per

I risparmi non si toccano, ma la spesa aumenta ottenere l’incremento degli investimenti. L’altro pilastro di intervento riguarda lo sviluppo di capacità e competenze, sul quale agiscono tre piattaforme: l’Hub dell’innovazione digitale, artefici Confindustria e Rete Imprese Italia, 170 milioni con l’obiettivo di portare dal 15 al 20% il PIL della manifattura. I Competence Center, 40 milioni per formazione e progetti di ricerca. Infine i Digital Business Points, presso le camere di commercio. I dati relativi all’anno 2017 sono incoraggianti sia in termini quantitativi che come gradimento espresso dalle imprese. Le varie fonti informative che hanno sondato le opinioni delle aziende convergono su alcuni fattori: oltre la metà delle imprese ha avviato o sta avviando progetti 4.0.

In Italia le spese impreviste sono un problema per molti e per affrontarle sempre più persone decidono di chiedere denaro in prestito a banche o società finanziarie. I risparmi? Intoccabili, restano un tesoretto da custodire e utilizzare in casi di emergenza, come potrebbe essere la perdita di lavoro. A scattare la fotografia è KRUK, multinazionale polacca leader nel mercato della gestione dei crediti in Europa. Lo sforamento del budget mensile è frequente

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Telecomunicazioni VUETEL SBARCA NEGLI USA PER CONNETTERE L’AMERICA ALL’AFRICA

L’azienda guidata da Emanuela Bevilacqua si sta facendo strada anche nell’AI VueTel sbarca ufficialmente in America e dà vita a VueTel Usa Inc. L’infrastruttura tecnologica che l’azienda italiana specializzata in servizi di telecomunicazioni internazionali ha installato negli USA è diventata operativa ed è quindi pronta a offrire servizi internazionali di transito internet (IP Transit), linee

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dedicate internazionali (IPLC), Circuiti Ethernet dedicati (EthLink) e reti private virtuali (IP Vpn) oltre ai servizi di transito voce internazionale. La sede operativa si trova a Holmdel, in New Jersey, nell’edificio ristrutturato che storicamente ospitava i laboratori di Bell Labs, mentre le infrastrutture tecnologiche sono situate a New York, nella prestigiosa sede di 60 Hudson Street. L’obiettivo per VueTel USA, i cui mercati di riferimento sono rappresentati da Nord Africa e Africa Subsaharina, è quello di investire oltre 1 milione di euro per ampliare i suoi servizi wholesale voce e dati. Il gruppo

punta a posizionarsi come player di mercato altamente innovativo, capace di fornire servizi sicuri di alta qualità oltre a sistemi antifrode basati su principi di intelligenza artificiale e applicati alla gestione delle comunicazioni. «Con lo sbarco ufficiale oltreoceano - commenta Emanuela Bevilacqua, vice president di VueTel USA -, il nostro focus diventa quello di fornire agli Stati Uniti servizi dati dedicati alle imprese di grandi dimensioni e alle corporation». Vuetel USA sta poi facendosi strada nel mondo dell’Industria 4.0., puntando a sviluppare servizi avanzati per le telecomunicazioni basati

per il 58% dei lavoratori dell’area dei servizi, il 50% di quelli del commercio e il 46% dei bancari. La motivazione? Comprano d’impulso. E non sorprende che quest’ultimi siano anche più propensi a chiedere un prestito. La puntualità nei pagamenti delle rate di rimborso, però, non è da tutti. Fanno maggiormente fatica i lavoratori del commercio, servizi e trasporti. In queste categorie infatti si registrano le percentuali più alte di chi almeno una volta non ha fatto fronte ai propri doveri in tempo. Ma quali sono i motivi che non permettono di far fronte ai propri doveri finanziari? La perdita del lavoro in famiglia risulta essere la prima causa di ritardo di un pagamento per quasi tutte le categorie di lavoratori. Dall’analisi del Gruppo KRUK emerge come a pesare maggiormente sul budget siano le spese legate alla casa per oltre il 70% degli intervistati in tutte le categorie. Ma anche le spese legate alla manutenzione dell’auto drenano liquidità. Per far fronte a quest’ultima spendono di più i bancari (48%), gli insegnanti (40%) i medici e gli informatici (39%). Analizzando le principali voci di spesa degli italiani emerge poi che tra le uscite mensili più consistenti ci sono quelle per i servizi di telefonia e internet. su Intelligenza Artificiale e Machine Learning. «Per VueTel, che ha nel proprio background un profondo know how tecnologico – ha spiegato la Bevilacqua- diventa estremamente stimolante operare in un settore tra i più competitivi negli Stati Uniti».



SHORT STORIES

M&A

EXPRIVIA E ITALTEL: NASCE UN NUOVO COLOSSO DIGITALE

Il progetto di integrazione delle due società piace agli investitori Dall’integrazione di Exprivia e Italtel nasce una fra le importanti realtà industriali italiane nelle tecnologie digitali che si colloca fra le prime cinque aziende del settore, che punta a un fatturato superiore ai 600 milioni di euro e con oltre 3000 persone impiegate. I termini dell’integrazione fra Exprivia, società quotata al segmento Star di Borsa Italiana, e Italtel portano nel 2017 a un fatturato di 591,4 milioni di euro. L’operazione ha avuto luogo a dicembre 2017, quando Exprivia ha preso il controllo di Italtel mediante l’acquisto di una partecipazione dell’81% nel capitale della storica società leader nel mercato delle telecomunicazioni. L’acquisizione conclude l’iter di ricapitalizzazione di Italtel per 113,8 milioni di euro, strutturata attraverso la conversione in strumenti finanziari partecipativi di crediti bancari e in un aumento di capitale sottoscritto da Exprivia e Cisco System International BV. Il gruppo Exprivia-Italtel – ha affermato il presidente e amministratore delegato di Exprivia Domenico Favuzzi – ha l’obiettivo di diventare una delle più importanti realtà italiane nelle tecnologie digitali».

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Brand Finance

I brand italiani ricominciano a correre Rimangono più attardate le marche medio-piccole, che rischiano di perdere terreno Il valore medio del brand asset delle prime 50 marche italiane è cresciuto il 35% in più di quello dei primi 500 brand globali. Grazie ai risultati di quest’anno, i brand italiani stanno tornando ai valori pre-crisi. Tra le imprese presenti nella classifica annuale stilata da Brand Finance - marchio leader nella consulenza strategica e nella valutazione indipendente del brand - nella classifica italiana, mediamente il brand asset pesa il 18% dell’Enterprise Value, con punte di oltre il 50% nel lusso. Le prospettive di fatturato associabili alle strategie di

marca dei 50 principali brand italiani sono mediamente aumentate grazie alla più favorevole congiuntura economica, ad una migliore gestione del business e al rafforzamento del branding rispetto ai competitor internazionali. Il vero problema è per le marche che non sono entrate in classifica: quelle posizionate tra il 51° e il 150° posto sono molto meno influenti dei “pari grado” internazionali. Al primo posto nella classifica si posiziona ENI, seguito da TIM ed Enel. Gucci, Ferrari, Generali, Intesa SanPaolo, Poste, Prada e Armani completano le prime dieci posizioni. Le marche che sono cresciute maggiormente in valore economico, come TIM, Gucci, Valentino, Enel, hanno strategie che vanno al di là delle mere oscillazioni di mercato, come invece accade a brand come Generali o FCA che sono

più legati alle oscillazioni congiunturali avendo dei brand che sono meno dirompenti di altri. Tim è la marca che è cresciuta maggiormente in valore rispetto al 2017, facendo registrare un incremento di oltre 1,5 miliardi di euro. Anche Gucci ha guadagnato oltre un miliardo di valore (1,18), mentre Eni ha perso 1.036 milioni e Unicredit 765. Nonostante i segnali positivi dei brand in classifica, in generale le imprese italiane sono ancora troppo poco attente al branding, cioè alla messa a punto dei fattori emozionali che sempre concorrono nelle scelte dei clienti.

negative che ti respinge dal fare le cose che ti servono per avere successo. Se ammiri le persone di successo, crei un campo di attrazione di forze positive che ti attira a diventare sempre più il tipo di persona che vorresti essere. La prima parte del libro affronta il tema del successo e del denaro da un punto di vista spirituale. Esistono dunque una spiritualità del denaro e del successo o sono questioni prettamente materiali? I grandi guru del coaching, ma anche imprenditori di successo sembrano propendere per la prima ipotesi. L’affermazione di Donald Trump di qualche anno fa “Non preoccupatevi di come fare dei soldi. Chiedetevi piuttosto che cosa potete

produrre, o quale utile servizio potete offrire ai cittadini e alla vostra comunità” sembra confermarlo. La qualità della nostra vita non è determinata dal successo, materiale, ma da quello spirituale”. Non l’ha detto Confucio, ma il presidente degli USA, solo due settimane dopo l’insediamento. Contrariamente a ciò che pensa la cultura di sinistra e la visione cristiana distorta, il denaro ha molti valori. Primo fra tutti è la libertà. Libertà di azione. Col denaro posso fare molte cose, aiutare molte persone, dare lavoro a chi non l’ha, frequentare corsi costosi, aprire una fondazione filantropica, viaggiare e conoscere popoli, proporre e fare conoscere su vasta scala le mie brillanti idee, fare beneficienza, lavorare per passione e non per bisogno. Infatti tutti i ricchi lavorano molto per il mantenere il loro business e per la responsabilità del lavoro di chi dipende da loro. La frase “se vinco alla lotteria mollo tutto e non lavoro più” è tipicamente da povero. E anche stupido.

Libri

Raccontare il successo etico in un libro Il volume “Buoni&Vincenti” di Giorgio Nadali è un viaggio alla scoperta del successo e del denaro Avere successo è un fatto di mentalità. La mentalità del ricco e quella del povero non sono legate all’entità del conto in banca. Sono atteggiamenti che si possono acquisire per avere successo e per dare una svolta alla propria vita. Nel suo libro pubblicato da Edizioni Segno (Udine, 164 pagg., 15 euro) Gorgio Nadali scrive che “il successo è il sacro dovere che abbiamo verso la nostra dignità”. Essere il massimo di ciò che possiamo essere e crescere senza sosta, è quindi un dovere che abbiamo verso noi stessi e la società. Se invidi le persone di successo scriveva Brian Tracy - crei un campo di attrazione di forze


SHORT STORIES

Health care

FOCUS SU START UP E NUTRACEUTICA

Digital e “in rete” ecco la farmacia di domani A Cosmofarma 2018 riflettori puntati sul futuro. E la fiera si riconferma la piattaforma di riferimento per il settore farmaceutico. Il bilancio del direttore Roberto Valente “Cruciale esserci” è stato il claim dell’edizione 2018 e l’esigenza più forte a prendere voce, in un momento di grande trasformazione del settore della salute. In seguito all’approvazione della legge 124, ex “DL Concorrenza”, tutti gli operatori sono interessati a conoscere i nuovi scenari per comprendere quali nuovi modelli di business verranno generati. Fondi, imprenditori locali, ed internazionali: nuovi player si affacciano al mercato delle farmacie; dove la distribuzione intermedia, che sviluppa rinnovati format aggregativi, acquisisce un ruolo inedito. Queste le ragioni del successo di Cosmofarma 2018, evento di riferimento per il comparto farmaceutico, che ha appena chiuso i battenti presso Bologna Fiere. Grande attenzione per il padiglione 32, una delle novità di questa edizione 2018, che ha dato spazio anche al contoterzismo, favorendo nuove relazioni di business per

ROBERTO VALENTE, DIRETTORE DI COSMOFARMA E ALCUNE IMMAGINI DELLA RASSEGNA

i farmacisti. Come potrà essere competitiva la farmacia del futuro? «Tre le alternative possibili: vendere, aggregarsi o restare da soli - non ha dubbi il Direttore di Cosmofarma Roberto Valente- la trasformazione del settore della salute passa per l’aggregazione, e a meno che non si governi il mercato con prodotti specialistici e di nicchia, il vantaggio competitivo apparterrà a chi saprà fare rete». Quali i vantaggi dell’aggregazione? «Certamente la partita si gioca su due driver: i prezzi che possono essere maggiormente competitivi ed i servizi di maggiore qualità, che favoriscono una migliore distribuzione. Oggi la principale minaccia allo sviluppo produttivo è la scarsa propensione al cambiamento. Si fatica ad uscire dalla comfort zone, ma per

fare un nuovo passo, occorre perdere l’equilibrio per un attimo. In questo - prosegue il numero uno di Cosmofarma - si evidenzia il “vulnus” di molti contesti produttivi Italiani. La filiera deve mettersi in discussione, ogni sfida deve poter contemplare la gestione della sconfitta; e tollerare il rischio: questo il must per chi vuole intraprendere impresa». Archiviato il 2018, la macchina di Cosmofarma è già in moto per l’edizione 2019. «Se quest’anno ci siamo dedicati al digitale, la prossima edizione sarà incentrata sulle risorse umane. In farmacia ci sono le persone, davanti e dietro al bancone, e non si può prescindere dalle relazioni umane - conclude Valente - oggi la specializzazione vera del farmacista si misura sulle competenze del titolare e del suo team».

Formazione in primo piano: molto seguiti i convegni del filone manageriale: il digitale, la gestionale manageriale della farmacia, le aggregazioni in Italia e all’estero. Il filone dei convegni tecnicoscientifici del comparto dei nutraceutici e degli integratori alimentari anche quest’anno ha vinto la scommessa, a conferma della crescita di un settore, che con il +7%, si riconferma a traino del mercato. Tra le case history di successo, l’azienda di integratori BeOn Health con l’innovativo integratore a base di Arginina e Aminoacidi ramificati. L’apertura di Cosmofarma è stata riservata ai dermatologi, con l’atteso simposio a cura del prof. Fabio Rinaldi e dell’International Hair Research dedicato alla presentazione di un importante ricerca sulla connessione tra il microbioma e le patologie della pelle e dei capelli, promosso dalla ricerca Giuliani e da Difa Cooper. Ed ancora: giovani in primo piano ed atmosfera internazionale per la quarta edizione di Cosmofarma Start Up Village: l’iniziativa nata per facilitare il contatto tra le aziende leader del mercato ed i nuovi progetti presentati da giovani startupper al fine di favorire l’evoluzione di prodotti e servizi. L’edizione 2018 ha ospitato l’Irlanda, uno dei paesi più dinamici per le giovani imprese.

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«CARI MILLENNIALS, COSTRUIAMO INSIEME IL NOSTRO FUTURO»

COVERSTORY 28 LAVINIA BIAGIOTTI «VISIONE SENIOR/JUNIOR È DECISIVA, DA NOI SI PRATICA DA SEMPRE»

29 CIPRIANI FORESIO (ALIBABA) «NON BASTA LA FORMAZIONE, I GIOVANI VANNO RESPONSABILIZZATI»

30 GIOVANNI MALAGÒ «NEL LAVORO, COME NELLO SPORT, È FONDAMENTALE LA COMPETIZIONE»

31 ROBERTO MARONI RICAMBIO GENERAZIONALE: «IL MAF OCCASIONE PER COLMARE I RITARDI»

32 LUISA TODINI «I MILLENNIALS SONO FLESSIBILI, ASSECONDARLI PER INTEGRARLI»

Da un'idea di Giordano Fatali nasce il Millennials Ambassadors Forum, un “piano di sviluppo per le nuove generazioni” che coinvolge i più importanti opinion-leader del mondo imprenditoriale, manageriale ed istituzionale, e ha il supporto degli ex ministri del Lavoro Cesare Damiano, Enrico Giovannini, Roberto Maroni, Maurizio Sacconi e Tiziano Treu

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l cambiamento d’epoca che stiamo vivendo, trend che caratterizzeranno il futuro, grazie al ha generato tra i più giovani un forte senso loro particolare punto di osservazione ed alle di smarrimento e di incertezza nella pianificaloro esperienze di successo». E dopo aver fonzione non solo della propria vita professionadato nel 2004 il network dei Direttori Risorse le, ma anche di quella personale a 360 gradi. Umane di riferimento in Italia e non solo, che «Uno spaesamento causato dalla scarsa coancora è in grande sviluppo, Fatali, dopo 14 noscenza delle dinamiche del mercato: quali anni si fa portavoce di un gruppo di personalisono i settori trainantà del mondo imprenGLI AMBASSADORS DEI MILLENNIALS ti, le professioni più ditoriale, manageriale SONO COLORO CHE, NELLA CLASSE richieste, le compee istituzionale che DIRIGENTE, SONO PRONTI A METTERSI tenze su cui bisogna hanno deciso di donaIN GIOCO E APRIRSI AL CONFRONTO investire per essere re la loro straordinaria davvero competitivi» dice Giordano Fatali. esperienza ai giovani, affinchè possano trarne «Per questo - prosegue - nasce il Millennials fruttifera ispirazione; costituendo un “OsserAmbassadors Forum, in sigla MAF: un think vatorio Permanente” sui Millennials (insieme tank dove gli Ambassadors appunto svolgeai Ministri del Lavoro più significativi della ranno una importante funzione di mentorRepubblica), per capire profondamente il loro ship nei confronti delle nuove generazioni, pensiero e le loro esigenze ed aiutarli a costruoffrendo la loro preziosa vision dei principali ire nel modo migliore il loro futuro.

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COVERSTORY

APPUNTAMENTO AL FORTE «I millennials sono il mercato del futuro, bisogna iniziare a coltivarli da subito, pur non essendo il nostro core business lo diventeranno senz’altro»: è concreto come sempre Lorenzo Giannuzzi,

general manager di Forte Village Resort, dove a settembre si riunirà il I° Meeting del Maf: «Sui millennals investiamo molto in comunicazione digitale per avere la loro attenzione e il loro consenso».

Cosa farete quindi concretamente? Stiamo costituendo un think tank ed un osservatorio permanente sui Millennials che produrrà un report annuale, il “Millennials Outlook 2019”, dove raccoglieremo le vision degli Ambassadors per il futuro. Il documento sarà presentato in anteprima agli stakeholders a settembre 2018 al Forte Village, in Sardegna. Poi in forma riservata a livello governativo ad ottobre ed infine pubblicato in un libro dedicato ai giovani, che sarà loro consegnato in un Forum annuale, a novembre, dove avranno la non comune possibilità di confrontarsi de visu con gli Ambassadors stessi; un incontro al contempo straordinario e di grande utilità, per i giovani, per gli ambassadors e per tutto il Sistema Paese. Ma perché proprio i Millennials? Ci siamo ispirati ai Sustainable Development Goals, "SDGs. Obiettivi per uno Sviluppo (realmente) Sostenibile". In 17 voci l’Onu scrive il piano per assicurare al mondo ed a chi lo abita una vita finalmente dignitosa per tutti. Il 2030, ormai alle porte, è la data fissata per il raggiungimento di questi obiettivi e, in quella data, i Millennials (nati tra il 1980 ed il 2000) saranno gli adulti del momento: artefici nel bene e nel male delle decisioni che influenzeranno il futuro del mondo. Ed è quindi soprattutto a loro che noi passiamo il testimone. Una responsabilità tanto importante quanto ambiziosa, forse la più alta e nobile, e che come tale riguarda e reclama il coinvolgimento di tutti.

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PROPORREMO IN TUTTA EUROPA UN RIPENSAMENTO DELLE RELAZIONI INDUSTRIALI

LE DOMANDE 1

In Italia i Millennials sono oltre 8 milioni e rappresentano il serbatoio delle competenze del futuro. Sono stakanovisti, determinati e dediti, eppure sottoccupati. È corretto, secondo voi, considerarli la grande e forse ultima occasione, per il Sistema Paese, di chiudere il gap delle competenze che ci distanzia dai principali Paesi partner?

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Nella vostra azienda o comunque nelle realtà organizzate sulle quali avete influenza, vi siete mai posti il problema di come ottimizzare il contributo dei Millennials al lavoro e ai risultati collettivi?

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Cosa ne pensate del “reverse mentoring” nel quale i Millennials, in qualunque azienda, possono giocare un ruolo cruciale?

Millennials comunicativi e smart ma decorrelati dal mondo del lavoro; cinquantenni in ruoli di potere ma lontani dalle sensibilità dei Millennials. Come chiudere questo circuito secondo voi?

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La generazione Zeta – i nati dal ’96 al 2010 - sono a loro volta sulla soglia del mondo adulto, e sono diversi dai Millennials: sono ambiziosi, concreti. Hanno l’imprenditoria nel dna, non vogliono cambiare il sistema, ma lavorarci dentro. Soprattutto pianificano… la loro parola d’ordine è fare. Come interfacciarli?

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Infine: vostro figlio è sicuramente un Millennial. Dategli il consiglio di cui non potrà mai fare a meno.



COVERSTORY

Visione senior/junior decisiva, «Da noi si pratica da sempre» Lavinia Biagiotti porta nel dibattito l'esperienza nell'azienda di famiglia: «Con mia madre Laura abbiamo proseguito nel mentoring che lei aveva già fatto con mia nonna. Il futuro va disegnato ogni giorno» Credo molto nelle competenze dei Millennials che assieme alla loro volontà di condivisione rappresentano la vera forza di questa generazione. Sono anche molto determinati, con una visione così nuova e sperimentale che può integrarsi con i pilastri del nostro Paese. Forse non li appellerei come l’ultima occasione ma li vedrei piuttosto come un propulsore.

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La predisposizione dei Millennials ad essere flessibili e adattarsi ai cambiamenti con facilità, oltre alla loro attitudine digitale, è fondamentale in azienda. Penso che in generale i più giovani siano inclini a condividere con i colleghi senior le proprie conoscenze sull’uso delle tecnologie e i social media. L’obiettivo non è solo quello di tenere aggiornati i lavoratori più adulti, ma anche quello di attivare nei più giovani nuovi modelli di leadership, attraverso lo scambio con i senior. I nativi digitali incontrano la realtà lavorativa dal punto di vista di chi ha molti anni di lavoro alle spalle e i più adulti familiarizzano con le nuove forme di comunicazione e di organizzazione del lavoro.

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Sono felice di condividere la straordinaria esperienza di vita e di lavoro che ho vissuto con mia madre Laura. In 22 anni di lavoro insieme abbiamo creato una for-

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mula “senior/junior”, “carta/tablet”, di successo. Credo che questa possa rappresentare una strategia vincente per molte aziende nel Paese: valorizzare le esperienze, offrire ai progetti una doppia visione. Ho imparato moltissimo da mia madre e lei da me. Alla base un rapporto “senior/junior” vincente, in qualunque ambito, c’è stima reciproca obiettivo comune e curiosità. Saggezza ed entusiasmo permettono alle aziende di crescere, e alle persone di maturare.

La nostra azienda ha nel DNA questa forma di collaborazione. È con grande orgoglio e senso di continuità che ho assunto la doppia carica di Presidente e CEO di Biagiotti Group dopo la scomparsa di madre Laura, ruoli ricoperti nel corso dei 52 anni della nostra azienda da mia nonna Delia, da mia madre e mio padre Gianni. La nostra è una storia di famiglia che si intreccia con la nascita del Made in Italy, a cui mia madre ha dato un impulso determinante. È una storia di lungimiranza e di visioni pionieristiche che ci hanno portati ad essere i primi a sfilare in Cina nel 1988, portando la Moda Italiana nel Celeste Impero, e in Russia nel 1995. È una storia di arte e mecenatismo, costellata da importanti restauri e interventi a supporto della salvaguardia del patrimonio del nostro Paese. È una storia di valori testimo-

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niata anche dal forte legame con il mondo dello sport. È una storia di innovazione volta a condividere, attraverso abiti, profumi, accessori e molto altro, l’essenza di uno stile fatto di qualità, ricerca e sperimentazione. Mutuo da mia madre Laura il motto “disegnare il futuro, ogni giorno” e l’approccio gioioso, rigoroso e coerente nell’ inesausta ricerca dell’abito che non c’è”. Ho sempre ricevuto come modello di educazione quello dello scambio generazionale mai vissuto come limite ma come grande potenzialità. Entrando nello specifico del “circuito” per me è una questione di Yin e Yang. Ispirandomi alla millenaria filosofia cinese sostengo che le due generazioni sono sì opposte ma radicate l’una nell’altra. Sono dunque interdipendenti e l’uno ha bisogno dell’altro, del suo completamento. Con onestà intellettuale e sempre con l’atteggiamento di rispetto e di attenzione che mi ha insegnato mia madre Laura e che lei stessa aveva nei miei confronti, l’incontro tra senior e junior, un format sperimentale di mentoring, che addirittura coinvolgeva mia nonna, fondatrice nel 1965 di Biagiotti Group. Y e Z, cercando di non marcare troppi confini, ci pongono davanti ad un nuovo sistema basato sui “voti”, sui “like”, sui “follower”. Se da un lato questo nuovo

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HO SEMPRE VISSUTO LO SCAMBIO GENERAZIONALE COME POTENZIALITÀ E NON COME LIMITE modo di vivere che coinvolge tanto i servizi quanto i legami mostra evidenti gap etici, relazionali e comportamentali, sui quali non mi esprimo, da un altro sottopone tutto ciò che facciamo ad un giudizio. Il “rating” e le “recensioni” offrono infinite opportunità e impongono nuove responsabilità. Non ho figli, in effetti sono io stessa quasi una Millennial, essendo nata nel 1978. Mi sento vicina ai nativi digitali per formazione, sono in sintonia con la loro energia e velocità. Offro la mia fiducia, ricevo in cambio visioni innovative, grande disponibilità, approcci dinamici. Chiudo con due aperture, ispirate all’arte e alla Cina. Rileggere oltre 100 anni dopo le opere di Giacomo Balla, le sue innovazioni sulla luce, sul colore, sul movimento. Per esercitarsi a disegnare il futuro! E nel trentesimo anniversario della prima sfilata di moda italiana in Cina, realizzata da mia madre Laura il 25 aprile 1988, un pensiero di Lao Tze. «Chi è maestro dell’arte di vivere fa poca distinzione tra il proprio lavoro ed il proprio gioco, la propria fatica ed il proprio divertimento. Quasi non sa quale sia dei due. Persegue semplicemente il proprio ideale di eccellenza in tutto quello che… lasciando agli altri decidere se stia lavorando o giocando. Ai suoi occhi sta sempre facendo entrambi».

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L'approccio pragmatico: «L'impegno va premiato» Per Rodrigo Cipriani Foresio, managing director di Alibaba Italia, ai Millennials bisogna dare motivazioni e responsabilità: «Dagli errori possono imparare» Le generazioni che rientrano nella definizione “Millennials” costituiscono una preziosissima risorsa non solo per il presente ma anche per il futuro prossimo. Non parlerei di ultima occasione ma piuttosto della necessità di valorizzare al massimo le nuove competenze che portano in dote.

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Alibaba è lei stessa una baby company nata 18 anni fa e composta in gran parte da Millennials. Le posso dire, per esempio, che anche in Alibaba Italia più del 50% delle persone sono Millennials che mi sono di molto aiuto e supporto nello sviluppo del business.

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Credo che si tratti di un ottimo approccio di lavoro basato su un arricchimento in grado di portare vantaggi per tutti e, di conseguenza, per l’azienda stessa. La concezione “gerarchica” della conoscenza deve essere superata, non è più pensabile che possa partire solamente dall’alto. Deve essere uno scambio a doppio senso, solo in questo modo si costruisce una realtà vincente. Personalmente condivido molto questo pensiero, al punto che l’ho sempre applicato anche in aziende old economy.

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È fondamentale sviluppare un sistema che permetta l’integrazione tra

questi due mondi. Alibaba, in questo senso, si è attivata con il programma AGLA (Alibaba Global Leadership Academy), che mira all’assunzione dei futuri talent in giro per il mondo, i quali dopo un percorso di formazione della durata di 12 mesi presso il Campus di Hangzhou, nel quartier generale del gruppo, continuano poi a lavorare per Alibaba nel proprio paese di provenienza. Anche in Alibaba Italia abbiamo un ragazzo che ha fatto questo percorso e che oggi lavora con noi a Milano.

Si tratta di una generazione pragmatica che riconosce l’importanza dell’impegno ma che si aspetta anche un riconoscimento in cambio. Bisogna saperli motivare, responsabilizzandoli ma anche fornendo loro una crescita continua, anche formativa, sfruttando le potenzialità del mondo digitale, che è il loro habitat più naturale.

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Ho esattamente un figlio di 24 anni che lavora da un anno e a cui dico sempre che ci vogliono l’umiltà, la pazienza e il tempo per apprendere le cose, anche sbagliando, perché nessuno nasce imparato. Come dice Jack Ma: «Dagli errori non si può che imparare. Non bisogna evitarli, ma imparare ad affrontarli e migliorarsi sempre, senza arrendersi mai».

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Il lavoro visto come lo sport: «Competere fa bene a tutti»

MERITOCRATICO E NON DINASTICO. COSÌ DEV'ESSERE IL RICAMBIO, ANCHE NEI FAMILY BUSINESS

«Affiancando loro dei giovani vogliosi di emergere, anche i più esperti sono spronati a migliorare» sostiene il presidente del Coni, Giovanni Malagò I giovani sono il nostro futuro perchè hanno l’energia e la determinazione di chi vuole realizzarsi nella vita. Sono disposti a sacrificarsi, spesso (e purtroppo) senza troppe tutele, per inseguire il proprio sogno. In un mondo sempre più interconnesso e smart è indispensabile che i nativi digitali possano sfruttare le proprie conoscenze per affermarsi all’interno della società e per “aiutare” il Sistema Paese a tenere il passo degli altri competitors. Quindi, sì: in un contesto che va riformato in modo da ottimizzare e liberare nuove risorse, i Millennials devono essere i protagonisti nella riduzione di questo gap. Alla loro energia, abnegazione e dedizione va però affiancata l’esperienza di chi è meno giovane e di chi può indirizzarli.

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Da più di cinque anni ho l’onore di presiedere il Coni. Per chi, come me, proviene dal mondo imprenditoriale, non è facile calarsi in una realtà pubblica perchè i tempi e la burocrazia sono dei lacci che rallentano qualsiasi iniziativa. Sin dal primo giorno, però, il mio obiettivo è stato inserire il più possibile i giovani nell’organigramma e nei vari settori del Coni. Per la prima volta nella storia ultracentenaria del Comitato, il Segretario Generale è un ex atleta olimpico, Carlo Mornati: un quarantenne. Così come la Vice Presidente, Alessandra Sensini. Ma

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sotto la mia presidenza sono tanti gli under 40 e gli under 30 che, pian piano, stanno riempiendo delle caselle importanti: dal marketing ai social media, dall’impiantistica alla promozione sul territorio. Ciò è possibile anche grazie al Corso di Alta Specializzazione in Management Olimpico realizzato dalla nostra Scuola dello Sport. Esso, infatti, consente a tanti giovani laureati di conoscere, attraverso gli stage, il nostro mondo e di diventare, grazie ai nostri docenti, i nuovi professionisti che si occuperanno della governance dello sport. Sono più di 117mila gli occupati nel nostro settore e, secondo l’Istat, rappresentano lo 0,5% della forza lavoro del Paese. Complessivamente lo sport genera un Pil del 1,7%, circa 25 miliardi di euro, mentre il valore della produzione direttamente e indirettamente attivata è pari a 53,2 miliardi di euro. Con il loro entusiasmo e la loro voglia di fare i Millennials possono dare un importante contributo a un settore che ha ampissimi margini di crescita.

Oggi lo scambio di conoscenze tra junior e senior è assolutamente necessario per permettere alle aziende di restare al passo con i tempi e di aggiornare le proprie forme di organizzazione del lavoro. Le competenze digitali dei giovani, dei cosiddetti digital natives, unite all’esperienza

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dei digital immigrants, di coloro cioè che hanno adottato le tecnologie digitali in un secondo tempo, può contribuire a superare questo divario, a migliorare i processi e a diffondere il know-how. I Millennials hanno la capacità di adattarsi ai cambiamenti con più facilità, ad essere più flessibili dei propri genitori. È uno scambio continuo tra chi si è costruito un proprio punto di vista nell’ambito lavorativo e chi può introdurre nuove forme di collaborazione e di comunicazione. Basta pensare ai tempi che riduce una chat di lavoro creata in una delle tante applicazioni di messaggistica presenti sui nostri smartphone o a un semplice cloud su cui operare contemporaneamente. Uso un termine un po’ forte e al tempo stesso, se vogliamo, provocatorio, ma occorre contaminare l’ambiente di lavoro con i Millennials. Serve un ricambio, soprattutto in ambienti in cui le motivazioni, con il passare degli anni, tendono a scemare. Occorre un approccio "sportivo" al lavoro: un atleta non si ritiene mai appagato e una volta tagliato un traguardo si pone subito un altro obiettivo, magari più difficile da raggiungere. Un campione affermato trova nuovi stimoli anche dalla sana competizione che introduce un giovane che vuole ripercorrere la sua carriera. E, se il rapporto

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che si instaura è corretto, entrambi possono beneficiare di questa collaborazione. Accade lo stesso nel mondo del lavoro. Ma in entrambe le realtà serve un allenatore, un dirigente che sappia gestire al meglio questa fase. Molto spesso per comodità e per utilità si tende a posticipare questo momento di crescita reciproca e si rimanda l’inserimento e l’affiancamento dei giovani senza capire che il costo sostenuto all’inizio, in termini di tempo e di risorse, è un investimento che ti permette di mantenere la tua azienda, la tua squadra, sempre competitiva.

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La generazione Zeta si deve ancora formare e di essa non abbiamo ancora una visione completa. Si tratta di ragazze e ragazzi tra i 22 e gli 8 anni che, però,

rappresentano una generazione totalmente multitasking, pratica, pragmatica. La loro parola d’ordine è "fare" e questa va sostenuta e contestualizzata all’interno di una visione più ampia che non sempre si possiede a quella età. Anche in questo caso essa va indirizzata all’interno delle proprie realtà imprenditoriali. Il nostro tessuto economico si basa sulle Pmi ed è l’ideale per attuare questo ricambio generazionale, di padre in figlio, a patto che non si tratti di una successione prettamente dinastica ma del proseguimento e del rinnovamento della propria azienda attraverso l’innesto di giovani formati, ambiziosi e competenti.

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Le mie due figlie, Ludovica e Vittoria, sono Millennials. Quindi non posso

che ripetere ciò che ho consigliato loro nel loro percorso formativo e lavorativo: di formarsi e specializzarsi e di seguire e realizzare i propri sogni. Tornando al mondo dello sport, il futuro sarà di chi sarà qualificato e di chi saprà offrire soluzioni diversificate: donne e uomini capaci di gestire le esigenze tecnico economiche delle 118.812 società affiliate al Coni, di promuovere il marketing, sviluppare il crowdfunding, di reperire risorse e di saper gestire le strutture. C'è una nuova filiera di opportunità professionali che si stanno creando nel nostro mondo che richiedono capacità, preparazione ed entusiasmo: tutte caratteristiche che appartengono ai Millennials. La loro è la prima generazione globale, la più grande generazione interconnessa.

L'importanza dei tempi: «Urge trovare la giusta strategia» L'ex ministro e governatore della Lombardia, Roberto Maroni, sottolinea come finora i giovani non abbiano mai avuto risposte sui cambiamenti: «Ho aderito al MAF perchè insieme possiamo colmare le lacune» I Millennials sono certamente il futuro della nostra società. La questione vera a mio avviso è: siamo stati in grado noi, istituzioni, imprese, università, società civile di comprendere le reali esigenze dei Millennials e dare risposte adeguate alla velocita con cui evolve il loro mondo? La mia risposta è: ancora no. Questo rende indispensabile il MAF, Millennials Ambassadors Forum, a cui ho deciso di partecipare con grande entusiasmo.

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Sì, sia da Ministro e che da Presidente della Regione mi sono posto il problema e alcune cose sono state fatte. Non c’è mai stata però una strategia vincente. Ed è l’obiettivo che vogliamo raggiungere oggi con questa iniziativa.

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È uno strumento nato alla fine degli anni '90 per la geniale intuizione del CEO di General Electric, il quale chiese a 500 top manager della sua azienda di trovare dei giovani impiegati che potessero spiegare a quelli più “anziani” come usare Internet. L’esperimento ha funzionato, ma deve essere aggiornato, a cominciare dalle aziende medio-grandi.

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Creare una forte intesa tra i millennials che entrano in azienda e gli “anziani” che ricoprono ruoli di potere è un tema di fondamentale importanza. In che modo? Le risposte non sono semplici e noi vogliamo trovarle insieme alle aziende e agli stessi millennials, il MAF farà proprio questo.

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Ci sono tante risposte possibili, il mercato del lavoro e l’economia in generale saranno interessati nei prossimi anni da cambiamenti sempre più rapidi e complessi e questo richiede un coinvolgimento pieno nell’analisi e nell’individuazione delle soluzioni di tutti gli stakeholders e dei governi. Il MAF vuole essere proprio uno strumento a disposizione dei Governi per superare la “lentocrazia” che caratterizza oggi molte istituzioni, e che rende spesso i provvedimenti assunti già obsoleti alla nascita.

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Il consiglio è “memento audere semper”, ricordati di osare sempre!

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Il cambio di mindset: «Stop agli steccati, flessibilità innanzitutto» «I Millennials sono flessibili per definizione», dice l'imprenditrice Luisa Todini. Per cui, per integrare questa generazione, occorre adeguarsi alle loro esigenze: «E il confronto con i cinquantenni dev'essere win-win»

In Italia occorre meno familismo e più politiche attive per consentire ai giovani di studiare, attivare competenze e costruire il proprio futuro in autonomamente. Aiuti economici e sussidi abitativi (come nei paesi nordici) e strumenti per la transizione scuola-lavoro (come in Francia e Germania). Bene i programmi garanzia-giovani e alternanza scuola-lavoro ma occorre fare di più e, soprattutto, non modificare i giusti percorsi intrapresi ad ogni cambio di governo. La formazione deve insegnare ai giovani le nuove tecnologie e la propensione all’innovazione ma anche le doti di intelligenza sociale e capacità di gestire la complessità. Spostare l’attenzione dal lavoro ai lavoratori: nel XXI secolo la resilienza sarà l’arma in più, unita all’ottimismo della ragione che non deve mai tramontare. Portare i giovani in cabina di regia: le nuove forme di design thinking, basate sull’abbinamento del pensiero creativo e delle metodologie di analisi devono coinvolgere i giovani sin dalla fase di progettazione e ideazione di politiche e strategie-

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Cerchiamo sempre meno figure iper-specializzate e sempre più figure “ibride”, in grado di superare i confini tra i saperi. la soluzione vincente è il mix di genere + mix di culture e provenienze diverse,

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un nuovo meticciato umanistico e tecnologico al tempo stesso. I millennials rappresentano al meglio i nuovi “manager di connessione”, capaci di cogliere il meglio da culture e competenze oggi distinte ma non distanti. Le abilità digitali e innovative dei millennials sono un potente spin-off al contrario in favore dei lavoratori più maturi e meno atti al cambiamento continuo. Bisogna coinvolgerli e responsabilizzarli – farli sentire parte importante della squadra e delle decisioni. Amano il lavoro in team e amano essere multi-tasking – quindi la flessibilità è strategica. Così come non possono prescindere dai continui contatti via digital device con amici, esperti e colleghi in tutto il mondo. Sono molto esigenti, vogliono imparare, importanti i gruppi di lavoro tra lavoratori maturi e millennials senza distanze gerarchiche, in cui ognuno può dare il suo contributo sono uno strumento win-win.

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Il networking è il punto d’incontro tra manager cinquantenni in cerca di nuove idee e talenti innovativi da un lato e millennials ai margini del mondo del lavoro “tipico” ma in possesso delle skills necessarie alle aziende dall’altro. La condivisione e il capitale reputazionale, insieme, chiudono il circuito positivo.

Su Fortune ho letto: “Dove i Millennials aspettano d’essere scoperti, i gen z sono pronti a sgobbare per riuscire. La parola d’ordine dei primi è condividere, dei gen z è fare”. La battuta che gira su di loro tra i pubblicitari: “Se non riesci ad agganciarli in 5 parole puoi cambiar mestiere”. Essendo cresciuti con gli effetti della recessione del 2008 e con le nuove possibilità dell’intelligenza artificiale hanno sviluppato una maggior vocazione a lavorare in proprio. I gen z cercano ambienti e soluzioni in cui coltivare e accrescere le proprie skills in parallelo all’evoluzione della tecnologia e del mondo ovvero molto velocemente e su più ambiti diversi (se i Millennials sono multi-tasking loro sono multi-multi-tasking). Apprendimento e sviluppo continui sono la chiave per attrarre il loro interesse. Il Millennial può lasciare il digital device sul tavolo mentre fa altro, loro lo portano sempre con sè.

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Usare la propria testa e non accettare consigli a scatola chiusa nemmeno dai propri genitori. Aver sempre voglia d’imparare. Avere un sogno nel cassetto ma sapersi accontentare, soprattutto all’inizio. Seguire sempre i propri desideri ma, prima di tutto, individuare i propri talenti e lavorare sul loro accrescimento affinchè diventino le nostre passioni.



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DONATO IACOVONE, AMMINISTRATORE DELEGATO DI EY IN ITALIA

«L' Italia non fa sistema ma sa creare nuove imprese: lo faccia!» La visione di Donato Iacovone, a.d. di Ernst Young: «Abbiamo eccellenze ovunque e una grande creatività imprenditoriale: è su questi punti di forza che dobbiamo far leva. Ma occorre molta più innovazione» di Sergio Luciano è dunque un superconsulente strategico al NARIO CHE RISULTA INCOMPRENSIBILE ALLA quale ricorrono praticamente tutte le grandi MAGGIOR PARTE DEGLI ALTRI PAESI, NON C’È imprese italiane. Ma è anche un caso sui-geQUASI NULLA DI SISTEMICO. Abbiamo eccelneris, nel settore. Perché, dalla casella più alta lenze dappertutto ma nulla di paragonabile dell’organigramma che ricopre da ormai otto a quanto in altri Paesi si può dire ‘messo a anni – tra l’altro in buona parte concisi con la sistema’. Quindi, per crisi economica gloNEGLI ULTIMI 8 ANNI, DA QUANDO crescere, non possiabale più grave dopo LA GUIDA IACOVONE, EY HA PIÙ CHE mo che continuare quella del ’29! – oltre RADDOPPIATO I RICAVI ED È SALITA a far nascere nuove a dare buoni consiDA 2700 A 5000 RISORSE UMANE imprese e a sviluppagli agli (attuali) 5500 re competenze e innovazione per l’imprendiclienti, ha più che raddoppiato le dimensioni torialità»: Donato Iacovone parla con grande e i risultati della sua azienda. Passata da poco semplicità e senza retorica, ma con affermapiù di 300 milioni di ricavi del 2008 a quota zioni forti. È amministratore delegato di EY 700 e da 2700 a 5000 risorse umane. Per di in Italia, acronimo e brand di Ernst Young, ed più: non “se la tira”, è cordiale, non usa lo slang «NEL NOSTRO PAESE, UN PAESE STRAORDI-

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IL NOSTRO PAESE POTRÀ FARE L'HUB PER GLI ALTRI, CONIUGANDO AL MEGLIO HI-TECH GRANDI CAPACITÀ E COSTI ACCESSIBILI e l’atteggiamento del venditore - come spesso accade ai leader della consulenza – e si propone per quel che è: un bravo manager dell’evoluzione economica dei sistemi.

Dottor Iacovone, innanzitutto: come ha fatto a far crescere tanto EY? Quando nel 2009 sono stato nominato l’azienda faceva molta revisione, che facciamo ancora, ma abbiamo investito e diversificato, comprato aziende e tecnologie. E sì, siamo cresciuti tanto. Anche con la clientela pubblica? Sì, ma oggi la nostra azione è circoscritta al mondo dell’innovazione digitale: dal Mef al Viminale è a quello che ci dedichiamo.

Nessun ingrediente segreto, dietro la vostra crescita? In realtà sì, ma non è segreto, è stato un fenomeno naturale: abbiamo seguito la crescita dei nostri clienti. Siamo sempre stati molto vicini ai clienti migliori, quelli che ti sfidano su un obiettivo. Siamo arrivati al punto di realizzare qui, nei nostri uffici di Milano, un laboratorio di ricerca. Dove si studia ogni giorno l’esigenza concreta di un cliente con cui discutiamo del suo cambiamento. Con il taglio della customer experience.


Torniamo all’Italia: vero che siamo un rebus, a guardarci dall’estero? Veda, io sono nel board di Ey per l’area Emea, mi trovo in quella sede con colleghi da Regno Unito, Francia, Germania, Arabia… Ebbene, ogni volta che racconto l’Italia… è complicato. Perché non c’è nulla di sistemico! Hai eccellenze straordinarie nella meccatronica, nel design, nella filiera del food, nel fashion, nella farmaceutica, con aziende medio grandi o anche piccole ma avanzatissime. Però… non basta.

oggi una licenza di robotica lei la compra a 1700 dollari in Italia come in New Zeland o a San Francisco. Sono risorse disponibili a basso costo ovunque contemporaneamente. Ciò che cambia è la capacità di usarle per trasformare il business. Per esempio, oggi utilizzando tecnologie come l’Iot (Internet of things, l’Internet delle cose, ndr) o la blockchain non si limita più a dire che un vino è biologico ma lo si mette sul mercato con un tracciamento precisissimo e non manipolabile sulla sua origine, le fasi di lavorazione, gli enologi responsabili eccetera.

Finalmente! Sì, nelle aziende c’è un grandissimo fermento, sicuramente agevolato anche dal piano del governo Industry 4.0. Oggi tutti stanno cercando di rivoluzionare le vendite, la supply-chain, la logistica. Tutti stanno recuperando produttività del proprio business e ciò genera grandi risultati in moltissime imprese.

Con queste competenze e quest’innovazione, l’Italia ce la farà a creare i campioni nazionali che le mancano? A fare sistema? Mah, quella dei cosiddetti campioni nazionali mi sembra una partita ormai compromessa. L’unica possibilità per il nostro Paese è continuare a creare imprenditoria. E a porsi rispetto agli altri grandi paesi come un hub – questo sì, un sistema - dove si può coniugare al meglio competenze tecnologiche e creatività imprenditoriale per un business a costi più bassi che in molti altri luoghi.

E allora che si può fare? Dobbiamo puntare sulle competenze e sulla L’esperienza gestita da voi in Puglia con la visione globale. Non possiamo fermarci all’inCantina Volpone, bene. Ma tutto questo non teresse specifico del momento. E nemmeno è una grave minaccia per il lavoro? alle grandi capacità dei singoli gruppi di lavoTutte le aziende stanno rivedendo le funzioni ro. Altrimenti perdiamo i treni su cui sta viagdi supporto al business per capire cosa possogiando lo sviluppo del no affidare alle macOGNI VOLTA CHE RACCONTO L’ITALIA… mondo. chine, alle soluzioni È COMPLICATO. PERCHÉ NON C’È Mi spiego: conosco robotiche. NULLA DI SISTEMICO, ANCHE SE fior di bravi informa- ABBIAMO ECCELLENZE STRAORDINARIE Per semplificare: le tici quarantenni che se nuove tecnologie stannon si rimettono a studiare tra tre anni saranno spostando le attività umane sempre più no fuori dal mercato. Anche su questo siamo sulle relazioni, la creatività e la gestione del arrivati tardi, ma la buona notizia è che seconbusiness vero e proprio e sempre meno sull’odo me la mentalità diffusa sta cambiando, e peratività fine a se stessa. stiamo recuperando. L’operatività umana alla lunga sparirà…

Quindi stavolta il cambiamento lo stiamo agganciando? Veda, la grande novità della nostra era è che

DIGITALIZZARSI, CHE IMPRESA Un saggio sulla ineluttabile difficoltà di cavalcare la disruption digitale trovando nuovi modelli La rivoluzione digitale ha un suo risvolto inquietante. La sicurezza informatica e il corretto uso della rete e degli strumenti digitali vanno considerati obiettivi prioritari. La Cyber security rappresenta un fattore imprescindibile per la Digital trasformation. È uno dei presupposti che Donato Iacovone, amministratore delegato di EY, ma in questo caso anche e forse soprattutto docente di “Business modelling and planning” alla Luis, utilizza nella trattazione del suo ultimo saggio: “L’impresa di diventare digitale. Come la rivoluzione tecnologica sta influenzando la gestione di impresa“, a cura di Iacovone con Paolo Boccardelli, per i tipi del Mulino. Il nuovo contesto digitale avrà effetti su tutta la catena del valore, li sta già avendo. Verranno modificati i profili della domanda e di conseguenza quelli dell’offerta. Gli impatti sui modelli di business saranno perciò ampi e significativi, e se si getta lo sguardo anche agli effetti macroeconomici di questa disruption il contesto diventa ancora più articolato. Obiettivo del saggio, ben conseguito, è individuare i punti salienti di questa rivoluzione, gli aspetti critici di questo impatto, gli scenari che esso apre e quelli che esso chiude. Il tutto con un occhio fermo sul cardine intorno al quale tutto gira: l’azienda.

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Si spieghi meglio… Sì, con un esempio. Oggi EY ha alcuni centri di share-services, uno in Argentina, uno a Bangalore etc. Luoghi dove si generano nuovi prodotti, soluzioni, offerte. Ecco: ci stiamo proponendo di farne uno in Italia e abbiamo già oggi 40 persone occupate a Cagliari, in partnership con l’Università. Un’Italia al centro dell’innovazione creativa? E in più, un’Italia che è di fatto un grandissimo private-equity, ideale per promuovere nuova imprenditoria. Crea, vende, reinveste. Un ciclo sano, che deve e può diventare sistemico.

Già: e la palla al piede dell’inefficienza burocratica della pubblica amministrazione, dove la mette? Tutto quel che si dice e che si vede per il settore privato, immaginiamolo applicato anche al pubblico, dov’è tutta la gestione dei dati dei POSSIAMO E DOBBIAMO LAVORARE SUI GIOVANI INVESTENDO NELLA FORMAZIONE ANCHE VERSO LE RELAZIONI, LA COMUNICAZIONE

cittadini! Al di là della politica, il resto dell’apparato statale sono processi gestionali di dati. Anche lì: è questione di competenze. Al Policlinico Gemelli operano con la robotica come a New York. E con loro abbiamo lanciato un master internazionale per formare personale che sappia gestire la sanità moderna, per capire le potenzialità delle nuove tecnologie specifiche e di processo applicate alla sanità. Dalle competenze il Paese deve e può ripartire. In Italia, tra politica e pubblica amministrazione, lavorano 3 milioni e mezzo di persone. Non si tratta di mandarne via un terzo, ma di metterle a fare qualcosa che sia utile. È una grandissima opportunità.

Ma lei riesce a immaginarselo, qui nel nostro Paese, un leader politico capace di lanciare una simile sfida? Le novità, in tutto il mondo, si susseguono a ritmo incalzante, tutto può essere. è anche vero che viviamo in una fase di generale ca-

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UNITI PER RILANCIARE IL LAVORO, SOPRATTUTTO DIGITALE A dispetto del vuoto istituzionale degli ultimi mesi, l’“Alleanza per il lavoro del futuro” promossa ai primi di quest’anno da EY si conferma a tutt’oggi una delle iniziative private associative più fertili per intervenire a sostegno del problema della disoccupazione, giovanile in particolare. E’ un’iniziativa che coinvolge Aziende leader di mercato, Università e Scuole superiori, con l’obiettivo di creare 100.000 posti di lavoro nei prossimi cinque anni. Per essere competitivo nel nuovo contesto di mercato, nessun Paese può permettersi di utilizzare solo metà del suo principale asset, i giovani: e invece questa è la situazione italiana, nonostante i dati incoraggianti dell’ultimo periodo in termini crescita degli occupati (23,18 milioni a novembre 2017, il livello più alto dal 1977, inizio

delle serie storiche Istat. All’iniziativa hanno aderito realtà primarie come Docomo Digital, GE Italia, Italiaonline, LUISS Business School, Microsoft, Nana Bianca, SAP, Spencer Stuart: “Sono grandi attori del mercato che hanno rilevato, come noi, la necessità di investire sui giovani e si stanno muovendo di conseguenza”, spiuega Donato Iacovone, amministratore delegato di EY, “mentre le PMI – ovvero la grande maggioranza delle imprese italiane – hanno ancora molto margine per ampliare gli investimenti sul lavoro del futuro e ottenere così un vantaggio competitivo. Per questo motivo, con Luca De Biase, ci siamo fatti promotori di un’Alleanza tra imprese e mondo dell’istruzione universitaria e superiore, un network che può affiancare le Pmi in questo processo

renza di leadership. Credo dipenda da un fatto storico e culturale, la mia generazione voleva dimostrare qualcosa verso le proprie famiglie e i propri ambienti di origine. E in tanti ce l’hanno fatta. Oggi è tutto molto diverso, questo genere di stimoli non c’è, c’è invece l’abitudine al benessere e insieme meno fiducia nell’ascensore sociale. Eppure possiamo e dobbiamo lavorare sui giovani investendo nella formazione anche verso le relazioni, la comunicazione, il team-buiding. Ci sono giovani in gamba in EY? Tanti. Appena mi venne affidata la mia responsabilità, mi venne anche chiesto di lavorare sui

di trasformazione, contribuendo a promuovere azioni concrete, compresa l’immissione di giovani nel mondo del lavoro con competenze nuove. Abbiamo stimato che se aderiranno almeno 50 aziende si potranno creare più di 100.000 posti di lavoro nei prossimi 5 anni. L’Alleanza, alla quale stanno aderendo in tanti, potrebbe efficacemente contribuire a ridurre la percentuale dei disoccupati, avvicinando in 3 anni il Paese alla media europea”.

LUCA DE BIASE

successori, e ogni anno devo rivedere il piano. Oggi abbiamo numerosi top-manager in pista, stiamo allevando la squadra per un futuro a 5-10 anni.

Ancora formazione, dunque: per le competenze, per il lavoro, per le imprese, per le tecnologie. Sì, e anche per questo abbiamo promosso l’Alleanza per il lavoro del futuro. Il nostro sogno è offrire al Paese un modello organizzativo, aperto e pratico, che viene dalle esigenze delle imprese ragionate settore per settore e finalizzate anche e soprattutto ai nuovi lavori resi possibili dalle competenze.


Gestire bene, nel tempo, un patrimonio è un mestiere difficile. Noi lo facciamo da quattro generazioni.

www.ersel.it



18,4% COMPARTO AGRICOLO 10,3% MECCANICA

Reti d’Impresa per settore produttivo 9,7% SERVIZI TECNOLOGICI 12,3% MANIFATTURA NON MECCANICA

RAPPORTO “RETI D’IMPRESA”, ISTAT E CENTRO STUDI CONFINDUSTRIA, DATI AGGIORNATI AL 30 GIUGNO 2017

GESTIRE L’IMPRESA 40 AGGREGAZIONI RETIMPRESA: «IL FATTURATO AGGREGATO OGGI È DI 100 MLD»

RETI D’IMPRESA, BOOM DI CONTRATTI LA SOLUZIONE ANTICRISI È UNIRSI Nel 2017 aumenti record sia nel numero di contratti stipulati che in quello delle aziende coinvolte: 917 nuove aggregazioni (703 nel 2016) e 5.097 soggetti contraenti (contro i 3.643 dei 12 mesi precedenti) a cura della redazione

42 TRASPORTI A SORRENTO VERRÀ LANCIATO IL MANIFESTO DEL COMPARTO

46 INTERNAZIONALIZZAZIONE ASSOCAMERE, IL MADE IN ITALY VINCENTE FA SCUOLA NEL MONDO

54 ECONOMIA CIRCOLARE MATERIE PRIME DAGLI SCARTI, LE PMI ITALIANE CHE FANNO BUSINESS

58 CERTIFICAZIONI DECISIVE PER LE AZIENDE MA SOLO SE GARANTISCE ACCREDIA

60 FEDERMANAGER DONNE E RUOLI AZIENDALI: UN CONVEGNO IN VATICANO

C’

è la rete “locale” in Valtellina che metinvece i contorni di un fenomeno macroete insieme un centinaio tra piccoli proconomico a tutti gli effetti. Secondo il rapduttori e pubblici esercizi per valorizzare il porto Istat-Confindustria, sempre al primo “km zero” di qualità e c’è quella “tematica” semestre dell’anno scorso il fatturato delle come Ribes che raggruppa imprese biomed aziende italiane in rete aveva toccato quota da tutta Italia per rafforzarne il potere con89 miliardi (e 20 di valore aggiunto). Merito trattuale e migliorarne il rating nell’accesso della snellezza di uno schema giuridico che, al credito. A 7 anni dalla loro introduzione, a differenza di altri analoghi come consorzi i “contratti di rete” – pensati per progetti e joint-venture, lascia ai contraenti autonod’investimento comia decisionale sia LOMBARDIA, LAZIO E VENETO SONO muni tra più soggetnei contenuti del LE REGIONI CON IL MAGGIOR NUMERO ti imprenditoriali e progetto che nelle DI IMPRESE IN RETE: 14,9%, 10,3% E 9,5% finalizzati ad accreregole e non impone LE LORO QUOTE SUL TOTALE IN RETE scerne potenziale loro la costituzione d’innovazione e capacità competitiva – handi un soggetto autonomo. A fare il resto ci no visto nascere oltre 4 mila programmi pensano i vantaggi finanziari, amministracomuni e aggregato, attorno a un piano di tivi e competitivi connessi alla stipula dei condivisione di risorse finanziarie e umane contratti di rete. E sul piano dell’impatto ocper supportare investimenti e strategie di cupazionale, la comparazione con le impreespansione, più di 19 mila imprese (fino al se “non in rete” dice che quelle aderenti a 30 giugno 2017). Accolte tiepidamente alla un contratto hanno registrato una migliore loro nascita dal mondo produttivo, negli uldinamica superiore di 5,2 punti percentuali timi anni le Reti d’Impresa hanno assunto ad un anno, di 8,1 a due e di 11,2 a tre.

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GESTIRE L'IMPRESA

L'Italia che "non faceva rete" ora con le aggregazioni va a cento È l'ammontare (in miliardi di euro) del fatturato aggregato messo insieme dalle oltre 27 mila imprese che finora hanno aderito alle Reti. A dichiararlo è lo stesso presidente di RetImpresa, Antonello Montante di Francesco Condoluci

SICILIANO, NATO IN PROVINCIA DI CALvità, innovazione e presa sui mercati ma senza TANISSETTA, 54 ANNI, IMPRENDITORE DI rinunciare a storia, identità e autonomia». TERZA GENERAZIONE E CAVALIERE DEL Però, presidente, in un Paese come il nostro LAVORO, A CAPO DI UN GRUPPO INDUdove, secondo la vulgata ma anche secondo i STRIALE CHE, nato un secolo fa per produrre dati di fatto, sul piano del business tradizionalbiciclette, oggi è diventato un player globale mente “non si riesce mai a fare rete”, le Reti nella produzione di ammortizzatori e comd’impresa sembrano quasi un ossimoro… ponenti meccaniche e plastiche per trasporLa battuta ci sta tutta, ma più che un ossimoro, ti, con stabilimenti dislocati tra la Sicilia e il io dico che oggi sono anche un’esigenza. In ItaNord Italia. È lui, Antonello Montante, l’uomo lia le piccole e medie imprese sono abituate a al quale Confindustria ha affidato la guida di costruire e custodire gelosamente alti livelli di RetImpresa, l’Agenzia confederale per le reti di specializzazione per distinguersi e affermarsi imprese nata nel 2009. Un dirigente di lungo nel mercato. Ciò che manca spesso è la forza corso dentro Viale dell'Astronomia ma con un di affrontare le nuove sfide del mercato globale cursus honorum che contempla incarichi di e dialogare con la grande impresa. Con le reti primo piano anche nelle Camere di Commerdi impresa si collabora infatti su programmi cio (presiede a tutt'oggi Unioncamere Sicilia) e obiettivi ben individuati, attraverso un cone in altre istituzioni economiche nazionali. E tratto che dà evidenza pubblica al network non senza rogne: qualche anno fa è finito nel verso i terzi, mettendo in comune competentritacarne mediatico ze, know how e risorse «VALORIZZANO LE SPECIALIZZAZIONI per via delle dichiarache servono a realizzaDELLE NOSTRE IMPRESE E LE FANNO zioni (ancora rimaste re insieme progetti più CRESCERE SUI MERCATI TUTELANDONE senza riscontro) mosgrandi e/o a rispondeSTORIA, IDENTITÀ E AUTONOMIA» segli contro da alcuni re ad esigenze e critipentiti siciliani e rispetto alle quali, non sencità che altrimenti da soli sarebbe più difficile za amarezza, confessa: «Finchè ho fatto l'imaffrontare. È questo il modello innovativo che prenditore, mi hanno lasciato tranquillo. Da stanno sperimentando le 27.676 imprese agquando ho incarichi istituzionali invece, sono gregate in 4.511 contratti di rete, che insieme cominciati i problemi. Ma parliamo di aziende condividono progetti di diversa natura e tra die di reti, siamo qui per questo, giusto?». Giusto, versi settori. Come la rete "Poema" di Avellino e qui Montante ritrova l'entusiasmo: «Le reti che ha aggregato imprese dell’aerospazio per d'impresa - attacca - sono una risposta concrerealizzare importanti progetti di innovazione ta per valorizzare il patrimonio di specializzain chiave industria 4.0, la rete "Mondo Bio" fra zioni dell'imprenditoria italiana e far crescere aziende della filiera agroalimentare sul tema collettivamente e individualmente competitidella qualità e della sicurezza alimentare, la

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ANTONELLO MONTANTE, PRESIDENTE RETIMPRESA CONFINDUSTRIA

rete "Racebo" tra aziende della componentistica del settore moto che ha razionalizzato e efficientato le relazioni di filiera per la distribuzione ai grandi player, e ancora le reti per il welfare a Trento e Bolzano, Varese e molto altro. Un bacino, quello delle Reti, che continua a crescere ed esprime un valore di circa 100 miliardi di fatturato aggregato.

Ah però... quasi il 6% del nostro Pil. Dunque le Reti, introdotte agli inizi di questa che è la più grave crisi economica del dopoguerra, sono riuscite a fare argine? Direi di sì, si sono dimostrate anche un efficace strumento anticrisi. Dal Rapporto pubblicato a novembre 2017 dall'Istat, in collaborazione con il Centro Studi di Confindustria e RetImpresa, emerge chiaramente che l’aggregazione nel contratto di rete ha consentito alla maggior parte delle aziende di “ammortizzare” meglio gli impatti della crisi e di stimolare le perfomance individuali e collettive, in termini di fatturati, ricavi, valore aggiunto e nuova occupazione. E anche gli istituti finanziari sembrano più disponibili verso programmi condivisi tra le imprese e accordi di filiera. Fare rete agevola anche rispetto all'erogazione di credito?


PER LE PMI, OGGI, METTERE IN COMUNE KNOW-HOW E RISORSE È UN'ESIGENZA. SI AMMORTIZZANO I COSTI E SI È PIÙ FORTI CON I GRANDI PLAYER Di sicuro, da parte del mercato degli operatori bancari e finanziari, c'è un’attenzione maggiore verso le aggregazioni di impresa in filiera anche con la predisposizione di strumenti ad hoc. Siamo ancora lontani però dall’obiettivo di favorire gli investimenti delle imprese in rete valutando la qualità e solidità e di programmi di rete da finanziare, entrando nel merito e non fermandosi ai tradizionali strumenti di garanzia delle singole imprese. Un quinto dei contratti di rete stipulati finora è stato finalizzato all’internazionalizzazione e all’export. Che scenario si apre adesso che Trump ha scatenato la battaglia dei dazi doganali con Europa e Cina? Considerando tutti i contratti di rete stipulati dal 2010 al 2017, il Centro Studi di Confindustria stima che il 37% delle imprese in rete ha tra gli obiettivi comuni l’internazionalizzazione delle imprese aderenti. Naturalmente politiche commerciali restrittive di grandi paesi come gli Usa e l’applicazione dei dazi doganali danneggiano tutti gli operatori economici e quindi anche le Pmi che si mettono in rete per andare all’estero. La mappa dei risultati, tuttavia, evidenzia una

certa sperequazione: l’impatto delle Reti è più significativo sulle micro-piccole-grandi imprese e non invece sulle die, e su alcuni determinati settori piuttosto che su altri. I dati sull’impatto rispetto alle medie imprese vanno letti con cautela: l’esperienza ci dice che il successo della rete per le aziende dipende dalla qualità delle aggregazioni che si costituiscono, dalle caratteristiche organizzative di ogni azienda che, tanto più è solida e strutturata, tanto maggiori sono i benefici che riesce ad ottenere. Lo stesso discorso vale per i settori. Il rapporto Istat ha confermato una grande capacità di tenuta e di stimolo della rete per tutta l’area del manifatturiero, dei servizi e del commercio che rappresentano i settori in cui c’è la stragrande maggioranza delle reti. Nelle costruzioni, invece, gli operatori utilizzano altre forme di aggregazione come le Ati e i consorzi.

C’è un tessuto produttivo vitale, fatto di tante eccellenze grandi, piccole e medie che vanno all’estero e che sono un fiore all’occhiello per il Paese. Sono queste le imprese che rappresentano l’italianità e trainano, aggregandole, anche quelle che hanno più difficoltà per scarsità di risorse e dimensioni. Ritiene che sia davvero l’industria 4.0, ovvero innovazione e “digital transformation”, la soluzione più efficace per far vincere alla nostra manifattura la sfida del futuro? O pensa che l’identità economica che dovrebbe darsi l’Italia sul medio-lungo periodo è un’altra? Il piano Industria 4.0 ha dato risultati positivi in termini di aumento e rilancio dei grandi investimenti industriali, facendo maturare la consapevolezza dell’importanza del capitale umano e delle competenze. Bisogna accelerare in questa direzione per diventare così la prima manifattura d’Europa.

Sempre secondo i dati, le Reti faticano a decollare nel Mezzogiorno. Da uomo e imprenditore del Sud, come e da dove potrebCon la presidenza Boccia, Confindustria ha be ripartire il nostro più volte sollecitato Meridione? La legail Paese ad “un salto «LA MANIFATTURA ITALIANA PUÒ DIVENTARE LA PRIMA IN EUROPA lità, in quei territori, di qualità”. Da poco MA IL NUOVO GOVERNO NON continua a rimanere è stato sottoscritto SMONTI JOBS ACT E INDUSTRIA 4.0» il fattore principale di anche il Patto per la dissuasione al fare impresa e all’attrazione Fabbrica. Quali devono essere, secondo lei, di investimenti. come figura istituzionale e come imprenIl rispetto delle regole è una priorità per il Sud, ditore, le priorità del prossimo governo, a come per tutto il resto del Paese, e significa per tutt’oggi in via di definizione? noi imprenditori "normalità", poter agire cioè Il documento delle Assise di Verona che hanno in un ecosistema competitivo e sano che concondiviso gli imprenditori di Confindustria è tribuisce a creare occupazione, sviluppo e innochiaro a questo proposito: non bisogna smonvazione sia per le imprese sia per il territorio. tare le riforme che hanno portato dei benefici, come il Jobs Act e appunto Industria 4.0. BisoOggi lei guida RetImpresa che è una delle gna investire nelle infrastrutture materiali e strutture confindustriali più radicata sul immateriali, nella formazione, intervenire per territorio nazionale. Dal suo osservatorio semplificare la macchina della burocrazia e privilegiato e dalla sua lunga esperienza della giustizia garantendo certezza dei tempi e con le Camere di Commercio, che fotografia del diritto. E tutto questo deve essere collegato scatta dello stato delle imprese in Italia? all’obiettivo prioritario del lavoro.

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GESTIRE L’IMPRESA LOGISTICA

UN “MANIFESTO” DELLA LOGISTICA PER TOGLIERE IL FRENO AL PAESE Una serie articolata di azioni improcrastinabili, individuate dall’Alis, su cui unire le forze di tutte le imprese e le istituzioni del settore, sarà al centro di una “due giorni” di lavori a Sorrento per la ripresa della dignità del settore dei trasporti a cura della redazione

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e l’Azienda Italia fosse un’automobile in marcia, starebbe viaggiando col freno a mano tirato. Un freno a mano chiamato “logistica”. Che ritarda lo sviluppo di un settore che cuba circa il 7% del Pil ed è – direbbero gli economisti – un “fattore abilitante” decisivo per lo sviluppo di tutta l’economia e dell’occupazione, che è una risorsa decisiva per la competitività come l’energia elettrica o il credito. Ma nel Paese non c’è, e non c’è mai stata, la necessaria consapevolezza di quanto sia urgente, e determinante, sganciare quel freno. È essenzialmente questa la ragione del successo di Alis, l’Associazione per la logistica intermodale sostenibile, varata un anno e mezzo fa per iniziativa di un gruppo di grandi aziende che hanno eletto presidente Guido Grimaldi, e che in pochi mesi ha associato oltre 1300 imprese di tutti i settori coinvolti, dall’autotrasportatori agli armatori. Aver smosso le acque di uno stallo politico immutabile da troppo tempo. Ma c’è dell’altro: aver varato e intrapreso un cammino istituzionale di dignità: cioè la restituzione della dignità che merita a un settore chiave come quello del trasporto - di tutto il trasporto - troppo a lungo relegato in un ruolo di marginalità quasi ancillare rispetto a tutti

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gli altri settori dell’economia, di cui è invece un essenziale fattore abilitante. La sfida comune di Alis, che si articola in un programma di interventi dalla potenza – e dall’impegno – senza precedenti, si esprimerà nella “due giorni” convocata per il 27 e il 28 aprile a Sorrento. Davvero gli “stati generali” della logistica nazionale: con oltre 40 relatori e una serie di workshop dedicati a evidenziare i tanti nodi da sciogliere e programmare le azioni future. Di questa due giorni – della quaIL PRESIDENTE GUIDO GRIMALDI: “LE POLITICHE INFRASTRUTTURALI E TRASPORTISTICHE SONO ESSENZIALI PER LA COMPETITIVITÀ”

le Economy sarà media-partner – nei servizi che seguono si riportano il programma e gli obiettivi, pluriennali nell’azione e negli effetti, ma immediati nella definizione e nell’avvio, che si giocheranno tra Bruxelles – dov’è in discussione un insieme di norme del programma “L’Europa in movimento” - e Roma. A valle di un tornata elettorale nazionale che ha generato un quadro politico inedito e complesso, ancora tutto da decifrare nei suoi effetti di governo; e alla vigilia di un turno elettorale europeo che sarà a sua volta determinante su tutti i grandi temi dello

sviluppo economico comunitario. Quindi idee chiare, obiettivi precisi, interlocutori istituzionali in metamorfosi complessa e per ora confusa. “Alis ha individuato delle aree di azione sulle quali intervenire”, dice Guido Grimaldi, presidente di Alis e top-manager del gruppo armatoriale di famiglia. “Il nostro intento è fornire un contributo alle politiche infrastrutturali, trasportistiche e di competitività del nostro Paese, in relazione allo scenario europeo ed internazionale. L’unione europea ha ribadito più volte la necessità di ridurre drasticamente le emissioni di gas serra a livello mondiale, con l’obiettivo di ridurre per il 2030 le emissioni e sviluppare modalità alternative alla strada il 25-30% ed entro il 2050 nel 50% rispetto al passato. La prosperità futura del nostro Paese dipenderà dalla capacità di tutte le sue regioni di rimanere pienamente integrate e competitive rispetto all’economia europea. Per questo fine è fondamentale poter contare su un sistema di trasporti efficiente”. Sono una serie di temi su cui si dispiegherà l’azione di Alis. Davvero un piano pluriennale che, se coronato dal successo, avrà l’effetto di una cura ricostituente per l’economia nazionale.


vigilare, perché purtroppo la burocrazia europea genera con frequenza risultati illogici: come i due piani di aiuti pubblici dell’Austria, del valore totale di 650 milioni di euro, che promuovono il trasferimento del trasporto delle merci dalla strada al sistema combinato con 130 milioni all’anno per 5 anni, mentre l’Italia – pur protesa nel mare – ha potuto stanziarne solo 65 milioni per tre anni.

semplificazione delle attività amministrative delle aziende di autotrasporto. Alis Service è titolare di un contratto in esclusiva per l’Italia per la distribuzione del Cmr elettronico e intende proporne alle istituzioni la validazione come mezzo di prova di idoneità del trasporto merci. Italia e Germania sono tra i pochi Stati dell’Unione europea che ancora non lo utilizzano il Cmr.

C’è poi la necessità di riformare la tassazione sull’autotrasporto per indurre la riduzione dell’inquinamento, della congestione del traffico e del consumo delle infrastrutture, in ottemperanza al principio: “chi inquina, paga” e “chi utilizza paga”, intervenendo sui pedaggi e sui diritti di utenza, modulando l’imposizione non più sulla durata ma sull’effettivo utilizzo delle infrastrutture stradali e autostradali.

Sono in Italia tra le più alte d’Europa. Occorre presidiare la concreta applicazione del Dpr 277 del 2000 che dà diritto al recupero delle accise, senza il quale le aziende italiane si sarebbero in svantaggio rispetto nll’Ue.

TASSAZIONE DELL’AUTOTRASPORTO

MEZZI DI TRASPORTO ECOLOGICI Al punto 1, c’è il tema generale che abbraccia tutte le azioni progettate dall’Europa sul fronte della logistica: la riduzione delle emissioni. Che si vuol perseguire innanzitutto modificando la direttiva 2009/33 sulla promozione dell’impiego di mezzi di trasporto puliti e a basso consumo energetico, non solo nel trasporto su strada, a cominciare dalle attività più controllabili, quelle legate ad appalti pubblici, dove i requisiti dei fornitori possono essere imposti e regolati dalla normativa. Bruxelles vuole modificare anche le norme comuni per l’accesso al mercato internazionale dei servizi di trasporto effettuati con autobus, e indurre i fabbricanti a innovare le proprie flotte con veicoli a basse emissioni, incentivando la produzione e diffusione di veicoli ecologicamente puliti.

DISARMONIE NORMATIVE

Un complesso lavoro di armonizzazione regolatoria occorre per sanare le incongruenze – in specie, ma non solo, tra Italia e Spagna - sulle dimensioni massime autorizzate nel traffico nazionale ed internazionale.

IL CMR ELETTRONICO

Il Cmr è oggi una tecnologia digitale volta alla

SOSTEGNO ALL’INTERMODALITÀ

Per i “non addetti ai lavori” l’intermodalità è quell’organizzazione dei trasporti che permette di ottimizzare l’impiego dei vari supporti – treno, nave e gomma. Il governo italiano, anche grazie all’azione già espletata da Alis, ha regolamentato finalmente a fine 2017 gli incentivi Ferrobonus e Marebonus. Ma sul prosieguo di queste misure occorre

GUIDO GRIMALDI, PRESIDENTE DELL’ALIS

LE ACCISE SUL GASOLIO

SMART-ROAD

E’ un’accattivante definizione che indica tutti gli interventi necessari sulle infrastrutture viarie utili per la digitalizzazione della rete stradale. Un decreto predisposto dal Ministero dei Trasporti attende oggi l’ok del Viminale.

ZES E ZIS

Sono le sigle che indicano le “Zone economiche speciali” e le “Zone logistiche semplificate”, istituire dal governo ma in attesa delle norme attuative: promettono una ricaduta positiva sull’intero sistema Paese, ma vanno attuate.

LA SFIDA È SMUOVERE LE ACQUE DI UN COMPARTO CHE VALE IL 7% DEL PIL ED È IN STALLO DA ORMAI TROPPO TEMPO 43


GESTIRE L’IMPRESA LOGISTICA

più mirati tra il mondo delle imprese del settore e le Università e gli Its che conducano all’offerta di percorsi formativi arrcchiti da formule efficaci di alternanza scuola-lavoro.

INTEROPERABILITÀ DEI PEDAGGI

Oggi in Europa i sistemi di telepedaggio stradale non sono integrati a dovere. Il pacchetto Ue “L’Europa in movimento” prevede quest’evoluzione che va monitorata.

TRASPORTI COMBINATI, NORME COMUNI MARCELLO DI CATERINA, DIRETTORE GENERALE DELL’ALIS

LE CONCESSIONI PORTUALI E’ in corso una consultazione pubblica su una proposta di direttiva che cerca di regolare il conflitto di competenza in materia di concessioni tra Ministero e Art (Autorità di regolazione del trasporto). Alis auspica, e si adopererà, che prevalga il principio generale secondo il quale occorre mantenere i canoni concessori diversificati in base al loro potenziale valore di sviluppo economico.

VEICOLI PESANTI, CONSUMI ED EMISSIONI

Nel pacchetto Ue “L’Europa in movimento” rientrano il monitoraggio e comunicazione dei dati sul consumo di carburante e sulle e missioni di Co2 dei veicoli pesanti nuovi, finora mai certificati né monitorati né comunicati. In questo quadro, Alis sosterrà che lo sviluppo dei carburanti alternativi Lng e Cng dovrà andare di pari passo con lo sviluppo della rete di rifornimento, superando le attuali carenze.

LA FORMAZIONE AVANZATA

La quantità e varietà di nuove normative promulgate o in arrivo in materia comportano l’esigenza di erogare con costanza corsi di formazione per la categoria degli autotrasportatori al fine di immettere sul mercato personale altamente qualificato. In generale, la sempre più complessa formazione professionale dei manager della Logistica come anche degli autisti e dei marittimi del futuro richiede accordi sempre

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Va seguita la discussione sulle nuove norme per i trasporti combinati di merci tra Stati membri. L’obiettivo è migliorare la competitività del trasporto combinato rispetto al trasporto stradale e il passaggio del trasporto di merci su strada verso altri modi di trasporto.

IMBALLAGGI DI MERCI PERICOLOSE

Dal 16 gennaio è in vigore in Italia un decreto – dagli effetti ancora da valutare – che contiene nuove modalità di approvazione degli imballaggi nel trasporto internazionale di merci pericolose.

REVISIONE DEI MEZZI PESANTI

L’attuale mercato delle revisioni dei mezzi pesanti crea disfunzioni e danni economici alle imprese. La Motorizzazione civile non ha personale a sufficienza. Occorre aumentarne l’organico e consentire anche a operatori privati di entrare in questo mercato.

MOBILITÀ URBANA SOSTENIBILE

La legge di Bilancio 2018 ha stanziato fino a 100 milioni di euro per gli anni dal 2019 al 2033 per il finanziamento di progetti sperimentali di mobilità sostenibile coerenti con i Piani urbani di mobilità sostenibile per l’introduzione di mezzi su gomma o imbarcazione ad alimentazione alternative e relative infrastrutture. E’ atteso al riguardo un decreto sulle modalità di questi finanziamenti.

PEDAGGI AUTOSTRADALI

L’Alis ha espresso preoccupazione per l’aumento dei pedaggi autostradali disposto dal primo gennaio scorso che ha inciso

pesantemente su una voce che cuba per circa il 12% sui costi di gestione, terza voce dopo personale e carburante. Per di più, negli ultimi anni i relativi rimborsi si sono ridotti dal 20 al 7%. A soffrirne è però l’intero Paese che vede compromessa la competitività di un comparto ricco di piccole e medie imprese che sono il cuore della nostra economia.

LE LIMITAZIONI AL BRENNERO

Rispetto alle ipotesi di limitare il traffico al Brennero, l’Alis giudica inaccettabili le proposte avanzate ultimamente. Con Monte Bianco e Svizzera, il Brennero è uno dei tre valichi per i quali transita il 70% di tutte le merci italiane esportate. Qualsiasi limite della libertà di circolazione delle merci è di per se stessa contraria ai principi europei di scambio e abbattimento delle barriere geografiche.

IL REGISTRO INTERNAZIONALE

La competitività della flotta mercantile italiana, che in vent’anni è più che raddoppiata per volumi ed occupati, è legata al Registro Internazionale e alla tonnage tax, che hanno consentito di equiparare i costi di esercizio delle navi italiane a quelli dei principali competitor stranieri. Qualunque intervento peggiorativo sull’attuale assetto colpirebbe una flotta di bandiera che è oggi la terza tra quelle dei Paesi del G20. “Il cluster marittimo italiano produce 32 miliardi di euro l’anno, il 2% del Pil, spende 20 miliardi annui in acquisti di beni e servizi e dà lavoro a circa 471 mila persone tra addetti diretti e indotto”, afferma Guido Grimaldi: “Alis conferma il valore aggiunto derivante dagli orientamenti comunitari per gli aiuti di Stato al trasporto marittimo, attuati in Italia e autorizzati dalla Commissione europea, attraverso il Registro internazionale italiano (Rii) e sostiene l’esigenza di mantenere un quadro fiscale stabile in linea con le linee guida dell’Ue per migliorare ulteriormente la qualità e l’attrattiva della bandiera italiana e mantenere e migliorare le condizioni in cui la navigazione marittima possa contribuire all’economia italiana ed europea”.



GESTIRE L’IMPRESA EXPORT/1

Il made in Italy in 10 selfie da far vedere al mondo Nel commercio globale, per competitività dei settori produttivi, siamo secondi solo alla Germania. E ora parte il tour dedicato di Assocamerestero e Symbola di Riccardo Venturi

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l sistema produttivo italiano si fa dieci “selfie” per farsi conoscere meglio nel mondo, e si mostra così più attraente e desiderabile del previsto. È l’ultima iniziativa di Assocamerestero, l’Associazione delle Camere di Commercio Italiane all’Estero (CCIE) e di Unioncamere, che svolge numerose azioni strategiche a sostegno dell’internazionalizzazione delle imprese. Il Rapporto Symbola “L’Italia in 10 Selfie”, che illustra i primati di innovazione, competitività e sostenibilità del sistema produttivo italiano sui mercati esteri, sarà illustrato nel corso di un tour mondiale coordinato dalla rete delle CCIE. «Siamo orgogliosi di poter contribuire con questo progetto alla valorizzazione e diffusione di un’immagine inedita del Made in Italy e del Paese – dice Gian Domenico Auricchio, Presidente di Assocamerestero (nella foto) – legata innanzitutto all’applicazione di tecnologia innovativa e soluzioni sostenibili nei settori di maggior eccellenza della nostra industria». Le dieci istantanee del rapporto si concentrano sui settori più competitivi e all’avanguardia del Made in Italy, e sui driver di crescita sostenibile della nostra economia. Il primo selfie del Rapporto Symbola potrebbe stupire chi non conosce la forza

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alla filiera della cultura, per la precisione 89,9 miliardi di euro, il 6% della ricchezza prodotta nel Paese nel 2016. Questi quasi 90 miliardi ne mettono in moto altri 160 nel resto dell’economia: 1,78 euro per ogni euro prodotto dalla cultura. Si arriva così a 250 miliardi prodotti Sul podio in 22 categorie su 32 dall’intera filiera culturale, pari al 16,7% Altre sette fotografie scattate dal Rapporto del Pil, col turismo come principale beneSymbola si addentrano in alcuni campi di ficiario di questo effetto volano. Proprio a eccellenza del Made in Italy: design, culproposito di turismo, l’Italia si conferma la tura, agroalimentare, farmaceutica, legno meta dell’eurozona preferita dai visitatori arredo, machinery, moda. A partire proprio extraeuropei, con 60 milioni di notti contro dal design: tra le grandi economie europee le 46,5 della Spagna l’Italia è seconda, SIAMO PRIMI, SECONDI O TERZI, PER e le 36,6 della Frandopo il Regno Unito, EXPORT, IN 8 SETTORI SU 14. PRIMI cia. Cultura e creaper incidenza del fatPER MODA, SECONDI IN MECCANICA, tività danno inoltre turato del design sul MEZZI DI TRASPORTO E TESSILE lavoro al 6,1% del totale dell’economia: totale degli occupati in Italia, 1,5 milioni 0,15%, quasi il doppio della media dell’UE di persone. Il Rapporto Symbola dà spazio (0,09%), molto più della Germania (0,06%) anche all’agroalimentare: l’Italia è il Paese e di Francia e Spagna (0,05%) mentre UK del mondo che vanta il maggior numero di è allo 0,17%. Sulle 32 categorie del Regiprodotti Doc, Dop, Igp e Stg, 859. L’unico stered Community Design, in 22 casi siamo competitor è la Francia con 756, mentre gli tra i primi tre per numero assoluto, in quataltri Paesi sono staccatissimi: Spagna 355, tro casi primi: cibo, articoli di ornamento, Grecia 272. Facciamo bene anche in termini strumenti musicali, loghi. Inoltre, con quasi di sostenibilità, visto che l’agricoltura Made 10.000 progetti, ci confermiamo seconda in Italy è prima tra i grandi Paesi europei potenza dell’Unione europea per numero di per riduzione delle emissioni climalteranti: disegni registrati. L’Italia deve molto anche del nostro tessuto imprenditoriale: l’Italia è seconda al mondo per competitività dei settori produttivi. Tra i principali attori del commercio internazionale, infatti, il Belpaese viene subito dopo la Germania.


nia, 4 volte quello di Francia e Spagna. Altri con 678 tonnellate di CO2 equivalente per due selfie scelti dalla Fondazione Symbola milione di euro prodotto facciamo molto puntano l’attenzione sul tema della sostemeglio di Spagna (912), Francia (1.060), nibilità: l’Italia è leader in Europa per uso Germania (1.355), Gran Bretagna (1.412) e efficiente di risorse nei processi produtdella media Ue 28 (1.073). A gonfie vele la tivi. A parità di prodotto infatti le imprese farmaceutica: siamo primi tra i grandi PaeMade in Italy consumano meno energia: si europei per crescita dell’export, con un con 13,7 tonnellate equivalenti di petrolio aumento nel periodo 2010 - 2016, quindi per milione di euro prodotto, tra i Big5 Ue durante la crisi, del 52%, più della media solo le imprese della dell’Ue 28 (+32%) e NELLA MODA LA NOSTRA LEADERSHIP Gran Bretagna (cha più degli altri big È DOVUTA ANCHE ALLE SCELTE ha però un’economia europei (Germania AMBIENTALI DELLE IMPRESE CHE più legata alla finan+40%, Spagna e Gran HANNO REAGITO BENE ALLA CRISI za) fanno meglio, Bretagna +17%, con 8,3 TEP. Siamo più efficienti di franceFrancia +8%). Il 2018 sarà l’anno del sorsi (14,4 TEP), spagnoli (15 TEP) e tedeschi passo sulla Germania, che permetterà all’I(17,1 TEP), e facciamo molto meglio della talia di diventare primo produttore farmamedia comunitaria (16,6). Inoltre in Italia ceutico in Europa – nel 2016 il gap era già ci sono quasi 3 milioni di green job, pari al ridotto, 30 miliardi contro 31. Ottime no13,1% degli occupati (dato del 2016), un tizie anche dal legno arredo, siamo i primi numero in crescita visto che nel 2017 sono esportatori europei verso mercati extra-Ue state stimate quasi 320 mila nuove assuncon il 30% del totale, seguiti da Germania zioni green. (20%), Polonia (8%), Svezia, Francia, Danimarca, Spagna (5%) e Regno Unito (4%). Dalla Bulgaria in Vietnam Ciò grazie anche alle scelte ambientali delle La prima tappa del tour globale del Rapimprese: per fare un esempio, siamo leader porto Symbola sarà a maggio in Bulgaria, europei nell’impiego di legno riciclato nella all’interno del Festival Italiano di Sofia, produzione di pannelli truciolari, con una anche vista la concomitanza con il periodo quota del 90% di materia da riciclo. Per bulgaro di Presidenza del Consiglio dell’Ue. quanto riguarda il machinery non elettroSeguiranno poi altre iniziative a Sydney nico, l’industria italiana è quarta al mondo (Australia), Rosario (Argentina), Montréal per surplus commerciale con 57,7 mld di (Canada), Quito (Ecuador), Francoforte dollari, preceduta dai competitor tedeschi (Germania), Mumbai (India), Tel Aviv (Isra(104,2 mld), cinesi (83,6 mld) e giappoele), Londra (Regno Unito), Singapore, Manesi (70 mld). Last but not least, la moda: drid (Spagna), New York (Stati Uniti d’Amel’Italia, grazie anche alle scelte ambientali rica), Zurigo (Svizzera), Istanbul (Turchia) delle imprese, ha reagito meglio degli altri e Ho Chi Minh City (Vietnam). «Il Made in Paesi europei alla crisi degli anni recenti, Italy è tradizionalmente riconosciuto morafforzando la sua posizione di leadership dello di riferimento per qualità e saperi arinternazionale. tigianali consolidatisi nel tempo – dice Gian Il Belpaese in particolare produce oltre un Domenico Auricchio – Con il tour, faremo terzo di tutto il valore aggiunto del settore conoscere nel mondo una nuova identità della moda nell’Ue28, il triplo della Germa-

dell’Italia tecnica, innovativa e all’avanguardia, in grado di porre le basi per lo sviluppo del Paese di domani».

DESIGN 0,15% INCIDENZA FATTURATO SULL’ECONOMIA TOTALE ( ME DIA U E : 0,09 %)

TURISMO 60 MILIONI DI SOGGIORNI OGNI ANNO

CULTURA 1,5 MILIONI

PERSONE OCCUPATE (6,1%)

FOOD 859PRODOTTI

TUTELATI (RECORD MONDIALE)

FARMACEUTICA

52% LA CRESCITA

EXPORT ANNI 2015-2016

MACHINERY NON ELETTRONICO 4° POSTO AL MONDO PER SURPLUS COMMERCIALE

MODA 1/3 VALORE AGGIUNTO

NELL’UE È PRODOTTO DALL’ITALIA

GREEN JOB 3MILIONI

DI OCCUPATI (13,1%) NEL 2016 47


GESTIRE L’IMPRESA EXPORT/2

Il protezionismo di Trump visto dagli italiani negli USA Lo spettro dei dazi, la certezza che non si può cercare di aggirare il problema avviando produzioni negli Stati Uniti. La consapevolezza di essere autentiche eccellenze di Letizia Airos *

È

GIANLUCA GALLETTO, PRESIDENTE DI DG ADVISOR INTERNATIONAL

cominciato tutto con i provvedimenti Cominciamo da Lucio Caputo, Presidencon cui Trump imponeva dazi del 25% te dell’Italian Wine & Food Institute, a sull’acciaio e del 10% sull’alluminio e Manhattan, una vita vissuta con la mission di sui pannelli solari. Giustificate da motivi di far conoscere il vino italiano agli americani. sicurezza e dalla perdita di oltre 90.000 po«L’Amministrazione tende a ricorrere ai dazi sti di lavoro negli USA, queste misure sono sull’importazione prima di tutto per motivi innanzitutto dirette alla Cina, che ha prontaelettorali. Purtroppo imboccare questa strada mente risposto con provvedimenti che limirischia di provocare una guerra commerciale tano l’import di beni americani. Stiamo già e le conseguenze finiranno per ricadere sui assistendo ad un’escalation che porterà ad consumatori. E nel settore vino essendo l’Itauna guerra commerciale globale? lia in cima, insieme alla Francia, come paese La disputa commerciale tra Stati Uniti e Cina esportatore verso Stati Uniti, potrebbe soffrirè evidente e non siamo davanti scaramucce ne enormemente». congiunturali tra Donald Trump e Xi Jinping. Alcuni dicono che l’Italia, proprio grazie al Il protezionismo era tra le promesse elettovino, potrebbe trarre dei vantaggi dall’inasprirali di Trump, che ora mento dei rapporti tra assicura: il debito Usa SENZA L’EXPORT AVREMMO AVUTO UNA USA e Cina. Ma Caputo RECESSIONE ANCORA PIÙ GRAVE. I DAZI dipende in gran parte non è d’accordo. «I SEMBRANO POTER CREARE PROBLEMI dalla bilancia comdue mercati hanno PIÙ CHE OFFRIRE OPPORTUNITÀ merciale con l’estero, caratteristiche comi dazi possono contribuire a migliorare la sipletamente diverse. Negli Stati Uniti si premia tuazione e l’occupazione se ne gioverà. la qualità, il nome, il prestigio dei vini italiani. In Italia le preoccupazioni per questa situaIn Cina si va sia per il volume, sia per l’ampiezzione crescono in tutti i settori. E si capisce: za del mercato, sia per le caratteristiche dei senza il buon andamento del commercio consumatori cinesi. Non può essere la stessa estero avremmo avuto una recessione pegcosa. Non è che chiudendo un rubinetto verso giore e oggi sarebbe ancora più difficile la gli Stati Uniti si apre quello verso la Cina. Li’ riripresa. L’Italia del futuro punta sull’internaparti da zero, presentando prodotti che vanno zionalizzazione. Ne parliamo con alcuni adbene per quel mercato. Un vino famoso negli detti ai lavori negli Stati Uniti. Stati Uniti, non necessariamente diventerà fa-

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MAURIZIO FORTE, DIRETTORE ICE NEGLI STATI UNITI

moso in Cina». Ma Caputo pensa che non si arriverà ad un protezionismo drastico con l’Europa, perchè ciò avrebbe conseguenze pesanti per gli stessi Stati Uniti, dall’aumento del prezzo al consumatore alla perdita di posti di lavoro nel settore. «Dietro il vino, anche di importazione, c’è una grande filiera: grossisti, distributori, ristoratori, aziende americane che potrebbero cominciare a licenziare...».

Parliamo ora con Maurizio Forte, il direttore dell’ICE negli Stati Uniti. L’alto funzionario riporta subito una dichiarazione del suo presidente, appena pubblicata su Repubblica. Michele Scannavini teme un effetto domino, anche se l’Europa non viene attaccata direttamente. «Un numero crescente di prodotti cinesi e americani vedendosi tagliati fuori si riverseranno su mercati terzi, quelli europei in primis, dove magari, pur di farsi largo, ricorreranno a pratiche commerciali se non illegali, a loro volta sicuramente aggressive». Dunque l’apprensione cresce e già siamo davanti ad una matassa difficile da districare. «Da un lato è comprensibile che ci sia preoccupazione - ci dice Forte - Chi fa commercio estero e lavora nel trade sente voci, annunci, segue la stampa. C’è un alto livello di attenzione in tutti gli ambienti. Dal canto mio devo dire che,


DOMENICO VACCA, IMPRENDITORE PUGLIESE DEL SETTORE MODA

pur nella preoccupazione, grazie al nostro monitoraggio fino ad oggi possiamo dire che le attività e l’export continuano ad avere un andamento consolidato. Non ho finora visto nessun atto concreto di partner americani che hanno cancellato programmi di promozione, annullato iniziative, le missioni commerciali in Italia continuano ed il business è sempre molto attivo».

Incontriamo Giovanni Colavita, Ceo di Colavita Nord America, azienda molisana da tre generazioni che in America ha conquistato il mercato con l’Olio Extravergine d’oliva (oggi al quarto posto negli USA). Dal suo quartier generale in New Jersey, la Colavita dispone anche di una rete di broker che gestiscono in esclusiva la distribuzione di diverse altre aziende italiane del settore. «Nel nostro settore non dovrebbero esserci grossi problemi. Una cosa è mettere dei dazi per negoziare meglio gli accordi con i Paesi coinvolti, un’altra cosa è realizzare una vera politica protezionistica, che si ritorcerebbe contro la stessa America liberista. Faccio un esempio: un’azienda come la nostra importa, è vero, e dunque aumenta il pil italiano. Ma noi abbiamo anche tante altre attività qui, distribuiamo, facciamo marketing, dunque diamo lavoro, paghiamo le tasse … e contri-

GIOVANNI COLAVITA, CEO DI COLAVITA NORD AMERICA

buiamo anche al pil degli USA». Praticamente è come un gatto che si morde la coda…

E la moda? Ne parliamo con Domenico Vacca, imprenditore pugliese del settore Moda, stilista di punta molto amato dalle star americane. Il made in Italy è un must nelle sue collezioni. «Il protezionismo americano rispetto alla Cina ha una sua ragione. Con la concorrenza sui prezzi - basata sul basso costo del lavoro - creano problemi non solo all’America, ma anche all’Europa». Esordisce così dal suo atelier sulla 5th Avenue, che è anche un elegante punto di ritrovo per una esperienza italiana a 360 gradi, dal bar al ristorante al parrucchiere. E continua: «Ma ricordo che paghiamo già i dazi doganali del 21% sul cotone e la lana , dell’ 11% sulla pelle, se poi si pensa al rapporto euro/ dollaro, alle spese di trasporto, alla logistica, va detto che già oggi è difficile essere competitivi per chi, come me, realizza il cento per cento del prodotto in Italia. E nel frattempo dobbiamo combattere con chi vende moda in rete…». Finirà con il produrre in America? «Un prodotto di qualità italiana è impossibile da realizzare qui, manca l’esperienza. Hanno cercato di fare prodotti italian-style in America da 30 anni senza riuscirci e mi ora mi chiedono

LUCIO CAPUTO, PRESIDENTE DELL’ITALIAN WINE & FOOD INSTITUTE

consulenze....». Terminiamo la nostra esplorazione parlando con Gianluca Galletto, fondatore e Presidente di DG Advisor International Business and Policy Exec -Tech and Innovation, Galletto è uno “startup mentor” e consulente del sindaco di New York per gli affari internazionali. Lui sposta il discorso su di un altro tema. E’ molto più preoccupato da una forma di ‘protezionismo intellettuale’ che della guerra dei dazi. «Si avverte la presenza di una retorica negativa, un’atmosfera pericolosa nel mondo dell’alta tecnologia - ci dice - I nostri imprenditori del settore spesso non si sentono benvenuti. Negli ultimi mesi c’è stato un calo di adesioni a programmi a cui ha lavorato personalmente, come l’IN2NYC (International Innovators Initiative) che dovrebbe attirare imprenditori innovativi da tutto il mondo. E’ diventato più difficile passare tra le maglie del potere esecutivo della Homeland Security, e questo scoraggia». «Sui dazi sono preoccupato ma non allarmato - conclude. - Trovo più delicata la chiusura sulla questione emigrazione, e le connesse difficoltà di attrarre qui le aziende straniere».

*(Direttore Responsabile del network i-Italy)

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GESTIRE L’IMPRESA EXPORT/3

L’emirato seduto su una montagna di denaro cerca partner italiani Sharja, meno conosciuto dei “cugini” Abu Dhabi o Dubai, sta per mettere sul piatto cifre record nell’edilizia per rivoluzionare il proprio tessuto di Luigi Orescano

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i sono 734 milioni di dollari di investimenti edilizi a due passi da Dubai, nell’Emirato di Sharja, che aspettano solo gli imprenditori italiani desiderosi di prender parte a uno dei più grandi piani di sviluppo mai ideati in Medio Oriente, e appunto dell’Emirato di Sharja (pronuncia: sciargia) ma forse oggi il più dinamico. «Sì, Sharja è l’Emirato più dinamico, perché sta rivoluzionando completamente il tessuto urbanistico locale con una serie di importantissimi progetti di sviluppo immobiliare», spiega Giovanni Bozzetti, oggi imprenditore nella consulenza per la globalizzazione delle imprese con la società Efg Consulting che è la referente unica in Italia di Shurooq (Authority per lo Sviluppo dell’Emirato di Sharjah) e di Invest in Sharjah (Authority per l’attrazione degli investimenti dell’Emirato di Sharjah). «Sharja è poco conosciuta rispetto ad Abu-Dabhi e a Dubai», aggiunge Bozzetti, che in passato ha ricoperto anche incarichi politici di responsabilità come assessore al turismo prima al Comune di Milano e poi alla Regione Lombardia, «ma già rappresenta un importantissimo polo degli Emirati Arabi Uniti perché ha il doppio affaccio sul Mar Arabico e sull’Oceano indiano ed è quindi già un polo logistico generale di grande rilievo. Ora, con questi nuovi progetti, decollerà». Di che si tratta? Il piano principale, che avrà un

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IL LUNGOMARE DI SHARJA AL MAJAZ

impiego sia ricettivo residenziale che commerciale, viene finanziato da Shurooq insieme con Eagle Hills, una società privata di investimento e sviluppo immobiliare con sede ad Abu Dhabi. L’ha presentato due mesi fa il Sultano bin Mohammed Al Qasimi, Membro del Consiglio Supremo e Governatore di Sharjah. Insieme, Shurooq e Eagle Hills hanno costituito ‘Eagle Hills Sharjah Development’, una società immobiliare dedicata che si propone di sviluppare i tre progetti: Maryam Island, Kalba Waterfront e Palace Al Khan. In questo modo, il Sultano vuole da un lato valorizzare il potenziale logistico dell’emirato, che ne fa un incubatore ideale delle aziende che vogliono stabilirsi nell’area, dall’altro lanciare Sharja come location ideale per le famiglie che vogliano pas-

GIOVANNI BOZZETTI CONSULENTE CON EFG CONSULTING

sare le vacanze negli Emirati e non hanno a dispozione i budget importanti necessari per soggiornare a Dubai e Abu Dhabi. Vivendo però a mezz’ora di auto dal primo e a un’ora e mezza dal secondo. Inoltre, già oggi a Sharja c’è un resort considerato tra i più belli del Medio Oriente e un’area archeologica nel deserto insospettabilmente ricca. «Inserirsi attraverso Sharja nel mondo degli Emirati - osserva Bozzetti è una grande opportunità per gli imprenditori italiani di tutti i settori. Gli arabi hanno una propensione all’acquisto di prodotti made in Italy del 30% superiore a quella verso prodotti di altre nazionalità». «Sharjah è testimone di un boom distintivo nella sua economia diversificata che ha attirato diversi investimenti da parte di imprenditori di tutto il mondo», ripete lo sceicco Bodour bint Sultano Al Qasimi, presidente dell’Autorità per gli investimenti e lo sviluppo di Sharjah (Shurooq) e di Eagle Hills Sharjah Development. Nel piccolo emirato, i progetti di sviluppo immobiliare vedono naturalmente coinvolte alcune delle migliori firme dell’architettura mondiale, tra cui quella dello studio creato da Zaha Hadid, che hanno progettato un vasto centro culturale nel cuore del nuovo masterplan nella città, che comprenderà una serie di edifici a forma di goccia disposti intorno a una torre di osservazione affusolata.


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GESTIRE L’IMPRESA EXPORT/4

«Insegniamoglielo a casa loro», lezioni di ‘fare impresa’ in Africa Ecco l’affascinante esperienza di E4Impact, l’iniziativa della Altis - l’alta scuola di impresa dell’Università Cattolica - con un gruppo di aziende sostenitrici, guidata da Letizia Moratti con il professor Mario Molteni di Sergio Luciano

C’

è Tony Nyagah, cofondatore e amministratore delegato della Strauss Energy, che a Nairobi ha seguito e completato il Master in Business Administration della Altis, l’alta scuola d’impresa dell’Università Cattolica di Milano, che ha brevettato e produce tegole fotovoltaiche di 50x60 centimetri con 35 kw di capacità produttiva elettrica a un costo del 25% inferiore ai competitor, e che si è visto arrivare in azienda Mark Zuckemberg di Facebook in visita alle imprese africane emergenti. E c’è Lucy Kapkirwok, un’imprenditrice che ha preso lo stesso master di Tony un anno prima e produce un tipo brevettato di mutanda femminile con assorbente integrato a prezzi estremamente competitivi.

ditori. E normalmente c’è una metà di queste Sono due delle 700 storie di imprenditori persone che hanno un’azienda da un paio africani formatisi nella loro terra ma con le d’anni e sono in quel momento critico, con un competenze della Cattolica integrate a quelle alto pericolo di mortalità e devono ripensare delle Università locali. Frutto dell’iniziativa di la loro impresa, compiere il necessario salto E4Impact, promossa appunto dalla Altis - Alta dimensionale. L’altra metà sono persone che Scuola Impresa e Società dell’Università Cathanno un’idea imtolica del Sacro Cuore, L’AFRICA HA UN TASSO DI CRESCITA prenditoriale e voglioche «favorisce lo sviSTRAORDINARIO, UNA GRANDISSIMA no svilupparla». luppo sostenibile delle POTENZIALITÀ DI CONTRIBUIRE Inutile dire che economie emergenti AL FUTURO SVILUPPO DEL PIANETA quest’attività di filansupportando la formatropia culturale si riverbera positivamente zione di imprenditori ad alto impatto sociale a 360 gradi sulle comunità locali, sulla loro e ambientale», spiega il direttore Mario Moleconomia, sulle istituzioni del territorio ma teni. Nel 2015 E4Impact è divenuta Fondaanche sulle aziende italiane che la sostengozione grazie al contributo di Securfin, Mapei, no. «L’impegno che sto dedicando a quest’iniSalini-Impregilo, Bracco, Eni e Associazione ziativa», spiega Letizia Moratti, «nasce da una Always Africa ed oggi è presieduta da Letizia visione che mi si è rafforzata con i viaggi in Moratti. «La nostra scelta Africa fatti per Expo 2015: quella dell’imporfondamentale» continua tanza strategica del Continente africano. L’AMolteni, «è stata lavorare in imprenditori coinvolti frica ha un tasso di crescita straordinario, ha partnership con le univeruna grandissima potenzialità di contribuire sità locali per raggiungere Imprenditori formati in modo determinante al futuro sviluppo del la popolazione locale, non imprenditori in corso di formazione pianeta. Non impegnarsi per l’Africa vuol dire pretendere di conoscere imprenditrici donne non capire che così facendo depauperiamo in partenza e da soli il conanche noi una risorsa straordinaria e rischiatesto. Ci poniamo come imprenditori già attivi mo di scatenare un’emigrazione di sopravviallenatori delle università posti di lavoro creati nell’indotto venza di massa verso i Paesi che offrono una locali che attraverso di noi qualità di vita dignitosa». raggiungono un pubblico docenti africani formati «Noi non insegniamo imprenditorialità», riche non hanno mai raggiunmanager universitari africani formati to, quello dei nuovi impren- prende Molteni, «ma alleniamo imprenditori

LE CIFRE DI E4IMPACT 684 542 142 33% 73%: 3500 40 20

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AD OGGI I MASTER SONO STATI SEGUITI DA SETTECENTO IMPRENDITORI DI MOLTI PAESI ad alto impatto sociale: è il nostro modo di operare, sviluppato con università africane, molto orientato all’azione concreta. In un anno, i corsisti ricevono 40 giornate di lezione in presenza che sono fondamentali per gli imprenditori. Dopo le 40 giornate, in 15 mesi, continuano le lezioni on-line e poi c’è l’attività del business coach, un imprenditore che è coinvolto dall’università e che di mestiere affianca i nuovi imprenditori. Inoltre, mandiamo in Africa gli studenti della laurea magistrale della Cattolica a fare stage nei quali anche loro aiutano questi imprenditori a fare i business plan». «Abbiamo sviluppato numerose partnership», prosegue Letizia Moratti. «Abbiamo firmato un’intesa con l’Unesco, con la Commissione dell’Unione Africana, stiamo

L’UNIVERSITÀ DI NAIROBI. A SINISTRA, LETIZIA MORATTI. IN BASSO, MARIO MOLTENI

Molto spesso i nostri imprenditori guadagnalavorando con i ministeri italiani dell’Agricolno attenzione media locali. E questo aiuta il tura e dell’Ambiente, abbiamo avviato in Keloro business». nia un’acceleratore d’impresa con il ministero «In Africa stiamo riscontrando una grande degli Esteri. Lavoriamo in partnership perché consapevolezza della necessità di avere interlola mia filosofia è quella di superare le barriere cutori che aiutino tutto il progetto formativo ma tra pubblico e privato, tra profit e non profit». con un taglio imprenditoriale», chiosa Letizia A Milano funziona un “back-office” che fa da Moratti, «Rwanda, Sudan, Angola, Burkina Faso, sponda alle iniziative in Africa: «Sì, c’è un Zimbabwe, Camerun: si stanno moltiplicando gruppo di 10 persone», precisa Molteni, «alle country presentation, cioè promozione tra la cune delle quali sono manager di quest’operabusiness community africana e la nostra business zione, altri fanno ricerca sui problemi dell’imcommunity, con una buona presenza di imprese prenditorialità in Africa, poi c’è un nucleo italiane: quando una delegazione arriva in Italia particolare in Kenia, con 4 persone impegnate su Milano si appoggia a nell’acceleratore fatto A MILANO OPERA STABILMENTE noi. Perché in generale con l’Agenzia per la UN NUCLEO DI DIECI PROFESSIONISTI l’Italia può trovare in Cooperazione e con CHE TENGONO LE FILE DELL’INTERO Africa grandi opportul’Eni. E anche negli PIANO DI INTERVENTI FORMATIVI nità di business, c’è vicialtri Paesi abbiamo nanza geografica e siamo visti in modo positivo. attivato interlocutori specializzati all’interno Per molti versi, le due econome si sposano bene, delle Università». c’è complementarietà per le nostre imprese nei Un master per nuovi imprenditori in un Paese settori nei quali abbiamo know how e skills parin via di sviluppo diventa un punto centrale di ticolari. Per esempio l’agroindustria: in Africa ci un sistema eco-imprenditoriale «perché per sono Paesi che hanno due terzi delle proprie terre esempio noi facciamo delle business compecoltivabili, ma non le capacità gestionali e le mactition, in cui invitiamo i rappresentanti delle chine agricole. C’è grande ricchezza di materie istituzioni, i venture capitalist, le banche, gli prime ma è chiaro che la creazione di valore la si imprenditori, i rappresentanti delle Ong attive fa non solo con il latte ma per esempio con la sua in quel contesto, i diplomatici, i media» contrasformazione in yogurt, come stiamo facendo in clude Molteni: «Per cui il nostro acceleratore Niger … o il pomodoro in conserva come in Togo o viene pubblicizzato dalla seconda tv del Kenia, come in Uganda la valorizzazione del caffè». ed è sistematicamente presente sui giornali.

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GESTIRE L'IMPRESA

La buona economia che dà nuova vita agli scarti Italia leader nel riuso innovativo dei materiali, secondo Eurostat. Ed Enel e Fondazione Symbola premiano le aziende con il più alto tasso di sostenibilità ambientale di Marco Gemelli

I

l principio è tanto semplice quanto è ambiziosa la sfida ad esso collegata: trasformare rottami, stracci, carta da macero e scarti di produzione in nuove materie prime, efficienti e virtuose sotto il profilo della sostenibilità ambientale. Si tratta dell’economia circolare, o meglio della branca legata alla compatibilità tra le tradizionali produzioni industriali nostrane e la difesa dell’ambiente: in fondo l’Italia ha una grande esperienza nel campo del riuso innovativo delle materie prime, e in diversi casi il genius loci è riuscito a dare una nuova vita ai rottami di Brescia, agli stracci di Prato o alla carta da macero di Lucca, trasformando in un’opportunità quella che fino ad allora era un fattore di debolezza. Ecco perché il nostro Paese è oggi tra i più avanzati nel far sì che gli scarti di un’impresa diventino la materia prima di un’altra, aumentando la competitività del macrosistema sui mercati. Lo certifica Eurostat, secondo cui con il 18,5% del totale, tra i grandi Paesi europei siamo quello con la quota maggiore di materia “circolare” impie-

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IL PRESIDENTE DI SYMBOLA ERMETE REALACCI E L'A.D. DI ENEL FRANCESCO STARACE

gata dal sistema produttivo, ben davanti alla Germania (10,7%). L’Italia ha migliorato la sua performance rispetto al 2008 dimezzando il consumo di materia, con 256,3 tonnellate per milione di euro prodotto. In altre parole, sempre più le nostre imprese investono nell’economia verde, sono attente ai temi del recupero e del riciclo, e allo stesso tempo combattono inquinamento COL RECUPERO DEI MATERIALI SI RISPARMIANO 17 MLN DI TONNELLATE EQUIVALENTI DI PETROLIO ED EMISSIONI PER CIRCA 60 MILA TONNELLATE DI CO2

e cambiamenti climatici, perché le loro pratiche virtuose contribuiscono a far risparmiare energia e a evitare emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera. Questo approccio, ormai diffuso in tutti i settori, è stato al centro dello studio “100 Italian circular economy stories” promosso da Enel e Fondazione Symbola e presentato dall’ad e direttore generale di Enel, Francesco Starace, e dal presidente di Symbola, Ermete Realacci. Non a caso, dall’e-

conomia circolare derivano minori costi produttivi, minore dipendenza dall’estero per le risorse, maggiore competitività e innovazione (anche per le tecnologie dell’industria 4.0) e un allineamento agli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Onu. «Tra le 100 eccellenze dell’economia circolare in Italia – spiega Starace - non ci sono solo grandi imprese, ma anche piccole e medie realtà, istituzioni, associazioni, cooperative che hanno avuto la capacità di anticipare i tempi e di adottare pratiche e processi industriali virtuosi, sottolineando la competitività del sistema italiano in ambito internazionale e contribuendo alla lotta ai cambiamenti climatici». «Il rapporto – continua Realacci – descrive un Paese che nonostante i tanti problemi e ritardi, ha esperienze avanzate su temi cruciali come la sostenibilità ambientale. Il recupero dei materiali ci fa risparmiare energia primaria per oltre 17 mln di tonnellate equivalenti di petrolio all’anno, ed emissioni per circa 60 mln di tonnellate di CO2». Accanto a nomi come Eataly, Fondazione Cariplo, Intesa San


LE BEST PRACTICES DELLE NOSTRE AZIENDE AIUTANO ANCHE LA LOTTA AL CLIMATE CHANGE

Paolo o Legambiente si trovano infatti alcune creatività, l'innovazione di prodotto e di prodelle Pmi che rappresentano la spina dorsale cesso, favorendo le nuove competenze che del nostro sistema le università stanno economico. Il tema TRA LE 100 ECCELLENZE DELLO STUDIO promuovendo. In al"100 ITALIAN CIRCULAR ECONOMY della necessità di tre parole, l’economia STORIES" CI SONO SOPRATTUTTO allungare la vita dei circolare rinnova e PICCOLE E MEDIE IMPRESE VIRTUOSE prodotti, tra il riuarricchisce la nostra so e il riciclo, non offre soltanto opportunità vocazione al design e offre nuova linfa tanto di sinergie tra filiere, ma anche incentivi alla alla green economy quanto al made in Italy.

LE PMI PIÙ "GREEN" ROTOPRINT

AMETHYST

DELL'ORCO&VILLANI

ARMADIOVERDE

La Rotoprint Sovrastampa di Lainate (Milano) ha ideato un metodo unico per modificare imballaggi già stampati ma inutilizzabili: in 40 anni sono stati salvati dal macero ben 950mila km di packaging. Si tratta di una realtà familiare fondata nel 1978 da Gian Carlo Arici che ha portato sul mercato un sistema che permette alle aziende di recuperare interamente le loro rimanenze di imballaggi non utilizzabili (a causa di errori, difetti, aggiornamenti nelle etichette, ecc…). Quando 40 anni fa inventarono il sistema di sovrastampa che permette di intervenire su imballaggi già stampati con precisione millimetrica, non si era ancora sviluppata la sensibilità che c’è adesso, ma per Rotoprint il concetto di recupero era già centrale e oggi l’azienda continua ad aggiornarsi puntando alla sostenibilità ambientale, fino all’introduzione dei colori ad acqua nei procedimenti di stampa rotocalco.

Per risolvere il problema della contaminazione dell’acqua durante il suo percorso, l’azienda di Alba (Cuneo) Amethyst ha ideato una soluzione innovativa per la depurazione che si ispira alla natura: la tecnologia Zeofito, un sistema brevettato di fitodepurazione biotecnologica che utilizza rocce vulcaniche porose, specie vegetali come le cannucce di palude e microorganismi di volta in volta selezionati sulla base del refluo da trattare. Questo sistema è particolarmente indicato per le cantine vitivinicole che hanno necessità, specie durante la vendemmia, di smaltire grandi quantità di reflui. Tra i clienti di Amethyst figurano cantine come Antinori, Banfi e Planeta. Nel 2016 l’azienda fonda insieme ad altri l’associazione WISE (Wide Innovation for Sustainable Environment) per diffondere la cultura dell’ecosostenibilità e della circolarità nell’agroindustria.

Quando a parlare di sostenibilità erano pochi visionari, Dell’Orco & Villani già ne avevano fatto il fulcro della loro impresa. L’azienda nata a Capalle (Firenze) fin dal 1964 produce macchinari per l’industria tessile: i suoi impianti trattano i materiali di scarto dell’industria tessile per ricavarne materie da reintrodurre nel processo produttivo (filati, tessuti non tessuti, ovatte, feltri ma anche pannelli isolanti per l’edilizia e l’industria automobilistica). L’idea di Giovanni Dell’Orco e Silvano Villani, allora stravagante, si è rivelata la fonte del successo con una produzione che oggi per il 90% finisce all’estero. L’azienda ha prodotto anche una tecnologia in grado di recuperare i sacchi di juta del caffè di Starbucks dalla quale sono nati i tessuti per il rivestimento delle poltrone nelle caffetterie europee del famoso marchio a stelle e strisce.

Dall’esigenza di aiutare le famiglie con bambini a limitare gli sprechi connessi al rapido turnover di vestiti, David Erba ed Eleonora Dellera hanno trovato il modo di rendere più efficiente l’uso dei capi d’abbigliamento, grazie ad “Armadio Verde”, un guardaroba condiviso. Nel 2011 David ed Eleonora aprono il primo negozio a Milano, dove i vestiti non si comprano né si vendono: si scambiano. Una condivisione che presto approda online dove oggi sono disponibili quasi 40.000 articoli da 0 a 16 anni. Chiunque può partecipare allo scambio inviando abiti nuovi o quasi. Ad ogni capo approvato vengono assegnate delle stelline, la “moneta” utile per acquistare altri pezzi. Chi desidera un capo, utilizza le stelline accumulate e aggiunge 5 euro, con un risparmio del 90% rispetto all’acquisto del nuovo. Gli abiti non approvati – circa 300 al giorno – vengono donati ad onlus che aiutano bambini.

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GESTIRE L'IMPRESA

occupano di trattamento e recupero. Attraverso l’eco-contributo, integrato nel prezzo al pubblico delle AEE, il costo di smaltimento è a carico dei cittadini». Nel sistema RAEE, la raccolta operativamente è affidata a comuni, aziende di gestione rifiuti, distributori di AEE. «Nel 2017, tramite i Sistemi Collettivi, sono state raccolte e avviate a trattamento più di 296 mila tonnellate con un +4,66% rispetto al 2016 – aggiunge Longoni – un lavoro efficiente che ha permesso al modello italiano di essere indicato quale best practice in Europa. Al momento siamo al 40% dell’immesso, ma puntiamo a raccogliere il 45 e poi il 65 entro LE CINQUE TIPOLOGIE DI APPARECCHIATURE ELETTRICHE ED ELETTRONICHE CHE A FINE VITA RIENTRANO NELLA CATEGORIA RAEE il 2019, come impone l’Ue». Tanto più che la quota di RAEE presto aumenterà: il 15 agosto, con l’entrata in vigore delle norme sulla “apertura dello scopo” (Open Scope), verrà ampliato il ventaglio di prodotti che a fine vita devono essere avviati al recupero. Tutto questo mentre Bruxelles sta per dare l’ok definitivo Ad agosto, con l’Open Scope, entrano in vigore le nuove norme sulle al pacchetto di misure sull'economia circolare Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche, che ampliano il ventaglio di che cambierà per sempre le politiche di riciprodotti da avviare a recupero a “fine vita”. Seimila le aziende interessate clo. Uno scenario nuovo che andrà a interessare circa 6 mila aziende italiane. Per aumendi Francesco Condoluci tare la raccolta bisognerà lavorare molto sulla comunicazione e sull'aumento della quota che un mercato che in Italia, secondo le stidella Direttiva europea 2012/19 che ha esteso deve garantire la Distribuzione. Ma l'altra prime, vale circa 200 milioni di euro. Frianche a produttori, rivenditori e importatori orità per raggiungere gli obiettivi UE, secondo goriferi, lavatrici, tv, computer, tablet, la responsabilità sul Longoni, è l’emersioANCHE CHIAVETTE USB, PROLUNGHE telefonini, lampadine: la “second life” dei ma“fine vita” dei prone di flussi paralleli di teriali che compongono i cosiddetti “AEE”, le dotti, ad occuparsi di E FUSIBILI RIENTRERANNO TRA I RAEE DA RAEE: «In Francia, PaSOTTOPORRE A RACCOLTA DIFFERENZIATA Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche – sovrintendere la racese che ha un bacino E SPECIFICI TRATTAMENTI nel 2016 ne sono state immesse sul mercato colta di questi particod’utenza simile all'Ita876.757 tonnellate – rappresenta certamente lari rifiuti è il Centro di Coordinamento RAEE, lia, la quota annua di immesso è di 1,5 milioni un filone di business oltre che «un settore chiaformato da 15 “Sistemi Collettivi”, i produttori di tonnellate – conclude – da noi risulta meno ve per lo sviluppo dell’economia circolare» che si raggruppano cioè per smaltire le AEE. di 900 mila: non le sembra po’ strano?». come ha detto il ministro uscente all’Ambiente «Sul mercato doGianluca Galletti. Giusto per fare un esempio, mestico sono di dentro uno smartphone sono presenti circa sicuro i prodotti 60 tipi di materiali, tra cui ferro, rame, vetro, più costosi da (raccolta complessiva) plastica. Una volta giunto a “fine vita”, gli scarti smaltire – spiega (incremento rispetto al 2016) di quel dispositivo, al mercato delle “materie il direttore geprime seconde” faranno gola di sicuro. Resta il nerale Fabrizio (raccolta pro-capite nazionale) problema di smaltirli e trattarli, i RAEE, come Longoni – ci sono (centri di raccolta comunali) vengono chiamati appunto i Rifiuti da Appaaziende specializrecchiature Elettriche ed Elettroniche. Oggi, zate come Stena (centri di conferimento) dopo il recepimento (con il D. Lgsv. 49/2014) o Relight che si

AEE, miniera di materie prime. E i rifiuti da trattare aumentano

È

RITIRO E TRATTAMENTO RAEE 2017

296.274.320 KG +4,66% 4,89 KG 4.076 562

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GESTIRE L’IMPRESA

Certificazioni? Sì, ma solo sotto accreditamento Accredia è l’ente unico nazionale che accredita laboratori e organismi certificatori, verificandone sistematicamente l’idoneità. Le aziende certificate in questo modo hanno meno infortuni e di gravità inferiore

di Riccardo Venturi

N

on tutte le certificazioni sono uguali. zie di imparzialità nella verifica della risponAd attestare in modo serio il rispetdenza alle norme e di una reale effettuazione to delle norme tecniche UNI, CEN e dei controlli». C’è però un varco nel quale le ISO sono quelle sotto accreditamento, ovvecertificazioni... farlocche riescono spesso a inro effettuate da enti certificatori accreditati sinuarsi: quello dei bandi di gara scritti male, dall’ente unico nazionale designato dal Goconseguenza della proliferazione delle centraverno: Accredia. Che la materia sia non solo li appaltanti. «Vediamo quotidianamente bantecnica ma anche molto concreta lo conferma di scritti in modo poco chiaro per la mancanza il nuovo quaderno dell’Osservatorio Accredi adeguate conoscenze tecniche – dice Rossi dia, dedicato alla salute e alla sicurezza sul -. Chi ha una certificazione non accreditata, lavoro, realizzato di recente in collaborazione se il bando lo permette, pretende che valga con Inail e Aicq (Associazione italiana cultura come una che invece lo è. Scattano contenqualità). Lo studio atziosi interminabili, testa la maggiore ef- LE AZIENDE CHE HANNO CERTIFICAZIONI la sospensiva del Tar FARLOCCHE APPROFITTANO DEI BANDI ficacia delle politiche blocca tutto e viene DI GARA SCRITTI MALE PER PRETENDERE di prevenzione nelle meno la certezza dei CHE VALGANO COME QUELLE SERIE imprese che adottano tempi di realizzazione sistemi di gestione certificati sotto accreditadelle opere». Una delle attività svolte da Acmento: il passaggio da un livello di sicurezza credia è proprio quella di migliorare la quabase a uno certificato comporta, infatti, una rilità dei bandi di gara: «siamo uno strumento duzione pari a circa il 16% degli infortuni, che tecnico di supporto alla PA per verificare che i sale al 40% per gli infortuni gravi, rispetto a bandi siano correttamente formulati – spiega quel che avviene nelle aziende non certificate il presidente di Accredia - abbiamo un accor(per maggiori dettagli vedi il box). «Intendiado con Consip per questo e lavoriamo con le moci: le certificazioni senza accreditamento organizzazioni d’impresa. Ma non è semplice, non sono vietate – dice Giuseppe Rossi, prele stazioni appaltanti sono più di 30mila, uno sidente di Accredia - se lei fonda uno pseudegli obiettivi mancati del nuovo codice degli do-organismo di certificazione non incorre in appalti era abbassarne il numero a un paio di nessun reato penale né amministrativo. Ma la migliaia». A proposito: l’importo minimo oltre sua certificazione non è corredata da garanil quale le imprese di costruzioni, per parteci-

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GIUSEPPE ROSSI, PRESIDENTE DI ACCREDIA\

pare a un bando di gara, devono essere dotate di certificazione sotto accreditamento verrà probabilmente elevato da un milione a due milioni e mezzo di euro – la bozza del decreto Anac è attualmente sottoposta al ministero delle Infrastrutture e Trasporti. «Da un lato c’è la volonta di semplificare le procedure – spiega Rossi – dall’altro l’esigenza che i cantieri siano condotti secondo standard di qualità e sicurezza. Non siamo né contro né pro l’innalzamento della soglia, è una scelta politica e noi siamo uno strumento tecnico. Certo però 2 milioni e mezzo è una soglia un po’ elevata...». Il compito di Accredia è attestare la competenza dei laboratori e degli organismi che verificano la conformità di prodotti, servizi e professionisti agli standard di riferimento, anche facilitandone la circolazione a livello internazionale e garantendo la protezione di interessi pubblici come salute, sicurezza e ambiente. L’Ente unico nazionale di accreditamento è un’associazione privata senza scopo di lucro, che opera sotto la vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico. Ha 67 soci che rappresentano tutte le parti interessate alle attività di accreditamento e certificazione, tra cui 9 Ministeri (Sviluppo Economico, Ambiente, Difesa, Infrastrutture e Trasporti, Interno, Istruzione, Lavoro, Politiche Agricole, Salute), i 2 Enti di normazione nazionali UNI e CEI, 13


L’ENTE È UNA GARANZIA DI IMPARZIALITÀ NELLE VERIFICHE CHE SONO SVOLTE DAI CERTIFICATORI

1.699 organismi e laboratori accreditati, di cui 351 organismi di certificazione, ispezione e verifica, 1.168 laboratori di prova e medici e 180 laboratori di taratura. Sempre a fine 2017 sono oltre 200mila i professionisti certificati sotto accreditamento. I laboratori accreditati nel 2017 hanno analizzato oltre 5 milioni di prodotti, di cui 3,5 milioni in ambito alimentare. L’accreditamento è uno strumento riconosciuto a livello comunitario e internazionale per garantire che i prodotti e i servizi che circolano sul mercato siano sicuri e di qualità. È nato come volontario e tale è rimasto in molti campi: in questi casi organismi e organizzazioni imprenditoriali e del lavoro. laboratori lo utilizzano per fornire al mercato L’Ente è membro dei network comunitari e inuna maggiore garanzia della loro competenza ternazionali di accreditamento ed è firmatario a qualificare prodotti e servizi. «Ma nel cordei relativi accordi di mutuo riconoscimento, so degli anni il valore in virtù dei quali le LE PROVE DI LABORATORIO E LE della certificazione prove di laboratorio e CERTIFICAZIONI SOTTO ACCREDITAMENTO sotto accreditamento le certificazioni degli SONO RICONOSCIUTE E ACCETTATE IN organismi accreditati ITALIA, IN EUROPA E ANCHE NEL MONDO è stato riconosciuto sempre più – dice da Accredia sono riRossi - quindi il quadro normativo ha deciso conosciute e accettate in Europa e nel mondo. di usarlo come leva per avere politiche più afLe attività si articolano in tre dipartimenti: fidabili». L’accreditamento è quindi divenuto certificazione e ispezione, laboratori di prova obbligatorio nei casi in cui lo richiede la legge, e laboratori di taratura. A fine 2017 risultano per organismi e laboratori che qualificano prodotti Imprese certificate OHSAS 18001 sotto accreditamento e servizi che possono essere immessi sul mercato 17.500 solo previa verifica della 16.809 17.000 conformità ad una norma: 16.500 per esempio prodotti a 16.000 marcatura CE come gio15.461 15.500 cattoli e ascensori, o pro15.000 dotti biologici e a marchio 14.500 14.052 DOP, DOC, DOCG, IGP, STG 14.000 – elemento quest’ultimo 13.500 di particolare importanza 13.000 in Italia, il Paese del mondo che vanta il maggior 12.500 2015 2016 2017 numero di prodotti gaFONTE: ACCREDIA rantiti da questi marchi,

859 nel 2016. Da qualche anno è obbligatoria la certificazione degli operatori F-GAS per gli impianti di condizionamento e refrigerazione, oltre 60mila. Ultima frontiera è la certificazione dei consulenti finanziari, che qualche banca inizia a richiedere come garanzia di qualità del loro operato.

LE CERTIFICAZIONI BEN FATTE LIMITANO GLI INFORTUNI SUL LAVORO Le imprese che adottano sistemi di gestione per la salute e sicurezza sul lavoro certificati sotto accreditamento hanno il 16% in meno di infortuni, e il 40% in meno di infortuni gravi. È quanto emerge dal recente quaderno dell’Osservatorio Accredia dedicato alla salute e alla sicurezza sul lavoro, frutto della collaborazione con Inail e Aicq (Associazione italiana cultura qualità). L’entità di queste riduzioni varia sensibilmente a seconda del settore di attività. Nel caso di quello minerario, rocce e vetro la riduzione degli infortuni è pari a oltre il 46%, in quello chimico, plastica, carta e pelli a oltre il 32; mentre per quanto riguarda la riduzione percentuale degli infortuni gravi, in campo di mettalurgia, macchine e mezzi di trasporto sfiora il 70%, poco meno nel settore trasporti e magazzino. «Oggi sono quasi 17mila le imprese che hanno un sistema di gestione certificato per la norma BS OHSAS 18001, il 9% in più rispetto al 2016 e il 32% in più rispetto a tre anni fa - dice Giuseppe Rossi, presidente di Accredia -. Sono numeri importanti, che non ci sollevano però dall’impegno nel diffondere sempre di più la certificazione accreditata come buona pratica e leva di sviluppo per le imprese».

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GESTIRE L'IMPRESA

Alle donne manager serve trovare un' altra dimensione Federmanager e il Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede lanciano "L'altra dimensione del management", a convegno il 4 maggio di Marco Scotti

I

l gender gap rimane un problema di particolare rilievo sia per quanto concerne l’Europa sia, a maggior ragione, nel nostro paese. Secondo dati Eurostat, infatti, se nel “Vecchio Continente” la presenza femminile nel management è di poco superiore al 30%, in Italia questa percentuale scende fino al 20%. Un problema non soltanto di rappresentanza, ma anche di retribuzione: nel nostro paese, infatti, lo stipendio di una lavoratrice donna può arrivare a essere inferiore del 14% rispetto agli uomini e, per chi possiede una laurea, questa differenza può raggiungere il 30%. Ancora: secondo Il Sole 24 Ore, all’aumentare della seniority la presenza femminile si dimezza ulteriormente. Non certo uno scenario confortante. Sulla scorta di queste indicazioni, Federmanager ha lanciato un’iniziativa, “L’altra dimensione del management”, con il patrocinio del Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita della Santa Sede. «Il progetto che stiamo organizzando in partnership con il Vaticano - chiosa il presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla - nasce dalla comune

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consapevolezza che il mondo dell'impresa ha bisogno dell’integrazione delle donne che, con le loro soft skills, sono in grado di arricchire il sistema Paese. Abbiamo a cuore il tema delle donne manager perché siamo coscienti del grande valore aggiunto che una loro presenza genera all’interno delle aziende. Rendiamoci conto che, per innovare i modelli aziendali, ha aggiunto Cuzzilla - l’Italia ha bisogno di attori come Federmanager che si impegnano a diffondere strumenti contrattuali e di lavoro, sostenibili e concreti a livello operativo, che siano orientati alla parità di opportunità tra uomini e donne». L'iniziativa si compone di diversi momenti. Il primo è la realizzazione di uno studio internazionale per comprendere diverse tematiche: lo sviluppo etico e le politiche del lavoro; i modelli di welfare aziendale; la condizione femminile in azienda; il work-life balance. Il

secondo momento è quello del convegno, che avrà luogo il prossimo 4 maggio (vedi box) e che si propone di annunciare i risultati della ricerca e di comunicare, tramite diverse personalità di spicco, quale possa essere una ricetta corretta per incrementare il numero di donne in azienda, soprattutto nei posti apicali. Infine, l’ultimo momento è costituito dalla realizzazione di un tavolo di lavoro, che si riunisce per tutto il 2018, e che vuole promuovere policy condivise tra mondo della Chiesa e mondo del lavoro. I componenti sono stati scelti tra i maggiori esperti su questi temi, sia in Vaticano che in Federmanager, perché agiscano come Comitato Scientifico del progetto “L’altra dimensione del management”. Tra i membri del Comitato c’è Anna Maria Minetti, manager di grande esperienza, che spiega perché sia necessaria un’iniziativa di questo genere: «Nonostante negli ultimi anni

UN AUMENTO DELLA PRESENZA FEMMINILE PORTA BENEFICI E MIGLIORI RISULTATI


Nell'altra pagina Anna Maria Minetti. A destra Renata Tebaldi, sotto Nicoletta Luppi

tutte le aziende abbiano intrapreso percorsi di sviluppo del talento femminile, attraverso iniziative di smart working o programmi di sviluppo professionale, la presenza delle donne ai vertici delle aziende resta limitata. Un aumento della componente femminile, soprattutto nelle posizioni di vertice di aziende e istituzioni, porta benefici organizzativi e migliori risultati se la donna riesce ad apportare quel qualcosa di caratteristico che le è convegno». Il Gruppo è nato nel 2008, ha 22 proprio e che solo lei può dare». Federmanasedi e si è anche attrezzato per premiare di ger è attiva già da tempo nella promozione e volta in volta donne che si sono distinte come nello sviluppo di un maggiore gender balance, manager. Lo scorso novembre, a ricevere il dal momento che circa l’87,4% dei manager riconoscimento “Donna d’Eccellenza” è stata dell’industria è uomo. Una delle iniziative reNicoletta Luppi, presidente e amministratore alizzate dall’associazione che tutela i dirigenti delegato di MSD Italia, che non ha nascosto e i quadri superiori è l’orgoglio per un precostituita dalla crea- LA RETRIBUZIONE DI UNA LAVORATRICE mio nato per valorizDONNA PUÒ ESSERE INFERIORE DEL 30% zione del Gruppo Mizare «le differenze di RISPETTO A QUELLA DI UN UOMO A nerva, che promuove genere come fattore PARITÀ DI TITOLO DI STUDIO la valorizzazione delle di ricchezza e oppordonne all’interno della società. Renata Tebaldi tunità di crescita per organizzazioni moderne è la coordinatrice nazionale del gruppo e ci ha e libere». Anna Maria Minetti ha sottolineato spiegato che «questo incontro è sicuramente l'importanza di aver avviato un dialogo tra un evento epocale, anche perché si tiene in mondi diversi, visto che questo Pontificato «in Vaticano con un grande impatto mediatico. Il parecchie occasioni ha richiamato la necessità nostro obiettivo principale è creare un terredi trovare soluzioni per fare in modo che sia no di confronto continuo ed efficace, non di valorizzato a tutti i livelli il contributo della dare vita a un’iniziativa che si esaurisca con il donna alla vita e all’avvenire della società». Si

LE DIFFERENZE DI GENERE SONO UN FATTORE DI RICCHEZZA E UN'OPPORTUNITÀ

L'OBIETTIVO È QUELLO DI COSTRUIRE UN TAVOLO DI LAVORO SERIO E CONCRETO tratta, in sostanza, di unire le forze per contribuire a orientare positivamente politiche pubbliche e prassi private. «Un cambio culturale necessario - secondo il presidente Federmanager - se vogliamo favorire l'innovazione, la crescita e il benessere a livello globale».

IL CONVEGNO DEL 4 MAGGIO

Venerdì 4 maggio, presso il Centro Congressi Augustinianum-Città del Vaticano, si terrà il convegno dal titolo "L'altra dimensione del management. Il valore aggiunto delle donne fra impresa, famiglia, società", iniziativa di Federmanager con il patrocinio del Dicastero Pro Laiciis, Familia et Vita della Santa Sede. Di fronte a una platea di quasi 500 persone sarà aperto un confronto significativo sulle condizioni delle donne in azienda e sulla capacità di rendere più bilanciate le differenze di genere. L'Italia è oggi agli ultimi posti in Europa per rappresentanza femminile. Economy è orgogliosa di essere media partner di un'iniziativa così importante che promuova l'inclusione e la maggiore realizzazione del gender balance. L'incontro in Vaticano è solo un tassello del progetto più ampio che prevede la realizzazione di un Tavolo Tecnico e di un Comitato Scientifico che continuino a monitorare la situazione dell'occupazione femminile per suggerire policy da introdurre a livello aziendale.

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GESTIRE L’IMPRESA

Perché scommettere sull’etica è una puntata vincente A colloquio con Massimiliano Cagliero, fondatore di Banor Sim, per capire come fare business oggi non sia una questione slegata da temi più “alti” come la sostenibilità ambientale e l’attenzione al sociale di Sergio Luciano L’ETICA

PAGA?

PARE

DI

SÌ,

ALMENO

più grande gruppo di gestione di fondi d’investimento, Blackrock, prevede una crescente Lo conferma una ricerca ancora top-secret rilevanza degli investimenti Esg, qualcosa è realizzata dalla School of Management del cambiato nel profondo. Politecnico di Milano in collaborazione Esempi? con Banor Sim. Il “senso” dei risultati Uno tra i tanti: se oggi la Pfizer ha rinunciato dell’opera è che investire in titoli ad alto alla produzione dei sieri letali impiegati nelle rating Esg (in sigla inglese Environmental, esecuzioni capitali, è perché quella piccola Social & Governance, quindi in società componente del suo business la faceva escluattente all’ambiente, al sociale e alla buona dere dalle selezione di titoli Esg-rating”. In governance) si sta rivelando premiante in passato però l’attenzione al sociale e all’amtermini di performance borsistiche e, in biente appariva più che altro di facciata. Era definitiva, di redditività dell’investimento soprattutto ipocrisia. Anche oggi ci sono stesso. «La ricerca aziende che fanno uso MOLTI SCANDALI FINANZIARI di principi, di valori di questi temi per puri SI SAREBBERO POTUTI EVITARE SE etici e linee guida scopi di marketing. I MANAGER FOSSERO STATI PIÙ ETICI c o m p o r t a m e n t a l i E MENO ATTENTI AL MERO GUADAGNO Ma i mercati li stanno è oggi forte nel ormai prendendo semondo della finanza, soprattutto da parte di riamente in considerazione. gestori…non giovanissimi», commenta con Una conversione generale del un sorriso Massimiliano Cagliero, fondatore management? e amministratore delegato di Banor Sim: Diciamo che molti dei recenti scandali finan«Personalmente avverto da molti anni ziari avrebbero potuto essere evitati se i maquest’esigenza, ma rilevo che molti ormai la nagement team fossero stati diversi, più etici. condividono. E i dati di numerosi osservatori A suo avviso questa nuova impostazione economico finanziari confermano che etica contrasterà l’attitudine al breve seguendo principi etici nella selezione dei termine di molti gestori? titoli su cui investire ci si avvantaggia perché No, il tema dello short-termism lo vedo anla performance cumulata migliora». cora molto diffuso, l’attenzione ai risultati a Dunque il mercato si autoregola? tre mesi non sta ancora cambiando. DobbiaLa cosa in sé è dubbia. Ma osservo che se un mo mostrare rendimenti trimestrali ai nostri gestore importante come Larry Fink, capo del investitori, e a nostra volta li chiediamo all’a-

NELL’ATTIVITÀ DELL’ASSET MANAGEMENT.

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MASSIMILIANO CAGLIERO, FONDATORE E AD BANOR SIM

zienda. Anche voi! Meno di altri, ma anche noi. Per quanto abbiamo creato un nuovo veicolo lockuppato a cinque anni (cioè che non può essere venduto per un quinquennio dall’investimento, ndr). E’ quello che va meglio di qualsiasi altra nostra gestione. Del resto Warren Buffett, il mito dell’asset management mondiale, ha potuto fare quello che ha fatto finora proprio perché è uno di quelli che definiamo permanent capital, cioè investitori di lungo e lunghissimo termine. E’ il massimo per un gestore. Puoi fare investimenti pensando ai prossimi dieci anni… In compenso fate investimenti etici da sempre. Ci è venuto in qualche modo naturale anche per la clientela che abbiamo incontrato, in parte composta da istituzioni religiose, che ci hanno chiesto di escludere determinati settori dallo stock-picking (scelta dei titoli su cui investire, ndr). Da quasi 15 anni abbiamo mandati di gestione che ci hanno portati all’avanguardia per l’attenzione al sociale, inducendoci a scegliere aziende dalla cifra spiccatamente etica. E questo ci ha aiutati. Anche oggi possiamo dichiararci soddisfatti dell’andamento aziendale, ci troviamo in una posizione competitiva positiva, con buoni risultati economici, mentre numerosi concorrenti confrontabili sono stati assorbiti da vari colossi del settore.



GESTIRE L'IMPRESA

Governance, imprenditori, è tempo di diventare grandi Senza un cambio di dimensioni, le aziende italiane rischiano di restare penalizzate. Anche perché le nostre Pmi sono più piccole del 40% rispetto alla media UE di Sergio Luciano

MARINA BROGI, ECONOMISTA E DOCENTE

SE UN’IMPRESA FAMILIARE VUOL vertice – che ne fanno parte. La corporate CRESCERE DEVE DARSI UNA governance entra in gioco non appena si va “GOVERNANCE” MANAGERIALE, E oltre la dimensione dell’imprenditore unico NON ESSERE IL “ONE MAN SHOW” DEL che coincide con la persona fisica, e divenFONDATORE O DEL CAPOFAMIGLIA. E ta sempre più importante man mano che deve, salvo rare eccezioni, aprirsi al mercato l’impresa cresce. Se l’idea imprenditoriale dei capitali: e quindi spesso prima o poi, richiede un impegno economico e di risorse quotarsi in Borsa. Tutto ciò può spaventare personali più ampio, allora viene costituita ma è un errore, perché sono evoluzioni un’impresa. I soci fondatori, oltre a dotarla proficue del tutto compatibili con la del capitale necessario ad avviarne e sostepreservazione del controllo societario nelle nerne l’attività, regolano per mezzo dell’atto mani della famiglia. Ne è convinta Marina costitutivo e dello statuto come verranno Brogi, economista, Professore Ordinario di prese le decisioni e i rapporti tra i portatori International Banking and Capital Markets di capitale e i soggetti delegati alle decisioni. all’Università di Le decisioni fondaLE DECISIONI FONDAMENTALI DELLA Roma La Sapienza, mentali sono: l’alloGOVERNANCE SONO L'ALLOCAZIONE DEL autrice di "Corporate cazione del capitale CAPITALE, LA RICERCA DELL'EQUILIBRIO E Governance" edito LA CREAZIONE DI VALORE NEL FUTURO conferito dagli azioda Egea Bocconi, nisti; il perseguimennonché consigliere di amministrazione di to degli equilibri – economico, finanziario e importanti società quotate. patrimoniale – delle gestioni; la creazione di valore in orizzonte di lungo periodo e quinCi spieghi meglio, professoressa. di sostenibile e, in ultima analisi, le scelte Innanzitutto, come definirebbe la orientate a far sì che le imprese siano istituti governance? destinati a perdurare. La corporate governance può essere considerata quell’insieme di norme, prassi e Ma…basta una buona governance a consuetudini operative che consentono alle prendere decisioni giuste? società di prendere decisioni per il tramite Non basta, ma una cattiva governance può delle persone – in primis gli esponenti di favorire e rendere possibili decisioni sba-

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gliate. Tuttavia, va subito sottolineato che i meccanismi di pesi e contrappesi tipici della buona corporate governance, per quanto ben definiti, non possono mai sostituirsi alle persone e ai loro principi etici e morali. Detto questo, nominare qualche amministratore indipendente nel consiglio di amministrazione della propria impresa, dotarsi per tempo di un piano di successione per le figure chiave nella società, introdurre dei presidi nel caso di operazioni con parti correlate, sono alcuni elementi di buona governance che possono essere attuati senza costi eccessivi. Per esempio gli amministratori indipendenti possono portare in dote una visione complementare delle sfide da affrontare. Talvolta consentono di far emergere informazioni già presenti in azienda però non sufficientemente considerate nei processi decisionali oppure possono apportare conoscenze su mercati di sbocco da sviluppare. Il processo decisionale può diventare un po’ più laborioso ma proprio per questo le scelte maggiormente ponderate. Si direbbe che molti imprenditori italiani non vogliano crescere, e anche per questo evitino di modernizzare la governance e di aprirsi al mercato dei capitali. Perché? Ci sono secondo me due percezioni sbaglia-


C'È IL TIMORE CHE LA QUOTAZIONE IN BORSA PORTI CON SÉ MAGGIORI COSTI E UN FOCUS SU RISULTATI DI BREVE PERIODO te che peraltro, a giudicare dalla mia esperienza internazionale, non sono un’esclusiva italiana. La prima misconception è l’idea che ‘piccolo è bello’, ben radicata nella cultura imprenditoriale del nostro paese e in fondo figlia dell’idea che è meglio essere primo in un villaggio di montagna che secondo a Roma. La seconda è la preoccupazione che l’apertura al mercato dei capitali e quindi la quotazione porti sia a maggior costi sia a un’eccessiva focalizzazione sui risultati di più breve periodo. In realtà su quest’ultimo punto c’è del vero, ma ci sono progressivi segnali di cambiamento, come confermato dalle parole di Larry Fink, amministratore delegato di Blackrock che nella sua ultima lettera agli amministratori delegati delle società quotate ha sottolineato che è ‘la crescita sostenibile di lungo termine di cui hanno bisogno i nostri investitori per raggiungere i loro obiettivi’.

Ma crescere dimensionalmente per un’azienda sana è poi così importante? Da anni la stentata crescita economica dell'Italia viene attribuita a vari fattori fra cui anche la minore dimensione delle imprese. Ricordo che nel 2011, nelle sue ultime considerazioni finali da Governatore della Banca d’Italia, Mario Draghi sottolineava che le

aziende italiane sono "40% più piccole di quelle dell'area dell'euro" e caratterizzate da "rari passaggi da una classe dimensionale a quella superiore", il che le rende meno capaci di competere sui mercati internazionali, di esportare in paesi lontani in sviluppo, di investire in ricerca e sviluppo e di beneficiare di livelli di maggiore efficienza e produttività derivanti dall'innovazione tecnologica. In altre parole, le minori dimensioni sono una fonte di rischio strategico. La crescita richiede un’evoluzione armoniosa lungo almeno tre direttrici collegate tra loro: adeguatezza patrimoniale, organizzazione e corporate governance. Adeguare il patrimonio come? Per finanziare fisiologicamente la crescita occorre procedere ad una ricapitalizzazione delle imprese e ad una ricomposizione delle fonti di finanziamento volta a ridurre il peso dei prestiti a breve.

IN ITALIA RIMANE L'IDEA CHE "PICCOLO È BELLO" E CHE È MEGLIO ESSERE PRIMO IN UN VILLAGGIO DI MONTAGNA CHE SECONDO IN UNA GRANDE CITTÀ

Strategie di medio termine e investimenti richiedono fonti di almeno pari durata. Un'eccessiva trasformazione delle scadenze, ossia il finanziamento degli impieghi a medio lungo termine con fonti a breve, è origine di rischio finanziario. L'eccessivo ricorso al credito a breve, ancorché assistito da garanzie che danno alla banca l'impressione di contenere il rischio, indebolisce la struttura finanziaria dell'impresa e la rende più fragile nel caso di rialzo nei tassi di interesse. Organizzazione aziendale e governo societario, due facce della stessa medaglia… Il salto dimensionale impone il passaggio

dal 'one man show' del fondatore al management team, in cui oltre all'efficace presidio dei mercati di sbocco e di approvvigionamento e della fase di trasformazione occorre dotarsi di funzioni specializzate per ampliare e diversificare i ricavi, per ottimizzare l'amministrazione, la finanza, e cosi via. La crescita e il rafforzamento patrimoniale possono richiedere l'apertura dell'assetto proprietario e culminare nella quotazione in Borsa allorchè, volendo perseguire un percorso di sviluppo fisiologicamente finanziato, il fabbisogno di capitali propri eccede la capacità di autofinanziamento dell'impresa e le disponibilità della famiglia. La possibilità di attrarre capitali da parte di investitori esterni si accompagna ad un buon sistema di governance che consenta un’intesa virtuosa tra le diverse categorie di proprietari (di maggioranza e di minoranza) e chi l’azienda la gestisce. Cosa potrebbe accelerare in Italia quest’evoluzione virtuosa delle imprese familiari? L’introduzione del credito di imposta del 50% sui costi sostenuti dalle piccole e medie imprese per la quotazione potrebbe essere un catalizzatore. Può contribuire a convincere alcuni imprenditori a vincere la loro ritrosia alla quotazione. Fermo restando che quotarsi in Borsa non significa necessariamente perdere il controllo. Esistono nel mondo molte società, anche importanti, a controllo familiare che hanno collocato parte del capitale sul mercato - dando così la possibilità all’azienda di contare su una più ampia e diversificata fonte di capitale proprio e agli investitori di minoranza di prendere parte al rischio di impresa, beneficiando di eventuali dividendi e capital gain – e presentano anche performance migliori rispetto alle altre.

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GESTIRE L’IMPRESA in collaborazione con ANDAF

Per una volta è semplice l’incentivo patent-box ma è meglio chiederlo presto Per fruire dell'agevolazione a partire dal periodo di imposta 2018 occorre esercitare l'opzione nella relativa dichiarazione dei redditi e presentare l'istanza di ruling entro il 31 dicembre di quest'anno. di Maria Rosaria Leccese *

(* Dottore Commercialista, Revisore Legale - Widar International)

MARIA ROSARIA LECCESE

C

on l'articolo 1, commi sui redditi e dell’IRAP del 50% buente. È obbligatorio a tal fine da 37 a 45 della legge del “reddito agevolabile”. Per presentare un’istanza di ruling 23/12/2014, n. 190 “Di- reddito agevolabile si intende la all’Amministrazione finanziaria. sposizioni per la formazione del parte del reddito imponibile ri- Preme rilevare tuttavia che nel bilancio annuale e pluriennale conducibile all’utilizzo sia diretto caso di istanza di ruling presendello Stato”, è stato introdotto un che indiretto dei beni immate- tata da piccole e medie imprese regime di tassazione agevolato riali moltiplicata per un coeffi- (con meno di 250 dipendenti e un e opzionale sui redditi derivanti ciente dato dal rapporto tra costi fatturato annuo non superiore a dall’utilizzazione di beni immate- diretti ed indiretti, per le attività 50 milioni di euro o un totale di riali1 e, a determinate condizioni, di ricerca riconducili al bene e bilancio annuo che non ecceda i sulle relative plusvalenze. 43 milioni di euro), non è obL’opzione ha durata pari a LA PRASSI DELL'AGENZIA bligatorio illustrare i metodi cinque periodi di imposta, DELLE ENTRARE CONFERMA ed i criteri di calcolo del conè irrevocabile e rinnovabile tributo economico alla produLE MODALITA' e non va esercitata neceszione del reddito e le ragioni DI SEMPLIFICAZIONE sariamente su tutti i beni che li motivano, poiché i prePER LE PICCOLE immateriali detenuti dai detti metodi e criteri potranno E MEDIE IMPRESE soggetti beneficiari. Possoessere definiti in contradditno avvalersi dell’agevolazione i per il relativo acquisto, sostenuti torio con l’ufficio nel corso della titolari di reddito di impresa (ivi nell’esercizio e nei tre esercizi procedura di accordo preventivo. incluse le stabili organizzazio- antecedenti. In caso di utilizzo di- La prassi della Agenzia delle Enni in Italia) che svolgano attività retto dei beni immateriali, ai fini trate conferma infatti le modalidi ricerca e sviluppo anche per della determinazione del reddito tà di semplificazione del ruling il tramite di contratti di ricerca agevolabile, occorre individua- per le piccole e medie imprese2. stipulati con altre società o enti. re il contributo economico del Per fruire della agevolazione a L’agevolazione consiste nella de- bene stesso alla produzione del partire dal periodo di imposta tassazione ai fini delle imposte reddito complessivo del contri- 2018 occorre esercitare l’opzione

OPPORTUNO ANTICIPARE LE RICHIESTE PER DARE LORO ANTERIORITA' nella relativa dichiarazione dei redditi e presentare l’istanza di ruling entro il 31 dicembre 2018. Per cogliere questa interessante opportunità occorre tener presente che le istanze vengono prese in esame sulla base di un criterio cronologico. Si impone quindi di anticiparne l’inoltro il prima possibile rispetto alla data di scadenza.

1. Rientrano: il software protetto da copyright; i brevetti industriali (concessi e incorso di concessione) ivi inclusi i brevetti per invenzione, le invenzioni biotecnologiche e relativi certificati complementari di protezione, i brevetti per modello di utilità, i brevetti e certificati per varietà vegetali e le topografie di prodotti a semiconduttori; i disegni e modelli giuridicamente tutelabili. 2. Cfr. Allegato alla raccomandazione della Commissione delle Comunità europee 2003/361/CE del 6 maggio 2003.

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI GESTIRE L’IMPRESA

Il benessere negli studi passa dalla fidelizzazione e dalla cura verso il dipendente Presentato a Roma il Rapporto 2018 – Welfare index Pmi, promosso da Generali Italia con la partecipazione di Confprofessioni. Crescono i professionisti che attuano politiche per favorire la soddisfazione dei collaboratori a cura della redazione

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tudi professionali sempre più family friendly: benvenuti nell'era del welfare, una nuova tendenza culturale che si sta affermando in Italia, tra imprese e professionisti, grazie a un mix virtuoso che incrocia il benessere dei lavoratori e la loro fidelizzazione con un aumento della qualità e della produttività. È la fotografia scattata dal Rapporto 2018 - Welfare Index PMI, promosso da Generali Italia con la partecipazione di Confprofessioni, Confindustria, Confagricoltura e Confartigianato, che per il terzo anno ha analizzato il livello di welfare in 4.014 PMI (circa il doppio rispetto al 2016) superando nei tre anni le 10 mila interviste. Presentato a Roma lo scorso 10 aprile presso il Salone delle Fontane, il Rapporto traccia la rotta per lo sviluppo del welfare in Italia nei prossimi tre-cinque anni. Secondo lo studio sono tre le priorità sulle quali imprenditori e professionisti puntano per aumentare il grado di soddisfazione dei propri dipendenti, ma anche per innalzare i livelli di produttività aziendale: la salute e l'assistenza sanitaria, la conciliazione tra tempi di vita e di lavoro, i giovani e la formazione.

LA PRESENTAZIONE DEL RAPPORTO WELFARE INDEX PMI

Nell'ambito degli studi profes- Nel corso degli anni, l'offerta di sionali, una realtà economica welfare dedicati agli studi profesmolto polverizzata e con una sionali è cresciuta e si è affinata media occupazionale che non sulle reali esigenze della poposupera le tre unità, lo sviluppo lazione degli studi, dove il 90% delle politiche di welfare è stato è costituito da donne con un'età trainato dagli strumenti e dal- media inferiore ai 40 anni e quinle misure messe in campo dal di l’offerta è tarata soprattutto Contratto collettivo degli studi sulla soddisfazione della conprofessionali, come spiega il pre- ciliazione dei tempi vita-lavoro, sidente di Confprofessioni, Gae- sullo smart working, sul sostetano Stella: gno al red«Il welfare IN AZIENDA PER AUMENTARE dito, verso negli studi LA SODDISFAZIONE DEI iniziative a professupporto DIPENDENTI SI PUNTA SU sionlai è SALUTE, WORKLIFE BALANCE, della mauna realtà ternità, GIOVANI E FORMAZIONE consolidal'assistenta che affonda le proprie radici za pediatrica per i figli o quella nel lontano 2001, quando venne- rivolta ai familiari non autosufro introdotte nel contratto collet- ficienti. tivo le prime misure di welfare a Attraverso la Cassa di assistenza favore dei dipendenti. In questi sanitaria integrativa degli stu17 anni abbiamo assistito ad uno di professionali (Cadiprof), per sviluppo continuo e costante sia esempio, sono state introdotte sul fronte delle nuove tutele, sia e implementate prestazioni che delle prestazioni erogate, che più rispondono alla domanda di asrecentemente sono state estese sistenza socio-sanitaria degli anche ai datori di lavori. Ma al di oltre 200 mila iscritti a Cadiprof. là dei numeri, è cresciuta la cul- Ma gli studi professionali postura del welfare, che oggi rap- sono contare anche sull'Ente presenta un fattore di sviluppo bilaterale nazionale (Ebipro) per strategico nell'organizzazione di definire le proprie strategie di uno studio e nel processo di tra- welfare a favore dei dipendenti. sformazione del lavoro». Recentemente, infatti, Ebipro ha

lanciato un programma ad hoc che consente di fruire di un rimborso delle spese per l'acquisto di libri scolastici per i figli che frequentano la scuola primaria e secondaria. Una misura che si affianca agli interventi a favore di salute e sicurezza sul luogo di lavoro, del sostegno al reddito e del telelavoro. L'evento del Welfare Index Pmi si è concluso con la premiazione degli studi professionali che si sono maggiormente distinti per l'impegno nella cultura e nella formazione dei collaboratori e una flessibilità del lavoro a tutela dei dipendenti (i vincitori sono stati lo Studio Sila Tommaso di Brescia, Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partners di Roma e lo Studio Aversano Piermassimo di Pistoia). Al termine della cerimonia, il presidente Stella ha ribadito: «C'è una grande attenzione da parte di imprese e professionisti alle politiche di welfare che, nelle fasi stagnanti dell'economia e in presenza di modesti aumenti dei salari, rappresentano a tutti gli effetti una vera e propria forma di integrazione reddituale. Perchè la soddisfazione e il benessere delle persone passano anche attraverso il lavoro».

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GESTIRE L’IMPRESA

«Non basta trovare solo quelli bravi, ma anche i più adatti ai vari ruoli» Nelle ricerche di personale qualificato - dal middle management in su - si sta affermando una nuova filosofia, incarnata ad esempio da Seltis: valutare le competenze ma anche l’attitudine al contesto specifico

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a cura della redazione

cegliere le persone che avranno un in grado di trasferire nuovo know how, nuovi ruolo strategico all’interno dell’azienmodelli operativi, nuove strategie – spiega da in base alle esperienze ma anche e Sottocorno – in sostanza si “affidano” anche a soprattutto al loro “saper essere” le più adatte queste persone per il futuro delle loro aziende. all’interno di uno specifico contesto nel quale E rischiano molto di più». Per abbattere questo si troveranno ad operare. È la capacità distinrischio Seltis ha sviluppato una doppia capacitiva di Seltis, società del gruppo Openjobmetis tà di analisi: da un lato delle caratteristiche del specializzata nella ricerca e selezione del percandidato, andando molto più a fondo di quel sonale di middle e top management. che si faceva una volta; dall’altro della struttu«Un numero davvero ampio di Pmi sta attrara dell’azienda, del periodo di mercato che sta versando un periodo cruciale per la propria affrontando e quindi delle esatte caratteristisostenibilità nei merche che deve avere la cati competitivi – dice risorsa cercata. Due LE AZIENDE NON POSSONO PIÙ Alexis Sottocorno, Sa- PERMETTERSI DI SBAGLIARE LA SCELTA aspetti di uguale imles Director di Seltis - DI PERSONE CHE RIVESTONO UN RUOLO portanza se si voglioDI PESO, IN CERTI CASI DETERMINANTE per questo non possono avere le idee chiare no permettersi di sbagliare la scelta di persone e quindi scegliere al meglio. che rivestono un ruolo di peso, in certi casi de«Oggi le aziende esigono accuratezza, scruterminante. Il nostro ruolo è quello di abbattepolosità, e una prova di autentica consulenza re al massimo il rischio di errore». Le aziende – spiega Sottocorno - Le Pmi in particolare, che non possono sbagliare scelta anche perché, sono il nostro primo riferimento, ci chiedono quando si tratta di ruoli importanti, quel che una profonda conoscenza dei mercati, e anche cercano è sempre più un valore aggiunto non la capacità di interpretare con efficacia i loro solo operativo, ma strategico: «le più lungimistessi bisogni in termini di persone, in ottica ranti si portano in casa soprattutto persone anche di medio e lungo periodo». Prima di cercare la risorsa più adatta, è dunque necessaria un’analisi approfondita della stessa azienda: «Com’è organizzata? Che prospettive ha? Che tipo di strategie? Sono domande cui è fondamentale dare una risposta chiara, per capire come la nuova figura professionale si possa collocare, e quindi quali caratteristiche debba

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ALEXIS SOTTOCORNO, SALES DIRECTOR DI SELTIS

avere». Una volta individuata con la massima precisione la tipologia di figura cercata, l’analisi dei candidati può essere svolta al meglio. E qui entrano in gioco gli ormai famosi soft skills, determinanti solo a patto che siano rapportati alla realtà aziendale. «Le professionalità sono cambiate, oggi sono centrali le competenze comportamentali, quelle tecniche sono date per scontate – dice Sottocorno – . Ci vuole apertura al cambiamento, resilienza, capacità di risolvere un problema in tempi ristretti, creatività. Ma è sempre più importante tradurre queste caratteristiche nel contesto specifico, valutare se il candidato saprà esprimerle in quella situazione». Per farlo si utilizzano diversi strumenti propri della metodologia dell’Assessment, dai colloqui di tipo comportamentale ai questionari di personalità, agli In basket: «Facciamo simulazioni con una base scientifica per verificare come i candidati reagirebbero a determinate problematiche. Così otteniamo informazioni che sul curriculum non sono scritte. Entriamo molto più profondamente nelle caratteristiche della persona rispetto al passato». La selezione del personale qualificato insomma è diventata un’arte che richiede molte competenze. «Al pari delle tecnologie, il capitale umano è un asset strategico che occorre maneggiare con cura. Seltis ricerca persone di valore, perché le aziende ne hanno drammaticamente bisogno» conclude Sottocorno.


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FINANZIARE L’IMPRESA

L’UE FINANZIA LE BIO-INDUSTRIE OPPORTUNITA’ ANCHE PER LE PMI

Le grandi opportunità offerte, alle imprese che sappiano avvalersene, dai finanziamenti europei saranno sempre più spesso nelle cronache di Economy.

Si chiama “Bbi jti” ed è un partenariato pubblico-privato lanciato dalla Commissione europea per sostenere un settore ecologicamente cruciale. Tra le finalità, la sicurezza alimentare e l’agricoltura sostenibile

74 STAR BORSA IL SEGMENTO DELLA BORSA CONTINUA A CRESCERE

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AIFI-LIUC IL PRIVATE DEBT INDEX ATTESTA LA CRESCITA DEL SETTORE

78 WIN THE BANK MENO BANCHE HA PRODOTTO SCONQUASSI NEL CREDITO

80 COFIDIS LE CONDIZIONI DEI PRESTITI PREMIATE DAGLI ESPERTI

di Laura De Lisa

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a Bio-Based Industries Joint Technology Initiative – BBI JTI è un partenariato pubblico-privato (PPP) lanciato dalla Commissione Europea e specificamente rivolto al supporto delle Bio-Industrie, vale a dire, le aziende che utilizzano risorse biologiche rinnovabili all’interno di processi industriali innovativi per la produzione di beni/prodotti e servizi. L’iniziativa supporterà tutti i settori industriali che tradizionalmente utilizzano risorse biologiche come principale fonte di L’AUTRICE, LAURA DE LISA. SENIOR MANAGER – HEAD OF QUALITY CONTROL

rifornimento e altri per le quali la biomassa è tra le materie prime utilizzate; il tema è quindi di interesse trasversale per molti settori, da quello agricolo e quello dell’energia, senza tralasciare coloro che si occupano di ambiente, chimica, trasporti, silvicoltura, bio-tecnologie, manifatturiero in genere e materiali. L’iniziativa mira alla creazione di una bio-industria europea solida e competitiva a livello globale e che possa contribuire non solo agli obiettivi della Strategia “Europa 2020” - per una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva - ma anche a quelli di Horizon 2020, in particolare, riguardo gli obiettivi ambientali e quelli posti dalla sfida sociale 3: “Sicurezza alimentare, agricoltura sostenibile, ricerca marina e marittima e bio-economia”. Nel lungo termine, BBI JTI - finanziando soluzioni tecnologiche adeguate all’ambiente e alle ta-

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FINANZIARE L’IMPRESA

BBI JU - BANDO 2018 > 21 topics (11 azioni di ricerca & innovazione, 3 azioni di coordinamento, 7 azioni di innovazione) > 115 MILIONI di euro di contributo totale > 11 APRILE 2018 apertura bando > 6 SETTEMBRE2018 scadenza bando > BENEFICIARI: raggruppamenti di almeno tre enti/imprese residenti in UE o Paesi Associati alla UE e dotati di personalità giuridica > ORIENTAMENTI STRATEGICI: materie prima da biomasse sostenibili, bioraffinerie integrate, sviluppo di prodotti innovativi biobased, market uptake di prodotti e applicazioni bio-based > 70%/100% entità agevolazione a fondo perduto sul totale del progetto > MODALITÀ DI PARTECIPAZIONE: invio progetto e proposta di partenariato in via telematica sche delle aziende, sia pubbliche che private – si propone di facilitare una conversione efficiente e sostenibile della biomassa in prodotti industriali e carburanti/energia all’interno delle cosiddette bio-raffinerie, affinché queste ultime possano competere per prezzo e qualità con prodotti basati su risorse fossili. Per realizzare tutto questo, l’Iniziativa europea cofinanzierà con 115 milioni di Euro per 21 topic (tematiche finanziabili), in modo variegato ed in relazione agli orientamenti strategici, tutte le attività tipiche della Ricerca & Innovazione, dalla ricerca di base e pre-competitiva, fino alle attività di carattere dimostrativo, realizzazione di linee pilota e penetrazione sul mercato, mettendo insieme - all’interno dell’Impresa Congiunta BBI – attori privati e pubblici. L’Impresa Congiunta BBI è composta dalla Commissione europea e l’industria, organizzata nel Bio-based Industries Consortium, che attualmente raggruppa più di 60 membri tra piccole, medie e grandi imprese europee, cluster, associazioni e piattaforme tecnologiche europee che condividono il progetto delle BBI e che si impegnano a realizzarlo.

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A disposizione delle imprese 115 milioni per 21 tematiche Le attività di cofinanziamento dell’iniziativa BBI sono collocate nell’ambito di Horizon 2020, il programma destinato alle attività di ricerca della Commissione e devono quindi coinvolgere le università di Laura De Lisa

L

e attività di cofinanziamento propotati di personalità giuridica e provenienti da ste dall’iniziativa BBI sono collocate uno Stato membro o Paese associato all’Unionell’ambito di Horizon 2020, il prone Europea. Ciascun progetto dovrà collocarsi gramma destinato alle attività di ricerca in una tematica specifica (topic) tra le 21 prodella Commissione poste dall’iniziativa e Europea. Pertanto, in I PROGETTI POTRANNO ESSERE INVIATI potrà essere inviato ESCLUSIVAMENTE IN VIA TELEMATICA considerazione delle esclusivamente in via DA UN PARTENARIATO COSTITUITO DA regole generali del telematica da un parALMENO TRE PERSONE GIURIDICHE programma, i canditenariato costituito da dati ammissibili alla presentazione di un proalmeno tre persone giuridiche indipendenti getto di ricerca e innovazione in questo amstabilite in tre diversi paesi dell’UE o associati bito saranno tutte le piccole, medie e grandi alla UE. imprese, università, enti nazionali e locali doIn linea generale, le 21 tematiche oggetto di


VERRÀ SOSTENUTO LO SVILUPPO DEI PRODOTTI BASATI SU MATERIALI BIOLOGICI finanziamento ruotano intorno a 4 orientamenti strategici: • SO1: sostenere catene del valore alimentate da materie prime e da biomasse sostenibili; • SO2: supportare l’implementazione di attività di ricerca, sviluppo e innovazione per la creazione di bio-raffinerie integrate; • SO3: sostenere lo sviluppo di prodotti innovativi Bio-based; • SO4: incentivare il market uptake di prodotti bio-based. Ciascun obiettivo strategico è strutturato in sub-orientamenti, che costituiscono le tematiche/topics oggetto di finanziamento.

SOGLIE DI CONTRIBUTO E AZIONI FINANZIABILI

I fondi sono disponibili mediante due meccanismi di finanziamento che supportano rispettivamente il 100% (RIA e CSA) e 70% (IA) dei costi eleggibili a budget del progetto. I filoni di intervento:

AZIONI DI RICERCA E INNOVAZIONE (RIA – Research and Innovation Actions): sono costituite principalmente da attività volte a

stabilire nuove conoscenze o esplorare nuove fattibilità di una nuova o migliore tecnologia, prodotto, processo, servizio o soluzione. A tal fine, esse possono includere ricerca di base o applicata, lo sviluppo e l’integrazione di tecnologie, test e validazione su di un prototipo in piccola scala in un laboratorio o ambiente simulato. I progetti possono contenere dimostrazioni strettamente collegate o azioni pilota volte a dimostrare la fattibilità tecnica in ambiente operativo.

AZIONI DI INNOVAZIONE (IA – innovation

actions): sono costituite principalmente da attività volte a produrre piani, progetti e disegni per prodotti, per processi o servizi nuovi, migliorati o modificati. A tal fine, le attività possono comprendere la prototipazione, il testing, la dimostrazione, sperimentazione, validazione del prodotto su larga scala e prime applicazioni commerciali. Una dimostrazione o sperimentazione, mira a convalidare la fattibilità tecnica ed economica di una tecnologia, prodotto, processo, servizio o soluzione in un ambiente operativo (o in prossimità operativa), nuovo

o migliorato, industriale coinvolgendo nel caso, un prototipo o un dimostratore su larga scala. Una replica di mercato si propone di sostenere la prima applicazione o diffusione sul mercato di un’innovazione che è già stata dimostrata, ma non ancora distribuita a causa di barriere all’adozione. Per prima applicazione si intende una novità per il settore dell’applicazione in questione. Spesso tali progetti comportano la validazione di prestazioni tecniche ed economiche a livello di sistema nelle condizioni operative reali fornite dal mercato.

AZIONI DI COORDINAMENTO (CSA – coordination & support Actions): si tratta di azioni di accompagnamento, quali: standardizzazione, sensibilizzazione, comunicazione, divulgazione, networking, accordi di reciproco scambio. PER LEGGERE LA LISTA DEI TOPIC (SCADENZA 6 SETTEMBRE 2018) SCANSIONA IL QR-CODE

www.economymag.it

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FINANZIARE L’IMPRESA

Star, vola la borsa delle medie imprese La crescita del segmento è di oltre il 35% dall’inizio del 2017 al 30 marzo scorso, con i volumi degli scambi quasi raddoppiati mentre quelli del FTse Mib calavano dell’8% di Ugo Bertone

I

segnali continuano ad essere positivi. All’ultima Star Conference, lo scorso 27-28 marzo, oltre 270 investitori in rappresentanza di 170 fondi di investimento hanno fatto la fila per incontrare in oltre 2.500 meeting i rappresentanti di 67 “stelle” di Piazza Affari. A far la parte del leone, come sempre, i gestori internazionali: Francia, Svizzera e Regno Unito in testa, ma anche una nutrita pattuglia di americani ed asiatici (il 10% circa dei presenti). La vera novità, però, è stato l’interesse degli italiani, passati dal 10 al 14% degli operatori presenti, “obbligati” dal boom dei Pir a fare shopping nel listino più apprezzato dagli operatori internazionali a giudicare sia dalle performances (+35,1% dall’inizio del 2017 al 30 marzo scorso) che dall’aumento dello spessore del mercato, che ha quasi raddoppiato i volumi degli scambi, provocando così una sorta di “cannibalizzazione” del listino maggiore. Nel corso dell’anno, secondo il modello econometrico del Politecnico di Milano, i volumi scambiati sul mercato delle blue chips, il paniere dei 40 titoli dell’indice FTse Mib, si sono ridotti del’8%, ma solo saliti del 71% nel resto del listino. Diverse ragioni inducono a prevedere che il trend sia destinato a proseguire. L’afflusso di risparmio privato sui Pir, innanzitutto, sembra destinato a non interrompersi: secondo

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GIANNI TAMBURI, CEO DI TAMBURI INVESTMENT PARTNERS

Intermonte, tra il 2017 ed il 2021 la raccolta complessiva dovrebbe raggiungere i 55,2 miliardi, di cui almeno 11,5 miliardi destinati al segmento delle medie imprese. Tra queste le preferite saranno proprio le società dello Star, sia quelle già presenti nel listino (74 in tutto, per una capitalizzazione complessiva di 44,3 miliardi a fine dello scorso febbraio) sia quelle che arricchiranno l’offerta seguendo l’esempio degli ultimi iscritti: Giglio Group, uno dei gruppi emergenti nell’e-commerce, promosso dall’Aim dopo una crescita a tassi formidabili (+129% il fatturato a 78,8 milioni di euro) ed Equita SIM, uno dei grandi protagonisti della piazza finanziaria italiana, che ha deliberato di presentare all’assemblea la proposta di quotazione sul Mta con obbiettivo Star, “al fine di accedere a un mercato più liquido”. La formula Star (che sta per Segmento Titoli con Alti Requisiti) continua poi a piacere agli investitori internazionali, grazie al suo meccanismo che offre garanzie (seppur non assolute) contro le cattive sorprese: l’obbligo della trimestrale; la presenza obbligatoria di un investor relator e di un sito internet aggiornato (anche in inglese); un flottante pari o superiore al 35%; una governance che prevede nel Cda la presenza di consiglieri indipendenti che devono rappresentare la maggioranza del comitato per il controllo interno

LE SOCIETÀ QUOTATE BENEFICIANO DEL SUCCESSO CLAMOROSO DEI PIR, DA CUI ARRIVANO ALMENO 11,5 MLD e un piano di remunerazione per amministratori e manager. Ma non sono certo gli aspetti tecnici a sostenere l’attenzione degli operatori internazionali per il listino che annovera una pattuglia crescente di matricole del cosiddetto “quarto capitalismo” di casa nostra, i veri motori della forte ripresa dell’export del Bel Paese che, secondo l’indagine sull’economia dei distretti condotta da Intesa San Paolo, promettono di accelerare grazie alla spinta dell’export, ma anche a una discreta crescita della domanda interna. Una pattuglia tutta da scoprire magari in compagnia di Tamburi Investment Partners, la società che si accinge a lanciare sul listino Eataly, capofila di una serie di prossime matricole.

RENZO LANDI, TITOLARE DELL’OMONIMA AZIENDA


Proviamo a stilare un elenco delle possibili stelle di quest’annata partendo dai titoli che hanno avuto le performances migliori nel 2017. In testa all’elenco ci sono due razzi: Landi Renzo che ha registrato un rialzo del 377% ma che promette di far meglio nel 2018 secondo il giudizio di Equita (hold, target 1,55 euro) e di Akros ( da 1,25 a 1,6 euro), con un miglioramento delle stime sui ricavi, 165-170 milioni, ebitda di 25 milioni. Il grande balzo, però, sembra alle spalle a giudicare dalla valutazione basata su un price/earning di 17 volte. Un 2017 da incorniciare anche per Gefran: +310% per la multinazionale tascabile della provincia bresciana, leader nella progettazione e produzione di sistemi e componenti per l’automazione e il controllo dei processi industriali, che ha chiuso l’esercizio con un fatturato consolidato di 128,6 milioni di euro in crescita del 7,8%. I vertici di Gefran hanno dichiarato in assemblea di prevedere per il 2018 ricavi in aumento con marginalità in leggera diminuzione, in seguito al piano triennale che prevede forti investimenti tecnici e diversi progetti commerciali. Nella top five dello scorso anno figurava anche Falck Renewables (+134,98%) di nuovo in ripresa dopo un avvio d’anno caratterizzato dalle prese di beneficio. Il titolo ha così superato il target di 2 euro fissato da Kepler Chevreux, ma resta ancora sotto l’obiettivo indicato da Equita che ha alzato la raccomandazione a Buy da Hold con un prezzo obiettivo salito a 2,30 euro. Gli analisti della Sim milanese hanno migliorato

DOMENICO FAVUZZI, CEO DI EXPRIVIA

Indice Star in 5 anni

35.000 30.000 25.000 20.000 15.000

2014

2015

2016

2017

LA CRESCITA DELL’INDICE STAR MOSTRA IN MODO INEQUIVOCABILE L’APPEAL DELLA MEDIA IMPRESA ITALIANA

la visione sul settore delle rinnovabili dopo la delle più importanti realtà industriali italiane pubblicazione dei nuovi target al 2030 fissati nelle tecnologie digitali”, con una quota di pedal Parlamento Europeo. netrazione estera che salirà dal 30 al 40% dei A sostenere Biesse (121%), multinazionale lericavi. Cambia il settore, ma non la volontà di ader (4 mila dipendenti) nei macchinari per la puntare sull’export: è il caso di Gima, la maprogettazione di impianti chiavi in mano per tricola lanciata dalla capogruppo Ima, leader la grande industria del mobile, oltre alle proitaliano del packaging nell’economia globale. spettive aperte dal programma manifacturing Gima, specializzata in macchine automatiche 4.0 contribuisce più che altro la prospettiva per i prodotti derivati del tabacco, ha messo della prossima quotazione della controllata a segno una spettacolare crescita del fatturaHsd, la divisione meccatronica del gruppo di to (151,8 milioni + 51,2%) al 72% registrato Pesaro. La quotazione sarà realizzata nel corso sui mercati internazionali. O di Zanetti group, dell’anno, in parte con uno dei grandi di caffè TAMBURI INVESTMENT PARTNERS SI la cessione di azioni e bibite made in Itay, ACCINGE A LANCIARE SUL LISTINO EATALY, ordinarie già esistenti che guarda al contiCAPOFILA DI UNA SERIE DI PROSSIME cedute dalla casa manente americano e a MATRICOLE NEL SEGMENTO STAR dre, in parte con titoli quello asiatico per fudi nuova emissione. Nonostante il forte rialzo ture acquisizioni. Così come promette di fare dello scorso anno (+118%) Exprivia si prenota Gianfranco Carbonato di Prima Industrie, alla tra le possibili sorprese dell’anno. Nello scorso ricerca di acquisizioni nell’ordine dei 50-80 dicembre la società ha avviato l’integrazione milioni. L’elenco non finisce qui, visto che con con Italtel, che ha dato il via ad un gruppo che poche eccezioni (tra queste Astaldi) lo Star punta a un fatturato superiore ai 600 milioni continua a promettere la prospettiva di una di euro. Italtel è stata ricapitalizzata per 113,8 crescita a medio termine prolungata e senza milioni attraverso la conversione in strumenti sbalzi. Basta saper scegliere, come insegna finanziari partecipativi di crediti bancari ed Gianni Tamburi, aziende con un modello di un aumento di capitale sottoscritto da Expribusiness solido e ben inserito nell’economia via e da Cisco System International, partner globale con una proprietà (e/o un managedel nuovo gruppo. L’obiettivo, ha detto il prement) serio ed affidabile. Per fortuna, tra le sidente Domenico Favuzzi, “è diventare una stelle questa materia prima non manca.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Private Banking, è arrivata l'ora della crescita anche in Italia L'Osservatorio LIUC - Banca Generali realizza il Private Banking Index, che attesta valori in aumento sia nel 2016 che nel 2017. Si arricchisce anche l'offerta a cura della Redazione

I

l Private Banking italiano cresce in modo sostanziale, specie grazie da un lato all'aumento della concentrazione del reddito e della ricchezza, e dall'altro a quello del numero di servizi offerti dai players attivi sul mercato. È quanto emerge dal Private Banking Index dell’Osservatorio LIUC – Banca Generali, che lanciato nel 2016 con un valore di 100 punti base in riferimento all’anno 2015, ne ha fatti segnare 108,36 per il 2016 e 115,05 nel 2017. Fin dalla sua nascita l'Osservatorio, realizzato in collaborazione con Schroders e M&G Investments, ha posto l’accento sull’estrema complessità dell’industria del private banking, influenzata da numerose variabili. L'attività di ricerca è stata indirizzata alla costruzione di un indicatore in grado di rappresentare in maniera efficace l’evoluzione dello stato di salute del settore. Gli studi intrapresi, finalizzati all’individuazione delle possibili aree di influenza in grado di esercitare un impatto sul comparto del private banking, hanno portato a identificare tre componenti rilevanti. La prima è l’andamento del settore, a sua volta influenzato dalle masse gestite, dalla clientela potenziale e dai prodotti offerti. Da questo punto di vista, il numero di potenziali clienti, misurato in famiglie “private”, resta sostanzialmente stabile, pur in crescita per il secondo anno consecutivo, e risulta quindi una variabile poco influente. Un buon

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Federico Visconti, rettore della LIUC. In basso, Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali.

dall’analisi dell’Indice di Gini, che misura la concentrazione del reddito e della ricchezza: all’aumentare della concentrazione, aumentano i patrimoni potenziali “private”. Terza area d'interesse del Private Banking Index è l’andamento dei mercati regolamentati domestici, analizzato attraverso l’andamento del principale Indice di Borsa, nonché di alcuni cluster di imprese creati ad hoc dall’Osservatorio con riferimento al comparto finanziario in esame ed al luxury. Mentre il principale Indice di Borsa, a fronte di un’animpatto sull’andamento dell’indicatore giunnata eccellente, si riporta in linea e, anzi, mige invece dal numero crescente di servizi gliora il valore di due anni addietro (2015, offerti dai diversi players, il che appare coeanno zero dell’indicatore), offrendo un conrente con la rilevanza sempre più strategica tributo positivo al Private Banking Index, dei servizi innovativi al contrario i cluster IL COMPARTO DEL PRIVATE BANKING di consulenza e di di imprese creati ad STA RAGGIUNGENDO GLI 800 MILIARDI DI supporto, così come hoc dall’Osservatorio EURO DI MASSE GESTITE, CON UN PESO dell’introduzione sul CRESCENTE SUGLI INVESTIMENTI TOTALI e relativi al settore mercato di strumenti del private banking e alternativi di investimento. Notevole, infine, dei beni di lusso registrano una ripresa solo l’effetto prodotto dalla crescita del peso reparziale. Un elemento di criticità non tale da lativo degli investimenti alternativi sul totaalterare in modo sostanziale un quadro che le degli investimenti e dall’evoluzione delle resta nettamente positivo. masse gestite, visto che il comparto del Private Banking è ormai prossimo a gestire nel nostro Paese 800 miliardi di euro. Secondo elemento su cui si concentra l'attenzione dell’Osservatorio LIUC – Banca Generali è l’evoluzione del contesto socio-economico di riferimento, ovvero del nostro Paese, considerando in particolare lo stock di ricchezza delle famiglie italiane, l’andamento del Prodotto Interno Lordo e l’evoluzione della concentrazione del reddito in ambito domestico. L’evoluzione del Pil offre un discreto contributo, a fronte di alcuni primi segnali di crescita reale (+1,5% rispetto al dato Istat del 2016), mentre la ricchezza netta delle famiglie italiane rimane sostanzialmente stabile. Un contributo a sostegno del positivo andamento del private banking giunge, invece,


Senza il digital marketing non si può più fare business Parla Carolina Guerini, direttore del corso di formazione Marketing Today della Liuc Business School: «Le imprese cliente-centriche hanno molti nuovi strumentiı a cura della Redazione IL DIGITAL MARKETING È IL LUOGO ED È IL METODO DOVE SEMPRE PIÙ LE IMPRESE DEVONO

E

DOVRANNO

PRESIDIARE

IL

Parola di Carolina Guerini, professoressa di Economia e Gestione delle Imprese della Liuc – Università Cattaneo e direttore del corso di formazione Marketing Today della Liuc Business School (www.liucbs. it). “L’utilità degli strumenti e dei canali digital è innegabile”, spiega. “Le imprese clientecentriche - ovvero quelle che, adottando logiche di customer-centricity, sviluppano una comunicazione interattiva con il cliente – hanno oggi a disposizione molti nuovi strumenti che le facilitano in ciò. Gli strumenti di web-analytics facilitano la market intelligence, ma anche le analisi di benchmark sulla concorrenza o di posizionamento. I social media favoriscono l’interazione e la generazione di insight, come accade anche con le community aziendali o con l’e-mail marketing”.

MERCATO.

CAROLINA GUERINI DOCENTE DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE DELLA LIUC

Professoressa, e il marketing tradizionale? Non occorre un certo bilanciamento? Più che di bilanciamento, parlerei di necessità differenziate in funzione dell’orientamento al cliente dell’impresa. In molti casi, le nostre imprese presentano ancora carenze culturali: accanto a eccellenti prodotti e processi di produzione non presidiano sufficientemente la relazione con il mercato intermedio e finale. In questo senso è necessario un recupero in un’era - quella digitale- in cui ‘the winner takes all’. Periodicamente ci si interroga sull’utilità effettiva e sulle possibili controindicazioni del content management. Cosa ne pensa? Il content management è un altro dei diktat del digital marketing. Il “Branded content” è la creazione di contenuto, completamente o parzialmente finanziato da un’impresa, che promuove i valori del brand e che fornisce qualcosa di valore per il pubblico di riferimento, spesso intrattenendo, informando e/o educando. Il contenuto è dunque (ancora) re. E le controindicazioni, per esempio sulla pervasività eccessiva dei social? Le imprese che hanno un ruolo sociale e che sviluppano contenuti di interesse non ne sono toccate. Per esse, i social media sono considerati un touch point del customer journey del cliente, con delle specificità, come ogni altro. In ogni caso, quando si parla di social media nel marketing, si sottolinea che non si tratta di

mezzi proprietari, e in questo senso gli effetti delle politiche di marketing dipendono anche dalle politiche messe in atto dagli stessi. E veniamo a un altro grande filone, quello dell’Internet of thing, che con la sensoristica attinge a un’enorme massa di dati sui comportamenti di tutti noi. Quali opportunità offre al marketing? L’area dell’IOT e gli sviluppi nell’ambito dell’intelligenza artificiale – sui quali è difficoltoso fare previsioni, ma che preconizzano un mondo davvero nuovo e diverso - avrà impatto non solo sui processi di produzione e sull’innovazione di prodotto, ma anche sui processi di marketing e di vendita. Le stime di Gartner, Cisco, JuniperResearch e IHS sono diverse ma sostanzialmente allineate nel trend: tra il 2020 e il 2030 tutti prevedono che vi saranno dai 20 ai 75 miliardi di dispositivi connessi all’IoT. Se osserviamo che nel 2015 la stima dei dispositivi era di 15 miliardi, notiamo come la crescita sia da tutti gli analisti vista come esponenziale. In questo campo l’ampia disponibilità di device, la miniaturizzazione e la riduzione dei consumi, la connettività costante e ubiqua e lo sviluppo di servizi integrati sono tutti abilitatori di una rivoluzione nel nostro modo di comunicare (e vivere) che sarà difficile da fermare. Quello che potrà eventualmente rallentare la crescita sono i fattori di rischio legati alla sicurezza, alla scalabilità e alla privacy.

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FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

C

20.000

10.000

BANCHE TOTALI

BANCHE SPA

2016

2014

2012

2010

2008

2006

2004

2002

2000

0

1998

di Valerio Malvezzi

30.000

1996

Inaudito che si parli di una ripresa dei finanziamenti, il vero rischio è che l’oligopolio in formazione ora punti a distruggere anche le casse rurali e di credito cooperativo

Sportelli in Italia (1996-2017) 40.000

NUMERO DI SPORTELLI

LA DECIMAZIONE DELLE BANCHE HA DEVASTATO IL CREDITO

irca vent’anni fa, entravamo infaustaBANCHE CREDITO COOPERATIVO BANCHE POPOLARI mente nell’Euro, con le prime prove FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI WIN THE BANK SU DATI BANCA D’ITALIA di aggancio (l’ECU). Ai primi anni ’90 avevamo circa 1.000 banche; oggi il Presidenlascia è quindi quello di tagliare personale e te dell’ABI, Patuelli, stima che il trend futuro Si sostiene perfino che il benessere del sisteattacca un sistema bancario a suo dire poco vada verso le 100, ed altri commentatori, tra ma passa attraverso fusioni ed acquisizioni produttivo, esortando a perseguire il profitto cui chi scrive, ritiene che il risultato finale vebancarie, e l’Europa favorirà fusioni tra banattraverso il taglio di costi a suo dire inutili (le drà una concentrazione ancora più forte. Per che di Paesi diversi. Sempre in tale rapporto, persone). Ma qualcuno ha un’idea dei risultati ciò che ne so io, questo si chiama Oligopolio. si sostiene poi che società e famiglie “avranno di tali politiche? La presidentessa del Meccanismo di Vigilanaccesso a più numerose fonti di finanziamenDal grafico, si nota che gli sportelli bancari za della BCE, Nouy, ha affermato che l’attuale to”. Da questo rapporto si evincono due prese sono cresciuti fino alla problema delle bandi posizione assolutamente opinabili. Il primo PER LA NOUY, DELLA VIGILANZA BCE, presunta “crisi” del che sarebbe legato è il disegno volto ad eliminare la territorialità L’ATTUALE PROBLEMA DELLE BANCHE 2018 (in realtà un camall’incapacità di gedelle banche, attraverso fusioni che creeranSAREBBE LEGATO ALL’INCAPACITÀ biamento deliberato e nerare profitti, ed è no a livello europeo poche grandi banche, DI GENERARE PROFITTI pianificato di modello necessario porre atdi fatto sistemiche. Ma l’attenzione va posta economico); poi, le uniche ad andare in contenzione a non aumentare in modo eccessivo anche sulle conseguenze che questo disegno trotendenza rispetto al taglio sono state le Poil rischio per raggiungere l’obiettivo. Pone poi avrebbe per un Paese, come l’Italia, costituipolari (fino alla recente riforma) e le Banche la seguente domanda: “sono ancora necessato da imprese di dimensionamento tutt’altro di Credito Cooperativo. Si nota chiaramente il rie le reti di sportelli nell’era del digital banche grande, le quali perderebbero pertanto un trend a campana del declino degli ultimi anni. king?”; ed esorta a non operare tagli nei setinterlocutore bancario di piccola dimensione, Del resto, il Meccanismo di Vigilanza della tori sbagliati. Il messaggio che implicitamente vicino alle loro logiche. BCE, nel suo rapporto Il secondo è il fatto che le società e famiglie, annuale, afferma che è come detto sopra, avranno tutt’altro che acVALERIO MALVEZZI, CO-FONDATORE DI necessario procedere cesso a più numerose fonti di finanziamento; WIN THE BANK, È DOCENTE AL MASTER UNIVERSITARIO MUST E DOCENTE con fusioni transfronal contrario, sarà pregiudicato loro l’accesso INCARICATO PRESSO IL COLLEGIO taliere tra banche, per al credito con regole internazionali e logiche UNIVERSITARIO GRIZIOTTI, UNIVERSITÀ offrire vantaggi all’eprofondamente diverse. Il vero vantaggio sarà DEGLI STUDI DI PAVIA. conomia ed ai consuper i fondi speculativi esteri, i quali potranno matori. Da quando - di ottenere il controllo della ricchezza e dei rigrazia - il benessere sparmi degli italiani, da sempre ritenuti il vero arriva dall’Oligopolio? patrimonio del Paese. Il presidente dell’ABI,

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Antonio Patuelli, ha affermato che a fine 2018 è presumibile che ci saranno solamente 110 gruppi bancari in Italia, numero molto basso se consideriamo i 60 milioni di abitanti. Questo è volto a mettere in concorrenza tra loro le banche attraverso aggregazioni. Qualcuno ha idea del trend di questo ventennio? In un ventennio, abbiamo fatto sparire dal mercato il 26% delle SPA, il 51% delle Banche di credito cooperativo, il 75% delle Banche Popolari: complessivamente, il 43% delle banche italiane. E poi, come scrive il Vice Presidente ABI Corrado Sforza Fogliani nel suo ultimo libro (Siamo Molto Popolari), quanto dell’azionariato è rimasto italiano? Quindi, se il risultato dichiarato è quello di migliorare la presunta competitività, al fine di fornire più credito alle imprese, in uno Stato come l’Italia di tale obiettivo non si vede nemmeno l’ombra, almeno per il comparto produttivo. Secondo uno studio Unimpresa i prestiti bancari alle imprese sono calati di 37 miliardi di euro nel corso del 2017. Aumentano invece i prestiti alle famiglie (credito al consumo e mutui); mica un bel segnale, sapete? In questo scenario, continua la manfrina della vigilanza sui crediti deteriorati, che dimentica sistema-

ticamente il rischio ben superiore dei derivati, cioè i titoli di livello due e livello tre, detenuti per lo più da banche tedesche e francesi. Le indicazioni contenute nell’”Addendum” della Bce si applicano ai crediti deteriorati a partire da aprile 2018, ed impongono alle banche tempi più brevi per la svalutazione dei valori in bilancio. L’ABI ha chiaramente dichiarato che queste regole favoriranno l’erogazione di credito solo ai clienti con rating elevato, riducendo così la disponibilità verso le famiglie produttrici e le piccole e medie imprese. Palesemente le banche saranno costrette a trasferire ai clienti i costi più elevati legati agli È RAGIONEVOLE PENSARE CHE LA DIFFICOLTÀ DELLE BANCHE ITALIANE VERRÀ TRASFERITA ALLE IMPRESE, GIÀ PENALIZZATE DAI CAMBI FISSI

assorbimenti patrimoniali, causando così un aumento generale dei tassi di interesse pagati dai clienti. È ragionevole pensare che la difficoltà delle banche italiane verrà trasferita alle imprese italiane, già penalizzate da un sistema a cambi fissi, rendendole così ulteriormente meno competitive, il tutto a favore dei concorrenti diretti, come ad esempio la Germania. Naturalmente, ci sarà chi avrà da ridi-

Banche in Italia (1996-2017)

1.000

NUMERO DI BANCHE

800

600 400 200

BANCHE TOTALI BANCHE POPOLARI

2016

2014

2012

2010

2008

2006

2004

2002

2000

1998

1996

0

BANCHE SPA BANCHE CREDITO COOPERATIVO

FONTE: ELABORAZIONE CENTRO STUDI WIN THE BANK SU DATI BANCA D’ITALIA

re sul pessimismo di tali previsioni. Dato che in materia di economia parlano i fatti e non le opinioni, prendiamo ad esempio quanto è successo addirittura nella prima Regione italiana, non certo l’ultima o la meno produttiva o competitiva in Europa: la Lombardia. L’effetto di queste presunte “riforme” sono state quelle di una erogazione asimmetrica del credito. Continuano sui principali organi di informazione a darvi dati italiani e imprenditoriali aggregati, per non farvi capire la situazione; l’Oligopolio va a danno delle piccole imprese, che sono la stragrande maggioranza del nostro tessuto industriale. Anche in Lombardia è consolidato un trend italiano, che vede il credito bancario ristretto alle piccole imprese, mentre concesso a quelle medio-grandi. Lo studio condotto da Cerved ha infatti messo in luce come nel triennio dal 2015 al 2017 diminuisca in percentuale il credito concesso alle imprese trimestre dopo trimestre, con un calo cumulato importante soprattutto per le piccole imprese. Infatti, esiste una profonda differenza sull’erogazione del credito tra le grandi e le piccole. Se osserviamo le grandi imprese, si sta riducendo l’espansione del credito (ma il segno resta positivo). Tuttavia, se osserviamo le piccole, scopriamo un dato completamente diverso: il segno non è positivo, come vi fanno credere dai dati aggregati, ma negativo. Poiché il grafico triennale mostra la variazione trimestrale sul trimestre precedente del credito concesso alle piccole imprese, e dato che le piccole imprese sono la stragrande maggioranza del tessuto industriale, come si può affermare che si sia usciti dalla “crisi”? Come si può affermare che sia iniziata l’espansione del credito alle imprese? La verità è che gli effetti di un disegno oligopolistico porteranno maggior credito alle multinazionali e alle grandi imprese, e una restrizione asimmetrica alle piccole. Le presunte “riforme” degli ultimi anni (non ultima quella delle Banche Popolari) hanno contribuito a tale brillante risultato. Ora, il disegno oligopolistico, toccherà anche alle Banche di Credito Cooperativo?

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FINANZIARE L’IMPRESA

Credito al consumo, i «sigilli» premiano la strategia di Cofidis Nelle attese classifiche annuali dell’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, il gruppo francese ricorre nella prima terna qualitativa in base a tutti i parametri. Un riconoscimento a tutta una serie di scelte innovative di Angelo Curiosi

I

l mercato del credito al dettaglio – o al consumo che dir si voglia – continua nel suo insieme a crescere, in Italia: lo dimostrano i dati e le statistiche, lo confermano le ricerche di mercato. Anche grazie al fatto che la concorrenza tra gli operatori che offrono questo genere di finanziamenti c’è ed è agguerrita. Il che si risolve tutto in un vantaggio per i consumatori, che ottengono servizi migliori. Due cifre relativa al mese di febbraio scorso. I prestiti finalizzati hanno avuto un importo medio di 6.649 euro, in aumento del 5,8% rispetto al febbraio 2017. Anche i prestiti personali hanno registrato un incremento dell’importo medio richiesto (+3,0%), a quota 13.588 euro; questi ultimi sono anche stati richiesti ed erogati in numero crescente, mentre il calo del mercato auto ha fatto scendere non in valore ma in numerosità i prestiti finalizzati. Sulla concorrenza tra operatori che – si diceva – li spinge a fornire servizi sempre più accurati ed evoluti, aleggia una sorta di “giudice unico”, molto quotato in Europa, che si è specializzato nella valutazione indipendente di questi operatori: è l’Istituto Tedesco Qualità e Finanza che ogni anno esamina e classifica, tra gli altri settori, i protagonisti di questo assegnando loro gli ambitissimi “sigilli” di qualità. “Quando si parla di credito al consumo, la qualità di una banca/finanziaria è molto importante – è il presupposto da cui

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parte l’Istituto - Si pensi all´importanza di un rapido accredito della somma di denaro o alla possibilitá di saltare o modificare una rata da pagare. Altrettanto importante è il risparmio. Confrontando le offerte sul mercato, è infatti possibile risparmiare fino a 2.000 euro. Per questo, l´Istituto, oltre ad indagare la qualità degli istituti di credito, confronta anche i loro Taeg (tasso annuo effettivo globale) nell´ipotesi di prestito, cessione del quinto, credito revolving e social lending. LA VALUTAZIONE “OTTIMA”, TRA LE FINANZIARIE, PER LE CONDIZIONI DEI PRESTITI È STATA DATA A COFIDIS, FIDITALIA-FIDIAMO E AGOS

I criteri dell’indagine sulla qualità di questi servizi finanziari in Italia sono stati quelli di un sondaggio CAWI, rappresentativo dell’intera popolazione italiana. Ben 1.911 clienti hanno espresso la loro opinione rispetto ai principali 18 istituti di credito, tra banche e finanziarie, in tema di prestiti personali e cessione del quinto. La qualità è stata analizzata quest´anno attraverso 7 dimensioni, una in più rispetto all´anno passato, quella dedicata all´innovazione. Agli Istituti di credito che hanno raggiunto un punteggio sopra la media del mercato è stato assegnato il giudizio “Top”. La valutazione “Ottima” è, invece, stato assegnato a tutti quegli istituti

che hanno raggiunto un punteggio superiore a quello medio della categoria Top. Le valutazioni sono state condotte separatamente per banche e finanziarie. Ebbene, la valutazione “Ottima”, tra le finanziarie, per le condizioni dei prestiti è stata data a Cofidis, Fiditalia-Fidiamo e Agos (online). Nella classifica per la qualità complessiva dell’offerta di prodotti misurata su aspetti-chiave nel rapporto con l’istituto (soprattutto trasparenza, flessibilità e importo massimo finanziabile) ha premiato Agos, Cofidis e Consel. Cofidis ancora “Ottima”, in compagnia di Compass, nella seconda graduatoria relativa all’assistenza ai clienti (poca burocrazia, prontezza di risposte eccetera). Cofidis, Compass e Consel “ottime” anche per la comunicazione con i clienti. Per l’essenziale parametro del rapporto qualità-prezzo ancora in vetta Agos e Cofidis con Profamily terza; Agos, Cofidis e Credits in testa anche per la funzionalità di App e servizi on-line; e Agos, Cofidis e Findomestic dominano la classica per innovatività complessiva. Come si vede, un podio su cui si rincorrono pochi attori eccellenti, che però vede nel gruppo francese un leader incontrastato soprattutto nel rapporto col cliente, che è poi il cuore della filosofia Cofidis: comunicare bene, assistere, adattare i prodotti e i servizi alle esigenze personali di ciascuno, in una formula essere davvero “amici” dei propri clienti.


IL LEGAME CON L’ITALIA SUGGELLATO DAL CICLISMO

«Rispetto, considerazione e vicinanza alle persone: questi sono solo 3 dei valori fondamentali sui quali da oltre 20 anni basiamo anche la nostra attività sul mercato italiano», spiegano dal quartier generale del gruppo francese: «La qualità – proseguono - è per noi fondamentale e siamo sempre protesi alla ricerca dell’eccellenza relazionale, che ci viene riconosciuta da 3 anni a questa parte anche dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza che ci ha selezionato per la loro classifica nel mondo dei prestiti e ci ha

Un tredicesimo posto di Christophe Laporte nel gruppone di testa, con lo stesso tempo del trionfatore allo sprint Vincenzo Nibali; e un comportamento nell’insieme esemplare della squadra: così Cofidis Solution Crédits ha celebrato l’esordio nella stagione ciclistica italiana con la MilanoSanremo, la “classica” del 17 marzo scorso. E l’arrivo alla guida della squadra dell’italiano Roberto Damiani, uno dei tecnici più stimati del mercato, da sempre nel mondo del ciclismo e che ha già diretto in passato Mapei Quick Step, Fassa Bortolo, Liquigas Bianchi,

Lampre Isd ed OmegaPharma. Ma Damiani non è l’unico “elemento” di italianità della squadra Cofidis, che ha da poco confermato la partnership tecnica per la fornitura di biciclette con l’azienda brianzola Kuota. La squadra Cofidis nasce nel 1996, unico caso nel mondo del ciclismo dove proprietario e sponsor coincidono. Dal 2010 ha licenza per gareggiare nella seconda divisione del ciclismo mondiale. Nella storia del team i ciclisti Cofidis si sono aggiudicati numerose vittorie di tappa al Tour de France e alla Vuelta a España, oltre a diverse

classiche come la Gand-Wevelgem 1997 con Philippe Gaumont e la Liegi-BastogneLiegi 1999 con Frank Vandenbroucke. “Il nostro Gruppo è da sempre vicino al mondo dello sport e delle competizioni – conclude Alessandro Borzacca, direttore commerciale & marketing di Cofidis – e il ciclismo in particolare rappresenta pienamente i nostri valori di azienda specialista del credito al consumo. È uno sport vicino alla gente dove è davvero cruciale mettere in pista determinazione e forza di volontà per raggiungere gli obiettivi”.

«SIAMO SEMPRE PROTESI ALLA RICERCA DELL’ECCELLENZA RELAZIONALE, CHE CI VIENE RICONOSCIUTA, DA 3 ANNI A QUESTA PARTE, ANCHE DAI SIGILLI»

insignito nel 2018 di ben 8 sigilli che spaziano dalla qualità e convenienza dei nostri prodotti alla capacità di assistere i clienti in modo ottimale. Il Gruppo Cofidis Participation si è sviluppato in Europa su un’idea unica: il credito a distanza, un concetto che richiede un’innovazione costante e tecnologica in termini di prodotti e di servizi, ed un impegno nello sviluppo delle relazioni». Un’innovazione che, evidentemente, paga. Nata nel 1982 in Francia e presente oggi in 9 paesi europei (oltre a Francia, anche Belgio, Spagna, Portogallo, Italia, Repubblica Ceca, Ungheria, Slovacchia e Polonia) Cofidis fa parte di Crédit Mutuel, gruppo bancario francese, e vanta 4.600 col-

laboratori e 11.3 miliardi di euro di impieghi nel 2016. In Italia la società, con sede a Milano e con 900 milioni di euro di volumi gestiti nel 2017, conta oggi più di 10.000 partner retail, 500 filiali bancarie, la presenza in oltre 35.000 esercizi commerciali e oltre 1 milione di operazioni gestite nel 2017. Nel 2016 nasce Cofi-

dis Retail a seguito dell’acquisizione di Centax S.p.A., per oltre 30 anni leader italiano nel settore dei pagamenti presso la distribuzione commerciale. Cofidis ha introdotto ben tre servizi unici nel settore: PagoDIL PagoASSEGNO e GaranziaASSEGNO.

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COMUNICARE L’IMPRESA Quanto è importante la reputazione? Quanto conta avere un brand riconosciuto? Per Michael Watras, guru della comunicazione e del marketing, anche più dell’effettiva qualità dei prodotti. Il concetto di “marchio” può essere applicato a oggetti, beni, servizi e perfino ai territori, come nel caso di Parma, una zona che ha saputo costruire un modello economico e che ora annuncia un nuovo soggetto politico.

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MARKETING E TERRITORI/1 IMPRENDITORI UNITI NEL NOME DELLA CITTÀ: “IL CASO PARMA”

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MARKETING E TERRITORI/2 IL SINDACO PIZZAROTTI: COSÌ ABBIAMO COSTRUITO IL MODELLO

«AZIENDA, FATTI UN BUON NOME, TUTTO IL RESTO VERRÀ DA SÈ» Il “brand guru” Michael Watras traccia l’identikit dell’azienda vincente: affidabile, affascinante e importante per clienti e stakeholder. Una ricetta difficile da raggiungere ma che, se ottenuta, dà diritto all’immortalità di Marco Scotti

C

he cosa rende Rolex il brand numero uno è mai esistita ma che sicuramente oggi non al mondo per reputazione secondo l’ansussiste, tanto che il melafonino utilizza adnuale classifica del Reputation Institute – una dirittura i display prodotti dalla casa coreana survey condotta su oltre 230.000 persone in - o c’è dell’altro? Naturalmente c’è dell’altro: 15 paesi tra gennaio e febbraio scorsi? Il fatto Apple ha saputo incarnare valori di unicità e che gli orologi che produce sono i migliori, i di riconoscibilità che gli sono valsi il primato più affidabili, i più tecnologici rispetto a quelanche tra le società quotate in Borsa. li dei competitor o la convinzione che basti il Michael Watras, guru del branding conosciunome per creare un to anche come mister sogno nella potenziale APPLE GENERA 150 DOLLARI DI PROFITTO “corporate identity”, SU OGNI SMARTPHONE VENDUTO (ed elitaria) clientela? in un recente incontro CONTRO I 31 DI SAMSUNG PERCHÉ Sicuramente la seconcon la stampa a MilaINCARNA VALORI DI UNICITÀ da ipotesi. Ancora: no ha spiegato la sua come fa Apple, il secondo produttore di smaridea di che cosa significhi poter contare su un tphone al mondo, ad avere oltre 150 dollari di marchio affermato ed efficace: «Il corporaprofitto per ogni device venduto contro i 31 te brand – ha dichiarato Watras – si basa su di Samsung, che pure è il primo al mondo per quattro paradigmi: una forte caratterizzazioquota di mercato? Come è riuscita l’azienda di ne della propria identità, ovvero una summa Cupertino a racimolare nel 2016 il 90% dei completa dei propri valori intrinsechi; la defiprofitti totali generati dal mercato degli smarnizione precisa del ruolo che si gioca all’intertphone? È tutto spiegabile semplicemente no della vita delle persone; le aspettative che con una differenza tecnologica - che forse non ripongono nel brand gli stakeholder; una effi-

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COMUNICARE L’IMPRESA

Michael Watras, guru del branding che ha accompagnato grandissimi brand mondiali nelle strategie legate al brand

cace “reason why” della propria importanza». Rispondere in maniera corretta e positiva a questi quattro pilastri significa potersi assicurare un ruolo preminente – se non addirittura di primazia – nel proprio settore. Watras ha citato altri due esempi che chiariscono ancora meglio come la potenza evocativa del nome possa essere anche completamente slegata dai risultati finanziari. Il primo è quello relativo a Tesla: l’azienda guidata da Elon Musk ha saputo creare intorno a sé un grandissimo “hype” nonostante un fatturato 2017 da 11,76 miliardi di dollari e un rosso di quasi due miliardi. Dati economici non particolarmente Casa Bianca, ha potuto (ri)costruire la propria commendevoli che pure le garantiscono una leggenda personale facendo leva sulla reputacapitalizzazione di borsa superiore ai 53 mizione, rimasta sostanzialmente stabile nonoliardi di dollari. Dall’altra parte Ford, storico stante un fallimento sanguinoso. brand della manifattura pesante americana L’importanza della reputazione si riflette, nache non gode però di analogo clamore, nonoturalmente, anche nella propensione all’acstante abbia sette volte il numero di dipendenquisto dell’utenza. Secondo Watras, infatti, il ti di Tesla, un fatturato da oltre 156 miliardi di 79% delle persone è disposta a comprare un dollari e un utile superiore ai 7,6 miliardi. Con oggetto o un prodotto se questo gode di una dati finanziari così solidi, ci si potrebbe immabuona considerazione e il 60% del campione ginare che la capitalizzazione di borsa sia di è pronto a spendere di più per un bene che sia gran lunga superiore a quella dell’azienda di associato a un’immagine positiva e di succesMusk. Invece no: Ford so. Il mondo, dunque, ASTON MARTIN È FALLITA GIÀ CINQUE vale circa 8 miliardi in si trova di fronte a una VOLTE, EPPURE RIMANE AL VERTICE mano di market cap situazione inedita: il DELLE PREFERENZE NEL REGNO UNITO rispetto a Tesla. proliferare dei mezzi QUANDO SI PARLA DI REPUTAZIONE Il secondo esempio di comunicazione, l’efornito da Watras è quello relativo ad Aston splosione di internet, l’aumento esponenziale Martin. La casa produttrice delle automobili dei luoghi in cui reperire informazioni ha reso preferite da James Bond riman ancora oggi ancora più nodale il tema della reputazioal top come reputazione nel Regno Unito. ne. La clientela potenziale sembra chiedere Eppure, nonostante questo risultato, l’azienai grandi brand “convincimi a comprarti”, in da - che ha nel suo azionariato anche il fondo un ribaltamento generale delle gerarchie. La Investindustrial di Andrea Bonomi - è passata marca deve intercettare le esigenze del pubattraverso cinque fallimenti, un numero che blico, deve capirne bisogni e preferenze e soraramente si è raggiunto e che avrebbe spezprattutto mantenere un comportamento che zato la resistenza di qualsiasi altra azienda sia sempre all’insegna di una grande reputache non potesse fare affidamento su una sozione. Chi non lo fa, rischia di venire estromeslidità reputazionale così elevata. D’altronde, so da un mercato globale di dimensioni semlo stesso Donald Trump, oggi felicemente alla pre più vaste ma i cui meccanismi di ingaggio

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IL 79% DELLA GENTE COMPRA UN BENE SE LA SUA REPUTAZIONE È ELEVATA, IL 60% È PRONTO A PAGARE DI PIÙ PUR DI AVERLO si sono fatti sempre più complicati. Apple, per esempio, nonostante rimanga il brand di riferimento per il segmento tecnologico, ha visto crollare la propria reputazione nella classifica del Reputation Institute di 38 posizioni dopo una serie di vicende quantomeno “sfortunate”: la diatriba con l’FBI per la decrittazione degli smartphone di potenziali terroristi; una politica sulle tasse poco limpida; vendite dell’ultimo modello i iPhone al di sotto delle aspettative; la vicenda legata al rallentamento dei telefoni più obsoleti per preservarne la batteria hanno tutti contribuito a smorzare il mito intorno ad Apple. In questo scenario particolarmente complesso, il ruolo del management nel creare un’aura mitologica intorno al brand è divenuta vitale. Il nuovo corso varato da Satya Nadella in Microsoft, ad esempio, che prevede una maggiore attenzione ai meno fortunati e una gestione più oculata delle risorse umane ha permesso di risalire rapidamente la china della classifica del Reputation Institute fino al decimo posto. La CSR (Corporate Social Responsability) assume un rilievo ancora maggiore ora che qualsiasi “magagna” relativa alle aziende emerge facilmente e può creare un danno reputazionale incalcolabile. Scommettere sulla propria immagine, mai come ora, è un azzardo calcolato che può portare enormi dividendi.


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COMUNICARE L’IMPRESA TERRITORI/1

UN GRUPPO DI AMICI, UNA SFIDA. E ORA PARMA VUOL DECOLLARE L'esperienza di "Parma, io ci sto!", con oltre 150 adesioni di alto livello, il riconoscimento di Capitale italiana della cultura nel 2020, i quattro tavoli di lavoro sulle grandi direttrici dello sviluppo possibile in città a cura della redazione

U

n gruppo di amici, innanzitutto. Poi alcune idee in comune di cui la prima è che che il successo – che ha sorriso a tutti loro – implichi il dovere di restituirne un po’ all’ambiente che l’ha reso possibile; e infine l’amore riconoscente per la loro città, Parma. È nata così, due anni fa, “Parma io ci sto”, dall’iniziativa di Alessandro Chiesi, Guido Barilla e Andrea Pontremoli, ai quali si sono affiancati l’Unione Parmense degli Industriali, la Fondazione Cariparma e ben presto altri 150 firmatari che hanno aderito e sottoscritto il “Manifesto per Parma”. «Il nostro territorio ha grandissimo potenziale, l’ha sempre dimostrato nelle fasi di difficoltà», racconta il presidente Alessandro Chiesi «fino alla fine degli Anni Novanta eravamo sempre primi o secondi nella classifica della qualità della vita. Poi siamo crollati. Ebbene,

noi siamo certi che qui ci sia il potenziale per tornare a essere un posto dove si sta bene, che significa anche saper attrarre e formare e trattenere talenti». Il Manifesto, dunque. Eccone il cuore: «Abbiamo il privilegio di abitare la terra del buon vivere, del gusto e dell'ingegno. La vogliamo veloce, ma senza lasciare indietro nessuno, europea, perché l'Europa ci ha scelto, e unita nel realizzare progetti concreti. Per questo chiediamo anche a te, che ami Parma come noi, di firmare questo patto, per costruire il futuro sulle nostre specialità». «Abbiamo discusso tra noi e coinvolgendo una start-up di ragazzi, Caffeina, nata da una costola di Buongiorno.it e ci siamo dedicati a sostenere la candidatura di Parma a capitale della cultura italiana 2020. Abbiamo lavorato moltissimo negli ultimi due anni come associazione e come città, dando vita ad un vero e

proprio lavoro di team che oggi ha dato i risultati sperati e meritati. Oggi come non mai siamo fieri di essere parmigiani e non vediamo l’ora di partire con questa nuova importantissima occasione per tutti». Detto fatto. «Abbiamo individuato un disegno condiviso, con priorità e obiettivi Niente di fantascientifico. L’idea era che un territorio come Parma dovesse ricentrarsi sulle sue eccellenze perché con quelle può davvero fare la differenza a livello globale». “Parma io ci sto” ha creato quattro tavoli di lavoro chiamati petali, corrispondenti a quattro eccellenze: gastronomia; formazione e innovazione; cultura e musica; tempo libero e turismo. «I finanziamenti non sono un problema, quando ci sono idee, intelligenze e iniziative», sintetizza Chiesi: «I tavoli hanno iniziato a lavorare e a produrre. Cercando di fare sistema anche con territori limitrofi».

IL TURISMO E IL

costruire una potenziale industria turistica

TEMPO LIBERO,

che, oltre ad un ritorno economico, potrà

COORDINATORE

rendere più bello e vivibile il nostro territo-

I MACRO-OBIETTIVI

ANDREA

rio».

Valorizzare gli asset strategici del territorio,

PONTREMOLI

LA VISIONE

trimonio storico, artistico e ambientale.

creando percorsi incrociati e concatenati per soddisfare i bisogni. Esplicitare le ec-

Occorre migliorare la capacità attrattiva e

cellenze del territorio.Creare un senso di

un patrimonio turistico e culturale, bisogna

strutturare l’offerta.

comunità territoriale attraverso un network

saperlo gestire e incrementare, creando

Parma ha bisogno di riscoprirsi territorio

virtuoso con un’agenda di eventi su scala

percorsi incrociati e concatenati in grado di

fatto di unicità da scoprire, focalizzato sui

provinciale. Attrarre un maggior numero di

valorizzare ciò che ci rende unici e su questo

prodotti tipici dell’agroalimentare e sul pa-

turisti sul territorio di Parma.

«Non basta avere

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LA NOSTRA CULTURA,

IL BUON CIBO,

LA FORMAZIONE

COORDINATORI

COORDINATORE

E L’INNOVAZIONE,

DAVIDE BOLLATI,

GUIDO

COORDINATORE

GINO GANDOLFI

BARILLA

«Io

«Gli interventi in campo artistico-culturale possono svilupparsi seguendo due direttrici di azione complementari: opportunità per valorizzare la capacità attrattiva di Parma e occasione per accrescere il livello culturale della nostra comunità».

penso

ALESSANDRO CHIESI

che

Parma abbia il diritto di diventare la vera Food Valley, di cominciare a coniugare il brand Parma assieme al concetto di Food Valley in modo professionale, continuo, pieno di contenuti».

LA VISIONE

LA VISIONE

Parma e la sua provincia sono un luogo di

Parma possiede un patrimonio storico-culturale con punti di interesse di rilievo nazionale, attrae per la sua ricchezza artistica e musicale, fortemente intrisa delle tradizioni del territorio, ma capace di affascinare e richiamare l’attenzione di tutto il mondo.

antiche tradizioni ed eccellenze eno-ga-

I MACRO-OBIETTIVI

I MACRO-OBIETTIVI

Rianimare i luoghi d'arte dei territori di Parma creando percorsi che coinvolgano il turista. Posizionare Parma e Busseto come il cuore della musica Verdiana, reinterpretando la lirica anche in chiave moderna. Partendo dall’esperienza dell’anno scorso, molte delle aziende associate hanno deciso di aumentare per il 2017 l’impegno profuso verso l’istituzione del Teatro Regio per l’evento Verdi Off, incrementando il loro contributo economico o scegliendo di sostenerla per la prima volta.

Aumentare la visibilità di Parma e raffor-

IL PROGETTO VERDI OFF

del suo territorio (4 scuole secondarie su-

Il Festival Verdi 2017 ha accolto 23.145 spettatori, con un incasso di oltre 1.300.000 euro e Verdi Off ha avuto ben 20.000 partecipanti, cioè il doppio dell’anno scorso. Un risultato ulteriormente significativo considerando il progetto artistico 2017 con due opere di rara esecuzione come Jérusalem e Stiffelio. L’analisi dei dati, che evidenzia un +57% di spetta-

periori e 2 inferiori) e prevede la realizza-

«Una continua collaborazione tra Università, sistema formativo, aziende e istituzioni è fondamentale per generare innovazione e per fornire la formazione specialistica necessaria ad alimentare le competenze del mondo produttivo e culturale del nostro territorio, rendendolo più competitivo e attrattivo per chi ci investe, ci lavora, ci studia, ci vive».

stronomiche da scoprire e valorizzare.

LA VISIONE

Cultura, gusto e ingegno devono dialogare

L’innovazione e la formazione sono il motore di sviluppo del nostro territorio. Vogliono puntare su eccellenze produttive locali dando spazio anche all’internazionalità, su università e formazione specialistica sempre più strutturati, su un dialogo costante e costruttivo tra sistema formativo e tessuto imprenditoriale.

per portare il territorio ad essere un punto di riferimento internazionale nel settore agroalimentare.

zarne il ruolo centrale nella Food Valley. Rafforzamento e coordinamento di eventi legati al cibo e all'agroalimentare. Incremento del turismo eno-gastronomico a Parma e consolidamento della food leadership del territorio.

IL PROGETTO Portare nel mondo gli alimenti e la cultura del cibo di Parma. Il progetto Food Farm 4.0 mette in rete 6 istituti scolastici di Parma e

zione di un laboratorio aperto agli ITS, agli Enti di formazione e ricerca e all’Università, con all'interno impianti pilota per diverse trasformazioni agroalimentari, una linea per il confezionamento e un laboratorio per le analisi chimiche.

I MACRO-OBIETTIVI

Supportare l'innovazione nei settori di punta del territorio. Alimentare l'osmosi fra formazione e attività produttive del territorio.

IL PROGETTO PER L’ALTERNANZA SCUOLA-LAVORO

Il progetto per l’alternanza scuola-lavoro è diventato realtà con la firma del protocollo d’Intesa fra Ufficio Scolastico Provinciale e “Parma, io ci sto!”. E’ iniziato nel maggio scorso con il coinvolgimento di alcune aziende associate per la costituzione di un “progetto pilota” che unisse il mondo della scuola a quello delle imprese, attraverso una procedura organizzativa definita. Il ruolo di “Parma io ci sto” non si è concluso con la firma di questo patto, ma sta proseguendo coordinando le attività e supportando le scuole nelle varie procedure.

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COMUNICARE L’IMPRESA TERRITORI/2

Così Federico “il Concreto” ha sistemato il Ducato Con un progetto di marketing costruito attorno a cibo&cultura e una cabina di regia per gestire gli eventi. E ora il sindaco Pizzarotti vuol portare “l’esperienza Parma” nell’agone politico nazionale di Francesco Condoluci FRESCO DI ELEZIONE A PRESIDENTE DI “ITALIA IN COMUNE”, IL NUOVO PARTITO DEI SINDACI CHE HA CONTRIBUITO A CREARE, FEDERICO PIZZAROTTI DA PARMA, l’ex più ex

di tutti nella (giovane e travagliata) storia del movimento Cinque Stelle, può sedere tranquillo e guardarsi alle spalle sicuro di aver, sin qui, seminato bene. “Italia in Comune” a metà aprile ha chiuso la sua fase costituente annunciando il debutto in una competizione elettorale nel 2019. La certezza di aver fatto bene a lasciare per sempre “i pentastellati” (sui quali, in tempo di infruttuose consultazioni per la formazione del governo, si concede anche la battuta: «facciamoli governare, così vediamo di che cosa sono capaci davvero») si fa ogni giorno più granitica e, nel frattempo, il Comune di Parma, che da sindaco guida ormai da cinque anni, miete un successo dietro l’altro. L’ultimo, in ordine di tempo, è quello di essere riuscito a varare un modello - già ribattezzato “sistema-Parma” da qualche immaginifico cronista - che, sotto il coordinamento dell’am-

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L’ASSESSORE CRISTIANO CASA E IL SINDACO FEDERICO PIZZAROTTI TRA LE ECCELLENZE UMANE E GASTRONOMICHE DI PARMA

ministrazione comunale, ha fatto sedere allo stesso tavolo imprenditori, aziende, consorzi, enti culturali e strutture ricettive per mettere in rete le competenze e le eccellenze principali del territorio, cibo e cultura, in un’unica “cabina di regia”. Un esempio virtuoso di sinergia tra pubblico e privato che ha portato, tra le altre cose, alla nomina di “Parma Capitale della cultura 2020”, appunto. NELLA “CABINA DI REGIA” COSTITUITA A PARMA CI SONO 15 SOGGETTI: DAL COMUNE ALLE AZIENDE MUTTI, BARILLA E PARMALAT AI CONSORZI DI TUTELA

Sindaco, il segreto è quell’approccio “concreto” ai problemi del territorio che lei ha detto di voler portare anche dentro il nuovo partito “Italia in Comune”? No, il segreto è nel lavoro di squadra. Il percorso che ha portato a “Parma capitale della Cultura 2020” ha un precedente importante ed è il lavoro che tre anni fa aveva portato la città ad

essere eletta come prima “Città Creativa UNESCO per la Gastronomia”. Già in quell’occasione, avevamo fatto rete con realtà locali che in passato andavano ognuna per conto proprio. Per cui stavolta eravamo rodati, abbiamo coinvolto il territorio e le imprese e queste ultime si sono rivelate determinanti anche a livello ministeriale, quando siamo andati all’audizione e abbiamo portato con noi un imprenditore dell’associazione “Parma io ci sto”, così da mettere in chiaro subito il rapporto pubblico-privato che c’era alla base del progetto e nel quale il privato non è sponsor ma partner. Oggi possiamo andare in giro per il mondo come “sistema Parma” sia con la parte istituzionale che con quella imprenditoriale, le quali lavorano insieme pur mantenendo la propria autonomia. Credo sia questa la vera grande caratteristica che ha fatto la differenza. Insomma Parma è riuscita laddove altre realtà non sono state capace di “mettere a sistema” le risorse del territorio. Può es-


«Una cogestione pubblico-privata che dà lustro al territorio»

C

NEGLI ULTIMI 5 ANNI I TURISTI SONO AUMENTATI DEL 26%. VOGLIAMO PORTARE I 700 MILA DI OGGI FINO A UN MILIONE sere un benchmark per il resto del Paese? Noi ce lo auguriamo, ma solo i risultati potranno dirlo. Di sicuro la lezione che possiamo trasmettere agli altri è che il tempo del “battere cassa”, del chiedere soldi per fare le cose, è finito. Oggi bisogna andare e dire “facciamolo insieme”. Occorre lavorare ed essere corresponsabili dei successi come degli insuccessi. Non vogliamo esportare il modello-Parma, piuttosto vogliamo “contaminare” gli altri con il modello-Parma. Parma che ha successo fa bene a Parma, fa bene all’Emilia Romagna, fa bene all’Italia intera.

ristiano Casa – modi affabili, un cammino politico speculare a quello di Pizzarotti, anch’egli prima attivista 5stelle poi fuoriuscito per mettersi in proprio, e una lunga esperienza professionale alle spalle nel mondo delle Pmi (di cui, da giovane imprenditore, è stato anche vicepresidente dentro Confapi) – è l’assessore con delega al Turismo, Agricoltura e Commercio che a Parma ha seguito brillantemente, ab origine, il “progetto Unesco” e tutto il resto che ne è conseguito. Non c’è che dire, con questa storia del food come leva culturale e turistica, avete scritto una ricetta di marketing territoriale di grande successo… Direi che abbiamo saputo costruire “una strategia”. Siamo partiti da un’analisi del mercato per scegliere il driver su cui puntare. Parma ha l’arte, la cultura, la musica. Ma ha anche un’altra particolare eccellenza nella quale è tra i numeri uno al mondo: è la capitale della “food valley”, più o meno il 25% del fatturato delle DopIgp italiane, e parliamo di 1,5 miliardi di euro, viene sviluppato qui. Ecco perché abbiamo puntato su questo, iniziando a fare sinergia con tutte le realtà della provincia per costruire un “club di prodotto”, ossia un nucleo

di operatori, al momento sono 250 dislocati su 35 comuni, che hanno come filo conduttore il food: produttori, ristoratori, albergatori. Li abbiamo messi assieme con un disciplinare chiaro e l’obiettivo comune di aiutare il territorio a diventare turisticamente sempre più attraente. E che regole avete imposto nel disciplinare? Ad esempio che la domenica i ristoranti debbano essere aperti. Fino a poco tempo molti chiudevano per il giorno di riposo. Ma un territorio che punta forte sul turismo non può permetterselo. Una volta creato il prodotto e fissate le regole, abbiamo lavorato sulla promozione, concentrandoci su quei mercati come Usa e Giappone che ci interessano di più e su un target con capacità di spesa media alta. E adesso, con Parma Capitale della cultura 2020, volete raccontare la Food Valley al mondo. In realtà, il mondo si è già accorto di Parma. La svolta c’è stata con l’elezione a “Città creativa per la Gastronomia” nel 2015. La parola UNESCO è, già di per sé, un grande propulsore. Ora stiamo lavorando sugli eventi. Negli ultimi due anni abbiamo presentato a Parma la Guida Michelin, ottenendo ulteriore

visibilità. E a maggio partirà il calendario di manifestazioni per il “2018 Anno del Cibo”. Si comincia con il Fuori Salone di Cibus, per poi passare, a giugno, alla prima edizione del City of Gastronomy Festival che verrà organizzato assieme a “Parma, io ci sto!” formata da aziende e realtà locali. Quindi, a settembre, ci sarà “Taste”: un mese intero dedicato al food. Quindi gli appuntamenti “fuori Parma”: occasioni di scambio internazionale con altre città Unesco. In una stagione di vacche magre per gli enti locali, con la co-gestione pubblico-privata, avete trovato una valida alternativa finanziaria. Sicuramente. Il Comune investe sul turismo grazie agli introiti della tassa di soggiorno. Ma grazie alle attività di comunicazione delle aziende, si fanno economie di scala. La Barilla o il Consorzio del Prosciutto di Parma, ad esempio, hanno una forza mediatica tale da portare benefici a tutto il territorio.

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SANDRO PETRICCIONE

I COMMENTI “Uomini & Denari”, la rubrica di Alfonso Ruffo, apre in questo numero con il ricordo di un grande economista meridionale che avrebbe potuto contribuire a tener meglio connesso il Sud al resto del Paese . Oltre al consueto appuntamento con gli editoriali del Sussidiario, un’analisi di Ugo Bertone sulla finanza immobiliare e le recensioni di due libri importanti, quello di Riccardo Monti, ancora sullo sviluppo del Sud, e il saggio di Giulio Sapelli “Oltre il capitalismo”.

92 PRIVATE BANKER IL SALISCENDI DEL MATTONE SECONDO UGO BERTONE

93 DIRITTO&ROVESCIO WEB TAX: LE IPOTESI DELL’UE E L’ANALISI DELL’ESPERTO

98 LIBRI LETTI PER VOI LA VIA AL SOCIALISMO DI SAPELLI E IL RILANCIO DEL SUD DI MONTI

SE N’È ANDATO UN MERIDIONALISTA CHE AVEVA FATTO CRESCERE IL SUD Con Fime e Fime Leasing, Sandro Petriccione ha portato nel Mezzogiorno la finanza per lo sviluppo, ed è stato coscienza critica della classe dirigente di Alfonso Ruffo

S

andro Petriccione se n’è andato in punta di piedi, a novant’anni suonati, dalla sua casa di Posillipo venerdì 23 marzo. Due giorni dopo una folla commossa e numerosa gli ha lanciato l’ultimo saluto. Da tempo aveva rarefatto gli incontri con gli amici di sempre: quelli più giovani, s’intende, ché quelli della sua età erano già scomparsi da un pezzo. Chi aveva avuto la fortuna di avvicinarlo, lo aveva trovato fiaccato nel fisico ma ancora saldo e lucido nella mente. Intellettuale raffinato e militante socialista, gentile nel tratto e sferzante nei giudizi, Petriccione è stato un protagonista della stagione d’oro dell’industrializzazione del Mezzogiorno e della contestuale nascita delle istituzioni finanziarie utili ad accompagnarla e sorreggerla. Quest’uomo, che da giovane aveva affinato la sua sensibilità politica in Russia imparandone perfino la lingua, è stato consigliere della Cassa per il Mezzogiorno per tredici anni, dal 1963 al 1975, e poi amministratore dell’Insud e del Formez. Ha fatL’AUTORE ALFONSO RUFFO

to parte del comitato di presidenza dell’Iri e ha scritto molti libri facendo tesoro della sua esperienza. Soprattutto, viene ricordato come presidente della Fime e della Fime leasing – e chi ricorda più questi nomi e il loro contributo alla crescita? – dove ha giocato di sponda con un altro grande dei suoi tempi che risponde al nome di Ferdinando Ventriglia, allora alla guida del Banco di Napoli. Ferdinando Ventriglia e Sandro Petriccione erano il credito e la finanza al Sud. E anche la coscienza critica di una classe dirigente troppo pronta a tendere il cappello quando avrebbe potuto fare da sé, usando al meglio gli strumenti che si andavano rendendo disponibili. C’era un progetto e c’erano persone capaci e pronte ad attuarlo. Ma c’era anche tanta resistenza e finanche avversione alla possibilità di uno sviluppo autonomo di una parte del Paese che era meglio non diventasse troppo competitiva. Per il suo amore di verità, per le sue tesi controcorrente, per il suo impegno meridionalista anche quando appariva fuori moda, Petriccione ha pagato un forte tributo a una classe dominante sempre più autoreferenziale e sempre meno disposta al confronto.

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PRIVATE BANKER

Il mattone torna a muoversi ma il piede resta ingessato La depressione del mercato immobiliare di fine 2017 sembra alle spalle. I prezzi, tra Milano, Bologna e città d'arte, sono in risalita, ma sulla ripresa grava l'incognita Npl di Ugo Bertone

L

’ultima disavventura l’hanno vissuta i risparmiatori che avevano investito, per lo più attraverso sportelli postali, sul fondo Europa Immobiliare 1 gestito da Vegagest sgr, passata da pochi mesi dalla Cassa di Risparmio di Ferrara e (in liquidazione) ad Europa Investimenti. Per la prima volta in Italia, una società di gestione ha sospeso il pagamento finale da parte di un fondo nel giorno stesso in cui era previsto. A rimediare, una volta appurata l’entità del danno (probabilmente superiore agli 80 milioni già stanziati), sarà Poste Italiane, che non può permettersi di tradire la fiducia dei sottoscrittori. Ma l’episodio ci riporta al 2004, anno di nascita del fondo, quando si dava per scontato che i prezzi del mattone non potevano che salire. Il risveglio è stato doloroso, in Italia più che nel resto d’Europa. A fine 2017, rileva Eurostat, i prezzi del mattone avevano imboccato ovunque la via della crescita, ma con l’eccezione del Bel Paese che al contrario L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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Mario Breglia fondatore e presidente di "Scenari Immobiliari"

«I mercati immobiliari a gestione diretta in Europa sono in piena espansione – spiega Olivier Hertoghe, gestore di Degroof Petercam – e la crescita economica farà lievitare la domanda di immobili commerciali nei settori della sanità, degli uffici, dell'industria e della logistica». Non mancano le controindicazioni, frenano i pessimisti. A partire dalla spada di Damocle delle sofferenze bancarie. L’orientamento della Vigilanza bancaria europea, registrava in media addirittura prezzi in calo in particolare, rischia di obbligare il sistema rispetto al 2016. Le elaborazioni di Scenaa scaricare sul mercato centinaia di migliaia ri Immobiliari sono eloquenti: i prezzi sono di unità immobiliari, con l’effetto di deprimesaliti dell’1,8% a Milano, ma assai meno di re le quotazioni per un lungo periodo. Per Parigi + 4,5% (la corsa, secondo Les Echos, disinnescare almeno in parte questa ipoteca è proseguita negli ultimi mesi al punto che il sulla ripresa, Banca d’Italia ha da pochi giorni prezzo medio ormai supera i 9 mila euro al posto in consultazione nuove disposizioni di mq), o della penisola iberica: Madrid sale del vigilanza in materia di investimenti delle ban5,8%, Lisbona a +6.2%, Barcellona addirittura che in beni immobili proprio con l’obiettivo è +17,2%. Solo Londra, frenata dalla Brexit ha di incoraggiare le banche e i gruppi bancari fatto peggio dell’Italia dove, dal 2008, i valori a una gestione attiva delle garanzie immobidelle abitazioni sono scesi del 25%. liari e di agevolare la celerità del processo di Ma adesso? Il matrecupero dei "no perPER DISINNESCARE L'IPOTECA SULLA tone, dopo la caduta, forming loans", anche RIPRESA, BANKITALIA LAVORA A NUOVE è già un’opportunità mediante acquisizioDISPOSIZIONI PER LE BANCHE SUGLI d’acquisto? Il rapporto ne degli immobili poINVESTIMENTI IMMOBILIARI sul mercato elaborato sti a garanzia. Anche dalla Federazione Italiana Agenti Immobiliari questo, assieme alla possibilità di usare lo Professionali registra una promettente crestrumento dei Pir anche per Siiq e fondi di inscita delle transazioni, +5,1%, che già si è travestimento immobiliari, potrebbe consentire dotta in aumento dei prezzi a Milano, Bologna di rimuovere una pesante ipoteca sulla ripree nelle città d’arte. E le quotazioni depresse, sa ed offrire buone occasioni di investimento. agli occhi dei più ottimisti, già si presentano Anche perché, assicura il gestore olandese, come occasioni d’acquisto sia per le case che «i bilanci sani dei Reit europei contribuiscoper i prodotti finanziari legati al mercato, dalno a minimizzare il rischio di un investimento le nostrane Siiq, rilanciate dai Pir, fino ai Reit, immobiliare. E il rapporto prestito/valore, i fondi comuni di investimento attivi nel setossia il rapporto tra finanziamento e preztore immobiliare europeo che spesso offrono zo di mercato di un immobile, è al livello più interessanti rendimenti adeguati al rischio. basso degli ultimi anni».


DIRITTO&ROVESCIO

Tassazione digitale, a Bruxelles poche idee e tutte confuse In attesa di definire il concetto di "territorialità" necessario a imporre tasse sugli utili effettivamente generati in uno Stato, la Commissione UE ha formulato una seconda ipotesi di riforma che risulta alquanto vaga di Francesco Sperti

P

er carità, fermiamoci un attimo: sulla web-tax, tra le linee guida confuse della Commissione Europea, e le fughe in avanti populiste di alcuni Stati membri tra cui l’Italia, si rischia davvero la prodezza di peggiorare una situazione già grave. Spieghiamoci. In questo momento - primavera 2018 - l’unica cosa chiara sono le due proposte formulate da Bruxelles per raggiungere un’equa tassazione delle imprese digitali, che non risultano però essere state ancora configurate in modo istituzionale. La prima è una riforma comune delle norme UE, volta a rendere possibile la tassazione degli utili effettivamente generati nel singolo Stato, anche qualora l’impresa non vi abbia una presenza fisica; la “presenza digitale” di un’impresa sarebbe individuabile quando, alternativamente: a) superi la soglia di 7 milioni di ricavi annui in uno Stato; b) abbia più di 100 mila utenti in un singolo Stato; c) in un anno registri oltre 3.000 contatti commerciali in un esercizio. In attesa della definizione giuridico-politica di questo nuovo concetto di “territorialità”, concordato il quale la tassazione sulle società rientrebbe in quella delle aziende normalmente “fisiche", la Commissione europea ha elaborato una seconda proposta, per così dire “temporanea”, che garantirebbe un gettito immediato ai singoli Stati, prevedendo una tassazione sui ricavi, generati da determinate attività digitali in cui l’utente

ha un preminente ruolo nella creazione di valore, ma difficili da quantificare (ricavi da spazi pubblicitari online, da intermediazione digitale, etc). Criterio vago, tutto da precisare. Come dire: tiva, criterio prescritto dalla Costituzione; per ora, in Europa ci stanno pensando ma non solo, così rischiano di porsi problemi di non hanno deciso nulla di preciso. Come coordinamento con le normative contro le s’inserisce, in questo quadro, la mossa itadoppie imposizioni per le imprese estere. In liana? Male. E cioè: la legge approvata lo secondo luogo, tale imposta finirebbe in un scorso anno – di cui si attende un apposito modo o nell’altro con l’incidere sui consue per ora misterioso Decreto Ministeriale matori finali, soprattutto considerando che di attuazione – è la 205/2017, ed entrerà in i colossi stranieri certamente riuscirebbero vigore dal 1° gennaio 2019. Il meccanismo a trasferire il tributo sui costi dei servizi erodi funzionamento previsto è simile (forse gati, senza penalizzare la loro competitività troppo) a quello dell’Iva e prevede l’obbligo (secondo danno per le start-up). Ancora, si di rivalsa sui soggetti prestatori; è altresì consideri che un’imposta così strutturata simile (per non farsignifica, per le imsi mancare nulla) al C'È ANCHE IL RISCHIO CHE GLI INTROITI prese che già hanno meccanismo della DELLA FUTURA WEB TAX NON VENGANO una “sostanza” sul RIPARTITI TRA GLI STATI MA RESTINO ritenuta alla fonte IN CAPO ALLA STESSA COMMISSIONE UE territorio italiano e e prevede l’obbligo che qui pagano le imper il committente di trattenere l’imposta e poste, un ulteriore svantaggio competitivo, versarla all’Erario entro il 16 del mese sucpoiché essa potrebbe aggiungersi alla norcessivo al pagamento del corrispettivo (un male tassazione diretta. In tutto questo baialtro adempimento che va a gravare sulle lamme, il colmo dei colmi sarebbe se fosse imprese italiane!). Le perplessità suscitate vera la strategia ultima che viene da più parda quest’impostazione sono numerose e ti accreditata a Bruxelles: che cioè, gli introipesanti. Applicando l’imposta sul fatturato ti della futura web tax europea non dovrebe non sull’utile, molte delle start-up che si bero essere ripartiti tra gli Stati membri ma affannano a sbarcare il lunario (e che spesso restare accentrati a livello di Commissione per anni non producono utili) rischiano di esEuropea come risorse proprie. In buona sosere ulteriormente affossate da un’imposta stanza, quei proventi, in Italia, non ci arriveche non colpisce la reale capacità contriburebbero mai.

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Liberista e dirigista. Piacere, je suis Macron Nel giovane presidente convivono di sicuro due anime: una è quella che gli fa annunciare la privatizzazione delle principali aziende pubbliche francesi, l’altra è quella che gli suggerisce di mantenere l’ultima parola sul loro futuro di Giuseppe Corsentino

EN MÊME TEMPS, PER DIRLA NEL LESSICO MACRONIANO. CHE, IN ITALIA, SI PUÒ TRADURRE NEL VELTRONIANO “MA ANCHE”.

Solo che il gioco dialettico un po’ alla Zelig – ricordate il film di Woody Allen sul camaleontismo? – e molto alla Gattopardo, sta arrivando in queste settimane “jusque au bout”, come si dice qui, cioè al suo ultimo capitolo, al passaggio finale. E nessuno, né al governo né tra gli imprenditori, sa con quali conseguenze per il bilancio dello Stato e l’economia del Paese. Perché non si può essere, “en même temps”, liberisti e proclamare lo smantellamento, via privatizzazione, delle principali aziende pubbliche (a cominciare da Aeroports de Paris che gestisce gli scali aerei della capitale) e poi correre, come hanno fatto il premier Philippe e il ministro dell’Economia Le Maire, a Lassigny – un paesino nel nord della Francia dove L’Oréal, il colosso mondiale della cosmetica (privato, della famiglia Bettencourt, si badi bene), ha uno stabilimento con centinaia di dipendenti – e annunciare: «Nessuno tocchi Caino»!(cioè L’Oréal) aggiungendo che «lo Stato segue i destini di questa azienda, difende il suo radicamento in Francia e si preoccupa del futuro del suo assetto azionario». Che, beninteso, dovrebbe restare, ovviamente, francese. La preoccupazione nasce dalla scadenza di un patto di sindacato che per anni ha legato la famiglia Bettencourt, prima ricchezza di Francia secondo il rating del settimanale Challenges, al secondo azionista, la svizzera Nestlé, che ora potrebbe cedere sul mercato la sua partecipazione del 23% oppure tentare

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una scalata. Ma, al di là del caso specifico, quel che fa pensare (soprattutto noi italiani che abbiamo fatto le privatizzazioni, diciamo così, alla leggera ai tempi di D’Alema quando a Palazzo Chigi c’era una merchant bank che non parlava inglese) è come la Francia di Macron possa immaginare lo “smontaggio” e la cessione delle aziende pubbliche – tutte nella pancia di una holding, l’Agence des Partecipations, che somiglia tanto alla nostra vecchia Iri – continuando a voler avere l’ultima parola in tema di strategie industriali, piani di sviluppo, futuro delle medesime aziende una volta privatizzate. Lo si è visto, l’anno scorso, con il caso Fincantieri-Cantieri di Saint-Nazaire: Macron, appena insediato all’Eliseo, archiviati i buoni propositi liberisti e riformatori proclamati in campagna elettorale, non esitò a “nazionalizzare a tempo” i cantieri (con una procedura che fece gridare allo scandalo più di un giurista ma lasciò silenti i commissari europei, tanto per sottolineare la “terzietà” di Bruxelles) giusto in tempo per far immaginare ai tecnici di Bercy la soluzione-trucco del prestito dell’1% del capitale dei cantieri atlantici a favore del gruppo guidato da Giuseppe Bono che, solo così, ha potuto prendere le redini dell’azienda francese e integrarla con i cantieri di Monfalcone. Ora lo scenario, alla vigilia di un “vaste programme” di privatizzazioni, il cui obiettivo dichiarato è generare 10 miliardi di cassa da destinare a un piano di innovazione dell’industria nazionale (Colbert non si scorda mai anche se Macron continua a parlare di “disruption”), è anche peggiore.

Perché la nuova Loi Pacte preparata da Le Maire, e sottoposta ad una massiccia consultazione on line, ha una “contraddizione” insanabile. Da una parte annuncia di voler attirare gli investimenti stranieri sulle “pépites françaises”, dall’altro scoraggia la presa di controllo di questi gioielli nazionali alzando almeno 4 steccati: un visto speciale dell’autorità politica per una serie di aziende considerate strategiche (e non si tratta solo di quelle militari; ma anche le informatiche, quelle che stanno lavorando su intelligenza artificiale e robotica, i grandi gruppi finanziari e così via per un centinaio di settori); il controllo periodico sugli investimenti del nuovo azionista privato (investimenti che, si capisce, devono privilegiare la Francia); l’utilizzo, nei casi estremi, della “golden share”; e infine la possibilità di fermare, con il denaro pubblico, scalate ostili. Attivando il braccio finanziario della Banque Publique d’Investissement, la cui mission è “servir l’avenir” (fuor di metafora: servire la politica). E qui torna buono l’esempio di L’Oréal. Per fermare la Nestlé, lo Stato, attraverso la Bpi, potrebbe rilevare il 3% dell’azienda e rendere la vita difficile a Nestlé. Non è un caso limite, un caso di scuola. Per fare questo lavoro di dissuasione degli investitori non graditi, la Bpi ha avuto in dote dallo Stato tre miliardi di euro. E le chiamano privatizzazioni.



QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Marchionne, ultima missione: il divorzio di FCA daIl’Italia L’ex Fiat si prepara a dover fare a meno dell’uomo che la guida dal 2004 e che, prima di lasciare, pare vicino a chiudere la separazione del gruppo dal Paese di origine DI UGO BERTONE

L’

ultimo giro d’orologio ha preso il via. Sergio Marchionne, alla testa di Fiat dal 2004, ha guidato le ultime assemblee di Fca e Cnh Industrial prima che vengano designati i manager che lo sostituiranno tra un anno esatto (o forse prima). Una scelta che lui stesso ha definito “difficile”. “Ma stiamo lavorando - ha assicurato il presidente di Exor John Philip Elkann - per fare in modo che il prossimo anno ci sia la migliore successione possibile”. “Quello che vedo m’incoraggia - ha aggiunto Marchionne - ma è difficile il momento, difficile da trovare rispetto al 2004. Quando sono arrivato in Fca ero il quinto ceo in 24 mesi. Dobbiamo evitare soluzioni di questo tipo”. Insomma, Marchionne si prepara a lasciare, ma solo in parte: il piano che l’azienda presenterà il prossimo giugno sarà opera sua. Il successore, probabile che sia Mike Manley (l’uomo che ha guidato Jeep da 380 mila a 1,4 milioni di pezzi venduto ogni anno), o Richard Palmer, il direttore finanziario che più di tutti ha il quadro d’assieme del gruppo, o (più difficile) Alfredo Altavilla, si troverà a eseguire un compito già tracciato e che Marchionne, comunque, seguirà da vicino nel board di Exor. Non è ancora il caso, insomma, di fare un bilancio di un’impresa

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SERGIO MARCHIONNE, DA 15 ANNI A CAPO DEL GRUPPO FCA, EX FIAT

vendo nella logica delle alleanze settoriali ancora in corso. Ma qualcosa, o più di qualcome accadrà per Magneti Marelli dopo lo cosa, sta per cambiare. Si sta per chiudere, scorporo o in Comau. Anche Cnh sembra con grande successo, un ciclo che ha visto avviata sulla strada dello spezzatino: IveFiat integrarsi con un grande gruppo d’olco, troppo piccola per competere da sola treoceano, impresa che sembrava impossinel camion pesanti, dovrà procurarsi un bile alla luce delle difficoltà nel 2009, anno partner, scelta obbligata perché in cassa d’inizio dell’avventura. La casa torinese, non esistono i fondi per una grande acquiparente povero del mondo a quattro ruosizione che, comunque, non è nel dna di te già data per spacciata, chiuderà il 2018 Marchionne, venditore accorto mai prodicon ricavi netti pari a circa 125 miliardi go o spendaccione. di euro, un ebit adjusted superiore a 8,7 In questo contemiliardi di euro, un L’ITALIA È ORMAI SOLO UNA PARTE sto l’Italia è ormai utile netto adjusted DI UN GRUPPO INTERNAZIONALE CHE solo una parte di un di circa 5 miliardi di HA RECISO QUEI VINCOLI COL BEL PAESE, gruppo con vocazioeuro e un cash netto EREDITÀ DELL’AVVOCATO AGNELLI ne e dimensioni inindustriale di quasi ternazionali, che ha ormai reciso i vincoli 4 miliardi di euro a fine anno, rimuovendo più ingombranti con il Bel Paese, eredità il tallone d’Achille del debito, il principale della personalità magnetica e irripetibile ostacolo finanziario per un merger con un dell’Avvocato. È stata questa una delle miseventuale partner. Ma, una volta archiviasioni di Sergio Marchionne che ha lavorato, ta con successo l’impresa di trasformare il con successo, per rimuovere quello che lui simbolo della vecchia industria italiana del ha definito “il rapporto complesso tra la Novecento in un’azienda globale, si profiFiat e l’Italia”. La nomina del suo successolano nuove sfide ancor più impegnative, re, che quasi certamente non sarà italiano, vuoi sul piano tecnologico che degli enti segnerà l’ultima tappa del distacco. A differegolatori, dalla California alla Cina decirenza di quel che è avvenuto in Germania sa a diventare il leader assoluto dell’auto o in Francia si è spezzato il cordone ombeelettrica e, presto, dell’idrogeno. In questo licale che legava l’industria di massa alla contesto, il gruppo italo-americano si sta comunità nazionale. Non è un dramma, ritagliando uno spazio per il futuro muo-


perché ha resistito il polo del lusso attorno a Ferrari e a poche altre eccellenze, mentre medie e piccole industrie, specie nel NordEst, hanno saputo agganciarsi ai produttori tedeschi (e in chiave minore lo stesso è accaduto con i francesi nel Nord-Ovest). Ma il sistema Fiat Chrysler, pur ridimensionato, è una presenza strategica insostituibile per il Mezzogiorno, oltre che per la bilancia commerciale, visto l’export di modelli verso il continente americano. E questo spiega la preoccupazione con cui il sindacato che più ha collaborato con lealtà alla ripresa produttiva di Pomigliano e Melfi segue le nuvole che si addensano sull’azienda in Italia in calo di vendite e di investimenti in contrasto con i successi sul listino di Piazza Affari. “L’equilibrio finanziario, è importante perché a questo è legata la capacità d’investire, ma per noi è indispensabile dare continuità e utilizzare le risorse prodotte per completare gli investimenti e migliorare nella gamma di offerta, nelle tipologie delle nuove motorizzazioni ibride e elettriche e spingendo sulla nuova mobilità”, ha detto Ferdinando Uliano, Segretario nazionale di Fim-Cisl, intervenendo ieri sul sito Firstonline sul dossier Fca, nel giorno delle assemblee di Cnh, Fca e Ferrari. “L’effetto sull’occupazione - ha evidenziato Uliano - non va nella direzione che tutti auspicavamo con il completamento del piano 2014-2018, cioè l’azzeramento dell’uso degli ammortizzatori sociali negli stabilimenti italiani possibile solo con l’esecuzione degli investimenti necessari per il lancio delle già previste per l’ultimo periodo del piano industriale 2014-2018”. Di qui l’importanza del nuovo piano strategico che sarà presentato il 1° giugno, l’eredità che Marchionne lascerà al suo successore. Nella speranza, dice Uliano, che tutto non si riduca agli annunci e faccia ripartire investimenti e nuovi prodotti partendo dalle priorità occupazionali che abbiamo; dal polo produttivo di Torino, Pomigliano d’Arco, Melfi, Modena fino all’ultimo stabilimento italiano”.

DI FERNANDO DE HARO

GUERRA IN SIRIA/IL NUOVO ERRORE DELL’OCCIDENTE DOPO IRAQ E LIBIA Stati Uniti, Regno Unito e Francia hanno lanciato un nuovo attacco in Siria contro tre centri, uno a Damasco e due a Homs, in cui il regime di Bashar al-Assad starebbe producendo armi chimiche. Trump ha presentato l’attacco come la risposta all’uso di queste armi da parte dell’esercito

BASHAR AL-ASSAD, DAL 2000 ALLA GUIDA DELLA SIRIA

siriano nell’enclave jihadista di Duma. La Francia ha sostenuto l’operazione

Assad lasciasse il potere in modo

condotta via aria e via mare,

da sviluppare una democrazia che

sostenendo che è stata proporzionata

seguisse il modello occidentale. Questa

e che ha contribuito a garantire la

insistenza, poi dimenticata, ha causato

sicurezza dell’Europa. Un argomento

un ritardo nella vittoria sull’Isis. Ed è

simile è stato utilizzato dal Regno Unito.

stata la stupidità dell’Occidente ad aver

Quel che è certo è che questo attacco,

permesso alla Russia di raggiungere,

come quello che ha visto protagonisti

con meno risorse, un ruolo importante

gli Stati Uniti un anno fa, non risolverà

nel conflitto. Assad è un tiranno che

nulla. Non è un attacco per scopi

usa metodi inadeguati per combattere

umanitari, è avvenuto senza copertura

il jihadismo. Ma l’Occidente non ha

del diritto internazionale, senza che

saputo combatterlo bene.

le indagini sull’uso di armi chimiche

L’intervento è un errore perché

fossero ultimate ed è stato percepito

contribuisce a destabilizzare lo

dai russi come un’offesa perché non

scacchiere siriano, che appare come

sono stati avvertiti. Ci sono diversi

una guerra mondiale in miniatura. Non

elementi che suggeriscono che questo

avendo preventivamente informato i

attacco è stato un nuovo errore della

russi, Trump, Macron e May hanno

coalizione internazionale. La quale,

sollevato l’ira di Mosca. Putin non è un

guidata dagli Stati Uniti, è intervenuta

angioletto, la Russia interviene in Siria

negli ultimi anni in Siria senza una

per avere uno sbocco sul Mediterraneo

chiara strategia, senza fare una

e per soddisfare le sue mire imperiali.

valutazione adeguata di ciò che c’era in

Ma un intervento deve avere il realismo

gioco e sulla soluzione più conveniente.

di non peggiorare le cose. Con questo

Donald Trump, che ora dice di essere

bombardamento, gli Stati Uniti, la

disposto a mantenere la sua risposta

Francia e il Regno Unito si mettono

fino a quando non si smetterà di usare

contro la Russia e l’Iran, che è stato

armi chimiche, ha detto pochi giorni fa

decisivo nella sconfitta del jihadismo

che era necessario uscire dalla Siria

siriano. Con questo bombardamento,

il prima possibile. La mancanza di una

gli Stati Uniti, la Francia e il Regno

strategia chiara da parte degli Stati

Unito si mettono apertamente dalla

Uniti, della Francia e del Regno Unito

parte dell’Arabia Saudita e di Israele

si è vista nel loro intervento. All’inizio

nel complicato scacchiere del Medio

della guerra hanno insistito perché

Oriente (...).

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LETTI PER VOI

La pensée unique, male assoluto. L'unica cura per questa "società malata" è il neosocialismo L'ultimo saggio di Giulio Sapelli è un'analisi, lucida e impietosa, su come l'economia moderna abbia messo al centro dell'organizzazione sociale il danaro invece che il lavoro, creando effetti devastanti. Ma una via d'uscita c'è di Sergio Luciano

U

n “pensiero unico” aleggia sul mondo cosiddetto sviluppato. Un pensiero unico la cui essenza è che l’unico parametro di valore è il successo economico individuale. Ma Giulio Sapelli – storico dell’economia e da sempre pensatore controcorrente – sostiene nel suo “Oltre il capitalismo – Macchine, lavoro, proprietà” (Guerini e associati, 181 pagine, 18,50 euro) che «l’economia è una parte e non il tutto della società, e che dalla società e quindi anche dalle relazioni interpesonali e dai comporrtamenti personali essa sia determinata. Tutto il contrario sia delle ipotesi marxiste più dozzinali, sia di quelle neoclassiche ideologicamente neoliberiste». «L’aver posto al centro dell’organizzazione sociale il denaro, anziché

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il lavoro, ha avuto conseguenze contesto, caratterizzato dall’adevastanti - si legge ancora - e fasia politica e dalla bulimia diquesto per l’impossibilità del de- scorsiva mercatista, iniziarono nato di riclassificare ceti, ruoli, le privatizzazioni. Questa bulimia funzioni sociali, non essendo in doveva realizzarsi attraverso i grado di riaggregare il sociale mercati dei diritti di proprietà. e di dare a esso un significao di Infatti, le liberalizzazioni vennecomunità riproducibile. Tutto ciò, ro iniziate con inaudite difficoltà. dinanzi al Che auUNA LECTIO MAGISTRALIS mentavano nomadiSUI GUASTI DI UN MONDO smo e alla man mano NEL QUALE CONTA SOLO riproduciche il poIL MERCATO. UN LIBRO DA bilità della tere dei disuguamercati si ADOTTARE, SE FOSSE glianza e s t e n u a POSSIBILE, NELLE SCUOLE che pare va, ma che inarrestabile e che diviene l’es- erano sempre raccontate come senza delle collocazioni sociali salvifiche. Il potere della nuova dominanti, ha avuto il disastroso democrazia fece il resto: iniziò a effetto in cui oggi siamo ancora costruirsi il mito della sovranità immersi, in un mondo dove solo che ha la legittimità non negli inla fede ci può salvare». La fede, teressi generali ma in quelli parscrive Sapelli, anche perché «la ticolari del collegio, della gente politica, all’inizio del trentennio affamata di favori, della società disastroso (dalla fine degli anni economica non incivilita dalla '80 in poi, NdR) iniziava a tacere tranquilla credenza nella legaliquando e laddove di essa v’era tà». Sapelli ha una sua proposta più bisogno (...). Per questo ora di riscatto: la riattualizzazione di parla solo il mercato. In questo un socialismo neo-comunitario, che non è però la riproposizioNELLA FOTO GIULIO SAPELLI, STORICO ne di un’economia pianificata e DELL’ECONOMIA E DA SEMPRE PENSATORE CONTROCORRENTE, AUTORE DEL LIBRO regolata grazie alle ecceziona"OLTRE IL CAPITALISMO - MACCHINE, LAVORO E PROPRIETÀ" li potenzialità tecnologiche di

cui disponiamo. «Essa si fonda sull’assunto che stia per giungere a livelli di insostenibilità sistemica la contraddizione tra uno sviluppo delle forze produttive ampio come non mai (per quel che riguarda l’intelligenza artificiale e i big data) e un approfondimento dell’inefficienza sociale dell’allocazione proprietaria capitalisica, con disoccupazione di massa strutturale e aumento della povertà relativa crescente». In sostanza, il pensiero unico non funziona, genera chimere traditrici, produce insostenibili disuguaglianze che alimentano populismi cesaristi. «La proposta di questo libro – conclude Sapelli – è quella di un neosocialismo con un mercato sempre più temperato dalla crescita, certo, di un nuovo ruolo dello Stato-imprenditore, ma sostanziato, quel temperamento, dalla creazione di nuove forme di allocazione dei diritti di proprietà, in un rifiorire dei corpi intermedi e delle organizzazioni dei lavoratori, quale che sia il grado di inclusione dei lavoratori medesimi nel meccanismo di accumulazione capitalistica».


Percorsi Riccardo Maria Monti

Sud, perché no?

Per rilanciare il Mezzogiorno servono otto passi in avanti. Parola di Monti (Riccardo) Nel libro del manager napoletano, già presidente ICE, c'è la ricetta per colmare il divario tra il Sud e il resto d'Italia. Non servono miracoli: basta usare, tra le altre cose, gli incentivi sulle infrastrutture e la decontribuzione sulle assunzioni

Editori Laterza

PROGETTO GRAFICO: SILVANA AMATO/STUDIO ORECCHIO

Riccardo Maria Monti Sud, perché no?

Riccardo Maria Monti, manager e imprenditore poletano con grande rienza internazionale, mente presidente di consigliere e advisor di i aziende e tesoriere nnedy Foundation. ggiatore, ha lavorato iende di oltre 40 paesi nenti nei settori ni, finanza, ndustria È stato presidente a per la promozione rnazionalizzazione delle vicepresidente di la finanza per l’export, Assocamerestero.

PL

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Editori Laterza

O

ttimismo della volontà per riscattare finalmente il Sud: è quello di Riccardo Monti, già superconsulente aziendale internazionale, poi capo dell’Ice col governo Monti e successivamente imprenditore in proprio con alcune attività avviate nel Mezzogiorno d’Italia. Mescolato bene, come un ricostituente intellettuale, quest’insieme di esperienze e questa filosofia ottimistico-fattuale ha condotto ad un libro, che è insieme un saggio e un manifesto:”Sud, perché no?”, (Editori Laterza, 80 pagine, 14 euro). «È un testo volutamente breve, per poter essere letto molto velocemente – spiega l’autore – e dimostra che, dopo oltre 20 anni di allontanamento dal resto d'Italia (nel colpevole e rassegnato disinteresse di tutti: una vergognosa amnesia collettiva su cui la storia ci giudicherà molto severamente, temo) per la prima volta ci sono veramente le condizioni per rilanciare il Sud. Il messaggio di fondo è “si può fare” e “si deve fare “ con una ricetta pragmatica su 8 azioni sostenibili sia finanziariamente che politicamente. Ma è una cor-

di Nicola Greuso sa contro il tempo, non possiamo vigilare per evitare che il tema ripermetterci altri 20 anni di am- cada nel “dimenticatoio”. Il Sud nesia. O si fa adesso o sarà trop- ha recuperato terreno rispetto po tardi, dato che, se continuano al resto d'Italia dal 1950 al 1990. questi trend, sarà la demografia Dal 1990 al 2015, il divario ha a dare il “colpo di grazia” al Sud. ricominciato ad allargarsi, fino Anche nell’ultima campagna a diventare, oggi, il più grande elettorale il Sud è quasi total- squilibrio territoriale presente in m e n t e tutta Euro«MA BISOGNA FARE IN i g n o ra to . pa». Oggi, IN FRETTA, E ATTUARE IL Pa r l i a m o è la tesi del di quello PIANO ENTRO CINQUE ANNI, libro, per la che è, di PERCHÈ DAL 1990 A OGGI LA prima volta gran lunc'è l'opSITUAZIONE S'È FATTA ga, il più portunità DRAMMATICA» grande c o n c re t a squilibrio territoriale esistente in di far ripartire il Sud, grazie alle Europa, con circa il 30% della po- opportunità offerte da digitalizpolazione che ha un reddito pro zazione e globalizzazione. Ma, capite del 50% inferiore al resto secondo Monti, urgono otto aziodel Paese. Uno squilibrio gigan- ni sostenibili sia finanziariamentesco che abbiamo imparato ad te che politicamente, nell’arco di accettare con rassegnazione. In- almeno 5 anni, per assicurare un vece abbiamo il dovere di reagire, senza piagnistei, ma con grande pragmatismo e determinazione. L’Italia non riparte se non riparte il Sud. È quindi un interesse preciso e puntuale dell’intero Paese e non il problema di pochi illusi che ancora sono interessati alla “Questione Meridionale”. Per questo dobbiamo assolutamente

cambio di passo decisivo. Quali? Vale la pena leggere il libro: ne anticipiamo qui solo alcune, peraltro già esistenti ma inattive, come la Riserva di Investimento e Infrastrutture che prevede una quota fissa di almeno il 35% di tutti investimenti infrastrutturali da allocare al Sud per 10 anni. Un grande sforzo va profuso anche sul fronte delle infrastrutture digitali. E, sul piano sociale, una decontribuzione totale delle nuove assunzioni per 5 anni consentirebbe di creare un gigantesco incentivo ad assumere al Sud, dove oltre il 50% dei giovani è senza lavoro. Misura che andrebbe resa strutturale per almeno 5 anni. Dal punto di vista degli incentivi, uno strumento valido che ha visto importanti successi in Puglia e Campania, è il “Contratto di sviluppo” erogato da Invitalia che, dopo anni di affinamento, ha messo a punto un sistema ormai consolidato e a regime, apprezzato anche da aziende e multinazionali. QUI A SINISTRA RICCARDO MONTI, AUTORE DEL LIBRO "SUD, PERCHÈ NO?" (IN ALTO LA COPERTINA) E ATTUALE PRESIDENTE DEL GRUPPO ITALFERR SPA, CARICA CHE SEGUE LA PRESIDENZA DELL'ICE MANTENUTA FINO AL 2016

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TALENT SHOW

«M

CI PIACE LA PRAGMATICA EFFICIENZA DI ELISABETTA RIPA L’AD di Open Fiber ha varato un piano decennale di investimenti da oltre 6,5 miliardi per raggiungere 19 milioni di case in tutto il territorio italiano

M

entre su Tim non sarà facile sedare la tempesta dello scontro tra soci – che ha vissuto un round cruciale il 24 aprile, cioè tra il giorno in cui questo numero di Economy è stato chiuso in redazione e quello in cui è arrivato nelle edicole – c’è un’altra realtà italiana, che si occupa in parte degli stessi, cruciali servizi pubblici, e che va avanti senza scosse, con ambizioni forti e solidità finanziaria: Open Fiber, il gruppo controllato da Cassa Depositi e Prestiti ed Enel che sta cablando l’Italia in banda ultralarga. Open Fiber, di cui è amministratore delegato Elisabetta Ripa – vivaddio, una delle poche donne apicali nel management italiano! - ha definito il suo piano industriale per il periodo 2018-2027: gli investimenti complessivi (oltre 6,5 miliardi di euro) la porteranno a coprire in fibra ottica, nelle intenzioni, circa 19 milioni di unità immobiliari su tutto il territorio nazionale, raggiungendo 271 città e circa 7 mila Comuni italiani, portando la fibra fin dentro le case – in sigla Htth (fiber to the home), formula che la concorrente adotta in misura meno estesa. In 65 Comuni i lavori di cablaggio sono già in corso, ed entro l’anno in totale l’azienda toccherà le cento città. Ma non basta: Open Fiber ha già sottoscritto accordi con Wind Tre, Sky e più di recente Vodafone, che ne utilizzeranno la rete, coprendo così oltre 37,5 milioni di persone. Un progetto poderoso, che fa ripensare senza nostalgie a quando lo Stato investiva seriamente nelle infrastrutture e lascia al palo, con la sua rete ancora preziosa e capillare ma ben più datata, la malcapitata Telecom.

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Già sottoscritti accordi con Wind, Tre, Sky e Vodafone per l’utilizzo della rete. E TIM inizia a tremare...

Lo scandalo Cambridge Analytica ha scoperchiato il Vaso. Ma attenzione a dare per finito Zuckerberg

ister Zuckemberg, in quale albergo di Washington ha dormito la notte scorsa?», chiede il senatore con tono imperioso. Lui, il mitico Mark, il fondatore-plagiatore del social network più grande del mondo (se non gli avesse soffiato l’idea, perché mai avrebbe dovuto pagare quasi 100 milioni di dollari per tacitare i gemelli Winkelvoss in una causa che gli avevano intentato?) si sente alla sbarra, davanti al Senato americano. E non risponde: «Non è una domanda pertinente», replica. Pensa che il senatore voglia incastrarlo alle sue comprensibili preferenze per gli hotel di lusso. Ma l’altro lo incalza: «E con quale carta di credito ha pagato?». «That’s not your business», gli risponde, un modo per dire «Non sono affari tuoi». E fa autogol. «Certo, lo sappiamo bene, conoscere le abitudini, le spese e i segreti del prossimo è il suo business!», lo infilza trionfante il senatore. Povero Zuck. Proprio non c’arriva. Voleva governare il mondo, studiava per succedere a Trump nella Sala Ovale, si ritrova in un angolo. Ma attenzione: gli americani non hanno passato e hanno memoria corta. Se si limiteranno, come pare, a imporre a Facebook le misere regole europee che la Commissione ha faticosamente partorito sulla privacy dei social media, la montagna dello scandalo Cambridge Analytica avrà partorito il classico topolino. Occorre vigilare affinchè l’ondata di indignazione che ha sommerso Zuck all’evidenza del fatto che la sua fabbrica di spiate vende al mondo i segreti che carpisce alla nostra dabbenaggine non si risolva in nulla. Il percorso per raddrizzare questa stortura è lungo, e appena iniziato.

NON CI PIACE LA FALSA INNOCENZA DI MR FACEBOOK Mark Zuckerberg gioca con le nostre vite e con la nostra privacy, ma fa finta di ignorare l’impatto che la sua creatura ha nella vita di tutti i giorni


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WEB

La forte presenza sul web è un aspetto vincente del network di Panorama, con il sito del magazine ma anche con Panoramauto.it, Icondesign.it e Iconmagazine.it. Un mondo online dove le news, ma anche la moda, lo stile, il design e i motori attirano ogni giorno una grande audience.

POLO DEL LUSSO

Due testate upmarket che raccontano il lifestyle contemporaneo: moda, stile, design e le loro contaminazioni. Icon e Icon Design rappresentano l’universo più ampio di Panorama, la sua capacità di intercettare la contemporaneità e di rappresentare target diversi.

EVENTI

Panorama d’Italia è un viaggio alla scoperta delle eccellenze del made in Italy. Un format di successo che conferma per l’edizione 2018 nuove sfide e nuove città da scoprire con l’obiettivo di raccontare il meglio dell’Italia attraverso le storie di personaggi dell’attualità, dell’imprenditoria, del cinema, della letteratura, della musica, dell’enogastronomia e dell’innovazione. Dopo aver toccato 45 città, raggiunto 20.000.000 di persone con 550.000 partecipanti agli eventi e 373.000 utenti social raccogliendo tra il pubblico di tutta Italia e dal mondo consensi e riconoscimenti con il 2018 il tour di Panorama d’Italia giunge alla sua quinta edizione.

Panorama è molto più di un leader storico nell’informazione italiana. È un network multicanale che vive nel quotidiano l’evoluzione della nostra società. E che sa, attraverso le sue molteplici emanazioni, ispirare e coinvolgere una vasta audience composta da target anche diversi tra loro. Ma che hanno in comune il dinamismo e la visione di un’Italia che vuole ritornare protagonista.


STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Non sempre "diversificare" significa aumentare i fatturati e incentivare l'expansion. A volte, per consolidarsi sui mercati e puntare alla crescita, basta concentrarsi sul core-business e gestirlo al meglio delle proprie possibilità, offrendo ai clienti un valore aggiunto. È il caso di Orsero, leader nella distribuzione di frutta (uscita benissimo da una profonda crisi aziendale) il cui turnaround insegna che spesso è la tradizione a dimostrarsi più performante delle attività non strategiche.

ORSERO, IL BUSINESS DELLA FRUTTA TROPICALE È MATURATO Dopo un periodo di crisi in seguito alla scomparsa del fondatore, il gruppo si è focalizzato sul core business della distribuzione. E dopo la quotazione sul mercato AIM ha sfiorato il miliardo di fatturato di Riccardo Venturi

L

a frutta, anche quella tropicale, è buona la scienza della maturazione, Orsero è riuscita quando è matura. La grande capacità del a superare una fase complessa e non breve di Gruppo Orsero è proprio questa: far arrivare crisi. Come succede a tante aziende familiari banane, ananas, mango e avocado sui banchi italiane, la scomparsa del fondatore nel 2006 dei supermercati al giusto grado di maturanon è stata indolore. Il cavalier Raffaello, nel zione. Sembra facile ma non lo è affatto, specie dopoguerra, aveva costruito un impero sulla quando si è i primi distributori in Europa medistribuzione di frutta e verdura e l’importaditerranea con 550mila tonnellate di prodotto zione di frutta esotica e contro stagione. Ma a fresco: «Ci distinguiapartire dal 2008 la geI PRODOTTI ORSERO VENGONO FATTI mo non per il prezzo stione del gruppo era MATURARE IN STRUTTURE DEDICATE, più basso, ma per la stata improntata alla GRAZIE A UN'EXPERTISE DISTINTIVA E qualità e il servizio crescita dimensionale ATTRAVERSO L'USO DI GAS NATURALI migliore – dice Paolo e alla diversificazione Prudenziati, presidente, a.d. e Chief commerdelle attività, con politiche di investimento cial officer di Orsero - in altre parole siamo il concentrate su attività non strategiche quali benchmark del mercato. I nostri prodotti arrigestione portuale, immobiliare e trasporto aevano sempre al punto vendita edibili e gratifireo. Sebbene il core-business non avesse mai canti, oltre che in tempi estremamente ridotti cessato di essere redditizio, l’ingente capitale da quando vengono ordinati: questo presupinvestito nelle attività diversificate ha iniziato pone un’organizzazione e una componente a produrre risultati economici negativi e un lilogistica molto importanti». E così, applicando vello di indebitamento insostenibile. Nel 2013,

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STORY-LEARNING

un nuovo management aveva avviato un piano Costa Rica, Colombia e Messico, ha imboccato di dismissione degli asset non strategici, unito con decisione la strada della crescita. La scelta a un processo di ristrutturazione del debito, di focalizzarsi sulla distribuzione ha permesso concordando con i finanziatori le linee guida di avvicinarsi al miliardo di ricavi nonostante per un riequilibrio economico, patrimoniale e una fase complicata dell’altra attività tradifinanziario del gruppo e per una sua profonda zionale, quella più volubile dell’Import&Shiprevisione a livello organizzativo. Una ristrutping. «La distribuzione non ha magari i picchi turazione gestionale poi “maturata” al punto di profittabilità dell’import&shipping, ma è giusto perché l’azienda fosse notata da un inpiù stabile negli anni – spiega Prudenziati – vestitore istituzionale molto competente, Glequindi più prevedibile e apprezzabile anche a nalta Food, una “Spac” nata per effettuare aplivello borsistico. La distribuzione comprende punto una grande operazione industriale nel 200 referenze, e un portafoglio così ampio settore alimentare, e condotta alla quotazione stabilizza i rischi legati ai diversi raccolti. L’imsul mercato Aim di Borsa Italiana. Nell’ottobre port invece è basato principalmente su bana2016, Orsero è stato acquisito da Glenalta e ne e ananas, ed è un settore soggetto a variasi è poi proceduto un anno fa alla fusione tra bili». Una volatilità che è legata in primo luogo le due società che ha alla natura, perché portato alla diretta ORSERO HA LANCIATO UNA NUOVA LINEA negli anni di sovrapDI FRUTTA TROPICALE READY TO EAT ammissione alle neproduzione i prezzi DI ALTA QUALITÀ, UN SETTORE CHE goziazioni borsistiche STA CRESCENDO A RITMI INTERESSANTI di mercato sono più del Gruppo Orsero, bassi rispetto a quelli con il 40% della proprietà rimasto nelle mani di distribuzione, ma anche al costo del carbudei soci storici. La quotazione all'Aim, così rante, alle fluttuazioni del dollaro e alla richiecome lo stesso arrivo nel 2016 di Prudenziati sta dei noli. Nell’import&shipping Orsero ge- per quasi 30 anni in Chiquita Italia - è stata stisce l’importazione di banane e ananas per dunque funzionale a un ambizioso progetto un totale annuo di 14 milioni di scatole (9,5 di di rilancio. I risultati 2017 confermano che banane, 4,5 di ananas). Una quota, quest’ulOrsero, presente con oltre mille dipendenti tima, in calo rispetto al 2016 per vari motivi, in Italia, Francia, Spagna, Portogallo, Grecia, tra i quali l’abbondante offerta di banane da parte dei Paesi produttori ed esportatori che ha abbassato i prezzi di Ricavi 2017 vendita all’importazioMargine industriale ne. Ora è stato compiuto un passo ulteriore, con Utile netto la scelta di focalizzare Patrimonio netto l’attività principalmente sulla distribuzione, che Magazzini nel 2017 valeva 820 miReferenze lioni sui 935 di fatturato pro forma. Altro tassello Scatole annue di banane della strategia di cresciScatole annue di ananas ta è l’attività di M&A.

I NUMERI DI ORSERO

937, 8 MILIONI DI EURO 31,3 MILIONI DI EURO 15,1 MILIONI DI EURO 145,7 MILIONI DI EURO 25 200 9,5 MILIONI 4,5 MILIONI 104

Nel 2017 è stata acquisita la società spagnola Hermanos Fernández López S.A, di cui già il gruppo deteneva il 50%, secondo operatore nazionale per fatturato e quote di mercato nel settore della distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi. Inoltre ha acquisito dalla famiglia Maestrelli il 50% di Fruttital Firenze S.p.A. e Galandi S.p.A. - anche in questo caso Orsero era già proprietaria della metà del capitale. Fruttital Firenze e Galandi, con sede a Firenze, storiche aziende del settore guidate dalla famiglia Maestrelli, sono unità operative strategiche per la distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi nell’Italia centrale. Il Gruppo Orsero insomma ha ripreso il suo ruolo di leader del mercato del Sud Europa, come sottolinea con soddisfazione Raffaella Orsero, Vice-Presidente e CEO: «L’esercizio 2017 premia la strategia del Gruppo Orsero di rafforzamento e focalizzazione nel settore della distribuzione di prodotti ortofrutticoli freschi. Le performance del core-business del Gruppo sono molto soddisfacenti nei principali mercati di riferimento. La crescita organica e le acquisizioni effettuate in corso d’anno in Spagna e Italia testimoniano il nostro forte commitment nel perseguire la strategia di crescita sul core-business sia per linee interne che per linee esterne. Ritengo che il Gruppo possa giocare un ruolo importante nei prossimi anni in un settore connotato da un grande fermento».


FOOD&WINE STORY-LEARNING

Il vino italiano dentro la lattina che fa “Ciao” ai concorrenti La cantina Luigi Sgarzi è leader nella commercializzazione all’estero di vino in packaging alternativo. Merito di una strategia basata sul marchio e la sua tutela di Germana Cabrelle

I

n passato, scritto in stampatello minuscolo, è stato un motorino e una crema spalmabile, oggi tracciato in corsivo è una catena di ristoranti da autogrill. Ma non è finita qui. Già perché “Ciao” – la parola italiana più conosciuta al mondo – è anche una linea di vini italiani in lattina e tetrapak (sì, avete letto bene!) che impazza in Cina ed è molto popolare anche in Messico e in Canada. È stata la cantina Luigi Sgarzi – azienda vinicola all’avanguardia con 85 anni di storia, 23 dipendenti e un po’ di primati in fatto di export – ad avere l’idea di registrare nel 2003 la parola del nostro vocabolario che esprime il gesto di saluto più informale, con l’obiettivo di costruire un brand di sicuro impatto commerciale. Ma qui a Castel San Pietro Terme, 30 km da Bologna, nel cuore di quella che viene definita la “Food valley” da allora va in scena una battaglia giornaliera per salvaguardare quella fortunata registrazione. «Ogni giorno siamo impegnati a tutelare legalmente il nostro marchio», confessa Francesca Sgarzi, nipote del fondatore Luigi Sgarzi. «Nel 2003 – racconta – eravamo in corsa per un tender per la provincia dell’Ontario, Canada. A quel tempo, il mercato canadese spingeva moltissimo per prodotti dal packaging alternativo al vetro, materiali riciclabili e molto pratici. Quindi optammo per presentare il nostro vino in tetrapak e per il nome,

scegliemmo di registrare il marchio “Ciao” insieme alla sua grafica. Desideravamo che il nostro prodotto – continua Francesca – avesse un nome tipicamente italiano associabile a valori positivi, facile da pronunciare e comprensibile per un pubblico internazionale. Per la grafica abbiamo associato al logotipo una farfalla perché costituisce un indicatore naturale della vivibilità ambientale». Il marchio scelto dai Garzi punta infatti a comunicare al consumatore l’appeal del made in Italy e l’impronta eco-sostenibile dei prodotti “Ciao Wines”. Che dal 2009, dopo il cartoncino, contemplano anche il vino commerciato in lattina. «La tutela del marchio è importantissima per la nostra azienda – puntualizza ancora Francesca Garzi – infatti investiamo molto, affidandoci al miglior studio legale di tutela del marchio ad oggi presente in Italia. Analizziamo continuamente il mercato internazionale per verificare che nessun altro utilizzi i marchi di nostra proprietà per la classe dei vini e bevande alcoliche. Nel momento in cui troviamo un operatore in sinistro, lo contestiamo immediatamente attraverso i nostri legali, aprendo una causa. In 15 anni non abbiamo mai perso una vertenza. Anche se questa strategia risulta essere economicamente molto dispendiosa, lo riteniamo un investimento di fondamentale importanza che ci ha permesso e ci permette tuttora di vantare in tutto il globo il possesso e l’uso di un marchio unico nel suo genere».

LE CIFRE DI UN SUCCESSO GLOBALE

4 MILIONI lattine di vino vendute 500 MILA tetrapak venduti 6,5 MILIONI di bottiglie di vino vendute nel mondo 2 FILIALI in Cina e Messico con negozi per vendita diretta 80 PAESI del mondo serviti 99% quota export del fatturato totale 140 gli ettari di vigneto (100 a Castel Guelfo, 40 biologici in Abruzzo) 45 Milioni di litri prodotti nel 2017 +20% Aumento del fatturato nel 2017 105


STORY-LEARNING ALTERNATIVE FINANCE

EOS, il fondo che investe da Londra nelle aziende italiane Guidato da Ciro Mongillo, EOS Investment Management ha un debole per le nostre Pmi. E la capacità di farle crescere sui mercati esteri, dove possono esprimere le loro potenzialità di Arturo Verdiccin

U

n fondo inglese guidato da un italiaNel mercato dei fondi alternativi uno dei no che vuole investire su aziende con rischi principali è la selezione dell’inveottime potenzialità, a che mercato stimento. EOS IM punta su risorse speciaguarda con particolare attenzione? lizzate dalla forte esperienza nei settori A quello italiano, naturalmente: è il caso di riferimento, che guidano il processo di di EOS Investment Management, gestore investimento e hanno la capacità di indimulti-strategy che propone differenti inviduare tempestivamente le eventuali crivestimenti sull’economia reale. «L’Italia ticità. ha una netta prevalenza di imprese fami«Ogni azienda, imprenditore, manager liari la cui guida è ancora nelle mani della vanno calati nel particolare contesto in cui famiglia fondatrice – dice Ciro Mongillo, si trova a operare – spiega il Ceo di EOS Ceo e founding partner di EOS Investment Investment Management - Non esiste una Management (nella foto) – che necessitano soluzione unica e fissa all’impegno che l’indi soluzioni nuove, flessibili e innovative vestitore finanziario si trova ad affrontare, per aggredire i mercati internazionali. Un è indispensabile avere un approccio oneinvestitore finanziato-one che permetta rio istituzionale nel EOS INVESTMENT MANAGEMENT HA IN di esprimere poi il PORTFOLIO POPLAST, CHE IN 12 MESI HA capitale sa e deve massimo valore per AUMENTATO RICAVI E MARGINALITÀ DI fornire tali risposte BEN IL 40%, OLTRE A EUROFIERE E ATEX l’azienda e per l’inveall’impresa, come stimento». sua mission per la valorizzazione dell’inEOS IM è attiva con i propri fondi nei settovestimento fatto». Un investimento basato ri Energia, Infrastrutture, Private Equity e sulla consapevolezza delle qualità uniche con un Fondo di Fondi. EOS Private Equity della nostra imprenditoria: «L’impresa itaè il fondo specializzato nell’acquisizione liana ha la capacità di offrire soluzioni di di quote di maggioranza o di minoranza prodotto e di processo in settori di nicchia qualificata in società italiane e nel merca– dice Mongillo – con un forte servizio al to EU, con fatturato compreso tra 20 e 70 cliente finale in termini di flessibilità, innomilioni di euro, buona redditività, struttuvazione e adattabilità alle mutate richieste ra finanziaria solida ed elevato potenziale del mercato. Queste nicchie generano valodi crescita. Ha un fatturato complessivo di re per l’investitore che le sa riconoscere». circa 135 milioni di euro e 250 dipenden-

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LE NOSTRE IMPRESE DEVONO ESSERE AIUTATE A ESPORTARE IN MERCATI PIÙ VASTI ti, considerate le tre aziende in portfolio: Poplast, Eurofiere e Atex. Poplast, in particolare, ha completato un’importante operazione di add-on nel novembre 2017, e ha ottenuto in soli 12 mesi un incremento di circa il 40%, sia in termini di ricavi che di marginalità operativa. «Per un investitore internazionale entrare nel capitale di un’impresa italiana – dice Mongillo - significa aiutare l’impresa a esportare prodotti e soluzioni in mercati molto più vasti e con tassi di crescita premianti. Spesso un mercato ricco e di nicchia in Italia o in Europa è molto più interessante nelle Americhe o in Asia». Efesto Energy è il fondo gestito da EOS IM specializzato nel settore delle energie rinnovabili. Ha acquisito e gestisce circa 240 milioni di euro di asset, che comprendono 65 MW in impianti rinnovabili, di cui 42 MWp fotovoltaici e 23 eolici, e un progetto di efficienza energetica con un valore attorno ai 30 milioni di euro che prevede l’ammodernamento e l’efficientamento energetico di 9 punti vendita di Conad del Tirreno. EOS Investment Management continua a monitorare il mercato italiano con attenzione. «Ci interessano aziende sane, in crescita costante – conclude Mongillo - con manager validi o in fase di cambio generazionale, orientate alla crescita anche sui mercati esteri».


IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

BOMPANI, IL FORNO PERFETTO... CON LA LAUREA

L’AZIENDA È NATA NEL 1954 NEL CUORE DELL’EMILIA E OGGI PUNTA SU SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE

E’ frutto di una sinergia con le università di Modena-Reggio Emilia Il Made in Italy è cultura, tradizione e qualità manifatturiera. Lo sanno bene alla Bompani, storica azienda che dal 1954 progetta e realizza nel cuore dell’Emilia cucine, forni a incasso, piani cottura, e che oggi punta alla sostenibilità e all’innovazione. Nella terra dei motori sta per nascere, infatti, il forno perfetto, frutto della partnership tra l’azienda e l’Università di Modena-Reggio Emilia che permetterà di trasferire le conoscenze della progettazione e simulazione Cfd (Computational

Fluid Dynamics), già sperimentata nell’automotive e nel settore aerospaziale, ai forni delle cucine di casa. «La sinergia che si crea tra le imprese e il know how delle università è incredibile e non perché queste sostituiscono la ricerca che si può fare all’interno dell’azienda – spiega Enrico Vento, amministratore delegato di Bompani dal 2013 – nelle università ci sono esperienze di ricerca che hanno creato competenze e che portate fuori hanno un valore aggiunto. È la contaminazione».

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DALLA SPAGNA PER INFORMATIZZARE LA P.A. Indra si è garantita due lotti che le frutteranno 186 milioni in 5 anni

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Una pubblica amministrazione italiana che offra a cittadini e imprese servizi digitali semplici, accessibili e di qualità, anche da mobile. Non è il solito libro dei sogni ma uno dei concreti obiettivi di Indra, società globale di consulenza e tecnologia con base in Spagna e una struttura in rapida crescita nel nostro Paese. Indra infatti si è aggiudicata, in raggruppamento temporaneo d’impresa con Almaviva, Almawave e PricewaterhouseCoopers, il terzo e quarto lotto della gara per il Sistema pubblico di connettività, che riguarda la realizzazione di portali e

servizi online e la fornitura dei servizi di interoperabilità dati e cooperazione applicativa, e ha un valore di 850 milioni in 5 anni, 186 dei quali andranno a Indra. «Avere l’opportunità di partecipare a un progetto così importante per il Paese per noi è assolutamente strategico - dice Pedro García, presidente e ad di Indra Italia -. Possiamo offrire la nostra esperienza internazionale, perché abbiamo partecipato a progetti simili in Spagna, in altri paesi europei e in America, contribuendo a rendere la pubblica amministrazione più vicina ai cittadini con lo sviluppo di sistemi software».

L’AZIENDA ITALIANA CHE CONQUISTA L’ESTERO

MARIO FORNARI, DIRETTORE GENERALE DI TELEMA

TELEMA, leader di mercato nel suo settore, ha un fatturato di oltre 200 mln È italiano il leader mondiale nelle resistenze elettriche di potenza in acciaio inossidabile per applicazioni ferroviarie ed industriali. Il gruppo TELEMA ha oltre 1800 dipendenti in tutto il mondo, di cui 135 in Italia, e un fatturato globale superiore ai 200 milioni di euro. Da oltre 40 anni il gruppo, partendo dallo stabilimento di Piacenza e poi con le diverse società di cui oggi è costituito, ha sempre dedicato tutte le sue risorse, personale, investimenti, ricerca e sviluppo al miglioramento tecnologico

del prodotto di cui è leader, alla ricerca della massima affidabilità e qualità. In una prima fase lo sviluppo ha avuto luogo essenzialmente in Italia. A partire dalla fine degli anni novanta, per incontrare la domanda globale, il gruppo TELEMA ha ampliato il proprio mercato in Europa (Francia, Regno Unito, Germania) e in seguito in tutto il mondo (Stati Uniti, Canada, Cina, India, Australia, Russia e Sud Africa). Telema può vantare oltre 2.800 clienti e oltre 8.000 tonnellate di acciaio lavorato.

PEDRO GARCIA, PRESIDENTE E AD DI INDRA ITALIA

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OPEN BANKING Conference 2018 PSD2 e la banca come piattaforma aperta con le API: rischi e opportunità 10 maggio h 14.00 - 18.30 c/o Copernico Isola For S32, Fintech District - Mi

Ne discuteremo con:

Matteo Baido - UBI Banca ■ Roberto Catanzaro - Nexi ■ Liliana Fratini Passi - Consorzio CBI ■ Carlo Giugovaz - Supernovae Labs ■ Giuseppe Marazzotta - ING Bank ■ Nicolò Romani - SIA ■ Paolo Zaccardi - Sella Open Fintech Platform

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How Connected Vehicles and Innovative Mobility Services are Transforming Automotive, Transportation and Insurance Services 26 Giugno h 09.00 - 18.00

Hotel Enterprise - Mi

 Le auto che verranno

saranno sempre più simili a smartphone su 4 ruote  ha dichiarato nel 2014 Martin Winterkom, una profezia azzeccata.

I temi trattati nel corso della giornata saranno: Connected & Autonomous Car per una mobilità sempre più efficiente, integrata e sostenibile ■ Le infrastrutture abilitanti l’auto autonoma: Smart Road, 5G e i nuovi servizi per la smart mobility ■ I Customer Big Data e i nuovi business model della Shared Mobility ■ Insurance Telematics: i KPI e l’infrastruttura per l’evoluzione verso i nuovi modelli assicurativi on demand ■ La cybersecurity per le auto connesse del futuro ■ Transizione all’auto elettrica e infrastrutture di ricarica: saremo pronti nel 2020? ■ Innovazione e nuovi servizi Data-driven per i trasporti.

The Innovation Group Innovating business and organizations through ICT

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I posti sono limitati!

La partecipazione agli eventi è gratuita, previa registrazione


STARTUP-TELLING: IMMAGINARE IL FUTURO Ci sono tanti modi per declinare il termine startup: da un lato ci sono soggetti molto dinamici che hanno idee innovative e che trovano partner già strutturati con cui realizzarle. come nel caso delle fatture elettroniche che diventeranno obbligatorie dal 1° luglio. Dall’altro c’è chi rivoluziona un comparto tradizionale, imponendogli una gestione innovativa.

FATTURE ELETTRONICHE, DAL 1° LUGLIO OBBLIGO PER TUTTI I SOGGETTI IVA Una rivoluzione che entrerà a regime entro il 1° gennaio 2019 e che si propone di rendere più agevole (e più facilmente controllabile) l’intera filiera dei pagamenti. Un adempimento in più, ma anche un’opportunità di Marco Scotti

O

rmai ci siamo: il prossimo 1° luglio – così zi web che gestisca il processo in automatico. come stabilito dall’ultima Legge di StabiliSecondo alcune fonti, la messa a regime della tà – entrerà in vigore l’obbligo di gestione delfiliera dei pagamenti significherà gestire circa le fatture tramite sistemi elettronici per tutti un miliardo di documenti all’anno. Una mole i soggetti Iva. Un cambiamento epocale che si enorme che però risolverà molti grattacapi a svilupperà in due fasi: la prima, con scadenza esercenti e professionisti che finora si sono proprio il 1° luglio, riguarderà i subappaltatori affidati esclusivamente alla carta, attraverso della Pubblica Ammiun procedimento lanistrazione e gli ope- CON LA DEMATERIALIZZAZIONE ADDIO borioso che rischiava ratori della filiera dei A UN MILIARDO DI DOCUMENTI DI CARTA di lasciare “pezzi per SI PARTE CON SUBAPPALTATORI PA E carburanti. La seconstrada”. La piattaforOPERATORI DELLA FILIERA CARBURANTI da parte invece si conma che dovrà gestire cluderà il 1° gennaio 2019 e riguarderà tutte tutto il processo è quello di SdI (Sistema di Inle transazioni tra aziende. Tradotto significa terscambio), che viene impiegata già dal 2014 che tutti coloro che hanno una partita iva si per gestire le fatture elettroniche della PA. troveranno di fronte a un bivio: affidarsi a uno L’azienda dovrà accedere a un sistema di specialista che abbia le competenze tecniche interscambio sul web che consente il carinecessarie per gestire la dematerializzazione camento della fattura secondo un formato delle fatture o acquistare un software o servistandard, cioè l’XML (acronimo di eXtensible

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STARTUP-TELLING

Markup Language). Si tratta di un metalinguaggio marcatore che consente di stabilire a priori quali debbano essere i parametri da rispettare e come si debba compilare la fattura. Per poter caricare le fatture sarà necessario avere le credenziali di Entratel o Fisconline o, ancora, disporre di una carta nazionale dei servizi associata a un lettore di smart card CNS collegato al Pc e di un indirizzo di posta elettronica certificata. Un cambio di passo che mette l’Italia al pari di altri paesi europei ma che non sta riscontrando particolare apprezzamento da parte di artigiani e piccole imprese. La Cna, ad esempio, ha dichiarato di non approvare «la scelta di avviare il sistema senza un adeguato periodo di sperimentazione e di test rigorosi e controllati concordati e condivisi con le grandi associazioni di rappresentanza delle imprese». A fronte di qualche (fisiologica) protesta, c’è chi però ha deciso addirittura di anticipare i tempi di adeguamento alla nuova normativa. È il caso di Mascherpa, una pasticceria milanese specializzata in tiramisù che, prima in Italia, ha reso operativo il nuovo metodo di gestione delle fatture attraverso una collaborazione con Epson e Scloby. La multinazionale tecnologica offre registratori di cassa telematici che consentono di trasmettere online all’Agenzia delle Entrate i corrispettivi giornalieri. Scloby, invece, ha realizzato una piattaforma in cloud a servizio del retail che permette la corretta realizzazione delle fatture elettroniche. Inoltre, all’esercente vengono forniti dati in tempo reale su fatturato e prodotti venduti. «Da fine ottobre del 2017 – racconta Giuseppe Loiero, proprietario di Mascherpa – ci siamo resi conto che aver preso questa decisione ci

FRANCESCO MEDDA

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ha cambiato la vita. Il commercialista è ormai una figura molto meno “presente” nella nostra vita professionale, e dal negozio è sparito il registro contabile». Attualmente Epson ha fornito le sue casse automatiche a cinque aziende, per complessive cinquanta già installate. Il costo del servizio è abbastanza contenuto: si tratta di 1.500 euro una tantum per ogni cassa installata e di 50 euro al mese per la gestione del software, comprensiva anche di assistenza telefonica e on-site. «Dal momento che il passaggio alla nuova tecnologia può essere fatta solo all’apertura dell’anno fiscale, quindi al primo gennaio di ogni anno, - spiega Camillo Radaelli, Sales Manager Business System di Epson Italia - siamo piuttosto sicuri che in questo 2018 avremo un’impennata degli ordini. Non voglio sbilanciarmi, ma diciamo che stiamo parlando di diverse migliaia di nuove casse installate. MASCHERPA È STATO IL PRIMO ESERCIZIO COMMERCIALE AD ADOTTARE LA FATTURAZIONE ELETTRONICA MESSA A PUNTO DA EPSON CON SOFTWARE SCLOBY

Basta pensare alle aziende della GDO che dovranno adeguarsi entro il 31 dicembre 2018 e che hanno numerosissime casse da gestire». L’esperienza di Epson con degli scontrini “intelligenti” inizia nel 2011 con il lancio di una serie di prodotti smart che sono stati progressivamente messi a punto grazie anche a Expo. In collaborazione con il portale ExpoinCittà, è stato lanciato ExPOSition – Events Around You, un’iniziativa di geo-marketing in mobilità dedicata agli esercizi commerciali che trasformava lo scontrino in veicolo di informazione e promozione. In sostanza, grazie alla geolocalizzazione, alla clientela venivano fornite sulla ricevuta fiscale una serie di informazioni relative ad attività di diverso tipo che potevano essere svolte nelle vicinanze dell’esercizio commerciale. CAMILLO RADAELLI L’iniziativa ha consen-

tito di comunicare, durante i sei mesi di Expo, oltre mezzo milione di eventi in città ed è poi stata replicata nel maggio del 2016. Come detto, Scloby si è occupata di sviluppare il software che consente la gestione delle fatture elettroniche. L’azienda, nata nel 2013, è nata a Torino ma oggi ha oltre 600 clienti, un terzo dei quali a Milano. Tra i partner ci sono anche grandi soggetti come Armani o Cantine Frescobaldi. «Il rischio – racconta il CEO Francesco Medda – è che ci siano molti commercianti impreparati a meno di un anno dall’obbligatorietà delle fatture elettroniche. Dal canto nostro abbiamo sperimentato con successo, già dallo scorso anno, l’invio della copia dello scontrino fiscale via mail: sembra una banalità ma oltre il 50% dei documenti viene aperto almeno una volta, e questo consente di profilare la clientela in maniera più efficace. Raccogliere e incrociare i dati è uno strumento per permettere al tessuto imprenditoriale di prendere esempio da big come Amazon, Yoox e Alibaba che crescono in doppia cifra anche perché hanno saputo creare offerte mirate per la clientela». Con l’invio delle fatture in formato elettronico, infatti, si può tenere traccia in maniera migliore degli acquisti effettuati dalla clientela e profilare gli utenti in maniera più efficace, creando offerte ad hoc. La rivoluzione delle fatture elettroniche, quindi, può diventare anche una grande occasione per aumentare il proprio business. Una prospettiva che dovrebbe ingolosire tanti, se non tutti, gli imprenditori italiani.


P2P LENDING

Il prestito online che non costa molto e diventa investimento È il core-business di Prestiamoci, piattaforma leader nel settore del “Peer-to-Peer Lending” che nel 2017 ha disintermediato in Rete credito per oltre 5 milioni di euro di Piero Caltrin

A

utorizzata da Bankitalia con due licenze - una come società finanziaria ex art. 106 e l’altra come istituto di pagamento attraverso la controllata Pitupay “Prestiamoci” è una startup innovativa che ha il suo core-business in una piattaforma online di “P2P lending”, il peer-to-peer lending ossia il “prestito alla pari” tra privati che passa dalla Rete bypassando il banking tradizionale. Poche settimane fa, la società ha chiuso un aumento di capitale da oltre 1,5 milioni di euro. Fra gli azionisti di Prestiamoci si è rafforzato il peso del Gruppo Banca Sella mentre si è registrata la new entry del Gruppo CR Asti tramite la partecipata Pitagora. Due circostanze che confermano come anche in Italia i player bancari più dinamici stiano iniziando a seguire il settore, sulla falsariga di quanto già avvenuto in altri Paesi. La mission di Prestiamoci è gestire l’incontro tra domanda e offerta nel prestito tra privati e viene attuata valutando in maniera innovativa il merito creditizio dei debitori e gestendo i flussi di pagamento tra le parti. Così si riduce così il costo dell’intermediazione finanziaria e si incrementa l’offerta di credito verso le famiglie, proponendo una maggiore diversificazione del portafoglio a risparmiatori ed investitori istituzionali con una media di rendimento medio lordo del 5,5%, e con la qualità di prestiti prime il

DANIELE LORO, AMMINISTRATORE DELEGATO PRESTIAMOCI

rendimento netto è oggi intorno al 4,8%. La piattaforma ha anche un mercato secondario che consente l’uscita, senza costi aggiuntivi, in qualsiasi momento. La velocità di impiego è elevatissima. Le soluzioni realizzate consentono di impiegare qualsiasi somma investita nell’arco di tempo di 24 ore con una diversificazione molto significativa (da 100 a migliaia di prestiti). LA PIATTAFORMA VALUTA IN MANIERA INNOVATIVA IL RATING CREDITIZIO E GESTISCE I FLUSSI DI PAGAMENTO, RIDUCENDO I COSTI DI INTERMEDIAZIONE

In passato occorreva infatti attendere le offerte di nuovi prestiti; oggi, in presenza del mercato secondario e di specifiche soluzioni appositamente sviluppate, è possibile impiegare l’intero importo investito, anche per importi elevati nell’ordine di 50 mila euro nell’arco di una giornata e con una diversificazione di oltre 1000 posizioni. Ad oggi Prestiamoci ha erogato quasi 11 milioni di euro con più di 2 mila clienti quasi equamente distribuiti tra richiedenti e prestatori. La società fornisce rilevanti servizi di gestione del rischio di credito e di liquidità, utilizza canali distributivi online ed i processi di erogazione e di conferimento di denaro sono completamente digitalizzati, con software proprietario.

STARTUP-TELLING

SELEZIONIAMO BENE IL CREDIT RISK: CON NOI LE PERDITE ATTESE DI PORTFOLIO SONO BEN SOTTO LA MEDIA NAZIONALE Vanta inoltre un’eccellente selezione del rischio di credito con una perdita attesa di portfolio ben al di sotto della media nazionale ed è l’unica piattaforma sul mercato che investe insieme ai suoi clienti con allineamento di interessi a loro tutela. È, inoltre, in fase di realizzazione un cruscotto di controllo per facilitare la gestione delle raccomandazioni di investimento ad operatori di settore per i propri clienti: un prodotto pensato per consulenti finanziari indipendenti e promotori finanziari. Prima in Italia e ottava in Europa, nel primo trimestre 2018 ha erogato 111 prestiti per un ammontare complessivo di 1,36 milioni: nello stesso periodo del 2017 ne erano stati erogati 70 per un ammontare complessivo di 663 mila euro (lo scorso anno, il computo totale era stato di 469 prestiti per 5,12 milioni). Il 2018 si è aperto dunque con un netto miglioramento in termini di erogato. Per ora, marzo è il mese più significativo, registrando, infatti, un incremento del 145%: si è passati dai 269.256 euro del 2017 ai 658.524 di quest’anno. Dopo aver già ricevuto, lo scorso anno, il sigillo di qualità come “migliore offerta in Italia per i prestiti del Social Lending”, (conseguendo il livello Top) e come “migliore Servizio nel Social Lending in Italia”, quest’anno Prestiamoci si è vista riconfermare i riconoscimenti da parte dell’Istituto Tedesco di Qualità.

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STARTUP-TELLING TRASPORTI

Il comparatore di viaggi che include anche carpooling Virail offre un servizio tramite app e piattaforma che permette di confrontare i prezzi dei diversi mezzi di trasporto, inclusi BlaBlaCar e Flixbus e scegliere per ogni tratta il più economico di Marco Scotti

U

n motore di comparazione in grado giare – aggiunge Valta - , non solo economidi confrontare prezzi e soluzioni di camente ma anche comodamente. Anche per viaggio relative a treni, bus, carpooquesto, per semplificare la ricerca ai tanti penling e aereo. Si tratta di Virail, la piattaforma dolari italiani che utilizzano l’applicazione per e app ideata da Marco Valta e disponibile in i loro spostamenti quotidiani, Virail ha inseri24 lingue che è in grado di offrire agli utenti to la possibilità di monitorare i ritardi dei treni i percorsi migliori e più economici durante il e di ricevere aggiornamenti a riguardo grazie loro viaggio. Un vero e proprio “metamotore” a notifiche dedicate». in grado di permettere all’utente una ricerca Un servizio che consente anche di tracciare intuitiva e veloce della migliore e più econouna mappa degli spostamenti degli italiani e mica soluzione di viaggio. «Da viaggiatore – ci delle preferenze relative ai mezzi di trasporracconta Valta - , mi sono reso conto in prito. Così, ad esempio, si scopre che due italiani ma persona che oggi pianificare un viaggio è su tre scelgono di viaggiare in treno - consicomplesso. L’idea di Virail è dunque quella di derata l’opzione più comoda, veloce e vansemplificare la pianitaggiosa -, mentre un ficazione di ogni viag- IL SERVIZIO È COMPLETAMENTE GRATUITO terzo dei nostri conE CONSENTE DI COMPARARE, OLTRE A gio e di renderla il più nazionali preferisce TRENI E AEREI, ANCHE CARPOOLING E veloce ed efficiente l’auto e il carpooling BUS LOW COST SU DIVERSE TRATTE possibile. Il servizio è (22% del totale). %). completamente gratuito, non ci sono suppleIl rimanente 12% di viaggiatori valuta invementi rispetto ai prezzi proposte dai provider ce il pullman, l’aereo e la combinazione bus che Virail è in grado di aggregare. Inoltre, Vie treno. I mesi più amati per viaggiare non rail è la prima applicazione e piattaforma che sono soltanto luglio e agosto – in cui gli italiani inserisce i percorsi e le soluzioni di trasporto preferiscono utilizzare bus e automobili - ma che prevedono - oltre a treno e aereo - anche anche febbraio e marzo, dove invece si tende carpooling (BlaBlaCar) e bus (Flixbus e altri)». a prediligere il treno. I giorni più gettonati Una piattaforma che ha scelto di rivolgersi dagli italiani per prenotare o acquistare un non soltanto agli utenti turistici dei mezzi di viaggio sono il sabato e la domenica, soprattrasporto, ma anche a chi li impiega – magari tutto per chi scappa dalla routine quotidiana quotidianamente – per i propri spostamenti. alla ricerca di un po’ di relax o per raggiunge«Vogliamo rendere accessibile a tutti il viagre la propria famiglia. Anche il lunedì si rivela

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PER I PENDOLARI ABBIAMO INSERITO LA POSSIBILITÀ DI MONITORARE GLI EVENTUALI RITARDI una giornata molto trafficata, soprattutto per i tanti pendolari della penisola. A confermare la tendenza è anche il fatto che la maggior parte degli utenti Virail (27%) compie ricerche per tratte di 20 o 30 km, il 15% confronta invece i trasporti migliori per spostarsi di 40 o 50 km e il 9% per viaggi di soli 10 km. Infine, per quanto riguarda le tratte più battute, al primo posto troviamo la Torino - Milano, seguita da Roma - Firenze e Napoli - Roma. Al sud, la più cercata è Catania - Palermo. Bologna e Bari emergono invece tra i luoghi di partenza più impostati, mentre Milano e Roma si confermano le mete più scelte.


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

GETMYCAR, ECCO LA COPERTURA ASSICURATIVA

CON LA PARTNERSHIP TRA GETMYCAR ED EUROP ASSISTANCE UNA COPERTURA KASKO ANCHE PER LE AUTO CONDIVISE

In collaborazione con Europ Assistance lanciata la polizza “modulare” Copertura totale attiva dall’inizio alla fine della condivisione, copertura Kasko e assistenza legale. Sono solo alcune delle caratteristiche dell’innovativa soluzione - risultato della collaborazione tra Europ Assistance Italia e GetMyCar – start up fondata da ParkinGO che mette in contatto i privati che necessitano di un’automobile con altri privati che vogliono condividere la propria auto nei periodi di non utilizzo – pensata per offrire il massimo della tutela e delle garanzie sia ai proprietari che agli utilizzatori

dei mezzi disponibili sulla piattaforma www.getmycar. com. Le tutele per il proprietario prevedono l’assicurazione Kasko, quella contro furto e incendio, eventi naturali, sociopolitici e atti vandalici, così come la copertura dell’aumento di classe (meccanismo bonus malus) fino a un massimo di 500 euro in caso di attivazione della polizza R.C.A. a primo rischio già attiva sul veicolo. Qualora vengano avanzate richieste di risarcimento extracontrattuali per danni è inoltre compresa la tutela legale.

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DA OGGI ANCHE IL CAMPER È CONDIVISIBILE Arriva in Italia Yescapa, la piattaforma che mette in contatto privati

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Scoprire il piacere di viaggiare in libertà e a prezzi vantaggiosi: dal 15 aprile arriva in Italia Yescapa, la piattaforma leader in Europa nella condivisione di camper, van e furgoni camperizzati tra privati. Il turismo in libertà è una tipologia di vacanza tra le più gettonate in Italia. Dati alla mano sono 8,2 milioni di visitatori, tra italiani e stranieri, che ogni anno percorrono le strade della Penisola a bordo di veicoli ricreazionali. Senza considerare che il nostro Paese rientra tra i migliori produttori europei di autocaravan, con oltre 15mila veicoli prodotti e oltre 4mila camper immatricolati ogni anno. Numeri di grande valore e in

forte crescita, che giustificano l’attrattività del turismo en plein air in Italia. La piattaforma online di Yescapa mette in contatto i proprietari di veicoli ricreazionali con i viaggiatori di tutto il mondo, proponendosi come intermediario di fiducia e assicurando una soluzione chiavi in mano per un viaggio in camper in totale libertà e sicurezza. A distanza di 5 anni, quella che nacque come un’avventura emozionante si è trasformata oggi in una grande realtà imprenditoriale, con oltre 150mila utenti e più di 5000 veicoli messi a noleggio in tutta Europa, in particolare in Francia, Spagna, Regno Unito.

LA CANTINA VIRTUALE PER IL VINO DEL FUTURO

AIR WINES CONSENTE DI VENDERE E COMPRARE VINO SENZA INTERMEDIARI

Air Wines permette di vendere e comprare vino senza intermediari È approdata sul web Air Wines (www.airwns.com), la prima piattaforma attraverso cui vendere e acquistare vino senza intermediari. Non una semplice enoteca online, ma una vera e propria “cantina virtuale” dove poter comprare al miglior prezzo sul mercato direttamente dai produttori, che possono iscriversi gratuitamente al sito. Nato nel settembre del 2016 dall’incontro tra Matteo Casuccio e Patrizio Dini, Air Wines vuole essere un portale affidabile in

grado di mettere in contatto i produttori di vino con i clienti di tutto il mondo. Strutturata su due livelli, che parlano e interagiscono tra loro, uno diretto al consumatore finale e l’altro al produttore; la piattaforma offre all’inserzionista (il produttore e venditore) la possibilità di registrarsi in un’area riservata-protetta nella quale, attraverso pochi e semplici passi, poter caricare le informazioni relative ai propri prodotti e creare un’enoteca online personalizzata.

CON YESCAPA SI POTRÀ ACCEDERE ALLA PIÙ GRANDE PIATTAFORMA DI CAMPER CONDIVISI

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ASSICURAZIONI

WORKSHOP INVESTIRE SUL FUTURO

INSURANCE, TEMPO DI CAMBIARE MA LA STRADA TECH È IRTA DI OSTACOLI

È una sfida cruciale che oggi bisogna porsi sia se si è risparmiatori che compagnie del settore assicurativo. E in entrambi i casi la lungimiranza è un fattore decisivo.

Il settore è esposto agli stessi cyber-risk del sistema finanziario, per stare sul mercato ci vogliono investimenti e prodotti adeguati alla domanda. Ma visto che gli italiani sono poco (e male) assicurati, il business crescerà

118 IL MONITO DI AON ITALIA L’A.D. VANIN: «DA NOI CULTURA DEL RISCHIO TROPPO SCARSA»

120 GROUPAMA-STRATEGY I FRANCESI SONO IN ITALIA PER STUDIARE SULLE SCATOLE NERE

121 IL “PIANO AI” DI GENERALI I ROBOT PER GESTIRE L’ORDINARIO E DARE SPAZIO AI SERVIZI DI QUALITÀ

122 L’OPINIONE DI HELVETIA OGGI LE BANCHE HANNO BISOGNO DI VALIDI PARTNER ASSICURATIVI

di Marina Marinetti

F

acciamo una scommessa: al termine di nuovi rischi», dice. Per esempio quello di scoquesto paragrafo buona parte dei lettori prire, nel momento meno opportuno, che la si affretterà ad andare sul sito www.ilportalepropria auto non è assicurata, perché la polizdellautomobilista.it per scoprire se la propria za stipulata online è finta. «Il nostro call center auto è assicurata. O meglio: se lo è davvero. riceve migliaia telefonate al mese con segnalaNoi, lo confessiamo, zioni di siti che offrono l’abbiamo fatto non L’OPINIONE DELL’IVASS polizze assicurative appena conclusa la Il segretario generale De Polis: «L’insurtech, che poi si sono rivelate lunga e istruttiva cioè la tecnologia digitale applicata al false. La truffa è tipica chiacchierata con Ste- settore delle assicurazioni, pone nuove del prodotto postale: a fano De Polis. Classe sfide ma di sicuro anche nuovi rischi». casa arriva una polizza 1958, una laurea con che sembra vera, ma lode e poi trent’anni di vigilanza in Banca d’Iche non lè. Purtroppo lo si scopre solo durante talia, dal febbraio 2017 è Segretario Generale un controllo o se capita un incidente. Abbiamo dell’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni rilevato 40 siti-truffa nel 2017 e quest’anno (Ivass). «L’insurtech, la tecnologia digitale apsiamo già a 20». plicata al settore, pone nuove sfide, ma anche “È la cyber insurance, bellezza”, potremmo

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WORKSHOP ASSICURAZIONI parafrasare Humphrey Bogart ne “L’ultima minaccia”. «Il settore assicurativo è esposto a rischi simili al resto del sistema finanziario», spiega De Polis, «ma deve anche proteggersi da vulnerabilità specifiche, come ad esempio le conseguenze sistemiche delle coperture assicurative sul cyber risk, ancora limitate ma in corso di diffusione. Per accrescere la cyber resilience del settore assicurativo sono indispensabili iniziative di sistema per la condivisione delle informazioni e il supporto alle attività di prevenzione e reazione agli attacchi». Nuove opportunità, nuove sfide, ma anche nuovi riSTEFANO DE POLIS, SEGRETARIO GENERALE IVASS schi: «L’insurtech richiede investimenti significativi e non tutti hanno le stesse spalle forti. un calo di 13 miliardi nel 2016 e di ulteriori 4 Chi non è presente con prodotti e procedure miliardi nel 2017, quando la raccolta del settoadeguate rischia di perdere quote di mercato», re vita si è fermata a 104 miliardi di euro. «La avverte De Polis. Occhi aperti, dunque. Quelli causa principale è macroeconomica», spiedell’Ivass sono puntati su 103 imprese, tra naga De Polis. «La forte riduzione dei tassi che zionali e rappresentanze extra Spazio econoc’è stata negli ultimi anni ha reso sempre più mico europeo (di cui 28 vita, 55 danni, 20 micomplesso per le compagnie offrire prodotti ste) e altrettante rappresentanze See (19 vita, particolarmente appetibili, soprattutto nel 68 danni e 16 miste), ramo I, col rendimenoltre a un migliaio di to a capitale garantito, RAMO VITA: RACCOLTA PREMI IN DISCESA imprese estere (alcune Nel 2017 meno 2,3% rispetto all’anno prima. che noi consideriamo di proprietà italiana) «La causa principale è macroeconomica, i prodotti assicurativi in libera prestazione di con la forte riduzione dei tassi le compagnie per eccellenza. Queservizi. Nel 2017 la rac- non possono offrire prodotti appetibili». sto è il settore che ha colta premi nei rami perso di più, il 14,7% vita e danni del mercato assicurativo italiano è quest’anno: diversi anni fa si poteva offrire il stata di 141 miliardi di euro (di cui 131 da im4% e ora il rendimento minimo garantito, fa prese nazionali e rappresentanze extra See), specie dirlo, è zero». Tanto vale lasciare i soldi in discesa del 2,3% rispetto al 2016. Il calo è sotto al materasso. «Solo che a volte si sentono dovuto all’andamento del settore vita (-3,5% anche le molle. E in alcuni settori i risparmiasul 2016), che rappresenta quasi tre quarti del tori le hanno sentite. Crollati rendimenti (e mercato italiano ed è in riduzione per il seconappetibilità) del ramo I, le compagnie hanno do anno consecutivo: rispetto al valore massispinto sul ramo III, le polizze unit e index-linmo di 121 miliardi di euro del 2015 si osserva ked in cui il rischio è completamente a carico

2017

2016

2015

Vita

98.610

102.257

114.949

Danni

32.337

31.953

32.002

Totale

130.947

134.209

146.952

7,6

8

8,9

RAMO

Premi/PIL

RACCOLTA PREMI VITA E DANNI IMPRESE DI ASSICURAZIONE NAZIONALI E RAPPRESENTANZE PER L’ITALIA DI IMPRESE EXTRA EUROPEE (FONTE: ELABORAZIONE SU DATI ANIA)

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LE REGOLE EUROPEE Dall’insurtech alla regtech, la tecnologia al servizio della regolamentazione. Il ruolo dell’Ivass è anche quello di vigilare sulla corretta applicazione delle normative europee. Il segretario generale dell’Istituto, Stefano De Polis, insiste sull’importanza di «instaurare un level playing field uniforme tramite la Idd, che disciplina la correttezza della distribuzione assicurativa, una sorta di Mifid II delle assicurazioni, la Gdpr sulla tutela dei dati personali, la Psd2 sui pagamenti digitali, la Solency II sulla copertura dei rischi. L’Europa è all’avanguardia». A maggio, poi, L’Eiopia, l’autorità europea delle assicurazioni e delle pensioni aziendali comunicherà gli scenari dello stress-test: una sorta di “facciamo che...” per mettere alla prova le compagnie assicurative. «Quest’anno saranno coinvolti 42 gruppi europei di cui quattro italiani. Lo scenario incorporerà rischi di mercato e rischi da eventi assicurativi, come catastrofi naturali, per verificare le potenziali vulnerabilità del sistema e la sua stabilità finanziaria». Da quest’anno oltre al peccato si dirà anche il peccatore: gli esiti verranno pubblicati non più come dati aggregati per Paese, ma riferiti a ogni singola compagnia. del sottoscrittore. Sono polizze che definiamo più finanziarie, dove si perde molto la connotazione squisitamente assicurativa, ma che registrano una crescita significativa: il 25,7%, anche se con volumi più contenuti». Di fatto, le assicurazioni si sono messe a fare concorrenza alle Sgr: «Anche nelle commissioni», sottolinea De Polis «stiamo vedendo come le compagnie abbiano ridotto significamente i caricamenti sul ramo III, andando in diretta concorrenza con gli operatori del risparmio gestito, a cui ormai il settore assicurativo tende a sovrapporsi». E quindi? «Abbiamo modificato la nor-


I NUOVI TREND ASSICURATIVI SECONDO IVASS Tra i nuovi trend rilevati dall’Istituto di Vigilanza sulle Assicurazioni ci sono ovviamente i Pir a base assicurativa, ma anche i prodotti modulari che, in genere attraverso dei configuratori online, combinano coperture assicurative di diverso tipo assemblandole in un unico contratto. «Tutto questo è reso possibile dalle nuove tecnologie insurtech, che rendono più facile il calcolo della profilazione», spiega De Polis.

«C’è una parola simpatica per definirlo: fastquotazione. Combinando basi dati pubbliche statistiche e rispondendo magari a 15 domande la compagnia riesce a farti il prezzo con diverse alternative». Proliferano anche i servizi integrati con smart device, dispositivi elettronici e app come i braccialetti elettronici indossabili o le “scatole nere” sui veicoli. «Osserviamo anche la domanda, favorita dalle nuove tecnologie,

dell’offerta servizi oltre alla copertura classica del rischio, talvolta anche in alternativa al risarcimento», spiega De Polis. Stanno nascendo polizze, incentivate fiscalmente, come le Long Term Care (LTC) per far fronte all’inabilità nel periodo della vecchiaia, che prevedono rendite mensili per pagare la badante e servizi sostitutivi come l’inferimiere che viene a casa, il disbrigo di attività necessarie alla vita domestica.

mativa sulle gestioni separate per cercare di denza e di linea strategica: le banche e anche rendere il ramo I più appetibile, da un lato peraltri operatori parlano di volere spingere di mettendo di tutelare le plusvalenze che si sono più sul ramo danni, collocandoli agli sportelli. maturate sui portafogli esistenti, anche perché Dovranno lavorare per dare adeguata formale compagnie hanno quasi 800 miliardi di euro zione ai collocatori». Effettivamente, il ceo di investiti nelle riserve matematiche vita, dall’alBanca Intesa Carlo Messina ha posto tra gli tro cercando di favorire la distribuzione nel obiettivi del piano d’impresa 2018-2021 per tempo delle plusvalenze realizzate, in maniera la divisione Insurance (che contribuisce per di rendere più stabili i rendimenti delle polizl’11% al risultato lordo del Gruppo) quello di ze». In compenso (si fa per dire) la raccolta del diventare una delle prime quattro compagnie settore danni cresce... di un timido 1,5%. «Riassicurative nel ramo danni in Italia e la prima spetto al resto d’Europer i prodotti diversi pa siamo storicamente dal comparto veicoli BANCHE, POLIZZE NEL MIRINO e strutturalmente sot- Se le assicurazioni (quelle forti sul ramo I) dedicati al retail, con toassicurati», osserva si mettono a fare gestione del risparmio, premi lordi nel ramo De Polis. È un proble- le banche - gruppo Intesa in testa - ora danni in crescita a ma di educazione fi- puntano forte sui prodotti assicurativi circa 2,5 miliardi di nanziaria, ma non solo euro nel 2021 da cirdei consumatori: «La particolarità del sistema ca 0,4 miliardi del 2017. Per centrare l’obietitaliano è che tre quarti delle polizze vita ventivo, sono previsti l’inserimento di circa 220 gono collocate dal sistema bancario e postale», specialisti della tutela assicurativa a supporto rileva il segretario generale dell’Ivass. «C’è delle filiali, un programma di formazione deproblema di cultura delle reti e quindi, per noi, dicato per circa 30.000 persone e investimenti di corretto collocamento: è innegabile che il di circa 300 milioni di euro per il rebranding prodotto vita sia simile ai prodotti finanziari, delle filiali retail come filiali “Bancassurance”. che le reti bancarie e postali conoscono bene. Nel frattempo, già oggi il responsabile Nicola Il prodotto danni richiede invece conoscenze Maria Fioravanti, definisce la divisione che dimolto più particolari. Ma c’è un’inversione tenrige come «leader nel mercato vita nazionale,

2018, L’ AVVIO È POSITIVO Il trend è evidente: l’incidenza dei premi totali, vita e danni, sul Prodotto interno lordo, pur rimanendo significativa, è in calo: dall’8.9% del 2015 all’8% del 2016, fino al 7,6% del 2017. Per la Presidente Ania, Maria Bianca Farina, i dati riflettono comunque una «vitalità del settore assicurativo che conferma la sua centralità in tema di risparmio e protezione delle persone, delle famiglie e delle imprese. Nella situazione attuale italiana, caratterizzata da un’economia in ripresa e da un contesto socio-economico ancora fragile», dice «le Assicurazioni possono contribuire sempre di più alla sostenibilità dello sviluppo economico e alla coesione sociale». Vista sotto un’altra ottica, quello dello stock di attività finanziarie delle famiglie italiane, in effetti le polizze vita continuano a rappresentare una delle forme più importanti di impiego, pari a quasi il 16%, in aumento da circa il 15% del 2016. E i primi dati del mese di gennaio 2018, assicura Ania, indicano un avvio positivo dell’anno, con un +8% dei nuovi premi rispetto a quelli di gennaio dell’anno ancora precedente. E il ramo danni? Torna (finalmente) a crescere dopo cinque anni di fila di calo e un volume premi che dai 36,4 miliardi del 2011 aveva raggiunto i 32,0 miliardi nel 2016. Nel 2017 la raccolta premi nei rami danni delle imprese nazionali ed extra-europee è stata pari a 32,3 miliardi.

nella previdenza e nel mercato danni del Bancassurance, con una eccellente performance nel 2017 sia in termini di risultato netto, pari a 639,3 milioni, sia in termini di solidità patrimoniale, con un Solvency Ratio al 236%». Se le assicurazioni (con le polizze vita), si mettono a fare gestione del risparmio, insomma, le banche si mettono a vendere prodotti assicurativi. E il cerchio si chiude.

WORKSHOP ASSICURAZIONI 117

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WORKSHOP ASSICURAZIONI

«Imprenditori, non scherzate col fuoco del rischio informatico» Intervista con Enrico Vanin, amministratore delegato del broker assicurativo Aon, leader mondiale e italiano: «Da noi la cultura del rischio è troppo scarsa, ma occorre recuperare il tempo perduto» di Sergio Luciano – che il 50 per cento delle aziende piccole e medie è già stata oggetto di un attacco cyber, di qualsiasi natura, è come dire che è un rischio generale e diffuso, come quello della Ma adesso – ne è convinto Enrico Vanin, responsabilità civile automobilistica amministratore delegato italiano di Aon, il Si deve quindi prevedere un boom per le broker assicurativo e leader nella consulenza polizze anti-cyber-risk? dei rischi nel mondo e anche in Italia – anche Si pensa che da oggi al 2020 i premi cyber per l’imperversare di un nuovo rischio, il cybersaliranno a 750-800 milioni di premi, fuori risk, non c’è più tempo per riflettere e non ci si dagli Usa. Ma io penso e spero che questo può più permettere disattenzione: perché il calcolo sia sottostimato, che la consapevolezza rischio informatico non gestito e non protetto della gravità di questo nuovo rischio cresca è, per un’azienda, così velocemente da un rischio che può fare in modo che i CYBER-RISK AL 1° POSTO NEGLI USA compromettere la Il pericolo degli attacchi degli hacker premi diventino un sopravvivenza di vale oltre 2 miliardi di premi negli Stati Uniti paio di miliardi. e vige l’obbligo di denunciare qualsiasi un’azienda. Cosa consiglierebbe Addirittura, dottor attacco si subisca. a un’azienda che Vanin? volesse coprire bene Per i manager C-Level (gli amministratori il proprio cyber-risk? delegati, i direttori finanziari, tutti i “chief” Chi veramente vuole gestire bene il suo qualcosa, ndr) americani, il cyber-risk è ormai cyber-risk, deve studiarne con moltissima il rischio n.1. Non a caso, i premi assicurativi attenzione la sua portata, la consistenza raccolti dalle polizze cyber ammontano a dei pericoli potenziali. Deve farsi un’attenta 2,4 miliardi di cui il 90% negli Usa, e solo il analisi, valutare oggettivamente le proprie 10% nel resto del mondo. C’è l’obbligo legale debolezze informatiche – connesse alla di denunciare qualsiasi attacco cyber. E se qualità dei sistemi, delle difese, ma anche un’azienda non ottempera, fioccano multe alla tipologia dell’attività – e fare i necessari pesantissime. Le istituzioni vogliono difendere interventi di consolidamento. Il rischio che il Paese e il suo sistema economico. Anche resta, va trasferito alle polizze. Sapendo bene in Italia, se è vero – come i dati dimostrano qual è l’entità del rischio trasferito alla polizza,

GLI IMPRENDITORI ITALIANI GIOCANO COL FUOCO, PERCHÉ HANNO ANCORA UNA CULTURA DEL RISCHIO INADEGUATA AI TEMPI E SOTTO LE MEDIE DEI PAESI PIÙ AVANZATI.

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ENRICO VANIN, A.D. DI AON

è possibile quotarlo al meglio sul mercato assicurativo. E…quanti seguono questa procedura? Ancora pochi. Ma non solo sul fronte, in fondo molto nuovo per le imprese, del rischio informatico. Complessivamente nella gestione dei rischi le imprese italiane sono indietro. Fanno fatica a capire non solo il ruolo di noi broker ma anche quello delle assicurazioni nella gestione del rischio, è una questione “culturale” del Paese ed ancora di più quando si tratta di piccole e medie imprese. In quelle grandi inizia a ritrovarsi quasi sempre la figura del risk-manager, che identifica e quantifica la portata del rischio e quindi il suo valore assicurativo. Ma nell’insieme, rispetto ai mercati di equivalente maturità economica, siamo indietro, e molto. Evidentemente le nostre imprese pensano che assicurarsi non sia così importante… Coprire i rischi è un fattore di competitività determinante: se non ti proteggi bene, prima o poi paghi pegno. Anche perché la valutazione dei rischi sta cambiando, col cambiare delle condizioni di contesto, dall’ambiente alla tecnologia. Il rischio property di oggi, per esempio (tutto ciò che minaccia la proprietà, dall’incendio ai furti eccetera, ndr) è diverso da quello di un po’ di anni fa. Il rischio catastrofale è quintuplicato in un secolo. L’attività di lossprevention (la prevenzione delle perdite


5.700 BROKER ASSICURATIVI

ITALIA

di asset, ndr) è aumentata in tutti i Paesi avanzati, Si fa più prevenzione che consente di mitigare i rischi. E quando si è fatta una buona prevenzione, minimizzando ogni rischio, e trasferendolo sulle polizze a costi accettabili, quando poi un rischio si concretizza in un sinistro, in un danno, l’azienda si rivela davvero ben coperta. Se si trasferisce il rischio residuo al mercato assicurativo, l’eventuale sinistro non rappresenta più una preoccupazione per l’impresa. E invece da noi permane questa bassa cultura assicurativa, quest’abitudine ad assicurarsi dopo il sinistro, non prima, con conseguenze importanti per le aziende. Scusi, davvero lei considera il rischio cyber potenzialmente mortale per un’azienda? E’ uno dei rischi più dirompenti. L’osservatorio della Banca d’Italia ha già dichiarato che tutte le organizzazioni governative e le grandi imprese sono state o saranno verosimilmente presto soggette ad attacchi cyber, e il costo medio di ripristino dei sistemi e dei processi danneggiati sarà di 35 mila euro. Questa cifra solo il costo del ripristino, senza considerare il danno diretto e indiretto sul business. Ma difendersi bene si può. Con la stessa tecnologia che in un altro senso ci minaccia. Cioè? Stiamo raggiungendo, e sempre di più sarà, capacità computazionali infinite. Ci sono

4 MILA

BROKER INDIVIDUALI

1.700

SOCIETÀ DI BROKERAGGIO

15 MILIARDI

2016

GLI ATTACCHI CYBER POSSONO ESSERE DAVVERO MORTALI PER OGNI AZIENDA E INNANZITUTTO VANNO PREVENUTI

oggi nel mondo 75 miliardi di sensori che aumentano con progressione esponenziale. C’è l’intelligenza artificiale per esaminare i dati. E se per esempio uniremo i dati meteo e quelli del traffico, avremo possibilità di prevenzione straordinariamente maggiori di quelle cui siamo abituati. Per ora, non siamo ancora culturalmente attrezzati a gestire tutta questa roba, anzi siamo nella totale deregulation. Le nuove e ben più stringenti norme sulla privacy dettate dalla direttiva Gdpr mi sembrano assolutamente corrette. Spero si sappia trovare la giusta media tra la tutela degli interessi comuni e le opportunità portate dall’innovazione. Un esempio? Se posso prendere certi dati anche aggregandoli per capire meglio, ad esempio, il rischio medio di una popolazione che sto assicurando, e voglio essere mutualistico, trovo il premio giusto e copro tutti. Ma se sono sicuro, grazie a quei dati, che un determinato soggetto è ad altissimo rischio, non lo copro più…e questo è un problema del sistema. E voi broker, che dovreste essere i

PREMI GESTITI

41% QUOTA

DI MERCATO

professionisti della prevenzione dei rischi, siete sufficientemente apprezzati e… utilizzati, dalle imprese? Non abbastanza, siamo un Paese che non esprime ancora una sufficiente cultura della prevenzione dei rischi. Filtriamo il 41% dei premi del mercato danni e il 10% dei premi vita. Per fortuna, siamo stabilmente in crescita, dopo aver avuto nel 2010-2011 un picco e poi una piccola discesa. Comunque, ci attestiamo ancora al di sotto della media dei Paesi più avanzati. Ma io credo moltissimo nel ruolo del broker. Perché? Perché il broker il mandato ce l’ha dal cliente, mentre l’agente assicurativo dalla compagnia. Quindi il broker cura gli interessi del cliente, l’agente anche, ma deve contemperarli con quelli della compagnia per la quale agisce. Questo dato oggettivo dovrebbe portare naturalmente a un crescente switch tra agenzie e broker. Per questo penso che il nostro ruolo crescerà. Ci indica le priorità dell’evoluzione del mercato italiano dei rischi, secondo lei? Innanzitutto è fondamentale che le imprese, come in fondo tutti, capiscano che i rischi bisogna esaminarli, quantificarli e gestirli. Una volta acquisita questa consapevolezza, bisogna rivolgersi ai professionisti per farsi assistere. E gli specialisti del mercato sia noi, mentre in Italia si fanno troppe scelte indotte dalle relazioni. Forse anche perché si diffida delle assicurazioni. Il livello di trasparenza del settore assicurativo può sicuramente aumentare, così il nostro ruolo verrebbe maggiormente apprezzato. Quando non si è più nella condizione di misurare preventivamente un rischio, ma si tratta di gestire un danno non assicurato le conseguenze, anche economiche, sono ben più elevate. Si dovrebbe scegliere la copertura migliore spaziando sul mercato internazionale, cosa che sarebbe davvero importante e vantaggiosa per le imprese.

WORKSHOP ASSICURAZIONI 119

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WORKSHOP ASSICURAZIONI «Siamo in Italia per sviluppare business e innovazione» Il nuovo amministratore delegato di Groupama in Italia, Dominique Uzel, anticipa le mosse del colosso francese che opera sul nostro territorio da oltre un secolo di Angelo Curiosi

D

ove si fa meglio scuola di vela? A Caprera, perché c’è vento e mare forte. Dove si possono inventare nuove polizze assicurative studiando i dati sul traffico, sulla guida e sui sinistri? Dove ci sono tanti dati, cioè tante “scatole nere” installate a monitorare gli automobilisti: l’Italia. È anche per questo che il colosso assicurativo francese Groupama ha scelto l’Italia per crearvi una start-up d servizi digitali che ha battezzato G-Evolution, che sta esaminando i dati delle 400 mila scatole nere dei clienti italiani , svolgendo attività di ricerca e sviluppo e offrendo al mondo, dall’Italia, le proprie capacità di intelligenza artificiale e di gestione dell’Internet delle cose: “Un servizio che dall’Italia vogliamo offrire al mondo”, racconta Dominique Uzel, un francese giramondo che è in Italia da appena un mese come amministratore delegato di Groupama ma sa già farsi ottimamente capire in un italiano “ispanizzato” grazie ai suoi tanti anni a far lo stesso lavoro a Madrid: “Noi assicuratori usiamo da sempre i dati, anche se li raccoglievamo in modo tradizionale. Il nuovo orizzonte è quello della digitalizzazione integrale. Abbiamo raccolto in G-Evolution i nostri migliori data-scientist, abbiamo trovato esperienze e competenze di frontiera, abbiamo il miglior partner tecnologico, l’Ibm, e investiremo 35 milioni di euro nei prossimi

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DOMINIQUE UZEL, AMMINISTRATORE DELEGATO DI GROUPAMA

DA QUESTO PAESE OFFRIAMO AL MONDO UN SERVIZIO UNICO CON L’INTELLIGENZA ARTIFICIALE MIRATA SUL RISCHIO

5 anni”. Già perché Groupama investe, e molto, molto importante che la nostra compagnia nell’innovazione. Forse grazie alla sua natura non sia quotata in Borsa: questo ci risparmia mutualistica – è una cooperativa, insomma, la continua, ossessiva pressione sui risultati controllata da 35 mila soci – spende nella rifinanziari di breve termine che subiscono i cerca più della media del settore. Ed ha con nostri concorrenti, e ci dà modo di costruire il mercato italiano – il secondo, dopo quello strategie e prospettive a lungo termine. Del refrancese, dei dodici Paesi nei quali complessisto, la sicurezza è un valore a lungo termine!”. vamente opera, e in cui è tra i leader nel Ramo Per l’Italia Uzel ha grandi piani. “Abbiamo lanDanni – un rapporto speciale, che risale quasi ciato recentemente un prodotto innovativo alla stessa notte dei tempi in cui Groupama che combina le diverse necessità di clienti in nacque: più di cent’anni fa. Il salto dimensiotutto il mondo della protezione, dalla casa alle nale venne compiuto persone, avvicinandoacquisendo nel 2008 si ai comportamenti PER NOI I CLIENTI SONO ANCHE SOCI la Nuova Tirrena. Oggi Siamo una mutua, e questo ci fa stare e alle esigenze effettinel nostro paese il concentrati sulla qualità dei servizi. La ve di ogni giorno. Per gruppo raccoglie com- nostra compagnia non è quotata in Borsa, aderirvi meglio abbiaplessivamente premi così possiamo investire sul lungo termine mo creato un configuper 1 miliardo e mezratore dinamico che zo di euro (sui 14 miliardi mondiale totali) di ha un numero di combinazioni molto elevato cui 400 milioni nel vita, con una progressione per essere sicuri che ogni cliente ritrovi in importante – che Uzel intende accentuare – esso il suo profilo con le necessità esatte che sia sul piano quantitativo che qualitativo: un esprime. Insomma: stiamo personalizzando centinaio di milioni di quel totale è passato l’offerta. Il prodotto si chiama MyProtection, e dall’essere raccolto con le gestioni separate ci sta dando molta soddisfazione”. alle unit-linked, prodotto più moderno e inteSarà anche per sottaolineare il valore del ressante sia per la compagnia che per gli assimercato italiano che Groupama ha deciso di curati. “Siamo una mutua sul serio”, sottolinea sponsorizzare il Giro d’Italia, con una squadra sorridendo Uzel, “perché per noi i clienti sono che schiera anche due campioni italiani, dopo anche soci e questo rappresenta una pressioquasi cinquant’anni da quando il grande Puline aggiuntiva sulla qualità dei servizi. E’ anche dor corse il Giro con la maglia della Gan.


Automatizzare l’ordinario per concentrarsi sullo straordinario È la strategia di Generali Italia: utilizzare l’Intelligenza Artificiale liberando tempo e risorse per le attività che richiedono competenze più specifiche. Il Coo David Cis: «Obiettivo: raggiungere l’eccellenza nel servizio al cliente» di Marco Gemelli

P

er l’utente medio alle prese con le aspartito utilizzando tecnologie di robotica, che sicurazioni, smarrirsi tra telefonate sono più mature, per automatizzare alcune con risponditori automatici, fax e mail procedure operative ben codificate. «Abbiamo rischia di diventare un incubo. Una recente sperimentato iniziative di intelligenza artifiricerca dell’osservatorio Artificial intelligence ciale in ambiti diversi – aggiunge Cis – e siamo della School of Management del Politecnico già oltre la sperimentazione: abbiamo più di di Milano conferma che il futuro del customer 20 robot funzionanti che svolgono in modo care passa attraverso robot per l’assistenza automatico attività molto ripetitive, finora fatdegli agenti, smistamento posta attraverso te dal nostro personale». sistemi automatizzati e la chatbot per assiGenerali Italia, in particolare, ha sperimentato stere i clienti. Ecco perché, proprio grazie alle l’intelligenza artificiale in tre ambiti. Sul fronapplicazioni dell’Inte dell’assistenza agli telligenza Artificiale agenti è stato realizIL BINOMIO ROBOTICA&ASSICURAZIONI sul business, Generali Generali Italia ha sperimentato l’IA in tre zato un motore dotaItalia ha intrapreso ambiti: sul fronte dell’assistenza degli to di IA (Intelligenza dal 2017 un percorso agenti, nella lettura e smistamento della Artificiale) in grado di volto a sfruttare le op- posta elettronica e nel customer care processare 30mila riportunità offerte dalle chieste l’anno: capisce nuove tecnologie, per migliorare nel servizio e il testo libero scritto dall’agente e attiva un ronel rapporto con clienti e agenti. «Consideriabot per completare la richiesta, eseguendo le mo il processo di automazione uno strumento attività necessarie. Il secondo ambito riguarda essenziale – spiega David Cis, Chief Operating lo smistamento della posta: Generali Italia riOfficer di Generali Italia – per l’evoluzione del ceve circa un milione di comunicazioni l’anno modello operativo. Nel 2017 abbiamo implefra carta ed email che non hanno un destinatamentato in modo esteso iniziative di robotica rio specifico. Ebbene, è stato creato un sistema basate sull’intelligenza artificiale e testato con di lettura della posta (cartacea e digitale) che successo tecnologie di automazione avansfrutta diverse tecnologie di riconoscimento zate». Il percorso avviato dalla compagnia è di immagini e l’intelligenza artificiale per la

DAVID CIS, CHIEF OPERATING OFFICER DI GENERALI ITALIA

comprensione di testi complessi. «Finora c’era bisogno di persone che leggessero le comunicazioni per smistarle agli uffici di competenza – conferma Cis – ma adesso abbiamo realizzato un sistema di lettura della posta, abbinato a un motore di IA che capisce in automatico dove indirizzarla. Riusciremo così a smistare centinaia di migliaia di pezzi di posta ogni anno». Infine la chatbot, l’assistente virtuale dedicato ai clienti assicurativi, con cui dialoga fornendo risposte automatiche. «Ora è in grado di gestire un numero circoscritto di casi, problemi ordinari ma frequenti come la perdita di password – commenta Cis - ma abbiamo già pianificato ampliamenti. I volumi fin da ora sono interessanti: da gennaio abbiamo gestito oltre 10mila richieste». Il primo bilancio di Generali italia sull’utilizzo di IA è dunque positivo: «La sperimentazione nei tre ambiti è stata un successo e siamo pronti ad ampliarne il raggio d’azione – conclude Cis – l’obiettivo è migliorare il servizio al cliente e liberare risorse e competenze per i servizi aggiuntivi. L’automazione permetterà di dedicare le persone ad attività a maggiore valore aggiunto, dove sono necessarie competenze specifiche, per puntare all’eccellenza del servizio, una delle nostre priorità strategiche».

WORKSHOP ASSICURAZIONI 121

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WORKSHOP ASSICURAZIONI IN COLLABORAZIONE CON HELVETIA

Più dialogo tra l’offerta assicurativa e finanziaria L’analisi dei rischi del patrimonio personale e aziendale è un complemento sempre più necessario della consulenza finanziaria. Oggi le banche hanno bisogno di partner assicurativi autorevoli che affianchino i consulenti di Fabio Carniol * * amministratore delegato di Helvetia Vita e Chiara Assicurazioni

L’

analisi dei rischi del patrimonio perun grave incendio. Per questo è fondamentale sonale e aziendale è sempre più un non solo la disponibilità di prodotti semplici complemento necessario della consued efficaci, ma anche di strumenti informatici lenza finanziaria. Per questo le banche hanno che aiutino la banca ad analizzare il rischio, a bisogno di partner assicurativi autorevoli, in proporre al cliente la soluzione più adatta e grado di affiancare i consulenti bancari e di a emettere velocemente la polizza. Anche se formarli in modo adeguato: perché l’analisi l’abitudine più diffusa, specie tra i micro-imdei rischi è appunto la loro specializzazione. prenditori italiani così come nelle famiglie, Noi ci riteniamo in questo senso un partner resta quella di tenere da parte un gruzzolo per ideale perché oggi è importante che le banfar fronte a eventuali emergenze. che presentino al cliente soggetti assicurativi Da una recente indagine di Prometeia emerge dotati di tre requisiti fondamentali: la soliche molti clienti tengono i risparmi “liquidi” dità finanziaria; la qualità dei prodotti e dei per far fronte a spese impreviste, cercando di processi; comprovate coprirsi da soli contro competenze nei settoeventi dannosi da un LE ESIGENZE DELLE PICCOLE IMPRESE ri assicurativi richiesti Tra le micro-aziende è molto ridotta punto di vista finandal cliente. Helvetia la diffusione di polizze incendio, polizze rc ziario come, ad esemsoddisfa tutti questi e polizze danni su rischi diversi pio, la premorienza, e molto attuali quali quelli informativi. requisiti. una malattia grave o La necessità di un’adeun danno ingente a guata analisi dei rischi vale a maggior ragione proprietà immobiliari: si parla di quote di liper i piccoli imprenditori: tra le micro-azienquidità che mediamente raggiungono il 63% de, in particolare, è molto ridotta la diffusiodell’ammontare complessivo del patrimonio ne di polizze incendio, polizze responsabilità finanziario di una famiglia. civile e polizze danni su rischi diversi e molto Cifre importanti, che mostrano l’esistenza di attuali quali quelli informatici. Se l’imprendiun forte e crescente bisogno di un consulente tore o la sua famiglia sono coinvolti in prima in grado di offrire un servizio di analisi compersona nella gestione della micro-azienda, plessiva dei rischi, e di supporto nell’identifiuna vera attività di wealth management non cazione di quali di essi è opportuno trasferire può prescindere da una valutazione anche dei ad una compagnia assicurativa. Se il cliente è rischi che possono intaccare fortemente la titolare di una micro-azienda o di uno studio ricchezza personale del cliente. Pensiamo ad professionale, è quanto mai utile analizzare il esempio al rischio di dover risarcire un dipensuo profilo di rischio unendo lavoro e vita pridente per un infortunio sul lavoro o di subire vata. Ancora oggi molti clienti ricevono o solo

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SOLIDITÀ FINANZIARIA, QUALITÀ GLOBALE, ESPERIENZA: I TRE REQUISITI PROPRI DI HELVETIA una consulenza assicurativa o solo una consulenza mirata sugli investimenti. Raramente i due mondi si incrociano. Aumentare il dialogo tra offerta assicurativa e finanziaria è quindi un’esigenza reale. Per riuscirci è fondamentale la tecnologia, la capacità di fornire strumenti innovativi che siano realmente in grado di realizzare un processo di analisi del rischio semplice ma efficace. Inoltre si deve ridurre la cosiddetta ansia da sinistro: molti consulenti bancari non toccano il tema assicurativo con i clienti per il timore di intaccare negativamente la relazione complessiva con lui in caso di eventuali sinistri. Per questo è fondamentale che siano formati in modo adeguato sui contenuti delle coperture, e che dispongano di prodotti semplici e ben calibrati sulle esigenze del cliente.


Pepp pronti, ma in Italia le compagnie fanno muro Resistenze dovute al fatto che se i Pan European Personal Pension dovessero diventare prodotti a lungo termine, concorrerebbero con i fondi pensione aperti di Francesco Pacifico

P

otrebbe essere l’Unione previdenziale. La pensione unica integrativa – almeno nel terzo pilastro, quello individuale – necessario corollario in un’Europa dove, su più di 700 milioni di abitanti, oltre 50 milioni sono “expat”, sono soliti cioè saltare da un Paese all’altro per lavorare. Invece la rivoluzione dei Pepp (Pan-european personal pension, cioè, prodotti pensionistici individuali paneuropei) rischia di essere rimandata a data da destinarsi. Almeno in Italia. «Anche perché – spiega il matematico Beppe Scienza, autore del best seller “Il risparmio tradito” – farebbe una pericolosa concorrenza ai prodotti delle nostre compagnie». La proposta della Commissione, licenziata nel giugno 2017, è ora al vaglio del Parlamento UE prima di passare al Consiglio per avere il via libera definitivo dei capi di Stato e di governo. Eppure le parti interessate (in primis le compagnie assicurative, prima ancora dei governi dei 27) sembrano fredde sul regolamento sugli standard comuni che ha una platea base di 27 milioni di persone, quelli che hanno già sottoscritto a strumenti di previdenza integrativa individuali, e che vale già tra gli 8 e i 9 miliardi. Lo dimostra la risposta, ufficiosa, raccolta tra le principali autorità del settore e le maggiori compagnie italiane. Sul primo versante si fa sapere che

In quest’ottica si registra dietro le quinte, la pressione dell’Italia – e in questo c’è un’alleanza con Germania e Olanda – a non estendere gli sgravi dei singoli Stati membri a questo prodotto. Anche perché in Italia il trattamento fiscale degli strumenti di previdenza complementare è differente da quello garantito negli altri Paesi: da noi c’è un mix tra deducibilità sui versamenti, neutrale per il fondo pensione entro un limite prefissato e pagamento del 20% sul risultato netto maturato. Un prelievo, questo, escluso in Germania, Francia o Spagna. «Potrebbe incidere in senso negativo per noi «al momento non è aperto alcun dossier sul – aggiunge il manager – anche un certo allenversante regolamentare». Sull’altro si è ancora tamento delle regole, che potrebbe rendere i più tranchant: «Non stiamo studiando alcun prodotti italiani più rigidi sul versante dell’iter prodotto da lanciare a breve. Stiamo a vedere autorizzativo, della vigilanza prudenziale, dei che cosa accade in Europa». Dal fronte di Insulimiti sugli investimenti o delle informative da rance Europa, l’associazione degli assicuratori fornire alla clientela. Norme necessarie a tutedel Vecchio Continente, Nicolas Jeanmart, a lare chi aderisce ai piani pensionistici». Anche capo delle divisioni Personal insurance, Gese possono sul lungo termine comportare un neral insurance e macro-economics, ci spiega: aumento dei costi fissi. Altro elemento di criti«Noi siamo generalmente favorevoli a quest’icità per le aziende italiane è un certo grado di niziativa. Ma perché il Pepp possa raggiungelaissez-faire nella portabilità delle polizze. In re i suoi obiettivi, in questo, il regolamento primis quello di audei Pepp garantisce LA RICHIESTA DI INSURANCE EUROPE mentare la previden- Cambiare fornitore o rivedere la forma condizioni molto favoza pensionistica nella del pay-out dovrebbe esistere solo revoli ai sottoscrittori: Ue, deve diventare un durante la fase di accumulo e in quella i quali, ogni 5 anni, vero e proprio prodot- pensionamento. avranno diritto di to pensionistico a luncambiare compagnia, go termine». Ed è proprio quello che spaventa sia a livello nazionale sia a livello transfronle compagnie italiane. Ammette un manager taliero, a un costo limitato. Senza contare che del settore assicurativo: «In questa veste faquesto prodotto sarà poi trasferibile tra Stati rebbe concorrenza ai nostri fondi pensione membri ogni qualvolta il soggetto aderente si aperti. I quali sono remunerativi per la clientrasferiscono per lavoro da uno Stato all’altro. tela soltanto grazie allo sconto fiscale e se c’è La normativa italiana su questo versante è una contribuzione non inferiore ai 35 anni». più stringente: si può cambiare fornitore non Parliamo di un business che sul versante dei prima di due anni dalla firma del contratto e fondi negoziali vale, coi suoi quasi 17 miliardi, le compagnie possono applicare delle comun terzo del totale. Senza contare da noi che missioni in linea e non più elevate con quelle il 9,4 del Pil viene investito in fondi pensione. imposte su altri prodotti.

WORKSHOP ASSICURAZIONI 123

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DOMANDE &OFFERTE Meglio le e-car o il caro vecchio gasolio? Sembrerebbe una domanda retorica, ai tempi della mobilità ecofriendly e della lotta all'inquinamento atmosferico e al climate change, innescata da molti Paesi nel mondo che hanno deciso di mettere al bando le auto con motore a scoppio entro il 2030. Eppure forse in questa battaglia (mediaticamente impari) tra carburanti derivati dal petrolio e da fonti rinnovabili, ci sono ancora molte cose non dette. Tipo che forse il diesel non è così inquinante come si vorrebbe far credere e che per avere un mondo a misura di auto elettriche - al di là delle pure enunciazioni - c'è ancora tanta strada da percorrere...

128 LA FRENATA DI SCANIA L’A.D. FRANCO FENOGLIO: «STOPDIESEL? MEGLIO ANDARCI CAUTI»

130 LA STERZATA DI VODAFONE TELCO? NON BASTA PIÙ. IL COLOSSO INGLESE ORA PUNTA TUTTO SULL’IOT

BMW: IL GASOLIO È DA SALVARE. L’ELETTRICO? DA SUPPORTARE

«I motori diesel di ultima generazione producono meno CO2 di quelli a benzina e ibridi» dice il capo italiano della casa tedesca, Sergio Solero, il quale spiega che, senza incentivi e infrastrutture, le e-car non hanno futuro di Franco Oppedisano l diesel è il diavolo, l’elettrico è l’acqua (e giuste, vorrei aggiungere) richieste in tema santa. È il mood della mobilità 2.0. Ma di sostenibilità e attenzione alle tematiche amsiamo proprio sicuri che le cose stiano così? bientali, siano esse il riscaldamento globale o «È un gioco al massacro che ci porta lontano l’inquinamento dell’aria in ambito urbano».
 dall’obiettivo che tutti vorremmo raggiungere: Allora perché le amministrazioni comunali vivere in città meno inquinate». Senza peli sulse la prendono con i motori diesel? la lingua, è Sergio Solero, presidente Bmw ItaIl traffico è responsabile soltanto del 15% dellia, a dire quello che tutti, nell’automotive, sanle emissioni di inquinanti nell’aria, ma ci sono no: i motori diesel di ultima generazione sono ancora molti vecchi diesel sulle nostre strade molto meno inquinanperché abbiamo uno ti di quelli a benzina e «IN ITALIA CIRCOLANO ANCORA TROPPI dei parchi circolanti VECCHI DIESEL. MA NON APPENA GLI degli ibridi che vanno EURO 6 LI SOSTITUIRANNO, CALERANNO più vecchi d’Europa. Ci a benzina. «I motori sono città come Napoli ANCHE LE EMISSIONI DI NOX» a gasolio producono in cui la percentuale di meno CO2 di quelli a benzina e negli ultimi dieEuro 1 e d Euro 2, benzina e diesel, è altissima: ci anni, se sviluppati in maniera responsabile e un record in Europa. Non appena i moderni corretta come i nostri, sono dotate di filtri che propulsori Euro 6 andranno a sostituire vethanno consentito di ridurre praticamente a ture più vecchie tecnologicamente, anche le zero le emissioni di particolati minimizzando emissioni di NOx scenderanno drasticamente. le emissioni di Nox. Oggi i valori delle emissioColpa (o merito) del dieselgate, che ha ni dei motori diesel sono inferiori del 60% a portato a una stretta a livello europeo sulle quelli di 25 anni fa: l’industria dell’auto ha fatto emissioni. molto in termini di investimenti e di soluzioni In parte è vero. Ma vorrei dire, con estrema per andare incontro alle sempre più vincolanti chiarezza, che senza il contributo dei moderni

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motori diesel, i target sulle emissioni di CO2 imposti dall’Ue saranno difficilmente raggiungibili, se non con percentuali di vetture elettriche ad oggi non preventivabili perché devono essere in qualche modo supportate. Stiamo parlando degli incentivi statali all’acquisto? Non solo, perché alla fine il supporto deve partire dal rendere più accessibile una nuova tecnologia, ma anche dal creare le condizioni necessarie per farla sviluppare. Se ad esempio ripartissimo oggi con il motore a combustione, ma non ci fossero i distributori di carburante, sarebbe difficile vendere le automobili con motore a scoppio. Chi acquista non deve avere il dubbio e pensare: “Se compro una macchina elettrica, poi dove la ricarico?”. Da dove si comincia? Il punto di ricarica a casa è solo il requisito di partenza. Ci vogliono distributori di energia nelle aziende, nei centri commerciali, per strada e, magari, anche nei normali distributori. Ma non è necessario sviluppare lo stesso tipo di ricarica in ogni punto. A casa o in azienda, ad esempio, vanno benissimo i 3,5 Kw di una wall box, un punto di ricarica tradizionale, anche se, in prospettiva, dobbiamo pensare a 8 Kw come già avviene in altri Paesi europei. Sono apparecchiature che costano qualche centinaio di euro e quindi non servono grandi investimenti. Nei centri commerciali bastano le colonnine di vecchia generazione, i punti da 22 Kw. E per le strade? Nei distributori servono i 100 Kw, i 150 o an-

che addirittura, un domani, i 300, perché avendo vetture con batterie importanti, quelle che arriveranno tra qualche anno, le vetture che avranno 600/700 km di autonomia reale in elettrico avranno bisogno di tempi di ricarica più lunghi se si utilizzano punti di ricarica tradizionali. Si potrà ricaricare anche in autostrada o prendendo il classico caffè o facendo un pranzo veloce, come si fa adesso per il rifornimento di carburante, ma servono quei chilowattora. E gli incentivi? Si parla di 50 grammi al km di CO2 come limite. Una soglia importante che lascia la porta aperta a diversi tipi di tecnologia, ma è chiaro che stiamo parlando di vetture elettriche o di elettrificate. Ma non sarebbe meglio puntare su una sola tecnologia? Teoricamente sì, ma è più complicato e meno inclusivo. Aprire anche agli ibridi significa poter coinvolgere anche zone del Paese che non hanno ancora infrastrutture di ricarica

BMW ITALIA, I NUMERI DI UN SUCCESSO

2,463,526 vetture vendute nel 2017 98.6 miliardi di euro di fatturato nel 2017 10,7 miliardi di profitti prime delle tasse 8,7 miliardi di utile netto 129,932 dipendenti nel mondo 4 EURO dividendo per azione (oltre il 5% sul valore di Borsa) 6,2% la percentuale del fatturato investita in R&D 126

adeguate oppure chi non vive in città e vuole comunque avere una vettura con basse emissioni. Plug in... Nato per chi usa l’auto in città durante la settimana e si mette in viaggio solo durante il week end, come me. Io abito a 15 km dall’ufficio: posso ricaricare tutti i giorni sia a casa che in azienda e viaggio solo in elettrico e risparmio, in confronto alla stessa vettura a gasolio, una tonnellata di CO2 l’anno perché uso solo energia rinnovabile. Ma come il gasolio non è il diavolo, l’elettrico non è l’acqua santa. Il motore elettrico è sicuramente il più efficiente. Poi dipende dal tipo di energia che alimenta le centrali elettriche: in Italia già ora sono per la metà rinnovabili. Inoltre, bisogna pensare che tra vent’anni, il 70% della popolazione mondiale vivrà in macroaree urbane e decarbonizzare queste megalopoli avrà un grande impatto positivo. Drive Now, il vostro servizio di car sharing, mette a disposizione anche le e-car. Volevamo capire quanto stia diventando importante questo tema tra i giovani e far fare dei test drive ricevendo dei feedback dagli utilizzatori. A Milano nel centro storico, ad esempio, abbiamo 23 Bmw I3: hanno un 30% di grado di utilizzo rispetto alle altre vetture. Per questo vorremmo metterne molte di più. Cosa ve lo impedisce? L’ho detto al sindaco Sala più volte: ci devono essere più punti di ricarica e gli spazi dedicati devono essere rispettati. Se ci sono le colonnine e poi ci parcheggiano davanti le macchine normali, siamo punto e a capo.


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«Stop diesel? Andiamoci cauti e facciamo i conti con la realtà»

Va controcorrente Fenoglio, presidente e ad Italscania, secondo il quale, prima di mettere al bando il gasolio e puntare sulle alternative, servono cambiamenti strutturali: «L’elettrico? Per i mezzi pesanti non è adatto» di Franco Oppedisano «SI PUÒ SPINGERE L’ACQUA FINCHÉ SI VUOLE, MA ALLA FINE ANDRÀ SEMPRE VERSO IL MARE». Franco Fenoglio, Presidente e Amministratore Delegato di Italscania, vola alto per commentare tutti i provvedimenti varati contro il diesel e spuntati come funghi di recente nelle grandi città europee, tra le quali anche Milano che ha deciso di anticipare i tempi per la messa al bando dei motori a gasolio. «Dobbiamo fare quello che si può fare, non quello che qualcuno sogna di fare», dice il responsabile per l’Italia di un’azienda che ha 50 mila dipendenti e lo scorso anno ha venduto oltre 80 mila veicoli da lavoro nel mondo: «Intendo dire che nessuna ordinanza comunale o provvedimento legislativo può prescindere dalla ragionevolezza, dalla realtà, dai problemi che a breve termine può creare».

E quali sarebbero i problemi? Le alternative al gasolio nel trasporto pesante sono il gas e la trazione elettrica. Noi di Scania possiamo contare su entrambi, abbiamo la più ampia gamma di veicoli a carburanti alternativi disponibile sul mercato. Bene, e allora? L’elettrico, come dicevo, per ora è limitato al trasporto leggero e a breve distanza. E il cosiddetto “Lng”, il gas naturale liquefatto? In Italia ci sono 17 distributori. Se le ammi-

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nistrazioni avessero una bacchetta magica e trasformassero tutti i camion a gasolio in mezzi a gas naturale liquefatto ogni distributore avrebbe davanti centinaia di chilometri di camion in coda per fare rifornimento. I viaggi da e per il resto d’Europa sarebbero, poi, quasi impossibili perché nel Continente i distributori sono, in proporzione, ancora meno, come sarebbero difficili i viaggi verso il sud Italia, dove le pompe di Lng si possono contare sulle dita di una mano. In altre parole, si fermerebbe tutto il trasporto merci o quasi, perché in Italia l’84,9% viaggia su gomma, la media europea è del 76%. «PER IL TRASPORTO PESANTE LE ALTERNATIVE VALIDE SONO GAS E TRAZIONE ELETTRICA. E SCANIA PUÒ CONTARE SU ENTRAMBE»

Allora cosa si può fare? Bisogna avere tempo, avere una visione del trasporto del futuro e guardare in faccia la realtà. Cominciamo dalla realtà. La verità è che abbiamo un parco circolante vecchio. Se in Europa ha in media 7 o 8 anni, in Italia sfiora i 13. La metà dei mezzi pesanti che circola sulle nostre strade sono ante Euro 3 e hanno emissioni di gran lunga maggiori dei camion Euro 6 diesel che produciamo e vendiamo oggi. Questi ultimi rappresentano

solo il 10% del parco circolante in Italia. Un obiettivo ragionevole a breve termine dovrebbe essere quello di aver su strada il maggior numero possibile di diesel Euro 6. Rottamazione? Provvedimenti sporadici e temporanei: servono a poco. Altre idee? Il superammortamento al 130% ha accelerato il processo di cambiamento del parco, ma farebbe molto di più un iperammortamento al 250%, come quello concesso agli escavatori e ai computer. Ma un camion non è un computer. Qua si sbaglia: il veicolo industriale è un ormai un sistema interconnesso, sono piattaforme tecnologiche evolute in movimento che possono fare cose che la gente non immagina neanche. Vuole qualche esempio? Nessuno sa che dal novembre 2015 solo sui mezzi pesanti sono obbligatori e di serie la frenata automatica e il sistema che consente di mantenere la corsia. Sono dispositivi che hanno solo il 4% dei camion in Italia però. Scania, poi, dal 2011 installa sui propri mezzi una centralina che comunica con un computer centrale, misura le prestazioni di guida, fornisce dati per effettuare i servizi di driver training e driver coaching che consentono di migliorare lo stile di guida degli autisti rendendolo maggiormente efficiente. Grazie alla connettività, sappiamo


L’INTERMODALITÀ? È NECESSARIA, MA SERVONO LE CONNESSIONI E UN PIANO DI LOGISTICA INTEGRATO da anni dove sono i camion, come vengono guidati e come sono utilizzati. Mi pare importante. Siamo già avanti, ma faremo ancora molta strada in questo campo. Abbiamo lavorato tanto sulla connessione dei mezzi e adesso in Italia stiamo studiando con Anas l’interconnessione anche con le strade. E non stiamo parlando solo di traffico, ma di scambiare informazioni sulla qualità dell’asfalto, buche segnaletica, carichi. E potrei andare avanti a lungo. Vada. Grazie alla connettività è possibile supportare

A SINISTRA, IN APERTURA, FRANCO FENOGLIO, PRESIDENTE E A.D. DI ITALSCANIA. QUI UNO DEI VEICOLI DELLA GAMMA AZIENDALE

i nostri clienti per cercare di ridurre al minipropria gamma mezzi che vengono alimentati mo il problema dei viaggio a vuoto, cioè dei a Lng. Li abbiamo e li spingeremo ma devono tragitti senza carico. Questo significa avere un esserci le condizioni oggettive per poterli ventrasporto più efficiente, ma anche ridurre in dere e comprare. I nostri sono mezzi pensati maniera consistente le emissioni. per lavorare. Non dobbiamo dimenticarlo mai. Prima parlava di tempo… E l’elettrico? Occorre tempo per portare avanti certi camStiamo sperimentando da anni le motorizzabiamenti strutturali. Non si possono imporre zioni elettriche. In Svezia stiamo testando una dall’alto, con una bacchetta magica. È una questrada elettrificata sulla quale i camion ricevostione culturale e di investimenti che devono no la corrente dai fili aerei come i tram. Ma la cosa più importante è che abbiamo investidare risultati. to 2 miliardi di euro per la nuova gamma di veiE Scania, su che tipo di propulsore sta puncoli più pulita, più efficiente, con meno emissioni. tando? Ma la risposta in questo caso non potrebSu tutti e su nessuno in particolare. Stiamo be essere semplicelavorando su tutti i «L’OBIETTIVO DEVE ESSERE QUELLO DI mente il treno? carburanti e i propulRIDURRE AL MINIMO L’IMPATTO DELLA sori possibili perché GOMMA SULL’AMBIENTE. MA LA STRADA Nessuno del trasporto su gomma è contro il loro utilizzo dipenDA PERCORRERE NON È UNA SOLA» l’intermodalità, può derà da molteplici scommetterci. fattori: il tipo di trasporto, il Paese o i Paesi Ma ci devono essere le connessioni, un piano dove viene effettuato, la concentrazione urbadi logistica integrato. na e le strutture di logistica a disposizione, la Bisogna mettersi insieme per costruire un disponibilità dalle risorse in loco per alimenpiano complessivo. Finora non è mai stato fattare i veicoli. L’obiettivo è unico: ridurre il più to ed è un vero peccato. possibile l’impatto del trasporto su gomma Un inno all’intermodalità da parte di un cosull’ambiente. Ma la strada da percorrere non struttore di camion? è una sola. L’intemodalità è necessaria. Serve un trasporto Nessuna preferenza? delle merci efficiente ed efficace anche e sopratSul tema dei carburanti alternativi siamo tutto per dare competitività all’industria e al Pamolto avanti. E siamo, come le dicevo, uno dei ese. costruttori di veicoli pesanti che ha già nella

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Telco non basta, la Vodafone punta le sue fiches sull’IoT

Lo conferma Alessandro Canzian, responsabile Marketing&Sales Corporate del colosso inglese: «L’adozione di oggetti connessi sarà sempre più pervasiva» di Vincenzo Petraglia

IL MERCATO DELL’INTERNET OF THINGS (IOT) CONTINUA A CRESCERE IN MANIERA ESPONENZIALE E, SECONDO LE STIME, ENTRO IL 2020 NEL MONDO CI SARANNO BEN 20 MILIARDI DI DISPOSITIVI CONNESSI.Tanto che

nell’ultimo anno la percentuale di aziende con più di 50 mila oggetti connessi attivi è duplicata, come emerge dallo IoT Barometer Report 2017/18, una delle principali ricerche sulla percezione e l’adozione dell’Internet delle cose da parte delle aziende, condotta da Vodafone su mille imprese di 13 paesi. Un processo che beneficerà sempre più anche dei nuovi sviluppi della rete di ultima generazione 5G offrendo ad aziende (l’IoT è tra i pilastri dell’Industria 4.0), e persone tutta una serie di nuove opportunità. Con oltre 62 milioni di oggetti connessi nel mondo e 7,5 milioni in Italia, secondo i dati 2017 diffusi dall’Agcom, Vodafone è leader nel mercato dell’IoT con un market share nazionale del 49% e un piano di investimenti di 10 milioni di euro per la sola copertura con tecnologia di rete NarrowbandIoT in tutta Italia, oltre a una serie di partnership avviate con importanti brand: da Arduino a Lamborghini, da Illy a Mango. Economy ha intervistato Alessandro Canzian, responsabile Marketing & Sales Corporate di Vodafone Italia, su strategie, opportunità e scenari che bisogna attendersi nel prossimo futuro.

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ALESSANDRO CANZIAN (VODAFONE)

Vodafone sta investendo molto in Internet of Things. Quali gli scenari futuri? L’IoT è già una realtà. Basti pensare che nell’ultimo anno è raddoppiato il numero dei progetti dedicati su grande scala, con il 66% di tutte le società che concorda sul fatto che senza IoT la trasformazione digitale non sarebbe realizzabile. Ricerche recenti ci dicono che entro il 2020 ci saranno 20 miliardi i dispositivi connessi, quindi l’adozione di oggetti connessi è destinata a diventare sempre più pervasiva. Come Vodafone stiamo

VODAFONE STA INVESTENDO SUL NB-IOT TECNOLOGIA CHE COLLEGA OGGETTI IN GRADO DI LAVORARE CON POCHI DATI, COME CONTATORI DI GAS E ACQUA

investendo sul NB-IoT (Narrowband Internet of Things, NdA), una tecnologia che siamo certi ci porterà in pochissimo tempo a un cambio di scala, dalla connessione di milioni di oggetti a quella di decine o centinaia di milioni. Il NB-IoT è una tecnologia in banda “stretta” (narrow) particolarmente adatta a collegare gli oggetti che non necessitano di molti dati e che quindi possono lavorare in banda stretta: pensiamo a contatori del gas e dell’acqua, ai cassonetti per i rifiuti, ai sensori di parcheggio. Poi c’è il 5G, per cui Vodafone si è aggiudicata la sperimentazione su Milano, che rappresenterà un abilitatore straordinario

GIÀ OGGI AUTOMOTIVE E MOBILITÀ CONNESSA ATTRAGGONO IL 20% DEGLI INVESTIMENTI: IL FUTURO PASSA DA QUESTI DUE AMBITI delle tecnologie IoT. Basti pensare che l’enorme banda (10+ Gbps) permetterà di collegare fino a un milione di oggetti per kmq e la bassa latenza (1-10ms) aprirà la strada a inimmaginabili scenari di sviluppo. Qual è l’ambito più promettente, quello che più di altri convoglierà la tecnologia e i servizi IoT? L’automotive e la mobilità connessa, che oggi rappresenta quasi 20% degli investimenti in IoT e vedrà un enorme sviluppo nei prossimi anni. Anche sicurezza sul lavoro e sanità sono ambiti strategici... In ambito sicurezza abbiamo già da tempo una soluzione dal nome “Lone Worker”, pensata per chi ha a che fare con lavori che espongono a rischi per l’incolumità fisica a causa della mansione svolta o del luogo in cui la si esercita. La soluzione, che si compone di un dispositivo simile a un walkie talkie, permette il rilevamento e la localizzazione di situazioni di pericolo con segnalazioni in tempo reale e possibilità di parlare direttamente con un operatore. Il settore medicale è tra i più vivaci, numerose sono le soluzioni IoT pensate per la cura e l’assistenza domiciliare da remoto, per monitorare i parametri vitali, come la pressione, il glucosio e la temperatura corporea, o dosare le terapie e le medicine dei pazienti cronici e deospedalizzati e


degli anziani. Proprio l’anno scorso al MWC di Barcellona Vodafone ha raggiunto un importante risultato, connettendo il primo esoscheletro, per permettere a pazienti colpiti da ictus e lesioni spinali di continuare a stare eretti e camminare. Le Sim IoT di Vodafone installate nel dispositivo permettono di monitorare le funzionalità dell’esoscheletro in tempo reale, consentendo ai terapisti di avere sempre sotto controllo le informazioni sul progresso dei pazienti. In ambito aziendale quali sono i maggiori benefici dell’IoT? Maggiore efficienza, più competitività, meno sprechi. È un fenomeno che permette ritorni sugli investimenti entro 7-12 mesi dall’avvio dei progetti IoT. Dall’osservatorio del Vodafone IoT Barometer si evince che il 95% delle aziende ha tratto vantaggi concreti dall’adozione dell’IoT, con un aumento medio dei ricavi del 19% e dei costi del 16%, il 55% lo ha utilizzato per aumentare l’efficienza, e il 49% per aumentare i ricavi, ridurre rischi e costi. Ci sono anche dei rischi connessi alla gestione dell’IoT. Per esempio proprio nell’ambito della sicurezza informatica... La sicurezza è un elemento che desta ancora preoccupazioni per le aziende, ma sempre grazie al nostro osservatorio abbiamo notato che tra le aziende con progetti IoT

FONTE: VODAFONE IOT BAROMETER 2017/18

più consistenti, con oltre 10mila dispositivi connessi, solo il 7% pensa che la sicurezza sia un rischio, riconoscendo che sia un tema facilmente gestibile dotandosi internamente di competenze e risorse dedicate. L’Italia come si colloca in generale nel campo dell’IoT? Da noi il mercato IoT vale 2,8 miliardi di euro, +40% nel 2017 rispetto al 2016. Il risultato in gran parte è legato agli obblighi normativi sui contatori intelligenti e alla diffusione di auto connesse, che insieme valgono oltre metà del fatturato IoT. Ma sempre più importanti sono anche i settori legati a Smart building (18%), Smart logistics (9%) e Smart home (7%). Che peso occupa il segmento dell’IoT in Vodafone Italia? Si tratta di un settore in continua espansione, con una crescita annua a doppia cifra. Che investimenti prevedete nel mediolungo termine? Oltre ai continui investimenti su rete mobile e fissa, stiamo investendo molto sul Narrowband IoT, che rappresenta un ulteriore passo verso le tecnologie di quinta generazione. Sul piatto ci sono poi gli oltre 90 milioni che Vodafone investirà per la sperimentazione del 5G, che includono importanti progetti IoT. Arduino è stata una delle vostre ultime partnership in ambito IoT. Cos’altro bolle in pentola? Tra le collaborazioni più recenti quelle con Lamborghini, per cambiare totalmente l’esperienza di guida di questo storico

marchio, e con Mango, per dotare tutti i loro negozi di camerini connessi che consentano per esempio ai clienti di scansionare le etichette dei capi e di contattare lo staff del negozio direttamente dallo specchio per richiedere altre taglie o colori o per avere dallo specchio intelligente suggerimenti su altri articoli da abbinare. In generale ci piace condividere i reciproci know how. Va in questa direzione, ad esempio, il NB-IoT Open Lab che abbiamo aperto da qualche mese, un laboratorio che permetterà ad aziende e PA di testare le potenzialità della tecnologia e di provare le proprie applicazioni prima del lancio commerciale in un ambiente sicuro e in grado di replicare esattamente le prestazioni della tecnologia di rete. IoT e sostenibilità in che rapporto stanno? In quasi tutti i settori l’IoT permette maggiore efficienza, gestione dei costi e riduzione degli sprechi. Ciò abilita nuovi modelli di business, più vincenti e sostenibili. Basti pensare alle applicazioni di smart agricolture, per monitorare lo stato di salute dei terreni ed evitare sprechi idrici, oppure in ambito utilities, per un controllo più intelligente dei consumi. Le città sono però la realtà dove l’IoT può avere un impatto maggiore in termini di sostenibilità. Pensiamo alla raccolta dei rifiuti ottimizzata e gestita in tempo reale. O all’applicazione Vodafone in grado di monitorare l’andamento del clima identificando temperatura, umidità e altri valori che definiscono il grado di inquinamento dell’aria.

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VITA DA MANAGER Dice il professor Folador (articolo a fianco) che l’Agenda 2030 delle Nazioni Unite supera l’idea che la sostenibilità sia solo una questione ambientale. Occorre affermare una visione integrata delle diverse dimensioni dello sviluppo economico, sociale ed ambientale, per dimostrare che ciò che è bene è anche conveniente e giusto. L’economia classica è indietro sulle metriche e va integrata, ormai il business è interconnesso con le relazioni, in una dimensione a lungo termine di progetto, attraverso la convergenza sui valori. Temi di cui Economy si occuperà sempre di più.

134 EZIO FRISA «IN MERZ PONIAMO LA SCIENZA AL SERVIZIO DELLE PERSONE»

135 FONDAZIONE ITALIA LA SFIDA DI MANES, METTERE A SISTEMA LA SOLIDARIETÀ

L’ETICA COME INNOVAZIONE, IL BENE È ANCHE CONVENIENTE Un saggio illuminante, “Storie di ordinaria economia”, dell’economista Massimo Folador, rilegge le logiche e le prassi della sostenibilità

n mercato capace di coniugare etica e vaed attuale portavoce dell’ASvis di inserire lo svilore economico, connettere bene comuluppo sostenibile nella Costituzione. «Sarebbe ne e risultato: è la sfida lanciata dalla Business la giusta integrazione ad un processo virtuoso Ethics, un approccio economico che integra lo iniziato nel 2001 con il decreto legislativo 231, sviluppo dei capitali dell’economia classica con progettato con l’intento di inserire l’etica nei altri tre “capitali”: quello umano, attento alla processi produttivi attraverso una legge. Il novalorizzazione delle persone; quello relaziostro paese è ancora lontano da questa acquisinale, risultato della cooperazione zione in quanto è necessario andadentro e fuori l’azienda con fornire oltre l’operazione solo simbolica tori e clienti; quello fiduciario in e farla diventare anche strategia, cui l’impresa viene vissuta come farla divenire legge sarebbe di aiuprogetto duraturo nel tempo nel to per dare forza e sostanza ad un quale la responsabilità sociale è un pensiero ancora poco strutturyaasset di sviluppo. «Noi non viviato». L’economista fa riferimento mo in un’epoca di cambiamento ad evoluti modelli d’impresa, di Massimo Folador ma in un cambio di epoca», scrimedio-grandi dimensioni ove le ve Jan Rotmans dando voce a una sensazione connessioni sono etiche, di qualità, in grado di “colta” che appartiene alla long view di alcuni generare relazioni per diventare le fondamenta imprenditori e manager illuminati. E’ questa di un progetto che va oltre il perimetro dell’imla prefazione al volume “Storie di ordinaria presa stessa. Si tratta di aziende che hanno deeconomia” a firma dell’economista Massimo ciso di mettere a bilancio il benessere del loro Folador, Docente di Business Ethics della Liuc capitale umano e la loro capacità di agire socialBusiness School che racconta 24 Case History mente sul territorio in cui operano. Che spazio ma soprattutto nuovi modelli d’impresa etica. Il c’è in Italia per questi nuovi tipi di azienda che professor Folador si dice favorevole alla propovolontariamente rispettano i più alti standard sta lanciata dall’ex ministro Enrico Giovannini di scopo, responsabilità e trasparenza? (e.s.)

U

133


VITA DA MANAGER

«Produciamo scienza etica al servizio delle persone» I valori del colosso farmaceutico Merz raccontati dal numero uno dell’azienda in Italia, Ezio Frisa: «Per noi il business deve trasformarsi in un’energia rigeneratrice per la società» di Elisa Stefanati cienza etica al servizio delle persone. Una premessa che racconta 110 anni di storia di un’azienda Farmaceutica che ha saputo cavalcare i mutamenti produttivi, e rivoluzionare il mercato tra continuità ed innovazione. Il colosso farmaceutico Merz il 5 Giugno prossimo si prepara a festeggiare un compleanno ultracentenario. Merz è un’azienda che in 110 anni ha voluto andare oltre l’obiettivo del profitto, innovando per massimizzare l’ impatto positivo verso i dipendenti, la comunità dei pazienti-clienti in cui opera e l’ambiente. “In questo modo- puntualizza il numero uno di Merz Italia Ezio Frisa- il business si trasforma in un’energia rigeneratrice per la società, per i modelli produttivi e per il pianeta. Ma ogni storia ha un incipit. Era il 1908 quando il fondatore, farmacista e chimico Friedrich Merz, era solito iniziare ogni giornata in azienda ponendosi un quesito “di che cosa hanno realmente bisogno le persone?”: si perché il benessere delle persone era per lui il cuore di ogni azione. Ed oggi a distan-

S

L’ AUTRICE, ELISA STEFANATI

134

EZIO FRISA, AMMINISTRATORE DELEGATO DELLA MERZ IN ITALIA

za di oltre un secolo tale premessa guida dicina e chirurgia estetica e le neuroscienze, la vision strategica di Ezio Frisa amminila tossina botulinica terapeutica a marchio stratore aelegato dell’azienda che ritiene Merz, è applicata infatti nel trattamento di ancora attuali i capisaldi della famiglia invalidanti patologie in ambito neurologico dei fondatori. “Live better, feel better, look ed in quello specifico dei “movements disorbetter”: “A noi interessano le persone. E in ders”. questo percorso cerchiamo preparati tec“Non puntiamo solo ai profitti, facciamo nologici, di altissimo standard qualitativo, continui investimenti, cambiamo il modello nella direzione della salute del paziente. Per di business ogni giorno. Merz è un azienda questo abbiamo cercato di non stravolgere che evolve verso le nuove tecnologie che sta la filosofia aziendale, dettata dalla famiglia. inseguendo e sostenendo un nuovo trend: L’a.d. di Merz come prassi si relaziona quouna medicina e chirurgia estetica mini intidianamente con i vasiva. Il nostro pragMERZ È UN AZIENDA CHE EVOLVE discendenti di Friematismo e serietà, VERSO LE NUOVE TECNOLOGIE drich Merz, la quartipicamente tedePER UNA MEDICINA E CHIRURGIA ta generazione del sche, ci impongono ESTETICA MINI INVASIVE fondatore. Il capitale doppio controllo, e è saldamente in seno alla famiglia che ha tutti i nostri prodotti sono certificati dai sviluppato i propri fondi per un modello di rigidi regolatori FDA e soprattutto hanno successo che si riconferma ancora vincente la validazione dei migliori professionisti in attraverso le generazioni. campo medico per la salute e la sicurezza La matematica non è mai un’opinione e il delle persone. “Il medico al centro” è l’imbilancio si fa sempre con i numeri. Il colosperativo categorico del processo innovativo so farmaceutico conta complessivamente che ha guidato gli ultimi anni. Infatti sono oltre 3000 addetti e un fatturato di oltre proprio i medici gli attori al centro del proun miliardo di euro. La sede centrale è a cesso. Per Ezio Frisa le migliori tecnologie Francoforte e conta filiali in oltre 190 paesi. devono essere applicate con competenza Merz Italia supera i 25 milioni di Euro di dalla menti e dalle mani migliori. In un merFatturato. Le due declinazioni maggiormencato quello chimico-farmaceutico che rapte rappresentative dell’azienda sono la mepresenta un volano strategico per il paese,


E intanto nel nostro Paese la solidarietà fa sistema NON PUNTIAMO SOLO AI PROFITTI, PRIMA VIENE LA SALUTE DEI PAZIENTI CHE RICHIEDE CONTINUI INVESTIMENTI Francoforte rappresenta ed opera come hub internazionale della ricerca e dello sviluppo. E proprio l’innovazione – ribadisce con tono orgoglioso l’A.D, è uno dei capisaldi del successo Merz, innovazione che va a braccetto con l’altissima bio-tecnologia che per l’azienda tedesca rappresenta un driver di competitività rispetto ai competitor. Cambia il marketing, evolve la comunicazione, si moltiplicano i canali, si trasforma la platea perché oggi la comunità non si limita ad ascoltare, ma vuole condividere. Merz Italia, vanta un’egemonia digitale indiscussa nella galassia web. “Oggi riuscire a comunicare è un must – conclude il numero uno di Merz Italia- perché il digital non perdona, occorre mettersi in gioco ogni giorno, chiedere suggerimenti a clienti, professionisti e stakeholder. Un sistema evolve solo se tutti condividono gli stessi valori”. “ I consumatori non sono tutti uguali, ed occorre vigilare sui costi senza smettere di re-investire. Oggi la sostenibilità scommette su una sfida: essere duraturi...non dimenticare il benessere delle persone, e la salvaguardia del pianeta- conclude Ezio FrisaPer noi è questo il nuovo modo di produrre attraverso etica, sostenibilità e responsabilità ed è una scommessa che Merz non vuole perdere”.

La strategia di Fondazione Italia Sociale, costituita per legge e affidata ad Enzo Manes, l’imprenditore che ha lanciato il ”fenomeno” Dynamo

L

a solidarietà come sistema da far crescere, sia per integrare un welfare che ha sempre meno risorse cui attingere sia perché è nel Terzo Settore che potranno nascere grandi opportunità occupazionali: sono due degli obiettivi che si prefigge Fondazione Italia Sociale, nata lo scorso anno nell’ambito della legge che regola il terzo settore ed affidata alle cure di Enzo Manes, imprenditore di successo col gruppo Intek e filantropo, da sempre impegnato in questo ambito. E del 2003 la creazione, da parte sua, della Fondazione Dynamo e del 2007 Dynamo Camp (nella foto), una realtà, con sede sulla montagna pistoiese, che accoglie bambini e adolescenti

affetti da patologie gravi, oltre 2000 ogni anno, per assisterli con terapie ricreative ad affrontare la convalescenza e la malattia grazie al lavoro di 100 dipendenti fissi e più che altrettanti stagionali. Di Fondazione Italia Sociale Manes ha parlato in un’intervista pubblica con Panorama a Firenze, nel quadro della manifestazione “Panorama d’Italia”. “Il nostro paese – ha spiegato - dona ogni anno per scopi solidali circa 10 miliardi di euro, una piccola cifra se consideriamo che la ricchezza finanziaria è pari a 4 mila miliardi. Una delle nostre linee guida sarà quindi quella di raccogliere cifre maggiori dai privati grazie a questo

strumento, voluto dallo Stato, per finanziare progetti nazionali che creino occupazione e che portino alla nascita di imprese sociali in grado di finanziarsi nel lungo periodo giovando al prossimo e al sistema. “La solidarietà in Italia è stata sempre di responsabilità pubblica - sottolinea Manes - e il welfare è gestito con risorse derivate dalla tassazione dei cittadini. Ma il nostro bilancio pubblico non ha più disponibilità sufficienti per rispondere ai bisogni crescenti”. L’imprenditoria sociale è dunque una grande opportunità di sviluppo “che muove numeri importanti con serie prospettive occupazionali».

135


VITA DA MANAGER MANAGER AL CHECK-UP

«Il doppio dei ricavi in tre anni? Con la cura del corpo, yes we can»

Intervista a Stefano Fatelli, presidente del Gruppo Cosmetici in Farmacia

S

tefano Fatelli, presidente del Gruppo Cosme-

obiettivi dichiarati per il 2022 si ripropongono

tici in Farmacia di Cosmetica Italia, è Ceo di

di toccare la soglia la soglia dei 300 milioni di

Cantabria Labs Difa Cooper, azienda italiana che

euro di ricavi, contro i 150 milioni di euro at-

produce dermocosmetici, integratori, farmaci e

tuali. Quali strategie per aggredire nuove quo-

medical device, che ha chiuso il 2017 con 30 mi-

te di mercato?

lioni di euro di fatturato, in crescita del 12% sul

Personalmente amo partire dalle persone. Cos’è

2016. Difa Cooper è filiale del gruppo spagnolo

un’impresa se non un’associazione costituita dal

di health care e dermatologia Cantabria Labs

gruppo di persone che la compongono? E sono

(ex Ifc), presente in 80 Paesi e con prospettive di

quelle stesse persone a fare la differenza. Due

sità. Provarci. Rischiare. E tutti i giorni sudare”.

ampliamento del mercato in Russia, Stati Uniti e

sono i concetti fondamentali: la condivisione e la

La prima parola è importantissima: se non si è

Francia.

libertà di espressione degli individui. Noi abbia-

generosi nel dare e prendere opportunità si fa

Le farmacie investono sempre di più nella spe-

mo un slogan, “celebrare la vita” e la governance

poca strada, a qualsiasi livello, occorre sem-

cializzazione degli addetti alle vendite. Un ca-

condivide questo inno alla gioia anche nel fare

pre provarci senza temere l’insuccesso ed ogni

nale che copre il 18,5% del totale dei consumi

business. Le persone si scelgono. Ed io posso

giorno richiede di spendere sudore e sacrificio.

cosmetici, con un valore di vendita superiore

dire che le persone che compongono la squa-

E ancor di più nei giorni di crisi. Io rifletto spesso

ai 1.800 milioni di euro, in crescita del 2% ri-

dra condividono questi principi. Se i valori non

sul fatto che, attorno a questa azienda vivono un

spetto all’anno precedente. Il dato emerge

sono condivisi dentro e fuori dall’azienda non si

migliaio di famiglie, ed il primo azionista è pro-

dall’edizione 2018 di Cosmofarma Exhibition,

raggiungono i risultati ed è con questo spirito

prio questo nucleo di famiglie. Il primo obiettivo

la manifestazione di riferimento per il mondo

che puntiamo ai 300 milioni di euro. Ed ognuno

non è il profitto in tempi brevi, ma la sosteni-

della farmacia, che si è tenuta nel quartiere

quotidianamente è spronato a portare il proprio

bilità nel lungo periodo, e mantene-

fieristico di Bologna dal 20 al 22 aprile. Ci sono

spazio di innovazione. Il senso imprenditoriale

re una continuità economica

ancora margini di crescita nel comparto Beau-

va di pari passo con la costruzione di una pro-

e sociale sul mercato.

ty in farmacia dottor Fatelli?

gettualità di squadra.

Nell’era di Googolandia, ove per quasi tutto si

Qual è la sua ricetta personale per essere

trova risposta nei motori di ricerca, si sta conso-

competitivi e portatori di benessere nell’attua-

lidando un diverso trend nel campo della salute.

le contesto produttivo?

Il ruolo del farmacista si sta rafforzando sempre

Io ho avuto la fortuna di crescere la-

di più come un consulente titolato, dotato di cre-

vorando fin da giovanissimo in

dibilità ed autorevolezza per consigliare il piano

azienda. Le svelo la mia

di salute. E nel comparto cosmetico il 30% di

bussola? E’ fatta di 4

quanto viene acquistato in farmacia è consiglia-

parole: “Ge-

to dal farmacista, il 15% dal medico dermatolo-

nero-

6.

go. Il cliente-paziente si è trasformato e quando trova competenza e professionalità persegue la via della fidelizzazione. Cantabria Labs Difa Cooper investe il 12% del fattu-

Paolo non può separarsi da: sviluppo. 4. Un campanellino Gli con un angelo portaforuna 5. Il suo portachiavi PQuadro 6. Il suo cellulare di ultima generazione per restare sempre in “contatto”

rato in ricerca e

136

4.

5.


interviste a cura di Susanna Messaggio Le tre cose a cui Stefano Fatelli non può rinunciare: 1. Heliocare orale 2. Il suo zaino Samsonite sogno 3. Un set da vino di essere immancabile per aperitivi e cene visti, guardati, di.. tra amici

essere ammirati e que-

1.

2.

sto può portare a distorsioni. Pur di essere notati a volte si può arrivare anche ad “esasperazioni”. Una domanda provocatoria dottore, tutta di

collettivo

questa enfasi sull’estetica dell’apparire non

benesse-

svelerà forse un impoverimento dell’essenza

re psicofisico. Oggi

interiore?

il concetto di bellezza va

Certamente il rischio è reale, a volte mi chiedo

di pari passo con il benessere,

cosa nasconda questo bisogno di “maschere”:

interpretando le nuove esigenze di sa-

certamente si celano fragilità, paure, insicurez-

3.

lute secondo quanto sancito dalle linee guida

ze...

dell’Organizzazione Mondiale della Sanità. Le

E’ autore di importanti pubblicazioni, oggi dot-

persone rispondono ad una nuova esigenza: “ve-

tore il campo in cui lei è considerato uno dei

ottor Co-

dersi meglio per sentirsi meglio”. Questo nuovo

massimi esperti è quello della medicina rigene-

sta,

lei

trend oggi risponde alle mutate richieste sociali,

rativa. Ci spiega le applicazioni attuali e future

che è specializzato in chi-

relazionali e professionali. L’età lavorativa si in-

di questa disciplina?

rurgia plastica ricostruttiva ed

nalza, e in tutti i settori le persone avvertono il

Presso Academia Day Clinic a Chiasso lavoriamo

estetica. Ci può raccontare come si è

bisogno di vedersi performanti, produttive, sane.

sulle staminali prelevate dalle cellule adipose

evoluta la medicina e la chirurgia estetica ne-

In questo momento penso a manager e dirigenti

che rappresentano il futuro sia in campo este-

gli ultimi anni?

che, anche attraverso la propria immagine, co-

tico che terapeutico. Nella medicina rigenera-

La medicina estetica è avanzata moltissimo, in-

municano stile, personalità e molto spesso an-

tiva è già tracciata la via per ritardare l’invec-

tegrando la chirurgia col perseguire un ideale

che metodo e strategie. Certamente io cerco di

chiamento, correggere gli inestetismi, cicatrici,

spiegare ai miei pazienti, che ognuno deve per-

ustioni, prevenire la calvizie, fino ad arrivare a

sonalizzare la propria immagine, valorizzando

sostituire le cellule malate... il futuro è oggi. Nel

la propria personalità, senza inseguire modelli

giro di qualche anno assisteremo ad importanti

o canoni standardizzati. Per questo la medicina

scoperte. Siamo già su un terreno di frontiera

estetica deve valorizzare l’individualità delle per-

nel trattamento di patologie neurologiche impor-

sone, e per farlo occorre la comprensione di chi

tanti come la Sla o il Morbo di Parkinson.

si ha davanti…

Uno dei suoi figli, la femmina, ha deciso di fare

Questa disciplina talvolta però è oggetto di ec-

il medico come lei, si tratta di un mandato im-

cessiva esposizione mediatica fino a divenire

portante... Cosa le augura, dottore?

materia di “esagerazione caricaturale”: come

Sono certamente felice di questa sua scelta. Mia

vive i nuovi contesti dottor Costa?

figlia penso seguirà le orme materne in ambito

Si è vero, spesso le persone non sono tanto alla

pediatrico, anche se io vorrei che si interessasse

ricerca dell’armonia quanto della “spettacolariz-

anche al lavoro sulle staminali che stiamo svi-

zazione” del risultato. È sempre più diffuso il bi-

luppando nella clinica di Chiasso. Le auguro di

D

«La chirurgia estetica migliore è quella che vive col benessere»

mantenere sempre alte alcune caratteristiche fondamentali in questa professione, e queste caratteristiche sono passione, interesse, dedizione e motivazione. Beh se buon sangue non mente...

Parla il dottor Paolo Costa, esperto in chirurgia plastica ricostruttiva

137



TUTTI A TAVOLA! L’ITALIA APRE LE PORTE AI TURISTI GOURMET

Altro che Cenacolo e Colosseo. È sempre più la cucina l’attrattore turistico principale del Belpaese. Tanto che i Ministeri competenti hanno cambiato strategia, puntando tutto sull’enogastronomia come leva per l’incoming

NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, concedersi pause piacevoli dopo o durante il lavoro, non soltanto “non è peccato” ma è necessario. E quindi bei posti, buon cibo, eventi esclusivi e un pò di lusso, per chi può permetterselo. Non basta... ma di sicuro aiuta.

140 PARLA OSCAR FARINETTI «QUANT’È FICO ANDARE A MANGIARE IN GIRO PER LA PROVINCIA ITALIANA»

142 RISO MADE IN ITALY C’È UN “VENERE” ITALIANO DOC E LO PRODUCE LA COOP SAPISE

144 MUST HAVE/PLACE TO BE LE RAGIONI DEL GOSSIP

di Silvana Delfuoco

è “La natura morta con peperoni e uva” Turismo, i quali dall’anno scorso hanno viradi De Chirico e la “Cena con sponsali” to sul cibo come “porta d’accesso” ai territori. di Gherardo delle Notti, ci sono gli affreschi Ma, attenzione, la nuova offerta non si rivolge pompeiani e “l’Ultima Cena” di Leonardo. Sono solo ai segmenti “leisure” ma anche al pubblialcuni degli oltre 50 soggetti artistici delle loco interessato a quello stile di vita salutare che candine digitali postate nelle campagne social nella Dieta Mediterranea trova il suo paradigcon le quali il Ministero delle Politiche Agricole ma più efficace. Non a caso, nel 2015 in Italia sta celebrando il “2018 Anno del Cibo Italiasono sbarcati circa un milione di turisti mossi no”. Un riconoscimento ufficiale del valore da specifiche motivazioni enogastronomiche e culturale della tavola italiana e del suo legame nel 2016, per ciò che concerne il mercato inprofondo con l’arte e il paesaggio del Belpaeterno, circa 13,7 milioni di italiani si sono spose. La direttiva con cui stati in località celebri il Ministero ai Beni IL “2018 ANNO DEL CIBO” SEGUE L’ANNO per l’enogastronomia, D’ORO DEL FOOD MADE IN ITALY: NEL 2017 e Attività Culturali e mentre sagre ed eventi L’EXPORT HA TOCCATO IL RECORD DI 41,03 Turismo ha dedicato legati al vino hanno reMLD DI EURO (+7% RISPETTO AL 2016) il 2018 al cibo italiagistrato 16,1 milioni di no e la contestuale costituzione, con il Mipapresenze. Ma per la Federazione Italiana Pubaf, di un comitato interministeriale deputato blici Esercizi, “l’anno del Cibo” deve passare a mettere in campo una serie di azioni di soprattutto dalla ristorazione. «Con 41 miliarpromozione della cucina italiana nel mondo, di di valore aggiunto e un milione di addetti, la muovono da un concetto-chiave e cioè che l’eristorazione si conferma componente decisiva nogastronomia è un elemento imprescindibile dell’intera filiera agroalimentare – ha dichiaradella “esperienza Italia”, per la sua capacità di to il vicepresidente Giancarlo Deidda – se a ciò rappresentare il Paese e la sua cultura, per la aggiungiamo che, per gli stranieri, ristoranti e riconoscibilità e l’attrattività internazionale. Al bar sono ai primi posti delle cose che più appunto che il piano congiunto di Mibact e Mipaprezzano dell’Italia è evidente come la valorizaf ha previsto persino la revisione dei modelli zazione del cibo italiano non può non passare tradizionali contenuti nel Piano Strategico del soprattutto per la ristorazione».

C’

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E POI IL PIACERE...

«Ve lo spiego io quant’è FICO mangiare in provincia»

Se il food è ormai il vero elemento di richiamo turistico dell’Italia, impossibile non sentire a riguardo Oscar Farinetti, l’uomo che sul cibo ha costruito un impero, e di recente, alle porte di Bologna, pure una città

di Silvana Delfuoco arinetti, vabbè che il 2018 è l’Anno del Cibo, ma non bastava Eataly? Doveva aprire anche FICO alla fine dell’anno scorso? Vuol farsi concorrenza da solo? Bè, intanto diciamo che FICO, Fabbrica Italiana Contadini, è un Eataly unico, infatti si chiama EatalyWord. È l’unico luogo al mondo dedicato al cibo dove, fortunatamente, se ne parla partendo dall’inizio e non dalla fine. Non come succede oggi, che di cibo si parla a tavola con lo chef! Il cibo nasce in campagna. Per questo a FICO ci sono due ettari di agricoltura, dove si semina e si raccoglie la biodiversità; ci sono le stalle, con oltre 200 animali di razze autoctone italiane. E ci sono le fabbriche, una quarantina, dove avviene la trasformazione: lentamente e a basse temperature, come deve essere. Così si arriva alla tavola a discutere con lo chef, ma ci si arriva molto più informati. E ci si nutre meglio. Aspettiamo i turisti. Ma aspettiamo anche i bambini, e in particolare i nostri bambini. Perché capiscano la loro fortuna, a essere nati nel più bel Paese del mondo! E quindi, da grandi, decidano di darsi fare anche loro, per il futuro di questa Italia straordinaria. Gli stranieri invece vogliamo farli venire per narrargli soprattutto la provincia italiana. Per fargliela vedere, perché poi ci tornino: se

F

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vogliamo raddoppiare il numero dei turisti in questo Paese, dobbiamo puntare sulla provincia. Firenze e Venezia ormai sono abbastanza pienotte…non le pare?

Niente da obiettare. Lei, del resto, è uno che di provincia se ne intende fin dalla nascita… Già ed essere nato in provincia è stata una fortuna: l’Italia è fatta soprattutto dalla provincia. Colline e pianure immense rispetto a quelle della città, ed è molto meno abitata e perciò più vivibile. E proprio lì è nata la cucina italiana che è stata inventata dalle nostre bisnonne e che poi Pellegrino Artusi ha messo insieme in un’unica gastronomia nazionale. È in provincia che nascono la nostra agricoltura e i nostri allevamenti. La provincia italiana è una vera bellezza oltre che una fucina di risorse e di talenti. A FICO apriamo con i 53 Patrimoni dell’Unesco di cui la maggioranza sono nella provincia italiana. Se dovesse puntare sulla cucina come leva per l’incoming turistico, su quale parte d’Italia investirebbe di più? Anzi, su quale provincia, a questo punto… Sia chiaro: a me le cucine italiane piacciono tutte. Ovunque vada, trovo sempre ottimi piatti. Ma, se vogliamo, c’è una regione spesso trascurata che io invece metto al primo posto, ed è la Liguria. Ha piatti di una profondità unica, spazia tra terra e mare e ha tutti gli ingredienti giusti. Penso alla cima genovese che è una roba pazzesca; alla cucina degli avanzi, dal minestrone al brandacujun; a quel sugo gustoso e profumato e così apparentemente semplice che è il pesto, quello fatto col basilico di Prà; a quel pane dolce alle mandorle... e poi ai pesci, infine! Perché i pesci migliori stanno proprio lì, nel mar Tirreno del Nord, grazie al suo mix di correnti, temperature e quantità di sale. Tutti i pesci, da quelli poveri a quelli, diciamo, più ricchi: il gambero rosso di Sanremo e quello di Santa Margherita, le cozze di La Spezia…

Ma oltre alla Liguria? Non c’è un’altra destinazione imperdibile per i gourmet? Bè, un altro posto d’Italia dove mi piace mangiare è il Trevigiano. Una zona che accoglie il mare di Venezia e i suoi saôr ma che ha anche la trevigiana, l’asparago… Una zona dove la rete delle osterie è rimasta abbastanza intatta, e dove è facile mangiare bene: mi ricorda la mia Alba e le mie Langhe. Anche Milano non è da meno: non le nascondo che io ogni tanto vado in qualche osteria giusta, a mangiare il risotto alla milanese e la cotoletta alla milanese, altri due piatti che mi fanno impazzire. Perchè bisogna ammetterlo: ci sono zone d’Italia dove mangi bene dappertutto ma anche altre dove invece devi saper scegliere per non rischiare cantonate. Ha parlato solo del Nord. Ma scendendo verso il Centro e il Sud? Lo sa che mi stuzzicano molto le Marche? Stanno sfoderando un’ottima cucina di pesce. Perché, pur non avendo pesci strepitosi come quelli del Tirreno, molti ristoratori marchigiani hanno acquisito una tecnica di cucina, una capacità di cottura davvero di alto livello. Per non parlare dei piatti dell’entroterra e dei vini, sempre più sorprendenti. Per quanto riguarda invece il profondo Sud, non posso non parlare della Sicilia. Perché quell’isola non è una regione, è un continente! Ogni volta che scollini, che entri in una valle, è un paradiso nuovo, con prodotti straordinari. Mangiare un cappero, una melanzana bollita, mordere un pomodoro: un’esperienza che già vale il viaggio! Diciamo che in Sicilia mi piacciono di più le materie prime che le tecniche di cottura: sapori incredibili, di una genuinità unica. E poi ci sono i vini, i siciliani sono tra quelli che preferisco nelle regioni del Sud. Un viaggio nel Made in Italy senza pizza né spaghetti: cosa direbbero all’estero? Attenzione: io devo moltissimo alla pizza e agli spaghetti! Senza pizza e spaghetti non avrei mai aperto Eataly New York! Ho fatto un viag-


gio pochi mesi fa a Napoli e dico: chapeau! Grazie Napoli, per averci regalato due piatti che hanno fatto grande l’Italia. E ricordo che uno dei miei primi investimenti nel cibo è stato in un pastificio artigianale di Gragnano. Però penso ai turisti che vengono in Italia e si trovano a mangiare, faccio un esempio, la pasta alla bolognese a Venezia! È compito nostro, una volta che li abbiamo convinti a venire nel nostro Paese, magari attratti anche dalla nostra pizza e dalla nostra pasta, far loro intendere che ci sono altre, inaspettate, meraviglie da vedere e da provare. E che queste meraviglie si trovano, soprattutto, nell’Italia delle province. Pensiamo, ad esempio, a tutta la categoria delle nostre paste ripiene che nel mondo sono un’esclusiva nostra e della Cina. Ha presente i tortellini in brodo quelli fatti a Bologna? Secondo me sono “il piatto italiano” per eccellenza. Vanno tutti fuori di testa quando mangiano “il” tortellino in brodo, quello vero, piccolo, col ripieno giusto, che sembra proprio l’ombelico di una donna, in un brodo di cappone straordinario. E poi come non citare tutta la gamma dei nostri vegetali, cucinati nei modi più diversi. E i nostri dolci! Che diventano sempre più buoni, lo confesso, man mano che si scende verso il sud… La regione italiana dei dolci è certamente la Sicilia, ma anche in Puglia, Basilicata, Molise, Calabria la tavola è generosa. Ed è ora che tutto il Sud impari a farsi valere, perché finora, lo dico a livello numerico, tutte le osterie e i ristoranti più segnalati in Italia dalle guide, dalla Michelin a quella delle Osterie di Slow Food, sono da Roma in su. Mediamente si mangia meglio al Nord, ma il Mezzogiorno ha materie prime straordinarie. E sono convinto che il Sud ce la farà: sarà l’esplosione dei prossimi anni e mèta di un turismo internazionale molto interessante.

i formaggi, i salumi, la frutta, la verdura… All’interno di EatalyBari c’è una piazza che si chiama “La porta del Sud”, dove invitiamo tutti i piccoli produttori a esporre e a raccontare i frutti del loro lavoro. Arrivano dalla Puglia, ma anche dalla Calabria, dal Molise, dalla Basilicata, dalla Sicilia… Appena finito il progetto di apertura di Eataly nel mondo torneremo a occuparci dell’Italia, e dell’Italia del sud. Chiudiamo con un ritorno alle radici: quali sono i suoi piatti della memoria? Certamente quelli della terra quella dove sono nato, le Langhe piemontesi. E se è normale che a ognuno piaccia più delle altre la propria cucina, la mia è, oltretutto, una cucina regale, inventata dai re e per i re! Anche se i miei piatti del cuore, quelli della mia infanzia, restano quelli di casa, di una straordinaria cucina che spesso utilizzava gli avanzi.

Il mio preferito è ancora oggi la carne cruda, ma attenzione: non come va di moda adesso! Penso a quella carne cruda molto, ma molto, tritata, e poi “cotta” nel limone fino a farla diventare quasi grigia… E poi ricordo gli agnolotti del plin col ripieno degli avanzi, compreso il riso bollito, e pochissima carne…E le rôladine di mia nonna, le rolatine con i piselli…Queste sono le mie madeleine!

Lei però al Sud ancora non ha investito come ha fatto invece in altri territori… Già adesso per i nostri Eataly compriamo una marea di prodotti al sud, a partire da tutta la gamma dell’olio extravergine d’oliva. Ci sono

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E POI IL PIACERE...

DAL CAMPO AL PIATTO

Nasce dalle acque (italiane) “il Venere” che va forte in cucina

Il primo riso nero aromatico nazionale è stato prodotto 21 anni fa nel Centro Ricerca della cooperativa SA.PI.SE., un unicum nel panorama delle ditte sementiere italiane che dal 1978 porta avanti produzione e ricerca di Gilda Ciaruffoli i sa, il nero va su tutto, e ultimamente il “total black” fa tendenza anche in tavola. Nero il pane, nero il gelato e nera persino la mozzarella. Per alcuni di questi prodotti si tratta solo di una questione estetica, gusto e proprietà nutrizionali c’entrano ben poco. Per altri invece l’apparenza va a braccetto con una sostanza d’eccellenza. È il caso di Riso Venere, il primo riso nero aromatico italiano, con una storia di coraggio e innovazione alle spalle che vale la pena conoscere.

S

Alle origini del mito

Oggi Riso Venere fa parte del nostro quotidiano, protagonista della cucina casalinga come dei menu stellati, così versatile da

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poter essere abbinato agli ingredienti più diversi nelle insalate come nei risotti e nei dessert. Venere è un riso integrale dai chicchi arrotondati, apprezzato per la sua capacità di non scuocere e per l’aroma inconfondibile che ricorda quello del pane appena sfornato. Ricco di fibre, vitamine del gruppo B, sali minerali (zinco, calcio, manganese, ferro, selenio), proteine e antociani (preziosi antiossidanti), è un concentrato di gusto e proprietà benefiche, che appaga le esigenze di un consumatore attento alla qualità come quello di oggi. Non stupisce quindi il successo ottenuto negli ultimi anni; a sorprendere invece è scoprire che questo riso è nato nel 1997 da una ricerca portata avanti in un periodo in cui i concetti di nutraceu-

Per garantire il consumatore su origini e autenticità del Riso Venere, fin dall’inizio SA.PI.SE. ne ha affidato coltivazione e produzione solo ai Soci della Cooperativa, e da alcuni anni, con l’aumento della richiesta, ad agricoltori selezionati chiamati a rispettare un protocollo di coltivazione con livelli qualitativi al di sopra degli standard stabiliti per legge e con l’obbligo di conferire l’intero raccolto a SA.PI.SE. La filiera di riso Venere va dalla produzione alla commercializzazione, in un percorso di tracciabilità dal campo al piatto. tica, sostenibilità ambientale e tracciabilità delle origini non erano certamente popolari come oggi. Ma anche in un momento nel quale parlare di riso significava ancora far riferimento alle ricette della tradizione, preparazioni classiche pensate per le varietà più note. In un contesto come questo, puntare sulla creazione di nuove varietà, sul miglioramento delle proprietà nutrizionali del chicco e della pianta in modo tale da limitare l’impiego di sostanza chimiche e agro farmaci, e fare tutto questo esclusivamente attraverso incroci naturali senza l’uso di OGM, significava avere uno sguardo lungimirante e il coraggio di mettersi in gioco. Soprattutto se a farlo non era un’azienda dai grandi numeri che poteva permettersi


qualche azzardo, ma una cooperativa dalle dimensioni medio-piccole specializzata nella produzione di riso da seme, che aveva deciso di puntare sull’innovazione aprendo, nel 1989 – a soli 10 anni dalla sua fondazione – il proprio Centro Ricerca&Sviluppo (oggi insediato presso l’azienda Acquacrosa in Borgo Vercelli). Ed è proprio così che è ne di Venere è rimasta a lungo una nicchia crollare i prezzi, è stato proprio il Riso Venenato il riso Venere, nei laboratori della Coaffidata interamente al nostro socio Claudio re a permetterci di affrontare la crisi a testa operativa agricola SA.PI.SE. – acronimo di Cirio, al quale va riconosciuto il merito di alta: il suo grande successo ci ha consentito Sardo Piemontese Sementi – realtà fondata aver mantenuto sempre il prodotto sul merdi avere una chance in più di ricollocamennel 1978 dall’unione di agricoltori sardi e cato nonostante le piccole quantità vendute, to». Altro asso nella manica di SA.PI.SE. nelpiemontesi e oggi impegnata nella coltivadata la nostra consapevolezza di avere in la partita contro l’invasione del riso asiatico zione, produzione e mano un prodotto di è l’Apollo, una varietà aromatica dal chicco «QUANDO LO ABBIAMO PROPOSTO commercializzazione particolare eccellenallungato «nata per garantire al consumatodi sementi di riso cer- A GUALTIERO MARCHESI SE N’È SUBITO za. Tutto è cambiato re un prodotto italiano e certificato in alterINNAMORATO: LA SUA PIRAMIDE DI RISO tificate e sempre più negli ultimi 10 anni, nativa ai tanto di moda Basmati e Jasmine VENERE HA FATTO LA STORIA» nella ricerca di nuove perché sono cambiati dalle origini spesso non tracciabili». Venere varietà di risi speciali di alta qualità destinai consumatori, più consapevoli e sempre alla e Apollo, prodotti dai nomi evocativi «che ti a consumatori sempre più esigenti. ricerca della qualità. Anzi, proprio ora che nascono dalla passione dei soci della Cooil mercato del riso sta vivendo un momento perativa, per l’astronomia e il pantheon greUna lezione da ricordare di grande difficoltà dovuto alle importazioco – conclude Elisabetta Falchi – nomi che «Dopo 10 anni di vita della coop abbiamo ni dei Paesi Asiatici che stanno mettendo a attingono alle divinità dell’Olimpo per desipensato fosse il momento di iniziare a prorischio la produzione europea facendone gnare risi davvero speciali e di alta qualità». durre varietà nostre, più moderne, introducendo materiale genetico nuovo – ci racconUN PONTE IDEALE TRA PIEMONTE E SARDEGNA ta Elisabetta Falchi, presidente di SA.PI.SE. di sementi provenienti Falchi, «la grande idea è Che SA.PI.SE. sia una – per farlo abbiamo coinvolto un genetista sia da terreni sardi, che stata mettere in sinergia realtà all’avanguardia arrivato dalla Cina che aveva portato con sé restituiscono un seme ad due territori come è ormai chiaro; uno i chicchi di una varietà di riso nero, il riso alta germinabilità, sia da Sardegna e Piemonte, in spirito innovativo che la dell’imperatore, consumato solo dai cinesi modo tale che l’eccellenza terreni piemontesi, e che Cooperativa ha scritto ad oggi coinvolge 15 Soci produttiva del primo più abbienti. Dopo ricerche e incroci che nel dna. «Quando a fine produttori. fosse valorizzata dalla Anni ’70, mio padre e hanno permesso a questa preziosissima vaL’alto livello di centralità commerciale altri produttori amici rietà di adattarsi ai nostri climi, è nato Riso sardi e piemontesi hanno del secondo: un ponte tra qualità del prodotto Venere». «Che si trattasse di un prodotto commercializzato è le risaie di Oristano e la pensato di costituire dalle grandi potenzialità lo avevamo capito assicurato anche dalla Borsa Merci di Vercelli, una cooperativa per selezione delle sementi cuore del commercio valorizzare il loro subito – prosegue – e infatti, quando lo abelette all’interno dei tre del riso, vicino alla quale prodotto, tagliando i vari biamo proposto a Gualtiero Marchesi, lui se impianti (due in Piemonte, intermediari per coltivare, venne infatti aperta la ne è subito innamorato: la sua Piramide di uno in Sardegna) che sede della Cooperativa». lavorare, certificare Riso Venere ha fatto la storia. Oggi non c’è ogni anno lavorano L’unione di due regioni e commercializzare un grande chef che non lo abbia in menu, e circa 120mila quintali di così distanti tra loro direttamente il riso, il rappresenta la peculiarità riso da seme destinato concetto di filiera chiusa, anche i consumatori lo amano e lo acquistaalla certificazione e al intrinseca di SA.PI.SE., oggi così in voga, in Italia no, ma le cose non sono sempre andate così. mercato sementiero che si traduce nella non esisteva ancora» Core business della cooperativa è sempre coltivazione e produzione italiano ed estero. racconta Elisabetta stato la vendita di riso da seme; la produzio-

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PLACE TO BE

A Torino anche il food è “shared” Torino è stata teatro negli ultimi mesi di sbarchi di chef del panorama nazionale. All’interno di questo vivace scenario si è inaugurato anche qualcosa di completamente diverso, che ha stravolto il concetto classico di ristorazione integrandolo con temi di grande attualità quali la condivisione, il co-working e la sharing economy. Parliamo di EDIT. Un luogo polifunzionale, un concept innovativo, che ha l’obiettivo di diventare un punto di riferimento nello scenario gastronomico di Torino, nato nel cuore di una zona simbolo di riqualificazione urbana da un’idea di Marco Brignone. EDIT ospita al proprio interno diverse proposte coordinate sotto un’unica gestione al fine di offrire ai clienti un’esperienza nuova e pienamente immersiva nel food. Una destinazione gastronomica suddivisa in 5 aree principali: Bakery Cafè, Brewery, Pub, Cocktail Bar, Restaurant e Kitchens (quattro cucine professionali più una sala adibita a showcooking). In questo si concretizza l’innovazione principale di EDIT, un format che è in grado di proporre un’esperienza interattiva a 360°, dove si può scegliere di essere “attori” e mettersi alla prova nella produzione della birra o in cucina, o semplici “spettatori” e lasciarsi sorprendere dalle ricette di chef, mastri birrai e bartender professionisti. Le diverse esperienze che si possono vivere all’interno della struttura hanno un comune denominatore particolarmente importante: la condivisione, che si manifesta sotto differenti aspetti. Condivisione di strumenti, di momenti, di espe-

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rienze, di idee tra appassionati (ad esempio condividere l’esperienza nel realizzare o gustare la birra), tra appassionati e professionisti (ad esempio osservare lo chef mentre prepara i piatti o il bar-tender i cocktail, per carpirne i segreti) o tra professionisti stessi scelti tra i migliori interpreti a livello nazionale (stanno già prendendo vita collaborazioni e verrà costantemente incentivata la contaminazione reciproca). Sono questi gli ingredienti principali di EDIT, che si sviluppa su due piani e una superficie di oltre 2400 mq. EDIT ha sede in un edificio ottocentesco dove sorgevano gli stabilimenti Incet, storica fabbrica di cavi elettrici, e si colloca ad uno dei due capi del cosiddetto “Miglio dell’Innovazione”, un asse strategico che collega il Politecnico fino alla stazione Dora puntando a trasformare la città di Torino in uno dei poli dell’innovazione culturale e d’impresa del nostro Paese.

Al Cipriani, per una notte, paghi come nel 1958 Belmond Hotel Cipriani, luogo d’elezione del jet set internazionale fin dalla sua inaugurazione nel 1958, festeggia i 60 anni il 26 maggio con un calendario di eventi, sorprese ed esperienze all’altezza della reputazione. Dalla sua strategica posizione alla Giudecca a Venezia, l’hotel 5 stelle lusso è sempre stato un universo a parte, una destinazione a sé dove personalità di grido, divi del cinema, artisti e il bel mondo continuano a trovare il proprio naturale approdo d’elezione. Divertirsi, coinvolgendo i propri ospiti in esperienze sorprendenti, è in effetti il mantra di questo albergo, dove il personale e gli ospiti più affezionati costruiscono un loro

Ecco Temakinho, la startup fusion Otto ristoranti di cui 3 a Milano, 3 a Roma (uno dei quali nella food court del nuovo flagship store Rinascente), uno a Londra nel vibrante quartiere Soho e uno nel Marina Botafoch di Ibiza: stiamo parlando di Temakinho, il ristorante di cucina nippo-brasiliana che ha saputo conquistare il capoluogo lombardo e, da qui, espandersi in altre città. La prossima apertura, prevista per giugno, sarà ancora

gergo di famiglia solido nel tempo. Tra i festeggiamenti già confermati “Prenota nel 2018. Paga nel 1958!”: una tariffa senza precedenti, perché presa in prestito dai registri di quel 26 maggio di 60 anni fa: 8.000 Lire a notte (pari a 3,98 Euro attuali). Prenotando un soggiorno di 3 notti che includa il 26 maggio 2018, la terza notte sarà valutata come si fosse ancora nel 1958. Un’occasione unica per dormire a un prezzo impareggiabile in una delle strutture più esclusive della Laguna veneziana.

a Milano, a due passi dal Duomo, nel palazzo che fu di Reale Mutua. Nel 2019, poi, verrà varato il primo ristorante a Torino nella nuova Rinascente. Al momento, Temakinho, fondato nel 2012, ha circa 300 dipendenti, che diventare oltre 350 con le nuove aperture.Anche il fatturato è destinato adu aumentare in maniera sensibile, passando dai 19 milioni del 2017 agli oltre 23 previsti per il 2018, grazie alla nuova apertura meneghina. La formula fusion di cucina con influenze giapponesi e brasiliane è ormai un brand riconosciuto. COSA

Food Week QUANDO

7-13 maggio DOVE

Milano

“Fuori salone” del cibo&vino edizione n° 9 Organizzato da Lievita con il patrocinio del Comune, la Milano Food Week quest’anno avrà come tema “il carrello della spesa” quale specchio della personalità e dello stile di vita. Dalla spesa di un manager a quella di uno studente, il carrello sarà il fil rouge capace di legare mondi diversi, rappresentati da 7 cucine tematiche (dalla City Kitchen alla Public Kitchen in zona Duomo/Castello, passando per la Student Kitchen alla Iulm e la Lifestyle Kitchen al Bryan&Barry Building in San Babila) disseminate per la città. Ognuna di esse ospiterà un ciclo di storycooking tenuti da chef noti, influencer e personaggi collegati alle varie tematiche.


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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

DAL CARRO (DEI VINCITORI) AL CAVALLO (DI VIALE MAZZINI) IL PASSO È DAVVERO BREVE Dopo il risultato delle elezioni, e con la speranza che a breve si possa formare un esecutivo capace almeno di varare il DEF, le grandi manovre sono in RAI, dove si gioca il toto-nomi che coinvolge CDA e direttore generale SE FOSSE UN FILM SI

invece è Carlo Freccero, mentre

paga dei dipendenti. E le novità

5? Barbara è straordinaria ma

POTREBBE INTITOLARE

l’unico vero candidato gradito a

nei palinsesti? Quasi certo

ha un asso nella manica: il suo

ITALIAN JOB, UNA SPOON

tutti è quello di Antonio Marano,

il passaggio di testimone fra

capo autore è Ivan Roncalli,

RIVER DI TESTIMONIANZE IN

leghista della prima ora. Marano

Antonella Clerici ed Elisa Isoardi

giovane stella del firmamento

PRESA DIRETTA DALL’ULTIMO

è capace e conosce l’azienda,

alla Prova del Cuoco; Caterina

della tv conteso in futuro da Rai

PIANO DELLA RAI. EH SÌ

dunque potrebbe essere la

Balivo sbarcherà su Rai Uno

e Sky. Comunque, in tempo di

PERCHÉ, FATTO IL GOVERNO,

persona adatta, spiegano ai

(non con Portobello però) mentre

palinsesti, l’argomento principe

come fa atavico costume, si

piani alti della Rai dove sono

schizzano le quotazioni della

fra pranzi, cene o aperitivi sono

fanno i nuovi vertici di viale

le nomine in tv. Poche sere fa da

Mazzini. I posti, anzi le caselle,

Ercoli, Italo Bocchino, uno dei

da coprire sono tanti a partire

politici più vivaci del panorama,

dal CdA che è in scadenza e va

tesseva le lodi di Mario

rinnovato fino al presidente-

Orfeo il quale, a suo avviso,

direttore generale a cui spetterà

dovrebbe restare al vertice

il compito di designare i nuovi

di viale Mazzini in ogni caso.

direttori di rete. Qualche nome

Da Settembrini, invece, altro

certamente non casuale?

tavolo, altra discussione: dove

Antonio Verro, già consigliere

andrà Orfeo? Non dirigerà né la

di area centro-destra assai

Repubblica (malgrado l’ottima

stimato non solo da Berlusconi

parola messa con il marito da

ma dall’intero mondo della tv;

Paola Ferrari de Benedetti,

Andrea Ruggieri, nipote di Bruno

donna capace e generosa) né

Vespa, avvocato, giornalista,

il Sole-24 Ore. La soluzione del

compagno della bellissima

futuro orfeiano, hanno spiegato

Anna Falchi e berlusconiano

alcuni neo parlamentari

di ferro; in area 5stelle i nomi

leghisti ad un cenetta con il

che circolano sono quelli di Carla Ruocco e dello stesso

IN SENSO ORARIO: MARIO ORFEO, ANTONIO MARANO, ELISA ISOARDI, INGRID MUCCITELLI

potentissimo Giorgetti, sarebbe La Gazzetta dello Sport. Infine,

Rocco Casalino mentre nel

molte le professionalità che

vera signora della domenica

nel rimescolamento delle carte

Pd ci sarebbero Alessandra

lavorano bene ed in silenzio

Ingrid Muccitelli che conduce

dei volti noti che potrebbero

Moretti, storica fidanzata di

(da Giorgio Gobbo a Chiara

Estate in diretta. Chances alle

arrivare in Rai, al momento le

Massimo Giletti e Anna Ascani.

Galvagni, stimatissimi). A parte

stelle per Tiberio Timperi che ha

porte sarebbero apertissime per

Ma l’attenzione dei media è

l’outsider, il nuovo Dg avrà

detto no a “Reazione a catena”

Mara Venier e chiuse a doppia

tutta puntata su Dg e direttori

radici ben piantate in viale

per un progetto piu grande: “la

mandata per Simona Ventura.

di rete. Mario Orfeo resterebbe

Mazzini e dovrà fare opera

Vita in Diretta”, che quest’anno

Ma le cose cambiano, si sa,

volentieri, ma i “grillini” sono

di razionalizzazione dei conti:

ha sempre perso la guerra

perciò meglio tenersi pronti a

stati da sempre i suoi nemici più

abbassare i maxi compensi

dello share contro la super

salire in corsa sul cavallo di viale

pericolosi; chi potrebbe sperarci

ai divi per rinforzare le buste

Barbara d’Urso di Pomeriggio

Mazzini...

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