Economy Maggio 2019

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Maggio 2019 Euro 3,50

WORKSHOP SOSTENIBILITÀ / L’Italia brilla in Europa nell’economia circolare e in genere per il «green»

BUROCRAZIA

IL PIL OLTRE L’OSTACOLO ECONOMY | ANNO III | N.22 | MENSILE | MAGGIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 7 MAGGIO 2019 POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

INCHIESTA / Come sconfiggere il mostro che blocca le imprese. I consigli del presidente di Federmanager Stefano Cuzzilla. Parlano Sabino Cassese, Francesco Giavazzi e Carlo Cottarelli

FENIX, UNA STELLA NATA GIÀ SUL RED-CARPET

LA SFIDA DI RICCARDO DI PASQUALE NELLA PRODUZIONE DI FILM (E NON SOLO) POLIZZE PER LE PMI

Il capo di Groupama in Italia: «Un piano ad hoc per voi»

«MERCEDES È NUOVA» RICCARDO DI PASQUALE E ROBERTA GIARRUSSO

Parla l’a.d. Radek Jelinek: «Abbiamo cambiato pelle»

OROLOGI DA RICARICARE ABB PUNTA SULL’ITALIA Mario Peserico: «Le griffe devono comunicare meglio»

Da Terranuova le migliori stazioni di ricarica del mondo

La travel security cresce insieme ai mercati rischiosi

Vicky Gitto: «Il prodotto ormai conta meno del messaggio»

BUSINESS & SICUREZZA COME CAMBIA LO SPOT




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EDITORIALE

O SBUROCRATIZZIAMO, O DAVVERO IL PAESE CROLLA

Q

uando il 1° luglio del 1983 vennero introdotti i registratori di cassa nei negozi per l’emissione dello scontrino fiscale, i DI SERGIO LUCIANO commercianti protestarono. Ora che il governo vuole introdurre dal prossimo 1° luglio lo scontrino elettronico, i commercianti protestano. Trentasei anni fa si disse che i registratori avrebbero abbattuto l’evasione fiscale, non è stato vero. Oggi si dice la stessa cosa, non sarà vero. E comunque a sessanta giorni dalla scadenza, perché la norma sia applicabile, mancano due decreti governativi. Forse i commercianti hanno ragione. La fattura elettronica è stata ed in parte è ancora un incubo e un lavoro aggiuntivo per commercialisti e imprese. Il governo è riuscito a trasformare in una purga quella che avrebbe dovuto essere un’agevolazione. I prossimi tre mesi di scadenze fiscali sono oggetto di un fantomatico provvedimento di legge che dovrebbe semplificarle ma rischia di essere promulgato dopo le scadenze stesse. La vicenda del dirottatore dello scuola-bus di Crema è stata insabbiata subito ma ha dimostrato che in questo paese si può essere condannati per molestie sessuali su minori e farsi sequestrare la patente per guida in stato di ebbrezza e poi essere regolarmente assunti per guidare un autobus di bambini. È come nominare Dracula presidente dell’Avis: la re-

IL CORSIVO

altà ha raggiunto il paradosso. Le banche dati pubbliche - Polizia stradale, Motorizzazione, Inps, Asl, Casellari giudiziari – non dialogano tra loro, per cui le cause del sequestro della patente non erano state notificate al datore di lavoro e nemmeno la condanna, definitiva, per molestie, con un anno di pena sospesa (chissà perché). E del resto la pubblica amministrazione italiana lavora con 9000 centri di calcolo diversi, che non si parlano. Basta tutto questo per dire che nello Stato non funziona niente? Che la malaburocrazia ci strangola? Basta, e non bastebbero cento numeri interi di Economy per portare tutte le ulteriori prove in merito. Perché parlarne ora? È il momento di farlo perché è in atto l’ennesimo pasticcio sullo scontrino elettronico? Non in particolare. A parte che del male supremo che affligge il Paese bisognerebbe parlare sempre, oggi - con la politica economica bloccata dai veti incrociati dei partiti, soprattutto in questo governo Gialloverde bipolare, e dalle direttive di un’Europa a sua volta brancolante in una nebbia istituzionale senza precedenti - forse sburocratizzare è l’unica cosa che si può fare senza spesa pubblica aggiuntiva e senza veti da Bruxelles. Davvero: non servono (molti) soldi, non occorrono direttive europee. Il male oscuro con il quale tutti i governi si sono sempre ritrovati a fare i conti, soccombendo, nelle rare occasioni in cui hanno provato a curarlo, è stato sempre il mostro ottuso della burocrazia. Curiamolo. Debelliamolo. È un ostacolo terribile sulla stra-

TRA BLOCCHI POLITICI E VINCOLI UE, ALMENO TOGLIAMO QUALCHE OSTACOLO da della crescita economica e sociale del Paese. È vero: a saltarlo, quest’ostacolo, ad abbatterlo, ci hanno provato in tanti, anche in buona fede, da Bassanini a fine Anni Novanta alla Bongiorno oggi, passando dal ministero dell’Innovazione caro a Berlusconi e dall’Agenzia per l’Italia digitale voluta da Monti. Tutto vano. La resistenza passiva dei burocrati stessi ma, al di là di essa, l’inestricabilità della matassa delle leggi, ha prevalso. Eppure è dentro quella matassa che sta asfissiando la vita civile del nostro Paese. Sta alle categorie economiche, ai manager, agli imprenditori, ai professionisti – che nell’inchiesta di copertina di questo numero di Economy si mobilitano, sul tema – insistere, protestare, combattere per ottenere finalmente un cambio di marcia. Col pessimismo della ragione ma l’ottimismo della volontà. O si riesce a risanare la burocrazia, o per l’Azienda Italia sarà impossibile fermare il declino.

L’ADDIO DI ENJOY A CATANIA È LA RESA DI UNO STATO ALL’INCIVILTÀ

“L’

inciviltà di alcuni cittadini a scapito di tutti”: così il sindaco di Catania Salvo Pogliese ha definito il comportamento dei catanesi che, rubando o danneggiando il parco-auto messo a disposizione in città da Enjoy fino a ridurlo dalle 170 vetture originarie a quota 70, hanno indotto la società di car-sharing del gruppo Eni a cessare il servizio dal 20 maggio prossimo. Analisi corretta ma parziale, quella del sindaco

Pogliese. Accanto all’inciviltà di quei pochi c’è la connivenza o almeno l’indifferenza di tutti quelli che sanno, vedono e non protestano né tantomeno denunciano. Ma c’è, ancor più, l’inefficienza, l’indifferenza, l’inconsistenza, di tutte le istituzioni – dalle polizie municipali alla magistratura – che hanno sguarnito la trincea della civiltà e dell’ordine pubblico quotidiano, quello minimo, accampando ragionamenti pretestuosi di

tolleranza rispetto al teppismo, al vandalismo, alla violenza quotidiana che ci devasta. La sinistra di governo, in particolare, si è distinta negli anni per questa autolesionistica afasia, anzi aggredendo i suoi esponenti (per esempio Sergio Cofferati da sindaco di Bologna o Marco Minniti da ministro dell’Interno) che tentavano di invertire la tendenza. Di disordine pubblico una civiltà muore. E anche un’area politica. (s.l.)

7


SOMMARIO

Maggio 2019 015

COVER STORY

LA CORSA A OSTACOLI

Le Pmi spendono in burocrazia più che in ricerca e sviluppo. E impiegano sei settimane lavorative solo per pagare i 14 principali adempimenti fiscali. Ecco cosa frena il Pil

020

IL PARADOSSO DEL BUROCRATE ASSEDIATO

022

MANAGER IN TRINCEA PER LA SEMPLIFICAZIONE

024

I COSTI DEL NON FARE

026

UN FRENO ALLA COMPETITIVITÀ

027

LA PA NON PAGA (O LO FA IN RITARDO)

015

029 GESTIRE L’IMPRESA

Intervista al costituzionalista Sabino Cassese

Parla il presidente di Federmanager, Stefano Cuzzilla

Fermare riforme e cantieri peserà per 530 miliardi di euro Il World Economic Forum ci piazza in coda alla classifica E le procedure di recupero del credito durano fino a 15 anni

047 ECONOMIA CIRCOLARE 063 FINANZIARE L’IMPRESA SOSTENIBILITÀ/1 Troppi proclami, pochi fatti

049

SOSTENIBILITÀ/2

050

ABB

052

ACQUAVIVA

054

INVESTIMENTI

056

LFDE

058

HERA

060

GALGANO

Il business con la scorta

TRAVEL SECURITY

032

MERCEDES

037

FAMILY BUSINESS

038

BRAND HERITAGE

040

MC DONALD’S

042

PERFORMANCE STRATEGIER

043

WELFARE AZIENDALE

044

HRC

La stella cambia pelle

Il nuovo corso della Liuc

Quel tesoro nell’archivio

Tutto il “buono” del fast food

Il valore dei criteri Esg Così migliora la performance Le promesse del biometano La qualità va (anche) certificata

Come farsi comprare da una Spac

065

SEVEN CAPITAL

066

INVOICE TRADING

068

RSM

VEICOLI SPECIALI

In logistica vince l’innovazione Metto all’asta le fatture Opportunità dal Fondo Innovazione

085 COMUNICARE L’IMPRESA

088

PUBBLICITÀ/1

090

PUBBLICITÀ/2

La sfida del benessere in azienda

047 8

Il boccione diventa “eco”

Ora il trend è l’engagement

La nuova frontiera dell’e-mobility

STORYTELLING Quando il brand racconta se stesso

Imparare dai migliori

Il mondo rischia di “spiaggiarsi”

I nuovi paradigmi dell’advertising Ironia is the new erotismo


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SOMMARIO

Approfondimenti 071 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 072

QUI DUBAI di Elena Gramatica

073 AIFI di Annalisa Caccavale 074 CONFPROFESSIONI di Giovanni Francavilla

071

077

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

080

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

093

STORY-LEARNING

Sul red carpet sfilano i talenti innovativi

FENIX ENTERTAINMENT

121

DOMANDE & OFFERTE

PIRATERIA

Nel web nulla è veramente gratis

123

MATTONE

096

GROUPAMA Cugini d’oltralpe “a caccia” di Pmi

098

124

UNIVERSITÀ

L’ateneo diventa sicuro con Dell Dmc

099

ECCELLENZE

126

100

INDUSTRIA

Fedegari, la sterilizzazione è tailor-made

129

102

COMPAGNIE AREE

BENESSERE

Alfrus strizza l’occhio al private equity

Emirates, la limousine dei cieli

104

INFRASTRUTTURE La valle delle armi vuole la sua autostrada

106

ABOCA

L’immobile rende se è oltreconfine

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

Attenzione al girovita

132

ASTROLOGIA

Quando il curriculum è un optional

I soldi alle ortiche... hanno reso bene

111

IL PAESE CHE CRESCE...

EATALY

113

STARTUP-TELLING

Il capochef Enrico Panero

138

FOOD WEEK

L’enfant prodige punta a Piazza Affari

CO-WORKING

140

116

ADVERTISING

142

CONNETTIVITÀ

145

Il tocco magico del digitale

118

Il bit viaggia alla velocità della luce

119

IL NUOVO CHE AVANZA

Modelli e case histories in breve

10

E POI IL PIACERE...

146

140

Hanno collaborato Silvia Antonini, Ugo Bertone, Maddalena Bonaccorso, Annalisa Caccavale, Giuseppe Capriuolo, Gilda Ciaruffoli, Giuseppe Corsentino, Franco Ferrario, Giordano Fatali, Giovanni Francavilla, Marco Gemelli, Elena Gramatica, Franco Oppedisano, Davide Passoni, Vincenzo Petraglia, Miriam Romano, Alfonso Ruffo, Laura Ruggieri, Giancarlo Salemi, Monica Setta, Giuseppe Spatola, Antonio Vitolo, Chiara Volonté

VITA DA MANAGER

JAPAN TOBACCO

In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Marco Scotti, Riccardo Venturi

La metamorfosi del vaping

Il lusso perde colpi. Ma c’è la soluzione

Direttore responsabile Sergio Luciano

Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro

ASSO OROLOGI

135

Le news dal mondo produttivo

Il mensile dell’economia che cambia

Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco

La Milano da bere diventa da mangiare

Responsabile commerciale Marco Bartolini

TURISMO

Casa editrice Economy s.r.l.

Benvenuti nel Piacentshire

Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777

MOTORI

Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

Il gigante buono formato famiglia

HOTELLERIE

Le vacanze romane di Xi Jinping

LE RAGIONI GOSSIP

A cura di Monica Setta

Numero iscrizione ROC: 29993

Distribuzione

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

MENO CARTA, PIÙ TECNOLOGIA: L’E-BOOK

G

iovedì 28 marzo si è aperta a Lipsia la Leipziger Buchmesse, dal 1632 la più importante fiera del libro. Non ha oggi la rilevanza internazionale della Fiera del Libro di Francoforte, che si terrà in ottobre, ma è per la Germania una fiera simbolo. Era infatti la fiera del libro della DDR e fu una decisione politica coraggiosa quella di mantenerla in funzione. I padiglioni della fiera furono tra i primi edifici della città ad essere restaurati e ammodernati. La sostituzione dei tristi volumi dell’Aufbau Verlag con le variegate produzioni dell’editoria occidentale fu uno dei simboli della riunificazione: l’unità culturale ritrovata, non un’occupazione. La fiera ha mantenuto un suo carattere particolare, più introspettivo, aristocratico, meno sfacciatamente commerciale di altre. Lipsia è stata, dal 1791, sede della casa editrice e tipografia Teubner, famosa soprattutto per le sue edizioni di classici greci in splendidi volumi stampati con caratteri di suprema eleganza, degni di Aldo Manuzio. Distrutta da un bombardamento alleato nel dicembre del 1942, la quasi totalità dei volumi andò persa nell’incendio. Risorta nel dopoguerra, fu sequestrata alla famiglia dal

12 12

regime comunista nel 1952 per risorgere poco dopo a Stuttgart, con diverso destino. Anche quest’anno si sono recati in molti alla fiera, come sempre gremita di autori, di pubblico, di addetti lavori, impegnati in una miriade di convegni, di presentazioni, di letture, di discussioni, con nel cuore e nella mente una domanda che da anni non trova una risposta accettabile: che futuro ha il libro? Anche gli esperti sono UN MOMENTO DELL’ULTIMA LEIPZIGER BUCHMESSE divisi in ottimisti e pessimisti, ciascuno con buone ragioni, in un paese di solide tradizioni panorama in movimento, con di lettura. fenomeni planetari come Infatti, se negli ultimi Tencent che ha accolto in un 10 anni un terzo delle sito di scrittura sei milioni di librerie ha dovuto chiudere autori. Ma sono in Cina. Ciò i battenti, ne sono pur che rende il business librario sempre rimaste 2736, tedesco così resiliente è organizzate in una attivissima l’enorme numero di letture e potente associazione, il antologiche che gli autori Boersenverein. fanno in vere e LE SCELTE EDITORIALI Anche se dal proprie tournè DELLE CASE EDITRICI 2013 al 2017 si in sale affollate DIMOSTRANO CHE GLI è perso il 17,8% di potenziali UOMINI TENDONO A degli acquirenti, RECENSIRE LIBRI DI UOMINI lettori. Un altro il libro continua fenomeno a produrre nove miliardi interessante è la di ricavi: più di musica, femminilizzazione film e videogiochi insieme. dell’editoria, che trae le Anche in Germania si legge conseguenze dal fatto che meno, nelle metropolitane da anni la maggioranza dei e nei treni si vedono meno lettori sono donne e che tre libri, ma in realtà si legge donne su cinque comperano diversamente e nessuno cinque libri all’anno. considera le centinaia di Finalmente la maggioranza migliaia di lettori di libri delle grandi case editrici auto pubblicati su Watpad, tedesche è ora guidata da Anobii e altri siti simili. Un donne e le conseguenze

si vedranno nelle scelte editoriali dei prossimi anni. Le donne, in Germania come in Italia, sono sempre state collaboratrici preziose e determinanti nelle strutture delle case editrici, ma le scelte editoriali hanno fin’ora riflesso quello che dimostra una ricerca recente e cioè che gli uomini tendono a recensire libri di uomini. L’unico aspetto problematico è un probabile scarso interesse per la tecnologia. Silicon Valey è una impenetrabile nicchia maschile. In conclusione si può dire che il sistema sta digerendo il fenomeno del libro elettronico, che si rivela più aggiuntivo che sostitutivo, persino in America. Allora perché questa inquietudine, queste continue domande sul futuro, questa ricerca di certezze. Una possibile


di Franco Tatò

HA ANCORA MOLTA STRADA DA PERCORRERE risposta è che tutti si rendono conto che fin’ora tutti gli sforzi sono stati dedicati a mantenere il sistema così com’è, compresi i suoi difetti, e che le nuove tecnologie sono state più subite che accettate. Infatti, il semplice trasferimento del libro cartaceo su uno schermo, lo ha reso più trasportabile, ma meno leggibile, e non è stata certo un’operazione di alta tecnologia. La stessa cosa vale per i giornali, con qualche video in più. Il fatto è che nessuno si è posto veramente la domanda: può l’intelligenza artificiale

aiutare il business della lettura? In un’epoca in cui si disintermedia quasi tutto e si consegna a domicilio in due ore ciò che si è ordinato on line, gli editori stanno

ancora combattendo col problema delle rese e in Germania fallisce Knv, uno dei tre più grandi grossisti di libri. Sorprende inoltre che per il libro elettronico non si siano sviluppati aiuti alla lettura, per velocizzarla e rendere più facile la comprensione. L’acquirente del libro elettronico dovrebbe ricevere le recensioni più importanti o altri elementi da condividere facilmente con una cerchia di amici. Si potrebbe oggi facilmente fornire la lettura perfetta del testo a velocità regolabile. Ma soprattutto in un’epoca

di realtà aumentata non si capisce perché non si debba avere un libro aumentato, cioè rivisitato culturalmente e arricchito di elementi multimediali informativi o emotivamente coinvolgenti: il libro vissuto. Le case editrici potrebbero riprendere la loro funzione di intermediari culturali dotandosi di algoritmi specifici. Sembra un sogno, ma potrebbe presto diventare una realtà forse più complessa e interessante di quanto qui rozzamente prospettato. La tecnologia al servizio della cultura, prima che ci pensi Amazon.

IL CORSIVO

IL SOCIAL RETURN ON INVESTMENT: DALLA PRATICA ALLA TEORIA di Giuliana Gemelli*

L

o Sroi (Social

sempre poter contare sulla copertura

coinvolti. Sostanziale risulta dunque

Return on

del capitale investito. Tale modalità

non solo definire gli strumenti di

Investment) - di

ormai diffusa in tutto il mondo,

misurazione, ma costruire i percorsi

cui abbiamo

moltiplica le possibilità di diversificare

di inclusione dei gruppi e delle

raccontato alcune

gli investimenti potenziando la

comunità di riferimento che esprimono

esperienze pratiche

reputazione degli investitori, in virus

i bisogni degli stakeholders, interni

- è una modalità

del valore sociale generato. questa

coinvolti nell’intero processo e

dell’agire economico che valorizza-

procedura si é diffusa sia nel settore

non più’ soltanto elementi esterni

misurandole - insieme alla ricerca

profit che nel settore non profit,

di riferimento,”aggiuntivo” o

del profitto, il valore delle ricadute

soprattutto nell’ambito delle imprese

“compensativo”. Da qui punto il

sociali sociali, economiche e ambientali

sociali, grazie alla estesa applicazione

Valore aggiunto di questa modalità

generate da un investimento. La

del concetto di “valore aggiunto”,

dell’agire imprenditoriale cambia il

procedura di calcolo dello Sroi

che nn dipende solo dalle finalità

concetto stesso di investimento e va

prevede la valutazione in termini

ma da come esse sono raggiunte e

altre il desueto procedere dell’agire

monetari di costi, benefici e anche

da che impatto hanno in termini di

capitalistico. E questo non solo nel

delle eventuali conseguenze negative

sostenibilità nel medio lungo periodo,

contesto delle imprese non profit, ma

di un’attività, accompagnata da un

non solo interini finanziari ma anche

anche nell’ambito di una mentalità che

resoconto degli effetti del progetto, a

di efficienza allocata delle risorse

può avere effetti moltiplicatori anche

tutela degli investitori che debbano

e di inclusione sociale dei soggetti

nel settore del business.

13

13


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:

COVERSTORY Dall'economista Francesco Giavazzi a mr. spending review, Carlo Cottarelli, passando per Confidustria, Cna, Confartigianato, Federmanager (e chi più ne ha più ne metta) tutti concordano su un punto: la burocrazia è il moloch che frena il Paese. Ma se tutti sono d'accordo, perché non si riesce a scardinare lo sport nazionale dei "bastoni fra le ruote"? Eppure le soluzioni esistono. Economy ha raccolto alcuni autorevoli «perché» e le proposte concrete di protagonisti e categorie in prima linea.

20 SABINO CASSESE IL PARADOSSO DEL BUROCRATE ASSEDIATO DAL LEGISLATORE

22 STEFANO CUZZILLA LA SEMPLIFICAZIONE ORMAI È UN'EMERGENZA

BUROCRAZIA, LA RIFORMA IMPOSSIBILE SEMPRE BLOCCATA DAL FUOCO AMICO Ricordate l'Ucas, Ufficio Complicazione Affari Semplici? Le Pmi spendono in scartoffie più di quanto riescano a investire in ricerca. E la crescita si vede col binocolo. Ma qualcosa si può e si deve fare. Se non ora, quando? di Riccardo Venturi

Q

uella del “Piano Giavazzi” è una vimetà degli uffici del ministero dello Sviluppo cenda che spiega bene perché tutti economico, e il ministro del tempo, Corrado i tentativi di sburocratizzare l’Italia Passera, si dimostrò tiepido verso il rapporfiniscano con un fallimento. Nel 2012 l’econoto» afferma l’economista con Giorgio Barbieri mista Francesco Giavazzi, su incarico del gonel volume “I signori del tempo perso”: «È un verno Monti, presenta un progetto di riforma esempio perfetto: i sussidi non furono elimidegli incentivi alle imnati per l’opposizione SOLO PER PAGARE I 14 PRINCIPALI prese. La sua proposta di chi li riceveva – e ADEMPIMENTI FISCALI LE IMPRESE è semplice: tagliare 10 di Confindustria che IMPIEGANO 238 ORE: SI TRATTA miliardi di incentivi, li rappresentava – ma DI OLTRE SEI SETTIMANE DI LAVORO che vanno a un nuper l’opposizione di mero limitato di aziende, per abbattere dello chi li amministrava. Cioè dei dirigenti del ministesso importo il carico fiscale su tutte le imstero di via Veneto, che di fronte alla prospetprese. Il Governo si mostra favorevole, ma sotiva di perdere (non il posto) ma il potere di prattutto è d’accordo la stessa Confindustria, il gestire 10 miliardi di euro l’anno si sono “dati che sembra aprire la strada al provvedimento. da fare”». Il timore dello sciopero degli autoRisultato: non se ne fa niente. Il perché lo ha trasportatori, beneficiari di buona parte dei spiegato lo stesso Giavazzi: «Questi tagli di sussidi, ha fatto il resto. spesa avrebbero comportato la chiusura di Qualcosa di simile è successo a Carlo Cottarelli

15


COVERSTORY

100 MLD DI EURO COSTO TOTALE DELLA

BUROCRAZIA

= 4,6% DEL PIL 6 SETTIMANE

DI LAVORO

PER PAGARE

I 14 PRINCIPALI ADEMPIMENTI FISCALI

600 GIORNI

TEMPO MASSIMO

IMPIEGATO DALLE PMI LOMBARDE

PER IL RINNOVO AUA

vs 90-120 GIORNI TEMPO MASSIMO PREVISTO DALLA LEGGE

PER IL RINNOVO AUA

39% PESO BUROCRAZIA

SUL PROFITTO LORDO DELL'IMPRESA (1 - 19 ADDETTI)

33 MILIARDI DI EURO COSTO COMPLESSIVO

BUROCRAZIA

PER IMPRESE CON 1-19 ADDETTI

4,3% INCIDENZA

DELLA BUROCRAZIA SUL FATTURATO PER UNA PICCOLA IMPRESA

CHIMICA LOMBARDA FONTI: SENATO, R.ETE. IMPRESE ITALIA, CONFCOMMERCIO, ASSOLOMBARDA.

16

CARLO COTTARELLI

PER RILANCIARE LA CRESCITA BISOGNA SNELLIRE LA BUROCRAZIA

quand’era commissario alla spending review to, con l’Osservatorio conti pubblici italiani del governo Letta: «Non facevo parte della dell’università Cattolica che dirige, al progetto macchina della pubblica amministrazione, “Sconfiggiamo la burocrazia” della Fondazione per cui certe informazioni non mi arrivavano Think Tank Nord Est, che nasce proprio dall’ie certi disegni di legge non mi venivano fatti dea di ascoltare gli imprenditori e formulare vedere prima» ha affermato. «Lo stesso deproposte concrete per cancellare adempimencreto legge 66, quello che oltre a contenere lo ti inutili o renderli più semplici: «Per rilanciasconto fiscale di 80 euro realizzava la spending re la crescita bisogna snellire la burocrazia» review, l’ho visto solo all’ultimo momento» ha ribadito mr. spending review. Ma perché racconta Cottarelli a Economy, «in occasione questo metodo di buon senso non è mai stato delle ultime discussioni alla presidenza del adottato? «Prima di tutto perché chi ha scritto Consiglio. Loro l’hanno scritto, e ogni tanto fin qui le leggi vuole continuare a farlo: la bumi passavano qualcosa». “Loro” chi? «I capi rocrazia di Roma non è favorevole» dice Cotdegli uffici legislativi dei ministeri e i capi di tarelli, «e inoltre perché è difficile vincere le gabinetto» risponde elezioni sulla lotta alla Cottarelli. L’economi- I MINISTRI DELLA FUNZIONE PUBBLICA burocrazia, la gente IMPIEGANO ANNI PER UNA RIFORMA sta di Cremona, che non la considera una CHE POI I FUNZIONARI PUNTUALMENTE prima della nascita del priorità, preferisce SMONTANO PEZZO PER PEZZO governo gialloverde eleggere chi promette era stato incaricato di formare un governo da il reddito di cittadinanza o quota 100». Certo Sergio Mattarella, ha affermato che se fosse la politica non è esente da colpe. Angelo Ciandiventato Presidente del Consiglio («ma non carella, giornalista di lungo corso che ha avuto con un mandato a termine») avrebbe «ingagmodo di conoscere da vicino la macchina amgiato una lotta spietata alla burocrazia». In che ministrativa, lo spiega in modo chiaro e concimodo? «Avrei preso 20 imprenditori gentili e so: «Tutti i governi e i ministri della Funzione li avrei messi in una stanza per una settimana» pubblica (Bassanini, Frattini, Brunetta, Patroni dice ancora Cottarelli, «per capire quali sono Griffi, Madia…), da 20 anni fanno la riforma gli adempimenti burocratici che li ostacoladella Pa, che li occupa per tutta la legislatura no di più, ed elaborare misure concrete sulla solo per approvarla, così poi i burocrati (che la base delle loro proposte. Poi avrei messo gli scrivono male, apposta) la smontano (decreti stessi 20 imprenditori a vigilare sull’operato attuativi non emanati, Tar, Consiglio di Stato, dei capi degli uffici legislativi dei ministeri: Corte costituzionale) e tirano un sospiro di sol40 occhi puntati su ogni passaggio di scrittulievo. I governi si preoccupano solo dell’effetto ra delle norme». Cottarelli ha da poco aderiannuncio e se ne fregano poi dell’attuazione


CORSA A OSTACOLI

concreta». Secondo Angelo Panebianco, che cita ancora il libro di Giavazzi e Barbieri, l’ultima dimostrazione in ordine di tempo dell’impotenza della politica di fronte alla burocrazia è il fallimento della riforma Madia, il tentativo del governo Renzi di cambiare la pubblica amministrazione: «Voleva incidere colpendo l’inamovibilità dei dirigenti e introducendo, addirittura, la possibilità di licenziarli» ha scritto Panebianco sul Corriere, «È stata fermata da un fuoco di sbarramento che ha coinvolto i potentissimi capi di gabinetto (i veri reggitori dello Stato, molto più importanti dei ministri), il Consiglio di Stato, la Corte costituzionale. La burocrazia non si fa riformare da nessuno». Il Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, si è spinto oltre, affermando che ormai la burocrazia fa tutto da sola: ingloba in sé il momento progettuale (la preparazione di leggi, misure, regolamenti); organizza i percorsi di approvazione, di emanazione e di applicazione; determina sanzioni; gestisce e distribuisce le risorse, non ha bisogno della politica se non come simulacro, come involucro che serve a salvare la forma. Nella sostanza, essa stessa si è fatta politica. «Con l’incredibile incremento della produzione legislativa necessaria a regolare la nuova complessità sociale ed economica, la burocrazia da esecutore si è trasformata prima in attore, poi in protagonista, poi ancora in casta e, infine, in vero e proprio potere al pari, se non al di sopra, di quello politico, economico, giudiziario, legislativo, esecutivo, dell’informazione» ha accusato il Presidente dell’Eurispes. E Sabino Cassese, giudice emerito della Corte Costituzionale nonché ex ministro della Funzione Pubblica del governo di Carlo Azeglio Ciampi, nell’intervista a Economy che trovate in queste pagine sottolinea come quel che definisce l’assedio alla burocrazia, e in particolare il tentativo di limitare la discrezionalità amministrativa attraverso la moltiplicazione delle leggi, abbia prodotto paradossalmente

un effetto opposto, lasciando all’esecutore la scelta tra le norme da applicare. La burocrazia non si limita a bloccare con successo ogni tentativo di limitarla. È anche un cecchino infallibile, perché sa esattamente come azzoppare al meglio l’economia italiana: colpendo le Pmi, tessuto vitale del sistema produttivo, e in particolare le piccole imprese. Secondo i calcoli del direttore dell’ufficio studi di Confcommercio Mariano Bella, il peso della burocrazia abbatte il profitto lordo delle piccole imprese da 1 a 19 addetti del 39%, con un costo aggregato compreso tra 28,1 e 38,5 miliardi di euro. L’Osservatorio sulla SempliIL PESO DELLA BUROCRAZIA ABBATTE IL PROFITTO LORDO DELLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE DA 1 A 19 ADDETTI DEL 39% E COSTA FINO A 38,5 MILIARDI

ficazione di Assolombarda “Quanto costa la burocrazia?” conferma che le Pmi, e in particolare le piccole imprese, sono colpite in modo pesante. Lo studio analizza nove procedure burocratiche negli ambiti ambiente, edilizia, fisco, lavoro e previdenza e salute/sicurezza sul lavoro. Per i settori chimico e meccatronico, le piccole imprese hanno sostenuto nel 2017 costi complessivi compresi tra 166.618 e 250.312 euro, con un’incidenza sul fatturato

FRANCESCO GIAVAZZI

tra il 2,7% e il 4%, in aumento dal 2,6% - 3,7% del 2016. Le medie imprese hanno speso da 531.262 a 1.100.643 euro, cifre più elevate in termini assoluti ma con un’incidenza sul fatturato inferiore, compresa tra l’1,1% ed il 2,2% (anche in questo caso in aumento dallo 0,8% - 1,4% del 2016). Anche per quanto riguarda il tempo impiegato per le incombenze burocratiche, le piccole imprese hanno impiegato 22 ore per addetto annue, contro le 10 ore/addetto delle medie imprese. «La burocrazia viene avvertita come uno dei principali ostacoli al fare impresa: in questa direzione nasce l’Osservatorio sulla Semplificazione» dice Alessandro Enginoli, presidente Piccola Industria di Assolombarda, «Se è vero che la Pa deve fare ancora passi avanti, in termini di semplificazione e digitalizzazione, elementi chiave per la competitività delle aziende e l’attrattività del territorio; è altrettanto importante che le aziende – in particolare le piccole – colmino il loro ritardo nei processi di digitalizzazione». Le Pmi lombarde, che impiegano fino a 1825 giorni invece dei 150 massimi previsti dalla legge per il rinnovo dell’autorizzazione integrata ambientale, spendono di più in burocrazia di quanto riescano ad investire in ricerca e sviluppo. Enginoli chiede risposte alla Pa, ma invita anche le piccole imprese a fare la

SONO I BUROCRATI A FARE RESISTENZA E AFFOSSARE LE RIFORME 17


COVERSTORY

loro parte: «Per le imprese semplificare vuole dire soprattutto poter contare su leggi chiare e tempi certi, su una banca dati digitale, su una legislazione pensata in digitale e sull’applicazione della tecnologia digitale ai servizi» sottolinea il presidente Piccola Industria di Assolombarda, «Allo stesso tempo le Piccole Imprese devono vincere la sfida della digitalizzazione: un bene necessario che determina un indiscusso vantaggio competitivo per le aziende proiettandole nel futuro». Uno dei problemi lamentati dalle Pmi lombarde nel rapporto con la burocrazia è quello delle continue richieste di documenti già prodotti, dovuto alla mancanza di comunicazione tra i sistemi gestionali delle diverse amministrazioni, quando non di diversi uffici della stessa. Il che rimanda a una delle tante delusioni dell’eternamente

IL LASCIAPASSARE A38 Nel lungometraggio animato (del 1976, ma ancora attuale) «Le XII fatiche di Asterix», la prova più ardua che Asterix e Obelix devono sostenere consiste nell’ottenere un lasciapassare A38 presso «la casa che rende folli», un edificio dell’Eur popolato da oziosi usceri e kafkiani burocrati dietro ai loro sportelli. «Il lasciapassare A38? Dovrebbe essere vicino allo sportello 22, piano 2 corridoio B scala F». «Lo sportello 22 è stato spostato al piano 10, corridoio F scala C, dove si chiama sportello 65». «Sportello 65? Qui? Vi devono avere male informati, qui gli sportelli sono etichettati non per lettere alfabetiche ma per numeri primi».

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promessa semplificazione della burocrazia: il Suap, Sportello unico attività produttiva, che qualcuno ha ribattezzato “Sportello unico a parole”... «È nato con uno scopo molto nobile ma poi ha incontrato per strada diversi problemi» dice Enginoli, «tra cui proprio quello dei sistemi gestionali che non riescono a diaLO SPORTELLO È "UNICO" SOLAMENTE A PAROLE: ALLE PICCOLE IMPRESE VENGONO RICHIESTI GLI STESSI DOCUMENTI DA UFFICI DIVERSI

logare con quelli delle altre amministrazioni». Il 59,8% degli associati di Unindustria Reggio Emilia, interpellati per il progetto “Pmi&Pa”, sostiene che i costi degli adempimenti burocratici sono aumentati nel corso degli ultimi tre anni, per il 20,6% in misura notevole. La

«Si, questo è lo sportello 65. Voi desiderate un... un... lasciapassare A38? Prendete questo formulario rosa, che dovete portare al corridoio B del primo piano». «Ecco, questo formulario rosa deve essere scambiato con il formulario azzurro. Per farlo, vi serve un'autorizzazione dello sportello 5, corridoio L scala D piano 7». «L'autorizzazione del formulario azzurro, eh? Potete ritirarla col formulario rosa chiaro. Ah, ma voi avete il rosa scuro. L'usciere saprà dirvi dove trovare quello rosa chiaro».

stessa indagine rivela che metà degli associati si dichiarano “per niente soddisfatti” proprio della condivisione tra banche dati della Pa, mentre nessuna azienda si dice pienamente soddisfatta dello Sportello unico per le imprese; il 61% ne è deluso o è incerto sul giudizio, e solo il 39% è mediamente soddisfatta: e siamo a Reggio Emilia. L’incomunicabilità tra le oltre cento banche dati della Pa fotografa l’abitudine della burocrazia a custodire gelosamente il proprio ruolo e i propri privilegi, ed è un altro ostacolo che pare invalicabile. Qualche tempo fa Stefano Parisi osservava che le banche dati delle amministrazioni della Finanza, cioè quelle del Dipartimento delle Finanze, dell'Agenzia del Demanio, dell'Agenzia delle dogane, di Equitalia, della Scuola Superiore dell'Economia della Finanza, dell'Agenzia del Territorio,

LA METAFORA DELLA CORSA A OSTACOLI «La disciplina del salto a ostacoli ha un alto contenuto tecnico e una forte componente psicologica», spiega Lorenzo Perini, il più forte atleta italiano in questo campo: vicecampione continentale agli Europei juniores di Rieti 2013 e bronzo a quelli under 23 di Tallinn 2015, entrambe le volte sui 110 metri, con 8 record italiani giovanili e 11 titoli italiani vinti. «Quando mi chiedono come mai faccio ostacoli, rispondo che dopo 15 anni che faccio atletica di cui 8 da professionista, sono sicuro che è la specialità che sceglie te. Inizi, ci provi,

vedi che ti piace, ti accorgi che quella tal specialità potrebbe andarti bene». Ma la componente del superamento dell’ostacolo, in aggiunta alla velocità, dà un mordente speciale? «Certamente è difficile da gestire, perché devi automatizzare movimenti che non fanno parte del corredo genetico umano. È un traguardo molto bello da conquistare. Tutta l’atletica rispetto ad altri sport è un altro mondo…». Gli obiettivi di Perini? «Campionati mondiali universitari e mondiali di Doha in ottobre, passare il turno sarebbe un buon inizio».


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IL MOLOCH INVINCIBILE

dell'Agenzia delle Entrate, dell'Amministrazione Autonoma dei Monopoli di Stato, oltre a molte delle banche all'interno del sistema informativo della fiscalità, non parlano tra di loro. Qualche timido progresso c’è stato, ma la sostanza resta sempre la stessa, come sanno bene le imprese cui vengono chiesti dieci volte gli stessi documenti da diversi uffici dello Stato, anche per le incombenze fiscali. Si parla spesso, giustamente, della pressione fiscale eccessiva sulle aziende, non si parla quasi mai del tempo che le stesse devono perdere negli adempimenti relativi. L’associazione R.ete. Imprese Italia di cui fanno parte Casartigiani, Cna, Confartigianato, Confcommercio e Confesercenti, in un’audizione alla Commissione Finanze e Tesoro del Senato lo scorso mese di marzo ha descritto così la situazione: per i soli adempimenti fiscali sono necessarie 238 ore all’anno (pari a 30 giornate lavorative), ossia 79 ore in più (10 giornate) rispetto alla media di 159 ore dei Paesi avanzati – l’Italia è al 118° posto nella classifica dei tempi per pagare le imposte di 'Doing Business 2019'. Siamo ultimi tra i 28 paesi dell’Unione Europea, il tempo necessario per pagare le imposte in Italia è del 71,2% superiore alle 139 ore necessarie in Francia. Ma quella di R.ete. Imprese Italia potrebbe essere una stima ottimistica: secondo

ALESSANDRO ENGIGNOLI

State pensando di aprire un bar? Dovete mettere in conto 71 adempimenti in 26 enti diversi con i quali, però, potreste dovervi interfacciare fino a 41 volte, dato che ad alcuni enti ci si deve rivolgere varie volte. Per un salone di acconciature gli adempimenti sono “solo” 65 in 26 enti diversi, in compenso ci sono 39 file da sciropparvi. Prima di alzare la saracinesca di un’autofficina, invece, occorrono fino a 86 adempimenti complessivi da assolvere, avendo a che fare con 30 enti diversi. Se poi avete in mente anche di posizionare un’insegna, sappiate che potrete arrivare a

interfacciarvi anche con 12 enti diversi. Inclusa l’Anas, se l’attività è prospicente a una strada statale. A fare i conti con la farraginosità della burocrazia italiana ci ha pensato la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa, con l’Osservatorio “Comune che vai, burocrazia che trovi”. Una indagine condotta sul campo, in collaborazione con 52 Cna territoriali, in rappresentanza di altrettanti comuni, di cui 50 capoluoghi di provincia. «La burocrazia rimane un elemento che frena le potenzialità di sviluppo e di crescita dell’Italia», spiegano

lo studio realizzato dal Censis per Confcooperative a fine 2018, le imprese impiegano 238 ore, oltre 6 settimane di lavoro, per pagare i 14 principali adempimenti fiscali - e stiamo parlando solo del fisco. Ma le nefaste classifiche che la riguardano non sembrano toccare affatto la burocrazia, che impermeabile alle crociate del governo di turno sa molto bene come colpire e affondare i

I SISTEMI DELLE AMMINISTRAZIONI NON DIALOGANO TRA DI LORO

da Cna. «E presta il fianco a comportamenti opachi che non di rado alimentano la corruzione. Questo nonostante i numerosi tentativi di riforma, i proclami di ogni governo e di ogni forza politica, l’avanzare dei processi di innovazione e digitalizzazione. Quasi la burocrazia fosse un Moloch invincibile».

tentativi di ridimensionarla. Francesco Giavazzi racconta, con Giorgio Barbieri, le “istruttive” modalità di siluramento del piano di riforma degli incentivi alle imprese che prendeva il suo nome: «Ricevuto il progetto, il presidente del Consiglio, Mario Monti, chiese di trasformarlo in norme operative. Ma solo la burocrazia conosce le leggi e i regolamenti che sarebbe necessario modificare per cancellare ciascuna agevolazione» spiegano Giavazzi e Barbieri, «Si aprì così un “tavolo di lavoro” cui parteciparono i dirigenti dei ministeri coinvolti (in primis lo Sviluppo economico, ma non solo) e i funzionari della Ragioneria generale dello Stato, cioè coloro che conoscono le norme che stanno a monte di ciascun capitolo di spesa. Il cuore della Ragioneria generale, il cui compito è contenere la spesa, batteva dalla parte giusta, ma a ogni voce da eliminare i dirigenti dei vari ministeri opponevano ragioni imprescindibili che ne impedivano la cancellazione. Dopo qualche settimana di riunioni infruttuose il progetto fu abbandonato».

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Il paradosso del burocrate assediato dal legislatore Per Sabino Cassese la moltiplicazione di leggi e regolamenti paralizza la pubblica amministrazione, ma consente ai più scaltri di interpretare le norme a proprio piacimento. E la sfiducia complica le cose di Sergio Luciano ERA IL 1981 QUANDO SABINO CASSESE, GIUDICE EMERITO DELLA CORTE COSTITUZIONALE E PROFESSORE EMERITO DELLA SCUOLA NORMALE SUPERIORE DI PISA, nell’articolo “Grandezza e miseria della nuova burocrazia” scriveva delle resistenze della burocrazia al cambiamento, di leggi che rimangono disapplicate per la non accettazione da parte della stessa di nuove regole del gioco.

plice contrapposizione governo - amministrazione di una volta. Insomma, il quadro è cambiato, è divenuto più complesso.

E il governo Conte cosa ha cambiato, in questo scenario? Si è aggiunta di recente, con il governo in carica, una sorta di generale sfiducia nella burocrazia, accompagnata dal desiderio di cambiare tutto e tutti, anche in una dichiaÈ ancora così? rata polemica nei confronti di precedenti La situazione è cambiata. Le classi politiche governi, anche se spesso gli amministratori che si sono alternate al potere hanno cominpubblici erano lì da molto tempo, essendo ciato a espandere entrati per concorso LE CLASSI POLITICHE AL POTERE l’attività legislatie avendo salito tutti i SI SONO ILLUSE DI POTER FARE va, nell’illusione di gradini della scala buA MENO DELL'AMMINISTRAZIONE. poter fare a meno rocratica. COSÌ IL LEGISLATORE HA ESONDATO dell’amministrazione. Il legislatore ha esondato, ponendo vincoli Più di recente, e nel suo volume da poco all’esecutivo - amministrazione. La sfiducia pubblicato “La svolta” (il Mulino), ha afnei confronti di quest’ultima ha condotto a fermato che l’apparato esecutivo, oltre moltiplicare i controlli in funzione di conche dal male interno dell’incapacità di intrasto della corruzione. L’amministrazione novare, soffre anche di un male esterno: è è stata assediata. Contemporaneamente, i assediato. Da chi? governi hanno creato organismi satellite, a Dal legislatore, che adotta norme costrittive, cui fare ricorso, non sottoposti alle regole del perché troppo dettagliate. Dai controllori, diritto amministrativo. Si aggiunga il giudice che minacciano quotidianamente (si è aramministrativo, che la fa da padrone, spesso rivati a prevedere confische e si sono riprisostituendosi all’amministrazione. Questi stinati i controlli preventivi, che sono forme sviluppi sono molto più complessi della semdi cogestione). Dalla stessa opinione pub-

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CHI È SABINO CASSESE Sabino Cassese è direttore della Rivista di diritto pubblico e del Giornale di diritto amministrativo. Ha insegnato alla Scuola Superiore della Pubblica Amministrazione di Roma dal 1975 al 1983, passando poi all'Università degli Studi di Roma "La Sapienza", dove ha insegnato prima diritto pubblico dell'economia nella Facoltà di Scienze politiche, poi, dal 1985, diritto amministrativo a Giurisprudenza, fino al novembre 2005, quando è stato nominato giudice della Corte costituzionale. È stato Ministro per la funzione pubblicadel Governo Ciampi, dal 28 aprile 1993 al 10 maggio 1994. Ha contribuito alla definizione dell'amministrazione pubblica europea, nella veste di presidente dell'European Group of Public Administration dal 1987 al 1991, collaborando poi con l'Ocse alla riforma delle amministrazioni pubbliche dei paesi dell'Europa centrale ed orientale.

blica, che identifica nella burocrazia la fonte di tutti i mali, perché, alla fine, è nelle mani dell’amministratore pubblica che terminano gli errori del legislatore e dei controllori – cogestori. Insomma, è il terminale ultimo dei molti errori lungo la sequenza di decisioni che diventa il colpevole.


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dare nei settori dove si trovano condizioni migliori.

IL QUADRO DI OGGI È ANCORA PIÙ COMPLESSO DI QUELLO DI IERI A CAUSA DEI GIUDICI AMMINISTRATIVI Le leggi in Italia sono così numerose e complicate perché i burocrati le possano interpretare a loro piacimento? Questo è un paradosso. Moltiplicazione di leggi e adozione di leggi sempre più analitiche sono fatte per limitare la discrezionalità amministrativa. Producono un effetto opposto, perché danno mano libera a chi deve eseguire, lasciandogli spesso la scelta tra le norme da applicare. A questo punto, il burocrate disinvolto diventa un politico. Quello timoroso si arresta. La maggior parte degli amministratori pubblici finisce per pensare di aver a che fare con un mondo di matti.

Davvero, come lei ripete, la carenza di tecnici preparati, che tendono a passare alle imprese private dove guadagnano di più, è un problema centrale per il malfunzionamento della burocrazia? Non a passare dal settore pubblico a quello privato, ma a scegliere quello privato, che offre condizioni migliori, anche se forse meno sicurezza. Non lo dico io, ma una abbondante letteratura, da un secolo. Il pareggiamento imposto dai sindacati nel trattamento dei dipendenti pubblici va bene per le professioni che abbondano sul mercato. Per quelle dove l’offerta di lavoro è più scarsa, spinge ad an-

Come si risolve il problema della burocrazia italiana, e in quali tempi? Nessuno ha la bacchetta magica. Ci vogliono numerosi ingredienti. In primo luogo, conoscenza di quell’insieme di meccanismi che chiamiamo, al singolare (sbagliando) la pubblica amministrazione. Poi, la disponibilità di un sufficiente lasso di tempo (almeno 8 – 10

anni). Poi, obiettivi realistici, ma anche ambiziosi, da realizzare con la dovuta progressività, ma da definire dall’inizio. Ancora: capacità di muoversi in alleanza con le forze interne, che ci sono, e vanno valorizzate, abbandonando questa erronea idea per cui c’è un solo “medico”, il governo, e un “malato”, la burocrazia. Quest’ultima conosce, l’altro no. Tra i due poli non c’è fiducia. Pensa che il paziente si faccia prescrivere una medicina da parte di un medico di cui non ha fiducia?

All'alba del terzo millennio il disguido è a portata di click di Francesco Sperti È possibile che nel 2019 uno dei Comuni più all’avanguardia e dinamici d’Europa perda la possibilità di avere un extra-gettito (da procedure sanzionatorie) solo perché quelli che dovrebbero essere semplici automatismi non funzionano? La storia è questa. Il cliente, alcuni mesi fa, si presenta in studio con un plico piuttosto corposo di sanzioni stradali dovute a ripetute violazioni del divieto di accesso, con la propria auto, in zone a traffico limitato. Risultato: il Comune gli contesta, nell’arco di alcuni mesi, sanzioni per oltre 6.300 euro. Peccato che tutte le multe siano state nel frattempo notificate ad un indirizzo di residenza non più funzionale, dal momento che il malcapitato cliente aveva già trasferito la residenza da un comune dell'hinterland alla sua

attuale dimora in città (ovviamente, con regolare trafila burocratica: richiesta e accettazione della nuova residenza da parte dell'anagrafe). A distanza di alcuni mesi, non riscontrando i pagamenti delle multe, il Comune provvede infine a notificare l’ingiunzione di pagamento, questa volta al nuovo indirizzo. Fatto sta che il cliente adisce le vie giudiziarie e, a conclusione, il Giudice di Pace sentenzia la revoca dell’ingiunzione, poiché non era provato che i verbali di accertamento fossero stati regolarmente notificati. Il tutto con vittoria di spese di giudizio: eh sì, perché il famoso Comune ha anche dovuto riconoscere le spese legali al nostro protagonista. Non solo non si è reso conto del disguido tecnicoburocratico che gli ha fatto perdere il gettito da sanzioni, ma ha anche

insistito nel volersi costituire in un giudizio che poteva benissimo essere risolto ab origine con un annullamento d’ufficio (almeno) risparmiando le spese. Ora, per tornare alla domanda iniziale, dobbiamo purtroppo rispondere affermativamente: all’alba del terzo decennio degli anni duemila, in un’epoca di esasperata informatizzazione, digitalizzazione, fatturazione elettronica e tentativi più o meno seri di sburocratizzazione, è ancora possibile che un evoluto Comune italiano perda la possibilità di incassare delle (sacrosante) sanzioni stradali solo perché un ufficio non riesce a comunicare all’altro l’indirizzo (corretto) di residenza di un cittadino. Cosa che dovrebbe essere a portata di click. Cose dell’altro millennio!

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«NOI MANAGER IN TRINCEA CONTRO LA PARALISI» A ogni cambio politico le imprese rischiano il blocco, perché o cambiano le regole o con lo spoil-system cambia la loro interpretazione. E ogni investimento è a rischio. Parola di Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager di Sergio Luciano

Dunque la burocrazia è il male oscuro che frena la crescita economica del Paese? E DECISA SULLA SEMPLIFICAZIONE BURONon l’unico, ma forse il più grave. Lo conferCRATICA, un piano emergenziale che consenta mano anche i trend sui fattori di competiall’infinità di progetti e lavori fermi di partire tività dell’Italia, che purtroppo è molto ined alle imprese di eliminare i tempi morti e dietro nella classifica mondiale. Ebbene, la alleggerire gli oneri inflitti dalla burocrazia»: burocrazia va considerata tra le zavorre più Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager pesanti per la crescita e tra i maggiori de– l’associazione dei dirigenti industriali che terrenti agli occhi degli investitori esteri che sta negoziando il rinnovo del contratto con la possono investire in Italia come ovunque. Confindustria proprio Sburocratizzare non PRIMA DI CANTIERARE UN LAVORO in queste settimane costa niente all’eVA SOSTENUTA UN'ESTENUANTE e che cogestisce con rario pubblico. E dà TRAFILA DI AUTORIZZAZIONI: QUASI gli imprenditori l’enfiducia alle imprese, 40 PERMESSI DA DIVERSE AUTORITÀ te previdenziale dei soprattutto alle Pmi. manager Previndai, la formazione con Fondirigenti, il Fondo sanitario integrativo Fasi, Altrimenti? la nuova associazione 4.Manager. E sostiene Altrimenti si rischia quel che si sta già veda sempre che la categoria professionale più rificando: il blocco dei cantieri di grandi e vicina, pur nella fisiologica dialettica, a quella piccole opere, con tutto il loro indotto, è una degli imprenditori è appunto la sua, quella dei prova eloquente. Il calo degli investimenti manager. In trincea giorno per giorno a risolin Italia sia da parte degli stranieri che devere i problemi delle imprese. Quelli sani, che gli stessi italiani… Si pensi alla trafila estearrivano dal mercato; e quelli malsani, che arnuante di autorizzazioni che va sostenuta rivano da leggi sbagliate e intoppi burocratici. prima di poter cantierare un lavoro. Quasi «IL PAESE NON PUÒ PIÙ ASPETTARE: BISO-

GNA AVVIARE UN’AZIONE DI GOVERNO FORTE

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SBUROCRATIZZARE NON COSTEREBBE NULLA ALL'ERARIO PUBBLICO. E DAREBBE FIDUCIA ALLE IMPRESE, SOPRATTUTTO MEDIE E PICCOLE. NAVIGARE A VISTA È UN VELENO PER LA COMPETITIVITÀ quaranta permessi, da molte autorità diverse. Spesso di differente colore politico, e ciò non agevola l’iter. Poi, dalla vittoria della gara all’avvio dei lavori possono passare 3-4 anni: vuol dire che l’imprenditore aggiudicatario deve metter in conto che nel frattempo deve vivere d’altro. E tutto questo complica maledettamente l’organizzazione aziendale, perché impone di prevedere l’imprevedibile. Non hai più certezze, devi navigare a vista, il che è un veleno per la competitività. Be’, questo è un problema specifico per


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l’edilizia però… Si sbaglia! La lentezza negli appalti è devastante per tutti e la burocrazia colpisce tutti i settori. I nostri manager vivono questo assurdo ogni giorno. Non c’è mai certezza di metodi, tempi, efficacia, per cui quando dobbiamo prendere decisioni assumiamo rischi gravosi. L’investimento è esposto a logiche di spoil system, per cui ad ogni cambio politico si rischia il blocco, perché o cambiano le regole oppure cambia l’interpretazione delle regole. Oggi, avere a che fare con la pubblica amministrazione per manager che guida azienda privata significa prevalentemente dover affrontare problemi. E poi c’è l’esplosione di contenziosi, cause, eccetera? L’attuale articolazione del sistema non genera fluidità e linearità d’azione, anzi: fioccano i ricorsi al Tar in quasi il 90% delle gare pubbliche, ad esempio. Questo indebolisce il lavoro preventivo delle autorità amministrative e inquisitivo della magistratura il cui compito è impedito nei fatti. Dobbiamo dare alle forze dell’ordine, alla magistratura gli strumenti per potenziare i controlli. L’enorme cumulo di regole non garantisce in alcun modo la linearità dei processi, basta guardare cosa accade alla giustizia civile. Invece, se alleggerissimo il carico di inutili incombenze, libereremmo risorse per la macchina giudiziaria, potremmo adeguare l’organico dei magistrati, chiaramente insufficiente, e consentire agli ufficiali pubblici di svolgere i controlli mirati senza finire in lacci e lacciuoli che vanificano i loro sforzi. Questo non è accettabile e, mi creda, reiterato tutti i giorni diventa sfiancante anche per il più motivato dei servitori dello Stato. Bisogna pure prevenire i purtroppo diffusi fenomeni corruttivi… Ma non è aumentando il numero delle leggi o congestionando i procedimenti con obblighi e oneri che ci si può riuscire. È vero tutto il contrario: proprio nelle lungaggini si annidano le maggiori opportunità di malaf-

fare. Nelle catene troppo lunghe c’è maggior possibilità di qualche anello che approfitta del proprio ruolo di filtro.

E dunque? Occorre restituire l’onere delle responsabilità a chi deve accollarsele. Ci sono troppi livelli di filtro nella scala gerarchica: non si sa mai chi decide. Ci sono enti gestiti a seconda degli esiti delle tornate elettorali, senza che sia data continuità di attuazione ai progetti approvati in precedenza. Chi fa un investimento si aspetta che la sua idea sopravviva ai cambi di governance e che il suo sforzo di intraprendere sia premiato. Così non avviene, e non c’è nessuno che se ne assuma la responsabilità. Ma c’è di più… Più di così? Sì, guardi: non soltanto con la sburocratizzazione si riuscirebbe a superare l’ostacolo L'ARTICOLAZIONE DEL SISTEMA NON GENERA FLUIDITÀ D'AZIONE, ANZI: FIOCCANO I RICORSI AL TAR IN QUASI IL 90% DELLE GARE PUBBLICHE

dei tempi morti e delle procedure incerte. Ma si otterrebbero tali risparmi di spesa da poter investire nella riqualificazione di tanto personale pubblico, che potrebbe essere destinato a ruoli importanti.

In pratica cosa consiglia? L’Amministrazione pubblica deve scegliere un altro modello di lavoro. Che adotti criteri nuovi e processi integralmente digitali. Mentre va ancora in giro negli uffici carica di faldoni cartacei… è di una commovente incoscienza. Il digitale può essere una grande occasione. Ma aggiungo: bisogna innovare l’organizzazione e i processi. La tecnologia è il nostro lasciapassare verso un futuro di maggiore competitività. È un espediente che dobbiamo girare a nostro vantaggio. Può accorciare la distanza tra decisore e cittadino, tra impresa e amministrazione pubblica. Innovare per semplificare: è questa la ri-

cetta di Federmanager? Guardi, serve un grande piano strategico su questi temi. Dobbiamo mettere in campo soluzioni concrete perché stiamo vivendo in un’epoca di glaciazione del pensiero strategico. Come si fanno i piani pluriennali nelle aziende private, così deve fare lo Stato. Il mondo del privato può insegnare molto al pubblico e alle istituzioni. Sfruttiamo questo momento storico che tutti chiamano Quarta Rivoluzione Industriale e riflettiamo insieme su come ricostruire un progetto Paese.

Ma che ruolo può avere su questo piano la sua categoria dei manager? Visto che la burocrazia appare un ostacolo insuperabile, in azienda ci inventiamo tutte le soluzioni possibili per bypassarlo. Mentre l’approccio con la pubblica amministrazione dovrebbe rappresentare un punto di riferimento certo, accade il contrario. Occorre snellire lo Stato. Occorre superare la morale romantica con cui sono stati costruiti nei decenni strutture orpello, castelli sontuosi abitati da inefficienza. Noi manager siamo a disposizione del Paese, non solo delle imprese in cui lavoriamo.

Un bel cambio di prospettiva, questo. Solo con la fatica l’Italia può avanzare. Diciamo soltanto: metteteci in condizione di lavorare. Penso in particolare ai nostri giovani. Stiamo distruggendo le loro idee e la loro voglia di fare. Escono demotivati da un sistema che è fatto di ostacoli, artifici e ritardi. Mettono su una start up tra mille difficoltà e poi faticano a ottenere un investimento. Abbiamo tassi bassissimi di venture capitalist, ma chiediamoci anche il perché! Questo Paese ha così tante risorse che, nonostante tutto, è ancora tra i primi al mondo. E la sua prima risorsa sono le persone. Agli uomini e alle donne di talento, invece che andare all’estero, dobbiamo dare ragioni valide per restare. Perciò ci vuole una visione strategica: la misura non è soltanto tra deficit e Pil, ma anche tra strategia e scelte politiche.

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COVERSTORY

Il “non fare” costerà all’Italia 530 miliardi in 16 anni Il prezzo da pagare per la mancata realizzazione di infrastrutture strategiche per la crescita e lo sviluppo economico del Paese settore per settore, secondo l’Osservatorio di Agici Finanza d’Impresa di Marina Marinetti

V

a bene che solo chi non fa non sbarealizzazione di un’infrastruttura provoca glia, però il “non fare” non è indolocosti pari alla mancata utilità. «È l’approccio re, ha un costo: in termini di crescita fondamentale nel settore infrastrutturale, (mancata), di competitività (ferma al palo), banalmente perché si contrappone al tradidi produttività (che cala). E non stiamo parzionale approccio che stabilisce che un’opera lando di “costo” come concetto generico, ma va fatta se c’è copertura finanziaria», spiega a di una cifra ben precisa: 530 miliardi di euro Economy Stefano Clerici, direttore di Agici Finel periodo 2018-2035. A calcolare gli effetti nanza d’Impresa: «Bisogna invece individuare economici, sociali e ambientali della mancata le priorità infrastrutturali nei vari settori. Ci o ritardata realizzaziosono grandi fabbisone di impianti e infra- IL COSTO DEL “NON FARE” PIÙ ELEVATO gni che devono esseRIGUARDA LA BANDA ULTRA LARGA strutture strategiche re colmati: evitare di CHE NECESSITA DI INVESTIMENTI per l’Italia, è Agici PER 293 MILIARDI DI EURO DA QUI AL 2035 farlo costerà all’Italia, Finanza d’Impresa, in termini economici, società di ricerca e consulenza specializzata ambientali e sociali, 81,7 miliardi nel settore nel settore delle utilities, delle rinnovabili, energetico, 36,4 miliardi nei settori ambientadelle infrastrutture e dell’efficienza energetili, 117,6 miliardi nei settori della mobilità, 293 ca, che ogni anno aggiorna il suo osservatorio miliardi nel settore delle telecomunicazioni». “I Costi del Non Fare”, appunto. Il metodo è Prendiamo il settore energia, per esempio: quello dell’analisi costi/benefici: la mancata «Se vogliamo raggiungere gli obbiettivi di in-

I FABBISOGNI INFRASTRUTTURALI NEL PERIODO 2018-2035

SETTORE

CLASSE INFRASTRUTTURALE

FABBISOGNI

Energia

Impianti di produzione elettrica

58.000 MW

Reti di Trasmissione

1.200 km di reti 206 stazioni

Rifiuti

Termovalorizzatori

8 impianti per 1.830 kton

Viabilità

Autostrade e Tangenziali

1.041 km

Ferrovie

Ferrovie AV/AC

634 km

Ferrovie Convenzionali

508 km

Acquedotti

106.000 km da sostituire

Depuratori

13.000.000 A.E.

Rete e Banda Ultralarga

100% popolazione

Idrico TLC

24

STEFANO CLERICI

dipendenza energetica, di riduzione di costi ed emissioni occorre investire in energie rinnovabili e in reti di trasmissione che permettano una migliore magliatura del sistema elettrico e rompano i vincoli zonali che fanno sì che le tariffe siano così variabili». Il phase-out del carbone al 2025, comporta l’incremento delle fonti energetici rinnovabili del 55% da qui al 2035, per arrivare a 780 MW di idroelettrico, 85 MW di geotermico, 45.000 MW di fotovoltaico e 12.200 MW di eolico. Il mancato raggiungimento delle Policy nel settore energia e quindi la mancata copertura dei fabbisogni infrastrutturali considerati, 58 GW di Fer, 1.200 km di linee aeree in altissima tensione e 206 stazioni di trasformazione, potrebbe generare Costi del non fare per circa 81,7 miliardi di euro. «Il Costo del non fare più elevato riguarda però le telecomunicazioni», sottolinea Clerici: «non parliamo di migliorare il sistema nazionale, ma di avviare nuovi mercati e nuovi paradigmi produzione grazie allo sviluppo banda ultralarga (Bul) che ultimamente è ripartito grazie soprattutto agli operatori privati come Enel e Telecom. Dotare il Paese di linee internet veloci, almeno 30 Mbps, significa garantire lo sviluppo della rete 5G, abilitare nuovi servizi ai cittadini con l’Internet of Things e ridurre il digital divide presente tra le regioni italiane». La strategia al 2020 vede sedi ed edifici pubblici connessi con velocità


CORSA A OSTACOLI

maggiore o uguale a 100 Mbps, in particolare per scuole e ospedali, copertura del 100% della popolazione a 30 Mbps (almeno), Bul nelle aree industriali. L’Osservatorio segnala « la discrepanza tra le ambizioni del piano Industria 4.0, che vuole promuovere l’innovazione con incentivi rivolti all’acquisto di macchine intelligenti e connesse, e l’effettiva possibilità di connetterle. Infatti, la copertura Bul delle zone industriali è minima». Così, anche alla luce dei recenti progressi nella cablatura in fibra ottica del Paese, il Costo del non fare per le Tlc è di 293 miliardi di euro: 13.381 euro per ogni famiglia italiana. C’è però un altro tema infrastrutturale rilevante: quello dei trasporti: «Abbiamo due grandi operatori in Italia, Anas e Rfi, che stanno investendo moltissimo nell’IoT, migliorando la fruibilità e la sicurezza delle reti viarie e ferroviarie», spiega Clerici. I fabbisogni nazionali individuati nel Def riguardano la manutenzione straordinaria programmata, il completamento dei progetti in corso di itinerari stradali omogenei, il decongestionamento delle aree urbane e metropolitane, il completamento maglie autostradali, la digitalizzazione, l’adeguamento e omogeneizzazione delle prestazioni per itinerari a bassa accessibilità auto- stradale. Non raggiungere gli obiettivi di policy al 2035 nel settore delle autostrade e, dunque, l’eventuale mancata realizzazione di oltre 1.000 km di autostrade necessarie per lo sviluppo del Paese, potrebbe comportare Costi del non fare per circa 34 miliardi di euro nei prossimi 18 anni. «Che, contando la riduzione della domanda di mobilità sulle autostrade, che stimiamo in 11 miliardi di veicoli-km all’anno, dovuta allo sviluppo della rete Bul che ridurrà la necessità di spostamento delle persone grazie all’abilitazione dei servizi digitali, si riduce di circa 7 miliardi di euro, con un risultato finale di 26,7 miliardi», aggiunge il direttore di Agici. Il mancato completamento delle linee ferroviarie ad alta velocità, invece, di oltre 630 km e non potenziare oltre 500 km di linee convenzionali costerebbe all’Italia ben 96 miliardi di euro da qui al 2035. Anche qui, lo sviluppo delle reti Bul determinerebbe una

I SOLDI CI SONO, MA NON SI POSSONO SPENDERE: COSÌ SI BLOCCANO I CANTIERI E SI AZZOPPA L’EDILIZIA Centinaia di cantieri fermi in tutto il Paese, e 140 miliardi di euro pronti per farli ripartire che non si riescono a spendere perché in attesa di autorizzazioni del Cipe, della Corte dei Conti, di una miriade di altri enti che si muovono in una giungla legislativa. La stasi dell’edilizia è una plastica raffigurazione dei danni reali e concreti fatti dalla burocrazia. La realizzazione di un’opera mediogrande richiede in media 15 anni e 8 mesi, più della metà dei quali sono tempi morti. Gabriele Buia, presidente di Ance, Associazione nazionale costruttori edili, ha definito su Economy il settore «stremato ed esasperato: nelle ultime tre leggi di bilancio

gli stanziamenti per le costruzioni sono aumentati del 70% sull’anno precedente. Il problema è che questi fondi non diventano opere, perché si è sedimentata negli anni una normazione continua, che condensandosi ha rallentato tutti i processi approvativi: prima la parte politicodecisionale con i pareri degli enti coinvolti, poi quella progettuale e in seguito quella del bando. In mezzo ci sono l’autorizzazione del Cipe e quella della Corte dei Conti. Questo arco temporale dura anni». Solo le opere segnalate da Ance con l’iniziativa Sblocaccantieri valgono oltre 21 miliardi di euro, con 330mila posti di lavoro persi e 75 miliardi di euro di mancate ricadute

riduzione del Costo del non fare di quasi 4 miliardi di euro. Infine, l’ambiente. Per quanto riguarda la gestione dei rifiuti, la ridotta crescita del volume di rifiuti urbani e il minimo incremento della quota di raccolta differenziata, accompagnata da una quasi assente implementazione del decreto Sblocca Italia del 2014 per la costruzione di impianti di termovalorizzazione, hanno fatto lievitare il Costo del non fare complessivo del settore rifiuti per il 2018-2035 a circa 2,9 miliardi di euro, dei quali più di 1,8 per la mancata realizzazione degli impianti nelle aree emergenza rifiuti. È il settore idrico l’unico a fare passi avanti «grazie soprattutto al lavoro svolto negli anni dall’Arera e all’introduzione del nuovo sistema regolatorio»,

sull’economia. Buia ha chiesto al Governo, impegnato nella definizione del decreto detto appunto Sbloccacantieri, di dimostrare la determinazione necessaria per sbloccare l’impasse: «È il momento di essere coraggiosi e mettere in campo misure concrete che possano garantire un futuro al settore e consentire finalmente l’avvio di nuova stagione di rigenerazione e sviluppo per città e territori» ha affermato il presidente di Ance, «L’obiettivo principale deve essere semplificare la selva burocratica che blocca gli interventi pubblici e privati e rafforzare l’utilizzo degli incentivi fiscali per rottamare edifici vecchi e insicuri e intervenire sulle aree degradate».

sottolineano gli autori dell’Osservatorio. «Tali cambiamenti sono riscontrabili nella crescita degli investimenti rispetto agli anni passati: gli investimenti programmati per il quadriennio 2016-2019, infatti, sono pari a 7,8 miliardi di euro da finanziare con tariffa idrica, cui si aggiungono 2,2 miliardi di euro derivanti da fondi pubblici, con una cifra annuale di circa 2,5 miliardi. Un aumento consistente degli investimenti annui, dunque, che nel periodo 2012-2015 oscillavano tra 1 miliardo e 1,5 miliardi». Ma attenzione: non sostituire reti di acquedotto e non dotare l’intera popolazione di impianti di depurazione efficienti comporterebbe costi da qui al 2035 pari a circa 34 miliardi di euro: 23,6 miliardi per gli acquedotti e 10,4 miliardi per i depuratori.

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COVERSTORY

Il miraggio della competitività zavorrata dalla burocrazia Nel Global Competitiveness Index del World Economic Forum l’Italia è ferma al 17mo posto in Europa. E in quanto a semplificazione, anche legale, è agli ultimi posti nella classifica mondiale. Ecco perché di Marina Marinetti

D

iciamoci la verità: questa storia del “fanalino di coda” ha rotto le scatole. Non consolerà dunque scoprire che nell’ultimo Global Competitiveness Index (Gci) del World Economic Forum, uscito a fine 2018, l’Italia non è smossa dal suo 31 posto. Quindi bene i Paesi valutati sono 140) ma non benissimo (in Europa ci piazziamo al posto numero 17). Fermi al palo, sottolinea il Wef nel rapporto: «Il Pil del paese sta crescendo all’1,5%, il tasso di crescita più veloce dalla crisi finanziaria del 2008. Eppure l’Italia rimane l’economia avanzata che sta crescendo meno». Colpa dei nostri punti deboli, tipici come prodotti del made in Italy. A parte il poco onorevole 122esimo posto in quanto a crimine organizzato (il che sarebbe magnifico se la classifica non andasse letta al contrario) in primis, manco a dirlo, ci zavorra il peso della burocrazia: la voce Burden of government regulation ci vede centotretaseiesimi (abbiamo voluto scriverlo in lettere per non impressionare troppo il lettore): appena quattro posizioni pià in alto del fondo del barile. Siamo pessimi anche in quanto a efficienza del sistema giuridico nel definire le controversie legali: 137esimi. E no, non vogliamo neppure scoprire di quali tre o quattro paesi nel mondo siamo migliori. Sarabbe troppo deprimente. Il rapporto sottolinea anche gli effetti distorsivi di tasse (e incentivi) sui prezzi delle merci (97° posto) e la complessità delle tariffe (112°). Per non parlare (ma ne parliamo, ovviamente) dell’ingessatissimo mercato del lavoro: la flessibilità nella determinazione del salario è pressoché nulla (su 140 posizioni occupiamo la numero 135), lavoratori e datori di lavoro

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sono come cani e gatti (114°), le pratiche da espletare per assunzioni e licenziamenti sono assurdamente complesse (125°), la formazione in azienda è pessima (104°), gender equality e diversity restano un miraggio (137°) e tra salario e produttività non c’è alcuna relazione (in questo caso ci posizionamo al 127esimo posto). Vogliamo parlare poi del carico fiscale? La tassazione è alle stelle (siamo in 100esima posizione), il che da un lato frena le assunzioni e dall’altro i consumi. E il cerchio si chiude. «Per migliorare la sua prosperità, l’Italia dovrebbe dare la priorità nella sua agenda alla competitività e alla crescita, facendo leva sui suoi punti di forza e considerando le sue debolezze», si legge nel rapporto del Wfe. Tra i punti di forza dell’Italia, il Global competitiveness index mette in evidenza l’eccellente stato di salute che vanta la popolazione (in questo caso

siamo in sesta posizione, addirittura quinta per quanto riguarda l’aspettativa di vita), le dimensioni del mercato (12°), la capacità di innovazione (22°), e, in credibile ma vero, le infrastrutture (21°). «Per massimizzare ulteriormente il suo potenziale di innovazione l’Italia potrebbe incerementare ulteriormente le sue Tlc, mentre il settore privato dovrebbe essere maggiormente aperto a nuovi modelli di business e a idee dirompenti e assumere un atteggiamento più positivo nei confronti del rischio», continua la valitazione del Wef. Ma non basterebbe: «Migliorare la situazione italiana sotto il profilo della competitività dipende principalmente dalla modernizzazione del suo sistema finanziario (siamo 49esimi) e della pubblica amministrazione (in questo caso siamo 107esimi). Basse prestazioni in questi pilastri si traducono, rispettivamente, in risorse insufficienti per finanziare investimenti innovativi e in un peso della burocrazia che soffoca l’attività commerciale. Inoltre, la stabilità macroeconomica (58esima posizione) sarà, senza dubbio, un’area d’intervento fondamentale per la classe politica: la gestione della politica fiscale rischia di aumentare ulteriormente i costi di accesso al capitale per le aziende private», conclude il Global Competitiveness Index. Ma forse, più di competitiveness, si dovrebbe parlare di competitiveless.

Global competitiveness index 2018

Overall score

USA

Enabling Environment

NZL

SGP

Human Capital

KOR

90 70 60 50

(4)

FIN

SGP

Innovation Ecosystem

USA

USA

CHN

USA

DEU

65

66

99

100 80

(31)

Markets

85

83

79

71

70 56

60

63

58

64

40 30 20 10 0 Overall Instituitons Infrastructure

FONTE: WORLD ECONOMIC FORUM

ICT adoption

Macroeconomic stability

Health

Skills

Product market

Labour market

Financial system

Market size

Business Innovation dynamism capability


CORSA A OSTACOLI

La PA non paga... e se paga lo fa comunque in ritardo I tempi per i saldi delle fatture alle imprese si stanno allungando ancora di più. E le procedure ordinarie per il recupero dei crediti durano fino a 15 anni. Meglio, allora, rivolgersi a società specializzate di Riccardo Venturi

L

a Pubblica amministrazione italialunga di per sé». La situazione non è omona ha una caratteristica peculiare: genea: «I tempi si stanno allungando specie con una mano toglie, e con l’altra nelle regioni più critiche, quelle del cenpure. Non solo la burocrazia meno efficiente tro-sud» dice Oddone, «anche se sono molto d’Europa (d’accordo, ce la giochiamo con la diversificati. Lavoriamo su oltre 10mila Pa, Grecia) grava di costi le aziende, ma quando comuni, ministeri, regioni, amministrazioni le deve pagare lo fa con i tempi più lunghi centrali, caserme, questure. Alcuni debitodel continente. Con un’aggravante: l’aumenri, specie in regioni come Sicilia e Calabria, to dello spread, che ha iniziato a impennarsi hanno allungato di molto le tempistiche, algiusto un anno fa sulla scia delle minacce di tri, per esempio città del nord quali Milano, sfracelli del governo gialloverde, ha provosono virtuosi». L’allungamento dei tempi cato un allungamento dei già biblici tempi di pagamento della Pa al Sud si aggiunge al di pagamento della Pa. Alla fine le minacce numero crescente di comuni meridionali in sono in gran parte rientrate, lo spread dal dissesto finanziario, inclusi quelli di grandi picco di oltre 330 è calato di un centinaio di dimensioni. «Oggi le Pmi devono far fronte punti base dopo averci fatto spendere un po’ anche all’esigenza di recuperare i crediti nei di miliardi di euro in confronti dei comuni CAPIRE QUALE SIA IL REALE STATO più per rifinanziare il dissestati» osserva DI RECUPERO DEL CREDITO TRA DECINE debito, ma i tempi di l’ad di Officine Cst, DI PRATICHE AFFIDATE ALL’AVVOCATO pagamento della Pa È DIVENTATO SEMPRE PIÙ COMPLICATO «Dissesti che riguarnon si sono più ridotdano un bacino comti. «Quando aumenta lo spread, lo Stato troplessivo molto ampio, circa due milioni di va maggiori difficoltà a reperire risorse sul abitanti». Ci sono due strade per il recupero mercato per far fronte al debito, e c’è una dei crediti da un comune dissestato: «C’è la maggiore lentezza nel trasferire l’ammonprocedura semplificata, che ti permette di tare dovuto ai debitori» spiega Giampiero recuperare tra il 40 e il 60% del credito; e Oddone, ad di Officine Cst, azienda controlc’è quella ordinaria, che in teoria permette lata da Cerberus Capital Management che di recuperare anche tutto, ma in tempi bibligestisce crediti sia performing che non perci, anche 15 anni» aggiunge Oddone. Officiforming derivanti da forniture verso pubbline Cst propone alle Pmi il metodo elaborato che amministrazioni, «inoltre c’è un fattore in anni di esperienza con le grandi aziende. emotivo: il debitore capisce che questa è la «Prima le utility e le grandi aziende si rivoldinamica, e quindi tiene un po’ più soldi in gevano a tanti avvocati, tra cui distribuivano casa piuttosto che darli alla controparte crele pratiche di attività di recupero credito» ditrice in tempi rapidi. Il risultato è un auracconta l’ad, «poi man mano che la situamento dei tempi di pagamento nell’ordine zione è peggiorata il recupero è diventato del 10-15%, che aggrava una tempistica già più complicato: un singolo avvocato gestiva

GIAMPIERO ODDONE

QUANDO AUMENTA LO SPREAD C’È MAGGIOR LENTEZZA NEL SALDO DEI DEBITI poche pratiche, ma le pratiche magari erano centinaia, e non si capiva più qual era il reale stato del recupero del credito: dai fili si passava alle matasse». Si è così affermato un modello diverso: «quello delle società specializzate come la nostra, che garantiscono la gestione di tutta l’attività legale e sono remunerate in misura variabile più che fissa, efficientando di molto il recupero del credito» sottolinea Oddone, «forniamo in tempo reale lo stato di avanzamento con un monitoraggio estremamente preciso». Un servizio apprezzato anche dalle aziende di dimensioni inferiori: «Oggi le Pmi hanno l’esigenza di gestire il recupero crediti, ma non possono permettersi risorse dedicate, anche perché la gestione amministrativa è sempre più complicata» conclude l’ad di Officine Cst.

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Dai bodyguard armati alle procedure di esfiltrazione in zone di guerra: la travel security è un settore che cresce a doppia cifra. Gli scenari di rischio, anche per chi viaggia per lavoro, sono in continuo aumento di Marina Marinetti

37 LIUC IL FAMILY BUSINESS SI STUDIA ALL’UNIVERSITÀ

38 BRAND HERITAGE QUEL TESORO NASCOSTO IN ARCHIVIO

40 ENGAGEMENT TUTTO IL “BUONO” DEL FAST FOOD

42 FORMAZIONE IL SUCCESSO SI IMPARA SEGUENDO I MIGLIORI

43 WELFARE AZIENDALE SE IL BENESSERE PASSA DAL COINVOLGIMENTO

C’

è viaggio d’affari e viaggio d’affari. ultimi due anni è cresciuto del 30%: nel 2017 Perché un conto è volare a firmar la business travel valeva oltre 1300 miliardi carte a Berlino, ma un altro è avvendi dollari, con una crescita del 5,8% rispetto turarsi a stipular contratti nei dintorni di Baal 2016. E le previsioni la vedono in aumento ghdad. D’altra parte, business in business e le costante nei prossimi anni, fino a raggiungere i imprese non possono 1.700 miliardi di dollaGARANTIRE LA SICUREZZA AI PROPRI certo fare le schizziri entro il 2022. A traiCOLLABORATORI NON È SOLO QUESTIONE nose, evitando aree nare il mercato, se così DI BUON SENSO, MA UN OBBLIGO IMPOSTO rischiose di Medio si può dire, non ci sono DAL DECRETO LEGISLATIVO 81 DEL 2008 Oriente, Nord Africa, più instabilità politica, America Latina, o Cina, Sud est asiatico, cenrischi sanitari e naturali, ma anche il terroritro America. E quindi? Quindi il rischio spinge smo di matrice religiosa, politica e anarchica. il mercato della travel security. Secondo l’ItaLa sicurezza è un obbligo lian Team for Security Terroristic issues and Oltre che una scelta sensata, garantire il miManaging (Itstime) dell’Università Cattolica glior livello di sicurezza ai propri collaboratori di Milano, il giro d’affari di chi offre servizi di in viaggio è un obbligo. «In Italia la travel secuintelligence e risk management per acquisire rity è normata dal Decreto Legislativo 81 del preventivamente informazioni e poi garanti2008 sulla sicurezza sul lavoro, che estende la sce concretamente spostamenti in sicurezza al tutela del lavoratore ai rischi atipici o esogeni, proprio personale in missione all’estero, negli

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MENA

Turchia: le elezioni locali hanno mostrato una perdita di consensi per Erdogan nelle grandi aree urbane Turche. Possibile aumento dell’instabilità interna del Paese, mentre l’economia rimane caratterizzata da alta inflazione, alto debito privato e moneta debole. Israele: le elezioni legislative, unitamente alle spinte per l’ufficializzazione dell’occupazione delle alture del Golan, aumentano il rischio politico nel Paese. Algeria: le dimissioni del Presidente Bouteflika saranno seguite da un periodo di transizione guidato dal Presidente del Consiglio e con forte partecipazione dei militari. Possibile risoluzione democratica della transizione.

EUROPA

Regno Unito: la mancata approvazione degli accordi con l’Unione Europea per l’uscita del Paese non riduce le probabilità di uno shock economico per il Paese. Ucraina: i risultati delle elezioni presidenziali nel Paese potrebbero avere forti influenze sulla sua posizione economica e politica fra Russia ed Europa.

NORD AMERICA

Messico: il numero record di migranti al confine con gli Stati Uniti aumenta le tensioni con l’amministrazione Trump.

ASIA

Bahrein

Tijuana

Repubblica Dominicana Portorico

LIVELLO DI RISCHIO

Mali

Caracas

Myanmar

Nicaragua

Los Cabos

India: le elezioni generali sono previste dall’11 aprile al 19 maggio divise in varie fasi. Possibili disagi in tutto il Paese, anche a causa del notevole fenomeno di fake news che le autorità faticano a contenere.

Venezuela Venezuela

Nigeria Guyana Suriname

Repubblica Centrafricana Guyana Francese

Sud Sudan Somalia

Acapulco Natal

Nigeria

PAESI PIĂš A RISCHIO

Somalia Repubblica Centrafricana Fiji

Somalia Repubblica Centrafricana Mali Nigeria Venezuela CITTĂ PIĂš A RISCHIO

Los Cabos Caracas Acapulco Tijuana Natal

Sudafrica

SUD AMERICA

Venezuela: la presenza di personale militare russo nel Paese aumenta le tensioni con gli Stati Uniti. Possibile aumento delle manifestazioni nel Paese.

OCEANIA

Nuova Zelanda: in seguito agli eventi di Christchurch è stato rilevato un aumento delle attività nei gruppi estremisti online. Il fenomeno sembrerebbe non limitarsi entro i confini nazionali, aumentando il rischio di episodi terroristici di matrice islamica o suprematista nelle nazioni occidentali.

* Questa mappa di rischio rappresenta una media della proiezione dei rischi locali. I fattori di rischio presi in considerazione per la compilazione della mappa sono: Terrorismo, CriminalitĂ , Medico-Sanitario, Naturale e Politico. I dati vengono raccolti ed analizzati internamente da parte degli analisti Sicuritalia Security Solutions.

Aprile2019

cioè quelle tipologie di rischio non circoscritti suoi dipendenti con conseguente obbligo delalle mansioni svolte, a cui il datore di lavoro la loro individuazione e della loro attuazione, è obbligato a dare tutela per non incorrere in anche a integrazione della specifica normativa sanzioni penali e amministrativeÂť, conferma della sicurezzaÂť, sottolinea Mattielli. Lucio Mattielli, Managing Director del GrupNarcotraffico e microcriminalitĂ po Sicuritalia, leader italiano nel settore della Il posto piĂš pericoloso del mondo non è detto sicurezza, con 10.000 dipendenti ed oltre 430 che sia quello che pensate. ÂŤC’è il rischio reamilioni di euro di fatturato, il cui portafoglio le e quello percepitoÂť, spiega Lucio Mattielli: di servizi riguarda, in Italia ed all’estero, tutti ÂŤFatti salvi – per modo di dire, ndr - i paesi in gli aspetti della sicurezza fisica e logica, per i stato di guerra, come clienti ed i loro dipenOLTRE AL RISCHIO REALE, Câ€™Ăˆ QUELLO Iraq Siria e Libia, esidenti. CosĂŹ, anche la PERCEPITO: IN TEMA DI TERRORISMO stono anche rischi insicurezza degli allogĂˆ PIĂ™ PERICOLOSA L’EUROPA RISPETTO fluenzati dalla percegi in cui il lavoratore ALLE AREE DELL’AFGHANISTAN zione, che analizzando risiede all’estero e le statistiche si rivelano relativi. Come il terroquella degli spostamenti tra luoghi di lavoro e rismo, di cui tutti abbiamo paura: pensiamo alloggio sono soggetti ai cosiddetti “rischi esosubito all’Afghanistan, ma potrebbero essere geni e l’obbligo normativo comprende tutte le piĂš esposte al rischio le capitali europee. La attivitĂ di valutazione dei rischi connessi agli geografia del rischio è stata completamente scenari criminali, terroristici, o alle situazioni ridisegnata negli ultimi anni: la classica mapcritiche dal punto di vista politico e sanitario pa con la grossa area rossa oggi si presenta presenti in Paesi particolarmente “caldiâ€?. Che con una serie punti rossi un po’ ovunque. Il devono figurare nel Documento di valutaconcetto di rischio è diventato liquido, molto zione rischi (Dvr) che ogni datore di lavoro è fluido. Non esiste una cittĂ rischiosa di per obbligato a redigere in collaborazione con due sĂŠ, quanto momenti di esposizione al rischio, funzioni aziendali obbligatorie, il medico comcome in aeroporto la coda prima della linea petente e il servizio di prevenzione e proteziodei controlli di sicurezza o la fila di cinquanne dei rischi, alle quali possono aggiungersi ta persone per incellophanare i bagagli, e in altre con esperti di sicurezza a diversi livelli. generale tutti gli assembramenti di persone, ÂŤE comunque anche il codice civile, all’articoche sono da evitareÂť. In realtĂ la mappa del rilo 2087, impone all’imprenditore un aggiorschio esiste, eccome, e Sicuritalia la ridefinisce namento continuo delle misure, preventive e di mese in mese. InstabilitĂ sociale e violenza non, da adottare per la tutela della salute dei

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politica, per esempio, rendono critica la situazione in diverse nazioni dell’America Latina, a partire ovviamente dal Venezuela, ma anche Brasile, Nicaragua, Messico, Guatemala, Honduras e Colombia. Per comprendere gli alti tassi di criminalitĂ presenti in quelle zone basta analizzare le classifiche annuali delle cittĂ piĂš violente al mondo. Nella graduatoria tra le prime 50 cittĂ con il piĂš alto tasso di omicidi pro capite al mondo, infatti, ben 44 sono nella zona centromeridionale americana: 17 brasiliane, 12 messicane e 5 venezuelane. In questi paesi l’elevato tasso di criminalità è parzialmente ricollegabile alle attivitĂ della malavita organizzata, a cui si somma la povertĂ diffusa ed il forte disagio sociale. ÂŤIl disastro sociopolitico in Venezuela ha rallentato gli approvvigionamenti di beni primari, e il narcotraffico lo rende ormai uno dei luoghi piĂš pericolosi al mondoÂť, spiega il Managing Director del Gruppo Sicuritalia. ÂŤLa top five delle cittĂ piĂš a rischio vede Caracas in prima posizione, seguita da Natal in Brasile, per l’alto numero di omicidi dovuti alla microcriminalitĂ legata ai disagi di tipo economico, e poi da tre cittĂ messicane, Los Cabos, Acapulco e Tiguana, dove è facile trovarsi coinvolti nelle faide tra famiglie di narcotrafficanti. Ma tutto questo non impatta sul viaggio d’affari, se è ben organizzatoÂť. Facile a dirsi. Ma a farsi? ÂŤPer fronteggiare il fenomeno microcriminale normalmente si interviene su un assetto che assicuri la sicurezza della persona: si parte dall’analisi degli spostamenti e degli obiettivi della trasferta per individuare le zone da attraversare o da evitare. A Natal, per esempio, è sufficiente andare con una vettura blindata e scortati da un convoglio leggero armato, perchĂŠ non ci sono armi pesanti. E in funzione delle aree è sempre necessario capire in quali situazioni si rischia di diventare un bersaglio. Per esempio, nel caso l’auto si fermi in mezzo al nulla in Brasile. Ecco perchĂŠ è sempre meglio spostarsi con un doppio convoglio e mettere in atto strategie ridondate per avere un piano d’emergenza, un’alternativa, in caso di criticitĂ . Il doppio convoglio, per esempio, consente di ripartire rapidamenteÂť.


Vie di fuga Un conto è difendersi da un tentativo di rapina, in cui basta una scorta armata a proteggerci, un altro è trovarsi in mezzo a uno scenario di guerra. «Per questo abbiamo sempre pronto un piano di evacuazione», spiega Mattielli. «Facciamo un esempio: siamo in Pakistan, paese che presente uno scenario di rischio medio-alto, e sentiamo colpi di arma da fuoco dello stabile. Il nostro personale è addestrato per condurre il cliente, attraverso un percorso studiato, in un’area sicura o in una safe room attrezzata. Poi un convoglio probabilmente armato conduce il cliente fuori dalla zona di rischio». Ma esiste anche una procedura più complessa, per gli scenari estremi: quella dell’esfiltrazione. «È l’esatto contrario dell’infiltrazione», spiega Mattielli, «e comprende tutte le tecniche per condurre il cliente fuori dallo scenario di rischio senza attirare l’attenzione. L’esempio classico che faccio è quello che ci ha visti coinvolti in Turchia durante il fallito tentativo di golpe militare del 15 luglio 2016. Avevamo previsto l’evento, osservando il peggioramento dello scenario sociopolitico. Già nella tarda mattinata avevamo notato movimenti strani all’interno degli edifici istituzionali, così abbiamo deciso di anticipare i tempi. Abbiamo contattato l’Hr department del nostro cliente, chiedendogli di convocare un meeting d’urgenza con gli 11 soggetti in quel momento dislocati nell’area di Ankara. Con la scusa di avere una sede attrezzata con videoconferenza satellitare, li abbiamo spostati in una nostra safe area con un pullmino e due auto “undercover” che a distanza sorvegliavano la strada individuando il percorso migliore per evitare posti di blocco. Nella safe area, attrezzata con cibo, tv via cavo e videoconferenza, li abbiamo fatti parlare coi loro cari e abbiamo spiegato loro la situazione. Lo scenario stava peggiorando e fuori stava scoppiando l’inferno: non era possibile evacuarli. Così abbiamo atteso il ristabilirsi delle condizioni ottimali, mantenendo e proteggendo la safe area. Avevamo un “mezzo esercito”. Solo la mattina dopo li abbiamo esfiltrati, con convogli di vecchi automezzi per evitare di dare

Licio Mattielli, Managing Director del gruppo Sicuritalia

PAESE CHE VAI, RISCHIO CHE TROVI

nell’occhio, via Bulgaria ce ne siamo andati». L’esfiltrazione è utilizzata anche negli scenari di rivolta. «L’abbiamo utilizzata recentemente per mettere in salvo un cliente italiano che lavora in Iraq. Qualche sera fa c’è stata una mini-rivolta popolare per via della mancanza d’acqua nell’area. La gente è scesa in strada lamentandosi con le forze locali, poi la protesta è degenerata con la creazione di veri e propri posti di blocco con uomini armati che facevano fuoco sulla polizia e anche sul personale dell’albergo dove risiedeva il personale del nostro cliente. Abbiamo aumentato il presidio armato e sorvegliavamo la zona con un drone. Abbiamo atteso l’alba, quando tutti erano più stanchi e meno attenti, e non appena si è aperto un varco abbiamo esfiltrato il personale caricandoli a gruppi di cinque su auto civili, blindate ma camuffate per non dare nell’occhio». La parola d’ordine è: disallarmare. «Nel crisis management l’abc è: mai sovradimensionare le informazioni che diamo alle persone che proteggiamo, ma anche mai sovradimensionare le protezioni. Per almeno tre motivi: disincentiveremmo il cliente a fare il suo business, lo metteremmo in stato di agitazione, attireremmo l’attenzione. Nel nostro mestiere un tema importantissimo è proprio quello di essere sempre disallarmanti». E poi ci sono i fattori culturali: «Mai sottovalutarli. Se andassi in Iran con la cravatta verde (colore legato alla religione) che sto indossando ora diventerei un target ambulante».

Il rischio è una questione prettamente locale. Secondo i rilievi di Sicuritalia, il continente africano conosce un tipo di criminalità differente, meno localizzata negli hub metropolitani, ad esclusione delle grandi città del Sud Africa, e più ruralizzata. Tale geolocalizzazione rende più complesse le operazioni di controllo e contenimento da parte dei governi locali, spesso impegnati nel respingere altre minacce radicate nel loro territorio. Le nazioni maggiormente coinvolte da conflitti armati interni di varia natura, a cui si aggiunge una forte minaccia di carattere terroristico, sono Libia, Nigeria, Mali, Repubblica Centrafricana, Sud Sudan e Somalia, dove è alto il rischio di venire rapiti. «Fortunatamente le aziende che si muovono nell’area senza adeguate misure sono pochissime», sottolinea Lucio Mattielli. «Nella Repubblica Centrafricana ci sono disordini per il conflitto settario, in cui le crisi interne vengono gestite massacrando le persone. C’è un numero impressionante di omicidi interni al paese». In Medio Oriente la situazione è definita dai conflitti in corso nelle zone dello Yemen, Afghanistan, Iraq e Siria che, complice l’eredità del periodo delle primavere arabe, contribuiscono ad aumentare l’instabilità politica di quei Paesi. La zona inoltre è stata particolarmente vulnerabile a causa delle crisi idriche, che hanno ad esempio caratterizzato il periodo precedente la guerra civile in Siria e, in tempi più recenti, interessato il sud-ovest Iraniano. Nel sud-est Asiatico invece l’instabilità sociale caratterizza le zone del Myanmar e della Papua Nuova Guinea.

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GESTIRE L'IMPRESA

L’AUTOMOTIVE INNESTA UNA NUOVA MARCIA Tenuta casual, beverone salutista, scrivania nell’open space in mezzo al viavai degli ascensori: Radek Jelinek non è esattamente il tipo di ceo che ci si aspetta di trovare a capo di Mercedes Benz Italia. Ma non è un caso di Franco Oppedisano un open space. Senza paraventi o coperture, lavora gomito a gomito (per dire) con assistenti e impiegati del suo piano. Tra l’altro si è scelto una delle posizioni peggiori: quella vicino all’ascensore, dove c’è un viavai continuo. «All’inizio era un problema perché mi distraevo, ma adesso ci sono abituato», racconta come se fosse una cosa assolutamente normale.

re, è nato Brno in Repubblica Ceca. Cioè senza il passaporto giusto. Ha 56 anni (dei quali NE, SCIROPPO D’ACERO PER ADDOLCIRE 21 passati in Daimler), ma ne dimostra dieci UN PO’ E ACQUA, MOLTA ACQUA. È il bevedi meno (merito del beverone?). Abbronrone (arancione) disintossicante formulato zato, con i capelli e la barba un po’ lunghi dall’ex pilota di Formula 1 Jean Alesi. Non rispetto agli standard del ruolo, braccialetti potevamo fare a meno di provarlo, date le di cuoio e di stoffa sul polso. Porta un paio circostanze. Dire che di pantaloni talmente sia buona è forse ec- NUOVE LINEE, NUOVI MODELLI, NUOVO STILE casual che non hanno MANAGERIALE E NUOVI OBIETTIVI: LA CASA cessivo, ma per non neppure i passanti DELLA STELLA RILANCIA PUNTANDO sfigurare abbiamo per la cintura, non ANCHE AI NUOVI SERVIZI DI MOBILITÀ accettato anche il bis, indossa la giacca e dato che è quello che beve tutti i giorni il ceo ha l’aria di uno che piuttosto di mettere la di Mercedes Benz Italia, Radek Jelinek: esatcravatta preferirebbe correre la maratona tamente l’opposto del tipo di persona che di New York. Persino il suo ufficio non è la siamo abituati a vedere al vertice di un’asolita piazza d’armi che simboleggia il potezienda tedesca. E non solo per le sue abiture nelle grandi aziende di tutto il mondo: il dini salutiste. suo tavolo, come quello di tutti gli altri nella Radek Jelinek, come si può facilmente intuisede romana della casa automobilistica, è in PRENDETE NOTA: UN PIZZICO DI PEPERONCINO DI CAYENNA, TANTO SUCCO DI LIMO-

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È successo qualcosa in Mercedes e non ce ne siamo accorti? Sta cambiando il mondo e noi abbiamo cercato di anticipare i cambiamenti. Dalla nascita della nuova classe A ci sono nuove linee delle carrozzerie, nuovi modelli, nuovo stile manageriale, nuovi spazi lavorativi, nuovi obiettivi. Insomma, abbiamo ribaltato la prospettiva, associando il nome di Mercedes non solo ai tradizionali valori di affidabilità, sicurezza ed etica, ma anche a sportività e innovazione. Nuovi servizi, car sharing, ricariche, parcheggi, taxi, noleggi. Le automobili le fate ancora? (Ride). Abbiamo ibride, elettriche, benzina e diesel. Tutte bellissime. E tutte nel mirino. Basta che ci facciano fare i nostri piatti e non ci cambino le ricette ogni giorno, perché non siamo una gelateria. Cioè? Non si possono modificare ogni giorno le regole, come si fa con i gusti del gelato. L’industria ha bisogno di tempo. Sta parlando delle normative europee? L’Europa ha già stabilito delle regole abbastanza… toste. Per l’Italia dobbiamo tornare a fare un discorso ragionevole. Non possiamo pensare che domani tutti possano comprare un’auto elettrica, dato che la più eco-


nomica è la nostra (la Smart, ndr) che costa attorno ai 27 mila euro. Poi c’è la questione infrastrutture… Quello è l’altro tema. Ma insisto sul prezzo. La gente che compra una Panda di dieci anni cosa dovrebbero fare? Andare a piedi? Ci vuole una proposta logica. Si riferisce alla bonus/malus attuato da Governo italiano? Il bonus finirà in tre mesi e il malus resterà. Ci sarà un po’ di boom sulle auto elettriche e sulle plug-in hybrid, ma i soldi finiranno presto. Sparata questa cartuccia sarà tutto finito e sarò solo più difficile vendere auto. Quanto pensate di perdere in volumi? Il provvedimento è appena partito: è presto per avere dei numeri. Forse venderemo un po’ più auto di fascia media e meno di fascia alta. Ma non è la cosa peggiore... E qual è? L’incertezza tra la gente. Cosa comprare, so anche più pulita, la più trasparente. cosa non comprare. E quando non si sa cosa Milano sarà diesel free nel 2030. fare non si firmano i contratti di acquisto, Questo è l’altro grosso problema: ogni Coil mercato crolla, il mune fa le sue regole. SECONDO IL CEO DI MERCEDES ITALIA settore va in crisi e si Non dovrebbe essere perdono migliaia di OCCORRE LAVORARE ANCORA SUL DIESEL così. Si crea solo conCHE RIMANE LA PROPOSTA PIÙ LOGICA posti di lavoro. fusione. E, ALLO STATO ATTUALE, LA PIÙ PULITA Lei un’idea su cosa Intanto però le vencomprare, di certo, ce l’ha… dite di auto a gasolio sono in caduta libera. Dobbiamo lavorare ancora sul diesel perché Bisogna cominciare a capire che i diesel in ancora rimane la proposta più logica e adesvendita oggi hanno emissioni di CO2 e di

NON SI POSSONO MODIFICARE OGNI GIORNO LE REGOLE COME SI FA CON I GUSTI DEL GELATO: L’INDUSTRIA HA BISOGNO DI TEMPO Pm10 più basse di quello a benzina e NOx quasi pari a zero. L’omologazione dei diesel euro 6, poi, non potrebbe essere più trasparente perché c’è dietro un sistema pazzesco di controlli. Sono automobili supermoderne che consumano poco. Il prossimo anno, poi, arriveranno i nostri diesel ibridi che faranno fare un altro passo in avanti. Gli ambientalisti restano comunque sulle loro posizioni. Senta, se lei dice che vuole un mondo più pulito, le rispondo “anch’io”. Ma la politica deve tornare ai numeri, deve informarsi, conoscere, prendere atto dei fatti. Chiede un miracolo. Perché no? Bisogna tornare a sedersi intorno a un tavolo e fare un discorso costruttivo. Le associazioni come l’Unrae e L’Anfia (gli importatori di auto estere e i costruttori della filiera italiana, ndr) devono comunicare e cercare di fare un po’ di trasparenza. Ma tutti i soggetti del mondo automotive, compreso l’Aci, mi piacerebbe che unissero le forze, parlassero con la politica, con gli enti pubblici, e presentassero una proposta a 360 gradi. C’è tanta gente che ha bisogno dell’automobile per spostarsi. Lasciarla a piedi non è la soluzione.

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Il Gruppo MBE Worldwide annuncia i risultati del 2018 La Rete di Centri Servizi in franchising che offre soluzioni per spedizioni, micrologistica, stampa, design e comunicazione ad aziende e privati chiude il 2018 con €861 milioni di fatturato BE Worldwide S.p.A. (“MBE”) è una delle maggiori reti al mondo di Centri Servizi in franchising che offre soluzioni per spedizioni, micrologistica, stampa, design e comunicazione a supporto delle attività di aziende e privati, con oltre 2.500 Centri Servizi nel mondo (inclusi i Network PostNet e AlphaGraphics, acquisiti nel 2017). MBE offre ai propri clienti il suo set di servizi distintivi attraverso un modello di distribuzione senza imitazioni basato sulla vendita al dettaglio. MBE è fiera di annunciare che nel 2018 i “Tre Brand, Un Network” (Mail Boxes Etc., PostNet e AlphaGraphics) hanno raggiunto oltre 2.540 Centri Servizi in 47 Paesi e €861 Milioni di fatturato aggregato. Inoltre, grazie alla firma di 5 nuove licenze principali in altrettanti Paesi (Master Licensee) MBE svilupperà il business Mail Boxes Etc. in Finlandia, Hong

M

Kong, Ungheria, Marocco e Romania. “Siamo fieri di annunciare questo grande risultato - ha dichiarato Paolo Fiorelli Chairman & CEO MBE - il 2018 ha dimostrato che possiamo guidare la crescita dell’intero gruppo grazie all’impegno e alla dedizione dei nostri Imprenditori locali e del team Corporate. La Rete MBE, alimentata da passione, disciplina e innovazione, cresce superando di continuo le aspettative dei clienti, incarnando la filosofia #PeoplePossible, un’attitudine nell’interazione quotidiana con i clienti”. La presenza capillare della Rete MBE, la posiziona in modo univoco come partner ideale per tutte quelle necessità di business legate alla gestione dell’ultimo miglio tra le aziende - sia grandi che piccole - ed i consumatori finali. I clienti trovano comodo ed efficiente esternalizzare alcuni servizi aziendali che richiederebbero risorse interne dedi-

In questa pagina dall’alto: un Centro Servizi MBE (esterno); Paolo Fiorelli, Chairman & CEO MBE Worldwide; un Centro Servizi AlphaGraphics (esterno); un Centro Servizi PostNet (esterno); un Centro Servizi MBE (interno)


cate. Grazie all’affidabilità e alla qualità del servizio MBE, i Centri MBE possono soddisfare le esigenze dei clienti sfruttando i processi strutturati, la tecnologia professionale e le prestazioni di alto livello dello staff MBE. Lo slogan #PeoplePossible rappresenta il modo migliore per trasmettere la vocazione del Network Globale MBE di trovare continuamente nuove soluzioni create su misura per soddisfare le sfide quotidiane dei clienti.

MBE WORLDWIDE : i risultati del 2018 NUMERI CHIAVE Fatturato aggregato

Paesi

Centri Servizi

Persone

€ 861 MM

47

2.540+

10.000

SVILUPPO MONDIALE

Le Soluzioni MBE

5 NUOVI PAESI

Spedizioni & Imballaggio

Finlandia, Hong Kong, Romania, Ungheria, Marocco

I Centri MBE sono in grado di offrire soluzioni chiavi in mano: ritiro presso il cliente, imballaggio con materiale professionale, selezione del corriere più adatto per la spedizione, copertura sul valore reale della merce per fare arrivare in tutto il mondo documenti, prodotti e anche oggetti ingombranti, rispettando le normative.

MIX VENDITE AGGREGATE

43%

Micrologistica

Un servizio completo e flessibile che gestisce aspetti operativi come il ritiro, lo stoccaggio e l’assemblaggio o confezionamento dei materiali con relativa stampa dei documenti fino all’imballaggio professionale ed alla spedizione. L’inventario dei materiali giacenti a magazzino ed eventuali resi e report di aggiornamento permettono di tenere tutto sotto controllo senza dover dedicare il proprio tempo, il proprio spazio e le proprie risorse.

Stampa

I Centri MBE offrono molteplici soluzioni di stampa, sia in grande che in piccolo formato, sia per basse che per alte tirature.

48%

6% 2% 1%

48%

Spedizioni & Imballaggio

43%

Stampa, Marketing & Design

6%

Altri Servizi & Prodotti

2%

Servizi Postali

1%

Micrologistica

FATTI CHIAVE FORMAZIONE: 8.200+ Ore di formazione con 3.400+ persone

Marketing & Design

Progettazione grafica di prodotti di comunicazione professionali, creativi ed efficaci, inclusi i materiali di comunicazione outdoor, per coprire le esigenze delle start-up come quelle delle aziende da tanti anni sul mercato.

SUPPORTO ALLA RETE: 5.000 Visite agli Imprenditori dal team Corporate

DISCOVERY DAYS: 350 Eventi per incontrare Prospects

Domiciliazione

I Centri MBE offrono un’ampia varietà di servizi postali: dagli spazi di ricezione della corrispondenza ai servizi virtuali di domicializione. Il vantaggio chiave per i nostri clienti è che offriamo un luogo sicuro ed accessibile per ricevere merci e corrispondenza.

© 2019 Mail Boxes Etc. - I Centri MBE sono gestiti da Affiliati imprenditori indipendenti che operano sotto il marchio MBE per effetto di un contratto di franchising. Mail Boxes Etc. svolge, attraverso la sua Rete di negozi in franchising, servizi di supporto alle imprese e ai privati. I principali servizi offerti sono quelli di logistica e spedizione, svolti grazie ad accordi, a favore degli Affiliati stessi, stipulati da MBE con i principali corrieri espresso nazionali ed internazionali, e di gra ca e stampa, svolti sia direttamente che attraverso accordi con grandi centri stampa. La promozione dei servizi MBE ad imprese e privati avviene grazie all'attività commerciale svolta dall'Affiliato MBE sia all'interno che all'esterno del punto vendita (farming), fattispecie, quest'ultima, che rappresenta speci ca obbligazione contrattuale a carico di ciascun Affiliato. Mail Boxes Etc., MBE, PostNet e AlphaGraphics sono marchi registrati e utilizzati per concessione di MBE Worldwide S.p.A. e di società controllate o collegate a quest’ultima (tutti i diritti sono riservati). Non tutti i servizi e i prodotti offerti da Mail Boxes Etc. sono disponibili presso ciascun Punto Vendita MBE.



GESTIRE L’IMPRESA

Non basta il dna per lavorare nell’azienda di famiglia Le family company hanno una redditività maggiore delle altre: merito della leadership, ma anche di una certa visione degli affari. Che si impara nel nuovo percorso in Family Business Management della Liuc

di Riccardo Venturi

L

e imprese familiari? Sono piccole crescita delle vendite e dei profitti». Secondo e non crescono. Falso: il 37% delle i dati dell’Associazione Italiana delle Aziende Fortune 500, le cinquecento maggioFamiliari (Aidaf) le imprese familiari rapri imprese statunitensi per fatturato, è famipresentano il 70% della forza lavoro e l’85% liare. Ok, ma quelle italiane guadagnano poco. del totale delle imprese italiane. Migliorare le Macché: «Negli ultimi 10 anni le imprese famiperformance delle imprese familiari dunque liari italiane hanno registrato una redditività significa far crescere l’intera economia: nasce maggiore rispetto a quelle non familiari» dice con questo spirito il nuovo percorso Family Salvatore Sciascia, professore ordinario della Business Management della Liuc, un indirizScuola di Economia e Management della Liuc zo del corso di laurea triennale in Economia ed esperto di family aziendale unico nel UNA DELLE SFIDE È LO SVILUPPO business, «gli esempi panorama internaDEI TALENTI: CE NE SONO DI INTERNI, eccellenti non manzionale. «Le imprese MA SPESSO SONO SILENTI, SI ADAGIANO cano: Prada, Armani, familiari hanno bisoSUGLI ALLORI E VANNO COLTIVATI Moncler, Ferragamo, gno di nuove risorse Brunello Cucinelli, Brembo, Amplifon, Lavaze competenze» afferma Sciascia, «non penso za, Illy, Campari…». solo alle nuove generazioni, ma anche a maD’accordo, ma la leadership familiare spesso nager esterni alla famiglia e consulenti. Finora è una palla al piede. Niente affatto: «Secondo il tema è stato affrontato solo parzialmente in l’osservatorio Aub» spiega Sciascia, «nelle imaltri corsi di laurea o in corsi di aggiornamenprese con fatturato compreso fra 20 e 50 mito post-laurea». lioni di euro una leadership familiare funziona Per il professore della Scuola di Economia e meglio, cioè sembra associata a una maggiore Management della Liuc una delle sfide per le imprese familiari è quella dello sviluppo dei talenti. «Spesso ce ne sono anche di interni, ma sono silenti, si adagiano sugli allori e vanno coltivati» osserva Sciascia, «ci rivolgiamo in prima battuta a chi ha un’impresa di famiglia, che abbia già deciso di entrarci o che si stia chiedendo se farlo, per aiutarlo a capire se è il caso oppure no». Ma per le imprese familiari è fondamentale anche attirare talenti esterni: «Il nostro target secondario è quello di chi non ha un’impresa di famiglia, ma molto

SALVATORE SCIASCIA

probabilmente andrà a lavorarci» sottolinea il professore della Liuc, «visto che in Italia il 70% dell’occupazione è offerto da imprese di questa categoria: per questo avere consapevolezza delle logiche di una famiglia proprietaria è importante per la carriera». Altra sfida centrale è quella dell’apertura a un management esterno: «Spesso da parte di molte famiglie imprenditoriali c’è un po’ di chiusura, e chi si apre dimostra di potere fare molto bene» rimarca Sciascia, «ma gli studi mi hanno portato alla convinzione che l’idea di aprirsi del tutto perché solo fuori dalla famiglia si può trovare il meglio è un po’ eccessiva e talebana. Spesso in famiglia ci sono talenti innati, che si sviluppano frequentando un ambiente imprenditoriale fin da piccoli, il che comporta la trasmissione di conoscenze tacite che altri non possono avere». I quattro corsi specifici del terzo anno sono dedicati alla gestione e organizzazione delle imprese familiari, alla governance della finanza in funzione dello sviluppo dell’impresa, specie di dimensioni medio grandi, alla valorizzazione del patrimonio storico, e a marketing e innovazione. Possono essere seguiti anche in lingua inglese, il che rimanda all’altro tema centrale dell’internazionalizzazione. Oltre all’impiego diretto c’è un altro importante sbocco professionale: «Anche le grandi società di consulenza hanno tutte una divisione di family business» mette in evidenza Sciascia, «c’è posto anche per chi andrà a fare il consulente delle imprese familiari».

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GESTIRE L’IMPRESA

C’È UN TESORO NASCOSTO IN ARCHIVIO ORA SI PUÒ FARLO FRUTTARE Il brand heritage è la specialità dei professionisti di Promemoria. E i brand hanno capito l’importanza di valorizzare il patrimonio storico di Marco Gemelli

C

i sono tesori impossibili da recuperare, magari che giacciono da secoli in fondo al mare, e altri che sono sotto gli occhi degli imprenditori in attesa di essere riportati alla luce. È alla ricerca di questi ultimi, che un team di 30 professonisti – uomini “alla ricerca del tempo perduto”, per citare Marcel Proust – si mette a disposizione delle imprese italiane, soprattutto quelle con una storia interessante alle spalle. Ciò che questa squadra di Indiana Jones in salsa business insegue non è l’Arca dell’Alleanza né il Santo Graal, bensì qualcosa di più immateriale: il brand heritage, il patrimonio storico che diverse aziende possiedono ma non valorizzano per raccontarsi o raccontare il proprio prodotto in ottica strategica. L’obiettivo di Promemoria è di rendere il brand heritage un capitale economico e consiste proprio nell’aiutare le imprese a raccontare la loro identità attraverso il proprio patrimonio storico, utilizzandolo come uno strumento innovativo, strategico e competitivo. Come nel caso di Vogue Italia, dove per andare a recuperare i numeri mancanti dell’archivio il team ha passato giorni a curiosare tra le li-

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In queste pagine, immagine tratte dagli archivi dei clienti di Promemoria

brerie storiche, i collezionisti e le bancarelle dei mercati vintage cercando e acquistando le vecchie copie della rivista. La società - guidata da Andrea Montorio (nella foto in alto nella pagina accanto) e Gisella Riva e nata a Torino sette anni fa - è oggi punto di riferimento per le grandi realtà, brand italiani e internazionali ed enti pubblici e privati, che hanno trasformato l’eredità aziendale in un fattore chiave per il successo, il prestigio e il posizionamento nel proprio settore, al punto che i risultati possono raggiungere il 12-20% del valore di mercato dell’intera impresa, soprattutto nel campo della moda. «Quando abbiamo iniziato, nel 2011 – spiega Montorio - parlare di archivi alle aziende era difficile. O meglio, era difficile essere

ascoltati. Non erano molti gli esempi del valore economico e strategico, bisognava trovare qualcuno di ispirato che credesse nel progetto. Per far capire come rendere un archivio uno strumento strategico, in un primo momento abbiamo iniziato a lavorare fianco a fianco con storiche istituzioni pubbliche, di alto profilo scientifico. Poi un brand come Lavazza ha creduto nell’idea, seguito da Vogue, e poi altri. Oggi ognuno di essi è ampiamente ripagato di quell’investimento iniziale. Anzi, gode del vantaggio di essersi mosso al momento giusto». Il team di professionisti, diversificato e specializzato a seconda della categoria di mercato, accompagna le grandi aziende nel percorso di recupero, selezione e trasformazione degli archivi fisici a digitali studiando. Lo staff interdisciplinare di 30 persone si articola in project e digital media manager, ricercatori, archivisti, catalogatori, informatici, programmatori, web designer, grafici, video maker, copywriter, architetti e restauratori, che uniscono il lavoro archivistico alla sensibilità per il design, la passione per le tecnologie alla cura del dettaglio, con il massimo rispetto di tempi e budget. Ma non si tratta solamente di un affiancamento tecnico per la costruzione di archivi storici online: Promemoria guida la ricaduta finale generando e partecipando a progetti correlati di heritage marketing per la valorizzazione dell’archivio storico aziendale, di comunicazione e di costruzione di eventi di brand awareness che


PER LE IMPRESE È ESSENZIALE CONOSCERE E PROTEGGERE LA PROPRIA STORIA E IL PROPRIO BRAND CON STRUMENTI ADEGUATI

attribuiscono ai propri clienti un prestigio misurabile in termini economici, duraturo nel tempo ed efficace se inserito in un piano di internazionalizzazione. «Il fulcro delle attività di Promemoria è l’archivio storico. È essenziale per le imprese conoscere e proteggere la propria storia, il proprio brand, e noi abbiamo gli strumenti tecnologici e il know-how multidisciplinare necessari per farlo. Inoltre, abbiamo brevettato un metodo scientifico, un modus operandi che garantisce il raggiungimento di questi risultati. Gli ultimi casi della moda, in cui si è lavorato sul proprio heritage, confermano questa tendenza. L’archivio – continua Montorio – non è solo una questione di memoria: è un caveau digitale che tutela il patrimonio storico mantenendolo sempre accessibile, è una questione di competitività, di posizionamento sul mercato e nei confronti del cliente». Attualmente Promemoria conta su 185 clienti – da Poste Italiane a Tim, da Versace a Emilio Pucci, da Loro Piana a Technogym, da Intesa Sanpaolo, a Fca Heritage - e anno dopo anno è riuscita a consolidare la propria posizione fino a raggiungere un incremento del fatturato annuo che supera il 30%. L’azienda ha stipulato

anche collaborazioni pubbliche come la convenzione con la Direzione Generale per gli Archivi per la progettazione in ambito archivistico nazionale; oppure il protocollo d’intesa con l’Università Iuav di Venezia per favorire il passaggio dall’analogico al digitale del patrimonio storico degli archivi della moda. Il processo di attivazione dell’archivio storico aziendale è complesso, ma può essere riassunto in quattro fasi principali: uno studio e analisi del patrimonio esistente, una proposta di progetto pilota (durata media di 1 anno) che può riguardare l’intera struttura dell’archivio o lo sviluppo di parti specifiche; la realizzazione e digitalizzazione dell’archivio storico aziendale, per finire con la sua valorizzazione anche attraverso pubblicazioni come Archivio magazine con cui Promemoria racconta la ricchezza nascosta tra le hidden memories degli archivi, e con il quale ha vinto il primo premio per la categoria Best use of photography agli Stack Awards 2018, gli Oscar dell’editoria indipendente, nonché la menzione speciale per la categoria Launch of the year.

“RADICI FUTURE”: LA CULTURA D’IMPRESA RACCONTATA INSIEME AL BRAND LAVAZZA Da venerdì 7 a domenica 9 giugno 2019 si svolgerà la seconda edizione di ‘Radici Future’, il convegno internazionale dedicato alla cultura d’impresa pensato e organizzato insieme a Lavazza. Dopo l’appuntamento del 2018 interamente declinato sul concetto di Brandscape, l’edizione di quest’anno sarà focalizzata sul concetto di Legend con l’intenzione di esplorare i fattori che rendono un brand leggendario. Nell’esclusiva location di ‘Nuvola Lavazza’ si incontreranno studiosi, personalità del mondo imprenditoriale e portavoce di organizzazioni internazionali per tre giornate di confronto intenso sulla valorizzazione dell’heritage aziendale come strumento innovativo, strategico e competitivo.

IL FESTIVAL ARCHIVISSIMA Promemoria ha ideato Archivissima, il primo festival che ha come cuore pulsante gli Archivi, la loro storia e il loro futuro. L’edizione pilota della manifestazione si è tenuta dal 12 al 15 aprile a Torino: quattro giorni nel cuore della capitale piemontese che sono serviti per scoprire, raccontare, approfondire i patrimoni culturali seguendo tre direttrici principali - incontri, esperienze, contaminazioni - per un’intensa programmazione fatta di workshop, progetti editoriali, laboratori didattici, conferenze, mostre, esposizioni artistiche, colazioni a tema, tour archivistici alla scoperta di luoghi e protagonisti della memoria.

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GESTIRE L'IMPRESA

C’È DEL BUONO IN QUEL PANINO. E C’È DEL BENEFICO L’engagement passa dalle emozioni, dall’associazione del brand a messaggi positivi, dall’offerta di qualità. Ecco perché McDonald’s Italia non lesina in iniziative. Ce le racconta la Chief marketing officer, Giorgia Favaro di Miriam Romano

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e fa bene alle persone (o all’ambiente), fa bene anche al brand. E non solo per una questione cosmetica di responsabilità sociale d’impresa. Smettendo i panni dell’osservatore e indossando quelli del consumatore, è innegabile che ci venga spontaneo provare un pizzico di engagement in più nei confronti di quei marchi che spendono parte dei loro ricavi in iniziative di welfare (in senso lato). Se poi si tratta di brand che periodicamente finiscono nel mirino dei contesta-

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tori di professione (a prescindere dalle ragioni), va da sé che lavorare sull’immagine diventa fondamentale. Chiedetelo al colosso dei fast food, Mc Donald’s, che da anni procede lungo questa direzione. «Ci teniamo molto a far conoscere le nostre iniziative benefiche ai nostri clienti», conferma Giorgia Favaro, recentemente entrata nel board di McDonald’s Italia. Il target, manco a dirlo, è quello delle famiglie. Così, l’ultima iniziativa in calendario, Happy meal readers, offre per la prima volta la possibilità di scegliere un libro al posto del classico gioco all’interno dell’Happy Meal. Una collana inedita di dodici storie scritte dalla famosa autrice inglese per bambini, Cressida Cowell. Ogni otto settimane saranno disponibili due nuovi titoli tra cui scegliere. L’obiettivo è arrivare a distribuire 3milioni di libri. Una svolta “intellettuale” per festeggiare i 40 anni di Happy Meal. «Questa iniziativa dimostra senz’altro l’impegno che intendia-

mo assumerci nei confronti delle famiglie. Ci proponiamo di offrire delle esperienze memorabili. Negli ultimi anni abbiamo fatto molti passi per innovare la nostra immagine. I ristoranti si sono rinnovati, salendo come livello di servizio. In alcuni locali, per esempio, è già attivo il servizio a tavola. Crediamo che chi ci visita già si sia reso conto che il marchio si stia evolvendo. Ora, spostare l’innovazione anche su Happy Meal dimostra ancora di più la nostra attenzione alle famiglie. Il nostro è un marchio che si vuole proporre come soluzione moderna per far stare bene insieme le famiglie. Vogliamo assicurare alle persone delle emozioni del tempo in più per stare insieme», sottolinea Favaro. «Oggi i più piccoli sono sottoposti a una quantità enorme di stimoli e informazioni. Per questo», continua Giorgia Favaro, «più che di strategia, preferisco parlare di impegno per mantenere la promessa che ogni giorno facciamo ai nostri piccoli clienti. Un impegno a far trascorrere loro piccoli momenti di felicità con i propri genitori e che si traduce in prodotti e servizi pensati per loro, ottenuti lavorando costantemente per garantire un’esperienza di qualità nel corso del tempo: solo così i bambini possono sentirsi davvero legati all’universo McDonald’s. Con Happy Meal rispettiamo ogni giorno la nostra promessa, offrendo ai piccoli ospiti dei ristoranti un momento di svago e divertimento da vivere insieme alle loro famiglie». L’informalità e l’accoglienza rimangono comunque in cima alla lista di obiettivi da raggiungere per la catena di ristoranti. «Vogliamo comunicare che Mc Donald’s è quel mondo dove ci si può sentire sempre a casa. Dove si possono mangiare le patatine con le mani, ci si può vestire in tuta, grazie all’atmo-


sfera informale che regaliamo al cliente». Ma in ogni modo i tempi sono cambiati e qualcosa nel marketing di un’azienda va pure modificato, per accaparrarsi anche i clienti più giovani. «Oggi l’ascolto del consumatore – sempre più esigente e attento alla qualità dell’offerta – è al centro di ogni strategia aziendale, a partire dal marketing. Per noi è fondamentale saper ascoltare i clienti, in modo da comprendere e soddisfare i bisogni di tutti. Questa attenzione al consumatore si traduce in un focus sull’offerta di prodotti, ALTRO CHE “FAST”, OGGI IL BRAND PUNTA AD OFFRIRE ALLE FAMIGLIE PIÙ TEMPO DI QUALITÀ PER VIVERE INSIEME MOMENTI CONVIVIALI DI RELAX

in cui la continua innovazione e l’utilizzo di materie prime di alta qualità giocano un ruolo chiave, e sullo sviluppo di nuovi servizi. Rispetto al passato, si è del tutto invertito il processo di ideazione e sviluppo della strategia di marketing: se prima era l’azienda il punto di partenza, oggi guardiamo prima di tutto al consumatore, prestando attenzione agli input e stimoli che ci lancia», sottolinea Giorgia Favaro. E tutto questo va anche comunicato nel modo più adatto ai tempi che corrono. «A livello di comunicazione seguia-

Giorgia Favaro, Chief marketng officer di McDonnald’s Italia

mo esattamente lo stesso approccio: i nuovi genitori seguono sempre di più i canali digitali, il mobile in primis e di conseguenza abbiamo modificato i touchpoint per raggiungerli», aggiunge. Ma una catena come Mc Donald’s per avere successo nel nostro paese deve tenere in considerazione che tra l’Italia e gli Stati Uniti non è solo l’Oceano Pacifico a segnare la distanza. Ma tanti altri elementi. E nella patria per eccellenza del cibo, qual-

siasi strategia di marketing non può prescindere dalla qualità degli alimenti. «Proprio alla luce di questo ascolto continuo, ormai da anni abbiamo colto l’attenzione sempre crescente dei consumatori italiani a materie prime di qualità provenienti da aziende del territorio. Proprio per questo, da molti anni ormai siamo un partner rilevante del settore agroalimentare italiano, da cui ogni anno acquistiamo 85.000 tonnellate di materie prime nostrane per un investimento pari a 250 milioni di euro. Siamo orgogliosi di dire che oggi i nostri fornitori sono per l’80% italiani: credo che questa sia la risposta migliore che possiamo dare ai nostri consumatori».

IN PRINCIPIO FU IL CLOWN RONALD L’iniziativa di “charity” più nota del brand del fast food sono le case Ronald (il clown che da anni è la mascotte del marchio), che offorno ospitalità ai bambini malati e alle loro famiglie quando la cura è lontana da casa. «Dal 1999, anno dell’arrivo in Italia, la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald ha supportato più di 37.000 bambini e famiglie, offrendo oltre 180.000 pernottamenti, a testimonianza di un profondo radicamento sul territorio», spiega Giorgia Favaro. «I progetti della Fondazione sono tanti, il più recente è la donazione per la ristrutturazione del

padiglione di ingresso dell’Ospedale Buzzi di Milano, che avrà un aspetto totalmente nuovo e molto accogliente», continua. La scelta di rivolgersi alle famiglie e ai più piccoli non è casuale: proprio le famiglie rappresentano il 30% dei visitatori dei ristoranti della catena. «In casa McDonald’s ci si deve sentire accolti. È questo il messaggio che vogliamo lanciare ed è questo il senso delle nostre iniziative», continua Favaro, che spiega come «per McDonald’s è fondamentale vivere in armonia con le realtà territoriali, per favorire

la crescita dell’economia e lo sviluppo della società e la Fondazione per l’infanzia Ronald McDonald ci consente di essere presenti in modo concreto nel creare, trovare e sostenere progetti che contribuiscono a migliorare in modo diretto il benessere dei bambini e delle loro famiglie. Per il futuro ci proponiamo di far conoscere a sempre più persone questa realtà perché abbiamo grandi progetti per aumentare il sostegno e l’accoglienza che Fondazione Ronald dà alle famiglie che seguono i bambini in cura lontano da casa».

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GESTIRE L’IMPRESA

Formazione e impresa il successo s’impara dai migliori Negoziazione, marketing, leadership e management: il successo si fonda su questi pilastri. Performance Strategies riesce a trasmetterli a manager e imprenditori con eventi formativi che registrano il tutto esaurito la storia di Muhammad Ali, “il più grande”, una straordinaria storia sportiva e umana: ma nella narrazione che ne fa Federico Buffa, giornalista di Sky e maestro del racconto, davanti a 600 spettatori-allievi, sotto le luci della sala dell’Una Hotels Expo Fiera Milano, diventa una lezione di leadership e, soprattutto, di story-telling. Benvenuti a uno dei “master 4.0” che Marcello Mancini, l’imprenditore di Performance Strategies, presenta in tutta Italia in base a un calendario annuale che da otto anni incrementa il suo successo. È il 6 aprile e la grande sala dell’albergo milanese sembra l’aula magna di un campus americano. Il palco è al centro, tutto attorno 600 poltroncine, ciascuna con il nome di chi la occupa. E non vola una mosca, dalle 9 del mattino alle 17. «Che cosa significa oggi fare formazione per l’impresa?», chiede Mancini: «È la domanda che ci siamo posti otto anni fa, quando abbiamo iniziato. Significa imparare dai migliori, farsi ispirare dai grandi innovatori: è la filosofia alla base della mia vita. Come sosteneva Bernardo di Chartres, siamo come nani sulle spalle di giganti così che possiamo vedere più cose di loro e più lontane. Perché la formazione è il primo strumento indispensabile, l’alleata strategica e imprescindibile di tutte le aziende che vogliono innovare i propri modelli di management, innescare la scintilla della crescita e proiettarsi nel futuro». L’idea di business su cui è decollata questa scuola manageriale che, nascendo a Macerata, ha conquistato il mercato nazionale (lo dicono i numeri) è stata quella di portare in Italia

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i migliori formatori al mondo: «Li selezioniamo ogni anno – continua Mancini - in base a criteri di autorevolezza, efficacia e capacità di stabilire nuovi paradigmi di pensiero». E naturalmente, quando i relatori-docenti sono stranieri, traduzione simultanea in cuffia per tutti. Il format dei Forum, diversamente dalle giornate singole come quella di Buffa, prevede appunto due giorni pieni di formazione a Milano ed è luogo di incontro di migliaia di manager uniti dalla passione per l’approfonLE GIORNATE SONO ANCHE OCCASIONE PER FARE NETWORKING DI ALTISSIMO PROFILO E DANNO LA POSSIBILITÀ DI GENERARE OPPORTUNITÀ DI BUSINESS

dimento e la ricerca sui temi più strategici per chi fa business oggi: vendita, marketing, leadership e management. «Quotidianamente ci troviamo di fronte a una serie di nuove sfide: Performance Strategies offre la preziosa opportunità per far crescere in modo esponenziale le aziende. Grazie alla presenza di migliaia di Top Manager e Imprenditori – conclude il Ceo Performance

Strategies – le giornate diventano anche occasione per fare networking di altissimo profilo e danno la possibilità di generare nuove opportunità di business». Manca poco al primo appuntamento del 2019, il Sales Forum, il 10 e l’11 maggio 2019 a Milano, che vedrà sul palco Mark Roberge, per la prima volta in Italia, Jeffrey Gitomer, Michael Tsur e Oscar Farinetti. L’obiettivo del weekend è quello di far acquisire ai partecipanti le più avanzate competenze su negoziazione e vendita. Il 27 e il 28 settembre sarà la volta del Marketing Forum, che ospiterà l’esordio in Italia di Daniel Priestley, insieme a Randi Zuckerberg e Sean Ellis che condivideranno i più recenti approcci al marketing strategico. Il 2019 di formazione si concluderà il 15 e il 16 novembre con il Leadership Forum, l’appuntamento in cui i leader si incontrano per definire le strategie di business di domani con i maggiori esperti internazionali nel campo del management. Completano il programma formativo altre due giornate singole, con Julio Velasco, che condurrà il Leadership Day (14 giugno) e Jack Cambria, protagonista de La Scienza della negoziazione (18 ottobre).


in collaborazione con Eudaimon

Il nuovo welfare aziendale passa attraverso l’engagement Far sentire “parte attiva” i propri collaboratori non soltanto incrementa il benessere in azienda, ma aumenta la produttività. E porta un beneficio ulteriore in termini di vantaggi fiscali. Ecco il nuovo modello di Eudaimon di Giancarlo Salemi

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alla ricerca del vantaggio fiscale a sto percorso ci devono essere il lavoratore quella di aumentare il coinvolgie l’azienda». mento del lavoratore in azienda. Insomma un nuovo paradigma, un passaggio Prima di tutto ascoltandolo e poi “ingagdai servizi pensati per soddisfare in modo giandolo” per farlo sentire parte attiva di superficiale i lavoratori, come il buono carun percorso comune che punti sia ad increburante o quello per la spesa, a soluzioni che mentare la produttività, ma anche al benescreino engagement, con l’obiettivo, quindi, di sere sociale e della collettività. È questo il coinvolgere attivamente i propri collaboratowelfare aziendale 2.0 immaginato da Eudairi nel processo produttivo aziendale, facenmon, società pioniera - è operativa dal 2002 doli sentire parte integrante di una missione. - nell’offrire servizi di welfare alle imprese, «Il welfare aziendale non è un mercato di con un fatturato nel 2018 di 5,5 milioni di commodity in cui viaggiano dei benefit quaeuro e 50 dipendenti lunque – spiega ancoSECONDO L’A.D. ALBERTO PROFUMO tra la sede principara Perfumo – spesso le di Vercelli e quelle «VANNO RIVISTE LE AREE DI INTERVENTO veicolati in maniera PUNTANDO SU NORME CHE DEFINISCANO di Milano e Roma. superficiale tra l’aI SERVIZI CHE COPRONO I BISOGNI SOCIALI» «Siamo stati i primi zienda e il dipendena scommetterci – spiega l’amministratore te. È sbagliato pensarlo in questi termini: il delegato Alberto Perfumo, ingegnere e uno lavoratore risparmia il 10% di tasse e l’aziendei massimi esperti del settore – quando da il 30% dei contributi. Il welfare aziendale abbiamo iniziato eravamo da soli, ora l’Uniè vincente se parte dall’ascolto e dal soddiversità Cattolica di Milano in un suo studio sfacimento dei lavoratori che devono semha raccontato che ci sono circa 80 aziende pre più essere coinvolti. Ma non basta: ogni che offrono questo servizio. Ma è arrivato il azienda ha la sua storia e quindi bisogna momento di andare oltre, di ripensare proriuscire a declinare un modello di welfare a prio il modello del welfare aziendale, che seconda di ogni storia d’impresa». non può essere legato solo alla “scontistica”. Eudaimon fino ad oggi ci è riuscita, 600 imVanno riviste le aree d’intervento per punprese l’hanno scelta come provider. Basta tare su norme che definiscano i servizi che guardare il portafoglio clienti, che spazia coprono i bisogni sociali. Al centro di quedalle grandi big come Edison, Eni, Snam,

ALBERTO PROFUMO, A.D. DI EUDAIMON

Credem ma anche a realtà medio piccole che hanno deciso di “sviluppare una società libera e giusta dove le persone vivono e lavorano bene insieme”. In tutto oltre 600mila lavoratori, comprese le associazioni datoriali e i sindacati, utilizzano i servizi del welfare promossi dalla società di Vercelli. Per questo, ad esempio, Eudaimon in partnership con il Censis si occupa di fare uno screening di tutto ciò che riguarda il welfare aziendale per comprendere le sue potenzialità e le evoluzioni, progettando poi le migliori soluzioni in diversi campi dall’educazione all’assistenza socio-assistenziale, fino a piani di flexible benefits. Servizi che seguono a 360° le esigenze delle aziende. Nel ventaglio di proposte l’azienda vercellese offre strategie di Welfare Consulting and Advisory, Welfare Marketing, Community Welfare e Flexible Welfare. Tutto questo perché, ribadisce l’amministratore delegato Alberto Perfumo, «i piani di welfare aziendale incrementano del 47% l’atteggiamento positivo delle persone nei confronti dell’azienda. È stato calcolato che il vantaggio totale di avere persone che stanno bene e che sono motivate a far bene vale 67.765 euro per ogni milione di costo del lavoro. In pratica in un’azienda di 100 persone significa un vantaggio di 440mila euro».

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GESTIRE L’IMPRESA

Il benessere in azienda diventa una sfida costruttiva Hrc, con il supporto delle tecnologie digitali di Technogym, ha lanciato la challenge Well@Work alle imprese della community per promuovere il wellness e lo stile di vita attivo. Il 7 maggio la premiazione a Milano di Giordano Fatali romossa da Hrc con il supporto dividere e costruire piani concreti volti delle tecnologie digitali di Technoalla ridefinizione dei modelli di lavoro che gym, la challenge ha l’obiettivo di abbiano come focus il benessere dei dipenpromuovere il Wellness e lo stile di vita attidenti. La giornata si aprirà al mattino con il vo nelle organizzazioni coinvolgendo fino a saluto di Giordano Fatali, Presidente di Hrc un massimo di cinque persone per ciascun Group, a cui seguiranno numerosi speech: team aziendale. La challenge che si concluMonica Carta Head of International Social derà il 30 aprile ha avuto grande successo Dialogue, Welfare & People Care Unicredit, tra le aziende della Community, tra quelle Roberto Burdese Membro del Comitato eseche hanno aderito: Enav, Sky Tv, Acqua Lticutivo internazionale Slow Food, Silvano na, Mediaworld, Euler Hermes, Ceva LogiZanuso Technogym Scientific Research & stics, Autostrade per l’Italia, Bnl, Keolliker, Communication Manager Technogym, LauSnam, Accenture, Danone, Mattel Italy, Adr, rence Duretz Country Manager Psya Italia, Bp Fondi, Adidas, Marriott, Philips, Nestlè, Raffaella Temporiti Hr Director Italy, CenRoche, Schneider, Tech Data, Gruppo Cap, tral East Europe and Greece Accenture, PaHrc, Hertz, Hpe, Slowfood, Sodexo, Atac, Ciola Malchiodi Director Hr Italy Adidas Italy, ca-Cola, Hbc Italia. In Ruggero Rabaglia Hr ALIMENTAZIONE, MOVIMENTO, SALUTE occasione dell’evenDirector Region Italy E WELLBEING SONO LE PAROLE CHIAVE to Well@Work, che Barilla, Emiliano MaDEL NUOVO CAMBIO DI PARADIGMA si terrà il prossimo ria Cappuccitti Hr DiNELLA GESTIONE IMPRENDITORIALE 7 maggio a Milano rector Coca-Cola Hbc presso UniCredit Tower Hall, ci sarà la preItalia, Sonia Malaspina Hr Director South miazione delle prime tre aziende vincitrici East Europe Danone, Daniela Paliotta Head della challenge. Si parlerà poi di benessere Hr Mercedes-Benza Italia, Giacomo Piantoni delle persone al lavoro, con la partecipazioDirettore Risorse Umane Italia Gruppo Nene di manager delle più importanti organizstlè, Paolo Le Pera Director People & Culture zazioni per un confronto su #alimentazione Philip Morris, Amelia Parente Hr & Commu#movimento #salute #welfare #wellbeing nications Director Roche, Elisabetta Cristoattraverso la testimonianza di molteplici fori Head of Hr Country Services Italy Tetra attori del mondo aziendale al fine di conPak, Andrea Fontana Presidente Storyfactory, Mirko Puliafito Product Director Docebo. A partire dalle 14.00 poi la discussione L’AUTORE, GIORDANO FATALI, proseguirà con approfondimenti verticali PRESIDENTE DI HRC nella suggestiva cornice della UniCredit Tree House, attraverso la costituzione di 3Interaction Lab in cui si parlerà di welfare, wellbeing, happy learning.

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Silvano Zanuso SCIENTIFIC COMMUNICATION & RESEARCH MANAGER DI TECHNOGYM SPA Le persone in età lavorativa spendono sul luogo di lavoro molte ore della propria giornata attiva. È evidente che la modalità con cui queste ore vengono passate contribuisce in maniera significativa sul loro stato di salute e di benessere generale. Secondo la definizione che Technogym promuove da oltre 25 anni, il Wellness è uno stato di benessere psicofisico che si ottiene agendo su tre pilastri fondamentali rappresentati da attività fisica, alimentazione e stato mentale positivo. Questi tre pilastri si condizionano e interagiscono vicendevolmente. Per avere quindi collaboratori Wellness è necessario agire su più direttrici: è quello che facciamo in Technogym, dove tutti i collaboratori possono seguire specifici programmi di esercizio o sportivi, sia individuali

Raffaella Temporiti RESPONSABILE RISORSE UMANE DI ACCENTURE ITALIA Accenture, azienda alla guida della trasformazione digitale, ha intrapreso da diversi anni un percorso attraverso il quale si impegna a creare un ambiente di lavoro in cui ogni talento possa essere totalmente sé stesso, a livello personale e professionale. In questo senso sono numerosi i progetti che sviluppiamo per favorire la salute e il benessere dei nostri dipendenti: tra i più rilevanti, rientrano sicuramente Medico in Azienda, progetto sperimentale che offre un servizio medico infermieristico gratuito per sensibilizzare sull’importanza di prendersi cura di sé stessi attraverso l’educazione sanitaria e la prevenzione, seminari per la prevenzione oncologica, Employee Assistance Program, programma di assistenza psicologica gratuita per dipendenti e


che di gruppo, all’interno del grande Wellness Centre aziendale oppure all’aperto, fruibile gratuitamente da tutti i dipendenti che possono scegliere se allenarsi il mattino, durante la pausa pranzo o a fine giornata di lavoro. Durante questi momenti i collaboratori hanno a disposizione la consulenza dei personal trainer che li supportano durante l’allenamento, oppure possono partecipare a lezioni

di gruppo. Sempre nell’ambito del progetto di Corporate Wellness organizziamo anche delle attività didattiche su temi come l’approccio mentale positivo, la corretta alimentazione o il team building, in modo da offrire strumenti ed esperienze utili al miglioramento del proprio stile di vita. Riguardo all’aspetto alimentazione, il ristorante Technogym propone un menu studiato dal nostro Dipartimento Scientifico con ricette bilanciate preparate utilizzando materie prime stagionali e di qualità a chilometro zero con un basso contenuto di sale. Inoltre, al fine di promuovere il monitoraggio e la prevenzione, ogni anno Technogym organizza un Wellness check-up gratuito per i propri dipendenti

che desiderino prendervi parte, in collaborazione con centri medici di primaria importanza. La produttività dei dipendenti è un parametro di difficile misurazione, sicuramente però l’assenteismo per malattia è una variabile che ben si presta ad approssimare la produttività di un dipendente. Ci sono solide evidenze scientifiche che correlano l’attività fisica di una persona e il suo conseguente livello di forma fisica con lo stato di salute. In sostanza, le persone più attive e in forma si ammalano di meno e sono quindi più produttive. In uno studio sul quale abbiamo lavorato (pubblicato sulla rivista scientifica Acta Diabetol nel 2015) condotto confrontando i dati di assenteismo di Technogym con quelli di

un’altra azienda, si evidenzia come la popolazione più attiva di Technogym risulti in un minore assenteismo e, dato ancor più importante, in una minore percentuale di persone con il rischio di sviluppare la sindrome metabolica. La tecnologia è una delle cause fondamentali dell’attuale livello di sedentarietà delle società industrializzate. La tecnologia però sarà anche parte della soluzione al problema. L’utilizzo di app dedicate alla misurazione e alla motivazione al movimento così come prodotti per l’allenamento connessi con programmi personalizzati sulle esigenze di ciascun collaboratore possono dare un grande contributo al miglioramento dello stile di vita delle persone.

familiari, DisAbility Line, punto di contatto e primo supporto per colleghi diversamente abili. In Accenture crediamo che il benessere dei nostri talenti vada coltivato partendo da un approccio olistico che guardi alla persona nella sua totalità: corpo, mente, cuore, anima. Le migliori misure di welfare aziendale, dunque, sono quelle che abbracciano tutte le dimensioni di un individuo, nel rispetto delle caratteristiche individuali di ognuno e nella convinzione che il benessere ha più di un volto. In Accenture riteniamo che avere buone energie fisiche, ottima concentrazione mentale, senso di appartenenza permette di esprimere al meglio le proprie potenzialità, pensare in modo creativo e portare

innovazione. Negli ultimi anni abbiamo lanciato molti programmi volti a favorire questo percorso e costruire un luogo che consenta alle persone di realizzarsi pienamente. Va in questa direzione, ad esempio, l’ampio network di strutture messo a disposizione sul territorio nazionale che garantisce alle nostre persone, in particolare ai consulenti che cambiano spesso progetto e sede di lavoro, massima flessibilità permettendo di allenarsi dove e quando vogliono. Ma non è tutto. Anche quest’anno, infatti, Accenture Italia ha partecipato con la sua squadra alla gara internazionale Ski&Snowboard Challenge 2019: 22 nazioni e oltre 200 colleghi provenienti da Europa, USA, Canada e Giappone. Allontanandoci

dalle piste da sci, invece, con le nostre squadre di runners coinvolgiamo dipendenti e clienti in sessioni di allenamento settimanali a Milano, Torino e Roma offrendo anche l’opportunità di confrontarsi con allenatori, nutrizionisti e medici specializzati e partecipare a diverse competizioni. La trasformazione digitale ha cambiato radicalmente il concetto di lavoro e workforce: solo chi saprà adeguarsi con duttilità al cambiamento in atto sarà in grado di rimanere rilevante sul mercato e continuare a offrire soluzioni all’avanguardia. Tra gli aspetti che crediamo saranno rilevanti nel prossimo futuro c’è sicuramente un ripensamento della metodologia di lavoro. In Accenture abbiamo messo

a punto un nuovo approccio che combinando il giusto mix tra pensiero analitico e pensiero creativo, attraverso la collaborazione con i nostri clienti, ci permette di sviluppare i nostri punti di forza relativi al design thinking e alle modalità di lavoro agile, imparare da esperienze reali attraverso lo storytelling, comprendere le loro esigenze e offrire in tempo rapido la migliore soluzione possibile.

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50 E-MOBILITY ABB PRESENTA LA RICARICA VELOCE

SOSTENIBILITÀ? PARLIAMONE DI MENO, FACCIAMONE (ANCORA) DI PIÙ Per una volta, l’Italia non è il fanalino di coda dell’Europa: quando si tratta di circular economy, siamo i più virtuosi. E si può fare meglio: le pratiche raccolte da Enea la dicono lunga sulle potenzialità dei cosiddetti “scarti” di Giancarlo Salemi

52 PLASTICA ORA ANCHE IL BOCCIONE DIVENTA ECO-SOSTENIBILE

54 INVESTIMENTI ORA ANCHE IL FONDO DEVE ESSERE SOSTENIBILE

56 LFDE L’INVESTIMENTO RESPONSABILE MIGLIORA LA PERFORMANCE

58 COMBUSTIBILI LA RICETTA DI HERA PER IL BIO-METANO

60 GALGANO LA QUALITÀ NON SERVE SE NON VIENE CERTIFICATA

ECONOMIA CIRCOLARE

WORKSHOP I CONTENUTI OLTRE GLI SLOGAN

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talia first. Tranquilli, non si tratta occupati in Italia, che si attesta al 2,05% contro dell’ultimo slogan dei sovranisti ma l’1,71%. Un successo poco conosciuto, forse, è quello che accade oggi nell’economa che Enea, l’Agenzia nazionale per le nuove mia circolare. Il nostro Paese è infatti in vetta tecnologie, l’energia e lo sviluppo economiin Europa nell’economia circolare:: siamo un co sostenibile, ha messo a sistema lanciando passo avanti a Franlo scorso maggio, su cia, Germania e Regno ROBERTO MORABITO (ICESP): input della CommisUnito. La percentuale «Nel nostro paese sarebbe utile avere sione europea, Icesp di riciclo dei rifiuti in un’applicazione più efficace delle norme la piattaforma italiana Italia è del 67% con- in grado di avviare il mercato di una vasta degli attori per l’ecotro il 55% della media gamma di materie prime “seconde”» nomia circolare. L’eneuropea, anche sul rite, quale hub nazionaciclo da imballaggio siamo ben oltre la media le per l’economia circolare, è presente, unica comunitaria, in particolare nel caso del legno italiana, tra i componenti del gruppo di coorci attestiamo al 60% contro il 40%. Molto buodinamento della Piattaforma europea degli na anche la percentuale di addetti nel settore stakeholder per l’economia circolare (Ecesp). dell’economia circolare rispetto al totale degli Sono un centinaio le organizzazioni di rilievo

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> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE

IL PRESIDENTE DI ENEA, FEDERICO TESTA

nazionale fra istituzioni, mondo della ricerca e industriale, società civile coinvolte nell’iniziativa, attraverso sei gruppi di lavoro che lavorano insieme al Ministero dell’Ambiente e a quello dello Sviluppo, con l’Università di Bologna, le Regioni Puglia, Umbria e Lombardia, ma anche Cna, Unioncamere, Confindustria e poi Enel e Intesa Sanpaolo Innovation Center. «La piattaforma – dice ad Economy il presidente, Federico Testa - è una rete di network: nessuno vuole mettere la bandierina sul lavoro altrui. Enea ha comunque un ruolo di coordinamento in questa sfida che si deve vincere tutti insieme, altrimenti è una sconfitta per l’Italia». «Nel nostro Paese manca però – aggiunge Roberto Morabito, presidente Icesp e responsabile del dipartimento Sostenibilità dei sistemi produttivi e territoriali di Enea una normativa che sostenga l’economia circolare; in particolare sarebbe utile avere un’applicazione più efficace delle norme sull’end of waste in grado di avviare il mercato di una vasta gamma di materie prime “seconde”, in tempi certi e al passo con le esigenze del sistema paese. Inoltre, sarebbe necessario rendere l’applicazione della disciplina del sottoprodotto certa e uniforme sul territorio nazionale, in maniera tale da consentire l’adozione di pratiche di simbiosi industriale come normali pratiche di gestione e valorizzazione degli scarti». Le 80 buone pratiche raccolte fino ad oggi sono relative ai settori più svariati, dal riciclo dei materiali ai prodotti da materiali secondari, dalla sharing economy ai modelli di

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gestione della filiera e di beni a fine vita. Ha fatto scuola, ad esempio sul tema della rigenerazione urbana, il progetto Centoc’è, un social urban network sviluppato nella periferia di Roma, Centocelle, per coinvolgere i cittadini nelle decisioni che riguardano il quartiere e l’adozione di comportamenti consapevoli verso tematiche energetiche e sostenibili, mettendo loro a disposizione tecnologie a basso impatto ambientale attraverso attività di formazione e promozione sociale, economica e sostenibile. Senza dimenticare la valorizzazione delle filiere locali e dei prodotti a km0 e la progettazione di modelli per una gestione smart dei rifiuti basati sul recupero e sul riuso, che hanno visto anche la collaborazione di Ama, l’azienda che si occupa della raccolta dei rifiuti della Capitale. Ora tutte queste buone pratiche raccolte saranno condivise con la piattaforma europea Ecesp che finora ha raccolto 208 buone pratiche di cui 27 italiane. Un modo di fare sistema, di mettere insieme le migliori realtà tricolori su un tema come quello dell’economia circolare che vale oggi

88 miliardi di fatturato, oltre il 6% del Pil nazionale. Per fare un esempio pratico: il 100% dell’alluminio prodotto nel nostro Paese, oltre 900mila tonnellate nel 2018, proviene dal riciclo. In Italia per ogni chilo di risorsa consumata sono stati generati 3 euro di Pil contro una media europea di 2,24 e valori tra 2,3 e 3,6 in tutte le altre grandi economie europee. Tutto bene, quindi? Non esattamente perché sedersi sugli allori sarebbe sbagliato, come ci spiega ancora il presidente di Enea: «L’economia circolare è importantissima, dobbiamo cercare di parlarne di meno e farla di più. Abbiamo bisogno davvero di individuare forme, procedure concrete e attività che poi ci consentono di far partire esperienze di economia circolare. Questo vuol dire che dobbiamo cominciare a pensare che noi abbiamo sì dei rifiuti, ma che quei rifiuti devono diventare materie prime. Perché questo possa succedere dobbiamo reimpostare sia in termini di design che di contenuti di materie ciò che ci serve, per non produrre cose che vanno in discarica e che non vengono riutilizzate».

GLI SCARTI AZIENDALI DIVENTANO RISORSE “Progettare” gli scarti aziendali per incrementarne il riutilizzo. È questo l’obiettivo del progetto “Proper Umbria” (Progetto Pilota per l’Efficienza delle Risorse), condotto da Enea in collaborazione con Sviluppumbria e la multinazionale Meccanotecnica Umbra, che si è resa disponibile alla sperimentazione pilota. «Il progetto si basa sulla diagnosi delle risorse, similmente a quanto fanno le aziende in campo energetico per stabilire quali interventi occorrono per migliorare l’efficienza», spiega Laura Cutaia, la responsabile del progetto. La metodologia sviluppata nell’ambito

del progetto consiste in una mappatura delle materie prime e dei materiali utilizzati nei processi produttivi, a seguito della quale viene effettuata la diagnosi delle risorse e quindi il piano di ottimizzazione delle stesse. «Lo sviluppo di una disciplina volontaria per la contabilizzazione delle risorse da parte delle imprese sarebbe necessaria per conoscere lo stato di gestione delle risorse e per effettuare un loro monitoraggio al fine di elaborare un piano di efficientamento sia a livello aziendale che su scala territoriale, consentendo alle aziende di conseguire benefici di tipo economico», aggiunge

Cutaia. Attualmente le aziende infatti non sono tenute a raggiungere requisiti di efficienza dal punto di vista della gestione e del consumo delle risorse, né esistono strumenti cogenti o volontari per effettuarne la diagnosi. «Sarebbe anche auspicabile che il nostro Paese, mettendo a sistema competenze e strutture già esistenti, si dotasse nel breve periodo di un’apposita Agenzia nazionale per l’uso e la gestione efficiente delle risorse, in grado di occuparsi dell’intera catena di valore, dall’estrazione fino al “fine vita“ con successivo riutilizzo-recupero», conclude Cutaia.


SE IL MONDO SI SPIAGGIA COME UNA BALENA

La notizia del ritrovamento della balena spiaggiata con 40 chili di plastica nella pancia, dalle Filippine ha riecheggiato in tutto il globo. Attirando l’attenzione sull’urgenza di una revisione delle politiche ambientali di Franco Ferrario

I

l 19 marzo il sito di ABC Australia ha pubblicato la notizia del ritrovamento, al largo della città di Mabini nelle Filippine, di un balena di 4,7 metri con 40 chili di plastica nella pancia. Nel suo stomaco c’era una quantità mai vista di buste e sacchi di plastica, che hanno impedito al cetaceo di mangiare, provocandone la morte per choc gastrico. «È disgustoso e straziante», ha detto Darrell Blatchley, direttore del D’Bone Collector Museum. Negli ultimi dieci anni i ricercatori di questo museo hanno studiato le carcasse di 61 cetacei ritrovati nella zona: di questi 57 sono morti per l’ingestione di plastica e immondizia. Sempre il 19 marzo il Corriere della Sera ha sintetizzato i risultati di una ricerca condotta dall’Università di Ancona. La scoperta è che nei canyon sottomarini del Mediterraneo si stanno trovando degli enormi accumuli di microplastiche, con anche decine di milioni di particelle per metro quadro. Tracce di microplastiche sono state trovate in tutti i nema-

todi analizzati, cioé quei piccoli vermi che si agitano sui fondali e sono alla base della rete trofica, in altre parole della catena alimentare marina. E se i vermi contengono frammenti di plastica, anche i pesci che se ne cibano ne conteranno, con conseguenze ancora tutte da studiare sulla nostra salute. «A lungo abbiamo IL RICERCATORE DARREL BLATCHLEY: «I fondali più profondi sono delle discariche in cui si è raccolta tutta la plastica gettata in mare nel corso dei decenni. L’inquinamento non è solo in superficie»

pensato che la spazzatura che galleggia fosse il segno più evidente dell’inquinamento del Mediterraneo» hanno osservato i ricercatori: «Ma ora scopriamo che i fondali più profondi sono delle discariche in cui si è raccolta tutta la plastica gettata in mare nel corso di decenni». Attualmente circa l’8% del petrolio estratto al mondo viene utilizzato per fare plastica e

le proiezioni stimano che questa percentuale crescerà a dismisura nei prossimi anni. Si sta parlando di 335 milioni di tonnellate di cui buona parte non vengono riciclate. In Europa se ne producono 60 milioni in un settore che vale 350 miliardi di euro e impiega circa 1,5 milioni di persone. Cifre da capogiro, ma non ci sono quasi più zone degli oceani senza plastica, che ormai sta entrando nella catena alimentare con conseguenze ancora non note. Per questa ragione Il Consiglio e il Parlamento europeo hanno deciso che a partire dal 2021 saranno banditi dall’Ue alcuni prodotti in plastica usa e getta (posate, bicchieri, contenitori, etc.) per i quali esistono alternative biodegradabili e che entro il 2030 tutti gli imballaggi siano riciclabili Qui i principi dell’economia circolare sono fondamentali. In primis il riuso ovvero usare contenitori non usa e getta (borracce di alluminio e non bottigliette per l’acqua ad esempio), sviluppare le strutture per il riciclo anche perché attualmente oltre il 50% della plastica viene trattata fuori dall’EU e la Cina (che in passato ne trattava molta) ha bloccato le importazioni di plastica. Ma va anche migliorata la qualità e sostenuto il prezzo visto che poco più del 6% della plastica in commercio è riciclata per problemi di qualità, ma anche di costo. La terza leva quella del passaggio a materiali biodegradabili può essere fonte di grandi opportunità per start-up e giovani biotecnologi e bioingegneri innovativi ed in Italia siamo all’avanguardia. Linee molto interessati di ricerca vengono dall’utilizzo di prodotti di scarto delle lavorazioni alimentari quali il progetto Biocosì dell’Enea che sfrutta le acque reflue della filiera casearia, dagli sviluppi delle nanofibre vegetali per dare al cartone le stesse proprietà del polistirolo per uso alimentare e da molte altre iniziative in Europa e nel mondo. La plastica ha cambiato il mondo, spetta a noi cambiare la plastica e portare questo settore verso la sostenibilità.

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> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE rica rapida di serie Terra in grado di ricaricare un tradizionale veicolo elettrico per un’autonomia di crociera di 200 km (125 miglia) in soli otto minuti. Questa tecnologia, opportunamente modificata, viene utilizzata per la serie Jaguar I-Pace eTrophy che ha debuttato nel dicembre 2018 come principale serie di supporto al Campionato Abb Fia Formula E. Oggi, del resto, Abb è leader mondiale nel campo della mobilità elettrica con più di 10.500 stazioni di ricarica rapida installate in 69 paesi, un numero in continua crescita. Inoltre – è davvero il caso di dire – Abb mette in pratica al proprio interno gli obiettivi di sostenibilità che pone nella sua attività. Abb Italia, ad esempio, conta una flotta di veicoli per uso aziendale di 1.160 unità, il 10% dei quali sono auto ibride plug-in o completamente elettriche. Si tratta di un progetto pionieristico in continua evoluzione che mira a creare una flotta di auto per uso aziendale completamente sostenibile entro il 2023. Ciò è reso possibile dalla dislocazione di 20 stazioni di ricarica operative presso vari Nei suoi stabilimenti la multinazionale svizzero-svedese produce stabilimenti di Abb Italia, tra cui vale la pena dispositivi di ricarica che garantiscono prestazioni fuori dal comune menzionare quelle installate presso la sede di e che l’hanno resa leader mondiale nel campo della mobilità elettrica Dalmine: sette stazioni di ricarica in corrente alternata a 22 kW e una Terra 53 più una in corrente continua per auto + 10 stazioni per è un magnetismo, un legame forte tra sottostazione secondaria compatta (Css) per autobus); nel 2018 questa cifra è quasi raddopl’Italia e il colosso industriale svizzericaricare veicoli elettrici, tutte alimentate da piata, raggiungendo complessivamente 1.800 ro-svedese Abb, acronomico per Asea un sistema fotovoltaico che riduce significatistazioni di ricarica fabbricate (1.670 stazioni Brown Boveri, un nome di prima grandezza da vamente le emissioni di CO2. Inoltre, nel corso in corrente continua per auto + 130 stazioni un buon secolo nell’industria termoelettromecdel 2018, l’installazione di stazioni di ricarica è per autobus). In questa Unità viene fabbricata canica. Una primazia che oggi, complice il digipiù che raddoppiata rispetto al 2017, in linea la stazione di ricarica tale, si è estesa anche alla filiera dell’industria con l’obiettivo di una per auto Terra HP, la LA SOSTENIBILITÀ SECONDO ABB elettrica ed energetica. Un magnetismo che si crescente mobilità sopiù rapida della gam- La multinazionale ha realizzato la stazione traduce nell’impegno concreto posto da Abb stenibile presso gli stama di Abb, in grado di di ricarica elettrica più veloce sul mercato: investendo in Italia per produrvi, presso lo stabilimenti produttivi di offrire tempi di rica- tra 4 e 6 minuti. Ed entro il 2023 l’obiettivo bilimento di Terranuova Bracciolini, in Toscana, Abb. Questo processo è avere tutta la flotta aziendale sostenibile rica in media tra 4 e 6 le stazioni di ricarica per le auto elettriche che di cambiamento non minuti, nonché la starappresentano oggi un prodotto leader a livello riguarda solo i mezzione di ricarica per e-bus di Abb che consente mondiale del gruppo. È anche quest’impegno – zi di trasporto e le infrastrutture a supporto di intensificare l’impiego urbano di autobus a globale ma ben radicato in Italia – che Abb sta dell’e-mobility, ma soprattutto impatta comemissioni zero. Inoltre, sempre a Terranuova testimoniando attraverso la sua forte presenza portamenti quotidiani dei dipendenti Abb, che Bracciolini viene fabbricata la stazione di ricanel Campionato mondiale di Formula E, che ha sono stimolati ad approfittare della pionieristirica in corrente continua da 50 kW più venduta celebrato da poco la sua tappa sul circuito cittaca politica di smart working intelligente messa in Europa e in Nord America, ossia la Terra 54. dino dell’Eur, a Roma. in atto da Abb e incentivati ad utilizzare i mezzi Partendo da questo modello, Abb ha progettato Nel 2017, lo stabilimento Abb di Terranuova ha di trasporto pubblico oppure ad organizzare il una stazione compatta e personalizzata di ricafabbricato 952 stazioni di ricarica (942 stazioni car pooling interno con i colleghi.

Il senso di Abb per l’ambiente: ricariche veloci e flotta green

C’

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città2a Persone, energia, ambiente, nuove tecnologie per disegnare il futuro. Siamo parte del tuo mondo, ogni giorno. Perché la tua città è la nostra città.

a2a.eu


> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE IL BOCCIONE DIVENTA ECOLOGICO E PLASTIC-FREE Acquaviva Italia celebra il primo quarto di secolo con l’ingresso nel programma Elite di Borsa Italiana. Un traguardo raggiunto anche grazie a pratiche ecosostenibili e una gestione della filiera all’insegna del riuso di Gilda Ciaruffoli

L

litri, ma a differenza della pressoché totalità diose sia dal punto di vista economico che a notizia dell’ultim’ora è l’ingresso dei produttori di bottiglie usa e getta, che non ambientale; i nostri boccioni vanno semplicedi Acquaviva nel programma Elite si occupano del loro smaltimento, forniamo mente privati del tappo, dell’etichetta, e posdella Borsa Italiana, ufficializzato ai clienti anche questo servizio: dal 2010 resono essere subito riciclati». Riassume così il giusto un paio di settimana fa. Un traguardo cuperiamo la plastica, la sminuzziamo e colcore business Acquaviva, Riccardo Marchini. che per l’azienda bresciana arriva dopo anni laboriamo con alcune Sua l’idea, nel 1994, di portare in Italia quel di crescita, 25 per aziende che la riciclasistema di distribuzione dell’acqua in bocciol’esattezza, festeg- L’A.D. RICCARDO MARCHINI: no e la reimmettono ni già di prassi negli Stati Uniti. giati proprio in que- «Con ogni boccione da 18 l evitiamo l’utilizzo di 36 bottiglie da mezzo litro. Ogni anno sul mercato sotto forsto mese di maggio. Oggi la lotta al monouso è all’ordine del Insomma, quella del i nostri boccioni prodotti rappresentano circa ma di contenitori ali40.000.000 di bottigliette da mezzo litro.» mentari, filati di pile, giorno, anche grazie ai recenti provvedi2019 è una primavera spazzoloni o quant’almenti UE, ma 25 anni fa le cose non stavache l’amministratotro. Si tratta di Pet, un materiale riciclabile al no esattamente così. Quando avete iniziato re delegato Riccardo Marchini non dimen100% e molto richiesto, che così non finisce a porvi il problema dello smaltimento dei ticherà facilmente, e per questo abbiamo nella raccolta differenziata assieme a conteboccioni? voluto ripercorre con lui le tappe che hanno nitori di tutti i tipi che per essere recuperati In realtà è stato parte integrante della nostra portato Acquaviva a ricoprire un ruolo di pririchiedono lavorazioni complesse e dispenstrategia fin dall’inizio. Da subito ci siamo mo piano nei servizi legati all’acqua, gestendo direttamente una filiera che va dalla fonte alla distribuzione di eco-boccioni ed erogatori, al ENERGIE CONDIVISE recupero e allo smaltimento dei contenitori abbiamo prodotto oltre complessivamente È dal 2009 che in plastica. Una storia emblematica che ha 16 milioni di kw evitando producono più di due Acquaviva investe in nella sostenibilità la sua chiave di volta. la produzione di oltre 8 milioni di Kw all’anno, energie rinnovabili, «Le bottiglie di plastica usa e getta sono tra i milioni di kg di CO2 che diamo energia a circa come il geotermico prodotti più inquinanti al mondo, visto quantradotto in alberi sono 700 famiglie – ci spiega e il fotovoltaico. «Gli te se ne producono. Con i nostri eco-boccioni oltre 10mila, e l’utilizzo di Marchini – Da quando impianti fotovoltaici quasi 4 milioni di litri di sono stati accesi gli delle nostri sedi di noi non solo togliamo dal mercato 36 bottipetrolio». impianti, nel 2011, Travagliato e di Pomezia, glie da mezzo litro per ogni boccione da 18

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chiesti cosa fare dei boccioni usati, ma era un mercato nuovo, non c’erano risposte pronte. In un primo momento quindi abbiamo pagato delle aziende che ritiravano i nostri vuoti e li riciclavano a partire dal boccione, ben consapevoli – loro, a differenza nostra – del valore del Pet. Stoccare migliaia di boccioni usati era però molto complicato e allora abbiamo investito in un macchinario che li sminuzzasse e ne diminuisse il volume. È stato questo step a segnare un’importante presa di coscienza del valore ecologico del nostro percorso. Così siamo entrati in un’ottica più ampia, passando dallo studio del modo migliore per gestire gli scarti – tappi e etichette – all’utilizzo di energia sostenibile per le nostre sedi, fino all’adesione a iniziative come Impatto Zero di LifeGate per compensare le emissioni di CO2 generate con la piantumazione di foreste in zone sensibili del mondo. La prima di una serie di iniziative in tal senso alle quali ad oggi aderiamo periodicamente. La logistica può essere un tasto dolente. Voi come la gestite? Tutto questo impegno sarebbe in parte vanificato se i nostri camion dovessero raggiungere l’altro capo del Paese da un’unica sede. Noi abbiamo due fonti, una nelle Valli del Pasubio e l’altra in Molise, e due relativi impianti produttivi che coprono il primo fino alla Toscana, e il secondo dal Lazio in giù, oltre a 13 sedi sparse in tutta Italia. Questo comporta un risparmio economico sugli spostamenti certo, ma anche un notevole taglio alle emissioni di CO2. Un percorso sottolineato anche dal nuovo logo... Sì, abbiamo da poco registrato il nuovo marchio “Water Plastic Free Acquaviva”, riprendiamo lo storico logo e trasforman-

BENESSERE AZIENDALE

RICCARDO MARCHINI, AD DI ACQUAVIVA

dolo in una tartaruga di mare con il simbolo della plastica sbarrato.

Una prospettiva “Plastic Free” alla quale contribuite non solo con gli eco-boccioni… No, certo. Abbiamo anche gli erogatori da attaccare alla rete idrica, che microfiltrano e declorano l’acqua rendendola più sana e piacevole da bere. Ai nostri clienti inoltre possiamo fornire le nostre borracce, in Pet semirigido, pensate per essere utilizzate a lungo in abbinamento all’eco-boccione o all’erogatore, che rendono superflui bicchierini e bottiglie usa e getta.

Chi sono i vostri clienti? Aziende molto diverse tra loro per esigenze e numeri, ma anche privati, e per ognuno siamo in grado di studiare una formula personalizzata. Anche questo probabilmente ha contribuito a farci affrontare al meglio i recenti anni di crisi (dal 2008 il fatturato di Acquaviva è quasi triplicato, ndr). Negli ultimi mesi poi è innegabile che ci sia un rinnovato interesse verso i temi della sostenibilità, che ha portato multinazionali ed enti di grande importanza a optare per soluzioni rispettose dell’ambiente. Tra i clienti acquisiti di recente ab-

A fine 2018, Acquaviva ha aderito al programma WHP – Workplace Health Promotion, impegnandosi a costruire un contesto lavorativo che favorisca l’adozione di comportamenti e scelte positive per la salute: dal mettere a disposizione dei dipendenti frutta fresca a incentivare l’attività fisica e l’abbandono delle sigarette. «Questo inverno abbiamo avuto un calo netto delle assenze per malattia, che sia merito della frutta? – commenta Marchini – A parte gli scherzi, sono convinto che un ambiente di lavoro positivo incida direttamente sul rendimento e sull’immagine che si dà all’esterno». E ne sono convinte anche le sue dipendenti, donne per oltre il 90%; «anche la scelta di avere per la quasi totalità contratti di assunzione garantisce uno standard di lavoro che fa la differenza», conclude l’a.d.. biamo ad esempio la Banca d’Italia: 7000 dipendenti, ai quali forniamo i nostri eco-boccioni; molto interessante anche l’iniziativa delle palestre Virgin che danno la possibilità ai loro iscritti di avere acqua gratis utilizzando le nostre borracce.

Insomma, il tema della sostenibilità garantisce alle aziende un ottimo ritorno d’immagine, ma non solo quello. E l’ingresso nel programma Elite lo conferma… Il nostro percorso è iniziato proprio in aprile. È un modo per crescere, per “allenarsi” a lavorare meglio, anche perché oggi abbiamo 120 dipendenti, domani chissà: bisogna sempre mettersi in discussione ed Elite apre prospettive interessanti. Noi già da due anni abbiamo il bilancio certificato. Non è obbligatorio, ma è una forma di trasparenza: quando qualcuno si chiede perché dovrebbe darci fiducia, vogliamo avere gli argomenti giusti da mettere sul tavolo per lavorare tutti al meglio.

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> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE

Investimenti «Esg»: buoni, utili e soprattutto profittevoli Passata la sbornia delle hi-tech il trend ora è quello dei criteri Esg (environment, social, governance). Ma c’è bisogno di chiarezza e di affidarsi a consulenti preparati, per evitare il “green washing” di Angelo Curiosi una moda, senza dubbio: e come tutte le mode va considerata con prudenza. Ma è molto molto interessante perché – oggettivamente – sta segnando una rivoluzione nell’atteggiamento di migliaia di grandi aziende quotate nelle Borse di mezzo mondo. Stiamo parlando dell’adozione sempre più vasta e diffusa dei criteri Esg, un acronimo che sta per enviroment, (ambiente), social (sociale) e governance (governo delle società). Ne hanno parlato il mese scorso tutti i principali gestori di patrimoni attivi nel mercato italiano al Salone del risparmio. E tutti, sia pur con molte sfumature, sostengono ormai la stessa cosa: che cioè, nella scelta delle imprese quotate su cui puntare i soldi dei loro clienti, si fanno guidare dalla valutazione di quanto queste aziende rispettino quei tre principi: rispettino l’ambiente, rispettino i diritti sociali dei loro dipendenti, dei loro clienti e dei territori in cui operano, e applichino metodi di governo aziendale trasparenti ed etici. Tutto iniziò nel 1949. Fu l’anno in cui l’economista Benjamin Graham pubblicò un testo destinato a entrare in tutte le biblioteche del settore, intitolato “The intelligent investor”. «Un testo focalizzato sull’analisi fondamentale volta ad individuare opportunità di investimento che possano comportare un ritorno economico positivo negli anni», ha spiegato a Economy Massimiliano Cagliero, MASSIMILIANO CAGLIERO

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fondatore ed amministratore delegato di una delle società italiane più attive in questa tipologia di investimenti, Banor: «Warren Buffet, uno dei maggiori investitori di tutti i tempi, è stato forse uno dei primi a sottolineare come per valutare correttamente il profilo di rischio di un investimento fosse necessario prestare anche attenzione all’eticità del management»

I risparmiatori italiani ci tengono

BAN KI-MOON

te) diffusa la convinzione che essere aziende corrette verso l’ambiente e la società non solo non ne riduce gli utili ma, anzi, ne garantisce la stabilità nel tempo. E che i comportamenti gestionali delle aziende corretti sul fronte della sostenibilità siano una garanzia per gli investitori. «Non a caso – sottolinea la ricerca Finer - in una grande crisi del passato come Parmalat il primo campanello d’allarme emerso era proprio sulla sostenibilità».

Oggi in Italia «il 49% dei clienti private e dei Le aziende buonissime sono le Bcorp clienti Hnwi (high net worth individuals) con Su questa scia è nata poi un’altra categoria di patrimoni generalmente superiori ai 10 milioaziende, le cosiddette “Bcorp”, “benefit comni di euro descrive correttamente gli Esg come pany”, insomma azieninvestimenti che creade benefiche. Che, di no valore attraverso MASSIMILIANO CAGLIERO (BANOR): nuovo, producono utili una strategia che inte- «Warren Buffet è stato forse uno dei primi ma lo fanno soltanto a gra, nella valutazione a sottolineare come per valutare il profilo di rischio fosse necessario prestare condizione di rispetdelle società in cui si attenzione all’eticità del management» tare tutte le regole, investe, anche l’analisi giovare all’ambiente, finanziaria con quella beneficiare la società e il territorio ed essere ambientale, sociale e di buon governo; mengestite con la massima trasparenza e corretteztre il 49% dei clienti mass market e il 42% za: «Le benefit corporation hanno un doppio dei clienti affluent e upper affluent (cioè i riscopo e avranno risultati economici migliori di sparmiatori meno informati) confonde gli Esg tutte le altre aziende» ha detto il premio Nobel con gli investimenti “no profit”, che mettono al per l’economia, Robert Shiller. Questo modelprimo posto la salvaguardia ambientale, il rilo ha fatto scuola anche in Italia, primo paese spetto dei diritti umani, della società, la parità europeo a dotarsi di una legge sulla materia, di genere e razza, senza considerare i profitti nel 2016. A fine 2018, si contavano in Italia più e i rendimenti per l’investitore»: è quanto ha di 300 società benefit (che rispondono quinrivelato proprio al Salone del risparmio una di all’apposita forma giuridica) e 85 di queste ricerca della Finer commissionata da Assogehanno la qualifica B Corp certificata. stioni, l’Associazione delle società di gestione dei fondi comuni. I principi dell’Onu La grande novità è che da Wall Street alla City Nel 2016 l’Onu, con l’allora segretario generadi Londra fino a Piazza Affari si è (finalmen-


le Ban Ki-Moon, ha stilato un elenco di comandamenti, i “sei principi” per il cosidetto Pri (Principes for responsible investment): 1) Integrare le tematiche Esg nell’analisi e nei processi decisionali riguardanti gli investimenti. 2) Essere azionisti attivi e incorporare le tematiche Esg nelle nostre politiche e nelle nostre pratiche di azionariato attivo. 3) Chiedere un’adeguata comunicazione relativamente alle tematiche Esg da parte degli enti nei quali investiamo. 4) Promuovere l’accettazione e l’applicazione dei Principi nel settore finanziario 5) Collaborare per migliorare la nostra efficacia nell’applicazione dei principi 6) Comunicare le nostre attività e i progressi compiuti nell’applicazione dei principi.

Come scegliere le società Esg in Italia?

Non è un’attività alla portata di chiunque. Richiede analisi e competenza. Anche perché le aziende Bcorp sono elencate in un registro (http://www.societabenefit.net/elenco-delle-societa-benefit) e certificate da un ente americano (B Lab) ma quelle che si ispirano ai criteri Esg non hanno, almeno per ora, una “patente” che le distingua dalle altre. E dunque? Dunque anche in questo caso, la via maestra è quella di affidare i propri soldi a un gestore professionale, un consulente finanziario o un funzionario bancario addetto alla gestione dei patrimoni, ai quali andrà chiesto di orientare i nostri investimenti verso quelle categorie di imprese. Anche perché, tra tante aziende che “ci credono” ce ne sono anche alcune che fingono. In inglese si dice “gree-washing”, letteralmente “lavaggio verde”. Un altro aspetto da tenere presente è che non si è ancora imposto a livello mondiale un ente certificatore terzo e “superiore” che possa dare un “rating Esg” ai vari businesses ed alle varie società. È questione di tempo, verosimilmente sarà uno dei grandi nomi - S&P sta cercando di farsi spazio in questo settore – ma ad oggi non vi è un ente riconosciuto da tutti.

LA NUOVA FRONTIERA DELL’INCLUSIVITÀ Al Salone del Risparmio di Milano (2-4 aprile 2019) il filo conduttore è stato il trend di investimento sulla sostenibilità.Ne parliamo con Fabio Galli, direttore generale di Assogestioni. Direttore, qual è stato il leitmotiv tematico di questa nuova edizione del Salone del Risparmio? Quest’anno il titolo del Salone era: “Sostenibile, responsabile, inclusivo. La frontiera del risparmio gestito”. Con questa scelta abbiamo voluto accompagnare una crescita di consapevolezza. Come industria, infatti, abbiamo la responsabilità di proiettare una visione del futuro condivisa e sostenibile, nella quale le virtù del risparmio privato si coniughino con il bene collettivo. Perché la sostenibilità è diventata così importante all’interno del risparmio gestito? Quando si parla di sostenibilità il pensiero corre alla salvaguardia dell’ambiente e all’impatto del cambiamento climatico, ormai accettati dagli investori come ambiti ineludibili di valutazione del rischio. Ma anche le variabili sociali meritano l’attenzione di asset owner e asset manager: da una parte si presentano opportunità di investimento delle

infrastrutture “sociali” e nei progetti cosiddetti “impact”, dall’altra i rischi di una sottovalutazione dei fattori reputazionali, legali e operativi legati alle variabili sociali - tra cui sicurezza sul lavoro, diritti umani, sostegno all’inclusione e la formazione del capitale umano. Cosa fare per diffondere il verbo dell’Esg? Gli attori del risparmio gestito hanno intrapreso un lungo percorso di adozione e diffusione del concetto di sostenibilità degli investimenti. L’attenzione verso questi temi continua a crescere e si sta affermando il principio che gli investimenti per generare crescita e rendimenti durevoli debbano in primo luogo rispettare le condizioni di equilibrio sociale e naturale. Ciò porta le case di gestione a sviluppare rapidamente una offerta di prodotti e servizi che sposano la filosofia Esg. Per questo il Salone ha voluto porre al centro del dibattito l’informazione sempre più dettagliata e puntuale su questo tema. Qual è stato il contributo di Assogestioni sul tema conduttore del Salone? Assogestioni ha commissionato un progetto di ricerca per misurare il livello di conoscenza e di sensibilità verso questi temi del mondo del

risparmio gestito italiano, sia dal punto di vista della domanda che dell’offerta. I risultati sono stati presentati al Salone il 3 aprile. C’è stato anche un percorso tematico ad hoc per dare rilievo a tutte le conferenze e dibattiti che accolgono le voci più autorevoli di questo ambito. Abbiamo goduto della presenza di Adam Jonas – managing director and leader of Morgan Stanley’s Global Auto & Shared Mobility research team – e di Carlo Ratti – Professore del MIT-Massachusetts Institute of Technology di Boston e direttore del Mit Senseable City Lab – che ci hanno aiutati ad approfondire il tema della mobilità e delle città sostenibili nella conferenza di apertura. Abbiamo anche organizzato una conferenza plenaria di chiusura di particolare rilievo: Jeffrey Sachs, economista e saggista statunitense che molti annoverano tra i maggiori esperti mondiali nel campo dello sviluppo sostenibile, ha presentato nel suo keynote speech una riflessione a tutto campo sulle sfide per il sistema economico nell’era dello sviluppo sostenibile e come il risparmio gestito possa contribuire al raggiungimento degli ambiziosi obiettivi contenuti nei Sustainable Development Goals delle Nazioni Unite.

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> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE

L’investimento responsabile? Migliora le performance Uno studio di La Financière de l’Echiquier (Lfde) dimostra che l’integrazione dei criteri Ambientali, Sociali e di Governance (Esg) favorisce in modo importante i rendimenti a lungo termine

L

borsistiche. Allo scopo, il team SRI di Lfde a scelta di investire in modo reha valutato circa 500 aziende negli ultimi sponsabile comporta obbligatorianove anni, attribuendo loro un punteggio mente un sacrificio in termini di massimo pari a 10 riferito a 15 criteri Esg performance? Questa è (e continua a esse(60% Governance e 40% Ambiente e Sociare) una delle domande più ampiamente dile). Sono state analizzate le performance di battute all’interno del mondo dell’asset maportafogli azionari fittizi costruiti sulla base nagement. Antesignana dell’investimento di un unico criterio responsabile in FranEsg. Ogni valutazione cia, La Financière de LA PERFORMANCE CRESCE CON L’ESG l’Echiquier (Lfde) ha Il portafoglio composto dalle 40 società con è frutto di un lavoro approfondito svolto voluto contribuire al i migliori punteggi Esg ha generato una dibattito su perfor- performance nettamente superiore a quello dagli analisti di La Financière de l’Echimance e Investimen- con le 40 che hanno i punteggi peggiori quier, senza alcun rito Socialmente Recorso ad agenzie di rating extra-finanziarie. sponsabile (Sri) attraverso uno studio che Ognuno dei criteri dei tre pilastri E, S o G, documenta e avvalora le sue convinzioni: è studiato con cura, e l’incontro sistematico lungi dal distruggere valore, l’integrazione con le aziende consente di perfezionare le dei criteri Ambientali, Sociali e di Governananalisi. ce (Esg) favorisce le performance a lungo I principali insegnamenti tratti dallo studio termine. hanno rafforzato l’impegno e le convinzioni Nello studio si evidenzia il nesso tra aziendi Lfde: l’integrazione dei criteri Esg è fonte de ambiziose sul piano Esg e performance

Top 40 e flop 40* FLOP 40

TOP 40

300% 250% 200% 150% 100% 50% 0% 2010

56

2011

2012

2013

2014

2015

2016

2017

2018

SONIA FASOLO, GESTORE SRI, E LUC OLIVIER, ANALISTA FINANZIARIO E SRI, LA FINANCIÈRE DE L’ECHIQUIER

di performance nel tempo. La sovraperformance dei portafogli composti da titoli con i punteggi Esg migliori è significativa e duratura. Investire sistematicamente in aziende con i punteggi Esg migliori genera nel tempo una performance superiore rispetto all’investimento in aziende con punteggi Esg scarsi o agli indici borsistici. Il portafoglio Top 40, composto dalle 40 società con i migliori punteggi Esg, ha generato una performance 2,3x superiore al portafoglio Flop 40 in cui sono riunite le 40 società con i punteggi Esg peggiori durante il periodo1. Presi separatamente, i buoni profili Esg sono fonte di performance. Le aziende con un punteggio di Governance insufficiente sono quelle che generano le performance più basse. Il divario di performance annuale media tra il portafoglio costituito da aziende con punteggi scarsi di governance e buoni per l’ESG è pari a - 13%. I portafogli costituiti dai «primi della classe» in termini ESG presentano dei livelli di rischio analoghi a quelli dei portafoglio costituiti dagli «ultimi della classe» in termini Esg, e vicini a quegli degli indici. Il rapporto rischio - rendimento è tuttavia più favorevole per i portafogli con dei buoni punteggi Esg, che traggono vantaggio da performance molto elevate. 1. Dallo 01.01.2010 al 31.12.2018



> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE BIOMETANO, BENVENUTI IN UNA NUOVA HERA La multiutility bolognese ha avviato progetti di riutilizzo degli scarti agricoli per creare carburanti. È solo l’ultimo tassello di una strategia che rende bene e che ha portato l’azienda tra i top del settore nel mondo di Marco Scotti

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romette di creare in Italia mezzo milione di posti di lavoro nel prossimo quinquennio. Inoltre, d’ora in avanti il 20% dei nuovi posti di lavoro che si creeranno sarà generato da aziende eco-sostenibili. L’economia circolare, ancorché normata da oltre un anno dall’Unione Europea, è uno dei trend più importanti in atto nel nostro paese e non solo. Va letto in questo senso l’impegno del Gruppo Hera, una delle più importanti multiutility in Italia, che nell’ottobre dello scorso anno ha inaugurato, alle porte di Bologna, il primo impianto per la produzione di biometano dai rifiuti organici realizzato da un player del comparto. 37 milioni di euro di investimento per rilanciare su scala industriale la sfida delle rinnovabili. Grazie all’implementazione delle nuove e migliori tecnologie di digestione anaerobica e upgrading, in particolare, queste risorse consentiranno di ottenere 7,5 milioni di metri cubi di biometano, combustibile rinnovabile al 100%, e 20 mila tonnellate di compost, un biofertilizzante da destinarsi principalmente all’agricoltura. A regime, lo stabilimento permetterà di ottenere l’energia derivante ogni anno da 6 mila tonnellate di petrolio senza consumare greggio ed evitando così l’emissione di 14.600 tonnellate di CO2. In termini di volumi, l’impianto è capace di trattare, ogni anno, 100 mila tonnellate di rifiuti organici prodotti dalla raccolta differenziata e altre 35 mila tonnellate derivanti dalla raccolta di verde e potature. Ogni singolo metro cubo di biometano avrà una sua origine, un luogo di provenienza e le caratteristiche del rifiuto dal quale è stato ricavato. Questo il risultato del sistema di tracciabilità e di bilancio di massa in accordo allo “Schema Nazionale di Certificazione dei Biocarburanti e dei Bioliquidi” certificato da Bureau Veritas Italia, leader a livello mondiale nei servizi di ispezione, verifi-

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ca di conformità e cerbre dello scorso anno tificazione. Non basta: CON IL NUOVO IMPIANTO DI SANT’AGATA è stato raggiunto un l’impegno di Hera si è sarà possibile produrre 7,5 milioni accordo con Bio-on sviluppata lungo (alme- di metri cubi di biometano, combustibile - leader nel settore rinnovabile al 100% e 20mila tonnellate no) altri tre filoni. In della bioplastica di di compost, biofertilizzante agricolo primo luogo, alla fine del alta qualità - per una 2017 è stata perfeziocompartecipazione nata l’acquisizione dell’80% di Aliplast, azienin Lux-On, una società che si pone l’ambizioso da trevigiana eccellenza nazionale nel riciclo obiettivo di realizzare biopolimeri utilizzando della plastica. Il restante 20% delle azioni sarà anche l’anidride carbonica catturata dall’atmorilevato entro giugno 2022. Con questa opesfera e produrre energia senza l’utilizzo di fonti razione, il Gruppo Hera ha così consolidato la fossili. Tutto questo impegno nella sostenibilipropria presenza sul mercato con un elemento tà ha prodotto per Hera un duplice risultato: il concretamente in linea con i principi dell’ecoprimo, a partire dal 2017, di essere inserita nel nomia circolare. Un elemento che permette di Ce100, il programma della Fondazione Ellen far completare il virtuale cerchio della sosteniMacArthur che favorisce lo scambio di compebilità: dal ritiro e trattamento dei rifiuti plastici tenze tra grandi gruppi industriali - di Europa, derivanti dagli scarti e dagli sfridi di produzioStati Uniti e Sudamerica – che si siano distinti ne, fino alla rigenerazione di nuovi prodotti. per essere tra i “campioni” della sostenibilità. Il Inoltre, Hera è impegnata, in partnership con secondo, invece, riguarda aspetti più “pratici” Eni, per trasformare nella bioraffineria Eni di ma che per un’azienda sono egualmente imVenezia gli oli raccolti da Hera (800 tonnellate portanti: nel 2018, infatti, una parte consistennel 2017) in green diesel che poi la multiutility te del Mol da oltre un miliardo di euro è stato utilizzerà per alimentare i propri mezzi azienrealizzato grazie a progetti in grado di creare dali per la raccolta dei rifiuti urbani. Rilevanti valore condiviso. Un aspetto premiato anche i benefici ambientali con una riduzione fino al dal recente ingresso di Hera nel segmento dei 40% delle emissioni inquinanti. Infine, a dicem“grandi” in Borsa, il Ftse Mib.



> WORKSHOP ECONOMIA CIRCOLARE

La qualità non è un’opinione va costruita e certificata Mariacristina Galgano: «Verificare la qualità della sostenibilità aziendale si può. Si possono individuare e seguire delle precise pratiche gestionali per portare l’azienda al massimo grado su questo valore»

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utti noi cerchiamo sicurezza, beportare l’azienda al massimo grado di qualità. nessere e successo», dice MariacriSono ambiti nei quali il Gruppo Galgano è spe« stina Galgano, ad del Gruppo Galgacializzato». no, una boutique della consulenza aziendale, Già: e non da oggi. Il Gruppo Galgano venne da sempre leader in Italia sul tema della quafondato nel 1962 da Alberto Galgano e fece lità: «Se abbiamo un’attività in proprio, abproprio per primo il concetto della “Qualità biamo bisogno di clienti che ci apprezzino e totale” che vide successivamente nell’allora continuino ad acquistare da noi. Se lavoriaamministratore delegato della Fiat Cesare mo in azienda privata, è importante che l’aRomiti un convinto sostenitore. Oggi, con i zienda prosperi per la sicurezza del nostro suoi 57 anni di esperienza e la guida di Malavoro. Se abbiamo un impiego pubblico, ria Cristina, rappresenta oggi una delle più desideriamo essere apprezzati e fare un laaffermate realtà di consulenza di direzione voro che utilizzi bene le nostre capacità». Lo e formazione manageriale a capitale intestesso nella vita privata e di famiglia: «Per ramente italiano: «Riteniamo che qualità e realizzare questi desideri è necessario che sostenibilità siano temi molto collegati tra ognuno di noi facloro. Nel lungo tercia la sua parte, ogni QUALITÀ E SOSTENIBILITÀ, UN TANDEM mine le aziende che giorno». Ecco la vera «Nel lungo termine le aziende che fanno fanno qualità hanno radice della forza qualità hanno un approccio alla un approccio alla soacquisita in tutto il sostenibilità molto più efficace. stenibiltà molto più mondo (e sui mercati Il merito va all’intuizione di mio padre» efficace. Il merito va finanziari) dal critea mio padre nell’aver rio della qualità nei rapporti economici – un visto nel fattore qualità un elemento di svimodo manageriale per definire, in fondo, l’eluppo e di crescita per il Paese». Oggi il Grupticità di questi rapporti e la loro sostenibilipo lavora soprattutto nella progettazione dei tà. Ma chi può garantirci che quest’eticità sia processi di qualità o nel loro miglioramento autentica e non sia di mera “facciata”? «Effetper renderli più stabili, più efficaci ed elimitivamente ci sono dei profili di rischio nella nare gli sprechi: «Riteniamo che in questa percezione dell’aderenza di un’azienda ai crinuova temperie della cultura d’impresa vi teri di responsabilità sociale», spiega Galgano: sia davvero un valore sia economico che eti«C’è il rischio della simulazione, come anche co. Impegnare persone di qualità in attività quello della forzatura. Come sempre, quando a basso valore aggiunto è peccato. Lavoriale best-pratice diventano norma o, come in mo in aziende soprattutto di medie e anche questo caso, scelta facoltativa ma premiante, grandi dimensioni, molte sono eccellenze si rischia il formalismo a discapito del sostanitaliana a carattere familiare, di grandissima zialismo. Ma verificare la qualità della sosteniqualità». Anche per questo, il Gruppo Galgabilità aziendale si può. Si possono individuare no rinnova da 31 anni la Campagna Nazioe seguire delle precise pratiche gestionali per nale Qualità “Il Valore Etico della Qualità”,

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MARIACRISTINA GALGANO, A.D. DEL GRUPPO GALGANO

L’ESPERIENZA DEL GRUPPO GALGANO ORA SI APPLICA ANCHE ALLA SOSTENIBILITÀ E ALL’ETICA AZIENDALE per chiamare a raccolta le imprese italiane pubbliche e private nel testimoniare il ruolo strategico della Qualità a beneficio del nostro Paese. Una Campagna di Comunicazione lanciata nel 1989 e tuttora unica nel suo genere che evolve in evento annuale a tutto tondo e a ciclo continuo con la sua opera di diffusione culturale intorno ai grandi temi che richiamano il Valore Etico della Qualità come fattore chiave per la competitività. Da fine marzo si sono aperte le prenotazioni per le aziende che desiderano assicurarsi uno spazio di visibilità da subito nel circuito web fino alla celebrazione della Giornata Mondiale della Qualità, nel circuito media cartacei, affissioni e convegni. Per prenotazioni: 02.39605295 – 335.7350510 -relazioni.esterne@galganogroup.com.




COME FARSI COMPRARE DA UNA SPAC (E VIVERE CONTENTI) FINANZIARE L’IMPRESA Certo, trovare capitali non è mai facile. Per questo bisogna cogliere le occasioni al volo. E sondare il mercato per avere quei soldi “pochi e maledetti” nel minor tempo possibile. Ma il Governo prepara sorprese...

65 INNOVAZIONE SEVEN CAPITAL E LE NUOVE FRONTIERE DELLA LOGISTICA

66 INVOICE TRADING ALTRO CHE BANCHE, ORA LE FATTURE SI METTONO ALL’ASTA

68 INCENTIVI COSÌ L’ITALIA PUÒ DIVENTARE UNA VERA SMART NATION

In otto anni di attività questi veicoli quotati hanno raccolto quasi 4 miliardi e ne hanno un paio “in pancia” da investire. Quali sono i requisiti per rendersi appetibili? E come funziona la combination? di Marco Scotti

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icetta finanziaria: si prendano due sima con il capitale raccolto che dovrà essere termini anglosassoni (“business restituito agli investitori. In questo modo ci si combination” e “target”) e li si moltutela da eventuali imprenditori “malandrini” tiplichino per un numero, 24. Il risultato, fuor che decidono di attrarre capitali senza un prodi metafora, è una Spac, acronimo di Special getto di investimento alle spalle. Purpose Acquisition Company. Tradotto? Un Svelati, quindi, gli attori principali di questa veicolo di investimento che viene collocato tipologia di società e le regole d’ingaggio, risul segmento Aim di Borsa Italiana e, tramite mangono da capire due temi fondamentali: le la raccolta, ottiene i dimensioni del fenocapitali necessari per LA SPAC HA 24 MESI PER COMPLETARE meno e le esigenze per LA BUSINESS COMBINATION CON acquisire o fondersi diventare un possibile I TARGET, PENA LA LIQUIDAZIONE (la business combinaobiettivo di una Spac. DELLA SOCIETÀ STESSA tion) con una singola Partiamo proprio dalsocietà operativa non quotata (target). Due le cifre: dal 2011 a oggi, le Special Purpose i vincoli fondamentali: in primo luogo, il deAcquisition Company hanno raccolto poco naro raccolto con la quotazione deve essere meno di 4 miliardi di euro, investendo oltre collocato in un conto vincolato e indisponbile 2 miliardi di euro e avendo quindi ancora a agli amministratori senza apposita delibera disposizione una somma analoga. Lo scorso dei soci. Il secondo è che la Spac ha 24 mesi di anno, a fare la parte del leone è stata la Spaxs tempo per trovare le società target su cui pundi Corrado Passera, la startup bancaria che ha tare, pena la liquidazione della società medesaputo raccogliere in un anno circa 600 milio-

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FINANZIARE L’IMPRESA

ni di euro tramite il veicolo Spac, fondersi con Banca Interprovinciale e, con il nuovo nome di Illimity Bank, a marzo di quest’anno, quotarsi sul segmento Mta di Borsa Italiana. Un ingresso dalla porta principale di Palazzo Mezzanotte. Un cursus honorum di tutto rispetto che è valso alla creatura di Passera il premio come miglior Spac del 2018 in Europa secondo Global Capital. Nel 2018 sono state quotate sulla Borsa Italiana sei società: Industrie Chimiche Forestali (maggio), Cellular Italia (giugno), CFT (luglio), Guala Closures (agosto), Fine Foods Pharmaceuticals (ottobre) e Digital Value (novembre). A riprova di un meccanismo oliato che funziona piuttosto bene. Secondo i dati dell’Osservatorio della società di consulenza Bdo Italia - che ha portato a termine oltre 50 quotazioni dalla fondazione dell’Aim e che sulle 113 quotate del 2018 ne ha seguite il 39% - quasi un quarto delle quotazioni avvenute sull’Aim (26 in totale lo scorso anno) sono state di Spac. Che, oltretutto, sono state quelle più munifiche dal punto di vista della raccolta, contribuendo in maniera significativa al miliardo in più ottenuto dal segmento più dinamico di Borsa Italiana rispetto al 2017. Certo, a sparigliare le carte la cifra ottenuta dalla Spaxs di Passera. Escludendo la futura Illimity, sono stati ottenuti poco meno di 600 milioni dalle altre Spac. E il complessivo delle Spac è stato di 1,157 miliardi di euro, su un totale di 1,3 miliardi. Tema più complesso è invece cercare di comprendere come rendersi appetibili per una Spac, come insomma poter ambire al ruolo di target per arrivare alla tanto agognata business combination. In questo caso non esiste un vero e proprio vangelo, ma abbiamo cercato di farci spiegare qualche “trucco” da Marco Galateri di Genola, presidente di TheSpac, un’azienda che lo ha visto debuttare in Borsa a luglio dello scorso anno insieme ai due soci Vitaliano Borromeo e Giovanni Lega. Il collocamento all’Aim, coordinato da Banca Imi, ha fruttato 60 milioni di euro, il 20% in più del target fissato all’i-

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MARCO GALATERI DI GENOLA, PRESIDENTE DI THESPAC

nizio della raccolta. «Al momento – ci spiega società tra i 70 e i 200 milioni di equity Galateri di Genola - stiamo analizzando due value “pre-money”. «Bisogna essere molto o tre aziende che potrebbero fare al caso concentrati sui comparti che stanno crenostro. Non abbiamo fretta perché abbiamo scendo di più e meglio – conclude Galaoltre 12 mesi per continuare a fare scouting, teri – Per noi, quelli con maggiore appeal ma abbiamo iniziato a restringere il campo sono il comparto industriale, meccanico e dei comparti a cui guardare con particolare farmaceutico, con particolare riguardo al attenzione. C’è sicuramente il tema dell’incomparto della nutraceutica. Ma la cosa novazione: cerchiamo target che abbiano bella di questo paese è che esistono dei un elevato contenuto tecnologico, che siaveri e propri “campioni”, molto verticano capaci di guardare li, che sembrano THESPAC È ALLA RICERCA DI TARGET al futuro e che abbiano quasi sconosciuti DA 70 A 200 MILIONI CON UN FORTE un forte orientamento ma che sono inveORIENTAMENTO ALL’INNOVAZIONE all’export. Non ci inte- E UNA QUOTA SIGNIFICATIVA DI EXPORT ce nodali in alcuni ressano quei soggetti comparti. Nell’auche non siano capaci di portare il proprio tomotive, ad esempio, ci sono aziende che know-how e il proprio prodotto all’esterno forniscono scocche ai principali player del dei confini italiani». settore o che fanno verniciature particoUn altro tema di grande rilevanza è quellari. Anche queste potrebbero avere un lo relativo alle dimensioni della società a certo appeal per noi». cui si guarda: se, infatti, si deve arrivare Infine, per quanto riguarda gli investitoa una business integration, non si può ri che decidano di puntare su una Spac, puntare né a realtà troppo piccole, che si può dire che questa tipologia di azienrischierebbero di non avere la massa crida coniuga un basso rischio d’ingresso a tica necessaria per essere “appetibili”, né un’elevata possibilità di guadagni nel caso a colossi che fagociterrebbero la Spac. Nel in cui la bsiness combination porti in dote caso di TheSpac di Galateri e dei suoi due una creatura profittevole, proprio come soci, la “pezzatura” individuata è quella di nel caso di Illimity.


DALLA GALEA VENEZIANA ALL’IOT IN LOGISTICA VINCE L’INNOVAZIONE Tra nuovi player e servizi amplificati start to end, il settore oggi è alle soglie di un profondo reshaping. L’analisi di Seven Capital Partners e il ruolo cruciale delle operazioni di finanza innovativa MASSIMILIANO FACCHI

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enezia XIII secolo: nasce la “galea grossa da merchado”, una nuova tipologia di imbarcazione per il trasporto merci, che contribuisce in modo determinate all’ascesa economica della Serenissima. Milano 2022: un’azienda metalmeccanica vince una importante commessa internazionale, perché la piattaforma di vendita online consente al cliente B2B di personalizzare il prodotto, anche in funzione dei tempi e del luogo di consegna. L’impresa dispone infatti di una catena di produzione e magazzino altamente flessibile grazie ad un operatore di logistica elastico, in grado di armonizzare la consegna della materia prima rispetto agli input che giungono dal sistema di IoT di produzione e dal sistema di Crm che gestisce l’ordine del prodotto finito. «Sette secoli di storia si legano nell’indicare l’innovazione nella logistica come uno dei fattori competitivi più rilevanti», dice Massimiliano Facchi di Seven Capital Partners, società di consulenza attiva nelle operazioni innovative di finanza straordinaria, nell’analizzare i “trend” di un settore da sempre presente nei processi produttivi e commerciali, oggi alle soglie di un profondo reshaping. Considerando il mercato Usa, che è il più innovativo, si evidenzia che diverse società del settore hanno registrato negli ultimi due anni performance superiori all’indice S&P500, ma che solo pochissime hanno mantenuto tale trend nell’ultimo trimestre, dopo l’entrata nell’arena

di nuovi player quali Uber (per l’ultimo miglio), Amazon (warehousing e consegna finale) e Alibaba (numerose joint venture con operatori asiatici di logistica). La logistica retail ha dunque già indirizzato importanti modifiche della struttura competitiva, mentre quella B2B è alla soglia di importanti cambiamenti (Oil&Gas ed Aeronautica in particolare): operatori con presenza globale specializzati per industry, forniranno servizi amplificati di logistica start to end. La profonda conoscenza del settore e la capacità di integrarsi tecnologicamente con il cliente permetteranno la gestione dinamica del trasporto e delle infrastrutture, mettendo ad esempio a disposizione di più clienti infrastrutL’AMPIA FORCHETTA DEI MULTIPLI DI MERCATO TENDERÀ AD ALLARGARSI NELLA PRIMA ONDATA DI OPERAZIONI DI M&A E RESTRUCTURING

ture logistiche specialistiche, costantemente monitorate attraverso sistemi IoT, provenienti da cantieri vicini in corso di chiusura o comunque non utilizzate in quella fase. In ottica evolutiva, l’operatore di logistica specializzato si può trasformare in un fornitore di infrastrutture la cui messa a disposizione è prima virtuale, attraverso un sistema Blockchain che favorisce la progettazione, e successivamente reale attraverso la costruzione di un cantiere a proprietà mista.

La struttura reddituale cambierà conseguentemente, con ricavi da attività di engineering (attesi fino al 5% del totale), incremento di quelli da renting e sviluppo di co-sharing profit. Il profilo dei costi evidenzierà una crescita significativa degli investimenti in ricerca e sviluppo (fino a +40% nei prossimi 2-3 anni) ed in infrastrutture, mentre la finanza (ci si attende una crescita degli impieghi) si evolverà verso formule innovative di capitali dedicati allo specifico cantiere o infrastruttura e partenariato finanziario. Il richiamo al finanziamento tramite l’antico, ma tutt’oggi utilizzato istituto dei carati, tipico della marineria mercantile, lega ancora il passato ad un futuro che suona sempre più come un presente. La profonda evoluzione del settore porterà inevitabilmente all’aumento delle operazioni di M&A derivanti sia dalla ricerca di nuovi equilibri tra gli operatori più innovativi, sia dal restructuring delle imprese che non avranno saputo adeguarsi. La già ampia forchetta dei multipli di mercato (tra 7 a 12 volte l’Ebitda), sperimentata da Seven Capital Partners tenderà dunque ad allargarsi ulteriormente, almeno nella prima ondata di operazioni. Modelli di business in evoluzione, nuove strutture di conto economico, fonti finanziarie da governare, processi di M&A da gestire: il futuro appare complesso, ma come sempre «il vento e le onde sono sempre a favore dei navigatori più abili».

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FINANZIARE L’IMPRESA

QUASI QUASI METTO ALL’ASTA LE FATTURE Se il mercato del credito di filiera è ancora dominato dall’anticipo bancario, il fenomeno dell’invoice trading è quello che sta crescendo al ritmo più sostenuto. Perché costa meno, è più veloce ed è anche più flessibile

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na soluzione per gestire meglio la liquidità aziendale, nel Paese europeo con i peggiori ritardi nei pagamenti tra imprese. L’invoice trading, ovvero la cessione di fatture che avviene su una piattaforma online e al di fuori dell’intermediazione bancaria classica, è ancora nella sua fase embrionale in Italia. Ma cresce a ritmi vertiginosi e contribuisce a risolvere uno dei maggiori problemi delle nostre piccole e medie imprese. A rappresentare il settore sono società come Workinvoice, 200 milioni di transato su 5mila fatture a tutto il 2018 e, a quattro anni dalla sua nascita, un bilancio già in equilibrio economico. «La piattaforma nasce per offrire un servizio aggiuntivo per la gestione della liquidità, pensato nello specifico per le Picole e medie imprese che ultimamente incontrano maggiori limitazioni nell’accesso al credito tradizionale, nonostante la qualità del loro portafoglio clienti che banche e società di factoring non apprezzano sempre correttamente», spiega a Economy Fabio Bolognini (nella foto della pagina a fianco), co-founder di Workinvoice. «Il mercato in cui agiamo, il credito delle filiere di imprese, vale in Italia oltre mezzo miliardo ed è servito per meno del 30% da

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soluzioni tradizionali. Rispetto ad esse l’invoice trading offre maggiore flessibilità e l’enorme vantaggio della rapidità: siamo in grado di erogare la liquidità richiesta alle imprese con crediti validati in 48 ore».

I numeri del credito di filiera

La domanda c’è ed è sostenuta. Secondo l’Osservatorio del Politecnico di Milano sulla Supply Chain Finance, il mercato del credito di filiera italiano, secondo in Europa dopo la Francia, SECONDO CRIBIS, LO SCORSO ANNO SOLO IL 33,5% DEI PAGAMENTI TRA IMPRESE È STATO PUNTUALE, MENTRE SONO CRESCIUTI I PAGAMENTI OLTRE I 30 GIORNI

è ancora dominato dall’anticipo fattura bancario (passato dai 75 miliardi del 2016 ai 79 del 2017, vale a dire il 15% del totale servito), mentre il factoring resta stabile a quota 58 miliardi (e vale l’11% del mercato). L’invoice auction (o trading, che dir si voglia) si è invece guadagnato una quota dello 0,01%. Il ricorso alle soluzioni fintech di invoice trading è aumentato però nel 2018 del 500%, segnalandosi come la categoria a maggior crescita in assoluta. Certamente si tratta di numeri ancora piccoli, ma rivela

quanto le Pmi abbiano iniziato a conoscere e usare quello che rappresenta un’importante nuova opportunità di finanziamento. L’impatto sulla finanza delle piccole e medie imprese è ancora più rilevante. In Italia, come rileva l’ultimo Studio Pagamenti di Cribis. nel 2018 solo il 35,5% dei pagamenti tra imprese è stato puntuale (-4,8% rispetto al 2017), mentre sono cresciuti dell’1,7% i pagamenti con ritardi fino a 30 giorni (che sono il 53,1% del totale) e, in misura più rilevante, +8,5% quelli oltre i 30 giorni (che sono solo l’11,4% del totale). Sono soprattutto le micro imprese a soffrire: nel loro caso i ritardi sopra i 30 giorni sono una fetta del 12,5%, contro il 5,2% delle imprese grandi, il 5,3% delle medie e il 7% delle piccole. Il risultato è che le Pmi incorrono sempre più spesso in difficoltà di cassa. Non stupisce, visto che, secondo lo European Payment Report di Intrum Justitia, sono costrette a incassare le fatture dopo un lasso di tempo compreso tra i 56 giorni del B2B e i 104 giorni della pubblica amministrazione (rispetto, per esempio, ai 24-33 della Germania e ai 42-55 della Francia). Mentre, sempre a causa della loro piccola dimensione, sono spesso costrette a pagare più velocemente i loro fornitori.


Come possono allora le imprese colmare questo enorme collo di bottiglia finanziario? Attraverso soluzioni tradizionali bancarie o soluzioni innovative di fintech.

Il confronto con l’anticipo bancario

Perché un’impresa dovrebbe scegliere l’invoice trading rispetto alle tradizionali forme di accesso al credito? Per spiegarlo, vale la pena fare un breve inciso su come funzionano le piattaforme. Tipicamente, e Workinvoice non fa eccezione, l’azienda mette in vendita sul sito le sue fatture – validate dalla piattaforma – che sono acquistate tramite asta competitiva da investitori istituzionali. «Il meccanismo di dere il finanziamento di un ulteriore periodo». asta ha la potenzialità di poter ridurre il tasso La questione della flessibilità di interesse che l’azienda sceglie di corrisponOltre a velocità e trasparenza le soluzioni di dere all’investitore - spiega Bolognini –e queinvoice trading offrono maggiore flessibilità sto è un primo dato importante, ma sopra ogni su due fronti: importi e garanzie. Si adattano cosa i costi sono trasparenti. Oltre al tasso per alle tempistiche effettive dei fabbisogni ofgli investitori, l’azienda paga una commissiofrendo la possibilità di cedere anche una sinne sul credito ceduto tra lo 0,4% e lo 0,9% a gola fattura e possono finanziare con graduaseconda della durata. La differenza tra il valità anche le società con storia molto breve. lore della fattura e il prezzo concordato con Non sono richiesti importi e volumi minimi l’investitore rappresenta inoltre un costo derilevanti e al creditore non sono richieste gaducibile fiscalmente». ranzie, ipoteche o fidejussioni. Nel caso di anticipo bancario e factoring, inveIn questo l’invoice trading si differenza ance, determinare i costi è più complesso, anche che dal factoring, in per una questione di trasparenza relativa. DETERMINARE I COSTI DEL FACTORING cui l’azienda cede un E DELL’ANTICIPO BANCARIO È MOLTO flusso almeno annua«Il costo del servizio COMPLESSO PERCHÉ LE VARIABILI offerto dalla banca è CHE ENTRANO IN GIOCO SONO MOLTEPLICI le di crediti verso determinati clienti, cosa un elemento di opache lo rende uno strumento poco adatto alle cità», continua Bolognini: «oltre al tasso di società piccole. Non solo: «In banca esiste un interesse, possono essere contemplate varie limite di concentrazione per singoli debitori commissioni per la messa a disposizione del (in genere pari al 30% del valore del fido): fido (nell’ordine dello 0,5% al trimestre), di quindi aziende che hanno pochi grossi clienti incasso (che può arrivare anche al 10%), comrischiano di dovere tenere le fatture nel casmissione di insoluto, commissione di presensetto. Inoltre finanziamenti per l’anticipo fattazione effetti, commissione di istruttoria e ture alle piccole e medie imprese sono spescosì via. I costi variano molto a seconda della so concessi solo se si presentano garanzie dei dimensione, della rischiosità e della collocasoci o di Confidi. Di fatto, poiché la piattaforzione geografica dell’impresa: si calcola che il ma valuta principalmente il merito di credirange sia tra il 3,8% e il 13%, ma spesso nella to del debitore e meno quello dell’azienda percezione della Pmi c’è un valore pari alla richiedente, il fintecho ffre una soluzione di metà. Inoltre la scarsa puntualità nei pagaliquidità anche a soggetti a cui gli istituti banmenti delle imprese italiane determina comcari tradizionali negano credito aggiuntivo». plessità operative e costi aggiuntivi per esten-

SIAMO IN GRADO DI EROGARE LIQUIDITÀ NEL GIRO DI 48 ORE Tempi (e rischi) a confronto Un elemento differenziante dell’invoice trading è senza dubbio la rapidità: «Siamo in grado di accogliere un nuovo cliente in pochi giorni ed erogare la liquidità sul conto dell’impresa nel giro di 48 ore – dice ancora Bolognini - Invece, il tempo per la concessione di un fido bancario è in media di alcune settimane, dopo le quali l’azienda potrebbe sentirsi opporre un rifiuto. Nel factoring i tempi sono molto variabili in funzione anche della documentazione da presentare o da fare sottoscrivere al debitore». Quanto ai rischi, l’anticipo bancario e il factoring, se effettuato pro-solvendo prevedono che sia l’impresa che cede il credito a farsi carico del rischio di mancato pagamentonel caso in cui la società cliente non paghi la fattura. Se questa eventualitàdovesse verificarsi, il factoring prevede lasegnalazione nella Centrale Rischicome impresa insolvente, che ne limita la successiva capacità contrattuale. «Di contro, l’invoice trading abbatte il rischio di mancato pagamento senza costi aggiuntivi, grazie al servizio pro-soluto con cui il rischio d’insolvenza del cliente viene trasferito a chi decide di acquistare il credito, e che quindi non ha rilevanza sulla Centrale Rischi», conclude Bolognini. Tecnologia digitale, processi innovativi, nuovi metodi di valutazione concorrono a un modello di servizio trasparente, flessibile e veloce. Queste sono le caratteristiche realmente innovative che possono assicurare una rapida crescita dell’invoice trading nei prossimi anni. (r.e.)

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FINANZIARE L’IMPRESA

UN FONDO DEL GOVERNO PER UNA VERA SMART NATION Il Fondo Nazionale Innovazione presentato da Luigi Di Maio ha una dotazione di partenza di circa 1 miliardo di euro e verrà gestito dalla Cassa depositi e prestiti

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l Fondo Innovazione nasce con la finalità precipua di riorganizzare l’impiego di risorse pubbliche e private dedicate al tema strategico dell’innovazione tecnologica attraverso lo strumento operativo del Venture Capital, propone di realizzare investimenti diretti o indiretti allo scopo di acquisire minoranze qualificate nel capitale di startup, scaleup e PMI innovative. Lo strumento è, pertanto, rivolto alle micro, piccole e medie imprese che avranno la possibilità di accedere a risorse finanziarie per l’innovazione, sotto forma di partecipazione al capitale di rischio o di finanziamenti agevolati in assenza di garanzie. Il Fondo Nazionale Innovazione opererà, in particolare, quale soggetto (SGR) multi-fondo che effettuerà i propri investimenti in modo selettivo ed in funzione dell’impatto potenziale sia sull’investimento che sull’economia nazionale. Gli investimenti andranno dal seed al growth capital, con particolare attenzione al trasferimento tecnologico e ai settori strateNELLA FOTO L’AUTORE GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO DI ROMA DI RSM ITALY

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DI MAIO PER LA PRESENTAZIONE DEL FNI A TORINO

campo più investimenti diretti che investigici per la crescita e competitività del Paementi in altri fondi. se, come intelligenza artificiale, blockchain, Tali investimenti produrranno, nelle attese nuovi materiali, spazio, sanità, agritech e del Governo, una crescita degli investimenti foodtech, mobilità, fintech, made in Italy, per un valore di oltre 5 miliardi di euro in 5 design e social impact. Tra le missioni del anni, generando, contestualmente, crescita fondo vi sarà quella di fungere da presidio economica e aumento dell’occupazione, e per le tecnologie ed i mercati emergenti più trainando l’evoluzione del nostro Paese in innovativi, garantendo alle "Smart nation". startup e alle PMI innovative il supporto strategico necesDecreto Crescita: novità per le imprese> sario in una logica di sistema In data 4 aprile 2019 il Consiglio dei Minie promuovendo i cosiddetti stri ha approvato, salvo intese, il testo del “technology transfer” ed il decreto legge recante “Misure urgenti per la raccordo tra ricerca ed imcrescita economica” (c.d. Decreto Crescita). presa, come tra università e Nel solco dei recenti interventi finalizzati a mercato. stimolare il rilancio Obiettivo dichiarato investimenti dello strumento, per- GLI INVESTIMENTI ANDRANNO DAL SEED degli AL GROWTH CAPITAL, CON PARTICOLARE privati, la tutela del tanto, sarà quello di ATTENZIONE AL TRASFERIMENTO made in Italy e la cresupportare la filiera TECNOLOGICO E AL SOCIAL IMPACT scita, tra cui il Fondo delle imprese innovaNazionale Innovazione, il Governo è intertive, favorendo la nascita di un ecosistema venuto con proroghe e semplificazioni sulla favorevole e florido per le startup e l’innoplatea di misure agevolative attualmente a vazione che possa garantire al nostro Paese disposizione delle imprese. una crescita stabile e duratura. Ma vediamo nel dettaglio le novità previste. Quanto alla dote del Fondo, di circa 1 miliarCredito d’imposta ricerca e sviluppo> Il do di euro: Decreto proroga la misura al 2023, con una - circa 400 milioni di euro arriveranno da riduzione generalizzata dell’aliquota di berisorse pubbliche pre-esistenti, già oggi in neficio al 25% a partire dal 2021. Sempre capo a Invitalia Sgr; da tale anno, la base di comparazione per - 110 milioni di euro (in 7 anni) sono stati determinare l’incremento della spesa in ristanziati dall’ultima legge di bilancio a valecerca sarà alla media degli investimenti in re su fondi statali; attività di ricerca e sviluppo realizzati nei - 510 milioni di euro saranno apportarti tre periodi d’imposta precedenti a quello in progressivamente dalla Cdp, che metterà in


PROROGHE E SEMPLIFICAZIONI SULLE MISURE PER LE IMPRESE corso al 31 dicembre 2019. Superammortamento> La misura del superammortamento al 130% degli investimenti in beni strumentali è stata prorogata per il periodo dal 1° aprile 2019 al 31 dicembre 2019. Il bonus in questione può essere utilizzato per gli investimenti fatti fino al 30 giugno 2020, sempreché, entro il 31 dicembre 2019, l’ordine sia stato accettato dal venditore, nonché liquidato il 20% del costo di acquisto del bene. Patent Box> Stando alla normativa contenuta nel Decreto, per l’applicazione della quale si attende specifico provvedimento del Direttore dell’Agenzia delle Entrate, i soggetti

titolari di reddito di impresa potranno optare dal 2019 per l’auto-determinazione del reddito agevolabile direttamente in dichiarazione, ripartendo la variazione in diminuzione in tre periodi di imposta e conservando opportune evidenze documentali.

Incentivi per la trasformazione digitale>

È introdotta una nuova misura di sostegno per le micro, piccole e medie imprese manifatturiere impegnate nei processi di trasformazione digitale. In particolare, si prevede l’erogazione di un contributo fino al 50% delle spese effettuate, per almeno 200 mila euro, per investimenti nelle tecnologie abilitanti individuate nel piano Impresa 4.0. Nuova Sabatini> La misura sarà potenziata con l’eliminazione del limite dei 2 milioni di investimento agevolabile per richiedente. In caso di finanziamento di importo non superiore a 100.000 euro, inoltre, il contributo sarà erogato in un’unica soluzione (attualmente è erogato in sei rate).

ADE E MISE INTERVENGONO SUL CREDITO DI IMPOSTA Non sono agevolabili le attività di sviluppo di un software qualificabili tra le “innovazioni di processo”. Con la risoluzione n. 40 del 2 Aprile 2019 l’Agenzia delle Entrate ribadisce il principio generale di inammissibilità al credito d’imposta di cui all’art. 3 del DL 145/2013 degli investimenti, pur innovativi per l’azienda, che siano orientati alla mera “digitalizzazione” dei processi di produzione. Per il Ministero dello Sviluppo Economico, intervenuto su richiesta dell’AdE con un proprio parere tecnico, mancherebbero in tale tipologia di progetti i requisiti fondamentali del rischio dell’insuccesso tecnico e del rischio finanziario. Gli investimenti finalizzati ad incrementare la funzionalità e le prestazioni dei supporti informatici a

disposizione delle aziende attraverso lo sviluppo di applicazioni che, pur potendo presentare varianti rispetto alle alternative già esistenti sul mercato, si basino sull’utilizzo di strumenti e tecnologie già ampiamente diffuse anche nello stesso settore in cui opera l’impresa, sarebbero da inquadrare, secondo il Mise, tra gli investimenti in capitale fisso (immobilizzazioni immateriali). L’esclusione delle “innovazioni di processo” dall’alveo delle fattispecie ammissibili al credito d’imposta sulla ricerca riprende, d’altronde, il contenuto della risoluzione n. 46/2018 dell’Agenzia delle Entrate, che escludeva il beneficio per gli investimenti in tecnologie e immobilizzazioni tecniche d’avanguardia già ampiamente diffuse e disponibili nel settore di riferimento.

COFINANZIAMENTO DEL CREDITO DI IMPOSTA INVESTIMENTI AL SUD CON FONDI STRUTTURALI Nel’ottica di accelerare la spesa dei fondi europei, Il Ministero dello sviluppo economico ha assunto il ruolo di organismo intermedio per la gestione del credito d’imposta per gli investimenti nel Mezzogiorno al fine di valutare le possibilità di cofinanziamento, con risorse dei programmi operativi 2014-2020 FESR, dei programmi di investimento già autorizzati dall’Agenzia delle Entrate. Il credito per Investimenti al Sud (c.d. “Bonus Sud”), ricordiamolo, agevola gli investimenti realizzati tra il 1° gennaio 2016 ed il 31 dicembre 2019 in strutture produttive ubicate nelle zone assistite delle Regioni del Centro-Sud, con un credito di imposta compreso tra il 10 ed il 45% del costo di acquisto di taluni beni strumentali. Nella configurazione iniziale della normativa, era prevista una contribuzione al finanziamento dello strumento da parte del PON “Imprese e competitività” 20142020, ma solo in favore di PMI che effettuassero investimenti di almeno 500.000 euro rientranti nella “Strategia di Specializzazione Intelligente (S3)”. Al termine di una lunga interlocuzione, la Commissione Europea ha accolto la richiesta del Governo italiano di ammettere al cofinanziamento europeo anche le iniziative non rientranti nella citata strategia di specializzazione intelligente. Per l’espletamento delle attività di gestione dello strumento agevolativo , il MiSE ha sottoscritto apposite Convenzioni con le Regioni del Centro-Sud interessate.

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APPROFONDIMENTI

L’IMPRENDITRICE GENTILDONNA CON IL CUORE TRA I PIÙ SENSIBILI Non c’è fine settimana che Letizia Brichetto Arnaboldi non trascorra con i ragazzi di San Patrignano: il “business” a cui tiene di più

72 QUI DUBAI GLI EMIRATI BATTONO LONDRA E LE GRIFFE ACCORRONO

73 AIFI IL PRIVATE DEBT COME MOTORE DELLA CRESCITA

74 CONFPROFESSIONI EQUO COMPENSO C’È L’IMPEGNO DEL GOVERNO

77 PRIVATE BANKER MACCHÉ IN SVENDITA È L’ITALIA CHE FA SHOPPING

78 CI PIACE NON CI PIACE SALE ACEA SCENDE DEL VECCHIO

80 QUI PARIGI NOTRE DAME HA COMPIUTO TRE MIRACOLI

di Alfonso Ruffo

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scoltare come la chiamano, come la cercano, è una sorpresa. Vedere come l’abbracciano, come la baciano, uno spettacolo. Si cattura un affetto, una riconoscenza, che è difficile riscontrare nell’esperienza di tutti i giorni. Loro sono i ragazzi di San Patrignano. Lei è Letizia Brichetto Arnaboldi, vedova del compianto Gian Marco Moratti, industriale del petrolio e mecenate scomparso lo scorso anno. Letizia Moratti, come tutti la conoscono, ha un curriculum straordinario. Dal 2016 è presidente del Consiglio di gestione di Ubi Banca. Ma è stata il primo sindaco donna di Milano e il primo presidente donna della Rai. Ha guidato News Corp Europa per conto del magnate dell’editoria Rupert Murdoc e ha fatto il ministro dell’Istruzione oltre che il commissario per l’assegnazione dell’Expo al capoluogo lombardo. E non basta. Perché i suoi meriti di manager e imprenditrice – siede anche nel Consiglio dell’azienda di famiglia, Saras - le L’AUTORE ALFONSO RUFFO

hanno valso le più diverse onorificenze come quelle, esemplificative, di Dama di Gran Croce dell’Ordine di Sant’Agata, Dama di Gran Croce dell’Ordine del Belize, Dama di I Classe dell’Ordine del Sol Levante, Dama dell’Ordine della Legion D’Onore. Ma la creatura cui tiene di più resta quella abbarbicata sulle colline di Coriano, a due passi da Rimini, dove risiede il borgo che riunisce milletrecento anime in cerca di riscatto: uomini e donne dalle esistenze complicate, in genere tossicodipendenti, che accettano di seguire un percorso difficile per vincere il male. Venticinquemila le persone accolte e seguite dall’anno della fondazione, il 1978, ad oggi. Ecco, non c’è fine settimana o festa comandata che donna Letizia non corra in comunità per ascoltare, consigliare, incitare ai valori positivi i giovani ospiti che sono ormai entrati a far parte della sua famiglia allargata. Quest’anno, poi, l’impegno per gli ultimi si è allargato all’Africa con un programma condiviso con Confindustria per formare i piccoli imprenditori e la classe dirigente del futuro. Imprenditrice e gentildonna.

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QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

Dubai sorpassa Londra e le griffe accorrono Per chi vuole approdare negli Emirati, la cosa migliore è affidarsi a partner locali in grado di posizionare il brand nei mall giusti. Come Chalhoub, uno tra i più importanti player nella regione. Intervista a Ingie Chalhoub di Elena Gramatica

A DUBAI I MALL SOSTITUISCONO LE PIAZZE. CHE GRIFFE E RISTORATORI SI CONTENDONO. Ma per potere essere presenti in questo mercato, le grandi case del lusso devono essere in partnership con i distributori locali come Chalhoub ed Etoile, tra i più importanti player nella regione. «Il mercato del lusso e della moda negli Emirati sta tenendo bene nonostante la situazione economica un pò meno florida rispetto a qualche anno fa», spiega Ingie Chalhoub, presidente e direttore generale di Etoile Group, nonché direttore creativo del suo marchio, Ingie Paris.

Meno florida fino a un certo punto... Una ricerca condotta da Cbre ha evidenziato che Dubai ha sorpassato Londra come capitale internazionale dello shopping. La regione è ancora in crescita ma a tassi inferiori e ci auguriamo che Expo 20202 porti un’accelerazione nei consumi. L’e-commerce sta quasi soppiantando l’acquisto nei negozi in molte parti del mondo. È così anche a Dubai? L’uso dell’e-commerce nella regione è ancora agli inizi, ma sta crescendo in modo esponenziale. Secondo Bain & Company (Regional Outlook, Maggio 2018), il mercato e-commerce nella regione ha una crescita prevista fino a 24 miliardi di diollari entro il 2022. Grazie a lancio di nuove piattaforme regionali, come noon.com, Farfetch e l’acquisizione del portale di acquisti online souq.com da parte di Amazon, gli acquisti sul web hanno preso un altro ritmo. Nel 2017 le vendite online hanno rappresentato il 4.2% delle vendite retail negli Emirati, meno della metà

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dei numeri di mercati più maturi come gli Stati Uniti e la Cina. I negozi però hanno ancora un ruolo fondamentale per la moda in quanto rappresentano il brand. Il contatto fisico, l’esperienza personalizzata che si ha in una boutique sono ancora molto importanti per questa regione. Il segreto per avere successo è di avere un giusto compromesso tra offline e online in modo da potere soddisfare tutti i tipi di consumatori. Dubai sta dando ancora molta importanza ai punti vendita nel mall, tant’è che entro il 2023 saranno aggiunti 1.5 milioni di metri quadri di spazi commerciali. Che cosa amano i consumatori di Dubai? Il Made in Italy attrae ancora molto? Il Made in Italy attrae sicuramente i consumatori locali ma anche i turisti provenienti da Russia e Cina. Molti brand italiani considerano Dubai come hub per l’espansione regionale e per avere visibilità tra i consumatori benestanti che gravitano in città Il nostro gruppo Etoile ha aggiunto da poco quattro marchi italiani in portafoglio. A proposito di marchi italiani: quelli più importanti sono presenti da diversi anni a Dubai, mentre quelli minori iniziano ora ad affacciarsi sul mercato. Ma c’è ancora spazio? Gli Emirati sono sicuramente un ottimo trampolino di lancio per i marchi emergenti. I consumatori sono sempre alla ricerca di cose nuove, uniche, sono sempre alla ricerca di nuove esperienze. Gli eventi che hanno più successo dalle nostre parti sono quelli dove i clienti possono vivere un’esperienza speciale a contatto magari con il designer. Se i mall sono ancora le destinazioni principali per lo shopping, dov’è meglio aprire un

punto vendita a Dubai? Aprire una boutique in un mall è indispensabile per la customer experience e per costruire una brand equity. Ci sono tanti centri commerciali importanti: Dubai Mall, Mall of the Emirates, nuovi retail concept come La Mer, City Walk, la scelta varia a seconda del tipo di brand e target. Ingie Chalhoub, lei ha reso grandi molti marchi della regione, ma è anche una designer del proprio marchio Ingie Paris. Questa avventura è iniziata grazie all’amore che ho per la moda e per la mia innata attitudine a scoprire nuovi trend. Il Medio Oriente è un centro importante per i trend della moda, in quando collega l’oriente con l’occidente. Anche i brand occidentali hanno capito il valore di questo connubio e hanno imparato a fondere le caratteristiche dell’oriente con quelle più lineari e strutturate dell’occidente. La presentazione della collezione di Ingie Paris autunno inverno 2019 a Parigi è stata un esempio perfetto di come Occidente e Oriente possono unirsi con modernità. La mia collezione era infatti ispirata ad una Cleopatra in chiave moderna. Quali sono i suggerimenti per avere successo in questo mercato? Prima di tutto, prestare grande attenzione verso il consumatore. Poi avere punti vendita impeccabili, con uno staff ben formato ed efficiente. E poi l’agilità: il sapersi adattare ai cambiamenti che nella regione sono sempre repentini.


APPROFONDIMENTI

Il Private Debt può diventare il motore della crescita I dati annuali Aifi portano a quota un miliardo di euro gli investimenti in Italia su 142 operazioni. Un mercato ancora giovane che rappresenta la complementarietà al canale bancario anziché la concorrenza di Annalisa Caccavale

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o dicono i dati annuali Aifi presentati lo scorso marzo e lo ribadiscono quelli di Deloitte Alternative Lender Deal Tracker: il 2018 è stato un anno di crescita per il private debt, con un miliardo di investimenti su 142 operazioni. Dal punto di vista dell’offerta di prodotto, il private debt si è rivelato uno strumento adatto a finanziare una varietà di operazioni e venire meglio incontro alle esigenze dei private equity: dal senior debt tradizionale all’unitranche, mezzanino, HoldCo Pik e growth capital che sono i termini tecnici utilizzati per descrivere le varie tipologie di finanziamento disponibili, che si differenziano in termini di struttura, durata, costo, garanzie e tipologia di uscita dal finanziamento. La tipologia ad oggi maggiormente utilizzata rimane quella dell’unitranche, una struttura ibrida che si posiziona tra senior e mezzanino. Il Private Debt abitua l’azienda a dialogare su temi di finanza evoluta e tutto ciò può rappresentare l’anticamera per un approdo al mercato dei capitali. In particolare, dai numeri della società di consulenza, a livello internazionale, nel quarto trimestre, c’è stato un segno più del 9% rispetto

ai 12 mesi precedenti. In tutto sono state fatte 1753 operazioni in Europa, di cui 664 in UK dove il mercato è da sempre quello maggiormente sviluppato. Oggi sono molti i fondi internazionali come Ares, BlueBay, Icg, in fase di fundraising per un nuovo veicolo; dopo una partenza prudente adesso mirano a deal più grandi puntando a una raccolta maggiore, propendendo magari a forme più strutturate di organizzazioni interne con la costituzione di uffici di underwriting e syndication, fattori che li avvicinano al modello delle Investment Bank. A livello internazionale l’attività maggiormente svolta dai private debt è legata soprattutto alle operazioni di acquisition financing ed è cresciuta sulla spinta dell’abbondanza di liquidità e della ricerca di rendimenti elevati. Questo strumento si è sempre mostrato flessibile per finanziare una varietà di operazioni e per venire meglio incontro alle esigenze dei private equity e delle aziende. Le operazioni premiate nella seconda edizione italiana del Private Debt Award, Antares AZ I – Azimut Libera Impresa per l’operazione De Cecco (società attiva nella produzione di pasta) e Green Arrow Capital per l’operazione Nutkao (gruppo che

PIETRO GIULIANI

opera nel settore della produzione e commercializzazione di creme alla nocciola spalmabili), ne sono un esempio. In Italia il fenomeno si sta affermando in modo crescente ma l’Italia è ancora un mercato giovane rispetto ad altri mercati internazionali, per cui abbiamo ancora spazio per crescere. Una caratteristica italiana è che gli operatori di private debt non sono in diretta competizione con le banche ma sono complementari poiché entrano in operazioni che queste non riescono a finanziare con le stesse modalità per la struttura o per le complessità o tempistiche. Quello che serve ora, per consolidare il mercato italiano, è un’azione mirata a questa asset class come si sta facendo per altre attività legate al private capital così da permettere una ricaduta sempre più ampia e significativa sull’economia reale del Paese. La crescita del settore negli ultimi anni è avvenuta anche grazie al Fondo Italiano d’Investimento che con il fondo di fondi ha investito 400 milioni di euro in 11 fondi incentivando poi altri investitori a fare lo stesso. È quindi possibile far crescere un mercato che poi alimenti l’economia reale e la crescita virtuosa di un Paese.

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI

Equo compenso, c'è l'impegno del governo Di Maio ha incontrato a Palazzo Chigi il presidente di Confprofessioni Gaetano Stella. Tempi brevi per cancellare bandi e incarichi a titolo gratuito della PA. E la campagna #iononlavorogratis spopola sui social network

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a cura di Giovanni Francavilla

on è accettabile che lo Stato ignori diritti costituzionalmente garantiti, permettendo alla P.A. di richiedere prestazioni gratuite, o non adeguatamente retribuite, per lavori che comportano responsabilità, costi e oneri enormi. Il valore economico di una prestazione professionale è garanzia di qualità di un progetto, sia pubblico che privato, destinato ai cittadini. La logica dell’appalto in economia, del massimo ribasso, degli incarichi professionali a titolo gratuito non è soltanto un freno alla crescita economica, bensì la mancanza di ri-

spetto del lavoro e della dignità del professionista». Sono le ore 12,00 di mercoledì 3 aprile quando il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, apre così la conferenza stampa per il lancio della campagna #iononlavorogratis e della petizione “Equo compenso subito: no al lavoro gratuito” sul sito Change. org promossa da Confprofessioni insieme ad altre sigle associative del lavoro autonomo e dei freelance. Obiettivo: chiedere al Governo e al Parlamento l'immediata attuazione della legge sull'equo compenso, varata un anno e mezzo fa con la legge di Bilancio 2018, ma

GAETANO STELLA CON IL VICEPREMIER LUIGI DI MAIO

sistematicamente disattesa dalla Pubblica Amministrazione. Non si tratta di una battaglia di retroguardia, spiegano i promotori dell'iniziativa, ma l'impegno di assicurare ai cittadini il diritto, la sicurezza e la qualità di una prestazione professionale. Che non può essere a costo zero o sottopagata. Poi è la cronaca di una giornata frenetica di contatti e di incontri con numerosi parlamentari e politici, a cominciare dal sottosegretario alla Giustizia, Jacopo Morrone, che accende la speranza di inserire nel Def «una annotazione sull'equo compenso e una particolare attenzione nei

PROFESSIONISTI, CAMPIONI DI WELFARE «Il welfare fa crescere l'impresa e fa bene al Paese». Non poteva essere più azzeccato il payoff che ha accompagnato la quarta edizione del Rapporto Welfare Index Pmi 2019, l'iniziativa promossa da Generali con la partecipazione di Confprofessioni, Confindustria, Confagricoltura e Confartigianato. Lo scorso 26 marzo sul palco del Salone delle Fontane a Roma hanno sfilato le esperienze di significative dei campioni del welfare aziendale che anno dopo anno sono riuscite a coniugare il benessere e la sicurezza sociale dei lavoratori e delle loro famiglie con la strategia e i risultati di business d'impresa. In questo panorama, il settore degli studi professionali è risultato particolarmente dinamico, anche grazie agli strumenti di welfare messi in campo dal Ccnl degli studi professionali. Se da un lato, infatti, cresce il numero degli studi professionali coinvolti

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nel Rapporto Welfare Index Pmi (658 su un totale di 4.561); dall'altro, il welfare targato Confprofessioni rappresenta una delle punte più innovative nell'ambito della contrattazione collettiva. Durante la cerimonia di premiazione degli studi più attivi nelle politiche di welfare (premiati lo studio Sila Tommaso di Brescia, Ferri Engineering di Campogalliano, la law firm Gianni, Origoni, Grippo, Cappelli & Partner, e lo studio Furfaro di Torino), il presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, ha posto l'accento sul modello Confprofessioni che negli ultimi tre anni ha esteso le coperture di welfare ai titolari dello studio, raggiungendo oltre 90 mila professionisti. Parallelamente, ha ricordato Stella, sono aumentati gli interventi a favore della popolazione degli studi nell'ambito della salute e assistenza integrativa, della conciliazione vita e lavoro e dei giovani e della formazione.

confronti delle libere professioni»; dal sostegno convinto di Andrea Mandelli (Forza Italia) e Chiara Gribaudo (Pd), fino all'assessore al Lavoro della Regione Lazio, Eleonora Mattia, che ha appena approvato la legge regionale sull'equo compenso. A stretto giro la campagna #iononlavorogratis approda a Palazzo Chigi, sulla scrivania del vicepremier Luigi Di Maio, che in un colloquio col presidente Stella assicura: «Esamineremo quanto prima la norma dell'equo compenso, partendo dall'aggiornamento dei parametri giudiziali fino a un compenso dignitoso per tutti i professionisti». Intorno al tavolo la sensazione che qualcosa si stia muovendo è palpabile. Sui social network spopola la battaglia di civiltà con migliaia di professionisti che rispondono convinti all'appello di Confprofessioni. E dopo aver incassato l'impegno del vicepremier Di Maio sulla questione dei bandi e degli incarichi professionali a titolo gratuito della P.A., si aprono altri dossier scottanti che preoccupano l'universo dei professionisti italiani e che raccolgono la massima attenzione del vicepremier: dalla flat tax che frena la crescita dimensionale degli studi professionali, agli incentivi del programma Industria 4.0 attualmente preclusi ai professionisti.


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QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

Gli aiuti Bce a Notre Dame erano davvero necessari? Perché Francoforte, mettendo mano al portafoglio, rischia di creare un precedente pericoloso in un momento di grande confusione DI PAOLO ANNONI

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a Bce ha annunciato che “darà un contributo finanziario per il restauro” della cattedrale di Notre Dame essendo “incoraggiata” dalle iniziative per la ricostruzione. Così l’Eurotower si unisce ai contributi volontari annunciati prontamente dai maggiori gruppi francesi: si contavano promesse per quasi 700 milioni di euro di cui 200 milioni dall’ad di Lvmh e altri 100 dalla famiglia Pinault del gruppo Kering. L’iniziativa della Bce è comunque singolare per considerazioni che sono tanto antipatiche quanto inevitabili. Sappiamo benissimo che la Bce oggi è l’unica istituzione comunitaria che, in qualche modo, lavora per tenere insieme un’unione monetaria fatta di membri le cui performance economiche negli ultimi dieci anni si sono divaricate di molto. È un compito molto complicato in uno scenario economico globale sfidante e in cui sono emersi attori che giudicano, con ragioni tutto sommato comprensibili, il blocco dell’euro come un competitor “criticabile” per via del surplus commerciale fuori scala. Sappiamo altrettanto bene quanto il ruolo della Bce in un’unione chiaramente disfunzionale sia diventato critico e scrutinato dai mercati che osservano per capire se per caso qualcuno verrà lasciato o meno sotto il riflettore dei “mercati”. Siamo però perplessi dal ruolo di sovven-

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zione alla ricostruzione di opere artistiche assunto dalla Bce. Ci domandiamo quale natura avranno i “contributi finanziari” e da quale voce del bilancio usciranno per un’istituzione che, ovviamente, è in grado di stampare moneta. Ci domandiamo anche se ci siano dei criteri che azionano questo contributo finanziario. Se ci sia una qualche scala di “valore artistico” o valore culturale che di certo non ci azzardiamo a negare alla bellissima e notissima cattedrale di Notre Dame. Eventi tragici e luttuosi, per il mondo dell’arte, non sono mancati

QUALI SARANNO I CRITERI ADOTTATI D’ORA IN POI DALL’EUROTOWER PER ELARGIRE LE SOMME A SOSTEGNO DELLE OPERE D’ARTE E DEI MONUMENTI?

negli ultimi anni in diverse parti d’Europa e in Paesi che non potranno mai contare su 700 milioni di euro pronta cassa nell’arco di 24 ore. Eventi che hanno funestato “pezzi” di patrimonio artistico europeo molto rilevanti senza che la Bce venisse “incoraggiata”. Il rischio, insomma, è che questo atto di generosità e bontà che comunque verrà pagato, indirettamente, da tutti gli europei rafforzi un sospetto che si è radicato in una larga parte degli europei e che oggi è difficile da “sradicare”. E cioè che tutti i Paesi membri sono uguali ma qualcuno, ogni

tanto, è più uguale degli altri; un assunto che evidentemente da ieri include l’azione della stessa Bce sulle opere d’arte europee. Era proprio necessario alimentare inevitabili riflessioni considerato che questo intervento non ha precedenti? Per quanto piccolo il contributo, ma mediaticamente rilevante, il danno, secondo noi, rimane. Perché la Bce all’interno della costruzione dell’Unione europea non è un attore “qualsiasi”. da www.ilsussidiario.net


PRIVATE BANKER

Macché in svendita, è l'Italia a fare shopping all'estero Nel 2018 sono state più di 150 le operazioni crossboarder. Da Ferrero a Interpump, Vacchi, Lavazza, Campari, Datalogic, Amplifon: le family companies sono la migliore polizza assicurativa contro la recessione di Ugo Bertone

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chi l’ha detto che l’Italia, condannata al declino, sia in svendita? Da cinque anni a questa parte le imprese italiane a guida famigliare hanno compiuto più di 100 acquisizioni all’anno oltre frontiera. La tendenza, peraltro, sta accelerando. La barriera dei 150 deal è stata infranta nel 2018, ma è facile prevedere che il record sarà di breve durata: nei primi tre mesi del 2019 sono avvenute 40 operazioni cross-border che hanno coinvolto imprese italiane nelle vesti di cacciatrici. Il dato serve a ridimensionare la paura, in buona parte artificiosa, per ”l’Italia in vendita” che tanta preoccupazione suscita in una parte del mondo politico: per una Pernigotti rilevata da imprenditori turchi (che, tra l’altro, hanno spostato la produzione di poche decine di chilometri) ci sono le cinque acquisizioni internazionali in quattro anni effettuate da Ferrero, nell’ambito di una strategia coraggiosa ed estremamen-

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

te aggressiva, agli antipodi delle tradizioni del gruppo di Alba cresciuto per decenni in pratica solo per linee interne. Un cambio di rotta che non ha però intaccato lo spiccato carattere industriale del gruppo che ha scelto la strada dello shopping in Usa, racimolando per la strada biscotti e cioccolato, abbandonati per la via dalle multinazionali dell’alimentare alla ricerca di settori a più alto valore aggiunto. Non è un comportamento isolato: ad ogni livello, le multinazionali italiane devono conquistare quote di mercato in un ambiente altamente competitivo dove il piccolo non è più bello. Occorre crescere, anche a costo di cedere porzioni di potere. È quanto è pronto a fare uno dei grandi della tecnologia italiana, Alberto Bombassei, azionista di controllo di Brembo, che si è detto disponibile a ridurre la propria quota nella società di sistemi frenanti dal 53 al 30% in caso di operazioni di M&A purché (tramite il meccanismo del voto maggiorato appena adottato) la dinastia mantenga il controllo della nuova realtà. Grazie ad una nuova alleanza, Brembo avrà mezzi e competenze per competere nella rivoluzione che si profila nel mondo a quattro ruote. Così come deve fare il gruppo Agnelli: al-

GIOVANNI FERRERO

leanze e cessioni saranno necessarie sia per Fca che Cnh. Come si ripromette ancora Leonardo Del Vecchio, tutt’altro che intimidito dal conflitto con i soci Essilor. Bando ai vittimismi, insomma. C’è anche l’Italia che compra, non solo quella che vende (spesso a caro prezzo). Non sono rari i gruppi famigliari impegnati a far shopping. Interpump, la società di pompe idrauliche di Fulvio Montipò, per esempio, è la family company che ha messo a segno il maggior numero di acquisizioni dal 2014 in poi (ben 11). Seguito con otto transazioni da gruppi come la Ima della famiglia Vacchi (imballaggio) o la Lavazza (caffè) dell’omonima dinastia torinese, le cui acquisizioni negli ultimi anni hanno spaziato dalla Francia (il brand Carte Noire) agli Stati Uniti (Mars drinks) passando per la Danimarca. Ma la lista si può allungare a Campari, Datalogic, Amplifon e così via. Non sono rare, dentro e (purtroppo) fuori il listino, le aziende di famiglia che garantiscono buoni risultati nel tempo grazie alla scelta di puntare sull’export in un’ottica di medio termine. Sono loro la vera polizza contro la recessione. Senza bisogno della protezione di leggi un po’ridicole.

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TALENT SHOW

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CI PIACE NEL CAOS DI ROMA GLI UTILI ACEA VALGONO IL QUADRUPLO La multiutility, nonostante una Capitale sempre più preda del caos, ha aumentato del 50% i margini, chiudendo il bilancio più profittevole della sua storia

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no dice: vabbè, se un’azienda ex-municipalizzata fa molti utili, lo deve al fatto di essere leader di piazza e di avere i clienti assicurati. Dipende, però. Perché se quest’azienda ha sede nella capitale più caotica d’Europa – in alcune parti della quale, come giustamente e graziosamente la sindaca in persona dice che i cittadini “se si affacciano vedono la merda”; dove imperversano indisturbati, a capocciate, gli Spada e i Casamonica; dove le buche spaccano i semiassi, le scale mobili della breve e insufficiente metro s’accartocciano, dove l’Atac è un’azienda tecnicamente fallita e la sanità è al default, insomma, se quest’azienda ex municipalizzata ha sede a Roma – anche un solo euro di profitto acquista il valore di un miracolo. Questo miracolo, piaccia o meno agli immancabili detrattori, si chiama Acea. L’amministratore delegato Stefano Donnarumma ha potuto celebrare il bilancio più profittevole di sempre della storia della società, con 933 milioni di euro di margine, per un incremento del 50%. Senza dimenticare la composizione variegata dell’azionariato, con la Suez, francese, che detiene il 23,3% - ed ha elogiato la gestione: “Un risultato mai raggiunto nella storia dell’azienda che racconta innanzitutto dell’impegno della nuova governance di Acea in termini di investimenti sulla rete idrica ed elettrica” - e Caltagirone che è pur sempre al 5%. Insomma, i rischi di fuoco amico perennemente in agguato. Buono anche il dividendo, 71 centesimi per azione, che daranno infatti una mano consistente ai conti del Campidoglio. Insomma, gestire bene un’azienda come l’Acea nel contesto reale di Roma è una prodezza. Chapeau.

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Tra le notizie positive c’è anche il dividendo di 71 centesimi per azione, una mano ai conti del Comune Il patron di Luxottica non ha mai mollato di un centimetro il potere. E ora si va per avvocati

on esistono joint-venture”, diceva Gianni Agnelli, “esiste solo un’azienda che ne compra un‘altra”: Sante parole che riecheggiano appropriate considerando la strana impasse nella quale si trova Luxottica, la multinazionale italiana degli occhiali, dentro Ellisor, la leader francese delle lenti. Pur controllandone il 32,5% del capitale con il 31% dei diritti di voto contro l’appena 4% che controllano i dirigenti e dipendenti francesi di Essilor, Del Vecchio ha accettato – sbagliando, si capisce ora! - il patto leonino di governare per tre anni pariteticamente il consiglio d’amministrazione dell’azienda unificata, con un pari numero di consiglieri, otto contro otto. E adesso ha accusato il capo del blocco francese, Hubert Sagnières, di aver violato gli accordi assumendo quattro top-manager senza il preventivo consenso del consiglio, cioè di Del Vecchio. Il francese lo ha contraccusato di aver invece tramato per imporre come direttore generale del gruppo Francesco Milleri, attuale a.d. di Luxottica, designato da Del Vecchio come suo successore in caso di sua scomparsa (Del Vecchio compirà 84 anni a fine maggio 2019). Insomma: l’apparente armonia su cui era basata la nascita dell’accordo era un bluff. Del Vecchio, imprenditore geniale e totipotente, fondatore dell’impero e titolare dell’ultima parola su qualsiasi materia, pur fautore di un’apparente managerializzazione di Luxottica, non ha mai mollato il potere sostanziale di un millimetro. I francesi hanno accettato l’accordo con un imperatore del genere con l’evidente (oggi) riserva mentale di condividere sul serio e non “a termine” un potere che i numeri non gli davano. Con simili premesse, comunque vada, sarà un insuccesso.

NON CI PIACE QUELL’ACCORDO CAPESTRO TRA LUXOTTICA ED ESSILOR Dopo una brevissima luna di miele, oggi tra Del Vecchio e Sagnières volano gli stracci sulle nomine dei manager e sui “pesi” in cda. Ma era evitabile!



QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Notre “Drame” de Paris ha compiuto tre miracoli Già a poche ore dall’incendio, la notizia ha placato, seppure momentaneamente, l’ira dei gilet gialli e riabilitato l’immagine di Macron. E ora comincia la stagione dei restauri (e delle sponsorizzazioni) di Giuseppe Corsentino

NOTRE DAME DE PARIS, NOSTRA SIGNORA DI PARIGI HA FATTO LA GRAZIA. Anzi, più di una.

Innanzi tutto, ed è la grazia più importante, è rimasta in piedi, seppur mutilata della straordinaria guglia di 93 metri (ottocentesca, si badi, opera dell’architetto Viollet-le-Duc) dopo il terribile incendio scoppiato il pomeriggio del 15 aprile, che ha distrutto tutta la copertura lignea della basilica, la straordinaria “charpente” di cento metri per quaranta, una foresta intricata e bellissima di travi e putrelle ricavati da centinaia di querce secolari, l’equivalente di un bosco di tredici ettari, queste sì vecchie di ottocento anni. L’altra grazia l’ha fatta al presidente Macron che, dopo settimane e settimane di proteste dei Gilet gialli, ha trovato, con straordinaria abilità, il modo di uscire dal Grand Débat che egli stesso aveva scatenato tra i francesi (due milioni di proposte postate sul sito dedicato del Conseil national du débat publique, un ente pubblico incaricato di interpellare i cittadini per le grandi decisioni soprattutto urbanistiche, e più di mezzo milione di pagine consegnate ai sindaci di 16mila comuni) con l’obiettivo di ascoltare i bisogni dei francesi mai come in questi mesi delusi dalla sua presidenza. Nostra Signora di Parigi, con una straordinaria operazione di retorica civile (quella che manca alla politica politicante del nostro Paese), è diventata così il nuovo Grande Progetto nazionale, l’occasione per mettere insieme nel discorso pubblico “le sacré et le populaire” - il sacro e il profano - cioè a dire quell’insieme di storia, destini, orgoglio e senso di appartenenza che

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sono il collante di un popolo e di una Nazione. «Ricostruiremo la Cattedrale» ha detto Macron in un’allocuzione televisiva a reti unificate il 16 aprile: «La ricostruiremo tutti insieme perché Notre Dame de Paris è il segno del nostro destino di francesi». Chapeau. Macron, messo all’angolo, considerato con disprezzo plebeo il “président des riches”, il più lontano dalla Francia profonda che vive “dans la misère”, ha saputo trasformare una tragedia (Notre Drame, ha titolato il quotidiano Liberation il giorno dopo l’incendio) in una straordinaria occasione di unità nazionale. Il “terzo miracolo” impatta sulle piccole e medie aziende (Pe, petite éntreprise, e Eti, éntreprise de taille moyenne) e per certi aspetti anche sulle grandi, quei colossi che danno il tono alla grandeur francese, da Louis Vuitton a L’Oréal al gigante petrolifero Total come vedremo. Partiamo dalle piccole e medie. Da aziende come Le Bras Freres di Jarny (nel dipartimento della Mosella), 200 dipendenti, 25 milioni di fatturato e un’eccellenza invidiabile. Le Bras Freres con i suoi artigiani, falegnami, carpentieri, scultori, intagliatori, tecnici digitali fa parte del Gmh, Groupement des entreprises de restauration des monuments historiques, una piccola federazione del settore (200 associati con un giro d’affari complessivo di 600milioni di euro) e per questo, e per le sue competenze, era stata selezionata l’anno scorso per restaurare proprio la “flêche”, la grande guglia centrale di Notre Dame. «Abbiamo battuto i grandi gruppi», aveva dichiarato felice Julien Le Bras, il capo azienda, figlio del fondatore, in-

tervistato dal quotidiano locale Le Républicain lorraine. Sì, la flêche è precipitata tra le fiamme e Julien non sa farsene una ragione, ma nel portafoglio dell’azienda ci sono il restauro del duomo di Strasburgo, della cattedrale di Amiens, la città natale di Macron, la cattedrale di Reims e di Poitiers. Dopo l’incendio e l’emozione, Notre Dame sta preparando la stagione dei restauri e della messa in sicurezza di cattedrali e monumenti storici di proprietà dello Stato per anni abbandonati all’incuria essenzialmente per mancanza di risorse. Basta un dato: per circa 200 immobili, tra cui 86 cattedrali, la legge di bilancio 2019 ha previsto appena18,8 milioni di euro, vale a dire 100mila euro per immobile. Ora per Notre Dame c’è la corsa alle donazioni da parte delle grandi aziende - con l’incredibile rilancio tra i due competitor del lusso, Bernard Arnault di Lvmh e François Pinault di Kering, un insieme di grandi marchi soprattutto italiani- e in pochi giorni si è arrivati a quasi un miliardo di euro. Ma è solo marketing, si sfoga il direttore della Tribune de l’art. Perché questi mecenati miliardari non si sono svegliati prima, visto che una legge del 2003 consente di detrarre dalle tasse fino al 60% delle donazioni? Forse uno sconto fiscale non vale quanto tutte le citazioni sui giornali dopo la tragedia.



SHORT STORIES

Europee 2019

Tanti dicono che non farete il quorum... Hahaha non hanno idea di quello che succederà. Ho scommesso 50 cene che passeremo il 5% e non perdo mai le mie scommesse.

Ferramonti torna in corsa col Ppi/Ppe Il leghista della prima ora si candida nella lista capeggiata da Mario Mauro Gianmario Ferramonti, leghista della prima ora (di osservanza migliana), ex amministratore della Pontidafin della Lega, si candida nella lista del Ppi/Ppe alle elezioni europee 2019. Uno che si diceva tenesse i rapporti di Bossi con la Cia, dalla Pontida del ’95 in poi, lo stesso al centro dell’indagine Phoney Money della Procura di Aosta del 1996, adesso ce lo troviamo nella lista dei Popolari alle Europee 2019. Allora, Ferramonti: che combina? Altri casini? Certo! Dopo tanti anni di astinenza il demone della politica ha ripreso il sopravvento e visto che si vota voglio contare sul campo se tutti quelli che mi hanno sempre rinfacciato il fatto di aver operato dietro le quinte ora che esco allo scoperto avranno la voglia di sostenermi. Ma mi spiega perchè scegliere un piccolo partito quasi

Fondi alternativi

Questio Capital tocca quota 635 milioni Nuovo closing per il fondo Quaestio Private Markets Funds – European Private Debt Quaestio Capital Sgr Spa (tra i leader in Italia nella gestione di fondi Ucits e alternativi per clientela istituzionale) annuncia un nuovo closing per il fondo Quaestio Private Markets Funds – European Private Debt. Grazie all’adesione di nuovi

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sconosciuto? Beh, oggi l’offerta politica è di non facile decifrazione. Cosa vogliano davvero per l’Italia salviniani e dimaiani (Lega e grillini sono nomi obsoleti, siamo ai partiti personali) è cosa non comprensibile. Destra e sinistra sono categorie politiche ottocentesche che hanno perso ogni vero significato, quindi la scelta dei popolari per l’Italia espressione del Ppe era una scelta quasi obbligata. E il leader Mario Mauro, ex ministro della difesa ed ex-vicepresidente del parlamento europeo è uno dei pochi leader politici degno di questo nome. Assistito dall’ottimo avvocato Venturini ha avuto il coraggio di aprire il partito a tanti rappresentanti della società civile e non politicanti di professione. Gente come Gabriella Strizzi, Federica Nardo, Giovanni Chiucchi o me da altri non avrebbero trovato udienza. Nel Ppi siamo stati i benvenuti e noi faremo il botto. investitori, principalmente Casse professionali di previdenza e Fondazioni di origine bancaria, la dimensione del fondo ha raggiunto 635 milioni di Euro. Il fondo è ancora in fase di raccolta. Quaestio Private Markets Funds – European Private Debt è una Sicav-Sif di diritto lussemburghese, riservata ad investitori professionali, che investe in questa asset class grazie ad una innovativa struttura multi-manager in partnership con alcuni tra i migliori operatori del settore del Private Debt europeo. La particolare struttura del fondo, grazie agli accordi di partnership, coniuga esperienza,

Ferramonti, lei è un sognatore... Certo, ma lucido. Chi non crede ai propri sogni non si sogni di andare da alcuna parte. Posso raccontarle un aneddoto del 1991. Ero amico del ministro Gianni De Michelis che, saputo del mio impegno con la Lega, mi disse: ma Gianmario, un ragazzo in gamba come te perde tempo con quei buzzurri della Lega? Gli risposi: con questi buzzurri tra qualche anno saremo al governo di questo Paese... Infatti nel ‘94 (anche grazie a me) ci siamo andati. Lo reincontro e mi dice: organizza una cena con Bossi. Al che lo chiedo a Bossi: risposta del Senatur? Lascia perdere, coi cadaveri inutile parlare... capito l’antifona? Ma le cose cambiano. Oggi è il turno dei popolari per l’Italia, la Dc del terzo millennio. Nell’area risorse umane, Gian Maria Bianchi, professore incaricato di intelligenza emotiva e business presso l’università Cattaneo di Castellanza e di Andrea Bassani, manager con lunga esperienza nel settore dei diritti televisivi e delle produzioni sportive. flessibilità, diversificazione e una politica di investimento che promuove e incoraggia principi Sri. Quaestio Capital Sgr Spa è una società di gestione italiana con una prospettiva globale, che ha l’obiettivo di investire per i propri clienti coniugando la ricerca e l’esperienza diretta sui mercati.
La Società ha circa 10 miliardi di Euro di attivi in gestione.
Il successo di Quaestio si basa su innovazione, esperienza, solidità e capacità di attrarre talenti. Questi valori guidano da sempre le attività della società permettendo ogni giorno di dare accesso ai clienti, siano essi istituzionali o professionali, alle migliori opportunità di investimento.

Nasce CMF

MANAGER A SCUOLA DI RELAZIONI MULTIFISCIPLINARI

Se la tecnologia irrompe la formazione diventa “comportamentale” Secondo Harris Interactive oltre il 60% (fonte:) dei problemi in azienda derivi dalle difficili relazioni personali. Così, a Milano è nata ConcaMangoFerrauto (CMF), una nuova realtà professionale che offre competenze specifiche dedicate alla formazione comportamentale. L’offerta propone corsi relativi a quattro diverse aree: Persone, Emozioni, Comportamenti e Competenze. La proposta completa dei servizi, che include anche attività di consulenza, assessment e coaching, è visibile sul sito www. concamangoferrauto.it. Un approccio, quello di CMF, che nasce dall’importante esperienza professionale dei partner fondatori nei rispettivi ambiti e che propone a realtà e organizzazioni programmi estremamente personalizzati in base alle specifiche necessità. La filosofia di CMF è integrare le diverse competenze, offrendo un’esperienza manageriale a 360 gradi che i partner ritengono possa essere di concreta utilità alle persone .


SHORT STORIES

Vises Onlus

Immobiliare

di Rita Santarelli, presidente Vises Onlus

Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo presentano #Tuttomeritomio

Valore etico e strategico della conoscenza Nel 2014 Vises, Onlus di riferimento di Federmanager, ha avviato il programma annuale degli incontri per l’Innovazione Sociale. Offrire un contributo culturale di qualità ai processi di rinnovamento sociale del nostro paese è stata la motivazione che ha promosso questo percorso. L’appuntamento 2019, tenutosi in Luiss partner generoso ed ospite dell’evento, lo scorso 26 marzo è stato dedicato al “Valore etico e strategico della conoscenza”. Il filo conduttore degli incontri che Vises ha ideato in questo anni è stato quello di concorrere a ricostruire un tessuto sociale più sano ed equilibrato rispetto alle mille fratture e ai disagi della contemporaneità italiana. Sappiamo ormai piuttosto bene che l’innovazione sociale individua e sviluppa modalità organizzative per far sì che il sistema di produrre ricchezza dia anche risposte tese a migliorare la vita di tutti. L’innovazione sociale comprende dunque molte possibili soluzioni: dai prodotti ai processi produttivi, dai servizi ai modelli organizzativi esse cercano di soddisfare anche esigenze di

Ambienthesis

RITORNO ALL’UTILE RICAVI IN CRESCITA E RATING MIGLIORE

Nel 2018 un significativo turn-around per l’azienda di servizi ambientali presieduta da Giovanni Bozzetti Il Cda di Ambienthesis Spa, presieduto da Giovanni Bozzetti, ha approvato il progetto di bilancio 2018. La

Zero ostacoli al talento degli under 19

natura collettiva in una modalità nuova e migliore rispetto al passato. Ciò avviene grazie alle nuove tecnologie ma anche all’impostazione più creativa di nuove relazioni ed allo sviluppo di competenze assai differenti rispetto al passato. L’incontro Vises 2019 ha messo al centro del suo dibattito la consapevolezza che investire in conoscenza e cultura costituisce una delle leve essenziali per lo sviluppo di un paese. Ciò è ormai noto a livello globale e i dati ci dimostrano che politiche di sostegno all’innovazione dei sistemi educativi ed alla diffusione di politiche culturali avanzate, rendono le società migliori eticamente e innescano processi di crescita economica e di qualità sociale. L’Italia ha uno storico ritardo in questo campo e da sempre dispone di un numero minore di persone formate rispetto ai suoi partners europei. L’obiettivo europeo 2020 è di raggiungere la percentuale del 40% di giovani laureati e noi non arriviamo oggi neanche al 30%. Gli autorevoli esperti che si sono società è una delle principali realtà del risanamento ambientale e si occupa da 30 anni di bonifiche ambientali e della gestione del ciclo integrato di smaltimento rifiuti industriali ed urbani, ad eccezione della raccolta. Il 2018 segna il ritorno all’utile, a circa 3,4 milioni di euro contro le perdite di oltre 3,7 milioni registrate nel 2017. Anche il fatturato risulta in crescita, oltre 82 milioni di euro con una crescita di quasi

confrontati su questi temi nella giornata di dibattito promossa da Vises, hanno analizzato processi di innovazione e forza pervasiva della digitalizzazione, interdisciplinarietà ormai indispensabile e espansione della base culturale degli operatori della conoscenza, cultura come il più grande e potente campo di programmazione comportamentale inventato dall’uomo. Forte è stato il messaggio al sistema educativo italiano perché si avvii finalmente verso il superamento della rigida distinzione tra le materie. Sapere e saper fare, conoscenza e cultura veri motori delle imprese vincenti, lavoro di squadra ad ogni livello e in ogni struttura organizzata, divenire tutti e sempre di più “generalisti specializzati” ovvero individui che hanno forti competenze di base ma sono anche abili a interagire intelligentemente con competenze diverse: queste le linee indicate per cogliere la modernità. L’Europa stessa sta ragionando su questi temi in modo completamente nuovo. il 40% , così come l’Ebitda, che supera i 6,3 milioni. Nel 2018 è stato conseguito un ulteriore miglioramento del rating bancario che consente di accedere ad un più alto merito creditizio accompagnato ad un inferiore costo del denaro. «L’esercizio finanziario che si è concluso - dichiara il Presidente Giovanni Bozzetti - rappresenta una vera e propria svolta positiva nella storia recente di Ambienthesis. Vengono premiati gli forzi di

Si chiama #Tuttomeritomio ed è il nuovo programma di Fondazione CR Firenze e Intesa Sanpaolo, che vuole valorizzare il merito e il potenziale dei giovani favorendo la formazione scolastica e universitaria di circa 400 ragazzi di famiglie in condizioni di disagio economico delle province di Firenze, Arezzo e Grosseto. #Tuttomeritomio recluterà attraverso un bando i giovani studenti dai 17 ai 19 anni: i ragazzi selezionati, media scolastica alta e motivazione saranno determinanti, accederanno al programma che li accompagnerà fino al conseguimento della laurea. L’iniziativa copre un arco temporale di 6 anni, dal 2019 al 2025, per il quale è previsto uno stanziamento complessivo da parte dei due promotori di 7,5 milioni di euro. Interesserà due interi cicli di scuola superiore da 80 ragazzi l’uno e quattro cicli universitari di laurea triennale da 60 ragazzi l’uno. ll bando di selezione sarà aperto dal primo aprile al primo luglio. efficientamento operativo e di massimizzazione dell’azione commerciale con forte impulso anche per le attività di sostenibilità ambientale e di ricerca e sviluppo. I risultati non devono considerarsi un punto di arrivo, ma un punto di partenza verso una nuova fase di sviluppo e di creazione di valore nella quale acquisirà particolare rilevanza strategica l’attività d’internazionalizzazione».

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COMUNICARE L’IMPRESA Nuovi media, nuovi linguaggi, nuovi paradigmi. La comunicazione di impresa ha radici lontane (è nata “ufficialmente” nel 1895), così si evolve e con essa il messaggio a collaboratori e clienti. Due target fondamentali per i brand, che studiano nuovi canali e nuovi approcci per aumentare l’engagement, il coinvolgimento. Grazie a una narrazione che non lascia nulla al caso.

88 ADV E NUOVI PARADIGMI INTERVISTA A VICKY GITTO, PRESIDENTE DI ART DIRECTOR CLUB

90 L’IRONIA VINCE IN PUBBLICITÀ IL SESSO ORA RIMPIAZZA LO HUMOR

COMUNICO ERGO SUM IL BRAND RACCONTA SE STESSO La missione dello storytelling? Posizionarsi, fidelizzare i clienti, ingaggiare i collaboratori, attrarre occasioni di business. In due parole: sopravvivere e crescere. A patto di non scadere nell’improvvisazione di Marina Marinetti

C

orreva l’anno 1895 e in Liguria sola: stando ai dati dell’Associazione per vedeva la luce un quadrimestralo sviluppo della comunicazione aziendale le di piccolo formato, “La Riviera in Italia (Ascai), oltre la metà delle aziende ligure di Ponente”. Contemporaneamenitaliane (il 53,3%, per essere precisi), pubte, al di là dell’Atlantico, a San Angelo in blica almeno un periodico: una su cinque Texas nasceva il mensile The Furrow. Due in edizione cartacea, il 55% anche online e riviste lontane per una su quattro escludistanza, per lingua, LE PRIME RIVISTE AZIENDALI NAQUERO sivamente sul web NEL 1895: ERANO QUELLA DELL’OLIO ma non per scopo: (probabilmente per SASSO IN LIGURIA E THE FURROW, erano i primi vagieconomizzare, perCHE VIENE EDITATA ANCORA OGGI ti dello storytelling ché per il 45% dei aziendale. La prima, infatti, era edita dalla casi in precedenza lo faceva su carta). Ditta P. Sasso & Figli di Oneglia. La seconVanità? Non proprio: farsi conoscere signida, nata dalla fervida mente di John Deere, fica posizionarsi nel mercato, fidelizzare la fondatore di una delle principali aziende clientela, ingaggiare i collaboratori, attraral mondo produttrice di macchine agricore occasioni di business, sopravvivere in le, viene pubblicata ancora oggi. E non è realtà sempre più competitive. E crescere.

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COMUNICARE L’IMPRESA

Una rivista per ciascuno Se il termine “storytelling” vi è un po’ venuto a noia, siete in ottima compagnia: persino il presidente di Ascai, Maurizio Incletolli, preferisce definirla “narrativa d’impresa”. E Incletolli se ne intende: porta la sua firma il volume “Le tappe della stampa aziendale”, che dalla prima rivista illustrata Fiat (18 numeri, dal 1913 a 1915), attraversa la storia dell’imprenditoria italiana passando da “Sincronizzando” dell’allora Gruppo elettrico Sip (pubblicata mensilmente dal 1922 fino al 1931), “Rassegna dell’azienda Marzotto” (1926), “Echi della Rinascente” (1929), “Due+Due” della Montecatini, “Notizie Olivetti”, “Il nostro lavoro” di Snia Viscosa, “Il notiziario” di Edison, “Noi dell’Ilva”, “Ca’ de sass” (pubblicato da Cariplo dal 1963 al 2001), fino ai primi esempi di pubblicazioni culturalmente più elevate come la “Rivista Pirelli” (pubblicata dal 1948 al 1972) e ai nuovi paradigmi della comunicazione imposti da Internet e dai social media. La carta è il denominatore comune ancora oggi, nonostante internet, i nuovi media, i social e tutto il can can che dà per morta la rivista cartacea, il consumatore identifica con la carta il contenuto di qualità. Così persino i big della new economy, quelli il cui business si concentra sul web, scelgono la carta: lo fa Airbnb col suo Airbnbmag, la banca online Ing col quadrimestrale Ing World Magazine, il colosso dell’e-commerce dei materassi Casper con la rivista Wooly. E tutti gli altri seguono a ruota: Marriot col suo Marriot Traveller, Alitalia con Ulisse e il gruppo FS con La Freccia, Red Bull con il Red Bulletin, Unipol con Changes, e così via.

Carta vince, carta perde

Come si è evoluto lo storytelling, nei decenni? «Grazie all’archivio di Ascai abbiamo interpretato il fenomeno della narrativa d’impresa nel tempo, per come si è modificato in base alle variabili come i rapporti economici, il modo stesso di essere azienda e quindi di raccontarsi», spiega Incletolli. «All’inizio le pubblicazioni

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MAURIZIO INCLETOLLI

avevano finalità commerciali, ma in seguito l’uso della stampa aziendale ha cominciato a essere importante per narrare impresa attraverso le persone che ci lavorano», spiega Incletolli. «Il giornalismo d’impresa era l’unico mezzo per raccontare l’impresa all’esterno. La storia del giornalismo d’impresa passa attraverso quelli gli house organ, prima di arrivare alla grande trasformazione imposta dalle tecnologie. Negli anni Ottanta cambia radicalmente il ruolo del giornalista d’impresa: si passa alle cosiddette “media relations”, i rapporti con i mass media. Dalla metà degli anni ‘90 la comunicazione d’impresa si cimenta con la continua proliferazione di nuovi strumenti: nasce il web editor e un modo diverso di rappresentare l’azienda attraverso la rete. Prima, con uno schema un po’ piramidale, ognuno usava il mezzo in funzione delle sue esigenze, poi tutti i mezzi si sono moltiplicati e sovrapposti: oggi la tv si guarda su internet, la radio si ascolta col tele-

L’ABBANDONO DELLA CARTA DEVE FARE I CONTI CON CONTENUTI “SOFT” fono e i giornali si leggono sul tablet. Queste modalità di proporre informazione in maniera diversa sono state il campanello di allarme per le aziende, che scontano ritardi nella riconversione dei loro messaggi sui nuovi media». Carta vince o carta perde? «Non è facile scegliere: da una parte ci sono teorie che sostengono che gli strumenti più efficaci in termini di apprendimento sono quelli che si avvicinano di più alle esperienze dirette, quindi si apprende di più leggendo e ascoltando. Ma l’abbandono della carta deve fare i conti con una fruizione più soft dei contenuti, perché i nuovi media generalmente non riescono a fornire contenuti approfonditi. Ecco perché c’è un nuovo ritorno all’interesse per la stampa cartacea, però abbinata ai nuovi media: bisogna muoversi verso formule di condivisione del prodotto editoriale che offrano la possibilità di fruire della versione cartacea così come di quella digitale, come la vostra stessa testata».

Storyteller fai-da-te? Ahi, ahi, ahi

«Lo storytelling ormai non è più un fenomeno, ma un paradigma di riferimento, soprattutto dopo l’avvento dei social media», spiega Andrea Fontana, presidente dell’Osservatorio Italiano di Corporate Storytelling presso l’Università degli Studi di Pavia, dove dal 2005 insegna Storytelling e Narrazione d’Impresa (nonché autore del Manuale di Storytelling, edito da Etas-Rizzoli, con cui ha pubblicato anche Story-selling e Storytelling Kit. 99 esercizi per il pronto intervento narrativo). Tra le attività


dell’Osservatorio ci sono i Narrability Labs, il Narrability Journal, il Corso Professionalizzante Corporate Storytelling Specialist dello Iulm, il Must, primo master universitario italiano per formare professionisti del Corporate Storytelling all’Università di Pavia. «Viviamo in ambiti narrativi che ci spingono al racconto personale, aziendale, di marca, di prodotto, di vita. Lo storytelling è diventata da una parte un processo, dall’altra una competenza da possedere: la narrazione è diventata una piattaforma, oltre che tecnologica, anche antropologica e sociale». Ma raccontare storie non è un’arte che si improvvisa. Secondo Fontana «c’è solo un modo per farlo: in modo professionale e corretto. L’iniziale approccio istintivo e casalingo, con cui si pensava bastasse postare una foto o un video e farlo girare, oggi non funziona più: le discipline che fanno capo alle scienze della narrazione applicate al business esigono professionalità. Oggi lo storyeller è un esperto in processo narrativi, perché il punto non è raccontare storie, ma comunicare attraverso il racconto, costruire contenuti mirati, pianificare una serie di contenuti altamente significativi per il pubblico al quale ci si rivolge». Così, accanto allo story architect, lo stratega del racconto, che analizza il pubblico cerca di capire quali contenuti siano più adatti per costruire un’identità di marca, c’è il content storyteller, colui (o colei) che materialmente scrive la narrazione. Poi c’è il visual storyteller, che progetta l’aspetto visivo del messaggio specifico, e c’è pure il media experience designer, che orchestra la diffusione mediatica del racconto che si è creato, con una logica transmediale. «Al di là del posizionamento del brand, lo storytelling è anche employer branding in cui il racconto di ciò che avviene all’interno dell’organizzazione è una strategia per attrarre talenti e professionalità. Si tratta di sincronizzazione identità impresa con l’identità dei professionisti», continua il presidente dell’Osservatorio Italiano di Corporate Storytelling. Ma non solo: «L’altra tendenza molto forte è il tema dei deep data, i dati significativi che riguardano il pubblico, raccolti da diverse piattaforme e attività aziendali. Lo storytelling

diventa uno strumento importantissimo per dare significato e interpretazioni ai dati verticali e orizzontali che le aziende raccolgono». Qualche indicazione utile? «La formula dello storytelling è semplice: loro, tu, adesso. Questi elementi devono parlare insieme», risponde Fontana. «Per “loro” intendo la storia del tuo pubblico, il momento che sta vivendo, i pro-

blemi cruciali che affronta. Poi c’è la tua storia, la tua identità, la tua vocazione, i tuoi prodotti e servizi, i problemi che hai vissuto e come li hai risolti. E l’adesso: i dilemmi del tempo storico che state attraversando insieme e soprattutto come puoi aiutare loro a risolvere i problemi. Una storia è uno strumento di connessione e allineamento emotivo».

IL CASO DI PIRELLI IN VERSIONE “MEDIA COMPANY” Per Pirelli lo storytelling è uno stile d’impresa. Si è strutturata come una vera e propria media company: Pirelli.com non è solo un sito web, ma è un portale di magazine. Con Racing Spot, che racconta le attività sportive e le sponsorship, e poi i vari canali: quello dedicato a The Cal, il leggendario calendario, e poi Fondazione Pirelli, HangarBicocca, Veloworld (ciclismo, ça va sans dire) e il nostro preferito, Pirelli design. Dietro le quinte, un team strutturato come una vera e propria redazione. E società esterne di scrittori, illustratori e video-maker a fornire contenuti giornalistici. Il concetto fondamentale è quello dell’integrazione, grazie a una pluralità di strumenti: video, fotogallery, infografiche, testi. E poi Facebook, Twitter, Instagram, Youtube, Linkedin. E un magazine cartaceo: World. Non manca nulla: «Sfruttiamo tutti i nostri asset, sia tangibili che intangibili, per alimentare il flusso narrativo in modo costante e raggiungere, anche grazie ai big data, il nostro pubblico di

riferimento. Soprattutto
 quando non ha bi
sogno di pneumatici», 
spiega Maurizio Abet
 Senior Vice President Communication di Pirelli. «Con questo approccio, 
la sponsorship non è
 solo un logo che posizioniamo sulle maglie,
o a bordo pista, ma
diventa un elemento
narrativo straordinario che ci consente di produrre storie coerenti con i valori del nostro brand. La piattaforma di canali di proprietà ovviamente veicola solo una parte della nostra comunicazione», continua Abet: «Si affianca all’attività con i media tradizionali che rimane altrettanto importante. La disintermediazione offerta dalla tecnologia è un’opportunità, ma non va scambiata per un valore assoluto. Qui il discorso si fa più complesso e va al di là dei temi aziendali. Vediamo tutti i giorni come il digitale “non temperato” dal lavoro indispensabile dell’informazione di qualità rischi di creare la grande illusione: posso sapere tutto, in ogni momento. I mediatori,

la stampa, le istituzioni e perfino gli scienziati, diventano inutili. Senza mediazione, mi illudo che la scena che vedo per strada aprendo la finestra di casa mia sia la Storia. Internet e i suoi derivati sono quella finestra. Googolo un nome, leggo dei post, mi illudo di aver compreso un fenomeno e prendo anche io posizione. In verità quella che credo sia la realtà è l’opinione del vicino di casa (magari il Napalm 51 di Crozza). Per costruirci idee solide abbiamo disperatamente bisogno che il racconto di quanto accade passi anche attraverso la stampa, i libri, la tv e il cinema di qualità. Altrimenti distruggiamo tutto, facciamo il deserto è lo chiamiamo futuro, ma invece è un’illusione», conclude Abet.

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COMUNICARE L’IMPRESA

PER L'ADVERTISING ORA IL PRODOTTO È UN OPTIONAL Da Nike a Barilla, il trend delle campagne pubblicitarie mira ad associare il brand a concetti positivi nell'ambito della responsabilità sociale. A prescindere dal prodotto. Ne parliamo con Vicky Gitto, presidente dell'Adc di Silvia Antonini

C’

erano una volta, nella pubblicità italiana, la commedia, la famiglia intorno alla tavola, i buoni sentimenti. C’erano e ci sono ancora, ma permeati di nuovi contenuti come sostenibilità, amore per l’ambiente, inclusione, rispetto per la diversità in ogni sua manifestazione. E ancora innovazione, affidabilità, attenzione per i temi che si possono inquadrare nell’ampio ambito della responsabilità sociale. Valori positivi che si sono imposti nel sentire comune e che le aziende hanno fatto propri, trasferendoli nella propria comunicazione al pubblico. È un processo necessario, forse indispensabile, per intercettare un consumatore più attento e critico in grado di dettare la linea alle aziende attraverso scelte consapevoli di acquisto; tendenza che si sta imponendo un po’ dappertutto e anche in Italia, dove i cambiamenti si compiono più lentamente. «Credo che sia in atto un’evoluzione positiva della creatività italiana perché molti brand, alcuni più rapidamente di altri, hanno capito l’importanza di portare cambiamenti nella propria comunicazione» spiega Vicky Gitto, pluripremiato creativo con una carriera in grandi agenzie come Bgs D’Arcy, Dlv Bbdo, Ddb e Young&Rubicam (oggi Vmly&R Italy), che ha lasciato nel gennaio 2018 per fondare, insieme a un altro nome eccellente della creatività italiana, Roberto Battaglia, la Gitto Battaglia 22. Gitto è stato recentemente riconfermato alla presidenza dell’Art Director Club italiano, l’associazione che dal 1985 riunisce i principali professionisti nel campo della comunicazione pubblicitaria. «Oggi le aziende sono chiamate a prendere posizione sui grandi temi sociali – spiega a Economy Vicky Gitto – Se non lo fanno, vengono considerate troppo distanti dalla gente,

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BEBE VIO NELLA CAMPAGNA NIKE

distaccate dalla realtà e questo, oggi, non te lo Roger Federer che sono protagonisti anche permette nessuno». Sono stati prima di tutto dell’ultimo spot uscito lo scorso febbraio, ini brand internazionali a cogliere questo bisosieme alla campionessa di sci Mikaela Shiffrin. gno di cambiamento nel linguaggio della coIl tema, invece, della bontà sostenibile è alla municazione. Aziende come Heineken, Nike, base della comunicazione di Mulino Bianco Adidas, Coca Cola, Procter&Gamble: «Data la con Nicole Grimaudo e Giorgio Pasotti, ideata loro esposizione mondiale hanno anticipato da Wunderman Thompson. alcune tendenze che ora si vedono anche nel L’impegno di Heineken per un consumo renostro Paese - continua sponsabile è noto LA CAMPAGNA DI PUBLICIS PER HEINEKEN Gitto - A furia di solleattraverso le campaPUNTA SUL CONSUMO RESPONSABILE, citazioni il mercato ha gne di Publicis Italia QUELLA DI JWT PER SHELL AL BIO finalmente risposto, che negli ultimi anni CARBURANTE DAI FONDI DI CAFFÈ superando alcuni cliha ingaggiato come ché consolidati della creatività italiana e adottestimonial i campioni di Formula 1 Jackie tando un linguaggio più fresco». Stewart, attivista per la sicurezza delle auto da Barilla, per esempio, da simbolo del focolare – corsa e dei circuiti, e Nico Rosberg, volto dello “Dove c’è Barilla c’è casa” è il celebre claim despot “No compromises” del 2018. L’agenzia gli anni ’80 – è diventata sinonimo di glamour guidata da Bruno Bertelli ha firmato anche grazie a “Masters of pasta”, campagna firmata “Haute Couture”, il progetto di Diesel contro il dall’agenzia 72&Sunny con Davide Oldani e cyber bullismo in cui sono state coinvolte va-


rie celebrità e influencer, tra cui Nicki Minaj, che hanno indossato capi di abbigliamento ispirati agli insulti ricevuti in rete interpretando il concetto alla base della campagna: “più odio indossi, meno te ne preoccupi”. Innovazione e ironia sono altri elementi utili per creare un maggiore ingaggio dei consumatori. È il caso di Pedigree, che in una campagna dedicata agli snack per cani ha puntato sulla difficoltà di scattare selfie con il proprio beniamino creando Selfiestix, un accessorio che consente di attaccare un biscotto allo smartphone, attirare l’attenzione del cane e renderlo un docile modello. All’accessorio è stata abbinata una app con cui manipolare le foto in modo divertente sfruttando la tecnologia del riconoscimento facciale, e poi ovviamente condividerle. «In questo caso – commenta Gitto – si uniscono approccio innovativo, attenzione al fenomeno della socialità digitale, e l’uso mirato della tecnologia». Ci sono temi sui quali i grandi marchi fanno a gara per essere presenti nella maniera più efficace. Uno di questi è il rispetto per la diversità. Coca Cola se ne è fatta portabandiera con la campagna “Essa Coca é Fanta” a sostegno dei diritti Lgbt premiata con un oro all’International Festival of Creativity di Cannes nel 2018. Per definire una persona omosessuale, in Bra-

AYOMIDE FOLORUNSO

tiche sociali per comunicare un prodotto è la tendenza creativa più evidente degli ultimi tempi, basta vedere le campagne partite quest’anno anche in Italia. Nike torna sul concetto di “Just Do It” che la caratterizza da oltre 30 anni e si rivolge alla nuova generazione di sportive italiane con la campagna “Nulla può fermarci”, in corso da febbraio. Bebe Vio e le altre atlete della squadra Nike raccontano l’impegno dell’azienda sul fronte delle pari opportunità nello sport, un tema caro anche ad adidas che a marzo ha lanciato la seconda fase del progetto “She Breaks Barriers” a sostegno delle donne impegnate in carriere sportive. Bebe Vio è anche protagonista della comunicazione di Sorgenia che mette al centro l’uoVICKY GITTO mo, l’evoluzione sociale, l’ambiente. Da pochi giorni è in corso la nuova campagna firmata sile si usa dire “Questa Coca è una Fanta”, così dall’agenzia Red Robiglio&Dematteis dedicata la società di Atlanta ha distribuito un’edizione alla sostenibilità ambientale, sociale economilimitata di lattine di Coca Cola che, in realtà, ca dell’energia, mentre è di qualche settimana contenevano Fanta. Sempre ai Cannes Lions fa il nuovo spot di Iberdrola a cura di McCann la catena tedesca di supermercati Edeka ha Worldgroup Italia che insiste sull’elemento portato il tema dell’inclusione mostrando un “verde” dell’energia gruppo di clienti spaL'AGENZIA GREY HA IBRIDATO L'IMMAGINE commercializzata dalesati in un negozio DI GILLETTE ASSOCIANDO IL CLAIM quasi vuoto perché "IL MEGLIO DI UN UOMO" ALLE ISTANTANEE la società spagnola. vendeva solo prodotti DEL MOVIMENTO ANTISESSISTA #METOO Vicky Gitto è stato confermato alla presitedeschi. Nello spot di denza di Adci con un programma incentrato Procter&Gamble per i 30 anni del marchio Gilsulla importanza di creare sinergie tra lavoro lette, l’agenzia Grey ha ripreso lo storico claim strategico e creativo. «Sono ottimista sullo sta“Il meglio di un uomo” associandolo alle istanto della creatività italiana, negli ultimi tre anni ze del movimento #metoo per condannare il abbiamo riconquistato un posto di rilievo nel sessismo e sollecitare gli uomini a cambiare panorama della creatività internazionale e atteggiamento. L’iniziativa ha sollevato non siamo tra i primi 15 Paesi per premi ricevuti ai poche polemiche, ma anche aperto un dibatCannes Lions, di cui l’Adci è diventato rappretito e creato nuovi valori da associare al marsentante in Italia dopo 60 anni di gestione da chio. «Oggi i brand possono creare cultura e parte della concessionaria di pubblicità della coscienza sociale, e insegnare qualcosa senza Rai, riuscendo anche ad aumentare il numero utilizzare un linguaggio arrogante – afferma di giurati presenti al festival». Gitto - Ma non basta parlare di valori, bisogna I linguaggi della pubblicità nel nostro Paese si anche agire per affermarli» come racconta la sono evoluti, per quanto richiedano sempre campagna di JWT Londra per Shell, che insieuna forte connotazione rispetto al territorio, me alla società londinese Bio-Bean, specializ«ma dobbiamo sviluppare un approccio interzata nel riciclo dei fondi di caffè, ha creato un nazionale per essere realmente competitivi, bio carburante utilizzato per alimentare gli perché i brand hanno bisogno di una visione autobus londinesi. globale», conclude. Affermare valori positivi o abbracciare tema-

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COMUNICARE L’IMPRESA

Ironia is the new erotismo: per l'Adv il sesso non tira più Il linguaggio pubblicitario evoluto punta sullo stimolo intellettuale, lasciando da parte gli istinti e puntando sull'umorismo. Sconfinando nel politically uncorrect, come la campagna di Taffo Funeral Services

di Vincenzo Petraglia

C

e lo ricordiamo tutti il mood degli anni Ottanta e Novanta: in tivù andavano tramissioni come Drive In, tra sketch e prosperose ragazze seminude, e il linguaggio pubblicitario faceva leva più sul basso ventre (maschile) che sul prodotto. Trent'anni più tardi, scopriamo che le réclame con espliciti riferimenti sessuali attraggono sì l'attenzione, ma hanno un effetto del tutto nullo sulle intenzioni d’acquisto. Secondo lo studio AdReaction: Getting Gender Right, i cui risultati sono stati diffusi a gennaio da Kantar, fra i leader nelle ricerche di mercato a livello globale, una rappresentazione errata della donna in pubblicità, che può essere, ad esempio, quella stereotipata delle donne oggetto del desiderio, abbia un impatto negativo sull’efficacia dei singoli annunci e delle campagne. Di più: ciò si traduce in una perdita di valore in media di 9 miliardi di dollari nella valutazione di quei brand portatori di una visione femminile stereotipata. E poi, nell'era del politically correct, quali polveroni potrebbero suscitare oggi sui social pubblicità come quella della Morositas in cui una giovanissima Carmen Russo diceva

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maliziosamente “Me le guardano tutti” o dove un uomo inciampava piombando sul seno di una “morbida” donna di colore. O, ancora, a quante proteste avrebbero potuto provocare gli spot del Calippo, se oggi un cartellone pubblicitario come quello di Pandora con lo slogan "Un ferro da stiro, un pigiama, un grembiule, un bracciale Pandora. Secondo te cosa la farebbe felice?" ha potuto scatenare, giustamente, una valanga di polemiche e proSECONDO LA SOCIETÀ DI RICERCA KANTAR UNA RAPPRESENTAZIONE ERRATA DELLA DONNA HA UN IMPATTO NEGATIVO SULL'EFFICACIA DELLE CAMPAGNE

teste che hanno tacciato il brand di essere fortemente sessista.

L'ironia prima di tutto

Il concetto di sexy con le nuove generazioni si è evoluto profondamente: «Non si tratta di un linguaggio superato, ma certamente è in atto una rivoluzione culturale», spiega Stefania Siani, direttore creativo esecutivo del Gruppo Dlv Bbdo. «Dalla crisi dello show di Victoria's

MICHELANGELO TAGLIAFERRI

Secret passando per il caso D&G in Cina, la sensibilità globale sul tema dell’uso erotico-sessuale della donna in pubblicità sta creando in molti brand e molti reparti marketing una sorta di autoregolamentazione su questi temi. Anche se purtroppo alcune categorie merceologiche, come intimo, abbigliamento, profumeria e bellezza, sono i primi a nutrire il loro business suggerendo alle donne di stare al mondo come oggetto sessuale e di seduzione. Per quanto mi riguarda, dovrebbero esserci pene e sanzioni per chi trasferisce nell’immaginario collettivo l’idea di una donna oggetto che diventa metafora dei prodotti di consumo perché è grazie a questo tipo di cultura se oggi tanti uomini considerano le donne una propria proprietà e sono capaci di compiere inaudite violenze». «L’erotismo ha sempre nutrito la nostra immaginazione e continuerà a farlo», sottolinea Vincenzo Russo, professore di Psicologia dei Consumi e Neuromarketing e direttore Scientifico del Centro di Ricerca di neuromarketing Behavior and Brain Lab dello Iulm di Milano. «Però, di fronte a consumatori, specie le donne, sempre più consapevoli e attenti, l’uso


eccessivo e banale dell’attrazione sessuale rischia di divenire un elemento di rifiuto più che di attrazione, capace di svilirne l'efficacia». Ma dove si trova questo discrimine, quale il giusto equilibrio? Per esempio nell'utilizzare l'erotismo in chiave ironica. «L’ironia in pubblicità», spiega Siani, «rende memorabili, simpatici, e alleggerisce i messaggi. Ma mai deve diventare ammiccamento e facile battuta che di nuovo rende la donna oggetto di doppi sensi ormai stantii e superati». Impresa non scontata, anche perchè, sottolinea Michelangelo Tagliaferri, esperto (tra l'altro) di semiotica pubblicitaria e fondatore a Milano di Accademia di Comunicazione, «trovare il tono ironico giusto non è facile, e quelli che ci riescono risultano vincenti nella loro comunicazione in quanto l'ironia rompe gli schemi e crea meraviglia, quindi attrae, cattura l'attenzione». Pensiamo, tanto per fare un esempio, allo spot Nestea di qualche anno fa in cui una coppia in una calda giornata estiva è a letto, lui voglioso, lei no a causa dell'afa, per cui pronuncia la fatidica frase diventata poi un tormentone “Antonio, fa caldo”. Lui le offre la bibita dissetante e la situazione cambia repentinamente (“Antonio, fa freddo”), lasciando ipotizzare che finalmente si arriverà al rapporto sessuale. «Un tipico esempio di spot», spiega il professor Russo, «che gioca magistralmente su entrambi i registri, l’ironia e l’erotismo, toccando le corde della commedia all'italiana e rimandando a uno scenario domestico esplicitamente ispirato a Divorzio all'italiana».

Attualità, valori e impegno sociale

Ma l'ironia in advertising non funziona solo in campo erotico. Basti guardare al successo delle campagne pubblicitarie, diventate vira-

O alla campagna Nike con l'ex giocatore di li, della società di onoranze funebri Taffo che football americano Colin Kaepernick contro opera nel Centro Italia (nelle immagini in basle discriminazioni razziali. Il trend è quello di so, una carrellata). Ideate dall’agenzia KiRweb, individuare delle persone, anche reali, non in utilizzano slogan ironici e dissacranti, talvolta qualità di testimonial ma di testimoni di nuovi cinici, per parlare della morte e dei servizi ad e più avanzati valori. L’ultima campagna che essa connessi. porta la nostra firma, per esempio, realizzata Slogan come “Regalo monolocale seminterraper il gruppo Selex e dedicata agli assorbenti to”, con riferimento alle bare vendute a prezzi ultra essenziali, ha una forte connotazione convenienti, hanno diviso l'opinione pubblisociale e ha avuto un successo straordinario: ca fra chi ne ha apprezzato l'ironia e chi le ha abbiamo chiesto alle invece pesantemente criticate, scatenando I BRAND SI SFORZANO DI ESSERE SEMPRE persone di firmare PIÙ AUTENTICI E DI OFFRIRE VALORI con noi la petizione sul web un acceso diIN CUI IL PUBBLICO POSSA IDENTIFICARSI per l’abolizione della battito e raggiungenE DI CUI POSSA FARE ESPERIENZA tampon tax, perché, do quindi l'obiettivo incredibile ma vero, gli assorbenti in Italia di comunicazione: far parlare di sé. Obiettivo non sono considerati beni di prima necessità e che passa anche attraverso precise prese di dunque sono tassati al 22%. Noi li abbiamo messi posizione su temi sociali, per esempio sul riconei supermercati di tutta Italia confezionati nei noscimento dei diritti alla comunità LgbtT con sacchetti del pane della pasta, nelle scatole del pola campagna “Qualunque sia la tua famiglia, c'è modoro, perché sono essenziali come il pane. Il riuna cosa che ci renderà tutti uguali”. scontro e la partecipazione sono stati incredibili». «Le campagne più efficaci al mondo oggi», sotPartecipazione e coinvolgimento, altre due patolinea Stefania Siani, «sono quelle che prenrole chiave di una comunicazione di successo. dono posizioni valoriali. Pensiamo al Grand «In un mondo di sovraccarico comunicativo e Prix di Procter & Gamble “Black is Beautiful”. considerando le nuove generazioni che hanno un consumo dei mezzi totalmente diverso», spiega Stéphanie Leix, head of Creative & Media Kantar Millward Brown, «i brand dovranno essere sempre più autentici e offrire qualcosa di vero in cui identificarsi e di cui fare esperienza. La brand experience sta diventando quindi sempre più importante e i temi di sostenibilità e di genere fuori da ogni stereotipo, pensiamo soltanto agli spot Nike con all'estero protagonista Serena Williams e in Italia Bebe Vio e altre sportive con lo slogan “Nulla può fermarci”, diventeranno regole di base da cui STEFANIA SLANI non si potrà più prescindere».

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ROBERTA GIARUSSSO E RICCARDO DI PASQUALE

STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

Le idee migliori vincono sempre. È così nel caso di Fenix Entertainment, la casa di produzione nata tre anni fa da un'idea di un giovane banker, che punta tutto sulla creatività, e sul modello di business. Ed è così anche nel caso di Fedegari, che realizza macchine industriali tailor-made, così come per Emirates, che spinge la qualità al di sopra degli standard, e per Aboca, che in tempi non sospetti ha reinventato le cure naturali

È NATA UNA STELLA, ANZI MILLE E IL RED CARPET LA PREMIA GIÀ Un'ambiziosa startup, un business model senza precedenti, un piano industriale vincente: l'ascesa di Fenix Entertainment, che in soli tre anni ha avuto riconoscimenti degni di un'intera carriera di Sergio Luciano

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hanno chiamata Fenice, come il mitosempre alla 74° Mostra di Venezia, per “Diva”, logico uccello di fuoco, presentandola storia di Valentina Cortese girata da Francela con uno splendido logo Decò, ma sco Patierno; e nel 2019 il Nastro d’Argento e la Fenix Entertainment – casa di produzioni il Premio Kineo alla 75° Mostra di Venezia per video-cinematografica e musicale lanciata tre “Up & Down - Un film normale”, docu-film di anni fa a Roma da un’idea di Riccardo Di PaPaolo Ruffini. Come se non bastasse, Fenix ha squale – avrebbe potuto anche chiamarsi Mivinto il premio Anna Magnani come migliore nerva, la dea della saggezza, tanto per restare casa produzione 2018. Insomma: primi tre sulla mitologia: perché film, e subito, e semL'IDEA È NATA NEL 2016 DA UN GIOVANE pre, red-carpet. è nata già adulta. CHE NELLA VITA FACEVA TUTT'ALTRO: In soli tre anni ha colCom’è possibile? Per IL BANKER RICCARDO DI PASQUALE. lezionato premi che scoprire cosa c’è dieED È STATA SUBITO UN SUCCESSO basterebbero a gratitro, anzi dentro, Fenix ficare un’intera carriera: nel 2018 un Nastro Entertainment, e anche per capire come sta d’Argento e un David di Donatello per “La lucambiando l’industria dei contenuti in Italia cida follia di Marco Ferreri”, docufilm firmato e nel mondo, vale la pena rileggere la breve, da Anselma Dall’Olio, con la partecipazione intensissima storia di quest’ambiziosa startdi Gerard Depardieu e Roberto Benigni, che è up, con un business-model senza precedenti poi stato candidato alla 74° Mostra del cinema almeno in Italia, e un piano industriale che la di Venezia; un secondo Nastro d’Argento e il porterà già l’anno prossimo oltre la soglia dei premio Starlight Cinema International Award, 20 milioni di fatturato: insomma, quello che

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STORY-LEARNING

gli addetti ai lavori considerano il “fenomeno Fenix”. Dietro Fenix Entertainment c’è l’idea di un giovane che veniva da tutt’altre esperienze, Riccardo Di Pasquale, oggi 34 anni, romano, e ad altri due fondatori, Matteo Di Pasquale, manager esperto di organizzazione, processi e gestione delle risorse umane e Roberta Giarrusso, il nome più celebre del terzetto, affermata attrice cine-televisiva (Carabinieri, Don Matteo, Il Commissario Manara). Riccardo, dopo un esordio e una crescita professionale poderosa come gestore di patrimoni con risultati record, si sente stretti addosso i panni del banker. Questione di curiosità, di creatività: sta di fatto che decide di produrre un film. Così, da zero, come se fosse farsi un caffè. Sceglie un tema tosto ma avvincente: l’Mma, il mix di arti marziali a cui si addestrano i soldati israeliani. Se lo finanzia in proprio. E si mette a cercare un distributore. A quel punto un amico avvocato gli dice: «Ma, ragazzo mio, organizzati! Fai una società, affiancati qualcuno che sia del giro, un manager!» E gli segnala un nome: «Dovresti prendere Tino Silvestri, ex general manager di Warner Bros Italia, fa al caso tuo». «Al nostro primo appuntamento – racconta oggi Silvestri, presidente di Fenix Entertainment – Riccardo mi si presenta puntualissimo. Mi fa sentire la colonna sonora di Mma e io gliela stronco. E poi lo aggredisco: gli dico che senza aver trovato un distributore un film non si fa e insomma gli faccio la lezioncina. Devo dire che ha avuto ragione lui. Dopo i primi ‘no’ dei

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TINO SILVESTRI, PRESIDENTE DI DI FENIX ENTERTAINMENT

grandi distributori, s’è messo al telefono, ha viralizzato il trailer sui social, ha fatto pubblicità in tutti i modi possibili e in qualche settimana 35 sale gli hanno preso il film: tutte quelle nel raggio delle palestre dove si praticava Mma. Ha trovato il pubblico giusto. Poi ha venduto il film a un distributore americano, con diritti garantiti per diversi anni . Ha trasformato un potenziale flop nel suo primo successo. Vedere per credere». Da quel momento, il sodalizio tra i fondatori di Fenix e Silvestri prospera. «Mi chiamano ‘lo zio’», scherza Silvestri, che ha all’attivo una carriera pazzesca nella musica: 7 anni come direttore artistico della Cgd di CaterinaCaselli e 23

SE CI SI IMBATTE IN UNA BELLA STORIA BISOGNA COMPRARLA: QUANDO POI ARRIVA IL SUCCESSO SI GUADAGNA MEGLIO in Warner Music, direttore artistico e poi direttore generale. È stato il Discografico di star internazionali come gli Abba, Alan Parson , Patty Smith, Whitney Houston, Depeche Mode e altri ancora, realizzando oltre 500 album, colonne sonore come quella di Ligabue per Radiofreccia e facendo di tutto e di più. «Oggi - spiega - la nostra filosofia è chiarissima. Non commetteremo gli errori classici dell’industria cinematografica. Quindi non facciamo film senza avere alcuni requisiti di partenza: la copertura finanziaria di tutti i costi, meglio se sovrabbondante; un accordo con un distributore, perché in Italia molti film ogni anno nascono senza avere un distributore e faticano; e dobbiamo essere proprietari di tutta catena valore. Il soggetto, la sceneggiatura, la proprietà della pellicola, la produzione esecutiva, la colonna sonora, i diritti su tutte le edizioni. Ma ripeto, innanzitutto il soggetto, la storia: quando ci si si imbatte in una bella storia, bisogna comprarla. Certo, si rischia di più ad avere tutto al 100%: ma se arriva il successo, si guadagna molto meglio». E un’altra cosa: il product placement. Ovvero il posizionamento, nelle pellicole – in modo garbato e ben contestualizzato con la storia – di prodotti o ambienti con finalità promozionali: in una produzione moderna, è un business che da solo copre il


20% dei costi, e che Fenix vende attraverso una partnership commerciale dedicata. Ma dietro questo pensiero - che si è fatto progetto e azienda - ci sono due presupposti, uno strategico e l’altro, verrebbe da dire, poetico. Il presupposto strategico ha una grande firma: quella della Goldman Sachs, che ha analizzato lo sviluppo del mercato dell’intrattenimento, e ha accertato che il mercato degli abbonati ai contenuti in streaming – il pubblico delle varie Netflix, Disney, Appletv – crescerà di almeno 800 milioni di unità entro il 2030. E il mercato della musica digitale a pagamento, grazie a Spotify, sta già crescendo in tutti i principali mercati. «E non c’era ancora la direttiva Copyright dell’unione Europea», sottolinea Silvestri, «che ripristina una difesa della proprietà intellettuale finora trascurata in tutto il mondo e che valorizzerà di nuovo la produzione professionale dopo l’orgia di amatorialità a valore di mercato zero che ha sommerso la rete negli ultimi quindici anni. Vivremo in un pianeta sempre più connesso, con infiniti utilizzatori di internet mobile, miliardi di video-audio-spettatori che potranno fruire contenuti a basso costo ma su scala vastissima». Il presupposto “poetico” è però ancora più importante, e risiede nella fermissima decisione di Di Pasquale & C. di intercettare e valorizzare tutti i talenti innovativi, giovani e non, del video come della musica, tenendo sempre al centro la qualità del contenuto. «Sì, stiamo costruendo, fattivamente, senza protagonismi, molte, molte cose», spiega Silvestri: «Per esempio, abbiamo lavorato con successo alla colonna sonora di Napoli velata, l’ultimo film di Ferzan Ozpetek, che è ormai un nostro amico caro. Un’intuizione felice. Abbiamo comprato i diritti di un film d’animazione, Bilal, adattato in italia con il team di doppiatori top, lo stesso di Cattivissimo Me, una produzione multimilionaria fatta con un fondo degli Emi-

CLAUDIA GERINI

ROBERTO BENIGNI

GÉRARD DEPARDIEU

rati. Nel nostro primo anno d’attività abbiamo prodotto Mirkoeilcane, un cantante che ci convinceva molto, e che da zero si è piazzato al secondo posto tra le Nuove Proposte al Festival di Sanremo 2018. Ha mietuto 5 premi sui 6 disponibili, il Premio della critica Mia Martini, il Premio Sergio Bardotti per il miglior testo, il premio Enzo Jannacci migliore interpretazione, la targa Tenco come miglior brano… Tutta credibiltà e visibiltà per l’etichetta Fenix». «Nel nostro ufficio di Roma, in viale Mazzini, tocchiamo ogni giorno con mano la reputazione che abbiamo voluto costruire fin dall’inizio», aggiunge Silvestri. «Ci contattano ormai autori e celebrity impensabili in precedenza.

Si sono affiancate a noi personalità artistiche e manageriali del calibro di Lula Sarchioni, un’espertissima produttrice musicale, che ha lavorato con Moricone, Tornatore, Piovani (La vita è bella), Ozpetek. Insomma: siamo creativi come un gruppo di giovani, uniti dalla passione, siamo un hub per i nuovi talenti, e siamo già un’azienda attraente per le star». Di Pasquale è totalmente concentrato sul business di Fenix, h24. Fa i casting, frequenta i set, si confronta con autori e registi. Come un’impresario “all’antica”, ma impregnato di innovazione. Per la coproduzione con la Rai in “Burraco fatale”, una pellicola in fase di realizzazione , ha ingaggiato Claudia Gerini, Angela Finocchiaro, Paola Minaccioni, Caterina Guzzanti, «firmando contratti con una padronanza da vecchio addetto ai lavori», commenta Silvestri: «Ha questo mestiere nel sangue». Oggi, attorno alla piccola-grande galassia Fenix gravitano firme come Duccio Forzano, regista di Sanremo con Baglioni e Fazio anche con che tempo che fa , o Daniele Falleri, regista e sceneggiatore di Carabinieri e il commissario Manara, o ancora Alessio Rupalti, Giovane Talento Italiano nel 2015, Regista Emergente nel 2016 con i complimenti del Presidente Sergio Mattarella e autore di un film sulla Brexit che sta girando ora a Londra, e Alessandro Capitani, vincitore del David di Donatello 2016 con “Bellissima". Guardando alla pipeline, non ci sono dubbi: la macchina è lanciatissima. Fenix Sta realizzando “Burraco Fatale”, di Giuliana Gamba; da giugno partirà il format tv “Dr.Doolittle”, di Duccio Forzano; in settembre il film “It was a dark night”, di Daniele Falleri; in seguito “Dipendenze”, di Cristian Marazziti. E l’anno prossimo, “Nessuno è indipensabile”, di Alessio Rupalti; poi “I nostri fantasmi” di Alessandro Capitani astro nascente del cinema italiano (David di Donatello per il miglior cortometraggio, Corti d'argento – Premio Studio Universal); la serie televisiva “Teen”, di Maria Grazia Cucinotta e Paula Boschi; e nel 2021 “Lasciami contare le stelle” con la sceneggiatura di Heidrun Schleef, vincitrice di premi tra cui un golden globe e la palma d’oro per il film la stanza del figlio. Per non parlare del resto che bolle in pentola.

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STORY-LEARNING

I CUGINI D’OLTRALPE PUNTANO SULLE PMI ITALIANE Il colosso Groupama sta per lanciare sul mercato una serie di prodotti da offrire alle piccole e medie imprese, nell’ambito di un programma che si chiamerà Made in Italy. Intervista all’amministratore delegato Pierre Cordier di Giancarlo Salemi

IL RADAR DI GROUPAMA PUNTA CON DECISIONE SULL’ITALIA. LA COMPAGNIA DI ASSICURAZIONI TRANSALPINA, CON ALLE SPALLE UNA STORIA ULTRACENTENARIA, HA DECISO DI CREARE UN PROGRAMMA CORPORATE DI SOSTEGNO ALLE PICCOLE E MEDIE IMPRESE.

«Si chiama Made in Italy – spiega a Economy il neo amministratore delegato Pierre Cordier – e nasce per offrire una gamma di servizi ad hoc dedicati alle imprese: dall’assicurazione del rischio a quella del fabbricato, fino alla copertura per i dipendenti. Per adesso ci concentreremo soprattutto sul sistema produttivo del centro nord del Paese, vogliamo offrire un servizio che permetta all’azienda Italia di ripartire». È un personaggio quasi anomalo, nel panorama dei manager, monsieur Cordier:

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53 anni, laureato in lettere all’École Normale Supérieure, dottorato in storia alla Sorbona e un Mba in ambito assicurativo. È entrato nel 2006 nel consiglio di amministrazione della Société mutuelle d’assurance des collectivités locales, tre anni dopo arriva l’approdo in Groupama come direttore finanziario del Centre-Atlantique e da gennaio guida l’intero gruppo che nel 2018 ha raccolto 1,5 miliardi di euro, con una raccolta per danni di 1,145 miliardi di cui 765 milioni provenienti dal comparto auto. Un personaggio atipico, perché Cordier non parla quasi mai di bilanci e tabelle, ma tra una citazione dal greco e una dal latino trasmette tutta l’importanza di avere fiducia, prendersi cura del cliente che non è solo un numero, ma, prima di tutto, una persona che va ascoltata e indirizzata.

Che significa? Non dobbiamo mai dimenticarci la nostra origine. Noi nasciamo come una mutua per dare assistenza a chi ne ha bisogno e il nostro Gruppo è diventato uno dei leader del settore assicurativo proprio grazie alla sua ferma volontà di accompagnare ognuno dei suoi clienti, in ogni momento chiave della sua vita, grazie a competenze e un knowhow di alto livello. E le performance, quei numeretti a margine di un bilancio con i segni più non le piacciono? Sì, per carità, ma noi non puntiamo solo aduna performance economica e alla redditività, ma anche all’innovazione. Crediamo molto, ad esempio, nello scoprire nuove start up, soprattutto dei giovani che sono il motore che muove l’economia. Un vantaggio che vogliamo condividere con i nostri assicurati, oggi 1 milione e 800mila, ponendoci come un’azienda capace di creare nel cliente il desiderio di sceglierci. Avete l’Italia nel core business, come mai? Perché dopo la Francia è il nostro mercato più grande. Perché c’è una grande affinità anche nel sistema produttivo, fatto di piccole e medie imprese che oggi sono in difficoltà e per questo abbiamo pensato di offrire loro un servizio corporate di sostegno assicurativo in modo che l’imprenditore si concentri solo sulla parte business e noi pensiamo al resto dalle problematiche: dai trasporti all’assicurazione del fabbricato, fino alla copertura assicurativa dei dipendenti. Ma voi non vi occupate principalmente di Rc auto? Già: la nostra immagine a volte è associata


DOPO LA FRANCIA L’ITALIA È IL NOSTRO MERCATO PIÙ GRANDE CON UN TESSUTO PRODUTTIVO AFFINE solo al mondo delle assicurazioni auto. Ma non è così. Anzi il mio obiettivo, in linea con il piano industriale del gruppo, è quello aumentare la quota in portafoglio del comparto non auto che attualmente è poco più de 30%. In che modo? Fondamentale sarà il contributo della rete agenziale, di cui un 25% su un totale di 840 agenzie ha già raggiunto un portafoglio allineato su questo rapporto auto/non auto. Da qui l’implementazione di alcuni progetti come My protection e Casa senza confini: il primo si pone come un configuratore di bisogni, calcolabili anche on line, e prevede, tra le altre, anche coperture di tutela legale cyber o per le spese odontoiatriche. Casa senza confini intende invece allargare il raggio di garanzie possibili seguendo anche i cambiamenti dello stile di vita quotidiano, per esempio attraverso il modulo per l’animale domestico e quello per assicurare la bicicletta. Puntante molto anche sui big data. Quali progetti avete? La tecnologia e il mondo dei big data stanno trasformando il lavoro anche nelle compagnie di assicurazioni. Persino la professione dell’attuario, nata con l’assicurazione, cambia perché ora siamo in grado di seguire dinamicamente i rischi e riusciamo a profilarli in maniera istantanea. Il nostro modello si

straordinari: oltre il 95% dei partecipanti è sviluppato con G-Evolution, una start up ha trovato impiego al termine del corso. di servizi telematici nata con l’intento di coQuesto perché Born2Code dà accesso a un struire un sistema fatto di eccellenza tecnopercorso formativo gratuito dalle qualità logica, innovazione nelle possibilità di apeccellenti e risponde all’esigenza di formare plicazione della tecnologia e partnership in professioni innovative. Tutto questo grazie grado di ampliare il raggio di azione dell’asal supporto dei nostri partner che continuasicurazione. L’attività svolta da G-Evolution no a sostenere la nostra Academy. nel 2018 ha messo insieme tre elementi: Ma in cosa consiste esattamente? una grande quantità di dati in condivisione È un’attività finalizzata all’apprendimento con gli interlocutori dell’ecosistema, una della programmazione web&mobile, che piattaforma di proprietà in grado di elabovanta partner tecnologici e istituzionali di rare i dati, e le competenze di nuovi profili grande prestigio, a partire da Ania (Associaprofessionali, come i data scientist recentezione nazionale fra le imprese assicuratrici) mente assunti proprio da G-Evolution. e con il sostegno di Softlab, azienda leader Anche il welfare è entrato in modo proin ambito informatico che ha in cura i semirompente nel vostro dna. Quali sono i vonari tematici e di approfondimento, e Codestri programmi? motion piattaforma che supporta la crescita Ho notato che il mercato italiano è caratprofessionale degli sviluppatori mettendo terizzato da una scarsa sensibilità ai temi in contatto professionisti It, community dell’integrazione pensionistica e sanitaria: tech e aziende, fornitore della didattica. Un solo un italiano su cinque possiede un’assipercorso formativo, curazione sanitaria, IL MODELLO GROUPAMA SUI BIG DATA totalmente gratuito, e uno su tre ha un SI È SVILUPPATO CON G-EVOLUTION, che ha formato 14 piano pensionistico. UNA START-UP DI SERVIZI TELEMATICI nuovi talenti seleNel welfare la comCHE RAPPRESENTA L’ECCELLENZA zionati fra oltre 150 ponente di servizio candidature. può fare la differenza per confermare il Insomma, questo 2019 si prospetta come ruolo sociale delle compagnie e per rafforun anno di grandi sfide per Groupama… zare la relazione con il cliente. In Francia, Esattamente: da una parte con il progetto ad esempio, abbiamo lanciato il programma corporate dedicato alle pmi, dall’altra con Nouvelle Vie, ovvero un configuratore di bii programmi di attenzione alla persona, sogni previdenziali che conduce il cliente a declinando proprio il significato originario una migliore identificazione del tempo che del nostro gruppo, ovvero di essere prima lo separa dal pensionamento e il valore sul di tutto una mutua al servizio delle persone. quale può fare affidamento. Per questo ci Ecco il nostro principale obiettivo è proprio concentreremo sullo sviluppo dei prodotti questo: vogliamo prenderci cura delle pervita e della previdenza complementare con sone, in tutti i sensi. l’obiettivo di facilitare nel cliente, attraverUn po’ roboante, non trova? so tool digitali, una maggiore comprensioMa è la nostra mission. L’etimologia della ne dei propri bisogni assicurativi nella vita parola cura deriva dal latino, nella sua forquotidiana e nel futuro. ma più antica si scriveva coera ed era usaPuntate molto sulla formazione dei giota in un contesto di relazioni di amore e di vani, avete appena terminato il programamicizia. Esprimeva l’atteggiamento di prema Born2Code della vostra Academy… mura, vigilanza, preoccupazione nei conVogliamo essere una compagnia sensibifronti di una persona amata o di un oggetto le alla valorizzazione dei giovani talenti e di valore. Ed è questo il vero core business dell’innovazione. Questa iniziativa ha modella nostra società. strato sin dalla prima edizione risultati

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COSÌ I SERVER PISANI DORMONO SONNI TRANQUILLI La partnership tra Dell Emc e l’Università di Pisa è stata avviata nel 2012. L’ultimo tassello è OpenManage Enterprise, che permette di gestire i dati di 100mila utenti che impiegano la rete accademica in sicurezza. Con grandi risparmi a cura della redazione

È

come avere un guardiano che controlla e veglia sui nostri dati: con OpenManage Enterprise 3.0, la soluzione Dell Emc implementata dall’Università di Pisa, abbiamo automatizzato la gestione dei nostri server risparmiando in modo molto significativo i costi relativi alla gestione dei server. Abbiamo circa 400 macchine attualmente gestite dalla suite di Dell Emc. Gestire e tenere aggiornati un numero così elevato di apparati è molto oneroso in termni di personale. Se, ad esempio, si usassero cinque persone, ciascuna di loro dovrebbe occuparsi di 80 server. Tradotto, due mesi di lavoro per ciascun operatore. Un risparmio davvero significativo». Maurizio Davini, Chief Technology Officer dell’Università di Pisa, commenta l’adozione da parte dell’ateneo toscano della soluzione di Dell Emc e spiega perché con questo nuovo sistema è possibile risparmiare denaro e garantire maggiore sicurezza all’intero processo di archiviazione.

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Con OpenManage 3.0, l’Università ha a disposizione un sistema integrato di gestione delle risorse informatiche per tutti i dipartimenti. Il team IT – guidato dal Cto Maurizio Davini – gestisce l’intera infrastruttura data center e fornisce i servizi a tutta l’Università, supportando un’ampia gamma di attività di ricerca e sviluppo, incluse le iniziative accademiche e le collaborazioni industriali. Le soluzioni di Dell Emc hanno permesso all’Università di Pisa di semplificare le attività IT, di gestire da remoto i data center senza soluzione di continuità e di integrare in un’unica console la gestione delle risorse eterogenee per una maggiore efficienza, automazione e sicurezza. Lo sviluppo della soluzione è stata realizzata nei tre siti principali e in due più piccoli ed è avvenuto in un tempo record, 30 minuti. Si tratta di un dato inferiore del 90% rispetto alla media degli altri software per la gestione dei server. «Abbiamo un ambiente misto per quanto concerne i server: alcuni sono di Dell Emc, altri no – prosegue Davini -. Ma con OpenManage 3.0 possiamo gestire con efficacia le soluzioni di differenti fornitori». L’Università di Pisa è un soggetto rilevante, dal punto di vista informatico: possiede più di 200 edifici e deve gestire, tramite una rete in fibra ottica di cui è proprietaria, circa 100mila utenti. Si tratta di un’autentica eccellenza non soltanto in Italia, ma anche

nel resto d’Europa. È uno dei tre soggetti in area Emea (Europa, Medio Oriente e Africa) a essere centro di sviluppo per l’Hpc, l’High Performance Computing, ovvero sistemi di elaborazione in grado di fornire delle prestazioni molto elevate. Ma l’Università di Pisa ha anche una partnership con Dell Emc, di cui è competence center sin dal 2012. «Abbiamo deciso – ci spiega Davini - di investire in questa relazione dopo un periodo in cui abbiamo conosciuto Dell soprattutto come produttore di hardware. Quando poi ha iniziato a innovare anche dal punto di vista enterprise, abbiamo deciso di stringere i rapporti. Oggi siamo l’unico solution center al mondo di Dell Techonologies al di fuori della stessa Dell». Un ultimo punto di forza dell’ateneo pisano è quello della cybersecurity. Si tratta di un tema particolarmente rilevante dopo l’entrata in vigore del Gdpr: la necessità di proteggere i dati che si hanno nei propri database è diventato fondamentale non soltanto per mantenere la credibilità aziendale, ma anche per non incorrere in sanzioni che potrebbero essere talmente salate da mettere fine al business. «Il piano triennale per la digitalizzazione della PA elaborato dall’Agid (Agenzia per l’Italia Digitale) – conclude il Cto dell’ateneo – indica la via da seguire: tutti i servizi di natura amministrativa della PA devono essere trasferiti su piattaforme qualificate secondo una strategia cloud first, lasciando margini di manovra nel campo della ricerca, dove la latenza verso il cloud può essere elevata così come la banda trasmissiva non sufficiente. Noi manteniamo sia i server fisici, sia un private cloud che arriva a essere grande un Petabyte (un milione di Giga, ndr). In questo modo siamo anche riusciti a resistere a un attacco hacker impegnativo che rischiava di mettere a repentaglio la sicurezza dei dati».


L’eccellenza insostituibile strizza l’occhio al private equity La barese Alfrus, che lavora mandorle per l’industria dolciaria, fattura 85 milioni di euro con appena 15 addetti. Perché ha scelto di puntare tutto sull’altissima qualità della materia prima che impiega di Federico Pirro

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ella grande zona industriale di Bari, ha trasmesso la passione per questa attività accanto alle numerose industrie che rasenta una vera e propria arte, la someccaniche che producono dalla cietà - il cui primo nucleo artigianale risale al componentistica per auto ai martelloni de1885 - si è specializzata nella lavorazione di molitori, dalle pompe per l’industria petromandorle provenienti dal mercato italiano, lifera ai motori marini, si è affermata negli spagnolo e californiano, esporta in 10 Paesi ultimi anni un’azienda del comparto alimendi 5 continenti ed è divenuta fornitrice di fitare che per la rapidità della sua crescita in ducia di big player del comparto alimentare termini di fatturato è divenuta un vero e proche per le dimensioni delle loro produzioni prio caso di studio. Ci hanno bisogno di riferiamo alla Alfrus, LA CRESCITA ACCELERATA NON È ESENTE forniture costanti in che lavora mandorle DA STRESS FINANZIARI E ORGANIZZATIVI. grandi volumi di sePER QUESTO È IMPORTANTE SELEZIONARE di alta qualità per le milavorati di qualità LE MIGLIORI LINEE DI FIDO DISPONIBILI maggiori industrie garantita. dolciarie italiane ed estere e che, con tecE la Alfrus - che si è traferita da alcuni anni nologie avanzatissime e un numero molto in un modernissimo impianto nell’area inlimitato di addetti pari a 15 unità, ha chiuso dustriale barese dopo aver lasciato un antiil 2018 con 85 milioni di fatturato, ben 15 in co laboratorio sito in una popolosa frazione più rispetto al 2017 quando avevo consuntidel capoluogo regionale - lavorando con vato 70 milioni di ricavi. personale altamente qualificato, nel volgere Posseduta e gestita dai fratelli Leonardo, Dodi poco tempo è venuta accreditandosi con menico e Michele Sisto cui il padre Ambrogio costanza e grande determinazione come uno

dei maggiori fornitori di grandi industrie che, prima di inserirlo stabilmente nella loro vendor list, hanno compiuto i più rigorosi accertamenti sull’affidabilità produttiva e quali-quantitativa dell’impresa. Naturalmente una crescita accelerata del giro d’affari come quella registrata dall’azienda non è stata esente da stress finanziari e organizzativi facilmente intuibili: acquistando a volte con forti oscillazioni di cambio prevalentemente su mercati extracomunitari da venditori che imponevano il prezzo di vendita della materia prima, i fratelli Sisto hanno dovuto poi accettare le condizioni dei propri clienti che, a loro volta, dettavano il prezzo di acquisto del semilavorato. Si sono resi così necessari per l’esercizio corrente affidamenti bancari di elevate dimensioni con margini di redditività sulle vendite inizialmente abbastanza contenuti. Ma il management aziendale - che è stato abile nel selezionare e negoziare le migliori linee di fido con le banche più attente al suo business - con l’elevata qualità delle lavorazioni si è saputo ritagliare in poco tempo un ruolo di fornitore di eccellenza e quasi insostituibile per la grande committenza. Ma dallo scorso anno la Alfrus ha avviato sia pure con cautela una prima diversificazione rilevando in Friuli una società che immette sul mercato un dolce per il consumo finale e, con un investimento favorito dalla Regione Friuli, l’ha rilanciata, salvandone anche l’occupazione e arricchendo così la gamma dei suoi beni che ora incominciano ad affiancare ai semilavorati di pregio anche un prodotto finito. Per le sue caratteristiche la Alfrus si colloca ormai fra quelle società meridionali che per le crescenti dimensioni dei loro ricavi stanno diventando oggetto di particolare interesse per fondi di private equity, qualcuno dei quali ha già acquisito rilevanti partecipazioni in qualche azienda pugliese. Se ciò accadesse anche per l’impresa dei fratelli Sisto, sarebbe un’ulteriore dimostrazione della loro lungimiranza e della loro costante volontà di crescere.

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Giuseppe Fedegari, «abbiamo sviluppato un software di controllo con il quale, anche con l’utilizzo del cloud, raccogliamo una gran mole di informazioni sull’utilizzo delle macchine. Questo ci dà la possibilità di vedere in anticipo per esempio quando un componente richiede un intervento di manutenzione, e di capire come operano i clienti, aiutandoci a evolvere i prodotti e i processi». Come ogni vero gruppo high-tech, Fedegari investe molte risorse nella ricerca. Fiore all’occhiello sono i due Technology Center nell’Headquarter di Albuzzano, dotato di laboratori R&D e un auditorium per la formazione, e in Pennsylvania, uno spazio di innovazione, formazione e ricerca che ha previsto un investimento di circa 2,5 milioni di euro tra struttura e macchinari installati. Numerose le partership con le università, da quelle di Pavia e Milano alle Rowan e Lehigh in Pennsylvania e Temple e S.H.R.O. di Philadelphia. L’incontro virtuoso La personalizzazione dei prodotti è sempre più spinta. Per questo Fedegari tra l’attitudine sartoriale di Fedegari Group Group realizza circa duecento grandi macchine ogni anno, una diversa e l’ottimizzazione dei processi abilitata dalla dall’altra, sulla base delle esigenze dei grandi produttori in tutto il mondo tecnologia ha prodotto frutti abbondanti: l’azienda è passata in 10 anni da 30 milioni di fatdi Riccardo Venturi turato a oltre 66 milioni, e da 200 dipendenti a a capacità sartoriale, qualità distincon sedi in Svizzera, Germania, Stati Uniti, quasi 500, di cui 40 ingegneri impegnati nella tiva dell’industria italiana, è sempre Singapore e Cina, 500 persone e un fatturato progettazione e 10 nel dipartimento R&D. più richiesta perché cresce la persodi oltre 66 milioni di euro, il 90% del quale Le caratteristiche che distinguono Fedegari nalizzazione dei prodotti e quindi la diversifiproveniente dall’estero. Un successo globale fanno parte del suo Dna: il gruppo è nato ad cazione delle linee produttive. È quel che sta con una forte componente tecnologica, che Albuzzano di Pavia negli anni ’50 per iniziaaccadendo anche nella farmaceutica, come nasce tutta all’interno dell’azienda: «Siamo tiva di due “artigiani del metallo”, i fratelli dimostra il caso di Fedegari Group, player di gli unici nel settore che si costruiscono tutti i Giampiero e Fortunato Fedegari, produttori di riferimento mondiale nel campo della sterilizcomponenti delle macchine in casa» spiega il manufatti in lamiera. Oggi è alla guida dell’azazione e delle soluzioni per il controllo della presidente, «in questo modo abbiamo il conzienda la seconda generazione della famiglia: contaminazione ambientale. «In tutto il montrollo completo della accanto al presidente FEDEGARI È PRESENTE IN 100 PAESI. do c’è una richiesta sempre più forte di persotecnologia e quindi Giuseppe c’è l’ad Paolo HA SEDI IN SVIZZERA, GERMANIA, nalizzazione del prodotto farmaceutico» dice il riusciamo a incidere Fedegari. Pur trattanUSA, SINGAPORE E CINA. CIRCA IL 90% presidente Giuseppe Fedegari, «sia in termini sulle prestazioni della dosi di un’industria, la DEL FATTURATO VIENE DALL’ESTERO di dimensioni variabili dei lotti da trattare, macchina. Dovessimo componente creativa sia soprattutto di processo: processi diversi usare componenti che sono utilizzati anche da propria dell’attitudine artigiana sembra avere richiedono impianti diversi, e questo ha fatto altri, avremmo un controllo più limitato». La un ruolo crescente: «In campo farmaceutico sì che la nostra azienda sia diventata un sarto scelta autarchica di Fedegari è la premessa nel’evoluzione è continua» rimarca Giuseppe che realizza l’abito su misura in funzione delcessaria per sfruttare appieno il moltiplicatore Fedegari, «per esempio i wearable device, dile preferenze del singolo cliente. Produciamo di Industria 4.0. «Una conoscenza più approspositivi che servono alla somministrazione circa 200 macchine l’anno, tutte diverse una fondita di processi e produzione ci permette continua di farmaci tramite micropompe, handall’altra». di utilizzare le tecnologie 4.0 per gestire anche no richiesto lo sviluppo di soluzioni specifiche. Il gruppo Fedegari è presente in 100 paesi, macchine diverse una dall’altra» sottolinea Parliamo non solo di sterilizzazione ma da una

La sterilizzazione è sartoriale col macchinario tailor-made

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decina d’anni anche di macchine e processi complementari per il lavaggio e la decontaminazione chimica, in varie combinazioni». Fedegari cavalca la continua evoluzione sviluppando nuove soluzioni insieme ai suoi clienti. E che clienti: grandi gruppi come Glaxo Smith Kline, Sanofi, Pfizer, Novartis e Merck Sharp & Dohme, oltre a realtà presenti sul territorio italiano come BSP Pharmaceuticals, Patheon e Alfasigma. «Avere in casa diverse tecnologie ci permette di offrire sempre più un’offerta completa» mette in evidenza il presidente, «così da non reagire più in maniera simmetrica al cliente, bensì collaborare con lui, analizzando progetti per la produzione di nuovi farmaci, proponendo soluzioni magari non convenzionali rispetto a quelle immaginate da lui stesso, allo scopo di realizzare produzioni sempre più efficienti». Gli esempi concreti della proattività di Fedegari Group non mancano: «Qualche anno fa abbiamo cominciato a proporre macchine

GIUSEPPE FEDEGARI, PRESIDENTE DELL’OMONIMO GRUPPO

SIAMO COME SARTI CHE REALIZZANO GLI ABITI UNO PER UNO, IN BASE ALLE DIVERSE ESIGENZE DEI CLIENTI

di lavaggio diverse da quelle già sul mercato» na». Negli ultimi anni i servizi di formazione racconta Fedegari, «una combinazione di stehanno coinvolto oltre 400 persone tra clienti e rilizzatore e macchina da lavaggio che fa le ispettori delle autorità di controllo farmaceutidue cose in un unico processo, e in alcuni casi che provenienti da paesi di tutto il mondo tra permette di usare una macchina sola invece cui USA, India, Germania e Israele. Da qualche di due. Questo è possibile per esempio dove ci anno l’azienda ha implementato delle sessioni sono le linee di riempimento dei farmaci, le cui di formazione per gli ispettori del settore farparti in contatto con il prodotto devono essere maceutico, stringendo collaborazioni con enti lavate, sterilizzate e riapplicate». governativi, istituzioni ed enti di certificazioni Fedegari Group non come U.S. FDA (Food propone solo prodotti, NELLA FASE FINALE DI REALIZZAZIONE and Drug AdministraDELLE MACCHINE, CLIENTI DA TUTTO ma anche e sempre di tion), AIFA (Agenzia IL MONDO NE VERIFICANO LA QUALITÀ più servizi. Le case far- E NE APPRENDONO IL FUNZIONAMENTO Italiana del Farmaco) maceutiche lo sanno e TUV (Ente di certifie apprezzano questa caratteristica distintiva, cazione, ispezione, testing e formazione), che che include un’ importante componente di forriconoscono all’azienda standard qualitativi mazione. Ogni macchina richiede un tempo di tra i più alti al mondo. progettazione e realizzazione che va dai 6 ai 18 L’approccio sartoriale di Fedegari pone il grupmesi, durante i quali i clienti prendono parte po italiano nella migliore posizione per affronattiva al processo produttivo in una dinamica tare le sfide della medicina del futuro, e in pardi dialogo continuo. Nella sede di Albuzzano i te già del presente, che è stata definita delle 4P: macchinari, nella fase finale, vengono sottopopersonalizzata, preventiva, predittiva e partesti a un processo di validazione, il factory accipativa. «Personalizzare farmaci e terapie ceptance test, durante il quale clienti da tutto il quasi per singolo paziente offre opportunità mondo vengono ospitati negli stabilimenti Feestremamente interessanti» afferma il presidegari per verificare la qualità dei macchinari dente, «porterà all’abbandono delle soluzioni prodotti e il corretto funzionamento. «Quando standard sia in termini di macchine che di prole macchine o i processi sono così complessi cessi, e alla realizzazione di macchine sempre e unici non c’è esperienza pregressa da parpiù efficienti per lotti sempre più piccoli, in lite del cliente» evidenzia il presidente, «serve nea con la nostra politica e con il valore intrinsuperare la diffidenza verso le novità e quindi seco delle pmi italiane, molto più flessibili e vedevi accompagnare per mano il cliente nell’aploci nel progettare qualcosa di nuovo rispetto a prendere come utilizzare al meglio la macchiquelle più grandi e strutturate».

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LA LIMOUSINE DEI CIELI PARTE DA DUBAI La competitività sulle tariffe non necessariamente fa a pugni con l’offerta di servizi di qualità: ne è la prova il caso della compagnia Emirates. Che regolarmente sale sul podio del World Airline Awards SkyTrax di Maddalena Bonaccorso CHI HA PROVATO ALMENO UNA VOLTA EMIRATES, E SOPRATTUTTO IL SUO GIOIELLO, L’AIRBUS A380, FINISCE POI PER SELEZIONARE VIAGGI E DESTINAZIONI PER LE VACANZE PROPRIO IN BASE ALLA PRESENZA DEL VETTORE: se la tratta è coperta dalla compagna

emiratina, si parte per la città scelta, altrimenti si cambia destinazione. Soddisfazione non da poco, per chi del comfort, dell’innovazione e della sicurezza in viaggio ha fatto la sua stella polare. Con la sua flotta di 274 aerei, tra i quali 109 A380 e 139 Boeing 777ER, e le 158 destinazioni raggiunte in 86 diversi Paesi, Emirates è un colosso dei cieli che oltre a figurare ogni anno tra le prime quattro migliori compagnie aeree del mondo, secondo il World Airline Awards SkyTrax (una sorta di Nobel del volo che ogni anno premia i vettori ai quali i passeggeri attribuiscono il maggiore punteggio) riesce a coniugare l’eccellente comfort con una politica di prezzi al cliente totalmente sostenibile. Abbiamo intervistato Flavio Ghiringhelli, Country Manager di Emirates in Italia (nella foto). Come riesce Emirates a mantenere prezzi competitivi garantendo un’esperienza di viaggio ad altissimo livello? La forza di Emirates è mettere il cliente al centro delle azioni e delle decisioni. Da sempre cerchiamo di fare in modo che, nei nostri viaggi e per i nostri passeggeri ci sia una sorta di “valore percepito”, quello che gli americani chiamano value for money, per cui effettivamente chi viaggia Emirates si trova a pagare un prezzo competitivo per un’offerta estremamente importante e sicuramente superiore ai competitor presenti attualmente sul mercato. Se di segreto vogliamo parlare, possiamo dire

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che, negli anni, siamo stati in grado di capire le esigenze dei nostri passeggeri e tramutarle in un prodotto che non è assolutamente paragonabile a quello degli altri. Ma tutto ciò non è per niente semplice, perché implica una continua innovazione e verifiche dirette: non bisogna stancarsi mai di dialogare con i clienti e avere anche l’umiltà di aggiustare il tiro, se

L’ETÀ MEDIA DEGLI AEREI DELLA FLOTTA È DI 5,7 ANNI E LE CLASSI DI VIAGGIO VENGONO REGOLARMENTE AGGIORNATE PER GARANTIRE MAGGIORE COMFORT

qualcosa non funziona. Si deve sempre valutare quanto l’introduzione di un nuovo servizio possa davvero incontrare il favore dei nostri passeggeri. Su cosa investite maggiormente? Sicuramente sulla flotta, che è tra le più moderne al mondo: l’età media dei nostri aerei è di 5,7 anni. Inoltre, le tre classi di viaggio vengono sempre aggiornate e modernizzate per garantire maggiore comfort. La Economy class

di Emirates non ha paragoni, è all’altezza di una Premium economy delle altre compagnie: e questo non lo diciamo noi, ma il cliente. Abbiamo spazi per le gambe molto generosi e un sistema di intrattenimento, che si chiama Ice, che ha vinto diversi premi negli ultimi anni. Inoltre, abbiamo una Business class con una serie di accorgimenti da First, con la poltrona che diventa un vero e proprio letto, uno schermo molto grande e un servizio al top. In più, sugli A380 abbiamo il bar-lounge, che è davvero un servizio che il cliente apprezza tantissimo: a me piacerebbe anche l’idea, un domani, di poter organizzare meeting di lavoro proprio nelle Lounge degli Airbus, sondando la disponibilità di chi viaggia in Business a incontrare ci si trova sullo stesso aereo, bevendo un drink a 40.000 metri di altezza. Dietro First Class e Lounge c’è una grande attività di ricerca e sviluppo? Sì, grandissima. Ci confrontiamo e collaboriamo anche con altre aziende, proprio per offrire sempre di più ai nostri passeggeri. La nostra


First class, che è una vera e propria suite, con paratie che arrivano fino al soffitto dell’aereo, per quanto riguarda gli interni è stata disegnata in collaborazione con Mercedes, ispirandosi alla filosofia della Classe S, quindi con poltrone con accorgimenti ergonomici che consentano al passeggero di arrivare a destinazione totalmente riposato. Sono tutti investimenti che costano tanto, ma che appunto, permettono di far sentire il cliente sempre al centro. Sulle Lounge aeroportuali, poi, va fatto tutto un discorso esperienziale. Nelle nostre Lounge ci si può fare una doccia, si può pranzare o cenare con specialità da tutto il mondo, ci sono gli spazi per la preghiera, televisioni e tutte le comodità. A quanto ammonta, mediamente, l’investimento per una Lounge? Abbiamo inaugurato qualche mese fa la Lounge di Fiumicino, che è la quarantaduesima del nostro network: abbiamo investito 4 milioni di euro per realizzare 950 metri quadri, con oltre 160 posti a sedere. L’aeroporto di Fiumicino non aveva una lounge così importante, e grazie a questa nostra nuova struttura offriamo ai passeggeri Premium anche la possibilità di

imbarcarsi direttamente da lì (come avviene a Malpensa): questo è un valore aggiunto apprezzatissimo. Tornando alla flotta: pianificate la “durata” dell’aereo già in partenza? Certamente: nel momento in cui un aereo viene introdotto in flotta sappiamo già, grazie ai calcoli su rotte e ore di volo, qual è la data in cui verrà dismesso. Lo facciamo per garantire un prodotto sempre innovativo e per stare al passo con le nuove tecnologie. Questa logica del prodotto innovativo, che rientra ovviamente in tutta la pianificazione degli investimenti, è importante perché i ritrovati della tecnica portano ad avere aeroplani sempre più performanti sia nell’ambito dell’utilizzo dei materiali interni ma soprattutto nel campo dell’evoluzione dei motori. L’obiettivo ovviamente è di avere motori che consumino sempre meno. Per Emirates la Corporate social responsability è un elemento importantissimo della strategia. Faccio

UNA FLOTTA PER 60 MILIONI DI PASSEGGERI Emirates è la compagnia aerea dell’emirato arabo di Dubai. Ha una flotta di 274 aeromobili, copre 158 destinazioni in tutto il mondo e trasporta 60 milioni di passeggeri ogni anno. Nel 2013 è stata eletta da Skytrax Miglior compagnia aerea al mondo. Il presidente e amministratore delegato di Emirates è Sheikh Ahmed bin Saeed Al Maktoum. I ricavi di Emirates, nei primi sei mesi dell’anno fiscale 2018-2019 sono stati di 13,3 miliardi

di dollari (in aumento del 10% rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente ) con un utile netto di 62 milioni di dollari. I costi operativi sono aumentati del 13% e i costi del carburante sono stati superiori del 42%, sempre rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Nel febbraio del 2019, Emirates ha annunciato di voler rinunciare a una parte degli ordini di Airbus A380 in favore di A 330neo e A350, in grado di raggiungere aeroporti più piccoli. La flotta di A380 rimane

comunque di 123 unità. Il sistema di intrattenimento Ice è stato ripetutamente premiato da Skytrax come Miglior intrattenimento di bordo: a disposizione dei passeggeri ci sono oltre 4.000 canali di intrattenimento con oltre 1.000 film disponibili in 44 lingue. Per le famiglie sono disponibili prodotti e servizi dedicati ai bambini. Per completare il catalogo dei film di Emirates sarebbero necessari 119 viaggi su uno dei voli più lunghi del mondo: Dubai-Auckland.

qualche esempio: un aeromobile di solito viene lavato 4, 5 volte all’anno con idropulitrici ad alta pressione. Noi invece abbiamo introdotto un sistema di lavaggio a secco, effettuato con speciali macchinari, risparmiando milioni di litri d’acqua. Le coperte che usiamo sui nostri voli, caldissime e soffici, sono prodotte dall’australiana Ecotrade con 28 bottiglie di plastica ciascuna, che ricicliamo noi stessi. Le bottiglie usate raccolte dai nostri voli tornano sui nostri aerei sotto forma di coperte: nessuna compagnia aveva mai pensato di fare nulla di paragonabile. AEntro la fine del 2019 avremo riciclato 88 milioni di bottiglie di plastica, l’equivalente del peso di 44 Airbus A380. Quali sono le tratte più importanti per il mercato italiano? Sicuramente Dubai, che è il nostro hub, è la prima destinazione. La capitale emiratina è passata da scalo tecnico a destinazione finale. Il turista italiano ama partire per Dubai anche per visitarla, e non solo per raggiungere poi l’Oriente o l’Australia. Abbiamo 7 tratte giornaliere che collegano l’Italia a Dubai, che diventano 8 al giorno in estate con l’aggiunta di un ulteriore volo da Roma. A queste si aggiunge il volo diretto tra Milano e New York, prosecuzione di uno dei tre voli giornalieri da Dubai a Milano, uno dei più apprezzati nel mercato italiano. Proprio New York è infatti la seconda destinazione più importante per chi parte con noi dall’Italia, seguita dalle classiche tratte vacanziere come le Mauritius, la Thailandia e l’Australia. Ma il fatto che i passeggeri scelgono le rotte in base alla vostra presenza è una leggenda metropolitana o è la verità? È proprio la verità. Abbiamo tantissimi riscontri a questo proposito. Uno dei nostri più importanti clienti, un super-premium che viaggia tantissimo con Emirates, mi ha confessato che quando deve recarsi a Rio de Janeiro, anziché scegliere una compagnia che fa il diretto Europa-Brasile, preferisce arrivare da Roma a Dubai e poi prendere il Dubai-Rio operato dal 380. Sui nostri aerei si sta così bene che i passeggeri scelgono di allungare di molte ore il volo pur di viaggiare con noi.

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LA VALLE DELLE ARMI RECLAMA LA SUA AUTOSTRADA L’infrastruttura che dovrebbe collegare la Val Trompia alla rete viaria continua a subire battute d’arresto. Così, all’indomani dell’approvazione della legge sulla legittima difesa, gli industriali scendono in campo di Giuseppe Spatola

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a delocalizzazione non sempre è un optional. Chiedetelo agli 8mila industriali della Val Trompia (e ai loro 32.700 addetti) isolati tra le Prealpi bresciane, più del 7% del totale sia delle imprese che degli addetti della provincia di Brescia, che nonostante la crisi e le difficoltà logistiche, dal 2001 hanno rafforzato costantemente il proprio peso nell’economia della valle, soprattutto nel settore manifatturiero. «La delocalizzazione in Val Trompia non esiste». spiega il presidente degli industriali bresciani Giuseppe Pasini. «O, meglio, è un cinema messo in piedi non certo dagli imprenditori o dagli amministratori del territorio, ma da chi insiste a dire che l’autostrada è un’opera assolutamente inutile: le aziende non se ne vogliono andare, anzi: vorrebbero avere la possibilità di ampliare la produzione. Lo dimostra l’annunciato investimento di 30 milioni di euro in tre anni della Beretta. Il lavoro non manca: basta dare un’occhiata alle scuole professionali, dove vengono già opzionati gli studenti del quarto anno. C’è estrema necessità di personale qualificato, ed

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anche alcune aziende estere vengono ad assorbire il know how». E con l’approvazione della legge sulla legittima difesa il giro d’affari del settore si appresta a raddoppiare. La capitale mondiale delle armi da tiro ha un sogno che si chiama “autostrada”: «La Val Trompia è l’unica delle tre valli bresciane che oggi non ha un raccordo autostradale», sottolinea ancora Pasini. «Imprese che rappresenLA DELOCALIZZAZIONE È UN’OPZIONE ESCLUSA DALLE FABBRICHE STORICHE COME BERETTA, CHE È NATA NELLA VALLE BRESCIANA NEL LONTANISSIMO 1526

tano l’eccellenza del territorio non possono concedersi il lusso di perdere un’ora e mezza per percorrere una manciata di chilometri. La difficile viabilità della Val Trompia provoca un danno di 80 milioni di euro all’anno. Come associazione abbiamo il dovere di spingere affinché il raccordo venga realizzato». «Nella nostra valle un tempo era la natura a fornire gli strumenti per la crescita: il ferro delle miniere e l’acqua per l’energia necessa-

ria a lavorarlo», spiega Franco Beretta, amministratore delegato della fabbrica d’armi della più antica dinastia industriale al mondo in attività (la fabbrica venne fondata da Bartolomeo Beretta nel 1526). «È successo proprio con la nostra azienda. Oggi serve altro». Un recente sondaggio di Aib evidenzia che l’infrastruttura è considerata di fondamentale importanza per quasi il 60% delle imprese valtrumpline, mentre un altro 28% la giudica importante e prioritaria. Con l’autostrada, «la Val Trompia cambierebbe velocità - sostengono gli artigiani di Gardone - E invece continuiamo ad essere una valle di serie B: Valcamonica e Valsabbia hanno le loro tangenziali, noi dobbiamo soffrire per una viabilità carente. È vero, non abbiamo l’appeal dei laghi, ma qui c’è il lavoro. E l’autostrada ci serve per fare un passo in più». E anche se per realizzarla bisognerà attraversare l’incubo di 4 anni di cantieri, anche se soltanto per portare il materiale necessario e rimuovere la terra asportata per aprire una delle gallerie sul tracciato serviranno 200 mila mezzi pesant, la Val Trompia è pronta al


sacrificio. Perché il raccordo autostradale Concesio-Sarezzo con lo sbocco verso la A4 e la Brebemi è vitale per il futuro delle aziende rimaste stoicamente a produrre nell’isolamento garantito dalle montagne. I lavori slittano dunque a settembre, con un certo ritardo rispetto alle previsioni. A Villa Carcina la bonifica degli ordigni bellici inizierà nei prossimi mesi, Governo permettendo. «Il boom degli anni Sessanta che ha fatto diventare il nostro paese l’ottava potenza economica dell’occidente è frutto anche della scelta di investire sulle infrastrutture, su un sistema cioè che potesse garantire la competitività del nostro paese e delle sue imprese», continua Beretta: «Per rendere competitive le nostre aziende serve un sistema infrastrutturale e logistico che possa farci entrare nel mondo globalizzato di oggi». Ecco perché l’autostrada della Val Trompia, ma non solo quella, diventa fondamentale. Si è perso fino ad oggi anche troppo tempo, «cinquant’anni», ricorda Beretta, «perché molto spesso nel nostro paese non ci sono tempi certi e progetti certi». E a chi ricorda che il Governo potrebbe bloccare l’opera al pari di quanto fatto per la Tav Brescia-Padova, gli industriali, per voce del presidente dell’Associazione industriale bresciana, Luciano Cropelli, rispondono che «da luglio sono già state investite delle risorse: è già stata ordinata la fresa, inizierà la costru-

zione del primo ponte sul Mella tra Concesio e Villa Carcina per il transito del materiale. Speriamo prevalga il buon senso, per evitare un risarcimento di decine di milioni di euro. E stiamo parlando di soldi pubblici». Un’opera, quella della bretella della Valtrompia, è «attesa da anni. Il progetto iniziale è stato ridimensionato, ma questo è quello che si può fare al momento. L’importante è partire». Intanto, per ora, la data di apertura dei cantieri è slittata dalla primavera all’autunno, ma anche questa data è destinata ad allungarsi. L’opera di bonifica degli ordigni bellici sul tracciato, che avrebbe dovuto partire in questi mesi, è stata sospesa. Uno stop che si interseca con il nodo legato alle varianti del progetto defini-

tivo, messe a punto da uno studio di Genova, che dovranno ottenere il via libera del Ministero alle Infrastrutture prima e del Cipe poi. Il documento, che secondo le rassicurazioni fornite da Anas a fine novembre avrebbe dovuto finire sul tavolo del ministero entro il 31 dicembre 2018, non è ancora stato depositato. «Le verifiche del progetto sono ancora in via di finalizzazione», spiegano da Anas. Il ritardo ha congelato anche i lavori di bonifica dei residuati bellici, «momentaneamente sospesi poiché le analisi tecniche che sono state condotte hanno portato a valutare come soluzione ottimale il completamento di questo progetto a valle di quello da inviare al Mit, per inglobare in un’unica soluzione l’intero

sviluppo del tracciato», conferma Anas. Insomma, mezzi d’opera fermi almeno fino a quando Ministero e Cipe non avranno dato il via libera definitivo all’investimento. I tempi? Impossibile ipotizzarli. L’iter delle opere preliminari per partire col cantiere per la bonifica degli ordigni bellici seppelliti lungo il tracciato della bretella Concesio-Sarezzo, è molto complesso e richiede tra l’altro l’autorizzazione del Genio militare. Per assistere al primo colpo di ruspa ufficiale insomma si dovrà attendere l’autunno inoltrato. Rispetto al tracciato originale, infatti, rimangono circa 11 chilometri di collegamento tra Concesio e Sarezzo, di cui 6,7 in galleria ad una sola corsia per senso di marcia, con un viadotto terminale di circa 800 metri per Termine di Lumezzane. Ma, come è stato più volte sottolineato da amministratori e imprenditori della valle, «questo è quello che si può fare al momento: l’importante è partire». Già, partire. La Val Trompia ci crede, nonostante i continui ostacoli «tecnici», l’incubo che il Governo possa affossare l’opera, e i due ricorsi ancora pendenti al Consiglio di Stato, quello dell’impresa costruttrice Salc-Salini e quello del Comitato No Autostrada, che verranno trattati congiuntamente. Intanto anche il presidente della regione Lombardia Attilio Fontana ha fatto la voce grossa sulle infrastrutture bresciane: «La Val Trompia partirà presto. Se sulla Tav il governo non si decide, faremo in Regione Lombardia un referendum popolare. Si attende la conclusione della valutazione d’impatto ambientale, per dare il via ai lavori». Senza contare l’immancabile baston contrario: il Comitato No autostrada Sì metrobus presieduto da Sergio Aurora: «Negli ultimi dieci anni la Val Trompia ha fatto registrare un calo del 25% sia in unità produttive che in addetti. Chi ha voluto delocalizzare le imprese lo ha già fatto, e indietro non si può tornare. Bisogna pensare a nuovi modelli economici».

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Se buttare i soldi alle ortiche è un affare rivoluzionario Valentino Mercati quarant’anni fa ha comprato una tenuta di campagna per evadere nei weekend. Oggi quella fattoria è un’azienda, Aboca, che fattura 215 milioni di euro ed esporta nel mondo i suoi prodotti per la salute di Marina Marinetti

SULLE COLLINE DELL’ARETINO, IN UNA

dispositivi medici e integratori alimentari a base di complessi molecolari 100% naturaC’È UNA FATTORIA DOVE LA BIODIVERSIli, con particolare focus sulle esigenze legaTÀ È UN VALORE PRIMARIO, dove il 100% te alle aree respiratorie, gastrointestinali e dell’energia utilizzata è certificata “verde”, del metabolismo (con 68 linee di prodotti, dove l’85% dei rifiuti viene avviato ad atti15 forme farmaceutiche per una risposta vità di recupero, gli ogm sono banditi e le 67 completa a 62 esigenze di salute). Con una specie diverse di piante officinali vengono presenza nei mercati di 14 paesi oltreché in coltivate rigorosamente con metodo bioloItalia, con 5 società (Spagna, Polonia, Usa, gico, senza fertilizzanti né fitofarmaci di sinGermania e Belgio), una stabile organizzatesi chimica. Il nome della frazione deriva da zione in Francia e 8 distributori (Israele, “Abiga”, l’antico nome Romania, Taiwan, ABOCA È IL NOME DELLA FRAZIONE dialettale toscano del Azerbaijan, Bulgaria, IN CUI SI TROVA L’AZIENDA AGRICOLA Camepizio un’erba Grecia, Malta, PortoE DERIVA DA “ABIGA”, L’ANTICO NOME amarissima con cui si gallo). A fondarla, nel DEL CAMEPIZIO, UN’ERBA OFFICINALE preparavano decotti 1978, Valentino Mercontro le febbri intermittenti, i reumaticati, classe 1939, che oggi non solo è il presmi, l’artrite. Una sorta di vocazione, quella sidente, ma è pure Commendatore dell’Ordella frazione, per l’azienda agricola che ne dine al Merito della Repubblica Italiana, porta il nome: Aboca. Nata 40 anni fa con Cavaliere dell’Ordine dei Cavalieri del Santo l’obiettivo di riportare le sostanze naturali Sepolcro, accademico del Nobile Collegio al centro della terapia dell’uomo, oggi è un Chimico Farmaceutico di Roma, Cavaliere colosso nella ricerca, nello sviluppo, nella del Lavoro. Eppure, se gli si chiede quale sia produzione e nella commercializzazione di il titolo che preferisce, risponde convinto: «Dottore». FRAZIONE DEL PAESE DI SAN SEPOLCRO,

Perché, “dottor” Mercati? Perché quel “dottore” significa che sono stato premiato sul campo – con la laurea ad honorem del Polo Fibonacci di Pisa in Biotecnologie vegetali e microbiche, ndr – Il titolo di commendatore, che restituisce la capacità economica, o quello di cavaliere, sono le classiche patacche che ci mettono al petto. Ma la laurea honoris causa è un riconoscimento culturale che mi gratifica enor-

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memente. Ed essere alla guida di un’azienda che ha un fatturato consolidato di oltre 215 milioni di euro, che nell’ultimo anno è cresciuta dell’11,7%, che ha un ebitda pari a 31 milioni e in meno di dieci anni è passata da 300 a più di 1.425 dipendenti, quanto la gratifica? Meno dell’essere diventato “dottore”, perché imprenditore lo sono sempre stato: a 14 anni lavoravo nell’officina del mi’ babbo e a 16 pagavo tre dipendenti. Sono partito facendo il meccanico, dopo la guerra, quando il lavoro minorile non solo non era vietato, ma era dovuto, perché c’era un’Italia da ricostruire. Parliamo di un mondo molto diverso da quello di oggi.

E quello del ’78, quando è nato il progetto di Aboca, che mondo era? Un altro mondo, un mondo in cui lavoravo in tutta Italia, gestivo la concessionaria più importante del marchio Alfa Romeo in Centro Italia, a Perugia, vendevo auto nuove, usate, d’epoca e anche veicoli commerciali Scania. Un radicale cambio di vita. Era il 1975. Come rifugio per i fine settima-


LE FASI DI PRODUZIONE E GLI STABILIMENTI Nello stabilimento produttivo di Pistrino (Perugia), che si sviluppa su una superficie di 25.000 mq, viene prodotta tutta la gamma di dispositivi medici a base di sostanze naturali (prodotti ad azione terapeutica non farmacologica), integratori alimentari e cosmeceutici biologici. L’azienda sta inoltre realizzando un nuovo centro di produzione estratti che accoglierà circa 4.000 mq di produzione portando la capacità estrattiva complessiva dello stabilimento a circa 80.000 chili anno di estratto essiccato, garantendo così il controllo e l’ampliamento della produzione anche per gli anni futuri. L’estrazione infatti è il processo centrale della produzione di Aboca poiché è in questa fase che si estraggono le sostanze attive che caratterizzano i prodotti. È stata inoltre recentemente completata una nuova area di oltre 1.000 mq presso l’area dei Dispositivi Medici destinata alla produzione di sciroppi per la tosse della linea Grintuss: i nuovi impianti consentiranno la produzione di oltre 30 milioni di confezioni l’anno destinate al mercato italiano ed estero.

LA LAUREA HONORIS CAUSA IN BIOTECNOLOGIE MI GRATIFICA: È IL RICONOSCIMENTO SUL CAMPO DEL MIO IMPEGNO na mi comprai questa villa in campagna. Me la potevo permettere. Era una fattoria magnifica, con anche la piscina, i cavalli. E 300 ettari di terreno da caccia, attività che io ho sempre odiato. Sicchè di questi 300 ettari di collina e pascoli non si sapeva cosa farne. In tre anni non siamo riusciti a venderli. Nel frattempo mi ero stufato del mio lavoro. E arriviamo al 1978. Lessi sul Corriere della Sera la storia di Maurice Messegué, l’erborista famoso per i centri benessere e i laboratori di fitoterapia. Io m’ero stufato di gestire le mie imprese e mi dissi: “Perché no?”. Le è andata bene. Però poteva anche andare in maniera diversa. C’è stato un niente, solo un po’ di fortuna che mi aiutato nel momento giusto. Ma avrei potuto anche essere additato come “quel bischerino che ha buttato soldi alle ortiche”.

Beh, lo ha fatto, letteralmente. Solo che oltre alle ortiche c’erano anche sambuco, salvia, elicriso, rusco, iperico, echinacea... Coltiviamo 67 piante officinali nei 1.750 et-

VALENTINO MERCATI

tari di terreno della nostra fattoria. Fattoria? Certo: Aboca è un’azienda agricola, non una fabbrica. E tutti i quadri e i dirigenti sono fattori. Siamo un’azienda agricola che nei propri laboratori studia le sue materie prime per curarci come l’uomo fa da milioni di anni: con processi naturali e non artificiali. Anche se lo facciamo in modo scientifico, con la nostra piattaforma Evidence-based ALLA BASE DELL’IMPEGNO DI ABOCA C’È LA FILOSOFIA DELL’ALTERNATIVA, PER OFFRIRE UNA SCELTA DIVERSA RISPETTO ALLE SOSTANZE ARTIFICIALI

Natural. Investiamo in Ricerca e Sviluppo più del 7% del nostro fatturato annuo e impegniamo oltre 100 ricercatori e abbiamo sviluppato un know-how che, fra depositi e concessioni, ricade in 32 famiglie brevettuali nazionali e internazionali. È la filosofia dell’alternativa. La stessa di Leonardo Da Vinci: è stato il primo a mettere in guardia dall’artificialità del progresso. Qualsiasi sostanza artificiale modifica le funzioni fisiologiche e quindi il sistema immunitario e il genere umano. Ben

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credo, a condividere un modello di business basato sul giusto profitto e non sull’accumulazione. D’altronde sono nato come imprenditore nell’epoca di Olivetti, il mio modello è l’imprenditoria illuminata, la responsabilità sociale.

vengano le cure artificiali, ma preferisco calmare la tosse del bambino mantenendo il metabolismo del creato. È una questione di buonsenso. Eppure anche per quanto riguarda i pesticidi, anche se è dimostrato che alterano il sistema immunitario e l’informazione genetica che dai vegetali passa agli animali, ogni anno ne aumenta l’impiego. È un’assurdità, perché la natura deciderà quali organismi viventi “silenziare” perché non accetta quel messaggio genetico alterato. RECENTEMENTE ABOCA È DIVENTATA AZIENDA BENEFIT: UNA NUOVA FORMA SOCIETARIA CHE SOTTOLINEA L’IMPEGNO SUL FRONTE DEL WELFARE A 360 GRADI

Con Aboca lei è stato un precursore di un approccio che oggi viene considerato molto sensato. Ho voluto posizionarla come un’arca di Noè per salvare gli ultimi cento della mia progenie. A proposito: quanti siete, in famiglia? In otto: ho due figli e tre nipoti. Oggi il 100% di Aboca è dei miei figli, ma ancora mi riservo la guida per vedere che non vadano fuori strada... Una strada costellata di successi. È merito della condivisione della medesima

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filosofia: senza sapere da dove si viene, non possiamo sapere dove si va. Il ritorno è più alto quando si investe sulla condivisione. Cosa avrebbe voluto fare da grande? Il ricercatore. Così oggi mi trovo a fare didattica, a insegnare agli altri quello in cui

Ecco perché recentemente ha scelto per Aboca la forma societaria di “benefit”. Oggi essere un’azienda benefit in Italia diventa importante, dà una legittimazione di posizionamento, anche fiscale ed economico. Lo avevamo già fatto con le farmacie – Nel gennaio 2016 Aboca ha acquisito le farmacie fiorentine Afam, ndr – portando i farmacisti non più solo a vendere, ma a soddisfare un bisogno. Il farmaco funziona meglio se lo accompagni a un sorriso. Si pensava non fosse possibile far sorridere 180 dipendenti comunali. Lo abbiamo fatto e nel 2018 il fatturato è stato di oltre 33 milioni di euro con una crescita del +4,8%. È bastato un sorriso.

I BEST SELLER DEI PRODOTTI ABOCA I prodotti Aboca sono presenti in più di 27.000 farmacie tra Italia ed estero e in oltre 3.000 tra parafarmacie ed erboristerie in Italia. Tra i best seller, i prodotti della linea Grintuss (sciroppi e compresse), che nel 2018 ha venduto in Italia 3.000.000 confezioni ed è leader nel mercato italiano della tosse. È distribuito anche all’estero, con circa 9 milioni di confezioni vendute nel 2018 in totale. La linea Melilax (microclismi) nel 2018 ha venduto in Italia oltre 1.200.000 confezioni ed è il secondo brand nel mercato di riferimento. È distribuito in vari

Paesi europei con oltre 2 milioni di confezioni vendute nel 2018 in totale. La linea Neobianacid (compresse e bustine granulari) nel 2018 ha venduto in Italia 1.200.000 confezioni ed è il 3° brand nel mercato. All’estero ha collezionato un totale di 2,5 milioni di confezioni vendute nel 2018. Infine, la linea Libramed (compresse e bustine granulari) nel 2018 ha venduto in Italia circa 300 mila pezzi ed è leader nel mercato italiano

dei prodotti per il controllo del peso. È distribuito in diversi Paesi europei con un totale di circa 450 mila confezioni vendute nel 2018.


valleverde.it



IL PAESE CHE CRESCE STORY-LEARNING

SE IL RECRUITING DIVENTA COLLABORATIVO

ALESSANDRO RAGUSEO, FOUNDER DI R-EVERSE

R-Everse, nata nel 2017, oggi fattura due milioni con 40 persone impiegate Si chiama “Scout” il sistema di selezione del personale messo a punto da R-Everse, società di human resources, utilizza per scegliere il candidato perfetto per l’azienda che ne fa richiesta. Il suo quid: ha applicato il modello collaborativo, tipico di realtà come Wikipedia e Airbnb, al recruiting. È una forma di recruiting collaborativo che permette di fornire alle aziende un livello di specializzazione non comune nel mercato della ricerca e selezione del personale. R-Everse è nata nel 2017 da Daniele Bacchi e

Alessandro Raguseo, due senior con esperienza ventennale nel settore: ha chiuso il 2018 con più di 2 milioni di euro di fatturato con 40 persone impiegate tra Italia, Germania e Austria, più di 350 Scout e la prospettiva di finire il 2019 con 3 milioni e mezzo di fatturato. L’azienda si rivolge a R-Everse perché sta cercando una figura professionale specializzata. R-Everse attraverso una community esterna fatta di manager, detti appunto Scout, riesce a trovare il candidato giusto.

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LENOVO SOSTIENE L’INIZIATIVA STEMINTHECITY Il colosso informatico a supporto del Comune di Milano Lenovo è presente alla terza edizione di StemintheCity, rinnovando l’impegno che ha portato l’azienda a sostenere l’iniziativa fin dalla sua nascita. Promosso dal Comune di Milano, in collaborazione con importanti realtà del settore pubblico e privato e con il sostegno delle Nazioni Unite, StemintheCity ha l’obiettivo di promuovere la diffusione delle discipline tecnicodigitali e delle nuove tecnologie come opportunità per il futuro professionale delle nuove generazioni, senza distinzione di genere.

L’evento coinvolge l’intera città di Milano, dal centro alle periferie, e si propone, nelle numerose iniziative in cui è articolato, di fornire elementi per colmare il divario tra le competenze digitali possedute dai giovani e quelle richieste dal mercato del lavoro che, a fronte di un’importante crescita, ancora non trova un sufficiente riscontro nel numero di neolaureati e diplomati in grado di soddisfare la domanda di competenze Stem (Science Technology Engineering Mathematics).

APPUNTAMENTI A SUPPORTO DELLE DISCIPLINE TECNICHE PER RIBADIRE LA LORO IMPORTANZA ANCHE - E SOPRATTUTTO PER LE GIOVANI DONNE

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JUSTEAT PREPARA IL PRIMO RISOTTO SOLIDALE

DURANTE LA MILANO FOOD WEEK SARÀ CELEBRATO IL RISOTTO INSIEME A CARITAS AMBROSIANA

A Milano, dal 2 al 12 maggio una raccolta solidale speciale Milano si prepara a ospitare una settimana densa di eventi e appuntamenti dedicati alla cultura del cibo: dal 2 all’8 maggio torna infatti nel capoluogo meneghino la Milano Food Week, giunta ormai alla sua decima edizione. In occasione di questo importante appuntamento, Just Eat realizza il primo Risotto Solidale da oltre 25kg, insieme a cittadini, ristoranti e chef in favore di persone in difficoltà aiutate da Caritas Ambrosiana. Obiettivo: sensibilizzare sul valore del cibo e sull’importanza di non sprecarlo. L’idea nasce in continuità

con l’impegno nella lotta allo spreco alimentare, e si inserisce all’interno del progetto Ristorante Solidale, che dal 2016 recupera le eccedenze alimentari da alcuni ristoranti partner in favore di Caritas, questa volta per celebrare il riso, uno degli alimenti più diffusi al mondo grazie alle sue caratteristiche di adattabilità climatica che lo hanno reso parte delle culture di tutti i Paesi. Questa materia prima è alla base di moltissimi piatti celebri tra cui uno dei simboli della tradizione lombarda: il Risotto alla Milanese.

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IMMAGINARE IL FUTURO Fino a ieri, quando in Italia si parlava di innovazione, ci si riferiva esclusivamente a piccole realtà, mosche bianche in un tessuto produttivo ad alto tasso di tradizionalismo. Il paradigma oggi è cambiato e all'orizzonte iniziano ad affacciarsi soggetti che hanno tutte le carte in regola per diventare gli unicorni degli anni venturi

L'ENFANT PRODIGE DEL COWORKING ORA PUNTA A PIAZZA AFFARI Il bresciano Davide Dattoli, classe 1990, sette anni fa ha fondato Talent Garden. Oggi coordina una squadra di 160 persone in 8 paesi e fattura 25 milioni di euro mettendo in contatto startup e grandi aziende di Marco Scotti uotare Talent Garden all’Aim? Dicia24, sette giorni su sette. Piccola curiosità per mo che abbiamo obiettivi più ambibliofili: è in questi locali, un tempo stampebiziosi, noi puntiamo al segmento ria, che la prima copia dei Promessi Sposi, nel principale. E lo faremo, anche perché il no1842, ha visto la luce. Oggi la struttura accostro business plan per i prossimi cinque anni glie oltre 500 persone, con una percentuale di è di continuare a crescere del 100% anno su “riempimento” delle aree superiore al 106%. anno». Si possono dire tante cose su Davide Perché il primo business di Talent Garden, fin Dattoli – bresciano, classe 1990, fondatore di dalla sua fondazione, è sempre stato quello di Talent Garden – ma creare spazi di coworLA MISSION DI TALENT GARDEN È non che non abbia le king. Con una mission METTERE IN CONTATTO L'ECOSISTEMA idee chiare. Inserito precisa: mettere in DELLE STARTUP CON LE GRANDI nell’annuale classifica contatto l’ecosistema AZIENDE CHE VOGLIONO INNOVARE di Forbes degli under delle startup con le 30 più influenti (unico italiano), oggi Dattoli aziende di grandi dimensioni che vogliano coordina una squadra di 160 persone in 8 pamettere un piede nel mondo dell’innovazione. esi per 23 sedi complessive. La sede di Milano E poi eventi aziendali, corsi di formazione, madi Via Calabiana – nel nuovo polmone culturaster, laboratori. L’universo variegato di Talent le del capoluogo lombardo vicino alla FondaGarden è un sillabo di quello che potrebbe eszione Prada e al nuovo quartier generale di sere la new economy ma che, almeno in Italia, Fastweb – è un gigante di 8.500 metri quadri ancora non è. L’ultimo round di finanziamento (con tanto di piscina sul tetto) aperto 24 ore ha portato in dote 44 milioni di euro (record

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STARTUP-TELLING

Davide Dattoli, classo 1990, nel 2011 ha fondato a Brescia Talent Garden

per il mondo delle startup italiane) grazie a StarTip, il fondo di Giovanni Tamburi che ha portato nell’azionariato di Talent Garden alcuni blasoni dell’imprenditoria italiana, dai Dompè ai Ginatta, dagli Angelini ai Drago. In realtà, anche Digital Magics si è accorta rapidamente della bontà dell’idea di Dattoli, tanto da averlo inserito nel suo programma di accelerazione a partire dal 2014. Nell’ottobre dello scorso anno Digital Magics è passata all’incasso, cedirebbero gli anglosassoni: il tassametro non dendo circa il 9% del capitale alla Heroes srl accenna a fermarsi e Tag (come viene chiamacontrollata dal management di Talent Garden. ta la creatura di Dattoli) è ancora lontana dalle La vendita per 3,6 milioni ha garantito a Digidimensioni che può raggiungere. tal Magics una plusvalenza di oltre 3,2 milioni Dattoli, un round da record che ci avvicina di euro. L’aumento di capitale da 44 milioni di un po’ di più ad altri paesi europei più evoeuro perfezionato nei mesi scorsi è in realtà la luti dal punto di vista delle startup. seconda “vigorosa” iniezione, dopo quella di È vero. Fino a due o tre anni fa in Italia si partre anni fa quando atlava di innovazione traverso 500 Startups, NEL 2014 DIGITAL MAGICS HA INSERITO relativamente a realtà TAG NEL SUO PROGRAMMA E A OTTOBRE uno dei più importanancora molto piccole. DELLO SCORSO ANNO HA REALIZZATO ti incubatori a livello UNA PLUSVALENZA DI OLTRE 3,2 MILIONI Oggi invece l’ecosisteglobale con sede a San ma sta crescendo e Francisco, si arriva a un aumento di capitale da iniziamo ad avere una decina di belle aziende 12 milioni di euro, il più importante round del che hanno la possibilità di diventare autentici 2016. È questo l’aumento di capitale, sotto l’e“campioni”, a patto che si riesca a non farsi la gida della Tip di Tamburi che era già azionista guerra l’un l’altro. con il 25% complessivo, che vede l’ingresso di Mica facile, in Italia… alcune delle più importanti famiglie imprenRimango fiducioso, mi pare che ci sia un camditoriali italiane. Oggi Talent Garden ha un vabio di paradigma in atto. Due o tre anni fa lore di circa 80 milioni. “And counting”, come quando parlavi di innovazione da queste parti

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L'ECOSISTEMA ITALIANO COMINCIA AD AVERE DIVERSI CANDIDATI UNICORNI si faceva riferimento a realtà piccolissime, mentre oggi l’ecosistema italiano comincia ad avere una decina di belle realtà, che hanno davvero la possibilità di diventare i prossimi campioni. E tutto questo senza farci la guerra l’un l’altro. Possibili “unicorni” all’orizzonte? Oltre a Talent Garden, ovviamente? Ci sono tante belle realtà che stanno crescendo… Ne scelga un paio… Così in maniera secca direi Bending Spoons e Satispay. Che cosa vi rende così forti? Un’offerta come la nostra, che unisce coworking, formazione ed eventi aziendali non ha competitor in Europa. Ovvio che se guardiamo agli Stati Uniti siamo veramente piccolini, ma qui nel “vecchio continente” siamo stati capaci di crescere così rapidamente perché poggiamo su una strategia orizzontale, ovvero cerchiamo di differenziare quanto più possibile l’offerta per il pubblico, invece che verticale.


Quanto crescete? dagli eventi aziendali. Tanto. Nel senso che negli ultimi cinque anni Il gruppo fondatore è rimasto al suo posto? abbiamo sempre raddoppiato il fatturato riIn realtà il gruppo fondatore è composto da me spetto ai 12 mesi precedenti. E quest’anno e dal mio amico d’infanzia Lorenzo Maternoni. arriveremo intorno ai 25 milioni di revenues. Che strategia avete per ingrandirvi? Per questo la Tip di Giovanni Tamburi ha Stiamo puntando sull’apertura di nuove sedi puntato così forte su di voi? a livello europeo con scuole di formazione e Tamburi è un partner industriale che ci ha acspazi di coworking. E poi vogliamo capire che compagnato fin dall’inizio. Rispetto ad altri ci tipo di servizi offrire ai nostri clienti: abbiamo continua ad aiutare anche dal punto di vista 3.500 persone che ogni giorno impiegano le della strategia di crescita: siamo sicuri che ci nostre strutture o che partecipa ai nostri corsi. potrà aiutare a trovare altri partner finanziari, La domanda che dobbiamo iniziare a porci è: magari in giro per l’Europa. come possiamo andare incontro alle loro esiE la quotazione in Borsa? genze? Come possiamo ampliare l’offerta? È un buon modo per trovare capitali… Avete appena inaugurato un nuovo Talent Sì, purché si parli Garden a Vienna: del Ftse Mib e non «TAMBURI È UN PARTNER INDUSTRIALE come mai avete scelCHE CI HA ACCOMPAGNATI FIN dell’Aim. Non guarto quella città? DALL'INIZIO E CI CONTINUA AD AIUTARE diamo a una quotaPerché è un ponte SULLA STRATEGIA DI CRESCITA» zione “mignon”, voperfetto per l’Europa gliamo giocare tra i grandi. Ma per arrivarci dell’Est. Sono tantissimi, ad esempio, gli undobbiamo ancora crescere tantissimo prima gheresi che ogni giorno vanno a Vienna. E così di avere quella massa critica che potrebbe altri abitanti dell’Europa dell’est che vedono permetterci di affrontare la quotazione sul l’Austria come il luogo perfetto in cui portare listino principale. avanti la loro idea di innovazione provenendo Un po’ di numeri di Talent Garden. da zone che ancora non hanno saputo espriQuest’anno raggiungeremo i 25 milioni di fatmere tutto il loro potenziale. Anche se perfino turato. Il nostro team è riconosciuto a livello lì si sta muovendo qualcosa e noi siamo preinternazionale e abbiamo 160 persone che ne senti con un Talent Garden in Lituania e uno fanno parte. Il nostro obiettivo è aumentare le in Romania. voci di ricavi, dopo questo round stiamo lavoTornando all’Italia, avete puntato tre miliorando sull’apertura di nuovi centri. Oggi siamo ni di euro su una nuova sede romana: che arrivati a 23 sedi ma non vogliamo fermarci aspettative riponete in questa apertura? qui. Attualmente il 40% dei ricavi proviene dal È un campus molto grande, 5.000 metri quadri coworking, il 40% dalla formazione e il 20% in zona Gazometro, che offrirà 300 postazioni

di lavoro. Inoltre abbiamo previsto anche una Innovation School che diventerà attiva anche Roma e dove si prevede la formazione di 1.000 persone in due anni. Vi fermerete qui? Nemmeno per idea! Il sud sta crescendo moltissimo. Penso a Napoli o a Catania, per esempio. Ma non solo. Noi abbiamo stretto accordi con l’Università della Calabria, e in futuro cercheremo di essere sempre più presenti anche nel Meridione. Con che tipo di aziende vi confrontate? Per natura abbiamo voluto fare da ponte tra i piccoli e grandi. I primi per la loro possibilità di portare innovazione. Gli altri perché hanno le spalle larghe ma sono ancora troppo indietro. A livello corporate, quindi, il 50% del fatturato viene da grandi aziende perché le aiutiamo a capire come possiamo innovare. Per quanto concerne la formazione, invece, che tipo di offerta proponete? Abbiamo messo a punto dei master che stanno piacendo moltissimo. Riceviamo migliaia di proposte e dobbiamo fare una selezione molto rigorosa. Noi garantiamo un programma formativo di 12 settimane a cui fa seguito uno stage retribuito assicurato in una delle aziende che fanno parte della nostra offerta. In questo modo, nonostante abbiamo una politica di prezzi abbastanza elevata, si rientra dell’investimento in maniera quasi complessiva nei sei mesi successivi. Concludiamo in bellezza: che cosa pensa della normativa sul copyright in Europa? Non voglio scendere nel merito perché non conosco così bene la questione, ma mi sento di dire alcune cose. In primo luogo che il copyright non può più essere inteso come una categoria a sé stante. In questo mi sembra che l’Ue stia facendo un po’ come il Senato americano quando ha messo sotto inchiesta Facebook: parla una lingua arcaica che non si adatta alle nuove esigenze. D’altro canto il vecchio continente è anche l’unico che terrorizza i lobbisti americani: perché se è vero che i colossi del tech negli Usa stanno veramente facendo quello che vogliono, in Europa potrebbero davvero avere vita dura!

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STARTUP-TELLING

IL TOCCO MAGICO DEL DIGITAL ADVERTISING Il Gruppo Digitouch è quotato all'Aim già dal 2015 e continua a crescere a ritmi sostenuti. L'obiettivo per il 2020 è di arrivare a oltre 50 milioni di fatturato, grazie alle nuove tecnologie che garantiscono risultati ottimali a cura della redazione

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igital marketing, seo, advertising. Sono le parole chiave sulla bocca di tutti: ogni esperto di digitale promette di avere in tasca la formula magica per far decollare il business aziendale, una sorta di pietra filosofale che darà la spinta definitiva verso l’iperspazio dei guadagni. Ma è davvero così? Tante promesse, tante pretese, ma i risultati nella maggior parte dei casi scarseggiano. Con delle eccezioni talmente rare da diventare la proverbiale conferma alla regola. Una di queste è il Gruppo DigiTouch, un player indipendente nel digital marketing italiano nato nel 2007 e che dal 2015 è quotato sull’Aim, il segmento più dinamico di Borsa Italiana. Le due figure chiave sono Simone Ranucci Brandimarte (presidente) e Paolo Mardegan (amministratore delegato) che ci spiegano come «il mercato pubblicitario digitale è l’unico che continua a crescere, mentre gli altri

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o restano fermi o, come nel caso della carta stampata, tracollano. Nel 2018, ad esempio, il digital advertising è cresciuto dell’11% e oggi vale 2,9 miliardi, un valore di oltre 30 volte superiore rispetto a quanto si registrava dieci anni fa. Si tratta del secondo medium per impiego dopo la televisione con INTERNET È IL SECONDO MEDIUM PIÙ UTILIZZATO PER L'ADV, DOPO LA TELEVISIONE. E CRESCE A DOPPIA CIFRA GRAZIE ALLE NUOVE TECNOLOGIE

il 32% del complessivo della pubblicità in Italia. Anche perché per ogni euro investito in adv digitale si generano circa 25 euro di indotto». Il Gruppo DigiTouch è specializzato nel Mar-Tech, ovvero nelle tecnologie di marketing e comunicazione a supporto delle vendite. Oggi è a capo di quattro agenzie (DigiTouch Agency, Performedia, E3 e Optimized

Group), di Purple Ocean, società specializzata in soluzioni innovative di managed services e software development per e-commerce, dell’agency trading desk Dapcenter, della unit Digital Automotive Solutions e del sito comparatore MutuiPerLaCasa.com. L’attività di m&a è stata avviata nel 2014, alla vigilia della quotazione all’Aim. Nelle due sedi di Milano e Roma lavorano oltre 120 professionisti. I partner del Gruppo sono i più prestigiosi, da Amazon a Google, dall’Osservatorio del Politecnico ad Assofranchising passando per Adobe e Doubleclick. I clienti sono una cinquantina e vanno da colossi del pharma come Bayer a giganti dell’energia come e-on, da Unieuro a Guess, da Kaspersky a Wind. I risultati sono particolarmente significativi: il fatturato è cresciuto del 12% nel 218, assestandosi a 32,2 milioni. E se è vero che una crescita in doppia cifra è comune ad altri


player del settore, la performance del Grupda aumentare i ricavi. E lo dicono i numeropo è stata superiore alla media del settore si casi di studio in cui il Gruppo DigiTouch grazie alle attività d business a performance, ha saputo creare un reale plusvalore per le ovvero il pagamento, da parte dei clienti, in aziende partner. base ai risultati raggiunti. L’ultimo in ordine di tempo è stato con il Che, nel caso della società di Paolo MardeMorellato Group, uno dei più importanti gan si traduce in sottoscrizioni di conti corplayer in Europa nel settore della gioielleria renti delle banche, di nuove vendite tramite e dell’orologeria, che ha confermato alla fine i canali e-commerce e dei dati di utenti indel mese scorso la scelta del Gruppo Digiteressati a testare una nuova automobile. Touch per le attività di Digital Advertising, di In questo specifico segmento del business Seo e di Conversion Rate Optimization dediaziendale la crescita è stata di poco inferiocate ai brand dell’azienda. re al 25%, passando da 6,5 a 8,1 milioni in Un altro cliente che ha beneficiato dell’insoli dodici mesi. Ma tervento del Gruppo IL GRUPPO DIGITOUCH PUÒ CONTARE qual è la ricetta del è Unieuro. La sfida SU MOLTI PARTNER PRESTIGIOSI, successo del Gruppo era impegnativa: auDA AMAZON A GOOGLE, E SU CLIENTI Digitouch? mentare i volumi di DI QUASI TUTTI I SETTORI Un approccio compotraffico e di fatturato sito di molte competenze differenti. In primo del commercio digitale rispetto all’anno preluogo, la digital media strategy – ovvero la cedente. Per fare questo è stata studiata una corretta selezione del messaggio rispetto al strategia di comunicazione integrata che pubblico di riferimento - e il seo (search enprevedeva diverse “frecce”. gine optimization) che consente di miglioraIn primo luogo, campagne di advertising a re il posizionamento di un sito sui motori di performance, in partnership con Google, ricerca. Ma queste sono le basi. sfruttando i sistemi più nuovi del markeSu questo solido impianto si installano poi le ting come, ad esempio, il proximity. Si tratmoderne tecnologie, in primis l’intelligenza ta di una tecnica innovativa che consente ai artificiale, che può essere “istruita” a dovere clienti che si trovano in prossimità del punto per rivolgere a chi sta visitando il sito in quel vendita di ricevere offerte speciali sul promomento il miglior messaggio possibile, in prio dispositivo mobile. Insieme a questo modo da creare le condizioni più efficaci per sono stati realizzati progetti speciali per una corretta e funzionale interazione. Tracoinvolgere influencer realizzando video e dotto: sapendo come parlare e a chi, è posfoto particolari, il tutto corroborato da una sibile migliorare a tal punto le performance campagna sui social network. Un ulteriore esempio di un player di grande livello che si è rivolto a DigiTouch è il Gruppo Allianz, che aveva la necessità di migliorare il posizionamento del suo sito internet all’interno della Serp (Search Engine Results Page, ovvero l’ordine in cui il motore di ricerca mette in ordine i risultati), consolidando la conoscenza del marchio e aumentando il numero di polizze vendute anno per anno. In questo caso il Gruppo ha scelto una strategia di comunicazione integrata multicanale. Parallelamente è stato creato una nuova campagna pubblicitaria, a tema “WanderPAOLO MARDEGAN, AD DEL GRUPPO DIGITOUCH lust” (il desiderio irrefrenabile di viaggiare)

SIMONE RANUCCI BRANDIMARTE, PRESIDENTE DI DIGITOUCH

su cui è poi stato costruito l’intero modo di raccontare l’azienda. L’ultimo tassello su cui DigiTouch punta per costruire la sua crescita è quella dell’analisi complessa dei dati. Si stima, infatti, che il mercato dei big data analytics, sarà la nuova frontiera delle tecnologie. E DigiTouch ha deciso di cavalcare la domanda, costituendo una divisione di marketing intelligence nel 2019 che punti ad essere primariamente punto di riferimento sul tema “data” in senso olistico. «Per il Gruppo il dato è il punto di riferimento di ogni attività: dalla creatività al media, dal seo al Cro. – spiega Paolo Mardegan – A differenza di altre realtà, non lavoriamo per comparti stagni ma per unire il dato all’interno delle diverse divisioni». Secondo l’Osservatorio del Politecnico, nel solo 2017 in Italia ha registrato un tasso di crescita del 22% per un valore di 1.103 milioni di euro. «La ricetta perfetta – conclude Ranucci Brandimarte – non esiste. DigiTouch sta ottenendo ottimi risultati perché è capace di differenziare l’offerta a seconda delle esigenze reali dei clienti. Le tecnologie sono un valido supporto, soprattutto l’intelligenza artificiale, ma non possono mai sostituire la competenza. Noi, nel nostro piccolo, abbiamo sempre cercato di trovare la performance più efficace senza ricorrere a formule non sostenibili. Per il futuro puntiamo a una crescita che ci porti a oltre 50 milioni di fatturato entro il 2020».

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STARTUP-TELLING

ADDIO WI-FI, IL BIT VIAGGIA ALLA VELOCITÀ DELLA LUCE Si chiama Li-Fi la nuova tecnologia che sfrutta la modulazione luminosa dei led per trasmettere i dati. Apripista in Italia è la startup ToBe di Latina, che ha già installato il sistema nel sito archeologico di Pompei di Gloria Valdonio

RANIERO PANI (FOTO DI GIACOMO ACUNZO) E, NEL RIQUADRO, FRANCESCO PAOLO RUSSO (FOTO DI CARLO SCARTOZZI)

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alla chat alla startup il passo è brearabi è alto. Ma non solo. «Ci piacerebbe che ve. Anzi, veloce. Veloce come la luce. fosse una città italiana a detenere questo priDall'idea maturata tre anni fa in mato», racconta Francesco Paolo Russo, 27 una discussione onlie tra due giovani laureati anni, fondatore e amministratore di To Be (cir(Francesco Paolo Russo e Raniero Pani) e un ca 500mila euro di fatturato 2018). «E ToBe, non più giovanissimo esperto di marketing che ha aperto di fatto il mercato italiano alla territoriale, Paolo Ignazio Marongiu, è nata la tecnologia LiFi, sarebbe in grado di farlo: altre ToBe srl di Latina. L'idea: utilizzare la luce, anstart up del settore sono ancora allo stadio di ziché le frequenze radio, per trasmettere i dati, ricerca in Italia». sfruttandola modulazione della luce emessa La tecnologia è promettente e apre scenari dai led. Dalla chat naimportanti. Secondo il LA STARTUP È NATA DALL'IDEA DI DUE sce così che, dal primo Global Market Insight, GIOVANI, FRANCESCO PAOLO RUSSO prototipo – un totem il Li-Fi potrebbe un E RANIERO PANI, CON L'ESPERTO DI informativo installato MARKETING PAOLO IGNAZIO MARONGIU giorno rimpiazzare il all’interno di un evenvecchio WiFi e il merto Expo 2015 - passa ad applicazioni imporcato è visto in crescita a un tasso annuo del tanti all’interno del progetto Smart@Pompei, 55,4% tra il 2018 e il 2023 raggiungendo un come i percorsi luminosi che permettono ai vivalore di 75 miliardi di dollari. I grandi attori sitatori di ricevere informazioni sul sito archelo hanno intuito: Huawei, per esempio, sta cerologico su smartphone e tablet rimpiazzando cando di rendere compatabile lo smartphone così il vecchio wifi. Ora è la volta delle smart con la tecnologia Li-Fi, Apple è interessata e city. E, con Dubai che ha annunciato l’intenzioPhilips Lighting è partita in anticipo per essere ne di diventare una delle più avanzate “città tra i leader nella produzione di lampadine led intelligenti” del pianeta e anche la prima città per ufficio con connessione a banda larga alla connessa con il Li-Fi in occasione dell’Expo velocità di 30 Mb al secondo. E poi c’è l’interes2020, l’interesse per la capitale degli Emirati se delle telecom proprio in piena ubriacatura

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da 5G - ovvero del segnale ad altissima frequenza che dovrà irradiare il 97% del territorio nazionale al fine di connettere chiunque e ovunque nelle case, negli ospedali, nelle caserme, nelle scuole. «Certo, non possiamo pensare di sostituire il WiFi dall’oggi al domani, anche per gli enormi investimenti fatti dalle aziende, ma il Li-Fi potrà trovare una sua collocazione in ambienti dove la sensibilità per l'inquinamento elettromagnetico sarà evidente e dove le problematiche legate al rischio di perdita dei dati saranno preponderanti», spiega Russo. Infatti una caratteristica del LiFi, oltre alla maggiore velocità di trasmissione e alla mancanza di radiazioni elettromagnetiche, è proprio la sicurezza dei dati. Le prossime applicazioni, come spiega Russo, saranno legate infatti alla trasmissione del segnale in ambito automobilistico, ospedaliero, aziendale e subacqueo con la Us Navy che sta già testando alcune soluzioni. «Quanto a To Be, stiamo lavorando su tre microaree: marketing di prossimità soprattutto della gdo con led che illuminano le corsie dei supermercati per fornire informazioni su prodotti e servizi tramite app; i beni culturali, con totem informativi nella scia di Smart@ pompei; e infine gli ospedali – spiega Russo – Proprio in questo ambito stiamo siglando una partnership con un’azienda biomedicale per individuare le prime strutture ospedaliere». E dal fronte dell’utilizzo domestico del led? «Il mercato non è ancora pronto, perché i prodotti hanno un costo ancora troppo elevato. Ma ci arriveremo, e anche velocemente, come stiamo facendo con To Be Kids, un giocattolo educativo, bello e, soprattutto, a prova di elettrosensibilità», risponde Russo.


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

I VINCITORI DI MAGIC WAND RETAIL REVOLUTION

MARCO GAY, AD DI DIGITAL MAGICS

Ogni startup riceverà un investimento iniziale di 90.000 euro Digital Magics, Auchan Retail Italia, Cisco, Do different, Nava Design, Nexi, Rds, SisalPay e UBI Banca hanno decretato le 6 startup innovative vincitrici di “Magic Wand Retail Revolution”: il primo acceleratore in Italia dedicato all’innovazione tecnologica in ambito retail. Dopo aver concluso la prima fase con oltre 300 ore di formazione qualificata e advisoring – raggiungendo interessanti performance di crescita – Dilium, Disignum, Eligo, Impossible Minds, InTribe e Wenda accedono alla

seconda fase del programma, che consentirà loro di validare i modelli di business sviluppati nel corso degli ultimi due mesi e di entrare a far parte del portfolio di Digital Magics, il più importante incubatore di startup digitali “Made in Italy” attivo su tutto il territorio italiano. Ognuna delle 6 startup riceverà un investimento iniziale di 90.000 Euro e parteciperà ai due eventi esclusivi, organizzati a Londra e a Milano, presentando le loro innovazioni a importanti investitori italiani e internazionali.

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IL BICCHIERE DIVENTA SMART Grazie a Pcup e al suo chip in un bicchiere di silicone riutilizzabile

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Si scrive Pcup, si legge pickup, pic-app, oppure p-cup. In caso il significato sarà corretto: Pcup è il nome di un bicchiere connesso, intelligente, indistruttibile, e della startup fondata da Lorenzo Pisoni (a destra nella foto) e Stefano Fraioli. Il bicchiere diventa “intelligente” grazie a un chip integrato che può interagire con l’app Pcup e con dei lettori forniti ai barman. Tramite la lettura del bicchiere con lo smartphone l’utente “entra” nel locale virtuale e acquistare dal menu del locale senza passare dalla cassa. L’utente salta le code e il gestore elimina movimenti di denaro contante e velocizza, rendendoli più sicuri, i pagamenti.

Al passaggio del bicchiere sul lettore avviene il pagamento veicolato attraverso il sistema di pagamento online Stripe: il barista visualizza su display che bevanda preparare e contemporaneamente si salvano i dati di consumo e di impatto ecologico. Così l’idea in poco più di un anno si è trasformata in un’azienda che ha già venduto più di 10.000 bicchieri. Poi la startup accelerata da Aquarium Ventures ha lanciato una campagna di equity crowdfunding sulla piattaforma CrowdFundMe che già nei primi quattro giorni ha raccolto 150mila euro e ora punta ad arrivare ai 450mila.

IL MARKETPLACE DI SERVIZI FOTOGRAFICI ON-DEMAND

I TRE FOUNDER DELLA STARTUP MILANESE PER SERVIZI FOTOGRAFICI

Boom Imagestudio è una startup che celebra la fotografia Dimenticate tempi biblici per ricevere in consegna il vostro servizio fotografico: con Boom Imagestudio passano al massimo 24 ore successive. Si tratta di una startup fondata da tre amici milanesi, Giacomo Grattirola, Federico Mattia Dolci e Jacopo Benedetti. Questo è possibile grazie alla creazione di un marketplace in cui i fotografi possono offrire i loro servizi. Il sistema seleziona si occupa di far combaciare la domanda con l’offerta in modo da garantire maggiore soddisfazione.

Inoltre, Boom ha sviluppato un software che, grazie ad un intelligenza artificiale, è in grado di scansionare gli scatti, capire i valori da modificare e modificarli pixel per pixel, generando così uno scatto ottimale in poco tempo, tagliando i tempi di lavorazione. In partenza si è posizionato come fornitore principale per siti come Airbnb nello shooting di case, ora ha stretto importantissime partnership con i maggiori player dell’e-commerce food online.

NELLA FOTO, I FONDATORI DI PCUP STEFANO FRAIOLI E LORENZO PISONI (A DESTRA)

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Crema


DOMANDE &OFFERTE Azioni e conseguenze, scelte e mercati: il nostro quotidiano è strettamente correlato all'economia reale. Per esempio, alzi la mano chi non ha mai scaricato un contenuto piratato. O chi non ha rimandato l'acquisto dell'ennesimo orologio a tempi migliori...

123 IMMOBILIARE IL MATTONE RENDE MEGLIO SE SI TROVA OLTRECONFINE

124 ALTA OROLOGERIA LA CRISI HA COLPITO MA NON AFFONDATO

NEL WEB NULLA È GRATIS NEPPURE L'ILLEGALITÀ I numeri presentati alla Luiss dalla Federazione per la tutela dei contenuti audiovisivi e multimediali parlano di mancato fatturato per 617 milioni di euro, danni per 171 milioni e rischi occupazionali per 5.700 persone di Giancarlo Salemi

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uanto costa la pirateria all’induÈ la fotografia che ha scattato una ricerca stria audiovisiva italiana? Almeno Ipos commissionata dalla Federazione per 617 milioni di fatturato perso, con la tutela dei contenuti audiovisivi e multiun danno di 171 milioni per mancati introiti mediali (Fapav) e presentata in occasione fiscali e il rischio di mettere alla porta 5.700 del convegno “Il prezzo della gratuità” in un persone. Eppure solo il 55% di chi naviga convegno alla Luiss. Tra i fenomeni emernella rete in modo ilgenti della pirateria TRA I FENOMENI DELLA PIRATERIA lecito è consapevole sta esplodendo prodei rischi che incorre EMERGENTI STA ESPLODENDO L'INTERNET prio quello dell’Iptv PROTOCOL TELEVISION, CHE CONSENTE quando visita le piat(Internet Protocol TeDI VEDERE FILM APPENA USCITI AL CINEMA taforme illegali. Scalevision) illegale, che ricare musica o vedere film in prima visione consente di fruire di contenuti televisivi in su piattaforme illegali è un atto di pirateria digitale con una certa facilità, visto che su e spesso non si capisce che nel web “nulla è alcune piattaforme si possono addirittura veramente gratis”. Perché a fronte di un servedere film che sono appena usciti in provizio illegale noi svendiamo i nostri dati più grammazione nelle sale cinematografiche. sensibili e la nostra identità digitale a delle «La gratuità dei contenuti, la pirateria auorganizzazioni che spesso sono criminali. diovisiva, ha un costo ben più grave di quello

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DOMANDE&OFFERTE

che sembra», ha spiegato Federico Bagnoli avanzate e borse elettroniche dell’illecito, Rossi (nella foto), segretario generale della la filiera criminale di contenuti audiovisivi Fapav, «compiendo atti di pirateria per acpiratati nel nostro Paese ha sfondato il tetto cedere ai contenuti audiovisivi non si prodei 4.5 milioni di utenti e oltre 2 milioni di vocano solo danni abbonamenti illegali GRAZIE AI SOFTWARE AVANZATI nei confronti dell'inattivati. Reti criminadustria e del sistema LA FILIERA CRIMINALE DEI CONTENUTI li che fanno leva su AUDIOVISIVI PIRATATI HA SFONDATO economico e proserver nascosti all’eI 4,5 MILIONI DI UTENTI IN ITALIA fessionale che ruota stero e su tecnologie intorno alla cultura, ma si mettono in serio software sempre più avanzate in grado di rischio anche la sicurezza e la privacy degli offrire, sottocosto, pacchetti con migliaia di utenti stessi». canali e codici di accesso, che consentono lo Grazie a zone grigie, software technologies scambio illecito e non autorizzato di diritti. «Ecco il perché - ha proseguito Bagnoli Rossi - riteniamo fondamentale promuovere camI NUMERI DELLA PIRATERIA pagne educative ed informative che consentano di innalzare il livello di consapevolezza 37%: l’incidenza complessiva della pirateria (di film, serie e programmi televisivi) tra gli italiani di 15 anni o più nel 2017. Il digitale si conferma la sui rischi legati ad un utilizzo leggero e poco modalità preferita di pirateria, 33% e in particolare lo streaming, 26%. Il attento di piattaforme illegali. Un danno ladownload/P2P appare in aumento, attestandosi al 22% (+ 5%). tente che colpisce in modo subdolo prima di PIRATERIA FILM: 30% (-3% rispetto al 2016). tutto gli utenti, quindi l'industria audiovisiva sino all'intera economia italiana, attraPIRATERIA SERIE: 21% verso l'evasione fiscale e la contrazione dei PIRATERIA PROGRAMMI: 19% posti di lavoro». Per il Governo è stato il sottosegretario alla 631 MILIONI: la stima complessiva degli atti di pirateria, in calo del 6% rispetto all’anno precedente. In crescita i programmi tv piratati, film e serie Presidenza del Consiglio con delega all’Erimangono però i contenuti preferiti dai pirati italiani. ditoria, Vito Crimi a prendersi l’incarico di studiare una rapida soluzione. «Rispetto al 110 MILIONI: il numero stimato di fruizioni perse di film e serie. camcording, cioè l'attività di registrazione 617 MILIONI DI EURO: la stima del fatturato perso direttamente nei cinema dei film in prima visione, mi farò dall’industria audiovisiva a causa della mancata fruizione attraverso i canali promotore di un'iniziativa per l'istituziolegali di film e serie piratati. ne di un nuovo reato. Dobbiamo dirlo non 1.05 MILIONI DI EURO: la stima del fatturato perso da tutti i settori è che il camcording si faccia con il cellulaeconomici italiani a causa della pirateria audiovisiva. re. Dietro c'è un business, ci sono persone 369 MILIONI DI EURO: il danno stimato sull’economia italiana in termini di strapagate a livello mondiale per registrare PIL. i film. E da lì nasce tutto il business crimi5.700: la stima dei posti di lavoro a rischio a causa della pirateria. nale che c'è dietro». Allo stato il camcording è un reato di pubblica sicurezza punito con 171 MILIONI DI EURO: la stima dei mancati introiti fiscali (IVA, imposte sul una sanzione amministrativa. Non è legato reddito e sulle imprese). alle sue conseguenze, ma più al disturbo Il 78% dei pirati è a conoscenza del fatto che la pirateria è un reato. della fruizione dello spettacolo in sala in Il 55% ritiene che sia improbabile essere scoperto e ancor meno sanzionato. quel momento. A ricordarlo è stata Federica Lucisano, amministratore delegato della LuIl 35% dei pirati che ha sperimentato l’oscuramento di un sito pirata si è rivolto cisano Media Group: «La pirateria colpisce almeno una volta ad alternative legali. soprattutto le medie e piccole società del Solo il 55% dei pirati ha piena consapevolezza dei rischi informatici, della settore audiovisivo che sono in ginocchio. O violazione della privacy, del furto dei dati personali, che possono incorrere rafforziamo la cultura della legalità, oppure frequentando siti pirata. Percentuale che scende sotto il 49% negli under 15. è difficile andare avanti».

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in collaborazione con OPISAS

A DESTRA, CHRISTIAN CALUSA, CEO & FOUNDER DI OPISAS

L’immobile rende bene ma solo se si trova all’estero Un’opportunità concreta di diversificazione, rendita con un flusso di cassa continuativo e salvaguardia del patrimonio grazie a un servizio completo dalla selezione dell’immobile, alla gestione, all’exit strategy È CHRISTIAN CALUSA, CEO E FOUNDER DI OPISAS, SOCIETÀ CHE DA OLTRE 10 ANNI SI OCCUPA DI INVESTIMENTI IMMOBILIARI AD ALTO RENDIMENTO CON FOCUS SUGLI STATI UNITI, A PARLARCI DI QUESTA OPPORTUNITÀ D’INVESTIMENTO ALTERNATIVO. «Opisas offre un punto di riferimento per gli investitori interessati ai mercati immobiliari internazionali, con l’obiettivo di seguirli nell’arco dell’intera vita dell’investimento», spiega Calusa, «e lo facciamo proponendo in gran parte immobili di cui siamo i proprietari. Siamo quindi i primi investitori e lo facciamo completamente in full equity. Il range d’investimenti che proponiamo vanno dai 60.000 ai 150.000 dollari con rendite nette annue dal 6 all’11%». Ma come si deve orientare l’investitore nella scelta tra i vari investimenti immobiliari disponibili sui mercati internazionali? «Ogni investimento immobiliare va valutato in base a 2 fattori: rendita netta annuale e plusvalenza alla rivendita. Per questo, una delle prime domande che facciamo è se si è interessati più ad un flusso di cassa continuativo o ad una exit strategy con facile liquidabilità e interessanti prospettive di plusvalenza». Poniamo il caso che siamo focalizzati su un

flusso di cassa continuativo. Come risponde Opisas a questa esigenza? «Per tutti gli investitori Opisas, i flussi di cassa sono tutelati dall’operato dei property manager nostri partner che a partire dalla scelta di inquilini con alti standard di solvibilità, si assicurano il regolare pagamento degli affitti, si occupano dei pagamenti di tutte le competenze e versano la rendita netta all’investitore. Un’ulteriore tutela è data dal sistema americano che, per esempio, svolge l’intera pratica di sfratto in 30 giorni. Nel caso in cui un investitore voglia una rendita ulteriormente garantita, Opisas ha realizzato la formula 5x5: 5% di rendita netta garantita per 5 anni. Questa formula si applica a un numero limitato e selezionato di proprietà senza incidere sul loro prezzo». Se invece un investitore è più concentrato sull’exit strategy? «La liquidabilità dell’investimento è incentivata dal mercato e dal sistema americano in cui 1 immobile su 1 proposto viene venduto in media in 76 giorni, in Italia 1 immobile su 3 e in 7 mesi e mezzo. Questa velocità nella rotazione degli immobili è possibile grazie a un servizio chiamato Mls e alle regole sul mandato di

agenzia. I broker americani, infatti, sono obbligati per legge a inserire la proprietà di cui hanno ricevuto mandato su un sistema online di interscambio dell’offerta immobiliare chiamato Mls (Multiple Listing Service) entro un brevissimo tempo. Tutti gli altri broker autorizzati nello specifico Stato, avranno la possibilità di promuovere quello stesso immobile a tutti i loro clienti, attraverso i propri agenti immobiliari. Un immobile quindi, non viene proposto solamente ai clienti dell’agente a cui si è dato il mandato, ma a tutti i clienti di tutti gli agenti di quello Stato. Ciò che può invece cambiare a seconda della zona degli Stati Uniti è l’arco della durata consigliata dell’investimento. Se l’investitore ricerca una exit strategy a breve/medio termine, consigliamo la Florida in quanto questo arco temporale è sufficiente per raggiungere il massimo livello di plusvalenza alla rivendita. Si tratta di un mercato estremamente dinamico con una forte attrattività internazionale. Si pensi ad Orlando con i suoi oltre 70 milioni di turisti l’anno, i suoi numerosi parchi tematici tra i più visitati di tutto il Nord America, gli oltre 90 campi da golf e il Centro Congressi più importante degli Stati Uniti. Per chi invece è interessato a un exit strategy a medio/lungo termine, consigliamo Baltimora e Philadelphia, dove è possibile beneficiare di un’alta rendita e dove Opisas investe in aree in cui sono in corso importanti progetti pubblici e privati di riqualificazione urbana. Si tratta di mercati più locali/ nazionali dove la massima plusvalenza può essere attesa in un periodo più lungo. Anche se entrambi i mercati presentano alti tassi di crescita, +11,5% per Philadelphia e +9,7% per Baltimora nel 2018, per monetizzare queste plusvalenze bisogna aspettare che la riqualificazione venga portata a termine». «Cerchiamo quindi di abbinare ad ogni esigenza l’investimento immobiliare più adeguato offrendo all’investitore un’assistenza completa» conclude Christian Calusa.

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DOMANDE&OFFERTE STORY-LEARNING

L’OROLOGIO DI LUSSO SI FERMA (PER LA CRISI) Quello che tradizionalmente era un mercato florido, comincia a mostrare la corda. Colpa di un quadro congiunturale pessimo. Ma una soluzione c’é. Parola del presidente di Assorologi, Mario Peserico di Davide Passoni te online, che movimentano quasi un terzo dei volumi (29,4% dal 28,2% del 2017). Un punto da cui ripartire? Economy ne ha parlato con Mario Peserico, 53 anni, presidente di Assorologi dal 2005 e amministratore delegato di Eberhard Italia.

L’ITALIA È UN PAESE IN CUI LA CULTURA DELL’ALTA OROLOGERIA È STORICAMENTE MOLTO ELEVATA. Un mercato che per anni è

stato trainante a livello europeo e mondiale e che spesso ha indirizzato tendenze e business di molte case produttrici, specialmente svizzere. Da qualche anno a questa parte, però, ha perso lo smalto e il ruolo di leader di un tempo. Complici lo spostamento a oriente dei principali mercati mondiali del lusso, la crisi economica dalle cui pastoie il Paese fa più fatica di altri a svincolarsi e un progressivo rallentamento delle nostre prospettive di crescita, l’Italia è passata da Paese di Bengodi dell’orologeria a mercato pigro, quasi impaurito. Un problema per le

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Che 2018 ha vissuto il mercato orologiero in Italia? Il rapporto relativo al 2018 mostra un mercato leggermente in calo, che in un decennio ha perso il 20% in volumi e lo scorso anno quasi il 3%. Se il prezzo medio era cresciuto negli ultimi anni a fronte di una riduzione dei volumi, nel 2018 c’è stata una piccola inversione di tendenza anche in questo senso, con il prezzo medio passato da 220 a 212 euro, quasi il 4% in meno. Credo che i motivi di questo calo siano riconducibili essenzialmente alla situazione economica italiana e non ad altro. Non perché voglia essere ottimista a tutti i costi, ma perché guardo ad alcuni trend. Per esempio, dopo qualche mese di difficoltà a livello mondiale nel 2017, nel 2018 aziende che operano in questo settore e che l’export svizzero di orologi di fascia mesi ritrovano sotto l’egida di Assorologi, l’asdio-alta è andato bene e nei primi 10 mesi sociazione imprenditoriale che rappresenta i maggiori mercati al mondo sono cresciuti, i produttori e gli importatori di orologi e di tranne quello italiano, l’unico in decremenforniture per orologeria. A marzo, Assoroloto. È difficile pensare che ciò dipenda da gi fotografa la situaziouna crisi generalizne del mercato presen- NEL 2018 L’EXPORT SVIZZERO DI OROLOGI zata e non da una DI FASCIA MEDIO-ALTA È ANDATO BENE tando il report relativo situazione locale. E NEI PRIMI 10 MESI I MERCATI all’anno precedente, Se guardiamo poi SONO CRESCIUTI. TRANNE IN ITALIA con le proiezioni e le ad altri indicatointenzioni d’acquisto per quello in corso. Un ri come la previsione sulla crescita del Pil, report che, per lo scorso anno, ha mostraazzerata se non negativa, o all’andamento di to un quadro in chiaroscuro nell’indagine settori chiave come quello dell’automotive, “Consumer 2018”, elaborata da Gfk e dediin decremento sensibile negli ultimi mesi, cata al consumatore italiano. Un quadro in penso non ci potessimo aspettare risultati cui il dato incoraggiante viene dalle vendidiversi.


Mario Peserico, presidente di Assolorologi dal 2005

Un altro dato non brillante è quello relativo alla percentuale di persone che prevedono di acquistare un orologio nel 2019, in calo rispetto a quella per il 2018: dal 7,5% al 5,3%. È un numero preoccupante, o le somme si tirano a fine anno? Certamente è una previsione che non mi mette tranquillo, ma nemmeno pensavo potesse essere diversa nel momento in cui i dati relativi agli acquisti si sono rivelati in calo. Le intenzioni di acquisto per il 2019 non possono divergere dall’andamento delle vendite del 2018, anzi: siccome lo scorso anno gli acquisti si sono spalmati lungo tutto il 2018, che era comunque partito con dati positivi, semmai queste intenzioni potrebbero anche essere peggiori di quello che sarà invece l’andamento sull’anno. Non dimentichiamo che sono state rilevate a inizio 2019, quando la situazione di immobilità nelle scelte di politica economica del governo era evidente.

Quali sono i punti di forza e quali quelli di debolezza del mercato italiano dell’orologeria in questo momento? Per le logiche distributive attuali, i punti di forza del nostro mercato potrebbero in realtà non sembrare tali. Mi riferisco al fatto che oggi, in un’ottica di ristrutturazione delle reti di vendita e della crescita dell’online a scapito del negozio tradizionale, la capillarità della distribuzione italiana, con un numero di punti vendita molto più alto rispetto a quello di altri Paesi europei, potrebbe non essere un punto di forza. Personalmente resto invece dell’idea che i negozi multimarca siano ancora uno sbocco importante per le vendite di orologeria di fascia medio-alta. Per quanto le cose siano oggi molto cambiate - con le periferie delle grandi città e le

LE SCELTE DETTATE DALL’URGENZA DANNEGGIANO LA QUALITÀ province che hanno perso appeal rispetto a qualche anno fa -, credo comunque che la densità di punti vendita sia ancora un plus per il nostro Paese. Parlando proprio di province, tra le oltre 100 che abbiamo in Italia non ne ho in mente una in cui non ci sia un negozio di qualità. Una ricchezza che altri Paesi europei, anche in crescita, non hanno. LE PIATTAFORME FANNO RISPARMIARE MA SPESSO FINGONO DI AVERE IN STOCK PRODOTTI CHE INVECE NON SONO NEL LORO MAGAZZINO

Parlando della crescita degli acquisti online, ha senso insistere affinché l’e-commerce diventi un canale complementare e non concorrenziale al punto vendita fisico? Penso che necessariamente debba diventare complementare, ma nella realtà questo non è ancora accaduto. Chi oggi vende online non è spesso il titolare del marchio ma una struttura terza: in questo senso, il business non è complementare. Se invece coincidessero, il sito del negozio venderebbe con le stesse logiche del punto vendita e con le policy dei marchi, mentre nel momento in cui parliamo di strutture terze, esse vendono con le logiche proprie. A tendere, la complementarità deve essere perseguita, non solo a tutela dei marchi ma anche del consumatore. Sento molto spesso casi di persone che acquistano su siti terzi non autorizzati e ricevono prodotti contraffatti, diversi da quel-

li ordinati, rovinati. È vero che se compro su una piattaforma seria ho policy di reso che mi tutelano, ma molto spesso queste stesse piattaforme fingono di avere il prodotto in stock, se lo procurano sul mercato alle condizioni per loro migliori, a scapito della qualità... Tutto diventa insomma una giungla dove le scelte dettate dall’urgenza della vendita danneggiano la qualità, l’interesse delle marche e quello del consumatore.

Che azioni può mettere in campo Assorologi per provare a invertire una tendenza sulla quale poco sembra si possa fare, perché dettata da fattori macroeconomici? Sulle singole policy aziendali Assorologi non ha voce in capitolo, ma ha un compito importante nel momento in cui aiuta il consumatore a capire che cosa è giusto e che cosa non lo è, formando, facendo comunicazione, interfacciandosi con il maggior numero possibile di organi di stampa, intermediari, player di mercato per indirizzare il consumatore in maniera corretta. Tutto questo, non per difendere dei privilegi ma per aiutare le case orologiere a tutelare originalità del prodotto, trasparenza, correttezza della vendita, rapporto con il consumatore. È il ruolo principale nostro e dei marchi. Le attività che svolgiamo vanno in questo senso: comunicazione, formazione dei dealer e dei riparatori, visto che, come Assorologi, gestiamo anche un’importante scuola di orologeria.

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La metamorfosi del vaping lascerà il piacere del fumo Japan Tobacco International, il secondo player italiano del tabacco, ha investito un miliardo di dollari e stanziato altrettanto nelle sigarette elettroniche. Per offrire ai clienti un prodotto a rischio ridotto di Luigi Orescano

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a sfida è chiara: difendere il piacere di definire con precisione cosa questo può del fumo, per chi lo apprezza, elicomportare in termini di limitazione d’uso», minando il rischio rappresentato annota Cervesato. dalla combustione: è questo il cambio epoE infatti Jti ha investito molto in questa nuocale in atto nell’industria del tabacco»: ne è va categoria di prodotti, un miliardo di dollaconvinto Gian Luigi Cervesato, da pochi mesi ri già speso e un altro stanziato. Per proporre amministratore delegato di Japan Tobacco ai fedelissimi delle sue sigarette tradizionali International in Italia, vale a dire il secondo due possibili varianti: un vaporizzatore di player del mercato italiano del tabacco, con tabacco a infusione che utilizza una tecnolouna quota di mercato del 23,9% e brand gia innovativa per generare vapore di tabacquali Camel, Winston e Benson & Hedges. co inalabile senza riscaldare direttamente il «I prodotti a rischio tabacco stesso, che si ridotto sono ormai A FINE 2018 NEL MONDO I CONSUMATORI chiama Ploom, dispoDI PRODOTTI DEL TABACCO ERANO una realtà in tutto il nibile dal 2013 in Ita40 MILIONI PER UN GIRO D’AFFARI mondo, e sono siculia; ed un dispositivo DI 15 MILIARDI DI DOLLARI ramente il trend che che vaporizza liquiproseguirà e si affermerà sempre di più», di, col marchio di Logic Compact, e su cui il prosegue: «Di conseguenza, è ovunque molgruppo punta molto per il mercato italiano, to avanti il dibattito sulla nuova regolamene rappresenta circa il 75% del valore globale tazione che dovrebbe accompagnare questa della categoria. metamorfosi». Come tutti gli addetti ai lavori, Cervesato è Già, perché i numeri parlano chiaro: a fine prudentissimo nel sottolineare le doti dei 2018 i consumatori di prodotti del tabacco suoi prodotti, esposti come sono alle decia rischio ridotto erano 40 milioni (con una sioni delle autorità. Dice però che «dopo il forte concentrazione proprio in Giappone) successo ottenuto nel Regno Unito e in Roper un giro d’affari di 15 miliardi di dollari. mania, Logic Compact si sta espandendo in «Il sistema attende le decisione americane numerosi mercati in tutto il mondo. Siamo perché l’innovazione merita di non essere orgogliosi che questo prodotto moderno, soffocata, la minor nocività di queste categostudiato per offrire una nuova esperienza rie di prodotti è ormai chiara a tutti, si tratta di vaping a chi ricerca gusto, stile e sempli-

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GIAN LUIGI CERVESATO

cità d’uso, possa rispondere alla domanda di prodotti a potenziale rischio ridotto nel nostro Paese». Ma alla domanda-chiave – se cioè davvero Logic Compact sia “a rischio ridotto” come promette, la risposta è diretta: «Noi siamo convinti che il nostro dispositivo abbia un forte potenziale per essere un prodotto a rischio ridotto. Ad oggi non possiamo sostenere che sia più sicuro delle sigarette tradizionali, tuttavia i test hanno dimostrato che riduce del 95% la presenza di componenti che l’Organizzazione Mondiale della Sanità raccomanda di ridurre nel fumo di sigaretta”» Strano mercato, quello del tabacco. Il calo del consumo delle sigarette tradizionali è costante, nei Paesi più avanzati, da almeno dieci anni. Oggi in Italia fuma poco meno del 20% della popolazione. E questo calo non sembra essere stato accelerato dall’avvento dei prodotti a rischio ridotto: il calo prosegue, solo che per molti oggi abbandonare la sigaretta può essere un trauma addolcito dal passaggio ad un prodotto a rischio ridotto. Chi crede alla perfezione, non li sosterrà mai: perché la strada della virtù porta a smettere completamente di fumare. Ma realtà, i vizi che creano dipendenza vanno combattuti senza integralismi. Anche perché il proibizionismo assoluto è sempre stato il miglio complice delle dipendenze.


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SE IL RUOLO DÀ ALLA TESTA MA ANCHE... AL GIROVITA

VITA DA MANAGER L’estate è alle porte e l’attenzione per la propria forma fisica (come inevitabilmente accade ogni anno) torna ad essere una priorità. Per tutti, executive inclusi. Così, scoprire che esiste una cura che auta il corpo a ritrovare la giusta silhouette, rende meno ardua l’idea di mettersi a dieta.

132 ASTROLOGIA SE A DECIDERE L’ASSUNZIONE È IL QUADRO ASTRALE

Se c’è una professione a rischio, sul fronte della linea, è quella dell’executive: orari sballati, cene e pranzi di lavoro, ore passate al computer sono un vero attentato alla linea. Ma ora c’è una molecola che promette miracoli di Marina Marinetti

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l benessere è una questione di censcientifica internazionale tra Spagna, Italia e timetri: quelli del giro vita. Che se America ha individuato una nuova formula (si da un lato denotano una capacità di chiama ProteinDha) in grado di contrastare il spesa (alimentare, nella fattispecie) di tutto processo biochimico della lipoinfiammazione riguardo, dall’altro minano la salute rischiancollegato all’incremento di grasso, all’aumento do di vanificare tutti gli sforzi compiuti per dell’appetito e al recupero di peso. E attenzioconseguirlo, quel benessere. Così, se quella ne: non si tratta del proverbiale scioglipancia del manager, dell’executive, dell’imprenditore miracoloso, ma di una molecola la cui efficacia è, sotto questo speciè stata validata dalla LA SOCIETÀ ITALIANA DELL’OBESITÀ fico profilo, davvero Società Italiana dell’ORECENTEMENTE HA VALIDATO una “professione a besità e dall’Università UNA MOLECOLA CHE CONTRASTA rischio”, forse è il caso di Pavia. La conduttriLA LIPOINFIAMMAZIONE di correre ai ripari. E ce tv spagnola Carlota non solo perché l’estate si avvicina, ma perché Corredera, il cantante brasiliano – tra i più pocol peso aumenta il rischio di incappare in mapolari del momento - Luciano Camargo, il polattie cardiovascolari. Se avete qualche chilo di litico belga Bart De Wever, già hanno sposato troppo, comunque, sappiate che siete in buoil metodo PnK, l’approccio multidisciplinare na compagnia: in Italia il 36% della popolaziopromosso da PronoKal Group, multinazione è sovrappeso e il 10% è obeso. nale spagnola specializzata nello sviluppo e Se siete un cosiddetto “uomo di sostanza”, nell’applicazione di trattamenti scientifici per quindi, vi farà aipecre sapere che una ricerca la perdita di peso.

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VITA DA MANAGER

LAURA MILANI, COUNTRY MANAGER DI PRONOKAL GROUP

«L’obesità è una malattia cronica con gravi conseguenze per la salute - spiega il professor Fabrizio Muratori, Presidente della Società Italiana dell’Obesità –, ma spesso non viene diagnosticata, né viene trattata come patologia in sé. Partire dal malato è fondamentale: è necessario trasmettere ai pazienti che la malattia si cura e che si possono ottenere ottimi risultati utilizzando tutte le nuove conoscenze legate allo sviluppo della ricerca scientifica in questo campo». Così, secondo lo studio dell’Università di Pavia che valida il metodo, l’assunzione di alimenti con ProteinDha in una dieta chetogenica (la calssica dieta proteica) produce risultati più efficaci di una dieta ipocalorica tradizionale: calo di peso di oltre 10 chili e riduzione della circonferenza vita di 10 cm nella prima fase, drastico calo solo della massa grassa, preservazione della massa magra e uscita dal range di obesità a partire dal 45° giorno dall’avvio del programma. Il tutto parallelamente a un migliore controllo metabolico. «I risultati degli studi condotti ci fanno dire che siamo di fronte a una rivoluzione - spiega la Professoressa Mariangela Rondanelli, coordinatrice della ricerca dell’Università di Pavia - Abbiamo individuato una formula di successo del trattamento dell’obesità, che coniuga aspetti medici e motivazionali; quando i pazienti sperimentano il calo drastico di tessuto adiposo in breve tempo,

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affiancati da muscoli più forti e tonici, sono mese e 14 kg in 2 mesi. Al centro del percorso davvero motivati a continuare, con una midi perdita di peso, un approccio multidiscipligliore aderenza al trattamento e con un sucnare: non solo il medico specialista che fa la cesso che si rivela duraturo nel tempo, senza diagnosi di obesità, ma anche altre figure (nuimpatto sulla salute». tritionista-coach, professionisti in attività fisiLa nuova cura validata non è una dieta, ma un ca e guida motivazionale) svolgono supporto metodo basato su un al paziente nel suo LA NUOVA CURA NON È UNA DIETA, programma chetogepercorso. L’obiettivo è MA UN METODO COMPLESSO BASATO nico, sotto prescriziopromuovere l’aderenSU UN PROGRAMMA CHETOGENICO ne e stretta osservanza alla terapia, moniSOTTO OSSERVAZIONE MEDICA za medica; utilizza i torando e supportanvantaggi della nuova formula brevettata (Prodo la motivazione della persona con eccesso teinDha) che contrasta il processo biochimico di peso, per arrivare al cambiamento di stile di (lipoinfiammazione) collegato all’incremento vita nel lungo periodo. Il metodo è sviluppato di tessuto adiposo, all’appetito e al recupero in due fasi: nella prima il percorso è basato di peso. La forumla consente, infatti, la risolusulla dieta chetogenica a basso contenuto di zione della lipoinfiammazione, condizione del grassi per cui il paziente perde l’80% di peso tessuto adiposo dovuta all’aumento di grasso in eccesso. corporeo, caratterizzata dall’innescarsi di un Nella seconda parte, la “chiave per il succesprocesso infiammatorio a livello cellulare, che so”, viene perso il restante 20% di peso e viene progressivamente fa aumentare il grasso e effettuato un adattamento fisiologico dell’orl’appetito e la probabilità di riprendere peso. ganismo, introducendo carboidrati e grassi. Secondo i risultati già ottenuti in fase di speSe seguito correttamente, il successivo follow rimentazione, il nuovo metodo è in grado di up aiuta a non recuperare il peso perso nel generare una perdita di peso fino a 9 kg in 1 tempo.

IL “BUSINESS” DEL SOVRAPPESO

Non stupisce che il tema del sovrappeso muova un business di tutto rispetto. Così, lo scorso luglio la multinazionale spagnola PronoKal Group, 50 milioni di euro di fatturato e un’operatività che dalla Spagna negli anni si è estesa a Regno Unito, Belgio, Olanda, Lussemburgo, Portogallo, Svizzera e Cipro, ma cneh, fuori dal Vecchio Continente, ad Argentina, Messico, Uruguay, Repubblica Dominicana e Brasile, ha acquisito il 100% della società di capitali italiana Società Dietetica Medica (Sdm), specializzata in metodi scientifici di perdita di peso basati sulla dieta chetogenica e leader in Italia del settore, con un fatturato totale di oltre 10 milioni di euro. Fondata nel 1998, Sdm vanta 20 anni di esperienza nella prescrizione e commercializzazione di metodi basati sulle very-low-calorie ketogenic diets. Presente dal 2013 anche in Turchia e dall’inizio del 2017 in Polonia, paesi ai quali avrà accesso anche PronoKal Group in seguito a questa acquisizione, Sdm ha consolidato nel corso degli anni la propria posizione di referente principale in ambito nutrizionale e dietetico in questi paesi. Il metodo principale adottato, Kalibra, considerato una delle migliori soluzioni presenti sul mercato per il trattamento del sovrappeso e dell’obesità, nonché la rete formata da oltre 2.000 prescrittori di cui dispone l’azienda, sono solo alcune delle ragioni per cui PronoKal Group ha ritenuto Sdm un partner strategico per l’ingresso in questi paesi. «L’acquisizione di Sdm è uno dei primi risultati della fase di accelerazione e crescita a cui stiamo lavorando in seguito all’entrata di Abac Solutions nel capitale sociale – commenta Andreu Puig, ceo di PronoKal Group - e siamo certi che questa sia un’operazione vantaggiosa per entrambe le aziende poiché insieme accresceremo il nostro valore».



VITA DA MANAGER

Manager, ascendente Toro: lo zodiaco conta più del cv L’astrologia al servizio della gestione delle risorse umane: sono sempre di più le aziende che si avvalgono della collaborazione degli esperti di congiunzioni astrali per decidere su assunzioni e investimenti di Vincenzo Petraglia

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l noto banchiere americano John Pierpont Morgan sosteneva che «I milionari non usano l’astrologia, i miliardari sì». «Non vi è un rapporto di causa-effetto tra astri e avvenimenti», spiega Paolo Quagliarella esperto di astrologia psicologica ad indirizzo junghiano, «ma esiste quel rapporto “sincronistico” di cui Wolfgang Pauli, Nobel per la fisica, e Carl Gustav Jung hanno scritto abbondantemente». «La vera astrologia», puntualizza Dante Valente, biologo, presidente del Centro Italiano Discipline Astrologiche, ente storico operante nel settore da quasi cinquant’anni, «non ha nulla da spartire con quella degli oroscopi che si vede in tv o sulla stragrande maggioranza dei giornali, che getta soltanto discredito sulla materia a causa di personaggi poco seri e incoscienti, e può dare indicazioni utili in molti campi». Come la selezione del personale. «L’astrologia è molto più immediata, rispetto a un percorso standard di selezione, nel comprendere i temperamenti e le potenzialità dei soggetti», spiega Quagliarella. «Basta uno sguardo al tema natale da parte dell’astrologo esperto, che ovviamente è preferibile abbia a sua volta una preparazione nelle risorse umane o si ap-

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poggi a un esperto della selezione tradizionale, per capire innanzitutto verso quale settore o funzione aziendale una persona sia naturalmente più indirizzata». Gli elementi che vengono presi in considerazione sono svariati, a partire da data, ora, città

e nazione di nascita, da cui si ricava un’analisi che farebbe emergere le attitudini professionali, le qualità e le aree problematiche di ogni candidato, utili a scegliere le persone più adatte alle esigenze del datore di lavoro e del tipo di azienda. Si lavora in genere su due livelli, uno individuale e uno di “coppia” tra il candidato e il suo futuro potenziale capo allo scopo di individuare il candidato più compatibile con la posizione proposta, col prossimo futuro capo appunto e col tipo di azienda nel quale verrà eventualmente inserito. Elementi additati dai contestatori di quest’approccio come una discriminazione su base astrale delle persone perché escluderebbe dalla selezione, in base a presunte mancanze di affinità, individui che invece avrebbero tutte le carte in regola per ottenere un determinato lavoro. Critiche alle quali gli esperti del settore rispondono puntualizzando che quelle ottenute attraverso le analisi astrali sono solo informazioni aggiuntive che completano il quadro di ogni candidato e le basi di partenza di ogni selezione rimangono comunque il curriculum e le reali competenze della persona. Ma non c’è solo la selezione del personale, che si affida alle stelle. Fra gli altri campi di

DIMMI DI CHE SEGNO SEI E TI DIRÒ LA PROFESSIONE PIÙ ADATTA A TE ARIETE Partono a testa bassa in ogni cosa, per cui sono predisposti a ruoli d’azione, in cui bisogna far partire nuovi progetti o nuove iniziative imprenditoriali per i quali c’è quindi bisogno di un bello sprint iniziale. TORO Sono molto concreti, per cui sono adatti a professioni legate, per esempio, all’agricoltura, al cibo, al vino. Possono essere anche ottimi chef. Sono bravi anche nel mettere da parte denaro, per cui si prestano bene a svolgere attività finanziarie e bancarie. GEMELLI Adatti a tutte quelle professioni che richiedono velocità e che

hanno a che fare con la comunicazione, la scrittura, il viaggio. Possono essere, quindi, buoni giornalisti o essere adatti anche professioni legate al commercio. CANCRO Sono particolarmente predisposti ad attività e ruoli professionali che hanno a che fare con la gestione della casa e della famiglia, come per esempio i bambini e i servizi appunto alla famiglia. Adatti anche a contesti lavorativi quali le case di moda o a svolgere professioni legate agli immobili. LEONE Particolarmente adatti a ruoli dirigenziali e che implicano una veste pubblica. È un segno che ha bisogno di essere apprezzato dagli altri, ma che è


VITA DA MANAGER

PAOLO QUAGLIARELLA

applicazione dell’astrologia, c’è anche quello della finanza. Anche qui, che si creda o meno a questo tipo di approccio, resta il fatto che, ad esempio, la crisi del ‘29 pare abbia avuto passaggi planetari che si sono poi ripetuti in modo analogo tra il 2008 e il 2010. Coincidenze? Probabile, non ovviamente per i sostenitori dell’astrofinanza, che sembra siano parecchi, soprattutto Oltreoceano. Almeno a giudicare, ad esempio, da quanto #Raymond Merriman, l’astrologo che insegna come diventare ricchi anche generoso nei confronti dei suoi sottoposti. VERGINE Sono ordinati nella vita e nel lavoro per cui eccellono nelle attività organizzative e nei lavori d’ufficio, quindi legati alla routine, ma anche in professioni in cui l’ordine, il corpo, la pulizia, la capacità di mettere da parte danaro, occupano un ruolo importante. BILANCIA Tutte le professioni legate a bellezza, poesia, estetica, arte gli si confanno. Come pure quelle legate alla giustizia, come per esempio quella dell’avvocato, e al rapporto con gli altri. Sono, infatti, ottimi mediatori.

giocando in Borsa col favore degli astri, fattura annualmente grazie a migliaia di clienti che si rivolgono alla sua società da trent’anni. Alcuni di essi lavorano per le maggiori banche e trading company di New York, Tokyo, Zurigo e svariante altre città nel mondo. «Se pensiamo al prezzo, che è un valore nell’unità di tempo, e al ciclo dei pianeti, che sono una possibile misura del tempo», spiega Quagliarella, «si possono costruire delle relazioni tra l’uno e l’altro tanto da poter affermare che, magari, quando la Luna transita nel segno dell’Ariete è possibile che un certo titolo possa subire un rialzo del prezzo. Se uniamo questa informazione astrologica all’analisi tecnica e all’analisi finanziaria di uno specifico titolo potremmo trovare un elemento che possa farci riflettere sulla possibilità di un rialzo del titolo. Così se, ad esempio, l’analisi tecnica dice che è possibile un rialzo dei prezzi di un titolo nella seconda settimana di giugno e in quel periodo l’analisi storica sui cicli astrologici ha evidenziato che la Luna in Ariete fa aumentare i prezzi, e proprio in quel periodo la Luna è in Ariete, allora è come se avessimo una conferma in più». SCORPIONE Adatti a professioni in cui non si opera in prima linea, ma dietro le quinte, che può voler dire anche ruoli di potere di chi tesse accordi e trame nell’ombra, ad esempio tutti quei ruoli legati alla Borsa e alla gestione delle attività finanziarie. SAGITTARIO Sono congeniali per lavori che hanno a che fare con l’istruzione, la filosofia, i lunghi viaggi. Possono essere quindi ottimi insegnanti, ma anche commerciali cui affidare l’espansione sui mercati esteri. CAPRICORNO Gli si confanno ruoli di responsabilità, essendo persone equilibrate e stabili, che riescono a

TUTTI A SCUOLA DI ASTROLOGIA Negli Stati Uniti, ma anche in Gran Bretagna e Francia, esistono corsi universitari in astrologia riconosciuti dallo Stato. Fra tutti, il Kepler College, una delle prime università riconosciute nel Paese, e il Centre for Psychological Astrology di Londra. Anche in Italia, nonostante non ci sia una specifica legislazione, esistono varie scuole per diventare astrologi, ognuna con un proprio albo privato, che però non ha alcun valore giuridico. Fra le più note, l’Eridano School e quella del Centro Italiano Discipline Astrologiche (Cida), la più nota e con la più lunga tradizione, che possiede un proprio albo, forma ogni anno diversi astrologi ed è un autentico riferimento nel panorama italiano. Fra gli sbocchi lavorativi per chi le frequenta, quello di astrological coach, il consulente cioè capace di aiutare a prendere decisioni seguendo il favore degli astri.

costruire nel tempo, come nel caso di solide realtà imprenditoriali. ACQUARIO Persone che sanno tenere e fare gruppo ma che sono anche molto indipendenti. Tutti quei ruoli che gli consentono di mantenere, quindi, la propria indipendenza all’interno di un’azienda sono fatti per loro, come pure le professioni legate alla tecnologia. PESCI Sono persone valide nel supportare gli altri, possono essere quindi buoni psicologi o anche ottimi religiosi. Sognatori, poeti dotati di creatività, sfuggono la routine. Si trovano bene in situazioni “liquide” quindi anche nei settori che hanno a che fare con questi tipi di elementi.

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PIACERI Si scrive “tempo libero”, si legge “piacere”. Assaporare un piatto della cucina tradizionale, sperimentare un accostamento inedito, concedersi lo sfizio di uno stellato: questo è “piacere” . Così come fare una gita in luoghi che non avevamo considerato, magari a bordo di una bella auto e in ottima compagnia...E perchè no, divertirsi a curiosare nelle vite dei vip, anche il gossip ha le sue ragioni!

IL GIOVANE CHEF CHE RACCONTA LA CUCINA ITALIANA AL MONDO A soli 32 anni, Enrico Panero è il regista gastronomico di Eataly, la creatura di Oscar Farinetti che continua la sua espansione. E adesso ha aperto anche a Parigi, nel frizzante quartiere del Marais di Laura Ruggieri Italia però nascono le idee che poi vengono portate lontano, quindi è qui che risiede LIA: È GIOVANE - 32 ANNI - È BRILLANTE ED l’essenza della nostra ristorazione. È L’UOMO CHE STA DIETRO ALLA PROPOSTA Quali sono i punti cardine della cucina di GASTRONOMICA DI EATALY. L’incontro con lui qualità dei ristoranti Eataly? La filosofia è l’occasione perfetta che c’è dietro? «LA NOSTRA FILOSOFIA CONSTA per scoprire la sua La nostra filosofia è DI UN DECALOGO CHE DOBBIAMO idea di cucina. racchiusa all’interno RISPETTARE. PRIMA DI TUTTO SIAMO Che cosa vuol dire del “manifesto della “FANATICI DELLA MATERIA PRIMA”» essere corporate buona ristorazione”. executive chef per un gigante con 39 sedi e Ci siamo dati 10 comandamenti che vodecine di ristoranti a tema? gliamo sempre rispettare. Innanzitutto, ci Detto così fa quasi paura! Per fortuna la rete dichiariamo “fanatici della materia prima”. degli chef che seguono gli Eataly nel mondo Tutto parte da questo, che per noi significa è completa e ci sono figure molto preparate ricercare la qualità assoluta attraverso il riche si occupano degli store nel mondo. In spetto della terra. ENRICO PANERO HA TUTTO PER ESSERE INVIDIATO DAGLI CHEF (E ASPIRANTI TALI) D’ITA-

138 FOOD WEEK LA MILANO “DA BERE” È DIVENTATA “DA MANGIARE”

140 FUORIPORTA BENVENUTI NEL PIACENTSHIRE

146 LE RAGIONI DEL GOSSIP

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E POI IL PIACERE...

Come si coniuga l’approccio global, ineso il contatto con il servizio della ristoraziovitabile per chi gestisce e sovrintende le ne. Non ho mai smesso di ascoltare i clienti cucine di Eataly, e l’artigianalità del made o di spiegare in prima persona le nostre inin Italy gastronomico? novazioni. La realtà Eataly è particolarmente La nostra sfida è riuscire a dare uno stanattenta a far sì che, in ogni ruolo, non si perdard alto alla poesia della nostra identità gada mai il contatto con il cliente e io condivido stronomica portandola nel mondo. Parlare profondamente questa scelta. di standard in ristorazione di solito fa venire Quali sono i Paesi e i target di pubblico, in mente una bassa qualità, mentre noi inche danno la rotta della modernità? Dove tendiamo elevare questo concetto. sono le innovazioni più forti? Come si concilia su scala così vasta la riOggi il nord Europa è da tenere sotto stretta cerca della qualità e il business? osservazione perché lì si confrontano chef Attraverso il rispetto e bravissimi che riePANERO HA PASSATO DODICI ANNI la consapevolezza che scono ad anticipaNELLA SQUADRA DI EATALY, DEI QUALI occorre saper gestire. TRE CON L’ATTUALE RUOLO. MA SENZA re le tendenze. Per In questo abbiamo imquanta riguarda il DIMENTICARE IL MESTIERE DI CHEF parato molto da Slow pubblico, a me piace Food che sin dal principio è al nostro fianco. il confronto con i più giovani perché trovo Eataly non è una catena. Attraverso la noche siano più capaci di mettersi in discusstra rete di negozi abbiamo l’opportunità di sione. valorizzare i localismi e possiamo diversifiE come provate a conquistarli? care l’offerta dei prodotti nei nostri diversi Eataly non ha un target specifico ma è un mercati. luogo per tutti, dai giovani ai non giovani. Dodici anni nella squadra di Eataly, quasi Cerchiamo di tenere un registro semplice tre con l’attuale ruolo, dopo una vita (proma autorevole che sia adeguato a tutti. E poi fessionale) passata a fare il giro del monoffriamo esperienze talmente variegate che do in risotranti di ottimi profilo, dove la possono davvero incontrare il gusto di un scelta della materia prima è rigorosissipubblico molto allargato. Penso alla didattima e dove, soprattutto, aveva il rapporto ca, agli eventi, alle degustazioni, agli incontri diretto con il cliente: non le manca questo con i produttori, ai nostri diversi ristoranti suo essere chef? tematici e a tutto quello che rende diverso In realtà in tutti questi anni non ho mai perfare una esperienza da noi. Il cibo sta viven-

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do un momento storico di grande interesse per tutte le età e questo ci aiuta a trasferire la passione per il buono anche ai target più giovani. Quali sono le novità, sia in termini di format che di stili di cucina, che da una posizione come la sua può vedere e anticipare? Dal mio punto di vista la ristorazione è arrivata al culmine della cucina gourmet e della ricercatezza dei piatti. Ora c’è una tendenza al ritorno verso le tradizioni interpretate in chiave moderna, verso il concetto di osteria e vicinanza al cliente e al prodotto. La tecnica oggi è vissuta come un qualcosa al servizio del prodotto e non più il contrario. Cosa sta cambiando a livello globale rispetto alle abitudini, agli stili di vita orientati al food, alla ristorazione in particolare? Oggi la clientela è molto più attenta rispetto al prodotto utilizzato e c’è un livello generale di consapevolezza molto più alto. Si va più spesso a mangiare fuori e per questo si cercano soluzioni per budget inferiori ma senza rinunciare alla qualità e al gusto. Dal punto di vista del ristoratore è difficile trovare l’equilibrio, ma anche molto intrigante provarci! Cosa non deve mai mancare nella Carta di un ristorante Eataly nel mondo? Ovviamente lo Spaghetto Eataly al pomodoro! Abbiamo lavorato sulla ricetta di questo piatto iconico e ora abbiamo la nostra bandiera. Lo Spaghetto Eataly è uno spaghetto di pasta di grano duro di Gragnano igp con 100% di grano Afeltra, pomodoro datterino rosso “Così com’è” della Piana del Sele (Salerno) raccolto maturo e conservato nel suo succo, e cotto pochissimo. Lo spaghetto al pomodoro per noi non è solo il piatto simbolo della cucina italiana, ma anche di quella “Eataliana”. Quali sono i piatti che in assoluto hanno più successo? Quelli che sono anche il simbolo della nostra ristorazione: senz’altro la pizza margherita, lo Spaghetto Eataly, la cruda e la tagliata di Fassona piemontese, la pasta di grano duro di Gragnano in tutte le sue forme, il crudo di

pesce freschissimo e sostenibile. Tra i dolci vincono i classici come il Tiramisù Eataly sulla cui ricetta abbiamo lavorato l’anno scorso e che ora è diventato il dessert più ordinato dai nostri clienti in Italia e in Europa. Uno dei nostri motti è “Difficile essere semplici” ma, aggiungo, riuscirci, in ristorazione, è davvero molto gratificante! Per quanto riguarda la sala, il servizio, si discosta molto rispetto alle abitudini e agli stili di vita di ogni Paese? Sicuramente ogni paese ha le sua abitudini ma la nostra impronta in termini di servizio tende a tenere una certa informalità che per noi significa anche vicinanza al cliente, DA TERRA TUTTO GIRA INTORNO ALLA GRIGLIA E ALLA COTTURA ALLA BRACE DI PRODOTTI FRESCHISSIMI PROVENIENTI DA EATALY ROMA

possibilità di farlo sentire nel pieno comfort senza mai dimenticarci l’autorevolezza che significa continua formazione di tutte le risorse. Si tratta di un impegno importante ma che garantisce che i nostri ragazzi riescano ad avere uno stile informale senza che però ci sia disattenzione o superficialità. In questo siamo aiutati dal fatto che, nel nostro personale, abbiamo moltissimi giovani autenticamente innamorati del cibo di alta qualità! Roma è l’Eataly più grande al mondo, quindi immagino che rappresenti anche una delle case history più interessanti, tanto più ora che avete da poco rinnovato

tutta la struttura dei ristoranti. Terra, invece, è il vostro fiore all’occhiello, ci racconta il format e se pensate di replicarlo all’estero? Eataly Roma è il nostro Eataly più grande e Terra, aperto a fine ottobre, è un progetto molto importante. Il format lo abbiamo sviluppato in America, a Boston e Los Angeles, e credo che presto lo potremo portare anche in Europa. Da Terra tutto gira intorno alla griglia e alla cottura semplice ed istantanea, alla brace, di ortaggi di stagione, carne e pesce freschissimo direttamente dalla pescheria di Eataly Roma. Mangiare da Terra è fare un’esperienza di ristorazione avvolgente, moderna e completa con una impronta di cucina molto leggera che esalta la qualità delle materie prime impiegate. Siamo molto soddisfatti di come sta andando. L’highlight di quest’anno? La grande novità è stata l’apertura del grande punto vendita a Parigi, una città che ha fatto della gastronomia un simbolo elevandola a livelli altissimi. L’apertura a Parigi è per Eataly una tappa molto importante. Il negozio si trova nel Marais, una zona centrale molto frequentata sia da francesi che da turisti. Portare l’italianità a Parigi per noi è una grandissima sfida ma anche una tappa di grande piacere che vivremo con grande attenzione ricreando un’offerta dei migliori piatti della tradizione italiana autentica. Inoltre nel negozio ci saranno diverse produzioni quotidiane per offrire la possibilità di gustare prodotti freschissimi ogni giorno.

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E POI IL PIACERE...

LA MILANO DA BERE È DIVENTATA DA MANGIARE Alla decima edizione, la Food Week di Federico Gordini segna il passaggio della città meneghina a un turismo che non è solo quello d’élite e dei viaggi d’affari, ma abbraccia le fasce giovanili e chi è alla ricerca di sapori genuini di Chiara Volonté

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ra la città da bere, è la città da maninsieme ad alcuni dei più grandi interpreti giare. Da dieci anni. «Un compleandella cucina italiana e a tante personalità no che segna per noi un traguardo della ristorazione, dove siamo arrivati e importante che deve essere festeggiato», dove possiamo andare». dice Federico Gordini, fondatore e presiIl Fuorisalone dell’enogastronomia coinvoldente della Milano Food Week - ma anche ge tutta la metropoli con un fitto palinsesto di Bottiglie Aperte, Vivite e Milano Wine di incontri: 40 chef coinvolti (tra cui Carlo Week - «Questa edizione 2019 rappresenta Cracco e Davide Oldani), quattrocucine in soprattutto un’occacittà, dieci tematiche NON SOLO PIAZZA DEL DUOMO: IL MOOD sione per riflettere su per mostrare il camDEL “FUORISALONE” CONTAGIA LE ZONE un decennio durante biamento del settore DECENTRATE CHE IN QUESTI ANNI HANNO il quale è cambiato GODUTO DI UNA FORTE RIQUALIFICAZIONE nell’ultimo decennio radicalmente il mone tanti incontri aperti do della cucina, e soprattutto è cresciuta al pubblico per vivere appieno questa setMilano, la splendida cornice della nostra timana dedicata ak cibo. «Sicuramente uno manifestazione che vive, appunto, nella citdei cuori pulsanti della kermesse è Piazza tà. Ecco, l’evoluzione dell’universo del cibo del Duomo - ci spiega Federico Gordini e il progresso del capoluogo lombardo sono con una ventina di grandi appuntamenti e le due tematiche che abbiamo scelto per la show cooking di chef importanti a raccontaMfw 2019 – dal 2 all’8 maggio, ndr -, anche re l’ultimo decennio della loro carriera. Ma perché sono la base per riflettere su quello guardiamo anche alle periferie, grazie ad che potrà succedere in futuro e per capire, un programma di eventi che coinvolge zone

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che hanno subito una forte riqualificazione, come ad esempio la Barona». Dunque, questa edizione della Mfw mette anche un punto fermo - l’ennesimo - sulla crescita di Milano, una città «ormai diversa rispetto a quella di dieci anni fa, con grande capacità attrattiva e d’impresa, internazionale - prosegue Gordini - e sempre più frequentata da un turismo alto spendente. Un luogo che ha saputo diventare centro nevralgico non solo del business ma anche del lifestyle, fulcro delle mode e delle eccellenze italiane in tutto il mondo. Io credo che Milano, città di grandi stellati e di sperimentazione di nuovi format di ristorazione molto creativi, possa definirsi a pieno titolo capitale gastronomica. E lo è diventata perché ha iniziato ad attrarre un tipo di turismo interessato al cibo e disposto a pagare per l’alta qualità dell’offerta, assumendo le stesse connotazioni che si possono trovare a Manhattan, Londra e Singapore». Ma non è solo il capoluogo lombardo ad essersi sviluppato, perché contemporaneamente è cambiato anche il mondo del food and beverage, che attraverso un numero sempre crescente di programmi televisivi è entrato prepotentemente nelle nostre case. «Quando noi abbiamo iniziato con la nostra manifestazione, che in potenza è nata il 31 marzo 2008 dopo che abbiamo ottenuto di poter organizzare l’Expo, la cucina e la ristorazione erano terreno per i soli addetti ai lavori: c’erano quelle due o tre trasmissioni che però in pochissimo tempo si sono moltiplicate - continua il presidente della Milano Food Week - e il ruolo dello chef si è tramutato persino da un punto di vista sociale. Mi ricordo in particolare la “Prova del Cuoco” su Rai 1 e Simone Rugiati con “Cuochi e Fiamme”, e qualche altro format più internazionale sul modello Gordon Ramsey, che veniva


riproposto in versione italiana. Ora il cibo è diventato mediatico e gli appassionati si sfidano ai fornelli davanti a una platea di giudici, mettendo in gioco tutte le loro capacità e sperando di fare carriera usando come trampolino di lancio la televisione. Masterchef, in onda su una tv a pagamento e che per questo motivo si propone a un pubblico con capacità di spesa, ottiene sempre un successo formidabile; invece, il primo reality show a tema cucina su un canale generalista e pubblico come Rai 2 ha ottenuto ascolti poco rilevanti, e questo è un altro indicatore che deve essere preso in considerazione. Il tema del concorrente in tv è sicuramente del percorso a cui stanno andando incontro? molto stimolante perché fino a dieci anni Impareranno un mestiere meraviglioso ma fa tutto questo era utopia, e durante la Mfw altrettanto difficile e pieno di complessità sarà uno dei punti più interessanti su cui personali, e pochissimi di loro diventeranno dibattere. Infatti, c’è tutta una serie di imi nuovi Cannavacciuolo, Cracco o Oldani». plicazioni annesse, in La decima edizione INSIEME ALLA CITTÀ SI È EVOLUTO primis il fatto che della “settimana del ANCHE L’APPROCCIO ALLA CUCINA questi programmi cibo milanese” non TRA STORYCOOKING STELLATI, SHOW, stanno dando la possarà solo una grande MASTERCLASS E DEGUSTAZIONI sibilità a moltissimi manifestazione con amatori di affacciarsi professionalmente al un ricco palinsesto che coinvolgerà tutto il mondo della ristorazione, e questo avrà sitessuto urbano, ma soprattutto sarà l’occacuramente degli effetti che meritano delle sione giusta per innescare delle consideriflessioni approfondite. Inoltre, a causa di razioni serie e approfondite su quella che è tutta questa mediaticità che, forse, ha crestata l’evoluzione della cucina, e su quello ato delle false illusioni, abbiamo assistito a che accadrà in futuro. Certo, il programma un boom di iscritti agli istituti alberghieri e è ricchissimo, e consentirà a food lovers e alle scuole di cucina, ma siamo proprio sicusemplici curiosi di poter assistere a spettari che tutti questi ragazzi si siano resi conto colari storycooking stellati e a show cooking

I NUMERI DELLA MILANO FOOD WEEK 2018

PIÙ DI 100.000 partecipanti rispetto al 2017 (+ 40%) 30% visitatori stranieri 204 eventi gratuiti 100 eventi extra palinsesto 8 cucine tematiche 100 ricette OLTRE 100 ristoranti coinvolti 5.000 degustazioni stellate

NEGLI ANNI IL RUOLO DELLO CHEF SI È TRASFORMATO ANCHE SOCIALMENTE di chef di fama internazionale, partecipare a masterclass e a degustazioni di pregiati e inusuali manicaretti e ascoltare degli specialisti parlare di nutrizione e “healthy food”. Un punto chiave della ristorazione che sicuramente merita più attenzione e su cui si dovrà lavorare nei prossimi anni riguarda la formazione del personale di sala, perché «tralasciando i ristoranti di fascia alta, che si affidano a collaboratori altamente qualificati, per la maggior parte le altre realtà non pensano a istruire i propri assistenti - afferma Gordini - e così spesso il cliente vive un’esperienza insoddisfacente. Invece, quello del cameriere deve tornare ad essere un mestiere, non un lavoro improvvisato senza un minimo di cultura e preparazione». Le trasformazioni nell’universo della cucina, unite alla metamorfosi degli chef e al ruolo di Milano ormai eletta a capitale gastronomica, hanno decretato anche un cambiamento del pubblico della Mfw «che ora è composto da ospiti sempre più internazionali, affascinati da un città pronta a soddisfare ogni esigenza culinaria grazie alle personalità del mondo del food che l’hanno scelta come propria base. Ma anche un pubblico forse un po’ meno di nicchia, però sicuramente affascinato dalla sperimentazione della cucina e molto curioso. Voglio che coloro che ci verranno a trovare capiscano che la Milano Food Week è un grande evento che si pone, quest’anno più che mai, l’obiettivo di parlare di cucina in maniera interessata e approfondita».

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E POI IL PIACERE...

Benvenuti nel Piacentshire, il buen retiro della finanza Dal presidente del fondo Clessidra Carlo Pesenti all’amministratore delegato di Finmeccanica Alessandro Profumo: alla ricerca di riservatezza e luoghi ad alta densità di charme, ci si rifugia sulle colline piacentine di Marina Marinetti

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os’hanno in comune il presidente (temporanea, 48 ore il massimo concesso) da del fondo Clessidra Carlo Pesenti, quella che già negli anni ’70 l’indimenticabile l’amministratore delegato di LeoErnesto Calindri definiva “il logorio della vita nardo Finmeccanica (nonché ex banchiere di moderna”, reclamizzando il milanesissimo Unicredit ed Mps) Alessandro Profumo, il fi(appunto) amaro Cynar. Così, se i milanesi nanziare Jodi Vender, l’ex azionista di Campad’antan si rifugiavano sulle (piovose) riviere ri (profumatamente liquidata nel ’97) Maddalacustri, oggi è il Piacentino lo sfogo della Milena Garavoglia, la pubblicitaria (figlia d’arte) lano che conta... i giorni tra un fine settimana Annamaria Testa, gli stilisti Etro, lo scenograe il successivo. Gli agenti immobiliari della fo (per Disney) Claudio Mazzoli, il professor zona sono preparatissimi, sul tema, e nel pre(di Diritto Commerciale) Luigi Arturo Bianchi sentare le proprietà sul mercato ne sottolinedell’Università Bocconi? Il buen retiro sulle ano pregi che non risiedono nella metratura, colline piacentine. Togliete al Monferrato la né nelle finiture, ma nella distanza dalla villa sua pervasiva umidella celebrity di turIL DERBY SI GIOCA TRA LA POPOLANA dità, alla Val d’Itria il no. Specie in un mon(SI FA PER DIRE) VAL TIDONE E LA PIÙ cicaleggiare assordando, quello economico, ESCLUSIVA VAL LURETTA. E GLI AGENTI te dei suoi uliveti, al in cui è decisamente IMMOBILIARI PUNTANO IN ALTO Chianti le monotone più vip il finanziere distese di filari d’uva, ed otterrete un paesagbrizzolato rispetto alla pettoruta soubretgio collinare con un clima gradevole 365 giorte. Persino nella manchette pubblicata dalla ni l’anno e sconfinate distese di campi (non storica agenzia immobiliare meneghina di necessariamente coltivati) in cui perdere lo Paolo Casati per mettere in vendita la cascina sguardo senza trovar traccia del passaggio dell’ex presidente della Telecom Guido Rossi, dell’uomo. Benvenuti nel Piacentshire. scomparso nel 2017, si sottolineava lo charIl derby si gioca tra la popolana (si fa per me del luogo. Una sorta di Capalbio in collidire) Val Tidone (in cui con un budget infena. E il riferimento a Pier Luigi Bersani, che, riore al centinaio di migliaia di euro ci si agessendo di Bettola, nel piacentino è letteralgiudica una cascina da ristrutturare) e la più mente di casa, non è né casuale e non voluto. esclusiva (se non altro per i prezzi proibitivi Il piacentino oggettivamente offre una comdi alcune tenute in vendita, ancorché da debinazione di fattori irripetibile: ha un clima molire con la ruspa e ricostruire da zero) Val mite in ogni stagione, una natura incontamiLuretta, solcate dai due fiumi che danno loro nata in cui cinghiali, daini, lepri scorrazzano il nome, a cavallo tra Lombardia ed Emilia liberamente nei campi e, soprattutto, è a un’oRomagna. Ma, soprattutto, a un’ora secca da ra da Milano. Ed è perfetto per chi alla socialiMilano. Elemento che già di per sé, negli ultà, per un paio di giorni la settimana, rinuncia timi anni, ne ha fatto la meta d’elezione per senza troppi sacrifici. manager, imprenditori e professionisti in fuga E che si fa, di bello, nel Piacentshire, vi stare-

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te chiedendo? In primis, si ristruttura, che è lo sport nazionale da queste parti. Poi si gioca a golf, sulle 18 buche del Croara Country Club di Gazzola. Oppure (gli animalisti saltino questa frase e riprendano la lettura dopo il punto) si caccia, nelle innumerevoli tenute popolate da cinghiali, lepri e pernici. Si va a cavallo (la scelta è fra l’Allevamento del Ghiro di Pianello, il Poderetto Madame di Agazzano, la Cascinema di Pecorara, Il Boardo di Castel San Giovanni e La Biosana di Pozzano). Si passeggia nei boschi, lungo il Tidone e il Luretta, nei campi, stando attenti a non invadere la quiete altrui. Ci si applica a al ciclismo. Si va alle terme (Salice dista una trentina scarsa di chilometri). Si beve un doc dei colli piacentini e si mangia. Ma il menu è piuttosto essenziale: pisarei e fasò, tortelli con la coda e soprattutto gnocco fritto e salumi, in mancanza (stranamente) di chef stellati che, siamo pronti a scommetterci, a breve approderanno nell’area, non appena scopriranno, leggendo queste pagine, l’alta densità di villeggianti altospendenti.



E POI IL PIACERE... MOTORI

Il gigante buono in formato famiglia(re) Dimensioni a parte, il Santa Fe di Hyundai non ha nulla di aggressivo, anzi: è pensato per chi ha figli e si porta dietro una quantità industriale di bagagli. Con una dotazione tecnologica di tutto rispetto di Franco Oppedisano

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rande, grosso e buono come il pane. Il Santa Fe (per noi sarà sempre al maschile perché non ci riesce di pensarlo altrimenti) è proprio come tanti uomini di dimensioni imponenti che si commuovono per poco, magari guardando un fiore. Non ha nulla di aggressivo, di snob, di sopra le righe. È essenziale e dà istintivamente sicurezza. Anche quella di poter portare sempre con sé e senza fatica una famiglia numerosa (esiste pure la versione a sette posti) e una quantità industriale di bagagli. È morbido da guidare e nelle linee. Ha la trazione integrale, ma i muscoli, se ci sono, sono coperti dalla dolcezza delle forme all’interno e all’esterno. Senza offesa:

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la grinta non gli appartiene, non è nel suo dna. Intendiamoci: non è che non vada sufficientemente veloce, anzi (ha 200 cavalli e raggiunge i 205 km/h) o che abbia poca o nulla accelerazione (da zero a 100 km/h in MORBIDO DA GUIDARE E NELLE LINEE, HA LA TRAZIONE INTEGRALE E RIESCE A RAGGIUNGERE I 205 KM/H. MA IL SUO PUNTO DI FORZA È LA SICUREZZA

9,4 secondi), ma risponde lentamente perché è un’auto tranquilla, fatta apposta per la famiglia. Non la si può immaginare senza almeno un seggiolino attaccato al sistema isofix. È difficile pensarla senza il bagagliaio (625 litri e 1.695 con i sedili posteriori ab-

bassati) pieno, con almeno una carrozzina. Non per questo non è tecnologica: ha un sistema di navigazione con schermo touch da 8’’, integra tutti i Servizi Live, Apple CarPlay e Android Auto, permettendo ai passeggeri di utilizzare tutte le funzioni del proprio smartphone attraverso il touchscreen. Poi è disponibile un full head-up display, che proietta le informazioni utili direttamente sul parabrezza, e i sistemi di guida assistita della famiglia Hyundai SmartSense, tra i quali il Safety Exit Assist, che previene possibili incidenti in caso di apertura delle portiere, e l’innovativo Rear Occupant Alert, che che segnala la presenza di bambini nella seconda e terza fila di sedili alla chiusura del vei-


LE RUOTE A ELICA PER L’AUTO VOLANTE Un po’ pneumatico e un po’ elica. Liberi di non crederci, ma anche se le automobili che volano non ci sono ancora, Goodyear ha già pensato a come potrebbero muoversi e ha creato Aero, un concept definito “multimodale”. Perché in verticale permetterebbe

colo. Dato che è un’auto per per chi ha avuto l’ardire di fare dei figli, questo “ecomostro” con motore diesel fa risparmiare chi fa molti chilometri. E ha un prezzo che parte da 45 mila euro, ma in Italia costa un migliaio di euro in più per quel provvedimento geniale (si fa per dire) che è il bonus/malus ecologico. Family first, ma solo a parole.

al veicolo che ancora non c’è di muoversi sulle normali strade, mentre girato di novanta gradi si potrebbe trasformare in un sistema di propulsione aerea che dia la spinta al veicolo per volare nel cielo. Le razze di Aero fungerebbero da pale dell’elica. Aero poi è un pneumatico intelligente che ha sensori ottici per monitorare la strada e un processore di intelligenza artificiale che analizza i dati raccolti dagli altri veicoli e dalle infrastrutture. «Sempre di più, le aziende guardano al cielo per affrontare le sfide del trasporto e del traffico urbano. Per questo motivo il nostro lavoro sulla struttura dei pneumatici e sui materiali più all’avanguardia ci ha portato a immaginare una ruota che potesse servire come pneumatico tradizionale su strada e come sistema di propulsione in cielo», ha dichiarato Elena Versari, General Manager Consumer di Goodyear Italia.

LA PORSCHE ELETTRICA CHE NON C’È (ANCORA) HA GIÀ 20MILA ACQUIRENTI

Sarà presentata solo alla fine di settembre e neppure le linee della carrozzeria sono stata fissate in maniera definitiva, eppure ci sono già oltre 20 mila persone che, in tutto il mondo, che hanno manifestato un serio interesse ad acquistarne un’esemplare e hanno versato una caparra di 2.500 euro per mettersi in lista. L’oggetto del desiderio è la Porsche Taycan, la prima vettura elettrica della casa di Zuffenhausen, un giocattolo con due motori sincroni a magneti permanenti con una potenza complessiva di oltre 600 cavalli e 400 kW, capace di scattare da 0 a 100 km/h in meno di 3,5 secondi e di raggiungere i 200 km/h in meno di 12 secondi. Ma il suo punto di forza dovrebbe essere la ricarica: in venti minuti sarà possibile rifornire di energia le batterie in modo da avere

un’autonomia di 400 km e basteranno soli quattro minuti per garantire 100 chilometri di percorrenza. In più, una combinazione di software e hardware consentirà al guidatore di ricaricare velocemente e farà anche coincidere i punti di ricarica come tappe del viaggio previste dal navigatore, prenotando in anticipo le colonnine. «La Taycan

sarà l’automobile più sportiva e tecnicamente più avanzata del segmento di appartenenza» ha confermato Detlev von Platen, membro del Consiglio di Amministrazione e Responsabile Vendite e Marketing di Porsche AG: «Sarà una Porsche a tutti gli effetti». Anche nel prezzo, che, pur non ancora fissato, dovrebbe aggirarsi attorno ai 120 mila euro.

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E POI IL PIACERE MOTORI

in collaborazione con Autoappassionati.it

NASCE IL SOFTWARE BOSCH CHE TI SALVA DAL CONTROMANO Bosch ha inventato il wrongway driver warning, un sistema informatico tanto semplice quanto utile a proteggere la sicurezza degli automobilisti. Si tratta di un servizio salvavita basato su cloud, disponibile in molti paesi europei, che non solo avverte il conducente che sta procedendo nel senso di marcia sbagliato, ma allerta anche gli altri guidatori che si trovano nell’area di pericolo, inviando notifiche immediate.

Integrato dapprima nelle app radio tedesche delle trasmittenti tedesche, oggi questo software lo si trova già in molte app di navigazione, streaming e radio, raggiungendo diversi milioni di persone. Bosch utilizzerà un nuovo modulo software per integrare il wrongway driver warning direttamente nei sistemi di infotainment dei veicoli futuri. Il display di bordo potrà quindi avvisare il conducente

FCA WHAT’S BEHIND: IL GRANDE DOCUMENTARIO DEL GRUPPO FCA

Dietro ogni grande gruppo automobilistico si nasconde un mondo, molto spesso nascosto. Così, Fca ha voluto aprire le porte del suo universo, per raccontare a tutti gli elevati standard di qualità, sicurezza, affidabilità e comfort che caratterizzano ogni automobile prodotta nei suoi stabilimenti. Questi, e tanti altri, sono obiettivi che richiedono un incessante lavoro dietro le quinte: Fca What’s Behind è il videoprogetto che ne svela i dettagli. Per la prima volta vengono raccontate le molteplici attività che contribuiscono allo sviluppo e alle verifiche qualitative delle vetture, in una docuserie senza precedenti. Gli episodi spaziano infatti dai ghiacci di Arjeplog ai deserti sudafricani, dove i prodotti vengono testati nelle condizioni più estreme, passando per i centri d’eccellenza Fca come il Proving Ground di Balocco (VC), il Safety Center di Orbassano (TO), il Centro Ricerche di Torino. Luoghi emblematici e riferimenti mondiali in termini di ricerca e sviluppo, il tutto per un eccezionale e appassionante reportage.

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in pochissimi secondi. L’azienda tedesca sta dialogando con molte case automobilistiche che desiderano integrare il wrong-way driver warning come dotazione di serie.

NUOVA Z4: LA ROADSTER SECONDO BMW Giunta alla terza generazione, è arrivata la nuova Bmw Z4. Lunga 4,32 metri, propone un design tutto nuovo, con una calandra a doppio rene “reticolata”, i fari a Led, che si sviluppano in verticale, e la capote, che torna a essere in tessuto e si apre in 10 secondi. Al posteriore spiccano lo spoiler integrato nella coda e le luci a forma di L slanciata, che riprendono il family feeling del Marchio. La strumentazione è rivolta verso la postazione del guidatore e tutto è focalizzato sul suo piacere di guida. Due i display, con il Live Cockpit Professional da 12,3 pollici e il Control Display dell’infotainment da 10,25 pollici, mentre il bagagliaio aumenta la sua capienza di 100 litri, arrivando a 281 litri, sia con la capote chiusa, sia aperta. I motori, infine, sono tutti turbo ed Euro 6d-Temp. Si parte dalla sDrive 20i, dotata del 2.0 TwinPower turbo da 197 cv, disponibile sia manuale (da luglio), sia automatica a 8 rapporti, si sale alla sDrive 30i da 258 cv, sempre 2.0 turbo, e si arriva il 6 cilindri in linea 3.0 da 340 cv della Z4 M40i. Le ultime due sono disponibili solamente con cambio automatico a 8 rapporti.


E POI IL PIACERE...

LE “VACANZE ROMANE” DI XI JINPING Il soggiorno del presidente cinese al Parco dei Principi ha destato più di una curiosità nel mondo della business community. Ma per il patron Roberto Naldi tutto è lavoro e come tale va trattato di Monica Setta CI SAREBBERO STATI CENTO, MILLE HOTEL A CINQUE STELLE PRONTI AD ACCOGLIERLO, MA IL PRESIDENTE CINESE XI JINPING HA SCELTO LUI, anzi una delle “perle” del suo

impero alberghiero che valica anche i confini nazionali ed è andato a dormire al Parco dei principi, lusso e privacy, anello prezioso dell’articolata catena di Roberto Naldi. Ovviamente l’evento ha destato più di una curiosità nel mondo della business community dove Naldi è molto noto. Ma l’uomo, fermezza ed eleganza, non è di quelli che cede alle lusinghe della vanità personale. Per Naldi tutto è business, lavoro e come tale va trattato, sia pure, trattandosi di Xi Jinping, con i guanti bianchi.

Cominciamo dall’inizio, da come nasce il gruppo Naldi... Tutto nasce da mio nonno Roberto Fernandes Naldi, che nel secondo dopoguerra avvia l’acquisizione di alcune strutture alberghiere in Campania per poi arrivare a Roma nel 1963 con la costruzione del Parco dei Principi che tutt’oggi rappresenta il quartier generale della Collezione. Nonno intraprendente e fortunato, visto che oggi voi eredi avete un impero del lusso di prim’ordine. Che cosa comprende la collezione? Beh, è una collezione che da Roma, con le attuali tre proprietà (Parco dei Principi, Splendide Royal e Mancino 12), spazia sino a Lugano (Splendide Royal) e Parigi (Splendide Royal). Ecco proprio al Parco dei Principi a Roma recentemente è arrivato il presidente cinese. Lo ha incontrato? Che effetto le ha fatto

ROBERTO NALDI CON XI JINPING

sapere che dormiva in uno dei suoi gioielli? Al Parco dei Principi siamo soliti ospitare importanti personalità politiche e Capi di Stato. Poter avere il Presidente Xi Jinping nel mio albergo è stato senz’altro motivo d’orgoglio e aver avuto l’opportunità di incontrarlo e scambiare qualche battuta è stato allo stesso tempo un privilegio ed un onore. Fedele all’understatement, mi pare. E ci sta. Parliamo del futuro: quale è la strategia del gruppo? Alzare continuamente la qualità ed il livello dei servizi offerti agli ospiti della nostra Collezione, mantenendo sempre cura della tradizione familiare che da generazioni guida la nostra attività nel settore dell’ospitalità. Come immagina il gruppo fra 10 anni? In espansione grazie all’aiuto dei miei figli Giovanni e Adele, sempre più protagonista nel panorama dell’ospitalità internazionale a cinque stelle. Ha in mente acquisizioni internazionali o

partnership? Sono sempre disponibile a valutare nuove opportunità anche a livello internazionale, con particolare interesse alle principali capitali europee. Ma in quale dei suoi tanti alberghi ama passare un week end di relax? Quando si parla di relax, lo Splendide Royal di Lugano è l’ideale. Immerso nella cornice naturale svizzera, le camere di quest’albergo si specchiano sul lago di fronte per una vera esperienza di relax. Inoltre, per garantire un’esperienza ancora più rilassante, a giugno sarà inaugurata una Spa con piscina affacciata sul lago. Che rapporto ha personalmente con i soldi? A Napoli si dice: senza soldi non si cantano messe. E ho detto tutto. Quale è il suo sogno per il futuro sia come imprenditore che come padre? Proseguire in questo mio percorso assieme ai miei figli per tramandare e rafforzare la tradizione familiare con sempre maggiore successo. Da piccolo sognava di diventare ciò che è o pensava di fare un altro mestiere? Quale? Essendo cresciuto sin da piccolo nell’ambiente dell’ospitalità, ho coltivato la mia passione per il mondo alberghiero e per i dettagli che lo caratterizzano. Con gli anni ho imparato a valorizzarne ogni aspetto tanto che tutt’oggi, come un architetto e un designer, seguo personalmente ogni progetto di rinnovamento o restauro delle mie strutture. Quale è infine il suo più grande lusso privato? Il mio vero lusso oggi è potermi ritagliare un po’ di spazio per le mie passioni sportive, del tempo di qualità lontano dai pensieri delle attività imprenditoriali.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

I GIALLOVERDI SCOPRONO IL LIFESTYLE TRA CHEF STELLATI E BEACH CLUB DI CHARME Dress code easy chic per i vari Conte, Di Maio e Salvini che non disdegnano i locali trendy della capitale, tra celebrity e e professionisti di grido. Ecco quali sono i nuovi “place-to-be” dell’estate 2019 DA QUANDO MATTEO SALVINI

Geronzi. The Flair ha conquistato

deciso di far diventare realtà

Da Vito, che è amico intimo di

HA INDOSSATO L’ABITO SCURO

subito il pubblico romano e

un’idea di ristorazione complessa

vip come il goleador Andrea

PER PRESENZIARE L’8 APRILE

internazionale puntando sul

e affascinante». Affacciato su

Carnevale ex marito di Paola

ALLA SOIRÉE DEL SALONE DEL

design avvolgente, sul giovane

piazza Barberini, il ristorante è

Perego, transitano ogni giorno

MOBILE DI MILANO, QUALCOSA

chef Alessandro Caputo e su un

meta di potenti della politica ma

per l’aperichic o il pranzo, Alessia

È CAMBIATO NEL LIFE STYLE

team esperto costituito in primis

anche di celeb come Sabrina

Marcuzzi, Francesco Totti e

DEL GOVERNO GIALLO VERDE.

dal General Manager dell’hotel

Ferilli o Nicole Kidman che da

Ilary Blasi; Gianni Morandi, Luca

Addio allo stile terragno e

Gaetano Torino, un veterano

anni si fanno vedere nell’hotel a

Cordero di Montezemolo e tanti

agreste della fase uno, adesso

altri.

il potentissimo leader di una

Infine, non si può dimenticare

Lega in volo verso il 40 per

Fregene, altro ritrovo ad alta

cento ha dimostrato di saper

densità di volti noti della politica

essere soavemente a suo agio

giallo verde. Quest’estate

anche nei salotti dell’intelligenza

scendono i vari Mastino o Tony

storicamente di sinistra. Merito,

mentre sale La scialuppa di

forse, della nuova, giovanissima

Salvatore elegantissimo beach

fidanzata Francesca Verdini,

club a due passi dal mare

produttrice cinematografica

con ristorante stellato dello

con aderenze nel mondo

chef Fabio Di Vilio, dove per

patinato del grande schermo

pranzare la domenica bisogna

internazionale. Da parte sua,

mettersi in stand by. Fra gli

l’alleato di governo Luigi Di Majo

habituee Samantha de Greneth

aveva fatto altrettanto facendosi

la bella Fanny Cadeo insieme

vedere con la nuova compagna

a professionisti di grido come

Virginia Saba al teatro dell’opera,

la ginecologa Annafranca

in blu d’ordinanza con cravatta

Cavaliere o il lanciatissimo

regimental. Non stupisce perciò che i potenti di questo esecutivo

IN SENSO ORARIO MATTEO SALVINI, VIRGINIA SABA, ALESSANDRO CAPUTO E SABRINA FERILLI

commercialista Federico Giachini. Dress code easy chic

si ritrovino a pranzo o a cena nei

del settorei. «Il nome The Flair

cinque stelle della famiglia Bocca.

anche per i Di Maio o il premier

posti più ricercati della capitale.

significa talento, fascino, stile,

Insieme alla ricerca di novità

Giuseppe Conte, l’importante è

Quali? Su tutti, uno, il The Flair

eleganza, sensibilità, equilibrio»,

tengono i grandi classici come

mantenere la privacy. E qui ve lo

– Rooftop Restaurant, fiore

spiega la marchesa Matilde

il roof dell’Euclide ai Parioli del

garantiscono Fabio e Federica, i

all’occhiello della compagnia

Salvo Bocca: «tutte attitudini

dinamico imprenditore pugliese

fotografi restano rigorosamente

alberghiera Sina Hotels

positive e preziose che portano

Vito Tricarico dove si è sposata

fuori dalla porta di ingresso.

controllata da un parlamentare

a far bene le cose. Da anni

la show girl Maria Monsé

Magari si offre loro un caffè tra

berlusconiano come Bernabò

lavoriamo per questo obiettivo:

che ha detto sì dopo 13 anni

le peonie celesti e i piatti di Vietri,

Bocca marito di Benedetta,

vogliamo creare eccellenze ed

d’amore e una figlia al re degli

però l’area restaurant è sacra.

la figlia del banchiere Cesare

anche in questo caso abbiamo

ascensori Salvatore Paravia.

Prosit.

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