Economy Maggio 2020

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Maggio 2020 Euro 3,50

I VALOROSI DEL CORONAVIRUS / Tutte le imprese che hanno reagito alla pandemia riconvertendosi

ECONOMY | ANNO IV | N.34 | MENSILE | MAGGIO | USCITA IN EDICOLA: 5 MAGGIO 2020 | POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

L’Italia che resiste raccontata da quattro dei top-manager di Ceo for Life

LIBERI TUTTI SI RIPARTE DISTANZIATI MA SERVE UNA NUOVA VICINANZA

Giordano Fatali, HRC

Luca Palermo, Edenred

Paola Corna Pellegrini, Allianz Partners Italia

Enrico Cereda, Ibm

Mauro Caruccio, Toyota Motor Italia

ATTENTI ALL’ALTRO VIRUS, QUELLO CHE VIAGGIA NEL WEB

Istruzioni anti cyber-risk. Kaspersky: «Smart working? Difese smart». Kroll: «Fatevi furbi così» PARLA BOCCIA

DECRETI DI SPERANZA

PROPAGANDA XI

«Dobbiamo ritrovare fiducia il sistema reagisca con orgoglio»

Imprese, la corsa a ostacoli tra i decreti per gli aiuti

Non avrà colpa della pandemia ma ora la Cina cerca pubblicità

Da Var4Advisory (con Rsm) una soluzione per la continuità

Come l’emergenza ha riscritto i rapporti azienda-territorio

PARLA PASSERA «Nessuno si salva da solo, serve un maxi piano di investimenti Ue»

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più


EDITORIALE

ARRABBIATI, RESTANDO COSTRUTTIVI

R

esistiamo, per favore, alla tentazione di pensare che restarcene chiusi in casa due mesi sia stato inutile: non è così, sappiaDI SERGIO LUCIANO mo cosa avremmo avuto se avessimo continuato ad andare in giro come se la pandemia non fosse esistita: il doppio dei morti, forse ancor più. E meglio di noi lo sa il premier inglese Boris Johnson, che, grottescamente, una settimana dopo aver predicato l’immunità di gregge, ha rischiato la pelle per il Covid-19. Però siamo delusi e arrabbiati, e chi dice di non esserlo o si atteggia, o è una specie di Buddha senza problemi né psicologici né economici, o mente. Siamo delusi e da un paio di settimane anche arrabbiati non con i medici – che il Signore ce li conservi – ma con gli scienziati, che hanno dimostrato un esibizionismo vacuo, pari a quello dei politici e che dopo aver detto tutto e il suo contrario continuano a contraddirsi, con simmetrica e incurante spocchia. Se il virus sopravviverà all’estate o no, se il vaccino arriverà tra sei mesi o diciotto, se la clorochina fa male o fa bene e poi l’eparina e l’antivirale X e l’antivirale Y, e le mascherine Fp1,2 o 3, e a che distanza minima stare, e se il virus sopravvive in acqua

IL CORSIVO

oppure no. Abbiamo capito, non lo sapete: ma allora ditelo, e sottraetevi alla (naturale) pressione mediatica e abbandonateci nella nostra ignoranza. Ma la rabbia maggiore se l’è attirata il governo. Niente di personale, per carità: almeno il premier e il ministro della Sanità, se non altri, sono apparsi impegnati e in prima linea. Ma nel suo insieme l’esecutivo e la sua maggioranza sono evaporati, in una nuvola di bugie dalle gambe corte controfirmate dal ministro dell’Economia, col suo eterno sorrisetto da Gioconda del bilancio. Al momento in cui questo numero di Economy viene chiuso si sta celebrando il vertice europeo dei capi di Stato e di governo che dovrebbe essere ancora almeno in parte interlocutorio e al quale il presidente del Consiglio si è presentato senza nessun previo confronto parlamentare. Mes sì, Mes no; eurobond no; emissioni speciali europee forse… Mai che ci abbiano detto la verità: lo Stato non ha soldi e non ha osato finora chiederli sul mercato del debito pubblico perché ha paura di una porta in faccia. La potenza di fuoco da 400 miliardi annunciata più di un mese fa è stata la classica montagna che partorisce il topolino. Hanno infilato i pochissimi aiuti finanziari che una finanza pubblica, dissanguata da trent’anni di complessivo dissesto, poteva sostenere

in un tritacarne di burocrazia che sbigottisce e fa piangere, oltre a ridicolizzarci in Europa. Non hanno avuto il coraggio, nè politico nè morale, di dirci la verità, e hanno avuto la faccia tosta di promettere cose che non potevano mantenere e pasticciare clamorosamente anche sui pochi fronti che avrebbero potuto gestire senza spendere. Come non arrabbiarsi? Però è così. La crisi del Coronavirus ha fatto venire al pettine tutti i nodi creatisi nel sistema in tanti anni di malgoverno, dei quali questi di adesso non sono personalmente responsabili. Semmai lo siamo noi, che col voto abbiamo affidato il paese a degli incapaci, per poi aspettarcene il rilancio dall’iniziativa di un’accozzaglia di capetti incompatibili, senza nè arte nè parte, e di vecchi comprimari di partiti al di sotto di ogni speranza. Non resta che stringere i denti e sforzarci di essere costruttivi. Prendiamoci - come cittadini, lavoratori e imprenditori - tutti gli spazi possibili nella fase 2, per piccoli che siano. Non congeliamo i consumi, se ne abbiamo il modo. Anche se non sappiamo con precisione quando, la malattia sarà debellata e questo governo se ne andrà. Cerchiamo - nei limiti del possibile - di aiutarci un po’ di più a vicenda. Ripromettendoci di non ripetere gli errori del passato, nemmeno nella gestione bulimica delle imprese. Siamo arrabbiati, ma restiamo costruttivi.

L’OBOLO DELLA VEDOVA VALE DI PIÙ, MA BRAVI I MANAGER CHE HANNO DONATO

«I

n verità vi dico: questa vedova, povera, ha messo più di tutti. Tutti costoro, infatti, han deposto come offerta del loro superfluo, questa invece nella sua miseria ha dato tutto quanto aveva per vivere» (Luca, 21). Partiamo dai valori, dagli archetipi, prima di spellarci le mani con gli applausi. Tutti i manager delle grandi aziende che hanno rinunciato a porzioni importanti dei loro ricchissimi emolumenti per contribuire alla lotta al virus o all’attenuazione delle sue ripercussioni economiche, “han deposto come offerta del loro superfuo”, come scrive San Luca Evangelista. Però, però... non sono gesti da

poco. Che un signore come Jean Pierre Mustier, ceo di Unicredit, abbia rinunciato, quest’anno, a 2,7 milioni di euro per darli in beneficenza; che l’amministratore di Fca Mike Manley si sia dimezzato l’emolumento come anche l’a.d di Luxottica Milieri, sono altrettanti segnali di una sensibilità sociale che non è per niente scontato trovare nei ricchi. In questo senso si può dire che le sventure sono un banco di prova che a volte fa emergere il peggio ma altre volte il meglio delle persone. E si legga, al riguardo, anche la nostra coverstory di questo numero. Pochi esempi simili tra i politici, purtroppo, ma

fin qui nessuna meraviglia: salvo poche lodevoli eccezioni, mungono la vacca finchè sono sicuri di disporne perchè “del doman””l dopo, non avendo mestiere, non hanno certezza... Chi è proprio impermeabile alla solidarietà sono stati gli invisibili rais della burocrazia. Da loro il Paese sarebbe stato felice di ricevere non offerte ma opere di bene: più lavoro, più dedizione, snellimento dei tempi, superamento dei lacci e degli intoppi. Niente di tutto questo. I burosauri sono animali senza cuore, il virus che li possiede è quello dell’intoccabilità e del paraculismo. Nè versano oboli, nè cambiano testa. Non c’è epidemia che tenga. (s.l.)

7


SOMMARIO

Maggio 2020 019

COVER STORY

CEO FOR LIFE

022

EXECUTIVE IN PRIMA LINEA

Enrico Cereda (Ibm): «La tecnologia sia leva per la rinascita economica»

Mauro Caruccio (Toyota Motor Italia): «Modulare il freno per accelerare la ripresa»

Luca Palermo (Edenred): «Il binomio vincente tra uomo e computer»

028

ICE

030

EXPORT

033 L’ALTRA COVERSTORY 052

IVECO

054

HERA

056

FEDERMANAGER

ATTENZIONE ANCHE AL VIRUS

... che si trasmette col wi-fi

036

038

TRUFFE

Colpa (anche) di chi abbocca

KASPERSKY

Lavoro agile anche per l’hacker

070

Ecco come supereremo la crisi

047

MINDSET

048

VAR4ADVISORY

050

NEOSPERIENCE

E all’estero funziona così

INTESA SANPAOLO

50 miliardi di euro per le imprese

FACTORING

La proposta di garanzia pubblica

072

BANCA IFIS

074

NSA ECONOMY RANKING

La soluzione resiliente La “spintarella” digitale

063 8

LIQUIDITÀ, CORSA A OSTACOLI

CONFRONTI

077 STORYLEARNING

L’urgenza spinge al cambiamento

068

La lezione degli ex militari

E ora anche la degustazione si fa online

Il legame con il territorio

Un decreto dopo l’altro

ATTENDISMO O REATTIVITÀ?

Il made in Italy va in vetrina sul web

La sostenibilità è anche logistica

Paola Corna Pellegrini (Allianz Partners Italia): «L’impegno sociale ora tocca alle aziende»

063 FINANZIARE L’IMPRESA

069 043 GESTIRE L’IMPRESA

«Capi azienda italiani, è ora di cambiare: mettiamo al centro i valori della vita»

L’impresa di dare liquidità La salute della sanità privata

DI NECESSITÀ VIRTÙ:

il Covid trasforma l’industria

082

CEDRAL TASSONI

084

AURORA

086

CARBON VALLEY

088

IL PAESE CHE CRESCE... Le news dal mondo produttivo

Il made in Italy che piace all’estero La stilografica per eccellenza I supermateriali di Ascoli Piceno


SOMMARIO

014 ECONOMY&POLITICA/ 1 VINCENZO BOCCIA

«Dobbiamo ritrovare fiducia e orgoglio. Agisca e reagisca l’intero sistema»

Il mensile dell’economia che cambia

016 ECONOMY&POLITICA/ 2 CORRADO PASSERA

«Nessuno si salva da solo. Per superare davvero la crisi serve un piano europeo»

Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi redazione@economymag.it

Approfondimenti

Silvia Antonini, Ugo Bertone, Giuseppe Capriuolo, Enrico Cereda. Giuseppe Corsentino, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Danilo Giubellino, Andrea Granelli, Franco Oppedisano, Marcello Presicci, Francesco Rotondi, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Francesco Sperti, Alessandro Zurzolo

010

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

012

TRA ME E TECH di Andrea Granelli

091

UOMINI & DENARI di Alfonso Ruffo

092

TRA SOLIDARIETÀ E PROPAGANDA di Marina Marinetti

100

IL LOCKDOWN E IL 5G di Sergio Luciano

102

SMART WORKING O TELELAVORO FORZATO?

109

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

110

CI PIACE/NON CI PIACE I promossi e i bocciati del mese

112

QUI PARIGI/QUI DUBAI Uno sguardo sul mondo

Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Pier Carlo Barberis, Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco

117 COMUNICARE L’IMPRESA

139

E POI....IL PIACERE

Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Responsabile commerciale Fabrizio Spaolonzi Casa editrice Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777

«Se mi chiamasse il Presidente...»

120

BONUS PUBBLICITÀ

121

UCAPITAL24

GAVINO SANNA

L’incentivo nel “Cura Italia” Il social network della finanza

con le ricette degli chef

126

MOTORI

130

LE RAGIONI DEL GOSSIP

QUARANTENA O QUARANTINA

La “mamma” dei Suv a cura di Monica Setta

Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993 Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Numero chiuso in redazione il 24 Aprile 2020

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

IL LOCKDOWN ALL’ITALIANA, L’ENNESIMA

Q

modello per gli altri Paesi uando la società è come senza riguardo ai risultati, mi travolta a sorpresa da sembra obiettivamente una fatti straordinari e anche esagerazione pubblicitaria. le normali incombenze della Il vero modello da applicare quotidianità si trasformano sarebbe quello coreano, in una indefinita serie di nel quale un uso estensivo emergenze, è il momento di di tecnologie avanzate ha rispondere a una chiamata per permesso di precedere lo compiere azioni straordinarie sviluppo dell’infezione e e inusuali, perché questo è risolvere il problema in due il momento nel quale sono settimane. Fortunatamente possibili, nel quale gli ostacoli sembra che il contagio stia appaiono più facilmente cominciando a regredire, superabili e con più efficacia si ma lasciando dietro di sé un può contrastare chi si oppone infinito numero di problemi a interventi percepiti come economici e sociali, una scomodi o inutili in circostanze tematica molto più complessa ordinarie. Nessuno può negare del controllo dell’evoluzione che oggi ci troviamo in una dell’epidemia: qui si vedrà situazione eccezionale, una la vostra “nobilitate”. Quello pandemia non capita tutti i che è certo è giorni e neppure IL VERO MODELLO È QUELLO che al termine ogni 50 anni: COREANO, CHE HA di questo quella che PREVENUTO L’INFEZIONE travagliato stiamo vivendo, CON LA TECNOLOGIA periodo legato costituisce all’infezione saremo tutti più forse la più grande sfida del indebitati alla ricerca di idee dopoguerra alla leadership, per ripristinare condizioni al coraggio e alla capacità di vita normali. In realtà gestionale delle classi proprio perché tutti i Paesi si dirigenti di tutti i Paesi del indebiteranno smodatamente, mondo. La differenza tra saranno disponibili somme i numeri che descrivono consistenti per gli investimenti l’andamento della pandemia e le ristrutturazioni di interi nei vari paesi riflette senza settori di attività. Si parla pietà la qualità dei governi. Si molto di rilancio dell’attività può essere indulgenti con il economica, ma nessuno governo italiano considerando sembra proporsi che cosa fare l’incompetenza iniziale per avere un Paese migliore, delle persone coinvolte e più efficiente, più moderno, l’obiettiva difficoltà della più umano. Si sente spesso nostra situazione. Ma che ripetere che niente sarà più lo schema di intervento come prima, ma che sia italiano venga proposto come

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IL MINISTRO DELL’ISTRUZIONE LUCIA AZZOLINA

meglio di prima dipende solo da noi, dal nostro impegno, dalle nostre capacità, dalla nostra volontà di toglierci di dosso la polvere del passato intrisa di virus. Almeno finora non vedo attorno a noi questo fervore di idee e di progetti di rinnovamento, ma presto vedremo chi si è posto per tempo e in modo adeguato il problema del progresso sociale dopo la drammatica pausa imposta dalla pandemia. Molti governi hanno già preso alcuni provvedimenti per rilanciare l’economia. Il governo tedesco per esempio ha già messo a disposizione delle imprese un volume di crediti pari a 550 miliardi perché queste possano concentrarsi sin da ora sui loro progetti di sviluppo. È per ora un provvedimento generico che aspetta di essere riempito di idee concrete, ma mi sembra un buon inizio. Un provvedimento interessante

è il decreto sulla chiusura delle scuole promulgato dal governo italiano, speriamo non indicativo della visione con la quale verranno affrontati i ben più complessi problemi legati al mondo produttivo. Ho detto interessante perché anche gli errori possono essere istruttivi. Milioni di studenti chiusi in casa senza nulla da fare in una quarantena prolungata, potrebbero essere una colossale opportunità per mettere al loro servizio in via informatica materiale educativo di altissima qualità secondo uno schema unico su tutto il territorio, per migliorare la loro preparazione e per tentare di colmare almeno in parte il quality divide tra nord e sud Italia. Il decreto lascia invece alla buona volontà dei migliori insegnanti l’organizzazione di corsi online da loro stessi preparati. Già sento il lamento di chi dice che non tutti gli


di Franco Tatò

OCCASIONE PERDUTA PER DIGITALIZZARE IL PAESE studenti e le famiglie hanno un computer o un tablet, che la copertura del Wi-Fi è molto carente in alcune zone del paese e così via. Non si capisce perché non si possa proporre un grande investimento per dotare tutti gli studenti di uno strumento informatico da utilizzare per corsi e ricerche online, corsi che a partire dal prossimo anno potrebbero essere un utile completamento dell’insegnamento scolastico tradizionale. Lo stesso vale per la copertura Wi-Fi: se è possibile costruire un ospedale da centinaia di

una rete di telecomunicazioni letti in una settimana, deve completa e moderna. Il essere possibile mobilitare decreto del governo italiano tutte le forze degli operatori torna invece alle idee del del settore, ordinando loro di 68’ con il programma tutti migliorare il funzionamento promossi e poi si vedrà e dei trasmettitori esistenti e di per gli esami vediamo di provvedere in tempi brevissimi semplificare al completamento LA RIPRESA DEL PAESE un po’ le della copertura SAREBBE FAVORITA cose: invece per tutto il Paese. DALLA DISPONIBILITÀ L’urgenza imposta DI UNA RETE 5G COMPLETA di stimolare un aumento dalla situazione di dell’attività in un periodo emergenza potrebbe aiutare difficile quasi come la anche nella rimozione degli ricostruzione nel dopoguerra, ostacoli al completamento si diminuisce l’impegno della rete 5G. La ripresa del e si evitano gli esami e le Paese sarebbe sicuramente misurazioni obiettive: antico favorita dalla disponibilità di

male della scuola italiana. Questo decreto del ministero dell’educazione è quanto di più diseducativo si potesse pensare. Auguriamoci che il governo sappia ispirarsi a criteri più moderni quando dovrà affrontare i problemi degli altri settori dell’attività economica. Tra non molto tempo potremmo avere la prova più trasparente e conclusiva della capacità dei governanti. Speriamo che gli elettori sappiano trarne le conseguenze e salvare democrazia.

IL CORSIVO

NELL’E-COMMERCE DEL FASHION È DI MODA LA SOLIDARIETÀ di Giuliana Gemelli* di accettazione delle sfide del presente

conoscenza dell’impresa e con una

a molti anni

e di valori condivisi. Sin dalla fine di

serie di telefonate ho scoperto che i

sono cliente di

febbraio, ancora prima dell’emergenza

dipendenti, anche quelli dei call center

una rete di servizi

conclamata, Marchetti - anticipando

dislocati all’estero, condividevano

per l’abbigliamento,

gli eventi - si è impegnato a sostenere

in pieno con entusiasmo i valori del

la moda, la casa e il design, ma non mi

lo Ieo nel percorso di aiuto ai malati

fondatore. La lettera che abbiamo

ero mai interrogata su chi ne fosse

oncologici o affetti da altre malattie

ricevuto si chiude con un’immagine

l’artefice. Fino a quando, a seguito

croniche affini che rischiavano

romantica ed evocativa che è un

della pandemia e dei suoi esiti sul

di passare in seconda linea per

messaggio di forza e di salvezza: un

mondo dell impresa ho ricevuto

il concentrarsi degli interventi

cavallo che nell’oscurità porta in salvo

una mail personalizzata da parte

filantropici pubblici e privati sul fronte

una persona. Chapeau, Federico, sei

dell’AD dell’impresa, che ha una

drammatico della pandemia Sulla

una speranza per il futuro ed io adoro

connotazione globale ma ha il suo

stessa linea di valorizzazione dello

indossare i tuoi abiti, non sono solo

quartier generale in un piccolo paese

spirito di comunità ha sostenuto il

belli, ma pieni di gioia. L’immagine è

dell’Emilia Romagna. Yoox è stata

Ministero della Pubblica istruzione

quella del disegno “Storms always end.

fondata nel 1999 da un giovanissimo

nel promuovere l’home schooling,

Hold on tight” di Charlie Mackesy.

imprenditore Federico Marchetti in

anche in questo caso anticipando

un garage. Federico ha inviato a

quello che si sarebbe rivelato un

dipendenti e clienti una lettera piena

bisogno imprescindibile. La curiosità

di consapevolezza, di responsabilità,

mi ha spinto ad approfondire la

D

Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/progetti. html

11


COVERSTORY

Se all’Intelligenza artificiale diamo il potere di vita o di morte di Andrea Granelli

I

n un celebre incidente stradale durante un test, una macchina con guida autonoma Uber ha rilevato la presenza di un pedone – Elaine Herzberg – sei secondi prima di colpirla e di ucciderla, ma l’ha identificata come una bicicletta (la Herzberg stava infatti spingendo la sua bici). Come spiega il rapporto preliminare pubblicato dalla National Transportation Safety Board, Uber non aveva impostato il suo sistema per “agire in autonomia” su quel tipo di decisione. Gli ingegneri hanno impedito alla loro auto di frenare improvvisamente da sola in situazioni analoghe, afferma il rapporto, “per ridurre il potenziale di comportamento erratico del veicolo”. L’azienda ha deciso di affidarsi all’operatore umano dell’auto in tali situazioni per evitare incidenti. E questa scelta apre a un sistema complesso di interazioni possibili uomo-machina. La fallibilità degli algoritmi di guida non sono però l’unico problema legato al corretto funzionamento delle macchine a guida autonoma. Ve ne sono altri due potenzialmente problematici e dalle molteplici implicazioni. Il primo è che questi sistemi di guida usano un algoritmo “di morte” – peraltro protetto dal segreto industriale – che decide chi uccidere in una situazione critica: il/i passanti o il/i passeggeri. Un’indagine fatta dalla rivista del MIT – Technology Review – sul criterio che tali algoritmi debbano adottare dava una risposta unanime: minimizzare il costo delle vite umane. Ma la complessità del tema non finisce qui: e se le persone che stanno attraversando hanno la fedina penale sporca? Se sono antagonisti di chi è al potere? Se hanno semplicemente un colore diverso della pelle? Nell’analisi “numerica” che vuole minimizzare il costo in vite umane valgono sempre uno? Oggi la capacità di riconoscimento facciale, unita alla possibilità di costruire algoritmi parametrici – che in questo caso non si limiterebbero a “contare” tre persone, ma ne valuterebbero le caratteristiche per scontare quel numero – sono un fatto

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I SISTEMI DI GUIDA AUTONOMA CHE DECIDONO CHI SALVARE SONO ALGORITMI PROTETTI DAL SEGRETO INDUSTRIALE consolidato, non una ipotesi futuribile. Il secondo aspetto problematico è che è relativamente semplice impossessarsi del sistema di guida e controllarlo direttamente da remoto per guidare il veicolo dove si vuole. I recenti casi del terrorismo ci ricordano che questa opportunità non è un semplice caso di scuola: guidare auto, camion sulla folla inerme è una delle strategie adottate in tempi recenti dal terrorismo islamico. Per questi motivi il dibattito sugli algoritmi che guidano la “macchina senza guidatore” ad evitare gli incidenti “scegliendo il male minore” incominciano a destare preoccupazione. E vengono recuperate le riflessioni dei filosofi etici. Una per tutte il cosiddetto “Trolley Problem” formulato per la prima volta dalla filosofa Philippa Foot nel 1967: «un tram ferroviario ha perduto il controllo. Il guidatore non può frenare, ma può solo azionare lo scambio tra i binari. A un certo punto si trova di fronte a un bivio: seguendo il percorso previsto, ci sono cinque persone sul binario; mentre sull’altro binario – che può percorrere solo decidendo di azionare lo scambio – ce n’è solo una. In entrambi i casi, le persone moriranno nell’impatto. Cosa deve fare il guidatore? Subire passivamente quanto programmato e assistere alla morte di cinque persone o azionare deliberatamente lo scambio e ucciderne “solo” una?». Questo esercizio del pensiero vuole porre l’attenzione sul fatto che non basta la comparazione numerica del male minore; vi è anche la differenza tra assistere e determinare una morte.



VINCENZO BOCCIA: «DOBBIAMO RITROVARE FIDUCIA L’INTERO SISTEMA AGISCA E REAGISCA CON ORGOGLIO»

GESTIRE L’IMPRESA

Trasformare le speranze in certezze, a cominciare dalla politica: il presidente uscente di Confindustria esorta imprese, sistema bancario e sindacati a fare la propria parte, recuperando la missione dei padri costituenti attraverso quel lavoro che venne posto a fondamento della Repubblica di Sergio Luciano «PER SUPERARE LA CRISI OCCORRE UN GRANDE E CORALE SENSO DI CORRESPONSABILITÀ, UNA GRANDE COESIONE NAZIONALE SUI FINI, PER LA RICOSTRUZIONE DEI FONDAMENTALI ECONOMICI DEL PAESE. E occorre la sensibilità sociale che deve permetterci di fare un salto di qualità e diventare un modello per l’Europa: un’Italia come avanguardia culturale della nuova visione e missione d’Europa oltre che essere centrale tra Europa e Mediterraneo anche quale ponte verso l’Africa» : Vincenzo Boccia, presidente della Confindustria fin quando l’assemblea generale del 20 maggio prossimo esprimerà il voto di ratifica sulla nomina del successore designato Carlo Bonomi, ha le idee chiare e certo una forte apprensione di chi ogni giorno può, come pochi altri, misurare la profondità della crisi in atto e prevederne tutti gli effetti.

in altri Paesi, sia orientata a valorizzare un’economia e una società più a misura d’uomo e per questo più capaci di futuro. Come auspicato anche dal Presidente Mattarella dobbiamo tornare ad essere capaci di sognare e sperare. Alla politica il compito di trasformare le speranze in certezze con scelte adeguate. La crisi delle imprese non sembra ancora aver trovato la necessaria comprensione in Italia, ad esaminare le misure attuali e annunciate dal governo. Perché e cosa fare? Che cosa fare è ormai chiaro a tutti, dentro e fuori il governo: combattere il virus con tutti i mezzi possibili e allo stesso tempo evitare che la recessione dell’economia si trasformi in depressione. Vuol dire far arrivare subito liquidi-

OCCORRE COMBATTERE CON TUTTI

I MEZZI POSSIBILI AFFINCHÉ Presidente, la crisi LA RECESSIONE DELL’ECONOMIA del virus ha ricordaNON SI TRASFORMI IN DEPRESSIONE to a tutti quanto precario sia l’assetto del tà alle imprese i cui sistema economico imperniato sulla sociafatturati, in alcuni lità globale. Ma così è e ce lo dobbiamo tecasi, sono vicini allo nere, correggendolo magari per prevenire zero. Il governo ha il ripetersi di casi simili. Ma correggendolo potenziato il Fondo come? di garanzia, come Questi temi sono oggetto di riflessione da prianche da noi sugma che la pandemia da coronavirus li rendesse gerito, e ha dispocosì terribilmente attuali. Con il Manifesto di sto d’intesa con il Assisi promosso con Symbola da Ermete Resistema creditizio alacci - e che vede tra i primi firmatari Ettore che si desse il via alla Prandini, Francesco Starace, Catia Bastioli, me concessione di pree i padri francescani Mauro Gambini ed Enzo stiti mirati alla sopravFortunato – abbiamo prefigurato una Società vivenza dell’apparato produttivo. che metta le persone e le imprese al centro Come si può capire, il punto fondadell’economia. Dobbiamo lavorare – si legge in mentale è la velocità con cui questi un passo della versione aggiornata – perché la fondi arriveranno alle imprese. necessaria ripresa della vita, nel nostro come

14


&POLITICA

LE PARTI SOCIALI SAPPIANO ESSERE RESPONSABILI DIMOSTRANDO DI VOLER SOSTITUIRE IL CONFRONTO ALLO SCONTRO Su questo si gioca la grande sfida di questi giorni. Su questo e sulla capacità di ripartire con regole chiare e condivise che mettano al sicuro i lavoratori e consentano alle imprese di salvaguardare mercato e occupazione. Sul fronte specifico del lavoro e dei suoi diritti, si registrano tante varie deduzioni. Che si lavorerà tutti in smart-working, che conterà sempre di più l’area digitale (più ancora di quanto non si dicesse…) ma cosa va realmente ripensato? Ritornare ai fondamentali, avendo chiara una idea della società e del ruolo sociale delle imprese. Non si è imparata la lezione della crisi finanziaria mondiale e con molta lentezza si impara quella del deterioramento

ambientale. Ecco, occorre rimettere l’econolicati le parti sociali sanno essere responsabimia reale al centro dell’attenzione dei governi, li dimostrando di voler sostituire il confronto come Confindustria tra l’altro sta invitando allo scontro. Questo metodo, che consente a fare in Italia e in Europa con i colleghi di di individuare fini comuni e perseguirli con BusinessEurope. Comprendendo una volta coerenza, potrà essere particolarmente utile per tutte che l’industria – manifatturiera, del in questa fase della vita nazionale. È un’opmare, delle costruzioni, del turismo, della culportunità che andrebbe colta e coltivata con tura - è la soluzione dei problemi e mai la cauil massimo dell’attenzione. Occorre ritornare sa. Tutte le attività andranno ripensate nella a quello spirito del Dopoguerra che era pascornice della sostenibilità. Una sostenibilità sare dagli interessi alle esigenze del Paese e che per essere a sua volta “sostenibile” dovrà recuperare la mission che i padri costituenti necessariamente essere declinata in forma ci hanno indicato nel primo articolo della noeconomica, sociale e ambientale. Perché le tre stra costituzione: “L’Italia è una Repubblica opzioni si completano e si rinforzano a vicenDemocratica fondata sul lavoro “. Il lavoro era da. Del resto in questo siamo protagonisti in ed è il fondamentale, l’obiettivo Paese deterEuropa, primi nello sviluppo dell’economia minante per la sua coesione. Vale per l’Italia e circolare. vale per l’Europa. La necessità di collegare più direttamente Il turbocapitalismo dei Ceo ha visto per la ripresa delle attività consuete e del condecenni premiare le aziende che sapevano sueto benessere con un più stabile e sicuro tagliare posti incrementando produzione coinvolgimento in esse degli imprenditori e redditività, e inseguendo così le “lepri” nel processo decisionale e dei lavoratori asiatiche. È una strana festa del lavoro, nella redistribuzione del loro reddito semquella che viviamo in questo periodo di dibrano insieme due esigenze più condivise stanziamento. Cosa possiamo dire su quema meno preparate. Che ne pensa? sta storia recente? Diciamo da sempre, e nelle Assise di Verona Un obiettivo che abbiamo un po’ perso di videl 2018 lo abbiamo ribadito con forza, che sta, in Italia più che altrove, è l’aumento della l’obiettivo deve essere produttività: condiLA CRESCITA È UNO STRUMENTO E NON migliorare la Società, zione necessaria a UN FINE: DEVE SVILUPPARE OCCUPAZIONE ridurre ed eliminare tenere alta la capacità ED ELIMINARE LE DISEGUAGLIANZE le diseguaglianze tra competitiva di un’imTRA PERSONE, TERRITORI E IMPRESE persone, territori e presa e di un Paese. imprese. La chiave del successo è la crescita Ma la competitività non si può difendere solo che diventa uno strumento e non un fine e all’interno dei cancelli della fabbrica, dove le va a sviluppare l’occupazione. Questa visioimprese hanno fatto grandi innovazioni sone risulta oggi quanto mai attuale. Soltanto prattutto attraverso le opportunità di Indul’impresa, il luogo del lavoro, può produrstria 4.0. Occorre che agisca e reagisca l’intero re quel reddito capace di garantire a tutti sistema, creando le condizioni di contorno una vita dignitosa e lontana dal bisogno. Lo che sono fondamentali all’incremento della diciamo per l’Italia e vale per l’Europa che produttività. Ci riferiamo alla pesantezza della oggi si trova a dover affrontare una prova di burocrazia, ai tempi lunghi della giustizia, a un prima grandezza nell’apprestare le risorse apparato di regole asfissiante, a tutti quei lace gli strumenti che – comunque si vorranno ci e lacciuoli la cui pericolosità si denuncia da chiamare - serviranno a rilanciare l’economia sempre senza riuscire a liberarsene. Da questa di un mercato che deve restare il più ricco e crisi si esce con più investimenti in infrastrutapprezzato del mondo. Con i sindacati abbiature, formazione, scuola, innovazione. Dobbiamo stretto il Patto della Fabbrica anche per mo ritrovare fiducia e orgoglio. Nessuno potrà lanciare il messaggio che nei momenti più detirarsi indietro.

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CORRADO PASSERA: «NESSUNO SI SALVA DA SOLO, SERVE UN PIANO DI INVESTIMENTI EUROPEO»

GESTIRE L’IMPRESA

Finanziare con Eurobond qualche migliaio di miliardi di euro di interventi comunitari in infrastrutture, innovazione e istruzione: secondo l’ex ministro dello Sviluppo Economico nel governo Monti «sarebbero veri titoli a rischio zero e i mercati finanziari globali potrebbero assorbirne per molti trilioni» di Sergio Luciano «GESTIRE BENE ANCHE LA PIÙ GRAVE DELLE EMERGENZE SI PUÒ, MA PER RIUSCIRCI OCCORRE AGGIUSTARE IN PARALLELO TUTTE E QUATTRO LE RUOTE DELLA MACCHINA ITALIA: contenere il contagio, rafforzare le

strutture sanitarie e assistenziali, assicurare la sopravvivenza finanziaria di famiglie e imprese e rilanciare l’economia. Perché ciò succeda serve: una regia unica, la centralizzazione dei dati, una comunicazione insieme trasparente ed coinvolgente , norme straordinarie per la distribuzione degli aiuti, per gli acquisti di emergenza, per l’accelerazione degli investimenti, …»: Corrado Passera è anche lui a casa, lavora da remoto quanto e più di prima allo sviluppo della sua Illimity Bank, ma segue con la passione di sempre la gravissima crisi, insieme sanitaria, sociale ed economica che il Paese sta attraversando. L’ex ministro dello Sviluppo Economico nel governo Monti nonché già amministratore delegato di IntesaSanpaolo e prima di Mondadori, Olivetti, Nuovo Banco Ambrosiano e Poste Italiane - sempre con successo - ha proposto un piano d’intervento, Reopenitaly.it, su cui ha raccolto vasti consensi ed una visione di come il capitalismo potrà evolvere all’indomani della crisi.

Andiamo con ordine: come se ne esce? Con ordine appunto e gestendo in contemporanea la doppia crisi sanitaria ed economica. Mettendoci in condizione di monitorare – ma sul serio – le dinamiche del contagio, adeguando le nostre strutture sanitarie e assistenziali per gestire eventuali recrudescenze del contagio e permettendo al contempo di tornare a curare tutti coloro che ne hanno bisogno: negli ultimi due mesi non è stato così. I soldi per sopravvivere vanno fatti arrivare sul serio a famiglie e imprese. Così si può avviare anche la Fase 2: la riapertura. Ma tutto sarebbe inu-

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tile se non venisse anche riavviata una nuova fase di crescita sostenibile dell’economia. Ciò è tanto più vero in un Paese come l’Italia gravato dall’alto debito pubblico e dalla crescita economica troppo lenta da tanti anni. Prima leva da muovere? Fortissimi incentivi agli imprenditori che investono, assumono, aumentano il capitale della loro impresa o la aprono a operazioni di aggregazione. Aiuti reali ai settori più colpiti come il turismo e semplificazioni straordinarie ai settori che possono trainare filiere importanti come i grandi lavori. Tra poco i mercati ci chiederanno dove prenderemo i soldi per ripagare un debito che si avvicinerà al 170 per cento del Pil. Ma per ripartire veramente servirà un macropiano di investimenti in infrastrutture, innovazione e istruzione: un grandissimo pro-

DALLA RECESSIONE ALLA DEPRESSIONE: «IL NOVECENTO CI INSEGNA CHE DALLE CRISI NON GESTITE SONO NATE LE DITTATURE E LE GUERRE»

gramma pluriennale di investimenti federali con cui ricostruire l’Europa, rimettere in moto l’Unione e salvarla. Nessuno si salva da solo, non solo l’Italia. Questo però non è precisamente l’orientamento comune in Europa… Dovremo costruire una solida alleanza con i Paesi che credono nel rilancio europeo: non si tratta tanto di richiamare i nostri partner alla solidarietà, ma piuttosto convincerli che solo in quel modo si può promuovere l’interesse comune: il nostro benessere e la nostra sovranità. Un interesse comune contrastato dalla non comune proporzione del debito. E c’è chi dice che sarebbe ora di cancellare almeno in parte i debiti del passato. Sono contrario a richiedere forme di mutua-

lizzazione di debiti pubblici accumulati nel passato. Dobbiamo fare grandissimi nuovi investimenti “federali”, questo sì, cioè selezionati, gestiti e finanziati a livello comunitario: poco importa se attraverso Eurobonds o Bei. Se cominciamo a parlare di debiti nazionali passati si bloccherà anche il discorso sui debiti federali futuri. Solo se riattiveremo la crescita attraverso i nuovi investimenti saranno sostenibili sia i vecchi che i nuovi debiti. Ma quale sarebbe il giusto ammontare degli investimenti necessari? Non qualche centinaio di miliardi, ma qualche migliaio di miliardi di euro in pochi anni. Gli Eurobond sarebbero veri titoli a rischio zero: sono certo che i mercati finanziari mondiali potrebbero assorbirne per molti trilioni. Potremmo essere non solo l’economia più forte e dinamica al mondo, ma anche quella più sostenibile, innovativa, verde. Potremmo essere esempio di capitalismo responsabile e di una qualità della vita altrove sconosciuta. Paradossalmente l’attuale crisi ci offre una opportunità formidabile. E se non sapessimo coglierla? Saremmo vaso di coccio tra le grandi potenze, avremmo i populisti al governo e la recessione diventerebbe depressione in molti Paesi. Il Novecento ci insegna che dalle crisi non gestite sono nate le dittature e le guerre. A proposito, torniamo all’attuale, deludente gestione dell’emergenza. Alternative? Quelle che dovrebbero appunto essere dettate dall’emergenza. Le famiglie che hanno perso il reddito dovrebbero ricevere un aiuto d’emergenza con una semplice autocertificazione e con un Postepay intestato al codice fiscale dei richiedente. L’autocertificazione dovrebbe valere anche per le imprese: chi ne abuserà verrà poi perseguito, ma ora dobbiamo evitare la morte di tante aziende oneste che non hanno


&POLITICA la liquidità per sopravvivere e per mantenere i propri dipendenti. Un possibile provvedimento di spinta? Una super ”Industria 4.0”, una super Ace, risorse “illimitate” al Fondo Centrale di Garanzia. Interventi ambiziosi e coraggiosi che si ripagherebbero certamente. Pensi all’effetto che potrebbe avere anche in termini di attrazione di investimenti esteri se dicessimo che le imprese che investono, assumono, patrimonializzano oltre un certo livello pagano zero Ires per enne anni ! Ma passiamo al tema del lavoro. La crisi pandemica insegna che la globalizzazione ha vissuto una stagione di forzature e accelerazioni da riconsiderare. In che modo? In quasi tutti i settori la chiave del successo sarà sempre più l’innovazione ed è per questo che dobbiamo concentrare enormi investi-

SOLAMENTE SE RIATTIVEREMO LA CRESCITA ATTRAVERSO I NUOVI INVESTIMENTI SARANNO SOSTENIBILI SIA I VECCHI DEBITI SIA QUELLI NUOVI

menti in infrastrutture digitali, ricerca, rinnovamento tecnologico, istruzione e formazione. La globalizzazione non si fermerà, ma in parte cambierà faccia: molte delocalizzazioni perderanno significato sia per il ridursi del vantaggio di certi Paesi nel costo del lavoro sia per la rischiosità dimostrata da talune filiere di fornitura. L’Italia rimane uno dei Paesi che maggiormente possono avvantaggiarsi della globalizzazione e che ha maggiormente da perderci da ostacoli al commercio internazionale. Ma quanto dovrà cambiare il lavoro del nostro futuro? Quanto sta già cambiando! E lo farà sempre più velocemente. Sarà normale cambiare più di una volta lavoro nella propria vita e dobbiamo fin d’ora sapere che qualsiasi formazione diventerà presto obsoleta. In questo nuovo

mondo del lavoro è fondamentale adeguare i sistemi di istruzione e di formazione continua: serve dotare i giovani più di metodo, di curiosità e di senso critico che di nozioni. Inoltre il meccanismo dell’apprendistato va valorizzato al massimo: abbiamo una buona legge che va però finanziata adeguatamente e alla quale vanno tolti i limiti di età. Infine il sistema di welfare va ridisegnato per tener conto che più volte nella vita bisognerà dedicare del tempo alla formazione e all’aggiornamento. Nessuna autocritica da parte del turbocapitalismo che negli ultimi vent’anni ha sempre brindato al taglio dei posti di lavoro? Non è ancora abbastanza. Si percepisce maggiore sensibilità a questi temi, ma spesso si tratta ancora di atteggiamenti di facciata. Il neoliberismo e il cosiddetto turbocapitalismo finanziario hanno dimostrato tanti loro limiti, ma la convinzione acritica che il mercato ha sempre ragione e sa autoregolarsi è dura a morire. Certamente il neoliberismo che ha posto il profitti di breve termine come suo unico obiettivo ha dimostrato tutti i suoi limiti in un’ottica di futuro e di sostenibilità. Ma per correggerne gli eccessi sarebbe già molto utile se non addirittura sufficiente utilizzare correttamente le norme che già esistono: ad esempio, quelle antitrust, quelle sulla privacy, quelle contro i paradisi legali. Applicandole con coraggio, la maggior parte delle esasperazioni del capitalismo si correggerebbero. I brindisi ai tagli occupazionali sono spesso legati alla pericolosa visione di breve periodo che da tempo domina molta parte dell’economia e della finanza. Per non parlare della politica.

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#LITALIAFABENE


COVERSTORY «CAPI AZIENDA ITALIANI, È ORA DI CAMBIARE: METTIAMO AL CENTRO I VALORI DELLA VITA» Giordano Fatali e il suo progetto Ceo For Life: già oltre 100 amministratori delegati in campo per una nuova visione della responsabilità sociale dell'impresa di Sergio Luciano

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roprio come le imprese costruite sulle fragili basi della gig-economy rischiano di collassare, quelle che hanno mantenuto una rete di sicurezza fatta di lavoratori a tempo pieno fedeli e adattabili hanno più probabilità di farcela. E saranno più pronte a fronteggiare futuri disastri»: non è l’appello di un paleosindacalista rosso, non è la visione appassionata di Mohammed Yunus, non è un’omelia di Papa Francesco. A scandire questa profezia metodologica è un’altra Bibbia, quella del capitalismo rampante anglosassone: il Financial Times. Che in un editoriale pubblicato pochi giorni fa ha preso spunto dalla crisi Covid-19 per riclassificare il decalogo dell’"azienda eccellente" scegliendo come primo comandamento quello di “non concentrarsi sul proprio apparente vantaggio immediato - per esempio in termini di risparmi e tagli - e privilegiare invece l’equilibrio e la tenuta complessiva del sistema di cui fa parte: così facendo contribuirà al bene comune e le tornerà un vantaggio decisivo”. «Il re è nudo, la crisi lo ha solo fatto finalmente notare a tutti, ma era nudo anche prima», commenta Giordano Fatali (foto accanto), fondatore e presidente di Hrc Community e promotore di Ceo For Life, il movimento di pensiero e cultura d’impresa che ha già aggregato oltre cento capi-azienda attorno ad un principio basilare: «Quel che stiamo facendo nelle nostre aziende – così lo sintetizza Fatali - è per la vita, a favore dei valori e degli interessi della vita umana nel suo

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ALLIANZ PARTNERS

EDENRED

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IBM

ICE

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TOYOTA MOTOR

EXPORT

L'IMPEGNO SOCIALE ORA TOCCA ALLE AZIENDE

LA TECNOLOGIA SIA LEVA PER LA RINASCITA

MODULARE IL FRENO PER POI ACCELERARE

IL BINOMIO VINCENTE TRA UOMO E COMPUTER

IL MADE IN ITALY VA IN VETRINA SUL WEB

ANCHE LA DEGUSTAZIONE ORA SI FA ONLINE

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COVERSTORY

A sinistra Giordano Fatali. A destra il Premio Nobel (nel 2006) Muhammad Yunus, economista e banchiere bengalese, fondatore di Grameen Bank, sostenitore dei valori della sostenibilità sociale

insieme, oppure no? Il problema più grande del sistema economico contemporaneo – non mi va di chiamarlo capitalismo, come se esistesse un altro modello che in realtà non c’è - è di aver smesso di domandarci il perché delle cose, abdicando ai veri valori del nostro essere società. Abbiamo sempre agito al 99,9% per il solo profitto, malgrado tutto e a scapito di tutto». Già: ma non è il mercato, con le sue leggi indiscutibili, ad attrarre tutti verso il massimo della competizione sui risultati, pena l’emarginaziovirus. E infatti viene da lontano anche l’idea ne e addirittura il fallimento? Anche no, a guarfondante di Ceo for Life, che condivide i valori dare gli indicatori più sensibili. Per esempio, su cui Hrc Community ha raccolto oltre 500 asBlackrock – il più grande investitore finanziario sociati, in quindici anni, tra tutte le più imporglobale che ci sia – ha formalizzato ormai da tanti aziende italiane. La domanda alla quale mesi che non destinerà più i soldi che gestisce costruiamo, con i fatti, la risposta di ogni giorno ad aziende irrispettose dei principi della sosteè come recuperare anche nell’attività d’impresa nibilità ambientale, sociale e della buona goveri valori veri, quelli legati alla vita. Senza riuscirnance aziendale (in sigla: ESG). E tutti gli studi ci, in futuro dovremo fronteggiare non un solo econometrici degli ultimi dieci anni rivelano virus ma tanti virus, biologici e non, e se non che, tra le società quotate, quelle che applicano saremo pronti a reagire andrà sempre peggio». questo criteri gestionali "etici" hanno reso in Attenzione, però: non c'è nulla di millenaristico media lo 0,4% di più all’anno. e apocalittico, in tutto questo, e c'è invece molQuindi si potrebbe dire che la risposta a queste to di concreto. Gli amministratori delegati che nuove esigenze – di cui hanno aderito e stanla crisi del virus ha reso LA DOMANDA ALLA QUALE COSTRUIAMO no aderendo a Ceo For LA RISPOSTA OGNI GIORNO È COME più evidente la forza, Life mettono a fattor RECUPERARE NELL’ATTIVITÀ D’IMPRESA rivelando quanto sia comune le rispettive I VALORI VERI, QUELLI LEGATI ALLA VITA impotente la struttura esperienze nel vasto imprenditoriale "classica” di fronte ai cigni neri mondo della responsabilità sociale dell’im– “paga” anche in termini borsistici. presa (la famosa Csr, un concetto che ha più di Ma allora la nuova formula può essere prescritvent’anni) e in generale nella solidarietà. Fanno ta da nuove regole istituzionali oppure, nonosana comunicazione. stante l’apprezzamento che le società più ligie «Significa che ciascuno fa sapere agli altri quel ricevono in Borsa, è una risposta che deve nache fa, stringe accordi, alleanze, allarga la base scere dal basso? del volontariato che sempre anima le varie ini«Ceo for life è una risposta culturale e di comuziative, trasforma quel che potrebbe restare un nità a questa domanda», risponde Giordano episodio, ancorchè bello, in un anello virtuoso Fatali, che nell’ultimo in gennaio al Vodafone di una catena di positività», sintetizza ancora Village ha riunito circa 400 tra amministratori Fatali. Che è poi anche il senso della coverstory delegati e direttori generali a discuterne (vedi di questo numero di Economy: dare voce ai capi la foto nella pagina precedente). «La debolezza di quattro aziende importantissime, globali e e la fragilità del sistema c’erano già prima del molto radicate in Italia - Allianz Partners, Ibm,

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CEO FOR LIFE VUOLE METTERE IN COMUNE LE ESPERIENZE COME IN UNA PIATTAFORMA Edenred e Toyota - interpellandoli appunto su questi temi, non su quelli convenzionali dell’informazione economica. E mostrare quanto sia evidente la loro convergenza, collaborativa e non competitiva, nel sostegno dei valori comuni. «Sì, questo è un po' il nostro manifesto culturale - ribadisce Fatali - Ci proponiamo di promuovere il rispetto per la vita in tutti gli ambiti, non vogliamo diventare una nuova e bella realtà della charity ma diventare una piattaforma globale della Csr, che spazi dall'ambiente al sociale, responsabilizzando i Ceo - perchè sono loro che in azienda hanno l'ultima parola e fanno accadere le cose, per competenza e per ruolo. E vogliamo diventare un acceleratore e un aggregatore di questo fenomeno diffuso». Perché Hrc? Per l'esperienza di comunità - da subito non "solo" tra direttori del personale ma anche tra capi azienda - «che ci agevola il compito di mettere a fattor comune le singole esperienze e condividere il principio guida. Non basta la Csr classica, dobbiamo abbracciare tutti la logica secondo cui prima di ogni altro obiettivo, compreso il profitto, viene l'essere umano». «Perché il mondo si è trovato impreparato al Covid? - conclude Fatali - perché ognuno, Stati e imprese, faceva per conto suo, ignorando i rischi e minimizzando le precauzioni. Noi di ceo For Life vogliamo dare il nostro contributo, tutti insieme - e farlo sapere, per accrescere la massa critica delle iniziative - affinchè questa logica sbagliata resti definitivamente alle nostre spalle».



COVERSTORY

L’impegno sociale ora tocca alle aziende L’emergenza del coronavirus fa emergere il ruolo fondamentale delle imprese nella tenuta del Paese. Per Paola Corna Pellegrini, ceo di Allianz Partners Italia, il ruolo sociale diventerà un asset strategico

di Marcello Presicci

«CREDO CHE DALLA CRISI EMERGERÀ CON ANCORA MAGGIORE CHIAREZZA LA DOMANDA, GIÀ FORTE, DI IMPEGNO SOCIALE DELLE AZIENDE. I ceo dovranno dunque sapersi fare interpreti di questa domanda e trovare risposte che siano coerenti con il proprio settore di business, autentiche e in grado di portare valore ai contesti nei quali operano». Paola Corna Pellegrini, ceo di Allianz Partners Italia, ha dedicato parecchio impegno alla difesa dei diritti delle donne e alla loro crescita professionale.

Cambia il ruolo delle aziende. Sempre più le aziende verranno valutate e scelte anche in base a questa capacità di portare valore, e non più solo a quella di fornire prodotti e servizi di qualità. E questo non varrà solo per i clienti, ma anche per i partner e gli investitori, e dunque la capacità di un’impresa di avere un ruolo sociale diventerà sempre più un vero e proprio asset strategico. Come sostenete i vostri collaboratori? Innanzitutto ci siamo adoperati prontamente mettendo in atto sia tutte le procedure di controllo e prevenzione interne, ma anche dotando i nostri dipendenti di tutte le tecnologie di connessione necessarie, sia per la sede di Milano che di Casarano, per lavorare da casa. Lo abbiamo fatto garantendo così la nostra completa operatività, e quella della nostra Centrale

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Operativa H24, a supporto dei nostri clienti che anche in queste settimane di emergenza abbiamo assistito sia in Italia che all’estero. Abbiamo infine lanciato una campagna di crowdfunding a favore della Regione Lombardia, che ad oggi supera i 60mila euro e alla quale stanno contribuendo tanti nostri dipendenti. In quanti riusciranno a conservare il lavoro dopo questa crisi? Il nostro impegno, in un momento così difficile per il Paese, è anche quello di garantiLA TECNOLOGIA SVOLGE LA FUNZIONE DI ABILITATORE E DI FACILITATORE NELL’ACCESSO AI SERVIZI PER ACCELERARE I TEMPI DI RISPOSTA

re continuità occupazionale ai tanti uomini e donne di Allianz Partners, che stanno a loro volta assicurando servizi e assistenza ai clienti, a cui va il mio più sentito grazie. Ma ritengo che la nostra realtà sia un interlocutore privilegiato che possa attivamente contribuire anche alla ripresa del Paese, mettendo a disposizione le competenze acquisite in oltre 70 anni di presenza nel settore, grazie alle nostre soluzioni assicurative e di assistenza, abilitate da avanzate tecnologie digitali, applicabili in vari ambiti, viaggio, mobilità ma anche relative alla salute, ambito più che mai al centro di ogni riflessione davvero rilevante per il nostro prossimo futuro.

PAOLA CORNA PELLEGRINI, CEO DI ALLIANZ PARTNERS ITALIA

Ma come si concilia l’innovazione tecnologica con il porre la persona al centro? Nella nostra visione e nella nostra pratica quotidiana la tecnologia ha un ruolo fondamentale, ma svolge la funzione di abilitatore, di facilitatore nell’accesso ai nostri servizi. Serve dunque soprattutto a snellire le procedure, accelerare i tempi di risposta, migliorare l’esperienza dei clienti. Il nostro compito è quello di supportare e assistere persone in momenti di difficoltà, ai quali è necessario garantire non solo risposte pronte, ma anche un interlocutore in grado di ascoltare, rassicurare, consigliare, con quell’atteggiamento di empatia che è prerogativa umana. Questi principi guidano anche il nostro modo di immaginare il domani e il lavoro dei nostri Innovation Center globali, dove creiamo soluzioni in cui la tecnologia, dall’IA alle soluzioni IoT, ha soprattutto il ruolo di liberare tempo da dedicare ai compiti più creativi e ad alto valore aggiunto per trovare le giuste soluzioni per le differenti esigenze, e quindi sarà sempre accompagnata dal fattore umano. Lei fa parte di Ceo for Life, l’iniziativa che ingloba tutti i ceo che supportano i progetti a favore della vita. Cosa significa? Significa, in primo luogo, guidare l’organizzazione avendo chiaro in mente che le nostre responsabilità vanno ben oltre il mero


L’ITALIA CHIAMÒ

OGGI È IMPORTANTE PORTARE VALORE NEI CONTESTI IN CUI SI OPERA perseguimento del profitto. Una consapevolezza rafforzata in me dall’essere a capo di un’azienda che è per sua stessa natura For Life, assistendo i propri clienti ovunque essi si trovino, a casa come in viaggio, garantendo cura e supporto nelle più svariate situazioni, ovunque e in qualunque momento. Significa dunque attenzione alle necessità dei dipendenti, al creare un ambiente di lavoro inclusivo e meritocratico, al rappresentare un valore per le nostre comunità, al diffondere la cultura della sostenibilità. Essere un Ceo For Life significa farsi portatori di una visione allargata, che sappia comprendere i diversi modi con cui un’azienda può contribuire a creare e diffondere benessere e valore per la vita. Lei è da sempre in primo piano per il supporto al ruolo delle donne. L’uguaglianza di genere non è solo un diritto umano fondamentale, ma un potente strumento per un futuro pacifico, sostenibile e prospero. Molte le ricerche che lo confermano, tra le più recenti un dato elaborato da McKinsey, secondo cui la parità di genere può valere il 26% in più del Pil mondiale entro il 2025. Le diseguaglianze con cui ancora oggi ci dobbiamo confrontare non trovano dunque giustificazione nei fatti, ma in questioni di natura culturale. Esiste una soluzione? Credo sia necessario portare avanti una battaglia culturale, nella quale ho cerca-

Nessuno si salva da solo: la tecnologia sia leva per la rinascita del Paese di Enrico Cereda*

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er prima cosa, vorrei ringraziare ancora una volta tutti i colleghi di Ibm Italia che, con responsabilità e dedizione, nel pieno rispetto delle misure adottate per contenere il contagio, hanno continuato e continuano a lavorare, anche da casa e tra i propri famigliari, per garantire continuità operativa e l’erogazione di servizi essenziali alle aziende nostre clienti. L’emergenza sanitaria che ci siamo ritrovati ad affrontare, ha cambiato radicalmente e senza precedenti il nostro stile di vita. Non era scontato riuscire ad essere efficienti in un contesto simile. Ma posso dire che le priorità di Ibm erano le stesse prima della pandemia e resteranno uguali anche dopo: assicurare salute e benessere ad ogni dipendente, garantendo la continuità di business

nostra e dei nostri clienti. Questa crisi ci ha insegnato molte cose, compreso che ricerca, formazione e innovazione debbono essere una priorità assoluta nell’agenda del Paese. Senza la tecnologia che oggi abbiamo a disposizione, il mondo si sarebbe semplicemente fermato. La ricostruzione su cui ora siamo tutti impegnati, forse non sarebbe stata possibile a causa delle macerie economiche e sociali. E abbiamo compreso anche come il digitale rappresenti le fondamenta della resilienza economica e sociale. Pensate quanto sarebbe più duro il lockdown se non ci fosse la possibilità di sentirsi vicini pure restando distanti. «Nessuno si salva da solo», ci ha ricordato Papa Francesco in un discorso destinato a segnare la Storia. Ed è con questo spirito che

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COVERSTORY

ci siamo messi, come azienda e come esseri umani, al servizio della collettività. A cominciare dall’impiego del supercomputer più potente del mondo, l’Ibm Summit in forze al Dipartimento Usa per l’Energia, che in poche ore è stato capace di individuare, tra gli 8.000 in analisi, 77 composti che potrebbero essere utili ad inibire gli effetti letali del virus. La sua enorme capacità di calcolo, 200 milioni di miliardi di calcoli al secondo, è stata messa a disposizione della comunità scientifica per accelerare la scoperta di una cura e di un vaccino. Summit si è poi unito ad un Consorzio globale, il Covid-19 High Performance Computing, di cui fanno parte anche, tra gli altri, la Nasae il Mit di Boston. In Italia abbiamo unito le forze con Cisco per offrire un aiuto concreto alle scuole. Grazie ai volontari di Ibm e alla piattaforma Webex resa gratuita, oltre 100mila studenti hanno potuto continuare a far lezione da casa. Senza rinunciare a quel prezioso rapporto con i docenti e i loro compagni di classe. I disagi per le famiglie sono tanti e di diversa natura. E questo ci è sembrato un buon modo per aiutarle nella quotidianità. Ma il nostro pensiero più commosso va ai tanti eroi “normali” che in queste settimane sono stati, sono e saranno in prima linea. Il personale sanitario del Paese si è ritrovato, improvvisamente, a fronteggiare pesi enormi: salvare più vite umane possibile, mettendo a repentaglio anche la propria incolumità. Senza dimenticare lo strazio dei decessi: in tanti si sono fatti tramite verso parenti impossibilitati a dare l’estremo saluto ai loro cari. A volte anche semplicemente avvicinando il loro telefono ai pazienti ormai in sedazione profonda. Nessuno di noi potrà mai dimenticarlo. A queste donne e uomini, a questi giganti

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dello Stato, va tutta la riconoscenza mia e di Ibm Italia. L’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo è stato uno dei più colpiti dall’emergenza e Fondazione Ibm Italia ha voluto fargli sentire la nostra vicinanza anche con una donazione che spero possa aiutarli. Ma ora la priorità comincia ad essere quella della ripresa economica. Le stime sul tavolo degli analisti finanziari parlano chiaramente di una recessione che oscilla tra il -3,5% e il 15% del Pil nel 2020. Parliamo di centinaia di miliardi e, soprattutto, di migliaia di posti di lavoro. Le aziende italiane hanno bisogno di trovare la strada di una nuova normalità e la tecnologia può fare molto. A cominciare dai servizi erogati in cloud come intelligenza artificiale e blockchain. Di questa pandemia ricorderemo perfettamente il prima e il dopo. Ma anche il come: come ci siamo arrivati, come l’abbiamo affrontata e come ci ha cambiati. Penso che l’innovazione ha avuto, ha e avrà un ruolo primario: abbiamo capito che senza non è possibile un progresso equo e inclusivo. E senza, non sarà possibile farci trovare più preparati a questi eventi in futuro. Ma perché ciò avvenga, serve un capitale umano adeguatamente formato ed una tecnologia guidata dall’etica. Sono orgoglioso che Ibm abbia firmato con la Pontificia Accademia per la Vita un importante documento, la Call for AI Ethics, che fissa i punti cardine per un’intelligenza artificiale al servizio del bene comune. Un documento che Papa Francesco stesso ha condiviso e accolto. Ancora una volta, con oltre 100 anni di storia alle spalle, Ibm guarda al domani con dedizione e senso di responsabilità. Perché il progresso porti benefici a tutti e non solo a pochi privilegiati. * Presidente e amministratore delegato di Ibm Italia

to di coinvolgere organizzazioni, aziende, istituzioni, mondo accademico, i giovani, per creare sinergie positive e ampliare il più possibile la platea di ambasciatori di questo messaggio, che considero un messaggio di progresso civile ed economico. Con questo spirito e con questo approccio ho ideato, insieme al Forum per la Meritocrazia, il Premio Valeria Solesin, e ho contribuito alla nascita di iniziative come il Bollino Rosa del Winning Women Institute, la prima certificazione italiana di parità di genere, che ad oggi annovera oltre 10 aziende certificate, tra cui Allianz Partners e che ha ispirato le proposte fatte da InclusioneDonna alle istituzioni per favorire più occupazione e più rappresentanza delle donne. IL “BOLLINO ROSA” DEL WINNING WOMEN INSTITUTE È LA PRIMA CERTIFICAZIONE ITALIANA DI PARITÀ DI GENERE PER LE AZIENDE

E in azienda, come si può garantire davvero il gender balance e l’empowerment femmnile? Il Premio Valeria Solesin è da un quadriennio ormai al centro della nostra agenda. Al progetto dedichiamo un grande sforzo in termini di tempo e di impegno personale. Fa parte integrante delle nostre iniziative di Csr ed è al tempo stesso ispirato a valori etici e morali che hanno le potenzialità per diventare anche fattori di crescita e sviluppo economico. Al Premio posso dire di essere legata anche a livello affettivo, avendomi dato la possibilità di conoscere Luciana Milani, madre di Valeria Solesin, una grande donna che ci sostiene in prima persona, e tantissimi giovani, sono ormai quasi 40 i vincitori, entusiasti portatori di una visione lucida e di un’idea di futuro dove non c’è spazio per pregiudizi e disuguaglianze. Anche quest’anno il montepremi è di ben 30.700 euro, grazie alle aziende sostenitrici che insieme ad Allianz Partners hanno messo a disposizione i 12 premi dell’edizione 2020.


L’ITALIA CHIAMÒ

Modulare il freno per accelerare la ripresa Secondo Mauro Caruccio, amministratore delegato di Toyota Motor Italia, è importante, in questa fase, evitare di fermarsi per mantenere l’impresa pronta e reattiva nel momento della ripartenza

MAURO CARUCCIO, A.D. DI TOYOTA MOTOR ITALIA

«È UN’INIZIATIVA LODEVOLE PERCHÉ OFFRE

do i viaggi di lavoro già il 24 febbraio, con il ricorso a formule di smartworking per il 100% LE GRANDI AZIENDE CHE VI ADERISCONO E dei dipendenti in anticipo rispetto alle dispoCHE RAPPRESENTANO IL TESSUTO PRODUTsizioni del governo e l’attivazione per tutti di TIVO ED ECONOMICO DEL NOSTRO PAESE». formule assicurative sanitarie supplementari. Anche Mauro Caruccio, dal 2018 amminiParallelamente sono stati definiti solidi prostratore delegato di Toyota Motor Italia, è un cessi di governance per gestire l’emergenza, Ceo for Life. «È attraverso questo scambio di con comitati che esaminano costantemente la esperienze», dice, !che si fornisce impulso ai situazione e prendono tempestivamente tutte processi di trasformazione e innovazione per le decisioni necessarie per salvaguardare il migliorare la società del futuro». benessere dei dipendenti, supportare i nostri Quale ruolo ha Toyota in tutto questo? clienti e i partner concessionari Toyota e Lexus Toyota crede nel misul territorio. Abbiaglioramento continuo: DURANTE L’EMERGENZA TOYOTA MOTOR mo poi intrapreso delITALIA HA FORNITO UNA FLOTTA la nostra ambizione è le significative azioni DI VETTURE ALLA CROCE ROSSA di elevare continua- E DEVOLUTO FONDI ALLO SPALLANZANI di supporto per la pomente il livello della polazione italiana su sfida considerando ogni obiettivo raggiunto tutto il territorio nazionale. solo una tappa intermedia verso traguardi più Per esempio? importanti. Con le nostre soluzioni tecnologiSu tutte, la fornitura di una flotta di vetture che ci impegniamo allo sviluppo di una società Toyota e Lexus alla Croce Rossa Italiana, grazie inclusiva priva di discriminazioni e di barrieal contributo della nostra rete dei concessiore per consentire a tutti gli individui di muonari, parte integrante della nostra catena del versi senza limitazioni, perché siamo convinti valore e punto di riferimento per la mobilità che l’autonomia di movimento sia una delle nelle comunità locali in cui operano. Abbiamo espressioni più nobili di libertà. inoltre devoluto all’ospedale Spallanzani di Come state affrontando la criticità portata Roma una donazione in denaro, anche grazie al dal coronavirus in Italia? contributo dei nostri dipendenti, e previsto una La nostra priorità assoluta è stata salvaguarfornitura di mascherine alla Protezione Civile. dare la salute e la sicurezza dei nostri clienti e Questo è il valore delle community, nel quale la di tutte le persone che lavorano nelle organizcentralità delle persone viene al primo posto: zazioni del gruppo Toyota. Per questo ci siamo vogliamo che le persone sappiano che sono attivati rapidamente, per esempio sospendenimportanti per noi e che abbiamo a cuore la PREZIOSE OPPORTUNITÀ DI CONFRONTO TRA

CI IMPEGNIAMO NELLO SVILUPPO DI UNA SOCIETÀ PRIVA DI BARRIERE loro salute e sicurezza. Abbiamo anche lanciato insieme con alcuni atleti olimpici e paralimpici del Toyota Team un’importante campagna di comunicazione nazionale: “The Unbreakable” (https://www.toyota.it/startyourimpossible/ ripartiremo-insieme), per dare un forte messaggio di speranza e incoraggiamento agli italiani, un grande messaggio d’amore all’Italia. Come vede il futuro? Il gruppo Toyota ha iniziato a progettare e a preparare il futuro tanti anni fa. Da oltre 20 anni stiamo investendo nello sviluppo di tutte le forme di elettrificazione dei sistemi di trazione, compresa quella a fuel cell alimentate a idrogeno, che ha visto nel 2014 l’introduzione di una vettura dal nome evocativo, Mirai (parola in giapponese che significa “futuro”), prima berlina ad idrogeno prodotta in serie, frutto della continua evoluzione della piattaforma ibrida-elettrica di Toyota/Lexus. Siamo

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fermamente convinti del potenziale dell’idrogeno nel processo di decarbonizzazione della società. Per questo, all’inizio dell’anno Toyota Motor Corporation al Cesdi Las Vegas ha annunciato l’inaugurazione nel 2021 della “città” del futuro, su un’area di 70 ettari alle pendici del monte Fuji in Giappone. Si chiamerà Toyota Woven City e sarà un ecosistema completamente connesso, alimentato da fuel cell a idrogeno, dunque completamente sostenibile. Come sarà? Pensata come un “laboratorio vivente”, permetterà di testare e sviluppare tecnologie come la guida autonoma, la robotica, la mobilità personale, le case intelligenti e l’intelligenza artificiale in un ambiente reale, per creare uno stile di vita e una mobilità migliore per tutti. In quest’ottica il gruppo Toyota ha recentemente introdotto un nuovo Brand, Kinto, parte della visione di Toyota di trasformazione da costruttore di automobili a Mobility company, con l’obiettivo di fornire il ventaglio più ampio dei servizi di mobilità: dal car sharing al car pooling, a soluzioni di noleggio a lungo termine o con formule su abbonamento, che garantiscono una più ampia flessibilità di scelta e una maggiore convenienza. In un momento di rilancio, quali sono le priorità da mettere in campo per sostenere i lavoratori e il benessere comune? In una fase come quella attuale, per utilizzare una metafora automobilistica, è fondamentale saper dosare bene il “freno” e “l’acceleratore”, ossia sapere assegnare le giuste priorità, investendo con ancora più decisione sulle attività a maggiore valore aggiunto in relazione agli obiettivi di medio e lungo termine dell’azienda. Per fare questo è necessario, da un lato, l’ascolto, l’osservazione e la comunicazione costante con tutti gli stakeholder, dall’altro, la rapidità dell’azione. Tra le attività strategiche ci sono certamente quelle incentrate sulle persone: sono fermamente convinto che, soprattutto in momenti di crisi, i processi di sviluppo delle persone non debbano mai fermarsi. Farlo vorrebbe dire dissipare la vera ricchezza di un’azienda e rendere l’organizzazione meno pronta e reattiva al momento della ripartenza.

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Tra uomo e computer un tandem virtuoso Dal primo ticket restaurant ai buoni spesa digitali: la spinta innovativa che da sempre caratterizza i servizi offerti da Edenred traccia la strada per la strategia di ripartenza LUCA PALERMO, AMMINISTRATORE DELEGATO DI EDENRED ITALIA DAL 2018, È STATO UNO DEI PRIMI A CREDERE NEL PRO-

offrire. Il compito di chi guida un’azienda deve essere quello di promuovere attivamente il rispetto della vita in tutti gli ambiti: produttivi, tecnologici, sociali ed istituzionali. La crescita sarà in questo modo sana e robusta.

GETTO CEO FOR LIFE: «Ceo For Life è un progetto attraverso il quale sarà possibile attivare una rete di relazioni, connessioni con tutti coloro che, come me, quotidianamente devono modulare il proprio impeParlare di crescita in questo momento gno e la propria attenzione tra business e sembra azzardato. sostenibilità», dice. Da più di 40 anni, EdenNon direi. Anzi, grazie al progetto Ceo For red è in prima linea nel welfare aziendale. Life tutte le iniziative di responsabilità Il Gruppo rappresociale otterranno PER OGNI 100 EURO DI BUONI SPESA senta una rete unica maggiore rilevanza, ACQUISTATI DAI COMUNI, EDENRED nel suo genere, con permettendoci di AGGIUNGERÀ IL 20% IN PIÙ RISPETTO i suoi 47 milioni di creare vere e proprie AL VALORE TOTALE DEI BUONI beneficiari, 830.000 sinergie tra tutti gli aziende ed enti pubblici clienti e 1,7 milioni attori coinvolti e contribuendo, in piccola di esercizi commerciali convenzionati. Quoparte, al raggiungimento dei Sustainable tata alla Borsa di Parigi, Edenred è presente Developlemt Goals 2030. Mettere a patriin 46 paesi con circa 8.500 dipendenti. Nel monio comune le iniziative di sostenibilità 2018 il Gruppo ha gestito un volume di afrappresenta il senso straordinario di quefari pari a 28 miliardi di euro circa, di cui sto progetto. Aderire a questo progetto l’80% attraverso formati digitali. In Italia è stato per me, e per Edenred, naturale e è stata la prima società a lanciare il buono spontaneo. Una scelta che si sposa perfettapasto digitale. mente con la nostra linea di business quotidiana. Mi piace definire l’azienda un vero e In questo momento essere un Ceo For proprio ecosistema che mette in relazione Life cosa significa? aziende, persone e pubblici esercizi attraRappresenta un’utile occasione per converso soluzioni digitali capaci di semplififrontarci su prassi adottate e buone praticare la vita, le relazioni e allo stesso tempo che, ma anche ragionare sulle criticità che incrementare performance, benessere e lo meglio possono essere superate, grazie al stesso Pil nazionale dell’intero sistema Pavalore aggiunto che ciascuno di noi potrà ese.


L’ITALIA CHIAMÒ

LUCA PALERMO, A.D. DI EDENRED

QUESTA CRISI CI HA FATTO CAPIRE QUANTO LA TECNOLOGIA SIA UN SUPPORTO FONDAMENTALE PER MIGLIORARE LA NOSTRA VITA Come agisce in questi momenti il ceo di una multinazionale come Edenred? La priorità sono le persone. La loro salute e quella delle loro famiglie. Non esiste azienda od organizzazione senza persone ed è al loro che ora va il mio primo pensiero. La situazione emergenziale ci ha costretto a rimanere a casa ma continuiamo ad essere operativi da remoto garantendo la continuità operativa. Siamo fisicamente distanti

ma presenti, restiamo una squadra unita e nel welfare aziendale. In che modo guida motivata capace di sostenere tutti i nostri la sua azienda? stakeholder. È compito di ogni amministratore delegato E per il Paese? guidare l’azienda verso un futuro di reddiCi siamo interrogati molto su cosa avremtività. Nell’era delle trasformazioni tecnolomo potuto fare per aiutare il Paese in quegiche, Edenred è stata tra le prime ad absto momento di difficoltà. Non appena è bracciare completamente il mondo digitale stata diramata l’ordinanza che, per far fronin tutti gli aspetti dell’azienda. Con un’ate all’emergenza da Covid-19, ha assegnazione strategica di questo tipo, pare ovvio to ai Comuni, attraverso il Ministero degli pensare che il successo dipenda dall’infraInterni, 400 milioni di euro da destinare a struttura tecnologica e dagli investimenti misure urgenti di solidarietà alimentare, ad essa correlata. Non credo, o meglio: non abbiamo deciso di collaborare con le ammisolo. Ogni impresa è prima di tutto il risulnistrazioni locali per offrire un buono spetato delle persone che ci lavorano, delle sa alimentare spendibile nella sua rete di loro passioni ed aspirazioni; dei loro sacriesercizi convenzionati, rinunciando a quafici e delle loro vittorie. Prima del “softwalunque margine di profitto. Il buono spesa re”, guardo alla motivazione e alla passione alimentare oltre a consentire una finalizzadi chi lo crea, se quella c’è, il prodotto ultizione della spesa ai soli prodotti alimentamo non potrà che essere eccellente. ri, permette anche di veicolare importanti Le persone sono cruciali, ma non è facile risorse su piccole realtà duramente provate trovare la squadra giusta. dalla crisi economica La scelta dei leader e L’IMPATTO UMANO È CIÒ CHE RENDE che l’emergenza sadelle prime linee maUN’AZIENDA DIVERSA DA TUTTE nitaria ha aperto. nageriali per costruiLE ALTRE. MA BISOGNA PUNTARE re un gruppo coeso e SULLE PRIME LINEE MANAGERIALI Edenred negli ultiunito è forse l’aspetmi tempi ha spinto molto verso la digitato più difficile. Ma se trovi la giusta squalizzazione. Siete stati dei precursori. dra, il grosso del lavoro è fatto. L’impatto La digitalizzazione è e resterà sempre il umano che l’azienda ha è ciò che la rende nostro motore. La spinta innovativa che diversa da tutte le altre, l’appartenenza e ha contraddistinto i nostri servizi sarà l’identificazione delle persone è ciò che la caratterizzata nei prossimi anni da un’ulrende solida e duratura nel tempo. Mi piace teriore crescita. Questa crisi sanitaria ed pensare che Edenred sia per molti il luogo economica credo abbia fatto capire a tutti delle opportunità dove ogni persona può noi - ancora una volta - quanto la tecnologia mettersi alla prova, superare i propri limiti, sia un supporto fondamentale per la nostra creare l’innovazione. Da noi non esiste il favita, capace di migliorarla e semplificarla. moso “si è sempre fatto così”. È un’azienda Appena ci sarà una ripresa delle attività il che valorizza le nuove idee ed iniziative, lanostro compito principale sarà restare visciando ad ognuno la possibilità di sfidarsi, cino e continuare a supportare tutti i noin primis con sé stesso. Le persone che ogni stri stakeholder: la fase emergenziale che giorno si identificano nei valori di Edenstiamo attraversando non terminerà con la red sono oggi la nostra migliore garanzia fine della quarantena, dobbiamo essere ben di successo ed è a loro che va il mio primo coscienti di ciò. Lato Edenred metteremo a pensiero. Io sono tra quelle persone ogni diposizione tutti i nostri servizi per supporgiorno: sono nell’openspace in ufficio, nelle tare la ripresa economica. riunioni, alla macchinetta del caffè per un Lei nel 2019 è stato proclamato come confronto. Mi piace essere prima di tutto Ceo dell’Anno Innovazione & Leadership Luca, non solo l’amministratore delegato.

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ICE METTE IL MADE IN ITALY IN VETRINA... SUL WEB L’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane ha lanciato un nuovo piano di promozione che prevede accordi strutturali con grandi player, incluso Amazon di Riccardo Venturi

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ccompagnare un maggior numero di Pmi verso l’export, supportandole anche nell’avvio di un’attività strutturata di e-commerce. È la strategia di Ice, l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane, particolarmente efficace in tempi di pandemia: secondo alcuni studi, anche le aziende che vendono online stanno perdendo fatturato, ma molto meno di quelle che non lo fanno, in media il 20% contro il 60%. Ma Ice ha già intrapreso questa strada prima che il Coronavirus stravolgesse il pianeta. «L’emergenza è soprattutto un tema di salute delle persone che va tutelata, e questo è fondamentale. Venendo a noi, abbiamo lanciato un nuovo piano sull’e-commerce che, con il Ministero degli Esteri, presenteremo nelle prossime settimane alle associazioni delle IL PRESIDENTE DI ICE CARLO FERRO imprese» dice Carlo Ferro, presidente di Ice, «che prevede un incremento molto significaun’iniziativa comune nella scorsa primavera. tivo del supporto di Ice alle Pmi. Abbiamo acL’obiettivo era far partecipare 600 imprese, cordi strutturali con grandi player di e-comdi cui almeno il 30% newcomers nell’e-commerce, quando sono diventato presidente merce. Ma oggi Amazon ha selezionato con dell’Ice l’anno scorso ce n’erano 2 in corso, noi oltre mille imprese, 350 circa sono già ora sono diventati 6, l’obiettivo per la fine presenti e altre sono in fase di preparazione del biennio 2020-2021 è arrivare ad avere e allestimento, circa una vetrina virtuale ALLE PMI IL MARKETPLACE OFFRE la metà sono newcodel made in Italy su UN PACCHETTO COMPLETO mers; nel tempo mol15 piattaforme, e dare CHE INCLUDE LA GESTIONE tiplicheremo il numepresenza a società DI ORDINE E INCASSO ro di players e quello italiane su altre dieci dei paesi». piattaforme per toccare circa 15 paesi». L’accordo prevede che il marketplace crei Il progetto in fase più avanzata è quello che una vetrina virtuale del made in Italy, un riguarda la collaborazione con il gigante “Padiglione Italia” punto d’accesso per il conglobale delle vendite online. «Il modello di sumatore nell’area dell’offerta delle imprese intervento è quello di un accordo strategico italiane. «I fattori di costo per le imprese parcon grandi piattaforme di e-commerce, sul tecipanti sono molto favorevoli» sottolinea modello di quello che abbiamo con Amail presidente di Ice, «perché la Pmi beneficia zon» spiega Ferro, «con cui abbiamo lanciato

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ARRIVERÀ IL MOMENTO DELLA RIPRESA E ALLORA L’E-COMMERCE AVRÀ UN PESO MOLTO PIÙ IMPORTANTE di un accordo di grande scala, e anche perché noi interveniamo finanziariamente per sostenerla; e facciamo l’investimento di supporto promozionale e di marketing. Alle Pmi il marketplace offre un pacchetto completo, che include la gestione di ordine e incasso, e anche il servizio logistico». Un’operazione niente affatto banale: l’Agenzia per la promozione all’estero e l’internazionalizzazione delle imprese italiane crea un’economia di scala, dando la possibilità a un network costituito da centinaia di Pmi di essere presenti sulle grandi piattaforme globali dell’e-commerce. «Arriverà il momento della ripresa, che forse sarà abbastanza rapida come è accaduto con la Sars» afferma Ferro, «in quel momento l’e-commerce avrà un peso molto più importante. I consumatori si stanno abituando all’uso del digitale,


L’ITALIA CHIAMÒ

quindi dobbiamo aspettarci che avranno più successo le imprese che potranno accedere a questi canali». L’azione di Ice in campo di e-commerce si situa nell’ambito di una politica di sostegno alle Pmi voluta da Carlo Ferro. «Una considerazione strutturale che viene prima dell’emergenza dovuta al Covid» osserva il presidente di Ice, «è che una grande opportunità per l’export italiano consiste nella capacità di aumentare significativamente il numero I SERVIZI GRATUITI PER LE PMI di esportatori sistematici e i mercati a cui un periodo massimo generali e di primo Dallo scorso primo di si rivolgono; il tessuto industriale italiano predeterminato. aprile Ice offre 20 servizi orientamento, ricerche è costituito prevalentemente di Pmi strut«Insieme alla recente di mercato, statistiche gratuiti alle Pmi con un turalmente più fragili e meno attrezzate ad creazione dei desk numero massimo di 100 personalizzate, affrontare i mercati esteri». Per questo Ice settimanali in ogni informazioni doganali, dipendenti, con l’intento prima dell’emergenza Coronavirus ha varato regione, la decisione di fiscali legali e di metterle sempre estendere la gratuità dei valutarie, assistenza più al centro della due nuove iniziative: il rafforzamento della servizi per le imprese nella soluzione di propria azione e con presenza sul territorio con desk settimanali medio-piccole, piccole e controversie o per la l’obiettivo di aumentare in ogni regione, per fare da connessione tra le micro è una rivoluzione partecipazione a gare il numero delle imprese imprese regionali e gli uffici esteri; e l’apertucopernicana» dice Carlo internazionali, ma esportatrici. Le Pmi Ferro, presidente di Ice, anche per richiedere possono rivolgersi ra alla gratuità dei servizi essenziali per av«che rimette al centro servizi di ricerca clienti, agli uffici Ice in Italia viare l’impresa alle esportazioni, ad esempio le imprese e afferma partner o investitori e all’estero, senza il per trovare un distributore (vedi box). Altra il ruolo di servizio sul esteri; potranno inoltre pagamento di alcun iniziativa di Ice nel segno del digitale è quella utilizzare gratuitamente territorio dell’Ice fra gli corrispettivo, per nell’ambito del sistema fieristico. «L’obietattori della promozione le strutture Ice in ottenere servizi del Sistema Paese». Italia e all’estero per e informazioni tivo è quello della fiera virtuale 365 giorni all’anno» mette in evidenza Ferro, «stiamo sviluppando una piattaforma per la partecisenti e strategie future Ice lo fa per quanto 0.8%. Eppure il prodotto italiano e le carattepazione da remoto modulabile nell’utilizzo, riguarda i mercati su cui puntare, perché saristiche dell’export italiano, penso per esemvalida per l’emergenza ma anche per la riranno i primi a ripartire, come la Cina. «Penpio alla meccanica, all’elettromeccanica, ai presa: quando le fiere ripartiranno i parteciso che l’attenzione verso i mercati non possa macchinari, al farmaceutico, alla moda, ma panti non saranno così numerosi come eraperdere di vista le linee guida strategiche in anche a agroalimentare e vini, risponde alle vamo abituati. Vogliamo partire dal modello direzione dei paesi che nel tempo potranno caratteristiche e ai gusti della domanda di di Pitti, che ha fatto un ottimo lavoro dando la essere quelli di magquel mercato». L’Ice quindi monitora con atpossibilità di una parL’AGENZIA STA SVILUPPANDO giore soddisfazione» tenzione i mercati globali e tutto porta a cretecipazione virtuale». UNA PIATTAFORMA osserva Ferro, «perdere che i primi a ripartire saranno proprio i Il punto in comune tra PER LA PARTECIPAZIONE DA REMOTO ché sono grandi e percinesi: «Nel brevissimo termine c’è un’azione le due azioni digitali A UNA SORTA DI FIERA VIRTUALE ché crescono a ritmi molto pragmatica di attenzione ai mercati in di Ice, e-commerce e più rapidi di altri, e dove la quota di mercato funzione della capacità degli stessi di generasistema fieristico, è l’utilità sia immediata, dell’export italiano è oggi meno importante re domanda, che oggi è molto bassa in tutto il sia rivolta alla ripresa: «facciamo una sinrispetto a quanto accade altrove; la Cina è mondo» aggiunge il presidente, «quindi votesi tra quello che può servire a reagire più un mercato molto difficile ma sicuramente gliamo essere pronti a sincronizzare la destivelocemente e fare cambiamenti strutturali risponde a queste caratteristiche, basti pennazione dei nostri interventi in quei mercati che rimarranno nel tempo: credo che tutto sare che l’export italiano nel mondo ha una dove per prima partirà la ripresa. E in Cina si quello che è digitale si rafforzerà» aggiunge quota di mercato nell’ordine del 3% della doiniziano a vedere segnali di ripresa dell’attiil presidente di Ice. manda mondiale, e in Cina la quota è solo lo vità economica e sociale». Lo stesso tipo di sinergia tra esigenze pre-

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L’export non si arrende: la degustazione si fa online Il lockdown non ferma la promozione dei prodotti italiani: Assocamerestero punta su webinar e incontri virtuali con i potenziali distributori. Un modello che sopravviverà anche nel dopo-emergenza

LE AZIENDE ITALIANE ESPORTATRICI NON SI ARRENDONO AL LOCKDOWN GLOBALE IMPOSTO DAL CORONAVIRUS. E CON IL SUPPORTO DELLE CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE ALL’ESTERO (CCIE) SI INVENTANO NUOVI MODI DI OPERARE ALL’INSEGNA DELLA DIGITALIZZAZIONE. Lo racconta in questa

intervista Gian Domenico Auricchio (nella foto), presidente di Assocamerestero, l’associazione delle Camere di commercio italiane all’estero e di Unioncamere. «Stiamo puntando sui Webinair, i seminari via web, di assistenza sulle azioni di marketing, e sugli incontri virtuali con potenziali distributori. Abbiamo già in programma attività on line dirette a collegarsi con le imprese in modo personalizzato» dice Auricchio. La pandemia impone dunque di guardare al mercato con modalità diverse: «personalizzazione e contatto con il cliente verranno a intrecciarsi con le possibilità offerte dalle tecnologie dell’informazione, dobbiamo studiare modalità inedite di rapporto con le nostre controparti». Auricchio, fare le degustazioni dei prodotti italiani online sembra un’operazione complicata… E invece ce la facciamo. Le camere già organizzavano, sulla base di un programma voluto dall’ex ministro Calenda e poi reiterato da qualche anno, show cooking e degustazioni di cibi e vini italiani. La notizia è che continuano a farli nonostante il lockdown: i prodotti vengono spediti ai clienti, dopodiché un esperto o un sommelier in collegamento video illustra

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il prodotto e risponde alle domande. Possono esserci poche persone a partecipare, e in questo caso le risposte possono essere rivolte direttamente, oppure quando ci sono più partecipanti le domande possono essere inviate tramite una piattaforma online. È una nuova modalità che si sta affermando soprattutto con i vini, tramite le nostre Ccie in città quali Singapore, Ho Chi Minh city, Vancouver… Un’iniziativa che si è estesa ai ristoranti. In che modo? La camera di Los Angeles, che è molto attiva, così come quella di Vancouver, hanno promosso un’iniziativa per i ristoranti italiani associati, soprattutto quelli non fast food naturalmente, che è stata molto apprezzata. Ti portano a casa la cena o il pranzo, e ti danno la possibilità GLI ULTIMI DATI SULL’EXPORT ITALIANO EXTRA EUROPEO ERANO STATI CONFORTANTI, CON AUMENTO SU BASE ANNUA DI OLTRE IL 6%

di fare un collegamento video: c’è lo chef o il sommelier che ti illustra il cibo e il vino che ti è stata recapitato. La stessa modalità a distanza è attiva per seminari informativi: la camera di Singapore, dove pure c’è il lockdown, sta promuovendo degli incontri su piattaforme virtuali per aiutare le imprese a continuare a operare, per dare notizie sulle possibilità di interscambio e collaborazioni con le aziende italiane. Qual è la situazione delle imprese italiane

esportatrici nel mezzo della bufera da Coronavirus? Gli ultimi dati sull’export italiano extra europeo erano stati confortanti, c’era stato un aumento su base annua di oltre il 6% a febbraio 2020 sullo stesso mese del 2019 (che arriva a più dell’8% se escludiamo dal conteggio il Regno Unito che oramai è considerato fuori dalle statistiche relative). Detto questo, attendiamo il dato relativo al mese di marzo che purtroppo è andato molto peggio. Per quanto riguarda il comparto alimentare, abbiamo alle spalle un 2019 positivo per il settore, che ha fatto quasi 45 miliardi di vendite all’estero, con una crescita dell’industria alimentare di poco inferiore al 7%. Ma ora tutti i principali mercati mondiali di riferimento del nostro agroalimentare stanno rallentando: pensiamo in primo luogo agli Stati Uniti, che negli ultimi anni è stato sicuramente il paese in cui abbiamo avuto le performances più elevate, ma lo stesso capita per Germania, Francia e Regno Unito in Europa. Nell’alimentare quali comparti soffrono maggiormente? Per effetto dei provvedimenti di contenimento del contagio il comparto ho.re.ca (quello di ho-


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LE CAMERE DI COMMERCIO ITALIANE ALL’ESTERO SONO ANTENNE SUL TERRITORIO DOVE OPERANO tel, ristorazione e catering che misura gli acquisti fuori casa) è praticamente fermo, e questo si traduce in una drastica caduta delle nostre vendite, cui si aggiunge una riduzione dei consumi finali delle famiglie frutto dell’incertezza sull’attuale situazione, che induce ad aumentare la propensione a risparmiare anche a scopi precauzionali. La sensazione comune, confermata anche dalle Ccie, è che non manchino gli ordini, in quanto per alcune produzioni c’è un incremento della domanda familiare. Però in alcuni casi ci sono restrizioni all’ingresso di alcuni paesi e in altri ci sono ritardi nell’evasione degli ordini da parte delle aziende italiane.

E più in generale? Questa crisi sta segmentando ancora di più il mercato. Ci sono comparti che soffrono più di altri - come per esempio il turismo, alcuni segmenti del commercio (come quelli della cura della persona, della ristorazione - dove peraltro si stanno intensificando nuove modalità di distribuzione come appunto il delivery), i trasporti, che al momento sono fermi in modo alternato o totale. Sicuramente tutti noi imprenditori dovremo immaginare nuove forme di organizzazione aziendale e anche di ricon-

vertire in qualche caso le attività alla base della nostra impresa. In linea generale tutta questa vicenda darà una forte accelerazione alle piattaforme di commercio elettronico e allo sviluppo di incontri di business on line.

pianeta riprenderà prima di altre e potrà diventare più importante per il nostro export? Quali sono le sue previsioni? È difficile dirlo perché non basta vedere quali paesi usciranno prima dal tunnel del contagio, ma anche come ne usciranno in termini di potere di acquisto di imprese e famiglie. È la prima volta in assoluto che ci troviamo ad affrontare una crisi di tipo simmetrico e contemporanea. Simmetrico perché riguarda più o meno nello stesso modo tutti i paesi del mondo, ad oggi quelli che fanno quasi il 70% del Pil, e contemporanea, perché in genere nel passato (anche l’ultima terribile del 2007-2008) si diffondevano a onde: alcuni paesi ne uscivano prima di altri, ad esempio gli Usa da cui è partito il contagio economico l’ultima volta ne sono venuti fuori prima di altri e molti ne sono rimasti quasi completamente indenni. Guardando ai dati di diffusione del virus potremmo dire l’Asia – in primo luogo la Cina – ma ricordiamoci che la situazione del Giappone che non riusciamo ancora ad inquadrare bene. Purtroppo questi non sono i nostri mercati principali, avendo un prioritario riferimento all’Europa e Stati Uniti.

Come si colloca in questo quadro in evoluzione il ruolo delle 79 Ccie? Le Camere sono un osservatorio privilegiato in quanto composte da business communities italiane e estere. Sono delle antenne sul territorio dove operano che conoscono molto bene, presidenti e direttori sono persone che sono in quel paese magari da 20-30 anni, che si sono distinte per conoscenza e capacità, anche Ceo di grandi aziende: banche, assicurazioni, imprese. In modo diverso tutte le camere sono scese in campo per aiutare le imprese italiane che esportano. In una fase come questa in cui occorre mandare messaggi alle comunità estere sulle caratteristiche delle nostre produzioni, evitando anche tante fake news che circolano anche in maniera interessata sulla rete, le Ccie sono un riferimento fondamentale al servizio del Paese. Inoltre molte Ccie stanno dando un importante contributo anche a sostenere l’emergenza sanitaria nel nostro Paese e sono È possibile essere ottimisti oggi? impegnate a individuare fornitori per l’invio di Sono ottimista per mestiere, sennò non farei mascherine, respiratori e altro materiale sanil’imprenditore, ma non è solo una questione tario. Da questo punto di vista siamo in stretto personale, già sto vedendo dall’osservatorio collegamento sia con delle Ccie che ci stiamo «SONO OTTIMISTA PER MESTIERE, le Ambasciate sia con riorganizzando utilizSENNÒ NON FAREI L’IMPRENDITORE, il Commissario per zando nuove forme di MA NON È SOLO UNA QUESTIONE l’emergenza. Anche le promozione, inventanPERSONALE, SONO CONVINTO» Ccie però attraversano do modalità diverse difficoltà, perché i nostri servizi promozionali di distribuzione dei prodotti. Alla fine anche hanno avuto una forte contrazione. Pensiamo in questo caso la crisi si trasformerà anche in ad esempio che tutto il settore fieristico e buouna opportunità. A differenza del passato però na parte degli incontri d’affari tradizionali sono sono anche necessarie misure di supporto alle fermi. Stiamo ritarando quindi – per stare viciimprese e non solo alle famiglie, perché si tratni alle aziende – le nostre attività. Innanzitutto ta anche di una crisi che nasce da vincoli sulla con servizi di base quale quelle di informazione produzione, non attribuibili a una minore proe orientamento al mercato e alle situazioni di duttività. Se a un’impresa fermano le macchine emergenza in corso, senza tralasciare – ove ve purtroppo non basta migliorare la produttività! ne siano – le opportunità che si possono coglieLa mano pubblica può svolgere un ruolo imre al momento. portante in questa fase per creare le condizioni di un rilancio, una volta superata l’emergenza. È verosimile pensare che una zona del (r. v.)

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ATTENZIONE ANCHE AL VIRUS CHE SI TRASMETTE COL WI-FI L'appuntamento a sorpresa con il coronavirus ha colto tutti impreparati. I dispositivi di protezione mancanti non sono solo quelli contro il virus, ma anche quelli contro hacker e truffatori, oggi agguerriti più che mai. L'emergenza sanitaria è diventata anche un'emergenza informatica, con reti sovraccariche e dati sensibili, inclusi quelli aziendali, a disposizione di chi di computer, virus e trojan capisce più di noi. L'ignoranza informatica, però, è un lusso che non possiamo più permetterci. Specialmente ora.

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38 KASPERSKY IL LAVORO È AGILE... COME L'INTRUSIONE DELL'HACKER

Lo smart working improvvisato e lanciato in una condizione di emergenza è diventato il nutrimento ideale per cyber attacchi resi più efficaci dal coinvolgimento “emotivo”. Come difendersi? di Marco Scotti

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a scena è fin troppo facile da trat(soprattutto Intesa SanPaolo e Montepaschi) teggiare. Dopo l’ennesimo aperitivo in cui si annunciavano improbabili procedure in diretta streaming, un qualunque di sicurezza attivate a causa del Coronavirus italiano riceve una mail che ha per oggetto: e che invece si tramutavano in pericolosi ca“Coronavirus: informazioni importanti su valli di Troia. Vero che alcuni dettagli – dalla precauzioni”. Segue un testo in cui una sedisintassi traballante all’uso del punto esclacente dottoressa (tale Penelope Marchetti) mativo – dovrebbero far capire chiaramente dell’Organizzazione Mondiale della Sanità, che si tratta di un tentativo di truffa. Ma lo è chiede di scaricare altrettanto il fatto che SECONDO ACCENTURE NEI PROSSIMI un allegato che “comva considerato il conCINQUE ANNI I COSTI DOVUTI prende tutte le pretesto: una pandemia A CYBER ATTACCHI AMMONTERANNO cauzioni necessarie che sta minando le A 5.200 MILIARDI DI EURO contro l’infezione dal nostre certezze, che coronavirus. Le consigliamo vivamente di legci rinchiude in casa e che fa aumentare a digere il documento allegato a questo messagsmisura il nostro livello di ansia. E dunque, gio!”. Solo che il documento non contiene un è comprensibile che qualcuno, speranzoso e vademecum anti-epidemia, ma un malware – un po’ ingenuo, decida di scaricare quel file, Trickbot – capace di rubare i dati dal compudopo un’intera giornata trascorsa a parlare ter, così come documenti o password. Insomdi bollettini, di misure di contenimento e di ma, un bel pericolo. Analoghi tentativi di furti ospedali che non riescono a gestire l’arrivo di sono arrivati attraverso la falsificazione di nuovi pazienti. mail apparentemente provenienti da banche Ma non illudiamoci: non è il Covid-19 ad aver

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L'ALTRA COVERSTORY CYBERSECURITY

messo a repentaglio la sicurezza informatica. Anzi, il Coronavirus ha messo in mostra una tendenza palese nel nostro Paese e in generale in tutto il mondo. Inoltre, secondo il report “The State of Cyber Resilience 2019” di Accenture, nei prossimi 5 anni i costi addizionali ed i mancati ricavi delle aziende, dovuti a cyber attack, a livello mondiale si stima possano raggiungere i 5.200 miliardi di dollari a fronte di 75 miliardi di dispositivi connessi ad internet. Anche perché gli attacchi informatici non riguardano soltanto ignari utenti domestici, ma istituzioni, pubblica amministrazione e ospedale. Il recente rapporto Clusit, redatto dagli operatori della cybersecurity in Italia, ha ben descritto alcuni avvenimenti accaduti di euro. E in un tessuto come quello italiano negli ultimi 18 mesi. Nel 2018, l’attacco alla fatto quasi esclusivamente di pmi, una somposta elettronica certificata ed ai sistemi inma di questo genere non rappresenta uno formatici dei Tribunali Italiani, con paralisi di sgradevole grattacapo, ma la cifra dirimente tutti i sistemi operativi che consentono il funtra proseguire la propria attività e chiudere. zionamento quotidiano della giustizia civile; Come avviene tipicamente l’aggressione da a fine novembre dello scorso anno l’attacco parte degli hacker? Secondo Fortinet, uno dei all’Ospedale Fatebenefratelli di Erba, le cui player più importanti nel comparto della cyattività sono state congelate per giorni e più bersecurity, una strategia di attacco sempre 35mila radiografie rese inaccessibili; ad inizio efficace è quella che prevede di prendere di dicembre, poi, l’attacco a Iren Ambiente, i cui mira sistemi più datati e vulnerabili che non siti, ma anche i numeri verdi, sono stati messi sono stati adeguatamente protetti fuori uso. Che cosa fare per arginare questo potenziale Proprio la ricaduta tsunami che potrebUNA VPN SENZA UNA CONNESSIONE sulle aziende è il tema be abbattersi sulle WI-FI PROTETTA METTE A REPENTAGLIO più significativo per aziende? In primo LA VITA DELLA SUA AZIENDA PERCHÉ quanto riguarda la cyluogo, bisogna avere SPALANCA LA PORTA AGLI HACKER bersecurity. Lo smart la certezza che le Vpn, working improvvisato che è stato originato le Virtual Protocol Network che consentodal Covid, realizzato in fretta e furia a causa no l’accesso ai dati aziendali da qualsiasi pc, dell’immane tragedia che si abbatteva sul nosono un modo estremamente comodo per stro Paese (e non solo) ha messo a nudo tutte garantire la possibilità a tutti di lavorare, ma le debolezze del sistema. Se scaricare l’allegarappresentano anche una porta d’ingresso to con le istruzioni anti-Coronavirus poteva facilmente violabile per penetrare tra le inrappresentare un problema per i privati citformazioni riservate dell’impresa. Un utente tadini, oggi questo è diventato una minaccia che si connetta alla Vpn senza una connessioconcreta per la cosiddetta “business continuine WiFi protetta sta mettendo a repentaglio ty”. Secondo Tim, il volume di dati su rete fissa la vita della sua azienda. Un lavoratore che è raddoppiato da quando è iniziata la quaclicchi sulla finta mail dell’Oms sta di fatto rantena. Il che significa che si è raddoppiata dando in pasto non soltanto le sue informaanche la possibilità di incorrere in una qualsizioni personali, ma anche quelle dell’impresa voglia forma di attacco. Quanto costa? Seconper cui lavora. E dunque che fare? Per Veritas, do Dell Technologies mediamente un milione altro player specializzato nel settore, serve

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prima di tutto avere una efficace strategia di backup. Se ogni giorno riversiamo su un hard disk esterno e non raggiungibile dagli hacker le informazioni più importanti, l’impatto di un ransomware (cioè di un’infezione che richiede un riscatto) diventa automaticamente meno invalidante, per il singolo ma anche e soprattutto per l’azienda. Ma la cosa più importante è una sola: “Mai pagare”. Perché si rischia soltanto di alimentare un circolo vizioso. Se dalla tragedia del Coronavirus si uscirà soltanto grazie a cure mirate e un vaccino, dell’emergenza sicurezza si vedrà la fine solo con un cambio culturale epocale. Infine, una brevissima chiosa su chi avrebbe tanto voluto essere oggetto di un attacco hacker ma che è stato sbugiardato da più parti: l’Inps. Quando, lo scorso 1° aprile, è stata aperta a tutti la possibilità di registrarsi sul sito per accedere al reddito di emergenza, immancabilmente il portale è crollato, dando addirittura la possibilità di vedere i dati di altri contribuenti. Per carità, capita, in un momento drammatico come quello attuale, ma come dicono al nord “è peggio la toppa del buco”: dall’Istituto di previdenza, infatti, hanno dato la colpa a un improbabile attacco hacker che avrebbe scardinato il sistema. Ipotesi smentita da più parti, con tanti saluti ai 330 milioni spesi in 15 anni per mettere a punto un sito incapace di reggere il picco di connessioni. Insomma, pensavo fosse un hacker… e invece era la burocrazia italiana.


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TROPPE TRUFFE? COLPA (ANCHE) DI CHI ABBOCCA Mail che circolano da vent’anni e delinquenti che si spacciano per il ceo: la numero uno dell’agenzia investigativa Kroll, Marianna Vintiadis, punta il dito contro chi si rifiuta di aggiornare le proprie conoscenze

«MEGLIO NON SCRIVERE CHE GLI HACKER NON SI SONO ANCORA CONCENTRATI SU QUESTO O SU QUELL’OBIETTIVO: SONO COMPETITIVI E RACCOLGONO VOLENTIERI LE SFIDE, NON VOGLIAMO ESSERE NOI A DARE IDEE AI CYBER CRIMINALI». Marianna Vintiadis è manager director e responsabile di Kroll per il Sud Europa e coordina una squadra di segugi capaci di stanare spie industriali, criminali offline e online e, soprattutto, hacker. L’azienda, parte della galassia di Duff & Phelps in cui è entrata nel 2018, è stata fondata nel 1972 ed è attiva in 28 Paesi. È naturale chiedere a loro un commento sulle reti mondiali messe sotto pressione e sulla crescente “attenzione” da parte degli hacker. Non solo: la pandemia aguzza l’ingegno di criminali e furbastri, che attaccano nell’androne di alcuni palazzi false informative del Ministero della Salute o che fanno circolare su internet una pletora di fake news.

Dottoressa Vintiadis, oltre all’emergenza sanitaria ed economica, ci si mettono pure

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gli hacker e i vari truffatori “offline”. Era prevedibile, ma se permette vorrei far notare una cosa fondamentale. Prego… Che queste truffe che stanno girando e, prima ancora, le varie fake news, sono di un livello veramente bassissimo. Nelle mail vediamo errori di grammatica, di sintassi. Il cartello appeso in alcuni androni è pieno di assurdità. Come fa la gente a non accorgersi che si tratta di tentativi banalissimi e facilmente evitabili? Già, come fa? Guardi, le porto un esempio che conosco da vicino. I lavoratori delle imprese italiane sono ancora adesso sotto potenziale attacco di mail che circolano da 20 anni perché non c’è cultura informatica. Abbiamo visto con i nostri occhi persone che non sanno aprire due cartelle contemporaneamente. Allora di chi è la responsabilità? Sempre delle aziende che dovrebbero organizzare corsi e aggiornamenti costanti? O anche di chi non vuole puntare su un proprio upgrade? Sapere usare in maniera corretta il computer dovrebbe

essere banale tanto quanto avere la patente. Non vuoi averla? Non vuoi guidare la macchina? Ok, perfetto. Ma significa che certi lavori non li puoi fare e che avrai delle limitazioni. Un po’ drastico come proposito… Ma neanche per idea. Chi utilizza il computer avendo accesso ai dati aziendali deve sapere che deve mettersi nella condizione di tutelare un vero e proprio patrimonio. Serve una presa di coscienza collettiva da parte di tutti. Se guardiamo al mondo “offline”, ad esempio, mi sarei aspettata maggiore coinvolgimento da parte della stampa nello smentire false notizie. E invece non è successo… Che cosa avremmo dovuto fare, a suo giudizio? Bisognava prendere la linea dettata dal New York Times e dimostrare che ogni affermazione, ogni fatto veniva sottoposto a una scrupolosa revisione. Era un modo per dire agli utenti: se leggi questo articolo, sai che abbiamo verificato tutto. Invece ho visto troppe testate che consentivano la libera circolazione di informazioni fallaci e non veritiere. Abbiamo perso totalmente il valore del


CYBERSECURITY

testo e della fonte qualificata. Tornando all’online, proviamo a circoscrivere il fenomeno: non saranno tutte mail facilmente riconoscibili, no? Altrimenti il problema non esisterebbe. Verissimo. Oltre a quei messaggi confusi e sgrammaticati circolano altri tentativi di frode che sono decisamente più cattivi. Ad esempio: abbiamo verificato la presenza di mail provenienti da una finta procura che convocavano un cittadino. È vero, nessun ente manderebbe una mail ordinaria per una MARIANNA VINTIADIS comunicazione così importante, ma si gioca sull’ansia e sulla speranza che una persona, intimidita, clicchi sul link. si effettua una chiamata, spacciandosi per il Quante sono le truffe nel nostro Paese? ceo, a qualcuno che abbia possibilità di diMolte più di quanto si immagini. Le stime che sporre bonifici in cui si chiede di procedere vengono fatte periodicamente dalla Polizia rapidamente al saldo per effettuare una tranPostale e dalla Guardia di Finanza riguardasizione urgente. Qui si mette a repentaglio no esclusivamente le denunce che vengono l’intera catena di controllo e, in ultima analiregistrate. Ma se viene richiesto un piccolo si, anche la sopravvivenza dell’azienda. riscatto, chi ha voglia e tempo di raccontare Addirittura? quanto accaduto? Certamente, perché parliamo di truffe anche Quali sono le principali minacce per la da 10-15 milioni di euro nel nostro Paese. E “tranquillità” aziendale? si tratta di un escamotage piuttosto frequenAl momento sono due: il falso Ceo e il bute. Questo perché non sono stati adottati sisiness email compromise. Partiamo dalla stemi minimi di pagamento, in cui si “spezseconda: significa che qualcuno è penetrato zetta” la catena che controlla il saldo delle all’interno del sistema fatture attraverso un NEL NOSTRO PAESE AVVENGONO dopo averlo hackeracheck dei contratti TRUFFE ANCHE DA 10-15 MILIONI to ed è “silente” in osfirmati e degli importi DI EURO PERCHÉ MANCA UN VERO servazione del traffida effettuare: senza CHECK DI CONTRATTI E FATTURE co. Il momento topico la corrispondenza, il è l’arrivo di una fattura da saldare: l’intruso bonifico non parte. La seconda evidenza è capta questa comunicazione e ne fa subito l’effetto psicologico: per quale motivo un ceo dopo un’altra, con la stessa intestazione, in mondiale dovrebbe chiamare un onesto cui si scusa per aver sbagliato l’Iban che non impiegato amministrativo? Non c’è motivo, è stato aggiornato nel template. A quel punto ma noi in Italia siamo molto individualisti manda nuove coordinate bancarie su cui vere narcisisti, e riteniamo un evento assolurà disposto il pagamento. Il danno è doppio: tamente assurdo come probabile. Senza chi salda perde i suoi soldi, e chi dovrebbe dimenticare, infine, che non siamo molto ricevere quanto pattuito non ottiene nulla. bravi dal punto di vista tecnologico né parE il falso ceo? ticolarmente furbi. In questo caso si tratta di una truffa più “itaTornando al discorso della credibilità, il liana” ma che richiede una fase di studio prefatto che riprendano a proliferare anche liminare. Si prendono informazioni dai vari truffe in formato cartaceo che cosa ci dice? social network sull’amministratore delegato, In realtà non ci troviamo di fronte a una gransui suoi contatti e sulle sue inclinazioni. Poi de novità: la carta stampata è sempre stata

L’IGNORANZA È UN LUSSO CHE NON POSSIAMO PIÙ PERMETTERCI più credibile. E poi non ci sono differenze considerevoli tra la comunicazione nell’androne con il logo del Ministero e una mail da una banca in cui si è copiato il codice sorgente da una comunicazione “ufficiale”. Proviamo a lanciarci in un esercizio difficile ma doveroso: se volessimo raccontare che cosa di buono sta portando il Coronavirus nelle nostre vite, quali sarebbero i temi che vorrebbe “premiare”? Prima di tutto che abbiamo mostrato una grande capacità di adattamento, e questa è una cosa estremamente positiva. Il legislatore, però, dovrà ripensare completamente lo smart working, perché quando è uscita la legge che è ancora in vigore sono stati posti dei paletti molto rigidi. Il dipendente non sta in realtà facendo lavoro agile, ma ottiene la possibilità di lavorare da una postazione diversa da quella dell’ufficio, il che non mi sembra un grande traguardo. E poi mi auguro che si capirà, una volta per tutte, che il tempo è denaro: se qualcuno deve assentarsi dal proprio impiego per una visita medica o per un lavoro domestico, che senso ha che poi debba comunque recarsi in ufficio perdendo altro tempo? Non può continuare a lavorare da casa risparmiando un sacco di ore “lavorabili”? Infine un’ultima notazione: il Coronavirus ha tolto il velo sulla carenza sistemica di conoscenza informatica degli italiani. Si tratta di un lusso che non potremo più permetterci. (m. s.)

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L’ALTRA COVERSTORY

Il lavoro è agile... come l’intrusione dell’hacker Secondo Kaspersky, lo smart working cui il lockdown ha costretto gran parte degli italiani deve essere il momento in cui le aziende riesaminano le misure di tutela dell’accesso da remoto ai propri sistemi

matica - Nei contesti in cui ciò è possibile, le imprese stanno concedendo a più persone di lavorare da casa e riteniamo che questa, per le organizzazioni, possa essere un’ottima opportunità per riesaminare le misure di sicurezza dell’accesso da remoto ai propri sistemi. Utilizzare i dispositivi al di fuori dell’infrastruttura di rete aziendale e collegarli a nuove reti e a reti Wi-Fi, contribuisce ad aumentare i rischi legati alla sicurezza». Il lavoro a distanza offre numerosi vantaggi non solo in termini di flessibilità degli orari ma anche come elemento di maggiore attrattiva e di organizzazione per le nuove generazioni. «Per poter davvero godere dei benefici del lavoro da remoto, però, le aziende dovrebbero prevedere delle misure di sicurezza che proteggano i dipendenti durante l’attività lavorativa - ricorda Lehn -. In situazioni di urgenza come quella che stiamo vivendo, in cui molte aziende hanno dovuto organizzarsi in tutta fretta, non è semplice prendere in considerazione tutti i possibili rischi».

Smart working, reti e dispositivi mobili: quali rischi? Chi si trova a lavorare da casa è esposto a diversi pericoli, a cominciare dalla vulnerabidi Davide Passoni lità delle Vpn aziendali cui si deve collegare, le quali possono non essere state messe adeuarantena, distacco sociale, isola ferocia del virus ha obbligato a prendeguatamente in sicurezza a valle (lato utente) lamento… Sono tutte espressiore misure restrittive più cogenti rispetto a né a monte (lato rete aziendale), diventando ni con le quali ci siamo abituati a quelle di altri stati e a prenderle prima di punti di debolezza per possibili attacchi inconvivere, dopo essere stati proiettati nella loro; in secondo luogo, perché buona parte formatici. Inoltre, una volta che un dispositipeggiore crisi sanitaria ed economica dal delle aziende italiane e la maggior parte dei vo aziendale viene portato al di fuori dell’insecondo dopoguerra a oggi. L’introduzione lavoratori non erano pronti ad affrontare frastruttura di rete dell’azienda e, quindi, delle misure di sicurezza da parte dei goverlo smart working, né connesso a nuove reti L’UTILIZZO DI DEVICE AL DI FUORI ni e delle organizzazioni di tutto il mondo culturalmente né e a Wi-Fi poco protetDELL’INFRASTRUTTURA AZIENDALE nel tentativo di rallentare la diffusione del tecnologicamente, ti, i rischi aumentano E LA CONNESSIONE A NETWORK WI-FI Covid-19, ha costretto sempre più persone a diversi aspetti: dalla drasticamente: «RanAGEVOLANO POSSIBILI INTRUSIONI lavorare tra le mura domestiche e a toccare gestione dei tempi somware, infezioni da con mano vantaggi e svantaggi di quello che e delle scadenze a quella, assai importanmalware e spionaggio aziendale sono tra le più o meno tutti hanno imparato a conoscete, della sicurezza informatica. «I governi e minacce che devono essere sempre tenute in re come smart working. In Italia il ritrovarsi le aziende stanno incoraggiando sempre di considerazione, soprattutto quando si parla obbligati al “lavoro agile” ha avuto un impatpiù lo smart working - dice Morten Lehn, di smart working, poiché una rete Wi-Fi non to diverso e più complesso che in altri Paesi General Manager Italy di Kaspersky, leader sicura e la connessione 4G o 5G amplificano sulle persone interessate; intanto, perché mondiale nel settore della sicurezza inforil rischio di infezione», prosegue Lehn. Oltre

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CYBERSECURITY

I SEI COMANDAMENTI DELLA CYBERSECURITY Per aiutare le aziende a colmare eventuali lacune di sicurezza IT e prepararsi al meglio, Kaspersky ha sei semplici consigli da seguire:

1.

Assicurarsi che i dipendenti abbiano tutto ciò di cui hanno bisogno per lavorare in sicurezza anche da remoto e sappiano a chi rivolgersi in caso di problemi informatici e di sicurezza informatica.

2.

Pianificare una formazione di base sulla sicurezza per i dipendenti. I training possono essere fatti online e includere le pratiche di base per la gestione delle password e degli account, la sicurezza della posta elettronica, del pc e della navigazione sul web.

3.

Adottare misure di protezione dei dati: attivare la protezione con password, crittografare i dispositivi e

alle minacce cui sono esposte le reti, l’altro fronte sul quale va tenuta alta l’attenzione da parte di aziende e lavoratori è quello che interessa i device mobili, con i quali si affronta lo smart working. L’uso di dispositivi personali per scopi lavorativi è praticato con più frequenza e probabilità in condizioni di lavoro da remoto e rappresenta un ulteriore rischio per la sicurezza: «L’approccio noto come “bring your own device”, che consente ai dipendenti di utilizzare i dispositivi personali per attività lavorative, è stato adottato ormai da molte aziende e ha contribuito a generare ulteriori rischi per la sicurezza informatica. Il phishing veicolato attraverso i siti di consumo può facilmente infettare i dispositivi e, in particolare i dispositivi personali, hanno molte più probabilità di avere un software obsoleto con vulnerabilità potenzialmente non aggiornate. Infine, il controllo decentralizzato dell’IT e la difficoltà di tracciare e mettere in sicurezza i dispositivi rendono il sistema di sicurezza molto più vulnerabile». Il fatto che i dispositivi mobili siano i più esposti a minacce come quelle degli adware o degli stalkerware, che mettono a rischio la privacy dei dati personali o aziendali dei device utilizzati per attività lavorative, emerge anche da un’indagine di Kaspersky relativa alla diffusione di questi

completare il backup dei dati.

4.

Assicurarsi che tutti i dispositivi, software, applicazioni e servizi siano sempre aggiornati.

5.

Installare un software di protezione sicuro, come Kaspersky Endpoint Security Cloud su ogni endpoint, compresi i dispositivi mobili e attivare il firewall. Il prodotto di protezione dovrebbe includere

malware nel 2019. Ricordiamo che l’adware per mobile raccoglie informazioni private per mostrare agli utenti banner pubblicitari mirati, ma può anche dirottare i dati sensibiTRA IL 2018 E IL 2019 È AUMENTATO IL NUMERO DI ATTACCHI A DISPOSITIVI MOBILI SIA TRAMITE ADWARE, SIA TRAMITE STALKERWARE

li della vittima su server di terze parti, senza che l’utente lo consenta o ne sia a conoscenza. Gli stalkerware, invece, sono applicazioni commerciali installate sui dispositivi all’insaputa o senza il consenso degli utenti, che rimangono nascoste e operano in back-

MORTEN LEHN, GENERAL MANAGER ITALY DI KASPERSKY

la protezione dalle minacce web e dal phishing tramite e-mail.

6.

Doppio controllo della protezione dei dispositivi mobili: abilitare le funzionalità antifurto, come la posizione remota del dispositivo, il blocco e la cancellazione dei dati, il blocco dello schermo e la password, e il Face ID o il Touch ID; abilitare il controllo delle applicazioni per garantire che siano installate solo quelle della white list.

ground; hanno accesso a notevoli quantità di dati personali che vengono condivise non solo con il malintenzionato, ma rese accessibili anche ad hacker di terze parti. Ebbene, l’analisi evidenzia che lo scorso anno il 21% di tutte le minacce per mobile osservate da Kaspersky erano correlate ad adware, mentre gli attacchi ai dati personali contenuti nei dispositivi mobili degli utenti sono aumentati dai 40.386 del 2018 ai 67.500 del 2019. Se il Coronavirus infetta anche i device E il 2020 non promette certo di essere migliore, poiché la pandemia è diventata una ghiotta esca lanciata dai criminali informati-

WI-FI NON SICURI E CONNESSIONI 4G O 5G AMPLIFICANO I RISCHI D’INFEZIONE 39


L’ALTRA COVERSTORY

ci, i quali cavalcano l’onda di timore e preoccupazione che porta con sé. Le tecnologie di rilevamento Kaspersky hanno infatti individuato file dannosi che si presentavano come documenti relativi al Covid-19, sotto forma di file pdf, mp4 e docx e che avevano come oggetto proprio il Coronavirus. Il nome dato ai file suggeriva che si trattasse di istruzioni video su come proteggersi dal contagio, di aggiornamenti sulla minaccia e persino di procedure di rilevamento del virus, mentre in realtà erano pericolosi malware. Già dai primi giorni della diffusione della pandemia in Europa, gli esperti di Kaspersky avevano osservato una decina di file unici potenzialmente dannosi ma, come spesso succede con argomenti di interesse generale, la tendenza è cresciuta con il crescere della preoccupazione e della minaccia, con possibili rischi anche per i lavoratori smart, per i loro dispositivi, per le reti aziendali cui si collegano.

rare da remoto - sottolinea ancora Morten Lehn -. Ovviamente nella situazione di quaLa sicurezza, una sfida per le aziende rantena, queste percentuali sono cresciute In sostanza, quindi, l’aumento del numero notevolmente, raggiungendo quasi il 100%. di lavoratori a distanza fa emergere tutIn questi casi, le comunicazioni di tipo perti i potenziali rischi informatici legati allo sonale vengono mescolate a quelle aziendali smart working. Rischi che, a onore del vero, poiché i dipendenti utilizzano i propri dispoesistevano già prima di questa crisi ma che sitivi per lavoro e viceversa. La connessione oggi, per ovvi motivi, sono stati evidenziati a una vasta gamma di servizi cloud, l’instalmaggiormente e amplificati. Lo dimostra un lazione di software o l’utilizzo di dispositivi report di Kaspersky sulle Pmi, stilato prima mobili possono rappresentare nuove sfide dell’emergenza, che aveva interrogato un toper gli amministratori IT che devono tenere tale di 3.041 dipendenti IT di piccole e mesotto controllo ogni die imprese operanti NONOSTANTE LA SITUAZIONE elemento attenendoin 29 Paesi in tutto il DI EMERGENZA E IL RISCHIO PHISHING, si, allo stesso tempo, mondo. Agli interviNON RISULTANO CLAMOROSE alle policy. Questa stati era stata chiesta VIOLAZIONI DI RETI O FURTI DI DATI situazione rende ancome fosse organizcora più importante la necessità di verificare zata la loro infrastruttura IT, quali persone la prontezza di un’azienda alle sfide che defossero coinvolte nella gestione della sicurivano dalla sicurezza informatica e di prerezza informatica e che tipo di strumenti e pararsi al lavoro da remoto». servizi in-the-cloud fossero adottati: «Dalla nostra indagine sviluppata prima della panIl sistema tiene demia e che, quindi, prende in esame una Detto questo, però, bisogna prendere atto condizione di normalità, è emerso che quasi del fatto che sotto il profilo della sicurezza la un’azienda su due, 50% nel caso di imprese situazione in Italia sembra comunque tenemolto piccole e 40% per le piccole medie imre. Tra le minacce individuate da Kaspersky, prese, permette ai propri dipendenti di lavo-

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quella legata al phishing è senza dubbio la più pericolosa, perché sfrutta l’onda emotiva provocata dal virus combinandola alla poca cultura della sicurezza di molte singole persone, portate ad agire istintivamente con un clic di fronte a un messaggio poco chiaro ma d’impatto. Tuttavia, non si sono avute notizie di masse di persone cui sono stati violati i conti correnti o sottratti dati personali grazie a mail truffaldine. Allo stesso modo, non risultano pesanti data breach ai danni di infrastrutture IT aziendali che ne possano aver minato la sicurezza e la stabilità. E non è un risultato da poco, considerando anche la criticità derivante dal doversi attrezzare in fretta, e a volte senza una preparazione adeguata, sottolineata dagli esperti di Kaspersky. Ma la guardia sul fronte della privacy e della protezione dei dati personali e aziendali non va abbassata: «Il consiglio è quello di tenere d’occhio i nuovi modi per proteggere la privacy e utilizzare solo soluzioni di sicurezza affidabili. È importante ritagliarsi il tempo necessario per informarsi sul problema, perché la sicurezza della privacy non solo è un nuovo lusso, ma è anche qualcosa di essenziale e indispensabile», conclude Lehn.


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«L’ ATTENDISMO NON FUNZIONA REATTIVITÀ CONTRO LA CRISI» Tutti i settori- fatta eccezione per alimentare e telefonia sono di fronte al più grande sforzo di riorganizzazione di sempre. Economy ha interpellato consulenti e accademici per trovare risposta agli interrogativi di manager e imprenditori.

46 MANAGEMENT SE È “ECONOMIA DI GUERRA” CI VUOLE UN MINDSET MILITARE

48 VAR4ADVISORY LA SOLUZIONE RESILIENTE TRA CONSULENZA E DIGITALE

50 NEOSPERIENCE LA SPINTARELLA DIGITALE CHE FA CRESCERE IL BUSINESS

52 GREEN ACTION IVECO E LA SOSTENIBILITÀ OLTRE LE EMISSIONI

56 FEDERMANAGER QUELL’URGENZA CHE SPINGE AL CAMBIAMENTO AGILE

Per garantire la sopravvivenza dell’azienda occorre rivedere velocemente gestione del personale, liquidità, supply chain, posizionamento. Parla il nuovo ceo di EY in Italia Massimo Antonelli di Marina Marinetti

I

iniziare a guidare la branch italiacross service line, così da rispondere con serna del leader mondiale nei servizi vizi nuovi alle diverse esigenze dei clienti e professionali di consulenza in piena instaurare con loro una collaborazione a 360 emergenza da coronavirus, il 1° aprile, non gradi. È anche necessario che governo e impreè uno scherzo. Eppure Massimo Antonelli, il se collaborino per la ripresa e intendiamo pornuovo Regional Partner dell’area mediterci come facilitatori del dialogo tra il governo e ranea (Italia, Spagna e Portogallo) e ceo per le parti economiche. l’Italia di EY (succede a Donato Iacovone), si dice «onorato». «La sfida», sostiene, «è reagiSiamo già in una fase darwiniana in cui solo re positivamente alla crisi in atto, per questo chi saprà adattarsi (e sarà veloce a farlo) il mio primo impegno potrà sopravvivere? L’ATTEGGIAMENTO ATTENDISTA sarà rivolto ad aiutare In questa fase, le azienNON È EFFICACE: I DECISION MAKER le imprese a recuperade devono essere preDEVONO AGIRE E PENSARE IN MODO re quanto sarà andato dittive e proattive nel FLESSIBILE ED ESSERE REATTIVI perso in questo perioloro processo decisiodo». nale per preservare la continuità e costruire la propria resilienza. Ci sono a mio parere alcune Ci vorrebbe la bacchetta magica. raccomandazioni che i decision maker azienStiamo dando il meglio, in termini di capacità dali dovrebbero tenere in considerazione. di analisi e operativa in contesti complessi, realizzando strategie e soluzioni nuove e utili Per esempio? a costruire insieme il futuro. Sono concentraOltre a ripensare le modalità di lavoro in modo to nel definire come anche il nostro mestiere flessibile e introdurre delle policy che consencambierà. Tra le priorità c’è favorire una semtano alle persone di lavorare da remoto e in sipre più stretta integrazione delle competenze curezza, minimizzando le interruzioni, occorre

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GESTIRE L’IMPRESA

rivedere la strategia per garantire la continuità strategie applicabili? aziendale: diverse sono le aziende che stanno Questa è una crisi diversa da qualsiasi altra vissubendo interruzioni delle proprie attività, suta in passato, non esistono strategie di crisis nonché cambiamenti significativi nelle esigenmanagement che possano essere replicate. Ma ze e nei comportamenti dei consumatori. Per in EY abbiamo avviato un importante progetaffrontare queste sfide, le aziende dovranno to, aperto alla collaborazione con aziende e valutare la liquidità a breve termine, valutare università, per delineare azioni concrete a supi rischi finanziari e porto della ripartenza. operativi e rispondere LA CASSA E LA CONTINUITÀ AZIENDALE Questo ci ha permesso POSSONO ESSERE SALVAGUARDATE rapidamente, massidi individuare quattro NON SOLO CON IL DEBITO MA ANCHE mizzare l’utilizzo del- ATTRAVERSO INTERVENTI SUL CAPITALE ambiti prioritari di inle misure di supporto tervento per superare del governo, prendere in considerazione opquesto momento: tutelare l’occupazione per zioni alternative per la catena di approvvigioavere una ripresa dei consumi appena sarà namento e comunicare con gli stakeholder in terminato il lock down; mantenere i livelli modo chiaro, trasparente e tempestivo nella di competitività del nostro Paese, agendo su fase di riorganizzazione del business a garansnellimento della burocrazia e investimenti in zia di supporto da parte di clienti, dipendenti, infrastrutture, specie digitali; garantire velocifornitori, creditori, investitori e autorità di retà nel cambiamento, specie per quanto riguargolamentazione. da modelli di business e operations; gestione efficiente della liquidità. La difesa della cassa Nei manuali di crisis management uno e la continuità aziendale potranno essere salshock come quello che stiamo vivendo vaguardate attraverso, non solo, strumenti di non è contemplato. Ci sono comunque debito, ma, anche, con interventi sul capitale.

I fattori chiave restano velocità e lucidità. Esattamente. L’atteggiamento attendista non è efficace in queste fasi, anzi può rivelarsi dannoso. L’estrema difficoltà di previsione e il calo dei ricavi - che impatta generalmente la liquidità - impongono alle aziende di reagire velocemente. Quando la crisi sarà finita, le aziende che avranno dimostrato resilienza e agilità nel rimodellare la strategia aziendale, avranno maggiori possibilità di vincere. Ed è importante tenere presente che l’attuale emergenza non si esaurirà al suo termine, ma lascerà un’eredità pesante sul modello organizzativo dell’azienda. Il grande tema è quello della liquidità e della riduzione dei costi. La liquidità può essere garantita attraverso una serie di misure, tra le quali quelle già messe in atto dal Governo. Auspichiamo comunque misure ulteriori. Ma non bisogna adottare una strategia miope di riduzione dei costi. È corretto tagliare e disinvestire in alcune aree non-core dell’attività, ma bisogna avere bene

La crisi di domanda e offerta ci sfida sulle capacità di reazione di Fernando Alberti*

pubblico ad ampio spettro e chi di contro sembra sposare una sorta di selezione

“Gestire in tempi di crisi” è la nuova parola

naturale basata sulla capacità di

d’ordine. Tutti ne parlano e ne scrivono,

innovazione e riconversione. Come spesso

ma che tipo di crisi sia e quale soprattutto

accade, la partita si giocherà in uno spazio

sia la sua portata, in termini di estensione

competitivo in cui convivranno entrambi

temporale e di impatto economico e sociale

gli estremi ed una pluralità di gradazioni

e si alimenta di un effetto a cascata tra

non è noto a nessuno. Oggi le opinioni

intermedie. Lo dimostra il fatto che molte

vari territori, mercati e filiere che rischia

si polarizzano: chi si limita a posporre

sono le proiezioni effettuate in questi giorni,

di generare degli effetti ricorsivi negativi,

attività, riunioni, fiere - come se fosse

ma tutte hanno i contorni di una estrema

un effetto domino. È certamente una

solo una pausa, questa, in una normalità

volatilità. È un “cigno nero”, come alcuni

crisi di offerta per gli evidenti blocchi alla

che riprenderà come prima- chi, invece,

lo hanno definito: un fenomeno altamente

produzione, al commercio, alla mobilità che

profetizza un cambio epocale dell’essere

improbabile ma dall’impatto potenziale assai

stiamo vivendo e che continueremo a vivere

società civile ed economia capitalistica.

esteso. Alcuni ritengono, erroneamente

a livello globale nei prossimi mesi, con la

Così tra gli operatori economici, c’è chi

che questa sia una crisi di offerta e non di

rottura delle supply chain, ma è anche - e

ammonisce circa il fatto che nessuna

domanda, ma si sbagliano. Siamo di fronte

qui uno degli effetti ricorsivi negativi a

impresa debba fallire e invoca l’aiuto

ad una crisi che ha contorni assai sfumati

cui accennavo - una crisi di domanda.

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L’EMERGENZA LASCERÀ UN’EREDITÀ PESANTE SUL MODELLO ORGANIZZATIVO DELL’AZIENDA

mane, con il progetto Flexibility@EY, attraverso il quale abbiamo rivisto il concetto di smart working, rendendolo più vicino alla filosofia manageriale dello smartness, fondata sulla flessibilità e autonomia nella scelta degli spazi e degli orari a fronte di una maggiore responsabilizzazione sui risultati.

Come si può riuscire a mantenere il timone del team? Il management è chiamato a rispondere a diverse sfide, di breve e di lungo periodo, ma anche la comunicazione è determinante per far percepire la business continuity a clienti e stakeholder. Offrire informazioni e risposte in modo tempestivo, fornire aggiornamenti puntuali e trasparenti sullo stato delle consegne attuali e future e sulla propria gestione interna dell’emergenza aiutano a costruire un rapporto di fiducia con i propri clienti. Anche la comunicazione interna è importante per tenere alti performance e umore del team.

in mente una strategia di sviluppo e non limitarsi a reagire ai colpi della crisi. Con tagli indiscriminati si rischia di non avere le risorse per competere e per ripartire. È anche importante capitalizzare al meglio gli investimenti già av-

viati, soprattutto se inseriti in una strategia di lungo termine che guarda oltre l’emergenza.

È cambiato il sentiment del mercato,

soccomberanno alla crisi. Certamente

(turismo, ristorazione e trasporti), quasi

influenzato da un lato dai timori e dalle

vi sono interi settori e supply chain che

totalmente popolate da Pmi. La sfida di

incertezze del momento che stiamo vivendo,

più di altri stanno subendo gli effetti di un

reazione alla crisi, oggi, non è quella di una

dall’altro da un cambio radicale delle

rallentamento generalizzato. Anche quando

buona gestione, ma quella dell’innovazione.

routine giornaliere, che spostano le priorità

il bando agli spostamenti e alla apertura di

Oggi le Pmi più reattive si stanno

di acquisto e consumo su salute, benessere

imprese ed esercizi commerciali sarà un

prontamente riconvertendo, spostando

psico-fisico e gestione dei propri risparmi

ricordo lontano, le Pmi del turismo e della

le proprie produzioni su applicazioni

a scapito di altre spese discrezionali (il

ristorazione, in primis, ma anche della moda

industriali contigue, ma ritenute prioritarie

turismo, la moda, il sistema casa, i servizi

e del sistema casa avranno subito una

o socialmente utili per gestire l’emergenza.

alla persona in particolare nello sport e

flessione che le condurrà a tagli di costi e

Fortunatamente, i settori più impattati

nell’intrattenimento, il trasporto, ecc.). Sul

investimenti, crisi di liquidità, riduzione di

hanno le cosiddette transferable skill, che

fronte della domanda si creerà una società

personale, se non addirittura a chiusure.

possono aggiungere valore ad altri settori.

ancor più diseguale e ciò avrà impatti

Difficile dire chi più di altri “meriti” un

Quelle più proattive, invece, più capaci di

negativi sulla competitività del nostro Paese.

supporto privilegiato da parte dello Stato

affrontare l’ambiguità della crisi, stanno già

Se la competitività “esterna”, ovvero quella

o degli intermediari finanziari - soprattutto

sviluppando idee innovative, trasformando

di contesto competitivo e di localizzazione,

in ragione di quell’effetto “domino” a cui si

l’incertezza in opportunità imprenditoriali di

sarà livellata verso il basso per tanti, la

è accennato - ma certamente il vantaggio

produzione, servizio o commercio.

competitività “interna”, ovvero la capacità di

comparato su cui si sostiene il nostro Paese

costruirsi un nuovo vantaggio differenziale

sta nelle ‘A’ del made in Italy, alimentare,

*Professore Ordinario di Strategie

attraverso l’innovazione, sarà certamente

abbigliamento, arredamento, automazione-

Imprenditoriali alla LIUC - Università

l’elemento discriminante per distinguere

meccanica a cui oggi a pieno titolo si

Cattaneo, dove dirige l’Institute for

le Pmi che ce la faranno da quelle che

aggiunge la quinta ‘A’ dell’accoglienza

Entrepreneurship and Competitiveness

Cambiare significa riorganizzarsi. Lo abbiamo fatto anche noi nelle scorse setti-

Come si fa a non giocarsi i rapporti com-

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GESTIRE L’IMPRESA

merciali in questo contesto imprevedibile? È fondamentale comunicare tempestivamente e in modo trasparente al proprio partner commerciale le variazioni contrattuali, trovare insieme delle soluzioni per ovviare alla situazione contingente. Questa situazione di emergenza sanitaria ci mette anche nelle condizioni di valutare con quali partner commerciali vale la pena continuare a lavorare.

Vale la pena di riposizionarsi? Abbiamo visto diverse aziende riconvertire la loro produzione a sostegno della lotta contro il virus. Le aziende che sono state proattive nei processi decisionali e nello sviluppo di idee e soluzioni nuove hanno nella maggior parte dei casi costruito la propria resilienza e preservato la business continuity. Sarà necessario poi adattarsi e riposizionarsi nel nuovo contesto di mercato che si verrà a creare, senza perdere la propria identità e con una grande attenzione alle mutate esigenze dei clienti. La client centricity, e cioè una sincera attenzione ai bisogni dei clienti, è da sempre lo strumento più efficace per un business sano e longevo. È fondamentale focalizzarsi con rinnovata attenzione sulle esigenze del consumatore. Le frontiere sono tornate a erigersi davanti al virus: va ripensata la supply chain. Negli ultimi due anni abbiamo assistito all’avvio di un processo volto a riportare in Italia o in Europa produzioni prima esternalizzate in Asia, e in particolare in Cina, e a questo punto ci aspettiamo che questo trend possa accelerare. L’emergenza può sicuramente diventare un’opportunità per riportare nel nostro Paese alcune produzioni industriali, con rilevanti benefici anche a livello occupazionale. Secondo l’European Reshoring Monitor l’Italia è il secondo paese in Europa (dopo la Gran Bretagna) che vede tornare nei confini nazionali i propri brand. A prendere la via del ritorno c’è in pole position il settore manifatturiero. Molti perderanno. Qualcuno vincerà? L’Italia è di fronte a una caduta a doppia cifra di consumi e investimenti e a un crollo fra un

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quarto e la metà del fatturato dei settori più esposti: trasporti, turismo, automotive, commercio al dettaglio, specie per coloro che non sono passati a modelli di delivery su piattaforme web ed e-commerce. È difficile fare previsioni per il settore industriale: diverse aziende stanno lavorando sugli ordini partiti prima della crisi e solo tra qualche mese avremo contezza degli effettivi impatti. Ci sono comunque settori che in questa fase stanno beneficiando della situazione che stiamo vivendo. Ad esempio, le vendite di prodotti alimentari sono in crescita, così come gli operatori di telefonia stanno registrando crescite significative di traffico. C’è il rischio che questa crisi, che nasce dalla impossibilità di produrre e consumare, diventi una crisi finanziaria, se il sistema non sarà in grado di reagire anche sulla base di un principio di mutuo sostegno, con impatti rilevanti dal punto di vista occupazionale. Diciamolo: qualcuno potrà cogliere anche qualche opportunità... Stiamo assistendo a un fenomeno di grande accelerazione digitale nell’ambito del quale imprese, scuole, istituzioni stanno intraprendendo un percorso all’insegna dell’innovazione con uno sguardo al futuro e alle nuove generazioni. Diviene quindi fondamentale porre le basi per una nuova struttura aziendale che al termine di questa emergenza sanitaria sia pronta a ripartire, più veloce di prima e con strumenti competitivi. La digitalizzazione non deve essere infatti una soluzione temporanea dettata dall’emergenza che stiamo vivendo. Allo stesso modo, come detto prima, il back-shoring o re-shoring rappresenta una grande opportunità per il Paese anche in termini di occupazione. Cambierà anche la dinamica competitiva. Se negli scorsi anni abbiamo visto i consumatori sempre più attenti agli aspetti ambientali nella scelta di un brand, a seguito dell’emergenza Covid-19, uno dei parametri sui quali le aziende si confronteranno è la capacità di creare valore nel contesto socioeconomico di riferimento.

P

er rimettere in piedi un tessuto produttivo devastato dalle conseguenze dell’economia di guerra in cui si è trovato, senza avere gli strumenti per adattarvisi rapidamente, servono persone che la guerra l’hanno fatta per davvero. O, almeno, che abbiano avuto un addestramento tale da prepararle ad affrontare sul campo una guerra reale. Persone come gli ex soldati, che l’esperienza nelle Forze Armate ha dotato di un cosiddetto “mindset” militare con caratteristiche sovrapponibili a quelle necessarie a guidare un’azienda o a occuparne le posizioni chiave. «I militari hanno competenze “soft” che le aziende ricercano sempre nei propri manager, in quanto imprescindibili al fine di creare un management capace di guidarle verso l’eccellenza - dice Gioia Novena (nella foto), Country Manager Italia di Joy Consulting, società specializzata in consulenza professionale nell’ambito delle Risorse Umane -. Tutte queste qualità sono rintracciabili in maniera evidente e più accentuata tra candidati che hanno un background militare. Sono persone addestrate per portare a termine gli obiettivi dati, affrontando situazioni in cui spesso si trovano a non avere sufficienti risorse e strumenti. Anche le aziende, seppur in modo diverso, possono incontrare momenti di carenza e crisi; poter contare su manager che sanno adattarsi velocemente e che si adoperano per risolvere i problemi con il poco a


Se è “economia di guerra” serve un mindset militare Leadership, dedizione, autocontrollo, velocità d’azione: le competenze di chi ha servito nelle Forze Armate sono sempre più richieste dalle aziende. Così gli ex soldati, specie in tempi di crisi, sono risorse preziose di Davide Passoni loro disposizione, rappresenta un fortissimo vantaggio competitivo per qualsiasi azienda affronti i sempre più frequenti momenti di criticità che il mercato presenta». Ma quali sono queste competenze e in quali ambiti si possono impiegare? Intanto nella gestione del team e nell’ottimizzazione del flusso di comunicazione: «In ambito militare, chi ricopre ruoli come quello di ufficiale, capitano, tenente, è abituato a gestire numerose risorse. Doti di leadership di questo calibro non sono solo il frutto di una predisposizione individuale, quanto dell’aver maturato esperienza in ambienti contraddistinti dai principi della disciplina militare. Inoltre, i militari sono abituati a comunicare tra loro con messaggi chiari, veloci, efficaci: in ambito aziendale, tale approccio potenzia e velocizza i flussi di comunicazione, rendendo le attività legate al business ancora più performanti». Rispetto delle gerarchie e forte capacità di resilienza completano il quadro delle principali competenze che un ex militare può mettere al servizio di una azienda: «I militari - conclude Novena - sono educati alla disciplina e possiedono l’abilità di rispondere con immediatezza agli ordini, mettendo in secondo piano il proprio benessere e la propria sicurezza: in ambito aziendale tale abilità può essere declinata in un rigoroso rispetto delle gerarchie e nel mettere sempre in primo piano l’azienda. Inoltre, chi ha avuto un passato importante nelle Forze Armate è addestrato per raggiun-

Carabinieri in congedo, ha operato a Palergere i propri risultati affrontando situazioni mo, in Iraq, ha comandato il Nucleo operaticomplesse e rischiose: avere in azienda mavo Radiomobile della Compagnia di Castello nager con una tale resilienza e una tale cadi Cisterna (NA), in prima linea contro la capacità di raggiungere gli obiettivi prefissati morra, poi la Compagnia di Ronciglione (VT) a prescindere dal grado di difficoltà del cone quella di Parma, infine il Nucleo Investigatitesto, è un requisito essenziale per qualsiasi vo a Roma e l’impiego al Comando Generale. azienda che miri all’eccellenza». «Mi sono state utili Sono molti i casi di ex GLI EX MILITARI HANNO LA CAPACITÀ sia l’esperienza sul militari inseriti oggi DI RAGGIUNGERE GLI OBIETTIVI all’interno di aziende PREFISSATI A PRESCINDERE DAL GRADO campo, sia quella organizzativa. L’Arma ha grandi e piccole o che DI DIFFICOLTÀ DEL CONTESTO una doppia anima, di hanno scelto l’autoimpolizia e militare, utili entrambe per gestire prenditorialità. le situazioni che si possono trovare in azienMarco Livio Nasponi, da settembre 2016 è da, sia quelle da trincea sia quelle da gestire Corporate Security Manager di Bonatti Spa, in punta di diritto. Una formazione militare un International General Contractor nel setcon proiezione di polizia va benissimo in una tore Oil & Gas con sede a Parma. Maggiore dei società che opera in posti remoti e difficili in cui servono entrambe. Un’esperienza di cui beneficia un’azienda come Bonatti mirata alla continuità del business. Prendiamo il caso Coronavirus: la mia esperienza è a disposizione dell’azienda per ridurre al minimo i rischi dei dipendenti oltrechè subcontrattisti e top management. Per quest’ultimo - per esigenze di business continuity - lo isolo, o creo un team di backup che gli subentri in caso di malattia. Allo stesso modo, limitatamente alla proprietà, non faccio mai viaggiare sullo stesso aereo il presidente e i figli che lavorano in azienda, per salvaguardare le prime linee in caso di pericolo. Piccoli esempi, ma indicativi del mio mindset militare».

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GESTIRE L’IMPRESA ADVISORY

La soluzione resiliente tra consulenza e digitale Var4Advisory, frutto della partnership tra Var Group e Rsm, ha varato il Business continuity resilience program che consente alle aziende di mantenere a un livello accettabile la continuità operativa di Marco Scotti

«E

dunque quando si tornerà alla norsono state fatte sono state smentite tutte, sia malità?». È intorno a questa domanin positivo (un paio di settimane d’isolamenda, ripetuta in maniera sempre più to e torneremo più forti di prima) sia, fortumartellante da istituzioni, imprese e cittadini, natamente, in negativo (i 250mila morti che che si dipana la quotidianità all’epoca del Cosi paventavano per il nostro Paese sembrano ronavirus. Passata l’euforia dei primi giorni, definitivamente accantonati). Ma anche dal quando ci sentivamo punto di vista econoLA CONTINUITÀ OPERATIVA RICHIEDE tutti molto italiani, mico le stime sono DI ADOTTARE PROCEDURE E MISURE tanto da fare flashmob state complicate: iniDI RISPOSTA BASATE ANCHE e serenate dai balconi, zialmente si parlava di SU PROCESSI AUTOMATIZZATI oggi lo scenario è queluna contrazione dello lo di un popolo che è prima di tutto annoiato, 0,5%, poi del 3,4%, quindi dell’11%, qualcuno che ha vista stravolta la sua quotidianità e che si è azzardato a parlare perfino di un 19%. Nonon riesce a capire se e come si tornerà indiemura aveva stabilito che saremmo calati dello tro all’inizio di questo 2020 che – comunque 0,9% nel 2020, con un pil mondiale in crescita vada – finirà sui libri di storia. Il problema è del 2,1%. Il Fmi a metà aprile ha sentenziato: che non lo sa nessuno come e quando uscirel’Italia arretrerà del 9,1%, l’economia globale mo da questo incubo. Perché le previsioni che calerà del 3%. Per quanto concerne le imprese,

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lo scenario non è molto diverso. Secondo Cerved, il 10% delle imprese nostrane è a rischio fallimento. Non solo, l’istituto francese ha creato due scenari possibili: il primo, definito ottimistico, prevede che l’emergenza durerà fino a maggio e che ci vorranno due mesi per ritornare alla normalità. In questo caso il conto per il tessuto imprenditoriale italiano sarà di 220 miliardi nel 2020 e 55 nel 2021. Ma se invece l’emergenza durasse fino alla fine dell’anno e le frontiere Ue rimanessero sbarrate? Se ci tirassimo dietro il Covid-19 fino a giugno 2021 prima di riconquistare la tanto agognata quotidianità? In quel caso il costo per le aziende sarebbe spaventoso: 470 miliardi nel 2020 (circa un quarto del pil) e 172 nel 2021. A fronte di questo quadro decisamente a tinte fosche, serve trovare rapidamente soluzioni che consentano di garantire il mantenimento di livelli minimi di funzionalità e aziendale e di progettare la ripartenza con un pizzico di ansia in meno. Il contesto che dobbiamo affrontare, utilizzando come riferimento indicativo quanto accaduto in Cina, paese da cui pare ormai accertato che il virus abbia avuto origine e che per primo ha dovuto gestire l’emergenza, potrebbe richiedere pesanti interventi della durata di alcuni mesi per riuscire a ripristinare la normalità e un completo superamento della situazione di emergenza. Il governo cinese ha dichiarato recentemente che prevede di tornare alla normale funzionalità entro giugno. Finora, oltre il 65% delle persone è tornato al lavoro in città, in base ai dati dell’indice Baidu Migration. Per capire che cosa ci aspetta e per comprendere appieno le possibilità di rimanere “a galla”, la società Var4Advisory ha stilato il Business Continuity Resilience Program, il programma di continuità aziendale. Var4Advisory, frutto della partnership tra Var Group e Rsm, è una società con un’offerta che accompagna le imprese nel percorso di digitalizzazione, definizione di strategie, selezione delle piattaforme, dei modelli di business, dal disegno dei processi, allo sviluppo del modello di governance. È un centro di competenza globale, per sostenere le imprese nei processi decisio-


nali fino alla realizzazione dei progetti di digital transformation: insomma, la sintesi delle competenze di advisory di Rsm con l’offerta di soluzioni innovative e la profonda conoscenza del mercato italiano di Var Group. La continuità operativa richiede di adottare, attraverso accorgimenti, procedure e soluzioni tecnico organizzative, misure di reazione e risposta basati su soluzioni come smart working e adozione di processi automatizzati per garantire il funzionamento anche graduale dei processi di business. Tutto questo sapendo che, entro la fine del 2020, in uno scenario pessimistico, la spesa IT potrebbe crescere dell’1% rispetto alla previsione originale di crescita superiore al 4%, e queste previsioni hanno maggiori probabilità di scendere nelle prossime settimane. Lo stesso smart working rappresenta, nella congiuntura attuale, una grande risorsa. Ma implica importanti criticità sul piano della sicurezza digitale, che è fondamentale riconoscere e gestire in maniera professionale. Sembrano esserne consapevoli le imprese che, dalla metà di marzo, hanno sollecitato il supporto operativo e consulenziale di Var Group con un incremento del 60% e una prospettiva stimata di ulteriore aumento pari al +200%, per le prossime settimane. Per questo, Var4Advisory supporta le aziende per ripristinare o far proseguire le attività critiche con livelli accettabili nel contesto specifico. La continuità operativa indirizza aspetti informatici, organizzativi, logistici e comunicativi essenziali alla esecuzione dei processi. Un esempio su tutti è la messa in moto di sistemi di progettazione della sicurezza del lavoro, grazie a dispositivi innovativi che consentono, senza violare la privacy, monitoraggio remoto di distanze e temperatura e per il riavvio delle attività produttive in modalità sicura. Inoltre, Var4Advisory offre assistenza nel progettare la continuità dei servizi indispensabili per la continuità del business. Non solo: sempre in un’ottica di continuità operativa, Rsm può fornire supporto alle aziende nella predisposizione, o nella revisione di quanto già in uso, deve consentire di ripristinare o far proseguire le attività critiche a un livello di servizio accettabile nel contesto

specifico. La continuità operativa oltrepassa infatti il solo ambito informatico e comprende oltre agli aspetti informatici anche gli aspetti strettamente organizzativi, logistici e comunicativi essenziali alla prosecuzione delle funzionalità di un’organizzazione. Il piano indirizza e supporta nel garantire anche la continuità dei servizi informatici, che quasi sempre ormai rappresentano l’elemento essenziale e indispensabile per la continuità del business. Inoltre Rsm può assistere nel controllo e nelle attività di project e program management per accompagnare le aziende nell’effettiva attività operativa di realizzazione. La società di revisione e consulenza strategica, inoltre, ha inaugurato un servizio gratuito che consente di ottenere un rating per il merito di credito, mai come ora di grande attualità per quanto concerne le aziende che necessitano di iniezioni di liquidità. Ancora: Var4Advisory e Rsm offrono consulenza con Office 365 Accelerated Program, un corso intensivo per imparare in breve tempo a utilizzare la piattaforma di Microsoft che contiene le principali soluzioni di produttività aziendale. Office 365, infatti, permette di creare work around o processi ad hoc con trasformazione digitale, tramite le app disponibili nella piattaforma, facilita la trasformazione digitale e la gestione smart working. Un altro

tassello è rappresentato dalla formazione e coaching, per accompagnare le aziende nei processi più importanti non soltanto in questa fase emergenziale, ma anche per i prossimi anni. Var4Advisory e Rsm permettono di verificare se i dati e le risorse aziendali sono al sicuro e quali sono i rischi da presidiare; certificare che i sistemi forniscano dati affidabili in tempo reale per prendere le decisioni di business e governare la gestione; verificare che l’azienda sia in Compliance con le normative (Gdpr, 231/01, Cybersecurity Act, etc ); effettuare audit sul sistema dei controlli degli eventi, per prevenire effetti negativi e che aiuti a adottare tempestivamente misure correttive. Infine, per comprendere appieno le esigenze delle aziende, è stato realizzato un questionario che consente di identificare gli impatti del Coronavirus sul business. Chi deciderà di sottoporsi alle quindici domande di questa rapida survey otterrà moduli di consulenza gratuita da parte di Var Group e Var4Advisory, per poter focalizzare ancora meglio quali siano le urgenze. Una “Bussola Digitale” – questo il nome dell’iniziativa – che garantisce gratuitamente una consulenza per le aziende che vogliono affrontare questo momento in modo più consapevole con indicazioni concrete su quattro argomenti principali: persone, processi operativi, nuovi scenari di mercato, finanza.

PERSONE, PROCESSI, SCENARI, FINANZA: L’IMPATTO DEL VIRUS VIENE VALUTATO GRAZIE ALLA “BUSSOLA DIGITALE” 49


GESTIRE L’IMPRESA MARKETING

LA “SPINTARELLA” ONLINE CHE FA LA DIFFERENZA Sulla teoria dei Nudge del premio Nobel Richard Thaler l’italiana Neosperience ha creato un business che coinvolge dall’americana Apple alla cinese Tencent. Il segreto? L’empatia applicata al web di Marina Marinetti

V

i siete mai chiesti perché al super“paternalismo libertario”. Si tratta di economia mercato la prima cosa che vi viene comportamentale. Che applicata, invece della offerta è la frutta, anche se rischia frutta al supermercato, alle home page dei siti di venir schiacciata sul fondo del carrello dal web e alle app, funziona altrettanto egregiaresto della spesa? La “colpa”, se così possiamo mente. chiamarla, è dello statunitense Richard Thaler, Due italiani, Dario Melpignano e Luigi Linotto, che nel 2017 ha vinto il Nobel (per l’Economia, ci erano già arrivati nel 2006, quando hanno mica per la medicina) con la sua Teoria dei Nufondato Neosperience, un software vendor dge. Che, tradotta in italiano, sarebbe il consiche non ci ha messo molto a diventare il first glio sommesso e gentile, la “spintarella”: «Ogni mover della digital customer experience con aspetto nell’architettura delle scelte che altera la prima piattaforma al mondo che attraverso il comportamento delle persone in modo prel’Intelligenza Artificiale permette alle aziende vedibile senza proibire di offrire ai loro clienti IL 2019 PER NEOSPERIENCE SI È la scelta di altre opzioun’esperienza digitale CHIUSO CON RICAVI PER 13,9 MILIONI, ni e senza cambiare in personalizzata ed emIN CRESCITA DEL 63%, E L’UTILE maniera significativa patica, per conoscerli, NETTO PIÙ CHE RADDOPPIATO i loro incentivi econocoinvolgerli e fidelizmici», la definisce Thaler. «Per contare come zarli. Così, quando Tizio si connette alla home un mero pungolo, l’intervento deve essere facipage di una società di autonoleggi legge lo le e poco costoso da evitare. I pungoli non sono slogan “Provare veramente prima di procedeordini. Mettere frutta al livello degli occhi conre all’acquisto”, mentre Caio vede invece “Vivi ta come un nudge. Proibire il cibo spazzatura l’emozione della tua prossima auto”. no». Migliorare il benessere delle persone, inTra i clienti e i partner di Neosperience figurasomma, ma orientando le loro decisioni, manno nomi come Apple, Walt Disney, Ubi Banca, tenendo la libertà di scelta: Thaler lo chiama Prada, Carrefour, Orange, Esselunga, Fineco,

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L’Oreal, LaRinascente, Moleskine, Fca, laFeltrinelli, Benetton, solo per citarne alcuni. «C’è un tema di engagement molto forte: se le aziende comunicano con le parole più adatte, i loro clienti capiscono meglio la proposizione di un prodotto o servizio», spiega a Economy l’amministratore delegato di Neosperience, Dario Melpignano. «Gli investitori così come gli analisti tecnologici si sono accorti della novità del nostro progetto, di questa idea di fondere empatia nella tecnologia, che significa umanizzare i touch point digitali. Si tratta di qualcosa di originale e unico scaturito dall’intersezione fra competenze di natura umanistica con altre tipicamente tecnologiche: saldiamo la psicologia cognitiva, sociale e comportamentale con il neuromarketing e l’intelligenza artificiale. Si tratta di coniugare competenze soft con scienze ”esatte”: il risultato è qualcosa di inedito». Che ha consentito a Neosperience di quotarsi all’Aim a febbraio 2019 racogliendo 8 milioni di euro, con un anchor investor quale Vetrya, gruppo italiano attivo nello sviluppo di servizi digital che in sede di Ipo ha investito un milione di euro. «Dopo la quotazione l’azienda è


cresciuta in maniera esponenziale», commenta soddisfatto Melpignano. Grazie alla raccolta, a ottobre 2019 Neosperience ha acquisito il controllo (51%) del Gruppo Hok (Mikamai, LinkMe e Jack Magma), realtà che vanta competenze uniche nell’ambito delle tecnologie digitali, riposizionandosi come aggregatore di community tech e talenti nel panorama degli operatori italiani del software (e mettendo in cassa 3 milioni di euro di ricavi in più). E il mese successivo ha creato Value China, start up innovativa dedicata allo sviluppo di progetti sul territorio cinese, sia per le aziende europee che vogliono vendere sul mercato cinese, sia per le aziende cinesi che vogliono portare i propri prodotti e servizi sul mercato europeo, iniziando con una mini App WeChat dedicata ai turisti cinesi in Italia in collaborazione con appTaxi, uno dei maggiori consorzi di taxi in Italia. Ma non è finita: «Abbiamo sottoscritto il 40% di Value China, ma abbiamo una call per arrivare fino all’80%. Nell’ultimo anno abbiamo raddoppiato la dimensione dell’azienda, ci siamo rafforzati nelle competenze, siamo sbarcati negli Usa e abbiamo rafforzato l’asse con la Cina e siamo riusciti a creare intorno al nostro progetto e al prodotto una community di talenti unica nel nord Italia». Il piano di sviluppo prevede anche il rafforzamento di partnership con aziende complementari e lo sviluppo nei marketplace Amazon Web Services e Salesforce, l’espansione della piattaforma Neosperience Cloud con lo sviluppo di nuove funzioni e soluzioni verticali, la creazione di start-up in settori selezionati come l’healthcare, il fintech e l’industria 4.0. Il 2019 per Neosperience si è chiuso con ricavi consolidati per 13,9 milioni di euro, in crescita del +63%, Ebitda consolidato pari a 3,6 milioni (il 26% del fatturato, in crescita del 6%) ed Ebit consolidato più che raddoppiato, a quota 1,1 milioni, per un utile netto di 923mila euro, in crescita addirittura del 120% rispetto al 2018. «Il 2019 è stato un anno molto positivo e denso di eventi rilevanti», commenta Melpignano: «la quotazione in Borsa, il completamento delle prime importanti acquisizioni, Gruppo Mikamai e Value China, il lancio del

piano di stock option per tutti i dipendenti, e la partnership con Tencent/WeChat. La nostra offerta è, inoltre, particolarmente adatta ad aiutare le aziende ad affrontare l’emergenza Covid-19: le nostre soluzioni applicative digitali – totalmente in cloud, configurabili e fruibili in remoto – saranno sempre più determinanti per affrontare le nuove modalità di lavoro e di interazione con i clienti, indotte dalle restrizioni alle interazioni “in presenza” causate dalla pandemia che stiamo vivendo». «Suggerire di tener conto, nel design di app e siti web, della diversità delle persone fa un UN BUON SITO DI E-COMMERCE DEVE RIUSCIRE A ESSERE UTILE E PIACEVOLE COME LO ERA UN BRAVO NEGOZIANTE NEGLI ANNI ‘50

mondo di differenza», sottolinea l’a.d.: «registriamo incrementi nei tassi di conversione sempre a due cifre, a volte addirittura del 40%». Così, all’ultima edizione dell’Nrf Big Show di Washington, a gennaio, Neosperience ha presentato il primo Customer Empathy Maturity Model, il modello proprietario di analisi in grado di misurare il livello di Customer Empathy delle organizzazioni nei principali settori industriali. «Si basa sullo stesso corpus di ricerche svolte dalla società nella psicologia

cognitiva, comportamentale e sociale, che analizzano i dati relativi alle interazioni dei clienti grazie all’intelligenza artificiale e al machine learning», spiega Melpignano, «Accompagnerà le aziende che vogliono utilizzare la tecnologia con un approccio “human-centric”». Lo strumento che alimenta il modello della Customer Empathy, accessibile online all’indirizzo empathymaturitymodel.com, è stato creato grazie a NeosVoc, soluzione dedicata alla Voice Of Customer. Per spiegare di cosa si tratta, Melpignano cita l’esperienza di Mc Donald’s: «Per incrementare le vendite dei milk shake hanno provato a cambiarne il gusto, ad aumentare le dimensioni della cannuccia, a fare sconti. Ma solo quando si sono decisi a fare interviste approfondite con panel strutturati di clienti hanno capito che la vera ragione per cui gli americani comperano il milk shake è affrontare quell’ora media di tragitto tra casa e ufficio con il conforto di qualcosa di dolce. È solo riducendo il diametro delle cannucce, quindi consentendo ai clienti di ciucciare per più tempo, che sono esplose le vendite» «La tecnologia diventa realmente utile quando scompare dietro le quinte», conclude l’a.d. «Alla fine nei processi commerciali un buon sito di e-commerce deve riuscire a essere utile, facile e piacevole, così come lo era un bravo negoziante negli anni ‘50».

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GESTIRE L’IMPRESA GREEN ACTION

NON SOLO EMISSIONI, LA SOSTENIBILITÀ È LOGISTICA L’impatto ambientale, come quello sul business, passa attraverso l’ottimizzazione del percorso e del carico. La strategia di Iveco parte dalla transizione energetica e arriva alla consulenza con sistemi avanzati di connettività di Marco Scotti

S

pesso riduciamo il concetto di sostenibilità nel mondo dei trasporti all’impiego di mezzi a trazione alternativa. In realtà questa è solo la punta dell’iceberg, che comprende invece nuovi sistemi di connettività e strategie di ottimizzazione del percorso». Fabrizio Buffa, gas business development manager di Iveco, spiega bene come il termine sostenibilità debba essere declinato in diversi modi e non soltanto come riduzione delle emissioni, che pure sono un aspetto molto significativo. Un nuovo paradigma dei trasporti sta assumendo un ruolo sempre più cruciale nello scenario logistico e non solo. Questo perché, oltre all’impatto ambientale, bisogna considerare quello sul business e sui costi operativi dell’intera industry. Spesso, dunque, ci troviamo a semplificare un concetto piuttosto composito esplicitandolo esclusivaal 100% che punta a rivoluzionare la gestione mente dal punto di vista della ricerca di traziodelle flotte e la vivibilità a bordo. L’innovazioni alternative a quelle tradizionali. «Dobbiamo ne parte da una nuova cabina, progettata in avere una visione più ampia di questo concetto modo da essere spaziosa e con caratteristiche – prosegue Buffa – e vedere che la sostenibilità per massimizzare il comfort, oltretutto dotata passa anche dall’adozione di sistemi che perdi tecnologie all’avanguardia. Inoltre, IVECO mettano l’ottimizzazione del percorso e del S-WAY garantisce efficienza dei consumi e sicarico: sistemi avanzati di connettività. Avere stemi avanzati per la una centrale operativa IVECO HA LANCIATO NEL 2019 connettività per miche segue e supporta S-WAY, UN CAMION CONNESSO gliorare la user expeil mezzo in ogni suo AL 100% PER RIVOLUZIONARE rience. Le tecnologie momento, dalle fermaLA GESTIONE DELLE FLOTTE sono state sviluppate te alla scelta percorso per massimizzare i tempi di disponibilità del ottimale secondo le condizioni correnti, dallo mezzo e fornire agli operatori un’assistenza stile di guida del singolo autista agli stop per la costante e predittiva. La connettività dell’IVEmanutenzione: trasporto sostenibile vuol dire CO S-WAY introduce un nuovo servizio di conoffrire ai propri clienti un servizio differenziato sulenza professionale su misura sui consumi e seguendo le singole esigenze di servizio». opzioni per la gestione e la manutenzione delle Iveco ha compiuto questo passo poco meno di flotte, al fine di ottimizzarne prestazioni ed efun anno fa quando è stato lanciato sul mercaficienza. to il nuovo IVECO S-WAY, un camion connesso

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Ma il tema delle emissioni rimane centrale per il mondo della logistica. Iveco da oltre 20 anni ha avviato diverse sperimentazioni su alimentazioni alternative e oggi è leader in Italia e in Europa nel comparto del gas naturale, compresso o liquefatto. Si tratta di un segmento particolarmente significativo, con un raddoppio delle quote nel solo 2019. «Siamo arrivati – aggiunge Buffa – a quasi seimila mezzi e vediamo crescere la curva con un tasso del 50% in Italia, dove il numero delle registrazioni dello scorso anno si è attestato a quasi 1.300. Ad oggi abbiamo complessivamente 35mila mezzi a gas per le strade europee di cui più di diecimila sono mezzi pesanti. A dicembre abbiamo siglato una partnership con Nikola (che produce motori a idrogeno ed elettrici) che ci permetterà di accelerare notevolmente i tempi di sviluppo anche della e-mobility e Fuel cell per il medio-lungo raggio. Sulla base


dell’esperienza maturata con il modello IVECO S-WAY nascerà infatti il Nikola Tre, primo veicolo elettrico pesante del gruppo, alimentato a batterie o a idrogeno a seconda delle specifiche esigenze di mercato e di mission. Crediamo che il futuro sia un connubio tra diverse tecnologie di propulsione i cui protagonisti saranno il BioMetano, l’elettrico e l’idrogeno oltre a un continuo miglioramento in termini di connettività e servitizzazione». Ma la crisi a causa della diffusione del Coronavirus costringe tutte le industry a un ripensamento e a un cambiamento radicale. E il mondo della logistica non è esente. I principali appuntamenti del settore sono stati cancellati, ma rimane urgente la necessità di affrontare nuove sfide. «Venivamo da un momento di grande evoluzione – spiega Buffa - e trasformazione del modo di fare logistica, un mondo che stava consolidando le proprie basi dopo la profonda crisi del 2008 e che al contempo si stava evolvendo verso modelli di connettività, digitalizzazione e servitizzazione mai visti prima. L’auspicio è che, superato questo momento di difficoltà oggettiva, si possa riprendere da dove si era lasciato tale processo. La logistica tuttavia non si è fermata, non si è arresa, ma sta dimostrando di essere il vero motore del paese, continuando a rifornire le nostre città e le nostre case dei beni di prima necessità e non solo. Stiamo tutti facendo la nostra parte per aiutare la comunità e a questo proposito vorrei rivolgere un sentito Grazie a tutti gli operatori che stanno permettendo al paese di non fermarsi, dagli operatori logistici agli autisti, dai meccanici alle officine. Ripartiremo più forti di prima!». La domanda che tutti si pongono è duplice: da un lato le ricadute economiche sul comparto, dall’altro quando si potrà tornare a una moderata normalità. Se, infatti, alcuni vincoli sembrano essere stati allentati nei giorni scorsi, c’è da riguadagnare una quotidianità che impiegherà mesi FABRIZIO BUFFA per essere “quella di pri-

ma”. Ammesso che davvero si possa pensare di nazionali. Se uniamo trasporto intermodale tornare alle precedenti abitudini. «Per noi – ci e veicoli a trazione alternativa abbiamo una spiega il gas business development manager combinazione vincente. Pian piano si sta arridi Iveco – è difficile capire quando si tornerà vando alla consapevolezza che l’evoluzione del a una vita più tradizionale. È facile prevedere settore del trasporto e della logistica debba netuttavia un peggioramento dei risultati ecocessariamente passare per una evoluzione del nomici attesi per il 2020 per la maggior parte parco mezzi e delle soluzioni di trasporto che delle aziende del settore, ma molti prevedono garantiscano una sostenibilità ambientale. La anche la possibilità di un rimbalzo importante comunità europea ha imposto dei limiti via via a fine emergenza. Noi più serrati che vedono IL TRASPORTO INTERMODALE come casa costruttrice un target di riduzione RAPPRESENTA UNA DELLE SOLUZIONI stiamo adottando tutte di anidride carbonica PIÙ EFFICIENTI PER LA MOBILITÀ le misure possibili per da trasporto nel 2050 DELLE MERCI A LIVELLO MONDIALE supportare il business al -50% e ha delineato dei nostri clienti e per far si che si possa riparlinee guida per lo sviluppo delle infrastrutture tire alla stessa velocità di prima, se non supeper carburanti alternativi lungo tutto il corriore». ridoio europeo. L’Italia sta rispondendo con Un ultimo tema di rilievo è quello relativo al pianificazioni annuali di fondi specifici per rapporto con le istituzioni. L’Alis, Associazione l’autotrasporto mirati, tra l’altro, al rinnovo del per la logistica intermodale e sostenibile, da parco mezzi ma, in tutti gli anni precedenti, la tempo ha avviato un dibattito sul trasporto indisponibilità dei fondi tuttavia non è stata in termodale: «Rappresengrado di rispondere al 100% alla domanda ta una delle soluzioni più pertanto solo una parte dei richiedenti ha poefficienti per la mobilità tuto usufruire di tali agevolazioni. L’impegno delle merci per il traffico c’è, ma la transizione energetica va sostenuta internazionale e uno dei in maniera più decisa, prevedendo maggiori principali cardini dello fondi ma anche altre incentivazioni relative sviluppo del nostro paall’utilizzo del mezzo come l’esenzione del peese, permettendo di midaggio autostradale. Altro aspetto fondamengliorare la competitività tale sarà continuare a sostenere la produzione dell’Italia sia su nuovi del Bio metano per autotrazione, unica via per mercati sia nei confronavere nell’immediato veicoli ad emissioni zero ti di concorrenti intero prossime allo zero».

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GESTIRE L’IMPRESA

Il legame col territorio non si spezza, si trasforma

e famiglie. «Per questo, in attesa di specifici provvedimenti da parte del Governo e dell’autorità di regolazione nazionale Arera, abbiamo dato la possibilità a tutti i nostri clienti (famiglie e imprese) in difficoltà economica di poter richiedere per le bollette in scadenza relative Assicurazione e messa in sicurezza dei dipendenti, rateizzazione a tutti i servizi di rinviare la scadenza di pagadelle bollette, iniziative digitali per gli studenti: così la multiutility mento di 30 giorni oppure richiedere una rabolognese Hera mantiene viva la sua presenza nonostante il virus teizzazione», specifica Tommasi, che aggiunge: «Un’ulteriore iniziativa ha riguardato le piccole di Marco Scotti e medie imprese fornitrici, per cui ci siamo resi disponibili ad accettare lo smobilizzo dei crediti vantati nei nostri confronti, fornendo ogni supporto necessario a finalizzare le operazioni di factoring». Le modalità agevolate sono poi state prorogate fino alle bollette in scadenza al 30 giugno. I clienti in difficoltà possono così chiedere la rateizzazione del pagamento in tre rate nei tre mesi successivi. Inoltre, i clienti che alla ricezione della bolletta saranno disoccupati, in cassa integrazione, o i lavoratori autonomi che siano beneficiari delle misure di sostegno al reddito, introdotte di recente per affrontare l’emergenza Coronavirus, potranno richiedere una rateizzazione del pagamento delle bollette estesa fino a sei rate. Il tutto senza alcun interesse passivo. Oltre alla continuità nell’erogazione dei principali servizi, compreso il pronto intervento, per consentire ai clienti di svolgere le principali omanda: come si mantiene un legaprocedure quando l’emergenza nazionale non pratiche anche comodamente da casa, l’azienme con il territorio quando questo aveva ancora interessato nessuno dei territori da ha garantito loro l’accesso a numerosi canasi è fermato nella sua quotidianità, in cui operiamo e sono state progressivamente li di contatto, dal servizio telefonico clienti ai quando ha smesso di pulsare, di risuonare messe in campo per tutte le società del Gruppo servizi online, fino alle app dedicate. E proprio per le risate dei bambini? Un quesito che deve misure per garantire la salute del personale e per venire incontro alle esigenze dei cittadini essere arrivato anche nella sede di Hera, la la continuità dei servizi in tutte le aree». affetti da Covid-19, il Gruppo Hera ha attivato, multiutility bolognese che opera in circa 350 E così Hera ha continuato a fornire i servizi di dal 23 marzo scorso, un servizio aggiuntivo di comuni del centro-nord Italia. Perché l’Emilia luce, gas, acqua e geraccolta domiciliare HERA HA DATO LA POSSIBILITÀ A TUTTI Romagna e il Veneto sono regioni che hanno stione rifiuti. Questo è dedicato alle persone I CLIENTI, PRIVATI E IMPRESE, vissuto i lockdown più severi e rigidi fin dall’istato dato per scontaaffette dalla patologia DI RINVIARE LA SCADENZA DI PAGAMENTO nizio della pandemia di Coronavirus. «I servizi to, nonostante le ovvie e a quelle in stato di O CHIEDERE UNA RATEIZZAZIONE che eroghiamo sono essenziali per i cittadini e difficoltà logistiche. Ma quarantena obbligatoquesta responsabilità è ben presente in ogni ha anche dovuto reinventare un rapporto con ria nelle zone servite dal porta a porta. nostra scelta», spiega Tomaso Tommasi di Vila cittadinanza che si faceva improvvisamente Ma le zone in cui Hera fornisce i suoi servizi gnano, presidente esecutivo dell’azienda: «Per complicato. Anche e soprattutto dal punto di sono anche poli di eccellenza dell’agroalimenquesto già da tempo il Gruppo Hera si è dotato vista economico, con la chiusura repentina di tare, con una moltitudine di aziende e consorzi di un modello di crisis management e, nel caso aziende ed esercizi commerciali che ha causache hanno continuato a lavorare per garanspecifico del Coronavirus, abbiamo attivato le to una notevole perdita di reddito per imprese tire che le merci sugli scaffali continuassero

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ad arrivare in modo puntuale. Per questo la controllata Herambiente, società specializzata nel trattamento e recupero dei rifiuti e leader in Italia in questo settore con una novantina di impianti, ha deciso di avviare nelle scorse settimane una donazione di compost – fino a esaurimento scorte – per le aziende agricole del territorio. Il compost regalato è quello prodotto in sei impianti di Herambiente in Emilia-Romagna, partendo dai rifiuti organici provenienti dalla raccolta differenziata locale dei cittadini. Dalle 370mila tonnellate di rifiuti trattati ogni anno si ricavano infatti 50mila tonnellate di compost provvisto di una certificazione di qualità che potrà essere utilizzato nei piani di fertilizzazione delle aziende agricole. Tante le misure per clienti e stakeholder ma altrettanto alta è l’attenzione del Gruppo Hera nei confronti della salute del proprio personale, per cui è arrivata a stipulare anche una copertura assicurativa a favore di tutti i dipendenti che risultassero contagiati dal virus. «La polizza Covid-19 – ricorda Tommasi – si integra alle numerose accortezze che abbiamo messo in campo per contenere la diffusione del virus: dall’intensificazione delle misure igieniche in tutte le sedi e impianti ai dispositivi di protezione aggiuntivi, dalla tutela delle categorie di dipendenti più a rischio fino all’estensione dello smart working». Diverse, inoltre, le iniziative di raccolta fondi e donazioni attivate dalla multiutility, anche con il coinvolgimento di lavoratori e clienti, per dare sostegno in questo momento di difficoltà alle istituzioni del territorio impegnate in prima linea per la gestione dell’emergenza. Il confinamento obbligatorio causato dal Covid-19 ha però portato alla ribalta anche un altro tema: quello della digitalizzazione. Un argomento di proporzioni enormi, che ha riguardato l’intera filiera produttiva nostrana e anche le scuole, che sono state chiuse all’indomani della scoperta del primo caso in Italia. Così il Gruppo Hera ha riorganizzato tutte le proprie attività gratuite di educazione ambientale e di divulgazione scientifica, in modo da poter essere fruite anche da remoto. Due in particolare le

TOMASO TOMMASI DI VIGNANO, PRESIDENTE ESECUTIVO DI HERA

iniziative per le scuole di ogni ordine e grado: “La Grande Macchina del Mondo” e “Un pozzo di scienza”, cui hanno aderito circa 4.600 classi nel territorio. Nel primo caso, il progetto dedicato alle scuole dell’infanzia, primarie e secondarie di primo grado prevede 12 percorsi, appositamente ripensati per il digitale, che si caratterizzano per interattività, differenziazione in base all’età degli studenti e naturalmente il focus sui temi cardine del progetto: ambiente, acqua ed energia. I docenti possono scegliere tra videolezioni in diretta, con la creazione IL GRUPPO HA RESO FRUIBILI DA REMOTO LE PROPRIE ATTIVITÀ GRATUITE DI EDUCAZIONE AMBIENTALE E DI DIVULGAZIONE SCIENTIFICA

di vere e proprie aule virtuali, disponibili su diverse piattaforme, o videolezioni fruibili in modalità differita. Non solo: la Grande Macchina del Mondo è disponibile in formato digitale anche per tutti coloro che non possono collegarsi online. In questo caso i docenti possono richiedere un kit di materiali didattici digitali sul tema scelto da utilizzare per sviluppare il modulo in autonomia. In ogni caso, gli educatori delle cooperative che affiancano Hera nel progetto garantiscono il supporto tecnico, se necessario, per l’utilizzo dei nuovi materiali.

I NOSTRI SERVIZI SONO ESSENZIALI PER I CITTADINI: UNA RESPONSABILITÀ PRESENTE IN OGNI NOSTRA SCELTA Anche “Un pozzo di scienza”, il progetto di divulgazione ed educazione ambientale dedicato agli istituti superiori è diventato “resiliente”, proprio come il tema filo conduttore scelto per questa edizione 2020. Docenti e ragazzi sono affiancati con un percorso appositamente ripensato per un utilizzo in modalità digitale e a distanza. Un’offerta che comprende conferenze interattive con i relatori ed esperti, guidate dai divulgatori scientifici, video introduttivi, laboratori con esperimenti, presentazioni e schede di approfondimento da consultare e scaricare, utili per trattare in modo coinvolgente tematiche quanto mai importanti per la formazione degli studenti, anche a distanza. Infine, attraverso l’iniziativa “Digi e Lode” e il coinvolgimento dei clienti nell’attivazione di servizi digitali, il Gruppo Hera continua a essere vicino alle scuole del territorio con premi da destinare a progetti di digitalizzazione: nel primo quadrimestre sono già stati assegnati a 20 istituti emiliano-romagnoli 50mila euro, sul totale dei 100mila previsti per l’edizione di quest’anno. Insomma: in un momento di grandi preoccupazioni di carattere sanitario ed economico, Hera prova a garantire e rafforzare la presenza sul territorio e le iniziative a sostegno di imprese, famiglie e dipendenti. Una mossa non scontata.

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GESTIRE L’IMPRESA MANAGERIALITÀ

QUELL’URGENZA CHE SPINGE AL CAMBIAMENTO “AGILE” Smart working e change management, webinar e aggiornamento professionale: così Federmanager durante il lockdown ha trasformato la crisi in un’opportunità di innovazione di Davide Passoni

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iò che al mondo è più flessibile vince ciò che al mondo è più duro», diceva Lao Tzu. Per molti liberi professionisti abituati alla flessibilità, lo smart working imposto dal Covid-19 non ha modificato le abitudini di lavoro, mentre per la maggior parte delle imprese il lavoro agile è stata una sfida da affrontare nell’immediato, spesso senza adeguati strumenti tecnologici e senza una consapevole e corretta preparazione dei dipendenti, manager compresi. Per questi ultimi la clausura forzata è stata l’occasione per aggiornarsi o per rinsaldare competenze che saranno utili nella gestione del team e dell’impresa una volta ritornati pienamente all’attività. Per l’aggiornamento, forzosamente a distanza, Federmanager ha scelto lo strumento del webinar, facendo della formazione online un utilizzo delle neuroscienze, alle tecniche per garantire intelligente durante le settimane di lockdown. la business continuity in contesti di overload Il ciclo di incontri è stato organizzato per ofdi domanda come quello sanitario o quello frire un contributo che possa trasformare una alimentare fino all’approfondimento sulle grande crisi in un momento di innovazione. «I competenze manageriali indispensabili per manager hanno davanti una grande sfida: conricucire le relazioni commerciali con l’estero, tribuire a trasformare radicalmente i modelli Cina compresa. “Ordi business, riconverDURANTE L’EMERGENZA LE INDUSTRIE ganizzare un’azienda tire le produzioni, ALIMENTARI SI SONO DOVUTE su due fronti - Gestire mettere in sicurezza le CIMENTARE CON LA SOVRAPRODUZIONE una sovrapproduziofinanze dell’impresa e E CON LO SMART WORKING ne e sperimentare lo salvaguardare il futuro smart working” è il titolo di uno dei webinar dei collaboratori. Capiamo che non è facile. Che realizzati, incentrato proprio sulla conciliaziobisogna avere coraggio, ma anche competenne tra lavoro agile e ottimizzazione della proze forti - osserva il presidente Federmanager duzione e animato da un’esperta di team e di Stefano Cuzzilla -. Per questo stiamo puntando cambiamento - Elena Giannino, formatrice e sulla formazione a distanza per offrire ai macoach certificata Icf - e un manager del settore nager d’azienda elementi utili ad affrontare rialimentare - Vanes Fontana, direttore generale schi e opportunità connessi all’emergenza atdi Grissin Bon. «Lo smart working è ormai una tuale». I webinar realizzati grazie all’Academy necessità. Finora se n’è fatto un gran parlare, di Federmanager partono dalla tematica più in modo approssimativo - avverte Cuzzilla -. ampia della gestione del cambiamento, per poi Dobbiamo capire che non si tratta solo di una puntare al dettaglio: si va dall’insegnamento

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questione meramente organizzativa. In ballo c’è una trasformazione culturale che richiede un approccio mentale interdipendente in grado di gestire la complessità».

Smart working e cambiamento

«Quello del cambiamento è un tema classico della formazione manageriale - ha ricordato Federico Mioni, direttore di Federmanager Academy, introducendo il webinar -. John Kotter, uno dei più grandi guru del change management, professore alla Harvard Business School e autore del libro “Leading Change”, ha dato il proprio nome a una delle più celebri teorie sulla necessità di un cambiamento per l’uomo e per le organizzazioni, il cosiddetto Modello di Kotter. Esso si basa su otto passi necessari per gestire il cambiamento, il primo dei quali, “sviluppare un senso d’urgenza”, riflette la condizione di oggi. Pensiamo a che cosa significa questo per la diffusione dello smart working. Stime recenti indicavano in


480mila le persone che nel 2018, in Italia, erano coinvolte in pratiche di lavoro agile, passate a 570mila nel 2019. Ebbene, la Fondazione Studi dei consulenti del lavoro ha stimato a oltre 8 milioni i lavoratori potenzialmente agili nel 2020, prima dell’emergenza Covid-19. Possiamo immaginare di arrivare a 12-13 milioni, al netto di autonomi, consulenti e simili ma sappiamo che la realtà oggi è ben altra». Se a essi aggiungiamo i 3 milioni e 220 mila statali che potrebbero lavorare in smart working dai primi di marzo, si capisce bene l’entità del fenomeno e delle opportunità che apre. «Non confondiamo però smart working e telelavoro - ha proseguito Mioni - quest’ultimo, è solo una dislocazione spaziale diversa di ciò che già si faceva altrove, mentre lo smart working dà maggiore autonomia ma anche maggiori responsabilità: è necessario che l’azienda capisca come gestire tutto ciò, insieme alla produttività». Come costruire, quindi, più autonomia e più responsabilità mantenendo alta la produttività? «Il lavoro agile implica per i manager la necessità di una nuova leadership, garbata con gli altri ma dura con se stessi».

Cambiamento e leadership

Sulla linea di quanto affermato da Mioni l’intervento di Elena Giannino, che ha inquadrato la svolta sullo smart working all’interno dei processi di cambiamento personali e aziendali, allargando la visione al ruolo del manager in queste dinamiche. «Il cambiamento è un tema fondamentale per l’esistenza umana e il change management è vitale per le aziende. Attenzione però a distinguere il cambiamento dalla trasformazione. Il primo descrive un processo di sostituzione o di alterazione temporanea di uno stato, è reversibile ed è un percorso tecnico, che si focalizza su ciò che non funziona e sulla situazione ideale desiderata; i suoi successi parziali, spesso non sono di lunga durata. Il secondo, invece, avviene in maniera profonda e altera in modo irreversibile la forma o il carattere, di un organismo o di una azienda. È un processo adattivo, che aumenta la consapevolezza sulle radici del problema e implica una trasformazione

mentale che porta a gestire la complessità e ad assumere un approccio interdipendente». Facile immaginare che, a tendere, le aziende dovranno considerare la svolta sul lavoro agile come una vera trasformazione. «Lo smart working - ha proseguito Giannino - implica nuovi paradigmi di controllo e di fiducia verso i collaboratori, necessita di uno stile di leadership agile e porta a puntare l’attenzione sugli obiettivi. Cambia il modello delle riunioni, la gestione dei tempi e degli spazi e la comunicazione: è una rivoluzione tecnologica a tutti gli effetti». Sul nuovo stile di leadership, tematica IL CHANGE MANAGEMENT È UN PROCESSO ADATTIVO CHE PORTA A GESTIRE LA COMPLESSITÀ CON UN APPROCCIO INTERDIPENDENTE

particolarmente cara a Federmanager, Giannino ha portato il focus del suo intervento: «Per il leader agile, il cambio di paradigma fondamentale è sulla performance: non più controllo su persone e comportamenti, ma sugli obiettivi. È un leader flessibile, collaborativo e gestisce il team con una cultura basata sulla fiducia, genera opportunità di crescita e incoraggia l’ambizione. Sostiene e rassicura la squadra, valorizza le persone e i loro bisogni emotivi, accompagna nell’adattamento alle situazioni, premia e riconosce i risultati. È un leader che dà l’esempio».

La case history

L’esempio lo dà Vanes Fontana, il quale ha portato la testimonianza di un’azienda, Grissin Bon, che ha dovuto reinventare modalità di lavoro e produzione a partire proprio dal ruolo del manager. «Anche io ormai sono sulla linea

produttiva; sono lì per far vedere che ci sono e che rischio con le mie persone, alle quali ho detto di avere la loro stessa paura ma di voler essere insieme a loro sul campo. Ci identifichiamo molto nel nostro brand e sentiamo di avere una forte responsabilità sociale, in quanto azienda radicata sul territorio. In più, abbiamo un impegno verso il mercato e i consumatori: forse i nostri prodotti non sono di prima necessità, ma se chiudiamo anche noi la sfida è persa e non possiamo permettercelo. Abbiamo lavorato per mantenere la richiesta in sovrapproduzione (è aumentata da 5 a 8 volte a seconda del cliente) nonostante con parte dei nostri lavoratori avessimo concordato da tempo lo smart working. Abbiamo diversificato le squadre, lavorando h24 con distanze di sicurezza e mascherine su turni di 8 ore e con un’assenza del 40% circa del personale in produzione. Il nostro business si è spostato sull’avere il prodotto, mentre prima avevamo mille progetti diversi che ora si sono drasticamente ridotti. Ma oggi pensiamo anche a prodotti nuovi, perché quando il mercato si riprenderà ce li chiederà». Ma riprenderemo mai col ritmo di prima? «Oggi ci siamo focalizzati su valori diversi: non ne sono così sicuro». In alto: Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager. A lato: Federico Mioni, direttore di Federmanager Academy, ed Elena Giannino, formatrice

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NEWS DALLE AZIENDE IL CENTRO ESTETICO FUNZIONA ANCHE ONLINE Durante il lockdown la rete in franchising Seta Beauty ha registrato un aumento degli ordini del 300%. E ora lancia la propria offerta: aprire un centro chiavi in mano con appena 500 euro al mese

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uesto lockdown, che ci ha imposto e ci impone di vivere un tempo tanto distante dalle nostre abitudini, è diventata l’occasione per dedicarci a qualcosa di molto importante, come la cura di se stessi. «Accanto a torte, pizza fatta in casa e tante preoccupazioni tutti ci siamo resi conto di quanto prendersi cura di noi stessi sia un momento importante e meraviglioso, accanto a messaggi di “amore” verso le nostre beauty specialist e meme sull’importanza assoluta della figura dell’estetista all’interno della vita delle nostre clienti il nostro brand ha registrato un aumento degli ordini online del 300%», spiega a Economy Marco Campagnano, amministratore delegato di Seta Beauty, il brand che dal 2011 lavora per tutte coloro che vogliono un’estetica di qualità e senza compromessi. Fanghi, scrub, maschere e creme diventano un must have per l’home beauty care, garanteno una fonte di guadagno per gli affiliati del brand anche in questa fase in cui costretti a restare chiusi. «La scelta di vendere anche online, fatta tempo fa dal nostro brand, si è rivelata di fondamnetale importanza per noi e per tutti i nostri affiliati», ci racconta Campagnano. «Abbiamo accompagnato le nostre clienti anche in questo periodo di lock down con video tutorial delle nostre beauty specialist, consulenze video e vendita del percorso di home beauty più adatto a loro e siamo sicuri che questo gioverà molto anche la ripartenza». Seta Beauty, nato con la tecnologia della luce pulsata, per poi specializzarsi nel metodo di ultima generazione del laser diodo, il più avanzato in fatto di epilazione permanente (senza dimenticare, ovviamente, i trattamenti di estetica viso e corpo), ha realizzato nei suoi la-

boratori un’offerta di cosmesi green - la linea SB Cosmesi Naturale - ricca di pregiati ingredienti e priva di sostanze nocive, aggressive e inquinanti come petrolati, parabeni e siliconi, distribuita in oltre 60 punti vendita in Italia e in Svizzera. Seta Beauty , divenuta scrigno di preziosi consigli, anche e soprattutto in giorni complessi come quelli che stiamo vivendo, si prepara alla riapertura seguendo tutte le procedure previste ed affiancando gli affiliati in questa fase delicata senza perdere di vista la grande opportunità che si presenta per chi vo-

lesse entrare a far parte di questa grande famiglia. «Le persone non vedono l’ora di tornare nei nostri centri ed i continui investimenti in marketing anche nella fase di lock down hanno portato un vantaggio competitivo al gruppo che come sempre è alla ricerca di nuovi affiliati‚, conferma la reponsabile del supporto affiliati Roberta De Martis: «Abbiamo individuato inoltre delle modalità ineteressanti per chi volesse aprire un centro Seta Beauty oggi. Infatti grazie a dei fondi di micro seeding sarà possibile aprire un centro chiavi in mano in comode rate da 500 euro al mese». Il franchising Seta Beauty offre da tempo ad estetiste che vogliono mettersi in proprio ed imprenditori in cerca di concrete opportunità di guadagno, una formula di sicuro successo fatta di estetica avanzata viso e corpo e del fiore all’occhiello del gruppo: l’epilazione permanente. Un tema sempre attuale e caro alle donne, ma anche agli uomini, che risolve un vero e proprio bisogno: quello di liberarsi per sempre dai peli superflui! www.setabeauty.com franchising@setabeauty.com

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NEWS DALLE AZIENDE IL SONDAGGIO ONLINE REMUNERATIVO E SOLIDALE LA PANDEMIA CHE HA COSTRETTO GLI ITALIANI A CASA HA SIGNIFICATO PER MOLTI UNA RIDUZIONE, SE NON UNA SOSPENSIONE COMPLETA DELLO STIPENDIO. La quarantena è stata così il momento per scoprire come guadagnare utilizzando i siti internet; non somme enormi, ma tante piccole cifre che, insieme, possono aiutare. Tra questi siti vi è Surveyeah, creato da Nicolò Fisogni, un panel nel quale l’u-

tente risponde da remoto a sondaggi di aziende e organizzazioni clienti: indica le preferenze su prodotti o tendenze, se è stato influenzato negli acquisti da determinate campagne pubblicitarie, eventuali articoli che vorrebbe trovare nei supermercati o nei negozi, quanto sarebbe disposto a spendere per acquistarli e così via. Per iscriversi al sito si compila un form inserendo indirizzo e-mail, sesso, regione di residenza, età. Una volta iscritti, si ricevono per e-mail gli inviti a partecipare ai sondaggi oppure si trovano sul sito. Chi risponde è remunerato con buoni di brand come Decathlon, Amazon o Zalando e può ricevere accrediti sul proprio conto PayPal. L’iscrizione e il servizio sono gratuiti e non sono richiesti estremi bancari. La facilità d’uso e i numeri di Surveyeah (1 milione e 300mila iscritti,

INVESTIRE SULLA PROPRIA CRESCITA PROFESSIONALE A DISTANZA SI PUÒ MYPLACE COMMUNICATIONS DI MARIO ALBERTO CATAROZZO HA SAPUTO TRASFORMARE L’EMERGENZA IN UNA RISORSA PER TUTTI E HA LANCIATO DUE NUOVE LINEE DI CORSI DI FORMAZIONE A DISTANZA. «Era già nei nostri

progetti – racconta Mario Alberto Catarozzo, ceo di MYPlace Communications – affiancare alla formazione tradizionale in aula la formazione a distanza dedicata a professionisti, manager, imprenditori e tutti coloro che vogliono investire sulla la propria crescita. Vista l’emergenza sanitaria, le persone non potevano più venire in aula e continuare a formarsi e crescere, così abbiamo accelerato i tempi e introdotto due nuove linee di formazione a distanza». La prima è la formazione in webinar - quindi con seminari

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on line in diretta, che riproducono la situazione dell’aula, ma su piattaforma webinar – e la seconda è la formazione in e-learning, quindi in moduli video che possono essere fruiti dall’utente quando vuole. «In questo modo abbiamo reso la formazione smart, così come smart è diventato il lavoro in questo periodo. Queste tre linee di formazione saranno permanenti e ca-

di cui 140mila in Italia) hanno attirato l’attenzione di Striscia la Notizia, che l’ha indicato tra i siti per guadagnare da casa in tempo di Coronavirus (ma anche dopo). E, a proposito di Covid-19, merita un plauso l’iniziativa di Surveyeah, che consente di convertire i punti maturati donandoli alla Protezione Civile per l’emergenza. www.surveyeah.com info@surveyeah.com

ratterizzeranno l’offerta formativa di MYPlace. I nostri clienti ora hanno ampia scelta su come seguire i nostri corsi: chi preferisce l’aula troverà un ricco calendario di date dei nostri master, mini master, seminari e corsi; chi preferisce la comodità senza rinunciare al confronto con gli altri partecipanti e con il docente sceglierà i webinar dal calendario dei corsi on line; infine, chi vuole la massima libertà e comodità opterà per l’e-learning, che permette di vedere i corsi in video ogni qual volta desidera senza limitazione alcuna». www.myp.srl info@myp.srl


L’EMERGENZA SANITARIA CHE L’ITALIA STA VIVENDO HA ARRECATO UN INGENTE DANNO ANCHE ALLA SUA ECONOMIA E PER MOLTE IMPRESE SARÀ DAVVERO DIFFICILE

PARTITA IVA, ECCO IL SERVIZIO PER SUPERARE AL MEGLIO LA CRISI

RECUPERARE LA LIQUIDITÀ ED IL TEMPO PERSO. Se a queste problematiche si aggiungono le difficoltà richieste dalla gestione di una partita Iva può essere davvero una questione di vita o di morte in termini imprenditoriali. La soluzione a questa problematica è FlexTax, startup torinese fondata da Fabio Pennella nel Dicembre 2018, che grazie ad un team di commercialisti, consulenti ed informatici ha studiato e sviluppato le modalità per automatizzare il più possibile alcuni processi per la gestione della contabilità delle partite iva di tutti i professionisti e ditte individuali. «Quando ho pensato a FlexTax mi sono ispirato all’Inghilterra e agli Stati Uniti d’America, dove la figura del commercialista online è molto diffuso», spiega a Economy

Fabio Pennella, Ceo di FlexTax. «in situazioni come questa che stiamo vivendo», aggiunge, «siamo estremamente felici di poter essere d’aiuto ai liberi professionisti

L’IMPRENDITORE EFFICACE SI RACCONTA IN UN LIBRO PERCHÈ EFFICACE? PERCHÈ L’IMPRENDITORE HA POCO TEMPO E IN QUEL POCO TEMPO DEVE POTER ANALIZZARE TUTTE LE INFORMAZIONI IN SUO POSSESSO ED ELABORARE RISPOSTE . Deve dare risposte a se stesso, ai

collaboratori, ai clienti, fornitori, soci e partners. Ecco dunque la storia di un imprenditore che ha dato e dà risposte, che ha conosciuto alti e bassi, ha creduto in se stesso, investito e diversificato. Ha conosciuto la paura. Ma è anche una persona: ha attraversato rapporti a volte complessi, è volontario in ambulanza, con sua moglie ha adottato tre figli, ha pianto e ha riso ma ha sempre costruito fondando tutto sulla vocazione del fare. Fare bene, pensando e agendo con un piano strategico molto dettagliato. Francesco D’Alessandro dice che bisogna essere equilibrati ed essere felici per

portare avanti aziende. «La ricchezza non è solo economica» non è una frase fatta. La ricchezza è la costruzione di qualcosa; è lasciare il segno. Pregare, Meditare, guarire dalla Rimandite, Donare, Pensare ed Agire senza paura. La paura blocca. La paura è il contrario dell’Amore. L’antidoto alla paura è la Gratitudine da esercitare sempre e comunque come un mantra ossessivo facendo tutti i giorni l’elenco delle cose per cui si è grati e ripetendosi spesso nella mente il “grazie”. La paura è un campanello d’allarme che ci fa drizzare le antenne, ci mette in guardia per agire non per bloccarci. La paura deve diventare azione, deve spingerci all’azione facendoci ragionare in pochi istanti. E più aumenta la paura, più cresce il ritmo del nostro cuore e l’ossigeno al cervello e più il nostro tamburo intona il no-

assistendoli a 360 gradi nella gestione della loro Partita Iva». Dall’inizio del lockdown, infatti, FlexTax ha gestito oltre tremila richieste di assistenza da parte di liberi professionisti titolati di partita Iva. Non solo: gli articoli di guida al Fisco pubblicati in occasione dell’emergenza Coronavirus sono stati letti da più di 100mila persone. Ad oggi FlexTax offre la possibilità di richiedere gratuitamente dieci assistenze fiscali utili soprattutto in questo periodo per affrontare l’emergenza e chiarire le incertezze suscitate dai vari provvedimenti governativi. Per la gestione totale della contabilità, invece, il servizio annuale ed illimitato parte da 299 euro anno Iva inclusa. www.flextax.it

stro canto di guerra. Poi Gestione del Tempo, Organizzazione, Controllo dei numeri. Ecco perché mettiamo a disposizione di 20 lettori di Economy il libro gratuitamente. La sua vita: bit.ly/2Re2DzH Francesco D’Alessandro www.imprenditoreefficace.com

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FINANZIARE L’IMPRESA

Le imprese boccheggiano e il Governo le invita a indebitarsi, offrendo la garanzia pubblica al 100%. solo per i prestiti fino a 25mila euro. Così, fra commi e postille, finisce che i paletti al credito rischiano di vanificare gli aiuti.

LA CORSA A OSTACOLI UN DECRETO DOPO L’ALTRO Altro che “liquidità immediata”, come annunciato trionfalmente da Giuseppe Conte: per accedere ai finanziamenti garantiti dal Fondo centrale e da Sace la trafila da affrontare è lunga e dall’esito incerto di Giuseppe Capriuolo e Marina Marinetti

68 IL CONFRONTO ALL’ESTERO LE IMPRESE SONO GARANTITE AL 100%

69 CREDITO INTESA SANPAOLO METTE SUL PIATTO 50 MILIARDI

70 FACTORING E SE LO STATO GARANTISSE ANCHE LE FATTURE?

72 BANCA IFIS L’IMPRESA DI DARE LIQUIDITÀ ALLE IMPRESE

74 NSA ECONOMY RANKING LA SANITÀ PRIVATA SCOPPIA DI SALUTE

enza acqua la papera non galleggia. Se le spese restano e le entrate spariscono nessuna azienda è in grado di sopravvivere. «Dal decreto di oggi», aveva twittato il premier Giuseppe Conte il 6 aprile, due giorni prima della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto Imprese -«arrivano 400 miliardi di liquidità per le imprese, con il #CuraItalia ne avevamo liberati 350. Parliamo di 750 miliardi, quasi la metà del nostro Pil. Lo Stato c’è e mette subito la sua potenza di fuoco nel motore dell’economia». Quanti saranno realmente i miliardi dipenderà dalle banche (per i motivi che vedremo nelle prossime pagine): è a loro che tocca erogare finanziamenti di durata non superiore a 6 anni, con la possibilità per le imprese di avvalersi di un preammortamento di durata fino a 24 mesi. Lo Stato, da parte sua, si impegna a garanti-

S

re - ma non del tutto - questi finanziamenti attraverso il Fondo di garanzia per le Pmi, la cui dotazione finanziaria è stata incrementata di 1,5 miliardi di euro (ed estesa alle aziende con meno di 500 dipendenti) arrivando dunque a 7 miliardi (neanche il Governo crede che siano sufficienti, tant’è che ha messo nero su bianco il principio del “fino a capienza” delle risorse disponibili) e, con il Decreto Imprese, attraverso Sace – che resta nel perimetro di Cdp, ma passa sotto il coordinamento del Ministero dell’Economia, attuando il disegno avviato dal ministro Roberto Gualtieri e dal direttore generale del Tesoro Alessandro Rivera durante il “Conte 1” - che fornirà garanzie a prima richiesta per 200 miliardi di euro, di cui almeno 30 dovranno essere a supporto delle Pmi, che però potranno accedervi solo dopo aver esaurito le garanzie del Fondo

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FINANZIARE L’IMPRESA

Centrale. Di risorse fresche, in effetti, ci sono solo i 1,7 miliardi di rifinanziamento del Fondo di garanzia per le Pmi stanziati nel decreto Cura Italia e un miliardo di euro assegnato a Sace dal comma 14 dell’articolo 1 del decreto Imprese. Ne servirebbero almeno altri 30, che, assicura il Mef, arriveranno col Decreto Aprile (che arriverà a maggio), in itinere mentre andiamo in stampa e mentre a Bruxelles si tenta di capire quanto deficit aggiuntivo chiedere ancora al Parlamento di autorizzare (si punta ai 55-60 miliardi di euro). È chiaro che il Governo ipotizza una leva molto generosa,

ma il Fondo di garanzia, stabilendo il 30% di Resta da vedere se le banche condivideranaccantonamento a titolo di coefficiente di rino tanto ottimismo, dato che in mancanza di schio, ne ha deliberata una decisamente basgaranzie pubbliche per il 100% dell’importo sa: di 1 a 3, contro l’1 a finanziato sono loro SECONDO IL PRESIDENTE DI ASSONIME 12 di normale operatia rischiare e quindi INNOCENZO CIPOLLETTA «SI RISCHIA vità. Il che significa che la loro discrezionalità CHE LE BANCHE NON EROGHINO PRESTITI con quegli 1,7 miliarè determinante. La PERCHÉ TEMONO CHE DIVENTINO NPL» di di euro stanziati si garanzia stabilita già potranno coprire prestiti per 5,1 miliardi da dal Cura Italia, infatti, era sì gratuita, ma la spartire fra 4,3 milioni di Pmi (6,9 contando percentuale massima di copertura non supequelle fino a 499 dipendenti). E soprattutto, il rava l’80% per la garanzia diretta e il 90% per presupposto è che il 93% dei beneficiari rimla riassicurazione dei confidi, peraltro fino ad borserà il debito. un importo massimo di 1,5 milioni di euro per ogni impresa. È pur vero che il limite di importo garantito per impresa era stato già inA PAGARE SI FA SEMPRE IN TEMPO... nalzato da 2,5 milioni a 5 milioni di euro, con misure ordinarie di copertura oltre il limite di realizzate le operazioni di sospensione La moratoria, nel frattempo, aiuta, 1,5 milioni. «Si rischia che le banche non eropuò essere aumentato rispetto a quello ma non risolve. L’Abi, ricordiamolo, ha previsto nel contratto di finanziamento sottoscritto con Confindustria e altre ghino nuovi prestiti senza garanzia dello StaAssociazioni di Categoria, un addendum originario in funzione esclusivamente to perché temono che diventino npl», ha tuodegli eventuali maggiori costi per la per potenziare le misure dell’Accordo nato subito Innocenzo Cipolletta, presidente banca, strettamente connessi alla per il Credito 2019. di Assonime, l’associazione delle società per Le Pmi in bonis, in particolare, potranno realizzazione dell’operazione medesima azioni. Fosse solo questo il problema: se poi fino a un massimo di 60 punti base richiedere fino al 31 dicembre 2020 (e giustamente, aggiungiamo noi, la sospensione, per un massimo di 12 l’impresa fallisse, la garanzia statale verrebbe considerato il carico di rischio di cui il mesi, della quota capitale di mutui e escussa dall’istituto di credito. A quel punto ci sistema bancario nel suo complesso leasing, nonché l’allungamento fino al sarebbero tutte le condizioni per l’inquadrasi sta gravando). Fermo restando 100% della durata residua del piano mento della fattispecie nel reato di bancarotquanto sopra, alle PMI non possono d’ammortamento dei mutui in essere al essere addebitate spese e altri oneri 31 gennaio 2020. ta preferenziale, peraltro procedibile d’ufficio aggiuntivi rispetto a quelli sostenuti L’accordo integrativo prevede, inoltre, per le imprese che hanno utilizzato i nuovi dalla banca nei confronti di terzi ai fini l’allungamento fino a 270 giorni delle prestiti per far fronte a debiti chirografari e della realizzazione dell’operazione di scadenze previste per i finanziamenti rimanere aperte. Nei guai finirebbe anche chi sospensione a breve e l’allungamento a 120 giorni ha ricevuto la restituzione del prestito. Cioè la Quindi cosa bisogna fare? delle scadenze per il credito agrario di Assolutamente nulla, sembrerebbe. E conduzione. banca. Peccato che il decreto Imprese non si invece no: per ottenere la moratoria, Il Cura Italia, vale la pena ricordarlo, trovi traccia di nessuna disposizione che deha chiarito l’Abi, i beneficiari devono era intervenuto con una distinta roghi alla normativa penale fallimentare. inviare una specifica richiesta via Pec, moratoria, sospendendo il pagamento, fino al 30 settembre 2020, delle rate (sia oppure attraverso altre modalità che Per molti ma non per tutti consentano di tenere traccia della capitale che interessi) o dei canoni di leasing relativi a finanziamenti rateali. Il comunicazione con data certa (quindi L’importo finanziabile? Non più dell’ammonuna raccomandata, altre strade non piano di rimborso delle rate, in tal caso, tare maggiore fra il 25% del fatturato e il è stato allungato senza alcuna formalità sembrano percorribili), autocertificando doppio dei costi del personale fatti registrare di aver subito in via temporanea e senza maggiori oneri. nel 2019. Così, con lo snellimento delle procecarenze di liquidità quale conseguenza Le richieste di moratoria dure burocratiche per accedere alle garanzie diretta della diffusione dell’epidemia da previste dall’accordo ABIsono Covid-19. Le banche saranno tenute ad valutate dalle banche concesse dal Fondo, è stata estesa al 100% la accettare le comunicazioni di moratoria aderenti all’iniziativa senza alcuna garanzia sui prestiti non superiori al 25 % di forma di automatismo, nel rispetto delle se rispettano i requisiti, ma (almeno) fatturato e fino ad un massimo di 800 mila non dovranno verificare la veridicità proprie procedure e ferma restando la euro, ed al 90% per quelli fino a 5 milioni delle autodichiarazioni effettuate dalle loro autonoma valutazione. imprese. Il tasso di interesse al quale sono di euro, in entrambi i casi senza valutazione andamentale da parte del soggetto erogatore.

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Ma l’istruttoria bancaria, però, ci sarà comunque, anche se si limiterà a valutare la struttura economica-finanziaria dell’impresa. E attenzione: in realtà lo Stato garantisce al 100% solo i prestiti fino a 25 mila euro (a patto di averne incassato 100mila nel 2019), esonerando le banche dalla valutazione di merito creditizio. Oltre questa soglia, lo Stato garantisce al massimo il 90% dell’importo e per ottenere quel 100% promesso occorre trovare un soggetto terzo (i confidi o un altro fondo) che si accolli la parte restante del rischio. In compenso, la garanzia si estende a soggetti che in centrale rischi siano segnalati per “inadempienze probabili”, nonché con presenza di operazioni classificate come “scadute” o “sconfinanti deteriorate” successivamente al 31 gennaio 2020. Non solo: è estesa anche alle società che dopo il 31 gennaio 2019 sono state ammesse a procedure di concordato con continuità aziendale, hanno stipulato accordi di ristrutturazione o piano di risanamento. E possono accedere alla garanzia del Fondo persino i soggetti segnalati in centrale rischi e quelli sottoposti a procedure concorsuali finalizzate alla continuazione dell’attività economica. Quanto a Sace e alle imprese più grandi, in-

Le nuove regole del Fondo centrale di garanzia Limite Durata Periodo ricavi del finanziamento prebeneficiario ammortamento Nessun limite

Fino a 72 mesi

e 3.200.000

Fino a 72 mesi

Nessun limite

24 mesi

Fino a 72 mesi

Importo massimo finanziamento

Importo garanzia diretta

Importo garanzia in riassicurazione

Valutazione del beneficiario

25% dei ricavi fino a un Max e 25.000

100%

100%

Nessuna valutazione

Uno dei seguenti importi: - doppio spesa salariale 2019 - 25% ultimo fatturato - fabbisogno per capitale esercizio e investimento a 18 mesi

90%

Nessuna valutazione

100%

Nessuna valutazione

FONTE: MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

vece, le cose cambiano: nel Decreto Imprese si escludono dalle garanzie le aziende che alla data del 31 dicembre 2019 erano classificate nella categoria delle imprese in difficoltà, così come quelle che al 31 gennaio avevano già esposizioni deteriorate nei confronti del settore bancario. Proprio come il coronavirus, nessuno scampo per chi già è malandato di suo. E poi sia Pmi che midcap e grande aziende si devono impegnare a non distribu-

LE MISURE FISCALI E CONTABILI Con il dl Liquidità si interviene con norme urgenti per il rinvio di adempimenti fiscali e tributari da parte di lavoratori e imprese, prevedendo la sospensione dei versamenti di Iva, ritenute e contributi, per i mesi di aprile e maggio, per i soggetti con un calo di fatturato di almeno il 33%, se sotto i 50 milioni di fatturato, e di almeno il 50% sopra tale soglia (ad eccezione delle province di Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi e Piacenza), nonché per

100% di cui: 90% garanzia statale +10% garanzia confidi o di altro fondo

25% dei ricavi fino a un Max e 800.000

i soggetti che hanno iniziato ad operare dal 1° aprile 2019. La valutazione deve essere eseguita per singolo mese di riferimento, confrontando quindi marzo 2020 su marzo 2019 e aprile 2020 su aprile 2019, con la conseguenza che se soltanto in uno dei due mesi la riduzione risulta al di sotto della percentuale indicata (33 o 50%), la sospensione opererà solo per i versamenti relativi al mese di superamento della soglia.

Anche la sospensione delle ritenute d’acconto sui redditi da lavoro autonomo prevista dal Cura Italia viene estesa alle scadenze di aprile e maggio. Anche in tal caso, il Consiglio Nazionale dei Commercialisti, per voce di Maurizio Postal, ha criticato il provvedimento definendolo “debole”: «sarebbe servito un rinvio almeno fino al 30 settembre, non solo per versamenti Iva e contributi, ma per tutte le imposte legate al reddito».

ire dividendi né riacquistare azioni per tutto il 2020, a impiegare il finanziamento per pagare gli stipendi, per sostenere investimenti o come capitale circolante nelle attività localizzate in Italia e a “gestire i livelli occupazionali attraverso accordi sindacali”. Il che, in una situazione già critica di suo, pone nelle mani IL DECRETO IMPRESE IMPEGNA SACE A GARANTIRE PRESTITI ALLE IMPRESE FINO A UN AMMONTARE MASSIMO DI 200 MILIARDI DI EURO

dei rappresentanti sindacali il delicatissimo ruolo di arbitri della sopravvivenza dell’impresa. In pratica, la richiesta di finanziamento dovrà essere presentata dall’impresa direttamente alla banca o intermediario finanziario di riferimento, che ne verificheranno i criteri di eleggibilità effettueranno l’istruttoria creditizia e, in caso di esito positivo del processo di delibera, inseriranno la richiesta di garanzia nel portale online di Sace. Al termine dell’iter, Sace processerà la richiesta e, riscontrato l’esito positivo del processo di delibera, assegnerà alla pratica un Codice Unico Identificativo (Cui) emettendo la garanzia, controgarantita dallo Stato. La copertura sarà pari al 90% dell’importo del finanziamento, con procedura semplificata, per imprese con meno di

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FINANZIARE L’IMPRESA

VIETATO FALLIRE E SCIOGLIERE LA SOCIETÀ Al momento in cui si scrive, le scadenze fiscali e i licenziamenti (vietati fino al 16 maggio, anche per giusta causa) non sono le uniche a subire un congelamento: fino al 30 giugno prossimo, infatti,non si potranno presentare neppure istanze di fallimento. Non solo: anche l’entrata in vigore del nuovo codice della crisi d’impresa, inizialmente prevista per il 15 agosto 2020, sarà differita al 1° settembre 2021. Tale differimento si unisce a quello, già previsto, con cui si era fissata al 15 febbraio 2021 l’entrata in vigore delle misure di allerta volte a provocare l’emersione anticipata della crisi delle imprese. Congelate per decreto anche le cause di scioglimento societario per riduzione o perdita del capitale sociale, compreso l’obbligo di ricapitalizzare le imprese che hanno subito perdite superiori ad un terzo del capitale. 5.000 dipendenti in Italia e valore del fatturato fino a 1,5 miliardi di euro, all’80% dell’importo del finanziamento per imprese con valore del fatturato tra 1,5 miliardi e 5 miliardi di euro o con più di 5.000 dipendenti in Italia ed, infine, al 70% per le imprese con valore del fatturato superiore a 5 miliardi. Per le imprese con fatturato superiore a 1,5 miliardi di euro e più di 5.000 dipendenti, il rilascio della copertura è approvato con decreto del Ministro dell’Economia e delle Finanze (che può elevare la percentuale di copertura), sentito il Ministro dello Sviluppo Economico, sulla base dell’istruttoria Sace. Ma non illudiamoci: in mancanza di copertura pubblica al 100%, il boccino resta alle banche: saranno loro a decidere chi finanziare e chi no. Infine, il Decreto Imprese libera fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export, introducendo un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di

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Sace, per i rischi non di mercato, sono assunti cessivamente alla delibera del finanziamento dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il quale viene richiesta la garanzia Sace, per il restante 10%. l’ammontare complessivo delle esposizioni Fin qui, la teoria. Perché l’applicazione connei confronti del soggetto beneficiario risulcreta delle misure sul credito alle imprese ta superiore all’ammontare delle esposizioni introdotte in aprile, al di là delle valutazioni detenute alla data di entrata in vigore del dedi merito, sarà una lunga maratona resa ancreto, corretto per le eventuali riduzioni delle cora più difficoltosa non tanto dalla necessità esposizioni intervenute tra le due date deridi dribblare norme contorte, resistenze burovanti dal regolamento contrattuale stabilito cratiche, commi e sottocommi, visto che il Deprima dell’entrata in vigore di questo decreto creto Imprese è autolegge». Vietato fare i applicativo. E perché CONTRARIAMENTE A QUANTO PREVISTO furbi, pertanto, restiPER IL FONDO CENTRALE I PRESTITI la distribuzione delle tuendo prestiti vecchi GARANTITI DA SACE NON SONO risorse è demandata per richiederne di GRATUITI E PREVEDONO COMMISSIONI alle banche. Tra dipennuovi. denti in smart working e migliaia di richieste da processare, non sarà facile per gli istituti di Non ci sono pasti gratis credito assolvere al loro compito. Senza conContrariamente a quanto previsto dalla gasiderare che, già in condizioni normali di operanzia del Fondo centrale Pmi, gratuita in ratività, possono volerci ben più di tre mesi base alle regole del dl Liquidità, per i prestiper l’erogazione di un finanziamento. ti coperti da Sace ci sono commissioni sulla Le attese “misure di sostegno finanziario”, garanzia, il cui costo sale in base alla durata pertanto, sono destinate a dispiegare effetti del piano di ammortamento. Le Pmi, infatti, reali per le imprese in tempi ancora incerti, dovranno pagare a titolo di commissioni 25 ma prevedibilmente non brevi. E poi, specifipunti base il primo anno, 50 il secondo e il ca la circolare diramata dall’Abi agli istituti di terzo anno, 100 dal quarto al sesto anno. Per credito, «la Banca deve dimostrare che, sucle grandi aziende, invece, si tratta rispettiva-


mente di 50, 100 e 200 punti base. Non solo: «il soggetto richiedente – si legge nel documento diffuso dall’Abi - deve applicare al finanziamento garantito un tasso di interesse, nel caso di garanzia diretta o un premio complessivo di garanzia, nel caso di riassicurazione, che tiene conto della sola copertura dei costi di istruttoria e di gestione dell’operazione finanziaria e, comunque, non superiore al tasso di Rendistato con durata residua da 4 anni e 7 mesi a 6 anni e 6 mesi, maggiorato della differenza tra il Cds banche a 5 anni e il Cds Ita a 5 anni, come definiti dall’accordo quadro per l’anticipo finanziario a garanzia pensionistica di cui all’articolo 1, commi da 166 a 178 della legge 11 dicembre 2016, n. 232, maggiorato dello 0,20 per cento». Tradotto per i non addetti ai lavori: l’interesse massimo praticabile alle imprese sarà pari al Rendistato, ovvero al tasso d’interesse calcolato mensilmente dalla Banca d’Italia e rappresenta la media del rendimento dei titoli di Stato a cedola fissa, maggiorato dello 0,20%. In compenso, se prima eravamo abituati ad affrontare un ping pong di telefonate, pec, firme elettroniche, autenticazioni incrociate, ora per la conclusione dei contratti con la banca vale qualunque mezzo, anche una semplice e-mail allegando un documento di identità. Lo specifica una circolare dell’Abi, proprio per evitare «il rischio che i relativi contratti possano risultare poi affetti da nullità ed assicurando agli stessi adeguata efficacia probatoria». Auguri. Sarà un disastro Alla distruzione permanente di intere filiere produttive non può rispondersi, purtroppo, con finanziamenti agevolati, eventualmente utili a stimolare una successiva fase di ripresa economica, ma con interventi a fondo perduto che consentano alle imprese di non soccombere. D’altro lato, sulle insufficienti misure di credito alle imprese approvate dal Governo incombe un’ombra di aleatorietà sui tempi in cui esse potranno concretamente dispiegare i propri effetti nell’economia reale.

Se si escludono i microprestiti fino a 25.000 euro, che verranno concessi con un certo grado di automatismo, l’erogazione dei finanziamenti sconta un iter penalizzato in partenza, ad aprile, con l’approvazione della Commis-

sione europea, cui si aggiungeranno i tempi per la valutazione creditizia delle banche e il perfezionamento delle relative garanzie. La liquidità affluirà nelle casse delle imprese non prima dell’estate. Quando saranno già sfinite.

IL PASTICCIO DELLA CASSA INTEGRAZIONE E infine c’è la cassa integrazione: prima c’è stato il pasticcio della consultazione sindacale obbligatoria, poi ricondotta a una più sensata comunicazione unilaterale alle organizzazioni sindacali (tranne per le aziende con meno di sei dipendenti, esentate dalle relazioni con i sindacati). Ma oltre ai verbali sindacali (a pagamento), le aziende devono acquistare una marca da bollo da 16 euro da apporre alla domanda, nonché inviarla al sito della Regione per poi firmarla e inviarla in copia e in bollo tramite Pec agli altri Enti di competenza. Ogni Regione, poi, ha le sue regole. E le pratiche vengono istruite in ordine cronologico, con il solito principio del “chi prima arriva meglio alloggia”. Anche perché, superato il limite di spesa previsto di euro 3,3 miliardi, le Regioni non potranno più concedere ammortizzatori. Sempre che si riesca a presentarla, la richiesta: la casella di posta elettronica adibita dalla Regione Lazio alle domande di Cig, per esempio, a fine marzo risultava piena e il sistema rifiutava i messaggi in entrata. Alle Regioni il compito di emettere un decreto

da trasmettere all’Inps entro 48 ore dall’adozione, insieme alla lista dei beneficiari. Seguendo le procedure ordinarie, la Cig verrebbe erogata dopo 7 mesi. Il presidente dell’Inps Pasquale Tridico aveva promesso di erogarla in sole due settimane. Fantascienza. La palla, anche qui, è passata alle banche, con l’accordo siglato dalle associazioni sindacali e datoriali e dall’Abi alla presenza del ministro del Lavoro Nunzia Catalfo: sono le banche che per il primo mese stanno anticipando ai dipendenti che ne hanno diritto fino a un importo massimo di 1.400 euro per la Cig a zero ore riparametrata a 9 settimane (e in proporzione all’assegno cui si ha diritto, di importo minore per periodi di Cig più brevi o se si lavora part-time). Ma il lavoratore deve avere (o aprire) un conto corrente (con costi di gestione a suo carico), e firmare la clausola stabilita nell’accordo con l’Abi, che recita: «In caso di mancato accoglimento della richiesta di integrazione salariale, o allo scadere del termine dei sette mesi se l’Inps non avrà versato la somma, la banca potrà richiedere l’importo dell’intero debito relativo all’anticipazione al lavoratore che

provvederà ad estinguerlo entro trenta giorni dalla richiesta». Nel mese di aprile è stato raggiunto un accordo tra Inps e Abi per semplificare e accelerare l’accredito della Cig da parte delle banche previsto dal decreto Cura Italia. L’Istituto ha infatti velocizzato le pratiche di liquidazione degli ammortizzatori non richiedendo più il modello SR41 al lavoratore. Dal mese di aprile, pertanto, non è più necessario che le coordinate bancarie siano validate dalla banca e poi trasmesse all’Inps, ma sarà direttamente l’Istituto a verificare d’ufficio con la banca o le Poste la veridicità delle informazioni per l’accredito della cassa integrazione guadagni in pagamento diretto. Le novità sono contenute nel messaggio del 6 aprile, con cui l’Inps ha precisato che non è più necessaria la sottoscrizione e presentazione da parte del lavoratore del modello cartaceo contenente i dati relativi alla liquidazione della prestazione. Lo stesso messaggio ha semplificato, inoltre, il modulo telematico con cui le aziende comunicano i dati dei lavoratori per il pagamento dei trattamenti di integrazione del reddito.

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FINANZIARE L’IMPRESA

MA ALL’ESTERO LE IMPRESE SONO GARANTITE AL 100% Preservare i livelli occupazionali e scongiurare la chiusura delle aziende con finanziamenti a tempo di record e procedure ridotte all’osso: ecco come gli altri Paesi proteggono il proprio tessuto produttivo di Franco Oppedisano

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iovono soldi sull’aziende in tutto il mondo. Come spesso accade in natura, però, le perturbazioni meteorologiche non hanno tutte la stessa intensità. Da alcune parti diluvia e in altre è solo una pioggerellino leggera con la quale non ci bagna neppure. I finanziamenti alle imprese sono così: variabili per intensità, velocità di erogazione e modalità di accesso. Abbiamo visto cosa succede in Itlia, ma diamo un’occhiata anche oltre confine.

Germania Dal 4 aprile è partito il prestito, definito istantaneo dai tedeschi, interamente garantito del governo federale tedesco, per le medie imprese con più di dieci dipendenti. È pari a un massimo di 3 fatturati mensili, fino a 800mila euro per le aziende con più di 50 dipendenti e 500mila euro per lquelle con un organico fino a 50 persone. L’interesse è del 3% con una durata di dieci anni. Unica condizione: essere in utile nel 2019. Il denaro ha cominciato ad essere erogato il 6 aprile dall’equivalente tedesco di Cdp, la Kfw. La stessa che eroga un prestito che può arrivare fino a un miliardo di euro, garantito per l’80 o il 90% a seconda della dimensione dell’azienda. L’importo è limitato ad un massimo di 25% del fatturato annuo nel 2019 o al doppio dei costi salariali nel 2019.

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Francia Parigi è stata la prima nazione a pensare a una garanzia statale per i prestiti alle aziende, attivi dal 19 marzo al fine anno. L’importo può essere pari a tre mesi di fatturato o al corrispettivo di due anni di stipendio, con un massimo di 5 milioni di euro per le piccole medie imprese e di 15 milioni di euro per quelle più grandi che fatturano più di 1,5 miliardi di euro. Le Pmi devono fare un contratto di preprestito presso una banca, compilare un modulo, inviarlo a Bpifrance, la banca di investimento pubblica francese, per la convalida e attendere l’erogazione. Le banche hanno assicurato al Governo velocità nella istruzione delle pratiche e spese solo per ricoprire i costi. Non è richiesto nessun rimborso nel primo anno e, dopo dodici mesi, il prestito può essere restituito in un periodo che va da uno a cinque anni. Le grandi aziende devono contattate il Dipartimento del Tesoro via mail e possono ricevere prestiti garantiti dalla Stato fino a 15 milioni di euro.

Svizzera Dal 25 marzo le aziende possono ottenere prestiti garantiti dalla Confederazione. Quelle che hanno un fatturato fino a 5 milioni di franchi possono richiedere fondi fino a 500 mila franchi per finanziare solo la liquidità corrente.

I requisisti sono minimi ed è estremamente facile. Basta scaricare un modulo on line, compilarlo e inviarlo per mail alla banca che dopo una breve istruttoria metterà i soldi sul conto corrente. Il tasso è zero e il prestito interamente garantito. Le aziende più grandi possono ottenere fino a 20 milioni di franchi (al massimo il per 10% del giro d’affari). Il tasso d’interesse è lo 0,5% e il prestito è garantito dalla Confederazione per l’85%. Per questo oltre alla richiesta on line tramite un modulo, bisogna anche firmare un contratto di credito con la banca.

Stati Uniti Il Paycheck Protection Program, avviato il 3 aprile negli Stati Uniti, concede prestiti senza nessuna garanzia personale fino a 10 milioni di dollari ad aziende che hanno meno di 500 dipendenti (considerate Pmi negli Usa) e ha l’obiettivo dichiarato di proteggere i posti di lavoro. Il massimo importo concesso è la media dei costi del personale degli ultimi dodici mesi moltiplicata per 2,5. Il tasso d’interesse è l’1% e il prestito deve essere restituito antro due anni, ma diventa a fondo perduto se non si licenzia nessuno e non si abbassano gli stipendi dei dipendenti. Meno si licenzia e meno bisogna restituire. Tutta la procedura è online e l’amministrazione ha promesso di far arrivare il denaro in due settimane.


Intesa Sanpaolo mette sul piatto 50 miliardi Il ceo Carlo Messina: «Abbiamo il dovere di impegnare ogni risorsa per dare il massimo sostegno alle imprese e consentire loro, superate le difficoltà contingenti, di ripartire il prima possibile» di Paola Belli

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he sarebbe toccato alle banche sostenere il Sistema Paese è stato evidente sin dai primi momenti dell’emergenza. Così, senza attendere i provvedimenti governativi, il 24 febbraio Intesa Sanpaolo aveva già annunciato la sospensione per 3 mesi delle rate dei finanziamenti in essere (per la sola quota capitale o per l’intera rata) prorogabile per altri 3/6 mesi in funzione della durata dell’emergenza. Poi, il 17 marzo, ha messo a disposizione delle Pmi 15 miliardi di euro: 5 miliardi per nuove linee di credito aggiuntive rispetto a quelle preesistenti, della durata di 18 mesi, di cui 6 di preammortamento, con condizioni favorevoli, a partire dalle spese di istruttoria, e 10 miliardi di liquidità per i clienti, grazie a linee di credito già deliberate a loro favore e messe a disposizione per finalità ampie e flessibili. Non solo: Intesa Sanpaolo ha anche riservato alle imprese e professionisti associati a Confcommercio un plafond di 2 miliardi di euro, per sostenere le imprese con la finalità di garantire la gestione dei pagamenti urgenti e le esigenze immediate di liquidità. «In questa fase di estrema emergenza, abbiamo il dovere di impegnare ogni risorsa, per dare il massimo sostegno alle imprese italiane e consentire loro, superate le difficoltà

contingenti, di ripartire il prima possibile», ha spiegato Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo. «Mettiamo in campo un ammontare significativo di risorse, pari quasi a un punto di Pil. Possiamo farlo perché Intesa Sanpaolo ha le dimensioni, la solidità e una presenza capillare tali da consentire interventi di dimensioni straordinarie in tutti i territori del Paese, dando supporto a tutte le imprese». A conti fatti, anche grazie al Decreto Imprese, Intesa Sanpaolo ha elevato a 50 miliardi di euro l’ammontare di risorse in termini LA BANCA MOLTIPLICA LA LIQUIDITÀ A DISPOSIZIONE DELLE IMPRESE PER TUTELARE L’OCCUPAZIONE E FAR FRONTE AI PAGAMENTI

di credito messe a disposizione del Paese, confermandosi come punto di riferimento nell’erogazione di credito a famiglie e imprese. Un’attività che, a partire dalla conferma dei 450 miliardi di euro di affidamenti a livello di Gruppo, si è ulteriormente ampliata grazie ai nuovi impieghi, che nel solo mese di marzo hanno fatto crescere lo stock consolidato per una cifra pari a 5 miliardi di euro. Le erogazioni a medio e lungo termine, a sostegno degli investimenti di famiglie e imprese, nei primi 3 mesi dell’anno sono stati pari a 15 miliardi di euro a livello di Gruppo.

CARLO MESSINA, CEO DI INTESA SANPAOLO

La Banca, in particolare, moltiplica la liquidità messa a disposizione delle imprese in questa fase di eccezionale emergenza, consentendo loro di tutelare l’occupazione e di far fronte ai pagamenti nonostante la progressiva riduzione o addirittura assenza di fatturato. «Il nostro obiettivo è salvaguardare il valore del Made in Italy, l’eccellenza delle filiere produttive, la forza del nostro export», ha sottolineato Carlo Messina. «Siamo convinti che le capacità e la resilienza degli imprenditori italiani consentiranno al nostro sistema produttivo di recuperare rapidamente terreno e di riposizionarsi in maniera vincente nello scenario che emergerà dalla crisi. La forza della nostra Banca e delle persone che ne fanno parte continuerà ad essere al fianco delle imprese e delle famiglie, con 450 miliardi di credito accordato, pari a oltre il 25% del Pil italiano» E anche per i finanziamenti sotto i 25mila euro garantiti al 100% dallo Stato, Intesa Sanpaolo garantisce tempi rapidissimi: per l’erogazione si va dalle 24 alle 72 ore. Le condizioni? Decisamente interessanti: da un tasso di interesse minimo dello 0,04% con scadenza a 3 anni e preammortamento di 2 anni fino a un massimo dell’1,13% con scadenza 6 anni e preammortamento 2 anni.

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FINANZIARE L’IMPRESA

«LO STATO GARANTISCA PURE IL FACTORING» In questo periodo, incassi e pagamenti mettono a dura prova le risorse finanziarie delle aziende. Così Assifact ha proposto al Governo di intervenire sui debiti e sui crediti commerciali delle imprese di Sergio Luciano

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n questi tempi di crisi è sul capitale già previsto in risposta alla crisi in altri pacircolante che si scaricano le tensioesi comunitari, rappresenta una efficace ed ni di liquidità delle imprese: incassi immediata soluzione alle criticità poste per e pagamenti commerciali manifestano ritardi le imprese dall’emergenza virus. L’utilità di che mettono e metteranno a dura prova le tali tecniche nel contesto attuale è già stata risorse finanziarie disponibili e rendono e evidenziata anche da fonti autorevoli», cioè renderanno, in previsione futura, difficoltoso Andrew Bailey, Governatore della Bank of il ricorso ad affidamenti di natura autoliquiEngland, in un’intervista al Guardian del 16 dante in presenza di clientela che può divenimarzo 2020. re insolvente»: si legge così in un documento «Da noi, per ora (22 aprile, ndr), lo scudo di pochi giorni fa, regovernativo è stato RONY HAMAUI, PAST-PRESIDENT alizzato da Assifact, molto limitato – comDI ASSIFACT: «DA NOI PER IL MOMENTO l’associazione tra le menta Rony Hamaui, LO SCUDO GOVERNATIVO società italiane attive presidente di BanÈ STATO MOLTO LIMITATO» nel factoring. ca Intesa for value e «Le imprese sono costrette a far leva sugli past-president di Assifact, del cui comitato affidamenti bancari che ben presto, però, si esecutivo è componente - E quindi anche il rilevano insufficienti a sostenere le mutate factoring è in difficoltà, perché sul mercato esigenze finanziarie. Appare, quindi, cruciale iniziano a scarseggiare le fatture, cioè manfornire alle imprese i mezzi finanziari di cui ca proprio la materia prima. Sono state stahanno bisogno per far fronte ai pagamenti te fatte pressanti richieste per ottenere che commerciali, anche per mantenere immutaanche per il factoring ci fosse una almeno to il merito creditizio ed evitare un ricorso parziale garanzia statale, una copertura. Si è eccessivo agli affidamenti (…). Il ricorso al anche chiesto che tutte le pubbliche ammifactoring, pro soluto e pro solvendo, supnistrazioni concedessero ai loro fornitori il portato da una garanzia statale, cosi come diritto alla cessione del credito. Ma finora non

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è accaduto nulla».Assifact non demorde e, nel suo studio, ribadisce con forza la sua proposta: «L’industria del factoring, naturale attore di riferimento per il supporto gestionale e finanziario alle transazioni di natura commerciale delle imprese, è pronta a fornire il proprio contributo all’economia reale con un intervento di sistema supportato da garanzia statale ed ispirato a quanto già attuato con la Piattaforma per la Certificazione dei Crediti. Attraverso l’istituzione di un apposito fondo di garanzia per la “cessione di crediti” e nell’ambito di un plafond specifico con appropriati meccanismi di funzionamento, lo Stato può intervenire garantendo l’importo in conto capitale dei debiti commerciali delle imprese che sono stati o vengono ceduti pro soluto a banche e intermediari finanziari (“factor”), riducendo tempi e costi di accesso e liberando così ulteriore capacità di credito per le imprese». Queste misure potrebbero essere immediatamente adottate con decreto ministeriale, ai sensi del comma 9 dell’art. 49 del decreto legge “Cura-Italia”, fatti salvi eventuali interventi più favorevoli (a condizione che sia pre-


servato il coinvolgimento delle imprese oggi non ammesse al Fondo di garanzia Pmi). La proposta Assifact si articola su due versanti. Il primo è quello relativo ai debiti commerciali delle imprese acquirenti già ceduti, che potrebbero essere garantiti con le caratteristiche indicate di seguito: 1. Il debitore ha debiti in essere, per cessioni notificate, verso il factor in scadenza fra il 29 febbraio 2020 e il 30 settembre 2020. 2. Il debitore non presenta alla data della richiesta esposizioni classificate come deteriorate ai sensi della disciplina applicabile agli intermediari creditizi. 3. Il debitore riconosce incondizionatamente il debito rappresentato dalle fatture cedute e autocertifica carenze di liquidità dovute alla sospensione dell’attività a causa delle misure di contenimento del contagio. 4. Su richiesta del soggetto finanziatore, i crediti riconosciuti e dotati della suddetta autocertificazione sono ammessi, senza valutazione, alla garanzia del fondo “cessione di crediti” sino al 90% dell’importo in conto capitale dei debiti commerciali. 5. Il factor provvede a dilazionare, a condizioni da definire e comunque agevolate, il credito per tutta la durata della garanzia dello Stato. La cessione dei crediti oggetto di dilazione non è revocabile (…). 6. Il factor rende disponibili per l’impresa cedente ulteriori anticipazioni su crediti sino a concorrenza dei crediti commerciali assistiti dalla garanzia dello Stato. La proposta di Assifact si riferisce poi anche ai crediti commerciali delle imprese fornitrici non ancora sorti e/o non ancora ceduti, con le caratteristiche seguenti: 1. Il cedente ha crediti commerciali in scadenza entro il 30 settembre 2020 che intende cedere ad un factor. 2. Il cedente e il debitore non presentano alla data della richiesta esposizioni classificate come deteriorate presso l’intermediario. 3. Il debitore riconosce incondizionatamente il debito rappresentato dalle fatture cedute e autocertifica carenze di liquidità dovute alla sospensione dell’attività a causa delle misure di contenimento del contagio. 4. Il factor acquista i crediti commerciali delle imprese riconosciuti dal debitore e dotati della suddetta autocertificazione. Tale cessione non è revocabile (…).

5. Su richiesta del soggetto finanziatore, i crediti riconosciuti e dotati della suddetta autocertificazione sono ammessi, senza valutazione, alla garanzia del fondo “cessione di crediti” sino al 90% dell’importo in conto capitale dei debiti commerciali. 6. Il factor provvede a dilazionare automaticamente, a condizioni da concordare e comunque agevolate, il credito per tutta la durata della garanzia dello Stato. 7. Il factor rende disponibili per l’impresa cedente ulteriori anticipazioni su crediti sino a concorrenza dei crediticommerciali assistiti dalla garanzia dello Stato. Con una dotazione di 5 miliardi di euro per il fondo a garanzia delle cessioni di credito pro soluto come sopra indicato – sintetizza lo studio Assifact – si può rimettere in moto la “macchina dei pagamenti”, movimentando flussi finanziari fino a 80 miliardi. «Nell’attesa che questa proposta venga accolta – osserva Hamaui - alcune società di factoring stanno anche cercando di allargare comunque un po’ i cordoni, anticipando i contratti invece che le fatture, e si sta cercando di capire se almeno sul pro-solvendo si possono usare le garanzie Sace. Ma è certo che se l’economia non gira, anche il factoring si ferma».

Che fare, allora, se lo Stato non s’impegna di più? «Io non credo che si possa risolvere tutto col debito – dice Hamaui - È il momento di monetizzare un po’ di più questo debito. Nessuna economia può reggersi con un livello di debito alto come quello che rischiamo di raggiungere, alla fine i soldi vanno restituiti e non è detto che la ripresa arrivi così forte da permettercelo. Per questo io dico che la Bce e in genere le banche centrali oltre a comprare debito dovrebbero cancellarne parte all’erario pubblico. La storia ci consegna numerosi precedenti di questo genere. O si fa tesoro degli insegnamenti del passato, o non si risolverà nulla. La vera battaglia non è, a mio avviso, sugli eurobond ma sulla cancellazione di una parte del debito. Perché la domanda è: quando usciremo da questo tunnel, potremo riprendere la vita di prima? Viaggiare, andare al ristorante, al teatro o al cinema? Molti importantissimi settori economici continueranno a soffrire: il turismo, la cultura, lo spettacolo, in parte anche la moda. Tutta la socialità resterà a lungo compressa e la socialità pesa tantissimo sulla nostra economia… Mi conforta solo che i mercati non sembrano più così preoccupati come all’inizio, speriamo abbiano ragione loro…».

IN QUESTA CRISI È SUL CAPITALE CIRCOLANTE CHE SI SCARICANO LE TENSIONI DI LIQUIDITÀ DELLE IMPRESE 71


FINANZIARE L’IMPRESA

Perché la banca è un’impresa in prima linea sull’emergenza Per garantire liquidità alle imprese, Banca Ifis ha messo in campo una serie di agevolazioni che vanno oltre l’accordo tra Governo e Abi. Garantendo l’operatività completa nonostante la gestione da remoto di Paola Belli

L’

emergenza non è solo sanitaria: è la liquidità. Lo è per tutti: dai privati alle imprese. Secondo Cerved ne potrebbero fallire almeno 500mila e non saranno certo gli annunci di Dpcm sfornati uno dopo l’altro a salvarle. Così, le banche sono scese immediatamente sulla prima linea a tamponare l’emergenza: sono loro, in questo momento, a cercare di sostenere le Pmi, la spina dorsale del Paese. Ma anche le banche sono imprese. «Ci troviamo davanti a un’emergenza di lungo periodo. Abbiamo allargato il nostro comitato di crisi facendolo diventare permanente: all’inizio ci si riuniva più volte al giorno e ora il confronto è settimanale», spiega a Economy Luciano Colombini, amministratore delegato di Banca Ifis, il gruppo bancario leader nello speciality finance, fortemente focalizzato su corporate banking e leasing operativo e finanziario oltre al supporto del credito commerciale a breve termine (factoring). «Siamo riusciti a mettere in smart working il 95% del nostro organico, oltre 1700 persone su 1800», continua Colombini. «Abbiamo dovuto riorganizzare il nostro lavoro con l’obiettivo non solo di mantenere l’azienda vitale, ma anche il personale motivato». Così, oltre a incentivare il lavoro da remoto, anche rendendo disponibili ulteriori posta-

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zioni di lavoro, con immediata applicazione alle situazioni di maggiore “fragilità”, la Banca ha incentivato l’utilizzo di periodi di ferie, uso della banca ore e turnazione, ha chiuso le filiali nei territori più critici attivando le procedure di gestione del portafoglio clienti da remoto, ha esteso la copertura assicurativa sanitaria anche per il Covid-19. Non solo: «Abbiamo lavorato molto anche sulla comunicazione interna con iniziative che ci stanno consentendo tenere unita la squadra, con una newsletter quotidiana, “Ripartiamo da qui”, con le principali notizie economico-fiPER FAR FRONTE ALLA CRISI, BANCA IFIS OFFRE AI DEBITORI CEDUTI DILAZIONI DI PAGAMENTO DI ULTERIORI 60 GIORNI OLTRE I TERMINI

nanziarie dall’Italia e dal mondo, incluso lo stato di fatto sui vari decreti, tradotti in un linguaggio comprensibile a tutti. Come da tutte le crisi, abbiamo cercato di coglierne le opportunità, coinvolgendo tutti in un filo diretto. E all’interno dell’Intranet è stato creato un “wall digital” a tema “Mostraci la tua agilità. Fai uno scatto”, con le foto ricevute dai colleghi in videoriunione con tutti i progetti vissuti o decisi in call». Lavorare bene sul fronte interno per essere reattivi su quello esterno. Ovvero il ruolo

LUCIANO COLOMBINI, A.D. DI BANCA IFIS

attivo nel sostenere le Pmi, che Banca Ifis ha confermato una volta di più nel piano industriale presentato a gennaio, che prevede nuovi investimenti in risorse umane e IT e il rafforzamento della presenza nei territori a forte incidenza di Pmi virtuose. Ovvero Nordest, Lombardia ed Emilia Romagna. «Abbiamo subito aderito alle iniziative di sistema contenute nel decreto “Cura Italia” e nell’Accordo sul credito Abi», prosegue l’a.d. Luciano Colombini, «anche se Banca Ifis prima d’ora non aveva mai aderito ad alcun accordo Abi con oggetto “moratoria”. Non solo: abbiamo ritenuto utile adottare misure analoghe anche per i clienti che non presentano i requisiti previsti dall’accordo». Qualche esempio? «Dato che siamo specializzati in alcuni settori, come il factoring, abbiamo deciso, per i debitori ceduti, di allungare le dilazioni di pagamento di ulteriori 60 giorni oltre i termini contrattuali. Ci sono filiere che stanno reggendo, come quella alimentare, ma altre, come turismo e trasporti, sono molto colpite. Peraltro, non ci sono solo le Pmi in difficoltà: anche imprese importanti e sane hanno bloccato il lavoro. Per le aziende di dimensioni diverse da quelle interessate dall’accordo abbiamo deciso di spostare in coda al piano le rate di ammortamento, specie per i settori


L’INTERESSE DEL PAESE È ANCHE IL NOSTRO. SENZA CREDITO NON C’È RIPRESA ECONOMICA più colpiti, come quello delle costruzioni. Iniziamo a spostare le rate, poi nei prossimi mesi andremo a decidere con l’azienda come fare per il ripianamento». Insieme alle banche, in prima linea anche le farmacie: «Abbiamo impostato linee di credito per le farmacie in crisi di liquidità per gli effetti del coronavirus. Si tratta di linee completamente “in bianco”, senza garanzie da parte di terzi. Il fido potrà essere rimborsato fino

a 18 mesi». Nel momento in cui andiamo in te di non evidenziare i rapporti in Centrale stampo Banca Ifis ha risposto con entusiarischi. Non dobbiamo fare accantonamenti e smo alla chiamata di Veneto Sviluppo, la fiquindi non siamo penalizzati». nanziaria della Regione Veneto, nel supporCerto, anche per un’istituto sano come Banto finanziario alle piccole e medie imprese ca Ifis, che ha chiuso il 2019 con un utile del aterritorio. Dalla teoria alla pratica ci netto d’esercizio di Gruppo a quota 123,1 vogliono solo 24 ore. «Qualche giorno di più milioni di euro, confermando il suo posiper il factoring e le operazioni più compleszionamento degli ultimi dieci anni al quarto se, ma siamo perfettamente in grado di soposto tra le banche italiane quotate in terstenere l’istruttoria attraverso al modalità mini di utile generato senza fare ricorso ad del dialogo online», specifica l’amministraaumenti di capitale, il rischio di erogare cretore delegato di Banca Ifis. «Stiamo valutandito non garantito al 100% dallo Stato è più do ulteriori e specifici interventi su clienti alto: «È chiaro che anche la banca è un’imin stato di difficoltà. Ciò che monitoriamo presa», conferma Colombini. «Il rischio di in questo momento è una triplicazione dei credito è molto probabile che aumenterà contatti di richieste di finanziamenti per la perché è possibile che i nostri clienti avranliquidità: le richieste arrivano tutte dal web no delle difficoltà. D’altra parte è il nostro e prevalentemente da Facebook». lavoro aiutare chi ha una difficoltà finanBanca Ifis, come tutti gli istituti bancari ziaria e deve scavallare questo momento coinvolti nell’emergenza da coronavirus, di chiusura o di rallentamento. Ma deve dovrà rinunciare a avere la possibilità ALL’INIZIO DELLA PANDEMIA qualunque spesa di di proseguire nella LE RICHIESTE DI FINANZIAMENTI istruttoria e di allesua attività. Stiamo PER LA LIQUIDITÀ SONO TRIPLICATE stimento della pratifacendo la nostra E SONO ARRIVATE TUTTE DAL WEB ca per tutti i finanziaparte e ci stiamo anmenti che non andranno a buon fine. «È il che interrogando su ulteriori nuove idee». nostro contributo alla crisi», dice ColombiTra le misure di sostegno finanziario per le ni. «In compenso la Banca d’Italia ci consenimprese che la banca sta mettendo in campo ci sono anche dei finanziamenti agevolati a tutte le imprese clienti che hanno convertito o vogliono riconvertire parte delle loro linee produttive a sostegno dell’emergenza sanitaria: produzione mascherine, gel igienizzanti, materiale tecnico per la protezione civile, componentistica di macchinari per l’ossigenazione dei pazienti, trattamento del plasma e degli emoderivati. Persino produzione di ambulanze. A questi clienti, la Banca avvierà delle linee di credito dedicate a questi specifici contratti a condizioni di particolare favore. «Cerchiamo di fare la nostra parte, consapevoli che qualcosa sul campo lasceremo. Ma l’interesse del Paese è anche il nostro: se l’economia implode non avremo più clienti con cui lavorare». Villa Furstenberg a Mestre (Venezia), sede legale e direzione generale di Banca Ifis

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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

I conti in salute della sanità privata Il sistema convenzionato ha messo a disposizione nella crisi circa 1.300 posti letto di terapia intensiva, grazie a una gestione efficiente e sostenibile e all’affidabilità documentata dall’Nsa Economy Ranking di Davide Passoni

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el momento in cui il sistema sanitario da sempre adottano un sistema sanitario di pubblico è stato messo sotto fortissiprevalente natura privata. ma pressione dall’emergenza causata In questo settore vi sono realtà solide da un dal Coronavirus, la componente privata della punto di vista finanziario e patrimoniale, disanità italiana è stata chiamata a fare la propria stribuite su tutto il territorio nazionale, che parte. Come comunicato dall’Aiop, l’Associal’Nsa Economy Ranking ha classificato in una zione Italiana Ospedalità Privata, fin dai primi speciale graduatoria riportata nella tabella a giorni dell’emergenza il sistema ha messo a difronte. Tra queste aziende vi è la società coosposizione del Governo e delle singole regioni perativa Medi.Ter di Fiumicino, in provincia circa 1.300 posti letto - pari al 16% della rete di Roma: «Non ci sono particolari segreti per complessiva dei posti di terapia intensiva del i nostri risultati - dice Ambra Pedrocco, socio Sistema sanitario nazionale - e circa 40mila podi Medi.Ter insieme a Roberta Nizzi, Cornesti letto per acuti, il 22% di quelli presenti sul lia Ionescu e Liudmila Rajnovska -. Abbiamo territorio italiano. La sanità privata che in Italia scelto di equilibrare servizi di qualità alta a fa capo all’Aiop conta oltre 550 strutture, che prezzi accessibili. Siamo soci lavoratori e ci coprono circa il 20% dei posti letto totali, con impegniamo ogni giorno affinché la cooperasignificative variazioni tiva funzioni al meglio, regionali, e annovera L’ASSOCIAZIONE ITALIANA OSPEDALITÀ nel nostro interesse e 100mila lavoratori PRIVATA CONTA OLTRE 550 STRUTTURE nell’interesse di chi si CHE OCCUPANO 100MILA LAVORATORI sanitari non medici e rivolge a noi. EroghiaNON MEDICI E 12MILA PROFESSIONISTI 12mila professionisti. mo tutti i tipi di visite Le Regioni nelle quali il privato fornisce un conspecialistiche tenendo i costi bassi perché nel tributo più significativo (superiore al 40%) alla nostro territorio è un fattore importante, che produzione dei servizi sanitari sono quelle del aiuta; riusciamo a farlo senza rinunciare alla Nord - con l’esclusione del Trentino Alto Adige qualità, perché con noi collaborano specialisti e della Valle d’Aosta - e il Lazio. di alto livello, scelti attraverso una selezione L’Italia è uno degli stati Ocse con un’incidenza rigorosa. Inoltre, abbiamo dal 2004 la certifidella spesa sanitaria pagata di tasca propria cazione di qualità e posso dire che lavoriamo dai cittadini più elevata e rientra nei Paesi veramente in qualità, è ciò che ci distingue dai cosiddetti medio-alto spendenti. In base a concorrenti: noi siamo i modelli che ci hanno questa dinamica, nel nostro Paese, pur in predato, crediamo in quello che abbiamo fatto e senza di un servizio sanitario fortemente pubfacciamo: è così che arrivano i risultati». blico, l’incidenza delle spese per la salute che i Il dott. Massimo Bobbio è invece il direttore cittadini sono chiamati a pagare direttamente sanitario del Centro Odontoiatrico Dr. Bobbio nel momento del bisogno è più che doppia ridi Genova: «Il nostro bacino di utenza è terrispetto a quella registrata negli Stati Uniti, che toriale e conta prevalentemente sulla fideliz-

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l 40% dei servizi sanitari in Italia è affidato a strutture private che ne erogano il 16% in convenzione con il Ssn e il 24% in regime di pura solvenza. Si tratta di aziende caratterizzate in buona parte da una forte cultura di impresa che, molto spesso, godono di una importante solidità patrimoniale. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.

zazione dei nostri pazienti. In campo odontoiatrico abbiamo sicuramente un vantaggio legato al passaggio generazionale: nei quasi 70 anni di vita sul territorio abbiamo non solo garantito continuità e presenza, ma siamo riusciti a unire l’esperienza con l’aggiornamento continuo di noi odontoiatri. Il ricambio generazionale ci ha costantemente motivato ad aggiornare tecniche e attrezzature per offrire la miglior qualità del servizio possibile. Infine, il contesto familiare che ci caratterizza ci ha sempre consentito di fare scelte oculate in ambito economico».


Strutture sanitarie private - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE POLIAMBULATORIO DELLA MISERICORDIA DI SESTO STUDIO DI RADIOLOGIA E ROENTGENTERAPIA LIDO OSTIA SALUS S.R.L. LABORATORIO ANALISI CLINICHE DELLE VALLI S.R.L. SYNLAB LAZIO S.R.L. LABORATORIO ANALISI LEPETIT S.R.L. AL PARCO SOCIETA’ COOPERATIVA SOCIALE - ONLUS DELTA IMPLANTS S.R.L. CASA DI RIPOSO SAN PATRIZIO S.R.L. MEDI.TER SOCIETA’ COOPERATIVA EL.SI.DA. SRL POLIAMBULATORIO SAN GAETANO S.R.L. MEDICLINIC S.R.L. PARK VILLA NAPOLEON - CASA DI CURA PRIVATA - SRL POLIAMBULATORIO EUGANEA MEDICA S.R.L. TECNOMED TRENTO S.R.L. CENTRO DI TERAPIA IONOFORETICA S.R.L. CHECK - UP SERVICE S.R.L. SERVIZI SOCIALI TRIVENETI SOC. COOPERATIVA SOCIALE DELTA MEDICA S.R.L. CHIROS - CENTRO FISIOTERAPEUTICO E RIABILITATIVO SAN CRISTOFORO GESTIONE CENTRO MEDICO S.R.L. IL PARCO COOPERATIVA SOCIALE - ONLUS SANT’ANDREA SRL DP 21 S.R.L. CENTRO DIAGNOSTICO VARESINO S.R.L. CDV DIA S.R.L. CENTRO MEDICO SME - DIAGNOSTICA PER IMMAGINI S.R.L. ABSEI SRL CENTRO ODONTOIATRICO DR. BOBBIO S.R.L. CENTRO MINERVA S.R.L. CASA DI SALUTE IGNAZIO ATTARDI S.P.A. RICERCHE RADIOLOGICHE S.R.L. MEDICAL CENTER - CENTRO DI RECUPERO E GERIATRICO CENTRO RADIOLOGICO LUCANO S.R.L. VILLA MARGHERITA CER.LAB. S.R.L. VELLAR SOCIETA’ TRA PROFESSIONISTI S.R.L. SEEN S.R.L. MAJOR LAB S.R.L.

FATTURATO

INDIRIZZO

3.608.257 € 3.442.985 € 2.941.220 € 2.548.082 € 2.476.855 € 1.998.924 € 1.920.511 € 1.774.513 € 1.718.633 € 1.700.117€ 5.236.154 € 5.020.690 € 4.485.236 € 4.437.824 € 4.376.180 € 4.285.246 € 3.418.193 € 3.053.237 € 2.893.826 € 2.834.861 € 6.632.521 € 3.249.011 € 3.175.546€ 2.794.974 € 2.756.473 € 2.735.196 € 2.524.595 € 2.526.262 € 2.267.960 € 241.961 € 4.573.022 € 4.479.547 € 3.369.436 € 3.168.625 € 3.122.616 € 3.052.036 € 3.035.361 € 2.527.272 € 2.430.981 € 2.247.918 €

Sesto Fiorentino (FI) Roma Frosinone (FR) Roma Roma Roma Roma Perugia (PG) Roma Fiumicino (Roma) San Giovanni in Persiceto (BO) Thiene (VI) Pozzonovo (PD) Venezia (VE) Albignasego (PD) Trento (TN) Bologna (BO) Reggio nell’Emilia (RE) Bassano del Grappa (VI) Monselice (PD) Torino (TO) Brescia (BS) Carate Brianza (MB) Milano (MI) Milano (MI) Varese (VA) Varese (VA) Busto Arsizio (VA) Milano (MI) Genova (GE) Napoli (NA) Santo Stefano Quisquina (AG) Molfetta (BA) Benevento (BN) Matera (MT) Palermo (PA) Napoli (NA) Benevento (BN) Aversa (CE) Mugnano di Napoli (NA)

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DI NECESSITÀ VIRTÙ: COSÌ IL COVID TRASFORMA L'INDUSTRIA

STORYLEARNING,

Le mascherine prodotte dalle case di moda, i gel disinfettanti dalle distillerie, i ventilatori polmonari dai marchi automobilistici: ecco la riconversione industriale dell'economia di guerra

COSA INSEGNANO QUESTE STORIE Quando il Paese chiama, il Paese risponde. Mentre l'emergenza alzava muri fra nazioni nel panico per la penuria di dispositivi di protezione, disinfettanti, respiratori, le aziende italiane non sono restate a guardare: chi ne aveva la possibilità ha immediatamente rinconvertito la propria produzione per fronteggiare la crisi. Proprio come avvenne durante la guerra.

di Davide Passoni

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on questo decreto si pone una questione che dall'emergenza economica ci fa entrare nell'economia di guerra». Così si esprimeva il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia commentando a caldo il Dpcm del 22 marzo, con il quale il governo definiva quali attività sarebbero state chiuse per contrastare l'emergenza Covid-19. L’espressione “economia di guerra” non si riferisce infatti all'economia nel periodo bellico in generale, ma all'adeguamento del sistema economico alle necessità della guerra. E quella contro il Coronavirus è una guerra. In Italia dal 1939 al 1943 gli occupati nell’industria crebbero da 770mila a 1 milione e 200mila e gli stabilimenti impegnati nel settore bellico passarono da 900 circa a quasi 1800, dei quali solo una trentina impiantati ex novo: ciò significa che tutti gli altri furo-

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no convertiti dall’uso civile. Proprio la conversione alla produzione di beni necessari a combattere la guerra contro il Coronavirus ha dimostrato la capacità di reazione delle imprese italiane, che nella crisi hanno visto l’opportunità di aiutare il Paese e di salvaguardare impieghi e fatturati.

Il gran ballo delle mascherine Gli oggetti di cui più si sono avvertite la necessità e la carenza nei giorni dell’emergenza e anche dopo, sono state le mascherine. Detto che i modelli più avanzati, in dotazione al personale sanitario in primissima linea, necessitano di filiere produttive appannaggio di imprese specializzate, è stata necessaria una gran quantità di pezzi più basici che impedissero il passaggio di saliva durante i contatti ravvicinati. Ecco dunque che, per realizzarle, molte aziende operanti nel settore tessile e

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STORY-LEARNING

GIUSEPPE MIROGLIO

moda hanno convertito alcune linee di produzione già esistenti, in alcuni casi modificando la composizione dei tessuti con cui lavoravano per le loro produzioni ordinarie. Così ha fatto Modaimpresa, azienda tessile molisana, che in pochi giorni ha realizzato un prototipo poi perfezionato sulla base di indicazioni ricevute da una clinica. «Fino ai primi di marzo eravamo focalizzati sulla creazione e la distribuzione di abbigliamento alto di gamma, per marchi del calibro di Isola Marras e Care Label - ci dice l’amministratore delegato Romolo D’Orazio -. Siamo stati travolti dal Coronavirus mentre eravamo in consegna con gli ordinativi della primavera-estate 2020 e in fase di raccolta ordini per le prossime collezioni. Siamo stati bloccati e vicini alla chiusura: in azienda abbiamo 35 persone e 70-80 nell’indotto che rischiavano di restare a casa. Poi un amico, che dirige una clinica a Isernia, mi ha contattato prima per sapere se conoscevo qualcuno che potesse fornire delle mascherine, poi mi ha chiesto di provare a crearle. Ne abbiamo preparate alcune, le abbiamo fatte testare al suo personale e dopo averle affinate, in due-tre giorni siamo partiti con un primo ordine di 40mila pezzi. Sono realizzate con cotone lavabile e con un filtro interno estraibile e riutilizzabile dopo

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SANDRO VERONESI

essere stato disinfettato. Ora abbiamo parte dell’azienda dedicata a questa produzione e, passata l’emergenza, vorrei convertire una linea alla confezione di abbigliamento sanitario, non solo mascherine ma anche cuffie e camici. Oggi ho raggiunto due obiettivi: dare un servizio al mio Paese e salvaguardare i posti di lavoro». Anche la Artemisia di Castel Goffredo (Mn) fino allo scoppio dell’epidemia produceva abbigliamento, collaborando con brand come EA7, MaxMara, Calzedonia. Un’azienda con un fatturato di 6 milioni, 20 dipendenti interni e un centinaio esterni: «Che cosa facciamo ora? Mascherine, mascherine, mascherine - ci dice il titolare, Stefano Bottura -. Quando ho provato sulla mia pelle, parlando al telefono con gli operatori sanitari, l’esigenza di avere un capo da indossare che li facesse sentire in qualche modo coperti, ho deciso di procedere con uno sviluppo di mascherina in tessuto con trame differenziate a spessore variabile per dare forma, confort e sufficiente filtraggio, abbinando fibre e trattamenti speciali rendendole antibatteriche e idrorepellenti. Producendo circa 35mila mascherine al giorno abbiamo cercato di accontentare tutti in tempi brevi». Se Modaimpresa e Artemisia hanno dimen-

sioni contenute, la risposta data dal Gruppo Miroglio alla “campagna per le mascherine” è stata in linea con le capacità industriali di uno dei grandi nomi del tessile italiano. Il gruppo è stato tra le prime realtà piemontesi a rispondere alla richiesta di mascherine da parte della Regione e, utilizzando la tecnologia e le competenze della Stamperia di Govone (CN) e dell’Atelier Miroglio Fashion, ha convertito rapidamente una parte della propria linea alla produzione dei presidi. Si tratta di mascherine in cotone ed elastan, trattate con prodotti idrorepellenti e antigoccia, che si possono lavare e riutilizzare più volte. La lavorazione del tessuto avviene nella Stamperia di Govone, la produzione è fatta dall’Atelier Miroglio Fashion di Alba e dai suoi partner in Italia. «Tutto ciò è stato possibile grazie al know-how di Miroglio, che attraversa l'intera catena di approvvigionamento della moda, dal trattamento del tessuto, alla creazione e alla logistica - dice Alberto Racca, ad del Gruppo -. Miroglio è aperto a espandere la propria produzione stringendo collaborazioni con tutti gli attori coinvolti nella filiera della moda». Ancora dal settore moda è arrivato l’impegno di Calzedonia. Dal 23 marzo, il gruppo guidato da Sandro Veronesi ha destinato alla realizzazione di mascherine e camici il proprio stabilimento di Avio (Tn), lo stabilimento Falconeri di Gissi (Ch) e le sue unità produttive in Croazia. Un’operazione che ha comportato l’acquisto di macchinari speciali per la creazione di una linea semi-automatica e la formazione delle cucitrici per affrontare il nuovo tipo di produzione.

Il lusso di aiutare l’Italia Il Gruppo Armani ha attuato la conversione di tutti i propri stabilimenti produttivi italiani per la realizzazione di camici monouso destinati agli operatori sanitari, mentre Richemont ha messo a disposizione le risorse della sua filiera di pelletteria per produrre maschere protettive. Il brand padovano Myyour ha sposta la produzione dagli arredi di design ai dispositivi ospedalieri sfruttando il brevetto


Lo stabilimento Siad di Osio, in provincia di Bergamo

Poleasy, un polietilene facilissimo da igienizzare. E ancora: la distilleria di Cannelli (At) del Gruppo Pernod Ricard, di cui fa parte lo storico amaro Ramazzotti, e lo stabilimento di Martini a Pessione hanno convertito la propria produzione realizzando un disinfettante per mani da distribuire localmente. Anche il Gruppo Illva Saronno, multinazionale italiana conosciuta per l’originale Liquore Disaronno, ha deciso di riconvertire parte della sua produzione per realizzare gel disinfettante per mani. Così la Casoni Fabbricazione Liquori spa, storico liquorificio di Finale Emilia (Mo), ha dedicato una parte degli impianti dall'imbottigliamento di alcolici da mescita a quella di alcol etilico, ingrediente indispensabile per la produzione di igienizzanti per le mani. E poi ci sono i terzisti italiani che lavorano per i marchi del lusso che hanno messo a disposizione del sistema anti-Covid-19 ingegno, volontà e mezzi. È il caso della Bc Boncar di Busto Arsizio (Va), che produce packaging luxury per note case di moda nazionali e internazionali. Tra questi prodotti hanno acceso

una lampadina nella testa dei titolari, Paolo Bonsignore e Anna Laura Carella, i sacchettini in tessuto che contengono occhiali, gioielli e affini. «L’idea di fare qualcosa è venuta a me intorno all’8 di marzo - racconta Bonsignore a Economy -, quando ho cominciato a percePERSINO LE DISTILLERIE HANNO RICONVERTITO PARTE DELLE LORO LINEE PRODUTTIVE PER FORNIRE ALCOOL E GEL DISINFETTANTI

pire l’entità di quello che stava succedendo e a vedere casi di sciacallaggio, con imprese che lucravano sul prezzo delle mascherine. In azienda lavoriamo con tessuti particolari, ne conosco bene le caratteristiche e ho capito che potevamo creare qualcosa di utile, per proteggere almeno clienti e fornitori che erano sprovvisti di mascherine, anche se non sono presidi chirurgici. Li ho contattati via mail dicendo che avrei potuto fornire loro dei pezzi prodotti da me: in pochissimi giorni sono esplose sia le richieste sia il riscontro mediatico e sono stato chiamato dal sindaco di Busto Arsizio, che si è messo a disposizione. Da lì è cominciata la fornitura alle farmacie municipalizzate e alle piccole imprese della città e in breve la richiesta si è allargata, con contatti da tutta Italia». Lavorando solo a

copertura dei costi e per evitare di farli lievitare potenziando la logistica per soddisfare le richieste che venivano da tutta Italia, Bonsignore si è attivato per affrontare la seconda fase dell’emergenza: «A chi mi chiamava ho chiesto di farmi contattare dal sindaco della propria città, in modo da centralizzare le richieste e, in base a esse, fornire ai vari territori il know-how e la possibilità di produrre in loco, senza far muovere i camion. Io e mia moglie siamo orgogliosi di aver reinventato un’azienda in 15 giorni e di essere stati seguiti da tutti i nostri collaboratori, che hanno allungato i turni e raddoppiato gli sforzi per far fronte alla produzione». Obiettivo: respirare Non hanno a che fare con le mascherine, invece, i casi di imprese agli antipodi per business e, soprattutto, per dimensioni: Fca, Ferrari, Tenaris, Siad, Sapio e la bresciana Isinnova. L’azienda di Maranello, insieme a Fiat e Marelli, ha iniziato una collaborazione con la bolognese Siare Engineering International, l’unica azienda italiana che realizza ventilatori polmonari, per aiutarla a far passare la propria produzione da 150 a 500 pezzi al mese per quattro mesi, fornendo i componenti strategici necessari alla loro produzione.

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Isinnova si è ritrovata in pochi giorni da brillante ma sconosciuta società di consulenza per lo sviluppo di business, prodotti e idee imprenditoriali, a essere sulle televisioni di tutta Italia e di mezzo mondo per un’idea tanto semplice quanto efficace: la progettazione, la stampa in 3D e il brevetto di una valvola che, connettendo a un respiratore una maschera da snorkeling di Decathlon l’ha trasformata in un casco respiratore di emergenza. Il team di Isinnova ha subito precisato che l’intenzione era quella di «realizzare una maschera d’emergenza nel caso di una conclamata situazione di difficoltà nel reperimento di fornitura sanitaria ufficiale, solitamente impiegata. Né la maschera né il raccordo valvolare sono certificati e il loro impiego è subordinato a una situazione di cogente necessità». Il brevetto è stato lasciato a uso libero, condividendo il file per la realizzazione della valvola in stampa 3D. Così anche la Nobili Rubinetterie di Suno (No) ha messo a disposizione il proprio reparto di stampa in 3D per produrre valvole CpaP. Da uno dei focolai dell’emergenza, la provincia di Bergamo, è venuta invece l’iniziativa di un colosso dell’industria italiana, la Tenaris. In questo caso non si è trattato di conversione, ma del potenziamento di alcune linee

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produttive in un momento in cui le direttive del Governo hanno imposto la chiusura delle attività non essenziali. Con la maggior parte delle linee di produzione dello stabilimento di Dalmine ferma, quella destinata alla realizzazione di bombole per gas medicali, in primis ossigeno, è stata mantenuta attiva da una trentina di operai volontari; hanno portato avanti la produzione per rifornire la filiera delle aziende specializzate nella fabbricazione, nello stoccaggio e nella distribuzione dei gas, molte delle quali operano proprio in Lombardia, tra la Brianza e la Bergamasca. Come la Siad di Bergamo, gruppo leader nella produzione e commercializzazione di gas industriali, speciali, medicinali e dei servizi connessi. «Nei giorni dell’emergenza - ci dice Paolo Cao, direttore commerciale e delle operations - abbiamo assistito a una forma di recessione che abbiamo chiamato “sudden death”, morte improvvisa, perché gran parte delle attività industriali si è congelata comprese le nostre, a parte quelle dei servizi essenziali. Tra essi c’era il medicale, la cui attività era arrivata a dimensioni di stress mai viste sull’organizzazione. Dal primo giorno abbiamo visto uno sviluppo esponenziale di richieste, che ci ha portati a trasferire personale da altre produzioni alla filiera medicale; si sono aggiunti poi lo sforzo logistico per portare il prodotto agli ospedali e, da ultima,

l’esplosione del canale domiciliare. L’ospedale Papa Giovanni di Bergamo, è passato da un consumo di ossigeno di 140 metri cubi/ora a 700; il triage dei tre presidi della Bergamasca è passato da 0 a circa 600 bombole al giorno. Infine Medigas, società che si occupa del servizio domiciliare, ha dovuto attivare 1000 nuovi pazienti oltre agli 8mila già gestiti normalmente in Lombardia. Per noi è stato uno sforzo eccezionale di mezzi, risorse e logistica che ci ha messo a dura prova. Ma il personale si è reso disponibile al 110%, nonostante le assenze e i lutti familiari di molti colleghi: hanno sentito la responsabilità di lavorare per una comunità ferita e per se stessi e anche delle Rsu abbiamo avuto una forte assunzione di responsabilità». Una storia simile a quella del Gruppo Sapio di Monza. «La situazione di emergenza ha comportato per Sapio il ripensamento dell’intero processo produttivo e distributivo - dice il direttore Tecnico, Operations & Supply Chain Corrado Ratti -. Gli impianti di frazionamento aria, in funzione h24, sono stati potenziati per massimizzare la quantità di ossigeno, mentre le produzioni secondarie - il riempimento dei recipienti - hanno iniziato a funzionare sui tre turni, spostando il personale dedicato alle produzioni industriali su quelle medicali. Sono stati intensificati i servizi di trasporto per l’assistenza domiciliare (+600% di consegne nella zona di Bergamo) e si continua a investire in nuovi contenitori, bombole e sistemi a ossigeno liquido, vero collo di bottiglia a causa della scarsa disponibilità sul mercato. Negli ospedali, a marzo, sono decuplicate le richieste di installazioni di nuovi impianti di distribuzione gas e di serbatoi criogenici per l’ossigeno. È stato possibile sopportare questo aumento di attività operative anche grazie alla predisposizione, già dal 23 febbraio, di misure straordinarie per mettere in sicurezza il nostro personale, i nostri terzisti e garantire così continuità di produzione e forniture». Con fatica, e a costo di pesanti perdite umane ed economiche, oltre al personale sanitario le aziende hanno aiutato il Paese a lasciarsi alle spalle “l’ora più buia”. Ora tocca a chi governa ricompensarne il sacrificio, salvandole dal baratro.


IL CORAGGIO È IL MOTORE DI CHI NON PUÒ FERMARSI.

A te che non resti a casa e te ne stai fuori per giorni. A te che ti sposti nelle altre città, regioni e nazioni. A te che vai ovunque, dal mare, alla montagna. A te che non eviti gli assembramenti. A te che non ti fermi, noi vogliamo dire grazie. Perchè se non ti fermi tu, non si fermano i supermercati, le farmacie, gli ospedali. Se non ti fermi tu, il mondo non si ferma. Grazie per essere inarrestabile.

IVECO. L’ ITALIA CHE VINCE. Uniti #WeAreUnstoppable


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Il made in Italy che piace è (anche) quello delle bibite A Salò, sulla riva bresciana del Lago di Garda, c’è un’azienda che da due secoli distilla infusi idroalcolici ricavati dal cedro: è Cedral Tassoni, che con i suoi prodotti sta conquistando i mercati esteri di Marina Marinetti

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uante cose al mondo puoi fare? Costruire? Inventare? Ma trova un minuto per me”, cantava Mina negli anni Settanta, concludendo il jingle con lo slogan «Per voi e per gli amici…Tassoni». Nel 1958, invece, era il pupazzo animato Bill il pistolero, che faceva saltare a pistolettate le bottiglie sullo scaffale del bar, risparmiando quella della Cedrata Tassoni Soda, spiegando al barista: «Stupido, quella prima si beve, poi si rompe!». Sembrano così lontani i tempi del Carosello e degli

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spot in tv, ma le radici della storica azienda di Salò, sulla riva bresciana del Lago di Garda, risalgono addirittura al 1748, quando la famiglia Bondoni distillava infusi idroalcolici ricavati dal cedro. Nel 1793 la spezieria divenne farmacia e nel 1884 l’acquistò quel Paolo Amadei che diede vita alla distilleria Cedral Tassoni, bisnonno dell’attuale presidente Michela Redina. Per la storica azienda di Salò, che oggi impiega 26 persone e produce circa 22,7 milioni di bottiglie, i bilanci dell’ultimo lustro hanno hanno

chiuso tutti col segno più, in costante crescita anno su anno. L’ultimo, il 2019, ha registrato ricavi per 9.970 milioni di euro, contro i 9.830 del 2018. Dietro quesi numeri, che invertendo la tendenza dei fatturati riportano Cedral Tassoni ai fasti – se così si possono chiamare – di un tempo, c’è lo zampino di Elio Accardo (nella foto): «La presidente mi ha chiamato nel 2014 come direttore commerciale per ricostruire da capo la strategia commerciale», spiega a Economy. «Avendo lavorato in aziende più grandi – del calibro di Martini & Rossi, Bacardi, Branca, ndr - non ho fatto altro, per i primi sei mesi, che guardare, per capire capire cosa c’era di buono e cosa invece andava cambiato. Le aziende sono come treni e la locomotiva sono le vendite, ma poi c’è la logistica: se i vagoni non stanno bene attaccati tra loro si rischia di deragliare. Il reparto amministrativo non aveva grandi necessità di essere rivisto, mentre il comparto della produzione era quello più difficile da ristrutturare». Così, appena le finanze lo hanno permesso –


Cedral Tassoni è una di quelle aziende familiari che non fanno mai il passo più lungo della gamba, non fa ricorso al debito e, anzi, riesce ad autofinanziarsi – si è messo mano anche lì: «Abbiamo sovraprodotto per poi poter fermare tutto per tre mesi, da metà ottobre 2019 a metà gennaio di quest’anno, stoccando il prodotto nei depositi periferici per poter proseguire la distribuzione e inserire nuove macchine nel reparto produttivo», continua Elio Accardo, che nel 2015 è diventato amministratore delegato dell’azienda bresciana. «Abbiamo investito tre milioni di euro tra nuova linea di produzione automatizzata e interventi per rendere antisismico lo stabilimento». Un investimento mirato a supportare l’espansione sui mercati esteri, grazie a una capacità di produzione che ora raggiunge le 250mila bottiglie al giorno -«prima non superavamo le 150mila», dice Accardo – ma anche alla flessibilità delle nuove macchine che consentono la personalizzazione dell’etichetta nelle varie lingue e quindi la customizzazione dei vari lotti. «Nel 2019 il fatturato realizzato all’estero è cresciuto del 5%, ma l’obiettivo è un incremento in doppia cifra quest’anno. Guardiamo in primis a Stati Uniti, Emirati, India e Russia, ma non solo». Cedral Tassoni esporta in 22 nazioni, comprese Australia, Cina e Corea, che – sorpresa! - è il primo cliente dell’azienda di Salò. La crescita passa anche attraverso partnership strategiche. Cedral Tassoni ha siglato un

accordo con la bergamasca Ghilardi Selezioni per la vendita a livello nazionale dei propri spirits presso hotellerie, restaurant e café. E accanto a Gdo, horeca ed e-commerce, Accardo ha avviato il nuovo canale dell’on board su arei, treni e navi. «Con Alitalia abbiamo chiuso un accordo che può far sorridere», conferma Elio Accardo. «Abbiamo partecipato a un bando per aver la possibilità di offrire ai clienti business la nostra tonica e la nostra Soda Water. Siamo presenti anche sul Frecciarossa e abbiamo un ulteriore accordo con Neos. Il nostro obiettivo non è solo quello di crescere nei fatturati e di mantenere i margini nella giusta proporzione, ma anche di posizionare più in alto il nostro prodotto. Dopotutto, siamo lo champagne delle bibite analcoliche». E poi c’è la questione della “nicchia”: Cedral Tassoni è riconosciuta un’eccellenza a livello mondiale, come una delle poche realtà industriali che produce direttamente la maggior parte degli aromi a partire da agrumi italiani

ed erboristeria. E se deve utilizzare ingredienti “esotici” li sceglie con cura: usa le bucce di cedri della qualità “diamante”, li lavora ancora acerbi perché hanno più oli essenziali e rimanda i frutti sbucciati in Calabria per l’industria dolciaria. La Cedrata è molto amata nei paesi asiatici, mentre in America prediligono la Soda Water, da bere liscia o nel classico gin tonic. Poi ci sono la Tonica Superfine che si differenzia dalle altre acque toniche per il tipico gusto agrumato di cedro e per l’utilizzo del quassio – al posto del chinino – come amaricante, e le bibite Fior di Sambuco, Mirto in Fiore, Pescamara, oltre un’ampia linea di sciroppi e spirits come Acqua di Tutto Cedro 25°, Cedral Duplex 35°, Sambuca 38° e Anesone Triduo 42°. E questa primavera avrebbe dovuto vedere il lancio in pompa magna della Tonica Superfine ai Limoni del Garda, realizzata con l’estratto di china gialla del Madagascar come amaricante. Ma poi è arrivato il coronavirus a rompere le uova nel paniere. «Stavamo finendo i collaudi, avevamo in moto tutti le macchine. Siamo stati particolarmente sfortunati. Ma una vera valutazione si potrà fare solo a emergenza conclusa: la merce che abbiamo venduto in questi due mesi andrà sul mercato a giugno, ma se non ci saranno i consumi non avremo i riordini. Stiamo già ricevendo giornalmente lettere di clienti storici che ci confermano che non riusciranno a far fronte alle scadenze di pagamento».

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LA STILOGRAFICA ITALIANA RISCRIVE IL SUO FUTURO Lean management e internazionalizzazione, ma senza mai cedere alle sirene della delocalizzazione: così Aurora ha mantenuto alta la qualità dei suoi prodotti, ritagliandosi una nicchia di mercato nell’alto di gamma di Riccardo Venturi UNA PMI CHE HA COMPIUTO UN SECOLO L’ANNO SCORSO, CHE FA PARTE DELLA STORIA DEL COSTUME ITALIANO E CHE IN TEMPI RECENTI HA AVUTO LA CAPACITÀ DI RINNOVARSI E DI PUNTARE CON SUCCESSULL’INTERNAZIONALIZZAZIONE. Chi non ha mai scritto almeno una volta con una penna stilografica Aurora? Abbiamo sentito Cesare Verona (nella foto), presidente e amministratore delegato di Aurora, nel pieno dell’emergenza da Coronavirus, poco dopo la chiusura forzata della manifattura, una filanda del Settecento riconvertita nei pressi di Torino. «Devo dire che questa è un’intervista difficile. Da una parte bisogna mantenere il sano e saggio ottimismo dell’imprenditore, dall’altro ragionare sulle difficoltà presenti che sono tante, ma soprattutto su quelle future che saranno superiori, almeno per chi fa impresa. Le difficoltà arriveranno dopo, non sono quelle di adesso» ha detto Verona. All’interesse per l’evoluzione di questo marchio storico si aggiunge quello di capire come una tipica Pmi italiana reagisce di fronte all’impensabile enormità della pandemia.

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Avete chiuso l’azienda a causa del Coronavirus da pochi giorni. Con quale spirito? L’altra sera ho voluto riunire tutti i nostri dipendenti, una cinquantina, con le debite distanze, per dare un senso di fiducia, ma anche per raccontare le difficoltà che andremo a vivere. Dopodiché ci siamo alzati tutti insieme a cantare l’inno d’Italia - gli si incrina un attimo la voce, ndr - Aurora è nata subito dopo la prima guerra mondiale, il nome era proprio quello beneaugurante di una rinascita; siamo sopravvissuti alla seconda guerra mondiale, e questo è forse il terzo momento più difficile della storia aziendale, perché è una difficoltà inaspettata, incontrollata e incontrollabile dal punto di vista delle leve di chi porta avanti l’azienda. Ma abbiamo voluto rassicurare i nostri clienti, i nostri collaboratori, i nostri fornitori con i quali abbiamo lavorato per tanto tempo: torneremo e ricominceremo con loro, perché li abbiamo sempre vissuti come partner di un progetto. Mi sono sentito di parlare anche alle banche, che saranno nei prossimi mesi il punto nodale sul quale ragionare e provare a immaginare come uscirne, perché è evidente che ci

sarà una crisi di liquidità molto forte. Aurora arriva da anni di profondo rinnovamento: questo aiuta? Quando ho preso in mano l’azienda sette anni fa, anche se sono entrato molto prima, da quasi 20 anni, è stato nel momento forse più difficile dell’economia mondiale, dopo il crac di Lehman Brothers. Cambiamenti epocali che visti con l’occhio di oggi sembrano acqua fresca, ma era comunque una fase complicata. Eppure abbiamo cambiato l’azienda, rivedendo la catena del valore e quella produttiva, facendo investimenti importanti, digitalizzando. Per assurdo che possa sembrare facciamo penne stilografiche, un oggetto antico per certi versi, utilizzando la tecnologia. Avendo deciso di mantenere tutta la catena del valore in Italia, non abbiamo mai delocalizzato, anche quando altri imprenditori andavano in paesi lontani e mi prendevano in giro, mi dicevano che ero pazzo a tenere con i costi italiani. Ma ho sempre sostenuto che la guerra nel nostro settore si fa sul concetto di valore, bellezza, su bello e ben fatto e non sul costo del prodotto, quindi abbiamo investito sull’attrattività del prodotto.


Fate proprio tutto in casa? Abbiamo mantenuto tutta la filiera produttiva, un microcosmo che parte dallo stampaggio ma lavora anche i metalli preziosi, oro e argento, fino al montaggio e al pennino – siamo l’unica azienda italiana che fa pennini e tra le pochissime al mondo, è come se facessimo il motore a 12 cilindri di un’auto, per capirci – e ancora la parte di logistica e il servizio post vendita. Siamo una piccola azienda complessa, il mercato più simile al nostro è quello degli orologi. Aver tenuto tutto questo all’interno dell’azienda nel momento in cui siamo partiti è stato un sacrificio, ma ero convinto che ne avremmo beneficiato, e l’intuizione si è rivelata giusta. È possibile sposare la tecnologia con la dimensione artigiana propria della penna stilografica? Siamo stati tra i primi a introdurre un robot, ma allo stesso tempo abbiamo artigiani e artigiane che lavorano ai banchi. Ci facciamo aiutare dalla tecnologia dove è possibile, ma manteniamo la capacità del saper fare, dell’esperienza artigiana che viene dal nostro Rinascimento, per far diventare la nostra penna un oggetto unico. Questo equilibrio è da preservare, è il bello dell’Italia, quello che gli italiani sono sempre stati capaci di fare. Abbiamo più di 4 milioni di pezzi che girano in azienda, una penna è fatta da tanti pezzettini complicati. E abbiamo introdotto la filosofia lean: avevamo 13mila penne a magazzino, oggi meno di 200, ma continuiamo a soddisfare le esigenze del mercato. Eravamo un’azienda che parlava piemontese, con un’età media di 50 anni e mio padre che oltre a me era l’unico laureato, oggi l’età media è di 31 anni, siamo quasi tutti laureati o diplomati e facciamo viaggiare i nostri oggetti in giro per il mondo. L’altra rivoluzione da lei introdotta è quella dell’internazionalizzazione. Quando sono entrato in Aurora facevamo il 97% della nostra attività in Italia, oggi il 70% è all’estero. Un cambiamento culturale e di prospettiva realizzato da quando ho preso le redini dell’azienda sette anni fa. Il 25% delle nostre esportazioni va in Europa, una quota molto più bassa della media delle aziende italiane che si

attesta attorno al 60-65%; il 50% tra Medio oriente e Far east, il 30% nelle Americhe. Siamo una mini-multinazionale tascabile, con un rischio ben distribuito. Da quando ho preso in mano l’azienda, con la dottoressa Edolinda Di Fonzo che segue l’export, abbiamo avuto per cinque anni una crescita a doppia cifra. Fate anche altri tipi di penne oltre alle stilografiche che vi contraddistinguono? Fino a qualche anno fa in azienda esisteva una proporzione più o meno stabile nel tempo: circa il 40% di stilografiche, il 30% di penne a sfera e il 30% di roller. Negli ultimi 4-5 anni è cresciuta a dismisura la quota delle stilografiIL 70% DEL FATTURATO ARRIVA DALL’ESTERO. L’EUROPA “PESA” SOLO IL 25%, MEDIO ORIENTE E FAR EAST CONTANO PER LA METÀ DELL’EXPORT

che. In un mondo iper tecnologico che appiattisce il messaggio, lo rende omogeneo e impersonale, chi vuole distinguere se stesso viene indirizzato in modo importante verso la penna stilografica. Abbiamo artigiani che sono in grado di personalizzare il pennino sulla mano dell’utilizzatore: offriamo più di 27 tipologie di pennini, per chi scrive in cinese, arabo e così via, come un abito su misura. Facciamo corsi di scrittura e calligrafia, c’è un interesse veramente molto grande, tantissimi appassionati. Non sono vecchi nostalgici, bensì millennials che fanno convivere l’I-pad con una bella stilografica; un driver che ci lascia ben sperare per

futuro. Scrivere a mano, e in particolare con la penna stilografica, accende zone neuronali molto più ampie che non battere la tastiera del computer. Su quale fascia di prodotti state puntando maggiormente? Oggi ci siamo riposizionati più sull’alto di gamma. Negli anni ’50, ‘60 e ‘70 la fascia media era la più importante, ma oggi la fascia alta è quella che ci dà più soddisfazioni. Noi identifichiamo la fascia bassa sotto i 100 euro, la media da 100 a 300-400 euro, quella alta da 400-500 a infinito. Quella che va dai 500 ai 1500 è la fascia che in questo momento ci sta dando maggior soddisfazione. Non facciamo in tempo a presentare al mercato le nostre edizioni limitate che la richiesta è già superiore all’offerta. Il Medio Oriente è un mercato importante per certi prodotti iper personalizzati, anche con pietre preziose: i prezzi sono completamente diversi, si parla di gioielli, è un’altra arena competitiva. Cosa raccontano le vostre pubblicità storiche? Un po’ come la Vespa, la Ferrari, la Nutella e altre icone, rappresentiamo un pezzo di storia d’Italia, siamo stati e siamo nel cuore e nelle mani degli italiani. Lo dimostra proprio la storia delle nostre pubblicità, abbiamo lavorato con i grandi designer, da Marcello Nizzoli ad Albe Steiner, da Marco Zanuso a Giorgetto Giugiaro a Giampiero Bodino, nel dna dell’azienda c’è sempre stato questo fil rouge con il design. Queste immagini che sono disegnate o litografate, hanno un’eleganza e una bellezza senza tempo. È possibile ammirarle nell’Officina della scrittura presso la nostra manifattura. Di che cosa si tratta? Non è un museo aziendale, con grande sorpresa di chi la visita sono presenti anche i concorrenti: 13 regine, i 13 pezzi che hanno segnato la storia della scrittura, un po’ come fossero le 13 auto più belle. C’è una galleria di arte contemporanea, un auditorium, una zona dei mestieri d’arte cui tengo particolarmente, perché secondo me il nostro paese deve ripartire dalla capacità del saper fare bene, del bello e ben fatto. A questo si aggiunge la genialità italiana nel creare idee: credo che l’Italia potrà ripartire da questo.

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I supermateriali arrivano dalla Carbon Valley picena La rete di imprese fondata cinque anni fa da Hp Composites ad Ascoli Piceno oggi conta un migliaio di addetti e 13 aziende, tra cui Nano-Tech, leader nell’aerospaziale e nella Formula Uno di Marco Scotti è un “nano” protagonista nel nostro Paese: sono le nanoparticelle – che danno vita a composti che hanno campi di applicazione pressoché infiniti e che garantiscono prestazioni superiori ai materiali tradizionali - che hanno trovato albergo ad Ascoli Piceno. La Regione Marche, infatti, ha istituito nella zona un Polo dei materiali compositi, ovvero – come si legge sul sito – “una Rete di Imprese (13 in tutto, ndr) promossa da Hp Composites srl, azienda a capitale misto italo-francese localizzata ad Ascoli Piceno ed operante nel comparto della lavorazione dei materiali compositi, realizzando manufatti destinati ad una serie di applicazioni, in particolare nell’automotive, produzioni di serie e prototipi per racing”. Un distretto prontamente ribattezzato Carbon Valley. E non si tratta di una scimmiottatura della celeberrima (e ricchissima) Silicon, ma piuttosto la certificazione che l’unione di società ad altissimo tasso d’innovazione può permettere di crescere in modo più rapido e più vigoroso, senza gelosie di cattivo vicinato. Entrando a testa bassa nel mercato globale delle nanotecnologie, che dovrebbe raggiungere i 90,5 miliardi di dollari entro il 2021, dai 39,2 miliardi di dollari del 2016, ad un tasso di crescita annuale composto (Cagr) del 18,2% in cinque anni. In particolare, il mercato globale dei nano compositi, in termini di valore, dovrebbe raggiungere i 5,3 miliardi di dollari entro il 2021 da 1,6 miliardi di dollari del 2016. «Il polo dei materiali compositi genera un fatturato superiore ai 100 milioni e dà lavoro a

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circa 1.000 persone. E in futuro non potrà che crescere, perché rappresenta un eccellente interazione tra i grandi e i piccoli», spiega a Economy Giuseppe Galimberti, fondatore di Nano-Tech, un’azienda che applica la nanotecnologia ai materiali compositi, incrementando le prestazioni meccaniche, termiche e di resistenza dei prodotti. «Il nome Carbon Valley suona abbastanza bene, ma non vuol dire niente di per sé. Quello che vogliamo che emerga con chiarezza è che abbiamo dato vita a un polo che si pone l’obiettivo di sviluppare materiali compositi, interagendo con centri di ricerca e università locali che hanno introdotto corsi e specializzazione. Non solo: con la creazione del Polo abbiamo arginato la cosiddetta “fuga dei cervelli” in un’area come quella di Ascoli Piceno che già di per sé non aveva grande forza attrattiva». Che cosa fa Nano-Tech? L’azienda fornisce super-materiali ai leader industriali che vogliono crescere e superare i limiti della tecnica

GIUSEPPE GALIMBERTI

odierna. I polimeri e i materiali compositi di Nano-Tech hanno un ampio potenziale di utilizzo in molti settori, con applicazioni in particolare nell’automotive e nell’aerospaziale e con grandi potenzialità anche nel nautico e nel medicale, settori pronti ad accogliere una nuova classe di materiali intelligenti. Un’azienda che ha investito molto in ricerca e sviluppo e che ha brevettato cinque prodotti, tra cui una barriera termica (C-Preg 400) che è stata sviluppata insieme a Brembo. Questo materiale è stato utilizzato per realizzare componenti in zone ad alta escursione termica e anche per sistemi di frenatura ad alte prestazioni. Il tessuto resiste fino a 400 gradi centigradi in ambienti ossidanti e può essere usato per costruire le parti di un motore soggette a surriscaldamento e per sistemi di frenatura ad alte prestazioni, e non a caso è impiegato nella Formula Uno. «I materiali compositi – aggiunge Galimberti – sono prevalentemente formati da un rinfor-

ABBIAMO ARGINATO LA “FUGA DEI CERVELLI”


milioni entro il 2024. Insomma, ha schiacciato l’acceleratore dopo un periodo di studio. Il tutto partendo da un brevetto di additivazione delle nanoparticelle all’interno dei materiali polimerici, per aumentare e migliorare le proprietà intrinseche attraverso la manipolazione delle caratteristiche chimiche e fisiche. Attualmente i due mercati di riferimento sono l’automotive e l’aerospazio, ed entrambi nel segmento premium, dove Nano-Tech non ha praticamente competitor. «La nostra resina – aggiunge Galimberti – è stata testata dall’Unizante e da una matrice. La grandissima parte versità di Singapore per capire le capacità di è realizzata in carbonio, che garantisce leggeriparazione delle microfessure nelle strutture rezza e resistenza al contempo. È per questo aeronautiche. Ebbene, è risultata la migliore motivo che l’automotive ne ha fatto il materiacon un risultato di 82% contro il 15% degli le su cui puntare maggiormente, perché conaltri. Abbiamo trasformato un materiale isosente di ridurre il peso, a parità di resistenza lante in uno conduttivo. Un altro prodotto di meccanica. Questo significa che si può dotare punta è un tessuto che resiste a temperature un veicolo di un motore meno potente e meno molto alte, brevettato con Petroceramix, che inquinante. Abbiamo permette di miglioun’interazione mol- TUTTI I PROCESSI CORE SONO ESEGUITI rare la barriera tra INTERNAMENTE ALL’AZIENDA to forte con il mondo pilota e motore. L’idea PER RIDURRE I TEMPI DI PRODUZIONE della Formula Uno. è di procedere a una E NEL CONTEMPO ABBATTERE I COSTI Non possiamo fare democratizzazione nomi perché abbiamo policy molto stringenti, dei nostri oggetti. In questo caso potremmo ma quello che ci interessa che emerga è che utilizzarlo nei treni». il nostro modello di business, per diventare Con un investimento del valore di 3 milioni di redditizio, deve “scalare” e passare dall’élite al euro, Nano-Tech ha installato nello stabilimenmercato più generalista». to di Ascoli Piceno un macchinario complesso L’azienda, nata nel 2016, negli ultimi due anni e ad alte prestazioni (linea di impregnazione ha fatto aumenti di capitale per complessivi con tecnologia “Hot Melt”) per la produzione 3,7 milioni di dollari, si è dotata di un nuovo di materiali avanzati che lavorerà in un amsito produttivo e punta a un’ebitda fino a 10 biente controllato e con standard certificati,

grazie alla predisposizione di una struttura dove posizionare il macchinario stesso, adottare protocolli molto stringenti e continuare nell’assunzione di personale altamente specializzato. Il modello di business è stato definitivamente stabilito: mantenere all’interno tutti i processi core per ridurre i tempi di produzione e abbattere i costi. In questo modo si può alzare il livello dimensionale, offrendo i prodotti a tutti quelli che ne facciano richiesta e non soltanto ai top di gamma. Una democratizzazione del business che permetterà di fare il definitivo “salto quantico”. A distanza di quattro anni, Nano-Tech è pronta a valutare qualsiasi opzione per aumentare la propria “potenza di fuoco”, compresa la quotazione in Borsa. Un percorso che tante imprese innovative hanno già intrapreso e che potrebbe garantire l’afflusso di nuovi capitali per proseguire in quella ricerca e sviluppo che è il cuore pulsante dell’azienda. «Le nostre tecnologie – conclude Galimberti – sono protette da un rigoroso sistema di intellectual property. E la crescita che abbiamo fatto grazie all’inaugurazione del nuovo stabilimento ci ha permesso di passare da semplice pmi innovativa a vera e propria industria. La nuova “pelle” che indossiamo ci ha aperto un mondo che prima solamente potevamo sfiorare». Così, il distretto di Ascoli Piceno ha saputo portare le Marche stabilmente nella cartina geografica dell’innovazione, permettendo a eccellenze che altrimenti sarebbero rimaste nascoste, di guadagnarsi un posto al sole.

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STORY-LEARNING

IL MANNARINO, OVVERO IL BOOM DI CONSEGNE DI CARNE A DOMICILIO La macelleria con cucina si reinventa e punta a superare le 1.000 consegne al giorno Un fatturato mensile che si attesta intorno ai 700.000 euro, il doppio rispetto a marzo, e una media giornaliera di 600 consegne solo su Milano città con la previsione ambiziosa di raggiungere il traguardo di 1.000 – 1.200, non solo nel capoluogo lombardo, ma anche fuori. Sono questi i numeri che certificano il successo del nuovo corso de “Il Mannarino”, il format di ristorazione che ha rivoluzionato la tipica macelleria di quartiere ispirata al fornello pugliese per farne un concept cool di macelleria con cucina e griglia a vista. L’esplosione dell’emergenza sanitaria, con la conseguente

chiusura forzata dei due punti di vendita - quello di Piazza De Angeli, aperto a giugno 2019, e quello di Via Carlo Tenca, inaugurato a dicembre dello stesso anno –, ha posto i tre giovani fondatori dell’insegna di fronte a un bivio: soccombere all’interruzione improvvisa e prolungata della propria attività, mettendo in difficoltà oltre 50 dipendenti, oppure provare a reagire in maniera proattiva e responsabile riconvertendo in tempi record il proprio modello di business per adattarlo alle nuove modalità di approvvigionamento alimentare imposte dal lockdown.

DA SINISTRA GIANMARCO VENUTO, FILIPPO SIRONI, LUCA BALLABIO

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AMAZON STORYTELLER, ECCO LE MIGLIORI STORIE ITALIANE AUTOPUBBLICATE L’iniziativa dedicata alla scoperta di nuove opere letterarie e storie ha preso il via il 1° maggio Amazon.it annuncia oggi Amazon Storyteller 2020: la prima edizione dell’iniziativa dedicata alla scoperta di nuove produzioni letterarie, aperta ad autori indipendenti a partire dal 1° maggio 2020. La giuria incaricata di selezionare il vincitore sarà composta dai giornalisti Alessia Rastelli e Filippo Solibello e dagli autori Giulia Beyman, Riccardo Bruni e Carmelo Abbate. La giuria sarà presieduta da Mariangela Marseglia, VP e Country Manager di Amazon.

it e Amazon.es e da Gaia Migliavacca, Kindle Manager per Amazon.it. La giuria assegnerà il Premio Amazon Storyteller: l’autore riceverà un premio in denaro di 3.000 euro e potrà beneficiare di una campagna marketing del valore di 20.000 euro per promuovere il proprio libro su Amazon.it. Inoltre, il libro vincitore potrebbe essere pubblicato gratuitamente in formato audio da Audible. Tutti gli altri finalisti riceveranno un e-reader Kindle Oasis.

IL PREMIO PER IL VINCITORE SARÀ DI 3.000 EURO OLTRE A UNA CAMPAGNA MARKETING DA 20.000 EURO

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CHI ODIA PAGA, LA PIATTAFORMA ANTI HATERS

UN’INIZIATIVA CONTRO GLI ATTACCHI, A VOLTE MORTALI, IN RETE

Tre nuovi servizi di legalizzazione digitale per l’utilizzo delle prove in giudizio Chi Odia Paga (COP) ha rilasciato la versione ufficiale della prima piattaforma legaltech italiana contro l’odio online, con un design completamente rinnovato ed una serie di nuovi servizi e partnership. Da oggi, navigando su www.chiodiapaga. it sarà possibile accedere ad ulteriori servizi tecnici per combattere l’odio online, quali la legalizzazione della prova digitale, che permetterà l’acquisizione forense utilizzabile in giudizio delle condotte d’odio subite; il take-down, ovvero la rimozione

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o la deindicizzazione automatica delle offese online; e infine la diffida digitale, ovvero il formale invito all’hater a non proseguire nella condotta offensiva, avvertendolo delle conseguenze che possono derivare dalla sua inadempienza. Questi servizi si aggiungono al feedback legale digitale, il primo servizio messo a disposizione delle vittime di reati d’odio online già durante la fase beta, che consente di sapere gratuitamente se le condotte d’odio di cui si è vittima sono perseguibili legalmente.

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27&28

Ottobre 2020 MiCo Milano Congressi wobi.com/wbf-milano

JosĂŠ Manuel Barroso THE INCREDIBLE

Economia

Daniel Kahneman Decision Making

Ram Charan Strategia

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Change Management

Marshall Goldsmith Leadership

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CARLO BONOMI

APPROFONDIMENTI

92 CORONAVIRUS/1 PROPAGANDA CINESE IN SALSA SOLIDALE

98 CORONAVIRUS/2 TUTTA (O QUASI) COLPA DEL DISBOSCAMENTO

100 HUAWEI «IL 5G FARÀ FARE UN SALTO QUANTICO AGLI SMARTPHONE»

102 LABLAW SMART WORKING O TELELAVORO FORZATO?

109 PRIVATE BANKER È ORA DI RIPORTARE LA BORSA ALL’INTERNO DELL’AREA EURO

110 CI PIACE NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

IL METODO BONOMI PER SUPERARE LA «SFIDA TREMENDA» Il nuovo presidente di Confindustria dovrà misurarsi con quella che lui stesso ha definito «una classe politica smarrita» di Alfonso Ruffo

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a nel metodo il suo punto di forza. E con metodo ha conquistato la presidenza di Confindustria riuscendo a raccogliere un ampio consenso – uniforme lungo lo Stivale, come avevano anticipato i saggi al tempo della presentazione dei programmi – staccando la concorrente Licia Mattioli con 123 voti contro 60. Così Carlo Bonomi, classe 1966, nato sotto il segno del Leone, presidente di Assolombarda, dopo aver incassato il 16 aprile il via libera a distanza del Consiglio Generale si prepara a ricevere il 20 maggio l’investitura dell’assemblea dei delegati che lo porterà a succedere a Vincenzo Boccia. L’elezione di Bonomi al vertice della maggiormente rappresentativa organizzazione datoriale del Paese – tra le più influenti in Europa – non si può dire che fosse scontata ma di certo era ampiamente prevista. La sua candidatura parte da lontano, legittimata da una presenza assidua sui territori dal Nord al Sud. Esponente della più grande e potente Associazione del Sistema - quella che riunisce L’AUTORE ALFONSO RUFFO

le imprese di Milano, Lodi, Monza e Brianza – Bonomi è un piccolo imprenditore alla testa di un’azienda, la Synopo, specializzata in apparecchiature elettromedicali che nel tempo si è allargata attraverso alcune acquisizioni nel settore. La sua formazione nasce in multinazionali farmaceutiche dove ha lavorato come manager acquisendo quella dimestichezza nella gestione della complessità che gli sarà molto utile in futuro. Il salto imprenditoriale avviene nel 2013 e da lì la crescita dell’impegno associativo e l’ascesa in Assolombarda. Sa bene, Bonomi, di avere di fronte a sé una «sfida tremenda», come l’ha definita. Che deve fronteggiare dal lato delle imprese la più incredibile e violenta crisi da cent’anni a questa parte e che deve farlo dialogando con un governo a tratti confuso e tenendo a bada un pregiudizio antindustriale ancora molto forte nel Paese. Per scavallare la voragine aperta dalla doppia emergenza, sanitaria ed economica, dovuta alla pandemia da coronavirus ci vorrà uno sforzo unitario. Di qui l’appello al suo mondo e a tutti gli interlocutori perché si dia fondo alla stessa passione civile che portò l’Italia a risorgere dopo la Seconda Guerra Mondiale.

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APPROFONDIMENTI

QUANDO LA SOLIDARIETÀ DIVENTA PROPAGANDA Che sia un virus cinese non si dice, ma gli aiuti (anche pagati) vanno pubblicizzati a furia di hashtag #graziecina diffuso dai bot. Giulio Sapelli avverte: «Non schieriamoci dalla parte sbagliata» di Marina Marinetti

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veri amici si vedono nel momento del bisogno. Ma anche quelli interessati. Tra mascherine e fake news, il coronavirus rischia di stravolgere gli equilibri mondiali. «Siamo di fronte a un caso geopolitico internazionale», commenta a Economy Giulio Sapelli. Economista, storico, accademico, dirigente d'azienda e privo di peli sulla lingua, nel descrivere quello che sta accadendo. Ovvero «una fortissima campagna di soft power, indotto e permesso dal Governo e dubbi «immorali». D'altra parte, scriveitaliano», con la Cina che si accredita quale va Eschilo, «In guerra, la verità è la prima salvatrice della Patria (nostra), mentre nello vittima». Quante siano quelle cinesi, non è stesso tempo «diffonde su larga scala fake dato sapere. Pur non volendo dar credito alla news sulla pandemia iniziata in Italia e non newyorkese The Epoch Times (testata fona Wuhan». Sapelli si riferisce alla campagna data da un gruppo di cinesi associati ai Falun mediatica che a fine marzo ha visto allineati Gong), che parla di 21 milioni di utenze celludal blog del China global television network, lari scomparse in Cina tra dicembre e marT-House, al Jiefang Daily, foglio ufficiale del zo, è davvero possibile che un Paese come Comitato del Partito comunista cinese, fino l'Italia possa aver superato la Cina, che ha un al profilo twitter del Global Times, megafonumero di abitanti 23 volte superiore? no inglese del Pcc, nell'alludere all'origine italiana del virus, travisando le parole del diL'officina del mondo rettore dell’Istituto ricerche farmacologiche «In Cina non solo manca la libertà di stamMario Negri, Giuseppe Remuzzi, che evidenpa, ma la vietano ziava la presenza di QUANDO L'INTELLIGENCE AMERICANA sempre di più. Ce ne strane polmoniti fra HA MESSO IN DUBBIO I DATI DIFFUSI accorgiamo quando persone anziane già DALLA CINA, PECHINO HA REAGITO ascoltiamo Giovana dicembre e perfino PARLANDO DI DUBBI «IMMORALI» na Botteri: ricorda i a novembre. corrispondenti da Mosca dell'Unità, che non Dal G7 al Consiglio di Sicurezza dell'Oarrivivano mai a un punto e avevano semnu, ogni volta che gli Usa hanno tentato di pre comunicazioni troppo reverenziali», dice mettere nero su bianco l'origine cinese del Sapelli. E ricorda che Pechino ha revocato Covid-19, la risposta è stata un diplomatico le credenziali di stampa di diversi giornarifiuto. E quando l'intelligence americana listi di Wall Street, Journal, NY Times, Waha osato mettere in dubbio la vericidità delle shington Post, espellendoli dal Paese. Per comunicazioni cinesi relative a tempistica e non parlare di Facebook, Youtube, Google, diffusione dell'infezione Pechino ha reagito Whatshapp, bloccati da anni (l'unico social parlando di «commenti senza vergogna»

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utilizzabile è WeChat della cinese Tencent). Fosse la libertà di espressione, l'unica a mancare. Da Human Right Watch ad Amnesty International, passando a Hilary Miller di United Nations Watch che ancora una volta a novembre sa Ginevra sottolineava l'incoerenza cinese nell'appartenere al Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite «dal momento che è fra i peggiori trasgressori dei diritti umani al mondo», non c'è ong – tranne quelle di regime – che non bacchetti la Cina per le solite note questioni: pena di morte, mancanza di libertà religiosa, violazione sistematica dei diritti umani (vogliamo ricordare Liu Xiabo, l'unico premio Nobel in carcere?). Quanto alle condizioni di lavoro, si va dalle reti anti-suicidio installate negli stabilimenti Foxconn allo sfruttamento del lavoro minorile denunciato periodicamente dalle ong Peuples Solidaires e Sherpa, passando per la miriade di fabbrichette nel mirino della Ong China labor Watch per gli stipendi inferiori alla media e gli straordinari oltre ogni limite. Grazie al dumping sociale, economico, ambientale, il Dragone si è reso iper-competitivo, riuscendo a concentrare su di sé una quantità cruciale di commesse e interazioni industriali. Lo stesso Occidente


che con una mano firmava pompose dichiarazioni dei diritti umani e fantasiosi protocolli sulle emissioni, con l'altra si è avvinghiato alla Cina: nessun risk manager avrebbe mai concentrato tanto rischio di controparte commerciale né di filiera – chiamiamola pure supply chain - su un solo Paese. Un errore marchiano, perché se un ingranaggio si spezza, tutto il processo di interrompe. «Far entrare la Cina nel Wto è stato un grave errore perché l'organizzazione ha sempre sostenuto un commercio fair, equo, leale», spiega Sapelli. «E invece, spinta da Blair e Clinton, quasi fossero i cavalieri dell'Apocalisse, con dietro la grande finanza, siamo entrati nella globalizzazione commerciale venendo meno al presupposto del Wto che non ci fosse un dumping sociale e ci siamo passati sopra». Tanto che se nel 2000, alla vigilia del suo ingresso nel Wto, la Cina importava dall'estero beni per 225,1 miliardi di dollari, esportandone per 249,2, nel 2019 i valori sono diventati rispettivamente 2,076 e 2,498 trilioni di dollari. In poco meno di un ventennio, una crescita di dieci volte tanto. E il saldo commerciale è passato dai 24,1 miliardi di dollari del 2000 ai circa 350 del 2019. Quasi quindici volte tanto. Quanto all'Italia, nel 2000 importavamo dalla Cina per 7 miliardi di euro, oggi per 31,7 (ed esportavamo per 2,2 miliardi e oggi per quasi 13). Alla vigilia della pandemia, la Cina era il primo Paese al mondo per esportazioni e il secondo per importazioni.

FAR ENTRARE LA CINA NEL WTO È STATO UN GRAVE ERRORE: SIAMO PASSATI SOPRA AL DUMPING SOCIALE Ma attenzione a chiamarla “officina del mondo”: «La Cina è la pattumiera del mondo. Appena si esce dalle rotte stabilite nei viaggi ufficiali, si trovano condizioni igieniche imbarazzanti, condizioni medievali», dice Sapelli. «Salvo i grossi successi perseguiti come in ogni regime neonazista o dittatoriale, che ottiene grandi successi perché non comunica i propri insuccessi, le catene tecnologicamente più avanzate, come la meccanica di precisione, non passano dalla Cina. Se andiamo vedere le rese dei rotori di elicotteri che arrivano dalla Cina, su cento, cinquanta devono essere scartatati. Il solo vantaggio competitivo che ha è quello della

forza lavoro, che è allettante per ogni capitalismo straccione come quello italiano, in cui le imprese sopravvivono con l'abbassamento del costo del lavoro. A emergenza finita», sottolinea, «scopriremo il secondo principio della termodinamica: l'entropia che che abbiamo creato disperdendo energia attraverso il trasporto delle merci dalla Cina al resto del mondo è superiore all'energia che avremmo risparmiato producendo in casa. Quando analizzeremo la China supply chain scopriremo che abbiamo subito più danni che vantaggi». Cinesi d'Oltremare In piena crisi, di globalizzata, oggi, c'è solo la pandemia: il Covid-19 ha interrotto moltissime supply chain globali, premendo l'acceleratore sul reshoring avviato già nel 2007 da Barak Obama, con le imprese americane che riportavano il fast-manufacturing in patria. È stato lungimirante tanto quanto il suo successore Donald Trump, che con la guerra dei dazi ha voluto tutelare le imprese statunitensi. Ma se qualcu-

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APPROFONDIMENTI

no credeva che Xi Jinping restasse a guardare il microscopico microrganismo made in China (ma non in laboratorio) rischiare di sgretolare il progetto della Belt and Road, che nel 2019 è valsa al gigante asiatico 1,34 trilioni di dollari di transazioni (in crescita del 10,8%), facendolo già diventare il principale partner commerciale di 25 dei Paesi che hanno aderito, si sbaglia di grosso. Il più ambizioso progetto di infrastrutture mai avviato nella storia dell'umanità non si lascerà fermare da un virus. Appena scoppiata l'epidemia in Europa, quello che nel 1978 era l'Ufficio per gli Affari dei Cinesi d’Oltremare e che due anni fa è confluito nel Dipartimento di Lavoro per il Fronte Unito, alle dipendenze del Comitato Centrale del Pcc, si è mosso. Il capo del dipartimento degli affari consolari presso il ministero degli Esteri di Pechino, Cui Aimin, ha invitato i 60 milioni di membri della diaspora a contattare ambasciate e consolati. Ben prima che il Governo Conte decretasse la serrata, dalle associazioni imprenditoriali cinesi era già arrivato il diktat: tirar giù le saracinesche e tapparsi in casa, per tenere un profilo basso e scongiurare il pericolo di apparire come untori. L'immagine della Cina deve restare quella del Paese affidabile e benefico col quale coltivare relazioni. Così, mentre l'Italia annaspava senza mascherine e ventilatori polmonari, il ministro degli esteri Luigi Di Maio annunciava su Facebook l'arrivo delle prime 25 tonnellate di materiale sanitario generosamente inviato dalla Cina - la commessa del governo italiano da 180 milioni di mascherine dall’azienda cinese Byd è costata 209,5 milioni di euro, affermano fonti diplomatiche - l'ambasciatore cinese Li Junhua dalle pagine de Il Messaggero sottolineava l'invio di «aiuti in termini di materiali sanitari e altro» aggiungendo che «con l'impegno congiunto dei nostri

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due Paesi, daremo un contributo alla coopepa locale. Anche perché, stando all'analisi razione internazionale nella lotta all'epideche Formiche ha commissionato al Lab R&D mia e alla creazione della Via della Seta della di Alkemy SpA, in collaborazione con DeweaSalute». «Noi siamo amici del popolo cinese, ve, Luiss Data Lab e Catchy, il 46,3% dei post ma questo soft power, che ormai è uno stosu Twitter pubblicati tra l’11 e il 23 marzo con ne power, è molto pericoloso. Ha fatto bene l’hashtag #forzaCinaeItalia è stato generato la Consob a elevare il disclosure al superada account automatizzati. Anche più di un mento dell'1%», dice Sapelli. E aggiunge: «È terzo (il 37,1%) dei tweet che contenevano una vergogna che questo Governo consenta l'hashtag, #grazieCina, per dare eco all’ola propaganda di un Paese nemico della deperazione diplomatica, era prodotto da bot. mocrazia come quello cinese.La tv pubblica Ha funzionato: secondo Swg, che ha sondadovrebbe avere contezza della disinformato per La7 la voglia di alleanze degli italiani, zione che sta facendo». Secondo Data Stamper il 36% degli intervistati l’Italia dovrebbe pa, il 13 e il 14 marzo l'arrivo a Fiumicino guardare più alla Cina (contro il 30% di prefedell'Airbus A-350 della China Eastern con i renze agli Usa). “Diplomazia aggressiva della nove medici dell’Hubei e le trenta tonnellagenerosità”, l'ha definita Josep Borrell, rapte di materiale sanitario ha goduto da parte presentante per la politica estera della Ue: della Rai di 1.904 secondi di visibilità. Gli aiuti «C'è una battaglia globale di narrazioni in russi, il 23 e 24 marzo, 741 secondi. Infine, corso in cui la tempistica è un fattore cruciaquelli statunitensi, il 30 e 31 marzo, meno le", ha scritto sul sito dell'Unione Europea. di 10 minuti. Intanto, «La Cina sta spingenMENTRE L'ITALIA ANNASPAVA SENZA ai “piani bassi”, le do in modo aggressivo MASCHERINE NEGLI OSPEDALI famiglie cinesi si preil messaggio che, a E NELLE FARMACIE, I CINESI muravano di distri- D'OLTREMARE LE REGALAVANO A TUTTI differenza degli Stabuire a vicini di casa, ti Uniti, è un partner poliziotti, anziani, le mascherine introvabili responsabile e affidabile». Già: con gli Usa o nelle farmacie. Tra i canali di approvvigiocon la Cina. Tocca scegliere. ««La Germania namento, un form compilabile alla pagina purtroppo ha già scelto la Cina», commenhttps://jinshuju.net/f/hD4sg1 (la traduzione ta Giulio Sapelli. «Bisogna fare in modo che automatica recita “Ospedale cinese d'oltrein Europa la maggior parte dei paesi non si mare cinese della cabina, modulo!!!! Si preschieri diplomaticamente con la Cina. Molti ga di compilare il modulo in modo veritiero hanno paura: si è sottoposti a forme di ricatto Gli esperti cinesi anti-epidemia possono rie di minaccia. La situazione è allarmante: il spondere a domande difficili per voi e fornire Copasir deve occuparsene urgentemente. medicina cinese per aiutare la riabilitazione). Si tratta di difendere la sicurezza non solo Della distribuzione solidale non vi sarà sfugdell'industria, ma anche dei cittadini italiani gito il tam-tam mediatico, via social e stamche protestano contro questa situazione. Lo dico a futura memoria: con le pandemie non si sa mai».



APPROFONDIMENTI

Onore al trasporto che tiene vivo il Paese In Italia l’86% delle merci viaggia su gomma: durante l’emergenza il trasporto pesante è stato cruciale. Franco Fenoglio, ceo di Italscania, lancia l’allarme su margini all’osso, spese in crescita e concorrenza di Franco Oppedisano

A

ttaccato al computer, Franco Fenoglio non è suo agio. Festeggia, per la prima volta da anni, il suo compleanno tra le mura della sua casa, ma non è certo questo a dargli fastidio. Anzi: lui, che è abituato a incontrare decine di persone al giorno e considera i rapporti umani prima di ogni cosa, sembra sopportare bene la forzata quarantena. Quello che lo fa “uscire di testa” è la quasi certezza che, dopo che per la prima volta il ruolo fondamentale del trasporto e della filiera logistica viene universalmente riconosciuta, la sua importanza venga dimenticata appena passata l’emergenza. «Su gomma viaggia circa l’86% delle merci in Italia» spiega il presidente della Sezione veicoli industriali di Unrae, l’associazione dei costruttori stranieri in Italia. «Se non ci fosse, in condizioni normali, tutto il Paese si fermerebbe in cinque giorni. Nell’emergenza, se fermano le aziende di trasporto, i camionisti e le officine sarebbe un disastro difficile anche da immaginare: sarebbe a rischio l’approvvigionamento di tutti i beni di prima necessità di cui abbiamo bisogno ogni giorno». Non le sembra di esagerare? Abbiamo rischiato di avere un assaggio di questa situazione quando abbiamo messo

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in quarantena il Paese, mentre nessun altro Stato lo aveva fatto. In che senso? Per qualche giorno siamo rimasti quasi isolati. Non c’era più nessun trasportatore straniero disponibile a venire a prendere o a consegnare la merce nel nostro Paese perché una volta tornati a casa avrebbero dovuto mettersi in quarantena per due settimane. Dall’estero arrivava poco o nulla. E ai confini con l’Austria c’era una coda di 80 chilometri di camion che non riuscivano a passare la frontiera. È stato solo un assaggio, durato pochi giorni, ma dovrebbe farci pensare. C’È UNA CARENZA ENDEMICA DI PROFILI PROFESSIONALI DA ADIBIRE TANTO ALLA GUIDA QUANTO ALL’ASSISTENZA DEI VEICOLI INDUSTRIALI

A cosa? A due cose, in particolare. Quali? La prima è che la logistica non è solo un settore importante, ma è strategico per un Paese come l’Italia non solo dal punto di vista economico, ma anche sotto il profilo della sicurezza. La seconda è... ...che la maggior parte delle merci viaggia su gomma e i camion hanno bisogno de-

FRANCO FENOGLIO

gli autisti. Fa piacere che il loro apporto in questo frangente sia stato molto rivalutato, almeno a parole, e i trasportatori messi sullo stesso piano di medici e infermieri. Definirli eroi forse è esagerato, ma il loro lavoro è stato fondamentale. Queste considerazioni si scontrano con la realtà che abbiamo visto negli ultimi anni, durante i quali abbiamo dovuto constatare una carenza endemica di profili professionali da adibire tanto alla guida quanto all’assistenza dei veicoli industriali e dei loro rimorchi. Non dobbiamo dimenticare che è un mestiere pesante, difficile, che comporta sacrifici notevoli e nessuno vuole più fare perché non è “alla moda” e non è retribuito come lo era una volta. Colpa delle aziende di trasporto, allora. No, è colpa di tutti noi che per i nostri figli pensiamo a professioni che abbiano almeno una parola inglese dentro, tipo marketing, account, e cose del genere. Molto dipende dalla concorrenza (che sarebbe meglio definire dumping sociale) delle aziende straniere, soprattutto dell’Est Europa, che fanno una concorrenza sui costi spietata. E le aziende? Alcune si sono fermate o quasi, come quelle che si occupano del cemento, delle costruzioni o del petrolio. Altre, il pharma


STIAMO LASCIANDO ANDARE UN SETTORE FONDAMENTALE PER IL PAESE E LA SUA ECONOMIA e il food, hanno continuato, ovviamente, a lavorare. In ogni caso, la maggior parte sono arrivate a questa crisi già sui gomiti, in grossa difficoltà. I margini erano ridotti all’osso, le spese in continua crescita e la concorrenza estera spietata. Negli anni Settanta il 70% dei mezzi pesanti che attraversavano le nostre frontiere erano italiani, ora il 70% ha una targa straniera. Stiamo lasciando andare un settore fondamentale per il Paese e la sua economia. Allora di chi è la colpa? Se fare impresa in Italia è complicato, avere un’azienda di trasporti lo è molto di più. Poi c’è poca attenzione al settore. Sembra che

a nessuno interessi. E la moratoria di tasse e contributi per chi lavora nei trasporti? Diventerà un cappio al collo per le imprese perché tra qualche mese sarà difficile avere i soldi per pagare stipendi carburante e manutenzione, a cui si aggiungeranno contributi, tasse, rate dei finanziamenti rimandati. Molti non riusciranno più a farcela e porteranno i libri in Tribunale. Sarà un’ecatombe. Anche le aziende con i bilanci a posto rischieranno la catastrofe. Cosa serve alle aziende di trasporto? Politiche complessive che affrontino i problemi della logistica e del trasporto in un’ottica di sistema, per promuovere un concreto sviluppo competitivo per l’autotrasporto italiano. Bisogna capire cosa è davvero importante per il Paese e aiutarlo davvero, non con soldi, ma dando indirizzi concreti, semplificando la burocrazia e riducendo le tasse almeno a livello degli altri Paesi. La Polonia, ad esempio, ha dei costi di base che sono ben diversi dai nostri e dovremmo, per lo meno combattere ad armi pari. Lei è presidente e amministratore delegato di Italscania, che produce e vende camion, autobus e mezzi pesanti. Ma ha parlato solo di autisti e aziende di trasporto. Sono i miei clienti, ma sono, soprattutto, le persone con cui lavoro tutti i giorni. Sono

i miei amici e, quando vedo un amico che fa un lavoro importante e fatica ad andare avanti, non posso fare a meno di cercare di aiutarlo. Poi è inutile parlare in questo periodo di vendite. Non vale la pena neanche affrontare l’argomento. Già prima del blocco l’andamento negativo del mercato dei veicoli destinati al trasporto di merci, nelle loro diverse declinazioni, era solo uno degli indicatori che denunciano le incertezza e la confusione che c’è nel settore. In azienda come vanno le cose? La produzione delle fabbriche è bloccata in quasi tutto il mondo. In Italia la maggior parte delle persone è in smart working, le nostre officine, invece, sono operative per continuare a offrire un servizio come hanno sempre fatto. Sono loro che vanno in giro per aggiustare i camion in panne con un encomiabile senso del dovere. In questo caso mascherine e temperatura, immagino… Certo, sono tutti dotati dei dispositivi di protezione richiesti per evitare il diffondersi del virus. I costruttori hanno realizzato insieme un video per dire grazie agli autisti che stanno lavorando nell’emergenza. Siamo acerrimi concorrenti, ma, in momenti come questo, l’unione fa la forza.

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APPROFONDIMENTI

Virus e smog, tutta colpa del disboscamento Valerio Rossi Albertini, fisico del Cnr nonché divulgatore scientifico, sottolinea la correlazione tra polveri sottili e incidenza del Covid-19. E gli alberi, spiega, avrebbero fatto da "filtro" contro entrambi di Riccardo Venturi

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soggetti più vulnerabili al virus sono quelli che hanno sviluppato anche altre patologie, quello che viene chiamato con un brutto inglesismo la comorbilità, in un ambiente con una forte contaminazione aerea, che quindi ha le sue ripercussioni soprattutto sul sistema polmonare, allora sì che è verosimile che un virus che scatena proprio una sindrome polmonare possa averne vantaggio. Quindi potrebbe non essere così peregrina l’ipotesi che lo scatenamento del Coronavirus in Lombardia sia anche in parte non dovuto, ma favorito dalla condizione di inquinamento della Val Padana, che è la zona più inquinata d’Europa. Si spiegherebbe così L'ELEVATA LETALITÀ IN LOMBARDIA Rossi Albertini, crel’elevata letalità regiSI SPIEGA SOLO IN PARTE CON L'ETÀ de che possa esserci strata in Lombardia? DELLA POPOLAZIONE: L'INQUINAMENTO una relazione tra il In effetti la percenÈ UN FATTORE DECISIVO climate change e la tuale di decessi sui pandemia da Coronavirus? contagiati è molto alta, siamo al 10%, 5 volte La mia ipotesi è che un ruolo importante quella cinese. Naturalmente questo in parte potrebbe averlo non tanto il climate change, è perché la nostra popolazione è più anziaquanto il suo fratello cattivo, cioè l’inquinana. Ma non si può invocare il fatto che non mento aereo dovuto alle produzioni indusiano stati fatti tamponi, perché il decesso striali e alle attività umane, che oltre all’ada sindrome da Coronavirus è un dato cernidride carbonica immettono nell’atmosfera to indipendentemente dal fatto che si siano anche altre sostanze nocive, dal particolato fatti o meno i tamponi. Se guardiamo la proagli ossidi di azoto a tutti i gas che abbiamo gressione dei decessi, vediamo che abbiamo imparato a conoscere. Non penso che, come avuti molti più morti che in Cina. Quello che è stato ipotizzato, i virus se ne vadano a spassi può dire con certezza è che in Lombardia, so a cavallo delle particelle sottili come il bain un certo bacino con un certo numero di rone di Munchausen, diffondendosi anche su persone, i decessi sono tanti, così come sono lunghe distanze: mi sembra un’ipotesi molto tanti i casi che hanno richiesto l’intervento fantasiosa, non verosimile sulla base dei dati in terapia intensiva, più numerosi di quelli sperimentali. Ma siccome sappiamo che i cinesi. Questo probabilmente perché Wuhan elevata letalità del Coronavirus in Lombardia potrebbe essere favorita dal forte tasso di inquinamento atmosferico, che ha ripercussioni proprio sul sistema polmonare che viene colpito dal virus pandemico. È l’ipotesi avanzata in questa intervista da Valerio Rossi Albertini, fisico del Cnr nonché divulgatore scientifico televisivo. Rossi Albertini sottolinea anche il ruolo cruciale di boschi e foreste nel contenimento dell’inquinamento atmosferico, e mette in evidenza come eventi distruttivi estremi provocati dal riscaldamento globale quali la tempesta Vaia di ottobre 2018 possano abbatterne migliaia di ettari.

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VALERIO ROSSI ALBERTINI

è una provincia che avrà il suo inquinamento senz’altro, ma non confrontabile con quello dei grandi centri industriali come Pechino e Shangai; e così da noi, ci sono stati focolai altrove ma non confrontabili con quello della Val Padana, per esempio nelle Marche e in Umbria. C’è un rapporto tra inquinamento e livello di efficienza del sistema immunitario? Dovranno esserci studi specifici per confermarlo, ma tutta l’evidenza ci dice di sì. Per lo stesso motivo per cui quando si ha l’influenza il medico prescrive anche gli antibiotici. A che servono, a combattere il virus influenzale? No, non hanno nessun effetto sulla causa principale: evitano che i batteri diventino più aggressivi a causa del calo delle difese immunitarie dovuto all’aggressione virale. Ogni volta che un organismo non è in perfetta efficienza, è più vulnerabile. Quindi l’ipotesi che in un ambiente malsano attecchisca la ma-


RICICLARE CONVIENE Quasi un milione di tonnellate di CO2, circa il 2% del totale prodotto in Italia. È il beneficio per l’ambiente, e in particolare per i livelli di inquinamento atmosferico, del riciclo degli imballaggi di legno effettuato ogni anno da Rilegno, il Consorzio nazionale per il recupero e il riciclo degli imballaggi di legno, secondo la stima del Politecnico di Milano. Un esempio di economia circolare che funziona davvero: nel 2018 Rilegno ha raccolto e avviato a riciclo 1.932.583 tonnellate di legno, con un aumento del 7,74% rispetto al 2017. E mentre l’Unione Europea ha fissato come obiettivo per il riciclo degli imballaggi di legno il 30% al 2030, l’Italia è già oggi al 63%. «Da diversi anni ormai registriamo un costante aumento dei volumi di legno riciclato» dice Nicola Semeraro, presidente di Rilegno, «questo grazie anche alla capacità del sistema di aumentare il numero delle piattaforme aderenti al network, così come di coinvolgere sempre più Comuni attraverso le convenzioni per la raccolta differenziata». Gran parte del legno riciclato è costituito da pallet, imballaggi industriali, imballaggi ortofrutticoli e per alimenti. La filiera è basata su 2mila consorziati, 416 piattaforme di raccolta private, capillarmente diffuse sul territorio, 13 impianti di riciclo; 642.470 tonnellate provengono dalla raccolta urbana realizzata attraverso le convenzioni attive con 4.541 comuni convenzionati, per un numero di abitanti che supera i 42 milioni.

lattia è un’ipotesi molto più che verosimile, che viene usato, il carbonio che altrimenti se è un’ipotesi che cerca soltanto una conferma ne va a spasso e produce quel velo che proulteriore ma già di per sé stessa è corretta. voca l’effetto serra; ma anche altre sostanze Vogliamo ricordare le cause principali del inquinanti. Di più: gli alberi si sacrificano, in forte inquinamento in Val Padana? un certo senso, perché catturando le polveLe attività industriali, il riscaldamento dori sottili e assorbendo gas nocivi essi stessi mestico e la circolazione dei veicoli. Siccome ne patiscono le conseguenze. Nell’economia la Val Padana è la zona più industrializzata complessiva dell’ecosistema, purificano l’ad’Italia, i trasporti sono molto attivi, c’è un ria, la filtrano, quindi contengono gli effetti passaggio costante di veicoli soprattutto peche sarebbero ancora più gravi dell’inquinasanti, diesel molto inquinanti; poi è fredda, mento. quindi c’è bisogno di riscaldamento intenUn tempo c’erano più boschi in Val Padana? so. Gli impianti di riscaldamento, i veicoli e Storicamente era tutta una foresta quasi le industrie non si sono adeguati non tanto ininterrotta, boschi e foreste. Poi c’è stato un alle normative, assolutamente inadeguate disboscamento più o meno selettivo. È accaalla necessità di contenere l'inquinamento duto anche in Veneto, Venezia ha abbattuto al di sotto di valori accettabili, quanto ai criintere foreste per la sua flotta, e non si andateri che dovrebbero governare la produzione va troppo per il sottile, se c’era la guerra con industriale, i trasporti e i riscaldamenti nel i turchi o i genovesi si abbatteva tutto. Dopo21° secolo. L’effetto è che c’è una cappa codiché, proprio memori del fatto che i boschi stante permanente di sostanze inquinanti sono una risorsa necessaria e indispensabiche aleggia sulla Val le, ci furono una serie I BOSCHI PURIFICANO L'ARIA, padana: la notizia è di provvedimenti che invece che adesso a LA FILTRANO E QUINDI SONO IN GRADO limitavano le zone in DI CONTENERE GLI EFFETTI causa delle restrizioni cui era prelevato il PIÙ GRAVI DELL'INQUINAMENTO si sta cominciando a legname. Questo è un respirare. Se si vanno a vedere le immagini concetto molto antico, che però non è stato del satellite Galileo per le rilevazioni terrestri applicato ovunque. Chi ha sviluppato questa degli inquinanti ci si accorge che la cappa si sensibilità nei confronti dei boschi ha fatto sta dissolvendo. Che non si invochino dunsì che alcuni fossero intoccabili, oppure che que delle giustificazioni astruse, siamo noi fossero sostenibili: il prelievo del legname ad inquinare l’aria e siamo noi che possiamo non era così intensivo da non consentire alla purificarla smettendo di procedere come abforesta di rigenerarsi. Altrove non è stato fatbiamo fatto finora, con attività che sono tutte to niente di tutto questo e c’è stato l’effetto inquinanti, anche e soprattutto perché adesIsola di Pasqua: è stato abbattuto tutto quanso l’alternativa è possibile. Ci sono fotografie to. Al mondo il 50% delle foreste sono state bellissime dei canali di Venezia, l’acqua è abbattute, siamo a metà del lavoro. A questo ridiventata limpida e cristallina. Un’ulteriore proposito, poi, il global warming può avere dimostrazione che noi abbiamo bisogno delun effetto diretto, purtroppo. la natura, ma la natura non ha affatto bisoIn che modo? gno di noi, anzi... Attraverso fenomeni meteorologici estreQual è l’importanza di boschi e foreste nel mi dovuti al riscaldamento globale, quali la contenimento dell’inquinamento dell’aria? tempesta Vaia di fine ottobre 2018, che ha diFondamentale. Boschi e foreste hanno come strutto oltre 41mila ettari di boschi con venti prima funzione sulle emissioni che producoche hanno superato i 200 km/h. Tutto quello no il riscaldamento globale di sottrarre l’ache contribuisce all'abbattimento degli albenidride carbonica all’atmosfera, e di fissarla. ri mette a rischio la loro funzione di cattura Gli alberi sequestrano, questo è il termine della Co2 e di purificazione dell'aria.

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APPROFONDIMENTI

«IL 5G FARÀ FARE UN SALTO QUANTICO AGLI SMARTPHONE» Intervista con Pier Giorgio Furcas, vice direttore generale di Huawei Italia per il "consumer business": «Il mercato sta apprezzando molto la serie P40, che offre prestazioni fotografiche eccellenti, al top del settore» di Sergio Luciano «IL 5G È PROPRIO UN SALTO QUANTICO PER LE COMUNICAZIONI UMANE. Non è

una semplice evoluzione di qualcosa che c’è già. Cominciamo ad accorgercene, ma prestissimo sarà chiaro ed evidente a tutti»: Pier Giorgio Furcas, deputy general manager consumer business group di Huawei in Italia, è un signore che di smartphone sa veramente tutto. E gestisce un vero e proprio fenomeno tecnologico e commerciale mondiale che trova un’espressione ottimale: non soltanto la crescente diffusione degli smartphone della casa cinese, ma anche e soprattutto la PIER GIORGIO FURCAS ripresa della diffusione di questi apparati all’indomani della decisione di Google (imE dunque oggi su quali cavalli vincenti posta dal presidente americano Trump) di puntate, almeno nel mercato italiano? non fornire più i servizi Android al gruppo Direi che abbiamo una bella scuderia. Incinese, esattamente un anno fa. nanzitutto Huawei in tutto il mondo è sinoEbbene: a dodici mesi da una batosta che nimo di 5G. E come dicevo all’inizio il 5G avrebbe tramortito chiunque, l’alternatiè un salto quantico per gli utilizzatori, di va immediatamente attivata da Huawei, cui sia pure a macchia di leopardo si iniquella di far da sé con il proprio sistema zia a cogliere la straordinaria portata. Per operativo e la propria AppGallery, si è riveesempio, a causa del lockdown connesso lata non solo efficace ma vincente, perché all’emergenza virus, si sta comprendendo tiene in casa Huawei più valore di prima e meglio finalmente soddisfa sempre più «HUAWEI MUSIC OGGI OFFRE quanto siano impori clienti. UNA SCELTA TRA 50 MILIONI DI BRANI tanti le connessioni «Huawei ha fatto E LA NOSTRA APPGALLERY STA PIACENDO a banda ultralarga, qualcosa di increMOLTISSIMO AGLI UTENTI GLOBALI» che oggi in Italia dibile in così poco solo una minoranza dei cittadini fruisce su tempo – ha detto Furcas - altri avevano linea fissa. Il 5G è in questo senso una soprovato ma senza successo… noi in poluzione straordinaria. Quando mi chiedochissimo tempo abbiamo reso immediano cosa vuol dire passare da 4 a 5, spiego tamente operativi i nostri Hms, Huawei con un esempio. Immaginiamo di andare Mobile Services, nati peraltro dieci anni da Monza a Milano per fare una visita mefa, il servizio video Huawei Video ormai dica, e appena oltrepassato il confine del ricchiessimo di contenuti... e per quanto Comune di Milano ci accorgiamo che l’auriguarda la musica, Huawei Music offre 50 to, connessa alla Rete 5G, viene presa in milioni di tracce…».

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L'OFFERTA DI APP DI CONTENUTI VIDEO E DI TRACCE MUSICALI NON TEME CONFRONTI SUL MERCATO carico da una connessione predisposta dal Comune che l’accompagna in modalità di guida autonoma fino al parcheggio, senza ricerche affannose e senza code… Risultato: relax e tempo libero, meno incidenti, miglior gestione del traffico, più sicurezza. Ma chissà quando ci arriveremo a questi risultati! Noi di Huawei abbiamo e mettiamo a disposizione apparati e reti, poi occorre anche un contesto infrastrutturale che dipende da altri. Il 5G è veramente un salto quantico, lo ripeto, che va accompagnato da infrastrutture tutto attorno, a costituire un ecosistema funzionale alle nuove possibilità offerte da questa tecnologia. L’auto personale, come anche quella in sharing, farà parte dell’ecosistema della mobilità dell’utente finale. Ma a cambiare non sarà solo l’esperienza della mobilità. Pensiamo alla telemedicina. Il primo intervento chirurgico ad una distanza di 3000 chilometri di distanza, con tecnologia Huawei, è stato già effettuato con succes-


so. Pensiamo a cosa significa… E poi lo smart-working: implementato con serietà ed al di là dell’emergenza di questi giorni, l’esperimento forzato ci sta facendo vedere pregi e difetti del nostro vivere quotidiano e sta aprendo una nuova visione organizzativa alle persone ed alle aziende. Non a caso stiamo vendendo tantissimi tablet e pc. Non solo ultimi modelli, anche prodotti di magazzino. Del resto, prima la casa era prevalentemente il luogo dove si rientrava per cenare e dormire. Oggi in tanti si trovano chiusi in casa senza le necessarie attrezzature e se le procurano. E che dire dell’e-learning e della formazione a distanza? Fino a ieri era un fenomeno marginale, oggi è la regola, e si gioverà massimamente della banda ultralarga e quindi del 5G. Intanto però, nella vostra scuderia di eccellenza, c’è anche altro che il 5G… Be’, i nuovi modelli della linea P40 sono l’eccellenza della categoria sul fronte delle riprese fotografiche… Peraltro la qualità fotografica è il cavallo di battaglia di Huawei almeno dal 2016. Quando sono entrato in azienda, ho avuto la possibilità di lanciare un primo prodotto straordinario, il primo P9, in partnership con Leica. Il gruppo aveva già intuito la rilevanza della qualità fotografica, c’era già Facebook e stava decollando Istagram, e studiando le esigenze dei nostri clienti abbiamo forzato sulla qualità di ripresa offrendo modelli sempre più avanzati, il P10 poi il P20 il

IL QUARTIER GENERALE DI HUAWEI

P30, fino ad arrivare al P40 e al P40 Pro+, dove siamo riusciti a mettere addirittura 5 fotocamere con 50 megapixel di potenza, con una capacità di risoluzione straordinaria anche in poca luce… capace di fare fotografie eccezionali che sarebbero alla portata solo di fotografi professionisti. È un tipo di tecnologia che veramente permette prestazioni eccellenti, professionali, anche agli inesperti… E, scusi, com’è possibile? È possibile perché Huawei è stata prima azienda a inserire l’Intelligenza Artificiale in uno smartphone. Il sistema tratta tutti i dati che rileva dai sensori per rendere IL P40 PRO+ OFFRE ADDIRITTURA CINQUE TELECAMERE DI CUI DUE STUDIATE PER LO ZOOM, CHE CONSENTONO FOTO FINO A CENTO INGRANDIMENTI

quella foto la migliore possibile e corregge gli errori. Il nostro cliente vuol fare molte foto e quindi non ha tempo per curare personalmente inquadratura ed esposizione. Ha la necessità di immortalare qualsiasi tipo di momento…in un momento. Per gli appassionati del genere, qualche dato tecnico me lo ricorda? La serie P40 ha un sensore mai prima installato su un dispositivo mobile e il modello P40 Pro+ con 2 delle sue 5 fotocamere deputate allo zoom, di cui una telescopica, arriva a un ingrandimento di 100x che non ha rivali, tanto che il sito benchmark per gli standard tecnologici

della telefonia, Dxomark, ha assegnato a P40 Pro il voto più alto in assoluto rispetto a quelli sul mercato. Ma quanto puntate sul design, oltre che sul contenuto tecnologico? Molto! Noi siamo un’azienda cinese, e dunque uno dei nostri obiettivi, insieme con la crescita delle quote di mercato, dei ricavi e dei profitti, era anche quello di modificare la percezione del brand, alla ricerca di un upgrade che rendesse giustizia all’oggettiva qualità del design. Quindi non solo la logica consueta del value for money, ma anche qualcosa di più. E oggi come sta andando la linea P40? Il P40 Lite, appena lanciato, nella prima settimana è risultato il quinto prodotto più venduto … in una settimana aver già raggiunto la quinta posizione dietro Samsung e iPhone è un risultato eccezionale. Per noi era un test, per gli altri è una gran preoccupazione… Quanto piacciono le componenti in ceramica? È una parte importante del nostro design, e poi la ceramica ha caratteristiche strutturali che possono rendere lo smartphone molto appetibile dall’utente, riscalda molto meno, agevola la carica wireless… E come siete messi con i vostri modelli sul delicato fronte della cybersecurity? Be’, adottiamo le migliori soluzioni di cybersecurity offerte dalla tecnologia. Per noi è un tema cruciale, molto delicato. Pensi che per inserire una App nella nostra App Gallery, uno sviluppatore deve superare 4 successivi livelli di controllo per dare all’utente finale la certezza che l’utilizzo di quell’app è perfettamente sicuro dal punto di vista dei dati. Offrire la massima sicurezza è per noi un imperativo categorico. Tiriamo le somme: quanto costano queste meraviglie tecnologiche? Per il P40, che è già uno smartphone dalle ottime performance, si spendono 799 euro. Il P40ProPlus costa poco più di 1049. Competitivi anche nei prezzi.

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APPROFONDIMENTI

Smart working o telelavoro forzato? Attrezzati con mezzi di fortuna e connessioni ballerine, si fa quanto possibile per rendere anche parzialmente la prestazione oggetto del contratto di lavoro. E i sindacati intanto pensano agli scioperi... di Francesco Rotondi

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ono i lavoratori i primi consapevoli che non stanno affatto svolgendo la propria attività in smart working. Si stanno accorgendo che in casa si sta facendo tutto quanto possibile - anche con mezzi di fortuna - per rendere anche parzialmente la prestazione oggetto del contratto di lavoro. L’erronea qualificazione dello svolgimento dell’attività lavorativa - ricordo che di questo si tratta e non di un nuovo/diverso contratto di lavoro - non è da addebitare al datore di lavoro , al sindacato o al lavoratore bensì all’inevitabile battage mediatico che si nutre - molto spesso - delle pillole di ignoranza che presunti esperti offrono quotidianamente; semmai la responsabilità è di quei mezzi di comunicazione che danno voce a chiunque senza una preventiva e doverosa verifica dell’effettiva competenza (da qualche giorno gira il video del “virologo” Andrea Scanzi che definiva il coronavirus una banale influenza e si lamentava perché gli venivano cancellate delle date teatrali addirittura chiedendo provvedimenti dell’Ordine dei giornalisti contro i colleghi allarmisti... ”Virologo” è ovviamente ironico). Ma si sa, in Italia siamo 60 milioni di commissari tecnici della nazionale di calcio. Ma questa volta non stiamo parlando di far finta di capire di un gioco, parliamo di lavoro, di occupazione, di organizzazione aziendale, di futuro. Insomma, di cose serie e sarebbe bene affrontarle con questo spi-

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rito. Oggi assistiamo all’esigenza di mutare repentinamente l’organizzazione del lavoro, ma non immaginando il futuro assetto bensì cercando di attenuare l’impatto dello “shock” che stiamo vivendo cercando di limitare i danni imprenditoriali. Non c’è visione strategica, non c’è pensiero innovativo, non c’è ragionamento organizzativo, ma soltanto il pensiero di attenuare effetti negativi. Questa non è una critica, ma la realtà. Ci sono imprese che avendo già sperimento lo smart working sono state facilitate in questo PRIMA DI RAGIONARE SU COME CAMBIERÀ IL LAVORO, OCCORRE RIUSCIRE A FAR SOPRAVVIVERE CHI CREA OCCUPAZIONE

processo, ma proprio il fatto che alcune organizzazioni non lo abbiano fatto o fatto in modo massiccio ci dice che l’attuale decisione non è “ragionata”. E allora vediamo di smetterla di buttare in pasto al popolo slogan e spot falsi. Il lavoro cambierà? Anzitutto rileggiamo attentamente l’editoriale sul Financial Times di Mario Draghi che in due pagine chiare, semplici e comprensibili per chiunque ci spiega che prima di pensare al “cambiamento” del lavoro dovremmo pensare alla “sopravvivenza” delle imprese che presuppone l’esistenza del lavoro. Draghi ci fa capire come il Governo sia talmente lontano dalle prerogative della

FRANCESCO ROTONDI

propria funzione che risulta lecito dubitare di esso; manca il ragionamento sulla fase due, sul cosa facciamo dopo, a meno che la strategia non sia sempre la stessa: viviamo alla giornata “tanto nella difficoltà diamo il meglio”. Ecco che lo smart working diventa colpevolmente e mediaticamente la soluzione a tutti i problemi, la panacea, mentre nel frattempo il sindacato pensava ad organizzare scioperi. Nessuno che stia riflettendo sul fatto che oggi le organizzazioni aziendali nel predisporre determinate azioni non stanno ragionando e verificando quanto tali azioni siano redditizie, sostenibili dal pdv imprenditoriale, e cosi via. Le aziende in questo momento non stanno facendo le “aziende”, ma soltanto rispondendo ad una situazione emergenziale. I conti si faranno fra qualche mese; quei conti che rischiano di essere pesantissimi, che mettono a rischio posti di lavoro e quindi redditi e quindi sopravvivenza. Il cambiamento organizzativo ci sarà, questo è fuori discussione, ma non è nemmeno questo il tema; la domanda vera è: siamo pronti? Anche a gestire le conseguenze del cambiamento? L’esperienza ci ha insegnato che alcune grandi realtà multinazionali hanno fatto passi indietro sull’utilizzo dello smart working. Come mai? Proviamo ad informarci sulle ragioni e poi magari scriviamo qualcosa di sensato e magari senza avere come obbiettivo voti o tesseramenti.


Quelle braccia rubate dal Covid-19 all’agricoltura Pizzaioli, liberi professionisti, impiegati: Openjobmetis, l’agenzia per il lavoro quotata allo Star, registra il boom di candidature nell’agroalimentare da chi è rimasto senza lavoro per colpa del coronavirus di Riccardo Venturi

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a un lato la necessità di trovare in fretta decine di migliaia di lavoratori per l’agricoltura, orfana di 200300mila stagionali che ogni anno arrivano dall’est europeo, Romania, Bulgaria, Polonia, e ora non possono più farlo per la chiusura delle frontiere dovuta alla pandemia; e anche laddove potessero in seguito agli sforzi del ministro dell’Agricoltura Teresa Bellanova di creare dei “corridoi verdi”, spesso non vogliono per paura del contagio. Dall’altro, migliaia di italiani che hanno perso il lavoro temporaneamente o stabilmente, che hanno la necessità di trovarne un altro per sbarcare il lunario. Openjobmetis, l’agenzia per il lavoro quotata nel segmento Star della Borsa, sta facendo incontrare domanda e offerta, aiutando a trovare una soluzione immediata, per quanto temporanea, alle due esigenze. «A metà marzo abbiamo lanciato una campagna per trovare almeno mille lavoratori» dice Chiara Zonzin, responsabile Divisione agroalimentare di Openjobmetis, «entro maggio contiamo di superare questo numero». Le candidature ricevute hanno sorpreso e in qualche caso commosso gli esperti di Openjobmetis: «stiamo ricevendo ogni giorno una quantità importante di candidature di persone che hanno poco o nulla a che fare con il contesto agricolo» spiega Zonzin, «mail che suscitano grande rispetto, dai profili più disparati: giornalisti, interior designer, impiegati amministrativi, proprietari di negozi chiusi per il

lockdown, liberi professionisti, pizzaioli… profili non abituati al contesto produttivo agroalimentare. Di queste candidature particolari ne riceviamo almeno un centinaio alla settimana». Le regioni con il maggior bisogno di manodopera sono Emilia Romagna, Veneto, Lombardia, Puglia e Basilicata, specie nel settore ortofrutticolo, dove mancano migliaia di addetti al diradamento, alla potatura e alla raccolta, complice il caldo dei primi mesi dell’anno che ha anticipato i tempi. «Faccio questo lavoro da 20 anni ed è la prima volta che abbiamo a che fare con persone che hanno curriculum I GIOVANI CHE PRIMA CERCAVANO OCCUPAZIONE ALL’ESTERO SI OFFRONO PER LA RACCOLTA DEI MELONI IN EMILIA E DELLE BACCHE IN VENETO

di questo tipo» aggiunge la responsabile Divisione agroalimentare di Openjobmetis, «che danno la disponibilità e la confermano durante il colloquio telefonico. Non più tardi di stamattina una signora ci ha mandato una mail strappalacrime, che abbiamo girato ai colleghi dell’Emilia Romagna che stanno gestendo il reclutamento per la campagna di raccolta dei meloni. Questa signora di agricoltura non ha esperienza: è un’impiegata amministrativa. Sosterrà il colloquio nelle prossime settimane». Tra i nuovi lavoratori agricoli in tempi di Coronavirus ci sono anche giovani italiani che erano abituati a lavorare all’estero,

CHIARA ZONZIN

e non lo possono più fare. «Abbiamo sei ragazzi tra Monza, Lodi e Milano» conferma Zonzin, «che pur di iniziare a lavorare hanno accettato di mettersi in quarantena cautelativa. Ora si sono spostati dalla Lombardia al Veneto e hanno iniziato a lavorare dal 20 aprile, fanno diradamento. Il nostro cliente è stato particolarmente sensibile, li ha aiutati dal punto di vista dello spostamento logistico e dell’alloggio». C’è anche chi ha una specializzazione nella raccolta ortofrutticola ed era abituato a utilizzarla all’estero, dall’altra parte del pianeta: «Abbiamo tre ragazze domiciliate in Piemonte abituate a fare le stagioni agricole tra Nuova Zelanda e Australia, con una specializzazione nei piccoli frutti, mirtilli e affini», aggiunge la responsabile Divisione agroalimentare di Openjobmetis. «andranno in provincia di Verona, in Veneto, o in provincia di Ragusa, in Sicilia». Quanto alla polemica legata ai voucher agricoli, non è un problema che riguardi l’attività di Openjobmetis: «Mi permetto di dire che la somministrazione è molto più semplice del voucher» afferma la Zonzin, «in quanto tutta la gestione amministrativa e burocratica è in capo a noi. Adempiamo a tutti gli oneri retributivi e contributivi. In agricoltura c’è una contrattazione provinciale, quindi a seconda di dove le persone lavorano andiamo ad applicare il corrispondente contratto, manlevando l’imprenditore agricolo di questi oneri che nell’utilizzo del voucher sono abbastanza pesanti».

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APPROFONDIMENTI

Meno soldi, più benefit così cambia lo stipendio L’edizione 2020 del Salary Outlook di Job Pricing fotografa una situazione stagnante per le retribuzioni medie, con una netta perdita di potere d’acquisto per i dirigenti, che però si compensa nel total reward di Marina Marinetti

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ome diceva il consulente e saggista americano William Edwards Deming, «Senza dati, sei solo un’altra persona con delle opinioni». Così, a certificare che in Italia non ci sia nulla di più statico delle retribuzioni, interviene l’ultima edizione del Salary Outlook di Job Pricing, la specializzazione di JobValue Human Capital Consulting dedicata alla consulenza aziendale in ambito Total Reward. «Purtroppo, ormai da diversi anni, ci troviamo a commentare un andamento stagnante», spiega a Economy Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di Job Pricing. Dal 2014 a oggi, infatti, le retribuzioni medie sono cresciute di un misero 2,1%. E nell’ultimo anno, il 2019, di un ridicolo 0,3%. «La ragione principale è la bassa produttività. Con livelli del costo vita sostanzialmente allineati con Germania o Francia, la retribuzione media di un lavoratore da noi, ovvero 29.352 euro, è di quasi 10mila euro inferiore a quella di un lavoratore tedesco e di circa 8mila rispetto a uno francese». Eppure, contrariamente a quanto verrebbe istintivamente di pensare, i più penalizzati non sono i lavoratori con la qualifica più bassa. Anzi: «I dati ci dicono che negli ultimi 5 anni i dirigenti sono stati quelli più penalizzati», sottolinea Fiorelli. Stando ai dati del Job Pricing Salary Outlook, nel 2019 le retribuzioni medie in Italia sono cresciute molto poco (+2,1%), ma solo la retribuzione annuale lorda (Ral) dei dirigenti è diminuita del 4,7%. «E anche prendendo in considerazione

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la Retribuzione globale annua, sebbene la loro parte variabile sia più pesante di quella di tutte le altre categorie, la situazione resta negativa solo per i dirigenti». Che hanno “incassato”, se così si può dire, un -1,3%. «Considerando che l’inflazione nello stesso periodo si è assestata al 2,3%, questo vuol dire che i dirigenti hanno avuto una perdita secca di potere di acquisto», continua l’a.d. Di Job Pricing. «Le motivazioni sono da collegarsi soprattutto a tre fattori: negli ultimi dieci anni molti manager di lungo corso (e con stipendio elevato) sono stati sostituiti da colleghi più giovani con pacchetti meno ricchi; la crisi ha comunque posto il focus sull’esigenza di “calmierare” gli stipendi del top management; fra i manager l’utilizzo della LA CRISI HA POSTO IL FOCUS SULL’ESIGENZA DI CALMIERARE GLI STIPENDI DEL TOP MANAGEMENT SPECIALMENTE NELLE START-UP

qualifica dirigenziale è sempre meno diffusa, soprattutto nelle start-up e scale-up». La retribuzione media aumenta al crescere della dimensione dell’azienda: si va dai 25.896 euro per quelle con meno di 10 dipendenti ai 36.743 per quelle con più di mille dipendenti. «La cosa non sorprende in fondo», commenta Alessandro Fiorelli: «Le aziende più grandi, spesso multinazionali, sono quelle che hanno più risorse da un lato e che dall’altro competono maggiormente per risorse qualificate. La leva retributiva è molto forte come strumento sia per mettere fuori

ALESSANDRO FIORELLI, AD JOB PRICING

mercato i talenti che si hanno, sia per andare a “caccia”. A questo si aggiunga che la maggior parte delle grandi aziende sono in aree (si pensi a Milano, ma anche a Roma) dove la media degli stipendi è più alta anche per le piccole e medie aziende e pertanto l’intero mercato retributivo viene spinto verso l’alto». E poi c’è il capitolo benefit. Smartphone, auto aziendale, pc, carta di credito, rbuoni pasto, alloggio, copertura delle spese mediche, piani previdenziali integrativi, consulenze fiscali, borse di studio, convenzioni e acquisti agevolati: si tratta di elementi che compaiono sempre più spesso nella parte variabile della retribuzione. «I benefit ed il welfare stanno diventando sempre più parti essenziali nella costruzione dei package retributivi», spiega ancora Fiorelli. «Ovviamente i dirigenti sono quelli che ne godono maggiormente, ma la cosa interessante, che si conferma anno dopo anno, è la crescita molto significativa anche per i quadri, gli impiegati e perfino per gli operai. Da questo punto di vista le recenti normative che consentono di decontribuire e defiscalizzare una parte della retribuzione, se erogata in forma di welfare, stanno dimostrandosi molto efficaci. A me sembra una cosa molto positiva, visto che consente alle aziende di risparmiare e accresce il potere di acquisto dei lavoratori. Per questo, c’è da augurarsi che le ultime resistenze sul fronte sindacale, che hanno rallentato la diffusione dello strumento, siano ormai state definitivamente superate... anche se non ci scommetterei».


in collaborazione in collaborazione con CONFPROFESSIONI con ANDAF

Emergenza liquidità, per i professionisti un primo plafond di 15 milioni di euro Da Fidiprof e Igea Banca un intervento concreto a sostegno dei professionisti, per finanziamenti fino a 50 mila euro. Per medici e dentisti l’importo arriva fino a 100 mila euro. Preammortamento di un anno di Giovanni Francavilla

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orsia preferenziale per l’accesso al credito dei liberi professionisti che possono richiedere – anche attraverso la piattaforma digitale BeProf - prestiti fino a 50 mila euro, con durata sino a 60 mesi con un preammortamento di un anno. Per le professioni sanitarie, medici di medicina generale e odontoiatri, il finanziamento può arrivare sino a 100 mila euro. Il Gruppo Igea Banca e Fidiprof, il confidi di Confpro-

fessioni, hanno formalizzato un accordo che stanzia un primo plafond di 15 milioni di euro per interventi di liquidità a favore dei liberi professionisti, per fronteggiare l’emergenza coronavirus. Su impulso della Confederazione guidata da Gaetano Stella e della bilateralità del settore, sono state infatti mobilitate nuove risorse per sostenere il settore professionale colpito dalla crisi. E sarà Fidiprof, soggetto garante autorizzato dal

EZIO MARIA REGGIANI

Mediocredito Centrale - MCC, a gestire direttamente il merito creditizio dei propri soci professionisti, che potranno così ottenere una garanzia massima possibile, con la facoltà di rimborsare le rate ordinarie del prestito trascorsi 12 mesi dall’erogazione del finanziamento. «Rispetto al decreto liquidità, varato dal Governo, il programma di finanziamenti messo a punto da Fidiprof e dal Gruppo Igea Banca è immediatamente

LINEE STRAORDINARIE DI FINANZIAMENTO PER LIQUIDITÀ COVID - 19 Fidiprof è una società cooperativa di garanzia fidi riconosciuta quale Soggetto Garante Autorizzato, c.d. Confidi Rating, da parte del Mediocredito Centrale MCC. La Garanzia di Fidiprof favorisce il finanziamento da parte di Igea Banca al libero Professionista (o a società ad esso collegata). Il rilascio della Garanzia comporta l’assunzione, da parte di Fidiprof, dell’obbligazione di pagare alla Banca, a sua semplice richiesta, l’importo che risulti dovuto a seguito dell’insolvenza del soggetto finanziato. I Confidi operano con scopi mutualistici nei confronti dei propri soci e, per legge, la quota sociale minima è di 250 euro.

PER TUTTI I LIBERI PROFESSIONISTI: • Fino a un massimo di 50.000 euro • Durata fino a 60 mesi + 12 mesi di preammortamento (per ogni tipologia di finanziamento e di durata) PER PROFESSIONI SANITARIE, ODONTOIATRI (ANDI) E MEDICI DI MEDICINA GENERALE (FIMMG): • Fino a un massimo di 100.000 euro • Durata fino a 60 mesi + 12 mesi di preammortamento (per ogni tipologia di finanziamento e di durata)

operativo con grande flessibilità, perché attinge alle risorse proprie del sistema confederale», sostiene Ezio Maria Reggiani, presidente di Fidiprof. «L’emergenza epidemiologica da Covid – 19 ci ha infatti spinto a rimodulare le linee di finanziamento, già in essere, con un nuovo prodotto calibrato sulle specifiche esigenze dei liberi professionisti, per far fronte alla crisi di liquidità che in queste settimane ha investito gli studi professionali». «Siamo una banca innovativa e digitale, vicina al mondo delle imprese e delle professioni, sviluppando prodotti e processi sempre nuovi», afferma Luigi Tagliaferro, direttore del distretto digitale di Igea Banca. «La partnership con Fidiprof è fondamentale per la nostra mission di sostenitori dell’economia reale in questo momento di difficoltà e guardando al futuro con ottimismo».

Maggiori informazioni: www.fidiprof.it – fidiprof@confprofessioni.eu app: BeProf

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APPROFONDIMENTI

E adesso attenzione alla Centrale Rischi La moratoria introdotta dall'art.56 del decreto Cura Italia cambia tutto in materia di segnalazioni, conteggi e classificazioni. Per questo diventa particolarmente importante il presidio dei propri dati CR di Danilo Giubellino*

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on la Comunicazione del 23/03/2020 fronte di anticipazioni su crediti già esistenti la Banca d’Italia ha fornito specifiche al 29/02/2020; al contempo i finanziamenprecisazioni in materia di segnalazioti non rateali con scadenza antecedente il ni alla Centrale dei Rischi (CR) tenuto conto 30/09/2020 si intendono prorogati alla stesche l’art. 56 del D.L. “Cura Italia” ha previsto sa data e alle medesime condizioni; infine che le imprese, in relazione alle esposizioni il pagamento delle rate dei finanziamenti debitorie nei confronti a rimborso rateale LA RICHIESTA DELLA CR AVVIENE delle banche e degli (compresi i leasing) TRAMITE INVIO PEC DEL MODULO intermediari finanziain scadenza prima del DELLA BANCA O ACCEDENDO ri, possono oggi avva30/09/2020 si intenALLA PIATTAFORMA DIRETTAMENTE lersi di alcune misure de sospeso sino alla contingenti di sostegno finanziario. In partistessa data e i relativi piani di ammortamento colare le misure adottate, con i conseguenti dilazionati secondo modalità che assicurino riflessi in CR, prevedono che le banche non l’assenza di nuovi o maggiori oneri per le impossano anzitutto revocare, in tutto o in parte prese (che hanno facoltà di richiedere la soe sino al 30/09/2020, sia le aperture di credito spensione anche solo della quota capitale) e in c/c a revoca che i finanziamenti accordati a per le banche. In tale contesto è stato pertanto richiesto alle banche di tenere conto delle * L'AUTORE DANILO GIUBELLINO, suddette indicazioni ai fini delle comunicazioSOCIO AITI, ANALISTA DATI CREDITIZI, FOUNDER ACRIS CREDIT ni periodiche alla CR delle posizioni debitorie DATA PROCESSING in capo alle imprese e, in particolare, operativamente ciò prevede l’impossibilità di revocare i finanziamenti diretti in c/c e gli anticipi di

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natura autoliquidante, con impegno formale quindi a non ridurre l’importo dell’accordato segnalato alla CR e circa la temporanea inesigibilità dei crediti riferibili a operazioni a rimborso rateale, sia in conto capitale che in conto interessi. Elementi questi non di poco conto se calati nell’attuale contingenza economica e delle imprese. Assume altrettanta significativa rilevanza, in termini segnalatici alla CR, quella parte di disposizioni per cui: - per l’intero periodo di efficacia della sospensione, le banche sono tenute a interrompere il conteggio dei giorni di persistenza degli inadempimenti eventualmente già in essere prima delle disposizioni di Legge; questo si riflette sulla valorizzazione della variabile “stato rapporto” e sull’evidenza o meno del deterioramento del collegato rapporto creditizio - il soggetto finanziato non potrà essere classificato a sofferenza dal momento in cui i benefici temporanei di Legge sono stati accordati, ricordando che segnalazioni della specie portano di norma a un accesso al credito particolarmente difficoltoso se non impossibile. Si capisce pertanto quanto, in questo particolare momento, il presidio diretto da parte delle imprese dei propri dati CR trovi importante fondamento in seno a una corretta gestione finanziaria aziendale e dei rapporti con le banche. La richiesta della CR può avvenire tramite invio via Pec dell’apposito modulo scaricabile dal sito web della Banca d’Italia (ricevendone risposta entro 30 giorni di norma) o accedendo direttamente alla piattaforma di servizi on line della stessa (con riconoscimento mediante Spid o Cns), in questo caso con risposta in tempo reale. L’abitudine a monitorare nel tempo la CR è in conclusione auspicabile venga adottata strutturalmente dalle imprese anche nei normali periodi di attività, al fine di tenere sotto controllo tutti quegli elementi andamentali creditizi che le banche utilizzano per valutare il merito di credito, gestendo quindi in maniera maggiormente pro-attiva le proprie capacità di accedere al credito.


in collaborazione con Aifi

inevitabilmente a immaginare nuovi spazi e nuove modalità di rapporto nei luoghi di lavoro, ma anche negli spostamenti. Gli imprenditori italiani sono quelli che sono ripartiti il giorno dopo che il terremoto gli ha distrutto i siti di produzione, che hanno tenuto duro nei cicli di crisi del petrolio, del crollo dei mercati finanziari. Banche e operatori finanziari devono stare al loro fianco, dando risposte immediate e innovative. Forse questa è la sfida più attuale. Le aziende si dovranno ritrovare più digitali, più tecnologiche e dovranno innovare anche nei campi e nelle attività più tradizionali. Un approccio nuovo che dovrà tenere in maggior conto anche l’esigenza di un ambiente più pulito, abbiamo visto come l’inquinamento enfatizzi la diffusione delle epidemie. Nel rinnovamento ci dovrà sempre essere grande attenzione all’elemento umano. La forza lavoro rischia di essere sostituita dalla tecnologia in alcuni ambiti e quindi servono trasformazioni Durante il lockdown l'attenzione è stata alla liquidità e alla gestione professionali importanti per evitare tendei flussi finanziari. Ora tocca ai capitali privati supportare le imprese. sioni sociali. Ma le aziende nuove devono Ma vanno garantiti più canali di finanziamento complementari poter disporre di infrastrutture adeguate, reti, collegamenti e anche di una pubblica di Anna Gervasoni amministrazione de-burocratizzata. Ci riuscirà? Su questo devono convergere a fase due è arrivata e tutti noi dobIn un clima di forte incertezza, in cui non capitali pubblici e privati. Tornando alle biamo essere pronti a fronteggiare un possiamo prevedere cosa accadrà nell’animprese, sarà fondamentale un nuovo apnuovo cambiamento nel giro di pochi no in corso, dato che dipende da variabili proccio verso i mercati finanziari. Le fintemesi. Siamo passati dalla inconsapevolezindipendenti come i tempi di arrivo del vacch possono svolgere un ruolo importante za verso la grande libertà di movimento e cino e la durata dell’emergenza sanitaria, ma il ruolo vero che dovrà essere potenziadi relazioni che avevamo, a una reclusione nonché dal susseguirsi delle decisioni del to è quello dei fondi che investono nel caforzata, per poi tornare – auspicabilmente Governo, bisognerà pitale di rischio e di DALLE BANCHE AL FINTECH: - a uno stato di semilibertà. ripianificare le attidebito delle imprese PER LE IMPRESE SARÀ FONDAMENTALE E le aziende? Molte, già prima del lockvità ed i piani di svinon quotate e quindi ADOTTARE UN APPROCCIO VERSO down, avevano organizzato sistemi di luppo. del private capital I MERCATI FINANZIARI smart working, ma ora hanno dovuto acceIntanto l’attenzione in tutte le sue sfaclerare e in parallelo gestire le emergenze, va alla liquidità, alla gestione dei flussi ficettature. Se non garantiamo più canali per altre il lavoro da casa non è applicabile. nanziari, al tentativo di non interrompere di finanziamento tra loro complementari i cicli di investimento. Ma si ripartirà, con che vanno dal sistema bancario al sistema PROFESSORE ORDINARIO esigenze nuove e con una profonda revisiodella finanza alternativa, non diamo pronDI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC ne dei processi a livello di approvvigionatamente una corretta risposta a chi ha biDI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI mento, logistica, produzione di beni e sersogno di capitali di breve e brevissimo ma (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL vizi, distribuzione, e gestione del capitale anche di lungo termine per ricostruirsi e PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT) umano. Il distanziamento sociale porterà aiutare a ricostruire il Paese.

La ricostruzione passa per il private capital

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in collaborazione con ANDAF

La solidarietà intellettuale: un insolito aiuto per le nostre aziende In questo contesto emergenziale mettere a disposizione delle imprese una quota delle proprie risorse manageriali e professionali, incluse quelle in quiescienza, potrebbe fare la differenza e salvaguardare il tessuto economico del Paese di Alessandro Zurzolo

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saminando le varie voci del bilancio d’esercizio di qualsiasi azienda non c’è traccia di un elemento che invece ha particolare rilevanza. Non è presente fra le attività, pur essendo una risorsa preziosa; non è nel patrimonio netto, anche se è un capitale pregiato; non si trova neppure fra le passività, nonostante da qualcuno possa essere considerato un’obbligazione da onorare. È un fattore che non è possibile contabilizzare perché è estraneo a qualsiasi tecnica ragionieristica, ma al tempo stesso è un investimento dai ritorni elevati: la solidarietà. Infatti, l’emergenza sanitaria ha in questi giorni mostrato come le pur necessarie e ingenti risorse finanziarie non servono a nulla senza l’uomo e il suo bagaglio di competenze professionali e di valori umani, primo fra tutti il suo essere solidale con il prossimo. La crisi sanitaria ha inoltre insegnato che le sfide epocali

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ALESSANDRO ZURZOLO

non possono essere affrontate e e qualificati professionisti povinte da soli e che la vita di cia- trebbero contribuire mettendo scuno di noi è legata a quella gratuitamente a disposizione degli altri. una quota, anche minima, delle Dobbiamo allora chiederci se lo proprie risorse intellettuali, dostesso approccio non possa es- nando managerialità e professere applicato anche per supe- sionalità a favore di aziende birare la crisi economica. I rimedi sognose. All’appello potrebbero normalmente impiegati potreb- rispondere anche i dirigenti in bero essere pensione DOPO INFERMIERI infatti inche tanto E MEDICI TOCCA sufficienti, possono perché l’at- A IMPRENDITORI, MANAGER ancora dare tuale conin termini di E PROFESSIONISTI giuntura esperienza OFFRIRE AIUTO non è oried equiliginata da fenomeni di natura brio. finanziaria ma deriva da pro- Una splendida occasione soblematiche di conto economico. prattutto per le PMI, che poL’ingente finanza immessa nel trebbero finalmente beneficiare sistema avrà bisogno pertanto di di quelle professionalità il cui un terreno fertile per poter dare accesso è solitamente a loro i propri frutti. Molti portano giu- impedito a causa dell’elevato costamente all’attenzione i prin- sto. Innumerevoli sono gli ambiti cipali temi su cui intervenire: le della gestione in cui potrebbero infrastrutture, la burocrazia, la essere accompagnate da questo giustizia, il fisco. Per incidere in supporto professionale e manaquesti ambiti però occorre del geriale esterno: il rinnovamento tempo, per cui nella prima fase tecnologico, lo snellimento dei emergenziale l’agire solidale processi, l’introduzione di strupuò rappresentare un fenome- menti di controllo, il risk manale strumento. Gruppi quotati, nagement, l’assistenza nel pergrandi società di consulenza corso di internazionalizzazione, i

fabbisogni formativi e tanti altri. Questo investimento in cooperazione, basato su una solidale condivisione di esperienze e competenze, rappresenterebbe un eccezionale volano che amplificherebbe la portata degli apporti finanziari. Aiutare le aziende in modo che siano in grado di affrontare il mercato attraverso un modello di azienda ben governata e organizzata è interesse di tutti e il ritorno di un siffatto investimento è elevatissimo. Irrobustire il tessuto imprenditoriale significa avere in futuro relazioni con aziende clienti e fornitrici più solide, efficienti e di dimensioni maggiori, con ovvie ricadute positive per tutti gli operatori economici del sistema. Queste aziende inoltre, come alcuni popoli hanno dimostrato nell’emergenza Covid, avranno memoria di chi oggi le ha sostenute in un momento di difficoltà. Dopo i medici e gli infermieri che si sono offerti per salvare le vite umane, è il momento per imprenditori, manager e professionisti di contribuire con un insolito volontariato per salvare la vita delle aziende.


Non sarebbe ora di riportare la Borsa nell'area euro? Euronext, che controlla la Borsa di Parigi e quella di Amsterdam, non fa mistero del suo interesse per Piazza Affari, attualmente in mano al London Stock Exchange, che intanto sembra volerla svuotare dell'Mts di Ugo Bertone

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iuscirà l’Italia a non affogare nel mare 500 operatori attivi e 100 miliardi di euro di dei suoi debiti? Difficile dirlo oggi, nel scambi giornalieri. cuore di un’emergenza che, in termini Secondo alcuni studi attraverso Mts passefinanziari, si traduce nel probabile aumento rebbero addirittura il 70-80% degli scambi sui del debito pubblico al 150-160 per cento del titoli di Stato italiani effettuati sui mercati seprodotto interno lordo, un macigno che non condari regolamentari. Il condizionale è d’obci schiaccerà solo grazie alle robuste spalle bligo perché Il London Stock Exchange, che ne della Bce. Quel che sappiamo, però, è che ha acquisito il controllo nel 2007 al momento per evitare il naufragio, è tra le altre cose dell’acquisto di Borsa Italiana, non pubblica il necessario garantire la liquidità del mercato dato. Ma è risaputo che sia Mts che Borsa itasecondario del debito liana nel suo complesATTRAVERSO MTS PASSEREBBERO per consentire agli so rappresentano voci ADDIRITTURA IL 70-80% DEGLI SCAMBI operatori, italiani ma rilevanti (almeno un DI TITOLI DI STATO ITALIANI EFFETTUATI non solo, di comprare terzo, probabilmente SUI MERCATI SECONDARI o vendere i titoli. di più) dei profitti della Questa possibilità è garantita da una delle Borsa inglese. Anche in questi momenti diffipoche (forse l’unica) eccellenza italiana in cili, per giunta, l’Mts dà prova della sua vitalità. materia finanziaria: l’Mts, il mercato teleA marzo è stato infatti lanciato Mts Depo, un matico dei titoli di Stato, il più importante nuovo mercato per i depositi interbancari mercato regolamentato europeo per la neche opererà su piattaforma Sia garantengoziazione all’ingrosso di titoli di stato. Esso do, sotto la supervisione di Banca d’Italia, è completamente automatizzato e gestisce più efficienza e fluidità al sistema bancario. non solo il mercato dei titoli italiani, ma anContinua così una storia di successo iniziata che quello di altri 19 debiti pubblici europei nel 1988, ma che poteva già allora contare nonché di Israele. Un’eccellenza che raduna sull’esperienza di un pool di tesorieri delle grandi banche che aveva dato vita ad un circuito informale di scambi sui titoli di Stato L'AUTORE UGO BERTONE. nostrani. Bastano questi dati per dare un’iTORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", dea dell’importanza di questa infrastruttura È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOchiave per il mercato secondario, necessaFINANZIARI D'ITALIA rio per garantire la liquidazione degli stock sempre più robusti dei grandi investitori, sia

IL MINISTERO DELL'ECONOMIA

gli istituzionali che i traders italiani e non che trattano partite milionarie. Non stupisce perciò che lo Stato abbia sollevato da tempo la golden share per vigilare sul futuro di Borsa Italiana e, di riflesso, sull’Mts, oggi controllata (per una sciagurata scelta del 2007) dal London Stock Exchange che ne rilevò il controllo dalle banche italiane cui il Tesoro aveva a suo tempo ceduto la proprietà dell’intera piazza finanziaria per una manciata di lenticchie (158 5 miliardi delle vecchie lire). Stupisce però che, dopo la levata di scudi iniziale, non se ne sappia più nulla. Nel frattempo il mondo si muove. Lse si è lanciata nell’acquisizione di Refinitiv, la società di gestione dei dati di Thomson Reuters che, tra l’altro, possiede Tradeweb, una piattaforma concorrente di Mts. Fiutando l’affare si è fatto sotto Euronext, che riunisce la Borsa di Parigi e di Amsterdam, che non fa mistero del suo interesse per Borsa Italiana che controlla, oltre all’Mts, anche la Cassa di Compensazione e Garanzia oltre al Monte Titoli. Ovvero l’intera infrastruttura che assicura all’Italia liquidità e sovranità finanziaria. Insomma, sta per suonare l’ora delle scelte: o ci si muove per favorire il ritorno della Borsa Italiana nell’area euro (magari facendo valere i nostri punti di forza) oppure lasciare che, passo dopo passo, gli attuali proprietari possano svuotare l’asset per concentrare gli affari altrove.

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TALENT SHOW

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CI PIACE LA MOSSA DI UNIPOL ANTICIPA IL GOVERNO La compagnia leader del ramo auto regala un bonus di un mese ai suoi assicurati bloccati dal lockdown

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on che nel grigio mondo delle assicurazioni sia facile trovare veri diamanti. Però stavolta l’Unipol – leader nazionale del ramo auto e compagnia apostata da quasi sei anni dall’associazione di categoria, l’Ania – ha fatto una bella mossa. Appena scattato il lockdown in seguito all’epidemia da coronavirus, ha deciso di regalare un mese di polizza RcAuto ai suoi assicurati, con un bonus. In pratica, le polizze in corso scadranno un mese più tardi. Un gesto concreto, di un notevole valore: circa 300 milioni di euro, se si prende per buono il valore medio mensile di una polizza, circa 33 euro. Nel frattempo, un emendamento del governo, scritto si direbbe con mano incerta, ha introdotto, per le compagnie, la possibilità di sospendere, fino al 31 luglio, l’RC su auto o moto in corso di validità, allungando così la durata della stessa per un periodo pari ai giorni di interruzione. Allo stato attuale, non sono state però definite né le modalità né le procedure con cui fare richiesta alla compagnia assicurativa. E comunque la sospensione viene prevista con modalità strane: sarà possibile solo a vantaggio di chi può ricoverare l’auto in un box privato o comunque non in strada… Successivamente, l’Ania ha fatto sapere che, pur nella loro autonomia, le compagnie associate sono pronte a impegnarsi per «restituire alla collettività il beneficio derivante dal calo della frequenza dei sinistri». È una bella notizia! L’auspicio è che all’enunciato seguano presto fatti concreti. Ma stavolta il primato della anteriorità e della spontaneità concreta l’ha vinto l’Unipol (nella foto, il presidente Pierluigi Stefanini).

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Con le auto si fermano anche i sinistri: è giusto restituire il beneficio alla collettività Atlantia ha perso l’occasione per saldare un debito morale

l comunicato fu toccante: “Al via esenzione del pedaggio per il personale sanitario in servizio per l’emergenza covid19”. Era il lontano 2 aprile, il lockdown stava per compiere un mese, e con una prontezza di riflessi che avrebbe potuto essere anche un pochettino più veloce, Autostrade per l’Italia (famiglia Benetton: nella foto, il capostipite Luciano) che è, come dire, un po’ compromessa nella sciagura del Ponte Morandi – annunciò urbi et orbi che appunto il personale sanitario veniva esonerato dal pagamento del pedaggio per le tratte che avrebbe coperto durante l’emergenza da virus. Precisando, che questa liberalità andava ad aggiungersi a cosa? Ma certo, alle “esenzioni già in essere per le ambulanze”! Ora, parliamoci chiaro. Ambulanze a parte – la vera notizia è che evidentemente di regola pagano! – vi pare che i sanitari, di questi tempi, vadano scorrazzando in autostrada per raggiungere le spiagge o le piste da sci? Innanzitutto non viaggiano affatto in autostrada, se non nei pochi casi in cui vivono lontani dagli ospedali o ambulatori o Rsa in cui lavorano. E poi, come dire: ma un poco in debito morale col Paese proprio non riesce a sentirsi, Atlantia? Perché che Atlantia neghi responsabilità su Genova, lo si capisce: fossero dimostrate, altro che un abbuono dei pedaggi. Però, visto che i morti sono morti e anche quelle del viadotto di Avellino, ecc: un bel gesto, ci sarebbe stato. Ma vero: a favore della seconda categoria più esposta, i trasportatori, che devono viaggiare per farci arrivare le merci di prima necessità, ma viaggiano mezzi vuoti. Almeno uno sconticino…Invece niente: quelli, sono tanti.

NON CI PIACE AUTOSTRADE IL BEAU GESTE ...DALLA PARTE ECONOMICA La concessionaria ha esentato dal pedaggio i sanitari, bloccati nei reparti, e non gli autotrasportatori in servizio



QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Durante la cassa integrazione è meglio imparare un mestiere La ministra francese del Lavoro, Muriel Penicaud, invita i lavoratori in chomage partiel a impiegare proficuamente il tempo della cassa integrazione per formarsi a spese dello Stato di Giuseppe Corsentino

MA SÌ, QUANDO FINIRÀ IL “CONFINÉMENT” E LE AZIENDE, TUTTE NON SOLO QUELLE DELLA FILIERA AGRO-ALIMENTARE E DELLA LOGISTICA, POTRANNO RIAPRIRE UFFICI FABBRICHE E CANTIERI (COME HA PROMESSO MACRON NEL SUO QUARTO, ATTESISSIMO E APPREZZATISSIMO DISCORSO ALLA NAZIONE IL LUNEDÌ DI PASQUA), ALLORA FORSE SARÀ UTILE – per la

salute delle stesse aziende, per il benessere dei lavoratori, per la tenuta dell’apparato produttivo e la ricrescita del Pil, la ricchezza nazionale – lavorare un po’ di più, mettere da parte le 35 ore e pensare magari a qualche sabato lavorativo come ha chiesto il presidente del Medef, la Confindustria francese, facendosi quasi insultare dai sindacati (“Basta con questa retorica lacrime e sangue per uscire dalla crisi” ha protestato la pur moderata Cfdt, equivalente alla nostra Cisl, mentre il sindacato dei quadri gli ha ricordato che la vera emergenza non è il temps de travail ma l’esistenza stessa dei posti di lavoro nel mondo post-Coronavirus). Ma ora, mentre il virus corre e mezzo milione di imprese (grandi e piccole) hanno chiesto lo chomage partiel, la cassa integrazione, per otto milioni di dipendenti (un terzo degli occupati pari a uno stock di 2,5 miliardi di ore lavorate e un esborso mensile di circa 20 miliardi di euro), che cosa si può fare per riempire in modo proficuo questo temps du travail pensando di farlo fruttare in futuro, quasi un investimento per la ripresa che, prima o poi, verrà? Certo, il panorama dei cassintegrati francesi (che percepiscono il 70% del salario netto, l’84% al lordo delle tasse, ed è pagato per due terzi dallo Stato e per un terzo

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dall’Unedic, l’assicurazione creata negli anni ’50 dal generale De Gaulle e gestita paritariamente dalle parti sociali, imprese e sindacato) è abbastanza variegato (come in Italia, del resto). Ci sono quelli che, su richiesta del padrone (soprattutto nelle piccole aziende) restano al loro posto per evitare licenziamenti e mobbing (e qui la parola passa agli ispettori del lavoro). Ci sono quelli che, legalmente, vengono “prestati” (si chiama, infatti, prête de main d’ouvre ed è regolato precisamente dal Code du Travail) da un’azienda che denuncia esuberi a un’altra che, invece, ne ha bisogno (facciamo un esempio: la catena di negozi d’abbigliamento Zara, chiusa per decreto nel periodo dell’epidemia, ha prestato cassiere commesse e addetti alle ai supermercati Monoprix rimasti aperte). E ci sono anche quelli che restano a casa a far niente. Allora, quale migliore occasione per utilizzare questo periodo di chomage partiel per affinare le proprie competenze, imparare un nuovo mestiere, insomma per formarsi, magari utilizzando il proprio Cpf, Cont personel de formation, che consente di frequentare corsi on-line a spese dell’azienda (con il contributo pubblico della Cassa Depositi e Prestiti)? Tocca alle aziende fare il primo passo, spingere i lavoratori in chomage partiel a impiegare proficuamente il tempo della cassa integrazione per formarsi. Lo ha ricordato la stessa ministra del lavoro, Muriel Penicaud, che essendo stata responsabile del personale alla Danone prima di arrivare a Matignon, sede del governo, conosce bene le dinamiche aziendali. Ma al di là delle sue competenze professionali, madame Penicaud ha usato per convincere le

imprese argomenti più convincenti: il Fonds national de l’emploi (Fne-Formation) che finanzia gli interventi formativi e consente la realizzazione di piani e processi anche di e-learning, fondamentali nel periodo di confinément, su misura (cioè pensati sui bisogni delle aziende e dei lavoratori) in collaborazione con i Pôle emploi, gli uffici del lavoro sul territorio. In realtà questo fondo, creato anch’esso negli anni ’50 con il generale De Gaulle, vero patron del welfare francese (che qui ha il nome più suggestivo di Etat providence), era stato pensato per sostenere, con lo strumento della formazione, le riduzioni d’orario e i prepensionamenti. La crisi Coronavirus ha allargato lo spazio d’azione. «Quel che conta» ha fatto sapere la ministra «è che si tratti di veri progetti formativi che si riveleranno utili quando l’epidemia sarà finita e l’apparato produttivo si rimetterà in moto». Insomma, un investimento sul futuro. E per questo, per spingere le aziende a utilizzare il fondo Fne-Formation, lo Stato è pronti a farsi carico dei costi fatturati dalle tante società che operano nel settore della formazione professionale (sono migliaia, certificate dal ministero e ciascuna con il suo bouquet didattico). Un investimento sul futuro come si diceva prima. Anzi «un modo per guadagnare tempo» per dirla con le parole di Benoit Serre, vicepresidente dell’Associazione nazionale dei direttori del personale.


QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

Se l’Expo può attendere le Pmi giocano d’anticipo Le incertezze legate all’emergenza coronavirus hanno fatto slittare di un anno l’esposizione internazionale. Così le imprese avranno più tempo per organizzare la propria presenza sul territorio emiratino di Riccardo Venturi

EXPO 2 0 2 0 D I V E N TA EXPO IL

2021.

COMITATO

ESECUTIVO DELL’UFFICIO

INTERNAZIONALE

DELL’ESPOSIZIONE DI PARIGI, SU RICHIESTA DEL COMITATO ORGANIZZATORE E CON IL VOTO DI OLTRE DUE TERZI DEI PAESI MEMBRI, HA SPOSTATO L’ESPOSIZIONE INTERNAZIONALE DI DUBAI DI QUASI UN ANNO: invece di iniziare come previsto

il 20 ottobre di quest’anno, prenderà il via il primo ottobre dell’anno prossimo, per chiudersi il 31 marzo 2022. Il rinvio imposto dalla pandemia, però, sortisce un duplice effetto positivo. Primo, fa sì che Expo coincida con le celebrazioni per i 50 anni della fondazione degli Emirati Arabi Uniti. Secondo, dà alle imprese lungimiranti più tempo per strutturarsi negli Emirati e arrivare a Expo nelle condizioni di creare davvero business. «Sono convinto che l’Expo 2021 sarà ancor più eccezionale rispetto a quanto non potesse essere l’Expo 2020, per due ordini di motivi» dice Giovanni Bozzetti, presidente di Efg Consulting, società di advisory sull’internazionalizzazione con una lunga tradizione di presenza a Dubai, «Primo: cade in un momento straordinario di celebrazioni negli Emirati Arabi Uniti, poiché il 2 dicembre del 2021 si festeggerà il Giubileo d’oro, i 50 anni dalla fondazione. Inoltre rappresenterà certamente uno stra-

ordinario meeting point e allo stesso tempo melting point, nel senso che sarà inclusivo di tutte le culture, le razze, le religioni. Sono certo che tutte le nazioni del mondo vi parteciperanno con un entusiasmo straordinario, perché quell’Expo rappresenterà il rilancio dell’economia mondiale. Quindi gli emiratini saranno in grado di tener fede al motto dell’Expo: connecting minds, creating the future (connettere le menti, creando il futuro, ndr)». Un anno in più di tempo, inoltre, potrebbe essere prezioso per quelle aziende anche italiane che vogliano cogliere appieno le opportunità di Expo Dubai, dotandosi di una base in loco. «Andare per la prima volta negli Emirati durante l’Expo e pensare di fare GIOVANNI BOZZETTI (EFG CONSULTING): «BISOGNA APPROFITTARE DI QUESTA DILAZIONE DEI TEMPI PER POTER ESSERE GIÀ PRESENTI NEGLI EMIRATI»

business è un’impresa titanica» spiega Bozzetti, «la prima cosa che ti chiedono negli Emirati è se hai una sede locale, se sei già strutturato localmente, se hai già fatto qualcosa nel paese». C’è quindi l’opportunità di trasformare un problema in un’opportunità. «Visto che il Coronavirus ha generato il posticipo di un anno dell’Expo, approfittiamone» osserva il presidente di Efg Consulting, «questa è un’esortazione che faccio a tutti gli imprenditori italiani, bisogna approfittare di questa dilatazione dei tempi per poter essere già presenti negli Emirati.

Il made in Italy è molto amato, e gli Emirati l’hanno dimostrato testimoniando tra i primi il loro affetto nei nostri confronti dopo lo scoppio dell’epidemia, anche scrivendo “Siamo con voi” in italiano sul grattacielo più alto del mondo, il Burj Khalifa, con la bandiera italiana, e mandandoci anche un aereo cargo dell’Etihad con 10 tonnellate di dispositivi di protezione individuale per i nostri sanitari impegnati in prima linea nell’emergenza». Una dimostrazione di vicinanza e amicizia degli emiratini. «Tutte le aziende italiane devono capire che quello è un mercato di sbocco straordinario» aggiunge Bozzetti, «dove il Made in Italy è amato e dove c’è la possibilità di vendere i propri prodotti, beni e servizi, ma per farlo bisogna essere presenti in loco. La mia è un’esortazione forte ad andare negli Emirati quando sarà possibile, a stabilire i primi contatti e anche a costituire un’unità locale, che sia di rappresentanza o pienamente operativa. Gli Emirati, non dimentichiamolo, sono uno straordinario hub commerciale verso tutto il mondo: con 4 ore di volo si raggiunge un terzo della popolazione mondiale, con 8 ore due terzi». Nelle crisi sono sempre nascoste delle opportunità: cogliere appieno i frutti di Expo Dubai potrebbe essere una di queste. «Expo 2021 e gli Emirati rappresentano la miglior sede di rilancio per l’economia mondiale, quindi saranno sempre di più al centro del mondo: gli imprenditori italiani non possono mancare» conclude Bozzetti.

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SHORT STORIES

Liquidità

Frenano le richieste di credito delle imprese: -14,7% Nel primo trimestre le domande sono crollate per l’emergenza Covid Dalle elaborazioni effettuate sul patrimonio informativo di EURISC - il Sistema di Informazioni Creditizie di CRIF – emerge una flessione del -14,7% del numero di richieste di valutazione e rivalutazione dei crediti presentate dalle imprese italiane nei primi 3 mesi dell’anno, con una dinamica negativa accentuata dall’incertezza derivante dalla pandemia di Covid-19 e dal conseguente lockdown che ha condizionato l’attività di numerosi settori dell’economia nazionale inducendo le imprese italiane ad

adottare un approccio attendista. La contrazione riguarda sia le Società di capitali, che nel trimestre hanno fatto segnare un -11,2%, sia le Imprese individuali, per le quali il calo è stato pari a -19,9%. Nell’analizzare più in dettaglio il fenomeno osservato, va comunque contestualizzato rispetto ad uno scenario che già nel 2019 aveva visto una flessione complessiva della domanda di credito del -3,4% rispetto all’anno precedente. Tra le regioni maggiormente colpite dall’emergenza sanitaria, la Lombardia mostra una contrazione delle richieste nel trimestre di osservazione pari a -18,9%, il Piemonte -18,5%, il Veneto -16,4% mentre in Emilia Romagna la flessione si ferma a -14,2%. Dall’ultimo aggiornamento del Barometro CRIF emerge un altro dato interessante rappresentato dall’aumento dell’importo medio richiesto, che nel I trimestre dell’anno si attesta a 68.974 Euro nell’aggregato di Imprese individuali e società (nello stesso periodo del 2019 era risultato pari a 63.119). Per quanto riguarda le Imprese individuali, le richieste di

credito hanno visto un importo medio pari a 28.811 Euro contro i 93.371 Euro delle Società di capitali. La dinamica in atto in questo primo scorcio d’anno è chiaramente legata a un evento eccezionale ma, a maggior ragione, è oltremodo rilevante che l’impegno di tutti debba essere orientato alla creazione delle condizioni per stimolare la domanda e facilitare l’accesso al credito per le Imprese più in difficolta così come per quelle che possono fungere da volano per far ripartire l’economia del Paese. La propensione a richiedere credito è sostenuta non solo dalla fiducia circa la possibilità di sostenere il peso delle rate senza eccessivi affanni, ma anche dalla concreta possibilità di vederselo erogare. Anche alla luce dei provvedimenti varati recentemente dal Governo, con la conseguente costituzione di nuove garanzie e la semplificazione delle istruttorie per l’accesso alle

Ristorazione

Food

Acquistare cene a prezzi scontati per quando finirà il lockdown

Un’indagine di Deliveroo studia le nuove abitudini alimentari

Nasce dinnerbond.it, il portale per ripartire “Quale sarà il primo ristorante dove vorrai andare non appena sarà finita l’emergenza?”. Sarà capitato tante volte in questi giorni di fare o sentirsi rivolgere questa domanda. Lo sanno bene gli ideatori di Dinnerbond.it, il primo portale italiano per la gestione dei “dining bonds”, dove cioè poter comprare ora a un prezzo speciale un pranzo o una cena nel proprio locale preferito per goderne alla riapertura, non appena il lockdown sarà finito. Offrire oggi una dimostrazione d’amore incondizionato investendo una cifra che consenta di assicurarsi domani un pranzo o una cena di valore superiore in quel ristorante in cui non si vede l’ora di tornare. È questa la filosofia alla base della nuova piattaforma. Un meccanismo semplice, ma virtuoso, che i promotori – Massimo Giannuzzi,

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Come mangiano gli italiani in quarantena Micaela Marcialis, Maurizio Rosazza Prin e Paolo Colapietro - hanno sintetizzato nel claim “Love now, enjoy later”. Lo stesso verrà declinato di volta in volta riportando il valore economico dell’investimento e quello del maggior profitto futuro ottenuto (es. Love 50, enjoy 100”). Attraverso la piattaforma, infatti, sarà possibile acquistare, a un prezzo stabilito dai ristoratori, dei voucher alfanumerici che potranno anche essere regalati, offrendo al portatore la possibilità di beneficiare, alla riapertura, di un pasto dal valore superiore. Il voucher non sarà vincolato all’acquisto di alcun menù specifico, ma potrà essere speso alla carta, con la possibilità per il cliente di aggiungere la differenza qualora l’importo speso risultasse superiore al suo valore.

A un mese di distanza dall’avvio delle misure più restrittive per combattere l’emergenza Covid-19, Deliveroo ha fatto il punto sulle preferenze degli italiani in termini di cucine, piatti e trend nel cibo a domicilio. A livello geografico la città che più di ogni altra ha fatto ricorso a Deliveroo è stata Milano,

stesse in particolare da parte di PMI e Imprese individuali, va sottolineato come il 58,6% del totale delle richieste di finanziamento complessivamente presentate nei primi 3 mesi del 2020 abbia avuto un importo inferiore ai 20.000 Euro. Per le Imprese individuali, l’incidenza dello scaglione fino ai 20.000 Euro arriva a spiegare addirittura il 66,8% del totale, cosa che lascia presupporre un’ampia estensione del provvedimento a coprire l’esigenza delle imprese che nel nostro Paese sono prevalentemente di piccola e piccolissima dimensione.

davanti a Roma, Cagliari, Firenze e Bologna. Seguono Bolzano, Monza, Bergamo, Busto Arsizio e Modena. Tendenzialmente si preferisce ordinare il fine settimane, con preferenza in primis per la giornata di sabato, seguito dalla domenica e dal venerdì. A livello nazionale spicca la preferenza accordata alla cucina italiana, la preferita in assoluto con pizza e pasta in cima alle scelte degli italiani, davanti a quella americana (hamburger su tutti), al gelato, al poke hawaiano e alla cucina giapponese (sushi). Rispetto al periodo pre-lockdown, emerge l’ascesa del gelato che, complice l’arrivo della primavera e di giornate di sole e il desiderio di gratificazione molto sentito da tutti ha avuto nell’ultimo mese una crescita esponenziale, registrando un +58% nei numeri di ordini. Il cambiamento più evidente confrontando i dati con il passato, è la perdita di posizione della cucina cinese, fino ad oggi sempre stabilmente presente nella top 5 delle cucine best-seller. In termini di preferenze, l’andamento degli ordini a Milano ricalca perfettamente quello nazionale, a cui si affianca la crescita della cucina greca, che in termini percentuali ha registrato un forte incremento di ordini (+60%).



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COMUNICARE L’IMPRESA

GAVINO SANNA: «UNO SPOT SULLA NOSTRA ITALIA? PER MATTARELLA, SÌ» Dal marketing del prodotto a quello dei valori: l’emergenza del coronavirus sta cambiando drasticamente anche lo stile della comunicazione d’impresa, mettendo in primo piano solidarietà e ottimismo. Così, Gavino Sanna immagina un ipotetico spot che rilanci il Paese, mentre le agenzie pubblicitarie hanno già instradato le campagne dei brand loro clienti sul terreno della fiducia.

120 INCENTIVI FISCALI FARE PUBBLICITÀ CONVIENE GRAZIE AL CREDITO D’IMPOSTA

121 UCAPITAL 24 IL MONDO DELLA FINANZA HA IL SUO SOCIAL NETWORK

Ha firmato la campagna che Richard Nixon, spaventato dall’efficienza giapponese, volle per spronare gli americani a dare il meglio. Ecco come uno dei pubblicitari più importanti del mondo racconterebbe oggi l’Italia di Sergio Luciano

“U

n grande spot per rilanciare l’immagine dell’Italia nel mondo? Difficilissimo. Una sfida quasi impossibile… Però, certo: se mi chiamasse il presidente Mattarella mi cimenterei. Ma dovrebbe davvero incaricarmi il capo dello Stato!”: Gavino Sanna è un personaggio iconico nel mondo della cultura italiana perché fra i creativi pubblicitari è quello che più di ogni altro ha saputo spingere la sua capacità di comunicare molto oltre i confini che definiscono ogni marca proverei estendendola a messaggi di contenuto superiore. E dunque, Sanna: in una recente intervista al Corriere, Robert Shiller, premio Nobel per l’Economia nel 2013, ha detto che al nostro Paese occorrerebbe una grande campagna di promozione istituzionale sulle nostre capacità, sul made in Italy, sui valori racchiusi nel nome Italia. Lei cosa ne pensa? Siamo italiani. Sappiamo bene di avere tutte le qualità che gli altri ci invidiano, ma non siamo

mai stati capaci di farle valere. Perché? Perché… pensiamo che, tanto, siamo sempre andati bene anche senza sforare sull’immagine… che prima o poi qualcuno lo farà per noi… Io per questo non ho mai fatto pubblicità a un prodotto, ma alle persone che consumavano quei prodotti, parlando degli italiani nell’ottica in cui li conoscevo io, sempre riferita alle persone e alle famiglie di maggior rilievo… Perché se guardiamo alla media, noi italiani ce ne siamo sempre fregati di tutto… Se così non fosse, Roma non si sarebbe ridotta nelle condizioni in cui è oggi e la stessa pur celebrata Milano sarebbe assai meglio di com’è. È pessimista… Sì, perché anche all’estero, anche all’interno dei consessi internazionali che contano, la considerazione dell’Italia è come zavorrata da una sorta di sufficienza… Certo, ci viene riconosciuta la bellezza della natura, i siti Unesco, la vivacità della gente, il brio di tanti aspetti

117


COMUNICARE L’IMPRESA

sociali caratteristici, calcio compreso, eppure restiamo l’italietta di sempre, quella della fuga dei cervelli… e dunque oggi è come se ci fosse un senso di non-appartenenza, di particolarismo, di menefreghismo. E i nostri valori dove sono finiti? Già: lei poi, da sardo illustre, proviene da una terra straordinaria che potrebbe essere molto valorizzata e non lo è! In Sardegna ci sono i nuraghi, sono su tutte le cartoline. Quando si fa la pubblicità per i turisti si mandano in giro le cartoline illustrate con le spiagge più belle che abbiamo, ma di cos’altro si parla? Di quali contenuti? Cos’è, chi è un italiano, al di là dell’essere una persona nata nel paese più bello del mondo, il nostro ruolo qual è? Se abbiamo un dono è quello dell’inventiva, se nonostante questo permettiamo che, ad esempio, l’immagine della Sardegna sia lasciata alle griffe del lusso, abbiamo un problema… Non spera che ci possa essere dato modo di superare questi limiti nella comunicazione dei nostri valori? Be’, certo, se ci fosse una presa di coscienza, se ci mettessero a disposizione una maniera nuova per combattere quest’italianità deteriore, forse allora… ma credo che sarà molto difficile. Ha mai fatto pubblicità ad una nazione? Eccome! Un anno, alla McCann, fummo chia-

GAVINO SANNA

mati dallo staff dell’allora presidente americano Richard Nixon che ci chiese una proposta per una campagna che spronasse i lavoratori americani a far meglio ciò che facevano, perché faceva paura l’efficienza produttiva giapponese, in particolare nelle auto. Io feci parte del gruppo di lavoro, andai alla Casa Bianca a conoscere Nixon… E presentammo questa campagna straordinaria, con un claim bellissimo: “L’America lavora bene solo se lavori tu”. Avevamo fatto delle pagine molto aggressive, quasi severe, anche nella grafica. Ricordo dei claim come: “Ti daresti un aumento di stipendio?”…

L’imperativo categorico della comunicazione valoriale

E avevamo girato dei film con delle scene che personalizzavano il ruolo di chiunque lavorasse… ricordo il netturbino che lavorava in una strada dove una targa diceva: “Strada pulita da John Jones”, o un prete che porgeva a due sposini l’atto di matrimonio con su scritto “Sposati dal reverendo Brown”, il tutto accompagnato da una musica di un cantante folck famosissimo. Ne venne fuori una campagna di grandissima efficacia!. Bello! E per grandi aziende? Una volta per la Exxon, dopo un gravissimo incidente ecologico, ci venne richiesto di raccontare i personaggi che avevano fatto grande l’America, dai fratelli Wright a Walt Disney a Thomas Edison… e vincemmo uno dei sette Oscar americani della pubblicità… Insomma, lei vede una comunicazione pubblicitaria impostata su contenuti e sentimenti? Le mie campagne sono state sempre semplici, ma intonate a un principio costante… infatti, a mio carico la presa in giro dei mei colleghi era: “Gavino è il padre dei buoni sentimenti”. In realtà, ho sempre cercato di raccontare le persone dietro le cose. Oggi penso che il ritorno alla comunicazione creativa si imporrà nei fatti. Abbiamo bisogno di essere rassicurati su cose vere, da qualcuno che si è svegliato alla Directors Club Italia e cofondatore della Gitto Battaglia 22, «l’attenzione al sociale ora è un asset fondamentale. In questa logica i messaggi esortano ad avere più rispetto per le regole e per gli altri». Nei

in comune un atteggiamento fiducioso,

giorni della clausura per il contenimento

attento però a non minimizzare - commenta

del virus si ripete ossessivamente il

enza aspettare la consacrazione della

Emanuele Nenna, presidente di Una

mantra “state a casa”, e l’advertising non

storia, l’epidemia da coronavirus

Aziende della comunicazione unite, e ceo

è da meno, con messaggi più o meno

è già diventata lo spartiacque tra un

dell’agenzia The Big Now/mcgarrybowen

espliciti. Ma c’è qualcuno che ha fatto

“prima” e un “dopo”. Sul fronte della

- “Andrà tutto bene“ ce lo possiamo dire

di necessità virtù, come la campagna

pubblicità il fenomeno è già in corso,

tra di noi, ma i brand non devono urtare

Vodafone “Insieme” firmata da Utopia e

con il rafforzamento della tendenza alla

la sensibilità di chi sta soffrendo». Il

prodotta da Akitafilm tutta dalle case dei

comunicazione valoriale che “prima” era

cambiamento sta nello scopo: la creatività,

protagonisti, ossia le famiglie del personale

solo un trend, ma nel “durante” e nel “dopo”

sottolinea Nenna, non punta più a vendere

coinvolto e coordinato attraverso la

diventa imperativo categorico.

ma a esprimere vicinanza al consumatore.

rete Vodafone. «Un aspetto importante è

«Le campagne di questo periodo hanno

Anche per Vicky Gitto, presidente dell’Art

l’impegno di grandi brand nel convertire

di Silvia Antonini

S

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mattina, ci ha messo la testa, il cuore, la volontà. Come sempre c’è bisogno di qualcuno che ci prenda per mano e ci porti dove si può respirare un’aria nuova, una nuova volontà, e cambi lo stile di un’Italia che francamente non esiste più, se non nella fantasia di chi parla … Qualche bella campagna si è vista, però, anche in questi giorni di epidemia… Sì, senza citare nomi, però confermo, che il guaio è… Qual è? È che l livello di intelligenza e cultura soprattutto dei giovani è scaduto perché attraverso telefonini e web e chat sembra si possano risolvere tutti i problemi nascondendosi dietro un nickname, e non è così. Ma questa è l’italia di oggi… Ma cosa le piacerebbe? Personalmente, tanto più in questi giorni di clausura milanese, mi piacerebbe tornare a visitare e a vivere un pezzo di vecchia Sardegna, quand’era fatta di pescatori, di agricoltori, pastori… quella che ha formato l’immagine della Sardegna, che ho perduto per strada. E sul piano professionale? Ripartire dai prodotti e dalla loro qualità. Questo è il dono che i produttori devono fare alla gente che ancora non capisce e va ai supermercati a far la fila per comprare prodotti magari esotici scadenti e cari…

Le campagne che ricorda con maggior piacere? Con grande piacere e onore ricordo di aver creato il primo spot antidroga, per l’allora ministro della sanità Dona Cattin. Lo presentammo a Cannes e vincemmo il Leone d’Oro… Grandi imprenditori pubblicitariamente intuitivi? Il mio amico Giulio Malgara. O Giovanni Rana… la sua mamma riunì i figli, alla morte precoce del loro papà, e chiese a ciascuno cosa volessero fare. Giovanno Rana risposte: “Voglio fare i tortellini!”. La mamma lo prese per matto, ma

lui cominciò a fare davvero i tortellini, con la fidanzata e una bambina: “Ha le dita piccole e non schiaccia i tortellini!”, spiegava. Ne faceva dieci chili al giorno e con la sua Guzzi li vendeva in un paesino vicino Verona. Guardi oggi cos’è diventato. E io ho raccontato l’uomo attraverso film divertenti che hanno lasciato un segno nella creatività pubblicitaria italiana… La campagna che le ha dato maggiore fama? Quella per la Barilla… quella del claim “Dove c’è Barilla c’è casa”. Col papà che si ritrovava in tasca il pezzo di pasta lasciatogli dalla figlia piccola… Gran merito di Pietro Barilla, un uomo in cui trovai il nonno che non avevo mai avuto. Ricordo che quando andai a trovarlo da nuovo direttore artistico della Young e Rubicam, lui, dopo le presentazioni, mi prese sottobraccio e mi portò in un piccolo ufficio dove sul tavolo c’era un pacco di pasta e mi disse, indicandomi il logo che c’era sul pacco: “Ricordi che questo non è solo il logo dell’azienda, ma è il nome della mia famiglia, se lo ricordi quando lavorerà per noi”. È stato il brief più bello e completo che abbia mai avuto in vita mia.

parte della produzione in dispositivi medici

(gratuita) a una selezione di film, libri e

capire cosa succederà al momento della

e quant’altro serva in questo momento»

musiche per viaggiare comodamente seduti

ripartenza. «Immagino due insight per la

osserva Gitto. Armani, Gucci, Ramazzotti,

in poltrona. «In questo modo si accredita

comunicazione pubblicitaria – afferma

Cucinelli sono solo alcuni esempi. Anche

la marca – aggiunge Nenna - e quasi

Nenna - Il primo, molto diffuso a livello

Fca scende in campo nella realizzazione

certamente quando torneremo a muoverci,

social, insiste sul tema di poter tornare

di mascherine e della componentistica dei

la guida Lonely Planet sarà in cima ai nostri

a fare tutto ciò che ci era stato precluso.

respiratori Siare, mentre con lo spot “Noi

pensieri». Nel frattempo, la Gitto Battaglia

Si tratterà di individuare le priorità delle

ci siamo” ideato da Leo Burnett celebra la

22 ha firmato la campagna social di Bavaria

persone, e cavalcarle. Il secondo punta

bellezza del nostro Paese percorrendone

#sharelovenotbeer che addirittura invita i

a trarre insegnamento dall’esperienza

le strade vuote, e manifestando vicinanza

consumatori a non recarsi troppo spesso

e a trasformarla in opportunità». Più in

agli italiani: «Un’idea interessante dal

al supermercato per comprarla. L’agenzia

generale «cambieranno in parte i modelli

momento che attualmente le auto non si

ha anche realizzato la comunicazione

di consumo, e la comunicazione dovrà

comprano né si usano» commenta Nenna.

di Mondadori Libri nella quale la lettura

tener conto delle nuove abitudini digitali»

Se Parmigiano Reggiano con l’agenzia

diventa un modo per evadere senza

afferma Nenna e, conclude Gitto, «il dialogo

CasiraghiGreco& racconta la propria storia

uscire di casa. «Oggi – commenta Gitto

tra consumatore e brand sarà ancora

di genuinità tutta casalinga, Lonely Planet

-, un brand che non si rende conto del

più spostato sull’online, dobbiamo essere

guarda avanti e lancia sul web la guida

contesto è fuori dal mondo». Resta da

pronti a gestire questo aspetto».

Un “frame” da uno degli spot più celebri di Sanna, quello con cui la Barilla unì il prodotto ai valori della famiglia italiana, con un papà che, all’estero, a fine giornata, ritrova commosso in tasca un pezzo di pasta lasciatogli dalla figlia.

119


COMUNICARE L’IMPRESA INCENTIVI

La vecchia campagna Fieg che illustrava le agevolazioni concesse agli investimenti incrementali in pubblicità

A curare stampa e imprese sarà il bonus pubblicità Il Decreto “Cura Italia” estende il credito d’imposta, riconoscendolo non più per il 75% degli investimenti incrementali, ma per il 30% dell’intero ammontare delle spese pubblicitarie sostenute nel 2020 di Francesco Sperti

I

limite massimo di spesa pari al 75% del valore l Decreto “Cura Italia” incentiva in degli investimenti incrementali effettuati, ovvemodo significativo gli investimenti ro al 90% degli investimenti incrementali nel pubblicitari del 2020: è una delcaso di Pmi e start-up innovative. Ad oggi l’agele clausole ovviamente meno commentate volazione può essere utilizzata esclusivamente dell’insieme dei provvimenti del governo, ma a in compensazione nel modello F24. suo modo molto importante. Per capirne l’uso Ecco che, nell’ambito delle iniziative a sostepossibile e la portata, è opportuno risalire alla gno dell’editoria, il premessa. L’art. 57-bis PER ACCEDERE ALLE NUOVE recente Decreto Legge del DL 50/2017 aveva AGEVOLAZIONI SARÀ SUFFICIENTE 18/2020 (c.d. Cura introdotto un’interesUNA COMUNICAZIONE TELEMATICA Italia), sante agevolazione, DA INVIARE NEL MESE DI SETTEMBRE all’artiaccessibile ad imprecolo 98, introduce un ulteriore se, lavoratori autonomi, enti non commerciamotivo di appetibilità dell’ali, consistente in un credito di imposta per gli gevolazione, per il solo anno investimenti incrementali effettuati su stampa, 2020: il credito di imposta è radio e tv dall’1.1.2018, nonché per gli investiriconosciuto in misura pari al menti incrementali effettuati dal 24.6.2017 al 30% delle spese pubblicitarie 31.12.2017 esclusivamente sulla stampa (ansostenute nel 2020 (ferme le che on line). Il credito d’imposta spettava nel

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due condizioni della norma originaria: il tetto massimo di spesa di 27,5 milioni di euro e ammontare complessivo dell’investimento che deve superare almeno dell’1% l’importo degli analoghi investimenti effettuati sulla stessa tipologia di mezzo d’informazione nell’anno precedente). Dunque la vera novità è rappresentata dal fatto che gli investimenti sono agevolati per l’intero ammontare e non già entro il solo limite del 75% dei soli investimenti incrementali (come chiarito dalla Relazione illustrativa al Decreto). I passi da compiere per l’ottenimento dell’agevolazione sono: in primo luogo, la domanda di accesso al beneficio che, come per gli anni precedenti, si presenta mediante comunicazione telematica; in secondo luogo, presentazione di una dichiarazione sostitutiva degli investimenti effettuati. Su tale base il Ministero seleziona gli aventi diritto e distribuisce le risorse (pubblicando un apposito decreto); alla fine di questo iter è possibile utilizzare il credito d’imposta (solitamente decorsi cinque giorni lavorativi dalla pubblicazione del provvedimento di ammissione). Inoltre, ove l’ordinario termine previsto dalla norma originaria per l’invio delle comunicazioni telematiche è compreso tra l’1 ed il 31 marzo 2020, la norma del Cura Italia prevede un differimento dei termini per comunicare gli investimenti del 2020 nel periodo compreso tra l’1 ed il 30 settembre 2020 (pur restando valide le comunicazioni telematiche trasmesse a marzo). Alcuni dubbi, infine, riguardano l’eventuale possibilità di considerare retroattivamente le spese già sostenute nel 2020 (ossia quelle sostenute anteriormente alla data di entrata in vigore del Decreto del 17 marzo); tuttavia, se di agevolazione deve trattarsi, bisognerebbe poter considerare anche tali spese, seppur antecedenti al 17 marzo 2020.


E ORA ANCHE LA FINANZA HA IL SUO SOCIAL UCapital 24 offre ai propri iscritti la possibilità di interagire con altri utenti, facendo convergere in un unico contenitore tutti gli strumenti informativi e di analisi necessari per effettuare decisioni di investimenti di Marco Scotti

C’

è il social network per le foto antisione al rischio, conoscenza del comparto e cate, quello per trovare compagnia via dicendo. anche solo per una sera e quello Il tutto avviene grazie ad algoritmi proprieper ritrovare gli amici di scuola. E dunque tari a elevato contenuto tecnologico sviperché non pensare anche a una piattaforluppati internamente e da partnership con ma che abbia come collante e cuore pulsanalcuni operatori di rilievo internazionale te il variegato mondo della finanza? Ebbene, - tra i quali, ad esempio, Morningstar, Autoda qualche mese questa possibilità esiste: si chartist, Dx Feed - con la possibilità di poter tratta di UCapital 24, uno strumento che ofvisualizzare tutti i contenuti della piattaforfre agli iscritti la possibilità di interagire con ma in oltre 60 lingue diverse. D’altronde, l’ogli altri utenti – proprio come su altri social biettivo di UCapital24 è ambizioso: proporsi network – ma che fa anche convergere in un come punto di riferimento per tutti coloro unico contenitore tutti gli strumenti inforche sono interessati al mondo economico e mativi e di analisi necessari per effettuare finanziario, offrendo un vero e proprio mardecisioni di investimento: scenario dei merketplace per la fornitura di servizi relativi ai cati, principali indici, dati macroeconomici, mercati finanziari nella cornice di un social analisi tecniche e fonnetwork con profili UCAPITAL 24 HA LANCIATO ADVMIX, damentali. L’idea è di UN ADVERTISING TRASVERSALE CAPACE personali, possibiGianmaria Feleppa, lità di condivisione DI MIGLIORARE LE PERFORMANCE RISPETTO AL DIGITAL TRADIZIONALE una lunga esperienza su una dashboard, nel campo finanziacommenti, messagrio alle spalle, che ha deciso di imbarcarsi gistica. Nelle scorse settimane, l’azienda di in questa avventura. Per trovare capitali, si Feleppa ha lanciato due ulteriori novità. La è scelta la quotazione in Borsa, lo scorso 19 prima è AdvMix, un advertising tailor made novembre, per un controvalore post-money e trasversale su diversi social network, cadi oltre 11 milioni. La registrazione è gratupace di migliorare le performance rispetto ita, e consente di creare un profilo – proprio al digital adv tradizionale del 20%. Si tratta come su altri social – entrando a far parte di un modello di advertising targettizzato e di una community che è suddivisa per intetrasversale su più social network, integranresse tematico. Non manca, poi, la possibido in un unico prodotto campagne mirate su lità di usufruire di servizi di messaggistica LinkedIn e Facebook Ads, direct email maristantanea per connettersi con altri utenti, keting e spazi pubblicitari con post dedicati magari per cercare di strappare qualche e banner su UCapital24.com. suggerimento vincente. Perché il nocciolo Come detto, la creatura di Feleppa si rivoldella questione rimane quello: il mondo dege a neofiti e curiosi, ma anche a chi abbia gli investimenti, che possono essere svolti gli strumenti di analisi finanziaria e perfino o in totale autonomia, o appoggiandosi ad agli addetti ai lavori. Per questo, nei primi analisi di scenario che vengono targettizzagiorni di aprile è stato annunciato “Trading te sulla base delle informazioni che vengono suite”, una piattaforma che si rivolge esclufornite al momento dell’iscrizione: propensivamente a broker e banche e che raccoglie

all’interno di un’unica platform digitale, totalmente personalizzabile per i clienti istituzionali, una serie di strumenti utili a valutare gli investimenti: news in costante aggiornamento provenienti dai maggiori provider mondiali, dati sull’andamento dei mercati, analisi macroeconomiche disponibili su tutte le aree monetarie, collegamenti con la piattaforma di trading e un Roboadvisor strutturato con diversi profili di rischio. Un social network, infine, che si è assunto le sue responsabilità nel momento in cui il Coronavirus si è abbattuto sulle nostre vite, stravolgendole, ma anche sui mercati e sull’economia in genere. Dal 28 febbraio scorso, infatti, pochi giorni dopo il primo intervento del governo a seguito della scoperta del cosiddetto “paziente uno”, UCapital24 ha messo a disposizione degli utenti un intero canale tematico pronto a raccontare gli sviluppi della pandemia sulle economie mondiali.

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DA QUARANTENA A QUARANTINA (DI KG): CON I PIATTI DEGLI CHEF PIACERI Cosa ci può essere di piacevole nel non poter uscire, fare sport, fare una gita fuori porta? Qualcosa c’è: replicare tra le mura domestiche l’ultima libertà che conquisteremo, ovvero mettere le gambe sotto al tavolo del ristorante. Ebbene, perché allora non approfittare della quarantena per replicare i piatti dei grandi chef?

126 MOTORI LA MAMMA DEI SUV È SEMPRE INCINTA

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AUTOAPPASSIONATI LE ULTIME NOVITÀ SU QUATTRO RUOTE

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

Confinati tra le mura domestiche, in molti hanno riscoperto le gioie della cucina, grazie anche ai format online di Massimo Bottura, Bruno Barbieri, Antonino Cannavacciuolo e Gordon Ramsay di Davide Passoni

D

a quarantena a quarantina (di chisupporto di internet, che si è dimostrato comli, quelli che avremo preso alla fine pagno affidabile non solo per tenere sotto condella guerra contro il Coronavirus), il trollo le notizie del contagio, ma anche come passo è breve. Gli “arresti domiciliari” imposti fonte di ispirazione per la vena culinaria che in dall’emergenza Covid-19 hanno rafforzato, per molti, magari, era rimasta sopita per anni. gli italiani, la nomea di popolo di santi (santi Detto del grande assente sugli scaffali dei susubito, per dover sopportare una sì lunga claupermercati, il lievito di birra (pizze e torte sono sura), poeti (basta leggere i pensieri pubblicati diventate, durante la quarantena, le preparasui social a sostegno di medici e malati) e navizioni più gettonate), la voglia di cucinare degatori (abbiamo satugli italiani si è dunque LA VOGLIA DI CUCINARE DEGLI ITALIANI rato le reti dati nazioabbeverata abbonSI È ABBEVERATA ALLA FONTE DEL WEB nali stando incollati a dantemente alla fonte E DEI SOCIAL NETWORK SUI PROFILI internet). Ma anche la del web e dei social INSTAGRAM DEI GRANDI CUOCHI fama di popolo di chef. network in particolare. Improvvisati o gourmet, poco conta; l’ergastoI profili Instagram dei grandi cuochi, stellati o lo domestico cui il Coronavirus ha costretto meno, si sono popolati quotidianamente di ritutti è stato l’occasione per dedicarsi, quando cette e qualcuno di loro è andato oltre, trasfornon impegnati nello smart working o nel tenemando il proprio profilo in una sorta di televire a bada con sedia e frusta i figli ormai idrosione del gusto. È il caso di Massimo Bottura, fobi, alla riscoperta della voglia di cucinare, uno dei grandissimi ambasciatori della cucina di cimentarsi ai fornelli con i propri cavalli di italiana nel mondo, che ha creato un format, battaglia o rispolverando le ricette della nonna Kitchen Quarantine, con il quale ha coinvolto e della mamma. Il tutto, naturalmente, con il tutta la propria famiglia dando appuntamento

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EE POI POIILILPIACERE... PIACERE

ogni sera alle 20 sulla sua Instagram Tv. Come ha spiegato lo chef, il suo non era uno show-cooking, «ma un modo di condividere con la gente di tutto il mondo un momento così difficile». Dopo la diretta, Bottura dava l’appuntamento per il giorno successivo a tutti gli appassionati per una sessione di domande e risposte insieme alla community del suo profilo; mossa astuta, così come quella di tenere questa sessione in lingua inglese, in modo da aumentare da una parte l’ingaggio degli utenti, dall’altra il valore del profilo e raggiungere un target mondiale il più ampio possibile. Dalla pasta e fagioli ai maccheroni con la salsa di ossobuco, il guru emiliano ha dato suggerimenti più che adeguati a far lievitare il girovita dei follower. Dalla televisione a Instagram è stato invece il percorso di Bruno Barbieri, chef pluristellato e giudice di Masterchef, che dai primissimi giorni del suo esilio forzato ha condiviso sul proprio profilo video ricette, dalle più semplici come quella del risotto con in funghi, a qualcosa di un pochino più complesso come le tagliatelle con squacquerone, rucola e pomodorini. Non un appun-

tamento quotidiano, ma un appuntamento fatto con il cuore, visto che a ciascuna ricetta Barbieri abbinava la richiesta di donazione a enti ospedalieri e associazioni in difficoltà a causa della mancanza di medici o presidi. I suoi video sono stati stabilmente sopra le 200mila visualizzazioni e i commenti ben oltre il paio di migliaia, dati che hanno reso la cucina virtuale

di chef Barbieri uno dei locali più frequentati sia da aspiranti cuochi stellati, sia da casalinghe a corto di idee, dopo aver dato fondo al frigo e al ricettario di famiglia. Non poteva mancare, tra i guru della ristorazio-

RISO AL TÈ NERO AFFUMICATO CON SCAMPI E LIMONE

Dall’esperienza di Gabriele Faggionato, chef di Cenerè Milano, una ricetta agile da preparare in casa. Ingredienti per 4 persone 240g di riso carnaroli • 12 scampi da 100g l’uno • 500g di pomodorini datterino maturi • 3l di brodo vegetale • 120g di burro • 50g di olio extravergine di oliva • 20g di tè nero Lapsang Souchong • 1 limone naturale • 10g di vino bianco • 1 bicchierino di cognac Pulire gli scampi e conservare a parte le code. In un tegame tostare le teste e i carapaci. Sfumare con cognac, aggiungere i pomodorini, far cuocere per 10 minuti bagnando con 1,5l di brodo, far ridurre e filtrare. In una padella a parte scottare le code degli scampi. Cottura del risotto: in una casseruola tostare il riso con un po’ di burro per 3 minuti, sfumare con il vino, bagnare con il brodo e cuocere per 12 minuti. Mantecare con burro, tè nero ridotto in polvere e un filo d’olio per 3 minuti. Stendere il riso in piatti piani da portata, adagiarvi le code, salsare con il sugo di scampi e aggiungere una grattata di limone.

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ne traslocati sui social, il collega di Barbieri nella cucina più mediatica della televisione; dalla pedana di Masterchef al web, Antonino Cannavacciuolo ha scelto l’hashtag #lericettediantonino per insegnare ai propri fan come preparare i piatti della sua infanzia, a partire dal ragù napoletano che è diventato quasi un manifesto della sua cucina da quarantena, il sugo che «da bambino mi svegliava la domenica mattina con il suo meraviglioso profumo». Cannavacciuolo ha trasformato le sue Stories nella sua cucina, invitando i follower a condividere online le loro versioni dei propri piatti, dagli spaghetti e polpo alla paniscia novarese. Un giro d’Italia in punta di forchetta. A coloro i quali, invece, hanno preferito approfittare della situazione per farsi una cultura in modo diverso si è invece rivolta l’Università di Napoli Federico II, che ha reso disponibile il primo corso universitario online tematico e gratuito su uno dei più conosciuti simboli dell’Italia gastronomica: la pizza, ça va sans dire. Attraverso la piattaforma di didattica multimediale Federica.eu, l’ateneo ha proposto Pizzamooc: 8 lezioni, 36 interviste, 100 slide e 200 link di professionisti, professori universitari, imprenditori, esperti pizzaioli e rappresentanti delle istituzioni. Un’accademia per pizzaioli in erba, purché dotati dell’introvabile lievito… Ma, come ha sempre insegnato la mamma, prima di mettersi a tavola e mangiare tutto ciò che le lunghe giornate in quarantena hanno consentito di preparare, è buona regola lavarsi le mani. Come farlo nel modo corretto lo ha insegnato un’altra star mediatica dei fornelli, lo scozzese Gordon Ramsay, che ha lanciato sul suo profilo Instagram la sfida con l’hashtag #safehandschallenge per insegnare come lavare e igienizzare correttamente le mani, coinvolgendo celebrità e star di Hollywood. Le sue celebri ricette a base di salmone e pettini di mare - chissà poi perché li ama così tanto… - possono anche aspettare la fine della pandemia.


1943 Five Roses il primo rosato imbottigliato in Italia. Dal 1993, a 50 anni dalla sua nascita, Five Roses Anniversario celebra, ogni anno, il suo indiscusso successo.

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E POI IL PIACERE MOTORI

La mamma dei Suv è sempre incinta Land Rover ha partorito la nuova versione del mitico Range Rover, adattato ai tempi e quindi (anche) all’ibrido plug in. Tra gli optional c’è persino lo ionizzatore che decompone le sostanze nocive nell’abitacolo di Franco Oppedisano

C

ominciamo con le banalità. È grande, molto grande. Ed è lussuosa, molto lussuosa. Dal’altra parte non ci si poteva aspettare niente di meno dal modello di punta della Land Rover, la mamma di tutti i Suv, il mitico Range Rover. Che, si è adattato ai tempi ed è diventato anche ibrido plug in. Nella versione Vogue che abbiamo provato, ha di serie la pelle Windsor, con i sedili anteriori a 20 regolazioni e riscaldabili, e quelli posteriori reclinabili elettricamente, la telecamera posteriore, i fari Led dotati di un sistema di illuminazione che ottimizza la visibilità senza abbagliare i conducenti dei veicoli che viaggiano nella direzione opposta, il keyless entry che consente di accedere e chiudere il veicolo/attivare l’allarme senza estrarre la chiave dalla tasca o dalla borsa e un impianto Meridian con 13 altoparlanti che comprendono anche un subwoofer a due canali. Ma è difficile trovare qualcosa non ci sia, di serie o come optional. Due esempi estre-

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mi? Ha un sistema di ionizzazione dell’aria che usa nanoparticelle d’acqua per decomporre le sostanze nocive e la tendina parasole dell’enorme tetto panoramico si chiude e si apre con un gesto della mano. Ci sono due uno schermi touchscreen ad alta definizione da 10” che consentono di tenere sotto controllo o gestire due diverse funzioni, l’head up display e una suite di sistemi di assistenza alla guida e fino a 17 prese di corrente discretamente celate nell’abitacolo per usare l’auto come come postazione mobile di lavoro o per l’intrattenimento a bordo. Ma il cuore dell’auto resta il motore, o meglio, i motori perché l’auto dispone di un propulsore 4 cilindri a benzina Ingenium da 300 cavalli abbinato ad un motore elettrico da 142 cavallli, alimentato da una batteria agli ioni di litio da 13,1 kWh. Range Rover plug in accelera così da 0 a 100 chilometri all’ora in 6,8 secondi e raggiunge una velocità massima di 220 km/h. La combinazione del motore a benzina con quello

elettrico può essere usata in due modalità di guida: Parallel Hybrid (ibrido parallelo, di default) ed Ev (Electric Vehicle). La prima combina intelligentemente e senza soluzione di continuità le due fonti di energia, ottimizzando l’efficienza del viaggio. Nei viaggi più lunghi il guidatore può usare la funzione Save, che riserva l’impiego della propulsione esclusivamente elettrica solo ad una specifica parte del percorso, ad esempio all’ingresso in aree urbane. In modalità Ev si può percorrere 44 chilometri con emissioni zero una velocità massima di 137 km/h. La presa del caricabatteria è a sinistra dietro la griglia frontale, mentre la batteria agli ioni di litio a celle prismatiche è montata sotto il pavimento del vano di carico posteriore. Ruba un po’ di spazio al bagagliaio, ma questa soluzione permette di mantenere inalterate le caratteristiche fuoristradistiche della Range Rover che è tanto lussuosa quanto capace di affrontare ogni tipo di terreno. Il sistema Terrain Response 2 di Land Rover, che adatta l’auto alle diverse situazione, dalla sabbia alla neve, dalla ghiaia all’erba, è stato ricalibrato per distribuire a tutte le quattro ruote la coppia del motore elettrico, con quella massima disponibile già a zero giri/minuto, assicurando il miglior controllo durante le manovre in off-road a bassa velocità. Il prezzo? È pesante come il Range Rover che sulla bilancia fa segnare 2,3 tonnellate, “solo” 117.700 euro.


in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE

FORD KUGA: IL SUV ELETTRIFICATO DELL’OVALE BLU È arrivata la terza generazione della Ford Kuga, uno dei modelli più iconici di sempre, completamente rinnovata nel design esterno ed interno, oltre a essere equipaggiata con una gamma completa di propulsori ibridi e da tecnologie innovative di assistenza alla guida. Le dimensioni della Kuga aumentano, a tutto vantaggio dello spazio nell’abitacolo e del bagagliaio. A livello tecnologico a bordo del SUV

Ford è presente il modem integrato FordPass Connect, mentre il sistema di comunicazione e intrattenimento Ford SYNC 3 è supportato da un touchscreen centrale a colori da 8”, abbinato al nuovo il display LCD da 12.3” della strumentazione. La gamma motori della Kuga comprende le versioni Plug-In Hybrid, Kuga EcoBlue Hybrid (Mild-Hybrid) e Kuga Hybrid, oltre al diesel Ford Ecoblue da 2.0 litri e e una nuova trasmissione automatica a da 1.5 litri, ai motori EcoBoost da 1.5 litri otto rapporti.

KIA SORENTO NUOVA GENERAZIONE SEMPRE PIÙ GLOBALE È stata presentata la Kia Sorento, quarta interpretazione del SUV coreano, progettata con l’inedita piattaforma SUV globale di medie dimensioni, al quale si abbina per la prima volta una famiglia di motori ibridi “Smartstream”. Il design esterno della Sorento è stato ridefinito attraverso un family feeling piuttosto marcato, linee più nitide, dettagli high-tech e proporzioni allungate. All’interno il SUV propone un abitacolo rinnovato, arricchito da un insieme di soluzioni tecnologiche, con due display digitali per strumentazione e infotainment, finiture con materiali di alta qualità e la spaziosità tipica del modello. Per quanto riguarda i motori si parte dall’Hybrid, che abbina il T-GDi da 1,6 litri a un pacco batterie ai polimeri di litio da 1,49 kWh e un motore elettrico da 44,2 kW. Questo motore produce una potenza di 230 CV, si abbina alla trazione è integrale, con cambio automatico a sei rapporti e il dispositivo allterrain, per affrontare al meglio la guida a scarsa aderenza.

LE ONE-OFF DELLA FIAT 500 ELETTRICA: TRE ESEMPLARI PER UNA BUONA CAUSA

Tre one-off della neonata Fiat 500 elettrica sono state presentate a Milano all’evento tenutosi davanti al palazzo della Triennale. Il motivo? Benefico, a favore dell’ambiente. I tre esemplari unici verranno battuti all’asta e tutto il ricavato verrà devoluto a favore di una

delle organizzazioni ambientaliste di Leonardo DiCaprio. La prima è la Fiat 500 Armani, con un’immancabile grande attenzione ai dettagli sartoriali: la carrozzeria è incisa per dare un effetto tridimensionale, il colore ricorda l’effetto seta e il logo GA viene ripreso sui cerchi e sulla capote in tela. La seconda è firmata Bulgari, capace di trasformarsi in un gioiello su quattro ruote, grazie alla tonalità degli esterni in color Saffron, mentre altri dettagli sono stati realizzati seguendo la tecnica della smaltatura. I cerchi sono un omaggio all’eleganza, con il design a stella. La terza è la Fiat 500 by Kartell, che

propone un colore esterno virante sul blu elettrico, ottenuto con una vernice speciale, con tanto di loghi Fiat e Kartell trattati con policarbonato sabbiato, e interni con plastiche completamente riciclate.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

RIAPERTURA MA NON TROPPO: I PROGRAMMI PER L’ESTATE... SI FANNO ONLINE La Lollo mette all’asta le sue medaglie per aiutare la Protezione civile, i musei di Ostuni diventano virtuali e Barbara D’Urso cucina su Instagram, mentre le reti pubbliche e private prendono tempo per i loro palinsesti LA STORIA L’ABBIAMO LETTA

museali italiane, pensano al

per il meglio, che il lockdown

fascia del week end di canale

SULLE PAGINE DI CRONACA

futuro. Continua il lavoro del

possa avere una data plausibile

5 oggi leadership a Rai 1 con

DEI QUOTIDIANI. C’è stato un

Consiglio di amministrazione

di scadenza da parte del

Uno Mattina in famiglia. Tutto

furto in casa della splendida

guidato dall’avv. Michele Conte

Governo perché questo starebbe

questo a partire dalla prossima

Gina Lollobrigida, ma lei, acuta

che ha voluto offrire ai cittadini

a significare che il sistema

estate. Certo, i palinsesti sono

come sempre, se ne è accorta

e a chi la Puglia se la sogna da

Paese può ripartire sul piano

per aria, tutto sembra fermo

e ha denunciato recuperando

fuori la possibilità di visitare

economico, produttivo», spiega

soprattutto perché scarseggiano

la refurtiva. La novità è un’altra:

gli investimenti pubblicitari

la Lollo ha deciso che avrebbe

nelle reti commerciali. Né

fatto battere alla casa d’aste Bolli

sembra probabile che Federica

e Romiti le medaglie ritrovate

Panicucci lasci quel programma

raffiguranti Madre Teresa e

a cui ha dato anima e corpo alla

Papa Woityla per destinare i

Volpe anche se è vero che la bella

ricati alla Protezione Civile. Siamo

conduttrice, innanoratissima

andati a chiederle conferma

del suo ricco fidanzato Marco

: «In un nomento così difficile

Bacini, progetta le nozze e molte

per il Paese - ci ha detto - sento

prime serate. Chi di sicuro resta

di fare qualcosa anche io. È la

al suo posto anzi raddoppia

mia risposta civile da donna che

forse triplica (perché oltre a

conosce chi lavora in prima linea

Domenica live e pomeriggio 5 si

per il bene dell’Italia». Brava!

parla di una edizione nuova della

E non si ferma neanche la Rai

Dottoressa Giò) è la magnifica

che per combattere il Covid-19

Barbara d’Urso. Guardate

ha messo su una task force di

Instagram: non vi è vip più agile

tutto rispetto. Alcuni conduttori

di lei in cucina. Tutte le altre sono

ci hanno messo la faccia per gli auguri di una Pasqua di autentica

semplici artigiane. Scherzando IN SENSO ORARIO: GINA LOLLOBRIGIDA, CARLO CONTI, TIBERIO TIMPERI E BARBARA D’URSO

rinascita, con un piccolo video

ci ha detto: «Qui si ingrassa, non si fa che mangiare e cucinare».

amatoriale. Da Milly Carlucci

virtualmente il museo da lui

l’avvocato Conte». E a canale

Barbara cucina sempre, anche

ad Antonella Clerici nella sua

presieduto che rappresenta

5? Si era parlato di un nuovo

se poi non ingrassata nemmeno

ormai famosa casa nel bosco

un “unicum” in tutto il mondo. È

programma per il week end

un etto perché inizia a fare danza

di Arquata Scrivia fino a Carlo

stato quindi pubblicato il nuovo

estivo con due nomi forti della

la mattina alle 7 e balla o fa

Conti, passando per Tiberio

sito internet (www.ostunimuseo.

tv. Sono stati due protagonisti

aerobica anche la sera. Anche la

Timperi, i volti di Rai1 si sono

it). Sulla nuova piattaforma è

dell’ultimo GF di Alfonso

Pasqua la trascorrerà lontano

mobilitati per Marco Liorni,

possibile fare una visita virtuale

Signorini e su di loro si posano le

dalla famiglia che è a Napoli, ma

il padrone di casa di Italia sí.

dei musei grazie a filmati e

attenzioni dei dirigenti. Adriana

dilettandosi ai fornelli con una

L’estate è incerta, ma i musei di

interviste.

Volpe e Michele Cucuzza

serie di dolci speciali. Quali? Li

Ostuni, come tutte le strutture

«Ci auguriamo che tutto vada

avrebbero potuto occupare la

scopriremo su Instagram!

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Rovigo Interporto

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