Economy Novembre 2018

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FEDERMANAGER / Una proposta di legge per finanziare le Pmi che assumono dirigenti

YES, WE POS 2019, big-bang del denaro elettronico, con una valanga di novità in arrivo. I consumatori risparmieranno, le imprese dovranno accettarlo. Tutte.

IL PIONIERE/ Parla Gualandri «Io non vedo rivoluzioni all’orizzonte e in giro ci sono troppi imitatori»

IL LEADER / Parla Cordone «Noi di Sia lo dimostriamo, il digitale è più sicuro del cash»

LA MISSION IMPOSSIBLE DELL’AUTO ELETTRICA

LA SFIDA DA PARIGI: VENDERE 5 MILIONI DI MACCHINE GREEN IN 3 ANNI

Alle pagg 128 -131

CONTENZIOSO FISCALE

MERIDIONE

COOP

Nasce l’impresa che lotta contro le iniquità tributarie

HRC

I segreti della Regione Puglia che sa sfruttare i fondi europei

STUDI LEGALI

Come può un microproduttore trovare spazio sugli scaffali

Il Forum dei Millennials prepara i mestieri di domani

Avvocatura in crisi ovunque solo il marketing li può salvare

La svolta solidale dell’impresa che vince con i suoi integratori

ABOCA








Date al vostro patrimonio un futuro trasparente e sostenibile

La gestione di patrimoni orientata al valore, nel tempo.

Banor SIM è stata eletta fra i “Migliori Gestori Patrimoniali” in Italia in base ad un’analisi condotta a settembre 2018 dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza, ente indipendente specializzato nella comparazione di prodotti e servizi finanziari. La valutazione è avvenuta tramite un questionario e un portafoglio richiesto per un investitore tipo e si è basata sui seguenti criteri: orientamento al cliente, trasparenza, costi e qualità del portafoglio proposto.

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EDITORIALE

LO STATO IN PANNE È L’ ALTRO SPREAD DA CURARE

L

’umorismo, sicuramente involontario ma forte, è nel titolo: “La fattura elettronica e i servizi gratuiti dell’Agenzia delle Entrate”. DI SERGIO LUCIANO Avete letto bene? È un documento che gira tra i commercialisti, ormai spauriti, e i pochissimi contribuenti ancora temerari al punto da occuparsi personalmente delle loro tasse. Ed ha 37 pagine (trentasette) di istruzioni per l’emissione della fattura elettronica, appunto a cura dell’Agenzia delle Entrate. Che sottolinea la graziosa gratuità dei suoi servizi. Un vero ossimoro: il simbolo stesso delle tasse, l’Agenzia delle Entrate, che dichiara con orgoglio di fare cose gratuite per il cittadino! Come ad esempio spiegargli in 37 pagine veramente complicate tutte le nuove incombenze che dovrà accollarsi per poter esercitare, da gennaio, il proprio diritto di farsi pagare dai clienti. Lavorando gratis per lo Stato, perché digiterà direttamente dati che prima erano gli uffici a dover “caricare”. Con la fatturazione elettronica obbligatoria siamo all’ennesimo feticcio digitale che, a sentir loro, dovrebbe finalmente chiudere il cerchio del tracciamento di redditi e ricavi prevenendo la piaga dell’evasione. L’enne-

IL CORSIVO

sima mossa decisiva, dopo l’inutile anagrafe dei conti correnti, dopo l’inutile sequela di “armi totali” su assegni bancari, cassette di sicurezza e quant’altro che hanno sempre fatto cilecca. Se è per questo, nel Decreto certificazione si prevede addirittura la blockchain per anagrafe e documenti. Ma nel concreto? «Dottore», avverte amorevolmente la commercialista: «Le suggerisco di venire da noi in studio, quando preparerà le prime fatture elettroniche. Per non sbagliare...». Dunque, viva la blockchain, ma intanto studiamoci le 37 pagine di istruzioni e speriamo che qualcuno cambi il toner alle fotocopiatrici statali... Qui c’è ben di più e di peggio che un fatto di cattiva comunicazione Stato-cittadini. C’è una disconnessione della burocrazia dalle esigenze vere delle persone comuni. È come se questa gente non sapesse che nell’era degli smartphone le App sono autoesplicative: per imparare a fare, basta fare. Poche videate e devi aver capito. Un bravissimo tecnologo come Diego Piacentini, ex Amazon, ha felpatamente attraversato il cielo della cosiddetta agenda digitale italiana applicandosi nientemeno che al sistema PagoPa, un modo mooolto rapido e funzionale per fare cosa? Pagare le tasse! Neanche Tafazzi avrebbe fatto un simile autogol, associando all’idea dello Stato digitale, il gradevole pagamento delle tasse. E unificare i 9000 centri di calcolo delle

LA FATTURAZIONE ELETTRONICA NUOVO FETICCIO DELL’IMPOTENZA DIGITALE PUBBLICA varie amministrazioni, no? Ed eliminare, ma sul serio, i due terzi delle certificazioni, mai successo? E incrociare i dati dell’anagrafe dei conti correnti con i redditi dichiarati per non disturbare chi paga le imposte e aggredire chi le evade? No: il dramma – che il timore di passare per qualunquisti non deve indurre nessuno a dissimulare – è che la macchina pubblica è un catorcio, è in panne, a dispetto delle rare eccezioni che confermano la regola. Su questo fronte, nel governo Gialloverde, opera una fuoriclasse come la ministro Bongiorno, che si è finora meritevolmente distinta per laconicità, in mezzo alla diffusa logorrea. Speriamo bene. Aspettiamo che replichi la grinta che ha avuto da avvocato. E che tenti, almeno lei, di riformare sul serio lo Stato. Curando l’altro spread che divide l’Italia dall’efficienza.

CARO JUNCKER, C’È UN DEBITO PUBBLICO CHE È MENO PUBBLICO DEGLI ALTRI

L

a legge di Bilancio è sempre una miniera di informazioni. Quella del 2019 sembra una miniera durante un terremoto, perché cambia ogni giorno e cambierà fino alla fine. Tuttavia alcune cose interessanti le contiene, tra cui almeno una anche meritoria, ancorchè zoppa. Il tentativo, cioè, di sanare i molti “casi Bramini” del nostro sgangherato Paese. I casi di quelle imprese fornitrici della Pubblica Amministrazione che vanno in crisi per i mancati pagamenti dello Stato e quindi finiscano col tradire gli impegni e i debiti assunti verso le banche o il fisco e

fallire. La norma prevede una forma agevolata di “factoring” con cui le banche anticiperebbero a queste imprese i pagamenti da esse attesi. L’idea è utile, qualcosa di simile era già stato pensato. Perché non attuato? Perché nel caos primordiale della burocrazia è difficile stabilire se un credito è “certo, liquidito ed esigibile” e non è invece frutto di un contratto corruttivo o di una millanteria commerciale: ecco cosa comporta vivere tra sfiducia e malafede. Speriamo che stavolta si proceda. Ma la storia ha anche un secondo motivo di interesse: per pagare subito tutti gli oltre 40

miliardi di debiti che ha verso i suoi fornitori privati, lo Stato potrebbe emettere nuovi titoli del Tesoro. Perché non lo si fa? Per non aumentare il debito pubblico. «Ma come? - si chiede però chiunque abbia un po’ di logica - non è già debito pubblico?». Certo che sì, nella sostanza; eppure no, per la burocrazia di Bruxelles. Capito? Mero nominalismo. Convenzionalismo. Fuffa. Ecco uno dei mille esempi del fatto che, per sopravvivere, anche se domattina sparissero d’incanto tutti i sovranisti, l’Europa dovrebbe comunque rigenerarsi nel profondo. (s.l.)

9


SOMMARIO

Novembre 2018 017

COVER STORY

BYE BYE CONTANTI: IL CASH DIVENTA DIGITALE

020

DIETRO LE QUINTE DEL PAYTECH

LO SCETTICO

023

L’ENTUSIASTA

024

CHI HA PAURA DEL CONTACTLESS?

026

LE NUOVE APP

029 GESTIRE L’IMPRESA

Le soluzioni di Federmanager

032

GRANDE DISTRIBUZIONE

Coop si allea coi piccoli produttori

034

MILLENNIALS

Guardando il futuro con Hrc

036

UNIVERSITÀ

Un master alla ricerca dei talenti

Alberto Dalmassi (Satispay) prevede un boom Cordone (Sia): «Manca la cultura degli strumenti alternativi» Persino la bolletta ora si salda con lo smartphone

P2P LENDING

054

DISTRETTI 2.0

058

FONDI EUROPEI

060

FISCO

062

BANCHE E TERRITORIO/1

PROFESSIONE EXECUTIVE

Per Carlo Gualandri (Soldo) l’offerta è piatta

051

Bonifici istantanei, loyalty e PagoPA: l’innovazione di Nexi

022

017

Dalla direttiva Psd2 alle nuove tecnologie: ecco come sta cambiando il nostro modo di spendere il denaro

A novembre Lendix diventa October Stati Generali delle Pmi a Treviglio La lezione del Meridione Ecco il difensore patrimoniale Il localismo a sostegno delle pmi

064

BANCHE E TERRITORIO/2

066

PRIVATE BANKING/1

067

PRIVATE BANKING/2

048 ECONOMY&POLITICA

LOGISTICA Il Porto di Trieste come hub

strategico nel Mediterraneo: tutti numeri del successo

Le Bcc salveranno l’Italia

Guido Giubergia e il futuro di Ersel

Banca Albertini “si sposa”

040

STUDI LEGALI

042

CYBER SECURITY

Kaspersky punta sulla trasparenza

093

043

LOGISTICA

EDITORIA

Mail Box Etc a servizio delle pmi

La rivincita della carta stampata

044

SOSTENIBILITÀ

096

MARKETING

046

RITRATTI

Innovare non è un’opzione

Le navi green di Grimaldi

Antonio Percassi, manager che vola

10

051 FINANZIARE L’IMPRESA

098

COMUNICARE L’IMPRESA

Purché se ne parli

MEDIA E POTERE

De Bortoli: «L’arroganza non paga»



SOMMARIO

Commenti

014

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

069 UOMINI&DENARI di Alfonso Ruffo 070 L’INTERVENTO di Federico Pirro 072

070

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

073 SOSTENIBILITÀ di Franco Ferrario 074 L’INIZIATIVA di Angelo curiosi 076 INNOVAZIONE di Mauro Cervini 080 FONARCOM di Andrea Cafà 081 ASKADVISOR di Nicola Traverso

072 101

084

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

086

QUEL CHE RESTA DEL MESE a cura del Sussidiario.net

088

CI PIACE/NON CI PIACE Affari, i promossi e i bocciati

STORY-LEARNING

Il mensile dell’economia che cambia Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marco Scotti, Riccardo Venturi, Marina Marinetti Hanno collaborato Ugo Bertone, Massimo Bolla, Andrea Cafà, Giuseppe Capriuolo, Mauro Cervini, Giuseppe Corsentino, Angelo Curiosi, Roberto D’Antonio, Fernando De Haro, Lorenzo Dornetti, Giordano Fatali, Franco Ferrario, Chris Foster, Isabella Fusillo, Giuliana Gemelli, Morten Lehn, Valerio Malvezzi, Roberto Mannozzi, Susanna Messaggio, Antonio Napoli, Franco Oppedisano, Alfonso Ruffo, Monica Setta, Franco Tatò, Nicola Traverso, Gianluca Zapponini Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager

INFRASTRUTTURE La banda larga sbarca nel Cilento

124

BIOMEDICALE

L’importanza della flessibilità

Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori

104

126

INTERNAZIONALIZZAZIONE

Segreteria di redazione Monia Manzoni

FITNESS

Con Audace la palestra diventa un brand

106

MOBILITÀ

Le smart road di Sinelec

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Investire in Montenegro

AUTOMOTIVE

La missione impossibile dell’e-car

108

HEALTHCARE

132

SOSTENIBILITÀ

110

IL PAESE CHE CRESCE...

Le news dal mondo produttivo

134

EVENTI

STARTUP-TELLING

137

Jannsen, il valore del farmaco

113

FASHION

Lanieri spiega la moda hi-tech

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TURISMO

ItalyXP, la piattaforma per il fai-da-te

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E-COMMERCE

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VITA DA MANAGER

BENESSERE

Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco

Troppe ore al video? Occhio agli occhi

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Responsabile commerciale Marco Bartolini

STRESS

Casa editrice Economy s.r.l.

Tutta questione di priorità

RISTORANTI

MISSIONE BENEFIT

Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio

IL NUOVO CHE AVANZA

Aboca (fitofarmaci) sceglie la sostenibilità

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NH Hotel Group e la digital innovation

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DOMANDE & OFFERTE

Farmakon e il software “magico” Modelli e case histories in breve

A scuola di SRI tra Roma e Milano

Sito web www.economymag.it

E POI IL PIACERE...

Il guadagno (non) è servito

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LUSSO Ferretti naviga in ottime acque

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

I sussurri di Monica Setta

Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

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COVERSTORY

SARÒ FRANCO

LA CRESCITA NON SI COSTRUISCE CON I DAZI

J

ack Ma è uno straordinario imprenditore cinese, che dopo vari mestieri, qualche delusione e qualche rifiuto – ha tentato dieci volte di iscriversi ad Harvard senza riuscirci - nel 1999 con un gruppo di amici ha fondato la società che sarebbe diventata Alibaba, equivalente cinese di Amazon con uno spettro più vasto e qualche vantaggio tecnologico. Infatti, nel 2017 Alibaba ha prodotto più fatturato e profitti di Amazon, eBay e Wallmart combinate, con un valore di borsa di oltre 500 miliardi di dollari. Ovviamente Jack Ma è una delle persone più ricche della Cina. L’ aspetto più interessante dello sviluppo di Alibaba è che questi risultati sono stati raggiunti in poco più di dieci anni e non dopo decenni di perdite, come nel caso di Amazon. Cose possibili solo in Cina, dove Ma ha certamente goduto di condizioni di partenza particolarmente favorevoli; e non lo dico per sminuirne i meriti eccezionali, ma per ricordare che in Cina ha avuto l’opportunità di partire fin dall’inizio con gli smart phone diffusissimi, con un’infrastruttura di telecomunicazioni moderna, una popolazione innamorata della tecnologia e il sostegno governativo per lo sviluppo del commercio digitale.

14 14

Alibaba ha cominciato con una sofisticata piattaforma per l’intermediazione business to business, per poi espandersi nel retail, nelle tecnologie e nei pagamenti on line soprattutto col telefono mobile, mercato che domina con il 50% di market share, praticamente soppiantando le carte di credito.In altre parole un Jack Ma in Italia, con le nostre telecomunicazioni, dove dopo anni non si riesce a far funzionare il wifi in treno, non sarebbe probabilmente andato molto lontano. E questo mi fa ricordare che nel 2001, agli albori di Wind, avevamo preso accordi con Banca Sella per iniziare in Italia la sperimentazione dei pagamenti con telefono LE SCELTE DI JACK MA, IL TYCOON CINESE CHE HA RISPOSTO DURAMENTE AL PROTEZIONISMO USA

mobile e fummo fermati dall’allora ministro del Tesoro Giulio Tremonti, nostro azionista di controllo, con modalità piuttosto brusche. Sarebbe stato un grande vantaggio competitivo non solo per Wind, ma per l’Italia. Non credo che con l’attuale governo antiscientifico, orientato al cambiamento senza innovazione tecnologica, la cosa avrebbe un esito più positivo e comunque arriveremmo

buoni ultimi. Nel mese di settembre Jack Ma fatto due annunci interessanti. Nel primo ha detto che nel settembre del 2019 lascerà la guida del Gruppo per dedicarsi a progetti filantropici ed educativi e credo che non finirà di stupirci anche se con modalità cinesi. A succedergli non sarà suo figlio o un altro parente stretto come nella tradizione italica, ma Daniel Zhang, un giovane manager molto brillante che negli ultimi anni ha guidato il settore retail ed è conosciuto come l’inventore della single’s Day Shopping Holiday, ovvero la festa del celibato, che ha triplicato le vendite giornaliere. Il secondo annuncio è stato la cancellazione del programma per creare un milione di posti di lavoro negli Stati Uniti nei

prossimi cinque anni, che aveva promesso a Donald Trump in un incontro circa un anno fa, in conseguenza della guerra commerciale dichiarata alla Cina dallo stravagante Presidente Americano. Pochi giorni prima si era saputo delle difficoltà Cinesi a rispondere agli ultimi 200 miliardi di dazi imposti da Trump. Il significato dell’annuncio di Jack Ma è il messaggio che nel nuovo secolo non si vince la guerra commerciale tassando i prodotti e questa è anche una chiara indicazione di risposta di sistema, quindi di condivisione degli obiettivi di leadership nell’economia digitale del governo cinese. Non solo. Un importante imprenditore cinese ha dichiarato che nel sud della Cina partirà un intenso


di Franco Tatò

O I SUSSIDI, MA CON L’INNOVAZIONE E LA CULTURA

programma di investimenti industriali, per accelerare lo sviluppo dell’industria 4.0 in modo da rendere inefficaci i dazi americani: al sistema medioevale dei dazi e dei muri si risponde con la tecnologia e da questo la Cina avrà un sicuro vantaggio competitivo. Quindi la risposta a più dazi sarà più tecnologia. Trump ha ragione nel voler fermare il trasferimento quasi obbligato di tecnologia alle aziende cinesi per scopi commerciali. Ma il tempo passa rapidamente: l’industria automobilistica ha trasferito in Cina tecnologie ormai obsolete perché il mercato cinese prevede solo auto elettriche a partire dal 2022, e per le auto elettriche i cinesi saranno ampiamente autonomi. Discorsi analoghi si possono fare per altri settori,

come l’intelligenza artificiale o la robotica. Questo cambia il livello dello scontro che potrebbe trasformarsi in competizione con politiche illuminate al momento estranee all’esecutivo americano. Da queste partite l’Italia è esclusa per sua stessa scelta, ma forse è ora di preoccuparsi seriamente. Capisco che a una popolazione interessata al reddito di cittadinanza e a pensioni anticipate rispetto all’incremento delle aspettative di vita e che vuole, giustamente, pagare meno tasse, è difficile dire che si deve studiare di più, lavorare di più: non a caso dalla grande manovra economica riformista la grande assente

IL CORSIVO

OPEROSI MA PRUDENTI: CI SONO INSIDIE ANCHE NELLA FILANTROPIA

di Giuliana Gemelli

I

l mio maestro, lo storico francese Fernand Brandel, sosteneva che l’evoluzione delle umane sorti non é un percorso lineare ma ha le caratteristiche dei fenomeni

complessi: ogni “progresso” contiene elementi non assimilabili alla positività. L’agire filantropico non sembra sfuggire a questo “caveat”. La forbice della ricchezza - il patrimonio dei dieci italiani più ricchi equivale a quello dei tre milioni più poveri - ha acuito questo fenomeno e portato al superamento della vecchia beneficenza, per aumentare l’impatto sociale delle donazioni ma anche tutelare le potenzialità di espansione della ricchezza stessa, con la scambio “virtuoso” tra obbligo di trasparenza ed esazione fiscale. Fin qui nulla da eccepire, ma le cose cambiano quando le

NEGLI ULTIMI ANNI L’ITALIA SI È AUTOESCLUSA DALLE PARTITE CHE SI GIOCANO SULLE NUOVE TECNOLOGIE

pratiche del donare entrano in un circuito a rischio, che rasenta o addirittura coinvolge il mondo della corruzione. Ne sono stata testimone diretta. In una mail che partiva dall’indirizzo di una filantropa straniera piuttosto nota, mi si diceva che il mio nominativo, estrapolato da Google in quanto “esperta”

è l’educazione. L’ unica speranza è che si componga la guerra economica, che si eviti la guerra cinetica e si passi alla guerra dell’informazione, cioè alla competizione culturale, nella quale trovi spazio anche la coltivazione della bellezza, dello stile, dell’arte,cioè delle componenti di un’umanità migliore e non solo aumentata, aprendo prospettive interessanti per la parte migliore dell’Italia.

di filantropia, era stato selezionato per ricevere una somma consistente ma non realmente spropositata, certamente congrua rispetto al patrimonio della filantropa in questione, la quale mi pregava di rivolgermi direttamente al suo attorney di Bangkok, per avviare le procedure di trasferimento del denaro. Lei, anziana e malata, non sarebbe stata più contattabile. Una bella frode architettata però con elementi di plausibilità. L’attorney esiste veramente anche se non ha recapito tracciabile. La mail della filantropa sembra corretta e la pratica di donare estesamente nel mondo delle onlus e delle Ngo, da parte dei grandi detentori di ricchezza, é piuttosto invalsa. Ma la frode é comunque evidente e ovviamente mi sono ben guardata dal contattare Bangkok … lascio immaginare al lettore gli scenari possibili per la nostra piccola Associazione che vive di microdonazioni e di “grandi” progetti, se davvero lo avessi fatto!

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IL FUTURO È UN UOVO DA COVARE

Con l’ingresso di Banca Albertini, il Gruppo Ersel arricchisce l’offerta e rinnova la propria immagine. Specialista nella gestione, anticipatrice attenta ai cambiamenti del mercato, dal 1936 Ersel continua a puntare sulla vicinanza e sull’ascolto diretto del cliente. La scelta più sicura per chi cerca un servizio di investimento realmente personalizzato. Per proteggere e far crescere il vostro patrimonio, per covare le vostre ambizioni.


: IL BOOM DEI PAGAMENTI DIGITALI (miliardi di euro)

46,0 mld

45 2016

40

2017

+50%

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31,0 mld

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+10%

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18,0 mld

20,3 mld 18,6 mld

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+9%

5

6,7 mld 4,2 mld

0,8 mld 0,9 mld

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MOBILE POS

CONTACTLESS

20 PAGOPA E BONIFICI ISTANTANEI: ECCO LE "CREATURE" DI NEXI

MOBILE PAYMENT

NEW DIGITAL PAYMENT

NELLA GUERRA AL CONTANTE CI GUADAGNANO TUTTI

COVERSTORY OLTRE LE CARTE

E-COMMERCE/ E-PAYMENT

C'è chi vuole la carta di debito per avere contanti, perché si rifiuta di utilizzarla nei negozi. E chi invece già spende solo con lo smartphone. Ma ecco come la Psd2 sta per rivoluzionare i sistemi di pagamento

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di Marco Scotti

LO SCETTICO PECCATO CHE L'OFFERTA SIA "PIATTA": L'OPINIONE DI CARLO GUALANDRI

23 L'ENTUSIASTA ALLA CONQUISTA DELL'ITALIA: LA SFIDA DI ALBERTO DALMASSI

24 IL LEADER «C'È DIFFIDEMZA, MA STA FINENDO» PARLA NICOLA CORDONE DI SIA

26 LE NUOVE APP ANCHE LA BOLLETTA (DI HERA) SI PAGA CON LO SMARTPHONE

R

idurre il costo dei conti correnti, abbasle cinture di sicurezza, quindi, perché la rivosare le commissioni per gli esercenti che luzione è imminente e dirompente. Dopo anni utilizzano il pos, aumentare la sicurezza deldi “carburazione”, da gennaio l’Italia potrebbe le transazioni e incentivare la war on cash, la trovarsi – finalmente – proiettata verso il fuguerra al contante, ovvero lo strumento di paturo. In una dimensione che è già abitata dai gamento che è tra i repaesi anglosassoni e LA DIRETTIVA EUROPEA IMPONE sponsabili dell’evasiodel nord Europa. ne fiscale monstre che IL PIENO INTERSCAMBIO DI INFORMAZIONI A guidare la nuova era DAL 14 SETTEMBRE 2019. MA I TEST attanaglia il nostro padei pagamenti, una DOVRANNO PARTIRE A METÀ MARZO ese. E ancora: pagare direttiva europea, la parcheggi e bollo auto, biglietti della metropoPsd2 (Payment Services Directive), che apre il litana e servizi di mobilità senza dover frugare mercato dei servizi finanziari e dei pagamenti nelle tasche all’affannosa ricerca di qualche alle cosiddette “terze parti”. Si tratta di soggetmonetina. Non è la lista dei buoni propositi ti diversi dagli istituti di credito tradizionali, degli istituti di credito, ma alcune delle novità che possono però venire autorizzati dai privache attendono gli italiani dal 2019. Allacciate ti a utilizzare i conti correnti degli utenti per

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COVERSTORY

gestire varie operazioni tra cui la più ovvia è quella di pagare transazioni di diverso tipo. La norma è diventata operativa a gennaio di quest’anno, ma mancano ancora alcuni provvedimenti complementari che la rendano “funzionante” sotto tutti i punti di vista «Il 2019 – racconta Liliana Fratini Passi, direttore generale del Consorzio Cbi, che definisce in ambito condiviso le regole e gli standard tecnici e normativi del mondo bancario – è veramente l’anno in cui si completerà un percorso iniziato a gennaio. Il 14 marzo dell’anno prossimo, le banche che gestiscono conti correnti saranno obbligate dalla Psd2 a effettuare test di sviluppo per le modalità di dialogo con le terze parti. Il 14 settembre del 2019, poi, si passerà alla piena operatività dell’interscambio di informazioni». Al momento l’Italia è ancora un paese arretrato per quanto riguarda i pagamenti con modalità differenti dal contante. «Il tasso di adozione della moneta elettronica – spiega ancora Liliana Fratini Passi – è ancora contenuto nel 10% del totale dei pagamenti. Se guardiamo quali sono i pagamenti tramite carta siamo un paese ad alta potenzialità di crescita, siamo un paese dove le strategie di cashless society sarebbero altamente auspicabili. Negli ultimi 15 anni, però, abbiamo osservato dei grandi cambiamenti comportamentali con le “lenzuolate” Bersani che hanno costretto, per esempio, le aziende a compilare il modulo F24 esclusivamente in via telematica. Bisogna però sottolineare che nessuna industria privatamente è in grado di cambiare in maniera dirompente i comportamenti di un paese, ci deve essere un disegno e una strategia per arrivare a un determinato obiettivo. E per il momento l’esecutivo in carica non ha ancora annunciato quale debba essere la sua strategia in proposito». Nel nostro paese il numero di pagamenti al dettaglio effettuati nel corso del 2017 con strumenti diversi dal contante ha proseguito

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LILIANA FRATINI PASSI

la sua crescita (+1,9% rispetto all’anno precedente) seppur ad un ritmo inferiore rispetto al 2016. Il transato medio, invece, rimane sostanzialmente invariato a poco più di 1.500 euro all’anno. Questo significa che le carte non stanno più trovando quell’espansione continua che si era verificata negli anni passati per due motivi che sembrano opposti ma che invece sono estremamente vicini. Da un lato, perché i cosiddetti millennials utilizzano altri strumenti di pagamento, soprattutto sfruttando transazioni digitali tramite app e mobile phone. Dall’altro, perché il popolo italiano è tradizionalmente restio all’uso di carte e preLE CARTE DI PAGAMENTO NON STANNO PIÙ TROVANDO QUELL'ESPANSIONE CHE SI ERA VERIFICATA NEGLI ANNI PASSATI. MA CRESCE IL DIGITALE

ferisce servirsi del cash. «Quello dell’italiano che è legato visceralmente al contante – spiega sorridendo (ma non troppo) Rita Camporeale è la responsabile ufficio sistemi e servizi di pagamento dell’ABI – non è soltanto un mito: basti pensare che sono ancora tanti quelli che vanno nei centri commerciali, effettuano un prelievo con la carta di debito e poi, con quegli stessi soldi, fanno acquisti in un negozio. Una pratica che non avrebbe gran senso, visto che è proprio nei centri commerciali che si ha la quasi certezza che le proprie carte di pagamento vengano accettate». Quindi: cala chi utilizza il contante, rimane

SIAMO UN PAESE AD ALTA POTENZIALITÀ DI CRESCITA DEL CASHLESS stabile chi preferisce le carte e esplode la fetta di popolazione che si avvale dei cosiddetti digital payments. Secondo un’indagine condotta dal Politecnico di Milano, i nuovi strumenti di pagamento valgono da soli 46 miliardi di euro, il 21% dei pagamenti digitali con carta. Ma entro il 2020 il valore sarà più che raddoppiato, flirtando con la soglia dei 100 miliardi di euro. A decollare soprattutto i pagamenti via mobile, che sono cresciuti del 65% da un anno all’altro e hanno superato i 5,8 miliardi di euro. La cosa interessante da notare è che, diversamente da quanto avvenuto in molti altri settori che hanno vissuto processi di liberalizzazione e di apertura a nuovi soggetti, nel comparto finanziario e dei pagamenti le banche – nonostante una potenza di fuoco infinitamente superiore rispetto alle creature del fintech – hanno scelto di non aggredire i nuovi arrivati ma, al contrario, di contare su di loro per sviluppare servizi che, con le loro strutture burocratizzate e ingessate, non sarebbero mai riusciti a offrire alla clientela. Un partenariato tra vecchio e nuovo che ha creato un circolo virtuoso anche in Italia. «Inizialmente – racconta ancora la Fratini Passi - sembrava che le banche in qualche modo volessero porsi in maniera antagonista rispetto al mercato emergente. Quindi, a parte una fase iniziale, oggi il 66% delle banche italiane lavora in partnership con il fintech. Possiamo affermare che c’è una forma di cooperazione,


PAGAMENTI

le fintech sono lo strumento attraverso cui le banche possono trovare delle forme snelle per posizionarsi nell’offerta di servizi a valore aggiunto». Incentivare la cosiddetta war on cash non è soltanto una battaglia ideologica, ma serve soprattutto a garantire maggiore sicurezza agli utenti e a permettere una migliore allocazione delle risorse, oltre che una riduzione dei costi dei servizi delle banche. Prova ne sia il canone medio di un conto corrente: negli ultimi cinque anni, le famiglie che sono rimaste ancorate ai meccanismi tradizionali, senza sfruttare l’home banking, hanno visto lievitare il costo medio di quasi 30 euro, arrivando a quasi 173 euro all’anno. Costano di più anche le carte di credito tradizionali (37,5 euro), mentre per converso le banche online hanno abbassato i canoni e di tutti i servizi tipici, dal libretto degli assegni ai bonifici, prelievi presso sportelli di altre banche e altro. Proprio i bonifici, per esempio, sono il nuovo terreno su cui si combatte una “guerra dei prezzi”. Tramite i circuiti tradizionali, un versamento con valuta differente dall’euro può arrivare a costare anche 15-18 euro, mentre tramite le tante app che sono disponibili questo medesimo servizio viene completato con una cifra compresa

RITA CAMPOREALE

tra un quarto e un quinto di questo valore. Che motivo c’è, quindi, di pagare di più per un servizio che può essere svolto nello stesso modo e con lo stesso successo? Infine, è importante ricordare che i nuovi strumenti di pagamento, al netto di alcune accortezze che sono sempre necessarie, sono estremamente sicuri. «Si è fatto troppo clamore – spiega ancora Rita Camporeale - intorno alle carte di nuova concezione. Sono sicure, stiamo facendo tantissimi sforzi e questo è dimostrato anche dai dati sulle frodi, che hanno un’inciLE FRODI HANNO UN'INCIDENZA MINIMA: APPENA LO 0,42% SUL TOTALE DELLE TRANSAZIONI EFFETTUATE CON LE CARTE. UN DATO INFINITESIMO

denza dello 0,042% sul totale delle transazioni effettuate con le carte nell’Unione Europea. Si tratta di un dato infinitesimo che ci deve far ben sperare. Poi è ovvio, stiamo parlando di un gioco di “guardia e ladri” in cui ci si continua a rincorrere tra chi mette a punto nuovi sistemi per truffare gli utenti e chi invece cerca di minimizzare questi tentativi. Piuttosto, è fondamentale educare la clientela (e noi lo faremo anche al Salone dei Pagamenti) perché adotti comportamenti responsabili. Con la

C'È CHI PRELEVA CON LA CARTA PER POTER PAGARE IN CONTANTI

Psd2 si dà la possibilità alle cosiddette “terze parti” di accedere ai nostri conti correnti: una scelta che spesso si fa quasi senza pensarci, ma che può invece avere impatti significativi».

Il salone dei pagamenti A testimonianza del fermento intorno all’argomento, il 7-8-9 novembre prossimi, a Milano, si terrà il Salone dei Pagamenti, ribattezzato per l’occasione Payvolution, negli spazi del MiCo Milano Congressi. Oltre quattromila visitatori coinvolti il primo anno, che sono raddoppiati il secondo e che, quest’anno, con le oltre 60 sessioni di dibattito e i più di 300 relatori coinvolti, promette un ulteriore balzo in avanti. La crescita esponenziale dei numeri è il segnale, certo e certificato, del fatto che il Salone dei Pagamenti ha fatto centro. Ovvero, tradurre tutto il potenziale di innovazione tecnologica che le banche e il mondo del payment stanno sviluppando in quest’epoca di disruption digitale, in un evento che polarizzasse a 360 gradi l’attenzione e la partecipazione di tutti i bacini di innovazione attivi i in Italia e non solo: banche e mondo finanziario, naturalmente, ma anche aziende del tech e del fintech, istituzioni, imprese, retail, distribuzione, professionisti, università e centri di ricerca, pubblica amministrazione. Dando vita a un evento fatto di idee, di persone, di buone pratiche, di cultura, e che fosse aperto ai cittadini, con un’attenzione particolare ai più giovani, ragazzi e ragazze delle scuole. I sistemi di pagamento come filo conduttore per leggere le profonde trasformazioni, tecniche e culturali, che la disruption tecnologica sta portando in tutti gli ambiti del business. E l’innovazione come contesto naturale di evoluzione del settore bancario e finanziario. Ecco perché il Salone dei Pagamenti si conferma l’appuntamento di riferimento per l’innovazione applicata ai sistemi e agli strumenti di pagamento.

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COVERSTORY

Benvenuti nel domani digitale dei pagamenti Dai bonifici istantanei alla gestione di loyalty, passando per il PagoPA e la dilazione da app: le innovazioni di Nexi nel suo primo anno di vita «ABBIAMO ASSUNTO OLTRE 250 PERSONE ALTAMENTE QUALIFICATE NEI PAGAMENTI E NELL’INNOVAZIONE DIGITALE. Inoltre abbiamo realizzato importanti investimenti in infrastrutture e in tecnologia, oltre a una nuova gamma di prodotti e servizi dedicati alle banche partner». È soddisfatto Marco Ferrero, direttore commerciale di Nexi, e non fa nulla per nasconderlo. Perché nel primo anno di vita della paytech non sono mancati i traguardi prestigiosi. «È stato un anno sicuramente positivo, nel quale ci siamo concentrati su tre obiettivi: assumere oltre 250 persone, incrementare l’innovazione digitale, lanciare una nuova gamma di servizi», dice. Ormai vi siete posizionati come la paytech delle banche. Vogliamo costruire insieme a loro il futuro dei pagamenti digitali in Italia, promuovere sul mercato soluzioni innovative che rispondano ai bisogni di consumatori, esercenti, aziende e pubblica amministrazione per rendere pagamenti e incassi semplici, veloci e sicuri. Quali sono i primi prodotti realizzati? Solo per citarne alcuni, abbiamo completato la gamma d’offerta con i nuovi bancomat e i prodotti di debito internazionale contactless, abbiamo realizzato la virtualizzazione della carta su tutti i principali wallet di pagamento, da Nexi Pay a Apple Pay fino a Samsung

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MARCO FERRERO, DIRETTORE COMMERCIALE DI NEXI

Pay e Google Pay. Abbiamo reso disponibile il servizio di dilazione, direttamente da App, anche solo di un singolo pagamento effettuato con carta. Nel futuro, insieme alle nostre banche partner, promuoveremo molte iniziative volte a incentivare l’abitudine all’utilizzo di strumenti di pagamento digitali. Nella diffusione dei pagamenti digitali gli esercenti hanno un ruolo fondamentale. Abbiamo investito molto sulla velocità di risposta dei Pos e sulla rete di accettazione affinché gli esercenti delle nostre banche «POTER INCASSARE IN MENO DI CINQUE SECONDI FA LA DIFFERENZA, PERCHÉ AIUTA I COMMERCIANTI A SMALTIRE LA CODA IN CASSA»

partner abbiano un servizio migliore: poter incassare in meno di cinque secondi fa la differenza perchè aiuta i merchant a smaltire la coda in cassa ed essere, così, più efficienti. Abbiamo avviato una campagna di promozione per lo stimolo dei micropagamenti, rimborsando le commissioni sulle transazioni di importo fino a 10 euro, un’iniziativa che estenderemo oltre il 2018. Stiamo già lanciando, insieme alle banche, gli Smart Pos, ossia devices di nuova generazione che permettono di fruire di nuovi servizi grazie ad app progettate per la gestione del

VOGLIAMO COSTRUIRE CON LE BANCHE IL FUTURO DELLE TRANSAZIONI IN ITALIA punto vendita, come la rendicontazione, l’integrazione della cassa, le consegne a domicilio o la gestione di iniziative di loyalty. Tutto ciò attraverso un vero e proprio App Store dedicato agli esercenti, proprio come avviene sugli SmartPhone. E per le banche? Quest’anno abbiamo lanciato la piattaforma di Instant Payments per la gestione dei bonifici istantanei che permette alle banche di gestire un bonifico accreditando al cliente l’importo in meno di 10 secondi. Abbiamo supportato lo sviluppo dell’iniziativa PagoPA per permettere alla Pubblica Amministrazione di incassare sui Pos e online in modo più efficiente. E abbiamo appena presentato – insieme al Consorzio Cbi – l’iniziativa Cbi Globe per permettere a tutte le banche italiane di rispondere agli obblighi normativi derivanti dalla Psd2 e di offrire servizi sia cooperativi sia competitivi, entrando così nell’era dell’open banking in posizione di vantaggio rispetto a tanti player internazionali. Come risponderete alle continue evoluzioni del mercato dei pagamenti? Sviluppando innovazione di prodotto e servizi digitali al fianco delle banche: siamo convinti che, insieme a loro, potremo supportare la diffusione dei pagamenti digitali nel nostro Paese. (m.s.)



COVERSTORY

LO SCETTICO Carlo Gualandri, founder e CEO di Soldo

LA MONETICA NON RISCHIA LA BOLLA, MA PERCHÉ TUTTI OFFRONO LE STESSE COSE?

«L

A PRESUNZIONE CHE IL 2019 DEBBA RAPPRESENTARE UN ANNO DI SVOLTA PER IL MONDO DEI PAGAMENTI È UNA BOIATA

PAZZESCA. Ma chi lo dice? Quello a cui stiamo

assistendo è un processo lunghissimo, iniziato almeno dieci anni fa e che oggi sta solo iniziando

a mostrare alcuni segnali più "spinti"». A Carlo Gualandri, fondatore e amministratore delegato di Soldo, oltre che guru del web (Virgilio, Gioco

Digitale...), non va di finire nella schiera degli entusiasi a priori, convinti che l'anno prossimo, complice la piena operatività della normativa PSD2, sarà quello in cui vivremo i pagamenti del futuro.

Gualandri, eppure è opinione diffusa che con le nuove norme cambierà tutto. Ma neanche per idea! Questo lo dice chi deve riempirsi la bocca con facili entusiasmi. La verità è che gli effetti della PSD2 si vedranno solo tra qualche anno. Al momento si tratta di un tema

irrilevante, tant'è vero che le banche italiane, con

un paio di eccezioni, non hanno fatto nulla per adeguarsi. Siamo ancora nel pieno di una rivolu-

zione lenta e inesorabile che è iniziata una decina di anni fa...

servizi finanziari senza essere istituti di credito.

concentrando sul pagamento mobile, quando gli

lora era stato totalmente chiuso.

Noi di Soldo abbiamo scelto una sfida ben preci-

Quello è stato il Big Bang, perché ha portato alla

deregolamentazione in un settore che fino ad al-

Un movimento lento e in evoluzione?

Esatto. Per quanto riguarda le ultime innovazio-

ni, dal lending al mobile payment, è da almeno tre o quattro anni che se ne parla con maggiore insistenza, ma non siamo ancora arrivati al punto in cui dagli early adopter si passa alla collettività.

Il mondo della monetica è a rischio bolla?

No, se per bolla intendiamo super-valutazioni di soggetti che sostanzialmente fanno tutti la stessa cosa. Piuttosto, mi preoccupa che tutti si stiano

Anche Sisal partecipa al gran ballo dei pagamenti

Perché proprio una decina?

Perché nel 2004 è stato definito lo standard della moneta elettronica, mentre nel 2007 è stata

approvata la PSD1, che ha definito i ruoli di at-

tori diversi dalle banche che potevano svolgere

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sviluppi possibili sono tantissimi.

Ad esempio?

sa, che sta funzionando e che ci sta dando ottimi risultati. Abbiamo pensato che concentrarsi sul

segmento business dei pagamenti verso terzi fos-

se il modo migliore per mantenere il vantaggio competitivo che abbiamo rispetto alle banche:

la nostra tecnologia è di gran lunga superiore a quella degli istituti di credito. Inoltre, trattandosi

di un settore estremamente ridotto e molto complicato, ci permette di massimizzare anche dal punto di vista economico i nostri prodotti.

S

i chiama Bill, e promette di cambiare la vita degli italiani e di rivoluzionare il sistema dei pagamenti. Elaborato

da SisalPay, il nuovo brand del gruppo guidato da Emilio Petrone si rivolge a una platea potenziale di oltre 13 milioni di italiani che già oggi utilizzano i canali di pagamento di SisalPay su una rete di oltre 40.000 punti vendita in tutta Italia. Con Bill, l'offerta del mercato dei pagamenti

L'azienda guidata da Emilio Petrone ha presentato Bill, un portafoglio virtuale che sarà presente in 40mila punti vendita

digitali e degli scambi di denaro peer to peer si arricchisce di un nuovo player che promette di coniugare sicurezza e

affidabilità.

Con

questo

prodotto


PAGAMENTI

L'ENTUSIASTA Alberto Dalmassi, founder e CEO di Satispay

IN ITALIA I CLIENTI SARANNO 10 MILIONI E NOI LI STIAMO CONQUISTANDO

«I

L 2019 SARÀ SICURAMENTE UN ANNO DI CRESCITA STRAORDINARIA PER IL SISTEMA DEI PAGAMENTI DIGITALI. MA NON

TANTO PER LA PSD2. Per l'anno prossimo ci at-

tendiamo che le transazioni da mobile in negozi fisici supereranno il miliardo». Alberto Dalmassi, fondatore e amministratore delegato di Satispay,

è convinto che il 2019 sarà finalmente quello in cui la monetica uscirà dalla dimensione di picco-

Ma questo non tanto per la definitiva entrata in vi-

Avete partnership con 140 banche che utilizzano i vostri servizi: che rapporto vi aspettate in futuro tra fintech e istituti di credito?

uno standard in tante città, a partire da Milano. E

Quello che posso escludere è che assisteremo a

sima per quanto riguarda i pagamenti elettronici.

gore della PSD2, che sarà un tema più per addetti

ai lavori, ma perché il mobile payment diventerà per la digitalizzazione della Pa.

A questo proposito, avete di recente annunciato un nuovo servizio per i cittadini che devono effettuare i pagamenti vero la pubblica amministrazione...

lo-ma-interessante per sedersi definitivamente al

Sì, con Satispay è possibile pagare il bollo auto

L'anno prossimo vedremo un'accelerazione fortis-

in modo che funzioni con i principali siti della Pa.

tavolo degli adulti.

Dalmassi, che 2019 ci aspetta?

e moto semplicemente inserendo il numero di taga. Abbiamo implementato il nostro sistema

qualsiasi

digital payments di

tipo di prodotto presso tutti gli esercizi

SisalPay. Del team

convenzionati e scambiare denaro con

fanno parte venti

un clic. Al momento Bill è attivo nei punti

giovani talenti.

vendita SisalPay, ma l'intenzione è di

L'azienda guidata

ampliare il servizio e la rete di accettazione

da

entro la fine dell'anno ad altre categorie

attraverso i propri canali, ha effettuato

merceologiche e grandi catene.

oltre il 20% di transazioni con moneta

Il nuovo strumento di pagamento digitale

elettronica, quasi il doppio di quanto

di Sisal ha raggiunto i massimi standard

avviene in Italia. Per mantenersi sempre

continentari in materia di sicurezza e di

all'avanguardia, Sisal ha investito oltre

rispetto per la privacy ed è nato dopo dieci

venti milioni di euro per innovare il canale

mesi di lavoro di una startup interna al

dei punti vendita al servizio dei cittadini e

gruppo guidata da Monica Del Naja, head of

rafforzare l'ecosistema dei servizi offerti.

sarà

possibile

acquistare

Petrone,

dinamiche simili a quelle che avvengono nella

Silicon Valley, con i giganti che acquistano le star-

tup per offrire i servizi accessori. Noi offriamo agli istituti di credito la possibilità di entrare in un bu-

sienss, quello dei pagamenti via mobile, che non

solo conoscono poco, ma che non sono neanche attrezzati per aggredire. Grazie alle transazioni con Satispay le banche ricevono una fee che altrimenti

non avrebbero. Abbiamo un transato medio di 18

euro, una cifra che prima era corrisposta cash. Dal canto loro, le banche si stanno muovendo nel fintech con poca lungimiranza: acquistano solo realtà

microscopiche per poi annacquarle. E chi crea una

fintech non ha gran voglia di trasferire la sua azienda a qualcuno che poi finisce per soffocarla.

Immagino che lei sia tra questi...

Assolutamente. Noi non abbiamo alcuna intenzio-

ne di vendere Satispay. Abbiamo appena raggiunto i 400.000 utenti, ma dalle nostre stime il poten-

ziale complessivo è di oltre dieci milioni di clienti.

L'anno prossimo abbiamo intenzione di entrare in Germania per espandere i nostri orizzonti, ma l'Italia rimane il mercato di riferimento e quello con

il più alto tasso di crescita, sarebbe folle abbandonarlo o anche solo trascurarlo. (m.s.)

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COVERSTORY

«Il digitale? Più sicuro del cash C'è diffidenza, ma sta finendo» Gli italiani hanno un problema di poca fiducia nei confronti dei sistemi di pagamento digitale. Ne è certo Nicola Cordone, deputy ceo di Sia. Che però, grazie a continue innovazioni, gestisce già 80 miliardi di transazioni di Marco Scotti «È INUTILE FAR FINTA DI NIENTE: SIAMO ANCORA IL FANALINO DI CODA IN EUROPA IN TERMINI DI UTILIZZO DEGLI STRUMENTI DI PAGAMENTO DIVERSI DAL CONTANTE. E questo non perché sia carente la diffusione delle carte o dei pos negli esercizi commerciali, ma perché manca una cultura di utilizzo di strumenti alternativi al cash». Nicola Cordone, deputy ceo di Sia, illustra la situazione dei pagamenti in Italia, tra la forte spinta di aziende come quella da lui guidata verso lo sviluppo tecnologico e un freno che proviene da una forma mentis difficile da cambiare. SIA è leader europeo nella progettazione, realizzazione e gestione di infrastrutture e servizi tecnologici dedicati alle Istituzioni Finanziarie, Banche Centrali, Imprese e Pubbliche Amministrazioni, nelle aree dei

SALA DI CONTROLLO SIA

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pagamenti, della monetica, dei servizi di rete e dei mercati dei capitali. Il Gruppo eroga servizi in oltre 50 paesi e opera anche attraverso controllate in Austria, Croazia, Germania, Grecia, Repubblica Ceca, Romania, Serbia, Slovacchia, Ungheria e Sudafrica. La società ha inoltre filiali in Belgio e Olanda e uffici di rappresentanza in Inghilterra e Polonia. Nel 2017 SIA ha gestito quasi 80 miliardi di transazioni (tra pagamenti, carte, trading e post-trading). Sulle sue infrastrutture passa DAI SISTEMI DI SIA PASSANO BONIFICI ISTANTANEI, TRASFERIMENTI DI DENARO E PAGAMENTI REAL-TIME TRAMITE NUMERO DEL CELLULARE E OPERAZIONI PAGOPA

il 40% circa di tutti i pagamenti e incassi dell’Eurozona. Il Gruppo conta attualmente circa 3.500 dipendenti e l’anno scorso ha chiuso con ricavi pari a 567,2 milioni di euro.

Ing. Cordone, è davvero così nera la situazione, senza possibilità di appello? No, non voglio essere negativo. Sono sicuro che la definitiva entrata in vigore della Psd2, l’apertura a nuovi player e il tema dei pagamenti verso la pubblica amministrazione saranno degli incentivi incredibili allo sviluppo dei pagamenti digitali. Basti pensare a PagoPA, che consente di pagare in modalità

NICOLA CORDONE, DEPUTY CEO DI SIA

elettronica la pubblica amministrazione. Ad oggi sono più di 17.000 gli enti aderenti e di questi 13.700 circa sono già operativi. Il numero totale delle operazioni transitate ammonta a circa 13,4 milioni per un totale incassato di quasi 2 miliardi di euro. SIA sta dando una grossa mano allo sviluppo e all’implementazione di nuovi servizi di pagamento per favorirne l’adozione da parte degli italiani. Pensiamo ad esempio anche all’Instant Payment… Assolutamente. Da circa un anno è operativa l’infrastruttura paneuropea progettata e realizzata da Sia per inviare e ricevere il bonifico istantaneo. Si tratta di una vera rivoluzione per imprese e cittadini visto che il trasferimento di denaro avviene in tempo reale da conto a conto. Il servizio è attivo 24 ore su 24, 365 giorni l’anno. Attualmente sono circa 30 le grandi banche europee di 10 paesi UE attive, per un totale di oltre 1.000 payment service provider raggiunti. E di Jiffy e Bancomat PAY cosa può dirci? Jiffy è un’innovazione nata in SIA che permette di trasferire somme di denaro tra privati, di fare acquisti sia online che nei negozi convenzionati e di effettuare pagamenti verso la Pubblica Amministrazione semplicemente tramite il numero di cellulare, il tutto in tempo reale. Il servizio vanta attualmente


PAGAMENTI

alla piattaforma digitale di Sia oggi è possibile pagare il biglietto della rete metropolitana urbana ed extraurbana Atm tramite carte contactless direttamente ai Pos installati ai tornelli. Tra le funzionalità più innovative c’è soprattutto il calcolo della miglior tariffa applicabile al percorso di viaggio effettuato. E nei giorni scorsi Atm ha annunciato che a Milano diecmila persone ogni giorno usano la carta contactless per prendere la metropolitana, anziché comprare il biglietto, con un aumento del 50% al mese. E quasi il 5% dei passeggeri non abbonati usa il contactless. oltre 5 milioni di utenti e circa 130 banche Le carte sono sicure? C’è chi teme che aderenti in Italia ed è utilizzabile presso più quelle contactless possano essere di 2.000 esercizi commerciali. Con Bancomat facilmente frodate da malintenzionati. È abbiamo siglato una partnerhsip che mira a davvero così? colpire i pagamenti tramite contante: nascerà No, non è così. La tecnologia contactless è Bancomat PAY che integrando il servizio Jiffy sicura. Le transazioni sotto i 25 euro sono permetterà a 37 milioni di titolari di carte senza pin o firma, ma oltre quella soglia PagoBancomat di pagare su Internet e nei scattano meccanismi di sicurezza che tutelano negozi app-to-app, inviare e ricevere denaro il consumatore. Piuttosto, anche su questo, in tempo reale e perfino saldare bollette e bisogna educare la cultura degli italiani. C’è tributi. Al prossimo Salone dei Pagamenti una sicurezza vera e una percepita. Nel primo questa iniziativa caso posso assicurare avrà grande risalto PERSINO IN METROPOLITANA A MILANO che il tasso di frode SI PUÒ VIAGGIARE SENZA TICKET: perché trasforma la con i sistemi di BASTA USARE LA CARTA CONTACLESS carta di debito fisica, pagamento elettronici PER ACCEDERE AI TORNELLI che finora era servita è di molto inferiore soltanto per effettuare i pagamenti nei negozi rispetto a quello relativo al cash. Per quanto e per prelevare, in un nuovo strumento riguarda invece la sicurezza percepita, ci sono digitale per gestire le transazioni, ampliando vari esempi come quelli che abbandonano un quindi la platea di persone che possono sito internet perché vengono richieste, proprio utilizzare servizi innovativi tramite internet per ragioni di sicurezza, informazioni ulteriori o app. come codici da inviare sullo smartphone. Noi E poi c’è anche il progetto della metro di continuiamo a lavorare per garantire i più Milano elevati standard e ora ci stiamo concentrando E’ un’altra iniziativa di trasformazione digitale di grandissimo valore, perché incentiva una mobilità sostenibile migliorando l’esperienza I problemi di sicurezza degli utilizzatori di mezzi pubblici. E solo sono più percepiti che reali: altre 5 città del mondo, oltre Milano, hanno il tasso di frode del digitale è inferiore a quello del cash realizzato qualcosa di simile. Grazie anche

VA RAFFORZATA LA CULTURA DELL' UTILIZZO DEGLI STRUMENTI ALTERNATIVI AL CONTANTE

sullo sviluppo dei sistemi biometrici, in modo da rendere più semplici le procedure anche per il pubblico meno tecnologicamente alfabetizzato. Per il futuro su quale tecnologia puntate? Attualmente quella più efficace ci sembra la blockchain. Per questo stiamo realizzando SIAchain, un’infrastruttura che si articola su 600 nodi di rete già presenti in tutta Europa. Li stiamo trasformando in supernodi blockchain per creare la più estesa rete privata a livello continentale, una sorta di autostrada che consente a specifiche community di sviluppare e implementare innovative applicazioni di business, sempre con la garanzia della totale sicurezza.

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COVERSTORY

E adesso la bolletta si salda in un click Con l'app MyHera basta inserire il proprio numero di cellulare per autorizzare il pagamento. Ecco come funziona il nuovo servizio Jiffy di Sia

P

A LATO, UNA SCHERMATA DEL NUOVO SISTEMA DI PAGAMENTO ELABORATO DA HERA

agare le bollette, una scocciatura specifico, tramite MyBank sarà possibile che non sempre è possibile risolvere effettuare bonifici online irrevocabili in modo tramite home banking. Per questo, il semplice e sicuro, utilizzando il servizio di Gruppo Hera – una delle quattro più grandi internet banking della propria banca. Il servizio multiutility italiane – ha sottoscritto un garantisce la conferma real-time dell’avvenuto accordo con Sia per permettere ai clienti di pagamento e la velocizzazione dei processi di pagare con il proprio numero di cellulare riconciliazione. Un sistema che contribuisce, grazie al servizio Jiffy. Come? Attraverso l’app oltretutto, a ridurre ulteriormente il rischio MyHera o con i servizi online del Gruppo si frode. CBill, invece, consente al cliente di potrà saldare il dovuto digitando il proprio effettuare i pagamenti attraverso il proprio numero di cellulare senza bisogno di inserire internet banking, così come via mobile, ATM i riferimenti della carta di credito o l’Iban. e sportelli, garantendo in questo modo – oltre Il cliente, per autorizzare definitivamente il ai pagamenti sicuri – anche la possibilità pagamento, dovrà di effettuare la cliccare su un link che MIGLIORARE LA CUSTOMER EXPERIENCE, r e n d i c o n t a z i o n e MA ANCHE SEMPLIFICARE I RAPPORTI gli arriverà tramite in tempo reale, CON LA CLIENTELA: LA STRATEGIA notifica direttamente DEL GRUPPO HERA FA LEVA SUL DIGITALE con una copertura sullo smartphone. completa e integrata L’accordo con Sia fa parte di una più ampia dell’intero processo di incasso delle strategia del Gruppo Hera che già da tempo bollette, dall’emissione dell’avviso fino ha intensificato gli sforzi per migliorare la alla riconciliazione. A dare il via a questa customer experience e per semplificare i rivoluzione digitale portata avanti dal Gruppo rapporti con la clientela. L’obiettivo è quello Hera è stata la partnership con UniCredit per di aderire agli elevati standard dell’Onu per la creazione di sei milioni di conti digitali. l’Agenda 2030, che vuole concorrere alla Si tratta di un’intesa unica nel suo genere nel realizzazione di un mercato unico digitale. nostro paese che ha consentito di mettere Altri accordi stretti dal Gruppo Hera con i a disposizione di ciascun cliente della principali player del settore dei pagamenti multiutility un Iban virtuale, che permette sono quelli con MyBank e CBill, per migliorare una semplificazione del meccanismo dei la user experience della clientela migliorando pagamenti e una maggiore efficienza nei costi. Il l’offerta di servizi a disposizione. Nello servizio, che prende il nome di Virtual Account

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permette un’ulteriore semplificazione per l’utenza, che potrà pagare anche dal proprio internet banking, con il riconoscimento automatico e univoco della transazione. UniCredit, poi, provvederà all’accredito sul conto corrente della multiutility, inviando all’azienda un rendiconto delle operazioni effettuate indipendentemente dalla tipologia. Il Gruppo Hera ha investito, soltanto nel 2017, 78 milioni di euro in progetti dedicati alla diffusione della digitalizzazione, in ambiti quali smart city, data analytics, business intelligence, Utility 4.0, economia circolare e customer experience, meritandosi tra gli altri il riconoscimento di utility più digitale tra le 13 prese in esame da un’indagine di Utilitatis. Un primato che per l’azienda si pone quale stimolo per un miglioramento continuo, specie in un settore, come quello dei servizi, in costante evoluzione, nonché chiamato a fronteggiare, ogni giorno, un pubblico di nativi digitali che si affaccia al mercato con nuovi paradigmi e modalità di consumo. Accordi come quelli conclusi da Hera sono determinanti per compiere un salto di qualità e intercettare i bisogni dei clienti.. (m.s.)




ALTRO 6%

MANAGER DI RETE 15%

EXPORT MANAGER 34%

TEMPORARY MANAGER 22% INNOVATION MANAGER 23%

GESTIRE L’IMPRESA 32 GRANDE DISTRIBUZIONE LA COOP SI ALLEA COI PICCOLI PRODUTTORI. E TUTTI CI GUADAGNANO

INNOVARE NON È UN OPTIONAL: È UN AFFARE DA EXECUTIVE Traghettare l’impresa nella rivoluzione industriale 4.0 è compito dell’innovation manager. Una figura qualificata che affianca l’amministratore delegato per un business plan ad alta competitività di Gianluca Zapponini

40 MARKETING INNOVARE PER COMPETERE: LE NUOVE SFIDE PER GLI STUDI LEGALI

42 CYBER SECURITY LA TRASPARENZA NON È UN PUNTO DEBOLE: PAROLA DI KASPERSKY

44 SOSTENIBILITÀ NAVIGAR M’È GREEN IN QUESTO MARE: LE NAVI ECOLOGICHE DI GRIMALDI

46 RITRATTI ANTONIO PERCASSI, IL MANAGER CHE NON HA PAURA DI VOLARE

48 LOGISTICA IL PORTO DI TRIESTE, IL NUOVO HUB STRATEGICO DEL MEDITERRANEO

D

iciamolo, non è davvero un caso se l’ulsono dotati della giusta visione e lungimirantimo Nobel per l’economia ha premiato za nel captare i segnali del futuro. Per questo studi sull’innovazione. Se c’è un antidoto allo laddove non arriva l’azionista subentra in spread, alla crisi dei dazi e alla concorrenza affiancamento il manager per prendere il tipiù serrata è proprio l’innovazione. Qualcosa mone dell’azienda e portarla sulla rotta giusta di cui le imprese italiane hanno un disperato prima di scontrarsi con l’iceberg. È l’innovabisogno per crescere e competere dentro e tion manager, figura nata negli anni Novanta fuori i confini nazioe importata in Italia LA SFIDA DELLA GLOBALIZZAZIONE nali. E in Federmacon un discreto sucnager, l’associazione IMPONE L’AGGIORNAMENTO CONTINUO cesso. Qualcosa di non DEI DIRIGENTI E QUADRI INDUSTRIALI. nazionale dei dirigenti più facoltativo per chi LO SA BENE FEDERMANAGER e quadri industriali, lo non vuole rischiare di sanno fin troppo bene. Troppo grande la sfida rimanere tagliato fuori dal mercato. Funziodella globalizzazione per non fare dell’innovana in questo modo. L’azienda in cerca di una zione una specie di way of life industriale. E nuova pelle, molto spesso una pmi, si rivolge dunque cercare di affidarsi qualcuno in grado a un manager molto qualificato da affiancare di traghettare il proprio business nell’era 4.0, all’amministratore delegato di turno. Il tutto senza troppi traumi. Perché la verità è che chi per redigere un business plan a prova di mernon innova non compete e chi non compete è cati e dall’alto tasso di competitività. perduto. Problema: non tutti gli imprenditori L’occasione per dare nuovo impulso alla figura

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GESTIRE L’IMPRESA

A destra, Stefano Cuzzilla, presidente di Federmanager

dell’innovation manager è dietro l’angolo. La manovra in dirittura di arrivo, la prima colorata di gialloverde, potrebbe riservare delle novità. La federazione guidata dal presidente Stefano Cuzzilla ha deciso infatti di scendere in campo con ben due proposte di legge, rigorosamente in chiave innovazione. E delle quali si parlerà diffusamente in occasione del convegno promosso dalla stessa Federmanager il prossimo 22 ottobre, alla quale prenderà parte tra gli altri, il sottosegretario al Lavoro in quota Lega, Claudio Durigon (si veda l’intervista nella pagina a fianco). quello dell’innovation manager non è certo La prima proposta da inserire nella prossima un compito facile, essendo chiamato “culturallegge di Bilancio prevede tecnicamente l’inmente all’introduzione e al consolidamento di troduzione di un contributo a fondo perduto idee innovative in azienda per lo sviluppo di sotto forma di voucher per “l’acquisizione di un vantaggio competitivo sul mercato con la competenze professionali di supporto alle imconseguente crescita del business”. prese che intendono investire in innovazione La convenienza della misura sta anche nelle e tecnologie digitali”. Nella sostanza si tratta di coperture finanziarie. Gli 80 milioni (40 nel una sorta di premio sotto forma di incentivo 2019 e 40 nel 2020) deriverebbero direttaper quelle aziende che decidono di affidarsi a mente da un’equivalente riduzione del fondo un professionista al fine aggiornare il proprio per lo sviluppo e la coesione, vale a dire quei business. L’agevolazione chiesta da Federmasoldi che lo Stato destina con cadenza pluriennager è corrisposta nale a programmi per FEDERMANAGER HA PRESENTATO alle micro, piccole e il superamento degli medie imprese che DUE PROPOSTE DI LEGGE PER AGEVOLARE squilibri economici e L’ACQUISIZIONE DI COMPETENZE hanno assunto nuove sociali. Un’operazione ANCHE ATTTRAVERSO VOUCHER AD HOC risorse manageriali, a saldo zero visto che anche in forma temporanea, a patto che il dila spinta all’innovazione prevista nella proporigente dagli elevati standard professionali insta targata Federmanager andrebbe nei fatti a gaggiato si occupi esclusivamente di progetti compensare la minor dotazione del fondo per legati all’innovazione dell’azienda. la coesione. La portata finanziaria della misura non è Non è tutto. C’è un’altra proposta di legge trascurabile. Il voucher ammonterebbe nei messa sul piatto dai dirigenti italiani. La quale calcoli di Federmanager a circa 40.000 euro prevede uno sgravio fiscale per le somme di su base annua. Così facendo, stanziare per fine rapporto percepite dai dirigenti e da essi esempio una quarantina di milioni nell’ex Fieventualmente reinvestite in pmi operanti in nanziaria equivarrebbe a incentivare circa un settori innovativi. In pratica, presa la buonumigliaio di imprese. D’altronde, come si legge scita o il Tfr, il manager che reinveste parte nello stesso preambolo della proposta e che della quota in una startup può ottenere delle Economy ha potuto visionare in anteprima, agevolazioni Irpef. Anche questa è crescita.

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Durigon: «Largo alle imprese che vogliono evolversi» Uno degli obiettivi del Governo è la crescita dell’occupazione. Con un occhio di riguardo alle esigenze di imprese e manager di Gianluca Zapponini PIÙ INNOVAZIONE NELLE IMPRESE ITALIANE.

E più competitività, pena rimetterci in fatturato e l’Italia in qualche decimale di Pil, che in tempi di esami da parte dell’Ue non è un dettaglio. Per questo le proposte che Federmanager mira a incastonare nella manovra appena approdata in parlamento (si veda l’altro articolo in pagina) vanno nella direzione giusta. Lo fa capire senza troppi giri di parole il sottosegretario al Lavoro, Claudio Durigon, in questa intervista a Economy . Sottosegretario, quanto conta oggi per le imprese saper innovare? Uno dei principali obiettivi dell’azione di

Cardoni: «Tutto va finalizzato alla crescita» Il direttore generale di Federmanager: «La nostra proposta ha trovato spazio in manovra, vedrempo in che termini. Noi comunque siamo pronti»


governo è la crescita dell’occupazione. E una delle strade per raggiungere questo obiettivo è conoscere le esigenze e le caratteristiche di imprese e manager che ogni giorno si trovano ad affrontare le sfide del mercato globale. L’assioma della cosiddetta quarta rivoluzione industriale non può prescindere da un percorso di trasformazione digitale delle nostre Pmi attraverso l’inserimento di risorse manageriali esperte nell’innovazione tecnologica e di processo, introducendo degli appositi incentivi, con l’obiettivo di creare i presupposti per accrescere la capacità competitiva di tali aziende nel tempo. Dunque le proposte di Federmanager sono un buon contributo alla causa… Non può che leggersi in chiave estremamente positiva la proposta di Federmanager per l’istituzione di un voucher come strumento incentivante alle imprese che assumono un innovation manager, intesa come quella figura professionale in grado di assicurare la gestione delle attività di un’impresa inerenti processi di innovazione del business, in termini di processi organizzativi, prodotti/servizi e pensiero manageriale, stimolando la ricerca di soluzioni legate alla digital transformation e favorendo culturalmente l’introduzione e il consolidamento di idee innovative in azienda per lo sviluppo di un vantaggio competitivo sul mercato con la conseguente crescita del business.

C

CLAUDIO DURIGON, SOTTOSEGRETARIO AL LAVORO

Bisogna ammettere però che non è sempre facile traghettare la forza lavoro nell’era 4.0... L’innovazione dei modelli di business è centrale per l’industria 4.0, ma se il governo precedente ha puntato prevalentemente sull’innovazione dei macchinari, l’attuale governo deve necessariamente intervenire sui beni immateriali, sugli elementi intangibili dell’innovazione e cioè sul capitale umano, sulle competenze e soprattutto su quelle manageriali per far funzionare l’impresa 4.0. La trasformazione in atto non è solo tecnologica, è soprattutto culturale. Occorre pertanto un salto da parte di tutti gli attori dell’industria italiana cogliere il senso dei cambiamenti in atto e il loro impatto sul

SÌ AL VOUCHER CHE FINANZIERÀ IL MANAGER CAPACE DI PILOTARE L’INNOVAZIONE business e sull’economia del Paese.

Che cosa vuol dire oggi la parola manager? Dopo la crisi, per ripartire è quanto mai necessario saper cogliere le opportunità che paradossalmente sono state prodotte da questa. Mi riferisco alla possibilità di creare una rete che inneschi una rinnovata cultura manageriale all’interno del nostro sistema produttivo sempre più caratterizzato da piccole imprese. Si tratta, quindi, di riorganizzare i fattori della produzione con criteri manageriali, anche attraverso le possibilità offerte dalla ricollocazione di manager espulsi dal mercato del lavoro, in grado di affiancare le competenze dell’imprenditore nella nuova logica dell’’impresa 4.0.

rescita, crescita e anco-

di innovarsi e di crescere. Non

pesante. Perché il pil prima di

nostra pro-

ra crescita. Peccato, nel-

dobbiamo mai perdere di vista

tutto si fa con le imprese. Poi c’è

posta ha tro-

la manovra si poteva fare

questi obiettivi. Gli imprenditori e

l’energia, le infrastrutture delle

vato

di meglio, ma tant’è. Mario Car-

naturalmente i manager che noi

quali questo Paese ha bisogno

in manovra,

doni (nella foto), direttore gene-

rappresentiamo chiedono que-

più che mai». Il numero due della

aspettiamo

rale di Federmanager, la prende

sto. Perché solo con la crescita

federazione si sofferma poi sul

però di capi-

con filosofia quando gli si chiede

c’è lavoro, benessere e dunque

ruolo dei dirigenti. «In una delle

re in che modo è stata formula-

un parere sullo stato d’animo

occupazione». Cardoni non esita

due proposte di legge abbiamo

ta. Noi comunque siamo pronti,

dei manager nei giorni convulsi

a indicare le priorità del momen-

previsto un premio, sotto forma

prontissimi, abbiamo decine di

delle polemiche, interne e co-

to. «Penso al taglio del cuneo fi-

di voucher, per quelle imprese

figure qualificate pronte a entra-

munitarie, sulla legge di Bilancio

scale che sarebbe stata la vera

che assumono un manager per

re in azione per le imprese. Per-

gialloverde e della trattativa con

occasione per rilanciare la cre-

innovare il proprio business.

ché l’innovazion è forse il miglior

l’Europa. «Questo è un Paese che

scita in questa manovra alleg-

Abbiamo già avuto un’interlocu-

investimento che si possa fare in

ha bisogno di guardare avanti,

gerendo le aziende di un carico

zione proficua con il governo e la

un Paese che vuole competere».

spazio

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GESTIRE L’IMPRESA

Bravi, ma piccoli: come trovare posto sui potenti scaffali Coop Parla il presidente del colosso Marco Pedroni: dal pomodoro di Pachino agli amaretti di Alessandria: sono più di 500 i fornitori di eccellenze di Riccardo Venturi

C

MARCO PEDRONI, PRESIDENTE DI COOP

ome fa un piccolo produttore di qualimesso, torniamo alla piccola realtà che vortà ad accedere agli scaffali della Coop? rebbe portare i suoi prodotti alla Coop. «Lo L’abbiamo chiesto al presidente Marco dico sempre: voglio che i miei uomini vedano Pedroni, che ha una passione per le mille ectutti – sottolinea il presidente di Coop Italia cellenze enogastronomiche italiane, spesso – quindi il piccolo produttore ci può contatprodotte da piccole o tare e incontrare i noCONTROLLI SERRATI SUL FRONTE piccolissime aziende stri responsabili della DELLA QUALITÀ E DELLA SICUREZZA. a dimensione locale, qualità. È proprio sul MA C’È UNA SQUADRA CHE ACCOMPAGNA e l’ossessione di vacontrollo di qualità GLI AGRICOLTORI IN TUTTI I PROCESSI lorizzarle. Non per e sulla sicurezza che niente a Linkontro Nielsen 2018, l’appuntarompiamo le scatole, abbiamo 40 persone mento dedicato al largo consumo, a proposiche se ne occupano solo in Coop Italia, ma se to dell’impegno della Coop in questo senso, comprendiamo quelle dei centri universitari ha portato la ricetta tradizionale dei capd’eccellenza che lavorano per noi sono molte pelletti della sua Reggio Emilia, «come li fa mia madre», con il ripieno di manzo, vitello, maiale, salsiccia, mortadella, e con il parmigiano reggiano invecchiato 30 mesi. «L’Italia ha una possibilità se riesce a fare accedere le sue biodiversità alimentari al mercato spiega Pedroni – provi a parlare ai contadini pugliesi del chilometro zero: le ridono in faccia. Il vero punto è riuscire a portare il croccantino di Benevento o il pomodoro di Pachino in tutta Italia e nel mondo. Siamo il primo distributore italiano e lavoriamo con tantissime piccole aziende, cercando di farle crescere. Abbiamo 13 mila fornitori, e le grandi imprese sono meno di 100». Ciò pre-

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NON CHIEDIAMO MAI ESCLUSIVE: PREFERIAMO CHE IL RAPPORTO DI DIPENDENZA ECONOMICA NON SIA SQUILIBRATO di più». Spesso i piccoli produttori non sono attrezzati per poter organizzare la produzione con volumi superiori, anche considerato che i protocolli Coop sono più severi di quelli previsti dalla legge, che si tratti di un prodotto a marchio Coop o meno. «A Reggio Emilia c’è un prodotto tradizionale buonissimo, l’Erbazzone – mette in evidenza Pedroni – ma è fatto su piccolissima scala, quindi inizialmente chi lo produce non reggeva controlli su una scala diversa. In questi casi aiutiamo l’azienda a cambiare i sistemi, lavorando sul prodotto». Oggi l’Erbazzone si può trovare alla Coop, e anche ordinare online con EasyCoop


nelle zone in cui il servizio è già attivo. Aiutano in questo senso gli stessi consumatori, che negli ultimi mesi e anni premiano i marchi più piccoli a scapito di quelli più grossi. «Non chiediamo mai esclusive – sottolinea il presidente di Coop Italia - anzi abbiamo a cuore che il rapporto di dipendenza economica con noi non diventi squilibrato. Siamo favorevoli a normative che tutelino i piccoli, a forme che evitino la prevaricazione contrattuale. Ma quando ci approcciamo a una piccola azienda interessante la facciamo crescere con noi, e su molte centinaia di imprese i casi di contenzioso si contano su meno della metà delle dita di una mano». In questo modo nascono collaborazioni che sono destinate a durare nel tempo, particolare non secondario in la di Reggiolo, di tipo B, ovvero con portatori tempi di grande volubilità dei gusti dei condi handicap. «Producevano ortaggi – racconsumatori: «abbiamo a marchio Coop 500 forta Pedroni – noi abbiamo detto: secondo noi nitori che in media stanno con noi da 20 anni fate troppi prodotti con piccoli quantitativi, – puntualizza Pedroni - e anche dei nuovi che proviamo a lavorare sul basilico. Oggi produentrano, nessuno esce dopo 6 mesi». cono anche un ottimo pesto e sono presenti Il lavoro sul controllo di qualità serve ad aiunel 60% della rete distributiva Coop. Esempi, tare la piccola azienda a strutturare e quindi insomma, ce ne sono e sono significativi, nesstabilizzare la produzione. «La nostra rete suno nasce imparato». Un altro è quello del distributiva ha bisogno di stabilità. Quando consorzio del pomodoro Pachino del ragusale quantità prodotte sono limitate, e succede no. «Siamo stati i primi a fare un accordo con molto spesso, mettiamo in contatto il piccolo gli agricoltori e a venderlo a Milano, Bologna produttore con le coop locali, che hanno svie altre città, così è esplosa la produzione». luppato la presenza di Coop ha iniziato a vascaffali basati proprio COOP ITALIAN FOOD VENDE A RETAILER lorizzare i prodotti INTERNAZIONALI PRODOTTI ITALIANI sui prodotti del tertipici italiani anche SIA A MARCHIO COOP, SIA CON NUOVI ritorio». Ecco l’atout all’estero, sviluppanBRAND REALIZZATI PER IL MERCATO del sistema Coop per do dal 2015 il prole piccole imprese: essere in grado di progetto Coop Italian Food, società che vende porre un entry level a livello territoriale che a retailer internazionali prodotti italiani a può far crescere la produzione in modo gramarchio Coop, oppure prodotti made in Italy duale, per poi magari puntare alla distribua marchio del distributore estero, o ancora zione nazionale in una linea come Fiorfiore, realizza marchi ad hoc per i retailer sempre che propone il meglio dell’enogastronomia. usando brand italiani. È il caso della PasticC’è anche il portale web territori.coop.it, che ceria Rippa di Sale, in provincia di Alessanpresenta le eccellenze territoriali e informa dria, che dal 1958 produce i Baci di Dama e sulla disponibilità dei prodotti presso i punti gli Amaretti Soffici, così come tradizione e vendita Coop presenti nelle diverse regioni palato richiedono; grazie a Coop Italian Food italiane, anche sulla base della stagionalità. gli Amaretti a marchio privato del retailer I casi di piccoli produttori cresciuti e passati Scamark (Leclerc) è in vendita sugli scaffali da una distribuzione locale a una nazionale francesi da Gennaio 2017, e si sta affacciando sono numerosi. Come Bettolino, Coop agricoanche sul mercato americano. «Quest’anno

70 ANNI IN MOSTRA Si chiama “Coop70, Valori in Scatola” la mostra voluta da Coop per i 70 anni dei suoi prodotti a marchio, alla Triennale di Milano, che la patrocina, dal 16 novembre al 12 gennaio. Tra gigantesche scatole di spaghetti, lattine di pomodoro o bottiglie d’olio a altezza d’uomo, ci si trova in una sorta di luna park che però fa riflettere su cosa ci sia dietro il semplice atto dell’acquisto di cibo, oltre a raccontare scelte, principi, pratiche di partecipazione che caratterizzano la Coop e l’universo dei suoi prodotti. Ci sono anche numeri spettacolari, la fattoria cooperativa per i più piccoli, l’anti-museo. La mostra è frutto dell’ingegno di un team capitanato dal designer Giulio Iacchetti e dal grafico Leonardo Sonnoli, che hanno “saccheggiato” gli archivi della cooperazione di consumatori piegandoli però a nuove prospettive. abbiamo portato anche i sottolii e sottaceti Inpa di Vinci, Firenze, in Giappone e negli Stati Uniti» aggiunge Pedroni. Ma non tutto è rose e fiori: «Piccolo è bello, ma deve organizzarsi», conclude Pedroni. «L’esempio è quello delle mele trentine: tanti piccoli produttori che hanno trovato nel consorzio un aggregato unitario importante per migliorare le economie di scala. Altrimenti si perde sulle variabili di pezzo, specie sui mercati internazionali».

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GESTIRE L’IMPRESA

Flessibilità, studio, opportunità: il futuro spiegato ai millennials

pensionati», ha dichiarato Tiziano Treu, ex Ministro del Lavoro nel Millennials Ambassadors Outlook 2019. «Io penso che si debba, comunque, puntare all’occupazione di qualità che è fatta, in primo luogo, di posti a tempo indeterminato. Ma, Da Tiziano Treu a Cesare Damiano, da Maurizio Sacconi sappiamo anche che la discontinuità lavoa Enrico Giovannini: gli ex ministri del Lavoro si interrogano rativa è un tratto fondamentale del lavoro in sulla quarta rivoluzione industriale al Forum organizzato da Hrc questo tempo: non quella ricercata, ma quella subita. Perciò si devono implementare anche di Giordano Fatali altre politiche. Quel 60% dei posti di lavoro a tempo determinato nati dopo la crisi nei spirato ai Sustainable Development Goals zioni. Per questo motivo abbiamo elaborato Paesi sviluppati dipendono, probabilmente, dell’ONU, #IdeasWork rappresenta il lanil rapporto annuale Millennials Ambassadors anche dalle mutevoli necessità delle imprese cio del Millennials Ambassadors Forum Outlook 2019, frutto di raccolta e analisi di nei mercati globali. Guardando alla Germania, (Maf) che si configura come luogo di incontro dati provenienti da autorevoli fonti, dalle è facile vedere che gli operatori delle Agenzie tra due generazioni. Insieme a diversi influenesperienze dei Millennials Ambassadors e da per il lavoro tedesche sono dieci volte il numeti opinion leader abbiamo sentito l’esigenza influencer a livello mondiale, in merito alla ro di quelli italiani e che, inoltre, sono sorretti di assecondare i venti di cambiamento in atto programmazione del futuro delle nuove geda una qualità della loro formazione assai più nella nostra società e costruire una piattanerazioni. Tutto gira intorno al loro avvenire alta rispetto ai nostri operatori». Così scrive for-ma innovativa per aiutare le nuove genee il nostro scopo è quello di lasciare nelle loro Cesare Damiano, ex Ministro del Lavoro, nel razioni a plasmare il futuro. Un’iniziativa che mani un futuro migliore rispetto a quello che Millennials Ambassadors Outlook 2019. si distacca da quanto realizzato finora in tal stiamo vivendo oggi. Lo smarrimento che pro«La precarietà del lavoro discende dalla realtà senso che coinvolge amministratori delegati, vano non è solo proe non dalla norma. Le IN GERMANIA GLI OPERATORI top manager di realtà aziendali nazionali e fessionale, ma anche stesse politiche attiDELLE AGENZIE PER IL LAVORO SONO internazionali e rappresentanti istituzionali personale e questo è ve, tradizionalmente DIECI VOLTE IL NUMERO DI QUELLI che saranno presenti il 7 novembre presso la dovuto anche all’inintese come soccorESISTENTI NEL NOSTRO PAESE Nuvola Lavazza a Torino insieme a centinaia certezza delle dinamiso straordinario del di giovani che potranno allenarsi a sviluppare che sugli scenari internazionali. lavoratore nella rara fase di disoccupazione, idee progettuali per le aziende che aderiscono «Per accompagnare la quarta rivoluzione insono superate. Occorrono ecosistemi terrial Maf. Gli Ambassador, offrendo la loro vision dustriale è necessario a mio avviso investire toriali di apprendimento continuo, reti locali dei trend futuri, svolgeranno una funzione di in politiche di indirizzo, ma prima ancora in per l’occupabilità fatte da scuole, università, mentorship nei confronti delle nuove generapolitiche di educazione avanzata, per far sì che imprese, fondi interprofessionali, consulenti la scuola si adatti ai cambiamenti del mondo del lavoro, che inducano tante opportunità L’AUTORE, GIORDANO FATALI, digitale. I giovani oggi hanno condizioni dedi formazione teorica e pratica. Solo giovani PRESIDENTE DI HRC teriori rispetto alle persone anziane, sia nelle integralmente formati, a partire dai principi opportunità di lavoro, sia sui salari quando depositati dalla tradizione, potranno affrontasono occupati. Un politico lungimirante dore il cambiamento dominandolo e traendone vrebbe quindi investire sui giovani e non sui motivo di soddisfazione professionale», dice

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Da sinistra: Cesare Damiano, Enrico Giovannini, Maurizio Sacconi, Roberto Maroni, Tiziano Treu

MAF #IDEASWORK (TORINO – NUVOLA LAVAZZA) Progetta il futuro del lavoro con AD, Manager e Startupper 7 Novembre 2018 09.30 «SHAPING THE FUTURE» 10.15 SHAPING THE FUTURE

Maurizio Sacconi, ex Ministro del Lavoro, nel Millennials Ambassadors Outlook 2019. È necessario lavorare sul territorio, investire in maniera continuativa sulle strutture amministrative e affrontare una volta per tutte l’accordo con le Regioni. Ad oggi questo quadro così coerente e sistemico manca, come manca ad esempio in Italia un Istituto di studi sul futuro. «Le imprese hanno una grande responsabilità nell’adeguare i propri meccanismi non solo salariali ma di progressione di carriera, che troppo spesso è legata all’anzianità piuttosto che all’eccellenza. Le aziende, soprattutto le piccole e medie imprese, dovranno poi investire maggiormente in formazione per far sì che i propri lavoratori siano al passo con la quarta rivoluzione industriale. Troppo spesso ancora i lavoratori sono considerati come un costo e non come patrimonio dell’impresa», scrive Enrico Giovannini, ex Ministro del Lavoro, nel Millennials Ambassadors Outlook 2019. Il valore aggiunto del Maf? Gli Ambassador doneranno la loro esperienza ai Millennial anche attraverso consigli utili e pratici. Per le aziende sicuramente sarà l’occasione di dimostrare di essere sensibili ai valori di Corporate Social Responsability, di Education & Social Value e Employer Branding, per citarne solo alcuni. Con #IdeasWork saremo in grado di proporre attività innovative grazie alla partecipazione di startupper che realizzeranno workshop su blockchain, circular economy, reverse mentoring, strategie di job-search in cui i ragazzi saranno coinvolti e avranno la possibilità di entrare in contatto con illustri personalità, grazie a diversi format tra cui per esempio il Give Me 5!, ideato da Seeds&Chips, che consente ai Millennial di incontrare gli Ambassador presenti in una conversazione face-to-face di soli cinque minuti, per esporre idee e progetti e dal confronto ricavarne opinioni e ispirazioni.

Welcome & Introduction Giuseppe Lavazza, Vice Presidente LAVAZZA Chiara Appendino, Sindaca di Torino Opening Luisa Todini, Presidente TODINI FINANZIARIA Roberto Maroni, FONDAZIONE ROOT MILLENNIALS Giordano Fatali, President and Founder HRC GROUP Walter Gai, Managing Partner AMROP Edoardo Cesarini, Amministratore Delegato TOWERS WATSON ITALIA Presentazione Rapporto Annuale «Millennials Ambassadors Outlook 2019» sul futuro del lavoro e delle professioni – a cura dell’Osservatorio MAF 10.45 CONNECTING GENERATIONS Gli Ambassador presentano gli scenari del futuro legati alla propria realtà aziendale e lanciano il tema business su cui ricevere dai giovani un’idea progettuale attraverso il contest dedicato. Paola Corna Pellegrini, Amministratore Delegato e Direttore Generale ALLIANZ PARTNERS Stefano Domenicali, Presidente e Amministratore Delegato AUTOMOBILI LAMBORGHINI Lavinia Biagiotti, Presidente BIAGIOTTI GROUP Fabrizio Gavelli, Amministratore Delegato DANONE Luca Palermo, Amministratore Delegato EDENRED ITALIA Marc Benayoun, Amministratore Delegato EDISON Francesco Starace, Amministratore Delegato e Direttore Generale ENEL Giampiero Massolo, Presidente del Consiglio di Amministrazione FINCANTIERI Emilio Petrone, Amministratore Delegato GRUPPO SISAL Enrico Cereda, Presidente e Amministratore Delegato IBM ITALIA Pierroberto Folgiero, Amministratore Delegato MAIRE TECNIMONT Eugenio Sidoli, Presidente e Amministratore Delegato PHILIP MORRIS ITALIA Gianfilippo Mancini, Amministratore Delegato SORGENIA Marco Gualtieri, Founder & Chairman SEEDS&CHIPS GIVE ME 5! Il format che dà l’opportunità ai giovani innovatori di incontrare i leader esce per la prima volta da Seeds&Chips e sbarca al Forum! Cinque minuti faccia a faccia per trarre ispirazione. Storie di successo di Millennials che hanno trasformato semplici idee in progetti innovativi Raimondo Gissara, Founder & CEO #BE Giacomo Barbieri, Co-Founder & CMO DOUBLEBIT Saverio Zefelippo, Vice Curator GLOBAL SHAPERS MILANO Tommaso Guerra, Founder & CEO GOLEE Flavio Accossato, CEO NOVIS LAB Damiano Ramazzotti, Founder & CEO WETIPP Vittorio Dini e Diletta Milana, Presidente e Vice Presidente YEZERS 12.30 CONCLUSIONI ISTITUZIONALI Antonio Tajani, Presidente del Parlamento Europeo Messaggio di Marco Bussetti, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Lorenzo Fontana, Ministro per la Famiglia e le Disabilità Marco Podeschi, Segretario di Stato per l’Istruzione e Cultura e Università, Ricerca, Informazione, Sport, Innovazione tecnologica e Rapporti con l’A.A.S.S. REPUBBLICA DI SAN MARINO 12.45 – 16.30 MILLENNIALS CORNER & WORKSHOP

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GESTIRE L’IMPRESA ALTA FORMAZIONE

Quando i manager salgono in cattedra Alla Bologna Business School il sapere accademico viaggia in partnership con aziende del calibro di Ferrari, Ducati, Magneti Marelli e Lamborghini

a cura della redazione

L

a più giovane scuola di business italiana è quella dell’università più antica dell’occidente. Si chiama Bologna Business School, è nata nel 2000 con l’obiettivo di aiutare le imprese che innovano. «Per noi il management dell’innovazione viene dall’interdisciplinarità, non è uno slogan, ma un approccio concreto – spiega Massimo Bergami, dean di Bologna Business School - La nostra Faculty nasce dalla collaborazione tra diversi dipartimenti: management, informatica, scienze della comunicazione e alcune aree dell’ingegneria, solo per citarne alcuni. Soltanto un sapere ampio, non verticale e monolitico, che sappia incrociare punti di vista diversi, può aiutare a trovare soluzioni nuove per problemi nuovi». L’altro aspetto dell’interdisciplinarità che caratterizza la business school è il fatto di lavorare moltissimo con il mondo dell’impresa: «Nel nostro caso non significa solo collaborare sul placement o considerare le imprese come clienti – sottolinea Bergami - ma lavorare gomito a gomito: oltre il 35-40% dei nostri docenti sono manager, consulenti e imprenditori, che intervengono in aula e si fanno carico di insegnare con metodi e linguaggi diversi dagli accademici; per quanto i nostri accademici facciano molta ri-

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LA SEDE DELLA BOLOGNA BUSINESS SCHOOL. A DESTRA, IL DEAN MASSIMO BERGAMI

cerca e conoscano le imprese dall’interno, gli stili cognitivi sono comunque diversi». Questa commistione tra sapere accademico e manageriale non si ferma alla docenza, ma si estende alla stessa progettazione dei corsi: «ogni master ha un executive committee, composto da un gruppo di manager che collaborano con i direttori di programma nella definizione di contenuti, metodi, e nella selezione dei partecipanti» aggiunge il dean. Alla Bologna Business School la forte collaboPIÙ DELLA METÀ DEI PARTECIPANTI AI MASTER FULL TIME E AGLI MBA PROVIENE DALL’ESTERO. E IL TASSO DI PLACEMENT È DEL 90%

razione con il mondo dell’impresa si esprime anche attraverso la focalizzazione di molti corsi su settori dell’economia legati al made in Italy, e spesso al territorio dell’Emilia-Romagna. Basta guardare le tematiche dei Global Mba, programma di 12 mesi full-time in lingua inglese: da Design, fashion and luxury goods a Food and wine, e da quest’anno Supercars, superbikes and motorsports, che allude alla Motor Valley della regione. «Abbiamo come partner – sottolinea Bergami – Ferrari, Lamborghini, Maserati, Dallara, Toro Rosso, Du-

cati e Magneti Marelli»: per chi sogna di lavorare nel mondo dei motori con la “M” maiuscola, il meglio che si possa chiedere. «Abbiamo un forte legame con il nostro territorio – mette in evidenza il dean della business school, che ha sede nella storica villa Guastavillani alle porte di Bologna – che cresce più di qualsiasi altra zona d’Italia, avendo superato anche la Lombardia. L’Emilia-Romagna è tra le regioni più innovative e più produttive d’Europa e attrae investimenti produttivi dall’estero. Pensiamo di essere un elemento fondamentale di questo modello». Più della metà dei partecipanti al master full time e la stragrande maggioranza di quelli che scelgono un Mba vengono da tanti Paesi del mondo. «Non è un fatto scontato, l’Italia non è il posto più ovvio dove fare un corso di management, non fa certo parte dello stereotipo come fare shopping a Milano o un viaggio a Venezia – osserva Bergami – eppure grazie all’integrazione con il sistema produttivo, non solo emiliano, la maggior parte degli studenti stranieri si ferma a lavorare qui». Anche perché un master alla Bologna Business School è garanzia di trovare lavoro, e in fretta: il tasso di placement è del 90% entro 6 mesi.


è stata riservata al tema del placement: «abbiamo coinvolto due società di headhunter, Page Personnel e Hays» mette in evidenza D’Amato. Un ruolo importante è affidato a un nucleo di mentor di spessore ed esperienza: «parliamo di presidenti e ad, molte volte in pensione altre volte no, come per esempio l’ex presidente di Motorola che si affiancheranno ai ragazzi per aiutarli a individuare il miglior percorso di crescita e di carriera. Credo sia un aspetto molto importante: persone che sono state 40 o 45 anni in azienda possono davvero aiutare i giovani a chiarirsi le idee e fare le scelte migliori in base ai loro talenti. E se i ragazzi sono intelligenti L’UNIVERSITÀ DI CASTELLANZA E, IN ALTO A DESTRA, IL DRETTORE DEL MASTER, VITTORIO D’AMATO capiranno anche che questi signori hanno un network di conoscenze pazzesco, che può essere un ulteriore canale per posizionarsi al meglio sul mercato». Inoltre fin dalla prima lezione dell’Mba ciascun studente affronterà un “personal mastering journey”: «è un viaggio in te stesso, in cui sei accompagnato da colleghi specializzati in coaching e self assessment, in L’offerta della Liuc Business School di Castellanza, in collaborazione sostanza nello sviluppo delle persone – sotcon la Iéseg School of management di Parigi, include un percorso tolinea D’Amato – l’analisi dei propri punti individuale di coaching e self assessment fin dal primo giorno di forza e di debolezza, specie quando è fatta all’inizio del corso, permette al ragazzo di caa cura della redazione pire meglio qual è la sua strada». n Mba full time bilingue, con una doptra i docenti. Altro aspetto distintivo del nuovo Nel corso dell’Mba è prevista la partecipaziopia sede e un doppio diploma. È la Mba è la rete di imprese che lo sostiene: «L’inne di personaggi di prestigio della business nuova proposta della LIUC Business ternational full time Mba nasce con il supporcommunity internazionale, come Julian BirSchool, in collaborazione con la Iéseg School to di una ventina di aziende internazionali kinshaw, professore di strategia e imprenof Management di Parigi. «I corsi si terranno – sottolinea D’Amato - che da un lato contriditorialità alla London Business School, i cui per 5-6 mesi in italiano al campus universitabuiranno con borse di studio per agevolare le interventi sono ospitati sui principali media, rio LIUC di Castellanza - spiega il prof. Vittorio iscrizioni dei più medalla Cnn alla BBC, da A SUPPORTARE IL NUOVO MBA È D’Amato, direttore del master - e per un perioritevoli, dall’altro ofThe Economist al Wall UNA RETE DI UNA VENTINA DI AZIENDE do analogo in lingua inglese presso la Iéseg friranno la possibilità INTERNAZIONALI CHE CONTRIBUISCONO Street Journal. «BirSchool of Management a Parigi, nel distretto di fare stage e magari kinshaw e altri ospiti CON BORSE DI STUDIO E STAGE economico di La Défense, che si fregia della di essere assunti». C’è di fama internazionale tripla corona, cioè dei tre maggiori accreditapoi una cerchia più ampia di oltre 200 azienporteranno all’Mba le loro proiezioni future, menti a livello internazionale: Equis, Aacsb e de, «tutte quelle che fanno parte del consorle loro riflessioni su come si svilupperanno Amba». L’Mba nasce dunque con un connotato zio degli alunni sia di Iéseg che di LIUC, e che le varie competenze» puntualizza D’Amato. di internazionalità molto forte, per il fatto di oltre a fornire docenti offrono la possibilità di Last but not least, il costo: «un livello qualivivere in due paesi diversi e di incrociare una stage, creando un clima di networking» agtà-prezzo non paragonabile sul mercato degli ventina di nazionalità, sia tra gli studenti sia giunge il direttore dell’Mba. Particolare cura Mba».

Un personal master journey per scoprire la propria strada

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GESTIRE L’IMPRESA

Una card per tornare nel mondo del lavoro Si chiama Pink Corium la nuova iniziativa di coaching del gruppo Openjobmetics per supportare le neomamme al rientro dalla maternità

a cura della redazione

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n supporto per le neomamme al rientro sul lavoro dopo la maternità, per aiutarle nel compito non facile di trovare un equilibrio tra il ruolo di madre e quello di professionista. È la Pink Corium Card, un programma specifico di formazione e coaching progettato e realizzato da Corium, società leader nell’outplacement del gruppo Openjobmetis, che dal 1986 aiuta migliaia di persone a ricollocarsi con successo nel mondo del lavoro e a ricercare occupazioni maggiormente in linea con le proprie caratteristiche individuali. La Pink Corium Card prevede sei sessioni di coaching e due interventi formativi mirati. «È un servizio davvero innovativo per le neomamme – spiega Annadebora Morabito, senior consultant, coach e trainer di Corium, attiva anche nei settori di Pari Opportunità e studi di genere – che spesso al rientro sul lavoro trovano resistenze, oltre che situazioni cambiate tra i capi e i colleghi. La Pink Corium Card va ad abbattere le eventuali insoddisfazioni riscontrate, è un’aper-

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Annadebora Morabito, senior consultant, trainer e coach di Corium

vivere serenamente. Allo stesso tempo, anche l’azienda ne trae beneficio: preoccuparsi del benessere delle lavoratrici significa avere risorse motivate, il che si traduce in un aumento del livello della performance lavorativa. La Pink Card segue un’altra Corium Card, la Easyplacement, che riguarda il core business della società, l’outplacement. Si tratta di uno strumento di politiche attive che vuole far fronte alle difficoltà legate al nuovo contratto a tutele crescenti, e più in generale all’accelerato dinamismo del mercato del lavoro: per questo la durata del servizio è di 6 mesi, ma la validità è di tre anni. In caso di mancato superamento del periodo di prova, licenziamento o tura nei confronti della genitorialità e rispondimissioni, il lavoratore può così usufruire di de ai bisogni di armonizzazione dei tempi un programma di outplacement da utilizzare vita-lavoro, diminuisce il rischio di dimissioni nei tempi e nelle modalità a lui più congeniali, presente in questa fase delicata – attestandosi compresa la possibilità di cessione della card così con un importante ruolo di natura sociaa terzi: figlie/i, genitori, compagne/ii, coniugi. le, e anche l’immagine aziendale ne trae gio«La card è pensata per rispondere all’evovamento». I percorsi di coaching previsti dalluzione del mercato del lavoro – sottolinea la Pink Corium Card sono volti a facilitare le Sabrina Cenciarelli, business developer di Codonne nel rapido raggiungimento dei propri rium – l’idea è che il lavoratore tenga la card obiettivi, mentre gli interventi di formazione nel cassetto, sapendo inoltre di poterla spensono orientati a supportare la fase di camdere nell’ottica di un riposizionamento imbiamento personale e mediato qualora ce ne C’È ANCHE LA EASYPLACEMENT, aziendale attraverso fosse l’esigenza, oppuUNO STRUMENTO DI POLITICHE ATTIVE lo sviluppo di tematire per creare maggior NELL’ACCELERATO DINAMISMO che quali l’intelligenza benessere in un nuoDEL MERCATO DEL LAVORO emotiva, la gestione vo scenario profesdel tempo e dello stress, la resilienza. Lo scopo sionale, o ancora per salvaguardare un altro è duplice: prima di tutto aiutare la neomammembro della sua famiglia». La terza Corium ma - e il contesto familiare di conseguenza - a Card è la Green, un flexible benefit che rientra gestire in maniera efficace il cambiamento, nelle politiche di welfare aziendale, offrendo per viverlo come un ai lavoratori l’opportunità di usufruire di sermomento di rilancio vizi personalizzati di coaching, per definire personale e professioobiettivi e migliorare performance lavorativa nale, armonizzare al e qualità della vita; consulenza di carriera, meglio i tempi della per supportare il lavoratore nello sviluppo propria vita, conciliadel proprio percorso all’interno dell’azienda; re il duplice ruolo di orientamento Giovani, per aiutare i figli nella mamma-lavoratrice e ricerca del primo lavoro.


Il paradosso del jobs-act tra teoria e pratica

Marco Marazza, giuslavorista di chiara fama nonché preside della facoltà di Economia dell’Universitas Mercatorum (gruppo Pegaso)

Altro che “abolizione dell’art.18”: una sentenza della Consulta rende il risarcimento ancora più oneroso per il datore di lavoro rispetto alla normativa precedente di Angelo Curiosi UNA LEGGE FATTA MALE, E RIFORMATA FORSE PEGGIO, FINITA OGGI IN UN INCAGLIO PARADOSSALE,

TRA

GIURISPRUDENZA,

PRASSI GIUDIZIARIA E VITA ECONOMICA DEL PAESE: è il jobs-act nell’analisi, acuta,

che ne fa il preside della facoltà di Economia dell’Universitas Mercatorum (gruppo Pegaso), nonché giuslavorista di chiara fama, Marco Marazza. «Dopo la sentenza della Consulta di fine settembre», spiega, «si è avuta la conseguenza paradossale che il regime applicabile a chi è stato assunto dopo il Jobs Act del 2015, è più garantista rispetto a quello precedente». Com’è possibile? Con la riforma Fornero del 2012 l’articolo 18 aveva continuato a prevedere il reintegro giudiziale più il risarcimento massimo di 12 mensilità per il lavoratore che, considerandosi licenziato ingiustamente, si fosse appellato al giudice. Un’ipotesi alternativa al mero indennizzo massimo di 24 mensilità e piuttosto rara, ma possibile. Nei fatti le parti tendevano ad accordarsi sulla monetizzazione del licenziamenti per importi spesso inferiori alle 24 mensilità, raramente superiori. Ma poi, col Jobs-act? Il Jobs-act era andato oltre, nel dare spazio

alle imprese, perché aveva eliminato la facoltà di reintegro forzoso e introdotto, per il licenziamento individuale, il criterio dell’indennizzo strettamente proporzionato all’anzianità di servizio del lavoratore, le famose tutele crescenti. Il che rappresentava un rischio economico elevato solo nel caso dei licenziamenti di lavoratori di lunga anzianità aziendale, diversamente il costo era accessibile. Forse anche troppo. LA RIFORMA FORNERO PREVEDEVA UN INDENNIZZO PER INGIUSTIFICATO LICENZIAMENTO DI 24 MENSILITÀ. MA ORA IL GIUDICE PUÒ IMPORNE 36

Poi è arrivato il decreto dignità… Sì, e per i lavoratori cui si applica il jobs act ha aumentato l’entità del risarcimento da licenziamento, elevando quello minimo da 4 a 6 mensilità e quello massimo da 24 a 36, ma sempre parametrati esclusivamente sull’anzianità di servizio. Quindi, quando Di Maio ha presentato il decreto, tutti noi addetti ai lavori abbiamo subito constatato che gli effetti si sarebbero potuti vedere solo dopo il 2027, cioè per gli assunti dopo il 2015 che per maturare i 12 anni di anzianità necessari per superare il vecchio tetto di 24 mensilità

dovranno appunto arrivare al 2027. Un lavoratore assunto l’8 marzo 2015 e licenziato, per superare le 24 mensilità di indennizzo e iniziare a traguardare il nuovo limite di 36 mensilità, deve arrivare a superare il 2027. E all’improvviso, la sentenza della Consulta sul jobs act del 2015… Sì, la quale, lasciando invariate le soglie minime e massime a 6 e 36 anni cancella il criterio di anzianità e riaffida al giudice la quantificazione dell’indennizzo, che torna così oggetto di procedimento giudiziario, secondo criteri imprecisati. Quindi, tra una situazione ante jobs-act, che prevedeva il reintegro ma limitava il risarcimento ai 24 mesi, e una norma che non prevede il reintegro ma autorizza un risarcimento di 36, faccio fatica a capire cos’è meglio per l’impresa. Fossi un datore di lavoro con 16/20 dipendenti sarei preoccupato. Un esempio concreto, per capire la portata della sentenza? Poniamo che un datore di lavoro licenzi per mancanze che il giudice ritiene troppo lievi un lavoratore in azienda da 4 anni. Con il jobs-act avrebbe potuto essere costretto a risarcirlo al massimo con 6 mensilità. Oggi invece il giudice può imporne anche 36! Deve motivarlo, ma in mancanza di un criterio avrà certamente una rilevante discrezionalità. E dunque? Secondo me la sentenza della Consulta e il decreto dignità nella parte sui contratti a termine proiettano il sistema in una nuova dimensione, simile a quella del passato non proprio recente. Dove i contratti a termine hanno regolazione molto rigida, per spingere le imprese a offrire contratti a tempo indeterminato che però tornano ad avere un costo elevato di risoluzione. Condizioni che possono stimolare un ritorno, difensivo, a forme di lavoro nero o sommerso.

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GESTIRE L’IMPRESA I VALOROSI

Studi legali, chi non innova rischia davvero la marginalità Nuove forme societarie, intelligenza artificiale, strategie di marketing, Csr. E piazze “alternative”. Ecco come cambia la professione forense di Isabella Fusillo

N

el mercato delle professioni ce n’è una che - forse più di altre - ha subìto profonde trasformazioni, talvolta veri e propri scossoni, negli ultimi 10 anni in Italia: la professione forense. I cambiamenti, tuttora in corso, non accennano a diminuire, anzi si registra un’accelerazione che necessita quindi di risposte altrettanto celeri. Dovendo schematizzare, si tratta sia di cambiamenti esogeni (dei clienti che agli avvocati si rivolgono e del contesto entro il quale i clienti si muovono) sia di cambiamenti endogeni, quindi interni alla professione stessa, con l’avvento di nuove generazioni di avvocati meno avvezzi all’unica tecnica di marketing utilizzata (in maniera più o meno consapevole) fino a circa 10 anni fa: il passaparola. Fra i cambiamenti esogeni si possono qui elencare i principali che certamente daranno una misura delle sollecitazioni al cambiamento necessario ma non sufficiente alla crescita degli studi: dall’inizio della crisi economica e finanziaria internazionale del 2008 anche il mercato legale ha accusato segni di sofferenza. La minore liquidità dei clienti, i ritardi nel pagamento delle parcelle, la chiusura di alcune attività imprenditoriali, l’aumento della concorrenza e l’avvento di importanti novità tecnologiche hanno imposto un profondo cambiamento nella professione passata da “status” sociale indiscusso al ruolo di “com-

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ISABELLA FUSILLO, MARKETING STUDI LEGALI, GRUPPO STRATEGO

modity”, quindi di un consulente fungibile e sostituibile (anche dalle macchine: l’evoluzione dell’intelligenza artificiale imporrà una riduzione drastica del lavoro meno qualitativo). Non bisogna inoltre dimenticare che, poco prima dell’inizio della crisi, nel 2006, la riforma delle professioni (cd legge Bersani) sdoganava cambiamenti che in realtà erano già in atto, seppure non ancora chiari a tutti, e accelerava il processo di modifica sostanziale della professione forense. Il nuovo contesto socio-economico rende quindi necessario per gli studi legali interrogarsi sul proprio posiIL NUOVO CONTESTO SOCIOECONOMICO PORTA A INTERROGARSI SUL PROPRIO POSIZIONAMENTO E SULL’OFFERTA DI SERVIZI DIFFERENTI DAI SOLITI

zionamento, su ciò che li distingue dai colleghi della porta accanto, su quali tecniche di comunicazione adottare e su quali strategie di sviluppo del business puntare per continuare a crescere e per modificare (perché di questo si tratta) la missione della professione stessa. Per spiegare con esempi concreti analizzeremo qui due casi di studi legali differenti per storia, clientela, specializzazione, che hanno intrapreso una propria strategia di marketing. Lo Studio Legale Cavallaro & Partners, uno studio legale con uffici in Campania, fondato dall’’avvocato Gennaro Cavallaro, ha scelto,

d’accordo con gli altri soci dello studio, di costituirsi in Società per azioni, la prima di questo genere nel meridione e fra le pochissime in Italia a darsi questa forma giuridica. Lo studio opera da diversi decenni nel settore sanitario ed ha saputo innovarsi anche attraverso una corporate governance coraggiosa con l’apertura (per un terzo delle quote) ad eventuali investimenti da parte dei clienti principali dello studio. La strategia di costituirsi in spa, con un capitale sociale versato di un milione di euro, ha dato sia un segnale di sodilità finanziaria sia la direzione di una scelta imprenditoriale forte che va nel senso dell’innovazione, si passa quindi dallo studio legale personale all’associazione professionale ad una visione di un’azienda di servizi legali costituitasi in società per azioni disposta a diventare partner dei propri clienti e viceversa in un rapporto di fidelizzazione e di condivisione degli investimenti futuri. Non è da trascurare inoltre il vantaggio che la spa porta con sé nella partecipazione ad appalti pubblici in termini di trasparenza e accesso alla fornitura di servizi alla pubblica amministrazione. La scelta relativa alla nuova governance dello studio legale Cavallaro è stata affiancata dalla decisone di pianificare una strategia di marketing, sviluppo del business e comunicazione su base triennale. I primi frutti di questo approccio si sono vi-


SARANNO GLI AVVOCATI MENO STATICI A SEGNARE LA VIA DA PERCORRERE NELLA PROFESSIONE

coperte dai grandi studi legali italiani e internazionali, ma in sedi complesse dove è necessaria la conoscenza del territorio, delle dinamiche politiche e giuridiche locali. Uno degli avvocati fondatori dello studio, Fabio Bassan, professore ordinario di diritto internazionale all’Università di Roma Tre, ha sviluppato, accanto all’esperienza accademica, una competenza specifica nell’accompagnare le aziende italiane nello sviluppo dei loro investimenti in alcune aree del mondo in forte crescita sebbene siano sotto l’occhio del riflettore della sti innanzitutto nell’interesse manifestato sia comunità internazionale. VBL e i suoi profesdalla stampa nazionale e locale, sia da colleghi sionisti hanno quindi scelto una strada chiara: in altri studi legali. In un tessuto organizzato quella di essere consulenti di business in cresu tribunali e territori come quello italiano, il scita che si assumono rischi imprenditoriali network e il riconoscimento dei cosidetti “perestando nei binari del diritto internazionale ers” è una leva fondamentale per lo sviluppo e dell’economia. la crescita dello studio legale. Il riconoscimenSui terreni lontani (geograficamente e cultuto è arrivato allo studio legale Cavallaro anche ralmente) dell’Iran, della Russia e del Brasile, dai clienti (con un effetto di fidelizzazione VBL ha scelto una strategia di penetrazione molto importante) e dal ricevere un premio chiara, avvalendosi di professionisti locali afcome miglior studio per Corporate Governanfiancati da avvocati italiani, e su questa proce in Italia. Ogni singola azione di marketing pria vision e mission ha concentrato i propri dello studio legale Cavallaro si è inserita in piani di sviluppo, che lo qualificano oggi neluna più ampia stratele aree in cui opera LO STUDIO CAVALLARO & PARTNERS gia di comunicazione come “hub legale”, SI È COSTITUITO IN SPA, MENTRE VBL sia attraverso un uffiindipendente ormai HA SCELTO UNA PARTICOLARE STRATEGIA cio stampa dedicato, DI PENETRAZIONE NEI MERCATI ESTERI dalla nazionalità delsia attraverso una orla clientela. La breve ganizzazione e pianificazione accurata dell’upresentazione di questi due studi legali sono so dei social media, ottimizzandone l’efficacia. l’esemplificazione di due modelli di business In un contesto diverso e con un suo proprio assai diversi ma molto chiari e portati avanti posizionamento si pone VBL, studio legale con una chiara stategia di marketing. con sedi a Roma, Teheran, Mosca, San Paolo, In Italia, secondo i dati del Cnf, ci sono oltre Milano. Esattamente in questa sequenza sono 237mila avvocati (dati al 2015), con un increpresentate le sedi dello studio sull’home page mento del 500% rispetto agli anni ’80 e una del sito, mettendo subito in chiaro che la base grande concentrazione fra Campania, Lazio, è a Roma, nella capitale politica e amminiSicilia e Puglia. La saturazione del mercato, strativa del paese, e che le sedi internazionali l’aumento della concorrenza e l’accesso, diffinon sono “consuete”. VBL ha infatti scelto di cile, delle nuove generazioni alla professione espandersi non nelle sedi più usuali del diritto deve necessariamente spingere gli studi legali d’affari (ad esempio Londra, Francoforte), già e i professionisti a seguire modelli organizza-

REGIONI

TOTALE AVVOCATI

REDDITO MEDIO

Abruzzo

5.777

€26.143

Basilicata

2.813

€20.691

Calabria

13.310

€17.587

Campania Emilia Romagna

34.330

€24.967

13.478

€44.912

FVG

2.585

€46.862

Lazio

33.271

€47.155

Liguria

6.097

€46.444

Lombardia

33.601

€67.382

Marche

5.354

€32.199

Molise

1.580

€19.501

Piemonte

9.838

€46.251

Puglia

21.693

€22.630

Sardegna

5.244

€27.448

Sicilia

23.095

€22.131

Toscana

12.575

€37.656

Trentino

1.874

€63.576

Umbria

3.227

€31.091

Valle d’Aosta

173

€47.673

Veneto

12.212

€48.123

TOTALE: 242.218

Reddito medio €35.021

FONTE: CASSA FORENSE E ASLA

tivi chiari, seguendo processi decisionali tipici delle aziende di servizi. Gli studi legali sono chiamati a innovarsi ed innovare, ad avere una propria strategia di marketing e di posizionamento, interessarsi all’uso dell’intelligenza artificiale ed esplorare anche i campi della responsabilità sociale d’impresa. Sono proprio i dati del Cnf ad imporre scelte innovative al mercato, e ancora una volta, saranno gli avvocati meno statici, meno legati alle passate figure professionali a indicare le nuove strade da percorrere per questa professione intellettuale così antica ma anche così contemporanea.

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GESTIRE L’IMPRESA

Gli sceriffi russi del web: contro gli hacker, operazione-trasparenza Per contrastare la tendenza alla frammentazione nella cybersecurity, che fa il gioco degli aggressori, Kaspersky lancia la Global Transparency Initiative. L’obiettivo è vincere grazie alla collaborazione e all’apertura di Morten Lehn

L

e minacce informatiche stanno aumentando in termini di complessità e gravità. Le organizzazioni criminali crescono e nel 2017 c’è stato un aumento esplosivo per i malware, arrivati a 117 milioni. Il costo del cybercrime per l’economia globale ogni anno equivale ormai a quello della gestione di 4 stazioni spaziali. La minaccia non riguarda solo organizzazioni e infrastrutture governative, ma anche società collegate e singoli individui. Il settore dei servizi finanziari, essendo sempre più digitalizzato, è uno di quelli più presi di mira, il che può avere serie ripercussioni sulla vita delle persone, considerato che i clienti sono sempre più mobili e connessi. In questo panorama diventa fondamentale capire come approcciarsi al problema delle cyber minacce. La tendenza alla frammentazione e alla chiusura nel settore della sicurezza informatica potrebbe portare all’isolamento dei diversi Paesi e, in generale, ad una minor

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protezione. Ma mentre i sistemi di protezione si dividono, la natura stessa delle minacce che si combattono è priva di limitazioni fisiche o geografiche. C’è quindi una maggiore difficoltà nel mettere in atto progetti di cooperazione per la condivisione delle conoscenze. Eppure la soluzione ideale è proprio quella della col-

MORTEN LEHN, GENERAL MANAGER ITALY DI KASPERSKY LAB

laborazione e dell’intelligence condivisa, per un’industria dinamica e competitiva, per tecnologie migliori e una protezione più solida per tutti. Ma per muoversi in questa direzione è necessario ripartire da una fiducia condivisa e costruita su fatti concreti. Tutte le realtà del settore dovranno confrontarsi su questo problema. Kaspersky Lab, per prima, ha scelto di fare un passo netto, con un’iniziativa che mette la trasparenza al centro. La Global Transparency Initiative è un progetto già avviato che si articola in vari modi: rendendo disponibile il codice sorgente per revisioni indipendenti, rendendo trasparente il modo di creare i prodotti, gli aggiornamenti software e le regole di rilevamento delle minacce, modificando il luogo nel quale vengono elaborati i dati di molti utenti di tutto il mondo. A Zurigo nasce il primo Transparency Center per raccogliere, elaborare e archiviare i dati di rilevamento dai clienti. Lo stoccaggio per gli utenti europei inizierà entro IL COSTO DEL CYBERCRIME PER L’ECONOMIA GLOBALE EQUIVALE ORMAI A QUELLO DELLA GESTIONE DI BEN QUATTRO STAZIONI SPAZIALI

la fine dell’anno, con gli altri paesi a seguire. La struttura memorizzerà ed elaborerà i dati che gli utenti condividono con il sistema KSN, il più possibile anonimizzati e protetti in vari modi: crittografia, certificati digitali, archiviazione segregata e rigide politiche di accesso. Il trasferimento del software e dei processi di assemblaggio del database delle regole di rilevamento delle minacce avverranno in una seconda fase. Un altro passo è rappresentato dalla volontà di far nascere una nuova organizzazione senza scopo di lucro, che si assuma la responsabilità di essere garante per la trasparenza e la fiducia, non solo per l’azienda, ma anche per altri partner e membri che aderiranno. L’intento è quello di incentivare un percorso che vada nella direzione della collaborazione e dell’apertura, insieme ad altri colleghi del settore della cybersecurity, in modo da salvare il mondo cibernetico, un cambiamento alla volta.


e-Commerce, le soluzioni di Mail Boxes Etc. per le aziende Micro-logistica e plugin MBE e-Link formano un servizio completo, che va ben oltre la semplice spedizione della merce e libera tempo e risorse a cura della redazione

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I CENTRI SERVIZI MBE OFFRONO ALLE PMI CONSULENZA E SOLUZIONI PERSONALIZZATE

n servizio completo e flessibile che va soluzioni a valore aggiunto che la Rete MBE oltre la semplice spedizione della merfornisce ai clienti business - dice Giuseppe ce, e che gestisce molti altri importanti Rudi, Chief Operating Officer MBE Worldwide aspetti operativi per l’azienda cliente: il ritiro, - il plug-in, infatti, rende i nostri clienti e-tailo stoccaggio e l’assemblaggio dei materiali, ler liberi di concentrarsi sulla propria attività con relativa stampa documenti, fino all’ime di essere più efficienti, lasciando gestire gli ballaggio professionale e alla spedizione, sia aspetti ed i processi legati alla micro-logistica presso il domicilio del cliente finale che presso e alle spedizioni alla competenza e all’espeuno dei Centri MBE, dove il cliente finale potrà rienza dei Centri Mail Boxes Etc.”. effettuare il ritiro comodamente. È la proposta MBE e-LINK non è solo una soluzione tecnica delle soluzioni di micro-logistica offerte dalla software, ma può comprendere tutto il serRete Mail Boxes Etc. Il modello è quello del vizio di gestione logistica di cui i Centri MBE servizio end-to-end sono capaci. Prima di fornito alle piccole e CON MBE E-LINK ALL’ARRIVO DELL’ORDINE tutto, all’arrivo dell’orSI CREA AUTOMATICAMENTE LA medie aziende che dine, c’è la creazione vogliono competere SPEDIZIONE, INCLUSE LE ETICHETTE. A automatica delle speTUTTO IL RESTO PENSANO I CENTRI MBE sul mercato focalizdizioni e delle etichette zandosi sul proprio core business, lasciandi spedizione. Si passa poi alla gestione dei do ai professionisti di MBE la gestione degli dati di spedizione e al loro monitoraggio, alla aspetti logistici e di spedizione della propria gestione di listini personalizzati, spedizioni merce. Inoltre, in un momento storico in cui di singoli colli o multi-collo e spedizioni asla trasformazione digitale ha portato cambiasicurate, fino all’impostazione della chiusura menti radicali nel mondo della logistica e delle giornata (manuale o automatica con orario) spedizioni, è nato MBE e-LINK, il plug-in grae alla connessione con OnlineMBE per monituito e di facile installazione, che consente alle toraggio e reportistica spedizioni. L’inventario aziende che operano nel mercato dell’e-comdei materiali giacenti a magazzino ed eventuamerce di integrarsi in modo semplice e diretto li resi e report di aggiornamento permettono con la Rete MBE, che provvede ad effettuare di tenere tutto sotto controllo senza dover tutte le spedizioni relative alle vendite on-line dedicare all’incombenza non solo tempo, ma dei propri clienti azienda. anche spazio e risorse altrettanto preziosi, a «MBE e-LINK si inserisce nell’ambito delle tutto beneficio della produttività.

IL GRUPPO MBE Mail Boxes Etc. (mbeglobal.com - mbe.it) è una delle maggiori reti al mondo di Centri Servizi in franchising che offre servizi di spedizione, micro-logistica, grafica, stampa e comunicazione a supporto delle attività di aziende e privati. I Centri Servizi MBE gestiti da imprenditori indipendenti e supportati da un team centrale di esperti – offrono ai propri clienti, principalmente piccole e medie aziende, consulenza e soluzioni personalizzate per supportare lo sviluppo del loro business e delle loro attività. Nel 2017, con l’acquisizione di AlphaGraphics e PostNet - due società americane con un’offerta di servizi simile a MBE -, l’italiana MBE Worldwide S.p.A. ha ampliato il proprio network globale raggiungendo circa 2.500 Centri Servizi in 44 paesi, con un fatturato aggregato per il 2017 di circa 830 milioni di euro. Tra le ragioni del successo di Mail Boxes Etc. vi sono la capacità di creare soluzioni personalizzate in base alle esigenze dei clienti, la qualità del servizio, la notorietà del marchio e la continua innovazione nella proposizione dell’offerta di prodotti e servizi.

www.mbeglobal.com – www.mbe.it

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GESTIRE L’IMPRESA

Sostenibilità, la sfida titanica delle navi che non inquinano I piani di Grimaldi Group presentati da Manuel Grimaldi alla XXII convention Euromed: «Abbiamo accettato l’obiettivo ambizioso di dimezzare per il 2050 le nostre emissioni di CO2 e ci stiamo arrivando» di Sergio Luciano

S

ostenibilità ambientale al primo posto, con investimenti crescenti; digitalizzazione; rinnovato impegno per le risorse umane. Sono le tre parole d’ordine che Emanuele Grimaldi, alla guida del gruppo armatoriale di famiglia insieme con il fratello Gianluca e il cognato Diego Pacella, ha indicato per il futuro aprendo ad Atene la 22° convention Euromed, occasione annuale per fare il punto, in due giorni di densi lavori di confronto e dibattito, sulla rotta che il gruppo sta tenendo. «Ricorderete le nostre promesse dello scorso anno, ordinare una serie di 10 nuo-

UN MOMENTO DELLA CONVENTION EUROMED DI ATENE E, IN BASSO A DESTRA, UN

ve navi giganti green, capaci di dimezzare le emissioni nocive per tonnellata e di utilizzare solo energhia elettrica autoprodotta quando in porto», ha esodito Manuel Grimaldi, «Ebbene, abbiamo mantenuto l’impegno e l’abbiamo superato con un ordine di 12 navi, di cui 3 ice-class. Per le dimensioni e il contenuto tecnologico, queste unità saranno le ammiraglie roro non solo all’interno del nostro Gruppo, ma anche su scala globale». Investire su una flotta all’avanguardia tecnologica è dunque la strategia vincente. L’anno scorso era stata varata la Grande Baltimora,

SULLE ROTTE EUROPEE IL 98% DI MARINAI SONO DI PAESI UE Nel Report di Sostenibilità del Gruppo Grimaldi per il 2017 è illustrata la composizione dell’organico totale per nazionalità. Su un totale di 15.000 dipendenti in tutto il mondo (a terra e in mare), ben 12.000 sono cittadini europei mentre i restanti 3.000 provengono da paesi extra-europei (Stati Uniti, Filippine, India, Sud America e Africa). Di questi ultimi, 1.000

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sono impiegati nei vari uffici e terminal ubicati in altri continenti e 2.000 a bordo (poco più del 14% del totale), dove la loro presenza è necessaria, dovendo solitamente coprire posizioni rifiutate da italiani ed altri europei. Attualmente, le 25 navi miste merci/passeggeri, gestite dal Gruppo con i marchi Grimaldi Lines, Finnlines e Minoan Lines in tratte intra-europee

(Mediterraneo, Egeo e Mar Baltico), battono bandiera italiana, greca, svedese o finlandese. A bordo vengono impiegati oltre 4.000 marittimi (ruotando su 2.000 posti di lavoro), il 98% dei quali provenienti da paesi dell’Unione Europea: il 41,13% sono Italiani, il 28,29% Greci, il 16,47% Finlandesi, il 9,36% Svedesi, ed il restante di altre nazioni europee.

la prima unità di una serie di 10 green giant car carriers per le rotte deep sea. Le consegne sono proseguite con la Grande Halifax e la Grande New York. Ma il 2018 è stato un anno speciale anche per i passeggeri. Grimaldi Lines ha ordinato l’allungamento di due cruise ferry, ha acquistato la Cruise Ausonia e la Mv Corfù e sono rientrate in flotta la Mv Amsicora e la Mv Florencia. Anche Minoan Lines ha ampliato la flotta con la Mv Mikonos Palace e il Catamarano ad Alta Velocità Santorini Palace. Gli enormi investimenti in navi passeggeri in tutta Europa sono andati di pari passo con l’ambizione di passare dai 3 milioni di passeggeri trasportati nel 2017 a oltre 4 milioni di passeggeri nel 2018, con la speranza di raggiungere i 5 milioni di passeggeri nel 2019. Il tutto, sempre con un impegno totale sulla riduzione delle emissioni nocive. «Abbiamo investito su pitture siliconiche su 80 navi, miglioramento dei sistemi di propulsione su 30 navi, scrubber installati su 26 navi. I risultati stanno arrivando di conseguenza», ha detto Grimaldi: «Solo lo scorso anno, nonostante le tonnellate di carico trasportate siano aumentate dell’11%, le emissioni di CO2 per miglio nautico sono state ridotte del 3,3% e quelle di SO2 del 6,2%». Il 62% delle risorse umane Grimaldi lavora in mare e il 38% a terra. Ecco perché il Gruppo ha in programma


PRIMO PIANO DI MANUEL GRIMALDI

anche investimenti in nuove banchine, terminal e parcheggi multipiano, pannelli solari e pale eoliche nei porti, attrezzature e gru per la movimentazione delle merci ad Anversa, Amburgo, Wallhamn, Salerno, Catania, Savona, Valencia, Barcellona, Lagos, Uusikaupunki e Travemunde. «Dopo dieci anni di forte indebitamento e di limitato margine di crescita, Minoan Lines quest’anno ha dato una svolta alla sua situazione economica», ha proseguito l’armatore: «Ha aumentato le proprie partecipazioni e poi disinvestito in Hellenic Seaways, ed ha estinto tutto il suo debito; ha acquisito il Catamarano ad Alta Velocità Santorini Palace e ha inaugurato una nuova linea per Chania e una nuova rotta verso le isole Cicladi con il Mv Mikonos Palace, creando occupazione per oltre 200 persone. Questa espansione non sarebbe stata possibile senza l’aiuto del Ministro degli Affari Marittimi greco». Nell’area Baltica, dopo una lunga rincorsa Finnlines si mette in pari e brucia record. Durante il 2018 Finnlines ha riacquistato e rimodernato la sua nave ammiraglia Europalink, ha allungato 6 navi e ne ha ordinate 3 con una capacità di 5.400 lm ciascuna. Intanto, il Mediterraneo è una fucina aperta. Nel primo semestre del 2018 Grimaldi ha schiacciato l’acceleratore sulle rotte passeggeri lanciando la linea ropax Salerno-Catania e

rinforzando l’offerta passeggeri dai porti cone confortevole carichi di merci, automobili, tinentali di Livorno e Salerno verso la Sicilia e cabine, passeggeri e esperienza di shopping. la Sardegna. Il risultato è stato un aumento di Qui puntiamo a migliorare l’impatto ecolooltre 200.000 passeggeri che hanno viaggiato gico di oltre il 40% per unità trasportata. La con Grimaldi Lines rispetto allo stesso perioscorsa settimana abbiamo fondato insieme do dell’anno scorso. Anche il servizio cargo è ad altri 15 compagnie di navigazione la Clean stato potenziato con l’introduzione di tonnelShipping Alliance Association, per difendere laggio aggiuntivo nelle linee italiane di cabola pronta attuazione del sulphur cap dell’IMO taggio, con il rafforzamento del concetto di nel 2020. Noi abbiamo accettato l’obiettivo long bridge tra l’Europa dell’est e dell’ovest e ambizioso di dimezzare per il 2050 le nostre l’introduzione di nuove linee dalla Spagna atemissioni totali di CO2 e ci stiamo già arrivantraverso l’Italia e verso la Turchia e viceversa. do». «Per quanto riguarda la digitalizzazione Le linee oceaniche Euriomed e Deepsea rapsiamo coinvolti in studi e progetti pilota in Eupresentano un buropa per la gestione di PER QUANTO RIGUARDA siness più stabile, big data, l’automatizLA DIGITALIZZAZIONE SIAMO basato su contratti zazione, la semplificaCOINVOLTI IN STUDI pluriennali con grandi zione personalizzata E PROGETTI PILOTA IN EUROPA case automobilistiche e la cybersecurity», ha e flussi costanti di importazione/esportaziodetto ancora Manuel Grimaldi. «Infine, stiamo ne di carichi prevalentemente pieni, project investendo in risorse umane. La sicurezza cargo e veicoli usati. Anche in quest’area di dei marittimi è un settore chiave di azione. business, l’introduzione delle nuove grandi In questo ambito stiamo aderendo in queste navi sta gradualmente consentendo l’ottimizsettimane ad esempio alle molteplici richiezazione dell’utilizzo della flotta, raggiungendo ste provenienti dai sindacati per superare i economie di scala e di scopo, e l’introduzione livelli di sicurezza nazionali e applicare su di nuovi porti, come Tuxpan in Messico o Datutte le nostre navi ropax il protocollo di Atevisville negli Stati Uniti. ne, imbarcando solo personale comunitario «Passando al futuro», ha aggiunto Manuel su quelle che circolano tra porti europei. In Grimaldi, «dopo le navi Star Class stiamo laeffetti, nonostante le informazioni fuorvianti vorando allo sviluppo di un nuovo concetto di dei concorrenti, entro la fine di quest’anno il Superstar Class, che riteniamo sarà il miglior nostro Gruppo impiegherà solo marittimi protipo di roro/pax al mondo, costruito per sodvenienti dall’Ue su tutte le sue navi ropax sia disfare i più elevati standard idrodinamici e in Italia che in Grecia, ma anche in Finlandia, ambientali, unendo in un modo competitivo Svezia, Germania e Spagna».

LA SICUREZZA DEL PERSONALE SETTORE CHIAVE DI AZIONE 45


GESTIRE L’IMPRESA RITRATTI

Antonio Percassi, un uomo che non ha paura di volare Un inedito racconto, più privato che pubblico, del presidente della holding Odissea. Che ai tanti successi imprenditoriali affianca una vita familiare intensa e ricca di affetti. Come quello per il piccolo Michael di Susanna Messaggio

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ui è il presidente della holding Odissea, un colosso che comprende i marchi della cosmetica Kiko, Madina, Womo e Bullfrog e delle calzature Vergelio. E poi una serie di centri commerciali e il suo sogno realizzato: la società calcistica Atalanta. “Chi vola vale” era il motto di Italo Balbo, un motto che gli si addice. Perché lui è certamente un uomo che vola. Ha iniziato correndo, lo faceva quando era un calciatore, precisamente difensore. Ora vola, in difesa della gestione di marchi internazionali come Lego, Starbucks, Nike, Gucci e chi vola non può non pensare agli angeli di Victoria’s Secret. Grazie alla lunga e consolidata esperienza nella gestione e nello sviluppo di prestigiosi brand a livello internazionale, Percassi è stato infatti individuato da Victoria’s Secret come franchising partner per l’Italia. Antonio Percassi è quasi una figura mitologica, metà tra un uomo e un caccia da cambattimento. In una settimana è capace di volare dall’America a Parigi, a Londra anche solo per INTERVISTA A CURA DI SUSANNA MESSAGGIO QUI A FIANCO NELLA FOTO

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bere un caffè come piace a lui. In un luogo che Bergamo un “9 buche” di Longuelo. Poi cede lo aiuti a meditare. Lui è un mix perfetto: un la maggioranza delle quote del Billionaire a uomo di pensiero e azione. Philippe Plein, ed entra nel settore alimentaInizia la sua attività imprenditoriale nel ramo re come unico licenziatario in Italia di Sturimmobiliare, poi conosce Luciano Benetton, bucks. e subito, lasciata la maglia del calciatore, apre Nel 2017 apre Torino Outlet Village a Settinella sua Bergamo i primi negozi monomarmo Torinese. Il suo volume d’affari è stimato ca del gruppo. Lui ha fiuto, istinto. Ha sempre 800 milioni di euro. Gestisce il centro comun’idea. Una vision. Mentre gli altri nemmemerciale Oriocenter ad Orio al Serio ed una no riescono ad intravvedere il progetto, lui serie di altri outlet tra Brescia, Arezzo, Enna, ha già disegnato il business plan. Per cui va Roma. Lui è un “iron man” con poco tempo oltre. Ama il rischio e il suo fisico atletico è e un profondo senso di solitudine, perché la abituato alle sfide e lo sua vita è frenetica, LEGO, STARBUCKS, NIKE, GUCCI, ZARA aiuta a resistere alle inarrestabile. VICTORIA’S SECRET: SONO MOLTI intemperie. A rischiaQuando entra in una I BRAND CHE L’HANNO VISTO COINVOLTO. re. A costruire. Vede stanza, la sua prePERCHÉ NON HA PAURA DELLE SFIDE così nei primi negozi senza si “percepisce”. Zara il futuro dell’economia italiana e fa cenIncute rispetto ed autorevolezza. La reincartro. Sempre e comunque. nazione di Re Mida? Molto di ciò che tocca si Nel 2007 realizza anche una partnership al trasforma in oro, dove guarda nasce un pro50 % con Flavio Briatore per il marchio di getto, quando corre guarda indietro e costruabbigliamento Bilionaire Italian Couture, isce il futuro. È sempre avanti. Ti può ascoluna linea sartoriale di lusso. Nel 2013 cede ai tare, ma solo per tre minuti. Poi si sta già fratelli Santo e Rino e al nipote Francesco tutdedicando ad altre attività. È circondato da te le sue quote azionarie nel settore immopersone che lo stimano, che sanno che vola biliare della famiglia, ottenendo in cambio e quando muove le ali produce spostamenti l’intera proprietà di altre holding del Gruppo d’aria, e solo se si è ben ben piantati a terra, Percassi. Nel 2014 vuole volare più in alto e si può restare in piedi. Chi lo conosce bene ha acquista il 3,9 % di Alitalia. Nel 2016 diveravuto esperienza anche del suo cuore tenesifica dal calcio e crede nel golf. Sui Colli di ro. È un uomo attento. Crede nella famiglia.


SU DI ME HANNO SCRITTO DI TUTTO: SE HAI SUCCESSO C’È CHI TI INVIDIA. MA A MIO FIGLIO INSEGNERÒ IL BENE Ha ben cinque figli ormai adulti e ora si sta rimettendo alla prova con una nuova vita. C’è solo una persona, infatti, che lo ferma e lo inchioda. Si chiama Michael. È il suo ultimo figlio. Dolce, con due occhi profondi, vivace, bellissimo, e chiaramente a cinque anni è già un fenomeno. Parla più lingue. Frequenta la scuola internazionale prima del tempo. Un piccolo-grande essere che lo chiama papà. Antonio davanti a suo figlio diviene totalmente devoto. Tutto il resto non conta più nulla. Papà è una parola magica. Non ci sono

che possiedo una macchina blindata con i affari, non ci sono imprenditori, ministri, buvetri scuri, ma mentre pensano che io esca siness. C’è la parola “papà” pronunciata con da una parte, io vado da un’altra. Perché i entusiasmo ed è un tuffo a cavalcioni sulla miei affari sono miei e li condivido con chi mi sua schiena, con un abbraccio infinito che interessa». Io ero rimasta alla salute al beferma l’uomo con le ali, improvvisamente si nessere a San Pellegrino, alle terme. Alla tua ripiegano per ridargli una forma da uomo passione per la cracking –art. Poi so delle tue normale, distinto, con gli occhi velati di comcoltivazioni a chilometro zero nell’alimenmozione, quando il bimbo scende dalla sua tazione. Ma quando ti vedo con il bambino “ala” e le prende la mano, dicendogli: «Papà vedo l’uomo. I valori più puri, il desiderio di mi porti al circo?» Così Antonio Percassi proteggerlo. Vedo l’a“uomo” gioca, costruisce città con i Lego, IL SUO ULTIMO FIGLIO HA CINQUE ANNI more. «Susanna tu ED È GIÀ UN FENOMENO. QUESTIONE hai sensibilità, sai chi mangia dolcetti e DI DNA. O FORSE DELLE ATTENZIONI leccornie, fotografan- E DELL’AMORE CHE RICEVE OGNI GIORNO sono. Ed hai capito che sono innamorato. do animali e ridendo Scrivi quello che tu puoi vedere e che ad altri di gusto. Michael ha il potere dell’amore, la non ho fatto vedere». forza più grande, capace di recuperare il temAntonio, posso chiamarti l’uomo con le ali po e la profondità di questo grande gigante che si ferma solo davanti a suo figlio? «Ti umano. rispondo in modo semplice: io a mio figlio Antonio, cosa vuoi che scriva di te?, gli chieinsegnerò il bene». do. «Hanno scritto di tutto. Quando hai sucCiao Antonio, ti auguro tutto il bene, perché cesso devi fare i conti con chi ti invidia, con lui possa avere un po’ del tuo dna, non spechi non riesce. Con i giornalisti che cercano gnere mai i tuoi occhi, continua a regalarli a qualsiasi cosa pur di scrivere, quel che non lui. È il tuo tempo migliore. possono vedere. Perché sanno benissimo

IMMOBILI, BRAND INTERNAZIONALI E UN PIZZICO DI SPORT

ATALANTA

Le attività di Percassi si concentrano principalmente in tre aree di business: Retail, suddivisa in Own Brands e Partnership Brands, Real Estate e Atalanta. Own Brands riguarda la gestione di brand propri (quali Kiko Milano, Womo e Bullfrog nella cosmetica, Vergelio nelle calzature e Da30Polenta, Caio e Casa Maioli nell’ambito della ristorazione e D-Mail), potendo contare su un know how d’eccellenza nello sviluppo di reti commerciali in location strategiche.

Antonio Percassi è il Presidente di Atalanta Bergamasca Calcio, la squadra di calcio più importante di Bergamo e Provincia dal 1907, anno della sua fondazione. Atalanta B.C. vanta il maggior numero di partecipazioni al massimo campionato italiano di calcio fra le squadre di città non capoluogo di Regione. Per questo motivo è considerata la “Regina delle provinciali”. Con sede principale a Bergamo, Percassi è operativa anche a Milano, Parigi, Londra, Berlino, Madrid, Lisbona, St. Moritz, Glattbrugg, Varsavia, Grand Canyon, New York, Shangai, Hong Kong, New Dehli, Istanbul, Mosca e Dubai, con oltre 9000 dipendenti.

GRUPPO PERCASSI RETAIL DEVELOPMENT L’area Partnership Brands riguarda lo sviluppo e la gestione delle reti commerciali di grandi marchi noti a livello internazionale, quali Starbucks, Wagamama, Lego, Victoria’s Secret, Gucci e Nike.

GRUPPO PERCASSI -REAL ESTATE

Nel settore Real Estate, Percassi si distingue per essere una realtà imprenditoriale in grado di promuovere, sviluppare e valorizzare al meglio grandi progetti immobiliari nel settore commerciale e direzionale, all’avanguardia per innovazione e alta qualità.

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GESTIRE L’IMPRESA ALTRO CHE BORA, IL PORTO DI TRIESTE HA IL VENTO IN POPPA E GUARDA ALLA CINA PER CRESCERE ANCORA

Lo scalo giuliano ha fatto registrare incrementi sia del traffico sia del tonnellaggio di merci trasportate. Affermandosi rapidamente come il primo porto in Italia e come undicesimo (ancora per poco) in Europa di Roberto d’Antonio

C

hengdu, capoluogo della provincia di giusto, quando l’economia gira ad est e la Sichuan, piattaforma ferroviaria della logistica e l’intermodalità lo eleggono a scalo Via della Seta, uno degli snodi chiave più appetibile nel nord del Mediterraneo. Ha per i traffici verso l’Europa. Ultima tappa i giusti fondali naturali, più di 18 metri, che dell’ennesimo viaggio in Cina del presidenpossono ospitare navi con pescaggi importe dell’Autorità di Sistema Portuale del Mare tanti. Ma soprattutto è una realtà che piace Adriatico Orientale Zeno D’Agostino. Allo agli investitori privati per la sua zona franca, studio la fattibilità di creare un collegamento un valore aggiunto fondamentale in particovia ferro per i traffici tra le due città distanti lare per i suoi possibili sviluppi, resi possibili in linea d’aria circa ottomila chilometri. Un dal decreto attuativo del Governo 368/2017 altro tassello dello sviluppo dell’area portuagrazie al quale l’Autorità può anche autorizle di Trieste, oggi, a tutti gli effetti, la provinzare attività di manipolazione e trasformacia più occidentale della Cina. zione industriale delle merci e può interveniI numeri parlano chiaro: primo porto in Italia re nella riorganizzare della stessa Free-zone. ed undicesimo in Europa (ancora per poco) Sono in cantiere forti investimenti, per comper tonnellaggio, primo porto nazionale per plessivi un miliardo di euro, con uno sviluptraffico ferroviario, primo porto petrolifero po che in base al Piano Regolatore nell’arco nel Mediterraneo. di dieci anni dovrebIN CANTIERE INVESTIMENTI DA OLTRE L’anno scorso ha vibe vedere quasi il sto crescere i suoi UN MILIARDO PER PORTARE IN DIECI ANNI raddoppio delle aree, AL RADDOPPIO DELLE AREE. IN FUTURO traffici del 4,58% tanto a mare che a SI PUNTA A SBARCARE IN EUROPA giungendo a circa terra. Sul tavolo an62 milioni di tonnellate complessive. Segni che 21 progetti europei, tra cui il TriesteRailpositivi, spesso a doppia cifra, in quasi tutti i Port, presentato a fine aprile dall’AdSP MAO comparti: +26,6% nel traffico container per e finanziato a fine settembre dall’UE nell’am616.156 Teu, 8.681 treni con un incremento bito del Programma CEF – Connecting Eurorispetto al 2016 del 13,76%, merci varie per pe Facility. “TriesteRailPort” prevede il po16.565.255 tonnellate (+14,11%), 314.705 tenziamento delle infrastrutture ferroviarie mezzi su gomma movimentati (+3,99%), olportuali di Campo Marzio, grazie al quale tre 43milioni di tonnellate di rinfuse liquide sarà possibile operare in contemporanea (+2,33%). treni da 750 metri provenienti dai diversi Dati che nel primo semestre del 2018 contiterminal, aumentando considerevolmente nuano a correre, con incrementi nel traffico la competitività dello scalo. Il budget totale globale che sfiorano il 5%, spinto in particodel progetto, che terminerà entro il 2023, è lar modo dal traffico ferroviario che segna un di 32,7 milioni di euro, di cui il 20% di finan+ 17,98%, con l’obiettivo dichiarato di supeziamento a fondo perduto e l’80% tramite rare per fine anno i diecimila convogli. un finanziamento con tassi agevolati per il Trieste tira. E’ il porto giusto nel momento quale le trattative con la Banca Europea de-

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Per un porto che funzioni serve un manager dalla terraferma Zeno D’Agostino è presidente di Assoporti e del Porto di Trieste. Il ruolo della Cina in Europa, lo spauracchio Grecia e le dogane sono i temi caldi per il manager

P

oco più di un anno fa fu eletto presidente di Assoporti per acclamazione. Fu un riconoscimento esplicito a

quanto stava facendo dal 2015 a Trieste, prima come commissario e poi come presidente dell’Autorità di Sistema Portuale dell’Adriatico Orientale. Zeno D’Agostino, 50 anni, è un viaggiatore incallito. Molta Europa e tanta, tantissima Cina. L’ultima volta insieme al vicepremier Luigi Di Maio ed al sottosegretario allo sviluppo economico Michele Geraci.


gli Investimenti sono in fase avanzata. Per l’adeguamento prestazionale della linea di cintura di Campo Marzio e Servola sono poi già disponibili altri 83milioni di euro da parte di Rfi. La strategia di sviluppo dello scalo giuliano punta dritto sui servizi a terra, con la creazione di un sistema complesso dove la logistica e l’intermodalità rendono la componente “porto” solo uno dei tanti elementi su cui investire. In pratica il futuro è disegnato sull’intera piattaforma logistica che si è sviluppata, che continua a crescere e che comprende gli scali di Trieste e Monfalcone fino ai 4 interporti del Friuli Venezia Giulia, Cervignano, Gorizia, Fernetti e Pordenone. Un’area vasta, dove si può operare e fare attività industriali e di trasformazione anche

in regime extradoganale. Ovvio quindi che l’interesse dei privati e di capitali esteri, visti i numeri crescenti, sia sempre più forte. Nei prossimi mesi dovrebbero essere ufficializzati 350 milioni di investimenti provenienti dalla Cina. L’Autorità portuale è pronta a rilasciare concessioni, anche se la persistente mancanza di una relativa regolamentazione in Italia rende il tutto molto più complicato. In pratica non esistono riferimenti normativi e diventa fondamentale in tal senso un intervento del legislatore per offrire le giuste garanzie al Mercato.Compromettere per ragioni burocratiche lo sviluppo di uno dei principali hub europei dell’economia manifatturiera ed industriale sarebbe un errore imperdonabile.

Una sorpresa Geraci. Avere al proprio fian-

gna essere imprenditori. La competitività si

sia quello che ci ha visto investire sul siste-

co un politico italiano che parla in maniera

gioca su questo fronte.

ma degli interporti: abbiamo fatto un au-

fluida il cinese, quando in molti non cono-

Cosa ha Trieste più del Pireo per attirare i

mento di capitale su quello di Fernetti prima

scono neanche l’inglese, dà forza e fiducia.

traffici cinesi?

e di Cervignano poi, ed adesso abbiamo an-

Sembra un miracolo, come quello che i suoi

C’è una legge che è difficile da scardinare:

che comprato un’area di 300mila metri qua-

fan dicono lei stia facendo a Trieste…

la merce, finché sta sul mare, ha costi limi-

dri, già raccordata con la linea ferroviaria. Il

Sono di Verona, quindi non sono un uomo di

tati, poi appena scende a terra incomincia a

vero tema, lo ripeto, è essere imprenditori.

mare ma di terra. Forse questo mi ha aiu-

scottare. Quindi si cerca di andare via mare

tato a capire che oggi chi opera nel settore

il più vicino possibile ai luoghi di destinazio-

marittimo fa bene a guardare le aree inter-

ne. Noi rispetto ad Atene siamo più vicino ai

ne ai porti piuttosto che agli scali in senso

mercati nord ed est europei. E poi abbiamo

ristretto. Il miracolo Trieste, anche se mi

infrastrutture di collegamento internazio-

piacerebbe sentir parlare di modello Trie-

nali che loro non hanno. Due anni fa aveva-

ste, è nel ferroviario, cresciuto di circa il

mo due coppie di treni che ogni settimana

50% nell’ultimo triennio, nell’intermodalità e

ci collegavano con Budapest. Oggi abbiamo

nelle piattaforme logistiche.

due coppie di treni al giorno. Loro stanno

La Cina si avvicina, arrivano gli investimen-

ancora molto indietro su questo fronte.

ti. Vuole fare concorrenza al Pireo?

Poi c’è il porto franco…

Loro sono stati colonizzati, io non voglio che

Sì, la free-zone ci dà un valore aggiunto so-

questo accada anche a Trieste. Lì la sola Co-

stanziale per la possibilità di creare attività

sco possiede e gestisce due terzi delle aree

industriali in regime extradoganale. Tutto

portuali. Sia ben inteso, ben vengano i loro

ciò oggi risulta fondamentale, al con-

capitali. Ma noi dobbiamo essere bravi a

trario di ciò che si può immaginare,

vendere servizi, a costi concorrenziali. Pos-

specialmente per l’export più che

siamo anche creare tutte le infrastrutture

per l’import. Ritengo comunque

che vogliamo, ma se non riusciamo ad esse-

che il lavoro importante che ab-

re efficienti, rimangono scatole vuote. Biso-

biamo fatto negli ultimi tre anni

Credits ©Giuliano Koren

Credits ©fabriziogiraldi

& ISTITUZIONI

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FINANZIARE L’IMPRESA Macchè stretta creditizia: gli strumenti anticrisi ci sono e funzionano. Dai prestiti attraverso piattaforme di lending ai fondi Ue, dall’annullamento del debito con l’Erario alla diversificazione. E il localismo bancario sosterrà le pmi.

FINANZA ALTERNATIVA: IL CREDITO ALLE PMI SARÀ PANEUROPEO Lendix diventa October. Dietro al rebranding, il piano di espansione e l’offerta di nuovi servizi. Ma anche lo studio di nuove regole per la Ue di Marina Marinetti

L

endix da novembre diventa October. Sarà che i francesi proprio non riescono a fare a meno di giocare con le parole, sarà anche che la desinenza fa troppo Francia (ricordate Asterix?) e la radice fa fin troppo “prestito”. Connotazioni entrambe, che la piattaforma intende superare. Cambia il nome, quindi, e amplia il business. Per il brand di peer-to-peer lending numero uno in Europa si apre una nuova era: «Il nuovo brand deriva dal nuovo approccio verso i nostri clienti», spiega Sergio Zocchi, ceo di Lendix Italia (che d’ora in poi chiameremo October): «Non centriamo più la nostra proposta su un solo prodotto, il finanziamento, ma offriamo una serie di soluzioni per coprire le esigenze dei nostri clienti, le piccole e medie imprese, in tutte le fasi di vita della loro crescita».

Perché October? È facile da ricordare ed è declinabile in tutte le lingue. October non è più un’operatore francese, ma paneuropeo. Il nuovo brand supera la confusione che la radice “lend” può generare: ci differenzia dai tanti operatori nello stesso spazio. Poi ottobre è il mese in cui venne lanciata Lendix, nel lontano 2014, ed è l’ultimo mese in cui la nostra proposta si limita al prestito. Cos’altro offrite ora? Vogliamo essere il riferimento per le aziende piccole e medie grazie a una serie di soluzioni per tutte le esigenze nei loro piani di crescita straordinaria, così come negli investimenti ordinari. A breve saremo presenti su tutti i nostri mercati con il noleggio operativo di soluzioni e attrezzature, sia in partnership con terzi che direttamente.

SERGIO ZOCCHI, CEO DI OCTOBER ITALIA

Altri servizi nell’interno 54

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DISTRETTI

BANCHE/1

TREVIGLIO INSEGNA A FARE SISTEMA

IL LOCALISMO COME VALORE AGGIUNTO

58

64

FONDI UE

BANCHE/2

LA LEZIONE DELLA REGIONE PUGLIA

NON TOCCATE LE BCC: CI TOGLIERANNO DALLA CRISI

60

66

FISCO

WEALTH MANAGEMENT

DA OGGI IL DIFENSORE PATRIMONIALE VI SALVERÀ

ERSEL SI ALLEA CON ALBERTINI PER TRIONFARE NEL PRIVATE

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FINANZIARE L’IMPRESA

A fianco, il logo dell’ex Lendix, che ora si chiama October

A proposito di mercati: Francia, Italia, Spaattraverso il p2p lending è transitato quasi gna e poi? un miliardo di sterline. Per la prima volta i L’espansione internazionale è un’altra chiave flussi netti verso le piccole e medie imprese della trasformazione. Dalla fine di ottobre erogati dalle piattaforme alternative sono siamo operativi anche sul mercato olandese. E stati superiori ai flussi erogati dalle banche. pianifichiamo l’avvio dell’attività in Germania L’Italia, però, non è il Regno Unito. nel corso del 2019. In Europa continentale Noi puntiamo a servire il mercato dell’intera abbiamo enormi opportunità di mercato. Unione europea: ci sono molti Paesi, ciascuno In che senso? dei quali ha un potenziale simile a quello del Osserviamo una progressiva riduzione delRegno Unito da solo, che oggi non vedono la disponibilità di risorse finanziarie per le operatori realmente capaci di operare a livello piccole e medie imprese europee. Oggi il crossboarder per via della complessità della credito è disponibile, ma confluisce tipicaregolamentazione, fiscale e normativa, che è mente su aziende di molto frammentata. grandi dimensioni. Ma puntate a farlo. SOLO NELLA PRIMA METÀ DEL 2018 GLI OPERATORI DI ALTERNATIVE Ma il mercato dei Anzi, lo fate già. finanziamenti alter- FINANCING EUROPEI HANNO EROGATO Fin dall’inizio abALLE PMI GIÀ 2,2 MILIARDI DI EURO nativi è ancora imbiamo capito che maturo. un singolo mercato non era sufficiente per Come Lendix abbiamo già erogato finanobiettivi ambiziosi di crescita. L’obiettivo è ziamenti per 250 milioni di euro su più di confermare October come operatore di ri500 progetti. In Italia siamo in pole position, ferimento per il finanziamento alle imprese considerando anche che siamo operativi nell’Europa continentale. solo da giugno 2017: parliamo di 30 milioni Come? su 50 progetti. A livello europeo l’AssociaLavorando per uniformare il quadro normazione italiana del private equity, venture cativo. La frammentazione normativa ostacola pital e private debt (Aifi) relativamente alla l’operatività al di là del singolo paese e di prima metà del 2018 parla di 2,2 miliardi fatto impedisce l’espansione internazioerogati alle piccole e medie imprese dagli nale. Ma c’è un importante lavoro portato operatori di alternative financing. Per quanavanti dalla Commisione europea per defito riguarda i mercati più maturi, nel Regno nire un framework operativo comune per le Unito soltanto nel secondo trimestre 2018 piattaforme di crowfunding. C’è una serie di

I NUMERI DI LENDIX/OCTOBER

100.000 Progetti ricevuti e analizzati 500 Progetti accettati e finanziati* 230 MILIONI DI EURO Totale importo investito 80 MILIONI DI EURO Rimborsi agli investitori 13 MILIONI DI EURO Interessi rimborsati agli investitori * il 100% dei progetti pubblicati viene finanziato, grazie alla Garanzia Lendix/October

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INDICATORI

2015-18

IL NUOVO BRAND

DI PERFORMANCE

5,15% RENDIMENTO

TASSO INTERNO (AL NETTO DEL RISCHIO)

5,99% INTERNO

TASSO RENDIMENTO MASSIMO POSSIBILE

0,84% RISCHIO ANNUALE

COSTO RILEVATO argomenti in discussione relativi al regime di autorizzazione per le piattaforme che vorranno operare a livello internazionale. Ovviamente saranno soggette a restrizioni operative: il tema principale è la necessità di elevare gli importi erogati attraverso le piattaforme, che ora nei vari Paesi va da 1 a 5 milioni di euro. La proposta è di portare il tetto a 8 milioni di euro. Altre novità riguarderanno la gestione dei conflitti di interesse, l’adeguatezza degli investitori, specie privati, la tutela degli investitori, offrendo da una parte adeguati presidi e nello stesso tempo aumentando le soglie di ammissibilità delle aziende, per finanziare progetti importanti. Anche questa è una notizia. Partecipiamo in maniera attiva ai tavoli di


DA 30MILA A 5 MILIONI DI EURO IN POCHI CLICK

discussione e siamo coinvolti nella definizione del nuovo quadro regolamentare europeo, che ci aspettiamo entri in vigore nel corso del 2019. Sarà un cosiddetto “ventinovesimo regime” di autorizzazione che permetterà di operare a livello transnazionale. In alternativa si darà luogo all’armonizzazione degli attuali regimi nazionali. Gli operatori avranno la possibilità di scegliere se essere autorizzati secondo il regime nazionale oppure secondo il nuovo regime europeo, probabilmente supervisionato dall’European Securities and Markets Authority (Esma). Già, per tutelare gli investitori. Sia gli istituzionali che i risparmiatori vedono nel lending un’asset class interessante, NUOVE REGOLE PER ARMONIZZARE LE NORMATIVE IN TUTTI I PAESI UE: SI PUNTA A UN REGIME TRASNAZIONALE PANEUROPEO VIGILATO DALL’ESMA

che associa a un rischio basso rendimenti interessanti, con un impatto sull’economia reale e un’elevata decorrelazione da altri mercati: ovviamente i finanziamenti a società non quotate non risentono dell’eventuale volatilità delle borse. I prestatori privati investono dai venti ai duemila euro per singolo progetto. Difficile fare grandi volumi. E infatti abbiamo capito subito che la chiave per una crescita importante in termini di volume è legata alla diversificazione delle fonti di approvigionamento, coinvolgendo anche gli investitori istituzionali. E noi abbiamo avuto la fortuna e la capacità di coinvolgerli fin dall’inizio: i nostri partner storici sono Partech, CNP Assurances, Decaux Frères Investissements, Matmut. E a giugno se ne sono aggiunti altri. Abbiamo raccolto 32 milioni in equity per sostenere i costi di sviluppo della nostra attività per i prossimi anni. Oltre a tutti i no-

Veloce, semplice, trasparente. La selezione dei progetti da finanziare viene fatta da un comitato interno, che attribuisce un rating, il cui merito varia fra A+ e C ed è la sintesi di tre diversi indicatori: profitability, financials, management. Non appena il progetto viene valutato positivamente da October (già Lendix), bastano pochi click per ricevere entro 48 ore un’offerta di prestito da 3 a 84 mesi a un tasso lordo compreso

tra il 3 e il 9,90%, da 30mila a 5 milioni di euro, per finanziare al 100%, grazie all’ampia rete di investitori privati e istituzionali, la ristrutturazione, il rinnovo delle attrezzature, l’acquisto di beni o di attività. Entro una settimana i fondi sono accreditati sul conto bancario dell’impresa, senza che questa debba prestare alcuna garanzia personale né stipulare una polizza assicurativa. Sul market-place di

stri investitori e soci, che hanno contribuito all’aumento di capitale, hanno partecipato nuovi investitori internazionali, tra cui Idinvest Partners, Allianz France e CIR, la holding quotata della famiglia De Benedetti. Anche lei partecipa agli investimenti?

DISTRIBUZIONE DEGLI INVESTITORI

13,17% 19,03%

34,54%

33,24%

34,54% ISTITUZIONI 33,24% FAMILY OFFICES 19,03% PRIVATI 13,17% INVESTITORI PROFESSIONALI

October sono ammesse tutte le società con sede legale in Italia che svolgono attività commerciali, purché attive da almeno un triennio e con un bilancio di esercizio dell’ultimo anno disponibile (non anteriore a 17 mesi), un fatturato non inferiore ai 250mila euro, in utile e senza procedure concorsuali in corso. Il plus dell’offerta? La visibilità del progetto, che viene sottoposto sia a investitori privati che istituzionali.

Certo. Sono presente nell’azionariato e coinvesto. C’è un pieno allineamento di interesse. A October permettiamo ai prestatori privati di investire alle stesse condizioni e nelle stesse operazioni insieme agli investitori istituzionali. E in tutte le operazioni anche il managment di October investe risorse proprie in maniera importante. Ma senza il paracadute di un fondo di protezione in caso di insolvenza.
 Però abbiamo un commitment iniziale del 51% più la copertura della quota eventualmente non sottoscritta. È la caratteristica fondamentale del nostro modello, che ci permette di crescere, sia tra gli investitori privati che tra gli istituzionali, e di espanderci a livelli internazionali con un’offerta sempre più ampia. Quanto conta in tutto questo la tecnologia? È l’elemento chiave della nostra offerta: rende possibile offrire alle imprese una risposta certa e una proposta nel giro di 48 ore. Supporta la fase di valutazione e permette ai nostri team di analisti di avere accesso alle fonti dati in tempo reale, di interpretarli e di elaborare informazioni in maniera efficente. Ma allo stesso tempo l’esperienza dei nostri collaboratori “in carne e ossa” è fondamentale. Per questo in ogni paese October ha una propria squadra dedicata.

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FINANZIARE L’IMPRESA

Diversificare per competere: la lezione di Treviglio Le imprese del distretto a confronto nel dibattito “Road to 2020” : ecco le soluzioni per il business del futuro di Sergio Luciano e Marco Scotti

C’

LA SALA DELL’AUDITORIUM DELLA BCC CASSA RURALE DI TREVIGLIO

è chi “si costerna, s’indigna, s’ime il fallimento, quello no, non è contemplato. pegna, poi getta la spugna con gran Ma, vessato da anni di crisi economica e fidignità” per dirla à la De André. E nanziaria, perfino un distretto robusto come poi c’è chi ci prova, si lancia in avventure che quello di Treviglio ha bisogno di fermarsi un sembrerebbero da pazzi e che, per questo, attimo e guardarsi intorno per trovare soluquando ottiene successo (perché alla fine zioni. E si sa che parlare non basta, ma certo lo ottiene) si merita aiuta. Per questo, EcoAMBIZIONE, DESIDERIO DI EMERGERE un doppio applauso: nomy ha aderito con E DI VINCERE LE PROPRIE SFIDE. COSÌ per il coraggio e per LE PICCOLE REALTÀ HANNO SUPERATO entusiasmo all’opil risultato. Epitome portunità nata in LA FASE DI CRISI ECONOMICA dello slancio imprenpartnership con Bcc ditoriale, del desiderio di mettersi costanteCassa Rurale di Treviglio e di Confindustria mente alla prova, della tensione verso il miBergamo per organizzare il dibattito “Road glioramento della collettività è il distretto di to 2020” che si è svolto nella sede della stessa Treviglio, uno dei più dinamici e più in forze Bcc a Treviglio. dell’intera Lombardia. Una zona in cui fare La sala affrescata dell’Auditorium ha visto impresa diventa quasi una missione religiosa alternarsi sul palco 15 protagonisti, eccel-

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lenze nei diversi settori di appartenenza. E che hanno in comune l’ambizione, il desiderio di emergere e di vincere le proprie sfide, magari andando a concentrarsi su argomenti che sembrano quasi tabù. Come definire, altrimenti, uno come Enrico Fagioli – capo della divisione Pmi di Illimity Bank, la neonata banca di Corrado Passera che punta ad arrivare a sette miliardi di attivi entro il 2023 – che decide di lanciarsi nell’avventura di un nuovo istituto di credito proprio in un momento in cui sembra che le tensioni sul nostro debito pubblico possano far tornare qualche sofferenza. Viene voglia di chiedere a Fagioli “ma chi ve l’ha fatto fare”. E lui vi risponde, con aplomb, che una banca di nuova concezione come quella inventata dall’ex

Da sinistra: Aniello Aliberti,(vicepresidente Confindustria Bergamo), Giovanni Grazioli (presidente Bcc Treviglio), Francesco Bettoni (presidente Brebemi), Andrea Bianchi (direttore generale Confidi Systema), Roberto Corciulo (presidente di IC and Partners), Enrico Fagioli (Illimity Bank)


E ANCHE LE FATTURE DIVENTANO LIQUIDE

numero uno di Intesa, era in realtà proprio quello che serviva in questo momento storico disruptive, quando le certezze in ambito economico sono un po’ diminuite, tra le spinte turbocapitaliste (come direbbe Fusaro) e la vocazione sovranista che sempre più governi sembrano voler sposare. Ancora: quando un “padre nobile” del credito in Italia come Corrado Sforza Fogliani, ottant’anni appena compiuti, continua a protestare contro una riforma delle banche popolari che proprio non riesce a digerire, gli si può forse imputare qualcosa? Un colpo di spugna pasticciato per farci belli con un’Europa che palesemente si ostina a trattarci come se fossimo figli di un dio minore. «La crisi – ha detto Sforza Fogliani durante il suo intervento – persiste, nonostante qualche segnale di ripresa, soprattutto nelle zone senza banche locali. Perché la funzione degli istituti di credito radicati sul territorio è quella di fare concorrenza anche alle banche tradizionali. Una competizione, assolutamente leale, che si traduce in tassi più favorevoli per le imprese e le famiglie. Le banche, inutile nasconderlo, continuano a essere in crisi a causa di un mercato immobiliare che è stato la causa primigenia della crisi e che non sembra essere pronto a sistemarsi. Negli ultimi anni

Essere i primi è un vantaggio competitivo che va coltivato. Anche nel crowdfunding. Così Matteo Tarroni e soci (ovvero Ettore Decio, Luca Spampinato e Fabio Bolognini), dopo aver importato in Italia, cinque anni fa, l’invoice trading, cioè la cessione di fatture commerciali attraverso il portale Workinvoice, per mantenersi ben saldi sul primo gradino del podio, si sono alleati con Cribis, uno dei leader nelle informazioni creditizie e di business information, la cui controllante Crif ha acquisito il 10% di Workinvoice. Dall’alleanza con l’ormai ex startup fintech è nato Cribis Cash, l’unico servizio di business information e gestione del credito che include anche l’incasso anticipato delle fatture per finanziare il circolante in 48 ore, senza dover attendere la scadenza. «La partnership» spiega il fondatore e Ceo di Workinvoice, «si basa su tre pilastri: le centinaia di migliaia di dati relativi a

incassi e pagamenti delle aziende che Cribis ha raccolto negli anni, i suoi 250 agenti sul territorio che fino a ieri vendevano solo report di credito e da oggi offrono a Workinvoice una rete sul territorio che nessuna fintech ha, rendendo distribuibile il prodotto. E, infine, il rischio: le partnership funzionano solo quando entrambe le parti rischiano qualcosa». In realtà l’unica a rischiare qualcosa è Cribis, che è entrata nel capitale di Workinvoice «ma solo per investimenti di crescita, specifica Tarroni, «dopo poco più di due anni di effettiva attività siamo andati a break even, dimostrando che un prodotto di questo tipo è finanziariamente sostenibile». Workinvoice “rischia” solo di aumentare la sua quota di intermediato, che attualmente si attesta sui 10 milioni di euro al mese. Ma come funziona Cribis Cash? In sostanza, dopo aver valutato il cliente in base al report Cribis, si accede alla piattaforma

Workinvoice e si mette all’asta la fattura emessa (che dev’essere superiore ai 5mila euro e non verso una Pubblica amministrazione), per ricevere nel giro di 48 ore il 90% dell’importo (al netto del fee dovuto a Workinvoice, dallo 04°% allo 0,90%) finanziando il proprio circolante e l’attività ordinaria. Il restante 10%, al netto della remunerazione per l’investitore che è stata negoziata in asta, si riceverà al saldo della fattura, che mediamente in Italia, avviene a 82 giorni, con punte oltre i 100 ad esempio nell’edilizia e nella sanità, quando va bene. Tempi biblici, guardando alle medie degli altri Paesi. Il che, se vogliamo dirla tutta, ha fatto la fortuna di Tarroni (e compagni).

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FINANZIARE L’IMPRESA

Da sinistra: Olivo Foglieni (presidente Gruppo Fecs, Andrea Guillermaz (partner Piteco), Corrado Sforza Fogliani (presidente Assopopolari)

il valore degli attivi immobiliari è sceso di 22mila miliardi di euro, il che è ovvio, se si pensa che in Europa si preferisce andare a toccare gli Npl invece dei derivati». A Trevigio i tassi di crescita hanno aiutato le imprese a ritrovare il credito, per fortuna, come ha attestato Andrea Bianchi, direttore generale di Confidi Systema: «Per le impreturato e in una migliorata stabilità economise bergamasche la sottoscrizione di diversi ca. Senza dimenticare chi fa questo mestiere minibond è stata un’esperienza in più nella nelle istituzioni, come l’Ice, che ha lasciato direzione della diversficazione delle fonti di un unico ufficio in Italia, a Milano, da cui si finanziamento». coordina l’attività delle imprese che hanno La lezione che arriva da Treviglio è che le bisogno di lanciare un occhio oltre confine. imprese che vincono e che convincono sono O come la Regione Lombardia, che replicherà quelle capaci di guardare all’estero con fidul’anno venturo il programma di missioni cia, ma non con fideistica abnegazione; sono all’estero che nella passata legislatura ha quelle capaci di comprendere il ruolo delle schiuso nuovi mercati a circa 200 piccole e nuove tecnologie senza farne un mantra fine medie imprese lombarde. a se stesso. Sono, infine, quelle aziende che Se internazionalizzarsi implica complessità conoscono lo scenario competitivo e riescoorganizzata di livello avanzato, sono ormai no a muoversi al suo interno senza snaturare reperibili sul mercato risorse tecnologiche completamente le proprie peculiarità. a buon prezzo fino a ieri impensabili: come Proprio l’internazionalizzazione è uno dei quelle rappresentate da Andrea Guillermaz, temi più importanti uno dei soci fondatoI VENTI DI UNA NUOVA CRISI SONO che si stanno dibatri di Piteco, software SEGNALI CHE DOVREBBERO CONVINCERE tendo in questo mohouse quotata in BorLE IMPRESE ITALIANE A DIVERSIFICARE mento. Le sanzioni sa che è leader inconIL BUSINESS NEGLI ALTRI PAESI alla Russia, che hanno trastata di mercato ridotto drasticamente uno dei più importanper i sistemi gestionali di tesoreria multivati mercati per le imprese italiane; la guerra luta, che rappresentano un prodotto chiave dei dazi tra Trump e la Cina che rischia di far per chiunque esporti. franare un equilibrio già di per sé precario; i Infine, la terza gamba su cui si poggia il rilanventi di una possibile nuova crisi sono tutti cio delle imprese, specialmente in un territosegnali che dovrebbero convincere le imprerio dinamico come quello di Treviglio, è l’ese italiane che meglio si riesce a diversificare conomia circolare. Che significa trasporti più il proprio business negli altri paesi mondiali sostenibili, riciclo delle materie più inquie più si può reggere l’impatto delle avversità. nanti e diminuzione dell’impatto ambientale. È quello che da tempo spiega Roberto CorciuCampione d’Italia dell’economia circolare è lo con la sua Ic&Partners, che accompagna le il gruppo Fecs, testimoniato a Treviglio dal imprese in un cammino di internazionalizzafondatore Olivo Foglieni: fondato nel 1999 zione che si traduce in un incremento del fatcon l’intento di creare una realtà completa-

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mente focalizzata nel recupero e trattamento del metallo alluminio, simbolo di circolarità grazie alla caratteristica di essere riciclabile all’infinito senza perdere le proprie caratteristiche essenziali. Un altro esempio concreto è quello che proviene dalla Brebemi, l’autostrada di nuova concezione che nei mesi scorsi ha annunciato la realizzazione di tratti interamente elettrificati per garantire la circolazione di camion elettrici con alimentazione a trolley che abbiano un occhio di riguardo anche per l’ambiente: un successo attestato dal presidente, e promotore del progetto, Francesco Bettoni. Si tratta di mobilità sostenibile, un tema fondamentale per riuscire a mantenere il giusto equilibrio tra business e sopravvivenza del pianeta. Un tema particolarmente caro anche al professor Franco Ferrario del Politecnico di Milano, che ha ribadito una volta di più come l’incremento progressivo della temperatura globale si traduce in un aumento dei migranti. Il global warming, senza adeguate contromisure, oltre a scatenare conseguenze di natura metereologica gravissime, potrebbe portare a un miliardo di profughi entro il 2.100. Forse il pianeta è ancora in tempo a scongiurare il peggio, ma le cose da fare sono drammaticamente urgenti. Possono essere anche unbusiness? Lo sono, per definizione: perché la sostenibilità ambientale è oggi forse l’unico settore dell’attività economica che attira risorse pubbliche in una logica keynesiana, senza se e senza ma.


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* Fonte: IPE “Top 400 Asset Managers” pubblicato nel giugno 2018, dati di AUM al 31 dicembre 2017. Messaggio pubblicitario. Il presente documento è stato predisposto da Amundi Asset Management (SAS), società con capitale di 1.086.262.605 € - Società di gestione del portafoglio approvata dell’AMF N° GP 04000036 - Sede legale: 90, boulevard Pasteur - 75015 Parigi - Francia 437 574 452 RCS Parigi. Le informazioni contenute nel presente documento sono ritenute accurate alla data della sua redazione. Le informazioni fornite non costituiscono un prospetto o documento d’offerta né possono essere intese come consulenza, raccomandazione o sollecitazione all’investimento. Il presente documento ha scopo puramente informativo e non rappresenta un’offerta a comprare né una sollecitazione a vendere. Prima di qualunque investimento, prendere attenta visione della documentazione relativa allo strumento finanziario oggetto dell’operazione, la cui sussistenza è disposta dalla applicabile normativa di legge e regolamentare tempo per tempo vigente. Esso non è rivolto ad alcuna “U.S. Person”, come definita nel Securities Act of 1933. Ottobre 2018. |


FINANZIARE L’IMPRESA

LA PUGLIA INSEGNA A SPENDERE I FONDI EUROPEI La Regione presieduta da Michele Emiliano ha già impegnato due terzi del budget di circa 3,6 miliardi, al di sopra non solo della media italiana ma anche di quella europea. Ecco quali sono i principali bandi

M

entre i tecnici della Commissione Europea lavorano per confermare la centralità della politica di coesione, che nel bilancio UE 2021-2018 peserà per oltre un terzo delle risorse totali, in Italia è in atto una corsa contro il tempo per evitare che la regola del disimpegno automatico faccia perdere risorse a programmi regionali e ministeriali. Non sembra avere problemi di disimpegno, tuttavia, la Regione Puglia, che ha già impegnato due terzi del budget di circa 3,6 miliardi collocandosi non solo al di sopra della media italiana, ma anche di quella europea. Come chiarito dalla Commissaria UE alla Politica di Coesione, Corina Cretu, nella sua recente visita a Bari, la Regione Puglia si è confermata anche nella programmazione finanziaria 2014-2020 un esempio virtuoso per il Mezzogiorno e sin dall’avvio dell’attuale programmazione finanziaria ha garantito una produzione senza eguali di bandi agevolativi, rivolti ad una

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LA COMMISSARIA ALLA POLITICA DI COESIONE CORINA CRETU E IL PRESIDENTE DELLA REGIONE PUGLIA MICHELE EMILIANO

- disoccupati che non abbiano avuto rapporti di lavoro subordinato negli ultimi 3 mesi; - persone in procinto di perdere un posto di lavoro; - lavoratori precari con partita IVA (con meno Bando N.I.D.I. →Il bando di 30.000 € di fatturato e massimo 2 commit"N.I.D.I. - Nuove Iniziative tenti). d'Impresa” è la misura agevoLa misura è rivolta a finanziare iniziative nei lativa della Regione Puglia che settori dell’industria, dei servizi e del commersostiene persone in condizione cio elettronico, ammettendo alle agevolazioni di svantaggio nella fase di cole seguenti tipologie di spesa: stituzione o avvio di una nuova - opere murarie ed assimilate; impresa. Con una dotazione finanziaria di 54 - impianti e macchinari; milioni, si rivolge a soggetti che intendono av- programmi informatici; viare una nuova impresa o l’abbiamo costitu- spese d’esercizio. ita, senza attivarla, da IL BANDO NIDI, CON 54 MILIONI DI EURO, Le nuove imprese meno di 6 mesi. SOSTIENE NELL'AVVIO DELL'IMPRESA potranno avviare proAl fine di essere amCHI SI TROVA IN CONDIZIONE getti di investimenmesse alle agevolazioDI SVANTAGGIO ECONOMICO to di massimo euro ni, le imprese dovran150.000 (250.000 in caso di passaggio geneno essere partecipate per almeno la metà, sia razionale, salvaguardia occupazionale o imdel capitale sia del numero di soci, da soggetti prese confiscate alla mafia), ottenendo finanappartenenti ad una delle seguenti categorie: ziamenti compresi tra l’80% ed il 100% della - giovani con età tra 18 anni e 35 anni; spesa ammissibile, per metà con contributi a - donne di età superiore a 18 anni; fondo perduto e per metà con finanziamento agevolato NELLA FOTO L’AUTORE PIA - Programmi Integrati di Agevolazioni GIUSEPPE CAPRIUOLO, PARTNER DELL’UFFICIO → Il regolamento regionale della Puglia per DI ROMA DI RSM ITALY gli aiuti in esenzione n. 17 del 30 settembre 2014 ha introdotto il Programma Integrato di Agevolazioni (PIA) destinato alle PMI ed alle Grandi imprese operanti nel settore manifatturiero e nel turismo. L’iniziativa, che agevola platea ampia e differenziata di soggetti beneficiari, e di fatto senza scadenza. Ecco i principali bandi.


nuove iniziative di investimento con contributi a fondo perduto e finanziamenti agevolati, viene attuata da Puglia Sviluppo S.p.A. in qualità di soggetto intermediario.

Nuove iniziative d’impresa in Puglia - Esempi di agevolazioni concedibili INVESTIMENTI AMMISSIBILI

% agevolazioni

Contributo fondo perduto

Prestito rimborsabile

e 20.000

100%

e 10.000

e 10.000

e 50.000

100%

e 25.000

e 25.000

PIA Piccole Imprese e 80.000 90% e 36.000 e 36.000 Il PIA Piccole imprese si rivolge alle iniziative di investimento promosse nel territorio dele 100.000 90% e 45.000 e 45.000 la Regione Puglia da piccole imprese che alla e 120.000 80% e 48.000 e 48.000 data di presentazione della domanda: e 150.000 80% e 60.000 e 60.000 - abbiano già approvato almeno tre bilanci; FONTE: BOLLETTINO UFFICIALE DELLA REGIONE PUGLIA - N. 147 DEL 28-12-2017 - abbiano conseguito nei tre esercizi precedenti un fatturato medio di almeno1,5 milioni; attivi materiali; - abbiano registrato, nei 12 mesi antecedenti programmi di investimento promossi da PMI - Opere murarie ed assimilate; la presentazione della domanda, un numero di operanti nel territorio della Regione Puglia. - Impianti e macchinari; ULA almeno pari a 10. Ammessi alle agevolazioni sono, in particolare: - Brevetti, licenze, know-how. Sono altresì ammesse alle agevolazioni le im- le imprese di media dimensione che alla pre- Programmi informatici; prese di piccola dimensione non attive, consentazione della domanda abbiano approvato - Servizi. trollate da una piccola impresa che abbia: almeno due bilanci; Le istanze di accesso devono riguardare pro- approvato almeno tre bilanci alla presenta- le imprese di media dimensione non attive getti integrati di importo delle spese e dei costi zione della domanda; controllate da una meammissibili compresi tra 1 e 40 milioni, agevo- conseguito nei tre I PROGRAMMI INTEGRATI DI AGEVOLAZIONI dia impresa che abbia SONO NATI PER SOSTENERE PMI labili con contributi a fondo perduto variabili esercizi precedenti un approvato almeno due E GRANDI IMPRESE PUGLIESI IN CAMPO tra il 20% e l’80%, fino ad un max di 10 milioni fatturato medio di albilanci alla presentaMANIFATTURIERO E DEL TURISMO per le medie e 5 per le piccole. meno 1,5 milioni; zione della domanda; - registrato, nei 12 mesi antecedenti la presen- le altre Pmi, in regime di contabilità ordinaPIA Turismo tazione della domanda, un numero di ULA alria, in adesione alla media impresa proponenIl PIA Turismo è destinato a finanziare l’apermeno pari a 10. te che ne assume la responsabilità ai soli fini tura di nuove attività turistico-alberghiere o La misura è destinata ad incentivare gli investidella coerenza tecnica ed industriale. l’ampliamento e l’ammodernamento di strutmenti nel settore manifatturiero, agevolando Tali soggetti beneficiari dovranno realizzare ture esistenti da parte di piccole, medie e granle seguenti tipologie di spesa: investimenti riguardanti: di imprese nel territorio della Regione Puglia. - opere murarie ed assimilate; - la realizzazione di nuove unità produttive; La misura si rivolge a soggetti proponenti che - impianti e macchinari; - l'ampliamento di unità produttive esistenti; intendano realizzare investimenti per: - programmi informatici; - la diversificazione della produzione di uno - la realizzazione di nuove attività turistico-al- spese d’esercizio. stabilimento esistente per ottenere prodotti berghiere; I progetti integrati di investimento condotti mai fabbricati precedentemente; - l'ampliamento, ammodernamento e ristrutdalle piccole imprese devono avere un impor- un cambiamento fondamentale del processo turazione di strutture turistico - alberghiere; to complessivo di spese ammissibili compreso di produzione di un'unità produttiva esistente. - la realizzazione di strutture turistico–albertra 1 e 20 milioni di euro, e potranno fruire di Come nel caso del PIA destinato alle piccole ghiere attraverso il consolidamento ed il recontributi a fondo perduto variabili tra il 25% imprese, sono ammissibili alle agevolazioni gli stauro e risanamento conservativo di immobili e l’80%, fino ad un massimo di 6 milioni. investimenti riguardanti il settore delle attiviche presentano interesse artistico e storico; tà manifatturiere di cui alla sezione "C" della - il consolidamento, restauro e risanamento PIA Medie Imprese "Classificazione delle Attività economiche conservativo di edifici rurali, masserie, trulli, Il PIA Medie imprese è teso ad incentivare l’ocATECO 2007", salvo eccezioni ed integrazioni. torri e fortificazioni; cupazione attraverso la concessione di aiuti Ammesse alle agevolazioni sono le spese in at- le strutture, gli impianti o gli interventi attraper la realizzazione di nuove unità produttive, tivi materiali concernenti: verso i quali viene migliorata l’offerta turistica l’ampliamento di strutture esistenti e la di- Acquisto del suolo e sue sistemazioni nel literritoriale. versificazione della produzione nell’ambito di mite del 10% dell’importo dell’investimento in

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O L . -

e

FINANZIARE L’IMPRESA L’INTERVISTA

Si fa impresa la resistenza contro il fisco (quand’è iniquo) CFC Legal è la prima “azienda legale” in Italia a proteggere il patrimonio di imprenditori e professionisti. Come? Ce lo spiega il fondatore Carlo Carmine di Marina Marinetti

a o -

ANNULLARE I PROPRI DEBITI COL FISCO? SI

-

ANNI DI BATTAGLIE CON EQUITALIA (e ora con

a

i i

-

PUÒ, ECCOME. SPECIALMENTE SE COME FARLO LO SPIEGA UNO CHE ALLE SPALLE HA 14 l’Agenzia della Riscossione) delle quali il 70%

vinte in Cassazione. «Almeno il 70% dei 22 milioni di cartelle esattoriali che gli italiani hanno nel cassetto è annullabile per prescrizione o ir-

regolarità nella procedura di riscossione. E non

CARLO CARMINE, DIFENSORE PATRIMONIALE E FONDATORE DI CFC LEGAL

di Amazon in Diritto Pubblico. Il suo network, tra

60% il lavoro. Significa che abbiamo la possibilità

generale di Galleria Strasburgo a Milano e quelli

gement (Crm).

dipendenti, collaboratori e associati conta quasi 300 professionisti tra quelli attivi nel quartier sparsi per l’Italia. E il numero è in rapido aumen-

to. Ma guai a dargli del professionista: «Io sono un imprenditore», dice.

Qual è la differenza?

parliamo di cartelle pazze, ma di veri debiti col

L’approccio: è totalmente differente. Il professio-

marchio che ha registrato qualche mese fa. Napoletano, classe 1974 ha un curriculum di tutto

ALMENO IL 70% DELLE CARTELLE ESATTORIALI È ANNULLABILE PER PRESCRIZIONE O IRREGOLARITÀ NELLA PROCEDURA DI RISCOSSIONE

Giurisprudenza), seguito da una sequela di ma-

vania, condivide con lui il meno possibile sulla

(Kpmg, Studio Professionisti Associati, Deloitte

fa parte, il libri che ha scritto. L’imprenditore si

Fisco», sostiene Carlo Carmine, il Difensore Patrimoniale. Lo scriviamo in maiuscolo perché è un

rispetto: una laurea in Economia e Legislazione per l’impresa in Bocconi (a breve la seconda, in

ster e specializzazioni con un unico filone, il diritto tributario e la fiscalità e collaborazini varie

Touche Tohmatsu). Carmine ha fondato il gruppo Mpo Trustee/CFC Legal per proteggere il patri-

monio di imprenditori e professionisti attraver-

so i ricorsi contro gli Agenti della Riscossione e tramite l’utilizzo dello strumento del Trust. I

suoi video su Facebook superano di misura le 200mila visioni. Il suo libro “Liberati da Equita-

lia | AER” (Bruno Editore), scritto insieme ai suoi soci Simone Forti e Mario Cerrito, è il best seller

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nista mette il cliente dall’altra parte della scri-

pratica, fa calare dall’alto le sue competenze. Vive

di corazze: la laurea, i corsi, le commissioni di cui spoglia di tutto questo, scende in piazza, assorbe tutto quello che la gente dice. E utilizza tutti gli strumenti di un’azienda.

Per esempio?

I fogli excel che, una volta effettuato il data entry,

automaticamente preparano la bozza di ricorso,

la nota di iscrizione e l’istanza di sospensione. Lo

può fare chiunque, tutto si può standardizzare.

Solo con questo strumento abbiamo ridotto del

di occuparci di più clienti. E lo facciamo tramite il nostro software di Customer relationship mana-

L’intelligenza artificiale non dorme mai.

La Crm ci ha fatto fare il salto di qualità. Abbiamo adottato un sistema di lead generation evoluto

che attraverso l’uso dei Funnel marketing e dei

sistemi di advertising di Facebook intercetta i tanti che hanno problemi con l’Agenzia delle En-

trate Riscossione. Il 90% dei clienti arriva da gra-

zie a questo sistema: riceviamo mediamente 30 richieste al giorno, compresi sabato e domenica. Poi facciamo lead nurturing per informare circa la reale possibilità di annullare le cartelle esatto-

riali, i pignoramenti, le ipoteche, le intimazioni

di pagamento e i fermi amministrativi emessi da Equitalia/Ader. Educhiamo il cliente, lo coccoliamo. Ci piace definirci la spa legale.

Addirittura.

La nostra è un’azienda cliente-centrica. Mandiamo al cliente una email con la fotografia dell’avvocato che lo seguirà, la presentazione di

cosa avverrà durante l’incontro, la descrizione del servizio. Gli mandiamo anche un sms con il

numero di iscrizione a ruolo, in modo che possa ricercare la sua pratica su Internet, da solo. Lo aggiorniamo costantemente sullo stato del

suo ricorso. Una cosa che un professionista non


TUTTI PENSANO CHE SIA MEGLIO PAGARE INVECE CHE IMBARCARSI IN UN RICORSO. MA NON È VERO farebbe mai: vuole che sia il cliente a chiamarlo per sapere a che punto è la sua pratica. Ma è tutto gestito dall’intelligenza artificiale.

E voi cosa fate, allora?

Studiamo. Il tempo liberato dal data entry lo uti-

lizziamo per individuare nuovi sistemi per ottimizzare le procedure e per studiare le sentenze: “I giudici lo dicono, noi ti aiutiamo a farlo” è il motto di CFC Legal. Non ci inventiamo nulla: ci

limitiamo a ricordare ai giudici quello che hanno deciso in caso analoghi.

Per esempio?

che dice che la rateizzazione del pagamenti non

implica il riconoscimento del debito: pago per evitare pignoramenti, ma mantengo la facoltà di

disconoscere l’asserito debito e di impugnarlo. Ma non lo sa quasi nessuno.

Interessante. Un altro esempio?

La Suprema Corte di Cassazione, con la sentenza n. 8289 del 4 aprile 2018, ha confermato come

l’Agente di Riscossione, in caso di contestazione

da parte del contribuente deve depositare gli originali (cosa che accade sempre più di rado) dei documenti attestanti la notifica e non semplici

fotocopie, prive di una valida attestazione di conformità all’originale. Le formalità in Tribunale

valgono e devono valere come sostanza. Purtroppo quando entri in Tribunale, vuoi o non vuoi, ci

sono diventato Difensore Patrimoniale.

È una battaglia impari. L’approccio è pesante, ne-

to Italia per rilasciare il certificato di Difensore

Lo Stato fa i bilanci, i giudici aiutano a farlo quadrare.

E ha registrato il marchio.

Non solo: ho ottenuto l’autorizzazione da Proget-

Patrimoniale offrendo formazione tecnico giuri-

gativo, difficile: i giudici tendono a metterti tanti bastoni fra le ruote, ne fanno una questione sta-

dica appropriata.

Chi può diventare Difensore Patrimoniale?

tistica: “Entrano in mille, ne faccio perdere 800,

che quindi non andranno in appello”. Così si dif-

Gli avvocati, i commercialisti, i promotori finan-

fonde il verbo e tutti pensano sia meglio pagare

ziari, i laureati in giurisprudenza. Questa è la

piuttosto che imbarcarsi in un ricorso.

nuova età dell’oro per chi sa adeguare le proprie

Verissimo.

procedure, oltre che le competenze. Ma bisogna saper investire nei canali giusti.

Poche persone, tra l’altro, sanno della prescrizio-

E lei quanto ha investito per diventare Garante del contribuente?

ne: una cartella notificata cinque anni fa, senza

altri atti a interrompere i termini, dev’essere annullata. Tu quei sol-

di non li devi più, ma

quando vai allo sportello dell’Agenzia delle Entrate

SECONDO LA CORTE DI CASSAZIONE RATEIZZARE UN DEBITO NON SIGNIFICA AFFATTO RICONOSCERLO: È SEMPRE POSSIBILE IMPUGNARLO

Riscossione

L’anno scorso per la mia

formazione personale ho speso almeno 60-

70mila euro corsi, master, seminari.

questo non te lo dicono. Né dicono che, inviando

Evidentemente l’azienda legale sta dando i suoi frutti.

E le aziende?

E nel tempo libero?

una pec, il cittadino può chiedere la sospensione legale delle cartelle in prescrizione.

Nulla viene per caso: lavoro, lavoro, lavoro.

150 ai 300mila euro scaturiti da una crisi che ha

c’è passione non è mai vero lavoro.

Purtroppo ce ne sono moltissime con debiti dai devastato tutti. Paradossalmente, spesso sono

Ancora lavoro. Anche perché la verità è che dove

Quanto sarebbe bello per un imprenditore

serenamente il proprio business, al debiti accumulati a causavivere dello che non riparo dalleStato, cartelle esattoriali inviate efda quella che fino a poco tempo fa prendeva il

nome di “Equitalia”? fettua i pagamenti nei termini. Ma tututtinel frattemSe ci pensi bene, possono sbagliare, persino la stessa Agenzia delle Entrate-

Riscossione. po le imposte le devi pagare, perché vanno per Il problema è che quando un imprenditore

riceve una cartella di pagamento, un competenze e non per cassa. E sono costioche non pignoramento, un’ipoteca un fermo amministrativo, la prima e spesso l’unica

soluzione che vede davanti è quella di sanare puoi dedurre finché non dichiari È che un subito il propriofallimento. debito, pur sapendo questo potrebbe compromettere la propria

verso iparlare fornitori. corto circuito terribile. Perdebitinon della crisi attività economica, il salario dei dipendenti e i

del credito al consumo.

In che senso?

Se invece esistesse un modo, etico e legale, per annullare tali cartelle di pagamento o atti perché ad esempio gli stessi presentano uno o più vizi, non ti piacerebbe saperne di più?

Carlo Carmine - Liberati da Equitalia|AER

C’è una sentenza della Cassazione a sezioni unite

entri da presunto colpevole, da evasore.

Carlo Carmine

Liberati da Equitalia|AER

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Mentre rateizzi un debito, te ne arriva un altro. BIOGRAFIA Il Dottor Carmine Carlo nasce a Napoli il 18 dicembre 1974. Laureato nel 1998 in Economia e Legislazione per l’Impresa, tesi in Diritto Tributario Internazionale, presso l’Università “L. Bocconi” in Milano. Frequenta il IV Master in Diritto e Pratica Tributaria del Il Sole 24 Ore, il Corso in Fiscalità Internazionale ed il Corso in Fiscalità Finanziaria e delle Operazioni Straordinarie di Imprese presso la Bocconi. Ha collaborato con KPMG e con l’International Tax Department dello Studio Professionisti Associati membro del network Deloitte Touche Tohmatsu. Membro della Commissione “Tutela del patrimonio” ODCEC di Milano, dell’Associazione il Trust in Italia, Comitato Operativo STEP e Responsabile dell’Orientamento e Formazione in attività di Trustee per Soggetti Deboli per Progetto Italia. Fondatore del Gruppo MPO Trustee/CFC Legal che da oltre 15 anni ha come Mission la protezione del patrimonio degli imprenditori e professionisti attraverso i ricorsi contro gli Agenti della Riscossione e tramite l’utilizzo dello strumento del Trust. Difensore Patrimoniale!

Lo dico sempre: Equitalia è peggio di una carta revolving: quando salti una rata è finita, non riesci più a recuperare.

Mi tolga una curiosità: cosa voleva fare da grande?

Tecniche e Strategie Per Liberarti da Equitalia/AER in 7+1 Mosse Anche Se Non Sai Da Dove Iniziare

Esattamente quello che faccio: sono figlio di un

commerciante, sono cresciuto sentendo parla19,99

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FINANZIARE L’IMPRESA

Il localismo bancario, salvagente del territorio Come supportare la crescita delle aziende e sostenere il tessuto sociale, anche in tempi di crisi? Il caso del gruppo Banco Desio e della Banca Popolare di Spoleto di Marina Marinetti

C’

L’AVVOCATO STEFANO LADO, PRESIDENTE DI BANCO DESIO

erano una volta tante piccole banche tà per salvare l’istituto dal commissariamento, locali. Gli impieghi crescevano con (con un aumento di capitale da 140 milioni e disinvoltura e tutto andava a gonfie successivamente con un apporto di filiali Tovele. Poi vennero i tango bond, i furbetti del scana e Lazio per altri 90 milioni) ricostruendo quartierino, la bolla del credito immobiliare, poi il rapporto di fiducia col territorio. «Grazie il crack Lehman Brothers, la crisi. E le banche a noi la Banca Popolare di Spoleto è ritornata al locali finirono nel tritacarne, mediatico e giudiruolo che le compete», spiega Lado: «Il nostro ziario. Eppure non c’è nulla di sbagliato nel loapproccio al momento dell’acquisizione è stacalismo bancario, anzi: «La banca di territorio to garbato, con il doveroso rispetto che merita è un concetto molto alto », dice Stefano Lado, una banca importante e storica per il territorio. presidente di Banco Desio. «Solo il contatto di Abbiamo completato l’integrazione dei sistemi prossimità con le imprese dà la possibilità di informativi e soprattutto abbiamo uniformato supportarne la crescita e il tessuto sociale che il modello di servizio e l’offerta commerciane deriva. Il paese è fatto in maggioranza di le». Recentemente il gruppo ha ottenuto dal piccole e medie imprese ed è grazie a loro che Mef il decreto di rilascio della Gacs, ovvero la in questi anni l’Italia garanzia dello Stato ha retto a fasi acute di STEFANO LADO: «PER NOI INNOVAZIONE sulla tranche senior NON SIGNIFICA CHIUDERE LE FILIALI crisi economica». Così, del valore nominale di PER LAVORARE SOLO COL DIGITALE, mentre sotto la pres288,5 milioni relativa MA CONIUGARE LE DUE MODALITÀ» sione sui margini tutti alla cartolarizzazione gli istituti tendono ad aggregarsi per gigantegdi crediti in sofferenza per un gross book vagiare, Banco Desio è rimasto fedele alla vocalue di un miliardo. La garanzia ha consentito zione delle origini, mantenendo il radicamento l’eliminazione contabile del portafoglio crediti territoriale. «Per noi, la scelta di essere una ceduto determinando un impatto positivo sui banca vicina alle esigenze dei nostri clienti è coefficiente patrimoniale Common Equity Tier una precisa strategia che abbiamo sempre por1 (Cet1) ratio stimato in 46 punti base per il tato avanti e che continuiamo a supportare». Gruppo Banco Desio. «L’ottenimento della Gacs Unico “sconfinamento”, il salvataggio della Bancompleta l’iter della cartolarizzazione 2WORca Popolare di Spoleto. Un salvataggio vero, in LDS e rappresenta un importante traguardo cui Banco Desio ha impiegato complessivanel processo di de-risking del gruppo previmente 230 milioni di euro della propria liquidisto dal piano industriale al 2020», commenta

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Stefano Lado. Oggi tra i 146 sportelli di Banco Desio e della Brianza distribuiti in Lombardia, Liguria, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna e i 119 della Banca Popolare di Spoleto in Umbria, Toscana, Lazio, Marche e Abruzzo, il gruppo amministra masse per 25,4 miliardi di euro, con un incremento al 30 giugno 2018 di circa 0,3 miliardi di euro rispetto al saldo di fine 2017, pari all’1,0%, grazie sia alla raccolta indiretta (+ 0,6%) che a quella diretta (+ 1,6%). Ed è in utile netto per 13,6 milioni di euro. Gli azionisti da sempre adottano un pay out molto basso a vantaggio della patrimonializzazione dell’istituto ed è grazie a questa visione lungimirante che la banca risulta solida e forte (CET1 al 11,64%, TIER 1 all’11,77%). La trasformazione digitale è un obiettivo di business centrale: «Essere banca di territorio non significa ignorare l’evoluzione tecnologica», conferma il presidente di Banco Desio: «Per noi innovazione non significa chiudere le filiali per lavorare solo col digitale, ma anzi coniugarlo con la fisicità della filiale. Abbiamo già creato cinque filiali automatizzate con un’area Self, per snellire il lavoro di cassa e aumentare professionalità al servizio della clientela». Non solo: «Nel piano al 2020 abbiamo previsto la crescita del Wealth management e dell’asset management», coclude Lado: «Siamo alla ricerca di nuovi talenti in grado di poter rafforzare la nostra divisione private banking».



FINANZIARE L’IMPRESA WIN THE BANK

COME FAREMO SENZA LE BCC, ALLA PROSSIMA CRISI? Le banche di credito cooperativo, che hanno sostenuto imprese e famiglie negli anni del credit crunch, rischiano di essere spazzate via dalla riforma che impone la prevalenza dei rischi verso i soci di Valerio Malvezzi

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e cosiddette “riforme” del sistema bancario degli ultimi anni sono, in realtà, rivoluzioni. La loro portata va ben oltre la pretesa limitatezza di tema riservata agli addetti ai lavori, poiché, in realtà, riguarderà le famiglie e le imprese italiane. La cosiddetta “riforma” delle Bcc (banche di credito cooperativo) non è affatto tale ma, come si è detto, una rivoluzione. Se i rischi che la banca deve compiere, per suo stesso statuto, sono legati al territorio, è di tutta evidenza che questo tipo di banca abbia ridottissimi rischi legati a derivati, titoli di livello due e livello tre che abbondano – per dire – in certi tipi di banche sistemiche, prevalentemente tedesche e francesi. E questo pluralismo, questa dissonanza, alla grande finanza, non va bene. Le attuali disposizioni delle Banche di Credito Cooperativo impongono che queste banche possano correre rischi solo verso i propri soci, o comunque con un criterio di prevalenza, che fa sì che almeno la metà dei rischi siano sostenuti verso il proprio territorio di riferimento. Esiste forse una regola simile per le banche globali, per le banche a vocazione multinazionale, per le banche sistemiche? Un importante aspetto della banca di Credito Cooperativo, per

NELLA FOTO IN ALTO L’AUTORE, VALERIO MALVEZZI, PARTNER WIN THE BANK E PROFESSORE A CONTRATTO ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI PAVIA

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stessa costruzione del suo Statuto, è il rispetliari, cioè legate al fenomeno tipicamente itato dell’articolo 47 della Costituzione italiana, liano del family business, è un errore strategico che dovrebbe – ma non è – essere sempre la di portata inimmaginabile. Il fine è quello di fonte normativa massima di riferimento del mettere le mani su quel mondo, perché esso legislatore italiano. Inoltre, si consideri che la governa il tessuto economico della piccola e Bcc deve, per essere tale, rispettare motivaziomicro impresa. ni etiche alla base della sua visione localistica. Autorevoli studi dimostrano che il cost income Essa, a differenza di altri tipi di banche non loratio (uno dei principali indicatori economicali, ha la specifica funzione sociale di sosteneci in ambito bancario) delle Bcc sia almeno re e promuovere lo sviluppo di quel territorio pari, se non talora superiore, a quello di molte di riferimento. Al riguardo essa risponde piebanche in forma di società per azioni. Il nocnamente, a differenza di altri modelli bancari, ciolo della questione è che si vuole una unione al principio dell’articolo 45 della Costituzione monetaria al fine di spostare tutta l’economia Italiana, laddove si parla di cooperazione con verso progetti a maggior rischio, caratterizzati finalità mutualistiche. da una supremazia della finanza sulla produMolti pensano errozione, della carta sul IN ITALIA CIRCA L’80% DEL CREDITO neamente che io stia reale. Così novellando, È DESTINATO ALLA GRANDE IMPRESA. parlando di una queoccorre distruggere i NEGARE IL RUOLO PRIORITARIO stione de minimis: così sistemi bancari locali DELLE BANCHE LOCALI È UN ERRORE non è. Alcuni dati: le che, come le Popolari Bcc ammontano al 54% del totale delle bane le Bcc, sono segnatamente sistemi locali, fiche italiane e forniscono al territorio nel comnalizzati al sostegno del territorio ed avversi plesso circa il 15% degli sportelli bancari. Ciò al rischio. Quindi, quali erano i veri requisiti che è più rilevante è però il lato degli impieghi di necessità e di urgenza? Semplicemente non bancari: il 22% del credito artigiano e il 18,3% esistevano, se non nella testa di coloro che vodel credito alle famiglie produttrici è fornito, levano, a tutti i costi, realizzare un modello di in Italia, dalle Bcc. Ricordo, incidentalmente, banca universale, adatta al modello di unione che in Italia circa l’80% del credito è destinabancaria che, in ogni modo, si vuol realizzare, to alla grande impresa e quindi negare il ruolo anche distruggendo risorse locali, il che signiprioritario delle Bcc a sostegno delle piccole ficherà famiglie, imprese, stipendi e redditi. imprese, e segnatamente delle imprese famiDel resto, quel vecchio modello nulla aveva a


che fare con la propensione al rischio del nuovo modello, che chiede di investire risorse sul mercato solo laddove la remunerazione consenta un’alta redditività dell’azionista, anche correndo rischi speculativi che l’originario spirito mutualistico proprio non vedeva di buon occhio. Solo che quello spirito era esattamente in linea con la Costituzione italiana: non risulta che nella nostra Costituzione ci sia scritto che, per tutelare il risparmio, si debba creare un oligopolio bancario. Perché è questo che si vuole fare. Del resto, quando un sistema bancario passa, in meno di trent’anni, da circa mille banche a meno della metà e poi, per effetto anche di questa “riforma”, passerà a un centinaio (previsione di Antonio Patuelli, presidente ABI) nel breve periodo, allora i numeri dicono qualcosa. Quel qualcosa è lo snaturamento del sistema bancario italiano, in primis delle Bcc. È del tutto prevedibile che cambi, come vedremo, la propensione al rischio, poiché nel modello della Bcc non esisteva affatto l’esigenza del profitto, non sussisteva il principio di risposta doverosa a un azionista esigente, come nel caso della società per azioni. Nel momento in cui si consente a un mercato azionario di entrare prepotentemente in un quadro originariamente pensato per una logica sociale, di assistenza mutualistica, tutto questo salterà. Salterà perché la legge, come è stata concepita, prevede un ingresso del mondo del capitale speculativo in grado di esercitarne il controllo. Saranno i fondi speculativi esteri - ancora una volta come già successo in tutti questi anni – a entrare prepotentemente nel capitale del sistema bancario italiano. Lo faranno per l’interesse speculativo puro, non certo per finalità mutualistica, per scopo cooperativo o per la crescita territoriale. Quando grandi capitali esteri entreranno dalla finestra per accomodarsi alla tavola del sistema economico locale (e soprattutto del correlato risparmio), è di tutta evidenza che le logiche di finanziamento di quel sistema, come si sono sviluppate per oltre un secolo, finiranno. Qualcuno penserà che siano leggi inoppugnabili di modernità. Ma non si è mai visto, in nessun sistema economico al mondo, un progresso e un miglioramento del

sistema attraverso un oligopolio, invece che attraverso un sistema concorrenziale. Non solo: la teoria della diversificazione del portafoglio, da Markowitz a Sharpe, ha insegnato proprio ai soloni del neoliberismo che è più saggio tenere asset in un portafoglio sufficientemente diversificato, poiché la varianza del portafoglio così costituito è minore della varianza dei singoli titoli che la compongono. Passando da un piano borsistico al piano nazionale, sarebbe di assoluto buon senso economico, cioè risponderebbe alle logiche di media e varianza, diversificare il sistema bancario italiano, come era in passato, ponderando banche commerciali in forma di spa con altre forme, più adatte ad altri scopi. Sarebbe però, così facendo, un rispettare il principio base dei modelli finanziari, o meglio un limite del modello stesso, e cioè l’assunto che gli uomini siano razionali. Non v’è nulla di razionale invece in una decisione volta a togliere ed anzi annullare le differenze, soprattutto in un Paese come il nostro, dove quelle differenze sono la maggioranza, essendo la maggioranza le piccole e micro imprese. Ma vi è una terza grave conseguenza in questo modo di ragionare, e non

riguarda soltanto l’economia. Mettere in secondo piano, nelle finalità di un legislatore, gli aspetti mutualistici, morali e di equità, significa condannare lo stesso Paese a un grave declino culturale, prima che strategico. Il gravissimo danno di questa riforma non sta solo nel piano economico, poiché tantissime piccole e micro imprese soffriranno di un novello credit crunch, tanto più odioso quanto asimmetrico rispetto alle grandi, ma anche nel piano sociale. Non dimentichiamo mai che quelle piccole e micro imprese sono composte da famiglie e danno lavoro ad altre imprese familiari, in un modello unico al mondo nel quale le banche italiane sono state intermediarie di capitali non già tra imprese e famiglie, come vogliono i libri, ma tra famiglie e famiglie, poiché di famiglie sono composte le nostre imprese. Storicamente, sono state le piccole banche ad andare in senso anticiclico e salvarne molte, negli anni del credit crunch, dopo la crisi del 2008. Tra due mesi, su tutti i quotidiani economici, si griderà alla sottocapitalizzazione delle Bcc e puntulmente a gennaio arriveranno a salvarci le grandi banche speculative internazionali, comprandoci a prezzi di saldo.

LE BCC E LE CASSE RURALI IN ITALIA (Dati al 30 giugno 2018)

278 Banche di Credito Cooperativo e Casse Rurali (52,9% delle banche operanti in Italia) 4.246 sportelli (15,9% del totale Italia) 2.646 Comuni e 101 Province presenziati 1.263.464 soci 29.648 dipendenti delle BCC-CR e 35.000 dell’intero credito cooperativo

191,5 MILIARDI di euro: provvista complessiva (raccolta da banche + raccolta da clientela +obbligazioni)

131,1 MILIARDI di euro: impieghi economici (-0,3% a fronte del -2,3% registrato nell’industria bancaria)

7,3% quota di mercato degli impieghi delle Bcc 65


RISPARMIO E INVESTIMENTI Interviste di Ugo Bertone

Giubergia: «Con Albertini la santa alleanza del private» Guido Giubergia illustra la fusione, che verrà formalizzata nel corso del prossimo anno. Per vincere con la qualità dei servizi sui grandi competitor internazionali, insuperabili nei prodotti a basso costo

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mestiere di gestore «Oggi è diventato molto affinità rispetto ad altri operatori. più difficile». Lo sa bene Guido Giubergia, Quando sarà attiva la fusione? numero uno di Ersel, esponente della terza Stiamo procedendo rapidamente ad una vera generazione di una delle dinastie più nobili e propria integrazione di sistemi e di persone. nell’arte di maneggiare il denaro altrui. «Oggi Nel corso del 2019 pensiamo di procedere alla è molto cresciuta la concorrenza. Una volta le fusione. Molto è legato alla tecnologia. reti di vendita servivano una clientela di fascia E agli investimenti in software? più bassa ed erano meno attrezzate. Non Sì, sono importanti, ma non troppo. Nel dico che fossimo monopolisti, ma quasi. Oggi, nostro settore il vero investimento riguarda invece, sono temibilissimi competitor. Senza le persone. Nel nostro caso si sposano parlare dei grandi operatori internazionali due culture. Noi abbiamo una grande con prodotti a bassissimo costo. Sì, è molto più tradizione nella gestione dei fondi, loro sono complicato». Basta ascoltare questo figlio, anzi storicamente più presenti come broker. Ma nipote d’arte, per capire però che la situazione, sono molte di più le cose che ci uniscono di lungi dal preoccuparlo, lo diverte. Addirittura quelle che ci separano. più delle corse in bici a cui, a malincuore, ha Quali sono oggi le vostre dimensioni? ormai rinunciato Amministriamo circa («ma la bici è ancora «SI SPOSANO DUE CULTURE: NOI ABBIAMO 9 miliardi nel private UNA TRADIZIONE NELLA GESTIONE una presenza costante banking, 5 nelle DEI FONDI, LORO SONO STORICAMENTE della mia vita», dice). gestioni fiduciarie PIÙ PRESENTI COME BROKER» Con questo spirito più 4,5 nella online Ersel si avvicina al merger per un’altra sigla Sim che fa sempre capo alla nostra banca, storica della finanza italiana, quella che capo che, mi sento di dire, manterremo attiva per alla famiglia Albertini, destinata a confluire fare attività creditizia territoriale e le attività sotto il marchio Ersel. «Le dimensioni sono collaterali che a noi servono oltretutto per molto diverse - spiega Giubergia – Si tratta di garantire i servizi ai clienti, oggi circa 7 mila, fatto di un’integrazione di Albertini in Ersel. per lo più tra Torino e Milano, ma anche in E non aveva senso mantenere una pluralità Emilia e Veneto. E non manca il Mezzogiorno. di marchi. Alberto Albertini, ovviamente, È la fisionomia di un private banking... entrerà a far parte del cda». Di fatto sì, più alcune attività accessorie per Come è nata l’operazione? noi molto importanti. Come le fiduciarie che A prender l’iniziativa è stata Banque Syz, che a noi servono per attivare i servizi collaterali, i da tempo aveva la maggioranza di Albertinitrust piuttosto che le eredità. Facciamo anche Syz. Si sono affidati ad un advisor, noi ci da family office per clienti molto importanti siamo presentati e abbiamo potuto contare che non vogliono affidarsi ad un solo gestore. sul sostegno di Albertini, che ha cercato di Il core business, naturalmente, restano le pilotare la trattativa perché fossimo noi i gestioni: in questo contesto il servizio tende compratori, perché c’è senz’altro una maggior a crescere d’importanza rispetto al prodotto.

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GUIDO GIUBERGIA, NUMERO UNO DI ERSEL

Il core business, del resto, attraversa un momento delicato. O no? Sì, perché ci sono normative, a partire dalla Mifid 2, che hanno complicato l’attività dal punto di vista dell’operatività e della trasparenza dei costi, che pure noi abbiamo sempre gestito con una certa efficienza. Ma credo che qualche operatore, che ha livelli di costi elevati, avrà grosse difficoltà con la clientela. È evidente che quando un cliente vede esposte tutte le voci di una gestione è portare a rinegoziare i termini a proprio vantaggio: il trend commissionale nel nostro settore non è certo in crescita, soprattutto in un momento in cui le performance non solo eccezionali per nessuno. Visto anche l’andamento del mercato… In questi anni abbiamo spostato la nostra attenzione sui mercati globali. La situazione italiana mi preoccupa di più come cittadino che come operatore. La situazione globale merita una qualche attenzione. Gli elementi di disturbo sono tanti, soprattutto ai livelli attuali delle quotazioni che in questi anni hanno corso tantissimo.


ROYAL WEDDING

Albertini: «Con Giubergia ci unisce l’indipendenza» Alberto Albertini: «Il gruppo che nasce può contare su una eccellente capacità patrimoniale, un’ottima clientela distribuita in Piemonte, Lombardia ed Emilia, la regione oggi forse più interessante»

ALBERTO ALBERTINI, CEO DI BANCA ALBERTINI

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o, non è stato un colpo di fulmine. I primi approcci tra Isidoro Albertini e Renzo Giubergia, forse le due figure più carismatiche della storia della Borsa italiana risalgono addirittura ai primi anni Novanta, agli albori delle Sim. Allora non se ne fece nulla ed anzi, qualche anno dopo, entrambe le aziende, dopo una riflessione comune, preferirono puntare su partnership internazionali. Oggi, complice la decisione di Banque Syz di cedere la maggioranza nell’azienda milanese, finalmente le nozze, cementate da un sentire comune: «Sia io che Guido Giubergia» – spiega Alberto Albertini «portiamo in dote l’eredità più preziosa della professione di agenti di cambio: l’indipendenza, al servizio esclusivo degli interessi del cliente». «Bisogna guardare avanti», ripete più volte Albertini, pensando alle prospettive che si apriranno con l’integrazione con la ben più forte Ersel. Un piccolo gigante sul piano delle masse (18,5 miliardi di cui 2,8 miliardi tra gestito ed amministrato

di banca Albertini) ma forse ancor di il gradimento sia nostro che del venditore. più sul piano intellettuale. «Il gruppo Adesso si parte. che nasce può contare su una eccellente Dal punto di vista lavorativo ormai capacità patrimoniale, un’ottima clientela siamo una cosa solo. Ci vorrà tempo per distribuita in Piemonte, Lombardia ed completare l’integrazione dei sistemi Emilia, la regione oggi più interessante dal informatici. Vogliamo mettere a punto punto di vista della raccolta. Siamo ben un’architettura front-end avanzata. attrezzati per rispondere, grazie anche alla Speriamo di finire l’operazione entro la fiduciaria, a tutte le esigenze della clientela fine dell’anno. Ma la macchina ormai è una più esigente, comprese le competenze dei sola. family office». Una macchina dinamica e prestigiosa, Il più è fatto, insomma. che corre però lungo una strada No, abbiamo appena cominciato. E non tortuosa, vista la situazione dei mercati penso che, visti i problemi e le opportunità internazionali. del mercato, ci fermeremo qui. Cresce, inutile negarlo, l’incertezza dei Intanto ci tolga una curiosità. E stato clienti. Non che si tema una patrimoniale il compratore a cercarvi o siete stati o altri provvedimenti straordinari. Il voi a scegliere rischio vero riguarda NEGLI ULTIMI ANNI È CRESCIUTA l’acquirente? la partecipazione L’INCERTEZZA NEI CLIENTI. IL RISCHIO Determinante è MAGGIORE È PERCEPITO NELLA TENUTA all’Unione Europea stato il cambio di e alla moneta DELL’EURO E DELL’UNIONE EUROPEA strategia di Banque unica. Il risultato Syz, il nostro socio di maggioranza. Lo è un aumento della volatilità oltre ad sbarco in Italia, così come quello in Spagna, un’accentuata propensione alla liquidità. rispondeva all’obiettivo di creare un E qual è il vostro consiglio? network internazionale. Ma nel tempo si Data la situazione di incertezza, si è capito che la soluzione più efficiente ed asseconda la propensione al breve termine economica consiste nella creazione di una in attesa di indicazioni più precise, che capogruppo in Lussemburgo, piuttosto che per ora non si vedono. Ma credo che la nella realizzazione di tante filiali dirette. realtà italiana offra più di un’opportunità Di qui la loro decisione di uscire dalla di investimento anche per patrimoni di controllata italiana. medie dimensioni, specie se sapranno Ed è stato a quel punto che si è fatta muoversi in una logica di squadra. Al di là avanti Ersel? dei problemi di oggi il Paese ha senz’altro Syz ha affidato la pratica ad un advisor, un futuro. cioè Vitale ed associati, cui sono pervenute Come hanno insegnato i padri nobili in numerose richieste. Ersel, una volta avuto anni che, a ben vedere, erano più agitati di notizia dell’operazione si è fatta avanti. Con quelli attuali...

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I COMMENTI CONFINDUSTRIA E LA RIVOLUZIONE DELLA SOCIETÀ APERTA L’innovazione come leva per creare valore condiviso: è il messaggio che Rossana Revello sta portando avanti. Grazie a un road show di Alfonso Ruffo

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a responsabilità sociale è donna e in Italia si chiama Rossana Revello, genovese, presidente del Gruppo tecnico di Confindustria, che si è votato allo studio e alla divulgazione all’interno e all’esterno del sistema associativo del principio multiforme della Sostenibilità da declinare in chiave sociale, ambientale ed economica. Una missione che lo scorso anno si è inverata in un vero e proprio Manifesto in dieci punti concepito per chiedere agli imprenditori, come si legge in premessa, di puntare sull’innovazione come leva per creare valore condiviso e sviluppare una maggiore capacità competitiva “attraverso un percorso d’impegni concreti”. Percorso che Rossana Revello e i suoi collaboratori hanno concepito in forma ideale e anche materiale, come dimostra il road show che ha portato il Gruppo a organizzare incontri sul territorio a partire da Brescia, Ravenna, Siracusa, Matera e che proseguiranno a Udine e Parma, con altre tappe ancora da definire. Promuovere la consapevolezza e la formazione, migliorare la governance aziendale, sostenere l’innovazione e l’integrità dei comportamenti, collaborare alla definizione delle migliori pratiche di politica economica, favorire la ricerca, pungolare il governo, consolidare le partnership con il terzo settore, incoraggiare un nuovo modello culturale sono i tanti goal che la squadra di Confindustria si prefigge di segnare. Il compito non è facile, ma nemmeno impossibile se è vero, com’è vero, che in tutto Paese sta naturalmente crescendo la propensione a intendere il fare impresa un modo diverso: più responsabile e inclusivo, figlio della società aperta che Confindustria immagina come essenziale per ridurre le disuguaglianze e combattere la povertà. È una predicatrice instancabile, la Revello, e ha già aperto numerosi fronti di cooperazione con San Patrignano, Confagricoltura e Utilitalia. Sta aprendo la strada a temporary manager nelle piccole aziende prive di esperienza in materia e allarga lo sguardo ai mondi interconnessi della finanza e delle infrastrutture. Se sarà rivoluzione non sarà per caso.

ROSSANA REVELLO, PRESIDENTE GRUPPO TECNICO DI CONFINDUSTRIA

Altri servizi nell’interno 70

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L’INTERVENTO

FONARCOM

ECCO IL MERIDIONE CHE PRODUCE E CRESCE

FINANZIARE LE IMPRESE PER FORMARE IL PERSONALE

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PRIVATE BANKER

DIRITTO & ROVESCIO

INVESTIMENTI DA SBALLO: ECCO A VOI LA CANNABIS

LA RIFORMA FALLIMENTARE MOSTRA I SUOI PUNTI DEBOLI

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COMMENTI

QUI PARIGI

LA SOSTENIBILITÀ SALVERÀ LA TERRA

APPUNTI DALLA DÉFENSE (DI G. CORSENTINO)

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L’INIZIATIVA

SUSSIDIARIO.NET

DEIANA: RIPARTIRE DALLA SEMPLICITÀ

I MIGLIORI COMMENTI DEL MESE DAL PORTALE

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INNOVAZIONE

CI PIACE/NON CI PIACE

PRONTI PER BLOCKCHAIN E CRIPTOVALUTE?

I PROMOSSI E I BOCCIATI

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L'INTERVENTO

Macchè desertificazione c'è un Sud che produce e cresce Va confutata l'immagine di un Mezzogiorno incapace di eccellere nelle attività industriali. I dati di fatto dimostrano il contrario. E le tre più grandi fabbriche italiane per occupazione sono insediate sotto Roma di Federico Pirro

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uanti sanno che il prodotto interno lori veicoli commerciali leggeri Ducato e Daily do del Sud nel 2016, pari a 379,2 micon 6.180 si colloca in terza posizione. Tali stabilimenti a loro volta alimentano un liardi di euro, ha superato quello dell’Iindotto di ‘primo livello’ che impiega circa talia centrale, fermo a 360,9 miliardi, ed è 7.000 persone nell’area ionica al servizio del stato solo del 2,2% inferiore a quello del Nord Siderurgico - che tuttora è anche la maggiore Est, di 387,7 miliardi? E quanti sanno inoltre acciaieria ‘singola’ a ciclo integrale d’Europa che il Pil dell’Italia meridionale supera quello - mentre 4.158 lavorano nella supply chain di alcuni Stati dell’Unione Europea? Esso ininsediata presso la Fca a S.Nicola di Melfi e fatti - lo ha documentato il professor Marco 3.500 sono al servizio della Sevel. Ma anche Fortis – è stato superiore nel 2016 a quello altri fra i maggiori impianti italiani - fra cui la assommato di Portogallo e Grecia, ma anche FCA a Pomigliano d’Arco, vicino Napoli, con a quello aggregato di Romania e Finlandia, o i suoi 4.749 occupati ancora quello assomIL PIL DELL'ITALIA MERIDIONALE diretti - sono insediati mato di Danimarca e NEL 2016 È STATO SUPERIORE A QUELLO in aree meridionaSlovenia. Non sempre AGGREGATO DI PORTOGALO E GRECIA li. Queste fabbriche poi è noto che anche il MA ANCHE DI ROMANIA E FINLANDIA hanno conosciuto nevalore aggiunto manigli ultimi anni investimenti per incremento e fatturiero in alcune regioni del Mezzogiorno innovazione di capacità. L’acciaieria di Taransia risultato in anni recenti superiore a quello to - nonostante tutto - ha visto suoi reparti di alcuni Stati europei: ad esempio, quello investiti da forti miglioramenti impiantistici, della Campania ha superato quello della Sloimposti dall’Autorizzazione integrata ambienvenia, quello pugliese è risultato superiore a tale dell’autunno 2012. quello della Bulgaria. E quanti sanno inoltre Ma sono stati i 3 siti della Fca a Pomigliano che le tre più grandi fabbriche del Paese per d’Arco, San Nicola di Melfi e Atessa ad aver numero di occupati diretti sono insediate nel registrato alcuni degli investimenti maggiori Meridione? L’Ilva a Taranto resterà la prima; nel Sud nell’ultimo settennio: 800 milioni di la Fca a S.Nicola di Melfi (PZ) in Basilicata, euro a Pomigliano per la Panda, riportatavi con 7.447 persone si conferma la seconda, e dalla Polonia - che comunque dal 2022 sarà la Sevel, joint-venture Fiat-Peugeot, ad Atessostituita da vetture ‘praemium’ - 1 miliardo sa in Val di Sangro (CH) ove si costruiscono a S.Nicola di Melfi per Jeep Renegade e 500X L'AUTORE FEDERICO PIRRO, e fra breve per un terzo modello, e 700 miUNIVERSITÀ DI BARI lioni alla Sevel, ove si è rinnovata la gamma di veicoli commerciali leggeri, che montano propulsori prodotti dall’altro grande impianto della FPT-Powertrain della Fiat Industrial,

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localizzato nell’area di Foggia con oltre 2.000 addetti. Il Mezzogiorno inoltre offre risorse strategiche per lo sviluppo dell’Italia costituite da giacimenti petroliferi fra i più ricchi on shore d’Europa con cospicue riserve accertate in Basilicata, dalla Val d’Agri a Corleto Perticara (Tempa Rossa), cui si uniscono le estrazioni on e off-shore della Sicilia meridionale con le piattaforme di Eni ed Edison; riserve sottomarine di gas da sfruttare con la tutela degli ecosistemi costieri, superando resistenze dell’estremismo ecologista; risorse naturali ed agricole (ventosità, esposizione solare, posizione geografica baricentrica nel Mediterraneo, derrate strategiche come cereali, olive, uva, ortofrutta, latte, floricoltura); primati industriali assoluti a livello nazionale nella produzione di: a) laminati piani; b) piombo e zinco; c) etilene, polietilene e polipropilene; d) auto e veicoli commerciali leggeri; e) energia da fonte eolica; f) conserve di ortofrutta; g) paste alimentari; h) grani macinati; i) nella raffinazione petrolifera. Nell’Italia meridionale ad esempio è concentrato il 66,7%, pari a 58,2 milioni di tonnellate, della capacità di raffinazione del Paese, con le tre maggiori raffinerie che sono quelle


QUALITÀ E VARIETÀ DI INSEDIAMENTI INDUSTRIALI SONO IL CONNOTATO FORTE DI TUTTE LE REGIONI MERIDIONALI E INSIEME LA PREMESSA PER LA RINASCITA insediate a Priolo (SR) della Isab-Lukoil con 19,4 milioni di tons, a Sarroch (CA) della Saras con 15,0 milioni di tons e a Milazzo (ME) della RAM con 10,6 milioni. Per la costruzione di auto e veicoli commerciali leggeri i due maggiori impianti italiani sono la già ricordata Fca di Melfi e la Sevel in Val di Sangro; e non si dimentichi, nello stesso comparto dell’automotive, il grande stabilimento della Cnh di Lecce per macchine movimento terra. In agglomerati industriali del Sud sono poi insediati altri imponenti complessi della Fca come a Termoli, Foggia-Incoronata, Avellino-Pianodardine, Bari-Modugno, Napoli, e S.Nicola di Melfi. Ma anche altri gruppi internazionali italiani ed esteri dello stesso comparto sono insediati in città del Sud come Bosch, Getrag, Graziano Trasmissioni, Skf, Bridgestone, Dayco, Denso, Adler. In Campania e Puglia inoltre sono localizzati 2 dei 5 distretti aerospaziali del Paese - con grandi stabilimenti di Leonardo Divisione elicotteri e aerostrutture, GE-Avio, Atitech, Salver, Ema-Rolls Royce e diffuse Pmi di subfornitura - che si affiancano agli altri 3 di Lazio, Piemonte e Lombardia. In Sardegna la Portovesme è

la prima azienda in Italia per produzione di piombo e zinco, mentre la Alcoa, in fase di rilancio, tornerà ad essere la 1° per quella di alluminio primario. A Catania produce il sito della StMicroelectronics, con quasi 4.000 addetti, affiancato da un distretto di Pmi del comparto dell’ict, mentre un altro cluster di rilevanti dimensioni nel settore della biomedicina e delle tecnologie per la salute è attivo in Sardegna. L’Italia meridionale, inoltre, concorre con quote significative a produzioni nazionali di energia da combustibili fossili, cemento, materiale rotabile, farmaceutica, costruzioni navali, oltre a quelli già ricordati.

Nell'alimentare sono tanti gli stabilimenti di grandi brand come Coca Cola, Unilever, Nestlé, Barilla, Heineken, Ferrero, Norda, Birra Peroni-Asashi, Granarolo, Princes-Mitsubishi, Perfetti-VanMelle, Cremonini, Amadori, Veronesi, Casillo, La Doria, Kimbo, Sibeg, De Cecco, Divella, Lete, Ferrarelle, Antinori, Giv, Mataluni-OlioDante, Leone De Castris, Duca di Salaparuta, Conti Zecca, Mastroberardino, cui si affiancano, fra gli altri, gli affermati pastai di Gragnano e produttori di mozzarelle di bufala campana. L’industria dell’abbigliamento vanta fra gli altri i marchi Kiton, Harmont&Blaine, Marinella, Carpisa, Brioni, Tagliatore, Angelo Nardelli, Camicissima, mentre nelle safety shoes la Cofra di Barletta vanta il primato nazionale. L’Italia meridionale, pertanto, pur dopo la recessione 2008-2014, non è affatto alle soglie della desertificazione industriale, come afferma la Svimez, ma anzi - come invece documenta da anni la Srm del Banco Napoli-Gruppo Intesa San Paolo - vanta tuttora fabbriche di gruppi settentrionali e stranieri, attive in settori strategici e con fatturati o valori della produzione elevati e redditività apprezzabili, cui sono vicini cluster di Pmi, ma anche grandi fabbriche dell’imprenditoria locale, una forza viva che compete, innova ed esporta contribuendo così alla crescita del pil italiano.

QUI L'ILVA DI TARANTO. IN ALTO LA SEVEL IN VAL DI SANGRO.

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PRIVATE BANKER

Per forti guadagni in borsa ci vuole una dose di cannabis Peter Thiel, uno a cui il fiuto non manca (PayPal, Facebook, Airbnb...), ha investito 20 milioni nella canadese Tilray, che produce farmaci a base di cannabis. Ora le stesse azioni valgono la bellezza di 12 miliardi di dollari di Ugo Bertone

T

ra i sintomi della stanchezza del Toro, protagonista di una lunga stagione di rialzi, figura la ricerca da parte degli operatori di nuovi temi di investimento capaci di prendere il posto dei cavalli di razza che hanno condotto la corsa negli anni ruggenti. Certo, nei momenti più delicati (tassi in ascesa, dazi in agguato, turbolenza politica), il buon senso dovrebbe consigliare di rifugiarsi in uno dei (peraltro pochi) porti sicuri a disposizione. Ma è nei momenti più tempestosi che possono maturare le vere opportunità in cui vale la pena di investire una piccola porzione di capitali, in barba allo spread. Ma dove? Un’idea potrebbe essere quella di seguire le scelte di Peter Thiel, l’unico magnate repubblicano di Silicon Valley: tedesco di nascita, filosofo per formazione, un po’ strambo nelle sue scelte (ha alloggiato in passato la squadra di scienziati che lo assistono presso gli studios ove venne girato il primo episodio di Guerre Stellari), Thiel è senz’altro il più abile scopritore di talenti e di tempidi investimento. E’ stato lui a fare i primi veri guadagni con Paypal per poi finanziare Airbnb, a scoprire Mark Zuckerberg, L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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PETER THIEL

a mettere quattrini in Lyft, la concorrente di oggi valgono 12 miliardi di dollari. Non è detUber. L’ultima scommessa, già vinta, di Thiel to che finiscano in fumo. La cannabis è oggi riguarda la Cannabis. Il fondo di Thiel è stato, prodotta in molte aree del Nord America, con con un investimento di 75 milioni di dollari, il il sostegno di aziende del biotech e di ventuprimo a finanziare Privateer Holding, una sore capitalist attratti dalla forte domanda non cietà che investe in una rosa di titoli di società solo per scopi ricreativi. Sul piano medico ci del settore che promette un tasso di crescita sono i milioni di disoccupati creati dalla crisi a due se non a tre zero. I profitti hanno subito del 2008 ai quali sono stati prescritti oppiacei preso il volo. Con un investimento di soli 20 su vasta scala. La cannabis potrebbe aiutare milioni di dollari, Thiel ha acquistato una quola disintossicazione di queste vittime dei peta del 76% di Tilray, un’azienda canadese di scicani del pharma. Ce n’è abbastanza per Vancouver che dal momento del collocamenattrarre verso l’ultima (per ora) frontiera della to al Nasdaq ha moltiplicato la sua capitalizspeculazione finanziaria gli orfani più o meno zazione di dieci volte. A fine settembre il titolo ammaccati della stagione delle criptovalute, ha toccato quotazioni per ora usciti dal rada capogiro: +55 % in COME TUTTE LE BOLLE ANCHE QUELLA dar dei cercatori d’oro. DEI TITOLI LEGATI ALLA CANNABIS una sola seduta fino Si ripete così la paSCOPPIERÀ, LASCIANDO SUL TERRENO ad un massimo di 240 rabola già vista mille POCHI VINCITORI E MOLTI SCONFITTI dollari. Certo, sono poi volte, dai tulipani in scattate le prese di beneficio che hanno ricacterra d’Olanda alle dot.com della stagione ciato il titolo attorno a 117 dollari prima di una eroica del decollo di Internet. Non c’è alcun nuova ondata di rialzi. Ma non è il caso di pardubbio che anche la cannabis determinerà lare di una bolla o di una moda passeggera. la fortuna di pochi investitori mentre i più si A metà ottobre Tilray (oggi la più importante scotteranno le dita. A meno di non portare ma non l’unica matricola del settore) ha racpazienza nella speranza che, dopo la grande colto tramite Merrill Lynch obbligazioni per sbornia, i conti possano tornare. Anche per500 milioni di dollari. E una ditta primaria di ché oltre alla Coca Cola e ad altri Big in cerca Wall Street, Cowen, ha pubblicato un report di nuovi business, Tilray e Canopy, altra mache prevede un incremento dei profitti indutricola di successo, hanno attratto i capitali striali del 94% dai 42 milioni di dollari attuali. di Altria, la holding di Marlboro. Gente che di Intanto Thiel se la gode: i 20 milioni iniziali fumo se ne intende.


COMMENTI

L'economia circolare salverà il pianeta Puntando sulla sostenibilità, quest'approccio richiede di cambiare mezzi, strumenti e macchinari e ciò comporta investimenti, lavoro e più Pil di Franco Ferrario

N

el 2005 ne “I nuovi limiti dello sviluppo” Meadows e Rogers scrivevano: «L’economia globale ha già oltrepassato, e di molto, il livello di sostenibilità… Sappiamo che la correzione di rotta sarà un’impresa immane e che implicherà una rivoluzione non meno profonda di quelle agricola ed industriale...Tutto quello che possiamo fare è intervenire sui flussi produttivi e logistici portandoli a livelli sostenibili attraverso scelte, tecnologie ed organizzazione oppure lasciare che la natura decida per noi con penuria di cibo, energia e prodotti o con un ambiente sempre più nocivo». Che il mondo non possa andare avanti così lo sappiamo, gli scienziati dell’IPCC ci dicono che per tentare di contenere l’aumento della temperatura in 1,5° entro il 2100 dovremo azzerare la produzione di CO2 nei prossimi 20anni. Ma come fare? Oggi si confrontano 2 scenari strategici: la decrescita felice di Latouche e l’economia circolare della McArthur Foundation. Ridotte all’essenza, la prima tende ad eliminare L'AUTORE FRANCO FERRARIO, POLITECNICO DI MILANO. NELLA FOTO IN ALTO, UN GHIACCIAIO ARTICO PERDE PEZZI PER LA TEMPERATURA PIU' ALTA DELLA MEDIA.

LA «DECRESCITA FELICE» IDEATA DA LATOUCHE È UN CAMBIAMENTO CHE ASSORBIREBBE ANCORA PIÙ TEMPO tutto quanto è potenzialmente superfluo, sostituire fornelli, sfufe, camini. Trovare mala seconda ad azzerare ogni spreco ed ogni teriali sostituitivi delle materie plastiche e di consumo di risorse non completamente rinogni derivato del petrolio. Molte tecnologie novabili. La dialettica in sé è affascinante, da la abbiamo o le stiamo trovando, ma molte un lato rimettere al centro i bisogni essenaltre mancano ancora e non sappiamo quanziali dell’uomo ed il suo benessere uscendo to tempo ci vorrà per trovarle. Andare verso dal paradigma della necessità di una cresciun’economia circolare presenta un enorta continua del Pil, dall’altro realizzare una me vantaggio: richiede di cambiare mezzi, rivoluzione tecnologico-organizzativa in grastrumenti e macchinari e ciò significa invedo di farci continuare a produrre senza limiti, stimenti, lavoro e crescita del Pil. Dall’altra ma senza intaccare l’ambiente. Entrambe parte sostenibilità significa efficienza, ridursoffrono tuttavia di un problema di fondo: re gli sprechi e le cose superflue e ciò riguarrichiedono tempo...e da tutti noi ed il mone abbiamo poco. La SOSTENIBILITÀ SIGNIFICA EFFICIENZA. stro modo di vivere. RIDURRE GLI SPRECHI E IL SUPERFLUO decrescita ha come Significa, come dice E A FAR QUADRARE IL CERCHIO È obiettivo un cambiaJosè Mujica, essere L'ARDUO COMPITO DELLA POLITICA mento culturale e sobri, ma ciò comporsappiamo quanto questo tipo di cambiamenta una riduzione di bisogni, di prodotti e, quinti sono lenti ed accelerano solo in occasione di, di lavoro e di Pil. Far quadrare il cerchio è di grandi tragedie. L’economia circolare ricompito dei governi, gli scienziati ed i tecnici chiede una trasformazione infrastrutturale, hanno il compito di trovare le soluzioni, gli tecnologica ed organizzativa oggi così proimprenditori di implementarle trasformando fonda e diffusa che non può essere fatta in le occasioni di cambiamento in opportunità, i poco tempo. Un’economia completamente manager di garantire la sopravvivenza delle circolare deve eliminare ogni forma di uso proprie aziende rendendole sostenibili, perdi combustibili fossili. Certo abbiamo la ché non ci può essere un altro futuro. Noi tutti prospettiva dell’auto elettrica, ma dovremo dobbiamo metterci una mano sulla coscienza anche trovare altre forme di propulsione e pensare di più ai nostri figli nel nostro agire per camion, navi, aerei e tutto ciò che sposta quotidiano e nell’esercitare appieno l’enorme merci. Dovremo spegnere tutte le caldaie, potere che ci dà l’essere consumatori.

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L’INIZIATIVA

«Ridiamo fiducia all’Italia facendo poche cose semplici» Angelo Deiana, presidente di Confassociazioni, riassume il senso del suo libro: «Rilanciare l’Italia facendo cose semplici». Il Paese è ancora «zavorrato dall’economia sommersa» di Angelo Curiosi «ERAVAMO UN PAESE PETER-PAN, LA CRISI CI HA ANCHE TOLTO L’ISOLA CHE NON C’È…

Oggi non possiamo vivere di miraggi, ma dobbiamo ritrovare la fiducia»: Angelo Deiana, di professione gestore di patrimoni e banchiere, per passione presidente di Confassociazioni, ha appena mandato in libreria (Giacovelli Editore) un libro-pamphlet, “Rilanciare l’Italia facendo cose semplici”, che è un manifesto culturale e ideologico, prima ancora che politico. «Questo nostro Paese è ricco, ma seduto, sfiduciato e impaurito», spiega, «e non sa cosa fare. è illiquido. Ebbene, a quest’Italia, con le sue atipiche e straordinarie caratteristiche, che però non investe più, che è fantastica, ma ancora troppo zavorrata dal sommerso, bisogna dare una scossa e un’occasione». Partiamo da questo, presidente: dice che c’è troppa economia nera? Pensi che a Rimini nonostante il picco turistico estivo non aumentano i contratti stagionali. E dunque? Questa scossa? La tesi del libro è che il Paese si rilancia facendo rinascere la fiducia. Ma ricordandosi che siamo in convalescenza, non possiamo essere mandati a scalare l’Everest. Invece l’errore che facciamo tutti, me compreso, è pretendere il tutto e subito. Invece no, le cose vanno migliorate pian piano. Ripristinando la fiducia, in un rinnovato clima di ottimismo. Ma ci vogliono riforme, provvedimenti

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nuovi, scosse positive… Sicuramente, e ci sarebbero molte occasioni per farne di sorprendenti. Esempi? Gliene faccio tre. A proposito di economia sommersa, partiamo dall’abusivismo edilizio, endemico soprattutto al Sud. Ma è mai possibile che tutte le aziende di servizi – energetici e idrici - non applichino la norma per cui per fare un allacciamento devono chiedere la conformità catastale? SE SI ELIMINASSERO LE PASSWORD DAI WI-FI IL PIL AUMENTEREBBE, SECONDO UNO STUDIO GARDNER, DI BEN L’1,6 PER CENTO SU BASE ANNUA

Già: non la chiedono! E poi? C’è uno studio Gardner, di tre anni fa, che dimostra come se solo l’Italia eliminasse la password che blocca l’accesso a tutti gli impianti wi-fi esistenti, il Pil aumenterebbe di 1,6 punti su base annua. Addirittura? Certamente: soffriamo di un enorme gap di connessioni internet. E un altro gap è quello del gender. Cioè? Abbiamo un problema strategico legato alle leggi sulla maternità: un terzo del costo della maternità è a carico dell’impresa. Trasferirlo sulla fiscalità generale costerebbe 10 miliardi ma farebbe ripartire le nascite, oggi il tasso di natalità è all’1,34% mentre quello di sostituzione è del 2,1.

Perché di queste cose la politica non parla? C’è un problema di conoscenza applicata. Volare è bello, ma atterrare è tutto. In questa fase di convalescenza nazionale verso una ripresa vera, dobbiamo costruire questo pensiero felice sfruttando finalmente le potenzialità straordinaria che abbiamo. E Confassociazioni? E’ nata per questo, nel 2013, quando la legge 4 di Monti istituzionalizza le cosiddette professioni non organizzate in ordini o collegi: professioni immobiliari, del digitale e molte altre. Oggi noi coordiniamo l’attività di 361 associazioni con 700 mila iscritti, di cui 130 mila sono imprese con meno di 5 dipendenti. Sembrate un social network! Ma sì, un Linkedin, anche fisico. Costruiamo meccanismi di comunicazione diversificati: convegni, conferenze, club deal. Finalizzati al business. Siamo una rete a galassia, quando troviamo elementi orizzontali che coprono una fascia sufficiente di operatori, lo acquisiamo al nostro network. E il mio libro è una piattaforma, regala idee. Operativamente? Ci siamo dati un’organizzazione piatta per risolvere i problemi di chiunque, della nostra community, ce ne ponga uno. E questa strategia paga. Usate il web? Naturalmente sì, moltissimo. La Rete ha un effetto straordinario. E’ vero che c’è dentro il populismo, ci sono gli haters eccetera. Ma prima di tutto c’è tanto di buono, c’è il sapere…


E, all’improvviso, ti accorgi che sei diventato grande. Perché in Italia sei il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito, con un patrimonio che quest’anno supererà i 170 miliardi di euro*. Perché anche quest’anno hai vinto nuovi, importanti riconoscimenti **. Perché hai a cuore i risparmi di più di un milione di persone***. Perché il tuo “improvviso” è un impegno costante da più di 30 anni.

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Alto Rendimento 2017 promosso dal Gruppo 24 ORE. ANlMA Sgr è stata inoltre eletta Miglior Gestore fondi Italia BIG dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza ed ha vinto il Premio Tripla A ai Milano Finanza Global Awards 2018 come società con il maggior numero di fondi AAA, nella categoria Fondi di diritto italiano. Dato a fine 2017; fonte: ANIMA.

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INNOVAZIONE

Blockchain e criptovalute, meglio essere preparati Queste novità rivoluzionarie potrebbero accelerare prima del previsto. Ecco perché le imprese devono farsi trovare pronte

Dopo una carriera di lungo corso nella finanza d’impresa e di mercato tra Borsa italiana, Banco di Roma, Banca Fideuram e Unicredit - Mauro Cervini, 55 anni, è oggi, tra le altre attività, advisor di Gpi Spa, gruppo quotato in Borsa italiana leader tecnologico nella sanità e nel sociale e investitore ed advisor nell’ambito delle Spac, startup innovative e blockchain. Anche per questo è stato relatore ad Heroes, il Festival dell’impresa e dell’innovazione che si é tenuto a Maratea

di Mauro Cervini

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ialogare a Maratea con Bob Dorf, uno dei massimi esperti mondiali di startup e customer development, con Yancey Strickler, padre della più famosa piattaforma di crowdfunding al mondo, Kickstarter, che ha raccolto 3 miliardi di dollari, con Pamela Norton e la sua Borsetta, prima piattaforma blockchain che certifica diamanti ed altri gioielli, è stata un’esperienza straordinaria. All’interno di Heroes ho portato la mia competenza di economic strategist: leggere il cambiamento e individuare le modalità per applicarlo, che si tratti di nuove soluzioni di finanziamento per le imprese, di modelli di consulenza per i risparmiatori oppure, nell’ambito dell’innovazione tecnologica, di individuazione di startup innovative e utilizzo della blockchain. Moltissimi i professionisti e le aziende presenti ai quali ho cercato di parlare con un linguaggio semplice ed a loro familiare, di un argomento guardato con grande curiosità, complicato e non applicabile nell’attività di tutti i giorni. In primis ho spiegato in maniera basica il contesto in cui é inserita la blockchain ed in seconda battuta cosa fare concretamente oggi per essere in linea con un’eventuale accelerazione di questa tecnologia, che probabilmente rivoluzionerà il mondo. La Blockchain é un

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fenomeno di grande portata innovativa che Il futuro di questo settore passa attraverso trova applicazione in molti settori, sanità, attività regolamentate, come i fondi in cripalimentare, energia, ecc. Parte da un printovalute, che sono già in rampa di lancio. cipio fondamentale: il modello matematico Questi strumenti garantiscono trasparenza non sbaglia e garantisce i rapporti fiduciari e risolvono il problema fiscale per il rispartra diversi soggetti senza il bisogno di un miatore, facendo da sostituti di imposta, anintermediario. Il futuro è nella consulenza che qui però è importante la solidità e serietà tecnologica per l’innovazione attraverso il del gestore. Non posso però non introdurre “blockchain value model”, un nuovo approcche, visto il mio incarico di referente per la cio verticale integrato con competenze in Ico città di Roma della Fondazione vaticana e blockchain, cybersecurity, network manaCentesimus annus pro-Pontifice, guardangement e software development. Nei prossido al futuro per poter parlare di un autentico mi mesi inizierà un tour che con importanti sviluppo bisogna verificare che si produca e qualificati partners mi vedrà presente in un miglioramento integrale nella qualità molte città italiane umana ovvero, al di IL FESTIVAL DELL’IMPRESA E al fine di spiegare il là della tecnologia DELL’INNOVAZIONE DI MARATEA È STATA contesto blockchain e della intelligenza UN’OCCASIONE DI CONFRONTO CON e cosa fare pratica- ALCUNI DEI MASSIMI ESPERTI MONDIALI artificiale, dobbiamo mente nell’ambito chiederci che tipo della propria azienda e della propria profesdi mondo desideriamo abitare e lasciare a sione utilizzando il linguaggio di chi conosce coloro che verranno dopo di noi. Ogni rivoed ha fatto il mondo delle imprese e delle luzione tecnologica incide sul mercato del professioni. lavoro, esisteranno nuove professioni legaPer quanto riguarda il fenomeno delle te soprattutto alla consulenza, per questo è criptovalute solo lo 0,4% della popolazione necessario studiare il settore, intraprendere mondiale le usa e le conosce, ma il mercato un percorso di conoscenza di ogni aspetto crescerà ed è importante esserci. Chi non e strumento ed aprirsi al cambiamento in ha le competenze tecniche per investire in quanto la cultura e la diffusione in materia proprio, può affidarsi a intermediari esperti costituiscono elementi fondamentali. attraverso strumenti che riducano il rischio. Iniziamo, Insieme!


COMMENTI

hanno sviluppato un loro essenza esclusiva. Il centro di ricerca di Paderbornin ha misurato l’impatto del profumo nel punto vendita sulla propensione all’acquisto (+14,8%), sulla disponibilità a comunicare (+18,8%), sul tempo di permanenza (+15,9%) e sulla volontà di toccare i prodotti (+14,8%). E il Northwest Research Institute ha dimostrato che la diffusione di essenze alla vaniglia nel reparto donna raddoppia le vendite. Ma uno degli studi più sorprendenti è quello del neurologo Alan Hirsch: ha collocato in due stanze identiche coppie uguali di scarpe da ginnastica Nike. L’unica differenza? La profumazione: in una stanza aleggiavano sentori floreali, l’altra era completamente inodore. In entrambe non era riportato il prezzo del prodotto. Si chiedeva ad un campione di stimare il valore commerciale della scarpa, il prezzo. La ricerca ha rilevato che nell’ambiente profumato la valutazione dei consumatori dello stesso prodotto è stata di 10,33 dollari in più rispetto all’identico paio non La neurovendita dimostra che l’odore degli store incide profumato, presente nell’altra stanza. sulla propensione all’acquisto. Così Louis Vuitton diffonde nei negozi Anche nel B2B il profumo è un forte acceleprofumo di pellame, Samsung di melone e Thomas Pink di cotone ratore di vendite. Un’azienda specializzata in energia rinnovabile ha deciso di scrivere una di Lorenzo Dornetti sales letter a potenziali clienti, seguita da una telefonata per fissare un incontro inforinori passaggi. Ridotta propensioinviano segnali direttamente al sistema mativo. Quando le sales letter profumavano ne all’acquisto. L’on line cresce a limbico, giocando un ruolo nella genesi deldi pino si fissavano il 30% di appuntamenti in discapito degli store fisici La ricetle emozioni. I pionieri sono stati i casinò di più rispetto a quando veniva inviata la lettera ta per rilanciare le piattaforme di vendita Las Vegas, che hanno inodore. I PRIMI A INTUIRE L’IMPORTANZA “classiche” è puntare sull’esperienza d’accreato più di trenta La neurovendita è DELL’ESPERIENZA OLFATTIVA SONO STATI quisto: far sperimentare al cliente “qualcoanni fa il loro aroma una scinza esatta, I CASINÒ DI LAS VEGAS, CHE SI SONO sa” che non può provare con lo smartphone, del “tavolo verde”. INVENTATI L’AROMA DI “TAVOLO VERDE” dunque? Forse. Quel stimolare nel consumatore un’attivazione Altri esempi? Nelle che è certo è che gli sensoriale diversa da quella on line. boutique Louis Vuitton di Parigi, tra la pelstimoli olfattivi hanno influenza in tutte le Le vendite su internet usano primariamente letteria di lusso, bruciano candele all’aroma fasi del processo di acquisto. Possono esil canale visivo, così per marcare la differendi pellame, così che borse e portafogli con il sere utilizzati per attirare l’attenzione del za è necessario lavorare sugli altri sensi. In monogramma LV siano percepite di maggiocliente. Servono per aumentare il tempo che primis, l’olfatto. La comunicazione olfattiva re qualità. Anche Bloomingdale’s diffonde trascorre nel punto vendita o in ufficio vengode della “non ridondanza” dello stimolo. talco nell’area neonati e aroma di cocco dove dite. Creano un contesto che abbassa i mecLa neurovendita, l’applicazione delle scosi vende abbigliamento per il mare. Thomas canismi di difesa, rendendolo più disponibile perte neuroscientifiche al business, mostra Pink diffonde profumo di cotone nei suoi nea comunicare. Permettono un maggior apil chiaro legame tra profumo e prestazioni gozi di camicie. Il negozio Samsung a New prezzamento dei prodotti. E il profumo facicommerciali. L’olfatto è un senso primitivo. York profuma di melone, per rilassare i conlita la memorizzazione e la fidelizzazione del I recettori di odori e profumi posti nel naso sumatori. I distributori di diamanti De Beers cliente. Altro che acquisti on-line.

Per vendere ci vuole fiuto, ma quello dei clienti

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in collaborazione con ANDAF

Da responsabile del bilancio a «Chief financial officer», evoluzione o trasformazione? Oggi i direttori finanziari devono governare il processo di digitalizzazione in atto, mantenendo però sempre al centro l'uomo, ovvero il capitale umano, base fondante del fare impresa anche in un'epoca di cambiamenti di Roberto Mannozzi*

(* Presidente Andaf e Direttore Centrale Amministrazione, Bilancio e Fiscale del Gruppo FS Italiane)

C'

era una volta il responsabile del bilancio, chiuso nel proprio ufficio a gestire i conti e i flussi finanziari dell’azienda. Oggi è ancora così? Nel corso degli ultimi decenni la figura responsabile dell'amministrazione e della finanza di un'impresa ha subìto quella che possiamo definire una vera rivoluzione, fondata sulla profonda trasformazione delle proprie competenze in termini sia di skills che di perimetro di azione, dove la “tenuta dei conti aziendali” è data per scontata, mentre sia dall’interno dell’azienda (primi fra tutti dal Ceo e dai responsabili del business) che dall’esterno (gli investitori, le authorities, gli stakeholders in generale) è richiesta di fatto una figura manageriale in cui convivano technicalities, competenze e professionalità ben diverse rispetto al passato. Con l’introduzione delle nuove

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ROBERTO MANNOZZI

tecnologie che hanno caratte- principali aree di sfida: rizzato l’ultimo decennio, in un 1) la maggior velocità nell’acquipercorso di evoluzione destinato sire e fornire informazioni ai bucertamente a non fermarsi, il siness partner aziendali (velocità Cfo ha l’obbligo/l’opportunità di intesa come spazio temporale assumere il ruolo di leader della fra la creazione del dato e la sua trasformazione digitale, portan- disponibilità per le analisi e le do l’azienda verso il recupero decisioni conseguenti). del valore latente, aiutandola a 2) La piena interconnessione, in s u p e ra re real-time, QUATTRO GRANDI SFIDE le barriere fra i dati di interne al IMPEGNANO LA CATEGORIA consuntivo c a m b i a - TUTTE RELATIVE AL NUOVO e le decimento, fasioni, graMODO DI ACQUISIRE, vorendo la TRATTARE E GESTIRE I DATI zie a strusemplifimenti di cazione dei processi per cogliere pianificazione e di analisi di tipo i benefici derivanti dalla tecno- predittivo e su variabili sia interlogia, facendo emergere le esi- ne che esterne all’azienda. genze inespresse e reali dell’a- 3) L’accessibilità alle informaziozienda, guidando le varie fasi di ni, facilitando il percorso di analisviluppo ed ottimizzando i costi. si e interazione con il dato da utiLa figura del Cfo deve quindi lizzare per il business, che dovrà contribuire a governare la digi- essere sempre più fruibile su tutti tal transformation in atto nelle i supporti tecnologici disponibili. aziende, in uno scenario che già 4) L’analisi di enormi volumi di oggi presenta almeno quattro dati - strutturati e non - sapendo selezionare quelli "chiave", sia finanziari che operativi, per le decisioni strategiche, provenienti non solo dall’interno ma da un numero di fonti sempre maggiori (dai competitor, dal mercato, dai

social media). L'Andaf, l'Associazione dei Direttori Amministrativi e Finanziari, celebra quest'anno il suo 50° anno di attività. Nel corso di questi cinque decenni, con i suoi soci, è stata testimone diretta delle trasformazioni della nostra professione, condividendo riflessioni e proposte attraverso l'apporto di tutti coloro che ne hanno fatto parte, contribuendo a mantenere alto il livello di aggiornamento e apprendimento necessari all'acquisizione delle competenze necessarie per questo ruolo centrale nell'azienda. Durante il Congresso di fine ottobre a Milano - la città che l’ha vista nascere nel 1968 - si é parlato proprio della evoluzione della figura del Cfo all’interno di scenari di business sempre più complessi e mutevoli e di come i Cfo dovranno saper governare il processo di digitalizzazione in atto, tenendo sempre al centro l'uomo, ovvero il capitale umano, base fondante del fare impresa, in un'epoca di cambiamenti così rapidi e spesso stravolgenti per l'impatto che hanno sulle aziende e le persone che vi lavorano.



COMMENTI

Per competere ci vogliono lavoratori competenti Fonarcom, il fondo paritetico costituito da Cifa e Confsal, porta all'85% i finanziamenti alle aziende da impiegare per l'aggiornamento del proprio personale di Andrea Cafà

P

er prendere quota stabilmente e incidere profondamente nel sistema come occorre che accada, le politiche attive per il lavoro in Italia hanno bisogno di una scossa. Non utilizzo questo termine a caso perché esso dà l’idea di un impulso così forte e determinato da imprimere una svolta, anche di tipo culturale. A fronte della riconosciuta centralità di questo “strumento principe” da parte dei vari attori del mercato del lavoro, e pur dinanzi ai successi che la sua adozione ha determinato, resta una sorta di opacità che non riesce a diradarsi lungo la filiera comunicazionale. Il necessario corredo di informazioni tecniche che accompagna le imprese, soprattutto quelle piccole e micro, verso l’adozione dello strumento di finanziamento della formazione spesso “spegne o sovrasta” il cuore del messaggio, che è molto semplice: “Cara azienda, se vuoi crescere e conquistare nuove fette di mercato, se vuoi competere, devi avere lavoratori formati e competenti”. Tra l’altro, la formazione continua è anche il perno centrale attorno a cui costruire e consolidare tutto il sistema di tutela dei lavoratori. Solo grazie a un processo di continuo apprendimento i lavoratori rie-

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ANDREA CAFÀ

LA FORMAZIONE CONTINUA È UNA RISORSA STRATEGICA PER LO SVILUPPO

scono a garantire a se stessi l’occupabilità mediato da parte di Fonarcom al sistema, e, alle aziende, la capacità di affrontare le dovuto alla particolare sensibilità verso i sfide del mercato. temi del lavoro sviluppata dalle due rapD’altra parte oggi, a consentire la formapresentanze che costituiscono il nostro zione continua delle aziende del settore fondo, cioè le confederazioni autonome privato, sono quasi esclusivamente i fonCifa e Confsal. Va reso dunque onore alla di paritetici interprofessionali, organismi loro decisione, che è estremamente reche impiegano una parte del costo del sponsabile, costruttiva e concreta e mette lavoro sostenuto dai datori all’Inps (il fain gioco ulteriori risorse proprie per una moso 0,30 per cento) restituendolo alle finalità collettiva quanto cruciale. aziende sotto forma Già qualche anno GLI INVESTIMENTI ITALIANI SONO di contributo per le fa Fonarcom - oggi TROPPO BASSI RISPETTO A QUELLI attività formative. seconda realtà paDEGLI ALTRI PAESI UE. E NON SONO Risultato? Solo le ADEGUATI ALLE NECESSITÀ DEL SISTEMA ritetica italiana nel aziende che aderisettore della forscono ai fondi paritetici interprofessionali mazione - aveva adeguato la percentuale hanno la possibilità di coprire a costo zero prima che lo facessero gli altri fondi interla formazione di cui hanno bisogno per diprofessionali, a conferma della disponibipendenti e figure apicali. lità a fornire maggiori risorse al sistema E qui il Fondo Fonarcom ha compiuto un produttivo nazionale. Ricordiamoci infatti gesto di fiducia e ha fatto un forte investiche ci riferiamo ad un ambito, quello delmento nei confronti di tutte le aziende e di la formazione, in cui gli investimenti itatutti gli operatori della formazione innalliani sono ancora bassi rispetto a quelli zando all’85 per cento l’ammontare delle degli altri paesi europei, e comunque non risorse che vengono loro restituite per la adeguati alle necessità di un mondo proformazione. duttivo e imprenditoriale in movimento e Si tenga conto che il massimo, finora, era in cambiamento, soprattutto sul versante l’80 per cento. Un incremento che ha vodell’innovazione tecnologica e dell’autoluto costituire un segnale semplice e immazione dei processi.


DIRITTO & ROVESCIO

Riforma fallimentare, il diavolo è nei dettagli Alcuni aspetti che sembrano secondari potrebbero essere il punto debole. Come le soglie di inadempimento che faranno scattare la segnalazione all'Ocri e la confidenzialità delle informazioni di Nicola Traverso

S

ono in molti ad attendere i decreti finanziari) della crisi, la cui sussistenza doattuativi della Riforma fallimentare. vrebbe far scattare la segnalazione da parIn primis, i creditori delle imprese in te di sindaci e revisori. Oltre a circoscrivere crisi. Per loro, una delle novità di più forte indirettamente il perimetro delle imprese impatto è la procedura di allerta e di comassoggettabili alla procedura di allerta, la posizione assistita della crisi. Il diavolo, si sa, corretta individuazione degli indici sarà fonè nei dettagli, e parte del successo di questo damentale per evitare un nuovo “boom” di nuovo strumento dipenderà proprio dalle insolvenze, dopo quello del 2013-2014. Inscelte adottate riguardo ad aspetti, che solo fatti, se l’area della crisi d’impresa (rilevana prima vista possono sembrare secondari e te ai fini dell’allerta) verrà eccessivamente invece sono fondamentali per determinarne estesa, vi è il forte rischio di penalizzare la concreta portata applicativa. oltremodo le imprese italiane. D’altra parte, Innanzitutto il Governo dovrà decidere le sola previsione (in caso di mancata tempestiva glie di inadempimento che faranno scattare segnalazione) della responsabilità solidale la segnalazione all’Organismo di Composicon gli amministratori per mala gestio nell’izione della Crisi d’Impresa (Ocri) da parte potesi di successivo fallimento, lascia intradei Creditori Pubblici Qualificati (Agenzia Envedere non solo uno scontato quanto dovetrate, Inps, Equitalia, roso atteggiamento di LA CERTIFICAZIONI DEI PROCESSI etc): considerato che massima attenzione FINANZIARI È AL CENTRO le Pmi assommano da parte dei sindaci, DELL'INTERESSE DELLE ASSOCIAZIONI circa il 75% delle imma anche un numero DI CATEGORIA ACMI, ANDAF E AITI prese italiane, e che significativo di “falsi circa l’85% di esse sono micro-imprese, fispositivi”, nell’attesa che sia poi l’OCRI a stasare troppo in alto l’asticella del mancato pabilire, in un secondo momento, se archiviare gamento potrebbe di fatto sterilizzare gran la posizione. Appare dunque opportuno il parte delle segnalazioni (le ultime previsioni regime transitorio previsto, con differimento ministeriali parlano di circa 20mila segnaladi efficacia di 18 mesi dall’entrata in vigore zioni attese, a fronte delle circa 200mila atteper l’intero Codice della crisi di impresa e se a seguito della precedente bozza). dell’insolvenza, al fine di lasciar assestare ed Sarà dirimente il contributo dell’Ordine dei eventualmente aggiustare le rilevanti novità Commercialisti nella di questa attesa riforma. definizione degli indiDa altro punto di vista, sebbene nella prassi catori (patrimoniali e sia ormai diffuso l’utilizzo di servizi di indagini e reporting finalizzati a ottenere valutazioni sempre aggiornate dei propri clienti, vi è L'AUTORE NICOLA TRAVERSO forte preoccupazione tra le imprese fornitrici

MAURO VITIELLO, CAPUFFICIO LEGISLATIVO ALLA GIUSTIZIA

riguardo alla riservatezza della procedura di allerta. Infatti, da quando viene fatta la segnalazione iniziale, potrebbero passare fino a 12 mesi circa senza che il creditore dell’impresa in crisi venga a conoscenza della procedura intrapresa dal proprio cliente. Il rischio è quello di fornire un soggetto che, sebbene ritenuto affidabile, si trovi in realtà in una fase di crisi incipiente. La confidenzialità, infine, pare essere uno dei punti critici della riforma, laddove la stessa dovrà essere efficacemente coniugata con l’esigenza del debitore di ottenere da parte del Tribunale (ci si chiede: con evidenza pubblica?) misure protettive come il blocco delle azioni esecutive, che (assieme alle quasi inesistenti barriere all’accesso) erano state uno dei grandi fattori di esplosione dei concordati preventivi con riserva. Sotto questo profilo, la tutela dell’impresa fornitrice passerà anche da una revisione dei processi interni di risk & credit management, al fine di monitorare adeguatamente lo stato del proprio debitore ed eventualmente intercettare tempestivamente i sintomi di una crisi e al contempo preservare le esigenze di business, assumendo le migliori iniziative per prevenire il rischio di mancati pagamenti. Il particolare interesse dimostrato negli ultimi mesi dalle imprese e dalle associazioni di categoria (come Acmi, Andaf e Aiti) al tema della certificazione dei processi finanziari costituisce un fattore di sviluppo e diffusione di una “cultura del credito” innovativa, chiave di una più ampia evoluzione della cultura imprenditoriale italiana.

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COMMENTI

Il private debt incomincia a crescere e a dare frutti

Daniele Candiani Partner Debt Advisory/Corporate Finance di Deloitte

I dati Aifi sul primo semestre 2018 confermato un trend di grande espansione, confermato anche dalle ormai numerose, e redditizie, operazioni di disinvestimento a cura della redazione

I

l private debt inizia a dare frutti; il mercato, partito un po’ faticosamente nel 2013, mostra, al primo semestre 2018 numeri in crescita e anche molti disinvestimenti. I dati, presentati da Aifi, in collaborazione con Deloitte, dimostrano che lo strumento funziona e anche bene. “Il dato più interessante che emerge è quello sui disinvestimenti: i fondi, nel primo semestre dell’anno hanno già quasi triplicato il numero di exit di tutto il 2017”, sottolinea afferma Innocenzo Cipolletta, presidente dell’Aifi: “Questo numero denota come lo strumento del private debt sia ormai una realtà consolidata anche in Italia e sia di supporto all’economia reale; infatti l’80% dei deal chiusi nel semestre ha avuto come obiettivo la crescita per linee esterne o interne della società”. Anche Daniele Candiani, partner debt avisory/corporate finance di Deloitte, conferma come “Il mercato italiano del private debt è in sviluppo significativo, solo pochi anni fa non esisteva e oggi raccoglie già una massa di liquidità importante. Qui in Italia è ancora un mercato ‘giovane’ ma con una pluralità di protagonisti capaci di lavorare su varie tipologie di situazioni finanziarie che richiedono flessibilità e tempi stretti. Negli ultimi mesi sono state fatte varie operazioni. Molto spesso gli operatori di private debt non sono in competizione con le banche, in quanto entra-

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no in operazioni che le banche non riescono a finanziare (per le complessità o tempistica) o danno un finanziamento aggiuntivo rispetto al debito bancario ‘senior’”. Ma veniamo ai numeri: nel primo semestre del 2018 sono stati raccolti sul mercato 141 milioni di euro; dall’inizio dell’attività a oggi, il fundraising complessivo ammonta a 1,9 miliardi di euro. Guardando alle fonti, sempre a partire dal 2013, il 90% proviene da investitori domestici, mentre il 10% dall’estero. Nella tipologia della fonte, il 24% del capitale è arrivato dai fondi di fondi istituzionali, il 22% dalle banche, e il 17% dalle assicurazioni. Nella prima parte dell’anno sono stati investiti 448 milioni di euro, +79% rispetto al primo semestre del 2017. Il numero di sottoscrizioni è stato pari a 59 (+31%) distribuite su 50

target (+56%). L’84% dell’ammontare è stato investito da soggetti internazionali che hanno realizzato il 59% del numero di operazioni. Il 52% delle operazioni sono state sottoscrizioni di obbligazioni, mentre il 46% crediti e il 2% ha riguardato strumenti ibridi. Per quanto riguarda le caratteristiche delle operazioni, la durata media è poco inferiore ai 5 anni mentre sulle dimensioni delle sottoscrizioni, l’85% dei casi ha riguardato operazioni con un taglio medio inferiore ai 10 milioni di euro. Il tasso d’interesse medio è stato pari al 5,5%. A livello geografico, la prima Regione per numero di operazioni è la Lombardia, 27%, seguita dall’Emilia Romagna con il 19% e dal Veneto con il 12%. Con riferimento alle attività delle aziende target, nelle prime due posizioni, entrambe con il 20% degli investimenti, troviamo i beni e servizi industriali e l’alimentare. A livello dimensionale, il 60% degli investimenti ha riguardato imprese con meno di 50 milioni di fatturato. A partire dal primo semestre 2018 sono state monitorate le operazioni di exit. Complessivamente, dal 2015 a oggi, sono stati realizzati 103 disinvestimenti per un ammontare pari a 246 milioni di euro; questo è il valore relativo all’investimento iniziale. Nel primo semestre 2018, sono state 68 le exit per un ammontare pari a 95 milioni di euro.

L’ANDAMENTO DEL PRIVATE DEBT IN ITALIA 2014

2015

2016

2017

I SEM 2018

315

383

610

322

141

33

60

98

122

59

173

276

572

617

448

N. disinvestimenti

4

7

24

68

Ammontare investito (mln euro)

6

52

93

95

Raccolta (mln euro) N. investimenti Ammontare investito (mln euro)


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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

Andate a lavorare (almeno 35 ore) Il governo Macron elimina la possibilità per i dipendenti degli enti locali, molto utilizzata, di lavorare meno di 35 ore alla settimana. L’obiettivo è tagliare mezzo milione di posti di lavoro nella Funzione pubblica entro il 2020 di Giuseppe Corsentino

MENTRE IN ITALIA LA NEO-MINISTRA DELLA FUNZIONE PUBBLICA, L’AVVOCATO GIULIA BONGIORNO (PASSATA, NON SI CAPISCE COME, DALL’ANDREOTTISMO AL LEGHISMO),

si affanna a trovare il sistema (a quanto pare con la scansione delle impronte digitali) per tenere in ufficio impiegati e funzionari sempre in allegra transumanza verso bar e supermercati, qui in Francia il governo Macron-Philippe, che ha l’intenzione di ridurre di almeno tre punti percentuali (sul pil) la spesa pubblica (dal 57 al 54% sul budget complessivo dello Stato) per evitare che anche la Quinta Repubblica con un debito di 2.300 miliardi di euro vada in malora, ha deciso di fare sul serio e di aggredire “sans merci” una delle voci che producono più sprechi e più sperperi nei bilanci della PA. L’obiettivo è il tasso di attività (e quindi la produttività) dei dipendenti di Comuni, Dipartimenti e Regioni che si è scoperto - non da ora, per la verità, perché di indagini e di rilevazioni se ne sono fatte tante in questi anni - lavorano molto, ma molto meno, delle famose 35 ore che furono la bandiera, e l’ultimo atto, del governo socialista di Lionel Jospin nel 2000. Due rapporti ufficiali del 2016 hanno dimostrato, dati alla mano, quello che la neo-ministra del lavoro Muriel Penicaud (ex direttrice del personale alla Danone e quindi competente) ha definito “l’ampleur du laxisme en matière de temps de travail dans le collectivités locales”. Lassismo che si traduce in un montante di ore lavorate che raramente superano le 1.584, quindi al di sotto del minimo sindacale delle 1.607 che si ottengono moltiplicando le 35

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ore per il numero delle settimane lavorate, mai più di 45 l’anno, considerando ferie, festività e quant’altro fa della Francia un Paese a bassa produttività e quindi a bassa competitività. Non solo gli impiegati delle amministrazioni locali, dai vigili urbani ai bidelli, lavorano poco ma anche i loro datori di lavoro, sindaci e presidenti di dipartimenti e di regioni, non si sono certo attivati - ovviamente per ragioni elettorali - per farli trottare un po’ di più, per rispettare almeno il tetto minimo delle 1.607 ore annue. Solo un’amministrazione su cinque, il 20%, l’ha fatto. Per ragioni elettorali, dicevamo prima, ma probabilmente anche per evitare conflitti sindacali e quindi ulteriore perdita di consenso. A luglio, per esempio, i pompieri (che qui dipendono dagli enti locali) del Finistère, estrema regione settentrionale della Francia, hanno scioperato per protestare contro l’allungamento dell’orario di lavoro giornaliero di…18 minuti. E lo stesso è accaduto a Marsiglia dove la Cgt, la Cgil francese, ha fatto scioperare i dipendenti del Comune a cui l’amministrazione aveva chiesto di lavorare 40 ore in più l’anno. Per le identiche ragioni (40 ore in più l’anno) i netturbini di Châlons-en-Champagne, a nord di Parigi, non hanno esitato a incrociare le scope. Insomma, per anni gli enti locali sono stati una specie di Bengodi sindacale grazie soprattutto a una deroga concessa dai vari governi che ha consentito a sindaci e presidenti di mantenere in vita i contratti di lavoro stipulati prima del 2001 (cioè appena dopo l’entrata in vigore delle 35 ore) con orari inferiori alle 1.607 ore. Ora quelle deroghe saranno cancellate grazie

alla nuova legge sulla Funzione pubblica che il sottosegretario Olivier Dussopt, socialista di sinistra, si è impegnato a presentare entro dicembre. Dunque, fine delle deroghe e obbligo degli enti locali a rinegoziare “les accords trop laxiste”. Pena: il taglio dei trasferimenti finanziari dello Stato visto che già nella legge di bilancio è previsto che gli enti locali, a partire dal 2019, non potranno spendere più dell’1,2% rispetto al budget dell’anno precedente. Far lavorare un po’ di più - facendo solo rispettare le 35 ore - “les agents locaux”, i dipendenti locali, avrà effetti benefici per il bilancio dello Stato perché consentirà il taglio immediato di 32mila posti (agendo sul turn-over, si capisce) e di puntare quindi all’obiettivo di 70mila dipendenti in meno nelle amministrazioni locali com’è scritto nella legge di bilancio: mezzo milione di posti in meno nella Funzione pubblica tra centro e periferia per far scendere di tre punti la spesa pubblica entro il 2020. Si comincia con gli enti locali dove le sacche di inefficienza sono maggiori e spesso sfuggono ai controlli. Certo, va messa in conto una certa conflittualità con il ceto politico locale. Ma se la Francia non vuole più essere “una Cuba senza sole” (straordinaria definizione di Macron quand’era ministro dell’economia con Hollande all’Eliseo), il conflitto sociale è il prezzo che Macron ha messo in conto.



QUEL CHE RESTA DEL MESE in collaborazione con ILSUSSIDIARIO.NET

L’indifferenza del Nord sulla spaccatura con il Sud Le statistiche descrivono un gap tra le «due Italie» che sembra ormai incolmabile. Ma se nel Meridione qualche barlume di resistenza c’è, nel Settentrione si riscontra solo inconsapevolezza DI ANTONIO NAPOLI

S

iamo passati dal far parte della Magna Grecia a essere poveri come la Grecia, quella di oggi. In appena duemila anni. L’ultima, cruda quanto amara, rilevazione realizzata dalla Cgia di Mestre suona come un’ennesima, inappellabile sentenza che condanna il nostro Mezzogiorno alla retrocessione nella serie C d’Europa. Spesso i rapporti dell’Ufficio Studi della Camera di commercio veneziana danno sostanza a quanto di paradossale esiste nell’economia italiana. Ma in questo caso di sorprendente non c’è nulla: dai dati incrociati emerge una realtà ormai nota a tutti e che tutti cercano di non guardare. L’Italia appare spaccata in due, priva di politiche – anche straordinarie – in grado di colmare il gap che separa le regioni forti del Nord da quella grande unica regione del Sud che conta circa 20 milioni di abitanti e che è stata in questi anni lasciata al suo destino, in mano a classi dirigenti incapaci di capire cosa stava succedendo. Anzi, esse si sono attardate a raccontarsi la storia che – ora che erano arrivati loro a comandare – le cose stavano finalmente cambiando e che i dati già dimostravano che l’inversione di tendenza era iniziata. Tutte balle. La china su cui è scivolato il Sud dal 2008 a oggi, i dieci anni di questa lunga crisi, ha por-

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UN’IMMAGINE DELLE VELE DI SCAMPIA, ICONA DEL DEGRADO URBANO ALLA PERIFERIA DI NAPOLI

tato sempre più velocemente il Mezzogiorno fuori dal circuito economico e produttivo del resto del Paese. Scarsi investimenti pubblici e ancor più limitati investimenti privati hanno reso il Sud un territorio povero, poverissimo, esattamente come la Grecia del default del 2010. Il Pil pro capite di un italiano che vive al Sud è oggi di 18.230 euro, appena 2.000 euro in più di quello di un cittadino greco, ben 15.618 euro in meno di un cittadino del Nord Italia, che di fatto guadagna quasi il IL PIL PRO CAPITE DI UN ITALIANO CHE VIVE AL SUD È OGGI DI 18.230 EURO, APPENA 2.000 EURO IN PIÙ DI QUELLO DI UN CITTADINO GRECO

doppio. Rispetto ad alcuni parametri, siamo messi addirittura peggio della Grecia: il tasso di disoccupazione giovanile (noi 51,4%, loro 43,6%), le esportazioni sul Pil (noi 11,3%, loro 14,6%), il rischio di povertà (noi 46,9%, loro 35,3%). I dati del Nord neanche a guardarli, basti sapere che in molti casi sono migliori di quanto non succeda in Germania. La conseguenza più seria è sotto gli occhi di tutti, ovvero la ripresa dell’emigrazione dal Sud delle energie migliori, oltre 150mila all’anno. Vanno, come sempre è accaduto, a cercare fortuna dove si vive meglio. A questo quadro

aggiungiamo che la qualità dei servizi nel Mezzogiorno è scesa a livelli indicibili: scuola, sanità, trasporti, sono quasi ovunque al collasso. Interi territori, come Scampia o Castel Volturno, sono abbandonati a se stessi, discariche all’aperto, dominio dell’illegalità. Molti turisti che arrivano a Napoli o sulle coste della Puglia, che amano la Sicilia o progettano di passare per Matera, capitale della Cultura 2019, neanche sanno o “vedono” questa realtà. Esattamente come quei turisti che passano le loro vacanze nelle straordinarie isole greche, e che anzi amano il modo in cui la gente locale si ingegna per campare degnamente e offrire loro un servizio adeguato. E che vuoi che sia se non ci fanno lo scontrino fiscale! Appunto, che vuoi che sia … Nel Mezzogiorno l’esercito di persone che lavora in nero conta ormai un milione e 300mila unità. Ed è questo il vero grande ammortizzatore sociale che ha salvato il Sud dalla rivolta e le Prefetture dall’essere messe a ferro e fuoco. Cose che accadono con una certa frequenza da queste parti, come ci spiega Enzo Cicconte nel suo bel libro sul brigantaggio La grande mattanza (Laterza). E arriviamo, infine, al punto, che potrebbe rendere il tutto ancora più grave e trasformare l’attuale distanza siderale in una “rottura” definitiva e insanabile. Dopo i referen-


dum regionali di Veneto e Lombardia, tesi a chiedere maggiore autonomia (richiesta a cui si è accodata anche la rossa Emilia-Romagna), è in corso una trattativa di cui nessuno parla tra lo Stato italiano e le suddette tre regioni per trasferire loro numerosi funzioni (in materia di sanità, scuola, formazione, politiche del lavoro, agricoltura, e molto altro) e conseguente spostamento di risorse di pertinenza. Il cuore della trattativa è la richiesta pervenuta da parte di queste regioni di mettere le mani su quello che si chiama “avanzo primario”. L’accordo, raggiunto in gran segreto, si è trasformato in una sorta di patto tra Stati, come se Stato italiano, Regione Veneto, Lombardia ed Emilia-Romagna fossero tutti soggetti equipollenti. Accordo che – come le intese tra Stati richiedono – potrà essere solo ratificato dal Parlamento italiano, ma non discusso. Inutile aggiungere che dopo il 4 marzo c’è già un’ampia maggioranza pronta ad approvarlo. QUELLA CHE DOVREBBE ESSERE L’OPPOSIZIONE TACE, ANZI AL NORD HA SOSTENUTO I TEMI DEL REFERENDUM PER L’AVANZO PRIMARIO

Dunque, nel disinteresse generale, il Mezzogiorno definitivamente muore. Quella che dovrebbe essere l’opposizione tace, anzi al Nord ha sostenuto i temi del referendum per l’avanzo primario e le ragioni del Sì, come dimostra la posizione emiliana o quella dello stesso candidato Giorgio Gori alle recenti elezioni lombarde. Sono spariti – e forse spariranno anche dai libri di storia della scuola di base del Nord – le ragioni politiche, ideali ed economiche che animarono il Risorgimento. Serve a questo punto uno scatto del mondo della cultura e dell’economia per fermare questo scempio. Probabilmente non gioveranno alla battaglia le attuali posizioni di molti governanti del Sud, ma qui è in gioco la vita di 20 milioni di italiani e, di riflesso, l’unità politica del Paese. Al Sud qualche barlume di resistenza si sta accendendo. Possibile che al Nord tutto questo accada nell’indifferenza generale?

DI FERNANDO DE HARO

A 10 ANNI DALLA LEHMAN L’UNICA PREVENZIONE È L’EDUCAZIONE FINANZIARIA

S

ono trascorsi da poco dieci anni dal crac di Lehman Brothers, dieci anni dallo scoppio della crisi che ha definitivamente cambiato le nostre vite. Quando si sono sbagliate le autorità statunitensi? Quando hanno lasciato fallire Lehman senza salvarla come avevano fatto prima con Bear Stearns e poi con JP Morgan? (...) La discussione non è ancora finita. Un’ingiustizia è stata commessa perché il denaro di tutti è stato utilizzato per salvare le banche che sono state messe in crisi dall’avidità di alcuni. Era necessario arrivare a questa grande ingiustizia per fare il bene di tutti? Le domande persistono, ma almeno, un decennio dopo, ci sono alcune risposte. Non possiamo continuare a dire con l’allegria degli anni ‘90 che è necessario avere “più società, meno Stato”, soprattutto se più società vuol dire più mercato. Difficilmente la bolla sarebbe cresciuta così tanto senza la deregolamentazione del sistema finanziario. (...)Il sistema finanziario ha inventato strumenti diabolici per moltiplicare una frode che le istituzioni pubbliche avrebbero dovuto rilevare e vietare. Ma la sovranità dei supervisori era scomparsa in un mercato globale. Tutto questo mentre si teorizzavano le false virtù liberali che, per magia, trasformano l’egoismo privato in un bene pubblico. Dopo il fallimento di Lehman abbiamo scoperto che non c’erano mercati perfetti, capaci di autoregolamentarsi e di fornirci trasparenza. Lasciato alla sua inerzia, il mercato è vittima di avidità e dimentica che la finanza dovrebbe essere al servizio dell’economia reale. La crisi di dieci anni fa non è stata come quella del ‘29 perché c’è stato un intervento deciso dello Stato attraverso la

Federal Reserve e la Banca centrale europea. Fortunatamente, a capo della Federal Reserve c’era Bernanke, che BEN BERNANKE aveva studiato gli errori commessi nel ‘29 e ha scommesso da subito su una politica monetaria espansiva con tassi d’interesse negativi e con l’acquisto di asset. (...) In ogni caso, ora sappiamo che sia attraverso la supervisione di un governo economico, che con l’intervento di politica monetaria non ci può essere più società se non c’è uno Stato forte (non invasivo), uno Stato migliore. Uno Stato per la società. Il dramma, il problema, come sottolineato da Bauman e molti altri, è che il tempo di Westfalia non tornerà. Lo Stato sociale, lo Stato supervisore, che sembrava così possibile e così potente dopo la Seconda guerra mondiale, è scomparso. Lo Stato è stato espropriato del suo potere precedente di cui si sono appropriate le forze sovranazionali, i flussi globali che sfuggono a ogni controllo politico. È necessario costruire il “governo d’Europa” e sarebbe altamente auspicabile costruire un “governo del mondo”. Ma ogni governo del ventunesimo secolo dovrà fare i conti con la “decomposizione della sovranità”, una decomposizione che ci lascia allo scoperto di fronte a nuove bolle. Di fronte a questa situazione non c’è altra risposta che l’educazione. Un’educazione che ci faccia capire che nessun prodotto finanziario, di regola, può avere un rendimento del 10%. Il denaro non si regala, il denaro sano arriva dal lavoro, dall’economia produttiva. La crisi ha distrutto un sistema sociale più egualitario, ma soprattutto ha distrutto la fiducia: ha rivelato che il mercato e lo Stato sono nudi. Né il mercato è libero, né lo Stato è sovrano. Cosa ci rimane? La costruzione di relazioni in cui si possa recuperare la fiducia.

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TALENT SHOW

A

CI PIACE LA NOSTRA LINGUA IN USA FA AMARE IL MADE IN ITALY Successo esponenziale con decine di migliaia di studenti dei corsi sulla nostra lingua organizzati a New York dallo Iace, sotto l’egida della Farnesina

N

egli ultimi cinque anni è più che raddoppiato - da 22.000 a 55.000 - il numero di ragazze e ragazzi che studiano l’italiano, dalle elementari al liceo, nei tre stati di New York, New Jersey e Connecticut. Merito dell’attività di promozione culturale dello Itace, the Italian American committee on education, un’istituzione che opera sotto l’ediga della Farnesina ma in totale autonomia gestionale. “Il nostro è un vero e proprio marketing culturale - sottolinea Berardo Paradiso (nella foto), imprenditore, oggi cittadino italiano ma originaro di Buonalbergo (Bn), presidente dello Iace – con il quale contribuiamo a far aumentare anche la propensione degli americani a comprare l’autentico Made in Italy. Ed è diventato un modello per tutti gli altri enti simili a noi nel mondo». E’ sorprendente il target: non solo figli e nipoti di emigrati italiani, ma anche americani doc, attratti da tutta la positività da cui è per fortuna ancora avvolta l’immagine dell’Italia e del suo mitico “saper vivere”. Tra l’altro l’istituto se ne inventa una al giorno, per arricchire l’offerta. Recentemente ha organizzato una giornata a Coney Island cavalcando le emozioni del mitico Luna Park completamente ristrutturato e rilanciato dall’azienda italiana Zamperla. Sempre incentrate sul Made in Italy e le sue eccellenze, le iniziative come il programma “Mangia sano & parla italiano” a Eataly o “Disegna l’auto dei tuoi sogni” alla Ferrari. E nei tre stati in cui Iace é impegnato sono aumentati del 25% in numero assoluto gli studenti che nelle scuole superiori seguono i corsi speciali Ap (Advanced Placement) di italiano e poi sostengono e passano il relativo esame (utile per i crediti per il college).

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Il presidente Paradiso: «Il nostro è vero e proprio marketing culturale, modello operativo globale»

La gestione resterà in Italia perchè si apprezza la competenza dei manager ma addio autonomia

fonso Guzzini (nella foto) ci piace, la sua azienda – iGuzzini – ci piace ancora di più, la sua capacità e lungimiranza nel risistemare a suo tempo gli equilibri di famiglia, acquisire nel capitale un socio esterno qualificato come la Tip di Gianni Tamburi, è stata ok. Ma allora cos’è che non ci piace? Che alla fin fine, al termine delle verifiche sull’annunciata fusione, il colosso svedese Fagerhult, grande oltre il doppio del gruppo italiano, avrà la maggioranza del capitale di iGuzzini e lascerà la gestione agli italiani solo come tanti altri gruppi stranieri hanno già fatto, cioè perché si fidano delle competenze e non hanno ragione di sostituire quelli che, dalla fusione in poi, saranno pur sempre dipendenti. Insomma, in guanti gialli ma pur sempre un’acquisizione. “Un nuovo colpo al made in Italy”, come ha scritto Il Sole 24 Ore, che pure è di Confindustria? Innegabilmente, pur se costruttivo per il futuro – speriamo – anche degli insediamenti italiani del gruppo. E’ una strada abbastanza segnata, purtroppo, per molte famiglie del nostro capitalismo imprenditoriale. Nel vent’anni tra il ’75 e il ’95 mentre gli imprenditori degli altri Paesi europei accumulavano, i nosri palpitavano tra Anonima Sequestri e terrorismo. E non accumulavano, o se lo facevano preferivano spesso farlo fuori Italia. Il processo di capitalizzazione si è interrotto. Le conseguenze si misurano oggi. Pochi, pochissimi, sono diventati grandi. Vedere piccole aziende-gioiello restare orgogliosamente autonome era ed è entusiasmante, emozionante. Si sarebbe detto negli Anni Ottanta, sempre quelli: “Non s’interrompe un’emozione!”.

NON CI PIACE SI È INTERROTTA L’EMOZIONE DI GUZZINI Un’operazione intelligente, quella con gli svedesi di Fagerhult, che però di fatto sposterà all’estero il controllo del brand marchigiano



SHORT STORIES

Manifatturiero

Cybersecurity

Sassuolo rinasce grazie agli Usa

DARKTRACE CHIUDE UN ROUND DA 50 MILIONI

La valutazione complessiva dell’azienda è di 1,65 miliardi

Lo storico marchio Marazzi dopo sei anni dall’acquisizione da parte di Mohawk continua a crescere I soliti fondi predoni che comprano i nostri gioielli? No, questi sono gli stranieri che investono e lasciano qui le nostre eccellenze. La storia di Marazzi può essere un caso, ma è un esempio innegabile. Gioiello della ceramica, azienda storica nel distretto di Sassuolo, è passata a fine 2012 in mano a Mohawk Industries Inc., il più grande produttore mondiale nel settore del flooring. Tre mesi dopo il suo insediamento la multinazionale quotata alla Borsa di New York ha deciso di continuare a investire qui in Italia, a un ritrmo di 35 e 40 milioni l’anno. Prima realizzando uno stabilimento nuovo a Fiorano, poi

a Finale Emilia e ora ampliando la sede storica a Sassuolo, con nuove linee produttive che, dal reparto materie prime alla zona del confezionamento, superano il chilometro e mezzo di lunghezza. «Gli americani hanno creduto nel management Marazzi, nelle persone della Marazzi e nella ceramica italiana che continua ad essere leader in tutto il mondo» ha commentato l’amministratore delegato, Mauro Vandini, che crede nella forza umana, nonostante nel sito produttivo ad ogni ora del giorno e della notte viaggino 27 robot automatizzati e siano stati installati inkjet di ultima generazione, tecnologie di decorazione della ceramica a

getto d’inchiostro, in grado di creare da immagini in file oltre 40 varianti di superficie per lo stesso prodotto con effetti molto naturali. Nell’ultimo anno Vandini ha assunto 210 nuovi addetti: «abbiamo inserito molti giovani, fatto tantissima innovazione, trainign sul personale e abbiamo un centro di formazione attivo tutto l’anno. Perché crediamo che l’investimento migliore sia sempre quello sulle persone». Fondata nel 1961, l’azienda conta circa 500 addetti e due stabilimenti produttivi in Italia. Ma è soprattutto a livello internazionale che è stata protagonista di una notevole crescita. (paolo tomassone)

cui il co-fondatore e CEO Davide Dattoli. Il prezzo della cessione è pari a Euro 3.600.000. Digital Magics, azionista di Talent Garden a partire dalla fine del 2014, con questa cessione realizza una plusvalenza di Euro 3.204.250 (pari a oltre 9 volte il costo della quota di capitale ceduto). Talent Garden S.p.A., fondata a Brescia nel 2011, è tra le principali piattaforme europee per i talenti digitali; nei suoi campus lavorano, si formano e creano networking più di 3.500 talenti in tutta Europa. Presente in 8 paesi europei con 23 campus, Talent Garden è oggi il più diffuso network di co-working per il digitale

del continente. Talent Garden Innovation School eroga corsi, master e workshop per formare giovani professionisti digitali ed executive e promuove anche programmi di alfabetizzazione digitale per i bambini. Nel 2017 Talent Garden ha realizzato ricavi consolidati per 8,9 milioni di Euro (oltre il doppio dell’esercizio precedente) con margine operativo positivo. Gabriele Ronchini, Fondatore e Amministratore Delegato di Digital Magics, ha commentato: «L’operazione, che consente al management di Talent Garden di rafforzare la propria quota, rappresenta un passaggio di valore strategico per il nostro modello di business. Peraltro, con una partecipazione di circa il 10%, Digital Magics rimane tra i principali azionisti di Talent Garden e conferma il ruolo fondamentale che la partecipata ha nella catena del valore ideata da Digital Magics a favore dello sviluppo dell’ecosistema delle startup e dell’innovazione».

Economia digitale

Digital Magics cede le quote in Talent Garden L’incubatore ha guadagnato oltre tre milioni dall’operazione. La cessione al management di TAG Digital Magics S.p.A., business incubator quotato sul mercato AIM Italia ha sottoscritto lo scorso 12 ottobre un accordo per la vendita di 20.330 azioni ordinarie di Talent Garden S.p.A., corrispondenti a circa il 9% del capitale sociale della partecipata. In seguito alla cessione, Digital Magics detiene ancora il 10% del capitale. L’acquisto è stato perfezionato da Heroes S.r.l., azionista di controllo di Talent Garden, controllato dal management della stessa Talent Garden tra

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Darktrace, azienda leader nella tecnologia di intelligenza artificiale per la cyber defense, ha chiuso un round di Serie E da 50 milioni di dollari raggiungendo un valore di 1,65 miliardi di dollari. L’investimento è guidato da Vitruvian Partners con la partecipazione degli attuali investitori KKR e 1011 Ventures. Darktrace continua a guidare il mercato della cyber defence, con la prima tecnologia di risposta autonoma al mondo. Darktrace Antigena risponde entro 2 secondi ai primi segnali di minaccia e la sua adozione è cresciuta del 30% nell’ultimo trimestre. Le nuove funzionalità includono la risposta autonoma per il cloud e la protezione dalle campagne di attacco sofisticate via email con Antigena v2, lanciata questo mese. Dal suo ultimo finanziamento, Darktrace ha più che raddoppiato il numero di implementazioni e ora individua minacce che altri strumenti non sono in grado di intercettare in oltre 7.000 reti. Tra i clienti anche otto dei principali aeroporti internazionali.


SHORT STORIES

Letti per voi

Food e sostenibilità

Il libro di Giacomo Ciriello, “La mafia si può vincere”, spiega le azioni del governo dal 2008 al 2011

La multinazionale investe in progetti a sostegno di oltre 100.000 donne in 1.000 comunità

La lotta alla mafia del Berlusconi IV «C’è stata, in Italia, ai tempi del IV governo Berlusconi (dal maggio 2008 al novembre 2011) una vigorosa antimafia di Stato, senza precedenti nella storia repubblicana. Un’antimafia vincente». Lo scrive Giacomo Ciriello, braccio destro del Maroni ministro degli Interni principale artefice di quella antimafia, nel libro “La Mafia si può vincere”. Il libro ripercorre la storia della legislazione antimafia tra il 2008 e il 2011, riportando i dati dell’azione condotta in quegli anni dall’esecutivo per sconfiggere Cosa Nostra. Un paio di testimonianze riportate nel volume potranno forse stupire anche gli scettici. La prima è di Gian Carlo Caselli, procuratore a Palermo dopo le stragi di mafia dal 1993 al 1999, magistrato impegnato nelle indagini che hanno portato all’arresto di boss del calibro di Leoluca Bagarella, Gaspare Spatuzza e Giovanni Brusca, che in una lettera pubblicata sul Fatto quotidiano nel dicembre 2009 non ha esitato a definire Maroni un “riferimento sicuro” negli otto mesi del primo

Innovazione

GELLIFY ACQUISTA IL 4% DI DEUS TECHNOLOGY

L’integrazione permette a entrambe le realtà di crescere Due società digitali totalmente italiane tra le più dinamiche, Deus Technology e Gellify, hanno concluso un accordo per potenziare le reciproche attività, in base al quale Gellify acquisirà una quota del 4%

L’impegno di Mondelez per le donne del cacao Governo Berlusconi del ’94, e a riconoscerne i successi nella ricerca e cattura dei latitanti in quella seconda stagione al Viminale: «Al riguardo – scrisse Caselli – non si può non registrare una continuità nel contrasto militare di Cosa Nostra che non si è mai avuta prima».La seconda è di Pietro Grasso, allora procuratore nazionale antimafia, che nel maggio 2012, sei mesi dopo la caduta del Governo Berlusconi, affermò: «Devo dire che, onestamente, abbiamo avuto una legislazione che ci ha aiutato nel sequestro e nella confisca dei beni (…) Adesso le indagini che fanno gli specialisti dell’Antimafia vengono utilizzate anche per sequestrare e confiscare i beni. Questo ha fatto salire moltissimo i beni sequestrati che sono arrivati, in 3 anni e mezzo, a qualcosa come 40 miliardi di euro». E alla domanda: quindi premio speciale al governo Berlusconi per la lotta alla mafia?’ Grasso rispose: «Premio speciale, certo, è così, davvero». La storia, a volte, è diversa da quel che sembra.

nel capitale di Deus inserendo in questo modo l’azienda nel proprio portafoglio. Deus Technology è oggi il principale enabler italiano del mondo fintech che permette a banche e società di gestione del risparmio di automatizzare i processi di consulenza ed investimento. Gellify è la più importante piattaforma di innovazione B2b che seleziona, investe e fa crescere aziende innovative del settore digitale.

Continua l’impegno di Mondelēz International per migliorare la qualità della vita nei paesi produttori di cacao. L’azienda, leader globale nel settore dello snacking, ha infatti annunciato l’inizio di diversi progetti per favorire l’emancipazione delle donne che saranno portati avanti in Indonesia e Repubblica Dominicana dopo aver iniziato, nel 2014, in Ghana e Costa d’Avorio. L’iniziativa fa parte di Cocoa Life, il programma di sostenibilità della filiera del cacao portato avanti da diversi anni dall’azienda, punta ad accelerare l’empowerment femminile coinvolgendo più di 100.000 donne che vivono e lavorano in oltre 1.000 comunità nei quattro Paesi produttori. I piani d’azione Cocoa Life hanno già innescato un impatto

Fondata nel 2010 da Paolo Galli, Ceo & Co-Founder e da Pasquale Orlando, Cmo & Co-Founder. Deus Technology sviluppa tecnologie per gli investimenti finanziari, operando nell’ambito delle decisioni di investimento che possono beneficiare del contributo della tecnologia per divenire digitali ed automatizzate. Inoltre, si tratta dell’unica realtà Fintech italiana inserita lo scorso anno dal Financial

concreto ampliando l’accesso ai “Village Savings” e alle “Loan Associations” alle donne ivoriane e ghanesi, garantendo un contribuito notevole alla loro emancipazione, grazie ad un maggiore accesso e controllo sia sulle risorse domestiche che produttive. I progetti destinati a Indonesia e Repubblica Dominicana sono suddivisi in cinque aree principali - agricoltura, comunità, giovani, mezzi di sussistenza e ambiente - e le singole iniziative di “empowerment” delle donne sono personalizzabili in base alle esigenze locali e supportate da una metodologia flessibile che collega tra loro risorse, attività, risultati e impatto finale. Per tutte le attività è previsto anche un sistema di analisi e valutazione costante che consente di poter cogliere tutte le opportunità e di ottenere un impatto maggiore e più sostenibile. Negli ultimi anni Cocoa Life ha offerto a oltre 50.000 donne l’accesso ai fondi per finanziare l’istruzione e incoraggiare l’imprenditorialità, al fine di dar loro voce e sbloccare il loro potenziale. Oltre 59.000 membri della comunità, inoltre, sono stati sensibilizzati verso una maggiore consapevolezza per cambiare percezioni, atteggiamenti e comportamenti e porre fine, passo dopo passo, alle disuguaglianze di genere. Un’iniziativa che è stata apprezzata anche dall’Oxfam, organizzazione che si batte contro la fame nel mondo. Times tra le 1000 aziende europee con il più alto tasso di crescita nel periodo compreso tra il 2012 e il 2015.

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COMUNICARE L’IMPRESA Forse non tutti se ne sono accorti, ma la carta stampata sta riacquistando terreno. E ci sono già i primi segnali di ripresa del mercato pubblicitario. Perché i click non sono tutto, nella comunicazione. Anzi. E il fascino (ma anche il prestigio) del foglio frusciante è alla base della rivincita di libri stampati e riviste cartacee.

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QUESTIONE DI IMMAGINE IL MADE IN ITALY NON BASTA: BISOGNA ANCHE CHE SE NE PARLI

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IL PARADOSSO DE BORTOLI: I MEDIA ATTACCANO, IL GOVERNO ACQUISTA CONSENSI

L’EDITORIA È DI NUOVO... INCARTATA Se in Italia il libro stampato si sta prendendo la rivincita sugli ebook, per i quotidiani la strada è in salita. Ma Stati Uniti e Regno Unito hanno già dimostrato che uscire dalla crisi è possibile. Ecco come di Marco Scotti

È

un movimento lieve, quasi impercettibigalloni sul campo di autentica alternativa al le. Ma c’è. E per fortuna, viene da dire. libro. Che ha invece recuperato il suo fascino La carta, intesa come supporto per la proprimigenio, ritrovando, soprattutto nei più duzione di libri e giornali, sta iniziando a rigiovani, un fascino che sembrava perduto. assestarsi, a ritrovare dignità dopo un Terzo Il profumo della carta, i diversi formati, la Millennio vissuto finora in costante e rapida difficoltà di lettura sui principali device dediscesa verso le secputati alla fruizione IL NUMERO UNO DI HARPER COLLINS che della crisi del degli ebook sono comparto. I libri, in SOTTOLINEA IL FENOMENO DEL RITORNO stati tutti fattori che DELLE LIBRERIE DI QUARTIERE NEGLI USA. particolare, stanno hanno spinto un UN TREND CHE INTERESSA ANCHE L’ITALIA vivendo un ritorno ritorno in auge del prepotente soprattutto nei paesi anglosaslibro. Lo scorso anno, ad esempio, nel mersoni. Sembrava, almeno inizialmente, che il cato anglofono si è registrato un incremento combinato disposto di Amazon e degli ebook delle vendite di volumi cartacei tra il 3 e il potesse sferrare un colpo mortale all’edito5% e il numero uno del colosso Harper Coria libraria tradizionale. Ma, poi, l’inversione lins, Brian Murray, in una recente intervista di tendenza. Il formato elettronico, dopo un ha voluto diffondere ottimismo, parlando iniziale boom, non ha saputo guadagnarsi i di un progressivo ritorno delle librerie di

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COMUNICARE L’IMPRESA

TRA 3% E 5%

UK INCREMENTO VENDITE DEI USA

quartiere negli Stati Uniti. Un fenomeno che VOLUMI CARTACEI si è registrato anche in Italia. A Milano, dopo un decennio di costante e continua contrazione, le librerie sono aumentate, passando da 282 a 298, un incremento di oltre il 5% che deve essere salutato con soddisfazione. Tutti i problemi sono risolti? Sarebbe DEGLI AMERICANI miope dirlo. Ma intanto bisogna registraCOMPRA QUOTIDIANI re un’altra tendenza, ovvero l’incremento della percentuale di titoli italiani sul totale dell’offerta libraria fornita dal nostro paese. La percentuale di testi tradotti, infatti, è scesa in quindici anni dal 22-23% al 16-17%, INTROITI PUBBLICITARI a fronte di una vendita complessiva rimasta (DOPO UN CALO COMPLESSIVO DEL 22%) sostanzialmente inalterata. Non si tratta di festeggiare un improbabile ritorno all’autarchia, ma piuttosto sembra naturale pencome asset della sua azienda – l’agonizzante sare che gli editori nostrani, specialmente Washington Post, che aveva chiuso il bilani più piccoli, abbiano ripreso quel lavoro di cio precedente con perdite per 53,7 milioni scouting, che poi è la quintessenza del lavodi dollari. In un quinquennio la strategia di ro delle case editrici. Bezos ha pagato: il Post, che ha puntato forSe invece si va a considerare il mercato dei te sulle inchieste, sull’high-tech e su un’inquotidiani e, più in generale, dei prodotti di formazione di qualità, è tornato a crescere, informazione su supporto cartaceo, in quetanto da assumere oltre 100 giornalisti nel sto caso il discorso cambia e l’Italia presta il periodo e riuscendo a rilanciarsi con una rifianco a qualche critica in più. In sette anni, cetta che ha posto la notizia al centro dell’ini quotidiani hanno perso oltre il 50% delle tero processo creativo. E che l’informazione loro entrate pubbliciUsa stia funzionando A INVESTIRE CON MAGGIOR VIGORE tarie, passate da 1,23 in modo efficace si miliardi a poco meno SULLA CARTA STAMPATA È LA GRANDE evince anche dal fatDISTRIBUZIONE, MENTRE I SOCIAL di 530 milioni di NETWORK STANNO PERDENDO TERRENO to che oggi un amerieuro. Un calo drastico cano su due acquista che però va letto anche con la progressiva un giornale, con un interessantissimo 40% contrazione del numero di copie vendute. riferito alla fascia degli under 35. Da questo punto di vista, bisogna guardare Nel Regno Unito, invece, si è registrato il ai paesi anglosassoni non solo con invidia, primo trimestre con un incremento degli ma anche con spirito autocritico, per cercaintroiti pubblicitari dopo ben 29 trimestri re di comprendere quale sia stato il percordi costante contrazione. Si tratta di una creso, virtuoso, che ha condotto il comparto a scita del 2,8% (dopo un calo complessivo far registrare dei segnali positivi dopo un del 22%), ma intanto è un segnale, piccolo, decennio di costante crisi. Prima di tutto, un di una ripresa. Simon Fox, il numero uno nome: Jeff Bezos. Il fondatore di Amazon nel del Mirror, ha dichiarato che tra i comparti 2013 ha acquistato – a titolo personale, non che hanno ripreso a investire con maggio-

+5% MILANO LIBRERIE

5O%

(IL 40% È UNDER 35)

UK +2,8%

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re vigore sulla carta stampata c’è la grande distribuzione e che il trend è destinato a durare. Non solo: alcune multinazionali come Procter&Gamble e Unilever, tra i principali spender in advertising, hanno ridotto i propri investimenti sui social network, soprattutto su Facebook, dopo i problemi di affidabilità mostrati nei mesi precedenti. Come è stato possibile raggiungere questo risultato? E soprattutto: si può replicare anche in Italia? La risposta è nì. Il primo spunto di riflessione è tanto ovvio quanto difficile da dirimere: come si può pensare di riportare gli italiani a leggere quotidiani e mensili quando i contenuti si trovano in maniera totalmente gratuita online? Chi ha tentato un meccanismo di paywall finora ha fallito nel suo intento anche perché la facilità di reperimento delle informazioni è talmente alta che ha reso vana l’offerta di un’informazione generalista a pagamento. Per questo, prendere esempio dagli anglosassoni potrebbe essere un esercizio utile. Se le inchieste, i contenuti esclusivi, il ritorno del giornalismo di qualità possono essere le chiavi per ridare vigore all’editoria, forse questo meccanismo deve essere preso in considerazione, in prima battuta, dai giornali stessi, che devono iniziare a evitare la stucchevole rincorsa alla notizia “copia e incolla” per concentrarsi sui contenuti di prima mano. Inoltre, cercare di mettere un freno allo strapotere di Facebook e Google, che da soli drenano il 77% delle risorse pubblicitarie online, potrebbe convincere gli investitori a riparametrare le proprie spese destinandone una parte anche alla carta stampata. Purché sia di qualità e offra contenuti interessanti ed esclusivi. È un processo lento, lentissimo. Ma la carta sta ritrovando un minimo di forza. «Eppur si muove», diceva Galileo. E speriamo che continui a farlo.


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COMUNICARE L’IMPRESA WIN THE BANK

LA QUALITÀ NON BASTA SE NON LA SAI RACCONTARE

OCCORRE METTERSI NEI PANNI DI CLIENTI SCETTICI E SAPERE COME CONVINCERLI CHE IL NOSTRO PRODOTTO È TOP

Da più di dieci anni ci ripetono che l’Italia si sarebbe salvata dalla crisi grazie al «made in Italy». E di fatti ci è servito. Ma non abbastanza. Proviamo a capire perchè di Massimo Bolla

tenziali clienti. Quelli che apprezzano il Made in Italy, certo; ma, all’interno del Made in Italy, cosa apprezzano di più? In realtà, il “Made in” conta il cliente che pensa che tu faccia prodotti migliori degli altri degli altri. Ma, di nuovo: la qualità non è tutto, perché il tuo prodotto di qualità lo posso copiare facilmente, la tua immagine no. Perché la creazioLa qualità di cui parlava la politica non ha ne dell’immagine dipende anche dal momenniente a che fare con le certificazioni e, molto in cui sei andato sul mercato. Se sei stato to poco, con il livello tecnico dei prodotti che il primo ti sei creato una immagine, se sei il vendiamo. Ha invece molto a che fare con secondo sei solo un copione, o, al massimo, un l’immagine (marketing) ed il posizionamenmiglioratore dell’idea del numero uno. to (marketing). Se ti metti a fare - oggi che Quindi, ancora una volta, cosa fai di diverso non sei nessuno, che non ti conosce nessuno dagli altri? Dire che i tuoi prodotti sono di - prodotti di altissimo contenuto tecnico, se maggiore qualità e che sei orientato al cliennon hai una struttura te non vale niente (se DEL MARKETING SI PARLA POCO, MA È di marketing impornon lo dicono i clienti): L’UNICO PROCESSO SENZA IL QUALE tante che ti crea una perché devo comprare NESSUNO CONOSCERÀ E ACQUISTERÀ immagine forte, salti i tuoi prodotti invece I NOSTRI PRODOTTI E SERVIZI per aria. Quindi, Made che quelli di altri milin Italy non è sinonimo di successo, e qualità le come te? Mettiti nei panni di un cliente che neppure. Ma allora cosa deve fare una azienda non ti conosce bene e dammi una risposta alla che fa Made in Italy? Scordati che basti scrivedomanda precedente? Un conto è fidelizzare re Made in Italy sui tuoi prodotti per vendere un cliente, un conto è trovarne uno nuovo. all’estero, e, onestamente, non tutti i prodotti E dunque, dobbiamo tutti migliorare il più che vedo con la scritta Made in Italy sono mepossibile i processi per essere efficienti e fare glio degli altri. Se fai qualità, ovvero realizzi margini da reinvestire in marketing, l’unico prodotti/servizi che hanno un maggior valore processo di cui si parla pochissimo nel sisteper il cliente, rispetto alla concorrenza, la prima qualità e senza il quale nessuno ti conosce ma cosa che devi fare è farlo sapere ai tuoi poe nessuno ti compra i prodotti.

Massimo Bolla è un consulente aziendale esperto in marketing che collabora con Economy fin dal primo numero del nuovo corso e che, in tandem con Valerio Malvezzi, ha fondato Win The Bank, società di formazione che aiuta i piccoli e micro imprenditori ad essere finanziati dalle banche. In quest’articolo Bolla torna al marketing, settore nel quale ha recentemente riconfigurato un metodo di potenziamento e focalizzazione, MyMax Work, studiato per permettere alle imprese più piccole di superare almeno in parte il loro handicap dimensionale.

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a quando nel 2007 la crisi ha bastonato l’Italia ed i suoi imprenditori, ho sentito la politica gridare forte che l’Italia si sarebbe salvata con la qualità dei suoi prodotti. Secondo chi governava il paese il Made in Italy sarebbe stato motivo sufficiente per prosperare: il resto è storia, ovvero, centinaia di migliaia di imprenditori che a luglio 2007 rappresentavano delle eccellenze, nel settembre dello stesso anno erano alla canna del gas, additati come sfruttatori incapaci, ignoranti di marketing ed evasori. A distanza di 11 anni forse sarebbe il caso di riflettere, visto che in questo spazio si parla di qualità, sulla veridicità dell’equazione qualità=successo, e, soprattutto, provare a fare qualche proposta per ricominciare ad alzare la testa. Prendiamo atto che questa non è una crisi, ma un cambiamento deliberato di sistema economico, e che quindi i problemi non spariranno, ma, anzi, si acuiranno, e quindi una soluzione va trovata, possibilmente subito perché il tempo stringe.

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COMUNICARE L’IMPRESA

I pregiudizi dei media che giovano al Governo Ferruccio De Bortoli e il paradosso della critica politica a tutti i costi, che fa sì che l’esecutivo si presenti come vittima dell’establishment. Guadagnando ancora più consensi di Sergio Luciano DE BORTOLI, MA CHE COMUNICAZIONE POLITICA È, QUESTA LOGORREA IN CUI STA SCADENDO LA NOSTRA VITA NAZIONALE?

«È un rumore di fondo che fa in modo che le persone si urlino addosso e non si comprendano mai. Un serio problema per la professione giornalistica, ma soprattutto per la democrazia», risponde Ferruccio De Bortoli, presidente della Loganesi e della Vidas, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore. «Questo governo», aggiunge, «ha contro la maggioranza del sistema dei media, ma la cosa non pesa, ed è anzi oggettivamente un indubitabile favore che gli si fa, si sentono e si presentano vittime dell’establishment. Anche dialetticamente gli giova; se fai leva su argomenti di buon senso che però vengono amplificati in un dibattito in cui la controparte è schiacciata, questi perdono forza. Sembrano la prosecuzione di un pensiero unico, e si cementa l’idea che se una tesi è fatta propria dai grandi media, è infondata». Quindi, opposti pregiudizi? La gran parte dei talk televisivi vede una netta predominanza di posizioni contrarie al governo, mentre quelle favorevoli sono deboli culturalmente e meno razionali, ma quel rumore di fondo impedisce un esame serio

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Secondo il presidente di Longanesi e Vidas Ferruccio De Bortoli, il fatto che le persone si urlino addosso e non si comprendano mai è un problema anche per la democrazia

commento calcistico. Da mesi discutiamo su voci, intenzioni, mai su testi veri, che quando ci sono o sono scritti male, o parzialmente, o approssimativamente. Non discutiamo mai su elementi di fatto. È tutto scritto sull’acqua, tutto può essere rigirato all’opposto di com’era stato presentato. L’archetipo è Berlusconi? Lamentava continuamente di essere stato frainteso, come a rivendicare la fondatezza delle sue affermazioni: aveva ancora un certo galateo. In realtà avremmo bisogno di sfrondare la giungla delle dichiarazioni per capire l’essenza vera dei problemi. Ci sono degli argomenti in campo e lascia spazio solo alcune cose che sono fondamentali per la alle posizioni pregiudiziali. vita di tutti: se saltano le banche, ad esempio, Un’anomalia italiana? viene messa a repentaglio la sicurezza di Non direi: a pensarci, il modello Trump tutti, non solo quella dei banchieri. Invece è esattamente lo stesso. Il presidente imperversa questa idea che il mondo non sia americano, non volendo accettare l’agenda fatto da vasi comunicanti, che ciascuno possa dettata dal New York Times o dal Washington isolarsi, in una visione da chilometro zero di Post, ha bisogno di riempire gli spazi a modo economia e politica, frutto della pochezza di suo, e li riempe con tweet e con dichiarazioni questi tempi… continue, e sai che chi lo segue non si porrà in Vede rischi gravi? un’ottica critica ma dirà: “Magari ha ragione Il Def in discussione è l’interpretazione lui! Se la maggioranza dei media lo contesta, e estrema e irresponsabile di linee di politica io non credo ai media, economica perseguite STA PASSANDO L’IDEA CHE SE UNA TESI io sto con lui: ha anche in passato. È FATTA PROPRIA DAI GRANDI MEDIA, coraggio, è sincero…” che prima ALLORA È INFONDATA. IL FORTE RUMORE Solo Ma nemmeno le c’era l’ombrello del DI FONDO IMPEDISCE UNA VERIFICA gaffe scuotono più Quantitative Easing. l’opinione pubblica? Quel che i tedeschi rinfacciano a Draghi è di Sono diventate un elemento normale in un aver voluto il QE per dare spazio a politiche di contesto in cui l’esperienza non conta e la risanamento che però gli Stati-cicala del Sud competenza è disprezzata. Europa non hanno realizzato. Però il tunnel del Brennero di Toninelli… E se l’equilibrio politico europeo cambierà Anche Renzi disse che il Gottardo era tra a maggio? l’Italia e la Svizzera, per non parlare della I nazionalisti e i sovranisti europei dal punto Gelmini: sui tunnel le gaffe sono state di vista della gestione dei bilanci pubblici frequenti. Toninelli dice che ha sbagliato per sono ultrarigorosi, sono austeri. Quindi l’idea stanchezza, ma il problema di fondo è che se che cambiando la maggioranza parlamentare hai una logorrea spinta, la gaffe è inevitabile… a Strasburgo le istituzioni europee diventino Del resto, come stile la politica ha mutuato il più flessibili è un’illusione ottica.


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STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

La tenacia è tutto. Perché sono proprio le intuizioni, e le passioni, che portate avanti contro l'apparente evidenza di una mancanza di mercato, quelle che invece conducono al successo. È il caso di Convergenze, che ha portato la banda larga nel Cilento, di Audace, che ha trasformato lo sport in brand, di Sinelec con le sue smart road e di Janssen Italia, che non rinuncia a fare ricerca farmaceutica.

LA BANDA LARGHISSIMA CRESCE ALL'OMBRA DEI TEMPLI GRECI La storia straordinaria di Convergenze, un'azienda di telecomunicazioni avanzate e servizi tecnologici creata tredici anni fa da Rosario Pingaro ed ora, consolidata, in marcia verso la Borsa di Sergio Luciano

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robabilmente ad Harvard, o a Cambridge, ha lanciato ad un mercato complesso e cicloo in un altro tempio della scienza econopico, quello delle telecomunicazioni in genere mica e manageriale si rigirerebbero tra le e della banda larga in particolare. Un settore mani la storia vera di Rosario Pingaro e della ad alta tecnologia e ad alto assorbimento di sua azienda, Convergenze, con lo stupore amcapitali. Un territorio – il Cilento – meravigliomirato degli indigeni di San Salvador di fronte so per i turisti e per i gourmand (mare, archea una collana di vetro ologia e mozzarella) UN'INTUIZIONE ALL'ORIGINE DELL'IDEA di Cristoforo Colomma povero di imprese. IMPRENDITORIALE, CHE CIOÈ LE TLC bo: “Ma cos’è, com’è FOSSERO UN FATTORE DETERMINANTE Un gruppo di giovani fatta, com’è possibile ANCHE PER LO SVILUPPO TERRITORIALE volenterosi ed entuche sia così bella?” siasti ma con poche Già, perché, sulla carta, qualsiasi osservatore esperienze alle spalle. E invece? neutrale avrebbe dato ben poche chanche di Invece oggi, nel cuore di un Mezzogiorno d’Isuccesso alla sfida che Pingaro, tredici anni fa, talia dove la disoccupazione giovanile sfiora il dalla sua Paestum - un angolo di terra in pro44% e il Pil, pur aumentando, sconta un gap vincia Salerno celebre nel mondo per i suoi impressionante rispetto alle medie europee, templi greci ma non certo per la tecnologia c’è un’azienda modello, con carte in regola e

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STORY-LEARNING

Rosario Pingaro, fondatore e capo-azienda di Convergenze, un'azienda hi-tech che non t'aspetti

forti ambizioni, ormai legittimate dal successo di questa “mission impossible” che si era data. Diventare il principale provider di connettività internet nel Mezzogiorno. Guadagnandoci. E diversificando nell’energia rinnovabile, con tecnologie proprietarie, una rete commerciale diretta, un network sul web tra i più estesi d’Italia. «In questo senso possiamo dirci sicuramente soddisfatti dei risultati che abbiamo raggiunto, ma stiamo progettando sviluppi che speriamo siano anche più rilevanti», dice con semplicità Rosario Pingaro, l’imprenditore fondatore e amministratore delegato del gruppo, uno che non ha la minima intenzione di dormire sugli allori, e gira il mondo continuamente, sul web o di persona a seconda dei casi, per imparare ancora e crescere ancora. Per esempio schierandosi a Cernobbio, all’ultimo Meeting di The European House Ambrosetti, per carpire anche lì spunti e orizzonti nuovi, dove andrà il futuro, quel futuro in cui la sua Convergenze si sta prenotando un ruolo di spessore. «Sì, siamo nati nel 2005, e abbiamo oggi 20 mila clienti attivi nelle telecomunicazioni, e più di 7000 nell’energia», spiega lui, pacatamente, come se niente fosse: «Quest’anno prevediamo di fatturare oltre 18 milioni di

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HO CAPITO CHE NELLA CONNETTIVITÀ C'ERA IL FUTURO E ORA LO VEDO NELLA SOSTENIBILITÀ IN TUTTE LE FORME euro, compresi in canoni, con un ebitda del 10 per cento», aggiunge, snocciolando cifre con la trasparenza di chi in cuor sa di star facendo bella figura e di poter contare su quei numeri per affermarsi ulteriormente sui mercati. «Ci siamo iscritti al progetto Elite della Borsa Italiana Spa, e il nostro programma è quotarci nel 2020», aggiunge. Oggi Convergenze è un’impresa “bimotore”, con due forti propulsori: le telecomunicazioni, appunto, e l’energia. Sul primo fronte, può contare su una rete di 100 torri, che veicolano numerose tecnologie di trasmissione, da

quella iniziale dell’hyperlan a tutte le altre, compresa l’adsl più avanzato e la fibra. Le offerte commerciali, anche residenziali, vanno a scaglioni di connettività, da 30, 40, 60 0 100 mega wireless, mentre la fibra da 30,50, 100 o anche 300 megabyte. «Il 70% circa della nostra clientela è residenziale» spiega Pingaro, «ed è diffusa ormai su tutto il territorio della provincia, anche se contiamo di allargare presto i confini dell’area che serviamo verso Battipaglia e altri paesi limitrofi, ma comunque sempre nelle aree C e D, quelle che gli altri operatori trascurano. L’arpu medio (average revenues par users, insomma la bolletta media mensile) è di 50 euro». Il capitale sociale di Convergenze è molto consistente, tocca il milione e 158 mila euro, a riprova del deciso orientamento al continuo reinvestimento degli utili, come fanno gli imprenditori di serie A. E ancora: tu senti parlare Pingaro, osservi i suoi uffici – puliti e ordinati che manco a Zurigo – scambi due parole con i collaboratori e respiri un’aria di serietà. Forse è anche per questo che l’azienda ha voluto dotarsi di ben quattro certificazioni di qualità: la ISO 9001, che testimonia l’efficienza e la corretta gestione dei processi aziendali, la ISO 14001 per la qualità ambientale, la OHSAS 18001 che certifica l’utilizzo di un sistema che permette di ga-


Il quartier generale di Convergenze a Paestum. Sotto e nella pagina accanto le nuove colonnine di ricarica elettrica EVO

rantire un adeguato controllo per la salute dei lavoratori e la sicurezza dei luoghi di lavoro e infine la ISO 27001 che certifica l’efficienza del sistema di gestione per la sicurezza delle informazioni e di tutti i dati sensibili. Ma com’è venuta, a Rosario Pingaro, una simile idea di business? In fondo la sua laurea – in ingegneria edile, alla Federico Secondo di Napoli, l’mba alla Stoa di Ercolano, un project work alla Bears Stenrs di New York – avrebbe potuto orientarsi verso tante altre attività… «Sì, ma la connettività internet mi interessava, mi appassionava, capivo che c’era il futuro, lì. Ricordo che nel ’98 si iniziava a usare il wireless, per le connessioni, ma proprio i primissimi passi», racconta. «Per provare, comprai gli apparati su Amazon perché in Italia non ne trovavo, e collegai casa mia con una casa vicina. Vidi che funzionava e iniziai. Poi nel 2003 arrivò la liberalizzazione del mercato, e si creò un grande fermento tra gli operatori. Noi c’eravamo già, e nel 2005 abbiamo lanciato Convergenze». Ma oggi c’è l’altra “anima” che conta quanto quella originaria: l’energia. E precisamente la distribuzione intelligente dell’energia rinnovabile. Cioè? Innanzitutto l’azienda è entrata sul mercato dell’energia elettrica e del gas na-

turale come trader, realizzando all'interno una Oggi Convergenze conta 55 dipendenti, di Business Unit che, mantenendo una sua indibassa età media ed alta scolarizzazione, ha pendenza operativa, potesse fare leva sull'effiuna sede nuova di 3000 metri quadrati con cienza dell'area commerciale, amministrativa un data center proprietario – il “Convergenze e di frontdesk già esistenti, proiettandosi a innovation center”, backappato da un centro di divenire Operatore del Dispacciamento per la sicurezza a 3 chilometri di distanza. Da questo fine del 2017, com’è poi accaduto. E in brevisquartier generale offre anche servizi informasimo tempo, sperimentando innovative forme tici “corporate” in cloud, «perché sa: noi vendi cross-selling, bene interpretati dalla rete di diamo ai nostri clienti tutto quel che sappiamo agenti, la nuova Business Unit Energia è divefare, anche i servizi software!», sottolinea Pinnuta parte importante della crescita aziendale garo, che però aggiunge: «Nella nostra strategia raggiungendo oggi valori di ricavo prossimi al di espansione seguiamo poche linee guida molsettore delle telecoto chiare. La tecnologia GIÀ OGGI SUL TETTO DEL municazioni. avanzata, come dimoMa c’è di più ed è un CONVERGENZE INNOVATION CENTER C'È strano i nostri brevetti; UNO DEGLI IMPIANTI FOTOVOLTAICI brevetto con cui Conla cura del cliente, come VETRO-VETRO PIÙ GRANDI D'ITALIA vergenze è entrata dimostra il loro aumennella nicchia – promettente! – della distributo costante dovuto anche alla reputazione di zione delle ricariche per la mobilità elettrica, chi è contento del servizio che gli forniamo. E la le famose colonnine, ancora poco visibili ma sostenibilità. Già oggi il 100% dell’energia che destinate a un sicuro boom. “Abbiamo un bredistribuiamo è green. E la nostra visione per il vetto che si chiama Evo”, spiega Pingaro, e perfuturo dice di puntare sulla sostenibilità». mette di connettere tutte le colonnine esistenti, Sarà forse per questo che sul tetto del “Condi qualsiasi operatore, ad una scheda Rfid, che vergenze innovation center” c’è il più grande omologà la possibilità di fruizione della ricariimpianto fotovoltaico del Sud Italia con una ca per tutti gli automobilisti, qualunque sia il tecnologia vetro-vetro che, oltre a garantire fornitore dell’energia”. Una specie di bancomat una elevata produttività, permette una più faelettrico per cui chiunque viaggi su una e-car cile integrazione con le linee architettoniche non ha più l’ansia di non poterla ricaricare se dell'edificio, nel totale rispetto dell’ambiente: non alla colonnine di cui è cliente abituale… alta tecnologia e integrazione paesaggistica.

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STORY-LEARNING

Il fitness di tendenza: un’idea... Audace che evoca “il più grande” Due palestre a Milano e un marchio di abbigliamento riconoscibile tanto da essere diventato un place to be tra gli appassionati di fitness. L’idea di Ciro Santucci funziona e convince. Nel segno di Muhammad Ali di Riccardo Venturi

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na palestra che è anche laboratorio di nuovi brand del fitness progettati e realizzati al suo interno insieme alla relativa linea di abbigliamento, che si realizano in un ambiente dedicato, definito fitness boutique, e che, una volta portati al successo, possono essere concessi ad altri operatori con la formula del licensing. Audace Palestre, due sedi a Milano - Repubblica e via Bronzino - come dice il nome non si accontenta di

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restare nei confini rassicuranti di quel che e soprattutto di donne. D’altra parte la boxe c’è già, ma osa perseguire l’obiettivo di rivoè nel dna di Audace Palestre, che prende il luzionare non solo l’esperienza, ma anche il nome dalla palestra romana di boxe aperta business della palestra. «I brand che creiamo nel 1901 nell’area dei gladiatori dell’antica – spiega Ciro Santucci, creatore di Audace PaRoma, dove si allenarono anche campioni del lestre – si compongono di diversi elementi: calibro di Primo Carnera e Rocky Marciano. il format, con la relativa struttura tecnica; il Proprio l’utilizzo delle luci e quello della musistema di illuminazione e la musica, che agsica, creata per Audace da noti dj, sono pargiungono una forte componente emozionale te integrante dei brand, che spingono sulla all’allenamento; il sito web e la app dedicata; componente emozionale ed esperienziale. e la linea di abbigliamento». Un esempio di Non a caso un altro elemento essenziale è questa pratica di branding applicata al fitcostituito dalla linea di abbigliamento dediness è Clays, nuovo cata: i brand più avformat di allenamen- L’UTILIZZO DELLE LUCI E DELLA MUSICA, veduti, infatti, hanno to ispirato al mondo CREATA PER AUDACE DA NOTI DJ, SONO compreso che nell’ePARTE INTEGRANTE DEI BRAND CHE del pugilato, con parpoca dell’e-commerce SPINGONO SU EMOZIONI ED ESPERIENZA ticolari sacchi da boxe per spingere il conriempiti d’acqua a beneficio delle articolasumatore all’acquisto in un punto vendita zioni di chi li colpisce indossando i guantoni fisico si deve fare dell’acquisto proprio un’edi Audace. «L’idea mi è venuta rivedendo lo sperienza, così come accade per esempio ai storico incontro di boxe tra Muhammad Ali e mercatini di Natale, dove l’acquisto avviene George Foreman a Kinshasa – racconta Sannell’ambito della coinvolgente atmosfera natucci – ho pensato di creare un corso nel quatalizia. A questo si aggiunge un desiderio di le le persone potessero sentirsi pugili senza identificazione con l’attività sportiva che si avere la paura di prendere un pugno, immerpratica, con chi la insegna e con i compagni si in quell’emozionante atmosfera della boxe di corso, in una parola: con la community. Un anche grazie alla musica e alle luci, un’attividesiderio che Santucci ha notato già diversi tà molto sensoriale e divertente». Il successo anni fa. «Sono un ex lanciatore del peso, ho è stato immediato, le sessioni di Clays sono dovuto smettere per problemi alla schiena sempre piene, non solo di uomini ma anche – racconta il Ceo di Audace Palestre – negli


QUANTI RISPARMI CON L’APP Registrare tutte le informazioni sull’allenamento, dal tipo di esercizi svolti al numero di lezioni frequentate, così da monitorare i progressi. Ma anche accumulare punti in base alla filosofia: più ti alleni, meno paghi. Sono le principali funzionalità della nuova app di Audace Palestre. «La app permette anche di chattare con gli istruttori – spiega Ciro Santucci, Ceo di Audace Palestre – di prenotare i corsi e di accedere a video che spiegano il funzionamento dei diversi format di allenamento». Tutte le attività svolte fanno guadagnare punti, dall’allenamento con il trainer alla frequentazione delle boutique del fitness. Ma anche condividere sui social media i contenuti sempre aggiornati dell’app, così da fare di chi frequenta la palestra il primo testimonial. In base al numero di punti raccolti si avrà diritto a uno sconto che va dal 10% al 40 % sull’abbonamento per l’anno successivo. anni Novanta facevo il personal trainer anche nei villaggi Valtur, e ho visto gente che spendeva un milione e mezzo delle vecchie lire per una settimana di vacanza che rubava le magliette brandizzate che avevamo solo noi istruttori...». Di qui l’intuizione applicata con successo a Audace Palestre. «Fin dall’apertura della prima palestra in via Bronzino nel

2011 avevo chiaro l’obiettivo di creare una poi veicolato anche via social network, un po’ community – sottolinea Santucci – e la linea grazie ai selfie postati spontaneamente dai di abbigliamento Audace ne era una composoci, un po’ perché postare i contenuti della nente fondamentale. Città Studi è stata invaapp fa guadagnare punti e quindi risparmiasa dalle nostre borse e dalle nostre t-shirt. In re (vedi box). pratica la palestra è diventata famosa grazie A partire dal 2019 Audace Palestre cederà i alla linea di abbigliamento, che a sua volta è suoi brand in licensing. «Puntiamo più sull’estata venduta grazie alla palestra». stero che sull’Italia – mette in evidenza SanPer dare ancora più personalità ai suoi brand tucci – abbiamo già trattative in corso con Audace Palestre ha puntato anche sul design clienti in Russia, Medio Oriente, Far East. Per e sull’arte. «Così come l’abbigliamento, anche aprire un club Audace devi avere un fattural’arredo lo progettiamo e facciamo realizzare to di almeno un milione di euro; noi avremo noi – puntualizza il fondatore – dai divani alle diritto a una percentuale sui ricavi». Il fatto sedie ai banconi della reception. Un altro fiodi poter cedere anche solo un brand, come re all’occhiello sono i per esempio Clays, «FIN DALL’APERTURA VOLEVO CREARE graffiti, realizzati per ampia però la platea UNA COMMUNITY E LA LINEA noi da artisti italiani». di potenziali azienDI ABBIGLIAMENTO AUDACE ERA I materiali scelti, dal de interessate: «Con UNA COMPONENTE FONDAMENTALE» cemento alla pelle, dal 250-300 mila euro è rame specchiato al ferro invecchiato, danno possibile realizzare una boutique del fitness vita a uno stile eclettico e a un’atmosfera unClays – ipotizza il Ceo di Audace Palestre – derground cui contribuiscono in modo immagari con una parte alta dove metti lo shopportante proprio i graffiti. Per esempio all’inping dell’abbigliamento, e un seminterrato terno della palestra di Repubblica ce n’è uno con spogliatoi e palestra». Un marchio, poi, di Madonna realizzato da Tato Repetto, alias non esclude l’altro: infatti un operatore del Mr. Haz, con un martello pneumatico, menfitness cinese, con cui sono in corso trattative tre all’esterno accanto all’ingresso c’è quello per la cessione in licensing del brand Audace, lungo 14 metri e alto 3 realizzato da King ha chiesto anche quello Clays. Santucci non Raptuz, noto writer italiano, che raffigura un ha dubbi su quale sia la direzione per Audace uomo dalla testa di ghepardo che si mette le Palestre: «Il nostro business è fare licensing. cuffie prima di un allenamento. Il brand AuAbbiamo costruito tutto da 4 anni a questa dace, connotato oltre che dalla linea di abbiparte per far sì che fosse replicabile. L’obietgliamento da simboli così riconoscibili, viene tivo è di raggiungere i 20 club entro il 2022».

CIRO SANTUCCI, CREATORE DI AUDACE PALESTRE

CON 250MILA EURO SI PUÒ REALIZZARE UNA BOUTIQUE DEL FITNESS 105


STORY-LEARNING MOBILITÀ

L’autostrada del futuro: smart, iperconnessa e a basso costo Sinelec ha sbaragliato la concorrenza dei giganti e ha vinto due tranche del progetto Smart Road di Anas. Le nuove tecnologie consentiranno un controllo più capillare ed efficace della viabilità sulle autostrade di Riccardo Venturi

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a tecnologia può anche questo: permettere a un Davide di battere diversi Golia. È quel che è accaduto a Sinelec, azienda specializzata nella digitalizzazione dei sistemi di trasporto e in particolare delle autostrade, che si è aggiudicata le prime due tranche del progetto Smart road di Anas, battendo giganti come Telecom Italia, Leonardo, Enel, Terna... «Smart road è il più grosso investimento di infrastrutturazione tecnologica di Anas - spiega l’ad Ugo Govigli - con 160 milioni divisi in 5 gare: noi ce ne siamo aggiudicate due». Si tratta di un progetto particolarmente innovativo, con il quale Anas vuole dare il segnale di un cambio di passo. «È il più avanzato a livello mondiale nell’infrastrutturazione tecnologica della strada – sottolinea Govigli - esistono progetti in fase di test per i singoli elementi che lo compongono, ma nessun altro che li comprenda tutti insieme». Sinelec fa parte del gruppo Gavio ma è pur sempre una piccola realtà, con un team di circa 300 addetti super qualificati e un’esperienza specifica di 25 anni. La prima gara, da 20 milioni, riguarda la A2, che un tempo si chiamava Salerno – Reggio Calabria e oggi è stata ribattezzata Autostrada del Mediterraneo, e in particolare il tratto

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tra Morano Calabro (Cosenza) e Lamezia Terme (Catanzaro) per un totale di circa 130 km: e certo è una bella sfida rendere iper tecnologica un’autostrada a lungo considerata simbolo dell’immobilismo del cantiere Italia. I lavori sono partiti a settembre con l’installazione delle reti in fibra ottica. La seconda gara, da 30 milioni, riguarda invece il Grande raccordo anulare di Roma, un altro simbolo non sempre associato a una rete di trasporti particolarmente efficiente, oltre che la A91 Roma - aeroporto LA PRIMA GARA VINTA DA SINELEC È QUELLA DA 25 MILIONI PER LA A2 LA SECONDA, DA 30, RIGUARDA IL RACCORDO ANULARE DI ROMA E LA A91

Fiumicino. In entrambi i casi Sinelec guida i raggruppamenti temporanei di imprese che comprendono anche Autostrade Tech, Alpitel e, solo nel secondo caso, Euroimpianti. Gli obiettivi del progetto Smart road, attraverso l’applicazione dei processi di trasformazione digitale, sono assai ambiziosi: l’incremento della sicurezza stradale con la riduzione dell’incidentalità, il maggior comfort di viaggio, la gestione e il miglioramento delle condizioni di traffico ordinario, quella di eventi straordinari di criticità, l’interazione digitale con i territori

UGO GOVIGLI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SINELEC

attraversati, l’interoperabilità con veicoli connessi, e in prospettiva perfino la graduale circolazione dei veicoli a guida autonoma. Il primo elemento previsto è il wi-fi in motion, con access point distribuiti lungo l’infrastruttura stradale per connessioni affidabili con i dispositivi in movimento e con i veicoli connessi. «I sistemi di comunicazione tra veicolo e centrali operative possono avere diverse finalità – spiega l’ad di Sinelec – possono essere utilizzati da Anas per dare informazioni puntuali sul meteo e sul traffico, e anche per avere un quadro esatto in tempo reale dei veicoli presenti sulle strade». Il truck platooning prevede combinazioni di due o tre veicoli industriali che procedono a breve distanza l’uno dall’altro, guidati mediante sistemi di assistenza alla guida automatizzati e collegati tra loro in modalità wireless, a beneficio della sicurezza e dell’ambiente. La green island è un sito multi-tecnologico per la generazione e trasformazione di energia da fonti rinnovabili: fotovoltaico e mini-eolico. Ce ne sarà una ogni circa 30 km, in modo da garantire l’autosufficienza energetica dell’infrastruttura attraverso un sistema elettrico di distribuzione che massimizza il rendimento e garantisce minori costi di gestione. In ognuna saranno in-


GRAZIE A SPECIALI TELECAMERE SI SAPRÀ IN TEMPO REALE CHE MERCE TRANSITA SUI TRATTI AUTOSTRADALI stallate colonnine di ricarica elettrica e postazioni di atterraggio e ricarica per droni, «che svolgeranno compiti di monitoraggio e di primo soccorso - sottolinea Govigli – potranno portare per esempio un defibrillatore portatile sul luogo di un incidente, e anche monitorare infrastrutture e viabilità grazie alla possibilità di raggiungere in volo aree altrimenti inaccessibili, e di effettuare riprese ad alta risoluzione». Ancora, l’utilizzo di una rete di sensori se-

do sugli assi stradali già esistenti, utilizcondo la logica dell’Iot permetterà un’elezando una rete di sensori ed entrando in vata capacità di monitoraggio dello stato un’ottica di tipo previsionale. delle infrastrutture; e i tunnel saranno «Poniamo che la A4 comunichi al comune di intelligenti, «grazie a speciali telecamere Milano che a 1,5 km sta arrivando un pacche in tutte le condizioni di visibilità sono chetto di 500 auto – ipotizza Govigli – se in grado di leggere le targhe, incluse quelle si sa sulla base dei dati storici che un terdei veicoli che trasportano merci pericolozo va a sud, uno a nord e uno entra in città, se, così in ogni momento si saprà quale tipo il comune sa anche come utilizzare la rete di merce transita sui tratti autostradali» semaforica, o anche come assegnare dinaaggiunge l’ad di Sinelec. micamente nuove corsie in una direzione Le Smart road inoltre avranno fin dall’ipiuttosto che in un’altra per gestire questi nizio al loro interno sistemi che consentiflussi di traffico». Di qui l’importanza in ranno l’utilizzo, sperimentale in una prima prospettiva di introdurre corsie dinamifase, della guida autonoma. che, che possono essere orientate in un senIl progetto Anas indica che oggi la tecnoso o nell’altro a seconda delle esigenze. È la logia è in grado di dare risposte non trafilosofia che stanno dizionali ed efficaci SARÀ POSSIBILE MODULARE LA adottando negli Staalle esigenze della “CONGESTION CHARGE”, APPLICANDO ti Uniti: «Per esemviabilità. Realizzare TARIFFE DIVERSE A SECONDA pio modulando la una corsia in più su DELLA CONGESTIONE DEL TRAFFICO congestion charge a un’autostrada, per seconda del traffico previsto in una certa esempio, ha costi elevatissimi, ma oggi è tratta – puntualizza l’ad di Sinetec – grazie possibile raggiungere l’obiettivo di deconai modelli previsionali elaborati dall’intelligestionare il traffico in altri modi, lavorangenza artificiale sulla base dei dati raccolti dai sensori, in modo da mandare anche messaggi agli utenti: fra due ore passare sul ponte costerà il 50% in più, oppure di meno, a seconda degli orari». In un mondo connesso spasmodicamente Sinelec vuole ritagliarsi uno spazio importante, e intende utilizzare l’esperienza accumulata in Italia per entrare anche sui mercati esteri. «Il gruppo Gavio è particolarmente attento al mercato nordamericano – mette in evidenza Govigli – che ha strutture altamente obsolete e dove il tema della tecnologia è molto sentito; così come a quello brasiliano, dove nei prossimi anni sono previste gare per diversi miliardi di euro e decine di migliaia di km di infrastrutture. Quello della Smart road è un fiore all’occhiello che porteremo con noi».

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STORY-LEARNING JANSSEN ITALIA

Il valore del farmaco per il paziente e per il Sistema Italia Il settore farmaceutico è un volano importante per l’economia, crea occupazione e vede l’Italia ai vertici mondiali non solo per la produzione industriale ma anche per la ricerca di FM È UNA SORTA DI MANTRA, «Cosa c’è di nuovo oggi?», un mantra che invita a guardare al futuro con curiosità e metodo scientifico: è la frase di Paul Janssen, fondatore dell’omonima azienda farmaceutica, per Massimo Scaccabarozzi, amministratore delegato e presidente di Janssen Italia e presidente di Farmindustria, l’organizzazione che riunisce le aziende del farmaco nel nostro Paese.

CHI È

I malati chiedono a gran voce farmaci che possano rispondere ai loro bisogni non soddisfatti, in un modello di ricerca che vede sempre di più il medicinale attagliarsi alle caratteristiche della patologia che li interessa e quindi ben oltre i classici “blockbusters” che impazzavano, anche in termini di fatturati, alla fine del secolo scorso. Ma è anche l’Italia che necessita di investi-

Massimo Scaccabarozzi, laureato in Farmacia, dopo aver ricoperto ruoli di crescente responsabilità nel 2001 approda in Janssen Italia, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson. Qui riveste dapprima il ruolo di Direttore Generale e quindi di Amministratore Delegato e Presidente dell’azienda. È membro del Board Janssen Emea e Presidente di Farmindustria dal giugno 2011 (carica confermata nel 2013, riconfermata nel 2015 e prorogata fino a giugno 2018). Il 20 giugno 2018 è stato confermato all’unanimità Presidente per il biennio 2018-2020. Tra le più recenti onorificenze che gli sono state conferite, il 25 marzo 2018 ha ricevuto la nomina a Collegiale Honoris Causa del Nobile Collegio Chimico Farmaceutico – Universitas Aromatariorum Urbis per i grandi meriti professionali e sociali ed è divenuto componente il Nobile Collegio Romano de’ Speziali. Il 27 giugno 2018 ha ricevuto il Premio Internazionale Le Fonti come “Eccellenza dell’Anno 2017” per l’Innovazione nel Settore farmaceutico. Lo scorso luglio è entrato a far parte dell’Executive Board dell’Health City Institute, un “Health Tank” indipendente, apartitico e no profit, che si preoccupa di individuare le priorità sulle quali agire in tema di salute nelle città.

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menti costanti, per mantenere il primato europeo nella produzione di farmaci – oggi siamo nella “top five” mondiale – e per continuare sulla strada della tecnologia e del progresso. Scaccabarozzi ne è fortemente convinto e per questo auspica la massima collaborazione tra tutti gli interlocutori per proseguire su questo percorso virtuoso.

Cominciamo dal suo ruolo “istituzionale”. Qual è il valore del “sistema Pharma” per l’Italia? Parlano le cifre. Lo scorso luglio l’industria farmaceutica italiana ha superato la Germania in termini di produzione: 31 miliardi il valore della produzione nostrana, contro i 30 dei tedeschi. Dal 1991 al 2017 il peso delle esportazioni è passato da 1,3 miliardi di euro a 24,8. Nei 119 settori economici italiani, i medicinali erano al 57esimo posto, mentre oggi sono nelle prime quattro posizioni. Infine, nella classifica nazionale per export dei poli tecnologici di tutti i settori, i primi due sono farmaceutici - Lazio e Lombardia - e Toscana e Campania sono rispettivamente al quarto e al settimo posto. Più in generale la farmaceutica rappresenta il 55 per cento dell’export hi-tech del


Paese. Ma attenzione: non produciamo solo fatturati e posti di lavoro ma soprattutto generiamo vita. Dal 1951 ad oggi abbiamo in pratica contribuito a far guadagnare un mese di vita ogni tre e grazie al nostro lavoro non si offrono solamente anni alla vita, ma anche vita agli anni. Vorremmo che questi aspetti fossero considerati e che il farmaceutico venga realmente vissuto da tutti come un settore fondamentale per la crescita. Contrariamente a quanto si pensa, a fronte di questi aspetti e nonostante l’innovazione, la spesa farmaceutica in Italia è sotto controllo e nel caso si spenda di più le industrie sono tenute a ripianare con il meccanismo del Pay Back: dal 2013 al 2017 abbiamo restituito ben 7 miliardi di euro.

A LATINA UN SITO 4.0 Il Campus di Borgo San Michele, nei pressi di Latina, rappresenta oggi la nuova generazione della produzione industriale 4.0, riferimento a livello mondiale per la produzione di tutto il gruppo Janssen. Un impianto simile, in scala ridotta, è stato copiato in Cina. Nato nei primi anni ’80, oggi si estende su una superficie di 136 mila metri quadrati e vanta una storia di innovazione e competitività. Recentemente è stata introdotta una linea di produzione di solidi di granulazione “in continuo”: grazie a questo innovativo

sistema, che a pieno regime garantirà circa 1 miliardo di compresse l’anno, è considerato tra i più avanzati processi produttivi mai utilizzati in ambito farmaceutico. Quest’anno il sito ha battuto il suo record di produzione, arrivando a 4 miliardi di pillole e il piano è di raggiungere i 5 miliardi nel 2021. Si tratta di specialità farmaceutiche in forma solida (capsule e compresse) che derivano da principi attivi sviluppati da attività di ricerca interna e acquisizioni. Considerando il numero di pillole prodotte, nel

Lei vive da tempo, e con incarichi crescenti, all’interno di Janssen. Cosa rappresenta un’azienda così per un manager? Chi di noi non sarebbe molto orgoglioso ematologia, nello sviluppo di farmaci per di operare sempre ai confini dell’innovale malattie cardiovascolari e i disturbi del zione e con uno sguardo rivolto al futuro, metabolismo, nell’ipertensione polmonare. ma con radici solide in un passato ricco di Il nostro valore è dimostrato chiaramentraguardi? te dagli investimenti in ricerca: il Gruppo Innovazione è la nostra parola chiave fin Johnson & Johnson, di cui siamo parte ha dalle origini, tanto che l’Organizzazione impegnato nel 2017 10,5 miliardi di euro: Mondiale della Sanità, delle 80 molecole solo per la nostra divisione farmaceutifrutto della ricerca Janssen, ne ha incluse 11 ca sono stati investiti 7 miliardi di euro. nella lista dei “farmaci essenziali per l’umaLa nostra ricerca innovativa – 8 i centri in nità”. Oggi abbiamo una pipeline tra le più area EMEA - è ovviapromettenti su scala JANSSEN È IMPEGNATA NELLE AREE mente aperta all’inglobale, con più di 10 TERAPEUTICHE PIÙ COMPLESSE, PER novazione che nasce “NCE” (nuove entità OFFRIRE SOLUZIONI INNOVATIVE all’esterno: per facimolecolari) in fase A MEDICI E PAZIENTI litare la creazione di precoce di sviluppo collaborazioni variamente articolate J&J ha e 40 in fase avanzata. La scelta dell’innovarecentemente creato nel mondo 4 “J&J Inzione è tangibilmente palpabile anche dalla novation Center” che agiscono come veri e complessità delle aree cui ci dedichiamo: propri catalizzatori di innovazione esterna. siamo impegnati nelle neuroscienze e nella psichiatria, nella lotta alle malattie infettiCome si sente alla guida di un’azienda con ve e nella scoperta di vaccini, nei complessi queste caratteristiche? meccanismi che portano il corpo a difenSempre rivolto al futuro con grande attendersi dalle infezioni e dalle reazioni anomazione al mondo che ci circonda. le, ovvero in immunologia. Ma non basta: la Guidare un’azienda come Janssen Italia sinostra ricerca è impegnata in oncologia e in

mondo 7 pazienti al minuto vengono curati con una pillola prodotta nell’impianto di Latina. La produzione è destinata per oltre il 90 per cento all’esportazione in tutto il mondo. Dal 2012 al 2017 sono stati investiti da parte del Gruppo 115 milioni di euro e aggiunti 3.000 mq di produzione, il piano di sviluppo industriale prevede un piano di investimenti di 58 milioni di euro dal 2018 al 2021. L’incremento dell’occupazione è stato di circa 300 persone, arrivando così agli attuali 650 dipendenti di cui il 60 per cento donne.

gnifica attuare strategie di collaborazione al passo con i tempi per dare sempre il massimo contributo alla sostenibilità del sistema salute, proponendo modelli innovativi di accesso, dialogando con le Istituzioni e le Associazioni Pazienti, e promuovendo azioni di formazione e informazione sul territorio. Ma significa anche prestare attenzione all’ambiente e al territorio, quell’attenzione che dedichiamo quotidianamente al nostro stabilimento di Latina (vedi box, ndr). E poi, la grande soddisfazione sta nel fatto che stiamo continuando a crescere e che l’Italia ha un ruolo fondamentale nello scacchiere mondiale. Il tutto anche grazie a scelte che promuovono le politiche sulla parità di genere e la leadership femminile - il 45% dei dipendenti di Janssen Italia tra Cologno Monzese e Latina è donna - finalizzate a creare un ambiente capace di assicurare a tutti il rispetto e la possibilità di realizzare il proprio potenziale di crescita professionale. Penso che questa sia la nostra via maestra per il presente e soprattutto per il futuro.

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STORY-LEARNING IL PAESE CHE CRESCE

ROLEX APRE IL SUO FLAGSHIP STORE

LO STORE ROLEX TRA VIA CONDOTTI E VIA BELSIANA A ROMA

Nove vetrine in via Condotti grazie al deal di Edares Due nuovi lussuosi store monomarca di Rolex e Saint Laurent, rispettivamente a Roma in via dei Condotti e a Venezia in Calle Larga XXII Marzo. Sono gli ultimi deal conclusi da Edares - Real Estate Solutions, società di intermediazione immobiliare con specializzazione nella ricerca e selezione di location commerciali per aziende leader dei segmenti lusso, fashion e mass market. Il primo store monomarca Rolex nella Capitale avrà nove vetrine (due in Via dei Condotti e sette in Via Belsiana) per oltre 200 mq

di superficie. Il brand globale di orologi di lusso si è avvalso della consulenza di Edares, che nel corso dell’operazione ha assistito anche MiuMiu, in precedenza tenant della location fortemente ambita da Rolex. Per quanto riguarda Saint Laurent, quello di Venezia è il flagship store più grande d’Italia, con sei vetrine e 400 mq di superficie distribuiti su due livelli. Saint Laurent si è rivolta a Edares per la ricerca di una top location, con l’obiettivo di valorizzare ulteriormente il proprio marchio.

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HIG CAPITAL “SI COMPRA” ECO-DEX Il fondo ora controlla la società francese

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Hig Capital, uno dei principali fondi di private equity internazionali con oltre 24 miliardi di euro di capitale in gestione, ha perfezionato l’acquisizione di una partecipazione di controllo di circa l’85% in Eco-dex sas, leader nella produzione e commercializzazione di dispositivi per la distribuzione automatizzata dei farmaci solido-orali nel mercato francese. L’operazione è stata condotta da parte della propria controllata Santa Lucia Pharma Apps srl, uno dei principali player del mercato italiano dei servizi avanzati per la Sanità, che offre alle strutture sanitarie sistemi e tecnologie per la tracciabilità e la gestione dei farmaci e dei dispositivi medici

monouso e impiantabili e gestisce progetti avanzati di tracciabilità dei beni sanitari per oltre 10mila posti letto in 25 ospedali italiani. «Hig è lieta di poter supportare Slpa e il suo management team nel percorso di crescita internazionale del gruppo», ha commentato Giorgio Pavesi, Presidente di Slpa. «Grazie a questa acquisizione e all’importante crescita organica realizzata in questi anni, la società vanta oggi una posizione di rilievo nel panorama europeo» Hig era entrata nel capitale di Slpa a luglio 2017 con l’intento di mettere a disposizione le proprie risorse a supporto del processo di internaionalizzazione della società, già leader del mercato italiano..

CALA DE’ MEDICI CAMBIA PELLE

UNA VEDUTA AEREA DELLA MARINA DI CALA DE’ MEDICI

Nuovo organigramma della marina per adeguarsi al decreto Dignità Marina Cala de’ Medici S.p.A. cambia assetto, adottando un nuovo organigramma per adeguarsi al recente decreto Dignità e organizza i nuovi investimenti previsti nei prossimi ventiquattro mesi. Così, nell’ultima assemblea, i soci hanno dato il via libera per completare completare tutti gli investimenti previsti dalle manutenzioni alla diga foranea e di attivarsi per rilevare dalla procedura concorsuale Teseco S.p.A. la rimanente parte delle partecipazioni azionarie e il borgo commerciale. Marina Cala de’ Medici S.p.A.,

110

Società a capitale diffuso con oltre 600 Soci, dopo l’acquisizione della gestione portuale, ha progressivamente migliorato la propria attività e patrimonio attestando un costante valore della produzione sui 4 milioni di euro annui e un indebitamento ridotto. I Soci del Porto, a seguito dei costanti investimenti, stanno incrementando il loro patrimonio azionario sia immobiliare sia per ciò che concerne l’ambito portuale, poiché il Cala de’ Medici è riconosciuto dalle più importanti aziende di certificazione tra i primi posti europei.

NELLA FOTO, RAFFAELE LEGNANI, MANAGING DIRECTOR DI HIG EUROPE

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IMMAGINARE IL FUTURO Che differenza passa tra un negozio fisico e uno shop virtuale? Nessuno. I Millennials l'hanno capito subito. Perché adottano naturalmente l'approccio integrato. Che si tratti di moda, di viaggi o di farmaci, fisico e digitale sono complementari. Ce lo confermano le storie di Lanieri, Warda, ItalyXP e Farmakon.

SE LA MODA DIVENTA HI-TECH, ANCHE LO SHOPPING È TAILOR MADE Big data, realtà aumentata, stilista virtuale: ecco come l'intelligenza artificiale sta rivoluzionando gli acquisti di capi di abbigliamento e accessori. Parola di Simone Maggi, il founder della piattaforma Lanieri di Marco Scotti

C

he le nuove tecnologie stiano pervadendo acquisti in maniera “liquida”, passando da una qualsiasi settore è un argomento talmensoluzione all’altra. A preferire un approccio te noto da essere ormai diventato quasi banaintegrato sono soprattutto i Millennial, che le. Ma qual è il loro reale impatto su un comdimostrano performance più elevate rispetto parto come quello della moda? Ha provato a alla media del campione: 1 su 3 (31%), infatti, rispondere a questa domanda Simone Maggi, acquista abitualmente sia in store sia sul web. il founder di Lanieri, piattaforma di e-comIl negozio tradizionale non risulta comunque merce di abiti maschili sconfitto dalle strateUN ITALIANO SU CINQUE SEGUE su misura e Made in gie omnichannel dei Italy, che, con la colla- UN APPROCCIO OMNICHANNEL IN FATTO brand: il 42% degli DI ACQUISTI, SENZA FAR DISTINZIONE borazione dell’Istituto intervistati dichiara di TRA RETAIL TRADIZIONALE E ONLINE Piepoli, ha realizzato il effettuare qui la totaliLanieri Fashion Tech Insights. Il report annuatà dei propri acquisti di moda; infatti, se solo il le, giunto alla terza edizione, si concentra sui 17% dei più giovani lo sceglie in esclusiva, nel nuovi trend tecnologici del mondo della moda. target d’età superiore ai 54 anni la percentuaTra i risultati che balzano agli occhi, il fatto che le sale al 69%. Sul fronte delle tecnologie più un italiano su cinque segue un approccio ominteressanti, il 58% degli intervistati dichiara nichannel in fatto di acquisti di moda. Significa di apprezzare i negozi self-service, il 50% di che il 20% della popolazione non fa distinziogradire l’impiego di assistenti vocali e il 65% ne tra retail tradizionale e online e fa i propri della realtà aumentata. Proprio quest’ultima

113


STARTUP-TELLING

tecnologia è quella che ha le migliori prospettive future per quanto riguarda il settore della moda: si tratta, infatti, di uno strumento che potrebbe colmare il gap tipico tra online e retail, ovvero la prova del capo. Con la realtà aumentata, si può vedere in che modo calza un indumento senza doversi recare in un negozio fisico. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale, invece, il discorso si fa un po’ più complicato. «Una delle priorità dei retailer e dei gestori di e-commerce – ci spiega Simone Maggi, amministratore delegato di Laneri - oggi è capire come guadagnare un vantaggio su Amazon. Il settore della moda non fa eccezione, soprattutto dopo che il gigante di Seattle ha introdotto Echo Look, una telecamera che si comporta come un vero e proprio

stilista virtuale: fotografa gli quella di riprodurre online outfit dell’utente, analizza i l’esperienza dello shopping suoi gusti e attraverso la funin store, combinandola quindi zione “Style Check” fornisce con la comodità di poter esuna seconda opinione sul sere ovunque. Altri brand la look basata ad esempio su fit, utilizzano per personalizzare colore e stile. Tutto questo è l’esperienza di navigazione reso possibile grazie ad algoonline e offrire consigli sui SIMONE MAGGI, CEO ritmi di machine learning che, prodotti, risultati di ricerca più E COFOUNDER DI LANIERI processando contemporaneapertinenti con i gusti dell’utenmente migliaia di foto degli utenti, riescono te e un servizio clienti immediato ed efficace. ad avvicinarsi ai consigli di un vero esperto Usare l'artificial intelligence per personalizstile. Molti player, e in particolare le realtà dizare il customer journey potrebbe offrire un gital native, stanno tentando di distinguersi enorme valore aggiunto al sistema moda: dai competitor creando esperienze altamente basti pensare che, secondo un rapporto di personalizzate attraverso l'utilizzo dell’inBoston Consulting Group (Bcg), gli operatori telligenza artificiale. La strategia di alcuni è retail che hanno implementato strategie di AI hanno registrato un aumento delle vendite del 6-10%, un tasso da due a tre volte più elevato rispetto agli altri. L’intera partita si gioca sui big data e sul loro utilizzo in diverse aree, ma penetration test per le aziende high-tech, quello che oggi si chiama fare “hackeraggio etico”. Quasi per caso mi sono imbattuto nel gruppo Ovs che ci ha chiesto di utilizzare la stessa tecnologia per ottimizzare i processi

La sfida di Warda: dare ai brand una consistenza (anche) digitale L'idea della strategia omnicanale è venuta a Marco Serpilli occupandosi di Ovs. E oggi all'estero il modello italiano viene guardato con invidia. I casi da manuale? I marchi Sergio Rossi e Moncler

M

documentali

nell’ambito

del

marketing. Ho capito subito che c’erano enormi potenzialità, il fashion era ed è molto indietro nella trasformazione digitale. L’idea che sta alla base della mia “creatura” è molto semplice: fornire ai brand una consistenza digitale di tutto il materiale prodotto in modo da poter effettuare una strategia omnicanale». D’altronde, i brand oggi producono una gran quantità di materiale digitale, ma lo impiegano senza una strategia a monte.

ettere ordine nel caos (per

imprenditoria innovativa: è stato uno dei

Quindi ci sono le foto per i cataloghi

niente creativo) dei contenuti

pionieri della sicurezza informatica in Italia

e i lookbook, ci sono i bozzetti per l’e-

multimediali delle aziende con

e la sua prima startup è stata acquisita da

commerce e i dati per l’amministrazione.

software specifici sempre più efficaci. È

un colosso americano e una successiva

Ma nessuno è in grado di raccogliere tutte

questo lo scopo di Warda, azienda fondata

azienda si occupata di realizzare sistemi

queste informazioni in un’unica soluzione,

da Marco Serpilli e che ha deciso di

complessi di gestione documentale in

in modo che siano sempre a disposizione

rivolgersi prevalentemente al comparto

ambito finanziario. «Cinque anni fa –

di chiunque ne abbia bisogno all’interno

del fashion. Serpilli ha una lunga storia di

ci racconta Serpilli – mi occupavo di

dell’azienda.

114


occorre tenere in considerazione che settori come la moda o il design - dove il plus vero è spesso dato dall’unicità del prodotto, del servizio offerto e dal rapporto personale che il brand crea col cliente - sono profondamente diversi rispetto a contesti più tecnici, come quello di prodotti tech o servizi altamente standardizzabili». L’intelligenza artificiale, poi, può venire incontro anche alle esigenze di ottimizzazione e di efficientamento dei processi aziendali. Un caso di scuola è rappresentato da H&M, multinazionale svedese che aveva registrato una perdita di profitti significativo. L’azienda ha deciso di affidarsi alla tecnologia per migliorare l'efficienza della propria supply chain e offrire alla clientela dei vari paesi solo ciò che desidera. Per ottimizzare la gestione della catena di distribuzione si è affidato quindi alle informazioni fornite dai big data. Ma è nell’approccio alla clientela che l’AI rivela

tutte le sue principali possibilità di sviluppo: «Oggi più che mai – racconta ancora Maggi - i consumatori più giovani richiedono la personalizzazione dei loro capi. Secondo uno studio di Ibm, il 52% delle donne della Generazione Z vorrebbe infatti accedere a strumenti che consentano di personalizzare i propri prodotti. Millennials e Z Generation, i cluster più L'UNICA STRADA PERCORRIBILE PER NON VENIRE SCHIACCIATI DA COLOSSI COME ALIBABA E AMAZON È LA TECNOLOGIA PRO CUSTUMER

attenti alla customisation dei prodotti che acquistano, stanno gradualmente acquisendo una sempre più forte capacità di spesa e l’industria della moda deve prepararsi al cambiamento se vuole intercettare questa importante fetta di mercato. Il successo crescente degli e-commerce “su misura” risiede proprio nell’aver saputo colmare il gap tra il mondo fa-

shion e i gusti del pubblico attraverso l’utilizzo delle tecnologie più innovative. Per il fashion business l’unica strada percorribile per non subire la cannibalizzazione da parte di colossi e-commerce del calibro di Amazon e Alibaba sarà quindi quella di sviluppare internamente tecnologie pro customer o, in un’ottica più sostenibile in termini di investimenti, allearsi con le nascenti startup dell’AI». L’applicazione più “inquietante” dell’AI, invece, è quella che riguarda il processo creativo: Tommy Hilfiger, in partnership con Ibm e The Fashion Institute of Technology (Fit), ha analizzato 15mila immagini di prodotti, 600mila foto da sfilate e circa 100mila modelli e stampe da siti di fornitori di tessuti, per poi creare bozzetti, colori, stampe e modelli nuovi che potevano essere utilizzati come ispirazione per i disegni degli studenti. La sostituzione degli stilisti da parte delle nuove tecnologie non sembra più così lontano…

«Dopo Ovs – prosegue il founder di Warda

verso un concetto totalmente nuovo, che è

– sono arrivati Geox, Moncler, Brunello

quello di digital supply chain».

Cucinelli e Sergio Rossi. E abbiamo stretto

Warda sta funzionando molto bene. Negli

un accordo anche con il gruppo Kering per

ultimi tre anni è cresciuta del 300%,

tutta la parte di produzione degli occhiali.

passano dai 500mila euro fatturati nei

Infine, abbiamo appena chiuso un accordo

primi due anni a oltre due milioni.

con uno dei più importanti marchi del

«Abbiamo fatto – conclude Serpilli – un

lusso italiani. Non posso ancora rivelare il nome perché hanno chiesto di mantenerlo

MARCO SERPILLI, FONDATORE DI WARDA

round di finanziamento con un grosso fondo che ci ha valutati 5,7 milioni. È una

segreto fino alla chiusura definitiva di tutti

diversi capi della collezione in un giorno

cifra elevata, ma quello che per noi è

gli aspetti contrattuali. Ma intanto posso

preciso. Questo significa che non c’è più

molto importante e su cui ci dobbiamo

dire che ci sono almeno due progetti che si

la possibilità di rendere variabili i giorni

specializzare è l’incredibile know-how di cui

sono mostrati particolarmente interessanti.

di consegna della merce sull’online o nei

siamo entrati in possesso lavorando con

Il primo è quello con il brand Sergio

diversi store del brand. Se l’azienda decide

questi brand. Un bagaglio che dobbiamo

Rossi, che ha una storia interessante.

che un nuovo capo uscirà il 15 gennaio,

imparare

Dopo essere uscito dal gruppo Kering, il

faccio un esempio, significa che per quella

veniamo guardati con invidia. Il modo in cui

nuovo ceo ha decido di portare avanti una

data tutti i negozi fisici e virtuali dovranno

i brand italiani con cui abbiamo collaborato

strategia di innovazione e progressiva

essere dotati di quel vestito. Una missione

hanno approcciato l’utilizzo del digitale è un

digitalizzazione di tutti i contenuti. Ma il

di difficoltà incredibile che può essere vinta

modo nuovo, che non si era mai visto prima.

progetto dimensionalmente più rilevante

solamente se si digitalizza l’intero processo

Nel nostro staff ho una persona fissa a

è proprio quello di Moncler. È una sfida

di pianificazione. Tutto deve funzionare

Londra e un’altra per il mercato francese, il

enorme, che nasce sotto il nome di Genius.

alla perfezione e tutti i meccanismi devono

problema però è che i nostri software sono

Con questo progetto si è deciso di lanciare

essere oliati in maniera tale da evitare che

ancora guardati con diffidenza all’estero.

una sfida al mercato: non si vende più

si creino intoppi. Dal nostro punto di vista

Ma riusciremo a vincere anche queste

per stagione, ma si rendono disponibili i

e con la nostra tecnologia stiamo andando

resistenze».

a

vendere

all’estero,

115

dove


STARTUP-TELLING

A BORDO, SAVERIO CASTILLETTI, FONDATORE DI ITALYXP, CON ALCUNI DEI SUOI COLLABORATORI

Turista fai-da-te? Certo, ma con la piattaforma giusta La proposta di ItalyXP, il marketplace che consente di prenotare direttamente esperienze, tour e persino pacchetti completi. E che conta di chiudere l’anno con due milioni di euro di fatturato di Oreste Ferrari

«V

e Australia (8%). Turisti attirati dalla bellezza ogliamo fare in modo che ogni del nostro paese che sono disposti a investire viaggio vissuto da un turista circa 450 euro (dato 2018) per esperienze su straniero nella nostra penisola si misura che esulano dai percorsi e dalle attrariveli una vera e propria esperienza a 360°, zioni tradizionali. Ad oggi oltre 150 agenzie in grado di lasciare un’importante impronta italiane hanno aderito al progetto di Castilletti di bellezza dentro l’anima del viaggiatore». e un’ottantina collaboÈ questo il manifesto SONO GIÀ 150 LE AGENZIE DI VIAGGI ra con ItalyXP su base di Saverio Castilletti, CHE HANNO ADERITO AL PROGETTO continuativa. ceo di ItalyXP, un marDI AGGREGAZIONE DEI SERVIZI Il meccanismo di funketplace del turismo LANCIATO DA SAVERIO CASTILLETTI zionamento è semche ha fatturato 1,3 plice: un marketplace user-friendly che permilioni di euro nel 2017 e che veleggia deciso mette un processo d’acquisto rapido e sicuro. verso i due milioni per il 2018. Lo scorso anno Tutte le esperienze, i tour e le attività sono i clienti sono cresciuti del 60%, arrivando a olsuddivise per destinazione, attrazioni e tipotre 14mila in tutto il mondo. A fare la parte del logie (tra le più richieste le attività culturali leone sono gli americani, che da soli valgono ed enogastronomiche), per cui il cliente può quasi il 40% del totale, seguiti da Canada (9%)

116

NESSUN ITINERARIO STANDARDIZZATO: IL CLIENTE PUÒ DISEGNARE IL PROPRIO VIAGGIO SU MISURA completare la prenotazione in maniera autonoma, ricevendo immediatamente tutte le informazioni necessarie. Accanto ai prodotti del marketplace, è possibile prenotare anche interi pacchetti all-inclusive, tematici, di più giorni. In questo modo il cliente può scoprire luoghi potenzialmente non ancora noti e vivere un’esperienza centrata sui propri gusti e interessi. «Non ci limitiamo alla raccolta di itinerari standardizzati all’interno di pacchetti strutturati – spiega ancora Castilletti - ma permettiamo al cliente di disegnare su misura il proprio viaggio». ItalyXP si inserisce in questo contesto fin dalla sua fondazione come marketplace ed oggi punta a cavalcare questo trend su una quota di mercato più specifica, con un servizio di costruzione di pacchetti di itinerari personalizzati. Attualmente i clienti che prenotano online devono dividere il processo di prenotazione per le varie fasi del viaggio, individuando le diverse piattaforme che propongono i singoli servizi (volo, alloggio, trasporti, tour), un’attività che può risultare lunga e laboriosa. La quota di mercato per gli itinerari tailor-made è rappresentata dai viaggiatori che vogliono ottimizzare la prenotazione online del loro viaggio in un’unica soluzione, rivolgendosi ad una sorta di agenzia di viaggi 2.0. Ad oggi risulta infatti difficile individuare un’unica piattaforma che consenta l’aggregazione dei servizi,


o almeno non complessiva. In sostanza, non vi verranno in visita in Italia una volta nella vita, è ancora un leader di mercato nella creazione quindi sono interessati a visitare al meglio di itinerari personalizzati che comprendano tutto il possibile. L’idea di lanciare un progettutti i servizi necessari in un viaggio. to di creazione di itinerari personalizzati naIl mercato di riferimento di ItalyXP è quello insce proprio dal riscontro dell’esigenza molto ternazionale, con un 99% di clienti stranieri. frequente di questo tipo di clienti orientati ad Nel 2017, secondo i dati dell’Organizzazione un “acquisto online assistito”. Un turismo straMondiale del Turismo, gli arrivi internazioniero estremamente esigente, e che merita un nali, attestatesi intorno agli 1,32 miliardi di discorso ancora diverso, è quello che visita l’Ituristi, sono cresciuti del 6,8% rispetto all’antalia per motivi legati allo shopping. Un esemno precedente. In Italia sono stati 58,7 mipio su tutti è rappresentato da diversi tour lioni i viaggiatori operator cinesi che I PIÙ “SPENDACCIONI” SONO I CINESI, stranieri, in aumento organizzano un itineCHE EFFETTUANO CIRCA IL 29% dell’11,8% rispetto al rario a tappe forzate DELLE OPERAZIONI DI ACQUISTO 2016. Anche la spein Europa della durata CON TRANSAZIONI MEDIE DI 1.100 EURO sa degli stranieri in di una decina di giorItalia ha fatto registrare un incremento del ni in cui vengono visitate il maggior numero 9,9%, con un importo pari a 1.955 milioni di di città del Vecchio Continente. A Venezia, ad euro (dati Banca d’Italia ripresi da Enit). Una esempio, la sosta dura sei ore. Le prime due quota sempre più consistente di questo mervengono dedicate alla scoperta delle meravicato è rappresentata dai turisti che prenotano glie della Serenissima, mentre le restanti quatonline. Circa il 60% di coloro che viaggiano tro vengono suddivise nei diversi department per piacere organizzano il loro viaggio da soli, store della città e della provincia, dove i turisti generalmente via internet (fonte Amadeus), cinesi, forti anche di prezzi vantaggiosi, fanno mentre il numero di coloro che usano internet incetta di oggetti. Un trend che il nostro paese per prenotare sistemazioni, tour ed attività si sta riuscendo a cavalcare in maniera estremaaggira intorno ai 150 milioni (Statistic Brain). mente positiva: da inizio anno, secondo i dati Il turismo straniero verso il nostro paese sta continuando a crescere a ritmi serrati: l’attesa è per un +3% per ogni anno dal 2018 al 2021. Tra questi, circa il 75% avrà prenotato il servizio del suo viaggio online, con una percentuale destinata a crescere del 2% ogni anno. L’offerta di ItalyXP.com è stata sviluppata rivolgendosi prevalentemente ad un target di viaggiatori stranieri indipendenti. Si tratta di clienti di fascia alta e medio-alta, con esigenze multiple e permanenza in Italia dai 4 ai 15 giorni, interessati ad organizzare il viaggio nel nostro paese prima della partenza. Sono soprattutto famiglie (la media è di 4 persone per ordine, ciascun ordine ha in media 4,3 attività diverse), extraeuropee, che tendenzialmente

elaborati da Planet – società che offre soluzioni integrate per i pagamenti internazionali, inclusi i servizi di rimborso IVA – l’Italia è stato l’unico paese europeo a generare incrementi in tutti gli indicatori chiave del comparto, registrando da inizio anno una media del +6% nel volume di vendite esentasse, del +2% nel valore medio per transazione e del +7% negli arrivi extra-Ue, rispetto al 2017. Per quanto riguarda, infine, le nazionalità dei visitatori più “spendaccioni”, il podio rimane inalterato: il 29% delle operazioni di acquisto viene fatto dai cinesi, con transazioni medie di oltre 1.100 euro. Un dato in crescita dell’11% rispetto allo scorso anno. Seguono gli Usa, che valgono il 12% del totale, con una media di poco superiore ai 1.000 euro di spesa e una crescita rispetto a dodici mesi fa del 22%. Mentre la Russia, pur rimanendo sul podio, fa registrare un calo dell’8%, a causa del perdurare delle sanzioni occidentali e di un progressivo deprezzamento del rublo rispetto all’euro, cresce in maniera molto significativa la Corea del Sud, che rappresenta ora il 4% del totale delle vendite effettuate nel 2018 nel nostro paese, un dato in aumento del 41% rispetto al 2017.

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STARTUP-TELLING E-COMMERCE

I farmaci online valgono miliardi. Ma serve la ricetta giusta Farmakom insegna alle farmacie come creare il proprio e-commerce attraverso un software ad hoc. Un’idea che ha già coinvolto 160mila clienti di Oreste Ferrari

T

ra le tante liberalizzazioni portate avanti in questi anni, ce n’è una che ha aperto nuove frontiere: la vendita online di farmaci, avviata nel 2015 nel nostro paese, ha proiettato l’Italia in un mercato che, a livello continentale, dovrebbe valere 13 miliardi di euro nel 2021. Qui da noi le dimensioni sono ancora contenute, ma i trend sono in crescita: lo scorso anno l’e-commerce delle farmacie è cresciuto del 17% arrivando a sfiorare i 100 milioni. Ed è qui che nasce l’idea di Farmakom, una soluzione commerciale specificamente pensata per rispondere alle esigenze dei farmacisti, un generatore di e-commerce che li aiuta a vendere online ottenendo maggiori ricavi e margini di vendita. Mediamente il 40% delle farmacie è in perdita perché il farmacista non è un venditore, ma un uomo che ha studiato tutt’altro. Il sistema che invece funziona è quello di proporre ai clienti altri prodotti e servizi, in modo da aumentare le possibilità di guadagno. Provare la pressione, vendere integratori e farmaci da banco sono alcuni dei sistemi più facili per riuscire ad aumentare gli incassi in un settore che è rimasto ancora un po’ indietro dal punto di vista dello sviluppo tecnologico. Farmakom è nata nel 2016 e of-

118

I TRE SOCI FONDATORI DI FARMAKOM

fre una soluzione molto semplice: una piattaforma che si integra automaticamente con i più diffusi gestionali per farmacie e banche dati del farmaco online e fornisce tutte le referenze dei prodotti da banco in commercio, completi di descrizione e di immagini, evitando così al farmacista perdite di tempo nell’inserimento dei dati. Il costo è abbastanza contenuto: tra i 10 e i 15.000 euro una tantum e un canone annuo di manutenzione intorno ai 3.000 euro. Una spesa, tra l’altro, che viene interamente ripagata dalla IL COSTO DI AVVIAMENTO È DI 10-15 MILA EURO, CON UN CANONE DI MANUTENZIONE DI TREMILA EURO L’ANNO

realizzazione di 30-40 ordini in più al giorno per una serie di prodotti che, senza avere un prezzo imposto dallo stato, garantiscono migliori e maggiori margini ai farmacisti. Senza contare il ritorno positivo anche sull’economia: mediamente, ogni esercizio che si affida al sistema di e-commerce progettato da Farmakom deve assumere una o due persone in più che si occupino esclusivamente della gestione degli ordini online. I risultati, per ora, premiano l’azienda innovativa: 2,5 milioni di visite, 280.000 ordini,

160.000 clienti e un totale di 11,5 milioni di euro di transato tra tutti gli e-commerce attivi nei primi due anni. Le previsioni di fatturato sono di 1,5 milioni di euro entro la fine del 2019 e, per raggiungere il break even, sono stati sufficienti sei mesi. Oggi della scuderia di Farmakom fanno parte una trentina di farmacie, la più grande delle quali registra un giro d’affari di oltre 4 milioni di euro all’anno. Per creare la piattaforma, l’azienda – che fa parte della galassia di Talent Garden – impiega tra le due e le tre ore per offrire al farmacista un prodotto completo e funzionante. Tra le partnership già attive ci sono quelle con Nexi, Feedaty e Qapla’. Inoltre è stato siglato un accordo con Trovaprezzi.it, il più importante comparatore italiano, che garantisce la possibilità di indirizzare direttamente verso il sito di e-commerce della farmacia che offre il prezzo più vantaggioso su un determinato farmaco da banco. Per il futuro, invece, l’intenzione è duplice: da un lato consolidare la propria leadership nazionale, dall’altra rivolgere l’attenzione ai mercati spagnolo, francese e tedesco, che hanno logiche molto simili a quelle italiane. Un’occasione per ampliare il business senza snaturare l’inclinazione di Farmakom.


IL NUOVO CHE AVANZA STARTUP-TELLING

ENNOVA RIVOLUZIONA L’ASSISTENZA TECNICA

CON GLI SMART GLASSES MIGLIORANO LE PRESTAZIONI DEI TECNICI

L’azienda ha messo a punto un sistema che impiega gli smart glasses Il gruppo Ennova nasce come startup nell’incubatore I3P del Politecnico di Torino e si è ora affermato come leader in Italia nell’assistenza alla manutenzione della rete delle TELCO. A contraddistinguere il suo lavoro, l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia come droni professionali, già abilitati alla rete 5G, in grado di effettuare sopralluoghi con identificazione delle attività necessarie per attivazione o ripristino in caso di guasto. Inoltre, per la gestione degli interventi tecnici, Ennova ha sviluppato una soluzione

innovativa con l’utilizzo di Smart Glasses con telecamera integrata che assicurano una collaborazione in tempo reale tra gli specialisti della Control Room e le risorse distribuite sul territorio nazionale e internazionale. I tecnici utilizzano, infatti, gli Smart Glasses per collegarsi con lo specialista da remoto che può guidare l’intervento tecnico supportando gli operatori che lavorano in contesti difficilmente raggiungibili in breve tempo. Testati nel campo dell’aviazione, gli smart glasses vengono usati anche per Industry 4.0.

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GRAZIE ALL’IOT ARRIVANO IN ITALIA 36 ALBERI PARLANTI CON IL PROGETTO TRACE Al via l’iniziativa per monitorare in tempo reale lo stato di salute dei boschi, per conoscere eventuali parassiti o altre malattie

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Al via nel Bosco di Piegaro (PG) il progetto TRACE, realizzato per la prima volta in Italia dal PEFC Italia e dal CMCC (Centro EuroMediterraneo sui cambiamenti Climatici) per sperimentare il sistema Tree Talker che monitora in tempo reale lo stato di salute di boschi e foreste attraverso tecnologie IoT (Internet of Things). Grazie a questo sistema le entità già certificate per la gestione forestale sostenibile o quelle che richiedono di entrare nel sistema di certificazione (proprietari e gestori forestali, proprietari di piantagioni di arboricoltura da legno) possono conoscere i propri alberi, essere consapevoli della loro salute o di eventuali

parassiti o malattie e essere in grado di quantificare la quantità di carbonio stoccata da ogni pianta. I primi “alberi parlanti” sono 36, appartenenti a diversi tipi di ecosistemi: una nella parte forestale a conifere e una in quelle a latifoglie, mentre il terzo gruppo di alberi con i sensori si trova nell’impianto di arboricoltura da legno. Ciascun albero è dotato di un pacchetto di sensori per misurare diversi parametri eco-fisiologici, quali i flussi d’acqua, la crescita in diametro, la quantità e la qualità del fogliame, la stabilità, la respirazione, la salute e la mortalità.

LA STAMPA 3D AL SERVIZIO DEGLI OSPEDALI

UN SISTEMA DI STAMPA 3D PER REPLICARE ORGANI UMANI

Medics ha elaborato un sistema di riproduzione delle parti anatomiche Nata nel 2016 all’interno dell’Incubatore I3P del Politecnico di Torino, Medics ha messo a punto un servizio di riproduzione 3D (HA3DTM) ad altissima fedeltà di parti anatomiche su cui debbano essere effettuati delicati interventi chirurgici. In 72 ore Medics è in grado di trasferire i dati della normale diagnostica bidimensionale (TAC, angioTAC, risonanza magnetica) in modelli tridimensionali virtuali e fisici interattivi. Riconosciuti come dispositivi medici custom made dal Ministero della Salute,

i device Medics sono interattivi e permettono un planning pre-operatorio di assoluta avanguardia: lo specialista può simulare il proprio intervento con una migliore percezione visiva e spaziale, mentre il paziente può comprendere meglio la patologia e il tipo di operazione a cui verrà sottoposto. La startup ha ora lanciato una campagna su Mamacrowd, piattaforma di Equity Crowdfunding, per incrementare il capitale e continuare a sviluppare le proprie tecnologie.

UN SERVIZIO DI MONITORAGGIO SULLO STATO DI SALUTE DEI NOSTRI BOSCHI

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DOMANDE &OFFERTE 124 BIOMEDICALE BOGGETTI (ASSOBIOMEDICA): LA FLESSIBILITÀ PRIMA DI TUTTO

ABOCA DIVENTA UNA BENEFIT: OLTRE AL PROFITTO C'È DI PIÙ

In quarant'anni l'azienda chimica toscana è cresciuta in maniera esponenziale grazie ai fitofarmaci. E ora ha deciso di integrare i principi dell'impatto sull'ambiente anche nella propria forma societaria di Marco Scotti

126 MONTENEGRO IL CONSOLE ONORARIO PREDOVIC RACCONTA IL BOOM DELL'AREA

128 AUTOMOTIVE L'AUTO ELETTRICA? L'EUROPA LA VUOLE. MA IL MERCATO NO

132 SRI UNA SETTIMANA AL FORUM DELLA FINANZA SOSTENIBILE

132 NH GROUP IL MEETING SI ORGANIZZA ONLINE GRAZIE AI SERVIZI DI NH HOTEL

a talmente a cuore il tema dell’impatto vento della chimica. Siamo nel 1978. e del bene comune da avere recenteIn 40 anni, l’azienda è cresciuta in maniera mente cambiato la propria forma societaria esponenziale, passando dai 220mila pezzi diventando una benefit, integrando nel provenduti nel 1986, quando è stato brevettaprio oggetto sociale, oltre al profitto, l'imto il concentrato totale del fitocomplesso patto positivo sulla società e sulla biosfera. per la standardizzazione dei principi attivi, Stiamo parlando di ai 26,6 milioni dello DA 220MILA PEZZI VENDUTI NEL 1986 Aboca, azienda sorta scorso anno, quando AI 26,6 MILIONI DELLO SCORSO ANNO: a pochi chilometri viene creato il primo TUTTO GRAZIE AL BREVETTO da Sansepolcro, in DEL CONCENTRATO DEL FITOCOMPLESSO concept store ApoteToscana, in una villa ca Natura di Ponte a settecentesca circondata da 300 ettari di terGreve a Firenze e viene inaugurata la filiale ra. Uno spazio vastissimo che doveva essere in Belgio. Dopo la fase di coltivazione, infatti, utilizzato in qualche modo. E Valentino Merl’azienda della famiglia Mercati ha anche inicati, insieme alla moglie Rosetta, decide che ziato a vendere. Hanno quindi rilevato l’80% su quell’enorme appezzamento verranno di Afam, la società che gestisce le 21 farmacie coltivate erbe della salute, fitomedicinali che comunali di Firenze, per dare vita a un nuoriceveranno un grandissimo impulso dall’avvo modello di farmacia che è stato realizzato

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DOMANDE&OFFERTE

A destra Massimo Mercati, il direttore generale di Aboca

seguendo la filosofia dell’azienda. Non basta: si è scelto di creare un network commerciale, Apoteca Natura, a cui sono associate 800 farmacie tra l’Italia e la Spagna. Le coltivazioni sono 100% biologiche per la realizzazione di 67 specie di piante coltivate in Toscana in tre diversi appezzamenti per un totale di 1.700 ettari di terreno coltivato. Aboca si concentra su sei aree principali: lo sviluppo farmaceutico con tecnologie di produzione e di estrazione proprietarie, clinica e vigilanza, botanica, biologia dei sistemi e fitochimica. Insieme a queste attività core, c’è anche la parte editoriale, che ha portato Aboca a dare alle stampe 2.547 antichi volumi, 32.261 antiche ricette digitalizzate e archiviate, 10.357 tavole botaniche digitalizzate e oltre 120mila pagine storiche digitalizzate e archiviate. Inoltre, è stato anche creato un museo, che l’anno scorso è stato visitato da quasi 30mila persone. «Oggi si fa un gran parlare di finanza etica – ci spiega il direttore generale di Aboca, Massimo Mercati – ma la verità è che questo chiacchiericcio ha ancora poca consistenza. Si continuano a preferire gli indici di breve periodo, invece che portare avanti percorsi di crescita più lenta ma che sono un po’ più robusti. Per quanto ci riguarda, siamo convinti che l’azienda debba svolgere una funzione economica - nel senso etimologico del

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SI PARLA TANTO DI FINANZA ETICA, MA UN'IMPRESA DEVE AVERE A CUORE REALMENTE IL BENE COMUNE termine, ovvero in greco oikos (casa) e nomos (regole) – e sociale. Ritengo che un’impresa possa definirsi tale solo se ha a cuore il bene comune. Invece le società per azioni devono prima di tutto portare valore agli azionisti e poi, solo se c’è modo, guardare alla colletABOCA SPENDE IN RICERCA 8,5 MILIONI DI EURO OGNI ANNO PER SINTETIZZARE PRODOTTI DI NICCHIA SECONDO UN APPROCCIO "EVIDENCE BASED"

tività. Mi sembra però che qualcosa inizi a muoversi: ad esempio, le grandi casse di previdenza nazionale stanno iniziando a valutare la finanza etica, i principi Esg, per i propri investimenti. Non so quanto questo processo possa radicarsi e quanto velocemente possa svilupparsi, ma intanto è un segnale». Aboca ha saputo coniugare l’interesse per la collettività e i risultati economici, oltretutto essendo quotata da cinque anni nel segmento Elite di Borsa Italiana. «Le proiezioni di quest’anno – aggiunge Mercati – ci dicono che potremmo arrivare a oltre 200 milioni di fatturato, con una crescita in doppia cifra e un Ebitda intorno ai 30 milioni di euro. Questo ci fa molto piacere, anche perché il nostro concetto principale non è tanto quello di massimizzare, ma di crescere tenendo in equilibrio i diversi fattori portando avanti una crescita organica nel tempo. Al momen-

to abbiamo 1.400 dipendenti. Spendiamo in ricerca pura 8,5 milioni di euro, a cui aggiungiamo attività rivolte allo sviluppo di nuovi format di farmacie. Complessivamente, quindi, spendiamo il 7% del nostro fatturato in ricerca e sviluppo. La nostra peculiarità è che siamo stati gli unici a portare avanti una visione dove ciò che è naturale non è il fine, come magari avviene nelle coltivazioni biologiche, ma il mezzo. Abbiamo un approccio che ci piace definire evidence based, per cui non metteremo mai sul mercato prodotti sfruttando un trend momentaneo, una moda magari passeggera per massimizzare gli utili. Preferiamo sintetizzare prodotti di nicchia, impiegando un approccio completamente diverso». Proprio il tema dell’agricoltura biologica è quello che più sta facendo discutere: da un lato perché a volte è complesso dimostrare che quel terreno è effettivamente libero da qualsivoglia tipo di contaminazione esterna. Dall’altro, però, perché «una coltura sostenibile – aggiunge Mercati – dovrebbe essere incentivata, in modo che i prezzi alla clientela siano molto più competitivi. Invece, il meccanismo attuale, che prevede un controllo delle acque e una serie di adempimenti normativi piuttosto costosi, costringe i produttori a vendere a prezzi maggiorati e rende sostanzialmente più conveniente l’a-


gricoltura tradizionale». In mezzo a questo tentativo (riuscito) di essere sostenibili sia dal punto di vista ambientale che economico, l’azienda della famiglia Mercati è riuscita a trovare un insperato alleato nella tecnologia. «Il salto tecnologico vero – ci spiega ancora il direttore generale di Aboca – è arrivato con le nuove acquisizioni a livello di biologia molecolare, che ci hanno consentito di migliorare i processi di realizzazione dei nostri prodotti. Abbiamo poi dalle collaborazioni con le Università, in parimparato a gestire le informazioni tramite ticolare con quella di Cambridge. meccanismi di big data: oggi abbiamo oltre L’interesse di Aboca per l’ambiente e la colduemila Gb di dati a lettività si è tradotto «IL SALTO TECNOLOGICO È ARRIVATO disposizione proveanche in una tre giorCON LA BIOLOGIA MOLECOLARE, nienti dalle diverse ni, a Milano, dedicata CHE CI HA CONSENTITO DI MIGLIORARE aree di ricerca Aboca proprio all’ambiente, I NOSTRI PROCESSI PRODUTTIVI» e da database esterall’interesse per una ni. Per quanto riguarda la produzione, poi, modalità di vita, prima ancora che di buabbiamo iniziato ad applicare intelligenza siness, che sia sostenibile. Dal 28 al 30 setartificiale e automazione, sempre però con tembre, a Palazzo Mezzanotte, si è tenuta la un occhio di riguardo alla gestione naturale rassegna “A seminar la buona pianta”. Un’ocdell’intero processo. La tecnologia deve essecasione per comunicare i valori in cui crede re un alleato, ma non può snaturare le nostre l’azienda, ma anche per spiegare le iniziative convenzioni. Un’altra importantissima spindi ricerca che stanno coinvolgendo sempre ta è arrivata, per noi e per i nostri laboratori, nuovi temi e attori.

Ma “A seminar la buona pianta” è stata anche l’occasione per la nascita di nuovi progetti collaterali. Come la produzione di un disco o di un tour o lo spettacolo “Non ci sono più le quattro stagioni” di Luca Mercalli e la Banda Osiris. Inoltre, Aboca ha pubblicato “Sull’acqua”, il nuovo libro di Michele Serra. Mercati, durante il suo intervento a Palazzo Mezzanotte, ha descritto l’impresa come un “sistema vivente”, interconnesso all’ambiente e alla società proprio come avviene nei sistemi complessi. Il concetto di valore, quindi, non può essere fine a se stesso, ma inserito in un più ampio concetto sistemico, in cui il valore è l’insieme delle risultanti crescita-decrescita».

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DOMANDE&OFFERTE

Assobiomedica: senza flessibilità la medicina non fa progressi

Il presidente Massimiliano Boggetti parla delle nuove sfide del settore, come i dispositivi intelligenti e la personalizzazione delle cure. Puntando il dito contro il "clima ostile" della politica italiana

di Riccardo Venturi

A

ffrontare una sfida epocale come quella della medicina preventiva e personalizzata in un clima di sostanziale ostilità, specie da parte della politica. È la situazione entusiasmante e scomoda allo stesso tempo delle imprese italiane che realizzano dispositivi medici, sia per le strutture sanitarie pubbliche che per quelle private. «C'è più ostilità che non attenzione verso il nostro mondo – dice Massimiliano Boggetti, presidente di Assobiomedica - questo Governo ha un rapporto non ancora chiaro con noi, con forti pregiudizi sul valore etico di un comparto che va invece difeso e ampliato». Ma cominciamo dalla sfida. Nella medicina è in corso una rivoluzione, un cambio di paradigma che porterà sempre più a prevenire le patologie anziché curarle. La medicina del futuro è stata definita delle 4P: preventiva, predittiva, personalizzata e partecipativa. In questa nuova ottica le apparecchiature mediche hanno un’importanza fondamentale. I dati elaborati dai cosiddetti wearable (dispositivi indossabili) e dai device connessi permetteranno di monitorare lo stato di salute, aiutando a prevenire l’insorgenza di malattie croniche e patologie diagnosticabili. Incrociando dati e informazioni sarà possibile

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individuare la terapia più adatta alle specifiche esigenze di un determinato genotipo. «Stiamo facendo una cosa straordinaria – spiega Boggetti - prendiamo il grande sviluppo tecnologico in tanti settori, dai biomateriali alla robotica all'informatica, e lo mettiamo al servizio della salute attraverso i dispositivi medici, andando verso un'analisi predittiva che ci permetterà di non ammalarci». Tutti i moderni sistemi sanitari si stanno attrezzando per adeguarsi al nuovo approccio, in grado di migliorare le aspettative di vita delle persone e di rendere la sanità più sostenibile. LA SPESA PRO CAPITE IN DISPOSITIVI MEDICI IN ITALIA È PIÙ BASSA DI OLTRE IL 20% DELLA MEDIA UE, MENO DELLA METÀ DI QUELLA TEDESCA

Tranne quello italiano, che da anni, in ossequio al mantra del taglio immediato dei costi, persegue la strada della centralizzazione degli acquisti e dei costi standard, che anche l'esecutivo gialloverde intende percorrere, anzi rilanciare (vedi contratto di governo). «C'è un errore di fondo in questa scelta – rimarca il presidente di Assobiomedica – il mondo scientifico ci dice che si va verso una medicina personalizzata. E noi centralizziamo gli acqui-

MASSIMILIANO BOGGETTI, PRESIDENTE ASSOBIOMEDICA

sti, si compra tutto uguale e tutto allo stesso prezzo. Ma come faccio a personalizzare se i prodotti sono gli stessi per tutti?». La logica della centralizzazione degli acquisti a prezzi standard insomma non va d'accordo con la direzione presa dalla medicina in tutti i paesi più avanzati. E la spesa pro capite in dispositivi medici è più bassa di oltre il 20% della media Ue, meno della metà di quella tedesca. In una sanità al passo coi tempi i bisogni dei pazienti non possono essere considerati standardizzabili, così come le condizioni stesse di utilizzo dei dispositivi. «Come ha detto Mario Draghi, le soluzioni semplici a problemi complessi si mostrano invariabilmente sbagliate» aggiunge Boggetti. Il problema è che sulla materia anche i media spesso più che sulla comprensione puntano proprio sulla semplificazione. È il caso delle articolesse dedicate alla differenza di prezzo spesso importante tra dispositivi medici in diverse regioni italiane. Piene di cifre e apparentemente molto documentate, spesso dimenticano di tener conto di elementi essenziali per poter dare un giudizio sensato. «Ci sono tantissimi fattori che compongono un prezzo – sottolinea il presidente di Assobiomedica – primo fra tutti i servizi che sono


LE IMPRESE DEI DISPOSITIVI MEDICI E I SUOI COMPARTI*

LA LOGICA DEGLI ACQUISTI CENTRALIZZATI NON FUNZIONA PERCHÉ IMPEDISCE DI PERSONALIZZARE LE CURE SANITARIE correlati o meno al dispositivo. La seconda componente fondamentale è la quantità che approvvigiono, legato alle economie di scala. La terza sono i tempi di pagamento: 30 giorni o due anni?...». Un altro grosso problema legato alla centralizzazione degli acquisti è quello della dimensione ridotta di gran parte delle aziende del comparto. Delle 3883 imprese di Assobiomedica, con oltre 76mila dipendenti, un valore di mercato italiano di 11,4 miliardi di euro e di export di 4,9 miliardi, il 95% sono

Pmi, che non hanno le risorse necessarie per partecipare alle grandi gare. Ci sarebbe in realtà un altro modo per tagliare i costi: andare a verificare l'efficacia di quel che è stato acquistato, e aggiustare il tiro sulla base di quanto emerso. «Un altro messaggio che spesso passa e che è del tutto falso – insiste Boggetti – è che in fondo alle imprese vada bene che nessuno controlli. È un falso clamoroso, investiamo moltissimo in ricerca e sviluppo e siamo i primi a chiedere un'analisi strutturata di valutazione dei dispositivi medici, come avviene nei Paesi più avanzati». Il biomedicale è infatti, tra i settori industriali presenti nel Paese, quello a più alto tasso di innovazione, con un investimento annuo in R&I pari al 7% del valore del mercato. Eppure non c'è mai stata un'attenzione specifica in termini legislativi. «Ci sono la patent box, industria 4.0, le misure per le startup – mette in evidenza il presidente di Assobiomedica - ma sono tutti provvedimenti aspecifici. Infatti per le nostre startup è impossibile completare il turnaround in 4 o 5 anni come previsto dalle agevolazioni per le startup innovative. Non c'è alcun beneficio fiscale pensato per il nostro comparto». Un

DYNAMO CAMP, LA TERAPIA RICREATIVA PER I PIÙ PICCOLI Assobiomedica sostiene l'associazione Dynamo Camp Onlus, che offre gratuitamente programmi di terapia ricreativa a bambini e ragazzi dai 6 ai 17 anni, affetti da patologie gravi e croniche, alle loro famiglie e ai fratelli e sorelle sani. Le attività si svolgono presso Dynamo Camp, a Limestre (Pistoia), accogliendo bambini

da tutte le regioni d’Italia, e in outreach nelle maggiori città italiane in ospedali, case famiglia, associazioni di pazienti e a bordo del truck DynamoOffCamp. La terapia ricreativa, che è alla base di tutti i programmi e le attività Dynamo, ha l’obiettivo dello svago e del divertimento ma anche e soprattutto di essere di stimolo alle

capacità dei bambini, di rinnovare la fiducia e la speranza. Per questo il 13 e 14 ottobre all'Oasi Dynamo affiliata WWF si è svolto il Medical Device Challenge, un evento di sport e divertimento voluto da Assobiomedica, che ha coinvolto i suoi associati in una grande sfida a squadre, volta anche a rafforzare il team e il lavoro associativo.

5% 6%

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10% 5% 45% BIOMEDICALE 19% BIOMEDICALE STRUMENTALE 10% BORDERLINE 10% ATTREZZATURE TECNICHE 6% SERVIZI E SOFTWARE 5% ELETTRO MEDICALE 5% DIAGNOSI IN VITRO * L'1% delle imprese operano un più comparti per cui sono state attribuite a quello prevalente FONTE: DATI 2016 - CSA (2017)

altro elemento che gioca a sfavore è il sospetto generale con cui si guarda al rapporto tra medici e aziende, dovuto agli episodi di corruzione. «Il rapporto tra industria e medico è visto da Anac, politici, media in termini di conflitto di interesse. Ma non va demonizzato né ostacolato, perché è il motore del progresso scientifico e tecnologico nel nostro settore» afferma Boggetti. Per questo le imprese di Assobiomedica hanno adottato un nuovo Codice etico, scegliendo di utilizzare regole più trasparenti e una maggiore sobrietà e integrità nei rapporti con gli operatori medico-sanitari. È ora insomma di superare i pregiudizi, a beneficio della crescita di un settore che ha una grande importanza: «chi lavora nel comparto lo fa soprattutto per migliorare la vita delle persone. In questo c'è un grande valore etico» conclude il presidente di Assobiomedica.

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DOMANDE&OFFERTE

Macché amaro: com'è dolce investire in Montenegro Una guida, curata dal console onorario in Italia Dolly Predovic, lancia la piccola repubblica balcanica come meta ideale per progetti turistici, finanziari e industriali di Angelo Curiosi

L'

Eldorado della porta accanto? Per certi versì, sì: è il Montenegro, e ci tiene a farlo sapere alla business community italiana per attrarre investimenti sulle sue iniziative turistiche e sulle sue opportunità industriali e finanziarie. Per questo il presidente montenegrino Milo Đukanović, di ritorno da un incontro con Papa Francesco e un vertice col presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, ha fatto tappa a Milano, in occasione di un evento organizzato dalla console onoraria in città, Dolly Predović - già docente in Bocconi ed oggi consulente aziendale – per presentare un guida cartacea a “Fare affari con il Montenegro”. Con una crescita economica più vicina al 5 che al 4%, e in aumento da anni, una super-

PORTO MONTENEGRO, INVESTIMENTO DI ABU DHABI

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UNA VEDUTA DELLE BOCCHE DI CATTARO, UNA DELLE AREE PIU' SUGGESTIVE DEL MONTENEGRO

ficie pari a quella del Friuli e metà degli abitanti friulani, quasi 280 chilometri di coste dei quali oltre 80 di spiagge, tre università, quindici banche solidissime (Roe di sistema al 17%), l’euro come valuta nazionale e l’adesione alla Nato da ormai più di un anno, NELLE TRE FOTO, IN BASSO DA SINISTRA, TRE IMMAGINI DEI PROGETTI DI PORTO MONTENEGRO, PORTONOVI E LUSTICA, IN VIA DI COMPLETAMENTO

il Montenegro è veramente un’opportunità unica, sia per le imprese che vogliano insediarvisi sia per le persone fisiche che vogliano investirvi o addirittura, a condizioni interessanti, trasferirvisi. La Repubblica entra nell’immaginario col-

PORTONOVI, INVESTIMENTO DELL'AZERBAIJAN

lettivo italiano per le nozze della principessa Elena con Vittorio Emanuele III, volute al fine di iniettare il gene dell’altezza nella schiatta rasoterra dei Savoia: la statura media dei montenegrini è di 1,87 metri, e quella delle donne di 1,71. Esperimento riuscito, a giudicare dall’altezza di Umberto II e del figlio Vittorio Emanuele IV. Ma a parte queste vicende araldico-antropometriche, da allora in poi soltanto l’amaro omonimo e il bomber calcistico Savicević avevano ricordato agli italiani l’esistenza del piccolo Stato. Che invece innanzitutto ha all’attivo una vicenda straordinaria, essendo scampato, proprio grazie a Đukanović, ai disastri della guerra nei Balcani, ed essendo ormai indipendente dal 2006. E ancora, per essere sta-

LUSTICA BAY, INVESTIMENTO EGIZIANO


to pilotato oggi – sempre da lui, al potere da 27 anni! – in una dimensione di stabilità politica e monetaria, grazie alla Nato e all’euro, e di espansione economica, grazie alla normativa di stimolo che è stata allestita. L’evento di Milano – tra l’altro – è stato reso possibile anche dalla sponsorizzazione fornita dalla Hipotekarna Banka, la seconda banca del Paese, di cui le Assicurazioni Generali detengono il 18% e altri soci italiani ulteriori quote importanti: un istituto in prima linea nel sostegno a questa crescita galoppante. «Dal 2006 ad oggi il Pil pro capite in Montenegro è passato dai 3500 a 7000 euro, avvicinandosi alla media europea», ha sottolineato Đukanović: «Siamo oggi l’economia più dinamica dei Balcani occidentali. Conto di proseguire in questa direzione perché per me la politica è responsabilità verso le persone che mi hanno votato affinché possano migliorare la loro condizione di vita. Puntiamo decisamente al pieno ingresso nell’Unione Europea che a mio avviso, come ho detto a Bruxelles, deve proseguire il suo cammino

IL PRESIDENTE MILO ĐUKANOVIĆ

su basi rinnovate senza posticipare l’allargamento. Continueremo ad investire ad esempio in infrastrutture per essere sempre di più un paese attrattivo sia per il turismo che per gli investimenti industriali». Forti anche del fatto che il rapporto Doing Business 2018 della Banca Mondiale colloca il Montenegro al 42esimo posto (l’Italia è 46°) per l’attrattività negli affari.

MONTENEGRO, LE CIFRE DI UN BOOM +5% Pil 7500 EURO Pil Pro capite 9% flat tax sulle imprese 9% o 13% flat tax sulle persone 620 MILA abitanti (metà del Friuli) 15 banche 14 MILA chilometri quadrati (come il Friuli) 42° nella classifica Doing Business (Italia 46°) 168,5 MILIONI di euro di export dall’Italia 13 MILIONI DI EURO di import in Italia euro: valuta nazionale

E tre straordiarie iniziative immobiliari e turistiche in piena espansione - e ancora capaci di assorbire investimenti - sono state presentate da tre gruppi investitori stranieri: Portonovi, sostenuta da capitali azeri; Porto Montenegro, da investimenti emirati; e Lustica Bay, dal gruppo egiziano Orascom (al 90%) in joint-venture con il governo montenegrino. Tre “perle” turistiche e nautiche, capaci ciascuna di far concorrenza a una Porto Cervo o a una Montecarlo senza complessi d’inferiorità. Anche sulla scorta di questi dati di fatto, il Consolato onorario del Montenegro a Milano ha avviato dal 2015, in occasione del’Expo, la propria attività. E da tre anni di incontri e relazioni, oltre che da un primo forum sugli MILO ĐUKANOVIĆ: «SIAMO OGGI L’ECONOMIA PIÙ DINAMICA DELL'AREA, ABBIAMO L’EURO, SIAMO NELLA NATO E SAREMO NELL’ UE»

investimenti in Montenegro, è scaturita l’idea della guida. «Abbiamo voluto fornire le coordinate di una nazione per molti ancora sconosciuta», ha spiegato presentando il suo lavoro all’evento milanese Dolly Predović, «aggregare dati e informazioni statistiche, raccogliere storie di imprenditori e politici, come quelle che riportiamo nelle interviste alla fine del libro, che permettono di toccare con viva mano l’esperienza di chi ha fatto affari con il Montenegro». E poiché i dati evolvono sempre, il volume fornisce tutti i riferimenti per reperire in autonomia le fonti attraverso le quali monitorare gli sviluppi futuri, prossimi e venturi, così come raccoglie in una sola sezione i contatti degli uffici pubblici, delle organizzazioni industriali, degli enti parastatali e delle camere di commercio che possono affiancare un imprenditore nel suo percorso di internazionalizzazione o di esportazione.

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DOMANDE&OFFERTE

Una «mission impossible» che sfida l'auto elettrica

Una drammatica trasformazione in tempi record: è quella imposta dalla Ue per il settore automotive. Che per non sforare sui limiti delle emissioni deve abbandonare (o quasi) i carburanti fossili

di Franco Oppedisano erano centinaia di auto luccicanti, decicampo tutta la propria inventiva. Ma mentono ne di modelli nuovi, show car da sogno. sapendo di mentire, perché la risposta ancoMa al Salone dell'auto di Parigi che si è chiuso ra non ce l'ha nessuno. E da questa dipende il 14 ottobre nessuno sapeva rispondere alla il loro posto di lavoro e quello di centinaia di domanda che gli addetti ai lavori formulano migliaia di persone, il futuro di un intero coma mezza bocca, tra sé e sé, ossessivamente: parto e e di un indotto gigantesco. Tutti sono «Come facciamo a convincere i clienti a comstretti all'angolo del ring, come un pugile che prare un'auto elettrica»? Non solo perché sta per andare al tappeto, colpiti ripetutamenmentre a Parigi sfilava l’industria automotive, te dalle istituzione europee, dai parlamenti 373 chilometri più a nazionali, dalle amNEL 2021 IN EUROPA DOVRANNO est, in Lussemburgo, ministrazioni locali. ESSERE IMMATRICOLATE POCO MENO il 9 ottobre i ministri Con l'aggravante che DI 3 MILIONI DI AUTO ELETTRICHE: dell’ambiente degli UN OBIETTIVO FIN TROPPO AMBIZIOSO alcuni dei pugni sono Stati membri dell’Uanche colpi bassi che nione Europea ratificavano una dichiarazione restringono la via percorribile a una sola, di guerra, quella alle emissioni, imponendo stretta e tortuosa: vendere auto elettriche che, di abbatterle del 35% per i veicoli e del 30% ancora, nessuno vuole. per i van entro il 2030. Ma soprattutto perché Traguardi irraggiungibili per il 2021, praticamente dopodomani, l’Ue Ma quante auto elettriche devono essere ha fissato il limite delle emissioni medie delvendute nel 2021 in Europa? La risposta è le auto vendute per ogni singolo costruttore 2,9 milioni di veicoli che funzionano solo a a 95 grammi di CO2 al chilometro. Nessuna batteria: poco meno del 20% del mercato. Pocasa automobilistica lo ha raggiunto. E l’utete fidarvi o fare i calcoli che abbiamo fatto nico modo per farlo è, ça va sans dire, l’auto noi con questi dati: vendite in Europa stabili a elettrica. Così, davanti ai giornalisti i manager 15 milioni, emissioni medie di CO2 delle auto sfoggiano un sorriso smagliante e mettono in

C'

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vendute nel 2017 a quota 118,5 grammi al chilometro e media che dovranno raggiungere nel 2021 fissata dalla Ue a 95. Tutte insieme le auto nel 2021 dovranno produrre 1.425 milioni di grammi di CO2. Non uno di più. E se dividiamo questo dato per i 118,4 grammi al chilometro delle auto a motore termico il risultato è che non potranno essere vendute più di 12 milioni di auto diesel o benzina. Il resto dovranno essere, per forza, elettriche pure. Se parliamo di auto ibride, che hanno una emissione di circa 50 grammi al chilometro, i calcoli sono leggermente più complicati, ma se ne dovrebbero vendere in Europa circa 5 milioni nel 2021. Volendo, poi, si può calcolare quante auto elettriche devono essere immaPER L’ASSOCIAZIONE DEI COSTRUTTORI LA UE VUOLE FORZARE L’INDUSTRIA IN UNA DRAMMATICA TRASFORMAZIONE A TEMPI DI RECORD

tricolate in Europa nel 2030, quando dovrebbe scattare un ulteriore taglio del 35% alle emissioni votato dalla Commissione europea: i veicoli a impatto zero da vendere sono poco meno della metà del totale: 7,2 milioni.

delli totalmente elettrici entro il 2022, hanno stretto 95 nuove partnership industriali nel 2017 con soggetti estranei al settore, ma attivi nel campo dell’elettrificazione. «La sfida è enorme» ha spiegato a Parigi Sergio Solero, presidente di Bmw Italia «ma stiamo facendo progressi grazie alla ricerca e agli investimenti messi in campo: in quattro anni siamo riusciti a raddoppiare l’autonomia della nostra I3 e queste nuove batterie saranno installate anche sulle nuove ibride plug in che potranno percorrere una ottantina di chilometri usando solo il motore elettrico. Un range di utilizzo che diventa molto interessante per la maggior parte degli automobilisti».

Forzare la mano «Vogliono forzare l’industria in una drammatica trasformazione a tempi di record», ha spiegato Erik Jonnaert, segretario generale dell’Acea, l’associazione europea dei costruttori d’auto. E non ha tutti i torti. L’Olanda ha deciso che dal 2025 non si potranno più acquistare auto che utilizzano carburanti fossili, a meno che non siano ibride, mentre dallo stesso anno in Norvegia potranno essere venduti esclusivamente veicoli elettrici. Ma la “bomba” infilata nei bilanci delle case automobilistiche sono le sanzioni dell’Unione europea. Secondo Pa Consulting soltanto quattro costruttori riusciranno a rimanere dentro nei

Soluzione-retrofit. Ma chi paga?

L

a colpa è delle case

nuova o usata di ultima

automobilistiche: sono

generazione, dall’altra la

loro che devono pagare il

possibilità di rinnovare

conto. Questo è il principio

il sistema tecnologico

che ha guidato il governo

che regola lo scarico

Aspettative vs realtà

di Angela Merkel (nella

delle auto Euro 5 con

Nel 2017 in Europa ci sono state 149.086 nuove immatricolazioni di auto al 100% elettriche, con un aumento del 43,9% rispetto al 2016. Questi veicoli sono stati lo 0,9% del mercato (nel 2016 erano lo 0,6%). In Norvegia ne sono state vendute oltre 33 mila, più che in Francia o in Germania. Neanche se per un miracolo (autentico) raddoppiassero le immatricolazioni ogni anno i costruttori riuscirebbero a raggiungere l’obiettivo di venderne quasi tre milioni nel 2021. Eppure ci stanno provando. Tutte insieme, le case automobilistiche nei prossimi otto anni investiranno 255 miliardi di euro, hanno annunciato il lancio di 167 mo-

foto) verso un'intesa per

dei moderni retrofit (un

ridurre l'inquinamento in

sistema di riduzione

Germania e scongiurare

catalitica selettiva) capaci

tedesche hanno

i divieti di circolazione

di ridurre le emissioni,

acconsentito», ma in

dei motori diesel che

installati e pagati dalle

realtà non è del tutto vero.

sono spuntati come

case automobilistiche.

Dopo la pubblicazione

funghi in molte grandi

In Germania ci sono 3,1

del documento, Opel,

città del Paese, senza

milioni di auto diesel Euro

ormai di proprietà del

che i costi ricadano

4 e 5,7 milioni di Euro 5

gruppo francese Psa, si è

sugli automobilisti. Il

diesel: oltre il 20% delle

detta del tutto contraria

documento firmato e

auto circolanti nel Paese.

e Volkswagen ha deciso

presentato dai tre leader

Si parla di almeno 3mila

di pagare solo in parte il

dei partiti che guidano la

euro per ogni retrofit

costo del retrofit e della

Große Koalition prevede

installato e di sconti che,

sua installazione, ma

da una parte sconti e

a secondo del modello,

a patto che non venga

premi per i proprietari

potrebbero andare dai

ritenuta responsabili di

di veicoli diesel Euro 4

3 mila agli 8 mila euro.

eventuali danni al motore.

ed Euro 5 che vogliono

Il governo scrive che «le

Daimler e Bmw hanno

acquistare un’auto

case automobilistiche

preso tempo.

Al Salone di Parigi i costruttori hanno magnificato l'auto elettrica. Un copione scritto dalla Ue che impone la drastica riduzione delle emissioni entro il 2021

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DOMANDE&OFFERTE

Ecologica? Non quanto si crede: l'auto elettrica porta con sé il problema dello smaltimento delle ingombranti batterie

limiti imposti dalla Ue nel 2021: Jaguar Land solo elettrico per abbassare la media della sua Rover, che vendendo meno di 300 mila auto gamma, al 17% dell’ebit per Peugeot-Citroen, ha un limite posto a 130 grammi al chilometro al 21% per Fiat-Chrysler. Automotive news si di CO2; Volvo, che ha annunciato di non voler è preso la briga di quantificare in denaro le produrre auto che percentuali e chi doIL PREZZO DELL’ELETTRICITÀ È MENO abbiano solo motori vrà pagare di più sarà DELLA METÀ DEL COSTO termici dal prossimo il Gruppo Volkswagen DEI CARBURANTI TRADIZIONALI, anno; Toyota, che (1,6 miliardi di euro), MA IN FUTURO POTREBBE SALIRE punta tutto sull’ibrido seguito da Fca, che doe Renault-Nissan, che a una gamma di vettuvrà sborsare 950 milioni. re abbastanza piccole affianca due delle auto L’elettrico che (non) piace elettriche attualmente più vendute, la Zoe Se siete uno dei due milioni di italiani che lo e la Leaf. Tutti gli altri sforeranno il limite di scorso anno hanno comprato un’auto e han95 grammi al chilometro e dovranno pagare no preferito un motore termico, sapete bene le multe. Andranno dall’1% dell’ebit 2017 perché non avete scelto un veicolo elettrico: per Daimler, che ha deciso di “sacrificare” il gli svantaggi sono più dei vantaggi, almeno brand Smart trasformandolo in un marchio per ora. Costa di più. Bisogna aver un box dove poter ricaricare l’auto o almeno disporre vicino a casa di una centralina stradale che si spera sia libera quando ne avete bisogno. I tempi per fare il pieno di energia sono incommensurabilmente più lunghi di quello di un rifornimento di carburante. È molto impegnativo pensare a un viaggio in autostrada ed è impossibile farne un uso intenso su distanze medio lunghe. Di contro, non ci sono limitazioni alla circolazione nelle grandi città, guidare un’auto green significa dare di se stessi un’immagine cool e si spende meno per i rifornimenti. Per adesso. Perché la società di consulenza Alix Partner ha calcolato che, se dei costruttori a spingere sulle auto ora il costo dell’elettricità è meno della metà elettriche e sulla guida autonoma. E per di quello dei carburanti tradizionali, potrebbe far capire chi comanda ha anche reso salire quando entreranno nel mercato invenoto di aver chiesto a Patrick Pelata, stitori privati che pretenderanno un ritorno ex chief operating officer di Renault, rapido degli investimenti effettuati nelle ine a Xavier Mosquet, a.d. di Boston frastrutture. «Per riuscire a venderle, le auto Counsulting Group, che ha lavorato elettriche devono fare almeno 400 chilometri con Obama nel programma di rilancio con le batterie cariche», spiega Luca De Meo, dell’industria automobilistica Usa, un presidente di Seat, la casa automobilistica piano a lungo termine per garantire spagnola del Gruppo Volkswagen. «Si devono che l’industria francese possa tenere caricare in fretta e devono costare non più del il passo con i concorrenti europei e 10-15% delle vetture normali. È quello che asiatici durante la transizione del stiamo realizzando con la nuova piattaforma settore verso quella che ha definito su cui stiamo lavorando in Volkswagen. Ce la «un’opportunità da sogno». faremo? Noi ci stiamo lavorando, ma è il mercato che alla fine ha sempre l’ultima parola.

Il dirigismo elettrico di Macron

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l presidente francese Emmanuel Macron, al vertice di uno Stato che è

il principale azionista di Renault-Nissan e di Peugeot-Citroen, poche ore prima che si aprissero le porte del Salone dell’auto di Parigi ha dettato la sua linea all’industria dell’auto transalpina ed europea, incontrando i vertici del settore in una cena di gala all’Eliseo. Dopo il Dieselgate, l’opinione pubblica ha avuto la sensazione che l’industria automobilistica e gli Stati si fossero messi d’accordo per non calcare la mano sulla riduzione delle emissioni, ha detto il presidente francese: «Il legame di fiducia con il pubblico è stato rotto ed è necessario che il settore si assuma forti impegni nei prossimi due o tre anni per ridurre l’inquinamento». Fin qui le questioni di principio. In concreto, Macron ha chiesto che siano varati dalle case automobilistiche forti piani di incentivi all’acquisto per sostituire i vecchi modelli in circolazione con delle auto nuove meno inquinanti e l’impegno

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Belgio. Come pensate che verranno smaltite le ingombranti batterie delle auto?

Il lavoro che non ci sarà

LUCA DE MEO, PRESIDENTE SEAT

L’unico fattore che non possiamo controllare è quello delle infrastrutture, ma se le aziende energetiche vedranno che c’è la domanda, investiranno».

Due problemi al posto di uno

Mettiamo che il miracolo si compia e gli obiettivi vengano raggiunti. Mettiamo anche che la produzione di energia per ricaricare milioni di auto elettriche fosse disponibile, che l’Europa si riempisse di colonnine e che l’energia IL 31% DEGLI ADDETTI NON SARANNO PIÙ NECESSARI E DI QUESTI SOLTANTO POCO PIÙ DELLA METÀ POTRANNO ESSERE RIQUALIFICATI NEL SETTORE

LE ELETTRICHE DEVONO FARE 400 KM, SI DEVONO CARICARE IN FRETTA E DEVONO COSTARE NON PIÙ DEL 15% DELLE ALTRE AUTO trova in tutte le batterie degli smartphone, ma in questi ultimi se ne utilizzano un paio di decine di grammi. Per le batterie delle automobili ne servono invece chili ed è questo il motivo per cui il prezzo del metallo è più che raddoppiato negli ultimi anni. Riciclare le batterie, poi, non è affatto un’operazione facile, dato che molti dei suoi componenti sono pericolosi per la salute e per l’ambiente. Ancora oggi le batterie cellulari non vengono riciclate, ma bruciate in appositi inceneritori in Francia e in

Qualcuno, a Bruxelles, sottovaluta il fatto che per realizzare un’auto elettrica occorrono meno componenti e meno ore di montaggio. Pa Consulting ha calcolato che il 31% degli addetti all’industria automobilistica europea (267 mila su 840 mila) non saranno più necessari e di questi solo poco più della metà, 141 mila, potranno essere riqualificati per le nuove funzioni da svolgere. Insomma, avremo 126 mila disoccupati in più, senza contare i lavoratori dell’indotto. Herbert Diess, il ceo di Volkswagen, ha parlato a Parigi di 100 mila posti di lavoro a rischio solo nella sua azienda nei prossimi dieci anni e, per rendere meglio l’idea, ha aggiunto che «un’industria può collassare più velocemente di quanto molti credono», mentre il problema rimane: «Con il voto della Commissione europea» ha detto Bernard Mattes presidente della Vda, l’associazione dei costruttori tedeschi, riferendosi ai tagli alle emissione del 35% nel 2030 «abbiamo perso l'occasione di modellare la regolamentazione della CO2 in modo economico e tecnologicamente realistico». A proposito: leggendo questo articolo il vostro corpo ha emesso più o meno 14 grammi di CO2. Ma non ditelo all’Unione europea.

venisse prodotta senza ricorrere ai combustibili fossili. In questo caso si sarebbe risolto un problema ambientale per crearne almeno altri due tutti nuovi: i danni provocati dall’estrazione di materie prime per realizzare le batterie e il loro smaltimento. Il cobalto, che, insieme al litio, è la componente fondamentale degli attuali accumulatori di energia, si trova soprattutto nelle miniere dell’Africa centrale, dove più volte sono state denunciate situazioni di sfruttamento della manodopera, incidenti gravi e lavoro minorile. Il cobalto si

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PIETRO NEGRI, PRESIDENTE FORUM FINANZA SOSTENIBILE

nomia circolare e all’energia rinnovabile». Tra i temi di questa edizione, la propensione all’investimento SRI delle donne in Italia, le linee guida per investitori SRI e imprese della filiera del riciclo, con le best pratictes presentate da Conai, ma anche le policy aziendali come asset strategico. E ancora: l’investimento in innovazione come sfida Dal 13 al 22 novembre la settima edizione della settimana SRI per le città metropolitane, con un confroncoordinata dal Forum per la Finanza Sostenibile. Le relazioni to su finanza di impatto e relazioni pubblitra pubblico e privato tra i temi centrali di questa edizione co-privato per affrontare le sfide dell’agenda urbana europea. Ma investimento responsaa cura della redazione bile significa anche arte, concerti, cucina e ospitalità. E ancora: il rating di sostenibilità, a settima edizione della Settimana «La Settimana SRI, giunta ormai alla settima le aree emergenti, le infrastrutture sociali, SRI si svolgerà dal 13 al 22 novemedizione, concluderà un anno di svolta per gli operatori previdenziali. E il confronto bre 2018 tra Roma e Milano. L’iniziativa, la finanza sostenibile», spiega Pietro Negri, con le altre realtà europee. Tutti gli appunpromossa e coordinata dal Forum per la presidente del Forum per la Finanza Sostetamenti con il programma dettagliato sono Finanza Sostenibile, è tra i principali appunnibile. «Una spinta consultabili sul sito IN ITALIA LA PROGRESSIONE tamenti in Italia in materia di investimenti significativa, in terdel Forum per la fiDEL MERCATO SI MANIFESTA CON VIVACITÀ sostenibili. Il calendario prevede 13 convemini di policy e di ATTRAVERSO L’INCREMENTO DELLE MASSE nanza sostenibile e gni e una rassegna di eventi culturali – tutti quadro regolamen- CHE SONO GESTITE SECONDO CRITERI ESG all’indirizzo www. aperti al pubblico – con lo scopo promuotare arriverà nei settimanasri.it. vere e diffondere la pratica dell’SRI (Sustaiprossimi mesi dalle Istituzioni europee. Ma «L’aumento dell’interesse per la finanza nable and Responsible Investment). anche in Italia la progressione del mercato sostenibile si riflette anche sull’andamento Per l’occasione, il Forum ha chiamato a si manifesta con vivacità attraverso l’incredella Settimana SRI, che a ogni edizione ha raccolta relatori di grande prestigio a livelmento delle masse gestite secondo criteri coinvolto un numero sempre maggiore di lo nazionale e internazionale, avvalendosi ESG, l’aumento di operatori finanziari imaddetti ai lavori e di risparmiatori retail», della collaborazione e del supporto di impegnati a informare le politiche societarie e conclude Negri: «Dal debutto nel 2012 il nuportanti organizzazioni e soggetti finanziari d’investimento ai principi della sostenibilità mero di partecipanti è più che raddoppiato, (il programma completo all’indirizzo www. e una maggior attenzione all’innovazione fino a registrare più di 1.000 iscritti all’edisettimanasri.it) . dei prodotti, concretamente rivolti all’ecozione dello scorso anno».

Sette giorni per imparare a investire responsabilmente

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Con i tool di NH Hotel Group bastano pochi click per organizzare un evento memorabile. Senza rinunciare alla personalizzazione

di prenotazione immediata che consente la prenotazione e il pagamento di sale meeting, eventi e camere sia online che in loco: l’Instant Booking Tool. Disponibile 24 ore su 24, 7 giorni su 7, può essere utilizzato per prenotare fino a due sale per meeting ed eventi con capienza fino a 50 partecipanti ciascuna, insieme a camere per i gruppi da 9 a 20 ospiti, grazie ad un'interfaccia intuitiva e user-friendly. Non solo: il sistema consente agli utenti di aggiungere attrezzature tecnologiche e servizi di catering, cercare prezzi e specifiche tecniche e confrontare le quotazioni per un elenco di hotel, scegliendo se effettuare il pagamento online in sicurezza oppure in una fase successiva. Il che non significa fare a meno dell’elemento umano: La catena alberghiera ha implementato una serie di servizi innovativi: alla conferma via e-mail delle singole voci dei dall'Instant Booking Tool disponibile 24 ore su 24 al planner in 3D. servizi acquistati farà seguito una chiamata E grazie a eventi unici realizza un quarto del proprio fatturato del personale dell'hotel, per definire gli ultimi dettagli e per il classico "tocco personale". i fa presto a dire meeting. Ma un conto è un sì. L’idea di base è che il cliente debba penSe invece preferite il fai-da-te, date un’occhiaoffrire catering e location, un altro imsare solo all’ideazione del meeting o dell'eta al 3D Virtual Meeting Planner, la comoda e plementare l’offerta con strumenti innovativento, mentre NH Hotel Group si occupa di facile app utilizzabile anche dal web. Dispovi. Avete mai pensato, per esempio, di poter realizzarlo, offrendo un supporto qualificato nibile al momento per 28 location europee pianificare un evento con un’app? O di organel corso di tutto il processo di gestione, ga(ma altre se ne aggiungeranno presto), offre nizzarlo direttamente, in pochi click, bypasrantendo un'esecututte le informazioni sando l’agenzia? E di vedere un’anteprima zione impeccabile e la IL CLAIM DEL SERVIZIO NH MEETINGS È necessarie per creare "INSPIRE.CREATE.ENJOY". LA FILOSOFIA in 3D? In sintesi: avete mai dato un’occhiata predisposizione delle e pianificare l’evento, È QUELLA DEL "TUTTO È POSSIBILE”, a NH Meetings, l’offerta di NH Hotel Group? sale meeting in modo incluse le mappe dei CHE NH DEFINISCE "ALWAYS YES" Se rappresenta circa un quarto del fatturato che siano perfettapiani, le specifiche del gruppo, un motivo ci sarà. O meglio: ce ne mente attrezzate e pronte in anticipo. tecniche delle sale meeting, i dettagli sulle sono più di uno. La catena alberghiera è stata la prima in attrezzature e capacità tecniche, compreso Il claim è suggestivo: “inspire.create.enjoy”. Europa a lanciare uno strumento globale un meeting planner 3D interattivo con tour Componenti chiave della proposta NH Meevirtuale tridimensionale delle sale selezionatings sono il servizio Ambassador, il servizio te, per personalizzare la loro configurazione Consulente Specializzato, Assistenza profesin base ai bisogni specifici dell’organizzatore. sionale personalizzata, Meeting eco-friendly, Questo strumento ti permetterà di vedere in High-Tech di facile utilizzo, Wi-Fi gratuito e 3D gli spazi del meeting. Dopo aver scelto la user-friendly e Tempting Break (un'offerta configurazione ideale, viene inoltrata una gastronomica unica, variegata e personalizRfp (request for proposal) diretta con il set zabile). La filosofia è quella del “tutto è possiup desiderato, evitando così email e telefonabile”, che NH definisce “Always Yes!”, Sempre te di chiarimento.

Il meeting si organizza online. Al resto ci pensa NH Hotel Group

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www.ih-hotels.com


Per partecipare: Richmonditalia Tel 02.312009 - info@richmonditalia.it - www.richmonditalia.it/procurement


VITA DA MANAGER Che un executive sia una sorta di ironman è un miti duro da sfatare. Anche perché sono i manager stessi a fare di tutto per dimostrare di essere infaticabili e sempre al top. Così, le interminali sessioni al computer, i meeting, le responsabilità, lentamente cominciano a lasciare il segno. Nel fisico, cominciando coi danni alla vista, e nello spirito. Ma tutto si può risolvere, adottanto la strategia giusta.

ACCECATI DAL BUSINESS... PER LE TROPPE ORE SUL VIDEO Mario Stirpe, uno dei più noti oculisti italiani, lancia l’allarme: con le nuove professioni l’affaticamento oculare è in aumento. Ma basta qualche accorgimento per scongiurare i disturbi più gravi di Marco Scotti econdo l’organizzazione mondiale della terminali negli ambienti lavorativi e dei ritmi Sanità entro il 2050 metà della popoladi lavoro sempre più stressanti negli ultimi zione mondiale (circa 4,5 miliardi di persone, anni sono più frequenti i disturbi correlati secondo le ultime stime) potrebbe soffrire di all’utilizzo dei video terminali che consistono miopia. Il motivo? La permanenza sempre sostanzialmente in disturbi alla vista ed agli maggiore davanti a schermi di vario tipo, soocchi, problemi legati alla postura, affaticaprattutto smartphone mento fisico e mentaSECONDO L’OMS FRA TRENT’ANNI e tablet, che minano le», spiega il professor UNA PERSONA SU DUE SOFFRIRÀ la salute dei nostri ocMario Stirpe, uno dei DI MIOPIA. COLPA DI SMARTPHONE, chi. Non solo: passare più importanti meTABLET, TV E COMPUTER tante ore davanti a dici oculisti italiani computer fissi, come accade ormai a una pere presidente della Fondazione G. B. Bietti. centuale sempre maggiore di lavoratori, può «Ricerche ed indagine epidemiologiche concausare danni seri anche per quanto riguarda dotte sui possibili effetti prodotti sulla salute la postura e perfino un maggiore affaticamendegli addetti ai video terminali non hanno to mentale. confermato rischi da radiazioni ionizzanti e «A causa della maggiore diffusione dei video non ionizzanti, né un aumento delle malattie

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VITA DA MANAGER

A destra Mario Stirpe, presidente della Fondazione G. B. Bietti

relative al sangue, all’apparato visivo e all’apparato riproduttivo. È stato anche evidenziato che i principali problemi correlati all’uso dei video terminali possono riguardare la fatica visiva connessa all’impegno degli occhi (astenopia), alle caratteristiche dello schermo, alle condizioni di illuminazione e di microclima dell’ambiente; i disturbi muscolo scheletrici condizionati da posture non corrette, arredi e tempi di lavoro; e lo stress (affaticamento mentale) influenzato da contenuti della mansione, dal software e dal rumore. L’evidenza scientifica ha stabilito che tali disturbi non Stirpe - può essere l’allenamento degli occhi. sono conseguenti all’uso dei video terminali, Casi di ametropia lieve possono ad esempio bensì derivano da una inadeguata progetprovocare disturbi durante il lavoro al video tazione delle postazioni e delle modalità di terminale. Un corretto training per la vista eflavoro, possono quindi essere prevenuti sia fettuato su indicazioni del medico competente mediante l’applicazione di principi ergonopuò contribuire a ridurre o persino ad elimimici che con comportamenti corretti da parte nare alcuni disturbi visivi. In genere durante degli utilizzatori». il lavoro al video terminale si tende a guardare Lo scorso 11 ottobre è stata organizzata la lo schermo in modo rigido e di conseguenza le Giornata Mondiale della Vista che si pone palpebre si muovono molto meno di quando l’obiettivo di ricordare quanto la vista sia si guarda un oggetto in lontananza, in tal caso importante per le nostre vite. Può sembrare si percepisce una sensazione di secchezza in una banalità, ma traquanto la superfice scorrere metà della TRASCORRERE METÀ DELLA GIORNATA dell’occhio non viene CON GLI OCCHI FISSI SUL MONITOR giornata con gli occhi più idratata sufficienÈ DANNOSO PER LA VISTA. MA ESISTE fissi su uno schermo temente con il liquido UN TRAINING PER RIDURRE I DISTURBI è un comportamento lacrimale. Un training estremamente nocivo. A farne le spese sono per gli occhi è l’uso di lacrime artificiali può i bambini, che stanno vivendo un progressivo rilevarsi utile. Utile anche distogliere perioincremento della prevalenza della miopia già dicamente lo sguardo dal video per guardare a partire dai 9 anni, dove oltre uno su dieci è oggetti lontani al fine di ridurre l’affaticamencostretto a ricorrere a lenti correttive. La perto visivo. Durante le pause ed di cambiamenti centuale aumenta al 18% verso i 15 anni per di attività previsti è opportuno non dedicarsi arrivare al 24% in età adulta. Le più colpite dal ad attività che richiedano un intenso impegno fenomeno sarebbero le bambine. visivo come ad esempio la correzione di un Un’altra categoria che, per motivi professiotesto scritto». Altri rimedi sono quelli consinali, sottopone la vista a particolari stress gliati dalla società Oftalmologica italiana, che è quello dei manager. In questo caso, però, suggerisce di utilizzare gli schermi dei device qualche rimedio è possibile. «La soluzione ad a una distanza superiore ai 30 cm. Per quanto alcuni disturbi visivi – prosegue il professor riguarda i più piccoli, meglio far trascorrere

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UN RUOLO IMPORTANTE VIENE GIOCATO DALLA PREVENZIONE: SONO IMPORTANTI I CONTROLLI almeno un’ora al giorno all’aperto, in modo che l’occhio sia costretto a utilizzare anche il campo visivo periferico. Naturalmente un ruolo importante viene giocato anche dalla prevenzione, soprattutto per quanto riguarda patologie gravi come glaucoma, cataratta e malattie della cornea e della retina. Per chi, invece, non dovesse riscontrare particolari problemi oculistici, il suggerimento è quello di sottoporsi a controlli alla nascita, intorno ai tre anni, durante la scuola dell’obbligo, prima dell’avviamento al lavoro, intorno ai 40 anni e dopo i 50 per monitorare costantemente eventuali scadimenti della qualità visiva. Infine, per prendersi cura della vista, esistono una serie di alimenti che possono proteggere i nostri occhi, offrendo loro i nutrienti necessari alla loro conservazione ottimale. «In una dieta mirata alla protezione oculare – conclude il presidente della Fondazione G.B. Bietti - non dovrebbe mancare l’assunzione di verdure a foglia verde come gli spinaci, il cavolo riccio ricco di luteina, peperoni, zucche e mais ricchi di carotenoidi; il pesce è generalmente preferibilmente alla carne soprattutto al di sopra della media età; tra questi il salmone, il tonno e lo sgombro forniscono un utile apporto di omega-3. I frutti di mare, ma anche alcune carni, forniscono un utile apporto di zinco e rame utile contro lo stress ossidativo».



VITA DA MANAGER

Comandare è meglio che... Ma lo stress è il danno collaterale

sicurandoli, essendo stabile ed equilibrato, portando a bordo le persone: questa è la tipologia di manager che riesce ad avere più successo». Comportamenti poco efficaci nella gestione delle emozioni, invece, sfociaManager incapaci di distinguere le priorità. Un perdurante stato d’ansia. no nello stress cronico, che ti fa ammalare. «Lo stress prolungato nel tempo causa diSonno disturbato. Sono solo alcuni dei segnali che le responsabilità sastri – osserva il direttore dell’Istituto di ci stanno divorando. Ma i rimedi ci sono, parola... delle Frecce Tricolori psicologia del benessere - per la medicina, i disturbi psicosomatici che nascono sono di Riccardo Venturi fondamentalmente quattro: cefalea tensiva, gastrite, problemi cardiocircolatori con ercati in continua e rapida evoluziogestire la risposta emotiva in rapporto alle l’innalzamento della pressione, disturbi ne, cambiamenti anche improvvisi e varie situazioni che si presentano, e sopratdel sonno». Tra questi, i manager mostraprofondi che possono stravolgere un settotutto non hanno un concetto di priorità, il no una preferenza statistica per la pressiore e quindi imporre un adattamento rapido che significa sapersi muovere all’interno di ne alta e il dormir male. «È tipico di chi ha pena il declino dell’impresa, forte dinamiuna graduatoria di eventi: ci sono quelli per responsabilità di gestione svegliarsi antismo del mercato del lavoro, con la necessità i quali bisogna arrabbiarsi e altri per i quali cipatamente, un’ora, un’ora e mezza prima di sapersi inserire in fretta in realtà anche non ne vale la pena». della sveglia» mette LO STRESS NEL TEMPO CAUSA DISASTRI. molto diverse da quelle cui si era abituati. I manager, insomma, in evidenza Milani. I DISTURBI PSICOSOMATICI SONO I manager di oggi vivono in tempi tutt’altro tendono ad arrabI frequenti cambiaQUATTRO: CEFALEA, GASTRITE, PROBLEMI che facili, che richiedono una superiore cabiarsi per delle stu- CARDIOCIRCOLATORI, DISTURBI DEL SONNO menti repentini non pacità di gestire livelli aumentati di stress. pidaggini, e questo li fanno che accrescere Ma si tratta di un’abilità non così diffusa: «I porta ad avere atteggiamenti molto negativi le difficoltà: «L’uscita dalla zona di comfort manager sono sempre più stressati – dice sullo stress. «Il vero leader, chi comanda a genera sempre stress – spiega il mental Leonardo Milani, direttore dell’Istituto di se stesso, non è impulsivo - sottolinea Milatrainer delle Frecce Tricolori – al di fuori c’è psicologia del benessere e mental trainer ni – ma riesce ad avere quella capacità che quel che viene definita area di panico, dove delle Frecce Tricolori - perché non sanno permette di comandare anche gli altri rassentiamo di non sapere, di essere esposti al

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Leonardo Milani, direttore dell’Istituto di Psicologia del benessere e mental coach delle Frecce Tricolori

rischio». È qui che si crea una vera e propria selezione: chi riesce ad adattarsi, acquisendo nuove competenze, sopravvive alle novità, chi ha paura arretra e manifesta il suo disagio rifiutando il cambiamento. Ma come canta Gianni Morandi, uno su mille ce la fa, e quanto è dura la salita... «Tanti manager fanno uso di farmaci (e non solo di quelli, ndr) per sostenere le difficoltà – aggiunge Milani – dal sonnifero per dormire al prozac per lavorare. Ne conosco parecchi che hanno l’abitudine di essere carichi a mille, ma solo grazie a sostanze capaci di fargli affrontare la vita in modo competitivo, senza soffrire». Eppure dentro di noi risiedono le risorse tività fisica – consiglia il mental trainer delle necessarie per affrontare qualunque sfida. Frecce Tricolori – che sia palestra, corda, «La nostra mente ha la capacità di essere piscina, bicicletta... Niente sport motoristisempre carica attraverso strumenti emotici. Certo l’attività va regolata anche in base vi – puntualizza il direttore dell’Istituto di all’età, a vent’anni puoi pompare, a 50 va psicologia del benessere - uno è la passione, bene una corsetta, a 60 anche andar fuori chi ha la motivazione che ne deriva non ha con il cane 2-3 volte alla settimana, bastabisogno di sostanze esterne, si sveglia con no tre quarti d’ora di cammino e si hanno il divertimento di fare e la voglia di ottenebuoni benefici». Il secondo strumento è più re risultati». Non tutti hanno la fortuna e il imprevedibile: esternare le proprie emomerito di fare un lavoro che li appassiona. In zioni. «È molto difficile per i maschi, spesso questo caso è particolarmente importante non abbiamo voglia di piangere né di ridere coltivare l’arte salvi– osserva Milani - il fica dello staccare la PER I MASCHI ESTERNARE LE PROPRIE cervello maschile è EMOZIONI È SEMPRE MOLTO DIFFICILE spina. «Per evitare o fatto così, pensa da EPPURE È UN OTTIMO RIMEDIO CONTRO combattere lo stress LO STRESS, MA NON DIVENTI UN LAMENTO solo e non condivide cronico è necessaria le modalità, mentre una buona alternanza tra lavoro e riposo – quello femminile non solo prova emozioni precisa Milani – il problema è che quando più liberamente ma verbalizza quel che prosiamo nel circuito siamo come i criceti, non va. La condivisione dello stress è importanci rendiamo conto di essere sulla ruota». Ci te, a patto che non diventi inutile lamento». sono almeno tre strumenti per staccare la Il terzo modo per staccare la spina è forse spina in modo efficace. Il primo è l’attività il più semplice, anche se l’effetto criceto di fisica, che dà benefici sia fisiologici che mencui sopra tende a far perdere di vista anche tali, ha l’effetto di controllare la pressione, quello: brevi momenti di relax. «Un caffè, di abbassare il colesterolo e i trigliceridi una sigaretta, il bricolage o un altro hobby, e provoca l’emissione di serotonina, una la lettura, la musica da ascoltare o da suonasostanza importante per l’equilibrio. «Sei re, o anche lo zapping: anche i momenti di stressato? Prenditi un po’ di tempo per l’atriposo non strutturati servono» puntualizza

SEI STRESSATO? PRENDITI UN PÒ DI TEMPO PER FARE ATTIVITÀ FISICA, CHE SIA PALESTRA CORDA, PISCINA, BICICLETTA il direttore dell’Istituto di psicologia del benessere. Ma c’è una quarta via per affrontare lo stress, che è probabilmente quella più evoluta e contemporanea, oltre ad avvicinare al modello di leader che sa comandare con calma se stesso e gli altri: «È quella delle tecniche di rilassamento – suggerisce Milani - al mondo ce ne sono circa una ventina con una valenza riconosciuta, che permettono di abbassare in modo significativo il livello di stress: dallo yoga alla psicologia del benessere di cui sono fondatore, dal training autogeno alla meditazione trascendentale». È stato scientificamente dimostrato che queste tecniche, che in certi casi derivano da saggezze antiche, hanno benefici fisiologici simili a quelli dello sport, abbassano la pressione, mettono il cervello in condizione di ricaricare le energie. «Con una tecnica di rilassamento della psicologia del benessere, frutto di un’analisi scientifica di che cos’è lo stress – spiega il suo fondatore – è possibile in 7-10 minuti recuperare 3 ore di sonno profondo. L’ho creata per i piloti delle Frecce Tricolori e per quelli civili dei grandi voli intercontinentali». Milani è mental trainer delle Frecce da 18 anni: a giudicare dalle loro evoluzioni aeree, il risultato è ottimo.

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IL GUSTO DELLA LIBERTÀ il quotidiano approfondito


NON È PECCATO: I PIACERI CHE FANNO BENE “…e poi il piacere”, abbiamo titolato questa sezione: perché trattarsi bene, volersi bene, concedersi pause piacevoli dopo il lavoro o anche durante i break dell’orario lavorativo, non soltanto “non è peccato” ma è necessario per riprendere ancor meglio con il “dovere”. Certo, i piaceri non fanno la felicità: però di sicuro aiutano.

147 YACHT DI LUSSO LO STORICO BRAND FERRETTI, DOPO ANNI DIFFICILI RINSALDA LA LEADERSHIP

148 LE RAGIONI DEL GOSSIP I SUSSURRI DI MONICA SETTA

LE STELLE SONO TANTE, MA I GUADAGNI SON PER POCHI Turni di lavoro massacranti, margini bassi, costi del personale elevati: fare lo chef è diventato il sogno degli italiani, convinti dalle decine di trasmissioni che sia un mestiere con cui arricchirsi. Davvero? di Marco Scotti rasmissioni tv, talk show, pubblicità. E prio. Secondo uno studio realizzato dalla JFC poi un seguito da rockstar, fan in delirio di Massimo Feruzzi, l’introito medio dei 356 che iniziano a esprimersi come i propri beristoranti che in Italia hanno almeno una stelniamini. Non parliamo di un nuovo fenomeno la Michelin è di 775.000 euro all’anno, a frononline, ma degli chef stellati, il mestiere che ha te di 6.318 clienti che varcano la porta dello soppiantato l’impiegato di banca nei sogni di “stellato”. Una spesa media per cliente di 112 tutte le mamme d’Ieuro per gli esercizi I 356 RISTORANTI STELLATI IN ITALIA talia che si augurano che hanno ottenuto FATTURANO 775MILA EURO CON 6.318 un futuro più roseo una Stella Michelin, CLIENTI. IL COSTO MEDIO È 112 EURO per i propri figli. I 178 per chi ne ha due PER UNA STELLA, E 250 PER TRE vari Barbieri, Bottura, e 250 per chi ne ha tre. Cannavacciuolo e Cracco (in rigoroso ordine Calcolatrice alla mano, salvo rare eccezioni, alfabetico) fatturano da soli come un’azienda non si tratta di numeri particolarmente ime danno l’idea che il ristorante – meglio se stelpressionanti. Allestire una cucina può arrivare lato - sia la panacea di tutti i mali e consenta di a costare anche 300.000 euro, mentre il costo raggiungere grandi risultati economici e permedio del personale è di 40.000 euro all’anno sonali. Ma è davvero così? In realtà non proper persona. Se si considera che in media la-

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E POI IL PIACERE...

LA MAGGIOR PARTE DEI RISTORANTI STELLATI SI MANTIENE IN VITA GRAZIE A TV E SHOW COOKING

vorano in un ristorante stellato una decina di persone, i conti sono presto fatti. Ma non basta: bisogna anche pagare fornitori, bollette e affitto. Tutte voci che riducono drasticamente i margini per gli chef. «La maggior parte dei ristoranti stellati – ci racconta Valerio Visintin, il “critico mascherato” del Corriere della Sera – sta in piedi grazie all’indotto, che per gli chef significa manifestazioni, show cooking, ospitate in televisione. Poi ci sono degli introiti più “sotterranei”, che si manifestano nella ingerenza degli sponsor sui menù. Ai fini del gusto, che senso ha dirmi

due facce in cui chi sta in cima alla piramide guadagna molto bene, mentre gli altri, pur con riconoscimenti prestigiosi dalle guide, faticano a raggiungere fatturati importanti. «Molti ristoranti – aggiunge Visintin – per far quadrare i conti prendono un numero di stagisti superiore a quello previsto dalla legge e si accordano con le scuole di cucina per avere un ciclo continuo di manodopera. Perché poi gli sponsor sono sempre gli stessi, sia per i ristoranti, sia per gli istituti, sia per le maniche marca di pasta è stata utilizzata? La verità festazioni. Il problema è che è un meccanismo è che i menù stanno diventando sempre più talmente rodato che ormai non desta neanche come le tute dei piloti di formula uno». più scalpore, viene accettato senza alcuna leIn effetti, secondo lo studio di JFC le attività vata di scudi». extra-ristorante assuIl tema dei costi e delmono per gli chef una IL CACHET DEGLI CHEF STELLATI OSCILLA la necessità di trovare TRA I 4.500 E I 32.000 EURO valenza sempre magattività “altre” rispetto A MANIFESTAZIONE. I PIÙ FAMOSI giore. I grandi nomi alla mera ristorazioPARTECIPANO A 40 EVENTI L’ANNO possono arrivare a ne viene confermato prendere parte a una quarantina di manifeanche da Francesco Patti e Domenico Colonstazioni di vario tipo per cui percepiscono un netta, giovani chef stellati del ristorante Cocachet che va dai 4.500 ai 32mila euro. E fare ria di Caltagirone. «Qui nelle nostre zone – ci i conti non è difficile. Insomma, un mondo a raccontano – è difficile riuscire a far capire ai

QUI IN SICILIA È MOLTO DIFFICILE FAR CAPIRE PERCHÉ APPLICHIAMO CERTI PREZZI. E VENIAMO VISTI COME ALIENI 144


A destra, lo chef Accursio Craparo. Nell’altra pagina in alto il critico gastronomico Valerio Visintin, in basso gli chef Francesco Patti e Domenico Colonnetta

clienti siciliani, abituati a porzioni imponenti e a prezzi contenuti, che noi non siamo una “gioielleria”. Invece, quando abbiamo aperto, venivamo visti come degli alieni. La stella Michelin, arrivata nel 2012, ci ha permesso di ampliare la nostra platea di riferimento, ma rimane difficile riuscire a far quadrare i conti del ristorante. Diciamo che i 28-36 coperti, che vengono curati da una brigata composta da dieci persone, ci permettono di mantenerci in equilibrio. Diverso è il discorso del catering, che ci ha consentito di ampliare il nostro bacino di conoscenze a anche il fatturato. Con la nostra creatura di banchetti diamo lavoro a 70 persone e stiamo iniziando a lavorare I RISTORANTI STELLATI CREANO UN INDOTTO POSITIVO NEL TERRITORIO CHE VA DAI 256 AI 612 EURO PER TURISTA

con grandi clienti, come ad esempio Google. Pensate che il catering del matrimonio di Fedez e Chiara Ferragni a Noto, che è stato tra i più chiacchierati degli ultimi anni, ci è stato “assegnato” dalla vulgata, senza che noi fossimo i reali artefici. Insomma, abbiamo goduto di una pubblicità indiretta proprio perché il nostro servizio di banqueting sta iniziando a darci una certa fama». Il rapporto con il territorio è un tema di grande importanza: da una parte, infatti, la presenza di uno chef stellato permette ai piccoli produttori locali di emergere. «Turismo, agricoltura e ristorazione viaggiano di pari passo – ci spiega Accursio Craparo, chef dell’omonimo ristorante stellato a Modica – e questo è un bene. L’attenzione e la cura per i prodotti più tradizionali ma anche più d’élite si traduce in un’occasione di crescita per i piccoli produttori locali che altrimenti resterebbero schiacciati dalla grande distribuzione organizzata». Inoltre, i ristoranti stellati creano un indotto positivo per la zona in cui si trovano che va dai

256 a 612 euro a seconda che si tratti di ospiti italiani o stranieri. Ma c’è anche qualche problema: ad esempio, soprattutto al sud, si fatica a capire perché un ristorante debba costare sensibilmente di più del costo medio di un pasto in quelle zone. La pensa in questo modo Vincenzo Candiano, chef due stelle Michelin della Locanda Don Serafino a Ragusa Ibla. «La gente – ci spiega – si stupisce che io venda un risotto a 65 euro al piatto, ma il solo costo delle materie prime, per me, è di circa 30 euro. C’è una marginalità molto ridotta, anche se la gente si ostina a pensare che viviamo nella ricchezza. I programmi di cucina che imperversano sui canali

L’ATTENZIONE PER LE ECCELLENZE DEL TERRITORIO AIUTA ANCHE I PICCOLI

I NUMERI DEI RISTORANTI STELLATI 356 I ristoranti con almeno una stella Michelin in Italia 775.000 Il fatturato medio di un esercizio stellato 112 Il costo medio di un pasto in un ristorante una stella 178 Il costo in un esercizio con due stelle Michelin 250 Il prezzo da corrispondere per un pasto in un tre stelle 6.318 I clienti nel 2017 400 MILIONI Il giro d’affari dei ristoranti stellati 17.000 I ristoranti censiti dalla guida Michelin 2.000 I ristoranti stellati in Europa 145


E POI IL PIACERE...

Vincenzo Candiano, chef due stelle Michelin del ristorante Locanda Don Serafino a Ragusa Ibla

televisivi hanno contribuito a creare un pubblico un po’ più consapevole di ciò che mangia – e quindi anche dei costi di realizzazione – mentre prima si guardava esclusivamente al prezzo finale sul menù. Ma i costi di gestione di un ristorante stellato sono elevatissimi, basti pensare che la nostra cantina ha circa 20.000 bottiglie di 1.700 etichette». A guidare le scelte degli appassionati dovrebbero essere le guide enogastronomiche. Ma anche in questo caso il modello sta iniziando a vacillare. L’ultima edizione della Guida de da più importante del mondo, ovvero quella L’Espresso, ad esempio, ha messo in luce un Michelin? «L’Italia è la seconda in Europa per meccanismo un po’ perverso in cui gli ispetnumero di ristoranti stellati – spiega ancora tori mandati in giro per l’Italia alla ricerca dei Visintin – dopo la Francia che, per ovvi momigliori ristoranti hanno in realtà ben poco tivi, è quella più presente. La cosa che lascia potere discrezionale. Un errore di stampa, un po’ perplessi è come avvengano i giudizi: infatti, ha mostrato un messaggio indirizzato assunti in pianta stabile sono 80 ispettori che dal relatore di un ristorante al direttore deldevono visitare i ristoranti di 12 paesi eurola guida, Enzo Vizzari, in cui si sosteneva che pei scambiandosi “di posto”, ovvero andando quell’esercizio non fosse meritevole di nessun a giudicare fuori dallo stato di provenienriconoscimento. Ma il numero uno della Guida za per evitare possibili conflitti d’interesse. ha deciso diversamente: due cappelli. «Questi Quindi: i ristoranti censiti sono circa 17.000, errori – ci racconta Visintin – accrescono il ma quelli che meritano la stella o che devono rischio che la gente confermarla ricevono I RISTORANTI IN EUROPA CHE GLI pensi a una qualche tre visite complessive. 80 ISPETTORI DELLA GUIDA ingerenza. In effetti, Gli stellati sono circa MICHELIN DEVONO CENSIRE la massiccia presenza 2.000, quindi bisoSONO OLTRE 17.000 pubblicitaria giustigna aggiungere altre fica questo sospetto. D’altronde, se le guide 4.000 tappe. Inoltre, non è che si può andare vendono, come pare ormai accertato, poche a colpo sicuro e, a essere conservativi, è facile migliaia di copie e devono riuscire a censire presumere che almeno un 20% delle visite in tutti quei ristoranti, è naturale che debbano ristoranti non si tramuti in stelle e segnalaziointervenire degli sponsor che ripaghino la ni. Arriviamo a oltre 25.000 ristoranti da cenguida con investimenti pubblicitari». sire, con una media di quasi 330 pasti per ogni Proprio le guide sono diventate uno degli ispettore ogni anno. Un po’ troppo, forse». strumenti più controversi in questo momento «I meccanismi di attribuzione delle stelle – di grande boom dell’enogastronomia: rispetconclude lo chef Candiano – sono bizzarri: a to allo scorso anno, il fatturato dei ristoranti noi vengono richiesti standard igienici e di stellati è aumentato di oltre il 10% sfondando qualità di altissimo livello. Mentre invece in quota 400 milioni di euro. Ma come vengono altre zone del mondo ci si accontenta di situagiudicati gli esercizi che compaiono nella guizioni decisamente meno curate. Questa dispa-

146

I MECCANISMI DI ATTRIBUZIONE DELLE STELLE A VOLTE SONO MISTERIOSI CON DISPARITÀ TRA ZONE rità, però, a mio avviso non è giustificabile». Infine, ancora due parole sul “peso” delle stelle. Secondo l’indagine di JFC l’attribuzione di questo riconoscimento vale un incremento di oltre il 50% del fatturato nel caso di una stella, del 18,7% nel passaggio da una a due e del 25,6% con l’arrivo alla terza. Ma le richieste per i ristoranti due e tre stelle Michelin in termini di accessori, personale, cantina e altre voci di spesa sono talmente significative che qualcuno può perfino sperare di non avere “l’upgrade”: «Nel nostro piccolo – scherzano gli chef del ristorante Coria – speriamo che non ci vengano date altre stelle: sarebbe un costo incredibile!».


Le dimensioni contano. Specie quelle dello yacht Ferretti Group conferma il suo ruolo di leader nella nautica di lusso e chiuderà il 2018 con ricavi in crescita, pronto a superare i 700 milioni di euro di Oreste Ferrari

IL LATONA, UN GIOIELLO DA 50 METRI DEI CANTIERI FERRETTI. SOPRA, ALBERTO GALASSI, AMMINISTRATORE DELEGATO DEL GRUPPO

n mercato da oltre sette miliardi di euro tornando, ma è ancora decisamente distante che non sembra conoscere crisi. Stiamo da altri stati come il Giappone, il Brasile o l’Auparlando degli yacht di lusso, che rappresenstralia. Mentre ci stupisce non poco che la Cina tano in realtà solo una piccola fetta degli oltre sia totalmente ferma, forse per le restrizioni mille miliardi di euro che ogni anno vengoche il governo ha messo negli investimenti no spesi nel segmento alto di gamma e dove “leisure”». a farla da padrone sono le auto che, da sole, Proprio alla Cina però Ferretti deve la sua “salcoprono il 40% del totale. Tra i protagonisti vezza”: nel gennaio del 2012, infatti, il colosso indiscussi del comparto degli yacht c’è FerretShig-Weichai ha preso il controllo del gruppo ti, che per il 2018 punta dritto ai 700 milioni con un’operazione di 374 milioni complessivi di fatturato. «Il nostro – ci racconta l’avvocae con un contestuale aumento di capitale da to Alberto Galassi, amministratore delegato 100 milioni di euro. Il gruppo, che era gravato del gruppo – è un da parecchi debiti, è NEL PROSSIMO TRIENNIO 2019-2021 business totalmente riuscito a rimettersi in FERRETTI REALIZZERÀ 13 PROGETTI influenzato dalla gepiedi rilanciando inveSOPRA I 30 METRI E 66 COSTRUZIONI opolitica, anche se il stimenti e produzione NEL SEGMENTO SUPER E MAXI YACHT pubblico a cui ci rivoldi nuove imbarcaziogiamo difficilmente ha problemi di “budget”. ni. E la scelta naturale è stata quella di puntare Semmai, valuta con attenzione se sia, o meno, sul segmento più alto dell’offerta, ovvero suil momento di fare un investimento di questo per-yacht superiori ai 30 metri. Una strategia tipo. Il mercato italiano degli yacht di lusso, che ha pagato sia in termini di fatturato che di ad esempio, è stato totalmente devastato dai numero di natanti realizzato nei diversi canprovvedimenti del Governo Monti che ha detieri. Nel prossimo triennio 2019-2021 saranciso di tassare le imbarcazioni da diporto di no 13 i nuovi progetti sopra i 30 metri rispetcerte dimensioni. L’epoca delle crociate è orto agli 8 presentati nel triennio precedente e mai passato e una lotta ai ricchi difficilmente 66 le costruzioni nel segmento super e maxi si tramuta in un successo. Quello che abbiayacht. Ferretti Group è leader mondiale nella mo ottenuto, invece, è la totale scomparsa di progettazione, costruzione e commercializzaclienti in Italia per i nostri yacht. Oggi il nostro zione di motor yacht e navi da diporto, con un paese è tra gli “emergenti”, nel senso che sta portafoglio unico di marchi che comprende

U

Ferretti Yachts, Riva, Pershing, Itama, Mochi Craft, CRN e Custom Line. Una produzione che continua ad aumentare tanto che lo storico cantiere di Ancona non riesce a stare dietro alle esigenze di spazio del gruppo. «Dobbiamo trovare nuove zone – spiega Galassi – ma le richieste economiche sono folli. Potremmo restare in Italia, oppure pensare di guardarci intorno all’estero». Nei primi 8 mesi del 2018 il Gruppo ha raggiunto un valore della produzione di 420 milioni di euro, +22% rispetto allo stesso arco temporale del 2017. Si confermano le stime per il 2018, che prevedono un valore della produzione di 704 milioni di euro. Gli investimenti, da sempre cardine della strategia di crescita di Ferretti Group, sono saliti a quota 153,5 milioni di euro nel quadriennio 2015-2018, di cui circa il 30% destinato alla progettazione e allo sviluppo di yacht sopra i 30 metri. Infine, un occhio di riguardo viene destinato alle emissioni, con la creazione di alcune soluzioni ibride. Negli yacht di grandi dimensioni, però, immaginare la propulsione interamente elettrica «è pura utopia – conclude Galassi – basti pensare che lo yacht Latona, che abbiamo portato al recente Yacht Show di Montecarlo, ha due generatori da 118 kW l’uno per rispondere a tutte le esigenze del natante».

147


LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

IL CANTO DEL CIGNO DEL SALOTTO RENZUSCONIANO UN ULTIMO BALLO PRIMA DEL DEFINITIVO OBLIO Metti una sera a cena a Firenze la vecchia nomenklatura bipartisan che per decenni ha governato le sorti del Paese Manifattura Toscana raduna gli (ormai non più) potenti per una cena che sa di commiato dei salotti radical chic È CAMBIATO IL MONDO O

parterre decisamente antico

Buonamici, Innocenzo Cipolletta

bacio sulla guancia a Piero

MEGLIO, È FINITO UN TIPO

(o preferite vintàģè?) composto

e Anna Boccaccio. Basta

Gnudi e risate con Carlo

DI MONDO, QUELLO SOCIAL-

da personaggi e interpreti

scorrere la galleria di foto

Nardella. Boschi si è convinta

CHIC DELL’INTELLIGHENZIA

ormai rasi al suolo dal mood

della cena fiorentina per capire

-almeno per una sera- di

POLITICA CHE HA

agreste del duo pentastellato-

che un risultato importante

contare ancora qualcosa sullo

INCASSATO UNA SONORA

leghista. La Boschi e poco più in

almeno Salvini e Di Maio lo

scacchiere del potere. E invece,

E DEFINITIVA BATOSTA

là l’ex direttore del Sole 24 ore

hanno raggiunto azzerando

osservando il “portfolio” di

ALLE ULTIME ELEZIONI.

Roberto Napoletano, dimagrito

la “vis” politica del salotto

quell’evento viene solo tristezza;

Ebbene sì l’esemplare tipico

quel mondo fatto di gente

del renzusconiano, brillante,

come Aurelio Regina o Esther

ambizioso, spregiudicato

Crimi è stato cancellato dalle

quanto basta, è ormai un

metafisiche “ruspe” di Salvini e

reperto storico neanche tanto

dal piglio rivoluzionario di Gigi

prezioso. Se Maria Elena

Di Maio. I nuovi politici parlano

Boschi posa per il calendario

un linguaggio pop e -vivaddio-

di Maxim e Matteo Renzi si

preferiscono finalmente

ricicla come conferenziere di

le piazze ai salotti. Proprio

lusso, i nuovi potenti Salvini-Di

come avrebbe dovuto fare

Maio delle apparenze o dei sofà

la sinistra che - al contrario-

con bellone & champagne se

ha regalato alla Lega i suoi

ne infischiano alla grande. Chi

voti pagando lo scotto di un

resta curiosamente vivo è il

imborghesimento “inciucista”.

salotto renziano. La fotografia

Le cene delle dame del salotto

dell’Italia che non esiste più è

romano che apparecchiavano

stata scattata a Firenze qualche

per quell’upper class divisa

settimana fa durante la cena di

tra il Pd e Berlusconi sono un

gala delle Manifatture Sigaro Toscano. Per l’occasione,

IN SENSO ORARIO MARIA ELENA BOSCHI, GIANNI LETTA, PIERO GNUDI E MATILDE BERNABEI

lontano ricordo. A casa loro si facevano le nomine delle ex

sono stati scongelati potenti

e abbronzato. A riportarlo sotto

renzusconiano. Da quando

partecipazioni statali. Adesso

assai popolari all’epoca

le luci di un fastoso dinner

Renzi e Berlusconi sono spariti

di questa dorata epoca non è

dell’inciucio renzusconiano

è stata la band del Sigaro

dal radar del potere, si sono

rimasto nulla. Solo fotografie

che oggi, invece, faticano

Toscano che, per il compleanno

diradate bellone su tacco 15

sbiadite. La Repubblica

a trovare un posto al sole

dell’azienda , ha fatto l’en plein

e matrone ben accasate che

salottiera dell’inciucio è risorta

nell’orizzonte pentastellato-

di quelli che contano ormai

allestivano pranzi “eleganti”

l’altra sera a Firenze ma è

leghista. È tornata, ad

davvero solo... le loro rughe.

rigorosamente bipartisan. Ai

durata il tempo di un ballo in

esempio, l’ex Madonna laica

Escono dal freezer tutti insieme

manager del Sigaro è riuscita

maschera. Poi, tutti a casa e

del Pd Maria Elena Boschi

appassionatamente Gianni

l’impresa di far brillare “Meb”.

non se ne riparli più per carità

intervenendo in mezzo a un

e Maddalena Letta, Cesara

Selfie con Matilde Bernabei,

di patria, grazie.

148



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