Economy Novembre 2021

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L’altra cover: il caso Wallex

ECONOMY | ANNO IV | N.50 | MENSILE | NOVEMBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 6 NOVEMBRE 2021

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

www.economymagazine.it

Novembre 2021 Euro 3,50

Crypto, Pir e factoring: è in arrivo la piena del fintech

PRESTIGIO ECONOMICO

Cresciamo, sì: ma i livelli del ‘19 sono lontani. Le riforme? Belle deleghe da riempire. Contro l’evasione nulla di nuovo, e la pressione fiscale resta alta. Cosa va fatto perché il boom non sia illusione ma realtà

CYBER-RISK, MANCANO I MANAGER «DA GUARDIA»

L’Osservatorio di 4.Manager rivela: cresce la domanda di competenze, scarseggia l’offerta SISTO: «COSÌ RIDURREMO LE INSOLVENZE D’IMPRESA»

Intervista con il sottosegretario alla Giustizia: «Lo Stato prenderà per mano le imprese a rischio crack»

FRANCESCO PAOLO SISTO

• Sbarra: «Un tavolo sul patto sociale» • Misiani: «La delega fiscale è forte»

SUEZ DEPURA IL GOLFO

ENI E LA NUOVA ENERGIA

Il colosso francese sta depurando le acque della costa napoletana

Col «confinamento magnetico» la fusione si fa più vicina

Intervista con Alessandro Banzato nuovo presidente Federacciai

I nuovi piani del gruppo leader nei monopattini elettrici

«L’ACCIAIO RESISTE»

HELBIZ, SHARING E OLTRE


WALLEX E L’«EURO DIGITALE» LA STABLECOIN SICURA La sfida di Simone Mazzuca si chiama Eurst ed è la prima valuta legata alla moneta europea: «È compliant con le norme antiriciclaggio, ha il collaterale depositato verificabile sempre e assicurato più della Bce» pagg. 70 - 72

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EDITORIALE

L’EUFORIA E I CONTI CON LA REALTÀ

È

passata sotto traccia, rispetto alle due spine nel fianco della prossima manovra economica, cioè quota 100 e nuovo DI SERGIO LUCIANO Reddito di cittadinanza. Ma l’azzeramento della “Patent Box” e la sua sostituzione con una misura fiscale che genererà entrate per l’erario, anziché costi, la dice lunga. Se ne discuterà in Parlamento, perché Confindustria spinge per una revisione della norma, ma il succo è che l’insieme di sgravi fiscali introdotti dal governo Renzi nel 2014 sui ricavi provenienti dallo sfruttamento di brevetti, software con copyright e altri beni immateriali protetti da proprietà intellettuale decadrà. Secondo il Parlamento europeo – senti chi parla – sarebbe una norma fiscale asimmetrica che favorirebbe l’Italia a trattenere entro i suoi confini dei flussi di denaro che altrimenti sarebbero andati all’estero. Un’asserzione del genere in un’Unione che tollera al suo interno paradisi fiscali come Irlanda e Lussemburgo è surreale. Ma questa del patent box è una questione marginale rispetto al più generale tema della sostenibilità – tanto per usare una parola ricorrente – della politica economica italiana nel prossimo quadriennio, quello nel corso del quale dovranno arrivare dall’Europa i 185 miliardi del Recovery plan che ancora mancano all’appello (24 sono già arrivati) contemporaneamente ripren-

IL CORSIVO

dendo la strada del rigore nei conti. Certo, se la crescita economica dovesse continuare, come ci auguriamo, ad incrementarsi a ritmo veloce, tutto andrebbe meglio: crescita del Pil significa crescita del gettito tributario anche ad aliquote discendenti, e maggior gettito significa avanzo primario del bilancio statale e dunque riduzione di quel debito pubblico che a fine 2021 dovrebbe raggiungere il 159% di rapporto rispetto al Pil. Ma la crescita di quest’anno – che dovrebbe attestarsi tra il 5,9% e il 6% rispetto al 2020 – non avrà così neanche recuperato il livello del 2019, visto che nel 2020, a causa della pandemia, il Pil era crollato del 9,5%. Dunque la sensazione di euforia, quasi “di leggera follia” che si respira in queste settimane, e che S&P ha suggellato per la maggior gloria del governo Draghi migliorando l’outlook del nostro Paese, non ha fondamenta solide. Non consideriamo l’eventualità assai concreta che le tensioni sui prezzi degli ultimi mesi finiscano prima o poi con l’indurre un sia pur lieve rialzo dei tassi d’interesse che si riverbererà siul costo del debito: è un’eventualità che dipende dalla politica monetaria delle banche centrali e la Bce dovrebbe essere molto cauta prima di rimetter mano a quella leva. Limitiamoci a guardarci dentro casa. Le riforme annunciate dal governo Draghi sono tutte da sostanziare di regole precise e poi da attuare, e non sarà il governo Draghi a farlo. Piacciono, anche all’Europa, e questo ci serviva, oggi. Ma dovranno diventare un modo nuovo di gestire la giustizia civile, e al riguardo non c’è alcuna

avvisaglia; un nuovo modo di gestire la pubblica amministrazione, e non se ne vede germoglio. C’è un enorme lavoro da fare e, esecutivo Draghi a parte, non si identifica alcuna forza politica affidabile, al riguardo. È come se nessuno avesse più voglia di prendere in considerazione i mali endemici del Paese. Come se la pandemia li avesse guariti, mentre invece li ha solo messi in secondo piano, ponendo però le premesse per un loro ritorno amplificato, amplificato dalla voglia di rivincita che chi più chi meno tutti noi proviamo. Vogliamo parlare dell’evasione fiscale? Non solo quella del baretto di provincia ma quella di tanti grandi e grandissimi contribuenti? E vogliamo parlare del lavoro nero? E vogliamo parlare dei falsi invalidi? E dell’abusivismo edilizio? E delle truffe sui contributi di tutti i genere, a cominciare dal reddito di cittadinanza? Insomma: chi ha la faccia tosta di affermare che il rapporto tra lo Stato e i cittadini sia miracolosamente guarito dai suoi mali endemici grazie alla credibilità di Mario Draghi? Non diciamo sciocchezze. Perciò, e come sempre: cogliamo le opportunità del momento, mettiamo a punto i processi, informatizziamoci, sviluppiamo prodotti e mercati contando sulle nostre forze. Poi se davvero l’Italietta della retrovia europea che ci affliggeva fino al gennaio 2020 sarà sostituita da un’Italia di serie A non solo nello sport ma anche nell’economia, tanto meglio. Per ora è lecito chiedersi se l’euforia di questi giorni sia figlia di un’illusione o nasca dalla realtà.

IL PARADOSSO DELL’ENERGIA, FONTI FOSSILI MAI COSÌ ODIATE MAI COSÌ CARE

S

e c’è un Grande Vecchio del capitalismo mondiale, ha l’Alzheimer. Solo un demente poteva ridurre il pianeta nel paradosso economico-ambientale nel quale è stato ridotto. Il paradosso – evidenziato da una delle celebri copertine dell’Economist pochi giorni fa – è quello di dover velocissimamente e drasticamente abbattere le emissioni di gas serra, responsabili del riscaldamento globale, e insieme dover alimentare una forte ripresa economica con energia crescente senza riuscire a trovare nessuna fonte energetica migliore del carbone, la più inquinante! I prezzi delle fonti enegetiche fossili sono ai

massimi. I tempi di sviluppo delle rinnovabili sono lenti. Che si fa? La risposta tecnologica è evidente, e si chiama nucleare sicuro. In Italia ha osato dirlo soltanto il ministro Cingolani, scienziato e “impolitico”, nell’imbarazzo generale. Contro il nucleare nei decenni precedenti e soprattutto dopo l’incidente di Fukushima si è levato uno ostracismo “no-nuke” pari solo, per insipienza e nevrotica violenza, all’idelogia no-vax. Certo che una centrale nucleare che sprigiona una fuga radioattiva nuoce, uccide, fa disastri. Ma il clima che cambia per colpa delle emissioni da energie fossili, indispensabili ancora oggi e per

chissà quanti anni ancora, alla civiltà e allo sviluppo dell’uomo, ne farebbe di peggiori. Ma le lobby dell’energia fossile hanno certamente soffiato sul fuoco del no-nuke, ed oggi hanno in pugno l’economia mondiale come non mail, mentre i governi blaterano di green e Greta fa il broncio. Forse siamo fuori tempo massimo. Forse nemmeno il nucleare sicuro potrebbe essere potenziato nei brevissimi tempi che sarebbero necessari. E però è una strada da tentare. Il nostro Eni è avantissimo, con i suoi esperimenti sulla fusione a confinamento magnetico. Speriamo. (s.l.)

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SOMMARIO

Novembre 2021

COVERSTORY

ECONOMY & POLITICA 012 FRANCESCO PAOLO SISTO

«Al bando la parola “fallimento”: lo Stato prenderà per mano le aziende»

015 LA MAGIA DI DRAGHI

022 CATASTO

Dov’è il trucco?

020 ANTONIO MISIANI

024 SINDACATI

La rivoluzione si fa leggendo tra le righe

GESTIRE L’IMPRESA

APPROFONDIMENTI

097 UOMINI&DENARI

di Alfonso Ruffo

102 SNAITECH

La corsa a ostacoli del gioco legale

104 CONFPROFESSIONI

Equo compenso, siamo all’anno zero

105 LIUC

Le riconversioni da Covid

107 ANDAF

Il reporting delle tecnologie

108 IL GLOBALISTA

Lost in transition

4

La riforma che non va giù «Sediamoci al tavolo della crescita»

SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY

027 BIM

043 ENI

Se l’appalto diventa digitale

Copiando dalle stelle

030 PROMOS ITALIA

048 FOTOVOLTAICO

All’estero sì ma ben (in)formati

All’ombra della sindrome Nimby

031 MYPLACE COMMUNICATIONS

050 SNAM

Ora si investe sulla consulenza

L’idrogeno verde andrà a tutto gas

032 EDENRED

052 GRUPPO SUEZ

Benefit accessori ormai indispensabili

Il miracolo dei Regi Lagni

034 ITALIAN WELFARE

054 ACEA

Il benessere in azienda è misurabile

Gli ecosistemi industriali green

035 ASSITECA

058 CONOU

Il consultative broker investe nel digitale

La circolarità fila liscia come l’olio

037 CONSORZIO ZAI

060 HERA

La “cura del ferro” che muove il Nord Est

La sostenibilità si fa in partnership

038 4MANAGER

062 WHIRLPOOL

Cybersecurity, manager cercansi

Quel Net Zero iniziato negli anni ‘60



SOMMARIO

STORYLEARNING

126 PACIOLO

085 FEDERACCIAI

L’acciaio resiste anche alla crisi

088 FEDERMANAGER

Pharma ad alto tasso di innovazione

090 MARTINGALE RISK

Il gestionale gratuito sfida i big

129 CFC LEGAL

Contro lo spauracchio del fisco

130 GS LOFT

Il benessere (non) è più un lusso

Le perdite finanziarie non sono perdute

092 KNOBS

Dietro le quinte della blockchain

094 MIND THE GUM

L’appetito (per gli affari) vien... masticando

095 IGOODI

Dall’uovo nasce il clone digitale

FINANZIARE L’IMPRESA

067 SPECIALE FINTECH

Largo ai pagamenti digitali

069 FINANCIAL DELIVERY

COMUNICARE L’IMPRESA

Il Pir fai-da-te 100% crowdfunding

070 WALLEX

133 BRAND AWARENESS

L’euro digitale? È appena nato

074 DOORWAY

L’equity investing a portata di click

TALENTI DELLO SVILUPPO

075 BANCA AIDEXA

115 HELBIZ

Servizio è digitale, relazione umana

Non “solo” sharing

076 CFX

118 IN-LIRE

Dal trading quantistico alla banca

La “moneta” circolare

078 AIFI

120 MANAGEMENT CAPITAL PARTNER

Il debito privato sostiene le imprese

Sconfinare è semplice se sai come farlo

080 RSM

122 CROSS HUB

La formazione ve la paga il Pnrr

Obiettivo: rendersi inutili

082 NSA ECONOMY RANKING

124 GIACOVELLI EDITORE

Con il bonus l’Italia pedala

Giovani talenti crescono

136 STAND OUT

Direttore responsabile Sergio Luciano Vicedirettore Marina Marinetti In redazione Francesco Condoluci (coordinatore economymagazine.it), Giuseppe Marasco (web), Marco Scotti, Riccardo Venturi (inviato), Martina Zanetti (eventi e segreteria) Hanno collaborato Rosaria Barrile, Ugo Bertone, Guido Casetta, Maria Serena Chiucchi, Giuseppe Corsentino, 6 Giovanni

Francavilla, Giuliana Gemelli, Andrea Granelli, Daniela Mancini, Paola Liberace, Rosa Lombardi, Gianluca Lo Stimolo, Emanuela Notari, Franco Oppedisano, Saverio Paffumi, Vincenzo Petraglia, Graziano Sabatino, Monica Setta Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio Numero chiuso in redazione il 26/10/21

La svolta sociale del personal branding

VITA DA MANAGER

141 TARTUFI

La natura ci ha fatto il callo

144 MOTORI

Quel tanto che basta per essere green

145 ACKLINS, BAHAMAS:

Nell’isola dei profumi

146 REGIMENTAL

Editore

Il mensile dell’economia che cambia

Attenzione: caduta marchi

Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano, Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Alfonso Ruffo Partnership editoriali Aifi; Aiti; Andaf; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Liuc; Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro

a cura di Monica Setta Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. (Concessionaria esclusiva) Tel. 02/89767777 Amministratore unico Domenico Marasco Direttore commerciale Monia Manzoni m.manzoni@oystermedia.it Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate Tel. 02/7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993



COVERSTORY

Sex and the net, atto secondo: solo la finanza ha il potere di censurare di Andrea Granelli

L

a vacatio sui meccanismi di censura di cui parlavamo nell’articolo Sex and the net, sta cambiando il concetto stesso di censura, il che non vuol dire naturalmente assenza di censura, ma una volatilità estrema sia nella definizione di cosa censurare, sia sui meccanismi da adottare che bilancino costi ed efficacia e sia sugli attori titolati a farlo. Prendiamo ad esempio il caso di Onlyfans: è un conosciutissimo sito di intrattenimento – o secondo la sua stessa definizione the #1 Top Content Creator – ed è per molti il sito dove si possono trovare contenuti sessuali prodotti da una pletora di figure: pornostar che hanno trovato un altro canale per monetizzare le proprie performance, attrici esordienti che si vogliono reclamizzare, o influencer che voglio aumentare la complicità con i propri fan. Una grande furbizia di marketing del sito è stata chiamare i propri clienti fan, anzi fanbase. Come se il manifestare la preferenza per alcuni performer rispetto all’offerta complessiva ne cambiasse lo stato, creando una sorta di legame emotivo a cui tutto è permesso senza però subire l’accusa di mercimonio. Tecnicamente Onlyfans assomiglia a una piattaforma social, ma ogni profilo è contemporaneamente un profilo social e anche uno spazio di eCommerce – e questa è la seconda furbizia di marketing – da dove è possibile vendere una serie di prodotti tra cui foto, filmati o video incontri live. Ciò che interessa per la nostra riflessione è che il sito ha annunciato ad agosto che da ottobre avrebbe vietato la pubblicazione sulla piattaforma di contenuti che contengano “qualsiasi tipo di condotta sessualmente esplicita”. È ovviamente legittimo che un’azienda decida in modo unilaterale di cambiare drasticamente una policy. Ma nel mondo dei social dove i contenuti sono gli utenti stessi, le aziende assomigliano più a una cooperativa di produttori che non a un’azienda controllata da azionisti. Uno dei motori che governano l’industria dei media venne intuito e reso memorabile da McLuhan. Spesso ci si ricorda dell’espressione “The medium is the message”, ma la frase si completava con una seconda affermazione: “… and the user is the content”. E quindi, come era prevedibile, a settembre il sito ribattezzato come il luogo del “porno homemade” fa marcia indietro. Fenix International Limited, società che controlla Onlyfans, comunica infatti di aver sospeso il piano previsto per vietare contenuti sessualmente espliciti dopo la protesta diffusa di moltissimi “lavo-

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ratori del sesso” che pubblicavano i propri “contenuti” su questo sito. Oltre a queste dinamiche ne stanno però emergendo altre che ci suggeriscono di incominciare a parlare di ecosistema digitale della regolazione dei contenuti. Ecosistema inteso nel suo senso letterale e fondativo – che come noto viene dal mondo biologico: un sistema non controllabile (non c’è una autorità che lo guida), non prevedibile analiticamente e soprattutto non spiegabile in termini di causa/effetto. Una prima avvisaglia era venuta da una proposta – a suo modo clamorosa e provocatoria – fatta a Onlyfans da Dfinity – società che opera nel mondo dei pagamenti (in particolare nella blockchain) – prima della marcia indietro della società. Il suo fondatore Dominic Williams ha infatti proposto alla società di trasformarsi in una realtà decentralizzata tramite blockchain e uscire in questo modo da ogni possibile vincolo di tipo censorio. Ma la recente azione di Mastercard, uno dei giganti dei sistemi di pagamento e delle carte di credito, dà una nuova luce alla domanda sempre valida “Who should police the internet?”, e citiamo a proposito il titolo che l’Economist ha utilizzato per scrivere sull’argomento. Dal 15 ottobre, infatti, in tutto il mondo i siti web con contenuti pornografici devono verificare l’età e l’identità di chiunque appaia in una foto o in un video, così come l’identità della persona che lo pubblica sul sito. La finanza diventa il regolatore di fatto, impedendo di usare i suoi sistemi di pagamento se si sta fuori dalle regole censorie da lei definite. Ciò forza anche un ruolo attivo delle piattaforme di pubblicazione, con una gestione tempestiva dei reclami e la conseguente necessità di rivedere tutti i contenuti prima della pubblicazione. Ovviamente non è un’imposizione: le piattaforme possono sempre decidere di non lavorare con Mastercard, ma poiché l’azienda gestisce circa il 30% di tutti i pagamenti con carta effettuati fuori dalla Cina, farlo sarebbe particolarmente oneroso. Anche Visa, che gestisce un altro 60% dei pagamenti, sta valutando una misura analoga. E pure il mondo del gioco d’azzardo incomincia a richiamare attenzione. Queste azioni del sistema dei pagamenti non sono unilaterali, ma nascono anche per gestire la pressione di gruppi organizzati. Ad esempio trentaquattro donne stanno facendo causa a Visa insieme ai proprietari di Pornhub, un sito per adulti, sostenendo che abbia ospitato filmati pornografici senza il loro consenso. D’altra parte, come ha osservato Laila Mickelwait del Justice Defence Fund, i siti di porno illegale “si preoccupano molto di più delle loro finanze che della legge”.



COVERSTORY

SARÒ FRANCO

L’EFFETTO DRAGHI È RINFRANCANTE MA IL

I

l sollievo che tutti proviamo in questa uscita graduale dalla pandemia mi suggerisce una serie di riflessioni. Noi tutti, soprattutto noi che abbiamo avuto l’opportunità o il dovere di lavorare all’estero, negli ultimi decenni abbiamo vissuto la vita di cittadini di serie B. Io ricordo che all’idea di un viaggio in Germania istintivamente si chinava il capo. E poi durante il lavoro e le visite alle banche ricordo le interminabili discussioni sul rischio-Italia, e il disagio di sentirsi cittadini di un Paese male amministrato. Questa situazione è andata avanti per decenni ma è molto peggiorata con i governi Berlusconi, quando si è anzi estesa anche al turismo, perché in giro per il mondo gli italiani venivano accolti un po’ ovunque al motto di “Bunga bunga”: anche in Paesi ben peggiori del nostro. E questo disagio diffuso si è riverberato sulle nostre attività economiche, rallentandole o indebolendole rispetto a quel che avrebbero potuto essere. È una riflessione che faccio adesso, pensando alla mia esperienza, anche personale. A un certo punto la situazione cambia in maniera radicale con la nomina di Draghi a presidente del Consiglio. Un premier stimato, che gode della fiducia internazionale, al quale viene

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dato immediatamente un credito enorme al punto che i progetti le proposte le idee che rappresenta vengono accettate come sicure, certe, perché si assume che con Draghi l’Italia abbia un governo affidabile, prevedibile e adempiente. Tutto il contrario di quello che era accaduto nei decenni precedenti. La stessa figura del generale IL PRESIDENTE DEL CONSIGLIO MARIO DRAGHI Figiuolo che si presenta in divisa per visitare i secondo tutte le previsioni, il centri vaccinali è una 2021 con una crescita del Pil manifestazione di orgoglio di circa il 6%. Per ritrovare che non tutti capiscono questa cifra si deve tornare ma che sicuramente agli Anni Cinquanta. E questa sarebbe stata impensabile cifra la otteniamo perché qualche anno fa, quando siamo diventati un Paese un generale con lo stesso che corre, senza peraltro incarico si sarebbe quasi che sia ancora cambiato certamente presentato in nulla di strutturale perché pubbico in abiti borghesi, delle riforme si è parlato e dissimulando la sua figura scritto e si sta lavorando, ma militare. Evidenziare la divisa, intanto noi andiamo avanti compreso il con le vecchie ERAVAMO CONSIDERATI cappello con la regole che però NEL MONDO CITTADINI patetica (con miracolosaDI UN PAESE DI SERIE B tutto il rispetto) INAFFIDABILE E CONFUSO mente non piuma (pensate intralciano se il generale Figliuolo più. È quel che si potrebbe fosse un bersagliere!) è una definire un altro “effetto manifestazione di fiducia Draghi”: indubbiamente un nel Paese, nelle sue forze tocco di magia in tutto questo e anche nelle sue Forze c’è. Compresi i tanti successi Armate. mietuti nello sport. Per questo noi tutti Non nascondo che sento abbiamo tirato un grande soprattutto nelle città del sospiro di sollievo. E siamo Nord la disponibilità, anzi la istintivamente disponibili a spinta collettiva a sostenere collaborare, per lo meno noi lo slancio dell’economia tutti vaccinati. e l’attenzione diffusa alla Inoltre, l’italia chiuderà, bellezza e alla qualità e

la sento in particolare a Milano che si è trasformata e inventata nel giro di qualche mese come una città bella vivace e accogliente quanto non era mai stato, con i tavolini elegantemente disposti fuori dei ristoranti, senza quell’idea di disordine che si ha a Roma. Anche questa è la sensazione che provo con molto piacere. Ma non so quanto durerà perché mi sembra che noi viviamo una situazione dualistica. Per due temi irrisolti fronti: l’arretratezza del Sud e il populismo. Apro i giornali e leggo che al Policlinico di Bari è mancata la corrente per mezz’ora, che il generatore o non c’era o non ha funzionato, o non c’è stato nessuno capace di avviarlo, costringendo i chirurghi che per fortuna stavano facendo una semplice operazione di ernia inguinale, a concludere il loro lavoro illuminando il campo operatorio con i telefonini.


di Franco Tatò

POPULISMO E I RITARDI DEL SUD FANNO PAURA Faccio due passi per andare in palestra e sulla strada per la zona industriale di Fasano incontro a distanza di pochi minuti due grandi autocisterne che riforniscono d’acqua i tanti paesi che non hanno ancora un collegamento con l’acqueodotto. Potrei aggiungere che tanti paesi non hanno né cablatura né illuminazione internet. E potrei continuare. Questo fenomeno è da un lato spiegabile con gli stereotipi della differenza Nord-Sud, purtroppo stereotipi confermati da tutte le informazioni che abbiamo sulla scolarità,

l’istruzione dei nostri giovani, sul rendimento scolastico, che ricomincino a studiare: sul livello delle università. questa è la chiave del futuro Dunque una parte del del Sud. Paese rimane come esclusa E poi c’è la minaccia del da questo sentimento di populismo, sconfitto ma ritrovata apertura verso il non domato. futuro. È una OCCORRE UNA CAMPAGNA La pandemia via faticosa, PER LA QUALITÀ DEGLI STUDI ma possibile e PARAGONABILE A QUELLA ha agito in questi ultimi dobbiamo tutti PER LA VACCINAZIONE due anni come impegnarci un gigantesco setaccio che perché accada in Italia un ha separato le persone secondo miracolo che è che credono nella scienza, il risveglio del Sud, o la hanno fiducia nei vaccini e nascita di un nuovo Sud che collaborano alla sconfitta del sfrutti le enormi possibilità virus e quelle che per motivi che ha. Tutto passa dalla irrazionali e un po’ misterici riforma della scuola e da una si sottraggono al loro dovere campagna - paragonabile di cittadini e si manifestano alla campagna vaccinale come antiscientifici e quindi del generale Figliuolo - per

a tratti rivolti a un passato inaccettabile. E che aprono una sorprendente voragine nella quale si infilano tutte le pulsioni sovraniste e fasciste di cui questo Paese è ancora “ricco”. E qui io vedo il vero pericolo. Se noi escludiamo il periodo del terrorismo – fenomeno di patologia sociale evidente in Italia non c’era mai stata la furia dimostrativa che i no-vax e i no-greenpass stanno manifestando. Un esempio di pulsioni negative che non frenano ancora l’entusiasmo della riapertura ma rappresentano un pericolo per il nostro futuro, un pericolo molto serio.

IL CORSIVO

UNA SQUADRA DEL CUORE, IL GRANDE CUORE DI UN’IMPRESA

N

di Giuliana Gemelli

on ho mail amato

Squinzi, fantastici imprenditori, per i

Instancabile lavoratore, Giorgio Squinzi

il calcio . Diciamo

quali sia l’impresa industriale, sia quelle

ha portato l’azienda da 500 dipendenti

piuttosto che, come

sportive , nel ciclismo prima, nel calcio

nei primi anni novanta a oltre 10.000,

molte donne, l’ho

in seguito sono state una mission: una

avendo al suo fianco una figura

subito, o quantomeno

mission condivisa che ha generato

carismatica e prorompente, la moglie

ho dovuto conviverci in una famiglia

nel tempo coesione, partecipazione,

Adriana, conosciuta giovanissima

di tifosi, talora “senza ritegno”. Eppure

voglia di combattere non solo per un

sulle rive del mare di Romagna, e

in tarda età ho avuto una sorta di

trofeo ma per un ideale. Una squadra

trasformandola in un’impresa globale,

choc emotivo per un squadra della

fatta soprattutto di giovani italiani, ,che

con 83 stabilimenti produttivi in tutto il

mia regione, il Sassuolo, di cui ho

vengono poi valorizzati anche da altre

mondo restata sempre fedele al motto

conosciuto l’epopea familiare , al tempo

squadre e dalla nazionale. Un effetto

“famiglia povera e azienda ricca”.

stesso entusiasmante e tristissima,

dirompente che il calcio ha raramente

La Mapei non ha mai chiuso un bilancio

per la scomparsa a distanza di poche

prodotto e che si è radicato nei figli e nei

in perdita, non ha mai fatto ricorso alla

settimane tra loro di coloro che l’hanno

nipoti della coppia.

cassa integrazione, non ha mai licenziato

portata ai fasti della serie A, una coppia

Non sorprende che l’ispiratore di

per riduzione di organici. Un tratto di

affiatatissima, energica, entusiasta

questo percorso, Giorgio Squinzi, abbia

alcune, poche, grandi imprese italiane

che ha galvanizzato non solo l’intera

espresso una visione dell’impresa

che non può non ricordarci l’impronta

famiglia, figli e giovanissimi nipoti ma

basata meno sull’esclusività del profitto

olivettiana. È bello vederla all’opera

anche l’intera squadra Adriana e Giorgio

che sul ritorno sociale dell’investimento

anche nello sport.

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«AL BANDO LA PAROLA “FALLIMENTO” LO STATO AIUTERÀ LE IMPRESE A RISCHIO CRACK»

GESTIRE L’IMPRESA

Per scansare l’insolvenza, d’ora in poi l’impreditore potrà fare leva sulla “composizione negoziata”, mediante una piattaforma telematica al fianco di un esperto, terzo e indipendente, perché lo aiuti nelle trattative con i creditori. Intervista al sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto di Francesco Condoluci «PENSO CHE ABBIAMO TRACCIATO UN SOLCO, NON PIÙ CANCELLABILE: QUELLO DEL PASSAGGIO DA UN DIRITTO DELL’IMPRESA A UN DIRITTO PER L’IMPRESA». Un “esprit de loi”, quello del Ddl in materia di crisi d’impresa che sarebbe piaciuto persino a Sir Winston Churchill, il quale dell’azienda privata aveva un’idea chiara: “Alcune persone – ebbe a dire una volta – la vedono come una tigre feroce da uccidere, altri come una mucca da mungere, pochissimi la vedono com’è in realtà: un robusto cavallo che traina un carro molto pesante”. Ecco, il sottosegretario alla Giustizia Francesco Paolo Sisto sembra vederla più o meno allo stesso modo del fu primo ministro inglese quando, nel raccontare la ratio del Decreto legge 118/21 (fresco di conversione in legge con l’approvazione in Senato), spiega soddisfatto che «questo provvedimento sancisce un mutamento epocale nell’im-

postazione dei rapporti fra norma positiva e iniziativa imprenditoriale: l’impresa non è più solo un luogo di controlli, ispezioni e verifiche ma un punto di partenza importante per riprendersi l’economia, nella legalità». Da parte del legislatore, dunque – secondo l’avvocato di fede garantista che siede nel Governo Draghi in quota Forza Italia – oggi ci sarebbe finalmente la consapevolezza che «l’impresa non è un ricettacolo di irregolarità, illegittimità e illiceità, ma un ente da tutelare a tutti i livelli, soprattutto in vista della ripartenza». Verrebbe da dire: c’è voluto il Covid, e la congiuntura socioeconomica che ne è conseguita, per restituire all’impresa l’accezione di churchilliana memoria, ma tant’è. In tempi di post-pandemia e con il tessuto produttivo in ginocchio, bisogna comun-

que rendere atto al Ministero della Giustizia di aver messo mano alla materia del risanamento d’impresa, scongiurando l’entrata in vigore del nuovo Codice dell’insolvenza, con tutti i dubbi applicativi che si portava dietro, e offrendo all’imprenditore strumenti utili ad arginare la crisi e rimanere operativi sul mercato. Una nuova “cassetta degli attrezzi” per aziende a rischio crack (secondo i calcoli di Bankitalia, a fine 2022 potrebbero essere in 6.500 le imprese italiane costrette a portare i libri in tribunale, anche se il numero, con il rimbalzo del Pil, potrebbe ridursi) che, a sentire Sisto, è frutto di un nuovo approccio culturale nel rapporto Stato-imprese. «Il provvedimento parte proprio da questo presupposto che ne ha ispirato tutti i passaggi – dice a Economy – dalla parte dei differimenti alla “composizione negoziata” la crisi viene intesa come un’opportunità che alla fine può diventare persino un vantaggio. Lo spirito è questo. L’impresa è sempre stata vista dallo Stato come un luogo da attenzionare

L’IMPRESA NON È PIÙ SOLO UN LUOGO DI ISPEZIONI MA UN PUNTO DI PARTENZA PER L’ECONOMIA


&POLITICA

IL CONTO DELLA PANDEMIA 3.700 Fallimenti di aziende dichiarati nel 2020 6.500* Numero di fallimenti attesi nel biennio 2021-2022 (Fonte: InfoCamere e Banche d’Italia)

*Le stime non tengono conto delle variazioni del Pil per evitarne le patologie, non per stimolarne le capacità e men che meno per farne un interlocutore per la verifica delle stesse patologie: non sarà più così». In effetti, di fronte all’insorgere di squilibri patrimoniali ed economico-finanziari, l’imprenditore, per scansare l’insolvenza, potrà fare leva sulla cosiddetta “composizione negoziata”, una procedura stragiudiziale “curativa” alla quale si potrà accedere mediante una piattaforma telematica nazionale che metterà al suo fianco un esperto, terzo e indipendente, perché lo aiuti nelle trattative con i creditori. Gli aspetti più innovativi della norma sono due: il primo è che l’imprenditore rimarrà il soggetto dominante della procedura e potrà gestire personalmente le negoziazioni conservando la gestione dell’azienda. Il secondo è che, nel corso della procedura, potrà chiedere che il suo patrimonio venga tutelato da potenziali aggressioni dei creditori preclusive di una sentenza di fallimento o di accertamento dello stato di insolvenza. Sentenza che, peraltro, non potrà essere pronunciata sino alla conclusione delle trattative o all’archiviazione dell’istanza di composizione negoziata. Sottosegretario, ci voleva il Covid per sentir parlare di un diritto “per” l’impresa? Diciamo che con la contingenza pandemica, abbiamo fatto di necessità virtù. Dalle mie parti si dice “sotto il guasto viene l’aggiusto”. Il guasto è stato terrificante per la salute e per l’economia, è necessario ripartire e per farlo bisogna avere il coraggio di

qualche cambio di mentalità. Basti pensare alle novità sui cosiddetti “esperti” che sono passati da esperti nominati sostanzialmente delle Camere di Commercio ad esperti selezionati dagli ordini professionali, da esperti con laurea ad esperti più specializzati. Abbiamo alzato il livello di specializzazione tanto è delicato il loro compito. Il mondo delle professioni da adesso sarà al fianco dello Stato per garantire che le imprese si muovano secondo i parametri di legalità. E questo non varrà soltanto per la composizione negoziale. LA COMPOSIZIONE NEGOZIATA È UNA NUOVA OPPORTUNITÀ CHE NON SOSTITUISCE, MA AFFIANCA LE PROCEDURE GIÀ ESISTENTI

Siete fiduciosi sul fatto che le aziende coglieranno la portata di questo nuovo strumento? Abbiamo tre problemi: il primo è che le imprese comprendano che non si tratta di una “confessione” ma di un’opportunità, se non di una necessità, per evitare situazioni molto più delicate da gestire. Il secondo è far capire che questo è uno strumento non sostitutivo ma di affiancamento alle procedure già esistenti. Il terzo riguarda lo Stato e l’apparato giudiziario, un mondo nel quale si deve comprendere che la composizione negoziata non è il precipizio dell’insolvenza o di altre patologie, ma è la profilassi necessaria per evitarla. Bisogna evitare che al meccanismo venga dato un “marchio rosso”, ma si prenda atto invece che è una scelta volontaria

fatta con responsabilità. È una procedura di prevenzione che non deve apportare alcun danno all’immagine né altre conseguenze. Noi siamo fiduciosi certo, che possa essere veramente una grande opportunità. La ministra Cartabia ha detto «basta con lo stigma sociale del fallimento»... Fallimento è lessicalmente una parola senza ritorno, rievoca non solo ritorni negativi d’immagine ma anche conseguenze gravi dal punto di vista giuridico. Per cui è giustissimo che si cambi finalmente approccio. Io andrei anche oltre: è necessario rivedere la materia dei reati delle procedure concorsuali compresi quelli fallimentari, revisione che è tra gli obiettivi del Ministero. Si ipotizza addirittura la nomina di un’altra commissione che, negli stessi tempi ultrarapidi di questo disegno di legge sulla crisi d’impresa, possa allineare la disciplina penale a quella “non penale” per avere, quali conseguenze dirette, non più reati fallimentari che anche oggettivamente possono andare a individuare responsabilità ma invece una grande attenzione ad evitare che le contestazioni penali possono essere di ostacolo alla ripresa. Bisogna correre, insomma, ma la giustizia italiana ha proprio nei tempi il suo tallone d’Achille e un grosso elemento di freno alla competitività. Una giustizia lenta semplicemente non è una giustizia. Ma intanto nel processo penale, e altrettanto nel processo civile, abbiamo ripreso in pieno e senza mediazioni l’attuazione dei principi costituzionali, con l’accelerazione dei tempi della giustizia civile al 40% e penale al 25%. Credo che le riforme fin qui abbiano un filo conduttore comune: il ritorno dei principi costituzionali e soprattutto, per quanto concerne le imprese, l’opportunità di vedere lo Stato come un partner e non solo come un severo controllore dei peccati. O se vogliamo come un buon padre di famiglia che cerca di riportare il figlio sulla buona strada e non un severo precettore bravo solo a imporre sanzioni.

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BRAVO DRAGHI, MA IL TRUCCO DOV'È? Di fronte alle lacune strutturali (e alle incorreggibili incrostazioni culturali) del Paese, anche Supermario alla fine sembra ricorrere ai “pannicelli caldi", rinviando a tempi migliori la soluzione vera dei problemi

L'ANDAMENTO DEL RAPPORTO DEBITO/PIL AL LORDO E AL NETTO DEGLI AIUTI EUROPEI 170

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Variazione del rapporto debito/Pil (asse destro) 160

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debito/Pil (al lordo) debito/Pil (al netto)

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-10 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 2020 2021 2022 2023 2024

FONTE: ISTAT E BANCA D'ITALIA. DAL 2021, PREVISIONI DELLO SCENARIO PROGRAMMATICO

di Francesco Condoluci

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spread al minimo e poi il vantaggio compeè, sì, possiamo dirlo: intorno all’Ititivo: lo standing internazionale senza pari talia c’è un clima di “generale fidel nostro premier. Ecco, le condizioni ideali ducia e di apprezzamento” a cui per un futuro con il segno più, sulla carta alnoi – campioni mondiali dello sport del rimeno, ci sono tutte. E infatti qualche giorno sollevarsi e farsi popolo solo in mezzo alla fa, assieme alla conferma della tripla B, per burrasca – siamo poco avvezzi. Lo dicono il nostro outlook è arrivato anche l’upgrade (quasi) tutti ormai da settimane: esperti, (da “stabile” a “positivo”) da parte di Stanimprenditori, sindacati. In tempi di unità dard&Poor’s, agenzia nazionale lo ripetoTRA IMPATTO COVID IN CALO, PNRR di rating che con il no come un mantra IN ARRIVO E L' EFFETTO-MARIO, INTORNO Belpaese non è mai pressoché tutti i parALL'ITALIA C'È MOLTA FIDUCIA: MA IL stata tenera. Troppa titi (salvo correggere FUTURO RESTA PIENO DI INCOGNITE grazia, Sant’Antonio! il tiro quando non è Ma siamo certi che sia davvero tutto rose e funzionale alle loro tesi). L’effetto-Draghi, fiori? E che l’euforia leggera che si respira insomma, soffia sulla nave Italia come un dentro e fuori il Paese non sia destinata a vento a forza tre. I risultati lusinghieri della rivelarsi effimera e illusoria, magari al pricampagna vaccinale, il Covid-19 che impatta mo rialzo dei tassi d’interesse con consesempre meno su salute e attività produttive, guente ripercussione sul costo del debito o il Pnrr pronto a essere implementato, l’ain ragione di una non proprio esatta corriderenza ai parametri dettati dall’Europa, lo

20 RIFORMA DEL FISCO ANTONIO MISIANI: «LA RIVOLUZIONE SI LEGGE FRA LE RIGHE»

22 RIFORMA DEL CATASTO AL BALLO DEL MATTONE FACCIAMO DA TAPPEZZERIA

24 PARTI SOCIALI LUIGI SBARRA: «SEDIAMOCI INSIEME AL TAVOLO DELLA CRESCITA»

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spondenza delle previsioni di crescita (tra il 5,9% e il 6% ) o, ancora, di un cambiamento del quadro politico in Germania? Partiamo innanzitutto da un dato: quello che il Documento Programmatico di Bilancio 2022 – la cornice finanziaria alla prossima Legge di Bilancio che il Governo ha da poco inviato a Bruxelles – riporta a pagina 22: il debito pubblico alla fine di quest’anno toccherà il 153,5% rispetto al PIL (meno di circa 2 punti percentuali rispetto al 2020 ma 21,4 punti in più rispetto all’epoca pre-Covid). DANIELE FRANCO, MINISTRO DELL'ECONOMIA E FINANZE A rassicurarci però, secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, c’è il cosiddetto “effetto snowball” che, così come è stato causa dell’eccezionale aumento del registrare avanzi primari: saldi positivi cioè rapporto debito/PIL nel 2020, per contra entrate e uscite, al netto degli interessi. verso dovrebbe contribuire alla discesa di Facile, no? Sicuro. Se non fosse che, Covid quest’ultimo nei tre anni successivi. E in a parte, veniamo da vent’anni di crescita più, grazie ai poderosi interventi della Bce, anemica, conti pubblici ballerini, dispersioil costo del suo finanziamento resterà conne di risorse e fuga all’estero dei cervelli in tenuto, almeno fino cerca di occupazioa quando, appunto, COVID A PARTE, VENIAMO DA VENT’ANNI ne e salari migliori. DI CRESCITA ANEMICA, CONTI PUBBLICI i tassi non riprenDi recente, è stato il BALLERINI, DISPERSIONE DI RISORSE deranno a crescere. celebre analista di E FUGA ALL’ESTERO DEI CERVELLI Perché prima o poi, investimenti americome ha confermato il Ministro dell'Ecocano Ken Fisher a smorzare gli entusiasmi nomia Daniele Franco «dobbiamo essere scattando una fotografia nitida della realtà. pronti ad affrontare un aumento dei tassi «Sul fatto che l’Italia starebbe entrando in di interesse». E la strada praticabile, a queun decennio d’oro sono scettico – ha affersto punto, è una sola: la crescita nel medio mato il Presidente della Fisher Investments termine per assicurare la sostenibilità delle Worldwide – servirebbe una crescita econofinanze pubbliche. Il che vuol dire tornare a mica sostenuta e duratura e un andamento

CARLO BONOMI, PRESIDENTE DI CONFINDUSTRIA

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LA POLITICA DELLE BANDIERINE DI PARTITO FRENA LA CRESCITA

TENIAMOCI PRONTI: IN FUTURO CI SARÀ UN AUMENTO DEI TASSI DI INTERESSE del mercato dei capitali migliore rispetto ad Europa e resto del mondo. Non basta la presenza di Draghi e l’arrivo dei flussi monetari dall’Europa per avviare un decennio d’oro. Le riforme giudiziarie devono essere accompagnate da una riduzione della corruzione. E poi ci vuole una ricaduta positiva degli investimenti europei. L’iniziativa ora è nelle mani degli italiani, nella loro volontà di rendere il nuovo decennio stabile».

Che fisco fa? Il Governo, dal canto suo, almeno formalmente ci sta provando a dare quel che si dice “un’intonazione espansiva” alla politica di bilancio. «Va innanzitutto disegnato un carico fiscale più favorevole ai fattori di produzione, in particolare al lavoro e la riduzione del cuneo è uno degli obiettivi prioritari» ha sottolineato il Ministro Franco, annunciando che le risorse disponibili per la riduzione del prelievo fiscale ammontano a 8 miliardi. I partiti, Lega in testa, continuano a strepitare che “si può fare di più”, ma una volta inviato il Dpb a Bruxelles, i saldi della Finanziaria è come se fossero scolpiti nel marmo. Forse se ne riparlerà nella riforma fiscale complessiva, quasi sicuramente se ne occuperà un altro Governo. Ma intanto cosa farà l’attuale esecutivo con quegli 8 miliardi? Meno tasse alle imprese o ai lavoratori? Per abbattere l’Irap quella somma non basta. Solo per tagliare un punto di Irpef nelle


RIPRESA, ILLUSIONE O REALTA?

aliquote intermedie ne servono 3, mentre per abbassare sempre di 1 punto il cuneo fiscale (attualmente al 46% contro una media OCSE del 34) ce ne vogliono 2,5. Val la pena ricordare che 7 miliardi li spese il Governo Conte bis per alzare il “bonus Renzi” da 80 a 100 euro estendendolo ai redditi fino ai 40 mila euro: se n’è accorto qualcuno? Solo 8 miliardi dunque (lo 0,317% del Pil più altri 2 miliardi stanziati in precedenza) per provare ad alleggerire una delle pressioni fiscali più alte del pianeta. Contro gli 8,5 destinati invece al Reddito di Cittadinanza. Per il resto, la manovra da oltre 23 miliardi annunciata dal Dpb 2022, sarà spalmata, per quanto attiene alle misure principali, su fondo bollette, sostegni alle imprese (incentivi fiscali collegati a Transizione 4.0 ed contributi alle Pmi per acquisto di beni strumentali), ammortizzatori sociali, sanità, Ecobonus e pensioni.

Capitolo pensioni Già le pensioni. L’altra cartellina evidenziata in rosso che di questi tempi fa bella mostra sulla scrivania del Presidente del Consiglio. E qui Draghi (che non ha mai nascosto la sua avversione per “Quota 100) pensa a un “biennio di transizione” con le due nuove quote (date dalla somma di età pensionabile + anni di contributi) di 102 per l’anno 2022 e 104 per l’anno seguente. Un’idea che però non piace a tutti, in primis ai sindacati (vedi intervista a Luigi Sbarra nelle pagine seguenti) ma anche ai partiti. Il punto è che le cifre sbandierate nel gennaio 2019 dall’allora ticket di governo "SalviMaio" sugli effetti salvifici di Quota 100, si sono rivelate tutt’altro che puntuali: il tanto strombazzato «milione di posti di lavoro» (con l’effetto turnover tra anziani e giovani) non s’è mai realizzato e i “centoquotisti” intanto continuano a pesare sul bilancio, e lo faranno anche (per 7,3 miliardi) il prossimo anno quando la misura sarà spirata definitivamente. Anche sulla previdenza, comunque, il premier e il fido ministro dell’Economia, pur avendo

GUIDO CROSETTO: «IL MOMENTO BUCOLICO FINIRÀ» «Draghi? Nella sua politica economica, non vedo alcuna indicazione chiara né alcuna innovazione né discontinuità con i governi che l’hanno preceduto. Per certi versi è stato più innovativo il Governo Renzi». Guido Crosetto – ex parlamentare dal lungo cursus honorum, oggi imprenditore di successo ed opinionista “ascoltato” nel mondo della politica e dell’economia – non parla a nome del partito, Fratelli d’Italia (l’unico oggi all’opposizione del

governo Draghi) che ha contribuito a fondare sì, ma da cui ha saputo anche dissociarsi, quando necessario. I giudizi su Draghi restano tranchant, ma la questione ideologica qui non c’entra nulla. È che il clima positivo che c’è attorno al governo e nel Paese proprio non lo convince: «Stiamo solo vivendo una situazione inedita post-pandemia – dice – per l’economia è un momento drogato e per la politica, che in

questa fase non ha il problema di tagliare ma di spendere, è tutto più facile. Ma questo momento bucolico finirà e non mi pare che si siano costruite le condizioni necessarie per affrontare il futuro. Nelle riforme non ho visto nulla di “disruptive”. Purtroppo. Eppure questo governo, con la maggioranza al 95%, ha praticamente un potere assoluto».

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le idee chiarissime in proposito, ci vanno cauti. Proprio loro che una decina d’anni fa – ai tempi del governo Monti – quando erano sul ponte di comando di Palazzo Koch, ispirarono la lettera-diktat con cui la Bce intimò all’Italia di mettere mano alla riforma delle pensioni per evitare il crack. Nel frattempo, rispetto ad allora, per ragioni demografiche, il rapporto tra lavoratori/ pensionati è ovviamente peggiorato e la spesa ha continuato a rimanere troppo alta rispetto al Pil. Il “capitolo pensioni” resta comunque una rogna che la coppia Dra-

GUIDO CROSETTO, IMPRENDITORE ED EX PARLAMENTARE

ghi-Franco dovrà smazzarsi a strettissimo giro di posta, seduta al tavolo con sindacati e partiti. I due, non a caso, hanno parlato di «gradualità nel passaggio alla normalità» cioè nel rientro al sistema in vigore prima di “quota cento”, ovvero riforma Fornero e 67 anni come età pensionabile. Per cui, l’impressione è che a prevalere ancora una volta sarà una soluzione "all’italiana”: un compromesso soft sul sistema quote e una corsia privilegiata, con indennità garantita, l’Ape social già previsto nel Dpb, per chi svolge lavori usuranti. E amen.

PER L’ECONOMIA È UN MOMENTO DROGATO E LA POLITICA DILAGA 17


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Assalto alla diligenza Il nodo però è anche cosa potrebbe succedere da qui a fine anno attorno alla Legge di Bilancio. Il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi ha rispolverato un'immagine da Far West, "l'assalto alla diligenza" appunto, per lanciare l’allarme. Gli appetiti dei partiti, almeno ufficialmente, al momento si potrebbero riassumere così: la Lega (in questo caso assieme ai sindacati) vuole più soldi per “quota 102”; i 5Stelle pretendono incrementi per Reddito di Cittadinanza e Superbonus; il PD insiste sulla riforma degli ammortizzatori sociali mentre Forza Italia e renziani reclamano la riduzione delle tasse. PER L'ECONOMISTA NICOLA ROSSI IL PROBLEMA È COME SI RIUSCIRÀ A RIPAGARE IL DEBITO SENZA UNA CRESCITA STABILE AD ALMENO 1,5%

Ma l’ingordigia nel cercare di strappare prebende per il proprio elettorato è una specie di marchio di fabbrica (d’infamia?) della nostra classe politica. Prova ne sia il fatto che ogni anno, puntualmente, tra i mesi di novembre e dicembre, il "Transatlantico" della Camera dei Deputati e il "Salone Garibaldi" del Senato vengono presi d’assalto da stakeholder e lobbisti di ogni risma, smaniosi di trovare l'accrocchio utile a infilare nel testo della manovra l’articolo, il comma o l’emendamento “giusto”. Con il risultato di disperdere in mille rivoli la spesa pubblica e inficiare il più importante strumento di programmazione economica e finanziaria di cui dispone il Paese. «Bisogna dire basta alla politica nefasta delle bandierine di partito. I freni alla crescita sono figli di una lunghissima stagione in cui la politica e la rappresentanza degli interessi hanno preferito scambiarsi micro-favori invece di avere una visione d’insieme per il Paese» ha detto Bonomi. Sarà così anche nell’anno I dell’era draghiana?

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ROSSI: «LA CRESCITA? UN'IMPRESA CICLOPICA»

N

icola Rossi, economista avveduto e incallito libero pensatore, malgrado i trascorsi importanti nel PD, più che alla manovra pensa un po’ oltre. «Ci stiamo caricando di un volume di debito straordinariamente significativo che speriamo di poter ripagare nel tempo – dice – perché la gente trascura che quasi tutto ciò che arriva dall'Europa va ripagato. Il debito, ovviamente, deve essere ripagato e la parte invece che debito non è, cioè “i grants”, verrà in parte ripagato comunque attraverso aumenti progressivi delle contribuzioni all’UE. Già questa, dunque, è una prospettiva che dovrebbe consigliare prudenza. Per cui pensare che si sarebbe dovuto fare una manovra non già da 23 miliardi ma da 46, mi sembra fuori dalle possibilità». Preoccupato insomma, soprattutto su come si potrà ripagare il debito. «La soluzione più semplice continua Rossi – naturalmente sarebbe quella di innalzare permanentemente il tasso di crescita potenziale del Paese, che negli ultimi 25 anni è stato, quando andava bene, lo 0,5%. Dovremmo portarlo al livello dei nostri partner europei, e quindi all’1,5% o al 2. È un'impresa ciclopica. Se

finta di niente, ma così era stato stabilito.

L'ECONOMISTA NICOLA ROSSI

i fondi del PNRR vengono spesi bene, vengono cioè interamente convogliati in misure che possono generare un aumento del reddito potenziale, allora forse ce la facciamo. Ma se così non fosse, potremmo andare a sbattere». Non la colpisce il fatto che non si parli più di recupero dell’evasione? No, anzi, questo fatto a mio avviso è solo benvenuto. E non perché io pensi che non sia necessario recuperarla, ma perché ho trovato sempre ridicola la litania del recupero dell’evasione che abbiamo avuto tutti gli anni, salvo poi scoprire che l’evasione continuava ad aumentare. Spero inoltre che non si continui a considerare il recupero dell’evasione come una forma di copertura delle spese correnti. Da 25 anni a questa parte, il recupero dell’evasione dovrebbe andare a finire in un fondo dedicato alla riduzione della pressione fiscale. C'era una legge che lo diceva, dopodiché abbiamo fatto

Crescita tutt’altro che garantita dunque? È nelle mani degli italiani. E dipende da come si faranno le cose. Da quali provvedimenti verranno presi, da come verranno spesi i fondi. Abbiamo davanti un’opportunità evidente, ma non siamo certi che questa opportunità venga colta o venga colta per intero. Del resto, il nostro è un Paese in cui si continua a discutere di questioni che dovrebbero essere ragionevolmente superate. Penso a “quota cento” o al reddito di cittadinanza di cui forse è meglio non parlare. Lo faccia, invece. Il reddito di cittadinanza, ad esempio, è stato visibilmente disegnato da dilettanti che poco sapevano della materia di cui si occupavano. Ma lei cosa avrebbe cambiato nel Dpb? Sarei stato ancora più prudente di quanto il documento già non lo sia. Mi sarei domandato due volte se fosse opportuno fare ulteriore debito. Ma capisco che bisogna anche rispettare quella che con un eufemismo viene chiamata “dialettica politica”. Mi rendo conto cioè, che, alla fine, una legge di bilancio è anche il frutto di queste valutazioni.


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mento profondo. Pensiamo al primo grande punto: quello della riduzione del carico sui fattori produttivi, cioè su chi lavora e su chi fa impresa.

La rivoluzione è migliorabile ma tra le righe c'è già tutto Il responsabile Economia e Finanze del Partito Democratico Antonio Misiani rivendica la bontà delle novità abbozzate dal disegno di legge delega. «Ma questa non è la riforma che avrebbe voluto il Pd», sottolinea di Marina Marinetti

IL TEOREMA DELL'INVARIANZA DI GETTITO È UN PO' COME LA PROPRIETÀ ASSOCIATIVA DELL'ADDIZIONE E DELLA MOLTIPLICAZIONE, CHE STABILISCE CHE NELL'OPERAZIONE ALGEBRICA SI POSSANO SOSTITUIRE ALCUNI TERMINI. Dopotutto, eliminare l'ad-

dizionale e introdurre la "sovraimposta", cos'è, se non, appunto, una sostituzione di termini? «In realtà, a leggerla con attenzione, nel disegno di legge delega c'è tutto il potenziale per una rivoluzione del nostro sistema fiscale», esordisce Antonio Misiani, il responsabile Economia e Finanze del Partito Democratico, già viceministro di Roberto Gualtieri: «basta leggere l'art. 3 sull'Irpef, piuttosto che l'art. 6 che delinea il graduale superamento dell'Irap, e in generale, sulla tassazione del reddito d’impresa, l'allineamento al sistema duale previsto per l’imposizione personale,

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la rimodulazione delle aliquote Iva...».

In Italia sembrano i desideri da esprimere al genio della lampada. Specie per chi supera di poco i 28mila euro di reddito e si trova proiettato di colpo nello scaglione del 38%, contro il 27% di chi resta sotto questa soglia. È chiaro che il focus va sul ceto medio, come avevano evidenziato anche le commissioni parlamentari, però tutta l'Irpef viene profondamente ridisegnata: si parla di riduzione delle aliquote medie effettive, di riduzione dei salti tra aliquote, di riordino delle oltre 600 tax expenditures tra detrazioni, deduzioni, crediti d’imposta vari eccetera.

Ci sarebbe anche il superamento dell'Irap. È un intervento che vale circa 13 miliardi euro, che dovranno essere gradualmente riassorbiti e bisognerà vedere come e dove e con quali risorse, però è un intervento di grande portata. Ma anche il ridisegno dell'Ires con l'introduzione del carry back delle perdite fiscali - in virtù del quale è consentita la deducibilità delle perdite maturate in un determinato esercizio non solo con quello degli esercizi successivi, come avviene ora in base all’art. 84 Tuir, ma anche con quelle dell’esercizio immediatamente precedente, ndr - ha una sua significatività.

Però, scusi, è un po' come chiedere all'oste se il vino è buono. I principi contenuti nel disegno di legge delega potenzialmente TRA LE PROSPETTIVE APERTE avviano davvero un Tornerà l'opzione DAL DISEGNO DI LEGGE DELEGA cambiamento profonper la tassazione C'È IL RECUPERO DELL'IRI INTRODOTTA do del sistema fiscale. separata del reddito NEL 2017 E MAI ENTRATA IN VIGORE Poi, certo, bisognerà d'impresa, mai envedere nel concreto cosa arriverà a terra di trato in vigore? L'Iri al 24% era stata inquesti principi. Ma la delega è molto ampia e trodotta dalla Legge di Stabilità nel 2017, molto ambiziosa. poi la decorrenza era stata posticipata al 2018 e infine la legge di bilancio 2019 l'aEliminare l'addizionale Irpef e introdurre veva abrogata. la sovrimposta non è così rivoluzionario. Tra le righe del disegno di legge delega, ladÈ chiaro che su alcuni punti l'ottica è quella dove si parla di neutralità dell'imposizione di una razionalizzazione dell'esistente, ma sulle imprese a prescindere, ecco: quello altri, invece possono segnare un cambiapotrebbe prefigurare anche un recupero


RIPRESA, ILLUSIONE O REALTA?

dell'Iri, anche se non è esplicitato. Insomma: c'è un intervento forte sulla tassazione sulle imprese.

E sul cuneo fiscale? Da anni l'Italia è ai primissimi posti tra i paesi Ocse per cuneo fiscale: c'è un costo del lavoro altissimo per le aziende e buste paga bassissime per i lavoratori. Ci sono stati già interventi, penso a quelli del governo Conte bis che ha rafforzato il bonus Renzi, ma è chiaro che c'è tantissimo da fare e il ridisegno dell'Irpef è un punto fondamentale.

Chiusa parentesi. Poi c'è l'intervento sulla codificazione, che è un notevole strumento di semplificazione, e la riscossione, che è un altro punto debole del sistema. Il disegno di legge delega parla di unificazione di Agenzia delle Entrate e Agenzia delle Entrate Riscossione - subentrata a Equitalia nel 2017 ndr - con un salto in avanti. Ci sarà un cambio del meccanismo e questo è sacrosanto. Oggi il sistema non funziona e ha portato all'accumulo di mille miliardi di magazzino fiscale in cui c'è di tutto: morti, imprese fallite, ma anche tanti furbastri che continuano a non pagare le tasse, c'è una percentuale di recidivi spaventosamente alta. È evidente che il sistema non funziona. E quindi? Meglio allora un sistema che ha strumenti efficaci per far pagare le tasse, ma poi non lascia marcire le cartelle per anni e anni e fa un discarico automatico dopo un tempo predeterminato, come succede negli altri Paesi europei. Nei Paesi più avanzati le tasse vengono fatte pagare, tant'è vero che il non riscosso è bassissimo, poi dopo uno o due anni cancellano quello che non è riscosso perché è manifestamente inesigibile. Paiono pochini due anni per il Paese con la giustizia civile più alta d'Europa: ci vogliono in media 8 anni per portare a compimento un processo. Mi accontenterei di cinque anni: si fanno

pagare le tasse e poi si fa pulizia, senza l'ipocrisia di un Paese in cui non si riesce a riscuotere, si accumula un magazzino enorme e poi si fanno i condoni, che sono la cosa più diseducativa possibile per quanto riguarda i rapporti tra cittadini e amministrazione tributaria.

Nel frattempo continuiamo a fare i bilanci dello Stato coi crediti fiscali di fatto inesigibili. La tecnologia ci offre però strumenti efficaci che non sfruttiamo. Per esempio: oggi chi fa la riscossione può conoscere l'ammontare del conto corrente del contribuente, ma di un anno prima. È una cosa senza senso! Poter accedere a banche dati in tempo reale permetterebbe invece di fare interventi mirati. Se uno non ha niente è inutile accanirsi: vai da quelli da cui puoi riscuotere. L'INCROCIO TRA BANCHE DATI PERMETTEREBBE DI STANARE GLI EVASORI EFFICACEMENTE MA LA PRIVACY NON LO CONSENTE

Eh, ma c'è la privacy... Infatti: non si può fare per questioni di privacy. La pubblica amministrazione ha 161 banche dati a disposizione che non può utilizzare se non in modo molto parziale. È come avere una Ferrari e lasciarla in garage. Secondo molti di noi c'è una trasposizione eccessivamente restrittiva della Gdpr nel nostro ordinamento e c'è spazio per allentare alcuni vincoli che oggi legano le mani all'amministrazione tributaria, complicando la vita a tutti i contribuenti, perché non ci sono gli strumenti per fare interventi mirati. Non utilizzare queste banche date impedisce di fare controlli realmente mirati e quindi si va con la rete a strascico che rompe le scatole a tutti i contribuenti, caricandoli di adempimenti che sarebbero superflui se la pubblica amministrazione potesse utilizzare ciò che ha a disposizione. Oltre alla rete a strascico, c'è anche il

meccanismo perverso della proroga ad libitum del decorso della prescrizione con i solleciti che arrivano un momento prima che scadano i termini. La parola chiave dev'essere certezza. Con una riforma strutturale della riscossione è chiaro si andrebbe nella direzione della certezza dei tempi e non delle proroghe infinite perché non si riesce a fare quello che si dovrebbe fare.

Sul catasto il parlamento non s'era espresso, ma lo troviamo nel disegno di legge delega. Sul catasto una tempesta in un bicchier acqua per un atteggiamento assolutamente pregiudiziale. Premessa: questa non è la riforma che avrebbe voluto il Pd, e la mia è una considerazione generale che vale anche sulla parte del catasto. In ogni caso: si fa fotografia aggiornata esistente che si affianca alle rendite catastali che rimangono in vigore, quindi nessuno pagherà un euro in più né un euro in meno. Poi chi governerà nel 2026 deciderà cosa farne. Intanto, però, c'è un'enorme evasione da recuperare: il Mef quantifica in 5 miliardi di euro l'evasione sulla sola Imu e non so se questa stima tiene realmente conto di tutti gli immobili fantasma censiti.

Ci sarebbe da domandarsi chi ha paura della riforma del catasto... In un'operazione a parità di gettito complessivo sono milioni gli immobili che dovrebbero pagare di meno, perché hanno rendite stabilite decenni fa, che non rispecchiano il valore degli immobili che si è svalutato. Pensiamo alle aree interne, alle periferie degradate e sono immobili su cui bisognerebbe pagare di meno. Poi c'è chi dovrebbe pagare più, magari per seconde case accatastate come popolari che sono state ristrutturate e sono diventate dei loft di lusso. Però è un errore difendere l'esistente e contrastare un'operazione che peraltro è di carattere statistico: si dà l'impressione di non voler toccare nulla dell'esistente e questo non lo possiamo condividere.

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COVERSTORY

AL BALLO DEL MATTONE FACCIAMO DA TAPPEZZERIA Estimi catastali, rendite e valori patrimoniali sono "salvi". Fino al 1° gennaio 2026 gli immobili avranno un valore ai fini tributari e un altro di mercato. Poi toccherà al governo di turno decidere sulla tassazione di Francesco Condoluci

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ranquilli: la nuova tassazione – ça va sans dire – se mai ci sarà, in ogni caso mica scatterà domani. La logica del “posporre”, metterci una toppa e rinviare ad altre stagioni a venire – altri governi, altre ere geologiche, chissà – non risparmia nemmeno il mattone. Settore su cui l’impatto tributario dell’annunciata riforma del catasto, con conseguente revisione delle fiscalità immobiliare, piomberà solo tra 5 anni. Fino al 1° gennaio 2026 gli immobili avranno un valore ai fini tributari e un altro di mercato, e fino ad allora la revisione in programma non andrà ad incidere sui tributi. Così ha detto

Draghi al momento del varo della legge delega sulla riforma fiscale che avrà ripercussioni anche sul catasto. Rassicurazione che a molti però è apparsa come la classica pistola IL GETTITO TRIBUTARIO CHE GRAVA SUL COMPARTO IMMOBILIARE OGGI AMMONTA GIÀ A 51 MILIARDI DI EURO L’ANNO

fumante: «La prova che il nuovo Catasto aumenterà le imposte è nell'assicurazione che non le aumenteranno fino al 2026. Fino, cioè, che non sarà pronto il nuovo Catasto» ha sentenziato il presidente di Confedilizia Giorgio

Spaziani Testa. L’articolo 7 del ddl in questione prevede nello specifico l’introduzione di “modifiche normative e operative dirette ad assicurare l’emersione di immobili e terreni non accatastati”. Le basi necessarie cioè per integrare l’attuale banca dati del Catasto con informazioni aggiuntive sui fabbricati censiti per ricalcolare il valore patrimoniale sulla base del mercato. Nuovi dati che, come detto, non saranno resi disponibili prima del 2026 e che intendono fornire “una fotografia aggiornata della situazione catastale italiana”. Estimi catastali, rendite e valori patrimoniali per la determinazione delle imposte rimangono

Sforza Fogliani (Confedilizia): «Difficile credere a certe rassicurazioni»

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orrado Sforza Fogliani, ex presidente di Confedelizia e attuale presidente del Centro Studi dell’associazione che raggruppa i proprietari di immobili non è uno che le manda a dire: «A che serve questa riforma? Non si è mai vista una fatta solo per procedere a un “corretto classamento” e per scoprire i terreni edificabili risultanti al Catasto agricoli. Ci sono già tanti strumenti nella nostra legislazione che consentono di rivedere in generale il classamento così come i

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quadri di classificazione e così via. Per cui non si capisce perché si debba fare tutto questo nuovo percorso – chiosa – se non per aumentare le tariffe d'estimo e comunque per ufficializzare a tutti gli effetti la trasformazione di un catasto che è reddituale, fin dai tempi dello Stato unitario, in un catasto patrimoniale. Voglio ricordare infatti che i catasti preunitari erano patrimoniali. E che fu con lo Stato unitario che la classe politica liberale introdusse un Catasto reddituale».

Draghi però ha sempre stoppato qualunque discorso in tema di patrimoniale… Il “no alla patrimoniale” non vuol dire “no a tasse sugli immobili”. La patrimoniale è un altro discorso, è appunto l'imposta patrimoniale, un pagamento straordinario che dovrebbe essere fatto per legge. Qui si tratta della trasformazione del catasto da reddituale in patrimoniale. Ma anche il ministro dell’Economia ha detto che “la mappatura degli

immobili non servirà per aumentare le tasse, ma per capire lo stato del patrimonio immobiliare”. E quindi mi vorrebbe dare ad intendere che si farà un lavorio di 5 anni semplicemente per un dato statistico? Draghi ha detto che i nuovi estimi partiranno solo fra 5 anni. Certo, prima di allora il nuovo Catasto non sarà pronto…Questa è la prova stessa che il


RIPRESA, ILLUSIONE O REALTA?

quelli attuali. In sostanza, per ora, si lavorerà solo sull’archivio: tra 5 anni invece, quando la mappatura sarà pienamente disponibile toccherà al governo di turno decidere sulla tassazione sugli immobili. La “logica del posporre” tanto cara al governo, appunto. Un gioco di prestigio necessario, perché se da un lato con il superbonus si rilancia il settore immobiliare, dall’altro Supermario, pur assicurando che «No, non c’è una patrimoniale» – in linea con quanto ripetuto in questi mesi: «non è tempo di chiedere soldi agli italiani, ma di darglieli» – deve rispettare il calendario negoziato con la Commissione europea sul Pnrr. E dall’Europa, si sa, insistono: tra le Country Recommendations, inviate da Bruxelles all’Italia e fissate come punti di riferimento dello stesso Recovery Plan, a pagina 25 c’è la

Catasto che si prepara, più per i nostri figli che per noi, è un Catasto che aumenterà le imposte. Se no, parliamoci chiaro, perché dovrebbero rifarlo? Che poi, scusi, ma cosa vuol dire “capire lo stato del patrimonio immobiliare”? Tutte le volte che hanno modificato il catasto, hanno sempre detto che non sarebbero state aumentate le imposte e poi in realtà le imposte sono state aumentate, per cui è difficile credere a certe rassicurazioni. Anche perché poi i catasti, come si è visto l'ultima volta, li fa l'Agenzia delle Entrate e quindi le parole spese da chi sta al Governo di per sé

“riforma dei valori catastali non aggiornati” e “la revisione delle agevolazioni fiscali”. Tutto chiaro. Ma il posporre non è sempre una strategia indolore: come ha rilevato ad esempio l’ex premier Conte «il settore immobiliare non è speculativo ma si fanno investimenti a lungo termine. Se oggi vuoi investire e sai già che sull’immobile che vorresti comprare

valgono niente. In ogni caso un testo ufficiale non c'è ancora. Solo quando ci sarà l'atto che verrà esaminato dal Parlamento si saprà qual è il testo esatto. Fino ad allora possono modificarlo e non sarebbe la prima volta. Al momento possiamo solo commetare le dichiarazioni del Presidente del Consiglio. In realtà con l’annuncio oggi di questa riforma a partire dal 2026, ci potrebbero essere subito ripercussioni: gli investimenti a lungo termine, come la casa, non hanno nell’incertezza il peggior nemico? Certo che c’è il pericolo di un calo della fiducia negli

tra 5 anni scatta un aumento della rendita catastale, quell’immobile non lo acquisti e vai a investire altrove». In più, secondo i dati Confedilizia il gettito tributario che grava sul comparto immobiliare oggi ammonta già a 51 miliardi di euro l’anno tra i 9 dei tributi reddituali (Irpef, addizionale regionale Irpef, addizionale comunale Irpef, Ires, cedolare secca); i 22 di tributi patrimoniali (Imu); i 20 di tributi indiretti sui trasferimenti e sulle locazioni e altre tasse come la Tari. È per queste ragioni probabilmente che il Parlamento, nell’indagine conoscitiva “Per una riforma della fiscalità immobiliare: equità, semplificazione e rilancio del settore” approvata all’unanimità il 30 giugno scorso dopo due anni di lavoro, aveva del tutto “dimenticato” la riforma del Catasto. Salvo vedersela calare dall’alto appena tre mesi dopo.

investimenti immobiliari. Un pericolo che grava fortemente su tutto l’edilizio: mi chiedo perché andare a penalizzare un settore che fa da traino ad almeno 30 o 40 comparti? Dicono che la riforma partirà nel 2026. Ma se dovesse essere tutto pronto prima? Nel 2024 o 2025? Una volta approntato il Catasto, il Governo in carica può decidere di far partire subito la riforma. E se non ci fosse più Draghi al governo? Altri al posto suo non avrebbero nemmeno il problema di mantenere la parola data. Vuol dire che in un Paese storicamente legato al mattone come il nostro, la

politica non tutela più la casa? In realtà, la Nadef approvata di recente dal Consiglio dei ministri, cita come base della riforma fiscale la relazione approvata dalle Commissioni Finanze del Senato e della Camera a giugno scorso. Nel lavoro preparatorio alla stesura di quel testo, la corrente parlamentare che voleva la revisione del catasto era risultata minoritaria per cui si era convenuto di non inserirla. Ma questo vuol dire che il Parlamento ha detto una cosa e il Governo, nel giro di tre mesi, ha fatto esattamente l’opposto.

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COVERSTORY

persone. Questo è stato il limite del reddito di cittadinanza che bisogna correggere ora nella Legge di stabilità. Abbiamo bisogno di un sistema integrato di formazione e di promozione attiva che assicuri ad ogni persona occupabile un supporto economico legato all’adeguamento professionale e ad un efficace accompagnamento nel mercato del lavoro. Il lavoro è lo strumento principale per una effettiva realizzazione, emancipazione e cittadinanza come dice la nostra Costituzione.

«Caro Governo, fai sedere tutti al tavolo della crescita» Legge di Bilancio, lavoro, pensioni e sviluppo: il segretario nazionale della Cisl Luigi Sbarra chiede di tornare ai grandi accordi a livelli nazionale e regionale di Francesco Condoluci VUOLE UN «CONFRONTO VERO SUI CONTENUTI» E «RISORSE CERTE» PER ASSUMERE. NELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE E NELLA SCUOLA, PER I RINNOVI DEI CONTRATTI PUBBLICI E PER LA LEGGE SULLA NON-AUTOSUFFICIENZA, PER I NUOVI AMMORTIZZATORI SOCIALI E PER LE POLITICHE ATTIVE.

Sulla prossima Legge di bilancio Luigi Sbarra è come San Tommaso: vuol toccare con mano. Il documento programmatico inviato a Bruxelles sui numeri è un po' elusivo, ecco perché il segretario nazionale della Cisl batte i pugni: «La prossima manovra deve puntare su crescita, investimenti e riduzione delle diseguaglianze in linea anche con l’attuazione del Pnr. E poi – aggiunge – bisogna affrontare

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E la riforma di fisco e tassazione? La revisione del prelievo fiscale in busta paga? Resteranno nel solito libro dei sogni? Una riduzione efficace delle tasse per i lavoratori, i pensionati e le imprese che investono ed assumono soprattutto giovani e donne, per la Cisl è un tassello fondamentale per garantire la ripresa del Paese. Se ne parla da troppi anni. La legge delega del Governo è uno strumento utile, ma la riforma fiscale deve essere il frutto di un accordo ampio con le parti sociali e non una guerra a chi urla di più. Se vogliamo una vera ripresa dei consumi e dare una spinta forte all’occupazione e allo sviluppo, in un quadro di vera lotta all’evasione ed elusione, bisogna conservare la progressività del prelievo e redistribuire equamente la ricchezza.

Sul blocco dei licenziamenti che succederà il tema pensioni. È impensabile uno scalone ora? di 5 anni dopo la fine di quota 100. Sarebbe Bisogna prolungarlo per tutelare i lavoratori una beffa per migliaia di persone che aspetdei settori più colpiti dalla pandemia. Penso tano di andare in pensione e devono essere a tante piccole aziende del commercio, del lasciate libere dai 62 anni in poi o dopo 41 turistico-alberghiero, del tessile, della moda, anni di contributi di del calzaturiero. Il GoIMPENSABILE LO SCALONE DI 5 ANNI programmare la loro verno ha fatto bene a DOPO LA FINE DI QUOTA 100. UNA vita». garantire altre settiBEFFA PER MIGLIAIA DI PERSONE CHE mane di Cig. Ma non ATTENDONO DI ANDARE IN PENSIONE Nel frattempo, si basta. Siamo molto continua a rifinanziare il reddito di cittadiin ritardo sulla riforma universale degli amnanza su cui lei è sempre stato critico … mortizzatori sociali e sulla nuova programÈ stata una misura utile per combattere l’emazione delle politiche attive. E dai dati Inps norme area di povertà e non va smantellaemergono ancora forti difficoltà nel mondo to. Ma l’assistenza da sola non basta, senza produttivo. Nonostante la riapertura oramai un grande piano di inclusione sociale delle totale, sono molte le attività che non riesco-


RIPRESA, ILLUSIONE O REALTA?

no a riprendersi. Ecco perché chiediamo di modificare la norma del recente decreto fisco-lavoro stabilendo il divieto di licenziamento fino al 31 dicembre e non legato all’utilizzo delle nuove settimane di cassa Covid. Occorre accelerare la nuova riforma degli ammortizzatori sociali, adeguatamente finanziata, da collegare alle politiche attive del lavoro. Così a gennaio, con la fine della cassa Covid, datori di lavoro e lavoratori avranno strumenti adeguati ad affrontare le difficoltà. L’obiettivo dev’essere quello di un sistema in grado di assicurare ad ogni lavoratore un sostegno al reddito, ma legato al diritto-dovere all’aggiornamento continuo e di assoluta qualità. Sul Green Pass la Cisl sta dalla parte della linea dura di Draghi? Guardi, siamo stati i primi a sostenere, già ad agosto, l’esigenza di una legge che sancisse l’obbligo vaccinale per tutti. Poi abbiamo detto sì all’estensione uniforme del green pass in tutti i luoghi di lavoro in modo da fermare iniziative unilaterali delle aziende, ma chiedendo al contempo di calmierare il costo dei tamponi che hanno la stessa validità del certificato verde, seppur con una scadenza limitata a due giorni. Il tema ora è convincere, con il dialogo e per un dovere civico e morale, anche le persone restie a vaccinarsi, spiegando che questa è l’unica arma per battere il Covid e tornare alla normalità.

Tutti parlano del Pnrr come di un’occasione storica per il Paese. Sarà davvero un nuovo Piano Marshall? Per la mole di risorse disponibili messe in campo dall’Europa, penso che il Pnrr sia una straordinaria opportunità per modernizzare il Paese e dare una spinta forte alla crescita nel segno dell’innovazione, delle infrastrutture, dei servizi pubblici, delle trasformazioni digitali, tecnologiche, ambientali. Per questo stiamo aspettando dal Premier Draghi l’apertura di un confronto vero sui progetti, gli investimenti, i tempi di attuazione e le ricadute economiche, occupazionali e sociali.

La governance partecipata è essenziale se vogliamo davvero cogliere gli obiettivi che il Piano si pone. Questa è la ragione del Protocollo di parternariato economico e sociale che abbiamo voluto nella Legge e che ora dobbiamo firmare con il Governo. Serve un patto nazionale e regionale, tra le istituzioni e le parti sociali sul modello dei grandi accordi anni ‘90. Ciascuno deve fare la propria parte, responsabilmente. Bisogna concordare strumenti e procedure operative straordinarie per selezionare e monitorare i progetti, e soprattutto realizzare gli investimenti con trasparenza, efficacia, stabilire insieme le ricadute sulla crescita economica e sugli incrementi di occupazione netta soprattutto per i giovani e le donne. Dobbiamo evitare la dispersione delle risorse ed è possibile farlo se prevale la responsabilità, se facciamo vivere la partecipazione, se mettiamo a fattor coIL PNRR È UNA GRANDE OCCASIONE PER MODERNIZZARE IL PAESE. MA VA APERTO IL CONFRONTO E BISOGNA EVITARE DI DISPERDERE RISORSE

mune la qualità della spesa, facendo crescere anche una cultura della trasparenza e della legalità contro le infiltrazioni mafiose negli appalti e nell’utilizzo dei fondi.

A proposito, a maggior ragione dopo il Covid, il Sud resta il malato cronico d’Italia. Da calabrese oltre che da segretario Cisl, cosa dice in proposito? Dico che tutto il Paese ripartirà se riusciremo a colmare l’enorme gap di cittadinanza che nega alle regioni meridionali i più elementari diritti ed esclude i più fragili dal lavoro, dai servizi essenziali, dalle dinamiche di coesione. Dobbiamo fermare la fuga dei cervelli che ogni anno porta via dal Sud decine di migliaia di giovani laureati. Bisogna che il lavoro, la sua qualità e stabilità diventi la grande priorità. Questa è la sfida che lanciamo al Governo, ai poteri pubblici locali ed al sistema delle imprese. Bisogna rispettare il vincolo del 40% di impiego delle risorse al Sud che abbiamo conquistato nel Dl Semplificazioni e

che determina una mobilitazione finanziaria poderosa, con 202 miliardi da spendere entro il 2027 - 82mld nel Pnrr, 8,4 React EU, 54 Fondi strutturali, 58 Fondo sviluppo e coesione, ndr -. Anche in passato abbiamo conosciuto grandi dotazioni finanziarie rivolte al Mezzogiorno ma le abbiamo viste dissipare. Adesso ci vuole una svolta nel merito e nel metodo. Occorre che le classi dirigenti del Sud, le istituzioni, le parti sociali dimostrino di essere all’altezza di questa sfida perché non ci sarà un’altra occasione. Lavoro, sviluppo e legalità devono camminare insieme. Non c’è un prima ed un dopo. Su questo ci giochiamo tutti la faccia.

In Italia si continua a “morire di lavoro”. Ma sulle morti bianche la politica si gira sempre dall’altra parte. La sicurezza sul lavoro è una grande emergenza nazionale. Sotto la spinta forte della nostra mobilitazione, il Governo ha varato alcune nuove misure che ora vanno applicate in tutti i luoghi di lavoro. Vanno aumentati i controlli, assumendo nuovi ispettori e medici del lavoro. Bisogna migliorare il coordinamento tra i vari soggetti della “filiera” sicurezza: Governo, Regioni, Asl, Inl, Inail, Inps devono parlare un’unica lingua, incrociare i dati, monitorare i territori, far nascere una banca dati nazionale. Abbiamo bisogno di sanzioni severe, più controlli e ispezioni e prevedere anche la sospensione delle attività economiche in presenza di gravi violazioni. Va potenziato il ruolo di controllo delle rappresentanze aziendali o territoriali dei lavoratori. Nessuna azienda deve restare senza investimenti sulla sicurezza, a cominciare dalla presenza del medico competente. Bisogna promuovere la ricerca e le tecnologie dedicate a questa emergenza sociale, sapendo che gli ecosistemi sicuri sono anche più produttivi. Ma la battaglia si vince anche sul piano culturale, inserendo nei programmi scolastici la materia della salute e della sicurezza e promuovendo una grande azione di diffusione ed informazione nei luoghi di lavoro.

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GESTIRE L’IMPRESA

SE L’APPALTO DIVENTA DIGITALE I paesi nordici hanno adottato l’approccio «Bim» oltre 20 anni fa e sono considerati leader a livello mondiale. E in Italia? La buona volontà c’è, ma l’applicazione è ancora col contagocce

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IL BIM -25% > Riduzione dei tempi di approvazione -33% > Riduzione dei tempi di progettazione 8,7% > Percentuale degli appalti complessivi Oltre 700 milioni > Controvalore nel 2020 1.800 > I beni totalmente digitalizzati dal Demanio

di Marco Scotti

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Comune ci mette da 2 settimane a 3 mesi) e, i chiama Bim, ma il Mago Silvan in generale, il Bim taglia di circa il 25% i tempi – che lo usava come conclusione dell’iter progettuale (anche grazie alla messa della sua personalissima trinità inin rete di tutti gli attori della filiera), mentre sieme a “Sim” e a “Sala” – non c’entra niente. uno studio di progettazione risparmia, si stiÈ piuttosto l’acronimo di Building Informama, circa 100 ore ogni 300 di lavoro. Si tratta tion Modeling, uno strumento che consente di un tentativo, ancorché embrionale, di iniziala digitalizzazione dei progetti per le opere e re a liberare l’edilizia e il mondo degli appalti per le infrastrutture. Un tema quanto mai di da vincoli e burocrazia attualità se si parla di IL «BIM» TAGLIA DI CIRCA IL 25% senza – dall’altra parte Pnrr e dell’importanza I TEMPI DELL’ITER PROGETTUALE E FA RISPARMIARE CIRCA 100 ORE – consegnarla nelle di far convergere riOGNI 300 DI LAVORO mani di una gestione sorse “di qualità” sulla opaca e poco tracciabile. Nelle recentissime riqualificazione delle infrastrutture esistenti. Il linee guida sul nuovo progetto di fattibilità tecBim permette di ottimizzare la pianificazione nico-economica per le opere del Pnrr assume la realizzazione e la gestione dell’intera supun ruolo particolarmente rilevante la digitaply chain delle costruzioni tramite software lizzazione e, in particolare, il Bim, che avrà un in cui tutti i dati rilevanti vengono raccolti e ruolo importante anche nel semplificare la vita “animati”. Una diffusione di queste procedure delle stazioni appaltanti alle prese con il nuodigitali di verifica azzererebbe i tempi di autovo progetto di fattibilità per le opere del Pnrr rizzazione degli uffici tecnici (in media oggi un

3O PROMOS ITALIA ALL’ESTERO SÌ MA BEN (IN)FORMATI

31 MYPLACE COMMUNICATIONS PER USCIRE DALLA CRISI SI INVESTE IN CONSULENZA

32 WELFARE AZIENDALE QUEI BENEFIT ACCESSORI ORMAI FONDAMENTALI

35 ASSITECA IL CONSULTATIVE BROKER INVESTE NEL DIGITALE

38 4MANAGER CYBER RISK, MANAGER CERCANSI PER “FARE LA GUARDIA”

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GESTIRE L’IMPRESA

che prevedono poi l’appalto integrato. L’obiettivo, infatti, è la creazione di una sorta di gemello digitale dell’opera su cui poter sperimentare qualsiasi tipo di variabile, da quelle fisiologiche (peso, sollecitazioni, velocità, mezzi più o meno pesanti) o patologiche (terremoti, piogge torrenziali e così via). Inoltre, sempre tramite Bim è possibile anche coordinare LUCA FERRARI tutti i soggetti della filiera in un processo di condivisione dei dati: in sostanza, ogni anello della supply chain può portare il suo bagaglio informativo creando una simulazione della realtà quanto più ricca di dettagli. Il risultato è che, oltre alla capacità di prevedere in anticipo tutti gli eventi, si rendono più agili le procedure, si amplia la trasparenza e la condivisione. Un esempio di cronaca è il palazzo che ha preso fuoco a Milano alla fine di agosto con la conseguente querelle sull’adeguamento – o meno – alle norme anti-incendio. «Non è un caso – spiega a Economy Luca Ferrari, direttore generale di Harpaceas, una delle società leader nello sviluppo di software per il Bim – che il Corpo dei Vigili del Fuoco della Lombardia abbia avviato un progetto, “Fire Digital Check”, che si pone l’obiettivo di gestire la digitalizzazione delle verifiche anti-incendio degli edifici». Tra le applicazioni tecnologiche più all’avanguardia troviamo la blockchain, che permette di “notarizzare” le informazioni che circolano tra i diversi soggetti nell’opera di progettazione. In questo modo, i dati non sono solo in formato digitale, ma anche certificati e, di conseguenza, non manipolabili. Tradotto: se, a seguito di test, un edificio viene dichiarato anti-sismico, questa informazione sarà stata validata dalla blockchain stessa. Altro campo di applicazione di enorme attualità è la verifica dei ponti di strade e autostrade. Dopo la tragedia del Ponte Morandi – e l’accordo transattivo raggiunto tra il Ministero della Mobilità Sostenibile e Autostrade per l’Italia

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– si sta cercando di adottare un approccio Bim anche nella fase di progettazione e costruzione delle infrastrutture. «“Ponti sicuri” – chiosa Ferrari – è un progetto che prevede la classificazione delle opere sulla base di un approccio di risk management. È una strategia sviluppata in collaborazione con l’Università di Pisa che ha come obiettivo quello di venire incontro alle esigenze dei gestori delle varie opere infrastrutturali, da Anas a province e città metropolitane. Tutti soggetti chiamati a gestire in sicurezza strade e soprattutto ponti e viadotti. L’idea è di fornire, attraverso vari parametri, una rischiosità dell’infrastruttura attraverso una valutazione da 1 a 4, dove con 4 si intende un’opera meritevole di attenzione. Il legislatore ha stabilito che, in questo caso, è necessaria la digitalizzazione attraverso modelli Bim, in modo da monitorare l’opera stessa grazie ai sensori. E l’architettura blockchain consente di fare da tramite tra la rilevazione del dato con sensori e l’elaborazione dell’informazione stessa attraverso intelligenza artificiale». In effetti, il Decreto Ministeriale n. 560 del 1° dicembre 2017, noto anche come “Decreto Bim” o “Decreto Baratono”, ha definito le modalità e i tempi di progressiva introduzione dell’obbligatorietà di metodi e strumenti di gestione e modellazione informativa per l’edilizia e le infrastrutture presso le stazioni appaltanti, le amministrazioni concedenti e gli operatori economici, nelle fasi di progettazione, costruzione e gestione delle opere pubbliche nonché delle relative verifiche. Secondo Oice nel 2020 le gare Bim per progettazioni e servizi tecnici sono aumentate del 17% arrivando a costituire l’8,7% del totale. L’anno scorso sono stati pubblicati 560 bandi Bim, per un controvalore di 711 milioni di euro, il 29,5% dei servizi di ingegneria e architettura. Non positivo invece il dato sui capitolati informativi allegati ai disciplinari di gara: nel 2020 sono stati 94,

pari al 16,8% del totale delle gare Bim, mentre erano stati 110 nel 2019, pari al 23,0% delle gare pubblicate. Un software interessante, usato anche dall’Agenzia del Demanio, è Solibri. Si tratta di un applicativo che consente di verificare la rispondenza tra un progetto e le caratteristiche tecniche prescritte, ma anche la compliance con la normativa di riferimento. «Si tratta di un software finlandese – conclude Ferrari – e non è un caso: i paesi nordici hanno adottato l’approccio Bim oltre 20 anni fa e sono considerati leader a livello mondiale. Attraverso la verifica della rispondenza alle normative vigenti, si può perfino realizzare un percorso “privilegiato” per chi adotta questo approccio, con tempi di approvazione molto più rapidi. Tra l’altro, anche il sistema dei controlli diventa molto più efficace: oggi, infatti, con i meccanismi burocratici tradizionali le verifiche vengono fatte a campione perché sarebbe impossibile farlo in altro modo. Viceversa, con il controllo automatico si possono censire tutte le richieste, alzando il livello medio della qualità. Solibri è già molto diffuso nel Paese ed è già in dotazione a molte stazioni appaltanti pubbliche, su tutte l’Agenzia del Demanio, che è in grado di verificare la qualità e la rispondenza alle prescrizioni dei progetti che gli operatori economici propongono loro. Il committente privato che ha delle necessità può verificare se le prescrizioni sono state soddisfatte, o meno, da parte del progettista». L’Agenzia del Demanio usa Solibri per l’elaborazione reportistica, quindi per le verifiche e la manutenzione evoluta del suo immenso patrimonio immobiliare (42 mila beni per un valore di circa 61 miliardi di euro). Il Demanio ha fatto 110 gare full Bim tra il novembre 2019 e il dicembre 2020. E ha 1800 beni totalmente digitalizzati. Infine, per quanto riguarda le città, è partito il progetto Samba (Smart Advanced Multitenants Buildings Automation) che si pone l’obiettivo di trasformare gli edifici storici, appartenenti a diversi proprietari, tramite un’unica piattaforma integrata e condivisa, interando sensori di nuova generazione, intelligenza artificiale e connessione ultra-veloce 5G.



GESTIRE L’IMPRESA

All’estero sì ma ben (in)formati Promos Italia, l’agenzia nazionale del sistema camerale che offre supporto nei processi di internazionalizzazione punta sulla formazione con incontri, seminari e persino una business school di Franco Oppedisano

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ebinar, seminari e persino una business school dedicata. Per aiutare le nostre aziende, specie quelle piccole e medie, ad aprirsi ai mercati esteri, Promos Italia punta sulla conoscenza. In nove mesi, l’agenzia nazionale del sistema camerale che offre supporto nei processi di internazionalizzazione, ha organizzato 68 incontri virtuali online con esperti dei vari settori che hanno coinvolto i rappresentanti di quasi seimila aziende. Dogane, fiscalità, contrattualistica, trasporti sono i classici temi trattati che, però, lasciano sempre più spesso spazio agli argomenti legati al web. «In questo momento» spiega Giovanni Da Pozzo, presidente di Promos Italia «sono particolarmente apprezzati gli interventi formativi legati al mondo digitale per raccogliere informazioni su come approcciare sia i marketplace che gli strumenti come il digital marketing o i social network». I webinar di Promos possono durano anche due ore e approfondiscono specifiche tematiche con l’ausilio di slide o video. Poi ci sono gli Export 45 che durano solo tre quarti d’ora e sono in genere un confronto tra esperti su un tema caldo con una sezione di domande particolarmente animata. «Oltre a vederli in diretta» prosegue Da Pozzo «le aziende dei territori delle Camere di Commercio associate a Promos Italia posso-

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no registrarsi sul nostro sito per accedere a tutti i webinar realizzati e alle pillole video. Il prossimo anno, però abbiamo intenzione di muoverci in maniera diversa, direi ibrida. Il digitale rimarrà prevalente, ma torneremo in presenza. Abbiamo già organizzato il primo evento a Bergamo che è andato particolarmente bene perché le aziende che lo desideravano hanno avuto un incontro one to one con il relatore. Questa possibilità per coloro che sono in sala durante lo streaming potrebbe essere adottata in futuro per incentivare le presenze e offrire informazioni più approfondite a chi ne ha bisogno. Nel frattempo, entro la fine dell’anno, svolgeremo altri eventi con la stessa modalità in tutte le sedi delle Camere socie». Tra gli appuntamenti di Promos già in programma ce ne sono tre realizzati in collaborazione con Economy. Due tratteranno il problema dell’Italian Sounding, ovvero prodotti con nomi che ricordano il made in Italy, ma sono realizzati all’estero, distinti per aree geografiche distinguendo in due webinar diversi quanto avviene nelle Americhe (il 26 novembre) e in Asia (3 dicembre). Il terzo incontro si terrà in modalità ibrida con una diretta streaming e pubblico in sala per affrontare il tema della eco sostenibilità dell’export (14 dicembre). Per chi vuole approfondire le conoscenze

GIOVANNI DA POZZO, PRESIDENTE DI PROMOS ITALIA

c’è poi Nibi, la business school di Promos Italia, il centro di alta formazione manageriale per imprenditori, manager e professionisti, che intraprendono percorsi di crescita e di sviluppo internazionale. L’approccio formativo è business oriented, pragmatico e vicino alle reali esigenze lavorative, attuato attraverso la presentazione di case history, testimonianze, simulazioni e con un corpo docente composto da massimi esperti di ogni materia, selezionati tra docenti universitari, consulenti, professionisti e protagonisti del mondo economico e istituzionale. Nell’ambito di Nibi è prevista l’organizzazione di corsi taylor made per soddisfare le specifiche esigenze di un’azienda o la focalizzazione su aree geografiche o settoriali, ma i percorsi didattici sono due. Il primo è lo short master per l’internazionalizzazione dell’impresa, 52 ore di lezione per comprendere e gestire tutte le fasi di un progetto di espansione all’estero: dall’analisi dei mercati alla, valutazione critica dell’assetto organizzativo e la gestione delle principali problematiche di natura legale, fiscale e doganale, fino alla definizione di un piano economico-finanziario. La seconda strada sono i corsi executive che forniscono conoscenze specifiche, competenze tecniche e tecnologiche per gestire le scelte strategiche e operative in ambito internazionale.


in collaborazione con

Per uscire dalla pandemia si investe in consulenza Negli ultimi mesi è cambiato completamente il modo di porsi sul mercato. Ecco perché aziende e studi professionali devono riqualificare le proprie competenze e aggiornarsi organizzativamente di Marina Marinetti ORA CHE LA TEMPESTA È PASSATA NON CI POSSIAMO LIMITARE A RIORDINARE LE COSE E PENSARE DI RITORNARE AL PRE-PANDEMIA. Di questo le aziende e i professionisti sono

to seguiti, fino ad arrivare al business plan e alla

mentale di aggiornarsi organizzativamente e di

E le aziende più grandi?

di essere “green” nel rispetto dell’ambiente, di

formazione interna».

diventati consapevoli, al punto che oggi si chiedo-

Nelle aziende più grandi, invece, la richiesta è

ma anche opportuno. I dipendenti hanno bisogno

ger e di formazione per portare in azienda nuovi

no come cogliere l’occasione per fare quel salto di qualità organizzativo e di mentalità necessario, di aggiornare le proprie competenze (upskilling)

e in alcuni casi di riqualificarsi completamente (reskilling), perché il proprio ruolo nell’organizzazione è mutato o non c’è più alla luce dei

cambiamenti tecnologici e di mercato. I datori di

lavoro si rendono conto che possono efficientare maggiormente la propria organizzazione e pos-

sono portare innovazione che crea maggior produttività e competitività sul mercato. Tutti sono

maggiormente di coaching per lavorare sulla

mentalità delle persone, soprattutto dei mana-

contenuti manageriali. Per gli studi professionali

le richieste spaziano dall’assistenza per le nuove

start up, per la costituzione di reti tra professionisti o studi associati, fino ai passaggi generazionali SOSTENIBILITÀ E INNOVAZIONE TECNOLOGICA SONO I NUOVI DRIVER DI SVILUPPO SIA DELLE PMI SIA DELLE GRANDI IMPRESE

consapevoli che è una grande occasione quella

in studio. Se escludiamo gli studi internazionali,

re? «Dobbiamo fare una distinzione tra le Pmi e

viare attività di marketing soprattutto sul web.

che si si presenta e richiede nuove competenze,

flessibilità, coraggio. Come fare e su cosa investi-

le società medio-grandi», spiegano a Economy Mario Alberto Catarozzo, fondatore e amministratore delegato di MYPlace Communications (www.myp.srl) e Luciana Lauber, general mana-

per la maggior parte la necessità è di strutturarsi

internamente in modo più manageriale e di av-

State rilevando una apertura degli studi verso le nuove tematiche come la sostenibilità e la responsabilità sociale?

ger della società. «Le prime stanno affrontando

Anche qui va fatta una distinzione tra gli studi

za organizzativa negli aspetti manageriali di base,

tempo attività di marketing e di sviluppo interno

un momento importante di riorganizzazione che

spesso parte dalle basi e necessitano di consulen-

dove spesso mancano procedure solide e funzionigrammi e organigrammi aggiornati e soprattut-

professionali di grandi dimensioni, già organiz-

zati come aziende e che hanno già avviato da di progetti, rispetto ai piccoli studi, i c.d. “studi

boutique”, che sentono per ora l’esigenza fonda-

innovare per essere competitivi. I primi sentono e già stanno operando concretamente nel senso attivare progetti che rendano l’attività sostenibi-

le per i dipendenti e collaboratori, per esempio

con progetti di lavoro flessibile (smart working) di tutela della gender diversity, della maternità,

piani di crescita per i giovani, percorsi di forma-

zione interna e molte altre iniziative. I secondi sono invece più focalizzati sulla digitalizzazione,

sull’innovazione tecnologica e sulla riorganizzazione interna.

Avete parlato di passaggi generazionali. Come le due generazioni nello studio professionale e in azienda stanno affrontando questa fase di cambiamento? A volte ci sono anche tre generazioni nello stesso

studio e nella stessa azienda. Se prima il professionista o l’imprenditore tendeva a resistere e rimanere operativo ai comandi fino a tarda età, a volte finché le gambe (letteralmente) lo reggevano, ora alla luce dei profondi cambiamenti cultu-

rali, tecnologici e di mercato i senior fanno un po’ fatica ad andare avanti....

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GESTIRE L’IMPRESA

QUEI BENEFIT ACCESSORI ORMAI FONDAMENTALI Benefici fiscali ed engagement dei dipendenti vanno di pari passo grazie al welfare aziendale. E, come sottolinea Edenred Italia, grazie all’incremento del potere d’acquisto sostengono il sistema Paese di Paola Belli

L

mostra come, nonostante l’andamento nea pandemia ha travolto e stravolto gativo dell’economia, le aziende italiane il mondo portando grandi cambiariconoscano il valore degli strumenti di menti anche nel lavoro, in questo welfare aziendale e scenario il welfare SECONDO L’A.D. DI EDENRED ITALIA continuino ad inveaziendale continua FABRIZIO RUGGIERO LA VERA SFIDA stire in questo ama riscuotere l’inteOGGI È COINVOLGERE TUTTO bito. resse d’imprese e IL TESSUTO PRODUTTIVO ITALIANO Valore che è stato dipendenti. I numeri riconosciuto anche dal Governo, Conte priperiodicamente forniti dal Ministero del ma, Draghi poi, che ha deciso di raddoppialavoro infatti, registrano un aumento delre, con due diversi provvedimenti, il limite la percentuale di contratti che prevedono della soglia di detassazione dei fringe beforme di welfare aziendale. Segnale che

IL CONTESTO NORMATIVO E FISCALE Gli ultimi anni hanno rappresentato un reale momento di svolta per le relazioni industriali grazie anche alle agevolazioni fiscali che hanno portato a una grande diffusione delle politiche di welfare aziendale. Le novità e gli incentivi normativi e fiscali introdotti a partire dalla legge di bilancio del 2016 hanno contribuito a creare quelle condizioni in grado di accelerarne il processo di espansione e crescita, introducendo in modo strutturale la tassazione agevolata dei premi di produttività erogati dai datori di lavoro del settore privato e contenuti in accordi aziendali o territoriali. Condizioni confermate dalle successive Leggi di Stabilità: nel 2017 con l’esenzione da tassazione dei contributi e dei premi versati dal datore

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a tutela del rischio di non autosufficienza o di malattia grave dei propri dipendenti; nel 2018 con la concessione dello stesso beneficio fiscale alle somme relative all’acquisto diretto o al rimborso dell’abbonamento al trasporto pubblico del dipendente e dei familiari a carico. La Legge di Stabilità 2019 non ha apportato modifiche all’impianto, avallandone indirettamente il carattere sostanziale. L’importanza del welfare aziendale e la sua valenza sociale sono state confermate anche nell’ultimo periodo, caratterizzato da una situazione di emergenza sanitaria ed economica. In questa fase il ruolo del welfare aziendale è diventato ancora più centrale sia per le famiglie che per l’economia del Paese ed è stato riconosciuto anche a livello normativo.

Prima con il Decreto Agosto, entrato in vigore il 15 agosto 2020, che ha portato il limite per la detassazione di beni e servizi riconosciuti ai lavoratori dipendenti a €516,46 come misura straordinaria per l’anno 2020. (Art. 112 - Raddoppio limite welfare aziendale anno 2020) . Poi con il Decreto Sostegni, entrato in vigore il 22 maggio 2021, che ha confermato l’aumento della soglia dei fringe benefit da 258,23 euro a 516,46 euro per l’anno in corso (Art. 6-quinquies - Misure per l’incentivazione del welfare aziendale). Anche per tutto il 2021 è stata quindi prorogata la norma che prevede il raddoppio della soglia di esenzione totale per i cosiddetti fringe benefit, ossia tutti quei beni e servizi che l’azienda concede ai propri

dipendenti nell’ambito del welfare aziendale e che non concorrono a formazione del reddito. Ricordiamo che sono definiti “fringe” cioè accessori perché migliorano sensibilmente il tenore di vita dei dipendenti. La normativa di riferimento che riguarda l’esenzione fiscale è contenuta nel comma 3 dell’articolo 51 del Tuir che precisa: “Non concorre a formare il reddito il valore dei beni ceduti e dei servizi prestati se complessivamente di importo non superiore nel periodo d’imposta a 258,23 euro; se il predetto valore superiore al citato limite, lo stesso concorre interamente a formare il reddito”. L’impatto avuto dalla misura sulla capacità di spesa e disponibilità dei dipendenti è stato significativo ed ha avuto ripercussioni positive sui consumi.


nefit, cioè dei benefit accessori, innalzandolo a 516,46 euro, rispetto alla precedente fissata a 258,23 euro. I fringe benefit sono uno strumento di welfare messo a disposizione dalle aziende ai propri dipendenti e riguardano una vasta gamma di servizi e soluzioni che godono di specifici benefici fiscali. Diverse le formule utilizzabili tra cui: buoni acquisto, buoni benzina e auto aziendale. Se il primo aumento della soglia è stato percepito come una misura straordinaria, per rispondere alle esigenze legate alla pandemia, in seconda battuta il Governo, visto il grande successo ottenuto dalla norma, ha deciso di investire ancora nella misura per il suo impatto sulla crescita. I dati forniti da The European House – Ambrosetti parlano chiaro: l’aumento dell’esenzione ha fatto registrare un rial-

zo nell’emissione di buoni acquisto pari al +26% di agosto, fino al boom del +117% a dicembre. Ottobre con +47% e novembre con +45% hanno comunque registrato progressi decisamente rilevanti. Una misura estremamente positiva secondo Fabrizio Ruggiero, Amministratore Delegato di Edenred Italia, azienda leader da oltre 40 anni a livello mondiale nello sviluppo di servizi di welfare per le imprese. «L’iniziativa del Governo già dai primi mesi di entrata in vigore ha avuto positive ripercussioni sui consumi delle famiglie e ha potenziato ulteriormente gli effetti del welfare aziendale, che sta conoscendo

ANDAMENTO SU BASE MENSILE DEL NUMERO DI BUONI ACQUISTO EMESSI IN ITALIA Variazione % rispetto al 2019 Gennaio

2,13%

Febbraio

3,53%

Marzo

-7,92

Aprile -20,36 Maggio Giugno Luglio Agosto Settembre

-14,12 9,69% 19,08% 25,98% 30,96%

Ottobre

47,69%

Novembre

45,06%

Dicembre FONTE: ELABORAZIONE THE EUROPEAN HOUSE – AMBROSETTI SU DATI EDENRED E VARIE FONTI, 2021

117,41%

uno straordinario sviluppo» sottolinea Ruggiero. «Una misura, questa, che rappresenta un’opportunità economica per il sistema Paese. In generale infatti le cifre che i datori di lavoro destinano al welfare aziendale vanno ad integrare la normale retribuzione, con il vantaggio che l’importo welfare viene utilizzato dal lavoratore entro l’anno fiscale di riferimento». Quindi a godere dei benefici di una maggiore diffusione dell’utilizzo del fringe benefit e dell’aumento della soglia defiscalizzata ad essi riferiti non sono solo i lavoratori, ma tutto il sistema Paese. Le aziende hanno così a disposizione uno strumento fiscalmente vantaggioso per riconoscere dei benefici ai dipendenti; le famiglie, grazie a questi benefit, ottengono un incremento del potere d’acquisto; infine, ne trae vantaggi anche il territorio poiché il fringe benefit rappresenta un incentivo ai consumi in diversi settori. Dell’innalzamento della soglia per l’esenzione beneficia anche lo Stato. Secondo The European House – Ambrosetti, la misura ha innescato consumi aggiuntivi tra 1,6 e 2,5 miliardi di euro. Valore a cui corrisponde un volume Iva compreso tra i 346 e i 547 milioni di euro all’anno, maggior gettito di Iva che compensa, dunque, il mancato incasso dell’Irpef. «È ormai evidente che il welfare aziendale porti benefici a qualsiasi impresa, indipendentemente dalla dimensione», mette in evidenza Ruggiero. «La vera sfida, oggi, è coinvolgere tutto il tessuto produttivo italiano, raggiungendo anche le piccole e medie imprese. Sono infatti molte le realtà che – a causa delle loro dimensioni, di eventuali difficoltà organizzative o semplicemente scarsa conoscenza del tema – sono state finora “impermeabili” alle opportunità determinate dal welfare aziendale».

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GESTIRE L’IMPRESA BEST PRACTICE

in collaborazione con

Il benessere in azienda adesso è misurabile Il confronto con altre imprese è indispensabile per capire quanto siano efficaci le pratiche aziendali. Così, Italian Welfare ha ideato il Welfare Rating. Ecco come funziona di Alessandro Faldoni

NEGLI ULTIMI ANNI IL TEMA DEL WELFARE HA OCCUPATO SEMPRE PIÙ SPAZIO NEI DIBATTITI SULLE POLITICHE ECONOMICHE E SOCIALI:

ne parliamo con Stefano Castrignanò, esperto della materia e fondatore di Italian Welfare, società di consulenza specializzata nelle attività di supporto, a favore di imprese ed enti, per lo sviluppo e l’ottimizzazione dei modelli di welfare, a livello aziendale, regionale e di settore.

Le evidenze dimostrano che le forme di welfare hanno supportato molto i cittadini durante la pandemia… Sicuramente sì, in particolare molti fondi sanitari hanno integrato la loro offerta con coperture specifiche per il Covid-19 e consentito ai propri assistiti di accedere a prestazioni sanitarie per lo più precluse ai cittadini non iscritti ai fondi stessi. Credo ci siano ancora ampi margini per favorire migliori condizioni di vita, di salute e di produttività delle persone, ad esempio attraverso l’introduzione di garanzie e servizi sull’assistenza domiciliare e sulla non autosufficienza, così come grazie all’estensione delle coperture di welfare al nucleo familiare dei lavoratori, ai loro genitori, ai pensionati ed ai soggetti che perdono il posto di lavoro. Quindi i modelli di welfare impattano sull’e-

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quilibrio sociale? Se le future politiche di welfare non fossero orientate ad una maggiore inclusività, il welfare aziendale, così come oggi strutturato, rischierebbe di accentuare le diseguaglianze sociali ed economiche tra i lavoratori delle aziende virtuose ed il resto dei cittadini che non appartiene a categorie già destinatarie di tutele minime garantite dai Ccnl di riferimento. Alcune ricerche hanno elaborato le classifiche delle migliori aziende per iniziative finalizzate al benessere dei propri dipendenti… La crescente sensibilità è rilevabile dalle sempre più numerose iniziative adottate dalle imprese in tal senso. Ritengo sia giunto il momento di effettuare un ulteriore salto di qualità: rendere “misurabile” il grado di efficacia e adeguatezza dei modelli di welfare aziendali rispetto ai fabbisogni specifici dei lavoratori. In tal senso, Italian Welfare ha elaborato uno specifico indicatore, denominato Welfare Rating, che rappresenta il primo metodo algoritmico di valutazione, in grado di certificare e comparare i modelli di welfare adottati dalle aziende, attraverso un semplice indice numerico. Quali sono, per un’azienda, i vantaggi derivanti dall’adozione del Welfare Rating? Innanzitutto, le analisi sottostanti alla genera-

STEFANO CASTRIGNANÒ

zione di tale indicatore consentono di focalizzare meglio le strategie e le iniziative aziendali volte a rafforzare ed ottimizzare il modello di welfare già in uso, grazie all’individuazione dei servizi di welfare più rispondenti ai reali bisogni dei lavoratori. In secondo luogo, ciascuna azienda potrà comprendere meglio il posizionamento del proprio modello di welfare rispetto a quello di altre imprese, anche dello stesso settore, e monitorarne le evoluzioni. Non da ultimo, le valutazioni condotte per la quantificazione del Welfare Rating consentono ad Italian Welfare di predisporre un documento informativo organico e trasparente, finalizzato ad accrescere la consapevolezza dei lavoratori sulle coperture e sui servizi a loro disposizione. Prospettive per il futuro? Il nostro auspicio è che si assista ad un allargamento della platea di beneficiari delle coperture, che si diffonda una maggiore cultura del welfare anche tra i lavoratori delle piccole imprese e che il Welfare Rating possa rappresentare, in un futuro non troppo lontano, un requisito necessario per l’accesso a bandi di gara, potendo le aziende dimostrare l’applicazione di livelli minimi standard di welfare ai propri dipendenti e a quelli appartenenti al loro indotto produttivo.


Il consultative broker investe sui servizi digitali Assiteca conferma la strategia di crescita e amplia il perimetro dei servizi offerti ai clienti. Che spaziano dall’assicurazione alla consulenza e in comune hanno il modello digitale di Marco Scotti

C

hiudere un bilancio in crescita “double digit” non è mai banale. Se poi questi numeri sono quelli raggiunti nel 2021, allora si tratta di un risultato commendevole. È il caso di Assiteca, broker assicurativo nato nel 1982 e quotato in Borsa sul segmento un tempo conosciuto come Aim (che, dal 25 ottobre scorso, si chiama Euronext Growth Milan). L’azienda fondata e presieduta da Luciano Lucca, ha chiuso il bilancio al 30 giugno con utile in aumento del 22% e ricavi lordi a 87 milioni. «Per noi i risultati di quest’anno hanno un significato che va al di là della mera crescita economica – racconta a Economy l’amministratore delegato di Assiteca, Gabriele Giacoma -: migliorano la finanza e la solidità del Gruppo e i numeri confermano la bontà della strategia intrapresa». «Il tema della complessità è fondamentale oggi, sia per quanto riguarda l’offerta che proponiamo ai nostri potenziali clienti, sia per quanto concerne il rischio complessivo che deve essere coperto», evidenzia Giacoma. Per venire incontro a un mercato sempre più complesso ed esigente, Assiteca ha una strategia di crescita ben definita: da quando si è quotata sono già state completate 13 acquisizioni, a un ritmo di 2-3 all’anno. «Cerchiamo di tenere un sistema di controllo sempre piuttosto snello – aggiunge Giacoma – preferendo aggregare

broker specializzati che aggiungono valore ai nostri servizi. Al momento abbiamo sul tavolo cinque o sei dossier di potenziali candidati da rilevare. Tra l’altro, se anni fa eravamo noi a cercare le aziende, oggi sono loro che vengono da noi. Sempre per rafforzare la dimensione del nostro Gruppo, ci stiamo espandendo anche all’estero. Abbiamo già chiuso un paio di operazioni in Spagna, dove siamo presenti a Madrid e Barcellona e con qualche mossa ben calibrata possiamo arrivare tra i primi 10 broker iberici. Abbiamo aperto anche una sede in Svizzera e stiamo guardando alla Francia, in modo da creare una sorta di “quadrato” che supporti e accresca il nostro business». La strategia di Assiteca, oltre all’internazionalizzazione e alla crescita per linee esterne prevede anche un allargamento dei servizi. In questo modo si è riusciti a diversificare il business e ad ampliare la base clienti, che rappresenta diversi settori merceologici e varie dimensioni. «Abbiamo cominciato a investire molto sul digitale – chiosa Giacoma – e ci siamo ricomprati un’azienda che avevamo fondato nel 2000, 6Sicuro. L’abbiamo fusa all’interno del perimetro di Assiteca perché l‘obiettivo è che i modelli digitali diventino una parte fondamentale del nostro business». Oggi l’azienda fondata da Luciano Lucca è un broker prevalentemente corporate che ha ampliato la sua

GABRIELE GIACOMA, A.D. DI ASSITECA

mission perfino nel nome, diventando un “consultative broker”. L’azienda investe molto in processi e tecnologia e ha imparato che cosa significa riuscire ad aggredire una fetta di mercato, che ha nel digitale e nei suoi impieghi una nuova ragion d’essere. Ma anche un ulteriore settore di rischio che deve essere monitorato in maniera costante. In effetti, la crisi pandemica ha aperto un’enorme breccia nella sicurezza delle imprese: la cybersecurity è diventata un tema molto più stringente con lo smartworking e con il moltiplicarsi dei dispositivi connessi alle reti aziendali. «Un tentativo di intrusione – conclude Giacoma – non è questione di “se” ma di “quando”. Tutte le aziende sono visitate da potenziali hacker che valutano la fattibilità e la potenzialità economica di un attacco. Il segreto del bravo risk manager è mettere a punto una strategia efficace dalla prevenzione alla copertura assicurativa del rischio». Il broker, dunque, non è più soltanto un intermediario, ma un vero e proprio consulente che abilita le strategie aziendali. C’è un lavoro di evangelizzazione delle imprese che si traduce nella necessità di far capire i rischi che si corrono: anche perché il 70% dei clienti non compra più da un sito che è stato violato per i successivi tre anni. Cambiano, e di molto, i profili di rischio per le aziende.

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GESTIRE L’IMPRESA

Imma Stizzo, direttore del Cesfol, Cento Studi Formazione e Lavoro

settore, quest’anno abbiamo già programmato un webinar con lo scrittore Alessandro Baricco sullo storytelling e ci saranno docenti dell’università di Bologna che spiegheranno il design thinking applicato alla progettazione formativa. Poi intervistiamo e mettiamo in rete i nostri associati che raccontano le proprie esperienze e personaggi importanti del settore». L’altro “piatto forte” del Cesfol sono i servizi come lo scouting, ovvero la condivisione di dati, informazioni e aggiornamenti normativi, ma anche di bandi e avvisi regionali, Webinar, bandi, ricerche: la mission del Cesfol è quella nazionali e comunitari. «Siamo» continua di supportare concretamente le realtà che si occupano di gestire fondi Stizzo «in grado di mappare e monitorare pubblici sia italiani che europei. E lo fa senza scopo di lucro tutte le principali piattaforme di pubblicazione di bandi e gare e sono oltre 250 tra i siti regionali, ministeriali e degli enti biladi Franco Oppedisano terali e quelli dei fondi interprofessionali e orniscono servizi formativi, newtutti gli operatori del settore». delle politiche attive del lavoro. Inoltre, per sletter, sintesi di report, rassegne La mission del Cesfol è quella di supportarenderli facilmente leggibili, sintetizziamo stampa, segnalano bandi, metre concretamente le realtà che si occupano report e studi di settore come il Rapporto tono in contatto operatori del settore per di gestire fondi pubblici per la formazione, sulla formazione continua o l’Analisi dei realizzare partnership e forniscono inforsia italiani che europei, nel processo di mifabbisogni occupazionali di Unioncamemazioni sulle nuove normative o sulle tenglioramento, ampliamento, aggiornamento re e, per dare un nuovo impulso all’innodenze del mercato. Non sono un’azienda o dei servizi e del loro know how, personale vazione nel settore, finanziamo borse di un gruppo di consulenti, ma il Centro Studi e professionale, favorendo l’innovazione studio destinate a ricercatori, dottorandi e Formazione e Lavoro (Cesfol), un’associadei sistemi di apprendimento. Quindi il studenti delle università private a noi aszione senza scopo di lucro, autorizzata e primo obiettivo è sociate per l’attività CESFOL È IN GRADO DI MAPPARE finanziata dal Ministero del Lavoro, nata quello di formare i di ricerca nel campo E MONITORARE TUTTE LE PRINCIPALI per cercare di migliorare il mondo della formatori. «E in pardella formazione e PIATTAFORME DI PUBBLICAZIONE formazione, da decenni trascurato in Italia. ticolar modo coloro sull’evoluzione dei DI BANDI E GARE ISTITUZIONALI E per questo non chiede un euro: tutti i serche progettano i corsistemi di apprendivizi che offre sono assolutamente gratuiti, si, i coordinatori didattici» spiega Stizzo» mento». come lo è la quota associativa. per cercare di creare dei percorsi formativi Associandosi a Cesfol è, infine, possibile di«Siamo nati solo nel 2018» racconta a Ecoche abbiano un senso, che siano funzionasporre di PerformanSe, uno strumento che, nomy Imma Stizzo, direttore del Centro «e li e servano agli addetti o alle persone. Lo attraverso questionari progettati secondo veniamo dal mondo della formazione, ma facciamo attraverso dei webinar che metle regole previste dall’American Psycholoabbiamo già raccolto più di un centinaio di tiamo in rete periodicamente e, dopo l’igical Association e validati da un comitato adesioni tra enti, istituti tecnici superiori, scrizione, si può accedere via web a tutta la scientifico esterno, è in grado di selezionauniversità, istituti paritari e agenzie per il library dei nostri contenuti. Lo scorso anno re e valutare, prima e dopo il corso di forlavoro perché forniamo i servizi che, per abbiamo parlato di formazione con Maurimazione, le competenze comportamentali esperienza diretta, sappiamo essere utili a zio Castagna, un punto di riferimento per il e motivazionali.

Consulenza a costo zero per chi vive di formazione

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La “cura del ferro” che muove il Nord Est L’Interporto Quadrante Europa di Verona conferma la sua egemonia a livello europeo, con l’equivalente di 2.400 camion tolti ogni giorno dalla rete autostradale grazie all’intermodalità di Paola Belli

L’

ultimo anno è stato molto impegnativo a causa della pandemia che ha colpito il mondo intero. L’Interporto Quadrante Europa di Verona non si è mai fermato ed ha continuato a lavorare in sicurezza per garantire l’approvvigionamento delle merci alle catene logistiche». Riconfermato a settembre alla guida del Consorzio Zai di Verona per il quinquennio 2021-2026 il presidente Matteo Gasparato tira le somme di uno degli anni più difficili della storia dell’Interporto Quadrante Europa, che «nonostante le difficoltà oggettive, ha saputo reagire con successo, con un calo del traffico ferroviario molto contenuto (-9,4%) che è stato registrato solamente a causa dei mesi di lockdown più duri, tra marzo e maggio 2020. Nell’insieme - spiega Gasparato - l’anno 2020 ha registrato un traffico merci di 14.443 treni, per un totale di 7.190 coppie treno annuali, in calo del 9% rispetto al 2019. Tuttavia, se prendiamo a confronto i due semestri annuali, il 2020 è l’unico degli ultimi anni che vede il secondo semestre recuperare traffico delle merci per ferrovia rispetto al pri-

«

mo, con un trend di crescita maggiore del 3%. È la conferma che dopo lo shock emergenziale vissuto tra marzo e giugno 2020, il sistema del Quadrante Europa – insieme al tessuto delle imprese che ne realizzano l’indotto produttivo e logistico – ha saputo reagire con forza ed invertire la tendenza negativa. A dimostrazione di ciò, il 2021 è iniziato nel migliore dei modi, con il mese di aprile che già segnava un +48% di traffico merci. È questo un segno che c’è voglia di ripartire e di tornare ai ritmi pre-pandemia il prima possibile». Coi suoi 4,5 milioni di metri quadrati in cui sono presenti 3 terminali intermodali e 300mila mq di piattaforme logistiche che occupano 4.400 addetti diretti e circa 7.000 indiretti, l’Interporto Quadrante Europa di Verona conferma la sua egemonia a livello europeo sfiorando il primo posto nelle classifiche europee: per un solo punto, MATTEO GASPARATO

l’Interporto tedesco di Brema (362 punti su 400) è il primo classificato contro i 361 punti di Quadrante Europa, con Verona che mantiene comunque la sua leadership tra tutti gli interporti italiani. La classifica, redatta ogni cinque anni, è quella stilata dalla Deutsche Gvz Gesellschaft (Dgg) di Brema. «Ritengo che tale risultato sia merito dell’ente di gestione dell’Interporto – il Consorzio Zai –, delle sue società controllate, ma soprattutto merito dell’attività svolta dalle oltre 140 aziende di logistica e di trasporto operanti nell’area del Quadrante Europa», commenta il presidente Gasparato. Negli ultimi cinque anni ben otto nuove aziende hanno sviluppato i propri stabilimenti sulle aree urbanizzate dal Consorzio Zai: Bayernland, BrPneumatici, Lufin/Japanparts, Ecms, Verona Terminal, Interfama, Logi Hi Tech e Schenker Italia, per una superficie complessiva ceduta pari a 215.931 metri quadrati, grazie anche all’ampliamento degli insediamenti industriali e logistici nelle aree della Bassona e del Quadrante Europa. «I risultati ottenuti in questi anni ci spronano comunque a lavorare sempre meglio», conclude il presidente Gasparato, «ad aumentare la qualità e la varietà dei servizi offerti dall’interporto di Verona, ad investire nello sviluppo di nuovi terminali per espandere sempre di più la capacità terminalistica del nostro interporto, e ad attuare delle politiche di sviluppo green con l’obiettivo di incentivare sempre di più il trasporto su ferrovia, decongestionando così la rete autostradale italiana e contribuendo ad abbassare i livelli di inquinamento». Dall’Interporto Quadrante Europa di Verona partono e arrivano una media di 48 treni al giorno trainati da otto diverse compagnie ferroviarie e, rapportando i 726.000 container annui ai 303 giorni lavorativi all’anno si hanno 2.400 camion che ogni giorno, grazie anche all’Interporto di Verona, vengono trasferiti dalla strada sulla ferrovia con evidenti benefici in termini ambientali.

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GESTIRE L’IMPRESA

Cyber-risk, manager cercansi per “fare la guardia” In Italia il perimetro della sicurezza informatica nelle aziende non è adeguatamente presidiato perché mancano figure manageriali evolute, come evidenzia l’Osservatorio 4Manager di Angelo Curiosi

L

a digitalizzazione dell’economia continua a manifestare una scarsa matusta trasformando profondamenrità organizzativa. Secondo l’Osservatote il mondo della produzione sorio Cybersecurity & Data Protection del prattutto in termini di automazione della Politecnico di Milano, solo nel 41% delle produzione e delle vendite. Questo prograndi organizzazioni la responsabilità cesso offre enormi opportunità, ma pone della sicurezza informatica è affidata a anche sfide del tutto inedite e altamente una figura manageriale dedicata. complesse per le imprese e la governance A proposito di competenze manageriali pubblica. Una delle minacce più complesper la sicurezza informatica, l’Osservatose da affrontare è costituita dalla crescenrio 4Manager rileva l’emersione di ruoli te diffusione di operazioni di cyberwarfamanageriali dedicati alla governance, alla re e cybercrime, che gestione del rischio AL CLASSICO RUOLO DEI TECNICI nell’ultimo biennio e alla valutazione VANNO AFFIANCATE COMPETENZE sono state fortemendella conformità di DI GOVERNANCE, COMPLIANCE te incentivate dalla procedure e sisteE RISK MANAGEMENT diffusione dell’home mi; figure, queste, working causato dal Covid-19. Il Rapporto che vanno ad affiancarsi ai tradizionali Clusit 2021 segnala che l’anno della panruoli tecnici dedicati alla prevenzione e demia ha fatto registrare il record negaalla reazione agli attacchi informatici (es. tivo di attacchi informatici. Il 55% degli ingegneri della sicurezza). In termini tenattacchi è stato perpetrato per estorcere denziali, l’evoluzione e la complessità deldenaro; il 45% con finalità di “espionage” le minacce informatiche sembrerebbero e di “information warfare”. Il 56% degli richiedere ruoli manageriali in grado di attacchi andati a buon fine hanno avuto analizzare gli incidenti, di rivedere proun impatto “alto” o “critico” sull’organizcessi e procedure, di collegare gli aspetti zazione colpita dai cyber criminali. tecnici della sicurezza informatica con Nonostante la crescente pericolosità del tutto il resto dei processi aziendali, a parfenomeno, il nostro sistema produttivo tire da quelli che coinvolgono le risorse

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umane. Inoltre, questi manager devono essere in grado di valutare l’impatto che i progetti aziendali – es. automazione, IoT, 5G, smart working, commercio elettronico, ecc. - producono sulla sicurezza informatica. Particolarmente interessante è l’attenzione posta da questi manager verso l’ambiente esterno all’azienda e in particolare verso le minacce informatiche alla supply chain che possono danneggiare la logistica, i fornitori, la sicurezza nello scambio di informazioni, ecc. Queste figure, in altri termini, superano il concetto di “difesa perimetrale”, tradizionalmente affidato alle figure tecniche di sicurezza informatica, per estendere la nozione di sicurezza anche a soggetti, procedure e processi esterni all’azienda (es. mappatura dei fornitori lungo tutta la catena di approvvigionamento, analisi dei sub-contractors, analisi dei flussi informativi con l’esterno, ecc.). Dal punto di vista delle competenze hard, questi manager devono conoscere: - Le tecnologie per la sicurezza informatica - Gli standard di sicurezza - Risk Management


- Legal, Gdpr e Compliance normativa. L’analisi delle job description mostra una particolare importanza attribuita anche alle competenze trasversali: - Abilità comunicative, soprattutto verso il mondo non IT; - Spiccata attitudine all’apprendimento. Dal punto di vista quantitativo l’Osservatorio 4Manager ha individuato poco meno di 400 manager esclusivamente dedicati alla sicurezza informatica. La maggioranza opera nel Nord Italia, con Milano in testa con circa cento unità. Roma e, ben distaccata, Napoli, sono le uniche città del Centro Sud Italia con un numero apprezzabile di manager per la sicurezza. La domanda di queste figure manageriali è molto elevata, con una crescita nell’ultimo anno che sfiora, in media, il +15%. Altrettanto elevata è la difficoltà a individuare questi manager. I settori più dinamici, in termini di domanda, sono: servizi informatici, servizi bancari e finanziari; energia; consulenza. Una scarsa dinamicità della domanda si rileva in settori particolarmente colpiti nel corso degli ultimi mesi, primo tra tutti il settore sanitario e la pubblica amministrazione.

L’Amministratore delegato di Tim e Vicepresidente di Confindustria per il digitale Luigi Gubitosi: «Cybersecurity leva strategica per la trasformazione digitale» È necessario sostenere lo sviluppo di una filiera nazionale della sicurezza informatica che aggreghi centri di ricerca, accademie, imprese e startup e che sia in grado di offrire soluzioni e servizi di cybersecurity e di favorire la formazione di competenze specializzate, incentivando imprese e Pubblica Amministrazione ad investire. La connettività diffusa, la crescente disponibilità dei servizi “online” e degli oggetLUIGI GUBITOSI ti in grado di accedere ad internet e scambiare dati tra loro, sono fattori che contribuiscono ad ampliare l’ecosistema digitale soggetto a possibili attacchi informatici. È essenziale sviluppare prodotti e soluzioni tecnologiche seguendo il principio “security by design”, prendendo atto che nessuna tecnologia connessa in rete potrà mai essere considerata “cyber-risk free”, affiancando questo processo con azioni di sensibilizzazione e formazione nei confronti di cittadini, imprese e istituzioni sul corretto utilizzo delle tecnologie digitali.

Il Presidente di Federmanager e 4.Manager Stefano Cuzzilla: «Un asset essenziale per la ripartenza del nostro sistema produttivo» La digitalizzazione è un asset strategico per la ripartenza del nostro sistema produttivo – ha dichiarato il Presidente di Federmanager e 4.Manager, Stefano Cuzzilla –. Non è un caso che il 25% delle risorse del Pnrr sia destinato alla transizione digitale. Bisogna investire nel sistema digitale per recuperare il ritardo accumulato sia a livello di competenze, molto al di sotto della media europea, sia a livello di infrastrutture tecnologiche. Servirà un cambio di passo anche sot- STEFANO CUZZILLA to il profilo della sicurezza, per prevenire i rischi informatici e i fenomeni legati allo spionaggio industriale che si sono moltiplicati con la diffusione dello smart working e con la presenza sui mercati internazionali di potenze commerciali sempre più aggressive. La sicurezza informatica è un driver strategico per l’impresa che, con il supporto del cybersecurity management, protegge i suoi dati dagli attacchi cibernetici, in un mondo iperconnesso e digitalizzato.

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GESTIRE L’IMPRESA

INNOVARE I PROCESSI PER PROIETTARE L’AZIENDA IN UN PERCORSO DI CRESCITA, GRAZIE AL SUPPORTO

LIQUIRIZIA COME STILE DI VITA: AMARELLI SFIDA IL TEMPO PUNTANDO SULL’INNOVAZIONE Dal 1731 ad oggi la Fabbrica di Rossano ha dimostrato di sapersi adattare ai tempi e al mercato investendo in tecnologie e sulle persone

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Ph Gabriele Tolisano

disponibilità di temporary manager uando ci si trova di fronte un’azienda tradizionale e business intelligence, che consentocome Amarelli, con quasi no di fare scelte vantaggiose, in grado trecento anni di storia, giunta all’undi aprire prospettive nuove per gli dicesima generazione, capace di resiimprenditori e per i lavoratori». stere ad una guerra di indipendenza, due guerre mondiali e, probabilmenIl mismatch tra scuola te, anche ad una pandemia, si capisce e mercato rallenta le imprese subito che la sua longevità è dovuta «Con Fondimpresa abbiamo recenin massima parte all’aver saputo adetemente effettuato degli interventi guarsi ai cambiamenti, modificando su e-commerce e internazionalizzaapproccio al mercato e modello di zione per migliorare la competitività FORTUNATO AMARELLI, AMMINISTRATORE DELEGATO DI AMARELLI FABBRICA DI LIQUIRIZIA business. Viviamo un momento di della nostra azienda. Vendiamo in grande trasformazione, ma gli aspetti 27 diversi Paesi, nei migliori store Ottanta, il sito web aziendale nel 1996 - a solo cruciali di questa transizione sono da ricercare del mondo: Harrods, Lafayette, Magasin du un anno dalla liberalizzazione di internet - e il nella formazione delle risorse umane. Nessuna Nord e in tutti i punti vendita Eataly. L’acquiMuseo della liquirizia nel 2001 fra i pochissimi tecnologia può essere governata se mancano le sto ed il consumo di liquirizia non è uguale in di quell’epoca. Piccoli cambi di paradigma che competenze, dobbiamo pensare ad Industry 4.0 tutto il mondo. È conosciuta ed apprezzata in ci hanno consentito di resistere nel tempo». come ad un fatto umano e non come mero pronord Europa, meno in Oriente, dove continua gresso tecnologico». Fortunato Amarelli è l’amad essere nell’immaginario collettivo un proministratore di Amarelli Fabbrica di liquirizia. Industria 4.0 e formazione: dotto della medicina tradizionale», aggiunge Insieme alla sorella Margherita guida la storica un binomio vincente Amarelli. «Le aziende che producono liquirizia impresa che rappresenta la Calabria e l’Italia nel «Serve una managerializzazione dell’azienda. sono pochissime a livello mondiale ed è difficile mondo, ma nella sua regione ricopre anche la Anche per la piccola e media impresa. Occorre trovare figure tecniche già formate da inserire carica di presidente del Digital Innovation Hub uscire dalla logica dell’impresa padronale, doin organico. D’altronde, questo problema coed è al vertice di Confindustria Cosenza. Un ostandosi di organizzazioni manageriali efficienti mincia ad essere generalizzato. Si pensi a quanservatorio privilegiato da cui poter osservare e controllate», insiste Fortunato Amarelli. «Tutto sta vivendo la Calabria: nonostante il 44% giorno dopo giorno progressi e criticità del sito è possibile grazie alle nuove tecnologie e alla di disoccupazione giovanile, le industrie fanno stema industriale, «che necessita di un cambio una grande fatica a trovare personale speciadi paradigma, di mentalità». lizzato», sottolinea. Perché e cosa bisognereb«L’innovazione costante - prosegue - è un granbe fare? «Servirebbe creare azioni sinergiche de driver di crescita quando si fa impresa. Se con la scuola e con gli enti di formazione, inguardo alla storia nostra azienda, mi sembra dirizzando i programmi di studio verso il vero di riconoscere un approccio simile in tutte le fabbisogno delle aziende. C’è un mismatch che generazioni. Nel 1907 il mio bisnonno dota l’arallenta tutta la filiera. Molto lavoro si può fare zienda di una caldaia a vapore (un upgrade di attivando Confindustria e Fondimpresa. Stiamo salubrità e sicurezza per gli addetti alla lavoraimmaginando azioni mirate che avvicinino la zione), poi l’utilizzo del pc in fabbrica negli anni formazione alla richiesta del mercato».

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DI FONDIMPRESA, IL FONDO INTERPROFESSIONALE PER LA FORMAZIONE CONTINUA di Giuseppe Delle Cave

GREEN E SOLIDALE, IL BRAND FILA INNOVA CON INIZIATIVE SOSTENIBILI E NEL WELFARE Leader nel mercato dello studio, produzione e commercializzazione di sistemi per la protezione e la manutenzione di tutte le superfici, l’industria chimica è tra le 100 eccellenze italiane attente all’ambiente

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urante la pandemia abbiamo svolto molte ore di formazione con webinar diretti a rivendite - posatori e professionisti -, ai produttori di ceramica e lapidei su un tema fondamentale come l’igienizzazione e la corretta manutenzione delle superfici. Questo genere di formazione gestita attraverso la nostra Academy ha avuto una risonanza incredibile: 1500 persone formate nei primi 2 mesi e 80.000 visualizzazioni sul canale Youtube. A tutti i partecipanti abbiamo spiegato che è fondamentale pulire prima di igienizzare, l’alcol se usato disinfetta ma è insufficiente per rimuovere il biofilm, che viene eliminato solo con il corretto detergente. È un po’ come la differenza fra lavarsi le mani con il sapone o usare solo il gel igienizzante, meglio sempre la prima opzione». Usa questa metafora Francesco Pettenon, Ceo di Fila Industria Chimica Spa, per spiegare l’importanza della pulizia. Insieme alla sorella Alessandra, oggi amministra l’impresa fondata nel 1943 dai gemelli Guido e Pietro Pettenon con la produzione di lucido per calzature, cere e detergenti di alta qualità. Negli anni ’70 l’azien-

processo di abbattimento dell’impatto ambientale dei prodotti, nonostante il mercato non lo richiedesse», aggiunge Francesco Pettenon. «L’abbiamo fatto – spiega – perché avevamo già intercettato questo trend e subito ci siamo mossi per realizzare soluzioni in base acqua. Oggi la nostra ricerca e sviluppo è completamente focalizzata su prodotti con performance elevate ma un impatto ambientale minimo».

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FRANCESCO PETTENON A.D. FILA

da ha cambiato il proprio business grazie alla lungimiranza di Beniamino Pettenon, attuale Presidente. Oggi quell’impresa è un’industria di livello internazionale, con sedi in Germania, Spagna, Usa, Francia, Gran Bretagna e a Dubai. Con i suoi 110 addetti, di cui 77 in Italia, Fila oggi è leader nel mercato dello studio, produzione e commercializzazione di sistemi per la protezione e la manutenzione di tutte le superfici (dal marmo al legno). Grazie inoltre al team di assistenza tecnica, l’azienda offre un servizio post vendita - telefonico, online e in cantiere - in tutto il mondo. La leva della formazione per fare meglio nel new normal «La formazione per noi è sempre stata fondamentale. Negli anni ’80 abbiamo istituito la scuola per formare i clienti e gli applicatori sui prodotti. Abbiamo però sempre avuto a cuore la formazione dei collaboratori. Molti di questi percorsi sono stati realizzati con Fondimpresa». Ma Fila ha anche un’anima green molto pronunciata. «Vent’anni fa abbiamo iniziato un

Lo sguardo dritto alla sostenibilità «Il rispetto ambientale è un impegno che coinvolge tutti i settori dell’impresa: sviluppo prodotti Voc Free (Componenti Organici Volatili), imballi riciclabile, pannelli fotovoltaici, utilizzo di energia rinnovabile», spiega il Ceo di Fila. «Nel 2014 – aggiunge – abbiamo ricevuto la certificazione ambientale Iso 14001, un ulteriore tassello che testimonia il nostro impegno concreto». Lo scorso settembre, inoltre, Pettenon e i suoi collaboratori si sono uniti all’associazione PlasticFree Onlus e muniti di pinze, sacchi e guanti hanno ripulito un’intera area nella zona commerciale di Cittadella. Infine, una settimana fa l’azienda è stata inserita nella classifica, redatta da Credit Suisse e Kon Group, delle 100 aziende italiane più sostenibili (rating Esg) ed è stata premiata al Sustainability Award 2021. L’impegno nel welfare Fila è al fianco dell’associazione Amami, che a San Martino di Lupari assiste le persone disabili. Inoltre, aiuta Suor Guerrina in progetti missionari in Congo. Ma non mancano iniziative come lo screening gratuito per prevenire il cancro alla mammella per tutte le donne di Fila, che rappresentano il 50% della popolazione aziendale.

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SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY >

COPIANDO DALLE STELLE CREDIT: T. HENDERSON, CFS/MIT-PSFC, 2020

È una fonte virtualmente inesauribile, senza emissioni di gas serra, che non produce scorie: la fusione a confinamento magnetico sta per diventare realtà. Grazie, anche, all’impegno di Eni

di Riccardo Venturi

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e si chiama «transizione energetisti pensare che un grammo di combustibile ca», c’è un motivo. Non si fa da un per la fusione contiene l’energia equivalente momento all’altro, ma gradualmena quella di oltre 60 barili di petrolio, senza te, sfruttando tutte le fonti a disposizione e che questo comporti il rilascio di gas serra. calibrando il mix man mano che l’innovaLa fusione a confinamento magnetico, teczione tecnologica procede. E l’approccio di nologia mai sperimentata e applicata a livelEni, il primo gruppo lo industriale finora, UN GRAMMO DI COMBUSTIBILE industriale italiano, rappresenta dunque PER LA FUSIONE CONTIENE L’ENERGIA è olistico a tal punto una svolta nel percorEQUIVALENTE A QUELLA DI OLTRE da includere anche so di decarbonizzaSESSANTA BARILI DI PETROLIO la fusione a confinazione. La strada verso mento magnetico, una fonte di energia sicuquesta tecnologia rivoluzionaria è lunga, ma ra, sostenibile e inesauribile che riprodurrà percorrerla significa puntare verso un futui principi alla base della generazione dell’ero sostenibile. Quello di Eni è un impegno nergia nelle stelle, compreso il nostro Sole. concreto che sta dando i suoi primi frutti: L’energia prodotta dal processo di fusione è Cfs (Commonwealth fusion systems), sovirtualmente infinita, sicura e a zero emiscietà spin-out del Massachusetts Institute of sioni di gas climalteranti e di inquinanti. BaTechnology di cui la stessa Eni è il maggiore

48 FOTOVOLTAICO LA SINDROME NIMBY FA OMBRA ALLA TRANSIZIONE

52 GRUPPO SUEZ IL MIRACOLO DEI REGI LAGNI DOPO SECOLI DI INCURIA

60 HERA LA SOSTENIBILITÀ SI FA IN PARTNERSHIP

62 WHIRLPOOL QUEL NET ZERO COMINCIATO NEI LONTANI ANNI SESSANTA

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> ENERGY TRANSITION

azionista, ha appena condotto con successo il primo test al mondo del magnete con tecnologia superconduttiva Hts (High temperature superconductors) che assicurerà il confinamento del plasma nel processo di fusione magnetica. La tecnologia oggetto del test è di particolare rilevanza nel quadro della ricerca sulla fusione a confinamento magnetico poiché rappresenta un passo importante per creare le condizioni di fusione controllata, il che rende possibile il suo impiego in futuri impianti dimostrativi. Studiare, progettare e realizzare macchine in grado di gestire reazioni fisiche simili a quelle che avvengono nel cuore delle stelle è il traguardo tecnologico a cui tendono le più grandi eccellenze mondiali nella ricerca in ambito energetico. «Lo sviluppo di tecnologie innovative è uno dei pilastri su cui poggia la strategia di Eni volta al completo abbattimento delle emissioni di processi industriali e prodotti, nonché la chiave per una transizione energetica equa e di successo» commenta l’amministratore delegato di Eni, Claudio Descalzi. «Per Eni, la fusione a confinamento magnetico occupa un ruolo centrale nella ricerca tecnologica finalizzata al percorso di decarbonizzazione, in quanto potrà consentire all’umanità di disporre di grandi quantità di energia prodotta in modo sicuro, pulito e virtualmente inesauribile e senza alcuna emissione di gas serra, cambiando per sempre il paradigma della generazione di energia e contribuendo a una svolta epocale nella direzione del progresso umano e della qualità della vita. Il risultato straordinario ottenuto durante il test dimostra ancora una volta l’importanza strategica delle nostre partnership di ricerca nel settore energetico e consolida il nostro contributo allo sviluppo di tecnologie game changer».

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LE TECNOLOGIE INNOVATIVE SONO UN PILASTRO DELLA STRATEGIA DI ENI

CLAUDIO DESCALZI

Eni è impegnata da tempo in questo ambito di ricerca e nel 2018 ha acquisito una quota del capitale di Cfs per sviluppare il primo impianto che produrrà energia grazie alla fusione. Contestualmente, l’azienda ha sottoscritto un accordo con il Plasma

science and fusion center del Massachusetts institute of technology (Mit), per svolgere congiuntamente programmi di ricerca sulla fisica del plasma, sulle tecnologie dei reattori a fusione, e sulle tecnologie degli elettromagneti di nuova generazione. Il test

UNA SFIDA CHE APRE LO SGUARDO A UNO SCENARIO INEDITO

Lo sviluppo della fusione a confinamento magnetico è una sfida di livello mondiale che coinvolge molte eccellenze internazionali in ambito scientifico-tecnologico e industriale, dove ognuno sta mettendo la sua esperienza e le sue competenze al servizio di una tecnologia rivoluzionaria. Per quanto riguarda Eni, oltre a collaborare con importanti enti di ricerca, l’azienda ha messo a disposizione dei ricercatori il supercalcolatore Hpc5 che, con la sua grande potenza di calcolo, permette di utilizzare modelli matematici molto complessi per descrivere la fisica del plasma e simularne

I REATTORI A FUSIONE SODDISFERANNO LE ESIGENZE DEI GRANDI INSEDIAMENTI URBANI

il comportamento. Quando la fusione sarà diventata tecnologicamente matura da poter essere utilizzata a livello industriale si aprirà uno scenario inedito in cui, finalmente, potrà essere garantita una fornitura estesa di energia pulita, sicura e sostenibile. Centrali elettriche alimentate da reattori a fusione

potranno soddisfare la crescente richiesta di energia di grandi insediamenti produttivi e urbani, mantenendo una elevata sostenibilità. Impianti di dimensioni più piccole, integrati con le fonti rinnovabili, potranno al tempo stesso facilitare l’alimentazione energetica di piccole comunità e realtà offgrid.


ha riguardato proprio l’utilizzo di tali eletmodo sarà possibile generare un campo matromagneti per gestire e confinare il plasma, gnetico di intensità e stabilità necessarie a ovvero la miscela di contenere un plasma SULLA BASE DEI RISULTATI DEL TEST deuterio e trizio pordi isotopi di idrogeENTRO IL 2025 VERRÀ REALIZZATO tata a temperature no a temperature IL PRIMO IMPIANTO SPERIMENTALE altissime da fasci di dell’ordine di 100 miA PRODUZIONE NETTA DI ENERGIA onde elettromagnelioni di gradi, conditiche, e ha dimostrato la possibilità di assizioni necessarie per ottenere la fusione dei curare l’innesco e il controllo del processo nuclei atomici con il conseguente rilascio di di fusione, dimostrando l’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali. La tecnologia COME AVVIENE NEL SOLE oggetto del test potrebbe contribuire significativamente alla realizzazione di impianti Nel processo di fissione nucleare i legami tra le particelle dei nuclei del molto più compatti, semplici ed efficienti. combustibile, solitamente costituito Ciò contribuirà a una forte riduzione dei da isotopi dell’uranio (o da plutonio, costi di impianto, dell’energia di innesco nel caso dei reattori cosiddetti e mantenimento del processo di fusione e autofertilizzanti) vengono spezzati della complessità generale dei sistemi, avdai neutroni emessi nel decadimento nucleare spontaneo e regolati per vicinando in tal modo la data nella quale innescare una reazione a catena sarà possibile costruire un impianto dimocontrollata al fine di rilasciare energia, strativo che produca più energia di quella successivamente utilizzata per la necessaria ad innescare il processo di fusiogenerazione di vapore e la produzione ne stesso (impianto a produzione netta di di elettricità tramite turbine ed alternatori. Durante la fusione avviene energia) e consentendo, successivamente, il procedimento opposto: una volta la realizzazione di centrali che possano più create le condizioni opportune nuclei di facilmente essere distribuite sul territorio elementi leggeri (come trizio e deuterio, e connesse alla rete elettrica senza dover isotopi dell’idrogeno) raggiungono realizzare infrastrutture di generazione e uno stato della materia - il plasma nel quale possono superare le forze trasporto dedicate. repulsive e fondersi in un nucleo di Sulla base dei risultati del test, Cfs conferelio, rilasciando più energia per unità ma la propria roadmap, che prevede la codi massa rispetto alla fissione. Questo struzione entro il 2025 del primo impianto è lo stesso processo alla base della sperimentale a produzione netta di energia generazione di energia nel Sole e nelle stelle. Tutto ciò potrà avvenire in virtù denominato Sparc e successivamente quella di tecnologie che garantiscono un del primo impianto dimostrativo, Arc, il priprocesso intrinsecamente sicuro, in mo capace di immettere energia da fusione grado di estinguersi spontaneamente nella rete elettrica che, secondo la tabella di nel momento in cui vengono rimosse marcia, sarà disponibile nel prossimo dele condizioni che lo sostengono, tra le quali la presenza degli intensi campi cennio. Sparc sarà realizzato assemblando magnetici per il confinamento del in configurazione toroidale (una ciambella plasma all’interno dell’impianto. detta tokamak) un totale di 18 magneti dello stesso tipo di quello oggetto del test. In tal

un’elevatissima quantità di energia. Più nel dettaglio, nel corso del test il magnete toroidale, dal peso di circa 10 tonnellate, raffreddato con elio liquido a una temperatura di circa – 253.15°C (20 gradi sopra allo zero assoluto) è stato energizzato con una corrente elettrica di intensità crescente, fino a 40.000 Ampere, per periodi di tempo prefissati e in diverse condizioni di funzionamento, sviluppando un campo magnetico di elevatissima intensità, fino a 20 tesla. Tali campi magnetici non si sarebbero ottenuti con l’utilizzo di materiali tradizionali come il rame o superconduttori Lts (Low temperature superconductors) che si sarebbero danneggiati per il calore generato. Il risultato è stato raggiunto grazie alle proprietà dei superconduttori Hts (Rebco – Rare earth barium copper oxide) che compongono la parte attiva del magnete, che sono in grado di raggiungere performance molto più elevate in termini di campo magnetico associato. Il test ha dimostrato la possibilità di mantenere il magnete nel regime di superconduzione con un’elevata stabilità di tutti i parametri fondamentali per il suo impiego in un futuro impianto dimostrativo. Il test ha, inoltre, generato una ingente mole di dati che saranno oggetto di analisi approfondite nel corso dei prossimi mesi. La tecnologia Hts si basa sulle scoperte che hanno portato Johannes Georg Bednorz e Karl Alexander Müller al Premio Nobel per la fisica nel 1987, ma solo recentemente la disponibilità commerciale di nastri Hts ha portato al loro utilizzo nei supermagneti. La fusione a confinamento magnetico promette una vera e propria rivoluzione in campo energetico perché, una volta sviluppata a livello industriale, permetterebbe di avere a disposizione una fonte di energia pulita, sicura e praticamente inesauribile. In

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> ENERGY TRANSITION

CREDIT: GRETCHEN ERTL, CFS/MIT-PSFC, 2021

un’ottica di innovazione profonda, che possa condurre nel medio termine a disporre di una forma di energia sicura, pulita, a zero emissioni di CO2 e a bassissimo consumo di combustibile, perciò perfettamente coerente con gli obiettivi di trasformazione del mix energetico e di sostenibilità che caratterizzano la transizione energetica, Eni ha avviato da tempo un programma che prevede impegni su più fronti: - partecipazione in Cfs (Eni è azionista di Cfs dal 2018); - collaborazione ad un programma scientifico direttamente con il Mit, denominato Lift di una macchina tokamak di notevole ri(Laboratory for innovation in fusion televanza dedicata alla sperimentazione chnology) volto ad accelerare l’individuadi componenti che zione di soluzioni in termini di materiali, NELLA DIREZIONE DELLA TRANSIZIONE dovranno gestire le ENERGETICA ENI HA DA TEMPO grandi quantità di tecnologie superconAVVIATO UN PROGRAMMA calore che si svilupduttive, fisica e conCHE PREVEDE IMPEGNI SU PIÙ FRONTI pano all’interno deltrollo del plasma; la camera di fusione. - partecipazione al progetto Dtt (Divertor Il know-how industriale e le competenze di tokamak test facility) lanciato dall’Enea, gestione e sviluppo di grandi progetti, che per l’ingegnerizazione e la costruzione

CREDIT: GRETCHEN ERTL, CFS/MIT-PSFC, 2021

Il magnete chiuso prima dell’inserimento nel criostato

caratterizzano i processi di innovazione in Eni, combinate con l’eccellenza della ricerca scientifica di Enea, saranno la chiave di successo per la realizzazione di questa importantissima iniziativa e dell’associata infrastruttura, basata primariamente su competenze e tecnologie italiane. Il progetto, in fase di realizzazione da Enea ed Eni presso il Centro di Ricerche di Frascati, pone ancora una volta l’Italia all’avanguardia internazionale nel campo della ricerca per ottenere energia pulita, sostenibile e sicura; collaborazioni con altre eccellenze italiane, che fanno parte da lunga data del network Eni, quali il Cnr ed i principali atenei coinvolti in questo campo, che si realizzano anche nella creazione del Centro di ricerca congiunto Eni-Cnr a Gela che ha come obiettivo principale quello di sviluppare competenze locali attraverso la promozione di dottorati di ricerca e l’attivazione di grant per la modellazione dei fenomeni fisici e degli elementi di progettazione ingegneristica nel campo dei reattori a fusione. La fase della sistemazione delle connessioni tra il criostato e le strumentazioni. Accanto al magnete, la bombola di elio per il raffreddamento

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a 2 a. eu

UNA VITA PIÙ AZZURRA È POSSIBILE

Quando non consumiamo le risorse, ma le custodiamo.

Noi di A2A ci prendiamo cura della vita, ogni giorno. E lo facciamo recuperando, rigenerando e valorizzando le risorse: per un ambiente più sano e vivibile dove nulla si spreca e tutto si trasforma in nuova materia o energia e calore da redistribuire nel territorio. È questo il nostro impegno per rendere possibile una vita più azzurra.


> ENERGY TRANSITION

La sindrome Nimby fa ombra al fotovoltaico Il Gruppo Impianti Solari denuncia l’accanimento delle soprintendenze contro la realizzazione di nuovi impianti fotovoltaici. Ma andando avanti di questo passo gli obiettivi del Pniec non verranno mai raggiunti di Marina Marinetti

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i primi posti dal punti di vista dell’inRaffaello Giacchetti, il presidente del Gis – novazione tecnologica, ultima della Gruppo Impianti Solari, una trentina di azienlista in quanto ad accessibilità del da con impianti per 2 GW e due miliardi di euro mercato energetico, a causa di norme ambidi investimenti solo nella provincia di Viterbo, gue, conflitti e barriere all’ingresso. L’Energy «ma abbiamo anche associati che sviluppano Transition Readiness Index 2021, che anaimpianti in Sicilia e in Sardegna», sottolinea. lizza i mercati energetici di 12 Paesi europei Giacchetti ce l’ha con il Ministero della Cultura e ne valuta il livello di preparazione rispetto e le sue emanazioni: le soprintendenze locali: all’adozione di energie rinnovabili, ponendoli «Gli sviluppatori di impianti fotovoltaici sono a confronto con gli obiettivi di riduzione delle presi di mira dalle soprintendenze», sostiene, emissioni fissati dalla Commissione Europea «specie qui nel Lazio, ormai l’opposizione a per il 2030 non laqualsiasi impianto è IL PNIEC PREVEDE CHE ENTRO IL 2030 scia adito a dubbi: se palese». Il presidente IL FOTOVOLTAICO IN ITALIA CONTI andiamo avanti così, del Gis cita l’esempio SU 52 GW DI POTENZA INSTALLATA l’obiettivo del 55% di dell’impianto da 78 MA OGGI SIAMO FERMI A 22 GW energia da fonti rinnoMW a Ferento, nel vabili da raggiungere entro il 2030 ce lo posViterbese, già autorizzato dalla conferenza siamo anche scordare. E i 57 miliardi di euro dei servizi: «Il sovrintendente ai beni cultudella missione Rivoluzione verde e transiziorali però ha dichiarato agli organi di stampa ne ecologica del Pnrr si infrangeranno contro che, non potendo fare opposizione, tenterà di una barriera ideologica: quella che si rifiuta di usare l’art. 150 del Codice dei Beni Culturali trovare un equilibrio tra tutela del paesaggio e per bloccare il progetto. La decisione è delle sviluppo economico e sociale. Altro che transisoprintendenze, ma formalmente il ricorso al zione. Tar è proposto dal Ministero della Cultura. Nel «Cingolani e Draghi che vanno in tv e dichiacaso citato, l’appello al Consiglio di Stato è starano non stiamo rispettando gli impegni presi to proposto dalla Presidenza del Consiglio dei con Pniec e poi puntualmente chi dovrebbe Ministri e al Ministro della Cultura. La situadare il via libera alla realizzazione degli imzione è tragica un po’ ovunque: non vengono pianti mette i bastoni fra le ruote», esordisce rispettate le tempistiche, si è abbandonati alla

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RAFFAELLO GIACCHETTI

fortuna del giorno e alla persona che si trova, è impossibile avere un quadro chiaro dell’investimento, quando farlo, come, con chi farlo», prosegue il presidente del Gis. «Abbiamo associati con impianti autorizzati nel 2019 e ancora oggi non sanno che fine faranno, grazie all’ostruzionismo a tutti i livelli: le soprintendenze ricorrono al Tar, poi quando perdono ricorrono al Consiglio di Stato, che puntualmente dà ragione agli sviluppatori. Ma nel frattempo passano gli anni». Gli ultimi casi riguardano il progetto a Tuscania per 150MW e quello da 90 MW a Montalto di Castro: il 22 luglio la sovrintendenza ha fatto ricorso al Consiglio di Stato contro le sentenze del Tar che le davano torto. «Le udienze sono fissate per il 13 gennaio. Poi in Sicilia un nostro associato è stato oggetto di ricorso dai Comuni di Sicuracusa e Canicattì a luglio e a settembre ha ricevuto l’opposizione ad adiuvandum da parte di Coldiretti e Italia Nostra...». Certo che di questo passo sarà dura raggiungere gli obiettivi del Pniec: nel 2030 il fotovoltaico secondo il piano dovrebbe pesare per 52 GW, passando per l’obiettivo intermedio, fra appena quattro anni, di 28,5 GW. È fantascienza: siamo a 22 GW e da fine 2019 ne abbiamo installati per appena 1,3 GW. Eppure, basterebbe utilizzare l’1% della superficie agricola


GLI IMPIANTI SOLARI SEMBRANO ESSERE DIVENTATI IL NEMICO PUBBLICO NUMERO UNO totale non utilizzata, che è di 4,5 milioni di ettari, per raddoppiare la potenza installata (e le linee guida nazionali stabiliscono che tutte le aree agricole siano idonee, tranne quelle che le Regioni indicano come non idonee). O realizzare gli impianti sulle aree dismesse (cave, miniere, discariche...), che occupano qualcosa come 4mila chilometri quadrati, con un potenziale di circa 30GW. E invece le Regioni non indicano le aree idonee, come la normativa nazionale richiede. Poi, ogni volta chi si individua un’area, scatta la sindrome Nimby: not in my back yard, non nel mio cortile. «La normativa è troppo frammentata», spiega ancora Giac-

L’IMPIANTO DI UN ASSOCIATO GIS IN SARDEGNA

L’IMPIANTO DI MONTALTO DI CASTRO

chetti: «ogni Regione entra a gamba tesa con le proprie leggi, che nella maggior parte vengono poi dichiarate incostituzionali. Ormai il fotovoltaico è diventato il nemico pubblico numero uno. Se ci fosse stata la sovrintendenza duemila anni fa, il colosseo non sarebbe stato costruito perché rovinerebbe il paesaggio». «Siamo addirittura più indietro rispetto al 2010, quando vennero emanate le linee guida ministeriali», interviene il portavoce dell’associazione, l’avvocato Giovanni Sicari. «Allora le rinnovabili non erano ancora un tema da stadio sul quale confrontarci in modo ideologico. Dato che ci sono già nelle linee guida le condizioni per valutare l’impatto ambientale e paesaggistico di un impianto, le soprintendenze dovrebbero attenersi a quelle. Se non lo fanno stanno abusando del diritto», insiste il giurista. «A maggio, con decreto legge 77/2021 convertito con legge il 31 luglio, il governo ha chiaramente stabilito che le soprintendenze non possono impugnare le autorizza-

zioni basate su queste linee guida se sui terreni non ci sono vincoli paesaggistici o archeologici». Sicari ricorda la conferenza di servizi della Regione Lazio che l’8 settembre ha autorizzato l’impianto di Pian di Giorgio, in provincia di Viterbo: «Si tratta del procedimento 98/ 2019. Il Ministero della Cultura, rappresentato dalla Sovrintendenza dell’Etruria Meridionale, sapendo di non poter fare opposizione all’impianto ha verbalizzato che “farà qualche cosa”: c’è uno scontro ideologico, invece di usare strumenti di legge per farci guidare, ne abusiamo. Nel primo atto a disposizione la Sovrintendenza dell’Etruria Meridionale dichiara che si riserva di bloccare l’impianto attuale facendo applicazione dell’art.150 del codice dei beni culturali, cioè il decreto legislativo 42 del 2004... Si tratta di due leggi nazionali di pari rango, ma il Codice dell’Ambiente e le linee guida sono successive al Codice dei Beni Culturali e quindi in generale prevalgono». Tenere fermi gli impianti per i ricorsi significa farli morire: «Tutte le azioni messe in campo dalle soprintendenze sono finite con sentenze che danno ragione agli sviluppatori», conclude il portavoce del Gis. «Ma anche se il giudice condanna le soprintendenze a rifondere 10mila euro di spese legali, il progetto è comunque morto. E loro hanno vinto».

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> ENERGY TRANSITION sioni dirette “Scope 1” e indirette “Scope 2”) al 2040, è avanti di due passi: è stata la prima azienda di infrastrutture gas in Europa a sperimentare l’immissione di idrogeno nella propria rete (prima al 5 e poi al 10%) miscelato al gas naturale, servendo delle utenze industriali, oltre a testare le turbine delle centrali di compressione, quelle che “spingono” il gas in rete (ed entro fine anno nella centrale di Istrana verrà installata la prima turbina “ibrida”).

LA FIRMA DELL’ACCORDO TRA SNAM E IRENA ALLA PRESENZA DEL MINISTRO CINGOLANI

L’idrogeno verde andrà a tutto gas In vista della neutralità carbonica, Snam sta già convertendo la rete e sviluppando i propri asset grazie anche a una serie di partnership strategiche. Ecco come sta cambiando l’infrastruttura italiana di Franco Oppedisano

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a un elevato potenziale di impiego nei settori difficili da decarbonizzare (come le industrie ad alta temperatura, il chimico, l’aviazione e la navigazione), ma è anche un vettore energetico che consente anche di trasportare le energie rinnovabili su lunghe distanze evitando congestioni della rete elettrica e di stoccare grandi volumi di energia per periodi di tempo più lunghi rispetto altri sistemi accumulo. Ecco perché l’idrogeno verde è destinato a ricoprire un ruolo di primo piano nella transizione energetica. Ma per raggiungere l’obiettivo del 2% del mix energetico al 2030 (che è dietro l’angolo) e del 20% al 2050, non c’è tempo da perdere. L’Italia, però, è un passo avanti: «La rete di trasporto esiste già», sottolinea l’amministratore delegato di Snam Marco Alverà.

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L’azienda di San Donato Milanese dispone in Italia di una rete di oltre 32mila chilometri, associata a 13 centrali di compressione e 9 siti di stoccaggio. «Convertendo l’attuale infrastruttura del gas all’idrogeno si possono METÀ DEI 7,4 MILIARDI DI EURO DEL PIANO INDUSTRIALE 2020-2024 DI SNAM SONO DEDICATI ALLA TRANSIZIONE VERSO IL TRASPORTO DI IDROGENO

abbassare notevolmente i costi di trasporto» prosegue Alverà. Riconvertire la rete costa tra il 10 e il 25% di quel che si spenderebbe a realizzarla ex novo, (secondo lo studio Guidehouse “European Hydrogen Backbone” del luglio 2020): ecco perché l’Europa è un passo avanti. E Snam, che da tempo ha annunciato di voler raggiungere la neutralità carbonica (emis-

Un piano ambizioso D’altra parte, metà dei circa 7,4 miliardi di euro del piano industriale di Snam 20202024 sono proprio dedicati alla sostituzione e sviluppo degli asset secondo standard compatibili anche con l’idrogeno e già oggi la quasi totalità dell’infrastruttura Snam risulta realizzata con acciai in grado di trasportare fino al 100% di idrogeno (in linea con lo standard internazionale Asme B31.12) e circa il 70% senza neppure la necessità di ridurre la pressione massima di esercizio, tanto che è in corso il processo di certificazione della rete realizzato da Rina. E la nuova normativa interna sull’approvvigionamento di Snam stabilisce che tutti i materiali dei nuovi tratti di rete siano in grado, senza aggravi di costo, di trasportare non solo gas naturale e biometano ma anche percentuali crescenti di idrogeno fino al 100%: Corinth Pipeworks (gruppo Cenergy Holdings) fornirà a Snam 440 km di tubazioni in acciaio, tra le prime certificate per il trasporto di idrogeno fino al 100% in una rete gas a livello europeo, e a Valvitalia è stato assegnato un contratto per la fornitura delle prime valvole “hydrogen-ready” in Europa. Insieme si fa strada Poi ci sono le partnership. Come quelle con FS Italiane, Ferrovie Nord, Alstom, Eni, A2A ed Hera. In Italia quasi il 30% della rete ferroviaria, più di 4.000 km, è ancora alimentata a gasolio e Snam prevede di investire circa 150 milioni di euro nel piano al 2024. O


quelle con Riva e il Gruppo Giva per la sostituzione del metano nell’acciaieria di Dalmine. E ancora: la sperimentazione dell’idrogeno nei forni fusori delle vetrerie (insieme a Bormioli Luigi, Bormioli Rocco, Rina e altri player), il memorandum d’intesa siglato con Msc e Fincantieri per studiare la prima nave da crociera al mondo alimentata a idrogeno, l’acquisizione del 33% di De Nora (storica azienda italiana leader globale nelle tecnologie per lo sviluppo sostenibile, in particolare nei componenti per gli elettrolizzatori alcalini), la partnership tecnologica (con l’acquisto di una piccola quota, di poco superiore al 2%) con Itm Power, società britannica che produce elettrolizzatori a membrana...

decarbonizzare un’industria ad alta intensità energetica come quella della ceramica, un settore nel quale il nostro Paese dispone di aziende di eccellenza a livello internazionale come Iris Ceramica Group. Questa collaborazione, che si aggiunge alle iniziative che stiamo portando avanti in altri settori come l’acciaio, il vetro e i trasporti ferroviari, rappresenta un primo passo verso la produzione in futuro di ceramica a zero emissioni di CO2. Attraverso le nostre infrastrutture e le nostre tecnologie vogliamo contribuire ad

globale. L’accordo firmato alla presenza del ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani, da Alverà e Francesco La Camera, direttore generale di Irena, durante la conferenza “The H2 Road to Net Zero” organizzata a Milano da Bloomberg, prevede che le parti collaborino per studiare ed eventualmente implementare, insieme ad altri partner, progetti pilota finalizzati alla produzione di idrogeno da rinnovabili, al suo trasporto e alla sua distribuzione, con l’obiettivo di sviluppare business case replicabili. «Questo accordo con Irena – ha commentato ancora Alverà SNAM COLLABORA CON L’INTERNATIONAL – costituisce una tappa importante del perRENEWABLE ENERGY AGENCY corso che porterà l’idrogeno e il biometano PER SVILUPPARE BUSINESS CASE a diventare parte integrante della soluzione REPLICABILI A LIVELLO GLOBALE per la transizione ecologica e la lotta ai camApripista per vocazione abilitare una filiera nazionale dell’idrogeno biamenti climatici. Lo sviluppo dell’idrogeno Ed è recentissimo l’annuncio dell’accordo per favorire il raggiungimento degli obiettisi sta verificando più velocemente del previtra Snam e Iris Ceramica Group per svilupvi climatici nazionali ed europei e al tempo sto, con una rapida discesa dei costi, l’avvio pare la prima industria ceramica al mondo stesso garantire la competitività della nostra di progetti pilota nei principali settori di apalimentata ad idrogeno verde, bissando di industria». plicazione e l’adozione di piani nazionali e fatto il sodalizio che negli anni ‘80 portò a internazionali a supporto. Snam contribuirà Sassuolo la rete di gas naturale di cui beneUn passo avanti nella transizione a questo accordo facendo leva sulla sua espeficiò tutto il comparto manifatturiero, conMa la partnership più recente, quella anrienza e le sue competenze nel trasporto di sentendo lo sviluppo industriale collettivo nunciata a fine settembre con l’International energia grazie a oltre 40mila km di rete e sul di quello che sarebbe diventato uno dei più Renewable Energy Agency (Irena), l’orgasuo ruolo di fondatore della Green Hydrogen importanti distretti industriali al mondo. Il nizzazione intergovernativa che sostiene Catapult, l’iniziativa che punta ad aumentare nuovo stabilimento di Iris Ceramica Group la transizione sostenibile e rinnovabile dei di 50 volte la scala dei progetti nell’idrogeno sorgerà a Castellarano, in provincia di RegPaesi, è forse quella con l’obiettivo più amverde nei prossimi cinque anni». gio Emilia, nel comparto produttivo azienbizioso: sviluppare l’idrogeno verde a supSnam e Irena incoraggeranno partnership dale di Via Radici Nord e sarà dotato entro porto della transizione energetica a livello pubblico-private per incrementare la doil prossimo anno di tecnologie manda di idrogeno su scala innative che consentiranno di readustriale, promuovendo anche lizzare superfici ceramiche nate iniziative di ricerca e sviluppo da un blend di idrogeno verde, con la finalità di abbattere i prodotto grazie all’energia socosti e supportare lo sviluppo lare, e di gas naturale. Sul tetto tecnologico. La partnership dello stabilimento verrà infatti potrà fare leva sulla competeninstallato un impianto fotovoltaiza di Snam come gestore di inco (con una potenza di 2,5 MW) frastrutture di rete, rafforzata che sarà abbinato a un elettrodalla partecipazione azionaria lizzatore e a un sistema di stocin due aziende leader nell’icaggio dell’idrogeno rinnovabile drogeno e nella produzione di prodotto in loco. «L’idrogeno elettrolizzatori come l’italiana verde – ha dichiarato Alverà – è De Nora e la britannica Itm TECNICI SNAM AL LAVORO SULLA SPERIMENTAZIONE DI IMMISSIONE DI IDROGENO IN RETE il vettore energetico ideale per Power.

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> ENVIRONMENT

Il miracolo dei Regi Lagni dopo secoli di incuria Il Gruppo Suez è riuscito a risanare la rete di rogge e sversatoi che accomuna Napoli, Avellino e Benevento. E ora punta a migliorare anche la qualità dell’aria... di Sergio Luciano subiti nei secoli. Chiaro, adesso? Dopo quattrocento anni, una rete maleodorante di rogge e sversagioiello del Sud Italia e della storia di Napotoi – da quarant’anni sotto i riflettori della li, che è stata tanto importante nella storia cronaca, bianca e spesso nera - è stata ricondell’Italia», dice sorridendo Aurelia Carrere, dotta alla sua funzione naturale, incanalare amministratore delegato del Gruppo Suez l’acqua e accompagnarla verso il mare senza in Italia, ed è un omaggio gentile che vuol riversarvi sostanze inquinanti e liquami. Le rendere a una città difficile. Perché se a Castazioni di depurazione di Cuma e Napoli podimonte, miracolosamente, le istituzioni Nord (due delle cinque: mancano Marciacampane hanno fatto un buon lavoro, quel nise, Acera e Foce) sono state ristrutturate che ha fatto il Gruppo per garantire il tratLA RETE DEI REGI LAGNI È STATA Suez nei Regi Lagni, a tamento delle acque REALIZZATA TRA IL 1610 E IL 1616 venti chilometri dalla reflue a 2 milioni di DALL’ARCHITETTO DOMENICO FONTANA Reggia borbonica, raabitanti. «Sì, è stata SOTTO LA DOMINAZIONE SPAGNOLA senta il miracolo. un’opera molto bella. Ha praticamente realizzato la più grande Siamo stati scelti dalla Regione Campania opera di risanamento idrico mai tentata in per questo grande lavoro e abbiamo mobiliEuropa negli ultimi 20 anni. Ha intercettato tato un team d’eccellenza, eccezionale ed ene depurato l’acqua reflua di un’area di canatusiasta – ammette, ma quasi schermendosi, li artificiali (appunto i Regi Lagni, dal nome Carrere – Per questo sono ottimista nell’indel fiume Clanio) che si estende per 56 chisieme sulle possibilità di Napoli e del Sud. Sì, lometri, su un’area di 1100 che va da Castel c’è ancora un problema di inerzia in alcuni Volturno giù fino ai confini di Benevento, snodi della pubblica amministrazione, ma un’opera realizzata dall’architetto Domenida quando sono arrivata in Italia ho visto un co Fontana tra il 1610 e il 1616 sotto la doimportante miglioramento, forse anche graminazione spagnola. E da allora non solo è zie al Covid: l’accelerazione delle gare d’aprimasta uguale a se stessa ma, se possibile, palto, il che aiuta molto, soprattutto i piccoli molto peggiorata per gli interventi sbagliati comuni».

«HO AVUTO LA FORTUNA DI VISITARE CAPODIMONTE E SONO STATA AMMIRATA DI QUEL CHE È STATO FATTO LÌ. Un bell’esempio di

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AURELIA CARRERE, A.D. DEL GRUPPO SUEZ IN ITALIA

Ok, ma adesso non sia troppo cortese: ci racconti come ha fatto Suez a superare quattro secoli di degrado. È stato un progetto molto complesso, al quale abbiamo iniziato a lavorare nel 2014. Ci sono stati aggiudicati due impianti, nel 2017, e abbiamo subito capito che per noi era una sfida emblematica: ci dava la possibilità di essere game changer. Queste stazioni di depurazione erano antiche, risalivano agli Anni Settanta. Era indispensabile di intervenire per ripristinare la possibilità di balneazione, e resta ancora da fare un po’ di lavoro, per finalizzare la parte fanghi mentre l’intervento idrico vero e proprio è completo. Ci può dare qualche dettaglio? La parte relativa alla filiera dell’acqua è stata completata anche a Napoli Nord, nonostante i lavori fossero iniziati più tardi, e resta da fare solo qualche ritocco come la pulizia delle sponde, che si concluderà entro la fine dell’anno. Suez ha utilizzato tecnologie molto innovative che garantiscono un impatto positivo sulla qualità delle acque del litorale e sull’ecosistema costiero… Invece sulla filiera dei fanghi?


SI POSSONO FARE GRANDI COSE COL PARTENARIATO PUBBLICO-PRIVATO SIA PER I RESIDENTI CHE PER I TURISTI Nel 2022 avvieremo la funzione di digestione e dell’essiccamento, che riduce il volume dei fanghi dell’80% e permette la cogenerazione di energia (biogas) con il recupero di calore. Come vi siete trovati a interagire con i nostri uffici pubblici? Abbiamo lavorato bene, con la Regione e gli altri stakeholders locali (ARPAC, custode giudiziario). Semmai un po’ di preoccupazione ci sembra inevitabile per la futura gestione dei finanziamenti al Sud, ne possono arrivare tantissimi, e saranno preziosi ma vanno accolti con grande tempismo.

E non è sicura che accada? Non sono per il momento migliorati i tempi necessari per la concessione dei permessi per i nuovi impianti, si va ancora da un minimo di 3 a un massimo anche di 10 anni. Il gruppo Suez in Italia è più piccolo che in Francia o in Spagna, eppure vorremmo e potremmo investire molto sul territorio, quando vediamo progetti dal grande potenziale come questo dei Regi Lagni. In questo caso però dobbiamo prendere atto che c’è il rischio di essere rallentati dalle procedure necessarie per i permessi, talmente vaghe

nelle scadenze da non permettere a nessuno di preparare un piano economico finanziario chiaro, per nessun’opera, e questo in particolare sul fronte dei lavori per i fanghi. Questa situazione conduce ad un eccesso di esportazioni esportazioni di fanghi, dal Sud, e poche stazioni di depurazione in grado di trattarle: penso e spero che questo problema sarà risolto dal Pnrr perché c’è una specifica linea di investimento dedicata… Quanti investimenti sono previsti, nell’insieme, dal Pnrr per questo settore? Circa 2 miliardi per le infrastrutture idriche primarie, 600 milioni per depurare le acque, 900 milioni per aumentare l’efficienza delle reti degli acquedotti che oggi perdono il 40% del liquido. Per il biometano da fanghi di depurazione e rifiuti organici, altri due miliardi circa. A PARIGI IL GRUPPO SUEZ SI È APPENA AGGIUDICATO UN GRANDE PROGETTO PER IL TRATTAMENTO DELL’ARIA CHE VORREBBE REPLICARE IN ITALIA

Che messaggio si sente di mandare all’Italia e alle sue istituzioni, facendo un bilancio tra le stupende realizzazioni che avete ultimato e i problemi ancora da risolvere? Il messaggio al vostro Paese è che si possono fare grandi cose col partenariato pubblico-privato, è un metodo che funziona bene anche al Sud e che migliorala qualità della vita, nel settore in cui operiamo, sia per i residenti che per i turisti. E vogliamo dare questo messaggio in chiave positiva perché si parla spesso del grave problema di infrastrutture, spesso l’Italia paga multe all’Europa per questi ritardi, ma qualcosa sta cambiando, adesso la Regione con l’aiuto delle aziende private, non solo noi, ha portato ad un reale miglioramento della situazione

Cos’altro state facendo di importante in Italia? Abbiamo in corso due tipi di attività. La prima è di concessione, cioè siamo gestori del servizio idrico integrato – per esempio ad Arezzo, dove svogliamo anche lavori in partenariato pubblico-privato. La seconda è sulle infrastrutture E su questa seconda attività siamo stati aggiudicatari di un grande progetto a Torino per incrementare la capacità di produzione dell’acqua potabile, con un valore di ben 85 milioni in cinque anni, realizzando i nuovi impianti senza mai sospendere l’erogazione dell’acqua da quelli esistenti, applicando per questo scopo tutte le nostre tecnologie di trattamento dell’acqua. Altre ambizioni? Naturalmente sì, tante! Per esempio ci appassiona intervenire sul fronte della qualità dell’aria, essenziale per la buona salute di tutti noi. L’inquinamento dell’aria è la quarta causa di morte, le polveri sottili sono dannosissime, una vera e propria aria-killer. E noi abbiamo soluzioni avanzatissime per il loro abbattimento e per l’eliminazione di tutti i gas presenti nell’atmosfera, nelle scuole, nelle metropolitane, in tutti i posti in cui le persone più vulnerabili possono essere colpite. Consideri che ci è appena stato aggiudicato un grande progetto per il trattamento dell’aria in vista dei giochi olimpici a Parigi, magari elaboreremo un’offerta all’Italia per i Giochi Olimpici del 2026, gli organizzatori hanno il problema di tenere l’aria degli impianti e dei campi di gara particolarmente pulita per agevolare il respiro degli atleti e permettere loro di esprimersi al meglio delle prestazioni.il respiro degli atleti e permettere loro di esprimersi al meglio delle prestazioni.

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> INNOVATION ECOSISTEMI INDUSTRIALI GREEN, LA RICETTA DI ACEA A Ecomondo il Gruppo ha portato la sua visione di circular economy e nuovi modelli di business. A partire da mobilità elettrica, Gasiforming, compostaggio smart, l’app con protagonista la rete idrica e i “nasoni” di Franco Oppedisano

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cqua, aria, mobilità, waste. Non si può parlare di sostenibilità senza affrontare questi argomenti. Ed è quello che ha deciso di fare Acea, la società multiservizi italiana attiva nella gestione e nello sviluppo di reti e servizi nei settori idrico, energetico e ambientale, a Ecomondo, la più importante fiera della green e circular economy dell’area euro-mediterranea, svoltasi a fine ottobre a Rimini. In uno stand di 200 metri quadrati, il gruppo ha presentato i suoi progetti per un Paese più sostenibile: hanno tutti in comune un modello di sviluppo che mira alla transizione verso un ecosistema industriale sostenibile e l’impegno concreto per progettare e costruire città intelligenti all’insegna dell’innovazione tecnologica e della green e circular economy. La sostenibilità, infatti, è un elemento strutducazione ambientale e costruito utilizzanturale delle attività di business di Acea che do solamente materiali riciclati, Robidone è ha previsto nel suo Piano industriale 2020– destinato a diventare un simbolo della nuova 2024 investimenti pari a 2,1 miliardi di euro Green Technology, un punto di riferimento per il raggiungimento di target ecocompaper le scuole e per tutti i soggetti coinvolti tibili, tra i quali la riduzione delle emissioni nell’educazione ambientale. Informarsi è di CO2 e l’utilizzo di energia verde. Gli ultimi passi, in ordine di tempo, su questa strada importante, ma lo sono altrettanto i progetti sono stati presentati messi a terra da Acea, NEL PIANO INDUSTRIALE 2020-2024 a Ecomondo con protra i quali il più comACEA HA PREVISTO INVESTIMENTI getti che spaziano dalplesso è certamente PARI A 2,1 MILIARDI DI EURO lo sviluppo di nuove il Gasiforming, un PER RAGGIUNGERE TARGET GREEN tecnologie al servizio nuovo procedimento di una gestione più sostenibile dei rifiuti, al tecnologico che permette di trasformare il risparmio delle risorse idriche, dal biomonimix di plastiche non riciclabili che sarebbero toraggio della qualità dell’aria alla diffusione destinate alla discarica o ai termovalorizdella mobilità elettrica. zatori, in ecocarburanti, secondo i princiIl testimonial di Acea a Ecomondo è stato pi dell’economia circolare. Sviluppato da Robidone, un piccolo robot verde che ha racAcea Ambiente con Instm, (Consorzio contato ai visitatori dello stand i business e i Interuniversitario per la Scienza e Tecprogetti sostenibili del Gruppo. Icona dell’enologia dei Materiali) e Politecnico di

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Milano, questo trattamento a impatto zero, grazie alla gassificazione, spezza la struttura molecolare delle plastiche fino ad arrivare a una miscela di monossido di carbonio e idrogeno che è alla base della produzione della maggioranza dei composti organici commercializzati dall’industria chimica. Nella stessa ottica si inserisce anche il progetto Acea Smart Comp, realizzato in collaborazione con Enea e Università della Tuscia, che ha come obiettivo il trattamento diffuso e partecipato del rifiuto organico prodotto dalle grandi utenze (mense,


Nella pagina a fianco: una colonnina di ricarica e lo Smart Comp. A sinistra: un nasone, la tipica fontanella romana, e le api del progetto Urbees

ospedali, centri commerciali, aeroporti, stazioni). L’obiettivo del Gruppo è l’installazione di 150 Smart Comp entro il 2024 per realizzare un modello delocalizzato e condiviso di gestione dei rifiuti pari a quella di un impianto tradizionale necessario per una città di 150mila abitanti: si eliminano così la raccolta e il trasporto dei rifiuti organici e si garantisce la riduzione delle emissioni di sostanze clima alteranti togliendo dalle strade 3.000 camion e non percorrendo circa 3,6 milioni di chilometri con mezzi pesanti. Nello stand di Ecomondo era presente anche Acea Innovation, la società del Gruppo che ha la mission di ricercare, sviluppare e realizzare servizi innovativi associati al mondo dell’energia. Il piano industriale 2020-2024 prevede la creazione di una rete di 2.200 colonnine distribuite su tutto il territorio nazionale, per un investimento totale di 29 milioni di euro e la società ha già installato nel territorio romano più di 100 stazioni di ricarica per veicoli elettrici realizzando, nel contempo, progetti in Comuni dell’Umbria, del Trentino, della Toscana, della Puglia e della Campania.

Per sensibilizzare sui temi della tutela della risorsa idrica e del minor utilizzo di plastica, Acea ha sviluppato Waidy wow, un’app che, attraverso la mappatura di oltre 50.000 punti idrici, promuove il consumo responsabile dell’acqua e contribuisce al raggiungimento di importanti obiettivi di sviluppo sosteni-

L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI ACEA GIUSEPPE GOLA

bile come la riduzione della plastica monouso. Waidy, acronimo di “water identity”, nasce nel giugno del 2019 da un team di dipendenti del Gruppo Acea che ha partecipato all’Innovation Garage, il primo programma di imprenditorialità, ideato per promuovere la cultura dell’innovazione. Con l’app è possibile misurare l’impatto di sostenibilità, monitorare il fabbisogno idrico, aggiungere punti di erogazione non presenti sulla mappa, segnalare anomalie alla rete idrica e restare aggiornati con storie e curiosità green sul mondo dell’acqua. È possibile, inoltre, creare un percorso a piedi, in bici o di corsa o selezionare uno dei percorsi multimediali e tematici suggeriti da Waidy Wow. A Ecomondo è stato presentato anche il monitoraggio ambientale totalmente innovativo che, al posto delle solite centraline di controllo, fa scendere in campo le api e le loro arnie. Infatti, Acea ha avviato, in via sperimentale, insieme agli esperti di Apicoltura urbana di Urbees e dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, un progetto di biomonitoraggio ambientale attraverso l’utilizzo di circa 150mila api, riunite in tre arnie, che si muovono in un’area di circa sette chilometri quadrati nell’impianto di recupero energetico dei rifiuti di San Vittore del Lazio. Questo controllo permette di rilevare gli effetti dell’inquinamento osservando i parametri biologici degli organismi viventi e le api, creature molto sensibili ai cambiamenti ambientali, sono considerate per queste ragioni tra le migliori “sentinelle dell’ambiente”. I loro apiari, quindi, sono diventati delle vere e proprie centraline ambientali, oltre che delle operose fabbriche del miele che viene poi confezionato, a scopi dimostrativi, in vasetti con il logo Acea Ambiente.

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> EDUCATION FORMAZIONE PERMANENTE SULLA SOSTENIBILITÀ Maire Tecnimont ha dedicato all’aggiornamento delle sue risorse umane 160 mila ore, quest’anno. La tecnologia evolve e va reimparata costantemente. Ma la digitalizzazione agevola e abilita la crescita di Sergio Luciano

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vete presente quanto sono lunghe 160 mila ore? Quanto 20 mila giornate di lavoro. Ovvero il lavoro di 85 persone in un intero anno. Ebbene: nella formazione delle sue risorse umane, Maire Tecnimont – uno dei pochissimi grandi gruppi privati italiani della chimica e dell’impiantistica chimica – ha investito, quest’anno, ben 160 mila ore. «È uno dei nostri elementi distintivi, uno dei tanti», commenta con semplicità Franco Ghiringhelli, senior vice president per human resources, ICT & process excellence del gruppo. Tanta formazione indirizzata anche, e non in piccola parte, a qualificare impiegati, quadri e dirigenti sul fronte della sostenibilità, che è poi pervasivo in tutte le attività aziendali. PIERROBERTO FOLGIERO, A.D. DEL GRUPPO MAIRE TECNIMONT Perché sostenibili si diventa ogni giorno di più, imparando a farlo, però: cosa non facile, grandi protagonisti privati e pubblici di quené automatica. sta transizione è non procedere a zigzag sulle «Le trasformazioni non sono mai gratis, e strategie e proteggere da questa confusione quella energetica in corso comporta, a prel’opinone pubblica e la politica, che non devoscindere dalle complicazioni post-pandemia, no rispettivamente disilludersi o fermarsi». tutta una serie di ostacoli da superare», osUna sfida ardua. Che si combatte con l’arma serva Pierroberto Folgiero, che del Gruppo del know how. «In Maire Tecnimont affronMaire Tecnimont è amministratore delegato, tiamo questa complessità con tre mitigazioni azienda che di anno – dice Ghiringhelli – in anno sta miglioranInnanzitutto cerchiaFOLGIERO: «PER NOI L’IMPEGNO PIÙ AVVINCENTE È CREARE UNA CULTURA do costantemente le mo, a prescindere dal INTERNA, CHE VA SPINTA SEMPRE proprie performance. Covid come da tutti gli DI PIÙ SU TRANSIZIONE E BUSINESS» «È in atto un netto altri fattori esterni, di shortage di tanti approvvigionamenti legati fare una politica del personale costante nel all’industria sostenibile – continua Folgiero tempo che ricarica di energie sempre nuove e c’è un clima emotivo sul tema, con l’opinioil team. Solo nel primo semestre del 2021 ne pubblica confusa dall’impennata dei costi abbiamo aggiunto 182 risorse, chiuderemo dell’energia ma attentissima, sull’ecologia, l’anno attorno a quota 300 ed anche nel difche una volta era un argomento per pochi, inficile 2020 ne abbiamo assunte 200. Quanto somma da snob, mentre ora è diventata una una media azienda che nasca da zero. Il che esigenza sentita da tutti. L’importante per i impatta sulla qualità e sull’innovazione per-

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ché ci arricchisce di sensibilità e competenze. Per quanto il sistema formativo italiano sia migliorabile, in media il livello di formazione di chi entra qui è buono, il che però non ci esime, come i numeri rivelano, di sostenere un grande impegno formativo». In effetti, la svolta che il sistema economico e sociale italiano si trova davanti è davvero epocale. I primi bandi pubblicati dal governo sui grandi filoni della transizione energetica e dell’economia circolare fanno finalmente vedere in concreto cosa si potrà fare: «Sarà una lunga e faticosa marcia – sottolinea Folgiero – che però se sarà gestita anche attorno a progetti-faro, per indirizzare le risorse a imprese capaci di generare standard progettuali nuovi, sarà preziosa per vincere la vera sfida: cioè l’amplificazione dei fondi del Pnrr. Occorre che i progetti cantierabili e suscettibili del supporto del Recovery Plan siano cofinanziabili anche con capitale privato e


debito verde». E su questo terreno Maire Tecnimont si pone in pole position, perché montare i grandi progetti è il suo mestiere. Non solo tecnologicamente ma anche gestionalmente: «Siamo abilitatori dei nuovi progetti finanziabili anche presso il sistema creditizio con gli strumenti del debito verde e del capitale verde», spiega Folgiero: «Rispetto a sei mesi fa, siamo nell’ora X per il settore, e per la transizione in corso. Per noi l’impegno più avvincente è creare una cultura interna, che va spinta sempre di più, sia sulla tecnologia della transizione energetica che sul business collegato. E in questa direzione, stiamo lanciando un programma di gestione delle risorse con lo scopo di valorizzare i 350 migliori che abbiamo in azienda e che sono i futuri leader del ciclo industriale. Vogliamo creare da qui ai prossimi 10 anni un sistema aziendale che, saldamente sostenuto dalle sue profondissime radici scientifiche, che annoverano persino un Nobel, spinga la chioma del suo albero del sapere, per proseguire nella metafora, il più in alto possibile, dove si vede più lontano, per costruire al meglio un nuovo mondo». Un impegno a tutto campo che coinvolge partner di primissimo piano, come la Luiss: «Sì, con l’Università abbiamo collaborato su due nuove cattedre: una nel 2020 sull’open innovation, che ci ha permesso di portare in Europa molta open innovation nata negli Usa e un’altra, più recente, dedicata proprio allo studio del management dell’economia circolare, dove gli studenti lavorano insieme sui temi operativo-gestionali, regolatori e sociali». Ma il top-management di un’azienda come Maire Tecnimont riesce a sua volta a studiare e ad aggiornarsi quanto presumibilmente servirebbe? «È una cosa che accade implicitamente quando ci si occupa di formazione», risponde Folgiero: «Ed è una bellissima opportunità, che rientra a sua volta in quel che io considero la svolta che stiamo vivendo, una fase in cui si stanno ridando le carte e può toccare l’opportunità, e insieme l’onere,

di incidere sul futuro. Una grande fortuna. Da vivere proprio come tale, e non come minaccia, soprattutto se ci si può confrontare e affiancare ai giovani. Si capisce che c’è una generazione che ha tante cose in comune ma anche tante eterogeneità rispetto alla nostra, e valorizzando tutto si impara a gestire sempre meglio». Una chiave di volta è la digitalizzazione: «Un altro enorme abilitatore del cambiamento – conferma Ghiringhelli – anzi forse il driver principale sulla strada della transizione sostenibile di tutta l’industria. La digitalizzaGHIRINGHELLI: «IL LAVORO DEL FUTURO DEVE CONCILIARE LA PRODUTTIVITÀ CON LE ESIGENZE SOCIALI E CON UN NUOVO BALANCE OF TIME»

zione consente all’azienda evidenti recuperi di produttività – non parliamo di quel che è stato possibile durante la pandemia grazie al digitale! – ma consente anche di rompere storiche barriere geografiche, gestendo elementi e processi delocalizzati in modo governato, il che ci permetterà di condurre impianti di grande complessità e dimensioni modeste. E poi c’è un aspetto sociale della digitalizzazione che è altrettanto cruciale ma a volte sottovalutato: il digitale consente di fare attività formative in modalità agevole e immersiva, riuscendo a formare le risorse umane coin-

FRANCO GHIRINGHELLI

volte e a trasferire loro il necessario know how, a titolo di esempio sulla manutenzione di package complessi, “agevolmente e semplicemente”. Dunque, la digitalizzazione non come scopo ma come fattore abilitante della crescita». Sul tema sociale – la “s” del fatidico acronimo della sostenibilità: Esg – la linea di Maire Tecnimont è molto lucida. Buona governance significa chiarezza nei processi. Conferisce identità all’impresa. E va vista in chiave innovativa: non solo responsabilità dirigenziali ma coinvolgimento e cooptazione, con una costante modalità di confronto. «E devo dire – spiega Ghiringhelli – che oggi su questo terreno raccogliamo istanze che vent’anni fa erano impensabili. Quando sono entrato nel mondo del lavoro non è che mi ponessi il tema del mio balance of life. Il mio obiettivo era assecondare da un lato le mie motivazioni e dall’altro le indicazioni che mi arrivavano dal capo. Oggi è diverso: il quadro della richiesta che dalle nostre risorse arriva all’azienda include esigenze personali, etiche, di gratificazione che sono parti della nuova socialità da gestire». Anche qui, però, in modo anticonformista: «Per esempio sul tema dello smart-working, dove la parola sbagliata è “smart” ma dovrebbe essere semplicemente “working” – dice Ghiringhelli – Il lavoro del futuro deve sempre e comunque conciliare esigenze sociali e produttività, le motivazioni e le interazioni dell’azienda e delle nuove generazioni impone nuovi paradigmi. Parlare semplicemente di carriera non ha molto appeal, e c’è l’esigenza di un balance of time diverso da quello al quale siamo abituati a pensare. Per cui magari la mattina la dedico a me stesso, al riposo o alla famiglia ma lavoro dalle 15 avendo per quel giorno un task lavorativo che mi collega a persone su altri fusi orari. Naturalmente questo lavoro agile deve produrre risultati economici sostenibili e perseguire obiettivi chiari. Perché il lavoro agile è più dello smart-working. È il mix bilanciato e intelligente delle esigenze di tutti».

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> RECYCLING

Col consorzio la circolarità fila liscia come l’olio Con 171mila tonnellate di olio minerale usato raccolte nel 2020, il Conou ha raggiunto il traguardo del massimo raccoglibile nel sistema: un’eccellenza che ci distingue nel mondo di Marina Marinetti

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astano 4 chili di olio usato, il cambio di un’auto, per inquinare una superficie grande come un campo da calcio. In compenso, differenziare la raccolta preserva ambiente, salute... e cassa. E il vantaggio è misurabile. Chiedetelo a Deloitte Italia, che ha supportato il Conou, il Consorzio Nazionale degli Oli Usati, a redigere il suo Rapporto di Sostenibilità 2020. O a Ernst&Young, che l’ha revisionato. I numeri, innanzitutto: con 171mila tonnellate di olio minerale usato raccolte nel 2020 (oltre il 46% dell’olio lubrificante immesso al consumo), il Conou ha raggiunto il traguardo del massimo raccoglibile nel sistema. Dell’olio raccolto, il 98% è stato avviato a rigenerazione producendo 109 mila tonnellate di nuove basi lubrificanti e 33 mila tonnellate di gasolio e bitume e generando un significativo risparmio sulla bilancia energetica del Paese, permettendo una riduzione di circa 46,7 milioni di euro sulle importazioni di greggio in Italia. E in tutto, nei suoi 37 anni di attività il Conou, grazie ai 6,1 milioni di tonnellate di olio lubrificante usato raccolti, non solo ha contribuito in maniera determinante a salvaguardare l’ambiente e la nostra salute, ma ha trasformato un rifiuto in una risorsa economica, facendo risparmiare al Paese, con

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i prodotti ottenuti dalla rigenerazione, circa 3 miliardi di euro sulle importazioni di petrolio. Operativo dal 1984, il Conou è un soggetto senza fini di lucro e coordina l’attività di 63 aziende di raccolta e due imprese con tre impianti di rigenerazione distribuiti sul territorio nazionale. Ha anche il compito di sensibilizzare l’opinione pubblica sulle tematiche della corretta gestione degli oli usati, che sono appunto classificati fra i rifiuti pericolosi. Sulla base delprincipio Epr (Extended Producer Responsibility) ossia “chi inquina paga”, i costi sostenuti dal IL CONOU È OPERATIVO DAL 1984 E COORDINA L’ATTIVITÀ DI 63 AZIENDE DI RACCOLTA E DUE IMPRESE CON TRE IMPIANTI DI RIGENERAZIONE

Consorzio per svolgere la propria attività sono annualmente ripartiti (al netto dei ricavi della vendita dell’olio usato) tra le imprese consorziate che immettono al consumo lubrificanti, in modo proporzionale ai loro volumi. Ma i numeri che contano non sono solo quelli legati all’economia. Il Rapporto di Sostenibilità 2020 del Conou evidenzia anche un importante impatto sulla salute dell’uomo e sulla qualità dell’ecosistema: il sistema Conou ha consentito un risparmio di 3.441 anni di vita “sana”.

Non solo: «Siamo orgogliosi di poter mostrare la nostra best practice, in linea con le esigenze dei parametri da rispettare per l’Agenda 2030», sottolinea Riccardo Piunti, Presidente del Conou. «Infatti la nostra attività di gestione e avvio a riciclo dell’olio lubrificante usato, che per la sua pericolosità non può essere disperso nell’ambiente, nel 2020 ha contribuito a salvare 3,2 specie viventi e a evitare l’emissione di 78,4 mila tonnellate di CO2 equivalenti”.

L’anno del Covid È stato un anno singolare, il 2020, in cui l’uso degli oli lubrificanti nel mercato italiano ha registrato una prevalenza dell’industria rispetto all’autotrazione, con la prima che ha assorbito il 55% dell’immesso al consumo e la seconda il restante 45%. Quanto ai volumi, nel 2019 il consumo nazionale di oli lubrificanti era passato dalle quasi 400mila tonnellate di immesso al consumo del 2018 a circa 411mila tonnellate, mentre nel 2020 invece è sceso a quasi 369mila tonnellate, in linea con il trend nazionale che ha visto una progressiva riduzione del consumo di oli lubrificanti (-43% dal 2000 al 2020), principalmente dovuto all’evoluzione tecnologica e, per il comparto industriale, anche a un rallentamento della produzione negli


anni della crisi economica e da ultimo della crisi sanitaria.

La sfida della qualità Circolarità completa, salvaguardia ambientale, lotta ai cambiamenti climatici, difesa delle specie animali e innovazione tecnologica. Sono questi gli asset strategici su cui poggia l’attività del Consorzio che, continua a essere riconosciuto come un’eccellenza a livello europeo, dove mediamente si recupera solo il 40% dell’olio immesso al consumo e se ne rigenera solo il 60%. Rispetto al sistema produttivo alternativo, ogni anno, grazie al sistema Conou, vengono risparmiati 34 milioni metri cubi di acqua (-76%), evitata l’immissione nell’ecosistema di 779 tonnellate di anidride solforosa generatrice di piogge acide (-80), di 220 tonnellate di ioni fosfato (-92%), di 124.900 tonnellate di diclorobenzene (-97%), di 74 chilogrammi di clorofluorocarburi (-91%). E scongiurato l’impoverimento di carbonio nel suolo per circa 1 milione di tonnellate (-96%). «Il Rapporto di Sostenibilità del Conou, continua il presidente Piunti, «in tempi in cui tanto si parla del fenomeno deteriore del “greenwashing”, si distingue grazie ad alcuni parametri come la trasparenza, raccontando tutto della

filiera, dai successi alle difficoltà e alle sfide; la compliance e gli standard internazionali Gri; la correttezza dei numeri, la condivisione e la partecipazione di tutte le aziende della filiera, a cui chiediamo non solo dati, ma anche idee, prospettive e strategie. Infine il nostro Rapporto si distingue per l’evidenza dei grandi benefici ambientali che la nostra circolarità genera. Ogni anno ci proponiamo, con successo, di migliorarlo in ognuno di questi aspetti». Se oggi l’Italia è al primo posto in Europa nella gestione circolare degli oli minerali usati, il merito è proprio da ricondurre al lavoro del Cono. Eccellenza italiana riconosciuta a livello internazionale e campione di economia circolare, il Conou oggi è focalizzato verso l’obiettivo di migliorare la qualità dell’olio usato raccolto, premessa decisiva per ottimizzare i complessi processi industriali di rigenerazione e per l’ot-

tenimento di basi lubrificanti rigenerate di più alto valore. «Oltre a quella della qualità – chiosa il Presidente Piunti - il Consorzio affronta le sfide dell’innovazione, intesa in senso tecnologico e digitale, e della comunicazione ambientale. Il primo profilo vede il Conou impegnato nel sostegno attento alle realtà della sua filiera, chiamata a ottimizzare le proprie performance attraverso l’aggiornamento e l’evoluzione industriale, gestionale e di processo. Allo stesso modo sarà fondamentale nel prossimo futuro, mantenere e rafforzare il dialogo con il pubblico e tutti gli stakeholder del Consorzio allo scopo di veicolare il messaggio di sensibilizzazione ambientale di cui è portavoce, ricorrendo a tutti gli strumenti più attuali e innovativi a disposizione. A partire dai canali social che rappresentano oggi uno dei principali veicoli per il confronto con le nuove generazioni».

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> BEST PRACTICE LA SOSTENIBILITÀ SI FA IN PARTNERSHIP Dalla collaborazione con Fruttagel a quella con Ducati, e poi McDonald’s, Camst e l’aeroporto Marconi di Bologna: così Hera affianca i player del territorio fornendo soluzioni mirate per costruire insieme un futuro più green di Emanuela Notari

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hi davvero si impegna nella sostenibilità sa che l’economia circolare è frutto di un impegno collettivo. Ma nessun soggetto economico affronta un piano di produzione sostenibile se non ha strumenti di monitoraggio e piani di miglioramento, perché la sostenibilità è un percorso a tappe. Basti guardare al pro­tocollo Hera Business Solution con cui il Gruppo Hera mette le proprie competenze, e quelle delle sue numerose società, al servizio delle aziende. Siglato nel 2020 da Fruttagel, primaria azienda del settore agro-industriale alimentare, l’obiettivo di questa proposta multiservizio è raggiungere risultati di circolarità sempre più elevati e sfidanti lungo l’intera filiera produttiva, potendo contare sui benefici derivanti dal fatto di avere un interlocutore unico. Con Fruttagel è iniziata quindi un’attività di consulenza lungo tutto il processo di trasformazione industriale a cui vengono sottoposte ogni anno 160 mila tonnellate di frutta e verdura. Perché l’economia circolare è trasversale a ogni ambito e riguarda, quindi, non solo i rifiuti, ma anche un uso virtuoso ed efficiente dell’acqua e dell’energia. I risultati? Si possono leggere nel primo Circular economy report Hera-Fruttagel sullo stabilimento di Alfonsine (RA). Per esempio: i rifiuti non pericolosi prodotti diminuiscono del 17,5% rispetto al 2019, e sono stati tutti recuperati sotto forma di materia ed energia. Avendo sottratto i rifiuti alla discarica sono così state evitate anche emissioni pari a oltre 190 tonnellate di anidride carbonica. Tra i risultati,

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LA SEDE DI HERA

è salito al 30% il recupero delle acque in uscita dal depuratore, che una volta filtrate e disinfettate vengono impiegate per usi tipo lavaggio di piazzali e attrezzature, un dato in aumento rispetto all’anno precedente. Si sono inoltre ridotti del 29% i LA MULTIUTILITY È IL PRIMO OPERATORE NAZIONALE NEL SETTORE AMBIENTE PER PER QUANTITÀ DI RIFIUTI TRATTATI

consumi energetici del processo depurativo dei reflui, con un corrispondente calo delle emissioni di gas serra pari a circa 150 tonnellate di anidride carbonica. E il datacenter, grazie a un’autoproduzione da fonti rinnovabili del 30% del fabbisogno energetico, ha il 20% di emissioni in meno di CO2 rispetto alla media dei datacenter. Il primo Circular economy report realizzato per Fruttagel non solo fotografa i ri-

sultati delle attività già implementate ma vuole essere un punto di partenza dal quale avviare azioni di miglioramento nello spirito del protocollo Hera Business Solution, con soluzioni chiavi in mano studiate ad hoc nei vari ambiti, con l’obiettivo di disegnare, insieme all’impresa, nuove opportunità di crescita, per contenere quanto più possibile i costi a carico della comunità, dell’ambiente e delle future generazioni, puntando sulla rigenerazione delle risorse naturali e sull’allungamento del ciclo di vita utile dei beni. «La partnership con Fruttagel rappresenta un ulteriore tassello nello sviluppo di azioni concrete di economia circolare messe in campo dalla nostra azienda per la transizione energetica e la neutralità di carbonio – commenta Andrea Ramonda, amministratore delegato di Herambiente – e i risultati lo dimostrano. Il contributo integrato delle varie società


specializzate del nostro Gruppo ci consente di offrire alle aziende un interlocutore unico, per indirizzarle verso obiettivi di sostenibilità sempre più consistenti, mettendo a disposizione soluzioni a 360° che riguardano tutti gli ambiti». Un altro esempio concreto di collaborazione virtuosa con le aziende è l’accordo siglato a settembre con Ducati, che coinvolge le controllate della multiutility Herambiente Servizi Industriali (Hasi), la più grande realtà italiana di gestione dei rifiuti industriali, e Hera Servizi Energia. I risultati sono già arrivati: nei primi sei mesi del 2021 la percentuale dei rifiuti prodotti da Ducati e avviati al recupero ha raggiunto il 98%, con un incremento del 3% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, grazie anche alle nuove iniziative di trattamento e recupero dei rifiuti messe in campo. Ma la collaborazione tra il Gruppo Hera e Ducati va oltre la gestione dei rifiuti industriali, infatti è proprio dal lavoro congiunto tra le due realtà che nel 2016 ha preso vita la centrale di

trigenerazione dell’azienda, realizzata da Hera Servizi Energia, che copre l’85% del fabbisogno elettrico e termico dello stabilimento nonché il 92% del fabbisogno di energia frigorifera. Già nei primi sei mesi del 2021, grazie a questo impianto, è sta-

ta evitata l’emissione di 998 tonnellate di CO2, con un risparmio di circa 430 tonnellate di petrolio. Nel corso dell’intero 2020 sono state 1.290 le tonnellate di anidride carbonica evitate e 550 le tonnellate di petrolio risparmiate.

Gli accordi sul territorio per incrementare la raccolta differenziata

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ra le partnership che la multiutility porta avanti sul territorio ce ne sono alcune che possono essere a giusto titolo considerate best practice nei rispettivi settori. Come quella avviata nel 2019 con McDonald’s per migliorare quantità e qualità della raccolta differenziata nei 30 ristoranti dell’insegna presenti sui territori serviti dalla multiutility in Emilia-Romagna. Il progetto coinvolge 14 comuni diversi, per una media di 45.000 clienti McDonald’s al giorno. Ancora nell’ambito della ristorazione, a settembre 2020 è stata Camst a stringere con Hera una partnership inizialmente circoscritta all’area di Bologna, ma destinata ad allargarsi

geograficamente, grazie alla quale il rifiuto organico prodotto nei punti di ristorazione viene utilizzato per la produzione di biometano e compost nell’impianto del Gruppo Hera a Sant’Agata Bolognese (BO), mentre gli oli vegetali esausti vengono destinati alla produzione di biocarburante. E risale a giugno di quest’anno la collaborazione con l’aeroporto Marconi di Bologna per ridurre la quantità di rifiuti prodotti nello scalo e potenziare il riciclo dei materiali a fine vita. Anche in questo caso il progetto prevede il recupero degli oli vegetali residui dalle preparazioni alimentari per destinarli alla produzione di biocarburante e l’utilizzo dei rifiuti organici per produrre biometano e compost a

Sant’Agata Bolognese. Saranno inoltre studiati materiali alternativi alla plastica monouso, potenziato il riciclo della plastica e installati punti di ricarica elettrica per i veicoli a disposizione del pubblico e della comunità aeroportuale. Questi accordi si affiancano ad altre numerose iniziative che il Gruppo Hera porta avanti sul fronte dell’economia circolare, che vedono il coinvolgimento in prima linea dei cittadini. Tra queste, rimanendo nel settore ambiente, i progetti FarmacoAmico e Cambia il Finale, che nascono dalla collaborazione con Last Minute Market e alcune onlus del territorio per ridurre gli sprechi e incentivare il recupero.

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> BEST PRACTICE

Quel Net Zero cominciato nei lontani anni Sessanta Nel 1969 Whirlpool inaugurò il primo ufficio interamente deputato al perseguimento della sostenibilità. Oggi ricicla il 96% dei rifiuti di produzione ed entro nove anni azzererà completamente le emissioni di Emanuela Notari

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e Whirlpool quest’anno ha dichiarastenibilità in un processo di continuo migliorato che intende raggiungere l’obietmento. tivo Net Zero Emission nel 2030, un Net Zero Emission, cioè emissioni zero, è l’oobiettivo molto ambizioso per un gruppo mulbiettivo delle Nazioni Unite per il 2050, batinazionale che conta 70 stabilimenti in giro sato sulla riduzione a zero delle emissioni di per il mondo, 78mila dipendenti e 19 miliardi CO2, fondamentale per limitare l’aumento delle temperature globali a 1,5 gradi. Per ragdi dollari di fatturato, e che necessariamente giungerlo dobbiamo arrivare a dimezzare le coinvolge molti aspetti del funzionamento emissioni di anidride carbonica entro il 2030. degli impianti produttivi, c’è il trucco. Perché Gli Stati che hanno aderito al target sono 50, per riuscire ad arrivare ad emissioni zero in compresi Cina e Usa, i maggiori produttori di appena otto anni, Whirlpool è partita molti, C02, cui si aggiungono molti anni fa. In questo periodo in Italia IN WHIRLPOOL TUTTI I PROCESSI, COSÌ centinaia di regioni, COME I PRODOTTI, SONO A RIDOTTO città e industrie che si parla d’altro, a proIMPATTO AMBIENTALE GRAZIE hanno formalizzato il posito dell’azienda, A PROTOCOLLI PRODUTTIVI EVOLUTI proprio impegno in ma la realtà dei fatti questo senso. Compresa Whirlpool, che si è racconta un’evidenza diversa. «Non si può imposta di anticipare questo obiettivo al 2030. separare il nostro business dalle comunità in Significa che se dal 2005 ad oggi l’azienda ha cui operiamo e in cui speriamo di crescere e già ridotto le emissioni del 60%, entro i prossiprosperare», sono le parole - che sarebbero mi 8 anni intende coprire quel 40% mancante attuali dette da un ceo alla vigilia di Cop26, ma che, verosimilmente, è il miglio più accidentafurono pronunciate nel 1969 da Elisha Grey II, to e complicato: transizione energetica, ridul’allora numero uno di Whirlpool, all’inaugurazione combustibili fossili, demetanizzazione e zione del primo ufficio sostenibilità in uno dedecarbonizzazione, abbattimento della produgli stabilimenti. Ciò significa che già più di 50 zione di rifiuti. anni fa Whirlpool era una delle poche aziende Come si fa? Ce lo spiega Vittorio Labbruzad aver deciso di aprire dipartimenti destinati zo, Head of Environment, Health, Safety and a tradurre in risultati reali l’ambizione alla so-

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LA PRODUZIONE WHIRLPOOL NELLO STABILIMENTO DI CASSINETTA DI BIANDRONNO,

Sustainability di Whirlpool per l’intera area Emea: «Incrementando, fino a raggiungere il 100%, la quota di energie rinnovabili utilizzate negli stabilimenti – obiettivo che è già una realtà negli impianti del Regno Unito - e continuando a ridurre l’impatto ambientale degli elettrodomestici prodotti di un ulteriore 20% rispetto ai valori del 2016. Non solo i processi produttivi, ma anche i prodotti Whirlpool ambiscono infatti a ridurre la propria impronta sull’ambiente. Emblematico il caso della prima GreenKitchen, la Cucina Verde, che riutilizza le risorse tra elettrodomestici nello stesso ambiente: il motore del frigorifero scalda l’acqua per la lavastoviglie e la lavastoviglie conserva l’acqua dell’ultimo risciacquo per il prossimo lavaggio. Ma l’obiettivo si raggiunge anche cercando di incrementare ulteriormente quella quota - notevole, indubbiamente - del 96% di rifiuti di produzione recuperati e riutilizzati o riciclati. Zero emissioni, vuol dire anche zero rifiuti obiettivo che Whirlpool intende raggiungere entro il 2022 su tutti gli stabilimenti: «Oggi siamo al 70% degli stabilimenti compliant, tra cui Cassinetta di Biandronno in provincia di Varese e Melano in provincia di Ancona». «La nostra visione di sostenibilità», prosegue


IN PROVINCIA DI VARESE

Vittorio Labbruzzo, «aderisce, nello specifico del tema rifiuti, al programma Zero Waste to Landfill, certificazione emessa da Carbon Trust - ex organizzazione governativa inglese, ora leader mondiale nella consulenza ad aziende e organizzazioni internazionali per la riduzione dell’impatto climatico, ndr - di riconoscimento e valorizzazione delle aziende che hanno sviluppato best practice nella gestione

dei rifiuti. Zero Waste to Landfill prevede diun altro processo produttivo, fuori dalla comversi livelli di diversion, letteralmente di “dipany, attraverso partnership esterne: toviamo stoglimento” del rifiuto dalla destinazione a qualcuno che possa utilizzare il nostro sottodiscarica – sivler, gold, platinum. Oggi in tutti i prodotto come materia prima. Attraverso parsiti Whirlpool Corporation più del 95% dei ritnership, innovazioni tecnologiche e un po’ di fiuti viene recuperato e riciclato o riutilizzato, pensiero laterale si possono trovare smaltitori che significa livello gold. In alcuni siamo addiautorizzati in grado di veicolare i nostri scarti a rittura al 98%, molto vicini a quello zero che è soggetti terzi interessati a riutilizzarli». La soobiettivo aziendale 2022». stenibilità, dunque, è anche un terreno di conE come si ottiene un divisione tra aziende, risultato così ambidi partnership. «Nello WHIRLPOOL LAVORA CONL’EUROPEAN zioso? «Tutti i nostri smaltimento dei rifiuti, INSTITUTE OF TECHNOLOGY FOR MANUFACTURING FORNENDO processi si ispirano come nella riduzione EXPERTISE E CASI DI STUDIO al World Class Manudei consumi energetici facturing», cioè il proe negli approvvigiotocollo di standard produttivi di ispirazione namenti di energia, le partnership sono uno per il mondo manifatturiero, ndr - che mette strumento strategico», sottolinea Labbruzzo: insieme alcune tecniche e filosofie di sostenibi«Anche gli smaltitori oggi sono più attenti a lità, con una focalizzazione su efficienza operacome sostenere le imprese in questo percorso, tiva, riduzione di rifiuti e sprechi ed efficienza il che risulta in una generazione di valore, sia economica. L’obiettivo è l’eccellenza operativa per l’ambiente sia per le imprese coinvolte. E frutto di tecniche di efficientamento produttipoi non si può contare solo su se stessi perché vo applicate simultaneamente. «Nel concreto, alcune tecnologie e alcuni processi innovativi significa adottare un approcsono inevitabilmente fuori dal nostro core bucio maniacale al processo siness. Così, non volendo rinunciare a soluzioproduttivo, a partire da un’ani innovative, le cerchiamo nelle partnership nalisi del flusso delle materie esterne. Collaboriamo con l’European Institute prime e degli scarti per capiof Technology for Manufactoring, l’organismo re se si può ottimizzare già in co-finanziato dall’Unione Europea per la creaingresso lo scarto finale. Poi zione di un ecosistema innovativo partecipato lavorando ai sottoprocessi, da tutti gli attori del sistema manifatturiero euper esempio al trattamenropeo, attraverso il quale forniamo expertise e to delle acque, che hanno casi studio a start-up o Università per testare un’indubbia interferenza tecnologie pilota, anche nel campo dei rifiuti. con la produzione di fanghi Inoltre collaboriamo con il Politecnico di Midi depurazione, anch’essi rilano nel Master Industrial Sustainability. Tutfiuto. Infine identificando e to questo naturalmente è possibile solo se si recuperando tutti i materiali decide che la sostenibilità non è una funzione risultanti dai processi proma un valore aziendale e si accetta di cercarla duttivi che possano essere ricontinuamente nel miglioramento continuo utilizzati da noi o diventare a di un processo fatto di tempo, obiettivi, livelli, loro volta materia prima per ambizioni e determinazione».

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> COMMUNICATION È DIFFICILE FARLA SEMPLICE (LA COMUNICAZIONE) Comunicare la sostenibilità in modo efficace e accattivante non è poi così facile, eppure può creare grande empatia con gli stakeholder, anche grazie al digitale. Parola di Amapola, società benefit specializzata proprio su questi temi di Vincenzo Petraglia LA SOSTENIBILITÀ È LA PAROLA PIÙ UTILIZZATA (E FORSE ABUSATA) IN QUESTO PERIODO.

Molti si improvvisano esperti della materia, per poi prendere scivoloni di fronte a consumatori sempre più informati e analisti capaci di capire la reale portata delle azioni messe in campo dalle aziende. Eppure essere sostenibili pagherà sempre di più e solo le imprese coerenti con i propri obiettivi virtuosi dichiarati riusciranno a rimanere competitive. Per capire meglio come muoversi per tempo e come comunicare nel modo più adeguato – cosa su cui molte aziende lasciano a desiderare, pur facendo talvolta cose molto virtuose – abbiamo intervistato Sergio Vazzoler, esperto del settore e partner di Amapola, agenzia di comunicazione, da poco diventata società benefit, specializzata in strategie e progetti di comunicazione istituzionale, ambientale e Csr. Partiamo da un assunto: un’azienda che vuole essere competitiva non può prescindere da un impegno serio in sostenibilità. La sostenibilità è diventata l’ombelico del mondo. Da ambito secondario quando non trascurato, si è trasformata in un driver di crescita strategico, in un non più marginale vantaggio competitivo. Perché è questa la sostenibilità: non un costo, ma un investimento; non un processo di compliance aziendale ma un’incredibile opportunità. Che, però, va colta. Le aziende impegnate nella sostenibilità, con progetti talvolta anche molto belli che vanno al di là del semplice greenwashing, comunicano mediamente in modo efficace? Se la sostenibilità è sempre trend topic, si rischia che la forma prenda il sopravvento sulla sostanza, trasformando la sostenibilità in un’etichetta bella ma inutile. È finito il tempo delle

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scorciatoie: le persone sono ormai allenate a smascherare il greenwashing. Le aziende che comunicano bene sono in grado di instaurare con i loro stakeholder un dialogo aperto e trasparente. Sono sempre di più, ma ancora una minoranza. Le tante Pmi che inciampano nel greenwashing a causa di una scarsa consapevolezza non vanno, però, mortificate ma accompagnate da un punto di vista culturale. Voi date una mano proprio in questo... Il motto di Amapola è “far vivere la sostenibilità”. In quanti leggono davvero un report di sostenibilità? A parte le persone direttamente coinvolte nella sua composizione, poche altre e qualche analista finanziario. In quanti approfondiscono il Codice etico di un’azienda? Forse ancora meno. Spesso, i documenti di reportistica si riducono a testimonianze tecniche e complesse e, di conseguenza, illeggibili. Il nostro lavoro è impedire che succeda questo. Poi, comunicare la sostenibilità di un’impresa non può essere un’attività one shot, a cui ci si dedica una volta l’anno, in concomitanza magari della presentazione del bilancio. La sostenibilità va

DA SINISTRA, ALBERTO MARZETTA, SERGIO VAZZOLER E LUCA VALPREDA, PARTNER AMAPOLA

spiegata, raccontata, nutrita, fatta vivere con costanza e intensità. E pure con un po’ di fantasia su contenuti e strumenti di comunicazione! Avete un preciso approccio al riguardo... Ruota intorno a questi concetti: semplice, concreto, condiviso, agile. Siamo semplici perché contenuti chiari e messaggi concisi facilitano la comprensione di tematiche complesse, concreti perché ci basiamo solo su azioni tangibili e misurabili, mettendo al bando il greenwashing. Il nostro metodo è condiviso in quanto poggia su ascolto, trasparenza, dialogo, partecipazione, ed è infine agile, per rendere il percorso di sostenibilità di un’organizzazione facilmente realizzabile, grazie anche alle soluzioni digitali. Uno dei vostri pilastri è la circular sustainability, cioè? La sostenibilità non è mai solo il risultato di un’azione definita con un inizio e una fine. Abbiamo sviluppato un modello di consulenza per far emergere le singolarità di ogni cliente. Le soluzioni proposte (assessment, formazione, consulenza strategica, comunicazione e valorizzazione della sostenibilità, affiancamento e stakeholder engagement, rendicontazione strutturata) possono essere un punto di partenza, sviluppo, arrivo: dipende dalla maturità dell’impresa in termini di sostenibilità. Abbiamo messo a punto due nuove proposte: il reporting accessibile, un nuovo modo di intendere la rendicontazione, potenziandone fruibilità e inclusività, e l’assessment socio-ambientale, un modello di analisi preliminare per favorire l’avviamento e la realizzazione delle opere. Vogliamo contribuire al cambiamento della società, con progetti di supporto alle comunità a noi vicine e azioni di sensibilizzazione, per questo siamo da poco diventati società benefit. www.amapola.it


Una buccia arancione per l’eco design in 3D Krill Design realizza oggetti in biomateriali valorizzando i rifiuti organici e sensibilizzando la comunità ad accogliere a nuova vita ciò che fino a ieri era ritenuto esaurito di Emanuela Notari

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a novembre 2021 sarà possibile acquistare su www.krilldesign. net Ohmie The Orange Lamp, la prima lampada al mondo completamente circolare, derivata dalle bucce di arance italiane e lanciata a luglio tramite una campagna di reward crowdfuning di successo su Kickstarter. Il materiale da arance e la lampada sono stati creati da Krill Design, startup innovativa nata a fine 2018 con l’obiettivo di creare sistemi produttivi circolari basati sul recupero degli scarti della filiera alimentare, da cui sviluppa biomateriali compostabili, utilizzati per produrre articoli di eco-design attraverso la stampa 3D.

Un progetto ormai portato a terra più volte, che le è valso il riconoscimento di Confindustria come impresa Best Performer dell’Economia Circolare per i servizi alle aziende ed il premio Circularity Voucher di Horizon 2020. Rekrill Orange e Rekrill Coffee sono i primi due biopolimeri creati da Krill Design. Il primo, dagli scarti delle arance, inizialmente sviluppato all’interno del progetto di Economia Circolare “WasOrange” per Autogrill, che ha visto la realizzazione di vari articoli inseriti nei punti di ristoro del gruppo, successivamente implementato nella partnership con Bibite Sanpellegrino e Seletti, che ha visto la nascita della capsule collection Sicily’s (R)evolution, composta di glacette, lampada e vassoio. Il secondo biomateriale è stato sviluppato entro un progetto ad impatto sociale con il Comune di Milano, coinvolgendo tre quartieri milanesi in un lavoro ad alto impatto sociale e portando alla produzione di una linea di oggetti derivanti dai fondi di caffè.

La sostenibilità di Krill Design è sfaccettata e si declina su più fronti: da un lato, supportando, con progetti ad hoc, clienti corporate a rivalorizzare i propri scarti organici in prodotti di eco-design. Dalla fase di studio dello scarto, allo sviluppo del materiale, alla progettazione degli articoli tutto il processo è gestito dalla startup, culminando in eventi e comunicazioni a supporto del marketing del cliente per la divulgazione del progetto di Economia Circolare. Dall’altro offrendo soluzioni d’arredamento dal ridotto impatto ambientale, inserendosi nel mercato dell’interior con prodotti circolari e di qualità, studiati dal team di designers interno, che idea i prodotti ispirandosi alla natura ed esaltando le qualità dell’alimento d’origine in ogni creazione. Infine, una terza dimensione di sostenibilità è quella della produzione: dal design che valorizza le caratteristiche naturali dei biomateriali alla stampa 3D, che evita ogni forma di sfrido e permette una produzione on-demand senza sprechi né giacenze di magazzino. La case history di Krill Design dimostra che coniugando le tecnologie più nuove con creatività e design, gli strumenti più antichi a disposizione dell’umanità, si può recuperare il valore nascosto in ciò che viene considerato a fine vita. Una mentalità da promuovere nella società industriale contemporanea in cui ancora troppo spesso materie ancora preziose tendono a sparire nella dissimulazione del rifiuto.

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FINANZIARE L’IMPRESA

CASHLESS MA NON TROPPO Per andare avanti sulla strada della digitalizzazione dei pagamenti servono interventi precisi: dagli incentivi ai Pos al contenimento delle commissioni, dal cashback alla lotteria degli scontrini

FONTE: POLITECNICO DI MILANO

di Sergio Luciano

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Una ripresa degli incentivi agli esercenti a doa si può dire in molti modi diversi, ma tarsi dei Pos; e a voler leggere i dati, un rilancio la verità è che la lunga parentesi deldel cashback. Sul tema dei Pos è intervenuta la pandemia – speriamo cessata, ma animosamente la Fipe, federazione italiana adoperiamoci perché lo sia sul serio! – ha fatto pubblici esercizi, che ha lanciato un vero e proaumentare i pagamenti digitali e ridurre quelli prio appello: dal 2011 ad oggi i Pos installati con il denaro contante, ma non quanto avrebsono aumentati del 139%, pari a 3,6 milioni be potuto accadere (e sarebbe stato giusto atdi apparecchi, e gli italiani dispongono di 75 tendersi). Perché molti, troppi esercenti sono milioni di carte, tra deancora esclusi dall’uso DAL 2011 AD OGGI I POS INSTALLATI bito e credito ma per agevole e costante dei SONO AUMENTATI DEL 139%, PARI A 3,6 andare avanti, ha detto Pos – gli apparecchi MILIONI DI APPARECCHI, E GLI ITALIANI Luciano Sbraga, Diretnecessari per ricevere DISPONGONO DI 75 MILIONI DI CARTE tore dell’Ufficio Studi i pagamenti in contandi Fipe-Confcommercio, se davvero si vuole ti – o afflitti da cattiva connettività, e spesso che il mondo dei bar e dei ristoranti acceleri, anche ostacolati da una riluttanza di fondo a bisogna agevolare la sostituzione dei Pos più separarsi dall’amato contante così utile a fare vecchi e l’acquisto di quelli più nuovi. Come? del nero. Ma per andare avanti sulla strada delRafforzando – dicono alla Fipe – “gli incentivi la digitalizzazione dei pagamenti, un terreno per la digitalizzazione e per contenere i costi che ci vede ancora agli ultimi posti in Europa, delle commissioni”. Innanzitutto aggiornare servono interventi precisi.

69 FINANCIAL DELIVERY IL PIR FAI-DA-TE ORA PUNTA SUL CROWDFUNDING

70 WALLEX L’EURO DIGITALE È APPENA NATO, MA NON DALLA BCE

74 DOORWAY L’EQUITY INVESTING A PORTATA DI CLICK

76 CFX QUANTUM DAL TRADING QUANTISTICO ALLA BANCA DEL FUTURO

80 RSM L’UPSKILLING E IL RESKILLIN VE LI PAGA IL PNRR

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FINANZIARE L’IMPRESA

i software di cassa, per prima cosa, per farli media e per importi ridotti. Per le casse dello interagire rapidissimamente con tutti i sistemi Stato, l’iniziativa ha avuto un costo al di sotto di pagamento digitale: e sono soldi. Ma anche del miliardo di euro: resta però ancora da capiper permettergli di archiviare e condividere le re se ha consentito di far emergere il nero e se fatture elettroniche con rapidità ed efficienza ha effettivamente cambiato le abitudini degli e, in generale, ridurre gli oneri a carico degli italiani. Auspichiamo però che il piano di inesercenti. Il governo ha capito il problema, centivi possa essere ripreso, al fine di coinvoltanto da aver introdotto un credito d’imposta a gere un numero maggiore di cittadini e mantefavore degli esercenti pari al 100% delle comnere l’iniziativa attiva più a lungo, rendendo il missioni pagate, ma in via del tutto transioria e pagamento digitale la nuova normalità». anti-Covid. È ovvio che gli esercenti chiedono Scendendo poi nel dettaglio delle modalità di di più: chiedono la stabilizzazione dell’incentipagamento preferite ed “emergenti”, l’Osservo. E ulteriori sostegni a chi si dota di apparati e software nuovi. Il governo Draghi non sembra essere di questo avviso, però. Tanto da aver congelato fino alla fine dell’anno – all’insegna del “poi si vedrà” – il forte incentivo del cashback, che era indirizzato ai consumatori. Ebbene: che sia stato costoso per l’erario, non c’è dubbio. Ma che abbia portato i suoi frutti lo dimostrano i dati del Politecnico di Milano, che sono inequivocabili. I numeri del Cashback nella prima metà del 2021 hanno dimostrato una discreta adesione all’incentivo (di poco inferiore ai 9 milioni di cittadini, circa il 18% della popolazione maggiorenne) ma una più che apprezzabile penetraFONTE: POLITECNICO DI MILANO zione all’interno di chi ha preso parte all’iniziativa: sono stati infatti oltre 6,1 milioni vatorio del Politecnico, nell’ultimo rapporto gli italiani che hanno raggiunto la soglia delle in materia, rileva che «sono le modalità di 50 transazioni (il 12% della popolazione over pagamento più innovative a segnare le spinte 18) per un rimborso massimo di 150 euro. verso l’alto più consistenti. Per il contactless «Guardando a questi numeri semestrali, possi parla del +66% tra il primo semestre del siamo ritenere che gli incentivi promossi dal 2021 e il primo semestre del 2020, da 31,4 miGoverno (il Cashback, il Super Cashback e la liardi a 52,1 miliardi di euro di transato. Per i Lotteria degli scontrini) abbiano avuto un pagamenti contactless “Nfc” da smartphone e effetto positivo sui pagamenti digitali, stimodispositivi indossabili, infine, la crescita è del lando anche i consumi», è l’analisi di Valeria +108% da 1,3 miliardi a 2,7 miliardi di euro. Portale, Direttore dell’Osservatorio InnovatiA fine anno arriveremo a superare quota 300 ve Payments. «La partecipazione all’iniziativa miliardi di euro di pagamenti digitali. Dopo un Cashback ha totalizzato oltre 750 milioni di 2020 a crescita pressoché nulla si tratta di un operazioni effettuate, pari a oltre il 24% delle incremento maggiore (tra il +12,5 e il +16%) transazioni con carta del semestre. Questo sianche rispetto a quello pre-pandemia, conclugnifica che gli utenti che hanno aderito hanno de Ivano Asaro, a sua volta direttore dell’Osutilizzato la carta più frequentemente della servatorio innovative payments.

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Quanto all’inveterata passione per il contante, buone notizie arrivano da un altro Osservatorio, quello curato da Assofin, Ipsos e Nomisma con il contributo di Crif, secondo cui nel 2021 è calato del -23% il segmento dei Cash Lovers rispetto al 2020. Sostiene il rapporto che il numero delle operazioni e gli importi complessivi transati con le carte di debito ha registrato, nel periodo, una lieve crescita, mentre si registra un rallentamento delle carte di credito; è proseguita la crescita dell’utilizzo delle carte prepagate con un significativo aumento del numero delle transazioni e del valore delle operazioni; si è mosso in netta riduzione l’approvvigionamento del contante: gli importi complessivamente prelevati si sono ridotti del -17.2%. C’è anche stata una ripresa delle transazioni complessive effettuate con carte di credito opzione/rateali (+6,3% nei primi 6 mesi del 2021/19), ma il ricorso alla rateizzazione non ha ancora recuperato i volumi pre-Covid (-16.7% nel 1° semestre 2021/19). Ad aumentare l’incidenza delle transazioni online è stata soprattutto la crescita dell’e-commerce, che nei primi 6 mesi del 2021 è arrivata a costituire il 22% delle operazioni complessive via carta opzione/rateale; mentre è aumentato molto, lo certifica anche questa fonte, il possesso e la presa di consapevolezza della funzionalità contactless della propria carta rispetto al 2020 con la frequenza media di utilizzo mensile è elevata e pari a 3.7. Buone notizie sul fronte della rischiosità del comparto delle carte di credito che ha mostrato una lieve riduzione del tasso di sofferenza delle carte a saldo e un calo più marcato per quelle rateali. La crisi economica e sanitaria ha riacceso l’attenzione sul rischio di credito. Le criticità incontrate dalle imprese e dalle famiglie avrebbero potuto, infatti, generare tensioni sugli indicatori di rischio che invece si sono mantenuti su posizioni contenute grazie all’attivazione delle moratorie pubbliche e private, di sussidi, della cassa integrazione e dei diversi strumenti a sostegno del reddito.


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Il Pir fai-da-te ora punta sul crowdfunding FinancialDelivery guarda agli investimenti in microimprese italiane innovative con uno strumento che gode della detrazione del 50% sul capitale investito ed è esente dall’imposta sul capital gain di Alessandro Faldoni

investire. Il nostro Pir fai-da-te coglie questa opportunità e la rende semplice, grazie ai serRISVEGLIO” PER I PIANI INDIVIDUALI DI RIvizi digitali di FD Fiduciaria Digitale che perSPARMIO, È TUTTO MERITO DEI PIR ALTERmettono di sottoscrivere qualsiasi prodotto NATIVI: nel secondo trimestre 2021 hanno comodamente tramite il proprio smartphone. raccolto 349 milioni di euro, contro i 106 (meAll’investitore non resta che scegliere i prodotglio di niente, comunque) di quelli tradizionali. ti da inserire nel Pir. «L’obiettivo ambizioso dei Pir, far confluire i FinancialDelivery propone degli investirisparmi degli italiani nelle imprese italiane, menti tra cui scegliere? è stato raggiunto solo in parte, a causa di alAssolutamente no. Noi mettiamo solo a dispocuni limiti dello strumento e delle rigidità del sizione il contenitore e controlliamo che gli inmercato dei capitali italiano», spiega a Ecovestimenti siano compatibili con la normativa nomy Luca Stellato, Business Development dei Pir. Non facciamo gestione, non facciamo Manager di FinancialDelivery, realtà fintech consulenza, non abbiamo alcun tipo di prodotitaliana che con il suo to da proporre. Ma caI SERVIZI DI FD FIDUCIARIA DIGITALE Pir fai-da-te oggi guarspico la sua domanda: PERMETTONO DI SOTTOSCRIVERE da agli investimenti in QUALSIASI PRODOTTO COMODAMENTE la maggior parte dei microimprese italiane risparmiatori oggi non TRAMITE IL PROPRIO SMARTPHONE innovative attraverso saprebbe come muoil crowdfunding. versi per scegliere gli investimenti migliori. Per questo noi abbiamo due soluzioni: la priPerché il vostro lo definite fai-da-te? ma è data dalla libertà di affidarsi al proprio La maggior parte della raccolta oggi avviene consulente o gestore di fiducia, ma anche di con strumenti sotto forma di gestione colessere libero di cambiarlo in ogni momento se lettiva, diciamo “pre-confezionati”, gestiti da cambiano le proprie esigenze, senza per quebanche o Sgr: in genere gli investimenti riguarsto dover cambiare il proprio Pir. La seconda è dano aziende già altamente finanziarizzate, di (in)formarsi autonomamente: per questo ogni dimensione medio-grande. Quello che pochi settimana organizziamo webinar per parlare sanno, è che il Pir è un contenitore che può di nuove opportunità o asset class alternative. essere cucito su misura per ogni investitore: Come il crowdfunding. ognuno può costruirsi il proprio e beneficiaCerto, le proposte dei portali di crowdfunding re degli stessi benefici fiscali, ma scegliendo – sia equity che lending - possono costituire i personalmente le aziende e i prodotti in cui mattoncini del proprio Pir, con la possibilità di SE, DOPO UN BIENNIO ASFITTICO, ASSOGE-

STIONI FINALMENTE PARLA DI “SEGNALI DI

LUCA STELLATO

beneficiare anche delle detrazioni di imposta per investimenti in Startup e Pmi innovative. Da qui l’idea del Pir fai-da-te 100% crowdfunding. Ad esempio, si può comporre un Pir da 100mila euro scegliendo 5 offerte per ciascuno di 5 portali di crowdfunding diversi: alla fine si avrebbe un portafoglio diversificato con 25 titoli per un investimento medio di 4.000 euro, con detrazione di imposta del 50% sul capitale investito ed esente dall’imposta del 26% sul capital gain. Un modo conveniente per investire sull’Italia del futuro, fatta di imprese piccole ma con grande potenziale di crescita. Una proposta innovativa, ma forse non adatta a tutti i risparmiatori… Il Pir fai-da-te è adatto a tutti i tipi di investitori, anche quelli più “tradizionalisti”. Diversi gestori ci hanno contattati per proporsi come consulenti, offrendo dei portafogli modello, o per offrire anche servizi di gestione. Io paragono il nostro Pir ad una barca: il cliente è sempre il proprietario, anche se decide di non guidarla direttamente e affidare il pilotaggio a qualcun altro. Ma se cambia il capitano o decide di pilotare da solo, la barca rimane la stessa. E quanto costa? Abbiamo una tariffa flat fee, indipendente dal volume degli asset e senza commissioni percentuali sugli investimenti: più trasparente e anche meno costosa di molti prodotti preconfezionati. Si dice che la libertà non ha prezzo, ma nel nostro caso possiamo dire che la libertà non ha costi.

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L'EURO DIGITALE? È APPENA NATO, MA NON DALLA BCE Non rientra nello schema Mifid ed è a prova di antiriciclaggio. Viene depositato in banca e ha un collaterale verificabile: ecco come funziona Eurst, la stablecoin creata da Wallex di Franco Oppedisano PRIMA O POI LO FARÀ ANCHE LA BANCA CENTRALE EUROPEA, MA NON POTRÀ METTERLO IN PIEDI DA SOLA. Anche perché

qualcuno lo ha già fatto. L’euro digitale esiste già, in versione beta da luglio e in quella definitiva da inizio settembre, e si chiama Eurst. Lo ha creato un italiano Simone Mazzuca, un passato in un istituto di credito e un presente come fondatore e ceo di Wallex, un gruppo di società che si occupano di finanza digitale. Con una struttura sparsa per il mondo e 180 collaboratori Mazzuca ha lanciato un token che vale un euro e ha interessanti prospettive davanti a sé. «Oggi» racconta a Economy «le stime sugli euro digitali prevedono che, entro sei mesi, ne verranno scambiati quattro miliardi al giorno e il nostro è l’unico totalmente affidabile. Non sono cifre esagerate se si considera che le stablecoin in dollari già ora muovono qualcosa come 60 miliardi al giorno».

del genere. Una volta avevano bisogno di Ma cos’è Eurst? una quantità d’oro in cassa per poter batÈ un metodo di pagamento che usa la tecnotere moneta, ma sono più di cinquant’anni logia blockchain, una stablecoin del valore che nemmeno il dollaro lo fa più. Eurst è più fisso di un euro. Oggi è un prodotto comsolido delle monete tradizionali perché c’è pliance che è in grado di spazzare via ogni sempre in cassa il suo controvalore. Poi abtitubanza sulla tecnologia e sulle criptomobiamo messo in atto un sistema di Kyc, Kyb, nete perché ha caratAml e Sunshine Scan SECONDO IL CEO DI WALLEX teristiche uniche. che ci permette di SIMONE MAZZUCA ENTRO SEI MESI Quali? fare le prove su ogni VERRANNO SCAMBIATI QUATTRO È trasparente perché user e quindi è comMILIARDI AL GIORNO DI EURO DIGITALI ha un sistema live pliance sotto l’aspetaudit che permette in ogni istante di sapere to di anti money laundry. L’altro tema che quanti token, quante criptomonete, ci sono tocca è quello dell’inflazione. in circolazione e i fondi che le sostengono. Ovvero? Una cosa importante visto che oggi molMolte criptomonete si dice che siano inti considerano le cripto come qualcosa di flazionate perché sono generate senza un astratto, di non sostenibile. Eurst, invece, collaterale e in quantità sempre maggiolo è. Nemmeno gli Stati fanno più qualcosa ri... Noi, invece, avendo il live audit con un

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ABBIAMO SUPERATO TUTTI I LIMITI CHE HANNO TENUTO LA MAGGIOR PARTE DELLE PERSONE LONTANI DALLE CRIPTOVALUTE sistema di minting e distruzione dei token, manteniamo sempre il collaterale uguale ai token in circolazione. Un'ultima differenza molto importante ci fa fare un salto di qualità come metodo di pagamento: c’è un sistema di transaction monitoring, ovvero delle procedure di monitoraggio per la disciplina antiriciclaggio, che controlla la provenienza dei fondi e fornisce lo scoring alle transazioni. Quindi possiamo controllare che la natura dei fondi sia sempre lecita, pulita, clear, clean. Quando il fintech si mischia con la blockchain e l’inglese con i termini tecnologici, non è poi così difficile perdersi. Faccio finta di aver capito capito tutto e le chiedo come spiegherebbe Eurst a un suo compagno di banco a scuola. Comincerei a raccontagli una storiella faci-


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le, facile. Prima c’erano il baratto e l'oro, poi sono stati sostituiti con le monete e le banconote, infine sono arrivate le carte di credito e i bancomat, e adesso la banca web e i sistemi di pagamento dentro gli smartphone, come Apple Pay. Lo scopo è sempre stato lo stesso: effettuare delle transazioni economiche nello spazio e nel tempo in maniera sempre più veloce e sempre più efficace. Ok? Ok. Oggi esiste un sistema, la blockchain, che non è nient’altro che un registro in blockchain con delle cifrature che sono i portafogli, i wallett, dove i token possono muoversi in maniera iperveloce rispetto al resto dei sistemi di pagamento come i bonifici. È vero che adesso hanno creato instant payment con Sepa e Swift, però non sono immediati perché ci mettono una o due ore e sono costosi. La blockchain è un diverso tipo di sistema tecnologico e così sono nate le criptovalute. Fin qui ci siamo. Cosa è successo? Questo token nato nella blockchain è soltanto un’idea. Dietro non c’è solo il minting. Il suo valore non è collegato a nulla, non c’è nessun tipo di collaterale e chiunque può inventarne una. Non c’è uno Stato, una istituzione finanziaria, un operatore che garantisce il valore Molti hanno usato le criptovalute per truffare gli investitori o per creare delle bolle finanziarie, ma il sistema continua ad andare avanti perché è senza frontiere, veloce. Noi abbiamo superato tutti i limiti che hanno tenuto la maggior parte delle persone lontani dalle monete digitali. Come avete fatto? Abbiamo messo in circolazione il token Eurst con, immagini, un filo legato a un conto corrente: arriva un euro ed emettiamo un euro, viene venduto un euro e noi ritiriamo un euro. Abbiamo, ad esempio, dieci euro sul mercato e l’equivalente in dollari in cassa. E la questione trasparenza? Oggi se si vuole aprire un conto in banca si deve fornire un documento e firmare un

contratto. Poi ci sono dei controlli nelle banche dati, come il Cerved. Nel mondo digitale la questione della trasparenza è un problema importante perché queste monete non sono nemmeno regolate dalle banche centrali. Senza trasparenza c’è il grande rischio di riciclaggio di denaro, di anonimato, di favorire la malavita, la criminalità e il terrorismo. Perciò abbiamo costruito un sistema come quello degli istituti di credito tradizionali. PRIMA DI APRIRE UN WALLET LA SOCIETÀ VERIFICA L'IDENTITÀ DEL RICHIEDENTE E OGNI TRANSAZIONE VIENE MONITORATA

Ovvero? Identifichiamo il cliente, verifichiamo la natura e la proveninenza dei fondi e poi gli apriamo un conto e gli permettiamo di comprare Eurst. Ma non è tutto. Oggi se facciamo un bonifico di diecimila euro da una banca, chiedono perché lo facciamo. Nello spazio digitale era un altro importante scoglio da superare. Siccome conosciamo il cliente, sappiamo quale attività svolge e controlliamo da dove proviene il denaro usato per acquistare i token, possiamo garantire che i

soldi e i trasferimenti siano legittimi. Ho sentito parlare anche di dollari… Per essere precisi, Eurst viene acquistato in dollari, o in euro convertiti in dollari, e vale un euro. Perché? Il collaterale è in dollari. E la cassa è presso un fondo della Fed, l’istituzione più importante al mondo, presso un nostro escrow, ovvero un deposito a garanzia. Naturalmente abbiamo anche un third party, un ente esterno, che garantisce tutti quanti e, come in ogni contratto, fa le veci del buon padre di famiglia. E chi è? Si chiama Prime Trust, è americano e ha un conto direttamente presso la Fed Mi sembra di aver capito tutto. Adesso pensi a quanto il token digitale sia più sicuro e antifrode rispetto ai sistemi tradizionali in quei Paesi in cui ancora oggi fanno gli scippi sulla metro o passando con qualche Pos hackerato riescono a prelevare dieci euro dalle carte. Poi, stiamo creando anche gli assegni digitali. Oggi quelli emessi sono pezzi di carta che possono risultare scoperti. I nostri hanno Qrcode che si possono scansionare per sapere immediatamente se l’importo è già presente sulla blockchain. Questa mi sembra una cosa

LE SOLUZIONI FINANZIARIE DI NUOVA GENERAZIONE Sedi a New York, Londra, Sofia, Riga, Lichtenstein, Repubblica Ceca con 127 collaboratori diretti e 180 indiretti. Wallex tra poco sarà anche in Svizzera. E tra pochissimo anche in Italia dove avvierà un progetto che coinvolgerà oltre mille persone. Ma a fare cosa? L’euro digitale come spiega nell’intervista Simone Mazzuca, ma anche altro. Wallex è l’azienda che raggruppa anche

una serie di altre funzioni (Trust, Custody, Pay, Exchange, Change, e Lab) per offrire soluzioni finanziarie di nuova generazione, che consente a privati e aziende di collegare le tradizionali operazioni di gestione finanziaria, sia digitale o non digitale, utilizzando la tecnologia del registro distribuito, creando funzioni operative innovative, funzionalità e abbinamenti efficienti tra fornitori e utenti di capitale. In poche

parole, il gruppo fornisce servizi di protezione degli asset tra cui un servizio di custodia, soluzioni bancarie senza confini, servizi Otc, una piattaforma di scambio, gestione della proprietà e operazioni di crowdfunding. Inoltre, Wallex opera come un ombrello per le licenze internazionali, fornendo ad aziende e privati software e piattaforme operative conformi alle normative globali e alle capacità finanziarie.

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molto importante. E gli Eurst li ho su una chiavetta? Anche, in un wallet, un portafoglio digitale supersicuro che “attacco” a un computer per operare. Devo dichiararli al fisco? No, perché sono considerati un mezzo di pagamento, non un investimento e non generano plusvalenza. In alcuni casi devono essere dichiarati perché oggetto di exchange in Eurst sono proventi finanziari, in altri no perché già tassati alla fonte. Ha parlato di 4 miliardi di scambi al giorno per Eurst entro sei mesi. Non le sembra di essere un po’ troppo ottimista? Ora che abbiamo il live audit stiamo già facendo integrazione nelle più grandi piattaforme cripto al mondo e opereremo in un mercato in pronte a livello infrastrutturale. Ci vorranno cui siamo leader. come minimo cinque anni per implementare Ma non ci sono altre stablecoin in euro sul il sistema. mercato? E la concorrenza del bitcoin? Abbiamo una legal opinion di un importante Oggi è impensabile mettere i bitcoin all’interno studio legale del Lichtenstein che conferma di un sistema bancario tradizionale perché la che Eurst è riconosciuta come moneta elettrovolatilità è così alta che i singoli istituti non rinica che rispetta tutte le norme antiriciclaguscirebbero a gestire i rischi. Ma lo stablecoin gio senza rientrare in alcun schema Mifid ed è un’altra cosa. Le banche hanno già passato il è scambiabile in tutto il mondo. Noi siamo gli cambiamento del pagamento elettronico traunici ad avere qualcosa del genere. C’è qualmite carta o Pos. Ogni banca ha le sue carte, ma che altra stablecoin in euro, ma sono deboli a emetterle sono istituti come Maestro, Masul fronte dell’antiriciclaggio, e su quella che stercard o Visa. Andremo dalle banche e diresi chiama prova di rimo: “Noi siamo Wallex WALLEX FORNIRÀ ALLE BANCHE serva del collaterale. Bank, una banca comTRADIZIONALI IL SERVIZIO DI WALLET Guardi, se in questo merciale di stablecoin, E I LORO CLIENTI POTRANNO momento va sul no- ACQUISTARE CRIPTOMONETE OVUNQUE e possiamo integrare i stro sito e cerca proof vostri sistemi con tutti attestation, sa quanti Eurst sono in circolaziogli stablecoin”. Il loro cliente potrà cambiare ne e quanti dollari ci sono in cassa: questo è il dal conto tradizionale Iban al conto token e nostro punto di forza. andare a comprare cripto dove vuole. La banca Come guadagnate? non avrà nessuna responsabilità per la Mifid. Col cambio. Abbiamo un aggio sul cambio euComplicato. ro-dollaro necessario per ottenere e scambiaGliela faccio semplice. Saremo come Masterre un Eurst. card o Visa. Quindi tutti avranno il proprio Le banche centrali stanno discutendo di conto tradizionale integrato con uno stablemonete digitali, non c’è il pericolo che lo coin wallet. Il cliente sposterà il denaro da uno facciano direttamente loro? all’altro a secondo di cosa vuole fare. Per quanto ci siano grandi volontà da parte Le banche non saranno entusiaste perché delle banche centrali e dei governi di adottare non gestiranno loro le criptomonete. questo sistema di pagamento, ancora non sono No, lo faranno perché gli daremo il servizio di

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COS’È UN WALLET Un wallet di criptovalute è un dispositivo, un supporto fisico, un programma o un servizio che memorizza le chiavi pubbliche e/o private per le transazioni di criptovalute. In altre parole, è una chiavetta Usb, oppure è un sito internet, o anche un dispositivo hardware che in alcuni casi ha anche un piccolo schermo touch screen, o, ancora, una app per smartphone, o un software per computer. Il prezzo può variare dai 50 ai 350 dollari e, indipendentemente dalla forma, hanno in comune la capacità di ricordare le chiavi per effettuare le transazioni. Sempre più spesso hanno anche la funzionalità di crittografia e/o firma delle informazioni. La firma può per esempio risultare nell'esecuzione di un contratto, una transazione di criptovaluta, l'identificazione o la firma legale di un documento digitale.

wallet. Il denaro resterà nella banca. In due forme diverse, ma sempre lì. Insomma, non dovrebbero aver paura? La paura dovrebbero averla adesso perché sono tagliate fuori da un mercato che vale 4mila miliardi.


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Ora le imprese lo sanno la cassa rende competitivi L’analisi di Matteo Tarroni, co-founder e ceo di Workinvoice, la prima piattaforma italiana di factoring digitale: «Troppo lente le banche tradizionali» di Luigi Orescano

UNO DICE “EDUCAZIONE” E IMMAGINA UNA CLASSE D’ASILO, POI DICE “EDUCAZIONE FINANZIARIA” E SU QUELLA CLASSE SCENDE IL BUIO. “Ma qualcosa sta cambiando, se non

per le scuole senz’altro per le imprese. Forse la pandemia è stata di stimolo”, dice Matteo Tarroni, un passato in Merrill Lynch e Credit Suisse, poi nel 2014 co-founder (con Ettore Decio e Fabio Bolognini) ed oggi Ceo di Workinvoice, la prima piattaforma in Italia per la vendita di fatture prima della loro scadenza (insomma un mercato on-line per il factoring, che mette a contatto diretto le imprese e le risorse finanziarie di tanti investitori diversi e non più delle banche, o non solo). “Siamo una start-up di lungo corso, l’abbiamo capito subito che la gara delle start-up on è uno spint ma una maratona”, conferma sorridendo lui. Ma questa ex-start-up sta crescendo e portando risultati positivi: «E siamo convinti che il settore crescerà moltissimo, è proprio una questione di propensione al cambiamento, e in questo senso la pandemia ha rimescolato le carte».

Ci spieghi meglio, dottor Tarroni… Sono successe alcune cose che hanno profondamente influenzato gli imprenditori proprio sotto il profilo della loro educazione finanziaria, cioè la loro attenzione e apertura al nuovo. Hanno pesato più tre mesi di lockdown che 3

anni di convegni sulla digitalizzazione. L’azienda e il consumatore hanno capito che i servizi finanziari si possono tranquillamente acquistare e utilizzare in modalità completamente digitale. Senza più andare in banca. Questo è il tipping point, il punto di non ritorno: nessuno vuole più tornare in banca, perder tempo a firmare risme di documenti, perché sa di poterlo fare da casa propria, o dall’ufficio della propria azienda, in metà del tempo, con più scelta e spesso più convenienza. E in questa evoluzione della sensibilità finanziaria di tante aziende anche piccole c’è stato un “di più” che è venuto incontro al nostro business. Cioè? Mai come in questa fase, e da quando è iniziata la pandemia, le aziende sono state duramente danneggiate dalle criticità che hanno investito la catena delle forniture, un macroevento gigantesco anche se sottorappresentato, che ha investito più o meno trasversalmente tutti i settori. Per varie ragioni: da una parte l’aumento dei prezzi delle materie prime per la ripresa, con i conseguenti shortage di disponibilità, poi l’aumento dei costi della logistica legati a quelli dei carburanti, e dunque molte aziende hanno subìto svantaggi se non danni ed hanno capito che non possono più permettersi di gestire la parte finanziaria della relazione con i fornituri in maniera inefficiente.

MATTEO TARRONI

Da qui il maggior ricorso al factoring? E a quello on-line, in particolare? I veri esperti di supply chain fanno quest’esempio: nel mondo tradizionale, l’impresa aveva un magazzino piccolissimo, il retail le mandava l’ordine e quella in due giorni gli faceva arrivare il maglioncino del colore voluto, perché sapeva produrre just-in-time. Sa qual è invece oggi la parola d’ordine sulla catena delle forniture? Non è più just-in-time ma… just-incase, come dire: ti consegno la merce se la trovo! Scherzi a parte, questa metamorfosi delle dinamiche produttive e commerciali, a monte e valle dell’impresa manifatturiera, impone a quest’ultima di avere estrema efficienza anche nella finanza, per approfittare appunto just-incase dell’opportunità di approvvigionamento vantaggioso, ad esempio: oggi dai microchip al legname – due delle materie prime rincarate alle stelle – sul mercato vince chi può pagare prima, per approfittare magari dell’ultimo container che sta partendo da Shenzen. E dunque? Dunque, venendo a noi, la finanza è diventata una leva straordinaria di competitività.

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L’EQUITY INVESTING A PORTATA DI CLICK La piattaforma Doorway, che consente già di investire in start up e Pmi ad elevata scalabilità, tra poche settimane abiliterà gli utenti a costruire in autonomia un Pir alternativo di Rosaria Barrile

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alla selezione all’exit: chi vuole investire in start up e Pmi ad elevata scalabilità ha la possibilità oggi di monitorare tutto il processo attraverso un’unica piattaforma. A metterla a disposizione è Doorway, società benefit guidata da Antonella Grassigli. «La nostra mission è quella di far incontrare investitori e aziende innovative ad elevata scalabilità e sostenibilità in modo tale da fornire non solo un ritorno finanziario per chi ha deciso di credere in un progetto di business, ma anche un impatto positivo in termini di opportunità di crescita dell’economia in senso ampio. Per questo consideriamo cruciale la fase della selezione dei progetti: la due diligence è affidata professionisti interni ed esterni in modo da ridurre al minimo i rischi per gli investitori e definire una valutazione pre-money equilibrata». La piattaforma specializzata nell’equity investing online per il mercato degli investitori professionali qualificati e corporate, è la prima a integrare in modo sistematico l’utilizzo dei criteri Esg nel processo di selezione delle società attraverso un metodo di analisi proprietario, mutuato dal framework “La buona im­presa” di PwC e Fondazio­ne Buon Lavoro. «Classifichiamo le aziende, sulla base di criteri qualitativi, in quattro categorie mutuate dal framework “La buona impresa” di PwC e Fondazione Buon Lavoro», spiega la Ceo e co-founder di Doorway. «Individuiamo così le aziende “neutral”, focalizzate sulla

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profittabilità; le “sustainable” che non compromettono il benessere delle persone e dell’ambiente, ma riducono gli impatti negativi; le “value creation”, in grado di creare valore per le persone e per l’ambiente; le “impact”, che nascono esplicitamente per rispondere a una sfida sociale o ambientale. Nella selezione vengono tendenzialmente privilegiate le aziende che creano un impatto positivo in termini Esg e generalmente solo il 2-3% di quelle valutate vengono portate in fundraising». L’intervento di Doorway precede la fase di investimento e prosegue per tutta la sua durata per garantire una sintesi tra le esigenze degli investitori e quelle dei founder. «Oltre alla selezione, per noi è importante anche la governance della startup: il nostro modello prevede la costituzione di una società veicolo che raccoglie i capitali dai vari soggetti finanziatori che, in questo modo, possono fare massa critica e aver maggior peso nel Cda dell’azienda», puntualizza Grassigli. «Questa caratteristica ha un riflesso concreto sulla tutela degli investitori in quanto viene negoziato un contratto che regola i rapporti tra il veicolo e la startup anche in termini di diritti patrimoniali e gestionali». L’investitore, una volta effettuata tramite la piattaforma la scelta dei progetti, da un minimo di dieci a un massimo di venti, può valutare costantemente il loro andamento consultando un apposito cruscotto. «Abbiamo messo a disposizione dell’investitore due strumenti per incrementare la trasparenza: il primo è un software che consente di accedere alla reportistica che ciascuna azienda è tenuta a inserire ogni trimestre sulla piattaforma. Il secondo è invece costituito dalla nomina di un “champion investor”: si tratta di un investitore, solitamente esperto del settore in cui la società opera, in grado di partecipare ai momenti decisionali

più importanti nella vita dell’azienda e di fornire un supporto costante agli startupper». Alla base del corretto funzionamento della piattaforma, vi è un software interamente sviluppato in casa da Doorway che consente di abilitare progressivamente ulteriori funzionalità. «Dato che la nostra piattaforma è già nativamente digitale possiamo aggiungere ulteriori “tasselli” in modo semplice e veloce qualora se ne presenti l’opportunità. Nel giro di breve, ad esempio, andremo ad offrire agli investitori la possibilità di costruire in autonomia un Pir alternativo grazie alla partnership con una primaria società fiduciaria che si collegherà direttamente alla nostra piattaforma».

COME FUNZIONA

L’accesso alla piattaforma e ai relativi servizi avviene “su invito”. Con la registrazione si entra in club di investitori selezionati ai quale viene richiesto un ticket minimo per singola offerta: l’importo è variabile a seconda della tipologia di investitore. Per gli investitori retail il ticket minimo è di euro 5 mila euro, mentre per gli investitori professionali è di 50 mila. Il processo di investimento e di identificazione dell’investitore si svolge esclusivamente online e la finalizzazione dell’investimento avviene attraverso un bonifico bancario su un conto escrow intestato alla società offerente aperto presso l’intermediario bancario convenzionato. Per garantire trasparenza durante tutta la durata dell’investimento, Doorway mette a disposizione dei suoi utenti un “financial dashboard”, un cruscotto attraverso cui ottenere una rapida vista sui principali dati economico-finanziari delle società destinatarie dei finanziamenti.


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Il (nuovo) credito è digitale ma la relazione resta umana A inaugurare un nuovo percorso, teso a coniugare tecnologia avanzata e contatto umano a supporto del cliente, è Banca AideXa, la fintech promossa da Roberto Nicastro e Federico Sforza di Rosaria Barrile

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ata a marzo del 2020 in piena pandemia, su impulso di due nomi “storici” del settore bancario, Roberto Nicastro e Federico Sforza, Banca AideXa si caratterizza per la forte vocazione a supporto delle piccole e medie imprese. La fintech, che dal mese di giugno ha ottenuto l’autorizzazione per la licenza bancaria, ha mosso i primi passi sul mercato con un servizio di finanziamento istantaneo - X Instant – rivolto specificamente a questo target sfruttando le opportunità aperte dall’open banking e dall’utilizzo di strumenti di intelligenza artificiale. A rendere innovativo questo prestito, che ha una durata 12 mesi è un importo massimo di 100 mila euro, è la possibilità per l’imprenditore di sapere in tempo reale se il finanziamento è stato accordato e di ricevere l’accredito sul conto corrente in 48 ore. La procedura per ottenerlo non prevede lo scambio di documenti cartacei: in pratica, dopo aver effettuato l’accesso al proprio internet banking direttamente dal sito della banca, Banca AideXa chiede l’autorizzazione per accedere alle informazioni del conto corrente in sola lettura. In alternativa, è possibile caricare gli estratti conto in formato Pdf: bastano le liste dei movimenti degli ultimi 12 mesi dei conti correnti utilizzati per gestire l’impresa

ottenute dal proprio internet banking. Lo stesso meccanismo è alla base anche di ‘X Garantito’, il finanziamento che eroga fino a 300mila euro in 24 mesi con rate costanti a tasso fisso, dedicato alle società di capitali costituite da almeno due anni, con un fatturato superiore ai 100mila euro e che non abbiano superato complessivamente l’importo massimo garantito dal Fondo di Garanzia per le Pmi (pari a 5 milioni di euro). «L’open banking e la normativa Psd2 danno infatti la possibilità alle imprese di condividere i propri dati finanziari a soggetti terzi per erogare servizi più efficienti, creando di fatto una situazione di concorrenza all’interno del sistema creditizio, a beneficio dell’imprenditore», precisa Federico Sforza nel suo ruolo di Ceo. «Il diritto alla condivisione dei dati consente all’impresa di fornire liberamente le proprie transazioni bancarie con partner finanziari e, per esempio, di ottenere un finanziamento istantaneo senza dover preparare numerosi documenti tipici di una richiesta di affidamento ovvero servizi finanziari ad alto valore aggiunto per l’imprenditore». Nel modello operativo di Banca AideXa le possibilità di innovazione tecnologica offerte dalla Psd2 e dall’Open Banking si integrano con un servizio di supporto al cliente basato

FEDERICO SFORZA, CEO DI BANCA AIDEXA

sulla relazione umana: attualmente a circa 30 business banker è affidato il compito di accompagnare gli imprenditori all’utilizzo degli strumenti a loro disposizione. «La relazione completamente digitale da sola non basta e il fatto di essere nati in piena pandemia ci ha spinto a fare alcune riflessioni in questo senso», sottolinea Sforza. «Fin da subito abbiamo sviluppato la possibilità di interagire anche da remoto con i nostri business banker. Si tratta di consulenti, in carne e ossa, esperti di impresa in grado di dialogare via chat, video e WhatsApp per poter rispondere a tutte le domande. In questo modo i clienti possono sfruttare i vantaggi del contatto “da remoto” pur mantenendo sempre la relazione con lo stesso consulente. Non basta più avere dei processi digitali efficienti, occorre anche saper costruire una relazione anche se con modalità e strumenti diversi rispetto al passato». Per quanto riguarda il futuro invece, oltre all’incremento dei business banker, Banca AideXa si sta preparando a offrire servizi tradizionali in modo innovativo come l’apertura di conti correnti, l’emissione di carte di credito e di debito, e un conto corrente sviluppato ad hoc per gli imprenditori in grado di sfruttare le possibilità offerte dall’open banking per integrare altre funzionalità.

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FINANZIARE L'IMPRESA

Dal trading quantistico alla banca del futuro Dopo aver siglato l'accordo con Fujitsu per il Digital Annealer, la Cfx di Marco Mottana è pronta a sbarcare in Italia per offrire servizi nel mondo delle valute digitali e della finanza decentralizzata di Giovanni Bellucci UN PROGETTO DI RESPIRO EUROPEO, CHE ABBIA ANCHE UN CUORE E UN PIEDE NEL NOSTRO PAESE: DOPO AVER FONDATO CFX QUANTUM A LONDRA, MARCO MOTTANA È DIVENTATO SEMPRE PIÙ ATTIVO ANCHE IN ITALIA. L’idea di base è la creazione di una

“neo bank”, un nuovo modello di banca che si affida completamente al digitale e all’utilizzo delle applicazioni più avanzate della tecnologia. Il nome è già stato deciso: 01 Quantum. A partire dal maggio scorso è in vigore un accordo con Mastercard per integrarsi con un circuito riconosciuto in tutto il mondo e a breve è previsto il lancio operativo. E mentre andiamo in stampa circolano insistentemente le voci sull’acquisto di una società finanziaria in Svizzera, proprio con l’obiettivo di aprire una succursale in Italia. «La banca del futuro, che costruisce valore aggiunto invece che presenza territoriale», la definisce Mottana. In che senso? È la banca del futuro perché apre i suoi servizi solo su web e tramite app su smartphone. Una banca digitale che possa offrire ai propri utenti un’esperienza più semplice e intuitiva rispetto agli istituti tradizionali, e premia la loro fedeltà. Lei quindi crede che il mondo della finanza

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stia davvero cambiando. “Cambiando” è una parola che sminuisce la vera e propria rivoluzione che è in corso ormai da diversi anni per gli addetti ai lavori e che adesso sta arrivando al grande pubblico. Ci sono due definizioni da capire: “economia sociale” e “decentralizzazione”, ovvero i due spauracchi del vecchio sistema. La prima dà più potere agli investitori nelle loro scelte ed è figlia della economia digitale che ha consentito a tutti, o quasi, di avere informazioni più trasparenti. La seconda è la possibilità del singolo di detenere direttamente il proprio patrimonio e scambiarlo con altri senza passare da una sequela di intermediari.

MARCO MOTTANA

Ma è una vera rivoluzione o solo una speranza? Ci sono centinaia di miliardi di dollari investiti nel mondo delle valute digitali e della finanza decentralizzata. A investire sono stati, inizialmente, gli investitori più lungimiranti e poi i più grandi, i gruppi di dimensione mondiale; oggi sono gli stessi governi che si stanno preparando. Si discute animatamente su di una legislazione europea già per marzo 2022, quindi non sono sogni ma ormai una realtà conclamata. Speriamo che le leggi possano contribuire a maggior chiarezza. Il pubblico intanto sta capendo e si sta impegnando sempre di più nel sostenere questi progetti come cliente o investitore, io conto che nell’arco di cinque anni

IL RISCHIO NON SI PUÒ ELIMINARE PERÒ SI PUÒ GESTIRE


SPECIALE FINTECH

milioni di persone avranno un portafoglio decentralizzato assieme a quelli tradizionali.

È un mondo rischioso... Il rischio non si può eliminare, però si può gestire. Ed è qui che Cfx ha messo a punto una serie di strategie per trasformare il rischio in opportunità: il mio credo personale è sempre stato opposto alla classica frase “per guadagnare di più devi rischiare di più”. Una credenza che ha permesso a grandi istituzioni di avere profitti enormi e tenere le masse di clienti con rendimenti bassissimi… Se sai gestire il rischio il rendimento può crescere di molto rispetto a quello che ci viene proposto come “sicuro”. E Cfx come ci riesce? Gli elementi chiave per realizzare questo obiettivo sono due: una tecnologia estremamente innovativa combinata con una pratica finanziaria tradizionale, applicata però in maniera evoluta. Per la tecnologia Cfx ha concluso un accordo di collaborazione e ricerca con Fujitsu. Loro contribuiscono con il chip denominato Digital Annealer, un microcircuito altamente innovativo basato su tecnologie di ispirazione quantistica, che analizza miliardi di dati a velocità impossibili per qualsiasi altro processore. I matematici di Fujitsu collaborano con il nostro team tecnico per mettere a

punto le formule. Questa supervelocità conto rappresenta il massimo della compartecipasente di valutare ed eseguire operazioni in frazione e decentralizzazione. Grazie alle licenze zioni infinitesimali di secondo e, specialmente ed alleanze che stiamo costruendo entreremo nel settore finanziario, concede notevoli vananche in mercati più tradizionali, che sono taggi ai suoi utilizzatori. La pratica finanziaria quelli nei quali ho accumulato la mia esperienevoluta concerne, invece, le metodologie e le za, dove ho imparato a gestire il rischio. formule che consentono di applicare la tecnologia ad arbitraggi e a portafogli che vengono E poi c'è un sogno nel cassetto... ricalcolati su migliaia di strumenti con tempi Sì, potrebbe sembrare un’utopia, ma vorremprima impensabili. Gli arbitraggi cercano difmo rendere più “giusto” il mondo finanziario, ferenze di valore di cambio tra due valute su mettere a disposizione il nostro lavoro per mercati diversi, otconsentire a tanti di LA SUPERVELOCITÀ DEL DIGITAL tenendo un margine condividerne i risultaANNEALER CONSENTE DI VALUTARE sicuro che, seppure di ti. Cfx nasce con una ED ESEGUIRE OPERAZIONI IN FRAZIONI misura minima, viene dimensione solidale INFINITESIMALI DI SECONDO realizzato centinaia di da cui ha preso origine volte al giorno. Un’attività quasi impossibile l’idea del Fondo Sociale di Crescita Universale, per la maggior parte degli investitori. ovvero Social Universal Raise Fund, che lanceremo con il suo acronimo Surf non appena Quindi la “neo bank”? ottenute le autorizzazioni. Il progetto riguarda 01Quantum è un servizio che consente di gela creazione di un vero e proprio fondo, aperto stire con facilità i propri flussi finanziari, con a tutti gli investitori. La sua particolarità sarà software a livello internazionale e con spese che una porzione dei risultati consentirà di molto contenute. Costruito con un intuitivo accantonare parte del rendimento e regalare software basato su blockchain. È il primo ponuna quota di investimento alle persone meno te per poi comprendere il senso della nuova abbienti, quindi una rendita continua, in abfinanza. Vorrei precisare che "neo bank" non binamento con le più importanti associazioni significa che abbiamo una banca, anche se diedi sviluppo territoriale operanti nelle aree tro le banche ci sono sempre. sottosviluppate. Una situazione, insomma, in cui tutti aiutano tutti: non solo profitti ma Dove operate? soddisfazioni vere, quelle che ti fanno stare Per il momento nelle cryptovalute, un settore meglio e ti danno la spinta per migliorare coche riteniamo abbia un grande futuro in quanstantemente.

APPUNTAMENTO A ROMA IL 1° DICEMBRE “La Trasformazione Digitale per un’Economia Sostenibile" è il titolo del convegno che si terrà a Roma il primo dicembre, in presenza, presso l’Università Unimarconi in via Vittoria Colonna 11. I lavori saranno articolati in tre sessioni durante le quali si discuterà dell’evoluzione della finanza nel contesto della trasformazione digitale, della

sostenibilità della finanza e dell’economia nel mercato attuale e, infine, del ruolo delle istituzioni per la sostenibilità dell’economia digitale. Ai lavori parteciperà Marco Mottana, l’esperto analista finanziario fondatore di Cfx, il quale parlerà di Finanza Decentralizzata (o De.Fi.), il sistema finanziario che garantisce gli

investimenti attraverso smart contract registrati sulla blockchain. Illustrando, poi, le iniziative della sua società, Mottana presenterà l’alleanza con la soluzione innovativa di “neo-bank” ‘01Quantum. E approfitterà per parlare della sua ultima visione: «Un’altra idea innovativa», annuncia, «che abbatterà nuove barriere».

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FINANZIARE L’IMPRESA

in collaborazione con Aifi

Quel debito privato che sostiene le imprese I fondi che operano nel private debt accompagnano le aziende nel loro piano di crescita o nelle operazioni di ristrutturazione. Ecco perché l’interesse degli investitori verso questa asset class sta crescendo di Anna Gervasoni

I

l private debt è forse l’asset class meno conosciuta nell’ambito del vasto mondo del private capital. È una attività che sta crescendo molto all’estero e in Italia e che offre risposte interessanti alle imprese in cerca di capitali. Nel primo semestre di questo anno ha registrato tassi di incremento significativi, pur in un contesto di tassi di interesse contenuti offerti dal settore bancario. Come riportano i dati pubblicati da Aifi-Deloitte, è cresciuto nella raccolta, nelle operazioni e nei rimborsi, superando di molto i livelli pre-pandemia. Oltre la metà del numero di investimenti è finalizzato allo sviluppo aziendale, il che significa che un ruolo importante per l’economia reale questo strumento ce l’ha. I fondi che operano nel private debt, non si PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

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limitano a supportare finanziariamente l’impresa ma la accompagnano con una attenta supervisione al piano industriale di crescita e mettendo a disposizione la propria professionalità per permettere alla società di inserirsi in un percorso che sia di sviluppo o di consolidamento. L’attività di tali operatori si concentra su aziende sane che necessitano di un “compagno di viaggio” che conferisca i mezzi necessari per fare un salto e che supporti nuovi approcci al mercato, per porsi in modo differente e innovativo. Ma ci sono anche fondi di debito specializzati in operazioni di ristrutturazione, attività preziosa soprattutto in questo periodo in cui imprese con una storia di solidità si trovano a gestire una congiuntura critica anche a causa della specificità del proprio business, ma hanno ancora un grande potenziale. I numeri del primo semestre segnalano che la raccolta è triplicata, raggiungendo 642 milioni di euro rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente quando erano 209 milioni. Tale dato rappresenta il valore più alto mai registrato

non solo in un singolo semestre, ma anche se confrontato agli interi anni passati. Questo segnala un interesse degli investitori verso questa asset class che ha dato buone soddisfazioni in termini di rischio rendimento. È aumentata l’attività di fundraising di questi operatori, che così hanno più capacità di investire su un maggior numero di imprese. Sul fronte degli impieghi, nella prima parte dell’anno sono stati investiti 769 milioni di euro, +74% rispetto al primo semestre del 2020. Anche in questo caso, si tratta del semestre con i valori più alti mai registrati dall’avvio del mercato, testimoniando una crescita significativa, anche paragonata agli anni precedenti la pandemia. Le statistiche Aifi-Deloitte segnalano che quest’anno sono stati censiti 12 fondi attivi nel mercato del distressed debt (che intervengono su aziende in tensione finanziaria). Per avere uno sguardo di insieme sulla loro attività, segnaliamo che, a partire dal 2018, questi operatori hanno investito 2,3 miliardi di euro in operazioni aggregate, tramite acquisto di pacchetti di crediti scaduti ceduti da banche, relative a oltre 5mila società e 4,2 miliardi di operazioni cosiddette single name in 80 imprese attive in vari settori, tra cui spiccano quello dei beni e servizi industriali e quello dei trasporti/shipping. Il fatto di poter contare su nuove possibilità di finanziamento è molto importante anche a livello di sistema, basti pensare che parliamo di aziende con un numero medio di dipendenti pari a 178 e un fatturato medio attorno ai 60 milioni di euro, qui di medie imprese, spesso realtà cruciali per i nostri territori. I dati sono incoraggianti e dimostrano la necessità, nel nostro Paese, di operatori che operino sul debito alternativo. Bisogna senz’altro aumentare la potenza di fuoco di questi operatori, catalizzando capitali istituzionali e privati. Bisogna permettere a questo comparto di crescere moltiplicando le iniziative di investimento; solo così si potrà avere un sistema articolato e predisposto a operare più capillarmente e in maniera vasta, sulle tante imprese che oggi stanno riavviando i motori dopo un periodo di stasi.


Il pessimismo del tesoriere salva l’azienda dai guai Immaginare il peggior scenario possibile per essere pronti a mitigare gli effetti di un’eventuale crisi sull’equilibrio finanziario: ecco la differenza tra Disaster Recovery Plan e Business Continuity Plan di Graziano Sabatino

U

na delle tante cose che il passaggio disservizio, oltre a produrre effetti fortemendel Covid-19 ha lasciato a noi tesote negativi sotto il profilo economico, legale, rieri è l’assoluta consapevolezza che d’immagine, farebbe emergere un enorme i nostri report, dal preventivo di tesoreria al tematica di sostenibilità finanziaria. cash flow previsionale, dal budget finanziaDa qui la necessità per gli imprenditori e i rio al business plan, dovranno assolutamente manager aziendali di imparare a prevenire avere il loro alter ego di scenario “fermo”. tali imprevisti, attraverso una valutazione dei Gli eventi in grado di compromettere la contirischi (Risk Assessment) e la pianificazione nuità aziendale sono innumerevoli e possono strategica delle misure da adottare in caso di avere cause naturali o dipendere da attività eventi interruttivi della c.d. Business Continuumane: guasti, interruzioni dell’energia eletity (Business Continuity Plan). In sintesi, l’atrica, terremoti, calamità naturali, errori o zienda deve individuare sin da subito gli evendistrazioni dei dipendenti, furti, ti critici in grado di minacciare sabotaggi, danneggiamenti inla propria sopravvivenza nel tenzionali, attacchi informatici tempo e predisporre in antietc. cipo tutte le misure tecniche In azienda dovremmo essere e organizzative idonee a risempre più consapevoli su quastabilire la normalità il più li e quanti problematiche possa velocemente possibile, anche causare il fermo delle attività, nel caso di eventi disastrosi in soprattutto se prolungato nel grado di interrompere l’opetempo. È indubbio che un tale GRAZIANO SABATINO ratività di dati e sistemi neces-

sari per il regolare svolgimento del business (Disaster Recovery Plan). Per Disaster Recovery Plan (Drp) si intende l’insieme di tutte quelle misure tecniche, logistiche e organizzative predisposte da un’azienda per ripristinare dati, applicazioni e sistemi informatici necessari per l’operatività del business, a seguito di eventi in grado di interrompere il regolare svolgimento dell’attività (erogazione di beni o servizi) o addirittura minacciare la stessa sopravvivenza aziendale. Il Drp è il documento che raccoglie tali procedure e che ogni azienda deve predisporre, aggiornare e custodire con cura per poter fronteggiare in modo opportuno eventuali emergenze informatiche. Affinché l’azienda possa rispondere in modo tempestivo ed efficiente a tali situazioni, il Disaster Recovery Plan deve: i) identificare i dati e i sistemi che sono critici (ovvero, fondamentali) per l’operatività aziendale; ii) classificare i dati e sistemi critici in base al livello di importanza, assegnando ad essi una scala numerica e iii) stabilire un livello accettabile di perdita dei dati (o sistemi), ovvero quanti dati (o sistemi) l’azienda può permettersi di perdere senza compromettere la propria sopravvivenza o rischiare il fermo prolungato delle attività (Recovery Point Objective). Il Business Continuity Plan è il documento con cui l’azienda stabilisce la strategia operativa da adottare per ripristinare la continuità aziendale in caso di eventi interruttivi, anche minori e non attinenti alla sicurezza IT, come un sovraccarico di corrente, un’azione legale contro l’azienda, un temporaneo cambiamento di sede operativa etc. Il Business Continuity Plan aiuta a gestire correttamente eventi critici in grado di minacciare la sopravvivenza dell’azienda (ente od organizzazione), ripristinando le attività nel più breve tempo possibile. Si tratta quindi di un piano che riassume i costi da sostenere, le attività strategiche da porre in essere e i referenti da coinvolgere per assicurare la continuità di servizi e profitti. Continua a leggere

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COVERSTORYL’IMPRESA FINANZIARE

L'UPSKILLING E IL RESKILLING VE LI PAGA IL PNRR Nascosti nelle pieghe del Piano nazionale di ripresa e resilienza ci sono interessanti stanziamenti per la formazione. Ecco come le imprese possono beneficiarne per aggiornare le competenze interne di Paola Liberace

S

i fa presto a dire formazione. Nel Piano nazionale di ripresa e resilienza, l’ormai noto Pnrr, questo termine ricorre 142 volte (quasi tutte pertinenti, e parliamo solo della versione sintetica: per avere un raffronto, nello stesso documento si parla “solo” 135 volte di “digitalizzazione”). Competenze e apprendimento come chiave per la ripresa, quindi: ma in che modo? E in quale misura sono coinvolte le imprese, che di questa ripresa sono attori fondamentali? E soprattutto: come fare per non vanificare l’investimento faticosamente finanziato? Per rispondere, proviamo a seguire il vecchio adagio del “follow the money”. I soldi, in questo caso, sono quelli esplicitamente allocati dal Pnrr nelle varie Missioni: in particolare, sono

interessate la 1 (Digitalizzazione, Innovazione, Competitività e Turismo), la 4 (Istruzione e Ricerca), la 5 (Inclusione e Coesione) e la 6 (Salute). Tra di esse si annida qualche vecchia conoscenza: è il caso della Componente 2 della Missione 1, ad esempio, nella quale si trovano i 13,38 miliardi di euro destinati alla cosiddetta “Transizione 4.0”, erede del piano ”Industria 4.0”, che si affianca ad altre forme di sostegno finanziario per l’ammodernamento delle strutture produttive (come la legge Sabatini, recentemente rifinanziata per 600 milioni di euro: ne ha reso esaurientemente conto su queste pagine Laura De Lisa, Director Rsm). In questo particolare ambito rientrano anche le attività di formazione svolte per acquisire NELLA FOTO: L’AUTRICE PAOLA LIBERACE, PARTNER, CHANGE MANAGEMENT LEADER, RSM ITALY

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o consolidare la conoscenza delle tecnologie previste dal Piano Transizione 4.0: ma per quantificare l’investimento specifico in formazione è necessario fare riferimento alle tabelle presenti negli allegati alla versione finale del Pnrr, che il nostro governo ha trasmesso in sede europea. Da quel che si evince, i fondi per le attività di “training 4.0” a valere sui finanziamenti del Recovery and Resilience Fund ammontano a 300 milioni di euro, il cui costo finanziario è distribuito tra il 2022 e il 2023. Queste risorse sono destinate a coprire il credito d’imposta di cui le imprese possono avvalersi fino a un tetto di 300.000 euro e nella misura del 50% fino al 31 dicembre 2022. Sempre nell’ambito della Missione 1 e della Componente 2 il Piano fa riferimento anche a interventi ulteriori rispetto a quelli sostenuti dal credito d’imposta, destinati alla crescita di competenze gestionali per il digitale – in particolare per i manager delle Pmi - e ai lavoratori in cassa integrazione, cui sono destinati programmi di training ad hoc: ma in questo caso sarà possibile realizzare la cifra soltanto attendendo il dettaglio delle misure attese. Restando nella Missione 1 – stavolta la componente è la 3 - e sempre sul fronte “implicito”, interventi di formazione


sono previsti anche per gli addetti delle imprese del “Turismo 4.0”: la formazione qui è una quota parte dei 110 milioni per l’”Hub del turismo digitale”, e oltre a qualificare e aggiornare professionalmente il personale addetto al settore serve a facilitare l’adozione di un “Kit di supporto per servizi digitali di base”, dedicato alle piccole e medie attività turistiche. Anche stavolta sono di supporto le tabelle con gli investimenti, che circoscrivono a 2 milioni di euro la somma stanziata. Proseguendo con il percorso, i fondi esplicitamente previsti per la formazione nella Missione 4 sono destinati principalmente alla scuola e all’università, con 830 milioni dedicati dalla Componente 1 all’investimento sulla didattica digitale integrata e sulla transizione digitale del personale scolastico. Di maggiore interesse per le aziende – soprattutto le Pmi - sono gli investimenti al punto 1.4 della Componente 2 della Missione, con la “costruzione di leader territoriali di ricerca e sviluppo” – 12 da individuare entro il 2026, sulla base della capacità di promuovere progetti di sostenibilità sociale: i 1,30 miliardi destinati a questo obiettivo andranno ad attività condotte congiuntamente da Università e imprese, tra l’altro, per iniziative formative innovative (compresi i dottorati industriali), per la ricerca (e qui è puntuale il riferimento alle Pmi operanti sul territorio), per il supporto alle start-up

e per il coinvolgimento delle comunità locale sulle tematiche dell’innovazione e della sostenibilità. Ancora, espliciti, ma verticali, sono gli investimenti sulla formazione previsti nella missione 6, destinati – per 740 milioni - allo sviluppo delle competenze tecnico-professionali, digitali e manageriali del personale del Sistema sanitario nazionale. Ma la vera parte del leone, con 4,40 miliardi stanziati, tocca alla Missione 5, in particolare la Componente 1 dedicata alle “Politiche del lavoro”, e al suo interno la Riforma 1, dedicata a “Politiche attive del lavoro e formazione”. Qui sono infatti collocate le risorse destinate al Programma Nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori - Gol, e al Piano Nazionale Nuove Competenze, PER TRASFORMARE LA FORMAZIONE IN UN VOLANO DI CRESCITA OCCORRE ABBANDONARE IL SOLITO "APPROCCIO ARTIGIANALE"

destinato a lavoratori disoccupati o destinatari di Naspi o reddito di cittadinanza, con l’obiettivo di riorganizzarne la formazione: a questo piano fa ora riferimento il preesistente Fondo Nuove Competenze, a sua volta rifinanziato per 1 miliardo tramite il programma React-EU. Infine, l’Investimento 1.4 dispone un ammontare di 600 milioni di euro per rafforzare il sistema duale, avvicinando scuola e impresa per l’occupabilità dei giovani.

Gli stanziamenti previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza FINANZIAMENTI PER FORMAZIONE (MLD €)

DI CUI DESTINATI ALLE IMPRESE (MLD €)

Missione 1

0,81

0,32

Missione 2

--

--

Missione 3

--

--

Missione 4

0,83

(1,30)*

Missione 5

5

5

Missione 6

0,74

--

Totale

7,38

5,32 (6,62)

*1,30 MLD € PER “CREAZIONE E RAFFORZAMENTO DI “ECOSISTEMI DELL’INNOVAZIONE” E COSTRUZIONE DI “LEADER TERRITORIALI DI R&S”

Nella Missione 5 si addensano quindi le maggiori opportunità per le imprese: a patto che riescano a destreggiarsi nella selva di esigenze formative come il reskilling e l’upskilling, e a fronteggiare l’ormai famigerato skill mismatch. Tra giovani in apprendistato e manager navigati ma ormai da riqualificare, lavoratori in “transizione” e risorse già professionalizzate ma prive di competenze digitali e a rischio di obsolescenza, è infatti difficile stabilire quale sia la soluzione adeguata, e quindi anche cogliere le opportunità per finanziarla. E anche qualora si riuscisse a individuare lo strumento e i fondi giusti, resta il problema di misurare poi l’efficacia della formazione erogata - e quindi la vera preparazione dei lavoratori, al di là delle parole chiave del momento. In altri termini, come fare per preparare davvero i lavoratori? Come scegliere le competenze strategiche su cui puntare, tralasciando la marea di quelle inessenziali (inutili, e a volte dannose) che vengono proposte (e talvolta persino finanziate!)? Come assicurarsi, insomma, che i percorsi formativi scelti dalle imprese nella pletora di offerte che le assalgono le rendano realmente capaci di stare al passo con le sfide che le attendono? Nel team trasversale di Rsm dedicato al Pnrr ci sentiamo quindi di suggerire alle imprese – anche le più piccole – di abbandonare la modalità artigianale con la quale in molte hanno finora gestito la formazione interna, limitandosi all’approvvigionamento dei classici corsi obbligatori – magari online, dopo la pandemia – per strutturare una vera e propria strategia di formazione aziendale: all’interno della quale l’obiettivo del finanziamento va perseguito non come fine a se stesso, ma come reale supporto allo sviluppo di competenze utili. Con il Pnrr, insomma, anche le aziende che finora avevano trascurato la formazione dovranno familiarizzare con concetti come la rilevazione dei fabbisogni, la pianificazione formativa, la verifica degli apprendimenti, se vogliono davvero trasformare quest’occasione storica in un volano di crescita.

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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

Con il Covid (e il bonus) l’Italia torna sui pedali Incentivi governativi e distanziamento hanno determinato il boom della produzione e della vendita delle due ruote. Un comparto sano che l’Nsa Economy Ranking ha classificato per affidabilità di Maddalena Bonaccorso

B

isogna rivolgere lo sguardo alla sostenere in modo rilevante una domanda, prima metà degli anni ’90, quando che comunque seguiva un trend di crescil’avvento del fenomeno mountain ta positivo già prima dell’operatività degli bike contribuì in modo significativo alla difincentivi». fusione della bicicletta in Italia, per leggere L’elaborazione dei dati raccolti da Ancma dati simili a quelli del 2020. Quasi trent’anpermette inoltre di tracciare una fotoni dopo, al termine di un anno molto diffigrafia aggiornata sullo stato di salute del cile per il Paese, il mercato nazionale delle comparto in Italia. Quello del ciclo è un due ruote a pedale torna a sfondare il muro settore costituito da circa 250 imprese, in dei due milioni di pezzi venduti. Secondo le prevalenza Pmi, eccellenze riconosciute a stime diffuse da Confindustria Ancma (Aslivello internazionale, simbolo del saper sociazione Nazionale Ciclo Motociclo Acfare italiano che ha fatto la storia sia nelle cessori), il 2020 è stato infatti un anno da competizioni che sul mercato di consumo. record: crescono le bici tradizionali (+14% Nel 2020 anche la produzione del comparsul 2019) con 1.730.000 pezzi acquistati e to ha registrato complessivamente un sevolano le eBike, che si fermano a 280mila, gno positivo (+6% sull’anno precedente): ma fanno segnare un cresce quella delle IL 2020 È STATO UN ANNO DA RECORD: robusto +44% rispeteBike di 29 punti SONO CRESCIUTE LE BICI TRADIZIONALI to all’anno precedenpercentuali, mentre (+14% SUL 2019) CON 1.730.000 PEZZI E te. Numeri questi che subiscono un lieve VOLATE LE EBIKE, A QUOTA 280MILA portano a 2.010.000 calo le importazioni (+17%) il totale delle biciclette vendute e le esportazioni biciclette a trazione mudurante i mesi così duramente segnati dalla scolare, segno che le aziende italiane hanno diffusione del Covid-19. lavorato molto per soddisfare la domanda E proprio le conseguenze della pandemia interna per questo segmento. Segno positisono paradossalmente per l’associazione vo invece sia per l’export che per l’import una delle ragioni di questo boom di vendite, di eBike, rispettivamente +28% e +67%. E come confermato dal presidente di Ancma proprio le biciclette a pedalata assistita si Paolo Magri, che «nella necessità di distanconfermano un fenomeno di mercato in coziamento, di mobilità sostenibile in ambito stante crescita. In soli cinque anni le eBike urbano, come anche nel desiderio di libertà hanno infatti quintuplicato i dati di vendita, e benessere» vede uno dei principali motivi passando da poco più di 50mila pezzi annui del ritorno in sella degli italiani. Ma il sucai 280mila del 2020: un’impennata che ha cesso del mercato fa i conti anche con l’inallargato la platea di fruizione e che apre troduzione del bonus mobilità governativo, ulteriori prospettive di sviluppo per l’induche - secondo Ancma - «ha contribuito a stria del settore e la sua filiera. Un ultimo

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l 2020 è stato, per il mondo delle biciclette, un vero e proprio anno “boom”, come non si vedeva dai primi anni Novanta. Le necessità di distanziamento e di sostenibilità nei collegamenti urbani, insieme ovviamente all’introduzione del bonus mobilità e alla voglia di libertà e benessere dopo i lunghi mesi di lockdown, hanno portato il comparto delle bibiclette a due milioni di pezzi venduti. Oltre alle vendite, è andata bene anche la produzione, con un +6% sull’anno precedente (+29% le eBike). Per Economy, ha classificato le realtà del comparto il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.

dato riguarda infine le modalità d’acquisto. Il 2020 ha confermato il negozio specializzato come punto di riferimento per i consumatori sul territorio: Ancma stima infatti che più del 70% dei 2 miliardi di euro di fatturato generato dell’intera rete di vendita durante l’anno sia venuto proprio dalle realtà commerciali più di prossimità.


BICICLETTE - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE

FATTURATO

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INDIRIZZO

Capannori (LU) 10.051.650 € Roma (Roma) 2.913.034 € Frosinone (FR) 1.743.974 € Perugia (PG) 1.341.049 € Roma (Roma) 1.221.023 € Roma (Roma) 931.430 € Collesalvetti (LI) 881.139 € Roma (Roma) 669.927 € Firenze (FI) 589.053 € Roma (Roma) 540.929 € Castelrotto/Kastelruth (BZ) 22.908.435 € Vicenza (VI) 7.883.691 € Paese (TV) 3.990.068 € Saonara (PD) 3.726.995 € Merano/Meran (BZ) 2.488.450 € Lana/Lana (BZ) 1.836.007 € Ortisei/St. Ulrich (BZ) 1.516.893 € Pordenone (PN) 1.495.103 € Bolzano/Bozen (BZ) 1.420.000 € Varna/Vahrn (BZ) 1.764.431 € Pero (MI) 52.827.950 € Pero (MI) 7.838.908 € Milano (MI) 7.482.884 € Milano (MI) 4.137.496 € Grassobbio (BG) 3.594.819 € Moncalieri (TO) 2.580.117 € Milano (MI) 1.942.944 € Leinì (TO) 1.722.391 € Milano (MI) 1.704.631 € Peschiera Borromeo (MI) 1.548.322 € Bari (BA) 2.591.553 € Nocera Inferiore (SA) 1.461.632 € Salerno (SA) 1.092.843 € Sant’Egidio del Monte Albino (SA) 1.073.844 € Cava de’ Tirreni (SA) 914.019 € Boscoreale (NA) 905.814 € Selargius (CA) 575.827 € Sassari (SS) 554.854 € Carinaro (CE) 553.105 € Cava de’ Tirreni (SA) 416.436

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investi sul futuro che vorresti


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L’ACCIAIO RESISTE ANCHE ALLA CRISI

Gli indicatori sono tutti in crescita, ma sul comparto pesano le incognite del costo dell’energia, del green deal e del futuro di alcuni stabilimenti strategici. Intervista al presidente di Federacciai Alessandro Banzato

di Marina Marinetti L’IMPENNATA DEI COSTI DELL’ENERGIA, I PALETTI IMPOSTI DALL’EUROPA, LA CONCORRENZA DELLA CINA. E poi l’ex Ilva di

Taranto, ma anche gli stabilimenti di Genova Cornigliano e Novi Ligure. E l’incognita Piombino. Parlare di Reinassance, di Rinascimento, come è stato intitolato il Made in Steel di inizio ottobre a Milano, la principale Conference & Exhibition del Sud Europa dedicata alla filiera dell’acciaio, pare azzardato. E invece: «Se si considerano i primi otto mesi dell’anno in corso, la produzione italiana ha superato i 16 milioni di tonnellate ritornando sui livelli del 2018, anno particolarmente buono, e superando del 6,1% la produzione consuntivata nello stesso periodo del 2019», spiega a Economy il presidente di Federacciai Alessandro Banzato. E quindi Reinassance. Quello che stiamo vivendo è un ciclo espansionistico su scala europea destinato a durare per qualche anno, un trend positivo che dovrebbe

rafforzarsi ulteriormente soprattutto quando si tradurranno in cantieri ed investimenti i fondi Pnrr in Italia e negli altri Paesi europei. Ma ora comincia la corsa a ostacoli. Iniziamo con l’aumento dei costi energetici e con gli oneri di sistema. Le recenti impennate dei costi del gas e dell’energia elettrica potrebbero effettivamente frenare, se non compromettere, il trend positivo dell’economia italiana ed europea. Quello che crea maggiori difficoltà è comunque insito nelle dinamiche tipicamente speculative che non danno punti di riferimento certi e non consentono la programmazione che per il nostro settore è fondamentale. In Italia persistono inoltre vecchi problemi come quello degli oneri di sistema e nuove istanze come il ritardo della compensazione dei costi indiretti della CO2 sostenuti al momento dell’acquisto dell’energia. Rispetto ai nostri concorrenti europei siamo sempre in rincorsa e sul costo dell’energia continuiamo a soffrire di un gap

88 FEDERMANAGER LITTLE PHARMA MA AD ALTO TASSO DI INNOVAZIONE

90 MARTINGALE RISK LE PERDITE FINANZIARIE? NON SONO PERDUTE

92 KNOBS DIETRO LE QUINTE DELLA BLOCKCHAIN

94 MIND THE GUM L’APPETITO (PER GLI AFFARI) VIEN... MASTICANDO

95 IGOODI DALL’UOVO NASCE IL CLONE DIGITALE

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competitivo considerevole. E continuiamo col green deal europeo, che già sta affossando l’automotive e nel siderurgico rischia anche di generare asimmetrie competitive. Noi sosteniamo convinti che il Green Deal europeo vada nella giusta direzione ma accelerare troppo la sua adozione rischia di farci andare a sbattere anche perché le politiche sul clima sono realmente efficaci se vengono adottate a livello globale. Fare i primi della classe quando l’apporto europeo alle emissioni mondiali di Co2 è inferiore al 10% vuole dire generare, come dice lei, asimmetrie competitive rischiando di compromettere la struttura produttiva del vecchio continente. È invece importante che si assumano strumenti di difesa come il Carbon Border Adjustment Mechanism (Cbam), che dovrebbe garantire la parità di condizioni competitive sia in fase di importazione che per quanto riguarda le esportazioni. Infine sono necessarie politiche attive come ad esempio la creazione di un fondo per la decarbonizzazione dei settori Hard to Abate. Uno dei perni del cambiamento sarà il rottame. Le soluzioni tecniche che si stanno profilando per la decarbonizzazione dei processi a ciclo

integrale prevedono un significativo spostamento della produzione verso la tecnologia a forno elettrico alimentata a rottame. È quindi evidente che uno dei perni del cambiamento sarà il rottame e questo potrebbe creare forti tensioni sul mercato soprattutto in Italia dove, essendo già i maggiori produttori europei da forno elettrico, siamo deficitari per 5 milioni di tonnellate all’anno. Gli scenari legati alla decarbonizzazione in corso rendono pertanto sempre più evidente ed urgente l’adozione a livello europeo di misure che consentano di mantenere il rottame nel continente ed al contempo bisogna anche puntare su fonti di approvvigionamento alternative vincolando l’installazione di nuova capacità produttiva da forno elettrico a garanzie in termini di approvvigionamento di preridotto. In compenso c’è il Pnrr. Per quanto ci riguarda il Pnrr interviene soprattutto sul piano della domanda andando a consolidare la ripresa agganciata verso la metà dello scorso anno. Mi riferisco in particolare al piano di investimenti sulle infrastrutture ed alle azioni in corso per sbloccare e velocizzare i cantieri. Per quanto riguarda invece la decarbonizzazione, ed in particolare l’impulso da dare alle rinnovabili ed all’idrogeno, quan-

Macché ‘sporchi e cattivi’... di Federico Pirro

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na relazione lucidissima quella del Presidente della Federacciai Alessandro Banzato, all’Assemblea annuale svoltasi a Milano il 6 ottobre, nell’ambito della rassegna Made in Steel, cui hanno partecipato anche il Ministro dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti e il Presidente di Confindustria Carlo Bonomi che vi ha tratto le applaudite conclusioni. Lucidissima

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perché ha evidenziato ancora una volta, ove pure ve ne fosse stato bisogno, il ruolo strategico della siderurgia per l’economia italiana, ne ha sottolineato, pur in una fase di piena espansione della produzione, le minacce che incombono sul comparto, ponendo così con forza sul tappeto la necessità per il nostro Governo di affrontarne alcune problematiche a

to previsto dal Pnrr è invece solo un corposo antipasto. Le tensioni recenti sui costi del gas e dell’energia elettrica sono peraltro la dimostrazione che il processo di ripresa va sostenuto con vigore considerando tutti gli effetti collaterali che possono derivare dalle evoluzioni o accelerazioni in termini di Green Deal. In assemblea ha sostenuto che come filiera siete sempre molto coesi quando le cose vanno male, mentre invece le divisioni o incomprensioni aumentano quando le cose vanno molto bene. Adesso come vanno? Infatti. Il mercato va bene e quindi sono aumentate le tensioni a livello di filiera anche perché l’offerta non riesce a stare dietro alla domanda. Ne abbiamo una dimostrazione attualissima proprio nel settore dei coils. Una delle ragioni dell’attuale scarsità di materiale è sicuramente legata alle note vicissitudini di Taranto che hanno comportato il crollo della produzione italiana di coils negli ultimi anni.

livello di Unione Europea, mentre sul piano nazionale si auspica quanto prima lo scioglimento dei nodi impiantistici ed occupazionali del sito di Taranto - che resta la maggiore acciaieria a ciclo integrale d’Europa, e la più grande fabbrica manifatturiera del Paese con i suoi 8.200 addetti diretti - e di quello di Piombino, ove non è ancora chiaro, come ha detto Banzato, quale sia il vero disegno industriale di Sajjan Jindal l’imprenditore indiano che vi opera. Ma all’Assemblea di Milano -

come è emerso anche dalla corposa documentazione consegnata ai partecipanti in cui spiccava il pregevole Rapporto di sostenibilità 2021 della siderurgia italiana - è stato ampiamente discusso anche questo tema perché i nostri acciaieri rifiutano l’etichetta di imprenditori che continuano a lavorare in un settore considerato (a torto) ‘sporco e cattivo’ e pongono invece in luce come non solo siano stati massicci gli investimenti per mitigare l’impatto delle loro attività sugli


In questo caso la soluzione è continuare a regolamentare le importazioni provenienti da Paesi extra europei e al contempo riportare al più presto Taranto su livelli produttivi adeguati. Continuiamo con la corsa a ostacoli: per l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, il punto di equilibrio tra sostenibilità ambientale, sociale ed economica sembra impossibile da trovare. Risolti i problemi di assetto proprietario per l’ex Ilva, oggi Acciaierie d’Italia, saremo finalmente arrivati ad un punto di svolta se il nuovo piano troverà un punto di equilibrio fra la sostenibilità tecnica ed economica, quella ambientale (soprattutto ritrovando una intesa con il territorio) ed infine la sostenibilità sociale (e quindi in accordo con le Organizzazioni Sindacali che rappresentano i lavoratori). Un piano industriale che confermi i consistenti impegni di miglioramento ambientale già avviati ed in alcuni casi conclusi, che gestisca il tema della graduale decarbonizzazione con un assetto produttivo ibrido e quindi affiancando alla tecnologia dell’altoforno quella della preriduzione e del forno elettrico e, infine, che pensi non solo al rilancio di Taranto ma anche a quello degli

ecosistemi di riferimento, ma riaffermano anche come la siderurgia da forno elettrico, trattandovi il rottame di ferro, rappresenti un perfetto esempio di economia circolare, oggi tanto evocata ma non sempre praticata a livello mondiale e nazionale. È dunque all’avanguardia e trainante per i suoi molteplici effetti indotti questo settore dell’industria nazionale in cui peraltro - pur nella piena autonomia decisionale di imprenditori e sindacati - si concretizza ogni giorno una

stabilimenti di Genova Cornigliano e Novi Ligure. Poi c’è Piombino. Siete riusciti a confrontarvi con Sanjan Jindal? Non capiamo cosa Jindal voglia fare veramente a Piombino anche perchè in tre anni non abbiamo mai avuto l’occasione di incontrarlo e di confrontarci con lui e con i suoi collaboratori. I problemi sociali vanno rispettati ma per farlo seriamene vanno abbandonate le attività fuori mercato e indotte nuove intraprese produttive che rispondano alle esigenze reali della domanda. Se questa sarà la strada non escludo che possano farsi avanti imprenditori italiani. Del resto in queste ultime settimane la cronaca ci ha confermato che se un asset offre prospet-

feconda convergenza di interessi nella difesa e nella gestione competitiva di un patrimonio tecnologico e di una capacità produttiva che pongono il comparto al secondo posto in Europa, alle spalle solo di quello tedesco. Un comparto inoltre che, contrariamente a quanto si potrebbe ritenere, vede anche nell’Italia meridionale una presenza non irrilevante di impianti: infatti, oltre all’imponente stabilimento di Taranto, operano nel Sud la Duferco Travi e profilati a Giammoro nel Messinese e le

tive strategiche ha mercato e gli imprenditori italiani sono disposti a rischiare investendo cifre molto considerevoli. Mi riferisco evidentemente alla Ast di Terni per l’acquisizione della quale abbiamo visto partecipare e giocarsela fino alla fine due importanti imprenditori del nostro settore, Arvedi e Marcegaglia In ultimo, la nuova geografica dell’acciaio: la Cina copre il 56,7% della produzione mondiale e Turchia, India, Iran stanno avanzando a grandi falcate. Riusciranno i nostri eroi (ovvero Eurofer) a difendere la siderurgia europea? Eurofer è costantemente impegnata nella difesa della siderurgia europea ma il ruolo fondamentale è della politica e quindi della Commissione Europea e dei Governi degli stati membri. Come ho detto prima il vecchio continente non può permettersi di forzare cambiamenti epocali senza adottare misure di accompagnamento nei confronti di settori che oggi sono competitivi. La Commissione, del resto, dovrebbe ricordarsi che l’Europa iniziò politicamente esattamente 70 anni orsono con la costituzione della Comunità europea del carbone e dell’acciaio (Ceca). Insomma, difendere la siderurgia dovrebbe essere per l’Europa il modo migliore per onorare la propria storia.

Acciaierie di Sicilia a Catania, la Laminazione sottile nel Casertano, la Sideralba nel Napoletano, le Ferriere Nord (gruppo Pittini) a Potenza, la Onaf del Gruppo Rfi a Bari, mentre in Sardegna nel settore dei minerali non ferrosi è in esercizio la Portovesme, produttrice di piombo e zinco, e si attende il ritorno in esercizio dell’Alcoa, unico produttore in Italia di alluminio primario. Altri siti di lavorazioni siderurgiche di minori dimensioni sono presenti in Puglia e in Abruzzo. Ed anche per

questo, pur condividendo nella loro finalità i nuovi indirizzi in materia di transizione energetica della Commissione europea - da discutersi però ancora nel Consiglio dei Capi di Stato e di Governo della UE e nel Parlamento di Bruxelles - la Federacciai e con essa la Confindustria chiederanno maggiore gradualità e misure di politica industriale utili a non danneggiare la capacità competitiva e l’occupazione di un’industria manifatturiera che in realtà altri Paesi ci invidiano.

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«Little pharma» con grande tasso di innovazione Nonostante un tessuto industriale composto soprattutto da Pmi l’Italia è tra i principali poli farmaceutici del mondo, nonché lo Stato europeo con il maggior incremento di brevetti presentati di Marco Scotti

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erfino in un anno così complicato come il 2020 il valore della produzione del comparto farmaceutico è aumentato dell’1%, arrivando a 34,3 miliardi». Francesco Soletti, una lunga carriera nel farmaceutico, oggi membro della commissione Chimica e Farmaceutica Federmanager, racconta a Economy le peculiarità di un settore, il pharma, che è prepotentemente tornato alla ribalta durante la pandemia ma che da almeno un ventennio rappresenta un’autentica eccellenza italiana. Il nostro Paese, infatti, ha un tessuto imprenditoriale composito, con distretti d’eccellenza e realtà piccole e medie ad altissimo tasso d’innovazione. Vero, non abbiamo la capacità dimensionale e strategica per competere con i colossi della farmaceutica ed è per questo che difficilmente un vaccino anti-Covid o simile uscirà da un’azienda nostrana. Ma siamo decisamente all’avanguardia. «Siamo molto forti nella produzione – aggiunge Soletti – e siamo tra i principali poli farmaceutici del

«

mondo. Abbiamo un approccio molto interessante perché oggi l’80% della ricerca è fatto in una sorta di partenariato tra pubblico e privato, con partnership tra il Ssn e le aziende, portando la conoscenza diffusa a reale beneficio della collettività». Dal punto di vista scientifico, l’Italia è stato il quarto Paese per pubblicazioni sul Covid dopo Usa, Cina e Uk, davanti a Francia e Germania. Abbiamo una composizione unica in Europa con molte Pmi, con le aziende a capitale interamente italiano che rappresentano il 43% del totale. Il 75% del fatturato di queste imprese avviene all’estero, un dato in crescita rispetto al manifatturiero che pure è un comparto ad alto tasso di export. La necessità per comprendere appieno il mondo del farmaceutico è di uscire dalle convinzioni un po’ ataviche di un’industria “cattiva”: lo spauracchio di Big Pharma non esiste. In realtà, il contributo del mondo della farmaceutica al miglioramento delle condizioni di vita delle persone è note-

I NUMERI DELLA FARMACEUTICA

3 MILIARDI di spesa in R&D 67MILA addetti diretti 225MILA addetti con l’indotto 54% dei lavoratori è laureato 32% abbattimento delle emissioni in dieci anni

delle aziende farmaceutiche italiane +29% aumento dei brevetti in Italia negli ultimi due anni

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vole. Ogni anno, il pharma investe in ricerca e sviluppo, a livello globale, 167 miliardi di euro, cifra che ne fa il comparto più “munifico” a livello mondiale. Per quanto riguarda l’Italia, lo scorso anno sono stati spesi tre miliardi, di cui 1,6 in ricerca e sviluppo e 1,4 nell’ammodernamento degli impianti di produzione, con una crescita degli investimenti del 14% negli ultimi cinque anni. «Abbiamo 67mila addetti – aggiunge Soletti, rappresentante italiano nella Federazione Europea dei Manager della chimica e farmaceutica – il 90% dei quali laureati o diplomati contro il 63% della media dell’industria italiana. In particolare, il 54% è laureato contro il 21% del manifatturiero. Contribuiamo attivamente alla riduzione del gender gap, visto che nel settore le donne rappresentano il 43% contro il 29% dell’industria, rivestono il 42% dei ruoli apicali e sono addirittura maggioritarie (52%) nella ricerca e sviluppo. Complessivamente l’indotto occupa altre 225mila persone». La farmaceutica è dunque a buon diritto un settore strategico, capace di attrarre denaro dall’estero. E questo non tanto per una visione politica particolarmente lungimirante, ma per un’imprenditoria capace. Per questo tutelare il settore e incentivarlo significa proteggere anche un’occupazione altamente qualificata, in un Paese che è tra i meno laureati in Europa e con il più alto tasso di analfabetismo funzionale. Sotto la spinta del Coronavirus, il mondo della farmaceutica italiana ha avviato un percorso ulteriore di crescita. Ad esempio, se si pensa al plasma iperimmune: è stato sperimentato nel nostro Paese per la cura dei sintomi del


Covid-19 e da lì se ne sono studiate le applicazioni anche in altri ambiti della medicina. In generale, l’Italia è lo Stato europeo con il maggior incremento di brevetti presentati: +29% negli ultimi due anni rispetto a una media Ue che registra un aumento del 10%. Vero è anche che partivamo da livelli meno avanzati rispetto ai nostri competitor, ma stiamo crescendo tanto e abbiamo intrapreso una strada molto buona, con livelli scientifici significativi. «La ricerca – chiosa Soletti – ha dimostrato di essere un’arma a vantaggio dei cittadini. Noi oggi diamo per scontate tante cose, ma dimentichiamo che fino a pochi anni fa la sopravvivenza a cinque anni da cancro era di un paziente su tre, oggi siamo a due su tre. I guariti dai tumori

sono aumentati del 37%. Se pensiamo all’Aids, nianza di una diffusione capillare degli addetti un tempo questa sindrome era una piaga insu tutto il territorio. C’è infine un ultimo aspetcredibile, una condanna a morte, oggi invece to da tenere in considerazione: la sostenibilità. è una patologia cronica e un ventenne a cui In linea con gli obiettivi dell’Onu per il 2030, il viene diagnosticato ha un’aspettativa di vita mondo farmaceutico ha già da tempo iniziato di decenni. Oppure prendiamo i vaccini, che a ridurre drasticamente la propria impronta. stanno permettendo di far ripartire il Paese: «Le aziende farmaceutiche – conclude Soletti – nel 1964 è stata introdotta la vaccinazione di hanno abbattuto del 32% le emissioni in dieci massa per la poliomielite e nel 1982 l’Italia ha anni, oltretutto a fronte di una produzione in avuto l’ultimo caso. Dal 2002 l’intera Europa aumento. La riduzione dei gas clima-alteranti è stata dichiarata poè stata del 32%, menSE È VERO CHE MILANO li-free. Investire in fartre quella dei consumi È IL CUORE PULSANTE DEL BUSINESS maci e vaccini riduce energetici è arrivata al FARMACEUTICO, È LATINA i costi per i cittadini e 59%, a fronte di una IL PRINCIPALE POLO PRODUTTIVO per il sistema. Si evitamedia del manifattuno pensioni d’invalidità, si permette ai pazienti riero che si è fermata al 17%». Mica male per di avere una vita decorosa più a lungo. Mediaun settore che ancora non gode di una buonismente, un euro per la vaccinazione ne fa risima pubblicità. Eppure, ci sono tutti i fattori sparmiare fino a 16 in cure di assistenza ai maper farlo diventare un comparto strategico, su lati». Un tema fondamentale, in un Paese com cui compiere delle riflessioni complessive e l’Italia che è il secondo più anziano al mondo particolari, che potrebbe addirittura rappredopo il Giappone. Da notare che se è vero che sentare un benchmark, cercando di capire quaMilano è il cuore pulsante del business farmali siano le “ricette” (è proprio il caso di dirlo…) ceutico, è Latina il principale polo produttivo: che hanno permesso di creare un’eccellenza lì, infatti, si concentra il 19% dell’intero compur senza avere colossi alle spalle. D’altronde, parto. E al terzo posto, dopo il capoluogo lomse si applicasse questo approccio anche ad bardo, c’è Frosinone. A livello regionale, dopo altri settori del manifatturiero, si potrebbero la Lombardia c’è l’Emilia Romagna, testimoottenere risultati ancora più interessanti.

FEDERMANAGER IN ASSEMBLEA PER IL RILANCIO DEL PAESE Torna a Roma all’Auditorium Conciliazione, l’Assemblea nazionale di Federmanager con il suo piano per il rilancio del Paese. Un piano che risponde all’appello del presidente Draghi di costruire un Patto per l’Italia in cui tutte le forze politiche, sociali, economiche e di rappresentanza lavorino insieme a una prospettiva di sviluppo. «Occorre immaginare prima, e realizzare subito dopo, un progetto di sistema che ci metta nelle condizioni di superare l’emergenza pandemica e di puntare più in alto, approfittando delle

ingenti risorse finanziarie stanziate per le riforme e gli investimenti che sono attesi da tempo», dichiara il presidente Federmanager, Stefano Cuzzilla. Con l’Assemblea del 12 novembre Federmanager, nel suo ruolo di corpo intermedio, intende dare un segnale propulsivo in tutti i settori nei quali competenze e know how dei manager sono decisivi per trasformare l’Italia in un Paese moderno, più verde, efficiente e solidale. Se si vuole davvero convertire la crisi in opportunità, servono visione, capacità progettuale e partecipazione

di tutte le forze sane del Paese: è questo il messaggio dell’Assemblea, nella quale sono coinvolti i principali rappresentanti del mondo politico, istituzionale, del lavoro, dell’impresa e gli stakeholder più rilevanti, dalla pubblica amministrazione al mondo della ricerca e dell’Accademia. Per Cuzzilla: «Nel breve termine, dobbiamo arginare la fuoriuscita di competenze dal mondo del lavoro e riparare le conseguenze economiche e sociali di questa crisi mentre, nel medio-lungo termine, dobbiamo risolvere il problema della mancata

attrazione di nuove, trattenendo in Italia i giovani migliori e incoraggiando i talenti stranieri a lavorare nel nostro Paese». Tra gli obiettivi dei manager anche l’adozione di una strategia di politica industriale che individui quale modello produttivo, quale settore di investimento, quale leva di competitività, quale tipo di produzione, quali filiere e quali mercati saranno vincenti. Nel Patto per l’Italia, insomma, va chiarito quale transizione sogniamo per la manifattura, che è quella che sta sostenendo le stime di incremento del nostro Pil.

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LE PERDITE FINANZIARIE? NON SONO PERDUTE Investimenti e tassi sballati? Gli esperti di Martingale Risk sono in grado di controllare che sia tutto in regola e di contestare eventuali inadempienze degli intermediari finanziari per essere risarciti di Franco Oppedisano

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erdere i propri soldi non fa mai piacere. Specie se li si perde per colpa di qualcun altro. Recuperarli dopo averli perduti, invece, è una soddisfazione che ha pochi paragoni al mondo. Quando si parla di investimenti e di banche, però, la missione sembra impossibile. Ma non lo è. Basta andare a vedere i contratti firmati, le clausole poste dall’istituto di credito, le leggi che regolano la materia. E agire, armandosi di carta e di penna. Ma il rischio, in questo caso, è quello di andare a sbattere contro un muro di gomma. L’alternativa è rivolgersi a un consulente come Martingale Risk che di mestiere si occupa proprio di questo: far valere i diritti degli investitori nei confronti delle banche e degli intermediari finanziari: «Offriamo ai LE SEDI DI MARTINGALE RISK DI MILANO E ROMA. A DESTRA, IL CEO MARCO FABIO DELZIO nostri clienti che ritengono di aver subito dei danni uno studio di fattibilità gratuito e senza impegno» spiega a Economy Marco ottenere il rimborso di parte o di tutte le controversie Fabio Delzio, ceo della società che ha una perdite, sia attraverso un accordo negoziale finanziarie sede a Roma, una a Milano e una a Londra sia all’esito di un contenzioso o di un arbi(Acf) che certificano le sue vittorie. Senza «per verificare se ci sono state irregolarità. trato Consob. Dal 2009 abbiamo recuperato fare i nomi di aziende o di persone, elenca Prendiamo tre giorni di tempo e poi, se ci quasi 250 milioni di euro. E non parliamo centinaia di casi con le cifre, fino all’ultisono gli estremi, facciamo una perizia tecsolo di semplici risparmiatori, ma anche di mo euro, restituite ai suoi clienti e i tempi nica, finanziaria e legale che, attraverso calaziende. Fino a oggi sono oltre 7mila quelle dall’apertura della pratica al risarcimento coli oggettivi, indichi che si sono rivolte a che, nella maggior parte dei casi e quando DAL 2009 MARTINGALE RISK HA i comportamenti noi e hanno ottenuto non si è arrivati in tribunale, sono inferiori RECUPERATO QUASI 250 MILIONI DI EURO illegittimi e quantiil rimborso di circa la o di poco superiori a un anno. Un tempo reASSISTENDO NON SOLO RISPARMIATORI fichi il danno. Infine, metà di quanto avelativamente breve che dovrebbe spingere le MA ANCHE PIÙ DI 7MILA AZIENDE prima di procedere vano perso con conti imprese e i risparmiatori a ricordare i procon la causa, contestiamo i fatti e cerchiacorrenti affidati, strumenti derivati, finanpri diritti e i doveri delle banche. Il primo mo di trovare una soluzione bonaria della ziamenti, leasing e investimenti finanziari». di questi è quello di mettere il cliente nelle vertenza con la banca o l’intermediario Martingale Risk, esclusi casi particolari, condizioni per effettuare scelte finanziarie finanziario. Solo se questa procedura non tratta casi di perdite superiori ai 20mila e investimenti consapevoli. Il secondo è di va a buon fine mettiamo a disposizione i euro e, forte di un gruppo di analisti finanseguirlo fornendogli, in ogni momento, delnostri avvocati specializzati. Nel 92% dei ziari e di consulenti legali con un’esperienza le informazioni vere e precise. Non sempre casi in cui abbiamo riscontrato irregolaultradecennale, sfoggia sul suo sito sentenquesto, però, è accaduto in passato. rità, abbiamo permesso ai nostri clienti di ze di tribunale e delibere dell’Arbitro per le Tutte le volte che subiamo perdite negli in-

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vestimenti, anche se si tratta di trading on line, si dovrebbe distinguere se la causa sia stata la sfortuna di aver avuto il mercato contro, oppure la responsabilità della banca, che non ha rispettato le regole che esistono, come quelle della corretta profilatura finanziaria del cliente e dell’adeguatezza dell’investimento. Devono farlo anche le aziende che investono la propria liquidità che, inoltre, debbono chiedersi se i comportamenti e le condizioni poste dagli istituti di credito per i finanziamenti o i depositi siano corrette e in linea con le normative. «Molti contratti di leasing oggi in circolazione» continua Delzio «incorporano tassi di interesse usurari, ossia prevedono il pagamento di un tasso di interesse che oltrepassa le soglie di usura fissate ogni tre mesi dal ministero dell’Economia e della Finanza e pubblicate dalla Banca d’Italia. Oppure la banca fissa un tasso di interesse e poi ne fa pagare uno più alto. Inoltre, ci sono ancora casi di anatocismo, una brutta parola che indica quando vengono calcolati anche interessi sugli interessi. Questa è una prassi illegale, basta un estratto conto per scoprirla. Come è facile scoprire e quantificare il danno quando un istituto di credito gioca con la valuta di addebito o di accredito o non ha pattuito le condizioni di tasso, oneri e costi». I danni per tutti i correntisti ci sono quando l’azienda di credito fa qualcosa di illegale, oppure decide di non fare più qualcosa che magari era perfettamente in regola. È il caso della revoca del fido che può essere illegittima quando non motivata ed è immediata, senza nessun preavviso. Anche in questi casi Martingale Risk è in grado di valutare se la banca abbia violato i doveri di correttezza e diligenza, negoziare con un legale un piano di rientro concordato, dimostrare che la revoca del fido ha provocato dei danni patrimoniali e non patrimoniali, ricorrere all’Arbitro bancario e finanziario o avviare una causa per il risarcimento. «Nella maggioranza dei casi non chiediamo

un fisso per iniziare a occuparci del contenzioso» continua Delzio «ma solo una percentuale delle somme recuperate. Il 50% delle volte, poi, paghiamo noi stessi le spese della causa, come il contributo unificato, le consulenze tecniche, i costi della soccombenza. Perciò, a differenza della maggior parte degli studi legali, ci muoviamo solo se c’è una base solida su cui costruire una contestazione. Non abbiamo nessun interesse ad avviare pratiche che sappiamo già non portano da nessuna parte, sia per la corMARTINGALE RISK HA APERTO ANCHE UNA SEDE A LONDRA E NEL GIRO DI DUE ANNI ALLARGHERÀ IL RAGGIO D'AZIONE A TUTTA EUROPA

rettezza formale e sostanziale dei comportamenti sia per l’incapienza della controparte, come è il caso delle banche venete in liquidazione coatta. Sappiamo, ad esempio, che è inutile intraprendere azioni sui mutui e quindi non li trattiamo più perché in Italia la giurisprudenza è sempre stata negativa». Martingale Risk promuove e organizza azioni collettive per tutelare anche coloro che sono rimasti invischiati in scandali finanziari, ovvero banche e imprese industriali che hanno emesso e venduto obbligazioni e titoli azionari dopo aver contraffatto i propri bilanci. Lo fa mettendo insieme gruppi

di investitori con caratteristiche simili per ridurre le spese di eventuali cause e, nello stesso tempo, evitare di confondere le diverse posizioni dei singoli. In questo momento, nel mirino di Martingale Risk ci sono i bilanci d’esercizio 2015/2016 e la documentazione d’offerta relativa all’aumento di capitale del 2016 di Saipem, le azioni di Banca Carige che hanno perso il 92% in tre anni, Banca Popolare di Bari, Monte dei Paschi di Siena e persino Bank of America, Nomura, Natixis, Royal Bank of Scotland, Ubs, UniCredit e WestLB, colpevoli di aver creato un cartello composto da gruppi di trader che trattavano titoli di stato europei nel mercato primario e secondario. Tutti questi casi sono già stati accertati dalla Consob, tranne l’ultimo che, secondo la Commissione Europea ha violato le leggi antitrust dell’Ue. «Aggiungerei anche Astaldi e Portugal Telecom alla lista» conclude Delzio «e sono tutti casi in cui molti hanno perso soldi, sia in Italia che all’estero. Per favorire gli investitori stranieri che vogliono recuperarli abbiamo aperto anche una sede a Londra. Ma ancora non siamo in grado di occuparci di casi al di fuori dell’Italia, ovvero di aziende che non hanno una sede nel nostro Paese, ma nel giro di due anni abbiamo già in programma di allargare il nostro raggio d’azione a tutta l’Europa».

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Dietro le quinte della blockchain Smart contracts, token, Nft, IoT, domotica... Per proiettare il proprio business nel futuro non c'è che un modo: affidarsi a degli specialisti. Knobs fin dal 2014 sviluppa applicazioni ad alto tasso tecnologico di Marco Scotti

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embra un tema filosofico, un quesito di lana caprina, ma in realtà è il fondamento della società prossima ventura: in un mondo in cui tutto deve essere dimostrato, come si fa ad affermare, con assoluta certezza, che un evento è effettivamente avvenuto o meno? Diceva il filosofo Walter Benjamin che la macchina fotografica aveva portato una trasformazione del mondo dell’arte perché rendeva le opere replicabili. Ora qualsiasi documento può essere copiato, ricondiviso, salvato sull’hard disk di qualcuno. E vai a capire chi è l’autore originale. Per provare a ovviare a questo problema di carattere etico e anche giuridico è arrivata la tecnologia blockchain. La quale – e non è un caso – notarizza transazioni e avvenimenti, di fatto inverando quanto accaduto. Idc prevede che quest'anno le organizzazioni spenderanno quasi 6,6 miliardi di dollari in soluzioni blockchain, un aumento di oltre il 50% rispetto al 2020. Secondo un nuovo aggiornamento della Guida alla spesa blockchain mondiale dell'International Data Corporation, la spesa blockchain continuerà a essere in forte crescita per tutto il periodo di previsione 2020-2024 con un tasso di crescita annuo composto quinquennale del 48,0%. Ma c'è chi ha bruciato le tappe, dedicandosi

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fin da subito alla catena di blocchi: si tratta di Knobs. Nata nel 2014 su iniziativa di alcuni ricercatori e professori del Politecnico di Milano, nei primi anni l’azienda si è occupata soprattutto della realizzazione di progetti IoT e dello sviluppo di piattaforme complesse principalmente web-based, così come della prototipazione software e hardware. «Eravamo diventati bravi a capire le esigenze della clientela», ci spiega Vincenzo Rana, ceo di Knobs e docente del Politecnico di Milano presso il dipartimento di Elettronica, Informazione e Bioingegneria: «quanA GENNAIO 2020 KNOBS HA REALIZZATO, IN ANTICIPO DI UN ANNO E MEZZO RISPETTO AL MERCATO, IL PRIMO SISTEMA BASATO SU NFT

do ci presentavano un progetto eravamo in grado di tradurre il tutto in prototipi utili allo sviluppo e messa in pratica dell’idea di base. Nel 2014 parlare di blockchain era più che pionieristico. Nel 2016 c’è però la prima svolta con la comparsa e la diffusione di Ethereum, che ci ha permesso di iniziare a sperimentare con la programmabilità degli scambi di valore per provare a proporre in maniera più decisa i primi use-case». Ethereum, infatti, diversamente dal suo “cugino” più famoso, cioè il Bitcoin, è decisamente più versatile. La criptovaluta per eccellen-

za nasce sostanzialmente per permettere alle persone, due soggetti, di scambiarsi del valore senza intermediari. Ethereum invece ha un linguaggio di programmazione Turing Complete: si tratta di una caratteristica che consente di implementare le applicazioni più disparate. In questo modo, oltre allo scambio di valore e alla notarizzazione dei dati risulta possibile realizzare applicazioni come il tracciamento di filiera o la gestione delle identità digitali. Altro passaggio fondamentale per la crescita di Knobs è stata rappresentata dagli Nft, Non Fungible Tokens, ovvero dei “gettoni” virtuali in grado di associare una proprietà univoca a un bene o a un oggetto. «Il 15 gennaio 2020», prosegue Rana, «abbiamo realizzato in anticipo di un anno e mezzo rispetto al trend attuale, il primo sistema basato su Nft per la presentazione dei risultati di ricerca dell’Osservatorio Blockchain & Dlt del Politecnico di Milano. Ad oggi siamo diventati un punto di riferimento in Italia per lo sviluppo di progetti blockchain. Ma non solo, lavoriamo con clienti italiani ed internazionali, da Londra agli Usa passando per Singapore. Sviluppiamo su diversi tipi di blockchain, principalmente Ethereum o Ethereum-like, ma abbiamo esperienza anche su altre blockchain come Solana, Algorand e Ripple. Veniamo contattati sia per la consulenza


un bit? Come riuscire a stabilire che quella ancora esplodere, ma che ha un grandissimo moneta digitale vale e varrà sempre in quel potenziale». Dal punto di vista dei comparti, modo. Una possibile risposta è ad esempio il settore bancario è all'avanguardia nella Makerdao, ovvero un gettone del valore nospesa blockchain, rappresentando quasi il minale di un dollaro. Come tenere a bada il 30% del totale mondiale nel 2021. Il settore suo “prezzo”, impedendo quindi l’assalto alla bancario rimarrà il principale settore per la diligenza? «Ci sono diversi meccanismi – spesa blockchain in tutte le previsioni, anspiega Rana – il primo è chiedere un collateche se la sua quota di spesa diminuirà legrale in criptovaluta. Il secondo è offrire degli germente entro il 2024. I principali casi d'uincentivi variabili nel tempo e utilizzare una so per blockchain nel settore bancario sono sorta di manopola, gestita in modo decenpagamenti e regolamenti transfrontalieri. tralizzato, per regolarli in modo da manteGli altri settori più importanti per la spesa nere stabile il valore in blockchain sono la LA BLOCKCHAIN NON HA ANCORA della moneta». produzione di proESPRESSO APPIENO LE SUE Come dicevamo cesso e la produzione POTENZIALITÀ. KNOBS LA IMPIEGA all’inizio, in questa discreta, che insieme ANCHE NEI RAPPORTI ISTITUZIONALI nuova era permeata rappresentano oltre nelle fasi di progettazione iniziale di una dal digitale, tutto deve essere dimostrabile. il 20% di tutte le spese in tutto il mondo. nuova iniziativa su blockchain che per la rePrendiamo un bando di gara: se tra due conAlla fine dello scorso anno, grazie all’espealizzazione e lo sviluppo vero e proprio del tendenti uno si aggiudica l’asta per una cifra rienza di Knobs e alle problematiche risconsistema: creazione dei token, sviluppo degli di pochissimo superiore a quella del contrate sui progetti sviluppati, è stato deciso di smart contract, backend e frontend. Non corrente, come si fa a dimostrare che tutto dare vita ad una nuova società: BCode. Queabbiamo perso infatti la capacità di offrire è avvenuto in maniera pulita? Si possono sta è uno spin-off del Politecnico di Milano ai nostri clienti soluzioni full stack anche su tracciare schede telefoniche, mail, incone ha l’obiettivo di rendere accessibile alle progetti blockchain. In questo modo il clientri. Ma diventa impossibile dimostrare con aziende i vantaggi competitivi offerti dalla te può contare su un unico interlocutore in certezza assoluta che non c’è stata alcuna tecnologia blockchain in modo semplice e grado di seguirlo dall’inizio alla fine del pro“contaminazione”. Con la blockchain questo scalabile. L’obiettivo è quello di realizzare getto». è possibile. E non solo: la catena di blocchi un servizio Api, Application Programming Chi pensa che la blockchain sia usabile soldemocratizza qualunque sistema, come ad Interface, ovvero un'interfaccia informatica tanto per le criptovalute sbaglia di grosso. esempio la gestione finanziaria. per l'accesso alla blockchain. Questo struC’è l’enorme tema, ad esempio, delle stable«La blockchain è straordinaria – chiosa mento si chiama Pablock.it e permette di coin, valute digitali ancorate a quelle traRana – ma deve ancora esplodere. Io la sto notarizzare dati, creare e trasferire token, dizionali (o Fiat), che stanno consentendo usando anche con le istituzioni: sono consuinclusi i famosi Nft. Le aziende non devoad alcuni Paesi e banche centrali l’ingresso lente per diverse realtà nazionali ed internano creare wallet, acquistare criptovalute nel mondo dei pagamenti programmabili. zionali, e collaboro con la magistratura e le e seguirne l’oscillazione del prezzo, o preSì, ma come fare a determinare il valore di forze dell’ordine. È una tecnologia che deve occuparsi della manutenzione del sistema. Pensiamo a tutto noi ed offriamo un numero fisso di operazioni mensili ad un costo certo. «Siamo agli albori di una nuova era – conclude Rana – perché stiamo iniziando a offrire la possibilità di dimostrare ciò che la spesa in tecnologia blockchain nel 2021 prima non lo era. La blockchain permette di il tasso di crescita annuo della blockchain “riavvolgere” il nastro di qualsiasi vicenda, la quota di investimenti destinato al mondo bancario di spiegare che cosa si è o non si è fatto. Rendiamo semplici i passaggi che normalmente la crescita annua della spesa in blockchain tra 2020 e 2021 sarebbero complessi».

GLI ANELLI DELLA CATENA

6,6 MILIARDI 48% 30% 50% 20% la quota di spesa in blockchain destinata alla produzione

https://knobs.it

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L'appetito (per gli affari) vien... masticando Sei anni fa Giorgio e Carlo Pautrie hanno lanciato il primo integratore sotto forma di chewing-gum. E oggi la loro Mind The Gum (che produce anche Chewing Calm) inizia a guardare oltre confine di Marina Marinetti

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os'hanno in comune Zlatan Ibrahimović, Leonardo Bonucci, Marco Verratti, Alessio Romagnoli, Mattia Perin, Ignazio Abate, Massimo Ambrosini, Andrea Bertolacci e Salvatore Sirigu? La Serie A? Fuochino. Sono tutti soci di Mind The Gum, la startup nata nel 2015 e sviluppata Speed Mi Up, l’incubatore di Università Bocconi, Camera di Commercio e Comune di Milano. Tutti, insomma, convinti della bontà (è proprio il caso di dirlo) del business: produrre una linea di integratori in formato chewing gum. «L'idea nasce da una mia esperienza personale», racconta a Economy il fondatore e ceo Giorgio Pautrie (a sinistra nella foto, accanto al fratello Carlo): «in seguito a un incidente in macchina quasi fatale che subii nel 2011, riportai una frattura dell’osso del collo. Nonostante i due anni di riabilitazione che mi costrinsero a perdere tempo prezioso per l’università, decisi di non mollare gli studi di Economia all’Università Bocconi. Determinato a conseguire la laurea, ricorsi a energy drink e integratori nella speranza di migliorare le mie performance mentali e recuperare così gli esami in meno tempo. Lì nacque l’idea di Mind The Gum: non soddisfatto dei prodotti che avevo provato, insieme agli specialisti di Farmacia Legnani, realizzai un prodotto ad hoc prima in formato sublinguale, che accompagnavo con un chewing gum per via del sapore. Insieme alla mia

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determinazione il prodotto mi aiutò a laurearmi dando 23 esami e tesi in soli 392 giorni». Così, insieme al fratello Carlo, nel 2015 Giorgio Pautrie diede vita a Mind The Gum. Il resto è storia: al primo round di investimento da 100mila euro, nel 2018 è seguito un secondo round da mezzo milione poi, l'anno successivo, un terzo da più di un milione. «Da quando abbiamo incominciato abbiamo investito più di 5 milioni di euro per sviluppare i prodotti e creare l’azienda. Nel progetto hanno creduto diversi investitori tra cui, professori della Bocconi, investitori privati e anche molte celebrità». Compresi, appunti i summenzionati calciatori di serie A. Una storia che ricorda da vicino "Smetto quando voglio", la pellicola del 2014. «Ci sentiamo più vicini a Limitless, ma senza le controindicazioni del film!

Infatti le nostre formule non promettono lo sballo, ma anzi di aiutare la mente a concentrarsi o rilassarsi in base all’esigenza, per sfruttare il potenziale della propria mente», mette le nai avanti Pautrie. «Di simile al film c’è di certo la preparazione dei ricercatori che seguono la strutturazione delle nostre formule». Già, le formule: quella di Mind The Gum, l'originale, combina 15 componenti attive comprese caffeina e teanina, che grazie al rilascio graduale promettono di mantenere l’attenzione combattendo la stanchezza mentale. E a confermarlo è un recente studio in doppio cieco concotto in collaborazione con professori e ricercatori delle università University of East London, University College London, Westminster e Bath). «Ma abbiamo già sviluppato una formula rilassante», continua il ceo di Mind The Gum «che con 12 nutrienti bilanciati tra cui melissa e biancospino dona benessere mentale immediato senza causare sonnolenza, nel prodotto Chewing Calm, ed una formula che supporta le difese immunitarie e le vie respiratorie con Lattoferrina a rilascio sublinguale e vitamina C, D3, Zinco e Sambuco dentro Immuni Gum. Distribuiamo attualmente in 15 nuovi Paesi tra cui Svezia, Spagna, Dubai, Islanda e Croazia». Il futuro? «L’obiettivo dei prossimi anni è l’espansione internazionale, sfruttando la credibilità di Zlatan in tutti i Paesi, anche oltreoceano. Abbiamo ovviamente in cantiere anche il lancio di nuovi prodotti con il solito mantra: prodotti veramente efficaci in formati innovativi e più funzionali».


Dall’«uovo» nasce il clone digitale Dallo shopping online alla diagnostica a distanza: Davide Luigi Berlusconi con la sua Igoodi realizza avatar che replicano in tutto e per tutto la fisiologia di chi si sottopone alla scansione di Marco Scotti

C’

è un grande “uovo” nel centro di Milano. E no, non dobbiamo prepararci a una nuova era in cui uomini e dinosauri dovranno convivere. Si tratta, in realtà, di un dispositivo all’avanguardia, una stanza innovativa con 120 telecamere in alta definizione in grado di scannerizzare il nostro corpo, trovarne le caratteristiche fisiche e mettere a disposizione questi dati. L’idea è quella di Igoodi, un’azienda italiana nata nel 2015 che ha come ceo Davide Luigi “Billy” Berlusconi, il nipote dell’ex-premier. Il quale, dopo una laurea in Bocconi, ha deciso di non seguire le sorti delle aziende di famiglia, ma di lanciarsi in un progetto che ora, dopo sei anni d’incubazione, è pronto per partire. Tanto che nel gennaio 2020 ha ricevuto il primo premio nella categoria “Social Disruptive Innovation” al NTTGlobal Innovation Award di Tokyo. Attualmente ci sono due possibili sedi in cui provare la scansione con Igoodi: una a Milano, a pochi passi dalla Borsa, l’altra a Torino, presso il Green Pea Building, il progetto dedicato al Made in Italy

in chiave sostenibile voluto da Oscar Farinetti. Che cos’è Igoodi? Si tratta di un progetto che – come spesso accade – prende spunto dal variegato mondo dei videogame per poi trovare applicazioni nella vita reale. Una volta entrati all’interno del gigantesco “uovo” (al momento presente a Milano e Torino, ma sono già previste molte altre aperture) si viene scannerizzati interamente. Le telecamere, infatti, sono in grado di rilevare tutte le misure del corpo (dal peso alla circonferenza del collo fino alla misura dei piedi) e di inserirle all’interno di una app in cui vengono custodite. Il risultato finale è un avatar che riproduce in maniera estremamente accurata la persona che si è sottoposta alla scansione. Si tratta di un alter-ego digitale che

sembra solo all’apparenza afferire al mondo ludico, ma che può in realtà essere impiegabile in molti modi differenti. «Al momento – spiega a Economy Berlusconi – gli usi che abbiamo immaginato sono principalmente due: quello per acquistare in maniera più accorta online, avendo a disposizione misure complete di ogni dettaglio del nostro corpo; quello che si rivolge al mondo del wellness e a chi vuole tenere sotto controllo le proprie misure. In questo caso, si possono ottenere consigli nutrizionali e di allenamento partendo da una fedele riproduzione del corpo». Per quanto riguarda gli acquisti “consapevoli”, evitare di trovarsi nella sgradevole situazione di dover restituire il prodotto e farsene mandare uno più adatto alle caratteristiche fisiche riduce enormemente l’impatto dell’e-commerce. Non è un caso che alcune piattaforme, come Yoox per esempio, abbiano già da tempo introdotto dei meccanismi per determinare in modo quanto più possibile preciso la propria taglia, evitando brutte sorprese. Inoltre, in un’epoca in cui il costo della logistica è lievitato in maniera esponenziale, sicuramente non potrà che fare piacere ai vendor minimizzare i resi e tutto ciò che comportano. Ma è il futuro, soprattutto, a essere particolarmente interessante per Igoodi. «Pensiamo che un prodotto come il nostro – conclude Berlusconi – possa essere estremamente versatile. Ad esempio in ottica medica: la definizione delle camere che abbiamo a disposizione è tale da permettere di mappare la pelle, magari per trovare nei che abbiano origine sospetta». Il futuro dei dati, d’altronde, è soprattutto nella comparazione tra loro, nella possibilità in chiave medica di accedere a un database di immagini o scansioni di tessuti fisiologici o patologici e alla scansione del paziente per controllare se vi siano alterazioni.

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APPROFONDIMENTI

SIDERURGIA: SINGOLARE FEMMINILE Classe 1987, avvocato, Maria Anghileri è Chief Operating Officer della Eusider di Costa Masnaga, in provincia di Lecco. All'impegno in azienda unisce quello associativo in Assolombarda UOMINI & DENARI

99 CONNEXT 2021 STARTUP IN MARCIA VERSO IL PARTENARIATO

102 SNAITECH LA CORSA A OSTACOLI DEL GIOCO LEGALE

104 CONFPROFESSIONI

di Alfonso Ruffo

L’

acciaio deve averlo dentro perché a prima vista appare sorridente e conciliante. Classe 1987, lecchese di nascita, Maria Anghileri è Chief Operating Officer della Eusider: gruppo siderurgico specializzato nella produzione e commercializzazione di acciai speciali con sede a Costa Masnaga, in provincia di Lecco, formato da dieci società operative con quattordici sedi in Italia (la più meridionale a Ravenna), 500 dipendenti e 700 milioni di fatturato. Un impegno non da poco condiviso con i fratelli Eufrasio e Giacomino che rappresentano con lei la quarta generazione di un’attività avviata dal bisnonno ai primi del Novecento e rilanciata nel 1979 dal padre e dallo zio Antonio ed Eufrasio. Dunque, un destino per Maria, figlia e nipote d’arte che all’incarico ricevuto nell’azienda di famiglia si è preparata con coscienza. Laureata in Giurisprudenza alla Bocconi, si abilita subito come avvocato. Poi vola a New York dove si perfeziona alla Columbia Uni-

versity e fa pratica nei migliori studi legali internazionali. Non contenta, si trasferisce a Boston per frequentare un programma di executive education alla Harvard Business School. La formazione è completa ed è tempo di rientrare a casa. Qui all’attività d’impresa unisce quella associativa impegnandosi nel Gruppo dei Giovani Imprenditori della sua città con il compito di seguire il progetto Elite di Borsa italiana. Anche in questo caso la progressione è rapida: prima vicepresidente di Confindustria Lombardia per la Circular Economy, poi vicepresidente di Assolombarda e infine vicepresidente nazionale con delega alla cultura d’impresa e alle politiche industriali. Sul suo profilo LinkedIn mette in bella mostra una frase riportata nella relazione d’insediamento dal suo presidente Riccardo Di Stefano: Non è importante che siamo d’accordo su tutto, è importante che andiamo tutti nella stessa direzione. Per noi, chiarisce, la direzione è una crescita stabile e sostenibile.

SULL'EQUO COMPENSO SIAMO ANCORA ALL'ANNO ZERO

105 LIUC LE RICONVERSIONI DA COVID DIVENTANO MATERIA DI STUDIO

106 PRIVATE BANKER IL BOOM DEL CALAMARO RIDISEGNA LA REDDITIVITÀ

107 ANDAF IL REPORTING DELLE TECNOLOGIE INTELLIGENTI

108 IL GLOBALISTA LOST IN TRANSITION: CI SIAMO PERSI PER STRADA LA TRANSIZIONE

110 CI PIACE/NON CI PIACE I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

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Startup in marcia verso il partenariato Sono quasi 200 le partecipanti alla call di Confindustria in vista dell'incontro nazionale Connext 2021. Quattro i driver tematici, sui quali sono costruiti i 13 laboratori organizzati al Mico di Riccardo Venturi

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ono 193 le startup che hanno partee competitivo, grazie alla progettazione e cipato alla call “Percorso Startup” alla creazione di partnership, laboratori verso Connext 2021, organizzata innovativi e al ricorso a strumenti operativi da Confindustria in collaborazione con e monitorabili. RetImpresa e Luiss, che ha l’obiettivo di La Call “Percorso Startup” si è articolata in selezionare 20 startup capaci di presenquattro percorsi tematici, che corrispontare progetti innovativi e scalabili in setdono ai driver di Connext 2021, aggiornati tori strategici del mercato. La selezione alla luce dell’emergenza Covid-19, conè affidata a LVenture Group tramite il suo siderati la base per la crescita delle imacceleratore di startup Luiss EnLabs, e a prese: Fabbrica Intelligente; Le Città del Digital Magics, incufuturo; Pianeta soLE CANDIDATURE SONO PRESENTATE batore certificato di stenibile; Persone, SULLA PIATTAFORMA RETIMPRESA startup innovative. Scienze della vita, REGISTRY, CHE USA LA BLOCKCHAIN Connext, l’incontro Progresso. In quePER IL MATCHING TRA LE IMPRESE nazionale di partesti quattro driver si nariato industriale di Confindustria, torna suddividono i 13 laboratori di Connext preil 2 e 3 dicembre prossimi al Mico di Milasentati nelle pagine successive, promossi no, dopo il rinvio dell’edizione 2020 a pochi dalle imprese leader di filiera o dedicagiorni dall’apertura a causa del riaggrati ai progetti di ricerca sulle value chain varsi dell’emergenza Covid. All’evento in strategiche della Commissione europea. I presenza si affianca la dimensione digitalaboratori, che si focalizzano sull’integrale, rinnovata e potenziata attraverso l’Expo zione tra filiere produttive per aumentare digitale. Obiettivo di Connext 2021 è dare la trasversalità dei partenariati, sono ocalle imprese italiane un sostegno concrecasioni per le imprese di lavorare insieme to per il loro sviluppo sostenibile, digitale per sviluppare conoscenza, incentivare

relazioni e potenziare la presenza della manifattura. Le startup hanno presentato la propria candidatura sulla piattaforma RetImpresa Registry, che usa l’Open Innovation per favorire il matching tra imprese con tecnologia blockchain, consentendo un accesso gratuito, affidabilità e sicurezza circa l’identità di chi si iscrive e la paternità delle idee pubblicate. L’iscrizione gratuita su Registry consentirà a tutte le Startup candidate di dare visibilità alla propria idea imprenditoriale e di attivare occasioni di networking e di matching. La piattaforma ha alla base un registro contenente le informazioni di ogni utente iscritto e racchiuso in catene di blocchi indecriptabili, la blockchain appunto. L'utilizzo di questa tecnologia rende di fatto Registry un identity provider, grazie alla marcatura temporale di ciascuna azione compiuta in piattaforma (iscrizione impresa, pubblicazione idea nel marketplace e avvio collaborazione). La blockchain di Registry consente, in altri termini, di risalire all’identità digitale che ha pubblicato il progetto imprenditoriale, garantendo al contempo la paternità dell'idea; ma anche di responsabilizzare e accrescere la fiducia percepita da ogni utente in piattaforma nel condividere progetti imprenditoriali, cercare partner e richiedere di collaborare alle idee proposte da altri operatori economici partecipanti. Registry è dunque un ecosistema dell’innovazione del mondo confindustriale, nel quale è possibile fare innovazione aperta al mercato e creare valore attraverso la collaborazione tra Pmi, grandi imprese, startup e altri soggetti imprenditoriali. Questo strumento rappresenta una grande opportunità per le Pmi per intercettare l’innovazione necessaria ad accompagnare i processi di transizione ecologica e digitale stringendo relazioni e alleanze strategiche. Per accedere a Registry e attivare un percorso collaborativo in piattaforma basta registrarsi a www.retimpresa.it/registry/.

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I LA

APPROFONDIMENTI

FABBRICA INTELLIGENTE Industria 4.0 I laboratori sono dedicati alla presentazione di casi concreti di utilizzo delle tecnologie digitali nei processi produttivi. L’applicazione combinata di queste tecnologie rende più efficienti i processi produttivi, crea interconnessioni, integra le filiere produttive e le catene del valore, aumenta la flessibilità della produzione e la velocità nel passaggio dalla fase di prototipazione alla produzione, migliora i sistemi di approvvigionamento e della logistica. Nell’ambito dei laboratori saranno attivati i partenariati per la definizione di progetti congiunti di R&I sull’Iot, value chain strategica individuata

dalla Commissione europea, anche in riferimento ai Grandi progetti di comune interesse europeo (Ipcei). Digital enablers e Cybersecurity Promuovere il percorso e le soluzioni necessarie per la messa in protezione dei sistemi e delle infrastrutture “digital based”, dei servizi digitali e dei dati generati e trattati a livello di filiera industriale. Questo lo scopo dei laboratori, che saranno inoltre occasione per attivare partenariati per la definizione di progetti congiunti di R&I sulla value chain strategica della cybersecurity, nonché per promuovere networking tra imprese, finalizzato alla creazione, alla crescita e

allo sviluppo di nuove attività imprenditoriali e di nuovi prodotti e servizi, idonei alla soddisfazione dei fabbisogni di innovazione espressi dalla PA. Nel corso dei laboratori verrà presentata “RetImpresa registry”, la piattaforma di open isnnovation per condividere idee di rete tra imprese tramite blockchain. Filiere e reti 4.0 I laboratori intendono presentare progetti di trasformazione digitale che coinvolgono le filiere, mettendo in evidenza le sinergie che si possono creare tra le imprese che ne fanno parte e le modalità di collaborazione in rete attivate.

L’emergenza Covid-19 ha sicuramente evidenziato la necessità di velocizzare i processi di collaborazione imprenditoriale, di consolidamento dimensionale e di riconfigurazione delle catene del valore. Soprattutto nei settori strategici è importante avviare un processo di riorganizzazione delle filiere per renderle più integrate e interconnesse, anche mediante la creazione di reti di imprese, attraverso un modello che valorizza i processi di gestione efficiente e sostenibile della supply chain da parte delle medie e grandi imprese capo-filiera, il capitale tecnologico e imprenditoriale delle Pmi.

PERSONE, SCIENZE DELLA VITA, PROGRESSO Next Health Economy (Innovazione, Ricerca e Salute 4.0) L’emergenza Covid-19 ha evidenziato la necessità di investire sulle tecnologie, al fine di accelerare verso un modello di “connected care” che faciliti l’implementazione di soluzioni digitali. Occorre assicurare un passaggio rapido alla “salute 4.0” nella quale si realizzi un sistema in cui a viaggiare siano prevalentemente i dati, standardizzati e interoperabili a livello internazionale, anziché i pazienti. Il laboratorio è dedicato alle innovative applicazioni dell’ICT, e della sempre più importante intelligenza artificiale. Saranno attivati i partenariati per la definizione di progetti congiunti di R&I sulla value chain strategica Smart health.

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Welfare & Benessere I laboratori sono l’occasione per dialogare di benessere delle persone, un tema reso ancora più centrale dall’emergenza Covid-19. Molte imprese hanno ampliato e rafforzato le iniziative di welfare aziendale, per fare fronte alle conseguenze della pandemia sulla gestione delle risorse umane. I laboratori si focalizzano sull’industria del benessere, che include il settore termale, quello del fitness e la produzione di beni e servizi per la cura e la bellezza del corpo, oltre beninteso all’industria farmaceutica”. Educare nel 4.0 Il mismatch tra domanda delle imprese e offerta formativa, anche alla luce dei cambiamenti innescati

dal Covid-19, con particolare attenzione alla carenza di competenze tecniche e digitali che sono sempre più difficili da reperire tra i più giovani. Questo l'oggetto del laboratorio, il cui obiettivo è condividere soluzioni e buoni modelli da diffondere nel Paese per migliorare l’occupabilità complessiva del sistema educativo, a partire dalle partnership tra imprese, scuole, centri di formazione professionale, ITS e Università e strumenti come l’alternanza scuola-lavoro, l’apprendistato, il dottorato industriale. Il laboratorio sarà anche l’occasione per riflettere su come innovare la didattica, anche alla luce di quanto emerso per affrontare l’emergenza pandemia, attraverso una maggiore partecipazione delle imprese ad una

formazione più laboratoriale e all’adozione di tecnologie digitali nell’insegnamento. Formare 4.0 Il laboratorio ha l’obiettivo di approfondire il tema della formazione continua, sempre più strategica come leva per affrontare la crisi Covid-19 e garantire la competitività delle imprese, con particolare attenzione alla formazione digitale, al conto formazione digitale e alle nuove modalità di erogazione della formazione nelle aziende. Sarà poi l’occasione per approfondire il ruolo delle agenzie per il lavoro ed il tema della somministrazione quale strumento di flessibilità in grado di assicurare l’acquisizione di competenze specifiche che mancano alle imprese.


ABORATORI CONNEXT LE CITTÀ DEL FUTURO Rigenerazione urbana La trasformazione sostenibile delle realtà metropolitane, puntando alla riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico e delle aree dismesse. Questo l'oggetto del laboratorio, senza tralasciare la creazione di nuove infrastrutture urbane e siti produttivi, nell’ottica di dare vita ad agglomerati urbani che si adattino ai nuovi paradigmi generati dalla lotta ai cambiamenti climatici, alla riduzione del consumo di suolo e al riuso sostenibile di quello degradato e non più utilizzato. La pandemia di Covid-19 ha evidenziato in questi ultimi mesi l’attrattiva verso zone periferiche, quartieri “più remoti” e zone rurali. Essendo numerose le aziende che hanno implementato soluzioni di lavoro agile, sarà possibile ottenere un triplice vantaggio: aumento dell’impronta ecologica delle città, riduzione del fenomeno del pendolarismo, maggiori possibilità di rivalutazione delle aree interne e dei borghi. Smart Cities I laboratori intendono promuovere lo sviluppo della “città intelligente”, economicamente sostenibile ed energeticamente autosufficiente e, allo stesso tempo, attenta alla qualità della vita e ai fabbisogni dei propri cittadini, utilizzando l’innovazione e la digitalizzazione. L’emergenza Covid-19 suggerisce nuove riflessioni sul concetto di Smart Mobility e sulle risposte che si possono dare ai problemi di sostenibilità, ambientale e personale con servizi on-demand (MaaS, piattaforme on-demand) e del+la micro-mobilità (bike-sharing, carsharing, uso di monopattini elettrici). Saranno attivati i partenariati di R&I per la partecipazione italiana al Grande progetto Comune di Interesse europeo (IPCEI) sulla value chain strategica dei veicoli puliti, interconnessi e autonomi. Sarà inoltre possibile presentare reti nate per sviluppare modelli di turismo sostenibile e di filiera attraverso la valorizzazione delle tecnologie abilitanti e la gestione dei dati.

PIANETA SOSTENIBILE Sostenibilità Energetica La risposta europea all’emergenza del Covid-19 si tradurrà nel raggiungimento degli obiettivi di neutralità climatica a lungo termine, con un forte impulso alla transizione energetica sostenibile nel prossimo decennio. Il laboratorio intende focalizzarsi sullo sviluppo tecnologico nella produzione e nell’utilizzo di energia verde, la diffusione di sistemi efficienti e la loro integrazione nel nuovo paradigma del mercato Sarà un’occasione per collaborare nel gestire in modo efficiente questa transizione ed allargare la filiera di produzione a tutti gli anelli della catena del valore. Saranno attivati i partenariati di R&I per la partecipazione italiana ai Grandi progetti di comune interesse europeo (Ipcei), definiti progetti congiunti di R&I sulle value chain strategiche finalizzati alla creazione, di nuove attività imprenditoriali, di reti tra imprese e di nuovi prodotti e servizi per la PA in tema di efficienza energetica. Economia circolare La pandemia ha evidenziato l'importanza per le aziende del modello economico circolare. Con la chiusura di molte fabbriche i meccanismi di gestione dei rifiuti sono andati in sofferenza. Il laboratorio intende focalizzarsi

sull’uso efficiente delle risorse, il recupero di materia e il “Waste to Energy” per un uso efficiente delle risorse e la decarbonizzazione. Si dialogherà sulla capacità dell’industria italiana di essere promotrice di innovazione tecnologica per poter consolidare la sua leadership, lavorando su filiere, reti e aggregazioni di imprese. Logistica e infrastrutture digitali e sostenibili La riduzione del commercio internazionale causata dall’epidemia di Covid-19 ha avuto un impatto diretto sui settori della logistica e dei trasporti. Il laboratorio intende rappresentare un momento di approfondimento e di discussione privilegiata, ampia e costruttiva tra stakeholders pubblici e privati su alcune delle principali tematiche alla base dell’iniziativa strategica del sistema confederale sull’economia del mare. In questo quadro risulta determinante dedicare un’attenzione centrale alla logistica e alle infrastrutture, quali asset strategici per l’economia nazionale, che rendono necessaria una politica infrastrutturale maggiormente orientata all’efficacia e all’efficienza della logistica. Reti interconnesse (strada,

ferro, mare e cielo), digitalizzate e sostenibili sono indispensabili per supportare la crescita industriale ed economica del nostro Paese. Leve essenziali per il raggiungimento di tali obiettivi sono l’innovazione, la ricerca scientifica e la digitalizzazione, insieme alla capacità di imprese e territori di dar vita a modelli collaborativi integrati, fortemente innovativi e sostenibili. Business continuity e resilienza delle imprese e dei territori La prevenzione degli eventi avversi è un'attività ad elevato valore aggiunto sia in termini di garanzia di business continuity che sul versante dell’innovazione e dei modelli organizzativi necessari per rendere "antifragili" imprese, sistemi economici e comunità. La pandemia dovuta al Covid-19 ha fatto comprendere con chiarezza la vulnerabilità dei Paesi. Obiettivo dei laboratori è aumentare la consapevolezza sulla preparazione e sulla prevenzione nei confronti dei diversi eventi avversi, naturali e non, che possono avere un impatto sulla propria attività, premessa utile allo scopo di condividere azioni, soluzioni e iniziative per la messa in sicurezza degli impianti produttivi, delle comunità e dei territori.

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APPROFONDIMENTI

LA CORSA A OSTACOLI DEL GIOCO LEGALE Il lockdown e la chiusura delle sale, il Decreto Dignità che limita la comunicazione, il bizantino intreccio tra le normative: eppure Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech, guarda al fututo con fiducia di Paola Belli

SI DICE CHE SI POSSA SCOPRIRE DI PIÙ DI UNA PERSONA IN UN’ORA DI GIOCO CHE IN UN ANNO DI CONVERSAZIONE. Di certo, ribaltando questo assunto, in un’ora di conversazione con Fabio Schiavolin è possibile scoprire molto del gioco. Schiavolin è l’amministratore delegato di Snaitech, uno dei grandi player del gioco legale, il principale marchio italiano delle scommesse retail e online. Guida una azienda che ha navigato attraverso le acque agitate del lockdown e ha resistito a 300 giorni di chiusura della rete sul territorio. E ora guarda al futuro con fiducia, con l’aspirazione di crescere in Italia e all’estero, un auspicio rafforzato dall’offerta d’acquisto formalizzata dalla multinazionale Aristocrat su Playtech, gruppo di cui Snaitech fa parte dal 2018.

Il settore del gioco esce da un anno molto complicato, in particolare per la parte fisica. Come azienda che momento state vivendo? Probabilmente ne siamo usciti migliori, abbiamo resistito alla tempesta cercando di fornire il miglior servizio possibile ai nostri clienti anche nelle fasi più complesse del lockdown. Questo sicuramente è motivo di grande soddisfazione. Il nostro settore, come altri e più di altri, ha vissuto una potente spinta alla digitalizzazione: partivamo avvantaggiati avendo sempre considerato l’innovazione come un ‘must have’ piuttosto che un ‘better to have’. Abbiamo così potuto fare fronte al cambiamento e all’accelerazione dell’online. Una transizione digitale affrontata potendo contare esclusivamente sulla forza e la credibilità del nostro brand visto che il

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FABIO SCHIAVOLIN, AMMINISTRATORE DELEGATO DI SNAITECH

contesto normativo limita fortemente la possibilità di comunicare all’esterno - a causa del Decreto Dignità, ndr -. Snaitech è comunque sempre rimasta vicina agli oltre duemila punti vendita su tutto il territorio nazionale, il nostro primo biglietto da visita, che è nostro dovere rispettare, tutelare e rafforzare”. SNAITECH È PROPRIETARIA DELL'IPPODROMO SNAI SAN SIRO, L'UNICO AL MONDO DICHIARATO MONUMENTO DI INTERESSE NAZIONALE

Quali segnali registrate nel 2021? Il 2020 si è chiuso registrando un valore di Ebitda adjusted di 132 milioni di euro,

I CONCESSIONARI SONO COSTRETTI A MUOVERSI IN UNA FORESTA PIETRIFICATA. SI DEVE ARRIVARE A UN TESTO UNICO DEL GIOCO possibili in periodo di pandemia grazie alla crescita dei ricavi online del 58% rispetto al 2019 che ha parzialmente compensato la chiusura dei nostri punti fisici e la cancellazione della quasi totalità degli eventi sportivi. Sono numeri che sicuramente consolidano la nostra leadership e la nostra posizione di principale marchio italiano delle scommesse sia nel retail che nell’online ormai diventato un pilastro nelle nostre linee di business. Dal 2021, inoltre, Snaitech ha assunto il controllo di HappyBet, operatore betting con circa 200 punti vendita tra Austria e Germania. Il gioco legale, pur essendo depositario di


concessioni statali, sembra ancora scontare un pregiudizio. È un pregiudizio e un paradosso, se permette, duro a morire. Guardiamo i fatti: i grandi player del settore rappresentano un avamposto di legalità di fronte al proliferare del gioco illegale e sono partner dello Stato nel garantire e nel tutelare i consumatori. Il lockdown ci ha dimostrato come la chiusura delle sale non abbia fermato la propensione al gioco o cancellato la domanda, piuttosto in mancanza di offerta abbiamo assistito alla diffusione del gioco illegale in molti territori. Oggi il clima appare più favorevole, ma sono fermamente convinto si debba dare seguito all’impegno degli ultimi anni e arrivare ad un Testo unico del Gioco a favore del quale si sono già espressi tutti gli stakeholder. C’è più di una Regione nella quale il bizantino intreccio tra le normative sulle distanze, sugli orari e sui luoghi sensibili, rende impossibile posizionare un nuovo negozio. Quello che chiediamo è che sia resa operativa la capacità di esecuzione degli obblighi derivanti da una concessione e sia data piena cittadinanza alle imprese del gioco legale”. Da anni il settore chiede la redazione di un testo unico. Sì, il gioco legale è costretto a muoversi in una sorta di foresta pietrificata. Le concessioni per le sale scommesse risalgono ai bandi Bersani del 2007 e sono scadute nel 2016. Da allora si è proceduto a colpi di proroghe, lasciando gli operatori in una costante incertezza. L’ultima soluzione (temporanea) è stata offerta dal decreto "Cura Italia" del marzo 2020, ma non si può continuare a lavorare a colpi di proroghe. Paradossalmente poi, alcuni operatori stranieri riescono ancora a tenere aperti i loro punti vendita senza concessioni muovendosi tra le pieghe del diritto e senza dover rispettare alcuna prescri-

zione sanitaria o di sicurezza. Quanto incide oggi il settore del gioco legale sul bilancio dello Stato? Nel 2019 il gioco legale ha portato nelle casse dello Stato circa 11 miliardi di euro sotto forma di introiti erariali. Oltre agli introiti relativi alle tasse sul gioco si deve considerare l’indotto che le attività generano sul territorio, un valore non espresso derivante dalle filiere produttive. Parliamo dei fornitori, degli operatori del food & beverage, degli allestitori o delle imprese che si occupano di manutenzioni ordinarie e straordinarie. Parliamo insomma di un’industria forte che conta complessivamente 150mila addetti, di cui 60mila dipendenti impiegati nelle sale giochi, scommesse e bingo”. IL GIOCO LEGALE NEL 2019 HA PORTATO NELLE CASSE DELLO STATO CIRCA 11 MILIARDI DI EURO SOTTO FORMA DI INTROITI ERARIALI

Snaitech nell’ultimo anno ha rafforzato la sua dimensione sportiva. Per quale motivo? È la nostra storia e la nostra identità a essere profondamente legata allo sport. Snaitech è proprietaria degli ippodromi di Milano - Ippodromo Snai San Siro e Ippodromo Snai La Maura, ndr-, nonché dell’Ippodromo Snai Sesana a Montecatini Terme oltre ai relativi comprensori, che includono piste di allenamento e strutture per l’alloggio dei cavalli. È una dimensione che non possiamo perdere o svalutare. Quest’anno abbiamo portato a Milano la Jumping Cup, un grande appuntamento di equitazione internazionale che ha dimostrato quanto l'Ippodromo Snai San Siro possa rappresentare un impianto sportivo e 'teatrale' all’altezza di eventi di ogni genere. Ci siamo aggiudicati la ‘Fei European Jumping Championship 2023’ e abbiamo vinto con Epiqa il bando per la gestione del servizio televisivo ippico.

Successi o investimenti di cui andiamo orgogliosi. L’altro vostro driver è la sostenibilità. Quali politiche sostenibili può mettere in campo una azienda del gioco legale? In Snaitech siamo fortunati perché possediamo più di un milione e mezzo di metri quadrati di aree verdi nel centro di Milano, che ospitano oltre alle strutture sportive un bellissimo Parco Botanico. Applichiamo ogni giorno le best practices sulla gestione efficiente dell'ambiente, delle risorse energetiche, dei rifiuti e curiamo questo immenso “giardino dei milanesi” come un prezioso bene da custodire per le generazioni future. Negli ultimi 10-15 anni c’è stato però un potente cambiamento nella percezione dell’esigenza di rendere sostenibili le nostre aziende. Nella mia esperienza di amministratore delegato ho vissuto in prima persona la ricerca della sostenibilità come driver di sviluppo. È cambiato totalmente il modo di “pensare” e fare impresa: quelle che un tempo erano regole imposte dall’alto o prescrizioni “belle da mostrare” oggi sono entrate nel nostro dna e ci spingono a programmare ogni azione in maniera sostenibile. Le aziende hanno così iniziato a diffondere buone pratiche, producendo emulazione e imitazione tra clienti, fornitori e dipendenti, fissando traguardi ambiziosi, sfidandoci l’uno con l’altro in una corsa virtuosa. Nel nostro caso potremmo dire che si è trattato di una scommessa sulla sostenibilità, ma in questo caso siamo di fronte alla vera scommessa win win visto che questa conversione sostenibile non può che portare benefici a tutti i livelli. Questo impegno deve essere tanto più forte in un Paese come l’Italia, un Paese tanto straordinario quanto a volte fragile in cui la lotta per l’ambiente diventa inevitabilmente una lotta per la nostra storia, per i nostri paesaggi, per la tutela della nostra bellezza.

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI

Sull'equo compenso per i professionisti siamo tornati all'anno zero Dopo il via libera di Montecitorio il ddl sull’equo compenso per le prestazioni professionali passa al Senato. Tra molte polemiche. Stella (Confprofessioni): una norma che non garantisce il corretto equilibrio economico tra professionisti e committenti forti di Giovanni Francavilla

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lla Camera ci sono voluti tre anni e mezzo, cinque proposte di legge e il parere di sei commissioni parlamentari per arrivare a licenziare una norma che «non risponde minimamente alle esigenze e alle istanze dei liberi professionisti». In mezzo al coro di roboanti dichiarazioni politiche, si alza la voce del presidente di Confprofessioni, Gaetano Stella, per esprimere il netto dissenso di migliaia di professionisti e lavoratori autonomi contro il disegno di legge Meloni che disciplina l’equo compenso delle prestazioni professionali, trasmesso il 19 ottobre alla Commissione Giustizia del Senato. Originariamente nato per tutelare i professionisti nei confronti dei “committenti forti” e dai bandi gratuiti della Pubblica Amministrazione, il provvedimento rischia di essere un boomerang, perché «non garantisce ancora un corretto equilibrio economico tra imprese, finanza, P.A. e professionisti», dice Stella. Fuori dall’equo compenso la maggior parte degli incarichi professionali, sanzioni assurde a carico dei professionisti e parametri a senso unico. È ancora una volta il presidente di Confprofessioni a snocciolare tutte le criticità del ddl Meloni: «L’attuale impianto normativo stabilisce che l’equo compenso, calcolato sui parametri ministeriali per la liquidazione giudiziale dei compensi dei professionisti iscritti a un ordine professionale, si applichi ai contratti stipulati con i cosiddetti committenti “forti” (banche, assicurazioni, grandi imprese, P.A.) attraverso modelli convenzionali predisposti dagli ordini professionali», spiega Stella. «Tale impostazione, da un lato, esclude tutti i rapporti professionali individuali, relativi cioè a una singola prestazione, che rappresentano la maggior parte degli incarichi affidati dalla P.A. ai professionisti; dall’altro lato, non è chiaro il motivo per cui i committenti possano stipulare convenzioni con i Consigli nazionali degli ordini se il compenso equo viene già stabilito dai parametri ministeriali». Un altro capitolo del disegno di legge sull’equo compenso che ha sollevato un vespaio di polemiche riguarda le sanzioni a carico del professionista. «Va chiarito anzitutto che l’azione in giudizio spetta solo al professionista, parte debole del rapporto contrattuale. Invece, secondo il testo unificato approvato dalla Camera, i

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GAETANO STELLA

Consiglii nazionali degli ordini potrebbe avviare un’azione giudiziaria nei confronti del committente senza il consenso del professionista interessato. Non solo - aggiunge Stella. - Il provvedimento ravvisa nella violazione dell’equo compenso una causa di illecito disciplinare deontologico a carico del professionista iscritto a un ordine professionale, arrivando al paradosso di sanzionare il professionista invece di punire il committente che non applica l’equo compenso». La situazione si complica ulteriormente se si guarda all’altra metà del mondo professionale, i professionisti e i lavoratori autonomi che non sono iscritti a un ordine professionale. Nonostante la disciplina sull’equo compenso miri a una completa equiparazione tra professioni ordinistiche e non, restano ancora numerosi nodi da sciogliere, in un quadro giuridico che molti osservatori giudicano «discriminatorio»: dalla definizione di parametri ministeriali per le professioni non ordinistiche fino alle sanzioni disciplinari che colpiscono solo gli iscritti a un ordine. «Muovendo dal presupposto che il diritto all’equo compenso rappresenta un ineludibile strumento di attuazione della Costituzione nella prospettiva dell’uguaglianza tra lavoratori», è intervenuta anche la Consulta per il lavoro autonomo del Cnel, espressione di tutte le anime delle professioni ordinistiche e non ordinistiche, con un documento inviato a Governo e Parlamento che elenca una serie di proposte «per contribuire al processo legislativo in corso con la formulazione di puntuali proposte di revisione del testo licenziato dalla Camera, che vanno dai parametri economici alle clausole vessatorie, dai rapporti con la P.A. agli strumenti di controllo fino al perimetro di applicazione dell'equo compenso che non può limitarsi ai rapporti di natura convenzionale, ma deve riguardare anche le singole prestazioni professionali. «È urgente una regolazione dell’equo compenso delle prestazioni professionali, da lungo tempo attesa – sottolinea una nota del Cnel. - La disciplina attualmente vigente appare complessa, limitata sotto il profilo del campo di applicazione, discriminatoria tra professioni ordinistiche e non ordinistiche, oltre che inefficace per la carenza di strumenti di controllo».


Le riconversioni da Covid diventano materia di studio

«perché i prodotti realizzati grazie a questa rapida reazione innovativa, e quindi pronta riconversione produttiva, hanno permesso concretamente di contenere il contagio». È il caso di Isinnova, piccola azienda nata nel 2014 con sede a Brescia, zona forteDurante le fasi acute dell'emergenza pandemica le imprese italiane mente colpita dalla pandemia, un team si sono messe a produrre mascherine, valvole per respiratori, eterogeneo di ingegneri, che si dedica ad disinfettanti. L'approfondimento della Liuc - Università Cattaneo attività di ricerca e sviluppo. L'ospedale Mellini di Chiari aveva una carenza di valvole per respiratori, e Isinnova ha deciso di di Riccardo Venturi realizzarle con le stampanti 3D. Il file Cad della valvola dell'azienda fornitrice non era espiratori ospedalieri dalle maschedisponibile, ma Isinnova ha preso la valvola rispettivamente ricercatrice e professore re da snorkeling, mascherine prodell'ospedale e l'ha disegnata e stampata associato di Ingegneria economico-gestiotettive dalla stampa di libri e dalla in 3D: in tre giorni ha prodotto più di 100 nale della Liuc - Università Cattaneo, pubconsulenza e ricerca sul 3D, sanificatori valvole, utilizzando anche stampanti di altre blicato su R&D Management, rivista sciend’ambiente dagli interni per bus e treni, gel aziende. In seguito, Isinnova ha anche fatto tifica di rilievo internazionale. Le autrici igienizzante da vini e superalcolici. Nella fronte a una mancanza di maschere C-Pap sono andate alla ricerca delle capacità che fase più dura della pandemia sono state per le terapie sub-inhanno permesso alle LE IMPRESE CON ESPERIENZE numerose le aziende italiane di tutte le ditensive. Ha utilizzato aziende di reagire PREGRESSE DI DIFFICOLTÀ SONO mensioni capaci di convertire la loro produmaschere vendute con un’innovazione QUELLE CHE HANNO REAGITO MEGLIO zione in beni indispensabili per affrontare per lo snorkelling rapida a un’emerINNOVANDO IN TEMPI RAPIDI l’emergenza. Sette di queste - Campari, da una nota catena genza di carattere Isinnova, Grafica Veneta, Ellamp, Htm di abbigliamento sportivo, e ha progettato socio-sanitario. «Una delle competenze Sport - Mares, Distillerie Silvio Carta e Cae stampato in 3D la valvola che può essere che abbiamo riscontrato in tutte le aziende racol – sono oggetto dell’articolo “Covid-19: inserita nel tubo dell'ossigeno al posto del è una forte caratterizzazione sulla ricerca e la reazione di innovazione rapida delle imboccaglio. La valvola, chiamata Charlotte, è sviluppo» dice Gloria Puliga, «anche le Pmi, prese analizzata attraverso le capacità dianche adattabile a diversi respiratori. Anche magari sono meno organizzate rispetto namiche” di Gloria Puliga e Linda Ponta, che in questo caso è emersa un’altra carata grandi aziende come Campari, sono però teristica necessaria per poter reagire alla molto attive». «Abbiamo notato che le imsvelta in termini innovativi: la presenza di prese che avevano già dovuto affrontare in un network su cui poter contare. «Isinnova passato situazioni di particolare difficolha trovato la disponibilità di diverse aziende tà sono quelle che hanno saputo gestire che stampavano in 3D, e di altre aziende di meglio i problemi derivati dalla pandesupporto» mette in evidenza la Puliga, «il mia» le fa eco la docente Linda Ponta, che è fondamentale per la capacità di reagi«e hanno anche mostrato la capacità di re in maniera veloce a nuove necessità non reagire innovando in tempi rapidi». del mercato, ma contingenti e improvvise, «Il fatto di avere superato fasi difficicome una pandemia». Non tutte le aziende li, oltre alla cultura della flessibilità esaminate hanno intenzione di continuare a che è tipica soprattutto delle Pmi, produrre i beni che sono stati così utili nelha creato un senso di appartenenza la fase pandemica, ma alcune sì. «È il caso all’azienda che poi si è rivelato utile di Htm Sport – Mares, che ha convertito le anche all’esterno» osserva la Puliga, sue maschere da snorkeling in respiratori Giorgia Puliga (a sinistra) ospedalieri» aggiunge la prof Ponta, «ha e Linda Ponta, autrici chiesto il brevetto e ha quindi intenzione di dell'approfondimento pubblicato su R&D Management restare in questo nuovo ambito».

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APPROFONDIMENTI

Il boom del calamaro rimescola i ricavi di Netflix L'entertainment non è più quello di una volta e il business neppure: lo dimostra il successo planetario della serie coreana Squid Game, incrocio tra il soft power della comunicazione e l'avanguardia digitale di Ugo Bertone

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al 17 settembre, la data d’esordio delle serie sulla piattaforma di Netflix, al 17 ottobre oltre 148 milioni di spettatori hanno seguito per almeno due minuti le gesta degli eroi di Squid Game, il serial in arrivo dalla Corea del Sud che ha conquistato la prima posizione tra i titoli più gettonati nel mondo dello streaming in Novanta Paesi. E ben 87 milioni hanno visto l’intera serie nei primi 23 giorni di programmazione. Un risultato del tutto inatteso proprio per le sue dimensioni globali: dagli Stati Uniti a Milano i costumi più indossati per Halloween sono stati quelli dei protagonisti del gioco all’ultimo sangue riservato ai cittadini più indebitati. E pare che in Cina, ove lo spettacolo è censurato, si sia svilup-

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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pato un florido mercato nero. Un fenomeno già al centro dell’attenzione di sociologi e psicologi che, poco ma sicuro, presto si tradurrà nello sviluppo di un nuovo genere. Ma non rubiamo agli esperti della comunicazione e dell’entertainment l’onere e l’onore di capire i segreti che stanno alla base di un successo inatteso salvo rilevare che, non per caso, si sta affermando un nuovo tipo di soft power: la Corea del Sud è ormai al centro di un incrocio tra flussi tecnologici e culturali estremi, all’avanguardia nell’economia digitale, ma anche ai confini della frontiera più calda del pianeta, quella che divide la potenza cinese dall’asse Giappone e Taiwan, così importante per i chip che alimentano l’economia del XXI secolo. È inevitabile che l’atmosfera da guerra fredda produca, come già nell’Europa del dopoguerra, una stagione feconda sul piano dell’arte. Il boom del calamaro, però, offre materia per riflettere sull’evoluzione dei modelli dell’entertainment così come si stanno sviluppando dopo la pandemia.

Il mondo, anche in questo caso, è davvero cambiato e, probabilmente, non tornerà quello di prima. Chi pensava che, una volta finito il lockdown, la gente avrebbe spento i televisori per tornare a riempire i cinema è stato smentito. Gli analisti davano per scontato che Netflix e i concorrenti Prime Video (Amazon), Apple Tv e Disney + fossero destinati a perder colpi. Al contrario, non solo le piattaforme godono di buona salute, ma hanno allargato sia la struttura della domanda, raggiungendo mercati e fasce di popolazione trascurate dallo show business, sia il lato dell’offerta: chi l’avrebbe detto solo un paio d’anni fa, che milioni di spettatori avrebbero scelto film recitati nelle lingue originali più astruse (non ce ne vogliano i coreani)? E fa impressione vedere in cima ai successi, subito dietro la saga londinese dei Bridgeton, un prodotto in spagnolo (La casa di carta) d uno recitato in francese (Lupin). È la domanda che si fanno gli analisti finanziari: non a caso nella conference call dopo i conti di Netflix quasi tutte le domande sono state dedicate a Squid Game, prototipo di un modello di business di nuovo tipo. Come si valuta la redditività di un prodotto in streaming? Il calcolo è facile, quando si paga volta per volta. Altrimenti è un mix di: a) attrazione di nuovi abbonati; b) effetto fedeltà sui già iscritti; c) numero di spettatori e durata della loro visione; d) impatto dei costi di produzione. Il risultato per il “calamaro” dà per risultato un guadagno secco superiore ai 900 milioni di dollari, legato in parte all’inatteso boom di abbonati (4,4 milioni nel terzo trimestre contro 5 nella prima parte dell’anno). Per ora. Mica male per un prodotto costato 21 milioni di dollari (18 milioni di euro), solo una frazione di una pellicola di successo di Hollywood. Ma non solo. Presto lo Squid Game diventerà una serie di giochi elettronici sotto le insegne di Netflix che ha già lanciato una serie di giochi riservati agli abbonati da scaricare dalla piattaforma. Gratis, per ora.


in collaborazione con ANDAF

Il reporting delle tecnologie intelligenti e del capitale intellettuale La trasformazione digitale dei processi operativi, direzionali e strategici spinge le aziende a raccogliere dati, costruire misure e divulgare informazioni che rappresentino le innovazioni introdotte, i risultati conseguiti, il nuovo valore creato, gli impatti economici, sociali e ambientali generati. Il Chief Financial Officer è chiamato a presidiare tali processi informativi sia verso l’interno che all’esterno Daniela Mancini, Comitato Ict Andaf e Università di Teramo Maria Serena Chiucchi, Università Politecnica delle Marche Rosa Lombardi, Università di Roma La Sapienza

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uso delle tecnologie intelligenti, per fare un salto in schiuse nella riorganizzazione del capitale strutturale e nella avanti lungo l’automazione dei processi aziendali, uni- riconfigurazione del capitale relazionale. L’alchimia, dunque, tamente agli obiettivi dello sviluppo sostenibile rap- che consente alle aziende di rafforzare il proprio vantaggio presenteranno un must da oggi in poi e guideranno la creazio- competitivo attraverso la trasformazione digitale del modello ne di valore nelle aziende. di business si fonda su una risorsa intangibile fondamentale L’integrazione delle tecnologie intelligenti nei processi azien- cioè la capacità di innovare e di mantenere dinamicamente dali e l’innovazione dei processi stessi, attraverso l’imple- tale capacità con riguardo al capitale umano, organizzativo e mentazione creativa di tali tecnologie, costituiscono l’essenza relazionale. Come è noto non si può gestire e controllare ciò della trasformazione digitale, che conduce nel breve a con- che non si può misurare, pertanto, nella ricerca di un vantagseguire vantaggi in termini di efficienza, riduzione dei costi, gio competitivo intelligente e sostenibile, la capacità di misuottimizzazione dei tempi, efficacia. Assumere che le aziende rarlo e comunicarlo diventa un elemento essenziale. beneficeranno automaticamente della trasformazione digi- Forti di queste considerazioni, Sidrea (Società Italiana dei Dotale è fuorviante. Infatti, il percorso che centi di Ragioneria e di Economia AzienNON BASTA APPLICARE porta le aziende al rafforzamento o alla dale) e Andaf (Associazione Nazionale dei LE TECNOLOGIE: OCCORRE creazione di un vantaggio competitivo soDirettori Amministrativi e Finanziari) in stenibile, che generi effettivamente valocollaborazione con il Consiglio Nazionale RIDEFINIRE LE PROPRIE re nel lungo periodo, non si realizza con dei Dottori Commercialisti e con ControlCAPACITÀ E I PROPRI l’applicazione delle tecnologie o il semler Associati hanno animato uno dei taASSET INTANGIBILI plice ripensamento dell’attività imprenvoli di lavoro Stedic (Smart Technologies, ditoriale, ma richiede una ridefinizione delle proprie capacità Digitalization and Intellectual Capital) per mettere a punto le e dei propri asset intangibili. Le organizzazioni devono ripen- linee guida per la redazione del Reporting sulle Tecnologie sare la loro abilità di cercare, esplorare, acquisire, assimilare Intelligenti. Il gruppo di lavoro ha visto la partecipazione di e applicare la conoscenza relativamente alle tecnologie intel- manager e professionisti di primarie aziende italiane e di doligenti e alle opportunità che dischiudono. In altre parole, la centi universitari di diversi atenei. creazione di valore sostenibile nel lungo periodo si realizza Nello specifico, è stato elaborato un insieme di indicazioni per creando, dispie- la disclosure di informazioni sulle smart technologies negli gando e proteg- annual report e per il monitoraggio delle variabili chiave nel gendo le risorse reporting gestionale interno. intangibili, quali le Il documento è stato divulgato il 16 ottobre 2021 in occasione nuove conoscen- del Panel “A roadmap towards Smart and Sustainable Busize incorporate nel ness Model transition: the key role of CFOs” nell’ambito della capitale umano, di- XVIII Conference of the Italian Chapter of Ais (ItAis2021).

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IL GL BALISTA LOST IN TRANSITION: CI SIAMO PERSI PER STRADA LA TRANSIZIONE Alla Cop26 di Glasgow il 14 novembre sentiremo per l’ennesima volta suonare l’allarme del riscaldamento globale. Peccato si punti sempre di più sul carbone...

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i stiamo perdendo o, forse, ci siamo già persi. Proprio come il simpatico protagonista di “Lost in translation”, l’esilarante film (2003) di Sofia Coppola, con il protagonista un vecchio attore americano convocato a Tokio per girare gli spot pubblicitari di un’acquavite, che non riesce a capire la traduzione di quel che gli dicono registi e producer sul set, anzi è convinto che il gentilissimo e educatissimo fraseggio giapponese nasconda qualcosa di indicibile. E così si perde come ci stiamo perdendo noi, cioè l’umanità intera, a seguire le mille dichiarazioni, le parole allarmate, gli impegni di tutti i governi del mondo, dagli Stati Uniti alla Cina all’Australia, a tenere sotto controllo le emissioni di CO2 allo scopo di evitare il disastro

QUI DUBAI

ambientale entro la metà del secolo (l’ultimo warning è arrivato il 13 ottobre dall’ultimo Weo, World energy outlook, il paper annuale dell’Agenzia internazionale dell’energia, Onu). Dall’accordo di Parigi del 2015 non si contano più le Cop, le assise globali sul clima in cui si raccomanda ai governanti una lezione fondamentale: per ridurre le emissioni di anidride carbonica nell’atmosfera la prima cosa da fare è ridurre il consumo di carbone, chiudere le miniere, smantellare le centrali che bruciano lignite e carbon fossile, passare alle energie pulite e, magari, al nucleare pulito (se non ci fossero forti obiezioni politiche e culturali, come si sa). Lo si è sentito alla Cop15 di lunedì 18 ottobre dedicata alla biodiversità e organizzata in Cina, a Kunming, una città

A Dubai l’Italia si aggiudica la palma per il miglior progetto imprenditoriale

industriale a sud di Pechino passata in qualche decennio da un milione a sei milioni di abitanti con conseguente inquinamento dell’aria e delle falde acquifere. E lo sentiremo anche alla Cop26 di Glasgow, Scozia, del 14 novembre con accenti più o meno drammatici e dichiarazioni che, alla fine, diventano incomprensibili se solo si pensa che le centrali a carbone ancora attive nel mondo sono più di 8.500, che il 37% dell’energia elettrica è prodotta bruciando lignite o carbon fossile (con punte del 90% in Sudafrica, del 72% in India, del 65% in Cina e senza dimenticare che

rappresentanti dei tour operatori attivi nell’area del Golfo e a molti influencer notissimi agli utenti dei social media della Regione. Interpretando il tema generale di

A Expo 2020 Dubai l’Italia promuoverà, con 70 partner istituzionali, oltre 50 aziende sponsor e partner tecnici, 15 Regioni e 30 Università aderenti, un vasto programma di forum multilaterali e dialoghi di alto livello

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Expo Dubai “Connettere le menti, generare il futuro”, l’Italia contribuisce al confronto tra i Paesi partecipanti su idee e progetti per il futuro. Il progetto architettonico

progetto

Internazionale Benedetto Della Vedova

del padiglione è di Carlo Ratti, Italo Rota,

imprenditoriale dell’anno ai prestigiosi

assieme al Commissario generale per

Matteo Gatto e F&M Ingegneria, con un

Awards,

la partecipazione dell’Italia a Expo Paolo

percorso espositivo curato da Davide

assegnati ogni anno negli Emirati Arabi

Glisenti e all’Ambasciatore negli Emirati

Rampello caratterizzato da installazioni

Uniti che ospitano l’Esposizione, è stato un

Arabi Uniti Nicola Lener. Nonostante

dimostrative

buon viatico per il padiglione Italia a Expo

le poche ore di apertura prima della

sostenibilità oltre che con centinaia di

2020 Dubai, primo evento globale dopo

cerimonia, migliaia di visitatori si sono

iniziative per le quali sono stati creati

la fase più acuta della pandemia, partito

messi in fila per scoprire il padiglione, che

dieci diversi format. A Expo 2020 Dubai

con un anno di ritardo. L’inaugurazione ha

nella prima parte della è stato presentato a

l’Italia

visto la partecipazione del Sottosegretario

un folto numero di rappresentanti dei mass

istituzionali, oltre 50 aziende sponsor e

agli Affari Esteri e alla Cooperazione

media italiani e internazionali assieme ai

partner tecnici, 15 Regioni e 30 Università

l

premio

come

Construction

miglior

Innovation

108

dell’innovazione

promuoverà,

con

70

e

della

partner


di Giuseppe Corsentino

anche negli Usa il 25% dell’elettricità arriva dal carbone e per il 17% in Europa, Francia esclusa – è allo 0,3% - grazie alle sue 56 centrali nucleari). Il paradosso, se così si può dire, è che proprio in questi mesi, in questa fase di fin troppo rapida ripresa globale post-pandemia, la risorsa energetica più inquinante del pianeta, cioè il carbone, sta conoscendo un revival mai visto (e, naturalmente, un boom dei prezzi arrivati a 270 euro a tonnellata, il quadruplo rispetto al 2019, ma comunque inferiore alle quotazioni del gas naturale). E queste sono le conseguenze: la Cina, quella della Cop15 sulla biodiversità di Kunming già citata, ha autorizzato l’apertura di nuove miniere in Mongolia e chiesto

a 72 vecchi siti carboniferi di intensificare la produzione (fino a 100milioni di tonnellate pena, in caso contrario, il blackout elettrico in mezzo Paese). Idem l’Australia che ha autorizzato il suo più grande produttore di carbone (il colosso mondiale Whitehaven, grande fornitore della Cina: notare la delicatezza del nome “rifugio bianco”) a raddoppiare la produzione fino a 168milioni di tonnellate entro i prossimi 25 anni. Altro che “neutralità carbonica” nel 2030. Perfino la Gran Bretagna post-Brexit ha deciso di riaprire vecchie miniere per alimentare le sue centrali elettriche a gas (diventato troppo caro), mentre in Germania, per la prima volta nel primo trimestre di quest’anno, la produzione di energia elettrica via carbone ha superato quella generata dai parchi eolici. In sintesi, il carbone è ancora la principale fonte energetica per l’economia globale con una quota del 27% (appena sotto il petrolio al 31% ma davanti al gas naturale al 25%) e una capacità totale di 2mila gigawatt, l’equivalente di 2mila reattori nucleari tradizionali. Eppure il carbone, come ricordano puntualmente a ogni Cop i vertici

della Banca Mondiale e dell’Agenzia internazionale dell’energia, è responsabile di un quinto delle emissioni a effetto serra e quindi non si capisce perché, solo nel 2020, la filiera carbonifera (dall’estrazione alla lavorazione) abbia avuto 18miliardi di dollari di sovvenzioni pubbliche. Il risultato (paradossale) è il seguente: da un lato la grande politica che si riunisce nelle assise delle Cop annuncia sforzi immensi per arrivare alla “neutralità carbonica” entro il 2030, dall’altro le grandi economie corrono verso il carbone indispensabile per rispondere alla nuova, feroce domanda di energia post-Covid. Come ha sintetizzato con ironia un editoriale del Financial Times, l’economia globale si trova nella stessa condizione del protagonista di “Lost in translation”. Confuso, perso, incapace a seguire il senso delle parole. Certo, carbone e gas inquinano. Ma nel breve e medio termine se ne può fare a meno? Come suggerisce il Financial Times, alla vigilia della Cop26 di Glasgow, cerchiamo di non perderci nella transizione, nel passaggio da energie sporche a energie pulite. Lost in transition.

di Riccardo Venturi aderenti, un vasto programma di forum

diffusione del “Made with Italy” su scala

multilaterali e dialoghi di alto livello che

globale e a rilanciare l’attrazione di

permetteranno di analizzare le sfide più

investimenti diretti esteri per le nostre

pressanti dell’umanità, indicando soluzioni

imprese e flussi turistici per le Regioni

per generare crescita, innovazione e

e i territori d’Italia. L’Italia sarà inoltre

collaborazione

Fitto

protagonista assoluta del “Programme for

il programma di iniziative ed eventi

People & Planet”, il palinsesto di iniziative

internazionali dedicati alla capacità innata

istituzionali di alto livello promosso da Expo

del nostro Paese di connettere popoli,

2020 Dubai, co-organizzando con Expo

culture, intelligenze attraverso bellezza,

2020 Dubai e gli altri Paesi partecipanti

saper fare, creatività. Dal clima allo spazio,

iniziative

dallo sviluppo urbano alla promozione

cambiamenti climatici e alla resilienza

internazionale.

multilaterali

dedicate

ai

del dialogo interculturale, fino alle sfide

business per evidenziare il contributo

degli ecosistemi montani, all’osservazione

dell’innovazione e della digitalizzazione

dell’Italia allo sviluppo di nuovi modelli

della Terra dallo spazio, alle nuove sfide

nella salute, nell’agricoltura e nella blue

collaborativi sui grandi temi dell’Agenda

per l’istruzione e la formazione, al dialogo

economy, i forum multilaterali riuniranno

2030 dell’Onu. Largo spazio sarà dato

interreligioso e interculturale, alla parità

attorno a questi temi cruciali policy-

alla programmazione business attraverso

di genere, al futuro dell’alimentazione e ai

maker di alto livello, esperti internazionali,

numerosi

processi più innovativi applicati alle filiere

giovani studenti, rappresentati del mondo

e di networking volti a promuovere la

eventi

di

approfondimento

dell’agroalimentare.

109


TALENT SHOW

«A

CI PIACE IL FONDO GREEN CHE PREMIA LE AZIENDE ECO-SOSTENIBILI La Sace ha lanciato un fondo tematico che aiuterà la crescita delle imprese più serie

S

i chiama New Green Deal ed è stato lanciato dalla Sace per dare impulso e serietà alla corsa verso la sostenibilità che molte imprese stanno meritoriamente facendo e molte altre invece fingono solo di fare. «Sace ha un ruolo di primo piano per la transizione ecologica italiana – ha sottolineato Rodolfo Errore, presidente della società (nella foto) – Con il fondo tematico New Green Deal, nell’ambito del Next Generation Eu, possiamo emettere delle garanzie a condizioni di mercato a valle di un’istruttoria che valuti la bancabilità dell’iniziativa fino all’80% del valore dell’investimento, per supportare la sostenibilità dell’economia italiana e per essere pronti a utilizzare quella parte del Pnrr che riguarda la transizione ecologica, dove sono allocati 59,4 miliardi». «In questo ambito – ha proseguito Errore, parlando ai giovani di Confindustria - abbiamo già incontrato oltre 300 aziende, in gran parte Pmi, potenziali beneficiarie della nostra garanzia green e mobilitato risorse per un totale di 1 miliardo e 400 milioni di euro. E in questo, Sace ha un ruolo all’avanguardia nel mondo finanziario. Siamo, infatti, i primi ad emettere un ‘rating green’, uno strumento di valutazione utile a misurare il grado di applicazione dei criteri di sostenibilità e ad evitare il cosiddetto green washing. Dal punto di vista finanziario, la sostenibilità ha due vantaggi fondamentali per le imprese – ha concluso - garantirà un migliore accesso al credito e la possibilità di sfruttare tutte le opportunità messe a disposizione dalla finanza tematica. Le aziende lo hanno compreso molto bene e si sono mosse prima dei regolatori e del legislatore».

110

Già incontrate 300 aziende, in gran parte potenziali beneficiarie della nostra garanzia green La somma messa a disposizione dal governo attutirà ma non fermerà la batosta sui consumatori

nche un fegato di mosca fa sostanza», dice il saggio proverbio siciliano. E in questo senso il miliardo messo in campo dal governo Draghi per attutire la stangata dei prezzi energetici sulle famiglie italiane è una mano santa… Ma ha ragione il Codacons – e non solo lui – quando definisce “inadeguato” quest’ordine di grandezza. «Negli ultimi 6 mesi e per effetto degli aggiornamenti trimestrali delle tariffe il gas ha subìto un rincaro complessivo del +42,6%, mentre l’elettricità è aumentata del +31,9% – spiega il presidente Carlo Rienzi – Aumenti che si sono registrati nonostante il Governo abbia messo in campo 1,2 miliardi di euro a giugno e circa 3 miliardi di euro a settembre per contenere l’incremento delle bollette energetiche. Per tale motivo il fondo da 1 miliardo che dovrebbe essere stanziato con la Manovra non basterà a salvare le tasche degli italiani, e potrà a malapena limare i rincari tariffari e la conseguente stangata che si abbatteranno sulle famiglie, come sostenuto anche da Arera che proprio ieri ha parlato di una chiara “tendenza a ulteriori rialzi dei prezzi dell’energia nell’immediato futuro». Purtroppo, Rienzi ha ragione. E se un ammortizzatore di un miliardo è utile ad attutire il colpo, va detto che non è con queste mezze misure che si sopperisce alla storica mancanza di visione sulla politica energetica cui il governo non riesce a ovviare, nonostante la lucidità con cui il ministro Cingolani ne abbia a più riprese parlato, con chiarezza e coraggio. La transizione costa e questi costi sono schiaccianti, per imprese e famiglie. Che si fa, in concreto?

NON CI PIACE CAROBOLLETTE ALTRO CHE 1 MILIARDO PER SALVARCI Si avvertono le conseguenze della storica mancanza nel nostro Paese di una politica energetica efficace


Regus – Business lounge e coworking

SCEGLI ANCHE TU IL LEADER MONDIALE DEGLI SPAZI DI LAVORO UNA NUOVA STRAORDINARIA OPPORTUNITÀ DI FRANCHISING IN UN SETTORE IN RAPIDA CRESCITA. L’81% delle aziende prevede che il lavoro da remoto sarà la nuova normalità. – PWC, The Future of Remote Working

IWG è il principale fornitore al mondo di spazi di lavoro flessibili, che mette in comunicazione milioni di professionisti accomunati dallo stesso modo di pensare e permette loro di essere più produttivi. Tra i nostri clienti figurano alcuni degli imprenditori e dei professionisti di maggior successo, mentre il 90% delle aziende Fortune 500 ha scelto di collaborare con noi. Grazie alla nostra rete globale di spazi di lavoro e coworking, possiamo offrire soluzioni per qualsiasi esigenza aziendale, stile di lavoro e budget tramite i marchi del nostro portfolio: Regus, Spaces, HQ e Signature. Poiché la richiesta di spazi di lavoro flessibili cresce a ritmi esponenziali, stiamo cercando di espandere rapidamente la nostra rete di centri tramite un programma globale di franchising. Questo ha creato un’opportunità di investimento unica in questo settore in rapida crescita, che permette ai nostri partner in franchising di ricevere vantaggi grazie alla nostra flessibilità, alle nostre piattaforme all’avanguardia e al nostro comprovato modello di business. Pensi di avere la motivazione, le risorse e la dedizione necessarie per contribuire alla nostra crescita nel mondo?

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SHORT STORIES

Automotive

Guadagni assicurati ma le vendite crollano Renault dà la priorità al valore rispetto ai volume per neutralizzare la crisi dei chip Conti in chiaroscuro per il Gruppo Renault nel terzo trimestre. Il fatturato scende quota a 9 miliardi di euro, in calo del 13,4% (-14% a tassi di cambio e perimetro costanti) mentre le vendite mondiali diminuiscono del 22,3%, a 599.027 unità. La casa automobilistica guidata da Luca De Meo prevede una perdita di circa 500mila veicoli nell’anno, di cui 170mila nel terzo trimestre, ma nonostante la crisi dei semiconduttori che sta frenando la produzione, conferma le previsioni di raggiungere un tasso di margine operativo nell’anno dello stesso ordine di quello del primo semestre. Renault

ORA SÌ CHE “UNA LAUREA VALE L’ALTRA” Uni e Cimea (Centro di Informazione sulla Mobilità e le Equivalenze Accademiche) hanno definito le linee guida del Credential Evaluator, ossia la figura professionale che grazie a un expertise specifica nei differenti modelli di istruzione e formazione internazionale è in grado di valutare e riconoscere i titoli di studio e le qualifiche professionali ai fini di una loro “equiparazione”. Gli standard, raccolti nella nuova Prassi di Riferimento UNI/PdR 120:2021 “Attività professionali non regolamentate – Profilo professionale del Credential Evaluator - Requisiti di conoscenza, abilità e responsabilità e autonomia”, fissano gli aspetti etici e deontologici della professione, nonché, le principali responsabilità e attività specifiche secondo due distinti livelli, Junior e Senior.

112

punta anche a registrare un free cash-flow operativo positivo nel Ramo Auto per l’esercizio, esclusa la variazione del fabbisogno di capitale circolante. Il Gruppo francese continua a perseguire la politica commerciale lanciata nel terzo trimestre 2020, che ha portato ad un aumento della quota delle vendite nei canali più redditizi e ad un effetto prezzi positivo di circa 3 punti nel trimestre. «Le iniziative intraprese ci consentono di confermare le previsioni per l’anno, nonostante il deterioramento della disponibilità di componenti nel terzo trimestre», ha dichiarato Clotilde Delbos, Direttore Finanziario del Gruppo.

Quante volte i professionisti consigliano le aziende in materia di organizzazione e di passaggio generazionale ma poi non applicano al loro interno ciò che consigliano all’esterno? È dalla volontà di dare suggerimenti concreti che è nato il progetto annuale veneto “Generazioni Professionali a Confronto”: convegni, tavole rotonde, sceneggiature teatrali, gruppi di lavoro, presentazioni di libri, pubblicazioni. “Ora la volontà di trasferire questi spunti in un libro, dal titolo, appunto “Generazioni Professionali a confronto”, a disposizione di tutti, in formato gratuito open access -

spiega il commercialista vicentino Consigliere Confprofessioni Veneto Andrea Cecchetto, referente scientifico dell’iniziativa con il collega veneziano Cesare Maria Crety – in modo da contribuire a quel salto culturale nel mondo professionale spesso rimandato a scapito dei più giovani e del futuro delle professioni”. Tanti i temi trattati. Si parte parlando del mondo universitario e dell’appeal che le professioni hanno sugli studenti per poi entrare nel vivo dei vari temi organizzativi: fissazione del prezzo per accedere e uscire dalla compagine degli studi, innovazione, modelli organizzativi e distribuzione degli utili, gestione del team, accrescimento dimensionale, gestione dei praticanti, modelli associativi reticolari, modelli legali e convenzionali per gestire i rapporti fra professionisti, futuro della professione. La terza sezione è dedicata ad alcune interviste ad imprenditori. Trovano poi spazio una raccolta di errori organizzativi negli studi professionali e una serie di riflessioni di vari relatori che si sono susseguiti ai convegni regionali. Chiude il lavoro una riflessione affidata all’attore teatrale Piergiorgio Piccoli.

l’eccezionalità del 2020 derivata dall’emergenza da coronavirus, negli ultimi anni ha registrato un calo dei finanziamenti della spesa sanitaria italiana rispetto ad altri Paesi sviluppati (come Germania, 11,7% del Pil; Francia, 11,2%; Svizzera, 12,1%). Infatti, secondo i dati Ocse 2020 il nostro Paese risulta uno dei pochi in Europa ad aver tagliato la spesa sanitaria nel periodo 2008-2013, per tornare a una lenta crescita dal 2014. Per affrontare questi temi e provare a dare risposta a queste sfide, Roche Diagnostics

il 18 novembre ha organizzato il digita talk “Sostenibilità del Sistema Salute: il valore della diagnostica per la medicina del futuro” che darà spazio al confronto e al dialogo tra un panel di esperti del mondo accademico e scientifico sull’importanza della diagnostica come strumento per ottimizzare il percorso di cura del paziente e migliorarne la qualità di vita, ma anche agevolare il lavoro dei medici e garantire la sostenibilità del Servizio sanitario nazionale sia in termini di costi, che di tempistiche.

Letture

Pillole organizzative per gli studi professionali Generazioni professionali a confronto nel volume edito da Franco Angeli

Digital talk

Quelle diagnosi mancate che affossano il nostro Ssn Il 18 novembre l’evento di Roche Diagnostics sulla sostenibilità del Sistema sanitario nazionale La pandemia ha definitivamente messo in luce l’importanza di rendere sostenibile il Servizio Sanitario Nazionale e più efficaci e strutturali i diversi servizi di diagnosi e prevenzione; ripensare la territorialità e la continuità di cura in un’ottica di maggiore valorizzazione, attraverso l’implementazione di una reale digitalizzazione in ambito sanitario; puntare a un nuovo modello di assistenza decentralizzata per garantire una maggiore vicinanza al paziente sul territorio. Tutto questo in un contesto che, esclusa


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I TALENTI DELLO SVILUPPO

NON “SOLO” SHARING Con la quotazione al Nasdaq, Helbiz sta continuando a investire in Italia: ha lanciato un monopattino disegnato da Pininfarina destinato alla vendita, una piattaforma streaming e persino una ghost kitchen

XXXXXXXXXXXXXX

di Guido Casetta

D

opo la quotazione al Nasdaq di Helsugli aspetti cardine di questo nuovo probiz, l’azienda italo-americana leader dotto, che sarà il primo di una lunga serie di della micromobilità ha presentato mezzi elettrificati. «Helbiz One sarà disponiin anteprima mondiale il prototipo Helbiz bile sul mercato nel corso del 2022. Abbiamo One, il primo monopattino elettrico Helbiz aperto pochi giorni fa la prevendita sul nostro destinato alla vendita. sito con un anticipo di soli 15 dollari. Per Dallo sharing, quindi, che rimane il core coloro che si prenoteranno offriamo inclusa business di Helbiz, nel prezzo anche l’asHELBIZ ONE NASCE DA UNA al mondo del retail, sicurazione. Vanterà COLLABORAZIONE CON UN’ECCELLENZA «un’opportunità in caratteristiche che ITALIANA: PININFARINA, L’EMBLEMA cui vediamo grandi spiccano in un mondo DELLO STILE ITALIANO NEL MONDO margini di crescita, di monopattini tutto soprattutto per il primo prodotto made in uguale, soprattutto a livello di design, ma anItaly di questo settore», come ha dichiarato che a livello tecnico, garantendo una migliore Emanuele Liatti, Chief Product Officer di Helguidabilità e una maggiore sicurezza per il biz, durante la nostra intervista. Helbiz One è, cliente». infatti, un mezzo che nasce da una collaboraLa partnership con Pininfarina a questo prozione con un’eccellenza italiana: Pininfarina, posito è strategica: «un brand che rapprel’emblema dello stile italiano nel mondo. senta italianità e design è la prosecuzione Il manager italiano ha voluto porre l’accento naturale di un filone che Helbiz ha deciso di

120 INTERNAZIONALIZZAZIONE SCONFINARE È FACILE SE SAI COME FARLO

122 CROSS HUB OBIETTIVO: RENDERSI INUTILI NEL PIÙ BREVE TEMPO POSSIBILE

124 GIACOVELLI EDITORE GIOVANI TALENTI CRESCONO TRA PAROLE E PENTAGRAMMI

126 PACIOLO IL GESTIONALE GRATUITO SFIDA I BIG DEL MERCATO

115


TALENTI DELLO SVILUPPO

Emanuele Liatti, Chief Product Manager di Helbiz

seguire, garantendo un percorso premium a un Marchio che è nato per distinguersi», afferma Liatti. Con un peso di circa 15 kg, Helbiz One avrà un ammortizzatore all’anteriore e uno al posteriore, che consentiranno più comfort al guidatore. Più comodità, ma anche più illuminazione, grazie alla luce a led, davanti e dietro, con indicatori di direzione luminosi integrati, un unicum nel segmento. A questo si aggiunge il sistema bluetooth che mette in comunicazione il monopattino e lo smartphone attraverso una app dedicata, capace anche di guidare l’utente verso la destinazione. A completare il pacchetto ci sono le 3 modalità mente quanto sia importante la sostenibilità di guida: eco-city-sport. secondo Helbiz. La nascita di questo nuovo Caratteristiche al top prodotto, inoltre, avrà LA NASCITA DI QUESTO NUOVO per un prodotto Made una ricaduta positiva PRODOTTO, INOLTRE, AVRÀ in Italy, «perché sosu tutto il settore della UNA RICADUTA POSITIVA SU TUTTO stenibilità vuol dire micromobilità, poiché IL SETTORE DELLA MICROMOBILITÀ anche produrre il più il design che carattepossibile a km zero, affidando il lavoro ai rizza il concept Helbiz One si estenderà alla produttori locali, per di più con la qualità itanuova gamma di mezzi che Helbiz continuerà liana» sostiene Liatti, sottolineando ulteriora offrire agli utenti in free floating, proponen-

116

SOSTENIBILITÀ VUOL DIRE ANCHE PRODURRE LOCALMENTE. HELBIZ È ALLA RICERCA CONTINUA DI TALENTI NEI SUOI BUSINESS do un family feeling che gli permetterà di distinguersi dalla “massa”. Anche in questo ambito la tecnologia che verrà implementata sarà fondamentale per “educare” gli utenti ad un utilizzo più sicuro del servizio. Il Cpo di Helbiz traccia, infatti, quella che sarà una linea futura: «I sistemi di telecamere che abbiamo intenzione di integrare sul prodotto saranno in grado di aumentare ancora di più la sicurezza e la funzione di decoro urbano». Un’attenzione alla sicurezza più che necessaria, che mostra l’interesse nei confronti della collettività e della sana collaborazione con le amministrazioni nazionali e locali, permettendo di avere una crescita del servizio in piena condivisione con tutti i player in campo. Sull’argomento Liatti ha poi chiosato così: «La presentazione di Helbiz One a livello globale intende mostrare le attività del nostro piano industriale. È un prodotto straordinario, che dimostra come stiamo crescendo in modo solido, permettendoci di essere alla continua ricerca di talenti e generare nuovi posti di lavoro. E tutto questo si affianca alle recenti unità di business: Helbiz Kitchen ed il canale di intrattenimento Helbiz Live, che stanno riscontrando un notevole successo». Il futuro è la grande sfida di Helbiz, che ov-


viamente non si ferma qui. «A piccoli passi vativi seguiranno alle iniziative di successo partiremo dal monopattino appena lanciato già in essere come Helbiz Kitchen ed Helbiz per la vendita, cui seguirà il rinnovamento Live, che già oggi permettono una diversificadel monopattino sharing. Poi ci sposteremo zione del business, fondamentale per rendere sulla e-bike e su uno scooter, sempre elettrisempre più forte il Gruppo. La prima rappreco, entrambi dedicati prevalentemente alla senta un servizio che nasce per rivoluzionare condivisone a noleggio», afferma Liatti, non il mondo del food delivery. Helbiz Kitchen è nascondendo l’interesse e il pensiero di «amla più grande ghost kitchen a livello internapliare la gamma prodotto con mezzi a quattro zionale, una nuova business unit dedicata alla ruote prettamente cittadini e 100% elettrici». preparazione e alla consegna a domicilio di Il Chief Product Officer di Helbiz ha chiupiatti e portate. La cucina, i mezzi e il diparso con una visione del brand sul futuro: «I timento di Information Technologies sono di prossimi 10-20 anni proprietà di Helbiz, È DI HELBIZ LA PIÙ GRANDE saranno caratterizzati con l’intero personale GHOST KITCHEN INTERNAZIONALE. dall’elettrificazione. assunto dall’azienda HELBIZ LIVE È L’UNICA PIATTAFORMA Noi siamo nati con stessa. DEDICATA ALLA SERIE B NEL MONDO l’elettrico e proseguiTutto si basa su una remo su questa strada, poiché non si inquina gigantesca cucina di quasi 2.000 metri quadri solamente a livello di emissioni del mezzo di situata nel cuore di Milano e su un servizio di trasporto, ma anche a livello di produzione, delivery che sfrutta la collaudata esperienza dove l’utilizzo di materiali riciclati farà la difnella mobilità elettrica di Helbiz, usando la ferenza, e anche dal punto di vista dell’inquistessa app e permettendo a tutti coloro che namento acustico, con i mezzi a batteria che vi accedono di ordinare nello stesso momenoffrono una silenziosità senza pari. Anche la to, con un’unica consegna e un’unica transanostra Helbiz Kitchen segue questa filosofia zione, sei tipologie di menu differenti: pizza, con una cucina tutta elettrica, i materiali in hamburger, poke, insalata, sushi e gelato carta e gli scooter elettrici. La strada è quella (quest’ultimo prodotto da Alberto Marchetti). giusta». Un servizio premium, garantito da un persoTante sfide future e tanti nuovi servizi innonale qualificato di circa 80 persone, tra chef, aiuto cuochi, buyer e butler. Questi ultimi, veri e propri maggiordomi, oltre alle consegne a domicilio su scooter elettrici, si occuperanno di offrire un’esperienza da ristorante di alto livello. Tutt’altro settore, invece, per Helbiz Live, la piattaforma dedicata alla trasmissione per tre anni dell’intero campionato calcistico della Lega di Serie B: 20 squadre e fino a 390 partite a stagione, tra regular season, playout e playoff. Un servizio over the top fruibile attraverso smartphone, tablet, pc e smart tv, utilizzando tecnologie cutting edge e infrastrutture consolidate, per garantire gli standard qualitativi più alti. In pochi mesi, sono molte le partnership di eccellenza come Amazon Prime, Fox Sport, e le più recenti con Nfl e la Federcalcio Tedesca per la German Cup. CAROLINA STRAMARE E MATTEO MAMMÌ, CEO DI HELBIZ MEDIA Innovativa anche la formula di abbonamento,

che combina grazie al cashback la mobilità con l’intrattenimento digitale. Questo tipo di sistema permette la fruizione dei contenuti a fronte di un costo mensile di 5,99 euro al mese, dei quali 4 euro torneranno al cliente come credito da utilizzare per la micromobilità di Helbiz. Meccanismo valido anche per l’abbonamento annuale.

A PROPOSITO DI HELBIZ Helbiz nasce il 16 ottobre 2015 a New York ed è la prima azienda a introdurre il modello di sharing con monopattino elettrico in Italia già nel 2018. A gennaio 2019 stipula un’accodo con Telepass, consentendo il noleggio e il pagamento degli e-scooter direttamente su Telepass Pay. In seguito, l’azienda stringe una partneship con Moovit volta a integrare lo sharing di Helbiz nella rete di trasporto pubblico esistente. Dopo mesi di continua crescita, nel maggio 2020 nasce Helbiz Unlimited, l’abbonamento che permette viaggi illimitati di 30 minuti sui mezzi disponibili allo sharing. Il 2021 è un anno importante per Helbiz: l’azienda acquisisce MiMoto e nasce l’ecosistema integrato Helbiz è l’unica azienda europea del settore che offre tre tipi diversi mezzi elettrici ai suoi utenti - monopattino, bicicletta, motorino - e la possibilità di scegliere il veicolo ideale a seconda della necessità di spostamento. Nel giro di pochi mesi, sempre nel 2021, lancia prima Helbiz Kitchen e poi Helbiz Media, continuando a diversificare le sue linee di business. Nel mese di agosto avviene il debutto ufficiale in borsa, con la quotazione al Nasdaq, la prima azienda di micromobilità a farlo.

117


TALENTI DELLO SVILUPPO

avere una moneta in più, parallela all’euro, sia di

vitale importanza soprattutto per le imprese e gli

imprenditori. Una moneta che non si tesaurizza

come avviene per l’euro o per le recenti criptovalute, una moneta che serve a sostenere l’economia

reale sempre più in difficoltà, soprattutto dopo i recenti accadimenti dovuti al Covid. Il credito

compensativo in-Lire elimina le storture del mondo euro e aiuta le aziende a far circolare più rapidamente beni e servizi tra di loro, aumentando i loro fatturati e limitando l’uscita di moneta euro verso i fornitori.

Se volessimo spiegarlo nel modo più semplice possibile a una persona che non ci capisce molto al riguardo, cosa potremmo dire? Quale il valore aggiunto di questo sistema?

La “moneta” circolare che fa girare l’economia reale Si chiama in-Lire ed è un circuito basato sul credito commerciale come strumento per pagare beni e servizi fra le aziende. Un’idea innovativa che sta avendo grande successo, come dimostrano i numeri di Vittorio Petrone CREARE UN MONDO DI COLLABORAZIONE RECIPROCA FRA LE IMPRESE ATTRAVERSO IL CREDITO COMPENSATIVO COME BASE PER FAR CIRCOLARE PIÙ RAPIDAMENTE TRA DI ESSE BENI E SERVIZI, AUMENTANDO I LORO FATTURATI E LIMITANDO L’USCITA DI MONETA VERSO I FORNITORI, SOSTENENDO IN TAL MODO L’ECONOMIA REALE. È il sogno visionario di in-Lire, la prima startup nativa digitale nel

mondo dei circuiti di moneta complementare nata nel 2017 a Torino e diventata nel frattempo

SpA che poggia sull’utilizzo del credito commerciale, adoperato come “moneta” (non sostituitiva

dell’euro, ma appunto ad esso complementare)

per pagare beni e servizi tra le imprese che fanno parte del circuito. Tutte le aziende aderenti hanno

la possibilità di fare acquisti che vengono poi com-

pensati da vendite: possono infatti comprare ciò

118

che gli serve immediatamente, andando a debito

(entro i limiti del fido concesso, che non produce interessi), per poi pagare gli acquisti effettuati con ciò che fanno, cioè con le loro prestazioni o i loro prodotti, non andando così a intaccare la propria

liquidità in banca. Un circuito che sta crescendo

rapidamente attraendo al suo interno sempre più membri. Ma vediamo col suo fondatore (insie-

me con Marco Negro) e presidente Romi Fuke in cosa consiste esattamente e quali sono le novità

e le prospettive di questo innovativo meccanismo che in qualche modo rivoluziona l’attuale modello economico, di cui il Covid ha scoperchiato in maniera piuttosto violenta tutte le falle.

Il credito compensativo è destinato a crescere sempre di più in futuro? Oramai è consolidato nella testa delle persone che

Il circuito permette attraverso la sua rete di im-

prese di intercettare il potenziale inespresso di ognuno di esse e di metterlo a disposizione delle altre generando così un fatturato aggiuntivo. Que-

sto fatturato aggiuntivo viene regolato in moneta

complementare in-Lire e riutilizzato per acqui-

stare a sua volta beni e servizi che altrimenti si sarebbero pagati in denaro, limitando in tal modo

l’esborso di euro. Il credito come concetto nasce quando un’azienda fornitrice emette una fattura

di vendita. Se è il credito lo strumento di pagamento, il cliente deve poter andare a debito. Da questo

semplice concetto nasce il credito reciproco in-Lire. Il credito di alcune imprese permette ad altre

di indebitarsi e quindi di dar loro la possibilità

di finanziare costi e/o investimenti e un domani di poter ricambiare andando loro a saldo attivo. La sostenibilità del modello sta proprio nel fatto

che migliaia di imprese possono reciprocamente sostenersi e svilupparsi grazie alla rete. I valori

aggiunti come si intuisce sono molteplici: finanziari (trattengo preziosa liquidità, utilizzo un affi-

damento a tasso zero), economici (fatturo di più), relazionali e commerciali (conosco nuove imprese

e imprenditori), di marketing (fidelizzo i clienti), sociali (rimettendo al centro il lavoro e le persone, e lavorando nel circuito ricollego l’economia al ter-

ritorio), di sostenibilità (il credito è mutuale e reciproco). La forza del circuito è rappresentata dai

suoi imprenditori, che hanno capito che il mondo è cambiato e che rimanere da soli non paga. Con


il circuito si dà vita ad una network eco-

transati per un fatturato aggiuntivo per i

Come si entra nella community? Ci sono dei requisiti particolari?

zioni al mese. Ora, vista la giovane età

nostri iscritti di quasi 24 milioni di euro

nomy dove la rete è in grado di sostener-

da inizio attività e con oltre mille opera-

si ed aiutarsi.

dell’azienda, più che confrontarci con il passato – anche se è stato estremamen-

Il requisito più importante è la mentalità

te effervescente visti i tre aumenti di

dell’imprenditore, lo cerchiamo visiona-

capitale, la trasformazione in SpA, i rag-

rio, aperto al cambiamento e socialmen-

guardevoli numeri di crescita – siamo

te capace di creare relazioni. Il circuito

proiettati ad immaginare il prossimo

in-Lire non è per tutti, ma non è chiuso

futuro: duemila iscritti entro fine 2022

a nessuno.

In pentola bollono diverse cose, quali le novità più imminenti?

e cinquemila entro il 2024. Inizieremo a sviluppare il circuito non solo per

crescita organica ma anche attraverso

Da quando è nata, in-Lire ha segnato il

operazioni di m&a di aziende concor-

passo diventando la prima moneta complementare “elettronica”: è stata la pri-

ma nel settore a lanciare un’app geolo-

renti. Questo è un modello che funzio-

na quando il paniere di beni e servizi

calizzata per meglio fruire dei servizi degli iscritti

ditori cagliaritani, che ben conoscono il mondo

è estremamente vario, in quanto è fondamentale

ndr) per interconnettere e-commerce e app di ter-

distribution servizi finanziari integrati, compreso

ste aziende da inserire nel circuito è importante

vicini all’utente, è stata la prima a lanciare plugin

e Api (interfaccia di programmazione delle app,

ze parti con il sistema di pagamento “Pago in-Lire” e così in pieno lockdown è riuscita ad effettuare oltre seimila transazioni online con consegna a domicilio di food e generi di prima necessità.

Oggi vogliamo integrare il mondo del credito compensativo con i sistemi di pagamento più tradizionali, attraverso l’open banking, che, grazie

alla normativa europea sui sistemi di pagamento Psd 2, ha aperto a nuovi scenari ed opportunità.

A tal fine abbiamo stretto recentemente una partnership con Bflows, realtà fondata da impren-

della moneta complementare, che ci permetterà

di integrare attraverso una piattaforma di open un innovativo sistema di intelligenza artificiale che consentirà la regolazione delle fatture con un

nuovo concetto di network finance, finalizzato a

diminuire gli insoluti e migliorare la bontà dei cre-

diti in portafoglio. Uno strumento che avvicinerà il mondo bancario con quello del circuito in-Lire.

Quali obiettivi vi ponete nel breve e medio termine? Attualmente, dopo i primi tre anni di vita, il circu-

ito in-Lire è cresciuto in modo esponenziale superando i 700 iscritti attivi, oltre 15 milioni di crediti

poter spendere il credito compensativo incassato

da altri iscritti, pertanto oltre a selezionare le giu-

crescere velocemente. Siamo ambiziosi ma anche consapevoli di aver messo a terra un “metodo” e un modello finanziariamente ed economicamen-

te sostenibile che ci hanno permesso di crescere sani, ottenendo in questi tre anni di vita il miglior rating aziendale del settore.

Siete intanto diventati anche società benefit... Sì, da luglio in-Lire è diventata società benefit e ha intrapreso nel corso di quest’anno un cammino

fatto di azioni ad impatto positivo e sostenibile

che possano avere una ricaduta sul territorio,

l’ambiente e le persone. Siamo fortemente convinti che l’attività che promuoviamo sia di grande

sostegno per l’economia del territorio, ma abbiamo voluto fare di più. Promuoverla attraverso

un obiettivo chiaro, pubblico, perchè dichiarato in statuto e soprattutto misurabile. Siamo consa-

pevoli che l’innovazione debba essere sostenibile per noi e per gli altri e che nel nostro ruolo di ge-

stori del circuito di imprese che rappresentiamo abbiamo una grandissima responsabilità. www.in-lire.com

Romi Fuke, co-founder, insieme con Marco Negro, di in-Lire, di cui è anche presidente. Il circuito conta ad oggi 700 iscritti e sta crescendo in modo esponenziale

119


TALENTI DELLO SVILUPPO

SCONFINARE È SEMPLICE SE SAI COME FARLO Ne abbiamo parlato con un esperto del settore, Lucio Insinga, a.d. e founder di Management Capital Partner, società di advisoring che aiuta le imprese a rafforzare struttura patrimoniale e finanziaria, anche all'estero di Vincenzo Petraglia INTERCETTARE I BISOGNI DI MERCATI GLOBALI IN CONTINUO DIVENIRE E MOLTO SPESSO INSTABILI NON È SEMPRE FACILE, ANCHE PER AZIENDE CHE HANNO NELL'INTERNAZIONALIZZAZIONE UNA PARTE IMPORTANTE DEL PROPRIO BUSINESS. Ecco

perché spesso può essere utile affidarsi a esperti di finanza d’impresa e professionisti super specializzati che conoscono nello specifico, e molto bene, i Paesi in cui si è già presenti o in cui si vuole penetrare, la loro cultura, le loro leggi, le dinamiche dei rispettivi mercati interni, elementi da cui può dipendere il successo di ogni strategia e azione. Management Capital Partner (Mcp) è una società di advisoring composta da un team di professionisti multidisciplinare (finanza, legale, tecnica, investimenti) che affianca le imprese clienti in progetti che sovente presuppongono il rafforzamento della propria struttura patrimoniale e finanziaria; in questo caso, Mcp favorisce l’ingresso di venture capitalist e l'accesso al mercato dei capitali, affiancando dove necessario, temporary manager di comprovata esperienza. Economy ha incontrato Lucio Insinga, amministratore delegato e fondatore, nel 2016, della società, per capire anche come si sta muovendo il mercato e come affrontare il cambiamento anche a livello finanziario alla luce della transizione digitale e ambientale in atto. Quali sono gli errori da evitare per un'azienda che punta all'internazionalizzazione? Storicamente, soprattutto i Paesi dell’Est ma anche i Paesi africani, asiatici e dell’America Latina ci vedono come predatori. Chi dal nostro Paese si è internazionalizzato lo

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ha fatto per sfruttare l’assenza di burocrazia, il minor costo del lavoro, i minori diritti di quei lavoratori. Quindi abbiamo sempre preso di più di quello che abbiamo dato loro, e contestualmente abbiamo danneggiato le INTERNAZIONALIZZARE IN MODO SANO VA AL DI LÀ DELLA SEMPLICE DELOCALIZZAZIONE, BISOGNA INVECE COMPRENDERE USI E COSTUMI LOCALI

nostre stesse maestranze, licenziando i nostri operai per produrre anche qualitativamente peggio, ma fuori. Un concetto sano di internazionalizzazione, che poi è quello che abbiamo abbracciato con la nostra organizzazione, è differente, non passa per la mera delocalizzazione. Noi chiediamo ai nostri clienti di “comprendere gli usi e i costumi locali” e di porsi verso le autorità di quei Paesi in un'ottica tesa a dimostrare nei fatti

che le nostre società lasciano sul territorio know-how e danno perfino la possibilità ai soggetti locali di poter partecipare alla gestione del business. Alla luce del difficile periodo che abbiamo vissuto a livello globale e della conseguente prevista ripresa, cosa dobbiamo aspettarci? Tre a nostro avviso restano le direttrici di sviluppo: la prima legata alla digitalizzazione dei processi, la seconda legata all’ottimizzazione della supply chain: il nostro Paese, a presidio del Mediterraneo, dovrebbe avere una logistica di prim’ordine, invece è inefficace, inefficiente ed antieconomico per gli operatori e per l’ambiente; la terza, è la somma combinata dei settori alimentare, moda, artigianato e turismo, in sintesi il vero "Italian lifestyle".


Quali i trend più promettenti? Siamo membri del Comitato di valutazione delle startup innovative costituito in seno all’Iban (International business angel network) di Milano e nel complesso abbiamo valutato non meno di duecento startup, quindi, la nostra è una visione privilegiata sulle tendenze del domani. Lusso (turismo, ospitalità, abbigliamento e accessori), cosmesi e prodotti per la persona, meglio se di alta gamma, guideranno la crescita, insieme a digitalizzazione e servizi legati all’e-commerce. Il credito è una delle aree fondamentali del vostro business, tramite cui create sinergie fra i vostri clienti in cerca di nuove risorse e gli investitori ad essi più adatti. Un tema quantomai strategico in questa fase post-crisi... Abbiamo messo a punto due portali. Da un unico ingresso www.mcpadvisory.it si può accedere a finanziami.mcpadvisory.it, dedicato alle operazioni di debito: l’azienda che cerca un finanziamento si registra e, in base a determinate caratteristiche e alla valutazione che viene fatta, può ottenere risorse. Il secondo è cresciamo.advisory.it, dedicato alla finanza etica: su di esso vengono propo-

LUCIO INSINGA, FOUNDER MANAGEMENT CAPITAL PARTNER

sti progetti di rilevanza sociale e chi decide di aderire lo fa in veste di donatore.

L'etica ricopre un ruolo molto importante nel vostro approccio al business... Sì, adottiamo il sistema delle 4 E. Siamo efficaci, perchè siamo a fianco dell’imprenditore, ma senza rallentarne l’attività; efficienti, perché i nostri traguardi sono misurabili; economici, perché la maggior parte dei nostri compensi ci viene corrisposta solo a risultato ottenuto; e, infine, siamo etici, perché seguiamo un rigoroso approccio in tutte le operazioni che facciamo e siamo una delle poche società di consulenza direzionale ad aver adottato volontariamente un codice etico che non consente ai nostri soci e al nostro consiglio d’amministrazione di compiere operazioni anche solo potenzialmente in conflitto con gli interessi dei nostri clienti. Con tutti i nostri stakeholder cerchiamo di instaurare sempre un rapporto fiduciario, fin dal primo incontro, senza ansia da prestazione. Non siamo degli “yes man”, per cui esprimiamo chiaramente i punti di debolezza del progetto e capita in molti casi, dopo comuni riflessioni, che il progetto presentato assuma connotazioni ed approcci completamente differenti rispetto alla modalità

OTTIMIZZAZIONE DELLA SUPPLY CHAIN E DIGITALIZZAZIONE DEI PROCESSI SONO LE DIRETTRICI FUTURE DI SVILUPPO

con cui ci è stato inizialmente proposto. Assumiamo solo gli incarichi che siamo in grado ragionevolmente di portare a termine e vogliamo essere misurati sui risultati raggiunti. A volte coinvestiamo anche nel progetto. In questi ultimi casi non fungiamo da navigatore, ma da vero co-pilota dell’operazione e la storia di tutte le operazioni da noi condotte ci insegna che questo modus operandi è molto apprezzato ed è in grado di sviluppare la relazione oltre la durata stessa del progetto.

Cosa bolle in pentola per voi nel breve e medio termine? Prevediamo a breve il lancio del portale dedicato al lending crowdfunding, dopo aver sistemato la compliance, prodromica al rilascio delle autorizzazioni di rito. Abbiamo poi diversi progetti in corso: con Mcp controlliamo al 98% una società di consulenza che si occupa principalmente di implementazioni di sistemi di controllo anti frode (www.231facile.it) e possediamo il 5% di un tour operator che opera nel segmento lusso specializzato in incoming da Stati Uniti e Russia (www.divitatours.com). Del founder (Niccolò Mazzi) ne abbiamo apprezzato il coraggio, avendo avviato l’attività in piena pandemia e il forte e appassionato desiderio di portare il nostro Bel Paese oltre oceano, in un momento congiunturale negativo che non ci ha vietato la soddisfazione di non aver fatto ricorso neppure ad un’ora di cassa integrazione; e i contratti conclusi gli hanno dato ragione. Cosa accomuna le due acquisizioni? Sono entrambi specializzati nella loro attività e offrono soluzioni sartoriali di alta gamma. Abbiamo poi già nel mirino l’acquisizione di altre tre partecipazioni in startup innovative, di cui una a vocazione sociale, che saranno in portafoglio entro il 31 marzo. Quindi entro il 31 dicembre prevediamo di rafforzare i nostri mezzi propri, con un ulteriore aumento di capitale. www.mcpadvisory.it

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TALENTI DELLO SVILUPPO

Quel manager che più è bravo più sa rendersi presto inutile È la mission dei temporary manager, figure professionali essenziali per innovare le Pmi italiane, anche grazie a una serie di incentivi a fondo perduto a favore delle aziende. Vediamo quali con un esperto del settore di Vincenzo Petraglia

LA FLESSIBILITÀ OGGI È TUTTO, NELLA VITA COME NEL BUSINESS. ECCO ALLORA CHE DA UN PO’ DI ANNI A QUESTA PARTE HANNO COMINCIATO A DIFFONDERSI SEMPRE DI PIÙ ANCHE IN ITALIA LE FIGURE DEL TEMPORARY E DEL FRACTIONAL MANAGER, PROFESSIONISTI A CONTRATTO FULL O PART TIME con gran-

de esperienza alle spalle e competenze manage-

riali di alto livello, che mettono a disposizione, per periodi limitati di tempo, delle aziende dalle

quali vengono ingaggiati. In genere piccole e me-

die imprese che diversamente non potrebbero in molti casi permettersi l’assunzione a tempo pieno di manager di questo calibro.

Un nuovo modo di intendere la figura manageriale dunque, spinta dai cambiamenti in atto e dagli

da tempo, i servizi ad esse legati non sono mai decollati del tutto in Italia, anche se hanno avuto

una certa accelerazione a partire dal 2015 e, in modo più evidente, in questa fase pandemica e di

digital transformation, che ha messo fortemente in discussione modelli di business e di organiz-

zazione consolidati. E chi meglio di un temporary manager, che per professione è abituato a

operare in contesti sempre diversi, a girare mol-

to di più e a conoscere più realtà e best practise, avendo quindi un punto di vista più ampio e variegato e una mente più allenata alla flessibilità, può riuscire a stare dietro al cambiamento?

Soprattutto in quelle realtà, Pmi in primis,

che non hanno o non possono permettersi risorse di alto profilo in pianta stabile... Non solo, ma è vero che le aziende familiari, zoccolo duro della nostra economia, sono spesso carenti di competenze manageriali e non sempre

possono permettersi l’assunzione a tempo pieno

di manager di alto profilo con competenze spe-

cifiche, per cui sono sicuramente quelle che pos-

sono beneficiare in modo più evidente di questo nuovo approccio al management.

Molte aziende per poter affrontare efficacemente le nuove sfide e accrescere la loro competitività

dovranno necessariamente coinvolgere figu-

re esterne, esperte, che apportino competenze operative in maniera efficace, efficiente e cost-ef-

fective, come quelle che sono in grado di offrire proprio i manager a tempo. La digital transfor-

mation in atto permetterà poi a molte aziende, soprattutto alle Pmi, di usufruire di contributi e

finanziamenti per poter utilizzare in modo costruttivo queste figure.

incentivi che il governo sta mettendo in campo

proprio per favorire la diffusione di queste figure professionali all’interno dello zoccolo duro del

tessuto produttivo italiano, costituito appunto dalle Pmi, con l’intento di riorganizzarle, creare nuovi know-how al loro interno, innovarle.

Proprio per capire quali scenari ci attendono e soprattutto quali sono le opportunità e le misure

previste, anche a fondo perduto, e come usufru-

irne, Economy ha intervistato Luca Genovese, co-founder e managing director di Cross Hub, società di consulenza aziendale ed executive ma-

nagement che ha come core business proprio la fornitura alle aziende di questo tipo di manager a tempo.

Il temporary e il fractional manager sono davvero il futuro delle professioni manageriali? Benché queste figure professionali esistano già

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LA MISSIONE DI CROSS HUB È PORTARE NELLE PMI LE COMPETENZE MANAGERIALI NECESSARIE PER DIVENTARE PIÙ COMPETITIVE


Nella pagina precedente, il managing director di Cross Hub Luca Genovese, anche qui accanto, con alcuni dei partner della società di consulenza aziendale fondata a Napoli nel 2015

almeno quindici anni di esperienza maturata anche in ambito internazionale nella consulenza – alcuni di noi vengono dal mondo delle Big

four, in particolare PwC ed E&Y – e a livello di board nella direzione delle principali funzioni

di management di aziende operanti nei più svariati settori.

In quali ambiti ricevete come Cross Hub più richieste di intervento da parte delle aziende?

La nostra struttura è divisa in cinque hub: finanza, marketing, operations, innovazione e

internazionalizzazione, ai quali proprio da que-

sto mese si è aggiunto anche quello in human resources: al loro interno operano in totale una

Quali sono queste agevolazioni e come se ne può usufruire? Per esempio, i voucher “Innovation manager”, del Ministero dello sviluppo economico, e “Temporary export manager”, di Invitalia, contributi

a fondo perduto che vengono messi a disposizione delle Pmi per coprire una parte dei costi dei servizi di temporary management offerti da

società specializzate accreditate – e noi come Cross Hub lo siamo sia presso il Mise che presso

Invitalia – nei relativi ambiti di intervento. Nel caso dell’Innovation manager il contributo può

arrivare, a seconda delle dimensioni aziendali e della durata dell’incarico, fino a 40mila euro, mentre nel caso del Temporary, il contributo

va fino ai 20mila euro. Come Cross Hub siamo particolarmente attivi su entrambi questi fronti

con manager molto esperti di export e interna-

zionalizzazione, tecnologia 4.0 e digitalizzazione delle imprese, ed essendo accreditati i nostri clienti hanno la possibilità di usufruire anche di tutte le agevolazioni a fondo perduto previste.

In base alla vostra esperienza, mediamente quanto rimane nell’azienda cliente un temporary manager? Varia molto, a seconda della situazione e degli

obiettivi. Direi da un minimo di 9-12 mesi, perchè altrimenti non si ha il tempo necessario per

impattare in modo significativo sui processi,

fino a 24 mesi. Il plus di questo approccio è che il manager che entra in azienda in maniera tem-

poranea è consapevole sin da subito che la sua è una missione a tempo. Ciò facilita la delega, la

circolazione delle informazioni, il trasferimento di know-how alle altre risorse già presenti in maniera stabile nell’organigramma, che continueranno a portare avanti e consolidare il pro-

cesso di innovazione avviato, un modo molto efficace per garantire continuità di governance,

attraverso un’efficace passaggio di consegne e capitalizzando in tal modo l’investimento effettuato.

In effetti, un buon temporary manager è colui

che è capace di rendersi inutile nel più breve

tempo possibile, il che vuol dire che è riuscito ad aiutare in modo strutturato l’azienda, accele-

rando il proprio processo di crescita e rendendola autonoma nell’evolversi e nella capacità di

risolvere i problemi. D’altronde nasce proprio

da ciò la mission di Cross Hub, che è portare competenze manageriali nelle Pmi, cosa che riusciamo a fare grazie a un team di manager con

cinquantina di manager e professionisti con competenze specialistiche che si integrano in maniera complementare e sinergica a seconda

dei progetti e delle problematiche da affrontare

nelle singole aziende, e questo ci aiuta a essere molto specializzati ma trasversali, senza mai perdere la visione d’insieme.

Le richieste maggiori ci arrivano in ambito general management, marketing & sales, hu-

man resourses, corporate finance, operations,

oltre a sempre più richieste di affiancamento manageriale a supporto di progetti trasversali

di innovazione, digital trasformation, chan-

ge management e internazionalizzazione per export e insediamenti produttivi e commerciali. Proprio in quest’ultimo ambito, essendo Cross Hub iscritta nell’elenco dei Temporary export

manager istituito dal Ministro degli Esteri con

decreto del 18 agosto 2020, che dà diritto a diverse agevolazioni, abbiamo sostenuto negli anni diverse missioni di aziende italiane all’e-

stero, come ad esempio alle Canarie, un terri-

torio che presenta condizioni di operatività di

assoluto favore per le imprese e disponibilità di numerosi incentivi e agevolazioni da parte delle autorità governative locali. www.crosshub.it

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TALENTI DELLO SVILUPPO

Giovani talenti crescono fra parole e pentagrammi Tre ragazzi, un editore-libraio e due musicisti, e una sola mission: creare progetti d’avanguardia in ambito cultura e intrattenimento, per sondare nuovi modi di comunicare. Anche per le aziende

«quel pezzo di Puglia molto spesso dimentica-

di Vincenzo Petraglia

confine, tra l’Adriatico e lo Ionio». Una realtà

S

piccola casa editrice indipendente che porta

mission condivisa di tre giovani ragazzi puglie-

che continuano una tradizione familiare che va

cro la musica e le parole. È questa la

si di Locorotondo, borgo incastonato fra i vigneti e la tipica pietra calcarea del Barese, ap-

pena sbarcati a Milano con l’intento ben chiaro

di mixare in modo innovativo linguaggi diversi, appunto la musica e la scrittura, per dar vita a

progetti d’avanguardia in campo culturale ed entertainment, utili anche a imprese e realtà

che vogliono sondare nuovi modi di comunicare.

Si tratta di Paolo Giacovelli, da sempre una

passione smodata per i libri e fondatore di una

il suo nome (la Giacovelli Editore), e Mario e Francesco Caramia, due poliedrici musicisti avanti da ben quattro generazioni. Tutti e tre

accomunati da una grande energia e voglia di fare, tipica della loro

età certo, ma con mol-

te idee originali e soprattutto ben chiare.

Paolo, classe ‘93, nel

una terra di mezzo, una sorta di entroterra di

editoriale che vanta già diverse opere prime,

viluppare progetti innovativi per i propri clienti che abbiano come ful-

to e bistrattato, spesso considerato solo come

promotrice anche di un concorso letterario, “Racconti divini”, connubio perfetto tra vino e

scrittura, tra aziende vitivinicole del territorio e scrittori di tutta Italia. Non solo. La piccola

casa editrice sta investendo anche sulla ricerca di manoscritti che raccontano l’Italia da

una prospettiva diversa. Sono nate così, tanto per fare qualche esempio di questa dinamica

METTERE A CONFRONTO SENSIBILITÀ E BACKGROUND ANCHE MOLTO DIVERSI PER INTERCETTARE I NUOVI TREND E IDEARE SOLUZIONI INNOVATIVE

e multiforme realtà imprenditoriale,

pubbli-

cazioni come “Grotte e Voragini di Martina

Franca”, un libro sulla

2015 ha creato una delle case editrici indi-

speleologia realizzato col Gruppo Speleologi-

to i giovani talenti e, attraverso di essi, anche

Basilicata e Molise. La chiesa dell’Assunta di

pendenti più attive del territorio della Valle

d’Itria con l’intento di valorizzare soprattut-

co Martinese, e il saggio “Plinio e Paolo Mar-

coni Architetti per l’Ente Riforma in Puglia,

Lamadacqua a Noci: un restauro del moder-

no” degli architetti Piernicola e Piero Intini e della sovrintendente Angelamaria Quartulli.

O, ancora, diversi romanzi e raccolte di poe-

sie, come le due sillogi di Clara Ciciriello, che in più di un’occasione sono venute alla ribalta nazionale.

«La svolta – racconta a Economy Paolo Giaco-

velli – è avvenuta grazie all’incontro, qualche

anno fa, con l’economista Angelo Deiana che ha creduto in me fin dal primo momento affidandomi la pubblicazione del suo progetto “Rilanciare l’Italia facendo cose semplici”, un lavoro

che ha aperto gli orizzonti alla nostra piccola

realtà editoriale e dove ogni libro pubblicato

si occupa di una regione diversa coinvolgendo esperti di vari ambiti».

Gli altri membri della squadra, Mario, classe ‘91, e Francesco, più giovane di due anni,

sono, invece, insegnanti di musica nelle scuole

secondarie di primo grado e nel 2016 hanno

124


Nella pagina precedente, Paolo Giacovelli, editore (al centro), con Francesco e Mario Caramia. Qui accanto, i fratelli Caramia in una delle loro performance musicali. In basso, Giacovelli, Mara Favaro e Donato Di Ponziano.

grande esperienza. Con lui stiamo progettando un grande libro che parla di golf e che pre-

sto presenteremo per i novant’anni di questo sport nella città del Festival. Milano, ma anche

eventi di settore come il Salone internazionale

del libro di Torino sono per noi luoghi ideali

per raccontare i nuovi progetti ad alto valore aggiunto anche attraverso i diversi autori della casa editrice, alcuni conosciuti proprio a Mila-

no, e intrecciare nuovi rapporti professionali». Lo stesso vale per quanto riguarda i progetti musicali. «Il nostro obiettivo – spiega France-

sco Caramia – è quello di continuare il nostro percorso di crescita e di portare la musica che creato la Mustacchi Bros, una band molto ver-

incontro nell’ambito in cui lavoriamo», spiega

al jazz, con un tocco di dixieland e con effetti

mercato immobiliare, abbiamo avuto il privile-

satile capace di accompagnare qualsiasi tipo di evento passando agevolmente dallo swing

vintage alla voce filtrata col megafono, oltre a prevedere nelle performance live interventi

corali di svariati musicisti che creano sonorità davvero speciali e gags improvvisate che ren-

Mario Caramia. E i primi risultati stanno già

arrivando. «Grazie a Mara Favaro, esperta del gio – spiega Giacovelli – di incontrare Donato

di Ponziano, golfista e manager sanremese di

produciamo in Europa e, perché no, anche in tutto il mondo, continuando a collaborare con

imprenditori e organizzatori di eventi che si trovano sul territorio meneghino al fine di condividere musica, cultura e spettacolo attraverso nuovi e innovativi linguaggi». www.giacovellieditore.com www.mustacchibros.it

dono ogni loro show ironico e coinvolgente e in grado di far rivivere le atmosfere indimenticabili degli anni ’30, ’40 e ’50.

Ora insieme questi tre ragazzi hanno deciso di mettere a sistema i loro diversi background,

le proprie aspirazioni ed idee e il know-how costruito negli anni per fare il salto di quali-

tà, aprendo un proprio studio a Milano, in via Montenapoleone 8, per proporsi così a una

piazza più ampia e internazionale, attenta

come nessuna in Italia alle novità e ai nuovi trend.

«La ricca stagione artistico-musicale che ci ha

visti protagonisti in questi anni ci ha consentito di rafforzare la rete di contatti creata nel

tempo a Milano e di sbarcare in questa città, che per noi ha sempre rappresentato un so-

gno, in quanto è oggettivamente nel nostro Paese il top per quanto riguarda le possibilità di

IL NOSTRO OBIETTIVO È MIXARE MUSICA E SCRITTURA IN MODO CREATIVO PER PRODURRE CONTENUTI AD ALTO VALORE AGGIUNTO 125


TALENTI DELLO SVILUPPO

Il gestionale gratuito sfida i big del mercato Un modello di business molto innovativo che integra in un’unica piattaforma funzioni che altri player offrono a pagamento. Si chiama Paciolo e sta rivoluzionando i servizi cloud alle aziende

mero di utenti, dando la possibilità anche ai più

di Vincenzo Petraglia

tissimo che consenta di ottimizzare i tempi attra-

I

l successo (o l’insuccesso) di un’im-

a peculiarità della startup, che trae il nome da

cruciale per ogni business a prescindere dalle di-

ebbe modo di collaborare anche con Leonardo da

presa passa molto spesso attraverso

l’ottimizzazione dei processi, aspetto

mensioni e dal settore operativo. In quest’ottica i

software gestionali, che automatizzano i processi

Luca Bartolomeo de Pacioli, detto anche Paciolo,

religioso, matematico ed economista del ‘500 che

Vinci e che è considerato il fondatore della moder-

sempre più specifici e accurati grazie alla conti-

LA MISSION DELLA STARTUP È DEMOCRATIZZARE IL GESTIONALE AZIENDALE, RENDENDOLO ACCESSIBILE A QUANTI PIÙ UTENTI POSSIBILE

produttività e la competitività di ogni organizza-

na ragioneria, è quella di offrire uno strumento

del tessuto produttivo italiano, per le quali fino a

«La nostra mission è democratizzare il gestionale

di gestione all’interno delle aziende e che sono nua innovazione tecnologica, rappresentano uno strumento ormai fondamentale per migliorare la

zione e valutarne le performance. Anche per le piccole e medie imprese, stragrande maggioranza

un po’ di tempo fa l’automazione dei processi era un qualcosa di piuttosto lontano, che riguardava perlopiù le grandi aziende.

Oggi lo scenario è cambiato molto grazie a una

variegata offerta di tool, fruibili anche in remoto da qualsiasi luogo, che consentono di semplifica-

re e controllare ogni processo, riducendo errori

e duplicazioni di informazioni, inefficienze, costi e sprechi (anche in ottica green, se si pensa, per esempio, alla riduzione di faldoni e documentazione cartacea inutile), con risvolti positivi in termini

di ottimizzazione delle risorse e delle tempistiche, e quindi di efficienza e produttività. Una realtà

molto interessante, tutta made in Italy, che si sta

facendo largo in questo settore e che promette di crescere molto nei prossimi anni, almeno a giudicare dal riscontro che sta avendo sul mercato da

parte degli utenti per il tipo di prodotto innovativo che propone, è Paciolo, startup creata nel 2018 e

lanciata sul mercato nel 2019, dopo circa tre anni

di sviluppo e testing e un’incubazione all’Università degli studi della Basilicata. L

126

altamente innovativo, personalizzabile, a seconda delle esigenze dell’utente, e in gran parte gratuito.

aziendale, rendendolo accessibile al maggior nu-

piccoli, non solo quindi alle aziende di grandi o

medie dimensioni, di avere uno strumento poten-

verso l’automazione dei processi: micro e piccole imprese, negozietti, ristoranti, forfettari e liberi professionisti, che solo in Italia sono oltre un mi-

lione», spiega a Economy il fondatore, Antonio Felitti, 36 anni, lucano doc con in tasca una laurea

in Informatica a Roma ed esperienza imprendito-

riale nelle aziende di famiglia, uno che insomma conosce, oltre agli aspetti puramente informatici,

anche quali sono le problematiche reali e le beghe che un’impresa deve quotidianamente affronta-

re fra burocrazia, scadenze, adempimenti e una

quantità infinita di operazioni per razionalizzare

risorse ed energie e far quadrare i conti. Un bel proposito insomma in tempi di digital transformation in un Paese che da troppo tempo insegue un sogno – accelerato dal profondo cambiamento

introdotto dalla pandemia – di modernizzazione mai compiuto del tutto.

La grande innovazione portata dal modello di bu-

siness di Paciolo, oltre a offrire servizi e funzionalità di propria creazione che nessun altro propone sul mercato, è quella di avere una base gratuita

che consente di usufruire di numerose funzionalità gestionali che altri player di mercato offrono a

pagamento. «In pratica – sintetizza Felitti – Pacio-

lo cresce con ognuno dei suoi clienti. Man mano che un’impresa o un professionista ha bisogno di

nuove e più specifiche funzionalità, il che vuol dire

che il suo business sta crescendo e diventando via via più complesso, può acquistare nuovi tool, altri-

menti potrà comunque continuare a usufuire delle

funzioni che offriamo gratuitamente sulla nostra piattaforma e che invece gli altri player del settore

propongono a pagamento». Una rivoluzione per il

mercato, una sorta di sfida insomma ai grandi del

comparto, che, sottolinea il fondatore, «più Paciolo crescerà, più dovranno adeguarsi al nostro modello o dovranno essere bravi a farsi pagare per qualcosa che esiste sul mercato gratuitamente».


Nella pagina precedente, Antonio Felitti, fondatore di Paciolo, la startup innovativa che consente di gestire, tramite la sua piattaforma (qui affianco), tutta una serie di operazioni utili al proprio business

Fra le altre innovazioni introdotte da Paciolo

quella di concentrare un numero molto elevato

di funzioni in un unico strumento. «Tutti i gestionali presenti sul mercato – spiega Felitti – offrono soluzioni standard e non integrate tra di loro. Per

questo imprenditori e professionisti sono spesso costretti a districarsi tra diversi strumenti, con il

rischio di inficiare l’ottimizzazione di processi e risorse, rischiando peraltro in alcuni casi anche

di non rispettate adempimenti e scadenze. Noi, rispetto alla concorrenza, raccogliamo in un’uni-

ca piattaforma in cloud, con un assistenza 24 ore

su 24, 7 giorni su 7, tutta una serie di funzioni indispensabili per l’azienda creando una rete di monitoraggio e di analisi lungo tutto la “filiera” imprenditoriale».

Si va dalla gestione amministrativa e contabile – prima nota, fatturazione elettronica in entrata e

in uscita, estratto conto, scadenziario, pagamenti,

solleciti – a quella dei clienti, passando per la pro-

duzione, le vendite, la gestione dei magazzini e degli inventari, degli e-commerce, degli appuntamenti e

dei contatti con i fornitori, fino alla gestione targettizzata delle attività di marketing e delle comu-

nicazioni da inviare ai propri clienti e stakeholder, oltre alla creazione, tramite un drive intelligente, di

archivi virtuali in cui è possibile catalogare e richia-

mare documenti in modo molto semplice tramite tag e hashtag, oltre a tutta una serie di altre fun-

zioni utili a ogni attività economica. Il tutto in un luogo virtuale, che utilizza machine learning e in-

telligenza artificiale per ottimizzare il sistema in base all’utilizzo che ogni utente ne fa, organizzato

secondo una struttura modulare che ruota attorno a una bacheca interattiva che, proprio come

nostri utenti, è quella dell’open banking, la possi-

mento degli iscritti che come crescita sui canali

email inutili e rendendo più fluida la comunica-

bancarie senza dover entrare ogni volta nel pro-

euro. Challenge per il quale Paciolo ha appena av-

quella di un comune social media, raduna i post dei collaboratori con tag e hashtag, evitando mille zione e l’organizzazione del lavoro e dei vari task.

Il team di Paciolo sta intanto lavorando a nuovi

tool e servizi per arricchire e migliorare ulteriormente la piattaforma. «Un’area su cui stiamo puntando molto, perché molto apprezzata dai

bilità cioè di configurare nel gestionale le proprie banche potendo così effettuare tutte le operazioni

prio home banking, e al momento siamo già integrati con tremila banche in tutta Europa».

La strada sembra quella giusta, a giudicare dai

numeri: 1.700 utenti attivi, di cui 1.300 aziende, +200% negli ultimi sei mesi sia in termini di au-

social e un obiettivo ambizioso per il 2025: arrivare a 15mila utenti e a un fatturato di 8 milioni di

viato una campagna di equity crowdfunding sul

portale Opstart (bit.ly/investi_paciolo) per aprire

all’ingresso di nuovi soci e finanziare lo sviluppo del gestionale, con un target di raccolta minimo di 100mila euro e massimo di 300mila.

127


in collaborazione con

A

PROGETTAZIONE EUROPEA

ttraverso la programmazione europea

BSS – BUSINESS SUPPORT SYSTEM srl –

2021-2027 sono state delineate le

Società leader a livello nazionale nel settore della Consulenza alle Imprese,

nuove priorità che, oltre a precisare

vanta tre sedi operative: Roma, Milano e Bruxelles.

l’attuazione degli strumenti di euro progettazione, aiutano a definire il futuro dell’Unione Europea per rafforzare le politiche di coesione tra gli stati. Con un investimento di circa 1.000 miliardi di euro per la crescita e l’occupazione, i fondi europei rappresentano il principale

Simone Addari, Manager dell’Area Tecnica, ci espone le principali linee guida di INDUSTRIA 4.0; ponendo anche una particolare attenzione ai Fondi Europei che rappresentano uno dei principali strumenti finanziari per le Imprese. A cura della Sig.ra Arianna Monti - Direttore operativo

strumento finanziario usato dall’Unione Europea per migliorare l’integrazione economica e sociale dei suoi Paesi membri. All’interno di questo investimento si ritrovano i fondi diretti europei. Quest’ultimi sono gestiti dalla Commissione Europea e riguardano sia programmi intracomunitari (con riferimento alle politiche interne di interesse europeo), sia programmi di cooperazione esterna (che promuovono la cooperazione tra Paesi membri e Paesi terzi). Tali programmi sono attuati attraverso un “sistema di bandi” contenenti tutte le informazioni necessarie per partecipare alla selezione delle

blici e di strategie per l’ingresso nei mercati

proposte. I progetti, oltre ad un alto valore in-

nazionali, europei e globali

novativo, devono contenere un ‘valore aggiun-

• Facilitazione del coinvolgimento diretto con la

to europeo’, pertanto, le soluzioni proposte

Commissione Europea, le Agenzie Europee e

a rapido impatto. Al contrario, risulta partico-

devono essere funzionali anche per gli altri

altre amministrazioni pubbliche

larmente articolato e complesso il lavoro ne-

Stati membri, contribuendo così al raggiungi-

• Pre-valutazione delle proposte e del suppor-

cessario all’individuazione delle attività relative

mento degli obiettivi comunitari.

to pratico durante la fase di “submission”

a Ricerca e Sviluppo, così come il reperimento

All’interno di questo scenario, nasce l’esigenza

Consulenza volta all’implementazione delle

della documentazione ad esse collegate. Il

di stabilire un “european path” da intraprende-

strutture interne e le partnership strategiche

team BSS supporta le imprese che effettuano

re tra aziende, enti di ricerca e le PA. A questo

• “Training” propedeutico al “linguaggio” dell’eu-

investimenti nelle suddette attività, con l’inten-

proposito, BSS

ro progettazione fruibile a tutti partecipanti del

to di potenziare il proprio progetto innovativo

• Identifica il mercato di riferimento analizzan-

progetto. Attività di supporto per lo sviluppo del

in modo mirato e dettagliato. Inoltre, i tecnici

do tutte le opportunità di finanziamento euro-

business, di Project Management e assistenza

di BSS oltre ad occuparsi dello studio della

peo e multilaterale

durante la fase di rendicontazione.

fattibilità progettuale, supportano il cliente nel reperimento e nella compilazione della docu-

• Fornisce supporto nella progettazione e implementazione di strategie aziendali vincenti

Transizione 4.0

mentazione necessaria e sostengono la com-

in materia di finanziamenti pubblici, con l’o-

L’importanza della consulenza, riconosciu-

petitività dei clienti implementando gli investi-

biettivo di reperire fondi (funding) e assistere

ta anche dal Presidente del Consiglio Mario

menti delle imprese. Al contempo, le imprese

le aziende durante tutta la procedura di gara

Draghi, è in linea con un trend che vede nella

che decidono di investire nella formazione del

(tender).

figura del “Consultant” un supporto per una

proprio personale dipendente nell’ambito del-

Nello specifico, di seguito alcune condizioni

società in veloce e costante evoluzione. BSS,

le tecnologie 4.0 hanno diritto ad un credito

chiave necessarie all’ottenimento dei fondi:

azienda che opera nel settore, ha l’obiettivo di

d’imposta dedicato, che è stato oggetto di

• Divulgazione di informazioni tempestive ri-

esplicitare gli strumenti di agevolazioni indiriz-

ampliamento ad opera della legge di Bilancio

guardanti futuri strumenti di finanziamento na-

zati alle imprese, tramite il sostegno alle impre-

2021.

zionali, europei e internazionali

se del credito d’imposta Ricerca e Sviluppo

• Valutazioni in materia di finanziamenti pub-

che rappresenta una facilitazione immediata

www.servizibss.it


Quando il fisco aggredisce ci vuole tattica e strategia Lo scorso 15 ottobre il governo ha approvato il testo del nuovo decreto fiscale, una stangata per molti nel post-pandemia. I consigli del difensore patrimoniale e fondatore di Cfc Legal Carlo Carmine per correre ai ripari di Vittorio Petrone DALLO SCORSO PRIMO SETTEMBRE L’AGENZIA DELLE ENTRATE RISCOSSIONE HA RIPRESO CON L’ATTIVITÀ DI NOTIFICA DI CARTELLE DI PAGAMENTO E AZIONI ESECUTIVE. In arrivo,

tra pec e raccomandate, moltissime intimazioni di pagamento (oltre un milione al mese, quindi circa 33mila al giorno) che chiedono agli imprenditori, già in difficoltà a causa della crisi, di sanare il debito fiscale in appena cinque giorni; dal sesto sono, infatti, già previste iscrizioni ipotecarie o pignoramenti per chi non paga. A rischio sono non solo coloro che avevano debiti “scaduti” già prima dell’8 marzo 2020 ma anche tutti quelli che non sono riusciti a rimettersi in bonis nei confronti del fisco e che non riusciranno a farlo entro il prossimo 30 novembre. Per capire un po’ cosa ci aspetta e come muoversi, abbiamo posto qualche domanda al dottor Carlo Carmine, esperto del settore e autore del bestseller Amazon “Liberati da Equitalia”, giunto alla terza edizione, founder, insieme all’avvocato Simone Forte, di Cfc Legal, realtà composta da oltre duecento avvocati che operano in tutta Italia allo scopo di aiutare gli imprenditori a districarsi nella giungla delle azioni degli enti riscossori.

Cosa ci dice di questa situazione e cosa dobbiamo aspettarci? Viviamo un contesto complesso che vede il fisco custodire milioni di atti e cartelle. Si parla, per la stragrande maggioranza, di cartelle di piccoli importi. Unimpresa ha quantificato un ammontare pari al 78% le vecchie cartelle esattoriali di importo inferiore a mille euro. Ben 178 milioni

di posizioni per un totale di 56 miliardi di euro; il magazzino fiscale odierno non è più roseo per Agenzia delle Entrate Riscossione perchè su un totale di 999 miliardi, 133 miliardi sono legati a persone fisiche decedute oppure a imprese cessate e fallite, mentre altri 152 a imprese in fallimento o con altre procedure concorsuali in corso. Si tratta, quindi, di 285 miliardi sostanzialmente irrecuperabili. È in questo contesto che si muove l’attività di riscossione con Ernesto Maria Ruffini, direttore dell’Agenzia delle Entrate e presidente dell’Agenzia delle Entrate-RiscossioA RISCHIO CHI AVEVA DEBITI “SCADUTI” PRIMA DELL’8 MARZO 2020 E CHI NON RIUSCIRÀ A METTERSI IN REGOLA ENTRO IL PROSSIMO 30 NOVEMBRE

ne, che parla di circa 25 milioni di ruoli messi in standby a causa della pandemia, con ben quattro milioni di essi in invio entro la fine dell’anno. Eppure si cerca di aiutare gli imprenditori con il cosiddetto “Pacchetto Riscossione”, giusto? Diciamo di sì. Il 15 ottobre 2021 il governo ha approvato il testo del nuovo decreto fiscale. Diverse le tematiche affrontate e su cui si è cercato di correre ai ripari. Da un lato, per le rateizzazioni in essere alla data dell’8 marzo 2020, il governo ha concesso termine fino allo scorso 31 ottobre per pagare l’arretrato, prevedendo una decadenza più ampia: mancato pagamento di diciotto rate, anziché dieci. Per Rottamazione-ter e Saldo e stralcio, entro il prossimo 30 novembre, sono dovute tutte le rate in scadenza nel 2020

e fino a luglio 2021. Infine, ci sono 150 giorni, al posto degli ordinari 60, per pagare le cartelle esattoriali ricevute nel periodo fra il 1° settembre e il 31 dicembre 2021. Ma attenzione, il differimento vale solo per il calcolo degli interessi di mora e per l’avvio delle procedure di pignoramento, non ai fini della proposizione del ricorso. Per contestare la cartelle di pagamento restano 60 giorni, che decorrono dalla data di notifica. Il filo rosso è stato, sostanzialmente, quello di concedere più tempo ai contribuenti, ma la problematica di fondo è un’altra: rate troppo alte in tempi troppo stretti. Che consiglio possiamo dare considerata la situazione generale? Visto l’intrigo normativo, direi di verificare il debito fiscale attraverso l’aiuto di un professionista esperto. Solo nel libro “Liberati da Equitalia” abbiamo riscontrato oltre 73 vizi che, a vario titolo, annullano il debito con il fisco. Proprio su questo tema voglio evidenziare come la Relazione annuale del contenzioso tributario 2020, pubblicata a giugno 2021 dal Ministero dell’Economia e delle Finanze, contenga un dato importantissimo: un imprenditore su due ottiene risultati totalmente o parzialmente favorevoli nei giudizi contro il fisco. In pratica, chi si dà da fare per gestire il debito fiscale e non aspetta l’intimazione di pagamento, riesce una volta su due a ridurre o annullare il debito, anche se ha in corso rateizzazioni. La giusta strategia di gestione del debito fiscale può insomma davvero aiutare a uscire dal pantano della crisi. www.cfclegal.it

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TALENTI DELLO SVILUPPO in collaborazione con

«IL BENESSERE NON È PIÙ UN LUSSO PER POCHI» Il trend è chiaro e i numeri di Gs Loft, il club per la preparazione fisica e mentale che ha fatto dei servizi top il suo plus, lo dimostrano con utili che crescono a due cifre e un ambizioso piano di espansione all’estero di Vittorio Petrone LA PANDEMIA, CHE HA MESSO IN GINOCCHIO

che incarnano l’idea di benessere, costruiti con

MOLTISSIME IMPRESE ATTIVE NEL COMPAR-

materiali naturali che favoriscono il relax e com-

TO DEL FITNESS E DEL WELLNESS, CHE SI

battono lo stress.

I vostri programmi personalizzati partono addirittura dal Dna...

SONO VISTE RIDURRE DRASTICAMENTE IL PROPRIO GIRO D’AFFARI, non ha minimamen-

te scalfito Gs Loft, l’azienda creata da Giacomo

Sì, con il test del Dna siamo in grado di valutare

innovazione e visione, verso un futuro che ha nel-

ne di nutrienti, prevenzione delle patologie car-

Spazzini, che continua a macinare risultati su

aspetti importanti per la corretta progettazione

risultati. Con una sola parola d’ordine, anzi due:

del percorso: allergie, intolleranze e assimilazio-

la salute e nel benessere a 360 gradi una grande

diovascolari, neurologiche e metaboliche, valu-

opportunità di business. A patto che non si tra-

scurino pochi, ma importantissimi dettagli, che ci spiega proprio il fondatore del club d’eccellenza

di consulenza per la preparazione fisica e mentale nato a Desenzano del Garda.

L’Oms ha dichiarato questo il decennio dell’healthy ageing: la salute e il benessere a 360 gradi sono il futuro del business?

La salute oggi è il vero lusso e deve essere sem-

tazione della predisposizione a sport di potenza GIACOMO SPAZZINI, FONDATORE DI GS LOFT

NON È FACILE ORIENTARSI NELLA GIUNGLA DEL BENESSERE. BISOGNA RICONOSCERE I SERVIZI DI QUALITÀ PER MANTENERSI IN PIENA FORMA è sempre più difficile differenziarsi. Trovare per-

dunque, accontentarsi di rimanere in uno stato

in questo settore, dopo due-cinque anni. Serve

portante prevenire, piuttosto che curare. Perchè, di forma psicofisica “base” quando si potrebbe

stare molto meglio sentendosi pieni di energie,

sicuri di se stessi e prestanti a ogni età? Certo è molto difficile per una persona orientarsi nella giungla di prodotti e professionisti improvvisati, ma sempre più bisognerà imparare a riconoscere

i servizi di alto livello per mantenersi in piena salute e a informarsi correttamente in ottica “multicanale”. Valutando cioè tutti i touch point online

e offline che l’azienda, il club, i centri o i profes-

sionisti propongono attraverso i loro siti Inter-

net, Google, social, recensioni e testimonianze di persone reali che hanno provato il servizio.

Che consigli possiamo dare a chi vuole investire in questo settore? Quali i trend del comparto più promettenti? Il settore è florido, ma anche abbastanza saturo, a

partire dalle idee e dai servizi on e offline, per cui

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Non solo. Attraverso il test del microbiota, identifichiamo, per esempio, eventuali stati di squili-

brio o disbiosi intestinale che limitano il corretto

assorbimento dei nutrienti, che possono ostacolare il dimagrimento o l’incremento della massa muscolare e della performance sportiva.

Come ha influito la pandemia sull’azienda?

pre più condiviso e a portata di tutti perché le

persone capiscono sempre più quanto sia im-

o di resistenza e lo stato infiammatorio generale.

tanto un’idea differenziante è fondamentale per non fallire, come la maggior parte delle startup

molto studio, ragionare su dati e numeri, anda-

re oltre i servizi online low cost e standardizzati proposti da modelli e modelle o influencer. Vincerà sempre più la personalizzazione, i programmi fatti su misura per ciascun cliente.

Che è la filosofia di Gs Loft.

Siamo il primo ed unico club di consulenza fisico per la trasformazione di corpo e mente. Abbiamo creato un concept innovativo per rendere

l’esperienza di ogni cliente unica e inimitabile.

Utilizziamo un approccio cucito su misura su ogni cliente: abbiamo creato un’equipe multi-

disciplinare formata da un team di nutrizione,

fitness advisor, psicologi e mental coach. Figure altamente specializzate che lavorano in sinergia

garantendo il massimo della personalizzazione

con percorsi di allenamento e nutrizione speci-

fici per ogni cliente. Il tutto in spazi fisici di lusso

Positivamente, abbiamo avuto più pressione nel

migliorare i processi, abbreviando così i nostri tempi di evoluzione. Non è stato facile, ma tutto

dipende sempre da come si affrontano i problemi. Nel giro di una settimana abbiamo convertito

l’azienda in servizi online e innovato la nostra cu-

stomer experience. Abbiamo chiuso il 2020 con un fatturato del +90% rispetto all’anno prece-

dente, chiudendo il bilancio delle diverse società con cui operiamo nel mondo del benessere con quasi 2 milioni di fatturato, con un utile del 26%.

Il 2021 chiuderemo, sempre col network delle nostre società, con quasi 3 milioni di fatturato,

con un utile sempre del 26%; considerata la mole

di investimenti in digitalizzazione dei processi, è un ottimo risultato, essendo in fase di star-

tup. Nel 2022 amplieremo anche spazi e servizi

dell’headquarter Gs Loft di Desenzano del Garda

e inizieremo il processo di espansione nazionale e internazionale del brand. www.gsloft.it


NEWS DALLE AZIENDE CARO TARIFFE, CHI COMPRA CASA ORA PUÒ PAGARE DI MENO NELL’ ULTIMO MESE È STATO AFFRONTATO IL TEMA DEL CARO UTENZE E DI COME AGEVOLARE LE FAMIGLIE ATTRAVERSO INTERVENTI GOVERNATIVI. Vorremmo però rispondere a domande che un utente medio si pone.

Quanto costa un kilowattora? Il valore di un kilowattora varia in concomitanza al mercato energetico di appartenenza, alla società che eroga il servizio e all’offerta sottoscritta. L’importo è visibile nella seconda pagina della bolletta con l’espressione “spesa per la materia energia”. Le tariffe monorarie prevedono un unico prezzo dell’energia, mentre le tariffe biorarie prevedono prezzi diversi in base al momento di utilizzo. Con la Delibera Arg/elt n.122/11, l’Aeegsi ha disposto per i clienti domestici che possiedono un contatore elettronico riprogrammato sulle 3 fasce di consumo, l’introduzione di tre diverse fasce di consumo: Fascia 1 (F1): dal lunedì al venerdì, ore diurne: dalle 8 alle 19; Fascia 2 (F2): dal lunedì IL LAVORO GIORNALISTICO AL CENTRO DELLA COMUNICAZIONE, SOPRATTUTTO DI QUELLA AZIENDALE. CON UN COMPLEANNO SPECIALE CHE, IN QUESTO 2021, FESTEGGIA LE 25 PRIMAVERE DI ATTIVITÀ. Quella avviata

da Headline nel 1991 è stata una piccola rivoluzione. Fondata su verità dei fatti, verifica delle notizie, correttezza dell’informazione. Le moderne ‘media relations’, iniziate - ormai un quarto di secolo fa - inserendo nel mercato la nuova figura del mediatore giornalistico, in grado di lavorare tra chi ha qualcosa da far sapere e le varie testate cartacee, radio, tv, agenzie o web. Protagonisti della storia sono Leonardo Bartoletti e Riccardo Benvenuti. Oggi Headline lavora in modo ‘ sartoriale’ nella comunicazione aziendale, di eventi, di prodotto e nella realizzazione editoriale. Oltre

al venerdì, ore intermedie e serali: dalle 7 alle 8 e dalle 19 alle 23, compreso il sabato dalle 7:00 alle 23:00, e festività nazionali escluse; Fascia 3 (F3): dal lunedì al venerdì dalle 23 alle 7, ore notturne. Domenica e festivi: dal lunedì al sabato dalle 23:00 alle 7:00, e la domenica e i festivi tutta la giornata, weekend e festivi. Le tariffe biorarie spesso includono le fasce 2 e 3, e sono indicate con le formule Fascia 2-3 o Fascia 23. Quanto consuma una famiglia italiana in energia elettrica? Come viene indicato dall’Autorità per l’Energia

Elettrica e il Gas una famiglia che possiede i classici elettrodomestici: frigorifero, forno, lavastoviglie, lavatrice, tv e pc consuma mediamente 2700 kWh all’anno. Ci sono molteplici fattori che intervengono su questa valutazione come: classe energetica dell’immobile, numero di persone e fasce orarie di consumo. Come poter allora risparmiare e gestire al meglio le proprie utenze? Exagono ha elaborato un servizio dedicato agli agenti immobiliari che potranno far risparmiare a chi acquista una nuova abitazione. Attivando i servizi della società un’agente immobiliare può fornire 10 anni di luce inclusa, ad ogni cliente, che sono l’equivalente del consumo medio di una famiglia italiana per 10 anni di materia energia. In altri termini con la Card Exagono si ha a disposizione 27.000 kWh o 2700 kWh/anno per 10 anni attivando Luce e Gas. Una soluzione che mira a migliorare i servizi offerti da chi opera in campo immobiliare e che agevola famiglie che affrontano la spesa più importante della propria vita: l’acquisto di un abitazione. https://exagono.it

UNA QUARTO DI SECOLO DI COMUNICAZIONE D’IMPRESA che nella gestione di canali comunicativi social e web, nelle pubbliche relazioni, nelle relazioni istituzionali e nell’advertising, con clienti come Rai, Poste, Terna, British American Tobacco, Menarini, Lamborghini, Acea, Thales, El.En., Chopard, Aci, banche ed istituzioni. Headline

ha la sua sede operativa a Firenze, uffici e collaboratori a Roma e Milano ed un network che consente di lavorare direttamente in qualsiasi parte d’Italia. Oltre ad una sede a Parigi, dove Headline e’ stata protagonista di un progetto Unesco e Fondazione Bocelli. Poi, ancora, Germania, nell’ambito del Salone dell’Automobile di Francoforte, Svizzera, Spagna e Regno Unito, dove - a Londra - è presente una figura professionale di Headline. www.hlstampa.com Tel. 0550452683

131



COMUNICARE L’IMPRESA

ATTENZIONE: CADUTA MARCHI Dal Rapporto Coop 2021 al Future Brand Index, passando per Brand Finance: tutti indicano i valori delle marche in picchiata. Colpa di una comunicazione che sottovaluta purpose aziendale e pubblicità di Marina Marinetti

S

e davvero il brand (e soprattutto il valore che il mercato gli attribuisce) è uno dei fattori che determinano il successo di un’azienda, qualcosa, ultimamente, non sta andando per il verso giusto. Perché, paradossalmente, il brand, invece di mettere le ali agli affari, piuttosto sembra che stia diventando un macigno. Il fenomeno è partito dagli scaffali della grande distribuzione: già da anni assistiamo a un lento, inesorabile declino del prodotto di marca. Negli ultimi 8 anni leader e follower (ovvero i brand dal secondo al quarto posto nella medesima categoria) hanno perso rispettivamente il 9 e il 3% di quota di mercato: nel 2013 insieme pesavano per 56% del carrello, oggi arrivano a malapena al 44%. A certificarlo sono i dati Nielsen, su cui Nomisma si è basata nel supportare l’Ufficio Studi Coop nell’elaborazione del “Rapporto Coop 2021 – Economia, Consumi e stili di vita degli italiani di oggi e di domani”. A crescere sono altri segmenti di mercato: il free-from (cioè i prodotti “senza”: senza zucchero, olio di palma, glutine, ecc.) e il rich-in (gli “arricchiti” di proteine o di fibre, per esempio), segmenti in cui spesso è il prodotto a marchio dellala catena di grande distrubuzione, il cosiddetto private label, a rispondere meglio e con maggiore rapidità dei brand leader. Insomma, il progressivo declino della marca non è solo effetto dell’avvento dei discount (che oggi contano per il 20% delle vendite Gdo) e la perdita di quota delle grandi marche è controbilanciato perfettamente dalla crescita del private label (un +9% tra il 2013 e il 2021) e anche dai piccoli produttori (+3%), evidentemente più rapidi nell’intercettare le nuove mutevoli esigenze dei consumatori. Che prestano sempre più attenzione all’etichetta: le indicazioni sull’origine e la provenienza del cibo sono determinanti per l’acquisto per il 39% degli italiani, per il 28% lo sono i valori nutrizionali e a seguire il metodo di produzione (per il 26%). In sostanza, gli italiani sembrano prestare attenzione crescente ai contenuti intrinseci dei prodotti e sempre meno delegano le loro scelte ad una incondizionata fiducia verso il brand e sono sempre meno disposti a pagare per i contenuti di pura immagine. C’è persino uno standard Iso che misura il valore del brand Fosse l’unico, il comparto alimentare, ad accusare il colpo, potremmo attribuirne la responsabilità all’accresciuta attenzione

I TOP FALLERS DEL FUTURE BRAND INDEX 2021

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136

PUBBLICITÀ

STAND OUT

E POI NON LAMENTIAMOCI PER LA BRAND UNAWARENESS

LA SVOLTA SOCIALE DEL PERSONAL BRANDING

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COMUNICARE L’IMPRESA

Da sinistra: Francesco Buschi (Strategy Director di FutureBrand), Maura Latini (amministratore delegato di Coop Italia) e Massimo Pizzo (managing director per l’Italia di Brand Finance)

per il benessere. E invece a perdere quota sono un po’ tutti i brand, stando alle analisi di Brand Finance, che ogni anno classifica i 500 marchi di maggior valore nel mondo. Una roba seria: per stimare il valore dei brand Brand Finance utilizza la metodologia del ritorno da royalty conforme addirittura a uno standard Iso (il 10668, per essere pignoli, che stabilisce i requisiti per la valutazione economica del marchio). Il calcolo del valore del trademark tiene conto delle prospettive di fatturato, dei margini, dell’impatto delle marche nel settore specifico e della forza con cui il brand influenza le scelte dei clienti. E la forza del brand è il risultato di una analisi tra brand dello stesso settore a cui vengono analizzati gestione del marketing, i relativi ritorni in immagine e reputazione e le conseguenti business performance. Quest’anno, per esempio, i 50 top brand italiani valgono complessivamente 125 miliardi di euro, meno della metà dei 50 principali brand francesi. Anno su anno complessivamente i marchi italiani presenti nella Brand Finance Italy 50 hanno perso il 12% di valore, soprattutto a causa delle perdite tra i brand dell’abbigliamento. «Il valore dei brand sta diminuendo un po’ per tutti per via del calo dei consumi strettamente legato al Covid», conferma a Economy Massimo Pizzo, managing director per l’Italia di Brand Finance. Prendiamo Gucci: con un valore di 13,28 miliardi, il brand di italiano di maggior valore perde comunque il 16,6%. «La riduzione del brand value dipende in parte da un indebolimento di quasi il 3% della forza con la quale influenza le scelte dei clienti rispetto ai competitor e in parte dalla crisi del Covid che ha colpito pesantemente l’abbigliamento di lusso», continua Pizzo, confermando comun-

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que un brand rating AAA+. Anche Enel è in calo di quasi il 5% (a quota 10,18 miliardi di euro) «soprattutto a causa del Covid e in misura minore per l’indebolimento di quasi il 2% del brand. Ma Parmalat, con una perdita del 41%, Maserati in calo del 36% e Bottega Veneta che segna -30% sono i brand che hanno perso maggiormente valore anno su anno.

Anche all’estero la musica è un de profundis Allargando lo sguardo oltreconfine (e alla classifica Global 500, che analizza i maggiori brand nel mondo), vediamo Louis Vuitton crollare dalla 109esima alla 123esima posizione, Chanel perdere una posizione (dalla 136 alla 137) ed Hermès due (dalla 154 alla 156). E nel segmento gioielleria e orologeria Cartier è passato dalla 123esima posizione alla 151esima e Tiffany dalla 362esima alla 345esima. Ma anche

abbassandosi di categoria, la faccenda non cambia: Nike, che oggi è in 47esima posizione, nel 2020 era alla 39esima) e Adidas, oggi al numero 126 classifica, era al 108. Persino nel fast fashion l’andazzo vira nel segno della perdita di appeal dei brand: Zara ha perso undici posizioni ed è calata al 139esimo posto. E, tornando all’Italia, Tim, con una perdita del 17% è il brand che ha ceduto più valore, perdendo 54 posizioni. «Fino ad oggi la maggior parte delle imprese italiane hanno focalizzato gli investimenti sulla qualità del prodotto, ma nel mercato attuale e futuro sarà sempre più difficile essere attraenti solo per la qualità; infatti la tecnologia favorisce sempre di più la diffusione di qualità elevata», continua Pizzo. «Oggi i consumatori sono sempre più attratti da brand che non si limitino ad esprimere qualità e sostenibilità del prodotto, ma da brand in grado di ingaggiare i

LA MARCA INDUSTRIALE PERDE QUOTE DI MERCATO

(Vendite o Valore, Totale Grocery, Iper + Super + Lib Ser, Incidenza %)

2003

24%

22%

22%

21%

-9%

24%

23%

23%

23%

-3%

32%

34%

35%

35%

35%

+3%

17%

18%

20%

20%

21%

+9%

30%

26%

26%

25%

32% 12% 2011

Leader (Primo brand di categoria)

2015

2019

Follower (dal II al IV brand di categoria)

2020 Altre Marche

* DATI RIFERITI AL PRIMO SEMESTRE. FONTE: UFFICIO STUDI COOP - NOMISMA SU DATI NIELSEN

2021* MDD

Diff. 2021 - 2003


clienti con una motivazione in grado di ispirarli. L’esperienza della pandemia ha accelerato l’esigenza in tutti noi nel cercare motivazioni più profonde in tutto ciò che facciamo. Molte grandi imprese italiane hanno compreso l’importanza nell’identificare e codificare uno scopo aziendale che non si limiti al profitto, ma che sia in grado di catalizzare l’attenzione e la fidelizzazione dei clienti. Ma mentre i grandi brand sono allenati e sanno come muoversi anche in contesti sfidanti, i brand intermedi sono i più deboli e sottovalutano il valore del purpose aziendale. Il mondo negli ultimi due anni è cambiato e la sostenibilità, per esempio, non è il punto di arrivo, ma quello di partenza: ormai siamo già oltre». Houston, abbiamo un problema... di comunicazione al pubblico Già, il purpose: comunicarlo efficacemente pare un’affare da Bianconiglio, perennemente in ritardo sulla tabella di marcia. Se tre indizi fanno una prova, quella decisiva è l’analisi di FutureBrand, che ogni anno rivede la posizione delle aziende della Top 100 per capitalizzazione stilata annualmente da PwC, riorganizzandole in base alla forza con cui sono percepite anziché rispetto alla loro forza finanziaria. Ebbene, l’Index di Future Brand offre un focus anche sui cosiddetti top fallers, i brand che hanno perso più posizioni in classifica rispetto all’anno precedente ed esplora le possibili cause della

loro cattiva performance. «Si tratta sempre e comunque di aziende tra le Top 100 per capitalizzazione, lo scivolone riguarda dunque solo la percezione che hanno registrato come brand e non le loro attività», mette le mani avanti Francesco Buschi, strategy director di FutureBrand. Tra i brand che hanno performato peggio ci sono il colosso Royal Dutch Shell, che ha perso 44 posizioni rispetto all’edizione 2019, Novo Nordisk, azienda del settore farmaceutico che slitta di 37 posti insieme a un altro brand dello stesso settore, Roche, che perde 35 posizioni e si colloca al 62° posto in classifica, nonostante la casa farmaceutica durante le fasi critiche della pandemia abbia addirittura messo a disposizione gratuitamente l’anticorpo monoclonale Tocilizumab, (ma senza sbandierarlo ai quattro venti). Eppure, tutti e tre i brand avevano registrato un’avanzata nell’edizione 2019 dell’Index con risultati davvero lusinghieri. Se da un lato parte del risultato negativo di quest’anno può essere attribuito alla ricerca stessa che, come detto, si basa sulle percezioni che, come tali, possono essere per loro natura fluttuanti, resta da capire, per esempio, come in un anno in cui le società farmaceutiche ottengono grandi riconoscimenti nell’Index, ben due sigle del settore restano indietro. Le altre due imprese menzionate tra i top fallers sono BroadCom (- 41), settore della tecnologia, e SalesForce (37), leader del cloud computing. «Analizzando la valutazione ottenuta da ciascuno dei top five

fallers rispetto ai 18 parametri di valutazione proposti dall’Index, si nota che tutti e 5 i brand hanno registrato un punteggio basso nelle dimensioni relative all’experience e al purpose», chiarisce Buschi. «Significa che l’immagine mentale che il pubblico ha di queste società non è consolidata, non si basa su un’esperienza considerata unica e rilevante. Lo prova il fatto che le cinque aziende tendono a fluttuare all’interno della classifica: un anno su e l’anno dopo giù senza che si siano verificati eventi negativi. È probabile che il legame che le connette con i loro target di riferimento si sia allentato proprio a causa di una maggior opacità di questi brand. In assenza di un chiaro purpose - lo scopo ultimo per cui un’impresa esiste e opera - dichiarato e messo in pratica con azioni coerenti lungo ogni touchpoint con i propri stakeholder, l’immagine di marca resta opaca, conosciuta sì, ma marginale rispetto alle vite delle persone», prosegue Buschi. «I brand che si sono creati un posizionamento solido, come Apple, per esempio; intrattengono uno scambio costante con i propri interlocutori e si impegnano realmente a offrire servizi e prodotti che possono fare la differenza, risultano più saldi nelle menti dei consumatori e pertanto meno soggetti a fluttuazioni. Attenzione», avverte lo strategy director di FutureBrand: «non stiamo parlando di semplice comunicazione, ma di azioni concrete unite a trasparenza e a una comunicazione efficace».

NIENTE PUBBLICITÀ? POI NON LAMENTIAMOCI DELLA BRAND UNAWARENESS Se la pubblicità è l’anima del commercio, è lecito collegare la sofferenza dei brand all’andamento degli investimenti pubblicitari. Che negli ultimi dieci anni, incantati dalle sirene del web, si sono illusi di poter abbandonare i medie tradizionali fino al momento del sorpasso, avvenuto lo scorso anno, quando per la prima volta l’advertising online ha superato gli investimenti pubblicitari televisivi. Dati Nielsen alla mano, negli ultimi dieci anni (o meglio: dal 2010 al 2020) la tv ha lasciato sul terreno il 24,11%, cioè più di un miliardo di

euro (gli investimenti sono passati da 4,28 miliardi di euro a 3,25), la carta stampata 887 milioni (passando da 1,55 miliardi a 663 milioni), con un calo del 57,2% e la radio il 25,33%. Complessivamente, in dieci anni gli investimenti pubblicitari sono calati del 32,98%: valevano 4,9 miliardi di euro nel 2020 rispetto ai 7,4 miliardi del 2010. Sarebbe ora di correre ai ripari e, a giudicare dalle proiezioni di Zenith, il centro media di Publicis Groupe, sembrerebbe che il messaggio sia finalmente - arrivato forte e chiaro: Zenith, infatti, prevede sì una crescita

del 9% per il mercato pubblicitario italiano nel 2021, con la tv che registrerà un +8,7% sul 2020 e con radio e cinema in recupero. Peccato, però, che il trend negativo della stampa, l’unica su cui il messaggio di marketing rimane - letteralmente indelebile, non si arresti, per cedere ulteriore terreno a favore dei media digitali: secondo Zenith entro fine anni cresceranno dell’11,8% gli investimenti sul web, nell’illusione che quel secondo di fastidio digitale trasformi l’utente in un fedele cliente. Forse la lezione non è (ancora) bastata. (m.m.)

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COMUNICARE L’IMPRESA

LA SVOLTA SOCIALE DEL PERSONAL BRANDING Anche i manager possono sposare una causa e adoperarsi per avere un impatto sociale. L’esempio dell’Head of Business Development di Visa, Cinzia Pilo, e del suo impegno accanto ai “bambini farfalla” di Gianluca Lo Stimolo manager e fondatrice di Reb siano scollegate l’una dall’altra. È davvero così? Senza la mia formazione manageriale, in realtà, non sarei mai stata in grado di spendermi nel sociale in modo così intenso. Faccio un esempio. Fondazione Reb ha l’obiettivo di costruire un registro di patologia, cioè un archivio informatizzato dei dati dei pazienti da condividere con i medici impegnati nella ricerca di una cura. Trattandosi di dati sensibili, vanno custoditi in modo sicuro seguendo scrupolosamente le normative vigenti. Normative che io conosco in modo approfondito, lavorando nel campo dei pagamenti digitali.

IL PERSONAL BRANDING È UN MONDO VARIEGATO E COMPLESSO, MA IN FIN DEI CONTI PER SPIEGARLO BASTA UNA FRASE: SI PRENDONO I PRINCÌPI, LE STRATEGIE E GLI STRUMENTI DI MARKETING E DI COMUNICAZIONE E SI APPLICANO NON PIÙ A UN’AZIENDA, BENSÌ A UN SINGOLO INDIVIDUO. Sinceramente non

avevamo mai immaginato che questo processo (dall’azienda all’individuo) potesse essere declinato anche su altre dimensioni, come per esempio la responsabilità sociale d’impresa (Csr). Poi abbiamo incontrato Cinzia Pilo. Pilo è una manager con più di 20 anni di esperienza in ambito bancario, assicurativo e finanziario, attualmente Head of Business Development per l’Italia in Visa. Ed è anche in prima linea nella lotta contro una grave malattia genetica incurabile, l’Epidermolisi Bollosa (Eb), nelle vesti di presidente dell’Associazione Debra Italia (che si occupa soprattutto di sostenere i pazienti e le loro famiglie) e di Fondazione Reb – Onlus, istituita proprio da lei e focalizzata sulla ricerca scientifica. C’è un’espressione che descrive in modo efficace il suo impegno: personal social responsibility. Così come un’azienda investe parte delle sue risorse (economiche e umane) per avere un impatto sociale positivo, allo stesso modo anche il manager sceglie una causa che gli sta a cuore e le dedica il suo patrimonio più prezioso, cioè le competenze maturate durante la sua carriera. La personal social reL’AUTORE, GIANLUCA LO STIMOLO, È BUSINESS CELEBRITY BUILDER FOUNDER & CEO STAND OUT

CINZIA PILO

sponsibility non va confusa con il volontariato. Entrambe le scelte sono meritorie, ma nel volontariato la risorsa scarsa è il tempo; la mansione, come raccogliere firme o servire pasti a una mensa, di per sé può essere svolta indistintamente da chiunque.

Come è iniziato il suo impegno nel sociale? Tutto è cominciato dalla mia storia personale perché il mio secondo figlio, Luca, è un bambino farfalla. I piccoli malati di Eb vengono chiamati così perché la loro pelle, fragile come le ali di una farfalla, forma dolorose piaghe e bolle a seguito di frizioni anche minime. Com’è facile immaginare, la diagnosi è stata una doccia fredda e la quotidianità tuttora non è semplice da gestire. Dopo un primo momento di sconforto, ho deciso di dare un senso a ciò che era successo facendo qualcosa di concreto per gli altri bambini e le loro famiglie. A prima vista sembra che le due anime di

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Debra e Fondazione Reb non rischiano di distrarla dal suo lavoro “ufficiale”? Questa è una domanda che mi rivolgono in molti. Non posso negare che le mie attività nel sociale assorbano tempo ed energie, ma mi danno anche moltissimo in cambio perché mi permettono di cimentarmi in settori inediti, stringere relazioni, perfezionare le mie competenze e svilupparne di nuove. Insomma, allargano i miei orizzonti, cosa che non potrei mai fare restando chiusa tra le quattro mura dell’ufficio. L’azienda l’ha capito e mi supporta.

Per il successo delle sue attività, quanto è importante metterci la faccia? Tantissimo. Per questo motivo mi sto dedicando anche al mio personal branding: pubblico articoli su Linkedin, rilascio interviste ai giornali, sto meditando sull’idea di scrivere un libro. Di organizzazioni del Terzo Settore ne esistono tantissime, e molte sono davvero meritevoli, ma per conquistare la fiducia di donatori e partner non basta una buona causa: serve anche una persona che se ne faccia portavoce.






VITA DA MANAGER

LA NATURA CI HA FATTO IL CALLO Il tartufo si può gustare tutto l’anno. E non solo perché sono cinque le varietà che si alternano nella terra, ma anche grazie a conserve e teche speciali. Come ci spiega Luigi Dattilo, il founder di Appennino Food Group

XX XXX XXXXXXXX X XX XXXXX XXXXXX X XX XXXXX XXXXXX X XX XXXXX XXXXXX

di Marina Marinetti

P

linio lo considerava un callo della voleva comprarmi una Gold Gtd, il top dell’eterra e per Isabel Allende emana “un poca in fatto di auto. Costava 9 milioni e mezodorino di aglio e sudore che ricorda zo. Di lire, ovviamente. Io invece gli chiesi un la metropolitana di New York”. Sarà. Ma averpointer, ha presente quel cane da caccia col cene. «Lo possiamo tartufo all’insù? Lo gustare tutto l’anno», LA BOLOGNESE APPENINO FOOD GROUP chiamai Geo e fu lui È LA TERZA IMPRESA ITALIANA esordisce Luigi Datti- (NONCHÉ LA PRIMA SOCIETÀ PER AZIONI) a insegnarmi a trovalo. Bolognese, classe re i tartufi». Il porta NEL SETTORE DEL TARTUFO 1968, appassionato di a porta in trattorie e tartufi a tal punto da essere riuscito a creare ristoranti, poi l’apertura del primo laboratodal nulla - o meglio, da un cane - quella che rio, 36 anni fa. «Negli anni creato un’azienda oggi è la terza impresa italiana (nonché la pricon responsabili di produzione, di qualità, di ma società per azioni) nel settore: Appenino finanza e di marketing. Siamo in tre nel consiFood Group. Si trova in Valsamoggia, occupa glio d’amministrazione: io, mio fratello Angelo 55 persone e fattura 15 milioni l’anno. Nonoe Giacomo Biviano», afferma orgoglioso. stante il Covid. Dei tartufi Luigi Dattilo sa proprio tutto. Snoc«Stavo per compiere 18 anni e mio padre ciola come un rosario i nomi scientifici, parla

144 MOTORI QUEL TANTO CHE BASTA PER ESSERE GREEN

145 BAHAMAS ACKLINS, BAHAMAS: NELL’ISOLA DEI PROFUMI

146 REGIMENTAL A CURA DI MONICA SETTA

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VITA DA MANAGER

di ascomiceti, micorizze e ife quando noi arriviamo a malapena a intuire cosa siano le spore. «Lo sa che il tartufo vive in simbiosi con la quercia, il tiglio, il nocciolo, il carpino e il pioppo? È il Supradyn delle piante», si infervora. «Le micorizze si intrecciano alle radichette e forniscono alla pianta acqua e sali minerali. Poi il tartufo normalmente non odora: crea il suo aroma solo quando è maturo per riprodursi. Allora si profuma per attirare animali e insetti».

Luigi Dattilo s’è dato una missione: democratizzare il tartufo offrendolo tutto l’anno. Prima di tutto perché non è vero che si trova solo in autunno: «C’è il tartufo nero d’estate o scorzone, disponibile da maggio fino a ottobre, il più verstile, spiega il fondatore di Appennino Food. E continua: «Da settembre a dicembre troviamo il tartufo nero uncinato il cui odore ricorda quello delle nocciole ed è più gradevole e intenso di quello del tartufo nero estivo dal quale deriva. Stesso periodo anche per il tartufo bianco, il diamante della gastronomia, il tartufo per eccellenza, il più pregiato e ricercato tra tutte le tipologie. Da novembre a marzo è la volta del tartufo nero dolce o nero pregiato, il più noto e nobile tra i tartufi neri, le sue note aromatiche tendono alla cioccolata fondente o al brandy. Infine il tartufo bianchetto reperibile da gennaio ad aprile, considerato come il “fratello minore” del bianco, meno conosciuto, dal gusto intenso e un po’ “sfacciato”, spiccatamente agliaceo». Ma, appunto, il tartufo è anche la base di una serie di prodotti che impreziosicono la dispensa e costituiscono la base per ricette

Riservati a pochi estimatori del perlage

S

e il motto di George Hermann Mumm era “Solo il meglio”, la massima espressione dell’heritage, del terroir e del savoir faire della Maison Mumm non può che raggiungere il suo più alto completamenti della collezione Rsrv, la sigla di réservé che evoca l’antica tradizione, risalente a 200 anni fa, di riservare le migliori cuvée agli amici e agli estimatori, quando il cellar Master le annotava nei registri di cantina

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gourmet: dal classico olio alle salse tartufate, poi il burro, il sale, il miele, tutto rigorosamente al tartufo, per non parlare delle fette del tubero, liofilizzate e non. L’azienda lavora 32 tonnellate di tartufo ogni anno - non tutto autoctono, ovviamente, ma tutto rigorosamente verificato e certificato, mantenendo lo standard qualitativo che ha reso celebre l’azienda tra gli appassionati e gli chef di tutto il mondo - di cui 7,6 di prodotto fresco viene spedito in tutto il mondo a chef e appassionati gourmet, mentre il resto viene trasformato in prodotto congelato, conservato ed essiccato. Perché, incredibile ma vero, esistono anche prodotti “al tartufo” in cui il tartufo c’è veramente : salse tartufate, tartufo a fette in olio, burro con tartufo, creme di formaggio e tartufo, creme di

con la sigla, appunto, Rsrv. E l’angolo ripiegato dell’etichetta evoca l’uso dei biglietti da visita proprio secondo i dettami del saper vivere dell’epoca: il lembo così posto testimoniava che la bottiglia di champagne era stata consegnata a mano. La vocazione delle cuvée della collezione è superbamente gastronomica: sono nate per esaltare i piatti ed elevare il piacere della tavola e l’ invecchiamento in cantina, da un minimo di 3 mesi ai 10 anni, permette ad ognuna di esse di rilevare la propria esclusiva

personalità. A partire dal Rsrv Rosè Foujita, un blend di 6 villaggi grand cru: Pinot Noir (70%) da Verzenay, Aÿ e Bouzy, e Chardonnay (30%) da Cramant e Avize. A donarle intensità e aromi al palato, e il colore rosa, l’aggiunta di vini rossi riserva (30%) da Ambonnay. Invecchia per 4 anni nelle celle, prima che venga aggiunto il tocco finale: il liqueur de dosage, anch’esso proveniente da terroir grand gru e maturato in botti di quercia. Il nome è un tributo a Leonard Foujita, artista giapponese naturalizzato


verdure e tartufo, salsa di tartufo bianco. «Non sono capricci, ma esigenze espresse dal target a cui ci rivolgiamo: dai ristoratori ai commercianti specializzati», spiega Luigi Dattilo. Lo scoppio della pandemia ha spinto l’azienda a rivolgere la propria attenzione anche al mercato del B2C, attraverso il lancio di Appennino Food Shop (www.appenninofoodshop. com), una vera e propria boutique online per acquistare il tartufo fresco e i migliori prodotti gastronomici, eccellenze e simboli del territorio, come ragù, condimenti per pasta, prodotti conservati a base di funghi e tartufi, pasta all’uovo rigorosamente italiana, aceti tradizionali e liquori artigianali: «È una sfida, perché il tartufo si acquista solitamente dal vivo, si sceglie toccandolo, osservandone il colore e lasciandosi guidare dal profumo inebriante. Ma guardi - e apre un’app sullo smartphone, dedicata al B2B, quindi principalmente ai ristoratori - qua vede il tartufo in 3D, lo può girare, ci sono tutte le caratteristiche nel dettaglio. E compra proprio quello che vede. Siamo gli unici a offrire un servizio del genere. La nostra è una boutique che vuole essere un

francese amico della Maison, autore degli affreschi della Cappella Notre-Dame-de-la-Paix a Reims. Riconosciuto come uno dei migliori artisti giappponesi del XX secolo, dipinse per Mumm fra le altre cose, l’iconica rosa che deco¬ra la bottiglia di Rosé dal 1958. Le altre cuvée? C’è il Rsrv Blanc de Noirs, emblema della Maison Mumm: la prima menzione nel registro della Maison risale al 1838. L’acquisto nel 1840 di un appezzamento a Verzenay, suo primo terroir, ha poi suggellato il Pinot Noir a inequivocabile

TARTUFO TUTTO L’ANNO Grazie alla collaborazione con l’umbra Italproget, Appennino Food Group ha ideato una teca capace di ricreare perfettamente il microhabitat del bosco consentendo così al tartufo di vivere e mantenersi come se fosse in natura. La vetrina refrigerata è realizzata in krion, materiale antibatterico, non poroso, che mantiene il prodotto come se fosse appena colto consentendo al fungo di mantenere le sue proprietà organolettiche e l’inconfondibile aroma. «La teca non è in vendita, ma in comodato d’uso per tutti quei ristoratori che vogliono proporre le varie specie di tartufo tutto l’anno», sottolinea Luigi Dattilo: «Grazie a questo microhabitat il tartufo può essere trasportato dovunque e ammirato in tutta la sua bellezza e in tutte le sue specie». punto di riferimento per l’acquisto di questo dono della terra perché in base alla stagionalità, sullo shop è possibile acquistare le pezzature migliori. I clienti ricevono il carpoforo più adatto alle esigenze entro 24/48 ore, come se fosse appena raccolto». E poi ci sono i funghi: dai porcini ai galletti, dalle trombette alle spugnole, dai prugnoli agli ovuli fino alle finferle,

tratto distintivo di Mumm. Un invecchiamento minimo di 6 anni in cantina e un dosaggio minimo di 6 grammi zucchero per litro rivelano la struttura e la ricchezza aromatica di questo vintage, un vino complesso ed elegante. Poi il Rsrv Blanc de Blanc, prodotto esclusivamente con uve Chardonnay di Cramant (montagna di gesso) della Côte des Blancs, proprietà della Maison dal 1882. Dopo un invecchiamento di minimo tre anni e un dosaggio di 6 grammi per litro, la cuvée 100% Grand Cru è pronta

tutti accompagnati da certificato micologico. Se poi volete provare l’ebrezza di andare a tartufi, poi, regalatevi la box experience e fatevi accompagnare dal lagotto romagnolo, il miglior cane da tartufo al mondo, nei due ettari in Valsamoggia che Appennino Food Group ha destinato alle attività formative: «è un’esperienza unica», garantisce Dattilo.

per essere gustata. Rsrv Cuvée 4.5 è un tributo ai Grand Cru Terroirs della Maison Mumm: Pinot Noir di Verzenay, Aÿ e Bouzy, Chardonnay di Cramant e Avize. Anche il liqueur de tirage - 6 gr /l – proviene dagli stessi Grand Cru. Prodotta in quantità limitate, questa Cuvèe matura per almeno quattro anni sui lieviti. Infine, un vino eccezionale che rende omaggio al pensiero di René Lalou, storico presidente della Maison dal 1939 al 1975: il Rsrv Lalou. Alla sua base un assemblage complesso e virtuoso delle

migliori parcelle della Maison Mumm tra le più prestigiose dell’intera vigna.

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VITA DA MANAGER MOTORI

Quel tanto che basta per essere green Se cinquanta chilometri di autonomia vi sembrano pochi, l’Audi Q3 45 Tfsi compensa abbondando in rifiniture, servizi e optional che la rendono degna di una categoria superiore di Franco Oppedisano

N

é carne, né pesce. E proprio per questo destinata a risolvere, in maniera salomonica, i dilemmi, a quietare le paure. L’Audi Q3 45 Tfsi e (per gli amici Q3 plug-in) unisce un motore da 1,4 litri a benzina con 150 cavalli a un propulsore elettrico che, con le batterie completamente cariche, assicura (nelle migliori condizioni) un’autonomia di una cinquantina di chilometri. In questo modo riesce a sciogliere, come un fendente di spada, il nodo gordiano dell’alimentazione, una decisione che diventa, ogni giorno che passa, sempre più sentita da chi deve acquistare un’auto, ma anche sempre più difficile. Certo, da una parte c’è chi la userà sempre a benzina e dall’altra chi, maniacalmente, cercherà di programmare ogni uscita in modo da usarla sempre, o quasi, a zero emissioni, ma la maggioranza la userà mischiando, come vengono, le due alimentazioni senza farsi tanti problemi, senza diventare matto andando alla ricerca di colonnine pubbliche. Chi la sceglie avrà un’immagine green, gli incentivi all’acquisto e la massima libertà che, alla fine, si paga solo con il peso delle

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batterie che si è costretti a portarsi in giro ogni volta che si avviano i motori. Il segreto dell’auto plug-in è tutto qui. Poi naturalmente c’è il marchio, le rifiniture, lo status e, soprattutto, gli accessori, i servizi. E in questi ambiti la Q3 plug-in non ha nulla da imparare da nessuno. Solo per fare qualche esempio, il Suv compatto di Audi ha

sistemi di assistenza alla guida derivati dai modelli di categoria superiore, come il pre sense front, che previene gli impatti con altri veicoli, pedoni e ciclisti, o l’ausilio al mantenimento della corsia e all’avviso di pericolo in corrispondenza dell’angolo di visuale cieco che sono dotazioni tutte di serie sin dalla versione d’ingresso, o l’adaptive cruise assist che supporta il guidatore regolando automaticamente la distanza dal veicolo che precede, o l’emergency assist che riconosce l’inattività del conducente, lo avvisa con segnali visivi, acustici e tattili e subentra alla guida rallentando la vettura fino all’arresto in corsia e attivando le frecce e la chiamata d’emergenza nel caso il guidatore non reagisca. Ma è sui servizi che si vede la differenza, a cominciare dall’app myAudi che trasferisce i servizi Audi connect sullo smartphone per controllare lo stato della batteria e l’autonomia, avviare i processi di ricarica, programmare il timer, monitorare i consumi, gestire la preclimatizzazionee e pianificare itinerari visualizzando le stazioni di ricarica. Poi Audi ha cercato di agevolare l’accesso alle infrastrutture sia pubbliche sia private: ci si può rifornire d’energia grazie al servizio Audi e-tron Charging Service che garantisce l’accesso a oltre 200 mila colonnine pubbliche 26 Paesi europei con un unico contratto e un’unica card. A casa, invece, Audi propone un’unica soluzione di ricarica domestica 100% sostenibile con un pacchetto “all inclusive” prevede un sopralluogo gratuito, un preventivo lavori per l’installazione del sistema di ricarica oltre all’accesso a una tariffa flat 4,40 euro al giorno per ricaricare integralmente l’auto. Il prezzo? Dipende dagli incentivi e dalla formula d’acquisto. Quello di listino arriva a 52.950 euro, ma è possibile scegliere anche Audi Value con un anticipo e il finanziamento di meno della metà del costo della vettura con una rata di 299 euro al mese che include, oltre all’assicurazione, il piano di manutenzione Audi Premium Care per 24 mesi o 30 mila chilometri.


ACKLINS, BAHAMAS: NELL’ISOLA DEI PROFUMI La natura trionfa dove le spiagge da sogno incontrano un ecosistema intatto, protagonista la vegetazione. E proprio grazie a una pianta speciale, la cascarilla, è nato un festival con artisti locali e tanta musica di Saverio Paffumi

S

ognare l’acqua cristallina di un atollo è sintomo di pace e serenità interiore, spiegano gli esperti che studiano la psiche. Il mare delle Bahamas, che non ha confronti per colore e trasparenza, consente di trasportare questo desiderio dall’inconscio alla realtà di una vacanza… da sogno. Sulla superficie di acque chiare, o nel profondo blu di immersioni più impegnative, il mare è il protagonista assoluto, insieme alla natura e alle numerose tracce della storia, dell’architettura, delle tradizioni locali. Relax, buona cucina, o romantiche fughe su isolotti deserti, sono alcune delle tante opzioni possibili. E se Nassau e Paradise Island sono il movimentato centro del divertimento, dello shopping e della cultura bahamiana, fra le isole dell’arcipelago ve ne sono alcune che possono ancora offrirvi il senso e l’emozione della scoperta. Acklins è una di queste isole, più appartata, meno conosciuta, ma non per questo meno attraente. Il silenzio avvolge la bellezza del paesaggio, esaltando dettagli umili quanto inestimabili: il colore vivo delle corolle degli ibisco, la bellezza di una conchiglia, la meraviglia di un uccello mai visto prima. La popolazione locale, allegra e accogliente, non supera i 600 abitanti: questa è la loro casa, ma sono tradizionalmente ospitali e quando chiedono “come stai”… lo stanno chiedendo per davvero. Molti di loro decorano i propri giardini con le innumerevoli conchiglie che sono disse-

minate su alcune delle lunghe distese di sabbia bianchissima. Lungo Pompey Bay Beach l’antico sito dei Lucayan (i nativi precolombiani) è uno dei più importanti tesori archeologici delle Bahamas. Altri siti più piccoli sono stati scoperti dagli archeologi del National Geographic a Samana Cay, a sud di Spring Point. A sud ovest di Acklins, Castle Island– un tempo covo di pirati - è famosa per il suo faro bianco, costruito nel 1867, mentre a est, i Plana Cays sono una riserva protetta della biodiversità, dove iguana

autoctone e le “hutie” sono difese dal rischio di estinzione. Ideale per una vacanza all’insegna dell’ecoturismo, di spiagge dove il distanziamento sociale è l’elemento naturale tipico di grandi spazi, e di ambienti selvaggi, Acklins offre quanto di meglio in fatto di pesca, escursioni in canoa, bird-watching, attività subacquea e snorkeling, esplorazioni delle grotte e trekking fuori dai sentieri più battuti. Frutti selvatici, cactus e piante medicinali si nascondono fra i cespugli.

Il gelsomino e molte piante locali hanno un così forte aroma da aver meritato ad Acklins l’appellativo di “fragrant island”, l’isola profumata. Tra queste ce n’è una un po’ speciale con un nome simpatico ed esotico insieme, che sembra quello di una danza caraibica: la Cascarilla. Si tratta di una pianta preziosa (Croton eluteria), un arbusto con rami la cui corteccia, aromatica e dal sapore amaro, simile a quello della china, è impiegata in medicina e nella preparazione di liquori e cocktail famosi in tutto il mondo. Ad Acklins la raccolta della cascarilla è una fonte di reddito e di lavoro, tanto che a questa pianta è stato dedicato l’Acklins Cascarilla Heritage Festival, con tanta musica e artisti locali quali Nita Ellis & Julien Believe, sfilate di moda, balli, giochi, animazione per i bambini, dimostrazioni di cucina, concorsi artistici e speciali attività che includono, tra l’altro, visite alla Portland Slave Plantation e il tour di un parco ecologico. Come arrivare: da Nassau è possibile raggiungere Acklins con Bahamasair due volte alla settimana Dove alloggiare: bahamas.com/hotels Per ulteriori informazioni sui criteri d’ingresso visitate: bahamas.com/travelupdates Per organizzare il viaggio e il soggiorno rivolgetevi alla vostra agenzia viaggi di fiducia.

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REGIMENTAL

LA NEO-SOBRIETÀ CONTAGIA ANCHE I SALOTTI DI MAMMA RAI Impermeabile alle cosiddette “garbate pressioni”, il nuovo amministratore delegato Carlo Fuortes ha segnato un cambio di passo nello stile e nei modi. E gli ambienti legati all’emittente pubblica si adeguano a cura di Monica Setta ADDIO AI SALOTTI DEGLI ANNI

preferendo solo incon-

Intanto, il cambio di

giato la mondanità di ritorno post

CHE FURONO, ADDIO ALLE CO-

tri blindati e sostanzial-

passo si vede, ecco-

pandemia. Basta guardare alla

LAZIONI

mente dividendo il lavo-

me. E proprio da quel

Festa del cinema di Roma dove

ro da tutto il resto.

modo sobrio di ap-

mai come quest’anno il gossip è

MENTE SUI GIORNALI DIVEN-

Raccontano i bene in-

procciare le cose che

stato assente. “Segno dei tempi,

TANDO NOTIZIA POLITICA. La

formati che Carlo Fuo-

ormai appartiene ai

ma un segnale sicuramente in-

neo sobrietà di Mario Draghi

rtes, origini pugliesi evidenti nel

salotti romani. La regina indi-

teressante” commenta la gior-

ha permeato la grande bor-

temperamento netto ma schietto

scussa è lei, Sandra Carraro

nalista Concita Borrelli, autrice

ghesia romana, la cosiddetta

ai limiti (a volte) della brutali-

che resta tale appunto per il suo

di tanti successi Rai (a partire da

intellighenzia già schiva di suo

tà avrebbe voluto andare alla

stile inconfondibile. Sandra è

Porta a Porta di Bruno Vespa)

e oggi ancora più dedicata solo

Scala. Quello era il suo sogno e

donna di intelligenza rara e con

nonché scrittrice, osservatrice

ad occasioni davvero importanti,

però quando è stato chiamato a

le sue amiche vere, una tra tutte

di costume e compagna del prin-

perlopiù di stampo istituzionale

ridisegnare l’assetto della Rai,

le brava Simona Agnes, neo con-

cipe Fulco Ruffo di Calabria.

e chic.

principale azienda editoriale del

sigliere di amministrazione della

Andare alla sostanza, aggiunge

È successo l’altra sera al Teatro

Paese, non si è sottratto, anzi. Ha

stessa Rai, parla poco di politi-

la bellissima Concita, è un dove-

dell’Opera dove è apparso, ra-

indossato la divisa e si è messo

ca. I loro discorsi sono sempre

re. Abbiamo tanti progetti, mille

dioso e in gran forma, il nuovo

a disposizione del servizio pub-

abbastanza filosofici, riferisce

obiettivi, un Paese da rimettere

amministratore delegato della

blico. La sua dote principale,

una fonte che chiede di resta-

in piedi dopo la pandemia covid

Rai Carlo Fuortes. Intorno a lui,

sostengono ambienti di palazzo

re anonima, mai un riferimento

19 e non c’è tempo da perdere.

immediatamente una folla gelati-

Chigi, è l’essere impermeabile

all’attualità, per così dire. Diversi

Le colazioni elegantissime tutta-

nosa di imprenditori o manager

alle “raccomandazioni” o alle

erano i salotti al tempo di Maria

via non passano mai di moda. Le

pronti alla facile ma sapiente lu-

garbate pressioni. Draghi lo ha

Angiolillo, la splendida signora

organizza la magnifica Marisela

singa e tante signore, in masche-

conosciuto un giorno prima di

che nel sontuoso villino Maria

Federici nella sua fantastica ma-

rina e tailleur griffato, ansiose di

nominarlo e anche i rapporti tra

a Trinità dei Monti ha fatto e di-

gione sull’Appia La Furibonda.

conoscere quello che tutti indi-

lui e la politica sono importanti

sfatto governi, vertici di aziende

Ma il parterre è selezionatissimo

cano come il vero re di Roma.

alla più assoluta libertà. Funzio-

e segreterie di partito.

e poi c’è la padrona di casa che

Potente, anzi potentissimo, Fuo-

nerà questo schema nella poli-

Oggi quel modo draghiano di

è garanzia di privacy integra-

rtes è molto ricercato ma dosa

ticizzata Rai? Ai posteri l’ardua

concepire le relazioni - solo fatti,

le. Che cosa chiedere di meglio

le sue apparizioni al gontagocce

sentenza.

niente chiacchiericcio- ha for-

nell’’epoca della Draghi politik?

POI

“RISERVATE”

FINISCONO

CHE

REGOLAR-

DA SINISTRA: CARLO FUORTES, SANDRA CARRARO, SIMONA AGNES E MARISELA FEDERICI.

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Uscire dal labirinto del Natale senza stress? Con MBE puoi. Affidarsi agli specialisti MBE significa avere tutto sotto controllo: dall’imballaggio, alla logistica, alle spedizioni. Perché la serenità è un regalo bellissimo. Soluzioni su www.mbe.it

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