Economy Ottobre 2020

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ECONOMY | ANNO IV | N.38 | MENSILE | OTTOBRE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 6 OTTOBRE 2020

POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

www.economymag.it

Ottobre 2020 Euro 3,50

Matteo Achilli: «Così Egomnia mette insieme talenti e lavoro» - L’ALTRA COPERTINA

COME CAMBIA IL METRO QUADRATO Giovanni Costantino, Ceo di The Italian Sea Group, a bordo del Geco, l’ultimo nato della sua flotta di yacht da sogno

Breglia (Scenari Immobiliari): «Il mercato si avvicina alla quiete dopo la tempesta, nel ‘21 attrarrà investimenti e ripartirà»

Catella (Coima): «L’immobile rende di più se ha il certificato ecologico». Copernico: «Il coworking cambia ma non tramonta»

DRONI E TUNNEL, LA LOGISTICA LASCIA LA SUPERFICIE

Amazon avvia le microconsegne aeree mentre c’è chi va sottoterra: il futuro svelato da Sean Culey PARLA FILOMENA MAGGINO: BENESSERE, MA SOSTENIBILE Intervista con la presidente della Cabina di regia Benessere Italia a Palazzo Chigi • Ecomondo, un expo di rinnovamento • Sostenibilità, occhio ai bilanci “furbetti”

SOS, URGE UN PIANO

VACCINO AL GALOPPO

L’Italia in ritardo sul Recovery di Franco Tatò

Da Cellex un dispositivo per raddoppiare la produttività

ATTENTI AI SOCIAL Sono pensieri in presa diretta di Andrea Granelli

IL TRENO DELLE PARITÀ Fs prima nel settore trasporti per le policy sul lavoro femminile


«COSÌ EGOMNIA METTE INSIEME TALENTI E POSTI DI LAVORO» Parla Matteo Achilli, l’ex startupper diventato imprenditore di successo: «Con i nostri software i curricula diventano un motore di qualità» da pag. 71 a pag. 73

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EDITORIALE

POLITICA SENZA ALIBI ALLE SCADENZE EUROPEE

I

l nemico esterno non c’è più, almeno fino alla scadenza della legislatura: la spallata del centrodestra alle ultime regionali non c’è DI SERGIO LUCIANO stata. I Grillini, usciti malconci nella credibilità dai primi due anni di governo, hanno recuperato qualche punto col successo referendario. Il Pd ha tenuto in due sue regioni-baluardo. Dunque adesso i partiti di maggioranza non hanno alibi: possono, e dovrebbero, lavorare compatti nell’interesse di un Paese in ginocchio. Al momento in cui questo numero di Economy viene chiuso in redazione, i contagi da Covid-19 procedono in Italia più lentamente che in Europa, ma questa è un’amara soddisfazione perché, come ammonisce la Bce, la ripresa, di questo passo, sarà lenta e modesta. Il premier Conte, confermando il suo acuto senso politico, si è chiamato fuori dalla bagarre pre-elettorale e oggi può riprendersi la leadership che i fatti gli hanno conferito. Ha provato ad agire per tempo, sui piani da presentare in Europa per la Next Generation Ue, inviando a Camera e Senato la prima bozza, 38 pagine e 32 slide, con idee – per carità - interessanti e valide, ma generiche. Era fatale, in questa fase:

IL CORSIVO

ora però si tratta di uscire dal generico per arrivare alla scadenza del piano particolareggiato entro aprile, disboscando il terreno dagli intralci ahimè piovuti addosso da tutti i ministeri, con le loro 550 proposte. Manca, però, in premessa, una presa d’atto: che in Italia, al di là della retorica di regime, funzionano solo gli spontaneismi, e mai il sistema Paese. Dalle imprevedibili defaillance della nostra sanità alla latitanza delle autorità nei casi efferati di ordinaria criminalità alle mostruosità burocratiche che stanno ancora ritardando i pagamenti dovuti per la Cassa integrazione, ecco: se la burocrazia e la magistratura non funzionano, null’altro può funzionare. E da Tangentopoli in poi nessuno ha mai fatto nulla di serio per ricondurre a produttività decorosa i colletti bianchi, e a fattività civile le toghe, che terrorizzano i politici con il loro potere insindacabile e sono state rafforzate – paradossalmente – dai vent’anni di attacchi berlusconiani, risoltisi con la sostanziale sconfitta dell’attaccante. L’assordante silenzio con cui sta passando in cavalleria lo scandalo Palamara, spia rossa di un malcostume capillarmente diffuso, vale più di mille analisi. E dunque, la responsabilità che la storia scarica sulle spalle del governo Conte, e in particolare del suo capo, è enorme. Il Paese è socialmente spaccato ed economicamente allo stremo. La

politica è priva di leadership, e lo sono anche i due partiti di coalizione, per quanto usciti rafforzati dal voto del 20 e 21 settembre, soprattutto per la debolezza dell’alternativa. A Conte, dunque, il ruolo più difficile: portare avanti anche misure impopolari, o impolitiche (che è lo stesso). Sì al reddito di cittadinanza, ma non gaglioffo e confusionario come l’ha voluto Di Maio. E sì al Mes, anche se Di Maio dice di no. Sì a una riforma delle pensioni che mitighi la Fornero, ma non estremista come la volle Salvini. Sì all’umanità nell’accoglienza dei migranti, ma come la immaginava Minniti, non la Boldrini. Sì alla flessibilità sul lavoro, ma come la chiedono le persone equilibrate, e non come la vagheggiava Renzi, come se fossimo in America. E poi, di nuovo: burocrazia da riformare, con dosi d’urto di responsabilizzazione e meritocrazia (figuriamoci…); e magistratura da ricondurre all’obbligo della performance, creando il necessario consenso istituzionale verso una riforma che ne riduca gli arbitrii. Solo con queste premesse, e con un piano severamente gerarchizzato e focalizzato negli obiettivi, l’Italia potrà ricavare una ripresa vera dai 209 miliardi – o, sommando tutto, 300 – degli aiuti europei. È veramente l’ultimo treno, chi dovesse perderlo passerebbe alla storia come il certificatore della fine dell’Italia in quanto Stato sovrano.

CARI INSERZIONISTI DEL WEB, OCCHIO ALLA SCEMENZA ARTIFICIALE

M

i scrive un grandissimo social network, sull’indirizzo email che ho usato a suo tempo per registrare il mio account: “Ciao Sergio Luciano, sulla base della tua attività recente, pensiamo che questo ti possa interessare”… E la mail mi veicola l’immagine di un televisore, anzi di uno smart-tv, della Lg, che costa solo euro 379, imperdibile. Ora, io ho pensato di scrivervi queste poche righe per solidarietà verso la Lg. Cari amici della Lg, dovete sapere che è più facile, in questo momento, che io compri un sincrotrone a manovella, un’astronave interstellare o due tonnellate di zafferano o ancora centomila punte da

3 millimetri per il trapano elettrico piuttosto che un televisore smart-tv. Ne ho già tre: mea culpa, ma ne ho tre, e non sono neanche LG. Non li guardo mai. Proprio non mi serve il quarto, e se se ne scassasse uno, non lo sostituirei. Quindi quelli del social più importanti del mondo proprio non c’hanno azzeccato, stavolta, con me: ma non è la prima volta. Nella mia “attività recente” non c’è proprio nulla, ma nulla di nulla, che potesse far arguire la mia intenzione, ma nemmeno la più larvata disponibilità, a comprare uno smart-tv. Fidatevi, questa non è intelligenza artificiale, è scemenza naturale. Tutta la Rete ne è piena. Per

favore, voi di Lg - come voi tutti inserzionisti del web - riguardatevi le statistiche macroeconomiche, farlo costa niente ed è semplice, proprio roba da primo ragioneria. E vi accorgerete che da quando i social hanno trasformato la dieta mediatica della gente normale in una specie di abbuffata pantagruelica - per cui chi prima vedeva 10 spot al giorno in tv e 10 inserzioni su un giornale e magari ascoltava 10 spot radio oggi ne subisce un totale di 3000! - la propensione complessiva dei consumatori a spendere non è cambiata rispetto al Pil neanche di un microgrammo, a dispetto del bombardamento. Ergo: servono a poco, spesso a niente. (s.l.)

3




SOMMARIO

Ottobre 2020 013

COVER STORY

DOPO IL COVID SARÀ TUTTO UN ALTRO MATTONE

018

L’INTERVISTA/GERMANO LANZONI

020

SOSTENIBILITÀ

022

COWORKING

Con la pandemia cambia il mercato immobiliare. Che non scoppierà, ma cambierà radicalmente

Amata dai meneghini, odiata dai southworkers, comunque invidiata. E ora che fine farà la grande Milano? Dalle certificazioni Leed a quelle Well. Gli investitori confermano: l’immobile rende di più se ha il “bollino verde” Dal modello Hubs&Clubs agli spazi flessibili: la nuova organizzazione fa leva sull’ufficio “diffuso”

047 SUSTAINABILITY

025 GESTIRE L’IMPRESA

& CIRCULAR ECONOMY

059 FINANZIARE L’IMPRESA

QUEI BENEFIT IN BUSTA PAGA

difficili da inquadrare

BENESSERE ITALIA, 5 MOSSE

di investitori... in Borsa

028

ESCLUSIVO

050

GREENWASHING

062

Quel vizio in bilancio

COFIDIS

033

WORLD BUSINESS FORUM

052

PLUG AND PLAY

064

FINANCIAL DELIVERY

La sostenibilità economica

034

GENDER EQUALITY

055

ECOMONDO

066

RSM ITALY

036

FEDERMANAGER

056

NSA ECONOMY RANKING

MOONLY

068

I temporary e fractional manager

038

LEGALTECH

057

PELLAN

040

JEEP

Donna al volante... del fuoristrada

EGOMNIA È CRESCIUTA

042

FERVO

074

CELLEX

078

COLOMBINI GROUP

044

Così sarà la logistica del futuro Due giorni per reinventarsi

Il primato virtuoso delle Fs Italiane

Postille e... algoritmi

Il facility management vola

BROTHER

Dal digitale alla carta e viceversa

4

057

per un Paese ecosostenibile

L’economia circolare in expo

Il benessere arriva dalle Dolomiti Una questione di... pelle

START UP E SCALE UP A CACCIA

L’e-shop vola grazie alle rate La “borsa” dei minibond

Le novità nel Decreto Agosto

La ceramica made in Italy

072 STORYLEARNING

e fa incontrare talenti e lavoro Il bioreattore made in Italy Il nuovo piano strategico



SOMMARIO

Approfondimenti

087

098 082

084

008

SARÒ FRANCO di Franco Tatò

010

TRA ME E TECH di Andrea Granelli

087

UOMINI & DENARI di Alfonso Ruffo

088

GENDER GAP C’è un divario a favore delle donne

092

CONFPROFESSIONI Le riforme mancate

094

LIUC BUSINESS SCHOOL Il data science

098

PRIVATE BANKER di Ugo Bertone

100

QUI PARIGI/QUI DUBAI Uno sguardo sul mondo

102

CI PIACE/NON CI PIACE I promossi e i bocciati del mese

ARTIGIANATO

I maestri d’arte

STARTUP

Se i cervelli non fuggono...

105 COMUNICARE L’IMPRESA

117

118

123

ASTAUTO

La rivoluzione dell’auto usata

NEWS DALLE AZIENDE La parola alle imprese

E POI....IL PIACERE

Il mensile dell’economia che cambia Direttore responsabile Sergio Luciano In redazione Marina Marinetti (caporedattore) Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi Hanno collaborato: Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Giovanni Francavilla, Giuliana Gemelli, Andrea Granelli, Emanuele Lumini, Franco Oppedisano, Massimo Pittarello, Marcello Presicci, Francesco Rotondi, Monica Setta, Francesco Signor, Gustavo Troisi Partnership editoriali Aifi; Aiti; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Consiglio nazionale dell’Ordine dei consulenti del lavoro Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Comitato scientifico Franco Tatò, Marco Gay, Anna Gervasoni, Federico Pirro, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio °°°° Per la pubblicità su questa rivista Oyster s.r.l. Concessionaria esclusiva Amministratore unico Domenico Marasco Responsabile commerciale Fabrizio Spaolonzi °°°° Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia

che fanno bene al brand

QUEI BUONI PROPOSITI

tra l’uomo e la macchina

108

WEB MARKETING

126

FRESCOBALDI

110

PERSONAL BRANDING

128

MOTORI

I servizi di Comunica col Web La persona giusta al posto giusto

113 FRANCHISING

130

IL FRANCHISING CRESCE

come antidoto alla crisi

116

CARREFOUR

La squadra e il territorio

6

LA RELAZIONE “INTIMA”

Il vino buono punta alla Cina L’ibrida intelligente

LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Direttore editoriale Alfonso Ruffo °°°° Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 - Segrate 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI) Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Numero iscrizione ROC: 29993

126

Numero chiuso in redazione il 23 Settembre 2020



COVERSTORY

SARÒ FRANCO

QUEI TROPPI PROGETTI IN ORDINE SPARSO

I

l documento con le “Linee guida per la definizione del Piano nazionale di ripresa e resilienza” inviato a metà settembre dal governo ai presidenti di Camera e Senato è una lista di desideri molto generici, tutti vani se non trasformarti in scelte e atti concreti per attività specifiche. L’Europa ci chiede questo, per assegnarci i fondi della Next Generation Ue. Quelle linee guida sono appunto utili ad A VITTORIO COLAO CONTE AVEVA AFFIDATO IL COMPITO DI COORDINARE LE PROPOSTE PER LA FASE 2... PER POI DILUIRLO IN UNA MEGACOMMISSIONE un inquadramento generale dei problemi, posso essere una struttura snella per il 17 membri – in ossequio alla illustrate ai presidenti di primordiale. Un fatto coordinamento delle attività sindrome italica secondo cui Camera e Senato, non sconcertante. sulla digitalizzazione. E non dev’essere mai nessuno all’Europa. Si capisce poco Chiediamo all’Europa i fondi stanno assegnando con che possa da solo pensare o nulla su quel che accadrà per ripartire, tanti soldi. molto criterio i meno soldi agli interessi generali, poi. E si esce dai tentativi di Ma dev’esserci un piano che prevedono di ricevere. perché ci sarebbe il rischio analisi con una grandissima d’utilizzo chiaro, semplice ed Il presidente del consiglio che trascurasse, non sia preoccupazione e la triste affidabile, su progetti seri: Conte sorprese tutti, il 10 mai, qualche interesse sensazione che riceveremo, digitalizzazione, ambiente, aprile scorso, compiendo partiolare. sì, queste risorse finanziarie riforme, modernizzazione, – anche su Diluire Colao in una ma le pubblica amministrazione, CHIEDIAMO ALL’EUROPA autorevoli megacommissione fu un sprecheremo e istruzione, sanità. Su I FONDI PER RIPARTIRE suggerimenti errore capitale. Anche i non riusciremo tutto questo, sui dettagli MA NON SIAMO IN GRADO istituzionali comitati ristretti in genere ad avere, grazie e le priorità, per ora c’è DI DEFINIRE LE PRIORITÀ - una non combinano niente ad esse, né confusione o polemica. Sul scelta ideale: affidare a sull’emergenza, perché un Paese migliore né una lascito di Colao non si sa Vittorio Colao il compito quando c’è emergenza si scuola migliore, perché nulla perché l’interessato, di coordinare le proposte deve essere in pochi. Eppure mancano i presupposti. molto signorilmente, se n’è progettuali per la cosiddetta è stato fatto, malgrado Facciamo un confronto con andato senza dichiarazioni, Fase 2. Non avrebbe potuto tutto, un buon lavoro. Di la Germania: anch’essa ma il suo silenzio è sonoro fare scelta migliore, Colao cui però non è rimasto ha problemi a bizzeffe. È come le trombe del giudizio. è un grande manager, dall’ nulla. Ed oggi siamo alle un grande esportatore, ha Sono personalmente molto esperienza internazionale, centinaia di progetti, il cui un’enorme economia, ma preoccupato da questo che sicuramente avrebbe costo assomma addirittura a non è digitale e rischia di quadro. fatto molto bene… Subito 550 miliardi, più del doppio trovarsi tra qualche anno Mi sarei aspettato pochi dopo, però, con generale di quelli disponibili. Sono totalmente spiazzata per progetti di grande respiro sopresa, si decise di progetti piovuti a Roma da questo. Ma se ne rendono e immediata utilità. Le circondare Colao con una tutta Italia, scoordinati l’uno conto, e stanno correndo possibilità sono evidenti. Un gigantesca comissione – ben dall’altro, in un disordine ai ripari. Hanno creato piano nazionale del ministero

8


di Franco Tatò

CHE MARCISCONO NEI CASSETTI DEL GOVERNO senza concretizzare nulla ente locale, ogni territorio, ed anche gli sviluppi delle ogni amministrazione fa ultime settimane – tra la sua digitalizzazione in Tim, Open Fiber, Cassa autonomia? È stato così depositi e prestiti, Macquarie finora, ma è un disastro, e Vivendi – sembrano perseverare sarebbe folle. La segnare il passo. Stiamo caratteristica dell’ambiente parlando dell’infrastruttura digitale moderno è la scelta più importante e cruciale di un ecosistema integrato del Paese, entro il quale IL GOVERNO NON HA DATO e questi si far crescere L’INDIRIZZO DI METODO insieme tutti OPERATIVO: DOVREMO RIFARE occupano e TUTTO E PAGARLO DI PIÙ si dividono i fattori di su minuzie? efficienza, il A qualcuno è andato in segreto di Steve Jobs. mente di andare in Estonia Come derivata della ad imparare come funziona digitalizzazione carente, c’è lo Stato digitale? Progetti di il tema della rete a banda questo genere vanno fatti da ultralarga da implementare. grandi specialisti, non è che Sono anni che si discute

dell’Ambiente contro il dissesto idrogeologico. Un programma organico di valorizzazione dei beni culturali, partendo ad esempio da quella straordinaria filiera di gemme architettoniche che, dal Trentino alla Sicilia, sono i castelli medievali: si poteva ipotizzarne la ristrutturazione e il rilancio come snodi di promozione della vita locale e dell’attrattiva turistica. Per non parlare delle ville e dei palazzi storici. E ancora: la digitalizzazione. Non la si può certo fare a spizzichi e a bocconi. Ogni

puoi affidarli ai ragazzi! Una volta era facile si affidava tutto all’Ibm, e via. Oggi non si fa più così. Occorre instaurare un ecosistema digitale in cui ambiti interi dell’economia e della società pensino e si muovano in maniera digitale, con grande velocità rispetto al passato. Lasciare in un cassetto questo 500 o 600 progetti in ordine sparso è una cosa ridicola. Il governo non ha dato l’indirizzo di metodo operativo, rischiamo di pagarla cara, dovremo rifare i progetti tre volte, costeranno il triplo e ne usciremo delusi.

IL CORSIVO

CREATIVITÀ E GENEROSITÀ: UN’ACCOPPIATA VINCENTE di Giuliana Gemelli*

Gli angeli paffutelli e radiosi, musici

artistico, con la creazione di numerosi

e cantori che hanno ispirato la

negozi monomarca che affiancano un

are bene

fondatrice della Thun, la contessa

retail in crescita esponenziale in tutto il

il bene” è

Lene, che plasmava l’argilla tenendo

mondo. Creatività dunque ma non solo

d’occhio i suoi due angioletti, Leopold

perché l’irradiamento dell’iconografia

ormai ricorrente nel mondo aziendale

e Peter, hanno tracciato nuovi sentieri,

Thun ha coinvolto anche l’universo

che ambisce ad auto-rappresentarsi

sempre più ampi e creativi sulla base

della cura soprattutto la cura che

in icone di responsabilità benevola.

di assetti finanziari consolidati nel

riguarda i bambini in forma spontanea

Poche sono però le aziende che

passaggio alla seconda generazione e

ed armoniosa, coinvolgendo anche

rendono operativo questo slancio

ora alla terza , rappresentata da Simon,

i collaboratori dell’impresa in un

verbale. Una di queste è sicuramente

un trentenne sereno e determinato che

volontariato entusiasta e “familiare”.

la Thun, con sede a Bolzano, ma

si è nutrito della tradizione di famiglia

Tutto questo grazie alla Fondazione

con una configurazione strategica

mentre faceva esperienze all’estero, in

Lene Thun di cui vi racconterò la

internazionale, basata su modalità

estremo oriente, negli Usa e in Europa.

storia...

di comunicazione e su alleanze

Innovazione a tutto campo alla Thun

fondate sulla fiducia, la trasparenza

con l’invenzione simultanea di punti di

e certo non da ultimo, percorsi di

ristoro e di ritrovo ispirati alla bellezza

digitalizzazione ad alta intensità.

e al buon gusto non più soltanto

“F

una formuletta

Contatti per saperne di più: giuliana.gemelli@unibo.it http://grandegiu.blogspot.it/p/ progetti.html

9


COVERSTORY

Attenti ai social: non è informazione ma pensiero in presa diretta di Andrea Granelli

S

top hate for profit è il nome di una protesta contro Facebook e Instagram che in questi giorni è all’attenzione della cronaca; l’interesse mediatico, al di là del tema specifico, nasce dal fatto che vi stanno partecipando moltissime celebrità… usando per altro gli stessi meccanismi di visibilità che vengono criticati. Alcuni di questi personaggi non sono solo celebri ma hanno nei fatti contribuito alla evoluzione, o meglio trasformazione, di queste piattaforme social nella forma che oggi conosciamo. Pensiamo a Kim Kardashian (nella foto in basso) – che da sola vanta 188,8 milioni di follower – oppure Jennifer Lawrence, Leonardo Di Caprio, Orlando Bloom, Sasha Baron Cohen, solo per citarne alcuni. La protesta di questi influencer è certamente clamorosa: chi vi aderisce sta congelando il proprio account in segno di protesta contro l’odio che si diffonde in rete, di cui queste piattaforme sono ritenute responsabili. Questo movimento riprende il boicottaggio mosso tra lo scorso giugno e luglio contro Facebook da moltissime aziende – pensiamo a Starbucks, Coca-Cola, Unilever e molte altre – che hanno interrotto i loro investimenti pubblicitari per sollecitare la piattaforma a moderare toni e contenuti dei post e dei commenti. Facebook non è rimasta ovviamente insensibile al tema: una ricerca recente stima che, nel primo trimestre del 2020, siano stati rimossi dalla piattaforma 9,6 milioni di contenuti catalogabili come hate speech. Bloomberg ha stimato che per la prima protesta la società abbia perso circa otto miliardi di dollari per la sospensione dei pagamenti in pubblicità delle grandi multinazionali. Vedremo poi la durata e l’efficacia di questa nuova iniziativa. Oggi possiamo limitarci ad alcune considerazioni. Forse questa protesta, al di là delle sue finalità e del suo impatto, potrebbe contribuire a destarci dal torpore con cui tolleriamo – o talvolta adoriamo – questo ambienti mediatici digitali. Già la parola influencer dovrebbe farci suonare un campanello. Nomen omen, dicevano i nostri avi. Influenzare non è una bella parola: richiama la persuasione inconsapevole, occulta, la manipolazione con il sorriso. E oggi la sua carica negativa (potremmo dire virale) esce potenziata

10

LA GERGALITÀ ORALE STA RIDUCENDO LE NOSTRE CAPACITÀ DI SCRITTURA dall’essere legata a doppio filo con il Covid… semplice influenza? Ai tempi in cui la Spagnola mieteva le sue vittime, difficilmente la stampa avrebbe usato la parole influencer per parlare di figure di successo adorate da un folto pubblico. Oggi – in piena pandemia – ci ritorna in mente l’espressione untore. E poi le finalità di questi siti. Il dover comprimere il contenuto dei messaggi per catturare l’attenzione e non creare eccessivi sforzi cognitivi, le modalità in presa diretta dove si scrive ciò che passa per la testa (o si commenta ciò che si sta facendo in quel preciso momento) contrabbandandolo come affermazione autentica in quanto non mediata da un pensiero riflessivo e critico o da chissà quale finalità nascosta. Ma anche la pratica diffusa della gergalità orale, che sta progressivamente riducendo le nostre capacità di scrittura confinandoci a strutture discorsive semplici (paratattiche), poco argomentate e documentate, molto urlate e quasi sempre corredate di immagini, il cui potere avvolgente e manipolativo spesso oscura lo stesso contenuto del messaggio. Il problema non è tanto l’esistenza di questi siti quanto il fatto che sono in molti a frequentarli in modo assiduo e sistematico e a considerarli alla stregua dei media mainstream. Così facendo i “follower” arrivano progressivamente a privilegiarli come fonti autorevoli (e spesso uniche) per la loro sedicente e seducente autenticità. Autenticità che deriva non dal rispondere a criteri particolarmente stringenti di fact-checking o dall’essere schermati dalle molteplici forme in cui si manifesta il vested interest, ma perché ritenuta comunicazione che sgorga dal “di dentro”, non mediata dagli organi di informazione, quelli che i complottisti di QA non chiamerebbero “Deep media”. Forse sarebbe meglio parlare di autenticismo.




:

COVERSTORY FATTURATO IMMOBILIARE ITALIANO (mln di euro, valori nominali) SETTORE

VAR% VAR% VAR% 2019/2018 2020*/2019 2021°/2020

2018

2019

2020*

2021°

Residenziale

93.100

96.000

86.500

94.000

3,1

-9,9

8,7

Alberghiero

2.950

3.400

1.000

2.500

15,3

-70,6

150,0

Terziario/uffici

7.000

7.500

5.500

5.550

7,1

-26,7

0,9

Industriale

4.600

4.950

5.150

5.300

7,6

4,0

2,9

150

200

200

200

33,3

0,0

0,0

di cui logistica

4.450

4.750

4.950

5.100

6,7

4,2

3,0

di cui produttivo/artigianale Commerciale

8.900

9.200

6.700

6.800

3,4

-27,2

1,5

di cui Gdo

6.300

6.550

5.100

5.500

4,0

-22,1

7,8

di cui retail

2.600

2.650

1.600

1.300

1,9

-39,6

-18,8

Seconde case località turistiche

3.600

3.800

1.600

1.450

5,6

-57,9

-9,4

Box/posti auto

4.500

4.750

3.500

2.950

5,6

-26,3

-15,7

118.550

4,0

-15,2

7,8

FATTURATO TOTALE

124.650

129.600 109.950

* STIMA - ° PREVISIONE - FONTE:SCENARI IMMOBILIARI

Macché "bolla immobiliare": non scoppierà proprio nulla. Però si trasformerà: il nuovo metro quadrato è sostenibile, flessibile e si adatta alle nuove esigenze di spazi e distanze dettate dalla pandemia, con smart working, distanziamento sociale ed e-commerce ormai entrati a pieno titolo nella nuova normalità. Nella nostra coverstory i protagonisti del real estate raccontano come sta già cambiando il settore immobiliare in Italia.

18 L'INTERVISTA GERMANO LANZONI E I MILANESI SEMPRE MENO IMBRUTTITI

20 NUOVA EDILIZIA L'IMMOBILE RENDE DI PIÙ SE HA IL "BOLLINO VERDE"

22 SPAZI FLESSIBILI L'OCCASIONE STORICA DELL'UFFICIO DIFFUSO

DOPO LA PANDEMIA SARÀ TUTTO UN ALTRO MATTONE Spazi flessibili, hubs&clubs, logistica last mile, alberghiero e retail: ecco come il coronavirus sta ridisegnando il mercato immobiliare e le strategie degli operatori. Che non si aspettano nessuna crisi, anzi... di Marina Marinetti

Q

uelli che "adesso sì che scoppierà la le tendenze prossime venture e investendo in bolla immobiliare". Gli apologeti del uffici, retail, logistics e living con strategie nuosouthworking. I profeti della deserve e nuovi obiettivi. tificazione degli uffici. Quelli che "il retail non Più che pillole di ottimismo, gli oltre 200 tra avrà scampo, per non parlare dell'hotellerie". E imprenditori e manager riuniti al 28° Forum invece. La legge della conservazione della masorganizzato da Scenari Immobiliari a S. Marsa (nulla si distrugge, gherita Ligure hanno GLI OLTRE 200 TRA IMPRENDITORI tutto si trasforma) si iniettato un vaccino E MANAGER RIUNITI AL 28° FORUM applica anche al matcontro il pessimismo. DI SCENARI IMMOBILIARI PREVEDONO tone. O, se alla chimiPer il 2021 le previUN FUTURO ROSEO PER IL SETTORE ca preferite l'antrosioni di oltre un quarpologia, l'evoluzione della specie è concetto to dei partecipanti (26%) puntano a un lieve assimilato tanto quanto quello del "nulla sarà miglioramento dell’industria immobiliare, più come prima": tra sviluppatori, gestori, proprivilegiando in oltre il 40% dei casi una certa gettisti e operatori a vario titolo nessuno, ma stabilità per i prossimi 3-5 anni gli scenari ipoproprio nessuno, è rimasto alla finestra aspettizzati sono più rosei e in quasi il 60% dei casi tando di vedere cosa sarebbe successo, ma vedono un piccolo miglioramento, con la stabitutti stanno giocando d'anticipo intercettando lità che scende a valori in torno a 25%. «Ci stia-

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COVERSTORY

mo avvicinando al momento di quiete dopo la tempesta», spiega a Economy Mario Breglia, (nella foto) presidente di Scenari Immobiliari. «Il mercato immobiliare italiano non smetterà di attrarre investimenti che nel 2021 privilegeranno in particolare i segmenti residenziale, logistico/industriale e terziario a Milano così come a Roma dove anche i mercati di nicchia si ritaglieranno una buona fetta del totale. Verranno penalizzati gli immobili in cattive condizioni con conseguente aumento sul mercato di quelli in disuso. Ci sarà un evidente rallentamento fino all'esaurirsi della pandemia, dopo di che il mercato vivrà un forte rimbalzo». Quanto ai vari comparti, «nel residenziale c'è domanda di spazi più ampi, case con terrazzo. Ma dato che sono pochi gli immobili sul mercato con queste caratteristiche, assisteremo a uno spostamento sul mercato degli affitti, che oggi gode di un'ampia offerta a canoni trattabili. Nel lungo termine avremo sicuramente la riscoperta dell'uso delle "altre case" (non chiamiamola "seconda casa") perché lo smart working sta cambiando le modalità operative di tante professioni, ma ci sarà bisogno di più uffici, di spazi umani e di spazi più grandi e più comodi, magari senza occuparli sempre, con

DOPO LA PANDEMIA IL MERCATO VIVRÀ UN FORTE RIMBALZO isole individuali e protette come quelle che Jacques Tati già nel 1967 inserì nel suo film "Play time". Anche piccoli centri si rivitalizzeranno, ma la città resterà sempre attrattiva, soprattutto per i giovani, che devono costruirsi una loro rete sociale e professionale. Sul fronte commerciale, assistiamo alla tendenza dei centri commerciali a contrarsi e alla nuova primavera dei negozi di prossimità». L'outlook di mercato Per quanto riguarda le quotazioni medie, si punta su una ripresa veloce per il settore ter-

La logistica cambia volto e spinge sull'ultimo miglio

ziario, dove è in corso un profondo cambiamento di organizzazione del lavoro e quindi anche degli spazi aziendali. E dopo un calo del 23,6% in Italia, il numero di scambi dovrebbe tornare sul mezzo milione per migliorare negli anni successivi. Il fatturato del mercato immobiliare italiano nel 2020 registrerà un calo del 15,2 %, ma l'’anno prossimo il fatturato complessivo dovrebbe tornare vicino alla soglia dei 120 miliardi di euro. E se per quanto riguarda gli investimenti in Italia nel 2020 non si dovrebbero superare i 5 miliardi di euro, contro i 12 dello scorso anno, per il 2021 è atteso un è uno dei settori immobiliari più attrattivo e competitivo. «Quest'anno si investirà forse ancor più del 2019, perché la spinta dell'ecommerce ha contribuito a dare appeal al mercato logistico, anche per investitori

Q

uello della logistica è il settore più

difficilmente supera il 10%. La domanda è

che hanno finora investito in altre asset

resiliente del real estate. Stando

maggiore al Nord e al Centro, molto forte in

class», conferma a Economy Alfredo Mauri,

al Borsino Immobiliare della Logistica

città prime come Genova, Milano, Padova,

head of logistics&industrial dept di Gva

H1 2020, redatto da World Capital in

Bologna, Firenze e Roma, e i valori sono

Redilco, il leader di mercato, che nel 2019

collaborazione con Nomisma, il mercato

in leggero rialzo per gli immobili di nuova

ha transato circa un quinto del miliardo

immobiliare logistico italiano non ha

costruzione, con le performance migliori

e mezzo di euro messo in campo dagli

risentito più tanto dell'impatto del Covid:

nelle piazze di Firenze (prime rent italiana

operatori logistici. «Quest'anno la quota

l’81% delle trattative si finalizzerà entro

con 65 €/mq/anno per il nuovo e 54 €/

dovrebbe salire intorno al 30%: abbiamo

un anno, mentre soltanto il 19% delle

mq/anno per l’usato), Genova e Milano

una forte specializzazione nel settore»,

operazioni si prolungherà oltre i 12 mesi.

e una media nazionale italiana (sia per

spiega Mauri. Un settore che in Italia conta

Si tratta di un mercato competitivo, che

gli immobili nuovi che usati) è di 42,46 €/

circa 17 milioni di metri quadrati di stock

lascia poco spazio alle contrattazioni, come

mq/anno, in crescita rispetto allo scorso

di grado A (strutture alte almeno dieci

dimostra la percentuale di sconto, che

semestre. L’asset class logistico, insomma,

metri, compliant con normative anticendio

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IL NUOVO METRO QUADRO

ritorno sui livelli medi dello scorso decennio. «È come se aveassimo assorbito tre anni di crisi finanziaria», commenta Luigi Donato, capo del Dipartimento immobili e appalti della Banca d'Italia: «Siamo tornati indietro, mentre nel 2019 avevamo cominciato a correre. L'aspettativa da parte del mercato di una ripresa si basa su questo. Le abitudini delle famiglie cambieranno: a dispetto delle difficoltà dal punto di vista dell'occupazione e della riduzione del reddito, ci sarà un impulso positivo al settore residenziale. Diventa fondamentale ora un'abitazione in grado consentire di lavorare mantenendo il filo diretto con la propria azienda anche nei periodi in cui il lavoro verrà svolto da casa, elemento ormai acquisito del nostro futuro così come la didattica a distanza. Le abitazioni assomiglieranno un po' più a uffici mentre viceversa gli uffici assomiglieranno sempre di più ad abitazioni». Flight to quality La pandemia, di fatto, ridisegna il futuro del mattone. Che, però, era già in atto: l'attenzione alla sostenibilità, gli smart building, gli spazi flessibili, i servizi erano già ricercati dal mercato anche prima. Solo

l'offerta era ancora scarsa. Ora, però, si preme sul pedale dell'acceleratore. «Il 2020 non è assolutamente un anno da buttare: alla fine avremo dei volumi simili a quelli del 2016-17. Torniamo indietro di qualche anno, ma non di vent'anni», conferma a Economy Alessandro Mazzanti, ceo di Cbre Italia. «È probabile non si arrivi lontano dagli 8 miliardi di euro, veniamo da un anno in cui abbiamo fatto 11 miliardi. E se la logistica ha grandi spazi per crescere e il residenziale, in cui negli anni scorsi non abbiamo visto investimenti, è finalmente partito anche da noi e consentirà negli anni una crescita dimensionale importante di tutto il settore, sulla parte dei centri commerciali sarebbe importante far partire qualche sviluppo. Negli uffici esistenti in buone location non vedo cam-

UN FRAME DI "PLAY TIME", IL FILM DEL 1967 DI JACQUES TATI

biamenti di prezzi, ma ci sarà una selezione maggiore sugli sviluppi. Oggi si investe di più sulla qualità e sulla sostenibilità, c'è maggior attenzione al benessere dei collaboratori e necessità di utilizzare gli spazi anche per eventi. Gli uffici diventano un luogo di scambio con i propri clienti, magari con meno spazi dedicati al lavoro individuale. Non parliamo di uffici più piccoli, ma di spazi diversi. C'è molto da investire: il 2021 sarà ancora un anno di transizione, ma sono confidente questa crisi passerà più velocemente di quanto non è passata crisi finanziaria. È un po' quando si spengono le luci nella fabbrica: la produzione ricomincia subito quando si riaccendono». Il ventesimo Outlook autunnale di Scenari Immobiliari parla di un 2019 con indicatori di fatturato e prezzi in crescita quasi ovunque, ma non in Italia, a causa della forte tassazione e dell'assenza di prodotti nuovi. Unica eccezione Milano, premiata dagli investitori internazionali e capace di offrire sia residenze che iniziative di sviluppo importanti e innovative. Ma per il prossimo anno sono attesi rimbalzi importanti in tutti i Paesi, con un più 7,8% per l’Italia, trainato dal

sempre più restrittive, certificate Leed o

gergo si definiscono full fillment e sono i

poco e gli spazi sono ampi, ma crescono

Breeam, il top di gamma delle certificazioni

grandi centri di approvvigionamento), ai

man mano che ci si avvicina alle città i

"green" per gli edifici) e che l'anno scorso

magazzini intermedi, i sortation center,

magazzini più piccoli. Anche i vettori della

ha segnato il record degli ultimi dieci anni,

intorno ai 40-50mila mq, fino ai distribution

distribuzione, come Gls, Dhl, Sda, stanno

con quasi 1,5 milioni di metri quadrati

center, o last mile distribution center,

ammodernando la loro supply chain in

di nuovi spazi logistici, con una vacancy

magazzini di prossimità dai mille ai 10mila

questa direzione». Così, si apre spazio

(il tasso di sfitto) ai minimi storici, che a

mq», spiega Mauri. Che cita anche l'esempio

anche al "refurbishment" con la demolizione

giugno di quest'anno non superava il 2%. E

di Esselunga, altro cliente di Gva Redilco:

e ricostruzione dei vecchi spazi inutilizzati

se un mercato si dice in salute quando la

«Abbiamo assistito Esselunga nell'apertura

da decenni, come la miriade di capannoncini

vacancy è inferiore al 6-7%, significa che

di alcuni magazzini dedicati alla consegna

che costellano la provincia italiana: un altro

la logistica, in Italia, scoppia di salute. La

della spesa a casa, spazi intorno ai

booster per il mercato immobiliare. E in città

tendenza, già in atto prima della pandemia,

10mila mq vicino alle tangenziali. Il retail

emerge una nuova nicchia: quella dell'urban

è il downgrade del retail out of town,

in generale ha scoperto l'importanza del

logistics: «magazzini di piccolissimo taglio,

accompagnata all'evoluzione degli spazi:

servizio logistico e anziché esternalizzarlo

non più di 500/1000 mq, magari pluripiano.

«Quando Amazon - di cui Gva Redilco è

ora lo segue internamente. La tendenza

Sono già presenti a Londra, e Tokyo e

advisor, ndr - apre i suoi centri distributivi,

è quella di avere una rete distributiva più

iniziano a esserci investitori specializzati nel

va dai grandi big box nel Piacentino dai

capillare: non spariscono i grandi centri

settore, come il fondo americano Prologis e

100mila mq in su, spesso multilevel (in

lungo le autostrade, dove il terreno costa

il fondo Mileway di Blackstone».

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COVERSTORY

Gli spazi flessibili a Roma (53 operatori) e Milano (72 operatori) Metri quadrati › 15,000

11,000 8,000 4,000 ‹ 100 Fonte: JLL - Flex space Italy Q2 2020 Coworking Roma: 39 Milano: 63

Business centre Roma: 14 Milano: 46

settore residenziale (+9%). Già, il residenziale, il brutto anatroccolo del real estate: «Le tendenze che ha portato la pandemia sono, in alcuni settori, dei cambiamenti strutturali accelerati», commenta Giampiero Schiavo, a.d.. di Castello Sgr: «Lo vediamo ad esempio nel retail e negli uffici, con impatti positivi anche sul residenziale, che torna un'asset class al centro sia delle strategie degli investitori privati che istituzionali. Certo, i rendimenti nel futuro sono un tema delicato, ma tendenzialmente stiamo vedendo transazioni sul core business con rendimenti intorno al 3%». «La lezione dalle precedenti crisi l'abbiamo imparata», spiega a Economy Gregorio De Felice, direttore ufficio studi di Intesa Sanpaolo: l'Europa e le autorità di supervisione hanno reagito bene allargando anziché stringere i cordoni della borsa, evitando di innescare un effetto prociclico. La nostra previsione del Pil per il terzo trimestre è un +10%, che non compensa i cali del 12,8 % del secondo e del -5,9% del primo, ma nel complesso dovremmo avere un dato annuale che segna un -9,5%, quindi non a doppia cifra. In campo immobiliare ci sono moltissimi progetti in pipeline: man mano che avremo più certezze ripartiranno anche gli investimenti. L'interesse degli investitori esteri nei confronti dell'Italia rimane». «Il mercato immobiliare è in salute, gli investi-

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Hybrid Roma: 15 Milano: 32

tori internazionali hanno liquidità da investire e il mercato italiano offre interessanti opportunità in nuove aree soprattutto nel segmento living, ossia residenze in affitto per famiglie, studenti e persone senior e nella logistica ultimo miglio», conferma Mario Abbadessa, senior managing director e country head del colosso americano Hines, che a inizio anno aveva anticipato di volere arrivare a investimenti per 5 miliardi entro un triennio: «Confermiamo i nostri obiettivi di investimento e infatti stiamo attualmente investendo su progetti importanti quali MilanoSesto, gli studentati di Ripamonti 35 e Giovenale 15, oltre che sull'area Ex Trotto sempre a Milano, cosi come nella ristrutturazione della Torre Velasca».

Il modello dell'Hub&Club Chi sostiene che le torri direzionali e le sedi in centro non servono più, forse ha male interpretato alcune recenti dichiarazioni dei vertici delle grandi aziende. Facciamo il caso di Tim, che ha recentemente annunciato che il 30% degli spazi resterà inutilizzato. Ma anche Eni si dice pronta a lasciare a lavorare da remoto il 35% dei dipendenti, a rotazione, mentre Unicredit valuta di tornare al 50% del totale, come Pwc nella terza torre a Milano. Il tema non è "meno metri quadrati", ma la de-densificazione degli spazi. «Le reazioni a caldo han-

HOTEL CON PIÙ CAMERE E NUOVI SERVIZI «L'hotellerie in Italia è un po' come quella legge della fisica quantistica che dice che se un fenomeno non è rilevato non esiste», ironizza Giovanna Manzi, ceo di Bwh Hotel Group Italia, che che conta su una rete di 180 alberghi in 120 località italiane, sotto i brand WorldHotels, Best Western e SureStay Hotel Group: «nell'immobiliare tutti hanno sempre pensato che gli hotel esistessero solo in determinate città e segmenti, ma in realtà in Italia abbiamo 33mila esercizi alberghieri, con circa 1,1 milioni di camere. In Spagna ci sono solo mezzo milione di camere e sono suddivise su 5mila esercizi: c'è una certa differenza». Il settore va cos'ì verso una razionalizzazione, con accorpamento di piccole realtà: «Il settore dovrebbe contrarsi per aumentare la capacità singola. La media delle 32 camere non può dare profittabilità nel medio lungo periodo, a meno che non abbia un significativo leverage daily rate: l'albergo ideale ha 80, 100 camere. Sarebbe bene anche normare la ricettività extra alberghiera, creando una differenziazione di mercato a beneficio di entrambi i settori. Ci aspettiamo il rinnovo di strutture prodotti». Così, Bwh ha individuato nuove opportunità: «Il nuovo trend è la differenziazione su diversi target. Il 5 stelle, per esempio, ora soffre per carenza straniera, ma non sarà così in eterno. E nei centri minori è opportuno inserire spazi flessibili per l'organizzazione del lavoro da remoto e del coworking. L'importante è anticipare i mercati del prossimo domani: se il mio hotel dipende per un 70%-80% dalla domanda internazionale, soprattutto dagli Usa, forse è meglio provare a guardare al Far East, dove la situazione è già in fase di risoluzione. Oppure al mercato domestico che è sempre una solida garanzia».


IL NUOVO METRO QUADRO

no generato un allert per il futuro dell’ufficio; oggi, c’è consensus che manterrà il suo ruolo centrale evolvendosi nei contenuti, nel design e nella tecnologia per dare risposta a nuove modalità di lavorare e alle aspettative delle società e dei loro dipendenti convergenti su temi di flessibilità, benessere & sicurezza e sostenibilità», spiega a Economy Luca Villani, head of Corporate Solutions di JLL, leader mondiale nei servizi immobiliari. «Il mondo corporate inizia a sviluppare un modello che prevede una componente "club" centrale, in sostanza un headquerter rivisto nelle dimensioni, ridotte, e con funzioni diverse, più tese allo scambio, al brainstorming e in generale allo sviluppo di sinergie, insieme a componenti satellitari sul territorio, gli hub, non necessariamente nello stesso comune, per accorciare tempo e distanza tra dipendenti e sede centrale, senza obbligare a lavorare necessariamente da casa». Anche perché i grandi colossi, dalle loro cattedrali nel deserto, puntano ai centri urbani. Se vogliamo prendere a modello New York, basti guardare ai 335mila piedi quadrati presi in affitto da Amazon nel quartiere di Hudson Yards, dove anche Facebook metterà radici (ma ha affittato anche il Farley Post Office sulla 34th street, o a Disney, che sta costruendo un edificio ad Hudson Square, dove anche Google ha intenzione di creare un campus lavorativo da 1 miliardo di dollari entro il 2028, che si aggiungerà agli uffici in Chelsea Market. Nel nostro piccolo (ma fino a un certo punto), abbiamo Porta Nuova, a Milano, dove già si sono insediati gli headquarter di Google, Samsung, Microsoft, UniCredit, Bnp Paribas (che occupa la Diamond Tower), Versace, persino l'Inter. E si inizia a vedere anche la sagoma del nido verticale firmato da Mario Cucinella Architects: una volta ultimato ospiterà il nuovo headquarter di UnipolSai. «Da febbraio, nonostante l’emergenza sanitaria in corso», sottolinea Massimiliano Morrone, responsabile asset & investment management e gestione immobiliare Gruppo Unipol nonché amministratore delegato di UnipolSai Investimenti Sgr, «stiamo avanzando in modo deciso con i nostri interventi di riqualificazione targati Urban

IL NUOVO ASSET DEL SOCIAL HOUSING Dopo mesi a casa con la mamma, nella loro cameretta da bambini, gli universitari non vedono l'ora di rientrare in città. Sarà (anche) per questo che Giovanni Maria Benucci, a.d.di Fabrica Immobiliare Sgr, il più grande proprietario italiano di studentati, con 500mila posti letto, non è afffatto preoccupato. Anzi. «Come investitori di lungo periodo avremo il tempo di raccogliere i frutti. La nuova moderna formazione attrarrà nuova domanda, in uno scenario che vede già una bassissima copertura del fabbisogno (appena il 10%), così come le nuove tipologie di residenzialità, basate sempre meno sullo spazio fisico e sempre più su infrastrutture e servizi». Fabrica Immobiliare fa rotta verso sud con nuovo modelli di residenzialità: «Abbiamo appena lanciato un prodotto destinato al residenziale in affitto, con una dotazione di 350milioni di euro, per investire su un residenziale moderno, in cui il cliente non è più solo un conduttore, ma un fruitore di servizi, dalla baby sitter alla fornitura di energia elettrica a condizioni di vantaggio. È un modello consolidato nel resto d'Europa, adatto alla grande città, ma che presto diventerà lo standard richiesto anche i provincia». E poi c'è il senior housing: «Lanceremo entro fine anno un prodotto destinato a investire in senior housing con servizi condivisi non orientati al tema dello schiettamente assistenziale, ma alla qualità della vita degli over 65, con una dotazione di 250-300milioni. Il residenziale comincia a diventare un'asset class moderna in Italia».

Up nell’ area di Porta Nuova a Milano, cinque grandi progetti che coinvolgono la riqualificazione di oltre 100mila metri quadrati e qualificano il gruppo Unipol come importante attore nella modernizzazione della città». E anche nel comparto immobiliare commerciale, le cose non vanno poi così male: in Europa, tra i Paesi a maggior sviluppo, spicca proprio l’Italia, con una quota complessiva nettamente superiore a quella degli altri mercati e pari a 1,46 milioni di mq, composti in prevalenza da nuove realizzazioni, per circa 790mila di mq. Quanto alle quotazioni, tutto dipende dalla location: le zone centrali mostrano una sostanziale tenuta dei prezzi medi di vendita e dei canoni di locazione, mentre quelle periferiche soffrono un po'. E le high street restano sempre ambite dai retailer e particolarmente ricercate dagli investitori specializzati, perché in grado di garantire un reddito più sicuro. Insomma: non è cambiato nulla... o quasi. Già nel primo semestre del 2020, il volume degli investimenti nel commercial real estate in Italia si attesta a quota 3,9 miliardi di euro, solo in lieve calo rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Il secondo trimestre del 2020, infatti, ha fatto registrare investimenti per 2miliardi di euro. Altro che "apocalisse"...

RETAIL DA RIPENSARE «Il settore dei centri commerciali è stato tra i più colpiti dalla pandemia, ma anche uno di quelli che si è dimostrato più resiliente», spiega Daniele Cabuli, direttore generale alla gestione e direttore commerciale di Immobiliare Grande Distribuzione SIIQ Spa, uno dei principali player in Italia nel settore immobiliare retail. «I centri commerciali continueranno ad avere un ruolo importante, con un’evoluzione del format. Dopo la completa riapertura delle nostre strutture, abbiamo cominciato a ripensare al modo in cui i nostri centri potessero soddisfare le nuove tendenze e necessità. La nostra strategia d’investimento è stata definita un anno e mezzo fa e non sono previsti cambiamenti, ma abbiamo deciso di riconsiderare l’offerta merceologica, in primis nei centri dove verrà realizzato il restyling, come a San Benedetto del Tronto e Mantova, e per la nuova apertura a Livorno nell’ambito del progetto Porta a Mare. Un ripensamento necessario per far evolvere i nostri centri commerciali e mantenerli attrattivi». 17


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«PER NOI GIARGIANA MILANO RIMANE AVANGUARDIA» Intervista a Germano Lanzoni, volto del Milanese Imbruttito, per parlare del futuro della “capitale morale”. Che si è riscoperta un po’ più fragile, ma che ha già individuato il percorso da cui ripartire di Marco Scotti «MILANO RIMANE COMUNQUE DAVANTI, AVANGUARDIA. STA SPERIMENTANDO UNA FASE DI RIASSETTO CHE LA RENDERÀ PIÙ VIVIBILE. Noi meneghini, d’altronde, siamo veloci ad adattarci e lo faremo anche questa volta, a costo di dover sacrificare qualche totem». Germano Lanzoni è ormai entrato di diritto nell’immaginario collettivo perché presta il volto al Milanese Imbruttito e la voce al Milan, di cui è speaker ufficiale da un ventennio. Fiero delle sue origini, anche se oggi, «per ragioni di rogito», è a tutti gli effetti un giargiana (alias, un non milanese) ha mantenuto un legame viscerale con la Madonnina.

Lanzoni, diversamente da altre città che sono tornate alla vita di prima, Milano sembra più sonnacchiosa, guardinga. I ristoranti sono ancora un po’ vuoti, i co-working sono pieni ma non pienissimi… È forse, dopo decenni, rimasta indietro? Io penso esattamente l’opposto: stiamo vivendo in anteprima il cambiamento. La mia percezione è che il futuro prossimo non sarà pari a quello che era prima del Coronavirus. Le aziende dovranno misurare la produttività re-

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ale di questi mesi di smart working e, quando si accorgeranno che gli indicatori sono cresciuti, non potranno fare altro che prendere atto che serve un riassetto e un cambiamento. Rimane sempre la città “faro”? Certo, anche perché solo qui le informazioni si convertono in opportunità. Quindi le distanze che noi siamo costretti a tenere, e che magari terremo anche in futuro, non inaridiscono il ruolo di Milano come sorgente. Rimane, invece, l’unica città veramente attrattiva, un modelDOPO AVER CAMBIATO VOLTO A RIDOSSO DELL’EXPO, OGGI MILANO SI TROVA AD AFFRONTARE UN NUOVO CAMBIAMENTO

lo che tutti vorrebbero e dovrebbero replicare. E questo non perché siamo particolarmente “fighi”, perché siamo sempre a fare gli aperitivi e a costruire grattacieli, ma perché qui ci sono ancora tante opportunità. Land of opportunities è già stata appaltata. Un altro slogan? Work in progress. Milano sta cambiando pelle, ha scelto di diventare più vivibile e questa nuova modalità di interazione con il mondo

passa anche dal fatto che certe soluzioni non erano compatibili con 1,3 milioni di persone che “usavano” la città quotidianamente. Inutile fare tanti peana sul car e bike sharing se poi bisogna fare la gimkana tra le macchine. C’è la connessione più veloce d’Italia, ci sono tante possibilità, ora mi aspetto che ci sia una redistribuzione degli spazi. Milano città democratica? Sicuramente non possiamo far finta di niente: ci attende un cambiamento dall’alto che permetterà di allargare la base. Sempre più persone dovranno incrementare la loro vivibilità urbana proprio perché nel futuro prossimo e a medio termine non ci sarà quell’invasione che ha caratterizzato il post-Expo. Appunto, l’Expo: Milano si era appena dotata di una faccia nuova, verticale, elitaria. Può già cambiarla? Certo che può, ed è figo che decida di cambiare. Il nostro punto di forza, quello che ci differenzia da altre città è che ci adattiamo facilmente al contesto. Non possiamo stare fermi, il nostro non può e non deve essere un vuoto correre sul posto, altrimenti ben venga la caduta dei troni. Non voglio Milano perché ha il prefisso “02”,


IL NUOVO METRO QUADRO

ritto di scelta, il che però non vuol dire radere al suolo la parte storica. Milano è forte perché ha contrasti, Corso Como, Piazza Gae Aulenti, ma anche gli incroci con le case di ringhiera e i vecchi tram che passano. Il contemporaneo deve essere contaminazione. Lei è la riprova che si possono fare tante cose: comico, comunicatore, formatore, adesso anche scrittore. Anche in questo caso trionfa la milanesità? Il mio lavoro è una costante e continua avventura di sperimentazione e diversificazione. Io cerco di mettere qualità nelle cose e ho la fortuna di essere un comico, il che mi porta ma perché mi piace la mia città, che mi stimola naturalmente a dover ripartire da capo ogni volta. a confrontarmi con la parte più alta possibile Quando si sale sul palco e si viene presentati c’è (o delle aziende. È come fosse un circolo virtuoso. almeno si spera) il boato del pubblico all’inizio, ma Però cambiare vuol dire anche abbandonare se poi le battute non fanno ridere non si può vivecerti totem che ci accompagnano da tempo: re di ciò che è stato. Ora ho avuto la fortuna, grazie ad esempio, da milaalla celebrità portata I GRATTACIELI, SAN SIRO, LA MOBILITÀ nista, saprebbe rinundal Milanese ImbrutCONDIVISA, I PROGETTI “SMART”: ciare a San Siro? tito e da altre espeIL CAPOLUOGO LOMBARDO DA ANNI Io parto dall’assunto rienze, di poter fare GUIDA IL CAMBIAMENTO che tutto ciò che è vivo dei progetti con granha un valore e tutto ciò che è morto è un ricordi brand. Il che significa confrontarsi con perdo. Quando il totem è una soluzione per la vita sone che hanno una vision precisa. A me poi quotidiana va bene e nessuno lo può abbatteil compito di cogliere le opportunità e trare. Ma quando la relazione è esclusivamente sformarle per le esigenze del pubblico. Mi personale, allora lì bisogna valutare un po’ piace essere sorgente, non solo prodotto. meglio, perché rischiamo di dare troppa importanza alle cose. Lo stadio di San Siro è stato donato dall’allora patron del Milan, Pirelli, alla città, ma se non dovesse essere più vivo e vitale, se dovesse diventare soltanto un luogo di pellegrinaggio di vecchi nostalgici, allora che senso ha tenerlo in piedi? Rischia di diventare un nuovo Colosseo. I romani non apprezzeranno… Ma è la verità. Il Colosseo uno lo guarda e pensa alla magnificenza, ma chi si metterebbe a cercare il seggiolino della curva su cui è stato seduto per 30 anni? E poi dobbiamo deciderci: o i luoghi valgono, e allora valgono tutti, oppure bisogna essere pronti a cambiare. Pensiamo a CityLife: era demanio pubblico, oggi è un quartiere innovativo. Pensiamo al grattacielo della Regione Lombardia che sorge su un boGERMANO LANZONI sco regalato alla città. Il contemporaneo ha di-

Ora è diventato anche autore di libri con “La terra dei pirla” in cui racconta il lockdown. Ci ho messo cuore e ironia. La scrittura poi rimane e anche il confronto con chi ti legge e vuole ascoltarti cambia radicalmente. Far ridere le persone con uno sketch registrato è più facile che farlo in una libreria, alle 18. Perché magari chi viene ha rinunciato a fare altro e ha altre aspettative. Il “pirla”, che ispirerà anche il mio prossimo spettacolo, è una bellissima sottomaschera da raccontare che riguarda un po’ tutti. La prima copia del libro lei l’ha consegnata al sindaco Sala. Che cosa pensa di lui? Crede che si ricandiderà? Io lo adoro, perché credo che sia una persona molto seria e intelligente. Ha riportato la figura di sindaco come punto di riferimento. Quello che apprezzo è che prende posizione non per mera appartenenza politica, ma perché ha un pragmatismo tipicamente milanese. La nostra è una città complicata, con delle periferie che sono difficili. Per il futuro mi auguro che l’elettore sappia scegliere con la “pancia” giusta, cioè quella che ha fame di rivalsa, non quella che sa solo brontolare. Spero che Beppe accetti questo mio endorsement nonostante un mio difetto… ovvero l’essere un giargiana. Sarebbe? Vivo a Cormano, ormai sono un giargiana a tutti gli effetti.

IL PUNTO DI FORZA DI MILANO È LA CAPACITÀ DI REAGIRE ADATTANDOSI VELOCEMENTE AL NUOVO CONTESTO 19


COVERSTORY

IL RENDERING DELLA TORRE BONNET NEL QUARTIERE DI PORTA NUOVA A MILANO

L’immobile rende di più se ha il “bollino verde” Cradle to cradle, Leed, Well, Nearly zero energy building: è il nuovo gergo del real estate, che ora punta sulla sostenibilità certificata. Perché aumenta il valore dell’edificio e anche la profittabilità di Marina Marinetti a sostenibilità, l’abbiamo capito, è un utenze minori, spazi più sani e più sicuri». imperativo categorico. Ma non (solo) Proprio per provarlo, la società ingegneristiper una questione etica: dai principi ca internazionale Arup s’è presa la briga di alla pratica, l’economia circolare applicata al analizzare cinque modelli di business immomattone è un booster per valori, rendimenti e biliare sostenibili già realizzati in altrettante ciclo di vita. Provare per credere. «Un immocittà europee (Aarhus, Amsterdam, Berlino, bile costruito in un’ottica di sostenibilità e cirLondra e Milano) ormai testati e quindi afficolarità dell’economia dabili. Ebbene, seconnon solo è “green”, ma ARUP HA ANALIZZATO CINQUE MODELLI do il rapporto “From DI BUSINESS IMMOBILIARE BASATI fa risparmiare e dura principles to practice: SULL’ECONOMIA CIRCOLARE, più a lungo», spiega a realising the value of DIMOSTRANDO LA LORO PROFITTABILITÀ Economy Francesca circular economy in Zirnstein, direttore generale di Scenari Imreal estate” gli edifici realizzati secondo i prinmobiliari, che dal 2017 ogni anno redige l’Oscipi dell’economia circolare, in cui le attività servatorio sulla sostenibilità e la sicurezza: immobiliari si concentrano più sulla fornitura «Si può intervenire lungo la vita dell’edificio di servizi che prodotti, offrono non solo nuove per mantenerne un buon grado di efficienza, entrate, ma anche un maggiore valore resiha costi di manutenzione inferiori, costi delle duo. E i dati dell’Osservatorio lo confermano:

L

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«Lo studio», continua Zirnstein, «ha permesso negli anni di individuare una variazione di valore realizzabile che va da un +3% a un +15% per quello che riguarda i canoni locativi e circa +10-12% per quello che riguarda il valore». Dei cinque modelli presi in esame da Arup e ripresi da Scenari Immobiliari nell’Osservatorio, quello con cui abbiamo più familiarità in Italia è quello degli spazi flessibili, che prende disponibili i metri quadrati inutilizzati a nuovi co-worker/inquilini, sviluppando il potenziale degli spazi sottoutilizzati e contribuendo a bilanciare allo stesso tempo i rischi. Applicato agli spazi commerciali di un edificio di Milano, il modello ha dimostrato delle entrate potenziali aggiuntive pari al 18% dei costi netti di locazione (Npc) su 12 anni. Poi ci sono le risorse adattabili, ovvero i molteplici usi degli edifici durante il loro ciclo di vita grazie alla riqualificazione. Questo modello è incentrato sul valore di creare edifici resilienti al cambiamento delle condizioni del mercato e delle aspettative sociali, esplorandone nuovi usi. Il modello, testato in Danimarca nella città di Aahrus, regista un incremento del tasso interno di rendimento (Irr) del 3% su 50 anni. Si arriva persino agli immobili... “mobili”: edifici riposizionabili, temporanei e modulari realizzati in siti inutilizzati per assolvere a una funzione specifica, poi spostati e riutilizzati. Questo modello è stato applicato in diversi siti nella città di Amsterdam portando a un incremento del tasso interno di rendimento (Irr) fino al 26% su 11 anni. Arup cita anche il modello del valore residuo: vengono negoziati contratti specifici sul trasferimento di proprietà dei materiali riutilizzabili dopo la demolizione, un o’ come quando si rifà il tetto della vecchia casa in campagna cedendo all’impresa i vecchi coppi del ‘700. Il trasferimento di proprietà e il pagamento del corrispettivo avvengono quando i materiali vengono “destrutturati” e immessi sul mercato del riuso. Questo modello permette di ridurre i costi netti di locazione (Npc) di oltre il 5% in 10 anni, così come è stato stimato sulla base dell’esperienza in un centro commerciale a Berlino. Infine, l’acquisto di prestazioni: il


IL NUOVO METRO QUADRO

FRANCESCA ZIRNSTEIN

modello di prodotto come servizio è esteso a livello dell’edificio. Questo modello è stato testato in un progetto di sviluppo immobiliare Btr (Built-to-rent) nella città di Londra, stimando un incremento del tasso interno di rendimento (Irr) del 3% su 30 anni. «La tendenza verso una circolarità sempre più spinta anche nell’immobiliare ormai è un dato di fatto. Se poi a questo plusvalore si aggiunge una componente localizzativa eccezionale, come nel caso di Milano, i valori sono anche più elevati». E la gara a chi ottiene il bollino di sostenibilità più prestigioso è iniziata da tempo. E se la certificazione Leed, che si focalizza in particolare sul risparmio energetico, è ormai il minimo sindacale richiesto dal mercato (soprattutto quello degli investitori istituzionali e internazionali che alimentano la riqualificazione degli spazi milanesi e non solo, l’ultimo grido in fatto di certificazioni è quella rilasciata dal Well Building Istitute newyorkese, che valuta il modo in cui il design, i servizi e i comportamenti all’interno degli edifici influiscono positivamente sulla salute delle persone in base ai criteri di benessere psicofisico, comfort, movimento e qualità della luce, dell’alimentazione, dell’acqua e dell’aria. Il primo complesso - milanese, ça va sans dire - che potrà vantarsene sarà quello di Corso Como Place, altrimenti conosciuto come Torre Bonnet (ex sede di Unilever), il nuovo step

della riqualificazione urbana di Porta Nuova, il ceo di Coima Manfredi Catella: «oggi la noad opera di Coima, che sarà dotato di tecnostra azienda ha sviluppato e gestisce quasi il logie smart building per l’accesso e il monito50% di edifici certificati Leed a Milano, ma raggio dei servizi da remoto: una rete di senquest’anno abbiamo anche avviato la certifisori rileverà ciò che accade nell’edificio e i dati cazione Leed e Well for Community per Porta saranno elaborati e resi accessibili da un’app Nuova. Sarà il primo quartiere al mondo con per smartphone e tablet, mettendo in connesquesto tipo di certificazione. È un po’ una bansione le persone con gli elementi del building, dierina italiana che mettiamo su eccellenze dai sistemi di illuminazione e climatizzazione che dobbiamo in qualche modo contribuire a alle macchine da caffè. Gli utenti potranno comporre». così personalizzare il proprio ambiente di la«Il trend immobiliare in atto, in cui sono i drivoro e raggiungere maggiori livelli di comfort, ver di domanda come efficienza, sicurezza e scegliendo i livelli di illuminazione, la tempeconnettività a guidare l’offerta, associati alle ratura e l’ombreggiatura. L’edificio avrà anche attese sulle direttive europee», avverte Franla certificazione Leed cesca Zirnstein, «restiPORTA NUOVA, A MILANO, SARÀ (Leadership in energy tuisce una prospettiva IL PRIMO QUARTIERE AL MONDO and environmental secondo cui l’ingresso A DOTARSI DELLA CERTIFICAZIONE design) Gold, svilupsul mercato degli ediLEED E WELL FOR COMMUNITY pato anch’esso negli fici smart, nzeb - near Stati Uniti, dallo U.S. Green Building Council: zero energy building, ndr - o completamente la torre verrà realizzata secondo lo standard passivi segnerà la definitiva polarizzazione internazionale Nearly zero energy building, tra edifici “fuori mercato” e quelli che invece verrà alimentata per il 65% con fonti rinnopotranno continuare a esprimere un valore vabili, e segnerà una riduzione del 65% del d’uso e di scambio». Il real estate l’ha capito: consumi idrici per uso potabile e addirittura gli edifici nzeb in Italia erano 699 tre anni fa, dell’80% per irrigazione. Quanto alla progetma già nel 2018 erano 1.400, dei quali il 90% tazione, seguirà il protocollo Cradle to Cradle, di nuova costruzione. E se lo scorso anno gli che introduce criteri di economia circolare immobili certificati Leed erano 215, in attesa nella scelta dei materiali e nell’implementadi certificazione ce ne sono già altri 313, dei zione dei processi e il 25% dei materiali utiquali 110 a Milano. Gli edifici che riusciranno lizzati proverranno da risorse sostenibili. «Da a fregiarsene potranno contare su valori medi parte nostra l’attenzione a queste tematiche superiori a quelli di mercato fra il 5 e l’11%, c’è sempre stata come missione», conferma con canoni maggiorati dal 3 all’8%.

I modelli di business immobiliare “circolari”

Spazi flessibili

Risorse adattabili

Edifici riposizionabili

Valore residuo

Acquisto di prestazioni

Città campione

Milano Città campione

Aahrus

Amsterdam Amsterdam

Berlino

Londra Londra

Tipologia d’uso edifici

In affitto Commerciale

In affitto Residenziale

In affitto Misto

In affitto Retail

BTR (Built to rent) residenziale

Ritorni economici

-18 NPC su 12 anni

+3% IRR su 50 anni

+26% IRR su 11 anni

-5% NPC su 10 anni

+3% IRR su 30 anni

FONTE: ELLEN MACARTHUR FOUNDATION - ARUP

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COVERSTORY

L’occasione storica dell’ufficio diffuso Se la fase iniziale della pandemia ha colpito duramente gli operatori come WeWork e Copernico, lo smartworking, paradossalmente, ora diventa un booster per gli spazi di coworking di Marco Scotti

L

avorare tutti insieme, creando occasioni di condivisione trasversali alle diverse aziende. Trovare un luogo comune in cui tutti potessero mangiare, creare, imparare condividendo. Un’idea molto bella, che si stava lentamente affermando, al netto di qualche resistenza comprensibile. Il co-working era partito – ça va sans dire – negli Stati Uniti e in particolare nella Silicon Valley, dove l’esplosione dei canoni di locazione aveva costretto le aziende a trovare soluzioni più economiche per potersi permettere una sede. Prima dell’avvento del Coronavirus, nel nostro Paese si contavano circa 570mila co-workers,

divisi in oltre 700 uffici in tutta Italia, un quarto dei quali nella sola Lombardia. Addirittura si parlava di una fetta tra il 5 e il 10% di postazioni di lavoro che sarebbero state all’interno degli spazi di co-working. A livello globale alla fine del 2017 il mercato valeva circa 26 miliardi di dollari e, nella sola Europa, secondo Cbre il 70% delle aziende avrebbe fatto un “pensierino” a questa soluzione entro il 2020. Ma attenzione, se oggi il modello inizia invece in qualche modo a essere messo in discussione buona parte della colpa è da ricercarsi nella pandemia di Covid e negli obblighi di distanziamento sociale – che pure, come si vedrà,

Nuove location (in riva al mare) per nuovi target di smartworkers Talent Garden ha salvato i conti differenziando l’offerta e puntando anche sulla formazione. E nella strategia del post-Covid ci sono aperture in località che prima della pandemia sarebbero state davvero impensabili

«S

possono tranquillamente essere rispettati anche negli spazi condivisi. Ma anche perché la “bolla” del co-working ha iniziato a manifestarsi già nella seconda metà dello scorso anno. Citofonare, per avere ulteriori informazioni, a WeWork, che era stata accreditata di una valutazione (da Goldman Sachs) di circa 65 miliardi e che a gennaio 2019 aveva ricevuto finanziamenti sulla base di una stima di circa 47 miliardi di dollari. Il rosso accumulato per il terzo anno consecutivo e qualche problema di governance hanno prima fatto abbassare la stima fino a 20 miliardi e poi fatto saltare l’Ipo, lasciando SoftBank con il cerino in mano scuole? Ci sarà un nuovo lockdown? Per quest’anno abbiamo mantenuto fatturato e livelli occupazionali stabili rispetto allo scorso, anche se ci aspettavamo di crescere in maniera significativa. Come avete fatto a reggere l’urto? A inizio pandemia abbiamo deciso di “overreagire”, perché ci siamo resi conto che il

iamo di fronte alla più grande

indirizzare la propria offerta e trovando

tema sanitario e delle pratiche di sanificazione

operazione di digitalizzazione

nuove occasioni di business.

sarebbe diventato fondamentale. Non parlo solo del distanziamento o delle mascherine, ma

degli ultimi 20 anni. Abbiamo

perso fatturato, è vero, circa il 20% ma

Dattoli, ve la siete vista brutta o è una

anche per esempio di sistemi di ventilazione

stiamo compensando con la formazione

turbolenza per certi versi tollerabile per il

che abbiamo completamente ristrutturato

a distanza e quindi chiuderemo l’anno

vostro business?

per rendere il Talent Garden un posto più

in pareggio rispetto a 12 mesi fa. E per

Diciamo che è una situazione mai vista

sicuro di tanti altri, come i frequentatissimi

il 2021 siamo estremamente fiduciosi».

prima. Per la prima volta abbiamo deciso di

supermercati.

Davide Dattoli, fondatore e ceo di Talent

non redigere un budget per l’anno prossimo

Ma un business come quello dei co-working

Garden, non abbandona il suo ottimismo

perché è tutto talmente nebuloso che viene

vive di persone che vanno al lavoro: come

neanche dopo un periodo particolarmente

difficile fare qualsiasi tipo di previsione. Ad

avete ovviato alla loro assenza?

complesso. Cambiando obiettivi cui

esempio: che effetto avrà la riapertura delle

Abbiamo trasferito tutte le attività online,

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IL NUOVO METRO QUADRO

del primo rosso della sua storia. Poi, appunto, è arrivato il Coronavirus che ha ulteriormente complicato le cose. Secondo McKinsey, i posti di lavoro a rischio sarebbero addirittura 59 milioni solo in Europa. Il 28 agosto Pinterest, una società di social media, ha pagato 90 milioni di dollari per porre fine a un nuovo obbligo di locazione di spazi per uffici vicino alla sua sede a San Francisco per creare una “forza lavoro più distribuita”. Tradotto: smart working, con tanti saluti a uffici e spazi condivisi. E in Italia? «Secondo l’osservatorio del Politecnico – ci spiega Danilo Schipani, Chief Marke-

ting Officer di Copernico – i lavoratori in smart working sono passati da 600mila ante Covid a sei milioni durante il lockdown. Siamo davanti a un cambiamento epocale e a un’occasione storica di riorganizzazione del lavoro: si può notare che si va verso un modello di ufficio diffuso e non più necessariamente un grande edificio) in cui si riuniscono tutti i dipendenti di una sola azienda. Ora si ricercano sedi distribuite in vari punti della città anche all’interno di spazi di co-working in modo da evitare un pendolarismo esasperato per il centro delle città o addirittura verso le metropoli e così valorizzando anche i centri urbani più piccoli o nuove aree metropolitane. E poi ancora, per far tornare le persone in ufficio e attrarre talenti, molte aziende tendono adesso a rendere gli ambienti più gradevoli e accoglienti di come è stato fatto fino ad oggi». Due, dunque, sono i temi fondamentali che riguardano i co-working in questa fase di ripartenza. Il primo è quello di garantire la sicurezza dei lavoratori, il secondo di trovare (o ritrovare) partner con cui collaborare. «Per molti aspetti – chiosa Schipani – i nostri spazi avevano già alcune caratteristiche in li-

ampliandole, in modo che si potesse

c’è il mare, perché ha tutte le

dello scorso anno, anche se

continuare quel lavoro di squadra che è un

caratteristiche che servono per

ci aspettavamo un notevole

po’ il nostro punto forte. Il 20% dei nostri

vivere in modo ottimale.

incremento. Purtroppo il mondo

membri ha deciso di passare in modalità

A chi vi rivolgete?

degli eventi è completamente

totalmente remota o ha avuto problemi

Abbiamo due nuovi target:

azzerato. Nel primo semestre,

finanziari e ha dovuto tagliare il budget. Ma

i professionisti tech che

però, abbiamo avuto un

ci sono anche tante società in crescita. Tra

lavorano per grandi aziende

incremento dell’80% dal settore

l’altro stiamo tornando alla “full occupancy”

che hanno deciso di prolungare

che ci ha caratterizzato in questi anni.

il remote working. Queste persone, però,

hanno scelto in questo periodo di acquisire

Dappertutto?

non sempre hanno voglia di lavorare da

nuove nozioni per poi ripartire quando la

Sì, in Italia e in Europa, soprattutto nelle

casa e si rivolgono a noi. Il secondo grande

situazione si sarà normalizzata.

città meno grandi. Milano è ancora

mondo è quello delle aziende che hanno

Avete ampliato la vostra offerta?

adesso abbastanza svuotata e quindi il

capito di non aver bisogno di 60 postazioni,

L’abbiamo rivoluzionata! Abbiamo portato

Talent Garden meneghino è pieno “solo”

ne bastano la metà in uno spazio più

l’orario delle lezioni a 25 minuti, perché ci

all’80%. Stiamo cambiando anche obiettivi,

flessibile in cui far girare le persone. Ci

siamo accorti che l’attenzione è massima

progressivamente: cerchiamo città dove

sono state tantissime richieste, soprattutto

durante questo lasso di tempo. E poi ci

la qualità della vita è molto alta, in scia a

nelle città più piccole come Torino.

siamo concentrati su quelle professioni in

quel “south working” che ha caratterizzato

Facciamo i conti in tasca a Talent Garden…

cui vediamo che ci sono maggiori ricerche

questi mesi di pandemia. Nel 2021, ad

A livello complessivo, nei primi sette

di mercato, ad esempio nel product

esempio, apriremo a Barcellona perché

mesi del 2020 siamo in linea con i ricavi

management digitale o il data analytics.

nea con le misure imposte. In altri casi siamo intervenuti per apportare adeguamenti, ad esempio per le zone ristorante, inserendo divisori di plexiglass e creando flussi controllati. Allo stesso tempo abbiamo implementato, secondo i massimi standard, le misure di igiene richieste dalla normativa. Abbiamo poi creato un team dedicato e definito codici di comportamenti (protocolli) chiari, condivisi e semplici da applicare per tutta la nostra community». Molti clienti stanno già tornando alla normalità, altri si stanno attrezzando. Sia i grandi, sia le aziende più piccole, potrebbero trovare nel co-working uno strumento adeguato. «Le imprese più strutturate – conclude Schipani – hanno bisogno di nuovi spazi per far rientrare al lavoro più persone in luoghi sicuri. Le pmi, invece, necessitano di strutture in grado di supportarle nell’attuazione delle norme, un modo per rendere più efficiente la gestione dell’ufficio senza particolari aggravi di impegno. Noi saremo in grado di dare uno spazio a tutte quelle aziende che vorranno entrare a far parte della nostra community e ad accompagnarle in un processo di cambiamento interno legato al loro modo di lavorare».

della formazione: in molti, infatti,

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GESTIRE L’IMPRESA

28 LOGISTICA DRONI E TUNNEL SOTTERRANEI COSÌ CAMBIA L’ULTIMO MIGLIO

33 WORLD BUSINESS FORUM DUE GIORNI ONLINE PER REINVENTARE IL BUSINESS

QUEI BENEFIT IN BUSTA PAGA UN REBUS CHE VA RISOLTO. COSÌ Il concetto del total reward ha tolto il carattere di eccezionalità ai fringe benefit, che ormai sono la norma nel trattamento retributivo. Ma al posto dei buoni per la palestra oggi c’è il test sierologico di Marco Scotti

34 GENDER EQUALITY FS ITALIANE VIAGGIA SUI BINARI DELLA PARITÀ

36 FEDERMANAGER PER RIPARTIRE LARGO AI TEMPORARY E AI FRACTIONAL MANAGER

38 LEGALTECH QUANDO LE POSTILLE VANNO A BRACCETTO CON GLI ALGORITMI

40 MANAGEMENT IL BRAND JEEP ORA È A TRAZIONE... FEMMINILE

42 FERVO DA INDUSTRIA A SERVICE IL FACILITY MANAGEMENT VOLA

B

uoni per la palestra e incentivi per il a disposizione (stimabile in poco meno di 800 tempo libero. Fino a qualche mese euro). «Oggi però – ci spiega Lucia Troilo, refa i cosiddetti “fringe benefit” – cioè sponsabile dei progetti di Welfare di Assiteca, i benefici accessori che il datore di lavoro porendendo una fotografia piuttosto chiara dei teva decidere di aggiungere alla retribuzione cambiamenti epocali in atto – c’è una diversa del dipendente con un limite di non impopercezione delle finalità sia da parte dei lavonibilità di 258,23 euro – erano il trionfo del ratori, sia delle imprese: ciò che prima veniva premio dedicato allo considerata un’elargisvago e al relax. Oggi, SECONDO ASSOLOMBARDA LO SCORSO zione datoriale volta a ANNO GLI STRUMENTI DI WELFARE dopo la pandemia da migliorare il benesseAZIENDALE ERANO PREVISTI NEL 74,5% Coronavirus, lo scere organizzativo e del DEGLI ACCORDI STIPULATI nario è mutato in masingolo, oggi diventa niera significativa. Brevemente la situazione una base imprescindibile per la tutela delpre-Covid: secondo l’Osservatorio Welfare la comunità, sia a livello azienda che sociale. Assolombarda 2019 gli strumenti di welfare Assistiamo in particolare a una maggiore senaziendale erano previsti dal 74,5% degli acsibilità verso le misure a tutela della salute, cordi stipulati lo scorso anno. I lavoratori beribaltando per queste il concetto di benefit neficiari di crediti welfare hanno mediamente inteso come leva premiante per diventare una speso 589 euro, pari a quasi il 75% del totale condizione necessaria per la sicurezza nei luo-

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GESTIRE L’IMPRESA WELFARE AZIENDALE

ghi di lavoro e nel quotidiano». Mai come oggi sentirsi al sicuro anche sul luogo di lavoro – fermo restando il caldo consiglio governativo a proseguire con il remote working almeno fino al 15 ottobre, senza contare le misure per chi ha figli minori di 14 anni – è diventato il primo e più importante beneficio che i dipendenti richiedono. Molto, però, c’è ancora da fare, soprattutto in termini normativi. In questi mesi pandemici l’attenzione del governo si è concentrata soprattutto sulla sopravvivenza delle aziende, incentivandole a riorganizzare il lavoro o finanziando gli ammortizzatori sociali. «Ma queste misure – prosegue Troilo – potranno ripercuotersi LUCIA TROILO, RESPONSABILE DEI PROGETTI WELFARE DI ASSITECA positivamente sulla popolazione se diverranno strutturali e non limitate al periodo contingente, ma soprattutto sarà necessario va per meglio definire il perimetro di ciò che razionalizzarle affinché diventino strumenè classificabile fringe benefit evitando quindi ti efficaci ed efficienti. La prossima Legge di letture interpretative; quantitativa impostanBilancio traccerà in maniera netta il ruolo del do il limite fiscale in ragione del contesto ecowelfare nelle aziende». nomico attuale, del potere di acquisto, manteIl punto fondamentale è proprio questo: al di nendo alto il focus sulla necessità di sostegno là dell’eccezionalità della condizione attuale, al reddito per le famiglie e il rilancio dell’ecoci rifacciamo ancora a definizioni “vecchie”. nomia del Paese». Soprattutto nel caso dei cosiddetti fringe beD’altronde, se la contingenza dettata dal Conefit, la cui logica – e i conseguenti limiti fiscaronavirus sembra (ma il condizionale rimane li – è stata delineata con il Testo Unico delle d’obbligo) in via di risoluzione, rimane molto Imposte sui Redditi del 22 dicembre 1986. cogente il problema del “post”. Perché una Da allora, nonostante qualche aggiornamento crisi economica e sociale come quella che si come il Dl 344 del 12 sta manifestando in IL PERIMETRO TRA CIÒ CHE È dicembre 2003 nulla queste settimane non CLASSIFICABILE COME FRINGE BENEFIT è cambiato nella loro può essere risolta con VA DELINEATO PUNTUALMENTE forma sostanziale. PER EVITARE LETTURE INTERPRETATIVE uno schiocco di dita né «Il Dl 104 di agosto con un Recovery Fund – chiosa la responsabile welfare di Assiteca che, per quanto generoso, non potrà bastare – ha finalmente dato voce alle richieste degli a soddisfare tutte le esigenze del Paese, come operatori del settore che negli ultimi anni si dimostrato dai progetti presentati dal goversono fatti portavoce delle istanze di imprese e no che hanno una valore triplo rispetto ai 209 beneficiari di piani benefit. Riteniamo apprezmiliardi stanziati dall’Europa. È indubbio, zabile l’intervento di raddoppio del limite fiquindi che «gli effetti sul mondo del lavoro scale ma resta doveroso fare delle valutazioni avranno un impatto significativo per il futuro. affinché si possano considerare ‘attuali’. DapFatta eccezione per le aziende che per tipoloprima si dovrà certamente valutare la modifigia di attività e per cultura erano già struttuca dell’art. 51 comma 3 per estendere il nuovo rate per il lavoro agile e fortemente sensibili limite di non imponibilità anche per il futuro e al benessere organizzativo, gran parte delle non solo per l’anno in corso. Contestualmente imprese sono state obbligate a ridisegnare gli occorrerà una duplice valutazione: qualitatispazi lavorativi, l’organizzazione, i modelli di

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CIÒ CHE PRIMA ERA UN’ELARGIZIONE DATORIALE OGGI È UNA BASE IMPRESCINDIBILE gestione, gli strumenti e le tecnologie subendo il cambiamento come condizione necessaria e contingente». Il che imporrà, necessariamente, un cambiamento del perimetro di attuazione dei fringe benefit e un innalzamento delle soglie di non imponibilità per altre formule di welfare aziendale. Ad esempio, per l’acquisto di device elettronici che diventeranno sempre più parte integrante del lavoro. Ultimo punto, l’assistenza sanitaria. «I benefit tradizionalmente più amati dai lavoratori – conclude Troilo - hanno subito un arresto dovuto certamente alle restrizioni per il contenimento del virus e al senso di incertezza sotto il profilo economico, psicologico e più in generale dello stato di salute, facendo strada a misure volte alla tutela della salute: dalle coperture rimborso spese mediche a quelle per il rischio di gravi patologie, ricomprendendo in queste ultime anche il caso Covid. Prezioso sarà poi l’ausilio delle nuove tecnologie, che hanno accelerato la telemedicina. Da questo punto di vista, l’assistenza medica da remoto risolve in sicurezza le necessità mediche più frequenti e di lieve entità, risparmiando tempo e agevolando anche i familiari anziani e più deboli. La strada affinché questo servizio arrivi nelle case di tutti gli italiani è lunga, ma l’impulso è stato dato e il primo riscontro che abbiamo avuto da parte delle aziende è già molto positivo».


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GESTIRE L’IMPRESA ESCLUSIVO

L’ultimo miglio si attrezza per la logistica del futuro Droni, magazzini sotterranei, vettori magnetici a guida autonoma: in esclusiva per Economy il futurologo Sean Culey racconta come Amazon, JD.com e i grandi player dell’e-commerce si stanno attrezzando di Marina Marinetti

I

l modo migliore per prevedere il futuro è inventarlo»: con questa citazione di seconda mano (è di Alan Key, l’inventore del computer portatile), Jeff Bezos nel ‘94 pubblicò un annuncio per programmatori C++, dando i natali al più grande marketplace di tutti i tempi. Ci risiamo: Amazon ha appena ottenuto il via libera dalla Federal aviation administration per iniziare a testare le consegne ai clienti con i droni. E prima di Amazon, la Faa aveva già dato l’ok al servizio Flight forward di Ups e alla consociata di Alphabet (la società madre di Google) Wing. È l’apocalisse del retail accelerata dalla pandemia alle prese con la logistica last mile. Così, tra droni, magazzini subacquei, vettori magnetici automatizzati, il colosso dell’e-commerce si sta già portando avanti. A svelare i piani di Amazon e dei competitor è il futurologo inglese - ma è più appropriato definirlo business transformation expert - Sean Culey, incaricato da P3, la società specializzata in strutture logistiche di primo livello di proprietà di Gic, il Fondo sovrano d’investimento di Singapore. P3, per intenderci, gestisce operazioni in 12 Paesi europei e in Italia possiede 7 immobili logistici in 5 parchi a Fagnano, Brignano, Calvenzano, Castel San Giovanni e Sala Bolognese, per un’area locabile totale di circa 260.000

«

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m2. Tra i suoi clienti figurano Amazon, Lamborghini, Ducati, Rajapack, Moncler, Geodis, Kuehne Nagel, Cab Log, Phardis, Deufol. La trasformazione del modello di retail «Sta emergendo un nuovo tipo di supply chain digitale, che io chiamo PAL: Personale, Automatizzata e Locale», spiega Sean Culey. Automazione, intelligenza artificiale, robotica, connettività Internet, mezzi autonomi, mobilità elettrica, creeranno una catena di fornitura più connessa e una forza lavoro meno centralizzata, con una netta riduzione dei costi di trasporto. «Gli Stati Uniti sono la nazione in cui questo trend è stato AMAZON HA RICEVUTO IL VIA LIBERA DALLA FAA PER LA CONSEGNA DEI PACCHI CON I DRONI. MA GIÀ L’AVEVANO OTTENUTO UPS E WING

più evidente, dove il fallimento o la chiusura di grandi catene di retailer, come Sears, Macys e JCPenney, ha innescato una spirale negativa. Spesso infatti, questi grandi supermercati fungevano da polo di attrazione per i consumatori che poi acquistavano anche in negozi secondari, e la loro presenza era determinante per la sopravvivenza dei centri commerciali. Quasi sicuramente queste chiusure sono destinate ad aumentare negli Stati Uniti e in Europa a causa della

SEAN CULEY

pandemia di coronavirus, che ha costretto molti negozi a chiudere e le persone a cercare metodi “non biologici” per l’acquisto e la consegna delle merci». Centri commerciali, addio: improvvisamente l’e-commerce è diventato il principale canale per lo shopping. Durante il lockdown Amazon ha visto una tale impennata degli ordini che in due mesi ha dovuto assumere 175mila nuovi addetti. «Amazon ritiene che questa transizione non sia temporanea, visto che ha già offerto posizioni permanenti al 70% dei nuovi assunti. Il suo ruolo non è più quello di semplice retailer online, bensì quello di mercato di riferimento: il primo e unico luogo a cui i consumatori si rivolgono per acquistare praticamente di tutto», sottolinea Culey. Se aggiungiamo servizi come Prime - su cui Amazon lo scorso anno ha investito 800 milioni di dollari, la possibilità di consegna anche nei cosiddetti smart locker, nel bagagliaio delle auto e persino all’interno delle abitazioni con offerte come Amazon Key, il quadro è completo: «Non sono più i consumatori ad andare nei negozi, ma sono i negozi ad andare dai consumatori. Finora le soluzioni sono state costose e hanno fatto affidamento su autisti della gig-economy o corrieri indipendenti quali Hermes, Ups, FedEx e Dhl; queste sono tuttavia soluzioni di carattere temporaneo». Il


LA PANDEMIA SPINGE I PLAYER VERSO MEZZI DI CONSEGNA NON BIOLOGICI futuro, secondo Culey, sarà differente.

Strategie visionarie Torniamo ad Amazon al suo mantra: inventare il futuro. «Nel 2012 l’acquisizione di Kiva Robotics ha consentito di trasformare i centri di distribuzione da luoghi dove gli umani si muovono tra prodotti su scaffali statici a luoghi dove i prodotti sugli scaffali si muovono verso umani statici. Nel 2013 Amazon annunciò che intendeva utilizzare dei droni per la consegna delle merci, un’idea talmente fuori dagli schemi che molti la considerarono soltanto una trovata pubblicitaria. Nel 2018 lanciò dei negozi in cui non era necessario pagare e nel 2019 sperimentò in California i propri “robot fattorini” Amazon Scout», ricorda Culey. E svela che «altre innovazioni meno note sono già state brevettate ma non ancora lanciate sul mercato. Un esempio è la creazione di magazzini su gigantesche aeronavi che fluttuano al di sopra delle città; un altro è la costruzione di centri urbani in stile alveare nei quali i droni vanno e vengono come api». Le illustrazioni che pubblichiamo in queste pagine, tratte dalle domande di brevetto di Amazon, sono piuttosto eloquenti. «Il brevetto più surreale è forse quello basato sull’idea di usare come centri di distribuzione laghi, cisterne e apposite piscine, dove le merci vengono con-

servate sott’acqua e richiamate in superficie da operatori umani tramite vibrazioni acustiche, per poi essere inviate ai clienti tramite droni, robot o veicoli autonomi». Nel frattempo JD.com, il concorrente asiatico di Amazon, non se ne sta con le mani in mano. «JD.com, che attualmente gestisce circa 600 depositi situati in quasi tutte le città e i distretti della Cina, è preparata a sacrificare i profitti a breve termine per investire su innovazioni future, basate su magazzini automatizzati, droni autonomi e veicoli robot», spiega il futurologo. «Ha costruito ventuno immensi centri di distribuzione automatizzati nei pressi delle sette principali città cinesi e il suo hub di innovazione, JD-X, sta realizzando tunnel ferroviari sotterranei che formeranno una rete logistica in grado di spostare le merci dai mega-depositi ai centri di distribuzione più piccoli, di carattere regionale e più vicini alle città. L’ultimo miglio sarà coperto da veicoli robot o droni che consegneranno le merci direttamente ai consumatori o a punti di ritiro situati in luoghi quali stazioni ferroviarie, metropolitane ecc.». Peccato che l’Europa non sia la Cina e che,

tra burocrazia, infrastrutture già esistenti e città storiche, il gioco sia decisamente più difficle. Ma non impossibile: «Anziché acquisire terreni per costruire nuovi mega-centri di distribuzione, le imprese si stanno orientando verso i centri commerciali e i supermercati abbandonati a causa della crescita dell’e-commerce e dei canoni di locazione per ridestinarli a centri di distribuzione». Grandi, vicini ai centri urbani, ben collegati con le reti autostradali e già costruiti: i centri commerciali offrono diversi vantaggi per i big dell’e-commerce. Amazon, per esempio, ha già attrezzato e riqualificato diversi centri commerciali, come il Rolling Acres Mall di Akron (65.000 mq), il Randall Park Mall e l’Euclid Square Mall, tutti in Ohio. «Amazon sta acquistando e riadattando altre strutture vuote, come i grandi negozi della catena Toys ‘R’ Us, molto diffusi nel recente passato negli Stati Uniti, in Europa e in Asia», aggiunge Culey. «La fase seguente è il trasferimento rapido ed efficiente delle merci da questi mega-centri di distribuzione alle strutture urbane e suburbane più piccole». Il futuro è sottoterra Se il problema è il traffico cittadino, c’è sempre il sottosuolo: «JD.com sta costruendo una rete logistica sotterranea, e in Europa alcuni paesi e aziende stanno considerando la possibilità di fare altrettanto», rispolverando le vecchie reti di condotti pneumatici utilizzate tra la metà del XIX e la fine del XX secolo per il trasporto di pacchetti urgenti (posta, documenti o denaro) su brevi distanze in cinque città europee: Londra, Vienna, Berlino, Parigi e Praga. Anche Roma ha la sua rete sotterranea per la posta pneumatica, realizzata durante il ventennio Le immagini sono estratte dalle domande di brevetto presentate da Amazon per magazzini volanti e torri automatizzate

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GESTIRE L’IMPRESA ESCLUSIVO

fascista. «Le capsule erano sospinte attraverso i condotti per mezzo di aria compressa e raggiungevano una velocità di circa 35 km orari», spiega il futurologo. «Quella di Praga è l’ultima rete di posta pneumatica conservata fino ai nostri giorni e si dirama sotto il centro della capitale ceca per circa 55 chilometri. Il sistema è stato utilizzato finché non è stato messo fuori uso dalle alluvioni di agosto 2002». co Mole Solutions si propone di utilizzare Il progetto più interessante, spiega Culey, condotti sotterranei per collegare i centri se non altro sotto il profilo dimensionale, di distribuzione situati in periferia ai punti è il Cargo sous terrain (CST), che prevede nodali situati nel centro città. «La sperimenil collegamento delle principali città svizzetazione è già in corso a Northampton, dove re a partire dal 2031. «Il CST si propone di viene utilizzata una linea ferroviaria sottergarantire la consegna puntuale delle merci ranea in disuso che collega il centro città a utilizzando circa 70 km di tunnel che coluno dei principali parchi logistici della zona. legano una rete di hub. I trasporti saranno Il sistema utilizza delle capsule ad alimeneffettuati da veicoli completamente robotiztazione elettrica controllate automaticazati che percorreranno i tunnel per 24 ore mente, che possono spostarsi lungo le linee al giorno, caricando e scaricando le merci sotterranee per 24 ore al giorno». automaticamente su rampe o ascensori che E poi ci sono i parcheggi sotterranei nei poi le porteranno in grandi centri urbasuperficie per la di- A DICEMBRE È STATO APERTO IL PRIMO ni: con la diffusione CENTRO DI DISTRIBUZIONE stribuzione». Ma andella smart mobility, AUTOMATIZZATO SOTTO LA SHALOM che in Germania, l’udello smart working MEIR TOWER DI TEL AVIV niversità della Ruhr e l’efficientamendi Bochum e il Ministero dell’innovazione, to del trasporto pubblico, il possesso di scienza, ricerca e tecnologia della Renania un’auto propria diventerà sempre meno Settentrionale-Vestfalia stanno lavorando essenziale. E con essa, il parcheggio. «L’idea al CargoCap, un progetto avviato nel 2002: di utilizzare i parcheggi sotterranei come «Il CargoCap è progettato per piccoli caricentri logistici è già stata attuata a Parigi, chi e utilizza veicoli elettrici automatici che dove Chronopost gestisce due strutture viaggiano su rotaie in condotti del diametro sotterranee: la prima inaugurata nel 2005 di 1,6 metri. Ogni veicolo, detto “Cap”, è proin un ex garage municipale sotto Place de gettato per trasportare due pallet standard la Concorde e la seconda aperta nel 2013 europei, ed è abbinabile a un treno formato sotto un edificio a Beaugrenelle». Culey da 34 Cap. Il veicolo di trasporto raggiunge cita anche l’esempio di Fabric – già Comla velocità massima di 80 km/h». monSense Robotics – con sede in Israele e Nel Regno Unito, invece, il progetto logistia New York, che si occupa esclusivamente

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A sinistra, la mappa della rete di posta pneumatica che corre nei sotteranei di Parigi. Sotto, i magazzini subacquei per i quali Amazon ha depositato la domanda di brevetto e il Mole inglese.

della consegna di generi alimentari grazie ai suoi centri automatizzati possono stipare scaffalature e robot di sollevamento e movimentazione in spazi alti poco più di tre metri. Il suo ceo, Elram Goren, sta già guardando ai parcheggi sotterranei per creare nelle aree urbane una rete di micro-centri di distribuzione interconnessi, verticali e automatizzati, in grado di ricevere, imballare e consegnare le merci entro un’ora dall’ordine. Il primo di questi centri logistici è stato aperto nel dicembre del 2019 sotto la Shalom Meir Tower, un grattacielo situato nel centro di Tel Aviv.



Obiettivo 2020: piena integrazione dei criteri ESG negli investimenti

www.schroders.it MESSAGGIO PUBBLICITARIO A FINI PROMOZIONALI. PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE IL PROSPETTO INFORMATIVO. Le informazioni fornite non costituiscono un’offerta, né un invito all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Per saperne di più e per consultare l’elenco dei collocatori autorizzati visita il sito www.schroders.it.


DUE GIORNI PER REINVENTARE IL BUSINESS Appuntamento il 27 e 28 ottobre con il World Business Forum, per la prima volta in digitale. Un’opportunità per confrontarsi con leader e innovatori del calibro di James Cameron, Daniel Lamarre e Rachel Botsman di Davide Passoni

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a sempre evento centrale per la business community italiana e globale, il World Business Forum (Wbf) per anni ha portato a Milano e in altre città del mondo speaker e guru di altissimo livello del mondo imprenditoriale, scientifico e accademico. Poi è arrivato il Covid e, di fronte al virus, non c’è guru che tenga. Ma la voglia di esserci è più forte della pandemia e così l’evento, in programma il 27 e 28 ottobre nel capoluogo lombardo, per la prima volta in 17 anni sarà solo digitale. «Fino a settembre pensavamo di organizzarlo in presenza, ma la cosa si è dimostrata impossibile logisticamente per il gran numero di speaker internazionali coinvolti - dice Francesco Manzullo (nella foto), marketing and sales director Europe di Wobi, società che organizza l’evento - La cosa più importante è salvaguardare la salute di clienti, partner, sponsor e di chi lavora con noi. Non sarà però il primo evento digitale Wobi, perché dallo scorso giugno stiamo organizzando seminari digitali con speaker di primissimo piano». Non lasciamoci ingannare, però. Per il Wbf, l’online non è un ripiego: «Da un lato, è un’occasione per trasformare il nostro business, dall’altro per presentare una programmazione con personaggi di altissimo livello - prosegue Manzullo - Penso per esempio a James Cameron, che non eravamo mai riusciti a portare a Milano. È anche un’occasione per continuare ad aiutare le organizzazioni ad affrontare le sfide che si stanno presentando, che è poi nostra missione: produrre e distribuire il miglior contenuto di management per aiutare manager e imprese a costruire aziende migliori, un business migliore, un mondo migliore. Decidere di non tenere l’evento, rinviandolo all’anno prossimo, ci sembrava una mancanza nei confronti di tante aziende che ci seguono da sempre».

Il tema del World Business Forum 2020 era stato cambiato in giugno; avrebbe dovuto essere “Incredible Now”, ma considerando la situazione mondiale è stata scelta una tematica più attuale: “Rethinking companies, reconnecting people, reinventing business”. «È un focus coerente con la nostra missione e il nostro business - spiega -. Rifare, ricostruire, ripensare, riconnettere, in linea con il nuovo contesto, con speaker e temi legati al momento attuale: avremo, tra

AL WBF CON ECONOMY Oltre 2.700 partecipanti appartenenti a 600 aziende, provenienti da 15 Paesi del mondo: sono questi i numeri del World Business Forum, di cui Economy è media partner. Un appuntamento che quest’anno si fa ancora più importante: la pandemia ci ha catapultati in un’era di trasformazioni senza precedenti, che rimodellerà tutti i settori e porterà alla nascita di nuovi prodotti e servizi. In forza della propria media partnership, Economy mette in palio ai primi lettori che ne faranno richiesta scrivendo a info@economygroup.it l’accesso gratuito alle due giornate di evento digitale, dando la possibilità di assistere alle conferenze (con traduzione simultanea in italiano) sia in live streaming che on-demand, nonché l’accesso ai contenuti speciali e alla piattaforma digitale interattiva. Al termine dell’evento, verrà rilasciato l’attestato di partecipazione firmato da Wobi (la società che organizza l’evento) e da tutti gli speaker.

gli altri, Rachel Botsman che parlerà di fiducia, Daniel Lamarre, ex ceo di Cirque du Soleil (messo in difficoltà dal Covid, ndr), che parlerà di leadership e delle difficoltà per un’azienda d’ispirazione come la sua, James Cameron che affronterà il tema dell’innovazione, il guru del marketing Seth Godin, l’esperto di strategia Ram Charan». L’apertura al digitale sarà anche l’occasione per dare ai clienti nuove opportunità: «Da sempre ci veniva chiesta la possibilità di rivedere speech o interventi che si erano persi, ma per diversi motivi non siamo mai riusciti a renderlo possibile. Ora, oltre a seguire l’evento i partecipanti potranno rivederlo in streaming per un mese dopo la sua fine. Inoltre, vi sarà ancora la possibilità di fare networking, naturalmente non fisico ma attraverso la piattaforma utilizzata una volta che vi si avrà avuto accesso. Senza dimenticare le sessioni di Q&A online nei vari speech, che consentiranno ulteriore interazione». Interazione che rimane il sale dell’evento, anche digitale, nell’attesa che l’appuntamento torni a essere in presenza. Come auspica Manzullo: «Sono sicuro che a partire dal 2021, o quando le condizioni lo consentiranno, il Wbf tornerà a essere un evento fisico - conclude - Si tornerà alla normalità, ma allo stesso tempo la nuova unità di business dei seminari online iniziati a giugno continuerà a esistere e diventerà ancora più forte. Siamo felici del fatto che i clienti e i partner abbiano dato un riscontro positivo a questo nuovo formato; hanno apprezzato il nostro sforzo e la sfida che abbiamo raccolto».

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GESTIRE L’IMPRESA DIVERSITY&INCLUSION

È VELOCE ANCHE IL TRENO DELLA GENDER EQUALITY Fs Italiane è prima nel settore trasporti tra le aziende migliori per le donne secondo l’Italy Best Employers for Women 2021. Ha totalizzato il punteggio massimo grazie a una policy aziendale avviata due anni fa di Victor De Crunari

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l riconoscimento di un ambiente di lavoro inclusivo, nel quale le donne hanno l’effettiva possibilità di esprimersi. Lo ha ricevuto il gruppo Fs Italiane, al primo posto nella categoria Trasporti e tra i primi 200 nella classifica generale dell’Italy´s best employers for women 2021, lo studio dell’Istituto tedesco qualità Itqf, che fa capo al gruppo Hubert Burda Media, leader di employer branding nei paesi di lingua tedesca. Per la categoria Trasporti (settore Mobilità e trasporti), Fs Italiane ha totalizzato il punteggio massimo di 100/100 (su 2.000 aziende solo 51 hanno ottenuto il massimo del punteggio). L’analisi Italy´s Best Employers for Women 2021 ha considerato un universo di oltre 2.000 delle più importanti aziende nel nostro Paese sulla base di oltre 2,5 milioni di citazioni sul web, fra 45 argomenti tra i quali

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anni il gruppo Fs Italiane ha avviato un percorso di Diversity&Inclusion per raggiungere migliori risultati in termini economici, di competitività e di immagine. Una strategia che valorizza le differenze e che amplia i punti di vista delle persone nel lavoro di tutti i giorni, dando vita a idee e buone pratiche condivise a servizio dell’azienda per la realizzazione degli obiettivi del piano d’impresa. Un impegno, quello verso il personale e l’inclusione, che è proseguito anche durante la pandemia del Covid-19, e che ha trovato di recente un riconoscimento in sede internazionale con la nomina dell’ad e dg di Fs Italiane Gianfranco Battisti ad ambasciatore europeo per la diversità, conferita dalla Commissaria europea ai Trasporti, Violeta Bulc. Fs Italiane fa parte della Piattaforma per il cambiamento (Platform for change – Women in transport) istituita nel 2017 dalla Commissione europea per favorire l’occudonne, pari opportunità e lavoro. La classipazione femminile e le pari opportunità per fica finale è infatti il frutto dell’integrazione uomini e donne che lavorano nel settore traed elaborazione dei dati raccolti attraverso il sporti.ì L’importanza della diversità e dell’insocial listening. Mediante algoritmi e intelliclusione emerge anche dai progetti solidali genza artificiale sono stati cercati su tutto il che Fs Italiane dedica alle persone più vulneweb in lingua italiana (social media, blog, forabili, creando valore condiviso per l’azienrum, portali news, video eccetera) commenda, gli stakeholder, la comunità e i territori. ti in ambito di cultura Fs Italiane collabora NEL 2018 FS ITALIANE HA AVVIATO d’impresa, formaziocon enti e associazioUN PERCORSO DI DIVERSITY&INCLUSION ne professionale e ni a progetti e iniziaCHE VALORIZZA LE DIFFERENZE DANDO pari opportunità. Per tive sociali nelle aree VITA A BUONE PRATICHE CONDIVISE ogni azienda sono ferroviarie. Il gruppo, state rilevate in media 1.037 citazioni in un infatti, possiede un esteso patrimonio imarco temporale di 12 mesi. L’intelligenza armobiliare parzialmente non utilizzato, costitificiale controlla ogni frammento di testo e tuito da stazioni, caselli e sedimi ferroviari. considera se il tono e il modo in cui è scritto Sono oltre 450 in tutta Italia le stazioni imè positivo, negativo o neutrale. Il risultato è presenziate concesse in comodato a diverse la classifica con la maggior base di dati tra realtà nazionali, con effetti positivi sul decotutti i ranking sui datori di lavoro in Italia. ro degli ambienti e sulla rivitalizzazione del Il riconoscimento arriva dopo che da due contesto urbano di riferimento, in cui sono


stati attivati servizi a favore della cittadinanza. Ne sono un esempio gli Help center, sportelli di ascolto che sorgono nei locali all’interno o nei pressi delle stazioni ferroviarie, concessi in comodato d’uso gratuito dal gruppo Fs Italiane ad associazioni ed enti che si occupano di marginalità ed emergenza sociale. Nel 2019, sono state prese in carico circa 22.000 persone. Oggi la rete degli Help center si estende in 18 stazioni ferroviarie dal Nord al Sud dell’Italia. Il gruppo si impegna, inoltre, per garantire il diritto alla mobilità a tutti i cittadini, in un’ottica di sostenibilità sociale delle infrastrutture che favorisca l’integrazione. FS Italiane lavora, infatti, per eliminare le barriere architettoniche e assistere i viaggiatori con disabilità e a ridotta mobilità. Le oltre 300 stazioni del circuito Sale blu distribuite su tutto il territorio nazionale, per esempio, assicurano ai viaggiatori con disabilità fisiche, sensoriali o motorie la possibilità di spostarsi. Fs Italiane mette in atto la strategia dell’inclusione all’esterno e all’interno dell’organizzazione. InclusivaMENTE è il nuovo percorso di change management dedicato ai dipendenti nato per promuovere un cambiamento radicale e accompagnare le persone verso il progressivo abbandono di tutti quegli stereotipi e pregiudizi (di genere, età, orientamento, abilità, etnia, competenze, status socio-economico,

credenze politiche, religiose o di altra natura) che influiscono inconsciamente sulle loro scelte e azioni quotidiane. Attraverso percorsi e campagne di sensibilizzazione, l’obiettivo è valorizzare la diversità e il talento, incoraggiando lo sviluppo e l’espressione delle competenze distintive quale risorsa preziosa per il miglioramento delle performance non solo del singolo, ma di tutto il gruppo. Fs Italiane inoltre è fra i primi grandi gruppi industriali ad avere introdotto la figura della consigliera di fiducia, una professionista esterna all’azienda a cui le lavoratrici e i lavoratori possono

GIANFRANCO BATTISTI, A.D. DI FS ITALIANE

rivolgersi in caso di molestie sessuali sul posto di lavoro. Le aziende che innestano percorsi sulla diversità come Fs Italiane si abituano progressivamente a valori strategici nuovi. Come un organismo che deve bilanciare i propri equilibri per funzionare perfettamente, l’azienda è ora vista come uno spazio che unisce le persone, le mette in contatto fra loro, favorendo l’incontro, lo scambio e la condivisione. Le lega creando circoli virtuosi da cui nascono idee brillanti e scaturiscono percorsi innovativi per raggiungere gli obiettivi. Partire dalle persone, dalla ricchezza di esperienze e valori diversi è fondamentale per innovare il modello di business e costruire il futuro. Un patrimonio che rafforza la stessa vita e coscienza aziendale con positive ricadute anche sull’operatività e sui bilanci, e che è periodicamente “misurato” da società di analisi mondiali con apposite classifiche, che sono oggetto di una crescente attenzione da parte sia del mondo politico sia della comunità finanziaria. Ecco perché oggi più che mai, fattore chiave per il successo di un’azienda è l’inclusione delle diversità, la capacità di riconoscerle, comprenderle, rispettarle e di creare ambienti sicuri e positivi in cui le persone possano esprimere al meglio le proprie potenzialità, senza pregiudizi o stereotipi di alcun tipo.

L’AZIENDA È UNO SPAZIO CHE UNISCE LE PERSONE FAVORENDO LA CONDIVISIONE 35


GESTIRE L’IMPRESA MANAGERIALITÀ

pandemia causata dal Coronavirus si era iniziato a parlare di temporary manager, ovvero un professionista inserito all’interno dell’organigramma aziendale per un tempo ben definito in modo da rispondere alle esigenze specifiche dell’impresa. A questo scopo, Federmanager ha creato un “braccio operativo”, Cdi Manager, che ha come missione quella di portare managerialità nelle Pmi. «Il che – ci spiega Ettore Cambise, presidente dell’azienda – vuol dire aiutare a risolvere i problemi delle imprese e rimettere nel mercato del lavoro i manager che sono andati in pensione molto giovani o sono stati allontanati. Abbiamo un sistema che ci consente di incrociare i dati per rispondere nel migliore dei modi alle esigenze dell’azienda che si rivolge a noi. Proponiamo una rosa di candidati tra cui l’imprenditore può scegliere. Nel 95% dei casi questo processo funziona molto bene, ma in una piccola percentuale il Per ripartire le Pmi hanno bisogno di avere a disposizione skill che solo titolare scopre che forse avrebbe fatto meglio a le figure del temporary e del fractional manager possono offrire. scegliere un altro manager tra quelli proposti. Federmanager ha chiesto al Governo di supportare di più le imprese Se lo avesse assunto avrebbe pagato il suo errore di valutazione a caro prezzo. Rivolgendosi di Marco Scotti a Cdi Manager, invece, può cambiare idea senza nessun costo aggiuntivo». i sono due modi per guardare a un di aziende. E questo è un problema non soltanA mano a mano che la crisi economica iniziava problema e cercarne la soluzione, to per un’ovvia questione di occupazione, ma a mostrarsi in tutta la sua violenza, Federmadue facce della medaglia: una, quella anche perché si rischia di perdere un bagaglio nager ha continuato a far sentire la sua voce delle buone intenzioni, che vuole migliorare lo di competenze che non è stato debitamente con le istituzioni. Ad esempio, è stato chiesto status quo; l’altra, quella furbetta, che sfrutta la trasferito nei più giovani. Che potrebbero, a al governo, già all’indomani della stesura delle soluzione offerta per mantenere inalterate le loro volta, trovarsi nella scomoda situazione di bozze del Dl Cura Italia di supportare le Pmi cose e magari guadagnarci pure. Non fa eccenon essere pronti a ruoli in prima linea». «per evitare – aggiunge Gargano – che fossero zione il tema della managerialità, un argomenDunque, nell’approfondire la vicenda si somcostrette a privarsi delle competenze manato che tornerà di attualità nei mesi a venire, mano diversi fattori: da un lato l’ovvia necessigeriali. Perché se si vuole ripartire sono skill quando il combinato disposto tra la fine del tà di contenimento dei necessarie. La nostra blocco dei licenziamenti, la conclusione della costi, soprattutto in un CDI MANAGER È IL BRACCIO OPERATIVO associazione si rivolge DI FEDERMANAGER ATTRAVERSO cassa integrazione generalizzata e la conclumomento complesso alle imprese che opeIL QUALE LE PMI ACCEDONO sione delle misure emergenziali dettate dalla come quello che stiamo ALLE FIGURE PROFESSIONALI MIGLIORI rano nell’industria e pandemia scatenerà una tempesta perfetta nel vivendo e specialmente nei servizi, comparti mondo del lavoro. E i dirigenti, così come tutti per quelle aziende con fatturati inferiori ai 10 che sono stati toccati in maniera decisa dalla gli altri lavoratori, non saranno esenti da raziomilioni di euro che rappresentano circa l’80% crisi pur – fortunatamente – senza arrivare nalizzazioni. del totale. Come è ben noto, poi, le Pmi sono ai picchi drammatici del commercio. Ebbene, «Ci aspettavamo che questo periodo avesse oltre il 90% del complessivo ed è per questo i segnali che arrivano dalle Pmi delle nostre meno impatto sui colleghi – chiosa Giacomo che non si può delegare esclusivamente all’earee di interesse non sono incoraggianti: veGargano, presidente di Federmanager Roma -, stro degli imprenditori la funzione di coordidiamo che ci sono già imprese che sono pronte invece da qualche mese abbiamo vari dirigenti namento e impostazione che è precipua dei a privarsi delle competenze manageriali. Serve che stanno perdendo il posto anche nelle grandirigenti. Per questo motivo già prima della trovare una soluzione in modo rapido».

Le task force lo dimostrano serve dare spazio ai manager

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Una possibile via d’uscita riguarda proprio la possibilità di sfruttare dei manager non soltanto per un orizzonte temporale limitato, ma anche in una modalità che si potrebbe definire quasi “part time”. È il caso dei cosiddetti fractional manager, figure che hanno la possibilità di svolgere attività para-consulenziale in azienda, in modo continuativo e non fisso. Ma ci sono delle accortezze che vanno per forza di cose tenute in considerazione. In primo luogo, che un manager, per definizione, non può limitarsi a un impiego di poche ore alla settimana in un’azienda. «Perché compito precipuo del dirigente – ci racconta Cambise – è quello di immergersi nella realtà lavorativa e dare possibili soluzioni. Se non si pongono dei paletti ben precisi, si rischia semplicemente di dare un nome diverso a un’attività normale e antica: quella di chiamare professionisti per avere consulenze rapide su task specifici. Non è un caso che le ricerche di mercato più numerose convergano sui cfo (che possono quindi spiegare rapidamente problemi relativi al bilancio) e hr manager (che possono invece dare suggerimenti in merito alla gestione dell’organico). Ma i dirigenti hanno caratteristiche diverse: il loro ruolo è cambiare profondamente l’organizzazione, dall’interno, trovando la collocazione più adatta alle singole figure. Deve permeare un’organizzazione con le sue competenze, non limitarsi a svolgere “il compitino”. Se nei decreti che riguardano l’introduzione di figu-

GIACOMO GARGANO, PRESIDENTE DI FEDERMANAGER ROMA

mo portando avanti discorsi fondamentali come quello della certificazione, del travaso delle competenze, della realizzazione di piani formativi ad hoc. Questa è la via maestra per venire incontro alle esigenze delle Pmi, che non hanno budget sufficiente per incamerare definitivamente in organico un dirigente; dei manager stessi, che continuano a lavorare secondo le loro potenzialità e professionalità; e del sistema Italia, che beneficia di un circolo virtuoso senza eccessivi aggravi economici». Ma proprio il tema dei meccanismi incentivanti da parte delle istituzioni può rappresentare il ETTORE CAMBISE, PRESIDENTE DI CDI MANAGER nodo più difficile da sciogliere. Già negli scorsi anni, infatti, il piano Industria 4.0 (poi divere professionali in azienda, invece di limitarsi nuto Impresa 4.0) ha concentrato molti più a usare nomi come fractional o temporary, si sforzi sull’acquisto dei macchinari e dei beni specificassero bene ruoli e competenze necesstrumentali, facendo leva anche sulla Nuova sarie, allora questo potrebbe essere un valido Sabatini. Ma decisamente meno si è spinto aiuto per le imprese». sull’enorme argomento delle competenze, «Un dirigente flessiche pure sono fondabile – ci racconta Gar- TEMPORARY E FRACTIONAL MANAGER mentali. I competence AIUTANO LE PMI NELLE FUNZIONI gano – che consente PER LE QUALI NON ESISTE IN ORGANICO center, ad esempio, di non incidere in sono partiti in ritardo UNA FIGURA SPECIFICA maniera eccessiva sul rispetto alla tabella di budget dell’azienda ma che, al tempo stesso, marcia e hanno ricevuto i fondi necessari per può aiutarla a risolvere problemi contingenti e la pubblicazione dei bandi soltanto lo scorso verticali. In questo caso, può essere di grande anno. «Temo – conclude Cambise – che questo utilità. L’importante è che sia messo in chiaro scenario possa ripetersi anche adesso con il il tema, fondamentale, delle competenze. Noi Recovery Fund. Per cui saranno previsti incencome Federmanager, sia da soli che insieme tivi per i macchinari, ma ci sarà poco approfona Confindustria nel progetto 4.Manager, stiadimento sulla tematica dei manager. Per eccesso di semplificazione in fase di scrittura, a mio avviso, si rischia di lasciare eccessivo arbitrio alle aziende che potrebbero quindi replicare schemi già visti, con i professionisti che dispensano qualche consiglio ma che vengono inquadrati come se fossero manager per beneficiare di qualche sgravio. Le due cose sono molto diverse e non vanno confuse. Ho paura che si possa scegliere la strada che consente alle Pmi di continuare a lavorare come hanno sempre fatto. E invece sarebbe il momento di fare un drastico cambiamento. Prendiamo ad esempio lo smart working: un professionista può suggerire i migliori strumenti per lavorare da remoto, ma è il manager quello che sa armonizzare questo passaggio. È bene ricordarcelo».

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GESTIRE L’IMPRESA LEGALTECH

Postille e... algoritmi: i servizi legali scoprono i robot Dagli smart contracts che si autoeseguono alla giustizia predittiva: ecco come l’intelligenza artificiale sta cambiando il settore legale. Che in Italia già negli anni Novanta ha dato vita al Teleforum di Massimo Pittarello

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ono i primi passi, ma sono grandi passi. In poco tempo, infatti, il legaltech può diventare per il settore dei servizi legali quello che il fintech è diventato per quelli finanziari. L’applicazione di tecnologia, sistemi informatici e intelligenza artificiale ai servizi legali non è ancora diffusa come il suo fratello maggiore, ma ha prospettive di crescita enormi. Certo, non si parla di giudici-robot, ma di innovare tutto il mondo del legal con dei software e degli applicativi che, come il migliore dei praticanti, in pochi minuti ricercano, confrontano e analizzano le sentenze e i precedenti. O che, grazie ad un algoritmo, ordinano pile di documenti, i vecchi faldoni. Ma non solo. Il settore già oggi a livello mondiale vale infatti 7,5 miliardi di dollari e nel 2019 la società canadese che sviluppa law practice management Clio ha incassato 250 milioni di dollari di finanziamento per i suoi progetti, mentre la statunitense Onit si è fermata a “soli” 200 milioni. La multinazionale della consulenza Gartner Group – che qualcuno definisce la Standard & Poor’s dell’Information technology – stima per il settore dell’automazione delle attività legali una crescita degli investimenti dal 20% al 50% nel giro di un paio di anni. Insomma, territori sconfinati e pieni di opportunità. Se in Italia il mercato dei servizi legali si ag-

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gira complessivamente intorno ai 2 miliardi di euro, il settore del legaltech, secondo le stime di Altalex, arriva a coprire da qualche decina fino a 200 milioni di euro, cioè fino al 10% del totale. Ma tuttavia le stime dipendono dai parametri utilizzati, specie in un comparto ancora agli albori, dai confini ancora incerti, granulare. Quello che è certo, però, è che il fermento non manca. LVenture Group, che investe in startup digitali, pare abbia manifestato interesse per AvvocatoFlash, una piattaforma creata nel 2016 da tre professionisti per facilitare la

GARTNER GROUP STIMA PER IL SETTORE DELL’AUTOMAZIONE DELLE ATTIVITÀ LEGALI UNA CRESCITA DAL 20% AL 50% NEL GIRO DI UN PAIO DI ANNI

ricerca online di un legale. Lexdo, che consente di creare online un contratto in pochi minuti (o di avere una consulenza legale) è arrivata a produrre oltre 600mila documenti legali, raccogliendo recentemente più di un milione di euro di finanziamenti. Ma oltre a qualche decina di start-up, ci sono anche aziende che start-up non lo sono da decenni. Proprio Gartner Group nella classifica dei migliori prodotti legaltech nel suo Market Guide di Enterprise Legal Management Solution, per esempio, ha inserito anche l’unico prodotto l’italiano

ENRICO LUCIANI

Teleforum For, erogabile in modalità SaaS, e sviluppo da Eustema. La società guidata da Enrico Luciani tra i molti clienti annoverati nei decenni passati (Ministeri, Inps, Adr, Enel, Atac, Ama, Poste, Ferrovie, Q8), ha avuto anche l’Inail. E proprio lavorando per questo ente pubblico negli anni Novanta una squadra di giovani legali dell’azienda avviò una ingegnerizzazione dei processi dell’avvocatura, la genesi dell’attività di legaltech dell’impresa. «Quando è arrivato internet abbiamo unificato le due cose ed è nato Teleforum» ci racconta Enrico Luciani. Ma, nel concreto, come è possibile collegare concretamente l’intelligenza artificiale alla giustizia, che è materia umana per definizione, soggetta a variazioni nel tempo e nello spazio, come anche da persona a persona? E quali attualmente le applicazioni tra le sentenze, i contratti e internet? «Siamo specializzati nella realizzazione di complessi sistemi informativi che rispondono a esigenze quali alte performance, elevata numerosità di utenti e, naturalmente, sicurezza delle informazioni. Con una gestione dell’intero ciclo di vita del dato» spiega Luciani. «Con Teleforum For adesso siamo di fronte ad uno strumento che consente di svolgere alcune funzioni decisamente utili, come recuperare velocemente, in digitale, e ordinare, tutti


STIAMO LAVORANDO CON IL CNR PER COLLEGARE LINGUAGGIO UMANO E DIGITALE i precedenti simili in uno studio legale. E successivamente verificare in che direzione sono andate le decisioni precedenti. E quali linee difensive hanno funzionato e quali invece no». Insomma, una sorte di praticante efficientissimo, bravissimo e velocissimo che predispone tutto al meglio prima della decisione ultima, umana, che resta l’unica in grado di giudicare le variabili imprevedibili e non riducibili ad un codice binario. Ma il lavoro è facilitato. L’intelligenza artificiale applicata ai servizi legali permette pure – specie nei paesi anglosassoni – di stimare l’ammontare degli accantonamenti necessari per ogni fascicolo aperto. E anche per le parcelle. Nel nostro Paese, con il probabile aumento delle insolvenze di molte imprese e famiglie in seguito alla crisi economica post pandemia, queste tecnologie consentono un supporto automatizzato nella gestione dei contenziosi e delle insolvenze, come anche nella previsione di quanti, quali e come saranno i crediti deteriorati che si ritroveranno in pancia le banche. E poi ci sono altre applicazioni possibili: cause civili, recupero crediti, cause di lavoro, utilities, cause nella sanità, diritto societario. Ma anche la compliance sul Gdpr, la certificazione dell’identità digitale (sui cui svetta tra tutti Infocert, la controllata di Tinexta assolutamente all’avanguardia nel

settore). Insomma, se anche i grandi studi il monitoraggio e il controllo delle attività legali guardano più spesso oltreconfine, a svolte». Regno Unito e Stati Uniti, per la fornitura di E adesso quali sono gli ulteriori sviluppi? Il servizi digitali, ci sono molti avvocati, diretitolare di Eustema svela che «da qualche zioni affari legali di grandi imprese, ma ananno insieme a Cnr e Bicocca di Milano ci che di quelle più piccole, per cui il settore è siamo messi a lavorare sull’area semantitutto da scoprire. ca, cioè su come interfacce digitali possano Il legaltech ha di fronte un territorio sconfimettere in collegamento il linguaggio umanato, ma non è qualcosa di nuovo. Se ne era no con il digitale». Proprio sull’intelligenza occupata Bruxelles, con la pubblicazione artificiale insomma, con le macchine che della “Carta etica europea sull’Intelligenza leggono le sentenze. E più ne leggono più artificiale applicata ai sistemi giudiziari” auto-apprendono. Forse è presto per parlada parte della Commissione europea per re di “giustizia predittiva” (a qualcuno può l’efficienza della giustizia (Cepej, 2018), tornare alla mente il distopico e angosciante ma senza troppo successo. Nel privato, infilm Minority Report), ma qualcosa di convece, le cose sono andate diversamente e creto già esiste. Oltreoceano la piattaforma anzi dopo la pandemia e in epoca di smardigitale statunitense specializzata nella tworking sempre più diffuso l’accelerazione semplificazione dei processi legali LawGeex sembra essere notevole, una vera e propria ha messo a confronto venti avvocati esperti necessità per esemin diritto societario CON IL PROCESSO TELEMATICO pio nel contract macon un algoritmo È POSSIBILE CONTROLLARE DA REMOTO nagement. «A seguifondato sull’intelliI PROCEDIMENTI APERTI to dell’adozione del genza artificiale. La E LO STATO DI AVANZAMENTO processo telematico, sfida era capire chi sia civile che amministrativo, si possono tra i due riuscisse a trovare più velocemente controllare da remoto e da app su cellulare l’esistenza di possibili clausole di nullità in i procedimenti aperti e il loro stato di avanaccordi vincolati a rigorosi accordi di riserzamento – ci dice ancora Enrico Luciani – e vatezza. A quanto riportato, alla fine la macin questa fase di improvviso smart working china non ci ha solo impiegato meno tempo, diventa fondamentale dotarsi di strumenti ma è stata anche molto più precisa nelle riche favoriscano l’organizzazione delle inforsposte. Prepariamoci, le lettere non saranno mazioni, la condivisione e la collaborazione, più scritte dagli avvocati, ma dal legaltech.

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GESTIRE L’IMPRESA BRAND MANAGEMENT

DONNA AL VOLANTE? LA STRATEGIA SI FA IN... 4XE L’elettrificazione, il mercato e le sfide future: ecco il nuovo corso del brand Jeep sotto la guida di Antonella Bruno, che dopo l’esperienza in Lancia è la prima donna alla guida del marchio a livello Emea a cura di Autoappassionati.it

professionalmentE. Sono molti i ricordi ed è difficile dire a quale sia più legata. Tra queDOPPIO FILO AGLI UOMINI. COSÌ POTREMsti sicuramente c’è il successo della Ypsilon MO DEFINIRE IL PERCORSO LAVORATIVO DI in Italia che dal 2012 ha saputo confermarsi ANTONELLA BRUNO, HEAD OF JEEP BRAND leader del suo segmento. Un successo che è EMEA. il frutto di una strategia di prodotto e markeAntonella Bruno è la prima donna e la prima ting dinamica e sempre attenta alle tendenze. italiana alla guida del marchio Jeep a livello Essere a capo del brand Jeep in Emea è Emea. una bella responsabilità. Questo nuovo ruolo mi riempie di orgoglio: Una lunga carriera Jeep è un marchio «JEEP È UN MARCHIO UNICO, CHE HA in Fca, dove ha riunico, che ha sempre SEMPRE SAPUTO EVOLVERSI coperto molti ruoli, saputo evolversi nel NEL TEMPO MANTENENDOSI dal product manager tempo mantenendoFEDELE AL SUO DNA» e responsabile del si fedele al suo dna. marketing E delle vendite. Dopo l’espeE questo è un momento importante per il rienza alla guida del marchio Lancia, da brand, un momento di innovazione, una nuogiugno è anche Head of Jeep Brand Emea. va fase nella storia Jeep che è fatta di continua A quale ricordo della sua carriera è più leevoluzione e ci consente di entrare nel mongata? do dell’elettrificazione con il lancio di ReneSono arrivata in Fca a fine del 2007 e ho avugade e Compass 4xe. to la possibilità di ricoprire molti ruoli e di Cosa è cambiato nel suo lavoro e qual è maturare molte esperienze sia sul mercato la differenza di approccio tra due marchi, italiano che nell’ambito Emea. Le esperienze dello stesso gruppo ma così differenti? di questi anni mi hanno permesso di crescere Stiamo parlando di brand forti con prodotti UNA DONNA DI SUCCESSO IN UN MONDO, QUELLO DELL’AUTO, DA SEMPRE LEGATO A

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dalla grande personalità. La gestione di Lancia coinvolgeva esclusivamente il mercato italiano con un target customer molto chiaro e prevalentemente femminile. Con Jeep l’obiettivo è di continuare a crescere in Italia e contestualmente di accelerare la crescita anche all’estero facendo leva sull’indiscussa forza del brand e sulle numerose novità di prodotto in arrivo, ad iniziare dalle Renegade e Compass 4xe che da settembre sono commercializzate in tutta Europa. In questi mesi sono arrivate le prime Jeep elettrificate, Renegade e Compass 4xe: si tratta di un punto di svolta per Jeep? Assolutamente, con le nuove Renegade e Compass plug-in hybrid, l’evoluzione del brand continua e si apre un percorso nuovo, che ci consente di entrare nel mondo dell’elettrificazione ma di farlo al 100% nella maniera Jeep. Ovvero offrendo le “emissioni zero” in modalità elettrica dell’ibrido plug-in e assicurando la sicurezza su ogni terreno del 4x4, che interviene quando serve. Inoltre, nei prossimi anni presenteremo almeno una versione elettrica o elettrificata per ciascun modello della gamma: Renegade e Compass 4xe hanno infatti iniziato questo percorso che proseguirà ad inizio 2021 con la Wrangler 4xe. Jeep Renegade e Compass 4xe: performanti, divertenti ed ecocompatibili, quali sono le caratteristiche principali? Le Jeep Renegade e Compass 4xe sono veicoli elettrici ibridi plug-in a trazione integrale, dotati di un motore a benzina che aziona le ruote anteriori e di un motore elettrico che aziona le ruote posteriori. I due motori lavorano insieme, grazie alla gestione automatica. Il motore elettrico è alimentato da una batteria da 11,4 kWh che può essere ricaricata durante la guida attraverso la frenata rigenerativa o


tramite rete elettrica, e consente una autonomia media di 50 km. Inoltre, sui percorsi stradali i modelli 4xe offrono ai clienti il piacere di andare a 130 all’ora in modalità solo elettrica a emissioni e rumore zero, con conseguente risparmio anche sui consumi. E sui percorsi off-road assicurano il comportamento 4x4 impeccabile che ci si aspetta da una Jeep, addirittura migliorato in precisione e controllo. Dopo come continuerà la strategia di Jeep? Si arriverà ad una gamma totalmente elettrificata? Il nostro piano è di offrire opzioni elettrificate per ciascun modello Jeep nei prossimi anni: abbiamo iniziato adesso con Renegade e Compass 4xe, i nostri best seller sul mercato italiano ed europeo e proseguiremo il prossimo anno con Wrangler, l’icona Jeep, fino a comprendere tutta la gamma. 4xe, una trazione integrale elettrica, è un nuovo messaggio da comunicare al pubblico e ai futuri clienti: quali sono i passaggi per fargli avere successo? Renegade e Compass 4xe uniscono molti dei vantaggi della guida elettrica come bassi costi di gestione, una guida silenziosa ed emissioni zero nel caso di guida in puro elettrico, ma offrono anche la flessibilità di un motore a combustione tradizionale per viaggi lunghi senza l’ansia della ricarica. Sono vetture ‘’faci-

ANTONELLA BRUNO

li’’ da usare, il cliente decide se vuole guidare in elettrico, in modalità ibrida o benzina. Rappresentano una soluzione avanzata che migliora performance e comfort di guida riducendo i costi di gestione e le emissioni. Questi modelli nascono per rivolgersi ad un’ampia gamma di utilizzatori: coloro più interessati all’aspetto ecologico della vettura, così come gli appassionati di guida off- road, e soprattutto l’utente di tutti i giorni che troverà un perfetto equilibrio di prestazioni ed efficienza abbinato all’aspetto sicurezza di guida che solo la trazione 4x4 sa fornire. Una volta Jeep era un brand pensato quasi esclusivamente per gli amanti del fuoristrada, oggi appassiona uomini e donne di tutte le età. Com’è cambiato e come cambierà il marchio? Come marchio che ha fondato la categoria dei Suv, Jeep è costantemente al lavoro per dare al concetto di Suv un significato sempre nuovo e al passo con i tempi. Siamo quelli che hanno inventato il concetto di “Utility Vehicle”, e questo ci fa sentire la doppia responsabilità di innovare e perfezionare la categoria. Negli ultimi dieci anni il mercato ha riconosciuto la nostra evoluzione da “specialista in offroad” a brand capace di soddisfare le esigenze di tanti, su strada e in città consentendoci di crescere in termini di volumi praticamente di 10 volte in Europa (da 16mila unità nel 2010 a circa 170mila unità nel 2019). Cambieranno anche i clienti di riferimento del brand? Sicuramente una parte sempre crescente dei nostri clienti è giovane, metropolitana e orientata all’innovazione tecnologica: è il risultato della nostra strategia di prodotto “senza compromessi” con cui siamo riusciti a farci apprezzare da un pubblico composto non solo da appassionati di off-road. Ciò mantenendo la nostra identità e i restando fedeli al nostro claim ‘Go anywhere, do anything’. Il Coronavirus ha condizionato il business plan di Jeep? Dopo il lockdown come sta rispondendo il mercato a livello Emea? I dati recenti ci confermano che il mercato si sta lentamente riprendendo nonostante il

crollo generale negli ultimi mesi a causa dalla pandemia da coronavirus. E la situazione è quasi tornata ai livelli pre-Covid19, anche se le immatricolazioni del progressivo annuo sono ancora poco significative se confrontate con i risultati del 2019. In particolare, le vendite confermano che il mercato dei veicoli plug-in è in forte crescita in Europa dove nel primo semestre ha rappresentato circa il 16% del mercato totale e il 18% del mercato dei Suv. Per quanto riguarda l’Italia, vanno segnalati gli ottimi risultati ottenuti nel mese di agosto con quasi 4.500 vetture – l’8,3% in più in confronto al 2019 – e una quota del 5%, in crescita rispetto allo stesso mese di un anno fa di 0,4 punti percentuali. Per affrontare il momento di crisi di molti clienti, avete pensato a delle offerte per il mese di settembre? Si. Settembre è il mese di lancio commerciale delle nuovissime Renegade e Compass 4xe Plug In Hybrid, i nostri due modelli a tecnologia ibrida plug-in e per questo siamo in comunicazione con un’offerta dedicata. Per i nostri clienti che vogliono entrare in possesso delle prime Jeep Plug In, grazie al finanziamento Jeep Flexi by Fca Bank offriamo Renegade 4xe a 249€ e Compass 4xe a 329€ al mese con la possibilità per il cliente di decidere quando iniziare a pagare le rate del finanziamento (a 1, 3 o 6 mesi); entrambi i modelli con un anticipo di 5.000€. Per i clienti più “tradizionali” che vogliono continuare ad acquistare motorizzazioni benzina o diesel, Renegade è proposta a 17.500€ e Compass a 21.900€, entrambe con finanziamento Jeep Flexi che garantisce anticipo zero e la prima rata a 1, 3 o 6 mesi (a discrezione del cliente). Quali novità ci può già annunciare per il Il 2021 sarà un anno molto speciale per il marchio Jeep, che festeggerà 80 anni di storia. In occasione delle celebrazioni che si terranno a livello globale, presenteremo un gamma di serie speciali celebrative che si affiancheranno al lancio della nuova Wrangler 4xe, la versione elettrificata con tecnologia plug-in hybrid e della nuova Gladiator, il modello che segna il ritorno del brand nel segmento dei pick-up.

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GESTIRE L’IMPRESA INNOVARE

essere industrializzato su tutto il gruppo, ma che oggi si concentra su un particolare servizio e su un asset di un cliente, selezionato tra quelli più proattivi e intenzionati a seguirci su questa strada: il Centro Medico Santagostino, centro di assoluta eccellenza, molto attento al processo di innovazione tecnologica. Service 4.0 si focalizza su uno dei nostri processi, l’erogazione dei servizi di manutenzione impiantistica, di cui all’interno del gruppo si occupa Fsi». Una strada di sviluppo che il Gruppo Fervo ritiene indispensabile anche in un momento complesso come quello atDA SINISTRA: ROCCO RUGGIERO, AMMINISTRATORE DELEGATO FERVO, E ALESSANDRO BELLONI, PRESIDENTE FERVO tuale: «È fondamentale per noi continuare a investire in innovazione - prosegue Belloni -. La cosiddetta Industria 4.0 è conosciuta e collaudata, meno lo è il Service 4.0, tanto che la stessa Cefriel ha ammesso che il progetto in fase di implementazione con noi è il primo di questo tipo. Forse perché ci sono poche società nel campo del facility ed energy Con l’implementazione di sistemi integrati di hardware e software management che ritengono prioritaria l’inper potenziare i processi di erogazione dei servizi alle imprese clienti, novazione. Invece lo è, come ha confermato il Gruppo Fervo affronta la crisi post Covid puntando sull’innovazione l’emergenza Covid dando un’ulteriore spinta in questo senso; se un’azienda non ha un di Davide Passoni processo il più possibile digitalizzato, rischia di non essere attraente né competitiva sul siste un’espressione inglese che rendware e software per potenziare i processi mercato». Per proseguire sulla strada dell’inde bene l’idea di ciò che le aziende di erogazione dei servizi alle imprese clienti, novazione, la scelta del partner tecnologico dovrebbero fare in questo momenrendendoli sempre più efficaci ed efficienti. è fondamentale. «Cefriel è una realtà dinato non facile, per quanto possa sembrare fin La convinzione è infatti che IoT, Big Data e mica - dice ancora Belloni -, con una formatroppo sfidante: “never stand still”, che si può Data Analytics, Intelligenza Artificiale e Mazione che le consente di affrontare i progetti tradurre come “non fermarsi mai”. Non ferchine Learning contribuiranno a cambiare in una logica di processo prima che tecnica, marsi sulla strada della ricerca, dell’ottimizl’aspetto e le funzioni del facility manageaffiancando innovazione tecnologica a inzazione dei processi e, soprattutto, dell’innoment, potenziando le modalità di erogazione novazione di processo. Con loro stiamo scevazione. Lo ha capito Fervo, il gruppo italiano del servizio, le relative gliendo le tecnologie INTEGRANDO I DATI IN UN SOLO che aggrega quattro aziende specializzate in logiche di attuazione da adottare, perché ECOSISTEMA DIGITALE, È POSSIBILE ingegneria e implementazione di servizi di e le modalità di delega la quarta rivoluzione ANALIZZARLI PIÙ FACILMENTE PER facility ed energy management (Eco2Zone, della filiera. In questo MIGLIORARE LA QUALITÀ DEL SERVIZIO industriale mette in Vme, Reclean, Fsi), che ha deciso di duplicare modo, il processo di evidenza la necessità, il proprio investimento in ricerca e sviluppo. erogazione del servizio attraverso il supper l’erogatore dei servizi, di integrare in un Con un fatturato 2019 di oltre 31 milioni di porto di soluzioni innovative digitali viene ecosistema digitale l’enorme mole di dati in euro e oltre 500 dipendenti, Fervo ha scelto, reso smart e si incrementa il valore aggiunto suo possesso relativi agli asset propri e dei in controtendenza, di affrontare la crisi post per il cliente. «Service 4.0 è un progetto che clienti, dati che spesso si trovano in sistemi Covid puntando sull’innovazione per svidetermina anche un cambio organizzativo informativi diversi. In questo modo - concluluppare un Service 4.0, affiancata da Cefriel all’interno del gruppo - spiega Alessandro de - noi possiamo analizzare questi dati per come partner tecnologico. L’obiettivo è quelBelloni, presidente di Fervo -; è un progetto migliorare l’erogazione del nostro servizio e lo di implementare sistemi integrati di harpilota di innovazione digitale che dovrà poi aumentare la soddisfazione del cliente».

Da industria a service il facility management vola

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GESTIRE L’IMPRESA SOLUZIONI

DAL DIGITALE ALLA CARTA... ANDATA E RITORNO Criptate, a norma Gdpr e sicure grazie a card Nfc personali: le soluzioni professionali Brother per banche e assicurazioni consentono di gestire tutti i flussi documentali sia in filiale, sia in smart working di Alessandro Faldoni

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er banche e assicurazioni il document management è un aspetto chiave e delicato del business. Le soluzioni professionali Brother per banche e assicurazioni consentono di gestire tutti i flussi documentali in filiale, dalla stampa fino all’archiviazione digitale: un ampio ventaglio di prodotti e servizi per svolgere al meglio ogni processo di gestione documentale, dai grandi progetti alle piccole esigenze quotidiane. Le soluzioni Brother per banche e assicurazioni garantiscono diversi vantaggi: più sicurezza, affidabilità, facile e completa integrazione con i sistemi già esistenti, personalizzazione e rispetto delle nuove norme sanitarie. di stampa è semplice e sicura. Infatti, non è La sicurezza è uno degli aspetti chiave quannecessario ricordare un PIN o una password, do si parla del mondo Finance, e per questo ma basta avvicinarsi alla stampante con una motivo i dispositivi di stampa e scansione decard. È anche possibile creare specifici profili vono essere a norma di GDPR, in particolar utente che danno accesso ad alcune o a tutte modo per prevenire il rischio di esfiltrazione le funzioni della stampante. Utilizzando una di dati riservati che riguarda la totalità dei card NFC per ritirare i documenti in stampa documenti gestiti in questo mercato. Questo si evita anche di perdere tempo per inserire è possibile grazie al lettore integrato nelle la propria password, spesso composta da stampanti e negli scanner Brother: i dati e i numeri, lettere minuscole, maiuscole e cadocumenti in stampa e scansione sono proratteri speciali, su un’interfaccia utente e di tetti da codici criptati e chiavi di accesso commette errori di NFC. Grazie all’auLA SICUREZZA È UNO DEGLI ASPETTI digitazione. Anche gli tenticazione tramite CHIAVE NEL MONDO FINANCE: BROTHER amministratori IT ne card NFC presente UTILIZZA CHIAVI DI CRIPTATURA nelle stampanti di E ACCESSI TEMPORIZZATI INDIVIDUALI traggono vantaggio. Il loro compito è spesso fascia alta Brother, quello di cambiare le password o sbloccare la stampa viene infatti attivata solo quando gli account. Viene eliminato il rischio che un l’utente appoggia la card sul pannello del utente venga spiato quando inserisce la pasdispositivo. Questa funzionalità di sicurezsword e le card NFC sono molto meno periza costituisce una parte significativa per un colose perché non vengono scambiate tra i concetto più ampio di sicurezza IT e, allo dipendenti e difficilmente possono essere stesso tempo, è una soluzione efficace per duplicate o hackerate. Gli amministratori IT progettare processi di stampa in conformità possono aggiungere o rimuovere in pochi e con il regolamento GDPR sulla protezione dei semplici passaggi fino ad un massimo di 200 dati personali. Questa gestione del processo

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utenti. Ogni utente può essere registrato con il suo profilo distinto ed è possibile abilitare degli accessi individuali che consentono di utilizzare alcune o a tutte le funzioni della stampante. È inoltre possibile impostare un tempo limite massimo entro cui i documenti devono essere stampati e ritirati. La durata del salvataggio dei dati nella stampante è impostata in base alle tue necessità. Se i dati rimangono più a lungo del tempo impostato, sono automaticamente cancellati per garantirti massima sicurezza. Inoltre, grazie alla soluzione software Secure Print+ il processo di stampa inizia solo quando il dipendente autorizzato è davanti al dispositivo e si è autenticato. Questo assicura che nessun altro possa ritirare i documenti stampati proteggendo i dati sensibili. Oltre a garantire la massima sicurezza, le soluzioni professionali Brother permettono anche di personalizzare le periferiche per ogni esigenza IT, per ottenere il massimo delle prestazioni. Grazie alle Light Solutions Brother, le periferiche possono infatti essere personalizzate con soluzioni software che potenziano le prestazioni delle


in collaborazione con

stampanti. Con Custom UI è possibile creare un’interfaccia dedicata per ogni processo. Grazie a Request Help è possibile ricevere assistenza direttamente dal dispositivo Brother in 3 semplici passaggi. Remote Panel è invece un sistema di diagnosi e risoluzione di problemi della stampante da remoto. I dispositivi di stampa e scansione Brother garantiscono inoltre una facile e completa integrazione nei sistemi esistenti oltre ad una elevata flessibilità. Sicurezza, personalizzazione e massima integrazione non sono però gli unici aspetti da considerare. Ora che l’allentamento delle restrizioni lo permette, molti professionisti sono rientrati in ufficio dopo diverso tempo. Per ripartire a pieno regime è però necessario modificare la cultura organizzativa a cui siamo stati abituati fino a pochi mesi fa. La vita all’interno di uffici, istituti bancari e assicurativi, sarà infatti composta da nuove abitudini, procedure e accorgimenti pensati per tutelare la salute degli impiegati, minimizzando la probabilità di altri contagi. In questa fase il mondo del document management gioca un ruolo importante, perché vanno studiate strategie ad hoc volte a mantenere il “social distancing” senza però pregiudicare l’efficienza delle attività aziendali. Una di queste strategie è rappresentata dal

balanced deployment, che consiste nel suddividere in modo ottimale e più capillare il carico di lavoro all’interno degli uffici, sostituendo le grandi stampanti A3 con più unità in formato A4 compatte, performanti ma soprattutto più vicine alle singole postazioni di lavoro. Così facendo si evitano lunghi percorsi in mezzo ad altre aree (come avviene spesso negli open space) per andare a recuperare le stampe, e soprattutto si evitano le code che si creavano aspettando di ritirare i propri documenti. L’aggiunta di scanner è un altro elemento di “bilanciamento”, perché chi necessità di fare solo la scansione di un documento non deve necessariamente attendere la conclusione delle stampe dei colleghi da un unico dispositivo centrale e viceversa. A questo si aggiunge il concetto di decentralizzazione, che consiste nel posizionare più stampanti all’interno dello stesso reparto, adempiendo alle nuove normative che impongono di avere scrivanie libere per poter distanziare gli impiegati. Le stampanti in formato A4 proposte da Brother per far fronte alle nuove esigenze di stampa mettono insieme velocità, economicità e sicurezza. Il controllo e il monitoraggio centralizzato delle unità dà anche la possibilità di minimizzare i fermi macchina, gli interventi sul posto e di aumentare la produttività degli uffici. La risposta ideale per queste nuove esigenze di stampa in un nuovo sistema lavorativo mutato dall’inizio dell’emergenza sanitaria. Le soluzioni pensate da Brother per il mondo Finance si rivolgono però anche a chi lavora in Smart Working. I dipendenti che lavorano da casa hanno bisogno di soluzioni che mantengano inalterata la produttività, con supporto da remoto e dispositivi dalle dimensioni compatte. Con i dispositivi Brother è possibile creare un home office con assistenza tecnica, gestione dei consumabili e un servizio di stampa gestita a consumo per un’offerta completa che si adatta alle singole esigenze, per svolgere tutte le operazioni di stampa e scansione grazie alla soluzione Brother Pagine+. Per ogni esigenza di stampa, Brother ha una soluzione pensata su misura per te.

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SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY VERSO IL GREEN DEAL

IL BENESSERE ECOSOSTENIBILE SI DECLINA CON LA GOVERNANCE

Si fa presto a dire “sostenibilità”. Ma dietro a una parola ci sono mille sfaccettature: dalla decarbonizzazione alla certificazione B-Corp, dall’economia circolare alla rendicontazione, perché la sostenibilità dev’essere non solo ambientale, ma anche economica. Così l’Italia inizia a confrontarsi sul serio coi nuovi paradigmi su cui si incardinerà il prossimo futuro. Il nostro benessere, letteralmente, dipende da come sapremo muoverci.

La linea strategica delineata da Palazzo Chigi e affidata alla Cabina di regia Benessere Italia si fonda su cinque filoni. Ce li spiega in questa intervista a Economy la presidente Filomena Maggino di Sergio Luciano

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ì, abbiamo vissuto giorni di tensioConte, lavora Filomena Maggino, docente di ne, chiamarsi ‘Cabina di regia bestatistica alla Sapienza, una carriera accadenessere Italia’ ed essere a Palazzo mica fiorita a Firenze, sorridente e gentilisChigi durante il lockdown fatalmente ci ha sima ma – si vede – senza dubbio inflessibile esposto molto all’opinione pubblica. Ma forsulle questioni in cui crede. tunatamente non ci sono stati incidenti, Ricordo un giorno con Ci racconti dei ristoIL FILO DIRETTO COI RISTORATORI i ristoratori…»: Palazratori, presidente! FIORENTINI DURANTE IL LOCKDOWN zo Chigi, primo piano, Eravamo in pieno HA PERMESSO DI RICOMPORRE UNA benvenuti nel cuore FRATTURA TRA GOVERNO E TERRITORIO lockdown. Abbiamo del pensiero stratecontinuato a ricevere gico della presidenza del Consiglio di questo o comunque contattare via web stakeholder governo sperimentale che però mese dopo territoriali. Un bel giorno, mi chiamarono da mese sta dimostrando la stessa resilienza alle Firenze un gruppo di ristoratori per dirmi, turbolenza politiche che l’Italia ha messo in senza tante cerimonie, che volevano scendere opera contro la pandemia. E al centro della in piazza ed arrivare fino a Roma. Io replicai: cabina di regia voluta dal premier Giuseppe parliamone subito in videoconferenza per

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> ENERGY fortuna accettarono. Spiegai cosa fa la Cabina raggiungere un traguardo, si spegne la torcia per il governo e per il suo presidente. Loro mi e si riprende la bussola. Dove il Nord è il beesposero il dramma che Firenze stava vivennessere. do, martoriata in una delle sue risorse essenPresidente, ma in concreto, il benessere ziali, appunto il turismo. Alla fine siamo dicos’è, per lei? È tante cose… ventati amici, sono diventati fan su Facebook, Tante cose, sì, ma con un denominatore conon vennero più a Roma e hanno iniziato a rimune: rimettere al centro delle decisioni i citpensare alle reazioni possibili contro la crisi. tadini, le persone, con le loro esigenze, la loro Soprattutto, avevano colto il senso del nostro vita e la loro qualità di vita. Quello è l’obiettiruolo, della sfida della cabina di regia… vo. Dopo di che c’è bisogno di una mappa per Lo fa cogliere meglio anche ai lettori di capire come arrivarci. Cioè identificare il perEconomy? corso giusto, che può essere più o meno acciIl premier ha fortemente voluto questo strudentato, e questo fa la differenza. Tra Milano mento tecnico – non e Monaco la distanza L’OBIETTIVO DELLA CABINA DI REGIA politico! – per avere in linea d’aria è poca BENESSERE ITALIA È QUELLO sempre vicino qualma il dislivello tanto, DI LAVORARE PER CREARE IN TUTTI cuno incaricato di I MODI UN BENESSERE ECOSOSTENIBILE e il percorso faticoso… presidiare la coerenMettere i cittadini al za dei provvedimenti del governo, anche centro: magari! quelli emergenziali, con la visione di fondo Appunto: occorre proprio cambiare i parache è propra a lui e all’esecutivo, per varare digmi comportamentali del processo decisiole scelte più giuste e connesse. Ecco quel che nale. Mettere al centro i cittadini, le persone, sicuramente dobbiamo continuare a fare e vuol dire miglorarne le condizioni di vita. C’è affiancare anche ad un racconto chiaro della tantissimo da fare. Sono rimasta molto colpita visione del Paese. dai dati nell’ultimo rapporto sulla povertà… La mission è chiara. Parliamo della visione Ok, allora parliamo di sviluppo sostenibile: di fondo che la cabina presidia… facile a dirsi… L’obiettivo è lavorare per creare in tutti i modi Lo sviluppo è il punto d’arrivo di un processo nel Paese un benessere ecosostenibile. Come che dev’essere sostenibile. Ma se vuole, la padeclinare quest’obiettivo? Il presidente desirolona la usa: occorre una rivoluzione cultuderava avere uno strumento di governance rale, che noi come cabina vogliamo proporre proprio per poter attuare questa linea strategica. E abbiamo individuato cinque filoni lungo i quali declinarla. La rigenerazione equa e sostenibile dei territori; la mobilità e la coesione territoriale; la transizione energetica; la qualità della vita; e l’economia circolare. Non facile occuparsi di questi filoni in epoca Covid-19. Certo, non facile ma essenziale. E mi spiego: la sanità è uno degli ambiti chiave per poter parlare di benessere, e dunque in emergenza è sotto stress. In emergenza si attivano le strutture sanitarie e la Protezione civile, un po’ come accendere una torcia quando va via la luce. Poi, però, la luce presto o tardi torna e per proseguire nel percorso su cui si vuol

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e diffondere. In una società complessa che si dà obiettivi ambizioni e altrettanto complessi per risolvere problemi altrettanto inevitabilmente complessi o ci si decide ad adeguare la governance oppure si finirà con il veder fare da un ministero cose in contraddizone con quelle di un altro ministero. Effettivamente, quest’impressione gli italiani l’hanno avuta spesso,… Un’azione sistemica è possibile solo se c’è coordinamento: l’obiettivo delle cabina di regia è quello. Non a caso, il presidente Conte ha firmato il decreto istitutivo nel giugno del 2019, avendo annunciato l’intenzione di farlo sin dal febbraio del 2019, quindi dopo pochi mesi di governo. Nella cabina siedono i rappresentanti fiduciari di tutti i ministri, affiancati da un comitato scientifico composto dai presidenti degli istituti di ricerca pubblici: Istat, Ispra, Cnr, Enea, l’Istituto superiore di sanità e presto una novella del decreto, cioè una sua estensione, allargherà questo comitato inserendovi anche il Cnel. La Cabina riuscirà ad intervenire sul metodo produttivo dell’azione politica? Questo tema si è posto con la riforma Cipe, divenuto Cipess, a partire dal gennaio 2021. All’acronomico storico, che voleva dire: comitato interministeriale per la programmazione


indstriale, si sono aggiunte quelle due ‘esse’ che stanno per ‘sviluppo sostenibili’. Inoltre, lavoreremo a stretto contatto con il Dipe, Dipartimento per la programmazione economica, integrandoci senza sovrapporci. Noi, incardinati nel nostro ruolo, tenere la bussola ferma e beneorientata verso l’idea del benessere sostenibile. Fatto da noi questo controllo, l’operatività va ad altri organi. È questa la nuova architettura di governance che dicevo. Ed è il motivo per cui una cabina di regia che prenda più radici è determinante. Ma l’Italia è il regno della burocrazia… Paralizzante e sterile, ricordo sempre il brutto esempio di una grande azienda straniera – che non cito perché è eclatate ma non è l’unica - che in Italia a suo tempo investì superando lo scoglio della burocrazia ma non per questo si comportò poi bene, anzi. Sì, il tema del superamento della burocrazia paralizzante sta emergendo nel nostro lavoro. Grazie anche agli enti locali che ci vedono come un tramite per legarsi meglio con le istituzioni centrali dello Stato. E noi stiamo attivandoci, consapevoli che per le istanze territoriali è indispensabile che l’intervento centrale si coordini al meglio con le realtà locali. Il sindaco di una grande città, se ne ha bisogno, può chiedere ed ottenere un appuntamento

col premier. Ma il sindaco di un piccolo centro come fa? Be’, oggi può parlare con noi. Lei è anche stata membro della Commissione Colao e il governo è stato ed impegnato nella definizione degli interventi del Recovery Fund. Non pensa che si sia un po’ abusato di commissioni e gruppi di lavoro? Posso dirle serenamente che il lavoro della commissione Coalo è stato importante ed il governo – e quindi la nostra cabina – ne sta tenendo sommamente conto. I contenuti del vostro lavoro? Interagiscono con quelli che il governo determina per aiutare il processo di tenerli sempre connessi al valore del benessere. Stiamo lavorando in questo senso anche sul programma per il Recovery Fund. La Cabina modificherà il suo ruolo? Vedremo cosa deciderà il Presidente, io mi aspetto una sviluppo coerente con le premesse, io mi aspetto una cabina che diventi sempre più un luogo non solo di coordinamento tra le varie competenze ma anche di valutazione ex ante ed ex post delle scelte fatte… Peraltro in un momento come questo che stiamo attraversando si richiede una valutazione del genere, e non esiste un altro luogo istituzionale dove venga fatta. E consideri che la nostra Cabina di regia è anche l’organismo tecnico più vicino al premier… LA CABINA DI REGIA LAVORA A STRETTO CONTATTO CON IL DIPARTIMENTO PER LA PROGRAMMAZIONE ECONOMICA INTEGRANDOSI SENZA SOVRAPPORSI

E la faccenda delle valutazioni ex post? Un po’ come dare i voti... La valutazione ex-post è delicata ed ha implicazioni scientifiche diverse, perché l’impatto delle politiche messe in atto da un governo non è immediato. Lo si può vedere anche a lungo termine. Ma una Cabina di regia efficiente può anche valutare che l’impatto sarà quello giusto senza non legarlo necessariamente a una specifica e ravvicinata stagione politica…. D’altra parte il tema della valutazione degli impatti ex-ante ed ex-post è im-

portante e da più parti si sta identificando la Cabina come il luogo appropriato per farla. Quindi credo che sì, i nostri ambiti operativi potrebbero crescere. Esempi? Pensiamo alla misurazione dei risultati di quanto fatto nel Paese per fronteggiare l’emergenza sanitaria. Ci siamo resi conto che rispetto alla pandemia non tutto ha funzionato al meglio. Ecco un settore d’intervento per il governo, che potrà avvalersi del nostro contributo. Mi riferisco in particolar modo al tema del sistema dei servizi alla persona. In fondo la gravità dell’emergenza è stata messa in evidenza del fatto che non c’era più intermediazione tra cittadino ed ospedale, mentre il primo riferimento del cittadino di fronte a un problema di salute non deve essere l’ospedale, altrimenti si finirebbe in pronto soccorso anche per un mal di gola. Si è visto che negli anni invece i servizi territoriali alla persona erano stati sacrificati. Ma devo dire che si potrebbe dire lo stesso anche per altre realtà… Pensiamo all’alimentazione. Cioè? Se penso a servizi territoriali alla persona penso anche a servizi in grado di aiutarci a promuovere e preservare la salute. Uno dei driver più importanti di salute è l’alimentazione. Se io comincio a fare un discorso, come stiamo facendo noi su alimentazione, vuol dire coinvolgere tutta filiera alimentare e dal dominio salute sto passando ad altro, come sto passando a sistema industriale di conservazione cibo. Addirittura all’istruzione, come luogo di sensibilizzazione… C’è un tema di fiducia da ricostruire. Sfumata in decenni di lavaggio del cervello che forzava una visione “pubblico=brutto”. Questa visione ha colpito le forze dell’ordine e tutte le figure del pubblico. Anche dire che c’è uno Stato, che è un padre cattivo, di qua e di là i cittadini è un errore, perché lo Stato siamo noi. Purtroppo, il deterioramento di questo rapporto è dovuto anche al mancato investimento di Stato su queste figure…

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> SOSTENIBILITÀ IN BILANCIO “Il futuro non aspetta”. Ci sono voluti quattro anni di lavoro per esaminare 1.500 bilanci di sostenibilità, raccolte interviste da 32mila consumatori e valutazioni da 25mila post sui social network, organizzati confronti con 155 manager impegnati nella Corporate social responsability. Il risultato? Non è tutta sostenibilità quel che luccica. «In generale la narrazione è risultata poco accessibile e coinvolgente nella maggioranza dei casi», recita il report conclusivo. «Troppe volte appare evidente la logica “ho redatto il bilancio di sostenibilità perché lo dovevo fare, per essere allineato ai competitori e al trend di mercato”. Bilanci paludati, autoreferenziali, prolissi, uniformi per essere (solo presuntivamente) comparabili non servono ai consumatori, non sono utili alla reputazioMeno della metà delle aziende obbligate per legge a redigere il bilancio ne, non favoriscono scelte consapevoli, non di sostenibilità lo fa. E tra quelle che lo redigono, la maggior parte promuovono la cultura diffusa della sostenilo fa quasi per esibizionismo. La denuncia di ConsumerLab bilità». D’altra parte, redigere il bilancio di sostenibidi Marina Marinetti lità non è una scelta: è un obbligo. A sancirlo, sulla scia della direttiva Ue 95 del 2014, è il i ricordate di Straberry, l’orgoglio appena 1,2 al green diesel... Lo sanno persino decreto legislativo 254/2016, in vigore da milanese di Expo 2015, con le sue le grandi banche, che l’associazione Re.Comgennaio 2017, che impone alle grandi azienfragole “a km 0” e l’energia prodotta mon sta assediando, puntando il dito contro de di depositare, insieme ai bilanci, una dida pannelli fotovoltaici, premiata con l’Oscar i finanziamenti erogati all’industria del carchiarazione di carattere non finanziario, per Green di Coldiretti? Ecco, è stata sequestrata bone... tanto che Unicredit ha annunciato che spiegare che azioni hanno messo in campo con l’accusa di caporalato e sfruttamento del porterà progressivamente fino a zero entro su ambiente, gestione del personale, diritti lavoro di cittadini extracomunitari. Quanto il 2028 qualsiasi finanziamento a progetti e umani, lotta alla corruzione (niente pace nel al “green”, le fragole pare venissero raccolte società coinvolte nel business del carbone... mondo, ma ci arriveremo). senza guanti e inondate di diserbanti, che i I bilanci di sostenibilità non fanno ecceIl documento, redatto sotto la responsabilità lavoratori erano costretti a usare senza alcun zione alla regola del del consiglio di ammiIL BILANCIO DI SOSTENIBILITÀ NON È tipo di protezione o esperienza professionagreenwashing: «Donistrazione, è soggetUNA SCELTA, È UN OBBLIGO: LO IMPONE le. vrebbe servire a mito a revisione come il LA LEGGE 254 DEL 2016 SULLA SCIA Di cosa ci stupiamo? Professarsi green è una gliorare l’approccio al bilancio di tipo finanDELLA DIRETTIVA UE 95 DEL 2014 necessità inderogabile. Ma non si può per consumo e alla proziario. Obbligate a requesto distruggere in un attimo patrimoni duzione, ma questo dai bilanci si vede poco. digerlo sono le società quotate, le banche, le produttivi pluridecennali. Enel ha promesso Annunciano, raccontano, ma non c’è mai nesimprese di assicurazione e di riassicurazione di spegnere gli impianti a carbone nel 2025, e sun confronto e nessuna sintesi consuntiva. e in generale tutte le aziende che hanno almecerto lo farà... ma evidentemente ha bisogno La verità è che i bilanci sono una perdita di no 500 dipendenti e più di 20 milioni di euro di tenere aperti fino al 2040 quelli in Cile. tempo ai fini della cultura della sostenibilidi stato patrimoniale oppure più di 40 milioL’a.d. dell’Eni Claudio Descalzi considera «i rità», spiega a Economy Francesco Tamburella ni di euro di ricavi netti tra vendite e prestafiuti il petrolio del futuro», ma nel piano indu(nella foto), responsabile del centro studi di zioni «Si tratta di criteri molto vaghi, che però striale destina 32 miliardi all’energia fossile e ConsumerLab, che ha promosso la ricerca comunque ci sono e sono legge», sottolinea

Il vizietto del greenwashing cipria sui conti delle imprese

V

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parole facili. Poi, andiamo su numeri e fatti e qui casca l’asino»». Peccato perché, appunto, “Il futuro non aspetta” e la sostenibilità è un imperativo già nel presente. Anche per una questione di mercato: se cinque anni fa la cosiddetta “qualità immateriale”, in pratica la reputazione del brand, influiva solo per il 16% sulle loro scelte di consumo, oggi il suo peso è più che raddoppiato e conta per il 32%, quasi quanto la qualità materiale, calata dal 38 al 33%. «I consumatori cominciano a canalizzare il consenso verso quelle imprese che riescono ad esprimere al meglio la propria anima, la personalità, la creatività, il “genius missionis” con trasparenza e, soprattutto, concretezza», specifica la ricerca. E la sostenibilità è diventata per i consumatori uno “special factor” capace di influenzare le scelte di acquisto. Ma come dovrebbe essere un bilancio di sostenibilità per essere veramente efficace? «Innanzitutto dovrebbe essere identitario, non la fotocopia di altri bilanci», risponde Tamburella. «Un vero bilancio dovrebbe raccontare l’azienda, spiegarne i valori differenzianti e le attività in cui è impegnata concretamente. Invece dai bilanci risulta che le imprese si occupano un po’ di tutto, a pioggia, e per una questione di reputazione si vanta-

1%

IMPRESE QUOTATE

CHE REDIGONO LA DICHIARAZIONE NON FINANZIARIA OBBLIGATORIA

LE DFN

210

CINQUE ANNI FA LA REPUTAZIONE DEL BRAND INFLUIVA SOLO PER IL 16% SULLE SCELTE DEI CONSUMATORI, OGGI CONTA PER IL 32%, QUANTO LA QUALITÀ

no con una lista più o meno lunga di contributi». Prendiamo la solidarietà: la ricerca di ConsumerLab ha analizzato gli interventi implementati da 234 imprese per contribuire al contrasto della pandemia: solidarietà, sostegno, partecipazione, coraggio e apertura a nuovi scenari d’innovazione tecnologica e sociale con donazioni che hanno superato, ad aprile 2020, un miliardo di euro. Esempi concreti e misurabili, afferenti ai principi dell’economia sostenibile, accanto, però, a strumentalizzazioni di effimera comunicazione. «Stiamo indagando su come le aziende hanno reagito al Covid: cosa hanno promesso, cosa hanno fatto e come», spiega Tamburella. «C’è da mettersi le mani nei capelli». Ma la sostenibilità non è optional: «sarà la storia di chi ha affrontato la crisi allineandosi alla “evoluzione della specie”».

PRESENTATE NEL 2019

5

LE DFN

VOLONTARIE NEL 2019

COMITATI INTERNI

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Tamburella. Chi non rispetta l’obbligo rischia una sanzione da 20mila a 100mila euro. E per tutte le altre aziende, la dichiarazione di carattere non finanziario è facoltativa... purché conforme al decreto. «In realtà non c’è alcun controllo», sottolinea Tamburella: «tant’è che meno della metà delle aziende obbligate per legge a redigere il bilancio di sostenibilità lo pubblica. E anche delle imprese medio grandi, con 30 o 40mila unità, circa l’80% non lo redige». A parte quelle presenti nei mercati internazionali, stando alla ricerca di ConsumerLab la quasi totalità delle imprese non ha una sezione dedicata alla redazione del bilancio su cui, infatti, normalmente è impegnata una sola unità lavorativa, talvolta due o tre, anche condivise con la comunicazione e le relazioni esterne. «Purtroppo, oggi le imprese che redigono il bilancio di sostenibilità lo fanno quasi per esibizionismo, per una moda del momento. E i bilanci di sostenibilità risultano non solo illeggibili, ma fatti con lo stampino, utilizzando il sistema Gri, un sistema internazionale che fornisce una specie di griglia da riempire». Gri sta per Global reporting initiative, l’organizzazione internazionale indipendente nata nel lontano 1997 per supportare governi e imprese nella comprensione e comunicazione del loro impatto su ambiente, società ed economia. In pratica un ente super partes che “fabbrica” gli standard da rispettare per definirsi “sostenibili”: sono una quarantina quelli attualmente in vigore e spaziano dall’ambiente al lavoro minorile, dalla corruzione alla biodiversità, dall’acqua ai diritti umani. «Con il sistema Gri non solo i bilanci risultano tutti uguali e ugualmente illeggibili, ma poi, ovviamente, nessuna azienda inserisce i numeri», aggiunge il responsabile del centro studi di ConsumerLab: «parlano delle iniziative messe in campo, facendone un lungo elenco, ma se andiamo a fare un po’ di conti scopriamo che in effetti sono perlopiù chiacchiere autoreferenziate. Dobbiamo batterci contro l’autoreferenzialità, contro la solita ipocrisia della comunicazione, delle

AI CDA DEDICATI ALLA SOSTENIBILITÀ

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DA 20 MILA A 100 MILA

SANZIONE PER LA MANCATA PRESENTAZIONE DELLA DNF (FONTE ELABORAZIONE SU DATI CONSOB)

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> SOSTENIBILITÀ ECONOMICA

Il seme cresce in fretta con l’acceleratore Dalla fase di “seed” delle start-up al matching con le grandi imprese: approdata in Italia lo scorso anno, Plug and Play ha clienti attenti alla sostenibilità, anche economica, come Esselunga, TetraPak, Lavazza di Marco Scotti

P

remessa: molti ricorderanno le to le start-up più promettenti con aziende già lunghissime file che caratterizaffermate e realizzare operazioni di venture zavano i supermercati durante le capital nel cosiddetto “early stage”, ovvero settimane del lockdown. Poi è stata lanciata nelle fasi iniziali della vita di una neonata un’app, UFirst, che permetteva di prenotare impresa. E dunque Plug and Play, rigorosail proprio posto in coda evitando di rimanere mente con le maiuscole al loro posto, è nata per ore davanti ai tornelli del punto vendita. alla fine degli anni ’90 a Palo Alto da un’idea Come direbbe Carlo Lucarelli, prendiamo di Saeed Amidi, un imprenditore seriale e questa storia e teniamola da parte, perché un dirigente con oltre 28 anni di esperienci tornerà utile nelle za nella fondazione, È ECONOMICAMENTE PIÙ SOSTENIBILE gestione e crescita di righe successive. RILEVARE STARTUP GIÀ AVVIATE Per gli appassionati aziende di successo. PIUTTOSTO CHE SVILUPPARE PROGETTI di videogame o, più Ha avviato e sviluppaINTERNAMENTE ALL’AZIENDA banalmente, per gli to attività sia a livello “smanettoni”, un dispositivo plug and play nazionale che internazionale in paesi come è un device in grado di funzionare corretSpagna, Germania, Francia e Austria. Inizialtamente una volta collegato, senza bisogno mente Plug and Play aveva un’altra vocaziodi ulteriori passaggi di installazione, senza ne: gestiva edifici in quella lingua di terra software aggiuntivo. È un prodotto pratico, californiana che oggi tutti conoscono come veloce e facile da impiegare. E quindi quale Silicon Valley. Ebbene, uno di questi edifici, nome più azzeccato per una società che si prontamente ribattezzato Lucky Building, pone un duplice obiettivo: mettere in contatsi è ritrovato a ospitare futuri colossi come

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Google, PayPal e Logitech. Proprio PayPal, ad esempio, è l’emblema di come in questi affari serva sicuramente fortuna, ma anche parecchio fiuto. Inizialmente Amidi non era del tutto convinto di ospitarla nel suo edificio, era una start-up giovane e ancora all’inizio, temeva di poterci rimettere dei soldi. Poi però l’analisi delle peculiarità di questo soggetto ambizioso l’ha convinto: affitto gratis in cambio di equity. Decisamente un buon affare. La vera Plug and Play, con l’imprinting che conosciamo oggi, nasce nel 2006, quando dalla gestione degli spazi lavorativi si passa al rapporto sempre più stretto con start-up, aziende affermate e università. Il quartier generale si sposta a Sunnyvale, in un building di oltre 6.000 metri quadri che favorisce gli scambi. Dal 2012-2013 il modello di business si afferma definitivamente e continua a crescere. Il rapporto diventa quello di scouting: le grandi imprese chiamano Plug and Play perché le aiuti a trovare realtà giovani e dinamiche che abbiano buone idee verticali per progetti da sviluppare. È la nuova frontiera dell’economia, d’altronde. I colossi, soprattutto quelli tecnologici, hanno maggiore convenienza a trovare start-up che abbiano progetti innovativi ed eventualmente acquistare una quota o l’intero pacchetto azionario piuttosto che sviluppare questi stessi progetti internamente. Google ha rilevato YouTube, Facebook ha comprato WhatsApp e Instagram, Apple ha inglobato Beats e via dicendo. La start-up che viene “notata” da


Plug and Play non deve fare nulla, non ha costi, non deve corrispondere all’azienda californiana alcun tipo di fee. A pagare è l’impresa già affermata che necessita dei servizi della nuova realtà. Questo permette di attrarre i migliori imprenditori. Contestualmente, la società fondata da Saeed Amidi prosegue nell’altra attività collaterale, quella di venture capital, con piccole somme (al massimo 100.000 dollari) che vengono ANDREA ZORZETTO puntati su realtà particolarmente accattivanti seppur in una fase ancora embrionale. Sono state completate 250 operazioni e solo presto. Poi, ad aprile del 2019 siamo riusciti scorso anno nel portafoglio di Plug and Play a partire e ora eccoci qua». Andrea Zorzetto ci sono stati quattro nuovi “unicorni”: N26, è il managing partner della filiale italiana di Honey, Hippo e Rappi. Complessivamente Plug and Play. Ha 26 anni ma un curriculum ogni anno vengono messi sul piatto circa internazionale “lungo così”. Studi a Londra, 30 milioni, creando piattaforme innovative esperienze a Berlino, Parigi e Hong Kong, e collegando aziende senza dimenticare PLUG AND PLAY È NATA NEGLI USA e start-up. Del primo – naturalmente – gli E OGGI È PRESENTE IN CINA E GIAPPONE. gruppo fanno parte IN ITALIA È APPRODATA AD APRILE 2019 Usa. Raccontare il circa 400 soggetti, che cursus honorum di CON UN PORTAFOGLIO DI 4 AZIENDE fanno sostanzialmenZorzetto non è solte parte di ogni tipo di verticale. Attualmentanto per appuntargli una medaglia in petto, te, oltre agli Usa, l’azienda è molto presente ma perché è parte integrante di questa stoanche in Asia, in particolare a Singapore, in ria. Dopo aver terminato gli studi a Londra, Cina e in Giappone. E l’Italia? è stato assunto dal ministero del Tesoro bri«Nel nostro Paese avevamo provato a entannico. Lavoro a tempo determinato, queltrare già 4-5 anni fa. Ma era ancora troppo lo che farebbe felice qualsiasi mamma. Però

SIAMO FORTI SULLA SOSTENIBILITÀ INDUSTRIALE altre sono le ambizioni: e quindi master a Parigi in public policy e nuove tecnologie. Un’opportunità che gli consente di entrare nella community dei giovani del World Economic Forum, con – ovviamente – annessa chat di WhatsApp dove vengono pubblicate ciclicamente proposte di lavoro. «Avrei dovuto completare il secondo anno a Berlino – ci racconta Zorzetto – ma ho scoperto che Plug and Play stava cercando e mi sono candidato. Il loro interesse era per l’apertura di una sede in Italia. Dopo aver quindi passato l’estate in California, ci siamo trovati su un punto: Plug and Play poteva e doveva essere lanciato in Italia, ma mia era la responsabilità di fare i tentativi per trovare clienti e manifestazioni d’interesse. Altrimenti ci saremmo serenamente salutati». I tentativi vanno avanti per circa cinque o sei mesi, finché nell’aprile del 2019, un anno dopo il primo contatto, è partita l’avventura di Plug and Play anche nel nostro Paese, con un portafoglio composto da quattro grandi aziende: Esselunga, Lavazza, Tetrapak e Unicredit. Non sono nomi casuali: sono tutte realtà che già da tempo stavano analizzando con attenzione il mondo delle start-up alla ricerca di soluzioni innovative e verticali. Il metodo «Il primo passo – ci spiega Zorzetto – è quello di partire dalle aree di interesse per il cliente (sostenibilità, tracciamento o qualsiasi altra esigenza). Abbiamo un amplissimo database di start-up, che aggiorniamo con cadenza

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> SOSTENIBILITÀ ECONOMICA quotidiana, che è comune a tutte le sedi di Plug and Play nel mondo e a cui tutti possiamo guardare per proporre alle aziende la migliore soluzione realizzata dal migliore interprete. Nell’80% dei casi le imprese innovative che convogliamo sui progetti italiani provengono dall’estero. Il nostro è quindi un ruolo di coordinamento, quasi da project manager, non siamo dei consulenti tecnici». Ai quattro clienti iniziali si sono poi aggiunti Nexi, Ubi Banca, A2A, Buzzi Unicem e Poste Italiane, e altri sono già in rampa di lancio. Di realtà che mettono in contatto aziende e start-up ce ne sono parecchie anche in Italia, e dunque perché si dovrebbe scegliere proprio Plug and Play? «Prima di tutto – chiosa Zorzetto – per il nostro network reputazionale, che significa avere una piattaforma che noi, tant’è che ne abbiamo presentate oltre traccia 30mila startup, vuol dire poter con200 alle aziende clienti. A dicembre del 2018 tare su 30 uffici nel mondo che permettono è stata lanciata la nostra piattaforma digitale di effettuare segnalaPlaybook, un soggetto LA PIATTAFORMA DI PLUG AND PLAY zioni globali. Signifiglobale in grado di reTRACCIA 30MILA STARTUP NEL MONDO ca, soprattutto, avere gistrare oltre 30.000 CON 100 PERSONE DEPUTATE 100 persone deputate start-up, con un increESCLUSIVAMENTE AL MATCHING esclusivamente a conmento annuo di circa trollare i possibili “match”. Certo che ci sono 5.000 soggetti che si dipanano in 16 settori dei competitor, ma al momento siamo sicuverticali diversi. ramente i più grandi. Abbiamo la capacità di Il team di Plug and Play in Italia si compoconvincere start-up straniere a venire qui da ne di otto persone, quasi tutte con un back-

I CASI DI SUCCESSO Tra le start-up che hanno avuto maggiore eco mediatica durante gli ultimi mesi ci sono Wonderflow, Adex, ma anche UFirst. Nata nel 2014, è grazie a Plug and Play che UFirst è entrata in contatto con Esselunga. L’incontro, seppur virtuale, è avvenuto nell’aprile di quest’anno, quando le code fuori dai negozi si facevano sempre più lunghe. Una prima soluzione è stata trovata nel giro di 10 giorni e poi è stata ulteriormente

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sviluppata a livello nazionale. La conseguente riduzione delle code ha portato due benefici: una maggiore sicurezza e, soprattutto, un’accresciuta soddisfazione del cliente. Cambiando completamente settore, per quanto riguarda la sostenibilità Plug and Play ha messo in contatto la start-up Grey Parrott con la multiutility lombarda A2A. Il software dell’azienda innovativa

è ancora in fase di test presso l’impianto di selezione e trattamento della plastica A2A a Milano, ma ha un obiettivo ambizioso: implementare la digitalizzazione e l’automazione dei processi del ciclo dei rifiuti, migliorando ulteriormente l’efficienza del processo di raccolta e separazione. Nel luglio scorso, inoltre, Greyparrot è stato il primo investimento (da un milione di euro) realizzato dal CVC di A2A.

ground economico e di business, con un’età compresa tra i 25 e i 30 anni. In Italia, come del resto d’Europa, l’azienda non ha subito in maniera eccessiva l’impatto del Covid19, ha comunque continuato a lavorare con la stessa platea di clienti. Tra aprile e giugno il carico di lavoro è addirittura aumentato perché ci si è definitivamente resi conto che il digitale poteva essere la chiave di volta necessaria per riuscire a superare il lockdown. Nonostante la giovane età e l’essere a buon diritto dei “nativi digitali” i componenti del team di Plug and Play hanno preferito tornare in un ufficio fisico il prima possibile per poter riprendere quelle dinamiche relazionali che sono alla base del lavoro che svolgono. E per il futuro gli obiettivi sono già piuttosto chiari. «In primo luogo vogliamo crescere in due direzioni – conclude Zorzetto -: la prima è potenziando i verticali già esistenti, la seconda andando alla ricerca di nuove opportunità anche al di fuori dell’orizzonte milanese, che pure rimane il principale ecosistema italiano. Al momento siamo molto forti su food, fintech e sostenibilità industriale, ma ci sono anche altri settori dove l’Italia esprime molte eccellenze. E poi ci piacerebbe iniziare ad investire in start-up nella fase seed, anche se al momento in Italia è un po’ più complesso trovare realtà paragonabili a quello americane. Ma ce ne sono e vogliamo andarle a scovare».


L’ECONOMIA CIRCOLARE SI RINNOVA CON L’EXPO Energie rinnovabili, smart cities ed efficienza energetica: dal 3 al 6 novembre appuntamento alla Fiera di Rimini per la 14esima edizione di Ecomondo, in versione “ibrida”, fisica e digitale di Davide Passoni

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na delle più celebri frasi del filosofo spagnolo José Ortega y Gasset dice: «Io sono me più il mio ambiente e se non preservo quest’ultimo non preservo me stesso». Una verità incontrovertibile che negli ultimi decenni ha assunto sempre maggiore valore, diventando un’urgenza riconosciuta anche dalle istituzioni europee e da molti operatori economici. Un esempio di come deve essere attuato nel business quotidiano il “Green Deal”, la nuova politica economica europea voluta dalla Commissione presieduta da Ursula von der Leyen, viene da Ecomondo e da Key Energy; il salone internazionale leader per le tecnologie l’economia circolare e le rinnovabili con una ambientali, giunto alla sua 24esima edizione, piattaforma digitale per seguire gli eventi e gee la 14esima edizione della fiera dedicata alle nerare business per gli espositori. I due saloni energie rinnovabili, smart cities ed efficienza diventeranno infatti ibridi, in presenza fisica e, energetica, si terranno dal 3 al 6 novembre insieme, digitali. 2020 alla Fiera di Rimini, organizzati da Ieg Ecomondo 2020 si articolerà in quattro ma- Italian Exhibition Group. Gli spazi espositivi crosettori espositivi: Rifiuti e Risorse; Acqua e di incontro sono stati interamente ripen(con il ciclo idrico integrato); Bioeconomia sati con il progetto #safebusiness voluto da Circolare; Bonifica e Rischio Idrogeologico. Ieg per garantire che ogni fase degli eventi Anche Key Energy - il cui tema sarà “Where si svolga in sicurezza per espositori, ospiti e Energy Meets The Fupersonale: «Abbiamo GLI SPAZI ESPOSITIVI E DI INCONTRO ture” - è suddivisa in lavorato a questo piaSONO STATI RIPENSATI INTERAMENTE quattro aree: Wind, no - conferma Corrado CON IL PROGETTO #SAFEBUSINESS Peraboni, ceo di Ieg - VOLUTO DA ITALIAN EXHIBITION GROUP Solar & Storage, Efficiency (generazione con la volontà di dare distribuita) e Sustainable City (Digital, Electric una risposta completa e affidabile ai clienti e and Circular). In quest’ultimo settore, oltre ai al pubblico che, oggi più di ieri, ci chiedono temi della smart city e della mobilità elettrica, di potere contare su fiere e congressi per risi inserirà LUMIexpo, focus tematico sullo svipartire. Lo abbiamo fatto in linea con le regole luppo sostenibile degli spazi urbani. sanitarie contro il Covid-19 e i documenti stiI settori coperti da Ecomondo rappresentano lati da Aefi, Federcongressi, Ufi e Emeca che già dei primati per l’Italia, il Paese europeo ringrazio per la presenza costante su tema». con il più alto indice di circolarità complesOltre a questo approccio in sicurezza, Italian siva. Un ciclo virtuoso che vale per la nostra Exhibition Group aumenta la fruizione dei economia 88 miliardi, con un valore aggiunto contenuti e le opportunità di mercato per

di 22 miliardi, e impiega 575mila lavoratori. Un primato che ci consentirà, da quest’anno in avanti, di essere in prima linea nel combattere la sfida europea per l’abbattimento delle emissioni inquinanti predisposto dalla Commissione Ue, con l’obiettivo di azzerarle da qui a 30 anni. Con l’ultima Legge di Bilancio, l’Italia ha messo a disposizione 33 miliardi nei prossimi 15 anni, coinvolgendo tutti i livelli della Pa con fondi specifici per programmi di investimento sostenibile. Vanno in questo senso i temi su cui si confronteranno a Ecomondo 2020 esperti, manager pubblici e privati, ricercatori, società civile, associazionismo: Green Public Procurement; Ecodesign e mercato delle materie prime seconde; infrastrutture adeguate alle innovazioni di sharing economy; ruolo delle città e dei territori; normative sul riciclo dei rifiuti; obiettivi di End of Waste; tutela dei suoli e ruolo essenziale che essi ricoprono per una completa bio-supply chain dei materiali. Tutti strumenti e scelte che devono tenere conto del contesto generale del cambiamento climatico, che ne è cornice e, insieme, obiettivo finale.

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> GREEN INSPIRATION

Il benessere aziendale arriva dalle Dolomiti Una piattaforma digitale e una cabina insonorizzata realizzata con il legno degli alberi abbattuti dalla tempesta Vaia: ecco la proposta della startup Moonly fondata da Matteo Piazzi di Davide Passoni

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e in un film del 1987 Cher era “Stregata dalla luna”, più di trent’anni dopo il nostro satellite ha ispirato un giovane imprenditore trentino, Matteo Piazzi, che ha trovato il modo di unire l’amore per le Dolomiti, la passione per il benessere e la spinta all’eco-sostenibilità in una start-up che vuole aiutare chi lavora a superare stress e burnout in modo originale e naturale, sostenendo allo stesso tempo il territorio. L’azienda di cui è Ceo si chiama Moonly «e mi piace definirla la Netflix del corporate well-being - racconta a Economy - grazie a Moon, la sua piattaforma digitale che si declina in web app, app Android e iOs e unisce il corporate wellbeing e la soft skills education, rendendone accessibili i contenuti senza la necessità di erogarli fisicamente». Un’idea che nasce, anche, da una gravissima calamità naturale. «Oggi ho 26 anni - racconta Piazzi - e a 19 ho lasciato la Val di Fassa e Moena, dove vivevo, per iniziare a lavorare nel settore del benessere e del fitness a Verona, dove ho operato per cinque anni come personal trainer e come consulente del benessere per le aziende. Dopo Verona, ho passato anche un anno in Slovenia. Facendo il personal trainer per manager o imprenditori, sono diventato per loro quasi uno psicologo: mi raccontavano ansie, frustrazioni e problematiche della vita d’azienda. Ho cercato di ascoltarli per capirne i problemi e provare, un giorno, a trovarvi delle soluzioni. Durante gli anni lontano da casa, tornavo a Moena più o meno ogni due mesi, per tre giorni. Il 29 ottobre 2018, gior-

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no della tempesta Vaia, ero a casa. Quattordici milioni di alberi abbattuti in sei ore, quanti ne tagliano i boscaioli in dieci anni. Quando al mattino, dopo quella notte infernale, ho visto la desolazione, mi sono sentito quasi in colpa a vivere lontano dalle Dolomiti e non poter fare nulla per le mie montagne. Nei mesi successivi ho pensato alla possibilità di ritornare: il mio obiettivo era sempre stato quello di creare qualcosa che unisse il benessere con le Dolomiti, senza impegnarmi nel turismo o nell’hotellerie. Così, dopo circa sei mesi ho mollato tutto per tornare a casa e provarci». Obiettivo non banale. Le consulenze sul benessere aziendale, per quanto personalizzate, sono molto standardizzate: «Ho impiegato

mesi per capire come creare qualcosa di unico e il 14 settembre 2019, mentre mi godevo una serata di luna piena passeggiando intorno al lago di Carezza, ho concepito l’idea di una piattaforma digitale che contenesse tutto il well-being per le imprese. Moonly è nata così, con uno sguardo alla luna piena, e poi con l’aiuto di tecnici e coach professionisti ho creato Moon, la piattaforma digitale di servizi e contenuti dedicati al benessere aziendale». Oltre a Piazzi, in azienda vi sono altre sette persone che lavorano a distanza da tutta Italia: «Uno dei miei sogni sarebbe avere solo collaboratori del mio territorio - dice il Ceo -, ma è difficile trovare qui tutte le competenze». Oltre a Moon, l’altra anima di Moonly è Mood, una cabina insonorizzata da installare in azienda, realizzata con il legno degli alberi abbattuti da Vaia. «Si può usare per telefonare in privacy, lavorare, fare videoconferenze o solo per meditare. Sulle pareti interne è riprodotta la foto del lago di Carezza con i boschi e le montagne: entrarci è come stare nella natura. Parte dei ricavi dell’azienda è destinata alla piantumazione di nuovi alberi: uno per ogni abbonamento a Moon sottoscritto, dieci per ogni cabina Mood venduta». Le cabine sono fatte da un falegname di Moena: «Se anche dovessimo crescere molto, daremo lavoro solo ad artigiani delle valli di Fassa e Fiemme». Il target di Moonly sono aziende dai 50 ai 500 dipendenti, «anche se - ammette Piazzi - sono le grandi quelle che stanno investendo molto sul benessere dei collaboratori». Magari partendo da una cabina con le Dolomiti dentro…


ULTRAWER, MATERIALE NATO DALL’UNIONE TRA LO SPALMATO DERIVATO DA CORN GMO FREE E IL RECUPERO DELLE PLASTICHE MONOUSO

La circular economy è una questione di pelle Dai polimeri derivanti dal mais al tessuto non tessuto prodotto con fibre di poliestere ottenuto dal recupero di bottiglie di Pet dal mare: Fiscatech (gruppo Pellan Italia) è sempre più “green” di Alessandro Faldoni

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l BelPaese non si dà per vinto e con Fiscatech S.p.A. ( la vigevanese basata anche a Cormons) fa capire di voler andare ben oltre il new normal. Ed è subito sostenibilità, con l’intento di generare una cultura del fare che ha nei prodotti Fiscatech un percorso più che decennale. «Con i suoi tessuti ultra leggeri, nati da fibre prodotte con plastica recuperata dal mare e parti di mais non destinate all’uso alimentare, Fiscatech è sempre più “green”», spiega Carlotta Pignatti Costamagna, Presidente di Pellan Italia, di cui Fiscatech è parte. «Per lasciare il segno - osserva Alessandro Morini, Presidente di Fiscatech - abbiamo

lanciato a LineaPelle il progetto di un workshop assieme all’Accademia di Belle Arti di Brera». Da sempre paladina della sostenibilità, Livia Pomodoro promuove per gli studenti di Brera un’esperienza formativa con al centro la relazione tra industrie della moda e sostenibilità. Si tratta della prima esperienza italiana (a Londra lo fa Kering) che raccoglie anche una domanda di mercato: sempre di più la moda e i suoi settori contigui stanno inserendo, nell’ambito del management aziendale interno, figure professionali votate alla sostenibilità. L’impatto del fashion sull’ambiente è, infatti e purtroppo, assai forte e diffuso ed è

esponenziale la crescita della produzione di vestiti (passata da 5,9 kg pro capite a 13 kg nel periodo 1975-2018). Il workshop percorrerà sia la strada dei nuovi materiali, sia quella del ri-uso o del riciclo propria dell’economia circolare. Senza trascurare la manualità, attraverso un’esperienza laboratoriale e aziendale che conduca gli studenti ad un contest/concorso per un prodotto originale costruito con materiali sostenibili. Con Audio Tales Fiscatech lancia poi una produzione di 8 podcast (da metà ottobre) illustrata a LineaPelle da Giulia Crivelli, incentrati su Come è cambiato, come cambierà il mondo del fashion. In lingua inglese. «Indirizzata ad una platea internazionale – osserva Carlotta Pignatti Costamagna - la serie declina la sostenibilità: nel mercato; nel design; nella regolazione e nei materiali (dal riciclo al bio based) ; nell’innovazione. Con un focus sui settori R&D delle imprese». Con l’obiettivo “meno petrolio e più materiale da riciclo” è nato l’incontro tra i due suoi prodotti di punta: “Rinnova” (polimeri derivanti dal mais) e “Circular”, un tessuto non tessuto prodotto con fibre di poliestere ottenute dal recupero di bottiglie di Pet dal mare. Il risultato: “Ultrawer”, un materiale molto più morbido e leggero rispetto a “Circular” e “Rinnova”, personalizzabile con stampe ed effetti, da utilizzare per la pelletteria, la calzatura e l’accessorio. E così leggero da interessare alcuni comparti del settore abbigliamento. Non è finita. Fiscatech sta finalizzando un progetto molto innovativo in tema di economia circolare per chiudere il ciclo ed arrivare ad un utilizzo completo dei materiali: il riciclo interno. «Si utilizzeranno - osserva Alessandro Morini - ad esempio gli scarti del magazzino e, attraverso un processo di incapsulamento, si potrà dividere il poliuretano dal tessuto. Gli scarti così rielaborati produrranno nuovo materiale con un sistema di riciclo così innovativo da poter offrire ai suoi stessi clienti un nuovo servizio».

SUSTAINABILITY & CIRCULAR ECONOMY > 57



FINANZIARE L’IMPRESA

IN BORSA IL PESCE PICCOLO VA A CACCIA DI QUELLO GROSSO OBIETTIVO MERCATI Quanti canali ci sono per dare fiato alla propria impresa? Molti, moltissimi. Compresa la Borsa, fino a pochi anni fa riservata solo ad aziende di una certa dimensione. Oggi, con il nuovo segmento Aim Professionale, si aggiunge un tassello in più al complesso puzzle dei possibili finanziatori della propria azienda. Un tassello fondamentale, che supporta anche start up e piccole aziende in fase di scale up.

62 COFIDIS L’E-COMMERCE VOLA GRAZIE AL CREDITO AL CONSUMO

64 FINANCIAL DELIVERY ECCO IL BORSINO DEI MINIBOND PER CREARE IL PIR FAI-DA-TE

Le Pmi che desiderano un accesso graduale al mercato, magari anche con operazioni di just listing, ora hanno a disposizione il nuovo segmento di Aim Italia riservato agli investitori professionali. Ecco come funziona di Davide Passoni

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l guru danese del marketing Lars emittenti che possano accedere con ancora Tvede scrisse una volta che «se non maggiore facilità al mercato dei capitali sapete chi siete, la Borsa è il posto spiega Anna Lambiase, ad di IR Top Conpeggiore per ritrovare voi stessi». Una visiosulting, boutique finanziaria specializzata ne forse un po’ troppo centrata sull’investinell’advisory per l’Ipo-. Tra questi emittenti tore, specialmente se trova spazio anche A INAUGURARE IL NUOVO SEGMENTO si considerano i vanun’ampia compoDI BORSA ITALIANA AIM PROFESSIONALI taggi che una società nente di start-up e È STATA FENIX ENTERTAINMENT può trarre da una scale-up, oltre che di CHE SI È QUOTATA IL 14 AGOSTO quotazione, anche e Pmi. Il segmento Prosoprattutto se si tratta di una Pmi, di una fessionale si rivolge quindi anche a società start-up o di una scale-up. Per facilitare presenti negli incubatori, nei venture capil’ingresso in Aim Italia di questi soggetti, tal, sulle piattaforme di equity crowdfunnon sempre pienamente strutturati per ding, ampliando così la platea delle aziende una quotazione, Borsa Italiana ha lanciato quotabili». lo scorso luglio il segmento Professionale Il segmento è dunque pensato per quelle di Aim Italia, riservato agli investitori proazende che intendono accedere al mercato fessionali dedicato a start-up, scale-up e azionario in maniera graduale, senza avere Pmi che desiderano un accesso graduale al già dall’inizio una struttura capace di gemercato. stire un target di investitori retail, ma non «La nascita di questo segmento è legata alla solo: «È dedicato anche ad aziende molto positiva esperienza di Aim Italia, con la logigiovani - precisa Lambiase -, che possono ca di ampliare il target di potenziali soggetti non aver ancora avviato un vero processo di

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FINANZIARE L’IMPRESA

vendita di prodotti o servizi. Per questo motivo è previsto il cosiddetto di just listing, rivolto a società che accedono al mercato senza raccolta e che attraverso l’ingresso nel segmento Professionale di Aim Italia mirano ad aumentare la propria visibilità verso gli investitori, prima di procedere all’offerta per entrare poi nell’Aim Italia. Ma a questo segmento possono guardare anche aziende che prima di passare all’Aim Italia aspettano migliori condizioni per entrare sul mercato, o aziende che hanno un core business b2b, spesso difficile da comprendere da parte degli investitori retail ma più nelle corde degli investitori istituzionali o professionali». Quali sono, nel concreto, le differenze e le somiglianze tra una quotazione su Aim Italia e una sul segmento Professionale? «Quest’ultimo necessita di requisiti di accesso più semplificati rispetto al primo. Per esempio, nell’Aim Italia il flottante deve essere minimo il 10% dell’intero capitale sociale e deve essere sottoscritto da almeno 5 investitori istituzionali o professionali; lo stesso non vale per il segmento Professionale, dove il vincolo sul 10% rimane, ma deve essere sottoscritto da 5 investitori non necessariamente istituzionali, anche da persone fisiche purché diverse dal founder e dalla famiglia di riferimento. Ciò si adatta bene alle start-up che hanno fatto già un primo round di finanziamento diversificando il proprio capitale sociale con più investitori. Poi, su entrambi gli Aim ci sono l’advisor finanziario, così come il nomad - o soggetto vigilante -, ma nel segmento Professionale non è obbligatorio il ruolo del global coordinator, che può coincidere o meno con il nomad. Per quanto riguarda la governance, su Aim Italia è richiesto almeno un amministratore indipendente nel cda, mentre sul Professionale il requisito non è obbligatorio. Infine, sono differenti le modalità di negoziazione. Vi è un’asta unica giornaliera sul segmento Professionale a differenza di Aim Italia, dove invece la negoziazione è continua; il lotto minimo di Aim Italia è di 1500

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ANNA LAMBIASE, A.D. DI IRTOP CONSULTING

euro, mentre su segmento Professionale è di 5000. Su entrambi i segmenti è obbligatoria la Market Abuse Regulation». Resta comunque utile, a chi si quota sul segmento Professionale, sia avere un orizzonte di almeno un anno prima di passare all’Aim Italia, sia soddisfare da subito alcuni requisiti sostanziali agli occhi degli investitori, come ricorda Lambiase: «Per esempio avere una strategia chiara, una sostenibilità CHI SI QUOTA DEVE AVERE UNA STRATEGIA CHIARA, SOSTENIBILITÀ DEL PIANO INDUSTRIALE ED EQUILIBRIO NELLA STRUTTURA FINANZIARIA

del piano industriale, un testato sistema di reporting, un orientamento alla creazione del valore, avere equilibrio nella struttura finanziaria e una organizzazione manageriale, oltre ad essere una investment opportunity, quindi dimostrare tassi di crescita significativi». Elementi che, forse, non tutte le start-up hanno, cosa che però non impedisce loro di guardare con interesse alla prospettiva della quotazione: «Nel nostro lavoro quoti-

LUCA D’AMBROSIO, INTERNATIONAL CONTACT PARTNER DI RSM

diano - conferma Lambiase - riscontriamo molta attenzione tra le start-up e le società giovani nel considerare tra le strategie di finanziamento future anche il mercato azionario; è evidente che lo standing e la visibilità sono due benefici della quotazione, le quali attraverso questo passaggio in Borsa diventano elementi di valore. La quotazione migliora lo status e la credibilità della società quotata nei confronti di tutti i soggetti, non solo investitori ma anche clienti, fornitori, collaboratori e competitor. Inoltre, può essere importante per attribuire un valore oggettivo alla società stessa e rendere misurabili le performance sul mercato. Il timore dell’imprenditore di non poter approdare al mercato, con la ratio del segmento Professionale viene meno, potendo contare su una operazione riservata agli investitori professionali, fatti salvi i requisiti indicati prima. È un elemento che nella nostra visione può stimolare e facilitare i processi di quotazione». Quotazione che sul segmento Professionale ha un costo che gode comunque di un beneficio fiscale sotto forma di credito d’imposta del 50% fino a un massimo di 500


LUCA TAVANO DI BORSA ITALIANA

mila euro: «Vi ricadono il costo dell’advisor finanziario, dello studio legale, del nomad, dello studio fiscale, della comunicazione finanziaria, di Monte titoli e di Borsa - conclude Lambiase -. È auspicabile che la normativa sulle agevolazioni fiscali che scade alla fine del 2020 possa essere prorogata, anzi diventare un beneficio permanente perché è stata un boost importante per le quotazioni anche sull’Aim Italia a sostegno delle nostre Pmi». L’efficacia di questo nuovo segmento è confermata da Luca Tavano, Head of Product Development, Mid & Small Caps, Italy Primary Markets di Borsa Italiana: «Ci abbiamo pensato molto prima di crearlo, confrontandoci anche con l’advisory board sull’opportunità di lanciarlo. È nato dalla volontà e dall’esigenza di Borsa Italiana di fare un ulteriore passo verso le Pmi che non si sentivano pronte per affrontare mercati più strutturati e avvicinarle al mondo della quotazione. Diciamo che una società decide di entrare sul segmento Professionale di Aim Italia principalmente per tre motivi: avere un accesso graduale al mercato, do-

IL SEGMENTO PROFESSIONALE DI AIM ITALIA SARÀ PER MOLTE SOCIETÀ IL PRIMO PASSO VERSO ALTRI MERCATI tandosi poi delle strutture necessarie per eventuali step successivi; separare il momento della raccolta da quello della quotazione, perché vuole godere dello status di quotata per i benefici che esso comporta ma magari le condizioni di mercato sconsigliano una quotazione; perché è tipicamente una start-up o scale-up che si vuole quotare pur avendo avviato la commercializzazione dei prodotti da meno di un anno». Un segmento certamente di prospettiva: «Crediamo che abbia buone potenzialità - conclude -, perché il riscontro che abbiamo avuto

dagli operatori è stato molto positivo. Mi lasci dire infine che, mentre non vediamo per forza il mercato Aim Italia come mercato di transizione verso Mta, ma anche come mercato di destinazione, probabilmente il segmento Professionale di Aim Italia sarà per molte società il primo passo verso altri mercati». La prima società quotata sul segmento Professionale, il 14 agosto scorso, è stata Fenix Entertainment, società di produzione, co-produzione, e distribuzione di contenuti cinematografici, televisivi e musicali con una capitalizzazione di 9,5 milioni di euro; una dimensione da Pmi, che dimostra come il segmento non sia destinato solo a start-up e scale up. Rsm ne ha seguito la quotazione nell’ambito dell’attività di revisione: «La nostra è un’attività di compliance, obbligatoria perché richiesta da Borsa Italiana - spiega Luca D’Ambrosio, International Contact Partner di Rsm -. Oltre a operare la revisione normale sul bilancio si deve attuare una serie di procedure di verifica e controllo finalizzate sia alla quotanda sia al nomad, che lo supportino nell’emissione dei giudizi finali verso Borsa Italiana. È stata la prima volta che abbiamo operato sul segmento Professionale ed è stato molto motivante; sebbene rispetto a una quotazione Aim Italia non cambi quasi nulla, l’essere parte del processo di creazione di questo nuovo settore voluto da Borsa Italiana è stato arricchente. Abbiamo contribuito a rendere viva una novità normativa».

I REQUISITI PER AIM PROFESSIONALE FLOTTANTE NECESSARIO: 10% del capitale NUMERO INVESTITORI: almeno 5 LOTTO MINIMO NEGOZIAZIONE: 5.000 € BENEFICIO FISCALE QUOTAZIONE: 50% BILANCI CERTIFICATI: 1 (se esiste) AVVIO: 20/7/2020 61


FINANZIARE L’IMPRESA SOLUZIONI

L’ E-SHOP SBANCA GRAZIE AL CREDITO AL CONSUMO Cos’hanno in comune strumenti come PagoDIL, adottato da Juice, e CreditLine, sviluppato per Amazon? Portano la firma di Cofidis. Che con le sue soluzioni supporta i consumatori, ma anche chi vende di Sergio Luciano

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l credito al consumo evolve e si diffonde, anche grazie alle innovazioni tecnologiche su cui non a caso facciamo affidamento noi di Cofidis. Eppure l’Italia non ha ancora fatto quel salto culturale compiuto da molti altri Paesi, in cui acquistare a rate non è segno di povertà ma di gestione ottimale della liquidità di famiglia. Quindi possiamo crescere ancora molto, e cresceremo»: Alessandro Borzacca, direttore generale della filiale italiana del colosso francese del credito a consumo (gruppo Credit Mutuel) è anche un riconosciuto analista socioeconomico. D’altra parte, sono più di 20 anni che Cofidis propone soluzioni di credito semplici ed innovative a più di un milione di clienti in tutta Italia. Si tratta di ALESSANDRO BORZACCA, DIRETTORE GENERALE DELLA FILIALE ITALIANA DI COFIDIS soluzioni pensate per essere sempre accessibili, con un solo obiettivo: la soddisfazione e la realizzazione del cliente. Così, osservaLa novità emersa dunque nei mesi del dire il comportamento di consumo e di spesa stanziamento sociale forzato è stato il didegli italiani – spiega Alessandro Borzacca lagare dei pagamenti dilazionati nell’ecom- e misurarlo col metro del ricorso alla ramerce. Un processo di cui Cofidis è stata teazioni insegna molte cose: «Insegna che protagonista assoluta sul mercato, avendo per esempio nei mesi duri del lockdown si ben preparato lo sbarco in forze in questa è registrato un incremento del ricorso alle inevitabile ed ormai poderosa diversificarate on-line per gli zione dell’offerta. C’è IL CLIENTE NON È SOLO CHI COMPRA acquisti di piccolo riuscita perseguendo MA ANCHE CHI VENDE: ECCO PERCHÉ importo legati all’econtemporaneamenÈ IMPORTANTE IDEARE SISTEMI DI lettronica di consute due modalità di inRATEIZZAZIONE SEMPLICI E FLESSIBILI mo, all’arredamento, novazione: la prima all’allestimento della casa. Anche a giugno destinata a tutti i siti di ecommerce indistinil trend positivo si è confermato, luglio e tamente, PagoDIL Ecommerce appunto; l’alagosto ancor di più. Soffrono un po’ invece tra sviluppata con e per Amazon, il leader i settori contaddistinti da ticket medio-alti, mondiale del settore: «Si chiama CreditLine e quindi i prestiti personali più consistenti. – spiega Borzacca – e permette di rateizzare In questi casi però il credito al consumo è i pagamenti on-line a partire da 100 euro e a supporto di progetti rilevanti e quindi più da tre mesi fino a 24 mesi. Questa nostra sofrequentemente rinviati in questa fase di inluzione è integrata con i sistemi Amazon, e certezza sul futuro». dunque rientra tra le altre modalità di paga-

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IL FINANZIAMENTO DELLO SHOPPING È UNO STRUMENTO DI GESTIONE DEL RISPARMIO E QUINDI ACQUISTA UNA QUALITÀ DIVERSA

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mento possibile che la piattaforma presenta al cliente, a pari rango. Un’estrema flessibilità che permette di coprire praticamente tutte le clientele possibili». La semplificazione e l’efficienza tecnologica paga: «Da un’analisi dei primi tre mesi di attività, che hanno portato decine di migliaia di nuovi clienti abbiamo visto che ci sono profili di consumatore diversi anche in base a durata di rimborso scelta – aggiunge il direttore generale della filiale italiana di Cofidis - Il profilo di cliente che incontriamo sulle rateazioni di durata più breve è quello che ha minor bisogno di credito e sceglie la rateazione per opportunità. Preferisce cioè spendere un minimo di interessi ma non prosciugarsi la liquidità e viene invogliato dalla grande semplicità delle procedure». Del resto PagoDIL, il prodotto di punta di Cofidis anche nelle transazioni fisiche nei 35 mila punti vendita convenzionati in Italia, unisce la massima flessibilità per il consumatore alla massima sicurezza per il venditore, che praticamente azzera il rischio di insolvenza. E fa della semplicità il proprio vero punto di forza: «PagoDIL si usa attraverso una normalissima carta Bancomat o Postamat, e diventa così un’opportunità che molti colgono proprio per non sentirsi troppo più… leggeri dopo l’acquisto», ricorda Borzacca. E dal punto di vista del venditore, in effetti il rischio di perdite su crediti è pur sempre messo in conto da Cofidis, ma su livelli corretti, stando alle statistiche consolidate in tanti anni di lavoro in Italia: «Sappiamo perfettamente che una quota di rischio di crediti insoluti nel nostro mestiere esiste, ma riusciamo a tenerla sotto il livello di guardia». Ma quali sono le caratteristiche di PagoDIL Ecommerce? Innanzitutto che può essere integrato in qualsiasi sito di ecommerce, al pari di qualsiasi altro sistema di pagamento elettronico, ed anzi meglio perchè nessun altro riesce ad essere incorporato in ogni piattaforma con la facilità di PagoDIL. Con il quale, grazie all’accordo con Cofidis, i partner incassano subito e offrono ai loro clienti

la possibilità di pagare poco alla volta senza costi e senza interessi. L’esito è in tempo reale. I risultati sono tangibili: perché quasi un acquisto su due è dilazionato con PagoDIL Ecommerce «Buy what you love, pay how you like - acquista online ciò che ami e paga come ti piace: questo è ciò che i nostri partner potranno dire alla propria clientela», sintetizza Borzacca. Grazie a Pagodil Ecommerce tutto avviene in tempo reale: nella fase di check-out si procede con la scelta del servizio di dilazione, si inseriscono le informazioni richieste (dati personali, documento di identità, tessera sanitaria e Iban), si scattano con lo smartphone le foto dei due documenti richiesti (documento di identità e tessera sanitaria) si inserisce il codice di verifica ricevuto via Sms e si riceve l’esito in tempo reale. ESISTE SEMPRE UNA QUOTA DI RISCHIO DI CREDITI INSOLUTI, MA SI RIESCE A TENERLA SEMPRE SOTTO IL LIVELLO DI GUARDIA GRAZIE ALLA TECNOLOGIA

La caratteristica principale del nuovo servizio di PagoDIL è l’estrema semplicità della procedura e velocità di risposta circa l’esito della richiesta, che consente di rendere più appetibile la fase di check- out di un acquisto online, normalmente quella più critica per la finalizzazione, dove spesso oltre il 50% degli utenti abbandona la navigazione. La pagina di check-out nel processo di e-commerce è quindi un asset strategico per l’insegna e l’aggiunta di un’opzione come PagoDIL un’alternativa molto invitante per il cliente. È diventata infatti una case history l’esperienza di un partner italiano di Cofidis, che nel settembre 2019 ha iniziato a proporre sul proprio sito di e-commerce l’opzione PagoDIL. Il partner in questione si chiama Juice ed è un Apple Premium Reseller presente da 35 anni sul mercato in 23 città, con 27 negozi e un sito di e-commerce. Ebbene, in soli sei mesi Jiuce ha visto ribaltare le evidenze del mercato che indicano carte

di credito e PayPal come i due metodi più utilizzati per il pagamento degli acquisti online, rispettivamente con il 62% e il 33%. Juice da settembre a oggi ha investito nel proprio e-commerce, apportando una serie di innovazioni, tra cui l’introduzione del pagamento dilazionato tramite PagoDIL; la nuova attenzione al portale e- commerce ha fatto in modo che Juice abbia registrato sul proprio sito www.juice.it una crescita del fatturato dell’e-commerce del 208%; nel mese di marzo 2020 il 46% degli acquisti è stato effettuato con PagoDIL. «Da molti anni siamo partner di Cofidis per PagoDIL – commenta Alexander Cantore, ceo di Juice – quando ci hanno proposto di provare la nuova soluzione per l’e-commerce abbiamo immediatamente accettato conoscendo la qualità del servizio e chiedendo da sempre ai nostri partner innovazioni importanti; in questi mesi abbiamo lavorato molto bene sul nostro e-commerce e i risultati non si sono fatti attendere». «Sulla base di queste competenze, il nostro gruppo è stato scelto – aggiunge Luca Giacoma-Caire, Chief Marketing Officer di Cofidis Italia – quale partner ufficiale della piattaforma di e-commerce per eccellenza, Amazon, in Francia dal 2017 e Spagna dal 2019 e oggi in Italia, offrendo soluzioni di rateizzazione degli acquisti su Amazon». Così dallo scorso luglio i clienti Amazon che lo desiderino possono da oggi richiedere l’apertura di una linea di credito revolving privativa, selezionando CreditLine – così si chiama la soluzione Cofidis personalizzata per Amazon - tra i metodi di pagamento al momento dell’acquisto del prodotto. Dopo aver selezionato CreditLine come metodo di pagamento, il cliente verrà re-indirizzato ad un modulo sul sito di Cofidis, il provider del credito. La domanda sarà valutata da Cofidis e l’esito verrà fornito immediatamente online. Una volta attivata CreditLine, il cliente avrà a disposizione un fido, utilizzabile a tempo indeterminato per i futuri acquisti idonei su Amazon.it (il limite del fido e l’approvazione del credito sarà a discrezione di Cofidis).

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FINANZIARE L’IMPRESA FINANZA ALTERNATIVA

Minibond e Pir, con l’app l’economia reale è digitale

delle Pmi da una parte e l’alta disponibilità di soldi in cerca di investimenti dall’altra, il rilancio dell’economia italiana sarebbe automatico» sottolinea Angelo Lazzari (nella foto a destra), già founder di FD Fiduciaria Digitale e Visabit ed ora in prima linea col lancio della nuova creatura delle sua galassia fintech, o meglio, “realfintech”, la finanza tecnologica applicata alla economia reale, come ama definirla: FinancialDelivery. «FinancialDelivery è la “borsa” dei titoli non quotati», spiega Lazzari, «è un esempio concreto di economia circolare, che consente al risparmio degli investitori italiani, che liberamente scelgono quali minibond comprare con i vantaggi fiscali del Pir, di fare arrivare i soldi alle Pmi, le quali producono ricchezza, che ritorna sia all’investitore che al sistema-Paese». E il cerchio si chiude.

Un mercato da far decollare Ma facciamo un passo indietro: da quando sono nati i minibond, nel novembre 2012, fino alla fine dello scorso anno, ne sono stati emessi 884 e a collocarli sono state solo Una sola piattaforma per semplificare l’acquisto di emissioni quotate 536 imprese, tra cui appena 314 Pmi. Poca e non, componendo un Pir “fai-da-te”: con FinancialDelivery investire roba. «È il classico caso in cui la domanda è in finanza alternativa diventa semplice. A tutto vantaggio delle Pmi alta e l’offerta scarseggia», continua Lazzari, «ma con il giusto strumento i minibond di Marina Marinetti possono seguire la loro vocazione di investimento diffuso e restituire la bussola agli lzi la mano chi sa dove si compra liardi parcheggiati nei conti correnti delle ex Bot-people, che hanno mollato i titoli di un minibond, quel titolo di debito famiglie che forse - non osando affrontare Stato e ora non sanno più dove investire». sotto i 50 milioni di euro emesso i mercati finanziari - li inietterebbero volenInsomma, FinancialDelivery si ripropone di tipicamente da Pmi con un fatturato supetieri nell’economia reale, la stessa che poi lo rilanciare l’investimento italiano. Ma di che riore ai 2 milioni di euro e almeno 10 dialimenta, quel risparmio. «Di fronte a quesi tratta, in sostanza? «FinancialDelivery è pendenti, fino a un paio di anni fa riservato sti numeri i 270,55 milioni di euro raccolti una piattaforma digitale di servizi finanziari agli investitori professionali, ma dall’anno nei primi sei mesi che rende possibile CI SONO 1.500 MILIARDI DI EURO scorso accessibili anche ai comuni mortali, del 2020 fanno sorun nuovo modo di PARCHEGGIATI SUI CONTI PRIVATI: grazie al nuovo segmento Extramot Pro3 e ridere. E le emissioni investire e di ammiNON ASPETTANO ALTRO CHE ESSERE ai Pir, i piani individuali di risparmio. Ma se sono state appena 86 nistrare il proprio INIETTATI NELL’ECONOMIA REALE chi potrebbe - e vorrebbe - investire sulle (il Covid non c’enpatrimonio, facilitannostre Pmi non sa come farlo, o per lo meno tra: nello stesso periodo dello scorso anno do l’acquisto di qualsiasi prodotto finannon può farlo in modo semplice, figuriamoci sono state appena 50). In Italia ci sono quasi ziario comodamente attraverso il proprio come diventa complesso finanziare la pro150mila Pmi, gran parte delle quali risultasmartphone», spiega Lazzari, specificando pria impresa. no invisibili al modo dei capitali, e sarebche tutti i servizi di FinancialDelivery sono Eppure c’è un universo, là fuori, che gronbe sufficiente, nulla di più, che questi due eseguiti attraverso FD Fiduciaria Digitale, da risparmio privato: ci sono 1.500 mimondi venissero a contatto: visto il valore la prima società fiduciaria fintech in Italia,

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che agisce in proprio nome esclusivamente secondo le istruzioni del cliente, facilitando così ogni tipo di operazione. «Il cliente può dare le proprie disposizioni in videocall o attraverso la piattaforma digitale, e firmarle dal proprio smartphone, in modo semplice e sicuro». Attraverso la piattaforma, si può comprare qualsiasi tipo di fondo , anche quelli alternativi, sottoscrivere qualsiasi polizza assicurativa, anche emessa da compagnie estere. E soprattutto comprare qualsiasi bond o emissione obbligazionaria di qualsiasi emittente, quotata e non: «Questo servizio costituisce un’opportunità per le tante Pmi italiane che possono usufruire di un canale alternativo per rendere più semplice l’acquisto dei propri strumenti, favorendo quindi la raccolta di nuove risorse», sottolinea Lazzari. Più semplice a farsi che a dirsi Ma se pensate che, trattandosi di un’app, sia dedicata ai nativi digitali, siete fuori strada. In primis, perché è vero che l’esperienza di FinancialDelivery è 100% digitale, sicura, semplice e veloce, ma ogni operazione viene eseguita parlando faccia a faccia con un operatore umano, comodamente attraverso il proprio smartphone. E poi perché la piattaforma online è disponibile da qualsiasi dispositivo - 24 ore su 24, 7 giorni su 7 - per accedere allo storico delle comunicazioni e a tutti i documenti, per consultazione o firma. «Oggi chiunque smanetta su smartphone, tablet e pc. Il cliente target della piattaforma sono principalmente gli High net worth individual», chiarisce Angelo Lazzari. E aggiunge: «In Italia ci sono almeno 650mila individui che hanno almeno 500mila euro di asset finanziari, con un portafoglio medio di 1,3 milioni di euro. Sempre di più, queste persone ormai si muovono come nativi digitali, li possiamo definire dei High net worth individual 4.0. Oggi questi clienti sono per il 77% seguiti dalle banche private, il 9,8% dai family office, poi ci sono almeno 90mila persone che ricorrono al fai-da-te». Fai-da-te è la parola chiave: «Con la nostra piattaforma

LE PMI ITALIANE ORA HANNO UN CANALE ALTERNATIVO CHE RENDE PIÙ SEMPLICE L’ACQUISTO DEI BOND E LA RACCOLTA DI NUOVE RISORSE finalmente è possibile comporre quello che potremmo definire il Pir fai-da-te alternativo», conferma Lazzari. «Grazie ai Pir ogni gestore già oggi è obbligato a investire nelle Pmi. Ma si tratta di fatto di prodotti da banco, che includono solo realtà quotate, in cui il risparmiatore non ha margini di manovra né di scelta. Col Pir fai-da-te è l’investitore che sceglie cosa mettere nel proprio portafoglio e può accedere, appunto, anche ai titoli non quotati, che però costituiscono il COL PIR FAI-DA-TE È L’INVESTITORE CHE SCEGLIE COSA METTERE NEL PROPRIO PORTAFOGLIO, ACCEDENDO ANCHE AI TITOLI NON QUOTATI

76% delle ultime 289 emissioni, quelle del 2019 e dei primi sei mesi di quest’anno». Una grande opportunità per gli investitori, che possano destinare ai Pir valori per un importo non superiore a 300mila euro all’anno (il decreto Agosto ha raddoppiato la soglia annuale), sino a 1,5 milioni di euro complessivi, godendo dell’esenzione fiscale sui rendimenti maturati, se l’investimento viene mantenuto per cinque anni. E l’investimento è esente dall’imposta di successione, tema caro agli high net worth

individual. Una grandissima opportunità per intermediari ed emittenti: «FinancialDelivery offre ad intermediari ed emittenti di prodotti finanziari un nuovo canale che rende più semplice la sottoscrizione dei propri prodotti da parte dei clienti italiani, in completa compliance alle normative», continua Lazzari. «In particolare, per tutti i soggetti coinvolti nella raccolta di risorse finanziarie per le aziende, FinancialDelivery può offrire supporto per tutte le operazioni di corporate finance e per emissioni di bond e minibond. E poi ci sarebbero anche i microbond e i club deal bond. Con il Pir fai-da-te alternativo», conclude Lazzari, «i sottoscrittori potranno investire in questi titoli, investire nella sana economia italiana, con il vantaggio fiscale di essere esenti da tassazione sulle plusvalenze». Riprendiamo il concetto: alzi la mano chi sa come si compra un minibond. O qualsiasi tipo di fondo, anche quelli alternativo. Magari fai-da-te. E qualunque polizza. Ebbene, la soluzione c’è, indipendente e senza conflitti di interesse: «Una soluzione», conclude Lazzari, «che anziché spingere su un prodotto, agevola i risparmiatori nel comprare quel che hanno scelto liberamente».

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FINANZIARE L’IMPRESA

IL DECRETO AGOSTO RIDÀ FIATO A PMI E TURISMO Dal prolungamento della moratoria per piccole e medie imprese ai contributi a fondo perduto per la filiera della ristorazione: ecco le principali misure contenute nel testo definitivo del Decreto n. 104

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a pubblicazione e subitanea entrata in vigore lo scorso 15 agosto del Decreto n. 104, ancora una volta – chi dall’ombrellone “socialmente distanziato”, chi invece - qualcuno in più forse - dal sentiero ameno di montagna – non stupisce per le polemiche, che, tanto per cambiare, ha innescato, specie rispetto all’adeguata copertura ed operatività degli interventi proposti. Riusciranno i nostri eroi a mantener fede a tutte le promesse fatte? Come cantava Lucio Battisti, "lo scopriremo solo vivendo". Nel frattempo, in attesa della conversione in legge del Decreto Agosto, non ci resta che approfondire nel dettaglio le misure più significative e - almeno teoricamente definitive, tracciate nel solco del Rilancio di questa nostra economia, purtroppo, ancora molto “intra-Covid-19”. Eccole.

Innanzitutto ci sono i contributi a fondo perduto per la filiera della ristorazione e per le attività economiche e commerciali nei centri storici (Art. 58 e art. 59), per le quali possiamo tirare il fatidico sospiro di sollievo, grazie al riconoscimento di un contributo a fondo perduto, per le imprese ristorative e gli esercenti dei centri storici che dimostrino perdita di fatturato. Le condizioni? Per le imprese della ristorazione l’ammontare del fatturato dei mesi da marzo a giugno 2020 deve essere inferiore ai tre quarti del fatturato dei mesi da marzo a giugno 2019 (non previsto per attività iniziate dal gennaio 2019). Il contributo – da richiedere tramite istanza (da pubblicare) – rileva per l’acquisto di prodotti vitivinicoli, di filiere agricole e alimentari, anche Dop e Igp. NELLA FOTO L’AUTRICE LAURA DE LISA, È SENIOR MANAGER DEL DIPARTIMENTO FUNDING & DEVELOPMENT DI RSM ITALY

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Per gli esercenti nei centri storici, l’ammontare del fatturato di giugno 2020 vede il confronto con quello registrato per lo stesso mese nel 2019: se inferiore ai 2/3 si questo, sulla differenza viene riconosciuto un fondo perduto, così determinato:

a) 15% per soggetti con ricavi/compensi non superiori a 400.000 euro nel 2019; b) 10% per soggetti con ricavi/compensi superiori a 400.000 euro e fino a 1 milione di euro nel 2019; c) 5% per soggetti con ricavi/compensi superiori a 1 milione di euro nel 2019. Il contributo dovrebbe essere riconosciuto tramite bonifico, anche in questo caso previa presentazione di apposita istanza (da pubblicare). Aiuti alle piccole e micro imprese in difficoltà (Art. 62) Finalmente vengono estesi gli aiuti di Stato, già previsti per tutti gli altri soggetti nel Decreto Rilancio, anche alle piccole e micro imprese in difficoltà al 31 dicembre 2019, a patto che: - non siano soggette a procedure concorsuali per insolvenza; - non abbiano ricevuto aiuti per il salvataggio o per la ristrutturazione (a determinate condizioni ulteriori).


cazione e il miglioramento delle strutture, confermato sia per il 2020 che per tutto il prossimo anno. Per la modalità di fruizione resta confermata la compensazione mediante F24. Si apre un interessante confronto per gli operatori del settore rispetto all’opportuno set up dell’agevolazione con altre disposizioni interessanti – ad esempio, il credito investimenti al Mezzogiorno per le imprese aventi sede nelle aree ammesse, Sisma Bonus/Ecobonus (al 110%) e disposizioni regionali specifiche per il settore.

Proroga moratoria per le Pmi (Art. 65) La principale novità contenuta nel Decreto Agosto non consiste unicamente nell’auspicata proroga della moratoria sui prestiti e leasing concessi alle aziende – che slitta dal 30 settembre 2020, previsto dall’art. 56 del Decreto “Cura Italia”, fino al 31 gennaio 2021 – quanto nell’automatismo del meccanismo: la proroga non richiede l’adempimento di alcuna formalità per le imprese già ammesse alle misure di sostegno. Per le imprese che al 15 agosto 2020 non hanno ancora richiesto questa agevolazione, è fatta salva la possibilità di procedere entro il 31 agosto 2020, sempre secondo modalità e condizioni previste dal precedente Decreto Cura Italia. Misure urgenti per il settore turistico (Art. 77-79) C'è più tempo per la restituzione dei prestiti e leasing per le aziende del settore turistico, uno dei più colpiti dalla crisi da COVID-19: per loro, la proroga della moratoria straordinaria è stata estesa al 31 marzo 2021. Sotto il profilo fiscale, si conferma l’eliminazione – a determinate condizioni – dell’obbligo di pagamento della seconda rata Imu. Non solo: fa ritorno in nuova veste la "guest star" degli operatori del settore, ovvero il credito d’imposta al 65% per la riqualifi-

Ulteriore rateizzazione dei versamenti sospesi, con emendamento in arrivo (art. 97) Per i soggetti beneficiari di sospensione degli importi di Iva, contributi Inps, premi Inail e ritenute, nei mesi da marzo a giugno 2020, senza applicazione di sanzioni e inteLA NOVITÀ PRINCIPALE DEL DECRETO AGOSTO È LA POSSIBILITÀ DI RIVALUTARE NEL BILANCIO 2020 I BENI ISCRITTI NEL BILANCIO IN CORSO AL 31 DICEMBRE 2019

ressi è prevista la possibilità di: - versare il 50% delle somme oggetto di sospensione in un’unica soluzione entro il 16 settembre oppure procedere alla rateizzazione fino a 4 rate mensili – la prima con scadenza 16 settembre 2020- di pari importo; - versare il restante 50%: mediante rateizzazione fino ad un massimo di 24 rate mensili di pari importo con scadenza dal 1gennaio 2021; con versamento in un’unica soluzione entro il 16 settembre 2020 o con rateizzazione fino a 4 rate mensili di pari importo a decorrere dal 16 settembre 2020. Nonostante questo, la recente pace fiscale tra Ministero dell'Economia e delle Finanze e commercialisti, che ha portato alla revoca dello sciopero, poggia proprio su un’ulteriore moratoria per i versamenti d’imposta. L’emendamento previsto in sede di conversione dovrebbe consentire a chi ha saltato la scadenza prima del 20 luglio e poi del 20

agosto di versare le imposte in autoliquidazione entro il 30 ottobre con la maggiorazione dello 0,8%. Una moratoria che però sarà riservata ai contribuenti che nel primo semestre hanno registrato un calo di fatturato e corrispettivi di almeno il 33% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Una scelta che, di fatto, va nel solco di quanto già previsto nel decreto per gli acconti di fine novembre dei contribuenti per i quali sono stati approvati gli Isa: anche in questo caso un calo del fatturato consente di posticipare i versamenti in autoliquidazione al 30 aprile 2021. Rivalutazione generale dei beni d’impresa e delle partecipazioni 2020 (Art.110) La più importante e - per l’unicità della disposizione normativa, per certi versi, sensazionale - novità introdotta dal “Decreto Agosto” riguarda la possibilità di rivalutare nel bilancio 2020, i beni iscritti nel bilancio in corso al 31 dicembre 2019. La rivalutazione può essere effettuata distintamente – quindi senza il vincolo delle categorie omogenee - per ciascun bene, ma deve essere annotata nel relativo inventario e nella nota integrativa. I beni che possono essere rivalutati sono le immobilizzazioni materiali ed immateriali, e le partecipazioni in società controllate e collegate (immobilizzazioni finanziarie). È possibile: - effettuare la rivalutazione ai soli fini civilistici senza assolvimento di imposte sostitutive; - effettuare la rivalutazione anche ai fini fiscali, versando poi un’imposta sostitutiva versata in un massimo di tre rate annuali di pari importo - del 3% sulla differenza tra il valore rivalutato e il valore storico del bene. In questo secondo caso, la riserva di patrimonio netto iscritta in bilancio a fronte del maggior valore dei beni, è una riserva in sospensione d’imposta che può essere affrancata con una imposta sostitutiva del 10%; in questo caso, a differenza del precedente, non si genera tassazione in capo alla società.

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FINANZIARE L’IMPRESA NSA ECONOMY RANKING

L’industria della ceramica si rialza dopo il Covid La pandemia è costata al comparto 350 milioni di euro su un fatturato che, complessivamente, supera i 6 miliardi. Ma le imprese restano affidabili: ecco le migliori, classificate dall’Nsa Economy Ranking di Davide Passoni

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l settore della ceramica è una delle eccellenze dell’industria italiana, la cui qualità e i cui prodotti sono esportati in tutto il mondo. Stando ai dati di mercato 2019 diffusi da Confindustria Ceramica a giugno 2020, erano 279 le industrie attive in Italia lo scorso anno, che occupavano oltre 27.500 addetti e che hanno fatturato 6,5 miliardi di euro. Un settore che ha risentito dell’emergenza Covid la quale, come ha ricordato il presidente di Confindustria Ceramica, Giovanni Savorani, è costata 350 milioni di euro di fatturato. Per rialzarsi, conta anche sulla capacità di reazione di un sistema produttivo che comprende aziende solide da un punto di vista finanziario e patrimoniale. L’Nsa Economy Ranking le ha classificate in una speciale graduatoria, riportata nella tabella a fronte. Tra esse vi è la Savar Srl di Stezzano (BG), specializzata da oltre 40 anni nella produzione di ceramiche tecniche, isolatori in ceramica e refrattari. «Siamo un’azienda sempre in crescita, che propone al mercato isolatori ceramici sempre più performanti di altissima qualità, customizzati in base alle richieste del cliente - dice l’amministratore delegato Manolo Raffin -. Le nostre risorse sono da sempre concentrate in quattro capisaldi, ricerca e sviluppo, ambiente e sicurezza, investimenti produttivi e autofinanziamento; quest’ultimo ci ha permesso di raggiungere l’obbiettivo di essere il più indipendenti possibile dagli istituti di credito. Un ulteriore fattore di solidità viene da una quota sempre crescente di fatturato estero, con la quale applichiamo una politica di pagamento anticipato senza quindi aver alcun

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problema di insolvenze». Opera invece nella ristrutturazione e nell’arredamento del bagno la Tuttobagno Srl di Barlassina (MB). «La nostra azienda ha 54 anni - dice il titolare, Michelangelo Manzionna - e il segreto per tenere fatturati di un certo livello, clientela soddisfatta e non andare in crisi in periodi così complicati come quello attuale sta nell’accontentare e seguire il cliente. La prima cosa che dico a tutti i miei dipendenti è: puntate alla soddisfazione del cliente, perché un cliente soddisfatto porta altri clienti. Certo, poi bisogna stare vigili sui costi sia in uscita sia in entrata, ma attenzione: in molti tendono a risparmiare su forniture e materiale, ma per dare un prodotto e un servizio di qualità, il risparmio non sempre paga. Non serve strafare, ma il prezzo giusto non è sempre un prezzo basso. Inoltre, siamo tra le poche aziende del nostro settore nella provincia nord Milano che operano con dipendenti nostri, che formiamo e qualifichiamo. Sono tutte cose che hanno un prezzo, ma che poi viene ripagato dalla preparazione delle persone che si vede nel momento del lavoro e del rapporto con il cliente. Più che un costo, è un investimento. Se fossimo nella gdo, potremmo anche pensare al risparmio fine a se stesso, ma proprio se siamo una piccola azienda dobbiamo offrire un servizio più elevato, su misura per il cliente che teniamo esprima anche le proprie recensioni: su Google ne abbiamo un centinaio solo nell’ultimo anno, tutte a 5 stelle. La qualità e il lavoro alla fine pagano». Gabriele Destefano è infine titolare della Edilceramiche Srl di Bollengo (TO), che si

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l comparto della ceramica riunisce i produttori di piastrelle e lastre, ceramica sanitaria, porcellana e stoviglieria, materiali refrattari e ceramica tecnica, laterizi. Nel 2019 l’export ha toccato quota 4,5 miliardi di euro, con investimenti per 373 milioni, rispettivamente l’84% e il 7% del fatturato. Il tutto anche grazie ad aziende che spesso godono di una buona solidità patrimoniale. Per Economy, ha classificato queste realtà il Gruppo Nsa, il primo mediatore creditizio per le imprese italiane per fatturato, vigilato dalla Banca d’Italia tramite l’Organismo agenti e mediatori. Nsa è specializzato nella erogazione di finanziamenti alle imprese, capace di garantire efficacia ed efficienza nei rapporti con il sistema bancario. Il rank attribuito alle aziende da Nsa che vedete nella tabella a fianco è frutto di ricerche ed elaborazione di dati commissionata da Economy all’Ufficio Studi del Gruppo Nsa. Viene calcolato sull’analisi dei bilanci, regolarmente depositati. In particolare, l’analisi classifica le imprese per solidità patrimoniale, performance, affidabilità e redditività: i medesimi parametri utilizzati per l’elaborazione nsaPmindex, l’indice sul merito creditizio. Il Gruppo Nsa adotta anche in questa ricerca l’algoritmo definito dal Disa, Dipartimento di Studi Aziendali dell’Università di Bologna, per l’elaborazione dell’indice nsaPmindex, indice annuale sullo stato delle Pmi italiane. E la tabella a fianco rappresenta una fotografia dello stato di salute di queste imprese, suddivise per area geografica.

focalizza principalmente su pavimenti, rivestimenti e sanitari: «La nostra è un’azienda familiare, nata 45 anni fa, e teniamo il nostro business all’interno di questa dimensione ridotta che ci consente di compiere i giusti passi senza strafare. Abbiamo una forte attenzione ai costi e, per quanto possibile, ci fa piacere reinvestire parte degli utili in azienda. La nostra dimensione familiare ci aiuta in un momento non facile come quello attuale e ci consente di andare avanti bene. Ci siamo costruiti con gli anni la nostra solidità e siamo contenti così».


Ceramica - classifica per area geografica

SUD

NORD-OVEST

NORD-EST

CENTRO

AREA GEOGRAFICA

CLASSIFICA 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10

RAGIONE SOCIALE TECMA - SOCIETA’ A RESPONSABILITA’ LIMITATA ALFANI CERAMICHE S.R.L. O. BITOSSI S.R.L. A.C.O.R.I. S.R.L. GREEN S.R.L. CERAMICA OCEANO - S.R.L. MARIANI GIOVANNI COMMERCIALE S.R.L SANTACHIARA 39 S.R.L. L’OLIMPICA 2001 S.R.L. COMMERCIALE GRILLI S.R.L. SE.FIN. S.R.L. CAMURANI EDILMARMO S.R.L. TAMBURINI E GARDOSI S.R.L. ROSSI MARIO S.R.L. ACTUALE S.R.L. CERAMICHE LINDA - SRL EDILCAORLE S.R.L. EF SUPERFICI SRL RAMINELLI & MIO SRL STUDIO D.O.C. S.R.L. MANTOVANI S.P.A. EDILCERAMICHE S.R.L. SAVAR S.R.L. IMPERIALGROUP S.R.L. QUALITYPOSA S.R.L. PORTATO’ S.R.L. STONE CITY S.R.L. HOLS SRLS UNITABLE S.R.L. TUTTOBAGNO SRL OPPO S.R.L. GDL S.R.L. EDIL FORIO S.R.L. CALABRESE S.R.L. TANZI - S.R.L. EDIL CHIANESE S.R.L. EDIL CERULO S.R.L. CARPARELLI NICOLA S.R.L. COMMERCIALE AURUNCA S.R.L. ATORRISI S.R.L.

FATTURATO

INDIRIZZO

19.343.492 € 4.662.861 € 3.258.649 € 2.316.563 € 1.780.356 € 882.208 € 790.032 € 680.331 € 672.233 € 612.611 € 1.947.441 € 1.420.171 € 1.396.030 € 1.345.089 € 1.154.710 € 1.038.112 € 940.936 € 844.927 € 751.033 € 2.886.362 € 4.143.969 € 1.761.452 € 1.525.429 € 3.104.057 € 825.392 € 684.820 € 579.712 € 518.274 € 5.048.973 € 390.213 € 6.799.548 € 3.204.037 € 1.681.489 € 1.442.226 € 1.306.019 € 1.213.748 € 1.150.213 € 1.117.836 € 874.799 € 771.452 €

Roma (Roma) Cerveteri (Roma) Livorno (LI) Roma (Roma) Roma (Roma) Fabrica di Roma (VT) Sigillo (PG) Roma (Roma) Roma (Roma) Gallicano nel Lazio (Roma) Legnago (VR) Bagnacavallo (RA) Bologna (BO) Staranzano (GO) Comano Terme (TN) Castelvetro di Modena (MO) Caorle (VE) Costabissara (VI) Zoppola (PN) Fiorano Modenese (MO) Rapallo (GE) Bollengo (TO) Stezzano (BG) Novara (NO) Torino (TO) Torino (TO) Milano (MI) Brescia (BS) Carpiano (MI) Barlassina (MB) Ghilarza (OR) Cerreto Sannita (BN) Forio (NA) Taranto (TA) Conversano (BA) Marano di Napoli (NA) Napoli (NA) Fasano (BR) Cellole (CE) Trecastagni (CT)

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Un impegno straordinario, per tornare a correre nel mondo. Liquidità immediata alle imprese italiane, anche a fondo perduto, per conquistare nuovi mercati.

SIMEST è da sempre dalla parte delle imprese italiane che operano anche all’estero. Oggi le sostiene con un piano straordinario, con un insieme di azioni dirette e concrete. Finanziamenti agevolati per l’internazionalizzazione, senza richiesta di garanzie, con una quota a fondo perduto. Un potenziamento senza precedenti, con ancora più risorse, per farvi ripartire nel mondo. Termini e condizioni su simest.it

Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale

Risorse a valere sul Fondo 394/81 gestito per conto del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale da SIMEST, società che con SACE costituisce il Polo dell’Export e dell’Internazionalizzazione del Gruppo CDP.


STORY-LEARNING

«EGOMNIA È CRESCIUTA E CON I SUOI SOFTWARE, OGGI FA INCONTRARE TALENTI E LAVORO» La nuova vita di Matteo Achilli, l’ex “Zuckerberg italiano”, protagonista di copertine e di film, invidiato e contestato ma ora diventato imprenditore di Sergio Luciano

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e la ricordate Egomnia? Probabilmente sì, se avete un briciolo di interesse per l’innovazione tecnologica. Ebbene: non è diventata il Facebook italiano, ma è sempre sul mercato, è diventata solida e concreta, fattura 3 milioni e dà lavoro a oltre 40 persone. Non ha grilli per la testa ma ha servizi sul mercato e progetti sulle scrivanie. Ha un database di 850 mila curricula che sta mettendo in condivisione con modalità innovative a fianco di uno dei big player europei del mercato dei servizi per il lavoro. E sta sfornando a getto continuo nuovi prodotti per le imprese. «Sì: siamo diventati più grandi. E vogliamo crescere ancora, anzi siamo sicuri di farlo». Benvenuti a casa di Matteo Achilli, il giovane imprenditore che otto anni fa finì sulla copertina di Economy (allora settimanale edito dalla Mondadori) con un titolo di quelli che inchiodano: «Lo Zuckerberg italiano». E addirittura si ritrovò protagonista di un film discusso e divisivo, ma proprio per questo in qualche modo storico: “The startup – Accendi il tuo futuro”, prodotto da Rai Cinema. Ma fare tanti soldi e avere un successo planetario a vent’anni è eccezionale e può far perdere la testa. Invece ottenere reputazione e successo mediatico senza però avere all’attivo né tanti né pochi soldi, piò far perdere la faccia. «Sono stato oggetto di attenzione e curiosità, e ho cercato di cavalcare al meglio quelle circostanze favorevoli. Ma tanta popolarità mi ha anche fatto piombare addosso alcuni problemi. Niente è stato inutile, però. E oggi posso dirlo da una posizione molto più concreta». Bene: ce la riassuma! Partiamo dalla fine, che è poi un nuovo inizio. Nel 2012 sono stato un personaggio pubblico. Era appena nata la legge sulle startup, la disoccupazione giovanile imperversava, piaceva a tutti l’idea che anche in Italia potessero nascere e prosperare nuove imprese tecnologiche. Avevo lanciato il mio social network per la ricerca di lavoro, era stato notato e apprezzato, mi è arrivata addosso un’ondata di celebrità mediatica e l’ho cavalcata, anche

MATTEO ACHILLI, FOUNDER E CEO DI EGOMNIA

Macché “fanalino di coda”: in Italia abbiamo eccellenze, innovazione, artigianalità. Basta leggere le storie che raccontiamo in queste pagine per cogliere il fermento in atto nel Paese. Che non si è mai fermato e vivrà la sua ripresa grazie all’intraprendenza dei nostri imprenditori.

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TECNOLOGIA

COLOMBINI GROUP

IL BIOREATTORE MADE IN ITALY

UN PIANO STRATEGICO PER DIVENTARE I LEADER

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ARTIGIANATO

STARTUPTELLING

QUEI MAESTRI CHE IL MONDO CI INVIDIA

SE I CERVELLI NON FUGGONO I COSTI SI DIMEZZANO

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STORY-LEARNING I VALOROSI

Accanto, due screenshot del portale di Egomnia che guida giovani in cerca di lavoro e disoccupati a trovare le opportunità migliori per rientrare in pista

perché non avrei mai avuto i soldi per ottenere altrettanta visibilità. La copertina di Economy, e quella scelta – non mia, ma certo gradita – di essere addirittura considerato lo Zuckerberg italiano. Poi un personaggio del cinema come Barbareschi che mi nota e mi propone il film. Non stavo nella pelle dalla soddisfazione. Ho raggiunto lo zenith della mia popolarità. E poi è iniziata la fase discendente della parabola. Problemi d’immagine. Troppo successo rispetto alla sostanza del mio business. Molta invidia, molte critiche aspre. Me le aspettavo, peraltro. tv. Quello che mi mancava era una community, Però infondate. Nessuno ha potuto addebitarsui social media non l’avevo. E quando magari mi colpe o comportamenti scorretti. Mi sono raggiungi notorietà ma non sei ancora potente, sempre completamente autofinanziato. Quinne hai bisogno. di sì, troppa popolarità. Ma intanto l’azienda E che ha fatto? era lì, piccola ma in crescita. E per cinque anni Da quel momento, a livello personale, ho lasono andato avanti così, a quota periscopica, vorato sulla mia immagine in modo diverso, facendo il mio mestiere informatico. Avevo creandomi la mia community sui social, dove avuto la mia esperienza, non ero più un pia oggi - al di là della quantità di follower, cirschello. Non avevo più sulla scrivania il progetca 60 mila tra Facebook e Instagram, e adesto embrionale, ma d’altra parte non dovevo più so anche TikTok - ho creato una community, fare la mia gavetta. Avevo il mio fatturato, il mio fatta di persone prevalentemente giovani che database. Ci siamo messi a scrivere soluzioni mi seguono attivamente. E ho creato un sito, software, offrirle come prodotto e servizio. Progettotalia.it, dove pubblico un contenuto Nessun eroismo, per nuovo a settimana per «LA NUOVA VITA DELLA MIA AZIENDA carità: ma insomma 1 euro al mese: e si HA OTTENUTO IL CONSOLIDAMENTO Egomnia è nata sotto i sono subito abbonate DELLE ATTIVITÀ E UNO SBARCO riflettori ed è cresciuta 570 persone. NEL SETTORE DEI SERVIZI SOFTWARE» a fari spenti. E dunque la seconda Finché nel 2017… fase? Nel frattempo da Milano ero tornano a Roma, È questa in corso, e punta al consolidamento casa mia. E a Roma nel 2017 ho potuto condella società. In termini di risultati finora otsiderare, finalmente con sollievo, che il primo tenuti parlano chiaro. Nel 2017 abbiamo fatobiettivo era raggiunto: che Egomnia era diturato 300 mila euro; nel 2018 siamo saliti a ventata una piccola impresa sana, con un suo 1,3 milioni; nel 2019 siamo crescuti ancora, a prodotto apprezzato e un brand molto noto. quota 2,1 milioni. Per questo 2020 avevamo Da quel momento in poi mi sono concentrato programmato di superare i 3 milioni di ricavi, sulla fase 2. Si era chiuso il ciclo della fase 1, a causa del Covid dovremo probabilmente ferquella della notorietà precoce e della ricostrumarci prima. Ma sani e solidi. zione su basi diverse, e si apriva fase 2: un altro E poi? mondo. In questa nuova fase non c’era più biPoi mi sono chiesto: e cosa faccio adesso? Qui sogno di uscire ancora sul giornale e andare in si apre un capitolo particolare. Ho deciso di fo-

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calizzare Egomnia sui servizi perché mi sono reso conto di dover essere più robusto, sulle mie soluzioni. Consapevole di dover crescere mi sono concentrato su quello. E infatti oggi il grosso dei nostri ricavi viene dalla consulenza informatica che forniamo alla clientela. All’interno di Egomnia abbiamo sviluppatori, sistemisti, operatori, networker (cioè superesperti dei protocolli di rete) e insieme, abbiamo iniziato a lavorare su grandi progetti e clienti. Al centro, le nostre competenze informatiche di teletrasmissione e di contenuti, principalmente orbitanti attorno alle telco. Abbiamo una clientela disparata, di grandi come medie aziende. E abbiamo, non guasta ricordarlo, l’Iso 9001, un certificato di qualità. Sì, però, Achilli: ammetterà che fornendo solo servizi non si va lontano! Infatti parallelamente Egomnia ha investito fortemente in soluzioni. E qua c’è la cosa bella. Con Egomnia già in precedenza avevo avuto l’intuizione di dare un punteggio ai curriculum vitae degli iscritti. Quella cosa resta valida. Mi ha permesso di avere un database estremamente profilato di aziende italiane e curricula. Dati profilati, profilati bene. Lo devono inserire in modo guidato. Io so clusterizzare una platea vasta molto bene. Ad oggi su quell’idea di base, che ebbi da diciannovenne, l’esperienza c’è, un’azienda concreta e solida. E quindi? Sono andato da un grande player del lavoro


e gli ho proposto una soluzione innovativa sull’outplacement. Innovativa ma semplice, come tutte le innovazioni vere. Ho realizzato, con la mia squadra, un software nel quale la persona inserisce il suo curriculum vitae, naturalmente nel formato Egomnia, e in maniera guidata, con un semplice click, può compararlo con gli altri, analoghi e competitivi, presenti sul mercato. Il software fa tutto da solo: pesca i curricula simili, li confronta, ed evidenzia agli occhi degli interessati i loro punti di forza e i loro lati deboli. Le caratteristiche vincenti e perdenti. Così, in pochi secondi, si riceve un dettagliato report che evidenzia le differenze tra te e il mercato. Interessante: ma per chi scopre di essere indietro è una sentenza senza appello... No, o meglio non sempre: il sistema elabora un’analisi della cosiddetta employability, in italiano “impiegabilità”, che rivela al candidato cosa accadrebbe se si mettesse sul mercato del lavoro per farsi assumere. Per un’azienda che fa outplacement questo software evita un sacco di problemi e fa risparmiare molto tempo. Sì, interessante: ma per i più giovani? Abbiamo considerato che questo sistema ci dava un secondo piano di potenziale business. Non disponiamo infatti solo di curricula di persone che stanno lavorando o hanno lavorato, ma anche di quelli degli aspiranti lavoratori: e abbiamo capito che oltre a sostenere

l’outplacement possiamo anche aiutare il vero orientamento dei giovani al lavoro. I ragazzi inseriscono nel sistema il loro curriculum e se lo vedono posto a confronto con quelli dei loro coetanei. E sa qual è la cosa più bella? No: quale? Poter spiegare a un ragazzo, dopo aver studiato i risultati dell’algoritmo: guarda che le persone con le tue caratteristiche, le tue doti e competenze, hanno fatto un certo tipo di percorso, che puoi seguire anche tu, e che il 40 per cento di esse ha trovato lavoro in tre mesi. Si riesce a correlare l’effetto del tipo di studi, dei risultati, delle attitudini. E anche questo è un sistema che può risolvere

molti problemi e sta riscuotendo un grande successo. Insomma: state ingegnerizzando il vecchio, nobile lavoro dei collocatori... Già: ma la cosa bellissima è che mentre fino ad oggi chi fa questo lavoro agisce sulla base delle sue competenze personali e dei confronti possibili in modalità analogica, noi incrociamo una miniera infinita di dati con i riscontri di mercato veri e propri, altrettanto ricchi, il tutto in tempo reale. E possiamo svolgere una vera e propria analisi predittiva, su basi statistiche reali e non induttive. Invece di fare soltanto il market place per mettere in contatto persone e aziende, oggi Egomnia diventa un tool per le persone che potranno farsi trovare dalle aziende che cercano quelli come loro. E sa una cosa? No! Cosa? Che per tutto il 2021 voglio mettere a disposizione gratuitamente questo software, per dare una mano alla ripresa, fare la mia parte di imprenditore innovatore, la mia fase due. Nella quale, in realtà, voglio inserire anche dell’altro... Ancora? Ma sì: un software per intercettare le gare pubbliche, ad esempio; un altro per aggiornare i certificati di sicurezza dei propri siti... Insomma, c’è tanto da fare per aiutare le imprese a crescere.

UN MOMENTO DELLA VIDEOINTERVISTA CON MATTEO ACHILLI NELLO STUDIO DI ECONOMY GROUP

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STORY-LEARNING

Il bioreattore made in Italy ci salverà (anche) dal Covid L’italiana Cellex ha sviluppato il dispositivo Suspence per colture cellulari sospese, molto più efficiente di quelli tradizionali. Raddoppia la produzione ed è già stato sperimentato su antitumorali e vaccini di Riccardo Venturi

C’

è un dispositivo italiano in fase di sperimentazione che potrebbe raddoppiare la velocità di produzione del vaccino anti Covid, magari proprio di quello anglo-italiano di AstraZeneca con Oxford e Irbm di Pomezia, con un enorme beneficio in termini di tempi necessari alla vaccinazione su larga scala. Si chiama Suspence, acronimo che sta per Suspension environment for cell culture, che in italiano diventa Bioreattore per colture cellulari sospese. «Le colture cellulari sospese in ambiente fluido sono alla base della produzione dei vaccini e di altri presidi medici importanti come insulina e farmaci per la terapia del cancro» spiega Giuseppe Falvo D’Urso Labate, PhD in ingegneria biomedica, creatore e Ceo di Cellex, «per esempio il vaccino per il Covid-19 che sta sviluppando AstraZeneca è basato un adenovirus coltivato in cellule denominate HEK-293 all’interno di un reattore; successivamente si sostituisce un pezzo di adenovirus con la proteina spike del SARS-CoV2 e lo si inattiva, rendendolo innocuo. Una tecnica simile viene utilizzata nel vaccino in fase di sviluppo all’istituto Spallanzani». Il cosiddetto reattore all’interno del quale avviene la coltura delle cellule ha un ruolo molto importante: «Dalle cellule si estrae il principio attivo del vaccino o del farmaco che si produce; se le cellule proliferano bene, si produce più vaccino o farmaco, e viceversa» spiega Falvo D’Urso Labate, «ma i dispositivi che attualmente si usano per questo tipo di produzione sono altamente inefficienti. Alcuni, come frullatori, colpiscono le cellule con le

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loro pale, rompendole durante la coltura. Altri non forniscono ossigeno e nutrienti sufficienti per garantirne proliferazione e sviluppo». Di qui l’idea di creare Suspence, un bioreattore dal funzionamento completamente diverso. «Si tratta di un dispositivo in cui un fluido viene continuamente pompato in una camera dal fondo, solleva le cellule e le confina in una zona di coltura grazie a una particolare geometria brevettata» insiste il Ceo di Cellex, «quindi esce dall’alto e, in un circuito esterno, viene automaticamente arricchito di ossigeno e nutrienti, per poi rientrare nella camera. In questo modo, le cellule vengono coltivate gentilmente, senza stress eccessivi che possano romperle, e viene fornito loro l’apporto di ossigeno e nutrienti di cui hanno bisogno per una corretta proliferazione. Così facendo, abbiamo ottenuto un’efficienza di produzione cellulare fino a 10 volte superiore rispetto al miglior dispositivo disponibile sul merca-

GIUSEPPE FALVO D’URSO LABATE. CEO DI SUSPENCE

to. Abbiamo calcolato che in questo modo la produzione del farmaco costa dal 21 al 36% in meno». Due diverse sperimentazioni portano a credere a un possibile raddoppio dell’efficienza produttiva del vaccino. Il primo su cellule Calu-3 prelevate da tessuto tumorale umano, utilizzate per testare farmaci antitumorali. «Si prelevano palline di cellule e si testa il farmaco su queste cellule» spiega Falvo D’Urso Labate, «se il farmaco le uccide si passa al modello animale, altrimenti no, per motivi di carattere economico e etico. Su questo tipo di confron-

CON IL BIOREATTORE LA PRODUZIONE DEI FARMACI COSTA FINO AL 36% IN MENO


to si è ottenuto un miglioramento del 250%, ovvero con Suspence produciamo 2,5 volte in più di cellule». La seconda sperimentazione è stata effettuata sul vaccino antirabbico lp 2061, utilizzando cellule Vero. «In questo caso il miglioramento è stato del 200%. In altre parole, all’ottavo giorno, cioè quando si fanno le misurazioni, si era prodotto il doppio di farmaco». Il bioreattore per colture cellulari sospese Suspence è in fase avanzata di sperimentazione, a pochi passi dal lancio del prodotto. «Stiamo completando l’iter di certificazione» sottolinea il Ceo. Il dispositivo è stato sviluppato tra il 2014 e il 2018 attraverso investimenti privati. Nel 2018, ulteriori avanzamenti nello sviluppo di dispositivi di volume più elevato sono avvenuti attraverso il grant “Pre-seed” della Regione Lazio e, nel 2019, l’indagine finale di mercato e l’avvio della produzione sono avvenuti attraverso il contributo Sme Instrument del programma Horizon 2020. Successivamente è stato definito un piano di ulteriore sviluppo grazie all’agevolazione “Smart and Start” del Ministero dello sviluppo economico. «Abbiamo partecipato anche all’aggiudicazione di un fondo europeo da 2,5 milioni» aggiunge Falvo D’Urso Labate, «il nostro pro-

getto è stato dichiarato finanziabile, ma i fondi ce si rivolge principalmente a tre segmenti non erano sufficienti per coprire tutti i prodi mercato. I laboratori di ricerca sono circa getti finanziabili. Abbiamo però ottenuto un 5.000 in Europa e quasi 40.000 in tutto il monseal of excellence, sorta di marchio di garanzia do. Le aziende red biotech sono circa 36.000 sull’eccellenza del progetto, e siamo stati invi(407 solo in Italia) e generano investimenti in tati a ripresentare il progetto in questo mese ricerca e sviluppo per circa 4 miliardi di euro. di ottobre. Abbiamo quindi buone probabilità Questi due segmenti investono circa 250 midi aggiudicarci questo finanziamento che ci lioni di euro all’anno nell’acquisto di sistemi consentirebbe di arrivare al mercato eurodi coltura cellulare. Poi c’è il pesce grosso, le peo». Nel frattempo, il fatturato di Cellex è auaziende farmaceutiche, che investono circa mentato del 5mila per cento. «Siamo passati 2 miliardi di euro nell’acquisto di sistemi di da 10mila a 500mila euro. Anche nella fase coltura cellulare. Il mercato complessivo dei prototipale possono essere fatte prevendite bioreattori cresce del 6,8% all’anno (circa il a laboratori che decidono successivamente di 6% quello dei bioreattori impiegati nella proacquistarlo» rimarca il duzione dei farmaci e Ceo di Suspence, «stia- ATTUALMENTE CELLEX VALE 14 MILIONI fino al 17% quello dei DI EURO, HA UN TASSO INTERNO mo ottenendo risconbioreattori impegnati DI RENDIMENTO DEL 68% E REINVESTE tri positivi. È quanto negli altri segmenti di IL 100% DEI SUOI PROVENTI IN R&D accaduto in particolamercato). re con un’azienda tedesca, una austriaca e una Suspence ha lanciato anche una campagna di canadese». crowdfunding, che è un’attività di cessione di Attualmente, Cellex è valutata 14 milioni di piccole quote societarie, basata sulla valutaeuro e ha un Irr del 68%. Inoltre, reinveste il zione di 14 milioni di euro, in tagli standard 100% dei suoi proventi in ricerca e sviluppo, che vanno da 500 fino a 20mila euro, con un risultando tra le imprese più innovative d’Euobiettivo di raccolta fissato a 500mila euro per ropa, secondo la valutazione di Improve – Eusostenere ulteriori investimenti. «Chi supera i ropean Innovation Management Academy. 20mila euro acquisisce il diritto di fare parte I prossimi step prevedono un programma dell’assemblea dei soci» mette in evidenza quadriennale di consolidamento, industriaFalvo D’Urso Labate, «per noi il crowdfunding lizzazione, scale-up e produzione incrementaè anche un modo per coinvolgere il pubblico le, fino a raggiungere una quota del mercato su un argomento che è molto tecnico e specifimondiale dei bioreattori a sospensione tra il co, ma è anche di grande attualità. Speriamo ci 5% (worst case) e il 20% (best case). Suspenpossa dare un’ulteriore spinta».

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Petrolio, la lunga amicizia tra la lupa e l’orso russo Dall’accordo di fornitura firmato negli anni ‘60 da Enrico Mattei alla partnership tra Eni e Rosneft sulla piattaforma egiziana: ecco quanto il legame tra Russia e Italia gioca sugli equilibri del settore di Marcello Presicci

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l mese scorso l’Agenzia internazionaaccordi reciproci, è necessario garantire l’asle per l’energia (Aie), nel suo ultimo soluta trasparenza e prevedibilità del mercato. rapporto mensile, ha confermato Gli strumenti più importanti della sostenibilità come secondo le sue stime la domanda globale sono i contratti a lungo termine, la partecipadi petrolio chiuderà il 2020 accusando un calo zione reciproca ai progetti e il rigoroso rispetto medio record equivalente 8,1 milioni di barili al degli obblighi contrattuali. Ad esempio questi giorno, portandosi a quota 91,9 milioni di barili strumenti e principi hanno reso Rosneft un al giorno. Un calo senza precedenti della doleader mondiale tra le compagnie petrolifere manda di petrolio, sullo sfondo dei lockdown pubbliche». per la pandemia di coronavirus, insieme alla Ed in effetti la società guidata da Igor Sechin è successiva guerra dei prezzi tra Opec e Paesi una delle più grandi aziende al mondo per vonon Opec, aveva provocato una profonda crisi lumi di produzione, la più grande per riserve e nel mercato energetico globale. leader nella raffinazione del petrolio russo. Nel Il 12 aprile scorso 24 Paesi produttori dell’O2012 Sechin e’ diventato ceo di Rosneft, dove pec+ hanno concluso un accordo che obbligaha avviato una corsa agli acquisti, spesso criva i firmatari a ridurre ticata, ma che ha reso ulteriormente la pro- IL CEO DI ROSNEFT, IGOR SECHIN, SOSTIENE la compagnia il piu’ duzione di greggio nei LA NECESSITÀ DI UNA REGOLAMENTAZIONE grande produttore STABILE DEL MERCATO PETROLIFERO mesi di maggio e giudi petrolio al mondo. BASATO SU ACCORDI RECIPROCI gno. Secondo gli accorAttualmente Rosneft di la produzione sarà successivamente ridotta opera in 24 paesi e, soprattutto, collabora atdi 7,7 milioni di barili al giorno fino alla fine del tivamente con l’Italia. Basti pensare come nel 2020 e di 5,8 milioni di barili al giorno da gen2017 Rosneft concluse un accordo con l’italianaio 2021 ad aprile 2022. Tutte queste criticità na Eni S.p.A. per acquistare una quota del 30% e queste prospettive negative indicano un elenel concordato di concessione per lo sviluppo mento fattuale: il mercato necessita di regole del giacimento petrolifero di Zohr, il più grande normative stabili e durature. giacimento di gas naturale del Mediterraneo. Uno scenario, quello della regolamentazioni Rosneft è diventata così il primo partecipante a stabile del mercato, palesato ed auspicato da un progetto sulla piattaforma di acque profonuno dei principali conoscitori della materia, il de dell’Egitto in collaborazione con importanti ceo di Rosneft, Igor Sechin, al Forum Economiaziende internazionali e propri partner come co di San Pietroburgo nel 2019 quando affermò Eni (60% del capitale) e BP (10% del capitale). come «Il nostro obiettivo primario è creare le Nello specifico la produzione ha superato le condizioni per uno sviluppo senza crisi dell’inaspettative: in meno di un anno dall’inizio dei dustria petrolifera e dell’economia mondiale. Ci lavori è stato raggiunto un livello di produzione sono una serie di aspetti importanti. Oltre agli di gas naturale di circa 57 milioni di metri cubi

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IGOR SECHIN, CEO DI ROSNEFT

al giorno. Nel 2019 è stata raggiunta la capacità di progettazione di 76 milioni di metri cubi al giorno (100% della capacità di progettazione). Il legame energetico fra l’Italia e la Russia affonda le radici negli anni 60 quando il fondatore dell’Eni, Enrico Mattei, concluse con l’Urss un contratto di fornitura di petrolio a lungo termine, rompendo i dogmi della guerra fredda che, tra l’altro, presupponevano l’isolamento economico della Russia. Difendendo l’accordo firmato a Mosca, Mattei assicurò che «non avrebbe costituito un pericolo per l’Italia, al contrario avrebbe garantito petrolio al Paese, e dato lavoro agli italiani». Così è proprio grazie al ponte energetico costruito dagli sforzi di Mattei e dei suoi partner sovietici che le relazioni tra Russia e Italia hanno avuto nel corso dei decenni una base solida. E naturalmente Rosneft mantiene la tradizione poiché la sua collaborazione con le imprese italiane è a tutto campo: dall’esplorazione e produzione alla raffinazione, dalla logistica alla collaborazione tecnologica. Concludendo, appare chiaro come a sostenere la discesa del prezzo del petrolio nelle ultime settimane siano stati i crescenti timori riguardanti il riequilibrio di un mercato ancora alle prese con il coronavirus, ma non solo. Un ruolo centrale e fondamentale, nel bene e nel male, lo gioca uno dei produttori maggiori al mondo insieme alla Russia, vale a dire l’Arabia Saudita. La compagnia petrolifera statale, la nota Saudi Aramco, ha ridotto più del previsto il prezzo dell’Arab Light per l’Asia, segno che i timori per un rallentamento ulteriore dell’economia globale sono ancora forti.



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I mobili di San Marino sfidano la Brianza a casa sua Investimenti in innovazione per 55 milioni di euro e una strategia di acquisizioni: ecco come Colombini Group ridisegna il suo futuro a cinque anni. E mette il marchio sulle maglie del Monza Calcio di Berlusconi di Marina Marinetti «DA AZIENDA SANMARINESE ABBIAMO FATTO UNA PICCOLA SPONSORIZZAZIONE: SIAMO SULLA MAGLIA DEL MONZA CALCIO, PER DIMOSTRARE AI BRIANZOLI CHE SIAMO ALLA CONQUISTA DELLA LORO TERRA».

Comincia così, con una battuta - che però ha un fondo di verità - la chiacchierata con Giovanni Battista Vacchi, che da novembre siede sulla poltrona di amministratore delegato di Colombini Group, uno dei principali gruppi nel settore dell’arredamento in Italia con i marchi Rossana, Febal Casa, Colombini Casa, Offic’è e la divisione Colombini Contract. Una laurea in Economia con mba negli Stati Uniti, nel curriculum di Vacchi figurano - sempre in qualità di a.d. - Zucchi-Bassetti, Grandi Navi Veloci e le società americane del Gruppo Ferretti. E ora, appunto Colombini Group. Italiana ma non troppo - la famiglia che l’ha fondata, nell’ormai lontano 1965, è sanmarinese doc, l’azienda è pronta a crescere (anche) per linee esterne. Ma se state pensando al modello di poltrona Frau o Calligaris siete fuori strada: «Quelli sono modelli basati sulla matrice del private equity. Noi vogliamo diventare un polo aggregatore di matrice familiare», dice.

E quindi vi state guardando attorno... Siamo interessati a brand posizionati nella fascia premium e luxury che possano essere o di completamento della nostra gamma, o che ci rafforzino nei nostri due settori di forza, le cucine e i componibili, purché abbiano un’ottima presenza all’estero. Non guardiamo a cose talmente grandi e costose che pos-

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sano mettere in difficoltà la nostra azienda o la nostra crescita organica. Nel gruppo partiamo dalla fascia value per money, con Colombini Casa, abbiamo una presenza nella parte premium design accessibile con Febal Casa e arriviamo a Rossana - che ha creato la prima cucina a Isola, esposta al M.o.M.A. di New York nel ’72, ndr - come marchio luxury: vogliamo diventare il leader italiano dell’arredamento.

Vi accontentate di poco. Possiamo farcela: siamo un gruppo molto solido, senza un euro di debito e con competenze industriali di settore molto forti. Poi contiamo anche sulla crescita organica. Il piano industriale che porta la sua firma ha obiettivi ambiziosi: portare in cinque anni il fatturato da 170 a circa 250 milioni di euro. Al netto delle acquisizioni. Mica facile.

GIOVANNI BATTISTA VACCHI

In realtà i 250 milioni sono un obiettivo fattibile, in primis perché il gruppo ha circa 8mila punti vendita multibrand nel mondo da poter ulteriormente penetrare grazie alla nostra offerta di prodotto in continua evoluzione. Poi ci sono i nostri negozi proprietari: due a San Marino, altrettanti a Coriano, in provincia di Rimini, uno a Milano e uno a Londra. Bastassero i negozi... Beh, i multibrand sono la nostra roccaforte: una delle quattro leve del nostro rafforzamento organico. Abbiamo un piano da circa 50-55 milioni nel quinquennio, di cui 12 solo quest’anno, tra investimenti in capacità produttiva e commerciali, con aperture di nuovi negozi e sedi commerciali, contributi, supporto ai nostri partner. E le altre tre leve? La seconda direttrice di crescita è quella del

DIVENTEREMO UN AGGREGATORE DI MATRICE FAMILIARE


retail monomarca Febalcasa: a oggi abbiamo circa 100 punti vendita in Italia, pensiamo di poter raggiungere nel corso dei prossimi cinque anni circa 175 punti vendita, con 15 nuove aperture all’anno. Siamo già molto diffusi al centrosud, vogliamo avere una maggiore penetrazione nel centronord e un ulteriore rafforzamento nelle aree in cui siamo già presenti. Poi c’è l’estero. Una sfida non semplice, in cui l’essere targati made in Italy però aiuta non poco. Oggi l’estero conta solo per l’15% del nostro fatturato, pensiamo di poter crescere significativamente per raggiungere almeno un 20%. Puntiamo molto sul marchio Febalcasa, con l’apertura di punti monomarca sui mercati asiatici e dell’Europa orientale, così come puntiamo sul brand Colombini Casa per i multibrand all’estero. Rossana è il marchio che sarà il nostra punto di ingresso

sul mercato statunitense, in cui al momento simo presenti solo marginalmente.

Manca all’appello la divisione Colombini Contract, per i progetti custom su larga scala. È la quarta gamba del nostro piano industriale: abbiamo una grande capacità competitiva su tutto quello che io definisco “semicustom”, quindi non il contract delle grandi ville residenziali, ma su contract in cui 17 torri in corea richiedono 870 cucine simili di varie dimensioni marchiate Febalcasa. Non sono numeri sparati a caso, vero? No, infatti: ad agosto abbiamo consegnato un contract di 870 cucine per 17 torri in Corea, infatti. Nel segmento siamo molto competitivi, tanto che veniamo contattati anche da marchi dell’ultraluxury per operazioni di private label e non siamo certo chiusi a partnership: i nostri stabilimenti avendo un

I NUMERI DI COLOMBINI GROUP 170 milioni di euro di fatturato 100 collaboratori tra diretti e indiretti 8MILA rivenditori nel mondo 250MILA mq di superficie produttiva 164 negozi monomarca, nel mondo 1600 ambienti prodotti ogni giorno

alto livello di automazione industriale ci permettono di fornire prodotti di ottima qualità a prezzi oggettivamente molto competitivi. Il contract residenziale o alberghiero oggi pesa un 6-7% sul fatturato: dovrebbe arrivare al 10-15%.

In questo segmento il passaparola è fondamentale. Infatti. E una delle tematiche del contract è la variabilità dei progetti da un anno all’altro: occorre evitare di spingersi oltre le proprie capacità e presidiare sempre il mercato immobiliare per intercettare i nuovi progetti.

Il tutto da San Marino. L’azienda è stata fondata 55 anni fa dalla famiglia sanmarinese dei Colombini. A San Marino abbiamo circa 750 dipendenti diretti, più quelli dell’indotto. Di questi, circa metà sono frontalieri italiani. Siamo stati forse l’unica azienda del settore che non ha mai chiuso nel mese di agosto, salvo le domeniche, per soddisfare gli ordini sia del nostro mercato retail che del mercato contract estero. Il piano industriale prevede anche il rafforzamento della struttura manageriale per tutto quello che può andare ad aiutare la nostra crescita: sviluppo prodotto, marketing, operations. Siamo alla continua ricerca di talenti, perché sono le persone che fanno il risultato. E la squadra dev’essere estremamente forte, soprattutto in un momento storico in cui bisogna essere flessibili perché cambiano i mercati, i consumatori, le tecnologie.

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un’operazione di un investitore immobiliare che aveva bisogno di capitali e ha deciso di condividere l’affare con il club». La community di InvestHero ha raggiunto numeri importanti, come conferma Del Saggio, dal 2019 il più giovane Angel investors italiano: «Abbiamo oltre 4mila persone, oltre 40 ore di podcast e contenuti gratuiti tra video e articoli e i nostri materiali condivisi hanno superato i 300mila ascolti. Più la community è integrata e coesa, maggior valore dà ai prodotti e alle soluzioni che proponiamo. Presentando idee e condividendole, ci mettiamo in gioco, è il bello della nostra formula. C’è una forza sinergica tra i primi contenuti nostri e tutto ciò che ogni persona entrata nella community ha portato e puntiamo molto sulla formazione, per fare in Stefano Picchio e Alessandro Del Saggio un anno fa hanno fondato modo che si investa in maniera consapevole Investhero Holding. Propongono alla loro community video, podcast, evitando perdite e truffe». articoli e, tramite ClubHero, condividono opportunità d’investimento Ciò che distingue Investhero è anche lo stile di comunicazione che, in un mondo serio e di Davide Passoni istituzionale come quello della finanza, costituisce un’eccezione. «Siamo stufi dei dogecondo Bertolt Brecht, è beato quel perché mettendo in discussione i rispettivi mi della “vecchia finanza” grigia, in giacca e popolo che non ha bisogno di eroi. punti di vista si cresce reciprocamente. Chi cravatta, fatta di titoli e burocrazia superflua Ma un eroe può essere utile per frequenta la community ha diversi profili; - dice Picchio -; trattiamo argomenti seri in chi vuole avvicinarsi al mondo degli invec’è il novizio che si avvicina agli investimenti modo non serioso, cercando sempre di avestimenti in modo preparato e consapevole, e trova un mondo caotico, in cui non sa dove re una comunicazione alla mano. Nei primi non solo per guadagnare, ma anche per eviprendere informazioni, a cui diamo linee tempi in cui tradavo, lo facevo in costume da tare di perdere a causa di scelte sbagliate o, guida e contenuti gratuiti su che cosa studiabagno dalle Canarie; perché mettere giacca peggio, di truffe. Lo sanno bene Stefano Picre, su come comprendere il proprio portafoe cravatta, mi dicevo? La nostra comunicachio e Alessandro Del Saggio, 33 e 25 anni, glio per operare i primi investimenti; ma c’è zione non impostata né formale piace molgiovani imprenditori e investitori che, dopo anche chi è più esperto, vuole fare qualcosa to alla community, che ne capisce il valore aver iniziato il loro percorso imprenditoriain più: per queste persone è pensato il properché alle spalle ci sono la nostra serietà e le nel 2014 con il trading online, negli anni getto ClubHero con la nostra preparazioLO STILE DI COMUNICAZIONE DI hanno diversificato in più settori compiencontenuti premium, ne». INVESTHERO È AGLI ANTIPODI RISPETTO do investimenti in vari campi - immobiliare, il circolo dedicato agli «La missione di InveAI DOGMI DELLA VECCHIA FINANZA finanziario, startup e criptovalute - fino a investitori consapesthero - conclude Del GRIGIA, IN GIACCA E CRAVATTA fondare nel 2019 Investhero Holding. Una voli che vogliono fare Saggio - è quella di realtà che ha la sua ricchezza nei contenuun ulteriore passo nel mondo degli investifar comprendere alle persone che ci seguoti che propone (video, podcast, articoli) e menti». no che con le opportunità e gli strumenti di nella community che ne costituisce la spina «All’interno del ClubHero - prosegue Picoggi e con la giusta preparazione e consapedorsale. «Abbiamo iniziato a fare podcast chio -, oltre ai contenuti premium vi sono un volezza, il mondo degli investimenti può esperché ci piaceva, ma soprattutto perché si gruppo di investitori selezionati e la condivisere per tutti. Basta con la finanza alla “Wall legano bene al concetto di community - dice sione di opportunità in vari campi, condivise Street”». Picchio -. Ci piace l’idea di condividere e atin primo luogo da noi, ma anche dai membri tivare discussioni costruttive con le persone, del club: per esempio, abbiamo finanziato https://www.investhero.it/

Gli investor angel in t-shirt e infradito

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CENTRO CONSERVAZIONE E RESTAURO LA VENARIA REALE - SCUOLEMESTIERIDARTE.IT (PHOTO CREDIT: LAILA POZZO)

L’eccellenza si impara dai maestri d’arte Dal mosaico all’oreficeria, dal merletto alla pelletteria, dalla calzatura alla liuteria: il made in Italy si regge su professionalità che rischiamo di perdere. Ma la Fondazione Cologni ha già messo in campo il “Piano B” di Davide Passoni

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a pandemia ha messo in ginocchio i maestri d’arte italiani: con l’assenza di turismo e la chiusura delle botteghe, corriamo il rischio che tanti artigiani debbano chiudere. Sarebbe come se l’Italia chiudesse i propri monumenti. I nostri artigiani sono tesori viventi e desideriamo che il Governo prenda a cuore anche questo comparto, sostenendolo con misure specifiche». A parlare è Alberto Cavalli, direttore generale della Fondazione Cologni, che da 25 anni promuove iniziative culturali, scientifiche e divulgative per la tutela e diffusione dei mestieri d’arte. Grazie alla lungimiranza di Franco Cologni, classe 1934, che la fondò nel 1995 e che la presiede con generosità e l’energia di un trentenne, che ha a cuore il presente e il futuro dei mestieri d’arte italiani. «Ci siamo rivolti al Mise e al Mibac per chiedere misure urgenti e concrete a sostegno del

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ALBERTO CAVALLI (CREDIT FOTO: SUSANNA POZZOLI)

comparto dell’artigianato artistico, che spesso soffre di una sorta di invisibilità - prosegue Cavalli - È vero che ci sono tante emergenze da affrontare, ma se si dimentica questa spina dorsale dell’eccellenza del made in Italy si tradisce la vocazione dell’Italia, che spinge il Paese a produrre oggetti meravigliosi, beni di lusso e d’eccellenza; nell’idea di “beni” c’è il concetto che non si tratta di oggetti come gli altri e gli artefici di questi oggetti che tutto il mondo desidera sono proprio i maestri d’arte». Per sostenere quest’anima dell’eccellenza artigiana italiana, la Fondazione ha recentemente rilanciato il sito www.scuolemestieridarte.it. Un progetto che punta a formare e sostenere una nuova generazione di maestri d’arte, per proteggere e tramandare il grande patrimonio italiano di cultura, di bellezza e di saper fare. «Il rilancio del sito è stata una scelta improrogabile. Ci siamo resi conto che non è frequente che i giovani seguano una carriera da maestri d’arte perché non conoscono i mestieri d’arte. Per tanto tempo i maestri d’arte sono rimasti figure di sfondo, raccontati in funzione di marketing per giustificare scelte manifatturiere, ma non sempre a nostro avviso sono stati presentati come esempi e modelli da seguire. Oggi per noi è importante che i giovani sappiano che il loro lavoro può renderli felici, devono scegliere di essere felici di ciò che fanno e i maestri artigiani sono l’esempio migliore di questo approccio». Il portale, riprogettato con una nuova veste grafica e funzionalità avanzate, è online con una prima selezione di circa 60 scuole e una ricca varietà di offerte formative: dalle Scuole di Alta Formazione alle Accademie, dai Centri di Formazione Professionale agli Istituti Tecnici Superiori, per comprendere realtà accessibili a giovani studenti, ma anche a esperti professionisti che desiderano apprendere un mestiere o consolidare le proprie competenze. Una selezione di enti di formazione che riflette la varietà dei mestieri che si possono apprendere: dal mosaico all’oreficeria, dal merletto alla pelletteria, dalla calzatura alla liuteria, dal restauro alla sartoria per lo spettacolo. Con al centro, sempre, la figura del “maestro”. «La Fondazione Cologni - conferma Cavalli - as-


segna ogni due anni il titolo di Mam, Maestro un esempio autentico. Credo che le giovani ged’Arte e Mestiere, a una selezione di maestri nerazioni abbiano bisogno di autenticità: non artigiani. Leggendo le loro storie si resta colpiti serve proporre modelli che non corrispondono dall’entusiasmo, dalla passione, dal desiderio ai desideri delle persone. Autenticità significa che ancora questi uomini e queste donne hananche comprendere i propri talenti: quando no, anche in età avanzata, di lavorare, conoscesi conoscono i maestri d’arte, quando si capire e scoprire. La loro è quella che io chiamerei sce quanto essi sono stati felici nella loro vita “la felicità del fare”: secondo noi è un message con chi si sono rapportati, si apre un mondo. gio straordinario da passare alle giovani geneIn Italia abbiamo sarti che hanno vestito capi di razioni. Non c’è niente di facile né di scontato, stato e teste coronate, ma oltre alla moda anche ma avere la possibilità di trasformare il proprio la gioielleria, il design, l’arredamento lavorano talento e la propria passione in una professione con materiali di altissimo pregio e portano le è importante, specialmente oggi». proprie creazioni in tutto il mondo. Ci sono carIl sito fa parte di un progetto digitale più ampio riere che nemmeno si sospettano, per questo POLITECNICO CALZATURIERO (PHOTO CREDIT: LAILA POZZO) della Fondazione chiamato Wellmade, un poresistono fondazioni come la nostra che fanno tale creato per presentare le migliori botteghe cultura del mestiere d’arte: se non vedi le posartigiane d’Italia, più di 400 in tutto il Paese. rio allo spreco, alla produzione sovranumerasibilità che questo ti offre, come fai a sceglierlo, Nato nel 2015 dalla collaborazione con il duo ria, attento alle esigenze del cliente. Anche per ad amarlo, a sapere che esiste? Non c’è nulla di di designer di Whomade, Dario Riva ed Edoarquesto ci siamo sentiti di invitare le istituzioni a più triste del talento sprecato». do Perri, conta su una piattaforma lanciata a otguardare con attenzione a questo mondo». Uno sprofondo dell’artigianato artistico italiatobre 2016 che permette di scoprire i migliori Un mondo che suscita ancora interesse verso no chiuderebbe anche un rubinetto generoso artigiani in Italia, conoscere il loro lavoro e rei giovani, al di là della funzione che iniziatiper le casse dello Stato: «Parliamo di un settocensire i loro prodotti ve come Wellmade e re che comprende realtà con un peso enorme, WWW.SCUOLEMESTIERIDARTE.IT e servizi su misura. www.scuolemestierinon solo sul fronte dei numeri dal punto di È IL PORTALE SUL QUALE SONO Wellmade è oggi una darte.it possono avere vista occupazionale: ci sono aziende che sono PRESENTI 60 SCUOLE E UNA RICCA community animata per attrarre talenti e contribuenti importanti e fonte di ricchezza anVARIETÀ DI OFFERTE FORMATIVE da oltre 500 eccellenti allargare la base proche perché innovano, sono flessibili, sperimenartigiani, circa 15mila utenti attivi, 34 ambafessionale del nostro artigianato artistico? tano. Se le marche di auto più importanti sono sciatori e 16 circuiti partner. «I due siti sono «Rispetto a una decina d’anni fa le cose vanno tedesche, ma le più desiderate sono italiane, un indipendenti, ma collegati e fanno da ponte l’un meglio. Oggi avere un’abilità per trasformare motivo ci sarà», conclude Cavalli. «Abbiamo in l’altro per incrociare domanda e offerta. Diamo creativamente la materia ed essere competenti tutti i campi una marcia in più, innestata dal un’ulteriore spinta a questo dialogo sul lavoro sta tornando a essere un valore anche per i giodesiderio di soddisfare i sogni degli altri e al con i nostri progetti di tirocini formativi: ogni vani; certo la strada è molto lunga. La si sceglie contempo anche i nostri». Sprecare tutto queanno la Fondazione ne finanzia alcune decine, se la si conosce, se la si ama, se si ha di fronte sto sarebbe criminale. della durata di sei mesi, destinate ai giovani artigiani. Ci impegniamo per fare in modo che ci siano nuovi talenti che intraprendano questa strada, difficile certo, ma molto suggestiva». Anche perché c’è spesso il percepito che il settore che produce il lusso si autosostenti e viva in un suo Eldorado, ma ci si dimentica che è composto da imprese e che ha le medesime esigenze di ogni altro comparto produttivo, pur con una specificità tutta sua: «La cultura del fare e del fare bene è la parte più bella dell’economia italiana - conferma Cavalli - basata sulla conoscenza, sull’invenzione, anche sulla sosteICPAL - ISTITUTO CENTRALE PER LA PATOLOGIA DEGLI ARCHIVI E DEL LIBRO - SCUOLEMESTIERIDARTE.IT (PHOTO CREDIT:LAILA POZZO) nibilità grazie a un modello da sempre contra-

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Alessandro Gandaglia (a sinistra) e Filippo Naso, i co-founders di Bci

labili. Bci è così entrata così a far parte dell’élite formata da nove start up, tra i primi “inquilini” dei cinquemila metri quadrati del nuovo incubatore-acceleratore. Le nove startup sono state selezionate tra 124 candidature di livello internazionale. Ma l’interesse per il trattamento sviluppato dai biologi Alessandro Gandaglia e Filippo Naso, fondatori di Bci con il medico Ugo Stefanelli, ha varcato in breve tempo i confini nazionali. Le valvole cardiache biologiche di Bci hanno una durata doppia rispetto a quelle tradizionali, circa 20 anni rispetto ai 10 anni attuali. Alla base del procedimento messo a punto dai ricercatori padovani c’è l’inattivazione della moUn esempio? La durata delle valvole cardiache biocompatibili: grazie lecola alpha-Gal, quella che scatena le reazioni a una tecnologia sviluppata da una squadra di biologi padovani avverse nelle attuali protesi valvolari. Calcificadureranno vent’anni anziché dieci. Ecco la storia della startup Bci zioni che si presentano nel 50% delle valvole e portano alla sostituzione mediamente dopo 10 di Stefano Fossi anni dall’impianto. Con il metodo Facta, invece, i tempi raddoppiano: con beneficio in primis accostamento sorge spontaneo. Ritilizzo di principi attivi di derivazione naturale. per la salute dei pazienti, ma anche per il sistecordate “Smetto quando voglio”, il Una “ricetta” che potrebbe avere un enorme ma sanitario pubblico. «Nel mondo oggi venfilm in cui un geniale ricercatore di impatto a livello mondiale, tanto che adesso gli gono impiantate circa 400mila protesi all’anno neurobiologia (Edoardo Leo) prossimo ai 40 ex ricercatori veneti sono corteggiati da colossi ed entro il 2050 è previsto che ne vengano imanni, licenziato dal barone universitario, instatunitensi e cinesi. Bci, azienda con il cuore a piantate circa un milione, questo per via dell’inventa una smart drug con una molecola non Este, in provincia di Padova, è riuscita a operavecchiamento della popolazione», spiega ancora classificata come illegale, e la vende sul re e a realizzare la propria idea grazie anche ai Gandaglia. «Quando parlo di mondo parlo di mercato con immediato profitto, mettendo infinanziamenti europei Horizon 2020 e al ricoEuropa e Stati Uniti. Si pensi che il costo sociale sieme una banda composta da amici laureati noscimento della Fondazione Golinelli, uno dei di impianto di queste valvole è pari a circa 14 con il massimo dei voti e salariati con il minipiù importanti centri miliardi di euro. Con BCI È RIUSCITA A REALIZZARE mo? Ebbene a Padova una banda di quarantendi ricerca a livello eurola nostra tecnologia, LA PROPRIA IDEA ANCHE GRAZIE AI ni provenienti dalla biologia e dalla gavetta nei peo che ha deciso di in- FINANZIAMENTI EUROPEI HORIZON 2020 allungando il tempo dipartimenti di ricerca universitari ha deciso vestire su di loro dopo di durata della valvola, E ALLA FONDAZIONE GOLINELLI di mettersi in proprio e di tentare l’azzardo una decisiva sperimenabbiamo stimato che dell’impresa, muovendosi però diversamente tazione effettuata al Policlinico Universitario riusciremmo a ridurre di circa il 25% questi dal film nel perimetro della legalità. Gemelli di Roma. La Fondazione ha scelto Bci costi sociali». Nessuna intenzione di “smettere Il risultato di questo azzardo è stato stupefaper G-Factor, un ambiente e un progetto il cui quando vogliono”, insomma. «Abbiamo avuto cente (inteso come aggettivo non come sostanobiettivo è quello di supportare ricercatori con la fortuna di avere un’idea importante e più che tivo). La startup Bci (BioCompatibility Innovavocazione imprenditoriale e neo-imprenditori smettere abbiamo potuto iniziare quando abtion), ha inventato una tecnologia tutta italiana nell’ambito delle scienze, aiutandoli a diventabiamo voluto. Ma questo grazie a chi ha creduto che consente di raddoppiare la vita delle valre imprese in grado di affermarsi sul mercato in noi e finanziato il progetto, altrimenti non ce vole cardiache di origine animale grazie all’ucon successo, creando modelli replicabili e scal’avremmo fatta».

Se i cervelli non fuggono i costi si dimezzano

L’

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LABOMAR HA PRESENTATO LA COMUNICAZIONE DI PRE-AMMISSIONE IN BORSA

IL FONDATORE E AD. DI LABOMAR, WALTER BERTIN

Walter Bertin: «Con la quotazione intendiamo raccogliere risorse per crescere più velocemente» Labomar annuncia di aver presentato a Borsa Italiana S.p.A. la comunicazione di pre-ammissione, funzionale all’ammissione alle negoziazioni delle proprie azioni ordinarie a Piazza Affari, sul mercato AIM Italia. L’operazione di quotazione sul mercato AIM Italia, interamente in aumento di capitale, ad esclusione dell’opzione greenshoe, è rivolta a investitori istituzionali italiani ed esteri, e ad investitori professionali. La quotazione è finalizzata a sostenere una strategia di M&A oltre che ad accelerare il

percorso di crescita organica. Il range di prezzo è stato fissato tra un minimo di 5,7 euro e un massimo di 6,4 euro, corrispondenti ad un equity value pre-money di 80,7 milioni di euro e 90,6 milioni rispettivamente. Fondata da Walter Bertin nel 1998 a Istrana, in provincia di Treviso, Labomar è un CDMO (Contract Development and Manufacturing Organization), ossia società specializzata nello sviluppo e produzione di integratori alimentari, dispositivi medici, alimenti a fini medici speciali e cosmetici per conto terzi.

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NOVASIS INGEGNERIA: RIORGANIZZAZIONE E CREAZIONE DI UNA NUOVA DIVISIONE DEDICATA AI DPI L’azienda italiana, specializzata in ingegneria elettronica, ha trasformato le sue attività durante il lockdown Dall’ingegneria elettronica alla nascita di una nuova divisione aziendale specializzata nell’importazione e nella produzione di dispositivi di protezione individuale. E’ questo il cuore del cambiamento operato negli ultimi mesi dalla società italiana Novasis Ingegneria. Esperienza, flessibilità e know-how multidisciplinare hanno guidato la trasformazione delle attività dal lockdown in avanti. Novasis ingegneria è un’azienda, con sedi in provincia di Torino (Vinovo) e di Milano (Limbiate), che sviluppa da oltre quindici anni soluzioni tecnologiche avanzate unendo la ricerca all’ingegneria. I settori in cui

opera sono principalmente quelli della progettazione elettronica, dell’automotive, railway, healthcare ed embedded systems. La crisi globale e il nuovo improvviso contesto economico hanno portato i vertici a riflettere sulla necessità di cambiare pelle, almeno aggiungendo attività fruibili creando la divisione DPI - dispositivi di protezione individuale - di fronte a una duplice considerazione: l’esigenza di reimpiegare in maniera proficua una parte delle risorse umane in attività gestibili in telelavoro e, in termini di domanda, rispondere al grande fabbisogno di mascherine e guanti.

IL KNOWHOW SVILUPPATO DURANTE IL LOCKDOWN DÀ VITA A UNA NUOVA DIVISIONE AZIENDALE

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ENERBRAIN RIORGANIZZA ONLINE L’ENERGY MANAGEMENT DEL LINGOTTO A TORINO

IL LINGOTTO DI TORINO AFFRONTERÀ UN UPGRADE TECNOLOGICO

Un upgrade tecnologico basato su modalità di retrofitting per garantire l’efficientamento Ancora una volta l’innovazione parte dal Lingotto con un rivoluzionario progetto di management energetico e manutenzione hi-tech firmato Enerbrain per oltre 500.000 metri quadri. L’icona italiana dell’architettura industriale già additata da Le Corbusier come esempio nel 1923, nonché oggetto di un imponente progetto di ristrutturazione di Renzo Piano nel 1985, affronta oggi un vero upgrade tecnologico grazie a

soluzioni di retrofit energetico ideate ad hoc dal team Enerbrain. Una conferma per l’azienda fondata nel 2015 da Giuseppe Giordano in seno all’incubatore del Politecnico di Torino. “Abbiamo iniziato proprio da 8Gallery” spiega Giordano “Questo nuovo progetto ci conforta nella scommessa su cui siamo impegnati da anni non solo io e i miei soci ma anche gli oltre 40 collaboratori e gli investitori che hanno creduto in noi.”

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APPROFONDIMENTI

UN AMANTE DELLE SFIDE ALLA GUIDA DEGLI UNDER 40

RICCARDO DI STEFANO

88 JOB PRICING

Riccardo Di Stefano, classe 1986, si appresta ad affrontare un triennio intenso alla presidenza dei Giovani imprenditori di Confindustria

QUEL GENDER PAY GAP CHE FUNZIONA AL CONTRARIO

91 ANDAF NIENTE SCUSE PER FARE A MENO DEL RISK MANAGEMENT

92 CONFPROFESSIONI DI DECRETO IN DECRETO UN CANOVACCIO GIÀ VISTO

94 LIUC BUSINESS SCHOOL LA SCIENZA DEI DATI CHE MANCA ALL’INDUSTRIA 4.0

98 PRIVATE BANKER ANCHE NEL DEBITO VA DI MODA IL VERDE

100 QUI PARIGI/QUI DUBAI UNA FINESTRA SUL MONDO

102 CI PIACE/NON CI PIACE

UOMINI & DENARI

I

di Alfonso Ruffo

l coraggio ha mostrato di averlo. Adesso Nasce così, nel 2014, la Meditermica Srl che tocca alla fortuna fare la sua parte e beopera in tutta Italia nel campo delle fornitunedire il primo convegno nazionale dei re all’ingrosso di materiale termoidraulico. Giovani imprenditori di Confindustria che si L’emancipazione imprenditoriale e il forte sarebbe dovuto tenere come sempre a Capri interesse sempre mostrato per i temi della ma che quest’anno, causa Covid, si terrà a formazione professionale conferiscono a Di Napoli nelle date canoniche del 16 e 17 ottoStefano la sicurezza e l’equilibrio che tutti gli bre presso la Stazione Marittima. riconoscono. D’altra parte il suo cammino Così il neo presidente Riccardo Di Stefano, associativo parte da lontano. Il curriculum palermitano, classe 1986, già numero due di segnala tra l’altro la partecipazione al diretAlessio Rossi, di diritto vice di Carlo Bonotivo del Gruppo giovani imprenditori di Pami, potrà presentarsi lermo, l’impegno nelal grande pubblico DOPO LA LAUREA IN GIURISPRUDENZA, la sezione Istallatori RICCARDO DI STEFANO È STATO NEL CDA – in parte in presenancora nel capoluogo DELL’AZIENDA DI FAMIGLIA PRIMA za, in parte a distan- DI EMANCIPARSI COME IMPRENDITORE siciliano, l’incarico za – dopo aver avuto nel comitato di redala meglio nelle votazioni di fine giugno sul zione dell’organo di stampa del movimento figlio d’arte Eugenio Calearo, candidato del giovanile Quale Impresa. Nord Est. D’altra parte a Riccardo le sfide Ora ha davanti un trienno – la durata del suo non dispiacciono. E dopo essersi laureato nuovo incarico - che si presenta tanto duro in Giurisprudenza alla Lumsa della sua citquanto intenso. Si farà affiancare da una tà natale ed essere entrato a far parte del squadra di vertice nella quale ha chiamato Consiglio di amministrazione dell’azienda Licia Angeli, Maria Anghileri, Eleonora Andi famiglia, l’Officina Lodato specializzata in selmi, Mario Aprile, Francesco Fumagalli, impiantistica civile e industriale, ha fondato Andrea Marangione, Pasquale Sessa e Alesun’impresa tutta sua. sandro Somaschini.

I PROMOSSI E I BOCCIATI DEL MESE

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APPROFONDIMENTI

Da sinistra: Debora Moretti (presidente della Fondazione Libellula), Francesco Manzini (executive director di Spring Professional) e Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di JobPricing

LA PARITÀ È LONTANA

C’è un gender gap che va controcorrente In alcuni settori e posizioni sono le donne a guadagnare più degli uomini. Lo evidenzia JobPricing nel suo ultimo rapporto sulla disparità salariale. Puntando il dito contro le scelte di studio di Marina Marinetti

C’

è un gender gap che funziona al contrario, in cui le donne guadagnano più degli uomini. Prendiamo il caso di agricoltura, allevamento, silvicoltura e pesca: gli uomini guadagnano in media 23.865 euro, le domme 23.920, lo 0,2% in più. Poca roba, direte voi. Ma salendo nella classifica del reverse gender salary gap troviamo l’industry del legno, con una differenza positiva per le donne dello 0,7%, trasporti e logistica (2,2%), energia, utilities e servizi ambientali (3,7%), cemento, laterizi e ceramica (6.7%), navale (6,9%), oil & gas (8,5%), areonautica (9,8%) fino al 15,4% di edilizia e costruzioni, in cui le donne portano a casa una retribuzione annua lorda media di 31.085 euro conto i 26.297 euro degli uomini. E comunque, estendendo l’analisi all’intero database di JobPricing (parliamo di oltre 450mila osservazioni), circa un quinto delle posizioni vedono le donne con stipendi migliori degli uomini. E ora frenate l’entusiasmo: «Tocca osservare che il gap, quando è a favore delle donne, è meno significativo», spiega a

88

Economy Alessandro Fiorelli, amministratore delegato di JobPricing: «nel primo caso in media c’è un differenziale del 15% circa, nel secondo del 28%». E in effetti il Gender Gap report 2020 di JobPricing, presentato da Spring Professional con il supporto di Fondazione Libellula (vedi riquadro) ci vede ancora al 76° posto su 149 Paesi nel mondo (in un anno abbiamo perso ben 6 posizioni, sappiatelo) per quanto concerne la capacità di colmare le differenze di genere,17esimi sui 20 Paesi dell’Europa occidentale. Quanto alla parità salariale, siamo nelle retrovie: 125esimi su 149 Paesi. Senza contare che in Italia ci sono 1,6 milioni di donne in più rispetto agli uomini, ma le lavoratrici sono 3,6 milioni in meno dei colleghi maschi. E poi c’è il Gender pay gap, appunto: Eurostat ci posiziona al 18° posto su 24 Paesi per ampiezza del Gender pay gap nel settore privato. «In Italia si registra un divario salariale dell’11% circa, pari a 3mila euro lordi annui: vuol dire che se un uomo e una donna lavorano per un anno full-time, l’uomo viene pagato

«In Italia abbiamo ancora molta strada da fare se vogliamo diminuire ed eliminare il Gender gap», commenta Francesco Manzini, Executive director Nord Italia di Spring Professional. «Aziende e governo devono agire in maniera sinergica, sia da un punto di vista normativo che culturale. Lo smart working che abbiamo sperimentato e stiamo sperimentando per via dell’emergenza sanitaria generata dal Covid-19, ad esempio, potrebbe favorire un’organizzazione del lavoro flessibile e per obiettivi che va a vantaggio delle donne e della loro inclusione lavorativa. Un processo del genere però deve essere supportato dalla consapevolezza che chiudere questo gap è una priorità di tutti: la piena partecipazione delle donne al mercato del lavoro italiano potrebbe, infatti, portare benefici in termini di crescita positiva del Pil per oltre mezzo punto l’anno». «Il Gender Gap Report è per noi un documento essenziale, una base sulla quale riflettere e che dà voce alle profonde ingiustizie presenti ancora in Italia», aggiunge Debora Moretti, presidente Fondazione Libellula, la fondazione di Zeta Service che riunisce un network di aziende unite contro la violenza sulle donne e la discriminazione di genere. «Questa indagine ogni anno purtroppo ci ricorda quanto lavoro abbiamo ancora da svolgere con la nostra Fondazione Libellula, impegnata proprio nel contrastare la violenza sulle donne, la discriminazione di genere e nel promuovere le parità a partire dai luoghi di lavoro, intervenendo su un piano culturale con le aziende e all’interno delle aziende».


dal primo di gennaio, la donna dal 6 febbraio», spiega Fiorelli. «Peraltro il gap cresce a oltre il 20% se si tiene presente che le donne in realtà lavorano in media meno ore degli uomini perché c’è un ricorso molto maggiore al part-time e ai contratti a tempo determinato». La colpa è della (mancata) carriera: sono donne il 32% dei dirigenti, il 46% dei quadri, il 57% degli impiegati e il 35% degli operai. E se è vero che Legge Golfo-Mosca negli ultimi dieci anni ha fatto avanzare la presenza femminile nei board delle aziende quotate (le donne all’interno dei Cda nel 2019 sono state il 36,4%, contro il 5,9% 2008), è altrettanto vero che i presidenti di Cda sono quasi triplicati dal 2013 ad oggi, ma nello stesso periodo il numero di ceo donna è cresciuto di appena tre unità. «Non esiste alcun effetto volano della Legge Golfo-Mosca», sottolinea Fiorelli. «Ritengo che questo genere di norme siano necessarie, eppure insufficienti. Mi chiedo, allora, se non sia il caso di passare dal bastone alla carota, dai vincoli alle opportunità. Visto che in un contesto come quello italiano, dove la maggior parte delle imprese ha un problema di gender gap, non pare credibile che le minacce di sanzioni funzionino più di tanto, non sarebbe più efficace offrire stimoli

RAL MEDIA 2019 PER GENERE GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

E30.437

GEN FEB MAR APR MAG GIU LUG AGO SET OTT NOV DIC

E27.390

al cambiamento e premiare chi si impegna concretamente nel realizzare luoghi di lavoro liberi dalla discriminazione di genere?». Il problema, non ci stancheremo mai di ripeterlo, è culturale. «Il fatto è che le donne sono arrivate al lavoro salariato storicamente dopo gli uomini e sono in un certo senso in rimonta», commenta Fiorelli. «Ma questa rimonta, lo sappiamo, è frenata principalmente dal fatto che sulle spalle delle donne tutt’oggi ricadono le maggiori responsabilità del “lavoro domestico” e delle cure familiari. Una donna che lavori part-time perché deve farsi carico delle incombenze domestiche, da un lato riduce le sue possibilità di carriera in prospettiva, dall’altro nell’immediato comprime il suo reddito disponibile. Fra l’altro con l’esito che anche in termini pensionistici risulteranno penalizzate al momento del ritiro: la Ue stima che le pensioni delle donne sono in media

RAL MEDIA 2019 PER INDUSTRY E GENERE SETTORE

UOMINI

DONNE

GENDER SALARY GAP 2019

Agricoltura

E23.865

E23.920

-0,2%

Industria di processo

E31.565

E30.227

4,4%

Industria manifatturiera

E31.006

E28.597

8,4%

Edilizia

E26.297

E31.085

-15,4%

Utilities

E32.138

E33.361

-3,7%

Commercio

E29.765

E27.198

9,4%

Servizi

E30.071

E25.858

16,3%

Servizi finanziari

E46.492

E36.773

26,4%

TOTALE

E30.437

E27.390

11,1%

FONTE: ELABORAZIONE JOBPRICING SU DATI ISTAT - RILEVAZIONE TRIMESTRALE FORZE DI LAVORO (MEDIA TRIMESTRI 2016-2017-2018)

il 30% più basse di quelle degli uomini. E dato che nel frattempo il marito o compagno lavora full-time e può concentrarsi sulla crescita professionale, mentre lei resta ferma, lui si muove e il gap di genere si amplifica». Certo, un po’ ce la siamo andate a cercare... studiando. È vero che le donne si laureano più degli uomini, in meno tempo e con voti più alti, peccato che scelgano le facoltà sbagliate. «Le studentesse tutt’oggi si orientano troppo poco agli studi Stem (le discipline scientifico-tecnologiche), che però sono quelli a maggior tasso di occupazione post-laurea e che garantiscono salari d’ingresso e reward path migliori, ma solo il 26,3% dei laureati in ingegneria è donna e in generale in ambito scientifico non si supera il 30%», prosegue Fiorelli. «D’altra parte nelle facoltà di tipo umanistico, psicologico e sociologico la stragrande maggioranza di laureati è femmina. Si crea così un disallineamento fra le competenze richieste dal mercato e quelle disponibili, che poi contribuisce ai bassi tassi di occupazione delle donne laureate ed alimenta in generale il fenomeno c.d. della “sovra-istruzione”: laureati che occupano posizioni per cui sarebbe sufficiente un livello di istruzione più basso». Peccato, perché stando ai dati del sistema informativo Excelsior di Unioncamere, nel periodo 2019-23, a fronte di un’offerta di 664.700 laureati, il fabbisogno potrebbe essere fra 823.400 e 908.100, con particolari difficoltà di reperimento per i percorsi di studi economico-statistico, ingegneria, medico-sanitario, scientifico, fisico e matematico. «I giovani, insomma, e le ragazze in primo luogo, dovrebbero prestare molta attenzione non solo al fatto di studiare, ma anche a che cosa studiare».

89


APPROFONDIMENTI

in collaborazione con Aifi

Quel debito "buono" che sostiene le Pmi Fino a fine anno il Fondo Patrimonio Pmi potrà sottoscrivere obbligazioni o titoli di debito di imprese con fatturato inferiore ai 10 milioni di euro. Un'occasione per supportare il tessuto imprenditoriale del Paese di Anna Gervasoni

C'

la sottoscrizione di obbligazioni di varia natura emesse dalle aziende o erogando direttamente credito. Le statistiche dimostrano che nell’86% dei casi le imprese ricorrono a tale strumento per finanziare lo sviluppo, quasi sempre in funzione di acquisizioni o realizzazione di nuovi impianti produttivi, per il resto si tratta di supporto a operazioni di leveraged buy out che facilitano il ricambio imprenditoriale. I dati, elaborati insieme a Deloitte, mostrano numeri in crescita nella raccolta dei fondi (+10%), nel numero di operazioni (+34%) distribuito su molte più aziende rispetto al primo semestre dello scorso anno (+21%). Nel private debt, le aziende che vengono finanziate, hanno fatturati nel 54% dei casi al di sotto dei 50 milioni di euro. Il mercato italiano però è ancora molto piccolo, ancorchè dinamico, La raccolta dei fondi nel primo semestre è stata inferiore a 200 milioni, e gli investimenti sono stati pari a 423 milioni di euro, in 138 operazioni. Nel mondo il mercato vale 800 miliardi di dollari e sono presenti 1700 operatori, concentrati soprattutto nel nord America. Dobbiamo potenziare questo canale che può offrire debito per lo sviluppo e il rilancio della nostra industria. Debito prezioso.

è debito e debito. Importante è sano incrementare. Così si crea un ciclo di la finalità per cui si contrae. Il sviluppo virtuoso per gli attori economici e Governo è correttamente corso per il Paese. In questo contesto, i capitali in aiuto alle imprese in difficoltà a causa privati giocheranno un ruolo fondamentadella pandemia e ha chiesto alle banche le, complementare e differente, necessadi iniettare la liquidità necessaria a garanrio per selezionare quei progetti e quelle tire la prosecuzione delle attività. imprese che vogliono accelerare e che Da pochi giorni e fino a fine anno è attivo hanno bisogno di finanza, spesso ritagliail Fondo Patrimonio ta su misura, e di un LE STATISTICHE DIMOSTRANO Pmi che potrà sottoconfronto proficuo CHE NELL'86% DEI CASI LE IMPRESE scrivere obbligazioni con chi la eroga. RICORRONO AI FONDI DI DEBITO o titoli di debito di PER FINANZIARE IL PROPRIO SVILUPPO Il ruolo del private imprese con fatturadebt può essere cruto inferiore a 10 milioni di euro, purché in ciale. Aifi, l’associazione del private equity, presenza di un aumento di capitale fino a venture capital e private debt, ha pubbli250 mila euro. Altro debito di natura pubcato i dati del primo semestre dell’anno blica, che va però nel senso di incentivare sull’andamento delle attività dei fondi di gli investimenti e di spostarsi dal passivo debito. Questi intervengono attraverso a breve termine a quello a medio, insieme a una iniezione di capitale di rischio, che Il mercato del private debt viene chiesta agli azionisti. Sarà ora necessario mettere a punto stru2016 2017 2018 2019 menti specifici, in parte annunciati, che facilitino proprio l’accesso al capitale di Raccolta 611 322 506 385 rischio. Dall’emergenza infatti bisogna indipendente passare allo sviluppo o al rilancio, e per (mln euro) far questo bisogna utilizzare i capitali per N. investimenti 99 123 144 253 investire in progetti che facciano tornare le aziende alla piena redditività e che la pos-

Ammontare investito (mln euro)

PROFESSORE ORDINARIO DI ECONOMIA E GESTIONE DELLE IMPRESE ALLA LIUC DI CASTELLANZA. È ANCHE DIRETTORE GENERALE DELL’AIFI (ASSOCIAZIONE ITALIANA DEL PRIVATE EQUITY, VENTURE CAPITAL E PRIVATE DEBT)

90

I sem 2019 I sem 2020

178

195

103

138

579

617

1.020

1.310

535

423

N. rimborsi

14

49

235

252

98

118

Ammontare rimborsi

54

101

208

322

88

191

(mln euro) *NOTA: I RIMBORSI SONO AL NETTO DELL’ATTIVITÀ DELLE PIATTAFORME DI LENDING


in collaborazione con ANDAF

Covid, la tempesta perfetta insegna il risk management Solo le aziende con una vera “cultura del rischio”, che hanno simulato in precedenza le azioni da effettuarsi in caso di situazioni estreme, hanno avuto la capacità di affrontare e superare questo momento estremamente delicato. E non solo dal punto di vista economico finanziario di Gustavo Troisi *

C

on la diffusione della pandemiaCon la diffusione della pandemia scenari altamente improbabili si sono improvvisamente realizzati, Covid-19 è stato una tempesta perfetta a bassissima probabilità di accadimento e contestuale altissimo impatto socio economico. La “tempesta perfetta Covid” ha mostrato la strategicità del ruolo del Risk Management al fine di garantire la resilienza e la prosperità sostenibile dell’azienda. Le aziende che hanno una “cultura del rischio”, che hanno simulato in precedenza le azioni da effettuarsi in caso di situazioni estreme hanno avuto la capacità di affrontare e superare il momento estremamente delicato e non solo dal punto di vista economico finanziario. L’attenzione ai rischi strategici, esterni ed incontrollabili consente all’a-

GUSTAVO TROISI

zienda di non trovarsi impre- Le competenze hard e soft che parata, da “tenuta” ai budget i Risk manager devono avepiani e resilienza all’azienda. re sono trasversali oltre alle Ciò sarà realizzabile con una competenze tecniche sono piena integrazione dei Risk fondamentali le conoscenze Manager nei processi decisio- di business, regolatorie e nornali aziendali, perché il lavoro, mative, di controllo gestione, le analisi, le proposte vanno bilancio e fiscali tramite cui fatte ex ante. La velocità nel si potrà fornire un quadro incogliere i potenziali rischi e la tegrato dei rischi e supportare loro magnitudo, la capacità nel anche l’individuazione di aziocomunicarli tempestivamente ni mitigative. insieme ad il CRO IL RISK ASSESSMENT azioni ido(Chief Risk DEVE ESSERE CONTINUO, Officer) ed nee a svenPERVASIVO E PROFONDO, in genetarli o miCON UN APPROCCIO tigarne gli rale i Risk effetti sono Manager TRASVERSALE le chiavi di non devosuccesso. no dare opinioni ma devono Il risk assessment deve essere essere parte integrante del continuo, pervasivo e profon- processo decisionale e devodo finalizzato ad individuare i no essere responsabilizzati in principali rischi, valutarne la tal senso. L’utilizzo di dati e probabilità, gli impatti e sup- tecnologie innovative per affiportare la definizione di azioni nare la capacità predittiva e le volte a prevenirli e/o a mitigar- analisi di scenario sono chiavi ne gli effetti, superando “l’ap- imprescindibili per consentire proccio al rischio per silos” al Risk Manager di contribuire e puntare su un approccio al efficacemente al raggiungirischio trasversale che coin- mento dei risultati aziendali volga l’azienda a tutti i livelli ed a preservare l’azienda non e non solo di singola funzione. solo nell’operatività ordinaria

ma anche, e soprattutto, in situazioni avverse come quelle attuali. Altro fattore chiave per la riduzione dei rischi è “la sostenibilità”, una opportunità da cogliere; le scelte sostenibili sono premiate dai consumatori e dagli investitori ed in primis dalla collettività responsabile. Per le Piccole e Medie Imprese (PMI) l’attenzione al Risk Management è improrogabile. Per dotarsi di modelli di risk management efficaci, sarà necessario inserire in azienda Risk Manager con le competenze necessarie ad impostare il framework di risk e favorire la diffusione della cultura del rischio all’interno dei processi aziendali. Per avviare lo start up si potrà optare per supporti esterni con competenze specifiche che consentano di operare in un immediato futuro con struttura interna autonoma.

*Presidente Comitato Pianificazione e Controllo Andaf - Responsabile Risk Control – Enel Italia

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in collaborazione con CONFPROFESSIONI

Decreto di agosto, un canovaccio già visto e di riforme neppure l'ombra Le riserve sul decreto agosto di Confprofessioni in audizione a Palazzo Madama: «Bisogna uscire dalla logica dell’emergenza. Servono riforme strutturali per agganciare la ripresa. E non disperdere le risorse del recovery fund» di Giovanni Francavilla

Q

uelli attualmente in vigore sono circa una ventina, cui si aggiungono ordinanze, circolari e leggi regionali varie, oltre ad altri 17 decreti che hanno cessato la loro efficacia. È uno degli effetti dell'emergenza sanitaria ed economica innescata dall'epidemia da Covid – 19, che negli ultimi otto mesi ha intensificato in maniera straordinaria la produzione normativa. E il perdurare della crisi sta allungando ulteriormente la catena dei decreti d'urgenza del Governo per arginare la pandemia e sostenere l'economia. L'ultimo in ordine di tempo è il “decreto agosto” all'esame della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, dove lo scorso 8 settembre è intervenuta Confprofessioni per chiedere a Governo e Parlamento di «uscire dalla logica dell’emergenza per imboccare una nuova stagione di riforme strutturali». Fin qui le risorse messe in campo (circa 100 miliardi di euro) e le misure adottate dal Governo, appesantite dalle tortuose procedure applicative, hanno cercato di tamponare un’emer-

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genza che nel secondo trimestre dell’anno ha inghiottito il 12,8% del Pil: come se il contributo complessivo dei professionisti alla crescita del Paese si fosse volatilizzato. Secondo la Confederazione presieduta da Gaetano Stella, «la frammentazione e il carattere d’urgenza degli interventi a catena per fronteggiare la crisi economica nascondono l’assenza di una strategia di lungo termine coerente con una politica di crescita robusta di un sistema produttivo già fiaccato dall’emergenza». Insomma, serve un cambio di passo, soprattutto adesso che la partita si sposta sui 209 miliardi di euro assegnati all’Italia dal Recovery fund. Riduzione della pressione fiscale sui professionisti, sostegno ai processi aggregativi e di sviluppo infrastrutturale degli studi professionali e promozione di innovativi strumenti di tutela sono i tre obiettivi prioritari presentati da Confprofessioni alla Commissione Bilancio del Senato, a partire dai quali impostare un progetto di riforma che dia impulso ad un settore trainante dell’economia italiana, tanto per il suo

GAETANO STELLA

contributo economico quanto per l’apporto di competenze e creatività alla vita culturale e sociale del Paese. Invece, il “decreto agosto” è un canovaccio già visto. La proroga del finanziamento degli ammortizzatori sociali, la riprogrammazione delle scadenze fiscali e le altre misure di sostegno all’economia rappresentano, dice Confprofessioni: «il timido tentativo di un ritorno alla normalità». Un esempio: la revisione degli ammortizzatori sociali, insieme con gli sgravi contributivi, insiste sulla linea dell’assistenzialismo, senza offrire «nuovi stimoli ai datori di lavoro e alternative più vantaggiose rispetto agli ammortizzatori sociali». Quel che serve, invece, è «una riforma più ampia, centrata sull’universalità delle tutele e sulla semplificazione delle procedure di accesso». Temporeggiare: la linea tattica che permea il “decreto agosto” è confermata anche dalla proroga del blocco dei licenziamenti fino al 31 dicembre 2020, sulla quale Confprofessioni ha espresso alcune riserve. Al di là delle dif-

ficoltà interpretative sulla decorrenza dei termini, la decisione di bloccare ulteriormente i licenziamenti sposta in avanti la cessazione del rapporto di lavoro, ritardando l’avvio di percorsi di reinserimento lavorativo per i dipendenti, come pure i processi di riorganizzazione e di investimento di imprese e studi professionali per riagganciare la ripresa. Resta poi aperta la battaglia sul “contributo a fondo perduto, introdotta dal “decreto rilancio” a favore di imprese, commercianti ed artigiani, ma che taglia fuori i liberi professionisti, che devono accontentarsi del bonus da 1.000 euro. Secondo la Confederazione, il “decreto agosto” potrebbe essere l’ultima finestra utile per mettere una pezza a una «profonda ingiustizia economica e sociale». La crisi innescata dalla pandemia da Covid - 19 ha accentuato la polarizzazione dei redditi tra le diverse categorie e finora solo l’autonomia delle casse di previdenza privata ha potuto garantire l’erogazione delle indennità ai professionisti che stanno pagando il prezzo più duro della crisi.


Il capitalismo familiare alla prova del coronavirus La pandemia ha portato alla luce il nervo scoperto delle family company: il passaggio generazionale. Che ora più che mai va pianificato adeguatamente implementando lo knowledge management di Emanuele Lumini *

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a crisi pandemica che ci ha colpito rende necessaria un’accelerazione sul tema del passaggio generazionale che diventa quindi una delle grandi questioni da affrontare nelle aziende a controllo familiare. Il sistema industriale italiano, rispetto ad altri paesi europei, si caratterizza per l’assoluta prevalenza di microimprese per la maggior parte a carattere familiare. Di fatto, possiamo dire che le stesse sono il motore trainante della nostra economia nazionale. La caratteristica principale di questo modello industriale “familiare” è quello di avere un forte accentramento di decisioni e di conoscenze nella persona dell’imprenditore. L’imprenditore che spesso coincide con il fondatore è stato l’artefice dello sviluppo della cultura aziendale e delle relative conoscenze e capacità. Tali conoscenze spesso non trovano esplicitazione nei sistemi informativi aziendali. In Italia nel 55 % dei casi le imprese familiari sono governate da un imprenditore che ha più di 60 anni. In tale contesto, la crisi pandemica ha fatto emergere tutti i limiti che tale modello di business già presentava. La governance di tali imprese si sta mostrando in difficoltà, non tanto sugli aspetti tecnici, quanto sulle abilità cognitive di comprensione dei fenomeni e di formulazione di modelli di business ed

organizzativi che sappiano presentare caratteristiche di resilienza tali da affrontare scenari imprevedibili e che garantiscano all’impresa la continuità. Oltre a tale aspetto, vista l’età anagrafica degli imprenditori ed il conseguente rischio legato al Covid, appare quanto mai urgente pianificare il passaggio generazionale. Il passaggio generazionale deve essere condotto attraverso un percorso che coinvolga sia l’impresa che la famiglia e che miri a salvaguardare il trasferimento dei cosidLE SFIDE CRUCIALI CON CUI SI DEVONO CONFRONTARE LE AZIENDE FAMILIARI SONO LA DIGITALIZZAZIONE E L'INTERNAZIONALIZZAZIONE

detti fattori intangibili. Tra i quali spiccano la conoscenza, la cultura dell’azienda e tutte le curve d’esperienza che rappresentano il vantaggio competitivo. Si parla infatti di patto generazionale riferendosi a processi graduali e guidati di avvicendamento. Non è da trascurare l’aspetto psicologico tra le persone coinvolte nel passaggio. È fondamentale coinvolgere anche attori terzi in qualità di manager o consulenti al fine di garantire un ripensamento della strategia e della progettazione del fare impresa ed eliminare la distorsione nella definizione dei ruoli e delle funzioni svolte all’interno degli organigrammi aziendali. I

EMANUELE LUMINI

familiari spesso occupano i ruoli chiave in azienda invalidando così il sistema meritocratico . Affrontare oggi il tema del passaggio generazionale in una family company diventa più che mai sinonimo di continuità. La difficoltà sta nel trovare l’equilibrio ottimale tra la trasmissione delle conoscenze e l’implementazione di un processo di rinnovamento da parte dei successori. Uno strumento che viene implementato in questi casi è lo “knowledge management” e cioè cercare di realizzare una condivisione di conoscenza, facilitare l’interazione all’interno dell’organizzazione e favorire la cattura del sapere mediante processi di codifica e strutturazione della conoscenza. Le nuove generazioni del capitalismo familiare italiano dovranno affrontare alcune sfide cruciali: la digitalizzazione e l’internazionalizzazione. La digitalizzazione come processo irreversibile enfatizzato dalla crisi pandemica e l’internazionalizzazione come ricerca di mercati non coperti. La fase di grande incertezza che stiamo vivendo richiede, inoltre, alle family company di dotarsi di organizzazioni costituite da strutture organiche, agili, flessibili, disposte su reti con funzioni basate su cooperazione, conoscenze e comunicazione.

*dottore commercialista

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APPROFONDIMENTI

La scienza dei dati che manca all'industria 4.0 La premessa per l'implementazione delle nuove tecnologie è il data science. Peccato però che ancora scarseggino competenze diffuse, che la Liuc Business School sta diffondendo con il suo Lean Club di Riccardo Venturi

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i fa presto a dire industria 4.0: negli ordinatrice del Lean Club, «forse fin qui c’è ultimi anni, specie in Italia, un po’ stata più implementazione del data science troppo. Si è parlato spesso anche di da parte delle grandi, ma ora anche le Pmi lean management, ma non sempre comhanno molti progetti che stanno partendo, o prendendo che si tratta di una premessa già partiti e in fase pilota». Secondo l’analisi necessaria a un’efficace applicazione delle del Lean Club della Liuc Business School, nuove tecnologie. Ora è tempo di affrontare anche tra le aziende che operano con una e implementare anche quel che può migliologica lean il livello di diffusione del data rare la premessa, il data science, ovvero: la science non è particolarmente elevato: il raccolta, la gestione, l’elaborazione, l’ana50% riporta un’implementazione inferiore lisi, la visualizzazione e l’interpretazione di alla metà del proprio potenziale. «Ci sembra grandi quantità di dati, necessaria per miche comunque sia confortante il fatto che c’è gliorare il lean management e quindi renmolto interesse per la materia» osserva la dere davvero efficace l’avvento di industria Pozzi, «il che sicuramente si tradurrà in una 4.0. Un esempio è crescita del coinvolgiTRA I VANTAGGI DEL DATA SCIENCE quello della tecnica mento delle aziende EVIDENZIATI DAI RILIEVI DELLA LIUC CI di total productive SONO IL MIGLIORAMENTO DEL PRODOTTO nel breve periodo, anmaintenance, che che per il progressivo E DELLE PERFORMANCE DI PROCESSO con la raccolta di dati abbassamento dei tramite sensori da tanti punti diversi delle costi dell’analisi e della raccolta dei dati». macchine permette di fare elaborazioni anNumerosi sono i benefici riscontrati finoche predittive, che possono permettere di ra dalle aziende: tra quelli maggiormente capire quando fermare una macchina prima citati ci sono il miglioramento della qualità che si verifichi un guasto. di prodotto e delle performance di procesMolto attiva in materia è la Liuc Business so. Questo per quanto riguarda la diffusione School, il cui Lean club ha condotto un’indadel data science tra le aziende che effettigine esplorativa sull’adozione delle tecniche vamente adottano il lean management. Il di data science da parte delle aziende maproblema è che in Italia sono poche: «Il lean nifatturiere che operano con logiche lean. è una filosofia produttiva che secondo me Sono stati analizzati vantaggi e difficoltà molte aziende pensano di aver implementariscontrati da un campione di 38 imprese. to, ma di fatto nella maggior parte dei casi «Le aziende erano ben distribuite tra picconon lo è» afferma la coordinatrice del Lean le, medie e grandi» dice Rossella Pozzi, coClub, «eppure se si vuole riuscire a realizza-

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ROSSELLA POZZI

re l’implementazione delle tecnologie legate al paradigma industria 4.0, di fatto l’adozione del paradigma lean è una condizione necessaria». Anche le non numerosissime imprese virtuose, consapevoli che prima di industria 4.0 viene il lean, e che per migliorare il lean serve il data science, devono però affrontare un ostacolo importante: la mancanza di data scientist. «La questione delle competenze è una barriera con cui si scontrano tutte le aziende, grandi e piccole» sottolinea la Pozzi, «non è una questione di budget ma di reale difficoltà a trovare giovani neolaureati con quelle competenze». Ma quali sono le facoltà che dovrebbero formare i data scientist? «Ingegneria gestionale, se ha i giusti percorsi, può essere un valido canale» rimarca la coordinatrice del Lean club, «il data scientist che sa solo programmare ma non ha idea di come funzionino le cose di fatto è solo un programmatore, un esecutore; ma se si parla di chi deve gestire l’analisi dei dati, fare la scelta dei dati da prendere e degli obiettivi che si vogliono raggiungere con il loro utilizzo, l’ingegnere gestionale è la figura più adatta. Alla Liuc abbiamo avviato da poco il percorso di laurea magistrale Data science per il management. Sono tecniche talmente nuove che anche l’università si sta adattando a questi cambiamenti tecnologici, per fornire delle figure che siano più in linea con le richieste del mercato».




Sul tema del lavoro le parti sociali prendano posizione Il divieto di licenziamento è un provvedimento politico vestito da norma giuslavoristica e travestito da provvedimento d'urgenza. Ma senza visione e ragionamento organico non andremo da nessuna parte di Francesco Rotondi

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ccorre onestà intellettuale per poter apprezzare l’intervento del Presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Comprendere una volta per tutte che la materia scomoda del lavoro non può essere trattata quale merce di scambio per il voto politico, necessita uno sforzo culturale e ideologico che storicamente l’Italia e gli italiani faticano a fare, anzi, non crediamo vogliano fare! Immaginare la razionalizzazione degli ammortizzatori sociali, verificare l’efficacia reale a lungo termine degli strumenti di sostegno al reddito, occuparsi della disoccupazione con strategie per il futuro, pensare ad un nuovo assetto contrattale che recepisca il mutato mondo e mercato del lavoro e le “n” rivoluzioni industriali, beh tutto questo non può essere visto come il pensiero di un “visionario”, bensì la volontà chiara delle parti sociali di prendere finalmente posizione. Siamo incredibili nel nostro Paese, fotografare la realtà ti fa passare per rivoluzionario (…nel migliore dei casi). Entrando però nel merito di un punto toccato nella lettera del Presidente che pare voglia essere insabbiato dalle istituzioni, si legge: «Secondo: occorre tornare a distinguere ciò che anni è sempre stato confuso. Un conto sono le

prestazioni di natura assicurativa del lavoro, con oneri a carico delle imprese, ma gestiti dell’ente pubblico assicuratore; altro conto sono le misure di integrazione del reddito a carico della fiscalità generale. La confusione fra queste due tipologie di strumenti ha finito per ingenerare oneri molto diversi tra settori di impresa e non solo, come sarebbe stato comprensibile, per dimensioni di impresa. Tali disparità non sono giustificate e vanno eliminate». SI CONFONDONO GLI ONERI A CARICO DELLE IMPRESE CON LE INTEGRAZIONI DEL REDDITO A CARICO DELLA FISCALITÀ GENERALE

Questo punto, questa sollecitazione è estremamente importante poiché ci richiama all’idea di Stato, ci ricorda che lo Stato ha delle responsabilità e l’esecutivo le deve interpretare affidando alle varie istituzioni ruoli e compiti. Troppo spesso, nonostante un carico fiscale senza eguali, i servizi resi dallo Stato sono inesistenti, scarsi, inefficaci e dinnanzi a queste realtà la risposta la si cerca nei privati siano essi semplici cittadini o organizzazioni complesse. Pensate al divieto di licenziamento: qui siamo in presenza di un provvedimento politico vestito da norma giuslavoristica

FRANCESCO ROTONDI

e travestito da provvedimento d’urgenza! Non vi è alcuna visione, ragionamento futuro, organico, organizzativo ed ancora una volta si fa pagare all’intera comunità (questo è ciò che non viene compreso dai cittadini) l’incapacità del Governo. La lettera del Presidente Bonomi rende evidente la più grande lacuna del nostro Paese che anche nei nostri precedenti interventi abbiamo voluto indicare: si continua solo a rinviare o, addirittura, impedire la necessità di profondi cambiamenti nel sistema pubblico e le rendite improduttive che esso alimenta a scapito della più ampia redditività dell’intero sistema Paese. Personalmente riteniamo condivisibile il pensiero espresso che altro non fa se non chiedere la dichiarazione di una effettiva volontà di cambiamento; speriamo che la risposta dell’altra parte sociale, il sindacato, sia una risposta oggettiva e con a cuore il futuro di tutti. L’errore in cui si potrebbe ancora una volta cadere è quello di far intervenire pseudo politici e continuare a ragionare in termini distruttivi. Per adesso le uniche reazioni riguardano i contratti di lavoro e non sono rassicuranti; incredibili le minacce di uno scontro sociale dove in realtà siamo e saremo tutti perdenti.

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APPROFONDIMENTI

Anche nelle obbligazioni va di moda il verde Nel piano di rilancio previsto dal Recovery Fund ci saranno 225 milioni di euro di obbligazioni green. Così l'Eurozona diventerà la più grande emittente al mondo di titoli in linea con i principi Esg di Ugo Bertone

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il salvagente cui l’Italia affida una gran parte delle speranze di ripresa dell’economia. Ma anche il frutto dello sforzo del Vecchio Continente per assicurare un futuro sostenibile al pianeta. Stiamo parlando del “debito verde”, cioè delle obbligazioni che l’Unione Europea ha in programma di emettere nell'ambito del piano di rilancio previsto dal Recovery Fund: 225 miliardi, pari a circa il 30% dei 750 miliardi indicati dal pacchetto di salvataggio presentato dal presidente della Commissione UE Ursula von der Leyen. Per valutare le ambizioni del piano basti dire che la cifra corrisponde grosso modo al totale dei green bond venduti a livello globale nel 2019, rendendo probabilmente l'Eurozona la più grande emittente al mondo di titoli in linea con i principi Esg, rispettosi di ambiente, equità sociale e governance. Una parte dei Paesi è già passata delle enunciazioni di principio ai fatti. La Germania ha già emesso a settembre i suoi

L'AUTORE UGO BERTONE. TORINESE, EX FIRMA DE "IL SOLE-24 ORE" E "LA STAMPA", È CONSIDERATO UNO DEI MIGLIORI GIORNALISTI ECONOMICOFINANZIARI D'ITALIA

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primi titoli verdi questo mese e ne ha in agenda altri prima della fine del 2020. Intanto, a fronte dei 6,5 miliardi collocati, la domanda ha superato i 33 miliardi. Ancor più importante, il titolo che ha cedola zero ha strappato in sede di collocamento un rendimento di – 0.46%, quasi in linea con i bond tradizionali. Un dato di buon auspicio in vista di una seconda emissione entro la fine dell’anno che servirà ad aumentare la liquidità del comparto. Pure la Svezia ha raccolto più di due miliardi di euro (20 miliardi di corone) ma la Francia è attualmente il più grande emittente governativo a livello globale. Il fenomeno non si limita ai governativi: Daimler ha venduto un miliardo di green bond spuntando peraltro un prezzo di dieci punti inferiore al costo di una corrispondente emissione tradizionale. Un dato che senz’altro ha attratto l’attenzione del resto del comparto automotive tra i più affamati di capitali. Anche l’Italia partecipa al trend. All’inizio di settembre Erg ha collocato un prestito obbligazionario da 500 milioni di euro, della durata di 7 anni a tasso fisso, nella forma del Green Bond. Il gruppo che opera nel settore delle energie alternative prevede di destinare circa il 50% del ricavato al rifinanzia-

URSULA VON DER LEYEN

mento di progetti eolici e solari recentemente entrati a far parte del portafoglio del Gruppo e il restante 50% circa per il finanziamento di nuovi progetti da fonte eolica in sviluppo e costruzione nel Regno Unito e in altri paesi europei. A seguire è scesa in campo Falck Renewables che ha collocato un prestito obbligazionario senior unsecured equity-linked green per 200 milioni di euro con scadenza al 2025. Le obbligazioni non matureranno interessi e saranno emesse a un prezzo pari al 101,25% del loro valore nominale, con un rendimento lordo annuo fino a scadenza pari al -0,25%. A render appetibili a livello retail il comparto contribuirà la diffusione degli Etf. Tra questi in Piazza Affari figura ad esempio il Franklyn Liberty Euro Green Bond Ucits che investe almeno il 70% del suo valore patrimoniale in obbligazioni definite green bond, il resto in obbligazioni allineate alla sostenibilità ambientale. Ma non è difficile prevedere che l’offerta sia destinato a crescere dopo il varo del Next Generation, il piano Ue che erogherà i fondi Ue ai progetti presentati entro metà ottobre che prevedono investimenti “virtuosi” in energia, infrastrutture, digitale e mobilità. Anche nel debito,insomma, va di moda il verde.


fa perno sulla formazione continua. A supporto di questo sistema sta lo “scatto di competenza” che va a sostituire lo scatto di anzianità, valorizzando economicamente, e in modo periodico, la crescita professionale del lavoratore. L’acquisizione delle competenze è poi supportata da un sistema di certificazione contrattuale, grazie al quale il lavoratore può vedersi riconosciute le competenze acquisite, a fronte di percorsi di formazione gratuiti cui gli associati possono accedere liberamente attraverso l’apposita Piattaforma informatizzata gestita dall’ente bilaterale Epar. La formazione, elemento centrale del contratto, accompagna anche gli istituti di primo ingresso e di reimpiego, con l’obiettivo di favorire l’ingresso in azienda di particolari categorie di lavoratori tradizionalmente “sfavoriti”. Viene prevista la costruzione di piani formativi individuali al fine di riallineare domanda e offerta nel mercato del Il nuovo Ccnl Metalmeccanica Pmi segna una svolta decisiva, grazie lavoro per il settore di riferimento. a un modello contrattuale, quello di Cifa e Confsal, a favore sia dell'impresa Altro tema centrale della contrattazione sia del lavoratore. Una svolta storica nella contrattazione collettiva Cifa-Confsal è il welfare, con un altrettanto rinnovato sostegno alle famiglie. C’è, infatdi Alessandro Faldoni ti, l’obbligo da parte del datore di lavoro di iscrivere i dipendenti al Fondo di assistenottoscritto il nuovo contratto collete nella sua crescita professionale il prinza sanitaria integrativa Sanarcom. tivo nazionale per i dipendenti delle cipale motore di un incremento di produtIn questo modo il modello contrattuale Pmi metalmeccaniche e di installatività e di competitività aziendale, il Ccnl proposta da Cifa e da Confsal, oltre a eszione impianti da parte della confederazioCifa-Confsal introduce una serie di innosere un insieme di norme che regolano ne datoriale Cifa e del sindacato Confsal. vazioni importanti, il rapporto di lavoMentre più di un milione di lavoratori delle a conferma del fatto LO SCATTO DI COMPETENZA SOPPIANTA ro, rappresenta la QUELLO DI ANZIANITÀ E VIENE piccole e medie imprese sono in attesa del che una “terza via” risposta concreta VALORIZZATO ECONOMICAMENTE rinnovo del contratto collettivo per il settodella contrattazione delle parti sociali ai ANCHE IN BUSTA PAGA re metalmeccanico, Cifa e Confsal risponnon solo è possibile grandi cambiamendono con un Cccnl innovativo. Si afferma, ma auspicabile per la crescita del Paese. ti introdotti dall’innovazione tecnologica. così, un nuovo modello di contrattazione Tra le novità introdotte, un sistema di clasIl nuovo contratto prevede un insieme di collettiva e di relazioni industriali i cui pisificazione del personale arricchito da strumenti che favorisce la nascita e l’aflastri poggiano sull’Accordo interconfedefigure professionali nuove che supera il fermazione di nuovi modelli organizzativi rale firmato dalle parti sociali il 28 ottobre tradizionale “mansionario” attraverso una attuabili indipendentemente dalla dimenscorso. classificazione per competenze. Si apre sione aziendale e a tutto vantaggio dell’imRiconoscendo nel benessere della persona così la strada a un sistema di gestione che presa e dei lavoratori.

Le tute blu (e non solo) imboccano la "terza via"

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QUI PARIGI, APPUNTI DALLA DÉFENSE

L’occupazione post Covid si gestisce un po’ in sordina Accanto alla cassa integrazione ci sono gli Accord de performance collettive, che aumentano l’orario e diminuscono lo stipendio. L’alternativa è il “tutti a casa”. Così gli Apc restano riservati di Giuseppe Corsentino

LE AZIENDE FRANCESI, IN QUESTO AMARO INIZIO AUTUNNO DELL’ERA COVID, CON IL VIRUS CHE NON SE NE VA E GLI INDICATORI ECONOMICI, TUTTI, IN TERRITORIO NEGATIVO (CRESCITA A -10%; DEFICIT/PIL A -11%; DEBITO/PIL AL 117%; SPESA PUBBLICA/PIL AL 62%; PRESSIONE FISCAL-CONTRIBUTIVA AL 44,8% PRENDENDO PER BUONI I NUMERI DIFFUSI CON UN CERTO OTTIMISMO dal ministero dell’economia che sta preparando il budget 2021 da inviare a Bruxelles entro ottobre, perché quelli dell’Ocse sono anche peggiori); le aziende francesi, dicevamo, hanno due strumenti per reggere alla crisi di mercato (crollo delle vendite e del fatturato) ed evitare di portare i libri in tribunale (il numero dei fallimenti sarà l’indice da tenere sotto controllo nei prossimi mesi, suggeriscono gli esperti). Uno consente di ridurre la produzione e il costo del lavoro (vedremo come) facendosi rimborsare – in parte – dallo Stato; l’altro permette di continuare a produrre ma a costi molto più bassi (per esempio, abbassando gli stipendi o allungando l’orario di lavoro). Ora l’avrete capito, il primo strumento somiglia molto allo chômage partiel, alla nostra cassa integrazione che, infatti, a fine agosto interessava quasi 16milioni di dipendenti (con un esborso per lo Stato e l’Unedic, una assicurazione collettiva finanziata dalle imprese e dai lavoratori che risale ai tempi del generale De Gaulle, di oltre 70miliardi di euro), ma con la differenza che, in questo caso, l’azienda non chiude, non riduce l’organico, si limita a rallentare la produzione riducendo il numero delle ore lavorate e per conseguenza l’ammontare degli stipendi. E

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infatti questo “outil” del welfare francese si chiama Activité Partielle de Longue Durée. La quale è consentita fino a giugno 2022 quando, stando alle previsioni di France Relance, il Recovery Fund voluto da Macron con un investimento di un centinaio di miliardi, il sistema produttivo avrà creato 160mila posti di lavori aggiuntivi e la disoccupazione (questa sì di lungo periodo) sarà scesa al 10%. Per l’impresa, in effetti, è una bella boccata d’ossigeno: a fronte di una riduzione delle ore lavorate fino al 40% pagherà l’84% del salario lordo ai dipendenti e sarà rimborsato dallo Stato fino all’85% di quanto erogato. Al momento, quasi mezzo milione di francesi sono in Apdl, stando alle tabelle di Rue de Grenelle, la sede del ministero del lavoro. Non si conosce, invece, il numero dei lavoratori che, bongré malgré, sono stati messi dall’azienda in Apc che vuol dire Accord de performance collective. E che, diciamolo subito, non è proprio una bella cosa anche se l’Apc può evitare la chiusura dell’azienda e il licenziamento. Con l’Apc, infatti, bisogna lavorare di più (ma questo, si dirà, è un piccolo sacrificio nel Paese delle 35 ore, meno di 1300 l’anno a fronte delle 1718 in Italia), magari rinunciare a un pezzo di stipendio e accettare una diversa (e meno comoda) organizzazione del lavoro. C’è molta riservatezza negli ambienti ministeriali e nelle sedi sindacali su questi Apc che commencent à faire peur come ha titolato una fonte non sospetta come il quotidiano Les Echos, il Sole24Ore francese. Infatti, con il Covid, il numero delle aziende che hanno chiesto di poter far ricorso all’Apc (grazie anche stavolta al nuovo Code du Travail approvato da Macron nel

2017) è cresciuto ben oltre i 371 casi censiti da Rue de Grenelle a partire dal 2018. La maggioranza di questi accordi non sono proprio “win-win” per lavoratori e aziende per dirla con il linguaggio misurato di Charles Bardon, direttore della società di consulenza HR Consultancy Partners che lavora per la Confindustria francese, anzi sono uno chantage à l’emploi, un ricatto, come denunciano, invece, i sindacati chiamati a sottoscriverli. O così o si chiude. E può anche accadere che un centinaio di lavoratori (su 1.583) della Dericherbourg Aeronautics, servizi di pulizia negli aeroporti e sugli aerei, che avevano respinto l’Apc siglato dal sindacato, si ritrovi licenziato. Ecco perché gli Apc si fanno, ma si preferisce non dirlo e se si va a chiedere a rue de Grenelle l’unica risposta che si riceve è un grafico da cui risulta che il 39,1% degli Apc riguarda l’orario di lavoro (che è stato allungato in qualche modo, di solito facendo ricorso agli straordinari), il 15,4% il livello dei salari; il 15,6% orario e salario insieme, e il 27% la mobilità cioè a dire l’organizzazione del lavoro (per dire, una mutua privata, M comme Mutuelle, ha ridisegnato grazie a un Apc tutta la sua rete di agenti e venditori di polizze sanitarie). Cet outil n’a pas bonne presse, l’Apc non ha buona fama, allarga le braccia Bardon di HR Consultancy. L’abbiamo capito.

Migranti, l’ipocrisia


QUI DUBAI, APPUNTI DAL BURJ KHALIFA

Abu Dhabi fa rotta verso il Pianeta Rosso La prima sonda spaziale araba sta viaggiando a 40mila chilometri orari in direzione di Marte. Ne studierà l’atmosfera e il suolo. E il primo prototipo della prima città marziana verrà realizzato nel deserto di Riccardo Venturi

LA PRIMA SONDA SPAZIALE ARABA È STATA COSTRUITA A DUBAI, NEL MOHAMMED BIN RASHID SPACE CENTRE, E STA VIAGGIANDO A 40MILA CHILOMETRI ORARI IN DIREZIONE DI MARTE. Si chiama Al Amal, che significa

speranza, è stata costruita in collaborazione con l’università del Colorado e lanciata lo scorso 7 luglio dal centro spaziale Tanegashima a sud del Giappone, con un vettore, cioè un missile, giapponese di Mitsubishi Heavy Industries. Il periodo scelto non è casuale: non solo in quel periodo la distanza tra la terra e Marte era di 55 milioni di chilometri contro i 76 milioni di media, ma soprattutto Al Amal dovrebbe finire di percorrere i 493,5 milioni di chilometri che la separano dal Pianeta Rosso a febbraio, in tempo per le celebrazioni del giubileo per i 50 anni dalla nascita degli Emirati Arabi Uniti. Un grande colpo mediatico per l’ambizioso Paese del Golfo, che proprio l’anno prossimo ospiterà a partire da ottobre a Dubai l’Esposizione universale, rimandata di

un anno causa pandemia. «Gli Emirati Arabi Uniti hanno fatto la storia con una conquista senza precedenti nello spazio per la regione araba, dato che Al Hamal è stata lanciata con successo e sta volando nello spazio», ha esultato su Twitter il governo di Abu Dhabi. Una volta raggiunta l’orbita del pianeta rosso, Al Amal sarà la prima sonda a fornire un quadro completo dell’atmosfera marziana e dei suoi strati. Contribuirà a rispondere a domande chiave sull’atmosfera marziana globale e sulla perdita di idrogeno e ossigeno nello spazio. «Per la prima volta la comunità scientifica avrà una visione globale dell’atmosfera marziana nei differenti momenti della giornata e nelle diverse stagioni» ha affermato il capo missione Omran Sharaf, «è il nostro contributo agli sforzi mondiali per lo sviluppo di tecnologie che serviranno quando l’umanità deciderà di mandare persone su Marte». Per effettuare le preziose misurazioni su Marte, Al Amal è dotata di strumen-

ti assai sofisticati, tra cui uno spettrometro a infrarossi per studiare l’atmosfera inferiore, misurare la distribuzione sul pianeta rosso di polvere, nuvole di ghiaccio, vapore acqueo e temperatura, e uno a ultravioletti per determinare l’abbondanza e la variabilità del monossido di carbonio e dell’ossigeno nella termosfera, calcolare la struttura tridimensionale e la variabilità dell’ossigeno e dell’idrogeno nell’esosfera. La missione Al-Amal si inserisce all’interno del più grande programma Mars 2117, che mira a «sviluppare le conoscenze e la capacità scientifiche che consentiranno agli Emirati Arabi Uniti la possibilità di costruire la Mars Science City», una città marziana il cui prototipo sarà realizzato nel deserto, per la cui realizzazione sono già stati ingaggiati fior di architetti; lo scopo è anche quello di esplorare il Pianeta Rosso e trarne insegnamenti utili per «affrontare le sfide della sicurezza alimentare idrica ed energetica sulla terra». L’obiettivo fondamentale però, come ha spiegato Omran Sharaf, è quello di «ispirare i ragazzi nelle nostre scuole a puntare sulla scienza, perché con la scienza potranno essere anche affrontati nodi importanti come la sicurezza alimentare e idrica e l’economia post-petrolifera». Quando arriverà nell’orbita di Marte, Al Amal non soffrirà di solitudine. Sono infatti in partenza per la stessa destinazione i cinesi di Tianwen-1 e gli statunitensi di Mars2020. Una compagnia di tutto rispetto per la prima astronave araba della storia.

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TALENT SHOW

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CI PIACE PARTITE IVA DI TUTTO IL MONDO UNITEVI Hanno protestato contro la cattiva gestione delle casse previdenziali privatizzate. Ed è giusto farlo. Ma c’è di più

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a un profondo senso logico e storico l’iniziativa del “Movimento politico Autonomi e Partite Iva” fondato e guidato dall’ex senatore forsista Eugenio Filograna (nella foto). Ha un senso logico e storico perché individua correttamente nel mondo dei lavoratori autonomi, che non possono contare su uno stipendio fisso pagatogli da qualcun altro ma devono far leva unicamente sulle proprie forze per portare a casa il budget necessario a vivere, un gruppo d’interesse sostanzialmente molto più coeso di quanto la loro estrema eterogeneità lascerebbe presumere. Un grande medico, un luminare ricchissimo che viva però di libera professione, ha più punti di contatto con un idraulico che con un top-manager pubblico. Perché anche il più pagato dei chirurghi se si ammala e non può operare, a meno che non sia dipendente di un ospedale, non guadagna. Ebbene: in Italia tutte le tutele sono state riservate ai lavoratori dipendenti, dal ‘46 in poi, e poche o nessuna agli autonomi, per l’inconsistenza delle loro rappresentanze. Nessuna salvo una: la sostanziale impunità nell’evadere il fisco. Articolo deleterio eppure condiviso della “costituzione materiale” del nostro Paese che è però ormai vanificato dalla digitalizzazione che vanificherà sempre di più i tentativi di evadere. Da qui la tempestività e la necessità di un ripensamento della rappresentanza degli autonomi. Un mondo che Economy ha sempre rappresentato e continuerà a rappresentare.

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+ La tutela + La rappresentanza + La rilevanza + Il buon diritto

- Le responsabilità - Gli investimenti - L’arroganza - L’insensibilità

unque Atlantia, la holding della famiglia Benetton (nella foto il patriarca Luciano), ha scelto di appellarsi alla giustizia comunitaria contro quello che – con sintesi corretta – ha definito sostanzialmente il diktat del governo italiano di cedere Autostrade alla cassa depositi e prestiti. Difficile prevedere cosa accadrà, ma non impossibile: la Corte di giustizia europea darà ragione ad Atlantia. È vero che la Francia ne combina di ben peggiori, e da sempre, nel rapporto tra Stato e privati, e la passa liscia. Ma quella è la Francia, ovvero uno dei due padroni di casa dell’Unione Europea, mentre noi siamo soltanto il rumoroso inquilino della porta accanto. Tutto lecito? Sì, certo. Ma tutto indegno. Il comportamento delle nostre istituzioni, incapaci – colpa dell’inqualificabile magistratura – di accertare le responsabilità del crollo del Ponte Morandi e, ove verificato il dolo o la colpa grave del gestore nel disastro, prosciugarne il patrimonio a risarcimento del danno. Ma indegno anche, sul piano morale, quello dei ricorrenti. Che non hanno mai trovato il modo di trasferire al Paese e alle vittime un minimo di senso di lutto e colpa per quanto comunque accaduto sotto le loro bandiere. Chi bada solo a passare alla cassa non si cura di ciò che passerà alla storia. Ma alla storia passerà che la strage del ponte Morandi è stata un disastro figlio dell’incuria. Che il contratto di concessione non prescrivesse correttamente gli obblighi della manutenzione preventiva necessaria a impedire i danni dell’incuria è probabilissimo. Ma i ponti non devono crollare. E chi li gestisce deve evitare che crollino.

NON CI PIACE CASO ATLANTIA TUTTO LECITO TUTTO INDEGNO Lecito il ricorso all’Europa da parte della holding dei Benetton. Alla storia passerà una strage da incuria. Con chiare responsabilità morali


Voglio trasformare la crisi in un momento di crescita per la mia azienda

Molti imprenditori stanno ripensando strategicamente all’organizzazione ed al modello di business della propria azienda per affrontare con fiducia il futuro e chiedono competenza e tempestività. I team multidisciplinari RSM offrono un approccio integrato per definire soluzioni mirate alle esigenze di ogni azienda che voglia crescere su solide basi.

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COMUNICARE L’IMPRESA

ANCHE SE SONO SOLO PROPOSITI FANNO BENE ALLA REPUTAZIONE Che c’entrano i cereali con la lotta alla discriminazione razziale? E le banche con la sostenibilità ambientale? C’entrano, eccome: i consumatori, quando scelgono, privilegiano le aziende “buone”. E se la forma è sostanza, la comunicazione lo è ancor di più: è inutile fare buoni propositi, se poi non li si fa conoscere al pubblico. Una strategia di marketing che vale tanto per le imprese quanto per le persone...

108 COMUNICA COL WEB LE SOLUZIONI PER L’E-COMMERCE CHE FANNO VOLARE IL BUSINESS

109 STORYTELLING CHI HA ORECCHIE PER INTENDERE SI ASCOLTI UN PODCAST

110 PERSONAL BRANDING LA PERSONA GIUSTA AL POSTO GIUSTO

Parità di genere, inclusione razziale, sostenibilità ambientale: nella comunicazione conta quasi più il “purpose aziendale” che il prodotto. È la nuova tendenza del brand activism di Marina Marinetti

P

erché mai L’Oreal, che produce e venfoto a pag. 107), amministratore delegato di de cosmetici, ha sentito il bisogno di Omnicom Pr Group, che sul purpose aziendale, esibire la propria solidarietà a Black un modo elegante per intendere valori e ruolo Lives Matter, postando su Instagram riquadri sociale, ha sondato lo scetticismo degli italiani, neri? Per la stessa ragione per cui Ben e Jerandandone ad analizzare il percepito. «Il purry’s, il marchio di gelati di Unilever, patrocina pose aziendale è un concetto relativamente reun disegno di legge che indaga sulle riparazioni cente, ma sempre più rilevante per indirizzare della schiavitù, Mars ha promesso di modificale scelte consapevoli dei consumatori e dei mare il marchio Uncle Ben, Quaker Oats Company nager», sottolinea Moriconi. «In Italia il quadro (gruppo PepsiCo), ha annunciato la fine della presenta luci ed ombre»,aprendo così un dibatlinea Aunt Jemima, il tito tra chi crede nel NEL RIVOLGERSI AL MERCATO I BRAND colosso svizzero della valore di un’azienda UTILIZZANO IL PURPOSE AZIENDALE grande distribuzione che ha un ruolo sociale PER INDIRIZZARE LE SCELTE Migros ha eliminato e chi lo vede solo come CONSAPEVOLI DEI CONSUMATORI i “moretti” dai propri un’altra opportunità scaffali, mentre Hbo (WarnerMedia) ha addidi business». O meglio: di marketing, dato che rittura rimosso dal palinsesto “Via col Vento”: nessuna organizzazione può più permettersi non si tratta tanto di politically correct, quandi considerare separatamente brand e reputato di brand activism. Perché oggi realizzare e zione. vendere un prodotto non è più sufficiente: per «In generale, i brand hanno poi contestuacollocarsi sul mercato serve anche l’impegno lizzato il proprio sostegno al Blm in almeno politico e sociale. «Moltissimi brand si sono tre modi», continua Moriconi: «evidenziando schierati a sostegno del movimento Blm», come negli anni hanno supportato inclusione spiega a Economy Massimo Moriconi (nella sociale e uguaglianza, annunciando azioni con-

105


COMUNICARE L’IMPRESA BRAND ACTIVISM

crete nel presente volte a favorire un cambiamento e, infine, fornendo una visione di lungo termine grazie al finanziamento di progetti, ad esempio, sull’educazione. Tutto questo ha preso vita a seconda dell’area geografica, della cultura di riferimento e dei contesti locali». «Anche in Italia è sempre più rilevante per i consumatori il ruolo sociale dei brand», spiega l’a.d. di Omnicom Pr Group: «prima della

pandemia di Covid-19, il 63% degli italiani dichiarava di consigliare marche con ‘purpose’ dichiarato, mentre il 46% era disposto a pagare di più per prodotti e servizi virtuosi. Oggi, la sensibilità sul tema è in forte aumento e può rappresentare un’opportunità non solo per la marca e i suoi consumatori ma anche per dipendenti, fornitori, partner e comunità locali». La ricerca di Omnicom ha analizzato 12 settori chiave dell’economia italiana e 25 top brand ad essi associati, affidando ad AstraRicerche un sondaggio per indagare l’opinione di un campione rappresentativo della popolazione di oltre mille consumatori. tra i 18 e i 65 anni. Il risultato? Il 74% dei consumatori dichiara di preferire le aziende con un ruolo sociale dichiarato, ma il 70% afferma anche che è difficile capire quanto questo sia autentico. E svelare il bluff è tutt’altro che semplice. I più diffidenti? I boomers, ovvero i più anziani (e disillusi), per il 74% dei quali le aziende non sono interessate al mondo che le circonda. I più creduloni, per contro quelli della generazione Z: il 55% di loro, più o meno, uno su due è convinto che il purpose aziendale sia autentico. Che ci credano o no, il 74,3% degli italiani comunque, doven-

do scegliere, preferisce le aziende che si impegnano per un obiettivo di interesse comune, ma giusto a parole. Perché poi scopriamo che meno del 40% degli italiani dice di conoscere aziende che operano con un “ruolo sociale”. E per il 70,2% è difficile capire quali aziende hanno davvero a cuore la società in cui operano, anche perché spesso associano la loro immagine a quelle di obiettivi di interesse comune solo per rafforzare il proprio business (63.0%) e, in generale, sono poco interessate al mondo che le circonda (66.6%). In ogni caso, nel percepito degli italiani il ruolo sociale dichiarato dalle aziende famigliari appare più credibile di quello dichiarato da aziende ‘con grandi manager’ (46,5% contro 39,6%). «Abbiamo alcuni casi da sottolineare come quello di Flowe, società benefit del Gruppo Mediolanum, che mira a educare i giovani sui temi dell’innovazione e della sostenibilità economica, sociale e ambientale», cita Moriconi come esempio di azienda con un purpose autentico: «Flowe riunisce con semplicità, in una piattaforma digitale, un ventaglio di opportunità basate su visione e consapevolezza delle proprie scelte finanziarie e di consumo. Un altro caso di interesse è

...E i brand ne fanno di tutti i colori

D

i che colore è la cola? Rossa. E la pasta?

Coca-Cola a fine ‘800 aveva scelto il rosso

Blu. E l’hamburger? Verde, da quattro

per segnalare agli ispettori del fisco, che

anni, ovvero dal 2016, quando McDonald’s

controllavano i camion alla ricerca di alco-

ha deciso di abbandonare il rosso proprio

olici da tassare, che la sua bevanda non ne

per sottolineare la propria svolta “sosteni-

conteneva. E così alla storica antagonista,

bile”. Il purpose aziendale si comunica, in

Pepsi, non è restato che indossare il blu. Lo

gianalità, che porta a codici di vicinanza»,

maniera subliminale ma non troppo, anche

stesso colore delle confezioni di pasta Baril-

spiega a Economy Francesco Buschi (nella

attraverso il colore. Da

la, che ultimamente s’è un

foto), senior strategist di Futurebrand, l’a-

sempre, o quasi: il marrone

po’ sbiadito. E il blu che ha

genzia che ha studiato il nuovo packaging di

di Ups, per esempio, è sta-

caratterizzato i pack per

Barilla: «Per compensare l’assedio degli in-

to scelto ai primi del ‘900

decenni è diventato un az-

cumbent a un brand ormai percepito come

perché quello, allora, era

zurro ispirato al colore del

industriale e freddo abbiamo rivisitato l’ico-

il colore del lusso e l’azien-

cielo italiano. «Il consumo

nografia storica del brand, riavvicinandolo

da intendeva sottolineare

è cambiato, il mercato è

al consumatore. Da un colore forte ma lon-

così la qualità del servi-

cambiato, la nuova nor-

tano, siamo passati a un tono più vicino, fa-

zio offerto. Prima ancora,

malità è il premium, l’arti-

miliare, inclusivo, che ha come riferimento il

106


VFf Corporation, che annovera marchi come Timberland, The North Face, Napapijri, perché attraverso il proprio ‘purpose’ collega l’esperienza di prodotto all’approvvigionamento responsabile delle materie prime e al rispetto dell’ambiente. Essere una marca riconosciuta per il proprio ruolo sociale significa anche poter attrarre un numero maggiore di talenti, visto che il 55% degli italiani ambirebbe a lavorare per questo tipo di azienda». «I dati della ricerca evidenziano che il potenziale delle aziende che raccontano il proprio purpose è molto alto in termini di advocacy del brand, fedeltà di acquisto dei prodotti e attrattività di talenti», aggiunge Patrizia Martello, senior research advisor di Omnicom Pr Group Italia: «Un potenziale che è strettamente legato all’autenticità e alla coerenza del ruolo sociale dichiarato e agito. Infatti, è chiarissima la propensione dei consumatori italiani a premiare le

LA TOP TEN DEI BRAND “FAMOSI” PER PURPOSE

aziende autentiche e a punire quelle non autentiche». Ambiente, etica aziendale, riduzione delle disuguaglianze sociali, educazione, cultura, innovazione, territorio: ogni scusa è buona per sbandierare il proprio purpose. L’abbiamo visto col Covid: «La pandemia ha cambiato il modo in cui gli italiani si relazionano con i brand nonché le priorità d’acquisto», conclude Moriconi. «Le tragedie vissute, il confinamento (che ha cambiato la percezione del tempo e dello spazio nel 39% dei casi) e la propensione al risparmio dichiarata (che è passata dal 42% di aprile 2020 al 64% di luglio 2020) hanno creato un nuovo contesto. Gli ultimi dati ci dicono ad esempio che il 53% degli intervistati continuerà ad adottare gli stessi comportamenti d’acquisto fino a fine anno e che il 37% pensa di comprare i prodotti e servizi dalle aziende che si sono prese cura dei propri dipendenti durante la crisi. Questo scenario rappresenta

un’opportunità per le marche che sono state vicine alle persone durante l’emergenza, ma anche per quelle aziende che vogliono ripensare il modello di business sulla base del proprio ‘ruolo sociale’. In tale ottica, il profitto non deve essere più concepito a mero beneficio degli azionisti ma piuttosto come valore da condividere, a vario titolo, anche con dipendenti, consumatori, fornitori, partner e comunità locali».

sapevole, motivata da decisioni strategiche

Per esempio il turchese di Tiffany, ispirato

che impattano sull’intera organizzazione e

all’uovo del pettirosso, o il tenue arancione

che devono perciò essere assimilate e so-

di Hermes, o ancora il rosso di Cartier. E se

stenute: «Il colore è uno degli elementi della

il verde e l’azzurro sono i colori della soste-

manifestazione di marca che lavora sempre

nibilità, il verde, sottolinea Buschi, in campo

abbinata ad altri elementi. È ciò che veste il

alimentare non ha appeal: «Il trend attuale

messaggio di purpose aziendale. Il colore,

è la carta craft, da pacchi: è il colore dell’ar-

a livello cognitivo, è il primo elemento di ri-

tigianale, del non industriale, scelto per

cielo sotto il quale viene coltivato il grano».

chiamo. Così come Ikea ha scelto i colori

esempio da Ichnusa per la sua birra non

Il nuovo colore ha esordito sulle confezioni

della Svezia per il proprio brand, easyJet ha

filtrata, o dalla pasta Rummo». E comunque,

di pasta realizzata con grano 100% italiano,

adottato l’arancione per differenziarsi in un

paese che vai, colore che trovi: «In Italia non

ma il repackaging interesserà tutta la gam-

mondo ingessato sul blu. E Hertz ha scelto

sfonda il magenta, adottato per esempio

ma di prodotti. È solo questione di attendere

il giallo e il nero per attirare subito l’occhio,

da Deutsche Telekom, e il viola. L’Italia è un

il roll-out di tutti i pack. «In questo modo si

rispetto al logo Avis che, essendo rosso e

mercato raffinato e molto conservatore, nel

differenzierà ancora di più sugli scaffali, in

bianco, è meno impattante», continua Bu-

food il nero lo vediamo difficilmente, mentre

cui nel frattempo quasi tutti i private label

schi. «Le combinazioni sono importanti per

nei supermarket inglesi è diffusissimo. E il

avevano adottato il blu proprio per copiare

il messaggio che si vuol dare all’esterno:

viola, che è colore superpremium, quello

il leader di mercato». Cambiare colore a un

se vuoi essere un brand raffinato, colto

degli abiti degli alti prelati, noi lo leghiamo

brand non è un vezzo, ma una scelta con-

userai un colore con un tono particolare».

al lutto».

1. COOP ITALIA (58,6%) 2. CONAD (57,1%) 3. FERRERO (58,1%) 4. BARILLA (53,9%) 5. GOOGLE (48,5%) 6. AMAZON (46%) 7. ENEL (45,9%) 8. TOYOTA (45,3%) 9. SAMSUNG (44,5%) 10. ENI (42,5%) fonte: ricerca Purpose Italia - Omnicom Pr Group

107


COMUNICARE L’IMPRESA

in collaborazione con

COSÌ ONLINE L’IDEA DIVENTA FATTURATO Digital marketing, seo strategico, social media management, posizionamento, brand reputation: ecco l’offerta integrata di Comunica col Web, digital agency specializzata in soluzioni per e-commerce di Victor De Crunari

S

i ricorda quando è nato Google? Prima come motore di ricerca usavamo Altavista, e il browser era Netscape. Sembra di parlare della preistoria. Da allora le trasformazioni sulla rete sono state incredibili». Mirko Martini ha aperto la prima agenzia web nel 2001. Oggi con Comunica col Web è attivo soprattutto nella consulenza in campo di e-commerce. «Un’esperienza recente che posso citare è quella della progettazione e dell’avvio di un sito di e-commerce nel settore della vendita di carni» racconta Martini, «che nel primo giorno di attività ha incassato 6.380 euro, e oggi a distanza di un anno è a circa 60mila al mese». Niente male: come si fa? «Prima di tutto, i prodotti: parliamo di un tipo di carne particolare, che arriva a costare andi Seo - Search engine optimization, ottimizche 60 euro al chilo» spiega il fondatore della zazione per motori di ricerca, ndr -. L’analisi digital agency Comunica col Web, «va forte il delle visite alla landing page ci ha permesso di tomahawk, una costata con un manico d’osso capire la risposta degli utenti e potenziali acche ha la forma dell’ascia da guerra degli indiaquirenti, quali tipi di carne preferiscono, quanni d’America e in cottura rilascia il midollo che to sono disposti a pagare. Vedendo le fasce di dà un sapore speciale alla carne». età che rispondevano, abbiamo individuato un Per vendere sul web, però, la qualità non babacino di utenza tra i 35 e i 50 anni». sta. Bisogna saper intercettare i potenziali Le campagne pubblicitarie online, mirate a clienti e investire in campagne pubblicitarie individuare e contattare il target giusto per il targettizzate. «Un paio prodotto, si svolgono PER VENDERE, LA QUALITÀ NON BASTA. di mesi prima dell’avanche su Google Ads. OCCORRE SAPER INTERCETTARE vio del sito abbiamo «Lo scopo è intercetI POTENZIALI CLIENTI E INVESTIRE fatto un’approfondita tare il tipo di utente, IN CAMPAGNE TARGETTIZZATE analisi del mercato» targettizzare le zone spiega Martini, «analizzando le attività online geografiche di interesse, capire che tipo di dei competitor, anche per individuare nostre interessi ha» evidenzia il fondatore di Comustrategie differenti. Abbiamo realizzato una nica col Web, «ci andiamo a studiare varie presentazione del sito, lanciato su Instagram statistiche, con l’analisi dei dati giorno per una serie di storie assai invitanti sui diversi tipi giorno. Capiamo chi sono i visitatori e cosa di carne proposta. Sui social si lavora molto a guardano. Vediamo quante volte al giorno o al livello grafico, si creano minivideo e immagini mese vengono ricercati determinati prodotti; coordinate che rimandano alla landing page analizziamo come lavorano i competitor, stusul sito di e-commerce, con le schede di prodiando le campagne con cui promuovono i dotto. Inoltre abbiamo fatto un accurato lavoro loro prodotti. Lo scopo finale è che a chi digita

«

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INTERCETTIAMO OGNI TIPO DI UTENTE E LO REINDIRIZZIAMO VERSO I NOSTRI CLIENTI una parola chiave su google appaia il link di riferimento nei primi posti; se ci clicca, entra nel sito di e-commerce e a quel punto lo monitoriamo. Inoltre creiamo campagne di remarketing, proponiamo all’utente entrato sul sito offerte di prodotti particolari. In tanti mettono il prodotto nel carrello e non comprano: così abbiamo creato delle piccole campagne di retargeting, andando a ricordare all’utente che ha ancora il prodotto nel carrello». L’ultima novità che sta prendendo piede è l’attività di marketing che è possibile realizzare con l’app WhatsApp Business. «Si tratta di un modulo aggiuntivo che ho creato per far interfacciare il sito, in cui tale modulo si installa, e WhatsApp Business» insiste Martini, «cliccandoci si apre direttamente l’app, dopo aver dato il consenso per la privacy come da normativa Gdpr, e si avvia una conversazione con l’azienda; è possibile così rispondere alle domande dei clienti in modo molto più tempestivo di quanto non accada via e-mail. Inoltre, si possono configurare su WhatsApp Business anche tutte le informazioni sull’azienda, e soprattutto l’elenco dei prodotti che si vendono online».


Chi ha orecchie per intendere si ascolti un podcast Lo storytelling sussurrato direttamente all'orecchio del target funziona. Così diversi brand decidono di affidarsi a società specializzate in questo canale di comunicazione. Come Podcaststory con la sua tecnica dell'8D di Davide Passoni

L'

ottimista vede opportunità in ogni tivi sul mercato americano con una società pericolo, il pessimista vede pericodi podcast autoriali e storytelling, Creatilo in ogni opportunità. Prendiamo ve Pois-On, ci hanno contattato - prosegue in prestito una massima di Winston ChurSchioppa - Ci hanno voluto parlare per cachill per introdurre la storia di un’azienda pire se potevamo attivare delle sinergie e da che, in pieno lockdown, ha trovato l’occasiomarzo a maggio ci siamo scambiati idee e ne e la forza per sviluppare il business anprogetti. Poi abbiamo attivato i primi espeziché deprimerlo, in un settore innovativo rimenti comuni, trasformando i nostri pocome quello del podcasting. dcast per il mercato italiano in prodotti per «Podcastory è la prima vera podcast facquello americano». Operazione non banale, tory italiana perché è la prima che si dedica perché non basta solo tradurre: «Gli amerisolo al mondo dei podcast utilizzando tutte cani sono diversi dagli italiani, se ci limitiale componenti della filiera produttiva: parmo a tradurre qualcosa scritto per il nostro te autoriale, voci, sound designer», dice il mercato rischiamo di annoiarli. Avere proCeo Davide Schioppa fessionisti americani IL PODCAST COMUNICA ONE-TO-ONE (nella foto). L’azienci consente invece di A UN ASCOLTATORE CHE DI NORMA da, nata nel 2019 creare adattamenti È IN FASE DI RELAX, QUINDI MOLTO come startup innostilistici e linguistici. RICETTIVO AL MESSAGGIO vativa, fino a gennaio Ero scettico sul fatto 2020 ha deciso di non uscire sul mercato: che voci riconoscibili come le nostre potes«Prima dovevamo imparare a far bene i sero trovare degli omologhi altrettanto effipodcast, per limitare il margine di errore caci in America. Il primo podcast adattato una volta sul mercato. A gennaio abbiaaveva la voce di Giuppy Izzo, la voce italiana mo cominciato a incontrare le aziende per di Meredith Grey, per capirci: ebbene, l’araccontare ciò che potevamo offrire loro, dattamento mi ha fatto venire la pelle d’oca poi è arrivato il lockdown. Anziché tirare i dall’emozione. È cambiata la storia, ma il remi in barca, abbiamo creato una squadra messaggio è rimasto identico e questo è ciò commerciale di quattro elementi per preche vogliamo fare per le aziende del made in sidiare il mercato italiano ed evangelizzare Italy che desiderano comunicare al mercato le aziende al mondo del podcasting». Poi, Usa: ci aspettiamo di emozionare gli ascolil colpo inatteso: «Due ragazzi italiani che tatori, che sono anche potenziali consumavivono e lavorano da anni a New York, attori di un brand, consentendo alle imprese

di raccontare una storia scritta proprio per loro. Nel nostro settore, il mercato americano ha molto da insegnarci, specialmente sul branded podcasting e per noi è un’opportunità di crescita. Abbiamo meno di un anno e già siamo proiettati oltre oceano». Le basi dell’azienda sono comunque solide e il business model del B2B puro aiuta. «La parte autoriale è importante perché tutto parte da una penna, da un’intuizione, ma anche le voci sono fondamentali - dice ancora il Ceo - Abbiamo puntato subito su voci del doppiaggio e della radiofonia di grande spessore e riconoscibilità, fino ad arrivare a una tecnica di confezionamento unica: siamo la prima società in Europa a creare podcast con la tecnica dell’8D. Grazie a essa è come se l’ascoltatore percepisse il suono provenire da otto punti diversi, è immerso al centro del racconto e l’8D sopperisce all’assenza di immagini amplificando le emozioni rispetto a quelle suscitate dall’ascolto di un normale podcast. Dal punto di vista del branding podcast, per le aziende l’efficacia è fenomenale; il podcast comunica one-to-one a un ascoltatore che di norma è in fase di relax, quindi molto più ricettivo nei confronti del messaggio che gli arriva: immergerlo in una storia con le tecniche dell’8D dà una forza ulteriore al brand che comunica». È proprio il caso di dire: chi ha orecchie per intendere…

109


COMUNICARE L’IMPRESA PERSONAL BRANDING

COSÌ SI COSTRUISCE IL BRAND “PERSONALE” La selezione delle risorse umane è cambiata. E con essa, deve cambiare il modo di porsi dei candidati. Dal curriculum all’uso dei social: i consigli di Daniele Salvaggio, autore di “La persona giusta al posto giusto” di Marina Marinetti

C

onta di più quanto siamo bravi o comunicare quanto siamo bravi? La domanda è capziosa solo in apparenza: se la sostanza conta, la forma non è da meno. Per dirla in maniera molto, molto diretta: «Definire la tua unicità è il primo passo, riuscire a comunicarla è la chiave del tuo successo». Il motto è di Daniele Salvaggio, il fondatore di Imprese di Talento, società di consulenza strategica specializzata nella comunicazione corporate e istituzionale, docente presso la Scuola di comunicazione d’impresa dell’Università degli Studi di Milano, dove da anni tiene un laboratorio dedicato a chi deve prepararsi all’ingresso nel mondo del lavoro, nonché autore di “La persona giusta al posto giusto - come comunicare il proprio brand personale per affermarsi nel mercato del lavoro” (ed. Corbaccio). : «L’approccio che forzatamente la DANIELE SALVAGGIO pandemia ha portato nel cambiare i ritmi di lavoro, equilibrio e gestione del tempo, genera si occupa di ricerca, selezione e formazione e un nuovo valore», sottolinea Salvaggio. «Il post di risorse umane, che ha contribuito in maniecovid ha già a una portato gestione del lavoro ra significativa, con le proprie analisi, alla redadifferente. C’è necessità di una mentalità più zione del volume di Salvaggio. «Serve lavorare flessibile, per capire cosa l’azienda sta cersulla comuniczione, sia da parte delle aziende cando e quindi occorre puntare non solo alla sia da parte dei candidati», prosegue Ceresa: classica mansione, ma scoprirsi magari talen«L’azione determinante è data dall’individuo e tuosi o potenzialmente talentuosi anche verso dalla capacità di colpire nel segno, attraverso altre aree. Sarebbe stupido non considerare il il linguaggio, la temfatto che oggi le azienLE IMPRESE CERCANO FLESSIBILITÀ , pestività, la strategia, de sono cambiate e SPIRITO DI SQUADRA E COMPETENZE l’accoglienza». quindi sono cambiati CHE VADANO AL DI LÀ DELLE Il curriculum non baanche i ruoli». SPECIALIZZAZIONI TECNICHE sta, ma non basta nep«Dalle nostre analisi pure essere “social” per poter far capire chi elerge chiaramente che attrarre e trattenere i siamo: «Tutt’al più, e solo se siamo bravi, posmigliori talenti sul mercato non è più soltanto siamo incidere sulla nostra web reputation», una priorità per le aziende, ma una vera e prospiega salvaggio. «I primi testimoni del nostro pria emergenza», spiega Marco Ceresa, ammipercorso, potremmo dire i nostri “ambascianistratore delegato di Randstad Italia, la countori”, non sono gli amici di Facebook, bensì le try italiana della multinazionale olandese che

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NEL CURRICULUM VANNO EVIDENZIATE LE SOFT SKILL E NEI COLLOQUI VANNO RACCONTATE ANCHE LE PROPRIE DEBOLEZZE persone che ci conoscono bene e di persona: dobbiamo quindi setacciare le nostre relazioni, partendo dalla sfera di contatti familiari, amici, colleghi di lavoro. Una loro parola, una referenza, una descrizione rappresenteranno per noi un prezioso asso nella manica». Subito dopo vengono i social network, i blog, i siti web che comunque sono fondamentali perché possono comunicare, informare, amplificare il nostro vissuto, ma anche i nostri pensieri, le nostre visioni, le intuizioni, gli spunti di riflessione. Specialmente in un momento come questo, in cui c’è fame di soft skill. Che vanno evidenziate adeguatamente nel proprio curriculum: «Chi può rivedere il cv lo deve fare in un’ottica nuova, seguendo il cambiamento del mercato e le leve su cui le aziende hanno più sensibilità: sostenibilità, innovazione anche di pensiero, attenzione verso il pubblico e il


team di lavoro. Valorizzare queste skill e non puntare solo sulle hard skill aiuta a ricollocarsi perché oggi l’azienda non cerca solo lo specialista, ma una testa flessibile e valuta la capacità della persona di adattarsi e gestire al meglio i cambiamenti in atto. La pandemia ne è stata un banco di prova lampante: eravamo molto rigidi prima, ma abbiamo dimostrato che non siamo così male. Si può lavorare e ottenere risultati anche con una metodologia di lavoro diversa, all’interno di un ecosistema digitale. Nove mesi fa non avremmo mai immaginato di poter fare una riunione su Zoom». E gli scheletri nell’armadio? Meglio tirarli fuori subito, prima che sia troppo tardi: «Se è sempre consigliabile iniziare dai nostri punti di forza, è anche vero che prima o poi le nostre imperfezioni verranno alla luce, meglio quindi trovare il modo di raccontarle con onestà intellettuale e ironia», conferma Salvaggio. E, in

ogni caso, avere competenza non basta, essere leader non è sufficiente. Occorre avere chiaro ciò che si è, ciò che si è in grado di trasmettere e ciò che si vuole sia percepito. Facile dirlo, un po’ meno farlo. E il fai-da-te non è detto che basti: «Innanzitutto deve venire naturale sapere che al di là dell’aggiornamento curriculare occorre fare emergere all’interno dei contesti OCCORRE FARE EMERGERE ALL’INTERNO DEI CONTESTI IN CUI SI OPERA ANCHE LE EVOLUZIONI PERSONALI CHE SI STANNO PORTANDO AVANTI

in cui si opera tutte le evoluzioni che si portano avanti: bisogna essere aperti, senza tenersi dentro le cose pensando che non interessi. E poi magari affidarsi a un professionista. Il mio consiglio, comunque, è di avvicinarsi il più possibile al mondo della formazione: durante il lockdown tutti ogni giorno seguivano anche

tre o quattro webinar al giorno, una cosa che prima veniva vista come una perdita di tempo o un obbligo, e da una parte specializzarci su ciò che ci interessa, dall’altro avvicinarci ai temi legati all’individuo, come la leadership». Per citare - non a caso - un esempio, Daniele Salvaggio è docente del laboratorio di personal branding all’Università degli Studi di Milano, che ha come obiettivo, appunto, quello di approfondire tecniche e strumenti, anche attraverso la presentazione di casi reali, per imparare a individuare, sviluppare e comunicare il proprio brand personale. Qualche consiglio utile? «Chiediamo a un campione di persone che ci conoscono di elencare cinque elementi che ci distinguono e altrettanti che ci rendono più vulnerabili. Il risultato sarà il nostro brand, il punto da cui partire per sviluppare il nostro racconto personale sempre in evoluzione», spiega Salvaggio.

ECCO COME LE AZIENDE VALUTANO I TALENTI «Nel curriculum non conta tanto la forma quanto la sostanza, i fatti e i risultati fanno il curriculum. Per sapere come poter essere utile a un’azienda essa va studiata, così come vanno approfonditi il settore di appartenenza, i punti di forza e i possibili scenari di crisi, tutte informazioni che oggi sono disponibili semplicemente attraverso una ricerca online. Non esiste un cv valido per qualsiasi destinatario. I selezionatori in generale non gradiscono versioni standard, tipo quello europeo. Ciò che invece agevola chi legge è un cv chiaro, snello e soprattutto tarato sulla posizione e sull’azienda, ovvero che metta in risalto competenze e gestioni attinenti al lavoro che si dovrebbe svolgere. In so- stanza occorre prendere la mira e poi fare fuoco». Vito Gioia, amministratore delegato di Ward Howell Italia

«Noi come Osculati, nel momento in cui valutiamo i candidati, in aggiunta alle competenze specifiche richieste dalla posizione da ricoprire, apprezziamo molto la passione per il settore. Il tema delle referenze in un ambito industriale così specifico come il nostro è considerato ma non è prioritario. Essendo una realtà imprenditoriale d’impronta familiare, abbiamo molta attenzione per le persone. I nostri collaboratori sono stati scelti perché ritenuti un investimento di valore capace di contribuire al buon risultato aziendale e, per questo motivo, quando dobbiamo inserire una nuova risorsa non lo abbiamo mai fatto a cuor leggero e abbiamo dato la massima importanza all’incontro. L’incontro per noi è fondamentale in quanto è volto a comprendere se il candidato potrà inserirsi e integrarsi pienamente all’interno del nostro tessuto aziendale». Astrid Picozzi, Osculati

«I social non fanno “la selezione”: sono solo uno strumento per avere una prima idea, sulla carta, dei potenziali candidati. E vale ancora, nella ricerca diretta, l’uso di altre fonti informative: “ conosci qualcuno che...” e soprattutto il passaparola. Quindi il primo consiglio al candidato è: fatti trovare. Apparire, ma non troppo; ci sono persone che commentano continuamente nei social gli argomenti più disparati senza avere alcuna competenza in merito, un po’ come certi personaggi televisivi chiamati a prescindere dall’argomento trattato. Gli eccessi di protagonismo non pagano; i selezionatori frequentano tutti i social e si fanno un’idea di ciascun individuo anche in base a ciò che pubblica o che ha pubblicato in passato (i social non dimenticano); più si lasciano tracce ambigue e più scende la probabilità di essere scelto. Il consiglio è apparire ma con coerenza e facendo sempre emergere competenza e credibilità». Vito Gioia, amministratore delegato di Ward Howell Italia

Tratto da “La persona giusta al posto giusto” di Daniele Salvaggio (Corbaccio)

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FRANCHISING & NUOVE IMPRESE

IL PROFILO DEI FRANCHISEE

UOMINI 65,1% DONNE 34,9% %

FASCIA D'ETÀ 18-24

0,7%

25-35

26,4%

36-45

59,8%

46-55

11,2%

55+

2,0%

Totale

100%

Fonte: Rapporto Assofranchising Italia 2020.

Cinquant'anni fa, il 18 settembre 1970, un’azienda della grande distribuzione, la Gamma d.i. (poi assorbita da Standa), inaugurava a Fiorenzuola d’Arda il primo di 55 punti vendita gestiti da una decina di affiliati. Nasceva così la prima vera rete in franchising italiana. Oggi il modello dell'affiliazione commerciale è saldo e consolidato, con numeri in crescita ovunque. Anche se ci sono ancora alcuni nodi da sciogliere, come spiega a Economy il Presidente di Assofranchisng Italo Bussoli...

116 CARREFOUR LA SQUADRA E IL TERRITORIO RILANCIANO IL BUSINESS

118 NEWS DALLE AZIENDE

IL FRANCHISING CRESCE COME ANTIDOTO ALLA CRISI L'affiliazione commerciale è un modello che ormai anche in Italia si consolida su volumi importanti. I rischi per chi entra sono bassi, a fronte dei servizi di qualità e delle "spalle grosse" della rete di Davide Passoni

I

l Rapporto Assofranchising 2020 gianti. Con un giro d’affari di oltre 26 miliardi elaborato sui dati del 2019 ci dà un di euro nel 2019 (+4,4% sul 2018), il franchiquadro del settore del tutto incosing in Italia continua infatti a creare nuovi raggiante. Il franchising dimostra di infatti di posti di lavoro e a godere di ampi margini di essere ciò che noi abbiamo sempre detto che crescita, anche in un periodo non facile come è, ossia un settore che funziona. E in Italia funquello attuale. ziona anche piuttosto bene, sempre, anche nei periodi di forte crisi». I numeri del settore CON UN GIRO D'AFFARI DI OLTRE Se l’ottimismo è il proNel 2019 i punti vendi26 MILIARDI DI EURO, IL SETTORE CONTA fumo della vita, come ta erano 56.441, in creOGGI PIÙ DI 56MILA PUNTI VENDITA CHE recitava uno spot di scita del 4,7% sul 2018 OCCUPANO OLTRE 217MILA PERSONE qualche anno fa con con 2.555 negozi aperil compianto Tonino Guerra, queste parole di ti lo scorso anno; 217.150 gli addetti occupati Italo Bussoli, Presidente di Assofranchising, nelle reti, +5% con 10.359 nuovi posti di lavoro hanno una fragranza meravigliosa per chi vuocreati; 980 insegne operative in Italia, +2% rile respirare aroma di imprenditorialità. Ma, spetto al 2018, di cui 880 italiane (pari al 90%), nel business, l’ottimismo da solo non basta, 71 master di franchisor stranieri (7%), 29 reti deve essere supportato dai numeri, e quelli del straniere che operano in Italia solo con franRapporto Assofranchising 2020 presentato lo chisee, ma con sede legale in un Paese estero scorso luglio sono, come dice Bussoli, incorag(3%); infine, 11.035 punti vendita italiani all’e-

«

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FRANCHISING & NUOVE IMPRESE FARE RETE

stero in franchising (+1,8%) e 178 reti italiane all’estero (+2,3% anno su anno). «Sono numeri estremamente positivi, che ancora una volta dimostrano le potenzialità del franchising - conferma Augusto Bandera, Segretario Generale di Assofranchising -. Anche nel 2019 il franchising ha continuato a espandersi, così come lo ha fatto negli anni della crisi. Nell’ultimo decennio, è cresciuto, in media, del 2% ogni anno, creando circa 37mila nuovi posti di lavoro. A oggi, l’intero sistema franchising occupa più di 217mila addetti, che contribuiscono a generare oltre 26 miliardi di fatturato, circa l’1,3% del Pil italiano. In un contesto economico come quello attuale appare quasi fisiologico che il franchising, come tutti i modelli fondati sulla cooperazione e sul risk-sharing, sia favorito nella competizione di mercato. Si considerino i benefici per entrambe le parti coinvolte, franchisor e franchisee, quali ad esempio l’aumento della visibilità e riconoscibilità a livello nazionale e internazionale del marchio condiviso, il trasferimento del knowhow, l’utilizzo della formula imprenditoriale che caratterizza il brand, o l’espansione aziendale dettata dalla crescita dei punti vendita». Il segreto è nel sistema Perché il settore tiene bene? «Perché è un sistema a rete e dunque si auto-supporta - spiega ancora Bussoli -. Lo abbiamo visto e lo stiamo vedendo nel momento del Covid, quando i franchisor hanno supplito alle mancanze dei punti vendita chiusi con una serie di iniziative a supporto dei franchisee: la concessione del non pagamento delle royalties, del non pagamento delle fee di entrata, la parziale concessione del non pagamento degli affitti, la fornitura di prodotti esclusivamente in conto vendita. Tutte iniziative su cui un commerciante tradizionale non può contare». Sono infatti sotto agli occhi di tutti le difficoltà che, con la pandemia, i piccoli esercizi hanno dovuto affrontare. «Sono anche membro della giunta nazionale di Confcommercio -Imprese per l’Italia - prosegue Bussoli - e i dati dell’associazione ci dicono che i commercianti tradizionali hanno sofferto molto di più dei franchisee.

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Un fatto che definisce il sistema franchising, che è serio e ben strutturato, oggi ancora di più; un sistema che esiste dal 1970, che 50 anni fa era più fragile mentre oggi è più sicuro. La legge sul franchising del 2004, pur essendo datata, regge comunque bene perché disciplina molto correttamente le caratteristiche del settore; è un po’ più a vantaggio del franchisee, che è l’anello più debole della catena. Consideri che durante il lockdown si sono aperti dei nuovi franchising perché alcuni punti vendita tradizionali si sono convertiti nell’affiliazione commerciale anziché chiudere». Un ottimo viatico in vista della 35esima edizione del Salone Franchising Milano che si svolgerà in streaming dal 22 al 24 ottobre 2020 e di cui Assofranchising è main partner: «L’iniziativa della fiera online, che parte quest’anno attraverso l’organizzazione di Fandango, per noi non è nuova; Assofranchising sette anni fa creò la prima fiera online di settore del mondo, Web Franchising Expo: fu un successone. La tenemmo in vita per alcuni anni, cercando una convergenza con Fiera Milano per abbinarla alla fiera fisica, senza però riuscirci. Ora abbiamo trovato un accordo con gli organizzatori del Salone Franchising Milano, Fandango in primis, per essere main partner dell’iniziativa. Quella del digitale è una scelta coraggiosa ma ormai diffusa anche in altri Paesi del mondo, perché in un momento come quello attuale è necessario fare di necessità virtù». Sostenere e innovare Da soli, però, non è facile affrontare un momento come quello attuale, per quanto il sistema abbia in sé risorse e capacità di resistenza. «Al governo abbiamo chiesto e continuiamo a chiedere principalmente due cose», continua Bussoli: «La prima, che ci sia semplificazione, davvero. Eliminare la burocrazia non significa eliminare tutte le regole, ma quelle inutili, e ce n’è una quantità nettamente superiore a quelle utili. Facilitare deve essere la parola d’ordine. In secondo luogo chiediamo di favorire a tutti i costi le start-up; oggi si può avviare un buon franchising con una media tra i 50 e i 60mila euro: aiutiamo con supporti veri chi vuole av-

IL PRESIDENTE DI ASSOFRANCHISING ITALO BUSSOLI

viare questo tipo di imprenditoria. Pensiamo che questi siano due ambiti nei quali il governo può facilmente agire». Allo stesso modo, per il mondo del franchising è necessario e strategico il supporto di Confcommercio: «Come parte organica dell’associazione - conferma Bussoli - ne abbiamo chiesto il sostegno; Confcommercio ha svolto e sta svolgendo tuttora un eccellente lavoro per aiutare anche il nostro settore, oltre ad altri in difficoltà come la ristorazione e il turismo. Si possono mettere in campo molteplici iniziative. Penso a quanto è stato fatto nel Regno Unito, quando le grandi catene di ristorazione hanno proposto alla clientela sconti sulle consumazioni e la differenza di prezzo è stata integrata dallo Stato. Abbiamo avanzato una proposta analoga al governo attraverso la Federazione Italiana Pubblici Esercizi per un periodo limitato e l’iniziativa ha funzionato, con i ristoranti che hanno registrato un aumento nel numero di clienti nei giorni in cui hanno praticato gli sconti». E proprio sull’auspicio che la ruota si rimetta in moto, Bussoli è più che fiducioso: «Vedremo che cosa ci diranno i dati del 2020 - conclude -, ma sono positivo sul fatto che anche per quest’anno non saranno così negativi. Del resto, anche nelle crisi del 2008 e 2014 il franchising ha tenuto le posizioni nei suoi parametri fondamentali: giro d’affari, numero dei franchisor e dei franchisee, addetti. Non dimentichiamoci che è un settore che dà lavoro a oltre 200mila persone e, nei valori pre-Covid, valeva quasi 1 punto e mezzo di Pil».



FRANCHISING & NUOVE IMPRESE

Squadra e territorio così il business si rinforza E-commerce, pricing, market di prossimità e relazione con i franchisee: Carrefour in Italia fa leva sui suoi punti di forza per rafforzare il proprio business in Italia, sotto la guida del nuovo ceo Christophe Rabatel di Paola Belli IL 2020 È UN ANNO CHE VERRÀ RICORDATO NEI LIBRI DI STORIA. MA SE È VERO CHE DIETRO OGNI GRANDE AVVERSITÀ SI NASCONDE IL SEME DELLE NUOVE OPPORTUNITÀ, CARREFOUR ITALIA È PRONTA A COGLIERLE,

rafforzando il proprio business sotto la guida del nuovo ceo e Presidente per il nostro Paese, Christophe Rabatel (nella foto). Nel Gruppo dal 2004, Rabatel conosce profondamente l’azienda in ogni suo aspetto, avendo ricoperto molteplici ruoli nel corso degli anni, da ultimo in qualità di Direttore Esecutivo della Polonia. Lei arriva al vertice dell’Italia in un momento molto delicato. Inizio questo nuovo incarico in un momento sicuramente straordinario molto delicato, ma anche per questo sono ancora più determinato a dare continuità a quanto fatto finora con entusiasmo e determinazione, focalizzandomi

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molto anche sullo sviluppo del franchising e della prossimità, che sino ad oggi si sono dimostrati per la nostra azienda una scelta strategica in linea con le tendenze del mercato. Conservando nelle azioni di ogni giorno lo spirito di responsabilità e di impegno dimostrato da tutta la squadra di Carrefour Italia anche negli ultimi mesi potremo concludere con successo il piano di rilancio della nostra insegna nel Paese. Per farlo, però, è necessario mettere sempre di più al centro la relazione con il cliente per garantirci fiducia e fedeltà, rendendo l’insegna un vero e proprio punto di riferimento per i consumatori. Questa nuova prospettiva sarà una mia priorità, partendo però dal motto che ha guidato il mio processo decisionale in questi anni nel Gruppo: se i collaboratori sono motivati e felici, renderanno soddisfatti e felici anche i clienti. Quali le prossime sfide per l’insegna? Assistiamo a rapidi cambiamenti nelle abitudini

di acquisto degli italiani e i clienti si aspettano da noi una maggiore comprensione delle loro necessità. In quest’ottica, lavorare ulteriormente sulle politiche di pricing è un passo fondamentale e necessario, anche per affermare il nostro impegno nel garantire ogni giorno migliaia di prodotti italiani di qualità a prezzi convenienti e accessibili a tutti. Lo stiamo già facendo, con una campagna continuativa, e vogliamo proseguire su questa strada. La parola chiave per il futuro è per noi omnicanalità: da un lato dando un ulteriore forte impulso all’e-commerce, grande protagonista di questi mesi, su cui abbiamo già investito molto ma su cui c’è ancora un percorso di crescita da fare; dall’altro lato, continuando a rafforzare il franchising, importante asset strategico per sviluppare il nostro business, sia attraverso l’acquisizione di importanti Master Franchising, sia di piccoli negozi di prossimità. Per assicurare un ottimo servizio ai nostri clienti in maniera capillare è, infatti, cruciale proseguire nel percorso di sviluppo dei canali di prossimità, per una presenza sempre più forte sul territorio e nelle comunità di riferimento.

E il rapporto con i franchisee? La nostra forte attenzione al franchising rappresenta un differenziante nel panorama italiano e costituisce una leva per i nostri obiettivi di espansione. Ad oggi, oltre 1000 dei nostri punti vendita in Italia sono guidati da imprenditori franchisee, a dimostrazione di quanto per Carrefour rappresentino una parte importante della nostra squadra e di quanto stiamo progredendo nello sviluppo della rete. Ogni imprenditore ha un ruolo chiave per la comunità in cui opera, perché il suo negozio diventa un punto di riferimento, ma anche per Carrefour, poiché la conoscenza del territorio e le capacità imprenditoriali sono fondamentali per il successo dell’insegna. Per questo mettiamo a disposizione degli imprenditori della nostra rete tutta l’expertise e la leadership di Carrefour in termini di eccellenze di prodotto, di servizi, di soluzioni innovative, di nuove strategie di prezzi: perché la crescita dei nostri partner è anche la nostra crescita e ci aiuta ad essere sempre più vicini alle comunità e ai nostri clienti.


La rivoluzione nel mercato delle auto usate Astauto ha rivoluzionato il mercato delle auto usate grazie a un sistema a trazione digitale fondato su partnership commerciali con venditori radicati sul territorio. Come? Ce lo spiega l’a.d. Kevin Dalzini a cura della redazione IN QUESTA INTERVISTA KEVIN DALZINI, (NELLA FOTO), L’AMMINISTRATORE DELEGATO DI ASTAUTO, SPIEGA COME FUNZIONA L’INNOVATIVA PROPOSTA DELL’AZIENDA DA LUI GUIDATA.

Cos’è Astauto? Astauto è un’azienda che si occupa di consulenza nel mercato delle auto usate, ovvero aiutiamo i clienti nella ricerca e nell’acquisto dell’auto desiderata al miglior prezzo sul mercato. Nel far questo, evitiamo a tali clienti di incorrere nei famosi problemi che si riscontrano, molto spesso, in questo mercato. Infatti, frequentemente, ci sono persone che hanno acquistato un’auto con un determinato chilometraggio per poi scoprire che l’auto, come diciamo in gergo tecnico, era stata “schilometrata”, ovvero gli erano stati ridotti i chilometri per innalzare il valore percepito (ed economico), per venderla, così, ad un prezzo più alto. Questo è uno dei problemi più comuni, ma ce ne sono molti altri. I nostri canali d’acquisto, invece, sono differenti. Andiamo a ricercare auto di fine leasing e fine noleggio (breve, medio, lungo termine), auto che sono state periziate dai nostri partner e sulle quali viene data, in fase di acquisto, una dichiarazione di conformità. In tutto questo, scavalchiamo le intermediazioni, arrivando ad acquistare auto fino al 40% di sconto sul

valore di vendita. Perché vi definite “la rivoluzione del settore automotive”? La motivazione è molto semplice. Siamo unici. Il fatto è che non solo stiamo cambiando il modello d’acquisto delle persone che cercano un’auto usata, ma stiamo rivoluzionando anche lo stesso business della vendita delle auto usate. Cosa intende? Puoi spiegarsi meglio? In poche parole, prima di Astauto, per avviare un’attività di vendita di auto usate (o di altro tipo), cosa dovevi fare? Diventare il classico concessionario. Aprire il tuo piazzale, acquistare auto da mettere in questo piazzale, tirar su uffici e assumere personale. Tutto questo con un esborso di capitali non indifferente. Quanto costa aprirsi una concessionaria? Di certo non è alla portata di tutti. Noi cosa siamo riusciti a fare? Abbiamo abbattuto la soglia d’ingresso di questo business e lo abbiamo reso alla portata di tutti. Basta un pc, una connessione internet, una gran voglia di fare e di formarsi. Tutto questo grazie alla digitalizzazione e alle nostre partnership. Infatti, ad oggi, abbiamo raggiunto la quota di 26 broker e di 21 advisor Astauto su tutto il territorio nazionale. L’obiettivo è di triplicare il numero di advisor e di raddoppiare il numero di broker entro fine 2020. Obiettivo che, visto il riscontro che stiamo

avendo, sembra decisamente alla portata. Chi sono gli advisor e i broker Astauto? Sono i nostri partner commerciali. Mi spiego meglio. Sebbene siamo un’azienda a trazione digitale, stiamo guidando il cambiamento del modello d’acquisto un passo la volta. Per questo abbiamo dato la possibilità a imprenditori e venditori, radicati sul territorio, di utilizzare il nostro modello, i nostri strumenti e le nostre partnership per avviare un loro business in questa nicchia con un investimento iniziale quasi ridicolo (soprattutto rispetto all’apertura di una concessionaria). Come ho detto prima, abbiamo abbattuto le soglie di ingresso a questo mercato. L’advisor si può considerare come un procacciatore d’affari, ovvero si occupa della parte commerciale gestendo il proprio portfolio clienti. In questo, ovviamente, guadagna una commissione per ogni operazione conclusa. L’advisor non ha accesso a tutti gli strumenti come i nostri broker. I broker sono dei veri e propri imprenditori che hanno deciso di utilizzare il nostro modello per creare il proprio business in questo settore. Hanno accesso a tutti gli strumenti, le partnership e la formazione (è veramente molta). Sostanzialmente il broker è autonomo, ha tutto quel che serve per creare un’azienda redditizia in questo mercato. https://astauto.net

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NEWS DALLE AZIENDE FRANCHISING : IL TUO UFFICIO ACQUISTI IN CINA A DISTANZA DI UN CLICK CHINA-WI È UN GRUPPO CHE NASCE 20 ANNI FA CON L’OBIETTIVO DI SUPPORTARE LE AZIENDE ITALIANE NELL’ACQUISTO E REALIZZAZIONE DEI PROPRI PRODOTTI A MARCHIO IN ASIA, SEGUENDO E CERTIFICANDO L’INTERA FILIERA. In occasione del 50° anniversario

dei rapporti tra Italia e Cina, abbiamo deciso di intraprendere il nuovo progetto Franchising. Diventando un nostro franchisee potrai sfrutta-

È PARTITA IL14 SETTEMBRE LA SECONDA TRANCHE DELL’ASTA BENEFICA ONLINE A FAVORE DI #DONAFUTURO: UN PROGETTO PROMOSSO DALL’ISTITUTO ITALIANO DELLA DONAZIONE (IID), CON IL SOSTEGNO CONCRETO DI NEXIVE - PRIMO OPERATORE PRIVATO DEL MERCATO POSTALE NAZIONALE - E DI MAIL BOXES ETC. - RETE DI CENTRI SERVIZI PER LE IMPRESE E I PRIVATI - che trasforma gli oggetti

acquistati e mai reclamati dai proprietari, da giacenze di magazzino destinate al macero in prodotti di alto valore sociale. Dopo il primo lancio di luglio l’asta è ripartita insieme al lancio della campagna nazionale di IID supportata da numero solidale, grazie al contributo di Nexive e il supporto di Mail Boxes Etc., che massimizza la visibilità dell’iniziativa tramite la quasi totalità dei suoi 550 Centri Servizi sul territorio nazionale. Fino all’11 ottobre sono acquistabili nell’asta su eBay Beneficenza oltre 40 nuovi prodotti ogni settimana, dall’accessorio di moda ai di-

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re la nostra esperienza nel settore e le nostre strutture, e avere il tuo ufficio acquisti a Shanghai senza costi fissi. Le strutture e le risorse a tua disposizione: • Marchio appartenente a un gruppo leader di mercato • Sistema gestionale China-Wi per avere informazioni su circa 120.000 prodotti • Assistenza dei nostri product manager in Italia e dei nostri merchandiser in Cina • Uffici di Roma e Shanghai per incontri istituzionali e con i clienti • Periodo di formazione con il nostro personale • Esclusiva nazionale sui tuoi clienti • Controllo di qualità interno con report • Ufficio grafico interno • Ufficio logistico ed amministrativo interno La tua attività consisterà nel contattare e gestire quei clienti che vogliano realizzare pro-

dotti a marchio e quelli che riceverai tramite i nostri canali istituzionali o altri partner. Potrai decidere in autonomia i prezzi di cessione ed il margine relativo, e fare offerte attraverso il nostro gestionale.È a discrezione dell’affiliato scegliere di non avere costi fissi relativi a strutture o dipendenti, mentre i ricavi dipendono totalmente dall’impegno che si dedica a questa attività. Contattaci per cogliere questa imperdibile opportunità! Tel: +39 06 8987 4081 http://www.china-wi.co/ info@china-wi.net Whatsapp business +39 351 651 9512

NEXIVE E MAIL BOXES ETC. INSIEME PER SOSTENERE AISLA spositivi elettronici, con una base d’asta pari a metà del valore di mercato dell’oggetto. Il ricavato dell’asta solidale sostenuta da Nexive e Mail Boxes Etc., e con Fargrafica partner tecnico per la produzione dei materiali informativi, sarà interamente devoluto a #Donafuturo2020: la campagna di raccolta fondi

promossa da Istituto Italiano della Donazione (IID) che quest’anno sostiene AISLA - Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica e il progetto “Quattro ruote e una carrozza” volto a tutelare il diritto alla mobilità di persone con SLA. “La collaborazione con Nexive dura da almeno 5 anni e si è andata rafforzando da quando Nexive ha deciso di investire fortemente nel mondo delle spedizioni parcel, destinate soprattutto al mercato e-commerce, ed ha trovato nella Rete MBE il giusto partner.” – dichiara Giuseppe Filosa, Country Manager MBE Italia – “Il coinvolgimento in un’iniziativa così lodevole come questa aggiunge ulteriore valore e significato alla già positiva collaborazione tra Nexive e Mail Boxes Etc.”. Si può accedere all’Asta Online tramite il link: https://www.ebay.it/usr/iid-nexive .


NEWS DALLE AZIENDE È LA PRIMA CASA D’ASTE IN ITALIA, NEL SETTORE LUSSO, AD AVER RICEVUTO L’AUTORIZZAZIONE DAL MINISTERO DELLA GIUSTIZIA.

Parliamo di AsteLux, una “costola” di AsteBook che lo scorso 16 settembre ha ufficialmente lanciato il suo nuovo portale, AsteLux. «Con questa nuova proposta – ci spiega il fondatore di AsteBook Paolo Fancoli – offriamo opere d’arte, gioielli, imbarcazioni e auto di lusso. Siamo gli unici, nel settore giudiziario, a garantire un servizio di questo tipo, sia per quanto concerne gli aspetti relativi all’aggiudicazione di beni rifugio, sia per quello che concerne la parte di sequestri di beni per via giudiziaria. Partiremo a breve con una grande collezione privata di opere d’arte e anche la seconda asta sarà dedicata alla dismissione di quadri e sculture. Poi ci dedicheremo anche a quei beni, come barche o macchine, che provengono dal settore del leasing aziendale». Sono già due le aste fissate da qui alla fine dell’anno. La prima, il 17 novembre, vedrà la proposta di una ventina di gioielli. La seconda, a dicembre, sarà invece la cessione di una

L’ASTA GIUDIZIARIA VA ONLINE CON I BENI DI LUSSO collezione privata di quadri che vedrà opere di valore (quasi) inestimabile come una tela di Guido Reni. «Oltre ai beni personali – prosegue Fancoli – in futuro metteremo in asta anche beni che provengono dal settore giudiziario, come nel caso di confische o eredità giacenti. Il nostro portale è davvero un unicum nel suo genere e continueremo ad arricchirlo con nuove possibilità nelle prossime settimane». Per quanto concerne la struttura organizza-

tiva, Astelux.it ha una persona responsabile dell’intero portale, cui si affiancano altre figure professionali: le prime, interne, sono quelle che si occupano materialmente dell’inserimento del bene e della redazione delle descrizioni in vista dell’asta; le seconde, esterne, sono deputate alla stima del valore. Una formula già sperimentata con AsteBook e che, a maggior ragione, viene replicata con AsteLux in modo da garantire la specificità dell’esperienza dei singoli professionisti. «Per noi – chiosa Fancoli – è fondamentale lavorare in questo modo perché, per fare un esempio, nel mondo dei quadri non esiste il “tuttologo”, ma ci sono esperti di determinati periodi che possono procedere alla validazione e all’assegnazione di un valore all’opera che dovrà andare in asta». www.astelux.it

PARKINGO E IMMUNOCAR LA SANIFICAZIONE SU RUOTE IL LENTO RITORNO ALLA NORMALITÀ PASSA ANCHE PER LA RIAPERTURA DEI CONFINI NAZIONALI E INTERNAZIONALI. MOLTI VIAGGIATORI, TANTO LEISURE QUANTO BUSINESS, STANNO RIPRENDENDO I CONSUETI RITMI DI VIAGGIO CON UNA MAGGIORE ATTENZIONE ALLA PROPRIA SICUREZZA. Per questo mo-

tivo ParkinGO ha introdotto sin da subito il protocollo di sicurezza ParkinGO Safe ed ha realizzato, in collaborazione con Immunocar, un servizio di sanificazione che elimina germi, batteri e virus da tutte le superfici del proprio veicolo. La nebulizzazione di un pro-

dotto, già testato su oltre ventimila veicoli, permette infatti di arrivare anche nei punti più difficili della propria auto. Grazie alla partnership con Immunocar e gli oltre 20 anni di esperienza nel settore automotive, le auto dei viaggiatori che scelgono ParkinGO sono sempre sicure. «Il servizio di sanificazione auto fa parte di un progetto più grande a cui abbiamo dato il nome di ParkinGO Safe, un protocollo di sicurezza in 5 punti che unisce le richieste del Ministero agli alti standard qualitativi azien-

dali, spiega Silvio Cavallo CMO ParkinGO Group. «Per questo servizio abbiamo selezionato Immunocar perché in grado di garantire il corretto livello di sicurezza e igienizzazione ad un prezzo concordato di 7€ per i clienti ParkinGO. Speriamo che questa operazione, seppur in minima parte, possa essere d’aiuto per tornare a viaggiare in libertà e sicurezza». Tel: +39 02 7979 www.parkingo.com

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E POI IL PIACERE...

QUELLA RELAZIONE “INTIMA” TRA L’UOMO E LA MACCHINA Dalle reti neurali che collegano il cervello al computer ai sex toys di ultima generazione: della tecnologia non possiamo più fare a meno, né sul lavoro e neppure nei momenti di svago

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di Marco Scotti

SCULTURA EMANUELE STIFANO IL MICHELANGELO AUTODIDATTA

126 FRESCOBALDI SE LA CINA CI MANDA IL VIRUS NOI MANDIAMOLE IL VINO BUONO

128 MOTORI ŠKODA SUPERB IV L’IBRIDA INTELLIGENTE

129 AUTOAPPASSIONATI LE ULTIME NOVITÀ NEL MERCATO DELL’AUTO

130 LE RAGIONI DEL GOSSIP

N

el 1964 un giovanotto magrolino e per riuscire ad accaparrarsi l’ultimo pezzetto riccioluto, bravo con la chitarra e con di focaccia? Oggi gli eventi che decidano di una voce nasale inconfondibile - che offrire ai partecipanti del cibo devono farlo rispondeva al nome di Robert Allen Zimmerseguendo regole precisissime e quei giornaliman (ma tutti, chissà perché, lo chiamavano sti “cintura nera” del tavolo imbandito devoBob, Bob Dylan) – cantava “The Time they are no farsene una ragione. E il sesso? Se i tempi a-changing”, i tempi stanno cambiando, è tutpreconizzati da Bob Dylan avevano portato in to diverso. Anche oggi, a 56 anni di distanza, dote la liberazione dei costumi e un incentivo la musica non è più la a farlo meglio, con più IN ATTESA DEL VACCINO CONTRO stessa di prima. Ma persone, liberandoIL CORONAVIRUS, CI È CONCESSO non ci sono di mezzo si da quella cortina UN SOLO TIPO DI RAPPORTO STRETTO: né proteste sociali, né puritana che ancoQUELLO CON LA TECNOLOGIA stravolgimenti politira accompagnava i ci, né guerre in Asia. Il cambiamento è stato baby-boomers, ebbene: quanti oggi sarebbero portato da un minuscolo organismo a forma disposti a rapporti occasionali, magari tramite di Corona, che ha stravolto – forse per sempre app di incontri, quando il rischio di contagio è – abitudini e desideri dell’intera popolazione. ancora così alto? In attesa di un test immediaChi si ricorda più, ormai, come fosse andare a to che certifichi la negatività al Covid, meglio un buffet, sgomitare per la tartina, riempire rimanere al riparo, al sicuro. La casa torna a il piatto di ciliegie e formaggio, arrosto e toressere un rifugio, un luogo buono per qualsiata alle mele, mentre si fa a gara con il vicino si attività. Netflix è diventato il migliore amico

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E POI IL PIACERE... HI-TECH

dell’uomo, perché il cane – specie durante il lockdown – bastava solo per spingersi fino a 200 metri da casa, poi scattavano le sanzioni. Eppure un modo per riportare un briciolo di normalità nelle nostre vite improvvisamente ribaltate ci sarebbe: serve affidarsi all’ignoto. Nessun gioco di parole e nessun ossimoro: per riprovare quelle sensazioni di un tempo, solo la tecnologia può salvarci. Come? Attraverso l’intelligenza artificiale. E anche in questo, “The time they are a-changing”: se fino a qualche mese fa si temeva per l’impatto sulla vita lavorativa, in un afflato neo-luddista che paventava la sistematica sostituzione dell’umano con il robot, oggi ci affidiamo a cervelloni della Silicon Valley che sono pronti a riportarci al passato. Un ritorno al futuro, tanto per citare un altro Robert, questa volta Zemeckis. Tra l’altro, secondo una recente indagine condotta da Microsoft, il 53,8% di chi lavora nelle aziende più mature nella sperimentazione dell’intelligenza artificiale ha dichiarato che la tecnologia consente loro di dedicarsi a compiti più significativi e il 30% ha affermato di impegnarsi in attività più interessanti. E che dire delle applicazioni nell’ambito healthcare, dove l’Ai potrebbe non soltanto rendere più sicuri ospedali e studi medici - già oggi la sanificazione viene effettuata da robot Agv (autonomous guided vehicle) che sono programmati per svolgere questo tipo di funzioni – ma anche per sgravare il personale dalla definizione di diagnosi e dalla lettura di refer-

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ti. Una polmonite interstiziale bilaterale, ad esempio, è chiaramente riconoscibile tramite Tac. Elon Musk, uno che ha fatto della sperimentazione e dello spingersi un passo oltre la sua cifra stilistica – tanto che il figlio si chiama X Æ A-Xii – ha oggi per le mani un nuovo giocattolo. Dopo Tesla e SpaceX, ecco Neuralink su cui il magnate sudafricano ha puntato oltre 100 milioni, raccogliendone ulteriori 60: obiettivo, creare nuove reti neurali tra computer e cervello umano per arrivare a una sorta di simbiosi. Questo per ottenere risultati in almeno due macro-categorie: un aiuto ai pazienti con deficit di vario tipo (motorio, uditivo, olfattivo) o per permettere la replicazione di sensazioni dall’uomo alla macchina e viceversa. D’altronde, se è bastato il profumo di una madeleine per far scrivere ben sette volumi a NEURALINK È L’ULTIMA SCOMMESSA DEL MAGNATE VISIONARIO ELON MUSK UN SUPERCHIP METTE IN SIMBIOSI IL COMPUTER ED IL CERVELLO UMANO

Marcel Proust, è naturale immaginare che ci sia davvero molto su cui lavorare. Fino ad ora, Neuralink ha installato il suo elettrodo – più piccolo di una moneta – sulla scrofa Gertrude che ha permesso di raccogliere i primi dati, molto interessanti. C’è da scommettere, però, che non manchi molto all’impianto di questi dispositivi su un essere umano. Se poi l’attenzione si sposta in direzione della camera da letto, il discorso si fa decisamente più scivoloso. Il rapporto tra intelligenza artificiale e sessualità, infatti,

non è una novità. Già nel 2014 veniva lanciato un vibratore in grado di adattarsi ai movimenti del corpo della donna, capace quindi di imparare quando e come modulare la potenza a seconda delle reali esigenze dell’interessata. Lo scorso anno era stato presentato un sex-bar che accoglieva delle bambole gonfiabili di ultimissima generazione, molto simili – almeno questa era la garanzia dei produttori – a persone in carne e ossa. Ma anche questo business è stato stroncato dal Coronavirus: chi, sano di mente, si arrischierebbe ad accoppiarsi con un robot sessuale che è stato impiegato da qualcuno prima di noi, mettendo al bando qualsiasi norma igienica cui ormai ci siamo definitivamente abituati? E poi c’è sempre la deriva “para-criminale”. L’Ai consente di creare, tramite deep fake, film porno in cui ai volti di attori e attrici professionisti vengono sostituiti quelli di ignari sconosciuti. Non ci sarebbe forse nulla di male se la cosa rimanesse confinata entro le mura domestiche. Ma è ovvio che la diffusione anche soltanto tra amici di un filmato osé in cui il (o la) protagonista non ne è al corrente rappresenta una grave violazione dei diritti dell’uomo. Non rimane, quindi, che chiudersi in camera propria e ricorrere, se single, agli ultimi ritrovati in materia di tecnologia. Caschi e visori? Sono decisamente superati. Oggi l’adattabilità delle macchine è massima, tanto che è perfino stato inventato un dispositivo capace di replicare il sesso orale, garantendo risultati perfino migliori dell’originale in carne e ossa. In attesa di tornare a riabbracciarci – o di spintonarsi davanti a un buffet – tocca adattarsi.


IL MICHELANGELO AUTODIDATTA DEL CILENTO Con le opere in marmo Emanuele Stifano incanta il pubblico grazie a uno stile e una maestria d’altri tempi. Eppure ha imparato da solo la tecnica della “svelatura” a cura della redazione Emanuele Stifano è nato e cresciuto a Pellare, in provincia di Salerno, territorio al quale rimane legato anche con le sue opere

L’OPERA LOGOS CI IMPONE UN’AMMISSIONE DI RESPONSABILITÀ

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a cominciato dipingendo, ma la sua musa era la scultura. Emanuele Stifano, di Pellare (in provincia di Salerno) è un artista di territorio – nel senso che ama profondamente e racconta spesso la sua terra – ma è un artista senza confini. Autodidatta assoluto, non conosceva nessuna tecnica, nessuno strumento, ma sapeva che dentro quel blocco di marmo si nascondeva una sagoma, e che le sue mani e la forza misteriosa potevano tirarla fuori. Come Michelangelo: ”La statua è già nel marmo!”. Un blocco di marmo che può pesare anche diverse tonnellate viene posizionato nel laboratorio e Emanuele lo lavora, mosso dalla passione e quasi come da una forza misteriosa. Inizia con scalpelli e martello a liberare la sua idea del materiale in eccesso e la forma pian piano si fa realtà concreta, davanti ai suoi occhi.

Di qualche mese fa la “svelatura” di un’opera poderosa, in sintonia magica, per non dire quasi mistica, con la sua terra: la statua di san Bartolomeo martire. E poi, ancora – con un mandato istituzionale – la statua di Palinuro: “Un monumento in onore di chi ha reso famoso in tutto il mondo il nostro Capo”, l’ha definita il sindaco Carmelo Stanziola. Un tributo a Palinuro, il mitico nocchiero di Enea, caduto in mare di notte, tradito dal dio Sonno, e naufragato sulle spiagge del Cilento dove venne scambiato dagli indigeni del luogo per un mostro marino e venne ucciso. La scultura in bronzo, alta più di due metri, è stata installata all’ingresso del paese. Un’icona ispirata dalla più celebre classicità ma protesa verso la più dinamica costruttiva reinvenzione del turismo culturale in un vero e proprio angolo di paradiso, il Cilento.

La durezza del marmo, materiale prediletto da Stifano, diventa un medium che veicola emozioni profonde, intime ma rivolte e riflesse verso lo spettatore. La sua pratica si affina nel tempo, ma la maturazione della ricerca avviene con l’opera “Logos” (foto in basso). Un blocco di marmo di Carrara scolpito con una minuziosità travolgente, raffigura un fanciullo con lo sguardo rivolto all’insù seduto su una sfera. Un’opera magnetica che impone allo sguardo dell’osservatore di soffermarsi sul viso del giovane che pare contemplare qualcosa di lontano. È un’opera che definisce un ponte tra il passato, il presente e il futuro. “Logos” è un’opera che ci fa riflettere sull’importanza di queste sfere temporali e ancor di più sulla necessità di attenzione che ci richiedono le generazioni future. Non sarebbe sbagliato dire che il fanciullo in marmo, seduto in un’attesa infinita, ci impone un’ammissione di responsabilità nei confronti di coloro a cui lasceremo il mondo. Giorgio Gregorio Grasso Storico e critico d’arte

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EE POI POIILILPIACERE... PIACERE

Se la Cina ci manda il virus noi mandiamole il vino buono Con il mondo della ristorazione colpito duramente dal lockdown prima e dal distanziamento sociale poi, non resta che approcciare nuovi mercati. Come ha intenzione di fare la famiglia Frescobaldi di Riccardo Venturi

A

lle vendemmie la famiglia Frescobaldi è abituata: produce vino in Toscana dai primi anni del Trecento, quindi ne ha già fatte più di 700! Quella di quest’anno però, in epoca di pandemia, ha avuto un significato particolare. «Abbiamo accudito, con la medesima attenzione di sempre, le nostre vigne dalla sempre emozionante ripresa vegetativa arrivata con la primavera» dice Lamberto Frescobaldi (nella foto), presidente, rappresentante della 30esima generazione, «la natura non si è fermata e ci ha dato la possibilità di continuare con lei il cammino verso una splendida vendemmia, simbolo di una meravigliosa rinascita». Nonostante il coronavirus, l’annata nei vigneti delle sette tenute agricole toscane (castelli Pomino e Nipozzano, tenute Perano, Castiglioni, CastelGiocondo, Ammiraglia, e Remole, cui vanno aggiunte quelle di Gorgona – vedi box – e Attens nel Collio friulano) è andata nel migliore dei modi: a un inverno mite è seguita una primavera altrettanto mite, un maggio assolato, le piogge di giugno, un’estate calda, la pioggia di fine agosto. Risultato, tanti bei grappoli, si spera di buon auspicio. Questo non significa che manchino le difficoltà: Frescobaldi produce vini di pregio, che in Italia

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sono distribuiti per circa tre quarti tramite il canale ristorazione, colpito duramente dalla pandemia. «Ci mancano 60 milioni di turisti» dice il presidente di Frescobaldi, «che per 3,5 giorni di presenza media fanno oltre 210 milioni di presenze giornaliere annuali. Solo in Toscana ne avevamo 48 milioni, i 3,7 milioni di residenti non riusciranno mai a compensare i loro mancati consumi... Quei numeri ci mancano e ci mancheranno per un po’, il CoFRESCOBALDI PRODUCE VINI DI PREGIO CHE IN ITALIA SONO DISTRIBUITI PER CIRCA TRE QUARTI TRAMITE IL CANALE DELLA RISTORAZIONE

vid ci lascia un’eredità pesante, è innegabile, specie nelle città d’arte come Roma, Venezia e Firenze. Manca la propensione alla spesa, che oggi è molto limitata, quindi le bottiglie importanti non si riescono troppo a veicolare; tanti ristoranti non hanno riaperto, e anche una certa percentuale di produttori di vino subiranno delle perdite». La pandemia sta cambiando il settore della ristorazione, che veicola in Italia gran parte delle bottiglie di Frescobaldi. «Per un paio d’anni ci sarà una triste e dovuta selezione, non c’è dubbio» insiste Lamberto Frescobaldi, «ma

bisogna sempre vedere il buono dappertutto, altrimenti si entra in un loop negativo. Alcuni locali devono ritrovare la loro collocazione, che prima era molto legata al turismo, ora dovrà esserlo alla qualità a anche a un tema: vado mangiare pesce, oppure pollo, o bistecca, o hamburger; inoltre più che mai la qualità del servizio dovrà essere rivista. Per quanto ci riguarda, siamo e saremo presenti in ogni locale dove si mangia un cibo legato alla stagionalità, dove c’è un gestore attento alla qualità e alla freschezza dei prodotti, il che si porta dietro la qualità della cantina». L’effetto Coronavirus sta modificando anche l’offerta dei vini nella ristorazione: «Ci sarà una concentrazione su meno prodotti» afferma il presidente di Frescobaldi, «non si troveranno più le carte da duecento vini e passa, con il sommelier che ti consiglia. Si conferma l’attenzione alla qualità, ma si sta cristallizzando un po’ su prodotti che ti danno la tranquillità di non doverli sperimentare tutte le volte». Gli stessi risultati del gruppo Frescobaldi indicano la crescente attenzione del mercato italiano verso i vini di qualità: il fatturato, che nel 2005 era di 58 milioni di euro, nel 2019 ha raggiunto i 126 milioni, con un’ulteriore crescita del 6% rispetto al 2018. Buono anche l’andamento dei merca-


ti esteri, 92 in tutto, e in particolare di Usa, Canada, Svizzera e Germania. «Tra i mercati che hanno risposto meglio in tempi di pandemia, nonostante le difficoltà ci sono quelli nordamericani, dove abbiamo il segno più: ci sentiamo abbastanza fortunati» dice Lamberto Frescobaldi, «anche la Cina si sta risvegliando, per loro il covid è un po’ dietro le spalle, mentre la grande crisi di Hong Kong è più legata a dinamiche politiche: basti pensare che da febbraio è chiusa la frontiera con la Cina dove passavano 250mila persone al giorno». Ma soprattutto, per il presidente del gruppo Frescobaldi la Cina è il mercato del futuro. «Sta facendo passi da gigante, covid o non covid diventerà il mercato più importante del mondo per il consumo di vini anche italiani» rimarca Lamberto Frescobaldi, «oggi ad aver già raggiunto volumi di grande importanza sono i vini francesi, per ragioni storiche: non dimentichiamo che la Francia ha avuto un’influenza fortissima sull’Asia, basti pensare che l’Indocina è stata per tanti anni francese. L’Italia è arrivata dopo, ma sta arrivando: c’è tanto da costruire, ma pezzo per pezzo lo stiamo facendo, negli ultimi 20 anni sono stati fatti tanti passi avanti. Si pensi alla moda, 50 anni fa per comprare un vestito di un certo livello ci si rivolgeva a una maison francese, oggi ci sono Armani, Dolce & Gabbana, Ferragamo e tanti altri brand fantastici che hanno contribuito a migliorare l’immagine dell’Italia. Ma anche al mondo delle auto, con brand globali di estrema qualità quali Lamborghini, Ferrari, Maserati. Questi nomi aiutano tutti i giorni anche noi nel poter arrivare con i nostri vini anche in Cina». Ad aiutare la crescita del made in Italy in Cina, vini inclusi, per il presidente di Frescobaldi è anche l’affinità culturale: «L’Italia è un paese molto amato dalla popolazione cinese, anche loro come noi hanno una tradizione e una cultura di cui vanno molto fieri, e guardano

al nostro paese con interesse per tutto il nostro bagaglio culturale». Per riuscire nel cimento della conquista dei mercati cinesi però ci vuole anche un sostegno da parte delle istituzioni: «Per sperare di poter avere uno sviluppo importante da qui a breve dobbiamo avere un aiuto, ci sono comunque alcune parti della Cina dove dobbiamo ancora far sapere che esistiamo. Se vogliamo ripartire nel post covid non c’è che da investire nell’export delle aziende, sostenendole con programmi dedicati». Per far fronte alla pandemia, Frescobaldi ha spinto anche su canali nei quali tradizionalmente è meno presente, dalle vendite online ai negozi di prossimità alla Gdo. Questo ha

permesso proprio durante il lockdown al cronista scrivente, non un esperto ma un amante del buon vino, di scoprire al supermercato il Remole Frescobaldi, un vino rosso dall’ottimo rapporto qualità-prezzo. E di vincere una scommessa: il vino ricordava il Brunello di Montalcino, e in effetti è in gran parte fatto di uve Sangiovese – il Brunello lo è in purezza. «Il Remole sinceramente piace molto anche a me, lo produciamo da tanti anni» dice Lamberto Frescobaldi, «in realtà ci sono molte più persone esperte di vino di quel che non si creda, anche persone che non pensano di esserlo. L’esperto è una persona che ha una spiccata curiosità, necessaria per il vino, e anche una discreta capacità mnemonica, quella di ricordare i sapori. Lei ha preso una bottiglia di Remole e ha trovato una somiglianza con il Brunello: chapeau. Il vitigno è quello, il territorio è quello toscano, poi ogni prodotto ha la sua unicità».

NELL’ISOLA-PENITENZIARIO Quella dell’unica isolapenitenziario in Europa, Gorgona, è una tenuta Frescobaldi del tutto particolare. I detenuti infatti partecipano attivamente alla vendemmia: l’hanno fatto nelle scorse settimane per il nono anno consecutivo. Frescobaldi per il sociale nasce ad agosto del 2012 dalla collaborazione con la direzione della colonia penale. L’obiettivo del progetto è permettere ai detenuti di fare un’esperienza concreta e attiva nel campo della viticoltura. A Gorgona i detenuti trascorrono l’ultimo periodo di pena, lavorando a contatto con la natura per sviluppare professionalità che facilitino il reinserimento nella realtà lavorativa

e sociale. Con la supervisione degli agronomi e degli enologi di Frescobaldi, i detenuti hanno riportato a produzione e coltivato un ettaro di vigneto sull’isola, nel cuore di un anfiteatro da cui si domina il mare, a cui si sono aggiunti negli anni 1,3 ettari piantati da Frescobaldi. «Abbiamo avuto l’opportunità unica di vivere questa nona vendemmia sull’isola» dice Lamberto Frescobaldi, presidente di Frescobaldi, «questo progetto mi rende ogni anno sempre più orgoglioso, e siamo arrivati quasi alla decima annata. Qui a Gorgona nei profumi e nei sapori c’è tutto: l’amore per l’isola, la cura e la passione dell’uomo, l’influenza del mare e l’ambiente

straordinario che danno vita a un vino inimitabile ed esclusivo simbolo di speranza e libertà. In una parola c’è l’essenza di questa terra e di un progetto che non finisce mai di regalare emozioni». Gorgona Rosso nasce da filari di Sangiovese e Vermentino Nero. Da un secondo vigneto di Vermentino e Ansonica impiantato nel 2015 nasce Gorgona, frutto dell’unicità del luogo.

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EE POI MOTORI POIILILPIACERE PIACEREMOTORI

Intelligente e ibrida l’equilibrio è perfetto Škoda Superb iV è il primo modello ibrido plug-in del brand: la sintesi di tutti i valori e le prestazioni che dovrebbero trovare posto nelle automobili... a un prezzo decisamente abbordabile di Franco Oppedisano un equilibrio perfetto. Non è la più ne, con eSim nativa e connettività estesa. Ma economica, non è la più spaziosa, la “ciccia” della Superb iV sta tutta nella comnon è la più affascinante. Ma Škoda binazione del quattro cilindri benzina 1.4 Tsi Superb iV è una sintesi di tutti i valori e le preda 156 cavalli e di un motore elettrico da 85 stazioni che dovrebbero trovare posto nelle kW, integrato nel cambio Dsg a 6 rapporti, che automobili. La casa automobilistica del Grupconsentono una riduzione dei consumi e delle po Volkswagen era già, citando il suo vecchio emissioni, senza limitare le prestazioni. claim, una “scelta intelligente” perché a un La batteria agli ioni di litio da 37 Ah e 13 kWh prezzo abbordabile consente un’autoIL LISTINO DELLA BERLINA PARTE vende ottime autonomia in modalità DA 39.400 EURO NELLA VERSIONE mobili pensate per elettrica fino a 56 chiEXECUTIVE, MENTRE LA SUPERB WAGON soddisfare le esigenze lometri, mentre l’auÈ PROPOSTA A 40.500 EURO dei propri clienti con tonomia complessiva elementi semplici e concreti come i vani porraggiunge i 930 chilometri, con emissioni metaombrelli integrati nella portiere anteriori. die di co2 di 35 grammi al chilometro. Il moL’ultimo passo su questa strada è il primo motore elettrico della Superb, omologata Euro 6d dello ibrido plug-in del brand sul nostro mertemp, può spingere l’auto a zero emissioni opcato con la sigla “iV” che caratterizzerà tutti i pure lavorare in sinergia con il motore termico veicoli elettrificati di Škoda. Berlina o wagon per migliore l’efficienza complessiva. Il sistema e nelle versioni Executive, Style, SportLine e Driving Mode Select di serie offre tre impostaLaurin&Klement, ammiraglia della gamma, zioni: modalità Sport, Elettrica e Ibrida. Nella anche nella versione plug in, vanta una dotaprima vengono messi a disposizione 218 cazione di rilievo che include tutti i sistemi Adas valli complessivi e 400 Nm di coppia massima. di assistenza alla guida, i gruppi ottici full led e Nell’ultima Superb con la sola energia della un sistema di infotainment di terza generaziobatteria arriva a una velocità massima di 140

È

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chilometri all’ora. Per la ricarica sono presenti sia il cavo per quella domestica sia quello per i wallbox o le centraline da 3,6 kW che sono in grado di ricaricare l’auto in circa 3,5 ore. Nonostante la presenza del pacco batterie, Škoda Superb iV mantiene inalterata l’elevata l’abitabilità del modello termico e mette a disposizione un vano bagagli una capacità che va da 485 a 1.610 litri per berlina e da 510 a 1.800 litri per la versione Wagon. E già a partire dalla versione Executive, l’auto vanta una dotazione di serie che include i gruppi ottici full Led, il climatizzatore automatico, il controllo elettronico adattativo dell’assetto, i sistemi di sicurezza attiva Front Assistant, radar ACC, Lane Assistant, Side Assistant con Rear Traffic Alert e sensori per il parcheggio anteriori e posteriori. Sempre di serie il navigatore Amundsen con eSim nativa che permette l’aggiornamento delle mappe e del sistema operativo e, grazie alla connessione, in rete offre il controllo del traffico on-line e funzionalità avanzate quali per esempio previsioni meteo o newsfeed. Di serie anche la connettività smartphone senza fili, Wireless Smart Link con Apple Car Play Wireless. Mentre, tramite il controllo remoto via App Škoda Connect è possibile programmare il momento della ricarica dell’auto e comandare a distanza la climatizzazione. La versione Style aggiunge la nuova funzione predittiva all’Adaptive Cruise Control che consente la regolazione attiva della velocità dell’auto in base alla lettura dei cartelli stradali, la strumentazione digitale Virtual Cockpit da 10,2” e il portellone elettrico. La versione SportLine è, invece, caratterizzata da un’estetica specifica e da interni sportivi con sedili ad alto contenimento, Inoltre, è dotata di gruppi ottici anteriori in tecnologia Matrix Led e i cerchi da 18 pollici. Infine, il top di gamma Laurin&Klement si propone nell’offerta i sedili in pelle riscaldabili, il navigatore Columbus con schermo da 9,2”,il climatizzatore automatico a tre zone e il Sound System Canton con 11 speaker e amplificatore digitale dedicato. Il listino della berlina parte da 43.500 euro in versione Executive, mentre la Superb Wagon è proposta a 44.600 euro.


in collaborazione con Autoappassionati.it MOTORI E POI IL PIACERE

SUZUKI VITARA HYBRID: ANCHE IL SUV GIAPPONESE DIVENTA IBRIDO Anche Suzuki Vitara diventa Hybrid, grazie alla tecnologia mild hybrid a 48 Volt. Il motore 1.4 Boosterjet viene infatti coadiuvato dal sistema ibrido, studiato sia per contenere i consumi (fino a 20% in meno) sia per abbassare le emissioni. Inoltre, la rete di bordo a 48 Volt permette un migliore spunto in accelerazione e svolge sia la funzione di alternatore sia di motorino d’avviamento. A livello di caratterizzazione estetica, Suzuki ha deciso di adottare fari Full

LED contraddistinti da un profilo azzurro all’interno del fanale e proposti di serie su tutti gli allestimenti. Dietro fanno sempre la loro figura i fari a effetto 3D. Tanti i colori che esaltano le linee del SUV compatto, che conferma la trazione 4x4, mentre all’interno c’è di serie il clima automatico, display touchscreen da 7” con Apple CarPlay e Android Auto, quadro strumenti con display da 4,2”, Bluetooth, retrocamera posteriore, sedili anteriori riscaldabili e regolabili elettricamente.

MASERATI MC20: LA NUOVA SUPERCAR DEL TRIDENTE

JEEP WRANGLER 4XE: L’ICONA OFFROAD SI ELETTRIFICA

Tolti i veli alla nuova Maserati MC20, la supercar da 630 CV che monta il nuovo motore V6 Nettuno, grazie al quale accelera da 0 a 100 km/h in meno di 2,9 secondi e raggiunge i 325 km/h. Un motore progettato a Modena che sfrutta nuove tecnologie e che non sarà l’unico propulsore: entro il 2022 arriverà, infatti, la versione full electric. A livello estetico colpisce il muso, basso e dominato dalla larga calandra, così come al posteriore

l’ampio diffusore incornicia un lato B da urlo, con il doppio scarico centrale appena sotto la targa. Dentro, la MC20 stupisce per il suo approccio minimal ma allo stesso tempo corsaiolo. Domina il carbonio ma l’attenzione

è dedicata al quadro strumenti digitale e al volante, in carbonio e Alcantara, dove spiccano i pulsanti per lo Start e il Launch Control, sul tunnel centrale il selettore delle cinque modalità di guida.

Jeep presenta la nuova Wrangler 4xe che sarà disponibile in Europa entro i primi mesi del 2021. Preceduta dai modelli Jeep Renegade 4xe e Compass 4xe, la Wrangler propone il propulsore ibrido plug-in con un’autonomia elettrica fino a circa 40 km (secondo il ciclo di omologazione americano). Il sistema propone la combinazione di due motori elettrici, un pacco batteria ad alta tensione, un motore turbocompresso benzina da 2,0 litri e la trasmissione automatica TorqueFlite a otto marce, per una potenza massima di 375 CV e 637 Nm di coppia, disponibile da subito e capace di rendere la guida in offroad ancora più efficace e precisa. A distinguere questo modello ci pensano i ganci di traino anteriore e posteriore nella nuova colorazione Electric Blue, mentre lo stesso colore blu caratterizza la scritta Rubicon sul cofano, i badge ‘Jeep’ e ‘Trail Rated’ e i contorni della decalcomania nera sul cofano. Nell’abitacolo, la Wrangler 4xe presenta esclusive impunture Electric Blue su sedili e rivestimenti.

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LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

LONTANO DALLE LUCI DELLA RIBALTA ORA LE STAR SI DANNO AL VINO Dal Don Carmelo di Al Bano al Nero di Troia di Michele Placido, fino ad arrivare all’unico Pinot nero prodotto in Puglia da Riccardo Scamarcio: ecco i Vip-imprenditori che hanno avviato le loro etichette IN PRINCIPIO FU AL BANO. IL

di Ascoli Satriano. Da adulti

infine due altre personalità che

che prende il nome dall’unione

CANTANTE DI CELLINO SAN

hanno riscoperto la bellezza di

con la Puglia hanno sviluppato

di Flavia (Pennetta) e Roberta

MARCO HA AFFIANCATO ALLA

quell’unione, e coinvolgendo i figli

nel tempo un legame affettivo,

(Vinci), le tenniste che portarono

CARRIERA MUSICALE QUELLA

hanno dato vita a una serie di vini

che adesso è diventato anche

la Puglia ai vertici dello sporto

DA AGRICOLTORE. E nella sua

che nascono a poca distanza dal

economico. Il giornalista Bruno

mondiale, nella finale Us Open

tenuta nel Brindisino, a Curti

sito archeologico dell’antica città

Vespa ha trovato a Manduria

2015. In quanto a originalità non

Petrizzi, produce vino. Era una

di Herdonia (Ordona, in provincia

il terreno ideale per mettere a

è da meno “Il Bruno dei Vespa”,

promessa fatta al padre: «Partirò.

uno dei rossi che nascono nella

Diventerò un cantante e quando

Masseria Li Reni (fra Manduria

tornerò, costruirò una cantina

e Avetrana): «I produttori di

per dedicarla a te». Ogni anno

vino in genere danno il proprio

produce quasi due milioni di

nome al vino più importante

bottiglie e ha dieci diverse linee

della cantina - si legge nella

di vino, grappa, spumante e pure

presentazione - Bruno Vespa

olio d’oliva. Al Bano il nome l’ha

ha fatto la scelta opposta, ha

portato sulle etichette, molte delle

battezzato il vino di minor costo

quali continuano a raccontare la

perché la sua sfida è di voler

sua storia: c’è il “Don Carmelo”

accostare il maggior numero di

che omaggia il padre, “Nostalgia”

consumatori a un prodotto con

e “Felicità” che richiamano due

un eccellente rapporto fra qualità

sue canzoni di successo, e anche

e prezzo di vendita». L’ultimo a

il rosato “Romina” che porta alla

cadere nel tranello delle vigne

mente la sua ex moglie, Romina

pugliesi è Ronn Moss. E qui il

Power. Ma con il passare del

corteggiamento ha superato

tempo quella che sembrava

l’oceano: l’attore di Los Angeles

l’avanguardia di Al Bano -è diventata una scelta anche

ormai è un pugliese d’adozione, IN SENSO ORARIO: ROMINA POWER, MICHELE PLACIDO, BRUNO VESPA E RICCARDO SCAMARCIO

ha conosciuto il territorio anni

per chi pugliese non è. “Placido

di Foggia), capitanati dal Nero di

frutto il suo amore per il vino, e

fa - per girare alcune puntate

Volpone” fa parte della lista, e non

Troia e con la filiera certificata

ha coinvolto i figli Alessandro e

della soap opera “Beautiful”, in cui

è un ossimoro: è l’unione di due

tramite il Blockchain. È pugliese

Federico per entrare sul mercato

è l’universale Ridge Forrester - e

cognomi che racconta un’amicizia

anche Riccardo Scamarcio,

nel 2014 con l’etichetta Vespa -

non si è più allontanato. Ha dato

adolescenziale, quello fra l’attore

che si è affacciato al mondo del

Vignaioli per passione. “Noitre” è

il suo cognome a un progetto

Michele Placido e Domenico

vino: a Polignano a Mare nasce

il nome dello spumante brut rosè

firmato con due amici, Donato

Volpone. Il primo si faceva già

il suo “Rivale” nell’omonima

che sancisce l’unione fra padre e

Pistola e Tiziano Cavaliere. Wine

notare al cinema, il secondo

azienda agricola, strano caso

figli, ma fra Negramaro, Primitivo

Moss ha sede a Fasano, e per ora

lavorava nei campi, ma d’estate

di unico Pinot nero prodotto in

e Fiano c’è spazio anche per

ha nel listino due rossi (Primitivo

si incontravano sempre con le

Puglia (la produzione è limitata

una trovata originale: “Flarò” è il

di Manduria), un bianco (Verdeca)

famiglie nella masseria Volpone

a circa 5mila bottiglie). Ci sono

primo rosato fermo della cantina,

e un rosato (Susumaniello).

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Dichiarazione Ambientale di Prodotto R

THE INTERNATIONAL EPD SYSTEM R

Environmental Product Declaration La Dichiarazione Ambientale di Prodotto è una certificazione volontaria ambientale di prodotto che fornisce delle informazioni sul ciclo di vita in accordo con la norma ISO 14025. L’EPD ha valenza internazionale ed è verificata da un ente terzo indipendente e accreditato che ne garantisce la validità e può essere applicata a qualsiasi tipologia di prodotto.

Caratteristiche ambientali mediante regole La certificazione, oltre a fornire una maggior consapevolezza alla realtà aziendale stessa, permette di comunicare a fornitori e clienti le caratteristiche ambientali del prodotto, mediante l’utilizzo di regole di prodotto settoriali (dette PCR) che permettono di effettuare un confronto oggettivo dei risultati di due differenti EPD.

Assistenza e affiancamento ALENS

Guida e supporto ALENS La società ALENS garantisce un servizio all’avanguardia utilizzando i migliori software in commercio con i database più completi (Ecoinvent su tutti). Scegliamo insieme al cliente il Program Operator più adatto alla sua situazione, senza pregiudizi di sorta. ALENS offre un servizio di affiancamento e supporto completo per tutte le attività descritte, consentendo al cliente di arrivare fino alla certificazione da parte di ente terzo accreditato. L’EPD può comunque essere parte integrante del servizio più ampio

Analisi LCA La valutazione dell'impatto e delle risorse consumate è resa possibile grazie all'analisi del Life Cycle Assessment o LCA del prodotto, prendendo in esame tutte le fasi che vanno dall'estrazione delle materie prime, al trasporto, packaging, produzione, vendita, fino allo smaltimento dei rifiuti legato al fine vita del prodotto stesso.

ALENS è in grado di assistere il Cliente nell’elaborazione dell’EPD ed affiancarlo in tutte le attività necessarie a renderla il più possibile efficace. L’EPD può essere infatti utilizzata per: strategie di marketing e iniziative di comunicazione; identificare le fasi del ciclo di vita del prodotto che maggiormente contribuiscono all’impatto ambientale; definire una serie di indicatori sintetici dell'impronta ambientale dei prodotti; definire strategie aziendali "sostenibili", eventualmente finalizzate alla programmazione di interventi di mitigazione dell’impatto ambientale.

www.alens.it | www.alens-swiss.ch | info@alens.it


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