Economy Summer Luglio 2018

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BUSINESS/ Dalle pagine di Economy modelli, opportunità e soluzioni per l’impresa

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VACANZEed è subito

ALBUM

La moda dell’estate: le foto istantanee. Una piccola grande rivincita della carta. La sfida vinta di Fujifilm

Economy Summer è un’edizione speciale del numero 13 di Economy per la flotta Grimaldi Lines

VENTO IN POPPA PER LA NAUTICA

QUANDO LA BARCA È TAILOR MADE

Il settore è ufficialmente fuori dalla crisi. Merito dell’eccellenza dei cantieri italiani. Il caso Gavio

Lo yacht “su misura” non ha prezzo: Michele Gavino racconta Baglietto, CCN e Bertram






Better Than a Bertram. Legendary. We don’t need to explain what it means. Think of a legendary athlete, a legendary destination, or the most legendary catch you’ve ever seen. The picture forms in your mind as clearly and quickly as your eyes move across this page. Legends are larger than life. And if you’ll excuse us, we’ll take a bit of credit by noting that many believe Bertram falls squarely in the category of legendary. We may also need you to excuse us for essentially saying, f– it. It needs to be even better. Here’s the thing. You don’t become a legend by being content with the status quo. When Dick Bertram created the deep-vee hull on the original Moppie,it was a total revelation. And each subsequent model broke new barriers, pushing performance into uncharted waters.

Naturally, the new Bertram Yachts are a total departure. The newest incarnation takes another surprising turn, which isn’t so unexpected, is it? Sure, it’s based on the timeless, original deep-vee design. The superior performance and reliability are straight from Bertram’s roots. But everything else, you’ll find bolder and better, with design, detail and craftsmanship on a completely new level. Here is a vessel that blows everything you’ve ever experienced at its size, and everything we’ve ever made, straight out of the water. This is a Bertram in every sense of the word, including the part where it’s like nothing that’s come before it. DISCOVER MORE AT B E R T R A M . C O M


editoriale

ANELLI FATATI

Le istantanee: ANTICORPI all'ovvietà delle cose troppo facili

S

DI SERGIO LUCIANO

MOSAICO DI ISTANTANEE CREATO DALL'INSTANT ARTIST MAURIZIO GALIMBERTI

i fa presto a dire “moda”. La moda è qualcosa che passa, non resta. Se invece non è semplice moda, può anche passare per un po’, ma poi ritorna. E allora spesso si chiama arte (pittura, scultura, musica…) e ne ammiriamo ancora esempi meravigliosi dopo migliaia di anni. Cosa c’entra un discorso pomposo come questo con il numero di Economy Summer che avete tra le mani? C’entra eccome. In particolare, c’entra con la coverstory che abbiamo dedicato alla fotografia e alla nuova “moda-non-moda” della fotografia istantanea di carta, quella da collezionare, da conservare in un album come quelli di sempre, che si sfogliano, che ci si passa seduti sul divano ricordando una vacanza con gli amici o un viaggio in famiglia. Ma come: e le foto digitali? E le centinaia di foto che ciascuno di noi conserva nello smartphone? E i selfie? Be’, evidentemente la foto “che si tocca” e che si scambia e che si regala subito è qualcosa di diverso, se non di meglio. Qualcosa che estrae dal flusso incessante di immagini nel quale navighiamo ogni giorno quelle che valgono, quelle che davvero ci hanno fissato «BRAVI VOI, CHE SIETE IN NAVE un ricordo, evocato un pensiero, E STATE LEGGENDO QUESTE RIGHE: un sentimento. Qualcosa che consideriamo e trattiamo con FORSE NON CI AVETE RIFLETTUTO, cura, con più cura, anche perché MA STATE DANDO UNA MANO AL PIL» costa, quindi ha più valore. Un anticorpo rispetto alla malattia dell’indifferenza, all’abitudine per l’ovvietà delle cose troppo facili e troppo ripetitive, alla banalizzazione dell’estetica... Fermiamoci qua, però, non ingigantiamo: c’è spazio per le foto digitali, e c’è spazio anche per le foto di carta, istantanee, per dare a loro volta quel qualcosa di cui veramente non possiamo più fare a meno, cioè l’immediatezza del risultato, l’istantaneità, appunto, del fare. P.S.: Il numero di Economy da cui questo Summer nasce e che è parzialmente contenuto nelle prossime pagine ha un’altra coverstory, dedicata al turismo, dove si legge quanto sia oggi possibile trarre dal turismo ottime occasioni di business e di lavoro in Italia. Fare soldi col turismo. Quindi, bravi voi che siete in nave con Grimaldi Lines verso la Sardegna e state leggendo queste righe. Forse non ci avete riflettuto, ma state dando una grande mano al Pil del nostro Paese. Più Pil significa più lavoro, meno debito pubblico, meno tasse. Insomma, andare in vacanza non fa bene solo a noi, ma anche all’Italia. Buona vacanza a tutti!

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LUGLIO 2018

011 LIFESTYLE

029 FOOD&TRAVEL

summer Edizione speciale per Grimaldi Lines Direttore responsabile Sergio Luciano

012

LA VITA È TUTTA UN CLICK

030

POPOLO DI DIPORTISTI

014

SCATTI D’AUTORE

Maurizio Galimberti si racconta

032

YACHTING “TAILOR MADE”

016

RIVOLUZIONE ISTANTANEA

036

IL LATO B DELLA SARDEGNA

018

LA FEBBRE DELLE ASTE

040

L’ISOLA DEL GUSTO

024

XX° SECOLO DA COLLEZIONE

044

PLACE TO BE

026

QUANDO LA FLOTTA È GREEN

046

ITINERARI INCANTATI

I social e la mania dei selfie

Alla scoperta delle Instax di Fujifilm Dietro le quinte di Christie’s Backstage del collezionista

Le navi sostenibili di Grimaldi

051 ECONOMY

IL BUSINESS DEL TURISMO 4.0

Le mete turistiche al riparo dalla folla Tipicità isolane tutte da provare Guida agli indirizzi migliori

Sardegna tra magia e leggenda

PLAYING

086

CAVALLI EN PLEIN AIR

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BRUTALE LIMITED EDITION

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LA BARCA NELLA BORSA

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FITNESS, QUESTIONE DI STILE

092

PENNE ALLA DIVERTITA

094

ECO-NIGMISTICA

Baglietto e i cantieri made in Italy

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053

Il lusso in barca parla italiano

La prova della Classe E Cabrio La naked di MV Agusta

Il catamarano più piccolo del mondo

Coordinamento Marina Marinetti Caporedattore Francesco Condoluci In redazione Marco Scotti, Riccardo Venturi Contributors Ugo Bertone, Giuseppe Corsentino, Valerio Malvezzi, Monica Setta, Franco Tatò Hanno collaborato Granfranco Brambati, Germana Cabrelle, Gilda Ciaruffoli, Marco Gemelli, Susanna Messaggio, Franco Oppedisano, Carlo Puca, Davide Schiavon, Gianluca Zapponini Partnership editoriali Aifi; Assocamerestero; Confprofessioni; Federmanager; Università Carlo Cattaneo Liuc; HRCommunity; ilsussidiario.net; Reputation Manager Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.economymag.it Comitato scientifico Marco Gay, Anna Gervasoni, Fernando Napolitano, Giulio Sapelli, Antonio Uricchio

056

IH, L’ITALIAN STYLE SI FA HOTEL

058

LA STARTUP UTILE AD AIRBNB

060

CENTINAIO E IL BRAND “ITALIA”

062

SE LA TASSA ASFISSIA L’ALBERGO

064

IL FUTURO È NELLA COMMUNITY

066

PUNTIAMO SULLA SOSTENIBILITÀ

068

DE BORTOLI E IL PESO DELLA RETE

071

E ORA PREATONI PUNTA SU DUBAI

076

VITO SCAVO, IL RE DEL FITNESS

Arnoldo Mondadori Editore Spa. Tutti i diritti riservati. Pubblicato da Economy Srl su licenza di Arnoldo Mondadori Editore Spa

079

CANTON TICINO A 27 “STELLE”

Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco sul Naviglio (MI)

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PICCOLI GIN ITALIANI CRESCONO

La wishlist per i più sportivi Alle prese con la valigia

I giochi di Gianfranco Brambati

Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017

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DIARIO DI BORDO

17-22 luglio

Cinema in mezzo al mare

13-18 luglio

Sciampitta, Festival del Folklore

La tradizione sarda incontra quella internazionale nelle sei serate che animano il territorio di Quartu con spettacoli, musiche, danze ma anche tanta gastronomia tipica in occasione di Sciampitta, Festival del Folklore il cui nome deriva da quello di una danza tipica locale, “sa sciampitta”. Paesi ospiti di quest’anno sono Svizzera, Perù, Colombia e Russia, i cui gruppi animano la serata di apertura della manifestazione organizzata in Piazza Sacro Cuore e in Piazza Angioy a Quartu. Il 14 la festa si sposta nell’anfiteatro di Via Roma a Carbonia, mentre il 15 è la volta della Messa dei Popoli celebrata presso la Basilica di Sant’Elena e della sfilata per le vie del centro di Quartu delle delegazioni internazionali e dei gruppi folk della zona. Il 16 protagonisti sono Sant’Anna, Arresi, Ussana e Muravera, dove alle 21.30 si terranno spettacoli in contemporanea, mentre il 18 la festa si conclude a Quartu con un grande evento finale.

Quartu Sant’Elena (CA) www.sciampitta.com

Uno schermo illuminato dalla luce della luna, oltre il quale si stagliano le creste del profilo di Tavolara. È questo il contesto nel quale si svolge “Una Notte in Italia, festival del cinema di Tavolara”, che porta sull’isola il miglior cinema italiano con un occhio di riguardo ai film d’essai e a quelli “dimenticati” dai circuiti principali, nonché una sezione dedicata alle produzioni sarde. Da venerdì 20 le proiezioni avranno luogo sull’isola di Tavolara, una delle aree marine più spettacolari della Sardegna, ma le sedi del festival saranno diverse; tra queste anche la Piazza Lungomare e la Piazzetta Gramsci di Porto San Paolo. Nutrito anche il programma di attività collaterali nel corso delle quali il pubblico incontra gli addetti ai lavori; gli appuntamenti pomeridiani sono curati da Piera Detassis e Geppi Cucciari.

Isola di Tavolara, Olbia www.cinematavolara.it

17-21 luglio

Gallura Buskers Festival

Rassegna internazionale di artisti di strada e circo contemporaneo, il Gallura Buskers Festival torna con il suo esercito di acrobati, giocolieri, giullari, marionette, clowns e cantastorie da tutto il mondo, pronti a trasformare Santa Teresa in un “paese delle meraviglie”. Oltre venti le compagnie internazionali che invadono anche quest’anno le vie e le piazze di una delle località marittime tra le più belle della Sardegna, sede ormai da quattro anni di un evento che accoglie i migliori artisti regionali, nazionali e internazionali. Il teatro itinerante attraversa così le vie e le piazze principali della città: dalla frazione di San Pasquale al Porto turistico alla splendida Torre Spagnola di Longosardo. Completano l’offerta mostre fotografiche, convegni, incontri, degustazioni e visite ai siti archeologici. Novità di quest’anno, un’estensione del “Buskers Festival” a Pula (CA) dal 22 al 24 luglio.

Santa Teresa Gallura (OT) www.gallurabuskers.it

13-29 luglio

La Notte dei Poeti

Con il calare del sole il teatro romano di Nora e l’area dell’ex Municipio di Pula, si animano di spettacoli, recital e concerti, in occasione del Festival La Notte dei Poeti. In una cornice decisamente suggestiva prende così vita sotto le stelle un ricco carnet di appuntamenti con la cultura e la poesia. Tra gli imperdibili di quest’anno, tre prime nazionali: “Dalla parte di Cassio”, rilettura dell’Otello di Shakespeare con Alessandro Preziosi (il 18), “Lantias”, nuovo progetto musicale della cantante Elena Ledda (il 20) e “Proprietà e Atto”, folgorante monologo di Will Eno con Francesco Mandelli (il 27); nonché l’anteprima di “Shakespeare’s Breakdowns” di e con Vitaliano Trevisan (il 21). Tra gli ospiti anche Piergiorgio Odifreddi, Pamela Villoresi con Danilo Rea, Daniele Pecci e Anita Caprioli. Per gli spostamenti è previsto un servizio di bus navetta a/r da Cagliari a Nora, con fermate a Pula.

Nora e Pula (CA) www.lanottedeipoeti.it

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leonedecastris.com

villadonnalisa.com


summer LIFESTYLE

UNA VACANZA DA ALBUM

LA MODA DELL’ESTATE: LE FOTO ISTANTANEE. UNA PICCOLA GRANDE RIVINCITA DELLA CARTA

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SCATTI D’AUTORE

Maurizio Galimberti, l’instant artist che ha inventato i mosaici

MONDO INSTAX

La rivoluzione Fuji che ha fatto ritornare fotografia l’immagine

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FEBBRE DA ASTE

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L’ESTATE DI INGRID

Dietro le quinte di Christie’s: ecco il mondo dei “battitori”

La Muccitelli ci racconta le sue “vacanze” in via Teulada

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COLLEZIONI PRIVATE

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DIARIO DI BORDO

L’arte su carta del XX secolo nella raccolta di Pino Rabolini

Alla scoperta delle navi “green” della flotta Grimaldi

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LIFESTYLE COVERSTORY

La vita è tutta un CLICK L'OBIETTIVO CONDIZIONA LA NOSTRA REALTÀ QUOTIDIANA A COLPI DI SOCIAL

N

DI MARINA MARINETTI

Dobbiamo avvertire i signori utenti di Instagram che non è così: possiamo farne a meno», ironizza Crepet.

on è affatto vero che la fotografia ti ruba l’anima. «La grande fotografia, quella vera, Proust e i social che non è certo quella di Instagram, l’anima te la Il teorico dei mass media canadese Marshall McLuhan restituisce, invece». Parola di Paolo Crepet (nella sostiene che ci sia proprio la fotografia alle origini foto), psichiatra, sociologo, scrittore e volto noto della dello sviluppo introspettivo e della teorizzazione del tv. Che al suo esordio da psichiatra ha accompagnato soggetto da parte di Freud e di Jung. Perché ha offerto i più celebri fotografi, incluso il Premio Pulitzer per la prima volta di guardare la propria immagine “da Raymond Depardon, per i manicomi, a documentare fuori”, non riflessa da uno specchio. Probabilmente è i luoghi della follia e le persone che li affollavano. «La per questo che, dopo esserci osservati, ci buttiamo sui fotografia è stata la base per denunciare la condizione social per migliorarla, questa immagine. Per dirla con dei manicomi che ha portato alla riforma Marcel Proust, uno che ha lottato tutta la psichiatrica. Abbiamo organizzato la più «LA FOTOGRAFIA CI PROIETTA IN UN FILM vita con una scarsa autostima – ognuno grande mostra di fotografia della follia CHE FA PARTE DELLA NOSTRA IDENTITÀ di noi si costruisce una figura del sé che si a Palazzo Braschi – documentata dal PIÙ PROFONDA: LA NOSTRA STORIA». ingigantisce sempre di più, trasformando catalogo Inventario di una psichiatria, ECCO LA "DIAGNOSI" DI PAOLO CREPET il presente in un memoriale passato. La Electa 1981 – Avevamo vinto anche il sua Recherce è un social d'altri tempi. premio di Life Time, la rivista fotografica più importante di tutti i Quelli odierni ci hanno cambiato la vita. Ci addestrano a suon di tempi». Da una follia all'altra: «Oggi il narcisismo egocentrico fa sì like a rappresentare un’esistenza edulcorata a esclusivo beneficio che tu fotografi un cappuccino che stai bevendo alle 8 di mattina del pubblico. La fotografia è un mezzo, e come ogni mezzo “media”. e pensi che tutto il mondo dipenda da quello scatto memorabile. Ci creiamo così un bagaglio di esperienza vissuta attraverso

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l’obiettivo, come se il “come ci vedono gli altri” ci restituisse un ruolo sociale diverso, nobilitato: «Questo esibizionismo diventa costruzione di identità», spiega Paolo Crepet: «Io sono il cappuccino che ti mando. Senza quel cappuccino sarei anonimo, mentre attraverso questa cosa io assurgo ad un qualche tipo di visibilità, di importanza. Una cura alla mia frustrazione quotidiana». Per non parlare dell’intimità violata: alzi la mano chi, appena sveglio la mattina, non si porta il cellulare in bagno: «Il cellulare è una cosa intima, non è il giornale che si compra in edicola solo se lo si desidera. Ce lo portiamo sempre in tasca. E per questo c’è l’idea di poter entrare nell’intimità altrui con un’immagine»: una vera e propria prepotenza, sostiene lo psichiatra. Memoria di carta D’altronde nulla c’è di più evocativo della fotografia. Il semiologo e critico francese Roland Barthes la definiva «un medium bizzarro, una nuova forma di allucinazione: falsa a livello della percezione, vera a livello del tempo»: documento oggettivamente il più attendibile eppure al contempo deformazione della realtà rappresentata dal punto di vista

Quando il dagherrotipo rubò la scena al dipinto

esclusivo del fotografo. Categoria alla quale apparteniamo tutti, ormai: le fotocamere digitali hanno reso accessibile l’arte della fotografia anche a tutti noi che di esposizione, tempi, diaframmi, ISO e LV non capiamo un’acca (ma che comunque apprezziamo i begli scatti), consentendoci persino di fotografare in controluce. E l'immagine ha invaso qualunque spazio, lasciandone sempre meno, paradossalmente, alla comunicazione e all'esperienza vissuta. «Il digitale sta alla fotografia come il filmino del cane sta al cinema», dice Crepet: «La vera fotografia è quella di carta». C’è una ragione per affermarlo e si chiama “sinestesia”, l’associazione espressiva tra due parole pertinenti a due diverse sfere sensoriali: «La fotografia ha un profumo, non è solo guardare. Ha l’odore delle crostate della nonna, di quella casa dove si andava da bambini, col giardino e l’altalena, ci proietta in un film che fa parte della nostra identità più profonda: la nostra storia». Il che vale anche gli autori degli scatti: non è un caso se tanti fotografi tornano alle tecniche antiche per provare un’ebbrezza che la fotografia digitale non potrà mai dare.

l’ha rubata: i ritratti a pennello, ancora in voga negli anni ’60 nelle famiglie borghesi, oggi sanno un po’ di "pacchianeria”. E tutti appendiamo in casa gigantografie in bianco e nero dei nostri figli. La la fotografia, oggi, contende diret-

Lo sapevate? I pittori dell’Ottocento andarono nel panico alla

tamente all’arte il suo status pro-

notizia degli esperimenti del duo Niépce-Daguerre in Francia e

fessionale. Perché, come scrive

del signorotto William Henry Fox Talbot in Inghilterra (autore del

Alberto Moravia, «l’oggetto fo-

primo libro fotografico della storia: The Pencil of Nature, pubbli-

tografico “ci riguarda”, l’oggetto

cato a Londra nel 1844). «Da oggi la pittura è morta», affermò

dipinto no. Restiamo indifferenti

addirittura Hippolyte Delaroche, talentuoso pittore francese. A

davanti a un ritratto a olio; ci

smentirlo, però, c'è un secolo e mezzo di pitture. Ma c'è anche da

spunta una lagrima, vedendo

dire che la fotografia, la scena ai dipinti un pochino l'ha davvero

un’istantanea in un medaglione».

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LIFESTYLE COVERSTORY

SCATTO d'autore:l'arte delle istantanee MAURIZIO GALIMBERTI RACCONTA LA SUA PASSIONE PER LA FOTOGRAFIA E LA GENESI DEI SUOI MOSAICI

«L

DI MARINA MARINETTI

«Lungo o corto? Tanto qui le tazzine non mancano. Queste sono quelle che ho fatto l’anno scorso per la Illy». Noi, al massimo, le tazze con le foto (dei bambini) le abbiamo ordinate online. D’altra parte il fotografo famoso è lui. Maurizio Galimberti, l’instant artist: lo conoscono in tutto il mondo per le sue istantanee e i suoi mosaici fotografici (sono suoi quelli che vedete in queste pagine). I collezionisti si contendono i suoi lavori, che ormai hanno raggiunto quotazioni da capogiro: uno scatto singolo viaggia intorno al migliaio di euro, «SOFFRIVO DI CLAUSTROFOBIA E NON ma per un mosaico la cifra arriva RIUSCIVO A STARE NELLA CAMERA OSCURA. a toccare anche i 20mila euro. POI HO INIZIATO A USARE LE ISTANTANEE Quello di Johnny Depp realizzato al Festival del Cinema di Venezia E HO SCOPERTO CHE CON OGNI FOTO nel 2003, gli è valso la copertina POTEVI DAVVERO FARE LA STORIA DELL'ARTE» dal Times, comunque. Eppure, nel suo appartamento, al terzo piano di una palazzina d’epoca in corso Venezia, a Milano, di fotografie ce ne sono ben poche. Abbondano, invece, i pezzi di Le Corbusier, Mackintosh, Giò Ponti, De Lucchi, Maurer, Kartell, Kuramata. Non manca quasi nessuno. «Io sono di Meda», dice, come se l’etnia briantea bastasse a giustificare la passione per il design. Il fatto è che Galimberti ha lavorato per anni, fin da giovanissimo, nell’impresa edile del padre: «In cantiere veniva spesso Cesare Cassina, che mi faceva vedere i disegni e mi parlava del Bauhaus. Io sono profondamente convinto che la bellezza veramente salverà il mondo, come Dostoevskij faceva dire al principe Miškin ne “L'idiota”. Ma la mia ossessione è sempre

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stata la fotografia».

Non le chiedo cosa voleva fare da grande, allora.

Già da quando avevo 15 anni andavo in cantiere con mio padre e usavo il livello come se fosse una macchina fotografica. Facevo “click, click”, facendo finta di scattare, e mio papà mi diceva: “Cosa fai? Ti dò il click in testa”. Però per i 16 anni mi ha regalato la macchina fotografica, una Canon FTb. E da lì ho iniziato la mia avventura. Ma a un certo punto è arrivata la folgorazione delle istantanee.

Facevo l’impresario edile, perché quando avevo 20 anni mio padre è mancato e ho dovuto prendere il suo posto, e avevo l’hobby della fotografia. Ero molto bravo, solo che soffrivo di claustrofobia e non ce la facevo più a stare in camera oscura per cui nell’83 ho inziato usare le foto a sviluppo instantaneo. Ho scoperto che con ogni fotografia potevi veramente fare la storia dell’arte. È un po' come se le avesse invertito il paradigma dell’evoluzione tecnologica.

In che senso?

Prima le istantanee servivano al fotografo come provini, per vedere in anticipo come sarebbe venuto uno scatto, oggi invece


LA TECNICA DELLA MANIPOLAZIONE Le instantanee scattate con le macchine Fuji Instax si possono modificare a mano libera., creando vere opere d’arte. Maurizio Galimberti suggerisce di dotarsi di una tavolettina di plastica coperta da gomma semirigida e di una spatola di legno di quelle che si usano per

manipolare la plastilina. «La foto va manipolata immediatamente dopo l’uscita, per non più di 10 o 15 secondi, perché la pellicola è molto dura. L’ideale è non far uscire la foto dalla Instax finché non si è comodi a un tavolino per lavorare». Sotto, due delle sue opere manipolate.

sono lo scatto vero e proprio. E come provino magari si usa il digitale.

In effetti i suoi mosaici sembrano dipinti di Balla o Boccioni.

Oggi è la fotografia istantanea quella più importante, anche a livello di mercato. È un mezzo che ha rivoluzionato il mondo della fotografia. È un po’ come quando si abbandonava la campagna per venire in città, nei condomini. Poi ci siamo accorti che si stava meglio in campagna. Ecco: tutti si sono dati al digitale, poi si sono accorti che è freddo e piatto. E adesso tutti tornano alla fotografia istantanea, anche e soprattutto i giovani che non l’hanno mai conosciuta.

Ho cercato portare il mio mosaico in una visione futurista duchampiana, come il nudo che scende le scale o i balli plastici di Depero. D’altronde il mosaico era nel destino della mia vita.

E come se il digitale avesse svilito l’arte fotografica, rendendola troppo popolare.

Nel 2014 ho fotografato Vinton Cerf, uno dei padri di Internet, adesso vicepresidente di Google. Mi chiedeva perché usassi la Polaroid. “Perché quando la prendi in mano c’ha un odore”, gli risposi. Ha preso in mano il suo ritratto e si è emozionato: “Hai ragione”, mi ha detto. L'istantanea ti emoziona, te la metti nel portafoglio, hai sempre un ricordo che è unico ed è incredibile La rarità è uno dei fattori determinanti del valore. E l’istantanea, più che rara, è un pezzo unico.

Poi a livello di creatività è pazzesca.

In che senso?

Dalle finestre dell’orfanotrofio in cui ho passato i primi anni della mia vita

vedevo il paesaggio scomposto dalle grate alle finestre, come al collegio che poi ho frequentato a Seregno. Un mosaico anche le facciate guardate attraverso le griglie dei ponteggi che mio papà voleva che imparassi a contare in cantiere. Dulcis in fundo, sul palazzo di casa mia, Palazzo Galimberti a Meda, c’è ancora un meraviglioso mosaico, uno vero, di San Giorgio che uccide il drago (mio papà si chiamava Giorgio) e quindi era destino che facessi il mosaico. E poi il mosaico mi piace perché ti permette di creare dei balli delle danze, sono fotografie dinamiche.

Oggi è instant artist per Fujifilm.

E ne sono molto fiero. Hanno un sistema meraviglioso che si chiama Instax. Io uso la Instax SQ10, o anche le macchine digitali Fujifilm, ma poi stampo solo con la stampante della Instax. Lo sapeva? Era Fujifilm a fabbricare le pellicole per le macchine Polaroid. Fujifilm dovrebbe comprarsi il marchio: ha completamente rivoluzionato l'istantanea, rendendola meravigliosamente semplice. Le istantanee sono storia avanguardia al tempo stesso.

antica

e

Io sono vicino alla filosofia di Italo Calvino: penso che tutto sia già stato inventato. E allora dobbiamo riscrivere tutto quanto con la nostra contemporaneità e con i nostri mezzi. Ognuno dev'essere testimone della propria epoca.

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LIFESTYLE COVERSTORY

INSTAX, l'immagine torna ad essere fotografia SOLO L'ANNO SCORSO NE HANNO VENDUTE 7,7 MILIONI: LA RIVOLUZIONE DI FUJIFILM CHE HA CONQUISTATO IL MONDO I CONSIGLI DI MAURIZIO GALIMBERTI

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Creare un giusto equilibrio di pesi compositivi tra il soggetto e il paesaggio è fondamentale. «Quando scegli di fotografare entrambi sullo stesso fotogramma viene una schifezza, non esce né l’uno né l’altro». Girare intorno al soggetto guardando in macchina per trovare la giusta prospettiva: «Spesso è meglio una foto dall’alto o dal basso, per evitare la banalità dello sguardo ad altezza d’uomo». Il digitale ci ha abituati a fotografare anche controluce, ma il sole dev’essere sempre alle spalle o laterale. Non usare il flash, salvo, se proprio necessario, negli interni. «Usiamolo solo per illuminare qualche ombra secca che dà fastidio al ritratto». Mettere a proprio agio il soggetto senza aggredirlo. «Non far sorridere il soggetto per forza: bisogna cercare la sua interiorità attraverso l’approccio silenzioso del fotografo».

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A

mmettiamolo: siamo sopraffatti dalle immagini digitali. Alzi la mano chi non ne ha almeno alcune centinaia nel proprio smartphone e alcune miglia sul proprio computer, divisi in cartelli dai nomi improbabili. Anzi la mano chi non si è ripromesso di metterci mano facendo pulizia e non lo ha mai fatto. Avere tante foto in digitale e come non averne nessuna e avere la possibilità di scattarne un numero infinito finisce, poi, per fargli perdere ogni valore. Il successo della Instax di Fujifilm è tutto qua: aver riportato finalmente la fotografia a quello che era, utilizzando tutta la tecnologia disponibile, ma puntando sulla concretezza di un’immagine vera, la fotografia. “Inquadrare, scattare e conservare” è il mantra dei cellulari. Quello di Instax è identico, ma aggiunge le parole “avere, vedere, mostrare fisicamente”, grazie alle pellicole Instax by Fujifilm nelle varianti Square, Wide, Mono Chrome e Mini (disponibili con cornici colorate o in versione Monochrome per scatti in bianco e nero). E questo fa tutta la differenza del mondo. È quello che tutti volevano: una rivoluzione controcorrente il cui successo è dimostrato dai quasi otto milioni di apparecchi venduti nel mondo da Fujifilm. E per i maniaci del telefonino, ci sono le stampanti Instax Share SP-2 ed SP-3 (nella pagina accanto nella versione black), la stampante per smartphone, piccola e maneggevole, in grado di riprodurre in tempo reale e in modalità wireless tutti gli scatti più belli.


FESTAIOLA E CELEBRATIVA! Elevare ogni fotografia a un'opera d'arte, unica e irripetibile: è la missione di Instax Wide 300, che unisce un accattivante design retrò a un livello qualitativo mai visto prima, con un formato di stampa assimilabile a quello di una cartolina.

INSTAX WIDE 300

INSTAX MINI 70 DESIGN, TENDENZA E SELFIE ADDICTED! La Instax Mini 70 implementa le modalità Selfie, Macro, Paesaggio e Autoscatto per godere di un'ottima fotografia in qualunque contesto.

STILE "PRO", EVOLUTA, CREATIVA! Design classico e iconico, con avanzate funzioni. Sei differenti modalità di ripresa rendono Mini 90 divertente e creativa. Amatissima dai top photographer!

INSTAX MINI 90

INSTAX SQUARE SQ6 REAL LIFE, BEAUTIFULLY SQUARED! Design elegante, stampa in formato quadrato che si adatta a qualsiasi stile fotografico, la SQ6 è l'ultima nata in casa Instax. Con funzione Macro e Landscape, ma anche Double Exposure per sovrapporre due foto su un singolo film.

ELEVA L'ESPERIENZA FOTOGRAFICA IN FORMATO SQUARE La prima macchina fotografica a sviluppo istantaneo formato quadrato. Il sensore e la tecnologia di elaborazione di immagini digitali rendono la Instax Square SQ10 ideale quando si vuole aggiungere un tocco creativo alle proprie fotografie.

DIVERTENTE, COLORATA, MAINSTREAM! Specchio selfie e lente close-up : la Instax Mini 9 è perfetta per feste, eventi outdoor e giornate speciali. Iconica, in 5 colori tutti da scoprire.

INSTAX SQUARE SQ10

INSTAX MINI 9 17


LIFESTYLE

Tutto quello che avreste voluto sapere sulle ASTE d'arte e non avete mai osato chiedere SIAMO ANDATI DIETRO LE QUINTE DELLA PIÙ GRANDE E ANTICA FIRMA DEL SETTORE: CHRISTIE'S

Q

DI MARINA MARINETTI

uanto vale un’opera d’arte? Tanto quanto il miglior offerente è disposto a pagarla pur di averla. Non c’è niente come un’asta per capire i meccanismi che regolano il mercato: la regola della domanda e dell’offerta, la questione della disponibilità dei beni, l’incidenza dei trend (le mode del momento), e, più spesso di quanto si creda, persino l’isteria collettiva. La passione per le aste d’arte muove fior di capitali. Solo lo scorso anno, secondo il Global Art Market Report pubblicato recentemente da Art Basel e Ubs, le vendite delle case d’asta hanno totalizzato 28,5 miliardi di dollari, una crescita del 27% rispetto al 2016. Sono cresciuti tutti i settori: l’arte contemporanea del 12%, quella moderna del 39%,

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l’arte impressionista e postimpressionista del 71% e l’arte antica europea del 64%. Nel caso degli Old Masters (nomignolo con cui i mercanti d’arte definiscono i maestri che hanno lavorato fino alle soglie dell’800) è merito soprattutto del “Salvator Mundi” di Leonardo, battuto a novembre per 450,3 milioni di dollari (inclusi i diritti d’asta): senza la tela vinciana, l’arte antica europea avrebbe segnato una flessione dell’11%. Leonardo evergreen È l’opera d’arte più cara della storia. E pensare che nel 2013 il valore del Salvator Mundi era di “soli” 127,5 milioni di dollari: il prezzo pagato dal fondo di famiglia del miliardario russo Dmitri Ryobovlev per aggiudicarselo. Mica male come guadagno in appena quattro anni. O meglio: in diciannove minuti. Tanto è durata la battaglia per l’aggiudicazione, nella sala dorata di Christie’s al Rockfeller Center di New York. Sarebbe durata ancora meno se il banditore, a una decina di minuti dall’inizio, non avesse frenato il ritmo: «È un momento storico: aspettiamo». La tela, partita da 70 milioni di dollari, era già a 300. Otto minuti dopo toccava quota 400. Un minuto di silenzio e poi il martelletto sanciva l’aggiudicazione a un anonimo collegato telefonicamente (era il principe saudita Bader


bin Abdullah bin Mohammed bin Farhan al-Saud). Il precedente C’è chi è ferrato sulla ceramica e chi sulla record di opera più costosa al mondo risale al maggio 2015, quando pittura cinese, ci sono gli esperti di topografia il dipinto di Picasso “Les Femmes d’Alger” dopo 11 minuti di asta e quelli di fumetti, chi si occupa di vini e chi di serrata venne aggiudicato per 179,4 milioni di dollari. Ma i record, pittura antica: «Abbiamo molti dipartimenti si sa, sono fatti per essere infranti. In questo caso a “batterli”” che seguono quasi tutte le categorie, con entrambi, è proprio il caso di dirlo, è stato il medesimo banditore, specialisti eccezionali sempre in giro per il finlandese Jussi Pylkkänen, presidente di Christie’s, la più grande il mondo», spiega Cristiano De Lorenzo. casa d’aste al mondo (nonché la più antica, fondata nel «Spesso riceviamo richieste 1766), presente con circa duemila impiegati in 46 paesi. PER BATTERE IL SALVATOR MUNDI di valutazione direttamente DI LEONARDO DA VINCI, L'OPERA tramite i nostri centralini. Poi L'imbarazzo della scelta PIÙ COSTOSA DELLA STORIA, SONO si deve capire di che opera si tratti, se abbia un’autentica, Ogni anno Christie's offre 350 aste nelle sue 10 sale BASTATI DICIANNOVE MINUTI se sia registrata presso un disseminate tra Londra, New York, Hong Kong, Parigi, archivio o una fondazione che gestisce i diritti Ginevra, Milano, Amsterdam, Zurigo, Dubai e Shanghai, in più di 80 di un dato artista, o pubblicata su un catalogo diverse categorie. «Il calendario delle vendite offerte nel corso anno ragionato. E poi ci si basa sulla conoscenza presso le nostre sale d’asta sparse per il mondo è molto ricco», ci del mercato, sulle aggiudicazioni precedenti, spiega Cristiano De Lorenzo, il direttore generale di Christie’s Italia: sui valori corretti di scambio». Mica facile. «Fino a vent’anni fa quello delle aste era un mercato esclusivamente E soprattutto rischioso. Come quando occidentale, poi si sono affacciati il Medio Oriente, la Russia, il Sud Sotheby’s nel 2006 valutò per 42mila sterline America, e, gradualmente, l’Asia e poi la Cina». C’è l’asta di arte quella che doveva essere una copia de “I impressionista e quella contemporanea, la Asian Week e l’alta orologeria, gli argenti e i vini da collezione, IL VALORE DELL'ARTE i libri rari e le miniature, gli strumenti musicali e i tappeti, senza dimenticare i gioielli: «Possiamo contare su un nutrito Non solo aste. Se nel 2017 le gruppo di collezionisti internazionali e vendite delle case d’asta hanno sempre informati che tramite i proprio totalizzato 28,5 miliardi di dollari acquisti esprimono chiaramente il loro (+27% rispetto al 2016), il mercato gusto». Tra aste, vendite private e online mondiale dell’arte genera un giro sales, Christie’s ha incassato 6,6 miliardi d’affari che il Global Art Market di dollari nel 2017. Incluse le commissioni Report di Art Basel e Ubs (firmato milionarie per il “Salvator Mundi” di cui dall’analista di mercato Clare sopra, piazzato – e qui sta il genio – in McAndrew) stima in 63,7 miliardi un’asta di arte contemporanea sul cui podio di dollari, in crescita del 12% c'era (al secondo posto) il dipinto a colori rispetto al 2016. Un mercato che, acrilici “Sixty Last Suppers” di Andy Warhol, secondo il rapporto, l’anno scorso battuto a 60,9 milioni di dollari. ha impiegato 3 milioni di persone, attive in 310.685 esercizi commerciali. In testa, gli Stati Uniti con una fetta della «torta» del 42%, mentre la Cina, al I trucchi del mestiere 21%, per la prima volta scavalca di un’incollatura il Regno Unito (al 20%). La Marketing e pathos: sono gli ingredienti fetta di mercato più grossa appartiene ai mercanti d’arte, con una quota (del di un’asta di successo. Ma il climax che si 53%) maggiore di quella delle case d’asta (47%). Che però sono cresciute del consuma nella sala, orchestrato dal palco 27%, molto di più dei dealer, che hanno visto il loro giro d’affari aumentare del banditore, che sollecita gli astanti a fare solo del 4%. In crescita anche le fiere d’arte, che nel 2017 hanno fatturato offerte al rialzo, è il culmine di un processo 15,5 miliardi di dollari, con un aumento del 17% rispetto al 2016, e che che dura mesi, se non un intero anno. Dietro rappresentano il 46% del giro d’affari dei mercanti. Non male le vendite le quinte, c’è una macchina ben oliata. Gli online, che hanno raggiunto la cifra record di 5,4 miliardi di dollari (+10% ingranaggi principali sono gli specialisti che rispetto al 2016), l’8% del giro d’affari globale del mercato dell’arte. Negli si occupano della valutazione delle opere. ultimi cinque anni l'online è cresciuto del 72%.

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LIFESTYLE

asta milanese ha visto sfilare accanto al rostro del banditore un Piero Manzoni bari” di Caravaggio, rivelatasi poi autentica. del ‘56 (battuto per poco meno di 3 milioni di euro), un “Concetto Spaziale” O quando, a metà degli anni Ottanta, di Lucio Fontana (1,7 milioni), ma anche un “Ritratto di giovane” di Umberto Christie’s stimò insignificante una statua da Boccioni passato di mano per 379mila euro. «È un lavoro appassionante», giardino dei visconti Ulsswater, valutandola si lascia sfuggire De Lorenzo: «Ad esempio ho avuto la fortuna di essere 3mila sterline. Si trattava di un’opera del coinvolto nell’asta della collezione di Yves Saint Laurent a Parigi nel febbraio Giambologna del valore di 11 miliardi di lire del 2009. Da perdere la testa». di allora. Errori di percorso più unici che rari. Il meccanismo si mette in moto “a chiamata”: L'importanza della freschezza «Facciamo campagne di marketing mirate Una volta messi gli occhi su qualcosa, ci si deve registrare per poter partecipare alla raccolta delle opere d’arte», spiega il all’asta fisicamente in sala, online o al telefono: «Siamo stati la prima direttore di Christie’s casa d’aste al mondo a offrire la possibilità di partecipare alle aste Italia. «Quasi sempre NEL 2006 SOTHEBY'S VALUTÒ per telefono», ricorda De Lorenzo. Lui, classe 1974, non era ancora ci occupiamo noi del 42MILA STERLINE UNA COPIA nato: «Era la fine degli anni ’60, nella sala d’aste di Londra c’era un ritiro e del trasporto DE "I BARI" DI CARAVAGGIO. delle opere. Presso CHE POI SI RIVELÒ AUTENTICA solo apparecchio. Oggi ci sono file e file di telefoni, con operatori che parlano ogni lingua del mondo». E una volta aggiudicatosi il le nostri sedi le lotto? Nei giorni successivi all’asta si paga a Christie’s il prezzo battuto dal fotografiamo e studiamo accuratamente banditore, oltre al cosiddetto buyer’s premium, la commissione che spetta per preparare le schede tecniche per i alla casa d’aste: il 25% per i primi 75mila dollari, il 20% da 75.001 a 1, 5 cataloghi, che vengono pubblicati circa milioni di dollari, il 12% per prezzi di aggiudicazione superiori. E se poi ci si un mese prima dell’asta, sia in formato stufa dell’acquisto? Lo si rimette in circolo. Ma attenzione: «È sconsigliabile cartaceo che digitale». Contestualmente ripresentare un’opera troppo presto», avverte il direttore di Christie’s Italia. vengono predisposti i condition report, «È sempre bene lasciare passare qualche anno. Insieme alla qualità e alla ovvero i rapporti dettagliati sulle condizioni provenienza, un lotto è considerato più attraente se è fresh to the market, dell’opera, che vengono inviati a chi vuole ossia quando si presenta per la prima volta sul mercato o torna in asta dopo maggiori informazioni e magari non può una lunga assenza: potrebbe infatti essere l’unica occasione di aggiudicarsi recarsi all’esposizione pre-asta. Già, perché l’opera per un collezionista davvero appassionato». le opere vengono mostrate ai collezionisti alcune settimane prima dell’evento. E a volte A destra, vanno pure in tournée: «In certi casi, per le la sede di Christie's. aste più significative, si organizza un tour», In basso, Cristiano De Lorenzo, spiega De Lorenzo. Il Salvator Mundi, per direttore generale esempio, è stato visto da 27mila persone tra di Christie's Italia New York, Londra e Hong Kong. Thinking italian Per noi italiani, che quest’anno festeggiamo il 60esimo di presenza di Christie’s nel nostro paese, ci sono due appuntamenti fissi: l’asta milanese che si tiene ogni aprile a Palazzo Clerici a Milano, e il Thinking Italian londinese di ottobre. «Offrono il meglio dell’arte italiana del ‘900 e le esposizioni preasta hanno luogo al Maxxi di Roma, a Torino e ovviamente a Milano. Sono aperte a tutti e spesso rappresentano l’unica opportunità di ammirare opere straordinarie che provengono da collezioni private e possono finire in mani altrettanto private». L’ultima

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ph. ales&ales


LIFESTYLE PEOPLE

INGRID MUCCITELLI RACCONTA A MONICA SETTA LE SUE VACANZE: A COMINCIARE DA QUELLE, INDIMENTICABILI, IN SARDEGNA

Piscina, amici e via Teulada: l'estate di INGRID MUCCITELLI VACANZE "ALTERNATIVE": LA CONDUTTRICE ROMANA PASSERÀ LA STAGIONE DAVANTI ALLE TELECAMERE

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DI MONICA SETTA

acanze di lavoro alla guida della Vita in diretta estate per Ingrid Muccitelli, 37 anni, conduttrice Rai molto amata per gli ascolti (alti) ed il grande garbo esibito anche nei temi più crudi di cronaca. Non è la sua prima estate davanti al video negli studi di via Teulada al civico 66, perché già diversi anni fa Ingrid condusse uno spin off di Uno mattina estate che ebbe ottimi riscontri di share. Bionda, fisico tonico - un volto che richiama subito Melania Trump - la Muccitelli incontra la cronista di Economy appena finita una puntata del programma che conduce con Gianluca Semprini. Sabot rasoterra color oro, maglietta e jeans, Ingrid ci racconta non solo questa, ma tutte le altre sue estati del cuore. Quando ti hanno proposto La vita in diretta estate 2018 non hai avuto qualche momento di incertezza: «Oddìo e le vacanze?»

Assolutamente no: ho accettato immediatamente perché per me il lavoro viene prima di tutto. Sono stata felice di condividere questa

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bellissima avventura tv con Gianluca, anche se entrambi sappiamo che forse andremo in onda anche a ferragosto! Come ti sei organizzata per godere di una vacanza short durante il week end? Fregene o montagna?

Né Fregene, né la montagna, che pure adoro: andare al mare da Roma sabato o domenica s i g n i f i c a «FRA MARE E MONTAGNA NON SCELGO: finire nel LI AMO ENTRAMBI. E, MALGRADO tunnel del L'ALTO TASSO DI MONDANITÀ, t r a f f i c o , IO MI RILASSO FACENDO quello dei LUNGHE PASSEGGIATE SOLITARIE» "pendolari" della spiaggia come me. Ho scelto invece la piscina. Il sabato generalmente dopo una settimana dura mi riposo e la domenica vado da amici con villa, piscina e verde. Nuoto molto e recupero le forze! Quanto al sole, lo prendo anche in terrazza a casa mia: per fortuna mi abbronzo senza fatica. Ma poi a Roma in agosto restano ormai

anche i paesini dell'entroterra. Mi ricordo tante risate ed un senso meraviglioso di libertà. Prima di allora le vacanze erano con la famiglia. Tradizionali, ma ugualmente belle.

Fra mare e montagna che cosa scegli? Non scelgo: li amo tutti e due. La montagna soprattutto d'inverno; due anni fa sono stata a Cortina e, malgrado il tasso alto di mondanità, io mi sono rilassata con lunghe passeggiate solitarie. Il mare sempre, estate o dicembre, anche solo di notte per vedere le stelle, portandosi i panini sulla sabbia.. Romantica. E brava. A settembre tornerai da Guardì?

in molti; la sera si esce con gli amici, una cenetta o anche solo una passeggiata. La città è vuota: si gode di una pace davvero unica.

Certamente, a Uno mattina in famiglia, dove avrò un altro partner perché Tiberio Timperi affiancherà Francesca Fialdini il prossimo anno. Sono felice di lavorare con Michele: è un grande, unico. Sai una cosa? È lui che ci ha insegnato a lavorare sempre: andiamo in onda sabato, domenica, a Natale, a Capodanno, a Pasqua e siamo tutti sempre allegri.

Ma quale è stata la tua prima vacanza del cuore?

Avevo 20 anni, primo anno di università. Decidemmo di partire con la mia macchina insieme alle amiche alla volta della Sardegna. Il mare era quello di Stintino, cristallino, magnifico... Il resto erano escursioni di gruppo per conoscere

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LIFESTYLE ARTE&INDUSTRIA

Il XX SECOLO nel backstage del collezionista ASTE, GALLERIE E TRATTATIVE PRIVATE: ECCO COM'È NATA LA COLLEZIONE RAMO

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DI MARINA MARINETTI

GIANFRANCO BARUCHELLO NOUS, MON COEUR, QUE..., 1977 (PHOTOCREDIT STUDIO VANDRASCH)

storico, senza basarmi sul mio o sul suo gusto personale», racconta Irina Zucca Alessandrelli. C’è lei dietro alla Collezione Ramo, che proprio vero che l’occhio del padrone ingrassa il approderà a novembre al Museo del Novecento, una delle maggiori cavallo. Chiedetelo a Irina Zucca Alessandrelli: per raccolte private di opere su carta di artisti italiani del XX secolo, di cinque anni ha dovuto vedersela quasi ogni giorno con collezionisti, cui abbiamo avuto un piccolo assaggio con “La città moderna a casa eredi, galleristi e banditori d’asta convinti di avere in mano il pezzo Libeskind», che ad aprile ha aperto al pubblico la porta dell’attico del secolo. La sua missione era quella di intercettare le opere su (privato) dell’archistar di Citylife per esporre opere di Umberto carta degli artisti italiani del Novecento, dai grandi nomi a quelli Boccioni, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Mario Sironi, Fortunato meno noti, prima che il mercato se ne accorgesse (e che i prezzi Depero, Afro Basaldella. Niente di più che un aperitivo, perché nella schizzassero alle stelle). Ad affidargliela, Giuseppe (Pino) Rabolini, Collezione ci sono quasi 600 tra acquerelli, colui che sul finire degli anni ’60 collage, tempere, matite che raccontano s’inventò il prêt-à-porter nella gioielleria A CACCIA DI TESORI, PINO RABOLINI le diverse fasi stilistiche di un centinaio con il marchio Pomellato. Nipote di (FONDATORE DI POMELLATO) NEGLI ANNI di artisti selezionati in una sorta di “lista un orafo - e all’inizio della sua carriera HA RACCOLTO QUASI 600 OPERE SU CARTA della spesa” che stilare è stato tutt’altro disegnatore di gioielli- Rabolini sa bene che semplice: «Il Novecento italiano è un che la carta è sempre la prima a venire DI ARTISTI ITALIANI DEL XX SECOLO a conoscenza delle idee dell’artista, così GRAZIE ANCHE A UNA STORICA DELL'ARTE secolo ricchissimo, che ha almeno 250 nomi importanti», racconta la curatrice. negli anni ha fatto incetta di bozzetti, «Abbiamo fatto scelte anticonformiste, senza mai andare dietro ai disegni, appunti di artisti del Novecento. Finché non si è accorto che nomi che in quel momento il mercato valorizzava, ma partendo quello che aveva tra le mani poteva diventare una vera e propria dall’analisi della storia, abbiamo cercato anche i dimenticati, le cose collezione. Così, nel 2013, ha “arruolato” nel quartier generale meno digerite». Un esempio? Cagnaccio di San Pietro (al secolo di via Borgonuovo, zona Brera a Milano, Irina, storica dell’arte Natalino Bentivoglio Scarpa): «Un artista vissuto nella prima metà con un master in Critical & Curatorial Studies alla Columbia del secolo scorso, un antifascista tagliato fuori in quegli anni in cui University che, oltre ad aver lavorato al P.S.1/MoMA, il centro di arte l’arte era promossa o bocciata dal regime, che viveva emarginato contemporanea del MoMA di New York e al Philadelphia Museum sull’isoletta di Pellestrina, nella laguna veneziana. Noi l’abbiamo of Art, per vent’anni ha scritto di arte. Conosce tutti e, nell’ambiente, trovato anni fa, è un disegnatore di qualità eccelsa. Adesso tutti lo sa come muoversi. «Mi ha chiesto di ricostruire un’evoluzione della vogliono e comincia a vedersi qualcosa in asta». E ancora: Maria storia del disegno dall’inizio del secolo scorso alla fine degli anni Lai, Carol Rama, Bruno Munari: tutti artisti che, a comprarne oggi ’80, impostando la ricerca in modo obiettivo dal punto di vista

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IRINA ZUCCA ALESSANDRELLI

un’opera su carta di medie dimensioni, bisognerebbe avere budget da 30 a 60mila euro, quando anni fa si “portavano via” per molto meno. «L’importante è arrivare prima che ci arrivi il mercato». «I pezzi più belli li ho scovati dai collezionisti privati», racconta ancora la curatrice. Per conoscerli, però, bisogna essere “nel giro”: «Ho scritto di arte per vent’anni, anche oltreoceano, ho intervistato molti collezionisti, anche americani ». E poi ci sono gli appuntamenti immancabili: la Biennale dell’arte di Venezia, la Fiera di Basilea, Artissima di Torino, MiArt, il TEFAF di Maaastricht. E poi le aste: «Ogni giorno spendo almeno un’ora a controllare cosa va in tutto il mondo». E individuato l’obiettivo, si parte alla carica: «Io partecipo sempre telefonicamente. Mi sono aggiudicata un Boetti da Boetto - uno scioglilingua sull'artista concettuale Alighiero Boetti e la casa genovese Aste Boetto, ndr – È stato tutto velocissimo, sarà durata due minuti. Gli altri si sono ritirati subito. Eppure quello era uno dei pezzi piè belli che si sono visti in giro negli ultimi anni, il primo su un tema politico internazionale del 1967». È stata decisamente più combattuta l’asta per accaparrarsi un Domenico Gnoli, i cui

dipinti con i dettagli ingigantiti sono ormai così di moda da aver raggiunto quotazioni alla soglia dei 5 zeri: «Era un’asta non canonica, da Julien’s a Beverly Hills, una casa d’aste specializzata in cimeli delle star di Hollywood. L’opera era appartenuta infatti a Louise Rainer, attrice da Oscar degli anni Trenta. Eravamo in due, in un testa a testa che è durato pochi minuti, ma mi è sembrato lunghissimo». L’altro contendente? La curatrice l’ha poi conosciuto mesi dopo, al TEFAF di Maastricht, riconoscendo in uno stand un’opera passata nella stessa asta. Il lavoro di Irina Zucca Alessandrelli, comunque, non è troppo diverso da quando, curiosando tra le cianfrusaglie in solaio, ci sentiamo cacciatori di tesori. Solo che lei li cerca nei magazzini delle gallerie storiche e quelle che magari hanno chiuso i battenti: «Le più interessanti dal nostro punto di vista sono quelle gallerie che trattano l’arte moderna da più di una generazione. Alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, per esempio, abbiamo trovato, fra le altre cose, un magnifico assemblaggio tridimensionale in carta a forma di alveare di Gianfranco Baruchello. Le opere che ho

cercato, sono quelle passate dalla torinese galleria Martano, o dalle milanesi Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti e Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, solo per citarne alcune. La soddisfazione più grande è quando si riesce ad arrivare a quelle gallerie storiche che hanno fatto la carriera dell’artista o ai collezionisti privati che hanno acquistato da queste gallerie all’epoca». Certo, spendere i soldi del collezionista è una bella responsabilità. «Decidere il prezzo a cui comprare è ancora più dura del contrattare. Non basta la firma, a volte il prezzo di riferimento non esiste nel mercato attuale e chi vende pensa sempre di avere per le mani un capolavoro. La chiave è studiare sempre tanto: bisogna andare dal venditore sapendo tutto sull’artista». Scontri con Rabolini su scelte e valutazioni? «Mai», dice la curatrice. Ma poi aggiunge: «Anche se la regola generale sarebbe di non comprare più di cinque pezzi per artista non siamo riusciti a mantenerla per Lucio Fontana: ne abbiamo una trentina. Rabolini ha un debole per Fontana e ogni volta che ce n’è uno in circolazione è tentato».

L'ALLESTIMENTO A CASA LIBESKIND

FORTUNATO DEPERO, ELEVETET, 1930

AFRO BASALDELLA, SENZA TITOLO, 1951

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DIARIO DI BORDO

Sostenibili, ecologiche, ibride: ecco le navi GREEN di Grimaldi

G

DI DAVIDE SCHIAVON

reen come garanzia per l’ambiente e green nell’aspetto: le nuove navi hybrid volute da Grimaldi cominceranno a solcare i mari tra pochi mesi, e saranno inconfondibili. Anzitutto il colore verde sarà il primo, caratteristico, marchio di sostenibilità, applicato allo scafo con una speciale pittura siliconata atossica in grado di ridurre l’attrito e i consumi. Verde è la promessa che si fa alla Terra, una forma di rispetto verso la natura che ci circonda. Ed è una promessa mantenuta dalla sostanza delle navi hybrid di nuova concezione volute da Grimaldi Lines, che comunicano attenzione e cura per l’ambiente. Sono sei le navi ro-ro (cargo per il trasporto merci) ordinate da Grimaldi agli storici cantieri danesi Knud Hansen: fanno parte del progetto GG5G, la quinta generazione delle navi green targata Grimaldi, un progetto ideato dalla compagnia di navigazione nel 2016, arricchito dalla creatività dei brevetti ideati in funzione della sostenibilità ambientale. Le innovazioni ridurranno a zero le emissioni quando la nave è ferma in porto. Emissioni zero significa la scomparsa delle preoccupanti nubi di gas visibili da terra e della puzza di gasolio. Le innovative roro volute da Grimaldi, infatti, utilizzano durante le attività di carico e scarico l’energia accumulata nelle imponenti batterie al litio durante la navigazione, con l’ausilio di 600 m² di pannelli solari. Un altro eccezionale risultato è la capacità di abbattere il consumo

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EMISSIONI ZERO NEI PORTI GRAZIE A BATTERIE AL LITIO E PANNELLI SOLARI: COME CAMBIA IL TRASPORTO DI MERCI E PERSONE


Grimaldi investirà 60 milioni di euro per rendere le ammiraglie Cruise Roma e Cruise Barcellona più confortevoli ed ecologiche

di carburante. «Trasporteremo 500 unità rotabili utilizzando il carburante che, alle navi tradizionali, basta per trasportarne 200», spiega Manuel Grimaldi, amministratore delegato della compagnia. Le novità principali che contribuiscono a tutto questo sono due: il ‘peak shaving’, una modalità di accumulazione d’energia in discesa, utilizzata già su alcune automobili, e un sistema di flussi d’aria subacquei all’avanguardia, che produce bolle su cui la nave scivola, riducendo enormemente la resistenza dell’acqua e contribuendo al per circa 300 milioni di euro. «Quasi due miliardi di euro spesi risparmio di carburante. Il trasporto merci via mare rappresenta in azioni volte a raggiungere l’eccellenza ambientale», sottolinea il 90% del trasporto totale e, secondo l’International Maritime l’amministratore delegato della compagnia, Manuel Grimaldi. E Organization (IMO), in convenzione con l’Onu, genera appena il gli effetti sono brillanti: la riduzione di CO₂ per tonnellata / km, 2,2% dell’inquinamento atmosferico. I numeri del trasporto via nel giro di 6 anni, è stata del 40%. Un’attenzione che parte dalla mare continuano a crescere, nonostante le previsioni nefaste legate progettazione delle navi e arriva ai piccoli gesti quotidiani, a bordo ad alcune politiche internazionali. Il settore dei trasporti marittimi, e a terra: l’applicazione di una raccolta differenziata dei rifiuti a però, è anche uno dei maggiormente impegnati nella ricerca bordo che porta a un elevato tasso di dismissione, la sterilizzazione di soluzioni sostenibili. L’International Chamber of Shipping, delle acque di zavorra, la riduzione dell’energia elettrica utilizzata l’associazione mondiale degli armatori nazionali che riunisce sulle navi grazie all’impiego di nuove lampade a Led, la puntualità l’80% della flotta mondiale, ha stabilito un obiettivo ambizioso: il con cui la compagnia presenta il Report sulla sostenibilità fino alla dimezzamento delle emissioni di CO₂ entro il 2050. Si va verso la costante partecipazione a iniziative cosiddetta ‘decarbonizzazione’. Un percorso di ONG come Marevivo (che si occupa reso possibile anche dal progresso in campo PER L'ARMATORE MANUEL GRIMALDI di conservazione della biodiversità tecnologico, dalla digitalizzazione che sta «LE NAVI VECCHIE E OBSOLETE, marina, di sviluppo sostenibile, avendo i primi, cruciali e incoraggianti, CON ELEVATI CONSUMI DI CARBURANTE, valorizzazione e promozione delle risvolti a bordo e a terra: nei porti gru e NON SONO PIÙ UN'OPZIONE veicoli pilotati dai computer, in mare – NEL CONTESTO COMMERCIALE ODIERNO» aree marine protette, educazione ambientale e lotta all’inquinamento esperimento norvegese – cargo a guida e alla pesca illegale) o il Carbon Disclosure Project (un sistema di autonoma. «Le vecchie ed obsolete navi, con elevati consumi di divulgazione globale che consente alle compagnie di valutare il carburante, non sono più un’opzione nel contesto commerciale proprio impatto ambientale) e ad altre campagne pubbliche di odierno», afferma Manuel Grimaldi. sensibilizzazione in materie green. Non è dunque un caso se l’IMO ha invitato Grimaldi Lines ad aderire all’Alleanza Industriale Globale Nel club delle compagnie più rispettose dell'ambiente (GIA), un club che riunisce le 20 compagnie marittime mondiali più La sensibilità green della compagnia non si ferma al progetto GG5G rispettose dell’ambiente. ma è ormai parte integrante del concept del Gruppo. Grimaldi ha annunciato l’intenzione di investire 60 milioni di euro sull’allungamento delle cruise ferries Cruise Roma e Cruise Barcellona: una ristrutturazione che renderà le due navi ammiraglie più confortevoli (con gelaterie, fast food e ristoranti tipici) ma soprattutto più sostenibili. Lo spazio in più, infatti, sarà utilizzato non solo da 500 passeggeri ma anche per alloggiare quattro mega batterie che garantiranno emissioni zero in porto proprio come le navi hybrid di recente concezione. Negli ultimi quattro anni il Gruppo Grimaldi si è impegnato nell’acquisto di 25 unità green per 1,5 miliardi di euro e in interventi di retrofit

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PLACE TO BE

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L’ISOLA DA GUSTARE

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In fuga dalla folla, alla scoperta degli angoli nascosti dell’isola

Dal pane al pescato, un assaggio dei tesori gastronomici sardi

Mangiare, bere, scoprire, guida agli indirizzi migliori

Fate, diavoli e castelli infestati: un itinerario davvero “magico”


FOOD&TRAVEL SEA

NAUTICA F fiore all'occhiello del made in Italy IL 95% DELLA PRODUZIONE FINISCE OLTRECONFINE E IL SETTORE È IN CRESCITA GRAZIE AL SEGMENTO LUSSO

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DI MARINA MARINETTI

orse gli italiani non sono più tanto poeti e forse neppure così santi, ma navigatori lo sono ancora, eccome. Certo, aiutano 7456 chilometri di coste nel nostro Paese e più di settecento (un numero approssimato per difetto) porti turistici. Il resto ce lo mette la nostra passione per il mare. L’ultimo bollettino del ministero della Infrastrutture e dei Trasporti parla di 101mila barche da diporto presenti in Italia, a cui vanno aggiunti, secondo i numeri di Uncina Confindustria, l’associazione che raccoglie il comparto industriale dedicato al diporto e conta 279 aziende distribuite in tutti i settori merceologici, (quella che organizza il Salone nautico di Genova, per intenderci) più o meno 356mila natanti inferiori ai 10 metri non registrati, il 73% dei quali a motore. Stiamo parlando di una barca ogni 140 italiani, bambini compresi. Molte delle quali, soprattutto se sono yacht da sogno, Made in Italy. Leader nei panfili e nella vela d'eccellenza Lo dice a chiare lettere la Confederazione nazionale dell’artigianato e della piccola e media impresa (Cna), che nell’ultimo Rapporto di ricerca sulla filiera nautica scrive: «il Paese rimane tuttora caratterizzato da una cantieristica leader in alcuni segmenti». In particolare quella «dei grandi yacht, dei maxi rib e della vela d’eccellenza, si conferma leader mondiale su tutti i mercati». Sempre Cna parla di «valore record della percentuale di export,


Sotto, l'amministratore delegato del Marina Cala De' Medici di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, Matteo Italo Ratti

superiore al 95% della produzione». A oggi il nostro Paese ha consegnato ben 1588 imbarcazioni, pari al 32% della flotta globale (circa 5200) dei grandi yacht, quelli oltre i 30 metri di lunghezza. E il portafoglio ordini italiani per il 2018 è di 175 unità, con una lunghezza media di 45 metri: il nostro Paese è ancora una volta davanti agli altri, con il 41,3% del numero totale di ordini globali. E tutti sono alla ricerca di personale: costruttori, cantieri, porti. E poi dicono che l’industria italiana ha perso il treno. Va in barca, infatti.

Un “sindacato” per l'alta gamma Lamberto Tacoli, presidente della “quasi neonata” Nautica Italiana, parla di «un mercato vivace in netta ripresa con numeri che parlano chiaro». La “fascia alta” del settore nel 2017 ha macinato 2,3 miliardi di euro di produzione, il 13% in più rispetto al 2016. L’associazione è nata tre anni fa, quando sessantacinque marchi “pesanti” (nel frattempo diventati un centinaio, per un

fatturato globale che supera gli 1,8 miliardi di euro e oltre 4 mila addetti diretti), con brand come come Azimut/Benetti, Baglietto, Gruppo Ferretti, Perini e altri che, anche sul piano internazionale, rappresentano l’eccellenza del comparto, avevano ufficializzato l’uscita da Ucina Confidustria per la «prolungata mancanza di attenzione, servizi e dedizione strategica al comparto nautico da parte di questa Confindustria». Naturale la successiva affiliazione ad Altagamma, che raccoglie le aziende dell'eccellenza italiana. L’associazione ha adottato un codice etico per distinguersi in un'Italia che IL 32% DELLA FLOTTA GLOBALE DEI GRANDI YACHT OLTRE 30 METRI talvolta all'estero sconta seri dubbi di credibilità, ha redatto un pacchetto di DI LUNGHEZZA È STATO REALIZZATO proposte normative da sottoporre al DALLA CANTIERISTICA ITALIANA Governo, tese al rilancio del settore vessato da anni di persecuzioni ed errori da parte di politici e Pubblica Amministrazione, ha predisposto un palinsesto di eventi per far conoscere in modo efficace la produzione nautica italiana nel mondo. Compreso il Versilia Yachting Rendez-vous, l’unico al mondo che apre i cantieri al pubblico per far capire, per dirla con Tacoli, che dietro a quella “cosa da ricchi” c'è un mare di lavoro tutto italiano, la capacità della nostra industria, della nostra manifattura, dei nostri artigiani, del nostro design di realizzare prodotti davvero unici al mondo».

ORMEGGI TARTASSATI

Farsi la barca non è il problema. Usate, e di dimensioni contenute, costano meno di un’utilitaria. Il problema è mantenerla: il costo dell’ormeggio, in Italia, è uno dei più alti del Mediterraneo. È l’effetto di una serie di interventi governativi mirati a far cassa. «Il canone di concessione demaniale che i gestori devono corrispondere allo Stato, per esempio, incide dai 150 ai 900 euro l’anno a posto barca», spiega Matteo Italo Ratti, amministratore delegato di Marina Cala de’ Medici e consigliere di Nautica Italiana. «Poi vanno aggiunti fra i 188 e i 1.125 euro l’anno di addizionale regionale». E l’Imu: «In alcuni casi supera gli 850 euro a posto». Sulla Tari, poi, ogni Comune ha le sue regole. C’è chi ha applicato le tariffe pure alle boe. L’incidenza sulla singola imbarcazione? Dai 588 ai 2.375 euro annui. L'aliquota per la Tasi, invece, va dall’1 al 3,3 per mille. «Se correttamente calcolata l’imposta media a ormeggio sarebbe di circa 36 euro, ma a seconda di come la applicano i vari Uffici provinciali del Territorio, può superare i 360 euro», dice l’a.d. di Marina Cala de’ Medici. I contenziosi non mancano. Dulcis in fundo, l’Iva: tra i 200 e i 600 euro annui». E non è (quasi) mai deducibile.

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FOOD&TRAVEL

BAGLIETTO, quando navigare “su misura” non ha prezzo PARLA MICHELE GAVINO, AMMINISTRATORE DELEGATO DELLO STORICO MARCHIO

N

DI FRANCO OPPEDISANO

on dev’essere facile guidare un’azienda che realizza prodotti che non ti puoi permettere. Ma quando si tratta di un marchio storico come quello degli yacht Baglietto ti può bastare vederli nascere in cantiere e andare per mare, come se fossero dei figli diventati grandi. Le creazioni del cantiere spezzino, uno dei più antichi del mondo, non sono imbarcazioni normali, più o meno lussuose a seconda del gusto dell’armatore, ma veri e propri unicum del panorama nautico. Come lo è Michele Gavino, l’amministratore delegato dell’azienda che, a dispetto della posizione, viene dal mondo dell’industria, ha una laurea in ingegneria aerospaziale e prima di arrivare a La Spezia non aveva nessuna esperienza nel settore. Ora guida un’azienda che fattura 45 milioni di euro, ha cinquanta dipendenti ed esporta nel mondo tutto quello che produce.

Il primato è nel DNA da 160 anni Chissà se Pietro Baglietto, quando, nel 1854, iniziò a costruire piccoli scafi di gozzi e canotti, nel capanno di un orto a centro metri dal mare di Varazze, aveva intuito che il suo nome, un giorno, avrebbe girato il mondo. Già con la nascita dei primi Yachting Club negli ultimi decenni dell’Ottocento, si faceva a gara per possedere un'imbarcazione targata Baglietto. L’aveva il Re di Spagna Alfonso XIII, Puccini (Ciocio San) e lo stesso D’Annunzio (Alcyone). Sarà che il primato è nel DNA del marchio: il Miss Mary campione di regata già nel 1891, poi LA FLOTTA DEL GRUPPO GAVIO. IN ALTO, L'AMMINISTRATORE DELEGATO DI BAGLIETTO, MICHELE GAVINO.

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il più grande yacht da crociera, il Giuseppi-


Quanto costa una barca di Baglietto?

Dipende.

Da cosa?

Da mille variabili a cominciare dalla lunghezza, dalle finiture e dai sistemi di bordo scelti dall’armatore. Non mi dica che non esiste un listino.

Guardi, anche a un industriale che mi ha recentemente mandato una richiesta simile via instagram ho risposto la verità: non l’abbiamo mai avuto. L’ho invitato in cantiere, ma non ho potuto dirgli nulla di più perché non solo siamo un brand storico di lusso che deve curare ogni dettaglio fino a raggiungere la perfezione, ma produciamo progetti unici, tagliati su misura come un abito sartoriale. Almeno un prezzo base…

Il prezzo minimo non esiste. Le faccio un esempio: gli interni possono essere molto spartani o estremamente lussuosi e arrivare a costare fino a 18mila euro al metro quadro. Poi è una questione di dimensioni. Quelle contano sempre.

IL CANTIERE BAGLIETTO. A SINISTRA, L'MV19. SOTTO, IL 48 METRI "ANDIAMO"

Eccome. Se qualcuno viene da Baglietto e vuole uno yacht da 27 metri, gli sorrido e gli rispondo che meno di 37/38 non possiamo farli e lo indirizzo verso i cantieri Cerri, che sono specializzati in queste misure e fanno parte, come noi, del Gruppo Gavio. Da quello che ho capito non si parla mai di meno di una decina di milioni.

Lo ha detto lei, non io.

Quante barche avete in cantiere ora?

Tre già vendute e una che in gergo tecnico si definisce “in speculazione”. Buio totale.

na, nel 1906, ma anche il primo prototipo

esprimano al massimo tutto il prestigio e

di aliscafo al mondo, il primo tacht da vela

l'innovazione del Made in Italy. Con l’aqui-

italiano da 12 metri (1929). Il resto è storia:

sizione, Gavio ha intrapreso ingenti inve-

le serie in legno degli anni ’50 e ’60 con la

stimenti per potenziare le infrastrutture

comparsa del Flying Bridge, la “scoperta”

del cantiere, che oggi si estende oggi per

dell’alluminio negli anni ’70, la propulsione

35.000 mq ed è affacciato in pieno Golfo dei

a idrogetto negli anni ’80, le esplorazioni

Poeti, area strategica per il traffico dei me-

stilistiche nei ’90 e la tecnologia pionieri-

gayacht nell’area Tirrenica. Oggi il Cantiere

stica del nuovo millennio, con modelli come

Baglietto è specializzato nella costruzione

Tatiana per sempre, Blue Princess e Blue

di nuove imbarcazioni plananti e semidislo-

Scorpion, veri e propri esempi di come una

canti in alluminio da 35 a 50 metri, diversi

solida storia artigianale italiana si coniughi

dei quali firmati da Francesco Paszkowski

perfettamente con le ultime novità della

Design, interprete storico della filosofia Ba-

tecnologia.

glietto sia a livello stilistico sia di ingegneria

Nel 2012 per Baglietto si è aperta una nuo-

navale, e megayacht dislocanti superiori ai

va era: l’eccellenza di design e artigianato

40 metri in acciaio e alluminio, a cui si af-

di un marchio storico si è unita la forza di

fianca anche un’attività di refitting e rico-

un gruppo internazionale, il Gruppo Ga-

struzioni navali di assoluta eccellenza e di

vio, operante in settori chiave di sviluppo

costruzioni militari, antica tradizione del

come le telecomunicazioni e i trasporti, per

marchio del Gabbiano. Il top di gamma? Il

creare ancora una volta imbarcazioni che

70 metri Sestante firmato Mulder Design.

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FOOD&TRAVEL

Qui a sinistra il 50 metri Elsea di CCN. Sotto, un rendering del CCN123 DOM in cantiere.

LE FUORISERIE DI CCN Made in Italy, personalità

con piattaforme navali

ed eccellenza. Migliaia di

dedicate: una bella

ore trascorse al lavoro,

dimostrazione della

in studio e in cantiere, per

flessibilità del cantiere. Il

trasformare l’italianità

K40, un 40 metri con scafo

in idee e per raggiungere

in acciaio rinforzato per

l’affinità perfetta tra

la classe “Light Ice” , è

Questo l’ho capito.

proprietario e la barca

stato appena consegnato

Normalmente quando un armatore viene da noi avviamo in base alle sue necessità una fase di progettazione condivisa con i suoi tecnici al cui termine iniziamo la costruzione supervisionata dal cliente. Per fare tutto questo ci vuole tempo. Per evitare lunghi tempi di attesa progettiamo e costruiamo noi delle barche che possono essere varate in tempi molto più brevi. Non hanno una commessa di un cliente alle spalle e vengono definite, appunto, “in speculazione”.

in cui si riconoscerà,

a un diportista americano

puntando sempre al

e in cantiere ci sono un

massimo. La filosofia di

27 metri disegnato da

Cerri Cantieri Navali (CCN)

Tommaso Spadolini per

di Carrara, la prima a

Roberto Cavalli, e un 41

entrare nella galassia del

metri che porta la firma

Gruppo Gavio nel 2011, si

di Guido De Groot, mentre

riassume in queste poche

è stato consegnato a un

Visto il valore delle barche, è rischioso.

parole.

armatore russo Elsea, il 50

In questo caso il rischio finanziario è tutto a carico del cantiere, mentre per quelle che hanno già un armatore fatturiamo ad avanzamento lavori come da contratto.

Una filosofia che si è

metri in alluminio disegnato

tradotta in un piano

dallo studio Bacigalupo

industriale particolarmente

presentato a Cannes a

Ma come trovate i clienti armatori?

efficace, che nel giro di

settembre dello scorso

Il 30% arriva in cantiere da solo con il proprio referente tecnico. Ma si tratta solo degli armatori più esperti che conoscono bene il nostro marchio. Gli altri arrivano con un broker nautico. Molto utile è anche il refit.

soli cinque anni ha quasi

anno, su cui è basato anche

triplicato il fatturato,

il Lysithea 50, che sarà

affiancando alla

disponibile in due versioni,

tradizionale vetroresina

hydro-jet e shaft-line. La

Che sarebbe?

dei superperformanti

gamma di prodotti CCN si

Per farle capire: è un po’ come la ristrutturazione di una casa. I clienti tornano in cantiere per apportare delle modifiche alla barca che hanno acquistato magari pochi anni prima. Il refit è circa un terzo del nostro fatturato. Poi rinsalda il rapporto con l’armatore e permette di riportare a La Spezia clienti storici che si erano allontananti.

Flyingsport (da 86 e da

completa con un nuovo

102 piedi) la produzione di

modello disegnato da

modelli unici, “fuoriserie”

Stefano Vafiadisi, il DOM

dai 30 metri in su,

123, e le Navette da 24 a

customizzati secondo

35 metri in acciaio e, in

i gusti del cliente e le

alluminio disegnate dallo

indicazioni del designer,

Studio Spadolini Design.

I tempi di costruzione di una delle nostre imbarcazioni vanno dai 2/3 anni e arrivano fino a quattro.

Verso i vostri concorrenti…

In Italia ne abbiamo tre o quattro, poi ci sono gli olandesi e i tedeschi che hanno mantenuto alti i prezzi anche durante la crisi. E quindi sono in difficoltà?

Tutt’altro.

Forse perché per i vostri clienti la variabile prezzo conta poco.

Conta molto, più di quanto si immagini. Ma conta anche l’affidabilità del cantiere e il rispetto dei tempi di consegna dell’imbarcazione.

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E ci sono dei problemi a questo livello?

filtri antiparticolato e un sistema antipollution del mare. Non è un problema dei cantieri, ma della Cioè? filiera, fatta per la maggior parte da piccole Ha un sistema di zavorra liquida. Ovvero carica acqua di mare nei imprese e artigiani, che hanno la fama di non serbatoi quando serve e la scarica quando non ce n’è più bisogno. avere rivali dal punto di vista qualitativo, ma Ma capita di doverla caricare nell’Oceano Indiano e di doverla di essere talvolta in ritardo. scaricare, ad esempio, nel Mediterraneo, rischiando Le cose sono cambiate, però: «C'È PIÙ ATTENZIONE ALL'AMBIENTE: di contaminarlo con elementi estranei. Per questo dal 2008 alcuni fornitori sono GLI ARMATORI CI CHIEDONO MOTORI l’impianto certificato neutralizza completamente scomparsi. Quelli che sono l’acqua caricata come zavorra. PIÙ PICCOLI E CONSUMI RIDOTTI rimasti hanno molto più lavoro Costa molto? CON PIÙ EFFICIENZA IDRODINAMICA» e, tra mille difficoltà, specie Un po’. di reperimento di personale Baglietto di cose economiche non ne ha? specializzato, si stanno attrezzando. Quando siamo entrati a far parte del Gruppo Gavio abbiamo messo in cantiere un 13 e un 19 metri, dei classici motoscafi che Manca personale? assomigliano molto ai vecchi Mas della Prima e Seconda guerra Anche noi stiamo cercando, ma non è facile: mondiale. Sono più piccoli e hanno un prezzo più abbordabile. con la crisi degli anni scorsi non c’è stato ricambio generazionale e le persone più Magnifico: quanto? esperte non hanno insegnato ai giovani. Venga in cantiere e ne parliamo… Tornando agli yacht, anche queste specie di portaerei hanno limiti di emissioni di inquinanti?

Usiamo motori diesel, le normative sono più o meno le stesse delle automobili e variano a seconda delle dimensioni della barca. Dal 2016 abbiamo sviluppato alcune piattaforme possono possono aver motorizzazioni tradizionali o ibride. Lo sceglie il cliente, pagando nel secondo caso un extracosto. E l’elettrico?

Si può fare, lo stiamo facendo con CCN. Un cliente ci aveva chiesto di fare una “Tesla del mare”, abbiamo cominciato la fase di progettazione, ma il cliente si è reso conto che per l’utilizzo che voleva farne l'elettrico puro non sarebbe stata una soluzione adatta. Volevano andare più veloce?

No: i clienti che chiedono la velocità sono sempre meno, i trenta nodi con i quali si va dalla Liguria alla Sardegna in un attimo. Perché aumentano i consumi di carburante in maniera significativa. Gli armatori oggi ci chiedono motori più piccoli e consumi ridotti anche grazie a una maggiore efficienza idrodinamica. Anche i miliardari sono attenti all’ambiente, se gli conviene.

Guardi, stiamo costruendo un 54 metri con

BERTRAM, LA PERFORMANCE IN CONDIZIONI ESTREME Era il 1964 quando il Time paragonò l’americano Dick Bertram all’italiano Enzo Ferrari: due campion artefici del connubio tra performance e lusso. Allora Bertram era sinonimo di carena a V profonda, di cui aveva dotato il suo primo yacht, il 31 piedi Moppie. Oggi come allora Bertram è sinonimo di imbarcazioni ad alte prestazioni e da pesca sportive famose per la tenuta di mare anche in condizioni estreme. Nel 2015 l’iconico brand americano è stato acquisito dal Gruppo Gavio, che ne ha trasferito la sede a Tampa, in Florida, mantenendo il marchio strettamente legato alla sua storia d’origine, tanto che americano è anche il team. E se in 3 anni sono già stati realizzati 17 barche da 35 piedi per clienti dal Nord America al Giappone, è al debutto il prototipo del primo 61 piedi, che unisce la matita di Michael Peters alla potenza del doppio CAT32 diesel da 1900 cavalli e allo stabilizzatore giroscopico Seekeper 16 che elimina fino al 95% del rollio, con scafo in vetroresina a infusione e chiglia rinforzata in kevlar. Il prossimo step? Un nuovo modello da 50 piedi, che andrà in cantiere nel 2019. Anche questo, ci scommettiamo, disegnato per affrontare agevolmente le peggiori condizioni di mare senza nulla togliere al comfort. Niente di nuovo, quando si tratta di Bertram.

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FOOD&TRAVEL ITINERARI

Il LATO B della Sardegna SEMPRE PIÙ MANAGER E TURISTI IN FUGA DALLA FOLLA LASCIANO IL LUSSO DELLA COSTA SMERALDA PER CERCARE OASI DI PACE E RELAX. LE TROVANO SULLA COSTA SARDA DI NORD-OVEST, CHE DA ISOLA ROSSA SCENDE VERSO IL SINIS. È QUESTA LA PARTE DELL'ISOLA PIÙ AUTENTICA, TRA STORIA E NATURA INCONTAMINATA 36

Q

DI MARTHA PULINA E GIORGIO CALDONAZZO

uella che dal nord-ovest scende giù fino alla penisola del Sinis è un lungo tratto silente di costa frastagliata, mare da sogno, macchia mediterranea e calette nascoste, interrotto solo in parte dal frastuono festoso che anima le località più commerciali a ridosso dell’Asinara. Da Santa Teresa di Gallura fino alle dune di Piscinas, a Montevecchio, passando per Cabras e la pittoresca isoletta di Malu Entu, – sembrerà strano – ma c’è tutto un microcosmo ancora da scoprire. Partendo da nord, lo si può visitare a tappe


L'IDEA IN PIÙ «Qui eravamo tutti minatori e figli di minatori. Era la nostra maledizione, ma era anche la nostra ricchezza... Quel mondo è finito. Oggi, per noi sardi, la nuova miniera è il turismo». Fausto Atzeni se ne intende. Papà minatore, adesso è l’uomo tuttofare di un albergo unico al mondo, l’ecoresort Le Dune di Piscinas, a sud del Sinis, lungo la costa occidentale della Sardegna. Un hotel ricavato dal deposito di piombo e zinco estratti dalle miniere a monte, nel sito di Ingurtosu, che vive in questo periodo una piena rifioritura grazie anche all'idea di invitare artisti a realizzare opere da lasciare nelle camere. Quest'anno a essere coinvolto è stato Vanni Cuoghi. www.ledunepiscinas.com

CI PIACE che non sia difficile trovare delle piccole spiagge isolate e godere della natura in solitudine

NON CI PIACE che le indicazioni stradali non sempre siano chiare e ci si può perdere facilmente. E che nei paesi vengano organizzati pochi eventi, costringendo i turisti a doversi spostare di molto per vivere una serata diversa

mirate, sbarcando in primis a Isola Rossa, paese che s’affaccia sul versante nord occidentale della Sardegna (prendendo il nome dal piccolo isolotto che le si trova di fronte) e rientra in quell’arzigogolo di promontori che caratterizzano i litorali isolani.

La torre verso il mare Il borgo che dà il nome all’intera costa (anche se, di recente, qualcuno l’ha ribattezzata “Costa Rossa”) è una realtà riservata e discreta. Una bellezza quieta che cattura lo sguardo fin dal XVI secolo, quando gli spagnoli iniziarono a costruire l’imponente torre di guardia – che tuttora rivolge le sue mura alle acque del Mare Esperico – per difendersi dalle incursioni dei saraceni: abbagliati dalla suggestione del luogo, finirono per stabilirvisi, costruendo tutt’intorno al manufatto il primo impianto urbano di Isola Rossa. Accedere alla Torre Spagnola non è semplice, ma la piccola scalata vale il premio finale: una vista a 360° del

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FOOD&TRAVEL ITINERARI

SCELTI PER VOI HOTEL MARINEDDA THALASSO & SPA A due passi dalla strepitosa spiaggia Marinedda. Fresco di restyling. Loc. Isola Rossa, Trinità d’Agultu e Vignola (Ot) Tel. 078.9790018 www.hotelmarinedda.com

IS BENAS COUNTRY LODGE Loc. Benetudi, Strada Mare Putzu Idu, San Vero Milis (Or) Tel. 0783.52124 www.isbenaslodge.com

IL CAMINETTO Specialità sarde a base di pesce in un ambiente sobrio con lampadari retrò. Via Cesare Battisti, 8, Cabras (Or) Tel. 0783.391139 www.ristorante-ilcaminetto.com

Un viaggio a tutto (mono) volume Maneggevole, performante, adatta alle famiglie. La quarta serie della Renault Scénic si conferma come una monovolume moderna e accattivante. Il nuovo propulsore, peraltro, le dà quella “carica” che forse le versioni precedenti non avevano. Noi l’abbiamo provata lungo le strade assolate della Sardegna "meno conosciuta" e il modello evergreen della casa francese non ha tradito le attese. Grande guidabilità, ottima tenuta in curva, comfort infinito nell'abitacolo con il cruscotto touch e tanti portaoggetti, per non parlare dell'estrema capienza del bagagliaio. Nuova Renault Scénic TCe 115 CV

Energy Sport Edition Renault SCENIC & Grand Prezzo di listino: 21.750 euro Gamma Accessori

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promontorio e della costa, fino all’Asinara e alla Corsica. Anche l’entroterra non è privo di fascino: tipiche del paesaggio rurale sono le chiesette campestri, disseminate un po’ in tutta la Sardegna, meta continua di turisti e curiosi e location di festività paesane. Quella di Santa Maria di Vignola, per esempio, che saluta l’estate con le feste di Santa Maria e Santa Elisabetta a fine agosto. Riti religiosi che si accompagnano al piacere della buona tavola: impareggiabile, da queste parti, la trippa con patate e una fetta di casitzolu (formaggio di vacca) da assaggiare indugiando con lo sguardo su un paesaggio muto e solitario.

Segreti isolani La rotta verso ovest a questo punto condurrebbe dritti verso il Golfo dell’Asinara, ma chi non ama i falò sulla spiaggia conditi da birra e musica reggae, può virare verso l’interno e, attraverso un dedalo di stradine, TORRI ANTICHE, RITI TRADIZIONALI approdare sulla statale E PIATTI TIPICI TUTTI DA GUSTARE: 131 che lambisce il cuore SCENICLA ROTTA ALTERNATIVA PASSA PER dell’isola tagliando il litorale SANTA MARIA DI VIGNOLA, BORGO SAN su cui troneggiano le briose Porto Torres, Stintino e SALVATORE E IL MARE DI MAIMONI Alghero, per raggiungere invece, più a sud, un altro regno del silenzio. La penisola del Sinis, anch’essa tuffata sul Mar di Sardegna, anch’essa rifugio per chi vuole sfuggire ai lifestyle sfarzosi o invadenti. Il Sinis è uno dei segreti meglio custoditi dell’isola. Qui i turisti arrivano a volte per caso, o anche per scelta ma senza troppa convinzione. Poi invece scatta l’innamoramento per un’esperienza decisamente fuori dagli schemi.


ALLA CONQUISTA DI MALU ENTU Una vera perla marina misconosciuta è l’isola di Mal di Ventre, 85 ettari che non superano mai i 18 metri di altezza e che i sardi si ostinano a chiamare Malu Entu. Il nome significa “vento cattivo” e non è difficile intuirne il motivo: l’isoletta è in mare aperto e qui le correnti rendono spesso difficile l’approdo. Non a caso, Malu Entu è disabitata. All’ex-camionista Salvatore Meloni e a un gruppetto di sostenitori, invece, sono bastati un pizzico di follia e orgoglio sardo per fondare, nel 2009, la Repubblica di Malu Entu, realtà che animò per qualche mese le pagine della cronaca sarda: le presunte trattative con l’Onu per ottenere riconosciuta l’indipendenza però non portarono l’esito sperato dai nuovi “repubblicani”.

Quattro anni fa, un manager italiano che era in vacanza in Costa Smeralda approdò da queste parti su indicazione di un amico belga. Stregato dalla magia del posto, è diventato un cliente fisso. Un autorevole professore della Bocconi viene qui per staccare la spina. E un importante amministratore delegato non rinuncerebbe mai alla sua settimana in Sinis, perché, dice «non c’è niente, zero mondanità, zero yacht, zero localoni», per l’appunto.

Brindare tra le dune Il nulla è così assoluto che nel borgo di San Salvatore (che sembra Messico), Sergio Leone ha girato alcune scene western. E poi ci sono le spiagge: spettacolare quella spiaggia di Maimoni (vicino a Cabras), dove si può camminare in riva al mare per

chilometri fino a Capo San Marco e alle rovine fenicie di Tharros. Bellissima pure Mari Ermi, da cui giungere al cosiddetto Parco dei suoni, sorta di sala concerti all’aperto, ricavata da cave dismesse di arenaria. Percorrendo pochi chilometri verso l’interno si arriva al “deserto” del Sinis, alle spalle della pineta di Is Arenas, creata negli anni ’50 proprio per arrestare l’avanzata della sabbia. Per raggiungerla si passa davanti all’Is Benas Country Lodge, posto incantevole, con una piccola enoteca il cui direttore propone assaggi di vini sardi trascurati da vitigni come il Bovale, il Nuragus, la Vernaccia, il Nieddera. Qualora la natura vi fosse venuta a noia, c’è anche modo di approfondire il glorioso passato preistorico di questa zona. Nel museo archeologico di Cabras si possono ammirare i famosi giganti di Mont’e Prama, statue di guerrieri di grandi dimensioni, forse risalenti a 800 anni prima di Cristo. Qui la civiltà nuragica ha conosciuto fasi di splendore. Questo era pur sempre il cuore più vero del Mediterraneo. Nella foto grande: la bella terrazza dell'Hotel Marinedda Thalasso & Spa. Qui, in senso orario: il mare che lambisce l'isola di Malu Entu, il borgo di San Salvatore e le rovine fenice di Tharros

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FOOD&TRAVEL TIPICITA' SARDE

L'ISOLA da gustare FORMAGGI CAPRINI E PANE CARASAU, MALLOREDDUS, PORCETTO E CANNONAU: ALLA SCOPERTA DELL'ENOGASTRONOMIA DELLA SARDEGNA

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S

DI GIUSEPPE PULINA

la produzione di pregiati mieli di rosmarino, asfodelo o quello amaro di corbezzolo. Il paesaggio olivicolo, comune nel Sassarese e e Napoleone poteva riconoscere la sua Corsica dal nel basso Campidano, vicino a Cagliari, ci offre profumo, noi sardi riconosciamo la nostra isola dai una ricca scelta di olii Dop dal carattere deciso, gusti decisi dei suoi prodotti alimentari. Percorrendo questo lembo derivanti dalla Bosana e dalla Semidana. Così di terra al centro del Mediterraneo, saremo presi dal suo paesaggio come, praticamente in tutta l’Isola, è possibile con grandi spazi aperti e insolitamente multiforme, combinazione trovare superfici vitate da cui si ottengono vini di una geologia particolarmente varia (i geologi tedeschi dell’800 dotati di straordinarie caratteristiche quali, dicevano che Dio dopo la creazione si era pulito le mani ed era per citare soltanto i più famosi, la Vernaccia di nata la Sardegna), di un clima aspro e di una flora e una fauna Oristano, la Malvasia di Bosa, il Vermentino di ricche di endemismi. La Sardegna è l’unica vera isola "isolata" del Gallura, il Cannonau delle Barbagie, il Nuragus Mediterraneo, con una grande estensione delle coste che, con 1860 di Cagliari, il Cagnulari del Sassarese, il Moscato km, rappresentano il 20% di tutti i litorali d’Italia, ma con vaste aree di Sorso, l’Arvesignadu di Bono. Se poi capita di interne in cui prevale l’allevamento ovino da latte, zone collinari percorrere il Campidano, pianura coltivate a olivo e vite e poche pianure utilizzate per I GEOLOGI TEDESCHI DELL'800 che da Oristano si estende fino a produzioni più intensive, dal riso al frumento duro. Il Cagliari, in primavera inoltrata, è carattere pastorale dell’Isola è marcato dalla diffusa DICEVANO CHE DIO, DOPO possibile incontrare un paesaggio presenza di pascoli naturali e meriagos, superfici LA CREAZIONE, SI ERA PULITO inerbite naturalmente con presenza di sughere, di LE MANI ED ERA NATA LA SARDEGNA, rubicondo di grano duro, ondeggiato dal vento, dal quale lecci, di roverelle o di olivastri, utilizzate per il pascolo L'UNICA VERA ISOLA MEDITERRANEA si ottengono i più famosi pani delle pecore, ma anche dalle distese di macchia della Sardegna, il Carasau e su Pistocu o “pane mediterranea sulle quali brucano capre e bovini. È da questo dei pastori”, la spianata di Ozieri, su Civraxiu paesaggio che otteniamo il latte ricco di aromi che è trasformato di Sanluri, ma anche le più rinomate paste, dai nei rinomati pecorini, il Fiore Sardo o il Pecorino Sardo (Dop), o nei Malloreddus ai Culurgiones, alle Lorighitas. vaccini tradizionali, come il Casizzolu del Montiferru e la Greviera Infine, il mare e le lagune dell’Isola regalano di Ozieri. Ma è sempre questo pascolo che arricchisce di profumi le prodotti unici, quali la bottarga, ovature di carni di agnello (Igp) o di capretto da latte o quelle dei vitelli della muggine conservate previa salagione, anguille Gallura e dell’Ogliastra, e che intenerisce il Porcetto, maialino da e capitoni e, re dei pesci, il tonno, e regina dei latte da arrostire a fuoco lento. La grande varietà delle sue fiorite, crostacei, l’aragosta. poi, oltre a colorare i paesaggi di primavera, costituisce la base per

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FOOD&TRAVEL TIPICITA' SARDE

Pescato sì, ma di STAGIONE QUALCHE DRITTA PER BARCAMENARSI NEL RICCO MARE DEL FRESCO LOCALE ED EVITARE SPIACEVOLI SORPRESE DA PRODOTTI “D’IMPORTAZIONE”

U

DI ALESSANDRA CANNAS

na bella mangiata di pesce fresco: il primo desiderio gastronomico di chi sbarca in Sardegna è questo. Ma se vogliamo assicurarci che il pescato abbia un’origine sarda doc, è necessario seguire alcune indicazioni che cercheremo di sintetizzare “rincorrendo” il pesce di stagione in un immaginario tour che dai primi di luglio ci accompagni a scoprire il pescato locale fino alle soglie dell’autunno. Dunque, se dopo un bel bagno di acqua e sole nelle splendide spiagge della Sardegna nord-occidentale iniziamo a sentire quel certo languorino, niente di meglio che iniziare con il top della cucina marinara sarda: l'aragosta. Consigliato ordinarla ad Alghero o Stintino, servita “alla catalana”. Gli allergici ai crostacei potranno consolarsi con un ricco piatto di triglie di scoglio: le troverete in molti ristoranti anche servite “alla Vernaccia”. Se invece preferite i molluschi, a Olbia troverete ottimi mitili. Gli allevatori olbiesi allevano le cozze da generazioni e la loro esperienza emerge all’assaggio, soprattutto se servite in una zuppa insieme alle arselle. Per chi arriverà in Sardegna a settembre, invece, il momento è quello giusto per assaggiare alcune delle cinque specie di muggini delle lagune sarde: è infatti questo il periodo in cui si pesca il cefalo, le cui gonadi femminili, gonfie di uova, vengono salate ed essiccate per produrre la pregiata bottarga. Assaggiatela appena pronta, prima che venga messa sotto vuoto: è ambrata, morbida, ottima condita con olio, assieme ai carciofi o al sedano. Se siete nella zona di Cabras, dove si trova la laguna più estesa della Sardegna, potrete assaggiare anche altri prodotti a base di muggini meno noti, come la merca, muggine bollito in acqua salata e avvolto per diversi giorni in particolari erbe, e il muggine affumicato servito anche nell’ittioturismo del Consorzio. Se invece vi trovate nel cagliaritano, un salto a Nora vi consentirà di assaggiare il prosciutto di ollione prodotto in zona. Sempre a settembre non fatevi sfuggire il pesce spada: il 1° ottobre chiude la pesca e perderete l'occasione

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di assaggiare questo prodotto tipico, pescato lungo tutte le coste. Se preferite invece una bella orata o spigola, le troverete tutto l'anno provenienti dagli allevamenti presenti lungo le coste. Ma non pensate di mangiare pesci meno pregiati: le analisi del centro Porto Conte Ricerche dimostrano che quelli di allevamento contengono quantità di acidi grassi Omega3 a volte superiori a quelle dei pesci selvatici. Se volete verificare la differenza con l'orata selvatica, nei mesi di ottobre e novembre potrete trovarla presso le lagune: l'orata infatti tenta di raggiungere il mare per riprodursi proprio in questo periodo e, se avrete occasione di visitare una peschiera, potrete vederle affollarsi agli impianti di pesca.

SCELTI PER VOI DA GIOVANNI

Via IV Novembre 9 - Nuoro - Tel. 0784.30562 Tra i piatti forti spiccano gli gnocchetti e le fettuccine al cinghiale, il cinghiale in tegame, il filetto di cavallo grigliato con aglio e prezzemolo. Da non perdere su filindeu: pasta fatta i casa in brodo di pecora da servire con pecorino acido o formaggio fresco. Prezzo medio: 30 euro.

RISTORANTE GIAMARANTO Via Alghero 69 - Sassari - Tel. 079.274598 Piatti forti: funghi porcini, agliata all’algherese, attinie fritte, pennette ai calamari e zucchine, spaghetti al sugo di cernia o di aragosta, tagliatelle con mirtilli, ravioli di carciofi. Pesce in tutte le salse per secondo. Vini: le migliori etichette sarde. Prezzo medio: 40 euro.


In principio fu il PANE LA SARDEGNA, NEL MONDO, È LA REGIONE DOVE È POSSIBILE TROVARE IL MAGGIOR NUMERO DI PANI TIPICI

S

DI GIOVANNI ANTONIO FARRIS

enza tema di smentita possiamo affermate che la Sardegna è la regione del mondo che esprime il maggior numero di tipi di pane: se ne contano diverse centinaia. Si può dire che ogni zona, ogni paese e ogni clan famigliare abbia il suo pane! Legato a doppio filo alla cultura e alle usanze locali, nelle aree a economia prevalentemente pastorale (Nuorese e Ogliastra) si sono affermati i pani a sfoglia rigida (Carasau, Pistoccu), a lunga conservazione e dunque utilizzati dai pastori nei lunghi periodi invernali della transumanza delle greggi. Nelle zone settentrionali (Ozieri, Logudoro) e in altre a economia agro-pastorale, si trovano invece pani a sfoglia morbida (Spianata), che potevano essere utilizzati anche dopo alcuni giorni dalla cottura. Dove l’economia era prevalentemente agricola, quindi soprattutto nel Campidano ma anche in altre zone dell’isola (Nurra), si sono diffusi i pani a mollica, talvolta di grande pezzatura (Moddizzosu, Civraxiu, Coccoi). Il processo di trasformazione del cereale (frumento duro) in prodotto finito si presenta in tutte le sue fasi assai vario ed

elaborato nelle tecniche, nelle destinazioni e occasioni di preparazione, e in passato era una sorta di rito che si tramandava di madre in figlia per generazioni. Assaggiate il pane sardo in tutte le sue declinazioni, quindi, ma preferite quello artiginale. L’uso di varietà di frumento coltivate in loco e l’impiego dei forni a legna assumono infatti una notevole importanza nel determinare la qualità dei vari prodotti. Così come l’impiego del lievito madre, al quale la tradizione sarda presta da sempre speciali attenzioni. Qui la pasta acida viene chiama frammentarzu, fremmentarzu, frammentu, frommentu, a seconda della zona. Fin da quando il segreto della lievitazione era ancora un mistero, e le donne sarde prestavano cura e attezione a questa materia primordiale, senza nulla sapere degli agenti responsabili della lievitazione e della maturazione dell’impasto.

B&B LA JACARANDA Sant’Antioco - Cagliari - Tel. 393.7276530 Realizzata in un edificio di nuovissima costruzione, La Jacaranda si propone come un’esclusiva dimora di charme per gli amanti della Sardegna meno conosciuta e delle sue meraviglie tutte da scoprire. Prezzo medio: 70 euro a doppia.

B&B THE OLD FARM ASFODELI Loc. Sanalvò - Loiri Porto San Paolo, Olbia - Tel. 07890998170 Leggermente fuorimano rispetto alle tradizionali rotte turistiche, è l'ideale per chi desidera "esplorare" i dintorni. Immerso nella tranquilla campagna, ha camere semplici, ma molto confortevoli e spaziose. Prezzo medio: 60 euro a doppia.

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FOOD&TRAVEL

I MUST DI STAGIONE IN SARDEGNA... di Monica Setta Sarà una estate sontuosa, magnifica, come dicono le previsioni che anticipano per la Costa Smeralda un aumento del 40 per cento delle presenze nel periodo compreso fra giugno e settembre 2018. Secondo Franco Mulas, general manager della Starwood, le previsioni sono più rosee di sempre. Merito del fatto che a Porto Cervo stanno tornando, ormai dallo scorso anno, i Paperoni di mezzo mondo. Non la riccanza composta da calciatori o veline, ma i grandi patrimoni di imprenditori che, pur di alloggiare fra i fasti e la privacy del Pitrizza, sono pronti a spendere anche diecimila euro a notte. La Sardegna dal volto vincente però non resterà questa estate confinata fra i bijoux del calibro di Romazzino o del Cala di Volpe: si allargherà agli alberghi belli e amabili della cosiddetta coast pr come lo splendido Petra Segreta, il boutique hotel sulle colline di San Pantaleo, o l’Abi d’Oru di Porto Rotondo. Insomma, forse per la prima volta, si potrà organizzare una vacanza Smeralda coniugando il super lusso con la sostenibilità di alcune offerte meno inaccessibili. Mettiamo che abbiate destinato cinque giorni al relax nella mitica piazzetta di Porto Cervo: quali sono i must o i plus di stagione? Scopritelo insieme a noi di Economy seguendo questa inedita guida alla vacanza intelligente nella Sardegna 2018.

place KIDS

RELAX

Petra segreta fra green e spa Nascosto sulle alture di san Pantaleo, il Petra Segreta Resort and Spa predice un futuro sempre piu verde per la ricettività a cinque stelle con servizi di lusso in chiave eco sostenibile. Rifugio nella selvaggia natura della Gallura, il Petra, come spiega Rossella Marchese, titolare insieme al marito Luigi Bergeretto del solo relais et chateaux dell’isola, rappresenta una novità assoluta, uno spazio di comunione con se stessi. Le camere sono 24 e le suite hanno in alcuni casi piscine private. Due i ristoranti imperdibili: L’Osteria il Mirto ed il Fuoco sacro. Infine spa a cielo aperto e trattamenti olistici in una capanna balinese nascosta nel verde. www.petrasegretaresort.com

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SOGGIORNI Dormire al Cervo Arrivate in piazzetta a metà settimana evitando la calca del week end, avete prenotato una stanza al Cervo, un albergo magico che offre camere standard ad un costo spesso inferiore ai 400 euro, se si ha la pazienza di prenotare in anticipo. Il mago del marketing è Claudio Cadeddu, forte esperienza nella hotellerie a 5 stelle a livello mondo, 5 lingue parlate in modo perfetto ed un feeling con la clientela russa che solitamente non bada a spese. Dormendo al Cervo avrete una barca che vi porta in una delle spiagge più riservate ed attrezzate dove tuffarvi in un mare cristallino. La colazione, curatissima, è compresa nel prezzo, mentre il must è un aperitivo nel bar della piazzetta da cui si assiste allo struscio dei vip. www.hotelcervocostasmeralda.com

Bebè al top chez Abi doru Se invece avete bambini puntate dritti su Abi D’Oru, albergo inaugurato nel 1963 ossia quando nasceva la costa smeralda che ha riaperto il 27 aprile con 50 camere un nuovo concept di ristorante sulla spiaggia ed il beekids club dedicato ai piccoli. In sardo il nome significa “ape d’oro” e proprio l’ospitalità sarda doc è il tratto dominante di questa vacanza. Gli arredi, come racconta Raffaella Manca, che si occupa con successo della comunicazione del gruppo, sono ampie e confortevoli, ma soprattutto godono dell’impronta del garbo dei sardi. Il plus è rappresentato dal ristorante Marinella: uno dei pochi pieds-dans-l’eau della costa che viene aperto anche agli ospiti esterni. L’esagono, con aperture e vetrate da cui entra la festosa atmosfera della spiaggia, assicura cenette a lume di candela ed un menù speciale con una vasta offerta di etichette. www.hotelabidoru.it


etobe

COMFORT Costa Smeralda discreta

SPIAGGE

Un tuffo dove l’acqua è più blu Sabbia color oro e un mare dall’incredibile color turchese. Siamo ai Caraibi? Macchè, a Villasimius, una delle spiagge più sognate della Sardegna. Proprio qui, sul versante sud-est dell’isola, vi aspetta l’iH Hotels Le Zagare, il posto giusto per quanti di voi desiderano concedersi una permanenza raffinata e rilassante a Villasimius, lontano dalla folla, a contatto con la natura e con tutti i servizi più esclusivi, a cominciare da un’offerta gastronomica fatta di piatti tipici e vini isolani. Riservato ed accogliente, il resort si trova a poca distanza dallo splendido arenile di Campus al quale è collegato da un servizio di navetta. In mezzo al verde e al profumo del mirto che lo caratterizzano, le 54 camere e i 6 villini offrono soluzioni di alloggio per single, coppie e famiglie. E per i bambini c’è anche il servizio di assistenza full day. www.lezagarehotel.it

A soli 2 km da Porto Cervo - punto di partenza perfetto per scoprire alcune tra le più belle e famose spiagge del mondo - in località Liscia di Vacca, chi ha voglia di vivere un’esperienza indimenticabile (ma lontana dalla confusione) nella dorata Costa Smeralda, può bussare alla porta di Allegroitalia e soggiornare in uno dei 35 nuovissimi appartamenti privati – bilocali, trilocali e quadrilocali – dotati di cucina privata, living e ampia terrazza panoramica o giardino attrezzato per godere di viste mozzafiato sorseggiando un caffè o un aperitivo. A disposizione degli ospiti c’è anche il servizio navetta e fantastiche e-bike ecologiche per raggiungere la spiaggia. www.costasmeralda.allegroitalia.it

FUN

Piccole grandi emozioni Dalla preistoria ai giorni nostri fino alla Via Lattea e ai suoi pianeti. Milioni di anni in una lunga e piacevole passeggiata. È quanto offre la “Sardegna in Miniatura” di Tuili (Sud Sardegna) un parco divertimenti per famiglie incastonato nella macchia mediterranea che circonda il villaggio nuragico “Su Nuraxi” di Barumini e che ogni anno si arricchisce di nuove attrazioni. Quest’anno è stato aperto il percorso “Parco Natura” dove grandi e piccoli possono attraversare un fiume amazzonico e vivere esperienze a contatto con piranha, camaleonti e iguane. Non meno affascinanti sono le attrazioni classiche come il Planetario, il Parco dei Dinosauri e le miniature isolane con i nuraghi a grandezza naturale. Per rifocillarsi c’è la trattoria che offre piatti tipici come gli arrosti e le famose sebadas. www.sardegnainminiatura.it

...E NEL RESTO D’ITALIA

Ad Amalfi, questo passa “il Convento”... Chi sogna di vivere in vacanza il Mediterraneo a tutto tondo, adesso ha un posto in più dove andare. E che posto! È l’NH Collection Grand Hotel Convento di Amalfi, una straordinaria struttura a 5 stelle affacciata sul Golfo. Da giugno, questa terrazza da sogno sospesa tra terra e mare, e al cui interno è conservato persino un chiostro arabo-normanno del XIII secolo, ha affidato la sua cucina all’arte sopraffina dell’estroso chef palermitano Natale Giunta (nella foto). È lui a firmare l’esclusivo menù del Ristorante “Dei Cappuccini” e “La Locanda” che, tra le varie proposte, contempla triglie in crosta di grissini, polpo servito su crema di ceci, scampi cotti al cannello, guanciale scottato di maialino nero. Con questi piatti ambiziosi, che ridisegnano la cucina tipica dando vita ad un food concept originale, lo chef vuol regalare sia agli ospiti dell’hotel che ai turisti che visitano la Costiera e agli amalfitani (entrambi i ristoranti sono aperti anche al pubblico) un viaggio incomparabile nei sapori tipici della Costiera Amalfitana sapientemente mixati con quelli della sua Sicilia. www.ghconventodiamalfi.com

MENÙ D’AUTORE


FOOD&TRAVEL FOLCLORE

FATE, diavoli e castelli infestati: tutta la magia delle terre sarde

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OGNI LUOGO HA LA SUA LEGGENDA: ECCO LE PIÙ BELLE STORIE CHE L'ISOLA RACCONTA

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DI MARIANNA STUCCHI

a Sardegna è un’isola magica, ma non solo per i paesaggi che incantano: tra coste e monti risuona l’eco di storie antiche, che si tramandano da secoli. Solo leggende o fatti realmente accaduti? Nessuno può dirlo davvero. Certo che avventurarsi negli itinerari della tradizione isolana, tra leggende, villaggi fantasma e credenze popolari, è un’esperienza affascinante. Potreste imbattervi nelle janas, le fate dei boschi, che vivono nelle domus ipogei, le necropoli prenuragiche, dette infatti domus de janas, che nel Logudoro sono i furrighesos e nella Barbagia Mandrolisai i foreddos. Sono creaturine minuscole, bellissime ed eleganti, in grado di condizionare, nel bene o nel male, il destino degli uomini. A Lodine (Lodè) si chiamano bajana o ajana, a Mores, Bonorva, Rebeccu, Ozieri, Pattada, Buddusò, sono semplicemente fadas, mentre nel nuorese sono birghines o virghines. Ma attenzione: le fadas potrebbero anche di statura normale e vivere mescolate alla gente comune... Non è un caso se in tutta la Sardegna di una persona fortunata si dice che è bene fadada e che l’imprecazione per antonomasia è mala jana ti currada, cioè “che la cattiva fata ti insegua”. Una delle leggende più diffuse nell’isola è quella della maga Zicchiriola, che soffiava in una grande conchiglia per attirare nella sua grotta le ragazze brutte a cui insegnare le arti magiche. Ma se capitate a Orosei vi imbatterete nella storia della bellissima Maria Mangrofa, abbandonata dal fidanzato alla vigilia delle nozze: per il dolore si ritirò in una bassa grotta, divenendo col tempo gobba, sdentata e coi capelli ispidi, promettendo regali dal suo prezioso corredo a chiunque accettasse di farle compagnia. Un’altra leggenda vuole Maria Mangrofa lungo il fiume Cedrino, come custode della sorgente del Su Golgone, le cui acque, si dice, guariscono le

NELLE NECROPOLI PRENURAGICHE VIVONO LE JANAS, CREATURE FATATE CHE CONDIZIONANO, NEL BENE E NEL MALE, IL DESTINO DI CHI VI SI IMBATTE PER CASO malattie degli occhi. Ancora oggi quella zona si chiama 'sa costa de zia Maria Mangrofa. Fattucchiere e maghe si rincorrono per tutta la Sardegna. C’è addirittura un paese di 15mila anime che si dice infestato dalle streghe: Villacidro, nel Medio Campidano. Lì si chiamano is cogas per via della piccola coda nascosta sotto la sottana. Creature maligne, in grado di trasformarsi in insetti che succhiano il sangue ai neonati non ancora battezzati. A combatterle, Sisinnio, il santo dei villacidresi, alla cui festa, si dice, non si veda volare nemmeno una mosca. La superstizione ha però mietuto diverse vittime: ben sette presunte streghe villacedresi furono condannate dall’Inquisizione spagnola nel XVII secolo. Diavoli e sacrifici Tra i paesi fantasma, non perdetevi Gairo Vecchio ed Eltili. Il primo si trova nel cuore dell’Ogliastra. Lì c’è la rupe babaieca, dove i vecchi, si dice nella leggenda, venivano accompagnati dai figli che dovevano spingerli giù. L’imboccatura

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FOOD&TRAVEL FOLCLORE

del sentiero che porta al precipizio sarebbe vicino al ponte sul Rio Pardu. Più in basso, dopo qualche chilometro, si trova Gairo Vecchio. Venne abbandonato dai suoi abitanti nel 1956, dopo un’alluvione che mincacciava di far franare a valle l’intero abitato. Sempre in Ogliastra c’è Eltili, un piccolo villaggio a 12 chilometri da Baunei, i cui abitanti scomparsero intorno al ‘500, probabilmente a causa di una pestilenza. È il paese della leggendaria Maria di Eltili, rapita dai saraceni in tenera età durante la festa di San Lussorio (al museo diocesano di Lanusei si conserva l’abito che si dice indossasse quel giorno) e vissuta in Africa come schiava per 40 anni. Rientrata in patria grazie a uno scambio di schiavi, visse sul Monte Colcau con un paio di animali da cortile, suscitando la curiosità di tutti per la sua fede islamica, il suoi vestiti e i suoi tatuaggi. Ancora oggi in Ogliastra le fattucchiere mormorano misteriose parole apprese da Maria: adonay, eloyn, tarabulis,

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arabonasmurgas, jerablem, dalzafios, abrox, balaim, gazal. Chissà quali magie evocano. Paesaggio e credenze popolari si fondono un po’ in tutta l’isola. Così La Sella del Diavolo, Sedd’e Su Diaulu, il promontorio che si trova nella zona meridionale di Cagliari, deve il suo nome alla sella persa da Lucifero disarcionato dall’arcangelo Michele, che toccando il suolo venne pietrificata. Non a caso l’adiacente Golfo de Casteddu adiacente si chiama anche Golfo LA SELLA DEL DIAVOLO DEVE degli Angeli. La presenza del IL SUO NOME ALLA BATTAGLIA diavolo viene ricordata anche sui CHE L'ARCANGELO MICHELE Monti di La Cruzi, i Monti Fraili, INGAGGIÒ COL DEMONIO, dove, secondo la narrazione PIETRIFICATO DALLA CADUTA popolare, le imposte venivano pagate con monete false coniate nei fraili, le fucine, sotto la protezione del Maligno. Che evidentemente tanto brigò che, nel 1639, quando i soldati del re irruppero nella zona per catturare i falsari, dei laboratori non trovarono neppure l’ombra. Forse il demonio si era trasferito a Oliena, nei grandi crepacci chiamati sas nurras, da dove si crede che i diavoli escano per scorrazzare sulle montagne in cerca di anime . Anche i menhir di Laconi, in provincia di Oristano, hanno una storia da raccontare: è quella della regina nuragica Iddocca, che alla notizia della morte della figlia, per il dolore scagliò intornò a sé i massi destinati alla costruzione del nuraghe e si tramutò lei


Streghe, incantesimi, castelli fatati e paesaggi da sogno che devono il proprio nome alle leggende della tradizione popolare: ecco un itinerario nei luoghi magici della Sardegna incantata

CASTELLI INFESTATI

stessa in pietra. Non è invece leggenda, ma tragica realtà, quella delle vergini sacrificate dai Fenici agli dèi a Supramonte di Dorgali nella grotta di Ispingoli, “spina nella gola” per via della gigantesca stalattite/stalagmite, prima in Europa e seconda nel mondo per altezza. Venivano gettate in un inghiottitoio, l’Abisso delle vergini, in prossimità della parete a nord-est sul fondo della grotta: un volo di quaranta metri fino alla sottostante grotta di San Giovanni Su Anzu. Santi e fantasmi Ogni chiesa sarda ha una storia da raccontare. Come quella in cima al monte Gonare, presso il villaggio di Orane, promessa alla Madonna dal giudice del Logudoro, Gonario di Torres, in cambio di un miracolo: l’acquetarsi della tempesta che l’aveva sopreso al largo della costa sarda. C’è un masso solcato da un piccolo incavo che, sia dice, sia la traccia lasciata dalle spalle della Madonna. Le donne del

Ogni fortezza che si rispetti ha il suo fantasma. Non fa eccezione il castello di Galtellì, in provincia di Nuoro: ormai in rovina, è infestato dallo spirito dell’ultimo Barone, in guardia dei suoi tesori nascosti. Uno spettro generoso con chi ha la fortuna di imbattervisi nelle lunghe notti sarde. Insieme a lui vagherebbero tra le rovine anche la moglie, la figlia, il genero ed un nipotino. Anche Castel Doria, nel territorio dell’attuale comune di Santa Maria Coghinassi, è abitato dagli spiriti: quello dell’ultimo principe. Si dice che sul fondo della cosiddetta "Conca di la muneta", dove i Doria battevano denaro, ci fosse una campana d’oro, a cui i passanti gettavano una pietra per farla suonare. La campana oggi non suona più: la cisterna è piena di sassi. Ma lì sotto di nasconderebbero ancora gli immensi tesori di Andrea Doria. Si narra che una dama, innamoratasi di lui, ma non corrisposta, si rivolse addirittura al Demonio. Ma San Giovanni, cui il principe Andrea a era devoto, lo protesse fino alla morte dai malefici della donna.

luogo vi si appoggiano per curare i dolori delle loro ossa. Anche il Golgo di Baunei, secondo la leggenda popolare che si tramanda nell'area, venne originato dal peso di un basilisco, s'iscultone in sardo, abbattuto da San Domenico. Non a caso nella chiesa cagliaritana a lui dedicata, il mostro è raffigurato sulle colonne. Ma forse quella del basilisco non è solo una leggenda: un gruppo di paleontologi ha scoperto a Torre del Porticciolo, in provincia di Alghero, i resti di un enorme rettile risalente a circa 270 milioni di anni fa. E che dire del Monte Bardia, nel nuorese? In sardo, significa “la guardia” e la sua storia risale all’VIII o IXI secolo, quando arrivarono i saraceni a saccheggiarla. La loro avanzata si interruppe alla vista di un’immensa fila di persone con in mano strani bastoncini bianchi e croci e randelli e bandiere: era la processione alla Madonna, ma ai saraceni quella folla parve un esercito di soldati armati.

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Sostenibilità, Giovannini: «Dobbiamo cambiare vita» / Auricchio (Assocamerestero): «Così l’export volerà»

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FARE SOLDI

CON IL TURISMO

Il business cresce più del Pil, dall’estero arrivano 41,3 miliardi, molte chanche anche per le Pmi e la Rete apre spazi impensabili

Bernabò Bocca: «Ma ora basta con la tassa di soggiorno» L’escalation italiana di iH Hotel La case history Sweetguest

CENTINAIO: «E LA BELLA ITALIA TRAINERÀ IL FOOD» PARLA IL NEO MINISTRO: GLI STRANIERI MANGERANNO MADE IN ITALY

STUDIARE IL FUTURO

SVILUPPO SOSTENIBILE

STORIE D’IMPRESA

ITALIANI DI SUCCESSO

CUCINA &BUSINESS

SPIRITI “TRICOLORI”

European Meeting Hrc, De Meo: «La metà di noi cambierà lavoro»

L’ex ministro Enrico Giovannini: «Serve una legge che lo imponga»

La scalata di Vito Scavo a McFit, il colosso mondiale delle palestre

Chef stellati nei ristoranti locali, così il Ticino fa affari con i sapori

Una torre da 190 metri a Dubai: Preatoni vince anche nell’Emirato Piccoli distillati crescono: sono sempre più numerosi i gin italiani


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COVERSTORY 56 I MODELLI I BIG DELL'HOTELLERIE: IH INVESTE SUGLI ASSET, NH SUI BASICS DI QUALITÀ

L’INDUSTRIA DEI VIAGGI VA IN RETE, COSÌ SI FA BUSINESS COL TURISMO 4.0 Che l'Italia stia vivendo un nuovo boom, lo dicono i parametri economici e la proliferazione delle travel-startup. Ma per vincere sui mercati la strategia web non basta: bisogna dare risposte concrete ai viaggiatori di Marco Gemelli

58 LA STARTUP AFFITTI BREVI: IL CASO SWEETGUEST, CO-HOST ITALIANO SCELTO DA AIRBNB

60 IL MINISTRO IL TITOLARE DEL DICASTERO AL TURISMO: «CIBO DRIVER DECISIVO»

62 LA PROPOSTA FEDERALBERGHI: «BASTA TASSA DI SOGGIORNO, MEGLIO LA CITY TAX»

63 LA CURIOSITÀ CON "DONNA SICILIA" SICILY BY CAR HA INVENTATO IL TURISMO ZERO EMISSION

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he il piatto sia ancora “ricco” lo dicono gli e vorticosi cambiamenti di tutto ciò che ruota esperti e lo confermano i numeri. Diminuintorno al mondo del turismo. Un settore in iscono gli hotel, ma soprattutto quelli di fascia cui è dunque ancora possibile costruire busibassa. Aumentano gli arrivi, la spesa media, i ness, anche se con dinamiche differenti rispetpernottamenti, i visitatori e persino gli occuto a ciò che avveniva in passato. pati nel settore. L’Italia del turismo, insomma, Lo scenario economico viaggia col vento in poppa e con la rassicuranNel 2017 il fatturato dei servizi turistici è crete tranquillità del segno più su molti dei magsciuto complessivagiori indicatori. Ma se ALL'ORIZZONTE C'È IL "RITORNO" DEI mente del 3,1%. Il bii numeri dell’industria PAESI NORDAFRICANI. E POI RESTA IL lancio è la risultante di turistica italiana moPROBLEMA-AIRBNB. PER FARE AFFARI un incremento del fatstrano segnali incoBISOGNA ADEGUARSI AI CAMBIAMENTI turato più consistente raggianti, all’orizzonte nel comparto ricettivo (+4,2%) che nella risi stagliano due incognite con cui il comparto storazione (+2,6%). Nel mercato alberghiero dovrà fare i conti. Da un lato il ritorno sul merl’andamento dei ricavi nel primo trimestre nel cato di Paesi attualmente “fermi” per motivi 2018 resta positivo, con un +7,5% rispetto al legati alla sicurezza, dall’altro la coesistenza 2017.
In crescita, seppure più contenuta, andella ricettività tradizionale e di quella – per che i tassi di occupazione. I turisti hanno speintendersi – legata ad Airbnb e agli affitti. A ciò so in Italia ben 39,1 miliardi (+7,7%) mentre si aggiunge un terzo fattore, ossia i profondi

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COVERSTORY

IL BUSINESS DELLA RISTORAZIONE NEGLI HOTEL

i nostri connazionali consumano all’estero dere da un’organizzazione più complessa (al 24,5 miliardi, confermando così la bilancia dei massimo devono mutare pelle così come acpagamenti turistici come l’unica voce storicacaduto a qualsiasi business nell’era digitale), mente in attivo del conto corrente dell’Italia. ma per il turismo leisure siti come Booking o Il turismo internazionale ha generato 41,3 Trivago non sono più né una novità né la fronmiliardi di valore aggiunto, considerando gli tiera. Per capire come creare business dal tueffetti indiretti e indotti. Se aumentano i virismo basta trovare la risposta giusta alle nesitatori dall’Unione Europea (+10%) e Paesi cessità dei viaggiatori: lo ha capito per tempo extra-UE (+4,6%), con la sua quota del 16,7% Airbnb quando ha affiancato le “experiences” la Germania si conferma la nazione che aliall’affitto dei posti letto, o le circa 150 aziende menta le maggiori entrate per turismo in italiane che – talvolta in collaborazione con il Italia. Il mercato tedesco segna un aumento colosso californiano – offrono servizi compredel 14,7%, ma sono in si tra il check-in e la PER FARE BUSINESS NEL TURISMO, crescita anche i flussi gestione degli alloggi, BASTA TROVARE LA RISPOSTA GIUSTA di spesa dalla Francia le guide “sartoriali” e ALLE NECESSITÀ DEI VIAGGIATORI: OGGI (+6,9%), dal Regno le alternative ai taxi. LA PAROLA CHIAVE È "EXPERIENCE" Unito (+4,5%), dalla Nel primo caso ci sono Svizzera (+6,1%); in lieve contrazione quelli case histories di successo come Sweetguest, provenienti dagli Stati Uniti (-1,7%). Hostmaker o Keesy, mentre tra i siti di “suggerimenti” turistici c’è Tibylo e sul fronte delle I modelli vincenti App di mobilità è arrivata anche in Italia MyTaSe i soldi arrivano, insomma, i modi di generaxi. Anche se poche si iscrivono al Registro delre business cambiano col passare del tempo e le imprese presso il ministero dello Sviluppo l’evolversi della tecnologia. La tendenza ormai economico ogni mese nascono tante travel consolidata è quella della disintermediazione, start-up: non tutte riescono a sfondare ma il ossia del ridimensionamento crescente del loro numero è in crescita costante e il loro fatruolo di intermediari come tour operator e turato supera già i 20 milioni di euro. Spesso è agenzie di viaggi. Entrambi continueranno a la buona idea alla base della start-up a fornire esistere, naturalmente, perché esistono segi fondi necessari alla creazione del business: menti di mercato che non possono prescinalla luce del successo di esempi come Aibnb,

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Ammettiamolo: fino a qualche anno fa, negli alberghi italiani si mangiava maluccio. Tra mezza pensione e pensione completa, da un capo all’altro della Penisola le strutture ricettive erano attrezzate per soddisfare una clientela quasi esclusivamente interna, spesso con necessità di servire grandi numeri in un breve lasso di tempo. Da quei “magnifici”, tanta acqua è passata sotto i ponti e negli ultimi anni sono cresciuti gli hotel al cui interno si è sviluppata una ristorazione di alta qualità. Basti pensare ad Heinz Beck e al suo ristorante tristellato “La Pergola” all’interno del Rome Cavalieri Waldorf Astoria, o al collega Norbert Niederkofler del “St. Hubertus” all’interno dell’hotel Rosa Alpina o ancora allo chef Vito Mollica del Four Seasons Hotel a Firenze, la cui cucina attira una clientela ben superiore a quella interna dell’hotel. «Il segreto – conferma il presidente di Federalberghi Bocca – sta nella capacità dell’hotel di interagire con la città, di essere percepito non come un locale per i turisti ma a disposizione del territorio». Al punto che oggi sempre più spesso si parla di ristoranti nell’hotel anziché dell’hotel, a testimoniare la volontà di smarcarsi dai cliché passati.

i fondi d’investimento internazionali sono generalmente interessati a sviluppare questo genere di progetti con la speranza che possano creare un trend e diffondersi a livello globale. Un filone particolare è quello dei servizi che vanno al di là di vitto e alloggio, ossia la gestione di tutto ciò che i turisti cercano per vivere una città straniera: su questo fronte, dal 2012 al 2016 solo l’app Musement (che consente di organizzare il viaggio su misura prenotando in anticipo biglietti ed escursioni) aveva racimolato 15 dei 25 milioni raccolti negli ultimi anni da fondi d’investimento. Più


TURISMO

staccate, ma sempre con buone performance più grande o può scattare il debutto in Borsa. economiche, realtà come Sailsquare, Traipler, Cambiare gli strumenti di promozione DayBreakHotel o Exaudi. Oppure altre che si Sta cambiando il modo di fare promozione sia rivolgono a turismi di nicchia, come quello degli hotel che delle destinazioni turistiche. per famiglie con bambini, quello per i disabili, Non serve più andare alle fiere con la valigetta quello gay o quello sportivo. Per l’ecosistema piena di brochure aziendali, bisogna rivolgersi dell’innovazione del settore – dal 2013 riunia strumenti nuovi. Paradossalmente, una volte sotto le insegne dell’Associazione Start-up ta tanto il web non c’entra. Oggi funzionano Turismo presieduta da Karin Venneri, che molto di più libri e tv. Quando nei suoi romanfornisce ai membri mentoring, fundrising e zi Dan Brown ha fatto alloggiare il professor consulenza – i margini di miglioramento sono Robert Langdon nell’hotel Bernini a Roma o enormi. Basti pensare che una ricerca del nell’hotel Brunelleschi Sole24Ore del 2017 FUNZIONANO MOLTO I SERVIZI CHE a Firenze, ad esempio, indicava l’Italia al 40° VANNO AL DI LÀ DI VITTO E ALLOGGIO ha involontariamente posto nel mondo per E QUELLI CHE SI RIVOLGONO AI TURISMI garantito l’occupazioil numero di finanziaDI NICCHIA (SPORTIVI, GAY, DISABILI) ne di quelle camere menti ottenuti dalle per gli anni a venire. Allo stesso modo, una start-up turistiche, che solo nel 2016 hanno pubblicità o una fiction ambientata in un luosfiorato quota 19 milioni. I contributi a fondo go specifico (come nel caso del borgo toscano perduto esistono in diverse regioni italiane, di Artimino e dell’equivalente cinese di Elisa specie nel sud Italia, ma spesso il capitale inidi Rivombrosa o i Comuni dove è stato girato ziale – non superiore ai 50mila euro – viene il film Basilicata coast to coast) possono trafornito dalla fascia di amici e parenti, mentre dursi in ricadute tutt’altro che marginali per solo in un secondo momento arrivano investiil territorio. Insomma, conviene rivolgersi alle tori privati con cifre in genere non superiori ai “film commission” locali o cercare di incurio150mila euro. A quel punto, se l’azienda inizia sire produzioni estere – magari qualcuna di a ingranare, le strade in genere diventano due: Bollywood – promuovendo località italiane o la start-up viene acquistata da un soggetto

TURISMO IN ITALIA

+1,4%IN ALBERGO

PRESENZE

GENNAIO-APRILE 2018 SALDO SPESE

TURISTICHE

+7,7%

STRANIERI IN ITALIA RISPETTO AL 2016

+8,9% RISPETTO AL 2016 SALDO SPESE TURISTICHE

ITALIANI ALL'ESTERO

ANDAMENTO DEL TRAFFICO

AEROPORTUALE

+8,3%

NEI VOLI INTERNAZIONALI

VOLI

+3,8% NAZIONALI sui mercati internazionali. Un ulteriore filone legato alla promozione, soprattutto per il settore ricettivo ma valido per il comparto turistico tout court, è quello dell’intelligenza artificiale, i “personal assistant” che in Italia sono ancora praticamente sconosciuti ma all’estero iniziano a diffondersi.

INFLUENCER? OK, MA OCCHIO ALL'AFFIDABILITÀ E... AL ROI

«Oggi nel travel– spiega Karin Venneri, presidente di Startup Turismo – c'è una forte concentrazione del mercato online, dove ogni new entrant competitivo viene comprato da colossi come Expedia o Booking. Chi vuole lanciare una nuova piattaforma B2C, deve mettere in conto grossi investimenti in marketing online con costo di acquisizione del cliente sfidanti: e questa è una barriera d’ingresso. In ragione di ciò, sta cambiando la distribuzione del

marketing mix a favore del content marketing, che in fondo è il modo più sostenibile di aumentare il traffico su un sito e convertirlo in prenotazioni. Da quello classico, basato sullo storytelling, si sta passando al media marketing (sempre più video) e a un ruolo crescente della figura del testimonial. C’è poi il caso specifico degli influencer, che possono incidere sul business ma rappresentano un mercato fuori controllo. Ecco perché

il prossimo passo sarà il controllo-qualità degli influencer, sia da parte delle piattaforme che del committente per verificarne l’attendibilità dei follower e del ROI reale di ogni singola iniziativa di partnership. Sul fronte reti di agenzie, invece la riduzione dei volumi, perché i clienti sono sempre più digitali e autonomi nel pianificare il viaggio, e le commissioni ridotte, stanno incentivando la nascita di servizi di viaggi “tailor-made” dall’offline all’online».

55


COVERSTORY

Investimenti

Quella italiana però, è un'offerta ricettiva frammentata, i brand internazionali presenti sono pochi. Limite o vantaggio? Entrambe le cose. Il limite è che in Italia l’offerta così frammentata delle strutture ricettive è dovuta al fatto che molti piccoli o medi grandi hotel appartengono a famiglie, spesso alla seconda o terza generazione, che non hanno mai ristrutturato i loro alberghi, non adeguandoli agli standard internazionali, restando invece con alberghi datati e concettualmente superati. Si perdono quindi molti turisti che scelgono altre destinazioni a discapito dell’Italia. Ed è qui che si inserisce la nostra catena iH hotels

Group, la quale, acquisendo da vecchie gestioni alberghi non più performanti, li ristruttura riqualificando le camere con un arredo moderno e di design, con l’ausilio della domotica, con il Wi-Fi veramente funzionante e facendo tutto quanto necessario per riposizionare l’albergo nel mercato anche avvalendosi dell’ufficio commerciale e marketing. A tal proposito, abbiamo anche investito nel segmento MICE dove proponiamo alle aziende italiane e multinazionali delle “location” particolarmente idonee ad ospitare eventi aziendali, dal piccolo meeting alla convention, dal “team building” alla presentazione di prodotti, avvalendoci di nostro personale specializzato e dedicato a questo importante segmento di mercato. Il tutto nell’ottica di fornire al cliente un servizio sempre più “tailor made”, perché ormai è questo che le aziende si aspettano da noi. Il vantaggio invece può essere rappresentato dall’unicità dell’albergo. Infatti, vogliamo mantenere la peculiarità italiana dei servizi di accoglienza turistica, cioè di far sentire il cliente a suo agio esattamente come a casa propria, caratteristiche che molto spesso non trovi nei “brand” internazionali a causa della standar-

ma anche per ospitare matrimoni ed eventi a qualsiasi livello, dal piccolo meeting al team building alla convention aziendale. Abbiamo quindi un bellissimo 5 stelle a Bari, l’iH Grande Albergo delle Nazioni, punto di riferimento in città sia per clienti stranieri che per manager aziendali». Per quanto riguarda lo staff vendite, puntualizza, «quello di iH è composto da 12 persone di elevata professionalità, che si occupano dei differenti mercati - business, MICE e leisure - coadiuvate dai “revenue manager” che forniscono loro supporto nell’individuazione del prezzo da proporre». «Stiamo partecipando ai workshop e alle fiere di settore - aggiunge il direttore commerciale - sia in Italia che all’estero,

e i primi risultati degli investimenti fatti negli anni passati, stanno arrivando. Puntiamo anche sul mercato turistico cinese che ha un grosso potenziale di crescita e che vedrà l’Europa protagonista grazie all’inaugurazione lo scorso gennaio del 1st EU-China Tourism Business Summit a Venezia e promosso dal Parlamento Europeo. A tal proposito stiamo attivando i sistemi di pagamento UnionPay e Wechat Pay, molto utilizzati dai turisti cinesi».

«Vogliamo esportare lo stile italiano nel mondo. Degli hotel» Francesco Hu, imprenditore italo-cinese a capo di iH Hotels Group, spiega a Economy perchè e come il suo gruppo sta investendo fortemente sull'hotellerie italiana. «In questo contesto di crisi economica - sono le sue parole - pensiamo ci siano opportunità da cogliere che non si troverebbero in momenti più prosperi. Solo nel momento delle difficoltà, le persone che si danno da fare non hanno paura e quindi hanno una marcia in più per crescere». Hu fa riferimento all'operation Piazza di Spagna View, attraverso la quale iH Hotels ha acquisito 12 strutture a 4-5 stelle, portando a termine uno dei più importanti investimenti registrati dal mondo alberghiero italiano negli ultimi anni. «Il settore del turismo ha bisogno di un rinnovamento - aggiunge - e il comparto ricettivo italiano, a causa della crisi, l’ha capito».

FRANCESCO HU, PRESIDENTE E CEO DI IH HOTELS

Asset: Milano, Maremma e Bari, iH investe su tutto il Belpaese

L

uigi Ferreri, 41 anni di esperienza nel mondo del turismo, è il direttore commerciale della iH Hotels Group. È lui a spiegare nel dettaglio i progetti sui quali il gruppo sta investendo maggiormente. «In primis - spiega - c'è la realizzazione di 17 nuove camere all’iH Hotels Milano Ambasciatori (nella foto) con la riapertura di 2 piani rimasti chiusi per anni e il “lobby bar” che sta diventando un piacevole luogo di incontro a due passi dal Duomo. Il secondo albergo dove stiamo particolarmente concentrando gli sforzi è l’iH Hotels Pian dei Mucini, tipico borgo della Maremma toscana con tanto di chiesa consacrata. È la location ideale per trascorrere le vacanze immersi nella natura

56


I MODELLI/1

dizzazione delle camere che sono identiche in tutto il mondo. iH Hotels Group vuole mantenere nel proprio Dna questo tipo di accoglienza, al cui centro c’è il cliente come persona, da trattare esattamente come vorremmo essere trattati e serviti noi quando ci troviamo in viaggio. Le città sembrano le destinazioni con i ricavi in aumento. Voi avete puntato non a caso sui "trophy" hotel: è questo il futuro del turismo leisure di alta gamma in Italia? In Italia il segmento “leisure” di alta gamma crescerà sempre più. In particolare, gli alberghi unici per la “location”, per le caratteristiche peculiari che presentano e per la loro “storia” saranno sempre vincenti rispetto agli alberghi cosiddetti “normali”, fatti da 4 semplici mura e una stanza da letto. Gli alberghi “trophy” devono quindi raccontare anche la storia, la cultura e le tradizioni del posto in cui sorgono. È questo ciò che cerca il turista colto, con un buon reddito e propensione a spendere di più pur di soggiornare in un posto speciale. Avete anche annunciato di voler esportare il marchio all’estero, quali ambasciatori dell’ospitalità Made in Italy... Sì, rientra tra i nostri progetti futuri. Vogliamo esportare all’estero lo stile del design, del cibo e dell’accoglienza che contraddistinguono l’eccellenza dell’ospitalità italiana, come dicevo prima. Portare quindi nel mondo un po’ di Italia dentro l’albergo, non solo le grandi firme, ma gli artigiani dell’arredamento, insomma del “made in Italy” anche nella ristorazione proponendo prodotti tipici dell’enogastronomia italiana. Sembrano frasi fatte ma non è così e non è semplice, perché spesso nel mondo si trovano cibi che apparentemente sembrano italiani ma che purtroppo sono “fake”. Adesso l’ospite vuole autenticità nelle cose e nel mondo porteremo la vera Italia. Quant'è cambiato il mondo dell’ospitalità? Il cliente non è più quello di una volta, e nemmeno l’albergatore. Il mondo dell’offerta e della domanda turistica è fortemente mutato. Un tempo l’albergatore aspettava il cliente e poteva riempire l’albergo anche in un solo giorno, cioè offriva solo la camera. I clienti arrivavano con il passaparola o tramite agenzie viaggi. Ora

Customer experience

NH Hotel Group: «Da noi sono i Basics che fanno la differenza» Anche il player spagnolo, tra

ambizioso: upgrade del

tra B2C e B2B. «Ma la

i più importanti d'Europa,

portfolio, ristrutturazione

nostra forza – spiega

continua a puntare sull'

di alcuni hotel e nuove

l’Operations Director di NH

Italia, con risultati sempre

aperture. Oltre a

Hotel Group Italia, Marco

più performanti in termini

investire su una proposta

Gilardi (nella foto) – resta

di entrate: +9,5% nel primo

gastronomica di alta qualità

quella di riuscire a garantire

trimestre 2018 Un portfolio

fatta di chef stellati e

lo stesso livello di comfort

ricco di asset e una cura

collaborazioni di prestigio,

in tutti gli alberghi sparsi

maniacale dei dettagli per

NH – quotata alla Borsa

per il pianeta. Il mercato,

offrire alla clientela quella

di Madrid e ad oggi tra le

in continua evoluzione, è

“confidence” che è sinonimo

prime catene alberghiere

sempre più segmentato per

di garanzia di qualità e

d’Europa – non trascura la

fasce sociali, anagrafiche,

sicurezza. La strategia di

diversificazione dei canali

culturali, geografiche, di

NH Hotel Group muove

distributivi: tra indiretto

genere. Per fronteggiare

in queste due direzioni. Il

(prenotazioni attraverso

player come AirBnB che

gruppo spagnolo è presente

OTA e tour operator) e

offrono policy spesso più

in Italia dal 2004 quando

diretto (attraverso il sito

vantaggiose rispetto ad

acquisì il Laguna Palace

ufficiale e gli uffici del

organizzazioni strutturate

di Venezia-Mestre e poi

gruppo) la proporzione

come la nostra, NH punta

le catene Framon Hotels

attualmente è 55-45%.

sui Basics, dai materassi

e Jolly Hotels. Oggi gli

Tre anni fa, per essere più

ai phon dai cuscini al

alberghi posseduti da Nord

aggressivi e performanti,

buffet breakfast: dettagli

a Sud dello Stivale sono 51.

hanno cambiato anche

di altissima qualità, che

Ma la compagnia anche

la piattaforma online,

spesso fanno la differenza».

per il 2018 ha un piano

differenziando le proposte

(f.c.)

non è più così. L’albergatore, oltre ad offrire il servizio di soggiorno, deve essere un manager, conoscere le leggi per essere in regola con le normative: dall’ASL alla prevenzione incendio. Essere bravo anche nel gestire i contratti commerciali, le convenzioni, fare azioni di marketing per promuovere l’albergo e con l’avvento di Internet, saper usare i social media. Il mestiere dell’albergatore che veniva fatto in modo prettamente artigianale è ormai superato e oggi, per essere competitivi nell’ospitalità globale, occorre avvalersi di professionisti con le competenze manageriali di una qualsiasi altra impresa commerciale. Per quanto riguarda il

cliente, grazie alle recensioni trovate sui social, prima di scegliere e prenotare, ha già tutte le informazioni sull’albergo. Ormai tutti prima di scegliere una località o un hotel, cercano le offerte, fanno comparazioni e leggono le varie recensioni postate dai clienti precedenti. Prima di Internet, il cliente non sapeva nulla della struttura e si fidava della raccomandazione dell'amico o della guida turistica. Possiamo dire che il mondo dell’ospitalità è cambiato completamente in un mercato che è diventato più competitivo, ma la sana competitività credo che sia un motore di spinta all’innovazione e di crescita. (f.c.)

57


COVERSTORY

C'è una startup italiana che è utile perfino ad Airbnb Si chiama Sweetguest, è stata fondata nel 2016 e in capo a due anni, nel mondo degli "affitti brevi" è diventata leader, tanto che il colosso americano l'ha riconosciuta come primo Professional Co-Host italiano

S

di Marco Gemelli

i è imposta come leader nel mercaespressione nella passione e nell’impegno di to con un servizio di gestione a 360 un team di 40 dipendenti e 50 collaboratori. gradi per i proprietari di immobili Un impegno che è valso alla giovane startup che desiderano cogliere l’opportunità offerta un finanziamento da un milione di euro nel dagli affitti brevi e massimizzare il potenziale primo anno di attività. Una storia di successo della loro casa. A coronare il successo di Sweitaliana che nasce da un’intuizione di due gioetguest lo scorso aprile è arrivata la nomina, vani imprenditori, Rocco Lomazzi ed Edoardo da parte del colosso Airbnb, come primo parGrattirola. Il primo, con un solido background tner italiano “Professional Co-Host”, il titolo nel mercato immobiliare, sulla scia del sucriconosciuto alle aziende che hanno ottenuto cesso di Airbnb nota la possibilità di ottimizi migliori risultati nello svolgimento del ruolo zare le opportunità offerte dalla piattaforma di “host” Airbnb per conto dei proprietari di fornendo consulenza e supporto operativo immobili. Ed è proprio questo il core business ai proprietari degli immobili. Dopo una fase di Sweetguest: nata a di analisi e prova a L'AZIENDA GESTISCE A 360 GRADI Milano nel 2016, l’aMilano durante Expo IMMOBILI PER CONTO DI PROPRIETARI zienda rivolge i propri 2015, insieme a EdoCHE VOGLIONO AFFITTARE SU AIRBNB servizi a chi vorrebbe ardo dà vita al proMA NON RIESCONO A OCCUPARSENE affittare appartamengetto Sweetguest, che ti su Airbnb ma non ha tempo né possibilità ingloba anche una parte di analisi del mondo di dedicarsi a questo business, offrendo la digital e studio degli algoritmi che regolano il gestione di pulizie, lavanderia, shooting fotofunzionamento delle diverse piattaforme che grafico degli spazi, check-in, rapporto e comusi occupano di affitti brevi. Da questi studi nicazioni con gli ospiti. Dopo appena due anni viene poi sviluppato insieme a un team di giodi attività, Sweetguest può vantare quattro vani programmatori un software pensato ad sedi (Milano, Firenze, Roma e Venezia), e nehoc per la gestione degli immobili. Il successo gli ultimi 12 mesi oltre 550 immobili gestiti, della startup è stato immediato, registrando oltre 44.000 ospiti accolti tra Milano, Firenze, durante il primo anno di attività 15.000 preRoma, Torino, Venezia, il Salento, la Liguria e notazioni. Un exploit che ha attirato l’attenaltre aree italiane, e un tasso di occupazione zione di importanti investitori i quali hanno medio dell’85%. Una crescita costante, che si cominciato a credere in questa realtà e finanriflette nella volontà di valorizzare il patrimoziarla: Sweetguest ha iniziato così un processo nio turistico e immobiliare italiano e che trova di crescita costante che ha portato la giovane

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PIÙ DI 550

IMMOBILI GESTITI DALLA FONDAZIONE NEL MARZO 2016

OLTRE 44.000

OSPITI ACCOLTI

MILANO, FIRENZE, ROMA, TORINO VENEZIA, IL SALENTO E LA LIGURIA

TASSO DI OCCUPAZIONE MEDIO DEGLI IMMOBILI

85%

5,3 MILIONI DI EURO

GUADAGNATI DAI CLIENTI SWEETGUEST

azienda ad aprire una seconda sede a Firenze, nel novembre 2017, una terza a Roma lo scorso marzo e la quarta, a Venezia, a giugno. Per affittare la propria casa sono sufficienti pochi passi: dopo una valutazione gratuita dell’immobile che si desidera affittare, il team Sweetguest si occupa di tutti i dettagli operativi e della gestione delle pratiche burocratiche necessarie per l’avvio dell’attività. A questo punto viene creato un profilo Airbnb a nome del proprietario di casa, e Sweetguest segue ogni fase della gestione dell’affitto, dallo shooting fotografico professionale, alla consulenza di interior design, alla manutenzione e cura dell’immobile, al check-in, alla gestione delle relazioni con l’ospite. Il proprietario sa così di poter fare affidamento su un partner che otti-


IL CASO

mizza l’occupazione della casa e ne massimizza la redditività, facendo leva sull’opportunità offerta dagli affitti brevi e sulla loro maggiore flessibilità, che si manifesta con guadagni superiori e nessun rischio di insolvenza. L’innovazione tecnologica svolge un ruolo da protagonista nel modello di business della giovane azienda, che massimizza il posizionamento, la redditività degli annunci, e la visibilità online del profilo tramite il “Booking Booster”, il software proprietario ideato internamente. A questa innovazione si aggiunge la app per i responsabili dei check-in, i “Checkinner” Sweetguest, che possono gestire il flusso di informazioni e monitorare lo stato delle case direttamente via smartphone, velocizzando le comunicazioni e gli interventi con il team dedicato al controllo di qualità della sede.

Grazie alle performance raggiunte, dopo il a crescere e fare sempre meglio». L’obiettivo primo anno di attività il team è raddoppiato del team per il 2018 è quello di consolidare ul(quasi tutti under 30, in massima parte asteriormente la sua posizione nel settore della sunti a tempo indeterminato) e il fatturato è gestione degli immobili per affitti brevi, dando quadruplicato nel secondo anno. Per avere un contributo alla valorizzazione del patrimoun’idea del potenziale di Sweetguest basti nio turistico, culturale e immobiliare italiano. pensare alla settimana della Design Week, il «Il turismo è un settore in crescita, che genera tradizionale appuntamento milanese duranlavoro, e il fenomeno Airbnb sta contribuendo te il quale il numero degli ospiti accolti dalla al suo sviluppo», prosegue lo startupper «siastart-up è cresciuto del +300%, per un totale mo nati per dare una soluzione alle esigenze di oltre 510 check-in effettuati durante la setdi questo mercato, promuovendo un turismo timana. I proprietari di casa hanno registrato etico e di qualità e massimizzando il valore gerendimenti sino a un massimo di 1720 euro nerato con una gestione degli affitti flessibile per notte, con incrementi di oltre il +1000% e trasparente, nel rispetto delle regole, delle rispetto a quelli ragcomunità e delle locagiungibili affittando in «SIAMO NATI PER DARE UNA SOLUZIONE lità in cui operiamo». ALLE ESIGENZE DEL NUOVO MERCATO maniera tradizionale: «La nostra azienda MA ANCHE PER FAVORIRE LA «Segno che stiamo anlavora per dare pieREGOLAMENTAZIONE DEL SETTORE» dando nella direzione na espressione al giusta – dichiara Edoardo Grattirola, co-fonpotenziale delle case, ma anche per favorire datore di Sweetguest – ed eventi come la Dela regolamentazione del settore» gli fa eco sign Week che portano in città migliaia di perRocco Lomazzi, co-fondatore di Sweetguest, sone ogni anno ci fanno capire concretamente «il nostro servizio rappresenta uno stimolo a il potenziale del settore degli affitti brevi e dei escludere soluzioni improvvisate, a favore di servizi che offriamo». Come detto, Airbnb ha un servizio sicuro e trasparente». Sweetguest premiato l’azienda milanese con il riconoscispinge l’innovazione tecnologica anche attramento di primo co-host professionale: «Siamo verso partnership con le migliori startup nel felicissimi di questa collaborazione esclusiva – panorama italiano, come quella stretta con aggiunge Grattirola – perché rappresenta il riSclak, azienda che ha sviluppato un sistema conoscimento del nostro impegno nel garantidi controllo digitale degli accessi, una sorta di re ai proprietari di casa e ad Airbnb il miglior chiave virtuale. La collaborazione permetterà servizio possibile. Essere oggi l’unica azienda a Sweetguest di installare il dispositivo nelle italiana è motivo di grande orgoglio e responporte delle case, così da gestire gli accessi trasabilità, ma anche uno stimolo per continuare mite un’applicazione per smartphone.

DA SINISTRA EDOARDO GRATTIROLA E ROCCO LOMAZZI, FOUNDER DI SWEETGUEST

LAVORIAMO PER VALORIZZARE LA POTENZIALITÀ DEGLI IMMOBILI 59


COVERSTORY

IL MINISTRO DELL’AGRI...TURISMO CHE VUOL PRENDERE GLI STRANIERI PER LA GOLA Intervista esclusiva con il leghista Gian Marco Centinaio, titolare del nuovo dicastero che, per la prima volta nella storia repubblicana, accorpa le deleghe del Turismo a quelle dell’Agricoltura: «Il cibo in Italia è trainante» di Sergio Luciano a verificare sul campo. Oggi ci troviamo con 20 Regioni che in materia turistica agiscono CONCEPIRE E PRATICARE LA FORZA DELL’ACcome se fossero 20 Stati sovrani. E con tanti COPPIATA TRA TURISMO ED ENOGASTRONOComuni che a loro volta si muovono in ordiMIA. Lo slogan era: saperi e sapori, insomma il ne sparso. Nessun governo è mai riuscito a connubio tra la cultura e il gusto. È un modello coordinarne e ottimizzarne gli sforzi. Perché vincente per tutta l’offerta turistica italiana»: quello turistico è un settore complesso, speGian Marco Centinaio, neoministro del Turicifico e anche per certi versi professionalsmo su indicazione della Lega, ha l’entusiasmo mente chiuso. Discorso che stiamo cercando dell’esordiente, la competenza del professionidi portare avanti è: in Cina non sanno dov’è sta – un connotato non generale, nel governo la Basilicata, ma sanno cos’è l’Italia. Dungialloverde! – e una missione difficilissima, tanque, se il governo fa sedere tutti i territori to più per un leghista che vede nelle autonomie attorno a uno stesso tavolo e chiede a tutti locali la dimensione giusta dello sviluppo: condi ottimizzare e coordinare la promozione ciliare cioè il ruolo attivo e di indirizzo che il goper potenziarne l’efficacia, si fa. Dobbiamo verno nazionale deve investire nei mercaavere per valorizzare IN CINA NON SANNO DOV’È LA BASILICATA ti, tanti, dove l’Italia MA SANNO DOV’È L’ITALIA: BISOGNA al meglio l’industria piace. Chiederemo ai METTERE LE REGIONI A UN TAVOLO turistica (che vale circa E STUDIARE UNA STRATEGIA UNITARIA territori: chi di il 10% del Pil, indotto voi tiene a compreso) con l’autonomia che le Regioni hanpromozionarsi in Cina lo faccia, no da tempo conquistato in materia. ma sotto il marchio Italia, in modo da fare sistema, riMinistro, partiamo da qui: è una quadratura chiamarsi tutti al marchio del cerchio, come farà? forte, e riverberare su Confermo che, essendo della Lega, considero tutti l’effetto promoziole autonomie locali la cosa migliore del mondo. nale dell’iniziativa di Ma vanno valorizzate in armonia con l’immagiciascuno. ne, fortissima, che il nostro Paese ha all’estero. I territori devono “vendersi” sui mercati esteri con la loro identità e specificità ma sotto il comune marchio Italia. «NEI MIEI ANNI DA ASSESSORE AL TURISMO DEL COMUNE DI PAVIA HO GIÀ AVUTO MODO DI

Come, in concreto? L’idea è questa, è semplice e l’andremo subito

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E I TERRITORI? DOVRANNO VENDERSI ALL’ESTERO CON IL MARCHIO “ITALIA”


L’INTERVISTA

Perché nessun l’ha mai fatto? Guardi, ricordo che da assessore al turismo di Pavia andai a una fiera a Göteborg e ci trovai una carrellata di stand italiani scoordinati: Comuni, Regioni, Enit, tour operator privati. Ricordo anche che allo stand della Lombardia si promuoveva la montagna e la neve: in Scandinavia! Mentre ovviamente gli scandinavi vengono da noi per ciò che non hanno: il sole, le città d’arte e l’enogastronomia. Contattai l’Enit per sostenere lo sforzo promozionale di Pavia. Il dirigente che mi ricevette impiegò la prima mezz’ora dell’incontro per elencarmi le ragioni in base alle quali non era il caso che i turisti stranieri venissero in Italia… Capisce che intendo? È anche sempre questione di uomini e di direttive strategiche. E invece ci sono tante buone ragioni per venirci, in Italia! Sì, tra le quali ai primissimi posti va collocata l’enogastronomia. Lo so anche in base alla mia esperienza personale di direttore vendite e commerciale di alcuni tour-operator. Quando facevamo i sondaggi d’opinione a fine vacanza su cosa fosse piaciuto di più e cosa fosse rimasto impresso nei ricordi dei visitatori, constatavamo che oltre al paesaggio, all’archeologia, all’arte emergeva sempre il mangiar bene e il buon bere. Quindi l’abbinamento tra turismo e eccellenze enogastronomiche è trainante. E qui s’innesta la responsabilità congiunta sull’agricoltura. Sì, perché la nostra filiera agroindustriale può ottenere sui mercati esteri risultati molto migliori se solo supera l’handicap dell’italian sounding, prodotti esteri venduti con nomi che evocano quelli,

CAMBIARE, COME DA CONTRATTO “L’Italia è una nazione a vocazione turistica grazie al patrimonio storico, culturale, paesaggistico e naturale e ad eccellenze quali l’enogastronomia, la moda, il design [...]. Il Turismo vale attualmente il 12% del PIL e il 14% dell’occupazione. Può valere molto di più e diventare uno dei settori cardine per l’attivazione del volano della nostra economia” è scritto nel Contratto di Governo per il cambiamento, sottoscritto da Lega e e 5Stelle, nella sezione dedicata al turismo. Secondo la coalizione giallo-verde, per conseguire quest’obiettivo, tra le altre cose servono: un ministero dedicato e con Portafoglio; la riorganizzazione dell’ENIT; l’introduzione della “Web Tax turistica” per contrastare la concorrenza sleale delle OLTA; interventi di decontribuzione alle imprese turistiche che assumono i giovani; riordino della professione di guida turistica; trasformazione degli Istituti Alberghieri in college specialistici sul modello svizzero.

celeberrimi, dei nostri originali. Ma gli stranieri che hanno fatto turismo in Italia hanno colto le differenze tra il parmigiano e il parmesan e quando tornano in patria cercano più probabilmente la nostra qualità senza più accontentarsi delle imitazioni!

migliori per il nostro export. Svilupperemo moltissime iniziative promozionali a livello mondiale, con le comunità degli italiani all’estero, gli opinion leader, naturalmente la Rete, in modo che gli italiani nel mondo diventino gli ambasciatori dei nostri prodotti e insegnino agli stranieri a mangiare italiano. Coinvolgendo in questo impegno anche le Regioni, le Associazioni di categoria, i Consorzi e insomma tutta la nostra grande biodiversità.

Qualcuno ironicamente la definisce ministro dell’agriturismo! Non mi offendo: da operatore, le dico che tutti auspicano il decongestionamento turistico delle aree cruciali, da Venezia a Firenze a Capri, e la crescita delle destinazioni complementari. Parlava della Rete: quali sono i vostri piani digitali? Le cosiddette “OLTA” (On-Line Travel Agency, NdA), cioè le agenzie turistiche web, guadagnano moltissimo vendendo Italia ma ci lasciano poco valore, essendo oltretutto quasi sempre a capitale e organizzazione straniere. La nostra mission sarà lavorare sul piano legislativo per rilanciare on-line l’immagine e la commercializzazione del nostro Paese.

Vuol fare un altro ANNI FA ANDAI A PARLARE CON UN E dunque? DIRIGENTE ENIT CHE PASSO MEZZ’ORA portale Italia? In questo momento A SPIEGARMI PERCHÈ GLI STRANIERI NON Tutti ricordiamo le esportiamo prodotti DOVREBBERO VENIRE IN ITALIA: SI PUÒ?! brutte esperienze dei enogastronomici itasiti fatti dai ministeri liani per 41 miliardi di euro. Il mio predecesin passato, costati milioni e poi abbandonati. sore Maurizio Martina giustamente puntava Forse con investimenti indirizzati verso le all’obiettivo dei 50 miliardi al 2020, ma non giuste sponsorizzazioni e attività sui motori ci arriveremo mai finchè l’italian sounding di ricerca, avremmo risparmiato e ottenuto drenerà 50-60 miliardi di valore. Dobbiamo di più, ma con i “se” e con i “ma” non si va creare un nuovo interesse sull’origine autenda nessuna parte. Per il digital marketing tica dei nostri prodotti lavorando trasversalinternazionale dobbiamo pensare a blogger mente sul marketing turistico e su quello e influencer. Quanti sono? Come lavorano? agroalimentare. Poi qualche purista dell’aDobbiamo raggiungerli e coinvolgerli. Per gricoltura potrà anche storcere il naso, ma essere attrattivi a livello mondiale dovremo lo Stato ha il dovere di creare le condizioni andare oltre la comunicazione tradizionale.

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COVERSTORY LA PROPOSTA

«Basta tassa di soggiorno, meglio la city tax che ricade sui consumi» Bernabò Bocca guida da quasi 20 anni Federalberghi: «Quando ho iniziato io - dice - TripAdvisor non c'era. Non sono contrario al turismo 4.0, ma la burocrazia non deve asfissiare solo la ricettività tradizionale» di Marco Gemelli

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e l’Italia fosse un’azienda e io di viaggio, mentre oggi il 40% del fatturato è venissi chiamato a preparare un realizzato online. Ecco perché è importante business plan non esiterei un formare il personale, soprattutto quello delle attimo a puntare sul turismo». Non ha dubpiccole strutture spesso a gestione familiabi, il presidente nazionale di Federalberghi re che rappresentano l’ossatura dei 33mila Bernabò Bocca, nell’indicare nell’industria hotel italiani: una volta il proprietario era un turistica nazionale un volano di sviluppo dal “padrone di casa”, adesso serve un manager a potenziale ancora molto elevato. tutto tondo con abilità e competenze trasver«L’Italia è davvero il Paese più bello del monsali. Fino a qualche decennio fa non c’erano le do, e il futuro del Paese è legato a doppio filo grandi catene internazionali – aggiunge Bera questo settore. Viaggiando per lavoro – racnabò Bocca – né esistevano tanti competitors, conta – ho avuto l’opportunità di visitarne perché viaggiare costava di più, sia sul fronte gli angoli meno codegli spostamenti che «MA GLI ALBERGATORI IN ITALIA, nosciuti, avendo condella ristorazione. RiPER AFFRONTARE I MERCATI GLOBALI, ferma che fuori dalle spetto a qualche temDEVONO ADEGUARSI AI TEMPI, tradizionali rotte tupo fa, quando gli hotel E TRASFORMARSI IN MANAGER» ristiche c’è un mondo di lusso ospitavano ancora da scoprire. Pensiamo alle campagne soprattutto visitatori d’età avanzata, oggi il umbre, che non hanno nulla da invidiare a cliente top spender è più giovane e ha esigenquelle toscane, oppure al lato ovest della Sarze o preferenze diverse, cui l’albergatore deve degna e i numerosi borghi sparsi un po’ ovunadeguarsi. Sia nel leisure che nel congressuale que». ormai la concorrenza è globale, tuttavia ciò Al di là della geografia, la fotografia di Bernabò non è necessariamente un male: anzi, fa bene Bocca mostra un comparto in piena evoluzioal mercato perché aumenta la qualità media, ne: «Oggi le possibilità di scoprire l’Italia si ma a condizione che la sfida sia giocata ad sono moltiplicate: quando ho iniziato io (nel armi pari». 1986 come imprenditore, nel 2000 alla guiIl riferimento del presidente di Federalberghi da di Federalberghi) il settore era molto diè chiaro: «Nessun pregiudizio verso le nuove verso, non esistevano il web né TripAdvisor forme di turismo – sottolinea ancora Bocca – e ci si muoveva tra tour operator e agenzie ma l’importante è che la burocrazia non sia

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asfissiante solo per la ricettività tradizionale. Ad esempio, toglierei la tassa di soggiorno sia perché colpisce solo gli hotel di un Comune e non del suo hinterland, sia perché non c’è certezza sulla destinazione d’uso dei fondi incassati. Meglio, a questo punto, una city tax come a New York che colpisce chiunque consumi il territorio, indipendentemente da dove dorme». Cercare di indovinare come cambierà nel prossimo futuro il mondo dell’hotellerie non è affatto semplice, specie se secondo il patron di Amazon Jeff Bezos entro i prossimi vent’anni due lavori su tre di quelli attuali non esisteranno più. «Non vedo all’orizzonte rivoluzioni – conferma il presidente di Federalberghi – ma servono piccoli accorgimenti che vanno dalla maggiore attenzione all’ambiente e alla sostenibilità fino all’abbattimento delle barriere linguistiche per ospiti come i cinesi. Dove invece vedo un potenziale rischio è nella mancanza di percezione che da due anni stiamo vivendo una situazione particolare, data dal fatto che Paesi come Francia, Egitto, Tunisia, Turchia vanno a rilento per i problemi legati al terrorismo. Dobbiamo approfittarne per fidelizzare la clientela – conclude Bocca, il cui gruppo Sina Hotels compie quest’anno 60 anni – ed essere preparati a quando i competitors torneranno sul mercato».


LA CURIOSITÀ COVERSTORY

Con la sosta d'arte che ti ricarica nasce il turismo "zero emission" È l'ultima trovata del vulcanico fondatore di Sicily By Car, Dragotto, che dopo aver investito sulle e-car per l'autonoleggio, ha deciso di installare le colonnine di ricarica presso i più importanti siti turistici della Sicilia di Riccardo Venturi

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coprire la Sicilia a bordo di un'auto elettrica, soggiornando nelle sue dimore storiche. È l'idea di Donna Sicilia, un progetto di Sicily By Car che sta portando alla realizzazione di un'eco-guida dell’ospitalità siciliana “aristocratica e gattopardesca”, con una trentina di palazzi storici, antichi casali, residenze nobiliari, case museo, divisi per provincia. «Ho pensato al nome Donna Sicilia perché sono estremamente innamorato di quest'isola meravigliosa - dice il "giovane" ottantenne Tommaso Dragotto, presidente e fondatore di Sicily by Car – che deve sopportare me e le mie idee e da cui non mi allontanerò mai». Dragotto ha capito che l'auto elettrica rappresenta un fu-

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turo sempre più prossimo: «da anni si parla di mobilità sostenibile – spiega – così l'anno scorso abbiamo preso l'iniziativa, e acquistato auto, furgoni e bici elettriche. Abbiamo aperto uffici a Palermo e Napoli dove l'80% dei veicoli è elettrico. In Sicilia abbiamo auto elettriche anche a Lipari e Taormina». Il fondatore di Sicily By Car ha voluto realizzare un progetto concreto, trovando il modo di aggirare i tempi troppo lunghi legati alle installazioni delle colonnine di ricarica. «Abbiamo acquistato un centinaio di colonnine – dice Dragotto – ma per sistemarle a Catania, Siracusa, Trapani e così via abbiamo incontrato difficoltà di ogni tipo. Per qualche mese abbiamo avuto più di una perplessità, però io sono un caterpillar,

cammino sempre avanti, mai indietro». Come dice il proverbio: se la montagna non viene a Maometto... «Abbiamo pensato a un'operazione diversa – spiega ancora il presidente di Sicily By Car – mettere le colonnine presso le dimore storiche a nostre spese, e realizzare una guida che permetta di fare un giro della Sicilia nel rispetto dell'ambiente, soggiornando in strutture di grande fascino». Le dimore storiche siciliane convertite all'accoglienza e inserite nella guida Donna Sicilia, circa trenta selezionate su una cinquantina, sono diverse tra loro per caratteristiche, ma hanno in comune un'atmosfera che è difficile trovare altrove. È il caso, per fare qualche esempio, di Feudi del Pisciotto in provincia di Caltanissetta, del Castello San Marco a Calatabiano in provincia di Catania, dell'abbazia di Sant'Anastasia a Castelbuono in provincia di Palermo. Ma visto che Sicily By Car è da tempo una realtà consolidata non solo in Sicilia, ma anche in Italia e non solo, l'intenzione è quella di portare l'idea oltre i confini dell'isola. «Stiamo pensando a un Donna Lombardia, Donna Piemonte e così via – dice Dragotto – e stiamo valutando possibili collaborazioni in tal senso, per esempio con Tesla che è già attiva su proposte di questo tipo». La guida verrà distribuita attraverso gli uffici di nolo Sicily by Car presenti in Sicilia, in particolare Palermo APT, Palermo Via Stabile, Palermo via Napoli, Trapani APT, Catania APT, Taormina, Comiso APT, Siracusa, Capo d’Orlando. Ma sarà veicolata anche negli uffici delle altre regioni italiane, attraverso tutti i maggiori tour operator internazionali e i loro siti e tutte le principali fiere del turismo a livello mondiale: WTM Londra, Bit Milano, TTG di Rimini, FITUR Madrid, AITB Berlino, AITB Shangai. MITT Mosca. Così di quella bellissima donna che è la Sicilia si potranno innamorare sempre più visitatori di tutto il mondo.

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GESTIRE L’IMPRESA

Uomini, robot, buona volontà: il futuro è nella community Al Meeting europeo 2018 di Hrc, dal titolo “Meet the future” la relazione di Luca De Meo, amministratore delegato della Seat, davanti a 450 direttori del personale italiani e spagnoli riuniti dagli stessi interessi di Sergio Luciano

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colare. E’ in atto un cambiamento radicale per e vogliamo che tutto rimanga com’è, sul futuro delle relazioni industriali in quest’eil mondo del lavoro. La tecnologia procede con tutto quello che vale e che ci piace, bisora di cambiamento come lo farebbe, appunto, una velocità senza precedenti, e tutto questo gna che tutto cambi”, dice Luca De Meo, una comunità: cioè con un clima davvero spegenera anche stress alle persone e alle orgae i 450 direttori del personale che affollano la ciale, di amicizia più ancora che di colleganza, nizzazioni. Di qui a dieci anni la metà di noi platea del Melià di Sitges, sul mare della Costa e non di sorda competizione come spesso si non starà facendo più lo stesso lavoro di oggi: Dorada a due passi da Barcellona, si fa attenregistra in occasioni del genere. Guest-speaio forse sarò in pensione!». tissima. «Stiamo entrando in una nuova era, ker il manager italiano dell’auto più famoso (e De Meo vuol trasferire alla platea il concetto che ci offre grandissime possibilità, perché importante) al mondo dopo Sergio Marchiondel salto culturale necessario d’ora in poi: “C’è il cambiamento in atto è straordinariamente ne, di cui è stato allievo forse oggi arrivando, un gap che si sta creando tra le tecnologie e ricco di opportunità e come Giotto, a superaLUCA DE MEO CITA IL GATTOPARDO: gli individui, che si adattano rapidamente ai ci offre tanti strumenti re il maestro: appun«SE VOGLIAMO CHE TUTTO RIMANGA loro cambiamenti, e le imprese e soprattutto d’azione, ma tutti dobtoi Luca De Meo, amCOM’È, TUTTO QUELLO CHE VALE E CHE le istituzioni politiche che invese si adattano biamo prendere parte ministratore delegato CI PIACE, BISOGNA CHE TUTTO CAMBI» molto lentamente. Contro questo gap, i proa questa trasformaziodella Seat. fessionisti delle risorse umane possono gione, nel pensare, nel parlare e nel fare, e saran«Sono tempi interessanti per l’economia, la care ruolo fondamentale: aiutare i leader e no i giovani in particolare a far la differenza. politica, le aziende, il management in generale le organizzazioni ad adattarsi, indirizzarne i Infine, di fronte all’automazione galoppante, e quello che governa le risorse umane in partidobbiamo farla nostra coinvolgendo gli uomini. Gli esseri umani sono animali fantastici, FATALI: «IL NOSTRO SPIRITO È L’AMICIZIA» straordinariamente adattabili e per chi dirige Il tutto studiato in Siamo una comunità di «Il nostro focus è il si pone la sfida e l’obbligo di incanalare bene persone che condividono un’ottica internazionale. futuro», sintetizza Incrociamo le esigenze stima, professionalità, Giordano Fatali, quest’adattabilità». e i bisogni professionali simpatia e competenze. fondatore e presidente Benvenuti nel futuro delle risorse umane, di tutti, e proponiamo Lungo quattro “driver”, Hrc, alla fine della come recita il titolo di questo meeting eurorisposte avanzate. E cui sono dedicate kermesse di Barcellona. peo 2018 di Hrc: “Meet the future”. La comuci riusciamo grazie «Il nostro spirito è quello altrettante masterclass: all’apporto di personalità trasformazione nità creata dodici anni fa da Giordano Fatali dell’amicizia - dice assolutamente digitale, scelta dei quel che più conta, si è presa un week-end lungo, dal venerdì alla qualificate e grazie talenti, retaining e anche nel nostro logo, domenica – peraltro disturbato dagli scioperi all’effetto-community». welfare aziendale. è la ‘c’ di community. nell’aerotrasporto! – per confrontarsi appunto

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I PROFESSIONISTI DELLE RISORSE UMANE HANNO UN RUOLO FONDAMENTALE PER CHIUDERE IL GAP DELLE COMPETENZE percorsi, modulare le carriere, incoraggiare i aspettative…li misureremo sul campo”. cambiamenti”. Ed eccoci al tema delle competenze. “DobbiaDue sono i problemi che De Meo indica come mo rassegnarci noi e spiegare agli altri che in prioritari, nella sua relazione: un enorme quest’epoca bisogna studiare sempre e impacambiamento demografico da gestire e un gap rare sempre cosa le macchine possono fare di competenze da colmare. “I baby boomers per noi. Ma l‘attuale sistema dell’istruzione, sono il 17% della popolazione attiva, lavoranon solo in Italia, è rigido, fa riferimento alla tori dipendenti, workaholic, hanno costruito prima rivoluzione industriale, nonostante gerarchie funzionali e burocrazie: utili per tutto. Di qui il gap tra le figure di cui le aziengestire una crescita costante senza volatilità. de hanno bisogno oggi e l’offerta scolastica. Non è più il vostro tempo, ora è il turno della L’etica, la psicologica, le scienze umane ci digenerazione X, i nati dal ’65 all’80, il 20% delcono che c’è necessità di cambiare formula la popolazione attiva, educatica. In Seat abgente che lavora duro UOMINI, ROBOT, SENSORI, DIPENDENTI, biamo adattato ai tempi FREELANCE E GIG-ECONOMY, TUTTI per fare soldi e speni programmi della nostra INSIEME. COADIUVATI DAI SOFTWARE. derli, campioni del scuola di formazione, MA DIVENTEREMO PIÙ FORTI DI OGGI power point perché per esempio simuliamo abituati a elaborare le informazioni in modo la realtà aumentata con i ragazzi che iniziano, e non visivo. Poi ci sono i nati dall’80 al 2000, i faè fantascienza ma utile formazione industriale”. mosi Millennials, il 24% della forza lavoro. Ne La tecnologia, spiega De Meo ai direttore del perho due a casa, e 4000 alla Seat. Si adattano al sonale, va vista come uno strume nto a favore contesto, migliorano le cose, condividono sendelle persone, non contro di loro. “Per esempio za inibizioni, la tecnologia li fa impazzire, sono con il web puoi imparare qualsiasi cosa dovunflessibili, ma lavorano solo se il lavoro gli piace que. In questo momento 58 milioni di studenti e parlano del work-life balance, perchè sono stanno prendendo 7000 diversi tipi di lauree stati viziati dai genitori, sono cresciuti in un’eon-line in 700 università on-line del mondo. conomia volatile e non capiscono la gerarchia. Personalmente, sto seguendo due corsi di e-lePoi c’è la generazione Z, quelli nati dopo 2001. arning, uno sulla blockchain e uno di cinese. In Realisti, pragmatici ottimisti, hanno grandi Seat nel 2017 abbiamo investito in formazione

20 milioni, 2)% di tutte le spese per il personale, e le triplicheremo, ma sono già 13 volte superiore alla media spagnola!”. Ma come atteggiarsi, in concreto, con le risorse umane da far evolvere i giovani da inserire? “Io credo che non dobbiamo più dedicarci a controllare i curricula, ma confermare competenze. L’impresa inclusiva è creativa: in Seat abbiamo dipendenti da 61 Paesi con 25 lingue diverse! Stiamo dandoci un’organizzazione più creativa, prerequisito per far usare il 100% della creatività e delle capacità cerebrali di tutti, dando sempre dei valori all’impresa, qualcosa in cui credere: solo così l’impresa potrà sopravvivere ed è questa la sfida per la prossima generazione. Noi in Seat vogliamo contagiare i nostri dipendenti con questo spirito. Crediamo che un giorno saremo in grado di vendere chilometri e non solo lamiere. E credo che le grandi imprese dovranno tutte cercare di tornare all’inizio. Dobbiamo accettare di andare oltre la nostra leadership, non dobbiamo darci per vinti, Jack Ma è stato respinto 10 volte ad Harvard e 12 case editrici hanno respinto Harry Potter. Il futuro sarà diversissimo. Le professioni si rifonderanno. Avremo una forza lavoro incrementata e polimorfa. Uomini, robot, sensori, dipendenti, freelance e gig-economy, tutti insieme. Coadiuvati dai software. Ma col tempo diventeremo più forti di oggi”.

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> WORKSHOP SOSTENIBILITÀ

Sostenibilità, parola ignota in Italia. Ma si può cambiare

SIAMO CERTI CHE ANCHE IL NUOVO ESECUTIVO FARÀ TESORO DEL NOSTRO INVITO A PUNTARE SULLA SOSTENIBILITÀ

Dalle imprese alle città fino alla politica, il mondo ha bisogno di uno sviluppo sostenibile e di governi che lo applichino. A colloquio con Enrico Giovannini

di Gianluca Zapponini O l’uomo cambia le sue abitudini di vita e di business oppure sarà il mondo a riscrivere le regole. Per questo servono messaggi chiari alle future generazioni, chiamate presto o tardi consolidare il nuovo equilibrio mondiale basato sulla sostenibilità. Messaggi come quello arrivato in questi giorni dall’Asvis, l’Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile, il network che conta 200 aderenti, organizzatore e promotore del Festival dello sviluppo sostenibile, giunto alla seconda edizione. Una rassegna itinerante da 700 eventi tra convegni, maratone cinematografiche, presentazioni di libri, incardinata su 17 obiettivi da raggiungere entro il 2030, tutti in chiave sostenibilità, come peraltro espressamente previsto dall’agenda 2030 dell’Onu. Diciassette calci di rigore che secondo Enrico Giovannini, docente, ex presidente dell’Istat, poi ministro nel governo Monti ma soprattutto portavoce e animatore dell’Asvis, non si possono sbagliare. No, davvero. Giovannini, perché oggi è così importante parlare di sostenibilità? Il fatto è che il concetto di sviluppo sostenibile è un qualcosa di molto ampio. Spesso si riduce il tutto all’ambiente, ma non è così. Sostenibilità vuol dire molto altro, economia, welfare, benessere, ricchezza e produttività. Per questo oggi parlare di sviluppo sostenibile significa

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ENRICO GIOVANNINI

avere una visione a 360 gradi. E il messaggio di fondo che voi lanciate qual è? Un messaggio forte alla politica che sta decidendo quale direzione prendere: quella giusta va verso lo sviluppo sostenibile. E l’Europa ci può aiutare diventando campionessa di sostenibilità. L’Asvis oggi raggruppa più di duecento soggetti, tra associazioni imprenditoriali e confederazioni sindacali ma anche terzo settore, reti civiche, comuni regioni e università e molto altro. Posso dire con grande orgoglio

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che oggi siamo la più grande associazione in questo campo mai realizzata. Il Festival da voi promosso ha toccato tutta l’Italia, da Nord a Sud… Altroché. Il tema che portiamo all’attenzione della comunità e delle istituzioni è fondamentale. Non è davvero un caso se questa rassegna si tiene in tutta Italia e con una crescita del numero degli eventi esponenziale: dai 220 dello scorso anno siamo passati a 700. Un boom straordinario che dimostra che il tema dello sviluppo sostenibile è vivo, è il futuro e che

Consumi di energia coperti da fonti rinnovabili (% sul consumo totale finale di energia)

16 14 12 10 8 6

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tante imprese iniziano a ragionare in quest’ottica. Un segnale chiaro, chiarissimo sul futuro dell’Italia e dell’Europa. A proposito di istituzioni, c’è un nuovo governo. Come pensate di portare a Palazzo Chigi i vostri temi? Francamente penso che anche il nuovo esecutivo farà tesoro del nostro invito alla sostenibilità. Abbiamo appena presentato alla Camera i risultati del I Festival e siamo convinti che anche la nuova compagine avrà una vocazione alla sostenibilità. Certamente il nostro sarà un dialogo continuo, intenso, sia con il parlamento sia con l’esecutivo. Chiederemo al parlamento di lavorare sui nostri spunti, sulle nostre idee. Proporrete delle leggi? Certo. Il nostro ultimo rapporto contiene tantissime proposte di interventi e poi abbiamo proposto dieci punti a tutte le forze politiche, gran parte delle quali hanno preso impegni prima delle elezioni. Un esempio? Quella, sulla falsariga di quanto fatto con la concorrenza, di istituire una legge annuale per lo sviluppo sostenibile. L’impressione però è che l’Italia arranchi sulla sostenibilità. Sbagliato? No. In effetti non tutti gli obiettivi sono ancora alla portata dell’Italia. Sulla povertà e l’ambiente, ad esempio, non stiamo andando bene: l’Italia è stata deferita alla Corte di giustizia di Lussemburgo nell’ambito della procedura di infrazione per l’inquinamento da polveri sottili. E sull’educazione siamo dove era l’Europa 10 anni fa. E sulla salute? Anche lì non tanto bene. Ci sono differenze nella speranza di vita tra una persona povera del Sud e una ricca del Nord. Insomma, la strada è ancora lunga. Almeno per l’Italia. Temo di sì, ma non per questo bisogna demordere. In nessuno dei 17 obiettivi siamo in zona verde, cioè in linea con la tabella di marcia. Siamo indietro su tutti i temi sociali ed economici, la crisi ha colpito durissimamente.

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Incidenza della povertà assoluta individuale (% sul totale della popolzione)

7 6 5 4 3 2

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Male anche su molti aspetti ambientali, come la qualità delle acque e le emissioni inquinanti che, con la ripresa, stanno crescendo più del Pil. In Europa, invece, come va? I segnali mostrano chiaramente come l’Europa si stia muovendo verso il raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030, evidenziando però anche i punti di debolezza e i crescenti divari tra Paesi. Essere in grado di monitorare in modo immediatamente comprensibile la complessità delle condizioni economiche, sociali e ambientali dell’Europa è un passo importante, direi fondamentale, in quanto consente di comprendere meglio le origini delle tensioni politiche che stanno emergendo nel nostro continente e di disegnare in modo più opportuno gli interventi da realizzare nei diversi campi e nei singoli Paesi. Infatti, guardando alle performance dei migliori, i Paesi che sono più indietro possono ricavare utili indicazioni per disegnare politiche più efficaci. Torniamo all’Italia. Lo sviluppo sostenibile, per centrare i suoi obiettivi, avrebbe bisogno di una macchina pubblica quantomeno efficiente. O no? Non condivido il fatto che la Pubblica amministrazione, per definizione, sia lenta nel recepire i cambiamenti in chiave sviluppo

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sostenibile. Faccio un esempio. Il parlamento nell’ultima legislatura non è riuscito ad approvare una legge sul consumo di suolo mentre alcune regioni lo hanno fatto, stessa cosa per quanto riguarda la mobilità sostenibile. Dunque? Non bisogna generalizzare, molte regioni hanno fatto quello che il parlamento non ha fatto. Ancora, vale la pena ricordare che molte città hanno fatto passi in avanti verso sostenibilità urbana, soprattutto nella mobilità. Sono tutti segnali che ci fanno capire che l’Italia non è tutta uguale, c’è chi si muove prima di altri. A Milano avete appena firmato il rinnovo del patto per la sostenibilità. Certo. Le principali organizzazioni del mondo imprenditoriale aderenti all’Alleanza Italiana per lo sviluppo sostenibile hanno rinnovato l’accordo sottoscritto il 31 maggio dello scorso anno, impegnandosi a promuovere l’innovazione dei modelli di business, la partnership con tutti i portatori d’interesse e l’utilizzo della finanza etica e responsabile. Siamo molto soddisfatti di questo lavoro che si sta svolgendo grazie all’Asvis il quale denota la consapevolezza che l’urgente cambio di paradigma nel modello di sviluppo per un’Italia più sostenibile sul piano economico, sociale e ambientale debba partire necessariamente dal mondo imprenditoriale.

WORKSHOP SOSTENIBILITÀ > 67


COMUNICARE L’IMPRESA

«Ok, la Rete ha vinto. Ma adesso stop allo squadrismo digitale» L’opinione di Ferruccio De Bortoli «I media tradizionali hanno raccontato il disagio, a volte lo hanno cavalcato, ma hanno anche contribuito a incanalare le proteste in un alveo democratico» di Sergio Luciano «LA REALTÀ A MIO GIUDIZIO È CHE I MEDIA TRADIZIONALI HANNO AVUTO POCA INFLUENZA SUL VOTO, ANCHE SE HANNO DETTATO L’AGENDA DELLE DISCUSSIONI GIORNALIERE.

Eppure sono apparsi, giusto o sbagliato che sia, espressione dell’establishment, del sistema, della società aperta e globalizzata, i veri sconfitti del 4 marzo. Il peso preponderante è stato quello della Rete». Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e del Sole24 Ore ed oggi editorialista del primo oltre che presidente della Longanesi e della Vidas, interviene sulle continue polemiche post-voto attorno al coro quasi unanime di critiche che i giornali “di carta” – come quasi ironicamente vengono sempre più spesso definiti i media tradizionali – rivolgono al nuovo governo. L’INTERVISTATO: FERRUCCIO DE BORTOLI, PRESIDENTE DELLA FONDAZIONE VIDAS ED EDITORIALISTA DEL CORRIERE DELLA SERA IN ALTO DA SINISTRA, AL TELEFONINO: CASALEGGIO, SALVINI E DI MAIO

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Dunque i giornali avrebbero avuto un peso trascurabile, sull’esito delle ultime elezioni politiche? Io dico che il peso preponderante è stato quello della Rete e i fatti lo dimostrano. I Cinquestelle, e in particolare il sistema-Casaleggio, sul quale permane un alone di mistero e opacità, hanno saputo alimentare meglio il rumore di fondo, il tono dell’umore popolare raccolto dalla Rete. Salvini ha usato Twitter con la disinvoltura efficace di un Trump. Ma ora, col governo da poco insediato, il tono di fondo dell’informazione è cambiato. Da destra e da sinistra le critiche si accavallano. Del resto, in Parlamento l’opposizione è fatta da Pd e Forza Italia… Andiamo con ordine. La polemica del post elezioni, bersaglio l’informazione, è la seguente. Avete date troppo spazio ai populisti e ai loro argomenti ora non lamentatevi se sono al governo. È anche colpa vostra, dei media tradizionali. Seconda argomentazione: anni di polemica contro la casta hanno ingrossato oltre

misura le pulsioni anti sistema, fino a portare i populisti ad occupare le istituzioni. E non le pare che ci sia del vero? Su questo secondo punto posso convenire che vi è stata una corrente anti politica e anti partitica che ha alimentato il populismo, che lo ha nutrito di umori maligni. Ma in generale i mezzi d’informazione, quelli più seri, hanno giustamente dato voce al disagio, qualche volta lo hanno disinvoltamente cavalcato, ma forse hanno anche contribuito a contenere disagi e proteste in un alveo democratico. L’Italia si è impoverita, le disuguaglianze sono cresciute, ma non ci sono per fortuna violenze, né fantasmi ideologici del Novecento che emergono come in altri Paesi, vedi quelli di Visegrad. Ora, però… Ora accade qualcosa di paradossale, tutto il mainstream dell’informazione è contro il governo penta stellato mentre nei social assistiamo a una divaricazione che dovrebbe far riflettere. Chi appoggia il nuovo corso gode di gruppi d’azione, bot sofisticati, un volume di fuoco spontaneo o eterodiretto, appare insomma la parte più attrezzata nel governo del web. E assistiamo anche al preoccupante diffondersi di un certo squadrismo digitale, specialmente dei no euro. E la sinistra? Dall’altra parte c’è una sinistra che non si interroga sulle ragioni della sconfitta, scambia la rete per una fiera delle vanità personali, litiga e si arrocca in una sorta di Aventino del web.


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«VINCO A DUBAI E CON I BITCOIN. E IN ITALIA NON INVESTO PIÙ» STORY-LEARNING, CHE COSA INSEGNANO QUESTE STORIE

È un "modello" un po' a rovescio, quello di Ernesto Preatoni, perchè l'imprenditore della Domina Hotel è tra i pochi che dice chiaramente peste e corna dell'Italia come luogo per fare investimenti e non lascia spazio alla speranza nel fatto che possa cambiare in meglio. Ma come esempio di globalizzazione riuscita Preatoni vale, eccome. Spregiudicato forse, però senza una condanna; innovatore senz'altro; esportatore coraggioso. Una storia, la sua, che i risultati impongono di apprezzare molto

Ernesto Preatoni, "l'inventore" di Sharm-El-Sheikh, racconta la sua nuova sfida nell'Emirato, dove una torre di 190 metri porta il suo nome: «Il nostro è un Paese in coma, spero che il mio amico Savona lo svegli» di Carlo Puca - da Dubai (Emirati Arabi Uniti)

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all’alto dei 190 metri del grattacielo che tima sua avventura imprenditoriale riguarda porta il suo nome, Ernesto Preatoni indiproprio Dubai. E, nonostante il battesimo di ca la skyline che disegna la Dubai contempoun (presunto, per ora) «governo del cambiaranea. Classe 1942, originario di Garbagnate mento», resta fortemente critico verso l’Italia, Milanese, praticante per lungo tempo il monl’euro e l’Europa. Infatti, anche se oggi si celedo della finanza e delle banche, Preatoni si è bra l’inaugurazione ufficiale della suggestiva poi convertito (soprattutto) all’immobiliare. «Preatoni Tower», esordisce così: «Il nostro è Residente in Svizzera, un Paese in coma. Una conta, finora, tre mogli «IO GIRO IL MONDO DA DECENNI, ORMAI volta morto, ci vorranPOSSO DIRE DI GUARDARLO DALL’ALTO, e sette figli, i più granno cinque generazioni SO COM’È FATTO. PER QUESTO INVESTO di già dentro gli affari SOLTANTO DOVE POSSO FARE BUSINESS» per farlo ripartire». di famiglia, tranne una Complice lo champagne, ragazza che ha scelto studi scientifici. Di lui si fantasticavo che almeno in un giorno di è detto molto (Enrico Cuccia lo chiamava «Il festa una parola d’incoraggiamento potesse Sovversivo», Ettore Colombo lo definisce («Il pronunciarla. Gianni Agnelli estone») e lui molto ha detto Lei è evidentemente ancora troppo italiano. Io di sé e delle sue operazioni finanziarie (per giro il mondo da decenni, ormai posso dire di esempio: «Essere indagati non è un delitguardarlo dall’alto, so com’è fatto. Per questo to. Sono stato rivoltato come un calzino, ma investo soltanto dove posso fare business, non mai una condanna»). Nell’immaginario colcerto nel mio Paese d’origine. Sono un imlettivo resta «soltanto» l’inventore di Sharm prenditore, non un Don Chisciotte. el Sheikh, in Egitto. Ma da patron di Domina Eppure, al di là di come la pensiamo hotel ha interessi in mezzo mondo, a partire individualmente, noi italiani siamo tutti dell’Est europeo, dai Baltici alla Russia. L’ulsperanzosi che, a Palazzo Chigi, la coalizione

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STORY-LEARNING

gialloverde combini qualcosa di buono. sto da 554 unità immobiliari suddivise in 45 Spero che il mio amico Paolo Savona riesca a piani, sarebbe il quarto più alto d’Italia e il incidere sulle scelte fondamentali del nuovo primo a destinazione residenziale, provi lei esecutivo. Ma non è soltanto una questione a costruirne uno dalle nostre parti, piscine e politica. In Italia si è insinuato il germe dell’ipalestre comprese. Io ci rinuncio in partenza, nefficienza, un germe che non dà nessuna soltanto per le autorizzazioni trascorrerebbe speranza. Da noi ci sono una burocrazia inun decennio, semmai arrivassero. capace, un parassitismo dilagante e pure una E invece qui… certa magistratura persecutoria. Pensi che in Non solo qui, ma in molte parti del mondo, Italia il 46 per cento dei procedimenti penali quando vai da un’autorità trovi comprensiofinisce con l’assoluzione, in Svizzera sono al 3 ne, anche su richieste che inizialmente appaper cento. iono visionarie. A Dubai, in particolare, da un E gli imprenditori? Loro non sbagliano nulla? lato ci hanno messo alla prova, ma dall’altro Alcuni sono testardi eroi del quotidiano. I ci hanno anche supportato in maniera esemmiei amici che vogliono fare impresa in Italia plare. mi raccontano di faccende complicatissime In che modo? da risolvere ogni santo giorno della loro vita. È una storia lunga. Come è noto, gli Emirati A queste condizioni è impossibile lavorare. E Arabi Uniti hanno vissuto un serio periodo di comunque non sfugcrisi, legato soprattutNEL NOSTRO PAESE È VENUTA MENO go alla domanda: nel LA CULTURA IMPRENDITORIALE: SI VIVE to a una brutta bolla nostro Paese è venuta speculativa immobiDEI FASTI DEL PASSATO QUANDO SI DOVREBBE INVESTIRE SUL FUTURO meno la cultura imliare. Soltanto a Duprenditoriale: si vive bai ci sono circa 300 dei fasti del passato quando si dovrebbe invegrattacieli da ultimare per la fuga dei general stire sul futuro. Così si è perdenti in partenza. contractor. A oggi migliaia di piccoli investitori Quindi, per vincere, cosa bisognerebbe fare? rischiano di perdere capitali e risparmi mesSmetterla di prendere in considerazione il busi nella costruzione di immobili ancora fermi siness comune, serve investire soltanto dove e alla fase di cantiere. Ma, a differenza dell’Italia, quando ci sono idee innovative. dove si galleggia e basta, qui le autorità stanno Allora le do un’occasione: disegni lei affrontando il problema. un’idea di futuro. Attendo di sapere come… Ci sta camminando dentro. Rimodulando le zone grigie della legislazioA me questo sembra un bellissimo grattacielo, ne con programmi governativi ad hoc. E, soma non più contemporaneo di altri. prattutto, affidandosi a progetti pilota come il Lei vuole essere a tutti i costi dissacrante. nostro, finora dimostratosi il più innovativo. Cerco solo di fare il mio mestiere. Sembrava una sfida impossibile ma l’abbiamo A parte il fatto che questo palazzo è compovinta.

E NELL'AUTUNNO 2020 L'EMIRATO FARÀ L'EXPO DEI SOGNI Dal 20 ottobre 2020 al 10 aprile 2021, per evitare la torrida stagione estiva, l'Emirato del Dubai ospiterà l'Esposizione Universale. Una straordinaria mobilitazione di investimenti sta

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scandendo questi mesi di avvicinamento al d-day. Si parla di 5,2 miliardi di dollari soltanto per costruire la sede fisica dell'evento. E per molte imprese italiane si apre la possibilità di gareggiare per numerosi lotti.

PREATONI, A DESTRA, CON SAVONA. SOTTO IL FIGLIO EDOARDO

Ovviamente non si riferisce al progetto tecnico, bensì a quello di recupero dell’immobile. Sì, era il 2012 e a cena incontrai un signore, Samir Bayerli. Aveva versato una lauta caparra per uno degli appartamenti della Dubai Star. Però, arrivata a un terzo dell’opera, la società tedesca che nel 2006 aveva cominciato a costruire il grattacielo, lo aveva abbandonato. Era rimasto soltanto lo scheletro della torre e Samir e altri 400 investitori indiani, pachistani e russi erano disperati. Da quattro anni i lavori erano fermi e ormai pensavano di aver perso tutti i loro soldi. A quel punto, ai tedeschi, è subentrato lei. Io ho avuto l’idea ma a occuparsene materialmente è stato mio figlio Edoardo, ormai stabilmente di casa a Dubai. È giovane ma maturo come pochi. In poco tempo ha costruito un team perfetto, a partire dal project manager Lorenzo Canderpergher. Non dubito che sia capacissimo. Tuttavia, ancora non ho capito i termini dell’accordo con gli investitori. Le autorità locali hanno garantito la nostra proposta: pagare un 8 per cento in più rispetto al pattuito con i tedeschi in cambio del recupero dell’intero investimento. E l’invenduto? Abbiamo piazzato il resto di appartamenti e


NEGLI EMIRATI OGGI SIAMO VISTI COME UNA FORTE "PROJECT SOLVING" STIAMO VALUTANDO ALTRE DIECI TORRI uffici a 2-3 mila euro al metro quadro, nella media del mercato, prezzi contenuti vista la grande offerta. Ma ciò che conta è che la parola è stata mantenuta. Quanto ci avete guadagnato? Appena sette milioni di euro. Però non era una questione di soldi, il nostro obiettivo era acquisire crediti in questo mercato, dove la credibilità conta più del denaro. Certo, all’inizio c’ho messo i nostri quattrini, circa dieci milioni. Soltanto dopo ho superato la diffidenza degli investitori, che però hanno partecipato in massa al salvataggio. Così la Dubai Star è diventata la Preatoni Tower. Ma il meglio deve ancora venire. Altre tower all’orizzonte… Sul mercato degli Emirati Arabi Uniti la Preatoni Real Estate è, adesso, una qualificatissima “project solving”. In tanti si rivolgono a noi per recuperare le torri abbandonate. Ne stiamo selezionando 10, che riusciremo a completare grazie ad un sistema innovativo, affidato a un altro mio figlio, Roberto: per finanziare i nuovi progetti emetteremo criptovalute, azioni digitali per attirare 200 milioni di capitali. No, la prego, le criptovalute no, su queste sono davvero diffidente. Sbaglia, il rischio è pari a zero. Oggi quando si parla di bitcoin e token si pensa al far west finanziario, ma ci sono 2 filoni: quello utility,

ad alto rischio, con pericolosi alti e bassi, e quello security, che invece è fortemente regolamentato e controllato, dalla Consob da noi, dalle autorità di Dubai qui. A luglio faremo una prevendita per i grandi investitori privati che vogliono entrare nell’affare e in autunno lanceremo una Ico per l’emissione della nuova moneta virtuale che farà capo alla famiglia Preatoni. Permetterà di investire nei nuovi progetti immobiliari che lanceremo. Ma perché un progetto così non si può tentare anche da noi? Prima di investire bisogna pensarci mille volte. Nel mondo la burocrazia è umana, quando vai a parlare con qualcuno trovi comprensione. Un fatto, questo, nemmeno immaginabile in Italia. Però anche il mondo è pieno di furbi, e Dubai ne è la prova. Lo accennava pure lei: speculatori senza scrupoli hanno combinato disastri finanziari inenarrabili. In passato sì, ma il vento è cambiato. E negli Emirati, quando catturi la credibilità, puoi fare ancora di più. In Italia no, devi sempre ricominciare daccapo. Lei proprio non ci lascia una possibilità che sia una. Non posso mentire, non è nel mio carattere. Sono dieci anni che chi ci governa produce una castroneria dietro l’altra. Sono pochissimi quelli che hanno il coraggio di mettere in discussione certe scelte. La buona notizia è che Savona è nel nuovo governo. Spero solo speriamo porti a casa qualcosa. Tipo? L’Italia non ricomincerà a crescere finché non uscirà dall’euro. Insomma, una cosetta da poco. Ecco, anche lei appartiene alla cricca degli omologati, banalizza il mio pensiero. L’abbandono dell’euro è l’unica speranza che abbiamo. Certo, risulterebbe difficile nell’immediato. Ma per renderlo meno doloroso, il governo dovrebbe concordarlo il prima possibile. Tirando a campare nella crisi, si peggiora la situazione. Sappia che in un tempo non lontano il Paese sarà vittima di un’uscita disordinata e catastrofica.

Sarò pure omologato e banale. Allora pure il governo di Giuseppe Conte lo è. Nonostante il ministero assegnato a Savona, il ritorno alla lira non risulta essere in agenda. Non nell’immediato, almeno. È un errore blu. L’ho scritto nei miei libri, in particolare in “8 cose che avevo previsto”: con l’euro ci siamo incatenati a un sistema di cambi fissi artificiale, che consente alla Germania di produrre ed esportare a prezzi troppo vantaggiosi e inchioda altri Paesi, come l’Italia, a una crisi della domanda. Poi possiamo analizzare il perché e il percome, ma la verità è questa. Continuare a negare la realtà è un fatto molto grave. Prima o poi tutto finirà per saltare. Infatti nel libro spiego anche come mettere i risparmi al sicuro. Insomma, secondo lei il sistema europeo collasserà presto, in tutti i sensi: economico, sociale e politico. Devo ammettere che fino a pochi anni fa questa sua posizione era isolata. Oggi mi sembra purtroppo convincere una parte importante di italiani. Non gli accademici, ma il popolo sì. Matteo Salvini e Luigi Di Maio si sono imposti alle elezioni perché hanno fatto annusare agli elettori l’uscita dall’euro. Ora sembrano meno convinti. Suggerirei loro di rileggersi il “Piano B” teorizzato da Savona nella prefazione al mio ultimo libro. E di applicarlo.

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STARTUP-TELLING IL NUOVO CHE AVANZA

LA STARTUP VINCITRICE DEL CONTEST B HEROES

CHRISTIAN PADOVAN, FONDATORE DI WASH OUT

Wash Out, il lavaggio macchine e moto a domicilio ed ecosostenibile Una app sulla quale prenotare il lavaggio per strada della propria auto o moto, effettuato con prodotti waterless, biodegradabili e non inquinanti, che permettono un risparmio d’acqua fino a 160 litri a macchina, e garantendo un lavaggio più delicato per la carrozzeria perché effettuato a mano, lasciando uno strato di protezione ulteriore sulla vernice. È Wash Out, che tutto attaccato significa fallimento, ma che staccato vuol dire successo: infatti la startup è la vincitrice di B Heroes, il programma di accelerazione

nonché trasmissione televisiva in onda sul canale Nove del gruppo Discovery Italia, lanciato da Boost Heroes, la società di venture capital di Fabio Cannavale, fondatore e CEO di lastminute. com Group, e sostenuto dal gruppo Intesa Sanpaolo. Un’affermazione che non vale solo per la reputazione ma anche per le casse, visto che Wash Out si è aggiudicata 800mila euro «che saranno usati principalmente per allargare il team nelle funzioni scoperte e per far conoscere Wash Out» dice il fondatore Christian Padovan.

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Un marketplace di utensili professionali e attrezzi da lavoro per aziende e professionisti: è Mister Worker®, che sta radicalmente innovando il settore dell’e-commerce business-tobusiness. Non per niente il noto fondo di Venture Capital Ame Ventures di Michele Appendino, dopo aver investito in realtà quali Vistaprint, Yoox, Mutui Online, eDreams e Volagratis ha deciso di puntare proprio sulla scale-up premiata come eccellenza italiana ai Netcomm e-commerce Awards 2016, che propone oltre 25mila prodotti e ha clienti del calibro di Siemens, Ducati e NATO. Un portale online con un’interfaccia web intuitiva e immediata,

schede tecniche dettagliate, video tutorial, recensioni e un blog tecnico, oltre che servizi di consulenza personalizzata e preventivi ad hoc caratterizzano Mister Worker®. Secondo Frost & Sullivan, nel giro di 5 anni il settore dell’e-commerce business-to-business (B2B) arriverà a toccare quota 6,7 trillioni di dollari, superando il business-to-consumer (B2C), che si fermerà a 3,2 trillioni di dollari. Il marketplace sta crescendo in fretta, con le vendite internazionali che rappresentano oltre il 50% del fatturato complessivo, grazie alla spedizione in 24/48 ore in tutto il mondo.

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NATEDE è il vaso intelligente prodotto da Clairy per purificare l’aria di casa Un vaso intelligente che purifica l’aria di casa grazie a un sistema di filtraggio basato sul principio della fitodepurazione, caratterizzato dalla presenza di un cuore tecnologico che aumenta il passaggio dell’aria attraverso la pianta dove, grazie all’azione combinata di microrganismi nel terreno associati alle radici, le sostanze nocive presenti nell’aria si trasformano in nutrimento per la pianta stessa. È NATEDE, fiore all’occhiello (quasi letteralmente) di Clairy, la startup italiana che dal 2016 sviluppa prodotti ibridi

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e sostenibili che uniscono natura, tecnologia e design Made in Italy per la purificazione dell’aria degli ambienti indoor. Il vaso high tech si è reso protagonista di una trionfale campagna di crowdfunding su Kickstarter: l’obiettivo era di 50mila euro, il risultato oltre 15 volte superiore: 765mila euro. NATEDE, con oltre 5000 preordini, è il progetto anti-inquinamento più redditizio di sempre sulla piattaforma Kickstarter, che dal 2009 aiuta i progetti innovativi a diventare realtà.

MISTER WORKER VENDE UTENSILI E ATTREZZI DA LAVORO PER PROFESSIONISTI

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VITA DA MANAGER

«Il fitness per me è una religione. Ma nella vita serve applicazione» Vito Scavo è il nuovo re del fitness in Europa. Coo del colosso McFit e partner alla pari della branch italiana, è un manager che s’è fatto tutto da solo, applicando alla carriera una ferrea disciplina sportiva di Germana Cabrelle e alla determinazione per il raggiundalla provincia di Bari e stanziati nel Baden gimento di un risultato si aggiunge Württemberg, nel Sud della Germania), Scala premeditazione, ossia quella preparavo ha fatto della sua passione per il fitness zione accurata e intenzionale che precede, un’attività professionale, a coronamento di convoglia e rafforza il mantenimento della una strategia mirata. Nel suo passato c’è concentrazione sull’obiettivo, il buon esito infatti un’esperienza da campione europeo è pressoché assicudi kickboxing e kaMCFIT È LA PIÙ GRANDE CATENA DI rato. Un principio da rate, ma l’obiettivo CENTRI FITNESS IN EUROPA CON 1,7 performance spormai nascosto è stato MILIONI DI ABBONATI E 280 CENTRI tive applicato con sempre quello di diDI CUI 29 IN ITALIA successo nel mondo ventare un imprenmanageriale. Ecco riassunta la storia di Vito ditore. La prima palestra, l’ha aperta a 19 Scavo, 43 anni, da un mese Chief Operatianni. Oggi l’azienda di cui è Coo e titolare al ve Officer su scala globale di McFit, la più grande catena di centri fitness d’Europa, di cui è comproprietario della filiale italiana assieme al suo fondatore, il tedesco Rainer Schaller. Perfetta incarnazione del “self-made-man” (è figlio di immigrati provenienti

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50%, è un colosso mondiale delle palestre, con 4 mila dipendenti in tutto il pianeta, 1,7 milioni di abbonati e 280 centri, di cui 29 in Italia (che occupano 200 persone). Del “modello McFit” – palestra low cost ma basate su qualità e attenzione al design e alla community – l’imprenditore di origini pugliesi se n’è innamorato una quindicina di anni fa, al punto da presentarsi un giorno ai vertici aziendali con il curriculum per ottenere in cambio, all’epoca, un cordiale rifiuto. Amareggiato ma non demotivato, ha iniziato, con determinazione feroce, a stu-


SCHALLER: MCFIT HA UNA FILOSOFIA MOLTO PARTICOLARE E, IN QUESTO, VITO SCAVO È INVINCIBILE diare format e potenzialità dei centri fitness Vito Scavo, che vive tra Treviso e Berlino, McFit per rendere possibile l’allenamento a non solo ha assunto la gestione operativa qualsiasi livello ma a prezzi supercompetidi McFIT Global Group, ma da quest’anno tivi. Un’immersione totale nel mondo McFit è anche partner alla pari di McFIT in Italia, la sua, tanto da portarlo a tornare in Italia dove ci sono in tutto una trentina di palestre per clonare il concept delle palestre fondate aperte che inglobano, ovviamente, anche le da Schaller e aprire una catena di strutture prime 14 di Scavo, continuando un piano simili in tutto e per tutto a quelle tedesche d’espansione lungo tutto lo stivale: entro – umix di arte contemporanea e mood etico la fine dell’anno saranno 3 le nuove apertu– per disposizione degli ambienti, materiare, a Bologna, Torino e Roma. Da parte sua li e arredi, business model. Nel 2011, Nello Rainer Schaller, 49 anni, nella carica di Ceo Scavo riesce ad inaugurare a Treviso “Hapalla guida della multinazionale tedesca da py Fit” che in soli 3 anni, arriva a contare 14 lui fondata, su Scavo ha un’idea precisa: «In centri in tutta Italia e a fatturare 9 milioni di passato ho avuto collaboratori di alto livello, euro. Forte dell’espema mai con nessuno NEL 2011 AVEVA FONDATO A TREVISO rienza maturata, nel di loro mi sarei sen“HAPPY FIT”, CHE IN TRE ANNI ARRIVA 2014 torna in Ger- A CONTARE 14 CENTRI IN TUTTA ITALIA tito tanto sicuro da mania a ribussare le arrivare a compiere E A FATTURARE 9 MILIONI DI EURO porte di McFIT Global questo passo. La noGroup con una proposta di quelle che non stra azienda ha una filosofia molto particosi possono rifiutare: «questa è la mia catena lare che è fondamentale aver interiorizzato di palestre, queste sono le mie credenziali, per poterla portare avanti con successo. E voi potete semplicemente sostituire l’insesu questo punto, Vito Scavo è invincibile». gna e diventano McFit». Tutto premeditato, Vincente come la prerogativa di McFIT: appunto. «È stata un’operazione borderquella di offrire palestre di alto livello, dal line» ammette oggi Scavo, «poteva anche design d’avanguardia, con una vasta scelta non riuscire, invece ho fatto bingo». Già, di allenamenti, ma ad un prezzo popolare. perché da allora l’integrazione della catena Oggi i centri sono 250 in cinque diversi pain McFIT Global Group e l’ingresso nel grupesi d’Europa, aperti 365 giorni l’anno e acpo come braccio destro di Schaller, si sono cessibili dagli abbonati con una sola memmaterializzati in rapida successione. Oggi bership card.

C’È SEMPRE UNA STRADA Vito, l’Italia costituisce il terzo mercato in Europa per il fitness e sta vivendo ancora una parabola ascendente. Come si spiega tanto successo costante e continuo? Venticinque anni fa il fitness era quasi ad esclusivo appannaggio di chi faceva gare di body building e aerobica mentre oggi è parte imprescindibile della salute quotidiana, dello stare bene, oltre che in forma. Non si può più farne a meno poiché se facciamo esercizio fisico abbiamo meno problemi di peso, cardiaci e muscolari. E il successo di McFit da cosa è dato? Dal punto di vista del cliente McFit è un modello di successo perché c’è un’altissima qualità di prodotto, con un’assistenza di livello, oltre alla cura del design degli ambienti e tutto questo a fronte di un prezzo mensile molto basso, direi imbattibile. Dal punto di vista aziendale interno, il successo è dato dall’essere una grande famiglia e questa etica è la nostra autenticità che ci rende unici, direi inimitabili. Una palestra la puoi copiare da un’altra, ma un carattere no, perché come i caratteri è unico e originale. E McFit si distingue per questo e le nostre strategie future si concentreranno a rafforzare questi aspetti. Il tuo successo personale, invece, come lo riassumeresti, in un motto sportivo? Credo che la risposta sia di non fermarsi, di non arrendersi davanti a un risultato debole, di non scoraggiarsi al primo no. “Continua. Perché c’è sempre una strada”.

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IL CARTELLONE DELL’EDIZIONE 2018 DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO, CONCLUSASI A GIUGNO, CON ALCUNI DEGLI CHEF TICINESI PROTAGONISTI E AL CENTRO IL PATRON DANY STAUFFACHER

NON È PECCATO I PIACERI CHE FANNO BENE “...e poi il piacere” si chiama questa sezione. Perchè trattarsi bene, concedersi pause piacevoli dopo e durante il lavoro, non solo non è peccato, ma anzi è necessario. A maggior ragione ora che siamo nella bella stagione. E quindi buon cibo, ottimi drink, bei posti, un pò di lusso, per chi può permetterseli. Non basta, ma di sicuro... aiuta

IN TICINO SI PUNTA SUI SAPORI, E L’ALTA CUCINA SI FA BUSINESS

Da dodici anni, “S. Pellegrino Sapori Ticino” porta nella Svizzera italiana il meglio dell’haute cuisine mondiale in un ricco calendario fatto di cene stellate ed eventi esclusivi, per un festival gourmet di respiro europeo di Francesco Condoluci om’è nato tutto questo? Per gioco, ov-

svizzero-tedesco e madre veneta emigrata in Canton Ticino, è riuscito a portare «qualcosa fatta. E con questa sono dodici. È stanco ma di mai visto sulle tavole svizzere»: ovvero l’alraggiante: la sua creatura “S.Pellegrino Sapori ta ristorazione internazionale. Che ogni anno Ticino” ha chiuso anche l’edizione 2018 con sbarca qui, coi suoi mattatori pluristellati numeri da capogiro: 21 eventi, 27 le stelle (tra i tanti Massimo Bottura, Norbert NiederMichelin portate in kofler, Annie Féolde, IL PATRON DANY STAUFFACHER: dote dagli chef protaMauro Colagreco, giu«RISTORANTI STELLATI E ALBERGHI gonisti, 19 le location sto per fare qualche INSIEME PER DAR VITA A UN EVENTO CHE coinvolte, tra le più VALORIZZA LE ECCELLENZE TICINESI» nome) per far vivere suggestive di tutta la ai ticinesi serate gourSvizzera, circa 3 mila partecipanti alle serate met d’eccezione direttamente sul loro terriin cartellone (per un prezzo medio che va dai torio, negli hotel e nei ristoranti più glamour. 70 franchi svizzeri delle serate lounge ai 290 «Se penso a quando tutto è cominciato, quasi delle “Official Nights” con gli chef di grido fino non ci credo», racconta Stauffacher, «ero a taai quasi 400 della serata di chiusura). Ancovola con amici ed è venuta fuori l’idea di metra una volta, questo imprenditore di padre tere insieme alberghi e ristoranti per dar vita

C viamente!». Dany Stauffacher ce l’ha

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IL “FIORE DI PIETRA” (MONTE GENEROSO) HA OSPITATO LA CENA CHE HA VISTO AI FORNELLI LO CHEF TRISTELLATO NORBERT NIEDERKOFLER

ad un evento in grado di valorizzare l’ospitalità e le bellezze del Ticino». Oggi Stauffacher è Ceo, oltre che founder, di una kermesse che a partire dal 2007 è cresciuta fino a diventare uno degli appuntamenti più attesi nel panorama enogastronomico europeo. «Ma non è cambiato solo il numero degli eventi che si è quintuplicato e l’economia che vi gira attorno, ma anche l’approccio esterno dei professionisti al festival» spiega ancora il patron, «se anni fa, nell’invitare uno chef, bisognava spiegargli cosa fosse S.Pellegrino Sapori Ticino, oggi non è più necessario. I grandi cuochi

DANY STAUFFACHER, CEO DI S.PELLEGRINO SAPORI TICINO

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ci conoscono, il pubblico ci segue, insomma il label cammina con le sue gambe. C’è una cosa che, però, non è cambiata: la passione con cui si costruisce questo festival. Passione per la cucina, per i vini e per il nostro territorio, che nel nostro evento trova un ottimo strumento di promozione oltreconfine». Quindi il festival è anche una leva per valorizzare il food&wine ticinese ? Ogni anno, S.Pellegrino Sapori Ticino inizia con alcune cene nella Svizzera francese e tedesca. In queste occasioni, sono i grandi chef ticinesi a cucinare per il pubblico oltre Gottar-

IL NOSTRO FESTIVAL È UN BIGLIETTO DA VISITA GOURMET PER TUTTO IL TICINO

2018

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270 EURO COSTO CENA

do, portando l’eccellenza gastronomica al di fuori dei confini cantonali e facendo letteralmente innamorare i commensali della cucina più “mediterranea” della Svizzera. I menu dei cuochi vengono accompagnati da ottime etichette di casa nostra, completando così l’esperienza enogastronomica a 360°. In questo modo, il festival si trasforma in un biglietto da visita gourmet dell’intero Ticino, regalando un assaggio di quello che si può sperimentare tra ristoranti e cantine del nostro splendido cantone. L’enogastronomia racconta la storia di un territorio meglio di mille parole. Il vostro è un vero modello turistico. La gastronomia può diventare anche qui un driver del turismo, come in Italia? L’Italia in questo settore è stata un’apripista, ma oggi anche il nostro territorio si muove

LA TIMELINE


in questo senso e sempre più spesso. Per quanto riguarda S.Pellegrino Sapori Ticino, è un piacere sentirvi dire che si tratta di un modello turistico. Abbiamo lavorato moltissimo per riuscire a far emergere l’eccellenza dell’enogastronomia, che è davvero notevole. E i numeri? Quali sono quelli che meglio rappresentano l’impatto del festival sull’economia della Svizzera Italiana? Direi i circa 3.000 ospiti in media durante ciascuna delle ultime edizioni, i 38 partner nel 2018, le 30 location coinvolte tra Ticino e Svizzera, con importanti ricadute sia economiche che a livello occupazionale. S. Pellegrino Sapori Ticino è nato con questo intento: rivitalizzare un periodo di “bassa stagione” per il settore alberghiero e della ristorazione. E poi c’è la nostra rassegna stampa, di cui una corposa sezione riguarda quella estera, cresciuta di pari passo con il festival. Il Ticino e la sua enogastronomia come meta turistica sono stati valorizzati dai media internazionali per un valore, nel 2017, pari a 1.700.000 franchi.

2007

Prima edizione: i protagonisti sono Serge Vieira, Robert Speth, Karl Baumgartner, Roland Trettl, Marcus Lindner

2008

Partecipano alcuni tra i più grandi chef italiani: Morelli, Cannavacciuolo e Niederkofler

E A SETTEMBRE LUGANO SARÀ LA “CITTÀ SVIZZERA DEL GUSTO” A Dany Stauffacher abbiamo chiesto anche un’anticipazione su Città del Gusto 2018, la manifestazione che quest’anno, a metà settembre, vedrà Lugano diventare la capitale svizzera dell’enogastronomia (la scelta ricade a rotazione tra le città principali della confederazione elvetica). S. Pellegrino Sapori Ticino sarà uno degli appuntamenti di spicco di questa attesa kermesse nazionale. «Lugano Città del Gusto sarà un evento unico e, non lo nego, una delle grandi sfide che la città dovrà assolutamente vincere - ha ammesso Stauffacher - non è un caso che io dica “la città”, perché questa dieci

2015

2009

giorni a settembre è stata pensata e studiata per la popolazione. Troppo spesso siamo abituati a pensare alla “cultura” come una sfera di cristallo al di fuori della vita di tutti i giorni. Lugano Città del Gusto, con i suoi tantissimi eventi tra il 13 e il 23 settembre, dimostrerà quanto la cultura del cibo e di tutto il mondo che ruota attorno al settore agroalimentare, faccia parte della nostra quotidianità. La parte più “didattica” della manifestazione insegnerà ai luganesi e non solo i prodotti attraverso workshop, laboratori e incontri. La sezione più artistica racconterà al pubblico il passato, il presente e il futuro del

L’anno del World’s Top Chef: in Ticino sbarcano 8 chef dei migliori 51 ristoranti al mondo

2016

cibo, con un’incursione nel “teatro magico” della Compagnia Finzi Pasca. Diversi progetti di Lugano Città del Gusto sono stati sviluppati in collaborazione con il mondo accademico locale: l’Università della Svizzera Italiana, l’Accademia di Architettura dell’USI, la Scuola Universitaria Professionale della Svizzera Italiana. Insomma, cultura e gastronomia andranno decisamente a braccetto a Lugano Città del Gusto. L’edizione appena conclusa di S.Pellegrino Sapori Ticino è stata ricca di spunti e cultura come non mai proprio perchè il 2018 è l’anno che vedrà Lugano diventare Città svizzera del Gusto». Per il decennale vengono coinvolti 10 chef “tristellati” come Bottura, Cerea, Annie Féolde per un totale di 61 stelle

È l’edizione della svolta: Sapori Ticino diventa S.Pellegrino Sapori Ticino. Il più conosciuto e storico marchio di acqua minerale lega il suo nome alla manifestazione regalandole la visibilità a livello mondiale

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E POI IL PIACERE...

Gin, lo “spirito” di ogni cocktail che ha conquistato il Belpaese

Sul fatto che sia il distillato del momento non ci sono dubbi. Nel mondo, ma anche in Italia, dove le etichette hanno superato il centinaio. Per moda, ma anche per recuperare antiche tradizioni quasi dimenticate… di Maurizio Maestrelli ensate a un cocktail. È facile che il primo nome che vi viene in mente contenga anche del gin. Generazioni di italiani, ma non solo loro, hanno ricevuto il loro “battesimo del fuoco” nel mondo degli alcolici con un semplicissimo Gin Tonic. Ci piacerebbe dire che il successo mondiale del distillato a base di ginepro è come gli amori. I primi non si scordano mai. Sarà… resta comunque il fatto che negli ultimi anni il gin ha messo a segno un vero e proprio ritorno di fiamma che stupisce anche i professionisti del settore. Al fianco dei big player, nomi storici come Beefeater, Tanqueray, Bombay Sapphire, Gordon’s, Bosford, tutti saldamente in mano alle multinazionali, sono spuntati centinaia, addirittura migliaia di piccoli produttori che sono riusciti a ricavarsi una piccola, ma remunerativa, nicchia

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di mercato. Le ragioni di questo fenomeno sono molteplici: da un lato il gin non è mai scomparso dalla scena mondiale, la sua classicità è immune da crisi profonde e la sua versatilità nella mixology è costruita sulla roccia di cocktail immortali come il Martini e il Negroni. D’altro lato il gin si può fare in diversi modi: la via tradizionale passa certamente attraverso la distillazione, ma ci sono in commercio diversi, alcuni pure molto buoni, gin “compound” che si ottengono dall’infusione delle cosiddette “botaniche” in un distillato neutro, di norma vodka, già pronto. Il che, ovviamente, facilita il processo e accorcia i tempi. Infine, il gin è da sempre un prodotto internazionale, conosciuto e consumato in tutti i continenti e con un bacino di pubblico enorme. A tutti questi fattori, che hanno co-

stituito il terreno fertile per il suo “rinascimento”, si sono aggiunte infine le maggiori caratterizzazioni, se vogliamo personalizzazioni, e una buona dose di marketing da parte dei nuovi produttori. In questo panorama estremamente dinamico, dove una giovane azienda inglese come Bulldog Gin è stata recentemente acquisita dal Gruppo Campari per ben 55 milioni di euro, gli italiani non sono rimasti alla finestra e oggi i gin tricolori hanno superato il centinaio di etichette. Per esigenze di mercato? Certamente sì, ma come ha bene scritto Fulvio Piccinino nel suo appena pubblicato “Il Gin Italiano”, la storia del gin nel nostro Paese è molto lunga. Piccinino ha studiato testi alchemici del Cinquecento e libri di liquoristica rinascimentali. «Ho scoperto che nel 1555», spiega, «Alessio Piemontese, uno scrittore e cartografo italiano, scrive di una preparazione a base di ginepro con caratteristiche simili al gin moderno». «Considerato che la preparazione descritta da Piemontese», aggiunge Piccinino, «prevede la distillazione e che tra gli ingredienti quali scorze di cedro, anice e semi di finocchio, le bacche di ginepro sono per quantità il componente più importante, penso si possa sostenere che, probabilmente, il primo gin moderno sia italiano».


Ne consegue che quella che i produttori itatura non comparabile a quella dei “caterpilliani stanno oggi alimentando sia una vera lar” del settore, il Marconi 46 oggi viaggia in e propria riscossa. Jacopo Poli, vicentino e circa trentotto Paesi oltre all’Italia e cresce discendente di una famiglia che produce ogni anno (+6% a marzo 2018 sullo stesso grappa dal 1898, si è messo a produrre gin mese dell’anno precedente). nel 2015. «In realtà producevamo un LonPoli non è solo nella riscossa del gin italiadon Dry già negli Anni Cinquanta ma non no. Le condizioni per sviluppare prodotti di l’ho mai assaggiato», confessa, «e quando eccellenza, del resto, ci sono tutte. La magsiamo ripartiti non l’abbiamo preso a rifegior parte delle botaniche utilizzate nei gin rimento. La nostra è stata una sfida e, somoderni sono di origine mediterranea e lo prattutto, un’idea. stesso ginepro, quello LEGGENDO CARTE DEL 1500 SI PUÒ Ovvero quella di della miglior qualità, IPOTIZZARE CHE IL GIN SIA NATO IN ricreare i profumi e arriva da certe zone ITALIA. OGGI, OLTRE ALLA MODA, INTORNO le sensazioni che redella Toscana. AL DISTILLATO C’È GRANDE ATTENZIONE spiravo camminando Lo sanno bene e da con mio padre nei boschi dell’altopiano di tempo i produttori inglesi che usano anche Asiago. Ci abbiamo messo due anni con un la liquirizia calabrese e altre erbe aromatinumero di tentativi imprecisato per definire che, radici e bucce di agrumi tricolori che la ricetta poi, alla fine, è nato Marconi 46». compongono spesso, in quantità differenti Che ha un tratto distintivo marcato, una rida prodotto a prodotto, il mosaico aromaconducibilità a un territorio ben precisa, ma tico di un gin. È certamente ancora troppo eleganza e pulizia che gli garantiscono quelpresto, ma in futuro non ci si dovrà stupire la versatilità ricercata dai barman di tutto il se, al fianco della grappa, anche il gin sarà mondo e autentico pilastro del successo del considerato il distillato bandiera del Belgin. Con una produzione recente e una tirapaese.

E IL MADE IN ITALY AVANZERÀ, PAROLA DI BARMAN «Forse il primo gin a fare da spartiacque e ad accendere la miccia del fenomeno è stato Hendrick’s che ha cominciato a distinguersi prima negli Usa e poi in Spagna, che va considerata come la porta d’ingresso della nuova moda del gin in Europa. Da quel momento in poi è stato un crescendo…». A parlare è Samuele Ambrosi (nella foto), barman, titolare del rinomato Cloakroom di Treviso e docente Campari Academy. Un bravo barman ormai fa girare qualche decina di etichette nel suo locale, casi eccezionali arrivano

a superare il centinaio e addirittura sono nati dei bar interamente dedicati al distillato a base di ginepro. Come i Botanical Club a Milano, la Gineria a Padova e a Mirano, in provincia di Venezia, il Gin Corner a Roma. «Il mercato è pieno di etichette diverse», commenta Ambrosi. «L’offerta è enorme, ci sono moltissimi gin interessanti ma altri che pur avendo un profilo organolettico affascinante pagano un’eccessiva caratterizzazione che li penalizza nella mixology. Ma anche se, prima o poi, si assisterà

a una stabilizzazione del fenomeno, l’offerta non tornerà ai livelli pre-moda e i gin che resteranno sul mercato saranno decisamente un numero più elevato e non saranno solo quelli in mano ai grandi gruppi». Ergo, spazio di manovra e di crescita anche per i gin made in Italy e non solo sul mercato interno.

PROVATI PER VOI GIASS L’idea è nata tra cinque amici con un alambicco da tre litri di portata, diciotto diverse botaniche e un senso innato per il design. Una base classica di ginepro, coriandolo e angelica sulla quale s’innestano note fruttate, minerali, floreali, citrate e legnose. Prezzo al pubblico: 40 euro (bottiglia da 50 cl)

MARCONI 46 Da una storica famiglia di distillatori veneti arriva questo gin da alambicco a bagnomaria sottovuoto. L’uva Moscato e la menta, ma soprattutto il pino mugo e il pino cembro gli donano un timbro unico e distintivo. Prezzo al pubblico: 29,50 euro (bottiglia da 70 cl)

RIVO GIN La pratica del foraging, ovvero la raccolta manuale di erbe spontanee, è alla base di questo gin del lago di Como. Melissa, timo serpillo, santoreggia e pimpinella donano un bouquet unico. Prezzo al pubblico: 37 euro (bottiglia da 50 cl)

GINEPRAIO Materie prime tutte certificate toscane e biologiche, dal grano coltivato nella zona del Mugello alle sette botaniche, oltre al ginepro anche rosa canina ed elicriso, raccolte tra la Maremma al Chianti. Prezzo al pubblico: 35 euro (bottiglia da 50 cl)

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summer PLAYING

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CAVALLI EN PLEIN AIR

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IN FORMA CON STILE

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ECONIGMISTICA

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LA BARCA “TASCABILE”

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PENNE ALLA DIVERTITA

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SUSSURRI&GRIDA

In vacanza con la Classe E, la Cabrio più cool di Mercedes

Si chiama Minicat il catamarano più piccolo del mondo

Ecco quali sono i migliori accessori di tendenza

Mille e un modo di fare la valigia: sicuramente c’è anche il vostro

Parole, numeri e immagini: i giochi di Gianfranco Brambati

Si dice, non si dice: il gossip a cura di Monica Setta


MOTORI MOTORI

CABRIO per tutte le stagioni TANTO SPAZIO E 194 CAVALLI DI ELEGANZA PER LA MERCEDES CLASSE E 220

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DI FRANCO OPPEDISANO

hi se ne frega di quello che c’è sotto il cofano. È come quando ai giardinetti ti presentavi con la nuova bici da cross: ti si formava intorno un capannello e diventavi automaticamente il bambino più ammirato (e invidiato). Ecco: l’effetto che fa girare una Classe E 220 Cabrio scappottata è esattamente lo stesso. Se è vero che l’occhio vuole sua parte, diciamo pure che questa è una porzione abbondante: anche a capote chiusa - in tela tristrato, con un isolamento termoacustico perfetto – a noi piace di più delle sorelle coupé. Sarà per via dell’assetto ribassato rispetto alla berlina, o dello slancio dei 4,8 metri (rispetto alla versione precedente è cresciuta di 12 cm), ma le linee pulite, caratteristiche del marchio, la rendono

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decisamente elegante. E anche a capote – elettrica - aperta (operazione che si compie in meno di 20 secondi, anche in marcia fino a 50 chilometri all’ora), la Classe E 220 Cabrio è decisamente bella... senza che la capacità del bagagliaio ne risenta più di tanto perché su 385 litri di volume, ne perde soltanto 75. Quanto al comfort, se quello di guidatore e passeggero è fuori discussione, anche dietro ci sono due sedili che non fanno rimpiangere i divani delle berline. Senza contare che, rispetto alla versione precedente, ci sono 47 mm di spazio in più tra i sedili anteriori e posteriori. Sembra poco, ma fanno la differenza. Come fanno la differenza l’Airscarf e l’Aircap. Il primo è una sorta di sciarpa di aria calda che avvolge la nuca di conducente e passeggero, mentre il secondo è il frangivento elettrico. Insieme queste due soluzioni permettono di considerala una

vera All Season, ovvero usabile scoperta in ogni stagione. E mentre voi vi godete il tepore del sole, non dovete temere per il pellame dei sedili: è appositamente trattato contro i raggi UV. In plancia, poi, spicca il display ad alta definizione da 12,3 pollici sotto alle bocchette di ventilazione. La chicca? Il Remote Parking Pilot, un servizio a pagamento per parcheggiarla con un solo dito... teleguidandola dallo smartphone. Ma forse volevate sapere qualcosa del motore. Il due litri quattro cilindri a gasolio da 194 cavalli (e 400 Nm) sotto al cofano è un termico di ultima generazione, con turbina singola a geometria variabile è in grado di portare la cabrio da 0 a 100 km/h in 7,7 secondi. Non male, per una mole di circa 1.800 kg da spostare. Eppure la spinta è sempre fluida, grazie anche al cambio automatico a nove rapporti... e la stabilità ottima. Il prezzo? La base di listino parte da 62.510 euro (per la la 220d Sport), ma superare questa cifra è la cosa più facile del mondo: è impossibile resistere alla tentazione di scegliere dal menù optional come la guida semiautomatica (per sorpassare semplicemente mettendo la freccia), o la trazione integrale 4Matic.


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BRUTALE ma non per tutti: ecco la naked di MV Agusta TRE CILINDRI IN LINEA E TELAIO A STRUTTURA MISTA PER L'EDIZIONE LIMITATA FIRMATA PIRELLI DESIGN

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DI DANIELE RAFFAELE

i ricordate la Diablo Brutale? In molti avrebbero voluto averla. Ma la naked di MV Agusta customizzata da Pirelli era un pezzo unico non commercializzato. Ora, invece, la casa di Schiranna ha siglato un accordo con la P lunga per la produzione in edizione limitata di una versione altrettanto accattivante: la Brutale 800 RR Pirelli, customizzata dal Centro Ricerche Castiglioni in collaborazione con Pirelli Design. La base tecnica è costituita dalla Brutale 800 RR, naked sportiva di riferimento nel segmento grazie soprattutto alle prestazioni del compatto motore tre cilindri in linea. Anche la ciclistica, incentrata sull’originale telaio con struttura mista composta dal traliccio in tubi di acciaio e dalle piastre laterali in lega di alluminio, è essenziale per ottenere il gusto di guida e l’esuberanza dinamica che sono la firma della Brutale 800 RR fin dal lancio. La personalizzazione di questa edizione limitata si è concentrata sulla componentistica e sulle colorazioni: la sella, ad esempio, si distingue per le cuciture in tinta, il supporto del gruppo ottico anteriore è verniciato di nero, come anche il telaietto posteriore e le griglie di immissione dell’airbox. Novità anche per i cerchi: per ridurre il peso e aumentare la maneggevolezza della moto, i tecnici

hanno deciso di montare componenti di derivazione F4, che si caratterizzano per il disegno racing, essenziale ed elegante. Quello posteriore, poi, ha il canale più largo, ora di 6 pollici, per ospitare la nuova misura del pneumatico, specifica di questa versione della Brutale 800 RR. A giocare un ruolo di assoluto rilievo, manco a dirlo, sono i pneumatici: la Brutale 800 RR Pirelli monta i Diablo™ Supercorsa Sp nelle misure 120/70 ZR17 anteriore e 200/55 ZR17 posteriore con il cerchio posteriore di 6” specifico per questo modello. Un optional molto scenografico, da scegliere al momento dell’ordine della Brutale 800 RR PIRELLI, è rappresentato dai pneumatici in edizione limitata con fianchi colorati. Due le versioni cromatiche proposte: nero opaco, con inserti lucidi verniciati di rosso, il logo Pirelli rosso sui fianchi del serbatoio e il logo Diablo™, che identifica la gamma di pneumatici Pirelli ad alte prestazioni tra il tappo del carburante e la protezione del serbatoio, oppure grigia con inserti blu.

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MINICAT la barca nella borsa PESA MENO DI 28 CHILI E SI MONTA IN UN QUARTO D'ORA: IL CATAMARANO PIÙ PICCOLO DEL MONDO

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DI VITTORIO ZAMPETTI

vete mai pensato di poter infilare un catamarano nel bagliaio? Eppure è possibile. Per chi ama la vela comoda, facile da usare e divertente esistono i catamarani a vela smontabili della gamma Minicat. Dedicati agli appassionati di vela, ma anche per chi non ha mai veleggiato prima. Ai camperisti e ai diportisti. Ma anche a chi vuole portarsi la barca in spalla fino alla riva. Disponibili in quattro misure e allestimenti diversi, consentono di passare dal bagagliaio dell’auto all’acqua in meno di mezz’ora. Semplici da montare, facili da condurre, rispetto a qualsiasi barca a vela, non hanno problemi né costi di rimessaggio invernale: basta un garage, una cantina o anche un armadio, se non lo spazio sotto al letto. Le sacche di trasporto

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sono leggere e facilmente stivabili. Dal più piccolo Guppy, di circa 3 metri di lunghezza e mono-randa, al Minicat 460 Esprit, di quasi 5 metri, con randa fiocco e spinnaker, i catamarani smontabili Minicat possono essere equipaggiati anche con un piccolo motore fuoribordo elettrico o a benzina sino a 3 Hp. La struttura portante è in lega di alluminio, con un trampolino in tessuto sintetico. I due tubolari pneumatici a camera singola con valvola a doppia sicurezza si gonfiano in pochi minuti con la pompa a mano in dotazione e sono realizzati in tessuto gommato spalmato PVC “Valmex” e rinforzato altamente resistente alle abrasioni: è lo stesso usato per le imbarcazioni di rafting estremo. Per le derive sottoscafo, due chiglie longitudinali in Abs. L’Albero, in tre o quattro sezioni in base al modello, è in lega di alluminio e dispone di scassa-vela per la randa (alcuni modelli, sono dotati anche di fiocco), realizzata in dacron ”Dimension Polyant” da 175g/m. Tutti i Minicat sono equipaggiati da un unico timone central in Abs (o kevlar e carbonio, a seconda die modelli) fissato a poppa e dotato di doppia cima e strozza scotte per il sollevamento e l’abbassamento in fase di varo e di alaggio. In particolare, il nuovo Minicat Guppy è stato pensato per far avvicinare alla vela anche i neofiti: sistemato in una sacca di soli 28 chilogrammi, si monta in meno di 15 minuti e può trasportare sino a due adulti. Viene proposto al pubblico ad un prezzo di 2.700 €uro Iva compresa, e può essere acquistato anche online (www.minicat.it).


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Sopra, zaino in tela di lino a righe baiadera effetto delavè con stampa logo vintage e coulisse (Gucci) e set da ping pong in legno, pelle e tela Monogram Eclipse (Louis Vuitton)

shopping

In alto, Fun Race con attacco Hydrofoil realizzata completamente a mano (Arriba Arriba). A destra, di Decathlon lo Stand Up Paddle gonfiabile (€ 399,99), la pompa a tripla azione 20 PSI (€ 78,99), la pagaia regolabile (€ 40) e l'aiuto al galleggiamento (€ 28,99)

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PENNE PENNEALLA ALLADIVERTITA DIVERTITA

Il karma della VALIGIA L

DI BULBO CAMPANELLI

fisici e matematici si lambiccano il cervello alla ricerca del sistema perfetto per riempire la valigia. È un po’ come la quadratura del cerchio e la trisezione dell’angolo: possibilissimo nella teoria, difficilissimo nella pratica. Ecco i metodi più diffusi.

a valigia perfetta è un concetto metafisico puramente teorico: per quanto vi sforziate, ci sarà sempre qualcosa che non avete portato per far spazio a qualcosa che Un posto per ogni cosa, ogni cosa al suo posto. I pantaloni invece non vi servirà. È la legge karmica, resistere è inutile. sotto, le maglie sopra e le mutande tutt’intorno. Oppure: le Ci sono i minimalisti del bagaglio all’ultimo momento, «che camicie a destra e le T-Shirt a sinistra così rispettiamo il dress se ci serve qualcosa la compriamo lì», e i feticisti delle liste (da code dell’emiciclo (ah, giusto, meglio piazzare qualche assorbente compilare nelle dodici settimane antecedenti la partenza) zeppe al centro, per tamponare le perdite di deputati). In ogni caso, non di cose potenzialmente indispensabili (sali per deumidificatore e appena sarete riusciti a chiudere la valigia vi accorgerete che vi tosatrice elettrica inclusi) «perché metti che». I primi peccano di avanza un pezzo e dovrete ricominciare tutto daccapo, ma avrete ingenuità, i secondi di superbia. Entrambi finiranno nella quarta perso le istruzioni. bolgia dell’ottavo girone: quella dei maghi e indovini. Insieme col loro bagaglio sbagliato. «La sera rinfresca» e quindi vi siete portati jeans, scarpe chiuse, Piegare la giacca. Si Bulbo Campanelli, giornalista professionista, ha calze, maglioncino, rivolta una manica, studiato Ingegneria a Milano e Giurisprudenza a maglia della salute e si sistema una spalla Pavia, senza peraltro laurearsi in nessuna delle piumino “leggero”, nel due facoltà, il che non impedisce a chiunque incroci dentro l’altra spalla, si nel suo percorso professionale di insistere nel senso che pesa poco, piega il polsino sinistro chiamarlo “dottoressa”. Da un quarto di secolo scrive a 45 gradi facendolo ma ingombra quanto un su qualunque tema e non sempre con cognizione di sacco a pelo, prendendosi combaciare col colletto causa, ma fortunatamente nessuno se n’è ancora almeno quattro litri di anteriore destro, si accorto. Bulbo Campanelli non è il suo vero nome. valigia? La temperatura riduce a metà l’involto non scenderà mai sotto i 39 gradi. Ormai annichiliti dall’estate agendo sull’asse orizzontale, si ruotano le falangi, fai un salto, equatoriale in città, avete infilato in valigia solo costume, infradito fanne un altro, fai una giravolta, falla un’altra volta, guarda in su, e T-Shirt? Pioverà tutto il tempo, i negozi più vicini saranno a 50 guarda in giù, dai un bacio a chi vuoi tu. Poi appallottola il tutto e minuti di cammino e quando arriverete saranno chiusi per ferie. caccialo nell’ultimo interstizio libero della valigia. Se saranno aperti, il pos non funzionerà perché «non c’è segnale». Se funzionerà, sarà per prelevarvi un rene, anestetizzandovi la Le cose pesanti in basso. È il metodo dei tradizionalisti: scarpe, parte con la lama di aria ghiacciata che vi atterrerà non appena beautycase e suocere nello strato inferiore, pantaloni e maglie in metterete piede nella boutique. Una volta scelto (male) cosa quello intermedio, lingerie (per lei), pigiami (per lui) e piumini mettere in valigia, si apre l’annosa questione del “come”. Da secoli (per la polvere) in cima. Gli adepti di questo credo sono convinti

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che afferrando per la maniglia la valigia, si evita che le cose pesanti schiaccino e stropiccino i vestiti. Oltre che ingenui, sono poco sportivi: non sanno nulla di lancio del peso (in stiva), salto in lungo (sul nastro trasportatore), staffetta (in deposito), corsa a ostacoli (sui carrelli) e vibromassaggio defaticante. La valigia a lasagna. Uno strato di pantaloni, uno di maglie, uno di biancheria, uno di besciamella, uno di ragù e poi di nuovo uno di pantaloni, uno di maglie... Attenzione ai rotolamenti nei passaggi dal bagagliaio al carrello, alla stiva e viceversa: il rischio è che, una volta giunta a destinazione, all’interno si trovino dei cannelloni.

Il bagaglio Sushi. Dall’Oriente non importiamo solo cucina esotica e merce contraffatta, ma anche tecniche che impediscono al contenuto della valigia di muoversi, senza doverlo imbragare in una camicia di forza (che poi, in spiaggia, chissà se c’è l’occasione di indossarla). Nella valigia sushi si arrotola tutto, ripetendo il mantra «non si stropiccia, non si stropiccia» (efficace quanto il «non serve stirare, basta stendere bene») e si stipano i rotolini in valigia. Questo è un metodo tradizionale, antecedente all’epoca in si scoprì che i fustini di detersivo rettangolari occupavano meno spazio di quelli cilindrici. Attenzione a non esagerare col wasabi. Il Simply Nabiki. È l’ultima moda: si piegano i capi uno alla volta, normalmente, ma nell’ultimo passaggio si impacchettano infilando, ad esempio, la parte inferiore della maglia all’interno del collo, la gamba dei pantaloni nella vita, una calza dentro l’altra (cosa che facevamo già, senza che ce la venissero a insegnare i giapponesi). È chiamato anche “metodo a pacchetto”: un nastrino colorato et voilà, che a Natale non si sa mai cosa regalare.

Il metodo Konmari. Cerimonia elaborata da Marie Kondo, quella del “magico potere del riordino”, da eseguire rigorosamente inginocchiati sul pavimento col capo leggermente reclinato in avanti, meglio se con i capelli a coprire il viso, piegando ogni capo in un complicato origami che manco i tovaglioli del Cenone, tenendolo con entrambi le mani, offrendolo con un inchino alla valigia per propiziarsela in modo che durante il viaggio non svacchi tutto il lavoro fatto. Il metodo Matrioska. Si sdraiano sul letto gli abiti, uno sopra l’altro, per poi piegarli tutti insieme, come se fossero un unico capo, uno dentro l’altro. L’unico problema è che se poi la lavanderia dell’hotel smarrisce un calzino non si può più ricostruire la bambola. Il cocktail sovietico. Alternativa estrema da adottare in casi limite, il metodo secondo Vjačeslav Michajlovič Molotov non lascia nulla da riordinare né da stipare in valigia. Particolarmente temuto dagli addetti al controllo bagagli in aeroporto. Nessun animale è stato maltrattato per realizzare questo articolo.

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ECONIGMISTICA a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati MOTORI

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Orizzontali 1. Il nome di Fieramosca 7. Lo è la traccia della lumaca 12. Un giudizio temuto dagli autori 19. Coltiva la terra 21. Si usa per la prova del palloncino 22. Un mondo fiabesco 23. Un vino tipico di Caluso 25. Sostanza usata in medicina perché visibile ai raggi X 26. Ci sono quelli industriali e quelli… stereo 28. Un rettile acquatico 30. Il famoso pasticciere Massari 31. Il più piccolo stato dell’India 32. La fama acquisita 34. La fretta dei francesi 35. Affermare con un cenno del capo 36. Si usa per misurare i campi... inglesi

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37. Trasferire ad altri con una vendita 38. La regina delle rose 39. Nel centro di Alagna 40. Un’esortazione che incita 41. Lo sono i liquidi diversi mescolati tra loro 43. Torino in auto 44. Loro 47. Bank of America Company 48. La radio più ascoltata in Italia 49. Incontaminata come la… lana vergine 50. Invenzioni di pura fantasia 56. Per Leopardi lo era sempre “l’ermo colle” 57. Celebre poesia di Kipling 59. Macchie della pelle 60. I fans di Renato Zero 62. In alcuni aerei può essere “a superficie variabile”

63. Un cartoncino per disegno 65. Il mare della Grecia 66. Lo sono certi valori 69. La negazione più chiara 70. La squadra gigliata 71. Gli Iron della musica heavy metal

Verticali 1. Lo è chi si impone sugli altri 2. Foratura, perforazione 3. Filippo attore e autore teatrale 4. Il quinto continente 5. Così inizia un romanzo 6. Nominate a ricoprire una carica 7. Il Dylan cantautore 8. Una pregiata qualità di caffè 9. Antiche navi da… bottiglia!


10. Fondale marino poco profondo 11. Non credenti 12. Comunione e Liberazione 13. Commercia in cianfrusaglie 14. Un grande successo di John Lennon 15. Fibra sintetica 16. Si studiano a tavolino prima dei viaggi 17. Il viale sul litorale di Cannes 18. Le vocali nel coro 19. Il grazie dei giapponesi 20. Lo formavano Solenghi-Marchesini e Lopez 24. Bruciato, scottato 27. Il dirigibile di Umberto Nobile 29. Rimanere a bocca aperta per lo stupore 33. Misura l’ampiezza degli angoli 37. Antimeridiano 42. L’articolo formato da certe coppie… 44. Un successo di Mango 46. Science-Fiction 47. Città industriale della Germania 50. Il ladro che... sorveglia 52. Luci artificiali 53. Ci andava il flipper se veniva agitato 54. La indossano gli avvocati 55. Scampò alla distruzione di Troia 56. Cerimonie religiose 57. È inutile menarlo per l’aia… 58. Contribuì alla ricostruzione del dopoguerra 59. Si paga per le proprie colpe 62. Un codice segreto 64. Sigla internazionale del Burkina Faso 68. Mezza idea… 69. Particella pronominale

Sudoku

Completare lo schema in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contenga le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.

Rebus Frase 9,9,2,5

Frase 7,2,7,2,9,9

Cambio di iniziale

Cambio di vocale

Cambio di iniziale

(bella e brava)

(si viaggiare)

(religione sportiva)

Appena vista l’ho subito xxxxxx

Non sto in paese, ma

È bravo a pallavolo il mio xxxxxx

e ho fatto bene perché

in una piccola xxxxxxxx

ma sotto rete ogni volta vien yxxxxx!

era assai yxxxxx.

e faccio un po’ fatica ad arrivarci perché l’auto ha un problema alla xxyxxxxx.

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ECONIGMISTICA a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati MOTORI

Falsi d’autore Trovate le 20 piccole differenze tra il dipinto di Tiziano e la sua copia.

Parole crociate a sillabe Le definizioni date vanno inserite mettendo una sillaba in ogni casella dello schema Sillabe crociate

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18 22

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10 13

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Orizzontali

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9

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5

17 21

1. Si chiede prima di entrare 4. La fase calcistica del contrattacco 5. Il colle dei… campeggiatori 7. Misura la densità dei liquidi 9. Trasformava tutto in oro 11. Un contenitore da esposizione 12. Gli emigranti l’avevano di cartone 13. Così Fantozzi incitava ad andare…


Cruciverba 1

2

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5. È celebre quello di Barberia 6. Casa motociclistica degli anni ‘70 5

6

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17 19

21

28

25

8. Si cerca di risollevare quelli in pena 9. Una operazione di polizia ragazza 12. La Via principale del pensiero cinese 15. Il perdente inglese

20 23

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29

30

19. Non può essere piena se la moglie è ubriaca… 20. Vi furono sconfitti gli italiani in Etiopia

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32

7. Un numero sulla busta

10. La spiaggia brasiliana meta di una…

22 24

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9

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33

22. Lo compongono gli attori di un film 24. Aumenta ad ogni compleanno 25. Un fallo del tennista 26. I più famosi sono quelli di Parma

Orizzontali

23. Lo scrittore Manzoni (iniziali)

27. Un segnale di fermata

24. Conoscenza di persone influenti

29. Il regista Bolchi (iniziali)

1. Può essere speciale o gigante

28. Specialista dei trattamenti di bellezza

31. Lo sono stati Bearzot e Lippi

2. Quelle di Windsor sono… allegre

30. Le consonanti di Luca

3. Caldeggiata, spalleggiata

32. Sconfitte brucianti ed epocali

13. La Nuova Politica Economica russa

33. La decima parte di un chilo

14. Si ricava dal vento e dal sole 16. Governa la città

Verticali

17. Un sultanato confinante con lo Yemen 18. Il disegnatore di Bobo

1. Si mette sotto i mobili per stabilizzarli

19. Stupite, sorprese

2. Alleviata dal dolore fisico

21. I confini dell’Oklahoma

3. È famosa quella di Verona

22. Si fanno spesso agli sportelli

4. Terribilmente sporchi

14. Un carattere tipografico molto marcato 16. Lo è la persona che ama il passato 18. Affronta il toro nell’arena 21. Un santuario marchigiano 22. La nota che ravviva le pareti di casa 23. Vorace in modo eccessivo

5. È pregiato quello reggiano 6. Il colle amato dai… campeggiatori! 8. Un’opera di Verdi 10. Un apparato segnalatore 13. Piangere lievemente come un neonato 15. Quello magnifico sta all’università 17. Il Sylvester del cinema 18. Morigerato nei consumi 20. Il nome di Polanski

Verticali 2. Le connazionali di Frida Khalo 3. Le portano gli asini

Vero o falso? 1. I cuccioli di elefante, se la madre viene uccisa, sono destinati a morire di fame? 2. La città più popolosa del mondo è Pechino (Bejing)? 3. Le arachidi sono dei legumi? 4. I “prossimamente” dei film venivano inizialmente proiettati dopo il film in programma? 5. Il vero nome della cantante Barbra Streisand è Barbara Millicent Roberts? 6. Il primo prodotto al mondo ad avere il codice a barre è stato un pacchetto di gomme da masticare? 7. La prima multa della storia risale al 1904?

Tutte le soluzioni su www.economymag.it 97


Diario di bordo Sei curioso? Sei creativo? Hai meno di 13 anni? Diventa il nostro inviato (o la nostra inviata) speciale: raccontaci, disegnaci, fotografaci il tuo viaggio! Lo pubblicheremo sulla rivista e su www.economymag.it

Finalmente in viaggio! Cosa ricorderai di queste vacanze? Quali città, porti, paesi visiterai? Traccia sulla cartina il tuo itinerario, incolla una tua foto (ma andrà benissimo anche un autoritratto), e poi sbizzarisciti a rappresentare quello che non dimenticherai mai della tua vacanza con un testo, o un disegno, un collage, una fotografia. Siamo certi che ne avrai tante, di cose, da raccontare: avrai fatto un incontro speciale, oppure scoperto un piatto particolarmente gustoso, o avrai trovato un tesoro, imparato un nuovo gioco, ti sarai inventato una bella storia... Mandaci la tua “cronaca” per posta (Economy, piazza Borromeo 1, 20123 Milano)o via email (info@economymag.it) e la pubblicheremo su Economy Summer e sul sito www.economymag.it. Per ricompensarti, avrai un abbonamento a Economy per il “grande” cui vuoi regalarlo.

Non vediamo l’ora di leggere il tuo Diario di bordo!

Matteo

Carolina De Marchi

Miguel

Mara Cantatore


Nicolò

Giada, Orosei

A giu gn o io e la m ia fa m igl ia ab b iam o orga niz za to di an da re in Sa rd eg na pe r un a se tti ma na di va ca nza. La se ra de lla pa rte nz a sia mo an da ti a Ci vit av ec ch ia do ve ab b iam o pres o un tra gh etto Gr im ald i ch e ci av reb be po rta ti a de st ina zio ne . Do po es se re sa liti su l tra gh etto, sia mo an da ti ne lla no st ra ca b ina : era mo lto be lla e mo lto ac co gli en te, c’e ra an ch e un letto sin go lo tutto pe r me . Il lun go via gg io ci av eva prop rio sta nc ato e infatt i croll am mo su b ito . La tra ve rsa ta fu da vv ero sp len did a: il ma re era ca lm o e il cie lo era se ren o e no i ab b iam o do rm ito se nza prob lem i pe r tutta la notte . Il gio rn o do po ci sv eg lia mo a Ol b ia, in Sa rd eg na , co n un cie lo e un pa no ra ma ma rin o mo zzaf iato. Do po es se re sb ar ca ti ci rec am mo all ’hotel , disfa ce mm o le va lig ie e an da mm o su b ito in sp iag gia : la sa bb ia era ca lda e il ma re lim pid o. Du ra nte qu esta se tti ma na ho st retto am ici zia co n mo lti ba mb ini e m i so no div ert ita ins iem e a ma mm a e pa pà . Il gio rn o de lla pa rte nz a ero tri ste , ma co ns ap ev ole ch e era so lo l’in izi o di un a lun ga estate. Gi orgia

Diario di bordo di...........................età.......... INCOLLA QUI LA TUA FOTO

Il/la sottoscritto/a .............................................................................................................................................., esercente la potestà genitoriale/tutela legale sul minore ................................................................................., ne autorizza la pubblicazione dell’immagine sulla rivista Economy Summer e sul sito www.economymag.it Data, ................ Firma ....................


LE RAGIONI DEL GOSSIP a cura di Monica Setta

RAI, VIA AL TOTONOMINE. MAZZIERE GIGI DI MAIO, ANCHE SE A DECIDERE È UN SUO OMONIMO... Tanti i nomi sul tavolo di Di Maio, cui Salvini ha dato carta bianca per quanto riguarda la Rai. Da Azzalini a Salini, da Ammirati a Di Meo, chi sono (e chi vorrebbero essere) i papabili per gli scranni all’ombra del cavallo CI SONO NOMI CHE

Fabrizio Rondolino.

per una Rai così complessa e

qualità con grandi ascolti.

CIRCOLANO FRA UN PANINO

Fra gli altri nomi, ritorna in

politicizzata.

Per lui si aprirebbero porte

E L’ALTRO PRONUNCIATI IN

auge l’ex Luigi Gubitosi che

Ma chi darà le carte sarà

importanti a Rai 1.

MODO IMPALPABILE SOTTO

però ora si occupa di Alitalia

Gigino Di Maio a cui Matteo

Ma l’altro manager fortissimo

IL GAZEBO DI “VANNI”

come commissario-guida del

Salvini ha affidato la

della rete ammiraglia è

IL BAR NOTORIAMENTE

terzetto di gestione mentre Gigi

delega Rai. A Salvini i nomi

Ludovico Di Meo, vero artefice

FREQUENTATO DA DIRIGENTI,

Bisignani, dispregiativamente

interessano poco, gli piace

dell’exploit del day time

CONDUTTORI E AUTORI RAI.

definito faccendiere da chi

fissare le regole o i profili. E a

mattutino, costantemente

Nomi che incutono timore

sopra Canale 5 in termini di

come quello di Antonio

share. Amato da Salvini e da

Azzalini, ex potentissimo capo

Berlusconi (ma con buone

dell’intrattenimento Rai oggi

sponde anche a sinistra e

passato a dirigere Telenorba

presso Giorgia Meloni) Di

che, grazie alla joint venture

Meo è considerato il vero

con altre tv locali del sud, può

successore di Teodoli a Rai

diventare l’ambito canale 10

1. Simpatico, stakanovista,

del telecomando.

Ludovico è in pole position

Di Azzalini si parla anche a

per Rai 1 mentre Maria

cena a palazzo Naiadi mentre il

Pia Ammirati sostenuta da

consigliere uscente di nomina

Vincenzo Spadafora e dall’ala

leghista Giancarlo Mazzuca

fassiniana dei renziani punta a

racconta, fra ostriche e

Rai 2. Andrà davvero così?

catalana, che il suo ultimo

Sullo sfondo si scorge un altro

libro Noi fratelli (prefazione del

manager, il vicedirettore di rai

Pontefice Bergoglio) è piaciuto

1 Gianvito Lomaglio, autore

molto al capo dello Stato

di programmi d’oro, come

Sergio Mattarella. Azzalini piace ai 5 stelle ma anche al

IN SENSO ORARIO: ANTONIO AZZALINI, INGRID MUCCITELLI, MARIA PIA AMMIRATI, VITTORIO GARRONE

Techetechetè, che fanno exploit ogni sera. Non solo: Lo Maglio

Colle, mentre l’ala sinistra

non conosce le dinamiche

proposito di identikit, attenti ad

si occupa di Porta a Porta ed

dei pentastellati ed il Pd

perenni del puzzle del potere,

alcuni manager interni Rai. I

è stato il primo a suggerire

adorerebbero vedere al posto

punta dritto su Teresa de

nomi? Stefano Rizzelli, passato

a Teodoli di affidare ad Elisa

di Mario Orfeo Fabrizio Salini,

Santis. Nel 2011 Bisignani,

da Rai 2 a Rai 1, si occupa oggi

Isoardi La prova del cuoco

ex Fox, poi plenipotenziario

storicamente amico di Daniela

della Vita in diretta estate con

mettendo a riposo dopo 18

della 7. Garbato, capace,

Santanchè e sostenitore del

Gianluca Semprini ed Ingrid

anni la over 54enne Antonella

equilibrato, Salini lavora

“potere alle donne”, mise sul

Muccitelli, con ottimi risultati.

Clerici. Antonella non ha

oggi alla Stand by me della

trono di viale Mazzini Lorenza

Insieme al capo progetto

versato troppe lagrime perchè

renzianissima Simona Ercolani

Lei. Fu un mezzo flop perche la

Alessia Sodano, Rizzelli sta

a fine anno sposa il petroliere

moglie dell’ex lothar dalemiano

Lei era forse troppo perbene

producendo un format di

Vittorio Garrone...auguri!

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