Investire Aprile 2020

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Aprile 2020 Euro 5,00

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INVESTIRE | ANNO II | N.15 | MENSILE | APRILE | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 4 APRILE 2020 | POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/2004 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI

Conoscere, rischiare, guadagnare

SCATENIAMO LA RIPRESA Banche centrali a tutela della liquidità di imprese e famiglie. Governi in aiuto di consumi e lavoro. Ci sono tutte le premesse per resistere alla crisi e ripartire al più presto

GALATERI: «LA SOSTENIBILITÀ È VALORE A LUNGO TERMINE»

Intervista esclusiva con il presidente delle Assicurazioni Generali (e dell’Iit di Genova): «L’impegno sui risultati a breve non deve penalizzare il futuro. È questa la logica che ispira la nostra strategia»

• Pandemia e resurrezione, l’instant di Sapelli • Alfieri (Jp Morgan): «No al breve periodo» • Ajassa (Bnl): «È l’ora di sostenere i redditi»

INVESTIRE SPECIALIST

LE RETI IN TRINCEA: «NERVI SALDI E HI-TECH E POTREMO DIFENDERE I RISPARMI» • Deroma (Efpa): «Consulenti, i più affidabili» • I minibond? Un vettore della ripresa • Bitcoin, sinonimo di inaffidabilità • Petrolio, il prezzo è in libertà vigilata • AssoAim, «a fianco delle Pmi quotate»




IL SISMOGRAFO

Senza un ritorno all’utopia non

I

l problema è, oggi più che mai, comprendere c e occorre unificare nell’analisi e nell’esperienza di vita la consapevolezza che la storia non è finita, n in economia n nella vita politica n nella lotta dell’umanità contro le malattia e che le disuguaglianze e l’ingiustizia non fanno che rendere ancora più ardua questa lotta, sconfessando ogni ottimismo liberista: l’equilibrio di mercato SAN PAOLO non esiste perc non esiste l’ equilibrio della e nella storia. Un’epidemia di tifo a Los Angeles, per esempio, una malattia «medievale» nel pieno della California, lo Stato più ricco del Paese più ricco del mondo, in cui però si registra un record delle famiglie senza tetto, si è scatenata , ci ha ricordato Luca De Crescenzo recentemente, senza che nessuno avvertisse la contraddizione esplosiva contenuta in quella diffusione epidemica. Non impariamo infatti nulla dalla distruzione degli stati africani post coloniali, laddove la patrimonializzazione finanziaria e corrotta ha privatizzato tutto, dalla sanità all’ istruzione a partire dalle scuole elementari in un continente che si preannuncia come la potenza demografica ed economica del futuro. E nulla abbiano appreso dalle privatizzazioni catastrofic e anche dal punto di vista sanitario delle nazioni del cosiddetto” socialismo reale”, sottoposte un tempo all‘imperialismo sovietico e oggi a quello finanziario sregolato, mai risollevatesi socialmente ed economicamente. Il successivo precipitare dell’economia di tanti Stati africani e non solo, il crollo dei sistemi socialisti dell’Europa dell’est, insieme a quello dell’aspettativa di vita dei loro abitanti e la scandalosa crescita delle disuguaglianze hanno di gran lunga ridimensionato questi ottimistici scenari. E se il problema può essere catalogato sotto l’etichetta sempre rinnovatasi del sottosviluppo non si può mai dimenticare che è l’incrocio tra quest’ultimo e lo svolgersi dell’accumulazione capitalistica mondializzata che è all’origine di epidemie e pandemie come quelle dell’ Aids e della Sars e del Coronavirus (…). Si può dire, infatti, come annunciò inascoltato all’inizio degli anni ‘90 del Novecento Richard Levins dalla sua cattedra di Harvard, che: «Piuttosto che annunciare il declino inesorabile delle malattie infettive, dobbiamo renderci conto che ogni grande cambiamento nella società, nella popolazione, nello sfruttamento della terra, nel clima, nella nutrizione, o nelle migrazioni, è al contempo un evento sanitario con il suo quadro epidemiologico sempre potenzialmente minaccioso». Di qui l’importanza di studiare anche le scienze biologiche e la stessa industria farmaceutica nel processo di produzione capitalistico. In questo modo si sfugge sia al determinismi biologico e al riduzionismo, comprendendo che la scienza me4

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ALFRED MARSHALL

dica è parte di una scienza sociale che deve essere sottratta al puro sviluppo del capitalismo e che la forma proprietaria della produzione della ricerca medica e biologica è quello dell’allocazione dei diritti di proprietà in forma cooperativa e, ancora più propriamente secondo la teoria insuperata di Henry Hansmann, del not for profit cosicc , come ci insegnava Elinor Olstrom, la ricerca scientifica sia posta al servizio dell’ umanità e non del profitto capitalistico E se non si passerà dal determinismo medico-scientista e dalla paura con un ritorno all’utopia, non si sopravviverà alle pandemie. Senza utopia non si sfuggirà alle pandemie. E ora viene alla mente l’insegnamento sempre attuale di Husserl sul fallimento delle “scienze europee” incapaci di fuoriuscire da un positivismo dei fatti che uccideva e che uccide la vita della conoscenza…e non solo di quest’ ultima. L’ Europa è in uno stato di pandemia culturale catastrofica ( ) …è attraversata da faglie sempre più profonde destinate ad approfondirsi dopo la Brexit. Già dal confronto aspro che si delineò sul bilancio europeo pluriennale emersero tutte le debolezze in cui si è sempre più avvoltolata la tecnocrazia europea e gli Stati che ne decidono le sorti, ossia la Francia e

UNA VISIONE SISTEMICA PER ANDARE OLTRE “Pandemia o resurrezione” (GoWare edizioni-Guerini) è il titolo che Giulio Sapelli – tra i punti di riferimento-chiave da sempre di Economy Group – ha dato a un suo e-book in uscita sulle cause e il senso di questa crisi senza precedenti. E il numero di Investire che avete tra le mani rimarca l’eccezionalità del momento che viviamo rinunciando al classico editoriale e proponendovi – su gentilissima concessione

dell’autore - qualche stralcio saliente dell’opera. Partendo da San Paolo per riferirsi ad Alfred Marshall, e poi a Richard Levins e a Xi Jinping, Sapelli ricostruisce il declino delle visioni sociali, politiche e dunque ideali davanti al Leviatano del capitalismo globalista, che sta lasciando macerie dietro di sé. Ma indica anche una strada di possibile riscatto per l‘umanità, appunto una resurrezione. (s.l.)


Giulio Sapelli È Ordinario di Storia Economica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Enrico Mattei.

si sopravviverà alle pandemie

RICHARD LEVINS

XI JIPING

la Germania, alleate sulla carta (Trattati di Aquisgrana docet) e separate, invece, dalla storia e dal rapporto con gli Usa nella praxi odierna. Ma tutto risiede nelle trasformazioni che il progetto europeo ha subito. Esso è stato originariamente varato con l’obiettivo dichiarato di garantire la pace attraverso una rafforzata cooperazione politica, che doveva essere fondata su un crescente benessere e una stretta solidarietà, cos da contribuire a costruire una reciproca fiducia tra nemici tradizionali”. Questo processo fu costruito sull’aspettativa che tutti i paesi europei avrebbero tratto vantaggi da una più stretta integrazione economica. (…) Ma fu quasi immediatamente abbandonato terminata la guerra civile europea che imponeva di condurre politiche sociali in funzione anti sovietica, dopo la ”caduta del muro” nel e modific e ai trattati europei c e vi anno fatto seguito hanno avuto come obiettivo di rafforzare le forze di mercato e la concorrenza tra capitali e sul mercato del lavoro, ridurre la sovranità politica dei singoli paesi e rafforzare nel contempo il dominio delle istituzioni dell’Ue da parte, volta a volta, della Francia e della Germania, con un peso crescente di una tecnocrazia incontrollabile e votata alla di-

rezione dall’alto delle società europee. Il risultato di queste modific e ai trattati ha aumentato la pressione economica e politica sulla originaria cooperazione tra stati nazionali. Un numero crescente di direttive dell’Ue sono state assunte con una maggioranza qualificata, con la quale gli interessi delle nazioni meno potenti geopoliticamente, prima che economicamente, sono state soffocati. Le frontiere sono state aperte (mentre oggi chiudono dinanzi a reazioni nazionalistiche sempre prima esorcizzate) senza regole democraticamente identificate da un parlamento non di facciata come è invece quello europeo e la concorrenza economica è stata inasprita e non solo sul mercato delle merci, ma anche in quello dei capitali e del lavoro, con conseguenze destabilizzanti sulla possibilità di condurre delle politiche sociali e distributive appropriate alla realtà dei diversi paesi. L’Europa sociale fu accantonata a vantaggio di una Europa centralistica, basata sul mercato e dominata dai capitali. Il desiderio dei popoli europei di continuare sulla strada della giustizia sociale, sia sul piano nazionale sia europeo, è stato sistematicamente spazzato via con affermazioni dispregiative come ’nazionalismo’, ’populismo’, e ’mancanza di conoscenza’. (…) Il risultato di questo indebolimento delle democrazie nazionali e delle politiche sociali è evidente: una disoccupazione record e una crescente povertà e ineguaglianza. In questo contesto il bilancio europeo e la discussione a cui lo si sottopose altro non era che un sistema delle entrate, che se rimane dipendente dai contributi statali, come pare sia inevitabile, non potrà c e ingenerare conflitti continui, anc e in questa situazione di pandemia che richiederebbe solidarietà.

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Registrazione Tribunale di Milano N. 126 del 27/3/1982 Numero iscrizione ROC: 29993 Direttore responsabile Sergio Luciano Caporedattore Marco Muffato Newsroom Marina Marinetti, Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi, Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori

Hanno collaborato Antonio Quaglio (Consulente del direttore), Rosaria Barrile, Ugo Bertone, Giacomo Damian, Mauro Del Corno, Giuseppe D’Orta, Jean Ergas, Fabiana Giacomotti, Francesco Priore, Monica Setta, Nicola Ronchetti, Gloria Valdonio Contributors Enrico Cisnetto, Anna Gervasoni, Andrea Margelletti, Marco Onado, Matteo Ramenghi,

Giulio Sapelli, Franco Tatò Partnership Editoriali Anasf, Assoimmobiliare Redazione info@economymag.it Segreteria di redazione Monia Manzoni Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco

Responsabile commerciale Luca Ronzoni Casa editrice Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 Segrate - 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a 20063 - Cernusco S.N. (MI)

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SOMMARIO Aprile 2020

11 WATCHDOG 13 IL GERMANISTA

DI MARCO ONADO

Non c’è nessun complotto dietro il ribassismo

DI FRANCO TATÒ

La pandemia, l’ultima battaglia della Merkel

14 FINANZA REALE 16 III REPUBBLICA

DI A.GERVASONI

Il 2020 anno cruciale per il private debt

DI E.CISNETTO

E ora Draghi super-commissario per l’Europa

COVERSTORY EFFETTO CORONAVIRUS

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Scatenare la ripresa: banche centrali e governi in campo con l’arma liquidità

L’anno del Topo cinese colpisce ancora. Arriva la “tempesta perfetta” sui mercati e nell’economia dopo 12 anni

EULER HERMES VISION

PAROLA DI ECONOMISTA

Parla Burrafato: «Ora tutti uniti per far ripartire il Made in Italy»

Ajassa (Bnl): «La ricchezza è calata, sosteniamo i redditi»

IL GURU DI TIGRESS

J.P. MORGAN

Ergas: «Stati mobilitatevi contro la Grande Depressione»

I consigli di Alfieri: «L’investitore va orientato sul lungo termine»

IL BAZOOKA DI INTESA

FRANKLIN TEMPLETON

BANCA GENERALI

Come il campione del credito darà ossigeno alle imprese in crisi

La Cina batte il virus ma l’economia rimane in osservazione

La volatilità fa meno paura grazie agli ammortizzatori di Lux Im

RETI & COVID-19

BANCA EUROMOBILIARE

EFPA ITALIA

Nervi saldi e tecnologia, così si salvano i risparmi degli italiani

Il dg Benetti spiega i vantaggi della consulenza a distanza

Il presidente Deroma: «Fidatevi dei consulenti certificati»

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SOMMARIO

INVESTIRE SPECIALIST 42

PARLA GALATERI/ Il presidente delle Assicurazioni Generali parla dei tre pilastri del piano strategico: crescita business, gestione finanziaria e digitale

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Ubs WM Italy: «Nulla sarà come prima, ecco perchè»

CORONAVIRUS & RISPARMIO/ Ronchetti:

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CONSULTINVEST/ Parla il fondatore Vitolo: « a crisi finanziaria pu offrire opportunità» FISCALITÀ/ Asse Svizzera-Italia per stanare gli

evasori irriducibili. Intervista all’avvocato Mifsud

BITCOIN/ Pianeta criptovalute, l’oggetto del desiderio per gli spericolati del mercato ENASARCO/ Intervista a Bussoni (Confesercenti):

«Il cf c’è sempre, nella buona e nella cattiva sorte»

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EUROBOND/ È la vera arma anti-recessione, capace di tranquillizzare i mercati sotto assedio

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PRIVATE CAPITAL/ Un mondo che cresce anche se il formato è ancora mignon

è molto più vigilato di quanto appaia

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SEDIE & POLTRONE/ Due italiani entrano nel team londinese delle obbligazioni convertibili di Loim

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L’ITALIANO DI FUNDSTRAT/ Racanelli, alla guida della società di analisi newyorkése, si racconta

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ASSOAIM/ Una nuova associazione entra in campo a difesa degli interessi delle emittenti dell’Aim

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POLE POSITION/ I banchieri centrali in cerca del Sacro Graal della stabilità

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MINIBOND SU/ I titoli di debito di piccola taglia delle pmi continueranno la loro corsa dopo il Covid-19

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TALENT/ Competizione a tre ad alto rischio sul portafoglio «vaccino»

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MONDO

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IL DOPO COVID-19/ Ramenghi di

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PETROLIO GIÙ/ Virus permettendo, l’oro nero

« a nostra sfida è tutta sulla buona gestione»

PROFESSIONE CONSULENTE/ Con i cigni neri si diventa consulenti finanziari migliori

87 ASTE IMMOBILIARI 88 FASHION 90 INDUSTRIALI ANTI-CRISI 92 AUTOAPPASSIONATI 94 BIBLIOTECA 97 EDUCAZIONE FINANZIARIA 98 MALALINGUA Case all’asta, non sempre il debitore è debole

La moda fa uadrato e taglia i costi

COSMOPOLITICA di Andrea Margelletti Anc e un Dragone pu ammalarsi

QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino

La Consob francese contro i furbetti dell’ecologia

QUI NEW YORK di Glauco Maggi

Negli States un antivirus pubblico-privati

IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI

Starbucks, in Cina un parco per innovare il caffè

Riello: «Evitiamo la pandemia economica»

La Fiat 00 elettrica a tutto green

Tremonti risponde a “Fondazioni .0”

Il decologo da osservare che la crisi consiglia n’antica ricetta per cucinare il Coronavirus

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Obiettivo 2020: piena integrazione dei criteri ESG negli investimenti

www.schroders.it MESSAGGIO PUBBLICITARIO A FINI PROMOZIONALI. PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE IL PROSPETTO INFORMATIVO. Le informazioni fornite non costituiscono un’offerta, né un invito all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Per saperne di più e per consultare l’elenco dei collocatori autorizzati visita il sito www.schroders.it.


WATCHDOG Marco Onado È professore senior di Economia degli intermediari finanziari nella Università Bocconi di Milano. È stato Commissario Consob. Collabora con “Il Sole - 24 Ore”, “Lavoce.info” e “voxeu.org”.

NON C’È NESSUN COMPLOTTO DIETRO IL RIBASSISMO

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uesta rubrica non è stata parca di ammonimenti sulla delicatezza della situazione dei mercati finanziari all’inizio del 2020, dopo una delle più lunghe galoppate al rialzo e in previsione di una crescita mondiale in rallentamento dalla fine dell’anno scorso Il Coronavirus è il Cigno Nero c e a spostato il clima degli investitori: quando a marzo si è capito che si trattava di una pandemia che avrebbe inevitabilmente comportato una caduta repentina della produzione e della domanda, è arrivato il crollo dei mercati vanamente contrastato da misure pur coraggiose delle banc e centrali Si sono così rivissuti i giorni drammatici del 2008: la prima discesa ha fatto evaporare tutta la crescita del 2019; nella settimana successiva ci siamo giocati anc e il C’è del panico e della speculazione in tutto questo, ma anche una valutazione razionale All’arresto della fase ascendente del ciclo (prima o poi inevitabile) si sommano infatti gli effetti di una caduta del commercio globale tanto inaspettata quanto anomala (il pil mondiale scenderà per la prima volta sotto la soglia definita dal ondo monetario come recessione) Come il capitano Mc irr, il protagonista di ifone di Josep Conrad, gli operatori di mercato devono affrontare la tempesta, anche se non ne hanno mai visto una e come lui devono essere disposti anc e a passare nell’occ io del ciclone per rispettare l’interesse dell’armatore c e li a assunti Misure estreme come bloccare le vendite allo scoperto o addirittura chiudere i mercati non servono a contrastare il fenomeno: sono al massimo provvedimenti che vanno presi con estrema parsimonia e per motivazioni tecniche molto robuste Altrimenti è come voler curare la febbre buttando via il termometro a funzione dei mercati, non solo finanziari, è esprimere prezzi che vengono dalle valutazioni della platea più ampia possibile di operatori apendo c e non sono mai perfetti,

ma c e sono la costruzione più efficiente c e abbiamo inventato Non a caso sono l’arma c e a fatto vincere al capitalismo il confronto con il socialismo più o meno reale Questa funzione fondamentale non viene meno anche nelle fasi più drammatic e e vendite allo scoperto vanno proibite solo se esistono indizi inequivocabili di anomale correnti speculative, ma perché sono anomale, non perc sono speculative Allo stesso modo, alle contrattazioni si può (si deve) imporre l’alt solo quando esistono indizi chiari che le vendite sono dominate solo dal panico o magari il frutto di programmi automatici impazziti Un time out per invitare gli operatori a una pausa di riflessione o per interrompere gli eccessi della tecnologia Altrimenti prevale l’interesse generale a far funzionare comunque il mercato o, se si preferisce, l’interesse individuale di chi ha deciso di disinvestire a qualunque prezzo Quanto poi al timore, subito sollevato da nazionalisti e populisti dell’ultima ora, che i ribassi attirano le avide mire degli stranieri, pronti a strapparci per un tozzo di pane i gioielli della nostra impresa, si tratta di una fa e ne s vera e propria Non si a notizia di una sola impresa c e sia stata oggetto di un’acquisizione ostile in una fase di drastico ribasso generalizzato a causa della cessione all’estero di tante aziende italiane va cercata nelle debolezze di un ceto imprenditoriale che ha voluto privilegiare gli interessi della famiglia a quelli dell’impresa (nel caso delle grandi aziende) o nell’incapacità di affrontare il cambio generazionale e le fasi di ristrutturazioni nel caso delle imprese medie e piccole I ribassi di borsa non c’entrano proprio Insomma: dobbiamo allacciare le cinture e trovare la strategia di investimento che aiuta a limitare i danni e a essere pronti per il prossimo ciclo positivo che prima o poi arriverà, senza demonizzare inutilmente questa fase di ribassi Come sempre per i mercati vale quanto Shakespeare dice di Amleto: «c’è del metodo in quella follia»

La sospensone delle vendite allo scoperto si giustifica solo in presenza di compravendite anomale, non speculative

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ACCEDERE ALLE AZIONI CINESI DI CLASSE A

Studiato per investire sulla crescita strutturale cinese, JPMorgan Funds – China A-Share Opportunities Fund è gestito da un team esperto che lavora per individuare le migliori idee senza vincoli di benchmark e concretizzarle scegliendo aziende di qualità con elevato potenziale di crescita nel lungo termine. Per sapere di più www.jpmam.it

Messaggio pubblicitario PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE IL PROSPETTO E IL KIID (Documento contenente le informazioni chiave per gli lnvestitori), disponibili presso i Soggetti Collocatori autorizzati e sul sito internet www.jpmam.it Il valore degli investimenti e i proventi da essi derivanti possono variare e gli investitori potrebbero non recuperare interamente il capitale investito. Messaggio prodotto da JPMorgan Asset Management (Europe) S.à r.l., Via Catena 4, 20121 Milano. LV-JPM52562 | 01/19 | 0903c02a827d6242


IL GERMANISTA Franco Tatò Manager eclettico e innovativo, è tra i pochissimi italiani ad aver diretto aziende in Germania, paese (e cultura) che ama ed è l’unico ad essere stato amministratore delegato sia di Rizzoli che di Mondadori

LA PANDEMIA, L’ULTIMA BATTAGLIA DELLA CANCELLIERA

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all’ultimo “Germanista” a questo non è passato il successore della dimissionaria Annegret Kraft-Karrenbauer un mese, è passata un’epoca, è cambiato il mon- alla segreteria della Cdu. do e niente sarà più come prima, anche in Ger- È probabile che Angela Merkel cercherà di ritardare le sue ormania. Il cigno nero del Coronavirus ha sconvol- mai mature dimissioni e con buoni motivi: un nuovo Cancellieto i piani del governo e ha destabilizzato la vita re potrà essere nominato solo se potrà disporre di una maggiodei cittadini e tutte le attività produttive. All’inizio dell’anno ranza parlamentare, per nulla sicura considerando la posizione avevamo rilevato come a sorpresa, dopo un 2019 dai nume- della nuova segreteria della Spd e l’esito non scontato di evenri eccezionali, si era manifestata l’ombra di un rallentamento tuali nuove elezioni. Per la successione ad Akk si presentano dell’economia , se non addirittura di un principio di recessione tre validi candidati: Friedrich Merz, Armin Laschet e Norbert che si era improvvisamente affacciato sullo scenario socioecooettgen, con tre programmi c iaramente definiti e migliori nomico tedesco. La Cancelliera Angela Merkel, pur azzoppata possibilità di successo sono di Friedrich Merz, il quale ha perso dai risultati del congresso di Amburgo della Cdu, aveva trova- per pochi voti la nomina a segretario durante il congresso di to le energie per affermare con una sicurezza: ce la faremo. E Amburgo di ottobre 2019. non c’era motivo per non crederle, anche se diveniva sempre Il programma di Merz, chiaramente liberale, prevede una radipiù evidente la debolezza digitale delle strutture economiche, cale rottura con il passato e un altrettanto radicale chiusura a dela crisi dell’industria automobilistica sorpresa impreparata dai stra. Tutti e tre i candidati sono tali da tranquillizzare i mercati. cambiamenti che conseguono all’affermazione sul mercato del- Infatti, la Borsa di Francoforte è caduta come tutte le altre Borse le automobili elettriche a guida autonoma. europee a causa delle previsioni di risultati negativi delle imLe previsioni di crescita del Pil si poprese come conseguenza della recessizionavano su livelli all’incirca della sione indotta dalla pandemia. I bond metà di quelli dell’anno precedente, Tedeschi invece hanno aumentato la ma pur sempre in crescita. Lo scoploro attrattività per il mercato e renpio della pandemia, riconosciuta dal dono un interesse negativo, chiaro governo nella sua gravità con circa segnale di fiducia nell’economia tedue settimane di ritardo, ha lasciadesca dopo le difficoltà provocate dal to tutti col fiato sospeso Anc e il Coronavirus. Lo scenario politico apgoverno federale, pur composto in pare eccessivamente tranquillo. Solo maggioranza da persone esperte e l’estrema destra è riuscita a dare un competenti, è apparso esitante e inesempio di cattivo gusto ironizzancerto sulle misure da prendere, quasi do sulla quarantena volontaria della credesse che si potesse trattare di Merkel. Il resto è silenzio, un po’ per ANGELA MERKEL CON URSULA VON DER LEYEN un’ influenza poco più c e qualunque rispetto delle obiettive difficoltà dele che la forza dell’economia tedesca la situazione e un po’per mostrare sopotesse assorbire questo shock con conseguenze sopportabili. lidarietà o per mancanza di idee. Non sorprende il silenzio della Ora, dopo una drammatica riunione con i presidenti degli Sta- Spd, un partito ormai in stato confusionale, sorprende invece il ti regiornali. il governo ha imposto misure restrittive simili a silenzio del sindacato che apparentemente lascia ai consigli di quelle italiane e credo stia pregando che l’esplosione del conta- fabbrica la responsabilità di proteggere la salute dei lavoratori. gio non raggiunga i livelli italiani. Sono convinto che faranno un ottimo lavoro. Le prime previsioni economiche sono drammatiche, con un Pil Per dare un segno di vita il governo federale ha fatto saltare tutstimato che varia tra -8 e -12% con molti distinguo e riserve. ti i vincoli e deciso di stanziare la somma dei 550 miliardi per Numeri mai visti nel dopoguerra. È comprensibile che anche sostenere la ripresa dell’economia. Non sono sicuro che sarà un governo come quello tedesco incontri in questo frangente questo governo, nella sua attuale composizione bipartitica, a notevoli difficoltà, testimoniate dall’evidente incertezza e dal- gestire l’impiego di queste colossali risorse, ma sono abbastanle esitazioni di Angela Mer el: il denaro non è sufficiente per za certo che verranno evitate le sovvenzioni per mantenere in risolvere i problemi posti dal Coronavirus, è necessaria anche vita aziende moribonde e si getteranno invece le basi di un una leadership razionale e serena in grado di prendere le de- grande progetto di rinnovamento che aiuti le imprese a ripocisioni giuste. In questo momento la Cancelliera è tutto meno sizionarsi e a utilizzare questo eccezionale momento per reche serena, pressata anche per la riunione degli organi direttivi cuperare i ritardi accumulati soprattutto in fatto di economia del suo partito prevista per il 25 aprile, nella quale verrà eletto digitale. Se non è una certezza che sia un augurio. aprile 2020

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FINANZA REALE Anna Gervasoni Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza. È anche direttore generale dell’Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt)

CRESCE IL PRIVATE DEBT MA IL 2020 È L’ANNO CRUCIALE

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ono appena usciti i dati sul mercato italiano del private debt , pubblicati da Aifi, associazione c e raduna i fondi di private equity, venture capital e private debt. Si è investito un miliardo e trecento milioni in operazioni: rispetto all’anno scorso si registra un incremento del nell’ammontare e del nel numero di operazioni ariazioni importanti, con segno positivo, ma ancora numeri troppo piccoli per un segmento di mercato cos importante per il finanziamento delle imprese non quotate In questo momento di grande crisi dei mercati e dell’economia reale, in cui stanno cambiando tante cose, in cui ci prepariamo ad affrontare scenari complicati, l’attenzione al debito e ai canali di reperimento di debito per le imprese è di primario interesse. La disponibilità di credito per le imprese, soprattutto quelle medie e di minori dimensioni sarà la vera criticità dei prossimi mesi. ’emergenza sanitaria sta mettendo tutti a dura prova e per uscirne abbiamo bisogno di una azione di sistema Il sarà un anno con meno mesi di attività e con riflessi pesanti a livello economico reddituale, ma soprattutto finanziario, sulla cassa Il sistema bancario da solo non pu rispondere alle esigenze c e saranno espresse da una domanda c e pu e deve ripartire, ma a bisogno di liquidità I fondi di debito oggi sono attivi ma sono poc i, non arriviamo a , considerando anc e gli operatori internazionali, c e l’anno scorso anno rappresentato il dei flussi arrivati alle imprese, ma soltanto il a livello di numero di operazioni uindi, soprattutto se si guarda al segmento delle Pmi, dobbiamo rafforzare, in numero e dimensione gli operatori locali, italiani. La loro attività sarà cruciale per far fronte alle esigenze finanziarie di imprese valide, con piani di sviluppo di rilancio e c e anno bisogno di un canale veloce e propositivo a fianco dell’imprenditore una sfida grandissima, e si vince potenziando le fonti di raccolta dei fondi di private debt Nel sono arrivati agli operatori italiani attivi su questo mer-

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Rispetto all’anno scorso si è registrato un incremento del 28% nell’ammontare e del 75% nel numero di operazioni cato meno di milioni di euro, rispetto all’anno scorso, uno dei peggiori anni dall’avvio di questo settore Il principale attore è stato il fondo di fondi del ondo italiano, costola di Cdp, seguito dal settore pubblico, insieme anno rappresentato il della raccolta Urge rabboccare le risorse pubblic e, ma soprattutto stimolare quelle private: assicurazioni, fondi pensione e casse di previdenza in primis, ma anc e risorse canalizzate dal private ban ing Anc e perc è pu essere una risposta interessante nell’allocazione di capitali, essendo una asset class con orizzonti temporali di medio lungo termine e sicuramente meno volatile rispetto ad altri mercato. Tornando agli impieg i, nel si sono sia sottoscritte obbligazioni c e erogati finanziamenti diretti, con un ammontare medio impiegato in ogni singola operazione di poco più di milioni di euro, c e risulta da un di tic et inferiori o uguali a tale cifra, compresi tra 5 e 10 milioni di euro e nel restante 11% dei casi superiori a milioni di euro Ma spesso notiamo più operatori far confluire capitali verso una stessa impresa, o lavorare a fianco di banc e per completare il financing e quindi la dimensione complessiva delle operazioni di finanziamento ci porta a un valore medio di milioni e aziende target sono nel dei casi concentrate nel nord Italia, nel dei casi si tratta di pmi e vediamo una ampia articolazione di settori (il primo per attrazione di capitali è beni e servizi industriali, seguito da manifatturiero e alimentare) a durata media di questi finanziamenti è di anni, del resto il tempo necessario per realizzare i propri piani e il tasso medio applicato è di poco inferiore al e guardiamo agli obiettivi, nel 81% dei casi abbiamo debiti contratti per lo sviluppo, per realizzare investimenti previsti in piani industriali di sviluppo, nel dei casi il debito è stato contratto per realizzare operazioni di management bu out, quindi di cambiamento negli assetti proprietari e solo nel dei casi si tratta di operazioni di riorganizzazione di debito un mercato c e c iude un buono, con preoccupazioni sul lato della raccolta e c e non registra un salto dimensionale In questo contesto di profonda difficoltà, il 2020 deve essere il trampolino, speriamo, per questa asset class, fondamentale per il sistema imprenditoriale italiano.



TERZA REPUBBLICA Enrico Cisnetto È un editorialista, economista e conduttore televisivo italiano, ideatore della trasmissione televisiva Roma InConTra. È conferenziere, consulente politico-strategico e tifoso della Sampdoria

DRAGHI SUPER-COMMISSARIO PER L’EUROPA ALLO SBANCO

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uando leggerete questo articolo non so in che situazione saremo, ma spero ci saremo lasciati alle spalle il peggio, sanitariamente parlando. Di certo non avremo invece lasciato alle spalle, ma avremo davanti a noi, il peggio che ci riserva l’economia. La diffusione del Covid-19, infatti, deve ancora mostraMARIO DRAGHI re tutte le sue pesanti ricadute sia dirette che indirette sull’economia di tutto il mondo. Man mano che l’epidemia si diffonde nei vari paesi, le attività si chiudono e le fabbriche si fermano, con un effetto a catena devastante tanto più grave quanto più non se ne conosce la durata. E, visto che siamo di fronte ad una crisi senza precedenti e dagli esiti incogniti, le previsioni sul 2020 peggiorano di settimana in settimana, portando le stime della crescita globale sempre più in basso. I mercati – azionari, obbligazionari e delle materie prime – sono intanto crollati come mai prima. Solo per fare un esempio, dopo il crack della Lehman Brothers nel 2008 ci sono voluti 45 giorni perché i valori dei bond più sicuri (tecnicamente, gli “investment grade”) raddoppiassero. Adesso ne sono bastati 19. Presagi da far tremare le vene ai polsi. In tale contesto, se sarà l’Europa a subire la ripercussione economica maggiormente significativa, come al solito è l’Italia a rischiare di pagare il prezzo più alto, visto che già prima della pandemia stava passando, unica nel Vecchio Continente, da una lunga e asfissiante fase di stagnazione alla terza recessione di questo secolo. Quanto alto? Una disoccupazione raddoppiata dal 10 al 20%, il fallimento di almeno il 10% delle aziende, la perdita di tutto il settore del turismo e un calo di almeno il 5% del pil (ma Morgan Stanley dice -5,8% e Intesa -7,5%). Ma lo scenario potrebbe essere anche peggiore se consideriamo che, a causa dell’alto debito pubblico, abbiamo meno margine di manovra E, infatti, fin qui per fronteggiare l’emergenza la Spagna ha annunciato di voler spendere il 20%

del suo pil, Germania e Regno Unito il 15%, la Francia il 12%, mentre l’Italia solo il 2%. Briciole, che se tali resteranno non serviranno a nulla, mentre se diventeranno di dimensioni confrontabili con quanto messo in campo dagli altri partner europei, il rapporto debito-pil schizzerebbe dall’attuale 135% ad una percentuale che può stare tra i 150 (minimo) e i 170-180 punti. Insomma, comunque vada, quello c e si prospetta è un periodo durissimo, dal quale possiamo uscire soltanto se l’Unione europea ne uscirà viva. E questo accadrà non con la politica monetaria – per carità, bene che la Bce, seppur tardivamente, abbiamo deciso di usare un bazooka da 750 miliardi, tuttavia non sarà risolutivo – ma grazie alle scelte dei governi. Vedo che si plaude la scelta di sospendere il Patto di stabilità: ma siamo davvero sicuri che giovi all’Europa e all’Italia? Temo che la scelta di disinnescare i vincoli Ue senza nello stesso tempo aver deliberato il varo di coronabond – la Von der e en si è limitata a dire stiamo valutando l’opzione possa far passare la linea c e questa emergenza è e rimane un problema dei singoli stati e che non sono necessarie “risposte europee”. Cosa che, insieme al fatto che chi si sarà troppo indebitato verrà sanzionato (via spread) dai mercati finanziari, fino ad essere costretto ad uscire dall’euro Per l’Italia è un invito a impiccarsi tando cos le cose, l’unica c ance è c e Italia, rancia, pagna propongano alla ermania (finc è in mano alla Merkel) di assegnare ad una personalità indiscussa come Mario Draghi l’inedito ruolo di commissario straordinario Ue, affidandogli il compito di predisporre e gestire un piano straordinario di interventi, sia sul fronte dell’emergenza sanitaria che di quella economica, con risorse derivanti dall’emissione di eurobond garantiti dalla Bce come “prestatore di ultima istanza”. La creazione di un debito europeo, base fondamentale per una politica economica europea. Che ci salvi dai nostri stessi errori. (twitter @ecisnetto)

L’Italia rischia di pagare il prezzo più alto, visto che già prima della pandemia stava passando dalla stagnazione alla ter a recessio e i fila

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EFFETTO CORONAVIRUS

L’ANNO DEL TOPO COLPISCE ANCORA TEMPESTA PERFETTA DOPO 12 ANNI di Gloria Valdonio

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n Cina è l’anno del Topo e, considerando che la ruota astrologica compie il suo giro ogni dodici anni e che anche il 2008 era dedicato al piccolo roditore, possiamo concludere che quest’ultimo sia una iattura per il mondo intero, e per l’ ccidente in particolare Dalla fine di febbraio si è riversata nelle redazioni una quotidiana valanga di previsioni economiche, seguite da revisioni e rettific e da parte di centri studi di banche, università, istituti di ricerca pubblici e privati, enti nazional e internazionali. E l’inutilità di tali studi è cresciuta di giorno in giorno, insieme con il contagio e le inedite contromisure prese dal governo italiano e subito replicate nel resto d’Europa, poiché della causa di questa progressione si conosce solo il nome, Coronavirus, la cui letalità è perfettamente illustrata dal suo anagram-

ma: carnivorous. Si dice che sia mutante, che si comporti diversamente da Paese a Paese. Si dice che chi lo contrae non ne resta immunizzato e quindi potrebbe infettarsi di nuovo, si dice che esistano falsi positivi e si dice addirittura che dovremo convivere con questo virus per anni e che potrebbero arrivare altre pandemie a cadenza decennale. L’unica cosa che si sa per certo è che, al 20 marzo, non c’è una cura. In questo modo non è possibile misurare le dimensioni e la profondità del contagio, e quantificare i danni per le economie più esposte in un mondo che ha delocalizzato i processi produttivi e portato a compimento il processo di globalizzazione economica e finanziaria «Nessuno ancora pu dire quale sarà l’impatto economico globale della crisi sanitaria provocata dal Covid-19. Tuttavia, anche nell’ipotesi di un successo, il problema è che le misure pensate per contenere la dinamica di trasmissione del virus finiscono per sconvolgere profondamente l’attività economica e sociale», è il commento Didier Saint-Georges, managing director e membro del Comitato strategico d’investimento di Carmignac. Che aggiunge: «Il risc io per la crescita sta nella scelta di sacrificare l’attività economica nell’interesse della salute pubblica». Outlook da paura Per questo motivo ogni previsione viene superata al ribasso rendendo impossibile prevedere le caratteristiche della recessione. Le stime di Goldman Sachs (al 16 marzo) per l’Eurozona indicano una contrazione complessiva del Pil dell’1,7% per quest’anno (1% nel primo trimentre e del 3% nel secondo), seguita da un rimbalzo del 3,5% nel 2021. Stime che fanno sorridere se si considera che solo il giorno successivo la presidente della Bce, Christine Lagarde, ha dichiarato che un blocco di un mese dell’attività economica provocherebbe una recessione in termini di Pil di circa l’1,3%, e che il (più

DIDIER SAINT-GEORGES

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LE AGENZIE DI RATING SONO TUTTE SINTONIZZATE SULLA FREQUENZA “RECESSIONE” A CAUSA DELLA CRISI

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COVERSTORY

MORGAN STANLEY PREVEDE UNO «SHOCK ALL’ECONOMIA CHE SARÀ PEGGIO DEL 2001»

probabile) blocco di un intero trimestre provocherebbe una contrazione del 5%, ben oltre il -4,4% registrato durante la recessione del 2009. Se poi la paralisi dovesse continuare, scenario estremo ma non irrealistico, secondo Lagarde il calo del Pil potrebbe arrivare a un collasso del 10 per cento. Uno scenario di guerra c e non risparmia nessuno oldman Sachs prevede (al 16 marzo) una contrazione dell’1,9% per la Germania, dello 0,9% per la Francia e dell’1,3% per la Spagna con recuperi nel 2021 rispettivamente al 3,6%, al 3% e al 4,3%. L’Italia purtroppo sarà il Paese che pagherà il prezzo più alto, con una contrazione della ricchezza nazionale del 3,4% nel 2020 e un rimbalzo del +3,5% nel 2021 rispetto al +0,7% della stima precedente. Goldman Sachs non è pessimista. Anche S&P e Morgan Stanley hanno rilasciato studi e dichiarazioni al ribasso: l’agenzia di rating al 16 marzo ha dichiarato che ‘la recessione è già qui’, mentre la banca americana ha previsto uno “shock materiale all’economia globale che sarà peggio della recessione globale del 2001”. Shock del credito Nel report di P lobal rating del marzo dal titolo a recessione globale è arrivata” l’accento è posto sulla quantità di produzione che verrà persa in modo permanente a causa del Covid-19. “Mentre l’attenzione ora è focalizzata sul contenimento del virus e sul monitoraggio dei suoi effetti al ribasso - è scritto nel report - l’improvviso blocco economico causato dalle misure di contenimento del Covid-19 porterà quest’anno a una recessione globale, che provocherà un’intensa pressione sul credito e sulla solvibilità in tutto il mondo. La forza dell’eventuale recupero dipenderà in modo cruciale da quanta produzione potrà essere sostituita”. In altri termini un crollo del flusso di cassa e condizioni di finanziamento molto più restrittive, nonché lo shock simultaneo del prezzo del petrolio, danneggeranno l’affidabilità del credito, rendendo più lunga e incisiva la crisi « uesti fattori probabilmente si tradurranno in un aumento delle inadempienze, con un tasso di insolvenza sulle società non finanziarie negli tati Uniti c e potrebbe salire al di sopra del 10% e poco sotto il 10% in Europa nei prossimi dodici mesi», spiega Alexandra Dimitrijevic, global head of researc di P lobal atings C e aggiunge: « ’entità dell’impatto varierà in modo significativo a seconda dell’industria e della classe di attivi» Non solo li analisti temono un risc io crescente di uno shock della domanda interna in Europa, che

SYLVAIN BROYER

potrebbe spingere pericolosamente al ribasso i consumi nel primo semestre di quest’anno «In Italia, la quarantena e la chiusura di negozi e ristoranti a seguito della diffusione del virus sta limitando in maniera drammatica la spesa dei consumatori», spiega Sylvain Broyer, chief Emea economist di S&P lobal atings «Negli altri Paesi d’Europa, il calo dei prezzi del petrolio, l’assalto ai supermercati - riso, pasta e cereali rappresentano il 2,5% della spesa dei consumatori - e la crescente domanda di assistenza sanitaria - 4,8% della spesa - potrebbero inizialmente limitare il calo. Tuttavia è probabile che le famiglie smettano di spendere i propri risparmi in articoli non essenziali o che rimandino i loro piani, come è successo nel 2003 con l’epidemia della Sars, che ha visto aumentare il tasso di risparmi». Ma la Sars, come ricordano i medici, dur meno e meno profondo fu l’affondo sull’economia. L’epicentro della crisi uanto all’area Asia Pacifico, epicentro della pandemia, la crescita per il 2020 è apparsa più che dimezzata a meno del 3% già a metà marzo con l’inizio della recessione dell’economia globale «Un enorme shock del primo trimestre in Cina, arresti in tutti gli tati Uniti e in Europa e la trasmissione di virus locali garantisce una profonda recessione in tutta l’Asia Pacifico», spiega Shaun Roache, il capo economista Asia Pacifico di S&P Global Ratings. Per recessione si intendono almeno due trimestri di aprile 2020

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KEITH WADE

MICHELE MORGANTI

ORO, TREASURY E AZIONI TRA I POCHI ASSET SICURI PER COGLIERE LA RIPRESA crescita ben al di sotto della tendenza sufficienti a innescare un aumento della disoccupazione « a nostra stima delle perdite di reddito permanenti dovrebbe raddoppiare almeno a più di 400 miliardi di dollari», afferma oac e C e aggiunge: «Per i mercati del credito, una domanda fondamentale è come queste perdite siano distribuite tra sovrani, imprese, banche e famiglie». I dati di febbraio, spiega lo strategist, confermano un enorme shock per l’attività nel primo trimestre a Pechino. Gli investimenti rappresentano circa il 45% dell’economia cinese, e gli investimenti di immobilizzazioni in gennaio e febbraio combinati sono scesi di quasi il 25% rispetto a un anno fa. Nello stesso periodo la produzione industriale e le vendite al dettaglio sono diminuite del e del « uesti sono numeri senza precedenti. Che non solo confermano un duro colpo alla crescita della Cina, ma che indicano che le autorità cinesi non stanno rilasciando i dati», dice Roache. Inoltre se l’incertezza persistente si traduce in una forte preferenza per i dollari statunitensi, i responsabili delle politiche nei mercati emergenti asiatici potrebbero essere costretti a un dannoso ciclo di inasprimento delle politiche procicliche», spiega oac e «I Paesi più vulnerabili ai deflussi di capitali rimangono India, Indonesia e Filippine. Per questo motivo abbassiamo le nostre previsioni per Cina, India e Giappone per il 2020 al 2,9%, 5,2% e -1,2%, dai precedenti 4,8%, 5,7% e -0,4%». 20

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La linea del Piave La risposta politica globale, tra cui l’importante taglio del costo del denaro della Federal Reserve e gli acquisti di attività su larga scala da parte di molte banche centrali (la Banca del Giappone è stata la più veloce), contribuirà a ammortizzare, ma non a invertire rapidamente questi shock. Le misure locali volte a sostenere i settori vulnerabili e i lavoratori possono aiutare, ma il loro effetto diminuirà più a lungo durerà la crisi. In più le armate delle banche centrali non si sono mosse compatte e il virus si è insediato nei fronti scoperti. «I recenti sviluppi anno aumentato la nostra convinzione che la Fed farà ulteriori mosse accomodanti ad aprile. Ci aspettiamo anche una riduzione dei tassi di riferimento in Cina nel 2020. Con previsioni sulla crescita e sull’inflazione più basse, continuiamo ad aspettarci che la Bce taglierà i tassi di deposito da -0,5% a -0,6%, ma abbiamo posticipato tale previsione al secondo trimestre», è il parere di Keith Wade, chief economist & strategist di Schroders. Lo stesso discorso vale per gli stimoli fiscali, troppo insufficienti soprattutto in Europa «Non tutti i Paesi europei anno flessibilità fiscale, e dunque gli stimoli potrebbero essere troppo tardivi per attutire l’attuale recessione», spiega lvain Bro er «Nello scenario attuale sarebbe necessario concedere importanti crediti di imposta per evitare una stretta di liquidità nei confronti delle imprese, soprattutto le pmi, che devono affrontare un calo del fatturato, seguendo la linea annunciata in Italia e in Francia». «Il mondo si trova con stimoli molto potenti, ma nella totale incertezza delle dimensioni a causa della catena delle produzione bloccata nelle aree del mondo più industrializzate. Siamo quindi di fronte a misure tampone ed è difficile valutarne l’efficacia», è l’opinione di Michele Morganti, senior equity strategist di Generali Investments. Poche, in questo scenario, le indicazioni a protezione dei portafogli « ’oro, c e sopravvive sempre, il Tresury americano e anche azioni, purché garantite da solidità patrimoniale e c e trarranno beneficio dalla ripresa che prima o poi arriverà», conclude Alessandro Fugnoli, strategist di Kairos Partner.



INTERVISTA A LUCA BURRAFATO

TUTTI UNITI PER FAR RIPARTIRE IL MADE IN ITALY NEL MONDO di Riccardo Venturi

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n un solo trimestre, il Coronavirus ha fatto sul commercio globale gli stessi danni di un anno di guerra commerciale Usa-Cina; ma entro la fine di maggio l’attività commerciale dovrebbe riprendere a pieno ritmo. Parola di Luca Burrafato, capo dei Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes, leader mondiale dell’assicurazione crediti, specializzata in cauzioni, recuperi, credito commerciale strutturato e rischio politico. In questa intervista a Investire, Burrafato parla anc e delle azioni intraprese da Euler ermes per supportare le imprese in questa fase di particolare difficoltà Quali sono i principali impatti del Coronavirus sui mercati e in Italia? Dopo la faida commerciale tra Stati Uniti e Cina dello scorso anno, che ha ridotto la crescita del commercio globale al livello più basso dal 2009 (+1,2% in volume), prevediamo c e l’epidemia di Covid-19 diventi una delle principali barriere commerciali del 2020. Secondo i nostri calcoli le misure di contenimento in corso per rispondere all’epidemia di Covid equivalgono già a , pp di tariffe aggiuntive sulle merci, portando la media mondiale dei dazi ad un , nazionale alla fine del primo trimestre 2020. In altre parole in un solo trimestre il commercio globale a già scontato l’equivalente della guerra commerciale tra Stati Uniti e Cina protrattasi per un anno intero nel 2019. Le perdite sugli scambi di beni e servizi potrebbero ammontare a 320 miliardi di Usd per ogni trimestre di interruzione delle attività Quale l’entità delle conseguenze per gli scambi commerciali? Per quanto riguarda le merci le nostre ipotesi principali tengono conto dei blocchi in Cina e in Italia e delle limitate 22

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«IL VIRUS IN UN SOLO TRIMESTRE HA FATTO GLI STESSI DANNI DI UN ANNO DI GUERRA COMMERCIALE TRA USA E CINA»

Luca Burrafato, capo dei Paesi mediterranei, Medio Oriente e Africa di Euler Hermes

misure di contenimento negli altri Paesi. Secondo le nostre stime, la ripresa dell’attività commerciale sarà graduale nei mesi di marzo e aprile, per raggiungere il pieno ritmo entro la fine di maggio e perdite per l’e port dovrebbero ammontare complessivamente a miliardi di dollari Usa, in quanto la domanda cinese ed europea continuerà a subire un impatto significativo fino alla fine di aprile. La nostra ipotesi per quanto riguarda i servizi è una notevole riduzione dei turisti da e verso la Cina, l’Italia e più in generale l’Europa, a cui si aggiunge un significativo rallentamento dei servizi legati ai trasporti. Il ritorno a livelli normali di attività dovrebbe essere molto graduale, portando le perdite globali delle esportazioni a miliardi di Usd sul fronte del turismo e a 33 miliardi di Usd per i servizi di trasporto In Italia si stima una perdita di e port pari a miliardi per trimestre suddivisa in miliardi per la movimentazione delle merci, miliardi per il turismo e altrettanti per il settore dei trasporti. Quali le prospettive dell’economia nel medio periodo? Abbiamo chiuso il 2019 con una doppia recessione mondiale, nel commercio e nella produzione industriale Era un effetto combinato della forte incertezza causata dalla frizione Usa Cina e dallo shock normativo nel settore automotive che ha coinvolto anc e gli altri settori della filiera principalmente grazie alle misure proattive ed espansionistiche delle banche centrali che


COVERSTORY costanti, a cui contribuiscono è stata evitata una recessione il Nord America e l’Asia Paciglobale assoluta Con l’imfico come regioni a più rapipulso monetario e lo stimolo da crescita. Il combined ratio aggiuntivo fiscale (principalnetto è migliorato di , punti mente negli Usa, in Cina e percentuali, attestandosi al meno in Europa) dal secondo , , grazie ad una crescita semestre 2019, ci si poteva migliore nell’anno passato e aspettare una buona espana un minore rapporto costi/ sione nel primo semestre premi uest’anno il risultato Ma ora c’è da frontegoperativo ha raggiunto livelli giare lo shock del Coronavirecord: milioni di euro, rus che impatta simultaneacon un aumento del , per cui Euler ermes si posiziona fra i mente sia la domanda c e l’offerta dell’economia globale principali contributori di utili del segmento P C di Allianz Ci è In che modo? dovuto principalmente ai premi più elevati e a un migliore coma domanda si riduce facendo aumentare le scorte nei magazzini nei settori c e non anno facilità di rotazione e crea una bined ratio, insieme alla crescita dei proventi dagli investimenti , il coefficiente olvenc II del gruppo Eupressione al ribasso sui prezzi delle commodities occa anc e correnti A fine ler ermes si attesta al , in crescita di punti rispetto alla la domanda di servizi come i trasporti e il turismo Anc e l’offine del ferta a un impatto negativo sulla produzione industriale a causa del rallentamento degli scambi commerciali e l’interruzio- Quale la previsione per il 2020? ne delle catene di approvvigionamento in settori dove la Cina Questi ottimi risultati dimostrano come Euler Hermes, in Confidence incide maggiormente Il commercio mondiale perderà quindi meno di due anni, abbia tradotto la strategia to be bold in risultati finanziari record, mentre la digitalizza, punti percentuali di crescita a seguito del Coronavirus non zione e l’innovazione annunciata nell’ambito della strategia di generando l’attesa accelerazione: il volume globale degli scamtrasformazione si concretizza secondo le previsioni a nostra bi crescerà infatti solo dell’ , Al tempo stesso la recessione nel settore manifatturiero globale continuerà per tutto il primo strategia poi basata sulla diversificazione in termini di prosemestre del 2020. Per la crescita del Pil mondiale abbiamo ri- dotti e aree geografic e sta dando i suoi frutti: per il secondo anno consecutivo, Euler Hermes ha raggiunto il più alto livello visto la nostra previsione al + 2,3%. Che tipo di azioni state progettando e intraprendendo per di nuovi contratti della sua storia, con un eccellente tasso di fidelizzazione al Inoltre Euler ermes per il terzo anno supportare le imprese? consecutivo è stato scelto come miglior brand del settore dalIn questo particolare momento le azioni a supporto del monle imprese c e utilizzano l’assicurazione del credito Ci sono do imprenditoriale vanno in due differenti direzioni a prima degli ottimi presupposti per fare bene anc e nel grazie a più carattere di sostegno all’economia nazionale attraverso anc e alle numerose innovazioni provenienti dal Data ab di l’applicazione di misure c e possano concretamente aiutare Euler ermes c e sta lavorando sulla predittività e probabilità la ripartenza del Made in Ital a seconda va a migliorare la competitività del tessuto aziendale dotandolo di servizi e tool di default oltre c e ai nuovi tool di Artificial Intelligence c e che possano sostenere la crescita nel medio lungo periodo e in miglioreranno il livello di interazione con il cliente e la relativa modo sano ’emergenza c e sta vivendo il Paese e tutto il tessu- fase di prospecting. to imprenditoriale è ancora difficilmente quantificabile ma come sempre, da quasi un secolo, faremo la nostra parte ascolMILIARDI DI DOLLARI DI EXPORT PERSI NEL 1° TRIMESSTRE A CAUSA tando le esigenze delle aziende c e doDEL CORONAVIRUS IN CINA, ITALIA, RESTO D’EUROPA, MONDO vranno ripartire ancora più forti di prima Al leader è ric iesto di fare cultura SERVIZI DI e innovare il mercato. Euler Hermes ItaTOTALE BENI VIAGGI TRASPORTO lia, dal a oggi, svolge queste attività con la consapevolezza di contribuire allo Perdite esportazioni globali sviluppo della competitività del istema 190 10 72 108 in CINA Italia guardando alle sfide future con rinnovata positività grazie al suo no o Perdite unico nel mercato. esportazioni globali 21 6 6 9 in ITALIA Avete da poco reso noti i risultati finanziari 2019, molto lusinghieri. Perdite esportazioni globali In un contesto di crescita globale lenta, 108 17 47 44 nel resto d’EUROPA Euler Hermes ha avuto una performance molto positiva nel : tutte le regioni Perdite e le linee di business sono in crescita. I 320 32 125 161 esportazioni MONDO ricavi hanno raggiunto 2.913 milioni di TOTALI euro, in rialzo del a tassi di cambio FONTE: INTERNATIONAL TRADE CENTER, EULER HERMES, ALLIANZ RESEARCH

«STIAMO REALIZZANDO SERVIZI E TOOL PER SOSTENERE LE IMPRESE IN MODO SANO»

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PARLA L’ECONOMISTA GIOVANNI AJASSA

«È L’ORA DI SOSTENERE I REDDITI LA RICCHEZZA ITALIANA È GIÀ CALATA» di Sergio Luciano

BCE E COMMISSIONE EUROPEA SI SONO MOSSE NELLA DIREZIONE GIUSTA. AI GOVERNI SPETTA FAR ARRIVARE LE RISORSE A TUTTI

Giovanni Ajassa, l’economista che guida l’ufficio studi della Bnl

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ottor Ajassa, ma avrebbe mai immaginato una crisi come questa che stiamo vivendo? Le rispondo citando Kenneth Rogoff di Harvard: non è una crisi come altre, è un’invasione degli alieni. Siamo in guerra. La priorità ora? Affrontare la crisi sanitaria, agire come in guerra: comando e controllo, costruire ospedali, riconvertire l’industria, sostenere i settori più colpiti. Peraltro le epidemie non durano per sempre. Ma la nuova pandemia può costare un prezzo elevato in termini di vita individuale e di ricchezza collettiva. E l’Italia? L’Italia pagherà questo prezzo, facendo del suo meglio per mitigare la perdita. Aggiornare le previsioni economiche è piuttosto difficile in questa fase probabile c e si verific ino cadute dell’ordine di punti percentuali del Pil. Prima di pensare alla ricostruzione l’Italia deve vincere la guerra contro il virus con la disciplina collettiva, investimenti massicci nella sanità, sostegno pubblico ai settori in crisi, rapida riconversione delle filiere industriali, difesa delle infrastrutture critic e, cambiamento di mentalità individuale e sociale. Nel mondo del post-virus niente dovrebbe essere più come prima 24

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E che devono fare le banche? Per contrastare gli effetti del virus sull’economia sono state già avviate dalle banc e una serie di decisioni immediate c e mitigano i contraccolpi sulla liquidità delle imprese e delle famiglie europee. Importanti anche gli interventi della Bce per garantire il proseguimento della trasmissione del credito da parte delle banc e Ma, oltre a pensare a cosa le banc e sono c iamate a fare per l’economia, sarà importante che anche l’apparato regolamentare a carico delle banc e venga adattato per gestire l’eccezionalità dei tempi. Alcuni primi passi sono già stati intrapresi . E invece parlando di intervento pubblico a sostegno della ripresa, lei cosa ne pensa? Politica monetaria o “elicopter money”? Il mondo - e in prima linea l’Italia - rischia una crisi epocale che può paralizzare per sei mesi la domanda interna e l’export. Che senso ha agevolare il credito, se nessuno sa più cosa farsene? Non sarebbe stavolta necessaria una fase di assistenza massiva ai redditi e ai conti delle imprese? Sono pienamente d’accordo. Non rischiamo una crisi epocale. Ci siamo già iamo a un tornante della storia globale c e oggi non si esita a confrontare a un conflitto mondiale Un conflitto non tra umani, bens , come a efficacemente affermato ogoff, come una guerra tra umani e alieni, ovvero tra comunità sociali prima c e economic e con un flagello sanitario c e a paralleli solo nell’influenza spagnola esattamente di un secolo fa Capisce bene c e, se questo senso delle cose è condiviso, la portata economica della guerra al virus non potrà essere risolta con interventi economici buoni per tempi di pace ia dal lato della politica monetaria, sia di quella fiscale Mi sembra c e, magari dopo qualc e iniziale titubanza, questo concetto sia stato ben compreso. Penso alla Bce, con il piano anti-pandemia (Pepp) di acquisti per miliardi di euro sino alla fine del Penso alla decisione della presidenza della Commissione Europea di sospendere il Patto per la stabilità e la crescita A livello na-


COVERSTORY

IL NOBEL DANIEL KAHNEMAN

zionale la sfida è tradurre queste e altre “macro-decisioni” in milioni di “micro-interventi” che realizzino nel concreto un supporto mensile ai redditi delle famiglie. Io penso c e questo dovrebbe essere fatto in primo luogo sostenendo le imprese, a partire dalle nostre pmi che sono la portante del Paese e c e dovrebbero essere messe in condizioni di sopravvivere. Già, ma tutto questo costituisce pur sempre una sorta di violazione di un tabù. Il tabù del debito pubblico, l’incubo dei tedeschi. Un tabù che però per esempio in Giappone raggiunge addirittura il 250% del Pil eppure se ne sta lì, innocuo, a interpellare il buonsenso di tutti e a farci riflettere se non sia possibile, per una simile emergenza, sfatarlo! Credo c e la pandemia abbia già oggi fatto saltare consolidati pregiudizi. Da un conflitto mondiale si esce sempre con debiti pubblici cresciuti Ce lo insegna la storia. Non credo che questo possa essere considerato un problema considerata la posta che è in gioco, che è la vita di milioni di europei. Attraverso un costo altissimo, la pandemia ci insegna che nessuno è isolato a questo Mondo. Adesso pensiamo a vincere la guerra. Dopo verranno i “piani Mars all Magari con il contributo di un Mes che venga corretto per essere un fondo “salva-Europa” prima che “salva-Stati”. L’economia comportamentale ha segnato gli ultimi successi al Nobel. Come declinarla in un Paese reattivo e positivo come il nostro, ma oggi annichilito dal dramma del virus? un giusto rilievo Io credo c e oggi, sul fronte interno, Kahnemann conti quanto Keynes. Intendo dire che, insieme al sostegno ai redditi che vengono meno, conta il supporto psicologico alle persone, e

anche alle persone titolari di investimenti finanziari Per non perdere la fiducia Per continuare a dialogare, in questi tempi al telefono o via skype, con un rete di professionisti ai quali è più che mai chiesto di offrire una consulenza “olistica” che dia conto di quello che sta accadendo, ma che sappia anche provare a guardare oltre. uanto ci si pu ancora fidare della riserva costituita dalla famosa “ricchezza degli italiani”, in verità molto sacrificata da tre recessioni in fila? Il suo è un quesito importante. Avere oggi , trilioni di euro di attività finanziarie lorde fornisce ancora una volta a sessanta milioni di italiani un’arma importantissima per andare avanti nei mesi della guerra al virus. Si tratta di risorse preziose, alle quali abbiamo attinto e c e anno per , come diceva lei, risentito del peso delle tre recessioni subite dall’Italia dal a oggi: tant’è c e, una volta tolte inflazione e debiti, la ricc ezza degli italiani è calata di un dieci per cento. Ma rimane alta e sufficiente. A patto di rispettarla. E di rispettare quelle generazioni di nonni e di padri che tale ricchezza hanno accumulato con tanti sacrifici. Nonne e nonni, madri e padri che oggi sono il target “fragile” della pandemia e che sta a noi tutti difendere. Col senno di poi, questa storia insegna che ci sono stati degli errori nella globalizzazione? Penso certamente di s Ma per parlarne direi di darci appuntamento al futuro. Ora, tutti insieme, dobbiamo combattere e vincere una guerra.

IL PROFESSOR KENNETH ROGOFF DI HARVARD

JOHN MAYNARD KEYNES CON LA MOGLIE

La ricchezza finanziaria netta delle famiglie (al netto dei debiti; dati in mld ai prezzi del 2015)

5.000 4.500

-10%

4.000 3.500

+56%

+44%

3.000 2.500 2.000 1.500

2.938

4.221

2.831

4.419

3.671

3.312

2007Q3

2019Q3

2007Q3

2019Q3

2007Q3

2019Q3

1.000 500 0 Germania

Francia

Italia

FONTE: SERVIZIO STUDI BNL SU DATI EUROSTAT

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L’ECONOMIA SI APPELLA ALLA POLITICA

CONTRO LA GRANDE DEPRESSIONE GLI STATI DEVONO MOBILITARSI di Jean Ergas*

«I

ndubbiamente: il mondo è in crisi! Stiamo assistendo, qui sul pianeta Terra, a una versione rivista e aggiornata de “La guerra dei mondi”, con tutti i Paesi, indipendentemente dalla loro posizione, che si trovano ad affrontare una crisi prima di tutto esistenziale - con potenziali forti conseguenze su diversi piani - e solo in secondo luogo è sanitaria ed economico finanziaria Vediamo davanti a noi “il rischio di eventi indominabili” scritto nel futuro in lettere maiuscole, mentre la “ricchezza dell’Occidente” – una stella fissa indiscutibile nel nostro immaginario collettivo - si confronta con il ricordo raccapricciante dello spettro delle pandemie del 19° secolo e dell’inizio del secolo Non stiamo assistendo quindi a una sola crisi, ma a diverse crisi l’una nell’altra, una Matrijoska di crisi, ognuna con la capacità di alterare drasticamente gli equilibri esistenti, evidentemente fragili e fragilissimi, e nel giro di pochi mesi ridisegnare il mondo cos come lo abbiamo finora conosciuto! Indubbiamente la pandemia è stato il fattore scatenante di una serie di rischi latenti, di cui non si aveva coscienza o non se ne voleva avere Un rischio da Terzo Mondo che investe all’improvviso i Paesi del Primo Mondo Dunque la morte simultanea e inevitabile di un numero enorme di persone a causa di una malattia teoricamente leggera eppure omicida Sul piano economico siamo senza dubbio davanti alla più grande sfida globale dalla Seconda Guerra Mondiale e economie avanzate scoprono c e il Pil non è sinonimo di immunità 26

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È IL “FALLIMENTO” DEL MERCATO CREDITIZIO. E SI STA“NAZIONALIZZANDO” IL MERCATO DEL CREDITO

Jean Ergas è chief economist di Tigress Financial Partners

Per la società civile e per l’economia stiamo assistendo a un impatto accelerato di tutto questo ’economia peggiora e la società civile corre nuovi risc i Anc e culturali o addirittura cognitivi i sta passando dalla concezione dello stato di emergenza” come situazione eccezionale e dunque transitoria a uno stato di emergenza come nuova normalità Stiamo vedendo le grandi potenze mondiali assumere atteggiamenti da “tempo di guerra” in un tempo che resta pur sempre un tempo di pace, inteso nel senso tradizionale del termine E allora diventa obbligatorio c iedersi: il virus pu diventare il pretesto per una democrazia modificata ? Questo periodo potrebbe costituire un pericoloso precedente? In realtà un altro precedente purtroppo simile è poco dietro di noi nel tempo, e questo ci fa vedere il rischio di con-


COVERSTORY traccolpi politici Penso alla fase della rande Depressione, che fu un fattore scatenante per il discredito della democrazia come sistema ottimale di governo e rappresentò un booster per l’ascesa del nazifascismo Perc in fasi come queste, “controlli e contrappesi” tipici dell’ordine liberale finiscono con l’essere visti come inopportuni vincoli c e impediscono l’emanazione e l’attuazione delle misure ritenute necessarie a risolvere i problemi Ma la storia ci insegna com’è andata a finire Sul piano geopolitico vediamo inoltre l’epidemia come un fattore di distorsione e ridefinizione delle alleanze esistenti, capace di favorire o indurre un crescente numero di alleanze nuove e diverse In questo senso la crisi di oggi è glocal a una causa globale, una globale affinità, ma le soluzioni possibili sembrano essere locali, e questa distopia sta iniziando a essere considerata normale Per questo, in questo contesto, stiamo iniziando a constatare che il termine protezionismo assume un nuovo significato Una domanda s’impone: siamo ancora tutti sulla stessa lung ezza d’onda? Una forma di governo fortemente centralizzato e autoritario è preferibile? Il problema è quello della mancanza di una risposta concertata all’ uragano E dunque riteniamo di vedere con chiarezza la distinzione tra governo centralizzato, governo decentrato e struttura federale Ebbene la struttura di governo centralizzato sembra starsi dimostrando, anche all’interno delle democrazie, quella più veloce ed efficace Stiamo assistendo a crescenti limitazioni alla mobilità personale e dunque alla libertà personale: per quanto tempo potranno essere mantenute? Stiamo vedendo ora Paesi emergenti, come l’India, ricorrere a misure estreme Un Paese come l’India in via di sviluppo, democratico e decentralizzato, con un miliardo e 300 milioni di abitanti, sarà la definitiva polveriera dei vecc i sistemi? Ancora: si parla ormai di economia di guerra E si discute sulle possibilità, la sostenibilità e l’utilità dell’intervento dello tato Ma anche in questo caso le circostanze ci impongono una ridefinizione delle formule e del pensiero tradizionale A proposito dell’intervento dello tato, è c iaro c e stiamo assistendo alla riproposizione di rimedi ciclici per un’evenienza c e è aciclica Infatti questa pandemia non è una recessione Non è un evento contemplato tra quelli c e possono far parte del classico ciclo economico Il ciclo economico quando crea un problema lo risolve da solo E in s anc e un’epidemia si risolve da sola Invece oggi noi siamo davvero in una fase di economia di guerra, dalla durata indefinibile Una fase in cui lo tato, proprio come durante una guerra, è l’arbitro ultimo di tutte le decisioni economic e c iave i consideri, a questo proposito la chiusura di interi comparti economici e settori specifici Quindi la vera questione non riguarda la difesa del Pil ma la

sopravvivenza stessa dei sistemi Stiamo assistendo all’elaborazione di diversi piani di salvataggio presentati da parte dei vari governi, il cui obiettivo non è la crescita ma è quello di “tenere le luci accese” in un’economia c e si è bloccata, all’improvviso Vediamo l’obiettivo chiave come l’utilizzo dello Stato e delle banche centrali come nastri trasportatori per la liquidità! A oggi possiamo dire ( marzo, n.d.r.) che quella che sta nascendo non è una classica “politica keynesiana” da manuale, non è finalizzata alla creazione o al sostegno della domanda, questa è la vera e propria creazione di un’economia parallela! In questo contesto stiamo vedendo le banche centrali in tutto il mondo eliminare tutti i limiti tradizionali su due attività essenziali: 1) l’iniezione di liquidità attraverso veicoli convenzionali; 2) la disponibilità a sostituirsi al capitale privato nel mercato della finanza aziendale E dunque stiamo vedendo le banc e centrali assumere una duplice natura,

LE BANCHE CENTRALI DI TUTTI I PAESI DEL MONDO SI STANNO SOSTITUENDO AI PRIVATI NELLA FINANZA AZIENDALE dove svolgono contemporaneamente un duplice e incestuoso ruolo di prestatori di denaro e investitori di ultima istanza Dunque, stiamo assistendo a un fallimento del mercato” nel sistema creditizio tiamo assistendo alla nazionalizzazione dei mercati del credito Un fenomeno questo s epocale E vediamo i mercati del credito come la metrica chiave per valutare quanto profondo e grave sia l’impatto della crisi sulla realtà! *Chief Economist Tigress Financial Partners aprile 2020

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INTERVISTA A LORENZO ALFIERI

“MISSION POSSIBLE”, L’INVESTITORE VA ORIENTATO SUL LUNGO TERMINE di Marco Muffato

«IN QUESTA FASE DI VOLATILITÀ MOLTO ALTA BISOGNA COSTRUIRE PORTAFOGLI SENZA ANSIE DI BREVE PERIODO»

U

na intervista a tutto campo con orenzo Alfieri, uno dei personaggi chiave del risparmio gestito in Italia per ruolo e acutezza di visione. Country head di J.P. Morgan Asset Management per l’Italia dal , è anc e vice presidente del consiglio di amministrazione di Assogestioni Investire a c iesto ad Alfieri di spiegare la vision di J.P. Morgan AM su quanto sta accadendo sui mercati e nel mondo degli investimenti finanziari dopo gli sconquassi generati dal Covid-19. Gli spunti forniti dall’intervistato sono suggerimenti preziosi da seguire per gli operatori della consulenza finanziaria e i loro clienti in un momento di mercato dove il risc io di perdere la bussola è purtroppo elevato Alfieri, l’epidemia di Coronavirus su scala globale tra le tante conseguenze negative ha determinato una grave e profonda volatilità sui mercati finanziari che sta rendendo davvero difficile la vita di gestori e consulenti finanziari. Mai come in questo momento produttori e distributori devono fare fronte comune per salvare il risparmio degli italiani, non le pare? Concordo e faccio una premessa: anche sull’onda della regolamentazione imposta dalla Mifid negli ultimi anni i rapporti tra produttori e distributori si sono consolidati sulla base di una serie di elementi quali per esempio la maggiore trasparenza dei costi e degli stessi prodotti e una spiccata comune vicinanza nel rapportarsi all’investitore finale Conseguenza, in una fase come l’attuale c e a esasperato tutte le dinamic e con una volatilità dei prezzi, delle asset class e una incertezza sugli orizzonti d’investimento senza precedenti, i produttori e i distributori devono metter a fattor comune la loro esperienza per consentire all’investitore finale di 28

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Nella foto Lorenzo Alfieri, country head di J.P. Morgan Asset Management

avvicinarsi ai mercati attraverso una pianificazione finanziaria c e si stacc i dalle ansie del momento e si orienti con decisione al medio e lungo termine. A proposito di volatilità, un gestore di grande nome come J.P. Morgan AM come la sta affrontando? Attraverso quali scelte? Un mercato volatile è di difficile lettura pure per noi operatori, rappresenta un termometro di una fase di incertezza a cui rispondiamo guardando con grande attenzione alla qualità degli investimenti,


COVERSTORY alle aziende più virtuose, ai Paesi con una situazione economico finanziaria stabile e solida E soprattutto, non mi stanco di ripeterlo, suggerendo investimenti dall’orizzonte temporale più lungo. Bisogna superare questa fase di volatilità molto alta costruendo portafogli non condizionati dalle ansie del breve termine. Le chiedo di mettere sul piatto idee forti come terapia all’estrema incertezza del periodo… ono sincero, idee forti in un momento cos fluido e complesso non ci sono e non ne vedo in giro. Detto questo non voglio eludere la sua domanda: osservando le dinamiche che si stanno delineando in questo momento preferiamo, nell’area dell’obbligazionario, allungare la duration e poi puntare su aziende investment grade sia negli Usa c e in Europa, su imprese di qualità nell’area medium-small sia europea c e statunitense, e su alcuni Paesi dei mercati emergenti sia per il debito c e per l’azionario Infine guardiamo con maggiore tranquillità ai mercati asiatici e alla Cina rispetto agli ultimi mesi. I settori da evitare e quelli su cui scommettere invece a suo giudizio? In questa fase bisogna evitare una serie di settori che sono e potranno essere sicuramente penalizzati dalla pandemia: il turismo per esempio rischia di essere seriamente danneggiato. Altri settori invece hanno dimostrato e dimostrano a maggior ragione adesso di avere potenzialità per esprimersi bene in un’ottica di medio e lungo termine: mi riferisco ai settori della innovazione tecnologica e dell’health care in particolare. Il biotech poi è un tema c e proprio per le angustie del momento sembra rappresentare una opportunità d’investimento sia sul breve che sul medio e lungo termine. Parliamo di Europa e della spada di Damocle della recessione… A livello europeo la dinamica che deriva da questa crisi al momento sembra inficiare almeno due trimestri, cioè il secondo e il terzo, con la possibilità di un rimbalzo per il quarto trimestre. Quindi sposiamo in questo momento uno scenario non di profonda recessione ma di momentanea seppur seria difficoltà …E arriviamo alle banche centrali, chi si è mossa meglio la Fed o la Bce of-

J.P. MORGAN AM, 150 ANNI DA PROTAGONISTA

J

.P. Morgan Asset Management è la divisione di gestione del risparmio di JPMorgan Chase & Co. Con i suoi oltre 1.900 miliardi di dollari di patrimonio in gestione (fonte J.P. Morgan asset management, dati al 31 dicembre 2019), vanta una tradizione di oltre centocinquanta anni da protagonista nei mercati finanziari. Nel corso del tempo J.P. Morgan Asset Management è riuscita a essere un’azienda innovatrice e pioniera, con una

crescita costante e una presenza che si è via via consolidata in tutti i continenti. In Italia è tra i maggiori gestori esteri con un patrimonio in gestione di 45,6 miliardi di euro (la fonte è Assogestioni e il dato è relativo al 31 dicembre 2019) e offre un’ampia gamma di fondi comuni d’investimento che spaziano dall’obbligazionario europeo, statunitense e dei mercati emergenti e dall’azionario tradizionale ai fondi specializzati, bilanciati e flessibili.

frendo ossigeno – tanta tanta liquidità - al sistema? È interessante notare come la Fed abbia agito in modo molto tempestivo non attendendo il possibile aggravarsi della crisi sanitaria. Ha agito su vari fronti proprio per salvaguardare i rischi di credito societario Nella crisi precedente, quella del biennio , la ed era intervenuta per salvaguardare il sistema bancario in piena crisi subprime, mentre in questo caso è intervenuta per garantire la liquidità necessaria al sistema corporate americano. Allo stato attuale quella della Fed non può che essere valutata come una misura molto importante e di dimensioni significative Per quanto riguarda la Bce, sembra aver intrapreso un approccio graduale nei confronti delle necessità del sistema finanziario europeo, non tirandosi indietro nell’immettere massicce dosi di liquidità. Siamo convinti che la Bce interverrà ancora se la crisi dovesse continuare. Oro e petrolio, sono temi d’investimento di tradizionale interesse. E nel vostro caso? Come investitori di medio e lungo termine sulle commodities e per quanto attiene sia il petrolio che l’oro utilizziamo nel primo caso le società che fanno estrazione del greggio e nel secondo caso le società minerarie. La volatilità che sta caratterizzando le materie prime in questo periodo ci conferma che prendere posizione attraverso le migliori aziende che lavorano nel comparto sia la scelta migliore. Diciamolo chiaramente, soprattutto in frangenti come questi, il fai-da-te ai risparmiatori è assolutamente da sconsigliare… Proprio così. L’attuale alta volatilità e le incertezze dei mercati finanziari, la difficoltà nel trovare il corretto timing in un sistema così complesso non fanno altro che confermare che ora più c e mai è necessario in primo luogo il supporto di professionisti per una corretta pianificazione finanziaria e in secondo luogo investire in strumenti come i fondi d’investimento che per loro caratteristica sono molto diversificati ed estremamente liquidi e trasparenti re caratteristic e fondamentali c e nel difficile contesto attuale possono premiare l’investitore finale aprile 2020

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BANCHE & ECONOMIA REALE

UN PUNTO DI PIL DI CREDITO AGEVOLE È IL BAZOOKA DI INTESA SAN PAOLO di Angelo Curiosi

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er sopravvivere all’emergenza Coronavirus le aziende hanno bisogno di ossigeno, leggi liquidità, subito. Intesa Sanpaolo lo sa e agisce di conseguenza, mettendo a disposizione delle imprese italiane di piccole e medie dimensioni 15 miliardi di euro attraverso misure straordinarie dedicate. L’obiettivo è quello di sostenere le imprese italiane nel fronteggiare l’emergenza globale, garantire continuità e produttività, porre le basi per il rilancio. Il primo gruppo bancario italiano vuole far sentire il proprio peso nel momento peggiore per il Paese dal secondo dopoguerra, così da affiancare le imprese di tutti i settori economici, fornendo la liquidità necessaria per superare la fase di crisi. Le misure in particolare sono finalizzate a consentire alle aziende di far fronte ai pagamenti, nonostante la progressiva riduzione o addirittura assenza di fatturato, e a tutelare così l’occupazione. «In questa fase di estrema emergenza, abbiamo il dovere di impegnare ogni risorsa, per dare il massimo sostegno alle imprese italiane e consentire loro, superate le difficoltà contingenti, di ripartire il prima possibile» afferma Carlo Messina, ceo di Intesa Sanpaolo. «Mettiamo in campo un ammontare significativo di risorse, pari quasi a un punto di Pil. Possiamo farlo perché Intesa Sanpaolo ha le dimensioni, la solidità e una presenza capillare tali da consentire interventi di dimensioni straordinarie in tutti i territori del Paese, dando supporto a tutte le imprese. Le direzioni regionali grazie alla professionalità delle nostre persone e all’ampia delega di cui dispongono nell’erogazione di credito assicureranno al meglio l’efficacia dell’inter30

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IL PRINCIPALE GRUPPO CREDITIZIO NAZIONALE SI È MOSSO CON FORZA PER FARE ALLE IMPRESE IN CRISI UNA TRASFUSIONE DI LIQUIDITÀ

Carlo Messina, amministratore delegato di Intesa Sanpaolo

vento». Intesa Sanpaolo mette a disposizione due misure, alternative o cumulabili, per un importo complessivo di 15 miliardi di euro. Da un lato infatti si prevede un plafond di 5 miliardi di euro, per nuove linee di credito aggiuntive rispetto a quelle preesistenti, della durata di 18 mesi meno un giorno, di cui 6 di pre-ammortamento, con condizioni favorevoli, a partire dalle spese di istruttoria. Tali linee possono essere concesse a clienti e non clienti che al momento non beneficiano di linee di credito disponibili. L’iniziativa si completa con la messa a disposizione di 10 miliardi di euro di liquidità per i clienti Intesa Sanpaolo, grazie a linee di credito già deliberate a loro favore e ora messe a disposizione per finalità ampie e flessibili, quali la gestione dei pagamenti urgenti. «Il nostro obiettivo» aggiunge Messina, «è salvaguardare il valore del Made in Ital , l’eccellenza delle filiere produttive, la forza del nostro export. Siamo convinti che le capacità e la resilienza degli imprenditori italiani consentiranno al nostro sistema produttivo di recuperare rapidamente terreno e di riposizionarsi in maniera vincente nello scenario che emergerà dalla crisi». La nuova iniziativa di Intesa Sanpaolo si aggiunge alla moratoria annunciata il 24 febbraio, che prevedeva la possibilità di ric iedere la sospensione per mesi delle rate dei finan-


COVERSTORY ziamenti in essere, per la sola quota capitale o per l’intera rata, per tutte le famiglie residenti e per tutte le aziende con sede operativa nei comuni oggetto di ordinanza. Una sospensione eventualmente prorogabile per altri 3 o 6 mesi in funzione della durata dell’emergenza. Il provvedimento era esteso anche alle aziende presenti sul territorio nazionale che dovessero subire riduzioni dell’attività per effetto delle limitazioni agli scambi commerciali e di fornitura, nonché a favore di privati qualora il datore di lavoro, trovatosi in difficoltà a causa di questa emergenza, non potesse ricorrere ai benefici degli ammortizzatori sociali «Intesa Sanpaolo si è immediatamente attivata in soccorso di tutti coloro che stanno subendo danni, diretti e indiretti, per il diffondersi del Coronavirus» dice Stefano Barrese, responsabile della divisione Banca dei Territori di Intesa Sanpaolo, «Anche in questa occasione la Banca ha dimostrato di essere tempestivamente vicina alle famiglie e alle imprese italiane con provvedimenti di sostegno nelle situazioni di difficoltà» e operazioni di finanziamento, cos come quelle di sospensione di finanziamenti, mutui e prestiti personali, possono essere richieste - in via transitoria - anche a distanza, tramite un processo di scambio di informazioni e documenti direttamente tra il cliente ed il gestore - un processo c e si applica solo alla clientela conosciuta e verificati i consensi relativi alla privacy. Intesa Sanpaolo ha infatti attivato un processo transitorio finalizzato a contenere il più possibile i momenti di contatto e incontro tra clienti – privati e imprese - e gestori. Le limitazioni di movimento per le persone in questa fase di emergenza, insieme alle situazioni personali di salute o la necessità di limitare qualsiasi contatto fisico non necessario, devono portare a considerare l’impossibilità del cliente di effettuare un incontro fisico con il proprio gestore di riferimento. Per ovviare a questa criticità il gruppo bancario ha messo a disposizione della propria clientela una nuova modalità di gestione della richiesta. Lo scambio degli originali potrà avvenire attraverso l’invio per posta o corriere. «Si

VARATE DUE MISURE PER COMPLESSIVI 15 MILIARDI DI EURO DI FINANZIAMENTI tratta di una ulteriore soluzione che vogliamo offrire ai nostri clienti che intendono richiedere la sospensione di un finanziamento e c e non possano o non vogliono recarsi personalmente in filiale» spiega Barrese « razie alla collaborazione delle nostre persone ed agli strumenti tecnologici a disposizione, il nostro gruppo vuole rassicurare e garantire, proprio in fase di emergenza, la tutela e il servizio ai propri clienti e al personale». In questa fase di emergenza, la disponibilità di servizi a distanza per i clienti Intesa Sanpaolo è allargata anche ad altri tipi di operatività bancaria. Per verificare se l’attività di proprio interesse possa essere svolta anche tramite il servizio a distanza, e per accedere a una filiale esclusivamente su appuntamento per le sole operazioni indifferibili e non altrimenti eseguibili, è possibile contattare il proprio gestore o la filiale online al numero

LA BANCA DONA CENTO MILIONI DI EURO PER FAR FRONTE ALL’EMERGENZA SANITARIA

«L’

Italia si è trovata improvvisamente a far fronte a un’emergenza sanitaria senza precedenti e deve rafforzare rapidamente e in maniera significativa i presidi medici sul territorio. È questo l’obiettivo al quale Intesa Sanpaolo vuole concorrere con la donazione di 100 milioni di euro, mettendo a disposizione la nostra solidità economica. Vogliamo confermare così quella che è sempre stata la nostra vocazione: rappresentare un elemento di forza per le comunità di cui siamo parte e quindi per il sistema Italia. Questa sfida presenta l’opportunità per il nostro Paese di tirar fuori il meglio di sé; i medici e gli operatori sanitari stanno reagendo con comportamenti oggetto di plauso da parte di autorità internazionali e necessitano di tutto

il nostro supporto. Sono convinto che, superata questa emergenza, l’Italia saprà ripartire con nuove energie e maggiore consapevolezza del ruolo che può giocare a livello globale». Lo ha affermato Carlo Messina, consigliere delegato di Intesa Sanpaolo, commentando la donazione di 100 milioni di euro destinati a sostenere prioritarie attività finalizzate a far fronte all’emergenza sanitaria. A questo scopo ha siglato un protocollo di collaborazione con il dipartimento della Protezione Civile presso la presidenza del Consiglio dei ministri e con il commissario straordinario per il contenimento e il contrasto dell’emergenza epidemiologica Covid-19. L’obiettivo primario è di contribuire all’incremento di 2.500 nuovi posti letto di terapia intensiva.

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OUTLOOK / FRANKLIN TEMPLETON

LA CINA BATTE IL VIRUS ECONOMIA SOTTO OSSERVAZIONE di Manraj Sekhon*

ECCO LE IMPLICAZIONI DELLA VOLATILITÀ SUGLI INVESTIMENTI NEL PAESE DEL DRAGONE

C

on la trasformazione del Coronavirus da epidemia incentrata sulla Cina a pandemia globale abbiamo assistito a un profondo sconvolgimento dei sistemi sanitari, del comportamento dei consumatori, dell’attività economica e dei mercati a livello globale. Alcune delle economie asiatiche più piccole, trainate dai flussi, sono probabilmente già piombate in una recessione di breve periodo. Per quanto attiene la Cina, le azioni aggressive intraprese dal governo sono ormai riuscite in larga parte a contenere il virus nella regione. Tuttavia non si possono escludere del tutto inversioni di tendenza verso una risalita dei contagi. Dati alternativi ad alta frequenza provenienti da molteplici fonti suggeriscono però che i livelli di produzione hanno recuperato oltre il 60%, come conferma il nostro dialogo costante con le aziende, seppur in modo differenziato a seconda del settore e della regione. Il sostegno politico in Cina si è riproposto con l’obiettivo di ridurre l’impatto sul sistema finanziario u base relativa il mercato azionario cinese ha dimostrato una notevole capacità di tenuta durante tutta la crisi, con un calo dell’indice Msci China dell’8% circa, dal robusto picco del 19 febbraio al minimo del 9 marzo scorso. Notiamo con interesse che i lanci di febbraio di nuovi fondi azionari hanno continuato a registrare una domanda molto forte dagli investitori, arrivando quasi a esaurire l’offerta in un paio di giorni e raccogliendo circa 15 miliardi di dollari nel corso del mese. Il nostro pensiero è ora più focalizzato sulle implicazioni a lungo termine della crisi e su ci c e potrebbe significare per l’economia e le aziende che seguiamo, ossia: • L’impatto sulle catene di fornitura di tecnologie vitali, cure sanitarie e prodotti industriali, e la maggiore disponibilità dei clienti finali e delle aziende a pagare di più per garantire maggiormente le forniture probabile c e si verific i dal prossimo anno in avanti. 32

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• La gravità e la durata della distruzione della domanda in Occidente. A breve termine è probabile MANRAJ SEKHON che assisteremo a uno s oc deflazionistico. Dal punto di vista economico è fondamentale che il sistema finanziario non sia sottoposto a eccessive tensioni • Complessivamente, avendo affrontato questa crisi con un approccio molto accomodante in termini sia di politica monetaria c e di politica fiscale, gli ulteriori stimoli divenuti necessari espongono al rischio di effetti indesiderati ora che gli squilibri seguiti alla crisi finanziaria globale sono amplificati • Per quanto riguarda i mercati azionari è anche probabile che un rallentamento dell’economia globale unito a tassi di interesse più bassi possa sostenere ancor più i titoli “growth” rispetto a quelli “value”, in quanto gli investitori premiano la visibilità a lungo termine. • e aziende c e potrebbero beneficiare di eventuali cambiamenti comportamentali permanenti nella società, per effetto di una maggiore adozione della tecnologia attraverso per esempio un aumento del commercio elettronico, l’e-learning, il cloud computing. I nostri team a Hong Kong e in Cina hanno tenuto più di 500 incontri e teleconferenze con aziende e specialisti del settore dall’inizio dell’epidemia. Abbiamo elaborato un modello del calo degli utili del 25-75% nel 2020 e riteniamo che l’impatto sul valore intrinseco a livello di portafoglio sia molto limitato. ueste valutazioni ci portano ad avere fiducia nel nostro posizionamento complessivo di portafoglio, nonostante la recente volatilità del mercato. *Franklin Templeton Emerging Markets Equity Cio


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CORONAVIRUS & RISPARMIO GESTITO

PICCHI DI VOLATILITÀ? NIENTE PAURA CON GLI AIR-BAG di Marco Muffato

L’

impennata della volatilità tornata ai picchi dei tempi del crack Lehman Brothers spinge sull’ottovolante le borse azionarie e verso i beni rifugio gli investitori in cerca di protezione. Come affrontare una volatilità così importante. Banca Generali, attraverso il suo vice direttore generale Andrea Ragaini, lo spiega a Investire.

ANDREA RAGAINI, VICE DG DI BANCA GENERALI, SPIEGA COME CAMBIANO LE STRATEGIE NELLE GESTIONI CON LA PANDEMIA

Ragaini, come state reagendo alla forte volatilità protagonista sui mercati? tela che sempre di più chiede di poter Continuiamo a credere nel valore dell’arrealizzare i propri piani di investimento chitettura aperta che porta valore nella in coerenza con le tematiche legate alla qualità e indipendenza delle strategie. Su sostenibilità, e in questa situazione comqueste due direttrici abbiamo sviluppato plessa stanno mostrando resilienza, con una nuova piattaforma lussemburghese, performance nel complesso migliori della nella sicav Lux Im, ideata partendo promedia. Abbiamo raggiunto con due anni prio dal concetto di protezione. In molte di anticipo l’obiettivo che ci eravamo dati delle strategie presenti sono stati inseriti per fine A oggi circa mila nostri degli ammortizzatori, come una sorta di clienti hanno soluzioni Esg in portafoglio Air-bag, che rendono meno traumatiche e le masse sono superiori ai , miliardi fasi di grandi picchi di volatilità dei merVede opportunità nella liquidità? cati. E i risultati si sono visti appunto in Con i tassi di interesse negativi definire ANDREA RAGAINI, VICE DG DI BANCA GENERALI questi frangenti Nello specifico si sono dila liquidità una opportunità denota un stinti i fondi Lux Im Equity Dynamic, una atteggiamento rinunciatario che non constrategia sistematica realizzata in collaborazione con Ambrosetti dividiamo e che nel lungo periodo porta alla perdita di potere Asset Management che ha proprio l’obiettivo di ridurre la corre- d’acquisto Pensiamo c e mila euro mantenuti liquidi dal lazione ai mercati al fine di limitare le perdite in caso di aumento valgono oggi meno di mila euro: e l’inflazione in questi della volatilità; e il comparto Lux Im Short Equities che allo stesso anni non è stata alta. La liquidità va quindi considerata in modo modo offre una esposizione negativa ai mercati finanziari tattico e non strutturale. Meglio valutare un utilizzo progressivo Parliamo di soluzioni tematiche per diversificare il portafo- della liquidità nel lungo periodo e con la volatilità che stiamo glio. Come vi state regolando? sperimentando lo strumento da valorizzare è il pac. Così come Abbiamo rafforzato le partnership con alcuni degli asset mana- il servizio Twin Mix, che investe in prodotti difensivi spostandosi ger più specializzati in questo campo, mi riferisco per esempio a gradualmente su strategie a maggior potenziale. Pictet per i trend di lungo periodo. Inoltre abbiamo creato delle Quali sono novità più rilevanti nella vostra gamma? partnership industriali con realtà d’eccellenza, così da orientare Abbiamo appena lanciato all’interno di Sicav Lux il comparto Lux gli investimenti e il supporto al gestore proprio in virtù di queste Im Alpha Green, una strategia long-short realizzata con Ambiencompetenze. I segmenti realizzati vedono in campo Replay per la ta sgr, grande gestore alternativo con approccio Esg. Il comparto blockchain, Solar Ventures per le energie rinnovabili, Milano In- seleziona, con approccio absolute return, società i cui business vestment Partners per il consumer tec e un Comitato scientifico sono guidati da sostenibilità ambientale relativa all’utilizzo delle con primari di fama mondiale per medtech e pharma. risorse naturali, all’efficienza energetica e alla riduzione dell’inNelle strategie Esg a che punto siete? quinamento Il beta medio è del e il gestore è messo alla proLe gestioni Esg stanno incontrando il grande favore della clien- va tutti i giorni nelle sue forti convinzioni di rialzo relativo. 34

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RETI & CORONAVIRUS

NERVI SALDI E TECNOLOGIA E SALVEREMO I RISPARMI di Rosaria Barrile

I

nvestimenti, consulenza “a distanza” grazie alle nuove tecnologie e supporto nella gestione dell’emotività. Il mondo delle reti si sta riorganizzando intorno a questi tre cardini per continuare a garantire il contatto con i risparmiatori alle prese con incertezze non solo di tipo sanitario, ma anche economico. Mentre Allianz Bank Financial Advisors per esempio ha approvato misure eccezionali per un totale di 25 milioni di euro di liquidità per sostenere la rete, Deutsche Bank Financial Advisors sta organizzando una serie di incontri in conference call, uno per ciascuna area territoriale, per condividere gli aggiornamenti sui mercati finanziari e confrontarsi sulle domande dei clienti. In Azimut, racconta Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale di Azimut Holding, la scelta è stata quella di «usare tutta la tecnologia disponibile. Da più di tre anni abbiamo introdotto la firma elettronica avanzata tramite la quale i consulenti possono far sottoscrive ai clienti moduli, contratti e disposizioni a distanza oltre ad aver attivato strumenti di comunicazione come la TV aziendale e la video call. Visto che servono misure eccezionali per affrontare il momento abbiamo definito anc e una nuova procedura operativa di urgenza». Sul fronte degli investimenti per Martini però «il momento potrebbe anche offrire occasioni di acquisto. Le performance si fanno con comportamenti contro intuitivi. Occorre farsi guidare dal proprio professionista nel mantenere l’investimento per il tempo pianificato perc nel passato, in occasione anche di altre crisi, un calo degli investimenti a breve termine è stato sempre seguito dalla tendenza al rialzo, in alcuni casi anche molto violenta. Anzi occorre agire in modo contrario aumentando le posizioni, magari in modo graduale, sul mercato azionario con una forte diver36

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L’AVER PUNTATO PER TEMPO SUL DIGITALE SI È RIVELATA UNA SCELTA FELICE PER GESTIRE L’ATTIVITÀ NELL’EMERGENZA

Nella foto sopra Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale di Azimut Holding

sificazione ribadendo c e nel contesto attuale di tassi bassi è necessario allungare il proprio orizzonte temporale. In questo senso offrono un aiuto anche le nuove soluzioni alternative legate ai private market in grado di offrire rendimenti maggiori con un premio per la loro illiquidità». Largo alla comunicazione a distanza anche per Fineco, supportata dalla piattaforma Net «Abbiamo adottato fin da subito su tutto il territorio nazionale le misure di sicurezza prima consigliate e poi imposte dai vari decreti, senza distinzione tra regioni», sottolinea Mauro Albanese, direttore commerciale Rete Pfa & Private Banking di Fineco. «Abbiamo invitato i nostri consulenti a limitare la presenza fisica nei ineco center utilizzando il più possibile gli strumenti già a disposizione. La nostra piattaforma X-Net già tempo offre supporto ai consulenti attraverso la comunicazione a distanza sviluppata completamente al nostro interno. Sul fronte degli investimenti il mantenimento di obiettivi di medio periodo può aiutare a tenere sotto controllo l’inevitabile emotività legata a turbolenze che possono essere molto intense. gni singola situazione presenta delle specificità uello c e non può cambiare è l’approccio all’investimento, quindi orizzonte temporale di medio lungo periodo, diversificazione e controllo dell’emotività. Come spesso accade in queste fasi complesse, le richieste dei clienti vanno sempre nella direzione di ridurre il rischio, riposizionandosi su asset class che vengono viste come più sicure: è importante tuttavia ricordare che disinvestire rischia di far perdere il recupero fisiologico dei mercati»


COVERSTORY

MAURO ALBANESE

MASSIMO TONCELLI

I consulenti di IWBank sono stati coinvolti in diverse call conference dedicate alle misure di prevenzione adottate dal Gruppo Ubi Banca in modo da favorire un allineamento agli standard del gruppo tra cui quelli relativi all’organizzazione degli spazi, alla gestione delle riunioni e all’utilizzo di strumenti per operare a distanza, come l’apertura di nuovi rapporti, l’emissione di raccomandazioni di investimento e la raccolta e trasmissione di ordini. «Le procedure di continuità operativa, che hanno anche comportato la massimizzazione dell’utilizzo dallo smart working per i dipendenti di sede, hanno determinato nuove forme di comunicazione con le strutture di supporto commerciale e operativo», precisa Massimo Toncelli, responsabile area risorse, organizzazione e pianificazione IWBank. «Abbiamo inoltre rilasciato nuove modalità operative tra le quali l’esecuzione di ordini di compravendita di titoli di risparmio amministrato tramite Firma Digitale Otp». La situazione contingente avrebbe tuttavia quasi paradossalmente fatto emergere spunti positivi. Per Stefano Lenti, responsabile dell’area consulenti finanziari e ealt managers di IWBank, i consulenti finanziari, infatti, costretti a limitare gli incontri fisici, avrebbero reinvestito il tempo in precedenza assorbito dagli spostamenti in maggiori contatti con i clienti, sia telefonici, sia tramite altri strumenti digitali. «Grazie alla tecnologia che abbiamo sviluppato nel corso degli anni è stato possibile per i nostri consulenti essere immediatamente reattivi sui mercati. La modalità di web collaboration ha avuto un incremento esponenziale. Per la clientela più anziana e meno evoluta sotto il profilo tecnologico, il telefono rimane invece il mezzo di comunicazione privilegiato». Per Lenti però i mercati starebbero in questo momento reagendo in maniera fortissima ma irrazionale. «A cambiare la situazione potrebbe essere un forte calo nei contagi, ma soprattutto la STEFANO LENTI scoperta del vaccino da parte di una com-

pagnia farmaceutica. Proprio per questo pensiamo che una delle asset class ove andrebbe fatta una valutazione prospettica in termini opportunistici è il settore farmaceutico. La situazione attuale crea paura e disordine». Ma la crisi ci costringe a ricostruire. La ricostruzione è già in atto. tiamo modificando il nostro sistema sanitario, quello lavorativo con la diffusione dello smart working, il modo di affrontare le relazioni umane e professionali e, per quanto riguarda il settore che rappresento, stiamo favorendo un maggior utilizzo degli strumenti a distanza». «Fin dal nostro avvio abbiamo investito tanto nell’automatizzazione della gestione degli ordini e nella gestione degli appuntamenti a distanza», sottolinea Luigi Provenza, c ief commercial officer investment & wealth management di Widiba. «Wise, la nostra piattaforma di consulenza, consente dal 2016 di gestire il 90% della nostra operatività in web collaboration; sono pochissime le operazioni che ancora richiedono la firma olografa del cliente utte le operazioni, dall’apertura del conto fino alla più complessa operazione di consulenza, pu essere gestita in questo modo Attraverso un sistema di firma digitale remota, a oggi il più elevato standard in termini di sicurezza, e una Pec, che forniamo gratuitamente a tutti i clienti, è possibile evitare qualunque contatto e gestire la relazione a distanza. Nelle ultime settimane abbiamo formato la rete su strumenti di video conferenza, in questo caso per ci siamo affidati alle best practise del mercato mettendo a disposizioni i classici strumenti Skype, Teams o Hangouts”. Per contrastare l’emotività del momento, occorre invece assumere un atteggiamento prudente. « ’andamento dei mercati finanziari sta incorporando ipotesi di recessione importante con correzioni nel valore dei portafogli. Il consiglio è di evitare scommesse pure e di affacciarsi al mercato in maniera graduale. La strumento dei piani di accumulo è sempre la strategia da preferire in queste fasi».

LUIGI PROVENZA

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INTERVISTA A MATTEO BENETTI

«CONSULENZA A DISTANZA, É QUALITÀ E UNITÀ CON I CLIENTI» di Marco Muffato

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nche il private banking risponde presente nel momento più critico dell’emergenza Covid-19. Agli investitori di standing più elevato è importante fornire continuità nell’assistenza agli investimenti finanziari e al patrimonio nella sua completezza anche nella impossibilità materiale odierna di incontrarsi. Fortunatamente viene in aiuto l’evoluzione digitale su cui i player più avveduti hanno investito massicciamente negli ultimi anni, rendendo possibile il lavoro in smart or ing dei consulenti finanziari e dei private banker. Le forme di dialogo a distanza rendono possibile quindi una interlocuzione informativa del tutto adeguata nel contesto del forzato auto confinamento delle proprie abitazioni. Investire ha approfondito il tema con Matteo Benetti, direttore generale di Banca Euromobiliare, l’istituto del gruppo Credem dedicato alla relazione con la clientela più benestante. Il dg ha fornito al nostro giornale anche un quadro dell’impegno della banca per tutelare la salute di clienti c e volessero avvalersi dei servizi presenti in filiale e dei dipendenti e professionisti in organico.

IL DG DI BANCA EUROMOBILIARE SPIEGA LE MISURE ADOTTATE DALL’ISTITUTO PER INTERAGIRE CON GLI INVESTITORI PRIVATE AI TEMPI DIFFICILI DEL COVID-19

Benetti, quali spunti pu trarre una rete di consulenti finanziari e private banker da questa emergenza? Una cosa è certa: è stato un “test” per tutti. Fortunatamente la nostra strategia è focalizzata sulla valorizzazione delle persone, pertanto per noi è stato naturale e immediato rivolgere il primo pensiero alla protetezione e tutela delle donne e degli uomini che lavorano per Banca Euromobiliare. Fin dai primi segnali d’allarme la nostra organizzazione ha reagito prontamente per rimodulare efficacemente le modalità di dialogo e di comunicazione con la clientela: in questa delicata situazione di emergenza abbiamo scelto di rimanere uniti ai nostri clienti I consulenti finanziari e i private ban er di Banca Euromobiliare anno intensificato il dialogo a distanza – attraverso il telefono, mail e video conferenze con clienti ed esperti al fine di gestire con la massima razionalità e controllo questo particolare momento. Su quali tematiche oggi verte la relazione tra i vostri professionisti e i loro clienti? 38

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MATTEO BENETTI, DIRETTORE GENERALE BANCA EUROMOBILIARE


COVERSTORY ’instabilità dei mercati finanziari e l’emergenza sanitaria sono diventati due argomenti che hanno spinto i nostri clienti e consulenti a un confronto più intenso del solito per analizzare la composizione del portafoglio ed eventuali opportunità. Da tempo affermiamo che la consulenza patrimoniale integrata passa dal valore del team, e oggi è diventato un nostro punto di forza distintivo: possiamo garantire affiancamento e supporto continuo ai nostri clienti grazie a un servizio di global wealth advisor per la pianificazione patrimoniale, per il passaggio generazionale ed ottimizzazione fiscale, nei servizi assicurativi per la protezione del patrimonio, della famiglia e dei beni, nei servizi fiduciari e nella gestione del portafoglio immobiliare. Per accedere a queste specializzazioni multidisciplinari, i nostri banker possono contare su un centro di competenze che vanta una robusta tradizione nel private banking, recentemente rafforzato con la nascita di Euromobiliare Advisory Sim. Le esigenze degli investitori private diventano sempre più complesse e sofisticate. Come cambia ora il vostro modello di servizio? Il cliente evoluto ricerca, ieri come oggi, un partner autorevole e affidabile per la gestione del proprio patrimonio – ma anche dell’emotività - e chiede innanzitutto protezione e consolidamento del patrimonio stesso. Soprattutto in momenti di forte instabilità come il periodo che ha caratterizzato le ultime settimane. Nel wealth management, e più in generale nei servizi di investimento, le competenze e le professionalità si costruiscono e si consolidano nel tempo. Da oltre 46 anni sviluppiamo una filosofia private c e si caratterizza nell’interpretare correttamene i bisogni, le aspettative e il mandato del cliente, con un approccio alla gestione del patrimonio basato sul pragmatico rispetto delle normative e un attento presidio al rischio. Il processo di ascolto e di relazione con il cliente è governato dal consulente che rappresenta l’interlocutore privilegiato per l’accesso ai servizi ad elevato valore aggiunto proposti dal no-

stro modello di servizio. Anche in questo momento, in cui è indispensabile ripensare alle modalità di contatto e di comunicazione, i nostri professionisti hanno la possibilità di offrire alla clientela un servizio di consulenza patrimoniale davvero completo – anche a distanza - in grado di assistere il cliente nelle scelte strategiche per la tutela e a valorizzazione nel tempo del patrimonio famigliare ed aziendale. Quali sono i vostri valori fondanti nella consulenza? Con l’obiettivo di costruire una relazione solida e duratura investiamo continuamente per diffondere una cultura fondata su valori di correttezza, lealtà e trasparenza. Il dialogo e la qualità della relazione – anche a distanza e attraverso modalità digitali - rappresentano per Banca Euromobiliare i principali valori del suo modello di servizio. A proposito di dialogo a distanza tra consulente finanziario e cliente, quali sono gli strumenti che utilizzate? Al fine di garantire continuità di servizio ed efficienza operativa, abbiamo intensificato l’utilizzo dei canali digitali come l’Internet banking, il mobile banking, il phone banking e tutte le forma di collaborazione a distanza come la firma digitale per la conclusione dei contratti e l’esecuzione degli ordini. In questo momento è importante però anche salvaguardare la salute di chi lavora in Banca Euromobiliare e della clientela che viene in filiale… Infatti, il valore delle persone è per noi un asset strategico e la loro tutela e protezione resta una priorità. Sempre per salvaguardare la salute della clientela, le nostre filiali sono state riorganizzate negli orari di apertura e nella modalità di accoglienza per garantire accessi controllati e distanze di sicurezza. Per tutte le persone della nostra organizzazione abbiamo previsto la possibilità di proseguire l’attività lavorativa in smart working, abbiamo sottoscritto una copertura assicurativa straordinaria specifica per il Covid-19 con indennità da ricovero e da convalescenza e un pacchetto di servizi post ricovero, il cui costo è interamente a carico di Banca Euromobiliare. Inoltre per fornire a tutte le persone della nostra organizzazione un sostegno concreto nella gestione della difficile situazione di queste settimane, abbiamo messo a disposizione un numero verde medico per parlare direttamente con un medico consulente e ottenere informazioni e approfondimenti sul Coronavirus e le relative precauzioni da prendere, per assistenza e informazioni sui comportamenti da adottare per prevenire il contagio, consulto su situazioni di salute personale, indicazioni su come muoversi nei confronti della sanità pubblica. Sono convinto che questa vicenda legata alla diffusione del Coronavirus contribuirà ad accelerare il cambiamento verso un sistema economico più attento alla salute delle persone, alla salute dell’ambiente, insomma più sostenibile.

«ABBIAMO INTENSIFICATO INTERNET, MOBILE E PHONE BANKING CON FIRMA DIGITALE SUI CONTRATTI»

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INTERVISTA A MARCO DEROMA

«DEI CONSULENTI CI SI PUÒ FIDARE SE CERTIFICATI ANCORA DI PIÙ» di Marco Muffato

«L’AVER AFFRONTATO L’ITER DI CERTIFICAZIONE DI EFPA ITALIA PONE IL CF NELLE CONDIZIONI DI AFFRONTARE CON SUCCESSO LE CRISI ACUTE DEI MERCATI»

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reparazione e nervi saldi per affrontare una delle più grandi crisi del sistema finanziario, indotta dalla pandemia di Coronavirus questa la ricetta, semplice in teoria ma impegnativa in pratica, perc i consulenti finanziari italiani affianc ino in modo efficace i loro clienti, gestendo il carico di emotività inevitabile in questi frangenti e riescano a impostare una pianificazione finanziaria idonea ad affrontare i marosi dei mercati. Un tema come questo andava approfondito con un interlocutore c e a come mission proprio quella di forgiare i consulenti finanziari con una preparazione di alta qualità e certificata Ci riferiamo a Marco Deroma, presidente di Efpa Italia, l’ente c e certifica appunto i professionisti degli investimenti finanziari Deroma, essere un professionista certificato la possiamo considerare una garanzia di tenuta in pi sia per il consulente finanziario che per i suoi clienti, in un momento di grandissima incertezza e instabilità determinato dal Coronavirus? e s pu spiegare in che senso? Nei momenti di difficoltà è normale assistere a un generalizzato aumento della volatilità c e, a sua volta, esercita pressione sull’emotività degli investitori In questo per investitore si intende sia il consulente finanziario sia il suo cliente, poic entrambi assistono all’andamento dei mercati nei quali anno investito le proprie masse ’aspetto psicologico è un fattore importante da tenere in considerazione e un consulente finanziario preparato ne è consapevole Un professionista certificato offre una maggiore garanzia in quanto a dato prova di possedere le giuste conoscenze e competenze per far fronte all’emotività sia e ante, ovvero nella costruzione del portafoglio di investimento - otti40

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mizzando deviazione standard e drawdo n, sia e post, nella gestione e correzione di eventuali bias comportamentali innescati dai movimenti dei mercati. Alla luce dell’emergenza in atto Efpa quali misure ha preso nell’interesse dei certificati? Efpa Italia a implementato una campagna di comunicazione volta a segnalare ai professionisti certificati alcuni contenuti ritenuti validi come spunto di riflessione o approfondimento attraverso i canali social ufficiali della fondazione Pur rimanendo soggetti terzi rispetto al processo di formazione dei professionisti, prerogativa cardine di Efpa Italia, riteniamo sia importante cercare di supportare i professionisti certificati nel filtrare le informazioni per concentrarsi su quelle c e pensiamo possano avere un valore aggiunto. Varie iniziative sono state inoltre messe in atto per andare incontro a coloro c e anno manifestato la volontà di intraprendere il percorso di certificazione Nello specifico, abbiamo concentrato le date delle sessioni d’esame e previsto la possibilità di personalizzare le sessioni, il tutto rimanendo sempre in stretto contatto con le scuole di formazione. Come sarà assicurato il raggiungimento del monte ore utile per il mantenimento delle certificazioni? Il raggiungimento del monte di ore di formazione ai fini del mantenimento entro il dicembre è previsto per legge e le modalità attraverso le quali questa attività pu essere espletata sono di competenza degli enti formatori c e operano in accordo con gli intermediari oppure degli intermediari c e svolgono l’aggiornamento in autonomia Efpa Italia a uniformato le ore di mantenimento previste attenendosi a quanto stabilito


COVERSTORY da Consob, per cui allo stato attuale permane la data limite di adempimento. Nel caso in cui l’Autorit decidesse diversamente, valuteremo come allinearci comunque da sottolineare c e il limite di ore rappresenta un requisito minimo. Un professionista certificato Efpa tuttavia si contraddistingue per il suo livello di preparazione e dunque per la qualità del servizio in grado offrire In futuro la fondazione dovrà dimostrarsi ancora una volta in grado di assicurare ai propri certificati questo sigillo di qualità anc e per quanto riguarda la formazione propedeutica al mantenimento periodico, trovando soluzioni c e riflettano questa caratteristica ugli esami che pensate di fare? Le attuali misure di contenimento messe in atto dal governo anno indubbiamente avuto un impatto sulla programmazione degli esami Per questo abbiamo rivisto le date delle sessioni e stiamo lavorando per trovare sistemi c e ci permettano di rimanere vicino anc e alle realtà più piccole c e anno compreso l’importanza di investire nella preparazione dei propri professionisti. Il Meeting Efpa sarà spostato? A quando? uali saranno i temi previsti e le novità a cui state pensando? Il consiglio di amministrazione a deciso di procedere al posticipo del Meeting , riservandosi di comunicare successivamente le nuove date Anc e nel caso in cui la situazione tornasse alla normalità infatti riteniamo c e la priorità per i consulenti finanziari sia rimanere vicino ai propri clienti ed è difficile ci sia tempo da dedicare a un evento, per quanto esso possa essere di qualità e ispirazione, nonc a un momento di aggregazione e networking.

Nella foto, a destra, Marco Deroma, presidente di Efpa Italia

imposte dal governo rendono impossibile per il professionista essere fisicamente a fianco del cliente, ma nelle difficoltà possiamo scoprire il lato positivo uesto evento inatteso a dato una forte accelerazione all’adozione di quelle tecnologie finalizzate alla dematerializzazione dei processi c e fino a poc e settimane fa risultavano ancora opzionali per molti consulenti, fornendo una spinta allo sviluppo della professione.

«IL NOSTRO MEETING È RINVIATO. LE PRIORITÀ DEI CF ORA SONO ALTRE»

Che messaggio intende dare ai colleghi, certificati e non, nel contesto attuale? a cosa più importante è assistere i propri clienti in un momento c e vede i mercati sottoposti a una forte pressione ’attuale contesto e le direttive precauzionali

Cos’era Efpa Italia prima del Covid- , cos’è oggi e quale sarà il suo ruolo quando l’emergenza sarà conclusa? uesti eventi per fortuna non cambiano l’operatività di Efpa e la sua missione Continuiamo a concentrarci nella promozione della qualificazione, della figura del consulente certificato c e dimostra una preparazione di livello a servizio dei suoi clienti. uesto rimane il nostro obiettivo

Il mondo delle associazioni e gli intermediari come possono aiutare i consulenti finanziari per svolgere al meglio il loro ruolo in una fase di profonda difficoltà del sistema finanziario ed economico? li attuali momenti di difficoltà sono complessi da spiegarsi ecentemente abbiamo assistito a momenti di correzione dei mercati, ai quali sono seguiti parziali recuperi piuttosto rapidi, generando ampie oscillazioni dei rendimenti periodali c e determinano un aumento della volatilità e è ragionevole attendersi un rientro della volatilità al termine del periodo di emergenza, per il profondo dra do n è probabile c e la risalita necessiti di maggiore tempo per compiersi Associazioni e intermediari devono dimostrare la propria vicinanza ai consulenti finanziari, fornendo loro un efficace supporto psicologico affinc essi si sentano sereni nella gestione dei rapporti con i propri clienti. aprile 2020

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L’INTERVISTA

Galateri: «Agire sempre al meglio ma ragionare sul lungo periodo» di Sergio Luciano

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obbiamo rendercene conto: nel business come nella vita privata ragionare soltanto a breve termine è pericoloso! La velocità del cambiamento è tale – sul piano tecnologico ma anche umano, relazionale, sociale – che concentrandosi solo sulle prospettive di breve, si rischiano di fare investimenti o prendere decisioni che a medio-lungo termine possono rivelarsi improprie»: Gabriele Galateri di Genola, presidente dell’unica multinazionale finanziaria italiana conosciuta e attiva in tutto il mondo, cioè le Assicurazioni Generali, è troppo schivo per atteggiarsi a “guru”, ma ne ha il percorso professionale e culturale: «Dico che le esigenze gestionali, anche sul breve termine, vanno curate contemperandole con quelle strategiche e progettuali a lungo termine: è essenziale», aggiunge in questa conversazione fuori dagli schemi che ha accettato di avere con Investire (subito prima dell’instaurazione della

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IL PRESIDENTE DELLE ASSICURAZIONI GENERALI (E DELL’IIT DI GENOVA). «PER ME SOSTENIBILITÀ SIGNIFICA ADOTTARE STRATEGIE CHE GARANTISCANO LA CONTINUITÀ DELL’IMPRESA NEL TEMPO»

Gabriele Galateri di Genova è uno dei manager italiani di maggior successo di tutti i tempi. Oggi presiede il colosso assicurativo triestino, ma ha all’attivo una carriera inimitabile per incarichi e risultati

“zona rossa” per l’epidemia da Covid-19). «E tengo a dire che per me ‘sostenibilità’ – da quando ne sento parlare, e su cui ho sempre lavorato e riflettuto, fin dai tempi dei grandi investimenti di Ifi e Ifil - vuol dire soprattutto garantire continuità all’impresa nel medio-lungo termine». Una carriera inimitabile, non solo per l’Italia: giovanissimo amministratore delegato dell’Ifil, e braccio destro del mitico Gianluigi Gabetti, regista di colpi da manuale come l’acquisizione della Galbani e tanti altri, amministratore delegato della Fiat in una fase delicatissima, presidente di Mediobanca e poi di Telecom Italia, oggi associa alla presidenza delle Generali un’altra posizione di assoluta eccellenza, quella di presidente dell’Istituto italiano di tecnologia di Genova, senza dubbio il centro di ricerche sull’innovazione più avanzato e prestigioso del Paese. Dunque, presidente: possiamo dire che ragionare sul lungo termine è anche un antidoto all’essere travolti da quella specie di vertigine da innovazione permanente che a volte sembra… insostenibile? Soprattutto ragionare sul lungo termine è il metodo da seguire, soprattutto in Italia, per costruire realtà economiche e sociali che abbiano una proiezione e una durata tali da porsi al riparo da quei continui cambiamenti di rotta e di organizzazione che sono spesso nocivi. I sistemi devono, sì, evolvere e cambiare ma senza strappi. A volte invece sia nel management privato che nella dirigenza politica sembra si faccia a gara a smantellare quel che hanno fatto i predecessori, con inversioni strategiche a “u”, repentine e stressanti. Sì: ciò accade soprattutto in Italia. E non è sano. Allora ci esponga la sua visione delle sfide cruciali a medio e lungo termine che il mondo, l’Italia e le Generali hanno davanti a sé. Premesso che lo scenario è sfidante per tutti, posso dirle che il nostro gruppo è totalmente focalizzato sulla costruzione di un futuro a lungo termine, sostenibile e vincente, che tenga conto di 16 megatrend. Gliene riassumo alcuni. Comincerei dalla geopolitica. E’ chiaro che la situazione mondiale è in ebollizione, l’Isti-


INVESTIRE SPECIALIST

GALATERI E GIOVANNI BAZOLI

genti, dove la popolazione invecchia e progredisce nel reddito, e avverte nuovi bisogni da soddisfare. E poi c’è il grandissimo business, oltre a quello dei rami assicurativi dei danni e del vita, dell’asset management, un mondo che ha davanti a sé delle opportunità straordinarie ma ha bisogno di specialisti capaci di gestire una realtà in rapida e poderosa trasformazione. E il secondo pilastro? E’ costituito dal capital management e dall’ottimizzazione della gestione finanziaria, c e in un’epoca di tassi negativi costituisce una sfida molto impegnativa e dove ci sono grandi opportunità da cogliere. Il terzo pilastro è quello della trasformazione digitale che assorbirà investimenti di 1 miliardo nel triennio del Piano Generali 2021, suddiviso tra interventi per il reskilling e l’upskilling delle risorse umane e lo sviluppo di applicazioni digitali innovativi su prodotti e processi. E ci parlava di tre enablers, tre fattori abilitanti. Quali sono? Il primo è quello della valorizzazione del fattore-uomo, a tutti i livelli. Per noi non è una novità e anzi mi stupisco quando ne sento parlare in giro come di un dato inedito… Comunque la centralità del cliente come persona e della relazione delle nostre risorse con il cliente è fondamentale. Sono temi che vivo costantemente anche all’Istituto italiano di tecnologia: sia che si parli di robotica che di nanomateriali, di scienze della vita o di scienze

tuto per l’economia e la pace ha rilevato che negli ultimi 10 anni la pace nel mondo è diminuita e che ci sono in giro per il mondo 70 milioni di rifugiati in cerca di una nuova patria. Riassumerei questo tema con il concetto dell’instabilità geopolitica. C’è poi il problema del cambiamento climatico. Al di là delle provocazioni di Greta, ci sono dati di fatto. Il livello dei mari si è innalzato di più negli ultimi 150 anni che nei precedenti 2000. Un tema inquietante, anche dal punto di vista dell’assicuratore. Sono due megatrend pericolosi. Ma ce ne sono anche di positivi: la longevità, ad esempio. Sicuramente: nel ’55-’56 l’attesa vita media nel mondo era 48 anni; 60 anni dopo, nel 2016-2017, era passata a 72 anni. Naturalmente questo implica esigenze nuove, legate al sostegno del reddito e della buona salute degli anziani. Abbiamo assistito poi a dei trend inediti e poco comprensibili sui mercati finanziari, all’insegna della volatilità e del- computazionali, si ha comunque a che fare con attività dirette a la contrologica, con Borse che salgono quando il Pil rallenta, ma sviluppare invenzioni e prodotti che devono servire a migliorare poi quando arriva un’epidemia forse meno grave di alcune del la vita dell’uomo nel rispetto e nella tutela dell’ambiente. E a me passato crollano. E poi c’è il grandissimo tema dell’evoluzione piace molto ritrovare in settori così diversi la stessa attenzione tecnologica, che attraversa tutti gli altri. Cito due cifre: il mondo nell’essere nel business sempre a vantaggio delle persone. produce oggi 30 zbite di dati che crescono annualmente del 50% E gli altri enablers? e c e, uniti all’Intelligenza Artificiale, potrebbero far crescere il Il secondo è il brand: è in programma una attività importante Pil mondiale del 16% entro il 2030. Un per il gruppo per tornare a focalizzare impatto straordinariamente affascinante nel brand il cardine della relazione die velocissimo, ma anche sconvolgente riretta col cliente. E poi naturalmente c’è spetto a tanti equilibri di oggi. la sostenibilità. Tutto quanto facciamo Che uso fate di queste analisi? deve essere sostenibile nel tempo. Che Questi principali megatrend che abbiaperaltro è, insieme con l’innovazione, mo identificato li abbiamo trasferiti nella il tema che come presidente e naturalnostra matrice di materialità, cioè il quamente restando nel mio ambito, seguo dro c e identifica le problematic e più più da vicino. importanti per noi assicuratori tenendo Ecco: cominciamo dall’innovazioconto delle aspettative degli stakeholders ne…c’è chi accusa il settore assicue della valutazione dei rischi e in base al rativo di essere poco innovativo … quale, nel piano approvato l’anno scorPosso rispondere per noi. E’ un tema so, abbiamo evidenziato tre pilastri e tre che ci interessa particolarmente proprio enablers, fattori abilitanti. come assicuratori perché si basa sull’otCe li può riassumere? timizzazione della gestione dei dati, cioè Il primo pilastro è quello delle direzioni sulla nuova capacità di utilizzare questa della crescita: vediamo la possibilità di nuova materia prima che è l’enorme una crescita profittevole del business asmassa di dati che tutti noi produciamo sicurativo soprattutto nelle zone europee, ogni secondo attraverso ogni nostra atma anche in Asia e in altri Paesi emer- LA TORRE DELLE GENERALI A CITY LIFE tività. I grandi operatori del web hanno

«IL NOSTRO PIANO STRATEGICO HA TRE PILASTRI: LA CRESCITA DEI BUSINESS, LA GESTIONE FINANZIARIA E LA TRASFORMAZIONE DIGITALE»

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GALATERI E PAOLO CANTARELLA, EX A.D. DELLA FIAT

ottenuto una posizione di vantaggio competitivo nell’utilizzo ottimale dei dati che raccolgono dagli utenti. E dunque oggi la gestione dei dati, per un assicuratore che storicamente ha sempre usato i dati ma nei limiti del suo business, cioè per la valutazione attuariale dei rischi, dà la grande opportunità di influire virtuosamente sia sui processi che sui prodotti. Con quale scopo? Migliorare la gestione dei dati significa poter migliorare la tariffazione. Ma significa anc e poter aggiungere alla funzione risarcitoria delle polizze una straordinaria valenza preventiva. Grazie a questa enorme capacità di gestione dei dati, li si può personalizzare molto di più – pur nel rispetto della privacy - per passare dalla semplice protezione e indennizzo dei sinistri alla prevenzione dei sinistri. Il tutto, riqualificando al massimo la relazione col cliente e seguendolo in modalità life-time, cioè possibilmente per tutta la sua vita e per tutte le sue esigenze di vita. Qualche esempio? Per esempio agganciando ad alcune soluzioni pensionistiche prodotti assicurativi contro le malattie da invecchiamento. Per esempio utilizzando le cosiddette scatole nere della RcAuto non solo per ridurre tariffe monitorando i comportamenti di guida, ma anche per dare consigli sulla guida. C’è una nuovissima piattaforma paneuropea fatta da noi con Fca grazie alla quale, attraverso una serie di sensori, si danno al guidatore consigli e suggerimenti. Ci sono sistemi di robo-advisory che aiutano i nostri agenti e consulenti finanziari a fornire le soluzioni migliori ai clienti. C’è un sistema di fatturazione ospedaliera che mediante l’intelligenza artificiale riduce al minimo il volume di documenti da sottoporre alla processazione manuale. C’è una polizza salute, che 44

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IIn basso, Galateri con Gianni e (a destra) Umberto Agnelli, i due fratelli dei quali è stato tra i più stimati e fidati dirigenti sia nelle holding di famiglia che alla Fiat

abbiamo chiamato Vitality, che è abbinata a un sistema premiante grazie al quale l’assicurato può ridurre il premio che paga se segue una serie di indicazione salutistic e, come fare attività fisica e rispettare determinate abitudini alimentari…Come vede, sempre tenendo al centro le esigenze reali della persona umana… E allora torniamo al tema di fondo, il lungo termine… Innanzitutto, consideriamo che il tema non nasce oggi. Anzi: viene da lontano. Negli anni novanta le prime società che si occupavano di sostenibilità vivevano il tema come un nice to have, una graziosa aggiunta alla loro attività, cui qualche volenteroso dedicava scampoli di budget. Quell’embrione di sostenibilità agli inizi degli anni duemila evolse nella Corporate social responsibility e nella stagione dei bilanci sociali, che furono inizialmente oggetti diagnostici per monitorare la situazione ma non ancora in chiave scientificamente corretta ino ad arrivare al bilancio integrato, che ho sempre considerato su scala europea, e che ha condotto a inserire tutta l’area della sostenibilità aziendale all’interno del bilancio economico finanziario, determinando con modalità anc e forzose l’interconessione tra le tematiche ambientali e quelle della gestione operativa. Nel nostro caso, abbiamo creato nel 2014 la Carta degli impegni per la sostenibilità, con i relativi monitoraggi. Posso dire che quest’anno comunicheremo, nel bilancio, il conseguimento in anticipo di alcuni degli obiettivi ecologici che ci eravamo dati per il 2020. Perché la sostenibilità è diventata una parte integrante della nostra visione strategica. Ma in concreto, cosa fa il gruppo, su questo fronte? Abbiamo distinto la nostra azione per la sostenibilità su tre piani. Il primo riguarda la governance: abbiamo creato un Comitato governance e sostenibilità a livello del Cda, da cui è disceso un Comitato per la sostenibilità manageriale che ha dato direttive in base alle quali abbiamo sottoscritto il Global Compact e tutta una serie di best-practice e abbiamo implementato le politiche di gruppo per l’ambiente e il clima, programmando la riduzione delle emissoni di CO2 del 20% entro il 2020 - che, come dicevo, abbiamo attuato in anticipo - anche implementando programmi di attività per i dipendenti che spingono all’uso di veicoli non inquinanti. E sul business? Ci siamo fissati obiettivi precisi, c e stanno viaggiando coerentemente con i tempi stabiliti. Per esempio stiamo gradatamente ritirandoci dagli investimenti in società collegate al settore del


INVESTIRE SPECIALIST

«SOLO UN CONCORSO PUBBLICO-PRIVATO POTRÀ SPRIGIONARE LE ENORMI RISORSE NECESSARIE PER ATTUARE IL GREEN DEAL A LIVELLO EUROPEO»

carbone, circa 2 miliardi di valore, che spostiamo su attività sostenibili o non rinnovando bond alla scadenza o uscendo dall’equity, e nello stesso tempo ci siamo presi l’impegno di investire 4,5 miliardi in attivi green e sostenibili, e anche su questi piani stiamo viaggiando con coerenza. Quanto alle polizze abbiamo preso l’impegno di crescere nei settori legati a soluzioni ecologicamente responsabili e nello stesso tempo abbiamo bloccato qualsiasi ulteriore prodotto rivolto al mondo carbonifero. Stiamo sviluppando attività di engagement dirette con i grandi clienti, per cercare di spingerli a muoversi verso risorse rinnovabili, e abbiamo concentrato questo engagement su otto società operanti in Paesi dell’Est. Due di queste sono già state eliminate dal portafoglio perché non rispondevano alle nostre esigenze di cambiamento del mix risorse e per le altre sei abbiamo la soddisfazione che alcune si sono mosse nel senso giusto e la loro soddisfazione è stata la nostra nel vederle migliorare il loro mix di approvvigionamenti energetici… Ma che comportamento adottate nella vostra qualità di soci importanti di tantissime società nel mondo? Posso dirle che nel 2014 partecipavamo annualmente a solo 140 assemblee di società partecipate, oggi a 1100. In queste assemblee abbiamo preso 15mila delibere e a noi è capitato spesso di votare contro quelle che erano contrarie ai nostri principi di sostenibilità… E sul fronte dell’impegno sociale? Abbiamo sviluppato un progetto, ormai in pista da tre anni, che si chiama ‘The Human safety Net’, ed è una rete di sostegno alle fasce più deboli, pilotata dalla Fondazione Generali che ha deciso di focalizzare la sua azione su tre progetti: l’aiuto alle famiglie disagiate con bambini da 0 a 6 anni; l’imprenditorialità degli immigrati e l’intervento sulle esigenze cliniche e sociali connesse alla natalità. Sviluppiamo progetti in 21 Paesi. Partecipiamo sia finanziariamente c e con il volontariato dei nostri dipendenti, c e coinvolge il di essi E’ un dato notevole, c e perfino il governo francese ha rimarcato, dando un supporto rilevante alle nostre attività in Francia. Tutto questo vi pone al centro di uno scacchiere interna-

A sinistra Galateri con Alberto Nagel, amministratore delegato di Mediobanca. Qui sopra con Cesare Romiti, capo storico della Fiat

zionale che però presenta molti ritardi e lacune, su questo fronte. Noi cerchiamo di rappresentare la nostra visione sulla sostenibilità anche a livello internazionale. Sono co-chair di una Task-Force del B20, un sottogruppo del G20 che si occupa dell’impatto delle decisioni macro sul business, fornendo suggerimenti ai leader politici. Una delle linee guida di questo sottogruppo è promuovere la sostenibilità nello sviluppo del commercio e degli investimenti, per dare una visione a lungo termine degli interventi d supporto da svolgere. E come vede le istituzioni europee, su questo fronte? Attive o torpide? Vedo un apprezzabile risveglio dell’Europa su queste grandi tematiche, dal green deal ad altro: credo che stiano comprendendo il ritardo accumulato. E tengo a sottolineare che tutto quanto di necessario e urgente va fatto sulla sostenibilità non può prescindere da un forte e convinto ritorno europeo alla capacità di spinta e di focalizzazione sulle priorità da gestire, in modo da non perdere la capacità di leadership sul fronte della ricerca e della produzione. Per le istituzioni europee significa anc e capire c e l’iniziativa privata per la sostenibilità va incentivata, altrimenti non si troveranno mai le risorse necessarie per conseguire gli obiettivi dati. In che senso? Quando Dombrovskis dice che per il green deal ci vogliono 260 miliardi all’anno, mi chiedo: chi mai potrà investirli se non attraverso un intervento misto pubblico-privato con regole chiare e certe per i privati? Vogliamo rendere davvero possibile il fatto che i privati partecipare a questo sforzo epocale?

VALDIS DOMBROVSKIS

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GLI EFFETTI DELLA CRISI SUL LUNGO TERMINE

Le lezioni del 2008 e cosa resterà del Covid-19 di Matteo Ramenghi*

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l virus Covid a messo fine al più lungo ciclo economico globale di sempre cominciato nel lontano Per l’Europa il ciclo economico è invece più giovane perc la ripresa era iniziata solo nel , ancora più tardi in Italia a paura generata dal virus e le misure di contenimento generano un crollo verticale via del Coronavirus ra tutti la rilocalizzazione della domanda c e, almeno per qualc e trimestre, delle attività produttive c e sta prendendo piecreerà serie difficoltà anc e alle economie più in de dopo decenni di globalizzazione uest’ultisalute ma a portato a processi produttivi sempre più Più a lungo durerà l’emergenza e maggiori complessi, ma l’emergere di un nuovo virus, cos saranno le ricadute sul sistema produttivo Il come i risc i geopolitici, rende palesi i risc i imrisc io è c e soprattutto le piccole imprese pliciti nel gestire lung e catene di approvvigio(cruciali per l’occupazione) incontrino difficoltà namento nell’accesso al credito bancario Ci comporteMan mano c e robotica e digitalizzazione avanrebbe un aumento della disoccupazione e conzano, un trend inarrestabile, perde progressiseguentemente una spirale negativa c e ci travamente rilevanza il basso costo del lavoro Nel scinerebbe in una recessione duratura, proprio URSULA VON DER LEYER contempo altri aspetti diventano più importancome nel ti, come per esempio la gestione delle scorte e e dic iarazioni di oggi del mi e della Commissione Europea dei rifiuti di produzione e produzione e consumi sono più vicini, sono radicalmente diverse rispetto a poco più di un decennio fa molti sprec i possono essere evitati a beneficio anc e dell’amuesta volta si stanno mobilitando ingenti risorse pubblic e, sia- biente uesto processo di rilocalizzazione ric iede cospicui invemo ormai a livelli vicini a quelli raggiunti nella scorsa crisi stimenti in tecnologia e ric iederà tempo Il Coronavirus, per via Anc e l’Europa si sta finalmente muovendo in modo credibile i- dei possibili impatti sulla disponibilità di alcune componenti, pomediando a misure troppo limitate e a un errore di comunicazione trebbe per essere la scintilla c e porterà a una accelerazione a della presidente agarde, la Bce a varato la scorsa settimana un rilocalizzazione potrebbe cambiare radicalmente l’occupazione e nuovo programma di immissione di liquidità per miliardi di il flusso degli investimenti euro portando il totale per quest’anno a miliardi Inoltre a Pur pagando un conto salato per via del Coronavirus nel breve indicato c e rilasserà i requisiti di capitale delle banc e per evitare termine, l’Italia e l’Europa potrebbero beneficiare di una simile strette creditizie a presidente della Commissione Europea on transizione, essendo tra i principali produttori mondiali di macder e en a sospeso il patto di stabilità aprendo la strada a mag- c inari oltre c e tra i principali mercati di consumo ra le altre gior deficit per contrastare gli effetti diretti e indiretti del Covid cose il Coronavirus è anc e un gigantesco esperimento di lavoro Manca ancora la condivisione dei debiti legati all’emergenza, giu- da casa, il cosiddetto smart or ing Molte aziende in diverse zone stamente ric iesta dal governo italiano, c e darebbe un forte mes- del mondo, inclusa la ombardia, anno incoraggiato il lavoro a saggio di unità nei confronti dei mercati e accrescerebbe lo spirito distanza per rallentare l’epidemia C’è un interessante precedente, di appartenenza all’Europa, ormai sottotono da un decennio nel egno Unito il governo a incoraggiato il lavoro da casa duPer via dell’impatto della pandemia stimiamo c e i profitti delle rante le limpiadi del per sgravare i trasporti pubblici ’abisocietà facenti parte dell’indice azionario globale nel dimi- tudine di quel periodo si è trasformata in un fenomeno duraturo nuiscano del rispetto allo scorso anno i tratta di stime c e Un cambiamento di questo tipo nel lungo termine pu incidere potrebbero essere smentite in un contesto cos fluido In ogni caso, sulla domanda di spazi per uffici, sul bisogno di infrastrutture e questa riduzione sembra essere già ampiamente riflessa nei prez- su alcune abitudini di consumo Pu inoltre contribuire a ridurre zi in considerazione dei crolli dei mercati delle scorse settimane l’inquinamento riducendo notevolmente il numero di persone c e Anc e negli tati Uniti il Coronavirus è destinato ad avere riper- deve spostarsi per andare al lavoro Inoltre il Coronavirus a porcussioni politic e e a influire sull’esito delle elezioni presidenziali tato molte più persone a fare la spesa online ggi l’e commerce a rump a rapidamente cambiato strategia di contenimento del vi- livello globale a raggiunto milia miliardi di dollari, o il del rus e probabilmente la gestione dell’epidemia porterà a riflessioni totale delle vendite al dettaglio di medio termine sul sistema sanitario privato degli tati Uniti Alcuni trend economici in corso potranno poi accelerare proprio per * Chief Investment Officer UBS WM Italy 46

DALLA GLOBALIZZAZIONE ALL’HI-TECH NIENTE SARÀ PIU COME PRIMA

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RISPARMIO GESTITO

Il cf c’è sempre, nella buona e nella cattiva sorte di Nicola Ronchetti*

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consulenti finanziari anno reagito alla emergenza c e sta attanagliato il nostro paese da settimane con uno spirito di corpo secondo solo al personale medico e di pubblica sicurezza Il noto proverbio latino primum vivere deinde p ilosop ari ci ricorda c e la salvaguardia della incolumità fisica va sempre messa al primo posto Una volta garantita l’incolumità fisica è bene preoccuparsi di quella psic ica ’emergenza e le sue conseguenze sui mercati finanziari a messo a dura prova la salute psic ica di molti investitori finali, soprattutto di quelli più fragili e c e non anno la fortuna di essere seguiti da un valido professionista ono moltissimi i clienti c e al crollo dei listini anno c iamato i propri consulenti esortandoli a uscire subito dai mercati prima c e fosse troppo tardi come se non ci fosse un domani Per fortuna molti professionisti sono riusciti a contenere il panico dei loro clienti I migliori e più impavidi consulenti finanziari sono riusciti a convincere i clienti non solo a tenere le posizioni ma addirittura a investire Di seguito la sintesi di quanto a comunicato con grande pacatezza una professionista Negli ultimi decenni i cigni neri più importanti non sono mancati: cras del , invasione del u ait , crisi del , orri gemelle , crisi e man utte queste crisi anno avuto quattro elementi in comune: ) la durata: relativamente breve, si va da uno a quattro mesi dal riconoscimento dell’evento al minimo collegato ) l’intensità molto elevata ) la volatilità elevatissima ) esaurimento e opportunità, c i a avuto il coraggio di acquistare nelle fasi acute della crisi è stato ampliamente remunerato a dodici ventiquattro mesi Il messaggio è rassicurante e razionale

IN PIENA EMERGENZA CORONAVIRUS SIA I CONSULENTI FINANZIARI CHE I LORO CLIENTI HANNO USATO E APPREZZATO LE MODALITÀ DI COMUNICAZIONE A DISTANZA PER CONFRONTARSI

NICOLA RONCHETTI

e c iude annunciando c e nei prossimi giorni si verranno sicuramente a creare occasioni di acquisto c e potrebbe essere interessanti e c e andremo a cogliere gradualmente ià dall’inizio dell’emergenza i consulenti finanziari si sono attivati con grande senso di responsabilità Il dei consulenti finanziari dic iara di essersi subito attivato nel rispondere o nel contattare in modo sollecito i clienti più preoccupati E questo a prescindere dagli ordini di scuderia della propria mandante c e a dato indicazioni precise ai propri uomini nel dei casi Dal canto loro i clienti anno potuto ancora una volta apprezzare la proattività dei loro consulenti finanziari c e li anno prontamente contattati in oltre un caso su due ( ) tramite una telefonata ( ), l’invio di un’e mail ( ) o un di messaggio ( ) rassicurandoli e dicendosi disponibili a fornire spiegazioni sia sull’emergenza sanitaria ( ) c e sugli effetti relativi agli investimenti sottoscritti ( ) Ancora più interessante è analizzare i contenuti della comunicazione: tutti i cf dic iarano di aver inviato messaggi rassicuranti per evitare il panico In particolare i più ( ) anno ricordato come tutte le grandi crisi siano state sempre foriere di opportunità, il dei cf a fatto proprie e a inviato ai propri clienti le informative ricevute dalla mandante, il a suggerito di investire Pur nell’emergenza emerge un dato molto positivo: sia i cf ( ) c e i loro clienti ( ) anno potuto usare e apprezzare le modalità di comunicazione a distanza anzic i classici incontri vis a vis e questo anc e prima dell’ultimo decreto ( onte: iner inance Mirror , base campionaria cf e investitori finali, rilevazione Marzo) C e da questa crisi ne stiamo uscendo meglio equipaggiati di come ci siamo entrati è quasi una certezza *Founder e ceo di Finer aprile 2020

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MERCATI SOTTO ASSEDIO

È l’ora degli Eurobond, la vera arma anti-recessione di Ugo Bertone

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adesso? Esistono alternative al materasso per sfuggire agli effetti del Covid-19? Oppure è il caso di rassegnarsi alla medicina dei rendimenti negativi per evitare disavventure peggiori? Il futuro prevedibile dei mercati si può riassumere in queste domande di drammatica attualità ai tempi dei tassi zero che, nati in Giappone e sviluppatisi in Europa, hanno ormai contagiato i mercati americani. Una gabbia che serve a garantire condizioni di sopravvivenza ma che rischia di spegnere gli animal spirits dei mercati specie dopo il violentissimo salasso di metà marzo che ha spinto il rendimento dei Btp sopra il 2,1% e bruciato i guadagni di Piazza Affari dal 2016. Lasciate ogni speranza, cari risparmiatori. O no? In realtà, come sempre, le situazioni eccezionali comportano non solo pericoli ma anche opportunità. Come dimostra l’iniziativa di un autorevole protagonista del mercato. «Non abbiamo paura a comprare» «Buongiorno, noi non abbiamo paura. Oggi non abbiamo paura a comprare». All’alba del 16 marzo scorso, ancor prima che sulle reti virtuali di Piazza Affari si scatenasse la prevedibile pioggia di vendite, Guido Maria Brera di Kairos Partners ha diffuso questo file audio rivolto alla clientela: «Ci troviamo di fronte a due scenari opposti», continua il messaggio. «Da una parte c’è il completo meltdown dell’economia con la probabile fine dell’euro In quel caso non ci restano che il dollaro, il franco svizzero o l’oro che pure subirà all’inizio nuove perdite. Altrimenti, scenario meno drammatico, l’intervento delle banche centrali assieme all’azione delle politic e fiscali dei vari Paesi riuscirà a sostenere per qualche mese l’economia, ovvero il tempo necessario per affrontare 48

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IL CORONAVIRUS È “IMMUNE” DAL QUANTITATIVE EASING MA PUÒ ESSERE BATTUTO DA UNA POLITICA FISCALE PIÙ CORAGGIOSA E DAGLI EUROBOND

Secondo Patrick Jenkins, firma del Financial Times, il bazooka delle banche centrali potrebbe non bastare a mitigare gli effetti del virus sull’economia

l’epidemia. Allora, i prezzi delle azioni torneranno a salire. Ma in un caso come nell’altro, una buona parte di mercati azionari è arrivata in una condizione di equity stress». Insomma, più in basso di cos è difficile andare «Anc e per caso più disperato», insiste Brera che non a caso è anche scrittore di talento, «non dimentichiamo che la gente continuerà a fare benzina, ci saranno aziende che producono farmaci o distribuiscono energia elettrica. Aziende che, anche nello scenario in prospettiva più negativo, valgono in Borsa meno del loro valore intrinseco». I prezzi insomma sono così bassi da essere a prova di ribasso. E’ il caso per esempio di Intesa Sanpaolo, tra le più solide banche europee. A causa dei forti ribassi il titolo è precipitato il 16 marzo a una quotazione di 1,40 euro con un rapporto prezzo utili pari a 5,33 volte. Ancor più paradossale il rendimento del titolo: il dividend/yield è scivolato al livello record del 13,69%. Un numero da Guinness dei primati c e, in una condizione normale, si giustifica solo per i jun bond, non per una delle blue chips più solide del listino italiano. Comprate dunque che non ve ne pentirete. Ma stavolta il bazooka potrebbe non bastare È solo un esempio di una situazione paradossale, simile per volatilità ai giorni peggiori della crisi dei subprime o dell’attentato alle Torri Gemelle. Ma in quei casi si era di fronte a crisi di


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carattere finanziario o a emergenze improvvise destinate a durare per un tempo limitato per poi sparire lasciando spazio a una ripresa a “V”, rapida come la caduta. Ma è assai probabile che in tempi di epidemia la riscossa, che prima o poi arriverà sotto i cieli grigi del tasso zero, richiederà tempi lunghi e tanta pazienza: più facile pensare a una ripresa a “U” senza trascurare il rischio di un andamento a “L”, ipotesi maligna ma non da escludere nell’età delle malattie e della quarantena. Ma chi ci dice che le cose andranno così? Di fronte alla minaccia del Coronavirus, argomenta Patrick Jenkins, brillante firma del inancial imes, il bazoo a delle banc e centrali potrebbe non bastare Certo il sistema bancario è oggi in condizioni ben migliori di 12 anni fa quando la crisi di Bear Stearns inaugurò una stagione di crisi della finanza da cui il mondo in realtà non si è mai risollevato Ma siamo sicuri che il mondo del credito sia in grado di reggere gli stress cui è stato sottoposto dall’epidemia e dai ribassi che ne sono derivati? Gli scossoni subiti da alcuni comparti già considerati all’altezza di sostenere una grave crisi (l’industria petrolifera o le compagnie aeree) hanno cambiato il quadro. Anche perché fino a poc e settimane fa si era affermata tra le autorità la tendenza a esser meno severi in materia di requisiti per le banche, vista la situazione di calma piatta sui mercati. Il petrolio debole? aumenta stress e rischio default E l’ammontare globale dei debiti, secondo the Institute of International inance arriva a miliardi, il per cento il più del 2008. Una situazione a rischio, ha ammonito nello scorse autunno il ondo Monetario: data la fragilità dei profitti e l’alto livello dell’indebitamento complessivo, il 40 per cento dei corporate bond in circolazione (pari a circa 19 mila miliardi di dollari), non potrebbe reggere una crisi finanziaria anc e assai meno grave di quella del 2008/09. A complicare il quadro contribuisce la crisi del petrolio, a sua volta figlia del calo dei consumi ma ancor di più del braccio di ferro tra i sauditi e la Russia che ha provocato il tonfo dei prezzi attorno ai 30 dollari, una quotazione che minaccia di provocare il default di banc e e finanziarie di all treet esposte sui jun bond dei produttori di s ale oil iusciranno le banche a fronteggiare la contemporanea crisi del greggio e del traffico aereo? Il virus non è immune agli eurobond Insomma, non mancano le controindicazioni all’ottimismo. «È vero. Nelle situazioni di panico le valutazioni dei titoli scivolano al di sotto del livello coerente con lo scenario economico, il quadro di politica monetario e la dinamica degli utili», ammette Donatella Principe di idelity International, «ma le opportunità di recupero potrebbero rendere forma in un arco di tempo tra i 12 e i 18 mesi». Il tempo necessario per capire tempi e modi dell’uscita da un’emergenza che sembra destinata ad accompagnarci per un bel po’ anche se le autorità, specie in Usa, hanno azionato con energia la leva monetaria. «Ma i mercati», ha ammonito Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Partners, «considerano in questi momen-

GUIDO MARIA BRERA

DONATELLA PRINCIPE

ti la politica monetaria scarsamente efficace: il virus è immune al Qe». Oggi più che mai occorrono forti iniezioni di una politica fiscale più espansiva e coraggiosa « a mossa della ed», spera ersale, «potrebbe servire a predisporre, in termini di tassi e flessibilità degli acquisti, il mercato a uno tsunami di emissioni dovute a un potenzialmente enorme piano di stimolo fiscale» E l’Europa? orse è arrivata l’ora buona per gli Eurobond, un’arma in grado di contrastare l’arrivo della recessione e così rilanciare la congiuntura del Bel Paese, già inchiodata attorno allo zero ancor prima del Coronavirus. E i tassi zero stendono il bitcoin Ma prima di ragionare di strategie a medio lungo termine sarà necessario smaltito le note di panico e le complicazioni tecniche provocate dalla più violenta reazione al ribasso degli ultimi decenni che, come un terremoto, comporta non pochi sciami sismici: riscatti di quote nei fondi, rotture dei margin call, indice Vix o della paura alle stelle. Senza lesinare sorprese. Il ribasso dell’oro Un fenomeno temporaneo, secondo gli esperti, da attribuire alla necessità dei grandi operatori finanziari di far cassa per compensare le perdite subite in Borsa. O, meno sorprendente, l’ennesima delusione per gli appassionati del bitcoin sceso sotto quota 5 mila dollari dimostrando così di aver perso del tutto l’appeal del bene rifugio. Non sarà la moneta virtuale a far da scudo alla tempesta. Semmai, una volta passata la bufera, si entrerà in un mercato Orso alla giapponese, un mare piatto da solcare sotto la protezione della Bce ino alla vittoria sul Coronavirus, l’unica cosa che conta in questi tempi di epidemia. aprile 2020

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MATERIE PRIME

Virus permettendo, il prezzo del barile è molto più vigilato di quanto appaia di Mauro Del Corno

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ino a dove può arrivare la caduta del greggio che, lo scorso 9 marzo, è riuscito a perdere in un solo giorno quasi un terzo del suo valore? Da inizio anno il petrolio ha dimezzato il suo valore. Secondo alcuni analisti può scendere fino a dollari Coronavirus, certo. Ma non solo. Alla base della debolezza delle quotazioni ci sono anche ragioni strutturali che non spariranno una volta debellata l’epidemia. I crolli di marzo risentono della profonda incertezza sulle prospettive della crescita economica globale e dunque sull’utilizzo di carburante ed energia. Le proiezioni sulla domanda globale sono cupe, la crescita del consumo di petrolio dovrebbe essere la più bassa dalla crisi finanziaria del , se non addirittura del tutto assente. Un danno già concreto arriva dai tagli ai collegamenti operati dalle compagnie aeree, grandi utilizzatrici di propellenti derivanti dal petrolio. Il colpo finale ai prezzi lo a dato il vertice tra Paesi produttori dello scorso 6 marzo, sfociato in un completo fallimento. Mosca ha detto “niet” ai tagli, Riyad, per ritorsione, ha avviato una guerra dei prezzi. L’Arabia Saudita, al contrario della ussia, pu fare profitti anc e con quotazioni molto basse grazie a costi di estrazione e lavorazione molto contenuti. Per gli investitori più audaci potrebbe essere l’occasione per qualche incursione sulla scommessa che, di fronte a un acuirsi della sofferenza sui prezzi più forte del previsto, i produttori decidano alla fine di deporre le armi. Quando il livello del petrolio si abbassa trascina con sé tutto ciò che di greggio prospera e vive. Dallo scorso dicembre il gigante audi Aramco a perso miliardi di dollari di capitalizzazione. Ma i grandi produttori hanno la stazza per restare a galla a lungo anche in condizioni avverse e le risorse per convertirsi gra50

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LA GUERRA AVVIATA DA RIYAD CONTRO IL “NIET” DI PUTIN AI TAGLI PROPOSTI DALL’OPEC HA AVVIATO UNA GUERRA COMMERCIALE CHE DANNEGGIA ANCHE CHI L’HA PROMOSSA E GLI STATI UNITI dualmente ad altre fonti energetiche. La situazione è molto più incerta e problematica per quella miriade di piccoli soggetti nati in questi anni di sviluppo di nuove tecniche estrattive come lo shale oil o lo sfruttamento di sabbie bituminose del Nord America Un tipo di produzione in continua crescita dal e da cui si ricavano oggi circa milioni di barili al giorno, un nono del consumo globale. Risorse che hanno regalato agli Stati Uniti un ruolo, quanto meno virtuale, di esportatore netto di petrolio. In realtà gli Usa, vendono si più greggio di quanto comprano ma sono tutt’ora costretti all’acquisto dall’estero perché la qualità del greggio domestico non è eccelsa e dev’essere mischiata ad altri petroli per essere avviata alla raffinazione Le società operano in questo campo hanno contratto molti debiti per finanziare l’avvio delle attività, complessivamente circa miliardi di dollari negli ultimi anni e loro obbligazioni


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pagano interessi elevati. Sono in grado di resistere al peso dei debiti con un petrolio c e venga scambiato ad almeno dollari al barile. Fino a qualche tempo fa la soglia era decisamente più alta, in zona dollari al barile e fasi di ribasso degli ultimi anni anno eliminato i produttori meno efficienti, le tecnologie estrattive si sono evolute, gli interessi sui debiti mai così bassi hanno migliorato i margini di sussistenza di questi operatori. I nuovi tagli al costo del denaro decisi dalla Federal Reserve rinviano l’appuntamento con il destino dei soggetti troppo indebitati. Tuttavia è lecito attendersi un aumento delle insolvenze nel settore, qualora le pessimistiche previsioni sul del petrolio dovessero trovare conferma nei fatti A oggi la domanda di petrolio rimane alta Nel si è raggiuta una media di milioni di barili al giorno, l’utilizzo più elevato di sempre ra il e il il consumo di petrolio dovrebbe toccare il suo picco per poi avviare una progressiva discesa anche per effetto della stabilizzazione della popolazione globale. ’incremento del consumo non significa necessariamente prezzi in rialzo, se l’aumento della capacità produttiva eccede quello della domanda è vero anzi il contrario. Lo shale oil è previsto in ulteriore e decisa crescita nel prossimo decennio e solo nell’ultimo ventennio le riserve certificate sono cresciute da a oltre miliardi di barili a traiettoria del consumo potrebbe accorciarsi qualora aumentassero le pressioni per contrastare le problematiche ambientali e le regolamentazioni in materia dovessero farsi più stringenti (leggi incrementi della “carbon tax”). Non sorprende che Eni abbia annunciato i l’intensione di focalizzarsi sempre di più su energie rinnovabili e gas con l’obiettivo di ridurre le emissioni di Co dell’ da qui al Non è un caso che molti Paesi dipendenti dal greggio abbiano da tempo avviato programmi di riconversione della loro economica. In Medio Oriente il prezzo che consente di raggiungere il

brea even fiscale (ossia il punto di equilibrio tra le entrate garantire dal petrolio e le spese dello Stato) è molto basso: tra i e i dollari al barile (In ussia, circa barile) man e Ba rein sono i Paesi più vulnerabili ai cali dei prezzi, essendo quelli con le finanze pubblic e meno solide. Spinte temporanee ai prezzi potrebbero arrivare da escalation nelle aree di tensione mediorientale. In occasione dell’uccisione del generale iraniano Suleimani, lo scorso gennaio, provoc un balzo delle quotazioni ma di cortissimo respiro. Il vero incubo sarebbe la compromissione dello stretto di Hormuz attraverso cui transita un barile ogni cinque. Ipotesi comunque improbabile, poiché per Teheran sarebbe una sorta di mossa della disperazione. L’ape che accetta di morire pur di pungere. Al di là della complessa partita Usa-Iran, non dimentichiamo che questo sonnecchiare statunitense in altre aree mediorientali è molto più apparante che reale. Finché i danni non sono eccessivi, lasciare che gli altri se la vedano tra loro, stando attenti che nessuno riesca davvero a imporsi come potenza egemone dell’area. Divide et impera. Pronti a muoversi se le cose dovessero uscire dai confini considerati tollerabili.

Il prezzo del greggio dal 1861 in dollari ( ... in blu i valori nominali e in rosso quelli reali) 120

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FONTE: BP WORKBOOK

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A COLLOQUIO CON VITO RACANELLI

«Navigare a vista nella pandemia» la strategia eretica di FundStrat di Glauco Maggi

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LA SOCIETÀ DI ANALISI FONDATA DA TOM LEE AVEVA PREVENTIVATO UN 2020 POSITIVO ORA OGNI CALCOLO VA RIFATTO RISPETTO AL VIRUS

on esiste un playbook (libro per le istruzioni, n.d.r.) per le azioni in un caso di pandemia. L’inattesa e subitanea interruzione dell’economia con la soppressione delle attività in tutti i mercati (nota in gergo come “attacco di cuore”), unita al crollo del prezzo del petrolio, hanno trasformato i mercati azionari in un mero calcolo residuale del sentiment degli investitori. Forse, anche in un ‘serbatoio di liquidità: se la gente non puo’ avere il cash da altre classi di attività, lo realizza nei mercati azionari”. Parola di und trat lobal Advisors, società di analisi finanziaria di Ne or , nel suo report di fine marzo Ma i mercati finanziari, annota il fondatore della società Tom Lee, concentrano il loro focus su altri aspetti nel fronteggiare il Covid-19. «Il primo è la sua rapida diffusione nel mondo sviluppato. L’ ‘attacco di cuore’ economico ha effetto immediato su 26 milioni di lavoratori, pari al 17% della forza lavoro. Abbiamo già visto varie stime per il Pil degli Stati Uniti per il 2 ° trimestre, e la realtà è che l’economia ha subito un arresto improvviso. Ciò produrrà alcuni dati economici completamente incomprensibili. Le richieste di sussidi di disoccupazione nelle prossime settimane saliranno probabilmente a uno-tre milioni o peggio. Ciò supera di gran lunga quelli visti nel 2008 e molto al di sopra dei 200mila visti per la maggior parte del 2019-2020. E questa non è una distorsione: la distanza sociale e la paura hanno davvero causato un arresto improvviso in molte aziende di servizi. Pensiamoci per un momento. Se le aziende di servizi vedono un improvviso calo delle interazioni e del traffico con i clienti, naturalmente si ridurranno gli organici. Queste aziende operano con margini bassi e la manodopera ha un costo variabile elevato. In passato abbiamo scritto di come alcune di queste aziende abbiano una capitalizzazione di mercato di 79.000 dollari per dipendente. Chiaramente sono aziende ad alta intensità di lavoro Dando un’occ iata al rapporto dell’Ufficio delle statistic e sul lavoro Usa, si vede che ci sono 26 milioni di persone che lavorano nei diversi comparti del settore dei servizi. Se ci fosse un tasso di licenziamenti del 5%, ciò comporterebbe 1,3 milioni di perdite di posti di lavoro. Questa è la risposta ‘una tantum’ all’improvvisa interruzione. Presumibilmente, con il ritorno alla normalità, molti di questi lavori verranno recuperati». Ma c’è un altro aspetto su cui il Report di FundStrat concentra la sua analisi, e riguarda direttamente l’Italia, nazione molto a cuore del managing director della società, Vito Racanelli, che dopo 30 anni passati nella trincea avanzata del giornalismo 52

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Nella foto Vito Racanelli, managing director di FundStrat

finanziario alla Do Jones, di cui a Barron’s, ha cambiato lato della barricata e si è dato alla gestione. “I nostri clienti sembrano concentrarsi sull’Italia come modello di rischio per gli Stati Uniti – annota il report - Per la maggior parte gli Usa stanno seguendo l’Italia con un ritardo di due settimane. Detto questo i tassi di mortalità in America sono significativamente bassi Per esempio, lo stato di New York ha il più alto numero di contagiati (secondo la Università Jo ns Hopkins) ma il numero totale di decessi riportati è 34 contro i 233 per l’Italia con lo stesso numero di casi”. E sì che prima del virus la visione di FundStrat per il 2020 era molto positiva. Erano decisamente “bullish”. Ritenevano


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che lo S&P500 potesse chiudere l’anno a 3.450 (era a 3.220 pochi giorni prima dell’allarme-virus). Motivavano il Toro – merita ricordarlo perché prima o poi la crisi finirà sulla crescita percentuale degli utili, favorita anche dalla bassa base di partenza dell’anno scorso. Erano convinti che nel mondo quest’anno – a meno di cigni neri purtroppo poi prospettatisi si sarebbe verificata un’accelerazione della crescita nel secondo semestre e quindi, dopo la chiusura in calo del quarto trimestre 2019, il 2020 avrebbe portato solo aumenti: +6,6% il primo trimestre; 7,4% il secondo; 10,3% il terzo; 14,4% il quarto. Dunque resta interessante l’analisi del mercato che FundStrat faceva prima del disastro. Apprezzava – e apprezza, come filosofia di analisi i tecnologici, gli industriali, l’energia e i titoli della salute. Anc e i finanziari, soprattutto le banc e come oldman ac s, J P Morgan C ase e Morgan Stanley. Interessante notare l’evoluzione del comparto, che ora comprende una componente di ‘old technology’, per esempio Intel, e una di “new technology”, da Amazon a Facebook, da Square a Facebook, da Google a Microsoft. Quest’ultima ha operato una vera metamorfosi nell’ultimo quinquennio.

RESTA AMMIRATO E IMITATO DA TUTTI IL METODO DEI “GRANNY SHOT” OVVERO I SEI CRITERI PER SCEGLIERE LE AZIONI CHE FARANNO CENTRO Era diventata ‘vecchia’, ma ora è tornata ‘nuova’. E poi c’è la peculiarità di sempre di und trat, una filosofia eterodossa C e per esempio premia i colpi della nonna, “Granny Shots”, nomignolo che danno da sempre alle azioni destinate, secondo loro, a fare ‘centro’. Perché quel nome, innanzitutto? «Perché nel gergo della pallacanestro», spiega Racanelli, «il campione Rick Barry, 75 anni ora, è diventato celeberrimo negli anni 70 per come batteva i tiri liberi da fermo: lo faceva da sotto, cioè con la palla tenuta a due mani all’altezza delle ginocchia, e non tirata con le braccia in alto, davanti a petto e faccia. È uno stile non ortodosso tra i professionisti, considerato poco ‘macho’. Da nonna, appunto. Però rendeva eccome, se Barry

è diventato il migliore della Nba non solo della sua generazione ma in assoluto, con il 90% dei centri fatti in carriera». L’eterodossia di FundStrat si fonda su un modello basato su sei fattori, «per noi favorevoli al futuro di un’azione», racconta Racanelli. «Importante è che la società sia ben vista dalla generazione dei millennial, le persone tra i 20 e i 40 anni. Ma anche che sia di “valore” o di “crescita”, a seconda dei periodi: è meglio che sia di “valore” in un contesto di tassi di interesse in crescita, qual è l’attuale. Oppure che possa sfruttare il fatto che gli Usa sono decorrelati dalle altre economie. Altri criteri riguardano la presenza di una componente maggiore o minore di forza lavoro umana, fisica, nelle imprese tecnologic e e o industriali, e il rapporto tra gli asset pesanti o fissi, e i beni intangibili Insomma, più una azienda soddisfa questi criteri, più il nostro consiglio è ‘comprare». In condizioni di mercato normali, naturalmente. Il paniere dei Granny Shots nel corso del 2019 ha reso il 30,4%, più dello S&P 500. Mese per mese le performance del modello sono state positive in nove casi su 12, rivelandosi piuttosto affidabile anc e per c i a un’ottica speculativa, non solo per chi opera sul lungo termine: gennaio +0,6%; febbraio +2,1%; marzo +0,3%; aprile +1,9%; maggio -4,1%; giugno +1,7%; luglio +0,6%; agosto -0,5%; settembre -0,5%; ottobre +2,9%; novembre +0,8%; dicembre +0,8%. Il titolo primo in assoluto è stato Google, l’unico che può vantare cinque caratteristiche soddisfatte. Segue Apple, che è la sola società nella fascia di quattro criteri presenti. Con tre ce ne sono sei: Ameriprise Financial, Cisco, Facebook, Nvidia, PayPal, ilin Infine una ventina di azioni, tra cui Microsoft, esla e Ebay, si segnalano perchè soddisfano almeno due criteri. Queste e altre visioni di mercato sono condensate, proprio grazie all’opera di Racanelli, in un sito web che, lanciato lo scorso settembre, «sta avendo un successo superiore alle aspettative. Il target del ebsite sono i mila adviser e bro er finanziari che offrono consulenza azionaria alla clientela privata. Per farlo con competenza devono appoggiarsi ad analisti come noi, in grado di suggerire portafogli che battono il mercato». L’abbonamento costa 2mila dollari all’anno, quindi è un investimento interessante per consulenti che gestiscono da un minimo di 5 a 50 milioni di dollari dei risparmiatori abbastanza facoltosi che preferiscono non fare da sè. «Quando il fondatore di FundStrat, Thomas Lee, mi ha convinto a far parte del suo team ha usato un argomento intrigante», conclude Racanelli. «Non devi abbandonare il tuo modo indipendente di analizzare le società quotate, ma farci un Barron’s privato, interno, digitale, per una categoria professionale individuale. Che è molto diversa dal nostro core business originario, le grosse società di asset management. Così ho accettato volentieri». «Alla rivista della Do Jones io ero stato abituato per decenni a fare un lavoro accurato in autonomia, con piena libertà di analisi, di commento, e il tempo necessario per fare le mie ricerche. Un motivo che mi ha convinto al cambio è stato che non potevo scrivere più come prima. Sia per la trasformazione del settore industriale, sia per il modo di fare giornalismo negli ultimi anni: tagli di organico, pressione a produrre più articoli in minor tempo, e, di conseguenza, un calo nella originalità, nel rigore, e nella qualità». L’altra ragione, che Racanelli, 62 anni, cita come terza dopo il peggioramento del modus operandi e la voglia di novità, è banale ma concreta: in media il guadagno, è più alto del 50% rispetto a una buona posizione in un giornale. aprile 2020

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BORSA ITALIANA

Quando tutto ripartirà, AssoAim sarà a fianco delle pmi quotate di Marco Scotti

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L’EMERGENZA CORONAVIRUS È IL PRIMO BANCO DI PROVA DELLA NEONATA ASSOCIAZIONE CHE RACCOGLIE GLI EMITTENTI DI AIM ITALIA, CON COMPLESSIVI 32 MEMBRI E 10 ADERENTI

n sistema di lobby positivo, un aiuto per dare voce a quelle piccole e medie imprese che oggi ne hanno poca. Inutile nasconderlo: le pmi sono il tessuto connettivo della nostra economia, ma sul piano politico contano abbastanza poco. Così invece inizieremo a far sentire più forti le loro istanze». Palmiro Radici - imprenditore bergamasco specializzato nella produzione di moquette ed erba sintetica di fascia alta e di lusso – è stato nominato all’inizio del mese di marzo presidente di AssoAim. Si tratta dell’associazione degli emittenti (nata lo scorso novembre) di Aim Italia, il segmento più piccolo e dinamico di Borsa Italiana. Obiettivo principale è quello di porsi come interlocutore di riferimento in rappresentanza degli interessi delle aziende quotate e quotande sul mercato Aim, nelle sedi istituzionali e nei confronti delle autorità di vigilanza. Lobby appunto, ovvero un network di professionisti attivi sul segmento di Borsa Italiana. Al momento l’associazione conta 32 membri e 10 aderenti. La nomina di Radici a presidente del cda è stato seguita da quella di Emilia Orsini come segretario generale e responsabile delle relazioni istituzionali. Del consiglio di amministrazione fanno parte nove membri: oltre a Radici troviamo Andrea Battista, amministratore delegato di Net Insurance; Pierluigi Bocchini, presidente e ad di Clabo; Alberto Gustavo Franceschini, numero uno di Ambromobiliare; Marco Maria Fumagalli, partner di Capital For Progress; Giovanni Natali, presidente di 4Aim; Rita Paola Petrelli, ad di Kolinpharma; Vincenzo Polidoro, amministratore delegato di First Capital; Davide Verdesca, numero uno di Sg Company. L’assemblea inoltre ha nominato Bdo quale revisore legale dei conti dell’associazione, per il triennio 2020-2023. «Dopo un periodo preparatorio», ci spiega la segretaria generale Orsini, «l’Associazione sta iniziando ora a muovere i passi concreti. Il nostro obiettivo è quello di supportare, assistere e rappresentare le società quotate su Aim Italia che hanno caratteristiche dimensionali e di dinamicità peculiari. Queste aziende rappresentano il tessuto imprenditoriale italiano e noi vogliamo essere un interlocutore privilegiato di questo spaccato della nostra economia. Oltre al tema di lobbying, c’è anche quello relativo alla formazione, alla promozione e alla partecipazione: vogliamo che le pmi quotate all’Aim si sentano parte integrante di una comunità». C’è poi una doverosa precisazione da fare: le interviste a Radici 54

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Palmiro Radici, presidente di AssoAim

e Orsini sono state realizzate nei giorni in cui l’Italia intera veniva trasformata in una gigantesca “zona rossa” (o arancione, a seconda delle preferenze cromatiche). Naturale quindi, pur dovendo raccontare un’associazione nata a novembre dello scorso anno e che guarda con fiducia al futuro, cercare di capire come le pmi stiano vivendo in questo momento l’allerta legata al Covid-19 e alle implicazioni che inevitabilmente si abbatteranno sull’economia italiana. «Combattiamo per un futuro roseo», spiega il presidente di AssoAim, «ed è


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l’ovvio obiettivo di tutti. Ma il governo deve assolutamente tenere in considerazione il benessere delle pmi, perché nei prossimi mesi ci sarà bisogno di ben altro rispetto a qualche iniezione di capitale. È un momento drammatico per tutte le aziende, non soltanto le piccole e medie, e c’è bisogno di una grande mano per ripartire, altrimenti rischiamo di lasciare indietro un pezzo importante della nostra imprenditoria. Sono decisioni che deve prendere la politica certo, ma che devono andare nella direzione corretta di salvaguardare un tessuto economico dinamico e brillante ono giornate difficoltose, ma tutte le aziende quotate sull’Aim hanno fatto degli investimenti importanti. Abbiamo guardato al mercato alternativo di Borsa Italiana per ottenere capitali freschi per proseguire nel nostro percorso di sviluppo. L’anno scorso abbiamo ottenuto buone risposte, mentre prevedo per quest’anno qualc e ovvia difficoltà in più». La sensazione quindi nonostante gli inviti a mantenere la calma e a provare a guardare con ottimismo a un periodo buio è che senza interventi strutturali, post-bellici da parte delle istituzioni, anche le aziende quotate all’Aim – 132 al 31 dicembre scorso, con 3,9 miliardi di raccolta e 6,6 di capitalizzazione – rischiano grosso. Con un’ulteriore incognita: se prima la ricetta delle imprese di successo era l’internazionalizzazione, oggi che la Cina si è fermata per oltre due mesi non si può neanche fare appello a questo asset prezioso. Tornando ad AssoAim, emerge chiaramente dalle parole dei due intervistati come l’intento principale dell’associazione sia quella di lavorare in un’ottica collegiale, soprattutto sui temi più significativi dell’accesso al credito e degli strumenti a disposizione delle imprese per incrementare i capitali a disposizione. «I nostri tavoli e le nostre proposte», aggiunge la segretaria generale di AssoAim, «hanno diversi argomenti da trattare che vogliamo far arrivare a politica e istituzioni. Cerchiamo di segnalare le norme che a nostro giudizio necessitano di qualche piccolo aggiustamento. Il primo è quello dei Pir: quanto fatto dal

«LOBBYING, FORMAZIONE, PROMOZIONE E PARTECIPAZIONE: VOGLIAMO CHE I NOSTRI SOCI SI SENTANO PARTE DI UNA GRANDE COMUNITÀ»

Emilia Orsini, segretario generale e responsabile delle relazioni istituzionali di AssoAim

legislatore ci è davvero piaciuto molto, siamo estremamente soddisfatti. I piani individuali di risparmio possono essere una misura ottimale per il sostegno economico di aziende di media o piccola capitalizzazione. Un altro tema che vogliamo approfondire è quello c e concerne gli incentivi fiscali per gli investitori». A quanto risulta a Investire, un capitolo su cui invece si preannuncia una battaglia più serrata con le istituzioni riguarda il tema del “market abuse” e dell’annosa questione se la dicitura “non regolamentato” che si applica ad Aim non sia in realtà una errata traduzione dall’inglese. In effetti, tutte le quotate sul segmento devono già oggi predisporre un documento, il Mar (Market Abuse Regulation), che dovrebbe mettere al riparo il sistema da eventuali scossoni. E allora come si spiega il caso Bio-On, che a luglio dello scorso anno è costato all’Aim il 15% della sua capitalizzazione? La questione è di vitale importanza, perché se è vero che non è stata la stampa a “scoprire” le eventuali irregolarità, ma un operatore come il fondo Quintessential, impiegando informazioni a disposizione di tutti, è altrettanto vero che su un mercato di dimensioni così contenute le turbolenze possono fare danni. Ma AssoAim da questo punto di vista chiede che la disciplina della Mar, che è piuttosto onerosa, possa essere affiancata da altri tipi di provvedimenti che siano adatti anche a realtà più piccole che non hanno grande capacità di spesa. Ultimo tassello della neonata associazione è l’attrazione verso quelle aziende che a oggi, si trovano in dubbio per quanto riguarda la ricerca di nuovi capitali. Se i Pir hanno ritrovato la via maestra, il venture capital rimane asfittico ( milioni nel per operazioni) Le banche, che oggi rappresentano il 90% del credito erogato, stringeranno probabilmente i cordoni della borsa a causa del Coronavirus. E i minibond (fonte School of Management del Politecnico) hanno riguardato, dal 2012 al termine del 2019, 536 aziende italiane. Quest’anno sono in scadenza titoli per milioni, mentre l’anno prossimo saranno , con una cedola media del , imane dunque l’Aim «Il nostro sistema», chiosa Orsini, «è da sempre bancocentrico, anc e se finalmente qualcosa inizia a muoversi con grande soddisfazione da parte nostra. Con la quotazione, le imprese possono ottenere risorse finanziarie diverse da quelle tradizionali Inoltre un tema su cui ci piace insistere è che l’Aim è un ottimo biglietto da visita, che crea un valore oggettivo riconosciuto e che consente di attrarre risorse qualificate e poi di ampliare la platea degli investitori. Il successo di questo segmento di Borsa Italiana è che è dato dal fatto che calza a pennello sui tratti distintivi delle pmi italiane, indipendentemente dal settore di provenienza. Tutte le quotate sono cresciute sia per il giro d’affari, sia per il numero di dipendenti. E insieme alle autorità tuteliamo queste aziende». aprile 2020

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INTERVISTA A ROBERTO IMBIMBO

«Minibond, che opportunità per le imprese e le famiglie italiane» di Marco Muffato

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rima della “tempesta perfetta” che si è abbattuta su tutti gli investimenti finanziari con livelli di volatilità mai visti prima, i Minibond da strumenti cenerentola stavano acquisendo una crescente credibilità tra gli addetti ai lavori e tra gli imprenditori italiani in cerca di nuovi canali di finanziamento alternativi integrativi al credito bancario. In forzato standby per la paralisi del Paese impegnato ad affrontare l’emergenza sanitaria, lo strumento dei Minibond riprenderà la sua corsa quando bisognerà supportare il sistema delle pmi italiano, messo a dura prova dall’epidemia di Covid-19, e diventerà un’opportunità concreta di investimento per le famiglie italiane il cui risparmio giace sui conti correnti per 1.500 miliardi di euro. A Roberto Imbimbo, fondatore e presidente di Agenda Corporate Italia, tra i primi operatori in Italia sui Minibond, abbiamo perciò chiesto di fare il punto sull’utilizzo di questi strumenti di debito da parte degli imprenditori italiani. «Per approfondire il tema dei Minibond», osserva Imbimbo, «si deve fare riferimento al prezioso Report Annuale del Polimi, diretto dal professor Giancarlo Giudici, appena pubblicato (vedi box nella pagina accanto, n.d.r.). Il dato che risalta immediatamente è l’incremento del 25% delle emissioni rispetto all’anno precedente, confermando un dato di crescita costante nell’utilizzo di questa soluzione finanziaria da parte delle piccole e medie imprese italiane». Con quale obiettivo gli imprenditori ricorrono alle emissioni di minibond? Solo per sostituire o ridurre i crediti bancari? Mi auguro proprio di no. L’utilizzo del Minibond va inserito all’interno di un 56

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I TITOLI DI DEBITO DI PICCOLA TAGLIA DELLE PMI CONTINUERANNO LA LORO CORSA NEL PERIODO POST-CORONAVIRUS

Nella foto a destra Roberto Imbimbo, fondatore e presidente di Agenda Corporate Italia

processo di rivisitazione della finanza d’impresa c e, attraverso un percorso complesso di irrobustimento, intende inserire un secondo fornitore di denaro di dimensione adeguata e permanente. In questo modo il Minibond apporta denaro industriale , finalizzato a processi di crescita e di sviluppo piuttosto c e a incrementare il cas flo operativo Ma che cosa impedisce, secondo lei, il pieno decollo dei Minibond tra gli imprenditori? Ci sono ancora una serie di fattori che impediscono il loro decollo naturale quale secondo fornitore di denaro per le Pmi... il primo è certamente culturale: da secoli tutti conosciamo il linguaggio e le modalità dell’accesso al credito bancario, adeguandoci ai “contratti per adesione”, vuoi che siano relativi a un mutuo o un prestito personale o a una linea di credi-


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to, dove la banca ci riferisce le sue condizioni creditizie, a fronte delle quali le strade sono due: accettare o provare con un’altra banca; insomma prendere o lasciare… cosa ben diversa è se l’imprenditore voglia farsi apprezzare da investitori chiamati a sottoscrivere le proposte di emissione. Qui entra in gioco la “reputation”, ovvero l’insieme di numerosi aspetti significativi e qualificanti, su cui molte volte non si è avuta l’occasione di impegnarsi. Per entrare nel libero mercato dei capitali bisogna conoscere il linguaggio, le regole di ingaggio e i valori valutativi che sono ben più ampi di quelli ordinari. Bisogna innanzitutto rivedere la propria azienda, metterla in ordine e con il criterio della trasparenza. Bisogna cioè imparare a raccontare l’impresa, i progetti e la motivazione industriale, definendo una proposta che nasca dall’ingegneria finanziaria interna e in grado di confrontarsi con gli investitori. Può sembrare complessa, ma è la strada della definitiva consacrazione per le pmi c e quotano le loro emissioni sui mercati regolamentati e negoziate in tutto il mondo. È certamente un accrescimento reputazionale, di stabilità finanziaria e di marketing impagabile. La Consob recentemente ha autorizzato l’acquisto dei minibond su portali di crowdfunding. Lei come giudice questa innovazione? Era dai tempi del ministro dello sviluppo economico Corrado Passera - che introdusse i Minibond e l’equit cro dfunding - che non c’era stato un intervento regolamentare così strategico e così rivoluzionario. Uno dei limiti al decollo dei Minibond era quello della platea ristretta di sottoscrittori riservata agli investitori istituzionali, con qualche minimo accesso consentito ai professionali; con il provvedimento della Consob il mercato si è aperto al Cro d, alla folla , permettendo a una platea potenzialmente molto più ampia, definita come investitori qualificati, di poter godere di remunerazioni di capitali inimmaginabili per la quasi totalità delle famiglie italiane, fermo restando la puntuale disciplina per l’accesso. Con riferimento alla drammatica realtà successiva al Coronavirus, lo Stato italiano potrebbe varare una manovra

IL REPORT: TUTTI I NUMERI DI UN’INDUSTRIA EMERGENTE Tutto sull’universo Minibond svelato dal 6° Report realizzato dal Politecnico di Milano, dipartimento di ingegneria gestionale. La ricerca ha identificato 536 imprese italiane che alla data del 31 dicembre 2019 avevano collocato Minibond; di queste, 314 (il 58,6%) sono pmi. Nel 2019 le emittenti sono state 183 (di cui ben 129 si sono affacciate sul mercato per la prima volta), record storico per entrambi i valori da quando è partita l’industria. Le emittenti del 2019 sono per il 69,4% spa, per il 28,4% srl e per il 2,2% società cooperative. Il database dell’Osservatorio comprende 801 emissioni di Minibond effettuate dalle imprese a partire da novembre 2012 (in alcuni casi le imprese hanno condotto più emissioni). Il valore nominale totale dei Minibond nel campione supera 5,5 miliardi

di euro (1,97 miliardi considerando solo le emissioni fatte da pmi). La raccolta netta, dedotto il capitale già rimborsato nel corso del tempo, è pari a circa 4,75 miliardi (1,7 miliardi per le sole pmi). Il 2019 ha contribuito con 1,18 miliardi da 207 emissioni: altro record storico (+21,1% la raccolta, +24,7% le emissioni rispetto al 2018), ma è scesa la raccolta fatta dalle pmi (344 milioni rispetto a 379 milioni del 2018). Nel campione totale, il 63% delle emissioni è sotto la soglia di 5 milioni di euro e nel 2019 la percentuale sale quasi al 68%. Tra tutti i Minibond, meno della metà (il 47%) sono stati quotati su un mercato borsistico; nel 2019 tale percentuale è scesa al 32%: calano quelli quotati su ExtraMot Pro3 (il 23%), rimangono stabili quelle che scelgono un listino estero (il 9%).

di sola garanzia che aiuterebbe le imprese in maniera importante e in tempi molto brevi. Mi spiego meglio: lo Stato potrebbe assicurare una garanzia all’80% sui Minibond da emettere per 50 miliardi di euro che potrebbero essere sottoscritti anc e dagli investitori qualificati e cioè dalle famiglie italiane che, lo ricordo, possiedono a 1.500 miliardi in liquidità giacente nei conti correnti e non remunerata. In questo modo da un lato ci sarebbe una forte immissione di denaro nell’economia reale, dall’altra i risparmiatori porterebbero a casa , miliardi di euro di interessi i potrebbe innescare un circolo virtuoso dove lo Stato funge da stimolatore e da garante, creando un effetto leva concreto sia sul fronte degli investimenti che sui consumi. L’altro aspetto che trovo determinante per una svolta sostanziale è quello di dare voce alle aziende emittenti che, aldilà della necessaria dotazione documentale, potranno usare la finestra delle piattaforme per raccontare al meglio le proprie storie, i propri progetti e coinvolgere i risparmiatori a stare al loro fianco come finanziatori, anc e con possibilità future di diventarne soci. Voi operatori in questo contesto che parte potete avere? Il forte fabbisogno finanziario delle Pmi spinge alla ricerca di nuovi mercati, in cui ci saranno nuovi player con caratteristic e e modelli ben diversi Io mi sento di accettare la sfida e ho voglia di misurarmi con la costruzione di un modello di sviluppo dei Minibond come elemento di finanziamento permanente a favore delle pmi italiane e integrativo del canale bancario, c e finora non c’era uesta sarà una sfida culturale per l’Italia nei prossimi anni che, se vinta, porterà più denaro alle imprese, nell’ambito di un ampliamento della tipologia di fonti finanziarie aprile 2020

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INTERVISTA

«Il virus è la miccia, non la vera causa di una crisi finan iaria da s ruttare di Sergio Luciano

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PARLA MAURIZIO VITOLO, FONDATORE E AD DI CONSULTINVEST: «L’EPIDEMIA È CERTO GRAVE MA PASSERÀ, I MERCATI TEMONO PER LA STABILITÀ»

olti operatori attenti ai mercati finanziari internazionali anno le stesse perplessità c e io o In questa crisi dei mercati il virus è stato la miccia, il detonatore Ma ci sono altre cause profonde, e occulte»: è sicuro di quel c e dice, Maurizio Vitolo, fondatore e amministratore delegato del gruppo Consultinvest «Credo c e ci siano sui mercati grandi intermediari finanziari in estreme difficoltà, e le banc e centrali abbiano pompato nel sistema centinaia e centinaia di miliardi, finalizzati innanzitutto a evitare il baratro c e sarebbe stato causato dal crac di questi soggetti, e non a finanziare l’economia Poi, certo: si spera c e una volta superata l’emergenza finanziaria di questi intermediari, una quota dei soldi defluisca in parte sull’economia reale

Investiremag.it ha riportato alcune voci insistenti circa una forte difficoltà incontrata da un colosso bancario francese, la Société Generale… Allude a quella? Non faccio nomi, ma dico c e i problemi non si riducono a un unico soggetto, quale c e esso sia Piuttosto, se vuole le spiego il fenomeno c e a determinato tutto ci , e c e è emerso sull’abbrivio della crisi innescata dalla pandemia La prego, ci spieghi. a liquidità profusa sui mercati finanziari dai uantitative easing lanciati dal in poi è servita a salvare le banc e fiaccate dalla recessione, c e anno rafforzato le loro strutture patrimoniali i sono finanziati dalle banc e centrali, anno comprato titoli a basso prezzo, guadagnato sui differenziali, e impattato cos le forti perdite sugli Npl, rafforzandosi Ma alcune anno esagerato, anno usato con troppa esuberanza la leva finanziaria resa possibile da tanta liquidità e ora sono in crisi uelle più sagge e prudenti stanno molto meglio Ma cos come il e di Drag i era servito anc e a salvare alcune banc e, quelle fiaccate dalla crisi dell’economia reale, oggi si pone il problema di salvarne altre, c e anno azzardato troppo con l’economia di carta Ma scusi, da cosa trae quest’analisi? Io leggo i numeri, e sono abituato ad analizzare le situazioni di difficoltà uando i beni rifugio crollano, non è perc c’è paura di una recessione E la crisi del virus lo insegna la reazione composta delle borse orientali è considerata grave, gravissima ma economicamente transitoria e dunque non gravemente recessiva Invece io indico una data fondamentale, quella del marzo Dal marzo sono crollati insieme il prezzo dell’oro, il prezzo del reasur Bond americano, il prezzo del Bund tede58

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Nella foto Maurizio Vitolo, fondatore e ad di Consultinvest

sco Ci sono titoli di tato tedesc i e francesi considerati ben più solidi c e anno perso più del Btp uando crollano i beni rifugio più degli altri asset, è segno c e si teme un problema strutturale di lungo impatto Il virus dura due mesi, il fallimento di qualc e grande intermediario genera effetti più lung i Per fortuna però l’abbiamo sfangata… razie all’intervento concentrico delle banc e centrali, e dunque c’è da sperare c e una parte dei soldi immessi nel mercato defluiscano presto dalla finanza all’economia reale Il vero problema è stato quello, tutte le iniziative sono state prese innanzitutto per salvare il sistema finanziario e non si fosse salvato ci sarebbe stato un nuovo quadro post e man


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Ma sul dopo-virus lei è ottimista o pessimista? ono abbastanza ottimista Il virus è stato il catalizzatore di un calo generalizzato c e a fatto traballare c i era troppo esposto Adesso la situazione deve stabilizzarsi è la ragione per cui non esultiamo di fronte a questa enorme iniezione di liquidità nel sistema c e c’è stata Dunque un virus non fa una recessione? Il caso cinese credo si possa applicare anc e ad altri Paesi anno avuto il problema acuto del virus a fine gennaio, l’ anno affrontato con risolutezza, a fine febbraio anno iniziato a riprendersi Il problema insomma è durato due mesi, almeno nella sua fase acuta inora è stato cos i perde un trimestre di Pil su un anno, anc e in un modo violento, e certo è grave, per a una recessione epocale ne corre Perc venga una recessione devono esserci altri elementi Annidati non nel virus ma nella situazione di mercato cui accennavamo ’economia reale è reattiva, i consumi recupereranno i loro livelli appena usciremo dalla reclusione, com’è successo in Cina c e già a metà marzo stava vivendo il revenge s opping uindi credo c e l’impatto peggiore sia essenzialmente limitato ad alcune categorie particolari, essenzialmente il settore del turismo a stessa ristorazione avrà sollievo dagli aiuti statali Invece i mercati… Il grande panico arriva da l Ne siano riprova anc e le perdite del mercato obbligazionario cos imballato perc è le istituzioni finanziarie sono investite a leva e sono piene zeppe di titoli: del resto i rendimenti non c’erano e per ottenerli si usava spropositatamente la leva finanziaria ipeto: è c iaro c e se c’è un’istituzione finanziaria o più di esse c e risc iano il crac e interviene il cigno nero del virus, allora è diverso Però, scusi: la vigilanza bancaria… Per salvare le istituzioni finanziarie in difficoltà, attraverso la liquidazione forzata di asset c e devono essere venduti perc altrimenti le banc e non stanno in piedi, si manifesta contemporaneamente anc e un’imprevista elasticità sui patrimoni di vigilanza, quella c e viene concessa raramente, solo per cercare di risolvere situazioni veramente difficili, quando sul mercato obbligazionario non si vende niente Come nel Ma stavolta credo c e sia andata bene, c e si

riuscirà a creare un cordone sanitario, ma non contro il virus Contro le istituzioni in crisi, c e cos potranno ristabilizzarsi, anc e se non nel brevissimo E in questa bailamme, come si regola un’azienda come la sua, che ha migliaia di clienti da rassicurare e tenersi vicini? ispetto a queste incognite abbiamo una grande fortuna ia la nostra clientela c e la nostra rete di consulenti a un’età media matura, più vicina ai c e ai , con grande esperienza e sangue freddo ia i consulenti c e i loro clienti, in linea di massima, non sono spaventati, o per lo meno non più c e in passato, e difatti non abbiamo riscatti Non mi dirà che state crescendo! Be’, lavoriamo in quella direzione, stiamo cercando di fare raccolta e guarda i prezzi, siamo andati indietro al : vero è c e potrebbe esserci un calo significativo degli utili, ma non per gli anni successivi Un ragionamento che applica anche all’Italia? ’Italia la guardiamo poco, perc è un mercato piccolo e a ormai un’economia un po’ asfittica Mi sono preso la briga di fare un calcolo sull’andamento dell’indice Comit c e esiste dall’inizio del secolo a c e l’indice Comit è ai livelli dell’ , cioè anni fa? Ecco, questo dimostra l asfitticità della nostra economia uindi non prestiamo grandissima attenzione all’Italia Poi certo: in Italia abbiamo ottime eccellenze impenditoriali, ma non sono sempre in Borsa I vostri consulenti come se la cavano in quest’epoca di smart-working? In genere tutte le reti di consulenti lavorano bene perc è non sono subordinate all’apertura degli sportelli bancari Noi, poi, abbiamo digitalizzato tutto Il cliente parla al telefono con il consulente e se decide di fare un’operazione, la ordina con un sms uesta fase di incertezza e distanziamento sociale pu essere una buona opportunità per le reti nel segno del consolidamento dei loro rapporti Il fattore umano è decisivo e bisogna crederci perc è vincente

«AI NOSTRI CLIENTI STIAMO CONSIGLIANDO CALMA E DI GUARDARE ALL’OBBLIGAZIONARIO, DIVERSIFICANDO, ANCHE L’AZIONARIO RIMBALZERÀ» Cosa state consigliando ai vostri clienti? Di cogliere l’opportunità meno risc iosa dei mercati obbligazionari, su portafogli molto diversificati Personalmente credo per c e anc e sugli azionari ci sarà un bel rimbalzo, vedremo quando E Consultinvest come azienda? La vostra crescita per linee esterne? Proseguirà Prima c e scoppiasse la crisi, avevamo raggiunto un accordo di massima per un’altra aggregazione, dopo Alpenban E adesso, se tutto va bene, speriamo entro l’estate di concretizzare il progetto Peraltro è c iaro c e se le situazioni di crisi persistono e condizionano o creano difficoltà agli operatori più piccoli, questi ultimi possono essere maggiormente stimolati a guardare ad aggregazioni con soggetti più forti E noi siamo qui aprile 2020

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PARLA L’AVVOCATO MIFSUD

Asse Svizzera-Italia per stanare gli evasori irriducibili di Davide Passoni

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e banche svizzere a inizio dicembre 2019 hanno indirizzato a numerosi soggetti italiani una missiva con cui richiedevano la prova della regolarità fiscale delle somme relative ai rapporti che intrattenevano o hanno intrattenuto con gli stessi istituti. L’iniziativa è scaturita da un’analoga richiesta pervenuta il 6 dicembre 2018 all’Amministrazione Federale delle Contribuzioni di Berna (l’Agenzia delle entrate svizzera) da parte dell’Agenzia delle entrate italiana. Il periodo cui fa riferimento l’istanza rogatoriale amministrativa svizzera è compreso tra il 23 febbraio 2015 e il 31 dicembre 2016, ossia tra la data della firma della convenzione tra Svizzera e Italia e la data che segna il discrimine per la corretta applicazione dello scambio automatico di informazioni, il cosiddetto Crs, il cui obbligo è scattato dal 1° gennaio 2017. Che cosa si devono aspettare i destinatari di queste lettere? È una iniziativa che prelude a misure simili alla voluntary disclosure? Ne abbiamo parlato con l’avvocato Andrea Mifsud, responsabile area Legal di Kreston RS, società attiva nella consulenza fiscale, societaria, finanziaria e di revisione « ’iniziativa si pu configurare come conseguenza della legge 186 del 2014 che normava la voluntary disclosure, ma questa volta parte dalla Svizzera. La legge prevedeva convenzioni agevolate per regolarizzare la propria posizione: mancato raddoppio dei termini di accertamento per il fiscale, caso oggettivo di non punibilità per i diversi reati nella misura in cui il Paese che custodiva le attività finanziarie firmasse con l’Italia una convenzione per la mutua assistenza amministrativa. Questa convenzione fu firmata da vizzera, Principato di Monaco, Lussemburgo, Liechtenstein. 60

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LE BANCHE ELVETICHE HANNO CHIESTO AI CLIENTI ITALIANI UNA PROVA DELLA REGOLARITÀ FISCALE DELLE SOMME DEPOSITATE PRESSO DI LORO

Alla firma, si stabil c e per il periodo febbraio dicembre 2016 non si sarebbero trasmesse automaticamente le informazioni ma che, in caso di richiesta da parte di un Paese, il Paese interrogato avrebbe dovuto dare risposta». Ecco dunque che a dicembre 2018 l’Agenzia delle Entrate inviò una richiesta all’omologo svizzero: «Una richiesta cosiddetta raggruppata», prosegue Mifsud, «relativa cioè a una categoria di soggetti e non a singoli individui italiani, che nel periodo in oggetto avevano chiuso i loro conti correnti prelevando i contanti, trasferito dalla Svizzera a un altro Paese Ue o extra Ue il deposito bancario, omesso di regolarizzare la loro posizione con l’amministrazione finanziaria italiana, acquisito la residenza in un Paese diverso dall’Italia con iscrizione all’Aire o infine intestato il rapporto bancario a una fiduciaria non residente in Italia. In sostanza si chiese alla Svizzera di inviare i nomi di questi soggetti all’amministrazione tributaria italiana. A questo punto, l’Amministrazione Federale delle Contribuzioni scrisse a tutte le banche che a loro


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volta scrissero agli italiani che si trovavano in quelle condizioni, chiedendo la regolarità fiscale delle loro attività utte le banche si sono progressivamente attivate; la prima è stata la Efg, la ex Bsi, Banca della Svizzera Italiana: ha scritto ai clienti che le hanno risposto e la banca ha già trasmesso le risposte alla Afc, che a sua volta le ha inviate all’Agenzia delle Entrate italiane». Ora siamo alla comunicazione della Svizzera dello scorso dicembre. La prospettiva ottimale per i “non contribuenti” italiani irriducibili, coloro che non anno aderito allo scudo fiscale n alla voluntary disclosure, secondo l’avvocato Mifsud è quella di sanare la propria posizione affrettandosi a fare un ravvedimento operoso, tramite dichiarazioni integrative che sfruttano il raddoppio dei termini di accertamento: «Sotto l’egida della legge 186 del 2014, come detto, il raddoppio non c’era e i termini si fermavano a 5 anni. In questo caso per depositi e attività non dichiarati, detenuti in paradisi fiscali, si prevede il raddoppio del periodo di accertamento, che passa a 10 anni. Nel caso di omessa dichiarazione dei redditi, si passa a 10 anni più 2. Il ravvedimento è da fare prima che al “non contribuente” arrivi un questionario da parte delle Entrate: se aderisce dopo averlo ricevuto, il ravvedimento non sana l’aspetto penale, non costituisce cau-

«IN CASO DI PAGAMENTO CON RAVVEDIMENTO OPEROSO, ESTESA LA CLAUSOLA DI NON PUNIBILITÀ ANCHE NEI CASI DI FRODE FISCALE» sa oggettiva di non punibilità per tutti i reati fiscali, poic rimane aperto il problema dell’autoriciclaggio. Il ravvedimento operoso fatto nei termini, permette invece di sanare l’aspetto amministrativo, pagando il dovuto con sanzioni molto ridotte - da un quinto a un sesto a seconda dell’anno da regolarizzare , e l’aspetto penale del reato fiscale presupposto all’autoriciclaggio, figura di reato introdotta dalla legge all’articolo ter, punto Inoltre con l’ultimo decreto fiscale il legislatore italiano ha esteso la clausola oggettiva di non punibilità in caso di pagamento con ravvedimento operoso anche ai delitti fiscali dic iarativi fraudolenti, in poc e parole alla frode fiscale» A questi vantaggi si aggiunge il fatto che con il ravvedimento operoso, la somma da pagare può essere contenuta, anche se elevata: «Se la persona destinataria del questionario invece non risponde», continua Mifsud, «l’Agenzia farà una richiesta nominativa alla Svizzera, la quale manderà tutto il materiale e gli estratti conto alle Entrate. A quel punto sanzioni, interes-

L’avvocato Andrea Mifsud di Kreston RS

si e altro potranno ammontare anche a due volte e mezzo il capitale Il fisco si potrà anche rivalere su beni e attività tanto in Svizzera quanto in Italia, con l’aggravante del fatto che rimarrà l’aspetto penale del reato di autoriciclaggio, che comporta una pena da 4 a 8 anni. Nel reato di autoriciclaggio può incorrere anche il consulente, se non commette a sua volta riciclaggio; se lo ha commesso a vantaggio del cliente utilizzando le proprie capacità professionali, la pena arriva a un massimo di 12 anni». Ma quante sono le persone che possono essere coinvolte in questi controlli? E di quanti soldi si parla? Mifsud è cauto: «Si stima che siano circa 200mila le persone interessate e secondo me, in termini di capitali da regolarizzare, la cifra è più o meno pari a quella regolarizzata con la voluntary disclosure. Se allora le Entrate recuperarono circa 7 miliardi, ora potrebbero incassare il doppio, contando sanzioni, raddoppio dei termini ecc… I non contribuenti hanno probabilmente portafogli piuttosto grossi. Ai tempi della voluntary, tra quelli esaminati ve ne furono alcuni molto piccoli, tanti medi - tra 1 e 5 milioni - e pochissimi molto grossi. La sensazione è che ora ce ne saranno tantissimi molto piccoli e poi portafogli monstre da decine di milioni». Nemmeno la residenza all’estero mette al sicuro dai controlli: «Se ora il contribuente iscritto all’Aire dichiara di essere residente in Svizzera, ma nel periodo oggetto delle verific e risiedeva in Italia, la situazione attuale non lo mette al riparo dalla contestazione. I trasferimenti di residenza, molto spesso fittizi, regolano i rapporti con il fisco del nuovo Paese dal momento del trasferimento in avanti, ma prima il contribuente era fiscalmente domiciliato in Italia e per quel periodo deve regolarizzare la propria posizione in quanto debitore d’imposta con il suo Paese. L’Agenzia ha gli elenchi in chiaro di chi si è trasferito nei paradisi fiscali, perc per far s c e il trasferimento sia valido anc e ai fini fiscali è obbligatoria l’iscrizione all’Aire Ma chi prende residenza all’estero in un Paese a fiscalità privilegiata come la vizzera, per il fisco italiano è ancora fiscalmente residente in Italia: deve essere lui a dimostrare di risiedere effettivamente là». aprile 2020

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NUOVI MERCATI

Criptovalute, oggetto di desiderio per gli spericolati del mercato di Giuseppe D’Orta

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l 3 gennaio 2009, alle 18:15 Gmt iniziavano a circolare i bitcoin. Undici anni dopo, il pensiero comune su di essi è che siano una forma di moneta che nasce e vive in maniera digitale. i tratta di una semplificazione, per di più fuorviante e è vero che si può pagare un bene trasferendo dei bitcoin, questi non si prestano a essere una unità di conto come le monete tradizionali perché il loro prezzo è estremamente volatile ed è impensabile che possano diventare l’unità di conto principale nel quale verranno espressi i prezzi di beni e servizi. Inizia a essere più corretto immaginare i bitcoin come il corrispondente informatico dell’oro, ossia un “bene (digitale) scarso” in quanto, per come sono progettati, non si possono duplicare e sono in un numero finito Esattamente come per l’oro, i bitcoin valgono fino a quando la collettività riconosce a questo bene un valore. Si tratta, in altre parole, di una convenzione sociale. a quasi totalità del valore c e noi assegniamo all’oro fisico non è legato alla sua utilità materiale, quanto al fatto che a torto o a ragione viene considerato ancora una riserva di valore. Tanto è vero che la maggioranza dell’oro nel mondo non è utilizzata, ma chiuso nei depositi delle banche centrali. ’idea c e il bitcoin possa invece affiancarsi prima e magari sostituirsi un giorno all’oro come riserva di valore non si può escludere, ma è altamente improbabile. L’oro ha la funzione di riserva di valore che oggi possiede essenzialmente per due ragioni. La prima nasce dal ruolo che il metallo nobile ha avuto nella storia. ’altra più pratica risiede come detto nel fatto c e le banc e centrali lo utilizzano a questo scopo e ci alimenta la fiducia de62

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PER ORA NON SONO ASSET FINANZIARI NÉ RISERVA DI VALORE, E QUINDI SONO RISCHIOSISSIMI MA IN UN FUTURO PROSSIMO POTRANNO INDURRE NUOVE FORME DI SCAMBIO gli investitori nel fatto che esisterà sempre un mercato dell’oro fino a quando le banche centrali lo terranno nei propri caveaux. A oggi non c’è niente che renda i bitcoin un efficiente strumento di riserva di valore ’oro fisico a secoli di storia dalla sua parte c e anno stratificato l’abitudine a considerarlo una riserva di valore. Il bitcoin ha solo undici anni di vita. Una prova sul campo si è potuta registrare col tracollo delle quotazioni del 50% tra il 12 e il 13 marzo scorsi. Non propriamente una performance da rifugio in tempi di crisi. Ma qual è il problema fondamentale dei bitcoin? A oggi si comprano bitcoin sperando che il prezzo salga per poterne uscire più ricchi di prima. A un certo punto tutti


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coloro che sarebbero in astratto disponibili a fare questo genere di acquisto finiranno perc avranno tutti comprato bitcoin Affinc il prezzo raggiunto continui a mantenersi a quei livelli pertanto sarà necessario che la domanda venga alimentata da chi compra bitcoin perché vi trova una utilità, vale a dire farci qualcosa che non può fare diversamente o c e trova più vantaggioso fare attraverso bitcoin rispetto ad altri strumenti. Se questo non accadrà, per forza di cose il prezzo sarà destinato a sgonfiarsi più rapidamente di quanto si sia gonfiato La domanda di fondo quindi è: riuscirà il bitcoin a possedere un ruolo strutturale nel panorama finanziario? Il bitcoin potrebbe essere solo due cose: una riserva di valore simile all’oro fisico oppure un mezzo di pagamento. Quest’ultima ipotesi è tecnicamente molto improbabile. Bitcoin è sostanzialmente troppo lento per stare al passo con l’enorme numero di transazioni che si fanno quotidianamente. Le soluzioni tecniche esistono già, ma ciascuna di queste potrebbe avere, nell’ecosistema dei bitcoin, ripercussioni facilmente calcolabili, anche in termini di valore dei bitcoin creati con il “vecchio” sistema. Molti “adepti” delle criptovalute vedono nell’assenza di una banca centrale che governi lo strumento di scambio uno dei suoi maggiori punti di forza. Nella realtà l’atteggiamento che terranno le banche centrali nei confronti di questi strumenti sarà l’elemento determinante che ne decreterà il sostanziale fallimento oppure la possibilità che essi rivestano un ruolo come possibili riserve di valore digitale al quale, necessariamente, dovrà aggan-

LA SEDE DELLA BANCA CENTRALE EUROPEA

OGGI È IMPOSSIBILE STABILIRE QUALE POSSA ESSERE IL VALORE DEI BITCOIN NEL MEDIO/LUNGO TERMINE PERCHÉ NESSUNO PUÒ CONOSCERE QUALE NE SARÀ LA REGOLAMENTAZIONE ciarsi un ecosistema di strumenti di pagamento digitali che ne giustific ino l’esistenza Nel caso in cui l’utilizzo dei bitcoin diventasse veramente rilevante in termini macroeconomici, le banche centrali e i governi potrebbero facilmente impedirne, di fatto, l’utilizzo in modo massivo. Basterebbe per esempio emanare una norma secondo cui un pagamento realizzato in bitcoin non sia giuridicamente valido per saldare un’obbligazione e che il creditore eventualmente saldato in bitcoin abbia la facoltà di richiedere il pagamento nella moneta c e a corso legale: ci significa c e una transazione in bitcoin diventerebbe, di fatto, provvisoria fino alla sua accettazione da parte del creditore. Una norma del genere, chiaramente, metterebbe fuori gioco i bitcoin come strumento di pagamento adottato su vasta scala. Il concetto generale, quando si parla di temi monetari, è che si parla essenzialmente di questioni politiche. La moneta è prima di ogni cosa un contratto sociale. Le regole di questo contratto, scritte o non scritte, sono dettate essenzialmente dalla politica. Le banche centrali, dopo un primo periodo in cui pareva stessero -almeno di facciata- del tutto ignorando l’argomento, hanno poi ciascuna avviato lo studio prima e la creazione poi di una propria valuta digitale. Il giorno in cui queste assumeranno una qualche rilevanza dal punto di vista macroeconomico, ovvero muoveranno dei valori economici o finanziari oggetto d’interesse delle banc e centrali, per forza di cose arriverà una regolamentazione del fenomeno. Tale regolamentazione determinerà un nuovo valore dei bitcoin che potrà essere largamente inferiore o superiore a quello attuale. Oggi è impossibile stabilire quale possa esserne il valore nel medio/lungo termine, perché non si conosce quale ne sarà la regolamentazione. Si può affermare che il valore attuale sconti l’ipotesi che questa tecnologia venga adottata su larga scala come riserva di valore comunemente accettata dalla comunità finanziaria, cosa c e at-

LA SEDE DELLA FEDERAL RESERVE AMERICANA

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tualmente non solo non è ma non è neppure l’opzione più probabile. Il rischio di investirvi è pertanto elevatissimo. Possono i bitcoin essere considerati un investimento? Per tale motivo, i bitcoin non sono qualcosa che si possa paragonare a un asset finanziario cos come lo conosciamo Non possono essere definiti un investimento in senso classico e non a alcun senso paragonarli a un asset finanziario tradizionale L’alternativa da porsi non deve essere tra investire in bitcoin o in qualc e strumento finanziario Si deve essere consapevoli che si tratta di una scommessa. Chi acquista bitcoin oggi lo dovrebbe fare con lo stesso spirito con il quale acquista un biglietto della lotteria. Non lo deve equiparare a un investimento finanziario perc non ci sono le condizioni minime per poterlo definire uno strumento d’investimento. Se si desidera pertanto impiegare una parte dei propri soldi in questa criptovaluta con l’idea di ricavarne un guadagno pensando di fare una cosa simile all’investimento in strumenti finanziari come azioni, obbligazioni, valute, materie prime, è meglio lasciar perdere. Se l’idea invece è quella di fare una scommessa su una cosa che tra alcuni anni potrebbe valere dieci volte tanto oppure niente, allora ha molto senso approfondire i rischi e le opportunità. Scommettere una piccola cifra che si è disposti a perdere completamente sui bitcoin può essere sensato a patto di aver ben approfondito i rischi e le opportunità di questa riserva di valore digitale. Non solo investimento: i rapporti economici quotidiani non saranno quelli di prima Il protocollo bitcoin può essere applicato a molte altre cose con grande utilità. Per capirlo bisogna parlare del progetto Ethereum, un’altra criptovaluta Et ereum e bitcoin sono due simili eppure significativamente diversi. L’idea è stata lanciata nel 2013 dal ventenne Vitalik Buterin e consiste nell’utilizzare il concetto di registro pubblico sicuro e distribuito attraverso una rete di computer per scambiarsi non solo una valuta virtuale ma anche e soprattutto “contratti intelligenti (smart contracts), definizione adottata per descrivere software che risiedono in questa infrastruttura informatica che ne certifica l’esistenza e la corretta esecuzione. Insomma, nel pubblico registro si possono far “vivere”, sotto forma di soft are, una serie di regole c e riflettano degli accordi fra le parti. A questo scopo si è servito di un registro pubblico digitale distribuito, la blockchain. Attraverso questa tecnologia, un gruppo di terze parti estranee all’azienda (i nodi) agisce come notaio digitale automatico di ci c e fanno gli altri, in condizioni c e assicurano l’identificazione delle parti e impediscono la modifica dell’accordo o l’alterazione di quanto pattuito. Un notaio che assicura che le cose scritte siano più affidabili di quelle di qualsiasi altro ente certificatore, perlopiù con costi minimi Una volta che la rete ha convalidato un evento, gli viene assegnato un identificatore (un as ) inalterabile ’incorporazione del codice nel registro garantisce la sua inalterabilità, perché nessuno pu modificarlo Quando il codice a cui si riferisce il contratto è stato incorporato nel registro distribuito, non occorre far altro che attendere l’ar-

Ethereum è il nome di una delle criptovalute più utilizzate sul mercato

rivo dei dati che alimentano le variabili stabilite, provenienti da fonti affidabili chiamate oracoli. Se questi coincidono con l’evento atteso (per esempio la ricezione da parte del venditore dell’importo del prezzo concordato per la vendita di un bene), viene generato il risultato atteso (il trasferimento di proprietà di quel bene). Di entrambi i fatti c’è un file irreversibile e permanente nel disco. Non si creda si stia parlando di cose future: sistemi del genere sono già applicati negli Stati Uniti nei settori finanziario, assicurativo e del-

I BITCOIN NON SONO UN INVESTIMENTO MA RAPPRESENTANO UNA SCOMMESSA SULLO STRAVOLGIMENTO DEI RAPPORTI ECONOMICI E DEL RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI

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le scommesse. L’acquirente di un’auto smette di pagare le rate concordate con il finanziatore Automaticamente, il contratto emette un ordine tramite internet che blocca l’accesso al veicolo, in modo c e non possa più essere utilizzato: sta iniziando ad accadere negli Usa, e tra non molto accadrà ovunque nel mondo. In definitiva i bitcoin non sono un investimento ma rappresentano una scommessa sullo stravolgimento degli attuali rapporti economici – scommessa che si può già dire vinta anche se in pochi al mondo se ne accorgono nella vita di tutti i giorni – e soprattutto sulle modalità con cui le banche centrali di tutto il mondo assieme alla politica li implementeranno e legifereranno in materia.


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INTERVISTA CON MAURO BUSSONI, SEGRETARIO GENERALE CONFESERCENTI

a nostra sfida in nasarco tutta sulla uona estione di Angelo Curiosi

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iamo partiti da un programma, da un progetto condiviso, basato su un’analisi di quello che è andato male nelle passate gestioni. Tutti coloro che hanno condiviso il nostro progetto e ci hanno aiutato a formarlo fanno parte della nostra allenza. Il rapporto con Anasf e Federagenti è nato così, per queste ragioni, senza nessun obiettivo precostituito contro chicchessia!»: Mauro Bussoni, segretario generale della Confesercenti, ha una lunga esperienza associativa e sa praticamente tutto quel che c’è da sapere sull’associazionismo commerciale in Italia. E in vista delle elezioni Enasarco (al momento in cui questo numero di Investire viene chiuso sono confermate nella data originaria di metà aprile) non lesina un ragionamento a sostegno della lista “Fare presto fare bene”, in cui la con federazione è schierata appunto con Federagenti ed Anasf, l’associazione dei consulenti finanziari Bussoni, ma quanto possono contare gli agenti nel sistema economico degli anni a venire? Quale sarà il futuro della categoria e della sua cassa! Conteranno sempre di più a figura dell’agente rappresentante sarà un elemento di congiunzione indispensabile tra mondo fisico e mondo digitale. Con il boom di internet il ruolo degli agenti non viene meno, al contrario. Gli agenti sono l’interfaccia perfetta tra i clienti e la produzione, quindi riescono a trasmettere l’entusiasmo di chi produce sull’innovazione dei prodotti ma anche a correggere la rotta quando ci cono correttivi da portare, perché hanno il polso del mercato. Sono quindi sensori fondamentali per le imprese mandanti, e questo che va valorizzato. Non sempre l’Enasarco nel suo passato ha saputo fare le scelte giuste per valorizzare questo ruolo. Ci riassume il programma della lista “Fare presto e fare bene”, che appiunto vi vede alleati con l’associazione dei consulenti finanziari e con Federagenti? Ci sono più elementi chiave nel nostro programma. La Cassa di previdenza degli agenti deve basarsi sull’equilibrio delle pensioni, sulla patrimonializzazione e il rendimento del patrimonio, sulla qualità degli investimenti e sui nuovi iscritti. Con i chiari di luna nei quali ci troviamo c’è molta preoccupazione per quanto riguarda per esempio le nuovi iscrizioni. In compenso hanno acquistato spazio nuove figure come i consulenti finanziari un sistema che va tenuto in equilibrio, e senza pesare troppo sugli oneri che sia gli agenti che le case mandanti devono pagare. Va ricercato sempe il miglior equilibrio possibile, e non sempre nel passato tutta la partita legata agli investimenti è stata seguita in modo attento. C’è bisogno di fare valutazione una esatta degli

Mauro Bussoni, segretario generale della Confesercenti

asset immobiliari, di ristrutturare il comparto finanza, gli aspetti organizzativi interni, bonificando la pletora di consulenza rilasciate…non c’è stata molta attenzione, e andrà prestata, alla gestione di un patrimonio importante, e la cosa risuta nelle cronache degli ultimi tempi, con investimenti sbagliati fatti per esempio su fondi stranieri, mentre il patrimonio poteva e potrà essere ben valorizzato anche investendo sul mercato e sulle competenze italiane. Non c’è dubbio che il patrimonio nel suo insieme si poteva e doveva gestire meglio Affidandosi comunque a grandi professionisti anche esterni, ed evitando i problemi che si sono registrati per effetto di tutti quegli aspetti di cui si sono occupate le cronache… E c’è il tema dei nuovi iscritti. Sul quale bisogna anche pensare a ritoccare alcune regole. Oggi per poter fruire di una pensione integrativa Enasarco bisogna aver versato contributi per almeno 20 anni. C’è quindi una platea di agenti che ha versato per 10 o 15 anni e non ha diritti, mentre sarebbe corretto con loro costruire un percorso di recupero Infine, in una fase come questa, sarebbe opportuno pensare a utilizzare il Fondo indennità fine rapporto per gli agenti Anc e per loro c’è la crisi. aprile 2020

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LA RACCOLTA È STATA DI 1,5 MILIARDI

Il mondo del private capital cresce ma è ancora in formato mignon di Annalisa Caccavale

I DATI RIEPILOGATIVI PRESENTATI DALL’AIFI CON PWC-DEALS MOSTRANO UN SETTORE DIVERSIFICATO E VARIO MA ANCORA ESPOSTO AL VENTO DEI GRANDI OPERATORI STRANIERI

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en 7,2 miliardi di euro in 370 operazioni: questi i numeri 2019 del private equity, presentati qualc e giorno fa da Aifi, l’associazione italiana del private equity, venture capital e private debt, in collaborazione con PwC – Deals. Sono tanti? E rispetto agli altri Paesi come si pone l’Italia? Per dare una risposta dovremmo intanto sapere quanti e quali operatori sono attivi nel nostro Paese Da quando l’associazione di riferimento del private capital è nata, nel 1986, il mercato ha vissuto fasi di profondo cambiamento, con la nascita di nuovi operatori, sia di equity sia di debito. Sono cresciuti gli investitori istituzionali, ne sono nati di diversa natura e operatività, come i club deal, anche meno strutturati, tutti però anno contribuito a riversare capitali per l’economia reale Molti di questi operatori sono nati per una attività sporadica e via via si sono sempre più strutturati fino a essere oggi ben posizionati nelle loro attività e approccio agli investimenti con modus operandi del tutto simile ai tradizionali fondi di private equity. Negli ultimi anni sono nate ed entrate nel mercato, le Spac 66

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(Special purpose acquisition compan ), veicoli d’investimento costituiti e poi quotati in Borsa per raccogliere capitale attraverso le Ipo, cos da acquisire e incorporare società avviate ma non quotate. Altri attori, affacciatisi da poco nel mercato del capitale di rischio sono i search fund, veicoli che consentono a c i voglia fare l’imprenditore di cercare opportunità d’investimento(di solito sono pmi) per acquisirle e farle crescere oppure i fundless fund, che si attivano quando c’è un’opportunità sul mercato ci sono infine le attività svolte dagli asset manager e i nuovi soggetti nati nel mondo del venture capital. Questo oggi comprende, oltre ai tradizionali fondi, gli operatori di corporate venture capital, veicoli di technology transfer, holding di partecipazioni, business angel e strutture di angel investing, incubatori, acceleratori e piattaforme di equity crowdfunding. Insomma il mondo del private capital è ampio, diversificato, e diretto a investire nella economia reale ma tali soggetti sono ancora in formato mignon. Ne deriva quindi un mercato soggetto a forti oscillazioni se interviene la raccolta o l’investimento di un grande fondo operante nel nostro Paese. Nel 2019 infatti la raccolta sul mercato del private equity e venture capital è stata pari a 1.566 milioni di euro, in calo (-54%) rispetto ai milioni dell’anno precedente,


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valore fortemente influenzato da alcuni closing di significativa importanza e guardiamo alla geografia dei fondi, la componente domestica ha rappresentato il 73%, mentre il peso di quella estera è stato del 27%. Gli operatori che nel 2019 hanno svolto attività di fundraising sul mercato sono stati 22. A livello di fonti il 24% della raccolta deriva da fondi pensione e casse di previdenza, seguiti dal settore pubblico, inclusi i fondi istituzionali (22%), e investitori individuali e famil office ( ) Nel l’ammontare investito dagli operatori di private equity e venture capital è stato, come dicevamo all’inizio, pari a milioni di euro ispetto all’anno precedente, in cui erano state chiuse numerose operazioni di significativa dimensione, portando ai volumi più alti mai riscontrati nel mercato italiano (9.788 milioni di euro), si è osservata una diminuzione del dell’ammontare investito, c e rimane comunque il terzo valore più alto osservato nel nostro mercato. Nel corso del 2019 sono stati realizzati 12 large e mega deal. Uno in meno rispetto allo scorso anno; proprio nel segmento delle operazioni più grandi, che ha visto lo scorso anno alcuni importanti investimenti realizzati nelle infrastrutture, si è osservata una contrazione dell’ammontare, mentre dal lato degli small e medium deal la situazione è risultata stabile. Da segnalare che gli operatori internazionali rappresentano il dell’ammontare totale Nel 2018 le grandi protagoniste erano state i fondi d’investimento in infrastrutture che avevano chiuso operazioni importanti, nel 2019, gli investimenti si sono attestati a 6.713 milioni di euro, in linea con l’anno precedente quando erano stati milioni Inoltre se consideriamo a fianco degli operatori istituzionali censiti, anche altri soggetti di differente natura che hanno investito a fianco di quelli tradizionali, soprattutto club deal e famil office, Spac, arriviamo - sempre nel 2019 - a un investimento di equity pari a 10 miliardi di euro, distribuiti su circa 450 società. Passando alle operazioni, il numero di quelle realizzate nel 2019 è cresciuto del 3% attestandosi a 370, rispetto alle dell’anno precedente guardando ai comparti, si vede una decre-

scita dell’earl stage per ammontare, con milioni di euro investiti, mentre il numero di operazioni è rimasto pressoc stabile pari a ( nel ) l’e pansion rimane in termini di numero allineato al 2018 con 48 operazioni, mentre cresce del nell’ammontare ( milioni di euro); sale il numero delle operazioni di buy out (+13%) a , mentre rimane in linea l’ammontare, pari a milioni di euro (-3%). Nel il segmento dell’e pansion è stato il secondo per ammontare, superando quello delle infrastrutture che, in quei dodici mesi, è diminuito dell’ in termini di ammontare ( milioni di euro) e del nel numero Il vede il settore IC primeggiare con il delle operazioni totali, seguito dai beni e servizi industriali, 15%, e dal medicale, A livello geografico la ombardia resta la regione che ha chiuso la gran parte delle operazioni con il 41% del numero degli investimenti in Italia, seguita da Emilia omagna (12%) e Veneto (9%). Dalla distribuzione geografica degli investimenti emerge inoltre che, in linea anche con i dati dello scorso anno, il 95% degli investimenti realizzati nel 2019 ha avuto come target aziende che erano nel nostro Paese e precisamente, il 74% del numero di operazioni fatte in Italia a riguardato società nel Nord rispetto al 76% nel 2018, il 16% quelle del Centro, contro un dell’anno precedente, e il società del ud Italia e Isole, rispetto a un nel In termi-

IL 24% DELLA RACCOLTA DERIVA DA FONDI PENSIONE E CASSE DI PREVIDENZA, SEGUITI DAL SETTORE PUBBLICO, INCLUSI I FONDI ISTITUZIONALI (22%) E INVESTITORI SINGOLI (21%) ni di ammontare è sempre il Nord a salire sul gradino più alto del podio avendo attratto, nel 2019, il 78% delle risorse complessivamente investite in Italia ( nel ), seguito dalle regioni del Centro con quasi il (come nell’anno precedente), mentre cresce la quota di risorse destinate al ud Italia, rispetto al nel In termini di ammontare la ombardia si è posizionata al primo posto, con il delle risorse complessivamente investite, seguita da Veneto (19%) e Emilia Romagna (13%). Il vede anc e delle egioni in cui non si è realizzata alcuna operazione di private equity e venture capital e queste sono Basilicata, Molise, rentino Alto Adige, Umbria e alle d’Aosta Infine se diamo uno sguardo alle e it, nel l’ammontare disinvestito al costo di acquisto delle partecipazioni è stato pari a 2.216 milioni di euro, in diminuzione del rispetto ai milioni dell’anno precedente Il numero delle e it è stato , in linea con il quando erano state 135. Il canale maggiormente utilizzato per i disinvestimenti, lato volumi, è stato la vendita a un altro operatore di private equity, 41% del totale disinvestito, 908 milioni di euro, se consideriamo il numero di operazioni, e la vendita a soggetti industriali ( pari a e it) aprile 2020

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SEDIE & POLTRONE di Marco Muffato Casacche che si scam iano volti noti che assano da n r olo all altro il val er delle oltrone intenso nella finan a dove vige ancora il merito e dove chi rende bene viene promosso o ricoperto di offerte allettanti. Agli HR il compito di attrarre i talenti, a noi quello di raccontare il risiko, oltre a notizie e indiscrezioni su un mondo ricco di costanti novità.

LOIM INGAGGIA BUCCI E FESTA PER LE OBBLIGAZIONI CONVERTIBILI

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ombard Odier Investment Managers (Loim) ingaggia due italiani per rafforzare il team delle obbligazioni convertibili. Si tratta di Natalia Bucci (nella foto) come senior portfolio manager per i Global Convertible Bond, seguita da Diego Festa come senior credit analyst. Entrambe i professionisti gravitano da gennaio presso la sede a Londra e riferiscono a Nathalia Barazal, responsabile convertibili e reddito fisso presso Loim.

Bucci è stata responsabile di obbligazioni convertibili e strategie di struttura del capitale presso JP Morgan. Ha iniziato la sua carriera nel gruppo di strategia di investimento nella gestione patrimoniale privata presso Goldman Sachs. Festa porta al team un’esperienza approfondita di analisi del credito, selezione della sicurezza e mitigazione del rischio. Proviene dal team obbligazionario High Yield e dei mercati emergenti di Standard Bank Group.

CREDEMFACTOR, DECÒ NUOVO DG

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abriele Decò (nella foto), è stato nominato direttore generale di Credemfactor, società del Gruppo Credem presente su tutto il territorio nazionale, specializzata in soluzioni per le imprese nella gestione del capitale circolante. La società offre servizi di gestione dei crediti commerciali, monitoraggio del rischio, garanzia e anticipazione del credito, con particolare specializzazione nella gestione dei crediti verso gli enti pubblici e nello sviluppo di convenzioni per i fornitori e della supply chain finance. Decò continuerà lo sviluppo del business attraverso l’innovazione e la digitalizzazione dei processi interni e finanziari, con focus sulle persone e sulle sinergie con il gruppo Credem.

GENERALI IP, IL RUOLO DI CAVARERO

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ntonio Cavarero (nella foto) assume il ruolo di head of investments in Generali Investments Partners, società di gestione del risparmio. Cavarero è professionista con oltre 25 anni di esperienza sui mercati finanziari che in precedenza è stato responsabile fixed income in Generali Insurance Asset Management (Giam Sgr), Cavarero è in Generali dal 2014, dopo importanti esperienze internazionali svolte presso primarie banche d’investimento quali Deutsche Bank, Citi, Société Générale Corporate & Investment Banking, Banca IMI, Banca Euromobiliare.

COPERNICO SIM, IACOBONE ALLO SVILUPPO RETE

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opernico Sim, la società di intermediazione mobiliare indipendente da gruppi bancari o assicurativi presieduta da Saverio Scelzo, quotata sul segmento Aim di Borsa Italiana, ha nominato Marco Iacobone (nella foto) quale responsabile sviluppo della rete. Iacobone, 42 anni, ha lavorato nel settore

delle risorse umane, la sua carriera è iniziata in Edison e proseguita all’interno di realtà multinazionali, fino a Progetto Sim, che lascia per entrare in Copernico SIM. Iacobone coadiuverà la società nello sviluppo della rete su tutto il territorio nazionale, sia nell’ambito della consulenza indipendente che dipendente, con focus su

COLAVITO ENTRA IN NOTZ STUCKI

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otz Stucki, società di asset management indipendente fondata a Ginevra nel 1964 da Beat Notz e Christian Stucki, annuncia l’ingresso nel proprio team italiano di Michele Colavito (nella foto). Proveniente da Merian Global Investors, dove in qualità di sales manager ha maturato un’importante esperienza nello svi-

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luppo del business per il mercato italiano principalmente per la clientela wholesale e istituzionale, Colavito metterà al servizio di Notz Stucki le capacità sviluppate in Société Générale Securities Services e poi in Allfunds Bank, nella gestione della relazione con società di assicurazione, banche, Sim, Sgr.


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PROFESSIONE CONSULENTE Risponde Francesco Priore all’indirizzo priore.studio@virgilio.it Startupper e decano della consulenza finanziaria, Priore ha fondato l’Anasf e contribuito alla fondazione dell’Albo. Docente Universitario, autore e consulente di comunicazione e marketing finanziario. È stato direttore marketing della rete di Banca Fineco e membro del Cda di Consultinvest Sim.

MAI VENDERE SE IL MERCATO SCENDE

CON I CIGNI NERI SI DIVENTA CF MIGLIORI

Egregio Professore,

Carissimo Francesco,

seguo dall’inizio le sue risposte,

mi riten o un consulente finan iario

soprattutto ai risparmiatori, e le trovo

consolidato, gestendo una clientela molto

oggettive. Sono uno di quelli a cui piace

benestante. Non ho un portafoglio da big,

investire in Borsa una parte delle sue

ma dalle proposte che ricevo constato che

disponibilità, scegliendo titoli di aziende

il mio portafoglio è appetibile e forse un

“sicure”, si fa per dire, come le utilities.

po’ anche io. Fino a qualche settimana fa

Mi oriento ritenendo che consumi

mi sentivo in una botte di ferro, adesso

come luce, acqua, gas sono beni/servizi

giro molto di più per assistere i miei

indispensabili. Oggi però con la Borsa

clienti, ma con un magone notevole

che precipita per il coronavirus sono

perché i risultati non sono più quelli

disorientato, vorrei smobilitare…

di prima e non so cosa prospettargli. P.M.

G

entile Pietro, la ringrazio della considerazione e mi auguro che perduri. Esercito la consulenza finanziaria da mezzo secolo, in forme diverse, che significa coadiuvare le persone nella scelta degli investimenti - in risparmio gestito - più coerenti con le esigenze di ognuno e nell’assisterli perché il portafoglio sia sempre allineato con le esigenze. Non ho mai consigliato la sottoscrizione di un titolo e non inizio ora. Considerata la sua prudenza che l’ha portata a investire solo una parte dei suoi mezzi in Borsa, le sottopongo una considerazione. Il mercato immobiliare, prescindendo dalle cause, in Italia negli ultimi 10 anni ha subito una falcidia nettissima, perché c’è una quantità di case escusse come pegni, messe all’asta e invendute. Secondo lei quanti proprietari di case di fronte a questi cali hanno messo in vendita una parte degli immobili di proprietà? Gli stessi prendono atto che oggi le case costano poco, ma non comprano perché i prezzi sono bassi. Quando compreranno? Quando i prezzi saliranno! Questo provocherà una risalita dei prezzi. Il mercato mobiliare è molto più umorale, non appena inizia la discesa, dovuta anche a giusti timori, i risparmiatori vendono e queste vendite fanno scendere il mercato. Quando ricompreranno? Non appena ci sarà ripresa e il mercato salirà e compreranno quello che oggi costa poco a prezzi maggiorati. Oggi sul mercato c’è roba buona, i Warren Buffet, comprano cercando di individuare le vere opportunità. Cercarle può diventare un esercizio proficuo.

E. D.

C

aro Enrico, premesso che non sei tu l’untore ti trovi in una situazione ricorrente. L’antidoto migliore per i timori dei clienti è andare a trovarli e parlare del mercato, ho vissuto più volte questa esperienza, con i miei primi clienti, che persero per i primi 7 anni, i rapporti sono rimasti ottimi, mi facevo vivo e comunicavo, era un investimento oneroso non c’era il management fee. La mia esperienza professionale più difficile è dell’autunno del 2011. Lo 09/11 fece crollare definitivamente i corsi che già da un anno andavano a rotoli. Ero direttore marketing della rete di Banca Fineco, tra i miei compiti c’era anche quello della comunicazione con i clienti. La norma imponeva, non avendo un Nav le gestioni patrimoniali, che quando le perdite raggiungevano il 30% bisognava avvisare per iscritto i clienti, e così per ogni ulteriore 10% di perdite. Scrivere una prima e una seconda lettera del genere, senza gettare nel panico i clienti e senza scaricare il problema sui cf, è stato l’esercizio “letterario” più doloroso. Ma non finisce lì, alle comunicazioni seguì un tour da Palermo a Genova e così via dove incontrammo migliaia di clienti, nei teatri o negli alberghi, per spiegare loro l’accaduto e anche per fargli constatare che questo mercato funziona così e i periodi dei “cigni neri” sono i migliori per mantenere gli investimenti e se possibile potenziarli. Insisti e fidelizzerai i tuoi clienti che ti saranno grati, mi auguro tra meno di 7 anni! aprile 2020

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POLE POSITION

a cura di Buddy Fox

I BANCHIERI CENTRALI IN CERCA DEL SANTO GRAAL DELLA STABILITÀ

S

e chiusi nelle vostre casette di contenzione vi venisse l’uzzolo di googolare “Christine Madeleine Odette Lagarde nata Lallouette”, in 0,46 secondi il magico cazzabubbolo vi restituirebbe qualcosa come 7,5 milioni di risultati, temo non tutti gradevoli. Con la sua uscita un po’ goffa l’avvocatessa francese, ex-ministra dell’Economia, dell’Industria e dell’Impiego, attuale presidente della Banca Centrale Europea, si è attirata l’odio imperituro delle larghe masse popolari e non solo di esse. Una reazione emotiva forse giustificata che tuttavia impone una riflessione “à rebours”, come forse direbbe pure la Lagarde, ovvero un pensiero controcorrente sulla natura e sul ruolo dei banchieri centrali. Per poterlo esprimere è necessario tornare indietro nel tempo, alla stagione del “whatever it takes” che Alan Greenspan pronunciò ben prima di Draghi. Era il 1987 e Greenspan era stato appena nominato presidente della Fed quando dovette fronteggiare con successo un crash annunciato. È da allora che i banchieri centrali – i Bernake, i Mario Draghi, i Caney e persino le Lagarde - sono diventate delle star globali, artisti pop costretti a compiere gesti plateali, inventarsi pantomime per ammaliare gli investitori, coccolandoli e blandendoli come mocciosi viziati. Ma un tempo non era così. Diciamo che il ruolo del banchiere centrale era l’esatto contrario. Più simile a quello che ai tempi della Serenissima Repubblica di Venezia svolgeva il Sopraintendente alle acque: sorvegliare e favorire il sereno e tranquillo fluire degli eventi, evitando sia la CHRISTINE LAGARDE deflazione che l’inflazione. Insomma un novello Par-

sifal alla perenne ricerca del Santo Graal della stabilità. Stabilità, è questa la parola magica che ogni bravo banchiere centrale sussurra ogni notte prima di prendere sonno nel tepore del suo letto. I banchieri centrali sono come i poeti orfici, come gli autori dodecafonici, come gli aruspici che leggono le viscere degli animali, come gli amanti timidi nascosti nell’ombra: detestano le domande dirette, preferiscono stare sul vago: “se mi avete capito, allora vuol dire che non mi sono spiegato bene” disse una volta l’ineffabile, l’inimitabile Alan Greenspan. A suo tempo Mario Draghi fece una gran mossa salvando Italia, l’euro e pure i mercati con la famosa frase “whatever it takes”; tuttavia negli anni successivi a “guerra conclusa”, non poté eliminare gli stimoli monetari e la liquidità in eccesso. La ragione è semplice: se l’avesse fatto gli investitori assuefatti da droga monetaria sarebbero entrati in crisi d’astinenza. La conclusione amara è che gli stimoli sono come il testosterone: vanno bene quando stai crescendo, ma quando invecchi e arriva una crisi, gli effetti collaterali presentano il conto ed è un conto assai salato. Diciamo quindi che la Lagarde, sebbene apparentemente confusa, ha cercato di riportare la banca centrale al suo antico ruolo. Ha usato parole giuste nel momento sbagliato creando fraintendimenti e panico, ma la via è quella corretta. Ora però tocca alla politica. È ora che i governi si assumano le proprie responsabilità per sostenere la crescita, magari anche a costo di rianimare l’inflazione. Poi di nuovo pronunceremo la parola magica che protegge il sonno dei banchieri centrali (e non solo il loro).

BANCHE, LA MUSICA È SOLO SOSPESA

S

embrano storie di un secolo fa, quando i mulini erano bianchi e le maestre avevano la penna rossa sul cappello. Invece sono passate solo poche settimane dall’assalto alla baionetta di Carlo Messina a Ubi. Un’opa arrivata di notte come la befana, giusto mentre il povero Massiah, il capo di Ubi, si apprestava a presentare il suo piano industriale. Il gossip narra che Massiah abbia ricevuto la telefonata di Messina mentre era a cena con alcuni personaggi della comunità finanziaria londinese. Un gesto considerato dai più altamente unfair che ha messo in grande imbarazzo il capo della banca bergamasca. I numeri dell’operazione erano davvero imponenti: si postulava che Intesa + Ubi significassero 1,1 trilioni di euro di risparmio gestito. La reazione di Massiah non si era fatta attendere. L’opa di Intesa-Ubi è ostile, non concordata, non coerente co i valori di Ubi e dunque inaccettabile, come aveva dichiarato, attraverso un comunicato del Car, il patto di consultazione a cui aderisce il 17,8% del capitale di Ubi. Nel frattempo la fantasia era andata al potere. Le voci, le supposizioni, i sogni (o gli incubi?) avevano preso a rincorrersi con la frenesia dei ragazzi all’uscita di scuola: dopo Intesa che si pappa Ubi, chi si fonde con chi, chi compra che cosa. La prossima fusione sarà Bpm-Mps? Che combinerà l’UniCredit di Mustier, andrà all’assalto oltralpe o sarà a sua volta predato? E ancora: su Ubi ci sarà un rilancio? I soliti bene informati sostenevano che la fretta sgarbata di Messina fosse giustificata dal fatto che Bnp Paribas era a sua volta pronta a lanciare un’offerta su Ubi. Poi è arrivato il bastimento carico di Corona-Covid-19 e tutto il bla-bla scatenato in quei giorni è finito nel dimenticatoio. Il maledetto virus che ci ha costretti ai domiciliari insieme alla nostre libertà ha spazzato via anche le sfrenate fantasie di quei giorni in cui tutto si pote70

aprile 2020

va ipotizzare e (quasi) tutto progettare. Che accadrà ora? Il maledetto Corona infetterà anche il sistema bancario, convalescente reduce da dieci anni di crisi finanziaria e dalVICTOR MASSIAH le mazzate dei crediti non esigibili? A questo punto della storia è necessario fare un (piccolo) passo indietro. E tornare a quanto poche settimane fa aveva dichiarato a “La Repubblica” Corrado Passera, ex ad di Poste e Intesa-San Paolo, ex ministro dello Sviluppo. Passera dice una cosa semplicissima: nessuno fermerà la musica. Nonostante la crisi il processo non si ferma, è solo temporaneamente sospeso come ogni altra attività. Lo fa parlando di Illimity (nomen omen?) la sua ultima creatura, forte del fatto che d’ora in poi le banche produrranno valore solo facendo mestieri da specialisti, lavori complicati come mettere le mani nei riassetti aziendali. Come dargli torto, nell’epoca dell’Hotel California, la stagione in cui i danari te li tirano dietro come se fossero confetti scaduti. Ma anche se, com’è prevedibile, Passera avrà ragione, difficilmente rivedremo i fasti di fine anni ’90, i tempi di Cuccia, o quelli dei primi anni 2000 quando Fiorani e Fazio facevano sognare i piccoli azionisti delle banche. D’ora in poi aspettiamoci nozze più austere. Una sobrietà che, questa sì, ci riporta indietro nel tempo a quando i mulini erano bianchi davvero.


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IL CORONAVIRUS NON È UN CIGNO NERO

S

ì, è l’ennesimo articolo sul virus più distruttivo a memoria d’uomo, l’evento che con buona probabilità cambierà in modo irreversibile il nostro modo di vivere. Ma chiedersi cosa abbiamo imparato (e cosa potremo ancora imparare) è un obbligo morale prim’ancora che intellettuale.Cominciamo quindi a sfatare un fastidioso mito che si sta costruendo sull’orrendo animale. Il Coronavirus, per gli addetti ai lavori Covid-19, non è un “cigno nero”, titolo del saggio del signor Nassim Nicholas Taleb, lo studioso di scienze dell’incertezza che prima di occuparsi di epistemologia campava facendo il trader. Il libro (che tutti citano e pochi hanno letto) tratta del “forte impatto di alcuni avvenimenti rari e imprevedibili e della tendenza umana a trovare retrospettivamente spiegazioni semplicistiche di questi eventi”. Poiché nell’Europa del XVI secolo nessuno aveva mai visto un cigno nero, se ne deduceva che non esistessero. Quando poi gli esploratori ne scoprirono un esemplare in Australia, finalmente si comprese che né il ragionamento deduttivo né quello induttivo sono infallibili. È importante comprendere che il Corona non è un cigno nero, ovvero un evento raro e imprevedibile, per la semplice ma non banale ragione che è ormai un secolo che il mondo è sconvolto da eventi apparentemente “rari e imprevedibili” che in realtà non sono né l’una né l’altra cosa. Dall’influenza Spagnola del 1918 ad oggi il mondo è stato ripetutamente sconvolto da pandemie che abbiamo chiamato Aids, Sars, Aviaria, Ebola, solo per citare le più note. Fenomeni che hanno circa tutti la stessa origine: lo spillover, ovvero il salto di specie che consente a un virus animale

di contagiare l’uomo. La conclusione che possiamo trarne è che l’umanità nel suo complesso fa una fatica del diavolo. Fatica a comprendere e ancor più a cambiare. Che è poi il senso più nobile del nostro essere umani. Distinguere i cigni neri dagli eventi prevedibili con spirito libero da pregiudizi è vitale. Per tutti ma in particolar modo per chi si occupa di economia e finanza. Per fare un esempio che più concreto non si può, Lehman è stato un cigno nero (autentico): fino a un’ora prima del fallimento tutti (ma proprio tutti) pensavano che la banca sarebbe stata in qualche modo salvata. Ci è cascato persino Soros, un signore che non ha fatto i soldi scambiando figurine Panini all’oratorio. Quando Lehman è venuta giù come il ponte di Genova (evento previsto e prevedibile!) il rischio è stato il blocco del sistema finanziario mondiale. Adesso si tratta di trasformare uno stress (un gigantesco stress) in profitto. Non è precisamente come farsi due spaghi aglio olio peperoncino, ma dobbiamo provarci. Cosa abbiamo imparato? Per quel che mi riguarda, tre cose. La prima: il mondo non è un’isola, neppure l’altezzosa Albione di Boris Johnson lo è. La globalizzazione, con buona pace dei sovranisti di ogni ordine e grado, è un dato di fatto. Prima lo si comprende e meglio si potrà competere. La seconda: è indispensabile digitalizzare il nostro Paese creando autostrade informatiche larghe e comode come una Dodge degli anni ’50. La terza: credo sia importante far nostro il motto di T. Roosevelt, uno dei più amati presidenti degli Stati Uniti: “fai quello che puoi con quello che hai, nel posto in cui sei”.

ELOGIO DI JOHN ELKANN, L’UOMO D’ORO

P

are lo chiamassero “tacchino freddo”, lo stesso soprannome che il patron del tennis italiano Gianni Clerici aveva affibbiato a Stefan Edberg, l’angelo del serve and volley. Un’attribuzione ingiusta ma, come insegna Oscar Wilde, solo le persone superficiali non giudicano dall’apparenza. Stiamo parlando dell’algido John Elkann, l’allampanato nipote scelto da Giovanni Agnelli al timone della barca di famiglia. Un naviglio che – l’abbiamo dimenticato? faceva acqua da tutte le parti. Allora le chiavi dell’impero erano conservate nella “Giovanni Agnelli & C.” la cassaforte di famiglia. La società deteneva il 100% di Ifi, la holding finanziaria di controllo del gruppo, cui fa capo il 62,03% del capitale di Ifil, la società di investimenti e il 29,3% di Exor Group. Ifi e Ifil erano il cuore dell’impero: controllavano il 30,06% di Fiat, il 4,86% del SanPaolo Imi ed erano presenti in molti settori: grande distribuzione, turismo, alberghi, servizi. Ma Agnelli da sempre significa soprattutto Fiat. Questo il passato. Da allora, cioè dal primo marzo del 2009 quando il giovane Elkann è diventato presidente della Exor, il valore del gruppo è cresciuto di oltre il 27% all’anno. In dieci anni in Borsa è aumentato di dieci volte e – udite udite – sono stati distribuiti 1,7 miliardi di dividendi. Ovvero, il sagace risparmiatore che avesse investito mille euro ora se ne ritroverebbe diecimila. Dicono i maligni che il merito è di JOHN ELKANN Sergio Marchionne, il genio della

lampada. Vero: avere un uomo come lui alla guida dell’azienda è come schierare nella squadra dell’oratorio Pelè, Platini e Maradona. Ma i maligni fingono di scordare che nel 2004 quando Fiat perdeva 2 milioni di euro al giorno fu il giovane Elkann a convincere Marchionne a iniziare il lavoro “matto e disperatissimo” che ha salvato la più importante azienda manifatturiera della penisola. Fu ancora l’algido Elkann a sostenere Marchionne quando si trattava di scegliere se proseguire con i due miliardi di dollari di penale pagati da General Motors oppure vendere baracca e burattini, come sperava il resto della famiglia Agnelli. E infine fu merito di entrambi la fusione con Chrysler, il progetto che ha creato un’impresa da 25 miliardi di capitale. Se il genio di Marchione è indiscusso, è altrettanto indubbio che anche il miglior capo azienda ha assoluto bisogno di avere le spalle coperte e di poter condividere con la proprietà la stessa visione strategica. Ed è esattamente ciò che John Elkann ha garantito a Marchionne. Le fusioni (Chrysler e Psa) e il riassetto delle aziende per valorizzare i singoli marchi (Iveco, Ferrari e Magneti Marelli) sono il frutto di un lavoro compiuto insieme. Risultato: Exor nel 2022 disporrà di 3,6 miliardi di euro di liquidità grazie alla fusione con Psa. Finita qui? No. L’algido nipote del più grande seduttore italiano del secolo scorso ha messo a segno un altro colpo da maestro. La società di riassicurazione PartnerRe acquisita nel 2015 per 6,9 miliardi di dollari è stata ceduta per 9 miliardi in contanti. Una plusvalenza pazzesca. Non è bravo a parlare in pubblico. E’ glamour come una scopa di saggina. Di football ne capisce persino meno di Gigi Maifredi. E anche se va in barca con quel figo di Soldini sembra uscito da un casting di Verdone. Ma tutto ciò che tocca si trasforma in oro. Con buona probabilità John Elkann è uno dei migliori imprenditori al mondo. E con quella liquidità, ora sarà anche un temuto cacciatore. Teniamocelo stretto. aprile 2020

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TALENT

LA COMPETIZIONE TRA UN “FAI DA TE”, UN CF E UN ROBOADVISOR

fida a tre ad alto risc io sul porta o lio accino

“U

na poltrona per tre” è una competizione tra tre portafogli realizzati da un “fai da te”, un consulente finanziario e un roboadvisor a la durata di un anno e prevede la possibilità di rotazione del portafoglio, con un cambio di massimo due strumenti, al termine del primo semestre gni mese partirà una nuova gara Aggiornamenti e confronti L’aggiornamento sull’andamento di ciascuna di esse avrà cadenza semestrale Tre concorrenti che non copiano a composizione dei portafogli è elaborata

in completa autonomia dai partecipanti al talent e oltre ad avere lo scopo della competizione vuole offrire spunti meramente informativi inerenti l’impiego di strumenti finanziari quotati sul mercato regolamentato italiano e informazioni e le analisi esposte pertanto non costituiscono sollecitazione al pubblico risparmio qualunque decisione di investimento e il relativo risc io rimane a carico dell’investitore Investire non si assume alcuna responsabilità per l’eventuale utilizzo c e il lettore potrà fare dei contenuti esposti

LE SCELTE DEL “FAI DA TE”

di Giacomo Damian

ISIN “Se rimani vivo abbastanza a lungo, sui IE00BQ70R696 mercati potrai vedere di tutto” a dirlo è Warren IT0001402269 Buffett, il guru dei guru, uno che si pensa IT0005402117 le abbia provate tutte e invece, per sua stessa ammissione, poche settimane IT0004513666 fa dopo aver fatto la sua consueta spesa successivamente ai primi ribassi, LU1900067940 ammette che «mi ci sono voluti 89 anni per vedere una cosa del genere». Lo dice lui, IL0011267213 figuriamoci noi che di esperienza e denari in proporzione ne abbiamo un decimale. Ciò US09062X1037 che conforta è che Buffett ha già cominciato a comprare, ma lui ha spalle forti e capitali per poter reggere ulteriori cali e può permettersi di fare scorta dei suoi titoli preferiti e aspettare la nuova fioritura. Noi siamo costretti a maggiore selezione e abbiamo deciso di creare un portafoglio “vaccino”, una serie di strumenti che siano capaci di sconfiggere il virus e una volta usciti dalla terapia intensiva, per ripartire con una marcia in più. Per il portafoglio “fai da te” ho voluto seguire la teoria “first in, first out” che tradotto in questa particolare situazione significa che il primo entrato nella crisi del virus, sarà il primo a uscirne, e a correre più forte. Ho privilegiato la Cina, scegliendo un Etf che investa a Hong Kong, dove dovrebbero spegnersi le proteste contro la Cina, e dove sembra già attivato il leggendario Helycopter Money, con il versamento nei conti dei residenti da più di 12 anni di una corposa somma di denaro. Ho privilegiato l’Italia, il Paese più colpito dalla crisi, che più si sta attrezzando a sconfiggerla e che disporrà delle migliori energie e dei maggiori finanziamenti per attivare la rinascita.

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aprile 2020

IL PROFILO DEL MATCH “Portafoglio vaccino”, come sconfiggere la crisi del virus, quali titoli e strumenti scegliere per resistere alla crisi e agganciarsi alla futura ripresa. Portafoglio alto rischio.

CINA, ITALIA, BIOTECH E FINTECH FONDO

MIX

INVESCO NASDAQ BIOTECH UCITS ETF DIST

20%

RISANAMENTO

20%

BTP 01/03/2036

20%

TISCALI

10%

LYXOR HONG KONG HSI UCITS ETF

10%

STRATASYS (SSYS)

10%

BIOGEN (BIIB)

10%

Questa volta non si baderà a spese, il debito sarà rinviato sine die, perché il denaro servirà a incentivare gli investimenti in infrastrutture, le ristrutturazione, la modernizzazione, senza dimenticare che nell’export siamo i migliori al mondo grazie alla qualità dei nostri prodotti. Ho scelto in particolare Risanamento come simbolo della resurrezione di Milano, e Tiscali, azienda definitivamente sopravvissuta alla selezione dopo bolla internet, che ora sta anche diversificando nei pagamenti digitali attraverso l’acquisizione di MistralPay. A tutto questo ho aggiunto la biotecnologia americana, una delle più avanzate al mondo, attraverso un etf specifico che comprende tutto il meglio che si può trovare sul Nasdaq. In più la chicca Stratasys, società di punta del dimenticato settore delle stampanti 3D con un futuro radioso nell’automotive e per finire Biogen, azienda su cui Buffett ha deciso di puntare, un’azienda che attende l’approvazione del farmaco sull’Alzheimer.


INVESTIRE SPECIALIST

TECNOLOGIA, INFRASTRUTTURE E FARMACEUTICO LE SCELTE DEL CONSULENTE FINANZIARIO Il portafoglio di Valeria Tebaldi

ISIN

DENOMINAZI0NE

PESO

IE0009356076

JANUS HENDERSON GLOBAL TECHNOLOGY

10%

LU0384381660

MORGAN STANLEY GLOBAL INFRASTRUCTURE

15%

LU0122380701

BLACKROCK WORLD HEALTHSCIENCE

20%

MORGAN STANLEY US ADVANTAGE

20%

SCHRODER ISF CHINA A

10%

AMUNDI S&P GLOBAL LUXURY UCITS ETF

5%

PIMCO GIS DIVERSIFIED INCOME

20%

Cosa succede? Forse stiamo vivendo LU0225737302 la recessione LU1713307699 più intensa della storia, equivalente LU1681048630 a una paralisi economica, dove anche le asset class IE00B4TG9K96 che solitamente funzionano nelle fasi di risk off hanno perso. Personalmente ritengo che nel breve saremmo ancora di fronte a un bear market ma, ponendoci un orizzonte di 12-18 mesi, abbiamo oggi un’ottima opportunità di acquisto. Spiegherò di seguito, tramite il portafoglio “vaccino”, quali sono a mio avviso le asset class che ritengo possano superare la crisi più velocemente e perché: • JH Glb Technology: nel prossimo futuro assisteremo ad investimenti giganteschi in ambito tecnologico in quanto, proprio questa quarantena, ci ha dimostrato come solo grazie alla tecnologia il sistema non è collassato. JH con questo fondo investe in aziende che beneficiano dell’elevato ritmo del cambiamento tecnologico, individuando come macrotemi internet delle cose, intelligenza artificiale e cloud;

• MS US Advantage: con questo fondo andiamo a comprare il mercato americano in diverse asset class (tecnologia, telecomunicazioni, beni di consumo, salute, beni industriali). Tale mercato, che ha perso ben oltre il 20% del suo valore, diventa ora molto appetibile; • Schroder ISF China A: la focalizzazione verso il mercato domestico offre l’accesso a società semplicemente non disponibili altrove. Il mercato delle A-share ha una correlazione con i mercati globali inferiore a quella del Msci Cina quindi può apportare preziosi benefici di diversificazione a un portafoglio globale;

• MS Glb Infrastructure: comprende diverse asset class quali utilities, comunicazioni, strade a pedaggio, energie rinnovabili, acqua, settori che gioveranno di una buona ripartenza nel breve periodo;

• Amundi S&P Glb Luxury UCITS ETF: è un indice azionario composto da 80 tra le maggiori società quotate attive della produzione o nella distribuzione di beni di lusso o nella fornitura di servizi connessi. Tale settore sta soffrendo molto la crisi Covid-19 e ritengo che potrà registrare una crescita sostenuta una volta tornati alla normalità;

• BGF World Healthscience: settori come quello farmaceutico e delle biotecnologie sono sicuramente strategici in questa fase in quanto possono fornire soluzioni per uscire dall’emergenza coronavirus;

• Pimco Diversified Income: è un obbligazionario globale ad ampia delega progettato per investire nel credito societario e nei mercati emergenti con un elevato grado di diversificazione settoriale, geografica e di strumento.

LE SCELTE DEL ROBOT (elaborazioni di Investire sui dati Deus Technology) «Penso che questa potrebbe essere una delle grandi opportunità d’acquisto da qui ai prossimi 10 anni». Ad affermalo non è un risparmiatore speranzoso di rivedere i propri titoli salire, o un consulente che per professione e religione predica fiducia, a dirlo è Christiane Olsen. E chi è costei direte voi? Trentatré anni in prima linea, consulente di Ubs e per dieci anni tra i primi 100 consulenti al mondo secondo la classifica stilata da Barron’s, la Bibbia degli investitori, ecco questo è il suo biglietto da visita. Secondo la Olsen i guadagni per i prossimi trimestri sono una supposizione per chiunque, «non sappiamo come andrà l’economia» dice, ma è molto confidente sul potenziale di rialzo delle Borse e in particolare sui comparti tecnologico e sanitari.

Ma l’aspetto che rende più ottimista in questo momento la Olsen, è il prossimo possibile annuncio di un farmaco, «ciò che tutti desideriamo è che nelle prossime settimane una società farmaceutica esclami: l’abbiamo preso, l’abbiamo trovato, parole che infonderebbero fiducia». Manca solo quella, perché valore nascosto è molto, basta solo cercarlo e sconfiggeremo il virus nei nostri portafogli. E proprio per questo, come consuetudine abbiamo chiesto il prezioso aiuto di Deus Technology per confezionarci il portafoglio vaccino che possa rassicurare e alleviare le sofferenze dei risparmiatori, prima con un’ottima difesa e successivamente agganciando la ripresa. Nel portafoglio suddetto troviamo una prevalenza di obbligazioni, in euro, in dollari e franco svizzero, titoli

aprile 2020

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TALENT

di stato tedeschi, Usa e svizzeri, solidi e rassicuranti. Questa è la difesa, rocciosa come le migliori squadre di Giovanni Trapattoni, mentre all’attacco, per l’azionario, ci sono due settori che nel prossimo futuro dovrebbero spopolare ed esprimere il loro massimo potenziale e sono: il biotech e healthcare, nello specifico due Etf, il primo replica passivamente l’andamento delle principali società biotecnologiche quotate al Nasdaq, il secondo è specializzato nell’assistenza sanitaria e cura del corpo e replica l’andamento delle società di questo settore quotate sullo S&P500. Entrambi gli Etf sono in dollari. Per concludere un 15% in oro, attraverso l’Etc di Invesco, che in tempi di espansione monetaria estrema, male non fa.

Se la Olsen è fiduciosa nella Borsa, ma ancora attende il momento opportuno, c’è invece chi è già entrato in azione come ha fatto Ricky Sandler, ceo di Eminence Capital, che intervistato dalla Cnn ha dichiarato che sta facendo incetta di azioni fiducioso che la Borsa presto riprenderà a salire, e confidando nel governo americano che, a suo dire, non tarderà ad attuare misure shock. «Anche se il Pil statunitense dovesse calare del 10% nel corso del secondo trimestre, l’impatto economico sarebbe di circa 500 miliardi di dollari. Se guardiamo a Wall Street invece ha già perso 10 mila miliardi di capitalizzazione», perdite dovute all’eccesso di emotività dice il gestore hedge. Dunque è tutto già scontato?

ETF SU BIOTECH E HEALTHCARE, ETC SULL’ORO ISIN

NOME

14/02/2020

DE0001102309

Germany-1.5 FRG 23-15/02/2023 CF EUR

21,71%

DE0001134922

Germany-6.25 BRD 24-04/01/2024 CF EUR

14,15%

US912828UH11

United States-US Tr Bds 23 A-2023-15/01/2023 CV USD

12,16%

CH0127181177

Switzerl Conf-1.25 EIDG 24-11/06/2024 CF CHF

6,98%

US92189F7261

VanEck Biotech ETF Dis USD

16,83%

IE00B43HR379

iShares V S&P 500 Health Care Sector UCITS ETF Acc USD

13,17%

IE00B579F325

Invesco Physical Gold ETC

15%

L’ASSET MIX DEL MESE MACRO

PESO

OBBLIGAZIONARIO

55%

AZIONARIO COMMODITIES

PESO

MICRO

30%

Obbligazionario Governativo Germania Obbligazionario Governativo USA Obbligazionario Governativo Svizzera Biotech Healthcare

35,86% 12,16% 6,98% 16,83% 13,17%

15%

ETF Oro

15,00%

e inner is -20,29% ROBO ADVISOR (Deus Technology)

-22,95% “FAI DA TE” GIACOMO DAMIAN

LA CLASSIFICA È A 6 MESI, I RISULTATI DEI PARTECIPANTI SONO DOVUTI ALL’ECCEZIONALITÀ DEL CORONAVIRUS

74

aprile 2020

-23,04%

CF PIETRO CALI’


INVESTIRE SPECIALIST

ioni l ora dell accumulo ma seletti o P

IAZZA AFFARI: “cash is trash!” era un Ray Dalio esasperato quello c e a Davos, in una conferenza c e assomigliava più a una seduta psicanalitica tra giganti, poneva le armi davanti a un rialzo di borsa con un toro esuberante c e sembrava non voler mai prendere fiato balordito, esasperato e demoralizzato dalle performance del suo fondo Alpha, dopo essere stato ritenuto dalla stampa come il titolare di una grossa posizione short (indiscrezione da lui smentita) a Davos a fatto una piroetta degna del miglior Bolle, suggerendo di comprare azioni alla prima occasione Poi l’occasione è arrivata, ma non è stata una semplice correzione, è stato un crollo, una caduta su cui Dalio ha recentemente e ufficialmente costruito una posizione al ribasso, questa volta vera oba da non capirci più niente, della serie anc e i migliori entrano in crisi empo fa qui abbiamo scritto è il cancello del paradiso dei tori, sopra si volerà , per prima si deve correggere iamo arrivati sulla soglia di quel livello e qualc e anticipo di quello c e poteva accadere l’abbiamo avuto, mi riferisco all’ pa di Intesa su Ubi, ma eravamo tiratissimi, immaginate cosa succederà quando ci torneremo Perc torneremo, spaventati dal Coronavirus, non stiamo tenendo conto della quantità di liquidità c e sta entrando nel sistema (a ora mld contro i totali post crac e man), e una volta c e tutto sarà finito si sommeranno anc e gli interventi di politica fiscale, ong ong sta già facendo funzionare il mitologico el copter mone li insider stanno già accumulando, in Usa ben billion sono stati riversati sulle azioni Cas is ing è lo slogan originale c e Dalio a brutalizzato, e c i con lungimiranza in questi ultimi mesi a mantenuto la liquidità, forse è il caso c e su questi livelli cominci un approccio di accumulo, selettivo ma consistente

E

NI: se c’è una buona notizia nei cali di borsa, questa è nel rialzo dei rendimenti, soprattutto se questo ribasso verrà catalogato come correzione di un lungo ciclo al rialzo ensazione c e viene confermata dall’enorme quantità di stimoli c e è pronta a sostenere tutte le categorie di investimento ra queste c’è anc e Eni c e a ora dimezzato la sua capitalizzazione da inizio anno e offre una succosa cedola del , difficile trovate l’equivalente in un’obbligazione c e abbia la stessa solidità del colosso petrolifero Il petrolio non è certo la materia prima del futuro, ma il super computer PC a errera Erbognone sta già studiando le alternative per il futuro, nell’attesa la prossima ripresa sosterrà il petrolio an-

cora per qualc e anno permettendo a Eni di mantenere un flusso di cassa positivo

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NICREDIT: è la storia della cicala e la formica, la favola di Esopo dove la cicala canta per tutta l’estate e la formica fatica e lavora preparandosi all’inverno, il finale lo conosciamo tutti A Piazza Affari è successo qualcosa del genere, dove c’era un Messina c e spendeva acclamato dalla folla, e dall’altra Mustier c e tagliava e incassava il possibile sommerso dalle critic e ggi c e l’inverno è arrivato, la gestione passata potrebbe fare la differenza, anc e nelle scelte degli investitori c e riflettendo, potrebbero stravolgere i precedenti giudizi Mustier a tagliato il possibile, a venduto persino le collezioni d’arte e tagliato il personale con conseguente mobilitazione di massa, ma ora dispone delle risorse necessarie per superare la nottata, e in più pu offrire ai propri azionisti un generoso dividendo, il primo dalla grande crisi dello spread Il prezzo del titolo viaggia ora addirittura sotto i prezzi del ma i aumento del ,è regalato Anc e Intesa su questi livelli offre un ottimo rapporto prezzo rendimento, ma l’operazione Ubi, lanciata alla vigilia della grande caduta, lascia su Messina un alone c e sarà difficile smacc iare

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EDIOBANCA: in Mediobanca c’è una persona c e dall’interno sta comprando, costantemente e in grandi quantità, ma non a nessuna intenzione belligerante, non vuole scalare, crede semplicemente nel valore della società in cui lavora Il suo nome è ittorio Pignatti Morano, non uno qualunque ma un e di e man Brot ers, ora operante nel private equit e nel consiglio di amministrazione di Mediobanca E i suoi sono acquisti di un certo peso, al motto bu on dips compra sui ribassi, a cominciato il suo accumulo ben prima c e si scatenasse il virus, già a novembre , in concomitanza della presentazione del piano industriale della banca aveva già pizzicato un pacc etto di mila azioni al prezzo di euro uota c e attraverso i suoi veicoli esteri a nel tempo incrementato fino ad arrivare a un totale di mila azioni e c e ai prezzi di oggi si trova dimezzata nel valore, se non è un atto di fiducia questo Un atto motivato, dalla sottovalutazione della banca e da tutto quello c e accadeva prima nella e via ilodrammatici e c e ora il virus a fatto dimenticare Perc prima, ad accumulare era un certo Del ecc io, che in tempi di “pace” ha comprato con atteggiamento poco amic evole, ma adesso vista la caduta dei prezzi potrebbe pensare addirittura al colpaccio aprile 2020

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COSMOPOLITICA Andrea Margelletti Presidente del Centro Studi Internazionali, docente presso la Facoltà di Scienze delle Investigazioni e della Sicurezza dell’Università di Perugia e Narni. Unico membro onorario delle Forze Speciali

ANCHE UN DRAGONE PUÒ AMMALARSI

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ei tempi convulsi ed incerti della lotta globale al contagio del coronavirus, i fragili equilibri del mondo sono scossi anche dalla guerra del petrolio che oppone, da inizio marzo, due tra i più grandi produttori di greggio del nostro pianeta: la Russia e l’Arabia Saudita. Il conflitto sull’oro nero c e scuote Mosca e i ad nasce proprio dalla crisi dei consumi energetici innescata dal crollo della domanda cinese a seguito della crisi sanitaria a Wuhan e dintorni, che ha spinto i Paesi del formato Opec + a considerare un ulteriore taglio alla produzione per stabilizzare il mercato. Diciamolo subito con chiarezza: stabilizzare i prezzi ha evidenti vantaggi economici per i Paesi esportatori, poiché tutela le rispettive nicchie di mercato e contribuisce a dare ossigeno a sistemi economici basati sulla monocoltura energetica. Tuttavia, nel mercato del petrolio, il controllo di produzione e commercio ha scopi più ampi, molti dei quali dal profondo valore geopolitico. Probabilmente il più importante, quello dal valore strategico e di medio-lungo periodo più rilevante, attiene all’offensiva dei produttori convenzionali contro i produttori non-convenzionali, del petrolio tradizionale contro il petrolio da bituminosa o se preferite, di scisto. Insomma, il famigerato shale oil. Infatti, la rivoluzione del petrolio non convenzionale ha catapultato gli Stati Uniti al vertice della piramide dei produttori e degli esportatori, impattando come un asteroide sulla geopolitica dei pozzi. Tuttavia, l’estrazione dello shale oil avviene tramite il fracking, un processo molto costoso ed inquinante di frantumazione ed immissione di sostanze chimiche nella roccia. Di conseguenza, il petrolio non convenzionale diventa appetibile sul mercato quando il prezzo del barile supera i 60 dollari, altrimenti non si superano i costi di produzione. Per i produttori tradizionali, lo shale rappresenta un nemico strategico per non dire un nemico mortale. Una belva economica che si può domare soltanto controllando il prezzo del greggio ed evitando che lieviti oltre i 60 dollari. L’Opec + e l’alleanza del barile tra Mosca e i ad erano nati proprio in funzione anti-statunitense ed anti-shale. Sinora, il Cremlino aveva accettato di chiudere i rubinetti perché aveva bisogno di stabilizzare il mercato ed incassare quanta più liquidità possibile per finanziare il livello minimo di spesa pubblica 78

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e le costose avventure militari in Ucraina e Siria. Soprattutto nell’ottica delle presidenziali del 2018, quando Putin necessitava mandare un messaggio all’irrequieto popolo russo e destinare un po’ di fondi ai progetti di differenziazione economica nazionale. Oggi, però, le esigenze sono cambiate sulla Moscova Putin, non volendo essere da meno del suo amico Xi Jinping, intende diventare Presidente a vita e, per fare questo, deve convincere gli oligarchi del settore energetico, fieri oppositori della politica di taglio della produzione Il resto della storia è di facile comprensione: la Russia si oppone ai tagli proposti dall’Arabia Saudita ed aumenta la produzione di circa barili al giorno per gonfiare il portafoglio degli oligarchi ed assicurare il regno a vita dello Zar Putin, mentre l’Arabia Saudita decide di irrorare il mercato di altri due milioni di barili per far crollare il prezzo del greggio abbondantemente sotto i 40 dollari e strangolare lo shale. Entrambe tattiche molto rischiose, perché, se non ponderate nei loro effetti di medio-lungo periodo, rischiano di mettere in ginocchio entrambi i Paesi. Infatti, la Russia esporta poco altro al di fuori di petrolio e gas e senza un ritorno finanziario adeguato rischia di dover mettere mano al Fondo sovrano per stabilizzare l’economia. Inoltre, con il rublo libero di fluttuare, il fantasma dell’inflazione galoppante è alle porte e, con essa, un rincaro dei prezzi al consumo che potrebbe agitare l’elettorato. Il patto tra Zar e sudditi si basa su uno scambio antico, ossia accettazione dell’autoritarismo in cambio di stabilità e benessere. Se quest’ultimo manca, con esso si affievolisce la stabilità e, in ultima istanza, il Leviatano può essere ucciso. Hobbes docet. Tuttavia, anche la Famiglia Reale dei Saud deve fare i conti con la matematica e l’economia. L’Arabia Saudita non possiede alcuna ricchezza al di fuori del petrolio ed i piani di differenziazione economica sono, al momento, un semplice progetto su carta. Svendere l’oro nero in tutte le piazze globali, puntando con decisione ai clienti dell’Ural Blend moscovita, male si concilia con la legge di bilancio approvata ad inizio hanno, quando si immaginava il barile intorno ai 55 dollari. Le correzioni in corso d’opera sono sempre possibili, ma il ridimensionamento della spesa pubblica non piace neppure al popolo saudita. In sintesi, prolungare questa guerra sul prezzo del petrolio non fa bene a nessuno dei contendenti.



di Giuseppe Corsentino

LA CONSOB FRANCESE CONTRO I FURBETTI DELL’ECOLOGIA

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n tempo di Coronavirus, mentre monta l’onda ambientalista di quanti sostengono, forse a ragione, che l’aumento delle epidemie è funzione diretta di un modello di sviluppo nemico delle leggi di natura, nel mondo della finanza francese la Consob d’Oltralpe (Amf, Autorité des marchés financiers) a deciso di non fidarsi più e a imposto, da qui a novembre, regole severissime Di non fidarsi più di tutti quei gestori asset management, società finanziarie, operatori diversi del risparmio gestito – che vendono ai risparmiatori, soprattutto ai “particulier” cioè alle persone, mica ai clienti istituzionali, prodotti finanziari fondi, fondi di fondi e quant’altro utilizzando con spregiudicatezza la “leva” o come si dice oggi una “narrazione” di tipo ecologico e ambientalista. Insomma, raccontando agli investitori c e i loro quattrini vanno a finire, attraverso la filiera lunga, lung issima della finanza sostenibile , in aziende c e non inquinano, rispettano l’ambiente, l’equilibrio ecologico e i diritti umani (per dire, niente compagnie petrolifere o aziende del nucleare o manifatture che sfruttano manodopera minorile) Ma siamo sicuri? C i lo certifica? E’ sufficiente sostenere nei prospetti e nelle tante (troppe e spesso incomprensibili) comunicazioni al mercato c e i prodotti finanziari pubblicizzati e venduti si ispirano davvero ai criteri che qui in Francia si condensano nella formula Esg (Environnementaux sociax et gouvernance, per dire rispetto dell’ambiente ma anche dei diritti umani) e c e, quindi, anno ben meritato il bollino Isr (Investissement socialement r sponsable) rilasciato da verificatori terzi come Novetic , una società di certificazione controllata dalla Cassa Depositi e Prestiti? Per la Consob francese, guidata da un macroniano di ferro (Robert Ophèle, un enerca che ha lavorato alla Banque de rance ma anc e alla ed) c e nei giorni del Coronavirus ha vietato le vendite allo scoperto, queste autocertificazioni non bastano più perc le società di gestione, per legge, sono soggette – così si legge nella circolare uscita a metà marzo – all’obbligo di “une information claire, exacte et non trompeuese”. Che non è esattamente quello che fa il marketing basato sulle strategie di green as ing (l’Amf vi fa un riferimento diretto), cioè su un modello di comunicazione costruito abilmente dagli 80

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esperti con l’obiettivo di dare un’immagine ingannevolmente positiva delle aziende relativamente al loro impatto ambientale. “Il greenwashing” spiega a Investire il direttore generale dell’Amf Benoît de Juvigny, banchiere di lungo corso, al Credit Lyonnais e a HSBC prima di approdare all’autorità di vigilanza nel 2012, «il greenwashing è l’esatto contrario della trasparenza, è diventato una modalità commerciale c e ormai interessa più del del mercato. Francamente troppo per non essere costretti a intervenire». Come a dire c e c’è troppa finanza verde e troppa finanza sostenibile” nei portafogli delle società di asset management per non far sorgere il sospetto di trovarsi di fronte a una gigantesca “tromperie”, un inganno colossale ai danni dei risparmiatori. Per questo si corre ai ripari. Le società del risparmio gestito dovranno ora provare che il loro sottostante, azioni e obbligazioni, fa riferimento ad aziende che operano per davvero nel rispetto dell’ambiente e dei diritti umani (la cosiddetta governance) arà un’istruttoria lunga c e durerà fino a novembre e sarà basata essenzialmente sulla buona fede dei singoli operatori non avendo l’Amf veri e propri strumenti di controllo sul campo. Un campo che vale – dati Novetich – almeno 3.300 miliardi di dollari di attivi. Lo fa notare uno dei principali attori del mercato della finance durable , Mirova Natural Capital: se l’Amf non accetta più i bollini Esg e Isr e non si fida più delle comunicazioni societarie, allora deve dirci quante risorse interne destina ai nuovi accertamenti e c e fine faranno le autocertificazioni. Si rischia, pur con tutte le buone intenzioni, di fare un passo indietro Eterogenesi dei fini Anc e se l’Amf a fatto sapere c e il suo intervento si colloca nell’ambito della cosiddetta “taxonomie verte decisa dalla Commissione europea per definire il perimetro dell’economia sostenibile da cui dovrà nascere necessariamente, spiega ancora il direttore generale de Juvegny, un “bollino verde” europeo che varrà anche per l’industria del risparmio. Per esempio se il nucleare resta fuori dal perimetro industriale fissato da Bru elles (ma la questione è ancora aperta) è evidente che nessun Fondo francese potrà detenere equity o bond di questo settore e l’Amf non potrà classificarlo come finance responsable Morale: il green as ing è un virus, ci si consenta l’immagine, difficile da contrastare


di Glauco Maggi

NEGLI STATES UN ANTIVIRUS PUBBLICO-PRIVATI

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uando la situazione in Borsa precipita alla velocità, e con l’intensità, che abbiamo sperimentato in questo marzo 2020, non ha molto senso tentare di indovinare il futuro dando risposta alle domande c e tutti ci poniamo: quando tocc iamo il fondo? uando all treet tornerà ai massimi di febbraio? Nessuno lo pu dire. Nelle crisi dei mercati i numeri veri li troviamo soltanto rivolgendoci all’indietro, ma attenti a non trarre conclusioni affrettate da come si sono comportati gli indici dopo un tracollo. Il principio secondo cui “le performance del passato non sono indicative di performance future” non vale soltanto quando si parla del risultato dell’ultimo mese o dell’ultimo anno, sia in positivo sia in negativo, ma pure per periodi molto più lung i E viene da dire “per fortuna che è così”’, in questo mese che celebra il ventennale dello scoppio della Bolla delle dot.com. Era il 10 marzo 2000 quando il Nasdaq Composite Index aveva registrato, durante la seduta, un massimo di 5132,52 punti. Nessuno allora immaginava che sarebbe stato un record storico, e che l’Orso avrebbe poi colpito tanto duramente: nell’ottobre del , l’indice ig tec si ritrov a quota , , impoverito del , Alla lung issima, il recupero poi c’è stato anto c e oggi, marzo, il Nasdaq è ancora a punti, pur calato dal record di del febbraio Ma le tappe del recupero sono state un’agonia, come a scritto Mar ulbert sul all treet Journal il marzo in occasione dell’anniversario della Bolla i è dovuto aspettare fino al novembre del per riguadagnare il livello del marzo , anche dopo aver considerato i dividendi distribuiti. La attuale situazione non è stata provocata, in America, da una crisi finanziaria come era stata quella nel Allora, il sistema delle banche, dei mutui, e degli investimenti immobiliari collegati, aveva congiurato nel creare una tempesta perfetta : al calare delle quotazioni del mattone il valore dei mutui e dei bond scese a zero, e le banc e finirono in bancarotta trascinando gli indici di Borsa all’ingiù Il mutuo subprime allora era stato un virus che aveva colpito l’economia americana, al tempo organismo sicuramente più fragile di quanto non sia ora A livello microe-

conomico, i bilanci delle banche e delle assicurazioni avevano in pancia una bolla a rischio, i titoli tossici, che esplodendo portarono alle insolvenze a catena, e minarono la fiducia dei consumatori in generale e soprattutto dei padroni di immobili indebitati. A livello macroeconomico, le condizioni di tenuta dell’economia, in termini di occupazione e di ottimismo imprenditoriale, erano meno che precarie. Oggi tutta la colpa della distruzione della ricchezza, degli affari, e dei posti di lavoro è del Coronavirus. La bolla dei mutui subprime la si deve alla politica dei tassi a zero della Fed. Stavolta il nemico è una emergenza sanitaria, senza padre e madre, c e colpisce indiscriminatamente Prima, fisicamente, gli umani in quanto esseri viventi. Poi i lavoratori, gli investitori, gli imprenditori in quanto esseri economici a sfida è di un’altra categoria, rispetto alle crisi precedenti. Per un verso è più difficile, perc è non vi è nulla di più angoscioso di un virus ignoto, senza una storia cui fare riferimento e ancora senza vaccino Dall’altro verso abbiamo per due punti fermissimi cui fare appello. Uno è che l’umanità è sempre venuta a capo dei virus: siamo più forti, altrimenti non saremmo qui E a questo proposito si possono fare previsioni, più fondate di quelle sul Dow Jones. Gli scienziati sono già da molte settimane al lavoro, nel mondo, e dicono che saranno fatti i primi test in estate. Si dividono a seconda del loro grado di ottimismo, ma assicurano che un vaccino sarà disponibile entro o mesi a sconfitta totale del Covid , per , è il lungo termine Prima di ci , le autorità sanitarie americane sono impegnate a frenare il contagio. E’ una corsa contro il tempo, e in questa gara il governo ha mobilitato la intera macchina federale. E questo è il secondo punto che dà fiducia: l’America a una economia fortissima, con la disoccupazione al , , le banc e e le imprese con bilanci floridi per gli utili e i tagli fiscali u questa base, il governo a messo insieme una partnership pubblico-privato senza precedenti. Il dispiegamento delle forze della società intera porta a un paragone con le mobilitazioni post guerra mondiale, e ben oltre l’11 settembre, semplicemente inimmaginabile, prima, per questa generazione. Ma qui siamo E da qui risaliremo, anc e in Borsa aprile 2020

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IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI

STARBUCKS, IN CINA UN PARCO PER L’INNOVAZIONE DEL CAFFÈ

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n piano per costruire un parco tutti i negozi sulla terraferma cinese. L’aper l’innovazione del caffè nel- pertura è prevista per l’estate del 2022. la Cina orientale, nella zona di «Starbucks ha sempre avuto una visione a sviluppo economico e tecnologico di lungo termine in Cina e il nostro impegno Kunshan, nella provincia di Jiangsu. Lo per il mercato non è mai stato più forte», ha annunciato Starbucks, che in Cina ha ha affermato Belinda Wong, presidente di aperto oltre 4.300 negozi con più di 58 Starbucks Cina, «Il parco dell’innovazione mila dipendenti. Si costituirà un modelOGGI IL COLOSSO USA DELLA tratta del più grande lo per il futuro della CAFFETTERIA HA IN CINA OLTRE torrefazione e della investimento manifatturiero da parte 4300 NEGOZI, CHE OCCUPANO IN gestione della catena colosso della caffetTUTTO PIÙ DI 58MILA PERSONE di approvvigionateria al di fuori degli mento, e migliorerà Stati Uniti: quello iniziale sarà pari a 130 ulteriormente l’industria del caffè cinemilioni di dollari. I lavori, con la costruzio- se». «L’azienda statunitense Starbucks ne di un impianto di torrefazione, inizie- ha partecipato attivamente alla riforma ranno nella seconda metà di quest’anno. e all’apertura della Cina per molti anni, Il parco dell’innovazione incorporerà contribuendo molto e ottenendo benefici l’intera catena di approvvigionamento, reciproci», ha affermato il premier cinese compresa l’importazione e l’esportazione Li Keqiang nel suo messaggio di congradi chicchi di caffè, torrefazione, imballag- tulazioni, «Il parco dell’innovazione del gio, deposito, distribuzione e formazione, caffè rappresenta gli ultimi standard ine fornirà caffè fresco di alta qualità per ternazionali e realizza la produzione ver-

de, che favorisce l’innovazione e la modernizzazione della catena industriale e della catena di approvvigionamento». Anche il gigante statunitense della vendita al dettaglio di caffè Costco ha confermato un piano per la prossima apertura di un secondo negozio in Cina, più precisamente nella città di Shanghai.

ALTRO CHE DESTRA LIBERISTA: NEL REGNO UNITO CON JOHNSON LA SPESA PUBBLICA È ESPLOSA C’era una volta la destra liberista contraria all’intervento dello Stato in economia: il Regno Unito di Boris Johnson sta per sfondare il tetto dei mille miliardi di sterline di spesa pubblica (oltre 1.150 miliardi di euro). Lo dicono i dati della Fondazione Resolution, vicina al Partito laburista, sulla legge di bilancio 2020-2021 presentata alla Camera dei comuni dal cancelliere dello Scacchiere, Rishi Sunak, che ha affermato di «non avere

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nulla di cui scusarsi» per l’enorme aumento degli impegni finanziari annunciati dal governo. Per il cancelliere dello Scacchiere, infatti, i fondi sono assolutamente necessari per sostenere il Servizio sanitario nazionale (Nhs), le piccole e medie imprese e i lavoratori. Gli investimenti pubblici verranno poi impiegati per affrontare l’emergenza coronavirus e per rilanciare le infrastrutture e l’innovazione tecnologica.


IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI

L’ARGENTINA PRETENDE UNA RIDUZIONE DEL DEBITO ESTERO

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na “riduzione sostanziale” del debito estero. È l’obiettivo del governo argentino, dichiarato dal ministro dell’Economia Martin Guzman (nella foto), che ha affermato a chiare lettere che «l’Argentina attualmente non ha la capacità di pagare gli interessi nei prossimi anni». Per Guzman l’attuale situazione di crisi globale legata alla pandemia da Coronavirus «richiede che tutte le parti dimostrino flessibilità Non accetteremo nessuna proposta che non sia sostenibile, saremmo assolutamente intransigenti su questo punto. Se qualcuno crede che porteremo avanti un negoziato che poi dovrà essere ripreso si sbaglia». Il presidente argentino Alberto ernandez a firmato un decreto che autorizza il governo a negoziare la ristrutturazione di oltre 68 miliardi di dollari del debito estero; ma il

ILIAD TORNA A CRESCERE NEL 2019 CON LA FIBRA Dopo il calo del 2018, il gruppo francese Iliad, proprietario dell’operatore telefonico Free, ha ottenuto una buona ripresa nel 2019. Il volume d’affari ha raggiunto i 4,9 miliardi di euro, con un aumento del 3%. Negli ultimi tre mesi dell’anno, in particolare, c’è stato un aumento di 17mila clienti dopo sei trimestri consecutivi di calo. La crescita è stata rilevante soprattutto nel segmento fibra ottica, con ben 245.000 nuovi abbonati negli ultimi tre mesi dell’anno, in ulteriore crescita rispetto al già ottimo terzo trimestre (+210.000) e meglio rispetto alla concorrenza. Per tutto il 2019 Free si è confermato come l’operatore che ha conquistato il maggior numero di abbonati nella fibra. Il gruppo ha annunciato che Xavier Niel, fondatore di Iliad che possiede il 71% dell’azienda, torna ad essere il presidente del Cda.

testo non include i 44 miliardi di dollari concessi dal Fondo monetario internazionale nel quadro dell’accordo di assistenza tand B firmato dal governo dell’e presidente Mauricio Macri nel giugno del 2018. Il decreto segue la missione nel paese di una missione dell’Fmi, guidata dal direttore del dipartimento per l’emisfero occidentale, Julie Kosack, accompagnata dal capo della missione argentina, Luis Cubeddu. La missione ha seguito di pochi giorni una riunione tenuta a Washington

IL MINISTRO DELL’ECONOMIA GUZMAN HA CHIARITO: NON ACCETTEREMO NESSUNA PROPOSTA CHE NON SIA SOSTENIBILE con lo stesso ministro dell’Economia argentino Martin uzman Negli stessi giorni è arrivata a Buenos Aires una missione di rappresentanti dei principali fondi di investimento possessori di titoli del debito estero argentino. Si tratta del cosiddetto “Gruppo dei 5”, formato dai fondi Blackrock, Fidelity, Pimco, Templeton e Greylock. Il presidente argentino Fernandez ha dichiarato che l’obiettivo del governo è fare in modo «che il debito sia sostenibile e che l’Argentina rispetti i suoi obblighi, ma non sulla pelle della gente. Ci hanno lasciato un debito che ci condiziona molto, solo quest’anno il paese deve affrontare scadenze per 48 miliardi di dollari». aprile 2020

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IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI

L’ITALIA NAZIONALIZZA LA COMPAGNIA AEREA DI BANDIERA. L’INDIA, INVECE, LA PRIVATIZZA...

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entre il governo italiano nazionalizza la compagnia aerea di bandiera nel bel mezzo dell’emergenza Coronavirus, l’India la privatizza Nuova De li a posticipato la scadenza per la presentazione delle manifestazioni di interesse per l’acquisto di Air India dal 17 marzo al 30 aprile. Il 27 gennaio è stato pubblicato un memorandum d’informazione preliminare per la vendita del 100% della compagnia di bandiera, oltre che del 100% della divisione lo cost Air India E press e del 50% della società di servizi Air India Sats Airport Services. Le parti interessate dovrebbero accollarsi 232,86 miliardi di rupie (2,79 miliardi di euro) di debito, su un totale di 600,74 miliardi di rupie (7,2 miliardi di euro). I quartieri generali

IN VENDITA IL 100% DI AIR INDIA E DELLA DIVISIONE LOW COST AIR INDIA EXPRESS. L’ACQUIRENTE SI ACCOLLA 2,8 MILIARDI DI DEBITO della compagnia a Mumbai (a Nariman Point) e Nuova Del i (a Connaug t Place) non sono inclusi nella transazione

e rimarrebbero di proprietà pubblica. Air India, fondata nel 1932 come Tata Airlines da Je angir atanji Dadab o Tata, è controllata dallo Stato dal 1953. In perdita dal 2007, dalla fusione con la connazionale Indian Airlines, ha ricevuto finanziamenti pubblici per circa , miliardi di euro. La compagnia ha una flotta di circa aerei e dipendenti Nel secondo trimestre dell’anno fiscale Air India e Air India E press avevano una quota del mercato aereo internazionale in entrata e in uscita dal paese del 50,64% tra tutti i vettori indiani e del 18,4 complessivamente. La quota del mercato nazionale era del 12,7%. Air India fa parte di Star Alliance, la più grande alleanza globale di compagnie aeree.

PER SANTANDER IL PIL BRASILIANO È IN CALO

U RUSSIA, IL GOVERNO SI FINANZIA CON SBERBANK

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isiko bancario di Stato in Russia: la Banca centrale di Mosca sta acquistando azioni di Sberbank, la più grande banca nazionale; il governo riacquisterà poi il pacchetto di controllo del 50% più uno delle azioni di Sberbank a prezzo di mercato e senza offerta per gli azionisti di minoranza. Per far questo, il ministero ha iniziato a vendere le riserve in valuta straniera del Fondo di previdenza nazionale. «A seguito della transazione, il volume del fondo ha raggiunto i 12.200 miliardi di rubli (140 miliardi di euro)», a riferito l’ufficio stampa del ministero ’accordo consentirà alla Banca centrale di far fronte alle perdite (435 miliardi di rubli, 5,16 miliardi di euro del solo periodo 2017-2018) associate alla ristrutturazione del sistema bancario, oltre a risolvere un annoso conflitto di interessi c e nasce dal doppio ruolo di proprietario di un importante attore e regolatore del sistema monetario Dal punto di vista del governo, la transazione, c e libera i mezzi finanziari vincolati del Fondo di previdenza nazionale, contribuirà a mantenere le promesse fatte dal presidente Vladimir Putin (nella foto) nel suo discorso del 15 gennaio scorso. L’importo della transazione, basato sulla media ponderata del prezzo semestrale, è stato stimato in oltre 2,500 miliardi di rubli (29,6 miliardi di euro). Quasi la metà del ricavato dalla vendita sarà restituito dalla Banca centrale al governo, secondo la normativa vigente. 84

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n calo dello 0,2% nel primo trimestre e dello 0,4 nel secondo, con una ripresa solo nel terzo pari allo 0,3% e nel quarto dello 0,5. Sono le previsioni degli economisti della banca Santander suk Pil brasiliano nel 2020. Secondo l’analisi della banca spagnola l’impatto della diffusione del Coronavirus genererà uno «shock globale attraverso il crollo della domanda estera, che dovrebbe sottrarre nel caso del Brasile 0,6 punti percentuali dalla crescita nel 2020. Un altro 0,4 per cento di perdite dovrebbe essere causata dalla crisi interna», ha affermato l’economista di antander Maur cio reng Nei suoi calcoli l’istituto di credito ha utilizzato scenari simili a quelli sperimentati durante lo sciopero dei camionisti nel maggio 2018. La proiezione per il 2021 è passata da un aumento del Pil del 2,5% al 2. Anche il presidente, Jair Bolsonaro (nella foto), ha ammesso che è altamente improbabile che il Brasile riesca a raggiungere l’obiettivo di una crescita del 2% del Pil quest’anno a causa dell’impatto dell’epidemia di Coronavirus sull’economia globale e brasiliana. Il capo dello stato era intervenuto dopo che gli analisti delle istituzioni finanziarie brasiliane avevano ridotto la stima della crescita del Pil nel 2020 all’1,68% dall’1,99. Appena quattro settimane fa la prospettiva era di una crescita pari al 2,23%. La stima è contenuta nel bollettino di mercato della Banca centrale brasiliana, noto anche come rapporto “Focus”. Il rapporto è il risultato di un sondaggio effettuato tra oltre istituzioni finanziarie del paese ogni settimana. Si tratta della quarta revisione al ribasso consecutiva.


IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI

DUBAI, ANCORA MENO TASSE PER LE IMPRESE CINA, GLI INVESTIMENTI ESTERI SONO IN CALO

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n pacchetto da circa 370 milioni di euro (1,5 miliardi di dirham) nei prossimi tre mesi per ridurre i costi delle imprese, già estremamente bassi, e quelli a carico di tutti i cittadini o a presentato il governo di Dubai per reagire alle difficoltà globali legate alla pandemia da Coronavirus « tiamo estendendo questo pacchetto di stimoli per assicurarci di poter realizzare i nostri ambiziosi obiettivi di sviluppo disinnescando qualsiasi ostacolo che possa ostacolare i nostri progressi. Attraverso tali iniziative, desideriamo garantire c e Dubai mantenga la sua leaders ip e il suo profilo come la migliore città del mondo in cui vivere e lavorare», ha affermato lo sceicco Hamdan Bin Mohammed Bin Rashid Al Maktoum (nella foto), principe ereditario di Dubai e presidente del Consiglio esecutivo di Dubai. Il pacchetto di stimolo mira a ridurre i costi di gestione e semplificare le procedure aziendali, in particolare nei settori del turismo, della vendita al dettaglio, del commercio estero e dei servizi logistici, del settore energetico. Tra le misure adottate figurano l’annullamento della garanzia bancaria di mila d iram (12mila euro circa) per esercitare l’attività di sdoganamento, la riduzione del 90% delle tasse per la presentazione dei documenti doganali, il recupero del 20% di commissioni doganali sui prodotti importati venduti localmente. «Attribuiamo la massima priorità alla garanzia del benessere e della felicità della società e alla sua capacità di realizzare i propri sogni. Intraprenderemo tutti gli sforzi per garantire c e Dubai rimanga un modello per consentire alle persone di raggiungere i massimi livelli di eccellenza e successo» ha aggiunto

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eno 8,6% nei primi due mesi del 2020 a 134,4 miliardi di yuan (circa 17,3 miliardi di euro), ma mentre a gennaio c’è stata una crescita del 4% a febbraio è arrivato il crollo del 25,6%. È l’andamento degli investimenti esteri diretti (Ide) della Cina continentale, fortemente influenzati dall’epidemia da Coronavirus oltre che dalle estese festività del Capodanno lunare cinese o a riferito ong C angqing, direttore del Dipartimento degli investimenti esteri del ministero del Commercio cinese. Nello stesso periodo di tempo, per , gli investimenti esteri nelle industrie ad alta tecnologia sono aumentati del 2,2%, mentre le zone di libero scambio pilota di Shanghai e Guangdong hanno registrato aumenti rispettivamente del 13 e del 12,8%. Lo scorso anno la Cina ha attratto investimenti esteri per un totale di 127 miliardi di euro, pari al 10,1% degli Ide globali, rispetto al 6,7% del 2015. «Per stabilizzare il commercio estero e gli investimenti, la Cina offrirà puntuali sconti all’esportazione a tutti i prodotti, ad eccezione di quelli che rientrano nelle categorie di elevato consumo energetico, alto inquinamento e basati sulle risorse», a affermato i ingqian, direttore del Dipartimento del Commercio estero del ministero cinese. Secondo i dati del ministero, ad eccezione della provincia di Hubei focolaio dell’epidemia da coronavirus, il delle principali aziende manifatturiere finanziate dall’estero e oltre il 40% delle principali imprese straniere nel settore dei servizi in Cina hanno ripreso il 70% della loro capacità produttiva.

CORONAVIRUS, LE CAMERE DI COMMERCIO EUROPEE CHIEDONO PIÙ MISURE SALVA-IMPRESE

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a Banca centrale europea e i ministri delle Finanze devono lavorare insieme per elaborare un piano che stabilizzi la situazione economica e assicuri un’adeguata liquidità al sistema. Lo afferma Eurochambres, l’associazione delle Camere di commercio europee che rappresenta oltre 20 milioni di imprese, alla quale aderisce Unioncamere. «L’istituzione di una ‘Coronavirus Response Investment Initiative’, annunciata nei giorni scorsi, da sola non potrà avere un impatto rilevante sulle imprese in difficoltà c e faranno fatica a sopravvivere alle prossime settimane. Bisogna mantenere le imprese a galla e salvaguardare i posti di lavoro durante questo periodo di inevitabile rallen-

tamento economico. Perché nonostante gli sforzi che imprenditori stanno facendo i necessari provvedimenti che limitano la socialità stanno avendo una forte ricaduta

su produttività, spesa e investimenti. Gli Stati membri devono raggiungere l’accordo sul prossimo bilancio pluriennale Ue e i nuovi programmi di finanziamento c e saranno fondamentali per far da volano alla ripresa» affermano le Camere di commercio europee in una nota. Michl Ebner (nella foto), vicepresidente di Eurochambres, ha sottolineato che «le richieste alle istituzioni europee da parte delle Camere di commercio sono il risultato della crescente domanda di misure tempestive espressa dai territori. Eurochambres ha attivato, in questi giorni, un osservatorio europeo per il continuo scambio di esperienze sui servizi camerali messi a disposizione nei 44 paesi associati».

Il giro del mondo in 30 giorni è a cura di Riccardo Venturi aprile 2020

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IMPRESE E SOCIETÀ OLTRE LA CRISI

Il conforto della solidarietà che nasce dall’emergenza di Alessandro Faldoni

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PER SOSTENERE IL SISTEMA PAESE, IL GRUPPO AXA ITALIA HA STANZIATO 500MILA EURO PER LA REALIZZAZIONE DELLA NUOVA UNITÀ DI TERAPIA INTENSIVA DELL’OSPEDALE SACCO DI MILANO. E NON SOLO...

e c’è una competizione che fa bene al Sistema Paese, è quella sulla solidarietà. In piena emergenza da Coronavirus, chi ne ha la possibilità, non si tira indietro. il caso di A a Italia, c e a deciso di finanziare la realizzazione della nuova unità di Terapia intensiva, ad alta innovazione tecnologica, dell’Ospedale Sacco di Milano per fronteggiare l’emergenza Covid-19. D’altronde, con 160mila collaboratori e 108 milioni di clienti in 57 Paesi, il Gruppo Axa è tra i leader mondiali nel settore della protezione. Solo in Italia conta 4 milioni di clienti, una rete di circa 650 agenzie, la compagnia digitale Quixa Assicurazioni ed è primario partner bancassicurativo a partire dal Gruppo Montepaschi. «In un momento di emergenza come quello attuale, come Axa Italia vogliamo essere più che mai Italia, si potrà procedere immediatamente con la prima fase: la a fianco del istema Paese e partner per i clienti e per la società realizzazione di due nuove Unità di Trattamento Aria, che servicon azioni concrete, in linea con la nostra missione di protezione ranno per implementare i primi quattro posti letto, garantendo e con i nostri valori che hanno al centro la responsabilità socia- da subito ambienti a contaminazione biologica controllata con le», spiega Patrick Cohen, ceo del Gruppo Axa Italia. «Per questo pressione negativa o positiva a seconda delle esigenze, indispenabbiamo scelto di concentrarci su iniziative gratuite e non di ca- sabili per tutelare sia i pazienti che gli operatori sanitari che li rattere commerciale e siamo felici di aiutare la sanità pubblica a trattano. Verrà inoltre realizzata una Sala Chirurgica, unica nel contrastare la diffusione del Covid , finanziando il progetto suo genere, per la possibilità di effettuare interventi di piccola dell’Ospedale Sacco di Milano, nella Regione più colpita dall’epi- e media chirurgia su pazienti con infezioni altamente diffusibili, demia, la ombardia Il finanziamento è destinato ad adeguare mantenendo gli stessi all’interno di un ambiente altamente prol’Unità di Rianimazione e Terapia Intensiva, con nuove strumen- tetto ed evitando il trasporto in altri luoghi dell’ospedale. tazioni uniche in Italia per pazienti critici affetti da Covid–19 e Ma non è tutto: Axa Italia va oltre anche con nuove iniziative grain futuro da altre malattie infettive, in grado di garantire l’isola- tuite di supporto e tutela della salute dei suoi clienti, ad integramento totale e la tutela del personale medico-infermieristico da zione della proroga del periodo di mora per il pagamento delle possibili contagi». In particolare, il Gruppo Axa Italia ha scelto di polizze danni per tutti i clienti, famiglie e imprese. Per i clienti finanziare con un importo di mila euro il progetto di ristrut- salute, che venissero eventualmente colpiti dal virus, Axa Assiturazione dell’Unità Operativa di Rianimazione e Terapia Intensi- curazioni ed Axa Mps Danni hanno scelto di raddoppiare l’inva dell’Ospedale Sacco di Milano, polo di ecdennità sostitutiva giornaliera da ricovero, cellenza nazionale nello studio e nella cura così da poter essere di valido aiuto in una delle malattie infettive ad alta diffusibilità situazione a rischio di contagio per l’intera e pericolosità e punto di riferimento per la famiglia. gestione dei pazienti più critici affetti da CoInfine, per i clienti ui a, la compagnia vid-19. Il progetto complessivo, che porterà digitale del Gruppo Axa, è stata prevista l’Ospedale Luigi Sacco a divenire il primo la possibilità di usufruire gratuitamente ospedale italiano dotato di una rianimaziodell’offerta “quixa smart salute”, che comne dedicata agli infettivi, prevede una nuoprende anche i servizi di Telemedicina, va dotazione impiantistica di modulazione particolarmente utili in questo momento e della pressione che consente il ricambio di cui il Gruppo Axa è stato pioniere. Grazie di aria dai locali (con un sistema di aspiraa questo servizio, sarà possibile entrare in zione/immissione), limitando la diffusione contatto telefonico o video con i medici dedei contagi e l’allestimento di 8 nuovi posti dicati Axa per un consulto sul proprio stato letto per pazienti da isolare, in ambienti a di salute, direttamente da casa, evitando contaminazione biologica controllata. dunque di frequentare luoghi affollati e liGrazie ai 500mila euro stanziati da Axa PATRICK COHEN, CEO DEL GRUPPO AXA ITALIA mitando l’esposizione al contagio. 86

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IMMOBILIARE DOPO LA RIFORMA DI QUEST’ANNO

Case all’asta, non sempre il debitore è davvero il contraente più debole di Giuseppe D’Orta

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fine , i soggetti a cui era stata pignorata la casa di abitazione avevano accolto la novità contenuta nella egge , c e modificava la precedente norma, disponendo c e fossero obbligati a lasciare l’immobile solo dopo l’emissione del Decreto di rasferimento, ossia l’atto ufficiale con cui l’aggiudicatario diventa proprietario dell’immobile venduto all’asta ale novità rappresentava infatti un vantaggio rispetto al passato ino a quel momento (D n convertito in egge n ) dovevano lasciare l’immobile al momento dell’ aggiudicazione o anc e peggio se, alla prima udienza del procedimento di espropriazione e in seguito al deposito della perizia da parte dello stimatore nominato d’ufficio, il iudice dell’Esecuzione dava il via libera alle operazioni di vendita coattiva del bene col contestuale ordine di liberazione dell’immobile Il nuovo intervento legislativo, voluto fortemente dal Movimento Cinquestelle, aveva comportato un’inversione di rotta Nelle aule dei ribunali la situazione era quindi la seguente: per i pignoramenti iscritti dal in avanti il iudice non poteva più disporre il rilascio se non dopo c e l’immobile venisse venduto e trasferito all’aggiudicatario dell’asta, mentre per quelli già incardinati a quella data, aveva facoltà di ordinare c e il debitore lasciasse l’immobile In pratica, il tempo di liberazione poteva variare sensibilmente tra diversi debitori, specie a favore di quelli non costretti dal iudice ad andare via sin dopo la prima udienza e c e subivano l’aggiudicazione del loro immobile dopo diversi esperimenti d’asta, potendo cos restare nelle case anc e per molti anni otto questa prospettiva, è innegabile c e la egge n abbia posto fine ad una diseguaglianza, estendendo la disciplina più favorevole a tutti i procedimenti pendenti e stabilendo, cioè, c e per tutte le procedure il debitore pignorato dovrà lasciare casa solo dopo giorni dall’emissione del Decreto di rasferimento utto bene, quindi? Non proprio Molte sono le critic e rivolte all’intervento normativo c e secondo molti è destinato a comportare notevoli conseguenze sulle quali non si è riflettuto a dovere A tal proposito, abbiamo sentito il parere degli avvocati Emma Iocca e affaella C iappetta dell’omonimo studio legale, secondo le quali non sempre i debitori pignorati meritano di essere considerati soggetti deboli Allo stesso modo, non tutti i creditori sono soggetti forti , ossia banc e una buona parte di essi è rappresentata da gente comune c e a necessità di recuperare quanto a anticipato al debitore sotto forma di lavoro, servizi resi o danaro Nemmeno è giusto, inoltre, credere c e in precedenza il debi-

NON TUTTI I CREDITORI SONO “SOGGETTI FORTI”, OSSIA BANCHE; UNA BUONA PARTE DI ESSI È RAPPRESENTATA DA GENTE COMUNE tore venisse fatto sloggiare in quattro e quattr’otto come alcuni dei promotori della legge anno affermato Basti pensare c e se il creditore c e mette in esecuzione un pignoramento immobiliare non è una banca, questi deve disporre di un titolo esecutivo (sentenza, decreto ingiuntivo, ecc ) c e si ottiene solo dopo il relativo iter processuale, molte volte reso ancora più lungo da comportamenti dilatori del debitore Ancora, pur quando a pignorare sono le banc e, solo una piccola percentuale di debitori a diritto a sentirsi proprietario della casa in cui vive, considerato c e i più anno magari pagato un numero limitato di rate rispetto a quelle previste Il mio pensiero , aggiunge l’avvocato Emma Iocca, inevitabilmente va a tutte quelle persone c e come i miei genitori si sono sentiti proprietari della casa soltanto dopo aver pagato ogni mese, per vent’anni, una rata ad un tasso del Ulteriori aspetti, maggiormente tecnici, della nuova normativa saranno oggetto del prossimo articolo aprile 2020

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FASHION SETTORI & VIRUS

La moda fa quadrato e taglia i costi spiando la lenta ripresa del Far-East di Fabiana Giacomotti

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l senso dello tsunami che sta sconvolgendo il sistema già per sua natura mutevole della moda è racchiuso nell’ultimo capoverso della relazione di bilancio di Ferragamo per l’anno 2019, reso pubblico la prima settimana di marzo: “Considerata la rapida evoluzione del contagio, la non nota evoluzione dello stesso, l’incertezza sull’efficienza delle regole, misure e capacità dei Paesi nell’affrontare l’evento, le prime evidenze di reazioni inverse in Cina dove l’epidemia si è sviluppata e l’incertezza relativa all’estensione degli effetti economico-sociali del Coronavirus Covid-19, non è possibile prevederne con un sufficiente grado di attendibilità n la durata, n la portata e conseguentemente valutarne in modo attendibile quelli che possono essere i reali impatti sulla performance e sulla situazione finanziaria e patrimoniale del Gruppo. La Direzione aziendale, pur confermando la strategia di medio lungo termine che mira al rafforzamento della posizione competitiva del Gruppo Salvatore Ferragamo tra i leader nel mercato mondiale del lusso, attraverso la valorizzazione della propria creatività, glamour, eccellenza artigianale italiana, heritage nel settore calzature e accessori, al fine di creare valore per gli azionisti, ha iniziato a porre in essere una serie di azioni concrete, volte a proteggere il Gruppo e a mitigare gli effetti negativi, determinati dalla crisi innescata dalla diffusione su scala globale del Coronavirus Covid-19, sui risultati aziendali del prossimo esercizio. Tali azioni sono da ricondursi principalmente a un assiduo e accurato efficientamento di tutte le voci di costo, a un controllo approfondito e costante sulla opportunità di mantenimento di determinate spese, nonc a circoscrivere l’effettuazione di investimenti nei soli progetti ritenuti essenziali o prioritari nel contesto attuale”. 88

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L’INDUSTRIA DEL FASHION CONTINUA A PRODURRE MA A RITMO RIDOTTO: FERMARSI EQUIVARREBBE ALLA CHIUSURA PER MOLTE PICCOLE AZIENDE E PER ALCUNI SEGMENTI COME LA PELLETTERIA

Giorgio Armani, lo stilista italiano più affermato nel mondo. È stato tra i primi a decidere di fare la sfilata a porte chiuse visibile solo in streaming e a chiudere le boutique

In sintesi: si continua a produrre, ma si tagliano delle spese non necessarie, si posticipa l’apertura di nuovi negozi, si rivedono i budget pubblicitari indirizzando le risorse ad azioni mirate, specific e, di contatto diretto con i clienti Fare previsioni sugli effetti del Coronavirus nel comparto della moda è impossibile, sia per noi commentatori sia per gli analisti e per le stesse imprese. In Italia, il comparto dichiara, per voce di Confindustria Moda, che andrà avanti a lavorare per rispettare le consegne, osservando il protocollo in tredici punti firmato in accordo con il Governo e con le parti sociali: misure stringenti sulle distanze da osservare tra i dipendenti, sui turni, sull’uso delle mascherine. Fermarsi, oltre ad essere del tutto impossibile in pochi giorni per settori come la conceria, paragonabile al comparto alimentare per l’uso di materiali altamente deperibili, equivarrebbe a decretare la fine di molte piccole imprese, c e vivono di commesse da parte dei grandi gruppi. “Chiediamo impegno, rigore e trasparenza nell’applicazione delle regole”: per chi non riuscirà ad applicarle subito, è stato preso in considerazione uno stop per i giorni necessari ad approntare i cambiamenti”.


FASHION Ma, in realtà, sono pochi a non averli già messi in atto. Tra rarissimi casi di inosservanza alle regole che non sembrano riguardare il tessile-abbigliamento (la distanza di un metro, anche due, è comunque il minimo tra macchine da cucire e tavoli per il taglio), tutto il comparto produttivo italiano continua a lavorare; quello della moda e degli accessori, davvero con poche interruzioni e con molti esempi positivi di collaborazioni virtuose, tra le quali l’accordo, annunciato a inizio marzo, tra due dei maggiori produttori mondiali di tessuti di altissima qualità, le storiche seterie comasche atti e Mantero, segmento in prima linea in queste settimane per la consegna dei tessuti per le pre-collezioni inverno ai façonisti. Le due aziende hanno dichiarato congiuntamente di volersi impegnare “in caso di necessità”, a “condividere prodotti e materiali, a rendersi back up produttivo l’una dell’altra, mantenendo “una linea decisionale condivisa a tutela dell’attività produttiva, dell’evasione degli ordini in corso e della salvaguardia dei posti di lavoro”. L’Italia fa rete, dimostra di saperlo fare con una generosità che travalica le regole della concorrenza, e di saperlo fare bene, convertendosi addirittura, parzialmente, alla produzione di mascherine e abbigliamento di protezione in TNT, ed era dalla seconda guerra mondiale che le fabbriche del tessile abbigliamento non venivano invitate a partecipare con mezzi e uomini a una campagna per così dire bellica. Dunque, chiudono i negozi – andro eronesi di Calzedonia e iorgio Armani hanno dato l’esempio senza attendere le disposizioni del governo - ma la produzione assolutamente non si ferma C’è troppo da fare, almeno fino a fine aprile, quando poi si capirà chi dovrà o potrà ricorrere alla cassa integrazione. La verifica dello stato di salute di ogni singola azienda non si potrà verificare infatti fino a maggio inoltrato, quando si conteranno gli ordini e le disdette per la primavera e le stagioni successive. Lo spostamento temporale del sistema della moda rispetto a ogni altro comparto industriale (sei mesi minimi di anticipo, un anno per le collezioni uomo), si sta rivelando infatti provvidenziale: ancor prima dell’ultima tornata di sfilate in Europa, gli ordini da parte dei buyer erano stati fatti almeno per i tre quarti dei budget disponibili I cosiddetti parallelisti , quelle figure che, dietro le facciate scintillanti delle loro boutique e nel silenzio acquiescente di tutti, contribuiscono a mantenere in vita e a far crescere il settore provvedendo a rifornire i negozi e le reti online privi dello standing e dei numeri per fare affari con i gran-

FERRUCCIO FERRAGAMO

SANDRO VERONESI

di brand, hanno già ricevuto almeno un terzo dell’ammontare degli ordini, cash, in particolare dalla Cina e da alcune regioni delle ex repubbliche sovietiche. Sono anche riprese le consegne di semi-lavorati e materie prime dall’est asiatico. Dunque, per il momento, tutti o quasi lavorano tranquilli. L’online addirittura cresce in particolare nel segmento del cosiddetto leisurewear, l’abbigliamento da casa; un’ovvia reazione all’isolamento nella società del consumo sfrenato a prescindere, tanto che le aziende della moda hanno iniziato a concentrare e spostare gli investimenti pubblicitari sui social media, con messaggi e video ad hoc, che sono anche la formula migliore per mantenere il famoso “contatto” senza risultare invasivi o fuori luogo. I grandi marchi segnalano una frenata nel wholesale e nel cosiddetto asian fit , cioè nei capi e nelle calzature destinate al mercato asiatico, che ha rapporti e proporzioni diverse rispetto a quelle europee e ancora a quelle americane: era un rallentamento atteso. Nel frattempo si studiano alternative digitali per la presentazione delle collezioni più prossime: annullate le settimane della moda di eoul e o o, in programma a metà e fine marzo, sono partiti (per noi che li riceviamo, arrivati) gli inviti ai collegamenti in streaming. Sulle terrazze, gli italiani si sono dati appuntamento un giorno dopo l’altro durante la quarantena con flas mob della più svariata natura, perlopiù musicali e canterini; la moda si ritrova invece attorno al lin della sfilata a porte c iuse, come quella di Armani c e, a fine febbraio, totalizz oltre un milione di visualizzazioni, un risultato fino a quel momento mai raggiunto secondo Tribe Dynamics. I buyer e le aziende stanno sfruttando come mai prima d’ora la piattaforma Joor, in realtà attiva da quasi un decennio, e dichiarano di riuscire a lavorare lo stesso proficuamente: certo manca il contatto umano, la cena insieme o il caffè in showroom, ma dopotutto già ora molti compratori di seconda fascia facevano acquisti di pre-collezioni collegandosi con le showroom virtuali. La hanghai Fashion ee , in programma dal 28 marzo al 4 aprile, si è tenuta esclusivamente sulla piattaforma TMall, e non perc ci fossero segnali di nuovi contagi o fossero vietate le sfilate: semplicemente, per molti mesi, ovunque e anc e nel momento in cui la pandemia verrà dichiarata sotto controllo, nessuno avrà voglia di grandi raduni. Il mondo digitale, che la moda finora a tenuto ai margini per molti motivi (necessità di rapporti appunto close-and-personal con compratori e media, e con i clienti finali), sarà senza alcun dubbio il pivot attorno al quale si svilupperanno le nuove strategie. Il vero vincitore in questo momento difficilissimo aprile 2020

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INDUSTRIALI ANTI-CRISI PARLA L’IMPRENDITORE DELL’AERMEC

Riello: «La ripresa sarà l’occasione per curare i mali storici del Paese» di Monica Setta

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andro Riello è uno degli ultimi grandi e credibili esponenti del capitalismo familiare italiano. Classe 1954, veronese, figlio del grande Giordano, leader di Aermec, Riello è stato per anni uno dei più influenti cervelli della Confindustria. Presidente dei giovani e poi numero uno degli imprenditori di Verona, ascoltato, temuto e spesso profeta di avvenimenti economici che hanno cambiato il sistema paese, oggi Riello è tra i pochi che lavora sugli effetti della pandemia del Coronavirus, così nefasta per l’economia. o abbiamo raggiunto nel suo ufficio di Aermec da cui controlla le filiali di tutto il mondo. Ecco la sua intervista esclusiva ad Investire. Come vede l’economia nel 2020 alla luce della pandemia? Checchè se ne sia detto e scritto il 2019 era stato generalmente un anno positivo per le imprese italiane, sia per quanto il mercato domestico sia per quanto riguarda l’export. Il 2020 sembrava dover ripetere l’anno trascorso e consolidare i risultati positivi raggiunti. Purtroppo nel giro di un mese lo scenario è totalmente mutato e ci troviamo oggi ad affrontare una situazione di estrema difficoltà iviamo un momento che francamente non era immaginabile, c e molti definiscono scenario di guerra, e così effettivamente è. Noi nella nostra azienda, come peraltro anche molti altri imprenditori, avevamo subito compreso la gravità della situazione e avevamo già preso tutte quelle misure a tutela della salute dei nostri collaboratori anche prima che ci venisse indicato dal Dpcm. E’ chiaro però che oggi si lavora in gravissima difficoltà: molte aziende hanno dovuto chiudere e alcune possono lavorare e sono quelle relative ai 90

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«DOVREMO GESTIRE LE NOSTRE IMPRESE CON ESTREMA CAUTELA PER EVITARE CHE LA PANDEMIA DELLA SALUTE SI TRASFORMI IN UNA PANDEMIA ECONOMICA»

settori essenziali su commesse specific e legate a temi della sanità, della comunicazione e della filiera alimentare Io penso c e per quanto riguarda le difficoltà ci troviamo solo all’inizio e c e dovremo gestire le nostre imprese con estrema cautela proprio per evitare che la pandemia legata a un aspetto della salute si trasformi anche in una pandemia di tipo economico. Se lei fosse il premier che cosa farebbe? Non nascondo che non avevo mai sovrastimato questo presidente del consiglio e il governo che lo accompagna. Forse all’inizio sono stati fatti degli errori di sottovalutazione e di comunicazione, considerando Covid come una semplice influenza orse si sarebbe potuto fare meglio ma la strada della trasparenza


INDUSTRIALI ANTI-CRISI intrapresa mi pare quelle giusta così come mi sembrano giusti tutti i provvedimenti che via via sono stati assunti. Certamente bisognerebbe essere forse ancora più severi verso coloro che non osservano le strette indicazioni del governo. Ci sono forse ancora troppe persone che la prendono con leggerezza e in una situazione come questa dovrebbe essere dato mandato alle forze dell’ordine di far rispettare in modo ancora più rigoroso le disposizioni. Una seconda cosa su cui bisognerà lavorare è recuperare peso in Europa. Io da parte mia sono stato sempre un europeista convinto, però l’Italia non è mai stata considerata in seno europeo per il valore che realmente ha e i Paesi dell’Europa dovrebbero rendersi conto che senza l’Italia l’Europa non può esistere. roi a o non troi a, il premier dovrà recuperare peso all’interno del sistema perché l’Italia possa contare su una situazione di pari dignità cos come avviene per la ermania, la rancia o i Paesi del nord Europa. Che consigli darebbe ai risparmiatori in questa fase delicata? uesta veramente è una domanda a cui è difficile dare una risposta In ogni caso mi sento di dire c e, al di là di quello c e si possa pensare, le banche italiane sono più solide di quanto non lo siano le francesi e le tedesche; le tedesche, in modo particolare, perché hanno in pancia ancora la maggior parte del debito greco. Non credo che siamo di fronte a un Paese che può dichiarare il default ma ovviamente tutto questo si lega alla nostra capacità, come o detto in precedenza di avere il corretto peso all’interno dell’ Unione. E veniamo alle prospettive della sua azienda. Per vincere sui mercati globali le aziende quali asset devono avere? Per quanto riguarda la nostra azienda è chiaro che quest’anno si dovrà navigare a vista, guardando poco ai risultati del passato e ai budget formulati anc e perc al di là del mercato italiano l’effetto domino di questa pandemia si farà sentire a scacc iera a livello internazionale. Per riuscire a restare sui mercati le capacità c e dovremo sfoderare sono quelle di continuare nel nostro percorso di progetti innovativi e soprattutto essere vicini ai clienti con prodotti customizzati perc rispondere alle specificità della ric ieste è stato ciò che ha fatto distinguere il valore delle imprese italiane. Che rapporto ha personalmente lei con il denaro? Certamente possedere liquidità per un azienda è un fatto importante ma quello a cui tengo personalmente di più è rappresentato dalla motivazione e dal senso di appartenenza dei collaboratori. Un azienda può essere forte non tanto per il suo conto in banca ma soprattutto se può contare su una squadra di persone motivate al suo interno. Favorevole al lockdown totale o no? Certamente la prima preoccupazione che un imprenditore deve avere è la salvaguardia e la salute dei propri collaboratori perché con situazioni di questo genere dovremo imparare a convivere anche nel futuro. Quello che è importante è che le aziende si dotino di organizzazioni al loro interno che consentano di lavorare in assoluta sicurezza. Quindi il lockdown deve essere operato per le aziende che non si organizzano per far operare i propri

Sandro Riello con, in alto, il presidente della Confindustria Vincenzo Boccia e a sinistra con Giulio Sapelli

collaboratori in sicurezza ma le aziende che al contrario operano e investono anche in questo senso devono poter andare avanti con la loro attività, sempre ovviamente nell’osservanza delle leggi. Il Coronavirus ha colpito le regioni che rappresentano il 40% del Pil. Come si fa a riemergere dal crash? e volessi dare una risposta semplificata potrei dire “lavorando come abbiamo sempre fatto”. Ma forse questo non è più sufficiente uello c e oggi dobbiamo pretendere è veramente un profondo cambiamento del Paese a partire da una rivisitazione del cuneo fiscale per abbassare il costo del lavoro, a una radicale semplificazione ggi perdiamo più tempo per conoscere le regole di governo di questo Paese di quanto sia ammissibile. Lo diciamo da tanti anni; non abbiamo visto cambiamenti anzi forse siamo andati in peggio e quindi dico alla nostra classe politica di governo e di opposizione e che adesso deve ritrovare unità per il governo del Paese: datevi una svegliata”. aprile 2020

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MOTORI

FIAT 500 ELETTRICA: LA CITYCAR ITALIANA DIVENTA GREEN Fiat ha svelato la 500 elettrica, un’auto alimentata completamente a batteria che segna una svolta epocale per la Casa torinese. Potendo sviluppare un progetto ex-novo, sono cambiati anche gli ingombri della vettura, dando spazio a una batteria da 42 kWh, in grado di garantire fino a 320 km di autonomia. Il motore elettrico ha una potenza di 118 CV, cui corrisponde una velocità massima di 150 km/h,

ALFA ROMEO GIULIA GTA: LA SUPER BERLINA DEL BISCIONE 9 secondi per lo 0-100 km/h e soli 3,1 secondi per lo 0-50 km/h. A livello estetico, è nuovo il logo 500 che compare sulla calandra, al posto di quello più classico di Fiat, come sono nuovi i fari anteriori, caratterizzati da una sorta di “palpebra” spezzata da una

linea LED, che cerca di completare un cerchio ideale, e quelli posteriori con una “C” a LED ben marcata. Gli interni sono stato rivoluzionati, soprattutto per merito dell’arrivo del sistema di infotainment Uconnect 5, novità assoluta, con schermo touch HD da 10,25” dotato di sistema Android ed Apple CarPlay in modalità wireless.

AUDI A3: NUOVA GENERAZIONE PER LA COMPATTA TEDESCA Era il 1996 quando la Audi A3 debuttava sul mercato con la prima generazione. Sono passati diversi anni e adesso siamo giunti alla quarta interpretazione della Audi A3 Sportback.Esteticamente, la nuova A3 è un’auto che persegue la via della sportività e lo si nota osservando il gioco delle linee, con nuovi elementi stilistici inediti per Audi. Guardando dentro, invece, si nota un abitacolo sicuramente raffinato in cui si evidenziano linee orizzontali nette e superfici dal design pulito. Inoltre, a livello tecnologico

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spiccano il quadro strumenti digitale da 10,25” e, al centro della plancia, lo schermo touch da 10,1” che si fonde in una cornice in nero lucido. Alla quarta generazione della compatta dei quattro anelli sono inizialmente dedicati 3 motori: 35 TFSI con il 1.5 da 150 CV e 2.0 TDI con potenze di 116 o 150 CV, rispettivamente 30 e 35 TDI. Successivamente al lancio debutteranno l’entry level con il 1.0 TFSI da 110 CV e una versione del 1.5 TFSI con tecnologia mild-hybrid (MHEV) a 48 Volt.

Alfa Romeo fa una bella sorpresa a tutti gli appassionati e presenta, nell’anno dei 110 anni dalla fondazione, le nuove Alfa Romeo Giulia GTA e GTAm, versioni prestazionali in serie limitata di 500 esemplari, che affondano le loro radici nel passato glorioso del Marchio italiano. Prezioso è stato il knowhow tecnico scaturito dalla partnership con Sauber Engineering, con l’utilizzo del Sauber Aerokit, tra cui vanno evidenziate nuove minigonne laterali, spoiler posteriori e splitter anteriore attivo. La carreggiata è stata allargata di 5 cm, mentre debuttano anche il doppio terminale di scarico centrale firmato Akrapovic e i cerchi monodado da 20”. Oltre ai due posti secchi dedicati alla GTAm, nell’abitacolo spicca l’uso massiccio di Alcantara®, rollbar posteriori e tanta fibra di carbonio. Il risultato? 1.520 kg – 100 kg in meno della Quadrifoglio – e un rapporto peso/potenza da record: 2,82 kg/CV. Ne derivano prestazioni esaltanti: 3,6 secondi per lo 0-100 km/h, grazie alla presenza del Launch Control.

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È

STRUTTURARE IN RETE UN’ATTIVITÀ DI PERSONAL BRANDING CHE PUNTI AL RAGGIUNGIMENTO DEI PROPRI OBIETTIVI È UN VERO LAVORO

risaputo che in Italia si tenda a parcheggiare una grande quantità di liquidi senza prevedere o programmare alcun investimento, perché la cultura del risparmio gestito è vista con diffidenza, in quanto non se ne conoscono le potenzialità e i vantaggi. È qui che entra in gioco il consulente finanziario, il quale a il compito di educare alla gestione finanziaria. E le crisi impreviste, come questa in corso, ne possono esaltare il ruolo. Esistono tanti modi per informare i risparmiatori, ma una delle strategie più rapide e immediate per rimanere accanto ai propri clienti e raggiungerne di nuovi consiste nell’utilizzare i social network. Grazie all’attività di personal branding, il consulente può raggiungere rapidamente un ampio bacino di utenza in modo creaFRANCESCO BARONE tivo ed efficiente, ma si tratta di un vero e proprio lavoro, che richiede impegno e costanza. E’ fondamentale quindi affidarsi a professionisti del digital mar eting I consulenti di Piano Social, un’agenzia di comunicazione digitale giovane e dinamica, hanno svolto ricerche di mercato verticali sul mondo del risparmio gestito e individuato alcune strategie vincenti per incrementare la digital reputation del consulente finanziario. La prima cosa da fare è stabilire gli obiettivi della propria attività di personal branding e, sulla base di questa riflessione, strutturare un piano editoriale che consenta di monitorare i risultati della strategia adottata e del singolo contenuto. Se per esempio l’obiettivo è acquisire nuovi clienti, si dovranno studiare una serie di contenuti il cui main topic sarà l’educazione finanziaria: in questo modo l’utente potrà valutare il grado di preparazione del consulente e gli verrà più facile affidarsi alla sua professionalità. La maggioranza dei risparmiatori si informa proprio su piattaforme come in edIn, itter e aceboo : per questo, per fidelizzare un nuovo potenziale cliente è fondamentale pianificare le pubblicazioni, c e dovranno essere diverse a seconda della piattaforma utilizzata. In particolare: • Per LinkedIn è preferibile adottare una comunicazione più istituzionale e professionale per i propri contenuti; • Su Twitter è fondamentale dimostrare di essere sempre in linea con le novità di settore e fornirne una sintetica analisi; • Facebook si presta a contenuti più elastici e variegati, e a com-

menti più articolati. Utilizzare un tone of voice coerente con la propria immagine e con il social network scelto per la pubblicazione è fondamentale per intercettare il target di riferimento: se si vuole raggiungere un’audience giovane si dovrà puntare su un linguaggio più fresco e amichevole, mentre per rivolgersi a un pubblico più maturo sarà più efficace approcciarsi in modo più informativo e professionale. Discorso simile vale per l’aspetto grafico, c e dovrà rispecc iare il tipo di comunicazione utilizzata e la tipologia di utente che si vuole raggiungere, privilegiando comunque la chiarezza. ono i principali contenuti adatti al personal branding del consulente: • Infografic e e guide: rispettivamente, riassumono in modo immediato il proprio servizio e i dati di cui si dispone e avvicinano il risparmiatore all’educazione finanziaria • ideo: un contenuto multimediale di breve durata, corredato da sottotitoli, grafic e o contributi esterni, è sempre prezioso per informare; in alternativa (soprattutto se si sceglie di utilizzare un linguaggio più giovanile), un’altra strategia è quella di fare un video più semplice e “rudimentale” ma fresco, sempre attenti però alla qualità del contenuto. • Contenuti motivazionali: anc e se non direttamente collegate alla professione, raccontare aneddoti sui propri successi e insuccessi, condividere aspirazioni e desideri, permetterà all’utente di conoscere meglio il consulente-autore e lo farà sentire più vicino. • ondaggi: strumenti molto utili per dimostrare la vicinanza al cliente e la propria capacità di ascolto delle sue esigenze. Altre attività che risultano essenziali per il proprio personal branding riguardano la propria presenza e partecipazione attiva sui social: il group posting condividere i propri contenuti all’interno di gruppi settoriali - e la partecipazione a discussioni generate da post che trattano gli argomenti più “caldi” sono azioni-chiave per far notare la propria presenza e le proprie competenze. Insomma, strutturare un’attività di personal branding che punti al raggiungimento dei propri obiettivi è un vero lavoro Affidarsi a professionisti del digital marketing, come i consulenti di Piano Social, è una scelta vincente. aprile 2020 93


BIBLIOTECA

TREMONTI: «LE FONDAZIONI E LA CDP RIDISEGNATA DA ME»

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ignor Direttore, ho letto su “Investire” l’articolo di Antonio Quaglio pubblicato il 1 marzo sotto il titolo: “Il rendimento provenga dallo sviluppo dei territori”. Nell’articolo è scritto tra l’altro quanto segue: “L’identikit ha subito superato la prova del fuoco del tentativo di ristatalizzazione da parte del ministro iulio remonti a Corte Costituzionale, nel , a definitivamente sancito che nel 2003 che le Fondazioni sono pilastri dell’“organizzazione delle libertà sociali”: esemplari della riforma in senso federalista dell’articolo 118 della Costituzione Ma cosa significa queste mission nel terzo decennio del ventunesimo secolo? What next dopo che anche la fase “2.0” – progressivo sganciamento dalle banche e forte impegno sul welfare sociale – ha ulteriormente aumentato a 22 miliardi il monte-erogazioni aggregato?”. Si tratta di un’informazione che mi pare discutibile, discutibile tanto dal lato “politico” quanto dal lato “economico”. Per cominciare la norma “incriminata”, norma che incrementava il peso degli enti locali nelle Fondazioni e per questo era stata voluta dalla Lega in senso “federalista” in linea con il nuovo Titolo V della Costituzione, era in questi termini l’esatto opposto della “ristatalizzazione”! A seguire, mi pare poi che nell’articolo non si consideri un dato essenziale: l’apertura alle Fondazioni del capitale della Cassa Depositi e Prestiti, apertura sviluppata su mia iniziativa, è stata la fonte di strutturali flussi di dividendi dalla Cassa alle ondazioni e proprio questa è stata ed è la base essenziale del ruolo sui territori delle Fondazioni stesse. Grato comunque per l’attenzione, vi invio i miei migliori saluti, Giulio Tremonti

UN INVITO PER IL PROFESSORE

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ignor Direttore, abbiamo letto con interesse l’articolo di Antonio Quaglio, e la replica di Giulio Tremonti, riguardanti la nostra recente pubblicazione “Fondazioni 3.0 – Da banchieri a motori di un nuovo sviluppo” per Bompiani. Premesso che nel libro, che cerca come avete ben scritto di guardare “ai secondi trent’anni” delle Fondazioni ex bancarie, abbiamo cercato di guardare più avanti che indietro nel tempo, la sentenza della Corte Costituzionale del 2003 è certamente uno snodo centrale per il settore o è per la conferma definitiva della natura privatistica delle Fondazioni, con tutte le conseguenze che ne sono – o non ne sono - venute; lo è, anche, per l’intesa con il Tesoro raggiunta a valle di quella sentenza, che ha portato le Fondazioni nel capitale della Cassa depositi e prestiti, come base di una importante diversificazione dei loro investimenti, e come sponda centralistica per il loro ruolo sui territori di elezione e su alcune delle società più strategiche e rilevanti per l’economia italiana. Questi aspetti, sempre nell’ottica propositiva e cercando di guardare avanti, li abbiamo sviluppati in paragrafi ad oc del nostro saggio E su questi aspetti ed altri saremo ben lieti di confrontarci con il professor Tremonti se e quando egli lo riterrà, nella condivisione della stessa passione per la materia. Grazie e con i più cordiali saluti, Andrea Greco, Umberto Tombari

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(A.Q) Non posso che ringraziare il professor Tremonti per la sottolineatura - sottilmente puntuale e quindi a maggior ragione provocante oggi - sulla prospettiva federalista dell’intervento regolamentare del 2001, che l’ha visto protagonista. E’ vero che la “riforma Tremonti” è stata poi condotta dal successivo confronto politico e giurisdizionale entro il dualismo tra “ristatalizzazione” della Fondazioni e riconoscimento della loro autonomia privatistica: fino alle sentenze costituzionali del 2003, rammentate dagli autori di “Fondazioni 3.0”. Tuttavia la complessità “federalista” dei rapporti fra Fondazioni ed enti locali non è stata sciolta una volte per tutte da quel passaggio e rimane anzi alle cronache nel 2020. Per questo mi auguro per primo che il professore voglia accogliere l’invito di Andrea Greco e dell’avvocato Tombari: al cantiere sempre aperto delle Fondazioni non potrà fare che bene.


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IL DECALOGO DI CONDOTTA CHE LA CRISI PUÒ DETTARCI

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due mesi dall’inizio dell’incubo umano e sanitario del Coronavirus abbiamo aggiunto informazioni importanti sui mercati finanziari Non bisognerebbe imparare dai disastri ma è quello c e accade Nella memoria del risparmiatore rimangono shock e truffe: tutte le rilevazioni assicurano che si ricorderà più a lungo di avere perso 10mila euro che averne guadagnate altrettante Dieci osservazioni semplici 1) Se la plusvalenza ha raggiunto i livelli sperati, vendi e non pentirti uarda a quello c e ai ottenuto e non vivere i rialzi successivi come una perdita Molti indici erano sui massimi, quindi tanti erano pronti a vendere sulle prime notizie e a sganciarsi Cos è stato, anc e se le perdite sono andate ben oltre le previsioni 2) I pronostici di Borsa sono realizzati in buona fede, sono frutto di importanti e attrezzati uffici studi a crisi sanitaria e del petrolio non erano state preventivate perché non tutto è prevedibile Da tenere presente non per stare fermi sempre quanto per non accettare chi vende certezze che tali non possono essere 3) Proteggersi nell’oro vale fino a un certo punto, il metallo giallo avrebbe dovuto sc izzare ai massimi dei massimi Nei giorni pesanti della crisi non è stato cos perc ci sono correlazioni con l’inflazione offre di alti e bassi e ondate speculative Il mattone? se è per la prima casa o per i congiunti, comunque per abitarci Altrimenti in versione investimento, anc e come Airbnb, soffre e soffrirà Bitcoin? Altra delusione 4) Provare il brivido dell’ottovolante in Borsa, aspettare il fondo della discesa per prendere un po’ di risalita e scendere felici Certo entrare sui minimi dei dieci anni il rischio si riduce, ma ci pu essere il ribasso sui minimi Comunque su notizie cos drammatiche e globali ci sarà sempre qualcuno più informato e più rapido di voi oi non avete algoritmi e ig frequenc trading 5) a Borsa è meglio averla aperta e poter scambiare Avere un valore reale di mercato dei vostri titoli ’intervento delle Aut orit c e a bloccato le attività allo scoperto (vendere ci che non si possiede sperando di comprare le azioni da consegnare nei giorni successivi a prezzi più bassi) ha fatto capire per c e nell’emotività c’è c i vive e sguazza 6) Proprio la grande emotività è la nemica del risparmiatore Fai-da-te, vedremo nei prossimi mesi se i gestori professionali saranno riusciti a fare meglio dei benc mar periamo di s , dovrebbero aver perso meno degli indici proprio perché meglio diversificati e più pronti a gestire la volatilità Il loro lavoro diventa più prezioso – se i dati daranno loro ragione – in questi momenti 7) A proposito di gestione delegata ad altri, queste crisi sono l’occasione per valutare il vostro consulente o avete c iama-

La grande emotività è la nemica del risparmiatore Fai-da-te, si vedrà se i gestori professionali avanno saputo fare di meglio to voi o si è fatto vivo lui? uante volte? i a scritto o vi siete parlati? ltre a dare indicazioni di calma e di medio periodo a concordato qualc e aggiustamento operativo di portafoglio? olo cos potete essere tranquilli di avere un consulente dedicato; se non vi ha parlato è troppo rivolto alla conquista dei nuovi clienti e poco a quelli già acquisiti 8) Come interpretare i tanti manager che hanno acquistato azioni delle loro società piombate sui minimi? Dipende da quanto ci hanno messo, quante ne avevano già, quanto le terranno Un segnale, non determinante, su quanto accadrà nei prossimi mesi I movimenti delle figure c iave di un’azienda quotata sono reperibili nelle comunicazioni di internal dealing 9) I titoli di Stato hanno preso colpi come altri investimenti, il Coronavirus ha decretato però un “liberi tutti” sui parametri di indebitamento e nonostante lo spread sia aumentato il debito pubblico alto è politicamente meno imbarazzante che in passato Arriveranno tante emissioni pubblic e Ne arriveranno tante anche dai privati che dovranno avere dei business solidi per ripagarli a scadenza 10) Che la ferita sanguini dall’azionario o dall’obbligazionario, dai fondi, valute, Etf , immobili, preziosi, valute o altro meglio guardarla bene e studiare c e fare imuovere psicologicamente il dolore delle perdite non aiuta a rimettersi su un percorso positivo aprile 2020

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MALALINGUA Vittorio Borelli Giornalista di lungo corso, condirettore de Il Mondo, fondatore e direttore di East, già direttore delle relazioni esterne di Unicredito nella gestione Rondelli-Profumo

UN’ANTICA RICETTA PER CUCINARE IL CORONAVIRUS

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sei mesi di vita Covid19 era un viretto carino e di buon carattere. Non piangeva, mangiava, dormiva e sorrideva a chiunque si affacciasse al suo passeggino. Quando compì un anno la madre, la virus Sars, cominciò a portarlo in giro per il mondo. Un po’ per insegnargli i segreti delle pandemie moderne, un po’ per allenarlo a sopravvivere in un mondo in cui Big Farma era ancora temibile. A questi viaggi educativi partecipavano anche zia Ebola e zia Aviaria, a meno che non avessero da fare in Africa e in Asia. A due anni, il percorso formativo era praticamente concluso: il piccolo Coronavirus parlava correntemente 27 lingue, teneva testa ai vaccini tradizionali e passava con disinvoltura da un pipistrello a un serpente, da un pangolino a un uomo. Era il momento di dargli una missione, come l’avevano avuta le grandi pandemie della storia. Mamma Sars, che per il suo piccolo aspirava al meglio, chiese aiuto ai migliori pedagoghi: dal twitterista compulsivo Donald Trump a David Cameron, promotore del disastroso referendum sulla Brexit; dal flat ta ista Matteo alvini a Jamie Dimon, amministratore di JP Morgan e grande venditore di mutui subprime fino a iulio (Cassandra) remonti, il più noto tra i catastrofisti italiani. Ma a chi avrebbe dovuto dare retta il giovane virus? Ogni docente aveva una propria weltanshauung e una propria ricetta per infestare il mondo. Nel dubbio, Corona junior decise per l’autoapprendimento Per prima cosa radunò i conduttori italiani di talk show e chiese loro: «Qual è il metodo più veloce e sicuro per influenzare le vaste masse della globalizzazione?». Bianca Berlinguer propose dosi massicce di Mauro Corona nel prime time. Giovanni Floris suggerì di stordire il virus con un’alzata di decibel, raggiun-

gibile con un duello oratorio tra Massimo Cacciari e Maurizio Landini. Lilli Gruber offrì i suoi Alessandro Sallusti e Andrea Scanzi come cavie per sperimentare nuovi vaccini. Enrico Mentana rilanciò proponendo una maratona antivirale capace di sedare profondamente qualunque virus. Covid19 ascoltò ma, ancora una volta, fece di testa sua. Si studio Il Milione di Marco Polo, si guard a Cina è vicina” di Marco Bellocchio e puntò sul bersaglio grosso: la Cina. Da lì, ragionò, sarà facile dilagare e battere il record di morti della Peste Nera. Così fece e il mondo globalizzato si trovò a fare i conti con la sua inaspettata fragilità. Ma Coronavirus non era ancora contento. Il suo obiettivo ultimo non era attizzare pandemie, era quello di provocare una depressione più grave e duratura di quella del 1929. Così, lasciata l’Asia al suo destino, si diresse a Ovest, verso i ricchi mercati europei e americani trada facendo incontr un virus influenzale ordinario « ogliti dai piedi, nullità gli disse Io sar anc e una nullità», rispose l’altro, «ma nelle annate buone faccio più morti io di te. E senza andare tutti i giorni sulle prime pagine, narcisista che non sei altro!». Coronavirus restò senza parole: era la prima volta che qualcuno lo prendeva per il bavero il quel modo. «Non è un problema di quantità», obiettò dopo averci pensato su a lungo, «ma di modalità e di qualità: io faccio fuori la gente in maniera spettacolare, in linea con i tempi in cui viviamo E continuer a farlo finc non incontrer un vero nemico» «Per esempio c i, un nuovo vaccino?», chiese il virus ordinario. «No, parlo dell’Ironia, un’arma che l’umanità 4.0 sembra aver smarrito, ma che potrebbe ritornare da un momento all’altro. Figuriamoci poi se dovesse allearsi con la cienza Per uno come me c e campa di ignoranza e di paura, sarebbe la fine

«Il mio nemico? Non è un nuovo vaccino ma l’Ironia. Figuriamoci se poi dovesse allearsi con la Scienza! Per uno come me sare e la fine

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