Gennaio 2019 Euro 5,00 90001
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Conoscere, rischiare, guadagnare Corrado Passera e il suo team di Illimity Bank nei nuovi uffici di Milano. A pag. 22
Puntare sull’Italia INVESTIRE | ANNO I | N.01 | MENSILE | GENNAIO | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 2 GENNAIO 2019
SI PUÒ
Il successo in Borsa della Illimity Bank di Corrado Passera dimostra che un’impresa italiana innovativa può ancora raccogliere la fiducia degli investitori stranieri
ESCLUSIVO/1 GLI ITALIANI RISPARMIERANNO DI PIÙ Il sondaggio di Makno-Rsm per Investire: il 69% delle famiglie investe dal 10 al 30% del reddito. E si considera informato
INVESTIRE SPECIALIST
I LEADER DEL RISPARMIO GESTITO A CONFRONTO SULLA MIFID 2 Bufi (Anasf): occhio ai costi
ESCLUSIVO/2 SALVINI SI RACCONTA Parla il vicepremier: «Sono attento ai miei soldi e non voglio rischiare. Mi affido alle Generali»
Tofanelli (Assoreti): siamo sereni Alfieri: più valore al cliente Panebianco: la tempesta perfetta
EDITORIALE
La conoscenza rende bene di Sergio Luciano
S
tiamo per parlare un po’ di noi, come tendono a fare i giornalisti. Ma non voltate subito pagina: parlare di noi significa stavolta parlare di tutti gli italiani che cercano di risparmiare, investire e guadagnare. Perciò probabilmente la cosa vi riguarda. Siamo ancora molti, alla faccia della crisi: il 56% degli italiani risparmiano e nell anno che sta ini iando ci racconta il sondaggio della Makno-Rsm in esclusiva per Investire intendono risparmiare altrettanto; e un ulteriore 22,5% programma di risparmiare ancora di più. Buon segno Anche no: si risparmia di più ma si spende meno, per paura del futuro, il male oscuro dell’Italia di cui parla il Censis. Ragion di più per leggere il giornale che avete tra le mani. È nato nell’83, Investire, agli albori del risparmio gestito in Italia. E non ha mai chiuso i battenti resistendo con onore alla crisi dell’editoria. È nato ben 35 anni fa, prima di Internet, dei telefonini del riscaldamento globale e pure dei erragne . rentacin ue anni fa il me o del cammin di nostra vita ma risparmio di cui parlare ce n’era già, eccome. E da tutelare, come prescrive la nostra ostitu ione. Ebbene, c’è ancora molto da fare e da dire, al riguardo. E ci proveremo in modo nuovo. Sulla scia dell esperien a di due anni con Economy: fare diversamente le cose di sempre. Di sostan a. Proporre contenuti autentici mai fake e utili: se no che contenuti sarebbero on l aiuto di chi ne sa più di noi che sono ovviamente tanti: le nostre firme un patrimonio ecce ionale. Si presentano da sole hanno molto da insegnarci: basta leggere. E con un atten ione estrema verso gli specialisti del settore, cui sono dedicate tante pagine (appunto “Investire specialist ) cio i professionisti della finan a che stanno al risparmio efficiente come i bravi medici stanno alla buona salute. igure-chiave per chi risparmia e investe perch in uest ambito il fai-da-te pericoloso come andare dai guaritori filippini uando ci si sente poco bene. Abbiamo deciso di utili are nel sottotitolo della nostra testata la parola tabù: Rischiare . Gi perch come immaginiamo insegnino anche ad arvard ma lo dice da secoli il proverbio chi non risica non rosica . vvero: più si vuol guadagnare
più bisogna accettare il rischio. E al contrario se non si vuol rischiare bisogna sapersi accontentare. hiun ue neghi il binomio rischio-guadagno un bugiardo. un truffatore. i occuperemo molto di mercati finan iari ma non per prevedere l’indomani o commentare l’oggi (quello lo farà il sito investiremagazine.it a regime da febbraio): piuttosto per guardare al medio-lungo termine, il luogo dove si sono sempre costruiti i successi consistenti. Si eviter di essere pregiudi ialmente rial isti o ribassisti e s darà voce ai punti di vista di tutti i competenti. Ci faremo prudentemente aiutare dalla tecnologia la famosa fintech attraverso gli algoritmi dei robot advisor. Ma soprattutto... Soprattutto raccoglieremo in ogni numero le testimonian e le spiega ioni e le opinioni di chi ne sa e ne fa di più. Per uesto abbiamo ini iato dal racconto di un manager imprenditore innovatore come orrado Passera che ha raccolto in Borsa 360 milioni di euro dall’estero con la credibilità del suo progetto e della sua s uadra: dimostrando che puntare sull Italia pu essere ancora allettante per chiun ue uando loccasione merita. E poi tanti altri protagonisti, da Raffaele Jerusalmi a Massimiliano Cagliero, da Gian Maria Mossa a Matteo Salvini: s perch anche il vicepremier è un risparmiatore, e si è raccontato ad Investire. Un rilievo particolare, in questo numero, l’abbiamo dato ad un giro di tavolo sulla svolta che il 1 gennaio del 019 porta al settore: l applica ione piena della direttiva europea Mifid che aumenta la trasparen a nei rapporti tra clienti e fornitori di finan a. e parlano tutte le categorie coinvolte. na sfida certo ma sicuramente unopportunit di ulteriore ri ualifica ione. a miglior profilassi contro le crisi proprio la trasparen a. Investire sar in edicola ogni mese anche in edi ione digitale sfogliabile e accessibile da App e dal sito. E usciremo anche in abbinata con Libero un uotidiano che ha da sempre riservato molta atten ione al risparmio e alleconomia e che ospiter in più una pagina settimanale reali ata in collabora ione con noi. Perch come diceva Ben amin ranklin (niente di meglio che una cita ione per chiuderla l uando lo spa io finito): «An investment in knowledge pays the best interest». Un investimento in conoscen a paga il miglior interesse.
*dal 2 gennaio 2019
Conoscere, rischiare, guadagnare
Direttore responsabile Sergio Luciano Caporedattore Marco Muffato* Newsroom Marina Marinetti, Marco Scotti, Riccardo Venturi, Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Hanno collaborato Antonio Quaglio (Consulente del direttore), Rosaria Barrile, Ugo
Bertone, Giacomo Damian, Laura Lamarra, Franco Oppedisano Monica Setta, Paolo Zucca Contributors Vittorio Borelli, Enrico Cisnetto, Giuseppe Consertino, Anna Gervosani, Glauco Maggi, Andrea Margelletti, Marco Onado, Francesco Priore, Giulio Sapelli, Franco Tatò
Partnership Editoriali Confedilizia, Scenari Immobiliari Segreteria di redazione Monia Manzoni Sito web www.investiremagazine.it Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Editore incaricato Domenico Marasco
Responsabile commerciale Marco Bartolini Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 MilanoTel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 101 del 14/03/2017 Distribuzione Pressdi - Via Mondadori, 1 Segrate - 02 7542097 Stampa Stampa Rotolito. S.p.a
gennaio 2019 5
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WATCHDOG Marco Onado È professore senior di Economia degli intermediari finanziari nella Università Bocconi di Milano. È stato Commissario Consob. Collabora con “Il Sole - 24 Ore”, “Lavoce.info” e “voxeu.org”.
CONSOB, QUATTRO OSTACOLI PER SUPERARE IL PROSPETTIFICIO
U
n mercato finan iario non pu fun ionare senza regolatori efficienti esattamente come nessuna partita di calcio pu essere giocata sen a un arbitro competente e impar iale. Eppure in Italia la onsob sta attraversando da molti anni una lenta involu ione. opo l euforia della fine del secolo scorso segnata dalle privati a ioni dalla riforma raghi e dalla speran a di una lunga fase di crescita il nostro controllore sembra sempre più dominato dal formalismo legale e da lotte di potere interne. Bastano uattro semplici fatti a dimostrarlo. Primo: l attivit di vigilan a rivolta soprattutto all approva ione di atti formali o alle verifiche cartolari. Insomma molti controlli di legittimit ma poco enforcement. Secondo: i rapporti della onsob con le altre autorit e con i principali organismi interna ionali coinvolgono in minima parte le strutture operative. a le ione di vicende gravi come la crisi delle banche venete non sembra essere stata raccolta. er o: la presen a della onsob a Milano che negli anni ovanta l allora presidente Berlanda aveva fortemente valori ato sempre più esigua: si d il caso di e commissari che sono venuti a Milano solo per la cerimonia della relaione annuale. essuna meraviglia se poi la onsob viene vista da operatori e risparmiatori come uno dei tanti uffici romani. uarto: la gestione delle risorse umane (il capitale fondamentale di ogni regolatore) tanto dominata da formalismi e lotte interne che non c praticamente decisione della ommissione in materia di personale che non venga impugnata davanti al ar. redere che in ueste condi ioni si possano usare criteri meritocratici pia illusione. n intrico troppo difficile da sciogliere on proprio per-
ch i uattro problemi prima descritti sono tutti legati fra loro e possono essere superati se al vertice della onsob verr nominata una persona capace indipendente e dotata delle capacit manageriali necessarie per bonificare la struttura interna delle tante fa ioni per creare una s uadra omogenea ed efficiente. Se si trattasse di calcio un misto fra ereo Rocco Arrigo Sacchi e arlo Ancelotti. E ho detto tutto chioserebbe ot . obiettivo ambiioso ma l unico che pu ridare prestigio a un istituione che sta progressivamente degenerando in un prospettificio cio nella produ ione di volumi di centinaia di pagine in cui vengono indicati tutti i rischi possibili: mancano uelli dello scioglimento delle calotte polari ma forse presto si rimedier a uesta lacuna. In uesto modo per si proteggono solo gli emittenti (e gli uffici della ommissione) che potranno sempre dire «io te lo avevo detto» (come infatti ebbe incautamente a dire l e presidente egas a proposito delle obbliga ioni bancarie) ma certo non i risparmiatori n l efficien a del mercato. a crisi finan iaria non solo in Italia ha insegnato che vigilanti più attenti all evolu ione operativa uindi con antenne capaci di raccogliere in tempo reale i segnali di mercato avrebbero potuto evitare tanti disastri ma erano tutti accecati dal formalismo oltre che da una fiducia degna di miglior causa nella capacit del mercato di produrre risultati efficienti per tutti compresi gli investitori. Il governo del cambiamento ha dun ue un ottima occasione per dimostrare di essere davvero tale. E se proprio vogliamo buttarla sul populismo in gioco la ricche a finan iaria degli italiani che le statistiche dicono essere fra le più alte fra i paesi avan ati. I risparmiatori e con loro consulenti e intermediari hanno tutto l interesse a vedere nella onsob il paladino degli investitori come dice il motto della Sec americana.
La crisi finanziaria ha insegnato che vigilanti più attenti all’evoluzione operativa dei mercati avrebbero potuto evitare tanti disastri
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SOMMARIO Gennaio 2019
08 IL SISMOGRAFO 14 IL GERMANISTA 16 FINANZA REALE 18 TERZA REPUBBLICA 20
WATCHDOG DI MARCO ONADO Quattro ostacoli per l’addio alla Consob-prospettificio
DI GIULIO SAPELLI
La salvezza del mondo passa per la manifattura
“
L’INVESTIMENTO IN CONOSCENZA PAGA IL MIGLIOR INTERESSE Benjamin Franklin
DI FRANCO TATÒ
Il lungo addio di Angela Merkel alla CDU
DI ANNA GERVASONI
La tentazione (pericolosa) del private capital
DI ENRICO CISNETTO
Smartphone e mercati non sono sovranisti
PIAZZA AFFARI
FINANZA SOSTENIBILE
Jerusalmi: «Quotarsi non è caro. E gli investitori crescono»
Cagliero (Banor): «Rottamare Gordon Gekko? Così si può»
RITRATTO D’ IMPRESA
LA POLEMICA
Banca Generali si dà una... Mossa e adotta nuove strategie
De Bortoli: «In rete impera lo squadrismo, serve educazione»
26 32
29
22
La nuova sfida di orrado assera vvio una banca untiamo su npl crediti ai rating bassi e turnaround
36
39 IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI 40 QUI PARIGI 44 QUI NEW YORK 45
MONDO
COVERSTORY
COSMOPOLITICA DI ANDREA MARGELLETTI La nuova guerra fredda è quella per la supremazia tech
Dal Brasile alla Cina, dal Giappone alla Bolivia
DI GIUSEPPE CORSENTINO
L’indice transalpino si aggrappa ai KOHL
DI GLAUCO MAGGI
I fondi...senza fondo terrorizzano Wall Street
10 gennaio 2019
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SOMMARIO Gennaio 2019
L
47 INTRO/
78 QUESTIONARIO RISPARMIO
a rivolu ione silen iosa della Mifid
48 BUFI/ «Perch
n sondaggio esclusivo Makno-RSM mostra la propensione degli italiani al risparmio. E nonostante i venti di crisi che tornano a soffiare i conti correnti rimangono pingui
vinceremo la sfida normativa»
51 PANEBIANCO/ «In arrivo la tempesta perfetta» 52 TOFANELLI/ «
a trasparen a
sempre stata»
67 SEGRE/
onne e risparmio: che 019 sar
54 BAFUNNO/ «Sprecata una grande occasione»
68 SEDIE & POLTRONE/ Le nomine del mese
56 ALFIERI/ «Ma
uale aggravio più valore al cliente»
69 PROFESSIONE CONSULENTE/
59 ARMELLINI/
ome sar il 019 dei consulenti
70 ENASARCO/ Perch
60 RABITTI BEDOGNI/ 62 BOGGIO/
importan a dell albo unico
on la forma ione riparte il risparmio
ettere a Priore
all Ente serve una svolta
72 POLE POSITION/ A cura di Buddy Fox 74 AUTO/ Perch
per il settore il momento più duro
64 DEROMA/
advisor È come un medico
82 FONDAZIONI/
66 SCOLARI/
os i clienti avranno più scelta
84 DIGITAL/ I big del tech allo scontro con gli scettici
88 IMMOBILIARE 92 TREND 94 PORTAFOGLI 98 FINTECH 100 BIBLIOTECA 104
IL DENARO DEI VIP Monica Setta incontra Matteo Salvini
Il mercato? Eppur si muove (ma lento)
DI UGO BERTONE
L’addio temporaneo del toro nel 2019
DI GIACOMO DAMIAN
Come evitare brutte sorprese
Se i consigli li dà un robot
DI ANTONIO QUAGLIO
Che cosa resta della grande crisi?
12 gennaio 2019
asset management innovativo
105 COLLEZIONISMO/ 1 106 COLLEZIONISMO/ 2 110 MALALINGUA 114
EDUCAZIONE FINANZIARIA I rischi evidenti delle criptovalute
Il “Re Mida” delle auto d’epoca
Dall’oro alla “10” di Maradona
Un confronto europeo semiserio
Direttore: Vittorio Feltri Direttore responsabile: Pietro Senaldi Reg. trib. di Bolzano num. 8/64 del 21/12/1964 Distribuzione: Press-di Sito internet: www.liberoquotidiano.it La gerenza del quotidiano Libero viene qui riportata per le copie di Investire in vendita abbinata
IL SISMOGRAFO Giulio Sapelli È Ordinario di Storia Economica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Enrico Mattei.
IL MONDO È IN FIBRILLAZIONE MA LA MANIFATTURA CI SALVERÀ
Q
uesto 2019 si apre con un evento mai successo dopo il Vietnam: il voto bypartisan del Senato americano che denuncia il presidente Trump per l’appoggio dato all’Arabia Saudita nella guerra dello Yemen e nel caso Khasoggi. Un’operazione politica pesantissima, che potrebbe indurre qualunque altro a dimettersi, ma non Trump. Cosa vuol dire? Che il deep-state americano, l’estabilshment dell’Unione, è sempre più spaccato. uesto trauma politico si verificato dopo che le atrocità nello Yemen sono state denunciate da un dossier della Cia, non da un Wikileakes qualsiasi. Il che dimostra quanto maldestri siano stati i tentativi del presidente americano di uscire dall’armosfera neocon straussiana per cui la politica estera deve essere ispirata ai principi umanitari - che peraltro determinò gli effetti devastanti del nazionalsocialismo in Europa, quando venne applicata da Wilson – e dimostra che dunque gli Usa non vivono in una fase serena. Inoltre sul piano finan iario in tanti dicono che il 019 che verrà sarà l’anno del boom dei debiti delle corporation che, a forza di acquistare azioni proprie ed emettere corporate bond, hanno elevato a soglie molto pericolose il debito privato. D’altra parte, e a bilanciare, va detto che se queste previsioni verranno confermate la defla ione durer e che l aumento dei tassi sarà minimo: un bene, perchè il contrario gioverebbe alle banche ma danneggerebbe le imprese. A livello globale, ciò che aiuterebbe davvero la crescita, cioè l infla ione resta ferma. E perch c da chiedersi. Perch la blocca l’iper-regolamentazione dilagante. Un esempio? Se l’Europa cancella il roaming telefonico internazionali, abbassa i prezzi e fa un regalo ai meno abbienti, ma crea disoccupati. Quanto agli accordi multilaterali, ricordiamoci che Bush e Obama hanno perseguito davvero quelle che David Calleo ha chiamato Follies of power... Il recente tentativo di Trump di superare l’unilateralismo e tornare almeno agli accordi bilaterali, è un tentativo incerto e faticoso. Già a suo tempo, Francia e Germania avevano deciso di dissociarsi dalla linea americana contro l’Iran. Quando nel 2011 Obama andò al Cairo innescò le primavere arabe. Il dramma è che quei pochi che vogliono uscire dalle follie sono più folli degli altri perch vedono i problemi ma poi provano a risolverli nel modo sbagliato. La crisi dei giubbotti gialli in rancia ben più che un focolaio di rivolta. Per cui penso che nel 2019 le crisi politiche continueranno un po’ ovunque. Spero che gli Usa tengano, che non si dia inizio all’impeachment di Trump, altrimenti davvero il mondo avrebbe un problema gravissimo. ome sempre per non essere catastrofici bisogna auspicare soluzioni riformiste. In questo senso, continuo a credere che la Brexit, nonostante tutto, libererà le energie di un grande popo14 gennaio 2019
Il 2019 si apre col voto bypartisan del Senato Usa contro Trump per lo Yemen: un atto grave, non accadeva dal Vietnam lo come quello britannico che troverà la forza di riprendere un cammino autonomo, senza restare soggiogato da regole europee cervellotiche: ancora una volta dalla Gran Bretagna verrà uno stimolo per tutta l’Europa. E l’Italia? Be’, da noi il ceto medio è talmente massacrato e confuso che le famiglie fanno di tutto per non far fare l’operaio ai figli le classi meno abbienti sono state mortificate... prevedo un anno di ulteriore disgrega ione sociale. Prima o poi non ho dubbi finiremo come la Grecia con il secondo sipras. edo una ubris i(tracotanza, ndr) in questi M5s davvero terribile. Il premier Conte è molto attratto dall’inner circle europeo. Per cui mentre Moscovici, pur commissario europeo, continua a fare il patriota francese, Conte non fa il patriota italiano. Hanno sbagliato la manovra di bilancio e quindi esposto l’Italia al rischio della depressione che non potremmo sostenere perch non abbiamo adeguata legna in cascina. el nostro Paese per vanno salvate le continue, forti manifestazioni di base, queste del partito della borghesia che comincia a muoversi. Sono cose positive perch ricordano la consistenza di un’Italia reale che è quella della manifattura che spero si fondi sempre più sull autofinan iamento o sempre meno sul ricorso alle banche. Se il fenomeno prosegue, penso che la manifattura ci salverà: non vedo tutto nero.
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IL GERMANISTA Franco Tatò Manager eclettico e innovatico, è tra i pochissimi italiani ad aver diretto aziende in Germania, paese (e cultura) che ama ed è l’unico ad essere stato amministratore delegato sia di Rizzoli che di Mondadori
I SALVATORI DELLA PATRIA PUNITI DAGLI ELETTORI
I
l 7 dicembre è stato un giorno importante per la Germania e per l’Europa. In questo giorno infatti la Cancelliera della Repubblica federale, Angela Merkel, ha preso congedo dalla guida della Cdu, il partito che ha governato la Germania negli ultimi cinquant’anni. Il suo discorso di addio davanti ai delegati del partito ad Amburgo, è stato un capolavoro di emozioni trattenute, di dignità, l’unico leader che si congeda ringraziando per il sostegno ricevuto in ben 18 anni al servizio del Paese. Il fatto stesso di non dimettersi dalla carica di cancelliere, dimostra che in realtà Angela Merkel non ha nessuna voglia di andarsene ma ne vede chiaramente la necessità politica, per permettere al partito di ritrovare unità di intenti e rimediare alle conseguenze elettorali del suo evidente indebolimento in Germania ed in Europa. Nessuno crede che manterr la carica di ancelliere fino al termine della legislatura nel 2021, ma tutti apprezzano la riaffermata stabilità di indirizzo politico. Suo successore alla guida del partito è stata eletta Annegret Kramp-Karrenbauer, una 56 enne veterana del partito, emanazione diretta di Angela Merkel. Il suo discorso di candidatura è stato un mirabile appello a ritrovare i valori originali fondanti, la solidarietà di tutti gli iscritti e l’entusiasmo necessario per concludere con successo le prossime campagne elettorali regionali. Con questo appassionato discorso ha vinto l’elezione alla guida del partito sconfiggendo candidati forse più ualificati di lei. Tra cui Friedrich Merz, il quale ha tenuto un discorso di candidatura forse più adatto alla carica di ancelliere mettendo in luce i grandi cambiamenti avvenuti negli ultimi anni, e quindi sottolineando energicamente la necessità di un profondo ripensamento sia del partito che degli indirizzi politici nazionali. Non escludo che Friedrich Merz, il quale ha accettato la sconfitta con signorilit confermando il suo desiderio di collaborare con la nuova leadership, possa venire considerato per la carica di Cancelliere in caso di dimissioni dell’attuale. Esiste un interessante parallelismo tra la caduta di Gerhard Schroeder, Cancelliere Socialdemocratico dal 1998 al 2005, e l’ attuale offuscamento di Angela Merkel. Schroeder perse le elezioni per aver realizzato la sua agenda 2000, in particolare il programma cosiddetto Hartz lV, che riformava profondamente il mercato del lavoro e la concessione di importanti benefici fiscali per le imprese. Questi provvedimenti, che all’epoca furono criticati sia dai conservatori sia dal suo stesso partito e furono oggetto di quasi diffamatorie campagne di stampa, sono alla base dello sviluppo economico della Germania e dell’attuale diffuso benessere, conseguenza degli incrementi salariali, dell’aumento della produttività e della disoccupazione vicina allo zero. Angela Merkel credo possa intestarsi a pari merito la realizzazione di questi importanti successi, meriti che non le 16 gennaio 2019
Angela Merkel e Gherard Schroeder
Un monito per l’Italia: il declino della Merkel ricorda quello di Schroeder vengono riconosciuti dalla non-vittoria nelle ultime elezioni e dalla faticosa trattativa per realizzare la grande coalizione. La sua decisione nel 2015 di aprire le frontiere a circa un milione di profughi siriani è stata la decisione di un grande statista. La Germania aveva grande necessità di nuovi lavoratori a tutti livelli. I Siriani avevano il vantaggio di essere una popolazione scolari ata e uindi più facilmente integrabile. Fu addirittura accusata di opportunismo per avere usato un gesto altamente umanitario per fare gli interessi del Paese, un paese che in assenza di immigrazione avrebbe dovuto affrontare una grave crisi demografica. uesta decisione con le conseguenti accese polemiche e sondaggi strumentali, creò una frattura insanabile con i cristiano-sociali bavaresi rappresentati nel governo dal ministro degli interni Horst Seehofer e rese più complesso il lavoro del Governo di coali ione improvvisamente diventato lento e imprevedibile nelle decisioni. Angela Merkel e Gerhard Schroeder possono essere chiamati salvatori della patria puniti dagli elettori che non riescono a guardare oltre il loro immediato interesse particolare. Fortunatamente per la Germania, populisti e sovranisti non sono in grado di impedire un’azione decisa per mantenere il livello di benessere raggiunto in una situazione prospetticamente più difficile. oi italiani faremo bene a meditare su uanto accaduto al nostro principale partner commerciale.
E, all’improvviso, ti accorgi che sei diventato grande. Perché in Italia sei il più grande gruppo indipendente del risparmio gestito, con un patrimonio che quest’anno supererà i 170 miliardi di euro*. Perché anche quest’anno hai vinto nuovi, importanti riconoscimenti **. Perché hai a cuore i risparmi di più di un milione di persone***. Perché il tuo “improvviso” è un impegno costante da più di 30 anni.
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* Patrimonio gestito complessivo del Gruppo ANIMA al closing degli accordi ANIMA Holding-Banco BPM e ANIMA Holding-Poste Italiane per il trasferimento delle attività di gestione assicurative e sulla base degli AUM al 31/12/2017.
** ANIMA Sgr ha vinto come Miglior gestore Fondi Italia Big, primo classificato e come Miglior Gestore Speciale 20° nella categoria Fondi italiani, al Premio ***
Alto Rendimento 2017 promosso dal Gruppo 24 ORE. ANlMA Sgr è stata inoltre eletta Miglior Gestore fondi Italia BIG dall’Istituto Tedesco Qualità e Finanza ed ha vinto il Premio Tripla A ai Milano Finanza Global Awards 2018 come società con il maggior numero di fondi AAA, nella categoria Fondi di diritto italiano. Dato a fine 2017; fonte: ANIMA.
Per maggiori informazioni consulta l’annuario dell’investitore 2017 o visita i siti www.ilsole24ore.com e www.istituto-qualita.com. Prima dell’adesione leggere il KIID, che il proponente l’investimento deve consegnare prima della sottoscrizione nonché il Prospetto pubblicato e disponibile presso la sede della società, i soggetti incaricati della distribuzione e sul sito internet www.animasgr.it. I rendimenti passati non sono indicativi di quelli futuri. Il collocamento del prodotto è sottoposto alla valutazione di appropriatezza o adeguatezza prevista dalla normativa vigente. Il valore dell’investimento e il rendimento che ne deriva possono aumentare così come diminuire e, al momento del rimborso, l’investitore potrebbe ricevere un importo inferiore rispetto a quello originariamente investito. Messaggio pubblicitario.
FINANZA REALE Anna Gervasoni Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza è anche direttore generale dell’Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt)
PRIVATE CAPITAL, FASCINO PROIBITO PER CHI NON CI CAPISCE Scommettere direttamente sullo sviluppo di imprese non quotate si può, e a volte rende molto bene. Ma bisogna saper valutare cosa si compra
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ostenere l’economia reale del paese, quindi le imprese, e attrarre i capitali necessari. Potremmo definirla finan a reale. na finan a per lo sviluppo che si deve sposare con investimenti che siano remunerati e uamente in fun ione dei rischi assunti. Il tema apparentemente banale della rela ione rischio-rendimento e della necessit di rendere compatibili esigen e di li uidit con i necessari ori onti di impiego di medio lungo periodo attuale e urgente. Soprattutto se si chiama all appello il risparmio dei privati. Pochi o tanti che siano i capitali da investire le incerte e che incombono sui mercati finan iari e valutari spingono a guardare a impieghi alternativi che possono essere utile supporto allo sviluppo del sistema-Paese ma bisogna conoscere i prodotti le logiche di impiego e i rischi. ali prodotti sono strumenti di raccolta per investire nell economia reale: parliamo di uello che viene definito private e uit (attivit di fondi solitamente chiusi che investono in capitale di rischio di imprese non uotate) venture capital (attivit di investimento in capitale di rischio che si rivolge a imprese in fase di start up) private debt (attivit di fondi che forniscono capitale di debito sia sotto forma di sottoscri ione di obbliga ioni che come eroga ione di credito sempre a imprese non uotate). capitali di rischio o di debito fatti affluire in imprese non uotate in varie fasi di vita delle medesime in settori diversi con dimensioni differenti con assetti proprietari differenti, creano un importante impatto sul sistema economico. reano sviluppo. Tali prodotti da sempre sono destinati a un risparmio qualificato. A grandi portafogli a investitori istitu ionali data l elevata rela ione rischio rendimento e l illi uidita intrinseca nello strumento. Adatti a un pubblico sofisticato che punta 18 gennaio 2019
una piccola parte del proprio patrimonio sapendo che non ne deve disporre nel medio periodo e che disposto a prendere i rischi connaturati a tali investimenti. ero che il cosiddetto private capital (l insieme di tali strumenti) d ritorni spesso molto interessanti. Ma i valori che vengono indicati come riferimento, spesso a due cifre, sono medie di settori in cui gli scostamenti dalla media (quindi i risultati del singolo operatore) sono elevati in meglio e in peggio. a sele ione del gestore complessa e va fatta con atten ione. hi opera in questo mondo fa un mestiere complesso: si tratta di mettere capitali in imprese non uotate ad elevato poten iale bisogna essere professionisti d’impresa. Ma quando si scelgono le imprese giuste si fanno ottimi risultati e allora: come far arrivare uesti rendimenti a risparmiatori anche piccoli Per il tramite ad esempio della partecipa ioni a fondi pensione che possono mettere una piccola parte del loro portafoglio sugli alternativi o partecipando a fondi di fondi che - diversificando - abbattano il rischio. Soprattutto in uesto mondo investire bene capire bene il sottostante. Siamo in un mondo diverso da uello dell asset management dell investimento in titoli uotati. Borsa e mercati hanno logiche differenti. In uesto ambito rientrano i Pir strumenti che per godere di incentivi fiscali devono investire una parte del proprio patrimonio per almeno il 0% in strumenti finan iari emessi da imprese italiane o e di cui almeno il 30% imprese non ricomprese nel tse Mib o indici e uivalenti. anno animato la domanda sul mercato mobiliare a ionario italiano Aim incluso ma non hanno portato risorse alle imprese non quotate. Rispetto a tutti questi strumenti il risparmiatore pu decidere di investire direttamente sul uotato e non uotato. ipende ancora una volta dalle proprie competen e e dalla propensione al rischio. Sia che si compri una a ione uotata in borsa sia che si offrano capitali a una non uotata come privato investitore angel o partecipante a un club deal si deve essere consci del rischio che si sta comprando e delle opportunit di rendimento e di liquidità. Se no... meglio lasciare ai professionisti.
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TERZA REPUBBLICA Enrico Cisnetto È un editorialista, economista e conduttore televisivo italiano, ideatore della trasmissione televisiva Roma InConTra. È conferenziere, consulente politico-strategico e tifoso della Sampdoria
I MERCATI E GLI SMARTPHONE NON SONO SOVRANISTI
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n Italia sono al governo nella inedita formula del pentaleghismo. In Austria c’è Sebastian Kurz, in Ungheria governa Victor Orban, che guida anche il Gruppo di Visegrad composto da Repubblica Ceca, Slovacchia e Polonia. Insomma, i sovranismi che si aggirano per l’Europa non sono spettri, ma consolidate realtà politiche. Solo che i flussi finan iari interna ionali le distan e ridotte, gli spostamenti più agevoli, le comunicazioni facilitate e, soprattutto, i mercati globali pongono l’economia sempre un passo avanti a uesti fenomeni di riflusso na ionalistico rendendoli di fatto antistorici. Non è un caso che gli stessi sovranisti europei con cui il governo di Salvini-Di Maio-Conte (in ordine di importanza) cerca alleanze, siano i primi ad accusare il nostro Paese di gestire in modo irresponsabile i conti pubblici e hanno spinto per usare le regole comunitarie ed aprire una procedura di infrazione nei nostri confronti. Altro che “internazionale sovranista”. Anche in tema di sicurezza e immigrazione, dopo l’arrivo di Lega e 5stelle al governo, più che la cooperazione ha prevalso la tensione, come dimostrano gli episodi ai confini con la rancia con lAustria e dopo l ele ione del nuovo premier Janez Jansa che ha vinto con lo slogan prima gli sloveni anche con la Slovenia. Il punto è che il Trattato di Schengen ha avuto piena applicazione solo sulla libera circolazione dei capitali, mentre è ancora parzialmente inattuato per quanto riguarda la libertà di movimento di beni e persone. Solo che, i uattro pilastri beni persone, capitali e servizi sono legati tra loro. E per limitare formalmente anche uno solo di essi si torna indietro su tutto. Un’inversione impossibile, perché siamo ormai troppo integrati e perché sarebbe folle ripristinare i confini i passaporti i cambi delle tante monete. roppo vicini per tornare lontani. Lo dimostra il caso Brexit. Se nel referendum ha prevalso il principio del leave sul remain, l’applicazione pratica è un problema. Se venisse ratificato l accordo tra Gran Bretagna e una e insolitamente compatta inedito infatti l accordo tra gli altri paesi membri bisognerebbe poi definire mille altri aspetti dopo un matrimonio durato 45 anni: i diritti 20 gennaio 2019
La storia insegna che dove non passano le merci, passano gli eserciti. Gli Stati-nazione hanno perso il loro ruolo, ma tornare indietro è troppo pericoloso per chiunque dei tre milioni di europei residenti Oltremanica, la nuova disciplina doganale, regolamenti tecnici e sanitari e interventi su altre 1 mila norme e un migliaio di trattati. ifficile fare previsioni. Ma in questi mesi di incertezza il governo di Theresa May è andato in crisi più volte. A dimostrazione di quanto sia più facile fare campagna elettorale contro le istituzioni sovranazionali, accusandole di complotti per conto di non meglio definiti poteri forti o, se va bene, di insensibili burocrati, che non guardare in faccia la realtà. La quale ci dice che i legami dell’economia e della finan a sono ormai stretti e radicati ben oltre i confini dei vecchi Stati, tanto che con la prospettiva di un’uscita dall’Unione la sterlina si è indebolita, gli investimenti sono calati e molti addetti delle banche e della finan a hanno lasciato la City, o si attrezzano a farlo. A conti (economici) fatti, di fronte ad un mondo profondamente cambiato perchè più interconnesso e interdipendente, la sovranità assoluta invocata dagli antieuro di casa nostra come dai sostenitori di Bre it dallAfd tedesca dal ront ational francese e da molti altri, mostra tutta la sua inutile utopia. Perché gli Stati-Nazione hanno perso il loro ruolo e il loro status, le tecnologie hanno annullato barriere fisiche e culturali una lingua sempre più unica interconnette il business. E perchè lo smartphone che serve per chiudere una transi ione finanziaria non è affatto sovranista. E poi tornare indietro è pericoloso: dove non passano le merci, passano gli eserciti.
Enrico Fagioli, a capo dell’area Pmi
Carlo Panella, capo della banca diretta
Claudio Nordio, capo dell’area-rischi
Francesco Mele, cfo e funzioni centrali
Corrado Passera fondatore e a.d.
Marco Russomando hr manager
Diovanni Lombardi general counsel
Andrea Clamer capo degli Npl
INTERVISTA ESCLUSIVA
Illimity Bank by Corrado Passera, la banca che (prima) non c’era L’EX BANCHIERE E MANAGER, GIÀ MINISTRO DELLO SVILUPPO, RACCONTA VALORI, SEGRETI E PRIMI PASSI (DI SUCCESSO) DELLA SUA NUOVA SFIDA. CHE FARÀ NPL, CREDITO AL “BASSO RATING”, TURNAROUND. ED È PIACIUTA ANCHE AGLI STRANIERI 22 gennaio 2019
L’
di Sergio Luciano
investimento in Italia può ancora attrarre i grandi investitori istituzionali stranieri», dice Corrado Passera, e lo dice da uomo di mercato, anzi da protagonista di una case-history più unica che rara: Illimity Bank. «Noi siamo la riprova che un investimento serio sull’Italia può piacere agli stranieri quanto agli italiani, può ancora convincere, anzi per certi versi ora più che mai» aggiunge e una visita negli uffici nuovissimi ergonomici, luminosi e ariosi, dove oggi lavora l’ex amministratore delegato di Banca Intesa e delle Poste – oltre che dell’Olivetti e della Mondadori – e poi ministro dello Sviluppo Economico e delle Infrastrutture, aggiunge credibilità al messaggio. «Il 60% dei 600 milioni di investimenti fatti dal mercato in Illimity bank proviene dall’estero, ed è stato confermato ai primi di agosto, quando la situazione politica-economica si era già fatta tesa». Ok, siete stati bravi: ma come avete fatto a portare investitori di mezzo mondo in Italia, a investire in un’azienda nazionale che non c’era ancora e che prometteva di lavorare nel banking? Io sono sempre stato convinto che i progetti solidi e seri la li-
COVERSTORY quidità sul mercato oggi la trovano. E credo anche che oggi l’Italia, malgrado il disordine complessivo in cui viviamo, per gli investitori di lungo termine sia di nuovo un’opportunità. Se c’è confusione e i prezzi scendono, è il momento di comprare: l’Italia è comunque l’Italia, con la forza della sua manifattura, delle sue esportazioni, della sua creatività e dei suoi consumi Certo, è un’opportunità per chi ragioni su un orizzonte temporale di tre anni, non di sei mesi. Non si direbbe, a controllare il contatore della Fondazione Hume di Luca Ricolfi sulla ricchezza finanziaria italiana, che si è ridotta dal primo marzo scorso di quasi 200 miliardi... Sì, ma è un fenomeno che c’entra poco con i fondamentali dell’economia e nemmeno con il progetto di legge di bilancio che alla fin fine gioca su valori contenuti rispetto a una spesa pubblica di 850 miliardi e a un debito pubblico di 2300. Quel che ha nuociuto ai valori italiani sui mercati sono stati gli atteggiamenti assurdi sbandierati per una malintesa forma di demagogia, si è parlato a vanvera di uscita dall’euro, di menefreghismo verso i mercati, sono state le cose dette più che quelle fatte a determinare gli effetti peggiori, come ha sottolineato lo stesso Mario Draghi.
me preziose per i mercati come quella sui minibond o sul Credit Fund e che quindi dichiariamo volentieri la nostra riconoscenza, non dimentichi che il governo di cui lei ha fatto parte e – in generale – i governi sostenuti dalle cosiddette élite non sono passati alla storia per la qualità delle loro risposte al Paese. Eppure rivendicavano grandi competenze... Se la competen a non bastata figuriamoci l incompeten a... È come dire: il denaro non fa la felicit ma figuriamoci la miseria... Touché. Allora passiamo ai mercati finanziari internazionali. Quelli vanno male sul serio. Hanno molte ragioni di incertezza. Purtroppo le cause profonde della crisi del 2008 sono ancora tutte lì, in attesa di soluzioni. Sia l’indebitamento mondiale rispetto al Pil, che è rimasto uguale se non maggiore e si è solo spostato in parte dal settore privato a quello pubblico e dal mondo regolato allo shadow banking, sia l’enorme ammontare dei titoli illiquidi e non trasparenti, impongono una massima vigilanza alle istituzioni. Per fortuna, l’economia è oggi molto più sana di 10 anni fa, abbiamo banche più robuste e istituzioni più attrezzate, ma non abbiamo aggiustato quei problemi né superato alcuni dogmi del neoliberismo, primo fra tutti che i mercati si autoregolino o che siano sempre liquidi o ancora che tagliare le tasse ai ricchi porti soldi ai poveri. Il disagio sociale è andato crescendo molto ovunque, e la classe dirigente ha l’obbligo di dare risposte a tutto ciò. Ma non certo attraverso l’apoteosi dell’incompetenza.
«COME SEMPRE, LA SQUADRA È DETERMINANTE: LA NOSTRA HA ESPERIENZE E COMPETENZE DIVERSE E COMPLEMENTARI»
E dunque cosa prevede per l’anno venturo? Un’instabilità internazionale che sta gravando su tutte le Borse del mondo e certamente alcuni mesi complicati anche per noi, perché il nostro trend di crescita non è confortante e c’è in più quest’elevato livello di incertezza politica che determina una over-reaction dei mercati. Io però non condivido alcune previsioni catastrofiste e credo in particolare che l euro non sia in discussione. Mentre è chiaro che dopo le elezioni europee la situazione politica interna dovrà trovare un suo nuovo equilibrio. Sul piano istituzionale si sono raccolti segnali preoccupanti, rispetto ai quali l’applauso al presidente Mattarella la sera della prima della Scala è stato una bellissima risposta. Scusi, però: premesso che Economy Srl, che edita anche Investire, è una start-up innovativa nata in virtù di una legge voluta da lei quand’era ministro, insieme a tante altre nor-
Silvia Benzi, pianificazione strategica e IR
Bella sfida. Sarà meglio però concentrarsi sull’altra sfida, quella che lei e la sua squadra state vivendo: Illimity Bank. Ecco, cominciamo dalla squadra. Che è, come sempre, la risorsa determinante. In tutti i mestieri che ho fatto, dall’Olivetti alle Poste alla banca, ho visto che si riescono a vincere le grandi sfide solo se c una grande s uadra. E la mia soddisfa ione essere riusciti a costruire una squadra di persone di assoluta capacità e con una bella voglia di lavorare insieme. Servono entrambe le cose. Innanzitutto la nostra presidente, Rosalba Casiraghi un nome che si ualifica da solo e che guida un consiglio d’amministrazione forte e competente. Poi la prima linea: An-
Rosalba Casiraghi, presidente
Isabella Falautano, a capo della comunicazione
gennaio 2019 23
COVERSTORY drea Clamer, capo dell’area non performing loans (le sofferenze bancarie ndr) Enrico agioli responsabile del credito difficile”, i cosiddetti Unlikely To Pay (il credito a imprese che potrebbero andare meglio o potrebbero risollevarsi, ma che non trovano oggi sufficiente supporto nel sistema degli intermediari finan iari ndr) arlo Panella responsabile della banca diretta e della digitalizzazione completa dell’intera banca; Francesco Mele, molto più che un cfo perché a lui fanno capo tutte gli staff centrali tranne quelli legati al Risk; Claudio Nordio, un risk manager 4.0, con profonda conoscenza dei data analytics e con una squadra di data scientist che applicano sul serio l’Intelligenza Artificiale. Sono i soci fondatori, tutti azionisti con me. Poi, Isabella Falautano, capo della comunicazione, Giovanni Lombardi, general counsel, Marco Russomando, capo del personale e Silvia Benzi per la pianifica ione strategica e l investor relations e molti altri: un vero squadrone con esperienze e competenze diverse e complementari. Le squadre più forti sono quelle che attirano diversità.
raccolta. In aprile abbiamo definito l ac uisi ione e l agosto dopo l’ok della Banca d’Italia, l’assemblea dei soci ha confermato la Business Combination. Gli investitori che non avevano partecipato all’Assemblea avevano ancora un mese di diritto di recesso e alla fine del periodo e dell offerta sul mercato il nostro capitale si ridotto solo di circa il 6%. A fine settembre il closing, operativi dal primo ottobre. Nei primi due mesi abbiamo acquisito il primo miliardo di NPL ed esaminato 50 casi aziendali di cui 25 presi in carico per chiuderne speriamo positivamente almeno cinque in tempi relativamente brevi. Dunque i mestieri-chiave per fare business? Ne facciamo tre, che le banche tradizionali tendono a non fare. Prestiamo soldi alle aziende sane e con potenziale di crescita ma a basso rating, le cosiddette “second tier”; ristrutturiamo quelle non-performing, ma con potenziale di risanamento acquistando parte del debito, apportando nuova finan a affiancandole nel piano industriale e nella consulenza legale o immobiliare; e gestiamo gli npl corporate, cioè quelle situazioni di profonda crisi aziendale dove intravediamo ancora un valore recuperabile. Sono i tre gradi di difficolt in cui vive il mondo delle piccole e medie imprese stiamo parlando di circa 700 miliardi di stock, con pochissimi operatori e una gran possibilt di far bene in modo profittevole. Infatti il nostro piano di impresa parla di 300 milioni di utile a 5 anni, con un livello di rischio di esecuzione abbastanza relativo, perché è un mercato grande, di cui basta avere una piccola
«NEI PRIMI DUE MESI ABBIAMO ACQUISITO IL PRIMO MILIARDO DI NPL E GIÀ PRESI IN CARICO VENTICINQUE CASI AZIENDALI»
Riepiloghiamo le tappe del decollo, poi ci spieghi la rotta. Dunque, noi siamo nati come Spac (special purpose acquisition company, una società che si quota in Borsa su un progetto d’acquisizione ancora da effettuare, ndr) e a gennaio 2018 abbiamo raccolto prenotazioni di investimento per oltre 600 milioni di euro. Abbiamo poi selezionato una piccola banca sana, partendo da una rosa di 11 candidate, la Banca Interprovinciale, che ci ha portato in dote ulteriori competenze e oltre 500 milioni di
CEO Corrado Passera
Internal Audit
Chief Communication Officer Isabella Falautano
(Onboarding Jan ‘19)
Chief Financial Officer & Head of Central Functions Francesco Mele Admin & Accounting Sergio Fagioli
Budget & Control Iacopo Zucchi
Chief Risk Officer Claudio Nordio Compliance & AML (Onboarding Mar ‘19)
Risk Analytics Giacomo Le Pera
Head of NPL Investments & Servicing Andrea Clamer
Head of SME Enrico Fagioli
Single Name
Credit Machine
Daniele Bianchi
Tiziana Campanella
Head of Direct Banking Carlo Panella
Chief Digital Operations Officer Carlo Panella
Design & Web Strategy
Digital Customer Operations
Giuseppe Montella
(Onboarding TBD)
IT & Innovation
PMO & Boosters
Crossover
Andrea Clamer (Interim)
Stefano Ortolano
Mkt & Commercial Communication
Portfolios
Stefania Termite
Filipe Teixeira
(Onboarding Jan ‘19)
Andrea Montana
Reporting & Mngm Control
Product Customer & Bus. Develop.
PMO & Project Control
Paolo Piovini
(Onboarding TBD)
Nicola Gatto
Risk Strategy
Strategy & Performance Mngm
Organic NPE & Credit Monitoring
Process & Organization
Daniele Togni
(Onboarding TBD)
Sara Tognolini
Andrea Vanzini
NPL Senior Financing
Invoice Lending & Factoring
IR & Strategic Planning
Daniele Weisz
General Counsel Giovanni Lombardi
Human Resources Marco Russomando
Procurement
Silvia Benzi
ALM & Treasury (Onboarding Jan ‘19)
24 gennaio 2019
Risk Management
(Onboarding Feb ‘19)
Luca Preziosi
Pricing NPL Operations & Recovery Andrea Battisti
Franco Marcarini
Turnaround Umberto Paolo Moretti
Tutors Mariano Aprea Massimo Romani Carlo Maria Bagnasco Giovanni Scarlini
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quota… la squadra manageriale è forte, e la tecnologia è la migliore, con costi operativi bassi e bassi costi del capitale. Insomma, la business proposition c’è. Come farete a contenere i costi? Una banca di nuova generazione, che nasca dal superamento del paradigna della banca universale, che non voglia fare tutto per tutti e quindi si concentri solo su alcuni dei mestieri del settore, che parta senza legacy, senza fardelli sulle spalle...una banca così parte con un vantaggio competitivo forte. Avremo il 30% di cost-income (rapporto tra costi e giro d’affari, ndr) contro l’80% di molte banche tradizionali. E poi le competenze nuove per gestire i dati, la nuova sorgente del business e dell’analisi, quindi intelligen a artificiale e machine-learning. a nostra piattaforma è stata progettata per diventare il primo sistema informativo bancario fully digital e modulare, capace di disaccoppiare le diverse componenti e poter integrare le migliori applicazioni e le migliori Fintech che il mercato offre e continuerà a produrre. Un esempio? Già concretizzato nel factoring: non avevamo ancora nel nostro sistema un’offerta e abbiamo integrato quella di uno dei nuovi operatori più dinamici: facciamo in proprio solo alcune cose, il resto lo offriramo attraverso i migliori prodotti altrui. Ma il mercato non sta lì ad aspettarvi, per esempio i credit fund saranno vostri concorrenti... Certo, ma noi abbiamo il costo del capitale tipico di una banca, vantaggioso rispetto a quello che devono sostenere i fondi di quel genere, che pure hanno un ruolo importante. La chiave è la specializzazione come alternativa al generalismo. La tecnologia digitale rispetto ai processi ancora concettualmente analogici. Le competenze sia bancarie che industriali. Ok, ma la raccolta? Come farete, entrando da buoni ultimi? La base è il nostro patrimonio: i 600 milioni raccolti, i 500 milioni ereditati dalla Banca Interprovinciale, l’ulteriore raccolta istituzionale e poi, una piattaforma europea di aggregazione di depositi provenienti da altri Paesi Ue, ed entro giugno 2019, attraverso la nostra banca diretta “state of the art”. Strutturalmente, racco-
I desk del quartier generale di Illimity Bank, inseriti nell’avveniristico open space di via Ferrante Aporti a Milano
glieremo denaro attraverso obbligazioni e depositi di tipo molto semplice: a vista, a 1, 2, 3, 4 e 5 anni. Non faremo private banking e asset management. La famiglia normale ha delle risorse limitate, sa di averne bisogno a determinate distanze di tempo, con Illimity può scadenziarli, ricevere interessi molto competitivi, senza commissioni, rischi di gestione o di svalutazione. Credo che per molti questa sia la scelta migliore. In parte raccoglieremo denaro anche fuori Italia attraverso una delle due piattaforme che intermediano depositi di altri Paesi. Il mondo della gestione del risparmo è grandissimo, per chi ha bisogno d’altro c’è l’imbarazzo della scelta. Noi faremo un mestiere semplice, perché la nostra banca è una somma di semplicità gestite con competen a sen a prendere rischi finan iari n rischi di mismatch tra le durate degli attivi e dei passivi. E i mutui? Saranno forniti da banche o finan iarie speciali ate noi glieli offriremo. Per il credito al consumo, sceglieremo tra i leader quello che sarà il nostro partner. Nei pagamenti abbiamo già scelto Nexi.
IL FACTORING CREDIMI E I PAGAMENTI NEXI: PARTNER ECCELLENTI PER UN POLO INNOVATIVO
Insomma, vi sentite pionieri, ma alle soglie di un Eldorado? L’enfasi la lascio a lei, ma sicuramente è questa la nuova frontiera del credito, perché è la combinazione tra le tecnologie digitali e la specializzazione come superamento del modello pesante della banca universale tradizionale, stretta fra l’offensiva dei big-tech la velocit delle fintech sui nuovi prodotti le regole sempre più stringenti sugli attivi bancari, la politica monetaria che ha schiacciato tassi e margini. Certo, le grandi banche tradizionali rimarranno, perché hanno imbattibili economie di scale, ma nasceranno molti operatori come noi, specializzati e con costi competitivi e tecnologie dal potenziale enorme e in parte ancora da scoprire. Passera, lei ha 63 anni e ragiona come un ventenne della Silicon Valley.. Mi sento startupper, questo è certo. Sono convinto che saranno tante nuove startup a vincere la sfida della uarta Rivolu ione Industriale. gennaio 2019 25
PIAZZA AFFARI INTERVISTA CON RAFFAELE JERUSALMI
«Quotarsi in Italia non è caro e gli investitori stanno aumentando»
I
costi per quotarsi in Borsa in Italia sono tra i più competitivi d’Europa basta verificare per constatarlo. Quindi non è vero che la quotazione sia un’operazione costosa, per quanto alcuni lo pensino»: Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana Spa, risponde con la sua proverbiale cortesia ma si sente che è lievemente seccato di dover ripetere da anni un ragionamento sempre uguale: Ad essere significativi sono i costi fissi che gravano su un processo di quotazione sono elevati, quindi se una società piccola, quotandosi, raccoglie 3, 4 o 5 milioni, quei costi pesano tanto, ma sono allineati a quelli che trovi in qualunque altro mercato. Quindi il costo è alto in termini relativi per le piccole imprese. Per questo diciamo sempre alle nostre aziende potenziali clienti che sarebbe opportuno arrivare in quotazione quando si ha già una capitalizzazione di 35-40 milioni. La voce di costo maggiore è relativa alle banche, ai revisori, agli studi legali, soggetti che retrocedono ai clienti costi fissi che capitalizzino 10 o 100 milioni è lo stesso”. Già, perché per la Borsa Italiana Spa – oggi società del gruppo London Stock E change la sfida peraltro giocata non senza molte soddisfazioni, resta uella di suscitare in Italia finalmente una vera cultura dell’equity. E in questo senso molto è stato fatto. Lo stesso caso di Illimity Bank dimostra che il nostro mercato è seguito con attenzione dagli investitori istituzionali stranieri, quando vi si presentano opportunità di valore. E dunque cosa andrebbe fatto, dottor Jerusalmi, per migliorare ancora la situazione? Intervenire ancora sul versante degli investitori in modo da essere certi che anche un’azienda piccola se si propone sul mercato borsistico trova un’adeguata contropartita. Ci stiamo lavorando, 26 gennaio 2019
Raffaele Jerusalmi, amministratore delegato di Borsa Italiana Spa
ma nel nostro Paese la cultura del capital market scarseggia, e mancano anche incentivi significativi come uelli che erano stati introdotti in Uk all’epoca del lancio dell’Aim. Sono processi complessi, che assorbono tempo. Andremo avanti. Partiamo dall’Aim italiano. Com’è andato l’anno? Molto bene, per noi come aziende. Uno dei nostri anni migliori dal punto di vista del conto economico. E anche da quello delle ammissioni al mercato, 30 solo sull’Aim, con 25 Ipo e altre 3 sul mercato principale. Abbiamo anche tagliato un traguardo straordinario, quello delle mille società in Elite. E abbiamo continuato nelle nostre azioni di sviluppo sia verso nuovi clienti internazionali, sia sull’invenzione di nuovi prodotti. Qualche spina? Be’, più d’una, e anche evidenti. Intanto, a seguito dell’introdu ione della Mifid gli uffici hanno dovuto sostenere una gran mole di lavoro in pi. Un po’ di contraccolpi operativi ci sono arrivati anche dalle varie vicende relative alla Brexit, con qualche patema d’animo. Poi l’instabilità politica italiana e la crisi dello spread... I mercati ne hanno risentito e la pipeline di aziende che avrebbero voluto quotarsi in Borsa nel secondo semestre si è fermata. Quindi: anno faticoso e intenso, ricco di soddisfazioni ma molto complicato. E come vedete il 2019? Si profila come un anno altrettanto complicato con incerte ze anche maggiori sul fronte geopolitico, ma... cosa vuole che
PIAZZA AFFARI le dica, considerato che il 2018 è stato il peggiore di sempre dopo il 19 per mercati finan iari perch tutte le asset class hanno presentato segni negativi, il prossimo potrebbe essere migliore, per gli investitori, e di conseguenza anche un po’ più traquillo anche per noi. La Brexit è ancora fonte di apprensione per voi, società a controllo britannico? E’ un’incognita con scenari evoluti quasi impossibili da prevedere ma che potrebbero avere conseguenze anche profonde sia per uanto riguarda i mercati finan iari in genere sia in ultima analisi per il nostro gruppo… Oggi noi abbiamo l’attività di promozione e vendita che è concentrata su Londra, seguiamo l’evolversi della situazione per capire se e come dovesse un domani rendersi opportuno qualche adattamento organi ativo. chiaro che se dovesse modificarsi potrebbe rendersi necessaria qualche adattmento. Restando a Londra, è stata un modello vincente per l’Aim. Sì, e peraltro adesso al nostro Aim sono quotate 113 società (al 14 dicembre, ndr), a Londra meno di mille. Il successo dellAim si deve ad un approccio al mercato più semplificato e più agevole, soprattutto in fase iniziale, per aziende desiderose di aprire il capitale al mercato. E’ nata una rete di investitori che si sono specializzati in questo segmento di mercato che è particolare perché comprende soprattutto aziende piccole che non offrono grande liquidità e quindi richiedono investimenti con orizzonte temporale più lungo di quello offerto dal mercato maggiore. Lanciammo l’Aim nel 2009, ci furono due o tre anni di rodaggio, volutamente cauto, poi un vero boom. Oggi l’Aim ha superato lo Star per numero di società quotate. Abbiamo lanciato nel 2009, per i primi due-tre anni era in fase di rodaggio, un rodaggio volutamente cauto, poi c’è stato un vero boom. Oggi possiamo dire che sul fronte degli investitori iniziano a vedersi i frutti del lavoro fatto, l’Aim è un mercato più solido. Anche i Nomad, che assolvono ai ruoli svolti per il mercato maggiore dalla Borsa e dalla Consob assumendosi la responsabilità sui numeri presentati dalle aziende quotande e dunque sulla loro qualità, sono cresciuti molto come competenze e consapevolezza, dopo l’avvio inevitabilmente più garibaldino che ricordiamo. Oggi il mercato è più solido, attrae di più, ha maglie selettive un po’ più strette e severe per il migliorato ruolo dei Nomad, anch’essi un soggetto regolamentato e autorizzato, mentre all’inizio chiunque poteva proporsi nel ruolo. Dunque oggi direi che siamo in una situazione che definirei soddisfacente sen a n volerci incensare n fare i falsi modesti. are a che i ir sare ero stati la pietra filoso ale dell’Aim. Com’è andata? Sono stati e sono uno strumento utile, però forse bisognava renderlo più incisivo, introducendo forme di lock-up, che condizionassero gli ottimi incentivi e ad una maggiore permanenza nell’investimento, perché i gestori appena hanno visto i mercati scendere hanno venduto... Secondo noi, almeno una quota parte di questi investimenti deve essere legata per un arco temporale più lungo all’investimento stesso, creando un ammorti atore finan iario come avviene in tutti
Palazzo Mezzanotte nel ‘32 In un’immagine d’archivio lo storico palazzo che ospita la sede di Borsa Italiana Spa nel cuore del centro di Milano, durante una fase dei lavori di riordino nel quartiere.
gli altri mercati, dove è molto più alta la quota istituzionale domestica che resta investita con stabilità. I fondi britannici investono per il 60% nell’equity di società inglesi, quelli francesi per il 35% in società nazionali, quelli tedeschi per i 40%. Quelli italiani appena per il 2%. nfine, il ostro gioiello il progetto lite... Non più un progetto, ma una società a sé, amministrata da Luca Peyrano. Un successo, sicuramente. Abbiamo capito cinque anni fa che per fare un vero salto di qualità dal punto di vista della cultura finan iaria bisognava dare alle aziende un servizio non legato esclusivamente alla quotazione. Occorreva creare una sorta di ecosistema che, sfruttando il digitale, potesse facilitare l’approccio delle aziende al mercato dei capitali. Elite è nata dunque come un programma di educazione coaching, con una ualificatissima aggrega ione con l niversit Bocconi e la McKinsey, e con molti altri moduli gestiti da altri specialisti e professionisti e con le stesse società quotate a fare da tutor e coach. Oggi abbiamo piattaforma che, con la creazione di Elite Club Deal – una società di investimento sempre posseduta da Elite al 100% - può raccogliere direttamente capitali sul mercato come bond e finan iamenti pre-Ipo. e a iende che arrivano al mercato attraverso Elite non solo possono migliorare la loro educa ione finan iaria ma entrano in un ecosistema con 200 investitori e 200 advisor, che genera ormai tantissime operazioni di private equity e venture capital, un ecosistema molto vivo e vivace. Questo è lo spirito di Elite. L’abbiamo internazionalizzato, oggi le società italiane sono 680 ma altre 330 sono stranieri, abbiamo fatto un accordo per il mercato americano, siamo diventati una piattaforma globale in tempo molto breve… Quindi direi che è stato un grande successo italiano.
OTTIMI RISULTATI 2018 OTTIMISMO PER IL 2019 E... UN VERO BOOM PER ELITE
gennaio 2019 27
FINANZA SOSTENIBILE INTERVISTA A MASSIMILIANO CAGLIERO (AD BANOR SIM)
Gekko? Uno squalo rottamato L’investimento ora è responsabile
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e lo ricordate Gordon Gekko? Ma sì, il cattivo del film Wall Street, interpretato da Michael Douglas? «L’avidità, in mancanza di un mondo migliore, è buona. L’avidità è giusta...». Eccetera. Avvincente, non c’è che dire. E invece no. È preistoria. Quel film dell’87, che è diventato “cult” perché ha fotografato un’epoca e ne ha celebrato gli eroi negativi, è autorevolmente candidato al Museo delle cere. Da qualche anno – e per fortuna, complice forse anche la crisi finanziaria mondiale del 2008-2009 – l’aria delle Borse internazionali, a cominciare da Wall Street per poi propagarsi virtuosamente all’Europa - sta diventando un po’ meno viziata. Non è più così scontato che soltanto l’avidità paghi. Anzi. A pagare davvero comincia a essere anche e soprattutto la correttezza. Uno studio esclusivo sviluppato da Banor Sim in collaborazione con il Politecnico di Milano e con la Harvard Business School ha esaminato tutto l’Eurostoxx 600 nel periodo 2012-2017 e ha rilevato una over-performance sul mercato di quasi 3 punti percentuali all’anno (18 punti in totale!) per le aziende ad alto punteggio Esg, cioè quelle che rispettano i criteri della correttezza ambientale, sociale e di governance (appunto, Esg: enviromental, social, governance). Vale a dire che essere corretti, addirittura “essere buoni”, paga. Povero Gordon Gekko, si rivolterà nella sua tomba di celluloide. Massimiliano Cagliero, fondatore ed amministratore delegato di Banor Sim - una realtà che tra Milano e Londra gestisce oggi circa 8 miliardi di asset ed è concentrata da sempre su investimenti scelti con il criterio value investing, da qualche anno arricchiti dai parametri Esg, può spiegare meglio di molti altri i perché di questo fenomeno.
GLI ESG CREANO VALORE AL LISTINO: 5 ANNI DI EUROSTOXX 600 AI RAGGI X IN UNO STUDIO DI BANOR SIM, HARVARD E POLITECNICO DI MILANO Le buone azioni pagano. Da non credere... Come e quando è iniziato? È iniziato negli Stati Uniti, tra il 2002 e il 2003. Si è gradatamente ma vastamente manifestata in sede scientifica e accademica una nuova visione sulla buona gestione aziendale che ha cominciato ad affiancare ai criteri economici per la valutazione delle società anche alcuni altri aspetti gestionali di natura non solo strattemente economica. Finché la Harvard Business Review ha clamorosamente retrocesso dal primo all’87° posto nella sua prestigiosa classifica dei ceo più efficienti il mitico Jeff Bezos perché gennaio 2019 29
FINANZA SOSTENIBILE Amazon era lenta nell’introdurre nell’adottare nei suoi criteri di valutazione anche quelli Esg. Giusto? Sì, era il 2015 e queste teorie, che proprio ad Harvard il professor George Serafeimn, oggi membro del nostro advisory board, aveva iniziato a configurare, trovarono una clamorosa consacrazione mediatica.
LA SVOLTA DEL 2015: JEFF BEZOS CROLLA NELLA CLASSIFICA DEI SUPER-CEO PERCHÉ AMAZON È LENTA SUGLI ESG
Ma in che modo il rispetto dei criteri Esg si riversa sul quella miglior qualità gestionale che conduce a risultati migliori e quindi a una migliore valutazione di Borsa? Secondo il nostro studio – il primo fatto in Europa, che tra l’altro prosegue e tra pochi mesi rivelerà anche in che modo l’applicazione dei criteri Esg si riverbera sui valori obbligazionari - questi risultati migliori si concretizzano in una crescita più alta del fatturato, a una migliore efficienza operativa e una maggiore capacità nel ricompensare gli azionisti tramite dividendi e buy-back. Dunque dal 2002 ad oggi, un boom... Indubbiamente. Se consideriamo valida la cifra di 88 trilioni di ricchezza finanziaria gestita nel mondo, oggi 23 miliardi si concentrano su titoli Esg. E da quattro o cinque anni questa cultura ha fatto presa anche in Europa. In questo momento non c’è nessun mandato di digestione rilevante, ad esempio quelli che vengono assegnati dai grandi fondi pensione, che non sia dato con l’indicazione vincolante di seguire i criteri Esg. Poi, naturalmente, in Europa come negli Usa, ci sono quelli che non ci credono fino in fondo e aderiscono al nuovo paradigma per opportunismo, limitandosi a simulare il rispetto di quei parametri, e allora siamo al classico green washing, la finzione della sostenibilità. Ma oggi che è provato che gli investimenti Esg vanno meglio degli altri, tutti seguono. Voi come e perché avete cominciato a orientarvi sulle scelte Esg? Nel nostro caso alcuni investitori di estrazione ecclesiastica hanno iniziato a chiederci di non investire in alcuni settori e aziende eticamente discutibili. È stato questo il primo passo per tutti, anche in America. 30 gennaio 2019
Primo passo: cioè? Sì, il primo comportamento gestionale sensibile ai criteri Esg, o meglio al loro embrionale profilarsi, è stato quello dell’esclusione. Non investire in aziende di armi, di tabacco, di alcol, di pornografia eccetera. Questo criterio è ancora il più potente. Ad esempio ha fatto scalpore la recente scelta del colosso farmaceutico Pfizer di non produrre più il siero letale con cui alcuni stati americani eseguono le pene capitali: lo ha fatto proprio per non vedere il proprio titolo escluso dagli investimenti di alcuni importanti player del mercato delle gestioni. E poi? Veda, ricordiamo che stiamo parlando di un processo universale di consapevolezza, che è stato configurato dall’Onu nel 2006, con i 6 “Principles for Responsible Investment” (o Pri) che si articolano in 186 criteri... In questo quadro, e di pari passo con il diffondersi e l’acuirsi di questa nuova sensibilità, tra i comportamenti spontanei degli investitori e delle società emittenti si sono manifestati quelli relativi alla sostenibilità ambientale, sociali e gestionali, riferiti quest’ ultimi al valore della trasparenza e ai criteri di una governance sana ed equilibrata. Dunque un’evoluzione qualitativa indotta dalla domanda... Sì, ma fatta propria ed elaborata bene dall’industria del risparmio gestito. Per esempio, la nuova frontiera dell’applica-
FINANZA SOSTENIBILE zione dei criteri Esg – raccomandata dal professor Serafeimn – è quella di parametrare i criteri a seconda dei settori. Sembra ovvio ma non lo è. Ciascuna azienda è più esposta di altre verso alcune declinazioni della sostenibilità. Per esempio il controllo delle emissioni è un bene chiunque lo pratichi, ma per una banca è facile essere ligi, per una società energetica molto più difficile, e quindi meritorio, riuscirci. Viceversa per una banca è essenzale oltre che complesso tutelare la privacy dei clienti. Come è nato e com’è stato realizzato il vostro studio? Con HBS e Politecnico abbiamo dedicato 18 mesi e un team di 9 ricercatori all’esame di 884 titoli dell’Eurostox 600 tra 2012 e 2017. E i risultati sono stati eloquenti. Abbiamo visto che i titoli con un rating Esg più alto sono andati meglio di quelli con il rating più basso.
Ma il criterio guida di Banor Sim nelle sue scelte gestionali rimane quello del “value”. Si coniuga bene con i criteri Esg? Veda, “value investing”, come spiegato nel testo originale di Graham e Dodd “Security analysis” del 1928, significa semplicemente acquistare titoli di alta qualità ad un prezzo ragionevole. Sono quindi necessari due input, per effettuare una buona scelta “value”: il valore intrinseco del titolo, che terrà in considerazione la capacità dell’impresa di generare utili e cash flow; e il prezzo di mercato, che dovrà essere a sconto rispetto al valore intrinseco stesso. La capacità di generare utili e cash-flow da parte delle imprese è però direttamente collegata alla qualità del business: più un business è solido e difficilmente attaccabile dalla concorrenza, maggiore sarà il suo rendimento sull’investimento.
Senta, ma al di là dell’opinione favorevole degli investitori verso gli “Esg compliant”, lei si è fatto un’idea del perché gestire con correttezza giovi ai risultati aziendali? Banalmente perché in questo modo si prevengono scandali e traumi gestionali!
E perchè un’azienda Esg compliant è più solida per definizione? Nel “value investing” valutare una azienda non significa solamente svolgere il processo di due diligence finanziaria tramite la analisi dei documenti di bilancio, ma significa propriamente valutare il business delle aziende in cui si investe, quindi comprendere a pieno sia le attività materiali (come immobili, impianti e terreni) sia quelle immateriali (brand, reputazione, fedeltà dei clienti ecc…). Relativamente a queste ultime, la sola analisi di bilancio non basta. E il fine ultimo di analizzare le informazioni “non-finanziarie” consiste nel valutare se il vantaggio competitivo da parte del business sia stabile e duraturo nel tempo,
Ma non è difficile, per voi investitori, misurare l’autenticità dell’aderenza di un’emittente ai criteri Esg? I rating sono affidabili? Non c’è ancora un’agenzia di rating universalmente accreditata. S&P sta impegnandosi molto per diventare un punto di riferimento indiscusso... La Chiesa Cattolica da due anni e mezzo ha costituito un consiglio degli esperti per dettare le linee guida per investimenti socialmente responsabili e compliant con i valori religiosi.
Torniamo alla prevenzione degli scandali? Semplificando, sì. Ma non solo. Per esempio, l’analisi delle politiche ambientali serve non solo ad identificare un minore rischio di sanzioni da parte degli enti regolatori, ma anche i potenziali guadagni di efficienza. L’analisi dei fattori sociali è rilevante per la protezione dal rischio di svalutazione reputazionale degli attivi intangibili come il brand. L’analisi della governance e del management può dare molte indicazioni sul controllo dei rischi di spreco. (s.l.).
Scusi la franchezza, ma non sarà che avete leggete i dati con gli occhiali rosa? No, abbiamo affrontato lo studio con la massima apertura mentale, perché volevamo avere solo dati veri. E da questo studio è nato l’Osservatorio Esg del Politecnico, ad oggi l’unico.
IL “VALUE INVESTING” VUOL DIRE COMPRARE TITOLI AD ALTA QUALITÀ A PREZZO RAGIONEVOLE E UNA “BUONA AZIONE” FA MEGLIO DEL LISTINO
CAMBIAMENTI CLIMATICI E FRODI INFORMATICHE: NUOVE SFIDE PER IL BUSINESS SOSTENIBILE Cambiamento climatico e frodi informatiche: sono due i fronti globali che si business sostenibile deve presidiare con maggior impegno strategico. Lo sottolinea il Global Risk Report 2018 del World Economic Forum, in una rapida evoluzione degli scenari. Sul versante del clima, il rapporto Wef rileva l’emergere di minacce legate
alle catastrofi naturali rispetto alla pressione ambientale esercitata da dossier di lungo periodo come la “carbon economy”. Nel 2017 i disastri naturali causati o aggravati da azioni/omissioni “antropiche” bhanno generato perdite economiche per 337 miliardi di dollari: molto superiore alla media del decennio precedente (190 miliardi). La sfida
della cybersecurity si presenta naturalmente più impegnativa ancora e le previsioni d’impatto su rischi e investimenti vedono aumentare esponenzialmente il loro peso. I pericoli di furto di dati sensibil crescono con la digitalizzazione dell’economia, al ritmo di un quasi raddoppio annuo delle violazioni medie dei sistemi per singola azienda. gennaio 2019 31
RITRATTO D’IMPRESA LE NUOVE STRATEGIE DELLA PERLA DEL GRUPPO TRIESTINO
«Ho raccolto un mandato prezioso» Mossa e il boom di Banca Generali di Ugo Bertone
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ieni da noi, abbiamo bisogno di linfa nuova”. Gian Maria Mossa, attuale amministratore delegato di Banca Generali, non ha dimenticato le parole (“un grande esempio di umiltà”) con cui Pier Mario Motta lo chiamò, anno 2013, a far parte della squadra del Leone. Ed è con lo stesso spirito che il manager, succeduto a Motta dopo la sua prematura scomparsa, si accinge a dare il via a una nuova stagione di crescita, attraverso un business plan tanto ambizioso quanto innovativo, al punto che, a giudicare dalle novità che stanno maturando nel cantiere del risparmio gestito del Leone, sembra che una nuova rivoluzione batta alle porte, una rivoluzione sotto il segno dell’innovazione digitale, dell’apertura all’espansione internazionale e di un rapporto sempre più stretto con una Rete dalla professionalità a tutto campo, da famil office più che promotori. Gli obiettivi dell’Investor Day Gli obiettivi annunciati al mercato nel recente Investor day puntano decisamente verso l alto uasi sfidando la legge di gravità di un settore che, reduce da anni di forte crescita, oggi si trova alle prese con portafogli dalle performances modeste (dopo anni dorati che hanno viziato i clienti e distolto l’attenzione dalle spese) e con le problematiche introdotte dalla Mifid . on si annunciano, dunque, anni facili. Ma, si sa, quando il gioco si fa duro, i duri entrare in campo: e Mossa, nonostante l’aria quasi angelica, sa essere un osso duro, capace di portare a compimento gli obiettivi più che sfidanti annunciati all’Investor Day di Banca Generali, subito premiati dagli analisti e dalla Borsa che, dati i risultati, hanno imparato 32 gennaio 2019
Gian Maria Mossa, amministratore delegato di Banca Generali
a fidarsi delle promesse del manager stavolta più sfidanti e coraggiose che mai: 1) Sul piano della raccolta si punta a raggiungere nel 2021 un range compreso tra i 76 e gli 80 miliardi di masse, dai 58,5 attuali, anche grazie a nuovi mercati e ad operazioni straordinarie. Una parte della crescita (14,5 miliardi) proverrà dall’espansione sul mercato elvetico (2,1- 3,4 miliardi). 2) Il programma prevede l’allargamento della clientela private con un’espansione ulteriore della presenza della consulenza evoluta, vista in rialzo in un range tra 5,5 e 6 miliardi (contro una stima precedente di 5 miliardi). 3) La crescita, nell’ordine del 30% nel triennio, sarà ampiamente superiore all’incremento dei costi (tra il 3 e il 5% annuo). La missione di mantenere la redditività su livelli competitivo sarà possibile grazie al mix dell’offerta e a vari strumenti: i private certificate per l amministrato la maggiore penetrazione dell’advisory evoluta con meccanismi di fee flessibili (on top alla consulen a complessiva o a fee onl a seconda del servi io) nuova flessibilit nei crediti contro-ga-
RITRATTO D’IMPRESA
IL NUOVO PROGETTO INDUSTRIALE PRESENTATO ALL’ULTIMO INVESTOR DAY SCEGLIE LA «DISCONTINUITÀ NELLA CONTINUITÀ» rantiti. Ma non mancheranno altre novità: la diffusione dei nuovi fondi Lux Im, le gestioni illiquide di nuovo tipo per la clientela private servi i di famil office. utte solu ioni studiare per garantire un futuro da protagonista della banca nel futuro” commenta Mossa. L’assieme di queste azioni consentirà di garantite agli azionisti un dividendo mai inferiore a quanto distribuito lo scorso anno (1,25 euro) con un pay-out pari al 70-80%. Il progetto industriale A sostenere questi target è il progetto industriale che prevede alcuni nuovi pilastri. La spinta sul digitale, innanzitutto, grazie al decollo della collaborazione con una delle iniziative più innovative del mondo Fintech, ovvero la danese Saxo Bank. ”Entro il primo trimestre del 2019 - rivela Mossa - saremo in grado di offrire la migliore piattaforma per il trading in Europa all’interno del nostro digital banking con nuove opportunità, non solo per quei consulenti e clienti interessati direttamente alle operazioni sui diversi titoli, ma anche per quei servizi a valore aggiunto per le imprese come ad esempio la copertura dinamica dai cambi” . La partnership è solo uno dei frutti dell’approccio di open banking scelto da Banca Generali che rappresenta una colonna strategica nel piano al 2021. Con il nuovo piano, infatti, si entra in un mondo nuovo dove all’ecosistema digitale capace di aggregare piattaforme diverse, si aggiungono nuovi servizi e strumenti focalizzati sui clienti: un nuovo home banking, applicazioni dedicate, onboarding dal sito per l’apertura dei conti in modalità e tempi che si preannunciano al vertice del panorama italiano. Oltre ad una presenza più marcata del brand nel digitale stesso. Sono ormai attivi anche i pagamenti digitali Apple Pay, Samsung Pay e Google Pay, a conferma della rinnovata attenzione non solo alle soluzioni di private banking ma anche all’operatività quotidiana. Una piattaforma aperta La piattaforma aperta che consentirà ai banker (ed ai clienti) di avere a disposizione una vasta gamma di strumenti che arricchiranno la consulenza evoluta chiude il cerchio di una nuova evoluzione in cui la la banca è passata dalla distribuzione di fondi di investimenti e gestioni di portafoglio ad un modello di consulenza per la protezione patrimoniale a tutto campo con un offerta sempre più ricca e una profila ione delle competenze verso l’alto. Alla stessa filosofia cio lo studio di partnership per allargare le soluzioni di investimento alla ricerca del meglio sul
mercato (l’esatto opposto di chi tende a riprodurre tutto entro i recinti del gruppo d’appartenenza) risponde l’ingresso nel mercato svizzero tramite l’acquisto del 90% della Valeur Fiduciaria di Lugano. specializzata nei servizi private. “Vediamo spazi di crescita per il nostro modello di consulenza private anche in Svizzera – spiega Mossa - un mercato che, dal passaggio alla trasparenza dei dati bancari, ha continuato a crescere toccando i 300 miliardi di franchi a fine 01 gra ie alle caratteristiche difensive e la diversifica ione valutaria”. Di qui una prospettiva di sviluppo che Mossa non intende lasciar cadere. “Siamo pronti a selezionare dei banker sul territorio e in prospettiva a fare un passo ulteriore allargando il raggio d’azione”. on stata l unica opera ione di shopping del 01 : a fine estate la banca triestina ha acquisito in Italia il controllo di e tam Partner in Italia sele ionata per le competen e nelle gestioni e soprattutto per le opportunità legate ai servizi per le grandi famiglie grazie all’advisory specializzata creata in seno alla Sim. Discontinuità nella continuità Così, a 44 anni appena compiuti, il manager milanese (sposato due figli) si accinge ad imprimere un nuovo salto di ualità nella crescita di Banca Generali, imponendo un modello destinato a far scuola. Una piccola rivoluzione, all’insegna della “Discontinuità nella continuità”, il mantra che è stato al centro del recente Investor Day. Proviamo a tradurlo così:: come cavalcare la sfida del cambiamento delle regole e delle tecnologie in continua evoluzione, senza tradire la propria
BANCA GENERALI IN CIFRE (RISULTATI DEI NOVE MESI AL 30/9/18) €478,7 MILIONI (+11%) MANAGEMENT FEES
143,3 MILIONI (+3%) COSTI OPERATIVI
43,3 MILIONI (+10%) UTILE NETTO Q3
€58,5 MLD (+9%)
MASSE GESTITE NEI 9 MESI
18%
19,6% CET1 RATIO TOTAL CAPITAL RATIO gennaio 2019 33
RITRATTO D’IMPRESA
Il consensus degli analisti sui dividendi attesi di Banca Generali DIVIDENDO (EURO)
2018
2019
2020
Media
1,26
1,36
1,47
Mediana
1,25
1,37
1,50
Massimo
1,55
1,70
1,70
Minimo
1,03
1,19
1,27
tradizione ma mettendo a frutto il patrimonio di credibilità e di fiducia accumulato nel corso negli anni nei confronti di stakeholders, clienti ed azionisti. E senza dimenticare naturalmente il valore dell’asset più importante, la Rete. Anche nell’età del digitale e dell’espansione internazionale, la vera differenza la fanno gli uomini. Come sa bene Mossa, giunto al vertice dopo aver maturato esperienza in Ras, dove si è distinto come pioniere dello sviluppo di piattaforme ad hoc per il wealth management, ed in Fideuram in cui ha, tra l’altro, elaborato progetti innovativi nell’ambito della consulenza evoluta e della collaborazione con gli asset manager. L’eredità (e il mandato) di un capo indimenticabile Discontinuità nella continuità non è del resto solo uno slogan fortunato ma un messaggio che affonda nel tempo, nel rapporto speciale che ha legato il manager con Motta, frutto di un’amicizia maturata all’ombra del Leone- Un’avventura iniziata con un incontro Mossa si ricorda bene quel primo collo uio. el nostro primo incontro – ricorda – lui mi tracciò un quadro rigoroso e senza sconti diquel che era necessario fare per guidare il settore verso un salto di ualit : dalla figura tradizionale del private banker a un assetto più adeguato, in grado di sfruttare meglio le competenze oltre alla potenza di fuoco garantita dall’impiego delle tecnologie”. Sta qui il primo seme della continuità d’azione presente anche nel nuovo piano che, pur ricco di novità dirompenti, rappresenta la naturale continuazione diun processo di crescita da anni in costante accelerazione. Dal luglio 2013, da quando Mossa entra in Banca Generali come vice direttore generale con responsabilità delle reti, il progetto ha preso subito consistenza . Sono maturate tante novità, tra cui lo sviluppo dei rapper cio i contenitori gestiti sia finan iari che assicurativi, come BG Stile Libero, uno dei prodotti del settore di maggior successo degli ultimi 5 anni in assoluto), e l’avvio della piattaforma proprietaria BG Personal Advisory per la consulenza evoluta che riguarda tutta la sfera patrimoniale.
La carica di innovazione alla base del nuovo piano, insomma, non nasce per caso ma è lo sbocco logico di un cammino di successo lungo un fil rouge ben definito all insegna della tradizione. Pochi numeri bastano a confermare questa affermazione. Leader per crescita commerciale Banca Generali, negli ultimi cinque anni, è stata la realtà nel segmento dei servi i finan iari che ha reali ato la maggiore crescita commerciale in Italia. Dall’estate del 2013, data dell’arrivo di Mossa, le masse sono passate da 25,5 a quasi 60 miliardi di euro di cui il % in risparmio gestito. on meno impressionante la performance del titolo in Piazza Affari: +925% da 2,87 a 19,45 euro (più i dividendi distribuiti) in dieci anni, per un total return del 925%, al top della classifica europea. on meno profonda la trasforma ione della rete oggetto di un lungo processo di ri ualifica ione: tra il 2005 e il 2012 i ranghi sono stati sfoltiti con l’uscita di oltre mille consulenti con portafogli “periferici”, per poi risalire a quasi 2 mila unità per merito dell’aggregazione, , accanto ai 1400 consulenti “superstiti, di diverse realtà (gli asset italiani di Bsi e del Gottardo, i consulenti in Italia di Credit Suisse). Si è così innescato un processo di trasformazione sia della figura del consulente (il portafoglio medio aumentato da milioni pro-capite a 30 milioni circa) che della tipologia dei clienti: le masse private (riconducibili ad una clientela sopra i 00 mila euro di disponibilit finan iaria) rappresentano oggi il 70% circa del totale. Oggi Banca Generali si colloca al terzo posto sul podio del private banking in Italia a ridosso solo di società di emanazione delle grandi banche commerciali italiane con strutture di private bankers dipendenti (Intesa Private, Unicredit Private). Ma, viste le qualità e le ambi ioni di Mossa difficile che il Leone si voglia fermare qui, tra l’altro in un momento coì ricco di contrasti sociali e politici che non spaventano il banker. onostante le incognite dei mercati e la fine di un decennio di grande liquidità nel sistema- chiude - guardiamo con grande fiducia al futuro forti di un modello di business che poggia sulla centralit della figura del consulente che supportato da strumenti innovativi e servizi sempre più distintivi, crediamo continuerà a rappresentare la migliore risposta alle tematiche di prote ione e pianifica ione patrimoniale per le famiglie”. Anche grazie ad innesti mirati di nuovi talenti in arrivo per lo più dal sistema bancario e dal private banking (il 70%) o in misura minore da altre reti e bouti ues finan iarie. a banca è così passata dalla distribuzione di fondi di investimenti e gestioni di portafoglio ad un modello di consulenza per la protezione patrimoniale a tutto campo, con un’offerta sempre più ricca e una profila ione delle competen e verso l’alto. E intende accelerare ancora lungo la strada tracciata da questa strategia.
DALL’ARRIVO DEL TOP-MANAGER LE MASSE SONO PIÙ CHE RADDOPPIATE E IL TITOLO SI È APPREZZATO DI QUASI IL 1000 PER CENTO IN BORSA
34 gennaio 2019
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LA POLEMICA INTERVISTA CON FERRUCCIO DE BORTOLI
«Più informazione economica seria contro lo squadrismo digitale»
A
bbiamo avuto in Italia editori puri che si sono comportati come impuri, ed altri che hanno fatto bene il loro mestiere, guardando ai conti, perseguendo il loro puro interesse da editori, cioè far buoni prodotti editoriali capaci di generare anche profitti. E poi ci sono stati e ci sono editore impuri, che hanno cioè altri interessi prevalenti, e che magari pensano, controllando i media, di ottenere un rapporto di forza con la politica per meglio fare i propri interessi in altri campi e su altri terreni. Ma uanto spa io possano avere uesto genere di editori impuri dipende anche da noi giornalisti, dal nostro livello di prepara ione. E molto difficile costringere un giornalista competente e serio a non fare fino in fondo il proprio mestiere e non pubblicare una noti ia vera. uando uesta competen a c . Ferruccio De Bortoli, già direttore del Corriere della Sera e del Sole 24 Ore ed oggi presidente della Longanesi e della Fondazione Vidas, è innanzitutto un giornalista economico. E anche al Corriere – peraltro arricchendo ma seguendo una tradizione della testata – ha dato la massima attenzione ai temi dell economia e della finan a. Qual è, De Bortoli, lo stato di salute dell’in ormazione finanziaria oggi Le rispondo con un dato sulla conoscen a del significato del termine spread. Solo il % sa cosa significa ma tra uelli che considerano negativo il fenomeno la maggioran a collega uesta negativit all idea che lo spread farebbe scendere il rendimento dei titoli di Stato... on a caso siamo uno dei paesi con il più basso tasso di educa ione finaniaria il che fa s che all economia si ap plichino ogni sorta di pregiudizi e che le attese messianiche generate da pifferai di ogni natura trovino spazio enorme nell opinione pubblica. Ed cos che si 36 gennaio 2019
Ferruccio De Bortoli. A destra, in alto Giuseppe Rotelli, in basso Salvatore Ligresti
possono promettere, contemporaneamente, meno tasse e più elfare sen a dire che alla fine ualcuno sar costretto a pagare il conto. olpa della stampa economica inadeguata La stampa economica ha fatto grandi passi avanti e ha persone di ualit nei propri ranghi. erto avrebbe potuto e lo dico anche come autocritica – avere minor rispetto per i poteri forti, essere più incisiva soprattutto sui temi del risparmio. Per non dimentichiamoci che molti grandi scandali sono stati scoperti e dibattuti pubblicamente anche e soprattutto perché esistono giornalisti che si sono occupati della materia forse più di uanto abbiano fatto gli organi di regola ione e controllo e uindi un ruolo positivo nel far nascere e crescere un po di democra ia economica in uesto Paese la stampa l ha avuto. oggi Il nostro Paese il suo destino deve costruirselo attraverso un dibattito serio tra persone che la pensano in un modo diverso e non in una landa di s uadrismo digitale da social net ork dove non conta più la verit ma solo l apparen a il
LA POLEMICA
LA DISQUISIZIONE TRA EDITORI PURI E IMPURI È RELATIVA, I RIZZOLI ERANO PURI E SI DIEDERO ALLA P2. MA CONTA ANCHE LA FORZA DI GIORNALI E GIORNALISTI veromile e le impressioni, e dove nessuno insegna più alle persone ad avere coscien a critica e a pensare con la propria testa... Questo squadrismo investe anche l’informazione economico finanziaria Investe tutto. eda predicatori e pifferai magici sono sempre esistiti ma oggi hanno strumenti a disposi ione più sofisticati e con un grado di diffusione delle informazioni estremamente elevato. Inoltre tra le tante differen e fra l informa ione digitale rispetto a uella dell altra era c che oggi gli utenti stessi utenti diventano autoproduttori di notizie e soprattutto commenti. In uesto contesto di fatto si sta chiaramente perdendo e uesto credo rappresenti un emergen a per la democra ia liberale in genere – la coscienza che per informarsi correttamente bisogna fare un po di fatica non si pu pensare che 1 0 battute di un tweet siano esaustive di un problema complesso, non si pu credere che la complessit uotidiana sia riassumibile in un semplicisimo apodittico con l individua ione perenni di capri espiatori che scatena l ira collettiva contro presunti responsabili di ogni nefande a. una sorta di pigri ia informativa che si è impossessata degli utenti, ormai convinti che basti uno sguardo distratto alla Rete per avere il uadro d insieme della situa ione interna ionale. informa ione degli algoritmi crea un fortissimo confirmation bias (tendenza a ricercare dati a supporto della propria opinione e ignorare uelli opposti ndr) ed chiaro che in Rete facilmente trovi ci che conferma il tuo pregidu io bisogno o paura tutto uello che ti aggrada e ti disabitui al confronto con opinioni diverse con l accetta ione e con l umilt di poter cambiare ueste tue opinioni... Ma questo virus c’è anche all’estero Mah abbiamo uesto grande mito della stampa anglosassone specializzata, che in realtà a volte è anch essa preda di molti pregiudizi, per esempio contro l Italia ed an i devo dire che a volte sia la stampa economia, tedesca
ma anche francese sono molto più attente all interesse na ionale loro che a uello europeo... oi a volte avremmo dovuto tenerlo più presente il nostro interesse na ionale... Senta, e dun ue il di attito sugli editori puri in ondo un po’ archeologico, oggi... el nostro Paese esistita un anomalia per la mancan a di editore appunto cosiddetti puri che fanno cioè, bene o male, esclusivamente il loro mestiere. Per abbiamo avuto anche editori cosiddetti puri che sono stati pessimi come i Ri oli che nel comprano il Corriere della Sera facendo il passo più lungo della gamba in una situa ione in cui il pre o dei uotidiani era bloccato e il credito scarso percorrono altre vie obli ue e opache e si consegnano alla P . Abbiamo anche avuto momenti storici in cui editori puri c erano ad esempio al tempo del fascismo che cacci gli Albertini dal Corriere e li sostitu con i cotonieri respi, espulse i Frassati dalla Stampa e li rimpia con gli Agnelli. Ma l esito di uesti cambiamenti sempre dipeso anche dalla for a intrinseca delle testate e dei loro giornalisti. io I giornali i media hanno una tradi ione un anima una cultura e molto dipende da come la interpretano non solo gli editori ma soprattutto le reda ioni e i direttori. Il Corriere della sera ha avuto editori finan iari e industriali di tanti generi diversi ma la sua data di fonda ione il 1 6 era antecedente e aveva un maggior carico di storia di tutti i suoi azionisti, oggi molti dei soci che si sono avvicendati non ci sono più per esiste ancora il giornale, con la sua tradizione, che ne costituisce anche la sua forza, il suo prestigio, la sua anima e la sua presenza reale nella società, insieme a coloro che ci scrivono, ai loro editorialisti, ai loro direttori. Se ualcuno entra nella sala Albertini del Corriere percepisce che tra uelle pareti da un secolo e me o passato il meglio della cultura non solo italiana uesto vale più dei vari a ionisti transitati di l per caso dai igresti ad altri e uesto importante. i sono stati soci che si occupavano d altro ma hanno avuto sempre il massimo rispetto per l indipenden a e prestigio del giornale. Penso a Giuseppe Rotelli che investendo nel Corriere ha anche perso dei soldi, ma non ha mai chiesto nulla perché era onorato di poter essere editore di una forte istitu ione di garan ia della libert del Paese. gennaio 2019 37
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COSMOPOLITICA Andrea Margelletti Presidente del Centro Studi Internazionali, docente presso la Facoltà di Scienze delle Investigazioni e della Sicurezza dell’Università di Perugia e Narni. Unico membro onorario delle Forze Speciali Italiane.
LA GUERRA FREDDA ORA SI COMBATTE SULL’HI-TECH
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La proprietà intellettuale non c’entra: tra Usa e Cina la lotta all’ultimo sangue è quella per la supremazia tecnologica
é convenzionale, né ibrida, tanto meno per procura. Quella tra Cina e Stati Uniti è una guerra che ha scardinato ogni classifica ione tradizionale per creare un nuovo paradigma destinato a diventare quadro di riferimento per gli anni a venire: la competizione high-tech. A differenza della guerra cibernetica, non si consuma a colpi di attacchi informatici e furti di dati sensibili, ma come testa a testa per raggiungere il primato nel campo dell’innovation technology. Se durante la Guerra Fredda il braccio di ferro tra Stati Uniti e l’allora Unione Sovietica si è giocato in termini di corsa allo spazio, nel Ventunesimo Secolo la frontiera da raggiungere e superare è il dominio della tecnologia. Il governo cinese ha visto nell’innovazione la chiave di volta per poter ottimizzare la gestione interna di un Paese che deve fare i conti con una dimensione demografica di un 1 miliardi di persone, con una qualità di vita in ascesa e una nuova generazione di cittadini più istruita, benestante ed esigente. Dietro la dicitura tutta cinese di “società moderatamente prospera” si cela l’obiettivo di puntare su un approccio qualitativo, e non più quantitativo, alla crescita, diventando leader globale nel settore dell’innovazione entro il 2035. efinito il percorso la ina sta muovendo passi da gigante in questa direzione. Colossi cinesi dell’high-tech, quali Huawei o ZTE, sono lanciati verso lo sviluppo della tecnologia 5G, su cui poggerà l’Internet of Things (IoT). Allo stesso modo, anche nel rivolu ionario ambito dell Intelligen a Artificiale, la Cina può contare sullo sforzo di aziende del calibro di
Tencent o di Baidu, o su start-up come Megvii, per settare il passo nella corsa a ridefinire i limiti della scienza. Gli Stati Uniti, dal canto loro, sono sempre stati leader indiscussi nel capo delle nuove tecnologie. L’immaginario collettivo è stato plasmato dalle immagini provenienti dalla Silicon Valley, considerata a livello globale l’incubatore per eccellenza. Cedere ora il passo alla concorrenza cinese non sembra essere un’opzione sul tavolo per il governo statunitense che, come in ogni guerra fredda, sta cercando di sfruttare le debolezze sistemiche del rivale per guadagnare tempo prezioso. Non è un caso che la guerra dei dazi si giochi proprio sulla componentistica e suoi i semiconduttori, voci chiave nella strategia di sviluppo industriale elaborata dal Presidente Xi Jinping con il nome di “Made in China 2025”. La Cina non è ancora al passo delle aziende statunitensi nella produzione di microprocessori. Per questo, l’imposizione di barriere tariffarie (ufficialmente per tutelare la propriet intellettuale) e le restrizioni all’export sono il modo con cui l’Amministrazione Trump sta cercando di frenare la corsa e di far leva su un limite del rivale cinese per minarne alla base l’ascesa. Se la tregua raggiunta tra Trump e Xi a margine del G20 in Argentina sembra aver sospeso temporaneamente la guerra protezionistica, la rivalità per il primato tecnologico continua a rimanere sullo sfondo dei rapporti bilaterali. La finestra di opportunit concordata si chiuder a mar o dopo di che si potrà vedere se il temporeggiamento sia stato funzionale, più che a trovare un punto di incontro, a studiare delle strategie alternative per tirare la volata finale. gennaio 2019 39
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
LA NUOVA FRONTIERA INDUSTRIALE SI CHIAMA VIETNAM
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i di ,3 miliardi di dollari di con il primo ministro Nguyen Xuan Phuc. investimenti esteri diretti nei Nei primi 11 mesi dell’anno i parchi inprimi undici mesi dell’anno. dustriali e le zone economiche vietnaIl Vietnam sta diventando mite hanno attratto nuovi finan iamenti un’attraente alternativa alla per 5,3 miliardi su 560 progetti, ai quali Cina in termini di produzione industria- si aggiungono aumenti di capitali per le, anche per evitare le conseguenze della 3 miliardi per quasi altri 500 progetti. guerra commerciale in atto con gli Stati In totale i progetti a investimenti esteUniti. Proprio per questo anche Foxconn, ri diretti sono circa 8 mila, con capitali il maggiore costruttore a contratto di registrati per 145 miliardi di dollari. Le apparecchi elettronici al mondo, forni- zone industriali vietnamite sono 326, la tore di Apple, sta valutando l’apertura di loro superficie totale raggiunge 93 mila uno stabilimento per l’assemblaggio di ettari. La maggior parte, il 68 %, pari a iPhone in Vietnam. Negli ultimi mesi di- 64 mila ettari, è adibita a insediamenverse aziende hanno espresso interesse ti industriali. Sempre nei primi 11 mesi per lo spostamento dell’anno, le vendite 5,3 MILIARDI DI DOLLARI di parte della prodella distribuzioPROVENIENTI DALL’ESTERO duzione dalla Cina ne al dettaglio e dei al Sud-est Asiatico, servizi del Vietnam HANNO FINANZIATO citando soprattuthanno raggiunto 560 NUOVI PROGETTI to Vietnam e Thai156 miliardi di dollandia come potenziali destinazioni. «Il lari, con un aumento dell’11,5% rispetto Gruppo Foxconn e il Comitato popolare allo stesso periodo del 01 e del 9 3 % di Hanoi stanno lavorando assieme per al netto dell infla ione. o ha reso noto l’apertura di uno stabilimento di assem- l fficio generale di statistica precisando blaggio degli iPhone nel Vietnam, che che il dato del solo mese di novembre è neghi l’impatto della guerra commercia- stato di 16,47 miliardi di dollari, con un le Usa-Cina», si legge su Vietnam Invest- incremento su base annua dell’1,1%. Anment Review. Secondo quanto riferito che l’indice dei direttori d’acquisto del dal quotidiano, il capo della Camera del Vietnam, elaborato da Ihs Markit, è salito commercio e dell’industria del Vietnam a novembre a 6 da 3 9 di ottobre (un Tien Loc avrebbe affrontato la questione numero superiore a 0 significa espan-
sione). Il miglioramento mensile è tra i più consistenti registrati da otto anni. Sul risultato ha inciso il settore dei beni di consumo, che ha registrato buone prestazioni sia nella produzione, sia nei nuovi ordinativi, sia nell’occupazione.
BRASILE, OCCHIO AGLI AIRBAG FIAT D’ANTAN Un problema all’airbag dei modelli Fiat Uno, Novo Palio e Grand Siena, prodotti in Brasile negli anni 2012 e 2013, ha reso necessario un recall di 81.700 automobili. Lo ha reso noto il gruppo Fiat Chrysler Automobile (Fca). Gli airbag si sarebbero deteriorati a causa dell’esposizione a variazioni di temperature e umidità. In caso di collisione, questa condizione potrebbe portare alla dispersione di frammenti metallici con potenziali danni gravi o fatali (!) agli occupanti del veicolo. Invece di salvare vite, insomma, questi airbag potrebbero metterle in pericolo. Ad agosto, Fca aveva annunciato un altro recall di 87 mila veicoli prodotti nel 2012 modelli Uno (10.791 unità), Nuova Palio (42.825 unità) e Grand Siena (33 384 unità). E anche in questo caso i problemi erano legati all’airbag. A luglio Fca aveva annunciato un altro recall di circa 223 mila veicoli in Brasile a causa di sistemi di iniezione carburante difettosi, che avrebbero potuto interrompere il funzionamento dei motori.
40 gennaio 2019
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
QUALCOMM VERSUS APPLE, È GUERRA SULLE ROYALTIES
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n tribunale cinese ha sta- Court di Fezhou alimenta i dubbi su Apbilito che Apple ha violato ple, sotto pressione in Borsa da settimadue brevetti Qualcomm, ne sui timori per l’iPhone. ed emesso quindi un’in- E arriva in un momento delicato nei rapgiunzione preliminare porti tesi fra Stati Uniti e Cina, dei quali che vieta la vendita di alcuni modelli di Apple rischia di essere vittima. Apple si iPhone in Cina, il secondo mercato più è affrettata a presentare la documentaimportante per Cupertino. zione per chiedere alla corte di riconLo ha annunciato siderare il divieto, VIETATA LA VENDITA DI ALCUNI primo passo verso il colosso dei chip, MODELLI DI IPHONE IN CINA, che segna così un l’appello. Le rassicuimportante punto razioni degli analisti, IL SECONDO MERCATO PIÙ a suo favore nella che minimizzano IMPORTANTE DI CUPERTINO guerra che lo oppol’impatto del divieto ne a Apple sul fronte delle royalties per sulle prospettive di Apple nel paese, hanl’impiego delle tecnologie di comunica- no contribuito a salvaguardare il titolo in zione su rete cellulare. Una contesa in Borsa. seguito alla quale il gruppo di Cupertiel mirino della orte sono finiti i mono ha abbandonato il partner, passando delli più vecchi dell’iPhone, quelli che ai modem Intel. Apple ha già iniziato a ritirare su alcuni La decisione dell’Intermediate People’s mercati. Inoltre Cupertino può aggirare i brevetti incriminati - uno legato alla manipolazione di foto e l’altro all’uso delle app sugli schermi touch - con l’aggiornaECUADOR, LENIN MORENO PUNTA mento del software. A ciò si deve aggiunA RINEGOZIARE IL DEBITO PUBBLICO gere che gli ultimi nati di casa Apple, quali l’iPhone XS e l’iPhone XR, sono esclusi «Spiegherò che abbiamo bisogno di un impulso per il nostro sviluppo perché non erano sul mercato quando è e che gli impegni che abbiamo preso in precedenza non sono la migliore stata presentata la denuncia. Nell’annunopzione per il progresso del paese». Lo ha detto il presidente dell’Ecuador ciare la decisione del tribunale cinese, Lenin Moreno prima di partire per una visita ufficiale alle autorità di Pechino, Qualcomm ha precisato che l’ingiunziospiegando che il suo Paese punta a rinegoziare il suo debito con la Cina. Alla ne si traduce nel divieto per le quattro domanda su un potenziale accordo con il Fondo monetario internazionale divisioni cinesi di Apple di importare e (Fmi), leggi salvataggio lacrime e sangue stile greco, Moreno ha risposto vendere sette modelli di iPhone, dal 6s che «non si esclude nulla». «Stiamo cercando in tutti i modi di ottenere un del 2015 all’iPhone X dello scorso anno. «Lo sforzo di Qualcomm di vietare i nofinanziamento adeguato», ha dichiarato. Secondo quanto rende noto il ministero stri prodotti è un’altra disperata mossa dell’Economia, l’Ecuador ha un debito nei confronti della Cina pari a 6,5 miliardi da parte di una società le cui pratiche ildi dollari. Lo scorso ottobre l’Fmi ha ridotto le proiezioni di crescita per il legali sono sotto indagine da parte delle Prodotto interno lordo (Pil) dell’Ecuador per il 2018, passando dal 2,5 per cento autorità di tutto il mondo. Perseguiremo all’1,1 per cento, e per il 2019, dal 2,2 per cento allo 0,7 per cento. tutte le opzioni legali in tribunale», ha La situazione finanziaria del paese è dunque sempre più critica. avvisato Apple in una nota. gennaio 2019 41
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
TOKYO-PECHINO, TENSIONE NELLE ACQUE CONTESE
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orna a salire la tensione tra Cina e Giappone nelle acque contese del Mar cinese orientale. Tokyo ha protestato per la ripresa dell’esplorazione delle risorse petrolifere da parte cinese. Il segretario capo di Gabinetto
del Governo giapponese, Yoshihide Suga cettata», recita una nota del ministero. (nella foto) ha dichiarato che la ina ha el 00 i due paesi hanno firmato un inviato una nave per effettuare trivella- accordo per lo sviluppo congiunto dei zioni esplorative alla ricerca di giacimen- giacimenti di gas naturale nel Mar Cinese ti di gas naturale nelle acque contese Orientale. Lo scorso giugno è entrato in dai due paesi. Stando al ministero degli vigore il “meccanismo di comunicazione Esteri giapponese, marittima e aerea” IL GIAPPONE PROTESTA le autorità di Tokyo tra Giappone e Cina, PER LA RIPRESA hanno individuato una linea di comul’imbarcazione lo nicazione diretta DELL’ESPLORAZIONE scorso settembre, e emergenziale conDELLE RISORSE NATURALI il governo giappocepita proprio per nese ha reagito con una protesta forma- evitare scontri o incidenti tra le rispettile già in quell’occasione; il mese scorso, ve forze aeree e marittime nei teatri opeperò, Tokyo è venuta a conoscenza che rativi sovrapposti: primo tra tutti, il Mar la nave è entrata un’altra volta nel tratto cinese orientale, dove Tokyo e Pechino si di mare rivendicato da Tokyo. «L’attività contendono la sovranità sull’atollo delle unilaterale della Cina non può essere ac- Senkaku.
LA BOLIVIA SBARCA IN CINA
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e prime 40 tonnellate di quinoa biologica boliviana sono state esportate in Cina. Lo ha reso noto il presidente boliviano Evo Morales (nella foto) affermando che si tratta di un passo cui La Paz attribuisce particolare importanza per l’economia nazionale. Secondo il quotidiano “La Razon”, Morales sottolinea l’importanza dell’esordio di un prodotto boliviano nel mercato cinese. «È la speranza cui ci porta il nostro processo di cambio. Aprire i mercati non è facile, ma ora iniziamo ad esportare 40 tonnellate di quinoa. Nei prossimi mesi arriverà una delegazione cinese per esaminare la possibilità di avviare un’esportazione di carne», ha detto il capo dello Stato nel corso di un evento pubblico nella capitale. L’esportazione di quinoa coinvolge circa seimila produttori distribuiti in circa 320 centri abitati, e potrebbe fruttare circa 128 milioni di dollari. La merce verrà esportata attraverso il porto peruviano di Ilo, scalo sul quale La Paz ha raddoppiato la scommessa dopo aver perso con il Cile la contesa internazionale per avere un accesso sovrano all oceano Pacifico. Morales ha recentemente deciso di ricandidarsi per il quarto mandato presidenziale, nonostante la Carta Magna boliviana ne preveda solo due consecutivi; una scelta che ha provocato le proteste della Chiesa boliviana.
42 gennaio 2019
DELL TORNA IN BORSA
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opo essere uscita dalla Borsa cinque anni fa con un’operazione da 24 miliardi di dollari, il cui investitore chiave era stato Silver Lake, leader globale negli investimenti in tecnologia, Dell, storico marchio dei computer di Round Rock, Texas, si appresta a rientrarci il 28 dicembre. «Con questo voto stiamo semplificando la struttura del capitale di ell echnologies e allineando gli interessi dei nostri investitori», ha affermato Michael Dell, l’amministratore delegato e founder dell’azienda, dopo aver ottenuto il voto favorevole degli azionisti. ell pagher agli attuali a ionisti 3 9 miliardi in contanti e azioni. In questo modo la stessa Silver Lake renderà la sua partecipazione più liquida. Nei cinque anni lontano dal controllo del mercato pubblico, Dell, un tempo famosa per i suoi pc, ha investito per potenziare le sue capacità nei software all’avanguardia e nell’integrazione con il cloud. Ora il marchio è noto anche per la sua gamma di server, hardware di archiviazione e dispositivi di rete, e ha cercato una relazione simbiotica tra hardware e software, ricercando una più stretta integrazione tra i due e vendendo entrambi ai clienti per ottenere margini di profitto più elevati.
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
UNA TREGUA SUI DAZI
G TRE ECCEZIONI PER L’OPEC
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lcuni paesi che si trovano in circostanze particolari riceveranno esenzioni alla partecipazione ai tagli. Si tratta di Iran e Venezuela a causa delle sanzioni nei loro confronti, e della Libia a causa della situazione nel paese»: lo ha dichiaratoato il ministro dell’Energia degli Emirati Arabi Uniti, Suhail Mazrouei. Iran, Libia e Venezuela sono dunque i soli tre paesi che saranno esentati dall’applicazione dell’accordo per ridurre di 1,2 milioni di barili al giorno la produzione petrolifera globale, raggiunto tra i membri dell’Opec e i produttori fuori dal Cartello. Dopo la notizia, il livello dei prezzi del petrolio è cresciuto del 5,4% sulla Borsa di Londra, per le preoccupazioni su una possibile reazione del presidente degli Stati Uniti Donald Trump alle decisioni prese dai produttori petroliferi. Anche il ministro del Petrolio dell’Oman, Mohammed Rumhi, secondo quanto riferito dall’agenzia di stampa russa Sputnik, aveva osservato: «Le esenzioni ai tagli saranno discusse in modo equo. Penso che in riferimento a paese come il Venezuela, l’Iran, e vedremo la situazione in Libia e Nigeria, debbano essere trattare in modo separato o diverso». La situazione della Nigeria non è poi stata considerata equivalente a quella degli altri tre paesi.
li acquirenti cinesi interessati all’acquisto di petrolio greggio Usa si affretteranno ad effettuare le importa ioni durante la finestra offerta dalla tregua tra i due paesi». Lo ha affermato un dirigente della principale compagnia di raffina ione petrolifera cinese, Sinopec. «I prezzi del petrolio sono bassi, dunque ha senso dal punto vista economico stoccare del greggio come inventario commerciale», ha poi aggiunto il dirigente di Sinopec. La compagnia di trading petrolifero cinese Unipec, controllata da Sinopec, intende dunque riprendere le spedizioni di petrolio statunitense verso la Cina entro marzo, dopo l’accordo raggiunto dai presidenti dei due paesi per una tregua dalle ostilità commerciali, che allontana il rischio di dazi a carico di tali importazioni. Secondo le fonti aziendali, Unipec attende la scadenza della tregua, il 1° marzo, per accertarsi che Washington e Pechino riescano effettivamente a negoziare la fine delle ostilit . e importa ioni cinesi di petrolio greggio sa si sono arrestate nei mesi scorsi dopo l intensifica ione della guerra dei dazi intrapresa dalle due maggiori economie del globo. Nel 2017, secondo i dati della US Energy Information Administration, la Cina è diventata il più grande importatore mondiale di greggio, con una quota di 8,4 milioni barili al giorno, superando anche gli usa ( 9 milioni di barili al giorno). I dazi voluti dall’amministrazione degli Stati Uniti potrebbero modificare per la domanda di petrolio di Pechino.
BRASILE, BATTAGLIA SULLA FUSIONE EMBRAER-BOEING
È
battaglia legale in Brasile decisione, e dando di nuovo il via libera sulla fusione tra l’azienda all’acquisizione. L’azienda aerospaziale aeronautica brasiliana Em- di San Paolo ha spiegato che non potrebbraer e il gigante aerospa- be continuare a rimanere operativa senziale statunitense Boeing. za l’acquisizione dell’80% della divisioIl giudice federale Victorio Giuzio Neto ne commerciale da parte di Boeing. Da del 24mo TribunaChicago arriveranno IL VIA LIBERA SEMBRA le Civile Federale subito circa 4,75 miSCONTATO DOPO IL PARERE di San Paolo aveva liardi di dollari trasospeso l’operaziomite i quali sarà posFAVOREVOLE DI BOLSONARO ne, accettando una GIÀ IN CAMPAGNA ELETTORALE sibile per Embraer richiesta dei decontinuare ad inveputati federali del Partito dei lavoratori stire nella ricerca e sviluppo. La battaglia (Pt) Paulo Pimenta e arlos aratini che però continua, visto che la corte federale hanno anche proposto un’azione popo- era stata interrogata perfino dalle for e lare contro la fusione tra le due aziende. armate brasiliane sulla fattibilità dell’oMa la corte d’appello ha accolto il ricor- perazione rispetto alle garanzie sulla siso di Embraer revocando la precedente curezza nazionale, visto che Embraer è il
produttore dei mezzi aerei dell’esercito. on difficile prevedere l epilogo della partita: il nuovo presidente, Jair Bolsonaro, il cui insediamento è atteso per il 1 gennaio 019 durante la campagna elettorale ha espresso il suo parere favorevole sull’acquisizione. Il via libera del governo sembra dunque scontato.
gennaio 2019 43
QUI PARIGI
di Giuseppe Corsentino
IL CAC 40 RESTA A GALLA GRAZIE AI KOHL
M
a quale Renault, quale BnpParisbas, quale Saint Gobain e quale Arcelormittal... La casa automobilistica che Carlos Ghosn voleva incoronare regina dell’auto mondiale (10 milioni di vetture, più di Toyota e Volkswagen) prima divenir rinchiuso in un carcere di massima sicurezza alla periferia di Tokio, ha perso quest’anno il 32%. Bnp Paribas, la prima banca della zona euro come da compiaciuta autodefini ione che in Italia controlla la Bnl ha lasciato sul terreno il 33%. Saint Gobain, il gigante industriale del vetro e dei materiali di costruzione (ora anche dell’energia), 40 miliardi di euro di fatturato (nel 2017) e fabbriche in tutto il mondo, chiude l’anno con un -35%, appena tre punti in più del colosso mondiale dell’acciaio. Arcelor Mittal, ora impegnato con non poche difficolt alla e -Ilva di aranto segna un -32%. Se vogliamo capire perché la Borsa francese, quella che si indica con la sigla Cac40 (dove Cac sta per Cotation assisté en continu a memoria del primo sistema informatico al servi io del mercato finan iario) chiude l’anno hotrribilis 2018 con risultati negativi sì, ma meno delle altre piazze europee (-9% ai primi di dicembre contro il -12% della piazza italiana). Se vogliamo dare una qualche spiegazione a questa controtendenza (anche se la settimana prima di Natale il Cac40 è ripiegato e tutti si augurano che sia un répit de bien courte durée, insomma che la fase Orso duri poco), dobbiamo dimenticare i classici valori industriali i fleuron come si dice ui dell industria e della finan a e andare a cercare altrove le buone notizie (e le buone performance). ove In uel comparto che suole definirsi lu ur dove brillano i KOHL: Kering, L’Oréal, Hermès e LVMH. Andando in 44 gennaio 2019
dettaglio: il secondo gruppo mondiale del lusso (Kering, famiglia Pinault, in portafoglio da Gucci a Pomellato, da Brioni a Bottega Veneta, 15 miliardi di fatturato); il colosso della cosmetica (L’Oréal, famiglia Bettencourt e il gigante svizzero Nestlé), 26 miliardi di fatturato con 4,6 di utili netti; il numero uno dell’alta moda e degli accessori (Hermès, controllato da figli e nipoti del fondatore hierr erm s un sellaio del aubourg Saint- onor nel 1 3 ) e infine uel gigantesco aggregato di moda-lusso-champagne che va sotto la sigla LVMH (Louis Vuitton-Moët Chandon-Hennessy, famiglia Arnault e, ancora una volta, tanti marchi italiani - Fendi, Bulgari, Loro Piana, Emilio Pucci e perfino lo storico bar ova a Milano a cui si aggiungeranno presto l’Hotel Cipriani di Venezia e il Caruso di Ravello sulla costa amalfitana). È grazie a loro, ai quattro campioni del KOHL, che la Borsa di Parigi è risultata nel 2018 la migliore piazza d Europa (pur perdendo il 9%). Infatti, sommando il loro peso relativo sul listino (nell’ordine: il 3%, il 4,2%, il 2% e il 7,1%), i KHOL rappresentano ormai il 16% della capitalizzazione complessiva del mercato. Ora basta semplicemente sommare le rispettive performance (Kering +8,2%, L’Oreal +11,3%, Hermès +8,9% e LVMH + 1,6%) si ottiene una performance media dell’aggregato KOHL pari al 6,2%. Se, poi, ci aggiungiamo i risultati del colosso petrolifero Total (+4,6%) che pesa per il 10,8% sul totale mercato, ecco spiegati i buoni risultati della piazza parigina. Con un particolare da non trascurare: Total è esposta a tutta la volatilit dei corsi del petrolio e a tutte le crisi geopolitiche del pianeta (per dire, ha dovuto cedere il passo ai cinesi in Iran dopo le san ioni di rump contro il regime di eheran) mentre le grandi maison della moda e del lusso continuano ad avere (e sono anni, ormai) il vento in poppa.
QUI NEW YORK
di Glauco Maggi
ALLARME FONDI: CONTROLLANO TROPPI ASSET
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a inventato la gestione passiva del risparmio 42 anni fa e l’ha vista arrivare a una raccolta stratosferica che si esprime ora in trilioni di dollari. Ma adesso sempre lui, John Boogle, 89 anni, ha lanciato l’allarme dal Wall Street Journal: troppo successo, e i suoi fondi indicizzati sarebbero un male per l’interesse nazionale. Come è possibile che un investimento semplice, trasparente, popolarizzato nei recenti decenni anche dalla diffusione degli E (e change traded fund) sia diventato un pericolo per il sistema finan iario SA Se l avvertimento dello stesso inventore va preso sul serio. n po di storia. Inde Investment rust ancora oggi noto come anguard 00 Inde und prese il via nell agosto 19 6 primo prodotto d’investimento del Vanguard Group, fondato da Boogle a fine 19 . a parten a fu un fiasco. IP (offerta pubblica iniziale delle quote del fondo) puntava a una raccolta di 250 milioni di dollari ma si ferm a 11 3. I giornali chiamarono follia di Boogle l investimento passivo nello S P 00 e il capo del colosso idelit ne decreto la fine: « on posso credere che la gran massa degli investitori sar soddisfatta dal ritorno medio. Il gioco di essere il migliore». essuna banca segu il anguard Group fino al 19 uando la ells argo lanci il secondo Inde und sullo S P 00. I 16 milioni medi annui confluiti nella follia di Boogle dal disastroso avvio incrinarono lo scetticismo di Wall Street. Poi il boom: oggi il patrimonio dei fondi Inde supera i 6.000 milioni di dollari, e quelli indicizzati alle azioni valgono 4.600 milioni. ove sta il problema di tale espansione I fondi indici ati in a ioni SA detenevano il % del totale delle a ioni SA nel 2002; nel 2009 sono saliti al 9%; nel 2018 hanno (quasi) raddoppiato al 1 %. «Se il trend continua» avverte Boogle «un manipolo di investitori istitu ionali giganti avranno un
giorno il voto di controllo di ogni grande azienda americana». re attori dominano la scena con il possesso collettivo dell’81% degli assets dei fondi indicizzati: Vanguard il 51%, Black Rock il 21% e State Street Global il 9%. I fondi azionari, se si considerano pure gli attivi, controllano il 35% degli asset delle corporation SA. La preoccupazione per la concentrazione non è del solo Boogle. Il professore della Law School di Harvard John Coates ha presentato uno studio recente in cui sostiene che «la gestione indici ata sta riscrivendo la corporate governance» portando a una situa ione in cui «il potere di voto sar controllato da un piccolo numero di individui che possono esercitare un potere concreto sulla maggioranza delle societ uotate negli SA». altra parte sempre per oates «la gestione indici ata ha creato reali e diffusi benefici sotto forma di spese più contenute e di maggiori ritorni di lungo termine per milioni di individui che investono per la pensione». el 016 il flusso globale nel risparmio gestito indici zato è stato in media di 12mila dollari medi al secondo, ha scritto il inancial imes notando come i vantaggi fiscali e il costo minimo delle commissioni abbiano fatto esplodere la diffusione soprattutto negli SA. el decennio 00 - 016 mentre i riscatti dai fondi gestiti attivamente hanno raggiunto i 1200 milioni di dollari, le nuove sottoscrizioni nei fondi inde e negli E hanno superato i 1 00 milioni. Molti confronti di performance tra fondi attivi e passivi, del resto, hanno mostrato che la percentuale di gestori azionari che battono il benchmark, ossia l’indice di riferimento, è troppo bassa per giustificare la certe a di spese più elevate. e commissioni dei fondi indicizzati e degli ETF, infatti, hanno iniziato nel 2018 a sfondare il pavimento del costo zero. E - ironia del mercato? - tra i primi esempi ci sono un paio di prodotti della Fidelity citata sopra. gennaio 2019 45
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale. Per le condizioni contrattuali dei prodotti offerti dalla Banca è necessario fare riferimento ai Fogli Informativi disponibili presso le Filiali e su www.iwbank.it.
INVESTIRE SPECIALIST 2019, l’anno della verità per il risparmio gestito a
ifid con i s oi di tat s lla trasparen a dei costi si appresta a presentare il conto a li operatori del settore finan iario a come n iano i ronte la diretti a potrebbe ri elarsi anc e n olano di cambiamento oltre le aspettati e cco perc nelle pre isioni di ndici esperti
I
l mondo del risparmio gestito, quella galassia variegata composta da asset manager nostrani e internazionali, reti bancarie e consulenti finan iari abilitati all offerta fuori sede fa i conti con la rivolu ione copernicana che risponde al nome di Mifid . na direttiva entrata in vigore lo scorso 3 gennaio 01 che si pone l obiettivo di sviluppare un mercato unico dei servi i finan iari in Europa assicurando una maggiore trasparenza e protezione degli investitori con una serie di norme che di fatto cambiano volto al rapporto tra intermediari professionisti e clienti (leggere a questo proposito la scheda in basso sui sei grandi driver imposti dalle norme europee a operatori e mercato). uesto primo numero del nuovo Investire intende perci offrire un quadro esaustivo di quello che operativamente ha significato sinora l applica ione della Mifid e di uanto potr rappresentare nell anno appena ini iato. ome Attraverso le interviste con gli esponenti di punta di un industria composta da intermediari asset manager e consulenti finan iari. Ma anche ascoltando voci fuori dal coro per dare una visione a tutto tondo di questo tornado che sta scuotendo alle radici un settore vitale per le fortune e la sicure a del risparmio. Abbiamo anali ato cos temi caldissimi come costi, trasparenza, modelli di business ualit della consulena e competen e dei consulenti finan iari educa ione finan iaria con l aiuto a diverso titolo di oren o Alfieri vice presidente di Assogestioni di Mauro Panebianco par-
tner di P c di incen o Bafunno consulente a iendale e un grande passato nella consulen a finan iaria voce critica su Mifid Marco eroma presidente di Efpa Italia Giovanna Boggio Robutti direttore generale di eduf e infine laudia Segre presidente della Global hinking oundation. na delle grandi partite collegate alla Mifid che trae origine dagli input della prima versione della direttiva europea sui servizi d investimento uella relativa allAlbo unico dei consulenti finan iari gestito dall cf la grande asa di chi presta oggi in Italia il servi io di consulen a finan iaria. a nuova configura ione dellAlbo che trae linfa dal connubio di associa ioni degli intermediari (Abi e Assoreti) e dei consulenti finan iari abilitati all offerta fuori sede (Anasf) ha trovato lo scorso 1 dicembre pieno compimento con le due nuove sezioni dei consulenti finan iari autonomi e della societ di consulen a finan iaria (anche note con l acronimo di Scf) e con lo storico passaggio dell attivit di vigilan a da onsob (che manterr i controlli di secondo livello) a cf. Per orientarsi anche su tutte le conseguenze di questi cambiamenti Investire ha intervistato arla Rabitti Bedogni presidente dell cf Marco ofanelli vice presidente dell cf e segretario generale di Assoreti Mauri io Bufi presidente di Anasf esare Armellini presidente di afop (associa ione dei consulenti finan iari autonomi) e Massimo Scolari presidente di Ascofind (sigla di riferimento delle Scf). ella certe a che comun ue vada nulla sar come prima.
MIFID 2, UNA RIVOLUZIONE IN SEI PUNTI Tutto è cambiato con la Mifid 2. I cambiamenti che interessano tutti i distributori e i gestori sul mercato sono sei: consulenza, costi, informazioni, personale più qualificato, incentivi e controlli. La prima novità riguarda il concetto di consulenza che deve essere commisurata sulla base di target specifici di clientela. Le imprese di investimento specificano ai clienti se la consulenza viene prestata su base indipendente o meno. Secondo,
il consulente esplicita all’investitore tutti i costi di distribuzione di ciascun prodotto, includendo anche il prezzo della consulenza in forma aggregata. Inoltre deve fornire una rendicontazione periodica. Terzo, gli intermediari finanziari forniscono più
Le interviste a Bufi, Tofanelli, Alfieri, Rabitti Bedogni e Deroma sono di Sergio Luciano Quelle a Panebianco, Bafunno, Boggio, Armellini, Scolari e Segre di Rosaria Barrile
informazioni ai clienti circa i prodotti proposti. Quarto, i servizi devono essere prestati da consulenti finanziari abilitati e preparati, con conoscenza specifica dei prodotti offerti. Quinto, non è più possibile per le reti ricevere e trattenere incentivi monetari dalle società prodotto. Sesto, le autorità di vigilanza nazionali e sovranazionali possono limitare o vietare la commercializzazione e il collocamento di strumenti finanziari. gennaio 2019 47
INTERVISTA A MAURIZIO BUFI
ifid una sfida che vinceremo a si dividano i costi ra tutti IL PRESIDENTE DELL’ANASF: «LA RICETTA MESSA A PUNTO IN QUESTI MESI CI PERMETTERÀ DI SOSTENERE IL CALO DEI PREZZI PER LA CLIENTELA E DI OFFRIRE UNA MIGLIORE QUALITÀ DEL SERVIZIO. LA NOSTRA CATEGORIA È PRONTA. CI SIAMO ALLENATI BENE» 48 gennaio 2019
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inori costi per la clientela e qualità professionale molto alta: certamente un sfida per noi consulenti finan iari uella che ci viene posta dalla Mifid . Ma ci siamo attre ati per vincerla : Mauri io Bufi presidente dellAssocia ione na ionale consulenti finan iari e uindi di oltre 1 mila professionisti abilitati all offerta fuori sede lavora da anni su uesta piccola-grande rivolu ione che la direttiva europea sta portando nell industria del risparmio gestito. onsulentia la grande periodica kermesse della categoria se n occupata in lungo e in largo. on dissimulando i problemi ma cavalcandoli come un opportunit di crescita sia pur inevitabile. ome un allenamento: si vedr ora con uali risultati. Già, presidente: quali? ividerei la risposta in due. osa abbiamo capito noi consulenti della Mifid. E cosa accadr verosimilmente sul mercato. oi abbiamo capito molto direi tutto: abbiamo capito che dobbiamo investire su un accresciuta consapevole a del nostro ruolo di consulenti sempre più professionale ancor-
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ch collegato a intermediari autori ati un ruolo con contenuti accresciuti a prescindere dalla societ per cui operiamo. a Mifid nella prima fase stata introdotta un anno fa e abbiamo saputo farci i conti. Abbiamo cominciato a lavorare in un modo nuovo verso la nostra clientela ovvero i famosi uattro milioni di famiglie italiane che investono in prodotti finan iari di risparmio gestito e non solo. E la seconda parte della risposta? E chiaro che il mercato risentir di una nuova ondata di concorren a indotta dalla maggior visibilit dei costi. Sar più impegnativo giustificare i costi con una migliore valuta ione dei portafogli un maggior monitoraggio del rischio e molto altro. Più trasparen a comporter più concorren a. E il combinato disposto di tutti uesti fattori incider sui margini che notoriamente in Italia sono un po superiori alle medie europee il che si rifletter sugli economics degli intermediari delle reti dei consulenti. a produttivit del consulente aumenter cresceranno le masse gestite pro-capite si far maggior ricorso al digitale bisogner ottimi are i prodotti e i servi i. Ma prima sui costi si sorvolava? o c era gi un preciso obbligo per i consulenti ma oggi la loro rappresenta ione diventa molto più analitica e dovremo evitare che il prevedibile e preannunciato contenimento dei costi si traduca in un offerta meno professionale. Problema vostro ma anche degli intermediari. Infatti una ona di fri ione sar il nostro rapporto con gli intermediari. e parliamo serenamente da tempo. Il tema gi noto del conflitto d interessi ineliminabile ma andr contenuto temperato e insomma gestito meglio. Come? Promuovendo un comportamento finali ato all interesse del cliente. Se si prende coscien a che un conflitto poten iale esiste lo si pu gestire. iffiderei invece da chi sventola la bandiera di una risolu ione miracolosa del conflitto molto enfati ata da tutto il mondo dei consulenti autonomi e delle societ di consulen a recentemente censiti in Italia in numero assai modesto. Torniamo al tema cruciale dei minori margini di guadagno… E dun ue se tutte ueste novit comprimeranno i margini cosa accadr uesta compressione dovr essere e uamente ripartita tra il mondo dell asset management e uello della distribu ione. asset management ha gi ra ionali ato l offerta. atto 100 il costo totale oggi 30 va alle fabbriche-prodotto e 0 va al distributore che sia banca rete o altro. oi consulenti rappresentiamo un sottoinsieme di uesto 0. Siamo consapevoli che ci attende una contra ione dei guadagni ma impediremo che gravi solo su di noi. E su di noi che abbiamo il rapporto diretto con i clienti che si concentra l onere di ri ualificare l offerta di servi io col conseguente accrescimento dei re uisiti di competen a e conoscen a non dobbiamo dun ue essere noi i soli o i primi a sostenere il taglio dei costi.
Mi sembra giusto: lo dice perché non sembra giusto a tutti? el nostro mondo manca uel confronto tra le parti e uel dialogo che tipico del mondo delle rela ioni industriali di altri settori. oi lo stiamo rivendicando ma non abbiamo ancora ricevuto risposte. E allora la nostra denuncia si fa più vibrante. oi faremo la nostra parte ma anche le imprese del risparmio devono fare la loro. Se una fabbrica prodotto matura a fine anno utili importanti che vanno a remunerare i loro a ionisti di controllo spesso banche ed a compensare gli utili di altri business ualcosa non va. Siamo noi che portiamo a casa gli utili per remunerare non solo la nostra attivit ma uella dell intermediario e per suo tramite della banca che lo controlla. I grandi pla er bancari fanno un ter o dei loro utili con l asset management. Atten ione uindi a non drenare troppe risorse dal rapporto cruciale uello con i clienti a favore del piano superiore. In tutto questo, l’Ocf sta insistendo con la sua comunicazione a tutela del valore della categoria. Ma non dovrebbe essere un dato ormai acquisito? cf fa bene a fare le sue campagne di immagine calcando la mano sulla reputa ione la sicure a l affidabilit . In realt i numeri sono chiarissimi a uesto riguardo l indice di sinistrosit della nostra categoria bassissimo eppure sulla reputa ione si deve ancora lavorare soprattutto sui media Ecco, ci siamo… S e sen a offesa: le cattive noti ie fanno noti ia per uanto rarissime. Anche sul tema della vigilan a sulla categoria ci sono novit : dal primo dicembre l attivit di monitoraggio sull operato degli iscritti allAlbo passata da onsob a cf. n passaggio di consegne che riconosce il merito del lavoro svolto fino a oggi dall rganismo.
1977 FONDAZIONE >12.000 CONSULENTI ISCRITTI 25 MEMBRI CONSIGLIO NAZIONALE 17 COMITATI REGIONALI 2 CICLI ANNUI FORMAZIONE gennaio 2019 49
STA ARRIVANDO
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INTERVISTA A MAURO PANEBIANCO
All’orizzonte la tempesta perfetta di Rosaria Barrile
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partire dal 2019 secondo PricewaterhouseCoopers la consulenza entrerà in un nuova era: largo ai professionisti autonomi, ai modelli ibridi integrati dai roboadvisor fino ai famil office. A descrivere come si arriver a tale nuovo assetto Mauro Panebianco partner P . Secondo voi quale sarà la portata degli effetti della Mifid 2? Banche, reti e asset manager sono pronte a farvi fronte? Il 019 sar l anno della cosiddetta tempesta perfetta. Secondo le stime, le performance dei fondi saranno negative e questo dato, combinato con l’entrata in vigore del nuovo rendiconto finan iario non potr far altro che eviden iare ancora di più i costi reali sostenuti dagli investitori. i aspettiamo uindi una riflessione profonda del mercato sulle motiva ioni per cui uesti costi sono stati sostenuti. Ci troviamo inoltre in un momento in cui alla contrazione dei margini fa da contraltare la diffusione dei roboadvisor come mezzo per ridurre i costi in un mercato caratterizzato da ricavi in progressiva ridu ione. Il tema emergente uindi sarà quello della sostenibilità del business che sta già oggi spingendo verso una maggiore aggrega ione tra i pla er. Gli operatori sono consapevoli di quanto sta accadendo perché il contesto si sta modificando in maniera sostan iale per effetto sia di fattori normativi sia di mercato. A vincere la partita saranno uegli operatori che sapranno adattarsi a questi nuovi fattori aggiustando di conseguenza il proprio modello di business. a reattivit dei pla er al cambiamento sarà ovviamente diversa e potrà variare a seconda della loro dimensione e della capacit di investimento. Quali prospettive vede per il mondo delle reti e dell’asset management nel 2019? Vi sarà una maggiore concentrazione del mercato sia dal lato della produzione che della distribuzione mentre il modello integrato fabbrica-distribu ione potrebbe essere rivisto. Gi da tempo infatti è in corso un consolidamento delle fabbriche prodotto che devono poter far leva su economie di scala per poter essere efficienti. Resisteranno anche pla er di piccole dimensioni, ma solo in alcune nicchie di mercato, quelle in particolare dove si genera alfa su asset class alternative. Quale spazio potranno ritagliarsi altri operatori come i consulenti autonomi e le società di consulenza finan-
ziaria nel mercato del risparmio gestito? Secondo l ultimo rapporto della onsob il 0% degli italiani non è ancora disposto a pagare per ricevere un servizio di consulen a. Alla base vi sarebbero fattori culturali e una radicata abitudine a considerare tale attività già compensata implicitamente attraverso i rebates ricevuti dal consulente. ingresso dei nuovi professionisti indipendenti tuttavia rappresenta un elemento in grado di favorire l’emergere di nuove competen e. Gli effetti della Mifid potrebbero spingere una parte della clientela verso i consulenti autonomi percepiti come un elemento innovativo, in grado di migliorare il servizio e di fornire supporto su tematiche che esulano dalla gestione del portafoglio. Mi riferisco al corporate advisor e al real estate, ambiti in cui la domanda di consulenza potrebbe crescere in una fase di ricambio generazionale importante come l attuale. Ma per essere realmente competitivi in un’arena dominata dai grandi colossi, i consulenti autonomi dovranno dar vita a nuove forme di aggregazione per condividere costi, modalità di go to market e piattaforme tecnologiche. A partire dal 019 potremo uindi assistere a un ulteriore evoluzione del mercato: da un lato si affermeranno anche in Italia i famil office in grado di fare da tramite tra gli ultra high net worth individuals e le strutture di private banking, mentre dall’altro prenderà piede un modello ibrido dedicato alla clientela mass affluent in cui alla consulen a fisica farà da supporto quella resa disponibile in tempo reale dalle piattaforme di roboadvisor . gennaio 2019 51
INTERVISTA A MARCO TOFANELLI
«La trasparenza c’è sempre stata, dobbiamo solo lavorare meglio»
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el nostro settore la trasparenza c’è sempre stata, non dobbiamo auto-flagellarci dimenticandolo. a differen a significativa comportata dall entrata in vigore della Mifid in una evolu ione del principio con la chiara eviden a dei valori assoluti e percentuali dei costi, per cui il cliente potr individuarli più agevolmente. Ma tutto questo non ritengo che debba preoccupare più di tanto il nostro mondo”: è ottimista, Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti, l’Associazione che rappresenta le principali reti di distribuzione di prodotti finan iari in Italia con 30 miliardi di asset gestiti il 31% dell industria dei fondi. Quindi, segretario: è sbagliato paventare guai nelle relazioni con i clienti? Impegno complessit s . Guai no. el mondo delle reti la rela ione di fiducia che c’è tra il cliente e il suo consulente finan iario porta con se da sempre una rela ione più ualitativa rispetto ad altre tipologie di relazione, una maggior consapevole a della complessit e quindi anche dei necessari costi di un servi io complesso e delicato come la consulen a agli investimenti. Molti pensano, però, che questo iperdosaggio di trasparenza non possa che indurre, fatalmente, una riduzione dei costi. Che cioè la concorrenza si orienterà a inseguire le probabili richieste dei clienti di pagare meno commissioni… he la Mifid porti con s una contra ione dei costi ben venga se uesti non erano adeguatamente motivati che porti ad una netta contrazione dei margini del settore si vedr . ui vedo più un attento efficiantemento dei costi a fronte della capacità di fornire 52 gennaio 2019
SECONDO IL SEGRETARIO GENERALE DI ASSORETI «LA MAGGIOR VISIBILITÀ SUI PREZZI PERMESSA AI CLIENTI DALLA DIRETTIVA EUROPEA NON DEVE PREOCCUPARE IL SETTORE» più valore visibile al cliente nel servi io ma anche riperimetrando l’offerta. In che senso “riparametrando l’offerta”? offerta di servi i di consulen a pu ampliarsi ad un perimetro maggiore di uello strettamente connesso all investimento. Facile a dirsi, ma in concreto, degli esempi? Per dirne uno, la gestione del passaggio generazionale in
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famiglia, che implica quasi sempre una fase di dinamismo nella colla ione dei vari asset in specie poi se riferita anche all impresa: in uesti frangenti il valore di un bravo consulente ben supportato da un intermediario viene in evidena. Il consulente in futuro potr non essere solo strettamente finan iario ma globalmente patrimoniale ed esprimer valore anche nel fornire un nuovo perimetro di servi i legati appunto alla capacit di accompagnare il cliente in più attivit inerenti la sua ricche a non solo nell investimento finaniario. A dire il vero ritengo che sia gi ampiamente in atto un riposi ionamento complessivo verso molti servi i ad alto valore aggiunto e ci perseguendo diversi modelli anima di una vera concorren a molto forte nelle reti a tutto beneficio del cliente. E’ probabile, d’altronde, che chi potrà proporre solo servi i di scarso valore aggiunto ne risentir .
ione del profilo del cliente scelte che potranno di conseguen a essere più o meno costose. uindi anche su uesto fronte è fondamentale non appiattirsi sul tema dei costi. La parola d ordine : impegnamoci a fornire servi i di valore che sia un valore riconoscibile e facciamo in modo che ci sia riconosciuto.
Quindi non prevede un’ondata di tagli nelle reti? Gli efficientamenti possono portare a fenomeni di consolidamento tanto più relativi per uanto più ci sar reattivit nell offrire servi i di contenuto riconoscibile e la capacit di esaltare la professionalità della componente umana, tipica del nostro settore fondamentale e che si riveler un vero e proprio asso nella manica, come già accaduto in altri momenti. Occorre, come sta accadendo sostenere il valore professionale del consulente, attento a crescere sempre più professionalmente, accompagnandolo nell’offerta di un servi io complesso e fornendogli tutti i supporti adeguati.
Parliamo di un altro tema: la tecnologia. Non sarà inevitabile usarla di più, a discapito dell’attività, umana, sempre per efficientare i costi? on la considero affatto una minaccia il fintech nelle diverse acce ioni che richiama al servi io dell offerta ci aiuta semmai. aturalmente anche al servi io della segmenta ione dell offerta e delle relative funzionalità da offrire.
Però, segretario: tutto questo comporta pur sempre un nuovo approccio culturale all’offerta. Facile a dirsi, meno a farsi. Tutte le industrie, dagli elettrodomestici al tessile all’auto alle telecomunica ioni hanno vissuto e periodicamente vivono fasi di innova ione tutto dipende da come le si affonta. i che conta essere reattivi e uesto settore lo rispetto alle esigen e e ai bisogni nuovi che devono essere intercettati.
ANCHE SUL TEMA DELLE GESTIONI ATTIVE O PASSIVE, TUTTO SI GIOCHERÀ SUL PIANO DEL VALORE AGGIUNTO, CIOÈ DI QUANTA CONSULENZA OFFRIRANNO LE PRIME
E come valuta, dal suo punto di vista, le novità in arrivo rispetto alla categoria dei gestori? In termini molto generali anche dal punto di vista dell industria della gestione del risparmio, la partita andrà giocata sul campo del valore aggiunto cos ad esempio su uanto valore aggiunto effettivo sia in grado di offrire una gestione attiva rispetto ad una passiva anche in uesto caso il costo pu passare in secondo piano.
E cosa resta in primo piano? Sicuramente non di secondo piano la valuta ione dei rischi sottesi all investimento perch la miglior consapevole a del rischio influisce sulle scelte con Mifid vi una forte enfati a ione rispetto al passato sull adeguate a dell investimento, in maniera che il cliente possa misurare con lucidità la propria propensione al rischio, ma anche la tolleranza verso le possibili perdite. na consapevole a in chiave di superamento dei bias comportamentali che il bravo consulente dovr ben tradurre in livelli di rischio diversi nell ottica sempre di adeguati portafogli diversificati. E dunque? E chiaro che ci sar del vero autentico e nuovo valore nell offrire scelte tra portafogli più o meno rischiosi in fun-
Ci spieghi meglio… Segmentare bene la clientela essere flessibili uindi nell offerta diversa per i diversi segmenti sar sempre più importante un concetto fondamentale: sarebbe un peccato perdere grandi fasce di clientela dal punto di vista della consulenza, anche a loro tutela, per non saper trattare i clienti con un approccio segmentato. In uesto senso credo che riusciremo ad evitare il modello britannico e il gap advice che ne venuto con i clienti che rinunciavano alla consulen a perch vedevano lievitare i costi e non ne comprendevano il senso. Il nostro modello anche normativo più flessibile e le reti sono flessibili per defini ione. E la tecnologia? Rientra nel discorso: avr ualche picco ci potr essere un limitato ricorso al robo advisor totale ma si continuer ad avere bisogno di una persona competente che si impegni a valutare al mio fianco uel che più mi conviene che mi accompagni nel processo decisionale nel mio miglior interesse. Quindi che raccomandazione si sente di dare ai suoi? on ne hanno certo bisogno c la profonda consapevole a del ruolo svolto della for a e al tempo stesso della duttilità di modelli che hanno una storia di successo riconosciuta che si adeguano reattivamente ai tempi ai nuovi fenomeni del mercato: il binomio tecnologia-persona, intermediario-consulente continuerà a funzionare sempre meglio. E le aree di mercato finora con uistate nel corso degli anni potranno aumentare. gennaio 2019 53
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INTERVISTA A VINCENZO BAFUNNO
«Una grande occasione sprecata, ma i veri problemi rimangono» DANNOSO IMPEDIRE ALLE RETI DI FORNIRE INSIEME COLLOCAMENTO E CONSULENZA
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ià un anno fa Vincenzo Bafunno, che in tanti ricordano come amministratore delegato di Xelion (oggi FinecoBank) dal 2004 al 2007, attualmente consulente di direzione con una pluriennale esperienza nei settori dell’asset gathering e dell’asset management, invitava a non enfatizzare eccessivamente la portata di Mifid e le sue ricadute sul settore del risparmio gestito. A ridosso della completa applicazione, lei ribadisce le sue riserve sulla direttiva? onfermo le mie riserve perch per uanto Mifid rappresenti un passo ulteriore in direzione di una maggiore trasparenza e tutela degli investitori, restano ancora molti punti critici. La direttiva ha permesso di omogeneizzare in parte il trattamento degli investimenti a livello europeo con il passaporto unico ma si poteva fare di più e meglio con un’impostazione più radicale. applica ione della Mifid secondo lo spirito della Retail distribution revie (Rdr) sarebbe stata più efficace nei confronti degli investitori dal momento che la normativa di stampo anglosassone va a incidere su una delle fonti principali di conflitto di interesse. Pur riconoscendo quindi alcuni passi avanti resi possibili dalla normativa, la sua applicazione rappresenta un passo graduale verso un obiettivo che poteva essere raggiunto in maniera più immediata. Quale sarebbe stata l’alternativa possibile? 54 gennaio 2019
La separatezza organizzativa totale prevista per chi volesse erogare consulenza indipendente è stata erroneamente salutata con favore anche da alcuni esponenti degli ormai ex-consulenti indipendenti, oggi “autonomi”, nella speranza che la distinzione netta potesse rafforzare la percezione del loro futuro ruolo. In realt invece sarebbe stato sufficiente mantenere la separaione organi ativa degli uffici centrali e non anche delle for e vendita come indicato da Mifid 1. ggi secondo Mifid non possibile infatti che la stessa rete di consulenti possa fare sia attività di collocamento di prodotti, sia attività di consulenza indipendente. Nel concreto, questa previsione, fa sì che un singolo cliente non possa avvalersi dello stesso intermediario per altri servizi di investimento e per la consulenza. Ma questa separazione per il cliente non rappresenta un vero vantaggio e non amplia il mercato della consulenza indipendente ma appare più come il tentativo di trovare una soluzione più graduale rispetto a uella individuata dalla Rdr. Basti pensare che uello finan iario è l’unico settore al mondo in cui il cliente compra un prodotto da un distributore ma lo paga al produttore, l’asset manager, che sulla base di un accordo di retrocessione specifico restituisce una quota al distributore in base alla sua forza negoziale. Ma uesto assetto la fonte stessa del conflitto di interesse che caratterizza il settore. Con questo meccanismo i clienti non hanno mai avuto un’esplicita evidenza del costo della distribuzione. Gli inglesi con la Rdr hanno scelto la strada opposta e più avanzata stabilendo che un prodotto debba avere lo stesso prezzo per tutti i distributori. Quale impatto dalla Mifid 2 e dall’incertezza dei mercati sul business delle reti dei consulenti e degli asset manager? Anche su uesto tema l effetto della Mifid sulle reti in parte sovrastimato: non dobbiamo dimenticare che la maggior parte della gestione del risparmio ancora affidata alle banche tradizionali retail e la crescita del settore della consulenza può avvenire solo sottraendo loro via via quote di mercato. L’inevitabile spostamento dei clienti ci sarà ma riguarderà solo una piccola parte: a cambiare saranno, come sempre, i clienti insoddisfatti per i risultati raggiunti. L’effetto legato alla maggiore trasparen a dei costi indicati dal rendiconto finan iario sar invece meno evidente. Mi aspetto invece un’ ulteriore spinta alla relativa chiusura delle piattaforme distributive più aperte in virtù anche dell’applicazione del “target market” che spingerà a vendere i prodotti della casa o di poche altre grandi case.
INTERVISTA A LORENZO ALFIERI
Dalle nuove regole più valore al cliente
È UN ERRORE IDENTIFICARE LA LEGGE UE CON UN AGGRAVIO DI ONERI CHE GLI OPERATORI SI PREPARANO A SCARICARE SUI RISPARMIATORI
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utti noi operatori del settore del risparmio gestito conoscevamo da molto tempo i contenuti della Mifid e ci siamo preventivamente adeguati. Lo abbiamo fatto in modo opportuno e corretto per rispettare in pieno la nuova normativa. Quindi non vogliamo negare la discontinuità che interverr da gennaio 019 ma le novit non ci troveranno per spia ati»: oren o Alfieri vicepresidente di Assogestioni (nonché country head per l’Italia di JP Morgan Asset Management) rappresenta con ferme a una linea che nell ambiente dei signori del denaro gli esperti da cui dipende l asset allocation dei risparmi di milioni di italiani è veramente molto sentita. Dottor Alfieri, non sarà invece che in realtà siete preoccupati ma lo dissimulate non solo perché vi sentite a posto con la coscienza ma anche, mi lasci dire, per banale scaramanzia? Siamo seri per favore. Quando si instaurano in un sistema delle novit regolamentari importanti e ueste lo sono innegabile che possano esserci umori sorprese eccetera. 56 gennaio 2019
Perciò le dicevo che non neghiamo la discontinuità in arrivo. Ma le ripeto che la nostra industria uella del risparmio gestito gi da molto tempo orientata nella sua attivit di gestione dei prodotti che poi sono i fondi comuni di investimento ai profili che la Mifid sancisce e raffor a alle logiche fondamentali della trasparen a chiare a e documentazione per il cliente. Quindi la direttiva incorpora sicuramente delle interessanti e nuove implementazioni di uesti principi ma l ambito in cui ci stiamo muovendo un ambito che tutto sommato ci trova preparati in cui non vediamo angoli di particolare preoccupa ione se non uelli derivanti dalla necessità di adeguarsi e implementare le nuove norme di dettaglio. Ma insomma: non abbiamo nulla da nascondere o da temere. Allora parliamo di un tema di sostanza, quello dei costi. C’è chi, anche molto autorevolmente, ritiene che la Mifid 2 indurrà fatalmente una compressione dei costi per i clienti. S so che uesto un discorso abbastan a comune. Ma secondo me è una lettura sicuramente parziale se non fuorviante e credo che ci valga per tutti i settori produttivi e dei servizi. Cioè? Abbiamo visto che il mercato gra ie anche alla forte innova ione tecnologica gi diventato molto competitivo e che uesto si riverberato ovviamente anche sui costi. E ripeto: non solo nell’industria del risparmio ma in tutte le industrie. Sono dinamiche globali. un ue anche nell industria del risparmio gestito il fenomeno c’è; ma non va sopravvalutato. Anzi: secondo noi è molto importante che lo si guardi in modo positivo. Ad esempio giusto dire che si sta guardando alla riduzione dei costi in nome della competitivit ma stiamo concentrandoci anche su altri aspetti
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importanti altrettanto se non di più come l efficien a l innova ione applicata ai prodotti ed alla loro efficacia alla loro versatilità e alle esigenze dei clienti che li devono acuistare. E come prevedete che evolvano i costi, nel settore? Probabilmente il sistema andr verso costi mediamente più bassi ma non come dinamica fondamentale non come corsa al ribasso... Bisogna guardare a tutto tondo a cosa sta accadendo nel mondo del risparmio perch nessuna ottimi azione dei costi deve andare a pregiudizio dell’innovazione e della ualit degli investimenti. Quale valore aggiunto apporterà dunque al settore l’implementazione dell’intero corpus normatio della Mifid 2? Ecco credo che per il cliente le novit comportate dalla direttiva creeranno molto valore aggiunto proprio perch indurranno un’utile trasformazione della nostra industria attraverso una sua riorgani a ione finali ata s anche alla ridu ione dei costi ma soprattutto a uella maggiore efficien a ed efficacia di cui le parlavo. Sono tutti elementi che concorrono a fornire un servi io di maggior ualit e che portano ad avere una modalità di interazione col cliente molto più efficace di uella tradi ionale a creare prodotti che siano più in linea con le reali esigen e del cliente. Un esempio? eda la chiave di volta del rapporto con il cliente diventer la pianifica ione finan aria su cui dovremo impegnarci sempre di più. iventer lo strumento fondamentale per i consulenti nell’individuare le esigenze del cliente lavorando accanto a lui e uindi direi puntando sul giusto valore aggiunto da indviduare per assecondarne al meglio le esigen e. Riportando il cliente al centro dell industria e facendo s che i vari attori del settore girino attorno a lui consapevoli della sua centralit : informarlo proporgli o addirittura montare per lui i prodotti più adeguati. E dun ue crescere in ualit e rela ione. Ancora un tema spinoso: quanto la tecnologia potrà interferire, anche virtuosamente, nel rapporto tra l’industria e i clienti? Anche uesto della tecnologia dilagante diventato un luogo comune. Parlare dell innova ione del robo-advisor
LA NORMATIVA 2.0 AGIRÀ DA STIMOLO PER IL SETTORE: LA RELAZIONE CON IL MERCATO HA BISOGNO DI HI-TECH, (MA NON SOLO DI ROBOT) va di moda. È evidente che tutti i settori non solo stanno innovando da tempo ma soprattutto sono investiti da una nuova ondata di innovazione tecnologica a vari livelli e in vario modo: figuriamoci se il nostro settore poteva restarne esente. Questi cambiamenti hanno riguardato negli ultimi anni le modalità con cui vengono gestiti i portafogli e le dinamiche con cui una macchina può aiutare l’uomo nel gestire il patrimonio. Non dimentichiamoci che i mercati sono diventati sempre più complessi e che in essi il controllo dei rischi diventa fondamentale. L’automazione può essere un potente aiuto nella gestione del controllo per uanto riguarda il momento produttivo dell’industria del risparmio gestito. Ma la tecnologia può intervenire utilmente anche nel momento distributivo e commerciale: riducendo le distan e tra il cliente finale e il distributore mettendo a disposizione di entrambi delle app che rendano il rapporto più immediato. Per atten ione a non cadere in un illusione ottica: alla fin fine l uomo sempre al centro con il suo discernimento le sue competen e la sua determina ione. Continuerà sempre a rivestire il ruolo chiave sia nella produzione che nella distribuzione dei prodotti per il risparmio gestito. E poi sa cosa va ricordato Cosa? Che proprio perché l’innovazione tecnologica è fondamentale e le a iende che sono nel nostro settore ne sono ben consapevoli devono investire avendone le risorse. na ragione in più per non cadere nell e uivoco di pensare che si possa schiacciare il costo senza togliere risorse all’innovazione. Per uesto sinceramente mi irrita un po uando sento il solito ritornello sul costo dei prodotti. Tutti vogliono innovaione tutti vogliono ualit . Anche noi noi per primi. Ma per innovare occorrono risorse.
UN’ASSOCIAZIONE INTERNAZIONALE CHE RAPPRESENTA 2.050 MILIARDI DI RISPARMI Assogestioni è l’associazione italiana dei gestori del risparmio e rappresenta la maggior parte delle società di gestione italiane e straniere operanti in Italia, oltre a banche e imprese di assicurazione attive nella gestione del risparmio, anche previdenziale. Le principali finalità dell’associazione consistono nella promozione e nel supporto allo sviluppo dell’industria
italiana del risparmio gestito, attraverso la costante ricerca di condizioni normative e di mercato utili a garantirne la tutela e favorirne la diffusione in Italia. Assogestioni svolge questa attività offrendo ai suoi membri consulenza e supporto tecnico su tematiche legali, fiscali e operative. Inoltre, stimola un constante dibat-
tito fra le imprese associate, gli altri operatori del settore finanziario e le istituzioni sui temi del risparmio e dell’investimento, di una sana corporate governance e dell’innovazione regolamentare e operativa dell’industria. Ad oggi Assogestioni conta 280 associati, che gestiscono un patrimonio di circa 2.050 miliardi di euro. gennaio 2019 57
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INTERVISTA A CESARE ARMELLINI
«A noi consulenti autonomi il 2019 darà il ruolo che ci spetta» SECONDO IL PRESIDENTE DEL NAFOP IL RICONOSCIMENTO DELLA CATEGORIA POTREBBE AVERE UN (SANO) EFFETTO DISRUPTIVE PER IL MERCATO
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opo più di 10 anni di “limbo” normativo la categoria degli ex consulenti indipendenti ha trovato pieno riconoscimento formale. A partire dal 1° dicembre 2018 è infatti operativo l’Organismo dei Consulenti Finanziari (Ocf) che prevede precisi requisiti per l’attività di consulenti finan iari come stabilito dalla onsob con la delibera n. 0 0 01 . on l ufficiali a ione di tre distinte se ioni dell albo tenuto dall cf ai consulenti finan iari abilitati all offerta fuori sede si aggiungono cos finalmente i consulenti autonomi e le società di consulenza che potranno operare solo se iscritti all’Albo. Per i consulenti si tratta di una con uista importante ma per i clienti l impatto potrebbe essere ancora più “disruptive” data la possibilità di poter scegliere per i propri investimenti tra più interlocutori abilitati come sottolinea esare Armellini presidente di afop l’Associazione di categoria dei consulenti autonomi. Il vostro settore è pronto a presentarsi alla clientela come una concreta alternativa alle banche tradizionali e ai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede? Come associazione siamo molto soddisfatti per aver raggiunto uesto difficile traguardo perch siamo riusciti ad inserire un soggetto indipendente che può operare sotto forma individuale o societaria in un sistema banco-centrico come uello italiano che vede una predominan a degli istituti di credito nell’erogazione dei servizi bancari tra i quali la consulen a finan iaria rispetto a uello degli altri paesi europei ed ancor di più rispetto a quelli anglosassoni. La forza del nostro settore è determinata dai clienti che decidono di affidarsi a uesto nuovo professionista e non più dal singolo brand come la crisi del 2008 e l’avvento di internet insegna. Il cliente inoltre può mantenere il rapporto con la sua banca di fiducia in uanto gli investimenti possono essere effettuati attraverso la sua banca senza dover spostare il denaro presso un altro istituto al contrario di uanto invece avviene nel caso in cui un consulente finan iario abilitato all offerta fuo-
ri sede (l e promotore finan iario) decide di cambiare mandante. In circa 20 anni le reti di vendita di servizi e prodotti finan iari non sono riusciti a incidere in modo determinante sulle masse in gestione presso le banche che ancora detengono una quota dominante; cercheremo quindi di essere noi a riuscire in questo intento dal momento che siamo in grado di offrire dei servizi alla clientela che il sistema tradizionale non può proporre in quanto vincolato dagli accordi commerciali di vendita di prodotti e servi i finan iari un aspetto totalmente estraneo all operato del onsulente finan iario autonomo e delle societ di consulen a finan iaria. Che crescita si aspetta nel 2019 degli iscritti all’Albo nella sezione dei consulenti autonomi? Abbiamo registrato da subito un grande interesse da parte degli operatori tradizionali. Tra i motivi principali vi sono la possibilità di poter lavorare in piena libertà operativa riferita alle scelte di investimento da proporre alla loro clientela l evolu ione del ruolo da agente monomandatario a professionista del settore finan iario fino alla possibilit di poter costituire una propria societ con i colleghi più affiatati. A ciò va aggiunto il fatto di non dover dividere la parcella con la propria mandante la partecipa ione a un e ua riparti ione dei ricavi su tutti i costi che vengono applicati al cliente e la possibilità di ricavare tutti i vantaggi derivanti dall’essere i pionieri in un mercato ancora vergine. In sintesi secondo noi in virtù di tutti uesti fattori nel corso del 019 potrebbero arrivare circa 400 -500 circa domande di iscrizione. (r.b.) gennaio 2019 59
INTERVISTA A CARLA RABITTI BEDOGNI
Con l’albo unico più tutela al risparmio
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rofessoressa Rabitti Bedogni, lei è una tra le personalità del settore con all’attivo la più approfondita conoscenza delle dinamiche professionali. L ’Albo unico dei consulenti finanziari è diventato realtà dal primo dicembre scorso e con esso il passaggio della vigilanza dalla Consob a Ocf (Organismo consulenti finanziari), che lei presiede. Come sarà garantita, a suo avviso, l’indipendenza delle vostre decisioni data la natura privatistica dell’Organismo, con soci come Anasf, Abi e Assoreti? Il nostro Statuto, approvato dal Mef, prevede una rigida separazione tra le funzioni di gestione dell’albo che resteranno in capo al Comitato direttivo e le decisioni di Vigilanza che spettano al Comitato di vigilanza. Quest’ultimo, Organo di Ocf, è costituito dal presidente e da quattro membri, in possesso di specifici re uisiti di professionalità, indipendenza e onorabilità e deciderà sul provvedimento finale in posi ione di ter iet rispetto alla fase istruttoria, assumendo autonomamente le proprie deliberazioni. Le sanzioni saranno irrogate dall’Organismo a seguito di un procedimento ispirato ai principi della piena conoscenza degli atti istruttori, del contraddittorio, della verbalizzazione nonché della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie.
LA VIGILANZA DALLA CONSOB PASSA ALL’ORGANISMO CONSULENTI FINANZIARI MA SENZA MINARE L’INDIPENDENZA DECISIONALE
Con le nuove regole europee risparmiatori saranno tutelati nei confronti delle nuove categorie dei consulenti autonomi e delle società di consulenza finanziaria, nella stessa misura di quanto avviene oggi per i consulenti abilitati all’offerta fuori sede?
Noi tuteliamo chi si rivolge a un iscritto all’albo in qualunque sezione e il livello di tutela non cambia. I risparmiatori saranno tutelati nei confronti delle società di consulenza così come avviene per i consulenti abilitati all’offerta fuori sede. L’esercizio dei poteri di vigilanza è stato attuato sulla base di un modello risk based che prevede l’intervento dell rganismo laddove si verifichino condotte che posso-
60 gennaio 2019
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no essere lesive degli interessi dei risparmiatori. Sotto il profilo amministrativo attribuito all rganismo il potere sanzionatorio, ai sensi dell’articolo 196 del Tuf, per la violazione delle regole di condotta contenute nel Regolamento Intermediari. Come cambierà a partire dal 2019 lo svolgimento delle prove d’esame alla luce dell’avvento dei consulenti autonomi? a prova valutativa finali ata alla verifica delle conoscen e richieste dal legislatore per operare nel settore della consulen a finan iaria e ci a prescindere se il servi io sia erogato da un consulente finan iario abilitato all offerta fuori sede o
da un consulente finan iario autonomo. Il Regolamento Intermediari della Consob prevede infatti che la prova sia unica. La prova di abilitazione alla professione di Ocf non prevede quindi differenze nella tassonomia, nei contenuti e nei quesiti, che vengono aggiornati periodicamente secondo un regime stabilito nel bando di indizione. Ad oggi sono stati modificati 1100 uesiti nel corso del 01 . Anche gli strumenti messi a disposizione degli aspiranti consulenti finan iari sono gli stessi salvo poi superarla e scegliere la sezione dell’albo (cf abilitati all’offerta fuori sede o cf autonomi) alla quale iscriversi.
IL MODELLO RISK BASED PREVEDE L’INTERVENTO SANZIONATORIO PER OGNI VIOLAZIONE DELLE REGOLE
DA CONSOB A OCF, ECCO COME CAMBIA LA VIGILANZA SUI CONSULENTI Dal 1 dicembre Ocf, l’Organismo consulenti finanziari, è diventato pienamente operativo con la vigilanza e le due nuove sezioni dei consulenti finanziari autonomi e delle società di consulenza finanziaria (conosciute anche con l’acronimo di Scf) che si affiancano alla sezione preesistente riservata ai consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede (gli ex promotori finanziari). Per l’esercizio delle nuove funzioni l’organismo ha rivisto profondamente la propria governance attraverso interventi sulla sua organizzazione interna, in linea con l’esercizio delle funzioni assegnate dal legislatore e con le leggi e i regolamenti di riferimento. Separazione delle funzioni istruttorie e decisorie Nel dettaglio è stato prevista una rigida separazione tra le funzioni di gestione che resteranno in capo al Comitato direttivo e le funzioni di vigilanza, in capo al Comitato di vigilanza e punto di unione tra questi due organi sarà proprio il presidente Carla Rabitti Bedogni. Il Comitato di vigilanza è costituito infatti dal presidente e da 4 membri (già insediati: Massimo Caratelli, Marco Fratini, Raffaele Lener e Mario Stella Richter, n.d.r.) in possesso di specifici requisiti di professionalità, indipendenza e
onorabilità. Tale comitato deciderà sul provvedimento finale in posizione di terzietà rispetto alla fase istruttoria, assumendo autonomamente le proprie deliberazioni. Le sanzioni saranno irrogate dall’Organismo a seguito di un procedimento ispirato ai principi della piena conoscenza degli atti istruttori, del contraddittorio, della verbalizzazione, nonché della distinzione tra funzioni istruttorie e funzioni decisorie. Due uffici Ocf ha istituito un’area dedicata alla vigilanza coordinata dal segretario generale, all’interno della quale si collocano l’Ufficio vigilanza albo (Uva) e l’Ufficio sanzioni amministrative (Usa). Tale struttura, che nel suo insieme svolge l’attività istruttoria, è ispirata al principio di separatezza rispetto alla funzione decisoria, che è svolta dal Comitato di vigilanza. In particolare all’Uva spetta compiere i primi accertamenti di vigilanza sugli iscritti e formula la lettera di contestazione degli addebiti e la proposta di adozione dei provvedimenti cautelari; l’Usa istruisce e formula le bozze di proposta di applicazione di sanzioni, ovvero di archiviazione di procedimenti sanzionatori derivanti dall’attività svolta dall’Uva. Il segretario generale poi porta le proposte formulate
attraverso gli uffici in decisione al Comitato di vigilanza. Presto un protocollo d’intesa con la Guardia di Finanza Interessante anche il tema dell’azione ispettiva sulle nuove categorie dei consulenti autonomi e delle Scf. Il potere ispettivo è infatti un potere particolarmente invasivo per i soggetti vigilati che l’Ocf intende usare in modo proporzionale agli interessi di vigilanza perseguiti. A questo scopo Ocf potrà essere affiancato e supportato dalla Guardia di Finanza, con cui sono stati avviati i primi contatti per stipulare un protocollo di intesa; i team ispettivi verranno individuati dal responsabile dell’Uva e la visita ispettiva sarà autorizzata dal segretario generale sulla base delle esigenze del caso concreto. Consob ancora in gioco La Consob non scomparirà dalla scena dopo il trasferimento di competenze all’Ocf. L’authority effettuerà infatti un intervento di secondo livello vigilando sull’Organismo secondo modalità improntate a criteri di proporzionalità ed economicità dell’azione di controllo e con la finalità di verificare l’adeguatezza delle procedure interne adottate da Ocf per lo svolgimento dei compiti affidati all’Organismo.
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INTERVISTA A GIOVANNA BOGGIO
«Con l’educazione riparte il risparmio…e l’investimento»
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isparmiatore informato, portafoglio salvato. La mancan a di conoscen e finanziarie impedisce di pianificare gli investimenti e di scegliere il consulente finan iario o il prodotto di investimento in modo razionale e non emotivo. Impegnata a contrastare questo fenomeno è La Fondazione per l’Educazione Finanziaria e al Risparmio che nel corso del 2018, ha organizzato 148 incontri locali (con 18.534 partecipanti) e ha sviluppato momenti di approfondimento in 621 scuole coinvolgendo quasi 44mila studenti. «Nel IV Rapporto Consob sulle scelte finan iarie delle famiglie italiane emerge purtroppo chiaramente come ci siano delle situazioni piuttosto diffuse di non consapevolezza tra gli investitori», spiega Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di FEduFMa. In Italia vi è una discreta quota di risparmio “parcheggiata” in strumenti non remunerativi. Quanto l’educazione finanziaria può “sbloccarla”? el I Rapporto onsob sulle scelte finanziarie delle famiglie italiane emerge purtroppo chiaramente come ci siano delle situazioni piuttosto diffuse di non consapevolezza tra gli investitori. Il 50% delle famiglie italiane possiede nozioni di base su temi quali il rapporto rischio-rendimento e la diversifica ione e l’interesse composto, ma meno del 20% conosce concetti più avanzati tra cui la relazione prezzo-tassi di interesse delle obbligazioni e la rischiosità delle azioni. Solo il 10% degli intervistati è in grado di ordinare correttamente le alternative di investimento per livello di rischio e c’è disallineamento tra conoscen e finanziarie reali e percepite. Non solo vi è una scarsa conoscenza dei prodotti, ma anche dei canali attraverso quali acquistarli o ricevere consulen a finali ata alla scelta. C’è ancora molto lavoro da fare ma in questo percorso di promozione possono essere messi in campo diversi interventi: ad esempio il canale rappresentato dal 62 gennaio 2019
Giovanna Boggio Robutti, Direttore Generale di FEduF
PER LA FEDUF LA MANCANZA DI CONOSCENZE FINANZIARIE È ANCORA UNA TRAPPOLA “EMOTIVA” mondo della consulen a pu essere molto efficace nel trasferire determinati concetti data la sua vicinanza al cliente. Ma anche in questo caso, dato che il rapporto con il consulente è spesso limitato a pochi incontri all’anno, il supporto in termini di educazione finan iaria purtroppo par iale: viene a mancare infatti tutto il tema della pianifica ione finan iaria di lungo termine e l approfondimento di altre tematiche che richiedono valutazioni su un arco temporale più lungo e su tutte le esigenze della famiglia . Quali sono i progetti in cantiere per il 2019? Oltre a portare avanti le iniziative già avviate nella scuola, in collaborazione con il ministero dell’Istruzione, intendiamo utilizzare un format già sperimentato, quello delle conferenze spettacolo per combinare l’informazione in chiave divulgativa su alcuni temi specifici e la riprodu ione dal vivo di alcuni comportamenti non corretti ma inconsci. Porteremo questa iniziativa in varie piazze delle città italiane per far sì che anche gli adulti possano essere coinvolti in programmi di educa ione finan iaria. vviamente per farlo ci occorre la collaborazione delle amministrazioni locali. Proseguiremo inoltre nel solco tracciato dalla prima ediione del mese per l educa ione finan iaria lanciata a ottobre che ha visto per la prima volta in tutta Italia l’organizzazione di più iniziative in contemporanea. Nel 2019 abbiamo in cantiere la preparazione di materiale funzionale al lavoro del consulente. Alla luce della Mifid l educa ione finan iaria rappresenta infatti uno strumento utile anche per chi lavora con gli investitori perché un risparmiatore preparato è anche più consapevole delle proprie scelte e in grado di individuare l’interlocutore più adatto alle proprie esigenze.
INTERVISTA A MARCO DEROMA
L’advisor è come il medico meglio ancora se certificato IL PRESIDENTE EFPA ITALIA: «L’INVESTITORE AMA AVERE CERTEZZE SU CONOSCENZE, INDIPENDENZA ED ETICA DEL SUO CONSULENTE»
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aragoniamo la professione del consulente finanziario a quella medica. Per acquistare un farmaco, si deve esibire in farmacia per obbligo di legge la prescrizione medica. Ma quell’acquisto, per quanto prescritto, non dà la garanzia al paziente che guarirà». Ha idee chiare e sa spiegarle Marco Deroma, presidente Efpa Italia affiliata italiana dell European inancial Planning Association l ente che certifica i inancial Advisor e i inancial Planner. Sa che fra cliente e consulente finan iario c la necessit di stabilire un solido legame di fiducia umana fun ionale alla riuscita dell investimento cos come lo per il successo della terapia farmacologica prescritta dal medico al paziente: «È lo sviluppo del rapporto di fiducia che consente di correggere le distorsioni comportamentali che sono la principale causa del mancato raggiungimento degli obiettivi, specialmente con mercati turbolenti. L’obiettivo che mi sono dato per il mio mandato arrivare al termine con 000 soggetti certificati e chiuderemo il 01 intorno ai 00. ancora tanto da fare ma stiamo crescendo. Peraltro, gli esami non sono facili, l’ultima sessione del dicembre scorso si conclusa con 1 3 promossi su 03 e la platea dei partecipanti era già preselezionata». Dove sta l’errore che si continua a perpetrare in materia di consulenza finanziaria? he esattamente come accade per le prescri ioni mediche la garanzia dev’essere prestata sui mezzi, non sul risultato. Il cliente non ha la possibilità di sapere come andrà in futuro il suo investimento, ma può misurare i rischi e la ragione per cui uel determinato prodotto finan iario deve o non deve rientrare nel suo portafoglio.
Dunque, perché preferire un consulente Efpa a uno non certificato? Efpa la certifica ione europea di uesta professione e si fonda su un principio condiviso delle conoscenze, l’abbiamo sviluppata in sede comunitaria e con un confronto con tutte le realt associate. Il professionista certificato Efpa deve rispettare non solo uno standard di conoscenza ma anche un codice etico di grande spessore. E ui c un richiamo diretto a ci che succeder a breve e cio l invio ai clienti delle comunicazioni relativa ai costi: la famosa trasparenza su quanto il cliente paga. Per il consulente certificato vale il codice etico che lo vincola sempre alla massima integrità, trasparenza, professionalità e diligenza. Il cliente deve sapere che noi lavoriamo per conto di un intermediario, il che potrebbe sviluppare un conflitto di interessi. a priorit l interesse del cliente secondo uanto indicato al 3 punto del odice Etico cosi come all 11 punto si prescrive appunto la comunicazione chiara delle commissioni e dei costi sostenuti dal cliente. Allo stesso modo era attesa da molto tempo la svolta del legislatore sull’obbligo del mantenimento dei requisiti con il controllo periodico, per noi sempre esistito.
Presidente, lei pensa che la Mifid 2 incentiverà il ricorso alla certificazione? ella nuova fase della Mifid che si sta aprendo la domanda comun ue obbligata: perch un cliente dovrebbe avere maggiori ragioni per cercare di avvalersi di un consulente certificato Efpa
La certificazione della conoscenza è dunque il vostro core-business? Sì, ma in modo indiretto. Noi non svolgiamo attività formativa diretta sui soggetti che certifichiamo altrimenti potremmo cadere in conflitto d interessi. oi poniamo sempre l’accento sulla netta separazione che deve esistere tra chi
64 gennaio 2019
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certifica e chi eroga la forma ione perch se uno stesso soggetto prepara i candidati che deve certificare poi uesti si attendono la promozione come se fosse compresa nel prezzo della formazione. Efpa fa sempre riferimento ai “Syllabus”, i documenti comuni che si richiamano i contenuti scientifici che ogni paese si impegna a seguire, e dunque su questo fronte Efpa interagisce attivamente con la professione. Questo programma va rispettato da chi deve erogare la formazione necessaria per la preparazione dei candidati all’esame. Quali sono le linee e le aree di gestione Efpa? a fase dell esame e la fase della verifica periodica del mantenimento delle conoscen e dei professionisti certificati. uest ultima una delle novit introdotte dal regolamento degli intermediari che ha istituito in Italia l’obbligo di mantenimento fissando il limite minimo di 30 ore annue. Efpa aveva previsto uest obbligo 16 anni fa ma ben venga che ora l’obbligo ci sia per legge, aggiornata continuamente ed ecco la verifica periodica. Era una consulenza “non certificata” quella denunciata recentemente “Striscia la notizia”… Sì, certo: a Striscia si parlava di risparmiatori che avevano perso milioni euro totali in un investimento che prometteva il 7% al mese. Avete capito bene: il 7% al mese! on esiste ome pu della gente onesta andare in tv e dire: qualcuno mi ha fregato Perch non porre loro la domanda: “Vi siete mai chiesti com’era possibile fare un investimento del genere . E oggi imperversa pure l offerta selvaggia dei “social media”: vi si trova di tutto.
sito minimo di conoscen a che molto superiore alle condizioni standard con cui un consulente inizia a lavorare. L’Italia caratteri ata dalla presen a di un albo che raccoglie tutti quei professionisti che in qualche modo vanno a operare fuori sede, e l’obbligo di iscrizione esiste solo per quelle persone. hi opera all interno di uno sportello bancario invece non ho ha bisogno di superare l’esame e di iscrivermisi a un albo. Efpa si rivolge anche a questo importante segmento di mercato e grazie ad alcune realtà bancarie, che mi sento di definire illuminate oggi circa il 3 % dei oggetti certificati Efpa in Italia sono dipendenti di banca. Che differenza c’è tra l’esame per l’scrizione all’Ocf e la certificazione Efpa? esame cf prevalentemente un esame di tipo giuridico predisposto per garantire garantisce che le persone che andranno a casa dei clienti conoscano bene le regole del gioco. Nella tassonomia Ocf gli aspetti tecnici della professione sono affrontati in modo sicuramente meno rilevante di come li affronta l Efpa per tutti i livelli di certifica ione: uello basico definito Eip (European investment practitioner) e a maggior ragione quelli successivi Efa (European financial advisor) ed Efp (European financial planners). Gi l’Eip aggiunge alcuni elementi non presenti nelle prove valutative Ocf del passato, per allinearlo a quelle che sono linee guida Efma. esame Efa poi molto più complesso e articolato e rappresenta un livello consulenza evoluta, una sorta di laurea breve l Efp un ulteriore ampliamento di uel che prevede l Efa in ambito di finan a d impresa pianifica ione finan iaria successoria e previden iale proprio per arrivare alla consulenza patrimoniale.
«LA TRASPARENZA PORTERÀ I CLIENTI A CAPIRE CHE SPENDERE MENO NON SIGNIFICA AVERE UN RISULTATO MIGLIORE»
Torniamo al tema della trasparenza. Chi avrà i problemi maggiori, nell’industria del risparmio? a trasparen a dei costi una grossa novit e credo andr a vantaggio delle reti di consulenti rispetto al canale bancario. i principalmente perch i nuovi obblighi combinati con una discesa dei prezzi dei titoli di stato registrata nel 01 potrebbe generare un senso di insoddisfa ione fra i clienti investitori. Poich la ricche a depositata dagli italiani nelle banche circa 9 volte superiore a uella delle reti di consulenti finan iari possibile che il fenomeno dell’insoddisfazione avvantaggi chi presenta dimensioni più piccole ed un livello di preparazione adeguato. Un più alto livello di trasparenza generale sul mercato porterà i clienti a capire che a volte spendere di meno non significa avere un risultato migliore. Si svilupperà anche una selezione nell’offerta di prodotti che penalizzerà i prodotti che costano e non performano, a vantaggio di quelli che risulteranno più efficienti. Torniamo allora alle garanzie costituite dalla certificazione dei consulenti... a certifica ione ha l importante finalit di garantire il re ui-
E come funzionano i vostri esami? e nuove prove sono diverse dalle precedenti non c un database comune di domande, come invece nella prova Ocf. approccio mnemonico giusto appropriato per garantire che nelle case dei clienti entrino comunque persone al corrente delle regole giuridiche. iverso il nostro approccio molto più tecnico, che rende importante la conoscenza profonda degli argomenti, e qui la memoria aiuta meno, conta l’esperienza e una cultura professionale più completa. Le prove sono articolate su diverse tipologie di domande, di conoscenza, di analisi e di applicazioni, veri e propri esercizi. Come garantite l’imparzialità degli esami? Tutto si svolge in digitale con domande a risposta multipla, ogni candidato ha il suo computer, con sua postazione isolata e ci sono intensi controlli per evitare che ci siano aiuti. È un esame serio e rigoroso, ogni risposta sbagliata pesa negativamente sul punteggio cio sottrae lo 0 33 al voto finale. utto automatico il che garantisce impar ialit efficien a e rapidit negli scrutini. E c un comitato scientifico per valutare i ricorsi. (s.l.) gennaio 2019 65
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INTERVISTA A MASSIMO SCOLARI
«Con le società di consulenza i clienti avranno più scelta»
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avvio dell’Albo unico dei consulenti finanziari rappresenta uno spartiacque sia per gli addetti ai lavori, che vedono finalmente sancito dalla legge il loro ruolo sia per i risparmiatori che potranno finalmente rivolgersi a interlocutori ualificati che devono avere per legge dei requisiti ben precisi e che potranno offrire un servizio il cui contenuto comprende esclusivamente la consulen a agli investimenti ma non la vendita di prodotti. Una puntualizzazione ricca di conseguenze che vengono illustrate da Massimo Scolari presidente di Ascofind associa ione che rappresenta in Italia le società di consulen a finan iaria. Quali cambiamenti stimolerà questa innovazione sul mercato? Per le societ finan iarie e per i consulenti uesto avvio garantisce finalmente il riconoscimento di un attivit disciplinata per ben undici anni da una serie di proroghe, una situazione che di fatto lasciava col fiato sospeso gli operatori al termine di ogni scaden a nel timore di un mancato rinnovo della possibilit di continuare a svolgere la propria attività. A ciò va aggiunto il fatto che tale incerte a nel corso del tempo ha avuto come ulteriore effetto uello di scoraggiare alcune realtà spingendole ad uscire dal settore. impatto del nuovo albo invece segna un cambiamento epocale perch finora la consulen a finan iaria rimasta confinata all interno del monopolio degli intermediari bancari. al primo dicembre la consulen a diventata un’attività professionale al pari di altre come uella del commercialista o dell’architetto. E come associazione a cosa in particolare vi dedicherete? ome associa ione aiuteremo le societ di consulen a finan iaria indipendenti a svolgere al meglio la loro professione promuovendo la ualifi66 gennaio 2019
L’EVENTUALITÀ DI COMPORTAMENTI SCORRETTI È PRESSOCHÉ INESISTENTE ca ione e una maggiore conoscen a del loro ruolo anche presso l’opinione pubblica. Quali maggiori tutele per i risparmiatori? el caso della consulen a all interno di una rete il risparmiatore pu rivolgersi direttamente alla struttura se rileva un comportamento non corretto del consulente. Ma l assen a di un rete alle spalle di un consulente indipendente non implica che il risparmiatore non abbia alcun baluardo a sua difesa. iscrizione ad un albo ben preciso, e il rispetto di una serie di regole di condotta sono poste a tutela del risparmiatore. rganismo di vigilan a e tenuta dellAlbo unico dei consulenti finan iari pu effettuare ispe ioni richiedere l esibi ione di documenti e chiedere un collo uio con gli operatori. Al sistema di vigilan a preventiva si affianca la tradi ionale vigilan a ad evento disposta a partire da una segnalazione di una condotta illecita, che pu essere effettuata dallo stesso risparmiatore. Il consulente inoltre coperto da una polizza assicurativa obbligatoria a copertura di determinati rischi professionali. I consulenti hanno gli stessi obblighi che oggi si applicano agli intermediari per uanto riguarda l adeguate a e i profili di rischio. iscri ione all albo implica l adesione obbligatoria anche dei consulenti indipendenti allArbitro per le controversie finan iarie. ualun ue risparmiatore pu rivolgersi uindi al pari di uanto oggi avviene per le banche a uesto strumento di tutela stragiudi iale. Inoltre l eventualit di comportamenti scorretti nel rapporto tra consulente e cliente limitata dal fatto che il consulente non ha materialmente la possibilit di sottrarre nulla: non riceve e non trasferisce soldi non dispone bonifici ma si limita a fornire indica ioni ben precise su come investire il proprio portafoglio.
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INTERVISTA A CLAUDIA SEGRE
L’altra metà del risparmio vede in arrivo l’anno giusto per affermarsi
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ell alfabeti a ione finan iaria degli italiani cos come nelle scelte di pianifica ione familiare il ruolo delle donne si conferma centrale». partendo da uesto presupposto che la Global hinking oundation guidata da laudia Segre ha sviluppato una serie di ini iative che vanno dalla forma ione sui temi della finan a e dell imprenditoria dalla preven ione della violen a economica in ambito familiare al sostegno per un incremento della presen a delle donne tra le fila dei professionisti della consulen a. Oggi le donne consulenti finanziari rappresentano il 25% del numero totale dei professionisti iscritti all’Albo. La sorprende questo dato? Si purtroppo mi sorprende ma in negativo perch nonostante ci sia stato un aumento di oltre il 30 per cento negli ultimi cin ue anni del numero complessivo le donne iscritte all Albo sono ancora una minoran a. Siamo ancorati su valori molto bassi con un minimo in rentino del 1 per cento e un massimo del 3 per cento in alle d Aosta. Si tratta di valori non trascurabili ma che indicano uanto sia ancora lunga la strada da fare. a crescita registrata negli ultimi anni tuttavia in gran parte dovuta al cambiamento ancora in corso nell organi a ione di molti istituti bancari e finan iari e uindi ascrivibile a fattori di tipo tecnico e infrastrutturale. Quali sono le caratteristiche delle donne consulenti che possono fare la differenza con i colleghi maschi? ltre a caratteristiche inerenti l approccio femminile alle rela ioni interpersonali le consulenti donne come emerso dalla rela ione del 01 dell cf tendono a utili are più fonti informative e sono molto più fedeli nei confronti delle societ con cui collaborano garantendo cos una maggiore continuit dl servi io nel lungo termine. Sono anche più pronte a cogliere le opportunit offerte dalla trasforma ione digitale come dimostra il numero di consulenti attive sui social net ork o su blog personali. i sono in uesto momento inoltre dei fattori demografici e socio-economici
che ne favoriscono una maggiore presen a tra cui la crescita del numero di donne imprenditrici e il ricambio genera ionale in corso che sta portando alla guida di a iende e di patrimoni importanti una genera ione con una mentalit nuova poco incline a recepire gli stereotipi diffusi nel passato e penali anti per le consulenti donne. e donne inoltre stanno affrontando e proponendo al cliente in misura maggiore rispetto ai colleghi maschi sia spunti innovativi sul fronte degli investimenti come uelli inerenti l ambito della responsabilit sociale ambientale e di governance sia uestioni previden iali proprio in virtù di una maggiore capacit di lettura delle esigen e di tutto il ciclo di vita del nucleo familiare. Quale contributo possono dare le donne consulenti in un 2019 che si annuncia complesso sul fronte degli investimenti finanziari? esito di Mifid II metter tutti gli operatori del settore di fronte ad un risultato inconfutabile che rappresenter il frutto dell impegno dei gestori e della capacit dei consulenti di contenere i costi e di costruire i portafogli. ale esito produrr un ulteriore scrematura sul mercato premiando i consulenti più preparati e uelli che avranno saputo ascoltare meglio i bisogni del cliente. Secondo noi tale circostan a potrebbe di fatto far emergere la prepara ione delle donne e fare la differen a nella loro crescita sia in termini numerici che professionali. ome onda ione continueremo a lavorare su due fronti: uello strettamente lavorativo che ci vede impegnati nella battaglia per garantire la flessibilit di orario per tutti i consulenti e non solo per le donne e uello formativo. el 019 raffor eremo infatti tutte le attivit incluse nel progetto onne al uadrato un ini iativa che nasce per fornire sostegno nell ambito della pianifica ione familiare e professionale. gennaio 2019 67
SEDIE & POLTRONE Casacche che si scambiano, volti noti che passano da un ruolo all’altro: il valzer delle poltrone riguarda anche la finan a do e i e ancora il merito e do e c i sa are il proprio la oro iene promosso o ricoperto di o erte di nuovi incarichi. Agli HR il compito di attrarre i talenti migliori, a noi quello di raccontare tutti i movimenti
ANASF, RIVA È IL NUOVO VICE PRESIDENTE. FOTI ENTRA IN ESECUTIVO
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erruccio Riva (nella foto) è stato nominato vicepresidente di Anasf. La nomina è stata decisa dal Consiglio nazionale dell’associazione, nella riunione del 12 dicembre 2018. Riva era già componente del comitato esecutivo e responsabile dell’area tutele e ricambio generazionale, con particolare incidenza sull’area contrattuale e previdenziale. Alma Foti (nella foto), già consigliere nazionale, è stata nominata componente del Comitato esecutivo. Queste nomine si sono rese necessarie a seguito delle dimissioni di Marco Deroma, eletto presidente di Efpa Italia lo scorso 15 maggio.
EUCLIDEA NOMINA AD ROSSI
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uclidea, la sim di gestione patrimoniale, ha nominato Stefano Rossi (nella foto) quale amministratore delegato della società. Rossi era in Euclidea da febbraio 2018 in qualità di responsabile della divisione wealth management vanta una consolidata esperienza nel settore del risparmio gestito. Prima di entrare in Euclidea è stato amministratore delegato di Edmond de Rothschild sgr, e responsabile della filiale bancaria italiana di Edmond de Rothschild, dove si è occupato, tra l’altro, di sviluppare il business del wealth management e della distribuzione dei fondi del gruppo per l’Italia.
LGIM SCEGLIE SANDRIN
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egal & General Investment Management (LGIM), ha nominato Giancarlo Sandrin (che è un analista finanziario certificato Cfa), country head Italia per i mercati wholesale & retail con il compito di sovrintendere alla costituzione del business, e sarà supportato da una funzione di vendita con sede a Londra dedicata ai clienti italiani di Legal & General IM. Sandrin sarà basato a Milano e riporterà a Simon Hynes, head of retail Emea distribution. Giancarlo proviene da BlackRock, dove è stato responsabile dei clienti dell’asset management per il business italiano di iShares. In precedenza, ha ricoperto ruoli di responsabilità presso il ramo di asset management di Hsbc Investments France e Mts, il mercato leader in Europa per l’attività di trading nel reddito fisso.
AZIMUT CM, ARRIVI DI PESO NELLA MACRO
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ue ingressi di rilievo provenienti dal settore bancario per Azimut Capital Management Sgr, società del gruppo Azimut a cui fa capo la rete di consulenti finanziari in Italia. Nella macro area 4 - Emilia Romagna, Marche e Umbria - coordinata dalla managing
director Monica Liverani (nella foto) sono entrati Alessandro Franzoni, proveniente dal Credito Cooperativo Reggiano, e Nadia Cristalli, già in forze alla Cassa di Risparmio di Piacenza, con la finalità di rafforzare la struttura dell’area manager Andrea Gualandi.
BELLINGERI LASCIA ISHARES PER CREDIT SUISSE
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manuele Bellingeri (nella foto), già numero uno di iShares (BlackRock) in Italia, è il nuovo responsabile asset management di Credit Suisse in Italia. Il manager Bellingeri vanta un’esperienza consolidata e riconosciuta di oltre 20 anni nell’industria del risparmio gestito. In Credit
68 gennaio 2019
Suisse prenderà la guida di una squadra di oltre 30 persone con competenze di gestione distintive, principalmente nell’ideazione di soluzioni tailor made e capacità consolidate nella distribuzione sui canali retail, wholesale e fondi pensione, dove Credit Suisse vanta una posizione di leadership.
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PROFESSIONE CONSULENTE Risponde Francesco Priore Startupper e decano della Consulenza Finanziaria, Priore ha fondato l’Anasf e contribuito alla fondazione dell’Albo. Docente Universitario, autore e consulente di comunicazione e marketing finanziario. È stato Direttore Marketing della Rete di Banca Fineco e membro del CdA di Consultinvest Sim.
PER MUOVERE I PRIMI PASSI
COME VALUTARE IL CONSULENTE
Sono giovane, laureato,
Una collega mi ha consigliato
vivo in una città di provincia,
di incontrare la sua Consulente
sono interessato alla professione
Finanziaria. Come faccio a capire
di Consulente Finanziario, che fare?
se è la professionista adatta a me?
Alessandro Chiocci
V
erificare di possedere le skills necessarie: interesse per la finanza, capacità di stabilire rapporti empatici, e saper ascoltare con vero interesse gli altri. Ma soprattutto resistenza alle frustrazioni e autonomia economica per almeno due/tre anni. Studiare e superare gli esami e iscriversi all’Albo OCF, curare l’analisi comportamentale: il CF è soprattutto un gestore di relazioni. Scegliere una Banca Rete (per iniziare è meglio), chiedere un colloquio di selezione e poi di poter affiancare, come “giovane di studio”, un CF esperto, disponibile a farsi assistere da un neofita. Una professione si apprende solo con l’addestramento e la pratica. Una volta acquisite tutte le capacità di svolgere in maniera efficace l’attività professionale, potrà chiedere al suo mentore di poter assistere i clienti marginali dello stesso. Se riuscisse a svilupparli potrebbe chiedere anche la loro riassegnazione, definendo preventivamente gli accordi economici. A questo punto una vasta serie di conoscenze personali isulterà utile, ma non indispensabile: le amicizie e le conoscenze vanno approcciate solo dopo aver acquisito esperienza e una clientela non conosciuta. Acquisire clienti che per amicizia sottoscrivono una piccola operazione è un errore, perché l’imprinting con quel cliente sarà sempre quello di averle fatto un favore, non di aver chiesto ad un professionista un parere esperto. Giunto qui può marciare da solo. Un unico consiglio: tratti i risparmi dei suoi clienti come se fossero i suoi!
Francesca Maiocco
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uando incontrerà la Consulente, le chieda innanzitutto di illustrarle l’assistenza professionale che potrà fornirle e qualche informazione sulla sua esperienza e il brand che rappresenta (potrebbe anche trattarsi di una Consulente autonoma). È molto importante anche verificarne la discrezione, cioè che non racconti gli investimenti della sua collega. La mancanza di puntualità, riservatezza e precisione sono elementi squalificanti. Il colloquio iniziale è pregiudiziale per tutto il rapporto: se si sentirà a suo agio, se non avrà la sensazione che l’interlocutrice voglia forzarla, se lei sentirà interesse a proseguire, vorrà dire che inizia a stabilirsi un rapporto empatico: è fondamentale. La prima impressione è quella giusta, quella che nasce dall’inconscio che le dice se può fidarsi o meno. Segnali importanti sono sentirsi ascoltata con vero interesse, domande tese ad approfondire le informazioni che lei sta fornendo, se le domande riguardano le sue aspirazioni, i suoi obiettivi e non quanti risparmi possiede. Se notasse un interesse solo apparente, se la Consulente l’ascolta solo per buona educazione, ma in sostanza ha già deciso “cosa” venderle, lasci perdere. Il primo colloquio serve a lei per capire se è la professionista adatta, e alla consulente per acquisire tutte le informazioni per sottoporle una proposta su misura. Il secondo colloquio, dove viene presentata la proposta e in genere si conclude, deve rispondere a delle caratteristiche precise. Lei deve sentire la proposta come se indossasse un abito di sartoria, cioè pretenda di capire che i servizi suggeriti risultino semplici e chiari, che siano chiari i giusti costi dell’operazione immediati e futuri, che l’orizzonte temporale, cioè la durata ottimale dell’investimento, sia evidenziato, e che il rischio sia compatibile con la sua propensione allo stesso. Una controprova dell’affidabilità è costituita dalla risposta che le darà ad una domanda che qualunque risparmiatore fa: «Al di là di tutte le caratteristiche che lei mi ha illustrato, mi dice quanto renderà questo investimento?» Un investimento a reddito variabile (azioni, fondi, ecc.) non garantisce un risultato preciso, ma se l’orizzonte temporale è stato programmato correttamente, ci sono comunque serie probabilità di ottenere un rendimento in linea con i rendimenti storici di quel tipo d’investimento. Se la Consulente ha superato tutte queste verifiche, si fidi! gennaio 2019 69
PREVIDENZA IN SUBBUGLIO
Enasarco, è l’ora delle competenze
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uole davvero sapere cosa c’è che non va, oggi, nella gestione dell’Enasarco? E allora glielo dico: c’è un problema di competenze. Oggi la gestione previdenziale è cruciale, complessa e delicata. E il nostro punto di partenza per il nuovo corso dell’Enasarco sono e saranno le competenze»: un fiume in piena Alfonsino Mei consigliere dell Ente previden iale privato degli agenti di commercio in uota Anasf lAssocia ione dei consulenti finan iari. Mei stato tra i uattro promotori di un fronte creatosi all interno del consiglio Enasarco per contestare all’attuale vertice una serie di scelte e di comportamenti che non sarebbero ottimali. All assemblea Enasarco del 19 dicembre le vota ioni si sono concluse con un bilancio molto preoccupante per l’attuale vertice perché la componente agenti si è staccata e i sì sono sttai 1 contro 16 contrari e 3 astenuti. a componente delle case mandanti dove onfcommercio maggioritaria ha tuttavia confermato la posi ione di onfesercenti con voti contrari e dun ue si prefigura per il 019 un clima di contrasto frontale in vista di un probabile rimpasto alla scaden a naturale degli organi statutari nella primavera del 0 0: i numeri degli iscritti e i loro nuovi orientamenti sembrano inequivocabilmente precostituire un ribaltone, un cambio di equilibri che per la prima volta dopo ottant’anni collocherebbe la onfcommercio fuori dalla guida dell ente. « a verit che tutti noi ci aspettavamo molto dalle prime ele ioni libere indette dall ente nel 016» spiega Mei «ma all’atto pratico quella consultazione non ha portato al cambiamento organizzativo e statutario auspicato dagli iscritti e dai rappresentanti degli operatori. a nuova gestione Enasarco si rivelata inefficace nel risolvere i problemi strutturali della Fondazione relativi al settore immobiliare, all’area Finanza e alla razionalizzazione delle spese; così come ha fallito nella tutela delle categorie rappresentate e nella trasparenza decisionale nella governance delle risorse disponibili». Il malcontento è montato attraverso una serie di scaramucce in consiglio trasformatesi per gradatamente in una vera e propria linea d’opposizione che oggi vede schierati sullo stesso fronte con lAnasf anche le organi a ioni degli agenti e dei rappresentanti di commercio Fiarc e Federagenti e le case mandanti di onfesercenti. Ma in uesto schieramento il ruolo dellAnasf assume una rilevan a particolare prprio per le competen e. a categoria degli agenti include infatti al suo interno numerose sotto-categorie con forti competen e verticali per esempio gli informatori scientifici «e uella di noi consulenti finan iari ha sicuramente una marcia in più» prosegue Mei «in mate70 gennaio 2019
ALFONSINO MEI, CONSIGLIERE DELL’ENTE IN QUOTA ANASF, SOLLECITA UNA SVOLTA VERA DOPO LA MOZIONE DI SFIDUCIA AL PRESIDENTE COSTA ria di previdenza perché è un tema che rientra a pieno titolo tra quelli da noi trattati nel lavoro di ogni giorno. Per questo, non abbiamo alcuna paura di cambiare gli e uilibri lo facciamo in nome di un obiettivo molto chiaro». Ma uali sono i temi contestati alla gestione osta «I capisaldi della riforma che porteremo avanti noi e che ci ha spinto a coali arci sono un ingiusticafibile aumento delle spese generali, in particolare quelle derivanti da consulenze professionali un aumento di un milione di euro sulla comunicaione del presidente peraltro sen a preventivo un fondo di previdenza che non pensa minimamente all’assistenza integrative per cui solo l 1% degli iscritti fruisce di presta ioni spese alle stelle sul contenzioso legale; rimborsi dei consiglieri aumentati nonostante quelli che risiedono a Roma non ne producano» Ma non ci sono soltanto contesta ioni di tipo amministrativo, dietro l’opposizione dura delle quattro sigle associative: c’è un tema strategico: «Noi contestiamo
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a questa gestione uno scarso rendimento del patrimonio immobiliare, un andamento in positivo ma insufficiente di quello mobiliare e un grave problema in più: le iscrizioni in calo». Gi : perch per uanto non si noti come si notano le chiusure dei negozi e dei centri commerciali, l’e-commerce sta stringendo d’assedio il ruolo degli agenti e rappresentanti di commercio, che vengono spesso disintermediati da grandi colossi e dai suoi piccoli epigoni quanto, se non peggio, dei dettaglianti tradizionali. «Noi rimproveriamo a osta che invece di pensare al futuro a come reclutare nuovi iscritti contribuenti ed arginare l emorragia di 000 agenti all’anno che c’è stata, si disperde in attivit irrilevanti» argomenta ancora Mei. a sfida dun ue proteggere il fortino dell Enasarco da uest emorragia che alla lunga rischia di privarlo della linfa necessaria a svolgere il suo ruolo. chiaro che per un grandissimo ente previden iale - con 0 mila iscritti tra i più grandi pu e deve svolgere anche un ruolo di stimolo e di incentivo all’innovazione delle categorie che rappresenta. «In un mondo che cambia tutti finiamo coinvolti. Per non dobbiamo farci travolgere. erto i robot sostituiranno molti posti di lavoro, ma dietro i robot sempre uomini ci saranno, e dobbiamo essere tra quelli: affrontare la realt con una forte proie ione sul futuro gestita da manager capaci all interno di Enasarco significa pensare ad ogni agente di commercio come a un consulente, nel suo ramo, e finora nessuno ci ha nemmeno provato. Oggi servono agenti capaci di essere consulenti dei clienti, anche se vendono aspirapolvere. Devono dare un servizio a valore aggiunto. uindi formare ueste categorie fondamentale. Investire nella forma ione in un certo modo per trasformare ogni agente da puro venditore a consulente, come è avvenuto e sta avvenendo per i consulenti finanziari, divenuti da venditori di conti corrente o di fondi comuni consulenti veri che ti vengono l e ti fanno il check-up finan iario immobiliare e previden iale». Invece – sempre secondo la linea d opposi ione all attuale vertice fino ad oggi l’Enasarco si sarebbe limitato a chiedere sacrifici ai suoi iscritti sul fronte dei contributi e dal 01 che si attestano per i consulenti all 11% dei
DOPO 80 ANNI LA LEADERSHIP DI CONFCOMMERCIO VACILLA: «SU IMMOBILI, FINANZA, SPESE E RICERCA DI NUOVI ISCRITTI SERVONO RISPOSTE MIGLIORI» proventi. Il disagio interno a Enasarco si inserisce nel più generale e complesso uadro del futuro delle casse previden iali private tutte in fase di incerte a. «Il sistema presiden iale privato lo vedo nell’insieme quasi obbligato a cambiare pelle, a indirizzare i suoi investimenti verso l’economia reale, per contribuire a creare occupa ione posti di lavoro affinch le aziende possano versare più contributi, in modo da avere noi tutti il volano che serve per pagare le pensioni agli anziani e offrire opportunit ai giovani» aggiunge Alfonsino Mei. he come Anasf e insieme a iarc ederagenti e onfesercenti, ritiene necessario anche ridiscutere la soglia del minimo contributivo che oggi cancella tutti i versamenti fatti per meno di vent’anni: «Questa stortura nasce da un vuoto legislativo non una responsabilit della gestione. Ma una stortura da sanare». Mei consigliere Enasarco per la prima volta in uesta consigliatura che è anche la prima a essere stata selezionata attraverso elezioni dirette, è stato scelto dai colleghi anche perch si sempre occupato dei fondi pensione « uindi proprio sulla gestione previdenziale negli anni ho maturato molta esperienza, dall’altra parte del tavolo, come gestore, per far rendere i patrimoni. Prima in ideuram Imi San Paolo e poi in Unicredito. È per questo che mi sento moralmente impegnato a far evolvere l ente come sta evolvendo la professione. I consulenti finan iari iscritti all Enasarco sono circa 0 mila e siamo un po le truppe scelte in uesto ambito della categoria degli agenti, e ci mettiamo a disposizione di tutti per tutelarne gli interessi, previdenziali ma tramite la previden a anche professionali». (s. l.)
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POLE POSITION
a cura di Buddy Fox
DEUTSCHE BANK FINISCE NEI GUAI (ANCHE) PER RICICLAGGIO
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iove sempre sul bagnato. Per Deutsche Bank il palmares, non di vittorie ma di guai, sembra non avere mai fine. Dopo le manipolazioni contabili di ogni tipo, i problemi con i derivati, le multe miliardarie, si aggiunge anche l’accusa di riciclaggio. Secondo gli inquirenti la banca avrebbe creato società off-shore nei paradisi fiscali, allo scopo di lavare denaro sporco. La reazione del titolo è stata quella di accentuare le perdite, una debolezza e un calo che l’ha portata su minimi assoluti inferiori agli 8 euro, livelli che non si erano visti nemmeno dopo lo scoppio della crisi finanziaria del 2008. Dieci anni sono passati dalla bolla dei mutui, dieci anni che per DB sono stati un continuo calvario costellato di penalità: 18 miliardi in multe di vario genere, l’implicazione nella manipolazione del tasso interbancario Libor, e un livello di tossicità in derivati tutt’ora incalcolabile. DB voleva fare
l’americana, ci è riuscita solo in parte, nel copiare le cattive abitudini d’investimento, ma non nel livello di profittabilità. Eppure, nonostante tutte queste magagne, sul banco degli imputati del credito europeo in prima fila ci sono sempre gli istituti italiani. Una disparità di trattamento e di giudizio che si riscontra nelle parole usate dal Capo della Vigilanza della Bce che per la salvezza delle banche italiane: «Incrociamo le dita», e anche nel trattamento di mercato, visto che Unicredit per piazzare un bond a Pimco ha dovuto offrire un rendimento intorno al 5%, più o meno 5 volte di quanto la banca aveva offerto per un’altra obbligazione a inizio 2018. Dunque, da una parte c’è una banca che ne combina una più di Bertoldo, e dall’altra ci sono banche che per quest’anno (fonte Pwc) hanno fatto pulizie per 70 miliardi di Npl. La legge di mercato non è uguale per tutti.
L’ALLEANZA FORD-VOLKSWAGEN RIACCENDE IL RISIKO DELL’AUTO
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n un’economia sempre più tinteggiata di green, dove i vantaggi sono sempre più a favore della New Economy e dove la Old sembra scivolare nella disgrazia (scandalo Ghosn, Renault/Nissan/Mitsubishi), le vecchie glorie si inventano un colpo di coda spiazzante. Ford e Volkswagen sembrano seriamente intenzionate a un accordo in direzione di un’alleanza globale, una notizia che spariglia i vecchi progetti e soprattutto mette il peperoncino, riattivando le fantasie di un grande risiko mondiale a quattroruote. Tutto, sembra, sotto la regia di Donald Trump, che della New Economy sembra ancora un acerrimo nemico. Dopo gli scandali sul “dieselgate” e le minacce sui dazi, quella di Volkswagen sembra una mossa di efficace diplomazia per rafforzare il rapporto economico tra Europa (vedi Germania) e Usa. Interessante sarà ora capire le contromisure delle rivali, con GM attualmente in rotta di collisione con The Donald a causa dei 15mila tagli al personale e della chiusura di cinque stabilimenti made in USA. Ma soprattutto, visto da casa nostra, sarà interessante capire cosa vorrà fare da grande Fiat, che dopo essersi americanizzata, grazie al matrimonio con Chrysler, ora deve decidere con chi fare il prossimo salto. Secondo Riccardo Ruggeri (ex grande uomo Fiat) FCA è
ancora un follower con una stazza di appena 4,7 milioni di pezzi l’anno, mentre lo standard oggi è di 10 milioni, dimensioni che ora hanno solo 4 grandi gruppi euro-nippo-americani, cinesi e coreani esclusi. FCA cercasi marito disperatamente.
AZIONARIATO DIFFUSO, IL SOGNO DI DEL VECCHIO PER LA SUA “ESSILUX”
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ebutto positivo di EssilorLuxottica alla borsa di Parigi. Il titolo ha raggiunto i 110,20 euro per azione. Il delisting di Luxottica dalla borsa di Milano (51,08 euro il valore dell’azione) è previsto entro il primo trimestre del 2019. Leonardo Del Vecchio, presidente e primo azionista del nuovo colosso, ha sottolineato che «questo gruppo è la realizzazione di un sogno iniziato tanti anni fa e che oggi si concretizza con la nascita del maggiore gruppo di ottica del mondo». «È un percorso durato un’intera vita che testimonia i miei valori, la mia passione e il rispetto
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di tutti». Lui lo chiama “EssiLux”: conta 150mila dipendenti, un fatturato di 16 miliardi e una capitalizzazione di borsa di circa 50 miliardi di euro. «La diversità della cultura aziendale è la vera ricchezza su cui costruire la ricchezza comune», ha spiegato Del Vecchio, rilevando che da Essilor il gruppo vuole ereditare «la cultura dell’azionariato diffuso”». Il vero rebus sul futuro di EssilorLuxottica rimane la scelta dell’amministratore delegato. Del Vecchio ha puntualizzato in merito: «Ho i miei desideri», ma «se ne occuperà una commissione». Tra i desideri dell’imprenditore c’è anche una quotazione di EssilorLuxottica alla Borsa italiana, ma per ora non è all’ordine del giorno. Con l’addio di Luxottica, l’indice FtseMib perde un peso massimo di circa 25 miliardi di capitalizzazione, a tutto vantaggio della preponderanza di un settore bancario sempre più debole. Continuiamo così, facciamoci del male.
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LA RONALDOMICS PORTA LA JUVENTUS TRA I BIG DEL LISTINO
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ome al Grand Hotel, gente che entra gente che esce, anche le porti girevoli del FTSEMib, hanno registrato un gran volume di traffico quest’anno. Come è noto, il FTSEMib, il più significativo indice azionario della Borsa italiana, è il paniere che racchiude di norma le azioni delle 40 società italiane selezionate in base a capitalizzazione, flottante e liquidità. L’indice è rivisto trimestralmente, per la precisione il lunedì successivo al terzo venerdì di marzo, giugno, settembre e dicembre, giusto a ridosso del Natale. La sorpresa, che per gli addetti ai lavori non lo è per nulla, sono i nomi di chi entra nel club dei “best forty” e di chi, specularmente, è costretto a uscirne. Con tutti gli onori fa il suo ingresso sua maestà la Juventus, “Notre
Dame de Championat” come la chiamava Gianni Brera, e mestamente escono Banca Mediolanum e Mediaset. Non commetteremo l’errore di dare per tramontato l’impero del Cavalier Berlusconi, ma di certo non sarà un Natale dei più lieti per l’ex patron del Milan. Come diceva Boniperti «vincere non è importante, ma è l’unica cosa che conta», in campo come nella Borsa. L‘altra nuova entrata nell’FTSEMib è Amplifon, la società che produce e commercializza apparecchi acustici, quotata dal 2015, presente in 22 paesi attraverso una rete di circa 4.300 punti vendita diretti, 3.800 centri di assistenza e 1.900 negozi affiliati al network, impiegando complessivamente oltre 14.000 persone in tutto il mondo.
UN ROBOT DI TROPPO: A TORINO È IL MOMENTO DI COMAU
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opo Magneti Marelli, ceduta ai giapponesi di KKR per 6,2 miliardi di euro, sembra arrivato il momento di Comau, la fabbrica di robot del Gruppo FCA. La vendita dell’azienda potrebbe fruttare al Gruppo molto meno (circa circa due miliardi di dollari, stando alle stime degli esperti del settore), ma la tendenza in atto tra Detroit e Torino sembra, ormai, questa. L’obiettivo non sembra, però, essere l’azzeramento del debito, già raggiunto a fine giugno 2017, quanto la preparazione ad un matrimonio a cui è importante giungere il più robusti possibile dal punto di vista finanziario. Purtroppo, il nuovo AD Manley a differenza di Marchionne non pare un tipo molto loquace. Il dubbio quindi permane poiché sino a questo momento non si parla di motori elettrici né di nuovi modelli “long seller” come Punto o Panda. Quello che funziona a meraviglia sono i marchi americani Jeep e RAM. Inevitabile la preoccupazione dei sindacati che proprio in questi giorni aprono la vertenza per il contratto integrativo, una questione che interessa circa 80.000 lavoratori. Si dice che sui mercati non ci sono mai “pasti gratis”, in Fiat da Marchionne in poi, c’è sempre un piatto per tutti. L’importante è essere azionisti.
PER IL 2019 LA RUSSIA PRENOTA UN PEZZETTINO D’AFRICA
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n vertice internazionale tra la Federazione Russa e i paesi africani è in programma per la seconda metà del 2019. Lo ha riferito all’agenzia di stampa “Sputnik” Andrei Kemarskj, direttore del dipartimento per l’Africa presso il ministero degli Esteri russo. «L’evento è stato annunciato a luglio di quest’anno dal presidente della Federazione Russa, Vladimir Putin, durante il decimo vertice della Brics svoltosi a Johannesburg. I capi di Stato e di governo dei paesi africani hanno espresso un forte interesse e ci stiamo organizzando per tenere il vertice nella seconda metà dell’anno prossimo», ha dichiarato Andrei Kemarskj. Il diplomatico russo ha poi annunciato una serie di eventi importanti, in programma nei mesi precedenti al vertice. In particolare, Kemarskj ha parlato di una conferenza parlamentare tra la Federazione Russa e l’Unione africana (fissata per la prima metà del 2019) e un forum eco-
nomico in programma a giugno dell’anno prossimo a Mosca, a margine della riunione degli azionisti della African Exim Bank. «Tutto questo lavoro a livello sociale, parlamentare ed economico culminerà nel vertice», ha concluso Kemarskj. Un sacco di lavoro attende, dunque, per i diplomatici del Cremlino. Che vogliamo scommettere sono interessati allo sviluppo del continente, agli affari che si possono fare ma anche e soprattutto allo strapotere che i vicini cinesi hanno dimostrato di avre in Africa. gennaio 2019 73
UN SETTORE AI RAGGI X
Con l’automotive è l’ora del punta-tacco di Franco Oppedisano
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on ci sono molti buoni motivi, oggi, per investire nel settore automobilistico a medio-lungo termine. Le grandi case costruttrici di automobili dell’Occidente sono strette in una morsa assassina e la maggior parte di esse non potranno che uscirne con le ossa rotte. Anche se nel breve termine quelle svalutatesi di più potrebbero ampiamente rimbalzare. Da una parte, comunque, ci sono i limiti pubblici alle emissioni, con tutto il loro corollario di problemi, e dall’altra c’è una corsa tecnologica verso la guida autonoma imposta dagli Over The Top digitali, di cui nessuno dei grandi player tradizionali sentiva la necessità. È inutile cercare colpe o immaginare con un volo pindarico grandi guerre commerciali transoceaniche: basta guardare la realtà di oggi e il sentiero strettissimo sul quale sono costrette a viaggiare le case auto-
TRA LIMITI ALLE EMISSIONI, CORSA ALL’ELETTRICO E GUERRE TRANSOCEANICHE, IL SETTORE SOFFRE MARGINI SEMPRE PIÙ RIDOTTI. E LA BORSA SEGUE IL TREND
Euro Stoxx Auto
High:683 600
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Low:453 400 Febbraio ‘18
Aprile’18
Giugno ‘18
Agosto ‘18
Ottobre ‘18
Dicembre ‘18
Fca 20 18
16
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Aprile’18
Dicembre ‘18
Agosto ‘18
General Motors
100 90 80 70 60
mobilistiche. È un enorme domino le cui prime tessere sono già cadute. Il Dieselgate ha portato a una stretta oltre ogni logica (dai limiti alle emissioni ai divieti di circolazioni nelle città) e a spingere sull’auto elettrica. La tecnologia a zero emissioni non è ancora pronta e servono miliardi di euro di investimenti per portarla a un livello (di costi, autonomia e velocità di ricarica) per lo meno accettabile per i clienti normali. Ma gli investimenti fanno diminuire i margini di guadagno. Nel frattempo, per evitare multe miliardarie in Europa, le case costruttrici sono costrette a vendere comunque auto elettriche. E per riuscire a venderle sono costrette a ridurre i prezzi e di conseguenza i margini. Quindi: se non riusciranno a vendere auto elettriche pagheranno multe salatissime che 74 gennaio 2019
Aprile’18
Dicembre ‘18
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Renault
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40
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30 Febbraio ‘18
Giugno ‘18
Ottobre ‘18
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CARLOS GHOSN, CHE È STATO PER VENT’ANNI IL NUMERO UNO DI NISSAN E RENAULT, È FINITO IN CARCERE IN GIAPPONE. È UN SEGNALE DEL GRANDE CAOS CHE REGNA NEL SETTORE faranno evaporare completamente i margini di guadagno. Se riuscirammo a venderle, i loro margini saranno comunque ridotti all’osso. Una situazione loss-loss da manuale. In questo scenario, poi, entrerà come un carro armato la concorrenza cinese (che da un paio d’anni, su input del regime, sta studiando la tecnologia elettrica), l’unica ad avere a disposizione, in sovrabbondanza, tutte le materie prime per realizzare le batterie, grazie ai buoni rapporti costruiti con i Paesi africani che le producono mentre l’Occidente era impegnato a discutere di effetto serra e riscaldamento globale. Indovinate cosa succederà: diminuiranno i margini di guadagno. Ma non solo: i motori elettrici sono talmente facili da realizzare, che questo tipo di tecnologia non rappresenta certo un efficiente barriera all ingresso nel settore. uindi dietro Tesla e le decine di nuove case automobilistiche nate da poco ne arriveranno altre che aumenteranno la concorrenza. Diminuendo i margini di tutti quanti. La guida autonoma serve solo al Gafa E l’Eldorado della guida autonoma? Se (mai) arriverà, trasformerà le auto in salotti viaggianti. La differenza tra un marchio e l’altro sarà solo una questione estetica, se non di tipo di pelle usata per i sedili, stanti i vincoli aerodinamici e di sicurezza imposti per tutti. Quindi addio valore del brand costruito con fanta fatica e addio ai guadagni per le storiche case automobilistiche. A guadagnarci, non saranno certo i costruttori, ma il gruppo dei Fang (Google, Amazon, Facebook, Apple). Che infatti stanno spingendo l’acceleratore sul tema della guida autonoma. Perché tutto il tempo liberato alle mani (che non saranno più alle prese con volante, cambio e quant’altro), verrà impiegato dalle stesse mani esatta-
mente come viene impiegato in treno o in metropolitana: per navigare online, scambiare dati, fare acquisti. Continuanado a infilare soldi in tasca a chi sul business di internet ha costruito un vero e proprio impero. Poi, come se non bastasse, c’è pure il rallentamento del mercato cinese, ovvero quello che negli ultimi anni ha fatto quadrare, quasi da solo, i bilanci delle case automobilistiche. Come ciliegina sulla torta, c’è pure la minaccia generalizzata di dazi, il cui effetto di alzare i prezzi delle vetture importate e quindi diminuirne le vendite è solo l’aspetto più appariscente è quello. Quello meno evidente è invece l’impennarsi dei costi, dato che che per via dei dazi i costruttori sono costretti a rivedere la propria struttura produttiva, investendo in nuove fabbriche, doppiando supply chain e catene produttive, rendendole molto più elastiche per riuscire a produrci più modelli diversi. Sul tavolo infine c era (e forse c ancora) anche la Brexit, che nella sua versione hard avrebbe mandato in tilt le esportazioni in Gran Bretagna e tutti gli stabilimenti delle case automobilistiche straniere sul suolo britannico. I margini dell’auto derivano dai servizi Il mantra delle case automobilistiche è trasformarsi da costruttori a fornitori di servizi di mobilità. In concreto lo sono già da almeno quindici anni, visto che prestano soldi ai clienti per comprare l’auto ed è da questa attività che ricavano una buona fetta dei loro guadagni. Peccato che il passaggio successivo che hanno in testa sia il car sharing e la vendita di servizi collegati all’auto. Sulle auto condivise nessuno ha finora mai guadagnato un euro (an i se ne sono persi una valanga) e quella dei servizi, poi, è una strada tutta in salita,
DOPO LA PREMATURA SCOMPARSA DI SERGIO MARCHIONNE SONO NOTEVOLMENTE AUMENTATE LE RESPONSABILITÀ DEL PRESIDENTE DI FCA JOHN ELKANN gennaio 2019 75
L’A.D. DI GENERAL MOTOR MARY BARRA HA APPENA ANNUNCIATO LA CHIUSURA DI CINQUE STABILIMENTI E IL LICENZIAMENTO DI OTTOMILA DIPENDENTI NEL NORD AMERICA perché chiunque potrà entrate in questo mercato, non appena verrà dimostrato che può fruttare qualcosa. Di questa situazione i mercati se ne accorti da quasi un anno. In Europa, come tanti orologi svizzeri, i titoli del settore hanno segnato i loro massimi l’ultima settimana del gennaio 2017 e da allora hanno cominciato a perdere. Niente crolli verticali, ma una tendenza consolidata. L’Euro Stoxx 600 Auto ha toccato i 683,39 punti il 22 gennaio e ora è a quota 454,06, con una perdita del 26,27% da inizio anno. A inizio mese (il 6 dicembre 2018), Bmw è scesa da 97,1 euro 73,7, Daimler da 76,3 euro a 46,9, Volvo da 192, 3 corone svedesi a 144, Porsche da 80, 18 euro a 53,22, Peugeot da 25,4 euro a 17,92, Renault da 100,80 euro a 57,57 (con il colpo di grazia dell’arresto a fine novembre del presidente arlos Ghosn), il gruppo Volkswagen da 192,3 euro a 144 e Fiat-Chrysler da 20,20 euro a 13,84. Negli Stati Uniti la situazione è simile. Se la cava meglio General Motors, grazie alla scelta di Mary Barra, la lady di ferro dell’automobile, di dire addio al mercato europeo disfandosi Opel (acquistata da Psa) e mettendosi al riparo dalle draconiane politiche comunitarie sulle emissioni (da 40,99 dollari del primo gennaio 2018 ai 34,69 del 7 dicembre), mentre Ford ha, inesorabilmente, perso il 28% in un anno. Le orientali, cinesi escluse, hanno pagato dazio anche loro, anche se in misura diversa: Hyundai ha toccato i 167.000 won coreani e mentre scriviamo è a quota 111.000, Toyota, grazie alla fama conquistata sui veicoli ibridi è calata solo da 7806 a 6858 yen. E anche il cash flow è in picchiata Questi sono i risultati nonostante nel 76 gennaio 2019
2018 molte della case automobilistiche abbiano presentato il loro miglior bilancio di sempre. Aumentano fatturato e utili infatti ma diminuisce il cash flo proprio per via dei cospicui investimenti effettuati sulle nuove tecnologie e degli accantonamenti disposti per affrontare spese impreviste. Insomma, se qualche anno fa le aziende automobilistiche erano cash cow da mungere che operavano in un mercato maturo, oggi sono aziende tradizionali che devono affrontare cambiamenti strutturali i cui risultati non son affatto scontati. Per ridare fiato al settore in Europa nel breve periodo ci vorrebbero almeno tre cose: un allentamento delle politiche sulle emissioni, una rottamazione che coinvolga tutti gli Stati della Ue e l’uscita sul mercato di un pacco di batterie che permetta di percorrere almeno 500 chilometri con un “pieno” e si ricaricasse in meno di 20 minuti. Dal punto vista industriale sarebbe bene che queste cose avvenissero presto e insieme. Il valore delle spin off Se guardiamo il settore con gli occhi della finan a invece le case automobilistiche potrebbero seguire l’esempio di Sergio Marchionne e cercare di estrarre valore dalle loro molteplici attività avviando una serie di spin off. Daimler lo ha già annunciato e il Gruppo Volkswagen ci sta pensando. In un’ottica a un anno sono, forse, questi i titoli su cui puntare, insieme a quelli di Fca, ma per motivi diametralmente opposti. Dopo la cessione di Magneti Marelli, che non ha inciso per niente sull’andamento della quotazione, c’è ben poco valore da estrarre dalle attività del gruppo che fa capo a John Elkann. Verrà venduta Comau, ma l’ipotesi di spin off dei marchi Maserati e Alfa Romeo non sta in piedi al momento perch semplicemente non fanno profitti. rmai ca un azienda americana perché è con i marchi americani (Ram e Jeep) e in quei luoghi che produce il 90% degli utili. Ma si porta ancora dietro la palla al piede delle attività e dei marchi europei. Per questo, qualcuno comincia a parlare di una sorta di riplice Allean a con le attivit made in sa affidate a GM, quelle mass market italiane a un costruttore orientale e quelle premium a un tedesco. Ricorda un po’ le classiche barzellette, quelle con l’americano, l’italiano, il cinese e il tedesco, ma è un’ipotesi interessante anche per gli azionisti. Mai quanto una vendita in blocco, comunque. Che però non viene neanche più considerata.
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IL SONDAGGIO ESCLUSIVO PER INVESTIRE DI MAKNO-RSM
Risparmieremo ancora di più di Marina Marinetti
E
niente, abbiamo spoilerato, nel titolo. Ma il fatto che addirittura il 69% degli italiani riesca a mettersi da parte dalla “decima” a più del 30% del proprio reddito, ci ha letteralmente spiazzati. Ma come? L’economia rallenta, la disoccupazione non accenna a diminuire, il reddito disponibile è al palo da anni, le spese aumentano e si riesce ancora a fare cassetto? Eppure il sondaggio dell’Istituto di ricerca Makno per Rsm “Gli italiani e il risparmio” non lascia adito a dubbi: il 42,6% degli intervistati risparmia dal 10% al 0% del proprio reddito il 1 6% fino al 30%, e l’8,8% va anche oltre. Ma quello che i numeri raccontano è quello che succede nella testa delle persone: perché è proprio quando le cose vanno male (e si ha paura vadano peggio) che si mette fieno in cascina. E che si tengono gli occhi bene aperti: «Se guardiano i dati strutturali, sul volume ci siamo», commenta infatti Mario Abis, il presidente di Makno, poco (o nulla) stupito del dato sul ri-
sparmio. E colpito invece da uello sull informa ione finan iaria: siti finan iari (3 6%) consulenti (16 %) e banche ( 0%) giornali (10 %) sono in cima alla classifica in cui compaiono gli immancabili conoscenti/amici/parenti (6,8%), i corsi di informa ione finan iaria ( %) la tv ( %) il commercialista (1,8%). «Il dato interessante è la qualità e la quantità dell’informazione», sottolinea Abis: «Siamo entrati in una dimensione di estrema atten ione all aspetto economico e finan iario. on vero che la gente ne sa così poco: ne sa e si informa con diversi strumenti». Spesso e volentieri, per giunta: ogni giorno il 21,8% degli intervistati, a cadenza settimanale il 30,2%. «Colpisce la competenza che si sta formando e che avviene un po’ di tutti i settori», continua il presidente di Makno: «È un tema in parte legato alla rete, ma anche all’iperindividualismo». E all’autostima vien da dire. Perch addirittura il % degli intervistati assicura di saperne molto (e il 16,8% di saperne abbastanza). Poi, però, c’è un 37% che sbaglia a dire cos’è un’obbligazione (e
Rispetto al suo attuale reddito, qual è la percentuale dei suoi risparmi?
Lei per i prossimi anni prevede di investire:
Oltre il 30%
8,8%
Più di ora
Fino al 10%
22,2%
31,0%
Fino al 30%
17,6%
Come ora Non ne ho idea
6,2%
Meno di ora Fino al 20%
42,6%
78 gennaio 2019
14,8%
56,8%
INVESTIRE SPECIALIST
PARLARE DEL PROPRIO DENARO NON È PIÙ UN TABÙ L’indagine di Makno-Rsm è stata effettuata su un campione casuale semplice di 500 casi rappresentativo della popolazione che dichiara di avere a disposizione un patrimonio minimo di risparmio che investe, segmentato nella fascia d’età 26 70 anni e distribuito sul territorio nazionale. Le interviste sono state realizzate con il metodo cavi nella seconda settimana di novembre con domande a risposta chiusa. L’indagine evidenzia un’ampia disponibilità da parte del pubblico a parlare di risparmi ed investimenti, temi che fanno parte del privato e
che toccano un tema delicato come quello del reddito e, implicitamente, del tenore di vita. La cura con cui sono stati compilati i questionari dimostra invece quasi un bisogno di affrontare queste tematiche: la diffusa incertezza economica sembra aver tolto il velo di riservatezza e messo in evidenza il desiderio di parlarne. Non solo, se ne parla a ragion veduta: in larga maggioranza infatti gli intervistati dichiarano, e dimostrano, di essere ben informati in materia, con una buona conoscenza sia degli strumenti finanziari e di investimento che dei
fattori che muovono l’economia. Del resto, la maggior parte di loro si informa attraverso siti finanziari e consulenti. Grazie a questa informazione il portafoglio è molto diversificato in una gamma di strumenti in cui i classici titoli di Stato hanno perso il loro predominio, sostituiti, o quanto meno affiancati, da fondi comuni di investimento e da azioni e obbligazioni. Anche se la gestione è per lo più affidata alla banca o al proprio consulente finanziario, l’informazione sull’andamento degli investimenti è costante e frequente.
SORPRESA, IL 69% DEGLI ITALIANI RIESCE A INVESTIRE DAL 10 AL 30% DEL PROPRIO REDDITO
un 1 % che definisce un azione “una quota del debito di una società”), quindi qualcuno non la racconta giusta. Che poi sono quelli che non acquistato gli ultimi Btp perché “non mi fidavo ( %). Proprio quando offrivano i rendimenti più alti. Ottimisti. Che prevedono di investire come fanno ora (il 6 %) se non di più (il 22,2%), per poter affrontare spese impreviste (il 22,4%) e poter contare su un integra ione della pensione (il 1 6%) - e i figli si arrangino: a loro pensa solo il 1 % degli intervistati perché a incidere sulla sorte dei suoi risparmi sono le politiche del Governo italiano (per il 34,8% degli interpellati) e l’andamento dei mercati (per il 30%). Andiamo bene. E ora, se con risparmiatori così informati (anche se il 48,2% de-
gli intervistati, alla domanda “Lei conosce i costi dei suoi investimenti in strumenti finanziari /previdenziali” risponde un incerto “Sì, più o meno” alla faccia della Mifid) non vedete l ora di infilare il naso nel portafoglio altrui per scoprire cosa c’è dentro, tenetevi forte: i soliti fondi comuni sono la scelta numero uno per il 23,6% degli intervistati, i titoli di Stato italiani per il 20,8%, mentre solo un temerario 1 % si lancia sulle a ioni. E comun ue a gestire il gruzzoletto, si lascia fare alla banca (il 41,2%), al consulente finan iario (il %) o alla compagnia di assicura ione (il 13,8%), che è meglio. Perché, francamente, non vorremmo mai essere nei panni di uell 1 % che i risparmi invece li ha affidati all’amico.
Può definire il livello della sua informazione in materia di investimenti, economia e finanza?
Lei conosce i costi dei suoi investimenti in strumenti finanziari/previdenziali?
No
6,8%
Ne so poco, ma non mi interessa saperne di più
26% Ne so molto
3%
Ne so poco, ma vorrei saperne di più
54,2%
Sì, più o meno
Sì, bene
48,2%
45%
Ne so abbastanza
16,8%
gennaio 2019 79
A chi affida i suoi risparmi per gestirli?
In quali strumenti finanziari/assicurativi investe? Altro
Titoli di stato stranieri
0,8% 4,6%
Investo autonomamente
Polizze vita
14,4%
Titoli di stato italiani
20,8%%
15,6%
ETF
1,8%
Azioni
13,8%
Al commercialista
5,2%
Al consulente finanziario
Fondi comuni di investimento
22,4%
Alla banca (filiale bancaria)
23,6%
15,8%
Ad una compagnia di assicurazione
41,2% 12,0%
PIR
Obbligazioni
0,4%
All’amico
5,8%
1,8%
Gestioni Patrimoniali
Si informa personalmente sull’andamento dei suoi investimenti?
Per lei che funzione hanno i suoi investimenti?
Non mi Una volta informo all’anno
0,2%
Ogni 6 mesi
5,8%
Ogni tre mesi
10% 2,4%
Ogni giorno
21,8%
Affrontare in modo più sicuro spese impreviste
22,4%
Aumentare il mio capitale, in generale
15,8% 11,6%
Ogni settimana
Integrazione del reddito attuale
30,2%
13,2% Ogni mese
6,4%
23,2%
Aspetto le rendicontazioni del gestore
Accantonare risorse per i miei figli
15,4%
Perché non ha acquistato i Btp emessi recentemente?
Altro
Poter contare su una integrazione della pensione
21,6%
A suo parere quali sono i fattori che incidono di più sulla sorte/sul rendimento dei suoi risparmi?
Le speculazioni finanziarie
8,2%
Acquistare beni che mi interessano
18,4%
L’andamento economico dei mercati/delle imprese
30,0%
Non avevo risorse disponibili
46,1% Non mi fidavo
45,8%
Le politiche del Governo italiano
34,8%
6,6% 10,2%
La Banca d’Italia
Le istituzioni finanziarie della Comunità europea
80 gennaio 2019
INVESTIRE SPECIALIST
INTERVISTA A MARIO ABIS
«Attenti, però: si sondava meglio quando si sondava meno»
S
e tutti siamo fermamente convinti che il nostro pensiero rivesta un’importanza cruciale per i destini del mondo, la colpa, è anche un po’ di Mario Abis. È stato lui, in epoca non sospetta (era il ‘78), il primo a farci sentire importanti, “tastandoci il polso” con il suo istituto di ricerca Makno e l’Osservatorio socio politico, il primo sistema sociodemoscopico di previsioni politiche mai sperimentato in Italia. Quando nel 1980 in Rai Giovanni Minoli inchiodava il pubblico di Mixer allo schermo con le prime computer graphic Ibm, avveniristiche per l’epoca, suoi erano i sondaggi e sue le indagini. «Altri tempi», sospira lui, all’alba dei 70 anni compiuti di fresco, oggi professore di Statistica e ricerche di mercato alla Iulm di Milano. Come dire che neppure i sondaggi sono più quelli di una volta. «In quegli anni era tutto molto curato, c’era un discreto investimento sul sondaggio, con una cura metodologica molto serrata. Quello che allora era rivoluzionario, ora è diventato banale. un mondo che si involuto da un punto di vista scientifico diventato barbaro». Quindi se lei oggi vede un sondaggio fatto da altri, non ci crede? Mmmh... A parte la regressione tecnica, oggi i sondaggi vengono regalati, non c’è un vero mercato. Ma per un sondaggio accurato, servono risorse. E poi c’è una deformazione strutturale di fondo. Ovvero? Questa gente si dimentica di dire che le persone che rispondono a questi sondaggi non sono mai rappresentativi di niente, per una risposta che lei vede ce ne sono altre tre che non vede: quelle di chi non risponde. E poi le domande sono costruite malissimo. Ormai il sondaggio è un pezzo mediatico della società dello spettacolo, non è più un’implementazione dell’informazione. Però la politica va dove la porta il sondaggio... La politica ormai è debole come valore in sé: da testimonianza delle tendenze, il sondaggio è diventato un sistema di ascolto sociale per capire cosa può funzionare o meno nel momento in cui la comunicazione politica è essenzialmente mediatizzata. Si sondava meglio quando si sondava meno... Le ricerche sociopolitiche di Makno implementarono metodologie molto sofisticate cominciando dal monitoraggio delle tendenze politiche ottenute replicando nel tempo la rilevazione: ce lo inventammo noi. os come cose raffinate tipo la stima di un partito attraverso l’analisi discriminante... Sarebbe? Rappresentare le tendenze di voto senza chiedere direttamente agli elettori, ma osservando il loro comportamento. Eh già, perché uno potrebbe sempre mentire. Per questo abbiamo degli indicatori che derivano dall’esperienza psicosociale che ti possono dire statisticamente quanto
DAL MIXER DI GIANNI MINOLI AI GIORNI NOSTRI: ECCO COME È CAMBIATA (IN PEGGIO) L’INDAGINE STATISTICA ci sia di vero o di falso nelle risposte, le negazioni, gli autocompiacimenti... Nella sua lunga carriera di sondaggista ci sarà pure qualcosa che l’ha colpita particolarmente. Quando nacque Forza Italia, che ci fosse una forza politica completamente nuova che venisse premiata nell’ordine del 20-30% dell’opinione pubblica mi colpì moltissimo. La più importante testimonianza della rottura tra politica e società. Con Makno anticipammo quel che poi sarebbe successo: l’ondata di protesta legata a angentopoli non confluiva nel Pci come molti si immaginavano, ma nella nuova operazione di centro destra che stava nascendo. Verrebbe da dire: trovate le differenze. Quello che stiamo vivendo adesso è l’effetto di quel passaggio: paghiamo ancora l’indebolimento della politica che nacque allora. Solo che adesso c’è un terzo soggetto che pesa per il 40% è non è rappresentato: l’area dell’astensione. E non è un tema solo italiano. (m.m.) gennaio 2019 81
INTERVISTA A GIACOMO MARINO / DG FONDAZIONE CARIVERONA
«Alle Fondazioni 2.0 occorre un asset management innovativo» di Anna Piazza
M
eno banker, più incubatori di sviluppo economico sui territori. E per questo occorre un asset management innovativo, Le Fondazioni di origine bancaria, a quasi trent’anni dalla riforma, sono ai blocchi di partenza di una fase 2.0, anzi di un salto in banda 5G . a grande crisi finan iaria ha messo a dura prova anche i loro patrimoni, i loro proventi e quindi la loro capacità di erogare sui territori. E mentre sono impegnati nella tradizionale trincea del welfare sussidiario - assistenza, scuola, tutela dei beni culturali e ambientali - gli 88 Enti associati all’Acri sono oggetto di pressioni più forti perché s’inseriscano più attivamente nelle dinamiche di sviluppo economico locale e nazionale: E stato significativo su uesto terreno il brainstorming voluto a Verona, poco prima di Natale, dal presidente di Fondazione Cariverona, il rettore emerito dell’ateneo scaligero Alessandro Mazzucco, che ha chiamato a confrontarsi sul tema “Capitale umano, infrastrutture, sviluppo” il presidente della Compagnia San Paolo, Francesco Profumo, il leader di onfindustria erona Michele Bauli il Ceo di Cattolica d’Assicurazioni Alberto Minali e Carlo Carraro, rettore emerito di a oscari e direttore scientifico della Fondazione Nordest. «Le Fondazioni non partono certo da zero nel campo del supporto allo sviluppo economico e dei partenariati con le imprese e i centri di ricerca tecnologica, ma certamente dobbiamo accelerare il passo», dice Giacomo Marino, da tre anni direttore generale di Fondazione Cariverona. Quarantenne, bocconiano, ha maturato un’importante esperienza nell’investment banking a Londra, prima a Merrill Lynch, poi a Ubs, dove ha potuto seguire fasi rilevanti del riassetto bancario italiano. È tornato nella sua città 82 gennaio 2019
DUE IMPERATIVI PER GLI ENTI: REDDITIVITÀ SOSTENIBILE E CREAZIONE DI SVILUPPO d’origine al vertice manageriale di una delle Big Five dell’Acri (Cariverona è stata con Crt tra i fondatori di UniCredit e ne è tuttora primo socio italiano). Fra i compiti di Marino - comuni a una nuova leva di general manager di Fondazioni - vi è quella di condurre e innovare l’asset management istituzionale in una fase di mercati turbolenti. Ma la sfida professionale include la risposta a nuovi impulsi che convergono dagli organi di governance degli Enti, dall’Acri, dagli stakeholder sui territori (amministrazioni locali, imprese, terzo settore). «Il mondo zero rate - ricorda Marino - e le forti correzioni dei mercati nel segmento bancario, in cui Cariverona e tutte le altre grandi Fondazioni mantengono esposizioni di rilievo, stanno comprimendo i valori patrimoniali e gli avanzi di gestione che avevano caratterizzato soprattutto gli anni ‘90. Da un lato la gestione patrimoniale di una Fondazione come Cariverona punta al ritorno a livelli di redditività sostenibile, con un adeguato rischio/rendimento che garantisca nel contempo la tutela del patrimonio: come prescrivono la legge Ciampi e gli statuti sotto la vigilanza del Ministero dell’Economia. Ma su
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tutti gli Enti è ogni giorno più pressante la richiesta di esplorare vie nuove a sostegno dello sviluppo dei territori, sia con le erogazioni istituzionali sia con nuove interpretazioni delle politiche d’investimento».
Partecipazioni e immobili impegnano oggi circa il 50% del patrimonio Cariverona, che supera gli 1,8 miliardi. Come viene impiegata la componente liquida? La parte più liquida, circa 700 milioni, viene utilizzata attraverso fondi multi-asset/multi strategy dedicati UCITS. Nel corso dell anno scorso era stata semplificata la gamma di fondi di Fondazione e alzato il target di rendimento da Euribor +1.5% a Euribor +3%. Teniamo in considerazione anche gli ETF, ma al momento non investiamo direttamente, anche se nulla ci vieta di utilizzarli in futuro. Invece stiamo lavorando per replicare i mostri modelli di gestione nei segmento del mercati privati e degli asset illiquidi.
Com’è impostato oggi il portafoglio di Cariverona? Per rispondere alle indicazioni del Protocollo Acri-Mef del 2015 la partecipazione nella nostra conferitaria UniCredit (oggi all’1,8%) è stata fatta rientrare gradualmente entro il vincolo del 33 per cento. A tale quota - ma rimane importate anche se detenuta da tempo in ottica finan iaria - abbiamo affiancato altri investimenti azionari quotati, in chiave di rotazione e diversifica ione. Abbiamo riQuali iniziative avete allo levato il 3,4% di Cattolica d’Asstudio? sicurazione nella quale è sucCariverona ha lanciato un’icessivamente entrato con il il niziativa pilota assieme a 9% il fondo Berkshire attratto Fondazione Cassa Trento e dalla chiamata di Alberto MinaRovereto. Un bando innovatili a Ceo. Abbiamo sottoscritto vo, dotato inizialmente di 1,8 in Ipo il % di doBank: un istimilioni individuati nei due tu ione finan iaria innestata budget erogativi. Punteremo nella storia dell’originaria Cassu progetti di ricerca indusa di risparmio di Verona, ma Cariverona: il presidente Alessandro Mazzucco (sin.) con il Dg Giacomo Marino striale promossi da soggetti oggi decisamente proiettata dal del Nordest. Vogliamo essere gruppo Fortress verso la gestioponte fra le imprese più dine di Npl e Utp. Non abbiamo namiche nell’R&D e i centri mancato di accompagnare Bandi ricerca universitari. In una co Popolare verso la fusione parola: vogliamo stimolare il’ con Bpm. Siamo attenti anche Pil sui territori. a due pacchetti a ionari finora non quotati o non oggetto di Da questo al private equioperazioni strategiche: il 2,8% dell’Aeroporto Catullo di Verona ty/private debt il passo è breve... e soprattutto il 24,2% della Fiera di Verona trasformata in Spa. Con il direttore generale di Caritro, Filippo Manfredi, siamo stati a fine estate nella Silicon alle per avere lo stato dell arte nel Tutte società italiane, radicate nel territorio veronese.... finan iamento della ricerca tecnologica imprenditoriale. Il banSono gruppi che la Fondazione conosce bene e che intende ap- do ricerca è quindi per alcuni versi un test: vogliamo misurare poggiare nelle strategie di crescita dei rispettivi management, la nostra capacità di interfacciare con i player dell’innovazione e da cui si attende remunerazioni corrette. E’ un approccio comu- dello sviluppo. L’investimento in start-up o spin-off universitari ne alle altre componenti del nostro portafoglio, il cui monito- è evidentemente lo step successivo. così come lo studio di veiraggio affidato a un comitato finan a cui - oltre al presidente coli di private equity in partnership con altri investitori. Ma le ad amministratori dell’ente e al management, -cooperano im- “nuove imprese” non sono le uniche che le Fondazioni bancarie portanti professionalità esterne come Dario Frigerio (già Ceo di possono aiutare sui territori. Pioneer e oggi nei board di Poste Vita e Leonardo( già a Moody’s e oggu e Massimo ati one (gi a Mood s e consigliere Bpm Si riferisce alle imprese in crisi? fondatore di Ploutos, advisor ndipendente nella City). a dimensione del mercato degli pl e tp tuttora il riflesso più visibile della lunga recessione italiana Non sempre, tuttavia, È un approccio che vale anche gli immobili? risulta chiaro che dietro un credito “in sofferenza” vi sono non Come ha sempre sottolineato il presidente, il riassetto di un di rado contenuti industriali vivi: know-how, prodotti, identità importante patrimonio immobiliare (che supera in questo mo- sui mercati. Purtroppo, “Npl” o “Utp” è diventato sinonimo di mento i 300 milioni di valore) è una priorità strategica della “fallimento” o “liquidazione”. In realtà la gestione delle sofferenonda ione. Ed un percorso uello finali ato a una corretta ze bancarie - oltre a essere un business specialistico e redditivo valorizzazione e redditività dei nostri asset, che ha già registra- per importanti player - può rivelarsi un volano per la ripresa to ini iative importanti. Abbiamo affidato a un gestore inter- di non poche aziende. È qui che, effettivamente, le Fondazioni nazionale come Patrizia il fondo Verona Property, cui abbiamo bancarie - investitori istituzionali attente al “welfare” produtconferito una parte del nostro portafoglio e che si presenta tivo dei loro territori - potrebbero trovare interessanti spazi di come strumento di mercato flessibile e ricco di poten ialit . manovra.
NPL NON VUOL DIRE CRACK: IL PRIVATE DEBT/EQUITY PUÒ RILANCIARE UN’IMPRESA
gennaio 2019 83
L’EVOLUZIONE DEL BUSINESS
Disruption digitale, istruzioni per l’uso di Paolo Zucca
P
reparatevi per tempo a capire l’evoluzione dei nuovi business ad architettura digitale. Sarà necessaria tanta informazione e un po’ di malizia per dividere ciò che può produrre subito l’utile di conto economico dagli annunci che, quando andrà bene, daranno una buona immagine. Per chi investe in azioni e obbligazioni, direttamente o confrontandosi con i gestori nelle forme collettive, non sarà facile individuare il “chi vince e chi perde” nella nuova economia dei big data dell intelligen a artificiale della distru ione e ricostituzione dei margini. Lasciare per tempo titoli che non danno redditività, oppure obbligazioni che possono diventare più rischiose, vuol dire posizionare i propri investimenti su nuove rotte e venti più freschi. ll digitale sta cambiando tutto, è una rivoluzione con tanta disruption (rottura di schemi consolidati, utilizzo di nuovi processi), spariscono operatori storici e ne nascono di nuovi. Ma anche questi ultimi possono essere attaccati da menti più fresche supportate da capitali pazienti che in giro ci sono. La conquista della vetta della classifica Il digitale nell’economia per fortuna c’è da tempo, ha cambiato il modo di produrre. ei mercati finan iari ha gi modificato la geografia dell indice S P 00. I aang ( acebook Ama on Apple etfli Google Alphabet) stanno guadagnando terreno scalzando le big delle telecomunicazioni, mettono alle corde i colossi dell’intrattenimento e della grande distribuzione. ell indice la stessa defini ione del comparto elecomunica ioni stata modificata in omunica ione che permette l’inserimento dei nuovi vincenti. Si ridimensionano altri comparti nonostante Apple e Ama on restino classificate 84 gennaio 2019
Digital Wallet
35%
Pagamento alla consegna
18%
Carta di credito
46%
Bonifico
18% Altri
13%
Pagamento via mobile
1%
La “torta” degli e-pagamenti Secondo i rilievi dell’Associazione Italiana Prestatori di Pagamento, se la carta di credito resta lo strumento più usato nei pagamenti elettronici, il digital wallet viene utilizzato sempre più spesso
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A sinistra, Sudar Pichai, a.d. di Google. Sotto, a sinistra Jeff Bezos, ceo di Amazon, e, a destra, Jack Ma, fondatore e presidente di Alibaba
in settori che stanno loro stretti. hi ha voglia, vada a vedersi il cambio degli attori nelle principali capitalizzazioni: nel giro di meno di 10 anni sono arretrate le grandi energetiche (E on otal e altre) le Big ech hanno preso la guida della classifica pur con alti e bassi. e dimensioni raggiunte, la capacità di raccontare una storia che piace agli investitori e il prepotente utilizzo del brand li ha resi leader globali. utto bene e basta posizionarsi sull’onda? Vediamo.
esempio fornitori quotati e qualche start-up giunta al grande salto. Concorrenti colpiti ma non affondati n altra riflessione che i soggetti più tradi ionali sono stati colpiti dai aang ma non affondati. ualcuno vero ha portato i libri in ribunale (il retailer Sears ad esempio molto famoso negli Usa). Altri stanno reagendo contrastando l’avanzata dei nuovi competitors e sarà così anche in Europa. Si pu prevedere che l avan ata delle Big ech rester vistosa e troverà una resistenza maggiore da parte di chi, in poltrona, ha finalmente scoperto che fuori dal proprio giardino la share economy, la messaggistica e le vendite online erano ben altro che la chiassosa gioventù di ragazzi libertari. Guardando dalla finestre o forse osservandosi ha scoperto che il fedele cliente usava motori di ricerca, comparava prezzi regalando felice delle preziose informazioni a degli amichevoli siti social in versione sempre più imprenditoriale. uei big data sono l immenso archivio aggiornato ogni secondo, dove di tutti si possono conoscere i desideri e i probabili consumi. Semplificando come se un fiorista aprisse il suo negozio di quartiere sapendo una settimana prima le intenzioni di acquisto degli abitanti della ona i fiori preferiti i colori i vasi e soprattutto la gamma orientativa di prezzo. uesto scenario di maggior resisten a dovr essere valutato da chi investe: perché gioca su due versanti, indebolimento più graduale o addirittura recupero dell’operatore più tradizionale. E maggiori ostacoli normativi, privacy e anche reputazionali (ad esempio nel furto dati e nelle condizioni dei lavoratori) che possono interrompere o frenare la marcia trionfale. Pagare meno tasse possibili, con il gioco delle aree più convenienti, ha permesso alle Big in pochi anni un risparmio valutato in decine di miliardi come chiunque può vedere riprendendo il lavoro di analisi dell’Area studi di Mediobanca. Non va più bene ai governi nazionali, non è accettabile dall’opinione pubblica.
L’AVANZATA DELLE BIG TECH RESTERÀ VISTOSA MA TROVERÀ ANCOR PIÙ RESISTENZA DAGLI SCETTICI SUI BIG DATA
Segnali di maggior attenzione a fotografia di ueste settimane borsistiche invita invece a una riflessione sul rischio “bolla” per titoli che pre avano l assurdit di 100- 00 volte gli utili attesi, utili che in qualche caso neppure ci sono. Prendiamo il caso di etfli che ha bisogno di grandi investimenti per produrre entertainment esclusivo di massima qualità. Prima del ridimensionamento di novembre-dicembre il titolo veniva valutato fino a 1 volte gli utili. Più contenuto, ma sempre sopra la media dei principali titoli, il potenziale riconosciuto a acebook Apple Ama on e Google. e vendite sui titoli tech (- 0%) hanno riportato un po’ di realismo nelle capitali a ione delle cin ue ver he op. omplessivamente hanno perso circa 1000 miliardi di dollari di capitalizzazione e si è incrinata quella certeza sulle magnifiche sorti progressive di messaggistica, della raccolta pubblicitaria spinta dall’elaborazione dati, hardware ed e-commerce. e riflessioni degli analisti possono essere un’utile traccia per approcciare, anche da piccolo risparmiatore, la nuova gerarchia dei mercati Usa e l’evoluzione in corso in Europa. Per monitorare quei soggetti anche medio-piccoli che possono dare soddisfazioni. Ad
gennaio 2019 85
La grande variabile dell’intelligenza artificiale Intelligen a artificiale ricerca e sviluppo, una forza lavoro agile: variabili che fanno la differenza fra una società e l’altra, permettendo di dare servizi migliori a prezzi più bassi. Occorrono investimenti importanti che soltanto i big possono affrontare, costruendosi all’interno o comprando all’esterno le competenze e le idee migliori. Se l’intelligen a artificiale rispetter le attese non solo di automatizzare a basso costo molte attuali funzioni, ma di accrescere efficien a tempestivit di uasi tutti i business, la selezione degli operatori sarà inevitabile. Le nuove superpotenze hanno risorse e si muovono sia per crescita interna che per acquisizioni, molto mirate e magari non grandi. Anche questo può interessare il risparmiatore. Ma dove punteranno le big? uando la partita si fa dura si cercano le quote di mercato e meno i margini, quindi cala l’utile da trattenere per la crescita o da distribuire ai soci. La potenza delle Big, e si citano spesso le occidentali mentre a Oriente non ci sono soltanto Alibaba e encent supera i confini. anno piattaforme impressionanti hanno la fiducia gra ie a un servizio amico con pagamenti rapidi, sanno prima degli altri cosa stanno cercando imprese e consumatori. Dopo aver attaccato il commercio nei luoghi fisici i media e la raccolta pubblicitaria ma anche l’intrattenimento, ora attaccano il finan iario l automotive i servi i alla persona, il turismo. Ovunque intravedano spiragli per proporre e attrarre a sé clienti che già conoscono, cui hanno già venduto qualcosa. Per prendere tutta la filiera degli ac uisti e dei desideri di acquisto. Le banche restano un punto di riferimento per famiglie e imprese, il sostanziale monopolio di conoscenza del cliente è stato spezzato e i concorrenti nel banking non mancheranno. Il settore è iper-regolamentato quindi anche i nuovi operatori dovranno rispondere a obblighi di patrimonio e di vigilanza. L’osservazione di quanto sta avvenendo nel finan iario (banche assicura ioni asset management, credito specializzato) fornirà indicazioni utili per muoversi per tempo. 86 gennaio 2019
INTERVISTA A MAURIZIO PIMPINELLA
Segui i soldi e capirai l’economia
T
rovare un punto di osservazione per capire l’evoluzione digitale in corso è impossibile. L’intelligen a artificiale metter in moto capacit che non sono prevedibili. rovare criteri per investirci positivamente altrettanto difficile anche se – sostiene Maurizio Pimpinella (nella foto), presidente di Apsp (vedi pagina a lato) – ci sono alcuni criteri di fondo che risparmiatori e gestori possono utilizzare prioritariamente. Uno di questi è dove il denaro si muove realmente da un soggetto (famiglie, imprese, attori pubblici) a un altro. Il mondo dei pagamenti digitali è in tutto il mondo il crocevia fra le informazioni che precedono l’acquisto, le comparazioni di prezzo, lo scambio fra denaro e beni e servizi, la chiusura del contratto. Solo al momento del pagamento l’intenzione di acquisto diventa una reale transazione di denaro. Sì, il trasferimento di denaro, grande o piccolo, per investimenti o per consumo permette di individuare alcune tendenze dell’economia. Un esempio: gli acquisti e gli incassi della pubblica amministrazione, come si evolvono e si modificano in rela ione alla ualit dell offerta e alla facilit di pagamento. Ma lo stesso vale per le imprese e per i privati, dove in Italia rimangono pagamenti cash all’interno dei quali resiste un forte sommerso, l’economia in nero. La nostra associazione vuole contribuire a ridurre o annullare comportamenti illegali per l’economia che creano disparità concorren iali fra gli operatori e flussi di denaro che possono diventare pericolosi. Almeno le società quotate, e in generale le società più grandi, hanno maggiori controlli e vincoli, i bilanci sono sottoposti a controlli interni e revisione. Quindi l’investitore ha più certezze su conti e redditività. Può decidere chi prendere e chi lasciare. Non sarà facile: la rivoluzione in corso sta premiando delle super-potenze che si muovono rapidamente in mercati anche diversi dagli originari. hi ricorda lAma on del 199 che vendeva libri online osa succeder con l espansione del business finan iario che gi in corso A chi deve investire consiglierei di guardare ovviamente l’evoluzione dei costi e ricavi. Ma anche alla capacità di immagazzinare informazioni, ben suddivise e strutturate, una miniera per capire ciò che
INVESTIRE SPECIALIST
il cliente non solo desidera ma vuole. Ed è disposto a pagare. Le informazioni raccolte, quelle che noi regaliamo mentre digitiamo su siti e motori di ricerca, sono – come si dice comunemente – il petrolio del futuro. Ricordo, per restare alla sola Amazon, che circa metà della popolazione mondiale ha acquistato tramite la compagnia di Jeff Bezos. Perché stupirsi se la sua capitalizzazione di Borsa è arrivata a superare uella dei 10 global retail messa insieme Evidentemente ha lavorato bene con efficien a e ora ha una fiducia che pu portarla altrove. Nelle ultime settimane le quotazioni si sono sgonfiate. Si parla di bolla, quindi valori che possono scoppiare. Si torna ai paragoni con la bolla Internet dei primi anni Duemila. Lascio questa valutazione agli analisti. Il deprezzamento sta avvenendo in un contesto congiunturale economico, politico e culturale molto delicato. Pensiamo ad esempio alle politiche dei dazi. Alla maggiore attenzione dei governi per le eb ta contratti di lavoro, alla reazione dei concorrenti. La grande libertà di movimento di cui hanno beneficiato le big sovrana ionali non sarà più tale. La notorietà dei vari Apple, Google, Facebook ma pensiamo anche Alibaba in Asia, si nutre della grande fiducia che abbiamo in questi marchi, nati su una spinta a servizi di buon livello a prezzi bassi, facilità d’uso e anche molto emozionalità. Si fa fatica a capire se il business segue
questa popolarità e valga la pena di investirci. I prezzi di Borsa ci dicono che gli investitori istituzionali hanno creduto in questi business. Il punto forte di queste imprese ver he op stata e sar ancor più in futuro la capacit di differenziare settori e modalità di azione, calibrando gli investimenti sulle aree più promettenti. Affiancando sempre più i servi i online con uelli offline diventando produttori di contenuti video e informativi e infine - lo si vede benissimo già ora - entrando fra gli operatori finan iari a tutti gli effetti. Il nostro mondo di operatori dei pagamenti digitali è fra i primi ad individuare le scelte dei grandi operatori che hanno risorse importantissime e ne possono chiedere altre in ogni momento. Quindi continui sconfinamenti, aree di business che si modificano. Sarà difficile per tutti investire con proiezioni degli utili a tre anni. ifficile non impossibile. a rivolu ione digitale modifica la vita delle società quotate grandi e piccole, permette risparmi e ampliamenti di voci di ricavo. Le ricadute da blockchain e intelligen a artificiale si cominciano a misurare ora. Nasceranno nuovi marchi e declineranno altri. La grande vivacità delle startup porterà nuovi titoli a disposizione. Il ritmo di crescita dei ricavi, cioè il denaro che si muove veramente, senza forzature o rischi reputazionali può essere una buona traccia per chi vuole seguire in Borsa la Rivoluzione digitale.
I PLAYER ASSOCIATI PER PROMUOVERE LA MONETA ELETTRONICA L’ Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento (Apsp) è stata fondata nel 2010 (allora si chiamava Aiip, acronimo di Associazione Italiana Istituti di Pagamento) è un’associazione di categoria senza scopo di lucro. Apsp è nata con l’obiettivo di favorire e promuovere lo sviluppo, l’informazione, la formazione e la conoscenza della moneta elettronica e più in generale di tutti i processi di incasso e pagamento. Sostiene i propri scopi con attività in ambito culturale e scientifico mediante il sostegno a imprese, cittadini, professionisti; il dialogo e il confron-
to con le Istituzioni; la realizzazione di testi di approfondimento e tavole rotonde, convegni e conferenze. L’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento, che è la più grande realtà europea in questo settore, annovera tra i suoi membri importanti imprese internazionali, player di rilievo dei servizi di pagamento tra cui: Nexi, Telepass Pay, Sisal, Lis-IP gruppo Lottomatica, Visa, Mastercard, Diners, PayPal, Samsung, Poste Pay Imel, Sisal Pay, Banca 5 del gruppo Intesa Sanpaolo, Banca Sella, CheBanca!, Iccrea, SIA , Sofort, TAS Group, Ingenico, Verifone, Reply, NTT Data,
Euronet, BNL Positivity, Edenred. L’Associazione Italiana Prestatori Servizi di Pagamento ha sede a Roma in via Gregoriana 34. Contatti: Email: info@apsp.it Tel/Fax: 06-44254401 Web: www.apsp.it. Linkedin: linkedin.com/company/associazione-prestatori-servizi-di-pagamento-a-p-s-p; Facebook: Associazione-Prestatori-Servizi-di-Pagamento-APSP Instagram: assprestatoriservizipagamento Twitter: twitter.com/A_I_I_P gennaio 2019 87
IL DENARO DEI VIP
INTERVISTA ESCLUSIVA
Salvini, investitore prudente «anche coi soldi degli italiani» «NON VORREI CHE CHI VAGHEGGIA DI IMPORRE SANZIONI VOLESSE METTERE LE MANI NELLE TASCHE DEI RISPARMIATORI»
Sopra, Philippe Donnet, amministratore delegato di Generali
88 gennaio 2019
N
di Monica Setta
on è una formica e neppure una cicala, non gira con troppi soldi nel portafoglio e per la gestione dei suoi risparmi si affida alle Generali. Matteo Salvini, ministro dell’Interno, vicepremier e leader di una Lega che corre verso il quaranta per cento dei consensi, è inequivocabilmente l’uomo del 2019 ossia colui che farà la differenza per il sistema-Italia soprattutto sul piano dell economia. Ecco perch cos interessante capire che rapporto ha personalmente Salvini con il denaro e con il risparmio. «Non sono molto attento ai miei soldi», ammette il vicepresidente del Consiglio in esclusiva ad Investire: «Sono un investitore prudente, che scommette comunque sulla tenuta anzi sulla ripresa economica, a partire dai primi mesi del nuovo anno. ussi on coltivo bisogni o sogni particolari sono un padre responsabile che pensa fondamentalmente ai propri figli. e ho due: un raga o adolescente e una bambina e mi occupo di loro per ogni esigen a come fa ualsiasi pap ». Seduto in un salottino di pelle, appena fuori dagli studi di registra ione di Mediaset a Roma al Palatino dove stato a lungo intervistato da Barbara rso per Pomeriggio (dove simpaticamente abbonato ai record di share) Matteo Salvini ci racconta di avere molto a cuore il legame con la cosiddetta business communit . Sul displa del suo cellulare arriva in
IL DENARO DEI VIP A sinistra, Matteo Salvini con la figlia. In basso Barbara D’Urso
tempo reale un messaggio del presidente della onfindustria Vincenzo Boccia, che il vicepremier ha incontrato insieme ad una folta delegazione di operatori del mondo della finan a e dell industria. Boccia è soddisfatto del colloquio con Salvini, che per il 2019 promette quanto sta maggiormente a cuore alle imprese: minori tasse ed incentivi a chi assume. «Abbiamo incontrato le associazioni di categoria», spiega Salvini, «ed è stato un appuntamento importante perch ini ia da ui un percorso comune che parte dal lavoro, dice stop alla burocrazia puntando allo sviluppo delle infrastrutture per il rilancio dell economia e del Paese». Inutile negare che sui temi strettamente economici si sono consumate nei mesi scorsi le perplessità degli investitori sul governo gialloverde, dunque le parole che Salvini scandisce in questa chiacchierata con il nostro giornale sono sostanziali anche in relazione al rapporto fra l’esecutivo italiano e l Europa. « al governo c piena disponibilit al confronto con l’Ue e a limare tutto ciò che si può», annota Salvini: «L’ho spiegato chiaramente alle categorie che ho incontrato negli ultimi giorni dell anno». Ma se ualcuno pensa che con gli zerovirgola si possa tornare alla preistoria, questo per il vicepremier non affatto accettabile. ci sar - uesta l altra noti ia- una nuova tassa sulle automobili: «Gli italiani sono risparmiatori incredibili, ci sono persone che non vanno in vacanza da vent’anni per mettere i soldi da parte per la casa del figlio. on vorrei che chi vagheggia di imporre le sanzioni volesse mettere le mani nelle tasche degli italiani, dicendo tassate i conti correnti tassate le case. assare casa e risparmi no tassare l auto no gra ie . auto in Italia gi iper tassata». «Solo adesso, all’alba del nuovo anno, convocando i rappresentanti del mondo dell’economia, il governo è riuscito a dialogare in termini di confronto», ha detto Salvini, a cui il presidente di onfindustria ha risposto (non solo privatamente) in modo decisamente positivo. «Il clima e il dialogo sono sicuramente andati bene, ora però aspettiamo i fatti», ha commentato Boccia. Lo snodo strategico è che la trattativa con l’Ue per evitare una procedura di infrazione contro l’Italia è stata condotta con una nuova determina ione e legittima ione politica. E dunque c’è l’auspicio che non si entri in una procedura che potrebbe comportare effetti negativi come la chiusura dei fondi di coesione e un rientro for ato del debito. Al momento in cui uesto numero di Investire viene chiuso in tipografia c pieno auspicio: Salvini ottimista cos come
guarda con attenzione ai “fondamentali” della nostra economia, che dovrebbe beneficiare gi da subito dagli effetti della manovra governativa. Insomma con Bruxelles ci si può confrontare se nella finan iaria il deficit in eccesso viene utilizzato per misure che favoriscano la crescita evitando di penalizzare il settore auto, anche per i pesanti riflessi che avrebbe su tutta la filiera italiana. E c poi il tema delle infrastrutture, nodale a proposito della sburocratizzazione, altro “pallino” di Salvini. Se il vicepremier ha un talento speciale è quello di ascoltare le categorie economiche. Il confronto sostiene sempre necessario. Anche dalle cooperative, infatti, è arrivata la proposta di utilizzare il reddito di cittadinanza, liquidato in anticipo, come capitale per costituire start up e nuove imprese cooperative. Gli agricoltori invece, hanno chiesto attraverso il presidente di Coldiretti Ettore Prandini autorevole a e decisione nel confronto con l e in particolare sul bilancio comunitario agricolo. Conoscendolo da vicino, Salvini si dimostra esattamente contrario a come lo descrivono le opposizioni oppure gli
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IL DENARO DEI VIP A destra il ministro degli Interni Matteo Salvini. In basso: a sinistra, Ettore Prandini; a destra il numero uno di Confindustria Vincenzo Boccia
antipatizzanti: intanto la sua visione sovranista non ha mai previsto l’ipotesi - assolutamente allarmistica per i mercati di una uscita dall euro. Ricontrattare i rapporti di for a con l Europa non significa affatto per uno dei politici europei più potenti del momento mettere in discussione la moneta unica an i. I temi che stanno particolarmente a cuore al vicepremier partono dalla centralità del lavoro, ossia dalla vera, autentica emergen a dell economia italiana. Anche la paura sulla fuga in avanti dello spread, a suo avviso, manca di fondatezza tant’è che anche le Borse stanno metabolizzando la ricetta gialloverde esibendo una doverosa stabilit . Fin qui la dimensione pubblica del rapporto del vicepremier col denaro (nostro) ma il Salvini privato come vive e come spende i suoi soldi a casa del Viminale che il ministro occupa è spartana lineare. a sola concessione che Matteo si è fatto sono stati gli addobbi natalizi, che gli hanno dato la sensazione di stare in famiglia vivendo a Roma soprattutto uando venivano a trovarlo i suoi due amatissimi figli. Spese contenute per i ristoranti; Salvini non beve caffè e al massimo si rilassa davanti al televisore con un bicchiere di buon vino rosso. a ricche a per lui ha un unico nome: libert . iente spese pa e - se si fa ecce ione per i regali ai figli - nessun investimento a ionario puro ma un profilo da investitore assai prudente. Generoso e molto orientato al sociale (anche se sostiene che la charity si fa senza dirlo) Salvini piace a molti proprio perch un uomo normale anche per uanto riguarda i soldi. « on ci sono trucchi» confida lui: «forse la verit che io sono davvero la testimonianza di quanto vado sostenendo e uesta identifica ione puntuale piace alla gente che cerca in uesti tempi difficili sempre maggiori verit ».
PER IL VICEPREMIER LA VERA RICCHEZZA È QUELLA DATA DALLA LIBERTÀ. E SULLO SPREAD DICE: «LE BORSE METABOLIZZERANNO»
I REDDITI DEI POLITICI BEPPE GRILLO € 420.000 SERGIO MATTARELLA € 239.000
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90 gennaio 2019
MATTEO SALVINI € 108.593 MATTEO RENZI € 103.000 LUIGI DI MAIO € 98.771 GIUSEPPE CONTE € 87.100
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EDMOND DE ROTHSCHILD FUND BIG DATA
I BIG DATA SONO IL FUTURO; NON VORRAI RIMANERE INDIETRO?
EDMOND DE ROTHSCHILD, COSTRUIAMO IL FUTURO CON AUDACIA e d m o n d - d e - ro t h s c h i l d .co m Le informazioni fornite nella presente grafica non devono essere considerate come un’offerta, un incentivo, o una sollecitazione ad investire in qualsiasi giurisdizione nella quale l’investimento sarebbe contrario alla legge o nella quale la persona che offre non è qualificata a farlo. Il presente documento non è destinato a costituire, e non deve essere interpretato, come consulenza finanziaria, legale o fiscale, né come una raccomandazione personalizzata ad acquistare, vendere o mantenere un qualsiasi investimento. Prima dell’adesione leggere il prospetto, il KIID e qualsiasi altra documentazione legale richiesta ed approvata ai sensi della normativa locale, che sono forniti prima di ogni sottoscrizione e sono disponibili all’indirizzo www.edmond-de-rothschild.com, nella sezione “Fund Center” o, su richiesta, gratuitamente. DISTRIBUTORE GLOBALE E DELEGATARIO DELLA GESTIONE FINANZIARIA: EDMOND DE ROTHSCHILD ASSET MANAGEMENT (FRANCE) 47, rue du Faubourg Saint-Honoré, 75401 Parigi Cedex 08. Società anonima con Comitato esecutivo e Consiglio di vigilanza con capitale di 11.033.769 euro. Numero di licenza AMF GP 04000015 - 332.652.536 Reg. Imprese di Parigi. SOCIETÀ DI GESTIONE: EDMOND DE ROTHSCHILD ASSET MANAGEMENT (LUXEMBOURG) 20, Boulevard Emmanuel Servais, L – 2535 Lussemburgo.
IMMOBILIARE OSSERVATORIO
Immobiliare, il mercato cresce a piccoli passi Elaborazione dati, proiezioni e analisi a cura di Scenari Immobiliari
Fatturato immobiliare europeo (valore dei beni scambiati):
In Europa bene Francia e Germania Dati positivi per il fatturato immobiliare nei principali cinque Paesi europei, con un’accelerazione in Francia e Germania, seguite da Spagna e Inghilterra, che si posiziona ultima con l’8,7 per cento in più sul 2017. Si distacca di oltre tre punti percentuali l’Italia, che cresce del 5,3 per cento nel 2018 e rallenterà ancora nel 2019, con un aumento del due per cento stimato per il prossimo anno. Per il 2019 manterranno un ritmo sostenuto gli incrementi di Germania e Spagna, con aumenti sopra l’otto per cento, mentre seguiranno a ritmi più calmierati Francia e Inghilterra con circa il sette per cento in più sul 2018.
(milioni di euro, valori nominali, variazioni percentuali)
PAESE
2018
2019
2018/2017
2019/2018
FRANCIA
175.000
188.500
15,1%
7,7%
GERMANIA
237.500
258.500
10,5%
8,8%
UK
125.000
134.000
8,7%
7,2%
SPAGNA
105.500
114.000
9,9%
8,1%
ITALIA
125.000
127.500
5,3%
2,0%
EU5
768.000
822.500
10,2%
7,1%
Milano resta il target migliore in Italia
Andamento del mercato residenziale di Milano
Milano continua a essere una delle mete più ambite. L’andamento del mercato residenziale del 2018 ha continuato OFFERTA (unità) 39.000 42.000 49.500 a registrare risultati positivi, che dovrebbero portare a fine anno ad un totale di 36mila compravendite, corrispondenti COMPRAVENDITE (unità) 33.200 36.000 40.000 ad un incremento dell’8,4 per cento rispetto allo scorso FATTURATO (milioni di euro) 9.750,0 10.600,0 11.900,0 anno. Per la prima volta in oltre dieci anni la crescita su base annua del fatturato (più 8,7 per cento) è avanzata a ritmi più 85,1 85,7 80,8 ASSORBIMENTO TOTALE (%) rapidi dell’incremento del numero di compravendite, grazie al consolidamento della crescita delle quotazioni immobiliari nelle zone semicentrali della città. Il fatturato del comparto residenziale a Andamento dei prezzi medi nominali di Milano (2007=100) fine 2018 è ragionevolmente stimabile 120,0 a quota 10,6 miliardi di euro, segnando 110,0 anche in questo caso il risultato migliore 107,9 dell’ultima decade. La crescita dei prezzi 100,0 medi di vendita, che interessa ormai in 94,4 90,0 modo stabile gran parte della città, ha incoraggiato l’immissione sul mercato di 79,5 80,0 un crescente numero di unità immobiliari. 70,0 Entro la fine del 2018 l’offerta immessa sul mercato nel corso dell’anno dovrebbe 60,0 raggiungere un totale di 42mila unità, 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017 2018 2019 segnando un incremento del 7,7 per centro semicentro periferia cento rispetto al 2017. 2017
2018
Il commerciale resta fermo L’interesse del mercato si concentra su poche opportunità qualitativamente valide e su determinate aree, fuori da questi ambiti il disinteresse è pressoché totale. I poli attrattori sono Milano a Roma, sebbene con un rapporto reale da dieci a tre, nelle restanti aree, compresi i principali capoluoghi, si valutano le opportunità singolarmente. Prezzi e canoni in lieve aumento.
92 gennaio 2019
2019
Andamento dei prezzi nominali e dei canoni medi nominali del settore commerciale (piccola distribuzione) in Italia (2.000 =100) 180 160
149
140
145
120 100 80
2000
2002
2004
2006
2008 Canoni medi
2010
2012
2014
Prezzi nominali
2016
2018
IMMOBILIARE LE PROPOSTE PER IL SETTORE
Confedilizia invoca lo shock fiscale uguale e contrario”
F
orse ve ne sarete accorti, ma in quanto a tutela dei diritti di proprietà, in Italia non siamo messi benissimo. Anzi. Nell’International Property Rights Index della Property Rights Alliance siamo al 50° posto, appena sotto al Botswana. E va sempre peggio: solo 4 anni fa eravamo dieci posizioni più in alto. D’altra parte, l’elenco di quello che non va è lungo: «Da una tassazione patrimoniale di fatto espropriativa, che deprime un intero settore e condiziona il resto dell’economia, a una insufficiente tutela del diritto a rientrare in possesso del bene da parte di chi affitta» elenca il presidente di onfedilizia, Giorgio Spaziani Testa. «Da una legislazione sulle locazioni commerciali fuori dal tempo, concausa (insieme alla fiscalit ) del cimitero di nego i vuoti che caratteri a le nostre città, a una straripante normazione regionale (per lo più incostitu ionale) finali ata ad ostacolare la loca ione breve». on avremmo potuto dirlo meglio. Male, molto male, per un Paese che dell’investimento immobliare ha fatto la sua bandiera, a partire dal secondo dopoguerra. D’altra parte, la qualità del patrimonio disponibile, in Italia, è alquanto scarsa, perché alle generazioni che hanno accumulato sen aper poi investire nella ri ualifica ione sono seguite politiche fiscali che hanno definitivamente scoraggiato gli investitori. E, non per fare i pessimisti, ma i dati sono tutt’altro che confortanti. Secondo il Notariato, i prezzi degli immobili sono sceso del 17% nel 2017 e di un ulteriore 5% nel primo semestre 2018. «I dati del Notariato confermano che il risparmio immobiliare sta subendo un’erosione sen a precedenti.» continua Spa iani esta. Per onfedili ia «Eurostat certifica periodicamente che il calo dura ormai da
molti anni e distingue, in negativo, l’Italia rispetto al resto d’Europa. Senza parlare di tutti gli immobili che sono del tutto privi di mercato. Sono dati sconcertanti, che richiedono una risposta da parte della politica. Quello che servirebbe è uno shock fiscale uguale e contrario rispetto a uello avvenuto a fine 011 che continua a devastare il settore immobiliare e tutta l economia collegata. in uanta miliardi l anno di tributi immobiliari, di cui quasi la metà di natura patrimoniale non possono più essere sopportati dal sistema». E non parliamo solo di case: secondo onfesercenti negli ultimi anni il numero di nego i sfitti aumentato di 0mila unità, raggiungendo la cifra record di 650mila. E i dati dell’Agenzia delle Entrate, nell’ultimo anno considerato – terzo trimestre2018 rispetto a terzo trimestre 2017 – parlano di un numero di compravendite di immobili non abitativi in calo del 10,3%. Nelle otto principali città per dimensione demografica (Roma Milano orino apoli Genova Bologna e iren e) le compravendite di uffici e studi privati sono diminuite in media del 27,9%, con picchi del 59,8% a Firenze, del 52% a Roma, del 39,6% a Bologna e del 37,2% a Napoli. Per quanto riguarda negozi e laboratori, si evidenzia invece un – 22,9% a Genova, un – 15,5% a Milano e un –3,5% a Torino. «Sono numeri sconcertanti» commenta il presidente di onfedili ia Giorgio Spa iani esta «che dimostrano uanto urgente sia intervenire attraverso ridu ioni fiscali in uesto comparto cos importante dell immobiliare». a solu ione « a cedolare secca sugli affitti» risponde Spa iani esta «che, se introdotta in modo più coraggioso, consentirebbe di dare nuova vita ad un mercato in grave crisi». on solo: « ccorre eliminare l Imu sui nego i sfitti».
IL DECRETO SICUREZZA DÀ UNA STRETTA AGLI AFFITTI BREVI Pochi lo sanno, quasi nessuno lo fa. Eppure il decreto sicurezza ha introdotto, per le locazioni e per le sublocazioni “di durata inferiore a trenta giorni”, l’obbligo di comunicare alla Questura, entro le ventiquattr’ore successive all’arrivo, le generalità delle persone alloggiate. Lo segnala Confedilizia, ricordando che fino ad oggi un
obbligo analogo era già previsto dalla legge in caso di presenza nell’immobile di cittadini estranei all’Unione europea e, per le permanenze superiori a un mese, anche in caso di presenza di cittadini Ue (quest’ultimo obbligo “assorbito” dalla registrazione del contratto di locazione). La nuova comunicazione dovrà essere
effettuata telematicamente attraverso il sistema “Alloggiati Web”, la cui modulistica di accesso attraverso le Questure dovrà evidentemente essere modificata al fine di considerare una tipologia di ospitalità, la locazione, diversa da quella riguardante le strutture ricettive (e quindi priva di obblighi autorizzativi e simili). gennaio 2019 93
TREND GLI SCENARI DEI MERCATI
La scommessa del nuovo anno: prendere il toro per le corna di Ugo Bertone
Dow Jones Industrial Average (^DJI)
S
i deve al premio Nobel danese Niels Bohr la non memorabile sentenza: «L’arte delle previsioni è davvero difficile specie se riguarda il futuro». Incuranti del consiglio analisti e gestori di tutto il pianeta si cimentano in una sfida che uest anno appare davvero complicata. opo dieci anni di riscossa dai minimi del 009 i listini danno la sensa ione di aver esaurito le ragioni che hanno accompagnato il lungo rall che ha portato l indice S P a salire del 167% (per non parlare del asda 6 %): la spinta della ina che offr la ben ina necessaria per riavviare i motori dopo la crisi di ehman Brothers la politica del denaro a basso costo inaugurata dalla ed poi seguita con grande applica ione dal Giappone e dalla Bce il boom della rivolu ione digitale che ha ribaltato gli e uilibri dei listini oltre che dell economia. ante belle cose ma come ha scritto avid ostin di Goldman Sachs. «le belle cose prima o poi finiscono. Perci noi gestori oggi ci facciamo uesta domanda: il 019 sar l anno del tramonto definitivo della stagione del oro seguita alla grande crisi ». a domanda complicata dalle dinamiche geopolitiche per certi versi assai più complicate che nel recente passato: il confronto tra sa e ina ha superato i confini di una pur aspra guerra dei da i per assumere i contorni di una guerra (per fortuna fredda) a tutto campo la crisi della globali a ione mette a rischio il modello di crescita basato sull e port tipico della Germania ma anche dell economia italiana l nione Europea scossa da mille tensioni sembra incapace di riforme che mettano al centro la ripresa del mercato interno. E cos via. In uesto contesto si torna a parlare di recessione. 94 gennaio 2019
25,000.00 24,152.73 22,500.00 20,000.00 17,500.00 15,000.00 12,500.00 10,000.00 3,28B 7,062.93
2/2009
2010
2011
2012
2013
2014
2015
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2018
FTSE 100 (^FTSE) 7,500.00 6,980.20 6,500.00 6,000.00 5,500.00 5,000.00 4,916.90 4,500.00 18.28B 4,000.00
2010
6/2010
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Nikkey 225 (^N225) 22,500.00 22,351.06 20,000.00 17,500.00 15,000.00 12,500.00 10,000.00 9,537.30 7,500.00 1.53M
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7/2010
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TREND
GIOVANNI TAMBURI: «I VIOLENTI RIBASSI CHE HANNO INTERESSATO LE BORSE A NOVEMBRE DANNO L’IMPRESSIONE DI UNA SORTA DI MONITO A JEROME POWELL» A partire dagli anelli più deboli tra cui ahim il Bel Paese. na sensa ione di disagio favorita dalla turbolen a politica in Italia rancia o nel Regno nito spaccato in due dalla Bre it che porta molti operatori a guardare solo al bicchiere me o vuoto.
Il mondo rallenta, ma cresce. Eppure non mancano elementi positivi: la crescita mondiale viaggia ancora a ritmi confortanti attorno al 3 -3 %. e previsioni del panel di esperti Bloomberg sulla crescita sa per il 019 parlano di un aumento del prodotto interno lordo del 9% una crescita comun ue rilevante che secondo la rileva ione dell agen ia sa condurr l indice S P 00 a leggere il sondaggio degli esperti potrebbe chiudere il 019 ad una confortante uota di 3.0 0 punti (contro i .630 della chiusura di venerd dicembre) mentre il rendimento del Bond decennale dovrebbe chiudere l anno prossimo in ascesa al 3 %. Intanto le indica ioni in arrivo dalla ina parlano di una crescita attorno al 6% pilotata dalla reg a centrale del partito favorevole a spostare il baricentro dell economia sui servi i. Gli operatori insomma non disperano anche se reduci da un anno deludente (nel 01 evento raro si avviano a chiudere in rosso tutte assieme a ioni obbliga ioni e perfino le commodit ). Ma non demordono. Esiste infatti anche un bicchiere me o pieno. Innan itutto le previsioni più nere vanno riviste alla luce di un cambio di prospettiva. A partire dall atteggiamento delle banche centrali ancora una volta la bussola decisiva per capire la rotta dei mercati finan iari. a ed in particolare dopo anni di amorevoli cure al cape ale delle Borse sembrava avviata a comportarsi da matrigna accelerando sia la spinta all aumento dei tassi che la ridu ione della li uidit a disposi ione dei listini. Ma di fronte ai segnali di cedimento di all Street e all appiattimento della curva dei tassi (segnale di recessione in arrivo) la banca centrale tornata sui suoi passi. «I violenti ribassi che hanno interessato le Borse a novembre commenta Gianni amburi mi danno l impressione di una sorta di monito nei confronti di erome Po ell». Attenti a non rompere il giocattolo stato del reNiels Bohr
Giovanni Tamburi
sto il monito del presidente onald rump che continua a puntare su all Street per sostenere il suo indice di gradimento.
Il dilemma delle banche centrali Insomma il rallentamento dell economia mondiale potrebbe aver convinto le banche centrali a rallentare il rial o dei tassi e la ridu ione della li uidit . Ma per uanto tempo a sensa ione degli analisti che il processo di normali aione delle politiche monetarie sia destinato a proseguire con effetti spalmati su tutte le asset class. a pensa cos Michael ilson acclamato strategist di Morgan Stanle . Secondo il guru siamo in presen a di un turning point ossia il punto di svolta dell economia globale ed necessario prenderne atto sen a esagerate l importan a per i listini delle trattative tra ashington e Pechino. All origine della frenata secondo lui c soprattutto la consapevole a che la lunga era del uantitative easing sta terminando. E se negli anni della li uidit a pioggia investire nelle a ioni di ualit e crescita stato premiante oggi lo scenario sta cambiando. E la volatilit vista nel 01 ne stata la prova empirica. on sar l unica novit . Secondo ilson sar difficile che le societ sa possano mantenere il ritmo di crescita degli utili registrato nell ultimo anno sulla spinta dei tagli fiscali e ancor più importante dei bu back che hanno drogato le performance. i ui la previsione che nel 019 si ridurr la forbice tra il rendimento di all Street e dei listini europei. Stesso discorso per il dollaro destinato a rallentare rispetto all euro in ascesa dopo la fine seppur diluita degli ac uisti della banca centrale europea. Il calo del dollaro per far per il momento da paracadute all andamento di all Street che sempre per Morgan Stanle comun ue chiuder il 019 a livelli più alti di uest anno. In ogni caso on la vede cos Soci t G n rale: lo Standard Poor s secondo gli analisti dell istituto francese scender nel 019 a - 0- 00 il 10 per cento sotto i livelli attuali gi lontano di un buon 10 per gennaio 2019 95
TREND Manuela D’Onofrio
dopo l accordo tra pec e Russia la ruota potrebbe aver preso a girare.
Bond emergenti? Sì, ma ci vuole la patente
PER MANUELA D’ONOFRIO, DIRETTORE INVESTIMENTI DI CORDUSIO, «L’EUROPA È IN SCONTO DEL 30% RISPETTO AGLI USA» cento dai massimi. Ma SocGen non più tenera con l a ionario europeo visto in calo dell % per cento ma anche con il Regno nito bocciato (-1 per cento) ancor prima dell esito della trattativa con Bru elles sulla Bre it. E non si salva nemmeno ok o (- ). Perch un giudi io cos nero « i aspettiamo una politica monetaria più restrittiva che non potr che condurre ad un ribasso delle a ioni in un clima di volatilit crescente». In ogni caso ha notato di recente Manuela nofrio direttore Investimenti di ordusio (gruppo nicredit) «l Europa a sconto rispetto agli sa di addirittura il 30%». i ui un consiglio: nel 019 andr rivista profondamente la composi ione dei portafogli a ionari. E non solo dal punto di vista della geografia o delle valute. uindi il 019 dovr essere un anno per ricostruire le posi ioni.
L’ora dei titoli value
na cosa certa: il fai da te sempre sconsigliabile uest anno rischia di giocare scher i pessimi a chi si avventura sul mercato obbliga ionario alla ricerca di e tra rendimento. e sanno ualcosa gli obbliga ionisti che hanno puntato i propri risparmi su Astaldi sen a aver recepito le le ioni più recenti in arrivo anche da dossier all apparen a a basso rischio. il caso dei bond di General Electric all apparen a indistruttibili. n esempio istruttivo: si compra un nome al di sopra di ogni sospetto e in pochi mesi ci si ritrova in mano uno unk bond. uindi s ai bond ad alto rendimento ed al segmento corporate. Ma solo con una guida sicura. Ma non mancano le buone occasioni. Sul fronte dei Paesi emergenti ad esempio. Sembra passato il peggio per i Paesi asiatici e latino-americani messi sotto pressione dal dollaro. Ancor più interessante il caso della urchia gi bersaglio della specula ione nel momento del braccio di ferro con gli sa- ggi non sono rari i casi di obbliga ioni in dollari con rendimenti del %.
Italia, puntare sulle pmi a prova di spread E l Italia Il Bel Paese va trattato con particolare cautela. in un certo senso la grande scommessa dell anno che verr . Se si guarda ai fondamentali secondo molti esperti il livello corretto di spread dovrebbe essere intorno ai 00 punti. a cosa positiva che il sistema bancario italiano rispetto al 011- 01 molto più solido uindi ha molte più possibilit di affrontare una crisi. Ma le note che suggeriscono cautela sono ben più numerose. etto uesto fretta e paura restano pessimi consigliere: dati i pre i non certo il momento di disinvestire. Semmai per chi non l avesse ancora fatto il momento di seguire finalmente l esempio di Giovanni amburi il creatore del vero salotto buono dl uarto capitalismo italiano: ip la societ che investe in alcuni grandi imprese (vedi Pr smian e errari) ma soprattutto in una serie di societ del made in Ital che nel corso degli anni hanno garantito sen a strappi performance in costante ascesa. ome suggerisce go oser di Arca: « oncentratevi sull economia reale cio sulle multina ionali tascabili italiane che sono oggi a forte sconto». E che in uesti mesi dice amburi hanno ripreso a crescere sui mercati più dinamici.«Alcuni miei clienti confessa hanno ritoccato al rial o i budget per tutta lAsia. on solo la ina».
Su un punto ottimisti (pochi) e pessimisti sono d accordo: i titoli value si prenderanno la rivincita su uelli gro th. ell era del e gli investitori a ionari hanno preferito un e uilibrio tra ualit e crescita una strategia che ha fun ionato alla perfe ione forse troppo. ra nonostante i colossi della tecnologia (Apple in testa) possano contare su dati a prova di roccia la discesa dei multipli sembra inevitabile: pesa oltre al clima di guerra commerciale con Pechino l aumento dei tassi di mercato (il 100% in più dai minimi del 016) che porta a correggere il rapporto pre o utili salito in certi casi (vedi etfli ) a livelli stellari. Sotto i riflettori dun ue i titoli value. Anche se occorreranno nervi d acciaio per puntare su una delle aree più interessanti l energetico duramente colpito dal crollo delle uota ioni del petrolio. Ma David Kostin 96 gennaio 2019
Michael Wilson
PORTAFOGLI STRATEGIE D’INVESTIMENTO PER TEMPI INCERTI
Primo, non prenderle Ecco due modi sensati di Giacomo Damian
S
econdo David Woo, capo della ricerca su tassi e valute di Bank Of America, l’attuale situazione sui mercati ha i connotati sinistramente simili a quelli del 2008. Inquietante. Le sue motivazioni sono: gli Usa avranno mille miliardi di deficit di bilancio dovranno affrontare un ostica battaglia sul tetto del
debito a cui si aggiunge un economia che rischia di scivolare in recessione. Tutto ciò, aggiunge l’analista, “mi rende molto nervoso, dal 2019 mi aspetto solo inquietudine”. Se David Woo, analista super attrezzato di Bank of America, non si sente per nulla sicuro figuriamoci che stato d animo possono avere risparmiatori, trader, investitori e le società di gestione italiane.
La politica, l’ostilità di Bruxelles, la guerra sui dazi tra Cina e Usa, la Brexit e ora l’ombra della recessione. I problemi e le paure sono sempre gli stessi, purtroppo ancora irrisolti. Per questi motivi, gli unici antidoti da adottare per un portafoglio, sono la difesa ed un allargata diversifica ione geografica. Il 019 comincia con una tattica calcistica: primo, non prenderle.
LE POSSIBILI SCELTE DI UN PORTAFOGLIO AGGRESSIVO Valutazioni Morningstar ISIN
FONDO
MIX
SOSTENIBILITA’
RATING
LU0251131958
Fidelity America A-Acc-USD
25%
4
4
LU0218910536
Vontobel Global Equity USD Acc B
35%
1
4
LU0607514717
Invesco Japanese Equity Advantage Fund A Accumulation JPY
10%
2
5
IE00B16C1G93
Comgest Growth Asia Pac ex Japan USD Acc
20%
3
4
LU0418791066
BSF European Opportunities Extension EUR Acc D2
10%
4
5
Ecco un giardinetto aggressivo per chi crede che il 2019 non solo non tema l’Orso globale ma possa riprendersi belle soddisfazioni dalle Borse mondiali. Il Vontobel Global fa la parte del leone con il 35%, al secondo posto dell’allocation gli Stati Uniti con un prodotto di grande marca, un 30% viene destinato all’Asia, tra Giappone (10%) e altri Pae-
si (20%) mentre alle opportunità dei mercati europei si riserva un ultimo 10%. Un portafoglio che punta tutto sulla crescita, scommette su una crescita globale, tiene conto di quel che ha promesso Xi Jiping al suo popolo, un altro miracolo, ed evidentemente non teme che la locomotiva americana venga rallentata dalle polemiche intestine.
LE POSSIBILE SCELTE DI UN PORTAFOGLIO CONSERVATIVO (al 20% liquidità) ISIN
FONDO
XS0849517650
UNICREDIT 6.95% Ot22 Lt2 Eur
MIX
25%
4LIT0005012783 BTP ITALIA 1,65%
25%
JE00B1VS3770 ETFS PHYSICAL GOLD
15%
IT0003132476
ENI (FTSEMIB 40)
10%
FI0009000681
NOKIA (Global Equity Market)
10%
Si gioca in difesa con un portafoglio conservativo e prudente, composto da una parte preponderante sull’obbligazionario (50%), materie prime (15%) e un pizzico di peperoncino con una quota minoritaria sull’azionario (20%) e per concludere una buona riserva di liquidità (20%).La parte obbligazionaria è mista, sia alto rendimento con il Bond Unicredit (25%)
98 gennaio 2019
che ha una quota d’ingresso fissata a 100 mila euro, e sia un rendimento che segue la media del mercato dei titoli di Stato con il Btp Italia, che però essendo agganciato all’inflazione potrebbe avvantaggiarsi dei benefici futuri sull’aumento dei prezzi al consumo. La parte relativa alle materie prime e alle azioni ad alto dividendo completa il quadro.
PORTAFOGLI
Portafoglio settoriale 2019 Cannabis
20%
ROBOTICS 15% - Se un robot sta per rubarvi il posto di lavoro, potete rifarvi investendo in questo settore.
Hi-tech
35%
Security
15% Healtcare
15%
SECURITY 15% - Uno dei pochi settori positivi in questo 2018 funesto. L’insicurezza percepita è a livelli elevati ovunque nel mondo industrializzato e il trend continuerà.
Robotics
15%
HEALTCARE 15% - Gli utili del comparto salgono di pari passo con l’aspettativa di vita. CANNABIS 20% - Potenzialità “stupefacenti” per questo settore neonato, i tempi sono maturi e il 2019 sarà l’anno dell’oro verde. HI-TECH 35% - Il “toro tecnologico” è ben lungi dal segnare il passo, sta solo ricaricando le...batterie! NOTA BENE: entrambe le simulazioni sono riferite a un portafoglio di 2 milioni di euro
Ingredienti da menù stellato FERRARI: ualcuno li definisce “trophy asset”, possedere una quota in portafoglio ha lo stesso prestigio di possedere una Ferrari in garage. Ed è proprio il prestigio, oltre che la notoriet del brand l effetto rarit e la ualit di bilancio a rendere Ferrari uno di quei titoli alla Buffett. Titolo da cassettista.
Jean Pierre Mustier, Unicredit
MONCLER: il lusso tanto decantato, in Italia è una materia prima che abbonda. a recente debole a causata dalla paura per la recessione una paura ingiustificata perch il mondo continua a crescere come la popolazione di nuovi ricchi che pretendono il lusso. E Moncler fa parte di questa categoria, il marchio dei piumini che proteggono dall’inverno, stagione ormai vicina all’estinzione, ma i piumini si vendono comunue perch Moncler ormai uno status. Moncler impossibile resistere, specie se in saldo. FALCK RENEWABLES: dall’acciaio, industria inquinante e pe-
sante alla green energ economia pulita ed ecosostenibile. Gi uesta una grande rivolu ione un cambiamento che denota coraggio, lungimiranza e un grande senso di responsabilit . Rivolu ione e coraggio che stanno portando buoni profitti. oraggio che non si limita al cambiamento di business ma anche ad un’opera espansionistica, in USA nel regno di rump dove l economia si nutre ancora di combustibile. Investimenti rivoluzionari. FCA: la possibile allean a tra ord e olks agen le difficolt di General Motors e Renault issan le opportunit dell auto elettrica la prossima gigantesca ipo di ber. Sono tanti gli elementi che rendono il settore automobilistico molto attraente, uno su tutte, le alleanze e fusioni ormai inevitabili. Matrimoni in vista, Fca protagonista. Il ritorno al dividendo ne fa anche un titolo da cedola. FERRAGAMO: ormai è rimasto l ultimo baluardo tra le grandi famiglie della moda quotato a John Elkann, FCA Piazza Affari, e dopo la recente scomparsa della capostipite anda molto probabile che ualcuno tra i grandi marchi interna ionale bussi al casato toscano. Il titolo soffre un andamento dei conti non esaltante, ma l’ipotesi scalata, offre un potenziale upside molto interessante. alore e specula ioni un binomio molto intrigante. PRYSMIAN: l ac uisto di General able che l ha fatta diventare l’azienda numero uno al mondo nello strategico settore dei cavi il successivo aumento di capitale che ha irrobustito il patrimonio sembrano non essere sufficienti al mercato che nel 01 ha sensibilmente penali ato le uota ioni. Ma non sempre il mercato dalla parte giusta a volte sbaglia per ecgennaio 2019 99
PORTAFOGLI cesso e poi improvvisamente rimedia agli errori, magari con l’eccesso opposto di sopravvalutare. Ottima occasione, anche patriottica visto che almeno in questo settore l’Italia è leader nel mondo. Eccellente la composizione dell’azionariato, chi compra è in ottima compagnia. UNICREDIT: fino a ora sembrano non essere bastate una puli ia di bilancio da Mary Poppins, un aumento di capitale mostruoso e lo scarico delle avorre pl. Ma pur sempre la banca italiana di maggior prestigio, e la più ambita dalle rivali europee. alore e speculazione. In alternativa ci sono i Bond, meno rischiosi ma con ottimi rendimenti. Un po’ di peperoncino nel portafoglio. DIRECTA PLUS (DCTA – LSE – STERLINA): piccola societ lombarda uotata a Londra e che investe nella Gran Bretagna della Brexit, coraggiosa! Coraggiosa per le scelte e per il prodotto, perché Directa Plus investe nel grafene, materiale resistente come un diamante, estremamente flessibile e dai molteplici utili i. al tessile alle batterie fino alle lenti a contatto e all’asfalto. Grafene come rivoluzione industriale. Titolo per maratoneti. DIGITAL MAGICS: se il digitale è veramente il futuro, Digital Magics che può essere considerata la “cantera” delle start up e società applicate al digitale cio le societ che potrebbero disegnare l economia della nuova generazione, è una di quelle azioni scommessa che può fare profitti a leva. Il asda di casa nostra. NEW AGE BEVERAGES (NBEV – NASDAQ - DOLLARO): Se la marijuana a livello federale è ancora illegale, la canapa potrebbe presto essere legali ata ed è proprio in questo settore che si concentrano ora le maggiori opportunit di guadagno. a e Age Beverages società che possiede un portafoglio di bevande infuse con cannabidiolo potrebbe essere uno di quei titoli che indirettamente dovrebbe beneficiare della diffusione di canapa. Titolo speculativo, ma molto attraente. 100 gennaio 2019
Ed ecco cosa suggerirebbe il robo-advisor ISIN IE00BSKRJX20 US9219468850 IE00B4PY7Y77 LU0290357507 US4642898757 FR0010315770 IT0005083057
NAME
iShares IV USD Govt Bond 20yr Target Duration UCITS ETF Dis EUR Vanguard Emerging Markets Government Bond Index ETF Dis USD iShares II USD High Yield Corp Bd UCITS ETF Dis EUR Xtrackers II Eurozone Government Bond 1 Acc EUR iShares Core Moderate Allocation ETF Dis USD Multi Units France Lyxor MSCI World UCITS ETF Dis EUR Italy-BTP 01/09/2046 3.25%-01/09/2046 CF EUR
MACRO
PESO
MICRO
OBBLIGAZIONARIO
60%
Governativo Sviluppati Governativo Emergenti Corporate Sviluppati Titoli Stato BTP
AZIONARIO FLESSIBILE
20% 20%
Azionario Globale Flessibile
INDICATORE Rendimento storico stimato 1 anno Rendimento storico stimato 3 anni Rischio atteso a 1 anno Rischio atteso a 3 anni
I
l santuario di elfi dista in linea d’aria circa otto km dal golfo di Corinto. Divenne famoso nel mondo ellenico per l’oracolo consultato regolarmente ogni anno il del mese di febbraio. Ma oggi non avendo l’aiuto di Apollo, persino il sottoscritto, che da più di 20 anni opera sui mercati come investitore indipendente, ha pensato di rivolgersi alla tecnologia Ho avuto accesso - sia pur sommario e limitato - al “cruscotto” di una piattaforma robot messa a punto da una delle migliori società specializzate, la Deus Techonology, che non opera al dettaglio ma fornisce i suoi suggerimenti solo ai grandi intermediari. Ed ecco, nella tabella in alto cosa ne ho ricavato. a premessa che ho fatto al robot era di propormi un portafoglio su misura delle mie esigenze di maggiore prudenza, dettate dal particolare momento in cui sele ione e volatilit sembrano essere le parole d’ordine del 2019. Il risultato stato una combina ione con una parte preponderante sull obbliga ionario (diversificato in ogni area geogra-
1/12/2018 25% 5% 10% 10% 20% 20% 10% PESO 35% 5% 10% 10% 20% 20%
VALORE 0,437851% 14,6801% 6,205059% 7,832946%
fica) una piccola uota a ionaria e una parte flessibile. iviamo in una fase incerta ma anche paradossalmente e uilibrata, da una parte il rischio e la paura per la recessione che indebolisce i pre i degli asset, e dall’altra il sostegno della politica monetaria che proprio della paura recessiva trova soddisfazione consentendo, ancora una volta (l ultima ) alle uota ioni obbliga ionarie di risollevarsi. Ciò che all’apparenza può stupire, in una fase così delicata, è la presenza del Btp con una duration molto lunga. Secondo le “Outrageous Predictions” di Sa o Bank l Italia il suo debito sono una bomba pronta a esplodere una deflagra ione capace di travolgere banche e obbliga ioni. n guaio a cui la Bce non riuscirebbe a trovare rimedio. iversa l opinione di omura che nella sua previsione annuale sui “cigni grigi” afferma come l’Italia possa essere la sorpresa positiva per il prossimo anno. E se questo pessimismo fosse eccessivamente prezato Il Robo-advisor che non si fa condiionare dal panico e dalla paura potrebbe aver intuito la scelta giusta. (g.d.)
Proteggersi è la prima regola della pianificazione finanziaria ASSICURARSI DAGLI IMPREVISTI CONSENTE DI TRASFERIRE I RISCHI E DI LIBERARE RISORSE LASCIATE SUL CONTO CORRENTE PER LE AVVERSITÀ, PROTEGGENDO NOI STESSI, I NOSTRI CARI, I PROGETTI E TUTTI I NOSTRI OBIETTIVI
“F
ar fronte agli imprevisti”. Questo risulta essere il principale motivo per cui il 43% degli italiani risparmia (Fonte: “Indagine sul Risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani 2018”, Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo). Eppure, secondo la stessa indagine, ad esclusione dei furti e delle rapine in casa, gli italiani tendono a sottostimare la maggior parte dei rischi più comuni, dagli infortuni nel tempo libero all’invalidità nella terza e quarta età, mentre sopravvalutano le proprie condizioni di salute,
nonostante l’Italia sia il quarto Paese più longevo dell’OCSE. Sottostimare i rischi espone il nucleo familiare e gli annessi beni patrimoniali a eventualità a cui magari non si riesce a far fronte neanche disinvestendo la propria posizione finanziaria. Eventualità che possono appesantire i costi per la famiglia, se capitano durante il calo dei mercati. Protezione e pianificazione La pianificazione finanziaria è un processo fondamentale per una gestione razionale delle proprie ricchezze. Serve a programmare, con metodo e disciplina, un piano di accumulazione delle risorse per perseguire obiettivi precisi, collocati su un orizzonte temporale stabilito. Ma per raggiungere gli obiettivi prefissati in serenità, è necessario iniziare il percorso di pianificazione finanziaria, affiancandolo ad un piano di protezione dagli imprevisti della vita. Occorre proteggere noi stessi, i nostri cari e la possibilità di raggiungere tutti i nostri obiettivi nel breve e soprattutto nel lungo termine attraverso delle coperture assicurative che contemplino un ampio spettro di rischi, trasferendo gli stessi dal cliente alla compagnia assicurativa. Liberare le
PUBBLICITÀ risorse lasciate sul conto corrente, anche per far fronte alle eventuali avversità, permette di investirle su asset più coerenti al proprio profilo di rischio, sfruttando la metodologia e la strategia della diversificazione che contribuisce a contenere la volatilità dei mercati e permette di cogliere le più interessanti opportunità di investimento. Specialisti credito e protezione In un contesto così complesso, occorre affidarsi a un esperto adeguatamente formato sui temi finanziari e collaterali alla gestione patrimoniale e costantemente informato sulle variazioni delle normative vigenti e sugli sviluppi degli scenari economici. Tuttavia la tutela assicurativa richiede una sensibilità maggiore da parte del banker, perché tocca sfere molto intime del nucleo familiare, come i suoi componenti, il loro stato di salute e gli annessi beni patrimoniali. Si rende necessaria quindi una consulenza specifica, che Banca Mediolanum offre attraverso la competenza dei suoi Specialisti Credito e Protezione. Si tratta di professionisti che supportano i loro colleghi, Family Banker, nel seguire
il cliente su due fronti: l’erogazione dei finanziamenti e la tutela assicurativa. Ad esempio, nella stipula del mutuo, i due professionisti cooperano nell’affiancare il cliente passo dopo passo fino alla delibera del finanziamento, prestando una particolare attenzione a proteggere il cliente e la sua capacità di restituzione del credito con le coperture assicurative, che il cliente può scegliere di abbinare.
Messaggio pubblicitario. Il presente annuncio è un messaggio pubblicitario con finalità promozionale e non costituisce offerta o sollecitazione all’investimento né consulenza finanziaria o raccomandazione d’investimento. Prima di sottoscrivere un prodotto si raccomanda di leggere la documentazione informativa disponibile su bancamediolanum.it e, sui siti delle rispettive Compagnie di assicurazione emettenti i prodotti assicurativi distribuiti dalla Banca e presso i Family Banker per comprendere le caratteristiche, i rischi e i costi.
L’eccellenza nei manager per tras erire eccellenza Con la cerimonia di consegna dei diplomi a 275 manager della struttura commerciale di Banca Mediolanum si è concluso il Banking & Innovation Management Executive Master, BIMEX. Un progetto formativo ambizioso che Banca Mediolanum ha organizzato in collaborazione con l’Università
Cattolica del Sacro Cuore, affermati professionisti e società di formazione di comprovata esperienza, attraverso Mediolanum Corporate University (MCU). BIMEX, partito a luglio 2016, e durato 29 mesi, ha previsto l’erogazione di 73.536 ore formative e coinvolto 17 relatori della Faculty Mediolanum
Un momento della cerimonia di consegna dei diplomi di BIMEX
e figure manageriali della Banca. Un impegno notevole anche dal punto di vista economico, un investimento di 9.640.000 euro che prevede inoltre moduli di formazione aggiuntivi semestrali per mantenere e rinforzare le competenze tecniche e manageriali trattate durante l’Executive Master. Un investimento fortemente voluto dalla Banca per raggiungere un obiettivo preciso: disegnare la futura classe manageriale per tradurre la vision aziendale in strategie operative utili al business. Un manager competente e motivato riesce a rafforzare il proprio ruolo di guida nei confronti dei professionisti che coordina sul territorio e li aiuta a definire il proprio progetto di crescita per raggiungere obiettivi sfidanti. Una squadra di Family Banker, motivati e preparati ad affrontare la complessità dei mercati finanziari, si traduce in una consulenza d’eccellenza per i propri clienti, che sanno di potersi affidare a una Banca che pone la formazione tra le proprie leve strategiche. La seconda edizione di BIMEX, prevista per il biennio 20192021, vedrà la partecipazione di altri 80 nuovi manager. A fianco BIMEX continua il Master in Family Banking, arrivato alla sua seconda edizione, che si pone l’obiettivo di accrescere, nei professionisti partecipanti, la specializzazione nelle materie finanziarie, valorizzando le attitudini relazionali, fondamentali per costruire con i clienti un buon rapporto di fiducia.
BIBLIOTECA Antonio Quaglio Laureato in Economia aziendale all’Università di Venezia, è stato inviato e caporedattore a Il Sole 24 Ore. Collabora a www.ilsussidiario.net.
AZZARDO MORALE? ATTENTI ALL’ERRORE COGNITIVO
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uando il sistema finan iario sembra destinato a resuscitare definitivamente come piattaforma innervata dall Intelligen a Artificiale i mercati stanno ancora facendo i conti con la più grande crisi della loro storia. onti economici sociali politici non da ultimo: intellettuali. onti ancora aperti. Il collasso del 00 era davvero imprevedibile inevitabile Gli investitori sono stati puniti per la loro greed, la celebre avidit cara a Gordon Gekko I vigilanti sono stati colpevolmente complici ppure c stato c tuttora dell altro a domanda stata posta a suo tempo in chiave di memorabile freddura dalla regina Elisabetta agli economisti di ford e ambridge: che si sono ritrovati confusi e disarmati come i regulator di all Street uando la bolla della finan a immobiliare scoppiata e ehman Brothers ha dichiarato bancarotta. uttavia n ank Paulson l e capo della Goldman Sachs chiamato da George Bush a esoro americano nel 006 n im Geithner che vigilava in cima alla ed di e ork e gli succedette nella prima amministra ione bama hanno mai indietreggiato dall autodifesa basata sulla teoria del cigno nero : uanto accaduto nell autunno 00 non poteva essere ragionevolmente anticipato o prevenuto. È la teoria dell irraionalit impredicibile ad aver ispirato le narra ioni prevalenti sulla Grande risi: che sarebbe stata provocata in buona misura da a ardo morale cio dall assun ione inten ionale di rischi scorretti (troppo elevati e poco protetti) da parte da investitori e banche consapevolmente ingolositi dalla crescita irresistibile dei pre i immobiliari e dai tassi subprime. È una lettura che per non ha trovato d accordo icola Gennaioli un economista dell niversit Bocconi che si dedicato a lungo a incrociare finan a e psicologia nel tentativo di individuare strumenti analitici diversi dal moralismo. ra con Andrei Schleifer della arvard niversit lo studioso italiano ha appena pubblicato una monografia - A risis of Beliefs: Investor Ps cholog and inancial ragilit (Princeton niversit Press) - riscuotendo un significativo appre amento dal
inancial imes che l ha incluso fra i venti ibri dellAnno 01 nella se ione economia. Atten ione a confondere il moral ha ard con l errore cognitivo . E atten ione a non studiare a fondo uest ultimo restando appiattiti sui modelli classici delle aspettative ra ionali: secondo cui le informa ioni disponibili sono sempre le migliori e chi decide le utili a sempre in maniera ottima . on mai cos : se chiedete a ualcuno - esemplificano Gennaioli e Schleifer - ual la probabilit che un irlandese abbia i capelli rossi attendetevi che vi venga risposto uno su due o anche di più poich chi va in Irlanda vede molte più persone con i capelli rossi di uante ne veda nel suo paese. In realt i capelli rossi in Irlanda non superano il 10%. Se operatori authorit studiosi media non rilevano l errore cognitivo in tempo reale i rischi di conseguen e distorti si amplificano. Gi a cavallo fra 00 e 00 era possibile rilevare che l aspettativa di aumento dei pre i delle case era sbagliata tanto che ualche primo allarme sulla bolla dei derivati ( mi) veniva lanciato. Ma le aspettative di investitori intermediari agen ie di rating e non da ultimo - authorit di vigilan a sono rimaste ancorate al rial o indefinito dei pre i delle case alla stabilit bancaria alla capacit della ed di fronteggiare ualsiasi emergen a. in uasi al settembre 00 . Era un fake ma Gennaioli e Schleifer non puntano il dito sull a ardo morale ma sulla cosiddetta aspettativa diagnostica : ancorata essen ialmente a uno specifico meccanismo psicologico di utili o distorto dei dati disponibili. on eviden e tutt altro che scontate: soprattutto nel campo dei banchieri molti dei uali non risultano aver abusato del rischio ma semplicemente di non averlo visto: supportandosi a vicenda con i clienti. Gli imputati numeri uno restano i vigilanti di tutte le categorie. Ma non sono gli unici: anche economisti e giornalisti hanno avuto le loro responsabilit an i le hanno ancora sempre di più. i dire sempre la verit ai mercati sen a mai stancarsi di osservarli studiarli raccontarli. In caso contrario le regole studiate dopo ogni ultima crisi guardando al passato saranno sempre inadeguate a prevenire la prossima.
Dieci anni dopo il Grande Crack il confronto fra gli economisti è ancora acceso e oggi ha al centro un teoria di psicologia finanziaria elaborata fra Bocconi e Harvard
104 gennaio 2019
EDUCAZIONE FINANZIARIA Paolo Zucca Iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1979, già responsabile del supplemento de II Sole 24 Ore Plus 24. Partecipa a tutorial e iniziative contro l’eccessivo uso del contante. Twitter @pzu551
SUL BITCOIN NON DITE CHE NON VI AVEVAMO AVVERTITI
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iusto un anno fa Agustin Carstens, direttore generale della Banca Regolamenti Internazionali (Bri), avvertiva che il Bitcoin era «la combinazione di una bolla, uno schema Ponzi ed un disastro ambientale». Ne bastava uno di rischio figuriamoci tre. a più diffusa delle tante criptovalute viaggiava allora intorno ai 10mila dollari, un livello da sogno per chi si ritrova più che dime ato a gestire una perdita per niente virtuale. hi era entrato prima del novembre 01 poteva sorridere dei vari arstens ma anche dei vari raghi, Roubini, Buffet, Gates, Bankitalia e delle tante Cassandre che avevano lanciato l’allarme sui rischi di una valuta, o strumento di scambio creata da un fondatore sotto pseudonimo. Bankitalia aveva usato la sua influen a per tenere ferme le banche. « a Banca d Italia scoraggia le banche e gli altri intermediari vigilati dall’acquistare, detenere o vendere valute virtuali» si leggeva in un Bollettino diffuso all ini io del 01 . Gli stessi soggetti «dovranno valutare con attenzione i rischi indicati dall Eba (European Banking Authorit ) e a considerare che in assen a di adeguati presidi e di un uadro legale certo uei rischi possono esporre a perdere e inficiare di conseguen a la consisten a del patrimonio di vigilan a e la stabilità stessa degli intermediari». a contrariet delle banche centrali era scontata in presen a di una strana valuta anarchica. Non regolata, non vigilata, riconosciuta da chi si sentiva di riconoscerla con plafond di emissione quindi con un tetto massimo che ha inevitabilmente favorito la specula ione di chi aveva comprato per primo. Si potevano ac uistare beni e servi i più difficile tornare indietro e agganciare la scarsa (se non nulla) convertibilit . a libera moneta del Popolo della Rete sen a authorit e commissioni forgiata nel Nuovo Millennio sembra – almeno nelle quotazioni – già avviata al dimenticatoio di Second ife. uel gioco di avatar che aveva illuso big del commercio e della finan a tanto da investirci fino a perderci. ra il business della Seconda ita nettamente inferiore a uello più concreto della er a Et . Pochi avatar sono attivi nella giungla digitale non comprano e non spendono. Bisogner avvertirli che l avventura finita. Bitcoin a oggi sembra peggio. È vero che chi è entrato per primo mantiene una plusvalen a spa iale (era a uasi
Le banche centrali già in tempi non sospetti avevano sconsigliato il criptoinvestimento. E ora la libera moneta del web mostra la corda 0mila dollari a fine 01 ) e che probabilmente ha venduto tutto o in parte ac uistando beni e servi i. È anche vero che chi si buttato fra gli investitori-miners (chi cerca in proprio o con terzi nuovi bitcoin da registrare sulla blockchain, il libro mastro pubblico molto interessante nonostante consumi troppa energia) sicuramente si muove bene sul Pc capisce l inglese grafici e proie ioni. on l insegnante digiuna di investimenti convinta a mettere la liquidazione nei titoli non uotati della Popolare di icen a. Bitcoin (e molte cripto-sorelle) una storia planetaria pesante - che non pu rientrare nel solito: «C’è chi vince e c chi perde». a storia dell investimento finan iario delle famiglie ha reso evidente – in Italia e all’estero - che vince chi organi a il tavolo di gioco fissa le regole parte per primo suona la grancassa e quando arrivano tutti molla il cerino. illusione dei facili guadagni immediati sta bruciando le mani a tanti risparmiatori-seguaci. Giovani e non. on neppure chiaro uanti siano perch gli investitori sono semianonimi chiamati a denunciare eventuali plusvalen e incassate se imprese più defilati i privati soprattutto se piccoli. I più fragili i più bisognosi di tutela contro i meccanismi mentali della loro ansia da guadagno. uelli che credendosi informati investono sen a sapere come segnalava la onsob ( e scelte di investimento delle famiglie italiane. Rapporto 01 - adia inciano). Ma chi li difender na class action globale con un grande studio legale e associa ioni consumeristiche Ma poi contro chi ontro le piattaforme tipo Bit onnect o Mt Go ontro Satoshi akamoto gennaio 2019 105
COLLEZIONISMO/1
L’Alfa Romeo 6 C freccia d’oro
COLLEZIONISMO/1
Il Re Mida dell’auto d’epoca e il sogno proibito dei supervip di Laura Lamarra
CON CORRADO LOPRESTO, IL PIÙ FAMOSO COLLEZIONISTA DEL MONDO SVELA I SEGRETI DELLE ASTE PIÙ ESCLUSIVE DALLA FERRARI 290 MM BATTUTA PER 22 MILIONI ALLA 500 CHE A FEBBRAIO VERRÀ ESPOSTA AL MOMA
106 gennaio 2019
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hi ha potuto (e voluto) permetterselo ha investito negli ultimi anni in auto classiche, ormai uno tra i beni rifugio su cui puntare in un contesto economico globale turbolento e incerto. Il mercato delle auto d’epoca è cresciuto del +111% negli anni dal 2011 al 2016, quindi circa oltre il 20% annuo, arrivando a somigliare a quello delle opere d’arte di valore, con prezzi spesso da capogiro. Come la Ferrari 290 MM che Enzo Ferrari fece costruire per la Mille Miglia del 1956, battuta per 22 milioni di dollari in occasione dell’asta organizzata da Sotheby’s al Petersen Automotive Museum di Los Angeles a inizio dicembre. Bazzecole, se pensiamo alla Ferrari 250 GTO del 1962 venduta all’asta sempre da Sotheby’s ad agosto per 41,7 milioni. E quanto varrà la popolare Fiat 500 F del 1957 (ne furono prodotti più di 4 milioni di esemplari), dopo che si sarà “fatta un giro” al MoMa di New York, dopo verr esposta dal 10 febbraio al maggio 019 ifficile dirlo. Perché rarità e stato di conservazione sono solo due dei fattori che ne determinano il valore dell’oggetto. Ma il fattore più importante resta sempre il prezzo che il collezio-
COLLEZIONISMO/1 Corrado Lopresto, architetto e imprenditore milanese, è il più famoso collezionista di auto d’epoca italiano nel mondo. In basso, l’Alfa Romeo Giulietta SZ
nista è disposto a pagare per impossessarsene. Ora, però, il mercato delle vetture storiche si sta assestando verso l’apprezzamento dell’autenticità. «Il valore affettivo di questi cimeli è incommensurabile», afferma Corrado Lopresto, architetto e imprenditore milanese, considerato il più famoso collezionista di auto d’epoca italiano nel mondo. «L’affezione, personalmente, deriva dalla cura per la valorizzazione di pezzi, rigorosamente italiani, di un’unicità sorprendente, spesso neppure riconosciuti come tali e lasciati nell’indifferenza. Ho cercato e raccolto nella mia vita, in anni non sospetti, in cui queste “stranezze” non interessavano a nessuno, automobili che fossero diverse dalle altre, con una storia poco nota. Amo valorizzare e portare alla fama auto che spesso non l hanno avuta nemmeno in passato una sfida in primis con me stesso». Riconoscere e riscoprire alcune auto mai viste, come l’Alfa Romeo 6C 1750,carrozzata da Aprile di Savona, un artigiano sconosciuto ma di grande talento, che realizzò quest’auto su disegno di Mario Revelli di Beaumont, o l’Alfa Romeo 6C 2500, carrozzata da Castagna, da tutti creduta una Touring, è percorso affascinante. «L’esperienza di anni di collezionismo e la grande conoscenza accumulata mi hanno permesso, prosegue Lopresto, di essere un talent scout del settore. La mia collezione però include anche pezzi noti come la Lancia Florida, la Giulietta SZ Coda Tronca, la prima Isotta Fraschini costruita e la più antica Lancia esistente al mondo. Accanto alle proposte scartate dai costruttori o ai prototipi dimenticati, vi sono anche importantissime pietre miliari del design e dell’industria automobilistica italiana. Tutte le mie auto hanno una storia da raccontare e sono esemplari unici, fuoriserie o auto in qualche modo particolari». Solo in Italia ci sono circa 4 milioni di “auto storiche”, ossia con più di 30 anni di vita secondo il nuovo Codice della Strada (non più di 0 anni come era fino al 016) di cui la gran parte hanno un valore al di sotto dei 10 mila euro. Ma quali sono i parametri che attestano la preziosità di queste opere d’arte divenute da hobby a forme di investimento sicure nel lungo periodo? «La marca, il modello, l’anno di costruzione, il numero di telaio, lo stato di conservazione, l’accuratezza del restauro, la completezza documentale sono solo alcuni drivers. Da alcuni anni un altro tema della mia Collezione, afferma Lopresto, è la ricerca dei telai “numero uno”: le teste di serie della produzione di modelli anche di grande diffusione, a loro volta unici in quanto a fascino e importanza storica». Una spinta all’acquisto dettata per molti non tanto dalla
pura valutazione affettiva e/o economica, quanto per lo più dalla vanità e dalla soddisfazione di essere proprietari di un oggetto esclusivo, ambito dalla collettività, capace di attualizzare emozioni passate e di essere memoriale di epoche storiche con i gusti e costumi di un tempo. e flessioni del mercato, tipiche di un settore da sempre caratterizzato da andamenti discontinui, non devono preoccupare esageratamente; l’esclusivo è sempre in crescita. Così, nonostante la fisiologica flessione registratasi nell ultimo periodo le auto d’epoca continuano a riscuotere grande interesse. Accanto alle mire speculative, molte sono fortunatamente le iniziative volte a recuperare il patrimonio culturale che rappresentano. Alcune Case automobilistiche hanno creato reparti dedicati al restauro di questi preziosi a quattro ruote: fra gli esempi, il Dipartimento Ferrari Classiche e il Polo Storico Lamborghini. «Il restauro», prosegue Lopresto, «è un’arte che richiede passione, studio approfondito, un lungo e impegnativo lavoro di ricerca e un’esecuzione accurata per ricostruire nel dettaglio l’epoca e il vissuto di ogni singola auto, riportandola alle condizioni d’origine e rispettandone al massimo la storia». Un’eccezionale attenzione ai dettagli e alla conservazione delle condizioni di origine delle vetture per un restauro filologico ad opera d’arte, che Lopresto acquisì in giovane età, a 18 anni, apprendendo sul campo i trucchi
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COLLEZIONISMO/1 In basso, la Ferrari 275 GTB Alloy, uno dei migliori esemplari mai battuti da Sotheby’s
del mestiere, grazie anche al prezioso aiuto dei fratelli Giordano, anziani restauratori di Reggio Calabria. «Una passione nata in famiglia ma ostacolata dal papà, propenso ad aiutarmi solo per “cose serie” come studi, viaggi culturali e attività sportive, ma non per le auto. Sono cresciuto, nel sud della Calabria, tra vecchie auto che rimanevano in cantina come beni di famiglia mai ceduti. Tornavo a casa la sera, dopo gli studi e dopo l officina ancora con la pu a di benzina addosso che non andava via». Come si acquisisce competenza nel settore? «All’epoca con molta difficolt . eggevo l’unica rivista specialistica, trimestrale, esistente, La Manovella, ma fu il Museo di Torino, con la sua splendida biblioteca sulle auto, la grande fonte di ispirazione, da cui discese la mia passione maniacale per la cura del dettaglio che ritengo fondamentale. Non c’è un decalogo per un ottimo restauro, prosegue Lopresto, tutto è frutto di osservazione, studio, ricerca ed esperienza. Occorre rispettare lo stile del designer dell’auto, studiare il contesto storico, recuperare colori e materiali dell’epoca e rimanere fedeli alla stessa. Molti vogliono interpretare e migliorare, nulla di più sbagliato a mio avviso».A cosa si deve la sua attenzione esclusiva per il Made in Italy? «Approdai al mio primo acquisto negli ‘80: una Fiat Balilla a cui sono affezionato, un modello molto particolare, che potevo permettermi, e come al solito trovato per caso. Scrissi subito alla casa produttrice per saperne di più circa l’unicità del telaio. La seconda macchina fu una FIAT 1100 strapuntinata, modello lungo con i seggiolini. Scoperte italiane che mi hanno portato a sviluppare curiosità, passione
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e competenza per modelli particolari di auto rigorosamente Made in Italy: mai dimenticare le proprie origini». Relegare a puro ed egoistico patrimonio individuale esemplari dal carattere fortemente iconico, sarebbe un sacrilego. Così i numerosi concorsi ed eventi organizzati in tutto il mondo diventano piattaforme di condivisione e di confronto tra collezionisti e appassionati provenienti da ogni dove e palcoscenico autorevole e glamour per questi modelli a 4 ruote. «Per puro caso, prosegue Lopresto, giunsi al primo concorso d’eleganza a Villa d’Este, nel 2001, il più importante d’Europa. La mia macchina, un’Alfa 2500 Cabriolet Touring, in riparazione, venne notata dal selezionatore Droulers e da quel momento iniziai a lavorare sodo per prepararla al meglio. Dopo la straordinaria vittoria, la scelta dei successivi eventi a cui partecipare avvenne quasi per inerzia; specie all’estero le macchine italiane particolari fanno discutere e sono molto richieste». Oltre 200 premi in 15 anni, raggiungendo, nel 2015, il traguardo dei 50 Best in Show. Tra i più rilevanti: cinque premi a Pebble Beach, considerato il più importante concorso a livello mondiale, sette Best in Show a Spa-Francorchamps, sei a Baden Baden, tre a Ludwigsburg e Firenze e ben quattro Coppe d’Oro a Villa d’Este, un record ancora ineguagliato da nessun’altro collezionista. «Vivo questi riconoscimenti con orgoglio e soddisfazione, come attestazione della validità dell’impegnativo lavoro di ricerca maniacale che conduco a garanzia della conservaione caratteristica». uesta la filosofia al centro del Suo operato, premiato FIVA, con il patrocino dell’Unesco, al con-
COLLEZIONISMO/1 L’inconica Alfa Romeo 6C 2500
RESTAURO ACCURATO E POI I CONCORSI: ECCO COME IL VALORE DI CIÒ CHE ERA POCO PIÙ DI UN ROTTAME RIESCE A CRESCERE VERTIGINOSAMENTE
corso di Villa d’Este del 2016 per l’Alfa Romeo SZ Coda Tronca prototipo, eccezionale esemplare di restauro conservativo. «Tutte le mie auto sono sottoposte a un approfondito lavoro di ricerca, grazie al ricco archivio di documenti che ho raccolto negli anni, all’aiuto dei maggiori esperti del settore e alla ricerca sul campo». “Brutti anatroccoli” trovati nel 90% dei casi in condizioni scadenti, di cui Lopresto è sempre stato capace di coglierne sin da subito la bellezza, trasformandoli, con i suoi restauri, in capolavori. «L’unicità delle auto della collezione rende necessari studi dedicati, non potendo rifarsi ad un modello di serie», prosegue Lopresto, «e il restauro è sempre il compromesso tra la restituzione dell’aspetto che l’auto aveva in origine e la conserva ione di tutto ci che arrivato fino a noi magari con modifiche storiche che possono essere preservate. Attraverso processi in alcuni casi assolutamente nuovi, alcune auto della collezione sono state restaurate con un approccio totalmente conservativo, senza la sostituzione di nessun particolare: è il caso delle Alfa Romeo Giulietta SZ Coda Tronca prototipo e 1900 SS Zagato». Auto che parlano di storia, design, usi e costumi di un’epoca, patrimonio valoriale da condividere e tramandare. «Abbia-
mo il dovere di valorizzare e non disperdere questa ricchezza culturale», dice Lopresto: «Le auto non le conservo per me. Sono esposte nei concorsi, nelle numerose mostre ed eventi dedicati al design italiano, al Museo dell’Automobile di Torino o in altri contesti di pregio come l’Autodromo di Mon a o Pia a della Signoria a iren e nelle fiere di Stoccarda (2010) e Parigi (2015) e, l’Isotta Fraschini 8A SS, in quello che è considerato il “Louvre” delle auto d’epoca, la Collezione Schlumpf di Mulhouse. Sono sempre presenti anche a raduni e gare di regolarità nazionali ed internazionali, come Mille Miglia, GP Nuvolari, Giro di Sicilia, Targa Florio, Bergamo Historic GP, Vernasca Silver Flag». Ma per una valori a ione efficace del settore aggiunge «noi colle ionisti tutti insieme, dovremmo fare squadra e far capire ai politici l’enorme valore intrinseco di queste auto; un valore da rispettare e preservare, da cui deriva l’importanza di agevolare e favorire, anziché contenere con divieti di circolazione sempre più pressanti, un settore capace di generare un indotto economico rilevante. L’auto d’epoca è anche un ottimo sbocco professionale per i giovani, sempre più attirati dal mix, motori e design, che parla di storia». «Il patrimonio automobilistico storico italiano è una riccheza economica e valoriale riflesso di epoche su cui occorre focalizzare l’impegno di tutti», conslude il collezionista. «L’auto d’epoca ha un valore intrinseco e simbolico, impregnato di storia, cultura e bellezza del nostro Paese. Non sono auto, sono sculture affascinanti per privilegiati, opere stilistiche precorritrici di usi e costumi entrati poi nella quotidianità. Gli sforzi della Fifa, Federazione internazionale che raggruppa le macchine d’epoca, e il patrocinio dell’Unesco vanno nella direzione del riconoscimento crescente di questo patrimonio culturale. Non siamo di fronte a un Caravaggio, ma alla storia del design industriale». gennaio 2019 109
COLLEZIONISMO/2 INVESTIMENTI BELLI E ALTERNATIVI
Non solo oro (o francobolli) Beni rifugio? La «10» di Maradona di Marco Scotti
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nfastiditi dai bond tedeschi che offrono rendimenti sotto lo zero? Preoccupati dai titoli dei paesi emergenti che garantiscono alti profitti ma che sono bombe a orologeria sempre sul punto di esplodere? Gli investimenti alternativi ci sono: oggetti particolari, dai vini pregiati ai francobolli, o i cosiddetti beni rifugio, come il classico oro. Secondo l fficio studi di Mediobanca ad esempio un investimento nel vino fatto all’alba del nuovo millennio avrebbe garantito, in quindici anni, un rendimento netto del 540%. Tradotto: mentre un euro investito in Borsa nello stesso periodo si traduceva in un capitale di 1 6 euro la stessa cifra parcheggiata nei vini diventava 5,4 euro. Anche il whisky è un buon investimento, con un incremento di valore fino al 300% in otto anni. Chi ha cercato di venire incontro alle esigenze dei potenziali investitori differen iando al massimo l offerta la Bolaffi storica a ienda torinese nata nel 1 90 come impresa filatelica e oggi capace di diversificare le proprie aste in cui vengono pe i rari e da collezione appartenenti alle categorie più disparate, dalle auto d’epoca alle maglie sportive celebri . Il Gruppo Bolaffi ini ia la sua attivit per l intui ione di un ragazzo da poco diventato maggiorenne, Alberto, che abbandona il commercio di biciclette e piume di struzzo che era il business di famiglia per dedicarsi ai francobolli. A dare però la spinta a un intui ione perch diventi un eccellen a il figlio di Alberto Giulio Bolaffi che diventer uno dei più importanti filatelisti di sempre. Un uomo che prende le redini dell’azienda di famiglia agli inizi degli anni ’20 e che, oltre a offrire un grande contributo alla filatelia italiana trova anche il tempo per combattere battaglie giuste come la ibera ione dal na i-fascismo: di madre ebrea e uindi a tutti gli effetti anch egli ebreo Giulio Bolaffi decise di rimanere in Italia anche dopo la promulgazione delle leggi ra iali nel 193 . opo l armisti io dell Settembre Bolaffi divenne partigiano nelle alli di an o e in seguito fu nominato dal come comandante della ivisione Stellina in al di Susa con il nome di Aldo aghi . Rifiut ogni connota ione politica ma ader alle orma ioni di Giusti ia e ibert pur sot-
110 gennaio 2019
Giulio Filippo Bolaffi, al timone dell’azienda di famiglia dal 2012
tolineando che si trattava di un ingresso «a carattere tipicamente militare, non vincolato ad alcun programma di partito». onclusa la guerra Bolaffi avvi un attivit editoriale pubblicando il primo settimanale di informa ione del dopoguerra a settimana nel mondo . Su uesto periodico veniva pubblicata una rubrica dedicata ai francobolli, gettando così le base alla successiva Settimana filatelica e al mensile Il olle ionista . Inoltre la Bolaffi avvi la pubblica ione dei cataloghi di francobolli che sostituirono i vecchi prezziari di vendita. Appare quindi evidente che Giulio Bolaffi non sia stato soltanto un imprenditore capace e un appassionato di francobolli, ma un uomo che ha contribuito in maniera attiva a migliorare la situazione post-bellica. Un ruolo di così grande importanza tale da essere celebrato – e non poteva essere altrimenti – da un francobollo italiano in suo onore. Il figlio di Giulio Alberto il primo a comprendere l importana di un offerta che esuli dalla mera filatelia che pure rimane il core business della Bolaffi. Si affianca cos un ulteriore attivit editoriale, il Collector Club, che consente la vendita per corrisponden a. E dal 1990 viene avviata la Aste Bolaffi che ini ier
COLLEZIONISMO/2 a detenere una serie di record. Il primo raggiunto è del 1991, quando all’interno della prestigiosa colle ione Pedemonte viene aggiudicato per quasi 800 milioni il re ire arouk uno dei due soli esemplari al mondo, su busta, del rarissimo francobollo del Governo Provvisorio di Toscana e record mondiale, ancora oggi imbattuto, per un francobollo italiano. È solo questione di tempo prima che le aste si aprano anche ad altri ambiti: la numismatica gli autografi i documenti antichi, solo per citare qualche esempio. Il testimone passa nel 2012 a Giulio Filippo Bolaffi che ha proseguito lungo il sentiero tracciato dai suoi predecessori continuando però la strategia di diversifica ione ini iata da suo padre. a casa d aste ini ia a battere anche fotografie vini rari e pregiati, gioielli, memorabilia sportivi, vintage tecnologiche, auto e moto d’epoca, orologi e manoscritti. Anche in questo caso i record non mancano: in tempi recenti stato registrato il top lot ovvero l aggiudica ione di un raro diamante rosa per 755.000 euro. ggi la Bolaffi pu uindi poggiare su tante gambe diverse forse di un mercato che continua a richiedere nuovi prodotti su cui investire. on un caso che nel trimestre settembre-novembre 2018 ha fatto registrare un sensibile aumento per quanto concerne le vendite di oro: 1 3 kg 3 in più del venduto nello stesso periodo dell anno scorso. a situa ione politica ed economica italiana, sempre più instabile – anche se negli ultimi giorni il riavvicinamento con l’Europa ha fatto calare spread e tensioni sui mercati internazionali – ha spinto gli italiani che abbiano ancora il desiderio di investire a puntare sull’oro, bene rifugio per antonomasia. Un altro settore che continua a funzionare molto bene è quello numismatico. ultima asta organi ata da Bolaffi tra il 31 maggio e il 1 giugno si conclusa con un realizzo complessivo di oltre due milioni di euro. A far la parte del leone le monete italiane, soprattutto quelle degli stati più antichi. Il top lot dell’asta è stato il il arlino da oppie coniato nel 1 6 da ittorio Amedeo III re di Sardegna estremamente raro e in eccellente stato di conserva ione aggiudicato a 3 .9 0 euro. ella sele ione dei lotti esteri spicca il secondo top lot della vendita: il 6 ucati 1616 di Carlo II (29.280 euro). Passando alle conia ioni del Regno d Italia
In alto, una delle aste di Bolaffi. Nella pagina a fianco lingotti di diverse grammature e una moneta sudafricana, il Krugerrand
i migliori risultati sono stati messi a segno dal 100 ire 1 6 e dal 100 ire 1 di ittorio Emanuele II (rispettivamente 1.960 e 19. 00 euro) e per la se ione prove e progetti dal 0 ire Elmetto prova coniato dalla ecca di Roma nel 19 (1 .6 0 euro). i grande rarit poich coniati entrambi in soli 100 esemplari, il gettone monetale da 20 centesimi in oro per l Esposi ione di Milano nel 1906 e uello da ire per la iera di Milano del 19 sono stati battuti rispettivamente a 1.9 0 euro e 20.750 euro. asta ha confermato che l ottimo stato di conserva ione premiante e, in alcuni casi, spinge il valore ben oltre le quotazioni di catalogo stabilendo nuovi riferimenti per il mercato: è il caso dello Scudo della Sede acante del 1 3 di grande ualit aggiudicato a1 . 60 euro da una base di mille euro e del ire 1 13 Gioacchino Murat salito fino a 1 . 60 euro da soli 500 euro. Inoltre, in una recente asta che si è tenuta il 14 dicembre, sono stati battuti decine di memorabilia appartenenti al mondo del calcio con oggetti curiose maglie curiose come la numero 9 che iego Armando Maradona indoss in un match contro il Pisa poche settimane prima di essere fermato dall’antidoping e iniziare la sua discesa agli inferi. Autentici cimeli che sono stati battuti anche a 6.000 euro - ancora Maradona protagonista uesta volta con l iconica numero 10 con cui il apoli conquistò il suo primo scudetto. a Bolaffi infine ha lanciato ResaSicura una proposta di investimento con rendimento garantito. a proposta prevede l ac uisto di una sele ione di francobolli originali del Regno d Italia nuovi fior di stampa emessi negli anni 30: otto serie tra cui tra cui I Mili ia Roma Mogadiscio olo diretto Roma – Buenos Aires - a 400 euro, con la certezza di una rivalutazione nel tempo e il realizzo alla scadenza di cinque anni. Al termine del periodo Bolaffi si impegna a riac uistare la colle ione riconoscendo una rivalutazione del 25%. Si tratta di un bene rifugio alternativo e non soggetto a tassazione.
LA SAGA DEI BOLAFFI: DALLA FILATELIA ALLE ASTE, CRESCE IL VALORE-VINTAGE
gennaio 2019 111
MALALINGUA Vittorio Borelli Giornalista di lungo corso, condirettore de Il Mondo, fondatore e direttore di East, già direttore delle relazioni esterne di Unicredito nella gestione Rondelli-Profumo
QUEL SUMMIT A GINEVRA FRA GIACOBINI E SOVRANISTI
S
i è svolto ieri a Ginevra il primo estemporaneo summit fra rivoluzionari francesi e sovranisti italiani. All’ordine del giorno la crisi fiscale che ha colpito sia la rancia che l Italia. a un lato del tavolo i filosofi oltaire e ean ac ues Rousseau assistiti dal banchiere ac ues ecker e dal head hunter Massimiliano Robespierre, dall’altro lato Giuseppe onte Matteo Salvini e uigi di Maio. Il ministro dell’economia Giovanni Tria non era stato invitato perch ritenuto superfluo ma si presentato comun ue per ribadire che contrariamente a uanto pensava Gramsci a volte l’ottimismo della volontà supera il pessimismo della ragione. Prendendo la parola per primo oltaire si appellato alla ichiara ione niversale dei iritti dell omo e ha chiesto di sospendere la diretta streaming. Anche per non rischiare di scivolare in pubblico sui congiuntivi ha alluso sorridendo in dire ione di i Maio. a proposta era destinata a dividere trasversalmente le due delegazioni: debolmente favorevoli Conte e Tria, decisamente contrari Rousseau e ecker. Il primo perch i diritti del Popolo superano uelli dell individuo come ho spiegato nell unico ontratto degno di uesto nome il secondo per non aggiungere costi i inutili ai rispettivi sbilanci statali . ell empasse si inserito con destre a Robespierre: orrei chiedere agli amici italiani: se hanno gi preparato la loro lista di proscriione uando usciranno dal rivolu ionarismo parolaio e cominceranno a fare sul serio se hanno bisogno di ghigliottine di seconda mano giacch noi ne abbiamo in abbondan a e possiamo garantire forma ione assisten a e manuten ione . Intravedendo nella proposta del capo giacobino l apertura di un fiorente mercato bellico secondario ecker ha esclamato: Bene bravo cos si fa. An i se ne avete bisogno possiamo darvi a pre o di saldo svariate tonnellate di brioches. he tanto a Maria Antonietta non servono più . Sennonch il destinatario naturale della proposta, Salvini, si è limitato a
rispondere con un enigmatico oi non arretreremo di un millimetro . In che senso gli ha chiesto oltaire. onvinto che il filosofo volesse fare dell’umorismo elitario i Maio ha preteso la parola per dichiarare sena contraddittorio: accordo con Matteo al 101%. E uello che i ittadini si aspettano da noi . A uesto punto oltaire si al ato in piedi ha puntato il dito accusatore contro il capo dei in uestelle e ha scandito: Giovanotto non si lasci travolgere dall’euforia populista. Senza Lumi il popolo non sa distinguere gli amici dai nemici e, spesso, si fa del male da solo . Mentre Conte e Tria assistevano allo scontro parteggiando ora per gli uni ora per gli altri Rousseau e ecker non riuscivano a nascondere la loro insoddisfa ione. Il primo perch non condivideva uasi niente dalla filosofia individualistica e libertaria di oltaire il secondo perch aveva la netta sensa ione che si stesse perdendo tempo mentre la situazione economica precipitava. A uesto punto il summit si sarebbe chiuso con un clamoroso fallimento se Conte non avesse preso in mano il pallino: Signori un compromesso sempre possibile. Gli amici francesi devono vedersela con gli eserciti di Austria, Russia e Inghilterra noi con Soros con l Europa e con lo spread. Litigare, come direbbe Padre Pio, non conviene a nessuno. Poco fa ho ricevuto dal Guatemala una telefonata del subcomandante i Battista. esule volontario garantisce che se ancorassimo le nostre valute na ionali a un paniere di mango, papaja e avocado e puntassimo su dosi massicce di esporta ioni verso la ina .
Voltaire contro Di Maio: «No alla diretta streaming, «teniamo per noi i congiuntivi sbagliati». Ma Conte fa da paciere: «Litigare, dice San Pio, non giova a nessuno»
114 gennaio 2019
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