Ottobre 2020 Euro 5,00
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INVESTIRE | ANNO II | N.20 | MENSILE | OTTOBRE 2020 | DATA DI USCITA IN EDICOLA: 16 OTTOBRE 2020 | POSTE ITALIANE S.P.A. - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (CONVERTITO IN LEGGE 27/02/200 4 N° 46) ART. 1, COMMA 1, LO/MI
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BORSA, CHI INFLUENZA LA ROTTA Sulle scelte dei risparmiatori aumenta il peso dei “consulencer”, i consulenti finanziari abili nell’usare i social media per dialogare con i clienti e farne dei follower. Soprattutto via LinkedIn
PARLA SAVONA IL PRESIDENTE CONSOB:
Il risparmio / «Una nuova autorità per la protezione e l’uso per lo sviluppo dell’economia» La congiuntura / «Stiamo vivendo tempi nuovi: la politica fiscale si rivale su quella monetaria» L’Europa / «Superato il mito della non-mutualità dei debiti, ora vanno valutati i comportamenti»
INVESTIRE SPECIALIST
ETF PIÙ FORTI DEL CORONAVIRUS LA CORSA SUL MERCATO CONTINUA • OUTLOOK / La liquidità garantisce ripresa • BORSA ITALIANA / Una vendita tricolore • WALL STREET / Cosa cambia dopo il voto • MEDIOLANUM / «Sveglia, risparmiatori!»
Fai leva sul potenziale delle terapie geniche
JPMorgan Funds – Thematics – Genetic Therapies combina la potenza dell’intelligenza artificiale con la profondità della ricerca fondamentale sui titoli azionari per capitalizzare le opportunità di crescita legate al tema delle terapie geniche. Per sapere di più: www.jpmam.it/genetic
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EDITORIALE
Fiducia, «whatever it takes» di Sergio Luciano
S
ono passati 137 anni dalla pubblicazione de “Le avventure di Pinocchio” a Firenze da parte dell’autore, Carlo Lorenzini detto Collodi. Ma quel libro straordinario, tradotto in tante lingue quante la Bibbia, offre sempre la sua drammatica attualità su tanti temi tra i quali la sfiducia degli italiani e le sue molte, tristi declinazioni. Prima tra tutte quella verso gli investimenti e verso la giustizia. È il celeberrimo episodio del “Campo dei Barbagianni” nel quale il Gatto e la Volpe consigliano Pinocchio di seppellire gli zecchini d’oro regalatigli da Mangiafuoco. La storia è nota, ma merita due righe di riepilogo: i due truffatori, per rubare gli zecchini a Pinocchio, gli suggeriscono di seppellirli promettendogli che in cambio l’albero miracoloso gli darà un rendimento del 500 per cento, più o meno come il price-earning di Tesla. Quando il burattino, all’indomani, scopre la truffa e va a denunciare i truffatori, il giudice-gorilla lo ascolta, poi chiama i gendarmi e gli dice: “Quel povero diavolo è stato derubato di quattro monete d’oro: pigliatelo dunque e mettetelo subito in prigione”. Siamo nel mese dell’educazione finanziaria, ed è giusto chiedersi se la fiducia dei risparmiatori verso l’investimento fruttuoso del denaro, come del resto verso le istituzioni di tutela del cittadino, sia o non sia aumentata rispetto a 137 anni fa. Giusto chiederselo, tristemente facile rispondere: no! Siamo proprio di fronte a un archetipo antropologico nazionale. Sfiduciati allora, sfiduciati oggi. Per questo continuiamo ad accumulare quattrini – chi ne ha – sui normali conti correnti bancari, lasciandoli a non rendere e anzi a perdere valore. Ma è ora di dire basta. È ora di capire che la fiducia non è una scommessa, non è una scelta: è una necessità. Se si ha fiducia e s’investe, si rischia, sì, ma si può portare a casa qualcosa, e quando si è bravi e attenti e un po’ fortunati anche tanto. Se invece non si vuol rischiare si perde, sicuramente. Il tempo passa e corrode il denaro abbandonato in banca a non rendere. Come accade a
tantissime famiglie italiane. Perché proprio adesso è giusto dire basta? Perché siamo in Europa. Siamo già in Europa. Non serve attendere il Recovery Fund, anche se i politici non ce lo dicono; in questi mesi lo Stato riesce a pagare stipendi e pensioni perché quando emette titoli per finanziarsi, la Banca d’Italia su input della Bce glieli acquista e lo finanzia, senza passare per il mercato vero. Insomma, siamo già in un sistema meta-nazionale, e la nostra pessima politica, le nostre istituzioni improduttive e inefficienti non sono più il confine dei nostri diritti, si può guardare oltre. I gruppi internazionali che offrono un buon risparmio gestito sono tanti, oggi in Italia, e i gruppi nazionali competono alla pari con essi. Il presidente della Consob Paolo Savona, in questo numero di Investire, in un’ampia intervista avanza alcune proposte rivoluzionarie come l’istituzione di una nuova autorità dedicata alla tutela del risparmio e alla spinta gentile di esso verso investimenti produttivi. Nella sua rubrica, un insigne economista esperto di mercati finanziari ed ex commissario Consob, Marco Onado, analizza gli antidoti possibili per questa perdurante sfiducia degli italiani verso un risparmio “ambizioso”: “Basterebbero segnali credibili, programmi solidi e concreti per investire in innovazione, formazione e crescita per ribaltare il lento ma inesorabile declino della nostra economia. E i gestori ne trarranno le conseguenze e faranno affluire risorse agli investimenti”. Sarà mai possibile? Lo ripetiamo: possibile e ormai anche necessario. “Whatever it takes”, per dirla con Draghi: qualunque cosa comporti. Chi non investe, sperpera. Non è mai stato così vero. Ed è per questo che Investire moltiplicherà gli sforzi, come già sta facendo in questi giorni di ottobre, verso un’educazione finanziaria che brilli per convenienza anche a sguardi poco esercitati; e coronerà questo percorso con un numero speciale, cartaceo e digitale, in edicola il 30 ottobre, di Investire Today dedicato al risparmio e alle ragioni del suo necessario risveglio.
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Registrazione Tribunale di Milano N. 126 del 27/3/1982 Numero iscrizione ROC: 29993 Direttore responsabile Sergio Luciano Caporedattore Marco Muffato Newsroom Marina Marinetti, Davide Passoni, Marco Scotti, Riccardo Venturi, Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori
Hanno collaborato Antonio Quaglio (Consulente del direttore), Francesco Bellizzi, Ugo Bertone, Marco Del Corno, Giacomo Damian, Giuseppe D’Orta, Fabiana Giacomotti, Chiara Merico, Francesco Priore, Nicola Ronchetti, Monica Setta, Gloria Valdonio, Martina Zanetti, Paolo Zucca Contributors Vittorio Borelli, Enrico Cisnetto, Giuseppe Corsentino, Anna Gervasoni, Glauco Maggi, Andrea Margelletti, Marco Onado, Matteo
Ramenghi, Giulio Sapelli, Franco Tatò
Segreteria di redazione Monia Manzoni
Partnership Editoriali Anasf, Assoimmobiliare Casa editrice Economy Group s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Direttore editoriale
Alfonso Ruffo
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ottobre 2020
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SOMMARIO Ottobre 2020
03 EDITORIALE 09 WATCHDOG 10 IL SISMOGRAFO
di sergio luciano
Fiducia, «Whatever it takes»
di marco onado
Italiani con troppa liquidità? Ecco cosa fare
di g.sapelli
Casa Bianca bipartisan contro il Dragone
12 IL GERMANISTA 14 FINANZA REALE 16 III REPUBBLICA
di franco tatò
Il vaccino tedesco è la differenziazione
di a.gervasoni
Il private equity valorizza il capitale umano
di e.cisnetto
Centrodestra in cerca d’autore
LinkedIn è il social network del momento, un vero eldorado per i web financial influencer, i professionisti del risparmio diventati vere e proprie star della Rete
COVERSTORY 18 INFLUENCER FINANZIARI
Quattro storie paradigmatiche di consulenti finanziari che incrementano il personal branding con una intelligente, costante, metodica e utile attività di presenza sui social network
COVERSTORY/2
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PARLA SAVONA Il presidente della Consob, intervistato a tutto campo da Alfonso Ruffo, propone una idea inedita per il mondo finanziario: una Consulta per il risparmio che lo colleghi all’economia reale e allo sviluppo
FOCUS ETF
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BUSINESS CHE VOLA
Più forti della pandemia, la corsa dei fondi indicizzati non conosce tregua
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CONSULENZA FINANZIARIA
Tra Etf e consulenti finanziari abilitati all'offerta fuori sede è scoccata finalmente la scintilla
90 FASHION
97 EDUCAZIONE FINANZIARIA
94 BIBLIOTECA
98 MALALINGUA
La collaborazione fa la forza a Milano
Social dilemma dell'investitore: fidarsi della Rete?
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ottobre 2020
Le tendenze del 2020 che ci trascineremo a lungo
I 5 progetti Recovery di Danilo e Giggino
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale che non costituisce un’offerta o una sollecitazione ad investire né una raccomandazione d’investimento. Indice di solidità CET1 16,1% (dato al 30/06/2020 riferito al Gruppo Bancario Mediobanca). Tale indicatore valuta la solidità patrimoniale di una banca mettendo in relazione principalmente il capitale ordinario versato con le attività ponderate per il rischio.
SOMMARIO
INVESTIRE SPECIALIST 32
OUTLOOK/ Ottimismo resiliente sui listini, le banche centrali rassicurano. Quali occasioni cogliere
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REPORT M&A/ Il mercato del private equity
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BORSA ITALIANA/ Una Borsa nell'interesse
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REAL ESTATE/ Come lockdown e smart working
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BANCA MEDIOLANUM/ Parla Volpato: «Cari
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CATTOLICA VISION/ Non è moda: i criteri Esg
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del Paese. Per Cdp atteso un ruolo da garante
risparmiatori ecco perchè è bene diventare investitori»
ELEZIONI USA/ Trump o Biden, Wall Street continuerà a volare. Ma il dopo voto sarà turbolento
NATIXIS CUP 1/ La presentazione della gara e tutti i suoi protagonisti a InvestireNow
NATIXIS CUP 2/ Concorrente per concorrente ecco tutti i 16 portafogli d'investimento in gara
DENARO CONTANTE/ L'euro digitale avanza ma le banconote continueranno a essere importanti JANUS HENDERSON/ Il report 2019 sulla sostenibilità per il Global Sustainable Equity Fund
L'INTERVENTO DI RAMENGHI/ L'inflazione della discordia in una prateria di liquidità EXANE/ Con le obbligazioni convertibili i rischi sono più ridotti delle opportunità
ALPHA PRIVATE/ Secondo Lanzavecchia l'Italia piace ancora agli investitori del private equity
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funzionano perchè spingono al risk management
ENERGIE ALTERNATIVE/ Le azioni volano ma l'idrogeno non è la soluzione per gli alti costi
IASE ITALY/ Il presidente Ambrosi racconta i piani per lanciare la certificazione Esg in Italia
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RECOVERY FUND/ I fondi europei applicati ad
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INVESTIRE NOW/ Quattro puntate da ricordare
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PRODOTTI/ Il reddito fisso sostenibile al centro
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ambiente e sanità. Ne parla Giordano (Sbarro Institute) con Conte, Rabitti, Scolletta e Tenani
dei due fondi targati Morgan Stanley IM
SEDIE & POLTRONE/ Enzo Corsello è il nuovo country head di Allianz Global Investors
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PROFESSIONE CONSULENTE/ Francesco
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POLE POSITION/ Elezioni Usa: "Follow the
QUI PARIGI di giuseppe corsentino Il Coronavirus non ferma fusioni e acquisizioni
QUI NEW YORK di glauco maggi
Un nuovo concept per investire in diamanti. Funzionerà?
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI Pechino mette le mani sull'alta velocità in Egitto
COSMOPOLITICA di andrea margelletti Russia: Navalnyj e Nord Stream 2, oltre la retorica
ottobre 2020
hanno trasformato le nostre città
Priore risponde ai quesiti dei lettori
money" e si conoscerà il nome del vincitore
82 83 84 88
MONDO
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ha resistito all'onda d'urto del Covid-19
Messaggio pubblicitario con finalità promozionale che non costituisce offerta né consulenza finanziaria o raccomandazione d’investimento. Banca Euromobiliare S.p.A. - Sede legale: via S. Margherita 9, 20121 Milano Iscritta all’Albo delle Banche (al n. 4999) e all’Albo dei Gruppi Bancari tenuto dalla Banca d’Italia - Società soggetta ad attività di direzione e coordinamento (ex art. 2497 bis c.c.) da parte di Credito Emiliano S.p.A. - Aderente al Fondo interbancario di Tutela dei Depositi e al Fondo Nazionale di Garanzia - Società autorizzata e vigilata da Banca d’Italia, CONSOB ed IVASS - www.bancaeuro.it, info@bancaeuro.it. Al fine di assumere una consapevole decisione d’investimento e di comprendere le caratteristiche, i termini, i costi, i rischi e le condizioni relativi ai prodotti, ai servizi ed ai rapporti, prima dell’adesione leggere attentamente i fogli informativi nonché la documentazione informativa, d’offerta e contrattuale, messi a disposizione o consegnati dal consulente di riferimento e/o disponibili sul sito www.bancaeuro.it. Prima di procedere con gli investimenti è necessario valutare l’adeguatezza delle operazioni anche tramite il proprio consulente di riferimento.
WATCHDOG Marco Onado È professore senior di Economia degli intermediari finanziari nella Università Bocconi di Milano. È stato Commissario Consob. Collabora con “Il Sole - 24 Ore”, “Lavoce.info” e “voxeu.org”.
TROPPA LIQUIDITÀ NEI PORTAFOGLI DEGLI ITALIANI? ECCO COSA FARE
I
l risparmio degli italiani è sempre stato una grande risor- centrato sulle azioni quotate. Il fatto di rilievo è costituito dal sa nazionale e rappresenta oggi un serbatoio prezioso cui balzo delle attività sull’estero: quasi diciotto punti percentuali attingere per risollevare la nostra economia dalla crisi in- che portano a oltre un quinto il totale della ricchezza finanziaria dotta dalla pandemia, che è la più grave dei tempi di pace. detenuto in attività estere. La buona notizia è che la ricchezza finanziaria degli italiani Esterofilia dei gestori italiani? Niente affatto, tant’è che i fondi inè fra le più alte nel mondo. I dati della Banca d’Italia ci dicono che vestono in titoli pubblici italiani più di quanto facciano spontanealla fine del 2019 era quasi quattro volte (3,9) il reddito dispo- amente i cittadini. Piuttosto, ovvia conseguenza del progressivo nibile, superiore alla media dei paesi dell’euro e addirittura alla declino della nostra economia negli ultimi decenni, che fatalmenGermania. te porta i titoli italiani a offrire prospettive di rendimento infeLa cattiva notizia è che questa ricchezza è investita per oltre un riori agli altri paesi avanzati e a quelli emergenti. E i gestori che terzo in attività liquide (circolante e depositi) e per di più questa seguono rigorosamente i principi della costruzione di portafogli quota è cresciuta negli ultimi mesi a causa della grave incertezza efficienti non possono che trarne le conseguenze. Anzi, è grazie a economica che blocca i consumi. Si tratta di un aspetto doppia- questa componente che la ricchezza degli italiani ha avuto rendimente negativo: perché condanna al rendimento zero una quota menti positivi negli ultimi anni ed è continuata a crescere. importante della ricchezza degli italiani, riducendo il reddito di- Visto il problema in prospettiva, possiamo dire che il Paese ha sponibile, e perché riduce il flusso capace di alimentare gli inve- oggi due enormi serbatoi cui attingere per finanziare la crescita stimenti pubblici e privati di cui abbiamo estremo bisogno per futura. Uno è quello delle risorse oggi impiegate all’interno del ripartire. Per capire l’importanza del problema basta guardare Paese in forme liquide ma che raggiungono solo in parte gli invea questo grafico, tratto dall’ultima relazione della Banca d’Italia stimenti produttivi. (pag. 84) che mostra la composizione del portafoglio finanziario L’altra è quella delle attività estere che possono tornare ad alidegli italiani secondo due criteri: per forme di impiego generali mentare investimenti italiani: non si devono immaginare provve(colonne blu) e riallocando i prodotti del risparmio gestito nelle dimenti odiosi come i condoni fiscali per fondi usciti illegalmente varie classi di attività (colonne rosse). (che peraltro hanno sempre dato risultati largamente inferiori Si nota subito che (finalmente!) il risparmio gestito è cresciuto, alle attese) per rimpatriare capitali. Quelli ufficiali che potrebeppure è ancora al di sotto, sia pure di pochissimo, alle forme bero tornare pur puro calcolo di convenienza economica che liquide meno convenienti ormai valgono ormai molti per il risparmiatore. Ma le miliardi di euro (il potenindicazioni più interessanti ziale sfiora infatti il livello La composizione del portafoglio vengono dalle distanze fra del pil). finanziario degli italiani le colonne blu e rosse, che Ovviamente perché ciò misurano il contributo che avvenga occorre dare proi prodotti del risparmio gespettive concrete e credistito hanno dato alla diverbili di crescita al paese e sificazione del portafoglio alle imprese. Cioè, va detto degli italiani. anche se è una verità sgraRispetto al “fai-da-te” le devole, quello che i governi differenze sono notevoli. I italiani degli ultimi decenni gestori fanno aumentare la hanno fatto solo a parole. Ma basterebbero segnali quota di titoli italiani, sia credibili, programmi solidi pubblici sia privati, ma per e concreti per investire in quest’ultima categoria va innovazione, formazione ricordato che per convene crescita per ribaltare il zione sono comprese nelle lento ma inesorabile decliazioni del pubblico anche no della nostra economia. quelle delle aziende a proE i gestori ne trarranno le prietà familiare, quindi conseguenze e faranno afl’incremento di pochi punti fluire risorse agli investipercentuali che si nota nei menti. titoli nazionali è tutto conottobre 2020
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IL SISMOGRAFO Giulio Sapelli È Ordinario di Storia Economica presso la Facoltà di Lettere e Filosofia dell’Università degli Studi di Milano e direttore scientifico della Fondazione Enrico Mattei.
CASA BIANCA BIPARTISAN CONTRO IL PERICOLO CINESE
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osa cambierà dal punto di vista geopolitico con appena stato un forte investimento di un fondo di Amburgo le elezioni presidenziali americane? Cosa cam- che ha preso il 40% affiancando i cinesi, una mossa concertabierà nell’immediato se dovesse vincere Biden? ta con Pechino per gestire i traffici. In chiave antiamericana. Mi sembra che non cambierà nulla. Il dato più Questo vuol dire che chiunque vinca il contenzioso striimportante al riguardo è infatti che il Congres- sciante in atto sulla Cina tra Germania e Usa proseguirà e so americano si è espresso con estrema chiarezza sulla ne- sarà necessaria una nuova mediazione, chiunque vinca tra cessità di improntare i rapporti con la Cina ad una vigilanza Trump e Biden. Naturalmente molto dipenderà dall’esito del preventiva che assomiglia tanto a una nuova forma di guerra voto politico tedesco. Per l’Europa sarerebbe decisivo che la fredda: la stessa Nancy Pelosi, che pure è sempre stata molto Germania cambiasse linea: vedremo. Sappiamo che è la Cdu prudente sul tema, si è dichiarata favorevole. il partito più antiamericano, nel solco di una tradizione deCosa comporterà in concreto tutto questo? Rispondo indi- mocristiana che è stata anche italiana, da Fanfani a La Pira a cando un segnale debole, Moro, allo stesso Andreche ho la sensazione sia otti… però molto significativo: E poi, sempre sul caso gli Stati Uniti hanno riCina, abbiamo la diverpreso la ricerca spaziale, genza tra Washington lanciando la missione e il Vaticano. Devo dire pubblico-privata per che hanno sbagliato tutti Marte di cui si è molto e due, nell’ultimo round parlato. Ecco: significa di questo dissidio. Mike che sanno di dover diPompeo entrando sul ventare, in funzione anpiano pastorale, gli altri ti-Cina, ancor più talasnon comprendendo che socratici di quanto non l’intreccio tra religione siano. Dovranno quindi e politica c’è sempre, è investire nella marina, inevitabile, eppure non nell’aviazione, nei missili c’è stata in quei colloqui UN MOMENTO DEL PRIMO FACCIA A FACCIA TV FRA TRUMP E BIDEN ipersonici, e questo comneanche una parola di soporterà spostare il peso dell’impegno militare dalle forze di lidarietà per la chiesa cinese del silenzio: da ragazzi ricordo terra a quelle di mare e di cielo. E a questo riguardo ricordo che ci facevano pregare all’oratorio per i poveri cattolici amche Biden, come Trump, ritiene che all’Europa vada richiesto mutoliti da Pechino. un surplus nell’impegno per la Nato. Aggiungo che sia Tru- Dall’esito del voto per la Casa Bianca non mi attendo grandi mp che Biden sono rigidamente anti-russi, e non ipotizzano modifiche neanche nella politica economica perché la Fedealcun accordo strategico con Mosca, anche per responsabili- ral Reserve ha già detto chiaramente che proseguirà con la tà di Putin, tra problema ucraino e gasdotto Nord Stream 2. sua linea espansiva. Intanto c’è da segnalare la nomina-blitz, Intanto anche i democratici – come autorevolmente con- molto discutibile nelle modalità ma non nella sostanza, di fermato da Politico – sono sostanzialmente d’accordo nella Ami Coney Barrett alla Corte Supresa da parte di Trump. È scelta annunciata da Pompeo si spostare gran parte delle una giurista finissima, è stata l’allieva prediletta del grande truppe di terra di stanza in Europa dalla Germania alla base Anthonin Scalia, il famoso giurista italoamericano, punto di di Aviano. Un segnale molto importante per l’Italia, per la riferimento mondiale per il diritto costituzionale. E in un’EuNato e anche per la Germania, come lo è stato del resto la ropa che dalle corti costituzionali è governata questo camvisita di Pompeo a Roma. Pompeo è un uomo della Cia, non biamento si farà sentire. dell’Fbi, e la sua ascesa conferma che il mondo sta ripristi- A chi in questi giorni mi chiede quale sia la mia previsione nando la regola storica secondo cui è la Cia, e non l’Fbi, a ga- sull’esito del voto rispondo che secondo me Trump rivinrantire la stabilità, confinando il ruolo dell’altra istituzione cerà e questo non sarà un bene. Se vincesse Biden avremmo agli affari interni degli Stati Uniti. come vero presidente la vice, Kamala Harris: è una persoInoltre la Cina conserva in Europa una sponda importante na di valore, solida, moderata, assai meno dipendente dai proprio nella Germania. Al porto di Trieste per esempio c’è Clinton. 10
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IL GERMANISTA Franco Tatò Manager eclettico e innovativo, è tra i pochissimi italiani ad aver diretto aziende in Germania, paese (e cultura) che ama ed è l’unico ad essere stato amministratore delegato sia di Rizzoli che di Mondadori
IL VACCINO TEDESCO È LA DIFFERENZIAZIONE
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nche in Germania, in queste settimane, si parla Palatinato: questo fattore è il coordinamento tra il governo censoltanto del Covid-19. Da qualunque parte ti giri – trale e i governi dei lander. economia, scienza, industria – tutto viene collegato C’è un accordo tacito in vigore, in base al quale tutte le cose imall’andamento della pandemia. Ormai tutti l’abbia- portanti le decide Berlino, senza proteste da parte della perifemo capito. Dimensioni e dinamiche del fenomeno ria, che poi s’impegna a contrastare la pandemia sul territorio in sono variabili indipedenti. Nessuno è in grado di prevedere esat- funzione di come essa si manifesta. La modulazione dei provvetamente come questa cosa evolverà. I fattori che influenzano la dimenti a livello territoriale è affidata ai Lander. E mi sembra che diffusione e la gravità dell’infezione sono tutti siano soddisfatti dell’equilibrio ragsostanzialmente sconosciuti o troppo comgiunto. La parola chiave che percorre tutto plessi per essere già valutati, quindi siamo questo frangente è: differenziazione. a zero, a dispetto dell’aiuto della scienza, Del resto, l’andamento del virus, con l’insordei virologi, dell’intelligenza artificiale, delgere continuo di nuovi focolai qua e là, cola Nasa… siamo totalmente impotenti, alla stringono tutti i responsabili della sanità e merce di quanto questo virus, peraltro difdella protezione civile a fronteggiare anche i fuso da esseri umani, decida di diffondersi. problemi sociali connessi alla risposta della Ovviamente – ed è giusto così – le autorità pandemia, perché chiudere di nuovo tutto danno istruzioni ai cittadini su come comsarebbe estremamente rischioso; e dunque portarsi per prevenire, arginare e comgrazie alla differenziazione dei provvedibattere la pandemia: usare le mascherine, menti sui territori tutto sembra essere statenere le distanze, evitare gli assembrato gestito in maniera ottimale, e i risultati menti… Ma sono tutti provvedimenti detdell’economia nazionale sembrano migliori LA CANCELLIERA ANGELA MERKEL tati in sostanza dal solo buon senso, la cui sia dei Paesi concorrenti che delle previesecutività è estremamente problematica sioni. La Germania può dunque pensare di perché affidata i singoli, e quindi la cosa va chiudere l’anno cavandosela al meglio e poavanti a casaccio. Quindi abbiamo investinendo le basi affinchè l’anno venturo, e semto di un potenziale sviluppo casuale quasi pre che la pandemia non prosegua, il Paese tutti i fenomeni importanti dello sviluppo si ritrovi più digitalizzato e più moderno. sociale. Le persone lo sanno, lo capiscono Questo atteggiamento di differenziazione e sono preoccupate perché non riescono viene replicato quasi istintivamente in tutti a trovare in nessuna fonte le risposte alle gli ambiti, per esempio quello industriale, domande che si pongono. in cui le aziende sembrano essere diventaQuesta premessa non vale solo per la Germania ma per tutti, nel te più brave a differenziare mercati, prodotti, clientela. Il fattor mondo. Se si vuole, la sopresa è che valga anche per la Germania comune è la lotta al virus nella ripresa produttiva, e tutto viene che pure, in questa strana gara di efficienza nella lotta al virus declinato localmente con il massimo pragmatismo. che sembra essersi instaurata a livello planetario, è tra le nazio- In questo quadro, risalta nella figura della Cancelliera Merkel il ni vincenti per efficienza e organizzazione. Ma attenti: questo massimo del prestigio ma anche un’elevata dose di apprensione primato tedesco non nasce da chissà quale ingrediente segreto e irritazione. Apprensione anche personale, come conferma il sie non si traduce in alcuna forma di spocchia. Al contrario, po- parietto del salto all’indietro fatto dalla statista all’avvicinarsi del chi giorni fa lo stesso ministro della sanità tedesco Jens Spahn nostro premier Conte. Ma soprattutto apprensione politica per ha detto testualmente: «Stiamo reggendo bene a questa seconda la situazione che sta profilandosi in Europa a causa dell’ostruondata, ma ciò non ci garantisce che magari tra due settimane zionismo del gruppo di Visegrad contro il Recovery Fund. All’apnoi si continui ad andar meglio degli altri, può anche darsi che prensione per i problemi che possono emergere o aggravarsi in le cose si capovolgano e che anche noi si incorra in problemi più Germania, si aggiunge dunque sulla concretizzazione delle poligravi. Di qui l’imperativo di conservare un atteggiamento di mas- tiche europee per la ripresa. La scelta di mutualizzare il debito sima prudenza». europeo contratto contro la pandemia è stata una scelta di lungiEppure c’è un fattore chiave, di natura politica ed organizzativa, miranza, giustizia e necessità. Vederla messa in pericolo da pochi che ha distinto finora il modello tedesco nel contrasto alla pan- dissidenti fa innervosire. E vedere dietro questi pochi il supporto demia, e l’ho colto ascoltando un lungo talk-show al quale ha mal dissimulato di Vienna irrita ancora di più. Sono giorni in cui partecipato la governatrice dei uno dei lander più importanti, il tra tedeschi e austriaci volano parole pesanti.
La netta divisione di competenza tra governo e lander funziona
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FINANZA REALE Anna Gervasoni Professore Ordinario di Economia e Gestione delle Imprese alla Liuc di Castellanza. È anche direttore generale dell’Aifi (Associazione italiana del private equity, venture capital e private debt)
IL PRIVATE EQUITY VALORIZZA IL CAPITALE UMANO
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e è vero che nel 2020 l’andamento dell’economia e degli investimenti sarà inficiato inevitabilmente dall’emergenza Covid-19, non possiamo dimenticare tra gli effetti di lungo termine un elemento positivo e cioè il processo avviato nelle imprese per ripensare l’organizzazione del lavoro. Oltre alle tematiche connesse alla sicurezza e alla salute, l’utilizzo massiccio del lavoro a distanza ha posto al centro delle riflessioni il tema della rimodulazione delle attività. Generalizzare è scorretto, in quanto alcune mansioni e certi mestieri richiedono presenza fisica e continua. In altri casi buona parte delle attività possono essere svolte a prescindere dal luogo fisico, consentendo risparmi di tempi di trasferta e riorganizzazione del lavoro per obiettivi. Resta il fatto che l’interazione sociale, il team building, il networking solo in parte possono essere realizzati a distanza, ancorché con i moderni mezzi di comunicazione si siano fatti passi avanti. Infatti, l’imperativo tecnologico e la digitalizzazione hanno enfatizzato la riflessione sull’importanza delle persone, per le proprie competenze tecniche ma soprattutto per quelle soft skills preziose per ottenere il successo aziendale e che rappresentano il collante del sistema sociale. Nuove dimensioni andranno identificate e soprattutto ci saranno modelli eterogenei, nessuno però potrà prescindere dalla valorizzazione del capitale umano. Gli schemi organizzativi, i sistemi di gestione e sviluppo delle risorse umane, la governance e il clima aziendale definiti dagli azionisti e dai vertici aziendali determinano e supportano la creazione di valore attraverso tale fattore, che resta centrale. Aifi, che rappresenta gli investitori in impresa, ha messo il faro su questo tema, enfatizzandone la sinergia con l’elemento finanziario. Il convegno annuale dello scorso settembre è stato dedicato al tema “Private capital, human capital”. È stata l’occasione per presentare una ricerca focalizzata sull’impatto dell’ingresso di un operatore di private equity o venture capital nella governance, nell’attenzione alla risorsa umana e nella conseguente creazione di valore per l’impresa. Sono state analizzate le risposte ad interviste realizzate a un campione significativo di operazioni con riferimento a società in portafoglio al 31 dicembre 2019 o disinvestite nei tre anni precedenti, per un totale di 127 operazioni, effettuate da 28 operatori (21 domestici e 7 internazionali). Le domande hanno riguardato la professionalità delle figure aziendali, la loro managerializzazione e valorizzazione nonché la crescita economica e l’applicazione dei principi Esg (Environmental, social, governance). Tali linee guida sono diventate un punto fermo per l’industria del private equity in quanto l’introduzione di tali politiche rappresenta un fondamentale strumento per la creazione di valore a lungo termine, la cui rilevanza è riconosciuta da enti e organizzazioni a livello internazionale, 14
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Gli operatori sono ormai certi che sia sinergico con i capitali finanziari e con il capitale sociale per il successo d’impresa
che hanno sviluppato best practice da adottare nei processi di investimento. Anche al fine di valutare l’applicazione delle proprie linee guida recentemente emanate, Aifi ha analizzato come gli operatori di private equity attivi nel mercato italiano stanno approcciando le politiche Esg, con focus sulla componente capitale umano. I risultati mostrano come l’ingresso di un fondo in una azienda porta all’adesione di politiche Esg nel 32% dei casi (63% dei casi se si considerano le sole imprese oggetto di investimento da parte di operatori internazionali). L’investimento porta una crescita del numero medio di dipendenti delle società target pari all’89% nel corso del periodo di permanenza del fondo, con una composizione femminile del 41%. La percentuale di laureati è pari al 26% contro una media nazionale del 23%. Nell’80% dei casi sono stati inseriti piani di incentivazione per il management e nel 48% sono stati inseriti piani di welfare per i dipendenti. Nel 19% dei casi sono stati introdotti nuovi comitati a supporto del Cda e nel 60% dei casi è stato introdotto un codice etico. Da questa prima analisi possiamo evincere che gli operatori di private equity hanno grande attenzione al capitale umano, identificandone l’importanza per la valorizzazione del capitale aziendale. Capitali finanziari, capitale umano e capitale sociale possono essere sinergici per ridisegnare il sistema imprenditoriale in modo più moderno.
TERZA REPUBBLICA Enrico Cisnetto È un editorialista, economista e conduttore televisivo italiano, ideatore della trasmissione televisiva Roma InConTra. È conferenziere, consulente politico-strategico e tifoso della Sampdoria
L’INUTILE FORZA DI UN CENTRODESTRA IN CERCA D’AUTORE
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utta colpa dei sondaggi. L’effetto drogante di sentirsi dire continuamente che il centro-destra vincerebbe le prossime elezioni politiche, e per di più con qualunque legge elettorale si votasse, rende difficile analizzare con il necessario distacco critico le condizioni e soprattutto le prospettive dell’attuale opposizione. Per carità il lavoro dei retroscenisti non manca di segnalare vari mal di pancia: l’appannamento di Salvini, incapace di dare credibilità ai modesti tentativi di mostrarsi più prudente e moderato; gli smarcamenti di Giorgetti e la sottolineatura della forza acquisita da Zaia dopo le ultime trionfali elezioni regionali; l’ascesa sì, ma solitaria, di Giorgia Meloni, che è carente in quanto a classe presentabile (a parte l’ottimo Crosetto, che però gioca una partita tutta sua e che potrebbe essere il perno di futuri assetti nel centro-destra); il mesto viale del tramonto su cui si è irreversibilmente avviato Berlusconi, e con lui Forza Italia, che non pare avere le risorse per prescindere dalla parabola discendente del suo fondatore, che non fa nulla (non ce l’ha nel dna) per evitare che la sua fine politica coincida con quella della sua creatura. Ma sono le analisi un po’ più strategiche che mancano. In particolare ci sono quattro temi che andrebbero affrontati. Il primo: la necessità di separare la rappresentanza degli italiani che non vogliono affidarsi alla sinistra ma che non amano la demagogia populista e temono di ritrovarsi lontani dall’Europa da quella di chi si riconosce nelle parole d’ordine sovraniste e nelle forzature alla Trump. Il secondo: il bisogno che nasca un punto di riferimento nell’area centrale della geografia politica nazionale che sappia dialogare contemporaneamente sia con la parte autenticamente riformista della sinistra sia con la parte pragmatica della Lega (quella degli amministratori locali) e raccolga ciò che rimane (di buono) di Forza Italia. Il terzo: la ricerca di una collocazione internazionale stabile e coerente e di conseguenza la costruzione di alleanza in sede europea. Due condizioni indispensabili per arrivare a palazzo Chigi con le spalle coperte, cosa che per esempio non è stato per Salvini nell’anno in cui è stato al governo con i grillini. Il quarto: l’urgenza di raccogliere le forze vive e sane che ci sono nella società italiana, selezionando nuova classe dirigente, sulla base dei criteri del merito e delle competenze. Questo anche attraverso il coinvolgimento di intellettuali, fondazioni culturali, giornali. Il fatto stesso che i diversi quotidiani che sono considerabili di area centro-destra si dividano una fetta di lettori percentualmente minima rispetto al popolo degli elettori, e in qualche caso facciano fatica a stare in piedi, la dice lunga sul fatto che ci sia un vuoto da riempire e uno scollamento da superare. 16
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UNA FAN DI BERLUSCONI DAVANTI ALL’OSPEDALE SAN RAFFAELE
Nessuno si sta ponendo la domanda: se andremo al governo, abbiamo già pronta una base programmatica seria? Arriveranno risposte a queste sollecitazioni? Difficile essere ottimisti, visto l’andazzo. Nessuno si sta ponendo la domanda: se andremo al governo, abbiamo già pronta una base programmatica condivisa che vada al di là delle demagogie propagandistiche e una lista di ministri all’altezza delle sfide tremende che l’Italia ha di fronte? Si sta riflettendo sul fatto che il centro-destra nonostante sia con tutta evidenza maggioritario nel Paese non riesca a esprimere nemmeno lontanamente una primazia culturale e politica, senza che la giustificazione sia quella di attribuire la responsabilità alla “non democraticità” degli avversari politici. Ma una cosa è certa: se il centro-destra non avrà il coraggio e l’umiltà per mettersi in gioco in una operazione di ripensamento e di ridefinizione, potrà anche vincere le elezioni (forse) ma non sarà esente (certamente) da contraddizioni esiziali che lo renderanno incapace di governare e lo esporranno a una veloce consunzione dei consensi ricevuti. Insomma se a sinistra il Pd ha bisogno di riflettere sull’opportunità di continuare il patto con i grillini, e darsi quantomeno l’obiettivo di scrollarsi di dosso la subalternità fin qui patita, sul fronte moderato sono tanti gli interlocutori che debbono ripensare se stessi. Altrimenti, nell’uno come nell’altro caso, sarà l’immobilismo di Conte a mettere tutti in off-side. A danno loro, e pazienza. Ma anche del Paese, e questo non va affatto bene. (twitter @cisnetto)
SOCIAL NETWORK CHE CONTANO
LINKEDIN E GLI ALTRI, L’ELDORADO DEI WEB FINANCIAL INFLUENCER di Riccardo Venturi
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l big bang dell’analisi e dell’informazione finanziaria si sta manifestando sul web sempre di più con diverse modalità. Tutti gli attori del mondo della finanza, dai Ceo di banche e Sgr fino ai trader online il cui numero è triplicato durante il lockdown, passando attraverso consulenti finanziari, private banker e risparmiatori interessati all’acquisto dei prodotti da loro proposti, vanno sulla Rete per informarsi. Molti di questi attori, a loro volta, sul web esprimono analisi e punti di vista e rilanciano e commentano quelli di altri, creando così un prezioso canale di comunicazione con stakeholder e potenziali clienti. In modo non così dissimile da quanto avviene in altri ambiti, come per esempio quello della moda, anche per la finanza e il risparmio gestito si può insomma parlare di web influencing marketing. In questo campo il termine influencing è probabilmente da preferire a influencer, perché più che da simil Chiara Ferragni (a parte le eccezioni made in Usa, come Suze Orman) il fenomeno è caratterizzato dalla diffusa presenza di soggetti che, pur non essendo celebrities, si rivolgono a una loro platea la cui ampiezza può essere molto varia, ma è comunque mirata e non generalista (e 18
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IL SOCIAL DEI PROFESSIONISTI È PREFERITO DAGLI OPERATORI DEL RISPARMIO CHE VOGLIONO GENERARE CONTATTI UTILI se non lo è, lo vorrebbe diventarlo). Questo avviene sul doppio livello B2B e B2C: gli influencer un po’ più in alto nella piramide si rivolgono prevalentemente a una fascia intermedia, costituita perlopiù da consulenti finanziari e private banker; questi ultimi, così come i tanti formatori più o meno preparati e attendibili che propongono corsi online a trader o risparmiatori, si rivolgono soprattutto ai loro potenziali clienti. Questa configurazione a geometria variabile dei flussi informativi, di marketing e di relazioni sul web sta portando a un’affermazione crescente del ruolo di LinkedIn. Dovunque ci si trovi sulla mappa diffusa della Rete, infatti, l’esigenza che accomuna chi fa parte del mondo della finanza e del risparmio gestito è quella di individuare con la massima precisione possibile le caratteristiche professionali dei propri interlocutori, proprio quel che LinkedIn riesce a fare al meglio. Le sue caratteristiche lo rendono il social perfetto soprattutto per il marketing B2B: secondo Omnicore lo utilizza addirittura il 97% di chi lo pratica. Ma nella finanza, e in particolare nel risparmio gestito, anche il marketing B2C
COVERSTORY assomiglia in fondo al B2B: in altre parole, per private banker e consulenti finanziari è molto importante conoscere con il maggior dettaglio possibile l’attività professionale dei potenziali clienti. Con un vantaggio supplementare: se un post riceve un like, poniamo, da un chirurgo, viene da lui rilanciato alla sua community che è fatta in buona parte da altri chirurghi; e in questo modo la capacità di raggiungere quel target si amplifica. Una qualità che concorre a determinare una lead generation, ovvero la capacità di generare contatti interessati alle proprie attività, che per di più fanno parte della propria community di riferimento, più che doppia rispetto a Twitter e Facebook. I web financial influencer (beh, non è una parolaccia) che abbiamo sentito sono infatti molto attivi su LinkedIn: Paolo Martini ha 32mila follower, Fulvio Marchese 16mila, Raimondo Marcialis quasi 15mila, Enrico Florentino 12mila e rotti (Suze Orman ne ha mezzo milione, ma gli Stati Uniti sono un altro mondo con altri parametri). Questo non significa che le informazioni finanziarie non scorrano anche su altri canali della Rete. Google resta l’infrastruttura di base: per attrarre l’attenzione non solo su un nuovo prodotto di investimento, ma anche sul sito personale di un consulente finanziario, oppure di un formatore che propone corsi online, magari per i trader che la pandemia ha moltiplicato, si ricorre spesso al keyword advertising, migliorando il posizionamento sul motore di ricerca. Facebook è una risorsa formidabile per tutti i settori incluso quello della finanza, molto utilizzato per viralizzare i propri contenuti, come vedremo con il vantaggio di costi inferiori rispetto a LinkedIn; ma non ha la capacità di definire con precisione i profili professionali ai quali ci si rivolge. Instagram, ormai culla globale della moda giovane, è la nuova frontiera, ma almeno per ora è marginalmente praticata dalla finanza, così LinkedIn è il social che ha la capacità di generare più contatti
LO STUDIO INCLUDE 5.198 PROFILI AZIENDALI B2B E B2C. FONTE: HUBSPOT.COM
Joe Capobianco, senior advisor del family office & private client services di Kpmg e docente della Business School di Bologna
come TikTok. Telegram è utilizzato da numerosi gruppi per proporre il discusso meccanismo del mirror trading; in questo caso si entra in una zona grigia nella quale gli aspiranti trader dovrebbero fare grande attenzione per discriminare le proposte serie da quelle che non lo sono affatto - la scelta di un social network non intercettabile dovrebbe già far riflettere di per sé. Twitter è fondamentale per seguire i grandi personaggi, in Italia e all’estero, e quindi tenersi aggiornati; ma a meno che non si sia a propria volta grandi nomi è un po’ meno strategico per rilanciare le proprie considerazioni e analisi – spesso si preferisce rivolgersi a una platea più limitata ma appunto più mirata, come permette di fare LinkedIn. «I motivi per i quali LinkedIn si sta affermando come canale privilegiato per diventare financial influencer sono molteplici» dice Joe Capobianco, senior advisor del family office & private client services di Kpmg e membro della faculty della Business School di Bologna, «dirige oltre il 50% del traffico social verso i siti B2B. È ritenuto tra tutti i social network quello più credibile, la fonte più attendibile. È molto utilizzato: in Italia su 20 milioni di utenti, 12 sono attivi». Nel mondo gli utenti sono 675, di cui 310 milioni attivi, il 30% negli Stati Uniti. Novanta milioni, pari al 13% degli utenti totali, sono senior level e 63 milioni, il 9%, sono figure in posizioni decisionali. Ma soprattutto,la caratteristica di LinkedIn è quella di permettere di determinare la propria audience in modo particolarmente accurato. «Decidi tu di chi ti vuoi circondare» spiega Capobianco, «e per rivolgerti alle persone della tua community, quando pubblichi un post puoi utilizzare anche gli hashtag. Per esempio #consulenzafinanziaria è utilizzato spesso da oltre 5mila persone. Significa che se usi quell’hashtag non spari nel mucchio, ma stai parlando a quei 5mila: non è un numero enorme, ma per noi del settore è qualcosa di prezioso. Ancora, LinkedIn è in grado di generare contatti più di ogni altro social network. Secondo Hubspot.com, ha una lead generation quasi tre volte superiore a quella di Facebook e di Twitter: non contatti qualunque, ma esattamente nella comunità che ti interessa». Secondo Omnicore poi l’80% dei lead nel mondo B2B vieottobre 2020
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ne proprio da LinkedIn, contro il 13% di Twitter e il 7% di Facebook. LinkedIn è in testa tra i canali social nel marketing B2B Per far crescere la propria audience su LinkedIn, e quindi anche i follower, ci vuole un lavoro attento e costante. L’originalità e la qualità dei contenuti pubblicati è fondamentale. «Posto solo dati oggettivi sul mercato finanziario» dice Fulvio Marchese, consulente finanziario di Sanpaolo Invest, «seguo la strada dello studio, andando a visitare siti Altro Nessuno Non lo so americani e inglesi di evidence based investing, come Dimensional. Siti che si basano su dati oggettivi e non sulle previsioni, che in finanza non si posFONTE: OMNICORE sono fare, come dice la battuta: non so cosa dirti sulle previsioni, specie quelle che riguardano il futuro…». Aggiornarsi in modo costante nel mondo della finanza svolge un’atresta quindi la prima regola, che il web e i social non hanno tività di comunicazione e allo stesso cambiato, per essere credibili e quindi seguiti. «Lo screening tempo di marketing B2B. È il caso di delle fonti da cui trarre giuste informazioni dovrebbe essere Raimondo Marcialis, ad di Robofoalla base di chi vuole fare approfondimento finanziario» sotradvisor. «La nostra è una piattaforma tolinea Marchese, «i veri influencer del settore hanno l’acdi robo for advisory di assistenza agli count Twitter, postano brevi commenti su slide importanti. operatori del wealth management e Seguo circa 300 persone su Twitter da cui traggo la maggior della consulenza finanziaria» dice Marparte delle mie idee, che poi riporto in post sempre nativi: cialis, «circa il 90% della mia communon mi piace rilanciare post altrui». Il canale privilegiato nity su LinkedIn è composta da gestori dove postare le proprie analisi è anche per Marchese Linkedi fondi, oppure consulenti finanziari. Il dIn. «Su Facebook vengo letto da 4-5mila persone, su Linkemio ruolo dunque non è quello del fidIn anche da 12mila-18mila. È il canale migliore se riesci a nancial influencer che si muove con locrearti tanti contatti: la prima cosa che si deve considerare giche di brand marketing personale per è che per aumentare la tua utenza ci vuole tanto lavoro. Per ampliare la sua rete di conoscenze e la poterti chiamare influencer ci vuole tempo. Ogni giorno da diffusione del proprio brand, e even7-8 anni chiedo 5-7 contatti al giorno, se sei costante in 10 tualmente acquisire clientela; oppure anni arrivi a 15mila». Per il consulente finanziario di Sanpaoche da influencer propriamente detto lo Invest, l’utilità dei social non consiste tanto nella possibilisi presta ad attività di comunicazione tà di vendere prodotti o di ottenere clienti: «Ho imparato che richieste da società di fondi e di coanche se hai tanti follower non è che la gente ti chiami e ti struzione di prodotti strutturati, specie dica: vorrei essere seguito da lei» evidenzia Marchese, «però certificate. Faccio parte di un’altra cateè un lavoro molto importante di personal branding. Le tre goria, quella di chi vuole essere attivo parole magiche sono capacità, credibilità e autorevolezza: nella comunità di LinkedIn e diventare chi legge i tuoi post dovrebbe percepire queste tre qualità. fonte di informazioni o di opinioni sui Se la tua audience sono i tuoi clienti, allora i social sono il Fulvio Marchese, mercati, sui prodotti o sull’evoluzione consulente finanziario luogo dove scrivendo in maniera corretta fai percepire la tua di Sanpaolo Invest, ha del mestiere del consulente finanziaprofessionalità e li fidelizzi». rio». Anche in questo tipo di attività 16mila follower LinkedIn è lo strumento principe anche e soprattutto per chi su LinkedIn comunicativa sul web c’è una compo-
«AVERE TANTI FOLLOWER È UN LAVORO MOLTO IMPORTANTE DI PERSONAL BRANDING. MA SOLO SE SEI CORRETTO LI FIDELIZZI» 20
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COVERSTORY nente di marketing, che se fatta bene si sposa con un aspetto informativo utile e interessante per la platea a cui ci si rivolge. «Durante il lockdown per esempio da un lato ho dato informazioni» spiega Marcialis, «cercando nei post di capire quali potessero essere gli sviluppi conseguenti alla pandemia, identificando settori di potenziale maggior successo, dalla tecnologia all’healthcare, dall’oro alle infrastrutture, o spiegando come aggregare diverse merci in un portafoglio basato su commodity. Dall’altro ho spiegato che l’analisi, il dettaglio e gli strumenti del portafoglio per affrontare in modo efficace il periodo Covid erano presenti nella nostra piattaforma, facendo una sorta di pubblicità non invasiva». Altre volte la comunicazione è più strettamente di servizio. «Spesso ci vengono posti interrogativi da parte di nostri utenti, consulenti finanziari o reti di banche o di banche commerciali» evidenzia l’ad di Roboforadvisor, «oppure ci sono elementi di mercato tra i fondi che destano attenzione e a volte preoccupazione, come è successo con i fondi H2O. In questi casi cerco, pensando si fare cosa utile, di diffondere informazioni, valutazioni, analisi».
Raimondo Marcialis, ad di Roboforadvisor, ha quasi 15mila follower su LinkedIn
LinkedIn può essere utilizzato anche per avviare campagne pubblicitarie a pagamento, così come Facebook. La funzionalità Sales navigator consente di mandare mail sponsored anche a contatti che non fanno parte del proprio network, individuati sulla base delle loro caratteristiche professionali. Non solo la precisione, però, è maggiore, ma anche il costo: secondo Adstage il Cpc (Cost per click) medio per Facebook nel 2017 era di 0,99 dollari, quello di LinkedIn di 6,50. In compenso LinkedIn non richiede necessariamente di postare tutti i giorni per avere risultati in termini di follower anche eccellenti. «Bastano 3 o 4 volte a settimana, mentre sugli altri social devi essere presente quasi quotidianamente» sottolinea Capobianco, «un bravo financial influencer si può programmare in anticipo i 3-4 post che pubblicherà in settimana». Secondo le statistiche, i giorni migliori della settimana per postare sono quelli centrali: martedì, mercoledì e giovedì, nella fascia oraria dalle 7 alle 8 del mattino. I nuovi contatti però andrebbero chiesti tutti i giorni, almeno tre al giorno. È inoltre importante essere selettivi nell’accettare o meno le richieste di contatto. «Se ti occupi di finanza e sei collegato con un bravissimo sarto, LinkedIn non apprezza» aggiunge il senior advisor del family office & private client services di Kpmg, «in questo caso perdi qualche posizione e il suo algoritmo ti propone di meno all’interno della community. LinkedIn premia la focalizzazione».
FLORENTINO (STRATEGIKE): «I CF PER AUMENTARE I PATRIMONI DEVONO DIVENTARE CONSULENCER»
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er aumentare i propri asset under management grazie alla forza della Rete bisogna essere consulencer. È il termine coniato da Enrico Florentino (nella foto), ceo di Strategike e formatore di consulenti finanziari, autore del manuale L’imprendipromotore, per definire quel che un consulente finanziario può diventare utilizzando i social network, e in particolare LinkedIn: l’influencer dei suoi clienti e, soprattutto, dei suoi prospect. «LinkedIn è imprescindibile nella misura in cui chi
svolge questo tipo di attività di produzione di contenuti online lo fa però con un’audience specifica» spiega Florentino, i cui corsi dedicano a LinkedIn un intero bimestre, «troppo spesso invece i consulenti finanziari fanno due errori.
Primo: nel loro network ci sono altri colleghi, il che non ha senso. Non è un dopolavoro in cui si parla di questioni professionali, è necessario costruire un network con il pubblico target. Inoltre il pubblico target dev’essere una nicchia, mentre la
stragrande maggioranza dei consulenti finanziari ha un approccio generalista. Diventare degli esperti significa individuare un target clientela, e LinkedIn può sicuramente aiutare». L’altro aspetto chiave riguarda i contenuti dei post. «Si dovrebbero produrre contenuti interessanti per il target» aggiunge Florentino, «ma essendo questa professione molto autoreferenziale, spesso i consulenti finanziari tendono più a voler dimostrare di essere bravi che non a essere utili ai lettori, che invece è l’aspetto fondamentale».
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PARLA MARTINI (AZIMUT)
«CREDIBILITÀ, COSTANZA E METODO E AVRAI FOLLOWER FEDELI» di Riccardo Venturi
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l social network più importante per affermare la propria credibilità e influenza nel campo della finanza e del risparmio gestito è LinkedIn. Parola di Paolo Martini, amministratore delegato e dg di Azimut Holding, vice presidente di Azimut Capital Management e presidente di Azimut Libera Impresa Sgr. «È il canale che si sta sviluppando di più perché è una grande community che mette in contatto tutti i professionisti, inclusi quelli del mondo della finanza, che si scambiano idee» dice Martini, che ha raggiunto la bellezza di 32000 follower, ma in questa intervista a Investire avverte: non è così semplice e soprattutto immediato, per essere seguiti con attenzione da un’ampia platea ci vogliono anni di impegno costante.
frequente, molto short, come fanno i politici americani. Potrebbe dare valore se usato bene, ma c’è un problema di investimento di tempo e risorse rispetto ai ritorni attesi.
LinkedIn non richiede la frequenza di interventi di altri social come Twitter? No. Al contrario, postare troppo può essere controproducente, perché può essere percepito come un atteggiamento invasivo. Io faccio in media 2-3 post alla settimana, ma con grande attenzione alla qualità. Anche perché nel settore finanziario in generale oggi su LinkedIn ci sono tanti contenuti, e in molti casi la qualità non è sempre altissima, alcuni sono un po’ casalinghi. PAOLO MARTINI AD E DG DI AZIMUT HOLDING Se crei tanto contenuto rischi di abbassare il livello della qualità o addirittura Come ha fatto a superare i 30mila follower? di dare notizie non corrette: è un po’ il problema dei media Se nel tempo ti crei una base di credibilità, dimostrata da online, che sui social, e anche su un social professionale e quello che hai fatto e da quello che scrivi, la gente inizia ad focalizzato come LinkedIn, è amplificato. ascoltarti. Ma costruirla è un lavoro che richiede anni di impegno. Non puoi pensare di iniziare oggi e di avere subito Qual è il suo target principale su LinkedIn? migliaia di follower, e soprattutto di essere ascoltato e cre- Consulenti finanziari e private banker, anche se negli ultimi dibile, e dunque riconoscibile. Nel mio caso sono almeno 7 anni ho notato un forte incremento dell’attenzione da paranni che ci lavoro in maniera importante, ci dedico del tem- te di clienti privati di target medio-alto: dg, commercialisti, po, cerco di fare le cose come si deve. Ci vuole soprattutto avvocati, proprietari di aziende o gente che ci lavora, accocostanza, se per due mesi non fai nulla il motore si spegne, munati dall’interesse per le tematiche finanziarie e di invee per riaccenderlo ci vuole tempo. Se approfondisci i temi in stimento. Non è stata una mia strategia, è successo spontamaniera il più possibile neutrale, con un’estrema attenzione neamente. Per aumentare i contatti abbiamo anche, come ai contenuti di valore, non fai attività commerciale, nel lungo Azimut, dato la possibilità di scaricare gratuitamente diversi periodo vieni premiato. libri scritti da me, sia per clienti privati che per professionisti del settore, come “Essere private banker 3.0”, che spiega E gli altri social? come avere successo attraverso la testimonianza di una quaCi sono molti canali innovativi per giovani, come per esem- rantina di private banker. Significa regalare un anno di fatica pio TikTok, ma per utilizzarli servirebbe un modo di proce- dando informazioni concretamente utili, abbiamo fatto più dere del tutto diverso: non penso che oggi per le aziende del di centomila visualizzazioni. nostro settore sia tra i target principali. Poi c’è Facebook che è un po’ una via di mezzo, ma dove trovi molto più rumore Pensa che le potenzialità di LinkedIn nel settore siano e meno focalizzazione. L’altro social con una sua importan- sfruttate appieno? za sarebbe Twitter, ma con un modo di comunicare quello Solo al 15 - 20%, sia nelle aziende che tra i professionisti che fai completamente diverso. Per fare le cose fatte bene come consulenti e private banker, che hanno a mio avviso dovresti comunicare come chi lo usa, in maniera molto più uno spazio di crescita enorme. 22
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INTERVISTA CON PAOLO SAVONA
«UNA CONSULTA PER IL RISPARMIO CHE LO RICOLLEGHI ALLO SVILUPPO» di Alfonso Ruffo
IL PRESIDENTE DELLA CONSOB PARLA DA ECONOMISTA A 360°: «I DEPOSITI DELLE FAMIGLIE COPRONO I RISCHI DEL PAESE»
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n’autorità per la protezione del risparmio e l’uso di quest’ultimo a fini produttivi, una disciplina che metta su piani diversi la finanza per la finanza e la finanza per l’impresa, la definizione di una New Economics rispondente ai tempi straordinari che stiamo vivendo, la rivincita della politica fiscale su quella monetaria, la ricerca di istituzioni sempre migliori perché dalla teoria si possa passare ai fatti. Di questo e di molto altro Investire ha discusso con Paolo Savona, presidente della Consob, due volte ministro, direttore generale di Confindustria ai tempi di Guido Carli.
Professor Savona, prendiamola alla larga: che segnale manda la Fed quando dice che il suo nuovo obiettivo non è tenere l’inflazione sotto controllo ma rilanciare l’occupazione? È ben noto che la Fed ha il duplice compito di tenere in equilibrio occupazione e inflazione. Quindi non è questa la novità. La novità di Powell consiste nell’aver detto che nel medio termine ci si può discostare dal tetto del 2 per cento considerato ottimale. 24
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COVERSTORY/2 Dunque? Il messaggio può essere pericoloso da noi come dimostrano le pressioni sulla Bce perché anch’essa dichiari la stessa cosa. Affermazioni come queste non hanno grande valore finché l’inflazione rimane bassa. Ma se l’inflazione dovesse salire le banche centrali in Europa dovranno recuperare il ruolo di custodi del suo andamento. Ciò significa che non potranno creare moneta oltre certi limiti e non potranno mantenere i tassi bassi.
Il conseguente indebolimento del dollaro sull’euro quale impatto può avere sull’economia europea? Il rafforzamento dell’euro danneggia le nostre esportazioni. Naturalmente quelle price sensitive, non le altre. Noi siamo specializzati in prodotti di nicchia sui quali le piccole oscillazioni del dollaro non incidono in maniera significativa. Sono convinto che il dollaro resterà la moneta di riferimento internazionale e che presto tornerà ai livelli precedenti. Tutto sarà più chiaro dopo le elezioni di novembre per la presidenza degli Stati Uniti.
In accordo con Augusto Graziani lei divide gli anni che vanno dal Dopoguerra a oggi in 8 periodi, l’ultimo dei quali si riferisce alla crisi finanziaria globale del 2007. Con il Covid siamo entrati in una nuova fase? Quella da Covid è una crisi anomala perché non è da domanda e nemmeno da offerta. Non si sviluppa dentro l’economia ma fuori dell’economia. Il Covid ha creato una condizione molto particolare per cui occorre pensare a strumenti diversi da quelli del passato. Come potremmo definire questa nuova fase? Quella si sta delineando è una New Economics.
In che cosa consiste? L’unico strumento dinamico per evitare che l’economia crolli è la moneta - creazione monetaria e tassi bassi – ma il suo utilizzo non sta funzionando. Aiuta ad impedire il peggioramento della crisi, ma non provoca sviluppo. Il poggiare unicamente sulla politica monetaria – secondo il principio del whatever it takes – ha messo in posizione subordinata la politica fiscale. Ma ora questo schema è cambiato. L’Europa ha capito che doveva recuperare la politica fiscale e il Recovery Fund è l’espressione di questo convincimento. Naturalmente dobbiamo verificare se il nuovo paradigma funziona.
L’Europa si è mossa, sia pure con mille cautele, nel solco della solidarietà. Si aspettava l’apertura alla contrazione di un debito comune? È la conseguenza di quello che dicevamo e cioè della rivalutazione in Europa della politica fiscale e dell’abbandono del mito della non mutualità dei debiti. Il punto è che alla fine si dovranno valutare comportamenti e risultati.
Quale mix di azioni si renderà necessario per essere all’altezza delle aspettative di Bruxelles sull’attivazione e il mantenimento del Recovery Fund? È fuori discussione che le risorse debbano finire in investimenti. Ma proprio in conseguenza del Covid la pressione
BISOGNA TRATTARE ASIMMETRICAMENTE LA FINANZA FINE A SE STESSA E LA FINANZA PER L’IMPRESA per l’assistenza è fortissima. Quindi la politica è più sensibile all’assistenza che agli investimenti. Anche perché gli investimenti, in Italia, non sono bassi perché mancano le risorse: sono bassi perché non riusciamo a farli. Un documento della Banca d’Italia sui moltiplicatori degli investimenti pubblici, il quaderno 520, chiarisce che i soldi che vanno in assistenza non alimentano la domanda mentre con investimenti appropriati è possibile quintuplicare la crescita del Pil in cinque anni. Detto questo, capisco la politica pressata per l’assistenza. Ma non la condivido.
A quale scuola di pensiero economico occorre maggiormente attingere per fronteggiare una situazione così straordinaria? Non c’è un pensiero dominante al quale riferirsi. Un recente articolo dell’Economist pone la domanda sul tipo di problema che dobbiamo fronteggiare: culturale o altro? E si concentra sul funzionamento delle istituzioni che anch’io considero il punto nevralgico. Vale a dire? Per quali motivi non si fanno gli investimenti in Italia? Perché le complicazioni create dalla regolamentazione sono tali che non si riesce nemmeno a partire. In parte c’è il timore di una magistratura invasiva, in parte che ti reputino responsabile per non aver seguito il rito ritenuto necessario… La realtà è che così il Paese non riesce a imboccare la strada degli investimenti.
Soluzione? Facciamo una consulta per la protezione del risparmio e il suo incanalamento verso gli investimenti produttivi. Ocottobre 2020
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corre trovare il modo di trattare asimmetricamente la finanza per la finanza e la finanza per l’impresa. Questa è la nuova istituzione che io vorrei si studiasse.
La gente considera tutto questo un argomento altamente teorico. Invece no, è il problema centrale. Le istituzioni con le quali ci troviamo a operare non sono adatte ai tempi. Non possiamo basare la ripresa sul principio delle deroghe. Si devono studiare nuovi assetti, nuove architetture, per arrivare a una nuova teoria economica.
A quale mix di Stato e Mercato si dovrà ricorrere per tornare alla crescita? Anche questo punto tocca il problema delle istituzioni. Negli Stati Uniti il Mercato conta più dello Stato. In Cina lo Stato conta più del Mercato. Le attrazioni verso quest’ultimo tipo di sistema, che sembra funzionare meglio, sono fortissime. Adam Smith parlava di cum-petere che vuol dire concorrere verso lo stesso fine. Mercato e Stato, anche in Keynes, devono sapersi compensare a vicenda. Ma oggi l’equilibrio sta saltando: alcuni pensano solo allo Stato, altri solo al Mercato. In Italia assistiamo a una forte spinta verso la statalizzazione. E non è un bene. Come ha risposto il sistema bancario alla chiamata alle armi in sostegno della liquidità delle imprese? Sto aspettando che le imprese si pronuncino. La realtà è che le banche hanno seri problemi: devono valutare i rischi, e in un sistema dove i rischi crescono è difficile che possano fare di più. Giustifico il loro comportamento prudente per quanto sia l’Eba che la Bce siano disposte a sostenerle. La Francia ha dichiarato di aver pronto un piano di rilancio orientato a potenziare l’offerta, cioè le condizioni competitive delle imprese. È un esempio da seguire? Si può dire che le istituzioni della Francia sono migliori delle istituzioni italiane? Anche questo è un caso che c’insegna qualcosa. Naturalmente se l’Italia ha voglia d’imparare.
Quale tasso d’illusione e quale tasso di realismo, per usare sue espressioni, vede nell’impianto della politica italiana rispetto alla definizione del Piano di riforme e investimenti atteso dall’Europa? Credo che il problema non sia stato ancora messo a fuoco. Se le pressioni per l’assistenza s’incanalassero verso soluzioni come quelle che hanno consentito la ricostruzione del ponte di Genova probabilmente sbloccheremmo la situazione. Però, come si vede, l’episodio di Genova è stato subito incapsulato. Lo sconto fiscale sul lavoro sarà utile a rilanciare l’occupazione nel Mezzogiorno? Non credo produrrà un grande effetto. Di sconti fiscali nel Mezzogiorno ce ne sono già molti e se n’è perso il conto. Anche in questo caso andrebbe riesa26
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Paolo Savona, economista, è stato anche direttore generale di Confindustria ai tempi di Guido Carli
minato il ruolo delle istituzioni. Se non riprende la produzione, se i redditi non aumentano e la domanda non cresce l’incremento dell’occupazione resta una chimera. Se dipendesse da lei, su che cosa punterebbe in via prioritaria? Al di là degli investimenti, di cui abbiamo già parlato, bisogna aiutare le imprese del Mezzogiorno ad andare sui mercati esteri. E, come sostiene Innocenzo Cipolletta, occorre aiutare le piccole e medie imprese a rafforzare il patrimonio. Alle imprese non devi dare debito ma capitale proprio.
La Svimez sostiene che per far parti-
IL PECCATO D’ORIGINE È AVER PERMESSO ALLA FINANZA DI STRUTTURARSI COME INDUSTRIA IN SE STESSA
COVERSTORY/2 L’IDEA CHE LA BORSA SIA IL LUOGO DELLA SPECULAZIONE VERGOGNOSA È DA RESPINGERE re il secondo motore economico del Paese è necessario investire al Sud almeno la metà dei fondi che verranno dall’Europa. Concorda? La valutazione è giusta ma torniamo al punto di partenza. Si dovrebbero fare gli investimenti ma non esistono le condizioni per riuscirci. Il problema, ancora una volta, non è teorico ma pratico.
Il mercato borsistico europeo è attraversato da un risiko che sembra destinato a rimescolare gli equilibri. C’è di che preoccuparsi o siamo nella fisiologia? La contendibilità, e la Confindustria lo ha scritto un mare di volte, è uno degli elementi fondamentali dell’economia moderna. Per cui non userei il termine risiko. Se qualcuno ha convenienza ad acquistare titoli di borsa che vanno giù è legittimo che lo faccia. Non c’è da stupirsi. L’idea che la Borsa sia il luogo della speculazione vergognosa è da respingere. La Borsa è lo strumento attraverso il quale si liquidano gli investimenti. Chiudere le attività di Borsa vuol dire scoraggiare i piccoli risparmiatori perché i grandi un modo per portare a termine i loro affari lo trovano sempre. La Borsa garantisce la liquidità dei titoli e si sostituisce in questo alla politica monetaria.
Gli italiani si sono confermati grandi risparmiatori in questi mesi di crisi. A suo avviso, è stato un segno di maturazione? O solo di panico? Si tratta della tradizionale reazione delle famiglie italiane alle situazioni di crisi. Invece che attingere al risparmio lo alimentano perché lo considerano la loro assicurazione. Ecco il perché della mia idea sull’opportunità di creare un’autorità per la sua protezione. Il risparmio è la leva fondamentale che ci consente di dire che l’Italia è forte. Ed è quello che non possono sopportare i nostri partner europei che si ostinano a non prenderlo in considerazione per valutare la solvibilità nazionale.
Torna prepotente il tema del capitale umano e della sua qualità. Che ruolo attribuisce alla formazione? Darei alla formazione, in tutte le sue forme, una priorità assoluta. Occorre educare le persone a usare le nuove tecnologie mentre oggi l’attitudine che si riscontra, soprattutto nella pubblica amministrazione, è di rifiuto. C’è spazio per persone preparate. Tutte le istituzioni ne hanno bisogno. Nel dopo-Covid, Wall Street si è divaricata rispetto a Main Street, ovvero i mercati finanziari sono cresciuti mentre l’economia reale crollava. Merito, o colpa, dell’inondazione di liquidità immessa da banche centrali e governi. Dunque, il debito pubblico sostiene i listini. Cosa c’è di sano in tutto questo? Qui occorre fare un ragionamento. Abbiamo detto che la politica monetaria si sostituisce alla fiscale per impedire le crisi finanziarie. Quindi la politica monetaria ha fin qui condotto il gioco. La politica fiscale ne è rimasta schiacciata e adesso sta cercando di recuperare terreno, anche nel Mezzogiorno. Il peccato d’origine è aver permesso alla finanza di strutturarsi come industria in se stessa senza avere la liquidità per fronteggiare i rischi che crea.
Andrebbe aiutata la finanza che sorregge l’economia reale proteggendo i titoli di chi lo fa.
Almeno un punto di forza lo abbiamo trovato… Il risparmio delle famiglie italiane copre i rischi del Paese. Assieme alle esportazioni, che pesano per il 32 per cento sul Pil e andrebbero fortemente incentivate, è uno dei pilastri della nostra economia.
Paolo Savona con Giuseppe Conte. Nel primo governo Conte, Savona è stato ministro per i rapporti con l’Europa
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FOCUS ETF
FONDI INDICIZZATI
Più forti della pandemia, la corsa degli Etf continua di Chiara Merico
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eanche la pandemia arresta la crescita dell’industria dei fondi indicizzati: ad agosto gli asset investiti a livello globale negli Etf (Exchange traded fund) e negli Etp (Exchange traded product) hanno superato la soglia dei 7 trilioni di dollari, con gli investitori che da inizio anno, secondo le stime della società di consulenza indipendente londinese Etfgi, hanno allocato quasi mezzo miliardo di dollari in strumenti passivi. Fino a questo momento, la cifra esatta investita in questi prodotti nel 2020 è stata di 428 miliardi di dollari, il 57% in più rispetto allo stesso periodo del 2019: e il trend non si è invertito nemmeno nel periodo più difficile. «L’industria degli Etf ha registrato flussi netti positivi per tutti i 15 mesi appena trascorsi, anche in febbraio e marzo, quando i mercati azionari sono crollati per le preoccupazioni legate alla pandemia», ha spiegato Deborah Fuhr, fondatrice di Etfgi. Sul podio del 2020, al momento, al primo posto siede Vanguard, che ha visto da 28
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STANNO CRESCENDO I VOLUMI DEGLI EXCHANGE TRADED FUND, IN PARTICOLARE DEGLI STRUMENTI PASSIVI SOCIALMENTE RESPONSABILI gennaio ad agosto afflussi netti per 115 miliardi di dollari, seguita da BlackRock con quasi 100 miliardi; tra i 20 principali provider di Etf, solo Ubs e WisdomTree hanno registrato deflussi quest’anno. Alla fine di agosto, rivelano i dati di Etfgi, l’industria globale degli Etf e degli Etp contava 8.287 prodotti, offerti da 474 fornitori quotati su 73 listini, in 59 Paesi del mondo. Nel solo mese di agosto, i prodotti passivi hanno registrato afflussi netti per 55,19 miliardi di dollari: gli Etf ed Etp azionari hanno attratto un totale di 24,82 miliardi, portando il totale degli afflussi dell’anno a 137,74 miliardi, con un significativo aumento rispetto agli 87,63 mi-
liardi dello stesso periodo del 2019. I prodotti passivi obbligazionari hanno invece registrato flussi netti per 19,99 miliardi nel mese, portando il totale del 2020 a 160,61 miliardi di dollari, rispetto ai 147,99 dello stesso periodo del 2019. Buona parte della performance, secondo la società di consulenza britannica, può essere attribuita ai primi 20 Etf per nuovi asset netti, che in tutto hanno raccolto 25,56 miliardi alla fine di agosto, con l’iShares Core Msci Eafe Etf (Iefa Us) che da solo ha registrato afflussi per 2,18 miliardi di dollari. Quali sono le ragioni del crescente successo dei prodotti di investimento passivi? «A nostro avviso le motivazioni sono indipendenti dalla pandemia, ma seguono una tendenza di lungo periodo», spiega a Investire Luca Mainò, cofondatore di Consultique SCF, che ha portato in Italia a partire dal 2001 la consulenza indipendente remunerata solo a parcella sul modello statunitense. «Gli Etf offrono un’ottima trasparenza del loro paniere di investimento, aspetto che permette al consulente o all’investitore di comprendere in maniera approfondita e completa i rischi sottostanti al proprio investimento». Inoltre, «su alcuni segmenti come l’obbligazionario societario, gli Etf rappresentano la modalità più efficiente di investimento per un investitore retail. Alternativamente infatti l’investitore non potrebbe esporsi in maniera diversificata su un paniere di obbligazioni a causa dei lotti minimi molto spesso elevati, mentre i fondi comuni in molti casi conservano la criticità degli elevati costi di gestione che in un ambiente a tassi molto bassi deprimono considerevolmente le performance del prodotto», sottolinea Mainò. Molto gettonati in questo periodo sono i prodotti che rispettano i criteri di sostenibilità e responsabilità sociale. «Gli Etf con una componente di investimento socialmente responsabile stanno registrando una crescita considerevole», osserva il cofondatore di Consultique. «Negli ultimi due anni gli Etf socialmente responsabili quotati su Borsa Italiana sono quintuplicati, passando da una ventina di strumenti a metà 2018 a quasi cento a metà 2020. L’altra faccia della medaglia è la riduzione di volumi scambiati su altri strumenti. La liquidità è giustamente un aspetto da tenere in considerazione nel momento in cui si decide di investire in Etf, quindi i prodotti con scarse masse e bassi volumi sono via via meno richiesti dagli investitori». Per l’esperto la crescita degli Etf non dovrebbe rappresentare un fenomeno transitorio: «Con buone probabilità il trend di mercato costruito negli ultimi mesi continuerà anche nei prossimi. Sicuramente alcune tendenze già citate, come il tema degli investimenti sostenibili, continueranno a rafforzarsi», specifica Mainò. Nell’ambito di questo trend «si può inoltre notare una certa dinamica di mercato che spinge in generale alcuni player verso l’obiettivo di competere sul prezzo, offrendo prodotti core tipicamente a prezzi più bassi, contrapposta all’azione di altri player che invece puntano e punteranno su temi specifici e di nicchia, particolarmente attraenti per gli investitori». Ma chi sono gli in-
Luca Mainò, cofondatore di Consultique SCF
vestitori che prediligono gli Etf? A scegliere l’investimento in prodotti passivi sono «investitori retail e istituzionali, che utilizzano gli Etf principalmente per ragioni legate alla componente di costo, evidentemente più bassa di altri prodotti; in questo senso l’Ufficio Studi e Ricerche Consultique ha sviluppato una metodologia di valutazione degli Etf che dal 2004 consente di individuare gli strumenti più efficienti esistenti sul mercato». Esistono tuttavia differenze legate alla provenienza geografica degli investitori. Secondo il cofondatore di Consultique «l’investitore medio italiano in Etf si differenzia da quelli di altri Paesi europei per la finalità con cui inserisce in portafoglio questi strumenti: come risulta da una ricerca di Vanguard del 2018 su oltre 400 utilizzatori di Etf europei, mentre in Germania, Svizzera e Regno Unito la maggioranza di chi utilizza Etf lo fa per costruire la componente core del portafoglio adottando strategie buy and hold, in Italia solo il 45% degli investitori segue questa strategia. Conseguentemente il periodo di detenzione medio di questi strumenti in portafoglio risulta mediamente inferiore rispetto agli investitori degli altri Paesi europei». In generale, per chi vuole approcciarsi a un investimento in prodotti passivi il fai da te non è raccomandato. «Il consiglio è di affidarsi sempre a un consulente indipendente o a una società di consulenza finanziaria, soprattutto nel caso in cui non si possedesse un’approfondita conoscenza della struttura del prodotto in generale e del singolo strumento, e in particolare del corrispondente benchmark replicato», avverte il cofondatore di Consultique. «Inoltre massima attenzione deve essere posta all’utilizzo degli strumenti a leva o di replicanti di materie prime che espongono a caratteristiche tipiche dei prodotti - come per esempio l’effetto compounding o del rolling dei futures sulle materie prime - che potrebbero offrire un rendimento finale sensibilmente diverso dalle attese dell’investitore. Una strada che semplifica la scelta è utilizzare il rating Consultique per individuare gli Etf più efficienti e pianificare la strategia finanziaria per il raggiungimento degli obiettivi di vita propri e della propria famiglia», conclude Mainò. ottobre 2020
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FOCUS ETF NUOVI TREND
Tra Etf e consulenza finanziaria è scoccata la scintilla di Nicola Ronchetti*
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uando i primi Etf sono sbarcati in Itaparte dei fondi comuni tradizionali, variano arbitralia, sono stati visti subito con sospetto. riamente la composizione del portafoglio, agendo sia Innanzitutto dai cosiddetti gestori attisul peso da attribuire alle singole asset class (aziovi, che li vedevano come prodotti di seni, obbligazioni, materie prime, ecc.) sia a livello di rie B non in grado di cogliere le opporrappresentanza di aree geografiche, settori ecc. Una tunità del mercato (per esempio andare contrarian), manna per la consulenza finanziaria: performance al ma solo - come si direbbe in gergo ciclistico - capaci giusto prezzo. Infatti per le reti dei consulenti finandi andare in scia senza fare troppa fatica, lasciando NICOLA RONCHETTI ziari, anch’esse alle prese con la ricerca di rendimenti ad altri, al mercato, in primis l’onere di fare da apripista. Anche per i propri clienti e al contempo al contenimento dei costi, gli i consulenti finanziari, all’inizio non li amavano, essenzialmente Etf sono diventati uno strumento perfetto da inserire, come uno per due motivi: primo, erano la negazione stessa della consulen- degli ingredienti, certamente non l’unico, nei servizi di consuza finanziaria, meri replicanti che scimmiottavano gli indici sen- lenza finanziaria evoluta. In altri termini le reti dei consulenti fiza possibilità di alcun valore aggiunto; secondo, proprio per la nanziari hanno compreso, in epoca di tassi zero e prima di altri, loro natura di prodotto basico non consentivano retrocessioni in l’importanza di offrire una consulenza finanziaria a parcella o grado di remunerare l’attività di consulenza finanziaria e i costi “fee only” dove le commissioni sul collocamento sono retrocesse della distribuzione. Nel giro di qualche anno tutto è cambiato: gli al cliente che paga in chiaro per la consulenza finanziaria ricevuEtf da Cenerentola del mercato sono diventati una ridente prin- ta. Ecco che in questo contesto gli Etf, sia attivi che passivi, sono cipessa nel mondo della consulenza finanziaria. I motivi sono diventati una vera e propria benedizione, non necessariamente diversi, analizziamo i principali. Il crollo dei tassi a zero ha alzato stand alone, ma soprattutto mixati con altri tipi di prodotti, nelle l’asticella dell’attenzione sul costo dei prodotti di investimento e gestioni patrimoniali e più in generale nell’asset mix dei clienti sulla qualità degli stessi. In altre parole quando i tassi non erano alla ricerca di consulenza finanziaria di qualità al giusto prezzo. così bassi e addirittura negativi, per la consulenza finanziaria le Quello degli Etf non è un fenomeno di moda se è vero, come si è occasioni sul mercato erano molte di più. Oggi poi va detto che i verificato puntualmente che, oggi, non c’è un solo gestore attivo gestori attivi, veramente attivi, in grado di batter gli indici, si con- internazionale che non abbia a catalogo anche gli Etf: Amundi, tano sulle dita di una mano. Per i gestori attivi incapaci di battere BlackRock, Goldman Sachs, JP Morgan, Fidelity, Franklin Temgli indici e al contempo cari come il fuoco è suonata la campa- pleton, solo per citare i più noti. Gli Etf si presterebbero poi annella di fine ricreazione e il mondo della consulenza finanziaria che a rivoluzionare i modelli di distribuzione e il concetto steslo ha capito prima e meglio di altri. Come se non bastasse sono so di consulenza finanziaria. Pensiamo per esempio al colosso arrivati anche gli Etf attivi, una vera antinomia. Se gli Etf stan- Vanguard che, dove è nato e si è consolidato, grazie a un’ottima dard hanno come obiettivo dichiarato quello di replicare l’indice e consolidata reputazione (in Usa), ha di fatto disintermediato di riferimento, sono quindi per definizione strumenti a gestione la distribuzione andando direttamente sull’investitore finale e passiva, gli Etf attivi, nati in Usa e sbarcati in Italia, hanno l’o- ribaltando molte rendite di posizione. La consulenza finanziaria biettivo dichiarato di generare un extra-rendimento rispetto al in generale, i consulenti finanziari, i private banker e a tendere mercato di riferimento. Gli Etf a gestione attiva, come la maggior anche i gestori bancari, dovranno sempre più spesso fare i conti con gli Etf anche perché hanno saputo cogliere uno dei più importanti trend, riL’ASCESA DEGLI ETF TRA I CONSULENTI FINANZIARI: tenuto dai più irreversibile, quello dei proraddoppia in due anni la propensione a proporli ai clienti dotti Esg. A conferma del loro successo c’è la crescita esponenziale della propensio30 ne dei consulenti finanziari a inserire gli Etf nei portafogli consigliati ai loro clienti: 34 20 16% nel 2017, 27% nel 2018 e 34% nel 27 2019 (fonte FINER® CF Explorer). Meglio 16 10 tardi che mai, in ogni caso una bella sfida 2017 2018 2019 per la consulenza finanziaria. Certamente proporrebbero ai propri clienti ETF da inserire nei loro portafogli
FONTE: FINER© CF EXPLORER, BASE CAMPIONARIA: 3.000 CONSULENTI FINANZIARI. VALORI %
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*Founder e ceo di Finer
OUTLOOK
Ottimismo resiliente sui listini le banche centrali rassicurano di Gloria Valdonio
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GLI STRATEGIST SONO PRONTI A UNA ROTAZIONE DEI LEADER DEL SETTORE TECNOLOGICO AD ALTA CAPITALIZZAZIONE E A FOCALIZZARSI SUI TITOLI VALUE DI QUALITÀ. PRUDENZA NEL BANCARIO E NEI CONSUMI. OK A DEBITO EMERGENTE IN VALUTA LOCALE
l sentiero che porta 2021 appare insidioso, costellato da molte incognite, e quindi inquietante. Nuovi focolai della pandemia, elezioni americane tra le più infuocate dal dopoguerra, commerci internazionali sempre meno orientati al principio della multilateralità e la nuova guerra tecnologica sono i principali ingredienti per una possibile detonazione. Ma poiché non è possibile prevede né l’esito né gli effetti di queste circostanze e gli indicatori economici migliorano di settimana in settimana, gli uffici studi sono orientati a un moderato ottimismo che include una soluzione dolce di tutte le questioni esposte. In questi giorni S&P ha rivisto al rialzo le sue stime di giugno per l’eurozona e ha indicato un Pil in calo del 7,4% nel 2020 e un rimbalzo del 6,1% nel 2021. La società di rating ha anche rivisto in positivo le previsioni per l’Italia passate da -9,5% a -8,9% nel 2020 e da +5,3% a +6,4% nel 2021. Ogni scenario positivo, va ricordato, ha come stella polare la politica monetaria delle Banche centrali, argine di qualunque ulteriore disallineamento tra realtà economica e mondo finanziario, forti di una Fed che ha dichiarato che farà tutto quanto è necessario per sostenere la nascente ripresa dell’economia. Basterà questa decisione a sostenere la ripresa? «I primi segnali di una ripresa potrebbero vacillare. Tutti gli elementi che supportavano il rally degli attivi rischiosi stanno frenando: le nuove misure di espansione fiscale difficilmente saranno paragonabili a quelle del primo round, e lo stesso dicasi per la politica monetaria», è il parere poco ottimistico di Pascal Blanqué, group chief investment officer, e di Vincent Mortier, deputy group chief investment officer di Amundi. Secondo i due strategist, però, una brusca riaccelerazione del ciclo del virus avrebbe pesanti ripercussioni sui mercati finanziari, suscitando crescenti attese di un nuovo round di misure di sostegno, che agirebbero nuovamente da propulsore per i mercati. «In questo scenario, l’opzione più probabile è quella di una ripresa a W», dicono Blanqué e Mortier. In ogni caso, viste le incertezze incombenti, tutti gli strategist consigliano un posizionamento equilibrato nella fase di avvicinamento alle presidenziali, mantenendo dei portafogli ben diversificati, con attivi di elevata qualità e adeguati livelli di liqui32
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Sotto a sinistra Pascal Blanqué, group chief investment officer di Amundi. Sotto a destra Maria Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan AM
dità. È il momento anche di procedere a qualche rotazione. Verso quali settori? «In questa fase è bene aumentare la diversificazione per catturare prospettive nei settori che saranno premiati, che sono quelli che hanno sofferto di più delle misure di distanziamento, come la ristorazione, il leisure e il turismo, alcuni dei quali torneranno a essere dominanti anche se profondamente cambiati», è il parere di Maria Paola Toschi, market strategist di J.P. Morgan AM. Una view condivisa da Goldman Sachs, che prevede vendite per il settore luxury in diminuzione del 25% quest’anno contro un’attesa del -30%, ma in crescita del 15% nel 2021 con un Cagr (tasso medio annuo di crescita, ndr) dell’8% nel periodo 2021-2025. Ma vediamo nel dettaglio quali sono le previsioni per classi di investimento.
INVESTIRE SPECIALIST
FONTE: FTSE, MSCI, REFINITIV DATASTREAM, J.P. MORGAN AM. INDICI UTILIZZATI: EUROZONE:MSCIEMU; JAPAN:TOPIX; UK: FTSE 100; US GROWTH: S&P 500 GROWTH; US VALUE: S&P 500 VALUE. DATI AL 1 SETTEMBRE 2020
Equity Il rally di questi mesi è stato guidato dai mercati americani, ma la sua qualità è stata determinata dalla transizione tecnologica e ha evidenziato un’elevata divergenza tra i settori growth e il resto del mercato. Secondo Amundi, per l’azionario Usa è necessario quindi essere pronti a una rotazione, perché i titoli tech sembrano avere valutazioni elevate basate su aspettative ottimistiche, ma la dispersione delle valutazioni è estrema e offre a alcune opportunità selettive per sfruttare la ripresa. “Negli Stati Uniti c’è un’enorme divergenza tra le cinque grandi società a mega-capitalizzazione e il resto del mercato. Ciò significa che gli investitori dovranno essere pronti a una rotazione dei titoli leader e a focalizzarsi sui titoli value di elevata qualità”, è scritto nel report di Amundi. La principale paura degli strategist nel corso dell’estate, quella di una bolla del settore tech, si è invece progressivamente allontanata. «Ci sono stati eccessi nelle valutazioni, ma non siamo vicini alla bolla tecnologica del 2000», è il giudizio di Toschi. «Oggi le aziende del settore presentano modelli di business solidi, anche se i big name sono ora molto esposti alla volatilità». La volatilità invece continuerà a essere relativamente elevata nei prossimi mesi. E non è l’unica certezza nel comparto dell’equity. A causa del forte rimbalzo dei mercati dai minimi di marzo e di una ripresa economica ancora troppo debole, le indicazioni degli analisti sono di grande prudenza nei confronti dei settori bancario e dei consumi. Come spiega Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik AM, sono da preferire i settori più difensivi e quelli più esposti agli investimenti che saranno finanziati dai piani europei, come le utility, le telecomunicazioni, le infrastrutture e il cemento, e in generale tutti i settori più sensibili a tendenze strutturali come la trasformazione digitale. «Assumendo un atteggiamento sempre accomodante da parte delle Banche centrali, lo scenario che si
Andrea Scauri, gestore azionario Italia di Lemanik AM
prefigura è quello di tassi reali negativi, ossia lo scenario migliore per “dividend play” sostenibili, quali le utility e i business infrastrutturali», afferma Scauri. Un altro elemento che mette d’accordo tutti gli strategist è che ambiente e digitalizzazione saranno i temi dominanti delle prossime settimane, e anche mesi. «Questi settori, insieme al farmaceutico, beneficeranno maggiormente dei prossimi cicli di spesa pubblica e daranno forma alla nuova era delle infrastrutture, soprattutto in Europa con il lancio dello strumento per la ripresa Next Generation Eu”, spiega Alessandro Caviglia, responsabile investimenti di Cordusio Sim. Il buy è secco anche per il settore farmaceutico. «Si prevede che la crescita a lungo termine del comparto sarà sostenuta da diverse forti tendenze demografiche globali e che la crisi di Covid-19 si tradurrà in un’accelerazione delle tendenze attuali», conferma Jeff Meys, senior portfolio manager di NN IP. Secondo Amundi inoltre il settore dei materiali da costruzione rappresenta un terreno di caccia promettente, perché caratterizzato da barriere elevate all’ingresso ed è uno dei maggiori beneficiari del Recovery Fund. «Per contro, il settore tecnologico (in particolare, software), non è immune dagli effetti del Covid-19 nonostante la buona crescita strutturale ed è quindi è importante essere prudenti», dicono gli strategist. Quanto ai titoli energy, tra i più penalizzati nel corso delottobre 2020
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la pandemia, potrebbero - secondo Filippo Lanza, gestore di Hedge Invest Sgr - riservare sorprese positive: «A nostro avviso, una vittoria di Trump non è particolarmente improbabile – dice lo strategist - e alcuni settori, come l’energia, potranno beneficiare di uno spostamento dei sondaggi, dato che ora prezzano una probabilità di vittoria repubblicana quasi nulla». Tornando in Europa, è opinione comune che le migliori opportunità sono offerte dalle small cap, punto di forza nel mercato azionario italiano. «Questo segmento avrà una forte ripartenza insieme al comparto del lusso, pronto a scattare con la ripresa della Cina e dell’ecommerce», dice Toschi. Da segnalare infine che i radar degli analisti sono puntati sul mercato azionario giapponese, che si è distinto negli ultimi dieci anni per virtù di resilienza e costanza. Queste qualità, e la grande scorta di liquidità delle società nipponiche, dovrebbero assicurare un ‘soft landing’ al Giappone nel breve termine e favorire un potenziale successivo recupero. «La pandemia da coronavirus ha sicuramente messo in luce alcune carenze del Paese», spiega Archibald Ciganer, gestore di T.Rowe Price. «Tuttavia, l’adattamento delle aziende a nuove modalità di lavoro e nuove tecnologie è un segnale positivo. Questo rapido cambiamento, anche solo in termini di produttività, potrebbe rive-
larsi significativo per la crescita nel lungo termine».
Filippo Lanza, gestore di Hedge Invest Sgr
Reddito fisso Dopo aver immesso nel sistema un volume di liquidità pari al 14% del Pil mondiale nel 2020, le autorità monetarie punteranno a stabilire un tetto massimo per i rendimenti obbligazionari, invertire il trend delle pressioni deflazionistiche colmando gli output gap creatisi durante la crisi, e quindi sostenere la crescita. E l’opinione corrente è che i vari istituti dispongono di numerosi strumenti atti a mantenere una politica monetaria accomodante ancora a lungo. «I mercati obbligazionari scontano già ampiamente questa prospettiva, quindi agli investitori del reddito fisso resta solo un modesto potenziale di rialzo a fronte di molteplici rischi di ribasso in caso di successo delle misure attuate e di aumento di crescita e inflazione», spiega Luca Paolini, chief strategist di Pictet Asset Management. Che aggiunge: «Quanto detto vale soprattutto per le obbligazioni governative”. Con questa premessa, i tassi di interesse reali negativi dovrebbero tuttavia favorire la sovraperformance dei bond protetti contro l’inflazione. Inoltre, nei prossimi cinque anni, per assicurarsi rendimenti reali allettanti gli investitori dovranno mettere da parte il tradizionale portafoglio bilanciato e rafforzare le posizioni su Mercati Emergenti, strumenti alternativi, Tips e strategie a rendimento assoluto. «Solo così potranno sperare in un rendimento reale del 5% annuo, un risultato dignitoso alla luce dell’elevata incertezza attuale e della base di partenza», dice Paolini. Tra gli strategist prevale comunque l’idea che gli investitori fixed income, in cerca di asset con valutazioni interessanti in grado di generare reddito, dovrebbe-
FONTE: IBES, REFINITIV DATASTREAM, STANDARD & POOR’S, J.P. MORGAN ASSET MANAGEMENT. DATI AL 1 SETTEMBRE 2020
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ro cominciare a guardare al debito emergente in valuta locale, soprattutto ora che le divise dei Paesi emergenti sono sottovalutate. «È vero che gli spread hanno continuato a restringersi, ma sono ancora ben lontani dai livelli pre-Covid», affermano Blanqué e Mortier. «Questa discrepanza è particolarmente accentuata tra le obbligazioni societarie high yield e quelle investment grade: riteniamo queste ultime particolarmente costose, mentre nel segmento high yield esistono ancora ampi margini di compressione rispetto agli attuali livelli». Tuttavia, dicono gli strategist, è opportuno rimanere fortemente selettivi sugli EM e fare attenzione a quanto sta avvenendo in alcuni Stati: per citarne qualcuno, la crisi incombente per la bilancia dei pagamenti in Turchia (elemento negativo), la finalizzazione della ristrutturazione del debito in Argentina e in Ecuador (elemento positivo), i la crisi in Bielorussia, che potrebbe incidere potenzialmente sul sentiment riguardo alla Russia. Un altro tema importante nelle scelte di portafoglio è la corsa alla Casa Bianca, il cui esito è di giorno in giorno più incerto. Secondo Amundi, una vittoria dei democratici movimenterebbe i mercati, causando probabilmente un aumento della volatilità nell’ambito delle obbligazioni societarie. «Per gli investitori lo scenario è incerto, con rischi asimmetrici», – dicono Banqué e Mortier. «I mercati stanno assumendo una configurazione simile a quella di febbraio. Molti settori sono ancora ben lungi dal ritornare ai livelli pre-crisi, e molte società sono rimaste in piedi solo grazie ai sussidi e il livello di indebitamento nel sistema è schizzato alle stelle. Inoltre gli attivi rischiosi stanno scontando nuove misure di stimolo». Il consiglio è quindi di puntare sulle obbligazioni societarie con una focalizzazione sul carry e, grazie alle valutazioni interessanti, anche sul credito cartolarizzato e sui titoli ABS subordinati e rivolti ai consumatori.
LUCA PAOLINI DI PICTET ASSET MANAGEMENT
commenta Robin. Quanto ai prodotti agricoli, il timore che la chiusura delle frontiere durante il lockdown potesse avere conseguenze drammatiche per i principali mercati non si è avverato e negli ultimi mesi la domanda si è rafforzata, creando opportunità per gli investitori selettivi. In luce la soia. «Gli allevatori cinesi stanno ricostituendo le mandrie dopo l’epidemia di influenza suina del 2019 e adesso devono acquistare dai fornitori statunitensi i fagioli di soia per mettere gli animali all’ingrasso, il che ci rende ottimisti sui prezzi di questi legumi», dice Robin. I metalli di base, infine, offrono un quadro più contrastato. La domanda di alcuni, come il rame e il piombo, è in aumento presso le imprese industriali che emergono dalla pandemia. Tuttavia, si registra un’eccedenza di alluminio, perché durante il lockdown molti produttori hanno dovuto chiudere gli impianti che, una volta spenti, hanno bisogno di molto tempo per essere riavviati. Ma ancora una volta, è l’oro il grande protagonista del comparto: dopo essersi avvicinato ai massimi storici, è opinione prevalente che continuerà a offrire potenziale come bene rifugio anche nell’ultimo trimestre del 2020. Secondo Nitesh Shah, director research di WisdomTree, il prezzo potrebbero salire e portarsi a 2.070 dollari l’oncia nel secondo trimestre del 2021 con target intermedi a quota 1.900 dollari a fine anno e 1.930 dollari nel primo trimestre 2021. Per Steve Land, vice president, research analyst di Franklin Equity, tutta l’industria aurifera avrà l’opportunità di utilizzare l’aumento del prezzo dell’oro come un trampolino di lancio. «Per i produttori d’oro intravediamo la possibilità di spiccare il volo attraverso la creazione di imprese più solide, e di modernizzare la vendita e la commercializzazione del prodotto», conclude lo strategist.
Materie prime Il mercato delle materie prime ha già messo a segno un rimbalzo, che è destinato a proseguire con la ripresa delle economie per tutto il 2021. Ma che cosa scegliere in questa classe di attivi? Partiamo dal petrolio, il più colpito dalle misure anti-Covid, crisi culminata il 20 aprile con le quotazioni negli Stati Uniti scese in territorio negativo per la prima volta nella storia. «Con la ripresa del traffico in molte regioni, la domanda è aumentata e oggi il consumo di benzina negli Stati Uniti è inferiore solo del 10% rispetto alla norma, mentre i produttori di petrolio sono più fiduciosi e la produzione è in aumento», spiega Nicolas Robin, gestore di Columbia Threadneedle I.. Che aggiunge: «La normalizzazione del mercato petrolifero è iniziata, ma riteniamo che questo processo richiederà alcuni anni, a causa del traffico aereo internazionale ancora in calo del 70% e del calo della domanda cinese nel secondo semestre a causa dell’accumulo di scorte fatte approfittando delle basse quotazioni». Anche l’International Air Transport Association non prevede un ritorno ai livelli del 2019 fino al 2023. «Tutti questi elementi potrebbero creare un problema a lungo termine: dopo la crisi finanziaria del 2008, l’eccesso di offerta di greggio e di prodotti petroliferi NICOLAS ROBIN DI COLUMBIA THREADNEEDLE I. ha richiesto anni per essere riassorbito»,
NITESH SHAH DI WISDOMTREE
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LA VENDITA DI PIAZZA AFFARI
Una Borsa nell’interesse del Paese Cdp alla prova di un ruolo da garante di Davide Passoni
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l tifo è una malattia giovanile che dura tutta la vita», disse una volta Pier Paolo Pasolini. Non solo nello sport, ma anche nella finanza, aggiungiamo, nonostante in questo campo ci siano a volte partite nelle quali è bene non schierarsi a favore di nessuno dei contendenti; meglio restare a bordo campo e sperare di vedere un bello spettacolo. Una di queste partite è quella che si gioca in queste settimane sul futuro di Borsa Italiana, che ha visto partecipare alla pre-asta competitiva promossa dal London Stock Exchange, con proposte non vincolanti, i franco-olandesi di Euronext in cordata con Cdp e Intesa, gli svizzeri di Six e i tedeschi di Deutsche Börse. Lo spettacolo varrà il prezzo del biglietto se, fuor di metafora, la nuova proprietà di Borsa Italiana saprà creare valore per la Borsa stessa e, di conseguenza, ricchezza per l’intero sistema Paese. Una ricchezza che va al di là del dibattito sulle cifre che proponevano i tre contendenti: per alcuni analisti, se si fosse arrivati all’asta competitiva anche per le offerte vincolanti gli inglesi avrebbero potuto vendere l’asset a quasi 5 miliardi. Un asset che nel 2007 valeva un miliardo e 600 milioni e che le banche italiane non solo non hanno avuto la lungimiranza di tenere per sé, ma da cui sono uscite tra il 2011 e il 2012. Ora la partita sembra in fase di definizione in virtù della scelta del Governo di schierare da subito Cdp con i francesi e minacciare l’utilizzo del Golden Power senza ascoltare i progetti degli altri due gruppi. Una scelta che un minimo di sorpresa e di stupore l’ha suscitato in molti, comprensibilmente. Il dado però è tratto ed è quindi il momento di capire come il Paese potrà trarre benefici dalla scelta del London Stock Exchange di vendere Borsa Italiana. Una scelta resa necessaria dalle indicazioni dell’Antitrust dell’Unione Europea per finalizzare l’acquisizione di Refinitv da parte di Lse; l’organismo europeo ha infatti rilevato sovrapposizioni fra Tradeweb, la società di Refinitiv che opera in Europa nel settore del debito governativo, e Mts, la piattaforma internazionale sui titoli di stato in capo a Borsa Italiana. E comunque, London Stock Exchange sarebbe stata obbligata in ogni caso a liberarsi di Borsa Italiana dalla Brexit no deal.
EURONEXT E CASSA DEPOSITI E PRESTITI SONO LA CORDATA SOSTENUTA DAL GOVERNO CONTRO LE OFFERTE DEGLI SVIZZERI DI SIX E DEI TEDESCHI DI DEUTSCHE BORSE
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Investire per crescere E allora è fondamentale guardare al domani e chiedere ai futuri azionisti di prendersi impegni chiari e di avere grandi ambizioni e visione per Borsa Italiana. Cdp spinga Euronext e Intesa a essere azionisti pazienti e lungimiranti, perché questa è l’ora degli investimenti. Consultando i bilanci del London Stock Exchange e di Borsa Italiana e i siti specializzati, non risultano infatti investimenti in innovazione negli ultimi anni. È bene invertire la rotta e, raccogliendo le parole pronunciate dal presidente di Consob Paolo Savona lo scorso aprile in Commissione Finanze, è bene che Borsa Italiana abbia quella «autonomia gestionale dei vertici (oggi l’a.d. è Raffaele Jerusalmi, ndr), fondamentale a
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un piano di investimenti in innovazione e personale».Magari non si riuscirà ad arrivare ai 500 milioni nei primi cinque anni di cui parlavano gli svizzeri di Six, ma è cruciale che i futuri azionisti abbiano chiaro che non è prioritario guardare a quanto guadagna la Borsa, tema di interesse solo per gli azionisti, ma comprendere l’effetto che ha un’infrastruttura di mercato efficiente e innovativa per lo sviluppo della piazza finanziaria milanese. Sarà proprio questa la prova del nove per Cdp, che dovrà dimostrare di aver fatto quest’investimento nell’interesse del Paese e non solo dei proprietari dei libretti di risparmio; allo stesso modo, questa sarà l’occasione per Intesa di essere davvero una banca di sistema. Ma il timore è che, detenendo assieme solo il 10% di Euronext, essi potranno avere un’influenza molto limitata e che i vertici di Euronext dovranno accontentare tutti gli altri azionisti.
La madre di tutte le partite Oggi l’Italia, così come gli altri Paesi, si gioca la grande partita per prendersi una fetta di ciò che Londra lascia a terra e per far crescere mercati già forti nel Paese. Pensiamo a Mts, un mercato in cui l’Italia è leader; se prima della pandemia quello del debito pubblico era un tema che interessava pochi Paesi, oggi invece è sul tavolo anche degli stati che si ritengono più virtuosi. L’Italia ha aperti fronti su cui giocare partite fondamentali: ecco perché è necessario che ci siano azionisti pazienti, che abbiano una strategia di lungo periodo, e non miopi che puntino agli utili di Borsa Italiana di anno in anno. Se Cdp vuole imbastire un’operazione di interesse pubblico, rispetto a questo investimento dovrà ragionare quasi da fondo sovrano, più che da gestore dei libretti di risparmio degli italiani. La redditività dell’investimento è tale da dare a Cassa Depositi e Prestiti il potere di imporre a Intesa e agli altri soci di reinvestire subito questa redditività. Se oggi Borsa fattura, malcontati, 450-460 milioni, l’obiettivo che il Paese dovrebbe darle è di arrivare a fatturarne 700 e, soprattutto, di far crescere il suo indotto. Se l’obiettivo del governo sarà quello di prendersi la Borsa solo per dire “abbiamo la Borsa” (a chi disse una volta “Abbiamo una banca?”, la cosa non portò proprio bene…), non avrà reso un gran servizio alla collettività. La nuova proprietà dovrà dunque creare le condizioni per avere una piazza finanziaria molto più competitiva e questa è un’occasione storica; Londra lascia ed entreranno, ragionevolmente, Euronext-Cdp-Intesa: quando entra un nuovo azionista, si ha un nuovo padrone, è il momento giusto, come Paese, per negoziare le condizioni migliori dell’operazione. Il valore per le Pmi Borsa Italiana, inoltre, è una porta di ingresso di capitali stranieri nel Paese: non diventi una porta di uscita di aziende e capitali. La capacità di convogliare il risparmio privato italiano verso le Pmi non può prescindere da un mercato nazionale così come la sede di quotazione delle aziende deve rimanere Milano, condizione necessaria per evitare un depauperamento del Paese nei suoi
Raffaele Jerusalmi amministratore delegato di Borsa Italiana Spa
settori industriali strategici, come in passato hanno insegnato i casi di Essilor, Stellantis e le innumerevoli migrazioni che hanno interessato nomi pesanti dell’industria agroalimentare, dell’energia, del sistema bancario. Del resto, quando si tratta di Pmi italiane occorre tener presente che stiamo parlando, in termini di mercato, di una carenza di investitori istituzionali domestici e di un sottodimensionamento medio della loro capitalizzazione per gli investitori internazionali. Borsa Italiana ha lavorato molto per colmare questa distanza negli ultimi dieci anni. Elite, ma anche l’Aim, oggi sembrano aver trovato una formula efficace e sostenibile per aggregare i soggetti istituzionali, pubblici e privati attorno alla sfida della crescita. Pir e Pir alternativi sono stati stimoli utili in questa direzione, ma resta fondamentale che qualunque progetto per far crescere le piccole e medie aziende italiane deve essere pensato attorno alle loro caratteristiche peculiari. Per poi magari essere esportabile, com’è successo a Elite. Dunque, piaccia o meno questa è la scelta. Si facciano ora tutti i passi perché non diventi l’ennesima occasione persa. È un’occasione per chi compra, ma va resa tale anche per il Paese grazie a un grande piano di investimenti in tecnologie, innovazione e persone che è ciò che fa la differenza in questo mercato. Il tutto, preservando l’indipendenza. Anche grazie all’attività della vigilanza, si è tenuta Borsa Italiana come un nucleo a sé rispetto a Lse: la sua autonomia gestionale e la sua indipendenza nel gruppo, non solo nei servizi commerciali, le permetteranno di fare il grande salto di qualità a lei e all’Italia tutta.
Fabrizio Palermo, amministratore delegato della Cassa Depositi e Prestiti
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PARLA VOLPATO, BANCA MEDIOLANUM
«Risparmiatori, vi spieghiamo perché dovete trasformarvi in investitori» di Sergio Luciano
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e tanti italiani continuano a non investire i loro risparmi e a lasciarli improduttivi e a perdere potere d’acquisto nei conti bancari, è segno che dobbiamo fare di più per spiegare a tutti quanto sia sbagliato ed autolesionistico questo comportamento. Investire non è più un’opzione, è una strada obbligata». Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, può dirsi ben soddisfatto dell’andamento dell’istituto, ed in particolare della nuova raccolta netta, nei mesi della pandemia. Ma non è soddisfatto del mercato nel suo insieme, dove si è riconfermato l’atteggiamento classico dei risparmiatori italiani iperprudenti, riluttanti ad affidare i loro patrimoni al risparmio gestito e rassegnati a vederli dimagrire nel tempo, pur di non rischiare.
L’ESPERIENZA DEGLI ANNI DEI BOT ONNIPOTENTI È CATTIVA CONSIGLIERA, SPIEGA IL DIRETTORE COMMERCIALE DELL’ISTITUTO FONDATO DA ENNIO DORIS: «OGGI I RENDIMENTI BISOGNA CERCARSELI»
Dottor Volpato, ma cos’è: non sarà che gli italiani non si fidano dei gestori? In questa materia l’esperienza gioca un ruolo fondamentale nelle scelte delle persone, e purtroppo in questo caso è un ruolo negativo. Per oltre 70 anni le scelte di investimento degli italiani sono state concentrate sui titoli di Stato. Sembravano mettere insieme sicurezza, rendimento e semplicità. In fondo era vero, anche se poi l’inflazione quel rendimento lo ridimensionava molto. Comunque erano investimenti estremamente comprensibili. Oggi però ci troviamo in un nuovo mondo. La tabella dei rendimenti europei dimostra che in buona parte dell’Eurozona i rendimenti sono negativi e restano tali anche a trent’anni. Italia e Spagna offrono un piccolo rendimento dai 10 anni in su, nel caso nostro lo 0,80% lordo, perché il mercato ci considera ancora rischiosi. A queste condizioni è ben comprensibile il disorientamento delle famiglie. Non c’è più quel che erano abituate a comprare. E dunque? Dobbiamo avere la pazienza e la capacità di fare tutto ciò che serve per prendere per mano le persone disorientate e accompagnarle sulla strada del rendimento… 38
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Con quali argomenti? Bisogna rompere l’equazione instauratasi nella testa delle persone: tengo i soldi sul conto corrente, è vero che non guadagno nulla ma non rischio. Certo che non si rischia di perdere soldi: perderne è però proprio sicuro! Quantomeno in termini di potere d’acquisto. Ecco cosa bisogna far capire. E poi: le soluzioni per guadagnare moderando i rischi ci sono eccome, sul mercato, ma è qui che entra in gioco la capacità di generare valore del professionista che deve comprendere le persone ed accompagnarle verso le soluzioni adatte a loro: alla loro vita, alle loro esigenze presenti e future ed alla loro psicologia. Lavoro complesso! Ma affascinante e proficuo per tutti. Noi di Banca Mediolanum puntiamo da sempre su tre elementi che cercano i clienti: sicurezza, semplicità e rendimento. Dobbiamo imparare a essere ancora più convincenti nella narrazione che facciamo, rappresentare in maniera più efficace un percorso di soluzione
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possibile. Il filosofo Galimberti, parlando dei giovani, sottolineava recentemente che non si mettono in azione perché non hanno fiducia nel futuro, un futuro meritevole del loro impegno. Allo stesso modo dobbiamo raccontare la finanza come qualcosa che non è più complessa, sofisticata, per addetti ai lavori ma è semplice, comprensibile e a servizio degli obiettivi delle persone. E dobbiamo far capire che del rendimento ne avranno un assoluto bisogno Infatti il patrimonio di ognuno di noi, quando servirà attingervi, sarà dato dalla somma del risparmio più il rendimento di quel risparmio. Se non sarò stato in grado di generare rendimento, sarò obbligato ad attingere al mio reddito corrente, erodendo il patrimonio accumulato ma infruttifero. Dobbiamo contrastare il presentismo dilagante, far capire alle persone che vanno differenziate le esigenze quotidiane a cui faccio fronte con il mio reddito, dalle tematiche centrali per una famiglia alle quali devo far fronte con il mio patrimonio. Il futuro dei figli, la salute, il tenore di vita in terza e quarta età… il sostegno ai genitori laddove ci siano. Tutti temi importantissimi a cui si deve far fronte con il patrimonio. E va spiegato quant’è importante associare all’impegno del produrre reddito e di risparmiarlo, al fatto che il denaro faccia la sua parte, cioè dia frutti!
Poniamo che lei voglia convincere me a investire in una gestione i miei risparmi. Cosa mi dice? Le faccio due conti semplicissimi. Se lei impiega i suoi soldi a zero, vuol dire che tra 5, 10, 15 o 20 anni saranno rimasti sempre quelli, anzi saranno diventati di meno, nel senso che il loro potere d’acquisto sarà stato eroso dall’inflazione. Se invece li impiega al 4%, dopo 5 anni i suoi 100 euro, investiti al 4%, saranno diventati 121,6: già risulta evidentissima la differenza se da semplice risparmiatore lei diventa investitore. Se poi li investe sempre al 4% per 10 anni, alla fine del decimo anno 100 euro saranno diventati 148. A 15 anni saranno diventati 180 e a 20 anni addirittura 219. Una simile evidenza non può lasciare nessuno indifferente. Non può non farci riflettere. Investire non è più un’opzione, è una strada obbligata, anche perché i bisogni si dilateranno su un asse temporale più lungo. Perdipiù non stiamo andando incontro a un’epoca in cui lo Stato sociale sarà sempre più generoso, speriamo piuttosto che ci siano investimenti nella sanità. Sappiamo inoltre che la vita media si sta allungando. Tutte ragioni che inequivocabilmente fanno capire a tutti che da semplici risparmiatori devono diventare investitori. E in questo impegno di presa di coscienza, il ruolo del consulente finanziario diventa imprescindibile. Lei lo vede come un ruolo di rilevanza civile, mi pare. Assolutamente sì. Ho sempre sostenuto che questa non è la sfida di un settore, questa è la sfida di un Paese. E di un popolo. Che peraltro è bravissimo nel fare la parte più impegnativa del percorso, quella di sacrificarsi per accantonare dei risparmi. Poi si perde quando deve investire. Serve una grande campagna di educazione finanziaria che parta dalle scuole, per cambiare questa mentalità. E occorre utilizzare la leva fiscale per fare in modo che il risparmio diventi un gancio al quale possa attaccarsi la nostra economia per trovare il suo nuovo rinascimento. A chi va questo compito educativo?
Innanzitutto allo Stato, al governo. Ma anche ai media. Che hanno un ruolo formativo importantissimo ma lo stanno disattendendo.
Alt! È una critica alla casta cui appartengo anch’io! Non le sembra ingenerosa? Noi facciamo cronaca! Mi segua. Abbiamo assistito proprio di recente a una nuova oscillazione dei mercati. Crollano, si rialzano, velocissimamente, in poche settimane. Oggi le decisioni vengono prese in fretta. E i mercati si muovono di conseguenza. Ebbene, se io chiedo a 100 italiani: “ditemi cosa succede quando crollano i mercati”, tutti mi rispondono che “vengono bruciati” centinaia di migliaia di miliardi. Ebbene, le dico che le crisi borsistiche capitate negli ultimi 100 anni sono durate in media 14 mesi e hanno comportato un calo del 33%. E i media hanno sempre detto che queste crisi hanno “bruciato centinaia di miliardi”. I rialzi però nello stesso secolo sono durati in media 72 mesi ciascuno, con un differenziale del +279 per cento. Perché nessun giornale ha scritto: “Creati in Borsa dal nulla centinaia di miliardi!”? Se non siamo neanche in grado di rappresentare efficacemente la forza dei rialzi, non possiamo pensare che ci sia una cultura finanziaria che conduca a comportamenti virtuosi.
Capisco, e il vostro ruolo? Consulenti finanziari, banker…? Siamo gli altri protagonisti di questa tematica. Faccio un’autocritica: dobbiamo sviluppare la capacità di essere non solo vicini al cliente – oggi il consulente finanziario bravo già lo è – ma anche di raccontargli in maniera più semplice ed efficace questi ragionamenti. Facendo una sorta di apostolato culturale. Se governi, media e professionisti della finanza lavoreranno insieme in questa direzione, allora veramente potremo non solo aiutare le singole famiglie a realizzare i loro progetti di vita ma potremo cambiare il corso della nostra economia. Questa sfida trasforma la natura della vostra professione in qualcosa di socialmente utile! Penso che la nostra sia un’epoca di transizione, con impegni e difficoltà nuovi, un’epoca in cui ogni singolo professionista può svolgere un ruolo importantissimo. Certamente anche sul piano sociale. Nella mia esperienza personale ho trovato descritto il valore della professione del consulente finanziario nella cultura orientale. La gratificazione che ottengo nel fare il mio mestiere è incredibile, straordinaria, ed è legata soprattutto al fatto di poter influenzare positivamente la vita di molte persone. Quando l’ho capito? Quando mi è capitato di leggere e comprendere la parola giapponese ichigai, una parola composta che significa “senso della vita”. Per trovarlo ed essere felici, i giapponesi suggeriscono di fare quattro liste. La prima deve elencare tutte le cose che ami: cantare, dipingere, suonare, tutto. Nella seconda si individuano le cose che ami e che sai anche fare, cancellando le altre. La terza lista elenca le cose che sai fare e ami fare e per le quali qualcuno è disposto a pagarti. La quarta lista comprende invece le cose di cui secondo te il mondo ha bisogno. Se riesci a fare qualcosa che ami, che sai fare, per la quale ti pagano e sei anche utile agli altri, ecco: è la felicità. Aver chiaro tutto ciò dà un senso alla vita. ottobre 2020
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ELEZIONI AMERICANE & ECONOMIA
Trump o Biden, Wall Street volerà ma il dopo-voto sarà turbolento di Ugo Bertone
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NEL CASO DI UN SECONDO MANDATO AL TYCOON SCOSSE MINIME MA TANTE POLEMICHE. SE VINCERÀ LO SFIDANTE, MOLTIPLICHERÀ LA SPESA PUBBLICA MA ALLA BORSA POTREBBE PIACERE
ora del giudizio s’avvicina. E nell’incertezza della vigilia su una cosa sono tutti d’accordo: sarà molto difficile, dopo il voto, superare i conflitti scatenati da una campagna elettorale durissima che ha diviso gli americani su quasi tutto e che, comunque vada a finire, è destinata a condizionare l’andamento dei mercati nei prossimi anni. In quale modo per esempio la nuova amministrazione Usa affronterà la crescita del debito che, senza correzioni di rotta, minaccia di superare nel 2050 il 200% del prodotto interno lordo americano? Si punterà al taglio delle tasse per sostenere gli animal spirits del capitalismo (ricetta repubblicana) oppure crescerà la pressione fiscale, come sarebbe necessario per far fronte alle promesse dei democratici sensibili e alla voglia di eguaglianza che sale da parte dei più deboli, stremati dalla crisi che ha falcidiato i ceti medi?
La pandemia ha cambiato le regole della sfida È una sfida senza esclusione di colpi quella tra lo sfidante Joe Biden ed il campione in carica Donald Trump. Peraltro inedita, nei toni alieni da ogni galateo politico perché la pandemia e la conseguente recessione economica hanno profondamente modificato lo scenario politico; i due candidati infatti hanno dovuto confrontarsi con le conseguenze di un’emergenza sanitaria e non hanno potuto raccogliere voti tramite una campagna tradizionale. Trump ha abbandonato cosi la sua strategia iniziale che vedeva una campagna elettorale focalizzata sulla floridità della economia Usa, per promuovere invece la sicurezza pubblica e la competizione con la Cina. Cina, sicurezza e le tasse del presidente Dall’altro lato Biden continua a criticare l’iniziale risposta del presidente al dilagare della pandemia, mentre si difende dalle accuse di chi crede che il suo programma ostacolerà la ripresa economica. Il tutto in una cornice di particolare “cattiveria”, a suon di colpi bassi che continueranno anche dopo il giorno del voto, come minaccia il presidente, provato dal montante assassino del New York Times con le rivelazioni sulle tasse (non) pagate dal tycoon. Ma gli Stati Uniti ci hanno abituato da sempre a sfide elettorali al cardiopalma. E’ stato così nel 2000, quando George W. Bush prevalse per una manciata di voti. E non si è ancora spenta l’eco per gli interventi anti-Hilary Clinton del Cremlino che hanno accompagnato la vittoria a sorpresa 40
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di Trump quattro anni fa. Stavolta poi il conflitto è così profondo da ricordare il voto del novembre 1876 quando, dopo brogli vistosi e tre mesi di contestazioni e colpi di mano si raggiunse un compromesso solo a fine gennaio sulla base di uno scambio politico: la Casa Bianca al repubblicano antischiavista Rutheford Hayes dell’Ohio in cambio del permesso ai democratici del Sud di togliere i diritti politici ai neri emancipati dopo la guerra di Secessione. Donald Trump, presidente uscente, e (troppo) aggressivo candidato al secondo mandato
Una gara spietata: proteggersi con le opzioni Per carità, non siamo (ancora) a questo punto. E poi il precedente storico c’insegna che la democrazia Usa è in grado di trovare comunque un punto di compromesso. Ma, si sa, l’incertezza ha un prezzo: l’aumento della volatilità. Non a caso, segnala J.P. Morgan, da fine agosto in poi, gli investitori hanno fatto il pieno di opzioni per proteggersi dal rischio di contestazioni sull’esito del voto. Gli investitori istituzionali si presentano all’appuntamento dopo aver acquistato protezione a piene mani, come dimostra il numero di posizioni aperte su opzioni e il prezzo particolarmente elevato delle scadenze di novembre. Un atteggiamento ragionevole anche alla luce dei mec-
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canismi dello scrutinio: ogni Stato ha regole diverse, al punto che in alcuni casi le schede verranno conteggiate fino a due settimane dopo il 3 novembre. Il voto postale, inoltre, aumenta la possibilità di brogli e sono prevedibili contestazioni, ricorsi e riconteggi. I tentativi di delegittimazione del vincitore si tradurranno verosimilmente in manifestazioni di strada in un clima ad alta tensione. Insomma, prepariamoci al peggio. O forse no. I mercati, si sa, giocano sulle aspettative più che reagire agli eventi, specie quelli attesi. Chi si prepara a vendite massicce per sfruttare l’eventuale psicosi, potrebbe fare un cattivo affare: la liquidità garantita dalla Federal Reserve e gli stimoli fiscali deliberati dal Congresso faranno da ammortizzatori agli inevitabili scossoni post-elettorali in attesa che i mercati si sintonizzino sulle scelte future dell’inquilino di Pennsylvania Avenue 200, l’indirizzo di quello che sarà l’uomo più potente del mondo per i prossimi quattro anni. E’ questa la previsione di un guru di grande fama, Jeremy Siegel della Wharton University: chiunque sia il vincitore, è la sua tesi, una volta rimossa l’incognita delle elezioni, il mercato prenderà il volo grazie alla liquidità in circolo. Un duello sul fisco e sul debito Ma piuttosto che tentare improbabili pronostici, può essere utile tentar di disegnare i possibili scenari futuri che, sulla carta, appaiono davvero diversi, se non opposti. In caso di vittoria di Donald Trump non dovrebbero esserci grandi novità almeno sulla carta. Il tycoon punterà al solito sull’arma di nuovi tagli fiscali per ridare spinta ad investimenti e consumi interni. Non sarà facile, visto il livello del debito e degli incentivi fiscali adottati nel corso del primo mandato. Ancor vago, più arduo sarà operare in un ambiente ostile se, come probabile, i democratici conquisteranno il controllo del Senato.
Con il tycoon meno tasse, deduzioni per il made in Usa Anche per questo la strategia del presidente punterà ad utilizzare il finanziamento del deficit per ridurre le tasse, badando ad aumentare, nello stesso tempo, gli investimenti nelle infrastrutture nazionali. I tagli fiscali riguarderanno sia i privati che le società premiati sotto la forma del credito di imposta. Saranno largamente utilizzate le deduzioni fiscali a vantaggio delle corporations che rimpatrieranno in Usa le attività svolte oltre frontiera. E non mancheranno incentivi e bonus per chi deciderà di stabilirsi nelle “Opportunity zone”. Trump ha poi promesso misure più severe nei confronti della Cina, un controllo dell’immigrazione ed il boicottaggio, attraverso il taglio delle commesse, delle aziende che non rimpatrieranno almeno una parte della produzione. In cambio, la Trump economy continuerà a fare largo uso dell’arma delle tariffe come strumento per orientare la politica economica. Con Biden la spesa si moltiplica per quattro Ben diversa la trama del film in caso di una vittoria di Biden, soprattutto se supportata da una conquista democratica
del Senato (più importante, in queste elezioni, della Casa Bianca). Se Trump e il Congresso repubblicano hanno tagliato le tasse per un trilione di dollari nel 2018 (una cifra considerata da molti abnorme), Biden alzerà le tasse di 4 trilioni di dollari, colpendo in particolare le imprese e i redditi alti. La previsione si ricava dall’elenco delle promesse elettorali del candidato democratico in cui hanno un ruolo chiave le politiche ambientali e le tante promesse di spesa sul fronte del climate change, delle infrastrutture e della spesa sanitaria. Il principio di fondo è che, dopo una lunga stagione di tagli alla spesa, è arrivato il momento di rafforzare la presenza del pubblico, sia con un aumento dei fondi che irrobustendo le regole. Le proposte di Biden riecheggiano solo in parte le richieste della sinistra del partito democratico, ma il risultato sarà comunque una marcata
L’EVENTUALE AUMENTO DI SPESA LEGATO A UN SUCCESSO DI BIDEN SI TRADURRÀ IN OSSIGENO PER UNA PARTE RILEVANTE DELLE IMPRESE E POTREBBE AIUTARE I CONSUMI Joe Biden, lo sfidante, già vicepresidente di Barack Obama. È apparso appannato nelle ultime uscite pubbliche
inversione di tendenza. Non è detto che Wall Street la prenda male, almeno nel breve. L’aumento di spesa si tradurrà in ossigeno per una parte rilevante delle imprese e aiuterà i consumi.
Dollaro più debole, una tassa sui capital gain Per gli investitori di casa nostra le conseguenze prevedibile possono essere: 1) un dollaro più debole, per effetto del maggiore disavanzo delle partite correnti generato dal deficit pubblico e per la politica ancora più espansiva da parte della Fed; 2) un aumento della pressione fiscale sul mercato stesso, con una possibile introduzione di un’imposta sulle transazioni finanziarie e un aumento dell’imposta sui capital gain; 3) la rotazione dai settori colpiti dalle nuove tasse e dalle nuove regole verso i settori che godranno di ampi sussidi e finanziamenti pubblici, in particolare le energie rinnovabili. ottobre 2020
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Un gioco sull’arte della costruzione del portafoglio di Mario Romano
NELLA PUNTATA DI INVESTIRENOW DEDICATA ALLA GARA DEI CF CHIARITI GLI OBIETTIVI DELLA COMPETIZIONE REALIZZATA DA INVESTIRE E NATIXIS IM, CON LA COLLABORAZIONE TECNICA DI FIDA
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a Natixis IM Portfolio Cup, la competizione dalla formula calcistico-finanziaria ideata da Investire e che prende il nome dalla società sponsor – Natixis IM – con la collaborazione tecnica di Fida, è stata ufficialmente presentata oltre che sul numero di settembre del nostro mensile anche in diretta video-streaming lo scorso 24 settembre nel corso di InvestireNow. Ricordiamo che la gara vede 16 consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede affrontarsi nell’arco di un anno ciascuno con il proprio portafoglio e che sarà creato proprio come un allenatore farebbe con la propria squadra di calcio. Il capitale di partenza a disposizione di ciascun concorrente è di un milione di euro. I risultati del campionato saranno aggiornati mensilmente su Investire. Alla puntata del 24 settembre, condotta dal caporedattore di Investire Marco Muffato hanno partecipato Antonio Bottillo, executive manager e country head Italy di Natixis Investment Manager, Gianni Costan, ceo di Fida, Giacomo Damian, coordinatore della Natixis IM Portfolio Cup, Sergio Luciano, direttore di Investire, nella veste di padrone di casa. E ovviamente i 16 consulenti finanziari in gara. «Non voglio essere solenne perché comunque stiamo parlando di una competizione che vuole essere sportiva, e non vissuta come una sorta di esame di stato», ha affermato Luciano nel suo saluto iniziale. «L’abbiamo costruita in maniera rigorosa, precisa, seria perseguendo un principio che credo metta d’accordo tutti: quello della competenza. Non è uno scherzo ricordare di questi tempi che alcune professioni, sicuramente quelle del risparmio e della finanza, richiedano competenza. Siamo in un’epoca complessa dove la rete ha sovvertito determinati criteri che nel bene o nel male sia pure con infine lacune creavano dei binari logici in cui potersi muovere: il criterio delle competenze era uno di questi ma adesso siamo tutti virologi, epidemiologi, moltissimi di noi si sono scoperti anche ministri della sanità…Non va bene, questo è un equivoco profondo che purtroppo è diventato un vessillo per alcune ideologie politiche: non è sempre vero che uno vale uno, lo è nella solidarietà, nella responsabili42
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tà e nella civiltà, ma se voglio affidare i miei risparmi a una persona capace ho il diritto di poter scegliere la più competente o almeno la più idonea a rispondere alle mie esigenze. Se voglio curarmi devo andare da un bravo medico: sembra un’ovvietà che purtroppo ogni giorno trova mille smentite». Il direttore di Investire ha quindi aggiunto a proposito della Natixis IM Portfolio Cup che «Seppure con il sorriso e con lo spirito leale, sportivo e agonistico che deve distinguere una competizione sui saperi, in questa sede stiamo affermando il principio di competenza e lo facciamo con partner di assoluta qualità, Natixis IM, e con un format assolutamente inedito». E dunque la parola va a Bottillo, l’executive managing director e country head Italy di Natixis Investment Managers. «Ho trovato subito quest’idea molto bella e l’ho abbracciata proprio perché sono uno sportivo, un maratoneta, che negli ultimi anni ha mosso i suoi primi passi verso l’attività di Tria-
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BOTTILLO: «LA GARA SI COLLOCA IN QUEL CONTESTO DI ECCELLENZA A CUI TENDIAMO E LA CONSIDERIAMO UN PUNTO DI PARTENZA. LA MANIFESTAZIONE EVOLVERÀ CON PUNTO FERMO LA COSTRUZIONE DEI PORTAFOGLI»
thlon. Lo sportivo si approccia alla gara con umiltà ma anche con competenza come è stato ricordato. Sono sportivi non solo coloro che puntano al primato del mondo anche chi si propone degli obiettivi ambiziosi, realizzabili e nel bene della comunità. Questa premessa per dire come la competizione non poteva svolgersi e focalizzarsi semplicemente sull’aspetto della performance. Non è importante solo “quello che si riesce a portare a casa, ma come lo si porta a casa”, quindi nel gioco come nella vita reale assumono centralità altri aspetti come la perdita sopportabile e la costruzione del portafoglio nel suo complesso, aspetti che peraltro vanno nella direzione di quanto prevede la regolamentazione». «Aggiungo un altro inciso, sempre più importante in questi ultimi tempi, considerato lo scenario dei mercati e delle varie crisi che di volta in volta si sono susseguite», continua Bottillo. «Ci troviamo oggi di fronte a una situazione dove da un lato abbiamo un investitore finale che è esigente, sempre più attento e più capace di informarsi rispetto al passato, in grado anche di far sentire meglio la propria voce. Con queste premesse l’investitore ha diritto e necessità di avvalersi di professionisti con elevate competenze. Dall’altro lato abbiamo anche una situazione di mercato molto direzionale, caratterizzata da un andamento beta, che si è esaurita e quindi si va verso un mercato più specialistico, dove ritorna in auge l’alfa, e dove quindi le caratteristiche e le condizioni della costruzione di un portafoglio diventano sicuramente più complesse pur in presenza di nuove opportunità come il mondo degli Esg oppure dei megatrend che offrono maggiore resilienza anche in momenti cruciali di crollo dei mercati come a marzo scorso». «Questa gara va a porsi sicuramente in quel contesto di eccellenza a cui vogliamo tendere e la reputiamo un punto di partenza. Ci farebbe piacere che la manifestazione potesse poi evolversi nel tempo partendo dalla componente importantissima della costruzione dei portafogli». L’executive manager e country head Italy di Natixis Investment Managers ha concluso il suo intervento nella diretta elogiando i 16 consulenti finanziari che hanno accettato di sfidarsi nella competizione. «Ho visto persone entusiaste e molto convinte, con una idea chiara dei perché della propria partecipazione e con uno spirito di sana competizione. Un grosso in bocca al lupo a tutti i concorrenti».
In alto Antonio Bottillo, executive manager e country head Italy di Natixis IM. Sopra Gianni Costan, ceo di Fida. Nella pagina accanto Giacomo Damian
Altro protagonista della presentazione della Natixis Im Portfolio Cup è stato Gianni Costan, ceo di Fida, partner tecnico del game di Investire. «Credo che lo spirito del gioco, che ha giustamente una finalità molto seria, è di non basare tutto sulla performance anche esasperata ma di correggere la performance stessa con una misura del rischio», ha dichiarato Costan. «Ho sempre considerato le misure di performance, aggiustate per il rischio che il cliente decide di correre, le più importanti e decidendo di adottarle per la gara si è colta l’essenza della gestione di portafoglio a pari profilatura del cliente. Quindi abbiamo accolto molto volentieri l’ipotesi di ragionare su performance da un lato e drawdown dall’altro come criterio di valutazione dei portafogli proposti dai concorrenti». La parola quindi a Giacomo Damian, ideatore e coordinatore della Natixis IM Portfolio Cup. «La finanza è presente in ogni parte della nostra vita, ormai sui telegiornali, si sente parlare sempre più spesso di spread, di Borsa… ma ben pochi riescono a capire i termini finanziari. Il mio obiettivo è da sempre stato quello di rendere la materia accessibile per tutti, che diventi comprensibile usando delle metafore. Questa iniziativa è nata mettendo insieme le mie due passioni, la prima appunto è la Borsa che navigo da 24 anni in quello che posso considerare un lavoro e la seconda è la passione per lo sport e in particolare per il calcio. Così è nata questa competizione, lo scopo è quello di mettere il lettore davanti alla possibilità di capire come si crea un portafoglio, e di comprendere le dinamiche e il metodo con cui lavora il consulente finanziario. Non posso che ringraziare Investire e Natixis Investment Managers per aver creduto nell’idea, Fida per lo spirito di collaborazione e i 16 consulenti finanziari, concorrenti in gara, per l’entusiasmo con cui hanno deciso di confrontarsi in un gioco dalle marcate finalità educational». ottobre 2020
43
IM PORT FOL I O
CUP
OLTRE IL GAMING
In finanza anche un gioco è una cosa seria di Giacomo Damian
«S
«L’INVESTIMENTO SE TRATTATO CON TROPPI TECNICISMI, RISCHIA DI CREARE NEL PUBBLICO PIÙ DISAFFEZIONE CHE INTERESSE. ECCO PERCHÉ UN GAME PUÒ CREARE UN NUOVA ATTENZIONE FACENDO APPREZZARE IL LAVORO COMPIUTO DAI CONSULENTI FINANZIARI»
e il calcio è la più importante tra le cose poco importanti, il fantacalcio è la cosa più seria tra quelle poco serie», ne sono convinti Marco Guidi e Mario Giunta, il primo giornalista della Gazzetta dello Sport e il secondo giornalista di Sky e autore del libro “come sopravvivere al Fantacalcio”. Perché quest’ultima è diventata una vera propria moda, quasi una mania, ma che al tempo stesso sembra essere diventata la cura dalla disaffezione che molti giovani sembrano avere verso il calcio, quello vero, quello giocato. Il Fantacalcio non è solo un gioco, ma è immedesimazione, calarsi nel ruolo di responsabile della propria squadra, crearla e gestirla, e il momento più concitato è proprio quello dello scambio di giocatori. Per Giunta è come stare a Wall Street, fare il colpaccio, pochi attimi prima del suono della campanella di chiusura delle contrattazioni, è una
sensazione impagabile. Il gioco e una creazione semiseria come il Fantacalcio, sono utilizzati come canale per coltivare e capire le dinamiche di quello che oggi non è più solo uno sport, ma è diventato un business. Lo stesso schema che noi di Investire abbiamo cercato di ricalcare con la creazione del campionato dei
NATIXIS IM PORTFOLIO CUP: TUTTI I NUMERI E LE DATE CHE CONTANO Numero dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede partecipanti
16
Durata della competizione
12 mesi (Investire novembre 2020 - Investire ottobre 2021)
Capitale di partenza
1.000.000 euro
Composizione del portafoglio
Minimo 7 massimo 11 strumenti. Per ogni strumento, min. 5% mas. 30%
Asset allocation
40% fondi azionari 40% fondi obbligazionari 20% una azione singola una obbligazione singola un prodotto Natixis IM obbligatorio
Turn around portafoglio (possibilità di ruotare gli strumenti)
Termine 4° mese e termine 8° mese
Presentazione dei portafogli
Investire di ottobre 2020
Inizio della competizione
Investire di novembre 2020
Consegna portafogli da parte dei consulenti nella piattaforma FIDA
15 settembre 2020
Calcolo delle performance
Calcolo dei prezzi da parte di FIDA nel periodo tra il 15 e il 25 di ogni mese
Calcolo del punteggio
Rendimento del portafoglio calcolato sulla performance corretta per il drawdown (80% performance 20% drawdown)
Termine della competizione
Ottobre
44
ottobre 2020
INVESTIRE SPECIALIST
consulenti finanziari: la “Natixis IM Portfolio Cup”, la fantafinanza che racconta il mondo degli investimenti. Anche in questo caso, l’immedesimazione è il segreto, metterlo sotto forma di gioco serve solo a cattura l’attenzione, a rendere la materia più semplice e quindi più avvicinabile. La porta d’ingresso verso un mondo che esternamente sembra molto complicato, ma che una volta compreso, riesce a regalare molte soddisfazioni, culturali ed economiche. Perché seppure sotto forma di gioco, l’investimento rimane pur sempre un tema molto serio, ma che se trattato con troppi tecnicismi, rischia di creare nel pubblico più disaffezione che amore. A dirlo sono le statistiche, nonostante oggi si sia raggiunta una grande diffusione dei temi economici finanziari, sia attraverso i canali tradizionali della televisione, radio e giornali, sia tra quelli moderni con i social ed il web, l’interesse dei giovani verso la materia rimane sempre allo stesso livello, e cioè bassissimo. Almeno così è in Italia. A rivelarlo è l’ultima ricerca dell’Ocse, dove si scopre che in un’indagine condotta tra 117 mila studenti di 20 Paesi, ben il 54% dei quindicenni ha un conto corrente, il 73% fa acquisti online, il 45% ha una carta di credito o debito, e il 51% ha interesse
«METTERE TUTTO SOTTO FORMA DI GIOCO SERVE A CATTURARE L’ATTENZIONE, A RENDERE LA MATERIA PIÙ SEMPLICE E DI CONSEGUENZA PIÙ AVVICINABILE» per le questioni finanziaria. In Italia solo il 36% dichiara di apprezzare i temi economici finanziari. Dunque il problema non è la diffusione della materia, ma come la materia viene trattata. Si deve cambiare registro, ammorbidirlo, addolcirlo, il gioco potrebbe essere una strada più invitante per raggiungere la meta, la comprensione di un tema serio e importante. Come per il Fantacalcio, anche in questa competizione, abbiamo chiesto ai 16 consulenti finanziari che con lo spirito giusto hanno deciso di partecipare a questo torneo, di creare la propria formazione ideale che in questo caso non sarà composta da giocatori ma da strumenti finanziari, c he successivamente, con altre formule, cercheremo di spiegarvi. In questo numero troverete i 16 protagonisti, che come allenatori, vi presenteranno la loro squadra finanziaria, lo schema di gioco ricalca quello del calcio: una parte obbligazionaria che rappresenta la difesa, una componente azionaria che ha un ruolo di attacco, e i 2 jolly (una azione e un bond) che potrebbero risultare i fuoriclasse della squadra. Il campionato è cominciato, come tradizione vuole di settembre, nel prossimo numero di novembre troverete la prima classifica della competizione. L’obiettivo della gara non sarà solo quello di raggiungere la vetta della classifica, ma soprattutto quello di trasformare una cosa seria in un gioco, e giocando, comprendere i meccanismi di una cosa seria come sono gli investimenti. Se ci riusciremo, sarà come aver vinto lo scudetto.
I portafogli in gara
Ecco concorrente per concorrente tutti gli strumenti finanziari scelti per la costruzione del proprio portafoglio
FRANCESCO BELLOCCHI ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
Fondi e Sicav
5,00%
Azioni
5,00%
LU0133360163
Candriam Eq. L Biotechnology I $
US6745991058
Occidental Petroleum Corporation
LU0345780281
Ninety One Global Gold A Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0348926287
Nordea 1 Global Climate and Environment BP EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0386875149
Pictet-Global Megatrend Selection-I EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0914729966
Mirova Global Sustainable Equity R Cap EUR
Fondi e Sicav
10,00%
FR0000098683
Lazard Convertible Global A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B29K0P99
PIMCO Emerging Local Bond I Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
IT0000390002
AcomeA Breve Termine A1
Fondi e Sicav
15,00%
IT0005188120
Btpi 0.10% Ind.Tasso Inflazione Europea 15.05.2022
Obbligazioni
15,00%
LU0076315455
Nordea 1 European Covered Bond BP EUR
Fondi e Sicav
10,00%
ottobre 2020
45
IM PORT FOL I O
CUP
PIETRO CALÌ ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
IT0003492391
Diasorin
Azioni
6,00%
LU0390135415
Templeton Asian Smaller Companies A EUR
Fondi e Sicav
7,00%
JPM ASEAN Equity A Acc EUR
Fondi e Sicav
9,00%
FR0011188150
Fin. Ech. Echiquier Agressor I EUR
Fondi e Sicav
15,00%
LU0068578508
First Eagle Amundi International AU $
Fondi e Sicav
9,00%
LU0694238766
MSIF Global Fixed Income Opportunities A EUR
Fondi e Sicav
14,00%
XS1752894292
Mps Fix Float Call Sub 18.01.2028
Obbligazioni
14,00%
LU1269966757
NAT Loomis Sayles U.S. Core Plus Bond S1 Cap $
Fondi e Sicav
15,00%
FR0010149120
Carmignac Securite’ A EUR Acc
Fondi e Sicav
11,00%
TIPOLOGIA
PESO
LU044185261
CLAUDIO CARELLA ISIN
NOME
LU0147408487
BGF World Technology E2 $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0225737302
MSIF US Advantage A EUR
Fondi e Sicav
7,00%
LU0552385295
MSIF Global Opportunity A EUR
Fondi e Sicav
9,00%
IE00B4BNMY34
Accenture plc.
Azioni
14,00%
LU0119620416
MSIF Global Brands A EUR
Fondi e Sicav
13,00%
LU1435390080
NAT Loomis Sayles Global Growth Equity R Cap EUR
Fondi e Sicav
6,00%
IT0004718653
AcomeA Eurobbligazionario A2
Fondi e Sicav
12,00%
IE00B7SR3R97
Algebris Financial Credit I Dis EUR
Fondi e Sicav
8,00%
IE00B1Z6D669
PIMCO Diversified Income E Cap EUR Hdg
Fondi e Sicav
12,00%
LU1062005217
TLux Global Corporate Bond AU $
Fondi e Sicav
8,00%
XS1109765005
Isp 3.928% Sub 15.09.2026
Obbligazioni
6,00%
TIPOLOGIA
PESO
Azioni
13,00%
THOMAS CORDARO ISIN
NOME
IT0003132476
ENI
LU0834154790
MSIF Global Opportunity I EUR
Fondi e Sicav
13,00%
LU0280433417
Pictet-Premium Brands-I $
Fondi e Sicav
10,00%
LU0329430473
GAM Multistock Luxury Brands Equity C EUR
Fondi e Sicav
7,00%
LU0119620176
MSIF Global Brands I EUR
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B4QX9925
PIMCO Diversified Income H-I Cap $
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B61N1B75
PIMCO Emerging Markets Bond ESG I Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0034265644
MSIF Euro Strategic Bond I EUR
Fondi e Sicav
10,00%
XS1410230806
World Bank Tasso Misto USD 28.06.2026
Obbligazioni
7,00%
LU1269966757
NAT Loomis Sayles U.S. Core Plus Bond S1 Cap $
Fondi e Sicav
17,00%
46
ottobre 2020
INVESTIRE SPECIALIST
ALESSANDRO GAMBELLI ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
Azioni
10,00%
US0378331005
Apple
LU1102505929
Fidelity Emerging Markets Focus A Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0073232471
MSIF Us Growth A EUR
Fondi e Sicav
15,00%
LU0261959422
Fidelity European Dynamic Growth A Cap EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU1378878430
MSIF Asia Opportunity A $
Fondi e Sicav
10,00%
IT0005256059
Agatos 4.75% 2017-2026
Obbligazioni
10,00%
LU0842205741
BlueBay Global High Yield Bond C $
Fondi e Sicav
10,00%
LU0963865083
Aberd.Stand.I Frontier Markets Bond A DisM $
Fondi e Sicav
5,00%
IE00BD8RFH57
H2O Multi Aggregate R USD
Fondi e Sicav
10,00%
LU0995160891
BlueBay Investment Grade Euro Gvt Bond S EUR
Fondi e Sicav
15,00%
LORENZO GAZZANIGA ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
LU0252963623
BGF World Gold D2 EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0362496845
MSIF US Advantage C EUR
Fondi e Sicav
8,00%
US4529071080
Immunomedics
Azioni
15,00%
LU1917164938
BGF Next Generation Technology E2 Cap EUR
Fondi e Sicav
9,00%
LU2097828631
AZ F.1 AZ Equity - China A-AZ EUR
Fondi e Sicav
6,00%
LU1808492620
MSIF Asia Opportunity C EUR
Fondi e Sicav
6,00%
PTOTELOE0028
Portugal 0.475% due on 18.10.2030
Obbligazioni
5,00%
LU0738951549
AZ F.1 Bond Patriot A-AZ FUND Dis EUR
Fondi e Sicav
10,00%
IE0009240692
Loomis Sayles Global Opportun. Bond I Dis $
Fondi e Sicav
10,00%
LU0583242994
MFS Meridian Prudent Wealth A1 EUR
Fondi e Sicav
6,00%
LU0076315455
Nordea 1 European Covered Bond BP EUR
Fondi e Sicav
20,00%
TIPOLOGIA
PESO
Azioni
10,00%
SILVIA LUCHI ISIN
NOME
US29664W1053
Esperion Therapeutic
LU0552385295
MSIF Global Opportunity A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0174119429
T.Rowe US Large Cap Growth Equity A Cap $
Fondi e Sicav
11,00%
LU0256839274
Allianz Europe Eq. Growth AT Cap EUR
Fondi e Sicav
8,00%
LU0914729453
Mirova Global Sustainable Equity I Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU1378878430
MSIF Asia Opportunity A EUR
Fondi e Sicav
6,00%
IE00B4TG9K96
PIMCO Diversified Income E Dis EUR Hdg
Fondi e Sicav
10,00%
XS1088515207
Fiat Chrys Fin Eur 4.75% 15.07.2022
Obbligazioni
10,00%
LU0170293632
Candriam Bonds Global High Yield N Euro
Fondi e Sicav
5,00%
LU0113257694
SISF EURO Corporate Bond A Cap. EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU1438968973
T.Rowe Global Aggregate Bond A Cap EUR
Fondi e Sicav
15,00%
ottobre 2020
47
IM PORT FOL I O
CUP
MARCO MAGLI ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
LU1960220744
BGF World Gold AI2 Cap EUR H
Fondi e Sicav
5,00%
LU1951200481
NAT Thematics AI and Robotics R Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
US67066G1040
NVIDIA
Azioni
15,00%
LU1438969351
T.Rowe Global Focused Growth Eq. A Cap EUR
Fondi e Sicav
8,00%
LU1808492893
MSIF Asia Opportunity CH (EUR)
Fondi e Sicav
10,00%
LU0717821077
Robeco Global Consumer Trends Eq. I EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU1897340425
GS Global Millennials Equity E Cap EUR
Fondi e Sicav
7,00%
IE00B1Z6D669
PIMCO Diversified Income E Cap EUR Hdg
Fondi e Sicav
15,00%
Thyssen 2.875% Call 22.02.2024
Obbligazioni
5,00%
IE00B11XZ988
PIMCO Total Return Bond E Cap $
Fondi e Sicav
10,00%
LU2066004206
Allianz Strategic Bond AT EUR Hdg
Fondi e Sicav
15,00%
TIPOLOGIA
PESO
DE000A2TEDB8
PAOLO MAIOLATI ISIN
NOME
LU1892830081
Fidelity Sustainable Water & Waste Y Cap EUR
Fondi e Sicav
6,00%
LU1811052247
Fonditalia Millennials Equity T
Fondi e Sicav
10,00%
LU2053353079
JPM Thematics - Genetic Therapies A Cap EUR Hdg
Fondi e Sicav
6,00%
IT0003153621
Tamburi
Azioni
15,00%
LU1255011097
JPM China A-Share Opportunities A Acc EUR
Fondi e Sicav
8,00%
LU0119620416
MSIF Global Brands A $
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B81TMV64
Algebris Financial Credit I EUR
Fondi e Sicav
10,00%
US428040CN71
Hertz 6.25% Callable 15.10.2022
Obbligazioni
5,00%
LU1472740502
Mirova Global Green Bond I Cap EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0719319435
BGF China Bond D2 Cap $
Fondi e Sicav
10,00%
LU0539144625
Nordea 1 European Covered Bond BI EUR
Fondi e Sicav
10,00%
TIPOLOGIA
PESO
MARCO MATTEI ISIN
NOME
LU0266117927
MSIF US Advantage AH EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0834154790
MSIF Global Opportunity I EUR
Fondi e Sicav
5,00%
IT0005366767
Nexi
Azioni
10,00%
LU0115769746
Fidelity World E Cap EUR
Fondi e Sicav
15,00%
LU1435390080
NAT Loomis Sayles Global Growth Equity R Cap EUR
Fondi e Sicav
15,00%
IE00B8J38129
Algebris Financial Credit R EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU1278659575
BlueBay Em.Mkt Unconstrained Bond M-EUR EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0201324851
SISF Global Corp. Bond EUR Hdg A Cap. EUR
Fondi e Sicav
20,00%
LU2017791620
Nordea 1 Long Duration US Bond BP $
Fondi e Sicav
5,00%
IT0004917842
Mediobanca Carattere 2013/2023 Sub. Lower Tier 2
Obbligazioni
10,00%
48
ottobre 2020
INVESTIRE SPECIALIST
DARIO NOTARANGELO ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
Fondi e Sicav
8,00%
Azioni
12,00%
LU1683287376
CS (Lux) Digital Health Equity CB $
DE0005439004
Continental
LU0552643099
Mirova Europe Sustenaible Equity I Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0552385535
MSIF Global Opportunity Z EUR
Fondi e Sicav
6,00%
LU0386875149
Pictet-Global Megatrend Selection-I EUR
Fondi e Sicav
8,00%
LU0594300500
Fidelity China Consumer Y Cap $
Fondi e Sicav
7,00%
LU0360482987
MSIF Global Brands Z EUR
Fondi e Sicav
6,00%
LU0616839501
DWS Invest Euro High Yield Corporates LC Cap EUR
Fondi e Sicav
8,00%
LU0129415286
JPM Global Convertibles (EUR) C Acc EUR
Fondi e Sicav
25,00%
XS1881005976
Jaguar Land Rover 4.5% Call 15.01.2026
Obbligazioni
8,00%
IE0033758917
MUZ EnhancedYield ST A EUR
Fondi e Sicav
7,00%
TIPOLOGIA
PESO
LAURA PARBUONO ISIN
NOME
LU0073232471
MSIF Us Growth A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0115139569
Invesco Global Consumer Trends E EUR
Fondi e Sicav
7,50%
LU0266117927
MSIF US Advantage AH EUR
Fondi e Sicav
7,50%
LU0552385295
MSIF Global Opportunity A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
US79466L3024
Salesforce.Com Inc
Azioni
5,00%
LU0099574567
Fidelity Global Technology A Dis EUR
Fondi e Sicav
5,00%
IE00B246KL88
Vanguard 20+ Year Euro Treasury Index EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0896351102
Fidelity Global Bond Y Cap $
Fondi e Sicav
10,00%
LU1269963572
NAT Loomis Sayles U.S. Core Plus Bond I Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0128489860
Pictet-USD Government Bonds-R
Fondi e Sicav
15,00%
EU000A1U9811
ESM 1.375% Notes due 04 March 2021
Obbligazioni
15,00%
TIPOLOGIA
PESO
VALERIA TEDALDI ISIN
NOME
LU1683285321
CS (Lux) Digital Health Equity BH EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU1548497186
Allianz Global Artificial Intelligence A EUR
Fondi e Sicav
5,00%
US62914V1061
NIO Inc. Sponsored ADR Class A
Azioni
15,00%
LU0147408487
BGF World Technology E2 $
Fondi e Sicav
5,00%
LU0225737302
MSIF US Advantage A $
Fondi e Sicav
10,00%
LU0210526637
JPM China A Acc $
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B81TMV64
Algebris Financial Credit I EUR
Fondi e Sicav
5,00%
XS1881005976
Jaguar Land Rover 4.5% Call 15.01.2026
Obbligazioni
5,00%
LU1472740502
Mirova Global Green Bond I Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU1056967877
JPM Global Bond Opportunities I Acc EUR Hdg
Fondi e Sicav
15,00%
LU1373033965
BGF Euro Corporate Bond I2 EUR
Obbligazioni
15,00%
ottobre 2020
49
IM PORT FOL I O
CUP
FABRIZIO VALDRIGHI ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
Fondi e Sicav
10,00%
Azioni
10,00%
LU0552385295
MSIF Global Opportunity A EUR
US98422D1054
Xpeng
LU0119620416
MSIF Global Brands A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0757431068
TLux Global Focus AU EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU1084165130
Fidelity Global Equity Income A Cap $
Fondi e Sicav
10,00%
LU1079021397
Multicoop. SICAV JB Fixed Inc. Em. Mkts HC B $
Fondi e Sicav
10,00%
IT0000390002
AcomeA Breve Termine A1
Fondi e Sicav
20,00%
LU0255251752
NAT Ostrum Global Inflation R Dis EUR
Fondi e Sicav
10,00%
XS1311440082
Generali Fix Float Call Sub 27.10.2047
Obbligazioni
10,00%
TIPOLOGIA
PESO
FILIPPO VANNUCCI ISIN
NOME
LU0073232471]
MSIF Us Growth A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
LU0225737302
MSIF US Advantage A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
IT0004240443
Piquadro
Azioni
15,00%
LU0302445910
SISF Global Climate Chge Eq. A Cap $
Fondi e Sicav
5,00%
LU1435390080
NAT Loomis Sayles Global Growth Equity R Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU1378878430
MSIF Asia Opportunity A EUR
Fondi e Sicav
10,00%
IE00B06YC548
BNY Mellon Emerging Markets Debt A EUR
Fondi e Sicav
5,00%
XS2109438387
Imi-Fix Float Cap 31.01.2030
Obbligazioni
5,00%
LU0303496367
Pictet-Global Bonds-R EUR
Fondi e Sicav
20,00%
LU0128492732]
Pictet-EUR Bonds-R
Fondi e Sicav
15,00%
GABRIELE ZELONI ISIN
NOME
TIPOLOGIA
PESO
Azioni
10,00%
US9100471096
United Continental Holdings, Inc.
LU0346388704
Fidelity Global Financial Services Y EUR
Fondi e Sicav
5,00%
IE00B23S7K36
BNY Mellon Brazil Equity A EUR
Fondi e Sicav
7,50%
LU0171304552
BGF World Energy E2 EUR
Fondi e Sicav
7,50%
LU0625742837
Pictet-Russia Index-R EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU1303370156
JPM US Technology C EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0638090042
SISF Global Cities Real Estate A Cap EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0823421689
BNP Paribas Disruptive Technology Clas EUR
Fondi e Sicav
5,00%
LU0935235639
Ostrum Global Emerging Bonds R EUR
Fondi e Sicav
30,00%
FR0013477254
Air France Klm - 1.875% Call 16.01.2025
Obbligazioni
10,00%
IT0005186082
Anima Tricolore A
Fondi e Sicav
10,00%
50
ottobre 2020
POLITICA MONETARIA
Benvenuto euro digitale, ma il contante non va abolito di Giuseppe D’Orta
L
a moneta digitale si fa sempre più strada e non solo tramite gli ordinari sistemi di pagamento. La Bce per esempio ha avviato il 12 ottobre una consultazione pubblica sulla possibile emissione di un euro digitale e in contemporanea partirà una sperimentazione pratica. La Bce non è sola, visto che tutte le principali banche centrali al mondo stanno studiando analoghi provvedimenti.
I pro dell’euro digitale La spinta viene soprattutto dal Bitcoin e dalle altre criptovalute, ma anche dal fatto che i mezzi di pagamento privati stanno sempre più prendendo piede, con rischi per la stabilità dell’intero sistema. Una moneta unica digitale preserverebbe il bene pubblico che l’euro costituisce per i cittadini, ossia il libero accesso a un mezzo di pagamento semplice, universalmente accettato, privo di rischi e affidabile. Infatti, in caso di collasso del sistema bancario, l’euro digitale permetterebbe ai cittadini di detenere un bene liquido e senza rischio, garantito dalla banca centrale. La stessa aumenterebbe il proprio potere di intervento perché con l’euro digitale le decisioni di politica monetaria 52
ottobre 2020
I PRO SUPERANO I CONTRO ALLA MONETA UNICA ELETTRONICA. CHE NON SOPPIANTERÀ PERÒ LE TRADIZIONALI BANCONOTE. ECCO PERCHÉ avrebbero un impatto immediato sul cittadino e le imprese e non sul mercato finanziario, risolvendo per esempio il problema del denaro immesso nel sistema finanziario ma che questo non redistribuisce ai cittadini, trattenendone la gran parte per sé. I contro dell’euro digitale Non mancano gli aspetti negativi da esaminare a dovere: un elevato successo dell’euro digitale per esempio rischierebbe di svuotare i depositi delle banche. Per evitarlo i depositi in euro digitali sarebbero probabilmente limitati e soggetti almeno in parte al tasso di interesse della Bce sui depositi, al momento a -0,5%. Ancora, in particolar modo nei Paesi non democratici, la valuta digitale potrebbe aumentare di molto il controllo dello Stato sull’economia e sui cittadini in generale. In caso di esito positivo della consultazione e della sperimentazione, la Bce introdurrà una moneta elettronica a cui tutti, cittadini e imprese, potranno avere accesso diretto. L’euro digitale non vorrà però dire la fine del contante, ha tenuto a specificare la Bce, che sarà regolarmente emesso come avviene oggi. Lunga vita al contante Il fatto che la Bce, pur presentando con enfasi le possibilità dell’euro digitale, tenga bene a specificare che il contante sarà emesso nella stessa misura in cui avviene oggi fa comprende-
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re di aver ben presente cosa rappresenti il denaro contante. Un concetto che pare poco considerato invece dai tanti che ne chiedono la forte limitazione se non addirittura l’abolizione. La guerra al contante, che poggia sul contrasto all’evasione fiscale e al riciclaggio, non può infatti non tenere conto dei vari pericoli in cui si incorre affidandosi in toto alla tecnologia e che sono sovente molto poco percepiti perché legati a ipotesi “estreme” o perché “nascosti” in server appartenenti a soggetti privati.
Il caso delle banconote da 500 euro Dal 27 gennaio dello scorso anno la Bce non emette più banconote da 500 euro, motivandola col fatto che potrebbero facilitare attività illecite. Anche tenuto conto del ruolo internazionale dell’euro e della diffusa fiducia nelle sue banconote, quella di maggior nominale resta però una valuta legale e può essere scambiata presso le banche centrali dell’Eurosistema a tempo illimitato, così come a tempo illimitato può essere usata come moneta di pagamento e riserva di valore. Pur nel voler combattere le illegalità quindi la Bce dimostra di aver ben presenti i rischi che l’abbandono del taglio da 500 presenta, mentre i comuni cittadini magari si domandano a cosa serva un taglio tanto elevato. Non occorre dimenticare per esempio quanto Antti Heinonen dell’Istituto Monetario Europeo, ha dichiarato: «Non avremmo potuto gestire il crollo di fiducia del 2008 senza la banconota da 500 euro e, per questo motivo, le banche centrali dell’area dell’euro hanno deciso di aumentarne le loro scorte nel caso in cui si presentino situazioni analoghe». Altro che abolizione, quindi. Anche le singole banche centrali osservano con attenzione il fenomeno. La Banca Centrale svedese, nazione in cui ormai si usa quasi esclusivamente denaro virtuale, ha di recente constatato la scarsità di monete e banconote specie nel nord del Paese, e ha evidenziato come tale carenza comporti rischi in caso di catastrofi naturali o tecnologiche. Se, come avvenuto lo scorso 1giugno 2018, sono stati sufficienti poche ore di blocco a un singolo circuito di pagamento (Visa) per provocare forti disagi in mezza Europa, figurarsi cosa potrebbe accadere in scenari peggiori.
LA BCE HA SMESSO DI EMETTERE BANCONOTE DA 500 EURO IN CHIAVE ANTICRIMINE, EPPURE ANCHE QUESTA SCELTA HA AVUTO CONTRACCOLPI Christine Lagarde, presidente della Bce. La Banca Centrale Europea sta accelerando la propria rivoluzione digitale e l’apertura all’euro elettronico va di pari passo con l’attenzione per le criptovalute
Svezia e Finlandia cambiano idea sul contante Il freschissimo scandalo Wirecard ha lasciato senza disponibilità di denaro ben due milioni di rapporti nella sola Europa. E dire che la frode consisteva nel dichiarare delle disponibilità bancarie inesistenti. Sarebbe bastato che i revisori si accertassero della veridicità di quei depositi. Parliamo di ben un miliardo novecento milioni di euro...e proprio in depositi, non in contanti! Senza contare che i mezzi pubblici di pagamento sono controllati da soggetti privati e ciò può diventare un problema specie in situazioni di crisi, dove il tempo costituisce un elemento fondamentale e non si può rischiare alcun genere di intralcio. Non solo: è forte anche il pericolo riguardo la gestione e l’archiviazione dei dati personali di tutti i soggetti che utilizzano tali mezzi di pagamento. Chi maneggia i big data non vede l’ora di mettere le mani su un numero sempre più elevato di transazioni, sì da profilare ed indirizzare sempre meglio i consumatori verso i propri interessi. Anche i finlandesi stanno rivedendo le proprie idee sull’abbandono del contante: secondo un recente studio della banca centrale finnica uno dei principali fattori del crescente indebitamento dei cittadini è la digitalizzazione dei pagamenti cui segue il minore utilizzo di denaro contante. Soprattutto tra i giovani, ma anche tra altre fasce della popolazione, a volte capita che il conto di quanto effettivamente speso non venga considerato. Pagare è così facile che non viene più data così tanta attenzione, insomma, perché l’intero processo di pagamento per gli acquisti è diventato letteralmente invisibile.
Bankitalia riscopre il fascino della banconota La Banca d’Italia, dopo atteggiamenti non sempre univoci, appare ora d’accordo e l’opuscolo “La Banca d’Italia. Funzioni e obiettivi” distribuito all’assemblea annuale 2019, riporta che “alla base della centralità del contante fra i mezzi di pagamento è che esso è l’unico mezzo di pagamento ad aver corso legale. Il suo impiego è gratuito e anonimo e la riservatezza viene garantita. Il contante può essere usato in casi di emergenza, ad esempio se le apparecchiature per i pagamenti con le carte non funzionano o se ne sono stati superati i limiti di utilizzo”. Inoltre “può essere utilizzato come riserva di valore”. ottobre 2020
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Le grandi frodi fiscali? Non passano per i contanti Riguardo il contrasto all’evasione fiscale, nel 2018 la Commissione Europea ha deciso di non intraprendere alcuna iniziativa legislativa, anche perché le restrizioni ai pagamenti in contanti presentano significative problematiche e la loro efficacia è tutta da dimostrare, dato che “i criminali, che già intenzionalmente violano la legge, saranno dissuasi da un ulteriore decreto concernente il pagamento dell’operazione, soprattutto se le sanzioni associate a tale ulteriore divieto sono irrilevanti rispetto alle sanzioni associate all’attività criminale principale”. Altro motivo è che le frodi fiscali davvero rilevanti non sono perpetrate tramite l’uso di contanti, ma mediante operazioni e strutture giuridiche complesse, che spesso coinvolgono più Stati. L’evasione fiscale basata sui contanti è in realtà basata su pagamenti di importo contenuto e quindi non sarebbe interessata alla soglia massima. Cosa fare per limitare il riciclaggio Rimane tuttavia il fatto che i limiti ai pagamenti in contanti potrebbero comunque rivelarsi utili contro il riciclaggio di denaro. Il riciclaggio tramite l’utilizzo del contante avviene spesso attraverso l’acquisto di beni di valore elevato, per cui secondo la stessa Commissione potrebbe essere utile esaminare anche alcune misure alternative, quale la previsione di un obbligo di raccolta di dati e di dichiarazione in capo a rivenditori. Ancora: la presenza di limiti ai pagamenti in contanti incide sullo spostamento del fatturato da un Paese a un altro (basti pensare alla Svizzera), il che ha conseguenze negative sia sull’integrità del mercato interno, sia “sull’efficienza della misura nazionale nel raggiungere gli obiettivi di politica pubblica”. Ma l’Italia nel 2022 torna al limite di 1.000 euro E dire che l’Italia nel 2022 tornerà al limite di 1.000 euro, nonostante il parere contrario della Ue rilasciato lo scorso gennaio sulla base della raccomandazione della Commissione 2010/191: il pagamento in contanti deve costituire la norma anche se si ammette che il contante possa essere rifiutato per motivi connessi al principio di buona fede. In generale, rileva la Bce, eventuali limitazioni al pagamento in banconote o mo-
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ottobre 2020
PER LARGHE FASCE DELLA POPOLAZIONE LA POSSIBILITÀ DI PAGARE IN DENARO CONTANTE RIMANE L’OPZIONE FONDAMENTALE
La sede della Banca D’Italia a Roma
nete metalliche per motivi d’interesse pubblico non sono incompatibili con il corso legale delle banconote e delle monete metalliche in euro, ma è necessario non solo che esistano altri mezzi legali di estinzione dei debiti pecuniari ma questi mezzi alternativi debbono essere disponibili in tutti gli strati della società, a costi comparabili con i pagamenti in contanti. Ci sono poi ulteriori elementi che possono danneggiare larghe fasce di cittadini, ela Bce ne sottolinea, tra gli altri, due che sembrano particolarmente importanti: il fatto che vi siano larghe fasce di popolazione per le quali la possibilità di pagare in contanti rimane importante, per diverse (e del tutto lecite) ragioni, e il fatto che i pagamenti cash favoriscono l’accesso al sistema economico dell’intera popolazione. L’assenza di un obbligo a contrarre da parte del sistema bancario, unito al digital divide rischia seriamente di creare anche in questo caso cittadini privilegiati e cittadini danneggiati dalle innovazioni, con costi sociali incalcolabili. Senza dimenticare, ancora più in Italia, che la popolazione anziana è poco avvezza alle nuove tecnologie. Insomma è meglio valutare la questione del denaro contante sotto più aspetti prima disancirne l’abolizione o anche di prevedere limiti troppo stringenti al suo utilizzo. I controlli fanno bene, i divieti molto severi presentano contro-indicazioni non da poco.
Obiettivo 2020: piena integrazione dei criteri ESG negli investimenti
www.schroders.it MESSAGGIO PUBBLICITARIO A FINI PROMOZIONALI. PRIMA DELL’ADESIONE LEGGERE IL PROSPETTO INFORMATIVO. Le informazioni fornite non costituiscono un’offerta, né un invito all’acquisto o alla vendita di qualsiasi strumento finanziario. Per saperne di più e per consultare l’elenco dei collocatori autorizzati visita il sito www.schroders.it.
LA CASE-HISTORY DI JANUS HENDERSON
Sostenibilità, una strategia che risale a 30 anni fa ed è più attuale che mai di Angelo Curiosi
J
anus Henderson ha recentemente pubblicato il Report annuale sulla sostenibilità relativo al 2019 per il Global Sustainable Equity Fund, una strategia che gestisce dal 1991. Il Report descrive in che misura le aziende incluse nella strategia contribuiscono agli Sdg (Sustainable development goals, cioè gli obiettivi di sviluppo sostenibile) delle Nazioni Unite, la loro ripartizione tra i dieci temi d’investimento della strategia e la performance del portafoglio dal punto di vista di diversi criteri di sostenibilità. Fornisce inoltre un’ampia panoramica delle attività di engagement e delle scelte di voto del team del fondo durante le assemblee generali annuali. Ebbene, rispetto al 2018, l’impatto positivo del portafoglio è migliorato in relazione a 11 dei 17 Sdg delle Nazioni Unite; l’engagement in riferimento alle questioni Esg (Enviromental, social ad governance, cioè ambiente, sociale e governo d’impresa) ha riguardato più del 70% delle società in portafoglio e il fondo ha votato in oltre il 98% delle assemblee generali annuali; il 10% delle aziende in portafoglio ha conseguito la neutralità climatica o la conseguirà entro il 2030. E ancora: la performance del fondo si colloca nel primo 10% del gruppo di riferimento, il patrimonio totale della strategia è cresciuto, attestandosi a 1,4 miliardi di dollari al 31 dicembre 2019; al 31 dicembre 2019 la versione Sicav lanciata nel maggio 2019 aveva attratto investimenti per 264 milioni di dollari e al 31 agosto 2020 aveva raggiunto quota 445 milioni di dollari. Dunque, un insieme di risultati decisamente lusinghieri per la Casa. Da analizzare in dettaglio. 56
ottobre 2020
PUBBLICATO IL REPORT 2019 SULLA SOSTENIBILITÀ PER IL GLOBAL SUSTAINABLE EQUITY FUND
Hamish Chamberlayne, responsabile Sri (investimenti sostenibili e responsabili) presso Janus Henderson
Gli Sdg delle Nazioni Unite Questo è il secondo anno in cui Janus Henderson fornisce una relazione sul contributo del portafoglio di Global Sustainable Equity ai Sdg delle Nazioni Unite. Gli Sdg delle Nazioni Unite invitano le aziende di tutto il mondo a promuovere uno sviluppo sostenibile attraverso gli investimenti effettuati, le soluzioni sviluppate e le prassi commerciali adottate. La strategia ha contribuito a tutti i 17 Sdg e per 14 di essi, a fronte dei 13 nel 2018, più del 50% delle aziende in portafoglio ha fornito un apporto positivo, con un contributo medio del 67% per obiettivo. La strategia è particolarmente ben posizionata per quanto riguarda gli obiettivi “Istruzione di qualità”, “Parità di genere” e “Lavoro dignitoso e crescita economica”, e oltre il 90% del portafoglio ha contribuito al raggiungimento di ciascuno di essi. Rispetto all’anno precedente, Janus Henderson è riuscita a migliorare l’impatto positivo del portafoglio per 11 Sdg delle Nazioni Unite, due dei quali sono stati definiti come punti focali per le future attività di engagement nello scorso anno: “Ridurre le disuguaglianze” e “Vita sulla terra”. La raccomandazione del Financial Stability Board Una caratteristica distintiva della strategia è il suo approccio a basse emissioni di carbonio. Il team evita di investire in
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società fortemente esposte al rischio fisico associato al cambiamento climatico e al rischio associato alla transizione climatica per quanto riguarda il carbonio e l’economia a basse emissioni di carbonio, e investe invece in opportunità legate all’ambiente. L’approccio di investimento è in linea con la transizione verso un’economia a ridotte emissioni di carbonio coerente con lo scenario dei 2°C menzionato nell’Accordo di Parigi o inferiore. Il team appoggia pienamente la raccomandazione della Task force on climate-related financial disclosures (Tcfd) del Financial Stability Board e presta maggiore attenzione al cambiamento climatico. Le relazioni sulla strategia sono in linea con le raccomandazioni della Tcfd e le informazioni si concentrano sul modo in cui il team integra il rischio di transizione, nonché le opportunità e i fattori di rischio fisici. Il portafoglio integra il rischio legato al clima nell’analisi Esg di ogni società e ha l’obiettivo di assicurare che le aziende al suo interno abbiano già conseguito la neutralità carbonica o la conseguano entro il 2030. L’impronta di carbonio Per gestire e monitorare l’allineamento con lo scenario dei 2°C, il team utilizza diversi parametri e strumenti descritti nel report. Uno di questi è l’impronta di carbonio, misurata secondo la metodologia dell’Institutional Shareholder Services (ISS). Le emissioni di CO2 del portafoglio per 1 milione di dollari di capitale investito (misurate in tonnellate di anidride carbonica equivalente; ambiti 1, 2 e 3) sono inferiori dell’85% rispetto al benchmark Msci World Total Return. Gli altri parametri e strumenti trattati nel report sono: l’analisi degli scenari climatici, che confronta le emissioni di gas attuali e future del portafoglio con i bilanci del carbonio per uno scenario inferiore a 2°C e scenari di allerta di 4°C e 6°C, fino al 2050; il modello PACTA 2Dii, che analizza l’allineamento della strategia con lo scenario dei 2°C dell’Agenzia internazionale per l’energia nei prossimi cinque anni; e lo stress test mediante i tre test esplorativi della Bank of England per i portafogli finanziari, che prendono in considerazione sia i rischi fisici sia i rischi di transizione. I risultati dimostrano che il portafoglio evidenzia una buona tenuta a shock climatici significativi ed è ben posizionato per la transizione energetica a basse emissioni di carbonio. L’impegno del team per la riduzione delle emissioni di carbonio è dimostrato anche dal suo coinvolgimento nella creazione e nel lancio di una nuova iniziativa di engagement collaborativo incentrata sulla decarbonizzazione, denominata NZC10, che fissa obiettivi ambiziosi ma raggiungibili per la riduzione delle emissioni di carbonio. Criteri Esg e indicatori economici Altri indicatori di sostenibilità analizzati da Janus Henderson stabiliscono in che misura le aziende in portafoglio comunicano il loro impatto ambientale a Cdp o sono coinvolte in controversie Esg o commerciali. Vengono analizzate anche la durata del mandato del Ceo e la percentuale di donne manager e si verifica se le aziende sono firmatarie del Global Compact Onu. Ad eccezione degli ultimi due aspetti, il portafoglio ha sovraperformato il benchmark in tutti questi criteri. Lo stesso vale per indicatori economici come la crescita del fatturato, la crescita degli utili e la spesa per ricerca e
CHAMBERLAYNE: «L’ANNO SI È CONCLUSO SU UNA NOTA POSITIVA: ABBIAMO CONSEGUITO OTTIMI RENDIMENTI SUGLI INVESTIMENTI, ABBIAMO SOVRAPERFORMATO IL BENCHMARK E RAGGIUNTO IL VERTICE» sviluppo che dimostrano lo stretto legame tra sostenibilità, innovazione e crescita.
Engagement e voto alle assemblee Per Janus Henderson l’engagement è una componente fondamentale del processo di investimento. Durante l’anno l’engagement dell’azienda ha riguardato più del 70% delle società in portafoglio, con un aumento del 20% rispetto all’anno precedente, e si è concentrato su una serie di questioni Esg distribuite in modo uniforme tra aspetti ambientali, sociali e di governance. Nel 2019 le iniziative di engagement sono state 93, 26 in più rispetto al 2018. Nella relazione sono riportati in dettaglio diversi casi di studio, tra cui quello di un fornitore di servizi informatici dal quale il fondo ha ritirato l’investimento dopo lo scarso successo dell’attività di engagement relativa alle condizioni di lavoro discutibili. Anche il voto alle assemblee generali annuali è parte integrante della politica di gestione attiva di Janus Henderson. Nel 2019 il fondo ha votato al 98% delle assemblee degli azionisti. Nel 3% dei casi la strategia ha votato contro il management, con un leggero aumento rispetto all’anno precedente. Dal momento che la strategia punta a investire unicamente in società con un’etica e obiettivi aziendali allineati ai suoi, raramente il voto è contro il management. Quando ciò avviene, si tratta di una decisione ponderata che di solito implica un’attività di engagement prima e dopo il voto.
Il commento di Chamberlayne Per Hamish Chamberlayne, responsabile Sri (investimenti sostenibili e responsabili) presso Janus Henderson «una delle caratteristiche fondamentali dell’investimento sostenibile è la trasparenza per quanto riguarda l’integrazione dello sviluppo sostenibile nell’approccio di investimento e la successiva presentazione dei risultati. Siamo orgogliosi del nostro approccio trasparente e coerente all’investimento sostenibile. Da 29 anni ci dedichiamo a una missione tanto semplice quanto ambiziosa. Tre sono gli obiettivi: vogliamo offrire ai nostri clienti investimenti con rendimenti rilevanti, vogliamo essere considerati leader nell’investimento sostenibile e, come investitori attivi, vogliamo contribuire a migliorare il mondo in cui viviamo. Crediamo che questi obiettivi non siano in conflitto tra loro. Anzi, li riteniamo perfettamente allineati e profondamente interconnessi. Il 2019 si è concluso su una nota positiva: abbiamo conseguito ottimi rendimenti sugli investimenti, abbiamo sovraperformato il benchmark e abbiamo chiuso l’anno nel primo 10% del gruppo di riferimento». ottobre 2020
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LE MOSSE DELLA FEDERAL RESERVE
L’inflazione della discordia in una prateria di liquidità di Matteo Ramenghi*
JEROME POWELL, PRESIDENTE DELLA FEDERAL RESERVE
STANNO AUMENTANDO LE ATTESE PER UN CONSISTENTE RIMBALZO DEI PREZZI NEI PROSSIMI ANNI
N
egli ultimi decenni non si erano mai verificate diversità di vedute così ampie sul tema dell’inflazione. Mentre la maggioranza degli economisti continua a ritenere che rimarrà molto contenuta, sta crescendo il numero di quanti si aspettano un consistente rimbalzo nei prossimi anni. Facciamo però un passo indietro: da diversi lustri, in gran parte delle economie avanzate, l’inflazione è stata molto contenuta ed è stata relegata a un ruolo marginale nelle scelte d’investimento. Per la verità, nonostante ciò possa non essere concretamente percepito, anche una bassa inflazione può erodere significativamente patrimoni e risparmi nel caso in cui venga detenuta stabilmente una quota eccessiva di liquidità. Negli ultimi anni poi, in particolar modo in Europa e in Giappone, si è registrato un problema di inflazione troppo bassa che, in una fase di pil stagnante, ha contribuito all’incremento del rapporto debito pubblico sul pil, essendo quest’ultimo nominale e quindi includendo l’inflazione. L’inflazione si è ora ridotta ulteriormente per via della crisi originata dal Covid-19 e della discesa dei prezzi del petrolio in primavera. Anche gli Stati Uniti hanno avuto un calo dell’inflazione e la Federal Reserve è corsa ai ripari: in aggiunta a massicce iniezioni di liquidità, durante il simposio annuale di Jackson Hole, il presidente della Fed Jerome Powell ha rivoluzionato la politica monetaria statunitense aprendo a periodi di inflazione superiore al target (2%) per compensare i bassi livelli attuali. L’obietti58
ottobre 2020
vo diventa quindi riferito a una media spalmata su alcuni anni. Alcune affermazioni della Bce sembrano andare nella stessa direzione e, anche per questa ragione, è probabile che la nostra banca centrale vari nuove misure espansive, aumentando la dimensione o la durata del suo programma di immissione di liquidità. Ma aumentare la liquidità sarà sufficiente a far salire l’inflazione? E se fosse così, si potrebbero creare effetti collaterali in futuro? Come ci si può preparare? Nonostante la vigorosa ripresa dell’economia attesa per il prossimo anno, gran parte degli economisti si aspetta che l’inflazione nell’area dell’euro rimanga contenuta. Le stime della stessa Bce mostrano che l’inflazione dovrebbe raggiungere solo l’1,3% nel 2022, ancora sotto il target che l’istituto si è dato (di poco inferiore ma vicino al 2%). I pessimisti sull’inflazione fanno riferimento alle forze deflattive strutturali dovute alla tecnologia e all’automazione. Inoltre ci sono gli effetti ben noti delle tendenze demografiche, soprattutto in Europa dove la popolazione invecchia. Infine come si è dimostrato durante la scorsa crisi del 2008/10, la politica monetaria da sola non è sufficiente in assenza di politiche fiscali espansive. Gli ottimisti sull’inflazione si concentrano invece sulla creazione di moneta dovuta ai programmi di quantitative easing delle banche centrali. La teoria suggerisce infatti che una quantità maggiore di denaro che insegue la stessa quantità di beni e servizi deve, a un certo punto, portare a prezzi più alti. Inoltre, questa volta i governi e l’Unione Europea hanno varato manovre fiscali espansive, che remano nella stessa direzione delle politiche monetarie. Nella sostanza suggeriscono che il ciclo economico che abbiamo davanti sarà diverso da quelli degli ultimi decenni e verrà caratterizzato da politiche fiscali più espansive, maggior flessibilità delle banche centrali, un intervento più diretto dello Stato nell’economia e da un probabile tentativo di redistribuzione, come farebbe peraltro pensare il programma economico di Joe Biden. A oggi non ci sono elementi per determinare con certezza quale teoria sia destinata a prevalere, ma occorre ricordare che anche un’inflazione tutto sommato bassa può erodere il valore reale di un patrimonio qualora venga mantenuta una quota eccessiva di liquidità. E in fondo, quello che vogliono le banche centrali è che l’enorme liquidità creata acquistando titoli di Stato, oltre a ridurre i costi di finanziamenti per Stati e privati, spinga gli investitori verso altri segmenti del mercato che possano offrire maggiori rendimenti, facilitando così le aziende nella ricerca di capitale di rischio, un altro ingrediente necessario a rilanciare l’economia. * Chief Investment Officer di UBS WM Italy
INVESTIRE SPECIALIST
ASSET CLASS
«Con le obbligazioni convertibili più ridotti i rischi delle opportunità» di Sergio Luciano
«L
e obbligazioni convertibili rendono, nel medio termine, quanto le azioni ma hanno un terzo del rischio delle azioni. È un concetto molto semplice: alla portata di tutti. Per questo noi di Ellipsis AM del Gruppo Exane ci crediamo tanto e ci siamo specializzati, gestendo 4 fondi di obbligazioni convertibili oltre a diversi mandati dedicati»: Andrea Carniti è un finanziere poliedrico, uno che segue molti ambiti delle attività dei mercati finanziari, ed è managing director di Exane Derivatives per l’Italia che distribuisce i fondi di Ellipsis AM in Italia. Ellipsis AM è la società di gestione di Exane dove sono confluite le gestioni dei fondi di credito e di fondi diversificati. «Crediamo molto nelle obbligazioni convertibili». «Un’obbligazione convertibile», prosegue, «è un investimento molto intelligente, perché si comporta come un’aANDREA CARNITI zione quando il mercato sale e come un’obbligazione quando mercato scende. Così l’investitore partecipa, nel medio termine, a circa 2/3 del rialzo e 1/3 del ribasso di mercato». Un modo per attenuare nettamente il rischio rinunciando a una fetta molto modesta dell’opportunità. «Eppure, nonostante questa palese convenienza», osserva ancora Carniti, «è uno strumento che, in Italia, ancora pochi apprezzano quanto merita. Molti gestori anche professionali, a torto pensano che combinando nel portafoglio azioni e obbligazioni ordinarie riescono a replicare la flessibilità delle convertibili, ma non è così. Le convertibili sono un’asset class a se stante». In Europa in questo momento circolano circa 80 miliardi di euro di obbligazioni convertibili, ed Ellipsis AM /Exane in questo mercato ha un ruolo di rilievo: «Per la precisione siamo leader europei in questa asset class forte di un team di gestione ed analisti con oltre 15 anni di esperienza in media ed abbiamo da poco lanciato anche un fondo di obbligazioni convertibili globale», sottolinea Carniti. «A fine 2019 avevamo circa 1,3 miliardi investiti in questa asset class». Dal ’99, cioè da oltre vent’anni, Exane ha lanciato degli indici di convertibili che vengono presi come riferimento da tutti i
ANDREA CARNITI, MANAGING DIRECTOR DI EXANE DERIVATIVES PER L’ITALIA, ILLUSTRA I PREGI DI UNO STRUMENTO SU CUI IL GRUPPO PUNTA MOLTO principali operatori di mercato europei. Abbiamo un’esperienza unica. Con queste credenziali, l’espansione non può che continuare. Il gruppo, oltre che seguire gli investitori istituzionali nella gestione di mandati dedicati, sta entrando in sempre più grandi e qualificate reti distributive. «Sì, in questo momento stiamo diffondendo tre fondi all’interno di una rete assicurativa, prodotti attrattivi anche per i risparmiatori individuali», aggiunge Carniti. Effettivamente, a seguire il ragionamento degli specialisti, le caratteristiche distintive dell’obbligazione convertibile come asset class sono innegabili. Dal punto di vista dell’azienda, è un modo per disintermediare il credito bancario, pagare una cedola più bassa che per un normale bond grazie alla convertibilità in azioni che dà all’investitore una promessa di partecipazione all’equity. Dal punto di vista di chi investe, comprare una convertibile significa prenotarsi un posto nel capitale, diventando pre-socio, ma non accollarsi il rischio che ne conseguirebbe se l’acquisto del sottostante azionario fosse vincolante. «Non a caso i nostri fondi e mandati di gestione oggi sono tutti di gran lunga positivi», confida Carniti, «e tutti i nostri prodotti stanno performando molto bene. In pochi mesi l’ultimo fondo di convertibili globale lanciato da Ellipsis AM del Gruppo Exane ha raccolto oltre 170 milioni di euro e da inizio anno ha registrato un incremento di oltre il 10%». ottobre 2020
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PARLA IL CAPO DI ALPHA GROUP
Lanzavecchia: «L’Italia piace ancora agli investitori del private equity» di Sergio Luciano
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ome ci vedono dall’estero i grandi investitori globali? Ci vedono per come siamo», sorride Edoardo Lanzavecchia, finanziere internazionale, pioniere e decano del private equity in Italia, fondatore e a lungo capo di The Carlyle Group in Italia e oggi responsabile europeo di Alpha Group. «Ci vedono per come siamo, ovvero un Paese che dal punto di vista istituzionale offre un ambiente piuttosto ostile a chi investe. Innanzitutto per l’incertezza del diritto, che regna indisturbata». Eppure Alpha Group in Italia ci sa fare, e ci fa volentieri. Con 2 miliardi di euro in gestione, specializzato in operazioni di mid-cap in Europa continentale, Alpha Group annovera oggi sette partecipazioni nel nostro Paese, sulle 12 complessiamente detenute dal gruppo in portafoglio. Si tratta di Laminam (leader nel mercato globale delle lastre ceramiche di grande dimensione), Caffitaly (produce sistemi macchina/capsula per il caffè espresso), Calligaris (leader nel mercato globale dell’arredamento living&dining di alta gamma dal design italiano), Remazel Engineering (progetta e realizza equipaggiamenti speciali per il settore oil&gas), Optima (multiutility con offerta integrata di energia e telecomunicazioni) e il Gruppo Savio (Ieader mondiale nel settore delle macchine per la roccatura e il controllo della qualità dei filati). Negli ultimi 12 mesi ha supervisionato la realizzazione di due significativi add-on, quello di Luceplan tramite Calligaris e quello di Mimest, azienda attiva nella realizzazione di componentistica in metallo, tramite Amf, acquisita nel luglio scorso. Al momento il gruppo è operativo con Alpha Private Equity Fund 7, la cui raccolta è stata chiusa nel 2017 a 903 milioni. Di questo ammontare, i due terzi circa sono stati investiti in poco più di due anni. Il fondo punta su aziende che registrano buone performance anche in caso di recessione.
Dunque, Lanzavecchia: nonostante quest’ambiente ostile, nonostante l’incertezza del diritto, voi credete ancora nel nostro mercato? Ma sì, perché in Italia ci sono aziende meravigliose, e imprenditori che nonostante tutto riescono a trovare il modo di lavorare assai bene qui. Non solo: le aziende nel nostro portafoglio, anche se di dimensioni medie, sono aziende globali: e se non lo fossero, noi non vi avremmo investito. E continuiamo a vedere in Italia molte opportunità d’investimento. Con quale obiettivo? Quello classico del miglior private equity. Favorire la crescita e realizzare, alla debita scadenza, degli exit vantaggiosi per i nostri investitori. Di regola cerchiamo di intercettare e favorire 60
ottobre 2020
EDOARDO LANZAVECCHIA, RESPONSABILE EUROPEO DI ALPHA GROUP
processi di cambiamento nella governance, o generazionale, o potenziamenti industriali. E che genere di exit prediligete? La nostra storia le risponde: nella metà dei casi sono stati exit industriali: abbiamo cioè ceduto le nostre partecipate a qualche attore industriale che le ha rilevate per gestirle e farle crescere ulteriormente. Per l’altra metà abbiamo girato le quote ad altri fondi. Peraltro, preferiamo acquisire quote di maggioranza, per poter scegliere il management più appropriato per le finalità strategiche che abbiamo individuato per ciascuna azienda. Quotazioni in Borsa? Il private equity di fatto è concorrente della Borsa. Come le dicevo, i nostri exit sono stati solitamente diversi. Comunque il vostro settore appare in grande fermento: tra iniziative statali, pressing degli operatori stranieri e iniziative delle Reti… Devo dire che quando lo Stato si muove in questo campo, generalmente, combina guai: vedasi alla voce Pir. Peraltro, il mercato italiano è dominato dai player internazionali – dalla Gran Bretagna ai Paesi del Golfo, oggi se ne contano 53 - contro cinque o sei a capitale nazionale, tutti investitori istituzionali. La crisi ha colpito, per ora non se ne misurano gli effetti ma quando passerà, e si ritirerà come una marea, si conteranno i feriti e forse qualche vittima… E delle iniziative delle Reti che vogliono democratizzare il private-equity? Ne penso bene. A patto che sviluppino le competenze per intervenire utilmente sulla gestione delle aziende partecipate. Alla fine noi tutti del private equity è proprio sulle persone che investiamo: i nostri team e gli imprenditori che affianchiamo.
CAPITALI & IMPRESE
Il mercato del private equity ha resistito all’onda del Covid-19 di Annalisa Caccavale
L’
impatto del Coronavirus è stato duro anche sul mercato del private equity ma non quanto sarebbe stato logico attendersi. È l’estrema sintesi cui è arrivato il rapporto di Kpmg sui trend globali del settore, presentato all’ultimo convegno annuale di Aifi. Investire ne ha parlato con Paolo Mascaretti, head of private equity in Kpmg.
Dunque dottor Mascaretti, i numeri vi dicono che è andata male ma avrebbe potuto andar peggio? Sì c’è stato un deciso rallentamento, le transazioni si sono dimezzate da marzo, ma non si è verificato un crollo totale, come nei primi mesi del 2009. Alcuni settori sono stati impattati strutturalmente dalla pandemia: la ristorazione o i servizi legati al turismo per esempio subiranno la crisi per un periodo lungo, probabilmente finché non verrà finalmente lanciato un vaccino; è quindi difficile trovare privati che vogliano investire in questi settori, stante questa incertezza di fondo. Invece la maggior parte delle imprese hanno avuto un impatto che si prevede essere solo temporaneo. Alcuni settori stanno rapidamente riprendendosi. Qui continua a esserci un forte interesse da parte della finanza privata ma è difficile conciliare le valutazioni: chi vende vuole essere valutato sui risultati del 2009 ipotizzando un rapido 62
PAOLO MASCARETTI, HEAD OF PRIVATE EQUITY IN KPMG: «C’È STATO UN DECISO RALLENTAMENTO, LE TRANSAZIONI SI SONO DIMEZZATE DA MARZO, MA NON SI È VERIFICATO UN CROLLO TOTALE E ALCUNI SETTORI STANNO RAPIDAMENTE RIPRENDENDOSI» Paolo Mascaretti, head of private equity in Kpmg
ritorno alla normalità, che tuttavia è ancora aleatorio e dipende da cosa succederà quest’inverno. Ci sono poi alcuni settori quali tech e farma che hanno accelerato la crescita grazie alla pandemia: i business tecnologici erano già al centro di un movimento di consolidamento, conseguenza del cambiamento tecnologico in corso. La necessità di capitali per finanziare ricerca e sviluppo e per aggregare piccoli campioni tecnologici era presente già prima della pandemia. Ma il lockdown ha accelerato il bisogno di servizi tecnologici sia per imprese che per privati col risultato di facilitare ulteriori aggregazioni. È il settore dove vediamo più attività di M&A e lo sviluppo di campioni nazionali, spesso supportati da private equity: si pensi a Nexi, Engineering, Teamsystem. Ma la pandemia e il lockdown hanno influenzato ovviamente anche il mercato del mergers and acquisitions… Posso dire che il ruolo di advisor finanziario come lo interpretiamo in Kpmg è di assistere gli imprenditori a trovare l’opzione migliore sul mercato, quella che è più adatta a un momento specifico della vita aziendale: una minoranza per fare un’acquisizione, un
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passaggio generazionale, un accompagnamento alle Borsa. Oggi il mercato presenta un’offerta estremamente ampia di investitori per tutti le esigenze: fondi di buy out, family office, fondi di minoranza, fondi debito, tutti con caratteristiche distintive. Conoscerli a fondo e capire come ragionano è fondamentale per consigliare gli imprenditori nel modo migliore.
Ma quali esigenze hanno le aziende, oggi? Nel mondo post Covid le aziende hanno esigenze ancor più polarizzate: chi cresce a doppia cifra e deve finanziare un momento particolarmente positivo e chi invece ha bisogno di finanza per fronteggiare momenti di difficoltà. E’ quindi ancora più importante conoscere tutte le fonti di finanza presenti sul mercato. Strutture come la nostra, con più di 100 professionisti dedicati al corporate finance in Italia e un network internazionale, possono fornire soluzioni sofisticate. In questa fase è anche molto importante trovare soluzioni creative per fare incontrare domanda e offerta in un periodo di incertezza: chi vende deve accettare che una parte del prezzo sia legata ai risultati futuri, se vuole essere valorizzato a multipli elevati e usando i risultati pre Covid. Si aprirà anche un periodo di M&A su aziende in sofferenza: alcune verranno acquisite, molte altre stanno guardando ai fondi pubblici che saranno a breve resi disponibili. Siamo in attesa di capire l’impatto del temporary framework che dovrebbe essere lanciato da Cdp nei prossimi giorni. Questo strumento permetterà a molte aziende di superare il momento di crisi e nel medio periodo genererà comunque aggregazioni industriali e opportunità per capitali privati, in quanto gli interventi di Cdp sono temporanei. Nell’ultimo anno abbiamo visto un ruolo crescente del private equity in Italia; quale ritiene che sia il ruolo di tali soggetti? Pensa che possa essere mutato con l’emergenza di questi mesi? Il ruolo dei private equity rimane molto importante per l’economia del paese: far crescere le aziende e aggregarle è fondamentale per creare dei
“campioni nazionali” soprattutto in un’economia affetta da “nanismo” delle imprese. L’emergenza spingerà ancora più gli imprenditori a farsi aiutare nella crescita dai fondi di Pe. Negli ultimi dieci anni, post crisi 2008, i fondi hanno generalmente usato meno leva che in passato. Oggi molte portfolio companies, supportate dai fondi, si trovano nella situazione ottimale per fare acquisizioni di competitor o fornitori in sofferenza. Penso che ci saranno casi di ristrutturazione del debito nei settori impattati strutturalmente di cui dicevo sopra ma soprattutto ci saranno opportunità per i Pe di aggregare intorno alle portfolio companies. L’attività di “bolt-on” è stata molto vivace nel 2020 e ha contribuito a una riduzione meno che proporzionale dell’attività di M&a dei fondi rispetto al mercato. Investitori internazionali. Come hanno interagito con l’Italia in questo primo semestre? Siamo ancora un Paese attrattivo per venire a investire? Le industrie italiane continuano a essere molto attrattive per gli investitori esteri. E il Paese in questo momento gode di credibilità politico istituzionale. Quindi vedremo investitori stranieri attivi nei prossimi mesi. È importante che l’Europa sostenga i settori in crisi perché non siano terreno di campagne acquisti, e mi pare lo stia facendo. Anche il governo deve fare attenzione ai settori strategici. È importante che questi finanziamenti in arrivo dalla comunità europea siano ben spesi per fare crescere dei gruppi che arrivino a una dimensione sufficiente per competere a livello globale. Va bene acquisizioni dall’estero, che spesso sono l’exit dei fondi, ma anche formare delle eccellenze locali che siano in grado di fare M&A all’estero: già ce ne sono e la finanza che sta arrivando può accelerare la crescita di altri, aiutare gli imprenditori a pensare in grande.
GLI INVESTITORI PRESTO INVESTIRANNO SOLO IN BUSINESS CHE RISPETTANO I REQUISITI ESG. ANCORA UNA VOLTA I FONDI E LE LORO PARTECIPATE POSSONO ESSERE DI ESEMPIO E TRAINO
Se non ci fosse stata questa pandemia, il 2020 sarebbe stato l’anno dei principi Esg. Se ne parla molto, ma secondo lei possono diventare dei veri e propri parametri per determinare le scelte negli investimenti e nelle operazioni di M&A? Lo sono sempre di più: ormai la due diligence Esg affianca le altre due diligence in quasi tutti i deal. La differenza è che post covid c’è una maggiore attenzioni ai temi social, non solo environment. Lo smart working ha iniziato un ripensamento del modo di lavorare e del modo di relazionarsi in azienda che affiancherà il modo di lavorare tradizionale in presenza. Gli investitori presto investiranno solo in business che rispettano i requisiti Esg. Ancora una volta i fondi e le loro partecipate possono essere di esempio e traino per il middle market. ottobre 2020
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REAL ESTATE
L’effetto pandemia rilancia il mercato dell’abitare nelle periferie urbane di Gloria Valdonio
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ottobre 2020
LOCKDOWN E SMART WORKING HANNO ACCELERATO IL PROCESSO DI TRASFORMAZIONE DELLE CITTÀ RIDISEGNANDO LA GEOGRAFIA DEGLI SPAZI E IL VALORE DEGLI IMMOBILI mo considerarla come un’opportunità per risolvere le problematiche che da tempo affliggono l’ambiente urbano».
Il bid-ask spread Vediamo nel concreto in che cosa consiste questo cambiamento per il settore immobiliare e per i numerosi investitori appassionati del mattone. Data la volatilità della pandemia e delle misure restrittive di contrasto attuate dai governi nessuno può prevedere con precisione l’andamento del settore immobiliare nei vari mercati. Tuttavia, ci sono dei distinguo. Come spiega Kohalmi, negli Stati Uniti, per esempio, l’impatto negativo della pandemia a livello economico è stato riconosciuto più rapidamente come già avvenuto in altre recessioni, il che ha prodotto un adeguamento più rapido anche delle offerte immobiliari. «Questo fattore aiuta a restringere il bid-ask spread, e ciò significa che si realizzano più transazioni immobiliari rispetto all’Europa»,
POTENZIALITÀ DEL MERCATO IMMOBILIARE
Quale segmento immobiliare sarà privilegiato negli investimenti del 2021? MILANO
ROMA
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24,0%
23,6%
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FONTE: SCENARI IMMOBILIARI
Mercati di nicchia
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Mercati di nicchia
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Logistico/Industriale
Commerciale
Terziario
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17,2%
Ricettivo
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Residenziale
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omplici il lockdown, la violenza che dilaga nelle città, ma anche l’alta tassazione delle aree metropolitane, si stima che ogni giorno mille americani abbandonino New York e le città del New Jersey per trasferirsi definitivamente nel Sunshine State. Gli esperti sostengono che questo flusso di nuovi residenti non si fermerà per il timore di altre ondate di Covid-19, e per questo motivo le quotazioni degli immobili in Florida si sono impennate e le vendite sono più che raddoppiate dopo la pandemia, con la contea di Palm Beach che ha registrato un aumento di oltre il 250% (rispetto allo scorso anno) di nuovi contratti immobiliari vip da più di un milione di dollari. Intanto gli analisti osservano con attenzione il fenomeno della City di Londra, dove solo il 20% degli impiegati è tornata in ufficio a nove mesi dallo scoppio della pandemia, mentre la maggioranza continua a svolgere da casa il lavoro senza alcuna fretta di rientrare mettendo così in lockdown tutto l’indotto rappresentato da ristoranti, pub e negozi. Il perdurare dei contagi non è certo di buon auspicio per la metropoli inglese. Ma non sono per quella. Anche le altre città occidentali vivono fenomeni simili e nuovi, come lo spopolamento dei centri storici dovuto allo smart working, che coinvolge in pieno tutto il settore terziario e che sembra perdurare anche allo scadere delle restrizioni alla mobilità in molto Paesi, come l’Italia. Ma che cosa sta succedendo alle nostre città e agli immobili urbani? «Tutte le aree del real estate saranno travolte da un’ondata di cambiamenti. La pandemia di Covid-19 trasformerà il modo di costruire le città, nonché le abitudini di vita e di lavoro dei suoi abitanti», spiega Zsolt Kohalmi, global head of real estate di Pictet Alternative Advisors. Che aggiunge: «Per trarre il meglio dalla recessione in atto, dobbia-
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dice lo strategist. Un esempio concreto di questo bid-ask spread è rappresentato dagli hotel americani, che sono stati scambiati con sconti tra il 30 e il 40% rispetto ai prezzi pre-Covid nelle ultime settimane. «In Europa, un adeguamento simile sarà probabilmente necessario, ma i venditori non sono ancora pronti a effettuare transazioni a questi livelli», spiega Kohalmi. Anche nel mattone l’Europa appare quindi più restia ad adattarsi ai cambiamenti rispetto agli Usa.
alternativi per tali spazi. Come racconta Walker, di recente Amazon ha acquistato un centro commerciale nella zona nord di Londra. «I centri commerciali sono diventati persona non grata nei mercati immobiliari, nessuno vuole averci a che fare», afferma. «Tuttavia Amazon ne farà un magazzino per la distribuzione. Quindi, quando questo tipo di asset si trova in aree densamente popolate offre un elevato valore per usi alternativi».
Abitazioni Negozi e hotel Neppure il segmento residenziale sarà Quanto ai settori, mentre sono in pieno risparmiato dall’onda di cambiamento. boom i data center e gli impianti per la Con il tempo, l’esigenza di lavorare da TOM WALKER DI SCHRODERS logistica, sempre più spinta dall’e-comcasa alimenterà la richiesta di spazi promerce, i settori del retail e dell’ospitalità sono in sofferenza fessionali interni alle abitazioni. a causa delle restrizioni alla circolazione. Secondo Kohalmi, Sarà quindi necessaria una progettazione adeguata che garanqueste tendenze strutturali esistevano già prima della pande- tisca più spazio e luce. «In futuro, negli annunci immobiliari il mia, ma ora hanno subito una forte accelerazione. “Lo svuota- numero di postazioni di lavoro potrebbe acquistare la stessa mento dei centri storici ha inciso sui settori della ristorazione importanza del numero di camere da letto», spiega Walker. e dell’hotellerie erodendo alcuni asset come uffici e negozi», «Inoltre le periferie evidenzieranno un’ulteriore crescita, poiconferma Tom Walker, co-head of global real estate securities ché le famiglie con bambini piccoli potrebbero scegliere di tradi Schroders. «Ma è anche vero che già prima della pandemia, sferirsi nei sobborghi, soprattutto se il lavoro flessibile prenquando guardavamo ai flussi di reddito più vulnerabili, queste derà piede e non sarà più necessario ogni giorno recarsi in attività risultavano fra quelle in bilico». Un esempio perfetto è ufficio». Il Covid-19 non ha introdotto niente di nuovo, ma sta quello degli hotel: il prezzo di una stanza può cambiare di notte accelerando drasticamente i trend esistenti che riguardano le in notte, cioè il prezzo si adegua al variare della domanda prati- global cities che prima del virus si riteneva avrebbero richiesto camente in tempo reale. Walker, che gestisce il fondo Schroder 5-10 anni per prendere piede, mentre grazie alla pandemia poISF Global Cities Real Estate (che ha come mission investire in trebbero realizzarsi in soli due-tre anni. Non solo. È opinione azioni che beneficeranno della domanda di immobili commer- corrente che le città giocheranno un ruolo chiave nel centrare ciali nelle città globali più promettenti al mondo), sostiene che l’obiettivo che si sono dati i governi di raggiungere il target di la crisi degli hotel e dei negozi fisici va di pari passo con il pas- zero emissioni di carbonio. «Se vivi in una città hai una carbon saggio dell’utenza allo shopping online con tutto ciò che impli- footprint minore rispetto a chi vive fuori», dice Walker. «Quinca in termini di confronto dei prezzi e dell’offerta complessiva. di i governi continueranno a incoraggiare le persone a vivere «Detto questo», afferma Walker, «l’e-commerce non è un trend in città e in condomini che usano minore energia rispetto alle nuovo, ma sta impattando sul settore retail da diversi anni, e singole case, oltre che a utilizzare i trasporti pubblici al posto ciò spiega perché siamo pessimisti riguardo alle opportunità di dell’auto. È chiaro che sul lungo termine, le città saranno parte lungo termine in questo settore del real estate». della soluzione». Quali sono allora le prospettive per un investitore? «Nel quadro di tassi di interesse e rendimenti obbligaMetamorfosi degli uffici zionari molto contenuti o negativi, il real estate continuerà ad Quanto agli uffici, non c’è dubbio che, grazie alla tecnologia, attirare sostanziali flussi di capitale di investitori in cerca di un oggi ci sia bisogno di meno spazio dedicato, mentre i cosiddetti rendimento reale positivo», conclude Kohalmi. “spazi flessibili” stanno lentamente erodendo il loro ruolo. «Se ci muoveremo verso una recessione globale, la domanda di uffici sarà inferiore, dato che meno persone avranno un lavoro e gran parte di esse passerà parte del tempo lavorando da remoto», spiega Walker. Anche secondo Kohalmi in futuro ci sarà una maggioranza di impiegati che lavoreranno almeno uno o due giorni alla settimana da casa, ma il metro quadrato occupato per dipendente aumenterà di nuovo. «Negli anni 90 un impiegato medio occupava 26 mq, oggi sono solo 9», dice lo strategist. «I datori di lavoro più evoluti cercheranno di fornire più spazio ai dipendenti, per creare un senso di sicurezza e di lusso». E questo spazio di lavoro non si troverà necessariamente in zona centrale, ma probabilmente verrà individuato nelle periferie, rivalutandole. Ma che cosa ne sarà invece degli uffici in eccesso? ZSOLT KOHALMI DI PICTET ALTERNATIVE ADVISORS I proprietari vedranno il loro reddito ridursi e si penserà a usi ottobre 2020
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LA VISIONE DI CATTOLICA
Non è moda, i criteri Esg funzionano perchè migliorano il risk management di Angelo Curiosi
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PARLA MASSIMO DI TRIA, CHIEF INVESTMENT OFFICER DEL GRUPPO CATTOLICA ASSICURAZIONI: «SOLO CON L’INVESTIMENTO RESPONSABILE SI PUÒ GESTIRE AL MEGLIO IL RISCHIO E GENERARE RENDIMENTI SOSTENIBILI A LUNGO TERMINE»
investimento responsabile è un approccio che mira a integrare i fattori ambientali, sociali e di governance nelle decisioni, per gestire meglio il rischio e generare rendimenti sostenibili a lungo termine». La pandemia globale ha messo in luce l’importanza della visione a lungo termine enunciata dalle Nazioni Unite già 15 anni fa, in occasione del lancio dei Principi per l’investimento responsabile (Unpri). Ne è convinto Massimo di Tria, chief investment officer del gruppo Cattolica Assicurazioni, tra i 164 firmatari della lettera appello inviata nelle ultime settimane alla presidente della Commissione Europea Ursula von der Leyen per chiedere all’Unione Europea di puntare con decisione sulla linea tracciata dal Green Deal. «I veri rischi, quelli di lungo termine, a volte si scoprono troppo tardi se non si investe con una logica di sostenibilità», commenta di Tria. «Lo si è visto anche di recente, con le conseguenze del Covid-19 a livello sociale ed economico». L’emergenza ha portato i manager delle maggiori imprese d’Europa a scrivere alla presidente von der Leyen per chiedere «un’ambiziosa implementazione del pacchetto di ripristino incentrata sul raggiungimento di una transizione verde e digitale». «Le decisioni giuste ora possono aiutare a creare e proteggere comunità sane, fiorenti ed eque e assicurare una tabella di marcia per un’economia prospera – riporta ancora la lettera -. Realizzare l’ambizione a lungo termine dell’Europa di diventare il primo continente climaticamente neutro entro il 2050 richiede una vasta gamma di misure urgenti». In primis, quella di ridurre le emissioni di gas serra almeno del 55% entro il 2030, per tener fede agli accordi di Parigi sottoscritti cinque anni fa. Una logica che vede in prima linea gli investitori istituzionali, come le assicurazioni. «Si prevede che il 37% del fondo Next Generation EU verrà speso per gli obiettivi del Green Deal», ricorda di Tria: «Questo significa che la crescita è ineludibilmente correlata alla sostenibilità. Gli investitori dovranno e vorranno allocare le proprie risorse e quelle dei propri clienti verso investimenti che non mirino esclusivamente al puro orizzonte di breve termine con il necessario rendimento, ma anche alla capacità di generare in maniera sostenibile nuove opportunità di investimento. Possiamo dire con convinzione 66
Massimo di Tria, chief investment officer del gruppo Cattolica Assicurazioni
che non vi è crescita senza sostenibilità, ma anche che non vi può essere sostenibilità senza innovazione». Investimenti quindi destinati non solo a green bonds, ma anche al finanziamento di idee, start-up e aziende in grado di generare redditività sostenibile». Gli investimenti Esg (Environmental, social and governance), del resto, si sono rivelati essere un’ottima soluzione non solo per gli investitori ma anche per i clienti. «Sono uno strumento di risk management», prosegue di Tria: «Quando investiamo in modo soste-
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nibile, riduciamo automaticamente i rischi di lungo periodo. Stiamo assistendo a un’evoluzione culturale da una logica di pura massimizzazione del profitto a un più olistico approccio noto in letteratura come triple bottom line: Planet-People-Profit». È l’approccio ideale per una compagnia come Cattolica Assicurazioni che opera per rendere il mondo più resiliente, assicurandone i rischi e investendo i premi in maniera sostenibile nel lungo periodo. In particolare le direttrici di tale attività nella Compagnia veronese sono orientate dall’esigenza di rispondere a due macro-tendenze a elevato impatto sul business e sulla società: da un lato affrontare il cambiamento climatico agevolando il processo di transizione a un’economia low-carbon; dall’altro fare i conti con l’invecchiamento della popolazione e le conseguenti maggiori pressioni su strutture e servizi sanitari per garantire adeguata assistenza alle fasce più anziane della popolazione. Ruolo centrale riveste infatti Perseide, fondo immobiliare chiuso dedicato alle energie rinnovabili, partecipato al 100% da compagnie del gruppo. Nel campo degli investimenti di inte-
Una delle sedi di Cattolica Assicurazioni a Verona
CATTOLICA È TRA I 164 FIRMATARI DELLA LETTERA-APPELLO INVIATA A URSULA VON DER LEYEN PER CHIEDERE ALL’UE DI PUNTARE CON FORZA SULLA LINEA DEL GREEN DEAL
resse sociale, va ricordato l’aumento della partecipazione nel settore della cura e assistenza agli anziani (elderly care) – in cui Cattolica è investitore da 12 anni – attraverso la costituzione del Fondo Innovazione Salute, riservato alla gestione di residenze sanitarie assistenziali in partnership con Coopselios. Quest’ultima operazione ha ottenuto un doppio prestigioso riconoscimento all’ultima edizione dell’Ipe Real Estate Global Conference, con il Silver Regional Award e il Silver Themed Award. Oltre agli investimenti appena citati, merita di essere menzionato anche il Progetto H-Campus, l’innovativo campus scolastico internazionale inaugurato ufficialmente lo scorso 7 settembre all’interno della Tenuta di Ca’Tron, la tenuta a corpo unico di oltre duemila ettari di proprietà del gruppo dove tradizione e innovazione trovano la sintesi perfetta non solo nel settore della protezione del rischio in agricoltura. Logiche di investimento che hanno portato in maniera naturale alla sottoscrizione nel 2019 dei Principi dell’Investimento Responsabile delle Nazioni Unite (Unpri). «L’approccio Esg integrato nelle politiche di investimento di Cattolica ha portato all’adesione al più grande tentativo di reporting globale sugli investimenti responsabili rappresentato dagli Unpri», spiega di Tria. «È un impegno a imparare una lingua comune che ci consente di comunicare a livello internazionale e di fornire così il nostro contributo in maniera ancor più efficace. Si tratta di uno strumento molto utile, in grado di assolvere a molteplici obiettivi: accrescente l’accountability dei firmatari, migliorare la disclosure attraverso un approccio trasparente e standardizzato, mettere in comune le best practice sul tema e infine fornire indicazioni utili alla valutazione dei progressi dei Responsible Investment rispetto al quadro standard del settore». Solide basi per affrontare il futuro. «Riorientare il risparmio verso le attività sostenibili, inserire stabilmente la sostenibilità nella gestione dei rischi e promuovere trasparenza e visione a lungo termine sono macro-obiettivi condivisi da tutti e in testa alle priorità delle più alte istituzioni internazionali», conclude di Tria: «Sdgs, Pri e altre simili iniziative saranno leve per declinare i contributi delle singole imprese in obiettivi più specifici e contigui alle rispettive strategie aziendali». ottobre 2020
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ENERGIE ALTERNATIVE
Le azioni volano ma l’idrogeno non è la soluzione di Mauro Del Corno
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ono tante le energie con cui si alimentano i sogni. L’ultima, in ordine di tempo, si chiama idrogeno. Su questo gas si stanno costruendo nuovi, e piuttosto fragili, scenari di economia sostenibile e riduzione delle emissioni nocive. Chi opera nel settore ne approfitta, il valore delle azioni raddoppia, triplica, in alcuni casi si moltiplica per quattro. L’“hydrogen hype” trae origine principalmente da due fattori. Il primo sono gli intoppi e i rallentamenti che l’auto elettrica continua a incontrare sul suo percorso. Al di là della battente propaganda, oggi circolano nel mondo poco più di 5 milioni di vetture elettriche su un parco macchine di circa un miliardo di auto. Secondo stime PwC, nel 2030, le macchine elettriche saranno 164 milioni, circa una su sette. I prezzi rimangono alti. Poche settimane fa il patron di Tesla Elon Musk ha deluso i mercati indicando solo tempistiche generiche per la realizzazione di un’auto elettrica competitiva in termini di costi. Alcune case automobilistiche, la sudcoreana Hyundai e la giapponese Toyota in primis, iniziano ad annusare puzza di batterie bruciate e a ragionare su soluzioni alternative, recuperando quello che solo una ventina d’anni fa sembrava essere “IL” futuro: l’idrogeno. Attualmente, secondo i dati dell’Agenzia internazionale dell’energia, le auto alimentate a idrogeno che circolano nel mondo non arrivano a 12mila. La strada è larga, pochissimo trafficata, ma assai lunga. Il secondo fattore è la scelta della Commissione europea di investire molto su questa forma di alimentazione per favorire gli obiettivi di riduzione di Co2. Nelle intenzioni di Bruxelles le emissioni di anidride carbonica dovrebbero ridursi del 55%, rispetto ai livelli del 1990, entro il 2030. Ai progetti di tran68
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SOSTITUIRE IL PETROLIO CON UNA ENERGIA POCO O NULLA INQUINANTE? MICA FACILE: L’IDROGENO COSTA TROPPO sizione verde sono dedicati il 30% dei 750 miliardi di euro stanziati con il Recovery fund. Olanda, Portogallo, Francia e Germania, hanno già messo a punto piani per lo sviluppo della produzione di idrogeno pulito. Parigi e Berlino hanno a bilancio stanziamenti per 7 miliardi di euro ciascuno per queste tecnologie. La Germania in particolare punterebbe a dominare il mercato e ha già iniziato a implementare una rete di rifornimento. In Italia Snam sta investendo in modo significativo sull’idrogeno nell’ambito di un più ampio piano di transizione verde da 6,5 miliardi. Il gruppo ha anche firmato un accordo con la francese Alstom per la produzione di un treno alimentato a gas. Treni a idrogeno si apprestano a fare la loro comparsa anche in Germania e Gran Bretagna. A far tornare l’idrogeno sulla ribalta dell’eco-palcoscenico è
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stato lo sviluppo di un metodo di produzione particolarmente pulito: l’elettrolisi. L’idrogeno infatti non esiste in natura nella sua forma “pura” ma dev’essere separato dall’ossigeno con cui compone l’acqua. L’elettrolisi consente di ottenere idrogeno grazie a una corrente elettrica che attraversa l’acqua. Quando questa elettricità è prodotta da fonti rinnovabili si fa bingo. L’Unione europea si è posta l’obiettivo di arrivare al 2030 con una capacità produttiva di questo tipo pari a 40 gigawatt. È meno del 4% del fabbisogno energetico europeo e tuttavia traguardo considerato molto ambizioso dagli esperti. Si parte infatti da una capacità attuale di appena 1 gigawatt. Le somme destinate allo sviluppo di queste tecnologie, per quanto cospicue, non sembrano al momento sufficienti per centrare l’obiettivo. È insomma il momento di fare i conti con la realtà. Ci aiuta Davide Tabarelli, direttore di Nomisma energia. Iniziamo da poche cifre: «Ogni anno vengono prodotte 70 milioni di tonnellate di idrogeno che, per le caratteristiche di questo gas, equivalgono a 200 mln di tonnellate di petrolio. Ma di petrolio si utilizzano 14 miliardi di tonnellate all’anno», spiega Tabarelli. Questo ci da un’idea delle proporzioni ma c’è di più. «Oggi la gran parte dell’idrogeno è prodotto nelle raffinerie che lo utilizzano per rendere più puliti benzina e diesel. Dunque ottenerlo comporta in ogni caso che venga emessa Co2», rimarca l’esperto. Certo ora si sta sviluppando l’elettrolisi ma anche qui si rischi di tornare al punto di partenza: «Si può davvero parlare di idrogeno verde solo se l’energia impiegata per ottenerlo proviene da fonti rinnovabili. Penso, per esempio, all’energia eolica nei Paesi del Nord Europa, dove capita che in alcuni giornate l’offerta superi la domanda. Si pone quindi un problema di stoccaggio, un’alternativa è quella di usare l’energia in eccesso per ottenere idrogeno». Il puzzle però non è ancora completato: «a quel punto sorge il problema del trasporto del gas. Anche in questo caso con consumo di Co2. Ecco perché si sta pensando di usare questo idrogeno per produrre altra energia sul posto». Quindi si…elettricità usata per produrre un gas usato per produrre altra elettricità. Macchinoso ma, a determinate condizioni, può avere senso. C’è poi la questione del prezzo. Come ricorda Tabarelli, «L’i-
LA BORSA CREDE ALLA RIVOLUZIONE “VERDE”. DA INIZIO ANNO LE AZIONI LEGATE ALLE ENERGIE PULITE REGISTRANO +45%, E L’IDROGENO FA ANCHE MEGLIO
Davide Tabarelli, direttore di Nomisma Energia
drogeno ottenuto nelle raffinerie costa 2 euro al kilogrammo, con l’elettrolisi il prezzo triplica». Investimenti in queste tecnologia e conseguente sviluppo, permetteranno in futuro di ridurre questo differenziale ma questo è il punto da cui si parte. Per queste ragioni il presidente di Nomisma energia è scettico: «chiacchiere per evitare di parlare delle questioni vere, delle strade davvero percorribili per migliorare la situazione dell’inquinamento». L’idrogeno ha certamente margini di sviluppo, il suo ruolo aumenterà, ma rimarrà nell’ambito delle “nicchie”. Non in quello delle vere alternative ai combustibili fossili da cui ancora oggi si ottiene l’85% dell’energia prodotta nel mondo. Una stima, piuttosto ottimistica, della società di consulenza BloombergNef, ipotizza che lo sviluppo e l’uso di idrogeno pulito nelle sue varie applicazioni possa ridurre di 1/3 le emissioni nocive da fonti fossili. Ma servono almeno 150 miliardi di dollari di sussidi. La pandemia sta scuotendo anche l’ordine energetico globale. La domanda di greggio è scesa di un quinto e i prezzi di petrolio e gas si sono abbassati. Se da un lato questo crea uno scenario senza precedenti per un pianeta che deve assolutamente ripensarsi in chiave più sostenibile, dall’altro disincentiva lo sviluppo e l’utilizzo di fonti alternative. Perché farlo se il petrolio costa così poco? L’unica ragione sono piani e regole calate dall’alto. Ma le esperienze recenti dimostrano quanto sia difficile esercitare un controllo di questo tipo. Il meccanismo dei diritti di emissione che possono essere contrattati sul mercato è sostanzialmente un flop. I prezzi infatti rimangono bassi, troppo bassi per incentivare il ricorso a produzioni meno inquinanti ma più costose. Una tassa sulla Co2, su cui si inizia a ragionare, potrebbe cambiare le carte sul tavolo, spingendo verso le energie alternative. Un ulteriore impulso alle energie verdi potrebbe arrivare dal voto statunitense in autunno. Il democratico Joe Biden alla Casa Bianca avrebbe sicuramente una maggiore attenzione rispetto a Donald Trump. La borsa intanto crede alla rivoluzione verde o almeno fa finta di farlo. Da inizio anno le azioni legate alle energie pulite registrano un guadagno medio del 45%. Più nello specifico società direttamente legate all’idrogeno hanno fatto ancora meglio. La svedese Powercell nell’ultimo anno ha più che raddoppiato il suo valore. La canadese Ballard Power incamera un + 166%, la statunitense Plug Power addirittura un + 336%. Un buon investimento? Probabilmente qualche tempo fa. È probabile che questi prezzi incorporino già tutte le notizie di cui si è scritto. Nel breve rimane la scommessa elezioni Usa. In autunno può arrivare una nuova scarica elettrica o una doccia gelata. ottobre 2020
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IASE ITALY
Consulenti, arriva la certificazione Esg di Marco Muffato
IL PRESIDENTE AMBROSI RACCONTA I PRIMI PASSI DELL’ASSOCIAZIONE CHE PORTERÀ DUE NUOVI LIVELLI DI CERTIFICAZIONE PROFESSIONALE IN AMBITO SOSTENIBILITÀ
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n nuovo soggetto arricchisce il panorama della certificazione professionale. Si chiama Iase Italy, branch nostrana della International association for sustainable economy, una organizzazione internazionale che si propone di certificare le competenze in campo Esg (Environment, social, governance). In particolare i primi mesi di operatività vedranno Iase Italy fortemente impegnata nell’organizzazione e nel lancio delle prime sessioni d’esame per l’acquisizione delle due certificazioni che compongono il programma formativo di Iase: ISB (International Sustainable Business) destinata a tutti i settori e ISF (International Sustainable Finance) rivolta ai professionisti del settore finanziario. A guidare Iase Italy è il presidente Mario Ambrosi, che ritorna così a un incarico di grande visibilità e responsabilità dopo la presidente di Efpa Italia, la fondazione preposta alla certificazione dei professionisti del risparmio (consulenti finanziari in primis) .Tra i consiglieri, individuati tra i soci fondatori dell’associazione italiana, ci sono diversi nomi molto conosciuti nel mondo del risparmio gestito a partire da Joe Capobianco (ex direttore di Apf prima e di Ocf), Luciano Liccardo (ex segretario generale di Efpa Italia) per proseguire con Rita Gian Franca Azara, Federico Diomeda (entrambi commercialisti) e Davide Siri (cf, già nel board di Efpa Italia). Proprio con Ambrosi, nel corso di investireNow, abbiamo dialogato sui piani di Iase Italy. «Siamo una Associazione neonata avviata lo scorso luglio che ha comunque già compiuto passi importanti verso l’accreditamento globale in merito a quello che sarà il core business di Iase: diffondere la cultura Esg nel mondo implementando i principi dell’ONU», ha esordito Ambrosi. «Non a caso, il presidente dell’associazione Internazionale, Javier Manzanares Allen, è un esponente del Green Climate Fund. Al momento sono 25 i Paesi cha hanno costituito l’Associazione internazionale che ha sede a Londra. Puntiamo ad ottenere una certificazione che ci unisca tutti su una base formativa comune visto che non parliamo solo di Stati avanzati come il nostro, la Germania o la Francia ma anche di Paesi del Medio Oriente, dell’Africa o altri altamente 70
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MARIO AMBROSI, PRESIDENTE DI IASE ITALY
popolosi come Cina e India. Il divario sui temi della sostenibilità con questi Paesi è sicuramente ampio e per questo vi è molto da lavorare, affinché questa cultura si radichi in quelle realtà. Quindi creare una cultura comune e una base formativa è la prima sfida con la quale abbiamo deciso di partire». Un aspetto che mi ha molto colpito è che il vostro piano formativo presenta due livelli di certificazioni: una per i professionisti del settore finanziario, ISF - International Sustainable Finance, e un’altra per tutte le altre figure professionali, ISB - International Sustainable business. Mi sembra una novità interessante… Si, lo è sicuramente! Noi che ci occupiamo di finanza sappiamo dal confronto con i nostri clienti e ancor di più con gli imprenditori che nelle loro aziende, oggi sempre in misura maggiore, parlano di sostenibilità, ragionano su come riconvertire alcuni processi produttivi in chiave Esg, i bilanci riclassificati diventano sostenibili, le famose B-Corp. Quindi chiunque voglia affrontare un discorso di formazione sulla sostenibilità non può dimenticarsi del mondo produttivo. Tra i nostri lettori ci sono molti consulenti finanziari, professionisti del mondo bancario e finanziario. Cerchiamo quindi di capire l’utilità di queste certificazioni, perché le certificazioni aumentano ma il tempo richiesto per svolgere i corsi di formazione è limitato, vista anche la naturale vita lavorativa che ruota intorno ai clienti e che va portata avanti. Perché si sentiva il bisogno di questa certificazione?
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Noi consulenti finanziari siamo abituati a ragionare in termini di performance, a guardare la bravura del gestore a mantenere un basso livello di rischio e/o a ottimizzare il portafoglio delle singole strategie di investimento. Faccio un esempio che prova come questo non sia tutto. La nota società di analisi dei fondi Mornigstar ha da qualche tempo introdotto un nuovo sistema di valutazione dei fondi, i globi, che indicano appunto il livello di sostenibilità espresso dal fondo e dal gestore. Se una società così importante ha sentito il bisogno di inserire un nuovo sistema di rating, vuol dire che l’Esg è ormai una richiesta che viene non solo dal mondo finanziario ma direttamente dai risparmiatori. Molte rilevazioni evidenziano come il rendimento dei fondi sostenibili sia migliore di quelli tradizionali, probabilmente nel prossimo futuro investire su Esg sarà una richiesta che verrà avanzata da qualsiasi cliente.… Sì, credo proprio di sì. Infatti l’investimento in chiave di sostenibilità è una richiesta che viene sempre di più dai risparmiatori, si tratta di un investimento che ha un approccio di lungo termine per sua natura. Questa prospettiva in ottica di lungo termine è tipica di quelle aziende che vogliono formare i loro manager affinché siano consapevoli di cosa voglia dire prendere delle posizioni nell’adozione di una governance equilibrata, nel supporto alle politiche sociali o nel rispetto dell’ambiente. Queste stesse aziende nel tempo svilupperanno così una cultura interna capace di affrontare le sfide tipiche del mercato con una logica moderna basata sul rispetto dei principi Esg. Andiamo a vedere concretamente come funzionerete sul mercato. L’ente di certificazione normalmente certifica sia i professionisti che i programmi formativi. Vi muoverete secondo questa logica? E quale sarà lo sforzo richiesto in termini di ore ai partecipanti? Sarà previsto un mantenimento della certificazione? Essendo appena nati, molte delle attività che dobbiamo implementare sono in corso di sviluppo. Per esempio, prevediamo di iniziare ad erogare i primi corsi formativi entro la fine del mese di ottobre, iniziando con un livello base che preparerà la strada ai livelli intermedi e avanzati. Non escludiamo che i candidati dei Paesi più evoluti come il nostro saranno più interessati ai livelli di formazione avanzati;
tuttavia, una volta visti i programmi ci si renderà conto che tutti abbiamo bisogno di approfondire questi temi, spesso conosciuti solo superficialmente. La durata del corso prevista per il livello base è di 40 ore distribuite in 6 settimane; in tale previsione, contiamo di arrivare tra il 20 e il 22 dicembre ad avere il primo esame e, quindi, all’acquisizione delle prime certificazioni. Prevediamo anche il mantenimento della certificazione e l’accreditamento degli enti preposti. Teniamo inoltre presente che IASE è un’associazione che ha visto la sua nascita in tempi di pandemia e di conseguenza tutti i corsi verranno erogati online, poiché questa è la richiesta che ci proviene oggi dal mercato. Naturalmente tutti i corsi e gli esami sono previsti nelle rispettive lingue nazionali. Come intendete coinvolgere i professionisti? Pensate di promuovere la certificazione attraverso reti e categorie di settore? Nel nostro statuto abbiamo voluto inserire tutti gli ambiti, quindi di tutti i tipi di professione che hanno a cuore i principi della sostenibilità. Il direttivo ha già cominciato ad avviare relazioni attraverso i propri contatti personali, ognuno all’interno del proprio ambito. Svilupperemo comunque relazioni con tutti gli enti, siano essi del mondo della finanza, piuttosto che del mondo produttivo. Se devi pensare a delle figure professionali particolarmente interessate a queste certificazioni, quali sono le prime che ti vengono in mente? Mi viene difficile identificare delle figure professionali specifiche in quanto a nostro avviso tutte le figure professionali dovrebbero essere interessate a questi principi. È per questo motivo che
NEL NOSTRO STATUTO ABBIAMO PREVISTO COME DESTINATARI DELLE CERTIFICAZIONI ANCHE GLI STUDENTI UNIVERSITARI SENZA DARE INDICAZIONI RISPETTO ALL’INDIRIZZO DI STUDI
sempre nello statuto di Iase Italy abbiamo previsto come destinatari delle certificazioni anche gli studenti universitari senza dare un’indicazione rispetto all’indirizzo di studi. I giovani rappresentano la classe dirigente del domani, e il motivo per cui non abbiamo voluto discriminare nessun settore d’apprendimento è dato dal fatto che questi studenti, siano essi un domani architetti o medici, tutti potranno avvantaggiarsi delle conoscenze in materia di sostenibilità, sia personalmente che professionalmente. Un commento su questo magmatico sviluppo del perimetro d’investimenti socialmente responsabili. Vi è qualcosa da migliorare? Sembra esserci un po’ di confusione sui criteri fondanti per distinguere gli Esg autentici da quelli che non lo sono... Questo è il risultato di quello che dicevamo prima, ci sono diversi enti, diverse organizzazioni che hanno sviluppato il loro modo di analizzare i vari tipi di investimento, partendo da principi che sono settoriali o ispirati a contesti nazionali. Agli effetti pratici, se andiamo a vedere bene i principi generali promossi dall’Onu piuttosto che gli obiettivi europei, rilevo una grande chiarezza e coerenza. La difficoltà sta nel tradurli nell’attività di ciascuno e misurare il cambiamento che ci può essere in quella determinata attività. Per questo rispondiamo con la formazione. La formazione è l’unico strumento che permetterà di migliorare la comprensione da una parte e i comportamenti dall’altra. ottobre 2020
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INTERVISTA AD ANTONIO GIORDANO
«Vi dico come il Recovery Fund rivoluzionerà sanità e ambiente» di Marco Muffato
IL MEDICO NAPOLETANO, DIRETTORE DELLO SBARRO INSTITUTE, COORDINERÀ IL GRUPPO DI LAVORO NOMINATO DAI MINISTERI DELLA SALUTE E DELL’AMBIENTE Antonio Giordano, direttore dello Sbarro Institute e professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena
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on capita spesso leggere un intervista a un medico, un grande medico, in un magazine normalmente dedicato al risparmio e al mondo degli investimenti. L’occasione è arrivata nel corso di InvestireNow, la trasmissione di Economy Group che conduco con Sergio Luciano, e che è andata in onda lo scorso 22 settembre, con ospite un luminare della medicina, napoletano, con una straordinaria carriera in Italia e negli Usa, dove attualmente vive. Parliamo di Antonio Giordano, MD, PhD, professore di Anatomia ed Istologia Patologica all’Università di Siena e direttore dello Sbarro Institute for Cancer Research and Molecular Medicine della Temple University di Philadelphia. La sua attività di ricerca è focalizzata principalmente sui meccanismi di deregolazione del ciclo cellulare nel cancro. Allievo del premio Nobel Watson, nel 1993 ha identificato il gene soppressore del tumore RBL2/p130, la cui espressione è alterata in un’ampia varietà di tumori umani. Ha pubblicato oltre 600 articoli e ricevuto oltre 40 premi per i suoi contributi alla ricerca medica. Nominato di recente membro del Comitato scientifico dell’Istituto Superiore di Sanità come rappresentante del Ministero dell’Ambiente per lo studio del rapporto tra ingiurie ambientali e patologie umane. Giordano coordinerà un progetto di valorizzazione della sanità pubblica ecologica, che sarà finanziato con un miliardo e mezzo di euro dal Recovery Fund. Giordano ha ricevuto il prestigioso incarico dal Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, dal Ministro della Salute Roberto Speranza, e al viceministro Pierpaolo Sileri. Proprio con questo progetto, la sua idea generale in corso di sviluppo, inizia l’intervista con il direttore dello Sbarro Institute. 72
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Professor Giordano lei coordinerà un gruppo di lavoro finalizzato a proporre e promuovere interventi di carattere sociale e sanitario in ambito ambientale fortemente voluto dai Ministro dell’Ambiente Sergio Costa, dal Ministro della Salute Roberto Speranza, e dal viceministro Pierpaolo Sileri. Può descriverci l’idea generale del progetto che è in corso di sviluppo? Il programma è volto a identificare aree a rischio, individuare le dosi massime di inquinanti tollerate dall’organismo, individuare biomarcatori specifici, migliorare il sistema sanitario e attuare tutti i tipi di prevenzione necessaria per tutelare la salute. Per fare ciò sarà necessario studiare non solo le persone ma anche aria, suolo, acqua, catena alimentare …e proprio per questo sarà necessaria la collaborazione di più istituzioni. Si tratta di “sanità ecologica” ossia di una disciplina che ha l’obiettivo di curare, di avere rispetto delle persone e dell’ambiente on cui vivono. La sanità ecologica si occupa dell’interezza della persona ed ha quindi anche la finalità di creare professionisti della salute migliori ed ecosistemi vivibili. Un progetto come quello che lei ha appena descritto per cui si parla di una quota importante della dotazione del Recovery fund, ovvero di 1,5 miliardo di euro, quanto può contri-
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buire al risanamento e delle politiche ambientali nel nostro Paese? Questo è uno degli obiettivi. Il progetto ha la finalità di implementare la salute dell’intera nazione…si spera.
Lei è napoletano e ha scritto un libro coraggioso sulla Terra dei Fuochi, l’intervento del Recovery può contribuire al risanamento anche di quelle zone? Purtroppo oggi moltissime altre zone italiane possono essere definite “Terra dei Fuochi”. Quindi imparare a gestire un determinato tipo di inquinamento in un’area specifica è fondamentale per estendere e attuare lo stesso protocollo su tutta la penisola. Ovviamente, essendo napoletano, essendo appassionato di oncologia ambientale non potevo che occuparmi della Terra dei Fuochi. Vede in generale una maggiore attenzione sulla tutela ambientale. Quanto ha inciso su questa sensibilità l’enciclica di Papa Francesco “Laudato Si” che sembra l’ultimo avvertimento a un mondo dove l’inquinamento e una politica dei consumi insostenibili può mettere seriamente in pericolo l’umanità? La crisi da Covid-19 ha sollevato tantissimi dubbi a livello bioetico e ha fatto riflettere la popolazione mondiale sull’importanza del rispetto dell’ambiente, la nostra casa. L’enciclica ha un importante valore perché per la prima volta anche la Chiesa Cattolica pubblica un documento ufficiale sui temi dell’ambiente e della sua salvaguardia della salute.
Perché è importante investire in ricerca. Ci può fare un parallelo col mondo Usa? Se c’è un aspetto positivo della pandemia Covid è proprio quello di aver fatto emergere in chiaro, palese, l’importanza della ricerca. Dalla scoperta del nuovo coronavirus, l’identificazione della sua origine, della sua sequenza genica, tutto merito della scienza. Anche l’utilizzo di farmaci “off-label” è merito della ricerca. Non si può occuparsi e congratularsi con gli scienziati solo in situazioni gravi, bisogna farlo sempre. Gli Usa sicuramente incentivano la ricerca molto di più dell’Italia, bisogna adeguarsi, tutto il mondo deve implementare questo settore fondamentale.
Lei è un medico di grande successo che ha maturato come altri italiani che si sono fatti strada lavorando negli Usa. Cosa si può fare per non far emigrare le menti migliori all’estero? Cosa si può fare per i giovani ricercatori italiani? Fare ricerca non è semplice, ci vuole tanto impegno e non sempre le ipotesi vengono dimostrate e non sempre le infinite ore di lavoro riescono ad arrivare ai risultati sperati. Oggi sono direttore di un centro di ricerca alla Temple University di Philadelphia, sono professore all’Università di Siena e dirigo a livello scientifico una linea di ricerca del INT Pascale di Napoli, e quello che vedo è che sicuramente la collaborazione è fondamentale. Inoltre la ricerca scientifica va sempre incoraggiata, supportata e implementata, non si può ricordare del suo fondamentale ruolo solo all’occorrenza, come accadde ripeto è successo per la attuale pandemia. Senza ricerca non ci può essere futuro.
Che giudizio dà della tenuta della sanità italiana nell’emergenza Covid-19? E se lei fosse ministro della Sanità su quali aspetti punterebbe per migliorare il sistema sanitario del Nostro paese? La sanità italiana si è distinta in questa emergenza, e senza risultare di parte, l’Italia, grazie al Sud, ha ricevuto elogi per la gestione della situazione, dalla Cina e dal Regno Unito per fare qualche esempio. L’ospedale “Cotugno” di Napoli si è distinto per essere riuscito a non diventare un focolaio di infezione. Ovviamente anche in America si è osservato ciò che si fatto in Italia, soprattutto in ambito scientifico. Quello che consiglio di continuare a fare, in Italia e nel mondo, è quello di attuare strategie univoche per contrastare il virus, la frammentazione di azione potrebbe rallentare questa risoluzione.
«IL PROGRAMMA È VOLTO A IDENTIFICARE AREE DI RISCHIO, MIGLIORARE IL SISTEMA SANITARIO E ATTUARE TUTTI I TIPI POSSIBILI DI PREVENZIONE NECESSARI PER TUTELARE LA SALUTE»
Crede che il vaccino sarà risolutivo per superare l’emergenza Covid-19? Che tempistiche prevede per un vaccino credibile? Sia che si tratti di un vaccino sia che si cerchi un farmaco specifico sono necessari tempi più o meno lunghi per garantire la sicurezza e l’efficacia di questi trattamenti. Più dettagliatamente, per poter parlare di vaccino, poi, abbiamo bisogno di sapere se le persone guarite sviluppino anticorpi diretti antiSars-CoV-2 e se questi siano in grado di bloccare il contagio. Per farlo è quindi necessaria la sperimentazione animale e tutta la fase pre-clinica e clinica. Per il vaccino sono in corso strategie molto promettenti, così come è stata incoraggiante l’interruzione della sperimentazione della Astrazeneca, perché siamo sicuri che la prassi venga rispettata. In attesa del vaccino, della cura continuiamo ad attuare tutte le precauzioni possibili, impariamo a convivere con il virus, non abbassiamo la guardia. ottobre 2020
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a cura di Martina Zanetti
NOW LUIGI CONTE - presidente di Anasf, 21 settembre 2020
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l presidente dell’associazione dei consulenti finanziari ha affrontato due nodi importanti per la professione di consulente finanziario: le elezioni di Enasarco, l’ente di previdenza integrativa degli agenti di commercio (categoria in cui sono ricompresi i consulenti finanziari) e le prospettive dei giovani, in una categoria dall’età media superiore ai 51 anni. Conte ha fatto un forte appello ai cf per votare compatti per “Fare Presto! Fare Bene!”, la coalizione che comprende
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sione di lavoro congiunta tra le associazioni Anasf e Assoreti per trovare una soluzione al problema dell’inserimento dei giovani nell’attività. Il gruppo di lavoro opererà proprio nell’ambito di quel grande tema che è il ricambio generazionale con un occhio attento ai giovani e a quelle che saranno le istanze da costruire per far sì che i giovani possano aggiungersi al mondo della consulenza.
LUCA TENANI - country head Italy di Schroders, 28 settembre 2020
l 2020 sarà ricordato come un anno che, a causa del Covid, ha accelerato dei trend di lungo periodo già in atto.
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l’Anasf, Federagenti, Fiarc e Confesercenti. Il numero uno dei cf ha annunciato in diretta la costituzione per la prima volta della commis-
Non esclusivamente legati all’innovazione tecnologica. Nuovi stili di vita: quest’anno per la prima volta le vendite degli smartwatch hanno superato le vendite degli orologi svizzeri. La generazione Zeta pensa sia più cool essere vegetariano che fumare. Nuovi investimenti per la salute: i primi interventi chirurgici a distanza sono solo alcuni esempi di innovazione, che ci fanno capire che il futuro è più vicino di quanto immaginiamo. È cruciale individuare non solo le aziende
che già oggi generano innovazione ma anche quelle aziende che all’innovazione si adattano, ed escludendo quelle che invece la negano. Prendiamo Zoom: molti di noi hanno conosciuto questa piattaforma nel lockdown, ed è il classico esempio di un gigante emerso dal nulla, un anno fa contava 10 milioni di utenti, oggi 300 e capitalizza quanto le prime dieci compagnie aeree quotate del mondo.
MICHELE SCOLLETTA - head of AZ networks Italy di Allianz Global Investors, 10 settembre 2020
ybersecurity (trasversalmente per tutti i settori dell’economia) e idrogeno (che potrà rivoluzionare il settore dei trasporti surclassando per convenienza e impatto ambientale anche l’auto elettrica) saranno i temi d’investimento vincenti del prossimo futuro. Riferendosi in particolare al Nasdaq, Michele Scolletta ha affermato che la corsa del listino che ospita le big tech
è destinata a continuare. Nel corso dell’intervista non ha dimenticato di sottolineare gli straordinari risultati del sistema dei consulenti finanziari. «Molti imprenditori si sono trovati in difficoltà nella produzione e nell’offerta dei propri servizi e prodotti, hanno preferito investire la liquidità disponibile sugli investimenti finanziari più che nelle proprie aziende. Questo non distrugge l’economia reale, investire sui mercati azionari e obbligazionari altro non è che dare risorse attraverso l’investimento in
capitali di rischio sottoscrivendo azioni di società o il debito tramite le obbligazioni, così si finanziano le imprese».
NICCOLÒ RABITTI - head of retail distribution - Italy presso Morgan Stanley Im, 14 settembre 2020
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organ Stanley è tra le società d’investimento una di quelle che ha scenario più bullish. I nostri analisti prevedono che l’economia globale possa tornare ai livelli di prima della crisi entro la fine di quest’anno. Una ripresa più pronunciata di quanto si potesse attendere fino a qualche tempo fa. I gestori guardano a quel che avviene nel breve periodo, ma cercano di cogliere anche le prospettive di medio periodo. Se guardiamo agli indici un po’ di
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volatilità nel mese di settembre abbiamo registrato una riduzione dei valori, ma le cose miglioreranno. Nell’outlook c’è meno scom-
messa sull’evoluzione della pandemia, mentre si fa leva sulla risposta senza precedenti delle politiche monetarie e fiscali. Negli Usa c’è peraltro una radicata propensione ai consumi ed anche agli investimenti, e anche in quest’anno molto critico abbiamo registrato una inclinazione agli investimenti molto marcata, cosa non sempre accaduta nelle crisi precedenti.
a cura di Francesco Bellizzi
PRODOTTI CREDIT CARD
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LA CARTA DI DEBITO È FATTA DI MAIS, LA SCELTA ECOLOGICA DI B. MEDIOLANUM
TORNANO CON PIMCO LE EMISSIONI DI GREEN BOND
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l mercato dei bond verdi ha dato importanti segnali di ripresa dopo il brusco calo di inizio anno. Il mese di settembre si è chiuso con 34 miliardi di euro di green bond collocati, segnando il record sul periodo. Anche la Bce sta facendo la sua parte con la recente decisione di estendere i propri piani di acquisto anche alle obbligazioni con cedole annuali, in cui l’erogazione del prestito è vincolata a un preciso obiettivo da raggiungere. In questo contesto di mercato favorevole, Pimco lancia il Pimco Gis Climate Bond Fund, fondo dedicato agli investimenti legati alla lotta contro il cambiamento climatico globale. La strategia Ucits investe in green bond etichettati e non, e in titoli di emittenti che adottano approcci innovativi. Il fondo mira a generare rendimenti adeguati al rischio e offre agli investitori un portafoglio obbligazionario multisettoriale diversificato a livello globale. La gestione del fondo sarà affidata a Scott Mather, managing director e cio delle strategie U.S. Core; Jelle Brons, executive vice president e gestore; Ketish Pothalingam, executive vice president e gestore; e Samuel Mary, vice president e gestore. “Stiamo lavorando per identificare il crescente numero di emittenti obbligazionari impegnati nella lotta contro il cambiamento climatico e nel finanziamento di progetti ambientali”, ha commentato Mather.
anno scorso il Wwf presentava uno studio sull’inquinamento da materiali plastici, secondo cui, ogni settimana, ogni italiano ingurgita cinque grammi di plastica. Quanto il peso di una carta di credito. Anche le carte con cui si scambia digitalmente denaro contribuiscono alla produzione di rifiuti difficilmente biodegradabili. In particolare le carte di debito in circolazione che, secondo i dati di Assofin, nel 2019 hanno raggiunto il numero di 56.3 milioni. Per tamponare questo fenomeno, Banca Mediolanum ha recentemente presentato una carta ricavata completamente dal mais non alimentare. Una scelta che, dovrebbe portare alla riduzione di oltre l’84% l’uso di plastica pur garantendo la stessa durata delle classiche carte in circolazione. Realizzata in collaborazione con il gruppo Thales, la Mediolanum Card in Poly Lactic Acid è disponibile dal primo ottobre per tutti i clienti della banca dei Doris. «La nuova carta ecosostenibile è un modo per dare un significato concreto, semplice ma quotidiano al concetto di sostenibilità, all’interno di un percorso di evoluzione che mira a proporre a tutti i nostri clienti soluzioni esclusive e sempre più ecosostenibilità», commenta Edoardo Fontana Rava, direttore sviluppo prodotti e modello di business dell’istituto di credito. La carta prevede infatti prelievi gratuiti e illimitati in Italia e in Europa, e permette di acquistare presso tutti i negozi italiani che aderiscono ai circuiti Pago Bancomat e Maestro.
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IL REDDITO FISSO SOSTENIBILE AL CENTRO DI DUE FONDI TARGATI MORGAN STANLEY IM
ue fondi sostenibili a reddito fisso. Questi sono gli ultimi prodotti lanciati da Morgan Stanley IM per ampliare l’offerta di investimenti in società impegnate sul fronte Esg. Il Ms Invf Sustainable European Corporate e il Ms Invf Sustainable European Strategic Fund sono gestiti dal global fixed income team dell’azienda, con un approccio attivo all’investimento sostenibile che punta a un ritorno in linea con le strategie esistenti. L’obiettivo delle strategie è fornire, attraverso l’allocazione in obbligazioni green e sostenibili, un contributo su temi chiave in materia di sostenibilità, tra cui la decarbonizzazione e gli obiettivi Sri delle Nazioni Unite. I due fondi si concentrano sugli emittenti i cui score Esg rientrano tra i top 80% di ogni settore, sulla base
della metodologia di calcolo proprietaria della società di investimenti statunitense. Entrambi sono progettati per essere meno intensivi in termini di emissioni di carbonio rispetto ai rispettivi indici, con l’obiettivo di investire almeno il 10% del portafoglio in obbligazioni green e sostenibili. Per Vittorio Ambrogi (nella foto), responsabile Sud Europa & LatAm, «i mercati continuano a risentire degli effetti della pandemia e gli investitori si concentrano sempre di più su dove possono allocare il loro denaro, con l’obiettivo di contribuire a una ripresa economica sostenibile. Attraverso queste nuove soluzioni a reddito fisso, focalizzate sui fattori Esg, Morgan Stanley Im sta fornendo ai suoi clienti i giusti canali per conseguire questi obiettivi». ottobre 2020
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SEDIE & POLTRONE di Marco Muffato Casacche che si scambiano, volti noti che passano da un ruolo all’altro: il valzer delle poltrone è intenso nella finanza, dove vige ancora il merito e dove chi rende bene viene promosso o ricoperto di offerte allettanti. Agli HR il compito di attrarre i talenti, a noi quello di raccontare il risiko, oltre a notizie e indiscrezioni su un mondo ricco di costanti novità.
ALLIANZ GI, È CORSELLO IL NUOVO COUNTRY HEAD
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nzo Corsello (nella foto) è il nuovo country head per l’Italia di Allianz Global Investors, precisamente dal 1 ottobre 2020 sarà responsabile della branch italiana riportando funzionalmente a Barbara Rupf Bee, head of Emea, e a Christian Finckh, head of Global Allianz business development, ed entrerà nello European distribution management group della società. Nel dettaglio, Corsello si focalizzerà sull’ulteriore sviluppo dei tre canali di distribuzio-
ne italiani, in stretta collaborazione con i responsabili degli stessi. Invariate tutte le altre linee organizzative italiane, confermando la completa integrazione nel network internazionale di AllianzGI. Corsello proviene da Deutsche Bank, dove ricopriva sia il ruolo head of global markets Italy all’interno dell’area investment banking, sia quello di branch manager Italy. Corsello subentra a Thomas Linker che va a ricoprire un nuovo ruolo nell’ambito del gruppo.
SPADA DG DI TAGES CAPITAL SGR
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ages Capital Sgr, asset manager specializzato in fondi di investimento alternativi infrastrutturali ed investimenti nel settore energetico, ha nominato Daniele Spada (nella foto) nuovo direttore generale. Spada riporterà direttamente al cda e lavorerà con Umberto Quadrino, presidente di Tages e responsabile investimenti della Società di gestione del risparmio. Spada si occuperà inoltre della commercializzazione in Italia delle soluzioni di investimento di Investcorp-Tages Limited, la nuova joint venture nata tra il gruppo Tages e Investcorp S.A. nel settore dei prodotti alternativi liquidi e dell’impact investing, in stretto coordinamento con Salvatore Cordaro e Lionel Erdely, co-ceo di Investcorp-Tages.
MIFL PRENDE STARBUCK A DUBLINO
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ediolanum International Funds Ltd (MIFL), la piattaforma europea di asset management del gruppo bancario Mediolanum, ha ingaggiato Jonty Starbuck (nella foto) come senior equity portfolio manager, che si aggiunge al team che si occupa della gestione diretta di strategie azionarie in titoli. Starbuck lavorerà presso il quartier generale di MIFL a Dublino e riporterà a Terry Ewing, responsabile della gestione dei mercati azionari. Starbuck si occuperà principalmente della gestione delle strategie azionarie con lo stile cosiddetto “Quality”, che combina criteri come obiettivi di ritorno del capitale, crescita stabile e bassa leva finanziaria.
CASSA LOMB., BERGAMASCHI DIRETTORE COMMERCIALE
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assa Lombarda, la boutique di wealth management ha acolto nel suo organico Marco Bergamaschi (nella foto) con il ruolo di responsabile direzione commerciale. Con un’esperienza precedente quasi ventennale presso Ubs Europe SE culminata con la responsabilità della filiale Hnwi di Milano in qualità di executive director, Bergama-
schi, 58 anni, ha cominciato la sua lunga carriera occupandosi di operatività titoli per avvicinarsi poco dopo al mondo consulenziale, prima operativamente e poi come responsabile della rete dei consulenti. Ha coordinato processi di sviluppo e di integrazione in ambito commerciale e curato progetti di evoluzione del sistema operativo della rete italiana.
WIDIBA ASSEGNA SALERNO E AVELLINO A BOVE
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nzo Bove (nella foto) è il nuovo district manager Widiba delle provincie di Salerno e Avellino. La banca continua il percorso di valorizzazione delle competenze dei suoi consulenti finanziari premiando i professionisti per i risultati raggiunti e nomina. Già dstrict manager per il distretto di Nocera dal 2014, la nomina di Bove si inserisce
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nel piano avviato dall’area manager Fernando Valletta di coordinamento e di sviluppo dell’area geografica, rappresentata da 15 cf con un bacino di clientela di oltre 230 mln di masse. I team di cf certificati a norma Uni Iso 22222, già attivi nelle due province, guidati da Bove punteranno a un rapporto ancora più stretto con i risparmiatori locali.
INVESTIRE SPECIALIST
PROFESSIONE CONSULENTE Risponde Francesco Priore all’indirizzo priore.studio@virgilio.it Startupper e decano della consulenza finanziaria, Priore ha fondato l’Anasf e contribuito alla fondazione dell’Albo. Docente Universitario, autore e consulente di comunicazione e marketing finanziario. È stato direttore marketing della rete di Banca Fineco e membro del Cda di Consultinvest Sim.
QUANDO LE PERFORMANCE FEE SONO OK
ACCUSE INGIUSTE AI CONSULENTI
Gentile Professor Priore,
Carissimo Francesco,
leggo sul Sole 24Ore del 28/08
tra le varie accuse rivolte ai consulenti
che le prime 10 Società di Gestione
finanziari c’è quella di cambiare casacca
italiane, nel 1919, hanno incassato
per opportunità a danno dei propri
989,9 mld pari al 36% degli utili come
clienti; poi per un caso di malversazione,
performance fee sui patrimoni gestiti.
l’intera categoria viene messa sotto
Sono un sottoscrittore di fondi
accusa anche se si tratta di qualche
da anni, sinceramente sono rimasto
personaggio che non è iscritto all’Albo.
perplesso, lei che cosa ne pensa?
So che come diceva Mao: “quando
Tommaso A.
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entile Tommaso, l’argomento è importante, con considerazioni diverse ma non oggetto di una crociata. Gli investimenti finanziari godono di un privilegio, ovvero la chiarezza dei costi e dei ricavi per l’investitore e per il gestore, fenomeno raro per la maggior parte dei beni e dei servizi, di qualunque genere, presenti sul mercato. Dei titoli che vengono acquistati da un gestore si conosce tutto: il prezzo di acquisto, di vendita e le commissioni inerenti. I titoli sono le materie prime della gestione, sarebbe interessante disporre degli stessi dati per tutto ciò che acquistiamo. La lettura dei bilanci, a differenza di quelli delle Sgr, in genere non lo consente. Le performance fee (p.f.) dipendono dalla capacità di battere il mercato: questo oscilla e le fee in esame sono variabili, basta vedere dal 18% del ‘18 al 36% del ‘19. Il sottoscrittore sceglie un fondo che prevede una p.f. perché conta di guadagnare di più incentivando il gestore. Ex post ognuno può constatare se il proprio gestore ha performato meglio di una gestione analoga controllata da un gestore non incentivato, regolarsi di conseguenza e disinvestire in tempo reale. Le p.f. devono rispettare una regola, cioè essere applicate quando, e solo quando, superano la migliore performance precedente. Se alla fine di un periodo il gestito ha perduto per esempio il 10% sinché non recupera e supera la perdita non si devono applicare le (p.f.). Sempre nel settore del risparmio, quando una persona deposita il proprio denaro in banca, i soldi diventano della banca stessa, quindi la persona è solo creditrice e oggi all’80% a tasso zero. La banca usa i soldi come ritiene più opportuno: incamera i costi e il 100% degli utili, ma nessun media o authority se ne occupano. Se poi la banca fallisce, il risparmiatore è garantito sino a 100.000 euro, ma non sa in quanto tempo.
qualcuno cerca di danneggiarti non agitarti, faresti il suo gioco”. Però… Giovanni B.
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aro Giovanni, hai ragione, premesso un distinguo per il caso in cui un collega si comporta da malfattore, questi va perseguito perché ha danneggiato i clienti, il mercato e la categoria, non merita alcuna difesa, anzi e bisogna essere grati a chi ne parla. Invece in tutti gli altri casi conviene seguire Mao, lasciar cadere, ignorare, non tener conto delle isterie di alcuni (pseudo) giornalisti, che scrivono, alcuni ripetendosi da anni, sempre le stesse accuse al solo scopo di suscitare delle polemiche, se non ci riescono hanno fallito. Le accuse sono sempre sommarie, affermazioni tipo cambiare casacca per opportunismo. Chi fa queste affermazioni generiche può darsi che in qualche caso abbia anche ragione, ma se davvero vuole mettere in guardia i risparmiatori faccia nomi, cognomi e quantifichi i danni derivanti dal trasferimento, se lo facesse gli farei i miei complimenti, ma sino a oggi su questi argomenti, soprattutto la quantificazione del danno procurato al cliente x, non ho mai letto niente. Quando un direttore di banca cambia banca si porta dietro la clientela migliore, fenomeno largamente diffuso in passato, oggi forse meno, ma di cui nessune ne ha mai parlato. Quando un alto dirigente cambia azienda e porta con sé il suo staff, i media ne parlano con ammirazione, nessuno si preoccupa del danno subito dall’azienda precedente. Il vero problema è che siamo una delle categorie che si sono affermate professionalmente ed economicamente nel giro di pochissimi decenni, questi fatti suscitano invidie e gelosie è naturale. Sinché non avremo un titolo accademico ad hoc e un “Ordine” tradizionale subiremo maldicenze ingiustificate, la miglior risposta in questi casi è la non risposta. ottobre 2020
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POLE POSITION
a cura di Buddy Fox
BANCHE IN CRISI CHE DEVONO RITROVARE INTEGRITÀ
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uale sarà il futuro prossimo degli istituti di credito? Si sono chiesti nell’ultima edizione di Forum Banca che si è svolta a Milano il 23 e 24 settembre scorsi. “È un settore in completo ridisegno e in completo rivolgimento”, è stata la prima e più scontata risposta, poiché i modelli delle banche tradizionali stanno vivendo una rimodulazione dettata dalle “tecnologie digitali, dalle nuove regole e dalla politica monetaria stessa”, dunque la sfida sarà da giocarsi sul terreno dell’innovazione e della sostenibilità. Solo qualche giorno prima, il 21 settembre per essere precisi, in seguito a rivelazioni contenute in un’inchiesta condotta dal Consorzio internazionale dei giornalisti investigativi, il sito di informazione americano BuzzFeed e altre 108 testate di tutto il mondo, le azioni delle più importanti banche del mondo registravano forti perdite. Il titolo di JP Morgan Chase per esempio scendeva del 4 per cento mentre quello di Deutsche Bank perdeva più del 9 per cento. Le azioni della Hsbc toccavano il livello più basso degli ultimi venticinque anni come anche quelle della Standard Chartered. Perché? Secondo i cosiddetti FinCEN files, cioè l’inchiesta giornalistica così denominata, nonostante le banche siano diventate dopo le ultime crisi finanziarie uno
dei settori più regolamentati in quanto strategiche ed essenziali per l’economia, la finanza mondiale continua ad avere difficoltà nel contrastare la circolazione di denaro sporco. Le Nazioni Unite ritengono che le autorità riescono a individuare non più dell’1 per cento dei 2.400 miliardi di dollari riciclati ogni anno. Stima che trova, tra l’altro, riscontro anche nei documenti riservati di questa inchiesta che in sintesi evidenzia un dato significativo: le grandi banche non si dotano degli strumenti necessari per bloccare al minimo sospetto in maniera efficace ed efficiente il riciclaggio di denaro sporco. E oltretutto non sono incentivate a farlo poiché le sanzioni previste risultano deboli, eventuali multe di poche centinaia di milioni non peserebbero granché sui profitti da loro realizzati. Già alcuni politici di diversi Paesi e le autorità di controllo dei mercati finanziari si sono espressi in merito chiedendo a gran voce alle grandi banche di riportare al centro della loro attività un valore essenziale quale l’integrità. Sarebbe allora forse il caso di aggiungere in risposta all’interrogativo iniziale circa il futuro degli istituti di credito, che nel tracciare il percorso di rimodellamento attualmente in corso, venga contemplata anche l’introduzione di serie riforme.
SARANNO ANCHE GREEN MA SEMPRE TRUFFE SONO
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h la memoria. Se solo potessimo ricordare, evitando così di ripetere ogni volta gli stessi errori. Negli Usa accade circa ogni dieci anni. Non si fa in tempo a vantare l’affidabilità del sistema che, puntuali come una cambiale in scadenza, saltano per aria società quotate apparentemente solidissime. I danni della deflagrazione li pagano i dipendenti e gli azionisti. Poiché non ricordiamo mai nulla, faccio i nomi. Giusto alla fine dei ruggenti ’90 salì agli onori della cronaca il signor Bernard Ebbers, l’artista che scavò un buco da 11 miliardi di dollari, record assoluto nella storia dei crac finanziari americani. Riconosciuto colpevole di truffa, associazione a delinquere e falso in bilancio, è stato condannato a 25 anni di galera. Poi venne il turno dei signori Dennis Kozlowski e Mark Swartz, rispettivamente numeri uno e due della Tyco, grande industria manifatturiera; per finire - “and now for you “ come dicono in America - ecco a voi il signor Kenneth Lay, ex presidente della Enron energia, grande finanziatori di uomini politici, il genio che nell’ordine: ha creato un ammanco di 600 milioni di dollari, lasciato 10.000 dipendenti senza lavoro e soprattutto senza la pensione che la Enron avrebbe dovuto custodire secondo il meccanismo dei fondi pensione privatizzati. Memoria? I Greci, quelli antichi, la sapevano lunga. Al punto da onorare la dea Mnemosine quale personificazione della memoria e del potere di ricordare. Erano i tempi di Adelphia, Worldcom, Enron, Tyco, giganti di un’altra era e che Wall Street ha cancellato, sostituendoli con nuovi cam78
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pioni come Tesla, Nikola, Netflix, Amazon, nuove aziende sospinte dal vento dell’innovazione e della sustainability, un apparentamento che non è azzardato, perché quasi vent’anni dopo vizi e vecchie pratiche sembrano essere tornate di moda. Perché questi grandi visionari, non avranno certo l’arroganza dei rozzi dell’economia del petrolio e dei bulloni, ma hanno la stessa furbizia che conduce al facile profitto. Altrimenti non si spiegherebbero gli ultimi accadimenti, dove aziende portate sull’altare da Wall Street, vengono smascherate dall’economia reale. Aziende che hanno messo a bilancio vendite di beni non ancora prodotti, aziende che si autocertificano green e poi disboscano per costruire le proprie fabbriche, aziende che promuovono i propri prodotti con spot ingannevoli e aziende che promettono il raggiungimento dell’utile sempre per l’anno successivo, senza mai raggiungerlo. Nel dizionario alla voce truffa si legge: reato ai danni del patrimonio altrui eseguito mediante falsificazioni o raggiri, allo scopo di trarne profitto. Qualcosa del genere è stato scoperto su Nikola, l’azienda dei “camion green”. E chissà cos’altro potrà accadere se la bolla sul Nasdaq dovesse scoppiare. Se la Old economy truccava fraudolentemente i bilanci, quelli della new regalano sogni, che per follower rimangono ancora promesse non realizzate. Si dirà, almeno la Old Economy le tasse le pagava, anche pesantemente, la New sulla tassazione rimane ancora molto vaga, ma l’importante è essere “green”, verde, come il sempre amato dollaro.
INVESTIRE SPECIALIST
L’INFLAZIONE È MORTA, VIVA L’INFLAZIONE
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bbe una risonanza mondiale nel 1974, la notizia che un soldato giapponese, il tenente Hiroo Onoda, si era arreso dopo 30 anni di continua guerriglia nella giungla delle Filippine. Per tutti quegli anni aveva rifiutato di credere non solo che il Giappone si fosse arreso nell’agosto del 1945 ma anche che la Seconda Guerra Mondiale fosse terminata. Come Hiroo Onoda, anche la Buba deve arrendersi all’evidenza che la guerra (in questo caso ai prezzi) è finita. Contrariamente a quanto accade per via del climate change, la temperatura dei prezzi è in calo strutturale, l’inflazione è fredda, quasi estinta. Da anni, non da mesi. Dall’avvento della globalizzazione selvaggia che ha riversato sul mercato mondiale più di 1 miliardo di persone che hanno piallato i salari, perché la principale voce dell’inflazione è proprio il costo del lavoro. Si aggiungano a ciò, il progresso tecnologico e l’abbondanza di offerta che ha travolto la domanda. Più volte ho avuto occasione di dire che anche nel 2008, quando il mondo fu travolto dalla crisi finanziaria e dalla fiammata sui prezzi del petrolio fino al
record di 150$, l’inflazione non sarebbe stata un problema. Trichet la pensò diversamente, e fu un vero peccato per noi. Ma come si suole dire, “meglio tardi che mai!”. Per nostra fortuna oggi a capo della BCE c’è Madame Lagarde, sempre francese ma con un’altra allure. Nonostante le critiche che le sono piovute addosso nei momenti concitati della crisi dello scorso marzo, non solo sta rispettando alla lettera la deontologia del Banchiere Centrale, ma da “civetta” - come lei stessa ebbe a definirsi in una conferenza - si sta rivelando un’abile stratega e, soprattutto, sta dimostrando di avere molti più attributi di tanti colleghi maschi. Rimane solo un dubbio in questi mutamenti di paradigma, e riguardano l’andamento dell’oro. Da sempre considerato uno strumento anti inflattivo e il bene rifugio per eccellenza, nonostante le rassicurazioni e le dichiarazioni ufficiali, il lingotto continua a veleggiare su massimi storici. Qual è il messaggio? Sta arrivando un’altra tempesta, o forse abbiamo fatto il funerale all’inflazione prima che sia morta?
ELEZIONI USA: “FOLLOW THE MONEY” E CONOSCERAI IL VINCITORE
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ove investire se vinceranno i democratici? Dove investire se vinceranno i repubblicani? Sarà avvantaggiato il settore della difesa, o quello farmaceutico? La tecnologia o il settore energetico? Passano i presidenti, cambiano le mode, ma alla vigilia dell’elezione di quello che ancora oggi viene considerato l’uomo più potente della Terra, le domande che si pongono gli investitori sono sempre le stesse. Follow the money, segui il denaro ha detto qualcuno, non il dibattito politico, e troverai la risposta a tutto. Perché più dell’esito elettorale, della vittoria di un repubblicano o un democratico, sono i “Big Money” (i fondi pensione tanto per citarne uno) a indicarci quali saranno i settori avvantaggiati. Per capirlo dobbiamo fare un breve viaggio nel passato e tornare al 2016, un altro anno bisestile e apparentemente disgraziato. L’anno in cui sui mercati è apparso il cigno nero (termine abusato) della Brexit, uno shock che portò a un pessimismo crescente, tanto da vedere nella vittoria di Trump una catastrofe per l’economia. I titoli dei giornali erano quelli: “Borse negative, Trump recupera nei sondaggi”, “Volano le borse, Hillary Clinton di nuovo favorita”. Fino a quell’otto novembre, il giorno delle elezioni, dove succede l’impensabile, vince Trump, Wall Street cade e chissà quanti in quel momento avranno pensato al peggio. Invece proprio da quel ribasso si scatena un’ondata rialzista che,nonostante qualche scoglio, dura fino a oggi. I giudizi degli economisti cambiano alla stessa velocità dei commenti degli opinionisti nel calcio, la chiameranno “Trumponomics”, un termine o uno slogan che riempie la bocca ma che in pratica si riduce essenzialmente in un taglio delle tasse a cui poi si sono aggiunti i dazi. Un cocktail che avrebbe
dovuto avvelenare il sistema e non nutrirlo, se non fosse che alla pozione magica, per Trump e per gli Usa, ci ha pensato la Fed. È stata la politica monetaria il grande timoniere di questo generoso ciclo. Nonostante ciò, quattro anni dopo, siamo ancora a chiederci chi vincerà e a seconda dell’esito, dove investire. Follow the money è la soluzione, più che scervellarsi su Trump, suggerisco di seguire cosa fanno i suoi amici. Per esempio Carl Icahn, investitore leggenda e amico del presidente, che la notte delle elezioni, senza conoscere il risultato, decise di puntare 1 mld di dollari su Wall Street. ottobre 2020
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QUI PARIGI di Giuseppe Corsentino
IL COVID NON FERMA LA VOGLIA DI FUSIONI E ACQUISIZIONI
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ltre alle tabelle dell’Insee, l’Istat francese, oltre alle Gaz de France), società controllata al 70% dello Stato. Veolia è analisi dei tanti centri studi e ai dati diffusi con pronta a pagare 15,5 euro per azione di Suez ed è altresì pronta a tanta buona volontà da Bercy, il ministero del Te- lanciare un’Opa sul resto delle azioni con l’obiettivo di annettersi soro, impegnato in queste settimane a “mettre en il concorrente e creare un “campione industriale” (acqua, rifiuti musique”, come si dice qui, i numeri della prossi- ed energia) in un settore che a livello mondiale vale almeno 1.200 ma legge di bilancio (che tiene conto del piano di rilancio, France miliardi di dollari l’anno. Dimensioni che ben giustificano l’ambiRelance, da 100 miliardi, 40 prenotati al Recovery Fund dell’Ue, zione di Veolia, e la resistenza di Suez e del suo azionista Engie com’è noto); oltre a tutto questo c’è un indicatore tutto finanzia- che hanno mobilitato tutta la finanza francese e internazionale, rio che segnala la timida progressiva ripresa da Axa fino alla Caixa spagnola, per trovare un dell’economia d’Oltralpe e che fa sperare un po’ “cavaliere bianco”. Ma non solo le dimensiotutti, operatori di Borsa, banker, fondi, private ni economiche dell’operazione (vale circa 10 equity, manager dell’asset management e delmiliardi di euro) ad agitare il mercato. Qui è in la revisione (oltre, naturalmente, agli azionisti ballo l’equilibrio stesso del modello capitalistipiccoli o grandi che siano). Stiamo parlando co francese, il sovranismo economico che è una delle operazioni di “merger&acquisition”, fucaratteristica di tutti i governi. Ma se l’operasion et acquisition per rispettare la lingua della zione Veolia-Suez rischia di terremotare più il piazza parigina, che per numero e valore, cioè panorama politico che quello economico, per per i miliardi di euro in gioco, si stanno avvitutto il resto la Borsa e il mercato francesi semcinando ai record degli anni scorsi: il valore brano aspettare con impazienza la ripartenza L’ANCIENNE BOURSE A PARIGI medio del merger&acquisition, calcolato in delle fusioni e acquisizioni. Non solo in Francia, multipli di Ebitda, in questo scorcio d’autunno è risalito in Euro- si capisce. Sui mercati internazionali è tutto un fiorire di operapa a quota 8,8 (e negli Usa, addirittura, a 10,6). Segnali, scrive il zioni finanziarie soprattutto nel settore della sanità e delle nuove quotidiano parigino, che il mercato sta ritrovando il suo ritmo e tecnologie. Sanofi, per dire, ha messo nel mirino la biotech amela sua “envergure”, il respiro lungo degli anni scorsi. Come inter- ricana Principia Biopharma per 3,7 miliardi di dollari. La mulpretare, se no, la decisione di uno dei finanzieri più spregiudicati tinazionale della detergenza e della chimica Johnson&Johnson (e indebitati), Patrick Drahi, proprietario del terzo operatore te- ha messo sul tavolo 6 miliardi di dollari per prendersi l’inglese lefonico nazionale (la Sfr che segue Orange e Bouygues Telecom) Momenta Pharmaceuticals. Insomma, come spiegano gli analisti e di un impero editorial-televisivo che va dal quotidiano Libérat- dell’investment banking di JPMorgan France, “la dynamique est ion alla rete all-news Bfmtv, di lanciare un’Opa da 7,8 miliardi di répartie” e già si parla di un movimento complessivo che solo in dollari su Cogeco, uno dei maggiori Internet provider america- Francia, vale circa 32miliardi. Risorse che si stanno indirizzando ni? Per non dire dell’acquisizione annunciata a febbraio, in era verso i settori più in crisi causa Covid come il turismo, i trasporti, pre-Covid, di quell’altra “pepite” americana che è l’iconica Tiffany l’hotellerie. In questi casi saranno le aziende più indebitate che da parte del gigante francese del lusso, la conglomerata Lvmh di dovranno cedere all’assalto delle più forti. Che si muoveranno – monsieur Arnault che non ha nessuna voglia di lasciar perdere è questa l’analisi del cabinet Perella Weinberg, tra i più ascoltati la prestigiosa preda americana ma vuole solo uno sconto- pure dalle società quotate – con Opa amichevoli o ostili a seconda dei sostanzioso - sul prezzo dell’Opa (deciderà il Tribunale del De- contesti economici e delle strategie aziendali. laware a gennaio). Infine, c’è la grande operazione annunciata a fine agosto (e che ha la sua dead-line il 30 settembre) da Veolia, il Questo è l’ultimo appuntamento con la rubrica del nostro collabocolosso francese nella gestione dei rifiuti e delle reti idriche, per ratore da Parigi Giuseppe Corsentino. Il quale ha deciso di lasciare prendersi il 29,9% di Suez (secondo operatore nello stesso mer- la Francia e rientrare a Milano. Da qui continuerà a collaborare cato degli acquedotti e dello smaltimento), detenuto da Engie (ex con “Investire” e con tutte le testate di EconomyGroup. 82
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QUI NEW YORK
di Glauco Maggi
UN NUOVO CONCEPT PER INVESTIRE IN DIAMANTI. FUNZIONERÀ?
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l diamante ci riprova. Prezioso ed eterno, almeno secondo il fortunato slogan “un diamante è per sempre” creato nel 1947 dalla agenzia pubblicitaria N.W. Ayer & Son per la De Beers, il minerale bene-rifugio concorrente dell’oro e dell’argento non èmai riuscito a trovare una formula commerciale che ne garantisca la certezza del prezzo e la liquidabilità. Perfetto per arricchire di valore sentimentale un anello di fidanzamento, è di queste due CORMAC KINNEY altre qualità che un brillante ha invece bisogno per presentarsi al pubblico generale dei risparmiatori quale strumento d’investimento credibile. Per sempre, magari, ma anche per speculazioni di breve periodo. Come l’oro, appunto. A questo fine una start up finanziaria di New York, la Diamond Standard, ha aperto un innovativo mercato dei diamanti con una idea rivoluzionaria, solo apparentemente banale: creare una moneta che contiene frammenti di diamanti selezionati accuratamente per qualità e colore, cioè un “campione” fisico di diamanti prodotto in serie in grado di esprimere un valore universalmente accettato. Paragonabile, per capirsi, ai lingotti d’oro certificati. “Non sarebbe stato possibile immaginare un simile veicolo d’investimento soltanto cinque anni fa”, ha detto al Wall Street Journal il ceo della Diamond Standard Cormac Kinney. E ha spiegato al quotidiano come funzionerà il nuovo mercato grazie alla sofisticata tecnologia alla base della produzione di queste monete di diamanti. La Diamond Standard prevede di vendere dalla fine di settembre 5.000 monete, ciascuna dal valore standard di 5.000 dollari. L’azienda utilizzerà un processo automatizzato per fare offerte di acquisto per milioni di diamanti sul mercato, aggiustando i prezzi fino a quando non potrà acquistare uno stock di circa 50mila-60mila pezzi. La campagna di approvvigionamento coinvolgerà molti grandi venditori di diamanti, creando di fatto la prima Borsa diamanti al mondo. Le informazioni “geologiche” sui minerali preziosi comprati dalla Diamond Standard saranno raccolte e inserite in un registro pubblico. Da questo database, un programma computerizzato selezionerà un insieme di 11 o 12 tipi di pietre che saranno inserite in ogni moneta. Chi venderà i diamanti dovrà provare che rispetta i requisiti “Know Your Customer” (Conosci il tuo cliente) e “Anti Money Laundering” (Contro il riciclaggio di denaro), sottoponendosi a un procedimento di verifiche supervisionato dal Gemmological Insti-
tute of America, per garantire che non siano inseriti diamanti utilizzati per finanziare le guerre. Diamond Standard è una società regolamentata dalla Bermuda Monetary Authority e certificata da Deloitte LLP. Il citato Istituto Americano delle Gemme sarà il responsabile della valutazione di ogni singolo esemplare e dell’assemblaggio fisico delle monete-scrigno che saranno consegnate ai clienti da ottobre. “Ogni moneta porta anche un chip che la rende una risorsa digitale, scambiabile in acquisto e vendita con la tecnologia blockchain. Tali scambi determineranno il prezzo delle monete dopo l’offerta iniziale. La parte superiore di ogni moneta, fatta in plastica, è trasparente per permettere di vedere i diamanti”, riporta il Wall Street Journal. Diamond Standard e l’operatore di scambi Miami International Holdings Inc. creeranno i contratti futures, di acquisto o di vendita delle monete a una certa data futura, per aiutare gli operatori nel comparto dei diamanti, come Tiffany, a proteggersi contro la variabilità dei prezzi. I futures permetteranno agli speculatori, d’altra parte, di scommettere sulla direzione dei prezzi. Dal primo trimestre del 2010 quando il prezzo medio globale dei diamanti grezzi era a quota 119,6 dell’indice creato da Paul Zimnisky di Diamond Analytics, ci sono state forti oscillazioni: dal picco di 312 nel secondo trimestre 2011 il valore è sceso a 246,3 nel terzo trimestre 2015 e a 202,3 nel primo trimestre del 2020. La Diamond Standard si è anche preparata a presentare alla Sec i documenti per ottenere la quotazione alla Borsa di New York del suo fondo, con il simbolo Diam, che rappresenterà le monete fisiche in diamanti e sarà negoziato sulla base dei prezzi dei futures. Tra gli investitori della prima ora nella società ci sono Rick Rieder, capo della squadra di distribuzione globale di BlackRock e alcuni gestori di hedge fund come Jamie Dinan e Glen Kacher, capo investimenti di Light Street Capital. Dopo l’offerta iniziale delle prime 5mila monete diamantate, la società conta di venderne altre man mano che gli ordini arriveranno. Se il collocamento avrà successo, ossia se il pubblico mostrerà di apprezzare il nuovo concetto per investire in brillanti, la Diamond Standard potrebbe introdurre sul mercato, in un futuro prossimo, magari fin da novembre, “contenitori” più grandi delle monete dell’esordio. Sarebbero delle barrette, l’equivalente dei lingotti d’oro. “Vedremo se le persone ne vedranno il valore”, ha affermato Kacher. ottobre 2020
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IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
PECHINO METTE LE MANI SULL’ALTA VELOCITÀ IN EGITTO
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opo avere in buona parte finanzia- ti nove consorzi internazionali; ed è stato to il raddoppio del canale di Suez formato un comitato dai ministeri dell’enel quadro delle attività legate dilizia abitativa e dei trasporti per esamialla nuova via della Seta, la Cina rafforza nare le offerte. La scelta finale è stata fatta la sua influenza in Egitto aggiudicandosi, tra due consorzi selezionati: oltre a quello attraverso un consorzio sino-egiziano tra che è risultato vincitore, le aziende cinesi Samcrete e l’Organizzazione araba per erano presenti anche nell’altro, formato da Avic, Chinastate e l’industrializzazione, DOPO AVER IN BUONA PARTE Crec (Cina), Siemens guidato dalla società FINANZIATO IL RADDOPPIO (Germania), Ferrovie Ccecc, la gara per la costruzione di una DEL CANALE DI SUEZ, IL DRAGONE francesi, Orascom e Arab Contractors. linea ferroviaria CONTINUA A ESPANDERSI L’amministratore dead alta velocità di grande importanza, perché collegherà il legato di Samcrete Sherif Nazmy ha dichiaMar Rosso e il Mar Mediterraneo, da Ain rato che il progetto rappresenta un imporSokhna ad al-Alamein. La tratta copre 543 tantissimo punto di svolta, poiché l’Egitto chilometri e sarà percorsa a una velocità va ad aggiungersi alla lista dei Paesi che di 250 chilometri orari. Il costo complessi- utilizzano treni ad alta velocità, complevo sarà di nove miliardi di dollari, secondo tando così il boom nel settore dei trasporti quanto riportato da fonti interne. La ferro- e delle infrastrutture riscontrato negli ulvia passerà anche da Città del 6 Ottobre, timi anni. Nazmy ha aggiunto che per la Burj al-Arab e Alessandria. Il governo egi- prima volta in Egitto dal 1854 è in fase di ziano ha bandito una gara internazionale realizzazione una linea ferroviaria elettriper il progetto, alla quale si sono presenta- ca, che per di più è la linea più lunga del
Medio Oriente. L’amministratore delegato di Samcrete ha inoltre spiegato che c’è un accordo con il partner cinese per la produzione congiunta di carrozze ferroviarie nella zona est di Port Said, con la realizzazione di una fabbrica per la produzione e il trasferimento di nuova tecnologia in Egitto.
REGNO UNITO, BOOM DI ESUBERI IN VISTA NEI PROSSIMI TRE MESI. CHE FARÀ BORIS? Secondo uno studio di YouGov sugli effetti dalla pandemia, più di un terzo delle aziende britanniche prevede esuberi nei prossimi tre mesi, con la fine del programma di aspettativa finanziato dal governo prevista per la fine di ottobre, che sinora copriva sino all’80% (70 da settembre) dello stipendio del lavoratore, anche se questi di fatto non lavorava. Il 37% degli imprenditori intervistati ha dichiarato che probabilmente ci sarebbero stati degli esuberi nella propria azienda prima della fine dell’anno, ma la percentuale
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sale al 60% tra le compagnie con più di 250 dipendenti. Il governo guidato da Boris Johnson si prepara a sostituire il piano di aspettativa con un programma di “mantenimento del lavoro”, meno generoso e accessibile solo a coloro che lavorano almeno il 33% dell’orario originariamente programmato. C’è però chi sostiene che il programma sarà poco utilizzato, perché metterà le imprese nella difficile posizione di dover coprire due terzi dello stipendio avendo solo un terzo delle ore lavorate.
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
NAVALNYJ: «SANZIONI CONTRO SINGOLE AUTORITÀ RUSSE»
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e sanzioni contro la Russia nel suo insieme sono inutili. Sono invece necessarie misure punitive per determinate figure del Paese, che verrebbero approvate dal 95% dei cittadini russi. È quanto affermato dall’oppositore russo Aleksej Navalnyj nel corso dell’intervista rilasciata al settimanale “Der Spiegel”, la prima dopo il tentativo di omicidio di cui è stato vittima in Russia il 20 agosto scorso, con un avvelenamento da agente nervino del gruppo Novichok, che l’ha portato a un passo dalla morte. L’oppositore russo ha risposto così a chi gli chiedeva se la Germania dovesse fermare la realizzazione del gasdotto Nord Stream 2, in fase di completamento tra Russia e Germania attraverso il Mar Baltico. In Germania e nell’Ue in molti chiedono che il progetto
L’ECONOMIA CINESE CONTINUA A MIGLIORARE L’economia cinese continua a migliorare. A settembre l’indice dei direttori d’acquisto per il settore manifatturiero è cresciuto per il settimo mese consecutivo, arrivando a 51,5 punti rispetto ai 51 di agosto: lo ha reso noto l’Ufficio nazionale d statistica cinese. Un numero superiore a 50 indica espansione, mentre uno inferiore riflette una contrazione. Commentando il dato, Zhao Qinghe, statistico dell’Nbs, ha affermato che l’economia cinese si sta riprendendo costantemente, mentre il paese continua a portare avanti le politiche di bilanciamento del controllo delle epidemie e dello sviluppo economico. A settembre il sottoindice della produzione si è attestato a 54, con un aumento di 0,5 punti su base mensile, mentre quello dei nuovi ordini è aumentato di 0,8 punti a 52,8. «Con il costante recupero della domanda e dell’offerta e l’arrivo della stagione intensa per la produzione tradizionale, la disponibilità all’acquisto delle imprese è in aumento e le attività di mercato sono in aumento», ha affermato Zhao.
venga sospeso o cancellato come risposta alla Russia per l’attentato contro Navalnyj, ma per lui la questione è «affare della Germania». Colpendo invece con misure dirette singole autorità del Paese, ha osservato Navalnyj, «i beneficiari del sistema corrotto al potere in Russia non potrebbero più godersi la vita a Berlino». Due giorni dopo l’avvelenamento l’oppositore russo è stato trasferito in aereo dall’ospedale di Omsk in Siberia, dove era ricoverato, a Berlino per essere sottoposto alle cure presso la Charité, il policlinico universitario della
L’OPPOSITORE DI PUTIN INVITA LA GERMANIA A NON SANZIONARE LA RUSSIA MA I BENEFICIARI DEL SISTEMA CORROTTO AL POTERE
capitale tedesca. I giornalisti dello Spiegel che l’hanno intervistato l’hanno trovato concentrato, con una buona memoria, ma con evidenti conseguenze dell’avvelenamento. Le cicatrici sul collo mostravano dove era ventilato; quando versava l’acqua da una bottiglia nel bicchiere, era chiaro che gli ci voleva un grande sforzo, doveva usare entrambe le mani ma si è rifiutato di farsi aiutare. «Il mio fisioterapista dice che dovrei fare uno sforzo per fare tutto da solo», ha affermato. Navalny sembrava più nervoso rispetto a incontri precedenti, il suo volto più affilato, la sua figura più asciutta. Ha perso dodici chili. Ma la sua voce è la stessa, così come il suo umorismo, la sua ironia. ottobre 2020
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IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
ANCHE L’ARGENTINA SULLA VIA DELLA SETA MA NON È UN PASTO GRATIS
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a via della seta fa rotta su Buenos Aires. Pochi giorni dopo una conversazione telefonica tra il presidente argentino Alberto Fernandez e quello cinese Xi Jinping, la Banca centrale argentina ha deciso di autorizzare l’acquisto di yuan, la moneta cinese, per effettuare transazioni commerciali all’estero e per alcuni contratti di tipo future. La mossa è parte di un pacchetto di misure che il governo argentino ha varato per ordinare il mercato dei cambi, incentivare investimenti in settori strategici e il risparmio in pesos. Il colloquio tra Fernandez e Xi Jinping è stato celebrato sulla stampa locale, a conferma di una decisa volontà di rafforzare i rapporti bilaterali.
IL PRESIDENTE ARGENTINO ALBERTO FERNANDEZ
Buenos Aires si dice pronta a dare il via alle trattative per entrare nell’ambizioso progetto della Belt and road iniziative, la nuova via della seta. Fernandez ha confermato l’intenzione di recarsi a Pechino entro la fine dell’anno, pandemia permet-
tendo, con una robusta delegazione di industriali al seguito. Xi potrebbe ricambiare entro fine 2021. I due presidenti hanno ribadito l’intenzione di rendere ancora più dinamica l’associazione strategica integrale, con l’impulso a progetti idrici, edili, di connettività, di energia rinnovabile e infrastruttura del trasporto. Ma nessun pasto è gratis: Xi ha chiesto a Fernandez di promuovere una maggiore integrazione del gigante asiatico all’interno del Mercosud, il mercato comune di cui fanno parte anche Brasile, Uruguay e Paraguay. E il consolidamento delle relazioni bilaterali accentua le distanze tra il governo Fernandez e l’amministrazione Usa di Donald Trump.
UE, ACCELERARE LA TRANSIZIONE DIGITALE
L IL PARTITO DELLA MERKEL CRITICO CON LA BCE
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a risposta della Banca centrale europea alla crisi del coronavirus è errata. Non lo dice il leader di un partito sovranista, bensì il Consiglio dell’economia dell’Unione cristiano-democratica (Cdu), gruppo che rappresenta gli interessi degli imprenditori aderenti al partito di Angela Merkel. In un documento che il quotidiano “Handelsblatt” sostiene di aver visionato, il Consiglio dichiara addirittura che la Bce sta utilizzando «strumenti completamente sbagliati» per far fronte alla crisi. Criticando il programma di emergenza per l’acquisto di titoli di Stato dei Paesi membri dell’Eurozona volto a far fronte alla crisi del coronavirus (Pepp), il presidente del Consiglio dell’economia della Cdu Wolfgang Steiger ha evidenziato che «il problema dell’area dell’euro non è la mancanza di liquidità. I veri problemi sono la mancanza di competitività e l’eccessivo debito pubblico di alcuni Paesi. La politica monetaria non risolve questi problemi, li rafforza. Si tratta quindi di un prezzo elevato che paghiamo se aboliamo l’economia di mercato per paura delle conseguenze a breve termine della razionalizzazione di strutture improduttive e non competitive. Con la sua politica monetaria ultraespanisva, la Bce non sta risolvendo alcun problema, ma sta causando molti danni collaterali». In particolare, i bassi tassi di interesse funzionerebbero da incentivo per Stato, imprese e famiglie a contrarre sempre più debiti. «Gli Stati sovraindebitati possono rinunciare a decisioni difficili e continuare a vivere di credito», sottolinea il Consiglio Cdu. 86
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a pandemia impone di accelerare sulla strada della transizione digitale, anche in Europa. Il Consiglio europeo straordinario ha sancito che per acquisire sovranità digitale l’Unione europea deve creare un vero e proprio mercato unico, rafforzare la sua capacità di definire le proprie regole, compiere scelte tecnologiche autonome nonché sviluppare e dispiegare capacità e infrastrutture digitali strategiche. I Ventisette hanno sottolineato che la crisi da Covid-19 ha messo ancor più in evidenza la necessità di creare un quadro interno volto a consentire alle imprese europee di crescere ed espandersi. Il Consiglio europeo attende con interesse, entro la fine dell’anno, la proposta della Commissione relativa a una legge sui servizi digitali e invita la Commissione europea a presentare, entro marzo 2021, una “bussola per il digitale” (Digital compass) globale che definisca le ambizioni digitali concrete dell’Ue all’orizzonte 2030. Il Digital compass dovrebbe istituire un sistema di monitoraggio delle capacità e abilità digitali strategiche europee, e delineare i mezzi e le tappe principali per realizzare le ambizioni dell’Ue. A livello internazionale, l’Ue farà leva sui suoi strumenti e i suoi poteri normativi per contribuire a definire norme e regole globali. I Ventisette hanno specificato che l’Ue rimarrà aperta a tutte le imprese che rispettano le norme e le regole europee; e che lo sviluppo digitale deve salvaguardare i valori, i diritti fondamentali, la sicurezza ed essere socialmente equilibrato.
IL GIRO DEL MONDO IN 30 GIORNI
ENEL NELLA PRODUZIONE DI IDROGENO IN CILE
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nel Green Power Chile realizzerà, con la società elettrica cilena Ame e i futuri partner Enap (l’azienda petrolifera del paese latinoamericano), Siemens Energy e Porsche, un impianto pilota per la produzione di idrogeno verde con un elettrolizzatore alimentato da energia eolica a Cabo Negro, a nord di Punta Arenas nella regione di Magallanes. L’entrata in esercizio dell’impianto è prevista per il 2022. Si tratterà del primo progetto di questo tipo che produrrà idrogeno in Cile, oltre a uno dei più grandi in America Latina. L’annuncio in un evento con il ministro cileno dell’Energia Juan Carlos Jobet. «L’idrogeno verde può davvero svolgere un ruolo importante nella transizione energetica», ha detto Salvatore Bernabei, ad globale di Enel Green Power e responsabile della linea di business Global power generation di Enel, «supportando la decarbonizzazione di settori le cui emissioni sono più difficili da abbattere, e nei quali l’elettrificazione degli usi finali non è una soluzione semplice: Enel punta su questo tipo di idrogeno, che viene prodotto tramite elettrolizzatori, alimentati al 100% da elettricità rinnovabile. Questo progetto, che è una pietra miliare per il gruppo a livello globale, può mettere in pratica la nostra visione; nello specifico, un impianto come questo può consentirci di analizzare le migliori soluzioni tecnologiche per produrre idrogeno in modo efficiente sfruttando la ricchezza di risorse e le solide infrastrutture della regione di Magallanes».
UE, PIÙ RIGORE NELLE NOMINE DEI BANCHIERI
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a Banca centrale europea ha annunciato l’intenzione di rivedere in maniera più rigorosa le nomine dei dirigenti degli istituti di credito dell’Eurozona. L’obiettivo è ritenere in futuro i top manager «maggiormente responsabili». La Bce ha collaborato con le autorità di vigilanza bancaria degli Stati membri dell’area dell’euro per sviluppare un’interpretazione uniforme dei criteri di idoneità per i dirigenti delle banche. «Stiamo facendo un ulteriore passo avanti» ha affermato il vicedirettore del Consiglio di vigilanza della Banca centrale europea, Yves Mersch, «l’autorità monetaria europea colmerà le lacune esistenti accompagnando più da vicino le banche attraverso controlli di idoneità più rigorosi dei dirigenti». In particolare, la Banca centrale europea si concentrerà maggiormente su ciò che si aspetta dai top manager in termini di «solidità e stabilità» degli istituti di credito. «Se nella nostra valutazione giungeremo alla conclusione che una persona non è adatta alla funzione prevista, assumeremo una decisione negativa in conformità con il diritto dell’Ue» ha precisato Mersch. L’Eurotower valuterà se vi siano fatti che potrebbero avere un impatto negativo sulla reputazione della persona interessata. Si tratta per esempio di «precedenti condanne o procedimenti legali o amministrativi in corso». La Banca centrale europea riterrà il personale dirigenziale più personalmente responsabile: se si rendessero colpevoli di cattiva condotta o ignorassero quella dei loro colleghi, i top manager «non potrebbero più nascondersi dietro la responsabilità collettiva dell’organo gestionale della banca».
HUAWEI NON SARÀ ESCLUSA DEL TUTTO DALLO SVILUPPO DEL 5G IN GERMANIA
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uawei non sarà esclusa in maniera completa dallo sviluppo della rete 5G in Germania, ma l’utilizzo dei suoi componenti verrà «fortemente limitato». È quanto avrebbe deciso il governo federale, secondo il quotidiano “Handelsblatt” che cita fonti dell’esecutivo guidato dalla cancelliera Angela Merkel. La questione verrà disciplinata dalla legge per la sicurezza della tecnologia dell’informazione 2.0, che dovrebbe essere discussa dal governo federale nel mese di novembre. Per il 5G l’esecutivo starebbe valutando una procedura in due fasi, in cui un test tecnico dei singoli componenti è combinato con una valutazione politica dell’affidabilità dei produttori. Berlino vuole impedire
che la nuova rete di telecomunicazioni venga utilizzata impropriamente per atti di sabotaggio. Huawei è infatti accusata
di svolgere attività di spionaggio per la Cina. Per tale motivo, gli Usa hanno chiesto ai propri alleati di escludere l’azienda dalle rispettive reti 5G. In Germania i componenti critici dell’infrastruttura dovranno essere certificati dall’Ufficio federale per la sicurezza delle informazioni. Allo stesso tempo, il governo richiederà una dichiarazione di fiducia dal produttore al fine di verificarne la credibilità. Sulla base dei dati forniti dal Servizio federale per le informazioni (Bnd), l’agenzia di intelligence esterna della Germania, le verifiche verranno svolte dai ministeri degli Esteri, dell’Interno e dell’Economia ed Energia, possibilmente con l’autorizzazione della Cancelleria federale.
Il giro del mondo in 30 giorni è a cura di Riccardo Venturi ottobre 2020
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COSMOPOLITICA Andrea Margelletti Presidente del Centro Studi Internazionali, docente presso la Facoltà di Scienze delle Investigazioni e della Sicurezza dell’Università di Perugia e Narni. Unico membro onorario delle Forze Speciali
RUSSIA, NAVALNYJ E NORD STREAM 2: OLTRE LA RETORICA
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avvelenamento del dissidente russo Aleksej Navalnyj, avvenuto lo scorso 20 agosto, ha assunto quasi immediatamente una enorme valenza internazionale e si è trasformato nell’ennesimo banco di prova dei rapporti tra Russia ed Europa. Al di là della sacrosanta battaglia dei governi occidentali, Francia e Germania su tutti, per la difesa dello Stato di diritto in Russia, il “caso Navalnyj” è diventato la cornice per un attacco su larga scala al Cremlino. Ogni giorno in Russia decine di oppositori e giornalisti subiscono palesi violazioni dei propri diritti e abusi di ogni genere. In alcuni casi pagano anche con la vita il proprio impegno politico e civile. Navalnyj è il più famoso di essi e sicuramente la più importante voce anti-establishment nella Russia putinista. Tuttavia se la Germania e la Francia tanto si sono prodigate per accoglierlo nei propri ospedali e salvargli la vita non è solo per ragioni di carità cristiana. Pensare il contrario sarebbe da ingenui. Trasformare l’avvelenamento di Navalnyj in una querelle internazionale, addirittura minacciando sanzioni sul Nord Stream 2, il gasdotto che aumenterà le forniture di “oro blu” russe all’Europa e che trasformerà la Germania nel rubinetto europeo, è parte di una precisa strategia tedesca, il cui obiettivo ultimo è mandare una serie di messaggi a Mosca. In ordine sparso la Cancelliera Merkel, prendendo sotto la sua ala protettrice il dissidente russo, intende dimostrare a Putin che anche l’Occidente è in grado di interferire nei processi politici interni di altri Stati e utilizzarli come strumento di pressione. In sintesi, occhio per occhio, dente per dente. Se Mosca cerca di manipolare i processi elettorali da Copenaghen a Roma, Berlino sosterrà i dissidenti russi, dando loro coraggio. Il secondo messaggio è sulla Bielorussia, Paese che ribolle di rabbia contro il proprio presidente Lukashenko e che sogna una rivoluzione colorata. Minsk, come tutta l’Europa Orientale, è ancora considerata dai tedeschi come il proprio lebensraum (lo spazio vitale) dove espandersi politicamente ed economicamente. Allo stesso modo, Putin non vuole immaginare una Bielorussia fuori dall’orbita di Mosca e farà di tutto affinché la crisi si risolva con un esito piacevole per il Cremlino. La Germania non ci sta e, proteggendo Navalnyj, strizza l’occhio anche all’opposizione bielorussa. Infine, il terzo messaggio riguarda il Nord Stream 2. Lungo oltre 1000 km, il gasdotto è costato 9,5 miliardi di euro, coinvolge un consorzio di oltre 20 mega-imprese europee e russe nel settore dell’energia e delle infrastrutture e punta a incrementare di 110 miliardi di metri cubi all’anno le forniture di gas russo per il mercato europeo. Un progetto che conviene a tutti: alla Germania che controllerà il grosso del flusso gasiero lungo il vettore euro-asiatico, ai cittadini europei che risparmieranno in bolletta e alla Russia che assorbirà le quote di mercato di Norvegia, 88
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Olanda e Regno Unito, la cui produzione di gas è in declino. Quindi, se è davvero conveniente a tutti, perché minacciare l’interruzione dei lavori? Semplice, per ottenere uno sconto sul prezzo e, probabilmente, per dire al Cremlino di non forzare la mano in Europa altrimenti le ritorsioni potrebbero essere non solo nel campo politico e d’immagine, ma anche in quello economico. Tuttavia, nonostante il mondo imprenditoriale e partitico-istituzionale teutonico sia da sempre diviso tra filorussi e antirussi sulla questione dei rapporti con Mosca, sembra molto complicato che la Germania sacrifichi il Nord Stream 2 in nome di una battaglia ideologica. Nonostante le pressioni di Washington, che sogna una cesura tra Russia ed Europa per invadere il mercato europeo di LNG Made in Usa, i tedeschi ci penseranno due volte (o anche tre) prima di rinunciare al gasdotto.
Nonostante le pressioni Usa i tedeschi ci penseranno due volte prima di rinunciare al gasdotto
ALEKSEJ NAVALNYJ
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FASHION IL MOOD SULLE PASSERELLE MILANESI
La collaborazione fa la forza di un’alta moda che cerca nuova linfa di Fabiana Giacomotti
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vessimo scritto questo pezzo vent’anni fa, per il titolo avremmo usato una di quelle formule finto-ingenue e un po’ cafone che tanto piacevano ai settimanali di attualità di allora: “E tu, collabori?”. La collaborazione (non usiamo il derivato “collaborazionismo” per ovvie ragioni) è infatti la nuova cifra di ogni business minimamente promozionabile, dagli yogurt alle torte confezionate alla telefonia mobile fino e - non poteva essere altrimenti – alla moda; il settore che più di ogni altro ha bisogno di mantenere viva l’attenzione, di suscitare – anzi, visto il periodo di re-suscitare - il desiderio di acquisto, UN MOMENTO DELLA SFILATA PRADA-RAF SIMONS. SOTTO, UNA CREAZIONE LEGO-ETRO di farsi indispensabile, indissolubile, immarcescibile. Come dicono i comunicatori in erba con il loro lessico pre- Dior. Perfino Giorgio Armani, l’ultimo dei “re” della moda riconfezionato, è la moda il segmento che più ha bisogno “di masti, non ha perso un’oncia della propria vitalità, ma ha amsorprendere e stupire” (perdonate la divagazione, ma a noi morbidito toni e vis polemica per concentrarsi sulla bellezza linguisti pare abbastanza incredibile la facilità con la quale della moda che realizza e alla quale il tempo ha dato ragione. le aziende si adagiano sul minimo e si contentino dell’ovvio Il team può essere stabile come nel caso di Raf Simons e in tema di scrittura promozionale, cioè del primo approccio Miuccia Prada, che hanno sbancato le ultime sfilate milanecol loro consumatore). Le collaborazioni non sono cosa nuosi con una collezione abbastanza miracolosa per modernità va; a dire il vero, sono anni che si moltiplicano le partnership e ispirazione («Questa è la prima di molte possibili propotemporanee tra designer di moda e di settori contigui come ste che nasceranno da questa collaborazione: le possibilità l’arredo o l’automotive; quelle fra pari grado, tra esperti e star sono infinite», ha detto Miuccia Prada nell’intervista video dello stesso settore, sono invece una novità, e discendono a due voci con Raf Simons, apparendo particolarmente direttamente dalla doppia esigenza di vendere a quarilassata), o di Kim Jones con Silvia Venturini Fendi, lunque costo, mantenendo livelli occupazionali partnership annunciata meno di tre settimane che in alcuni casi superano le mille persone e fa e operativa a breve, in apparenza con molta una buona posizione nel ranking delle prinsoddisfazione da entrambe le parti e in parcipali società di analisi e revisione, e per ticolare da quella di Jones, che affiancherà l’appunto di comunicare effervescenza e alla direzione creativa di Dior Homme capacità di fare team ai clienti in tempi di quella in co-gestione di Fendi (forse si inclusione e collegialità. appresta a diventare uno stilista mulIl secolo dall’idolatria del singolo, del coutitasking a vita com’era proprio Lagerfeld, ma più probabilmente fra dieci turier adorato e vezzeggiato come un faanni farà qualcosa di diverso, com’è raone è tramontata in via definitiva con proprio della sua generazione). Ancola morte di Karl Lagerfeld, ma aveva già ra più spesso e utilmente per i marchi subito un duro scossone lo scorso decenmeno visibili, le partnership possono nio, con la cacciata di John Galliano da 90
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FASHION anche essere temporanee, e dunque dar vita a un’ottima opportunità di comunicazione e di sollecitazione all’acquisto a costi ridotti, vedi il caso di Week End Max Mara che ha inaugurato la tendenza anni fa e che nell’ultima stagione, dopo il successo della piccola collezione sviluppata con la costumista premio Oscar Gabriella Pescucci, ha replicato con la editor inglese Lucinda Chambers (i capi non sono indimenticabili, ma la signora vanta un ricco potenziale mediatico). Collaborazioni per tutti, adattabili a ogni tasca, e non solo a quelle ricchissime di Dolce&Gabbana che, sostenuti da Pitti e dal Comune di Firenze, a inizio settembre hanno sviluppato oltre quaranta collaborazioni con gli artigiani fiorentini per il loro ormai classico appuntamento couture, che include viaggio, soggiorno e sfilate di moda e gioielli per gli ospiti internazionali. La formula della collaborazione sta risultando particolarmente attraente per marchi storici ma al momento meno vitali, come per esempio Trussardi e Pucci, che si affiancano a ogni stagione a creativi diversi, giovani e molto “edgy”, cioè interessanti e di tendenza, per accreditarsi nuovamente presso il pubblico internazionale: molto interessante, per esempio, si è rivelata la collezione Pucci creata dal designer giapponese Tomo Koizumi, uno dei “talent” scoperti da Sara Sozzani Maino che è diventata un arbiter delle collaborazioni nazionali e che è stata presentata nelle scorse settimane (i giornalisti di moda italiani hanno trottato tra sfilate e presentazioni come sempre: ben distanziati, certamente, a scaglioni come da decreto, ma hanno visto tutto in presenza). Poi, ampliando panorami e orizzonti, ci sono le collaborazioni e le partnership eccentriche, dove Lego si sta posizionando come uno dei marchi più attivi; chi credeva che i celebri mattoncini creati nel
In alto un’immagine delle creazioni di Tomo Koizumi per Pucci. Qui sopra un altro modello della collezione Prada
UNIRE DUE NOMI, DUE VOLTI, DUE O PIÙ STORIE NON DEVE MAI ESSERE FATTO A DISCAPITO DI UNA DELLE PARTI, SIA IN TERMINI DI NOTORIETÀ SIA DI ADEGUATEZZA
1932 in Danimarca da Ole Kirk Christiansen sarebbero stati soppiantati in via definitiva dai giochi elettronici e dalla soglia di attenzione sempre più ridotta dei bambini (Lego è crasi di leg godt, “gioca bene”, e abbastanza similare al latino “lego”, cioè “metto insieme”) ha dovuto ricredersi: grazie a costruzioni sempre più sofisticate e a collaborazioni con la moda, ai piccoli si sono aggiunti in misura sempre maggiore gli adolescenti e gli adulti, tanto che, lo scorso febbraio, per le ultime sfilate milanesi pre-Covid, Etro allestì le vetrine del monomarca Lego in piazza san Babila e promosse una collezione limited edition di braccialettini “Lego dots”. Adesso Lego ha replicato con una partnership con Levi’s (bellissima la Trucker Jacket Vintage con i pupazzetti Lego trasformati in ricami e applicazioni), disgraziatamente destinata solo al pubblico maschile, ma forse si tratta di un ballon d’essai a cui seguirà un ampliamento di gamma. Dunque, collaborazioni per tutti, con un solo limite: la creatività. O forse due. La coerenza. Se per un’azienda attenta alle sollecitazioni del momento può essere particolarmente facile stabilire contatti e sviluppare idee, collezioni, oggetti, è altrettanto vero che questa facilità di approccio dev’essere mitigata e sorvegliata da una direzione marketing salda e solida. Unire due nomi, due volti, due o anche più storie non deve mai essere fatto a discapito di una delle due parti, sia in termini di notorietà sia, appunto, di adeguatezza. Per ipotesi Etro sbaglierebbe a perseguire altre collaborazioni nell’area dell’entertainment pop, così come Pucci non dovrà mai perdere di vista la propria storia, e quanto i clienti si aspettano dal marchio, prima di scegliere nuovi direttori creativi pro-tempore. Tra Koché che ha firmato la collezione in vendita in questi mesi e Tomo Koizumi c’è una grande differenza di ispirazione: il che, può essere divertente per una, due,tre volte, ma alla lunga rischia di disorientare. ottobre 2020
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IL DENARO DEI VIP IL GENERAL MANAGER DI ZUMA
«I soldi meglio investiti? Sono quelli che spendo per stare con mio figlio» di Monica Setta
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il manager dell’anno per Zuma mondo, l’uomo che, partito da Bisceglie, è arrivato in alto fino a diventare general manager del colosso del japan food nei mercati internazionali. Elegante, curatissimo nei dettagli, Corrado Lamanuzzi ha vissuto a lungo Londra e in varie altre capitali straniere, ma adesso è a Roma e ha compiuto un piccolo miracolo. Nel periodo difficile del Covid-19 ha puntato sul delivery e ha fatto lievitare il volume d’affari di Zuma. La sua ricetta per il successo? Tanto lavoro innanzitutto, ma anche un pizzico di ‘folle’ visione strategica. Me il vero must è il suo rapporto con il denaro. Che per Corrado, come spiega in questa intervista a Investire, è un mezzo, non il fine. Ma anche....
CORRADO LAMANUZZI: «IL BENESSERE È IMPORTANTE MA HO SEMPRE PUNTATO PIÙ CHE ALTRO AD ARRICCHIRMI DI ESPERIENZE. LA FELICITÀ È NEL TEMPO, NON NEL DENARO»
Che rapporto hai, personalmente, con i soldi? Vengo da una famiglia umile di grandi lavoratori. Mi è stato insegnato che i soldi sono importanti, ma non fanno la felicità. So che può sembrare una frase fatta, ma è stato davvero un concetto fondante nella mia formazione. Lavorare e risparmiare è nel mio Dna fin da ragazzo; l’obiettivo era ed è tutt’ora l’arricchirmi di esperienze, perché negli anni ho maturato la consapevolezza che la vera felicità sta nel tempo, non nel denaro. Come nasce questa tua storia manageriale di successo? Quali erano i tuoi sogni da bambino e come li hai realizzati? Il bello dei sogni è che non finiscono mai: si realizzano e si evolvono. Come ogni bambino, il mio sogno era diventare un calciatore professionista! Stra92
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Corrado Lamanuzzi, general manager di Zuma, colosso del japan food
IL DENARO DEI VIP no a dirsi, ma è proprio grazie al calcio se oggi dirigo la squadra di Zuma Roma. Durante gli studi alla scuola alberghiera, mi allenavo tutti i giorni e lavoravo in un pub, il cui proprietario era anche presidente della squadra di calcio di Madonna di Campiglio. Un giorno mi chiamò per giocare contro l’Atalanta. Dopo aver avuto il mio momento di gloria sul campo, ho capito che il mio posto era su un altro floor, quello dei ristoranti.
Da manager di successo, la ricchezza è un valore aggiunto oppure è più importante la ricchezza morale di quella materiale? La ricchezza materiale sicuramente apre delle porte e permette di apprezzare la lunga strada percorsa e il tanto impegno speso, specialmente per chi, come me, si è fatto da solo. Per me è però più importante arricchire soprattutto la mente, perché questo aiuta me, il mio team, la mia famiglia e chiunque mi stia accanto. Dal punto di vista degli investimenti, sei più una cicala o una formica? Sono un uomo semplice, un gran lavoratore che risparmia per il futuro della sua famiglia.
Qual è una spesa folle che hai fatto nella vita? Nel 2015 lavoravo in un ristorante nel centro di Londra. Con il mio team abbiamo quasi raddoppiato il fatturato e ho ricevuto un bonus importante. Quell’anno mi sono regalato un Rolex. Lo porto sempre con me, per ricordarmi che il tempo e l’impegno pagano, e oltretutto perché è un bell’orologio! Per cosa spende abitualmente Corrado? Spendo per vedere mio figlio, Sebastian, che abita a Londra. Cerco di passare con lui il miglior tempo possibile, portandolo in giro per il mondo. L’emergenza Covid ha messo a dura prova le aziende italiane, voi però avete fatto lievitare il delivery di Zuma a Roma. Come ci sei riuscito? Qual’è stata la tua ricetta di successo? La ricetta del successo è come sempre racchiusa nei giusti ingredienti. Il de-
«DURANTE IL LOCKDOWN IL TEAM È STATO FONDAMENTALE: IL LAVORO DI SQUADRA IN CUCINA, I MANAGER CHE GESTIVANO LE CONSEGNE IN TUTTA ROMA, I RAGAZZI RESPONSABILI DEI NOSTRI SOCIAL MEDIA» Qui accanto la terrazza dello Zuma a Roma (www. zumarestaurant. com/locations/rome/). Sotto il padre di Corrado, Sebastiano Lamanuzzi
livery di Zuma vince grazie al mio team e ai nostri clienti. L’atmosfera unica di Zuma a Roma, con una cucina irripetibile e un servizio di eccellenza, ci porta ad avere molti ospiti assidui. Quest’estate la clientela romana è cresciuta tantissimo, passando dal 60% all’80%; sono gli stessi che durante il lockdown hanno accolto Zuma nelle loro case, chi in attesa di tornare da noi, chi incuriosito dal progetto e poi fidelizzato. Il team è stato fondamentale: il lavoro di squadra in cucina, i manager che gestivano le consegne in tutta Roma, i ragazzi responsabili dei nostri social media…tutti hanno permesso di mantenere un dialogo vero e costante con clienti abituali e nuovi, fino alla riapertura.
Quali sono i prossimi traguardi nella tua attività? Si parla di un’apertura anche a Capri... Viviamo tempi nuovi, che richiedono maggior praticità, con obiettivi ben chiari. Sei mesi fa eravamo chiusi, oggi facciamo 2000 coperti a settimana. Sicuramente portare la nostra esperienza in altre destinazioni in Italia sarà fantastico. Spero di potervi aggiornare presto. ottobre 2020
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BIBLIOTECA Antonio Quaglio Laureato in Economia aziendale all’Università di Venezia, è stato inviato e caporedattore a Il Sole 24 Ore. Collabora a www.ilsussidiario.net.
SOCIAL DILEMMA DEL RISPARMIATORE: FIDARSI DELLA RETE?
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l social dilemma posto da Netflix con il suo ultimo docu-film si colloca in realtà sull’interfaccia bollente tra politica e finanza: e agita anzitutto Google, Apple, Amazon e Facebook, vicine di casa del colosso globale della stream-tv nella Silicon Valley. Non per caso “The Social Dilemma” - formato da Jeff Orlowski - è stato messo in rete nei primi giorni di settembre: all’inizio della volata finale verso il voto del 3 novembre per la Casa Bianca. Quel giorno come risolverà il dilemma Trump vs Biden ognuno dei 140 milioni di americani iscritti ai polls elettorali? E quanto saranno influenzati dalla ragnatela social insinuata ormai in profondità nei pensieri e nelle emozioni di un numero crescente di abitanti del pianeta? L’impatto dei social network sulla politica americana (e non solo) è stato al centro del dibattito pubblico lungo l’intero primo quadriennio di “Twitter” Trump. Tanto che Facebook - da sempre indiziata naturale per tutti i “peccati social” contro la democrazia - è corsa per prima ad annunciare policy eccezionali nella fase finale della campagna elettorale. La piattaforma non accetterà spot alla vigilia del voto e ha già schierato un robusto “esercito anti-manipolazione” per neutralizzare in tempo reale account hater o cospirazionisti come quelli di QAnon. L’accusa di cinica neutralità business-oriented nelle elezioni 2016 - se non di collusione con il “nemico” Trump in operazioni come Cambridge Analytica, con sponde opache fuori America - bruciano ancora a Mark Zuckerberg (e pesano al Nasdaq sul titolo di Menlo Park). Ma questo non ha impedito a Mr Facebook di lanciare in anticipo un segnale forte - da Ceo billionaire di una mega-public company - a chi guiderà gli Usa nei prossimi quattro anni. Un leak pilotato - non sui social media ma sul tradizionalissimo Wall Street Journal - ha infatti rivelato che Facebook sta accelerando la preparazione di una difesa a oltranza contro le autorità antitrust statunitensi: ormai orientate, si dice, a imporre la separazione di WhatsApp e Instagram. Primo passo esemplare per allentare i tanti e intricati social dilemma degli americani, della loro democrazia, del loro mercato. Non è detto che l’approdo alla casa Bianca del democrat Joe Biden prefiguri uno scenario più traquillizzante, anzi. Le cugine “Faang” condividono infatti con Wall Street il timore che il candidato centrista obamiano, una volta scalzato The Donald dalla presidenza, non riesca poi a contenere le 94
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Durante la volata finale della campagna elettorale per la Casa Bianca Netflix ha proposto un docu-film problematico sui giganti del web: una questione bollente in prospettiva finanziaria non meno che sociopolitica spinte dei dem radicali. Quelli impazienti di rovesciare l’ultima riforma fiscale repubblicana (favorevolissima alle big della Silicon Valley) e soprattutto frantumare i monopoli californiani del web, anche a dispetto della loro comune e dichiarata fede anti-trumpiana. C’è comunque ancora tempo per guardare con calma “The Social Dilemma” su Netflix. Non proprio per goderselo: ma certamente per porsi alcune domande probabilmente non rinviabili. E che vanno a toccare da vicino la vita economica delle persone, con quella finanziaria in prima fila. È infatti chiaro che la fine - almeno apparente - della condiscendenza politica verso la Rete (finora “narrata” come luogo assoluto di libertà e di progresso socioeconomico) coincide con l’affacciarsi dei “barbari” della Silicon Valley alle porte del sistema finanziario. Dopo aver già messo in ginocchio i media tradizionali (simbolica l’acquisizione del Washington Post da parte di Jeff Bezos), ora Faang e satelliti come Paypal hanno già iniziato l’occupazione dei servizi di pagamento. E il futuro - complice il Covid - è già presente: si chiama social lending e social investing; promuove la svolta Esg nel wealth management ma scatena contro i loro la consulenza robotica caricata di intelligenza artificiale. Houston, we have more than a social dilemma.
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EDUCAZIONE FINANZIARIA Paolo Zucca Iscritto all’Ordine dei Giornalisti dal 1979, già responsabile del supplemento de II Sole 24 Ore Plus 24. Partecipa a tutorial e iniziative contro l’eccessivo uso del contante. Twitter @pzu551
LE TENDENZE DEL 2020 CHE CI TRASCINEREMO A LUNGO
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ncora poco più di due mesi e si concluderà un 2020 pessimo, tutto Coronavirus e recessione, tanta paura e poche nuove iniziative. Le statistiche al 31 dicembre ci diranno come è cambiata la distribuzione della ricchezza nelle famiglie italiane, tra coloro che hanno fonti di reddito meno garantite (lavoro autonomo e d’impresa) e chi dispone di una pensione o di uno stipendio certo pur con cassa integrazione. Sperando di uscire dall’incubo al più presto, possiamo già anticipare alcune tendenze che emergeranno con i dati degli interi 12 mesi. Certamente il risparmiatore-investitore è cambiato e porterà per tanti anni nella memoria la ferita di uno shock imprevedibile, rapido e planetario. È cambiato il suo modo di pensare e quindi il suo agire. Meno mattone - Se il cielo è scuro e le nubi cariche di grandine è meglio evitare uscite premature e per questo l’acquisto di case subirà una flessione stimata dagli operatori – in numero di compravendite – in un 20% circa rispetto alle 603 mila realizzate nel 2019. Si scenderà sotto i 500mila contratti. Con una flessione anche delle richieste di mutui nonostante tassi di interesse rasoterra. Le famiglie cercheranno soluzioni abitative migliori mentre verrà meno l’interesse per gli immobili da investimento (locazioni turistiche, affitti brevi, studenti). Nei primi mesi del 2021, anche in caso di schiarita sanitaria, la prudenza prevarrà e il risveglio verrà avvertito dalle reti di vendita e dai mediatori creditizi a contatto con le famiglie. Capacità di risparmio. Non deve stupire se in una caduta totale della produzione le famiglie – sempre nei numeri medi perché le disparità sono ora più marcate - abbiano concentrato l’attenzione sulle uscite e, non volendo (e forse neppure potendo) spendere, abbiano migliorato la capacità di riserva. A fine anno il tasso di risparmio delle famiglie italiane dovrebbe staccarsi dal 10% circa degli scorsi anni per riavvicinarsi a quel 14% del decennio 1990-2000 mentre era addirittura del 22% nel decennio 1980-1990. Riemergono comportamenti frutto del Dna storico di un Paese che è arrivato abbastanza recentemente tra i Paesi ricchi e industrializzati. Mettere da parte per un futuro incerto, tenersi liquidi per ogni evenienza, non indebitarsi. Consumi al lumicino. La frenata degli acquisti è la conseguenza di un anno cupo, il 2020 finirà con un calo in quasi tutti i settori. La vendita di auto in Italia dovrebbe toccare a fine anno un -30% rispetto a 1,9 milioni di veicoli dello scorso anno. La moda perderà tra il 20-30% del fatturato. Terrà il food, crisi nera per fiere e turismo. Investimenti prudenti. Il Covid spinge la liquidità nei conti correnti, che già da tempo viene interpretato non come
UN CORAZZIERE CON LA MASCHERINA, IMMAGINE EMBLEMATICA DEL 2020
Il risparmiatore-investitore è cambiato e porterà per tanti anni nella memoria la ferita di uno shock imprevedibile, rapido e planetario pigrizia o incertezza ma come un’autoassicurazione. Gli italiani pur avendo in portafoglio molte opportunità di investimento in prodotti liquidissimi (si pensi ai Btp o anche ai fondi) si cautelano tenendo troppa liquidità. A fine anno si andrà ben oltre i mille miliardi lasciati su c/c e depositi a vista. Quasi il 60% degli italiani, tra i garantiti, potrà dichiarare di avere mantenuto, o in piccola parte incrementato, il proprio patrimonio rapidamente disponibile. Saldo demografico. Tra i numeri importanti di fine anno, anche se bisognerà attendere l’ufficializzazione Istat, ci sarà il nuovo calo della natalità. Probabilmente si registrerà il nuovo record negativo dopo i 420mila nuovi nati (-4,5%) del 2019. Il virus ha ucciso decine di migliaia di anziani eppure l’incidenza degli ultrasessantacinquenni è destinata comunque a crescere fino al 2047. Saranno più di un terzo della popolazione italiana e già ora hanno il 40% della ricchezza. In questi mesi hanno pensato alla salute e a risparmiare. ottobre 2020
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MALALINGUA Vittorio Borelli Giornalista di lungo corso, condirettore de Il Mondo, fondatore e direttore di East, già direttore delle relazioni esterne di Unicredito nella gestione Rondelli-Profumo
I CINQUE PROGETTI RECOVERY DI DANILO E GIGGINO
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iuseppe Conte non ne poteva più dello scetticismo dei partner europei sulla capacità dell’Italia di spendere bene i 209 miliardi del Recovery Fund. Così convocò Luigi Di Maio a Palazzo Chigi e gli disse a muso duro: «Luigi, a Bruxelles ci stanno sfottendo. La nostra credibilità è in picchiata. Dimostriamogli che non siamo più l’Italietta dei Pulcinella». «Hai ragione presidente, c’ammo affà?» fece Di Maio. «Meglio che tu non faccia niente. Rivolgiti a un gruppo di esperti e chiedi loro almeno cinque grandi progetti di politica industriale. E quando dico grandi intendo davvero grandi, tali da prefigurare un nuovo Rinascimento italiano». «Obbedisco» rispose il ministro come Garibaldi a Teano. «Ma quanto tempo mi dai?» «Ho promesso a Ursula e ad Angela che avrebbero avuto i papers entro le prossime 48 ore», precisò Conte. «E sai che con le due first lady non si scherza». Due giorni dopo Di Maio si ripresentò dal capo del governo. «Non ci crederai, presidé, ma di progetti ne abbiamo elaborati addirittura cinque». «Ti ascolto» fece Conte colpito da tanto entusiasmo. «Ma prima dimmi a chi ti sei rivolto». «Lasciamo stare. Ho fatto due chiacchiere con Danilo Toninelli e…. eccoci qua». Conte, in preda a un violento attacco di crampi allo stomaco si piegò in due gemendo: «No, Toninelli no, Toninelli no!». «Aspetta, prima di giudicare» si affrettò a dire Di Maio. «Il progetto numero uno è stato elaborato con l’alta collaborazione di Alessandro Di Battista e prevede la realizzazione di una avvenieristica isola tecnologica». «Avveniristica, non avvenieristica» gemette il professore. «Come preferisci» replicò Di Maio. «Comunque, l’idea è di realizzare nel golfo di Napoli, con stampanti 3D, un’isola in materiale biodegradabile su cui trasferire i migliori centri di ricerca italiani e gli headquarter delle nostre aziende più avanzate». «Ok, ma quale sarebbe la mission?« chiese Conte. «Qui ti volevo, presidé. L’obiettivo è di dar vita a una Silicon Valley italiana ma acquatica, un concentrato di futuro fantascientifico». «Obiettivo ambizioso» convenne Conte «ma perché i nostri centri di ricerca e le nostre aziende dovrebbero trasferirsi su un’isola biodegradabile?». «Semplice» rispose l’altro «perché il principio è quello della Rigenerazione Perpetua: ogni 10 anni l’isola si autoriproduce da sola, con modalità e forme diverse da quelle precedenti!». 98
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«Fantastico» sibilò Conte a denti stretti. «E quanto costerebbe questo gioiellino?«. «Meno di quello che pensi: una cinquantina di miliardi». «Una bazzecola« osservò il presidente del Consiglio più rassegnato che ironico. «E il secondo progetto?». «Quello è stato suggerito proprio da Toninelli. Vogliamo dare un taglio alle menate sull’attraversamento dello Stretto di Messina? Basta con i ponti sospesi e i tunnel, che costano un sacco di soldi e che non danno garanzie né ambientali né di sicurezza! La vera innovazione è il lancio con catapulta da Reggio a Messina». «Luigi, mi stai prendendo per il c… ? Secondo te, io possa andare da Ursula a proporle una cavolata del genere?» «Sembra una cavolata, ma ci hanno lavorato ingegneri, fisici, esperti di aeronautica… tutti grillini. Si tratta di costruire catapulte di grandi dimensioni capaci di lanciare non una persona alla volta, che sarebbe poco pratico e forse diseconomico, ma una cinquantina di persone, ovviamente dotate di paracadute, tute a prova di impatto eccetera». «Non ho parole» profferì Conte. «E quest’altra genialata che cosa ci costerebbe?». «Una sessantina di miliardi. Ma devi considerare che non avresti più il costo dei traghetti e di tutta quell’economia grigia che prospera sullo Stretto». «Mi astengo dal commentare. Veniamo agli altri progetti». «Il progetto numero tre è fatto per portare via un po’ di voti alla Lega al Nord. Come? Realizzando una metropolitana che colleghi Bologna con Firenze in mezz’ora circa. Con soli 35 miliardi azzeriamo le problematiche sia della ferrovia sia dell’autostrada. Tu ti presenti alla stazione di Bologna, paghi il tuo biglietto da 2 euro e in mezz’ora sei a Firenze. Ma ti rendi conto!?» «Temo di sì» rispose Conte pensando a che cosa avrebbero detto gli alleati europei, il Pd, il presidente della Confindustria e quel rompico…. di Francesco Giavazzi sul Corriere della Sera. «Ti confesserò che mi è passata la voglia di chiederti degli altri progetti». «Ma come» si stupì Di Maio «non vuoi sentire che cosa abbiamo pensato per la Basilicata, per la Sardegna e per il mitico Nord Est? In Basilicata potremmo realizzare una mega Disneyland capace di attirare turisti da tutto Europa, in Sardegna potremmo avviare un fiorente commercio di rocce nuragiche con l’americana Macy’s e con la cinese Alibaba, mentre nel Nord Est potremmo organizzare il primo concorso mondiale di Miss Balcani. Il primo, una figata pazzesca!?».
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