Investire Today 1 Aprile 2020

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Mercoledì 1 Aprile 2020

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A cura di

Intesa Sanpaolo / Con l’innovation center in prima fila nella ricerca avanzata contro il Covid-19 Integrae/ «Lo Stato agisca subito»

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Banche popolari /

Noi, essenziali per la ripresa dei territori - continua a pag 18

L’ORO TORNA RIFUGIO

fattori che lasciano prevedere una stagione all’insegna del rialzo. Prima fra tutte, la congiuntura del Il fascino dell’oro non tramonta mercato del denaro condiziomai, anche ai tempi dell’epideBalzato a 1700 dollari l’oncia è ripiegato ma è previsto in rialzo nata dalle scelte obbligate delle mia. La conferma arriva dalla banche centrali: l’oro, sostengoricerca annuale sulla ricchezza condotta su 700 family office dall’inglese Knight Franke, poco sotto i 1.700 dollari l’oncia, salvo poi ripiegare fino no gli esperti, sembra destinato a salire almeno finché autorevole bussola delle scelte dei patrimoni più solidi. a poco sopra 1.530 dollari sotto la pressione della crisi. non si esaurirà la tendenza al calo dei tassi che non è Dal sondaggio emerge che l’oro primeggia tra le scelte Non è stata una frenata isolata, ma una pioggia provo- certo all’orizzonte. Al proposito va poi sottolineato che di investimento davanti ai private equity ed all’immobi- cata in parte dalle vendite forzate di investitori in crisi “l’oro - come sostiene Giacomo Andreoli di Confinvest liare. In fondo alla classifica ci sono bond. Per non parla- di liquidità, in parte dalle prese di profitto dopo il mancato - se guardiamo all’andamento delle masse monetarie, re delle azioni, da cui è ancora prudente stare alla larga, taglio dei tassi da parte della Fed. Responsabili potrebbero è ancora a forte sconto rispetto ai valori del 2007”. In essere anche le banche centrali (Cina in testa), impegnate a un mondo dominato da interessi sottozero, l’appeal del nonostante i forti ribassi. Il gradimento per il metallo giallo si è però già tradot- far cassa in vista dello sforzo necessario per fronteggiare la lingotto è irresistibile. Senza tener conto delle ragioni to in un sensibile aumento delle quotazioni: il prezzo crisi di liquidità dell’economia. Ma si tratta probabilmente geopolitico e dell’assillo della sicurezza oltre a mille continua a pagina 2 > dell’oro è arrivato a sfiorare i massimi degli ultimi 7 anni di una frenata temporanea, cui si contrappongono diversi  DI UGO BERTONE

EDITORIALE Economia reale, e reti finanziarie il matrimonio è già realtà  DI MARCO MUFFATO

Investire nell’economia reale, nel sistema delle pmi da sempre punto di forza del Made in Italy, era urgente nel mondo di prima lo è ancora di più nel mondo che seguirà al Covid-19. Per questa ragione vanno seguite con interesse e attenzione le iniziative che provengono dal comparto della consulenza finanziaria volte a rendere disponibili strumenti finanziari come i fondi di private equity e di venture capital (un tempo di pertinenza esclusiva degli investitori istituzionali) per il grande pubblico degli investitori privati e con soglie d’ingresso alla portata di molte tasche. E’ il caso di un operatore come Azimut - e in questo numero di Investire Today a pagina 6 e proprio su questo tema riportiamo l’intervista all’ad e dg (della holding) Paolo Martini – che, primo player in Italia, ha “democratizzato” l’accesso ai private asset.

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E il petrolio soffre, ma non di virus

 DI GLORIA VALDONIO

In questa guerra non c’è un solo fronte che tiene, da quello sanitario a quello economico-finanziario, da quello politico-istituzionale a quello sociale. E non c’è trincea che offra riparo dal “nemico invisibile”. Così, insieme alle quotazioni dell’oro e di tutti i metalli, nelle ultime settimane sono precipitate anche quelle delle materie prime alimentari come mais, soia, zucchero a causa del rallentamento della produzione economica e dell’effetto moltiplicatore

IL GRAFICO ILLUSTRA IL CROLLO DEL PREZZO ACCUSATO DAL BARILE

degli ETC (fondi che replicano gli indici passivamente) coinvolti nel sell-off delle ultime settimane. L’unica eccezione è stato il caffè, che ha curiosamente registrato guadagni nel periodo. Ma il crollo più

drammatico è stato quello registrato dal petrolio che ha superato i minimi del 2016 tornando a livelli che non si registravano dal marzo del 2002, a 20 dollari al barile (ieri in lieve recupero, attor-

ABBANDONA I TUOI DUBBI. NON I TUOI OBIETTIVI Le incertezze di mercato non dovrebbero farti perdere di vista i tuoi obiettivi finanziari. Janus Henderson offre soluzioni d’investimento per aiutarti a tenere la rotta nell’attuale contesto di incertezza. janushenderson.com/ScopriDiPiu A scopo promozionale. Destinato ai soli investitori professionali. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva potrebbero aumentare o diminuire. Pubblicato in Europa da Janus Henderson Investors. Janus Henderson Investors è il nome con cui vengono forniti i prodotti e i servizi d’investimento da Janus Capital International Limited (n. di reg. 3594615), Henderson Global Investors Limited (n. di reg. 906355), Henderson Investment Funds Limited (n. di reg. 2678531), AlphaGen Capital Limited (n. di reg. 962757), Henderson Equity Partners Limited (n. di reg. 2606646) (ciascuna registrata in Inghilterra e Galles all’indirizzo 201 Bishopsgate, Londra EC2M 3AE e regolamentata dalla Financial Conduct Authority) e da Henderson Management S.A. (n. di reg. B22848, registrata all’indirizzo 2 Rue de Bitbourg, L-1273, Lussemburgo e regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier). Janus Henderson, Janus, Henderson, Perkins, Intech, Alphagen, VelocityShares, Knowledge. Shared e Knowledge Labs sono marchi commerciali di Janus Henderson Group plc o di una delle sue società controllate. © Janus Henderson Group plc.

no a quota 23), un sostegno che peraltro ha addirittura ceduto per qualche ora la scorsa settimana. La parabola del del petrolio ha ovviamente messo in affanno tutto il settore energetico e ha fatto vacillare tutte le oil company, le cui quotazioni sono scese del 50-60% sia negli Stati Uniti che in Canada: l’americana Chevron, per citarne una, ha lasciato sul terreno oltre il 22 per cento. A farne le spese non sono state solo le aziende. Se il petrolio a buon mercato è vento tra le vele per l’economia cinese che si dichiara prossima alla ripresa, potrebbe essere il Canada, con i prezzi del greggio scesi a 7,5 dollari al barile, la prima nazione vittima della Guerra del petrolio. Perché guerra? Perchè, a spingere così in basso le quotazioni è stato un cocktail letale formato dal crollo della domanda stimata di petrolio precedente alla pandemia e dalle ostilità in seno all’Opec+. Il tutto mescolato con Covid2019. continua in pagina 2>


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MA LO SCONTRO SUL GREGGIO FINIRÀ

Gli Usa spingono su Russia e Arabia perchè riducano la produzione, che così abbondante nuoce a tutti  DI GLORIA VALDONIO

Non c’è dubbio che, sul fronte della domanda, già prima della pandemia l’offerta di petrolio a livello globale fosse già eccessiva, e che la domanda sia stata condizionata dal crollo produttivo della Cina, che rappresenta il 20% della domanda globale di petrolio. Ma la vera tragedia si è consumata il 6 marzo quando la Russia ha declinato l’invito dell’Arabia Saudita a tagliare di 1,5 milioni di barili al giorno la produzione del cartello. Come spiega il team di analisi di Vontobel, il rifiuto ha scatenato una guerra per la salvaguardia delle quote di mercato da parte di tutti i produttori arabi, a partire dall’Arabia Saudita che ha dichiarato di voler riportare la produzione entro aprile a oltre 12 milioni di barili, offrendo anche a forte sconto il greggio. “Si tratta di una mossa che colpisce i produttori meno efficienti e quelli americani, che hanno un prezzo di break-even sulle nuove trivellazioni superiore a 40 dollari”, spiega il team di analisi di

DI MARCO MUFFATO

continua da pagina 1> Naturalmente si tratta di soluzioni d’investimento che vanno proposte cum grano salis, chiarendo all’investitore privato - come spiega Martini nella sua intervista - che in portafoglio «un’asset allocation equilibrata possa avere a seconda del profilo di rischio del cliente, dell’orizzonte temporale prescelto, una percentuale che può andare dal 10-15 fino al 2530% del patrimonio in questa tipologia di strumenti. È chiaro che va fatto in maniera diversificata e avendo ben chiaro che quella parte di patrimonio non deve servire per i prossimi anni e con la consapevolezza che si tratta di forme di investimento che i primi anni, mentre costruisci il portafoglio, possono vedere anche il segno meno». Insomma, vista dal ri-

Vontobel. Ecco perché il presidente Donald Trump ha avviato massicci acquisti di petrolio per un totale di 77 milioni di barili ed ecco perché, secondo indiscrezioni della stampa USA, sta prendendo in considerazione una spinta diplomatica per convincere Arabia Saudita e Russia a ridurre la produzione. “Non si escludono – aggiunge Vontobel - anche sanzioni alla Russia per costringerla ad accettare la proposta dell’Arabia Saudita”. Il campo di battaglia Secondo alcuni analisti, come

Dopo Azimut anche Assoreti scende in campo. «Il risparmio vada verso l’economia reale italiana» sparmiatore privato investire nell’economia reale è un atto altruistico (ma anche ragionato) che nell’immediato offrirà il supporto economico necessario alle imprese per sostenere le sfide della ripresa post-Coronavirus e a tendere potrà premiare questa generosità con la possibilità di rendimenti molto interessanti. Ma Azimut non è più sola in questa strada di valorizzazione e affiancamento delle pmi italiane non quotate: sempre in que-

Paul Sankey, managing director di Mizuho, il prezzo del greggio potrebbe addirittura scendere sempre di più, fino a diventare negativo. “Se l’emergenza coronavirus dovesse aggravarsi – ha detto Sankey - la domanda di greggio potrebbe venire schiacciata e le aziende petrolifere si troverebbero costrette a pagare i clienti pur di liberarsi del greggio in eccesso e dei conseguenti costi di stoccaggio ormai insostenibili”. Si tratta di un’ipotesi estrema, quasi fantsy, eppure sempre più analisti stanno avvertendo che il surplus di petrolio potrebbe dive-

sto numero di Investire Today a pagina 5 Marco Tofanelli, segretario generale di Assoreti (l’associazione di rifermento delle reti di consulenti finanziari), afferma nella sua intervista che «il risparmio degli italiani è una importante risorsa da convogliare verso investimenti a favore dell’economia reale italiana; l’introduzione di incentivi fiscali su servizi che raccomandino e strumenti che permettano di investire, a profili di clientela adeguata, su mercati poco liquidi con orizzonti temporali di medio e lungo termine, vedrebbe il sistema della consulenza sicuramente attore e partecipe di un processo di veloce ricrescita». Un attore protagonista di una nuova stagione di successo delle pmi italiane. Speriamo davvero che sia così.

nire un grosso problema. Lo scenario più accreditato è però meno drammatico. “Se è vero che la Russia e l’Arabia Saudita hanno la possibilità di assorbire questi valori per diversi mesi, e che i prezzi attuali potrebbero persistere più a lungo della crisi legata al COVID-19, è altrettanto vero che i bassi livelli attuali dei prezzi possono essere solo temporanei dato che la produzione non è ora redditizia”, dice Fred Demers Director, Multi-Asset Canada di BMO Global Asset Management. Metalli industriali Quanto ai metalli industriali, lo shock della domanda (-12,6%

ANEEKA GUPTA DIRECTOR, RESEARCH DI WISDOMTREE

continua da pagina 1> interrogativi che spingono i fondi sovrani ed i grandi investitori privati, specie in Asia, a puntare sul metallo giallo che non rischia di riservare all’improvviso sorprese negative come è successo per il petrolio con lo scoppio della guerra fredda tra Russia ed Arabia Saudita che ha portato le quotazioni dell’oro nero al collasso. Le prospettive dell’oro appaiono infatti positive anche per altre ragioni illustrate con efficacia sul Financial Times da un investitore di successo, David Stevenson. ”Il quadro tecnico è chiaro – commenta – Se guardiamo i dati, l’oro ha trattato dal 2013 in una forchetta di prezzo tra 1.150 e i 1.350 dollari l’oncia. L’estate scorsa è stata bucata verso l’alto la barriera di 1.400 dollari per spingersi verso i

al 27 marzo) originato dall’epidemia supererà probabilmente le perturbazioni dell’offerta nella prima metà del 2020 per la maggior parte di essi. “Il crollo della domanda che si è verificato inizialmente in Cina, si ripeterà probabilmente a livello globale – dice Aneeka Gupta, Director, Research di WisdomTree – Solo ora infatti si sta cominciando a osservare l’impatto del virus nei principali Paesi produttori di metalli come Cile, Perù, Australia, Brasile e Sud Africa, dove la produzione potrebbe essere sospesa”. Tuttavia, poiché i prezzi dei metalli di base continuano a diminuire rispetto ai costi di produzione, gli analisti prevedono un impatto negativo sull’offerta. Da quel momento in poi, le scorte cesseranno di crescere soprattutto per le materie prime prodotte al di fuori della Cina, il che dovrebbe contribuire a moderare l’entità dell’eccedenza complessiva. “Nel medio e lungo termine rimaniamo quindi rialzisti sui metalli industriali”, conclude Gupta.

DI UGO BERTONE

1.700 dollari. Ora il metallo giallo tratta sopra la media mobile a 200 giorni”. “L’indice di volatilità dal 2017 al 2019 si è mosso tra 10 e 13, in un range relativamente ristretto. Cosa confortante perché un porto sicuro, per essere tale, richiede che i prezzi non si muovano in maniera impazzita, come il bitcoin”. Infine, l’oro sembra al momento l’unica arma per fronteggiare i rischi dei tassi negativi ormai adottati in un numero crescente di Paesi. Ragioni per puntare sull’oro, insomma, non mancano. E a giudicare dall’andamento dei volumi scambiati, la tendenza si è allargata anche a portafogli di portata modesta. Una conferma arriva dai dati elaborati dalla London Bullion Market Association, l’autorità globale di supervisione

alle contrattazioni dei metalli preziosi: oro, argento, platino, palladio. Secondo l’organizzazione londinese nella sola giornata di lunedì 9 marzo il trading sull’oro, che comprende sia l’oro fisico che gli strumenti finanziari che hanno come sottostante il metallo, ha sfiorato un valore totale di 100 miliardi di dollari, il più alto volume di scambi mai registrato. Anche il quadro degli strumenti si è allargato e comprende, oltre all’oro fisico ed al monetato, prodotti finanziari come Etf, Etc (simili agli Etf ma investiti nel metallo fisico) futures, opzioni e azioni delle miniere. Ce n’è per tutti i gusti, anche se Charlie Munger, lo storico partner di Warren Buffett, non cambia idea: i popoli civili, dice, investono nelle attività produttive, mica in oro.


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«I LISTINI ANTICIPERANNO LA RIPRESA»

I mercati riescono a scontare rapidamente le situazioni di crisi e probabilmente ripartiranno in anticipo  DI RICCARDO VENTURI

L’impatto dell’emergenza Coronavirus sui mercati, l’importanza delle reazioni da parte delle autorità fiscali e monetarie, la filosofia di investimento Mediolanum come garanzia di protezione dei portafogli clienti nelle fasi di estrema volatilità: la parola a Vittorio Gaudio, direttore Asset Management Development di Banca Mediolanum. Dottor Gaudio, quali sono le caratteristiche di questa crisi? È ed è stata intensa non solo per la dimensione dei cali sui listini, ma anche per la loro velocità: questa è la crisi più veloce di sempre. L’orso per le borse inizia quando il mercato scende più del 20% dai massimi precedenti, questa volta per arrivarci ci ha messo pochissimo: poco più di 2 settimane, contro i 150 giorni in media delle occasioni precedenti. La velocità ha sorpreso tutti, gli investitori si sono presentati a questa crisi con portafogli abbastanza investiti e carichi di rischio, quindi la dimensione dell’impatto sui portafogli è stata piuttosto significativa. La reazione delle autorità competenti è stata all’altezza della sfida? Le risposte che stanno arrivando cominciano a essere importanti, sia le banche centrali e quindi le politiche monetarie, che le politiche fiscali quindi i governi stanno dando dei segnali molto significativi di reazione. È importante che le politiche si concentrino ora su 3 elementi fondamentali. Primo, le risposte economiche. Secondo, il coordinamento delle politiche per affrontare e contenere il virus. A questo proposito, ogni paese non può muoversi per conto proprio come successo in questi primi tempi, con qualche paese più rigido di altri; ci vuole una visione comune, in modo che ci sia la certezza che il problema non si diffonda ulteriormente. Terzo, il fattore medico e in particolare il vaccino. Quando potremo vedere un’inversione di tendenza dei mercati? Non è necessario che tutti e 3 questi aspetti vadano perfettamente a posto perché il mercato riparta. Nel marzo 2009, quando il mercato toccò i mi-

I CINQUE CONCETTI CHIAVE 

È la crisi più veloce di sempre, l’orso è arrivato in poco più di due settimane

Nessun Paese può muoversi per conto proprio come successo in questi primi tempi.

L’efficienza dei mercati, riuscire a scontare rapidamente le situazioni di crisi

I nostri banker come tutta l’azienda, sono allenati a questa volatilità

Pac e automatismi permettono al portafoglio di approfittare dei ribassi VITTORIO GAUDIO, DIRETTORE ASSET MANAGEMENT

nimi, in realtà l’economia era ancora in profonda recessione, l’economia americana uscì dalla recessione parecchi mesi dopo ma Wall Street iniziò il recupero ben prima che i dati economici migliorassero. Vedremo nelle prossime settimane dati economici devastanti, recessione, calo della produzione, ma non necessariamente per vedere una ripresa dei mercati dovremo vedere un’inversione di questi dati. I mercati hanno questa bellezza, riescono a scontare rapidamente le situazioni di crisi, e probabilmente

ripartiranno in anticipo anche questa volta. Il bottom è già stato toccato? A meno di non scontare situazioni catastrofiche perduranti nel tempo, per quel che riteniamo i mercati azionari una recessione importante limitata al 2020 l’hanno già incorporata. Non si può dire lo stesso per una recessione che perduri per più anni, se entrassimo in una logica da depressione anni Trenta probabilmente i mercati avrebbero ancora da scendere, purtroppo lo vedremo un po’ strada facendo. Ma quan-

“Al centro della nostra filosofia d’investimento c’è il Pac, il piano d’accumulo, �he riesce a cogliere bene le fasi di discesa, e nuovi servizi che scongiurano le scelte più emotive”

do vediamo mercati arrivati a perdere oltre un terzo del loro valore, riteniamo che abbiano già scontato un rallentamento molto vistoso ma confinato a quest’anno. Ora la domanda di tutti è se quello che viene messo come anticorpi sia di natura monetaria che fiscale sarà sufficiente. Il 2020 è pesantissimo, ora gli investitori cominciano a guardare all’anno prossimo, per capire se questa crisi riusciamo a delimitarla come il virus, a fare un lockdown della congiuntura e cercare di evitare che si diffonda agli anni successivi. Quale la situazione nella gestione dei portafogli dei vostri clienti? Se dovessi dirle che non c’è un rallentamento rispetto ai periodi migliori… un minimo di effetto c’è ed è normale, però non abbiamo riscontrato fughe. Non ci sono elementi di partico-

«All’indomani di questa crisi, il mondo economico sarà diverso» Fondamentale l’allentamento delle regole di austerità europee  Una volta superata la crisi tutto tornerà come prima? Abbiamo rivolta questa cruciale domanda a Vittorio Gaudio, direttore Asset Management Development di Banca Mediolanum. «No, il mondo economico sarà molto diverso. Non credo come qualche profeta di sventura ha detto che questa sarà la pietra tombale sulla globalizzazione e le catene lunghe del valore, la globalizzazione è talmente connaturata e connessa con il mondo in cui viviamo che mi sembra difficile che torneremo a un mondo segmentato, ma qualche ripensamento del modello precedente ci sarà. Questo è il motivo per cui i governi e le banche centrali stanno intervenendo con misure molto radicali, che dovrebbero essere all’altezza di una situazione

così pesante. Un aspetto che ci riguarda in maniera molto significativa è quel che sta avvenendo nell’Eurozona, questo allentamento direi assoluto delle regole di austerità che ci hanno condizionato per un decennio è un fatto economicamente e politicamente molto importante. Bisognerà capire nei prossimi mesi questo aspetto come si andrà a declinare, se in un aspetto di maggiore solidarietà in Eurozona oppure nell’ipotesi più pessimistica e deteriore in un “liberi tutti, ognuno pensi a sé”. Certamente oggi, al di là delle spese infrastrutturali che avranno un effetto nel medio lungo periodo, quel di cui le imprese hanno bisogno fra… qualche ora è un aiuto immediato, di cassa, per far fronte alle spese, agli oneri da pagare».

lare criticità, grazie anche all’adozione della nostra filosofia di investimento che in questi momenti è particolarmente efficace e sui cui insistiamo molto. Chiaro che il cliente è perplesso, la variazione negativa del valore dei patrimoni nei portafogli è evidente e la vede. La nostra filosofia di assistenza al cliente in questa fase consiste anche nel fargli capire quando si crea valore sui mercati e quando è necessario mettere da parte l’emotività. Se mi piaceva un mercato, un settore, un titolo il 20, 30 o 40% fa, anche se le condizioni generali sono peggiorate però si creano in queste fasi delle occasioni molto significative di riduzione dei prezzi di carico o addirittura di nuovi investimenti. Sotto questo profilo la nostra rete commerciale ma in generale tutta l’azienda è molto allenata a queste fasi di crisi, come Banca Mediolanum abbiamo sempre fatto le raccolte migliori in termini relativi rispetto alla concorrenza proprio in queste fasi. Come si declina la vostra filosofia d’investimento in una simile fase? La applichiamo con servizi che abbiamo messo a punto da sempre: si parte dal Pac, il piano di accumulo del capitale che riesce a cogliere bene le fasi di discesa, fino a servizi ancora più innovativi e sofisticati che prevedono l’intervento sui mercati nelle fasi di ribasso addirittura con interventi raddoppiati o triplicati a seconda della caduta dei mercati. Una sorta di Pac di nuova generazione che fa sì che il cliente riesca ad approfittare di queste fasi di forte ribasso ma soprattutto non abbia l’ansia della decisione, dell’emotività, del timing perfetto: compro oggi o aspetto, quando il mercato è salito non compro più perché forse scende ancora… tutti quei meccanismi che fanno sì che le fasi di ribasso non vengano colte oppure solo in maniera molto parziale. Grazie all’utilizzo di questi servizi non riusciamo a impedire che il portafoglio non subisca la svalutazione del mercato, però facciamo in modo che il portafoglio possa anche approfittare di queste fasi grazie a questi automatismi che abbiamo messo in campo da sempre.


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«PIÙ RISPARMI ALL’ECONOMIA REALE»

Per il segretario generale di Assoreti Marco Tofanelli il governo deve favorire gli investimenti in illiquidi  DI MARCO MUFFATO

Le reti di consulenti finanziari meritano un volto altissimo per le capacità di assistenza dimostrate ai clienti nel fronteggiare la forte emotività collegata alla volatilità senza precedenti sui mercati finanziari, conseguente all’evoluzione del Covid-19 da epidemia a pandemia. Questo è in sintesi il pensiero di Marco Tofanelli su questi giorni difficili dove le capacità dei consulenti finanziari sono state messe a dura prova. Ma il segretario generale di Assoreti va oltre il momento contingente nella sua analisi per Investire, con una proposta chiara per proteggere il risparmio degli italiani e supportare le imprese e l’economia reale. Tofanelli, l’incubo Coronavirus in Italia ha compiuto i due mesi, è stata stravolta la vita di tutti con enormi preoccupazioni oltre che per la salute personale, anche per il lavoro e i propri sudati risparmi. A

quest’ultimo proposito, vista l’enorme volatilità sui mercati finanziari e le ansie dei clienti come giudica il lavoro compiuto dalle reti di consulenti finanziari in questa prima fase dell’emergenza? Ho visto uno straordinario impegno in termini di assistenza, cura e supporto, anche emotivo, nei confronti di risparmiatori e investitori che, in un momento indubbiamente stravolgente, non sono lasciati soli nell’assumere scelte facilmente condizionate da componenti fortemente emotive. È un ruolo difficile, che richiede competenza professionale e strumenti di supporto evoluto, ma è ciò che ha sempre contraddistinto questa industria: preparata e reattiva. Quali consigli e raccomandazioni ha offerto Assoreti alle sue associate in questo periodo? Ci siamo limitati a rammentare che, in ossequio agli atti prescrittivi emanati, nello svolgimento dell’attività, di protezio-

MARCO TOFANELLI

“Il governo vari incentivi fiscali su servizi e strumenti che investano in mercati poco liquidi. Le reti saranno certamente protagoniste convinte di questo processo di ricrescita” ne del risparmio, sarebbe occorso favorire al massimo l’utilizzo delle modalità a distanza, dalle più tradizionali a quelle più evolute, e limitare i contatti personali, con tutte le cautele previste, ai casi in cui l’operazione fosse urgente e non potesse avvenire se non alla presenza fisica del cliente. Stare vicini, ma da lontano. In prospettiva,

abbiamo allo studio una campagna di comunicazione di ampio respiro, su base pluriennale, che vede fortemente coinvolte le associate. Cosa può fare il governo per aiutare il settore in questo frangente così complicato per le reti e i consulenti finanziari? Le limitazioni imposte hanno inciso su molte tutele costituzionali con

un impatto molto rapido, a livello globale, sulle attività economiche. La risposta dei Governi, tra cui quello italiano, deve muoversi su fronti molto ampi e, al di là delle prime immediate reazioni di politica monetaria, la risposta più importante deve arrivare dalla politica fiscale, attraverso interventi diretti di sostegno e indiretti. Ma, guardando al prossimo futuro, e senza indugi, il risparmio degli italiani è una importante risorsa da convogliare verso investimenti a favore dell’economia reale italiana; l’introduzione di incentivi fiscali su servizi che raccomandino e strumenti che permettano di investire, a profili di clientela adeguata, su mercati poco liquidi con orizzonti temporali di medio e lungo termine, vedrebbe il sistema della consulenza sicuramente attore e partecipe di un processo di veloce ricrescita. Questa domanda è nella sua veste di vice presiden-

I 5 PUNTI

te di Ocf: state pensando a qualche iniziativa che venga incontro ai consulenti finanziari? E per gli esami di abilitazione professionale quale soluzione state studiando? Nell’immediato si è provveduto a prorogare i termini per i versamenti dei contributi al 15 maggio e, per quanto riguarda gli esami di accesso alla professione, necessariamente sospesi per prioritarie esigenze di tutela della salute, occorre tutelare anche il lavoro; al momento ci sono già circa 1.000 aspiranti e, dunque, sono allo studio modalità alternative all’esame in aula, nel rispetto di tutte le cautele necessarie. Stante l’incertezza sulla durata delle misure di contenimento attuali e sulle modalità con cui potranno svolgersi le attività nelle aule fisiche anche dopo il superamento dell’emergenza nella fase più acuta, occorre seriamente valutare l’introduzione, magari in forma straordinaria, di esami da remoto.

Riformulare il rapporto tra reti e cf e tra cf e clienti: i suggerimenti di Robert Finch di Concentric

L’

attuale epidemia di Coronavirus ha diffuso timori che hanno paralizzato il mercato e rallentato il lavoro delle reti di consulenza finanziaria e assicurativa. Tuttavia, da questa situazione di difficoltà è possibile trovare un’occasione per ripartire, riformulando le priorità e re-impostando strategie e attività, in modo da costruire fin da oggi modelli e approcci solidi che ci consentano di rafforzare le performance e di migliorarci. È l’approccio proposto da Robert Finch di Concentric, una società di consulenza per le reti di consulenti finanziari e assicurative. I principi e le linee guida sono i medesimi del periodo pre-Coronavirus, quello che cambia è il veicolo di comunicazione, che oggi è completamente telematico, e il taglio da dare al lavoro, specifico rispetto al momento, con il vantaggio di rendere gli interventi più veloci. La strategia che consigliamo a

reti, manager e direzioni commerciali prevede 5 “punti fermi”:

1.Organizzazione Strutturiamo l’agenda con attività programmate con i clienti e con i colleghi per contrastare la navigazione a vista conseguenza dell’incertezza. Fissiamo appuntamenti cadenzati regolarmente e raccogliamo le informazioni da condividere in un unico spazio, un vero e proprio kit di strumenti e consigli che funga da guida per tutti, in cui tracciare l’attività e aggiornarla quotidianamente. Continuiamo a dare importanza alla relazione per contrastare l’isolamento, tramutandola in appuntamenti di scambio e confronto utilizzando gli strumenti collaborativi. Da ultimo, ma non per importanza, forniamo linee guida chiare, lucide e serene per controbilanciare la dispersione e la confusione del momento.

2. Collaborazione Diamo valore alla collettività per contrastare questo periodo di quarantena e lavoro individuale. Ma non riferiamoci solo a una collettività “relazionale”, bensì a una collettività di prestazione: diamo peso all’obiettivo della squadra e portiamo a bordo i nostri colleghi specializzati su temi specifici lavorando insieme per rispondere alle esigenze dei clienti. Il lavoro a distanza in questo caso è un’opportunità: affiancare qualsiasi dei nostri colleghi diventa possibile in pochi clic. Infine, collettività significa anche co-progettazione di consigli, strumenti e soluzioni.

3. Operatività Formuliamo priorità operative da mettere a terra nell’immediato pur rimanendo fermi sulle priorità strategiche che ci siamo dati per il 2020.

Identifichiamocon i nostri colleghi e clienti quali sono le tre principali preoccupazioni del momento, proprio nella settimana in corso. Queste tre preoccupazioni sono priorità, perché senza risolverle, non riusciremo a portare avanti la produttività e a dare progressionee continuità al lavoro per uscire da questa situazione. Le principali preoccupazioni, ovvero le priorità più critiche, devono però essere controbilanciate da altrettante opportunità.

4. Immedesimazione Mettiamoci sempre nei panni dei nostri colleghi e dei nostri clienti. A partire dal loro stato d’animo focalizziamo le modalità per comunicare con loro, l’attività da fare e le informazioni da condividere per contro bilanciare la preoccupazione. Quanto riusciremo a comprendere il loro stato d’animo e a

farvi fronte con il nostro supporto, costituirà la misura del nostro successo. Come fornitori di servizi professionali non possiamo agire in base a come stiamo noi. L’unica cosa che conta è come sta il nostro cliente o il nostro collega. Tutto il resto è secondario.

5. Tempestività Qualunque sia la decisione, l’azione, l’indirizzo per il collega o il cliente, deve essere declinato con velocità. Si tratta di trovare il giusto equilibrio tra la qualità di ciò che generiamo e l’immediatezza nel farlo. La velocità decisionale è necessaria per poter avere a suo tempo velocità realizzativa. Il rischio è quello del panico, dell’inattività, del non saper cosa fare per gestire i propri interlocutori. Per questo bisogna decidere in fretta e bene. Le parole chiave sono sintesi e lucidità.


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Mercoledì 1 Aprile 2020

“ Stiamo per lanciare un veicolo di equity crowdfunding attraverso la piattaforma Mamacrowd con l’obiettivo di raccogliere da investitori privati fino a 8 milioni di euro che andranno poi investiti in 80 tra bar e ristoranti”

«Mai come oggi ha senso investire nell’economia reale e sul lungo termine» Intervista con l’amministratore delegato di Azimut Paolo Martini: «Sì all’investimento in equity in un’ottica di medio termine»

 DI MARCO MUFFATO

Una panoramica a 360 gradi su tutti i temi caldi dell’investimento in strumenti finanziari e sul ruolo dei consulenti finanziari, con tanti spunti di riflessione: l’ha offerta Paolo Martini, amministratore delegato e direttore generale di Azimut Holding, nel corso della puntata di “Sos Investire” di lunedì 30 marzo. Ecco un estratto dei punti più interessanti dell’intervista.

Martini, che ne pensa della decisione della Bce di fermare l’erogazione dei dividendi della banche? Non siamo una banca ma una società finanziaria, tuttavia operiamo in un settore macro limitrofo al canale bancario, avevamo annunciato un dividendo di un euro ma ora stiamo facendo le nostre valutazioni e non possiamo far finta che non sia successo niente perché è chiaro che c’è un prima e un dopo sul mercato. Facciamo assieme una riflessione sui consulenti finanziari. In tutte le crisi che il mercato ha affrontato negli ultimi anni, la categoria ha lasciato sul campo parecchi professionisti che hanno abbandonato l’attività. A tuo parere ciò accadrà anche a seguito dell’epidemia da Covid-19?? Dividerei la mia riflessione in due parti, uno a livello di categoria e uno a livello di singolo professionista. I consulenti finanziari, come categoria, negli ultimi 10-12 anni hanno avuto una crescita molto dinamica, come dimostrano le statistiche, e sono attrezzati del canale bancario ad affrontare momenti come quello che stiamo vivendo. Sto notando infatti una notevole proattività da parte di molti consulenti che stanno comunicando più ora con i clienti che non prima del Coronavirus attraverso le tecnologie digitali. Sul lato dei singoli consulenti si sta accentuando un fenomeno, l’allargamento della forbice tra che era già in atto tra chi è cresciuto molto e chi è in difficoltà. Il mercato chiederà ai professionisti competenze

professionali crescenti e questo determinerà che chi già lavorava tanto lavorerà ancora di più mentre altri potrebbero approfittare di quello che è successo per fare altre scelte. Questa fase storica può favorire quel passaggio generazionale di cui la categoria dei consulenti finanziari ha bisogno. Uno dei punti di attenzione di Azimut è l’economia reale, che nel vostro caso si è tradotta nell’offerta, primi sul mercato, di

fondi di private equity e di venture capital ai privati. Che ruolo e che spazio può avere oggi nei portafogli? Ha molto senso oggi investire nell’economia reale dove si possono comprare tante aziende valide a prezzi convenienti e così costruire buoni portafogli. Abbiamo un fondo di private equity che sta iniziando a investire i primi 160 milioni e un fondo di venture capital idem con 40 milioni. Nel mirino ci sono

tante aziende italiane e in particolare quelle basate sulla tecnologia. Penso a Italia500 che co-investirà in aziende come Cortilia che consegna frutta e verdura a casa, o Velasca che fa scarpe e le consegna on line… Per rispondere alla domanda, penso che un’asset allocation equilibrata possa avere a seconda del profilo di rischio del cliente e dell’orizzonte temporale prescelto, una percentuale che può andare dal 10-15 fino al 25-30% del patrimonio in questa tipologia di strumenti. È chiaro che va fatto in maniera diversificata e avendo ben chiaro che quella parte di patrimonio non deve servire per i prossimi anni e con la consapevolezza che si tratta di forme di investimento che i primi anni, mentre costruisci il portafoglio, possono vedere anche il segno meno. A questo proposito c’è una vostra novità in arrivo? Si tratta di una nuova soluzione di investimento, un veicolo di equity crowfunding che lanceremo attraverso la piattaforma Mamacrowd con l’obiettivo di raccogliere da privati fino a 8 milioni di euro che andranno poi investiti in 80 tra bar e ristoranti target che hanno bisogno di liquidità per superare questo momento difficile. La soglia di accesso è di 1500 euro, molto più bassa di quella prevista per i fondi di Libera Impresa che è di 5000 euro. Mai come in questo momento è importante agire e in fretta: questo è il nostro contributo alla ripresa. Con quale vantaggio per chi investe? Dopo 4 anni, se le cose saranno andate bene, si ridarà indietro il capitale con un rendimento target che può andare dal 3,5 al 4,5%. Quale può essere il tema forte d’investimento dei prossimi mesi? Dobbiamo avere il coraggio di far capire ai nostri clienti che l’investimento in equity in un’ottica di medio termine e con versamenti graduali può rivelarsi più interessante di qualsiasi altra forma di investimento. Da evitare invece al momento tutto il mondo obbligazionario.



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«Sburocratizzare, e subito, gli aiuti alla liquidità delle imprese» Pier Paolo Baretta, sottosegretario al Mef: «Controlli a posteriori sui richiedenti, garanzia statale al 90% sui prestiti»  SERGIO LUCIANO

Sburocratizzare per far arrivare immediatamente e senza formalità invischianti la liquidità che serve alle aziende per non chiudere. E’ l‘appello e insieme la promessa d’impegno di Pier Paolo Baretta, sottosegretario di Stato al Mef tra i più influenti per la lunga esperienza sindacale che lo colloca oggi tra i pochi veri conosciutori, dentro la squadra di governo, sia del

mercato del lavoro che delle logiche imprenditoriali, in questa intervista con Investire Today: «E’ il secondo appello contenuto nell’articolo di Draghi, la sburocratizzazione è fondamentale, e dobbiamo e possiamo farla ora, che la situazione pone la politica nella condizione di imporre alle strutture le procedure necessarie per sbloccare le lungaggini e inoculare immediatamente le provvidenze che servono al sistema economico

per ripartire dopo questa crisi senza precedenti». Le opporranno sicuramente il ragionamento di sempre, che cioè le procedure garantiscono il rispetto dalle legge! E’ vero, ma fino a un certo punto. E poi dipende dalle circostanze. Oggi l’emergenza è estrema. Per esempio, sulla questione della liquidità, è indispensabile che almeno la parte preponderante dei controlli sui requisiti dei richiedenti sia a posterori rispetto all’erogazione. Ci sarà sempre qualcuno che farà il furbo ma non si può bloccare tutto solo per questo.

E compromettere gli interessi e i diritti di tante persone oneste per colpa di pochi imbroglioni, che andranno individuati e smascherati, e poi puniti severmaente, ma sulla base dei controli a posteriori. Sottosegretario, la Confindustria stima una perdita del pil nel semestre del 10% e da più parti i sindaci segnalano il rischio della povertà socialmente esplosiva che si profila. Quali altre misure state valutando? Il presidente lo ha fatto capire, le misure di intervento continueranno e saranno mirate al sostegno delle situazioni più

PIER PAOLO BARETTA

Il vademecum del commercialista

disagiate, oltre quanto già fatto, Fe quindi a vantaggio di chi ha più bisogno, imprese e famiglie in difficoltà di cassa. Come? Anche in questo caso: occorrerà stabilire degli importi - per dire: 10 mila euro alle famiglie e 500 mila alle imprese, ma sono solo cifre indicative - ed erogarle subito, chi avrà truffato verrà punito. Un po’ come in Francia? Sì, la strada è quella, alzare la garanzia dello Stato sui finanziamenti alle imprese e rendere non dico automatico ma quasi l’erogazione degli importi da parte delle banche, rinviando a dopo i controlli. Ma non basta. Cos’altro? C’è da rilanciare la lotta all’evasione, perché adesso la gente è davvero indignata con chi evade. Al punto di denunciarla? Mah, quello non so, però certo che è il momento di stringere. Più soldi alle partite Iva o restano 600 euro? Seicento euro per tre mesi, più dei 1200 dollari stanziati al momento da Trump.

PMI, LE CONDIZIONI PER LA MORATORIA  FRANCESCO SPERTI

Qualcosa inizia a chiarirsi - anche se non ancora tutto - sulle provvidenze disposte dal decreto “Cura Italia” per le Pmi. Vediamo, in particolare, quel che attiene alle moratorie su finanziamenti. Il DL n. 18 del 17 Marzo 2020 contiene all’articolo 56 una misura volta a sostenere le Pmi italiane (inclusi lavoratori autonomi, ditte individuali, imprese familiari, associazioni e società di persone) con fatturato fino a 50 milioni e con meno di 250 dipendenti che in questo periodo potrebbero soffrire di un calo importante di produttività per la crisi del Coronavirus. Essa consiste in una moratoria di carattere finanziario (una sorta di congelamento) delle scadenze finanziarie e delle linee di credito o esposizioni debitorie, con rimborso bullet o rateale alla data del 29 febbraio 2020 e che abbiano una scadenza prima del 30 settembre. L’articolo 56 prevede: a) per le aperture di credito e i finanziamenti accordati per anticipi l’impossibilità di revoca fino al 30 settembre; b) la restituzione dei prestiti non rateali (che abbiano scadenza prima del 30 settembre) viene rinviata alla stessa data; c) le rate dei mutui e dei finanziamenti che scadono anteriormente al 30 settembre possono essere riscadenzate e in ogni caso

sospese fino al 30 settembre. Dal punto di vista procedurale, il comma 2 dell’articolo 56 prevede una “comunicazione” da rivolgere alla Banca o finanziatore, contenente una dichiarazione sostitutiva di atto notorio (quindi sotto responsabilità penale) (i) di aver subito una carenza di liquidità a causa del Coronavirus; (ii) il finanziamento per il quale si presenta la comunicazione; (iii) di soddisfare i requisiti per la qualifica di Pmi. Si consiglia di inviare tale comunicazione tramite Pec, per tenere traccia della comunicazione con data certa. Tuttavia, il decreto prevede, quale condizione di accesso alla misura, che le imprese non abbiano esposizioni deteriorate: quindi nessuna segnalazione in una delle situazioni che fanno classificare il credito come deteriorato (sconfinamento o esposizione scaduta, inadempienza probabile, sofferenza). La norma si può applicare, invece, anche a quelle imprese che abbiano già ottenuto misure di sospensione o ristrutturazione dello stesso finanziamento nei 24 mesi precedenti. Nel caso in cui il finanziamento sia assistito da agevolazioni pubbliche, la banca o l’intermediario finanziario, trascorsi 15 giorni dalla comunicazione all’ente agevolatore, può procedere senza ulteriori formalità alla sospensione del finanziamento secondo il principio del silenzio-assenso. Infine,

FRANCESCO SPERTI

l’agevolazione involve anche gli elementi accessori del contratto, ossia tutti i contratti connessi al contratto di finanziamento. Pensiamo a garanzia e assicurazione, i quali sono prorogati senza formalità, automaticamente, alle condizioni del contratto originario. Anche per le aperture di credito a revoca e per i prestiti accordati a fronte di anticipi su crediti esistenti, permangono inalterati gli elementi accessori al contratto di finanziamento senza alcuna formalità. Interessante notare che la Relazione Illustrativa al decreto prevede che la moratoria priva le banche della possibilità di valutare autonomamente se acconsentire o meno alle variazioni contrattuali in base alla situazione economico-finanziaria del debi-

tore. Ed infatti, la misura non incide sulla qualificazione degli intermediari rispetto alla qualità del credito, nel senso che non determina un automatico cambiamento della classificazione per qualità creditizia delle esposizioni oggetto di moratoria. È previsto anche il fermo del computo del temine di persistenza dell’eventuale scaduto o sconfinamento. Poiché il decreto riconosce il Covid-19 come evento eccezionale e di grave turbamento dell’economia (ai sensi dell’articolo 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea), la misura agevolativa non sconfina nella nozione di aiuto di Stato, vietato dalla normativa europea. Al fine di attenuare il rischio di una stretta creditizia le operazioni oggetto di misura sono ammesse, senza valutazione, alla garanzia di un’apposita sezione del Fondo Centrale di Garanzia per le Pmi (che ha una dotazione di 1,73 miliardi di €), anche se la garanzia copre solo una parte degli importi concessi o prorogati. -PRECISAZIONE Nell’intervista a pag.19 di “Investire Today” del 31/3/2020 è stata omessa l’importante informazione della qualifica del prof. Gianfrate quale Research Fellow di LTI@UniTO, network di ricerca sul Long-Term Investing di Università di Torino-Collegio Carlo Alberto.




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L’epidemiologia computazionale mobilita risorse contro il virus Intesa Sanpaolo Innovation Center ha raccolto numerose ricerche sul Covid-19 per diffonderne la conoscenza  RICCARDO VENTURI

Quella ingaggiata dall’umanità intera contro il Coronavirus è stata definita la prima vera guerra mondiale. Per combatterla con maggiore efficacia l’uomo ha bisogno di armi sofisticate, quali le nuove discipline scientifiche e l’open science, che attraverso la condivisione di dati e pubblicazioni aumenta la velocità della conoscenza del nuovo virus. Proprio conoscere e far conoscere anche al grande pubblico nuove ed efficaci metodologie di rilevazione e analisi di problemi complessi diffusi a livello planetario come il Coronavirus può contribuire a creare le basi per una fattiva collaborazione internazionale e interdisciplinare. È con questo obiettivo che Intesa Sanpaolo Innovation Center, la società del gruppo Intesa Sanpaolo dedicata all’innovazione, alla diffusione della circular economy, allo sviluppo delle startup e alla ricerca applicata in intelligenza artificiale e neuroscienze, ha raccolto e studiato numerose pubblicazioni sul Covid19, realizzate grazie al determinante contributo di nuove discipline scientifiche che si stanno rivelando di fondamentale importanza nella gestione della pandemia e della crisi. Gli analisti di Intesa Sanpaolo Innovation Center – esperti in economia, ingegneria gestionale, ingegneria elettronica, informatica, fisica, biologia e grafica digitale – compongono team interdisciplinari che lavorano quotidianamente con le ultime novità scientifiche e tecnologiche, fungendo da interfaccia del gruppo nella raccolta, nell’analisi e nella diffusione di informa-

zioni sull’innovazione e, nelle ultime settimane, anche sugli aggiornamenti più significativi nella lotta al Covid19. Una delle nuove discipline scientifiche in prima linea è l’epidemiologia computazionale, che fornisce nuovi modelli di previsione della diffusione e degli effetti delle azioni di contenimento del virus, utilizzando tecniche di diverse discipline (informatica, matematica, geografia) e informazioni provenienti da più fonti (reti di trasporti, reti di comunicazione, open data). Due delle ricerche più interessanti in tale settore sono il modello stocastico della trasmissione, messo a punto dalla London School of Hygiene & Tropical Medicine, che quantifica il potenziale effetto della quarantena e dell’identificazione dei contatti, e uno studio sull’efficacia delle misure “non

farmaceutiche’ nel contenimento delle epidemie (quarantena, chiusura delle scuole, isolamento) condotto dalla University of Hong Kong. La biologia computazionale è invece una branca della bioinformatica che si occupa della simulazione di sistemi biologici, attraverso lo studio della struttura, del comportamento e delle proprietà che assumono nel tempo gruppi di organismi tra loro collegati. Il Bradford Lab del Fred Hutchinson Cancer Research Center di Seattle ha applicato metodi computazionali e statistici al sequenziamento genomico, per capire le dinamiche delle mutazioni virali in modo da prevedere come possa evolvere il virus. Ancora, la data visualization, vale a dire la rappresentazione grafica e la consultazione interattiva di dati con tecnologie di ultima generazio-

IN ALTO A SINISTRA, UN MOMENTO DI LAVORO ALL’INTESA SAN PAOLO INNOVATION CENTER. SOTTO, L’INSEGNA DELLA LONDON SCHOOL OF HYGIENE & TROPICAL MEDICINE. QUI SOPRA, IL GRATTACIELO DEL GRUPPO A TORINO

ne, ha consentito di sviluppare dashboard che raccolgono in tempo reale tutte le informazioni costantemente aggiornate sulla diffusione del Coronavirus. Un esempio su tutti è la piattaforma realizzata dal Center for Systems Science and Engineering della Johns Hopkins University, utilizzato gratuitamente in questi giorni da istituzioni,

L’aiuto dell’Intelligenza Artificiale può essere determinante  Chi guarda con sospetto all’intelligenza artificiale (AI, acronimo inglese) dovrà ricredersi: se è vero da un lato che sottrae agli uomini un numero crescente di posti di lavoro, è anche vero che in una crisi di proporzioni bibliche (copyright Mario Draghi) come quella da Coronavirus, la sua potenza di calcolo può essere di grande aiuto. Negli ultimi anni infatti l’AI sta assumendo un ruolo sempre più significativo anche nel settore sanitario: la crescente potenza di calcolo e i nuovi strumenti di analisi dei dati consentono una condivisione più facile delle informazioni e delle pratiche diagnostiche, aiutando a migliorare la comprensione di malattie e infezioni e a definire le terapie. L’AI può essere utilizzata in particolare per sviluppare rapidamente antivirali e vaccini per il Covid-19. Per esempio Insilico Medicine utilizza l’AI per realizzare farmaci; attraverso la Gan (generative adversarial network) studia le strutture di 100 molecole simili al Covid-19, con l’obiettivo di testare varie combinazioni per mettere a punto farmaci efficaci in tempi rapidi. BenevolentAI invece, incrociando i dati relative alle strutture molecolari con

le informazioni biomediche su recettori e malattie, è in grado di proporre nuove molecole per combattere il virus. Anche Baidu, il principale motore di ricerca cinese, è della partita: ha reso disponibile gratuitamente LinearFold, il suo algoritmo di previsione della struttura di acido ribonucleico, che riduce il tempo di previsione della struttura secondaria di una sequenza di Rna da 55 minuti a 27 secondi. Una riduzione dei tempi è cruciale per comprendere meglio il virus e permettere di sviluppare farmaci efficaci in tempi celeri. Anche il centro di ricerca SRI Biosciences e l’AI company Iktos collaborano per sviluppare un farmaco antivirale per il Covid19. Un’altra applicazione di grande importanza dell’AI è lo screening in real time. Baidu e Megvii hanno predisposto un sistema monitoraggio della temperatura multi-persona in grado di rilevare rapidamente uno dei tanti sintomi del coronavirus. Questa tecnologia è attualmente in uso nella stazione ferroviaria di Qinghe a Pechino e riesce ad esaminare fino a 200 persone in un minuto, senza interrompere il flusso di passeggeri.

media e singoli utenti web di tutto il mondo. Nel raccogliere e studiare le ricerche più interessanti finora prodotte sul Covid19, gli analisti di Intesa Sanpaolo Innovation Center hanno rilevato quanto la diffusione del virus sta migliorando il modo di fare scienza, dando una forte spinta all’open science, con un netto aumento della condivisione di dati (open data), pubblicazioni (open pubblication) e corsi formativi (open educational source). Alcuni ricercatori hanno ad esempio condiviso la sequenza DNA del Covid-19 su GenBank, un open-access data repository. Oltre 100 aziende che hanno firmato il Wellcome Trust’s statement on sharing coronavirus research e i principali editori scientifici internazionali hanno reso disponibili gratuitamente le loro pubblicazioni. Numerose università, tra cui quelle cinesi di Pechino, di Xi’an Jiaotong e la Tsinghua, hanno messo a disposizione corsi online sul Covid19, per offrire al pubblico informazioni verificate, aiutare a comprendere la natura e la diffusione del virus e consigliare le migliori difese.


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14 Mercoledì 1 Aprile 2020

PANIC-SELLING ANCHE PER I COMPUTER Il trading automatico governa il grosso delle transazioni borsistiche ma non è abituato ai crolli

 PASQUALE ORLANDO *

Si parla tanto di “panic selling”, per giustificare il crollo dei mercati delle ultime settimane. Ma i mercati non erano ormai dominati dal trading automatico e dall’intelligenza artificiale? Allora anche i computer vanno nel panico? Proviamo a capirci qualcosa. Sono almeno 20 anni che i trader cercano di utilizzare la tecnologia per efficientare il mercato finanziario e approfittare di asimmetrie informative di varia natura. Chiaramente la potenza degli algoritmi è andata via via crescendo e oggi gran parte delle transazioni sono gestite tramite sistemi intelligenti. Ma quanto sono realmente intelligenti, questi sistemi? Nel maggio 2010 per esempio, in piena crisi Greca, alle 14.45 i principali indici americani iniziarono una discesa inspiegabile che ha toccato perdite dell’8%, dovuta in realtà al fatto che gli algoritmi hanno interpretato male alcuni segnali e hanno iniziato a vendere, 36 minuti di panico che ha scatenato le vendite anche degli operatori “umani”. Accade lo stesso alla sterlina nel 2016, una perdita di quasi il 6% in due minuti o dello yen nel 2019 che perde il 4% in pochi minuti.

Come mai? Una recente analisi ci ha riscontrato che il 70% del trading Usa, il 50 di quello europeo e il 40 di quello asiatico passa attraverso sistemi automatici. Secondo JP Morgan il 55% degli addetti ai lavori pensa che l’andamento del mercato sarà impattato dal fattore tecnologia applicata al trading e solo il 20% pensa che saranno le strategie economiche e sociali della Cina a influenzarlo. La matematica unita alla tecnologia sicuramente ha assunto una importante rilevanza nell’andamento dei mercati e ci sono vari approcci metodologici che vengono utilizzati, in definitiva è una guerra di algoritmi. Un approccio molto diffuso è quello definito High Frequency Trading (HFT) ovvero algoritmi super veloci che immettono milioni di ordini contemporaneamente sul mercato provocando una vera e propria distorsione dei

prezzi approfittando del fatto che loro stessi sanno prima degli altri (frazioni di secondi prima) dove il “gregge” si muoverà, con conseguente guadagno. L’”High frequency trading” tende ad amplificare di molto l’effetto della volatilità soprattutto nelle fasi di vendita. Tanto che il Financial Stability Forum ha studiato il fenomeno e ha concluso che occorre vigilare sui movimenti del mercato in quanto molti di questi modelli, essendo di nuova generazione, sono stati testati negli ultimi anni dove i mercati hanno mostrato crescite costanti, sostenute e con scarsa volatilità; e quindi non sono ancora maturi per predire e gestire in modo corretto fasi di mercato discendenti. Molti di questi algoritmi utilizzano come indicatore per acquistare o vendere sul mercato il “VIX” ovvero comprano

se scende e vendono se sale; l’indice misura la volatilità sulle opzioni dell’S&P500 nei 30 giorni successivi e, nel gergo finanziario, si è guadagnato l’appellativo di indice della «paura»; purtroppo si innesca un circolo vizioso in quanto se l’indice sale si scatenano le vendite che a loro volta spingono ancora più a rialzo il VIX che scatena ancor di più le vendite in una spirale molto pericolosa. Ad onor del vero dobbiamo dire che HFT ha anche il pregio di rendere il mercato più efficiente azzerando le differenze di prezzo tra vari mercati. Uno specifico filone del fintech è quello riferito a società che hanno sviluppato algoritmi di Artificial intelligence e machine learning ovvero motori intelligenti che osservano il comportamento di titoli e mercati e cercano di prevedere l’andamento futuro. Sono modelli

molto sofisticati che, rispetto a modelli previsionali passati basati solo sugli andamenti del prezzo, apprendono via via che affrontano situazioni di mercato nuove e diventano via via più esperti. I gestori di tutto il mondo oramai possono contare su questi algoritmi che sono davvero potenti e sofisticati in quanto riescono ad analizzare masse enormi di dati nonché di news e report per effettuare previsioni il più accurate possibili. L’ultima frontiera degli algoritmi di trading è quella definita della “Sentiment Analysis” ovvero di potenti motori di ricerca di informazioni sui social principali nonché su quelli specializzati sul trading che in base ad algoritmi intelligenti catturano l’opinione su un titolo o su un mercato riuscendo cosi ad anticipare i trend. Qualunque sia l’approccio possiamo concludere che oramai sono le macchine intelligenti i veri protagonisti del mercato borsistico mondiale; e non possiamo prevedere come shock improvvisi come quello che stiamo vivendo in questi giorni possano far reagire macchine che dal punto di vista anagrafico sono poco più che dei neonati. * l’autore è co-founder di Deus-Technology

Angelo Lazzari, imprenditore digitale, ha lanciato una fiduciaria per comprare qualsiasi asset via video e smartphone

«ECCO IL VOSTRO BROKER DIGITALE»  LUIGI ORESCANO

Smartworking e videocall aiutano, ma non bastano a chi, in casa per la quarantena o comunque distante dai luoghi di consueta attività, vuole acquistare titoli mobiliari su un qualunque mercato regolamentato ma anche asset illiquidi o beni patrimoniali di qualunque tipo. È la constatazione da cui è partito Angelo Lazzari (nella foto accanto) - un imprenditore seriale con il pollice digitale - per lanciare FD Fiduciaria Digitale che – utilizzando le tecnologie di Visabit, altra società fondata da Lazzari - risponde appunto a questa esigenza: porsi come un broker virtuale a disposizione del clienti. Nella massima efficienza e comodità.

«Abbiamo applicato la tecnologia avanzata alla nuova normativa della Banca d’Italia che autorizza la videoidentificazione delle parti per i mandati di compravendite finanziarie», spiega Lazzari. «E dunque seguendo la compliance di via Nazionale, FD identifica il cliente, gli fa caricare telematicamente il documento d’identità sulla piattaforma, raccoglie l’ordine, gli sottopone la firma digitale e procede alla transazione. Con un’assoluta versatilità. «Recentemente», prosegue l’imprenditore, «un cliente ha fatto chiamare FD Fiduciaria Digitale dal suo consulente disperato, perché era all’estero e gli servivano al più presto 20 mila euro. FD ha preparato il documento, lo ha caricato su piattaforma, iI cliente ha ricevuto l’Sms che

gli ha permesso di firmare in modalità elettronica l’ordine, e l’ordine è stato eseguito. Diciamo la verità: una società tradizionale sarebbe sprofondata tra fax, carte, scambi di documenti e giorni di burocrazia». Un’Amazon della finanza? In certo qual modo si, perché consente ai suoi clienti di comprare qualsiasi asset, e in modalità totalmente digitale. «E senza conflitti d’interesse», ama sottolineare Angelo Lazzari, «perché una fiduciaria non ha prodotti propri né può promuover quelli di terzi.. Insomma: abbiamo visto un’opportunità nella nuova normativa e l’abbiamo calata nella migliore tecnologie. Anche così si costruiscono 1 mercati efficienti di oggi e soprattutto di domani».


Finanza e sostenibilitĂ

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«OTTIMISTI? SÌ, MA LO STATO AGISCA»

Intervista a due voci con i vertici di Integrae: «Le Pmi sono la chiave dell’economia, vanno sostenute»  DI SERGIO LUCIANO

La forte crisi che stiamo attraversando avrà una fine, sia in termini di pandemia sia in termini di effetti economici. E’ bene ricordarlo. Il mondo ha attraversato crisi peggiori e ne siamo usciti. Il punto qui è capire quanto dura la crisi, quanto tempo e a che costi ci riprenderemo”: è con un razionale ottimismo che Luigi Giannotta, direttore generale, e Francesco D’Antonio, responsabile corporate finance, di Integrae Sim in quest’intervista a due voci espongono la loro visione sul domani dei mercati finanziari e in particolare sulle esigenze dell’economia reale e delle piccole e medie imprese italiane, da sempre motore del nostro sviluppo. “ Nelle ultime settimane di grande tensione per l’evolversi della pandemia – proseguono - parlando dei cali del mercato finanziario, si ricorre spesso l’espressione: ‘bruciati tanti miliardi di euro’. Per fortuna letteralmente non si è bruciato nulla. E’ la semplice dinamica della domanda e dell’offerta di titoli. In queste scorse settimane ci sono stati forti fenomeni di ‘panic selling’, vendite sconsiderate alimentate da panico diffuso. E come spesso accade sono stati i piccoli risparmiatori a rimetterci di più, specie quelli che fanno da sé anziché affidarsi alla consulenza specialistica. Perché? Se io come investitore ho comprato delle azioni al valore di 10 euro e queste scendono a 5 euro e preso da panico le vendo, registro una perdita, ma se le compro subito dopo, sempre a 5 euro – come fanno gli investitori professionali - il valore di carico medio del mio investimento è dimezzato e la probabilità che da 5 risalga 10 è in media più alta della probabilità che da 10 vada a 15 euro. Quindi investire si può? Dopo le crisi vi sono sempre grandi opportunità, ma è bene agire con cautela e con professionalità. In ultima analisi, vanno sempre considerate le due variabili principali del mercato azionario. I flussi prevedibili di dividendi e il possibile apprez-

DA SINISTRA LUIGI GIANNOTTA E FRANCESCO D’ANTONIO DI INTEGRAE

zamento del valore dei titoli al fine di ricavarne un capital gain. Se investo in un segmento o nel listino di un mercato azionario dove sono presenti tante aziende di grande dimensione e con una crescita stabile la mia aspettativa dovrebbe essere quella dei dividendi. Infatti società grandi con crescita stabile danno più dividendi e meno apprezzamento del titolo in termini di capital gain. E’ chiaro che quando la capitalizzazione di queste grandi aziende è scesa per un effetto anomalo e non legato ai fondamentali di tali aziende, comprando a basso prezzo avrò anche un apprezzamento del titolo. Per quanto riguarda invece l’apprezzamento del valore del titolo nel tempo (il cosiddetto capital gain) questo si manifesta con particolare incisività nelle economie in crescita (gli emerging markets) e nei segmenti di mercato composti da aziende in forte crescita presenti anche nelle economie più mature. Per capirci da noi è l’Aim Italia. E’ chiaro che anche qui le prospettive di crescita del capital gain sono ancora maggiori. E’ opportuno ovviamente affidare i propri risparmi ad

“ Ci sono imprese che da un giorno all’altro hanno visto i loro ricavi e i loro incassi andare a zero: vanno aiutate con la liquidità per l’emergenza”

“ Come in ogni crisi, in ogni situazione di guerra (e questa è una guerra vera) la rapidità d’azione è fondamentale e per ora è mancata. Da Draghi la ricetta su come fare” investitori professionali e non improvvisare queste scelte, e in ogni caso valutare sempre in base all’analisi fondamentale delle società per capirne il vero valore. Siete ottimisti? Alcuni motivi di positività ci sono. I governi di tutto il mondo, in particolare le super potenze, stanno reagendo, con tempi diversi, vero, e in maniera poco coordinata, ma tutti sempre di più si impegneranno per superare la crisi e semmai per imparare dagli errori del recente passato; • chi è nel panico e pensa che “questa volta è differente, siamo al tracollo totale”, molto probabilmente si sbaglia. Noi crediamo che si sbagli e la storia ce lo conferma. Le Borse e le economie si riprendono sempre; • le banche centrali, iniziano a muoversi, forse sono troppo lente, ma la loro azione si farà sentire, con incisività; • le politiche fiscali sono all’inizio del dispiegamento, anche qui ci vorrà del tempo ma qualcosa di positivo accadrà, nonostante ci siano problemi politici; • sui mercati finanziari iniziano ad esserci prezzi davvero interessanti per aziende sane e forti sia che si voglia avere un flusso di dividendi sia che si voglia avere un capital gain. Da noi, dopo l’intervento di Draghi sul Finacial Times, auspichia-

mo che vengano seguite le sue indicazioni e che venga dato a persone competenti il potere di portare velocemente il nostro paese fuori da questa crisi. Quali soluzioni occorrono alle Pmi, architrave industriale italiana? La prima cosa è la rapidità d’azione. Come in ogni crisi, in ogni situazione di guerra (e questa è una guerra vera) la rapidità è fondamentale. Da noi uno degli effetti della mancanza di leadership della classe politica è l’assenza di execution. La capacità di agire, di realizzare quanto previsto è fondamentale. E nel nostro caso manca. Abbiamo già avuto, per fortuna, da Draghi la ricetta su come fare. Adesso va messa in pratica. E vanno fatte delle distinzioni forti. Vi sono imprese italiane che sono fortemente impattate dalla crisi, molto duramente, altre meno. Proviamo a fare un’analisi. Ci sono imprese che da un giorno all’altro hanno visto i loro ricavi e i loro incassi andare a zero: piccoli esercenti commerciali, bar, ristoranti, tutte la attività ricettive, la filiera del turismo, il sistema fieristico etc. Vanno aiutati dando loro, tramite il sistema bancario, linee di finanziamento per continuare a pagare gli stipendi e per ripartire. Ci sono aziende che pur non avendo perso tutto il fatturato lo hanno dimezzato e si trovano ad avere grosse difficoltà

produttive; aziende di interesse nazionale tra cui tutta la filiera sanitaria che vanno incentivate nell’operatività immediata con interventi a totale fondo perduto; aziende che per la loro attività possono agevolare la revisione dei modelli di business di tutte le altre e favorire l’utilizzo di tecnologie digitali. Questa aziende vanno agevolate con interventi finanziari anche mediante l’accesso al mercato dei capitali dedicato alle Pmi. Operativamente, linee di credito e di finanziamento garantite dallo Stato e rimborsabili poi nei prossimi 10 anni oppure interventi a fondo perduto da parte dello Stato. Basterebbe dare la possibilità alle imprese di raddoppiare o triplicare i propri fidi bancari a fronte di un piano industriale di rilancio ovvero di contenimento dell’emergenza. E come potranno finanziarsi oltre che in banca, le Pmi? E’ sempre più opportuno che abbiano un percorso agevolato di accesso al mercato dei capitali che consenta di finanziare la crescita con capitali di investitori istituzionali, come soci di minoranza (come avviene su Aim Italia). Quindi andrebbe esteso il credito d’imposta per il 50% dei costi della quotazione per la durata di 10 anni oltre ad agevolazioni fiscali come il caso dei Pir, sempre per i prossimi 10 anni. In tal senso Assogestioni ha fatto una recente proposta che andrebbe colta e potenziata. A ciò andrebbe aggiunto un bonus fiscale sia sugli utili d’impresa (per i primi 5 anni dopo la quotazione) sia sui compensi dei componenti del CdA detassati al 50% per i 5 anni successivi all’Ipo. Andrebbe inoltre incentivata e favorita la nascita di un nuovo segmento di mercato ancora più accessibile per le Pmi dove basta essere quotati e dare la possibilità a tutti di effettuare gli scambi.

Investire Today

è un supplemento al numero di aprile 2020 di Investire Editore Economy Group Srl Piazza Borromeo 1 20123 – Milano Direttore responsabile Sergio Luciano


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CREDITO SANO AL SERVIZIO DELLE PMI

Banche popolari, strumento essenziale per la crescita economica dei territori, soprattutto nelle crisi  DI GIUSEPPE DE LUCIA LUMENO

1. L’importanza della cooperazione bancaria in Europa La possibilità di esercitare l’attività bancaria, pilastro e motore dell’attività economica, anche in forma cooperativa - oltre che con le forme ordinarie delle società commerciali di capitali - è riconosciuta e disciplinata da tempo nel nostro ordinamento, così come in quello delle principali economie europee, e ciò in considerazione delle motivazioni storiche del fenomeno, della sua rilevanza, della diffusione e del radicamento territoriale nell’intera Comunità Europea. Fatte salve le connotazioni giuridiche che accomunano il mondo delle banche cooperative ovunque in Europa – rappresentate dal voto capitario, dai limiti al possesso azionario, dal perseguire la mutualità con diversi livelli di declinazione (mutualità prevalente o non prevalente) - queste banche si caratterizzano dal punto di vista operativo per la specializzazione nell’attività di intermediazione tradizionale, basata sul modello originate-to-hold, imperniato, a sua volta, su relazioni durature, di natura fiduciaria, con la clientela retail. In altri termini, ciò che caratterizza maggiormente il business model di queste banche è la capacità di servizio delle imprese piccole e minori, con ciò comprendendo le aziende familiari e individuali: per genesi e per vocazione originaria le banche mutualistiche sono quelle più vicine alle Pmi e alle famiglie. In Italia e in Europa, il modello dell’imprenditorialità diffusa e quello delle banche di comunità, si integrano in modo “fisiologico”, generando l’uno i presupposti di sussistenza dell’altro. Per valutare appropriatamente tale relazione, è utile esaminare la struttura morfologica dell’attività produttiva nei principali paesi europei. L’incidenza delle Pmi, ossia

delle imprese con meno di 250 addetti, sull’economia dei principali paesi europei emerge dai dati Eurostat. L’Italia registra il maggior peso fornito dalle Pmi in termini di valore aggiunto prodotto, con il 71% del Pil; segue la Spagna, più simile al nostro paese, col 68% e poi la Francia col 55% e la Germania col 54%. C’è da sottolineare, in aggiunta, che in Italia gli addetti nelle Pmi rappresentano l’80% dell’intera forza lavoro occupata nelle imprese. Ciò che emerge dal dato di dettaglio per l’Italia è l’assoluta prevalenza delle imprese minori, con oltre il 95% di Pmi che non supera i 9 addetti; circa 2,5 milioni sono le imprese con un dipendente (60%), 1,5 milioni quelle con un numero compreso tra 2 e 9 (35%) mentre poco meno del 5%, hanno un numero di addetti compreso tra 10 e 250. Si tratta di una “galassia” di piccole e piccolissime realtà produttive estremamente diffuse sul territorio, che necessitano della presenza di banche altrettanto diffuse localmente e radicate nei rispettivi territori, che siano capaci di intercettarne le specifiche esigenze e di valutarne compiu-tamente il merito di credito, forti di una “penetrazione informativa” che soltanto la “prossimità” e la condivisione delle condizioni di contesto possono garantire. Questa funzione della banca locale - e della banca cooperativa in particolare - si rende particolarmente necessaria nei periodi di congiuntura economica negativa, come quella attuale “per la minore propensione delle banche nazionali a finanziare la clientela di piccola dimensione a causa della maggiore incidenza dei costi fissi o per la difficoltà ad adattare i metodi di valutazione del merito di credito basati sull’informazione qualitativa ai rilevanti cambiamenti tecnologici e regolamentari in corso” (Banca d’Italia, Questioni di Economia e Finanza,

LA SEDE DELLA BANCA D’ITALIA IN VIA NAZIONALE A ROMA

“Il ruolo della banca locale - e della banca popolare in particolare si rende particolarmente necessario nei periodi di congiuntura economica negativa come l’attuale”

QUOTE DI MERCATO DELLE BANCHE COOPERATIVE IN EUROPA

n. 371, febbraio 2017). E’ possibile riscontrare che anche in questi anni di crisi le banche mutualistiche, tenendo fede alla loro vocazione, hanno saputo finanziare l’economia reale nei territori d’insediamento: hanno elargito più credito ad un prezzo più conveniente, con tassi di ingresso in sofferenza più bassi della concorrenza, così come documentato dalla stessa Banca d’Italia (Quaderni di Economia e Finanza, n. 324, marzo 2016). E’ importante sottolineare che questa funzione anticiclica di sostegno alle realtà economiche locali e alle Pmi non è appannaggio soltanto delle banche cooperative di piccola dimensione, in quanto è legata alla matrice originaria ed alla natura mutualistica. Per queste banche, infatti, in Italia come negli altri paesi europei, un eventuale processo di crescita dimensionale è indotto dallo sviluppo dei sistemi locali tradizionalmente serviti. Le banche ampliano la sfera di azione,


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GRUPPI DI BANCHE COOPERATIVE IN EUROPA PER PARAMETRI FINANZIARI

diffondendosi a livello regionale e poi nazionale. L’espansione della rete commerciale avviene a maglie strette, concentrando le dipendenze nelle aree di interesse. Ciò consente a queste banche di mantenere l’originaria “specializzazione” territoriale e di rafforzare le proprie capacità di servizio alle realtà produttive locali. Per le banche cooperative maggiori - ed in Europa sono molti i gruppi mutualistici di grande dimensione - la crescita si è attuata mediante aggregazioni con istituti contigui per territorio o acquisendo il controllo di altre banche con vocazione localistica. A seguito dell’aggregazione si mira a salvaguardare le specificità delle banche controllate, organizzando gruppi federati in cui alle singole componenti viene garantita autonomia gestionale nei rispettivi territori di riferimento. 2. Le banche cooperative nei principali paesi Europei Il credito popolare e cooperativo europeo rappresenta oltre il 35% del dato di sistema, in termini di numero di banche, dipendenti e filiali, con quote di mercato mediamente superiori al 20%, asset che superano i 7 miliardi di euro, oltre 60 milioni di soci e poco meno di 150 milioni di clienti. Sono diversi i tipi di governance e le forme di aggregazione tra banche cooperative che si sono con-

solidati nel corso del tempo nei diversi paesi europei. Le aggregazioni non sempre sono riconducibili a veri e propri gruppi bancari, rispondendo a modelli organizzativi che si caratterizzano in modo originale, diversamente da paese a paese. Dai sistemi caratterizzati da una forte integrazione come quello tedesco - in cui le Raiffeisenbank e le Volksbank sono riunite nella stessa associazione di categoria ed hanno una comune struttura centrale, la DZ bank - a quello olandese, in cui le banche locali sono riunite in un unico grande gruppo creditizio, la Rabobank, il primo operatore olandese e tra i principali europei. Altre aggregazioni mostrano una maggiore articolazione interna, come quello francese, con tre grandi sistemi cooperativi - Crèdit Agricole, Caisse

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GRUPPI DI BANCHE COOPERATIVE IN EUROPA PER CONSISTENZA DI STRUTTURE

d’Epargne e Crèdit Mutuel - che si collocano tra i primi 5 intermediari nazionali, organizzati in gruppi costituiti da una banca federale, oltre venti banche regionali ed oltre tremila filiali. In questi modelli gli organismi centrali operano un ruolo propulsivo e di coordinamento, quasi sempre con funzioni di tesoreria centralizzata. Tra i modelli organizzativi ricorrenti ci sono le cd. reti mutualistiche, ex art. 10 del Regolamento UE 575/2013 (CRR), la cui governance è strutturata su tre livelli - locale, regionale e nazionale ed in cui le banche operano con marchio condiviso, ma con un certo grado di autonomia gestionale. In alcuni paesi, come ad esempio in Portogallo, le singole banche/casse di livello locale funzionano in realtà come succursali delle banche di livello superiore, in maniera

GLI SPORTELLI DI UNA FILIALE BANCARIA

non dissimile da quanto avviene per le filiali delle Banche S.p.A. Le reti mutualistiche sono caratterizzate dalla gestione centralizzata della liquidità e dagli impegni di mutuo sostegno che legano i membri della rete. Un altro sistema per il mutuo sostegno, particolarmente in uso tra le piccole banche cooperative nell’area Euro, è rappresentato dall’Institutional Protection Scheme (IPS). Secondo la BCE, gli istituti di credito membri di un IPS sono circa il 50% degli istituti europei e rappresentano oltre il 10% delle attività bancarie complessive. Il dato medio, tuttavia, maschera ampie diversità perché gli IPS riconosciuti come tali sono presenti al momento in solo 3 paesi dell’Unione. La Germania e l’Austria sono i paesi con la maggiore presenza, segue la Spagna che ne ha solo due

“ Il credito popolare e cooperativo europeo rappresenta oltre il 35% del sistema, per numero di banche e dipendenti”

(in questi casi, però, l’IPS si aggiunge alla struttura di gruppo).

3. Considerazioni conclusive Come anticipato, le evidenze riferite ai principali paesi europei mostrano la sussistenza di grandi gruppi di banche cooperative che detengono quote di mercato anche superiori al 40% in termini di asset e volumi intermediati. Tali evidenze stanno a segnalare scelte normative che hanno consentito di realizzare e far prosperare nel tempo operatori bancari di dimensioni notevoli, a volte veri e propri “campioni nazionali”, con connotati quantitativi e di bilancio tali da proiettarli tra le principali banche internazionali. In Italia, di converso, le risoluzioni attuate nel 2015 stanno rapidamente modificando le politiche di erogazione e gestione del credito sostenute fino a quella data dalle ex banche popolari di maggiore dimensione, che devono necessariamente convergere verso criteri e regole coerenti con quelli di una banca S..p.A., con ciò abbandonando le scelte gestionali improntate alla mutualità, sebbene non prevalente. E’ ipotizzabile che molto presto si possano riscontrare le ricadute sull’economia reale conseguenti a dette trasformazioni, con preoccupanti rischi di scenario, riferibili, in particolare, alle realtà produttive di piccole e medie dimensioni o ai territori connotati da bassi tassi di sviluppo.


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NELLE MANI DEI CACCIATORI DI VACCINI

In questo momento almeno 30 gruppi al lavoro. Nodari (J.Lamark): «Ma non fidiamoci degli annunci» 

FRANCO SARO

Medicine e vaccini. Il coraggio e la dedizione dei medici, le strutture ospedaliere e le quarantene non bastano per vincere il Coronavirus se le armi per combatterlo ancora non ci sono. Per questo almeno 30 aziende e istituzioni accademiche, incluse start up e giganti farmaceutici, stanno lavorando alacremente. Qualcuno come l’americana Moderna sta sperimentando una molecola chiamata mRNA-1273 che induce le cellule corporee a sviluppare una proteina del coronavirus senza causare l’infezione per sviluppare una risposta immunitaria al virus. Altre società biofarmaceutiche come Sanofi, Inovio Pharmaceuticals, CureVac, Novavax e GlaxoSmithKline stanno analizzando alcuni candidati vaccinali. Mentre aziende come Vir Biotechnology, una società di immunologia focalizzata sullo sviluppo di nuovi trattamenti per le malattie infettive, o Regeneron sono alla ricerca di

ANTHONY GINSBERG

GIANPAOLO NODARI

anticorpi in grado di contrastare la malattia. Gilead Sciences ha già annunciato l’avvio di due studi clinici per valutare il farmaco Remdesivir negli adulti con diagnosi di Covid-19. «Sono bastati 42 giorni per lo sviluppo di un vaccino e le aziende hanno dimostrato una velocità di risposta senza precedenti, se si pensa che dopo lo scoppio della Sars nel 2003

furono necessari 20 mesi prima di poter procedere ai test sull’uomo. Per questo esiste la concreta possibilità di svilupparne uno immettibile sul mercato prima di Natale anche se una produzione massiva richiederà dai 4 ai 6 mesi circa» ha commentato Anthony Ginsberg, co-ideatore di Han-Gins Indxx Healthcare Innovation Ucits Et che comprende oltre

cento titoli di aziende legate all’innovazione nell’ambito sanitario attive nei sotto-settori della robotica, sequenziamento genomico, dispositivi indossabili e neuroscienze. «Sebbene questi sviluppi siano promettenti», ha avvertito Gianpaolo Nodari, ad di J. Lamarck, società advisor del fondo Selectra J. Lamarck Biotech quotato su Borsa Italiana «sconsigliamo agli investitori di “buttarsi” nella mischia sulla base di un semplice annuncio riguardante la possibilità di sviluppare un vaccino». «Se alcune società hanno dimostrato di avere tutte le carte in regola per sviluppare una terapia valida, altre hanno raggiunto valutazioni “stellari” solo grazie alla speculazione. Potrebbe quindi accadere che alcune società colgano l’occasione per decretare aumenti di capitale attraverso emissione di nuove azioni a prezzi superiori dell’80-100% rispetto ai valori di qualche settimana fa, con il risultato di veder scendere i valori azionari molto velocemente. É già accaduto».

Nell’ “healthcare” nulla sarà come prima

Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs per l’Italia: «Le imprese tech in ambito sanitario potrebbero trarre vantaggio dalla situazione attuale»  DALLA REDAZIONE

Tutti guardano all’Health Care, sotto i riflettori per la possibilità di trovare un vaccino e una cura per il coronavirus, ma nel settore ci sono altri aspetti da considerare. Positivi e negativi. Tra i primi ci sono l’aumento della spesa pubblica di emergenza e la nomination dell’ex vicepresidente Joe Biden per il Partito Democratico che manda in soffitta il progetto di Bernie Sanders per l’assistenza sanitaria universale (Medicare for All). Dall’altra parte, molte aziende del settore subiranno l’impatto negativo del Coronavirus, come interruzione della filiera sanitaria che ha portato alla carenza di tamponi, mascherine e camici, e la ridotta disponibilità di farmaci generici i cui principi attivi sono

prodotti in Cina. «Le imprese tecnologiche in ambito sanitario, gli ospedali e le aziende attive nel settore della distribuzione dei farmaci potrebbero, invece, trarre vantaggio dalla situazione attuale» spiega Francesco Lomartire, responsabile di Spdr Etfs (gruppo State Street, nella foto il presidente Ronald P. O’Hanley.png) per l’Italia. «Due aree legate alla lotta contro Covid-19 sono particolarmente interessanti: la fornitura di kit per i tamponi e lo sviluppo di vaccini per il virus. Le aziende coinvolte in queste aree potrebbero trainare le performance del settore sanitario e la stragrande maggioranza di esse sono quotate sull’indice Msci World Health Care Index. Da inizio anno ad oggi, gli Etf sul settore sanitario domiciliati in Europa sono stati i secondi a registrare più flussi».




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