Giovedì 2 Aprile 2020
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A cura di
Banca Generali / Il private banking “a tutto digital”
contro l’emotività da Coronavirus Iw Bank / Formazione, e avanti insieme
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Enasarco / Il ministero boccia il rinvio delle elezioni - continua a pag. 6
MERCATO D’OCCASIONE
il completo meltdown dell’economia con la probabile finire dell’euro. In quel caso non ci E adesso? Esistono alternative restano che il dollaro, il franco al materasso per sfuggire agli In Borsa titoli di valore a prezzi di saldo: ma si rischia ancora svizzero o l’oro che pure sueffetti del Covid-19? Oppure è il caso di rassegnarsi alla medicina dei rendimenti negati- ranza, cari risparmiatori. O no? In realtà, come sempre, birà all’inizio nuove perdite. Altrimenti, scenario meno vi per evitare disavventure peggiori? le situazioni eccezionali comportano non solo pericoli, drammatico, l’intervento delle banche centrali assieme Il futuro prevedibile dei mercati si può riassumere in ma anche opportunità. Come dimostra l’iniziativa di un all’azione delle politiche fiscali dei vari Paesi riuscirà a sostenere per qualche mese l’economia, ovvero il temqueste domande di drammatica attualità ai tempi dei autorevole protagonista del mercato. tassi zero che, nati in Giappone e sviluppatisi in Europa, «Buongiorno, noi non abbiamo paura. Oggi non abbia- po necessario per affrontare l’epidemia. Allora, i prezzi hanno ormai contagiato i mercati americani. Una gab- mo paura a comprare». All’alba del 16 marzo scorso, delle azioni torneranno a salire. Ma in un caso come bia che serve a garantire condizioni di sopravvivenza ancor prima che sulle reti virtuali di Piazza Affari si sca- nell’altro, una buona parte di mercati azionari è arrima che rischia di spegnere gli animal spirit dei mercati tenasse la prevedibile pioggia di vendite, Guido Maria vata in una condizione di equity stress». Insomma, più specie dopo il violentissimo salasso di metà marzo che Brera di Kairos Partners ha diffuso questo file audio in basso di così è difficile andare. «Anche nel caso più ha spinto il rendimento dei Btp sopra il 2,1% e bruciato rivolto alla clientela: «Ci troviamo di fronte a due sce- disperato», insiste Brera, che è anche uno scrittore di Continua a pag. 2 > i guadagni di Piazza Affari dal 2016. Lasciate ogni spe- nari opposti» continua il messaggio. «Da una parte c’è talento, «la gente DI UGO BERTONE
EDITORIALE I mercati come il calcio Gli esami non finiscono mai DI BUDDY FOX
“Quando arrivi in cima alla montagna, continua a salire” scrisse lo storico ct della nazionale francese di calcio Hidalgo, sulla lavagna dello spogliatoio alla vigilia della finale dell’europeo con la Spagna, che vide la Francia campione d’Europa e Hidalgo, che ci ha lasciato da poco, divenire simbolo del rilancio del calcio francese. Il calcio e i mercati finanziari, sono fatti di cicli: fasi di espansione seguite da recessioni; grandi rialzi spesso interrotti da violenti ribassi. Quando si è in cima a una montagna e si pensa di poter proseguire uscendo dalla dimensione reale succede che improvvisamente qualcosa costringe a guardarsi intorno e a realizzare di non avere più i piedi per terra. Vengono le vertigini, arriva la paura e si comincia a cadere. È successo a febbraio. Eravamo sulla cima della montagna, le borse segnavano giorno
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Fondi pensione, calma e sangue freddo
DI EDMONDO RHO
Gli operatori del risparmio previdenziali cominciano a fare i conti sul ‘dopo Coronavirus’: sapendo, naturalmente, che la pandemia ha già provocato un mezzo pandemonio sui mercati finanziari. «Si tratta di operare soprattutto con buonsenso. In questo momento, stare fermi è la cosa più ragionevole: in attesa di auspicabili decisioni a livello nazionale e internazionale», dice Maurizio Agazzi, direttore di Cometa, Fondo pensione dei metalmeccanici che è il più grande d’Italia come patrimonio gestito,
LA TARGA DELLA COVIP, CHE VIGILA SUI FONDI PENSIONE
nonché segretario di Assofondipensione. Il problema principale in questa fase è l’estrema volatilità sui mercati finanziari cui si aggiunge, in particolare, l’illiquidità di gran parte dei titoli corporate. «Per fortuna noi
abbiamo un portafoglio molto diversificato, e siamo in contatto quotidiano con i nostri 9 gestori finanziari. Certo, non posso dire di essere tranquillo», ammette Agazzi, «essendo seduto su una cassaforte che contiene 12 mi-
ABBANDONA I TUOI DUBBI. NON I TUOI OBIETTIVI Le incertezze di mercato non dovrebbero farti perdere di vista i tuoi obiettivi finanziari. Janus Henderson offre soluzioni d’investimento per aiutarti a tenere la rotta nell’attuale contesto di incertezza. janushenderson.com/ScopriDiPiu A scopo promozionale. Destinato ai soli investitori professionali. Il valore di un investimento e il reddito che ne deriva potrebbero aumentare o diminuire. Pubblicato in Europa da Janus Henderson Investors. Janus Henderson Investors è il nome con cui vengono forniti i prodotti e i servizi d’investimento da Janus Capital International Limited (n. di reg. 3594615), Henderson Global Investors Limited (n. di reg. 906355), Henderson Investment Funds Limited (n. di reg. 2678531), AlphaGen Capital Limited (n. di reg. 962757), Henderson Equity Partners Limited (n. di reg. 2606646) (ciascuna registrata in Inghilterra e Galles all’indirizzo 201 Bishopsgate, Londra EC2M 3AE e regolamentata dalla Financial Conduct Authority) e da Henderson Management S.A. (n. di reg. B22848, registrata all’indirizzo 2 Rue de Bitbourg, L-1273, Lussemburgo e regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier). Janus Henderson, Janus, Henderson, Perkins, Intech, Alphagen, VelocityShares, Knowledge. Shared e Knowledge Labs sono marchi commerciali di Janus Henderson Group plc o di una delle sue società controllate. © Janus Henderson Group plc.
liardi di risparmi previdenziali dei lavoratori metalmeccanici. Ma occorre mantenere il sangue freddo. I Fondi pensione devono ragionare sempre in un’ottica di lungo periodo». Lo stesso approccio vale per tutti i 30 fondi pensione negoziali, con un patrimonio di circa 38 miliardi, aderenti ad Assofondipensione: si tratta di un’associazione trilaterale, fondata nel 2001 e presieduta da Giovanni Maggi. Ma come si vive l’emergenza tra i gestori dei fondi pensione? «I nostri investimenti sono estremamente diversificati: in momenti di grande volatilità, come questo, l’obiettivo è mantenere un approccio razionale, all’interno dei limiti imposti dai mandati che ci affidano i nostri clienti, con un posizionamento sottostante più difensivo», dice Giuseppe Salomone, responsabile commerciale dei mandati istituzionali di Anima sgr, uno dei principali gestori istituzionali italiani. «La cosa importante, oggi, è non cedere all’emotività del momento e ragionare su un orizzonte temporale più distante».
(ha collaborato Magda Benassi)
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Giovedì 2 Aprile 2020
«PENSIONATI, NON ABBIATE PAURA»
Il presidente di Assoprevidenza: «Non c’è da allarmarsi, bisogna resistere, resistere, resistere» DI EDMONDO RHO
«Mai come in questo momento bisogna mantenere i nervi saldi». Non ha dubbi Sergio Corbello, presidente di Assoprevidenza, centro tecnico nazionale di previdenza e assistenza complementare, su come affrontare l’emergenza sui mercati finanziari che si è sviluppata a seguito della pandemia da coronavirus Covid-19. Corbello, piemontese, 69 anni, ha una lunga esperienza nel mondo finanziario e assicurativo: è il fondatore e da 30 anni presidente dell’Associazione che ha tra i suoi soci fondi pensione, casse di assistenza sanitaria, compagnie di assicurazione, banche, gestori finanziari e amministrativi. «La previdenza è un valore da coltivare nel medio e lungo periodo e non bisogna turbarsi in momenti davvero eccezionali come questi», argomenta. Allora, presidente: chi sta andando in pensione a breve, deve disperarsi? No, e spiego perché. Da un lato, è vero che questo tsunami che sta agitando i mercati a seguito della pandemia andrà avanti per almeno due anni. Se il mondo assorbirà la crisi entro il 2021 potre-
SERGIO CORBELLO, PRESIDENTE DI ASSOPREVIDENZA
mo essere soddisfatti, se i mercati si riprenderanno nel 2022 sarà comunque un discreto risultato. Ma d’altro lato, se il signor Mario Rossi va in pensione in questo periodo, non deve assolutamente ritirare i soldi dalla previdenza complementare. Infatti, chi va in pensione in Italia quest’anno, per esempio, ottiene ancora un tasso di sostituzione (ovvero la pensione in rapporto all’ultimo stipendio, ndr) in media tra il 60% e il 70% - naturalmente si tratta di medie molto variabili - secondo le regole Inps, che restano tuttora ancorate al sistema misto tra retributivo e contributivo. Insomma, un livello accettabile di pensione di base, il che sconsiglia al signor
Continua da pag. 1 > continuerà a fare benzina, ci saranno aziende che producono farmaci o distribuiscono energia elettrica. Aziende che, anche nello scenario in prospettiva più negativo valgono in Borsa meno del loro valore intrinseco”. I prezzi insomma sono così bassi da essere a prova di ribasso. E’ il caso per esempio di Intesa San Paolo, tra le più solide banche europee. A causa dei forti ribassi il titolo è precipitato il 16 marzo a una quotazione di 1,40 euro con un rapporto prezzo utili pari a 5,33 volte. Ancor più paradossale il rendimento del titolo: il dividend/yield è scivolato al 13,69%. Un numero dai Guinness dei primati. Comprate dunque che non ve ne pentirete. Ma stavolta il bazooka potrebbe non bastare È solo un esempio di una situazione paradossale, simile per volatilità ai giorni peggiori della crisi dei subprime o dell’attentato alle Torri Gemelle. Ma in quei casi si era di fronte a crisi di carattere finanziario o a emergenze improvvise destinate a durare per un tempo limitato per poi sparute lasciando spazio ad una ripresa a “V”, rapida con la caduta. Ma è assai probabile che in tempi di epidemia la riscossa, che prima o poi arriverà sotto i cieli grigi del tasso zero, richiederà tempi lunghi e tanta pazienza: più facile pensare a una ripresa a “U” senza trascurare il rischio di un andamento a “L”, ipotesi maligna ma non da escludere nell’età delle malattie e della quarantena. Ma chi ci dice che le cose andranno così? Di fronte alla minaccia del Coronavirus, argomenta Patrick Jenkins, brillante firma del Financial Times, il bazooka delle banche centrali potrebbe non bastare. Certo, il sistema bancario è oggi in condizioni migliori di 12 anni fa quando la crisi di Bear
Mario Rossi di chiedere adesso anche una pensione complementare che può risultare erosa dallo sconquasso finanziario provocato dal Covid-19. Insomma può dirsi fortunato il signor Mario Rossi, specie considerando che il suo collega mister Mark Johnson, neo pensionato inglese, in questo momento se si ritira dal lavoro prende una pensione inferiore al 50% del suo ultimo stipendio. Quindi lei dice: nervi saldi anche per chi va in pensione a breve? Assolutamente sì. E mi permetto di dare due consigli ai neo pensionati. Primo: tenere la posizione nella previdenza complementare per uno, due o tre anni. Perché, da piemontese, lo dico in napole-
tano: Add’a passà a nuttata. Il mio secondo consiglio è, avendone la disponibilità economica, quello di continuare ad alimentare la posizione previdenziale: fino a 5.164 euro annui, il massimo di contributi deducibili ai fondi pensione, si può ottenere un consistente risparmio fiscale, che cresce in base all’aliquota marginale di ciascuno. D’accordo, tutto chiaro: ma se io avevo 100mila euro in un fondo pensione e tra un po’ scopro che me ne ritrovo, per esempio, 70 mila? Ripeto, occorre tenere i nervi saldi, sperando di non aver bisogno dei soldi a breve. Non bisogna avere paura. I fondi pensione non sono degli sprovveduti e mantengono un investimento di lungo periodo adatto alle esigenze dei loro iscritti. Inoltre la previdenza complementare si rivolge a gestori professionali: quindi il risparmio degli iscritti è in buone mani. Presidente, finora non c’è stato un fuggi fuggi dai fondi pensione? Non ne ho notizia. Sicuramente i problemi ci saranno perché c’è una difficoltà strutturale per l’economia del Paese e nei prossimi mesi ci aspettiamo una minore alimentazione per quanto
Stearns inaugurò una stagione nera mai del tutto chiusa. Ma siamo sicuro che il sistema del credito sia in grado di reggere gli stress cui è stato sottoposto dall’epidemia e dai ribassi che ne sono derivati? Gli scossoni subiti da alcuni comparti (l’industria petrolifera o le compagnie aeree) hanno cambiato il quadro. Anche perché fino a poche settimane fa si era affermata tra le autorità la tendenza ad esser meno severi in materia di requisiti per le banche. Il petrolio debole? Aumenta stress e rischio default E l’ammontare globale dei debiti, secondo the Institute of International Finance arriva a 257 miliardi, il 50 per cento il più del 2008. Una situazione a rischio, ha ammonito nello scorse autunno il Fondo Monetario: data la fragilità dei profitti e l’alto livello dell’indebitamento complessivo, il 40 per cento dei corporate bond in circolazione (pari a circa 19 mila miliardi di dollari), non potrebbe reggere una crisi finanziaria anche assai meno grave di quella del 2008/09. A complicare il quadro contribuisce la crisi del petrolio, a sua volta figlia del calo dei consumi ma ancor di più del braccio di ferro tra i sauditi e la Russia che ha provocato il tonfo dei prezzi attorno ai 23 dollari, una quotazione che minaccia di provocare il default di banche e finanziarie di Wall Street esposte sui junk bond dei produttori di shale oil. Riusciranno le banche a far fronte? Il virus è immune al qe, ma non agli eurobond Insomma, non mancano le controindicazioni all’ottimismo. «E’ vero. Nelle situazioni di panico le valutazioni dei titoli scivolano al di sotto del livello coerente con lo scenario economico, il quadro di politica monetario e la dinamica degli utili», ammette Donatella Principe di Fidelity In-
riguarda i nuovi flussi nei fondi pensione. Da un lato i versamenti nei fondi aperti e nei pip, i piani individuali pensionistici, avranno una sicura contrazione dato che sono strumenti usati perlopiù dai lavoratori autonomi e dai liberi professionisti i cui redditi sono destinati purtroppo a decrescere nel 2020. E d’altro lato anche i fondi collettivi per i lavoratori dipendenti avranno parecchie difficoltà nel versamento regolare dei flussi contributivi, dato che le aziende sono bloccate e ci saranno quest’anno milioni di persone in cassa integrazione. E quindi, siamo rovinati? No. Bisogna capire come andrà l’economia nei prossimi due o tre anni. Previsioni serie, su più lunghi orizzonti temporali, oggi sono impossibili. Se è vero che “nel lungo periodo saremo tutti morti” come diceva John Maynard Keynes, è altrettanto vero che non bisogna affrettarsi! Quindi, una volta passata - si spera presto - l’emergenza sanitaria, cercheremo di vedere le luci in fondo al tunnel: e tra le luci ci sarà anche quella della previdenza complementare. Bisogna resistere, resistere, resistere!
DI UGO BERTONE
ternational, «ma le opportunità di recupero -potrebbero prendere forma in un arco di tempo tra i 12 e i 18 mesi». Il tempo necessario per capire quando si uscirà da un’emergenza che sembra destinata ad accompagnarci per un bel po’ anche se le autorità, specie in Usa, hanno azionato con energia la leva monetaria. «Ma i mercati», ha ammonito Giuseppe Sersale, strategist di Anthilia Partners, «considerano in questi momenti la politica monetaria poco efficace: il virus è immune al Qe». Oggi più che mai occorrono forti iniezioni di una politica fiscale più espansiva e coraggiosa. «La mossa della Fed», spera Sersale, «potrebbe servire a predisporre, in termini di tassi e flessibilità degli acquisti, il mercato a uno tsunami di emissioni dovute a un potenzialmente enorme piano di stimolo fiscale». E l’Europa? Forse è arrivata l’ora buona per gli Eurobond, che potrebbero rilanciare anche le sorti del Bel Paese. E i tassi zero stendono il bitcoin Ma prima di ragionare di strategie a medio lungo termine sarà necessario smaltire il panico e le complicazioni tecniche provocate dalla più violenta reazione al ribasso degli ultimi decenni. Come il calo dell’oro, in rapida discesa dopo la notizia dei tassi Usa a zero. Un fenomeno temporaneo, secondo gli esperti. O come, meno sorprendente, l’ennesima delusione per gli appassionati del bitcoin sceso sotto quota 5 mila dollari dimostrando così di aver perso del tutto l’appeal del bene rifugio. Non sarà la moneta virtuale a far da scudo alla tempesta. Semmai, passata la bufera, si entrerà in un mercato Orso alla giapponese, un mare piatto da solcare sotto la protezione della Bce. Fino alla vittoria sul Coronavirus, l’unica che conta in questi tempi di epidemia.
Giovedì2 2Aprile Aprile2020 2020 Giovedì
Finanza e sostenibilità
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Il «private» a tutto digital contro il Coronavirus Marco Bernardi, vice direttore generale di Banca Generali, spiega com’è cambiata l’operatività ai tempi dell’emergenza, con l’accelerazione dei servizi digitali e la consulenza schierata al fianco dei clienti per proteggerli innanzitutto dalla volatilità dei mercati e poi dai rischi che generano a essi stessi per effetto dell’emotività DI ANGELO CURIOSI
«Stiamo affrontando una crisi che non è più solo sanitaria e che ha dato vita a uno scenario complesso e mai visto prima. Per questo motivo dobbiamo tenere i nervi saldi, rimanendo vicini ai risparmiatori per aiutarli a prendere decisioni senza farsi condizionare dall’emotività». Marco Bernardi, vice direttore generale di Banca Generali, lo ribadisce con forza: in un momento delicato come quello attuale, il risparmio privato va tutelato con iniziative mirate alla protezione dei patrimoni familiari. E, in esclusiva per Investire Today, ci racconta come la prima banca private di Piazza Affari sta vivendo questa sfida cruciale.
Dottor Bernardi, l’emergenza del Covid-19 ci ha portato a mettere in primo piano la salute, ripensando completamente il nostro approccio alla quotidianità e al mondo del lavoro. Come avete reagito voi di Banca Generali? Siamo davanti a una situazione eccezionale e mai vista prima. Per questo motivo abbiamo dovuto agire con velocità per trasformare i processi della banca in modo da consentire ai nostri professionisti di poter affiancare la clientela in un momento così complicato. Il primo passo è stato quello di estendere la modalità di lavoro in smartworking a oltre il 90% dei nostri dipendenti, garantendo così la continuità nel supporto alla rete. Parallelamente, abbiamo quindi ridefinito i processi operativi secondo le nuove modalità di relazione a distanza rafforzando la nostra digital collaboration e
rendendo efficace la contrattualistica via email e smartphone. Oggi i nostri clienti possono non solo effettuare tutte le operazioni essenziali - richiedere l’emissione di carte o la modifica dei massimali, recuperare le password di accesso all’home banking - ma anche disporre tutte le operazioni di investimento e disinvestimento sui nostri prodotti e quelli dei nostri partner. Grazie a questa prontezza e al supporto operativo che abbiamo garantito stiamo continuando a crescere ricevendo flussi di raccolta importanti e soddisfacendo i bisogno di protezione dei nostri clienti.
Il digital è quindi un asset anche per voi che siete una banca private? Lo è sempre stato. Per anni abbiamo investito pesantemente sulle piattaforme a disposizione dei nostri banker tanto che abbiamo creato un vero e proprio modello di hub private con un ecosistema digitale in cui sono disponibili molteplici servizi e soluzioni da remoto. Dalla partnership con la prima fintech europea, la danese Saxo Bank nel trading, abbiamo avviato una revisione anche delle proposte alla clientela con in primis l’home banking che oggi consente un’operatività semplice e immediata di quasi tutti i servizi, per non parlare delle possibilità dal conto extra che apre appunto alla sfera di prodotti dalla piattaforma di Bg Saxo. Oltre alle drammatiche conseguenze dal punto di vista sanitario, l’emergenza Coronavirus ha coinvolto anche il risparmio privato con forti perdite perfino
per i risparmiatori col profilo di rischio più prudente. Come state affiancando i clienti in questo momento così delicato? Da sempre, in Banca Generali abbiamo scelto di seguire un profilo di investimento orientato alla prudenza con l’obiettivo primario di proteggere i risparmi dei nostri clienti. In questo caso ci siamo mossi in anticipo, già da metà febbraio, per aumentare ulteriormente le posizioni difensive non appena il virus aveva cominciato a manifestare numeri preoccupanti di diffusione al di fuori dei confini cinesi. Abbiamo inoltre lavorato per ottenere il più alto livello di diversificazione e liquidabilità degli asset, che è un ulteriore nodo che sta emergendo in questi ultimi giorni. Che segnali vi manifesta la clientela private? Qual è il livello di preoccupazione? La preoccupazione è in questo momento principalmente rivolta all’aspetto sanitario con un livello di attenzione molto alto per il numero di contagi e decessi. Dal punto di vista finanziario invece i nostri clienti si stanno rivelando molto coscienti del fatto che, una volta che avremo superato l’emergenza, i mercati azionari avranno spazio di recupero come la storia e le esperienze pregresse ci insegnano. Qualche preoccupazione in più c’è invece sul credito per via delle tensioni sui debiti e in particolare su quelle aziende meno strutturate che stanno affrontando con molta difficoltà la recessione. In una situazione così complessa, è ancora possibile investire
“ I nostri clienti si stanno rivelando molto coscienti del fatto che, una volta che avremo superato l’emergenza, i mercati azionari avranno spazio di recupero come la storia e le esperienze pregresse ci insegnano. Qualche timore in più c’è sul fronte del credito” sui mercati? Quali soluzioni proponete alla vostra clientela? Oggi più che mai bisogna scegliere un approccio orientato alla prudenza e alla diversificazione. Penso quindi a soluzioni come gli investimenti assicurativi che hanno vantaggi fiscali e un elevato livello di protezione anche nell’uso della mutualità, oppure rappresentano un’ottima soluzione anche gli investimenti proressivi come i piani di accumulo che consentono di entrare sul mercato mediando nel tempo i rischi di volatilità. Un capitolo importante è poi rappresentato dagli strumenti alternativi che avvicinano il risparmio all’economia reale. In Banca Generali abbiamo costruito competenze molto forti nelle
cartolarizzazioni di crediti sanitari e per strumenti in aiuto delle pmi. In questa direzione stiamo lavorando ad ulteriori novità che possano aiutare il sistema e la ripresa del nostro Paese. Facciamo di tutto per offrire opportunità ai nostri clienti, sempre con le dovute proporzioni avendo alle spalle organismi statali nelle garanzie dei crediti, e allo stesso modo assicurarci che il polmone del risparmio privato italiano possa rimettere in moto l’economia del Paese. Questo è il nostro modo di sviluppare un percorso di crescita sostenibile. Con attenzione ai clienti, agli azionisti ma anche alla comunità che mai più di adesso ha bisogno dello sforzo di tutti.
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Giovedì 2 Aprile 2020
Finanza e sostenibilità
ENASARCO, ATTACCO RESPINTO
La maggioranza uscente tenta il rinvio delle elezioni «causa virus», ma il governo blocca il blitz ROSSELLA GROSSO
Enasarco volta pagina e, per la seconda volta nella storia, l’ampia platea di iscritti (circa 230.000) sarà chiamata a votare per l’assemblea dei delegati. Si tratta del primo passaggio elettivo, dopo il quale verranno nominati i vertici dell’ente: ovvero i consiglieri e il presidente, che succederà a Gianroberto Costa, in carica negli ultimi quattro anni. Si va al voto dopo il tentativo di rinvio delle elezioni online messo in atto dalla maggioranza: in data 26 marzo, 10 consiglieri su 15 votavano infatti a favore del rinvio delle elezioni online ‘sine die’, ovvero fino alla fine dell’emergenza Coronavirus, prorogando di fatto la vita di tutto il Consiglio. Il voto contrario dei 5 consiglieri della lista unitaria “Fare Presto!”, Alfonsino Mei,
Luca Gaburro, Antoninò Marcianò, Davide Ricci e Gianni Guido Triolo rappresentativi di sigle del calibro di Anasf, Confesercenti, Federagenti e Fiarc - non rimaneva lettera morta, ma produceva invece una immediata impugnazione presentata al Ministero dell’Economia e delle Finanze e al Ministero del Lavoro, che nel giro di poche ore dava ragione ai ricorrenti. Si va al voto, quindi; e si va al voto in un momento di emergenza (sanitaria ed economica) per il Paese, in cui servono competenza e concretezza: «Siamo ben coscienti della grave situazione sanitaria che sta attraversando il nostro Paese, con tanti agenti e consulenti che vivono condizioni di gravissimo disagio familiare», dice Alfonsino Mei (“Fare Presto!”) di Anasf, primo consulente
finanziario nella storia a entrare nel Consiglio di amministrazione di Enasarco. «E siamo coscienti che la situazione è grave, molto grave, anche dal punto di vista economico: in questo momento molti professionisti sono costretti a casa e noi dobbiamo dare loro garanzie, aiuti e una pronta ripartenza, appena sarà possibile: occorre farsi trovare immediatamente pronti». La modalità di voto online non può che produrre una partecipazione alta e consapevole, grazie alle tante informazioni prodotte dalle varie liste grazie all’utilizzo dei media e del web in generale: «Bisogna votare la lista unitaria “Fare Presto!” per voltare pagina e superare questo Cda», dice ancora Alfonsino Mei, manager di IW Bank del gruppo Ubi Banca, «la cui maggioranza è stata colpevole di grave
Il Cda si spacca su una dilazione “sine die” votata per scongiurare il voto. Ma i ministeri non mollano: urne dal 17 aprile GIANROBERTO COSTA
COSTANTE PERSIANI
immobilismo: Enasarco nelle prime settimane dell’Emergenza Covid-19 non ha assunto le iniziative straordinarie necessarie al sostegno dei professionisti che rappresentiamo, come la sospensione dei contributi o la possibilità di richiedere l’anticipo del Firr, come invece hanno fatto le altre Casse». «Enasarco rappresenta circa 230mila iscritti», continua Mei, anche a nome degli altri Consiglieri Marcianò, Gaburro, Mei, Ricci e Triolo che sosten-
gono la lista “Fare Presto!”, «eppure la maggioranza di questo Cda non ha interessato i ministeri competenti per garantire alla nostra categoria l’inserimento nella platea degli aventi diritto ai 600 euro di contributo previsti per l’emergenza Coronavirus: siamo stati noi, come sigle, a farlo». In questi 4 anni «la gestione dell’ente è stata verticistica e autoreferenziale; ed è mancata una strategia sia nel medio che nel lungo termine, peraltro con l’assunzione di una serie di iniziative quanto-
I punti qualificanti del programma di “Fare presto”, la lista sfidante
COMPETENZE AL CENTRO DALLA REDAZIONE
Anasf, Federagenti e Fiarc – associazioni nazionali di rappresentanza - vogliono fornire agli agenti, ai rappresentanti di commercio e ai consulenti finanziari un’organica proposta di riforma e di costruzione per una “nuova Enasarco”. Per questa ragione, la coalizione Anasf, Federagenti e Fiarc ha deciso di presentare una lista unitaria, in accordo anche con Confesercenti ed Anpit, per candidare la coalizione, denominata “Fare Presto”, candidata al governo della Fondazione Enasarco nella prossima consultazione elettorale. La consapevolezza è quella che sia necessario fare presto per salvare l’Ente da un lento e inesorabile declino poiché altrimenti non ci sarà più
modo di invertire la tendenza negativa, purtroppo già ampiamente in atto. «La Fondazione deve essere consegnata nelle mani di chi ha le giuste professionalità per rilanciarla e garantire un presente e un futuro roseo a consulenti e agenti», dice Alfonsino Mei, manager IW Bank (gruppo Ubi Banca), della lista “Fare Presto!”, «Enasarco va consegnato nelle mani di chi conosce la storia, l’importanza e la responsabilità di queste professioni; al centro del nostro programma ci sono proprio le competenze: siamo le uni-
ALFONSINO MEI
che persone, tra i candidati delle varie liste, ad avere le skills adeguate per produrre un aumento delle rendite del patrimonio e una conseguente stabilità per la Cassa». Tra i punti del programma c’è l’aumento dei ricavi dal patrimonio immobiliare e mobiliare, la diminuzione dei costi di gestione, la diminuzione delle spese dei legali in carico alla Fondazione, un necessario efficientamento dei servizi rivolti alla categoria, l’allargamento del fronte pensionistico all’ampia platea dei contribuenti silenti, che oggi è
LUCA GARBURO
MAURO BUSSONI
fermo al minimo di 20 anni di versamenti: una soglia che intendiamo superare perché chi versa ha diritto a vedere riconosciuti i propri diritti, oggi calpestati. «Negli ultimi 10 anni», conclude Mei, «Enasarco ha registrato una perdita media di 5.000 iscritti l’anno e questa rotta va assolutamente invertita, pensiamo ai giovani, che intendiamo coinvolgere con un progetto-lavoro i cui benefici cadranno su tutto il sistema Paese. Cambieremo il modo di comunicare la bellezza della nostra professione, che è un volano per il sistema Italia e che contribuisce in maniera decisiva al Pil di un intero Paese. Enasarco deve avere la capacità di rispondere ai bisogni degli iscritti e dare una visione, un’idea chiara di futuro».
meno inopportune», proseguono i 5 consiglieri, «è mancata, poi, la volontà di condurre una gestione condivisa, rispettosa delle sigle presenti nel Cda: sigle che rappresentano lavoratori, le loro storie, i loro sacrifici e lo loro famiglie: è questa la colpa più grave». Dal 17 al 30 aprile si svolgeranno le elezioni Enasarco. Sono 14 giorni. Si voterà esclusivamente tramite internet mediante il certificato elettorale che verrà spedito agli aventi diritto al voto direttamente dalla fondazione.
Un patrimonio che vale 87 miliardi solo per la Casse professionali Con i fondi pensione, il totale raggiunge i 254,2 miliardi di euro
Le risorse complessive del settore Casse professionali, a fine 2018, ammontavano a 87 miliardi di euro con un aumento del 56,2% rispetto al 2011 e dell’1,9% sul 2017 (+1,6 miliardi). Il risparmio previdenziale intermediato da Casse e fondi pensione ha raggiunto, a fine 2018, la cifra totale di 254,2 miliardi di euro, il 14,4% del Pil: di questi 87 miliardi di euro fanno capo alle Casse e 167,2 miliardi ai fondi pensione. Dal 2011 al 2018 le attività totali a valori di mercato delle Casse sono cresciute complessivamente da 55,7 a 87 miliardi di euro. Su base annuale, la crescita media è stata del 6,6%, più marcata nei primi 4 anni (in media 7,9%) rispetto ai successivi 3 (in media 4,9%). (fonte: Italia Oggi)
Riguardo alla Fondazione Enasarco (dati in esame anche in questo caso relativi al 2018), il bilancio consuntivo si è chiuso con un avanzo economico di 141 milioni di euro, in diminuzione rispetto al 2017 di 9 milioni. Il patrimonio complessivo dell’ente di previdenza integrativa è di 7 miliardi e 515 milioni di euro, di cui 4 miliardi e 964 milioni di euro costituiscono il patrimonio della previdenza. Il rendimento lordo del patrimonio finanziario nel 2018 è stato del 2,2%. Per ciò che riguarda la gestione della dismissione immobiliare nel 2018, sono state dismesse oltre 323 unità immobiliari, per un valore di bilancio pari a circa 48 milioni di euro e una plusvalenza di 17 milioni.
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Giovedì 2 Aprile 2020
«L’emergenza è la liquidità Poi va tutelata la crisi d’impresa» Parla Anna Gervasoni (Liuc-AIfi): «La prima esigenza è salvare dal rischio di fallimento le piccole e medie imprese oggi bloccate» DI SERGIO LUCIANO
«Quando la sera tutti si collegano al web, la Rete rallenta. In provincia la connessione è lentissima. E’ il simbolo degli investimenti pubblici che hanno tardato. Il segnale più chiaro e diffuso che c’è bisogno di un piano nazionale per il rilancio dell’economia, dai trasporti alle grandi opere in tutti i settori strategici. Sulle giuste priorità, attirando investimenti pubblici e privati. Ma intanto, bisogna salvare le piccole e medie imprese!». Anna Gervasoni, professore ordinario di Economia e Gestione delle Imprese presso la Liuc Università Cattaneo e direttore generale dell’Aifi, espone la sua idea di rilancio, costruita su un’esperienza vasta e diversificata. Già, professoressa: tante aziende
sono a rischio, soprattutto piccole… Le grandi imprese quotate hanno secondo me la solidità necessaria per resistere, accedono ai mercati, potranno raccogliere capitali e ripartire su più mercati, diversificando le opportunità, seguendo la mappa delle riaperture. Ma le piccole e medie imprese non hanno quasi mai queste opportunità. Non sono internazionalizzate. Fanno più fatica ad accedere al credito e all’equity. Nelle attuali straordinarie condizioni di crisi, o vengono sostenute con misure altrettanto straordinarie o rischiano di saltare. Le banche sono caute, nonostante i nuovi vincoli di Basilea 3 siano stati rinviati, e poi i fondi di garanzia attivati vanno potenziati e comunque spesso sono poco conosciuti o lenti. Hanno tra l’altro bisogno di consulen-
“ Gli Eltif sono uno strumento interessantissimo. Per lanciarli sul fronte degli investimenti la normativa va immediatamente ripresentata”
ANNA GERVASONI
za, e anche noi in Aifi ci stiamo attrezzando per affiancare le 1550 aziende italiane finanziate da private equity, private debt e venture capital. Che fare? Agire subito. Per le piccole imprese la tempistica è essenziale. Un mese o due di crisi possono essere assorbiti, di più no. È una crisi da fermo totale, e interi settori di vendite non ripetibili, dal parrucchiere alle manutenzioni, perderanno irrimediabilmente grandi quote del loro business. Per tutte queste aziende serve un’immissione forte di liquidità, anche attraverso le banche che dovrebbero poter erogare credito a breve in fretta. I bilanci 2020 saranno un disastro! Infatti bisognerebbe pensare a un esercizio di 15 mesi, gennaio 2020-marzo 2021, per dare più tempo al recupero. E riteniamo si debba anche metter mano alla legge fallimentare perché vedremo tantissimi turn-around e non potranno essere affrontati a normativa
ordinaria. Ci vuole una moratoria sulla normativa per le crisi d’azienda, fatta bene e meditata, per evitare che tutti portino i libri in tribunale. Insomma, qual è la priorità? Dare liquidità soprattutto alle Pmi nei prossimo 90 giorni, oltre alla cassa integrazione; e dare liquidità alle famiglie, se no la gente non mangia. E poi? Fronteggiate le emergenze, occorrono strumenti di lungo termine per far ripartire le imprese sul piano strutturale. Qui entrano in gioco anche i fondi di private capital con le 1500 aziende cui partecipano. Bisognerà mettere soldi in queste imprese, far partire nuovi fondi di debito e di equity, mobilitare velocemente risorse che possono arrivare da Cdp, dai privati, dai fondi pensione, da nuovi operatori qualificati. Sarà la sfida del secondo semestre di quest’anno. Ripeto: sarà indispensabile la moratoria sulla crisi d’impresa. In questo quadro quale ruolo vede per gli Eltif?
Li considero uno strumento interessantissimo, su cui ho una speranza e una richiesta: consentono di raccogliere risparmio anche dalla clientela private e farlo confluire sulle imprese non quotate velocemente. Sarebbero utilissimi, ma gli incentivi varati per loro si sono impantanati nella procedura di aiuto di Stato - ma le misure di emergenza varate per il Covid-19 dovrebbero aver cancellato questa questione - ripresentiamo la normativa sugli Eltif in questa nuova luce e portiamola a casa. Poi, sempre per cercare di attrarre velocemente capitali sui fondi di private capital, stiamo chiedendo un incentivo più forte per Fondi e Casse previdenziali e di estenderlo anche ai fondi di debito, oggi esclusi. Un’ultima cosa, che non costa niente: abbassare l’attuale soglia solo italiana dei 500 mila euro per consentire alla clientela private di sottoscrivere fondi riservati.
Un intervento a supporto dell’idea lanciata da Assogestioni per dei Pir di tipo chiuso che affianchino quelli ordinari
I PIR ALTERNATIVI, PROPOSTA OK DI LUIGI DE BELLIS *
Assogestioni propone di lanciare sul mercato dei Pir alternativi. Il progetto è quello di creare dei prodotti alternativi di tipo chiuso che si affianchino agli attuali Pir, ma con soglie di investimento più elevate e differenti vincoli di investimento, e con gli stessi incentivi fiscali dei Pir aperti (esenzione fiscale per le somme investite). La proposta sarebbe una misura im-
mediatamente operativa in quanto, come i Pir ordinari, non rientra nella disciplina degli aiuti di Stato. Il Pir alternativo è specializzato in Pmi ma, a differenza del Pir ordinario, si rivolge a un target di clientela con elevate disponibilità finanziarie che deve essere in grado di sostenere un margine di rischio alto e di rispettare i tempi lunghi propri di un investimento illiquido. L`idea è di proporre un Pir alternativo di tipo
chiuso con una soglia d`investimento di almeno 150mila euro annui fino a un max di 1.5mln in 5 anni o anche oltre (rispetto ai 30mila annui e 150mila in 5 anni per i Pir ordinari). (...) Per quanto riguarda i vincoli d`investimento, Assogestioni propone che i benefici fiscali previsti per i Pir siano estesi anche a quelli alternativi che investano almeno il 70% del valore in strumenti finanziari emessi da imprese con
stabile organizzazione in Italia (...). Per i limiti alla concentrazione degli investimenti in un’unica impresa, l’associazione propone di portarlo al 20% dall’attuale 10% dei Pir ordinari. Nel decreto Cura Italia bis potrebbe confluire la detassazione per gli Eltif. Condizione per la detassazione l’investimento esclusivo in Pmi italiane non quotate o con una market cap max di 500mln e dotate di un pa-
trimonio non superiore ai 200mln. A nostro avviso le proposte vanno nella direzione di sostenere l’economia reale e far affluire capitali a categorie di aziende il cui accesso al mercato è più difficile, in una fase di forte crisi, particolarmente per le Pmi. Le proposte sono inoltre complementari rispetto ai Pir ordinari, quindi vanno nella giusta direzione. A nostro avviso gli Eltif sono lo strumento ideale per pro-
muovere l’investimento in Pmi per una serie di ragioni: sono fondi chiusi potenzialmente collocabili anche agli investitori retail; la natura di fondi chiusi garantisce agli Eltif il tempo per investire e liquidare gli investimenti su un periodo di diversi anni; lascia flessibilità al gestore di lanciare un fondo focalizzato sull’equity, sul debito o altre asset class. * co-responsabile Ufficio Studi Equita
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Giovedì 2 Aprile 2020
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«NELLE CRISI PIÙ CHE MAI, VICINI AI CLIENTI» Gianni Rovelli spiega il senso profondo della comunicazione - e degli atti concreti - di Banca Mediolanum
DI SERGIO LUCIANO
“Ho la fortuna di lavorare dal ’97 qui e ho visto crescere un concetto di famiglia sempre più grande, la famiglia di Banca Mediolanum”: Gianni Rovelli, direttore comunicazione e marketing commerciale del gruppo fondato da Ennio Doris, è tra i pochissimi a non aver abbandonato la postazione nel suo ufficio di un deserto Palazzo Meucci a Milano 3: “Oggi non potevo fare a meno di esserci, ma la gran parte dei dipendenti lavora in smart-working. Ebbene: in queste giornate così particolari e difficili per tutti, vivere in un’azienda guidata da un imprenditore, e dello spessore dei nostri, fa la differenza. Ci si sente davvero in una famiglia, per quanto grandissima, e si partecipa a scelte fatte con lo spirito del buon padre di famiglia”. Banca Mediolanum e la famiglia Doris hanno affrontato la crisi del coronavirus con uno spirito e con una prassi di grande incisività. L’azienda ha deciso di anticipare a tutti i dipendenti parte dello stipendio di marzo. E di erogare un bonus speciale a quella parte dell’organico (minoritaria) che deve continuare a lavorare fisicamente all’interno dell’azienda per poter garantire
la continuità del servizio. E poi l’acquisto diretto di macchinari per gli ospedali in prima linea e una raccolta fondi sempre per i reparti ospedalieri maggiormente impattati da questa crisi sanitaria. Ma non basta: Banca Mediolanum in casi del genere diventa una fabbrica di comunicazione perché la certezza del fondatore e del suo degno erede, l’attuale amministratore delegato Massimo Doris, è che “c’è anche domani” – dal titolo di un libro autobiografico pubblicato qualche anno fa: cioè che anche
“ Il nostro gruppo ha scelto di essere se stesso, dando un messaggio molto forte di presenza ai clienti e alla comunità” la peggior crisi è comunque destinata a finire e ad aprire le porte ad un futuro migliore. “Crediamo fortemente nei contenuti della nostra comunicazione – racconta Rovelli – ed è questa la ragione per la quale le dedichiamo attenzione e risorse. Fino a pochi giorni prima dell’emergenza epidemica eravamo in comunicazione con una campagna molto importante sull’offerta del 2% sulle nuove somme vincolate a sei mesi. Visto il momento storico così difficile, non abbiamo esitato: abbiamo virato la nostra comunicazione verso il concetto di vicinanza alla clientela. Quest’atteggiamento – lo constato guardando la televisione - è stato seguito da alcune grandi marche di altri settori. Cito ad esempio Bmw, che ha scelto un testimonial d’eccezione, come Alex Zanardi, per raccontare cosa vuol dire cambiare le proprie abitudini per una ragione di forza maggiore e riuscire a conviverci con serenità, il riferimento al brand è sfumato”. Banca Mediolanum ha scelto di
essere se stessa, dando un messaggio molto forte di vicinanza ai clienti e alla comunità in generale, “e dunque abbiamo lanciato la nostra comunicazione rievocando in qualche modo quella fatta in occasione della crisi Lehman Brothers del 2008”. Già: quando Banca Mediolanum fu la prima, a lungo tra le pochissime istituzioni finanziarie, a decidere unilateralmente di sostituire, con titoli più sicuri, i bond Lehman in default, sottostanti alle polizze index linked. Un’operazione che coinvolse circa 11 mila clienti, del valore di 142 milioni di euro, erogati non dalla società ma – grazie a un permesso Consob – solo dalle famiglie dei due azionisti di controllo, appunto i Doris e i Berlusconi, di tasca propria: “Nel 2008 in tanti pensavano che il mercato finanziario fosse finito lì, ma noi no: siano stati vicini ai clienti in una fase di panico, e i fatti ci hanno dato ragione. E’ costato denaro ma soprattutto coraggio. Però era giusto farlo”. Nel 2008 Banca Mediolanum lanciò la sua comunicazione – e soprattutto l’intervento a favore dei clienti– nel mese di ottobre, dopo appena un mese dal crac Lehman. “E anche adesso siamo stati i primi a fare comunicazione pubblicitaria con la nostra nuova creatività – racconta Rovelli - girata qui, del tutto internamente, con mezzi nostri, r con due finalità: far sentire la vicinanza dell’azienda ai clienti, e promuovere la raccolta fondi per gli ospedali italiani, a cominciare dalla donazione della banca. Abbiamo acquistato direttamente noi i macchinari salvavita, come quelli per la ventilazione artificiale, per poi donarli ai reparti degli ospedali in prima linea. Così facendo abbiamo saltato la burocrazia delle procedure di acquisto, che prevedono lunghe gare d’appalto. La raccolta fondi che abbiamo aperto quasi un mese fa continua ad avere risultati importanti. Tra le donazioni dirette della Banca e la raccolta fondi abbiamo superato il milione e mezzo di euro (al 31 marzo, ndr). A cui si aggiungono i 5 milioni donati dalla famiglia Doris alla Regione Veneto. Di fatto, per Banca Mediolanum è la conferma di una linea che prosegue da sempre ed è incentrata sulla comunicazione, come
UN FRAME DELLO SPOT DEL 2008 CON ENNIO DORIS SUL CASO LEHMAN
UN FRAME DELLO SPOT SULLA CRISI DEL VIRUS CON MASSIMO DORIS
uno dei perni della vicinanza al cliente: “Ma sì, è la nostra filosofia – conferma Rovelli - non abbiamo fatto solo comunicazione nei confronti del mercato ma siamo stati materialmente vicini ai nostri clienti con tutto il nostro network di vendita e con tutti i media, salvo quelli non fruibili per il lockdown, come i cinema. Stiamo aiutando i clienti a capire e gestire al meglio la loro posizione in questo contesto così difficile. La nostra rete di banker è composta da altrettanti ambassador della nostra visione sulla crisi e del nostro impegno”. E, anche in quest’occasione, con l’amministratore delegato, Massimo Doris, che si espone in prima persona nello spot (“ogni volta ne siamo usciti fuori insieme, insieme ce la faremo!”). Inoltre i due Doris vengono continuamente interpellati da tante testate giornalistiche, pronti a mettere la faccia su una visione della crisi che non è semplicistica ma semplicemente positiva sulla ripresa. “E’ questo il senso della comunicazione tranquillizzante che abbiamo diffuso. Vicinanza e utilità sociale. In questa cornice si inseriscono le due puntate, trasmesse su Class Cnbc, per fornire ai nostri clienti e al pubblico in generale la visione sul futuro che ci
aspetta, analizzando la situazione da diversi punti di vista, con la testimonianza di ospiti di rilievo”. Stampa, televisione, radio e web: il messaggio è circolato e sta circolando ovunque. “E in particolare sul web stiamo facendo anche molta attività per spiegare il fatto che siamo nati distanti, ma siamo sempre stati tecnologicamente vicini al cliente, ed oggi lo siamo digitalmente. Sia sul piano della relazione che sul piano operativo”. L’integrazione tra rete professionale sul territorio – l’esercito dei 4500 banker – la comunicazione multimediale e gli strumenti operativi digitali “stanno giocando una fantastica triangolazione”, conclude Rovelli: “La suite di strumenti digitali permette a consulenti e clienti di operare anche a distanza. Particolarmente utile, di questi tempi”. Comunicazione, sì, insomma: e tanta. Ma con dietro tante cose vere da raccontare. Aziendali, tecnologiche, finanziarie. Ma anche umane. Tante storie di solidarietà. Un’azienda che sa spendersi e spendere tanti soldi veri per alleviare i problemi della sua grande famiglia di clienti. Oggi, per stare concretamente vicino a chi soffre per l’epidemia. Ieri, per la crisi Lehman ma anche per le catastrofi naturali.
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14 Giovedì 2 Aprile 2020 2020
Finanza e sostenibilità
MINIBOND, BALSAMO PER PMI & PRIVATI
Roberto Imbimbo di Agenda Corporate Italia spiega perchè questi titoli di debito portano vantaggi a tutti
DI MARCO MUFFATO
Esiste uno strumento finanziario in grado di soddisfare contemporaneamente due target: le piccole e medie imprese, che ottengono denaro attraverso un canale diverso da quello bancario, e gli investitori privati in cerca di investimenti redditizi. Lasciamo descrivere le virtù di questo titolo di debito a Roberto Imbimbo, fondatore e presidente di Agenda Corporate Italia, tra i primi operatori in Italia sui Minibond. Imbimbo, i Minibond potranno essere uno degli strumenti per aiutare le pmi a uscire dalla crisi della pandemia e perchè? Ne sono fermamente convinto. Accanto alle banche che dovranno mettere in campo il massimo sforzo di sostegno alle imprese con gli strumenti tipici, bisognerà sviluppare a integrazione l’utilizzo diffuso di strumenti del comparto obbligazionario, di cui i Minibond sono una parte. Il comparto obbligazionario lo scorso anno ha pesato solo per 30 miliardi di euro e ha margini incredibili di incremento. Le obbligazioni sono uno strumento finanziario che nasce nel 1942 ma che non ha mai trovato una sua collocazione significativa nelle imprese italiane per un limite strutturale: le imprese non quotate potevano emettere obbligazioni solo fino al doppio del capitale sociale. Poiché le pmi italiane sono storicamente sottocapitalizzate, è il cane che si morde la coda. Poi nel 2012 la svolta… Esatto, durante il governo Monti Corrado Passera, che era ministro del Mise, affrontò l’argomento del credito alle pmi con l’introduzione dei Minibond e quello del capitale con l’introduzione dell’Equity Crowdfunding. Si trattò di due misure rivoluzionarie, ma che ancora oggi non hanno dispiegato concretamente il loro altissimo potenziale di secondo fornitore di denaro alle imprese italiane dopo le banche. Si apre uno scenario favorevole per le pmi che possono ora partecipare al libero mercato dei capitali, costruendo le condizioni di incontro tra domanda e offerta, sulla base di proposte che vengono apprezzate da chi intende investire in cambio di una remunerazione. Le pmi cioè vanno a comprarsi direttamente il credito trattandone il tasso, la durata e le condizioni.
Ma che cosa impedisce allora il decollo dei Minibond tra gli imprenditori?
“ L’approccio è mirato alla ricerca di denaro dagli investitori, che valutano l’emittente e il progetto di emissione. Per avere successo l’imprenditore deve saper raccontare la propria azienda, i suoi valori fondanti e i progetti”
della definitiva consacrazione per le pmi che quotano le loro emissioni sui mercati regolamentati e poi negoziate in tutto il mondo. È certamente un accrescimento in termini di reputazione, di stabilità finanziaria e di marketing.
La Consob recentemente ha autorizzato l’acquisto dei Minibond sui portali di crowdfunding. Lei come giudica questa innovazione? Anche questo, passato in sordina, è un intervento strategico e per certi versi rivoluzionario. Mi spiego meglio. Uno dei limiti al decollo dei Minibond era quello della platea ristretta di sottoscrittori riservata agli ROBERTO IMBIMBO investitori istituzionali, con qualche minimo accesso a quelli professionaCi sono ancora una serie di fattori che in gioco la “reputation”, che è l’insie- li; con il provvedimento della Consob impediscono questo decollo naturale me di numerosi aspetti significativi e il mercato si è aperto al Crowd, cioè come secondo fornitore di denaro per qualificanti su cui molte volte non si alla “folla”, permettendo a una platea le pmi. Il primo è certamente cultu- è avuto occasione di impegnarsi. Per potenzialmente molto più ampia, derale. Tutti conosciamo il linguaggio entrare nel libero mercato dei capita- finita come investitori qualificati, di e le modalità dell’accesso in banca li bisogna conoscere il linguaggio, le poter godere di remunerazioni di caper le quali ci adeguiamo accettan- regole di ingaggio e i pitali inimmaginabili do i cosiddetti “contratti per adesio- valori valutativi che per la quasi totalità ne”, indipendentemente che si tratti sono ben più ampi di delle famiglie italiaun mutuo o un prestito personale o quelli ordinari. Bisone, fermo restando la Osservatorio Minibond 6° Report italiano sui Minibond una linea di credito. Cosa accade? La gna innanzitutto rivepuntuale disciplina banca ci riferisce le sue condizioni dere la propria azienper l’accesso. Per parcreditizie e a noi non resta che accet- da, metterla in ordine lare della drammatica tare o provare con un’altra banca per e con il criterio della attualità, si potrebbe strappare condizioni migliori. Ben “trasparenza”, impaipotizzare una celere diverso è l’approccio mirato alla ri- rare a raccontarla e a garanzia dello Stato cerca di denaro dagli investitori, che raccontare i progetti all’80% sui Minibond valutano l’emittente e il progetto di e la motivazione inda emettere facendo emissione. In questo contesto l’im- dustriale, definendo riferimento anche ai prenditore assume un ruolo attivo di- una proposta che na1.500 miliardi di euro ventando protagonista e imparando sce della liquidità dei condall’ingegneria a proporre i propri progetti da finan- finanziaria interna e ti correnti non remuziare con “denaro industriale”, ben vuole confrontarsi con gli investito- nerati. Da un lato ci sarebbe una forte diverso da quello bancario. Qui entra ri. Sembra complessa, ma è la strada immissione di denaro nell’economia reale, dall’altra i risparmiatori porterebbero a casa robusti interessi. Si I NUMERI DI UNA INDUSTRIA CHE AVANZA potrebbe innescare un circolo virtuoso, dove lo Stato fungerebbe da stiIl 6° report italiano sui Minibond molatore e da garante, creando un effetto leva concreto sia sul fronte degli investimenti che sui consumi. L’altro L’industria dei Minibond italiani ha raggiun- di 10 milioni prima del collocamento. Per aspetto che trovo determinante per to nel 2019 la soglia delle 801 emissioni, quanto riguarda il settore di attività, si è una svolta sostanziale è quello di pocon 536 aziende che hanno sperimentato confermata la netta supremazia del comquesto canale di finanziamento, tra cui parto manifatturiero (44,3% del campione ter dare voce alle aziende emittenti, 314 pmi. La raccolta cumulata è arrivata a 2019). La collocazione geografica evidenche, aldilà della necessaria dotazione 5,5 miliardi di euro (di cui quasi 2 miliardi zia come sempre una netta prevalenza documentale, potranno usare la finea pmi). Al netto dei rimborso già effettuati, delle regioni del Nord; il 2019 ha visto un stra delle piattaforme per raccontare la raccolta netta è stata 4,75 miliardi (1,7 ruolo dominante della Lombardia con ben al meglio le proprie storie, i propri miliardi per le sole pmi). A rivelarlo è il 6° 41 emittenti (il 22,4% su scala nazionale). progetti e convincere i risparmiatori Report realizzato dipartimento di ingegne- Crescono il Veneto, il Trentino-Alto Adige e a stare al loro fianco come finanziaria gestionale del Politecnico di Milano. le regioni del Sud, anche grazie ad alcune tori, anche con possibilità future di Le emittenti del 2019 sono per il 69,4% operazioni di sistema come i Trentino Bond diventare soci. Si possono così creare Spa, per il 28,4% Srl e per il 2,2% società e i Pluri Bond Turismo Veneto Spiagge. Rile condizioni per coinvolgere un’amcooperative. Le percentuali sono stabili ri- spetto alle motivazioni del collocamento, pia fetta di risparmiatori a dare aiuto spetto al 2018. Il volume dei ricavi delle si conferma come dominante l’obiettivo di imprese emittenti è molto variabile: ben finanziare la crescita interna dell’azienda all’economia reale, ricavando utili da 54 emittenti (29,5%) fatturavano meno (nel 62,1% dei casi dell’intero campione). denaro oggi parcheggiato senza un’adeguata remunerazione. febbraio 2020
16 Giovedì 2 Aprile 2020
«FORMAZIONE ANTI-CRISI, E SI VA AVANTI» Parla Francesco Santoni, direttore commerciale IWBank: «Un sostegno concreto ai nostri consulenti»
FRANCESCO SANTONI
“ Contenuti e strumenti: su entrambi questi fronti noi di IWBank, in questo momento particolare, ci teniamo il più possibile vicini ai nostri consulenti con le più efficaci forme di interazione digitale”
di absolute return in percentuali ridotte (5%), che vanno a completare le strategie più direzionali dei portafogli, contribuisce sicuramente, in questa fase di mercato, a ottimizzare ulteriormente la composizione del portafoglio. A tal proposito IWBank, con il suo modello di business ad architettura aperta, che prevede l’offerta di oltre 40 case di gestione e 4.500 prodotti, rappresenta una delle realtà leader, con la più ampia offerta di mercato per i consulenti finanziari.
E sul fronte psicologico? Abbiamo da subito cercato di fornire suggerimenti utili per gestire al meglio l’emotività dei clienti e, come più volte sottolineato, anche sensibilizzato sull’importanza di curare questo aspetto, in particolare in momenti di fortissima volatilità. E’ altrettanto importante che i consulenti siano vicini ai loro clienti e li sostengano anche psicologicamente. Ma con quali strumenti, in quarantena? Tramite tutti i canali di cui la nostra base
DI ANGELO CURIOSI
“Contenuti e strumenti: su entrambi questi fronti noi di IWBank, in questo momento particolare, ci teniamo il più possibile vicini ai nostri consulenti”: Francesco Santoni, responsabile area commerciale della banca diretta del gruppo UBI Banca, divenuta una delle più importanti reti di vendita di prodotti finanziari del mercato, è in prima linea nell’emergenza anche psicologica connessa alla crisi dei mercati, colpiti dal cigno nero della pandemia. “Usiamo tutte le modalità di comunicazione di cui disponiamo da sempre, proprio grazie alle nostre origini di banca digitale pioniera. Per esempio, nelle ultime due settimane abbiamo organizzato ben 15 eventi in esclusiva per la rete IWBank, in modalità a distanza, con il supporto del gruppo Ubi Banca e dei principali asset manager con cui lavoriamo, da Pramerica che appartiene al gruppo, alle tante altre con cui abbiamo relazioni importanti”. Come vi siete siete organizzati? Abbiamo messo a disposizione dei nostri consulenti la possibilità di interagire direttamente con i massimi esperti di settore, è stata creata una casella email dedicata per accogliere necessità e dubbi, tutte domande che poi vengono girate ai relatori. Più nello specifico, abbiamo fatto sei incontri col supporto del team strategia e asset selection del gruppo Ubi, poi altri 9 incontri con principali asset manager. Su quali temi? Innanzitutto, la view di mercato e gli impatti della diffusione del virus, per raccogliere le opinioni dei maggiori esperti. Poi con i colleghi di Ubi abbiamo anche effettuato l’analisi evolutiva dei portafogli-modello, declinati sia per asset-class che per singoli prodotti (Isin), aggiornati su basi mensili e messi a disposizione della rete. Nell’ambito di questi webinar vengono commentate scelte che sottendono lo sviluppo di questi portafogli, analizzati prodotti di IWBank e, tra questi, quelli più utili a mitigare i rischi di mercato e a cogliere possibili opportunità. Per esempio, le polizze multiramo, che contengono gestioni separate fino all’80% per contenere i rischi connessi alla volatilità e stabilizzare i portafogli, i Piani di accumulo che risultano più efficienti per esporsi sui mercati finanziari anche in contesti volatili e che sono tra gli strumenti i più idonei per entrare sui mercati con gradualità. Per i clienti più orientati alla delega, invece, collochiamo le linee di gestioni patrimoniali “Allocazione Attiva”, che fanno di flessibilità e dinamicità elementi vincenti, oggi imprescindibili per affrontare il mercato. E la diversificazione dei rischi? E’ un tema-chiave. Nell’ambito della diversificazione dei portafogli, la possibilità di inserire strumenti flessibili quali i fon-
clienti già si avvale, perché già molto digitalizzata, come peraltro anche i nostri consulenti finanziari. Grazie alla sua anima digitale IWBank ha infatti dotato di strumenti digitali anche l’attività della consulenza finanziaria. Ormai le operazioni sono prevalentemente digitalizzate, siamo saliti dal 60% - che già rappresentava un risultato superiore alla media – al 97% di operazioni digitali. E tutti i consulenti sono ormai sempre più spesso in contatto, anche in modalità video - avvalendosi dei più comuni e diffusi strumenti tecnologici quali skype e watsapp - con i loro clienti che, in media, gradiscono molto quest’opzione. Ma cosa gli dicono? Condividono tutte le riflessioni utili per scongiurare il panic-selling. Quando sui mercati le cose vanno bene, come nel 2019, sono tutti bravi. Fasi come queste, invece, fanno emergere le competenze e le qualità anche caratteriali. I portafogli ben diversificati saranno in grado di assorbire lo shock di mercato, ma muoversi in modo impulsivo, vendere e liquidare le posizioni, equivale a cristallizzare le perdite. Un bravo consulente è tale se riesce a gestire al meglio l’emotività dei clienti.
Tobagi (Invesco)
«Ecco dov’è il valore tra azioni e bond» DI MARCO MUFFATO
Luca Tobagi, investment strategist di Invesco, è stato ospite di “Sos Investire” martedì 31 marzo fornendo l’outlook sul mercato azionario e obbligazionario. «I mercati azionari cominciano a diventare interessanti per chi ha una tolleranza al rischio abbastanza alta e un orizzonte temporale d’investimento lungo. Potrebbe cominciare ad accumulare un po’ di azioni ogni mese, utilizzando allo scopo un piano di accumulo. Altra cosa: il portafoglio azionario dovrebbe esser ben diversificato a livello globale, credo che gli Stati Uniti non dovrebbero mai mancare, così come gli emergenti che hanno spazi di crescita e di apprezzamento interessanti nel lungo periodo», ha spiegato Tobagi. E nell’obbligazionario? L’investment strategist di Invesco spiega. «Il valore più importante che in questo momento il mercato obbligazionario sta esprimendo è nel mondo del credito investment grade sia quello europeo che Usa. Certo i titoli governativi sono relativamente più sicuri ma ovviamente hanno dei rendimenti molto più bassi. Nel governativo degli emergenti segnalo però quello indiano che negli ultimi mesi ha prodotto rendimenti positivi».
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18 Giovedì 2 Aprile 2020
DOCCIA FREDDA SUL MERCATO DELLA CASA Le proiezioni di Idealista e di Kantar descrivono il forte impatto della pandemia sulle transazioni
FRANCO SARO
Il Coronavirus ha cambiato il modo in cui viviamo la nostra vita quotidiana e ha sconvolto innumerevoli settori di attività, tra cui il mercato immobiliare. Allo stato delle cose però non è impossibile acquistare o affittare casa: non è possibile visitarla, consegnare le chiavi o spostarsi. Il mercato è fermo e non ci saranno operazioni nelle prossime settimane. L’ultimo indice trimestrale sui prezzi delle abitazioni di idealista, fotografa ancora un andamento lievemente ribassista dei valori (-0,4% nel primo trimestre 2020), ma con spinte a rialzo oramai consolidate nelle grandi città del nord e nel Triveneto. Secondo Vincenzo De Tommaso, responsabile dell’Ufficio Studi di Idealista: «Considerate queste dinamiche del mercato, avevamo visto chiari segnali di stabilizzazione, con intere aree del paese che avevano imboccato la via della ripresa. L’emergenza sanitaria in corso è
una doccia fredda per l’intero settore». Un settore che dalle prossime rilevazioni rischia di mutare profondamente, con previsioni per il 2020 completamente da rivedere sulla base dell’impatto macroeconomico della crisi. «Le dinamiche del mercato residenziale dipendono da condizioni esogene al mercato stesso», spiega De Tommaso. «Le variabili di questa crisi sono tante e imprevedibili e prospettano un mercato decisamente negativo». La diffusione del Covid-19 sta già impattando sui portafogli delle famiglie, come rileva una ricerca condotta da Kantar, il 70% a livello globale segnala ricadute negative sul proprio reddito personale e l’incidenza sale all’82% tra gli italiani. Si preventiva un calo delle compravendite nell’ordine del 20-30% quest’anno, con conseguente discesa dei prezzi. La rapida caduta e il rimbalzo sono possibili durante le pandemie, esse differiscono da una recessione standard in cui l’attività economica cade per 6-18 mesi, per riprendersi
poi lentamente. Per esempio, durante l’epidemia di Sars del 2003, il volume delle transazioni diminuì drasticamente a Hong Kong, ma ebbe uno scarso impatto sui prezzi. L’indice dei prezzi delle case di Idealista mostra valori ancora nella norma nel primo trimestre (il blocco delle attività è del 10 marzo), ma l’impatto potrebbe già vedersi a partire da aprile per poi riverberarsi nei mesi successivi con valori ancora in contrazione tra il 2,5 e il 4% per fine anno con buona pace della stabilizzazione faticosamente raggiunta dal mercato prima del Coronavirus. Cambierà ancora la domanda abitativa a fronte dei cambiamenti sociali, demografici, economici in atto. Cresceranno gli affitti, mentre verranno ridimensionati i fenomeni dell’affitto stanze e delle locazioni brevi. Gli operatori immobiliari stanno già cambiando pelle e diventeranno sempre più agili lavorando sul Cloud, usando Skype o Zoom per le videoconferenze con clienti e notai. Guideranno i clienti nelle visite tramite i Virtual Tour o il 3d, come la parte più aggiornata della categoria sta già facendo dimostrando che
LE CIFRE DEL CALO 1.699 €/m2
Prezzo del m2, Italia a marzo 2020
0,4%
Variazione rispetto a febbraio 2020
-0,4%
Variazione rispetto a febbraio 2020
-2%
Variazione rispetto a marzo 2020
-28,7% Variazione rispetto ai massimi registrati a giugno 2012 le attività non sono affatto cessate completamente. «Se è ipotizzabile che molte persone rimandino l’acquisto della casa in questo momento, ci sono altrettanti acquirenti pronti a cogliere le occasioni che offre il mercato proprio adesso», conclude De Tommaso.
Il «dopo» sarà digitale Le “visite virtuali” si diffonderanno sempre più al posto di quelle fisiche anche finita l’epidemia Sotto il profilo tecnologico la vicenda del Coronavirus diviene il punto d’inflessione che accelererà la migrazione verso l’online anche nel settore immobiliare. Invece di ridurre il personale, è il momento incoraggiare i dipendenti a utilizzare il loro tempo per aggiornare i sistemi interni, migliorare le competenze e progettare nuovi prodotti e servizi (nuove offerte commerciali) per essere meglio preparati per il recupero. Secondo Vincenzo De Tommaso, «L’attuale situazione ha spostato tutta l’attenzione sull’online e probabilmente alcuni cambiamenti continueranno oltre la crisi». È il momento di accelerare e aumentare gli attuali sforzi di trasformazione digitale sfruttando tutte le potenzialità dei servizi 3d, visite virtuali e book fotografici per aiutare i po-
tenziali clienti a visitare l’immobile senza uscire di casa. Per facilitare l’accesso agli annunci con più informazioni a disposizione dell’utente Idealista ha attivato il filtro “con visita virtuale” per rendere più reale la ricerca da casa durante la quarantena. Il nuovo professionista immobiliare deve imparare a leggere i dati per monitorare il mercato e stimare il valore di vendita e di affitto delle proprietà, utilissimo per la fase di acquisizione e la vendita degli immobili. Ci sono molti strumenti sul mercato che saranno ancora più determinanti in uno scenario incerto, volatile e complesso. idealista/data è in grado di fornire a qualsiasi professionista del settore immobiliare informazioni strutturate, ordinate di uno specifico ed omogeneo settore in tempo reale.
Giovedì 2 Aprile 2020
Fondi immobiliari, la crisi c’è ma le difese arriveranno Il comparto dei real asset è a rischio. Urwin: «Si prospetta un drastico calo della domanda globale» GLORIA VALDONIO
Sulla carta dovrebbero offrire un riparo dalla tempesta che si sta abbattendo sui mercati. Nella realtà la crisi potrebbe essere meno violenta, ma in compenso molto più lunga. E’ vero infatti che i real asset, in particolare titoli immobiliari e infrastrutture, reggono bene alle situazioni di stress, soprattutto se comparati con altre classi di attivi. E che offrono benefici in termini di diversificazione e rendimento, in un momento in cui la resa dei titoli di Stato è destinata a calare, mentre gli investitori cercano sicurezza. Ciononostante, come spiega Chris Urwin, director of research, real assets di Aviva Investors , l’impatto del Coronavirus sui real asset sarà senza precedenti e sconfes-
serà la storia. «In questo contesto, le condizioni di liquidità e i rischi di credito devono essere attentamente monitorati. Ma in generale si prospetta uno dei più drastici cali della domanda globale mai registrato», dice Urwin. «Il mondo dei real asset come al solito si comporta con un ritardo rispetto ad altri segmenti di mercato, ma non sarà immune a questa crisi», confermano Pascal Blanqué, group chief investment officer, e Vincent Mortier, deputy group chief investment officer di Amundi. «Ci aspettiamo quindi una revisione al ribasso delle valutazioni e uno stop temporaneo di accordi e deal sul mercato». Real estate. Per dirla in altri termini, la sopravvivenza di molti asset, soprattutto nell’area retail dipenderà in gran parte
dal sostegno governativo, ovvero dalle misure straordinarie messe in campo dalle autorità politiche per fronteggiare la crisi. Come spiega Urwin i locatari di immobili commerciali, come negozi e catene commerciali, sono già stati colpiti duramente. Quanto alle attività che vendono beni non discrezionali, come alimentari e farmacie, potrebbero essere meno
MARIO BREGLIA
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Principali aggregati patrimoniali dal 2005 al 30 giugno 2019 (in milioni di euro) 10.000 9.000 8.000 7.000 6.000 5.000 4.000 3.000 2.000 1.000 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 2015 2016 2017
Immobili e diritti reali
colpiti dal forte calo della domanda, ma è molto probabile che la maggior parte si essi subisca un ridimensionamento nei mesi a venire a causa delle interruzioni della catena di fornitura e delle difficoltà nel reperimento di personale. Soprattutto, avverte Urwin, «è poco probabile che la maggior parte sia puntuale nel pagare l’affitto e, in assenza di sostegno da parte del governo, alcuni potrebbero fallire». Ancora più fosche le previsioni per i settori legati ai viaggi, la manifattura e il turismo, tra cui alberghiero, ristorazione e centri ricreativi, che dovranno affrontare una situazione sempre più difficile con il protrarsi della crisi. Quanto alla logistica, sarà colpita dall’interruzione delle catene di fornitura globali e sarà sostenuta solo dagli acquisti online. «Gli operatori con
Indebitamento
bilanci sani e una bassa leva finanziaria saranno più resilienti, così come le imprese che svolgono un ruolo fondamentale per il funzionamento della società e dell’economia in generale, in quanto potrebbero avere maggiori probabilità di ricevere sostegno governativo», commenta Urwin. Infrastrutture. Gli investimenti in infrastrutture, caratterizzati da flussi di cassa sostenuti dal settore pubblico e di lunga durata, sembrano concepiti invece per resistere alle crisi economiche. Ci sono però molte eccezioni: per esempio, i porti, che subiranno il calo del traffico dei container, e gli aeroporti. Con una comunicazione del 16 marzo il Centre for Aviation (ente di ricerca del settore) ha infatti stimato che la maggior parte delle compagnie aeree potreb-
Nav
giu giu 2018 2019
be dichiarare bancarotta entro la fine di maggio se i governi non interverranno fornendo sostegno. A rischio anche le infrastrutture del comparto energetico, i cui flussi di cassa dipendono dai prezzi dell’energia, che saranno colpite dal calo combinato della produzione dovuto alla pandemia e dalla guerra del petrolio. Quanto all’edilizia e alla manifattura, i progetti infrastrutturali potrebbero non riuscire a diventare redditizi nei tempi previsti, a causa del prolungamento dei tempi e dell’aumento dei costi dovuto dalla potenziale carenza di manodopera, forniture e attrezzature. «I flussi di reddito, quindi, potrebbero essere compromessi. Tuttavia il settore è fondamentale per dare un impulso alla ripresa e alla continuità economica», conclude Urwin.
Breglia (Scenari Immobiliari): «È probabile che questi fondi chiederanno una proroga alle scadenze»
PER I QUOTATI, OBIETTIVO DIVERSIFICARE È un mercato piccolo, poco efficiente, ma è interessante capire quale sarà il futuro dei fondi immobiliari, anche perché molti sono prossimi alla scadenza. Il mercato fondi immobiliari retail quotati in Borsa vale circa un paio di miliardi e, come spiega Mario Breglia, presidente di Scenari Immobiliari, è probabile che questi fondi chiederanno una proroga di sei mesi o un anno per attutire gli effetti nefasti del rallentamento del mercato. Più consistente è il numero (sono oltre 400) dei fondi attivi destinati a investitori istituzionali. Si tratta di prodotti con un orizzonte temporale di lungo termine e solo 15 di questi liquideranno le posizioni nei pros-
simi due anni. «Sono proprio questi ultimi gli strumenti che potrebbero essere più danneggiati con un impatto sia sul conto economico che sul valore dei fondi», dice Breglia. «Gli altri fondi, che hanno canoni di locazione molto lunghi, soffriranno solo di un rallentamento del trading nella fase di crisi». Come conferma Emanuele Ottina (nella foto), presidente esecutivo di Alternative Capital Partners Sgr, per i fondi immobiliari, in particolare quelli già integralmente investiti o in fase di liquidazione e prevalentemente esposti ai settori più sensibili, sono state avanzate in queste settimane agli asset manager richieste di moratorie temporanee o rinegoziazioni
dei contratti di locazione in essere a fronte di un’estensione degli stessi a beneficio della preservazione del valore. «L’atteso re-pricing si concretizzerà in una probabile revisione delle valutazioni degli attivi in portafoglio, con conseguenti problematiche qualora i livelli di indebitamento siano consistenti», dice Ottina. Al contrario, per i fondi immobiliari prossimi al lancio, liquidi e che presentano flessibilità in termine di asset allocation con target di allocazione sui settori meno colpiti come alcuni segmenti immobiliari alterna-
tivi innovativi, si aprono notevoli opportunità. In questi segmenti, come spiega Ottina, crescerà certamente l’appetito di investitori e asset manager per immobili riqualificati e certificati. E allora come si deve comportare in questo momento un sottoscrittore? «I sottoscrittori già investiti in fondi immobiliari, essendo per definizione investitori di lungo termine, devono stare vicino ai propri asset manager, supportandoli attivamente e condividendone gli eventuali aggiustamenti di asset allocation strategy».
20 Giovedì 2 Aprile 2020
«Anche il Private resta a casa ma lavora, eccome»
Il social lending funziona bene anche da remoto
Unicredit, parla Renato Miraglia: «Con i clienti, rapporto fluido ed efficace»
«(P)resta a casa» è il servizio innovativo lanciato da Prestiamoci contro la crisi
DI FRANCO SARO
Anche il Private Banking resta a casa, ma non sparisce. Lo testimonia Renato Miraglia, responsabile del settore in Italia per UniCredit che spiega: «Anche in questo periodo molto complesso, possiamo confrontarci con i clienti a distanza, tramite mail e videochiamate e web call; possiamo inviare dettagliati report sulla posizione e i rischi del portafoglio per valutare l’allocazione complessiva; erogare consulenza e definire le diverse azioni da porre in essere, concludendo, poi, le proposte da remoto. Il rapporto di fiducia tra clienti e private banker si trasforma nella modalità, non nella sostanza: le prime settimane ci dicono che i nostri consulenti e tutto lo staff di supporto continuano a mantenere costante contatto e cura dei patrimoni dei clienti anche a distanza». UniCredit ha un capitale solido anche grazie agli effetti della rigorosa linea dell’amministratore delegato Jean Pierre Mustier, che nel 2019 ha finalizzato, in tempi record, la cessione di partecipazioni non strategiche come Fineco, Mediobanca e Yapi Kredi, con un beneficio di di oltre 100 punti o circa 1% sul Cet1. Anche per questo la banca può proporre varie soluzioni di supporto all’economia italiana bisogna di rilancio. E un servizio di gestione dei gran-
DI BUDDY FOX
RENATO MIRAGLIA
di patrimoni che mira a dare una una coerenza di insieme dell’investimento con le esigenze del singolo cliente, nell’ottica del patrimonio familiare complessivo. Un servizio in questo momento, supportato non solo dalla tecnologia ma anche da nuovi prodotti finanziari. Credit Private Banking insieme ad Amundi, il primo asset manager europeo per masse gestite, hanno annunciato, ad esempio, la chiusura della prima finestra di sottoscrizione del fondo Amundi Eltif Leveraged Loans Europe (Amundi ELLE), gestito da Amundi, che mira a costruire un portafoglio composto da circa 50-60 titoli, selezionati sia nel mercato primario che secondario, ben diversificati a livello di contraenti, settori e Paesi. Gli Eltif (fondi di investimento europei a lungo termine) sono veicoli di investimento nuovi, soggetti a una
I mercati come il calcio... Continua da pagina 1 > ...dopo giorno una sequenza di record mai vista prima, al motto del “buy on dips” ogni minima flessione era occasione d’acquisto, perché si diceva, c’è la Fed che ci protegge, c’è Trump che ci sostiene e la Cina (senza dazi) è pur sempre un bacino di crescita. Cina che in quel momento era alle prese con un’emergenza sanitaria preoccupante che in Italia abbiamo ignorato, troppo concentrati sulle fusioni
bancarie e sulla ricerca di rendimento ottenibile solo rischiando. Abbiamo ballato sul Titanic mentre l’iceberg cinese si avvicinava, dimenticando che la globalizzazione non vale solo per il trasporto delle merci, ma anche per il veloce scambio di qualsiasi elemento, anche pericoloso. Diceva il saggio negli anni ‘50: “quando Mao starnutisce in Cina, si infetta l’Europa”. Avremmo dovuto tenerlo a mente, non per fermare il virus, ma
precisa regolamentazione, che consentono agli investitori privati di accedere ad asset class tradizionalmente riservate alla sola clientela istituzionale. Il fondo di Credit Private Banking e Amundi, investe prevalentemente in leveraged loans, ossia prestiti sindacati erogati da un pool di banche o altre istituzioni, a un’unica impresa debitrice. Sono prestiti senior e si posizionano, quindi, al primo posto nella struttura del capitale e generalmente sono garantiti da asset reali o azioni di proprietà dell’azienda. «In un contesto caratterizzato da forte volatilità, tassi bassi e da una inflazione contenuta» sottolinea Miraglia «è necessario ampliare la propria offerta per poter creare occasioni di rendimento anche per i clienti meno orientati a investire in modo più continuo». Siamo di fronte a un generale repricing dei premi al rischio delle attività più liquide come di quelle illiquide; quindi il singolo veicolo in sé deve essere considerato complessivamente per gli strumenti e le classi di attivo del mercato del Private Markets cui dà accesso al cliente. Una corretta allocazione di portafoglio, sempre più diversificata e la volontà di stabilire con la clientela un “patto di investimento” su un orizzonte temporale più lungo, potrà favorire la proposizione anche di questo genere di strumenti».
DI ANGELO CURIOSI
per affrontarlo preparati, almeno a livello economico. Invece abbiamo vissuto da cicale, e ora, il freddo della recessione selezionerà chi sopravvivrà e chi invece non ce la farà. Tassi a zero e debito altissimo, non creano la condizione ottimale per affrontare una crisi, lo disse anche la contestatissima Lagarde, fresca di nomina, con una frecciata da civetta (e non da gufo) a Trump “quando la disoccupazione è al 3,7% non si devono abbassare i tassi”, stoccata lungimirante. Oggi con tassi già a zero, si deve ricorrere a misure leggendarie,
che però fungeranno da terapia intensiva. Per riportare in attività il malato c’è solo la spesa pubblica, altro debito, un tabù che il Giappone ha già accantonato dopo la bolla del ’90 e gli Usa dopo quella del 2008, ora tocca all’Europa. Fare debito per salvare il mondo, uniti si vince, da soli si perde. Al messaggio di Hidalgo sulla lavagna, Platini aggiunse la firma: Gesù Cristo. Poté permetterselo perché era Le Roi. Così in economia, Mario Draghi, da unico fuoriclasse, può permettersi di sdoganare il debito, trasformandolo in una virtù.
Si chiama (P)Resta a casa ed è l’iniziativa che Prestiamoci, la prima piattaforma italiana di Social Lending, ha messo in campo in questi giorni difficili, per agevolare tutti coloro che hanno la necessità di un prestito personale ma che preferiscono evitare di uscire di casa per recarsi fisicamente in banca. Prestito Social significa anche pubblica utilità. (P)Resta a casa nasce da una semplice osservazione: nelle filiere di prestito tradizionali sussiste sempre qualche adempimento burocratico che deve essere necessariamente svolto fuori casa. Prestiamoci ha deciso di superare tutto questo, sfruttando le più recenti tecnologie bancarie per permettere a chiunque di ottenere un prestito, direttamente da casa e senza bisogno di recarsi in banca. Questo significa che, anche nei giorni della quarantena legata al Coronavirus, sarà possibile comunque procedere con la richiesta di un prestito, a favore di chiunque si trovi combattuto fra la necessità e l’impossibilità
di uscire di casa, o comunque a favore di coloro che preferiscano contenere le uscite per limitare il rischio. Questo è possibile grazie anche all’implementazione dei servizi legati all’Open Banking (PSD2) che consentono a Prestiamoci, su richiesta del cliente, di accedere ai dati bancari direttamente e ottenere, per esempio, l’estratto conto necessario per la pratica di prestito. Il servizio (P) resta a casa si struttura, oltre che con la possibilità di azzerare gli adempimenti burocratici allo sportello, anche con un servizio di assistenza online. Contattando Prestiamoci attraverso il sito ufficiale https://www. prestiamoci.it/, telefonicamente o su Facebook sarà possibile accedere a un servizio di customer care che spiegherà come funziona il servizio. “La capacità di lavorare al 100% a distanza - conclude Daniele Loro, amministratore delegato di Prestiamoci (nella foto) - su cui abbiamo investito in passato, è oggi un valore assoluto che mettiamo immediatamente a disposizione della comunità”.
Investire Today
è un supplemento al numero di aprile 2020 di Investire Editore Economy Group Srl Piazza Borromeo 1 20123 – Milano Direttore responsabile Sergio Luciano