Investire Today - Speciale Risparmio Intelligente

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SUPPLEMENTO AL NUMERO DI INVESTIRE OTTOBRE 2020 P.I. 31 OTTOBRE 2020 EURO 1,50

SPECIALE RISPARMIO INTELLIGENTE

FACCIAMO RENDERE I SOLDI

nelle sue rilevazioni mensili, segnalava Aiuto, il mio conto 21 miliardi di euro in banca si sta gonpiù. A marzo e Lasciarli fermi sul conto è un autogol, farli fruttare non è difficile in fiando. Per carità, aprile la crescita a prima vista è una bella notizia. Meglio avere accettano (quando ci sono) interessi da prefisso è proseguita al ritmo di 18 miliardi di euro al il portafoglio pieno che stringer la cinghia. Ma telefonico, dall’altro rischiano di finir vittime di mese. A maggio altri 19 miliardi. Il calo di giugno quando la liquidità giace sul conto senza in truffe piccole e grandi, tanto più facili quando il (4 miliardi in meno) è stato più che compensato pratica produrre frutti o addirittura pagando criterio principale (se non l’unico) per scegliere dai 24 miliardi depositati sui conti a luglio. Ad un prezzo per il parcheggio, come già capita il gestore è la fiducia che ispira l’intermediario. agosto il saldo è aumentato di altri 10 miliardi. sui conti della vicina Svizzera, c‘è qualcosa che A dare una misura del fenomeno è la crescita Anche per settembre l’Abi registra una crescita non funziona. Tanto varrebbe, vien da dire, met- inarrestabile dei depositi presso le banche. di dieci miliardi. tere i denari sotto il materasso. Una soluzione A fine gennaio il tesoretto parcheggiato presso Risultato: adesso sui conti correnti e di deposito assurda ma che assomiglia assai all’harakiri fi- gli istituti ammontava a 1.563 miliardi di euro. di famiglie e imprese italiane ci sono 1.681,9 nanziario delle famiglie italiane che da un lato A fine febbraio l’Associazione bancaria italiana, continua a pagina 2 >  DI UGO BERTONE

EDITORIALE Guardare oltre il quotidiano per guadagnare di più domani  DI SERGIO LUCIANO

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i stiamo per dare tre notizie. La prima: lockdown o non-lockdown, tra dopodomani e un massimo di duecento settimane (insomma, tra le 48 ore e i 4 anni), i mercati azionari crolleranno. La seconda: dopo un paio di mesi, si riprenderanno dal crollo e poi risaliranno su livelli superiori a quelli precedenti al crollo. La terza: è sempre andata così, da un secolo, attraverso la Seconda Guerra Mondiale, la bomba atomica, l’epidemia Spagnola, la crisi di Cuba, la guerra fredda e quant’altro. Chi ha memoria storica lo sa: la Borsa sembra andare in altalena, ma ogni volta si ferma a un livello più alto di quello del precedente stop. Perchè riflette la crescita dell’umanità, numerica ed economica, l’aumento dei consumi, l’aumento delle comunicazioni. Una genia di depressi blatera da un po’ che la pandemia ci lascerà in un new normal di decrescita, ma sono quaranta’anni che c’è chi fa simili profezie sistematicamente smentite dai fatti, forse perchè

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«Più educati in finanza conviene»

Intervista con Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per l’educazione finanziaria 

DI MARCO MUFFATO

Investire Today fa il punto sulle conoscenze (scarse purtroppo) degli italiani in materia finanziaria con l’aiuto di Annamaria Lusardi, direttore del Comitato per la programmazione e il coordinamento delle iniziative di educazione finaziaria. Professoressa Lusardi, parlare di educazione finanziaria in tempi di Covid-19 può essere di grande aiuto… Le lezioni di vela e di navigazione mostrano proprio tutta la loro utilità quando il mare è in tempesta. La crisi non ha fatto altro che dimostrare quanto sia importante l’educazione finanziaria nel difficile contesto attuale, in All’interno

ANNAMARIA LUSARDI, DIRETTORE DEL COMITATO PER L’EDICAZIONE

cui dobbiamo informarci ancora di più e occuparci con più attenzione dei nostri soldi. Inoltre, è durante i periodi di crisi che diventano più frequenti le truffe ed è utile ispirarsi a quei principi basilari di educazione finanziaria che sono essenziali per prendere le decisioni. Educazione finanziaria non

significa dover diventare tutti bravi nel fai-da- te, può significare anche attuare un rapporto più consapevole col proprio consulente finanziario... Nessuno pensa che con l’educazione finanziaria I cittadini si possano trasformare in esperti, però è fondamentale che tutti posseggano quelle conoscenze di base che aiu-

SABATINI (ABI)

DE LUCIA (POPOLARI)

CONTE (ANASF)

MOLESINI (ASSORETI)

«Banche in prima linea nella gestione di valore» «Per i consulenti i clienti informati sono i migliori»

«Gli italiani hanno ancora fiducia nel futuro»

«Le reti possono e devono educare la loro clientela»

Marco Bernardi / Banca Generali: «Guadagnare senza rischi? Sì» Cinzia Tagliabue / Amundi: «Le opportunità non mancano» Stefano Volpato / Banca Mediolanum: «Il risparmio è per la vita»

tano tra l’altro anche a consultare i consulenti finanziari. Non è un caso che siano proprio le persone con maggiore conoscenza finanziaria a consultare i consulenti. Quindi è molto importante sapere quali sono le domande da fare agli esperti, così da imparare a navigare nel mare dell’informazione finanziaria. Il suo personale orizzonte è quello del mondo Usa dove i fondi pensione e i risparmiatori non hanno paura di investire nell’equity. Noi abbiamo tantissima liquidità giacente sui conti correnti, oltre 1500 miliardi di euro. Quest’anomalia è anche un problema di educazione finanziaria? Credo di sì, dobbiamo utilizzare questo momento della crisi per pensare ad azioni di educazione finanziaria importanti. Per anni si è sempre parlato di come veicolare il risparmio che risiede nei conti correnti verso attività produttive. Tuttavia, non possiamo chiedere a persone, che non conoscono la differenza tra azioni e obbligazioni, né la relazione tra rischio e rendimento, di fare queste scelte per i propri investimenti. Prima diamo loro una conoscenza di base della continua a pagina 3 >


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Sabato 31 Ottobre 2020

1681,1 MILIARDI IN PARCHEGGIO

Quando si tengono i soldi in banca senza che fruttino e pagando per lasciarveli, c’è qualcosa che non va continua da pagina 1> miliardi di euro, quasi 100 miliardi in più rispetto ai giorni che hanno preceduto il lockdown di marzo e l’8% in più nel confronto con un anno fa. Senza dover scomodare sociologi o esperti di altro tipo, si può procedere alla diagnosi: i mancati o minori consumi ordinari delle famiglie non si sono tradotti né in spese durevoli (l’auto, ad esempio) nè in investimenti a medio-lungo termine ma si sono fermati al primo gradino del risparmio, il meno conveniente. A confermarlo sono ancora una volta i numeri: Sempre l’Abi segnala che già nel primo trimestre tra le attività finanziarie delle famiglie c’è stato un crollo delle obbligazioni (-14,2% annuo), delle azioni (-13,4%) e pure degli investimenti in fondi comuni (-8,4%). In sintesi, c’ stata un’involuzione dei comportamenti degli italiani di fronte al denaro. Segnano il passo, nonostante imponenti sforzo promozionali e di marketing, i prodotti più sofisticati o quantomeno evoluti. Non sfondano i prodotti messi a punto in questi anni per invogliare le famiglie (vedi i Pir). Il risparmio gestito stenta ancora ad emanciparsi dalla tutela dei padrini bancari. Il Tesoro, intanto, ha elaborato una strategia che, tra Btp Italia, Btp Futura e proposte in arrivo dalla Bce,

DI SERGIO LUCIANO

continua da pagina 1> si sente escluso dalla crescita… Allora, cos’è giusto aspettarsi, e perché questo giornale – numero speciale del nostro mensile Investire – proprio nell’ultimo giorno del mese dell’Educazione finanziaria, e all’indomani della Giornata mondia-

LA SEDE DELLA BCE, «GUARDIANA» DEL DEBITO PUBBLICO EUROPEO

Una volta, accumulato un gruzzoletto, il risparmiatore rompeva il salvadanaio e comprava il mattone. Altri tempi. Ora bisogna scegliere bene cerca di riportare il risparmio nell’area pubblica. Ma gli interessi sono quello che sono. Tanto vale stare liquidi, è il pensiero sempre più diffuso, pronti a fuggire non si sa bene dove di fronte a non si sa bene quale pericolo possa arrivare sulle ali della pandemia. E’ un atteggiamento miope, a lungo andare pericoloso. Nel Regno Unito da tempo presso i comitati di zona funzionano centri pubblici ove lavorano volontari (per lo più ex bancari) che prestano la loro opera gratuitamente orientare i cittadini sui rudimenti del risparmio. Una scelta dettata dall’intento di favorire la diffusione della cultura finanziaria, una materia ormai irrinunciabile a fronte delle difficoltà che incontrano i sistemi previden-

le del Risparmio, di cui avete letto o sentito tutto nei notiziari insieme alle cronache dell’ultimo capitombolo delle Borse? Perché è l’ora di dircelo chiaro: risparmiare così tanto come sanno fare gli italiani e investire i risparmi fatti con tanti sacrifici così male è veramente da fessi. Chiamiamola “educazione

ziali. Per garantire una pensione decente ai lavoratori è necessaria una previdenza forte, proprio quella che manca a una fetta crescente degli italiani, a partire dai più giovani. In questa cornice, destinare i propri risparmi in liquidità è una non scelta, comunque pericolosa. E’ importante, anzi vitale cambiar rotta. Bei propositi, si potrebbe obiettare. Ma quali alternative ci sono per un risparmiatore qualsiasi? Dove li metto i soldi, si chiede il risparmiatore a caccia di sicurezza più che di grandi affari, quelli che sono a disposizione dei più smaliziati, capaci di muoversi tra Apple e Tesla? Argomenti tabù per gli italiani che, anche quando hanno una laurea in tasca, non si vergognano (a differenza degli altri, americani in testa) di

finanziaria” perché è elegante, ma qui siamo all’a,b,c. Sia chiaro - anche qui: non bisogna farsi illusioni, i mercati giocano spesso brutti scherzi e sono anche infestati da pescicani (Parmalat, Cirio, banche venee, Banca Etruria etc) mordaci. Ma sul lungo termine, per chi investe a lungo

confessarsi del tutto ignoranti in materia di denaro. Quasi un titolo di merito, per qualcuno. Del resto gli italiani, fino ai tempi più recenti, sono stati cresciuti a pane e Bot, per molti decenni uno dei titoli più efficienti e sicuri del mondo, che garantiva un interesse reale al netto dell’inflazione. Una volta accumulato un gruzzoletto, il risparmiatore rompeva il salvadanaio e comprava il mattone, in città, al mare o sui monti con la quasi assoluta certezza di guadagnare in caso di rivendita. Altri tempi, come possono testimoniare migliaia e migliaia di proprietari di seconde case al mare, ormai quasi invendibili senza forti sconti ma dalla manutenzione sempre più costosa. Sembrano mancare le alternative, almeno quelle “facili” che non richiedono competenza ed attenzione, cosa che oggi viene richiesta a tutti, dal risparmiatore in erba fino a Warren Buffett. Eppure le occasioni, se ci muove nel modo giusto, non mancano. A partire dai Btp, forse il miglior investimento europeo dell’anno. I go-

ELON MUSK, PATRON DI TESLA

termine, non hanno mai tradito. Mai. Né lo faranno in futuro, perché riflettono il progresso, pur con tutti i suoi stopand-go. E dunque, rivolgendosi a chi ha la fortuna di poter risparmiare qualche soldo: è venuto il momento di investire meglio. Di educarsi finanziariamente. Di capire che il denaro

vernativi italiani, assieme a quelli greci, hanno registrato quest’anno rendimenti eccezionali. Supponendo di aver acquistato 1.000 Btp a 10 anni a inizio giugno a un prezzo di 101, oggi, l’investimento avrebbe già reso, tenendo conto del calo dei rendimenti sul secondario, l’8,5%. E performance analoghe potrebbero riguardare nelle prossime settimane le emissioni spagnole e portoghesi oltre alle nostre. La strategia della Bce di cercare di creare inflazione stampando denaro promette distorsioni sul mercato a vantaggio della periferia. Dove potrebbe spingersi la performance dei Btp entro Natale? Prendiamo il Btp 30: la scadenza settembre 2050 quota intorno a 120 ma se lo spread scendesse a 100 vedremmo il titolo a 137, con un guadagno potenziale, nel giro di pochi mesi, del 15%. Non è scontato, certo. Ma è la conferma che i tassi bassi non sono necessariamente legati ad assenza di guadagno. Così come i professionisti ormai conoscono gli strumenti adatti non solo per limitare il rischio ma anche per preparare il terreno a robusti incassi in occasione di inversioni di tendenza. Però, effettivamente, questa non è roba per un risparmiatore qualsiasi. E allora? Allora non mancano occasioni più facili, neanche sul mercato azzionario. Titoli come Intesa o Enel sona la vera alternativa per l’ex Bot people. L’importante è non accontentarsi del materasso. (Ugo Bertone)

va messo a frutto: lo prescrive persino Gesù Crsito, nella parabola dei talenti. Farlo bene, non è facile. Far da sè non è facile. Per riparare il discarico rotto si chiama l’idraulico, uno specialista: e allora perchè per investire 10 mila euro si pretende di bastare a se stessi? Per i giovani

ci sarebbe la famosa educazione finanziaria, soprattutto se venisse messa come materia di media nelle scuole superiori. Per gli adulti c’è l’autodidattica e la consulenza. Queste pagine sono una carrellata di consigli, testimonianze ed opportunità. Nella linea di Investire. Buona lettura.


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Finanza, previdenza e assicurazioni: la triplice ignoranza continua da pagina 1 > materia finanziaria. Nel Paese c’è un problema molto serio di scopertura delle prestazioni pensionistiche - tecnicamente gap previdenziale - cosa può fare il Comitato su questo tema? La nostra missione è triplice: noi dobbiamo occuparci non solo di educazione finanziaria ma anche di educazione previdenziale e assicurativa, rivolgendoci innanzitutto ai giovani perché il fattore tempo gioca a loro favore. Abbiamo organizzato per la prima volta durante il Mese dell’Educazione Finanziaria la Settimana dell’educazione previdenziale dal 26 al 31 ottobre e lanciato un concorso per studenti universitari per creare un’App per fare educazione previdenziale ai loro coetanei. Sul nostro portale Quellocheconta.gov.it ci sono le tante altre iniziative e anche tutte le informazioni utile per prendere decisioni in campo previdenziale. Educazione previdenziale, assicurativa o finanziaria dove c’è più bisogno di intervenire? L’urgenza riguarda tutte le tipologie di risparmiatori. Ma per farci un’idea più precisa a partire da marzo, in piena pandemia, abbiamo commissionato alla Doxa una raccolta di dati sulla situazione finanziaria degli italiani, sul loro livello di conoscenze finanziarie così da individuare i gruppi più fragili. Un lavoro che si aggiunge ad altri indagine campionarie, entrambe fatte dall’Ocse sulla conoscenza finanziaria, una sui quindicenni e una sugli adulti. I gruppi su cui bisognerà lavorare di più? Proprio i giovani, dobbiamo cominciare a pensare ai nuovi risparmiatori, a chi investirà nel futuro. E in questo senso il pensiero va anche alle donne, che da sempre sono una colonna portante dell’economia: è un altro gruppo su cui si focalizzeranno le nostre attenzioni e le nostre iniziative. Il Comitato che dirige ha compiuto tre anni, possiamo fare un bilancio? Ci sono quattro risultati tangibili della nostra attività. Il primo, abbiamo costruito un portale http://www. quellocheconta.gov.it/it dove abbiamo dedicato un ampio spazio agli strumenti finanziari, assicurativi e previdenziali. Abbiamo previsto questa sezione perché le persone mediamente non conoscono gli strumenti

che possono utilizzare per investire. Ovviamente non ci siamo limitati a elencarli ma abbiamo messo a disposizione anche delleguide conoscitive. Abbiamo poi inserito cinque consigli molto semplici che rappresentano le regole d’oro per investire in modo avveduto: prenditi cura dei tuoi soldi; informati bene; confronta più prodotti; non firmare se non hai compreso; più guadagni più rischi. A marzo con l’emergenza Covid-19 abbiamo creato una nuova pagina con le 10 nozioni da sapere quando i mercati sono così turbolenti. Il secondo riguarda le collaborazioni che abbiamo avviato con associazioni ed enti che hanno una distribuzione capillare nel Paese, incluso collaborazioni con le università. Il terzo risultato è di aver organizzato le Olimpiadi di Economia e Finanza in collaborazione con il Ministero dell’Istruzione e dell’Università, una iniziativa per formare in modo coinvolgente le nuove generazioni. Quarto risultato è proprio il ‘Mese dell’educazione finanziaria’ che ha l’obiettivo di sensibilizzare in modo permanente l’opinione pubblica sulla necessità di aumentare le conoscenze finanziarie nel nostro Paese. Cosa fare perchè gli italiani possano arrivare a una buona conoscenza in materia finanziaria, assicurativa e previdenziale? Crediamo fortemente in tre iniziati-

ANNAMARIA LUSARDI, DIRETTORE DEL COMITATO PER L’EDUCAZIONE FINANZIARIA

ve che dovrebbero essere attuate su larga scala. Primo, si deve partire dalle scuole, perché come afferma l’Ocse oggi la conoscenza finanziaria è importante quanto il saper leggere e scrivere. Se queste competenze non si hanno non si partecipa pienamente alla società. E con la scuola, si possono raggiungere anche le famiglie. Per questa ragione puntiamo a far inserire l’educazione finanziaria nella nuova materia di educazione civica che da quest’anno diventa obbligatoria a scuola a partire dalle elementari. Questa prima iniziativa guarda alle giovani generazioni, al futuro, ma dobbiamo anche pensare ai cittadini adulti e al presente: crediamo - ed è la seconda iniziativa a cui stiamo

I 5 PUNTI DELL’EDUCAZIONE FINANZIARIA Abbi cura dei tuoi soldi: dedica tempo alle tue finanze. È una buona abitudine che ti darà maggiore senso di tranquillità.

Informati bene: cerca quante più informazioni prima di decidere, per scegliere bene e stare meglio.

Confronta più prodotti: è buona prassi tutte le volte che cerchi un prodotto confrontarlo con altri.

Non firmare se non hai compreso: leggi sempre con attenzione prima di firmare un documento e non esitare a fare domande.

Più guadagni, più rischi: ricorda che dietro un grande guadagno c’è un grande rischio.

pensando - che siano cruciali attività di educazione finanziaria sul posto di lavoro. Terza iniziativa, intendiamo incrementare la collaborazione con i Comuni. Un esempio di questa collaborazione l’abbiamo avuta in Abruzzo: un piccolo Comune, Paglieta in provincia di Chieti, durante il mese dell’educazione finanziaria, ha organizzato delle lezioni di educazione finanziaria nelle sale comunali utilizzando il nostro portale. Crediamo che i Comuni oggi abbiano un ruolo crescente nel combattere la povertà e il disagio sociale; ecco se si potesse creare un ufficio “Benessere dei cittadini” (che è l’obiettivo primario della educazione finanziaria) in tutti i Comuni sarebbe un successo importante, siamo a disposizione dei sindaci per lavorare assieme. Di cosa ha necessità il Comitato per svolgere al meglio il suo ruolo? Sono una economista e credo che per far bene occorrano risorse adeguate, quindi la prima necessità è di poter contare su un buon budget così da poter essere ambiziosi e consentire agli italiani di ridurre il ritardo con gli altri Paesi in materia di educazione finanziaria. Quindi chiediamo più investimenti su questa materia. La seconda necessità è una maggiore sensibilità sull’educazione finanziaria da parte di tutti. Mi appello a quanti possono inserirla nei loro programmi, imprenditori e sindaci in primis, ma anche ai media perchè continuino a fornire informazioni utili per I risparmiatori. Per dirla con le parole del nostro portale, la conoscenza finanziaria conta: ci serve per capire il mondo intorno a noi, per decidere bene, per vivere meglio.



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CONSULENTI, DA VENDITORI A PARTNER Vent’anni hanno trasformato il profilo e le funzioni dei consulenti finanziari accanto ai loro clienti DI NICOLA RONCHETTI*

L’autore dell’analisi riportata in queste pagine, Nicola Ronchetti, è un attento osservatore dei fenomeni della finanza e del risparmio italiano da molto tempo. Li esamina sotto il profilo statistico e sociologico. Collabora a Investire con una sua rubrica seguitissima. E per Investire Today ha accettato di ricostruire com’è cambiata la figura del consulente finanziario (prima ancora “promotore” negli ultimi vent’anni, quelli della maturità di una professione assai incisiva sull’orientamento culturale degli italiani in ambito finanziario. Secondo Ronchetti, l’evoluzione di questa professione si è dipanata in quattro distinti momenti di discontinuità e cambiamento. In un percorso che però ha avuto una sua coperenza di natura qualitativa, favorita certamente dalle società reti, che hanno promosso la cultura dei loro collaboratori, dalla crisi bancaria che ha ridotto il tasso di fiducia dei cittadini nei tradizionali istituti di credito, dalle richieste sempre più sofisticate che i clienti ponevano ai loro consulenti, ma anche e soprattutto da loro, dai consulenti, che hanno preso via via crescente coscienza delle loro responsabilità e potenzialità (s.l.) 1. Da “Promotori” a “Consulenti” finanziari Il cambio di denominazione non è stato solo un passaggio formale, nel 2016 il legislatore ha anche stabilito la modifica dell’Organismo, da Apf (Albo dei promotori finanziari) a Ocf (Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo unico dei consulenti finanziari) e il passaggio dell’attività di vigilanza sulla categoria da Consob all’Albo. Il cambio di nome inoltre ha sancito ciò che era da tempo nella sostanza, alle caratteristiche di “venditore” si sono prima affiancate e poi naturalmente sovrapposte quelle di “maieuta”, definite da Socrate, proprie di chi “nell’esercizio del dialogo spinge l’interlocutore a ricercare dentro di

sé la verità, determinandola in maniera il più possibile autonoma”. Questa dote è tipica dei professionisti (psicologi, avvocati e commercialisti) e li differenzia positivamente dalla maggior parte degli altri interlocutori abituali degli investitori italiani. Se andiamo infatti a sondare la soddisfazione dei clienti dei consulenti finanziari scopriamo che tra i motivi di soddisfazione ve ne sono alcuni – tra i tanti - che si riferiscono proprio a questa peculiarità: “essere disponibile all’ascolto” (66%) e “si mette dalla mia parte” (54%). Inoltre il ruolo di educatore finanziario riconosciuto al consulente è fondamentale in quanto aiuta il proprio cliente a fare le scelte più consapevoli. Il cliente apprezza infatti il “tempo che il Cf mi dedica” (49%) e la “disponibilità a spiegarmi le cose che non so o che non capisco” (37%) (fonte: FINER® Finance Mirror, 1.500 interviste a clienti dei CF). 2. Da comparsa ad attore protagonista Venti anni fa i consulenti finanziari erano considerati da alcuni banchieri al comando

di grandi gruppi come difficilmente gestibili, o comunque meno gestibili rispetto alle reti di dipendenti bancari. Ma già all’epoca il loro valore non era sfuggito ai più attenti, tanto che alcune delle più importanti reti esistenti in quegli anni sono state cedute sia in quanto tra i pochi asset valorizzabili sia perché la gestione di una rete di consulenti finanziari era ed è un lavoro che richiede competenze e doti di perseveranza non comuni. A distanza di venti anni rileviamo che le reti dei Cf non solo contribuiscono in modo significativo a tenere in piedi i conti economici degli stessi grandi gruppi bancari ma assistiamo anche ad una vera e propria rincorsa a farsi o – in alcuni casi – ri-farsi una rete di Cf. 3. Quadruplicato il patrimonio, raddoppiato e riqualificato il numero di clienti In venti anni il patrimonio gestito dai Cf è quadruplicato (da 150 a oltre 600 miliardi di euro, fonte: Assoreti). Gli investitori italiani serviti da un Cf sono passati dal 7% al 15% della popolazione ban-

carizzata di cui oltre il 40% relativo a clienti “private” e il 30% imprenditori (fonti rielaborazioni a cura di Finer su dati Assoreti, ricerche Anasf, Assoreti e Finer sugli investitori finali). Il Cf sembra avere un ruolo non secondario nelle prime fasi di nascita dell’azienda e in quella delicatissima del passaggio generazionale, non male per una figura professionale che ha fatto dell’assenza di impieghi il suo mantra. (Fonte: Finer per Anasf Consulentia 2018) 4. Consulenza olistica Alle competenze nell’ambito della gestione degli investimenti finanziari, si stanno affiancando nuove competenze richieste dal mercato, segnatamente nell’area del passaggio generazionale, dei temi fiscali legati alla successione, della gestione del credito sino alla protezione. Il tema della protezione, centrale e complementare a tutti gli altri, è quello dove oggi si gioca la partita più importante e certamente anche il prossimo futuro della consulenza finanziaria. La quota maggiore della componente gestita dai CF, ossia il 60%, è oggi inve-

I fattori di forza dei consulenti finanziari dal punto di vista dei loro clienti

FONTE: FINER® FINANCE MIRROR 2020, 1.500 INTERVISTE A CLIENTI DEI CF, VALORI %

stita in prodotti a contenuto assicurativo e previdenziale. E d’altronde i dati a livello nazionale confermano la fiducia degli italiani verso il risparmio assicurativo, che è arrivato a rappresentare il 17% della ricchezza finanziaria totale delle famiglie italiane. A ben vedere per i consulenti finanziari promuovere prodotti a contenuto assicurativo e previdenziale non è certo una novità. I primi pionieri della professione che lavoravano qualche decennio fa in Fideuram, in Programma Italia (oggi Mediolanum) e in Dival Ras (oggi Allianz Bank) si sono affermati sul mercato partendo proprio da questo tipo di prodotti. Rapporto Cf e rete: da mandante a partner In questi 20 anni il rapporto CF-mandante ha visto momenti di serrato confronto ma il matrimonio sembra reggere benissimo. Qualche dato di ricerche partite dal 2000 (fonti PF Monitor 2000 e FINER® CF Explorer 2020): • cresce la soddisfazione verso la mandante: nel 2000 i CF completamente soddisfatti erano il 34%, nel 2020 sono il 46% con un aumento relativo del +36% • punti di forza della relazione: i CF del 2019 sono più soddisfatti rispetto ai PF del 2000 relativamente al supporto della mandante e in particolare della formazione ricevuta (+ 19 %) evidenziando che il tema della continua crescita delle competenze è centrale • elementi di attenzione: crescono di anno in anno le aspettative per i supporti digitali, come un pilota di Formula 1 il consulente finanziario ha necessità di una vettura competitiva e di un team di meccanici preparati, senza i quali non può tagliare il traguardo (importanza strumenti digitali e di web collaboration CF-Mandante-Cliente + 340% in 20 anni). Le prossime A livello globale, sembra Continua a pag. 6 >


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Continua da pag. 5 > essersi innescata una crisi del capitalismo tradizionale e un crescente valore della sostenibilità dell’economia e della finanza che sembrano imporre, per ora solo nelle dichiarazioni, un cambio di paradigma sostanziale al mondo della finanza. L’enorme liquidità detenuta dai risparmiatori italiani ed europei è tuttavia segno evidente di: 1) un’atavica sfiducia verso i mercati finanziari; 2) incapacità dei gestori di estrarre valore in epoca di tassi negativi; 3) incapacità dei risparmiatori di gestire le ansie da volatilità dei mercati; 4) orizzonte temporale di breve termine. Il mercato della consulenza finanziaria e della gestione

Le sfide e le risposte dell’industria del risparmio gestito BARRIERE PREGIUDIZIALI sfiducia verso i mercati finanziari apparente incapacità dei gestori di estrarre valore in epoca di tassi negativi

ricerca di soluzioni alternative nella modalità (piani di accumulo) e nella tipologia degli investimenti (PIR e private market) focus sugli investimenti sostenibili ESG/SRI efficientamento e razionalizzazione dell’offerta tramite investimenti digital

incapacità dei risparmiatori di gestire le ansie da volatilità dei mercati orizzonte temporale di breve termine

del risparmio risponde attraverso: 1) la ricerca di soluzioni alternative (investimenti nei private market); 2) focus sugli investimenti sostenibili ESG/SRI; 3) efficientamento e razionalizzazione (investi-

DRIVER DI SUCCESSO

ricostruzione del patto di fiducia con i risparmiatori

menti nel digitale, fusioni e consolidamento dei player); 4) la ricostruzione del patto di fiducia con i clienti (supporto all’economia reale, aiuti per le emergenze, iniziative benefiche). Mai come ora è

quindi fondamentale continuare ad ascoltare il mercato, investendo sulle competenze dei professionisti, ottimizzando le relazioni a distanza (investimenti in digitale) e rafforzando il patto fiduciario

con i clienti (trasparenza e sostenibilità). *Founder & CEO FINER Finance Explorer

Picco dei risparmi delle famiglie, ma la ripresa dell’economia non può che passare da un boom dei consumi

IL COVID HA RESO FORMICHE GLI USA DI GLAUCO MAGGI

Il coronavirus ha trasformato in formiche gli americani. Il tasso del risparmio, la percentuale del reddito mensile che resta in banca dopo le spese e le tasse correnti, era del 7,2% in febbraio e in aprile è esploso al 33,7%. È un record che nessuno spera sarà mai eguagliato, però, perchè a generarlo è stato il lockdown. Dal picco, il ‘saving rate’ ufficiale Usa è calato al 24,5% in maggio, al 18,7% in giugno, al 14,1% in agosto. È un trend destinato a rafforzarsi di mese in mese, e mai come in questa fase si deve tifare per la cicala. La ripresa dell’economia non può che passare da un boom dei consumi di beni e servizi, che pesano per il 70% del Pil Usa. E la propensione psicologica a spendere delle famiglie è funzione di due fattori fondamentali: la fiducia nella vittoria contro il virus (legata ai dati su contagi e decessi) e la disponibilità di denaro dai spendere delle famiglie. E se il governo e il Congresso, in chiave bipartisan, hanno promosso da marzo ben quattro stimoli per trilioni di dollari (migliaia di miliardi), per aiutare con il cash pubblico gli individui e le imprese, è il recupero dei posti di lavoro perduti che deciderà i tempi della rinascita. Il 7,9% di disoccupazione in settembre è di buon auspicio, ma ricordiamoci che l’America di Trump ha marciato al record del 3,5% per l’intero 2019 ed è ancora lontanissima da quel dato.

Quale risparmiatore emergerà da un paese che, prima o poi, tornerà a comportamenti di spese e di risparmio “fisiologici”? Impossibile dirlo ora. Per un verso c’è l’incertezza politica che dominerà nel 2021-2022 dopo il voto del 3 novembre. Per l’altro, è che negli ultimi decenni il risparmio delle famiglie ha vissuto una marcata trasformazione. Dagli anni ‘80 al 2007, il suo andamento era prevedibile. Solitamente il tasso di risparmio cresceva nei periodi recessivi, perchè la gente era preoccupata e pensava a ripagare i debiti e a risanare i bilanci personali. Poi il tasso calava via via che le persone si sentivano più ottimiste e spendaccione. Durante l’espansione che ha fatto seguito alla crisi finanziaria del 2007-2008 è avvenuto invece il contrario. Il tasso di risparmio personale è passato dal 3,7% nel 2007, al culmine della bolla immobiliare, al 6,5% nel 2010, l’anno dopo la fine della recessione. Da allora, invece di diminuire, si è innalzato fino al 9,7% del novembre 2012. Mentre il tasso del 2,7% toccato nell’agosto 2015 è ormai un miraggio, il 7,7% del giugno 2015 si è più o meno mantenuto stabile fino al citato 7,2% del febbraio pre Covid. Il fluttuare dei tassi di risparmio non ha tuttavia cambiato le abitudini d’investimento delle famiglie. Gli americani hanno una esposizione al rischio coraggiosa. In agosto 2020 avevano 22.695 miliardi di dollari in mutual funds, il 2,9% in più di un anno prima. Sul totale degli asset, oltre la metà, 11.698 miliardi, sono

in azioni di cui 8.790 domestiche e 2.902 estere. Poichè la Social Security (la nostra INPS) è molto meno generosa, ciò ha creato per necessità il fenomeno dei fondi pensione complementari. Essi sono da sempre il pilastro, privato, della finanza USA, costituendo la miniera del risparmio nazionale per gestori di fondi ed Etf. Gli enti Ebri (Employee Benefit Research Institute) e Ici (Investment Company Institute), che monitorano i fondi pensione aziendali e le società di gestione, hanno pubblicato uno studio sulla evoluzione dei piani di previdenza 401(k). Questo termine normativo contraddistingue i piani previdenziali, tutti con beneficio fiscale, che sono finanziati da molte aziende e dai loro dipendenti. L’altra formula pensionistica sono i conti Ira, Individual Retirement Account, accessibili a chiunque, sia ai lavoratori autonomi (Sep-Ira) sia ai dipen-

denti delle imprese, le più piccole di solito, che non offrono i piani 410(k). Dalla ricerca, condotta sui conti di 1,9 milioni di partecipanti ai 401 (k) che sono rimasti investiti attivamente per gli anni dal 2010 al 2018, emerge che il saldo medio dei conti è quasi triplicato, per la costanza degli iscritti a versare con regolarità e per la rivalutazione degli asset. Nel periodo, i partecipanti 401(k) del campione hanno visto un balzo dei propri portafogli da 63.756 dollari a 180.251. Analizzando i dati dei partecipanti ‘coerentì negli ultimi otto anni, si vede che i piani 401(k) sono cresciuti nel tempo tra tutti i gruppi di età. Un risultato chiave dell’analisi Ebri / Ici dei 401(k) è l’aumento del tasso di crescita annuale, pari al 17,3%. Il risparmiatore medio, in termini assoluti, è passato dall’avere 25.077 dollari a fine 2010 a 90.095 dollari di fine 2018. A fine anno 2018, il 28% del gruppo di investitori ‘costantì aveva più di 200.000 dollari nei conti 401 (k) presso i datori di lavoro, mentre un altro 19% aveva tra 100.000 e 200.000. È confermata la caratteristica che vuole i risparmiatori americani più portati al rischio, nella aspettativa di una rivalutazione legata ad un impegno di lungo-lunghissimo termine. Circa due terzi delle attività ai piani 401 (k) alla fine del 2018 erano investiti in azioni: fondi azionari, parte azionaria dei fondi Target con una data-obiettivo, parte azionaria dei fondi bilanciati, e azioni della società del dipendente.



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Sabato 31 Ottobre 2020

«Banche in prima linea per convogliare i risparmi verso l’economia reale» L’intervento del direttore generale dell’Associazione bancaria italiana per Investire Today - Risparmio intelligente  DI GIOVANNI SABATINI*

L’emergenza sanitaria innescata dalla diffusione del Covid-19 ha provocato in tutto il mondo un pesante crollo dell’attività economica, che non ha precedenti dalla Seconda Guerra Mondiale. Se guardiamo in particolare all’Italia, la pandemia ha avuto un impatto molto severo sia sul tessuto sociale che su quello economico. Basti pensare che, nei primi due trimestri di quest’anno, il Pil ha fatto registrare una contrazione congiunturale pari, rispettivamente, a -5,5% e a -12,8%. A partire dal terzo trimestre, tuttavia, si sono iniziati a vedere importanti segnali di ripresa che potrebbero consolidarsi nell’ultimo trimestre del 2020. Ciò non toglie che quest’anno si chiuderà con una significativa contrazione del prodotto interno lordo, stimata dal Governo in una riduzione del 9%, e che per tornare ai livelli pre-Covid ci vorranno anni: almeno fino al 2023. Se queste sono le conseguenze immediate della pandemia, è importante valutarne anche gli eventuali effetti negativi di medio e lungo periodo. La diffusione del Covid-19, per esempio, potrebbe indurre gli agenti economici a ritenere maggiormente probabile il ripetersi di nuovi shock, portandoli così a ridurre, anche nel prossimo futuro, la loro propensione a consumare ed investire, con conseguenti effetti depressivi sul Pil. A contrastare e mitigare questo possibile impatto negativo sui comportamenti delle famiglie e delle imprese, tuttavia, è intervenuta la veloce e decisa risposta delle Istituzioni, italiane ed europee. In questi mesi, infatti, abbiamo assistito al tempestivo intervento dapprima della politica monetaria e dopo delle misure fiscali nazionali a supporto

del credito e della liquidità. Ancora in questi giorni sono invece in discussione i programmi europei da cui si attende la destinazione di ingenti risorse per sostenere la ripresa economica dell’Italia. Meno vincoli Vale la pena ricordare anche gli interventi sulla regolamentazione prudenziale bancaria messi in campo dalle autorità di vigilanza, per allentare temporaneamente alcuni vincoli facilitando così la trasmissione del credito all’economia. Questo straordinario sforzo congiunto di tutte le Istituzioni è stato ed è tuttora fondamentale per mitigare gli effetti della pandemia e fa ben sperare che le conseguenze possano essere relativamente contenute rispetto all’entità dello shock, soprattutto se paragonate agli effetti di crisi precedenti come quella finanziaria del 2008. In questo complesso scenario,

nuovi crediti garantiti secondo gli schemi previsti dalle varie norme, al 22 ottobre le banche hanno trasmesso circa 1,2 milioni di richieste di crediti assistiti da garanzia del Fondo Pmi, per un ammontare di circa 95 miliardi di euro. Per quanto riguarda le grandi imprese, si contano 709 operazioni con garanzie Sace per 15,5 miliardi. Quanto ai finanziamenti preesistenti, al 2 ottobre le banche avevano ricevuto oltre 2,7 milioni di domande di moratoria, corrispondenti a circa 302 miliardi di prestiti. Lo sforzo messo in campo dalle banche a sostegno dell’economia italiana è stato dunque assolutamente eccezionale e l’intero settore è tuttora fortemente impegnato per supportare con tutti gli strumenti disponibili la ripresa. Proprio guardando alla ripresa e ai possibili scenari post-covid, una voce che in questi mesi non ha subito contrazioni ma anzi ha fatto registrare una crescita

anche le banche hanno giocato un ruolo cruciale nella gestione dell’emergenza, promuovendo e realizzando, in raccordo con le Istituzioni e gli altri soggetti interessati, una serie di iniziative indispensabili per assicurare il necessario sostegno alla liquidità delle famiglie e delle imprese. Se consideriamo solo gli strumenti principali, ossia le moratorie per rinviare il rimborso dei crediti in essere e i

significativa è quella del risparmio degli italiani. L’incertezza nei confronti delle prospettive future che ha segnato i tempi del lockdown e della pandemia, infatti, si è tradotta in una maggiore propensione delle famiglie a risparmiare. Se consideriamo gli ultimi dati disponibili, a settembre 2020 i depositi sono aumentati di oltre 125 miliardi di euro rispetto ad un anno prima, con una cre-

L’incertezza verso il futuro causata dalla pandemia si è tradotta in una maggiore propensione delle famiglie a risparmiare

LA SEDE DELL’ABI A ROMA. A SINISTRA, GIOVANNI SABATINI

Ci sono fondi specializzati, come i Pir, per convogliare risorse alle aziende nazionali, ma anche i fondi comuni tradizionali potranno fare molto scita dell’8% su base annuale. Nello stesso periodo, anche la dinamica della raccolta complessiva, che comprende le obbligazioni oltre ai depositi delle famiglie, ha fatto registrare un incremento del 6,1%. Senza dubbio la crescita del risparmio a cui abbiamo assistito in questi mesi rappresenta un’interessante opportunità per canalizzare maggiori risorse verso forme di investimento produttive, convogliandole verso l’economia reale. In questo modo, infatti, non solo si contribuisce al sostegno del tessuto imprenditoriale in una fase cruciale per la ripresa dell’economia, ma più in generale si fa crescere la cultura del mercato dei capitali nelle imprese italiane, soprattutto in quelle piccole e medie. Questo tema, negli ultimi anni sta rivestendo sempre maggiore importanza, sia a livello nazionale che a livello europeo. In Italia sono stati sviluppati e incentivati prodotti ad hoc, come i mini-bond e i Pir, i fondi specializzati negli investimenti alternativi, che dopo una battuta di arresto, stanno ora tornando alla ribalta. I prodotti di risparmio gestito sono lo strumento più adatto per i risparmiatori

che vogliono investire in un contesto come quello dell’economia reale, che ha un livello di rischio fisiologicamente più elevato, ma che tramite la diversificazione tipica dei fondi può essere più facilmente tollerato.

Il ruolo dei fondi Se i fondi specializzati, come i Pir, nascono espressamente per convogliare risorse alle imprese nazionali, anche i fondi comuni di investimento tradizionali, così come i fondi pensione, possono giocare un ruolo importante, destinando una maggiore quota dei propri investimenti verso il settore produttivo del paese. In questa direzione, le banche e gli altri intermediari, che sono in prima fila nel rapporto con i risparmiatori, svolgono certamente un ruolo importante: in qualità di consulenti, guidano i propri clienti nello scegliere i prodotti di investimento più appropriati e coerenti con il proprio profilo di rischio. Nel ruolo di advisor, invece, supportano le imprese nell’accesso al mercato dei capitali con l’obiettivo di raccogliere le risorse messe a disposizione tramite tali strumenti. * Direttore Generale ABI



10 Sabato 31 Ottobre 2020

«GLI ITALIANI HANNO ANCORA FIDUCIA» Intervista con Giuseppe De Lucia Lumeno, segretario generale dell’Associazione nazionale banche popolari

 DI SERGIO LUCIANO

Il risparmio è una cartina di tornasole della situazione economica e sociale del Paese. Ed in questi mesi di pandemia è cresciuto: ma è anche stato un salvagente… La pandemia ha determinato pesanti effetti sulle famiglie di natura sia reale che finanziaria. La caduta dell’occupazione e dei redditi sta producendo inevitabilmente un’erosione della ricchezza finanziaria e il risparmio è diventato un’àncora di salvataggio che ha contribuito ad arginare la situazione nei primi mesi. Gli italiani hanno dovuto, per forza di cosa, attingere alle risorse messe da parte negli anni. I titoli di Stato emessi prima dell’estate hanno avuto un discreto successo... E’ la conferma della generosità degli italiani e della loro fiducia nel futuro. Utilizzare il risparmio per finanziare e pianificare le politiche di rilancio della nostra economia, oltre ai positivi risvolti di bilancio, manifesta il profondo legame del popolo italiano con il suo Paese.

Gli italiani sono sempre stati considerati ‘formiche’. Basterà a ridurre gli effetti della crisi? Nel 2016 la storica propensione al risparmio delle famiglie italiane, lentamente e con fatica, aveva ripreso a crescere interrompendo il calo degli anni precedenti. Nel 2019, quella media, era salita al 7,7% malgrado il reddito disponibile delle famiglie fosse cresciuto soltanto dell’1,1% e meno dell’anno precedente. Poi è arrivata la pandemia con il lockdown e tutto è saltato rendendo la situazione molto difficile soprattutto per le generazioni più giovani che, non avendo avuto neanche il tempo per mettere da parte qualche risparmio, subirà le ripercussioni più pesanti.

Servono politiche economiche di impatto... Concentrarsi sulle prospettive dell’economia italiana è, oggi, la cosa più urgente. I rischi e le incertezze di questa fase richiedono chiarezza sull’orientamento delle politiche economiche. Le ingenti risorse che arriveranno dall’Europa hanno bisogno di progettualità e il sistema bancario sarà un protagonista essenziale per questa nuova “ricostruzione”. Le banche popolari, come hanno già dimostrato nel dare tempestiva attuazione ai provvedimenti sulle moratorie e

sulla liquidità, sono e saranno in prima fila mettendo a disposizione un impegno straordinario facilitato dalla conoscenza e dal legame delle realtà produttive dei singoli territori.

L’assetto del sistema bancario va rivisto? Quale evoluzione prevede? Ci potranno anche essere, in un prossimo futuro, processi di aggregazione tra alcune banche ma, per quanto riguarda le Popolari, la strada maestra è stata segnata ed è quella della creazione di consorzi che, del resto, sono nella storia e nel DNA dello stesso credito popolare. Consorzi e accordi tra intermediari che, aumentando l’efficienza, rendono possibile operare sul mercato con maggiore successo, come ha ripetutamente ricordato il Governatore Visco. Un esempio è rappresentato dalla “Luigi Luzzatti s.c.p.a.” che, proprio in ragione della sua forma consortile, sta ottenendo risultati più che lusinghieri. La tipologia della governance o le dimensioni degli istituti bancari quanto contano rispetto a queste esigenze del sistema? Una banca può funzionare o meno, grande o piccola che sia, a prescindere dal sistema che la gestisce e la governa. Per stare sul mercato in maniera efficace, una banca deve essere solida e capace di finanziare l’economia locale, con un management adeguato e con la giusta attenzione e sensibilità all’innovazione. Più volte è accaduto che quando è stato necessario salvare una piccola banca Spa, Bankitalia si è rivolta a una banca popolare. Questo dimostra che il problema non è nella tipologia di banca ma nel suo radicamento e nelle capacità di chi le amministra.

GIUSEPPE DE LUCIA LUMENO, SEGRETARIO GENERALE DI ASSOPOPOLARI

Le banche popolari hanno raccolto finora oltre il 70% delle domande di prestito al di sotto dei 25.000 euro, il 90% di quelle al di sopra di questa soglia e il 97% delle domande di moratoria Biodiversità anche nel sistema bancario? La pluralità dei modelli, in economia come in altri campi, è la chiave di lettura che nel mondo, già da qualche anno, si sta imponendo. E’ ormai del tutto evidente che non esiste un unico modello di business in grado di rendere le banche più profittevoli e robuste. Ogni tentativo di uniformare le banche a un modello prevalente ha dimostrato tutti i suoi limiti. Al contrario, la valorizzazione della biodiversità può favorire la resilienza del sistema e il suo rilancio.

Quale è oggi la situazione del credito popolare in Italia? Le banche popolari sono riuscite ad assicurare rapidamente la liquidità

Studio di Aviva con Teh-Ambrosetti: «La liquidità in eccesso frena lo sviluppo ed erode la ricchezza» I dati della Banca Centrale Europea dicono che gli italiani, solo nello scorso marzo, hanno messo da parte 16,8 miliardi (contro una media mensile di 3,4 miliardi), con un incremento del 254% sullo stesso mese del 2019. Sulla scorta di questo e molti altri dati, uno studio di Aviva Assicurazioni, compagnia leader in Inghilterra e tra i principali operatori in Italia, e The European House – Ambrosetti ha rilevato in Italia un basso livello medio di educazione finanziaria che produce un eccessivo accumulo di liquidità e frena lo sviluppo dei mercati finanziari. 

Non solo, con l’accumulo di liquidità il valore reale della moneta viene eroso dall’inflazione: chi non ha investito negli ultimi 15 anni ha perso circa il 30% di ricchezza potenziale in termini reali. “Una maggiore alfabetizzazione finanziaria e la crescita dell’utilizzo degli strumenti a disposizione dei cittadini sono elementi fondamentali per accrescere l’attrattività di un sistema Paese. Ma è fondamentale uno sforzo congiunto da parte delle istituzioni e di tutti i player”, ha commentato Ignacio Izquierdo Saugar, Ceo di Aviva in Italia (foto).

necessaria dando ossigeno al sistema produttivo come richiesto dai diversi decreti del governo finalizzati alla gestione dell’emergenza di marzo e aprile. Hanno raccolto, fino ad ora, oltre il 70% delle domande di prestito al di sotto dei 25.000 euro, il 90% di quelle al di sopra di questa soglia e il 97% delle domande di moratoria. Malgrado la situazione, gli ultimi dati disponibili ci dicono di impieghi vivi cresciuti del 2%, raccolta e depositi in aumento rispettivamente di oltre il 4 e il 5. Il percorso di messa in sicurezza della categoria, continua a dare i suoi frutti. “Il futuro è scritto nella nostra storia” è una frase che lei ama ripetere... Si perché rende bene il senso di quello che penso. Nella nostra storia è possibile trovare le origini della vocazione del credito popolare: vicinanza e sostegno, attraverso il credito, alle famiglie e alle piccole e medie Imprese. La crisi si è innestata in un mondo che aveva dimenticato i bisogni delle persone, delle famiglie e delle aziende che devono lottare quotidianamente per la propria sopravvivenza. L’economia finanziaria si è separata da quella reale e quest’ultima è stata sacrificata. L’Italia, con la sua struttura basata sulle pmi, è uno dei Paesi più penalizzati. Senza rimettere al centro l’economia reale non andiamo da nessuna parte e soltanto guardando la nostra storia possiamo rendercene conto fino in fondo.



12 Sabato 31 Ottobre 2020  DI SERGIO LUCIANO

I mesi difficili che abbiamo alle spalle hanno confermato la capacità di risparmio delle famiglie italiane ma anche la loro tendenza a non investire in modo attivo questi risparmi lasciandoli ingestiti sui conti correnti o addirittura a casa in contanti. Dottor Salvetta, dal suo osservatorio privilegiato di vicedirettore generale vicario di Cassa Centrale Banca, questa tendenza è confermata anche nella grande comunità dei clienti e soci delle BCC? La pandemia, che la scorsa primavera aveva portato al lockdown, ha avuto un effetto dirompente sulla capacità di tenuta emotiva dei risparmiatori e degli investitori. Il crollo dei mercati finanziari, unitamente ai comprensibili timori riguardanti la diffusione del virus, hanno fortemente influenzato un approccio prudente degli investitori rispetto agli strumenti del risparmio gestito, anche perché, in effetti, l’attenzione era rivolta altrove. Abbiamo registrato nei primi mesi maggiori disinvestimenti, con la conseguente crescita delle giacenze sui conti correnti. Una sostanziale differenza di approccio, tuttavia, si è registrata in presenza di Pac (i Piani di accumulo capitale, ndr) sui fondi o di Pip (Piano di investimento programmato, ndr) sulle gestioni patrimoniali. Abbiamo infatti registrato, nei clienti che si erano affidati a queste tipologie di gestione del risparmio, un comportamento anticiclico, di fiducia nei confronti della propria banca. Su questo aspetto ha certamente influito l’ottimo lavoro svolto dai nostri consulenti, che hanno svolto con impegno la loro attività per scoraggiare l’adozione di comportamenti irrazionali, dettati dalla paura del momento e dalla situazione di crisi. Cosa può e deve fare il sistema bancario in generale per incrementare la fiducia degli italiani nel concetto di investimento e dunque indurli a trasformare in investimenti una crescente porzione dei loro risparmi? La progressiva riduzione dei tassi di rendimento, che sono addirittura negativi su

IL CREDITO LOCALE SA CAPIRE E AIUTARE I CLIENTI SPAVENTATI Parla Enrico Salvetta, vice direttore generale vicario di Cassa Centrale Banca: «Contribuire alla diffusione della cultura finanziaria è parte integrante della nostra missione»

ENRICO SALVETTA, VICE DIRETTORE GENERALE VICARIO DI CCB

«I nostri consulenti hanno scoraggiato l’adozione di comportamenti irrazionali, dettati dalla paura del momento e dalla situazione di crisi»

alcuni nodi delle curve di alcuni Paesi, ha senz’altro stimolato alcuni investitori ad aprire i propri orizzonti in termini di quali strumenti finanziari preferire per i propri investimenti. Il nostro obiettivo, favorito anche dalla relazione diretta con i clienti che è uno dei caratteri distintivi del nostro modo di fare banca, ci permette di accompagnare le persone nella scelta degli strumenti più adatti alle proprie esigenze. Contribuire alla diffusione della cultura finanziaria è parte integrante della nostra attività, un aspetto cruciale, a nostro avviso, fin dall’età scolare. L’apertura del mondo della scuola alle materie finanziarie, infatti, può dare

Qual è la peculiarità del Gruppo Cassa Centrale che può favorire la fiducia dei cittadini nell’investimento attivo del risparmio? Nel Dna del credito cooperativo c’è da sempre la relazione diretta con il cliente “in presenza”, una relazione che grazie ai grandi investimenti che abbiamo fatto in termini di informatica durante i mesi di lock-down non abbiamo perso, ma abbiamo cercato di mutare per rispondere alle nuove esigenze dettate dalla situazione di pandemia e per stare al passo con i tempi. Siamo riusciti e riusciremo anche in futuro a favorire e tutelare il grande patrimonio di fiducia costruito dai consulenti delle banche

agli studenti di oggi i mezzi e gli strumenti per potersi confrontare adeguatamente con questi temi un domani, indipendentemente dalle professioni che svolgeranno. La conoscenza consente di sfatare alcuni luoghi comuni e di affrontare con consapevolezza, razionalità e in maniera efficace e remunerativa la gestione dei propri risparmi: diversificare gli investimenti significa ridurre il rischio finanziario, pianificare un orizzonte temporale significa alleggerire la tensione che la quotidianità dei mercati può avere sugli investimenti. Tutti aspetti ai quali teniamo molto, e che cerchiamo di trasmettere ai risparmiatori.

RACCOLTA GESTITA E ASSICURATIVA: DATI DI GRUPPO 31/12/19

30/09/20

VAR%

RACCOLTA GESTITA*

11.017

12.016

9,07%

DI CUI GESTIONI PATRIMONIALI

5.492

6.193

12,76%

2.300

2.663

15,78%

1.346

1.608

19,46%

RACCOLTA ASSICURATIVA

5.365

6.088

13,47%

RAMO VITA FINANZIARIO

4.755

5.425

14,09%

610

663

FONDI PENSIONE

8,63% *valori in milioni di euro

con la clientela: un elemento che può essere utile per dare quella spinta gentile – parafrasando il premio Nobel Richard Thaler – sufficiente per accompagnare i risparmiatori verso strumenti più efficienti e adeguati ai propri obiettivi. Riteniamo che anche il tema della protezione rivesta grande importanza nella relazione di consulenza, soprattutto in Italia, che paga un forte gap anche in questo ambito. È sorprendente, se ci pensiamo, vedere la fatica con cui si accumulano risparmi per guardare al futuro e poi non ci si assicura nei confronti di determinati rischi che possono cancellare una vita di sacrifici: pensiamo alla casa, alla responsabilità civile, all’ambito sanitario. Liberandosi da questi pensieri, si liberano risorse da destinare all’investimento. In concreto su quali prodotti e servizi punta il Gruppo Cassa Centrale in questo senso? Sono due gli ambiti strategici su cui stiamo lavorando da tempo: innanzitutto le gestioni patrimoniali perché riteniamo possano essere lo strumento più adeguato per accompagnare il cliente nel mondo dei mercati finanziari. Mettiamo a disposizione diverse famiglie di gp, adatte sia per i piccoli risparmiatori che per la clientela più facoltosa. Sulle gp private abbiamo infatti avviato un percorso di evoluzione e aumentato servizi e strumenti finanziari disponibili. Da un paio d’anni abbiamo lanciato anche le gp a commissione variabile, il cui costo per il cliente diminuisce se le performance non sono soddisfacenti. L’altro ambito è quello degli investimenti sostenibili e responsabili: grazie alla nostra casa di fondi (Neam Sa con sede in Lussemburgo) abbiamo lanciato negli ultimi anni diversi fondi etici, conformi ai criteri di selezione Esg e anche prodromici al raggiungimento degli obiettivi Sdgs dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. È un settore coerente con il nostro modo di fare banca, che riteniamo essere etico: sosteniamo le imprese, le famiglie e il mondo sociale che vive nel territorio in cui operiamo.



14 Sabato 31 Ottobre 2020

BCC, PIÙ CONSULENZA E PIÙ OFFERTA

Intervista con Gianluca Talato, responsabile della divisione private e wealth management di Iccrea  DI ANGELO CURIOSI

Di fronte ad un futuro sempre più incerto a causa della crisi sanitaria dovuta al Covid-19, si assiste a dinamiche comportamentali che si ripercuotono necessariamente anche sulle propensioni al risparmio e sugli investimenti degli italiani e delle imprese sul territorio. In un anno, secondo i dati Abi, sono aumentate di 125 miliardi le somme parcheggiate sugli istituti di credito (+8%), mentre è raddoppiata la tendenza al risparmio degli italiani. Sempre secondo l’Abi gli ultimi dati a settembre sui conti correnti rivelano che le somme depositate ammontavano a 1.682 miliardi di euro, al punto da trovarsi ad un testa a testa con il valore complessivo del PIL italiano del 2019 (pari a 1.787 miliardi di euro). Che conseguenze sul territorio? E c’è un modo efficace per drenare i risparmi delle famiglie e delle imprese a beneficio dell’economia reale? Ne parliamo con Gianluca Talato, Responsabile Divisione Private & Wealth Management di Iccrea Banca. Iccrea Banca è la capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea, il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano, che con oltre 130 Bcc aderenti sul territorio è stato, dall’inizio di questa profonda emergenza, uno dei principali interlocuto-

ICCREA IN CIFRE Iccrea Banca è la Capogruppo del Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea. Il Gruppo Bancario Cooperativo Iccrea è il maggiore gruppo bancario cooperativo italiano, a capitale interamente italiano, ed è costituito da 133 Banche di Credito Cooperativo insieme ad altre società bancarie, finanziarie e strumentali controllate da Iccrea Banca. Il Gruppo Iccrea è il terzo gruppo bancario italiano per numero di sportelli, 2.600 in oltre 1.800 comuni italiani, e il quarto per attivi con oltre 168,5 miliardi di euro. Il Gruppo conta inoltre 92,1 miliardi di euro di impieghi lordi e una raccolta pari a 106 miliardi di euro, con più di 3 milioni di clienti e 810.000 soci. Il Gruppo ha un CET 1 Ratio del 16,1% e un TCR del 16,8%. (dati al 30 giugno 2020).

ri per le famiglie e le imprese italiane, che con esigenze diversificate di investimento hanno trovato soluzioni ed opportunità in un mercato sempre più volatile.

Dottor Talato, qual è il suo punto di vista sull’attuale forte propensione al risparmio degli italiani? La crisi pandemica legata al Covid-19 era sicuramente fuori dagli orizzonti predittivi, anche di quelli dell’analista più pessimista o fantasioso. L’incertezza sul futuro, sia a livello economico che lavorativo, ha aumentato e sta continuando ad aumentare la propensione al risparmio degli italiani e, conseguentemente, la riduzione dei consumi. Le notizie di questi giorni sui contagi e dei relativi provvedimenti restrittivi ci fanno purtroppo pensare ad una prosecuzione del trend in atto. È evidente che la contrazione dei consumi sia derivata tanto dalle restrizioni legate al periodo del lockdown quanto a quelle successive, restrizioni che a tutt’oggi impediscono un ritorno “alla normalità” in tanti ambiti della vita quotidiana di privati ed aziende. Certamente, sulla propensione al risparmio anche la componente emotiva gioca un ruolo importante e, se in questo caso risulta giustificata dalla situazione dell’economia reale, nella finanza questa propensione trova una minor corrispondenza, come dimostrato dall’andamento dei principali mercati finanziari, che hanno quasi interamente recuperato la forte contrazione di marzo e aprile. A titolo di esempio l’indice delle borse globali ad oggi è tornato positivo rispetto ad inizio anno, anche se i mercati europei soffrono ancora un po’. Il Gruppo Iccrea è espressione del Credito Cooperativo sul territorio. Che situazione riscontrano le banche a livello locale? A livello di Gruppo, accanto ad un incremento della raccolta sui conti correnti, come prima ricordato, registriamo parallelamente una dinamica positiva sul fronte investimenti, grazie ad una continua e costante attività consulenziale delle nostre Bcc. La clientela è sicuramente meno predisposta al rischio, ma ha anche compreso l’importanza di costruire portafogli di investimento diversificati sui mercati globali. Per questo, mettiamo a disposizione dei soci e clienti delle Bcc, oltre alla qualità dei consulenti, tutti gli strumenti per consentire una corretta diversificazione del portafoglio: da strumenti

GIANLUCA TALATO, RESPONSABILE PRIVATE E WEALTH MANAGEMENT DI ICCREA

«Accanto ad un incremento della raccolta sui conti correnti registriamo parallelamente una dinamica positiva sul fronte investimenti, grazie alla consulenza delle nostre banche aderenti» più prettamente strategici come le gestioni patrimoniali, prodotti vita, fondi e sicav in architettura aperta, a quelli che hanno una valenza più tattica come gli investment certificate. Quali sono le strategie che il Gruppo sta adottando per canalizzare al meglio la liquidità degli investitori? Oggi il risparmio degli italiani è in mano prevalentemente agli over 55 e sul private banking la media è leggermente più alta. Le scelte allocative di questo target di clientela si caratterizzano per un approccio prudente. Tuttavia, se adeguatamente informati, i clienti hanno dimostrato un forte interesse per soluzioni di investimento come quelle sopra citate, in grado di diversificare il rischio di portafoglio. Nel contempo questi clienti hanno dimostrato attenzione verso validi strumenti a favore del territorio e dell’economia reale come i Pir, sul cui volume riteniamo che l’evoluzione normativa avrà un impatto significativo. Per quel che riguarda poi il segmento dei giovani e dei piccoli risparmiatori, continua in maniera incessante per i nostri soci e clienti l’attività di consulenza in termini di allocazione del risparmio, con i pac e i piani previdenziali. A questa attività si affianca la consulenza in tema di protezione attraverso i prodotti assicurativi: troppo spesso i giovani sottovalutano il fatto che con piccole somme potrebbero garantirsi risorse economiche, anche importanti, necessarie per affrontare gli imprevisti ai quali non potrebbero far fronte con i soli risparmi accumulati. Voi come Gruppo di Bcc siete tra i principali attori dello sviluppo dell’e-

conomia locale. Rispetto al tema della gestione del risparmio, come avete affrontato questo periodo? Stiamo investendo in modo importante in formazione e, come già detto, in ambiti nei quali i clienti sono molto sensibili all’ascolto, come la diversificazione dei portafogli e gli investimenti che privilegiano tematiche “Esg/Sri”. Stiamo cercando quindi di dare ai nostri consulenti e clienti una prospettiva in cui l’investimento risponda a questi particolari criteri, tenendo conto delle dinamiche di impatto globale sull’ambiente, sul sociale e sulla governance, e permettendo altresì di affrontare con maggiore efficacia la crisi attuale. In sintesi possiamo dire che il Gruppo Iccrea è in prima linea, continuando a sostenere lo sviluppo del territorio a 360 gradi: sia con un’offerta diversificata sul fronte degli investimenti, sia con un’attenzione particolare dedicata al credito, con o senza garanzie statali, a beneficio del tessuto imprenditoriale locale. Cosa ci aspettiamo per il 2021? Partiamo dalla convinzione che il supporto delle banche centrali e dei governi sarà ancora fondamentale per sostenere le dinamiche di consumo, investimento e risparmio. Nello specifico ci aspettiamo ancora volatilità sui mercati e, quindi, anche nel 2021 continueremo a offrire alla nostra clientela un approccio diversificato e di investimento graduale, monitorando le principali variabili finanziarie per essere pronti ad agire ed eventualmente incrementare le posizioni di rischio ove i mercati fornissero le opportunità.



16 Sabato 31 Ottobre 2020  DI MARCO MUFFATO

Il nemico è l’asimmetria informativa, non solo per chi investe ma anche per i consulenti finanziari, la cui necessità in tempi di mercato estremamente volatili è di poter dialogare con clienti consapevoli in materia di investimenti per adottare pianificazioni finanziarie efficaci e condivise. Non è un caso che l’Anasf, l’associazione di categoria dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede, sia impegnata da svariati anni sul terreno dell’educazione finanziaria delle giovani e adulte generazioni di investitori. Ne parliamo con Luigi Conte, presidente di Anasf.

Presidente Conte, quali progressi vede nel livello di conoscenza finanziaria dei risparmiatori italiani. Quanta strada c’è ancora da fare? Quello dell’alfabetizzazione finanziaria è un cammino lungo che porterà benefici sul medio-lungo periodo, ma così come insegniamo ai ragazzi che è importante non procrastinare le scelte finanziarie, perché la risorsa del tempo è un elemento determinante oltre che esclusivo del mondo dei giovani, così, con lo stesso approccio, dobbiamo muoverci oggi per poter raccogliere in futuro i frutti del lavoro intrapreso. I risparmiatori di domani saranno i ragazzi in aula oggi, auspicabilmente abituati a programmare le loro spese e a pianificare la destinazione delle risorse per il raggiungimento dei loro obiettivi. Il particolare periodo storico che stiamo vivendo a causa dell’emergenza sanitaria sta stimolando riflessioni ulteriori da parte degli italiani rispetto alla gestione del denaro e il nostro ruolo ha assunto una valenza ancora più ampia. Ogni giorno la nostra categoria è parte attiva di quell’opera di education così importante per il futuro delle famiglie. Anasf quanto ha contribuito fino a oggi per elevare il livello di educazione e consapevolezza finanziaria degli italiani? Quali sono state le iniziative di maggior rilievo? Dal 2009 la nostra associazione entra nelle scuole italiane per un percorso di educazio-

«PER NOI CONSULENTI IL CLIENTE MIGLIORE È QUELLO INFORMATO»

A oltre dieci anni dal lancio del progetto Economic@mente l’Anasf prosegue e accentua l’impegno a favorire processi di consapevolezza finanziaria nei risparmiatori

Intervista con Luigi Conte, presidente dell’associazione dei consulenti finanziari abilitati all’offerta fuori sede LUIGI CONTE, PRESIDENTE DELL’ANASF

ne finanziaria che sta registrando ottimi risultati. Ne è dimostrazione l’innalzamento del livello di conoscenza e di sensibilità da parte degli studenti su numerosi aspetti che affrontiamo durante i moduli formativi. Abbiamo anche lanciato un percorso di educazione finanziaria per i cittadini. Posso dire, senza peccare di presunzione, che Anasf è stata davvero lungimirante e protagonista in quest’opera di sensibilizzazione dei cittadini e il contributo che diamo da oltre un

decennio alla società, grazie al grande impegno dei nostri soci formatori, è rilevante. Abbiamo sempre creduto che dialogare con investitori più consapevoli avrebbe attivato un circolo virtuoso con ricadute positive anche sul nostro lavoro. Quali nuove iniziative avete in preparazione sull’educazione finanziaria? Proseguiremo il nostro impegno, stimolando ancora di più la domanda di formazione. Il mese di ottobre ci vede attivi nell’ambito della Wiw e del

Mese dell’educazione finanziaria, iniziative a cui Anasf aderisce fin dalle prime edizioni, contribuendo in maniera consistente ad alimentare il calendario in programma. Cercheremo di essere ancora più capillari, cercando di raggiungere tutte le provincie d’Italia, superando anche i limiti che l’emergenza sanitaria impone a tutti. Siamo confidenti di poterlo fare, considerato che anche durante i mesi più difficili per il nostro Paese siamo riusciti a portare avanti economic@mente

Il successo di economic@mente per gli studenti delle superiori di 2° grado Con 42 eventi nel solo mese di ottobre, Anasf anche quest’anno partecipa al Mese dell’educazione finanziaria. Il progetto più diffuso, lanciato nel 2009, è economic@mente–METTI IN CONTO IL TUO FUTURO®, che quest’anno ha debuttato anche in versione online come risposta alle esigenze dettate dall’emergenza sanitaria. L’obiettivo che l’Anasf si era data all’avvio dell’iniziativa fu quella di raggiungere la soglia delle 100 scuole, tetto superato in poco tempo e che oggi sale a quota oltre 400 istituti. Nel solo anno scolastico 2019/2020 sono stati 5.300 gli studenti coinvolti, per un totale di 180 corsi erogati nelle scuole di 18 regioni e 48 provincie. I formatori sono professionisti iscritti ad Anasf, che seguono un corso di formazione specifico e ai quali l’associazione rilascia un attestato di idoneità a svolgere l’incarico nell’ambito del progetto esclusivamente a titolo gratuito. Il programma di educazione finanziaria si articola in quattro moduli di uno/due ore ciascuno - più un quin

to modulo opzionale sugli strumenti del mercato - e la proposizione dei contenuti è interattiva e coniugata con gli interessi e le motivazioni degli studenti, a integrazione delle materie curriculari. Sono utilizzati simulazioni, esercitazioni e test di verifica. La proposta formativa tratta i seguenti temi: il ciclo di vita e gli eventi che scandiscono le principali fasi di transizione; gli obiettivi di vita; l’investimento e l’indebitamento; la messa in sicurezza: protezione, previdenza; la pianificazione e la necessità di un consulente. A completamento del processo di apprendimento, il progetto prevede moduli online, a disposizione degli studenti e dei docenti che, attraverso video, simulazioni e documenti, hanno occasione, tra una lezione e l’altra, di approfondire i temi trattati in aula.Su www.anasf.it nella sezione “educazione finanziaria” è possibile trovare tutte le informazioni sull’iniziativa e i soci Anasf, sull’App, possono trovare utili tool di supporto per chi ha erogato il corso o per chi ha in programma di farlo.

nelle aule virtuali degli istituti italiani. Come valuta il lavoro svolto fino a oggi dal Comitato per l’educazione finanziaria, dove i consulenti finanziari sono rappresentati dall’Ocf? L’istituzione del Comitato ha rappresentato un segnale eloquente e importante di attenzione, da parte del mondo politico, ai temi della gestione del risparmio degli italiani. Il ruolo di promotore, collettore e coordinatore dei progetti che sono espressione di singole realtà è complesso e sfidante, ma ritengo che i primi passi mossi dal Comitato siano stati vincenti. Anasf, tramite Ocf, offre il proprio contributo e mette a disposizione la sua lunga esperienza in questo ambito per raggiungere obiettivi sì ambiziosi, ma alla portata della nostra categoria, che ha dimostrato anche in passato la capacità di creare valore per la comunità. Il tema dell’educazione finanziaria da tema soft sta diventando hard per il mondo dei professionisti degli investimenti come i consulenti finanziari. Con un cliente più consapevole si dialoga e alla fine si lavora meglio, non trova? In qualsiasi ambito l’asimmetria informativa rappresenta un grande ostacolo al buon esito dei progetti. Un’evidenza va comunque sottolineata: i risparmiatori che si rivolgono a noi risultano possedere un livello di educazione finanziaria più elevato rispetto alla media e questo risultato proviene dal loro rapporto con il consulente finanziario, che giorno dopo giorno offre un’occasione di educazione al risparmio e agli investimenti a cui i clienti di altri operatori non sono sottoposti. L’abitudine a parlare di pianificazione e di obiettivi, non solo finanziari e personali, ma anche di vita e familiari, consente agli investitori di affrontare il tema della gestione del denaro in modo attivo, con maggiore dimestichezza, e di considerare le risorse finanziarie uno strumento utile a soddisfare esigenze di medio e lungo periodo. Non a caso i dati sconcertanti sulla liquidità abbandonata, più che accantonata, sui conti correnti riguarda meno i nostri clienti.



18 Sabato 31 Ottobre 2020

«LE RETI POSSONO E DEVONO EDUCARE»

L’invito di Paolo Molesini, presidente di Assoreti, l’associazione delle Reti di consulenti finanziari  DI MARCO MUFFATO

È possibile conciliare le esigenze del business proprie dell’attività di financial advice con la possibilità di fare una corretta educazione finanziaria nell’interesse dei clienti? Non solo è possibile ma fa parte degli obiettivi delle Reti di consulenti finanziari dichiarati in un codice di comportamento. Ne parliamo con Paolo Molesini, presidente di Assoreti.

Presidente Molesini, vede progressi nel livello di conoscenza finanziaria dei risparmiatori italiani? Quanta strada c’è ancora da fare? Secondo l’ultimo rapporto Consob sugli investimenti delle famiglie italiane, più del 20% del campione non conosce nessuna delle nozioni di base - inflazione, interesse composto - e ben oltre il 50% non è in grado di eseguire un semplice calcolo percentuale. Stesso scenario emerge dalla ricerca Ocse-Università di Pisa pubblicata quest’anno: gli studenti italiani conseguono un punteggio medio inferiore a quello della media Ocse e circa uno studente su cinque non possiede le competenze minime necessarie per prendere decisioni finanziarie responsabili e ben informate. A livello generale sono state storicamente avviate molte iniziative autonome, singolarmente anche molto valide, senza però una

PAOLO MOLESINI

«Fare bene consulenza finanziaria significa già di per sè dare disciplina alla gestione degli investimenti dei clienti sulla base dei loro obiettivi» visione sistemica. Negli ultimi anni c’è stata una grande accelerazione, anche di risultati, e grande merito va al Comitato per la programmazione e il coordinamento delle attività di educazione finanziaria, ma proprio i dati richiamati ci dicono che c’è ancora molto da fare. A suo giudizio quanto hanno contributo le reti di consulenti finanziari al processo di conoscenza e consapevolezza dei risparmiatori italiani in materia di investimenti finanziari fino a oggi? Quali sono state le iniziative di maggior rilievo che avete approntato come sistema? Il lavoro quotidiano delle

Reti consiste nell’attività di consulenza finanziaria finalizzata a dare disciplina alla gestione degli investimenti del cliente sulla base dei suoi obiettivi e del suo profilo di rischio. A tal fine i consulenti finanziari sono con costanza al fianco del cliente e svolgono una importante attività di informazione e di gestione dell’emotività che nel tempo assume valore di vera e propria educazione finanziaria. Sono, queste, attività definite anche a livello di sistema e sorrette da un rilevante apparato sanzionatorio per la loro inosservanza da parte delle nostre associate; mi

riferisco al Codice di comportamento di Assoreti, ove è previsto all’articolo 10 che nel rapporto con i clienti le associate si impegnano affinché i loro consulenti finanziari, tra gli altri adempimenti, “in relazione all’esperienza e alla cultura finanziaria del cliente, adottano tutti i possibili accorgimenti per fornire con la massima chiarezza tutti i necessari elementi di valutazione, favorendo l’educazione finanziaria del cliente e stimolandone la partecipazione attiva alla determinazione delle scelte di investimento che lo riguardano”. Avete iniziative in cantiere sull’educazione finanziaria? Assoreti lavora costantemente allo studio della normativa in materia di consulenza finanziaria, per favorire la maggiore conoscenza e diffusione della stessa tra le associate e i loro consulenti. In tale contesto, la formazione dei consulenti, che devono adoperarsi al meglio per consentire al cliente di comprendere pienamente natura e rischi di un’operazione, anche per capirne obiettivi di sostenibilità ambientale, sociale e di governance, porta con sé la continua prestazione sul campo di attività di educazione finanziaria. E vogliamo che accada scientificamente; è dell’anno scorso, per esempio, il corso “Formare per educare, l’importanza della formazione nel processo di educazione finanziaria dei

Assoreti Formazione Studi e Ricerche (Afsr) Educazione finanziaria e molto altro nell’offerta formativa  Assoreti Formazione Studi e Ricerche (AFSR) da circa quindici

anni si dedica all’accrescimento delle conoscenze e competenze dei professionisti iscritti all’albo unico dei consulenti finanziari, nel rispetto delle normative di settore e perseguendo elevati standard qualitativi a favore della sempre migliore operatività delle Reti. Sono decine di migliaia i consulenti finanziari italiani che hanno avviato un percorso di crescita professionale con Afsr, integrato ogni anno da nuovi interventi formativi pienamente rispondenti anche alle previsioni del Regolamento Intermediari Consob, intervenute nel 2018 in attuazione della Mifid 2. In particolare, i requisiti di conoscenza e competenza del “personale degli intermediari che presta la consulenza ai clienti in materia di investimenti o fornisce informazioni riguardanti strumenti finanziari” richiedono un percorso continuo di formazione o sviluppo professionale pertinente alla propria qualifica attualmente pari a 30 ore annuali. In questo contesto, Afsr progetta e realizza corsi di for-

mazione che accompagnano l’intero ciclo di vita del consulente: dalla fase iniziale, per la preparazione all’esame Ocf e per l’iscrizione al Rui, fino ai nuovi traguardi professionali ai fini del mantenimento delle certificazioni di livello Efa, Efp ed Eip, senza tralasciare i corsi di aggiornamento professionale. Coerentemente allo sviluppo professionale del singolo consulente finanziario e all’evoluzione del ruolo sul mercato, le tematiche affrontate variano dai temi di base, quali per esempio la distribuzione dei prodotti di investimento assicurativo (Ibips) o la fiscalità dei prodotti di investimento o ancora l’importanza della diversificazione di portafoglio nell’ottica della protezione del cliente, ai contenuti più attuali quali i Pir e gli investimenti socialmente responsabili, etc. La qualità della formazione è assicurata sia da metodologie basate sull’ausilio di avanzate tecniche didattiche di e-learning, sia dall’impegno di docenti con indiscutibile esperienza e preparazione che erogano formazione in modalità blended all’interno di aule virtuali e fisiche.

clienti”, offerto dall’Assoreti Formazione; ve ne sono altri simili allo studio. Il tema dell’eccesso di liquidità detenuta dagli italiani non è in definitiva anche un problema di (mancata) educazione finanziaria? Sì, è un tema analizzato a fondo dalla finanza comportamentale, ben conosciuto dalle Reti associate. Al riguardo, nella fase molto complessa vissuta dalla clientela nel primo semestre di quest’anno, l’azione dei nostri intermediari ha comportato il contenimento dell’incremento della percentuale di liquidità a meno del 3% rispetto al semestre 2019. Il valore delle Reti è proprio quello di garantire non solo consigli per un investimento adeguato, quanto un disciplinato supporto fondamentale per difendere le risorse finanziarie del cliente e per raggiungere i suoi obiettivi di vita. Il tema dell’educazione finanziaria sta diventando fondamentale sia per i clienti che per i consulenti finanziari. Con un cliente più consapevole si dialoga e alla fine si lavora meglio e con più profitto o no? Mi piace ricordare che già anni orsono organizzammo un convegno che richiamava insieme innovazione, educazione e valore nella prestazione del servizio di consulenza; tre termini inscindibili, perché nell’offrire consulenza l’intermediario deve proporre e creare valore per l’investitore, utilizzando l’innovazione che la tecnologia pone al servizio di tutti, tenendo a mente che solo un cliente, un cittadino finanziariamente educato, può avvalersi consapevolmente e pienamente dei nuovi servizi offerti. Questi principi le nostre associate li traducono nell’attività di ogni giorno; ed è questo che ci ha concesso di chiudere, a tutto beneficio dei nostri clienti, il primo semestre 2020 con un patrimonio complessivo in linea con i livelli di dicembre 2019, pressoché annullando quanto accaduto nel frattempo.



20 Sabato 31 Ottobre 2020

Svegliamo il risparmio aggiungendo garanzie a strumenti come i Pir La proposta di Riccardo Colombani, segretario generale First-Cisl, sindacato tra i più attivi nel credito e nella finanza  DI RICCARDO COLOMBANI*

Gli eventi degli ultimi anni hanno stravolto il sistema finanziario mondiale. Nessuno avrebbe mai immaginato che i tassi Euribor e Eurirs si sarebbero attestati su valori negativi, o intorno allo zero, su tutte le scadenze fino a cinquant’anni. O che un ammontare enorme di obbligazioni governative e societarie avrebbe presentato rendimenti negativi. John Maynard Keynes sosteneva che un “grande economista deve possedere una rara combinazione di doti (…) deve essere allo stesso tempo e in qualche misura matematico, storico, politico e filosofo; (…) deve saper studiare il presente alla luce del passato, per gli scopi del futuro”. Per muoverci in questa terra sconosciuta oggi abbiamo bisogno esattamente di questo: economisti in grado di indicare un sentiero che ci conduca fuori da una crisi dalle radici profonde, aggravata dalla pandemia. Forse sarebbe utile approfondire il dibattito avviato da Larry Summers nel 2013 su stagnazione secolare e tasso di interesse naturale. Per quanto riguarda l’Italia, alcuni dati possono aiutarci a inquadrare la situazione e a comprenderne la gravità. Nel 1990 gli investimenti fissi lordi in rapporto al Pil erano

pari al 22,3%; nel 2019 sono precipitati al 18,1%. Ben al di sotto non solo della Germania (23,6%), ma anche dell’area Euro nel suo complesso (21,5%). Rilanciare gli investimenti è quindi un imperativo. I 209 miliardi di euro del Recovery Fund sono indispensabili, ma non sufficienti. E l’assenza di politiche demografiche complica ulteriormente il quadro. Ma abbiamo un jolly da giocare. La ricchezza netta delle famiglie italiane, a fine 2019, era pari a 8,1 volte il loro reddito disponibile; quella investita in attività finanziarie, sempre in rapporto al reddito, era pari a 3,7 volte, per un ammontare di 4.435 miliardi di euro. La sfida è spostare una parte di queste risorse verso l’economia reale. Una sfida che può essere vinta anche con l’ausilio degli intermediari finanziari, che dovranno reimpostare il loro business model, puntando sulla consulenza in materia di investimenti su base indipendente. Questa, in definitiva, era la visione dei padri costituenti, tratteggiata dall’articolo 47 della Carta, secondo cui la Repubblica deve favorire la canalizzazione del risparmio verso investimenti nell’economia reale e nel capitale di rischio delle imprese. A tal fine strumenti innovativi come i Pir e gli Eltif sono senz’altro utili, ma a oggi i loro numeri sono ancora contenuti: secondo Assoge-

Il presidente della Consob Paolo Savona ha avanzato una proposta di questo tipo, suggerendo di sperimentarla in un primo tempo sulle medie imprese esportatrici. E serve maggiore educazione finanziaria

stioni a fine giugno il sistema dei 72 Pir contava masse in gestione per circa 17 miliardi di euro. Troppo poco. Per rivelarsi davvero attrattivi questi strumenti, o altri da definire ad hoc, dovrebbero essere corredati da garanzie statali a protezione del capitale investito, per un periodo predeterminato ed entro limiti e condizioni definiti in modo chiaro e semplice. Il presidente della Consob Paolo Savona ha avanzato una proposta di questo tipo, suggerendo di sperimentarla in un primo tempo sulle medie imprese esportatrici. E’ uno spunto che non andrebbe trascurato. Così come non va trascurato un altro elemento: la consapevolezza dei risparmiatori circa i rischi e le opportunità di investimento. L’educazione finanziaria non può essere affidata solo al sistema scolastico e al mondo dell’informazione: il processo rischia di essere troppo lungo e frammentato. Di conseguenza anche gli intermediari finanziari sono chiamati a dare il loro determinante contributo. La dichiarazione dell’Ocse del 2005, sulla quale è ricalcata la legge n.15 del 2017, prevede infatti che i “consigli imparziali” siano parte del processo educativo. L’adozione di un modello di consulenza su base indipendente (previsto dal Tuf in recepimento della Mifid II) calerebbe nella prassi questo principio. Una vera rivoluzione, che sposterebbe il baricentro della relazione intermediario – cliente dal prodotto finanziario alla qualità del servizio, facendone il vero terreno di competizione (e di remunerazione) per l’industria finanziaria. A beneficiarne sarebbero sia

Quasi 100 mila bancari in meno  “Dal 2008 al 2017 si sono persi in Italia 89.511 posti in

banca, in Italia, pari al 24.2% del totale: un quarto. Una tendenza che riguarda anche l’Europa (-17% nel decennio 2008-2017) e gli Stati Uniti (-15,2%), mentre al contrario (e a sorpresa) in Giappone sono aumentati del 35,4%. Dalle cifre dei dipendenti, indicate in numeri assoluti, si vede che l’Italia ha pochi più dipendenti bancari della Germania, ma con una popolazione inferiore (60 milioni contro 80)”: lo rivela il sito di analisi e statistiche www.truenumbers.it in una recente indagine. Nel nostro Paese, il calo più significativo è avvenuto tra il 2016 e il 2017, anno in cui si è registrata una diminuzione dell’11,5% dei dipendenti bancari, ovvero 23.775 persone. Questo fenomeno si spiega soprattutto con la cessione dei gruppi Bank Pekao e Pioneer Investments da parte di Unicredit. A lungo termine invece la tendenza va spiegata – prosegue l’indagine di truenumbers - con la rivoluzione digitale e la diffusione dell’home banking: con la possibilità di utilizzare i servizi dal proprio computer, il numero di persone che ne usufruisce dagli sportelli fisici delle banche italiane è sensibilmente diminuito. Guardando le principali banche italiane, per esempio, si vede che dal 2008 i dipendenti proprio di Unicredit sono diminuiti del 46%, quelli del Monte dei Paschi del 30%, a quelli di Intesa SanPaolo del 15%. Sempre nel decennio considerato, in Italia sono in cresciuti sia la produttività (i ricavi annui per dipendente, 191.300 euro) del 5,9% che il costo del lavoro pro-capite, arrivato a 69.400 euro all’anno, +20%. Il rapporto tra il secondo e il primo indicatore mostra la competitività, in Italia allo 0,3, molto vicina a quella europea (0,31) ma distante da quella americana (0,74) e da quella cinese (addirittura 1,18). i risparmiatori che i lavoratori bancari: i primi liberi di valutare i loro investimenti in un rapporto trasparente con la banca; i secondi liberi dalle pressioni commerciali e opportunamente valorizzati professionalmente attraverso un reale percorso di formazione continua. Il cambiamento, infatti, può nascere solo dalla cooperazione tra tutti gli attori del sistema e da una reciproca

assunzione di responsabilità: nessuno ce la fa da solo. *Segretario generale First Cisl



22 Sabato 31 Ottobre 2020

PAROLA D’ORDINE: PRUDENZA

Lo spaccato del risparmio degli italiani fatto dal Centro Einaudi descrive scelte orientate alla sicurezza  DI CHIARA MERICO

Che gli italiani siano un popolo di risparmiatori è un fatto noto, ma dove vanno le risorse dei nostri concittadini? Uno spaccato delle decisioni degli italiani in tema di risparmio e investimenti arriva ogni anno dall’Indagine sul risparmio e sulle scelte finanziarie degli italiani, frutto della collaborazione fra Centro Einaudi e Intesa Sanpaolo: dalle rilevazioni emerge che il principale obiettivo degli italiani è la sicurezza, seguita dalla liquidità e dal rendimento di lungo termine, e cresce il peso del risparmio gestito e delle assicurazioni. «Il primo investimento degli italiani è senza dubbio la casa», osserva Giuseppe Russo, direttore del centro Einaudi. «Nel portafoglio della famiglia media il mattone pesa per il 50% e anche oltre. La domanda è forte sia per i nuovi acquisti, sia per i cambiamenti in senso migliorativo, sia per l’acquisto di beni da lasciare ai figli». Al secondo posto c’è la liquidità, con «un 20% del risparmio degli italiani allocato sui conti correnti, una quota che è aumentata nel corso degli ultimi anni». Il trend ha registrato un’ulteriore accelerazione nei mesi della pandemia: secondo l’ultimo rapporto mensile dell’Abi, a settembre i depositi bancari sono arrivati a sfiorare la cifra record di 1.682 miliardi di euro, quasi 100 miliardi in più rispetto a prima del lockdown. Una tendenza che ha varie motivazioni: «In primis il tasso di inflazione è sotto lo zero, quindi la liquidità non perde potere d’acquisto», sottolinea Russo. «C’è poi il fatto che gli investimenti storicamente considerati privi di rischio, come le obbligazioni, pagano cedole molto basse: ad esempio il Btp decennale rende lo 0,7%, non abbastanza per convincere i risparmiatori a tenere bloccato il denaro per dieci anni». Infine, in un periodo

di incertezza come quello attuale, «il piccolo investitore è disorientato e resta liquido in attesa di tempi migliori». La terza fetta della torta è rappresentata dalle obbligazioni, «con una percentuale intorno al 12% del risparmio degli italiani, in forte calo rispetto al passato», spiega il direttore del centro Einaudi. «I risparmiatori che hanno abbandonato le obbligazioni sono andati in parte sulla liquidità e in parte sul risparmio gestito, quest’ultimo scelto sempre più da chi ha disponibilità economiche superiori alla media». E proprio il risparmio gestito compone la quarta fetta della torta, con una quota «allocata in fondi, sicav, Etf e gestioni patrimoniali di circa il 10%, ma in costante aumento. Negli ultimi anni la maggior parte delle asset class, fatta eccezione per le obbligazioni, ha avuto rendimenti interessanti, e questo ha certamente influenzato la scelta degli italiani, anche se va ricordato che i risultati passati non sono garanzia di rendimenti futuri». Un’altra categoria in ascesa è quella dei prodotti assicurativi, con una quota «ancora molto piccola rispetto alla media europea, pari a circa il 5%, ma in forte crescita». Infine ci sono gli investimenti in azioni, che rappresentano circa il 3% del totale: una percentuale «stabile da qualche anno, dopo aver subito una caduta significativa dopo la crisi del 2009». Gli italiani che investono in azioni «non lo fanno con spirito speculativo e tendono a scegliere solo alcuni titoli, fatto non sufficiente a garantire una buona diversificazione». In generale, osserva Russo, «la tendenza degli ultimi anni è costante: aumento della liquidità, ritorno dell’interesse per il mattone, aumento degli investimenti in fondi, crescita di interesse per il settore assicurativo. Così sta evolvendo il risparmio degli italiani».

2.301.000.000.000,00 € Il patrimonio in risparmio gestito in Italia ad agosto 2020 ha raggiunto la cifra indicata qui sopra, il 23% della ricchezza nazionale. Ma gli italiani amano solo il rendimento, non il rischio  DI FRANCESCO PRIORE

I

l patrimonio in risparmio gestito in Italia ad agosto 2020 ha raggiunto la cifra che funge da titolo per quest’articolo, cioè il 23% della ricchezza nazionale; nel 2012, con 993 milioni, arrivava all’11%. Più 130% delle masse e 109% della ricchezza in così poco tempo, come mai? Gli italiani non amano il rischio mentre amano il rendimento, ma non sanno che sono amori contradittori. Temono il rischio ma hanno affidato un quarto dei loro beni, che comprendono gli immobili e la casa di proprietà - vero grande amore degli italiani - a dei professionisti, all’80% stranieri, i gestori. È crollata la diffidenza o è aumentata la cultura finanziaria? Nulla. La diffidenza resiste, sono oltre 1.600 i miliardi depositati in banca; la maggior parte del gestito, poi, è composto da gestioni efondi a reddito fisso cioè monetari, obbligazionari o bilanciati, gli azionari, quelli con un gradoelevato di rischio, sono circa il 7% della ricchezza. Le ragioni del cambio di atteggiamento potrebbero essere due: la redditività e la notorietà. La prima, quella derivante dai titoli di stato, dai libretti e dai depositi è crollata anzi spesso è negativa. Di qui le alternative e le scelte: fondi e gestioni. La cultura, o meglio l’informazione finanziaria, però non eccelle nel nostro Paese. Cos’altro ha orientato i risparmiatori a praticare massicciamente queste scelte? La notorietà, di fondi e gestioni se ne parla in Italia da 55 anni, i consulenti finanziariper primi, poi i media e le banche; in mezzo secolo fondi e gestioni sono entrati nel linguaggiocomune e nell’immaginario collettivo. L’immagine è di strumenti adatti agli investimenti, di lì ad iniziare a valutare la possibilità di servirsene ha richiesto anni di comunicazione, poi in mancanza di alternative la scelta non è stata difficile. Quando tanti parlano di qualcosa spesso non negativamente, la qualcosa può essere praticata anche senza conoscerla. Nonostante l’impegno,non solo dei consulenti, a fare cultura finanziaria, c’è da dubitare che la maggioranza dei sottoscrittori di fondi sia in grado di spiegare cos’è un fondo e come funziona. Non è importante, è importante che abbiano sottoscritto quelli più adatti. Lì dove le tecnologie sono complesse o richiedano competenze professionali, vedi architetti, avvocati o medici, bisogna affidarsi agli specialisti. La notorietà conferisce referenzialità? Primavera

1984, il GR delle 8,00 annuncia, dopo circa un anno che se ne parla, che da quel giorno parte il collocamento dei fondi italiani. La Dival, gruppo Ras, è la prima a collocare e ha ben comunicato in merito. A Bologna, alle 9,30 all’agenzia Fideuram, senza targhe e al primo piano di Via Battisti 25, si presenta un signore che chiede disottoscrivere i fondi italiani. Imbarazzo, Fideuram inizierà a collocare una settimana dopo; imbarazzo superato rapidamente accogliendo il risparmiatore e, dopo una chiacchierata approfondita, rimandando la sottoscrizione alla settimana successiva. Il GR era autorevole, l’immagine di Fideuram era più nota e soprattutto associata ai fondi.

Patrimonio Gestito Agosto 2020

51%

49%

Fondi o gestione collettive (1.120.330) Gestioni di portafoglio (1.181.247)

Fondi di diritto - Italia vs Estero

22% 78% Fondi di diritto italiano (235.691) Fondi di diritto estero (820.356)





26 Sabato 31 Ottobre 2020

Si moltiplica il popolo del trading on line ma la Borsa fai-da-te è ancora una sfida per pochi appassionati  DI RICCARDO VENTURI

Gli italiani sono un popolo di grandi risparmiatori. Se hanno reddito tendono a salvarne una parte a tutti i costi, invece di spenderlo tutto e anche di più come fanno tanti americani. Però non lo investono, lo tengono molto spesso liquido, in modo poco proficuo. I veri, classici risparmiatori consapevoli sono pochi. Così come sono pochi i cultori del trading online, che pur fortemente aumentati nel periodo del lockdown, epoca d’oro di un’improvvisa quanto diffusa digitalizzazione anche in campo finanziario, sono comunque rimasti una riserva indiana, solo più ampia di prima. A moltiplicare le loro fila è stato il combinato disposto di due effetti della pandemia: una volatilità mai vista, con l’indice Vix che il 16 marzo ha toccato il livello record di 84 punti, e il lockdown appunto, che ha fatto impennare tutte le attività digitali online, incluse quelle bancarie. Dati di crescita importanti sono stati registrati da tutti gli operatori principali, Fineco, primo operatore in Italia con oltre un quarto del mercato, IW Bank, Webank, Sella, Directa, BinckBank, così come da Intesa Sanpaolo e Unicredit. L’universo di riferimento è quello dei 2,2 milioni di correntisti che gestiscono direttamente il proprio portafoglio titoli on-line, pari all’11% dei correntisti online; e soprattutto, stringendo il campo, i circa 200mila trader attivi con almeno un’operazione a settimana (secondo i calcoli di Mediosfera che realizza l’Annuario del trading online italiano) e i circa 15mila “heavy trader” con più operazioni a settimana e attività intraday – quelli che ne fanno più al giorno sono detti scalper. La forza dello tsunami provocato dalla pandemia è stata travolgente, ma nella gran parte dei casi l’intervento degli intermediari, quello dei regolatori e, sorpresa, una maggior consapevolezza da parte degli stessi trader hanno permesso di evitare il peggio. «Se una crisi come quella vissuta in quei mesi fosse arrivata solo qualche anno fa, probabilmente avrebbe provocato danni molto peggiori» dice Stefano Cioffi, responsabile servizi digitali e open banking di Banco BPM, «so che ci sono stati fenomeni mai verificatisi prima, ad esempio quello che ha visto precipitare sotto lo zero il prezzo del petrolio, che presso altri intermediari, magari con target di clienti molto più spinti, hanno provocato non pochi dispiaceri. La nostra attività di monitoraggio preventivo ci ha permesso, una volta individuate le posizioni più delicate, di contattare i trader e chiedere loro di intervenire per ridurre il rischio presente nei portafogli, evitando, in molti casi, di provocare

perdite ancora maggiori: questo a beneficio della banca, ma soprattutto dei clienti stessi». La notizia migliore è proprio quella della maturità dimostrata dai clienti. «Tranne in rarissimi casi» sottolinea Cioffi, «abbiamo trovato grande consapevolezza. Molti clienti ci hanno ringraziato, la gente ha capito e ha seguito le nostre raccomandazioni, facendo sì che pur perdendo, perché alcuni clienti con posizioni importanti hanno avuto perdite non indifferenti, abbiano potuto limitare i danni. Questa maturità da parte del pubblico è frutto degli sforzi che tutti noi intermediari specie in questo comparto abbiamo fatto in termini di formazione. E, in questo ambito, Webank investe da molto tempo». La crescita della consapevolezza nella parte più avveduta e matura dei trader è un segnale di grande

La digitalizzazione forzata da lockdown e il boom della volatilità ha fatto raddoppiare gli scambi dei day-traders

importanza, perché non va dimenticato che secondo alcune statistiche addirittura il 90% del totale va in perdita. «Quel che è successo dimostra che nel trading online bisogna essere sempre consapevoli di quel che si fa» dice Diego Salgarella, responsabile trading online di Banca Sella, «capire che il mercato potrebbe cambiare rapidamente idea e che la nostra posizione potrebbe non essere quella giusta. Bisogna essere dinamici e comportarsi di conseguenza. Nella nostra attività formativa abbiamo sempre evidenziato il fatto che il mercato è un’entità da affrontare con rispetto. Cerchiamo di dare un buon insegnamento, poi nel momento della necessità chi ha seguito i corsi deve saper applicare quel che ha imparato: avere la completa cognizione della posizione che si sta mantenendo, applicare gli stop loss e capire che si può anche perdere». Non tutti però sono davvero pronti per lo slalom tra le insidie dei mercati. «Per me ci sono ancora clienti che devono affinare le loro competenze, è un po’ come per gli sciatori» afferma Salgarella, «è difficile che tu ti faccia male se non sai sciare. Ti fai male quando sei convinto di essere un bravo sciatore, ma in realtà non lo sei ancora, perché ti spingi oltre le tue capacità. Nel trading online a volte pensi di essere competente, ma nella realtà non è così. Occorre studiare tanto, non è un modo per fare soldi facili come molti credono, bisogna capire, conoscere i mercati, provare, essere attenti, avere un fortissimo controllo della psiche, essere pronti a dire: ok, ho sbagliato, porto a casa una perdita ma non mino la mia stabilità economica. Scelte difficili da fare».

«COME IL TRAP IO DICO: PRIMO, NON PRENDERLE!»

«C

onosco poche persone che vivono unicamente di trading online. Io ho scelto appositamente di non farne l’unica fonte di reddito: sono infatti anche imprenditore e faccio education sul trading, collaborando con Directa». Davide Biocchi è una delle voci più seguite dai trader online, grazie al sito TradingWeek e soprattutto al suo canale Youtube. «Vado in onda simultaneamente su più social due volte al giorno all’apertura del mercato italiano e di Wall Street e con la pandemia ho avuto un aumento di contatti superiore al 50%». Biocchi è un trader che

pratica e insegna prudenza. «Quando la volatilità cresce, la regola aurea è che il capitale deve ridursi per evitare il rischio. Alla maniera di Trapattoni: primo non prenderle, perché una perdita grossa ti può spazzare via». Altro che Wolf of Wall Street: «Il trader di Hollywood è tutto stress, sesso e droga. La realtà è invece molto lontana da questo stereotipo: bisogna saper maneggiare l’emotività, avere tempismo e sangue freddo. Ma soprattutto serve avere il coraggio di tagliare una perdita quando è ancora gestibile; e credetemi, non è facile».



28 Sabato 31 Ottobre 2020

Banca Ifis, pioniera e ancora leader nei conti-deposito

Tabella riepilogativa dei tassi attualmente in essere: RENDIMAX VINCOLATO

CONTO DEPOSITO INTERESSI ANTICIPATI

RENDIMAX VINCOLATO

CONTO DEPOSITO INTERESSI OGNI 90 GG.SOLARI

Il prodotto-chiave è Rendimax: è semplice, sicuro con ottimi rendimenti e facile da attivare on-line  DI FRANCO OPPEDISANO

Un interesse in cambio di un vincolo. L’equazione dei conto deposito sta tutta qua. In un’epoca in cui i Buoni del Tesoro fanno segnare dei rendimenti negativi, quelli che una volta erano definiti i Bot People hanno puntato direttamente su questa forma di investimento facile e lineare. Rispetto ai conti correnti tradizionali si possono solo fare versamenti e prelevamenti, ma il contrario dei primi danno un tasso di interesse. Insomma si sceglie il periodo di tempo durante il quale si lascia “riposare”il denaro in banca, si aspetta e, alla fine, si ritirano “magicamente” dei soldi in più di quelli che si erano versati. Rischi? Zero. Perché come i conti correnti le somme depositate sono tutelate dal Fondo Interbancario di Tutela dei Depositi che restituirà il denaro e gli interessi maturati fino a 100.000 euro per ciascun de-

positante. «Il deposito vincolato» spiega Saverio Bonavita, responsabile direzione centrale Capital Markets di Banca Ifis «offre un rendimento certo e definito in un contesto di volatilità e incertezza dei mercati finanziari. In questi mesi di pandemia, la nostra raccolta che è esclusivamente online si è dimostrata stabile: la clientela ha confermato la sua fedeltà, cambiando tipologia di deposito per durata del vincolo a breve, a media, a lunga scadenza - a seconda delle esigenze di investimento e liquidità con una predilezione verso i depositi a più lungo periodo, ovvero di 5 anni, che hanno dimostrato un incremento annuale del 40% grazie anche ai rendimenti offerti, particolarmente attraenti rispetto alla concorrenza e a forme alternative di risparmio». La durata del vincolo è il fattore chiave del conto deposito. Può essere pattuita per 3, 6, 12, 18 o fino a 60 mesi. Più i tempi sono lunghi, più alti sono i rendimenti che si ottengono. Gli interessi possono essere anticipati o posticipati, ovvero possono essere liquidati all’attivazione del vincolo oppure ogni trimestre solare fino a scadenza. Quest’ultima, in genere, rende di più. Rendimax di Banca Ifis, ad esempio, per un’identica scadenza di dodici mesi

SAVERIO BONAVITA, RESPONSABILE DIREZIONE CENTRALE CAPITAL MARKETS DI BANCA IFIS

NOTA BENE: col comparto Like nessun vincolo temporale predefinito e liquidazione importi a 33 giorni dalla prenotazione - rend.0,50% lordo - 0,37% netto RENDIMAX CONTO DEPOSITO: TASSI E VINCOLI. FONTE: BANCA IFIS

rende lo 0,75 se gli interessi sono posticipati e lo 0,65 se sono anticipati. I rendimenti arrivano sul conto corrente d’appoggio al netto dell’imposizione fiscale che è pari al 26%. Rispetto ad altre forme d’investimento come le azioni, i titoli governativi o le obbligazioni, il conto deposito è uno strumento semplice, con regole chiare e con un rendimento che non dipende dall’andamento del mercato. Se, poi, a questi pregi si aggiunge la praticità dell’approccio digitale tutto diventa ancora più facile. Il conto deposito Rendimax di Banca Ifis è aperto e gestito solo via web. In 24 ore dalla firma online del contratto, in caso di corretta ricezione del bonifico di riconoscimento, grazie alla procedura di firma digitale e riconoscimento a distanza, è possibile attivare il conto deposito mantenendo il conto corrente nella propria banca. Anche la gestione del conto per alimentare il capitale, o richiamarlo, è completamente online e tutte le operazioni web sono gestite con elevati livelli di sicurezza. Banca Ifis offre una ampia gamma di prodotti fino a cinque anni di vincolo, con rendimenti e tassi al top di mercato nell’orizzonte temporale medio-lungo (vedi tabella). Inoltre, con il pacchetto Like permette lo svincolo del capitale (con preavviso

L’INNOVAZIONE FINTECH OLTRE CONFINE

A

luglio Banca Ifis è entrata nel mercato del risparmio tedesco grazie alla firma di un accordo di con la fintech europea Raisin e i conti deposito dell’istituto di credito italiano sono già disponibili anche sulla piattaforma tedesca WeltSparen (https:// www.weltsparen.de). I risparmia-

tori tedeschi hanno dimostrato un alto grado di interesse verso nuove opportunità di investimento oltre confine, usufruendo dei rendimenti più elevati che offre l’Italia e manifestando, durante la pandemia, una maggior fiducia nei confronti delle garanzie sui depositi europei. Raisin e il suo

marketplace paneuropeo oggi serve circa 270.0000 clienti. «Il nostro obiettivo» ha spiegato

minimo di 33 giorni) per effettuare l’investimento e guadagnare anche quando non si è certi di quando si vorrà disporre del proprio denaro. E, più, consente di inserire il conto deposito nell’ambito di una individuale asset allocation del cliente più ampia e diversificata, non esclusivamente presso Banca Ifis. ll conto deposito Rendimax è stato tra i primi a presentarsi nel mercato italiano e ancora oggi tra i più sottoscritti. Anche perché figlio della scelta di Banca Ifis di puntare su l’online che, da un parte, rende la struttura di servizio al cliente leggera e, dall’altro, permette di stabilizzare i volumi diversificando il passivo dell’istituto di credito con una raccolta frammentata ma molto diffusa. «La vera grande innovazione, in un contesto sempre più competitivo, è rimanere semplici e trasparenti nei confronti del cliente senza appesantirlo di strutture di costo e burocrazia» aggiunge Saverio Bonavita. «La nostra offerta è oggi amplia a variegata e permette di stabilire tempi e opportunità di una corretta pianificazione finanziaria. Il conto deposito, a nostro avviso, può dunque prefigurarsi come un elemento fondante di ogni piano di diversificazione del portafoglio di un cliente: un tassello in alternativa ai conti correnti a rendimento zero; il tutto approcciando il cliente in modo innovativo, leggero, smart e fintech».

Saverio Bonavita, responsabile direzione centrale Capital Markets di Banca Ifis «è di chiudere l’anno con oltre 50 milioni di euro di raccolta sul mercato tedesco. Siamo ottimisti e abbiamo buoni feedback da oltralpe. Abbiamo esordito con tassi sperimentali per sondare il mercato e capire

come si muoveva il consumatore, mantenendo un posizionamento medio alto ma di forte appeal. L’approccio fintech, smart e leggero, in linea con il dna della Banca, è stato un elemento determinante nella scelta. Come sempre, siamo pronti a valutare ogni nuova opportunità».


AZIONARIO AMERICANO

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La nostra esperienza per una visione a 360° sui mercati americani Più di 80 anni di storia, oltre 700 mld di dollari di asset in azioni statunitensi e 99* specialisti sul campo. Sono queste le nostre credenziali che ci rendono uno dei gestori attivi nell’azionario americano tra i più grandi al mondo. Visita il nostro Blog interamente dedicato alle elezioni USA sul nostro sito azionario-usa.it

Informazioni Importanti Solo per clienti professionali. Non indicato per la distribuzione retail. *Dati al 30 giugno 2020. L’AUM azionario US include le attivitá gestite da T. Rowe Price Associates, Inc. e dalle sue consociate per consulenza d’investimento. Il valore di un investimento e l’eventuale reddito da esso derivante possono aumentare o diminuire. Gli investitori possono ottenere un importo inferiore rispetto a quello investito. Prima dell’adesione leggere il prospetto ed il KIID. Questo materiale non costituisce né si prefigge di fornire una consulenza di alcun genere, si consiglia ai potenziali investitori di richiedere una consulenza legale, finanziaria e fiscale indipendente prima di assumere qualsiasi decisione di investimento. Distribuito in Italia da T. Rowe Price (Luxembourg) Management S.à r.l. 35 Boulevard du Prince Henri L-1724 Lussemburgo, autorizzata e regolamentata dalla Commission de Surveillance du Secteur Financier lussemburghese. © 2020 T. Rowe Price. Tutti diritti riservati. T. ROWE PRICE, INVEST WITH CONFIDENCE e l’immagine della pecora delle montagne rocciose sono, separatamente e/o collettivamente, marchio e marchi registrati di T. Rowe Price Group Inc. LNR: 1382121


30 Sabato 31 Ottobre 2020

NON RISCHIARE E GUADAGNARE SI PUÒ

Marco Bernardi (Banca Generali): «Occorre stratificare gli investimenti salvando un po’ di liquidità»  DI SERGIO LUCIANO

Gli italiani che tengono I loro soldi parcheggiati nei conti correnti infruttiferi pensano di proteggerli dai rischi dei mercati finanziari, ma li espongono al rischio dell’inflazione, oggi minimo ma pur sempre in agguato. Ma le opportunità per impiegare quel denaro in modo più fruttuoso senza accollarsi nessun grave pericolo sono ormai tante, e l’industria specializzata può dimostrarlo, quasi svolgendo una funzione educativa. Sono alcune delle riflessione che Marco Bernardi, vice direttore generale di Banca Generali, ha condiviso con il pubblico di Investire Now e che Investire Today oggi ripropone. Dottor Bernardi, cosa vi chiedono i vostri clienti in questo periodo nuovamente di apprensione? Le cose di sempre, semmai con più apprensione: non rischiare, anche a costo di avere bassi rendimenti. Il problema è che oggi per i clienti un rendimento basso dovrebbe essere del 3%, come qualche anno fa, e permettere di avere comunque denaro immediatamente liquidabile. E’ questo il modello ideale anche diffuso nell’immaginario collettivo in Italia! Dunque, nessuna maturazione? Non sarei così drastico: che il rendimento senza rischio oggi sia più difficile di un tempo è chiaro, ma non fino in fondo e non a tutti. Noi consulenti possiamo avere dunque un ruolo da educatori, accompagnare i clienti nelle scelte migliori, comprendendone il forte bisogno di protezione, di essere coperti di fronte a eventi imprevisti. D’altronde, scegliere protezioni finanziarie o altre soluzioni assicurative che proteggano il proprio investimento, significa anche, magari, perdere qualche piccola opportunità… Sta di fatto, però, che i depositi degli italiani sui conti correnti bancari hanno raggiunto un livello record, hanno eguagliato il Pil: 1680 miliardi di euro… Non le sembra un gran peccato? Condivido. In nome della sicurezza si deprezza il valore del proprio risparmio, lo si lascia erodere da quel po’

MARCO BERNARDI, VICEDIRETTORE GENERALE DI BANCA GENERALI

d’inflazione che c’è, si sostengono costi di gestione dei conti, se si lasciano giacenze superiori ai 100 mila euro si corre anche il rischio delle ripercussioni di eventuali problemi della banca… Ma soprattutto si perde l’opportunità di avere un rendimento. Gli italiani purtroppo non brillano per educazione finanziaria. Cosa suggerirebbe ai più prudenti o pavidi? Stratificare l’investimento. Tenere una parte dei propri risparmi liquidi per sentirsi tranquilli e una parte a più lungo termine, con un po’ di rendimento, magari entrando sul mercato progressivamente, con una delle tante soluzioni che esistono oggi per farlo. In questo senso credo che sia molto importante il lavoro di noi consulenti, per far comprendere al cliente qual è il rischio o meglio lo sperpero di tenere i soldi sul conto corrente. Tra l’altro, è vero che oggi l’inflazione è bassa, però non dimentichiamo che proprio un mese fa la Federal Reserve ha cambiato la politica monetaria dopo quasi 40 anni, decidendo di abbandonare il target fisso dell’inflazione sostituendolo con la media dell’inflazione, che significa esporre la moneta ad eventuali fiammate inflazionistiche che inevitabilmente eroderebbero il potere d’acquisto. E poi c’è un altro ragionamento, magari un po’ impopolare… Lo faccia! Io credo che non lasciare il denaro sul conto corrente, statico e sterile,

«Dall’inizio dell’anno abbiamo avuto 56 nuovi inserimenti di consulenti finanziari, il 40% dei quali negli ultimi tre mesi post lockdown. Confidiamo di raggiungere il target che ci eravamo dati, cioè tra gli 80 e i 100 inserimenti di qualità. Molto dipenderà dalle prossime settimane»

sia anche un obbligo morale dal punto di vista di un cittadino che col suo denaro mette benzina in un sistema economico. Lasciarli fermi nei conti significa non darli al sistema economico e produttivo italiano, alle sue ottime piccole e medie imprese, non metterlo in circolo perché comunque il vecchio sistema di circolazione del denaro dai risparmiatori alle banche e da queste alle imprese è in crisi, e tutti nel settore stiamo cercando nuovi schemi per collegare i risparmi con l’economia reale. Detto ciò, aggiungiamo però che intanto la vostra raccolta è andata molto bene, negli ultimi mesi! Credo che l’esperienza dei mesi del primo lockdown ha confermato che c’è molto bisogno di consulenza da parte dei nostri clienti. Che in gran numero si sono orientati verso le reti e certamente verso di noi, verso Banca Generali. Ciò conferma che la consulenza fatta attraverso una rete dei consulenti finanziari è la strada giusta. Vedo ancora un buon periodo di fronte a noi, in termini di risultati commerciali. Certo non è facile, però chi fa il consulente finanziario sa di essere utile nel momento in cui le cose si fanno difficili. Quando tutto va bene, tutti sono bravi! Lei è responsabile della rete. Nella prima parte di quest’anno i reclutamenti rallentarono, per ovvie ragioni. E ora, come stanno andando? Questo secondo semestre ha avuto dei forti segnali di ripresa, sia per l’ingresso di nuovi colleghi, che per l’arrivo di nuova clientela. Aprire un nuovo rapporto professionale e fiduciario richiede una serie di passaggi fisici, di persona, di presenza, quindi molte cose che erano fermate, nei mesi soprattutto di luglio e di settembre sono ripartite molto bene. Dall’inizio dell’anno abbiamo avuto 56 nuovi inserimenti, il 40% negli ultimi tre mesi post lockdown. Con-

«In nome della sicurezza si deprezza il valore del proprio risparmio, lo si lascia erodere da quel po’ d’inflazione che c’è e si perde l’opportunità di avere un rendimento. Colpa della poca educazione finanziaria» fidiamo di raggiungere il target che ci eravano dati, cioè tra gli 80 e i 100 inserimenti di qualità. Ovviamente molto dipenderà dalle prossime settimane. Sì, purtroppo siamo nuovamente in una fase di semi-lockdown. Ma, a proposito: e come va l’evoluzione digitale della relazione consulente-clienti? Realtà come la nostra sono già preparate anche ad una relazione digitale nei confronti del cliente. Anche se devo dire che io dal mio punto di vista ho comunque costatato una resistenza al cambiamento più forte di quello che immaginavo. Noi abbiamo avuto un raddoppio dei numeri di relazioni digitali nel periodo del lockdown, pensavo rimanesse strutturale, invece da luglio in poi ha prevalso la voglia di rivedersi. Sicuramente, rispetto ad altri settori che hanno avuto altre sfide, la gestione della relazione attraverso digitale possiamo affrontarla, ma con grande attenzione. Richiede una formazione specifica. Sarebbe sbagliatissimo cercare di traslare metodi tradizionali di relazione sugli strumenti digitali. Avere una comunicazione a distanza intermediata, ad esempio da una videochiamata, richiede competenze e conoscenze anche tecniche che non sono la traduzione letterale di quello che facciamo in presenza. Infine: qual è la vostra view sulla fine dell’anno e gli obiettivi? Siamo assolutamente confidenti di raggiungere i target che c’eravamo dati, e anche nella possibilità di fare meglio. Chi fa della consulenza finanziaria la propria professione affronterà ancora dei momenti difficili, ma saranno anche momenti che apriranno grandi opportunità di consolidare relazioni forti e aprirne di nuove. Ci sarà sempre più bisogno di fiducia, per gestire quello che è, dopo la salute, il secondo principale asset dell’individuo: il patrimonio.



32 Sabato 31 Ottobre 2020

«Il risparmio è per la vita Dobbiamo guardare sia all’oggi che al domani» Parla Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum: «Le scelte fatte da giovani agiscono negli anni»  DI SERGIO LUCIANO

Più depositi improduttivi sui conti correnti delle banche che Pil: è l’incredibile situazione che si è determinata in questo anno particolare. E quel denaro non giova in alcun modo all’economia. Come sbloccare quest’impasse? Investire Today ne ha parlato con Stefano Volpato, direttore commerciale di Banca Mediolanum, che del “risparmio intelligente” ha fatto una bandiera del suo lavoro personale e manageriale. In realtà è da qualche anno che si registra un trend di crescita della liquidità nei conti correnti. Gli italiani pensano erroneamente che con quei soldi si possa far fronte a eventuali imprevisti. In realtà, al verificarsi di un evento catastrofico, non basterebbero i risparmi messi da parte e la famiglia rimarrebbe senza fonte di reddito. Altro mito da sfatare riguarda la remunerazione dei conti correnti. Si tende a pensare che, con un tasso di rendimento a zero, non si guadagna nulla, ma non si rischia nulla. L’inflazione, invece, seppur bassa, erode lentamente e inesorabilmente il potere d’acquisto, generando certamente delle perdite. A questa percezione generalizzata, si è aggiunta la crisi sanitaria e conseguentemente economica che stiamo tuttora vivendo. Il clima di incertezza e di paura non ha fatto altro che accelerare l’esigenza di accumulare capitale per cercare di recuperare sicurezza, rimandando i consumi a tempi più stabili. Siamo quindi arrivati alla cifra record di quasi 1.700 miliardi parcheggiati, in modo infruttifero, sui conti correnti e una contrazione dei consumi che rischia di paralizzare il Paese. Per fare in modo che i fondi che arriveranno dal Recovery

Fund e i provvedimenti del Decreto Rilancio diano i propri frutti, occorre che i risparmiatori e gli imprenditori recuperino fiducia nel futuro. Di fronte a una percezione incerta del futuro, accentuata dal rincorrersi di notizie e previsioni, si resta immobili, ancorati a quello che io definisco “presente assoluto”. Quale è il segreto per ristabilire un clima di fiducia nei risparmiatori sul loro futuro e sul futuro del Paese, oltre ovviamente al superamento del virus? Dobbiamo aiutare le persone ad alzare lo sguardo dal presente e contestualizzare gli eventi, seppur drammatici e inaspettati, nel giusto contesto temporale. Il Coronavirus tra qualche tempo sarà neutralizzato da un vaccino che verrà somministrato su larga scala. Questa parentesi sanitaria, seppur drammatica, quanto spazio occupa in una vita intera? Se riuscissimo a immaginarci il mondo tra cinque anni, riusceremmo a recuperare la fiducia necessaria per progettare il nostro futuro, pianificandolo. Non possiamo arrivare finanziariamente impreparati al momento in cui ci ritireremo dal lavoro, o alla richiesta dei figli di continuare gli studi all’estero o all’assistenza sanitaria dei genitori anziani. Ecco come la consulenza finanziaria può fare la propria parte. Deve ricoprire un ruolo sociale per le famiglie, portando consapevolezza sulla necessità di individuare e quindi investire sui reali progetti di vita. Ricordiamoci che le scelte che facciamo da giovani avranno un impatto più o meno significativo in età matura. Indietro non si torna. Cosa fa e cosa può fare di più in tal senso una grande impresa del risparmio gestito come Banca Mediolanum?

Notoriamente Banca Mediolanum organizza molti eventi di taglio finanziario con i propri clienti per coinvolgerli sui temi più disparati. Sono i Family Banker a organizzarli perché conoscono molto bene le leve su cui sono particolarmente sensibili i clienti che seguono. Affrontiamo, esempio, l’importanza del passaggio generazionale, non solo in termini di ottimizzazione fiscale, oppure gli strumenti di finanza straordinaria, per le imprese che hanno obiettivi di crescita. In questo periodo di impossibilità a organizzare incontri fisici, oltre a traslare gli eventi sul mondo digitale, abbiamo pensato di affrontare l’importanza di programmare il proprio futuro, con scelte ben consigliate, attraverso una forma di comunicazione diversa, il cortometraggio. In “Raccontami di me”, l’attrice Anna Foglietta incontra se stessa da giovane e poi da matura e cerca di capire se le scelte consigliate e seguite da giovane sono state ottimali in età matura. Si tratta di una modalità di sensibilizzazione delicata che ha l’obiettivo di suscitare delle riflessioni sull’impatto che può avere la pianificazione finanziaria nella vita. Questa crisi ha dato un ulteriore impulso alla digitalizzazione della vostra rete, peraltro già molto avanzata: come procede questo fenomeno? Negli anni passati abbiamo affrontato grossi investimenti per la modernizzazione della nostra offerta: dalla dematerializzazione dei contratti alla firma digitale. Tutti investimenti volti alla digitalizzazione dell’operatività. L’isolamento forzoso dei mesi primaverili ci ha fatto fare un salto di qualità a favore della relazione. Tutte le riunioni, gli incontri, che abitualmente

STEFANO VOLPATO, DIRETTORE COMMERCIALE DI BANCA MEDIOLANUM

«Il valore va cercato nell’economia reale - che storicamente nel lungo termine cresce in maniera costante - e nei mercati finanziari che la rappresentano» venivano organizzati tra i colleghi sul territorio e tra sede e rete sono traslati sul digitale. La pandemia ci ha quindi permesso di arricchire il nostro approccio digitale, unendo all’operatività l’aspetto relazionale. Aspetto che ha rivoluzionato il rapporto con il cliente. Un’adozione così accelerata della tecnologia, sia lato Family Banker che lato clienti, ci hanno fatto riscoprire più efficienti, veloci e performanti. Molti clienti hanno chiesto di continuare a usare le videochiamate per le operazioni più ordinarie, perché il digitale è immediato e comodo in termini di orari ed efficienza. Ovvio che nel momento in cui si decide di pianificare un progetto finanziario occorre che le persone si incontrino, che si crei quell’empatia e intesa che solo una relazione di persona può favorire. Prudenza e ottimismo: è possibile far convivere questi due atteggiamenti di fronte alla prova del Coronavirus? Come detto, l’esperienza della pandemia avrà un termine, non sappiamo ancora quando, ma certamente non durerà a lungo. Ciò premesso, non parlerei tanto di prudenza e ottimismo, ma di razio-

nalità e metodo, che ci devono sempre accompagnare quando parliamo di investimenti. Un esempio di scelta irrazionale, la riscontriamo in una ricerca di J.P. Morgan. Secondo la società americana nel mondo ci sono 31 trilioni di dollari bloccati in obbligazioni a rendimento reale negativo. Una pazzia, visto che lo scenario a tassi sottozero proseguirà ancora a lungo. Dove trovare quindi valore? Nell’economia reale, che storicamente, nel lungo termine cresce in maniera costante e nei mercati finanziari che la rappresentano. Ovviamente bisogna attrezzarsi per affrontare le oscillazioni di Borsa. Occorre parcellizzare, in modo regolare, l’ingresso sui mercati, adottando una strategia con sottostanti degli automatismi che permettono di acquistare sui ribassi e di consolidare sui rialzi. Così come si è verificato a inizio anno con bruschi cali in un lasso di tempo contratto, un cigno nero a cui sono seguiti rialzi considerevoli. Tanti nostri clienti hanno realizzato performance interessanti, perché seguiti da professionisti capaci che hanno saputo rassicurare e consigliare i propri clienti.



34 Sabato 31 Ottobre 2020

«LE OPPORTUNITÀ SUL MERCATO CI SONO» Intervista con Cinzia Tagliabue, capo in Italia di Amundi, leader europeo nella gestione del risparmio

 DI SERGIO LUCIANO

“Il popolo italiano è sempre stato un popolo di risparmiatori, e questo è un dato molto positivo. Ma è importante che questo risparmio trovi poi il modo di essere bene investito, in un circolo virtuoso. E questo da circa dieci anni non accade: un po’ per paura, o semplicemente in attesa di tempi migliori, molti risparmiatori hanno lasciato i loro soldi accantonati sui conti correnti, sempre di più, fino ad arrivare alla crisi sanitaria della scorsa primavera, quando lo stock del risparmio sui conti bancari è ulteriormente e sensibilmente aumentato”: Cinzia Tagliabue, amministratore delegato e direttore generale di Amundi Sgr, nonché deputy head della divisione retail di Amundi mondo, non fa giri di parole: “Chi durante la pandemia ha conservato un reddito - osserva - ha comunque congelato i consumi e aumentato la propria liquidità, che quindi ha raggiunto il record dei 1500 miliardi, di cui oltre 1000 proprio appartenenti alle famiglie. Ebbene: che tanta liquidità venga lasciata lì inerte non è un bene. Sottrae risorse all’economia reale e non genera rendimento per il risparmiatore”. Ma perché? L’ultimo sondaggio condotto tra fine aprile e maggio dalla Banca d’Italia dice che, durante il lockdown, la metà degli intervistati ha risposto di attendersi un peggioramento della condizione reddituale della propria famiglia nei prossimi 12 mesi, e quindi ha scelto di mantenere i soldi liquidi pensando che ‘potrebbero servire’. Ma questo significa solo una cosa: che manca il concetto della pianificazione finanziaria. Come rimediare? Chi può parlare direttamente con il risparmiatore – banche e consulenti finanziari – può aiutarli a capire cos’è la pianificazione e ad allocare le giuste risorse per i suoi bisogni di lungo periodo. Per esempio, attraverso la pianificazione previdenziale, chi oggi ha 30 o 40 anni, potrà comprendere la necessità di sottoscrivere forme di previdenza complementare necessarie per colmare il futuro gap pensionistico. L’importante è superare la logica che induce a tenere da parte la liquidità come pura forma di protezione. Non funziona così! E come dovrebbe funzionare? Mentre molti italiani tengono i soldi da parte contro gli imprevisti, si dovrebbe diffondere la cultura della copertura sistematica dei rischi dei possibili incidenti. Sottoscrivendo delle polizze assicurative ci si può cautelare da eventi avversi e con la restante liquidità si può quindi pianificare l’investimento

Anche in fasi di ansia generale ci sono comunque buone opportunità da cogliere investendo, alla portata anche dei semplici risparmiatori. I tassi resteranno bassi ancora a lungo e l’inflazione non spaventa più

CINZIA TAGLIABUE, AMMINISTRATORE DELEGATO E DIRETTORE GENERALE DI AMUNDI SGR

finanziario. Dando anche modo agli asset manager di fungere da ponte tra i capitali e l’economia reale, finanziando le aziende meritevoli, permettendo loro di sviluppare i piani di crescita a lungo termine, che per esempio incorporino i valori della sostenibilità, e remunerino bene il capitale ricevuto. Cosa dite ai vostri clienti? Stiamo dicendo che anche in fasi di ansia generale ci sono comunque buone opportunità da cogliere investendo, anche per i semplici risparmiatori. I tassi resteranno bassi, il debito pubblico continuerà a rendere pochissimo anco-

Per coglierle servirebbe una migliore educazione finanziaria... C’è tanto da fare, sì, in materia. A partire dalle scuole e dalle università, e non solo per chi fa studi economici ma per tutti, perché il tema del risparmio e degli investimenti devono affrontarlo tutti nella vita. Noi ci impegniamo nelle università erogando ore ed ore di formazione su questi temi. Spieghiamo cosa vuol dire fare asset management, i criteri che si seguono, i piani, gli strumenti. E nello stesso tempo siamo formatori delle reti delle banche e dei consulenti che hanno bisogno di interfacciarsi col cliente,

ra per molto tempo, la Federal Reserve ha dichiarato che se anche l’inflazione salisse non farebbe alcun intervento automatico per rialzare i tassi. E allora? Allora è possibile e necessario, andare a cercare il rendimento dagli investimenti anche sull’equity, anche in forme bilanciate. E’ vero, non tutti hanno la propensione per investire sull’equity, ma ci sono altre possibiltà offerte ad esempio dai piani di accumulo, ci sono i grandi trend tematici da seguire, la scelta dei settori già ripartiti o di quelli destinati ad essere rilanciati proprio dalle ripercussioni della pandemia, come il digitale. Ripeto: le opportunità sul mercato ci sono!

il nostro compito è tenerli aggiornati, sulle strategie dei nostri fondi, sui megatrend, sulla congiuntura. E devo dire che nei mesi della crisi in corso, il ruolo dei consulenti è riuscito sempre, anche in situazione di lockdown, a spiegare ai clienti che sul mercato si vedeva l’effetto di una crisi esogena, la pandemia, destinata a passare e non di fattori endogeni, di una crisi economica autodeterminatasi. Questo ha permesso che i clienti, a differenza del 2008, non si facessero prendere dal panico, e non avessero quindi la classica reazione emotiva del vendere tutto d’impulso. Poi il mercato è ripartito andando a nuovi massimi. Ancora sul tema dell’educazione finan-

L’educazione finanziaria è migliorata, (anche se ancora non basta) e ha permesso ai risparmiatori di non farsi prendere dal panico

UN COLOSSO DA 100 MILIONI DI CLIENTI Amundi è il primo asset manager europeo in termini di masse gestite e tra i primi 10 a livello mondiale. Gestisce, attraverso

sei principali centri d’investimento, 1.592 miliardi di euro (dai al 30/6/20). Amundi offre ai propri oltre 100 milioni di clienti retail, istituzionali e

corporate - l’accesso a competenze distintive sui mercati finanziari, oltre ad una gamma completa di soluzioni d’investimento.

ziaria: cosa fate per migliorarla? Stiamo portando sul mercato, sempre nel quadro dell’attività di formazione per i banker e i consulenti, dei corsi nuovissimi di behavioural finance (finanza comportamentale, ndr) per aiutare a capire le esigenze dei clienti in una chiave diversa, un approccio innovativo che abbiamo integrato nei nostri processi formativi. Del resto, uno studio commissionato da Assogestioni al Censis dimostra come i comportamenti dei risparmiatori siano diversi in funzione di un’ampia gamma di fattori: gender, residenza, titolo di studio, età, etc. Tutto influenza propensione al rischio e scelte. Tutto incide sull’educazione finanziaria. Infine, dottoressa: giova lavorare per un colosso come Amundi, di questi tempi? Be’, in una fase come questa essere in un colosso dell’asset management come Amundi, primo asset manager europeo, fra i primi 10 operatori a livello mondiale con circa 1600 miliardi di euro di asset gestiti, fa la differenza. Perché sono necessari investimenti sempre più importanti: sulla ricerca, sulle professionalità. La globalizzazione impone di usare tutte le risorse della nostra ricerca, naturalmente anche con i big-data e l’intelligenza artificiale, con una dose importantissima di analisi, integrando le varie piattaforme. Per riuscire a gestire tanta complessità è prezioso avere alle spalle un’azienda che può permettersi di reinvestire risorse importanti con tutta la trasparenza e il controllo del rischio necessari. Veda, nel mondo dell’asset management ci sono tante differenze di qualità nell’offerta che non sempre il risparmiatore finale riesce a notare da solo, se non gliele fa notare il suo consulente. E dunque, con simili premesse, come va Amundi in Italia? Siamo stati in linea col mercato dove siamo il terzo player, abbiamo tenuto la nostra quota e dunque possiamo essere soddisfatti, visto il contesto difficile.



36 Sabato 31 Ottobre 2020

Investimenti previdenziali efficaci e sostenibili attuando bene i valori Esg Gli impieghi di capitale a diretta ricaduta nel sociale sono molto adatti agli investitori del comparto pensionistico  DI SERGIO CORBELLO *

L’opportunità di compiere impieghi patrimoniali valutandone preventivamente l’impatto sociale – operando, quindi, sulla base di Criteri Esg – ad opera degli investitori previdenziali, negli ultimi anni, è stata sempre più considerata quale primario paradigma operativo. Il fenomeno ha segnato una sensibile accelerazione nel 2019 ed ha subito un’ulteriore fortissima impennata d’attenzione in questi mesi, sulla spinta della pandemia. È lecito domandarsi se l’attenzione nei riguardi dei Criteri Esg rappresenti un trend ormai consolidato, destinato ad essere effettivamente duraturo, o si tratti di un tributo transeunte al “politicamente corretto” del momento, sostanzialmente una moda, destinata a ridimensionarsi, medio termine. “Dura minga, non può durare”, avrebbero certamente affermato Franco Volpi ed Ernesto Calindri, eleganti protagonisti di un Carosello iniziato nel lontanissimo ’57, di cui ho un vivissimo ricordo di bambino seienne.

Debbo francamente dire che mi auguro, da un lato, ma sono francamente convinto, dall’altro, della circostanza che non si tratti di una moda,. Desideri a parte, la ragione, infatti, mi induce banalmente a pensare che l’applicazione dei Criteri Esg comporti quella che potremmo definire una razionalizzazione e qualificazione dell’oggetto di investimento e, quindi, lo migliorino, rendendolo, di fatto, potenzialmente più redditizio. Va detto, tuttavia, che quanto sta accadendo, cioè una generalizzata troppo facile attribuzione di un’etichetta Esg a molti impieghi oggi proposti agli investitori professionali, non rappresenti una situazione commendevole. In questa ottica, anche un certo starnazzare di soggetti, votati fideisticamente alla sostenibilità – le vestali e i gran sacerdoti di una sorta di culto Esg – non contribuisce a cercare di realizzare un approccio doverosamente tecnico e puntuale alla materia. In argomento, infatti, stimo si debba senz’altro dissentire dalla nota battuta del Presidente Mao: “Grande è la confusione

FONDI PENSIONE E CASSE PROFESSIONALI IN ITALIA

PATRIMONIO TOTALE 270 miliardi ISCRITTI COMPLESSIVI 10 milioni FONDI PENSIONE TOTALI: 380 di cui Negoziali: 33 Aperti: 41 Piani individuali: 70 Preesistenti: 235 CONTRIBUTI MEDI ANNUI PROCAPITE: 2.700 euro CASSE PROFESSIONALI: 20 PATRIMONIO: 90 miliardi circa

sotto il cielo, perciò la situazione è favorevole”: in questa materia la confusione è affatto negativa, e rischia di produrre equivoci, portando un generale nocumento alla reputation degli stessi Criteri Esg. Bisogna dirlo con chiarezza: dietro l’acronimo Esg vi è un mondo di un’estrema complessità: ne consegue che occorre trovare regole precise e criteri metodologici solidi, per l’utilizzo di nozioni così complesse e tendenzialmente disomogenee. L’approvazione, a metà aprile scorso, ad opera del Consiglio Europeo, del Regolamento che istituisce per l’Unione un sistema di classificazione (tassonomia) delle attività sostenibili, seguita, un mese dopo, dal via libera al Regolamento anche del Parlamento europeo, rappresenta un importante passo avanti. L’accresciuta attenzione verso pratiche volte a coinvolgere capitali privati in iniziative di “innovazione sociale” è, comunque, ormai, una concreta opportunità di business a livello globale: il consolidarsi della green economy, la necessità di assortire e implementare nuove coperture di welfare, anche favorendo sinergie pubblico/ privato, che consentano di compensare le crescenti difficoltà dei sistemi statali, sono soltanto alcuni dei processi in itinere, rilevanti sul piano degli investimenti a impatto sociale. È innegabile che gli impieghi a diretta ricaduta sociale possano giocare un ruolo di primo piano con riferimento agli investitori del comparto previdenziale, che, del resto, appaiono del tutto proclivi a realizzarli. In primo luogo, va ben precisato il concetto stesso di impatto sociale. Oltre al citato Regolamento europeo, un valido punto di riferimento resta la

SERGIO CORBELLO, PRESIDENTE DI ASSOPREVIDENZA

Occorre sensibilizzare i decisori politici affinchè si crei un contesto normativo idoneo al «Social impact Investment» definizione del Global Impact Investing Network, secondo la quale “gli impact investments sono investimenti in imprese sociali, organizzazioni e fondi finanziari realizzati con l’intenzione di generare un impatto sociale misurabile insieme a un ritorno finanziario”. Rispetto ad approcci di investimento responsabili, etici, Sri e similari, che si fondano sulla volontà del rispetto dei valori ambientali, morali e/o sociali, l’impiego a impatto sociale si contraddistingue, dunque, per l’intenzione esplicita di generare una conseguenza (sociale, per l’appunto) positiva misurabile, senza rinunciare a produrre, al contempo, un ritorno reddituale “accettabile” per l’investitore. Altro profilo chiave è rappresentato dalla possibilità di disporre di impieghi caratterizzati da un equilibrato rapporto rischio/rendimento atteso. Siffatto rapporto deve essere garantito anche in caso di utilizzo di strumenti di finanza a impatto sociale. Ciò, in particolare, per i potenziali investitori del comparto previdenziale. Non bisogna mai dimenticare, infatti, che i fondi pensione e le casse di previdenza professionali perseguono essi stessi un obiettivo sociale, che costituisce la loro mission istituzionale: costruire per i propri iscritti un adeguato trattamento pensionistico, sia esso di primo o di secondo pilastro, giusta le previsioni della Carta. Assoprevidenza da anni ha richiamato l’attenzione delle forme complementari sul comparto delle infrastrutture sociali (Residenze Sanitarie Assistenziali, strutture sanitarie

in genere, studentati), che risultano abbastanza “semplici” da valutare e sono in grado di offrire, con bassissimo rischio e stabilità di rendimenti di misura interessante. Inoltre, questa tipologia di investimenti sposa perfettamente la missione sociale degli enti previdenziali con le necessità del Paese. Per le Rsa basti pensare al peso del fenomeno invecchiamento, di cui l’Italia è la punta di diamante in Europa, e appunto alla loro intrinseca caratteristica di iniziative di sviluppo sostenibile. La pandemia ha reso drammaticamente evidente come il Paese abbia un disperato bisogno, da un lato, di Rsa di nuova concezione, efficienti e sicure e, dall’altro, di strutture sanitarie adeguate all’emergenza. Una delle principali sfide consiste, quindi, nel favorire il processo di sviluppo di iniziative nel comparto, cercando di conciliare il difficile equilibrio tra iniziative pubbliche e private. A questo fine, muovendosi nel solco delle 40 raccomandazioni formulate dall’Advisory Board Italiano della Social Impact InvestmentTask Force, occorre: • favorire l’incontro fra domanda e offerta, promuovendo la conoscenza e lo scambio di informazioni circa le pratiche innovative già operanti; • sensibilizzare i decisori politici per la definizione di un corretto framework favorevole al Social Impact Investment. Di questo processo di “promozione” Assoprevidenza, in estrinsecazione del proprio ruolo di centro tecnico, si impegna a essere parte attiva. *Presidente ASSOPREVIDENZA



38 Sabato 31 Ottobre 2020  DI CHIARA MERICO

ORA IL «BUONO POSTALE» FA IL BENE DEL PAESE Il gradimento per i buoni fruttiferi e i libretti postali ha ripreso a crescere dopo la nuova convenzione tra Cassa Depositi e Prestiti e Poste, promossa nel 2017 da Fabrizio Palermo Risparmio Postale - Cassa Depositi e Prestiti S.p.A. Convenzione precedente Dati in mld€

Stock Risparmio Postale RN Risparmio Postale

2015

2016

2017

2018

2019

2020*

252

251

253

258

265

272

-4,2

-5,0

-2,0

+1,8

+3,4

Dati in mld€

Stock Risparmio Postale - CDP

275 270 265 260 255 250 245

252

251

253

2015

2016

2017

240

Dati in mld€

2 1 -

2015

2016

2017

-2

-2,0

-3 -4,2

-5

-5,0

-6

--------------------------

3

-4

272 265 258

2018

2019

Primi 6 mesi 2020

Raccolta netta Risparmio Postale - CDP

4

-1

Convenzione attuale

----------------------------

Buoni e libretti postali, anche in versione “smart”, piacciono sempre più agli italiani: negli ultimi anni si è infatti registrato un deciso aumento dello stock di risparmio allocato in questi prodotti e della raccolta netta effettuata per loro tramite, un trend che non si è arrestato nemmeno con l’esplosione della pandemia. Distribuiti da Poste Italiane attraverso gli oltre 12mila sportelli presenti sul territorio, i libretti di risparmio e i buoni fruttiferi postali sono emessi da Cassa depositi e prestiti e garantiti dallo Stato italiano, e continuano a riscuotere successo presso i risparmiatori. Lo stock di risparmio allocato in buoni e libretti postali è infatti passato dai 252 miliardi di euro del 2015 ai 272 miliardi del primo semestre 2020, in forte crescita rispetto ai 265 miliardi di fine 2019 grazie alla performance della raccolta netta di Cassa depositi e prestiti, dovuta anche al lancio di nuovi prodotti e all’attivazione di nuovi servizi digitali, che hanno contribuito a un significativo aumento delle vendite sul canale online (+85% rispetto al primo semestre 2019). Attualmente, infatti, i prodotti di risparmio postale possono essere acquistati via internet, senza che il ri-

+3,4 +1,8

2018

2019

Nuova Convenzione

*Dati relativi all'anno 2020 al 30 giugno.

DAL 2018 LA NUOVA CONVENZIONE HA RILANCIATO LA RACCOLTA

Fonte: sito ufficiale C.D.P. S.p.A.

sparmiatore debba recarsi fisicamente in un ufficio postale: un’innovazione che ha dato un notevole contributo al raggiungimento di questi risultati.

A sperimentare una chiara inversione di tendenza negli ultimi anni è stata proprio la raccolta netta, che è passata da un andamento negativo (-4,2 miliardi di euro nel

2015, -5 nel 2016 e -2 miliardi nel 2017) a una crescita di 1,8 miliardi nel 2018 e di 3,4 miliardi nel 2019; questo anche grazie alla modifica della convenzione triennale sulla vendita dei prodotti firmata con Poste Italiane nel 2017, avvenuta con una trattativa guidata direttamente dall’allora direttore finanziario e attuale amministratore delegato di Cdp, Fabrizio Palermo. Alla base dei prodotti oggetto della convenzione c’è l’intenzione di dare un “doppio valore” al risparmio degli italiani, che possono effettuare un investimento garantito dallo Stato e al contempo contribuire alla crescita del proprio territorio: le risorse raccolte da Cdp attraverso questo canale vengono infatti utilizzate per finanziare infrastrutture e servizi pubblici, oltre che per fornire un supporto al sistema imprenditoriale italiano. In dettaglio, i libretti postali Cdp sono garantiti dallo Sta-

MUTUI E CONTI, CONFRONTI DIGITALI

Il risparmio in buoni e libretti è cresciuto dai 252 miliardi del ‘15 ai 272 dei soli primi 6 mesi ‘20 to e non hanno costi di apertura, gestione e chiusura, a parte gli oneri fiscali, mentre i buoni fruttiferi postali Cdp non hanno costi di sottoscrizione o rimborso, salvo gli oneri fiscali, e presentano il vantaggio di una tassazione agevolata al 12,50%; inoltre il sottoscrittore può richiedere in ogni momento il rimborso del capitale investito. I buoni sono disponibili sia in cartaceo che in forma dematerializzata e si possono sottoscrivere negli uffici postali oppure tramite web e app BancoPosta: tra le varie tipologie ci sono, oltre ai buoni ordinari, prodotti specifici come quelli dedicati ai minorenni o alla gestione delle eredità.

La crisi e il lockdown hanno spinto l’uso dei comparatori on-line

M

utui, prestiti, polizze assicurative, ma anche conti correnti, conti deposito e tariffe: per essere sicuri che il prezzo di questi prodotti sia quello giusto e approfittare delle migliori offerte, sempre più italiani fanno ricorso ai comparatori online. E con la pandemia il trend si è ulteriormente rafforzato, grazie alla diffusione delle nuove tecnologie. “Negli ultimi mesi abbiamo sperimentato un incremento notevole nell’uso di questi strumenti”, rivela Roberto Anedda, direttore marketing del gruppo Mutuionline. it, che gestisce anche i comparatori Confrontaconti.it, Prestitionline.it e Segugio. it - dedicati rispettivamente ai conti correnti e conti deposito, ai prestiti e alle assicurazioni - e Trovaprezzi.it, che invece paragona i prezzi di prodotti di consumo. “Durante il lockdown c’era stato un

rallentamento di tutte le attività, non si compravano auto o moto,non si potevano fissare appuntamenti per mutui o prestiti. Da giugno è iniziato un graduale rientro a regime, ma purtroppo ora c’è di nuovo un rallentamento”. Quello che è certo è che gli italiani non hanno rinunciato a cercare il risparmio. “Per quanto riguarda i mutui, un prodotto molto particolare e non certo di poco conto per l’impegno finanziario richiesto, nei primi nove mesi dell’anno abbiamo raggiunto i volumi di traffico, di transazioni e di richieste di mutui di tutto il 2019, con una crescita del 25-30% nel periodo”, sottolinea Anedda. “Abbiamo riscontrato percentuali simili anche nelle altre linee di business: polizze assicurative, tariffe per luce e gas e prestiti”. Sempre più persone hanno poi fatto ricorso a Trovaprezzi.it, “che fun-

ziona come comparatore per le offerte di migliaia di merchant online per le tipologie di prodotto più disparate, mettendo a confronto i prezzi dei big dell’ ecommerce, ma anche di operatori nazionali, medi e piccoli, offrendo così accesso a offerte più competitive”. In un momento in cui non si poteva andare per negozi e molte persone hanno dovuto dotarsi velocemente di prodotti per lavorare da remoto, l’uso del comparatore è cresciuto. “Nella sua negatività, questa situazione ha posto l’accento sulla comodità e sulla convenienza di operare a distanza”, fa notare Anedda. “La pandemia ha forzato i tempi di questo cambiamento: acquistando online si risparmiano tempo e denaro, in sicurezza”. Ma chi è l’utente tipo dei comparatori? “A livello geografico i numeri ricalcano le statistiche nazionali, con una prevalenza dei grandi

centri, dove si concentra la maggioranza delle attività lavorative e c’è un migliore accesso alle reti internet”, spiega Anedda. “Per quanto riguarda la fascia d’età, i principali prodotti oggetto di comparazione, quindi mutui, prestiti e contratti di assicurazione per veicoli, interessano persone maggiorenni, che possiedono un’auto o una moto e hanno la disponibilità economica necessaria per acquistare una casa”. Tuttavia “questi strumenti, essendo gratuiti e facili da usare, attirano un numero di persone molto maggiore rispetto a quelli che effettivamente poi concludono le transazioni”. In generale, i comparatori sono sempre più gettonati per tutto ciò che riguarda le spese, conclude Anedda: “Specie quando si parla di bollette e o polizze assicurative i costi, e quindi la possibilità di risparmiare, sono considerevoli”. (c.m.)



40 Sabato 31 Ottobre 2020

Il ritorno del Covid non annulla la forza degli aiuti politici Un’analisi di CheBanca! (gruppo Mediobanca) sul ripiegamento delle Borse sotto l’influsso della seconda ondata e dei nuovi lockdown  DI STEFANO FOSSATI*

Nel corso delle ultime sedute i mercati azionari hanno mostrato performance per lo più negative. I flussi in vendita sono aumentati concentrandosi sui titoli che in precedenza avevano raccolto maggior successo. I temi costantemente all’attenzione degli investitori sono e saranno l’andamento dei contagi da Covid 19 in forte aumento pressoché ovunque, Brexit, i sondaggi sulle elezioni presidenziali americane e le trattative sul pacchetto fiscale negli Usa, ancora senza esito. Sul fronte elezioni, anche se le statistiche mostrano un certo vantaggio del candidato democratico, per non incorrere in passati errori, appare ancora inappropriato fare previsioni. Quel che è certo è che, anche con modalità diverse, la politica economica attuata sarà fortemente espansiva. Per quanto riguarda la pandemia, più in Europa che in Usa, stiamo assistendo ad una impennata di nuovi casi da Covid-19 tanto da aver spin-

STEFANO FOSSATI, L’AUTORE DELL’ARTICOLO

Il supporto delle politiche monetarie e fiscali resterà alto ma ci sarà volatilità ed è opportuno diversificare to pressoché tutti i governi ad adottare nuove misure di limitazione alla circolazione. Anche a causa di ciò i dati macroeconomici mostrano qualche segnale di stallo dopo il balzo post lockdown.

GOLDMAN SACHS

IL QUARTIER GENERALE DI MEDIOBANCA A MILANO, GRUPPO CUI APPARTIENE CHEBANCA!

In questo clima il degli investitori, fino a pochi mesi fa orientato quasi ad un eccesso di ottimismo, nel corso delle ultime settimane ha conosciuto una contrazione che ha accompagnato l’indebolimento dei listini. Gli elementi di incertezza, come abbiamo visto, non mancano; in più questi stanno pesando su mercati che, soprattutto quello americano, avevano guadagnato molto terreno dai minimi di marzo. Mentre diverse sono le restrizioni attuate alle attività, i dati economici anche se più deboli rispetto alla fine del secondo trimestre, offrono prova di una certa resilienza che fa ben sperare. I mercati però non possono ignorare la crescente evidenza di una seconda ondata di infezioni; anche se nessuno esclude un lockdown totale come quello di marzo e aprile, la probabilità che questo possa accadere, rimane decisamente contenuta. Di certo se questo dovesse nuovamente accadere, lo scenario di ripresa fin qui ipotizzato per il

OK AGLI AIUTI UE, MA IL DEBITO RESTA UN PROBLEMA

I

disavanzi pubblici sono destinati a salire a livelli record in molti paesi europei in risposta alla crisi della Covid-19 – osserva la Goldman Sachs, come incipit di una sua analisi di tre giorni fa sull’effetto delle politiche fiscali europee anti-Covid. La casa d’investimento prevede disavanzi tra circa il 9% e il 6% del PIL nel 2020 e 2021, rispettivamente, nei Paesi dell’Eurozona. I bilanci per il 2020 contengono grandi componenti cicliche, con misure di sostituzione del reddito mirate al rafforzamento delle imprese e delle famiglie con stabilizzatori automatici,

mentre i bilanci del 2021 saranno probabilmente dominati da deficit strutturali. “Questi bilanci imprimeranno un sostegno fiscale aggiuntivo, con espansioni discrezionali a livello dell’Unione a 4 pari a circa il 2% del Pil nel 2020 e allo 0,7% nel 2021. A livello di Paese, vi è una sostanziale eterogeneità con stimoli diversi in Germania, Italia, Francia e in Spagna. Nel 2020 l’alleggerimento è guidato da misure di spesa e fiscali, e più dagli investimenti nel 2021. Inoltre, le sovvenzioni del Fondo europeo di ripresa economica diventano un’importante

fonte di finanziamento e di stimolo a partire dal 2021. “Anche se vediamo un certo rischio di implementazione delle varie, in particolare in Italia e Spagna – scrivono gli analisti del colosso finanziario – noi stimano tuttavia che la posizione fiscale dei due paesi rimanga positiva grazie ai programmi europei. Tracciamo una mappa delle nostre stime di posizione fiscale in base agli impulsi di crescita creati applicando la politica fiscale. Nell’attuale ambiente di politica monetaria altamente accomodante (…) stimiamo un sostanziale impulso di crescita pari a cir-

ca 1,5 punti percentuali nel 2020, 1,2 nel 2021 e 0,3 nel 2022. L’aumento sostanziale dei livelli di indebitamento come conseguenza della grande pandemia, però, a un certo punto riaccenderanno le preoccupazioni sulla sostenibilità del debito. Detto questo, ci aspettiamo un graduale consolidamento fiscale post-crisi piuttosto che un brusco ritorno all’austerità come sarebbe una sospensione delle norme fiscali europee”. Dunque: grazie ai soldi pubblici, l’Europa ce la farà. Ma prima o poi qualcuno ci chiamerà a saldare il conto.

prossimo futuro cambierebbe decisamente in peggio. Solamente la scoperta e la produzione di uno o più vaccini efficaci annulleranno il rischio di restrizioni ancora più gravi e ridurranno l’incertezza derivante da questa situazione. A prescindere dalle più fosche previsioni che presentano una probabilità contenuta, il contesto rimane sostenuto da fattori positivi: il supporto proveniente dalle politiche monetarie e fiscali continuerà ad essere elevato e quando possibile aumentato ulteriormente. Certo servirà ancora tempo prima che l’economia mondiale (al netto della Cina) recuperi i livelli pre Covid e ciò si rifletterà sulla volatilità dei mercati finanziari che rimarrà alta. In queste condizioni continua pertanto ad avere senso rimanere investiti ma in un portafoglio ben diversificato che prediliga la qualità sia nel value che nel growth. * Direttore Advisory & Solutions di CheBanca!

Investire Today

è un supplemento al numero di ottobre 2020 di Investire Editore Economy Group Srl Piazza Borromeo 1 20123 – Milano Direttore responsabile Sergio Luciano Distribuzione SO.DI.P, Via Bettola 18, Cinisello Balsamo – 20092 Stampa LitoSud s.r.l. Pessano con Bornago - 20160 (MI)



42 Sabato 31 Ottobre 2020

IL VIRUS FA BENE SOLTANTO ALL’ORO

L’impennata del metallo giallo riflette la più classica delle corse al bene-rifugio per antonomasia  DI UGO BERTONE

Ma quante sorprese può riservare il mercato più vecchio, anzi più antico del pianeta, quello dell’oro. Sotto i cieli della pandemia il metallo più nobile ha perduto, almeno per ora, alcuno dei suoi clienti più affezionati, gli indiani in particolare, pesantemente colpiti dalle conseguenze del contagio. O i dittatori delle repubbliche ex sovietiche, come l’Uzbekistan, obbligati a far cassa per fronteggiare la crisi. In compenso, l’appeal dell’oro ha ormai conquistato i favori della finanza. A settembre, nel momento di maggior fortuna, l’Etf Spdr Gold Share, il più importante del comparto, ha accumulato 1.258 tonnellate di oro, più di quanto conservato nei forzieri della banca centrale del Giappone. Salvo poi scendere il mese dopo a fronte delle vendite dei clienti che hanno voluto approfittare delle quotazioni record mettendo in vendita 15 tonnellate in preziosi lingotti: cinque volte di più di quanto immaginato dagli sceneggiatori di “Italian job”, il film sulla rapina del secolo interpretato da Michael Caine e, nel remake, da un’esplosiva Charlize Theron. Sull’onda dell’interesse dei mercati il “vecchio” oro ha fatto rivivere le emozioni della grande corsa nel corso dell’anno fino ad un picco di 2.070 dollari l’oncia il 6 agosto 2020. Da allora è iniziata la discesa sotto quota 2.000 per toccare una quotazione di chiusura il 23 ottobre attorno ai 1.900 euro, ancora al

di sopra del 20% circa rispetto ad inizio anno, ovvero una delle pochissime asset class che hanno registrato guadagni durante il periodo peggiore della crisi scatenata dalla pandemia di Covid-19. E adesso? L’incertezza è da sempre una buona compagna dell’oro, un toccasana per paure ataviche e spesso irrazionali. Ruchir Sharma di Morgan Stanley, uno che non ama l’investimento in oro (“è una semplice speculazione finanziaria – ha scritto sul Wall Street Journal – che non apporta alcun beneficio alla crescita”), rileva che secondo i sondaggi almeno sei americani su mille hanno comprato oro dallo scoppio del Covid-19 ed altri quattro sono pronti a seguire il loro esempio per procurarsi uno scudo contro la crisi. Manca un sondaggio analogo per l’Italia, ma il forte aumen-

Anche al netto del quadro geopolitico, peraltro, l’oro promette di essere un attore di primo piano nelle trame del mercato. All’origine della riscoperta della funzione del metallo giallo non è tanto la sua funzione difensiva quanto la tendenza al ribasso dei tassi, destinati secondo quanto afferma la Federal Reserve a restare bassi, almeno fino al 2022. Ma finché la ripresa non provocherà un inasprimento aggressivo della politica monetaria l’oro probabilmente continuerà a registrare un andamento positivo. Non a caso il recente scivolone dell’oro ha coinciso con un momento in cui le aspettative di inflazione hanno registrati un aumento, con il dollaro statunitense debole e in una situazione di incertezza economica che persiste. La prospettiva di nuove inie-

to del giro d’affari di Confinvest, la società quotata che si occupa di intermediazione nell’acquisto e nella vendita di oro fisico (+113% i ricavi nei primi sei mesi del 2020), fa pensare che il fenomeno si sia prodotto anche dalle nostre parti. In attesa che le eventuali turbolenze postelezioni Usa non provochi una nuova ondata di volatilità sui listini.

zioni di denaro sui mercati è una garanzia di buona salute per il metallo giallo che, nona caso, nel corso del 2010 ha mietuto consensi anche tra i Big che da sempre guardano con diffidenza a questo investimento. Esemplare il caso di Warren Buffett che da sempre disdegna quello che ha definito “un minerale estratto in qualche angolo d’Africa

Secondo alcuni analisti, finchè durerà l’attuale stato di incertezza economica, il valore del metallo prezioso salirà ancora, addirittura fino a 2410 dollari l’oncia. Per questo Warren Buffett ha acquistato un colosso minerario

WARREN BUFFET. A DESTRA, I VERTICI DELLA COFINVEST

che serve solo a proteggere dalla paura” ma che l‘estate scorsa non ha esitato ad investire 565 milioni di dollari nelle miniere controllate da Barrick. Inutile dire che si è trattato di un grande affare: i titoli di Barrick, acquistati prima di un grande rialzo, sono saliti del 37 per cento da aprile ad inizio settembre. Nello stesso periodo si sono impennati gli acquisti degli Etf dedicati all’oro: nella prima parte dell’anno gli acquisti sul principale prodotto legato al metallo nobile hanno raggiunto i 50 miliardi dollari, il 50 per cento in più della cifra toccata durante la crisi del 2008/09. Un fenomeno che ha cambiato la natura del mercato: gli Etc (ovvero gli Exchange trade commodity in tutto simili agli Etf) sono arrivati a controllare il 35 per cento del mercato contro l’8 per cento nel 2008. Una febbre rientrata solo in parte a partire da settembre quando i mercati ha dovuto fare i conti con la crisi di acquisto da parte dei due più importanti clienti tradizionali: Cina e India. Il mercato cinese, in particolare, ha dovuto fare i conti con le restrizioni all’export di valuta e beni preziosi in vigore fino a poche settimane fa, con il risultato che i prezzi reali dell’oro sono scivolati sotto i listini ufficiali con uno sconto di 35 dollari l’oncia. Ancor peggio è andata in India. Popley Eternal, il megastore di Mumbai che probabilmente

è il maggior venditore al mondo di catenine, orecchini e fedi o alla pandemia che ha praticamente imposto la cancellazione di nozze ed altre cerimonie spostate a tempi meno calamitosi. E così la domanda indiana di oro di è scesa a 700 tonnellate contro le 900 del 2018 mentre gli acquisti cinesi sono scesi a 150 tonnellate. Difficile che la tendenza possa cambiare finché dureranno le limitazioni imposte dal contagio, anche se i recenti segnali di ripresa del mercato cinese confortano i più ottimisti: una volta superata la pandemia, la domanda asiatica tornerà. Quali conclusioni si possono trarre? Finché non si stabilizzerà la ripresa dell’economia e, di riflesso, non si rialzeranno i tassi, l’oro probabilmente continuerà a registrare un andamento positivo. In tal caso, la flessione dei pezzi sotto la barriera dei 1.950 dollari potrebbe rappresentare una buona occasione d’acquisto (specie per i compratori in euro). “Se siamo dell’opinione che le incertezze economiche persisteranno nel corso di questa inusuale crisi pandemica - sostiene un report di Wisdom Tree - l’oro potrebbe raggiungere i 2410 dollari l’oncia entro il terzo semestre del 2021”. “La Fed – spiegano gli analisti - in attesa di un vaccino efficace potrebbe persino introdurre un maggiore allentamento della politica monetaria, unito all’atteso impulso fiscale a tutto vantaggio delle posizioni in oro”.



44 Sabato 31 Ottobre 2020

IL BALLO DEL MATTONE CAMBIA RITMO Il mercato in Italia sarà guidato da chi possiede già una casa e vuole comprarne una più grande

 DI FRANCO OPPEDISANO

È il momento di comprare un’immobile per abitarci o per investimento? Questa è la domanda delle cento pistole. Ci sono pro e contro. I prezzi al metro quadro, quasi ovunque e per ogni tipologia, non accenano a scendere nonostante la pandemia e gli affitti calano, seppur di poco. Nello stesso tempo, c’è molto liquidità ferma sui conti correnti e i tassi di interesse sui mutui non sono mai stati così bassi. Però e purtroppo, nessuno sa cosa potrà accadere nei prossimi mesi sul piano sanitario ed economico. Per avere qualche indicazione e per fare la scelta giusta è utile capire quello che stava succedendo nell mercato immobiliare quando, a fine settembre, a molti sembrava superata l’emergenza e pareva di essere tornati a una situazione di quasi normalità. Quello che accadeva poche settimane fa è quello che, probabilmente, succederà quando l’incubo del coronavirus sarà alle nostre spalle ed è stato fotografato dal Sondaggio congiunturale sul mercato delle abitazioni in Italia di Bankitalia, realizzato in collaborazione con Tecnoborsa e Agenzia delle Entrate, che aveva raccolto le opinioni degli operatori del settore immobiliare sulle prospettive delle

S

Le tipologie di alloggi offerti nelle città italiane OFFERTA

MONOLOCALI

2 LOCALI

3 LOCALI

4 LOCALI

5 LOCALI

Bari

6,2

20,6

31,7

27,5

14,0

Bologna

20,3

19,6

27,4

22,6

10,1

Firenze

2,8

19,8

23,7

31,1

22,6

Genova

1,5

12,7

33,0

38,1

14,7

Milano

11,8

44,5

30,3

10,9

2,5

Napoli

10,2

27,4

34,3

18,4

9,7

Palermo

2,0

18,0

33,8

31,7

14,5

Roma

7,8

27,3

38,6

17,8

8,5

Torino

3,1

34,1

36,3

17,2

9,3

Verona

2,1

16,2

33,4

29,1

19,2

FONTE: UFFICIO STUDI GRUPPO TECNOCASA

compravendite degli immobili a uso abitativo intervistando dal 31 agosto al 20 settembre 2020, 1.403 agenti immobiliari. Il quadro che emerge è fatto di tanta insicurezza e di alcune certezze. La prima è che guideranno il mercato immobiliare del prossimo futuro coloro che una casa l’hanno già e vogliono cambiarla, non i potenziali acquirenti intenzionati all’acquisto della prima casa o di un immobile ai fini di investimento. Ovvero, più che la voglia di diventare proprietari sarà il bisogno di avere maggiori spazi a spingere all’acquisto. L’epidemia di Covid-19 ha avuto, infatti, effetti rilevanti non solo sulla tipologia dei compratori,

ma anche sulle caratteristiche degli alloggi più richiesti dai potenziali acquirenti. Una larga quota di agenzie segnala un aumento della domanda per unità abitative indipendenti e con disponibilità di spazi esterni e risulta in crescita anche la ricerca di abitazioni di ampie dimensioni che in alcune zone come Milano scarseggiano. Il vero nodo da dirimere sarà il prezzo e, quindi, il delta tra le aspettative del venditore e la disponibilità ad offrire del compratore. Per questo le agenzie segnalano che la causa prevalente di cessazione dell’incarico sono le offerte di acquisto ritenute troppo basse dal venditore (57,8% da 51,9% della precedente rilevazione)

e la mancanza di proposte di acquisto, a causa di prezzi giudicati troppo elevati dai compratori (53,3% degli operatori rispetto 47,7%). Rimane, invece, contenuta la quota di coloro che segnalano difficoltà nel reperimento del mutuo (26,2%), segno che la maggior parte dei potenziali acquirenti hanno una situazione finanziaria che non preoccupa gli istituti di credito. Nello stesso tempo resta molto elevata la quota di acquisti finanziati con mutuo ipotecario (75,2%) come lo è il rapporto fra l’entità del prestito e il valore dell’immobile (76,8%). Lo sconto medio sui prezzi di vendita rispetto alle richieste iniziali del venditore è rimasto sostanzialmente sta-

bile, al 10,9%, e anche i tempi di vendita risultano pressoché invariati (7,5 mesi). È, invece, lievemente salita la quota di operatori che segnalano una diminuzione dei prezzi di vendita (36%), mentre la maggioranza ne indica una sostanziale stabilità (60,2%). Quasi nessuno pensa ancora a un rialzo. Anche perché nel settore si respira un’aria pesante: in 90 giorni, tre su dieci non hanno venduto neanche un immobile e questa percentuale è scesa anche rispetto al trimestre precedente, quello in pieno lockdown. Questa quota si è ridotta in tutte le aree del Paese, tranne nel Nord-Est, dove era già la più elevata, specialmente fuori dalle grandi città. Inoltre solo un operatore su quattro riporta una crescita del numero di potenziali acquirenti, mentre il 42,2% segnala una flessione. Per questo la maggioranza degli agenti immobiliari (42%) pensa che l’epidemia di Covid-19 influenzerà negativamente la domanda di abitazioni e avrà riflessi negativi sui prezzi di vendita (65,5%). Scansiona il QR per continuare a leggere >

CONTRATTO TRANSITORIO IN ATTESA DEI TURISTI

pariscono i turisti e i canoni di locazione per i residenti scendono. L’equazione, non del tutto immediata, diventa chiara quando si pensa agli appartamenti vuoti che negli scorsi anni erano destinati ai soggiorni brevi e che oggi sono tornati sul mercato in cerca di un contratto di affitto tradizionale. Aumenta l’offerta e diminuisce il prezzo, almeno in attesa che si torni a viaggiare e le università riaprano i battenti. Di conseguenza nel primo semestre del 2020, per l’ufficio studi di Tecnocasa, i canoni di locazione hanno registrato una diminuzione dello 0,2% sui monolocali e dello 0,9% per i bilocali e i trilocali. Nello stesso periodo il 74,7% ha cercato casa come scelta abitativa, con un lieve aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, quando la percentuale era del 71,4%. In questa categoria rientrano coloro che non riescono ad acquistare o volutamente scelgono l’affitto. La tipologia più affitta è il bilocale con il 39,1%, seguita dal trilocale con il 30,9%. Come ci aspettavamo, c’è una contrazione della domanda di chi cerca per motivi di lavoro che passa da 25,9% a 22,6%. I lavoratori la cui azienda ha optato per lo smart working hanno deciso

di non rinnovare il conTipologia contratti - Grandi città I semestre 2020 tratto di affitto in attesa di nuove disposizioni. Canone concordato Canone libero Transitorio Abbastanza invariata la percentuale degli stu82,2% 17,8% MILANO denti, probabilmente perché l’analisi è riferita 21,3% 63,6% 15,1% NAPOLI alla prima parte dell’an49,3% 39,3% 11,4% PALERMO no mentre gli universitari si muovono in ge73,3% 14,9% 11,8% ROMA nere a settembre e gli effetti della contrazione 44,9% 40,1% 15,0% TORINO su questa categoria di inquilini si vedrà nel FONTE: UFFICIO STUDI GRUPPO TECNOCASA secondo semestre del 2020. I dati sui contratti stipulati nella prima parte del 2020 avevano acquistato una casa da destinare all’affitto turistiregistrano una contrazione di quelli a canone libero (in un co e che hanno deciso di collocarlo sul settore residenziale anno da 55,1% a 52,0%) e un aumento del concordato (da hanno optato per questa formula per non vincolare troppo 29,5% a 31,4%) e del contratto transitorio che passa da l’immobile e riaverlo a disposizione per ritornare agli affitti 15,4% a 16,6%. Questo dato evidenzia come coloro che brevi in caso di un’inversione di trend dei flussi turistici.



46 Sabato 31 Ottobre 2020

BUSINESS EMERGENTI PER I GRANDI

In calo negozi e alberghi, i big del settore puntano su data center, studi clinici e spazi di coworking  DI ROSA SARO

Seguire i professionisti è un buon metodo per non fare passi falsi. per questo possono rilevarsi utile agli investitori le risposte date dai maggiori player del mercato immobiliare a un’indagine sul settore presentata da Scenari Immobiliari. Le previsioni circa l’andamento del mercato immobiliare per il prossimo anno dicono che gli scambi previsti sono in forte calo soprattutto per negozi, alberghi e capannoni. In diminuzione moderata, o comunque più stabili, sono i passaggi di beni a destinazione residenziale e terziaria. Le aspettative maggiori riguardano i business delle asset class emergenti come i data center, studi clinici e spazi di co-working. Le società si attendono una stabilità o una moderata contrazione dei prezzi in quasi tutti i comparti, ad eccezione delle asset class emergenti. Per le grandi società immobiliari le aree a livello nazionale che saranno maggiormente capaci di attrarre investimenti nel prossimo triennio sono il Sud e le Isole per quanto riguarda il comparti alberghiero, senior housing, rsa e superfici commerciali per la grande distribuzione. Nel Nord Ovest risulta molto interessante il settore uffici e nel Nord Est i capannoni logistici. Negozi e spazi per lavori condivisi sono, invece, le opportunità rilevanti per il Centro. Per quanto riguarda i due maggiori centri di investimento sul territorio nazionale, Milano e Roma, le Sgr indi-

viduano il centro della capitale come più interessante per lo sviluppo del comparto residenziale in vendita e alberghiero, mentre il centro di Milano sarà capace di intercettare investimenti in uffici e residenziale in affitto. Entrambe le aree semicentrali delle due città risultano estremamente interessanti per gli investimenti nel residenziale, sia vendita che affitto, e per lo student housing. Il semicentro della città meneghina risulta interessante anche per gli uffici e i capannoni industriali. L’ottimismo dei grandi operatori del settore sulla capitale lombarda è confermato da dall’annuale indagine “Residenziale a Milano: mercato immobiliare e trend emergenti” a cura del Centro Studi di Gva Redilco & Sigest che ha monitorato il mercato residenziale di nuova costruzione il tra giugno 2019 e il maggio 2020) ed evidenzia come siano aumentati i nuovi progetti, mentre le vendite si siano mantenute a livelli significativi. «Il 2020 è un anno molto particolare, che sta mettendo a dura prova i diversi settori dell’economia, compreso quello immobiliare» ha spiegato presentando l’indagine Enzo Albanese, presidente di Sigest «eppure la bella notizia è che Milano sembra resistere ai contraccolpi della pandemia a suon di vendite e progetti. Nonostante la Milano semideserta alla quale ci siamo abituati nella prima metà dell’anno, la domanda di abitazioni, stando alle ultime rilevazioni, supera abbondantemente l’offerta, affer-

La città di Milano sembra resistere ai contraccolpi della pandemia a suon di vendite e nuovi progetti. C’è domanda di abitazioni nuove mandosi così una città estremamente attraente». Il monitoraggio dei progetti ha rilevato un totale di 117 operazioni residenziali nelle zone più centrali. Nei 12 mesi fino al maggio scorso, si sono concluse le vendite di 47 operazioni e 36 nuove iniziative sono state messe sul mercato. A fine rilevazione, gli sviluppi che presentano ancora appartamenti in vendita erano 72, per un

totale di 825 unità effettivamente disponibili. Il prodotto “ultimi 12 mesi”, ossia quello messo in commercio nel periodo di rilevazione, evidenzia un incremento delle iniziative del 64% (36 operazioni) e delle unità del 50% (1.354 immobili). Le vendite nel periodo sono state 1.292, con un incremento del 13% rispetto alla Ricerca del 2019. Inoltre, il 58% delle vendite totali è rappresentato da abitazioni recentissime: quasi 6 case su 10 sono state messe sul mercato dal giugno 2019. I prezzi relativi agli appartamenti disponibili registrano un incremento dei valori medi del 6,5% nel Centro, del 5% nei Bastioni e del 5% nella Circonvallazione. Il 44% delle operazioni presenta prezzi al metro quadro compresi tra 7.000-10.000 euro, il 38% tra i 5.000 e i 7.000, il 17% oltre 10.000 euro e l’1% tra i 3.000 e i 5.000.

L’impatto dell’emergenza Covid-19 sui contratti di locazione commerciale

LA VIA DELLA RINEGOZIAZIONE

 DI VALERIO PANDOLFINI

Le misure straordinarie adottate per il contenimento dell’epidemia da Covid-19 hanno avuto e stanno tuttora avendo un enorme impatto sulle attività di impresa. Anche molte

imprese non direttamente colpite da provvedimenti di chiusura dell’attività hanno subìto e stanno subendo un forte decremento di redditività. La risposta del legislatore dell’emergenza è stata finora parziale ed insoddisfacente. Al di là delle agevolazioni fiscali previste dall’art. 65 del Decreto “Cura Italia”, reiterate ed estese dal “Decreto Rilancio”, il legislatore emergenziale non è infatti intervenuto con misure aventi ad oggetto rideterminazione del quantum delle obbligazioni incise dall’evento pandemico, se si eccettua la norma di cui

all’art. art. 216, comma 3 del Decreto Rilancio, che ha previsto una riduzione dei canoni locatizi per soli conduttori di impianti sportivi privati. Né, d’altra parte, appare risolutiva la norma di cui all’art. 91 del Decreto “Cura Italia”, secondo cui “il rispetto delle misure di contenimento è sempre valutata ai fini dell’esclusione, ai sensi e per gli effetti degli articoli 1218 e 1223 c.c., della responsabilità del debitore”. D’altra parte, gli ordinari rimedi previsti dal Codice civile risultano inadeguati a venire incontro alle concrete

esigenze delle imprese, e in particolare dei conduttori di immobili ad uso commerciale in difficoltà per effetto dell’emergenza epidemica, in quanto hanno quale effetto quello dello scioglimento del rapporto, e quindi finiscono per fare “terra bruciata” dei rapporti d’impresa. L’unica strada per raggiungere tale risultato è quella della rinegoziazione delle condizioni contrattuali. In difetto di un accordo spontaneo tra le parti, la giurisprudenza stà sempre più delineando l’esistenza di un dovere di rinegoziazione, basata sul princi-

pio di buona fede, in virtù dei quali i proprietari di immobili sono tenuti a cooperare con i conduttori per rivedere l’importo del canone, riequilibrando il contratto. Tale soluzione non è tuttavia priva di aspetti problematici. info@studio-pandolfini.it www.assistenza-legale -imprese.it Scansiona il QR per continuare a leggere >




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