Economy Like Agosto 2019

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Edizione Speciale per la flotta Grimaldi Lines

In vacanza con Fido

Nonostante gli abbandoni non accennino a diminuire (oltre 150.000 all’anno), l’estate con gli amici a quattro zampe può essere fantastica. Vi spieghiamo come

food&travel I migliori itinerari turistici tra Sardegna, Sicilia e Toscana. Una visita alla Festa della Taranta Lo speciale sui vini del Trentino

lifestyle Le vacanze dei vip più sfuggenti Gli outfit migliori per la spiaggia Una app consiglia come vestirsi I film più celebri girati sulle navi

piaceri Dietro le quinte delle più importanti mostre d’arte, con uno sguardo attento ai curatori più pagati e alle storie più curiose





l'editoriale dell'OSPITE

Sardegna, isola negletta che merita di essere di nuovo centrale

CHI È Antonello Martinez, avvocato, è il fondatore dello Studio Martinez-Novebaci

di Antonello Martinez

D

a giovane avvocato sardo, emigrato a Milano 35 anni fa dalla sua isola, posso dire che ancora oggi la Sardegna è molto presente nella mia vita. Tuttora, quando mi capita di parlare di me in interviste o conferenze, respingo con sdegno la definizione che a volte mi viene affibbiata “di origine sarda”. Il mio essere sardo è ben più di un’origine, è una percezione costante e viscerale. Una percezione però a doppio taglio. Da una parte una costante, meravigliosa dolcezza e nello stesso tempo una rabbia infinita, perché con le potenzialità straordinarie che l’isola avrebbe, e che da avvocato d’impresa posso vedere assai bene, constatare invece tra i miei amici e conterranei sardi quanta rassegnazione si respiri, è deprimente. Vedere tante risorse sperperate è sconfortante. Parliamo ad esempio di turismo. Consideriamo che la bellissima e meravigliosa Sicilia, di poco più grande della Sardegna, ha quasi sei milioni di abitanti mentre la “mia” isola ne ha un milione e mezzo… salta agli occhi la differenza. La Sardegna potrebbe accogliere molto più turismo, da quello elitario a quello di massa. Perché è unica. Ricordo ancora che il mio professore di filosofia, Aniello Gatti, ripeteva sempre che sulla Terra oltre che nella Valle del Nilo solo nel Campidano si possono fare due raccolti di grano all’anno... Cinquant’anni fa la distanza tra la Sardegna e il resto del Paese era inferiore a quella di adesso, oggi il gap si è allargato. Negli Anni Sessanta abbiamo sradicato i contadini dalle campagne, sbagliando. Solo da qualche anno c’è un rilancio sorretto anche dal punto di vista culturale di quelle che erano attività tipiche di questa regione. Eppure, ancora oggi, cinque anni di un governo regionale dinamico basterebbero per ribaltare le sorti dell’eco-

nomia della regione. Che, lo ripeto, ha un potenziale enormemente sottoutilizzato. Ho poi, da sardo emigrato, un altro grande cruccio. Non c’è settimana in cui io non riceva una chiamata da qualche amico sardo che mi chiede aiuto per un suo congiunto che ha bisogno di farsi ricoverare in un ospedale lombardo. E si tenga presente che la Sardegna ha ottimi medici e ottime strutture: eppure tutti chiedono di venire qua, e da sempre. Il ritorno nel mio buen ritiro nell’isola è qualcosa che mi riporta in una dimensione diversa e più autentica. Pochi giorni fa, ad esempio, sono rientrato da un week-end di

La Sardegna ha solo un milione e mezzo di abitanti, contro i sei della Sicilia. Potrebbe accogliere molti turisti, ma... una bellezza assoluta…su spiagge incontaminate, un paesaggio meraviglioso. Se seguissi solo il senso della vita dovrei essere là, restare là, Invece certamente l’impresa è qui a Milano, e poi – fortunatamente, aggiungo - prevale il mordente professionale. Però ecco: anche nei confronti dei tanti amici che ho sull’isola sento come il dovere di rendermi tramite e sostenitore delle loro iniziative, delle loro esigenze, creare opportunità. Aiutarli a riscattarsi! Ci sono molti sardi, qui a Milano, che riescono molto bene nelle loro attività: perché a Milano sì e in Sardegna no?

AGOSTO 2019

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appuntamenti 5 – 9 settembre

Sana Il 5 e 6 settembre tornano a Bologna gli stati generali del biologico. Un appuntamento che poggia su un incremento costante della domanda di alimenti biologici, di integratori e cosmetici naturali per la cura di sé, come anche di prodotti sostenibili. Un macro-settore in espansione, a livello nazionale e internazionale, che ha in SANA - Salone internazionale del biologico e del naturale - la propria manifestazione di riferimento in Italia. La 31esima edizione dell’evento, poi, si terrà a Bologna dal 6 al 9 settembre 2019. Organizzato da BolognaFiere, in collaborazione con Assobio e

Federbio, con i patrocini del Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare e del Ministero delle politiche agricole alimentari, forestali e del turismo e il supporto di ITA, Italian trade agency, SANA è molto di più di un evento fieristico: è la destinazione per il business collegato al mondo del biologico, la piattaforma di confronto culturale sui temi a esso collegato, il luogo in cui incontrare operatori provenienti da tutto il mondo. Evento business oriented, dunque, che si avvale dell’esperienza di BolognaFiere, secondo operatore fieristico nazionale, fra i primi a livello europeo con un forte know-how nell’organizzazione di eventi b2b leader internazionali nei rispettivi settori. L’iniziativa ha ricevuto finora

oltre 1.000 adesioni, un numero che ha “costretto” gli organizzatori a prevedere un padiglione in più rispetto a quanto inizialmente preventivato. L’offerta espositiva di SANA si completerà con un ricco programma di convegni, workshop e seminari.

Bologna

8 – 31 agosto

Bargajazz Torna per la 31esima volta il Concorso Internazionale di Arrangiamento e Composizione per Orchestra Jazz. L’evento nasce nel 1986 da un’idea di Giancarlo Rizzardi e Bruno Tommaso come concorso di arrangiamento e composizione per orchestra jazz. Il concorso aveva l’obiettivo primario di dare l’opportunità ai giovani compositori e arrangiatori di far eseguire le proprie opere da un’orchestra professionale e stimolarne la produzione.

Barga (LU)

2 – 31 agosto

Fiera campionaria di Messina Nel quartiere fieristico della città siciliana torna la manifestazione espositiva preferita dai messinesi. Si tratta di un appuntamento imperdibile che da oltre 80 anni allieta l’agosto della città dello stretto. Si tratta, infatti, di una rassegna tra le più significative di tutto il Meridione che dà spazio a colori, profumi e sapori della terra siciliana. Un evento multisettoriale che si rivolge a grandi e piccini, con tanti nuovi spunti che permettono di rendere necessaria una visita a Messina. Qui infatti si trovano accessori utili per la casa e il giardino, ma anche abbigliamento e giochi per bambini. Senza dimenticare il mangiar bene.

Messina

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2 – 3 agosto

Festival della pasta fresca Chi non conosce i mitologici maccaruna alcamesi? E le caserecce palermitane? E le busiate trapanesi? Per celebrare questi e tanti altri formati di pasta fresca, come ogni anno torna il Festival della Pasta Fresca Siciliana nel centro storico di Alcamo. Saranno anche presenti numerosi stand con prodotti tipici del territorio. La cittadina nel trapanese vanta una tradizione millenaria: fondata dagli arabi, è stata patria di uno dei più celebri poeti del XIII secolo: Cielo d’Alcamo.

Alcamo (TP)

3 – 4 agosto

Banchetto medievale A partire dalle ore 20 di sabato 3 agosto, nella centrale Piazza della Resistenza a Bibbiena, si terrà il tradizionale Banchetto alla corte del Conte Tarlati, una rievocazione storica medievale organizzata dall’Associazione del Carnevale Storico di Bibbiena. Le due serate vedranno momenti conviviali medievali. Il clou sarà rappresentato dalla cena in stile dell’epoca con intrattenimento. A causa della scarsità di posti disponibili, è caldamente consigliato prenotare per godere di una serata davvero unica. Prezzi: 25 euro per gli adulti, 15 euro i bambini tra i 6 e 10 anni, gratis da 0 a 6 anni.

Bibbiena (AR)

14 – 17 agosto

Red Valley Festival Inizialmente fu un’idea semplice: creare un festival di musica dance ed elettronica in Sardegna contando su un nome di grido come Steve Aoki e contornandolo di grandi guest star italiane. Con questo spirito nacque nel 2015 il Red Valley Festival, una delle manifestazioni più interessanti dell’intero panorama nazionale, una delle location più suggestive e particolari dove è possibile ospitare i migliori artisti dello scenario musicale attuale. Quest’anno il Red Valley

Festival giunge alla 5° edizione ma la sua filosofia non cambia: il palco, i giochi di luci, la musica, l’energia del pubblico, le notti di agosto, uno scenario naturale vivo, colorato, reale. Durante le quattro serate di questa edizione si alterneranno alcune delle star più acclamate del panorama EDM (Electronic Dance Music). Il 14 sarà Bob Sinclair, dj francese che ha conquistato le platee di tutto

il mondo, a prendersi la scena. A Ferragosto arriva Gigi D’Agostino, disck jokey torinese che dagli anni ’90 è sinonimo di musica dance e commerciale per tutti gli italiani. Il 16 agosto si alterneranno quattro diversi spettacoli: Steve Aoki, uno degli habitué della manifestazione; Will Sparks, uno dei disc jokey più celebri del mondo; il Deejay Time (composto dai volti noti della radio Albertino, Fargetta, Molella e Prezioso) ed la star dell’hip hop Emis Killa. Chiuderà la kermesse il 17 agosto il rapper sardo Salmo, reduce da un tour nei palazzetti di tutta Italia. L’abbonamento alle quattro serate costa 130 euro.

Arbatax (NU)

LUGLIO 2019

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sommario COVERSTORY

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In viaggio con Fido: tutti i (falsi) miti da sfatare Con la dottoressa Cristina Lavore tutti gli accorgimenti per l'estate

17

Ad ognuno il suo mangime: come scegliere il più adatto Tutti i fattori (compresa l'età) da valutare quando si sceglie il cibo

18 Tutto quello che dovete

sapere sui viaggi "pelosi" Assicurazioni, vaccinazioni, visite: il vademecum per partire sereni

22 Come proteggere il cane

da pulci, zecche e forasacchi L'erba diventa il veicolo di tanti parassiti anche molto pericolosi

14

26

26 Così la cucina vegetariana ha

ha travolto anche Milano Il "bere bene" è il nuovo must nel food&beverage. Ma i costi sono alti

48 50 Ustica, l'oasi per i sub

che riposa in mezzo al Tirreno L'isola è oggi l'ideale per chi sogna una vacanza attiva e intrigante

32 Ecco come l'Irlanda ha scoperto 52 Palermo: così il crocevia

i sapori e i profumi del Molise Due italiani, oggi diventati Cavalieri, insegnano a cucinare a Dublino

di culture è tornato capitale Già patrimonio dell'umanità, oggi è una città da esplorare lentamente

34 Speciale vini: contro il caldo

58 Livorno, un viaggio magico

44 Trentino: la meta giusta

63 La danza di Melpignano:

48 Cagliari, oltre le acque limpide

66 Barcellona: un tour insolito

AGOSTO 2019

ritrovato gusto... e Joia A pranzo con Pietro Leemann, chef stellato del ristorante milanese

30 La moda dei cocktail artistici

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FOOD&TRAVEL

un rimedio antico e inatteso Servito fresco, il nettare di Bacco può essere la bevanda giusta dell'estate per il detox di corpo e mente Ecco proposte per coccolare il corpo: passeggiate, bagni kneipp e tree hug una città che lascia senza fiato Coste, quartieri unici, siti storici e promontori con scorci mozzafiato

tra arte e gastronomia La città toscana è nota per ricette uniche e per nomi immortali è la Notte della Taranta La pizzica richiama in Puglia oltre 150.000 persone ogni anno con un pizzico di... "Pepe" Un itinerario sulle orme del mitico investigatore creato da Montalbàn



sommario

LIFESTYLE

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70 I vip e le celebrità sotto la lente

d'ingrandimento di Monica Setta Afef e Matteo Mammi, Simona Ventura e Barbara D'Urso: dove vanno i famosi?

72 Anche sotto l'ombrellone con

Edizione speciale per Grimaldi Lines

Allegato alla LaFreccia, mensile di bordo di Frecciarossa-Trenitalia

78

lo stile della nostra wishlist Teli mare a tema acquatico e borse molto colorate: ecco i must have dell'estate

74

Iill giorno, makeup dell'estate? Naturale per audace per la sera

Trucchi waterproof perfetti per andare in spiaggia o a fare il bagno

76 Così il look più adatto a ognuno

viene scelto dall'assistente virtuale Con Bantoa i vestiti più trendy vengono suggeriti dalla community di influencer

78 Motori: tutto quello che c'è da sapere

sulle nuove proposte dell'automotive Nuovi propulsori, sistemi di allarme innovativi e fuoriserie per pochi

83 Leggere? È un gioco da ragazzi

Altro che tablet e console varie Tutti gli studi riconoscono ai libri un ruolo fondamentale nella formazione dei bimbi

86 Quando il set cinematografico

è una nave da crociera Tante le pellicole ambientate in mezzo al mare, alcune perfino... da Oscar

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Direttore responsabile Sergio Luciano Coordinamento Marco Scotti In redazione Marina Marinetti (caporedattore), Marco Muffato, Riccardo Venturi Hanno collaborato Lucrezia Argentiero, Matteo Boiardo, Gianfranco Brambati, Luigi Ciccarelli, Mara Cinquepalmi, Oreste Ferrari, Francesca Frediani, Alessandro Luongo, Turi Milano, Franco Oppedisano, Davide Passoni, Miriam Romano, Ida Santilli, Enrico Saravalle, Davide Schiavon, Monica Setta, Chiara Volonté Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori

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PIACERI

90 Un inedito dietro le quinte

delle mostre d'arte I cachet dei curatori più pagati e gli eventi più curiosi

94 Enigmistica 98 Le ragioni del gossip

Segreteria di redazione Monia Manzoni Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 24 del 14/02/2019 Stampa Arti Grafiche Boccia Spa Via Tiberio Claudio Felice 7 84131 Salerno



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story

COVER 18

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COVERSTORY

In vacanza con Fido

Pelo raso, scarpe protettive e uva a volontà: tutti i (falsi) miti che possono far male al cane di Chiara Volontè

Con la dottoressa Cristina Lavore un viaggio alla scoperta di tanti piccoli accorgimenti che possono rendere migliore l'estate a quattro zampe

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acchina carica, radio accesa e “Mare, mare, mare, ma che voglia di arrivare lì da te”, ancora meglio se con noi, per le vacanze, parte anche Fido. Ma non tutti i nostri amici a quattro zampe arrivano alla meta di villeggiatura, e per la maggior parte di essi il tragitto si trasforma in una sentenza di morte: basti pensare che, durante la stagione estiva, ogni anno vengono abbandonati per strada oltre 65.000 cani, di cui l’80% perisce – vittima di incidenti o di stenti - in attesa che ritorni il proprio amato padrone. Ma, fortunatamente, sono sempre più le famiglie che decidono di trascorrere le tanto agognate ferie in compagnia del proprio animale.


In vacanza con Fido

«Portare il cane in vacanza con noi è sicuramente un’esperienza divertente, ma dobbiamo ricordarci che il quadrupede ha esigenze differenti rispetto alle nostre, e per la sua salute alcuni accorgimenti sono d’obbligo. Innanzitutto, se ci muoviamo con una macchina dotata di aria condizionata, è indispensabile raffreddare bene l’abitacolo prima di farvi entrare il cane, mentre se non si ha a disposizione questo comfort è buona norma tenere i finestrini completamente abbassati, in modo che l’ambiente sia comunque ventilato. I tappetini refrigeranti possono essere un’ottima idea per donare un po’ di sollievo al nostro amico – possono essere utilizzati anche in casa -, ma più di ogni altra cosa è fondamentale avere sempre acqua fresca a disposizione, ed eventualmente frutta e verdura che possano ripristinare un po’ le perdite di sali minerali. Ovviamente, mai lasciare l’animale nella vettura ferma e spenta, perché il colpo di calore diventerebbe quasi una certezza». È con queste parole che Cristina Lavore, medico veterinario che si occupa di piccoli animali, laureata a Milano presso la facoltà di Medicina Veterinaria, ci spiega quali comportamenti dobbiamo adottare in estate per garantire il benessere del nostro cane, in particolar modo se decidiamo di portarlo in vacanza con noi. «Da un punto di vista alimentare, se scegliamo di passare la giornata al mare con Fido – ci racconta la dottoressa - è consigliabile nutrirlo con una porzione di cibo ridotta rispetto al consueto prima di recarci in spiaggia, ed eventualmente portare con noi frutta e verdura fresca, quali carote, finocchi, sedano (evitiamo uva, avocado e noci, dannosi per la salute del nostro beniamino) da dare come spuntino all’animale, per integrare i sali persi. Infatti, i nostri amici a quattro zampe risentono del caldo e durante la stagione estiva, proprio come noi umani, sudano e necessitano così di un maggior apporto di liquidi e vitamine. Ovviamente, il cane

COVERSTORY

Per passare del tempo in spiaggia con il cane è necessario avere un ombrellone. Inoltre, con cadenza regolare, è fondamentale bagnare la testa e il corpo dell'animale per mantenerlo costantemente rinfrescato deve sempre avere a portata di muso la sua ciotola con acqua fresca, che andrà cambiata spesso. Inoltre, meglio concentrare il pasto principale verso sera, quando la temperatura è più fresca, ma cerchiamo comunque di rispettare le abitudini del quadrupede». E se per molti di noi estate fa rima con carnagione abbronzatissima ottenuta passando l’intera giornata sulla sdraio, e pelle che profuma di sale, questo non deve assolutamente essere il leit motiv della vacanza del nostro peloso. «Se vogliamo passare del tempo in spiaggia con il nostro migliore amico – sottolinea Lavore – dobbiamo necessariamente avere a disposizione un ombrellone, oppure scegliere un luogo con una pineta e una buona copertura dai raggi solari, perché il cane deve godere sempre dell’ombra e del fresco; inoltre, è consigliabile bagnare testa, tronco, arti e zampe del nostro Fido. Nei lidi in cui la balneazione agli animali è vietata, è buona norma creare una sorta di piscinetta (con catini, oppure utilizzando quelle per bambini)

la dottoressa cristina lavore

La ricetta dell’estate

D

urante la stagione estiva anche gli

porre loro una sorta di granita o gela-

animali, proprio come noi, neces-

to. Prendete della frutta fresca come

sitano di un maggior apporto di liquidi:

fragole, banane, melone, anguria e

a causa del calore si perdono più facil-

pera (mi raccomando, evitate uva e

mente sali minerali e

avocado), e frullate-

vitamine, che devo-

la insieme a dell’ac-

no però essere rein-

qua o a dello yogurt

tegrati,

se

bianco magro senza

con frutta e verdura.

aggiunta di zuccheri.

Ma magari non tutti i

Una volta ottenuto il

cani ne vanno ghiot-

composto, mettete-

ti, dunque tocca in-

lo nei contenitori del

gegnarsi per trovare

ghiaccio,

un

assuma la forma dei

meglio

modo

sfizioso

affinché

per contribuire al loro benessere. La

tipici cubetti. Dopo qualche ora di ri-

dottoressa Lavore ci ha suggerito

poso in freezer, potrete offrire ai vostri

una ricetta per viziare, in modo sano,

beniamini succulenti e sani manica-

i nostri amici a quattro zampe, e pro-

retti, ideali per le giornate più calde.

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COVERSTORY

In vacanza con Fido

affinché si possa sempre rinfrescare. Se invece l’arenile che abbiamo selezionato permette ai quadrupedi di farsi una nuotata, dobbiamo innanzitutto controllarli costantemente e impedire loro di bere l’acqua del mare – più facile a dirsi che a farsi – che, essendo salata, è un emetico e quindi provoca vomito, e successivamente sciacquarli scrupolosamente per togliere ogni traccia di salsedine dal manto e dalla pelle. Dobbiamo anche ricordarci che, proprio come noi umani, anche i cani si scottano: applichiamo loro delle apposite creme con protezione solare – il vostro veterinario di fiducia saprà consigliarvi quella più idonea per ogni esigenza – in particolar modo sul tartufo e sulla giunzione tra questo e la cute, e più in generale nelle aree glabre esposte ai raggi e, quindi, a maggior rischio ustione. Infine, per quanto riguarda la tosatura, il mio consiglio è quello di non radere a zero il pelo, in quanto si esporrebbe l’animale a una maggior quantità di calore, perché il manto protegge dal calore, di conseguenza è preferibile lasciare almeno un centimetro di lunghezza su tutto il corpo». Se vogliamo fare una passeggiata alla scoperta delle bellezze del luogo di villeggiatura prescelto, scarpe comode, un cappellino e via, pronti per l’avventura… Ma per i nostri fedeli amici la scampagnata potrebbe rivelarsi tutt’altro che divertente. «Se abbiamo intenzione di fare una camminata in compagnia di Fido – prosegue la dottoressa –evitare le ore più calde della giornata potrebbe non essere sufficiente. Infatti, dove batte il sole l’asfalto può raggiungere anche i 60 gradi, ustionando così i polpastrelli dell’animale; inoltre, dobbiamo ricordare che all’altezza del quadrupede il calore è molto meno tollerabile che alla nostra. E non crediamo che mettendo delle scarpine all’animale la situazione si risolva, anzi in questo caso la temperatura raggiunta dai polpastrelli sarà sicuramente maggiore, perché è da lì che i cani sudano, con la conseguenza che costringendoli all’interno di calzari creeremmo anche umidità. Dunque, o per il giretto si sceglie il momento più fresco della giornata, oppure si dovranno prediligere prati e sterrati, che non produrranno ustioni al cane». Di importanza fondamentale, durante i mesi più caldi, è monitorare il nostro amico con maggiore attenzione, infatti «in estate gli animali sono soggetti al colpo di calore – avverte Lavore – uno stato da non sottovalutare. Come riconoscerlo? Il cane inizia ad ansimare in maniera molto più frequente del consueto, e toccandone il corpo ci si rende conto che la temperatura raggiunta è davvero molto elevata. Contemporaneamente, il quadrupede inizia ad avere sempre meno forza di muoversi, fino a non reggersi più in piedi. Dobbiamo evitare di arrivare a questo punto, bagnando l’animale e portandolo in un luogo fresco. Ma se con questi accorgimenti il nostro amico non si riprende, si deve correre dal veterinario, che saprà prestare le cure più adeguate».

16

AGOSTO 2019

Facile dire crocchette: trova le differenze!

D

estreggiarsi

nella

scelta del cibo più

glie potrebbero risultare preponderanti.

adatto per il nostro amico

Le proteine costituiscono

a quattro zampe è sicura-

il componente più impor-

mente un’impresa ardua,

tante per il profilo nutrizio-

tra spot in tv, campagne

nale di Fido: quelle meglio

pubblicitarie online e mar-

assimilabili

che consigliate da amici.

dall’uovo, seguite da latte

Se Fido è in forma e non

e latticini e da quelle ani-

necessita di un mangime

mali, in ultimo quelle deri-

particolare – e, nel caso

vate dalla soia e dai legu-

in cui non lo fosse, sarà

mi. Per quanto riguarda i

il veterinario a suggerirci

grassi, quelli di particolare

cosa acquistare e come

pregio sono l’olio di pe-

comportarci – leggere le

sce – ricco di omega 3 –

tabelle nutrizionali poste

e quello di mais; invece,

sulle

saprà

lo strutto di maiale non è

darvi un’idea precisa della

particolarmente indicato,

qualità dell’alimento che

in particolar modo se il

state per somministrare

nostro cane è in sovrap-

al vostro beniamino, al di

peso. I sali minerali sono

là del brand più in voga.

riportati con la dicitura

Gli ingredienti contenuti

“ceneri grezze”, e si trat-

nella lista sono elencati in

ta in particolar modo del

ordine quantitativo decre-

calcio.

scente, ciò significa che il

Nell’etichetta è presente

primo elemento riportato

anche una lista di additi-

è quello presente in mag-

vi che sono stati aggiunti

gior quantità – per i cani

per fornire oligominera-

dovrebbe trattarsi di car-

li e vitamine. Le tabelle

ne o pesce. Attenzione:

nutrizionali non indicano

spesso i cereali, che co-

il valore dell’acqua, che

stano molto meno degli

di solito si attesta intorno

alimenti di origine anima-

al 14%, e dei carboidra-

le, vengono “spezzettati”

ti. Questi ultimi non sono

nelle loro parti (crusca,

nocivi per il nostro cane,

farina, glutine…) e di con-

ma meno ce ne sono, più

seguenza non compaio-

nutriente e salutare è il

no in cima alla lista, ma

cibo; in linea di massima,

se i valori singoli vengono

un buon alimento non ne

sommati, queste grana-

contiene più del 30%.

confezioni

provengono


A ognuno

il suo cibo

«L'

alimentazione per un cucciolo rispetto a un cane adulto o anziano deve cambiare – specifica la dottoressa Lavore – Inoltre, è differente anche la composizione dei valori nutritivi, in quanto ogni fase di vita dell’animale ha fabbisogni diversi. Ovviamente, dobbiamo sempre interpellare un veterinario, che imposterà il regime dietetico più consono alle necessità di Fido». In generale, in caso di alimentazione fisiologica, si deve tenere presente che, tendenzialmente, i mangimi “puppy” si somministrano fino a sei mesi; questi presentano una percentuale proteica del 5-7% superiore rispetto al cibo per cani adulti, così come sono più numerosi i sali minerali, mentre per quanto riguarda le altre componenti non vi sono particolari difformità. Il nostro amico a quattro zampe, dai sei mesi ai nove anni di età, sarà nutrito con un alimento “adult”, meno ricco di proteine rispetto al puppy. Particolare attenzione va prestata all’alimentazione dei nostri beniamini più anziani, in primis scegliendo un mangime più morbido – dato che, con il passare del tempo, anche i denti e le gengive iniziano a deteriorarsi –e più digeribile, perché l’apparato gastrointestinale diventa più pigro; proprio per questo motivo, se Fido è “in là con gli anni” è preferibile scegliere cibi più ricchi di fibra. Importante anche inserire nella dieta alimenti con un’alta quota di acidi grassi omega 3 e 6, utili per il benessere articolare e per inibire l’infiammazione. Non soltanto l’età come fattore discriminante: infatti, ci sono alcune patologie – che devono essere seguite da uno spe-

Ci sono i mangimi adatti ai cuccioli e quelli fatti apposta per chi è più in là con gli anni. Ma l'età è solo uno dei fattori che devono essere tenuti in considerazione quando si deve scegliere l'alimentazione per il cane cialista e trattate, nel caso in cui il veterinario lo ritenesse opportuno, con appositi medicinali – per le quali anche piccoli accorgimenti alimentari possono fare la differenza. L’insufficienza renale porta il cane verso l’anoressia, per ciò è importante che assuma antiossidanti e omega 3 - che diminuiscono la degradazione metabolica - e un basso livello di fosforo. Se il nostro migliore amico soffre di malattie cardiache, bisogna ridurre l’apporto di sodio e di cloro, e incrementare quello di magnesio, un vero toccasana per l’apparato cardiocircolatorio. In caso di sofferenza epatica, è buona norma servire la pappa a Fido razionandola fino a cinque pasti, così da evitare di sovraccaricare il fegatao già debilitato, mentre in corso di affezioni gastrointestinali, è preferibile dare al quadrupede proteine facilmente digeribili, come quelle che provengono dall’uovo o dal latte, ed è essenziale lasciare sempre a disposizione una ciotola di acqua fresca.

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COVERSTORY

In vacanza con Fido

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere sui viaggi "pelosi" (ma non avete mai osato chiedere)

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ette milioni di cani. O, se Assicurazioni che coprono qualsiasi imprevisto. preferite, ventotto milioni di zampe che ogni giorno cam- Vaccinazioni obbligatorie. Visite veterinarie approfondite minano in Italia. È l’esercito dei migliori amici dell’uomo, sempre più e spiagge accessibili: partire con il proprio animale parte integrante delle famiglie nostrane non è mai stato così facile. Basta sapere come fare che non riescono più a rinunciare alla presenza di Fido in casa. I nuovi membri delle nostre abitazioni stanno diventando sempre più umamigliore amico dell’uomo. Una polizza nizzati: vestiti, cibi speciali e perfino assicurazioni. E se per base per la sola responsabilità civile costa alcune razze la copertura previdenziale è fortemente consimediamente 65 euro all’anno. Con quegliata (parliamo soprattutto di molossoidi inseriti nella cosidsti soldi è possibile avere un rimborso di detta “blacklist” o di cani che in passato hanno avuto attegtutti i danni causati dall’animale a terzi, giamenti aggressivi) sono stati più di 1,7 milioni i proprietari siano essi persone, altri animali o beni, che, nel corso dello scorso anno, hanno scelto di tutelare il anche quando Fido viene affidato ad proprio animale domestico con una polizza. Un costo che va una persona esterna al nucleo familiare, ad aggiungersi a quelli normalmente sostenuti per la cura del come ad esempio un dog sitter. Ovvia-

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I mezzi di trasporto

G

iusto (e doveroso) scegliere di viaggiare con il proprio cane al seguito. Ma quali sono le regole da

seguire? E quali i mezzi di trasporto più adeguati a seconda delle diverse esigenze? E, ancora, è vero che il miglior amico dell’uomo può essere trattato alla stessa stregua dei bipedi o servono accortezze ulteriori? IN AUTO I cani di taglia piccola possono viaggiare sul sedile posteriore nel trasportino, mentre quelli di taglia medio-grande devono essere messi nel retro della macchina. Ma attenzione, per evitare multe fino 300 euro, è necessario installare una rete divisoria che impedisca all’animale di raggiungere il guidatore, magari creando problemi anche gravi. Fondamentale fermarsi ogni tanto per far sgambare l’animale e farlo bere, per evitare disagi più seri una volta arrivati a destinazione. IN TRENO Generalmente, i cani di taglia piccola viaggiano gratuitamente se inseriti all’interno del trasportino, mentre quelli

mente, la tipologia di cane e la sua età potrebbero far innalzare il premio da corrispondere alla compagnia assicuratrice. Oltre alla responsabilità civile, è possibile tutelare il proprio animale domestico con una polizza veterinaria, che consente di ottenere il rimborso delle spese sostenute per cure mediche e interventi chirurgici necessari a seguito di infortuni o malattie. Per questa copertura il costo medio parte da circa 100 euro l’anno, senza dimenticare che anche nel 730 possono essere inserite queste voci, con un rimborso del 19% fino a un limite massimo di 387,4 euro. All’interno delle polizze dedicate molte compagnie includono anche un servizio di assistenza, che va dalla consulenza telefonica di un veterinario al consulto di un nutrizionista specializzato, dall’invio di generi alimentari o di prima necessità per la cura del proprio animale domestico sino all’intervento di un dog sitter nei casi in cui il padrone, a seguito di un infortunio o malattia, si trovasse nell'impossibilità di accudire il proprio compagno a quattro zampe. Anche in questo settore, inoltre, non mancano le innovazioni tecnologiche: alcune compagnie offrono, insieme all’assicurazione, una sorta di “scatola nera” da allacciare al collare del nostro amico a quattro zampe, che ci consentirà di monitorare i suoi spostamenti, ricevere un messaggio di allarme qualora dovesse allontanarsi da casa e di individuarlo se si dovesse smarrire. Condizioni necessarie affinché le assicurazioni per gli animali siano valide è che il cane o gatto sia iscritto all’anagrafe, dotato di microchip (o tatuaggio), di libretto sanitario e regolarmente vaccinato. Non sono coperti, inoltre, eventuali danni causati o subiti dall’animale in caso di impiego in attività proibite dalla legge nonché

di dimensioni maggiori devono pagare un biglietto con una tariffa inferiore a quella umana. Ma c’è un’ulteriore notizia importante: pagando il tagliando, i cani avranno diritto a un vero e proprio posto, mentre con il trasportino non si ha diritto a nessuno spazio ulteriore IN NAVE In questo caso la policy varia a seconda del vettore che viene utilizzato. Generalmente, sui traghetti a corto raggio non viene applicata nessuna tariffa aggiuntiva, mentre sulle tratte più lunghe, per la necessità di prevedere aree apposite per i bisogni degli animali, è richiesto il pagamento di un biglietto. IN AEREO Questa è sicuramente la soluzione meno gradita a cani e padroni. A meno che non abbiate un animale che pesi – trasportino incluso – meno di 7 kg, dovrete necessariamente imbarcarlo nella stiva, con tutti i problemi del caso. In primo luogo, perché la temperatura nella pancia dell’aereo è particolarmente rigida. Poi perché quella zona non è insonorizzata, e i rumori del decollo e dell’atterraggio sono particolarmente accentuati. Infine perché per tutta la durata del tragitto non sarà possibile andare a trovare il proprio amico peloso. Per questo motivo, il viaggio aereo, a meno che non sia imprescindibile, è particolarmente sconsigliato, anche per la grande dose di stress che verrà accumulata dal cane.

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COVERSTORY

In vacanza con Fido

per attività di carattere professionale. Una volta sbrigate le pratiche assicurative, è giunto il momento di programmare la prossima vacanza con Fido. Che cosa fare, allora? Prima di tutto è necessario ricordare che l’animale deve essere portato dal veterinario per una visita di controllo che comprenda, tra le altre cose, anche i richiami delle vaccinazioni. È bene sapere, infatti, che serve l’antirabbica per poter uscire dall’Italia, indipendentemente dal mezzo di trasporto utilizzato. Per certificare l’avvenuta vaccinazione, è necessario che il medico curante apponga sul libretto sanitario del cane (anche quello obbligatorio) il tagliando della fiala che è stata iniettata, con la data e la firma che certifichino che è tutto in regola. Conclusa la parte burocratica, si può iniziare a pensare alla meta migliore. Esistono diversi siti che forniscono informa-

zioni su quali siano le strutture disposte ad accogliere il vostro cane. Sempre più alberghi e perfino campeggi sono pronti ad accoglierlo a braccia aperte, mentre nei villaggi è un po’ più difficile. Importante, per evitare traumi per il cane, è portare con sé qualche oggetto che gli possa ricordare il suo ambiente di provenienza, come una copertina, una cuccia o un pupazzo per giocare. Portare il nostro amico con noi, infatti, è un processo non esente da qualche difficoltà. Ad esempio, perché bisogna portarlo fuori dal suo habitat tradizionale. Ma anche perché in vacanza si abituerà a passare molto più tempo del normale con noi, rischiando poi una sorta di “depressione” una volta tornati al tran tran quotidiano. Per questo i veterinari consigliano di lasciare Fido da solo per qualche ora anche quando si è in vacanza, per replicare quei ritmi presenza/ assenza del padrone che caratterizzano la vita di tutti i giorni. Infine, qualche piccola accortezza: non è detto che la spiaggia dove volete recarvi accetti il vostro cane, ma con la legge soprannominata “Vietato vietare” tutti i comuni devono disporre un accesso al mare che sia accessibile ai migliori amici dell’uomo. Non rimane che trovarlo e godersi, questa volta sì, le meritate vacanze. In…pelosa compagnia.

Volare con gli amici a quattro zampe

L

adies and gentlemen, dogs and

abile e di fori per l’aerazione. Dovrà

cats, amici a pelo lungo e pelo cor-

essere posizionato a terra, ai piedi o

to, drizzate bene le orecchie: ecco una

sotto la poltrona, così da averlo sem-

compagnia aerea di tutto “pedigree”:

pre vicino, ma attenzione, per la sua

Albastar. Albastar ha una marcia…

sicurezza non potrà uscire per tutta la

anzi, una “zampa” in più ed il flamenco

durata del viaggio. Per salire a bordo

nelle vene, capace di mettere le ali alla

l’amico a quattro zampe dovrà essere

tua voglia di viaggiare portando con te

regolarmente iscritto all’anagrafe ed

anche il tuo amico a quattro zampe.

essere dotato di microchip. Bisognerà

Se si sta programmando un viaggio,

poi portare il suo passaporto e tutta la

visita www.albastar.es e scopri dove

documentazione necessaria a secon-

vola per accompagnarvi presso le più

amico. Inoltre, non vengono traspor-

da del paese di destinazione. Infine,

rinomate destinazioni di vacanza di

tati nella stiva i cani di taglia media e

quarta ed ultima regola, fondamentale

corto-medio raggio. Prima di volare

grande.

assicurarsi il “pet-posto” contattando

con il tuo fedele compagno, ci sono

La seconda Pet-regola riguarda il tra-

la compagnia in anticipo perché, sem-

quattro regole a quattro zampe che

sporto. Il regolamento IATA (Interna-

pre per ragioni di sicurezza, non sono

bisogna conoscere.

tional Air Transport Association) dice

ammessi a bordo più di tre trasportini.

La prima è che Albastar fa volare solo

che l’animale dovrà viaggiare in ca-

Con Albastar, i nostri fedeli compagni

cani e gatti di piccole dimensioni, che

bina all’interno di un trasportino che

di vita a quattro zampe sono sempre i

non superino gli 8 kg di peso per tute-

abbia queste misure: 45cm x 35cm x

benvenuti a bordo. Per una vacanza a

lare la sicurezza e la salute del fedele

25cm, dotato di un fondo imperme-

sei zampe, serve partire con Albastar!

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COVERSTORY

In vacanza con Fido

Il pericolo corre sul filo... d'erba

Come proteggersi da pulci, zecche e forasacchi

P

rimavera ed estate fanno rima con… passeggiate. Durante i mesi più caldi non c’è niente di più bello di una rilassante camminata con il nostro amico a quattro zampe al guinzaglio. Oltre alle raccomandazioni più ovvie, come ad esempio evitare le ore più calde e avere sempre una ciotola di quelle pieghevoli per garantire all’affannato quadrupede una scorta d’acqua costante, ci sono parecchie insidie che si annidano tra i campi e i parchi. Uno di questi è comunemente noto come forasacco: si tratta della spiga di alcune graminacee che, nei mesi più torridi, diventa talmente secca da essere quasi “affilata” e penetrare agevolmente le zampe o, peggio ancora, le orecchie e il naso del cane. È facile accorgersi di quanto accaduto nel secondo caso: il nostro amico inizierà a scuotere la testa in maniera violenta, mentre se sono coinvolti gli spazi interdigitali comincerà a zoppicare vistosamente. In ogni caso, è fondamentale portare immediatamente il cane da un veterinario, per evitare che il forasacco possa trasmettere infezioni che, nei casi più gravi, possono anche portare alla sordità. Per quanto riguarda gli organismi patogeni, invece, ci sono almeno una decina di parassiti che possono portare controindicazioni anche gravi. I più comuni sono le pulci, insetti appartenenti alla famiglia dei sifonatteri. La loro presenza è facilmente identificabile per l’aumento del prurito nel cane, che cercherà sollievo perfino contro i mobili. Più grave invece la presenza della zecca, un aracnide che si attacca all’animale e che può portare infezioni anche serie. Per rimuoverla, oltre ai rimedi tradizionali come aceto, serve munirsi di pazienza e di una pinzetta con cui staccare di netto la testa dal corpo del cane. Comunemente noti per infestare materassi e tessuti, gli acari rappresentano un vero fastidio perché non facili da debellare. Come le pulci, anche questi parassiti provocano nel cane pruriti anche significativi. Un altro ospite ben poco gradito è il pidocchio che, oltre a essere una vera tortura per i bambini in età scolare, rappresenta anche un’insidia per i cani. Questo insetto depone le uova alla base del pelo e si nutre del sangue del nostro amico a quattro zampe che, anche in questo caso, si gratterà a causa del prurito dovuto allo scavare del parassita. Anche le zanzare che turbano le serate estive degli umani possono rappresentare un problema

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Oltre alle occasioni per trascorrere tempo con il nostro cane, con l'estate si moltiplicano i rischi di infezioni anche gravi. Ecco cosa c'è da sapere

per i cani. In questo caso, però, il danno per il quadrupede rischia di essere considerevole: questi insetti possono portare la filariosi, che si manifesta in forma cardio-polmonare e sottocutanea. In entrambi i casi si tratta di un’infestazione di larve, lunghe fino a 15 cm, che infestano le zone diventando nel peggiore dei casi una patologica cronica. Infine, i pappataci. Si tratta di animali simili alle zanzare che sono i responsabili di una delle malattie più diffuse tra i cani: la Leishmaniosi, che porta con sé diversi sintomi tra cui febbre e perdita di peso. Questa infezione è endemica in Liguria e nel sud Italia.




travel

FOOD& 52

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food&travel

a pranzo con...

Così la cucina vegetariana ha ritrovato gusto e... Joia I

n Italia i vegetariani e vegani rappresentano circa l’8% della popolazione. Parliamo di poco meno di cinque milioni di persone che hanno voluto eliminare dalla propria tavola – a seconda del tipo di scelta intrapresa – carne, pesce e, più in generale, prodotti di origine animale. Una scelta, però, che a volte si scontra con una certa reticenza da parte dei ristoratori, anche di altissimo livello, a offrire alternative gustose che non contengano carne o pesce. C’è una notevolissima eccezione, il ristorante Joia di Milano, che dal 1989 ha adottato una filosofia improntata all’eticità e alla sostenibilità. Un percorso che è stato riconosciuto anche dalla Guida Michelin che lo ha voluto premiare con una stella già nel 1996. Lo chef è Pietro Leemann, nativo di Locarno, che oggi gira l’Italia nei ristoranti blasonati per raccontare la sua filosofia e organizza corsi di cucina - e persino un master - per affrontare al meglio le tematiche culturali legate al vegetarianesimo.

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di Marco Scotti

Chef Leemann, ci racconta la genesi di Joia? Abbiamo iniziato nel 1989, eravamo tre soci e abbiamo deciso di dare vita a questa meravigliosa avventura perché abbiamo notato un cambio di prospettiva nella società: le persone, specialmente se provenienti da un ceto culturale medio-alto, si stavano indirizzando verso scelte alimentari diverse. Ma si scontravano con ristoranti che, magari, erano anche salutisti, ma non erano buoni, offrivano dei piatti poco conditi e quasi punitivi. Noi invece volevamo aprire un locale in cui l’aspetto salutista, ambientalista ed etico si coniugasse con un’alta qualità di cucina. Quanto è difficile far capire la filosofia vegetale? Non tantissimo, ma certo c’è ancora molta strada da fare. In Italia, ad esempio, siamo gli unici ad avere ricevuto una stella Michelin e siamo stati per lungo tempo gli unici anche in Europa. Ora le cose stanno cambiando, e alcuni miei colleghi, specialmente quelli di fascia alta, sono più aperti a proporre nel menù qualche piatto vegetariano. È più problematico quando si inizia a scendere di livello, perché qui il rischio di “banalizzare” tutto servendo insalate e verdure alla griglia è altissimo. Eppure l’Italia è la patria del gusto e della creatività… Certo, ma la cucina è stata codificata su un altro modello: su pasta e pesce, così come in Francia ci si basa soprattutto sulla


carne e sul grasso. Il cuoco per poter creare dei piatti innovativi deve essere in grado di cambiare il paradigma ed è questa la mia missione: con i libri che sto pubblicando, con un tour in cui porto avanti un decalogo in cui si raccontano i temi più importanti della sostenibilità, con i corsi. Perché alla fine è il gusto a dover essere protagonista, non l’ingrediente come la carne o il pesce. Ci dà la sua definizione di gusto? Prima di tutto è bene notare che il vero “gusto” risiede nel mondo vegetale, perché quando si parla di carne è più giusto parlare di sapidità e succulenza. La mia idea di cucina, quindi, è quella

Lo chef Pietro Leemann ha una filosofia alimentare che guarda a sostenibilità ed eticità. E ha deciso di insegnare tra tour in ristoranti e corsi di cucina di esplorare i diversi tipi di vegetali, di unirli in maniera non convenzionale o tradizionale e riuscire a creare una pietanza che sia, appunto, gustosa. La sua è una cucina estremamente complessa e frutto di grande studio. Ma pensa che il tema del gusto vegetale possa essere replicato anche a casa? Sì, perché si cucina più vegetariano a casa che al ristorante. D’altra parte, chi diventa vegetariano ha bisogno di nuove conoscenze alimentari, perché la dieta deve essere equilibrata. Nel mondo onnivoro non ci si sofferma troppo a pensare a che cosa si sta mangiando, ci si limita a compiere l’atto. Nel mondo vegetariano, invece, bisogna usare la testa. Altro tema importante: bisogna

Nella pagina a fianco, "primavera". in questa lo chef

Pietro Leemann e Joia. Nella successiva il ristorante

altri due piatti vegetariani. foto di

Lucio Elio

imparare a cuocere in maniera corretta i vegetali, perché se vengono stracotti fino a perdere il loro colore naturale e a snaturare la loro consistenza non sono particolarmente appetitosi. Men che meno per i bambini, che devono essere educati a consumarne quanti più possibile. Che cosa pensa del tentativo di imitare i nomi di pietanze onnivore anche per quelle vegetariane, come nel caso dell’hamburger di soia? Penso che siano frutto di una errata concezione: spesso il vegetariano vuole imitare la carne, invece il senso è valorizzare tutto il mondo vegetale. Fortunatamente qualcosa sta cambiando, i consumi dei prodotti di “finta” carne stanno crollando. E della carne vegetale di Incredible Meats che cosa pensa? Sono molto critico verso questo tipo di prodotti, così come i vermi o gli insetti. Bisogna ripartire dal concetto giapponese di umami, che è una cottura che racchiude al suo interno sia la succulenza che la sapidità. Questo si può applicare a qualsiasi ingrediente, come un asparago, e non solo alla carne. Rimane però il tema dell’equilibrio della

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food&travel

a pranzo con...

dieta vegetariana: come lo si ottiene? È importante non esagerare con le proteine anche se di origine vegetale, molto meglio mangiare prodotti vegetali naturali e non eccessivamente lavorati. Anche in questo caso abbiamo dei piatti unici come gusti, non sofisticati e dalla preparazione molto lineare. Vogliamo andare contro la tendenza della cucina gourmet di trasformare tutto, magari con prodotti della chimica di sintesi, cambiando i colori. Un’altra accusa rivolta alla cucina vegetariana è che impiega prodotti che non sono più sostenibili di quelli di origine animale: è il caso, per esempio, della soia. Chi è vegetariano ha fatto una scelta di sostenibilità. Nel mio ristorante, quindi, si usano solo prodotti biologici, meglio ancora se provenienti dai contadini. La soia, che comunque utilizziamo in dosi contenute, proviene da colture sostenibili qui in Italia. Estendendo il discorso, per una persona che mangia molti vegetali è importantissimo scegliere il biologico, perché la mucca filtra l’erba che mangia e quindi i concimi chimici non arrivano direttamente a chi mangia una bistecca. Invece nel mondo vegetale, dove non ci sono barriere, si rischia di mangiare prodotti contaminati. Parliamo di Milano: com’è cambiata in questi trent’anni? Il nostro pubblico di riferimento non è cambiato, ma è mutata molto la città, anche perché la cultura dell’importanza di ridurre il consumo di carne si è diffuso in maniera massiccia. Milano ha cambiato gusti perché si è evoluta la sua filosofia di fondo. Basti pensare che quando ho aperto c’era un solo ristorante giapponese, che ha chiuso per mancanza di clienti. Oggi ce ne sono centinaia. E poi questa città è multiculturale, un aspetto che la arricchisce ulteriormente e le dà grandi vantaggi. Il modello Milano è replicabile sicuramente a Roma, dove infatti abbiamo avviato una collaborazione con l’hotel Raphael per la realizzazione di un menù interamente vegetariano. Invece, diversamente da quanto si potrebbe pensare, in campagna si mangia meno bene che in città, nonostante la disponibilità di prodotti a chilometro zero. C’è un piatto a cui è particolarmente legato? Sono affezionato a molti piatti, anche perché qui da noi sono in continua evoluzione. Abbiamo appena lanciato il menù estivo, magari qualche pietanza diventerà iconica. Se dovessi sceglierne un paio, comunque, direi “la vita in forma”, dove il protagonista è un finto uovo che rappresenta la nascita della vita; e “sotto una coltre colorata”, che rappresenta una passeggiata in un bosco vicino a casa mia in Svizzera. Come si pone nei confronti della televisione? Ha partecipato a Masterchef come ospite, le piacerebbe avere una trasmissione tutta sua?

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Penso che la televisione sia un ottimo mezzo di comunicazione per portare una riflessione sulla propria filosofia alimentare. Il mio approccio verso gli onnivori è sempre stato democratico ma, al tempo stesso, di ricerca di un dialogo che conduca a un cambiamento. Mi piacerebbe molto, quindi, avere una mia trasmissione e questo tour che abbiamo avviato nei ristoranti più blasonati ha proprio lo scopo di essere eventualmente trasformato in un format. Vorremmo addirittura proporlo a Netflix perché, a mio giudizio, i tempi sono maturi per realizzare una trasmissione interamente vegetariana. Pensa che anche l’essere vegetariano possa essere una moda passeggera? Direi proprio di no, perché si tratta di una filosofia precisa da cui indietro non si torna. Se invece si vuole “scimmiottare” qualche celebrità, allora sì, può essere una moda ma che riguarda solo una parte marginale della popolazione. Io penso che i vegetariani aumenteranno tantissimo, così come quelli che consumeranno sempre meno carne, una tendenza che è già in atto e che viene rafforzata da nuovi movimenti giovanili che hanno fatto dell’etica e della sostenibilità i loro baluardi. Penso anche che certe associazioni, come il Wwf, Greenpeace o Amnesty International dovrebbero farsi promotrici di una dieta vegetariana. Perché se proteggi una balena, perché dovresti poi mangiare una mucca?


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lifestyle

moda

L'arte di mixare nella

Milano da bere

Dal mitologico Negroni sbagliato del Bar Basso al Provence Collins del Pandenus: il “bere bene” è il nuovo must nel food&beverage. Ma i costi per avviare il business sono elevati e per i profitti (dal 12 al 15%) serve tempo

S

tanchi di bere drink annacquati e con liquori scadenti? Stufi di selezionare sempre le solite due bevande? Ora c’è un’alternativa e, neanche a dirlo, parte da Milano. Si chiama “Mixology” ed è una vera e propria arte nel mondo delle bevande alcoliche e non. L’assunto è semplice: se gli italiani ormai da tempo – complici le molteplici trasmissioni televisive – hanno capito che il mangiar bene è necessario anche a costo di sacrificare qualche euro in più, perché non provare analoga esperienza anche quando si tratta di andare a bere con i colleghi o gli amici? Dimentichiamo quindi gin&tonic con alcolici di dubbia provenienza e beveroni a prezzi di saldo che portano in dote sicuri mal di testa il giorno dopo. Oggi i cocktail hanno nomi evocativi come “Sartoria” o “Provence Collins”. E il mitologico “Negroni sbagliato” creato

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di Oreste Ferrari

al meneghino Bar Basso? Messo da parte per lasciare spazio a creazioni più elaborate. E costose. Uno dei templi di questa nuova idea di servire da bere è il Pandenus di Milano, che ha appena inaugurato 26 vetrine affacciate sui grattacieli del capoluogo lombardo, nella cornice di Porta Nuova. Una nuova apertura avvenuta nei mesi scorsi che completa un percorso iniziato da Via Tadino (zona Buenos Aires), cui hanno fatto seguito altri tre locali: uno in Piazza Risorgimento, uno in Largo La Foppa e uno in via Melzi D’Eril. Dal 2015, poi, il Pandenus si è lanciato anche nel business dell’hotellerie, con un b&b di lusso sopra al locale di Largo La Foppa. Segue poi Via Mercato, a due passi dal quartiere Brera e, infine, Piazza Gae Aulenti. Un mix azzeccato che ha consentito di trovare la giusta combinazione tra un’offerta più elaborata e materie prime d’eccellenza Un luogo in cui il bere si mescola al cibo di classe, con


la collaborazione dello chef più stellato d’Italia, Enrico Bartolini, che ha curato il bistrot di Via Mercato e che sarà consulente anche per la location di Porta Nuova. I locali si fanno quindi più ricercati, più attenti a fornire agli ospiti del locale (nel caso del Pandenus, fino a 170 se si considera anche il dehors che affaccia su Piazza Gae Aulenti. Un cocktail costa 12 euro, una bottiglia di vino può arrivare anche a oltre 200 (nel caso del prestigioso Sassicaia). Un’offerta in linea con le nuove esigenze della clientela alla ricerca di un’esperienza più completa, in cui la location gioca un ruolo fondamentale e gli ambienti non possono più essere quelli di un bar “tradizionale”, ma devono esprimere quel senso di esclusività che gli avventori ricercano. Pandenus nasce dall’idea di Filippo Lecardane, imprenditore milanese classe 1975, che inventa il nome a partire da un antico detto milanese: “Pan e nus, mangia de spus”, ovvero pane e noci, cibo da sposi. Un’idea nata per offrire alla clientela una panetteria di alto livello e che oggi invece è sempre più poliedrica. «Nella nuova Milano – chiosa Lecardane -, ci prepariamo a conquistare un pubblico eterogeneo e internazionale, con gli occhi sempre attenti alla sostenibilità ambientale. Presto esporteremo il format anche all’estero, in ossequio al ostro claim “Cosmopolitan taste, Italian style”». Avviare un’attività che offra al pubblico cocktail di pregio è a tutti gli effetti un’iniziativa imprenditoriale e, come tale, non può essere presa sottogamba, visti i prezzi di avviamento. Il rischio “bagno di sangue” che ha già toccato decine di migliaia di ristoranti aperti da appassionati convinti di poter sostenere le ingenti spese di avviamento, si ripropone anche quando si guarda ai drink. «Per poter avviare un’attività dove l’oggetto aziendale è la preparazione e vendita di cocktail dagli ingredienti ricercati, curati nei minimi dettagli – ci racconta Alessandro Melis, consulente e resident mixologist di Pandenus Gae Aulenti - , all’interno una cornice adeguata, si necessita dai 350.000 ai 700.000 euro per un arredamento specifico, più eventuali costi di ingresso e locazione dello spazio, che variano da zona a zona ma che non sono inferiori ai 100.000 euro. Fondamentale è la scelta della location per garantire introiti all’altezza dell’investimento. Pandenus Gae Aulenti, per esempio, si trova in una

posizione invidiabile: nel cuore di Porta Nuova offre la miglior vista sulla biblioteca degli alberi appena inaugurata e i suoi tavoli all’esterno godono dell’esposizione giusta per ammirare il tramonto». I costi di avviamento e di locazione, però, non sono gli unici che chi decide di lanciarsi in questa avventura deve sostenere. Ad esempio, bisogna pensare agli strumenti necessari per la buona riuscita del cocktail, oltre a un personale qualificato. «I costi da sostenere per gli attrezzi del mestiere – continua Melis - si aggirano intorno ai 10/12.000 euro, per una scelta di buona e duratura qualità. Per quanto riguarda il personale, bisogna capire quali figure inserire: per un buon manager intorno ai 50.000 annui, per un buon Mixologist intorno ai 40/42.000 euro l’anno, per un cameriere intorno 35.000 euro l’anno». Costi elevati che potrebbero costringere a “tirare la cinghia” se l’idea è quella di lanciarsi nel business del mixology. «Nei primi tre anni di attività – conclude Melis - è difficile poter pensare ad una rendita. Negli anni successivi invece si può arrivare ad avere una marginalità di utile al netto che si aggira intorno al 12/15% del fatturato».

Tutti i numeri 350-700.000 euro Costo avviamento attività mixology 100.000 euro Costo locazione 10-12.000 euro Costo attrezzatura 50.000 euro Costo di un manager all’anno 12-15% del fatturato Marginalità dopo tre anni

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food&travel

L'

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Irlanda alla scoperta

dei sapori del

Molise

Maurizio Mastrangelo e Marco Giannantonio nel 2005 hanno fondato a Dublino Flavour of Italy. Oggi insegnano a cucinare a mille persone ogni anno e sono stati nominati Cavalieri dell’Ordine della Stella d’Italia

M

olti sostengono che il Molise non esiste. Maurizio Mastrangelo e Marco Giannantonio, invece, cui la piccola regione ha dato i natali, hanno dimostrato il contrario. E hanno pure creato un business che li ha portati a diventare Cavalieri della Republica. Il segreto? Ma il cibo, ovviamente. Quindici anni fa hanno fondato Flavour of Italy, un’azienda che opera in Irlanda e che ha portato il sapore italiano a Dublino. La prima idea è stata quella di

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di Matteo Boiardo

vendere alcuni prodotti tipici del Molise, poi è seguita la scuola di cucina Pinocchio. «Entrambi eravamo in Irlanda per lavoro – ci spiegano i due fondatori – e nel 2004 abbiamo deciso di creare un paniere di prodotti molisani e di proporre in Irlanda, a operatori del settore, queste leccornie della nostra terra. Ci siamo espansi molto rapidamente e nel 2005 abbiamo aperto una scuola di cucina italiana, perché ci siamo resi conto che il primo problema era la diffusione della cultura enogastronomica italiana. Volevamo parlare del nostro cibo, dare vita a prodotti come la pasta, la passata di pomodoro o una bottiglia d’olio. Solo


business

«Nel 2008 abbiamo aperto il primo ristorante a Dublino dove servivamo autentica cucina italiana: si è rivelato un progetto di successo. Il Pinocchio è poi riuscito a superare la crisi economica e a uscirne più forte» a lato, maurizio mastrangelo e marco giannatonio

così possono esprimere le loro caratteristiche al 100%. Il nostro desiderio era insegnare i rudimenti della cucina italiana alla gente comune, al consumatore, non agli addetti ai lavori. Poi però si sono aggiunti anche altri ristoratori e il servizio ci è letteralmente “scoppiato” tra le mani, è stato fin da subito un grande successo». L’offerta di Mastrangelo e Giannantonio è diventata subito un modello. Nel 2006-2007 i due fondatori di Flavour of Italy sono stati invitati alla Ryder’s Cup, l’evento di golf a squadre che in quegli anni si era svolto proprio a Dublino. «La scuola nella sua idea iniziale – proseguono i due fondatori - doveva essere un posto dove organizzare show cooking per presentare a chef, imprenditori e ristoratori i prodotti italiani che avevamo selezionato e che puntavamo lanciare sul mercato irlandese. Poi sono arrivati i corsi di cucina italiana che hanno avuto un tale successo e una richiesta così elevata che abbiamo deciso di investire su una sede che, dai 15 posti iniziali, oggi ospita eventi con oltre 80 persone. Lo scorso anno sono stati circa mille gli studenti della scuola per i corsi, cui partecipa un pubblico molto variegato». Insieme al desiderio di cucinare italiano è sorto poi l’interesse per l’Italia stessa e

food&travel

la voglia di visitare i luoghi in cui si producevano le tipicità usate a tavola. Per questo è nata una divisione turistica per portare gli irlandesi in tour a vedere l’Italia nascosta, non conosciuta, a partire proprio dal Molise stesso. «Nel 2008 – ci spiegano Mastrangelo e Giannantonio – abbiamo aperto il primo ristorante a Dublino dove servivamo autentica cucina italiana e, da subito, si è rivelato un progetto di successo. Il Pinocchio è stato perfino citato da una leggenda del rugby come Brian O’ Driscoll che, nella sua autobiografia, ha parlato del nostro ristorante e del grande affetto che nutriva per esso. Nel frattempo, però, dopo anni di crescita costante ci siamo scontrati con la grande crisi economica che ha coinvolto l’Irlanda e che ha prodotto un vero e proprio scossone. Noi siamo riusciti a superare questo momento uscendone addirittura rafforzati». Oggi le attività dei due soci fondatori si avvalgono di 30 collaboratori, hanno un fatturato di oltre due milioni che vengono realizzati su tre sedi complessive e due ristoranti. Un successo che è stato notato in Italia dove, alla fine dell’anno scorso, il presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha deciso di insignire i due molisani del titolo di Cavalieri dell’Ordine della Stella d’Italia.

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I vini dell'estate


I vini dell'estate

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Contro il caldo un rimedio

bianco, rosé e perfino rosso di Davide Passoni

Servito fresco e senza troppo corpo, il vino può essere la bevanda giusta per l'estate. Un viaggio tra i vitigni trentini più celebri, che hanno conquistato lo status di leggenda oltre a milioni di ferventi appassionati

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uando sei felice bevi per festeggiare. Quando sei triste bevi per dimenticare, quando non hai nulla per essere triste o essere felice, bevi per fare accadere qualcosa», scriveva Charles Bukowski. Una massima, quella dello scrittore americano, che sembra fatta apposta per gli italiani, pronti a brindare per ogni occasione e soprattutto in ogni stagione. Ma attenzione, perché non esiste la bevanda perfetta per caldo e freddo, neve e solleone. Specialmente quando si parla di vini. E l'estate, da questo punto di vista, è un periodo complesso, non scontato. Banditi i superalcolici, per i noti motivi di incompatibilità dei loro effetti con le alte temperature atmosferiche (vale, in parte, anche per i cocktail), nelle calde sere tra giugno e settembre la fanno da padrone le birre e i vini. Le prime, specialmente con il fiorire negli ultimi anni di microbirrifici artigianali che hanno trasformato l’Italia nella periferia meridionale della Baviera, spopolano da sempre allo sbocciare dei primi caldi. Da quella più commerciale a quella da

«

meditazione, la bevanda di Cerere ha creato intorno a sé un universo per raccontare il quale servirebbe un intero numero del nostro giornale. Ragion per cui, ci concentriamo sui vini perfetti per allietare la bella stagione, senza pesare troppo sulla testa e sullo stomaco di chi ama degustarli. Il tutto inquadrato all’interno di una delle regioni italiane maggiormente vocate alla produzione enologica, oltre che una delle più visitate d’estate, ma non solo: il Trentino. Bianco o rosso? La scelta non è così banale I re della stagione estiva sono da sempre i bianchi, mossi o fermi che siano. Fondamentalmente perché si tratta di vini che possono essere serviti e bevuti a temperature più basse ed essere quindi più rinfrescanti. A tal proposito, la temperatura consigliata dall’Associazione Italiana Sommelier per un vino bianco va da un minimo di 4 gradi, per spumanti secchi, dolci o vini frizzanti, a un massimo di 12 gradi per quelli più strutturati e che hanno fatto un minimo di invecchiamento. Tuttavia la

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scelta del bianco come vino d'elezione per l'estate non è così scontata. Ad esempio, perché ci sono i vini rosati, perfetti anche loro in versione “cool”. Quello che forse non tutti sanno è che esistono anche vini rossi che possono esser serviti intorno agli 8-10 gradi. Sono prevalentemente giovani, con un tannino (il fattore che dà corpo e struttura al nettare di Bacco) molto morbido. Il segreto sta tutto nella temperatura di servizio, che deve essere la stessa dei vini bianchi, soprattutto in estate. Quando il vino viene versato in un calice ampio, infatti, raggiunge la giusta temperatura in circa 5 minuti, sia che si tratti di un rosso strutturato sia di uno più giovane, da versare proprio tra gli 8 e i 10 gradi, per far sì che si scaldi nel bicchiere. Nel patrimonio viticolo italiano sono presenti numerosi vitigni da cui derivano vini rossi indicati per il periodo estivo: tra essi le Barbera, il Grignolino, il Lagrein, alcuni Nebbioli, il Pinot Nero, il Sangiovese. Piatti freschi ed

in basso, una bottiglia di nosiola

"l'ora" e la pigiatura delle uve

Le uve trentine sono molto diverse tra loro: questo perché crescono in territori con peculiarità diversissime, dal lago alla pianura, fino ai 1.000 metri

estivi come sushi e sashimi chiamano rossi leggiadri e dai tannini smussati. I vini rossi da pesce devono infatti essere giovani, poco tannici e con una freschezza importante. La multiformità delle uve trentine In questo panorama variegato di uve e vitigni che, con i loro vini, si affiancano con efficacia all’estate e ai suoi piatti, si inserisce il Trentino, una delle zone viticole di montagna che grazie alla posizione geografica, ricca di sfaccettature e pronta alle sfide ambientali, offre dei vini identitari, dall’assoluto rigore sensoriale. Il suo valore aggiunto è la coralità produttiva fortemente legata al territorio che la sostiene. La particolare morfologia alpina che caratterizza il Trentino presenta vigneti che si dipanano dalla sponda più mite del Lago di Garda, per passare a fondo valle e poi salire fino ai pendii delle aree dolomitiche. Una viticoltura di montagna che si estende su una superficie che ammonta a oltre 10.000 ettari che, come detto, comprende le fasce climatiche più disparate, terreni molto diversi fra loro e una ventina di vitigni che prosperano fra i 200 e i 1.000 metri di quota. Di anno in anno migliora il ventaglio di offerta produttiva che il sistema vitivinicolo trentino propone, grazie alla sinergia tra soggetti quali cooperazione, vignaioli o aziende agricole. Tra i vitigni trentini non mancano le eccellenze particolarmente indicate per la stagione estiva, più tra i bianchi e le bollicine che tra i rossi. Se il Müller Thurgau e lo Chardonnay sono due vitigni tra i più conosciuti ma non autoctoni, che si sono adattati benissimo al territorio, quelli "locali" sono il Marzemino e il Teroldego tra i rossi e il Nosiola tra i bianchi. Un vitigno sorprendente Proprio il Nosiola è in grado di produrre vini multiformi e particolarmente adatti a essere bevuti durante la stagione estiva, come ci conferma Giovanni Brumat, brand manager della Cantina Toblino di Madruzzo, fra Trento e il Lago di Garda. «Il Nosiola è l’unico vitigno autoctono a bacca bianca, legato soprattutto alla valle dei laghi, dove si trova la nostra cantina. Una

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Sono quattro le tipologie di Nosiola: quello base, l'Ora, il Largiller e il vino santo trentino, che ha bisogno di un processo di fermentazione di almeno 15 anni

realtà cooperativa di 600 soci e oltre 800 ettari vitati, dei quali circa 250-300 convertiti in biologico o in fase di conversione. È un vino molto indicato per l’estate, perché viene da un vitigno neutro e non aromatico come possono essere un Gewürztraminer o un Sauvignon, che tuttavia si adatta a diverse tipologie di vino: da quello che viene affinato solo in acciaio, quindi molto fresco ed estivo, a quelli più strutturati che affinano in botti di rovere o acacia, o persino al vino santo trentino. Per l’estate è più consigliato l’affinato in acciaio, ma all’interno di un pasto con pesce di mare o di lago si va anche su vini più strutturati, serviti a una temperatura tra i 10 e i 12 gradi». Un prodotto versatile, che si adatta a diversi affinamenti. «Come cantina - prosegue Brumat - abbiamo quattro tipologie di Nosiola: quella base d’annata, con 5 mesi di affinamento in acciaio; L’Ora, che prende il nome dal vento che viene dal Garda e ha un appassimento breve sia in pianta sia sui graticci, affinato per un anno in tonneau d’acacia che gli danno sentori di mandorla e accentuano quelli di frutta gialla e poi stabilizzato per altri due anni in acciaio, per diventare più rotondo; il terzo tipo è Largiller, che prende il nome del terreno argilloso da cui proviene, un terreno impermeabile che però non incide sulla qualità dell’uva ma dona mineralità al vino, affinato per 6 anni in botti grandi di rovere; infine c’è il vino santo trentino, che prevede un processo di fermentazione, vinificazione e maturazione di quasi 15 anni, tanto che lo scorso anno siamo usciti con l’annata 2003».

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sopra la cantina toblino, sotto una bottiglia di morus

La versatilità del Nosiola torna anche negli abbinamenti consigliati per l’estate: «In generale - conclude Brumat - è un vitigno che va bene dall’aperitivo ai secondi piatti. Meglio i vini affinati in acciaio per gli antipasti e i primi leggeri, non speziati. Quelli affinati in legno si abbinano a piatti più importanti: oltre al pesce, si accompagnano con sughi a base di pomodoro e olive, mentre i vini affinati in acacia si sposano bene anche ai funghi e al tartufo». Un microclima ideale per la vite Come si è visto nel caso del Nosiola, i vitigni trentini godono di condizioni climatiche e geologiche ideali, grazie al clima mite di tipo alpino continentale: le Dolomiti che schermano la regione dai venti freddi settentrionali e il Lago di Garda con la sua influenza mitigatrice. Le forti escursioni termiche fra il giorno e la notte, una temperatura media di 18 gradi durante il periodo vegetativo e la presenza di precipitazioni frequenti, sono gli ingredienti ideali per vendemmiare uve di qualità e perfettamente mature. Grazie alla particolare tipologia di terroir presente, nella regione trovano condizioni di crescita ideali sia i vitigni autoctoni, sia quelli internazionali. Il Nosiola e il Vino Santo racchiudono il clima mediterraneo del Lago di Garda e sfruttano il vento della zona, l’Ora, per combattere l’umidità. Il Marzemino della Vallagarina nasce in questa terra di origine vulcanica. L’elemento prezioso per il Teroldego è invece l’acqua, che abbonda nel terreno alluvionale della Piana Rotaliana, tra le sponde del fiume Adige e del torrente Noce. Il Müller Thurgau, infine, cresce sui pendii della Val di Cembra, lambendo le rosse rocce di porfido. Liberiamo le bollicine Una situazione unica che esalta soprattutto le bollicine, vera eccellenza dell’enologia trentina, che però soffrono dell’abbinamento quasi scontato con dolci e dessert. Una consuetudine che, specialmente in


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estate, rischia di mortificare le qualità degli spumanti, come sottolinea Alberto Butterini, enologo della Cantina Mori Colli Zugna, di Mori: «Personalmente, ritengo lo spumante un vino da bere a tutto pasto, non solo con il dessert, anzi: i dolci ne coprono tutta la struttura e lo rendono piatto al palato. La bollicina va con tutto, in abbinamento certamente con il pesce ma anche con piatti non troppo speziati. Anche pietanze del Trentino, nelle quali si fa largo uso del burro: le bollicine, in questo caso, sono ottime perché sgrassano. Infine, restando sul territorio, perché no a un rosso non troppo invecchiato da accompagnare al pesce?». Perché forse lo spumante è meno impegnativo e la Cantina Mori Colli Zugna lo declina in diverse versioni: «Si va dal brut San Mauro, con 24 mesi affinamento, al Morus da 36 mesi, che assume aromi di crosta di pane e note più evolute di pasticceria, al Morus Rosé anch’esso da 36 mesi, che si inserisce nel filone di riscoperta del rosé che si è avuto negli ultimi anni, non solo in bollicine. Il prodotto di punta è invece il Morus Trento DOC Riserva, con le sue note di miele e gli oltre 60 mesi di affinamento», conclude Butterini. Lo spumante trentino val bene un Istituto Un prodotto così peculiare e unico come lo spumante trentino, aveva bisogno di una tutela che lo aiutasse a preservare le

in alto la cantina mori colli zugna. sotto, una bottiglia di valdelac schiava rosè e il dg di cavit enrico zanoni

caratteristiche produttive, tutelandone il marchio. Uvaggio selezionato, territorio esclusivamente trentino, rifermentazione in bottiglia e contatto con lieviti molto prolungato sono infatti le caratteristiche che distinguono lo spumante metodo classico Trentodoc dalle altre bollicine. Ecco allora l’Istituto Trento Doc, che dal 1984 tutela la qualità del metodo di produzione di questi spumanti divenuti celeberrimi. Grazie alla sua supervisione qualità, origine, metodo e diffusione di questa eccellenza trentina sono garantiti e protetti dai 52 produttori altamente qualificati e selezionati che appartengono all’Istituto. Il brindisi estivo secondo Cavit Alla sua guida c’è Enrico Zanoni, che è anche Direttore Generale di Cavit: «Con l'arrivo dell'estate cresce la predilezione per i vini freschi e il Trentino, noto per la grande varietà delle tipologie prodotte, ha molto da offrire - commenta -. A partire dagli spumanti, un segmento in forte crescita che nell’ultimo periodo ha visto aumentare l’interesse del pubblico anche nei confronti di prodotti più complessi e di qualità, come gli spumanti Metodo Classico Trentodoc, e in particolare il brand Altemasi, nostro fiore all'occhiello». «Per quanto riguarda i vini bianchi, sia fermi che frizzanti - prosegue Zanoni -, l’offerta Cavit comprende eccellenze trentine come Müller Thurgau, Nosiola e Pinot Grigio, per citare solo alcuni dei nostri vini che ben si prestano a soddisfare le esigenze dettate dalla stagione più calda. Infine, una nuova tendenza emergente è quella dei rosé: il vino rosato è tornato di gran moda e grazie alla sua freschezza e aromaticità risulta una valida alternativa ai più classici bianchi. Anche qui non mancano da parte nostra delle proposte moderne e in linea con i nuovi trend di consumo, come il Valdelac Schiava Rosé, una delle ultime novità Cavit per il canale horeca (acronimo di Hotellerie-Restaurant-Café, ndr)». La Vie en Rosé Valdelac Schiava Rosé conferma dunque il fatto che il rosé è una tipologia di vino che negli ultimi anni, un po’ per moda

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MOVIES | SERIES | SPOT | MUSIC | RADIO


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Il Consorzio di tutela vini del Trentino rappresenta oltre il 90% dei produttori e dei viticoltori della regione un po’ per curiosità, sta vivendo una seconda giovinezza. La Schiava, uno dei vitigni più antichi della regione le cui origini risalgono al 1200 e il cui nome indica le viti “costrette”, ossia quelle allevate a filare o a pergola, trova nel nuovo Trentino Doc 2018 la nobilitazione di questo storico vino in chiave moderna, versione rosé. Valdelac nasce da una selezione di vigneti situati tra i 300 e i 500 metri di altitudine intorno a Riva del Garda ed è un rosé dal profumo fragrante, delicato e armonico, con note floreali e di frutti rossi - come la ciliegia e la fragolina di bosco - e caratterizzato da una buona persistenza e sapidità. Vino da gustare fresco e giovane, a tutto pasto, ideale per la convivialità della stagione calda, è estremamente versatile e si accompagna a primi a base di pasta, secondi leggeri e formaggi non stagionati. Qualità fa rima con sostenibilità Tutto questo non sarebbe però possibile se i produttori del territorio andassero in ordine sparso e se non ci fosse un’attenzione

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il direttore del consorzio vini del trentino graziano molon, credits cciaa di trento, ph. romano magrone

altissima sulla tutela della qualità del vino trentino. Quella che si propone di portare avanti il Consorzio di tutela vini del Trentino, una squadra che rappresenta quasi totalmente (oltre il 90%) i produttori e i viticoltori della regione, che vuole salvaguardare le denominazioni di origine enologiche della provincia e mantenere salda e credibile l’identità delle produzioni vitivinicole locali. Con un occhio di riguardo verso la sostenibilità, come sottolinea il Direttore del Consorzio, Graziano Molon: «Confermando il percorso virtuoso iniziato nel 2016 e proseguito nel 2017, che ha visto il Consorzio Vini del Trentino quale capofila e coordinatore della complessa filiera certificativa, anche per il 2018 è stato ottenuto il formale riconoscimento della Certificazione di Qualità Sostenibile SQNPI per l’uva da vino prodotta nella vendemmia 2018. Il percorso coinvolge 5807 viticoltori e 27 cantine (15 cantine sociali e 12 cantine private) e consolida il suo primato nazionale quale unico processo certificativo in Italia a veder premiato un così alto numero di agricoltori coordinati da un’unica entità consortile. La certificazione SQNPI per il 2019 è ancora in corso». Il Consorzio è anche impegnato in diverse attività tra le quali, in collaborazione con il Trentodoc, quelle di degustazione dei vini per tutte le guide nazionali. Il Consorzio funge anche da punto di supporto tecnico e coordinamento delle varie attività delle commissioni di degustazione, alla presenza di sommelier di supporto. Molto importante, infine, è l’opera di promozione dei prodotti attraverso fiere, eventi e momenti dedicati: «Le attività principali del Consorzio - conclude Molon - si svolgono nella prima parte dell’anno con le fiere come ProWein e Vinitaly e altre attività, tra cui spicca l’organizzazione di Trentino & Wine, un evento di promozione del vino trentino che anima il fine settimana di metà maggio con degustazioni, iniziative culturali, eventi e spettacoli».


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Trentino

Trentino detox vero per

corpo e mente

P

er chi cerca l’ambiente giusto, dove respirare aria pura e vivere a stretto contatto con la natura, il Trentino, con i suoi placidi laghi alpini e le sue verdi foreste, è il luogo ideale per ricercare un nuovo benessere e sentire giorno dopo giorno il proprio organismo rinascere e ricaricarsi.

Estate, tempo di benessere ad alta quota. Ecco proposte per coccolare il corpo: passeggiate, a piedi o in bicicletta, o inusuali percorsi “natural wellness”, con bagni kneipp nella natura, forest-bathing e tree Il Trentino offre

Il “natural wellness” in trentino I percorsi Kneipp sfruttano i principi salutari dell'idroterapia per migliorare la circolazione sanguigna, rafforzare le difese immunitarie, stimolare la circolazione sanguigna, il sistema nervoso e i muscoli. A San Bernardo in Val di Rabbi si può camminare sul primo percorso Kneipp all'aperto del Trentino, immergendo i piedi nelle acque purissime del rio Valorz. A Soraga in Val di Fassa il percorso "Sora l'Aga" offre l'esperienza insolita della camminata a piedi nudi. A contatto con

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la possibilità di camminare a piedi nudi sull'erba e sulle rocce. ma anche proposte studiate per entrare in contatto con la propria parte più spirituale attraverso antichi riti giapponesi

erba umida, foglie, muschio, sassi, cortecce, acqua si impara a conoscere e a percepire sotto le piante dei piedi le sensazioni trasmesse dalle pietre, dalla loro rugosità, dal loro calore ritrovando così una dimensione in cui si intrecciano la meccanica del piede umano, le connessioni benefiche con l’elettromagnetismo terrestre, l’arte di passare dal freddo al caldo che l'abate tedesco Kneipp elevò a rango di terapia. In Val Rendena, invece, ecco i percorsi natural wellness per camminare a piedi nudi sull'erba e sulle rocce, immergerli nell'acqua fredda di un ruscello alpino, per abbracciare alberi e annusare i profumi di resine e altre essenze e assorbirne l'energia. Sono 8 gli itinerari realizzati attorno a Pinzolo che abbinano il contatto con gli elementi naturali, con attività come yoga, meditazione, tecniche di respirazione o barefoot. Alcuni sono


Gli itinerari del benessere

stati pensati per le famiglie, altri per le persone sedentarie o per chi è in sovrappeso. E ancora, le silence room immerse nella natura o l’abbraccio degli alberi, oppure massaggi Shiatzu, sessioni di yoga, esercizi di respirazione e passeggiate ricostituenti, a ritmo costante su terreni pianeggianti, ottime per recuperare la forma fisica. Questi itinerari si percorrono in autonomia, seguendo le indicazioni su alcune tabelle, oppure in compagnia di “trainer del benessere”, presenti in determinate giornate. L'ultima tendenza del "natural wellness" si chiama forest bathing. Questa pratica originaria del Giappone e conosciuta con il nome di Shinrin Yoku consiste in una salutare passeggiata nel bosco di alcune ore, respirando le essenze degli alberi e delle piante, di volta in volta rinvigorenti o rilassanti. L'immersione nel bosco, infatti, è in grado di rinforzare le cellule più attive del nostro sistema immunitario, migliorare la pressione arteriosa, alleviare gli stati depressivi, grazie all’inalazione di alcune sostanze volatili (monoterpeni) componenti degli oli essenziali prodotti da diverse piante. E’ stato provato scientificamente che un’inalazione del “respiro della foresta”, per un periodo di tempo congruo (2-3 ore), induce a prolungati cambiamenti fisiologici nel corpo umano. In combinazione, la tecnica Bioenergetic Landscapes studia e misura l’influenza biologica che i deboli campi magnetici emessi dalle piante hanno sull’organismo ed i suoi apparati, aumentandone il senso di benessere complessivo. A Fai della Paganella, in una vasta faggeta, c’è il primo percorso-parco d’Italia dedicato a questa pratica, attrezzato come vero e proprio percorso di Forest Therapy, un “parco terapeutico per il benessere”. In particolare, si utilizzano le aree boschive e forestali per migliorare le condizioni psico-emozionali, sensoriali, chimiche ed energetiche della persona, secondo un preciso studio condotto da Marco Nieri, bioricercatore ed esperto in eco-design, e Marco Mencagli, agronomo specializzato in de-

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sign e mantenimento di parchi pubblici e privati. Il “Bosco del Respiro” di Fai della Paganella si compone di quattro itinerari: “Il Percorso dell’Otto”, un itinerario molto facile che attraversa le campagne di Fai con le tipiche baite; “Il Sentiero dei Belvedere”, dal panorama spettacolare sulle valli sottostanti; “Il Sentiero dei Reti”, alla scoperta dell’antichissimo villaggio, uno tra i più importanti siti archeologici delle Alpi; “Il Sentiero Acqua e Faggi”, tra i giochi di luce dei rami e dell'acqua del rio. Anche i boschi dell’Alpe Cimbra sono un altro ambiente ideale per il forest bathing. Sul percorso tematico “Il respiro degli alberi”, arte e Natura si fondono insieme in un’esplosione di creazioni che si sposano con le atmosfere in cui sono immerse. Qualunque sia la stagione, abbracciare i maestosi abeti dell'Alpe regalerà energia, forza e tante emozioni: un vero e proprio detox naturale. A Rabbi Terme, nel Parco Nazionale dello Stelvio, fra le tante attività all'aperto proposte dal centro termale c'è il tree hugging. Abbracciare gli alberi è infatti uno dei rimedi principali della silvoterapia, indicata a chi soffre di asma bronchiale, bronchite cronica, ipertensione arteriosa, nervosismo e insonnia. Il percorso detox si completa con le pratiche di yoga e yoga del respiro in grado di aumentare la flessibilità del corpo e di migliorare l’energia vitale. Farlo in una foresta di abeti e larici aggiunge ulteriori benefici, grazie a sequenze dolci ed energizzanti di movimenti da svolgere su un masso in mezzo ad un torrente di montagna, oppure a contatto con l’erba fresca o, ancora, all’ombra di un larice secolare.

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food&travel Il

Trentino

latte protagonista

estate

dell'

L’appuntamento conclusivo sarà in contemporanea in Valle del Chiese durante la rassegna “Mondo Contadino”, a Roncone di Sella Giudicarie ed in Val di Sole, in località Plan nella Val di Rabbi, il fine settimana del 21 - 22 settembre. Informazioni: https://www.visittrentino.info/it/articoli/gusto/latte-in-festa

E

rba fresca dei pascoli di montagna, fiori di campo, aria buona ed acqua di sorgente: questi sono gli ingredienti che rendono speciale il latte fresco d’alpeggio. Poi, con l’aggiunta della passione e del lavoro di allevatori e malgari, anche il burro, i formaggi e gli altri derivati, saranno tutti contraddistinti dall’alta qualità. Da qualche anno “Latte in Festa” è l’occasione per immergersi nel magico mondo del latte e scoprirne l’intera filiera, dalla malga fino alla tavola, attraverso tante esperienze proposte durante i weekend d’estate. Nell’edizione 2019 saranno 11 gli appuntamenti in tutto il Trentino. Ogni evento è unico e vario, per il programma di iniziative: passeggiate, trekking guidati, momenti dedicati ad animazione per i bambini con giochi e laboratori, spettacoli per tutti e, per finire, le immancabili degustazioni golose. Il comune denominatore di tutti gli appuntamenti, rimangono il profumo ed il sapore inconfondibile dei prodotti lattiero caseari trentini: un ambiente unico per la purezza della sua natura e l’elevato grado di biodiversità. I prossimi appuntamenti: dal 28 luglio al 04 agosto> Val di Fassa 31 agosto - 1 settembre> Val di Sadole e Predazzo

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Albe in malga Da giugno a metà settembre per un totale di 39 eventi l'esperienza di Albe in Malga offre anche quest’anno un’occasione per vivere il territorio ed il mondo affascinante degli alpeggi di montagna, con i suoi simboli e i suoi riti. L'iniziativa prevede un'escursione notturna insieme ad una guida alpina o un accompagnatore di territorio per raggiungere l'alpeggio, in tempo per assistere all'evento dell'alba sulle cime. Poi l'incontro con i malgari per accompagnarli nelle fasi di mungitura, ascoltare i loro racconti, assaggiare il latte fresco appena munto, scoprire la magia della panna che diventa burro. E dopo il lavoro una colazione genuina con latte, yogurt, formaggi, e prodotti del territorio. E non mancheranno tre weekend dedicati alle famiglie (Albe in Malga for family). Informazioni e programma: https://www.visittrentino.info/it/guida/ eventi/albeinmalga-l-alpeggio-prende-vita_e_15062



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itinerari

Cagliari il mare in città

di Alessandro Luongo

Due coste di una bellezza incredibile, quartieri storici da non perdere come Marina e Castello, e ancora stagni naturali, saline, siti archeologici e promontori che disegnano scorci mozzafiato che si colgono solo quando, finalmente, lo sguardo si alza dalle acque limpide e resta ammaliato da tanto inatteso splendore

È

un salotto affacciato sul porto di Via Roma, con i suoi eleganti palazzi, i portici, i caffè e i tanti negozi. Partiamo da qui per scoprire le meraviglie che Cagliari tiene in serbo per noi. Come la vicina Piazza Yenne, cuore della movida, che si raggiunge addentrandosi nei vicoletti di Marina verso la parte alta della città. Ma è salendo al Viale Buoncammino che si incontra il primo scorcio da sogno sulla natura circostante: lo stagno di Santa Gilla a ovest, le saline Conti Vecchi tuttora attive, e il Golfo degli Angeli fino alla punta di Nora, con la sua torre e il sito archeologico. Prima di tornare verso il mare varchiamo Porta Cristina, uno degli accessi cittadini al Castello, e ammiriamo Torre San Pancrazio, una delle due rimaste in piedi (con la Torre dell’Elefante). Da visitare la Pinacoteca e il Museo archeologico.

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Spiagge metropolitane (e non solo) Raggiungiamo quindi Marina di Bonaria – Su Siccu con il porto turistico e il suo percorso ciclopedonale. Superando invece il quartiere popolare Sant’Elia, e il faro omonimo, si raggiunge un’altura dalla quale si ammira a sinistra la piccola spiaggia di Calamosca, e a destra si rimane a bocca aperta di fonte al blu del Golfo degli Angeli. La bellezza dei panorami si apprezza ancor più da Monte Urpinu, uno dei parchi interni alla città, che vanta una grande pineta. Il punto di osservazione migliore è però Viale Europa, che regala alla vista lo stagno di Molentargius con le saline (dismesse), e il Poetto, la principale spiaggia che si estende per circa 4 km, dalla Sella del Diavolo sino al litorale di Quartu Sant’Elena. Altre spiagge imperdibili in zona le troviamo oltrepassata Pula e il litorale di Santa Margherita, a baia di Chia con la sua Torre visitabile; e poi ci sono Sa Colonia, Campana e, soprattutto, Sa Giudeu, una delle più belle in località Spartivento a Domus de Maria. E ancora: S’acqua Durci, Cala Cipolla e la caraibica Tuerredda. Peccato manchi un sentiero ciclabile a unire Chia con Pula (circa 20 km). Muoviamoci quindi


itinerari

In queste pagine, panoramiche della città di

Cagliari,

del suo mare e del centro storico.

Qui sotto la baia Teulada

di

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fino al punto più meridionale dell’isola, Teulada, dopo una sosta alle straordinarie Spiaggie Bianche di Porto Pino, all’interno del poligono militare (si paga un biglietto di 3 euro, e percorre 5-6 km di strada sterrata, e si cammina per circa mezzo km, ma ne vale la pena). Ma le spiaggie di sabbia fine e acqua cristallina abbondano sul lato est di Cagliari, che è anche meglio collegato dalla nuova SS 125 (in meno di un’ora si giunge all’estremo, a Costa Rei). Percorrendo, invece, la SP 17 il primo lido spettacolare è Mari Pintau. Poi si arriva a Solanas, Campulongu, Villasimius Porto Giunco e Simius, vicina al centro abitato; qui la pista ciclabile è invece presente. Da non perdere Punta Molentis, una delle perle di tutto il sud Sardegna. La litoranea vi spingerà a fermarvi in diversi punti per ammirare il magico panorama e scattare delle foto: su tutti Capo Carbonara e l’isola dei Cavoli, e più avanti Serpentara. La ciliegina sulla torta è però Cala Sinzias, a Castiadas, dall’acqua così trasparente da regalare bagni e emozioni indimenticabili.

Soste curiose Due borghi nei pressi di Cagliari valgono il viaggio. Il primo è San Sperate, noto come il Paese Museo perché l’artista nativo Pinuccio Sciola, scomparso nel 2016, l’ha trasformato in un polo dell’arte, con i suoi murales e le sculture sonore. Il 12 agosto invece si va tutti a Esterzili per la Sagra de su Frigadori e de is Cocoeddas, una due giorni dedicata agli antichi sapori della tradizione: i cocoeddas sono un impasto di patate, formaggio in salamoia e ciccioli di maiale avvolti nella pasta, mentre su frigadori è un fragrante pane piatto cotto nel forno a legna il cui impasto è costituito da patate, cipolle e formaggio in salamoia.

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oasi in mezzo al Tirreno itinerari

Un'

Entrata suo malgrado nella storia del ’900, questa piccolissima isola della provincia di Palermo, immersa nel mar Tirreno, è il paradiso di ogni subacqueo e di quanti sognino una vacanza attiva in un contesto che più “mediterraneo” e genuino di così non si può

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di Enrico Saravalle

ontana dalla costa, quasi alla deriva nel Mediterraneo, Ustica sembra un miraggio che galleggia sul mare. Parte emersa di un vulcano sottomarino, l’isola è uno sperone di terra e roccia di dimensioni extrasmall (la sua superficie non arriva nemmeno a una decina di kmq) ma, e questo è uno dei suoi atout, è impreziosita da una morfologia sottomarina fatta di picchi, grotte e cunicoli che regalano alcuni dei fondali più belli del Mediterraneo. Con un mare così straordinario, Ustica è diventata il place to be dei subacquei di tutta Europa, aiutata anche dal fatto che lo spazio intorno all’isola (fino a tre miglia dalla linea di costa) è, dal 1986, la prima Riserva Marina Italiana.


Esploratori di abissi Ustica, lo si sarà capito, non è fatta per chi immagina vacanze con sabbie bianche, sdraio e chiacchiere sotto l’ombrellone: qui, infatti, non ci sono spiagge, se non le minuscole baie di ciottoli dei Faraglioni, del Passo della Madonna e la piccola e profonda piscina naturale del Fossazzu, ai piedi del faro di Punta Cavazzi. Ma se si concepisce il mare come un universo incontaminato con acque limpide e cristalline in cui tuffarsi, allora Ustica vince per ko tecnico su tutte le sue sorelline del Mediterraneo. Paradiso a portata di mano, in cui nuotare per ore con maschera e pinne, l’isola regala emozioni sempre nuove fra scogliere di basalto, fantastiche grotte e piscine naturali, migliaia di pesciolini dalla livrea brillante e coralli che popolano i suoi fondali. Per chi vuole unire diving e cultura c’è pure l’itinerario di archeologia subacquea che parte da Punta Cavazzi, uno dei primi esperimenti a livello mondiale di percorso guidato sott’acqua. Esplorazione destinata però ai più esperti, che si snoda in varie tappe, indicate da

Dimenticate le lunghe spiagge bianche fitte di ombrelloni: qui è la roccia vulcanica a segnare il confine tra terra e mare

A dorso di mulo Anche se l’immersione subacquea è la sua maggior attrattiva, Ustica offre una serie di alternative interessanti: i bikers possono percorrere la litoranea che fa il periplo dell’isola; gli eco-curiosi possono fermarsi per una visita al piccolo Acquario sito di fronte alla zona A della Riserva Marina; gli appassionati di trekking hanno a loro disposizione un sentiero sterrato che passa

attraverso il bosco di pini marittimi, sale sino alla cima del monte Guardia di Mezzo (panorama da capogiro!) e poi ridiscendere lungo la costa dello Spalmatore. Per rimanere in tema passeggiate, è possibile effettuarne una a dorso di mulo, seguendo l’antico sentiero che costeggia il lato Sud dell’isola e che un tempo era utilizzato per trasportare il grano al mulino.

boe sommerse che reggono i cartelli esplicativi. Ma chi non ha dimestichezza con le bombole e preferisce indossare solo maschera e pinne, può seguire decine di itinerari di scoperta della flora e dalla fauna marina, affidandosi ai centri diving isolani che provvedono a tutto: barca e guide per i percorsi di snorkeling. Dal cuore della Riserva, a Punta Spalmatore, partono anche i tour archeologici di Archeologia Viva: lezioni, percorsi subacquei ma anche terrestri in siti come il villaggio di Tramontana, che risale al 1400 a.C. e viene indicato, per le sue mura, come la fortificazione preistorica meglio conservata del territorio italiano. Slow... solo a tavola E Ustica paese? Si estende ad anfiteatro intorno a una baia che ospita il porto ed è dominato alla Torre di Santa Maria e dai resti della Rocca di Punta Falconiera. Il suo cuore è piazza Umberto I, su cui si affaccia la chiesa di San Ferdinando, con una facciata movimentata da nicchie e sculture e dove una targa in marmo ricorda che qui fu confinato Antonio Gramsci. Dalla piazza si diramano le viuzze del centro storico che mostrano vivaci murales: trompe-l’oeil, ritratti, nature morte e soggetti fantastici realizzati dagli studenti della Scuola di Belle Arti di Palermo, anche se sui muri resistono dipinti storici lasciati, dagli anni '70 in poi, da famosi pittori come Salvatore Fiume. Poco fuori il paese, infine, c’è una delle vere attrazioni dell’isola, la Rocca della Falconiera: ai bordi di un antico cratere e a picco sul mare, un sito archeologico romano trasformato in epoca borbonica in una fortificazione di difesa. Da qui, il porto, il Faro di Omo Morto, i campi e i vigneti intervallati da poche case isolate non hanno segreti. Un ottimo momento per venire a Ustica è tra la fine di giugno e l'inizio di luglio, quando si celebra il festival "Anticchia i Linticchia": dieci giorni per scoprire l'enogastronomia, le tradizioni agricole usticesi e la famosissima lenticchia isolana.

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itinerari

Crocevia di culture, arte e cibo: così Palermo è tornata capitale

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a sempre affollato crocevia tra Oriente e Occidente, tra sud e nord del Mediterraneo, Palermo è un crogiolo ribollente di razze, lingue e culture. I Fenici prima, che la fondarono e la chiamarono Zyz (fiore), e poi i Greci e i Romani fino ad arrivare agli Arabi (per i quali fu Balharm), agli Svevi e agli Spagnoli: tutti sono passati da qui e tutti hanno amato questa città, lasciando testimonianze nell’assetto urbanistico, nella lingua, nella cucina, compo-

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di Turi Milano

nendo un mosaico senza eguali. E forse è anche per questo che proprio Palermo è stata nominata Capitale italiana della Cultura per il 2018. Una scelta che ne riconosce le specificità di città unica, multiforme e sfaccettata, esempio compiuto di una convivenza possibile fra culture solo apparentemente distanti tra di loro. Una


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multiculturalità concreta, che quasi si respira nell’aria. Basta incamminarsi per quello che oggi si chiama Corso Vittorio Emanuele e che per i palermitani, da sempre abituati ad affollare la strada nel mese di luglio per la Festa Santa Rosalia, rimane il Càssaro. Un luogo che di Palermo custodisce la sua storia, la sua anima: voluto dai fenici, divenne Qasr (città fortificata) per gli arabi che vi costruirono mura robuste per proteggersi dai nemici, e ancora oggi è l’asse portante della mappa cittadina su cui poi si è organizzata la maglia urbanistica con la creazione di Via Maqueda e la divisione in mandamenti. Del disordine e del genio Va girata a piedi, Palermo, oppure a bordo di una delle tante Lapine (che dall’altra parte del mondo sono chiamate Tuk Tuk e nel resto d’Italia Ape Calesse). Si può partire da Porta Felice, uno dei vertici del Càssaro, dove nasce la strada che conduce nel cuore della Kalsa, un tempo al Khalisa, la pura o l’eletta: un quartiere decentrato dove, più che altrove, pulsa il cuore della città, tanto che un viaggio che volesse essere solo esperienza sensoriale e antropologica potrebbe finire qui. Perché per comprendere la Sicilia più vera occorre mischiarsi con la gente, con gli usi vecchi di secoli e con costumi, tradizioni solo apparentemente disordinate e incongruenti che sono, invece, il vero patrimonio di questa terra. Salendo in direzione dell’altra porta che

Un susseguirsi di suggestioni questa città siciliana che, dopo aver ottenuto l’elezione a Patrimonio Unesco, è stata nominata Capitale della Cultura nel 2018. Scopriamone insieme il motivo, con un tour che, dalla Kalsa a Palazzo Reale, ci parla di incontro tra popoli, culture, arti AGOSTO 2019

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chiude il Càssaro, Porta Nuova, si arriva lì dove gli arabi, ma soprattutto i Normanni, vollero i simboli del potere. Lungo la strada ci si imbatte nella Chiesa della Martorana che appartiene all’eparchia di Piana degli Albanesi e officia ancora oggi la liturgia secondo il rito bizantino. I colori e gli odori sono quelli della città multiculturale sognata da Ruggero II, il re Normanno che fece grande la Sicilia metabolizzando e valorizzando le tradizioni di chi lo aveva preceduto. Nella Cappella Palatina del Palazzo Reale si fondono la struttura basilicale delle navate di matrice occidentale, i mosaici e il presbiterio bizantini, e il soffitto a muqarnas lavorato e decorato da maestranze arabe. Ma è lontano dal Càssaro, dalle sue viuzze, dal centro storico in cui nobiltà e spirito popolare si mischiano senza distinzioni di sorta, che è possibile cogliere davvero l’eleganza priva di sfarzo della cultura normanna. La si percepisce, ad esempio, raggiungendo il Castello della Zisa (dall’arabo al-‘Aziza, la splendida), un luogo incantato che sorgeva all’interno del parco reale normanno, il Genoardo (dall’arabo Jannat al-ard, giardino o pa-

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In apertura Castello della Zisa. e i Quattro Canti, uno degli

il

scorci più noti di

Palermo

Sopra, un tipico palazzo normanno, in primo piano una cupola di San Giovanni degli Eremiti

radiso della terra), e che contava splendidi padiglioni e bacini d’acqua. Oggi è affogato tra le case e i palazzi e confina con i Cantieri culturali, creati là dove furono le Officine Ducrot, che tra l’Ottocento e il Novecento “sfornarono” i mobili Liberty disegnati da Ernesto Basile. E poi la Vucciria, uno dei tre mercati storici di Palermo: i colori di Renato Guttuso forse non ci sono più ma questa parte del centro storico palermitano sta diventando il quartiere del divertimento giovane low cost, dove trascorrere una serata in compagnia bicchiere di Zibibbo immancabilmente alla mano. Incontro di culture anche a tavola Ma la città merita una visita anche solo per gustarne la cucina che come ogni altra cosa a Palermo scaturisce dallo straordinario mix di tradizioni diverse. Dal Foro italico con le sue gelaterie, alla Cala, il porto turistico, con i suoi ristoranti postmoderni e di fronte Porta Carbone, il locale storico del panino ca meusa, con la milza, o con le panelle. Anche in Piazza Marina la scena non cambia di molto, a parte l’aggiunta del mercatino delle pulci sul marciapiede di Villa Garibaldi: ancora ristoranti e l’altro locale storico di panelle e panino con la milza di Franco U’ Vastiddaru. E persino la pasta, che l’immaginario condiviso vuole nata a Napoli, affonda probabilmente le sue origini a Palermo! Il Libro di Ruggero, pubblicato nel 1154 da Al-Idrisi geografo di Ruggero II di Sicilia, parla infatti di quello che dovrebbe essere il primo pastificio della storia: si trovava a Trabia, un villaggio a 30 chilometri da Palermo, e lì veniva prodotto un tipo di pasta filiforme chiamata itrya (dall’arabo itryah). Erano nati gli spaghetti.



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itinerari

in stile arabo-normanno lungo il corso

Palermo in 5 tappe

che parte proprio da piazza Kalsa: un concentrato di arte e di storia così unico che un viaggiatore arabo, nel 1184, definì il quartiere “stupendo e simile a Cordoba in architettura e magnificenza”.

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Immergersi nel verde dell’Orto botanico Un concentrato di verde dalle

mille tonalità: boschetti di bambù,

di Lucrezia Argentiero

Il capoluogo siciliano mostra, soprattutto in estate, la parte più bella di sé. Una città che sa coniugare “bon vivre”, sport e divertimento a cultura e storia. Le strade offrono scorci inaspettati tra architetture arabe o normanne e scenografie barocche. A completare la magia ci pensa il mare: il suo profumo si avverte in ogni angolo e la famosa spiaggia di Mondello é a pochi chilometri

ficus giganti dai rami tentacolari, la Victoria regia, la ninfea più grande del mondo. Si dice che Richard Wagner, circondato da queste piante, trovò ispirazione per completare il Parsifal, suo ultimo capolavoro.

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A rimirar le stelle Quasi d’obbligo una sosta all’Osservatorio Astronomico

del Palazzo Reale, dalla cui terrazza si gode uno dei più bei panorami della città. Due cupole per osservare il cielo e un affascinante museo. Davanti agli occhi sfilano numerosi telescopi, insieme ai ritratti e alle storie degli scienziati impegnati a risolvere i misteri

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Una passeggiata nella Vuccirìa

dell’universo.

Il più famoso mercato cittadino è la Vuccirìa. Un tempo era immenso,

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descritto dai viaggiatori del Settecento come una delle meraviglie d’Italia e

immortalato dal pittore Renato Guttuso in una celebre tela. Oggi si è ridotto di molto, diventando più un’attrazione turistica che un appuntamento per la spesa giornaliera. Del resto molti venditori si sono trasferiti al Capo o a Ballarò (l’altro

La chiesa di Santa Maria dello Spasimo Edificata sui ruderi di epoca

araba a partire dal 1506, ha vissuto

mercato cuore pulsante dell’Albergheria, così chiamato da Bahlara, villaggio

alterne vicende: trasformata prima

presso Monreale da dove provenivano i mercanti che lo frequentavano).

in fortezza, poi in teatro, ancora in

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lazzaretto (durante la peste del 1624),

937), la cittadella, circondata da una possente cinta muraria, diventò il centro del

Oggi, sconsacrata e senza tetto,

potere e sede del palazzo dell’emiro, Khalîl ibn Ishâq, e della sua corte, degli uffici

continua a ispirare scrittori e registi e

governativi, dell’arsenale, dei bagni e delle prigioni. Ci si aggira tra i monumenti

chi entra ne resta incantato.

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A contatto con gli arabi: la Kalsa

in ospizio per poveri (1835) e, infine,

La Kalsa (che deriva dal nome arabo Al Halisah, l’eletta), è uno dei

nell’ospedale Principe Umberto fino

quartieri più antichi della città. Sorta durante la dominazione islamica (nel

al 1986, quando viene abbandonata.

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Le tante facce di Livorno

Il feeling con il cinema e il legame con il Liberty, assieme alla tradizione gastronomica che nel cacciucco trova la sua espressione più tipica, fanno da sfondo a una città d’arte che porta i segni di trasformazioni urbanistiche profonde. Scopriamo i volti del centro affacciato sulla Costa degli Etruschi di Mara Cinquepalmi

«I

o non ho perduto il mio cuore strada facendo. Io ho lasciato il mio cuore sul porto di Livorno”. La voce inconfondibile di Piero Ciampi, il cantautore livornese che la città ricorda con un Premio riservato a canzoni inedite, fissa l’immagine di uno dei luoghi simbolo della località toscana. Nata nel XVI secolo come villaggio di pescatori, Livorno si è trasformata nel tempo in un centro moderno che oggi si presenta al viaggiatore con le sue ville Liberty affacciate sul lungomare, le sue fortificazioni di età medicea, un certo gusto tardobarocco nell’architettura e un’anima divisa tra il grigio e l’azzurro, ovvero, tra un glorioso passato industriale e un mare per l'ennesima volta premiato con la Bandiera Blu. Questo centro bello e vivace ha dato i natali a pittori, poeti e cantanti che hanno scritto pagine importanti della cultura del Novecento. Sono infatti livornesi anche Pietro Mascagni, “padre” della Cavalleria

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itinerari

Rusticana, Giovanni Fattori e Amedeo Modigliani, nonché il poeta Giorgio Caproni, ed è facile ritrovare negli angoli della città suggestioni consegnate a dipinti e spartiti. Ma Livorno ha un legame particolare anche con il cinema: la città e le immediate vicinanze sono state set di film italiani e stranieri soprattutto negli anni ’60. Nel periodo d’oro della commedia all’italiana qui e nella vicina Castiglioncello furono girati, tra gli altri, Il sorpasso di Dino Risi e Tutti a casa di Luigi Comencini. Sua maestà il cacciucco Non si può visitare Livorno senza aver

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Oltre a Piero Ciampi, sono livornesi anche Pietro Mascagni, Giovanni Fattori, Amedeo Modigliani e Giorgio Caproni, ed è facile ritrovare negli angoli della città suggestioni consegnate a dipinti e spartiti assaggiato il re della cucina locale che vanta anche una propria certificazione che ne tutela e valorizza l’identità della ricetta e che a giugno è stato protagonista di un festival. Il cacciucco infatti è solo quello con le “5 C”, preparato con diverse qualità e tipologie di pescato di scoglio, sugo di pomodoro, pane tostato e agliato. A Livorno, però, si possono gustare anche altre specialità, magari meno conosciute, ma tutte da scoprire. Come il ponce, bevanda alcolica testimo-

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itinerari

Foto di Bigazzi Francesca

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nianza della ricca comunità britannica che viveva in città tra il XVII e XVIII secolo, e che il Bar Civili celebra dal 1890. Oppure il “cinque e cinque”, un panino farcito con torta di ceci divenuto cavallo di battaglia dello street food labronico. La Costa degli Etruschi Tra arte e storia, tra costa ed entroterra si snoda un percorso che dalla città di Piero Ciampi ci porta fino a Piombino passando per Castiglioncello, Cecina, Castagneto Carducci e Campiglia Marittima. Stiamo percorrendo la Costa degli Etruschi, lembo di Mediterraneo che custodisce testimonianze dell’antica civiltà e che offre spiagge, borghi medievali e oasi protette. Da visitare il Parco archeologico di Baratti e Populonia e, a Piombino, il Museo del territorio di Populonia, l’unica città costruita sul mare dagli Etruschi; ancora, il Museo archeologico nazionale di Castiglioncello e l’area archeologica San Gaetano a Vada, nei pressi di Rosignano. Gli amanti della natura possono dedicarsi, invece, a itinerari cicloturistici grazie a 23 percorsi dedicati oppure scoprire le aree naturali come la Riserva biogenetica dei Tomboli tra Cecina e Rosignano Marittimo, la Macchia della Magona oltre 1600 ettari a Bibbona.

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nella pagina precedente, uno scorcio del porto di

Livorno, la metafisica Terrazza Mascagni e un piatto di ricco cacciucco. qui sopra, una villa affacciata sulla costa livornese e in basso populonia

Tratto di Mediterraneo che custodisce testimonianze dell’antica civiltà etrusca e che offre spiagge, borghi medievali e oasi protette, il lembo di terra affacciato sul Tirreno che da Livorno si allunga fino a Piombino è attraversato da itinerari cicloturistici e costellato di Riserve naturali


itinerari

in 5 tappe

Foto di MEINI PAOLA

Livorno

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La città dal battello Furono i Medici a trasformare Livorno da borgo di pescatori

in fiorente centro marittimo e città ideale con un sistema di canali navigabili, “sorvegliati” dalle Fortezze Vecchia e Nuova. Vale dunque la pena fare un giro in battello per

di Lucrezia Argentiero

L’acqua qui la si “ritrova” ovunque, non solo nel mare che lambisce la Costa degli Etruschi, ma anche nei Canali Medicei, nella parte più antica della cittadina toscana. Ci sono poi il Museo di Storia Naturale e l’Acquario. E l’elenco delle sorprese al sapore di sale potrebbe proseguire a lungo...

assaporare il volto più autentico della città, passando per il porto, le fortezze, la piazza ponte, e il quartiere della Venezia Nuova, popolato da palazzi neoclassici, antichi magazzini mercantili.

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Rilassarsi con lo struscio Il lungomare di Livorno è la meta per lo struscio

cittadino, durante tutto l’anno. Si snoda da Viale Italia fino alla sede dell’Accademia Navale. Sosta

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Passeggiare tra i pesci

obbligata alla Terrazza Mascagni,

Il più grande Acquario di tutta la Toscana è situato sul lungomare,

la bellissima piazza dominata da un

all’interno della terrazza Mascagni. Vi sorprenderà con i suoi 2 mila

poetico gazebo a tempietto degli

animali di oltre 300 specie diverse. Il percorso si dipana attraverso 20

anni Trenta.

vasche: ambienti incantevoli, come la vasca del relitto greco-romano e quella delle fortificazioni della darsena medicea. La star? La tartaruga verde Cuba. www.acquariodilivorno.it

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Fare incetta di leccornie Il Mercato delle Vettovaglie fu progettato dall’architetto

2

Badaloni e fu inaugurato nel

Esplorare Villa Mimbelli

1894. Adornato negli interni da

Ha sede in uno degli edifici più belli della città, il Museo Civico

belle decorazioni Liberty, qui si

Giovanni Fattori, che custodisce diverse opere del pittore

può acquistare il meglio della

macchiaiolo oltre a tele di Pollastrini, Lega, Signorini, Boldini... Villa

gastronomia livornese. Oltre 180 i

Mimbelli fu residenza privata adibita poi a sede museale, e conserva

banchi che offrono dal pesce fresco

raffinatissime decorazioni, stoffe, arredi e affreschi che da soli valgono la

ancora guizzante alle carni di ogni

visita. Spiccano la sontuosa Sala degli Specchi e l’esotica Sala Turca con

specie, dalla frutta alla verdura, ai

marmi e legni policromi.

formaggi...

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ph. ales&ales


Itinerari... in musica

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Melpignano balla con il mondo nella Notte della Taranta di Chiara Volontè

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na danza frenetica, che ripercorre i secoli e che è riuscita a valicare ogni confine geografico. Un vero e proprio show, che ogni anno porta a Melpignano (Lecce) oltre 150.000 persone, che non solo “vanno a ballare in Puglia” ma soprattutto prendono parte a uno spettacolo divenuto ormai di fama mondiale. È il festival itinerante della Notte della Taranta, la kermesse più significativa in Italia relativamente alla cultura popolare, dedicato alla riscoperta e alla celebrazione della pizzica, una musica tradizionale salentina, attraverso la sua contaminazione con altri linguaggi sonori, come ad esempio il jazz e il rock, e con il ballo. La manifestazione folkloristica si accenderà il 3 agosto a Corigliano d’Otranto e, percorrendo le piazze, i castelli e le corti del leccese, culminerà il 24 agosto nel Concertone finale a Melpignano, dove quest’anno sono attesi 200.000 spettatori. Tra i diversi artisti che si esibiranno sul palco della tappa conclusiva del festival e faranno divertire il pubblico, in questa edizione – la ventiduesima - spiccano i nomi della cantante Elisa e del rapper Gué Pequeno, che saranno diretti dal Maestro Fabio Mastrangelo, il primo pugliese nella storia della Taranta a guidare l’Orchestra Popolare; mentre a far rivivere le atmosfere e le movenze tipiche del luogo e della pizzica saranno le coreografie di Davide Bombana, nome di spicco della danza internazionale. La produzione avrebbe affidato

La pizzica, che ha origini antichissime, è capace di richiamare in Puglia oltre 150.000 persone per quello che ormai è un appuntamento fisso

la conduzione del backstage della serata - che sarà trasmessa in diretta su Rai Due - al duo, non solo professionale, composto da Belen Rodriguez e Stefano De Martino, ma questa scelta ha scatenato non poche polemiche. Infatti, un gruppo di intellettuali salentini ha sottoscritto un “Appello alla dignità” per scongiurare la presenza della coppia, con il fine di evitare che la manifestazione possa diventare preda del gossip. Vedremo se trionferà la ragione dello show business o quella della tradizione. La Notte della Taranta è testimone della cultura italiana nel mondo sin dal 1998, anno in cui il piccolo comune di Melpignano, riunendo su un unico palcoscenico i musicisti della zona per far scoprire ai turisti - ma anche per rinfrescare la memoria

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Itinerari... in musica

agli abitanti del posto - i suoni e le melodie autoctoni, diventa il luogo simbolo per antonomasia della tradizione salentina. La formula itinerante non era ancora stata considerata, ma veniva proposta quella dei concerti a ragnatela: contemporaneamente e in paesi differenti, ma idealmente uniti, si esibivano i vari gruppi di musica popolare che si incontravano poi per il Concerto notturno di Melpignano, che chiudeva la kermesse. È la genesi di quello che, nel tempo, è diventato il festival di musica popolare più importante e famoso d’Europa, che partendo da una gremitissima Piazza San Giorgio, ora attrae 200.000 spettatori da tutto il mondo e che, un’edizione dopo l’altra, ha portato in scena ospiti di fama internazionale pronti a immergersi nelle atmosfere antiche della Puglia, come i Buena Vista Social Club e Gerry Leonard (il chitarrista di David Bowie), e alcuni tra gli artisti più amati del Bel Paese, tra cui Lucio Dalla e Ligabue. Non solo: la Notte della Taranta ha ridato vigore ai suoni tradizionali del Tacco d’Italia, mettendoli in discussione tramite le contaminazioni con il panorama del sound attuale, ma senza mai snaturarli. Anzi, ricontestualizzando la funzione curativa della pizzica – che può esorcizzare i problemi attuali - e la sua perfetta sintonia con la natura circostante, grazie anche, e soprattutto, al ritmo del tamburello, che con la sua cadenza dovrebbe rigenerare chi lo ascolta e aiutarlo a ritrovare il suo centro naturale. E insieme alla riscoperta della musica del Salento, l’obiettivo degli enti territoriali è quello di valorizzare e far conoscere ai turisti la storia e l’enogastronomia del posto, attraverso piatti tipici, costumi folkloristici propri della zona e anche il dialetto che ancora viene parlato dagli abitanti più anziani del leccese. La pizzica Il Concerto del festival ricrea la musica tipica del Salento, la pizzica (cui poi è stato impropriamente affibiato il nome di “taranta”), una danza movimentata nata nei secoli scorsi – addirittura di origine greca, sviluppatasi con i culti in onore del dio del vino Dioniso - con lo scopo di guarire dal morso della tarantola: secondo la tradizione, coloro che venivano pizzicati entravano in uno stato di choc, dal quale riuscivano a riprendersi solo grazie al ritmo di questo ballo. Sdraiati a terra, i “malati” strisciavano sul dorso, quasi identificandosi con l’animale che aveva creato loro il malessere, dopodiché, alzatisi, battevano i piedi a tempo di musica, compiendo diversi giri su loro stessi, sino a crollare al suolo. Il tamburello e il violino sono gli strumenti principali della pizzica, che generalmente si balla in coppia (uomini e donne, ma anche persone dello stesso sesso) o perfino in solitaria. Ma la modalità più diffusa per danzare a ritmo di questa musica folkloristica è quella di disporsi, in piccoli gruppi, a cerchio, ruotando e battendo le mani, durante le sagre e le feste di paese, ma

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Il tamburello, strumento imprescindibile per la pizzica, consente di scandire il tempo e di dare ritmo alla musica

anche in cerimonie private come battesimi o matrimoni. La “pizzica scherma”, invece, prevede la presenza di soli maschi che mimano, appunto, questo sport, simulando una sfida durante la quale l’antagonista è legato dal ritmo e dal movimento, che ricordano, ancestralmente, una competizione amorosa in cui si metteva in mostra la prestanza fisica. Inoltre, una nuova versione della pizzica, più lenta e sensuale, sta appassionando i più giovani: sguardi ravvicinati, atteggiamenti di fuga e movimenti tipici del corteggiamento, tramite i quali le ragazze esprimono la propria femminilità. Per calarsi fino in fondo nella parte, indossare i vestiti della Regione è d’obbligo: gonne ampie che devono volteggiare e una cinta che sottolinea il punto vita per le donne, abito elegante con gilet scuro aperto su di una camicia a maniche lunghe per gli uomini. Per completare il look delle signore, rigorosamente scalze e coi capelli sciolti, un ampio foulard rosso che movimenta la danza e che anticamente dava il via al corteggiamento. E per prepararsi alla Notte della Taranta non resta che congedarsi con il più classico dei “sciamu a ballare”!


Crema


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Barcellona con un pizzico di "Pepe" Un tour di

di Ida Santilli

Un itinerario sulle orme del bizzarro investigatore Carvalho creato dalla penna di Manuel Vázquez Montalbán: il groviglio di stradine del Barrio Chino, che costeggia la rambla de Sant Josep, svela taperie alla moda e spazi di arte contemporanea

G

li abitanti di Barcellona hanno coniato addirittura un verbo per indicare il modo in cui si deve camminare lungo le ramblas, ramblejar, che prevede come unica ferrea regola quella di tenere sempre la destra (chi non lo fa viene additato subito come straniero o come turista). La strada, fra plaça de Catalunya e plaça de portal de la Pau, sul porto, è un chiassoso crocevia

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di giocolieri e artisti di strada; tutta la frenesia della città si respira su questa colorata arteria, come tra i chioschi di fiori e i banchi ricolmi di frutta e verdura de La Boqueria. Il colpo d’occhio sull’imponente architettura di metallo, che nel 1840 si è adagiata sull’area di un convento, è immediato superando il Palau de la Virreina, costruito nel Settecento per il viceré del Perù. L’andirivieni all’ingresso potrebbe inizialmente scoraggiare anche il turista più motivato ma chi ha letto anche solo qualche brano di uno dei racconti di Manuel Vázquez Montalbán non può resistere alla tentazione di andare a curiosare in uno dei luoghi più amati da Pepe Carvalho, il bizzarro investigatore protagonista di una serie noir di successo. Lasciandosi il mercato alle spalle, cattura l'attenzione un enorme mosaico di Joan Mirò sulla pavimentazione dello spartitraffico nell’adiacente plaça de la Boqueria, sulla quale si affaccia, dall’angolo con carrer Cardenal Cassanyes, la casa Bruno Quadros: bizzarra la facciata con una decora-


itinerari

zione in ferro dove compaiono anche motivi cinesi fra i quali un enorme drago. Da carrer de la Boqueria ci addentriamo nel Barri Gòtic con il suo groviglio di stradine; consigliamo una visita al Museo di Picasso, prima di sbucare sulla rumorosa via Laietana, spesso citata da Carvalho perché è qui che si trova la questura. Lasciandosi alle spalle il mare, si arriva in plaça Urquinanona e in pochi passi si raggiunge plaça de Catalunya su cui si affacciano eleganti hotel e banche. Siamo su una delle strade principali della zona dell’Eixample: il terzo isolato dopo l’incrocio fra passeig de Gràcia e la gran via de les Corts Catalanes, chiamato anche Manzana de la Discordia per l’incredibile numero di palazzi modernisti che vi si affacciano, ospita una delle strutture più bizzarre di Gaudì, Casa Batlló, dai balconi a forma di maschera e la facciata ondulata ricoperta da piastrelle in ceramica smaltata nelle tonalità del verde, del blu e dell’ocra. In corrispondenza del primo piano, sporge una galleria sorretta da colonne con finestre arricchite di splendide vetrate e i balconi che nel basamento ricordano la valva di una conchiglia. Il tetto è coperto da tegole che formano una specie di drago e presenta una serie di camini riccamente decorati. Un secondo possibile itinerario esplora la zona a sinistra delle ramblas, simmetricamente opposta al Barri Gòtic, Barri Raval, dove Montalbán ambienta le vicende del suo ultimo romanzo pubblicato nel 1997 a puntate su El Pais. Negli Anni Venti questo quartiere era chiamato Barri Chino perché ricordava le brulicanti Chinatown, crogiolo di etnie e di emigranti. È un gomitolo di vicoli sgarrupati soprattutto nelle adiacenze dell’Avinguda del Parallel, dalle finestre pende più che altro bucato ma anche qualche bandiera gialA sinistra uno scorcio del Barri Gòtic. In alto a destra Casa Batlló e Casa Amatller, che portano l'inconfondibile firma di

Gaudì

food&travel

lorossa del nazionalismo catalano. Grazie a un’attenta riqualificazione iniziata alla fine degli Anni Novanta, oggi il rione pullula di spazi dedicati alla cultura (ospita il Centro di Cultura Contemporanea della Catalogna e il Museo d’Arte Contemporanea) e di localini di tendenza. In una modesta taperia quasi nascosta in un vicolo, dove mi fermo a bere una cerveza, un anziano signore mi confida che qualche stradina più in là nacque l’inventore di Pepe Carvalho. Seguo le indicazioni e, quando arrivo in carrer Botella, al numero 11, la mia attenzione viene catturata da una piccola targa che ricorda che qui, nel 1939, nacque Manuel Vázquez Montalbán. Qualche locale esibisce con orgoglio foto di Manolo, come da queste parti lo chiamano affettuosamente. Fu in questo crocevia di artisti e intellettuali attivi nel movimento anti franchista negli Anni Settanta che Montalbán andò a festeggiare appena appresa la notizia della morte di Francisco Franco il 20 novembre del 1975, dopo 40 anni di dittatura. Anche Casa Leopoldo (carrer Sant Rafael, 24) vale la pena visitare anche solo per il colpo d’occhio che le deliziose mattonelle blu e gialle alle pareti regalano a chi entra nella sala, era frequentato dallo scrittore.

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NEW F/W


style

LIFE 72

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lifestyle

calda società

La prima volta di Afef senza Mtp Mammi senza Diletta

canta gli os...Anna

di Monica Setta

afef jnifen

S

arà un'estate mondanissima e forse neanche troppo blindata. Ad aprire le danze è stata Afef Jnifen ex moglie di Marco Tronchetti Provera che ha trascorso il secondo week end di luglio al San Pietro di Positano, lo splendido albergo della famiglia Cinque incastonato nella roccia a picco sul mare. Magra ed elegante lei, avvolta da caftani colorati di seta a stampe floreali, tondo e raggiante lui, miliardario milanese con meno liquidità di Tronchetti ma innamoratissimo dell'ex modella che il 3 novembre compirà 56 anni. A tavola nel fastoso ristorante del San Pietro Afef spiluccava insalata mentre il nuovo compagno puntava dritto e felice sui carboidrati. Mano nella mano, i due fidanzati sono saliti a bordo di un motoscafo veloce che li ha

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In alto la festa di ilaria tatò. a fianco

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portati a Nerano nel ristorante sul mare di Peppino, uno degli chef della costiera amalfitana più amato da Gianni Agnelli, Luca Cordero di Montezemolo, Cesare Romiti o Diego Della Valle. Ma qui ecco la sorpresa: Afef vede e identifica alcuni membri della famiglia Loro Piana, i re del cashmere molto amici del suo ex marito, e fa di tutto per nascondersi. Peppino, che la adora, racconta di aver fatto di tutto per portarla al riparo dietro le cucine finché gli imprenditori non hanno pagato il conto. Eppure la novella storia d'amore della Jnifen è ormai nota e non solo a Milano dove l'ex signora Tronchetti sta finendo di arredare 500 metri quadrati con vista sulle guglie del Duomo. Afef ama la riservatezza e noi che le vogliamo bene non possiamo che assecondarla non pubblicando il cogno-

Simona Ventura insieme al nuovo compagno è sbarcata a Lerici, mentre Barbara D'Urso è avvistata a Capri me del compagno. Dalla Costiera Amalfitana alla Costa Smeralda altre storie e altri luoghi top da mettere in agenda. Al Cala di volpe sempre nello stesso week end di luglio è arrivato Matteo Mammi ex manager Sky che si è separato dalla bellissima Diletta Leotta. Ma non è arrivato solo. In una macchina dai vetri scuri, scortata come una principessa, è apparsa l'attrice Anna Safroncick più tonica che mai, nuova fiamma dell'ex fidanzato della sexy Diletta. Anna e Matteo hanno trascorso giorni di miele tra la spiaggia del Cala e gli aperitivi al tramonto. L'attrice ha anche postato nelle sue stories di Instagram un video di lei che sceglie un anello da Chopard. Dono di Matteo oppure omaggio della maison di bijoux? Dalla Sardegna a Lerici prosegue invece a gonfie vele la storia tra Simona Ventura e il giornalista Giovanni Terzi. Simona,

sopra, diletta leotta in basso simona ventura

che è tornata in Rai da regina e avrà nel 2020 ben 4 programmi, si è innamorata di Giovanni dopo la fine della sua lunga e appassionata storia con Gero Carraro. Inizialmente sembrava che tra i due ci fosse un feeling intellettuale ma poi è scoppiata la passione e adesso la coppia è felice anche insieme ai figli. Sono stati in Liguria e andranno a Porto Cervo dove Simona ha una bellissima villa. A Capri avvistata Barbara D'Urso in vacanza con amici. La mattina lei ha girato l'isola in barca e la sera si è scatenata in pista alla taverna Anema e core di Guido Lembo. Qui, Barbara ha incontrato un'altra conduttrice napoletana, Caterina Balivo, che era in vacanza romantica con il marito Guido Brera. Al Quisisana relax in famiglia per l'oculista dei vip Andrea Cusumano che ha portato a Capri la moglie Cristiana e le tre bellissime figlie. Scendendo in Puglia la super dama più lanciata dell'estate 2019 è Ilaria Tatò. Bionda, bellissima, medico e neo ingegnere, impegnata nella guida dell'impero imprenditoriale di famiglia fondato dal padre Biagio, Ilaria è la donna più ricercata dai salotti mondani. Nella sua barca organizza pranzi a base di ostriche, champagne e panzerotti pugliesi invitando la crema dell'alta borghesia barese e non solo. Il 18 luglio nel sontuoso circolo Barion lady Tatò ha festeggiato a 25 anni dalla laurea in medicina la seconda in ingegneria chiamando a raccolta i bei nomi della business community. Tra gli invitati la famiglia Montrone proprietaria di Telenorba e Radionorba, il manager tv Antonio Azzalini, la conduttrice Manila Gorio e l'amica del cuore Giuditta Nitti che il 26 agosto sposa a Capri il suo amore Sergio. Prima della cerimonia la splendida Ilaria invita nella sua magione caprese ad una festa a tema Barbie e Ken. Brava.

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lifestyle

wishlist

Tipi da spiaggia C

olorati, floreali, sgargianti: i look dell'estate per chi vuole andare in spiaggia senza rinunciare allo stile sono molteplici, ma tutti con una missione in comune. Che poi sarebbe quella di non passare inosservati. Perché se già la sabbia e il sole possono rappresentare un problema, specialmente per le pelli più sensibili, trovare il modo di "addolcire" quei piccoli momenti di disagio diventa il must di questi mesi più caldi. Largo quindi a costumi dal design retrò, ad abiti lunghi e colorati e perfino alle scarpe (e chi l'ha detto che bisogna venire in spiaggia con le infradito) o gioielli.

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Teli mare a tema acquatico, borse in canvas stampate. Occhiali da sole e cappelli colorati, ma anche sneaker e gioielli: ecco tutti i prodotti di cui non potrete più fare a meno per andare a rilassarvi nella vostra spiaggia preferita A DESTRA, IN ALTO: BORSA HERMÈS CABAS DE PLAGE; HERMÈS BEACH TOWEL IN TERRY CLOTH, POUCH AND BEACH BAG IN PRINTED COTTON. SOTTO: CAPPELLO HERMÈS CHAPEAU EN CANNAGE JAPONAIS; SNEAKERS ARCHLIGHT IN PELLE DI VITELLO IN STAMPA “SPLASH” CON SUOLA ONDULATA IN GOMMA, LOUIS VUITTON PREZZO SU RICHIESTA; SHOPPER CON STAMPA FLORALMANIA IN PELLE, VERSACE, € 1090

A SINISTRA: VESTITO UNITED COLORS OF BENETTON € 89.95; ANELLO MOSAIC “EXTRAORDINAIRE COLLECTION” ORO BIANCO E PAVÈ DI ZAFFIRI BLU ANTONINI GIOIELLI € 9.400 DALL'ALTO: OCCHIALI DA SOLE IN ACETATO NERO CON LENTI GRIGE CHANEL; COSTUME ERMANNOSCERVINO

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lifestyle Il

beauty di Francesca Frediani

make-up giusto per agosto

naturale per il giorno, audace M

a vediamo quali sono le regole per apparire sempre in ordine: sia in spiaggia sia la sera. La prova bikini è una delle più temute dalle donne, ma l’infinita gamma delle proposte moda ci consente di scegliere il costume che esalta (oppure che minimizzi) le nostre forme, senza perdere un briciolo di sex appeal. E, anche in spiaggia, non rinunciamo al make-up e all’acconciatura perfetta. Ma qual è la regola numero uno da tenere sempre presente? Non esagerare! Ecco i nostri consigli per un’estate in bellezza. CLARINS Poudre Soleil: una nuova armonia estiva, per un effetto pelle dorata… naturalmente perfetta! € 45,00 www.clarins.it/ PAOLAP Besexy mascara waterproof: per uno sguardo incredibilmente sexy a prova di tuffo, € 24,90 www.paolapmakeup.it

COLLISTAR Look Portofino: due palette. Tramonto in baia e incanto marino, con quattro gradazioni di colore, gloss cangianti, matite glitterate, sofisticati ombretti e primer, e il tocco di gocce preziose. Prezzi da € 18,00 e € 27,00. www.collistar.it

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Look dorato di giorno, scintillante e freddo per la sera Terminata la stagione dei fondotinta, si apre quella delle terre, degli spray abbronzanti e del make-up che mettono in risalto l’abbronzatura. Durante il giorno, soprattutto se siete in spiaggia, evitate un make-up troppo pesante, ma optate per un look naturale e leggero. Ispiratevi dunque ai colori della terra e del sole, tra cui gli arancioni, i bronzi o i marroni, con un tocco glitter per illuminare l’abbronzatura. La protezione dal sole è assicurata perché tutti i prodotti di make-up estivo contengono filtri protettivi. Per la sera, invece, ampio spazio ai colori freddi e metallici (quest’estate le proposte cosmetiche sono davvero brillanti). Dite addio a tutti i prodotti supercoprenti che rischiano di creare un effetto innaturale sulla pelle. Non è più necessario iniziare il vostro make-up applicando una protezione solare perché tutti i prodotti di make-up estivo, contengono filtri protettivi. Più risalto agli occhi Meglio evitare linee nette di eyeliner. La luce solare ci darebbe un aspetto troppo artificiale. Scegliete una tonalità di ombretto scuro per delineare la palpebra superiore e inferiore, sfumandola con un pennellino verso le tempie. Sulla palpebra mobile stendete una tonalità glitter in contrasto o in armonia, secondo i vostri colori e il vostro gusto. Perfetti con l’abbronzatura sono i colori caldi come il


2019:

Niente trucco in spiaggia, ma chi l’ha detto? I prodotti waterproof sono perfetti anche sotto il sole di agosto

per la sera

bronzo, il rame, arancione dorato oppure, per osare, un porpora intenso. La sera invece, sotto le luci artificiali delle discoteche, è possibile sbizzarrirsi un po’ di più utilizzando colori freddi e tonalità accese tra cui il blu, l’azzurro, il viola, il grigio metallico, il verde smeraldo; tutti attualissimi e di grande effetto soprattutto sulla pelle abbronzata. Per chi vuole osare un po’ di più, ed ha anche un po’ di manualità, si possono creare degli effetti cromatici sulle palpebre, fatti di colori apparentemente in contrasto tra di loro, per un look decisamente più audace. Anche d’estate è d’obbligo il mascara per dare profondità allo sguardo. Ovviamente waterproof! Il make up delle labbra Il bon ton del make-up da seguire in spiaggia e, in ogni caso, durante il giorno, suggerisce lucidalabbra o gloss con colori tenui (rosa, albicocca, pesca ma anche trasparenti o esaltatori del colore naturale delle vostre labbra). Per la sera si possono osare brillanti rossi ciliegia o fucsia ma anche tonalità dark come tutte le tonalità dei viola, marroni, prugna. Sempre e comunque brillanti e mai opachi e mat. Ricordatevi che se osate di più con le labbra, dovete tenere un trucco più

DOLOMIA Matita Labbra Waterproof: delinea il contorno delle labbra, donando volume e definizione. € 10,50 Matita occhi waterproof: presenta una mina morbida e compatta che regala un tratto dal colore saturo e duraturo per tutto il giorno. € 11,20 www.dolomia.it

leggero sugli occhi. Anche d’estate vale la regola che il troppo, stroppia! Il trucco che dura Ma come riuscire a mantenere il nostro trucco perfetto senza che le alte temperature, e soprattutto l’umidità, lo sciolgano tristemente? Niente paura, quasi tutti i prodotti make-up in commercio sono waterproof (matite, eye liner, mascara…) e si può sempre optare per stendere un classico primer prima di applicare gli ombretti. Un maggiore fissaggio del vostro make-up è garantito. DIVAGE Senza parabeni, offre alle labbra una brillantezza inedita e un comfort assoluto. € 7,35 https://it.divagemilano.com/

PUPA Sunset blooming: i colori vengono reinterpretati e trasformati in dettagli che caratterizzano uno stile tropicale ma sofisticato. Prezzi da € 7,70 a € 18,00 www.pupa.it

E per i capelli? Innanzitutto, fatevi consigliare dal vostro parrucchiere e optate per un taglio tattico che vi aiuti a tenerli in ordine per tutta l’estate. D’estate puntare sulla praticità è d’obbligo! Qualche consiglio dagli esperti? Torna il carré medio-lungo di ispirazione anni Novanta ma anche, per chi ha i capelli più corti, il classico boule con ciuffo lungo e nuca leggera che richiamano ad uno spirito libero. Lunghezza media? Nessun problema! Potete optare per il classico grunge con le lunghezze a effetto mat, esattamente lo stesso effetto “stropicciato” che vi rimane sulle punte, a capello asciutto, dopo un tuffo nel mare.

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lifestyle

vetrina outfit

Indecisi sul look perfetto per l'estate?

Vi serve un assistente virtuale A

CARRIE BRADSHAW STYLE Per tutte le amanti di Sex and the City ecco un outfit che prende spunto dal guardaroba della mitica Carrie Bradshaw. Una vera chicca per chi ama vestire trendy in NY style! Gonna: Adidas Original € 60,00 Sandali: Stephen Good London € 147,00 T-Shirt: DSQUARED2 € 79,00 Occhiali: Sunday Somewhere € 107,00 Pochette rigida intessuta: DUNE € 44,99

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ppassionati di moda e shopping, drizzate le orecchie. Su Like arriva la nuova rubrica Bantoa, la community online dedicata agli appassionati di moda e shopping. Una vera e propria vetrina virtuale dove ogni giorno è possibile trovare outfit total look realizzati con i prodotti dei migliori shop online, dalla community di micro-influencer Bantoa: Le Outfitter. Una vasta community di personalità diverse, amanti della moda e attente a stili e tendenze, che si dedicano per pura passione e divertimento alla realizzazione di outfit total look, dando preziosi consigli su abbinamenti, prodotti must have e trend di stagione rivolti a chi necessita di un aiuto per la scelta dei capi da acquistare online, ma anche semplicemente a chi è in cerca di nuove ispirazioni per i propri look. Bantoa è la prima piattaforma di social-commerce in Italia, che risponde al duplice bisogno di trovare ogni giorno nuovi consigli e ispirazioni da parte degli utenti, e al desiderio e alla passione di esprimere il proprio stile attraverso nuovi outfit da parte dei micro-influencer. Nasce così una community bilaterale dedicata al fashion, dove outfitter e utenti alla ricerca di ispirazione e consigli possono interagire tra loro. Ma non finsce qui! Grazie all’algoritmo di matching alla base di Bantoa, ogni user registrato avrà la possibilità di visualizzare solamente gli outfit “adatti” alle sue esigenze: con prodotti disponibili nella sua taglia, che rispettano il suo budget, il suo stile e le sue occasioni d’uso. In poche parole, su Bantoa tutto quello che vedi lo puoi acquistare! Non perdere ogni mese la selezione dei migliori outfit realizzati dalla community delle influencer Bantoa, creati in esclusiva per Like con i brand dei migliori shop online e acquistabili direttamente dai loro negozi virtuali. Scopri di più su www.bantoa.com. Per il mese di agosto tre proposte dal tocco raffinato ed elegante, ma sempre in linea con le tendenze di stagione.


in collaborazione con

Con Bantoa i vestiti più trendy vengono consigliati dalla community di influencer. E l'acquisto dei capi più belli si fa con un click INSPO SAINT LAURENT Un look chic, perfetto per una donna che ama l’eleganza. Ispirato allo stile del brand Saint Laurent, sinonimo di eleganza raffinata. Pantalone nero gamba larga da donna: Roman Originals € 32,00 Orecchini Ocean Octopus, multicolore, placcatura mista: Swarovski € 89,00 Pochette vera pelle: Twinset € 44,00 Camicia: Twinset € 45,00 Sandali: Topshop € 64,00 Giacca: Guess € 85,00

TROPICAL Una proposta in stile bon-ton, elegante ma non banale, per una cerimonia estiva dal tocco esotico. Protagonisti i toni pastello, per mettere in risalto l’abbronzatura ed essere notata da tutti gli invitati! Collana: Miu Miu € 395,00 Borsa a spalla: Salvatore Ferragamo € 585,00 Abito: Valentino € 536,00 Scarpe: Sebastian € 440,00 Orologio: Gucci € 552,00

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lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

Solidità e agilità, alleati su strada nell'ibrida di

Uguale a se stessa, migliore di se stessa: è la nuova versione dell’A6 Avant 50 TDI 3.0 quattro tiptronic. Che in meno ha solo il manopolone dell’infotainment. Ma in più ha un’attitudine particolare al viaggio

È

come la Nutella. Un superclassico conosciuto bene anche dalle non pochissime persone che sono allergiche alle nocciole. Non sappiamo, sinceramente, dire a che numero di versione siamo arrivati, ma possiamo dire senz’altro che è sempre uguale a se stessa e sempre meglio. È un’Audi A6. Basterebbero queste lettere e questo numero per descriverla al meglio, ma proviamo lo stesso a raccontarvela cominciando a dirvi cosa non c’è più. È sparita, infatti, la classica manopola con cui si interagiva per accedere al sistema di infotainment: al suo posto ci sono invece due schermi touch, che confermano i comandi impartiti con una leggera vibrazione e un click e gestiscono un impianto mutimediale MMi ereditato direttamente dalle sorelle più

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Audi

grandi come l’A8, con cui condivide anche la piattaforma. Come ci sono, oltre alla frenata automatica d’emergenza, di serie, 39 sistemi di assistenza alla guida suddivisi in diversi pacchetti. Inoltre, ci sono sospensioni pneumatiche, il retrotreno sterzante, lo sterzo dinamico e il differenziale sportivo. Tutte cose di cui non vi accorgerete neanche, ma vi daranno la sensazione di guidare l’auto in totale sicurezza. Rimane la stessa attenzione ai particolari di sempre, lo stesso comfort durante la marcia, la stessa silenziosità che l’hanno sempre caratterizzata, ma aumenta la sensazione di solidità e di agilità alla guida, due elementi che è sempre difficile conciliare. Nonostante i suoi quasi cinque metri di lunghezza e le due tonnellate di peso, è attaccata alla strada e affronta le curve, anche quelle più strette senza nessuna sbavatura. Il bagagliaio della A6 Avant (esiste anche una versione a tre volumi) è un po’ più capiente, la linea è un po’ più sportiva, ma la vera novità non la si vede proprio. Ad affiancare i motori presenti in gamma (due a benzina e tre a gasolio da due o tre litri di cilindrata con una potenza che va da 163 a 286 cavalli) c’è, infatti, un sistema mild hybrid evoluto con una batteria al litio, che sfrutta una rete elettrica supplementare


a 48 volt con un motore elettrico collegato a quello termico tramite una cinghia, che svolge le funzioni di motorino d’avviamento e di alternatore per ricaricare la batteria durante le decelerazioni. I risultati? Un’omologazione come ibrida e soprattutto un risparmio di carburante che può arrivare fino a 0,7 litri per cento chilometri. In questo modo nelle fasi di rilascio l’A6 può veleggiare a motore spento a una velocità compresa tra 55 e 160 chilometri all’ora, mentre lo start and stop è attivo sin da 22 chilometri all’ora.

Il diesel elettrico, l’ossimoro divenuto realtà

È

un ossimoro. Ovvero una figura retorica che consiste nell’accostamento di due termini di

senso contrario o comunque in forte antitesi tra loro. Eppure esiste, viaggia sulle nostre strade e lo fa con risultati di emissioni e consumi impressionanti, alla faccia di amministratori, associazioni e pseudo scienziati paranoicamente alla caccia di streghe

Al volante senza distrazioni grazie ai sistemi di allarme

A

inesistenti. La Mercedes E300 de Q Power unisce un efficiente motore diesel a un sistema elettrico plug-in, con il risultato di fare circa cinque litri di carburante per cento chilometri fuori città, e avere zero costumi nelle metropoli per una cinquantina di chilometri a

ltro che “invadenti”: un’indagine condotta da Nissan

ogni ricarica. L’uovo di Colombo per chi si sposta

su un campione di mille automobilisti italiani ha

in città durante la settimana e la lascia nei week

rivelato che la presenza di strumenti per evitare potenziali

end per una breve vacanza. Ed anche un piccolo

distrazioni è un fattore determinante nella scelta di un

gioiello di meccanica visto che da una parte il modulo

nuovo veicolo. Così, a sopresa, si scopre che i guidatori

elettrico EQ Power da 90 122 cavalli e 440 Nm di

non ritengono i sistemi di intervento automatico come

coppia, è inserito all’interno della struttura del cambio

un’interferenza al proprio stile di guida, anzi. Oltre un

9G-Tronic e dall’altra ha un motore termico molto

acquirente su tre (il 43%), infatti, ha dichiarato ai ricercatori

efficiente. Per la prima volta su vetture diesel viene

incaricati da Nissa che la sua prossima auto dovrà essere

adottato un nuovo processo di combustione, un

dotata di sistemi di assistenza alla guida, come la frenata

basamento in alluminio, pistoni in acciaio e superfici

automatica d’emergenza, l’avviso di cambio di corsia

di scorrimento dei cilindri rivestite con la perfezionata

involontario o il cruise control adattivo. Determinante in

tecnologia Nanoslide® che riduce l’attrito interno di

tale propensione all’acquisto, secondo l’indagine condotta

circa il 25%. Un sacco di questioni tecniche che alla

dalla casa automoblistica, è la presenza di bambini a

fine significano solo meno peso, maggiore efficienza

bordo. È infatti emerso che oltre cinque genitori italiani

e minori consumi ed emissioni. Per il resto è una

su dieci (il 52%, per la precisione) ammettono che è

Mercedes Classe E, con tutto cura dei particolari che

faticoso mantenere la concentrazione al volante quando

ha sempre contraddistinta. La lista delle dotazioni

i piccoli passeggeri sono inquieti. I genitori trascorrono in

serie è quasi infinita e a queste si devono aggiungere

media circa quattro ore a settimana in auto con i bambini

quelle che si occupano della gestione delle batterie

e c’è chi adotta strategie per tenerli occupati con tablet

del motore elettrico. Il prezzo di listino parte poco al

e smartphone (35%), giocattoli (39%), canzoni (59%) o

di sopra dei 65 mila euro per la versione berlina e 67

caramelle (16%). E il rischio di distrarsi è dietro l’angolo.

mila per la versione station wagon.

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lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

La Lamborghini adatta a ogni fondo stradale

anche...Sterrato

U

n po’ Urus e un po’ Huracán. La sfida di coniugare la carrozzeria auto supersportiva con un'anima fuoristrada chiama Sterrato, la nuova concept di Lamborghini. Ha un motore da 5, 2 litri con 640 cavalli e un sistema l’Ldvi (Lamborghini Dinamica Veicolo Integrata che controlla ogni aspetto del comportamento della vettura con una logica predittiva) calibrato per dare il meglio in qualsiasi situazione off-road, comprese le superfici con scarsa aderenza, e per sfruttare al massimo trazione e accelerazione. L’altezza da terra è stata incrementata di 47 mm rispetto all’Huracán, l'angolo di attacco migliorato dell'1% e quello di uscita del 6,5%. La carreggiata è stata aumentata di 30 mm per entrambi gli assi, che a loro volta montano ruote da 20 pollici con pneumatici con spalla maggiorata all’interno di ampi passaruota con prese d'aria integrate. Anche il sottoscocca della Sterrato è stato rinforzato, mentre telaio anteriore integra rinforzi in alluminio protetti da una paratia anch’essa in alluminio, e lo stesso materiale è utilizzato per i rinforzi delle minigonne. L'impianto di illuminazione a led presenta una barra sul tetto e luci per il paraurti, dotate di illuminazione ad ampio raggio. Gli speciali interni della Sterrato sottolineano il carattere off-road, ma allo stesso tempo sportivo. Dispongono di un roll bar leggerissimo

La nuova nata nella casa del toro presenta un'altezza da terra aumentata e una carreggiata più ampia di 30 mm in titanio, cinture di sicurezza a quattro punti, sedili sportivi a doppio guscio in carbonio e pannelli fondo in alluminio. «La Huracán Sterrato non è altro che la rappresentazione dell’essenza pionieristica di Lamborghini. Nella sua combinazione di caratteristiche da supersportiva e capacità off-road, la Sterrato dimostra la versatilità della Huracán e crea un nuovo punto di riferimento in termini di emozioni di guida e prestazioni», ha affermato Maurizio Reggiani, Chief technical officer di Automobili Lamborghini. «I nostri team di design e ricerca non smettono mai di esplorare nuovi orizzonti, proprio come vuole il dna di Lamborghini, sfidando ciò che apparentemente sembra impossibile, ma sempre nel rispetto della nostra tradizione».

Dai rifiuti organici nasce il carburante del futuro

O

ttenere biometano a partire dai

Shepherd, ingegnere di Seat, re-

biogas a biometano, secondo She-

rifiuti organici. Questo è l’obiet-

sponsabile del progetto, il cui princi-

pherd, 3.750 Seat Leon potrebbero

tivo del progetto Life Methamorpho-

pale obiettivo è quello di ottenere un

fare il giro del mondo ogni anno.

sis messo in piedi da Seat in Spagna

materiale il più possibile puro attra-

per offrire un carburante alternativo

verso l’uso di digestori, raffinatori e

e riciclato per i motori termici. “Con

purificatori. Attualmente il progetto di

tutte le immondizie organiche pro-

Methamorphosis genera il biometa-

dotte da una città come Barcellona

no sufficiente per alimentare le 4 vet-

potremmo produrre una quantità di

ture coinvolte nella prova pilota, ma

biometano sufficiente per alimentare

rifiuti raccolti nell’Ecopark 2 di Barcel-

circa 10.000 veicoli per circa 15.000

lona hanno il potenziale per produrne

chilometri all’anno”, spiega Andrew

molto di più. Se si raffinasse tutto il

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motori a cura di Franco Oppedisano

lifestyle

Da Ford la tuta che spiega ai giovani la guida sicura

T

ute speciali per simulare le alterazioni sensoriali conseguenti all’assunzione di alcool o di sostanze

stupefacenti, ai postumi di una ‘notte di bagordi’ e alla eccessiva mancanza di sonno. Si chiamano Drink Driving Suit, Drug Driving Suit, Hangover Suit, Sleep Suit, sono state sviluppate da Ford in collaborazione con i ricercatori del Meyer-Hentschel Institute, in Germania, e sono il pezzo forte della Ford Driving Skills For Life, il programma di corsi gratuiti di guida responsabile indirizzato ai giovani nella fascia d’età 18-25, che torna in Italia per il settimo anno consecutivo. Il primo appuntamento è stato a Torino

guida, per evitare le distrazioni, imparare a riconoscere

presso la struttura del Lingotto Fiere, il prossimo si sta già

tempestivamente i pericoli, controllare il veicolo in situazioni

organizzando a Roma in ottobre. Finora il programma ha

d’emergenza, gestire gli spazi e la velocità.

coinvolto oltre 3.500 ragazzi, che hanno potuto acquisire

Per partecipare è possibile accedere al sito

maggiore consapevolezza e responsabilizzazione alla

http://www.drivingskillsforlife.it/.

Gomma a prova di buco

Lexus sbarca al cinema

C

O

hiamarlo pneumatico

la manutenzione e ridur-

è sbagliato perché

re significativamente l’im-

di aria non ne ha proprio.

patto ambientale grazie al

È il prototipo di una nuova

minor impiego di materie

che esistono solo nei film.

generazione di gomme per

prime necessarie per la

Lo dimostra la scelta di

auto che non temono le

produzione di pneumatici e

Lexus, il brand premium di

Black1, “il nero più scuro

forature ed è stato presen-

ruote di scorta. Michelin e

Toyota, che ha deciso di

dell’universo”.

tato a Movin’On, il summit

General Motors stanno già

mettere il proprio nome a

uno scambio di informazioni

per la mo-

testan-

una astronave, l’Enforcer

top-secret con un partner

bilità

so-

do Uptis,

intergalattico, attualmente

alieno, negoziato dall’Agen-

stenibile di

su veicoli

disponibile soltanto per i

zia, Lexus ha avuto acces-

Montreal

come

protagonisti del film

Men

so alla tecnologia Quasar

in Canada,

Chevrolet

in BlackTM: International,

Power Source2 (Qpst), che

da Miche-

Bolt

EV

prodotto da Sony Pictu-

sfrutta la potenza del più

lin e Gene-

e prose-

res. Copiamo testualmen-

vicino Nucleo Galattico Atti-

ral Motors.

guiranno

te dal comunicato della

vo3 (Agn) per raggiungere

Si

le

prove

casa automobilistica giap-

qualsiasi parte dell’universo

in condi-

ponese: «Il Lexus QZ 618

in pochi secondi». Non sa-

acronimo di Unique Pun-

zioni reali su una flotta di

è in realtà una moderna

rebbe male, se fosse vero.

cture-proof Tire System, e

veicoli elettrici in Michigan,

coupé Lexus RC F 2020,

«Il jet di Lexus rispecchia il

ha tre obiettivi: far sentire

negli Stati Uniti. Quando

che mediante la semplice

futuro del nostro brand» ha

più sicuri gli automobilisti,

potremo montarlo, volen-

pressione di un pulsante

spiegato Lisa Materazzo,

ridurre i tempi di inattività

do sulle nostre auto? Se i

assume le fattezze di un

vice presidente Lexus mar-

per proprietari di flotte e i

test andranno bene, nel

Ifc (Oggetto Volante Iden-

keting. «Certo, un futuro an-

professionisti di eliminando

2024.

tificato) di colore Umbra

cora molto lontano».

ma

chiaUptis,

la

ra lo sappiamo si può

sponsorizzare

di tutto, compreso le cose

Grazie

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a

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lifestyle

vetrina in collaborazione con Brimarts

Lo spirito dandy di «I

l dandy deve aspirare ad essere sublime, senza interruzione, deve vivere e dormire come davanti ad uno specchio». Charles Baudelaire fu capace di essere dandy anche nell’indigenza. Pochi abiti, ma molto ben tenuti e calzature curatissime. Per il dandy l’eleganza non è apparenza, ma principio di vita. Per essere un dandy non è sufficiente esibire abiti sartoriali, fatti su misura secondo i propri desideri, il proprio fisico e lo stile personale, o calzature estrose. È, invece, necessario essere eleganti sempre, dentro e fuori, quando si è in pubblico, ma anche quando si è soli con se stessi. Vivere costantemente davanti allo specchio come suggeriva Baudelaire non è segno di narcisismo, ma necessità di tenere sotto controllo l’eccellenza della propria persona. Attirare lo sguardo degli altri non è per il dandy un fine, ma solo la conseguenza della propria perfezione nel porsi agli occhi del mondo. Un dandy non segue la moda, ma la fa, non vuole essere eccessivo, ma originale. Usa per distinguersi non solo lo stile, ma anche le idee originali che produce non solo per vestirsi. Un vero dandy non si sente mai tale, ma lascia agli altri la possibilità di giudicarlo tale. Essere dandy oggi, insomma, non è solo vestirsi con abiti vintage, ma un modo di essere molto rispettosi prima di tutto verso di sé e, poi, verso gli altri.

IL VALORE DELLE CALZATURE PREZIOSE E L’ELOGIO DELL’IMPERFEZIONE: LA LINEA 1975 Derby coda di rondine con tomaia in canguro: un pellame costoso e prezioso usato quasi esclusivamente per calzature di elevata qualità o per scarpette da calcio. La caratteristica di questo materiale è che si adatta perfettamente al piede dell’utilizzatore facendo assumere alla tomaia la configurazione ottimale per il piede. Nel finissaggio, effettuato manualmente, vengono utilizzate pomate e cera d’api.

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Brimarts LA NUOVA CLASSICA BRIMARTS. IL VALORE DEL QUOTIDIANO: LA LINEA 1982 Sembra un ossimoro la nuova classica, ma sta ad indicare che la storica Brimarts con questa collezione cambia faccia per essere up to date, con forme più importanti e rotonde in linea con le attuali tendenze, senza, però, dimenticare le sue origini e l’ispirazione di base. Chukka boot con tomaia in vitello spazzolato con particolari in vitello bottalato e bordino francese in vitello.

IL VALORE DELLA SFIDA ALLA MONTAGNA: LA LINEA 2822 Questa linea offre un solo modello (un rocciatore) in due varianti di tomaia. Quella della foto è in vitello ingrassato e spazzolato manualmente, naselli e parte della linguetta in camoscio, particolari sul tallone in abrasivato opaco, parte superiore della linguetta e colletto in vitello morbido. Le fodere sono in vitello, il laccio piatto è in cotone e lino. Il fondo, leggerissimo, è in EVA con intersuola in cuoio, guardolo applicato e fascia laterale cucita.


sailing

Leggere? È un gioco da ragazzi Meglio dei vari tablet e console Tutti gli studi riconoscono ai libri un ruolo fondamentale nella creazione di una società più evoluta e più competente. Senza dimenticare il compito delle famiglie. Per questo Grimaldi Lines lancia iniziative per i bambini

U

n bambino che legge sarà un adulto che pensa. Si può partire senz'altro da questa citatissima frase per parlare dell'importanza che la lettura ha sui più piccoli. Anche per i nativi digitali, figli di una società ipertecnologica che li vuole connessi sempre e ovunque, leggere un buon libro resta il miglior modo possibile per trascorrere il proprio tempo libero. Tuttavia, l’Istat stima che in Italia meno della metà dei giovani di età compresa tra i 6 e i 18 anni abbia letto almeno un libro negli ultimi dodici

di Luigi Ciccarelli

mesi (escludendo, naturalmente, i testi scolastici). Una questione sociale che parte dalla famiglia Ovviamente, che ci siano meno lettori tra i più giovani non è soltanto una questione che riguarda le preferenze e le scelte dei singoli, ma è anche una questione sociale, in quanto una comunità in cui ci sono meno lettori è assai più povera dal punto di vista culturale. Studi recenti dimostrano che esiste un effetto familiarità nella lettura: se i genitori sono lettori, in due casi su tre lo saranno anche i figli. Questo significa che, come spesso accade, è l'esempio il miglior modo per trasferire le abitudini e i valori che riteniamo più importanti ed è certo che la lettura può essere un formidabile strumento di conoscenza ed emancipazione, soprattutto per quei giovani che vivono in contesti sociali più disagiati. Tanti motivi per scegliere un libro La lettura è innanzitutto uno strumento attraverso cui i giovani acquisiscono conoscenze che per certi versi li preparano ad affrontare la vita. Leggere, inoltre, aiuta i bambini ad essere più creativi e a sviluppare la memoria e le loro capacità logiche. Sul piano linguistico, si amplia il vocabolario del bambino e ne risultano migliorate le conoscenze sintattiche, con effetti positivi anche sulla capacità

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di scrittura. Se svolta in compagnia di mamma o papà, inoltre, la lettura aiuta a creare complicità e fiducia e a rafforzare il legame affettivo. Insomma, tra smartphone, tablet e console varie, il libro continua a ritagliarsi un ruolo di primaria importanza anche per le nuove generazioni. Ce n'è per tutti i gusti In tema di libri per ragazzi, l'offerta del mercato editoriale italiano è davvero ampia e diversificata: avventura, fumetti, fantasy, fiabe, giallo, storie illustrate e divulgazione sono soltanto alcuni dei generi dell'editoria per ragazzi, tra cui poter scegliere per alimentare la propria passione per i libri. Con un'enorme varietà di generi e di titoli, il settore dell'editoria destinata ai ragazzi è (insieme all'editoria scolastica) quello che cresce di più, sia in termini di opere pubblicate (+29,2%) che di copie stampate (+31,2%). Lettura in alto mare... In questo contesto, vanno accolte con grande favore le iniziative tese a stimolare e aumentare la lettura. La compagnia di navigazione Grimaldi Lines ha

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"l'attraccalibro" è la nuova iniziativa di grimaldi lines dedicata ai più piccoli per insegnare loro il valore della lettura

già da tempo dimostrato il suo interesse verso questo tema sociale, ospitando a bordo eventi quali Una nave di Libri per Barcellona, giunta quest’anno alla decima edizione, ed Amare Leggere, dedicato a studenti di scuole secondarie di secondo grado. Da questa estate, inoltre, l’interesse si rivolge anche ai passeggeri giovanissimi con L’attraccalibro, biblioteca per piccoli lettori, operativa a partire da luglio ogni giorno su otto navi della flotta passeggeri. L’iniziativa è realizzata grazie alla partnership con Giunti Editore - gruppo editoriale di primo piano nel mercato del libro e leader nell’editoria per ragazzi - che ha messo a disposizione diversi titoli: alcuni più adatti al relax individuale da godersi durante l’intera traversata, altri invece perfetti per momenti di lettura collettiva, che stimolano anche l’incontro e la socializzazione dei più piccini.


Che cosa è successo

la curiosità

al chilogrammo?

Q

uesta primavera la stampa di tutto il modo ha parlato di un cambiamento in atto nel mondo delle misure e, in particolare, ha fatto notizia il caso del prototipo internazionale del chilogrammo, che non sarebbe più stato il riferimento per le misure di massa. Nonostante gli annunci, nulla però sembra cambiato. Insomma, che cosa sta davvero succedendo? Più che di cambiamento si deve parlare di revisione. Ne sono responsabili i metrologi, scienziati particolarmente attenti alla precisione che studiano come rendere sempre più affidabili le nostre misure. L’oggetto del loro restyling è stato il Sistema Internazionale delle unità di misura (SI), il linguaggio comune e condiviso con cui si esprimono le misurazioni in tutto il mondo. Da sempre in evoluzione per rispondere alle esigenze della società, della scienza e dell’innovazione tecnologica, il SI è stato quest’anno protagonista di una revisione epocale: tutte e sette le sue unità di misura di base - metro, chilogrammo, secondo, ampere, kelvin, mole e candela – sono state ridefinite utilizzando le leggi che regolano l’universo, cioè assumendo come riferimento alcune costanti fondamentali della fisica. Per quale motivo? Nel secolo scorso gli scienziati hanno scoperto che le costanti potevano fornire un’ottima base per definire le unità di misura in quanto in grado di assicurare tutti i requisiti che uno standard deve avere: precisione, stabilità e riproducibilità. A partire dagli anni Sessanta sono quindi stati ridefiniti, in termini di costanti fisiche, il secondo, il metro e la candela. «Ed ora, dopo decenni di studi condotti a livello internazionale, che hanno visto l’INRIM, schierato in prima linea, contribuire alla revisione di chilogrammo, kelvin e mole, sono state legate alle costanti anche le rimanenti unità di misura», racconta Maria Luisa Rastello, Direttore Scientifico dell’Istituto di metrologia italiano. «In particolare, la definizione del chilogrammo si basava ancora su un oggetto fisico, il prototipo di platino e iridio custodito presso l’Ufficio Internazionale dei Pesi e delle Misure vicino a Parigi. I limiti principali del famoso Grand Kilo

Il chilo non è più il chilo? E le altre unità di misura? Niente paura, nulla cambierà perché tutto è cambiato negli scorsi anni. L’Istituto Nazionale di Ricerca Metrologica (INRIM) svela il mistero.

Il Direttore Scientifico dell’INRIM Maria Luisa Rastello alla conferenza stampa, tenutasi

Roma il 20 2018, con cui l’INRIM a

novembre

ha annunciato l’entrata in vigore

Sistema Internazionale delle unità di misura. del nuovo

erano la mancanza di stabilità nel tempo - dopo oltre cento anni di onorata carriera risultava infatti dimagrito di 50 microgrammi - e la sua scarsa disponibilità: per qualsiasi confronto era sempre necessario recarsi a Parigi», spiega Maria Luisa Rastello. Quali saranno i benefici della revisione del SI? Un aiuto per la ricerca scientifica, per comprendere meglio i fenomeni dell’universo che ci circonda e i cambiamenti che sta vivendo il nostro pianeta. E poi un sostegno al progresso tecnologico. Il mondo dell’elettronica richiedeva da tempo nuovi standard e, se pensiamo che la ridefinizione del secondo ha contribuito allo sviluppo dei dispositivi per la navigazione satellitare, non possiamo che attenderci altre belle sorprese. Il nuovo SI non deve quindi destare preoccupazione. Se non ci siamo accorti di nulla, è perché gli scienziati delle misure hanno lavorato per decenni non solo per trovare fondamenta più solide alle nostre misurazioni, ma anche per far sì che il cambiamento non turbasse la nostra vita di tutti i giorni.

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sailing Quando il

è una

set cinematografico

nave da crociera di Davide Schiavon

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a sempre la vita di mare e le avventure di uomini e donne a bordo di vascelli, navi, mercantili e transatlantici hanno ispirato grandi autori. Capolavori della letteratura, della musica e del cinema sono nati dal fascino per quel misto di solitudine e sfida, una sensazione che è tipica dell'uomo che si spinge lontano dalle terre emerse, dove gli schemi della società sono rovesciati e tutto è ricondotto al più primordiale dei rapporti di forza, quello tra uomo e natura. Joseph Conrad era un abile navigatore e, dopo una vita avventurosa, scrisse opere indispensabili come 'Tifone', 'Un reietto delle isole' o 'La linea d'ombra', ispirate alle sue vicissitudini

Tante le pellicole ambientate in mezzo al mare. E molte di loro sono state girate a bordo di navi Grimaldi Lines, come nel caso del recente "Onda su onda" o di "Tinou" nautiche. Werner Helwig è un meno conosciuto autore tedesco, capace però di scrivere un capolavoro come 'Pescatori di frodo', ambientato tra le coste greche della penisola di Pelion. Come lui Knut Hamsun, scrittore scandinavo che raccontò l'inettitudine e i mille dubbi che assalgono chi decide di intraprendere la vita in mare. Nel cinema, fin dagli esordi della settima arte, tanti registi si sono cimentati nella descrizione della vita di bordo. Negli anni '30 Jean Vigo narrò la splendida storia d'amore tra la giovane Juliette e il comandante di un battello fluviale: nacque 'L'Atalante', un film che ha cambiato la storia del cinema, ispirando cineasti come Truffaut, Godard e Bertolucci. «Il mare è un'apertura verso l'infinito», rivelò l'attore e regista Rocco Papaleo durante un'intervista realizzata mentre girava 'Onda su onda', film del 2016 ambientato a bordo della Cruise Barcelona, nave della flotta Grimaldi Lines. Affiancato nel

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In alto, la cruise barcelona, set del film "onda su onda". nell'altra pagina, dall'alto: la locandina de "la nave dei dannati". a seguire: due scene del film e la locandina di "onda su onda"

film da Alessandro Gassmann, Papaleo racconta a suo modo la vicenda di un esuberante cantante di musica leggera in crisi economica e di popolarità, costretto a imbarcarsi su una nave cargo per inseguire il sogno di diventare miliardario in Uruguay, dove è stato invitato da una sedicente ricca ammiratrice sudamericana. Non avendo denaro sufficiente per acquistare il biglietto aereo, Gegè (Rocco Papaleo) sale a bordo della nave Grimaldi, dove incontra Ruggero, cuoco solitario in crisi coniugale, che non scende a terra da quattro anni. «Il mare è un grande avversario da rispettare», spiega Gassmann intervistato a bordo della Cruise Barcelona. «Per me è indispensabile, con il mare ho un rapporto di fascinazione e creatività, lo uso per chiarirmi le idee», aggiunge Papaleo. 'Onda su Onda' non è l'unico film girato sulle navi Grimaldi. Già nel 1976 la compagnia napoletana aveva noleggiato la nave da crociera Irpinia alla casa di


produzione ITC Entertainment per le riprese de 'La nave dei dannati' diretto da Stuart Rosenberg. La nave Irpinia, costruita nel 1929, era inizialmente impiegata per viaggi da Marsiglia al Sud America. Nel 1955 fu acquistata dai fratelli Grimaldi, e dopo il restyling venne utilizzata per traversate dall'Europa al Venezuela. Negli anni '70 ospitava suggestive crociere nel Mediterraneo. Quando nel 1976 l'Irpinia stava per essere messa in disarmo, arrivò la proposta della casa di produzione ITC. Il film diretto da Rosenberg contempla un cast d'eccezione: Orson Welles, Faye Dunaway, Max von Sydow, Oskar Werner, Malcolm McDowell, Ben Gazzara e Katharine Ross (Golden Globe nel 1977 per la sua interpretazione). La nave Irpinia nel film diventa la famigerata MS St. Louis, il transatlantico tedesco che nel 1939 portò da Amburgo a Cuba 930 profughi ebrei. Il viaggio, organizzato dal ministro della propaganda nazista Goebbels, si trasformò in una deprimente odissea per gli ospiti della nave. Nel 2016 venne girato a bordo di una delle navi della flotta Grimaldi 'Tinou', film del regista svizzero Res Balzli prodotto dalla Intermezzo Films. 'Tinou' (con Roger Jendly, Gilles Tschudi e Amelie Cherubin-Soulieres) è la storia di un'amicizia travolgente che termina in modo drammatico ma che sprona il più anziano della coppia a partire per il Sudafrica, ospite di una nave cargo del Gruppo Grimaldi. Qui incontra la donna che cambierà la sua vita, durante un viaggio che rappresenta un nuovo insperato inizio, una resurrezione tra le onde. Più recente l'apprezzatissimo 'Beautiful Things' di Giorgio Ferrero e Federico Biasin: un film diviso in quattro capitoli, uno dei quali interamente girato sulla nave-cargo Grande Ghana del Gruppo Grimaldi. Il regista e la troupe composta da sei persone hanno realizzato le riprese del secondo capitolo sulla Grande Gha-

na - diretta da Genova a Casablanca - nel marzo del 2017. Il film, che è una affascinante indagine sulle solitudini, su uomini che hanno abbracciato la vocazione al silenzio, è stato presentato alla Biennale di Venezia. Nel 2007 sulle navi della flotta furono ambientate scene cruciali del film 'Milano Palermo. Il ritorno', con Raoul Bova, Giancarlo Giannini, Ricky Memphis e Gabriella Pession. Sulla Eurostar Barcelona (ora Zeus Palace) fu girato, nello stesso anno, 'Last minute Marocco', con Valerio Mastandrea, Nicolas Vaporidis e Maria Grazia Cucinotta. A bordo della Cruise Roma sono state girate, nel 2012, alcune scene del film 'Il ragioniere dalla mafia', protagonista Lorenzo Flaherty. Nello stesso anno la nave ospitò anche il set della fiction tv 'Ris Roma 3', trasmessa poi da Canale 5. Nel 2016 sulla Cruise Roma salirono Enzo Iuppariello e Monica Lima, noti al grande pubblico televisivo come gli 'Arteteca', duo comico di Made in Sud. Sulla nave fu girato il loro primo film 'Vita cuore battito'. Non solo set per film, nazionali e internazionali: le navi del Gruppo Grimaldi hanno anche ospitato l'International Tour Film Fest nel 2015. Tre giorni a bordo tra proiezioni di film d'animazione e seminari con ospiti prestigiosi (Anthony Christov, direttore artistico della Pixar, la casa di produzione specializzata in animazione computerizzata, a cui si devono gli splendidi recenti film Disney e Luc Tourtounghi, presidente della Se-ma-for, due oscar per i film d'animazione) navigando da Civitavecchia a Barcellona e ritorno. Accanto alle vaste possibilità di viaggio offerte da Grimaldi si aprono allora altre porte mentali, spazi inimmaginabili che possono schiudersi nel salotto di casa o in una sala cinematografica. Perché l'esperienza diretta è senza dubbio quella più stimolante, e viaggiare ci rende migliori. Ma anche un film può accendere l'immaginazione, portarci altrove, ispirarci, emozionare.

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Dietro le quinte della

mostra d'arte

Dall'idea all'apertura possono passare anni. E un fiume di soldi che finisce in mano a prestatori, curatori, restauratori, esperti. Senza contare la logistica. Economy è andato alla scoperta della macchina organizzativa

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e pareti sono sgombre. Le stanze ancora silenziose. È tutto ancora da allestire. Ma anche se la galleria è ancora vuota, non è tutto fermo. I curatori sono già al lavoro, come gli architetti e le maestranze. Di una mostra d'arte, i visitatori vedono solo il risultato: i bei quadri esposti in cornici variopinte, uno dietro l'altro. Ma delle fatiche e del lavoro che ci è voluto per preparare il tutto, quasi nessuno sa nulla. Eppure dietro le quinte di un'esposizione si muovono decine di soggetti, aziende e, soprattutto, denari. La mostra sul Caravaggio al Palazzo Reale di Milano, dal 29 settembre 2017 al 4 febbraio 2018, ha accolto più di 4 milioni di visitatori pa-

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di Miriam Romano

ganti: 13 euro il biglietto, 11 quello ridotto. Per 250mila tagliandi a settimana, fa qualcosa come un milione di euro al mese. Van Gogh, sempre a Palazzo Reale, aveva chiamato a raccolta 355mila visitatori, per un incasso superiore ai 3,5 milioni di euro. In poco più di quattro mesi: non male, come business. Ma, per organizzare una mostra d'arte ci vuole tempo e denaro. «Le tempistiche e i costi dipendono da diverse variabili: se è la mostra di un artista emergente, è un conto. Se vengono esposte opere di famosi artisti, come Picasso o Van Gogh, i costi saranno molto più alti», spiega Andrea Concas, fondatore della startup dell'arte Art Backers e di Art Rights. E anche le tempistiche, in questo caso, sono molto più dilatate. Possono volerci mesi per allestire


una mostra, ma in alcuni casi anche anni. «Per imbastire l'esposizione impieghiamo anche un paio d'anni dall'idea al giorno dell'inaugurazione», sottolinea Alberto Mignani, referente per le attività culturali di Intesa SanPaolo. Che dal 1999 ha trasformato i suoi storici palazzi in sedi espositive. I capolavori di Caravaggio, Tiepolo, Canaletto, Boccioni, Fontana, Manzoni si alternano nelle grandi stanze dei sontuosi edifici di proprietà della banca. Ci sono curatori di fama, celebrità del settore. Vengono richiesti per le mostre più importanti e si portano a casa cachet che possono arrivare a centinaia di migliaia di euro. Eclatante, per esempio, il caso di Germano Celant che per curare un padiglione all’Expo 2015 ha ricevuto 750mila euro. Gli stipendi dei “top curators”incidono tra l’1 e il 5% sul bilancio totale di una biennale e ricevono cifre che oscillano tra i 120mila a 180mila euro a mostra. Onori, ma anche oneri. Toccherà al curatore, infatti, scegliere le opere che verranno esposte. Se il soggetto della mostra è un artista vivente, basterà rivolgersi a lui per avere in prestito tele o sculture. In caso contrario, comincia la trattativa con musei e collezionisti per avere le opere in affitto. «Il contratto di prestito può essere a titolo oneroso o gratuito», spiega Concas. Ovvero possono essere cedute all'ente organizzatore gratuitamente

di una mostra impressionista di De Nittis e Gemito a Napoli, abbiamo restaurato un'importante tela», continua Mignani. Insomma, viene restituita bellezza a un'opera in cambio di un prestito. «Per coordinare gli accordi commerciali di scambio e prestito può essere necessaria la figura di un avvocato. Un altro costo che va tenuto in conto nel bilancio economico della mostra», aggiunge Andrea Concas. Selezionate le opere, comincia la fase più delicata: quella del trasporto. Poco importa che il prestito delle opere sia a titolo oneroso o gratuito, perché lo spostamento è sempre a carico dell'ente organizzatore. E, banalmente, più importante è il valore delle opere, più alti saranno gli oneri. È il regista a occuparsi della gestione della movimentazione di dipinti, sculture e installazioni. Una figura professionale specializzata, che vigila sugli aspetti di sicurezza e conservazione. «Lo spostamento introduce numerosi attori all'interno del mondo dell'allestimento. Ci sono intanto aziende specializzate nel trasporto di opere d'arte che si fanno carico delle movimentazioni. Si deve stipulare una polizza assicurativa per prevenire il rischio di danni. Si devono prendere tutte le precauzioni necessarie, sopratutto quando l'opera è di un certo pregio. Vengono verificate le condizioni di partenza e di arrivo nel dettaglio. Viene richiesta la partecipazione di periti, storici dell'arte e talvolta anche il curatore deve presenziare»,

I musei si scambiano opere d'arte come figurine, prestandosele a vicenda oppure barattandole in cambio di un costoso restauro o al contrario in cambio di una prestazione. Che può anche non essere necessariamente in denaro. «Spesso scambiamo le opere della nostra collezione, come contropartita di un prestito necessario per una mostra che vogliamo allestire. Ad esempio, di recente abbiamo prestato al Metropolitan Museum of Art di New York l’opera di Caravaggio “Martirio di S. Orsola”, dipinto – bene privato, ma patrimonio dell’umanità –, esposto in modo permanente nella sede museale della Banca a Napoli. In cambio di questo importante prestito, la sede museale partenopea ha ospitato un altro straordinario capolavoro di Caravaggio proveniente dal Metropolitan Museum: ‘I Musici’», racconta Alberto Mignani di Intesa SanPaolo. Talvolta, invece, la Banca ha optato per la carta dei restauri. «La mostra a volte è l'occasione per dare leggibilità a un'opera. Siamo intervenuti restaurando delle opere, che ci sono state date in prestito gratuitamente. Nel 2017, ad esempio, in occasione

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specifica Concas. Il “condition report”, un documento redatto dagli esperti, testimonierà le condizioni di partenza e di arrivo delle opere. All'occhio clinico dei periti è difficile che sfuggano perfino piccoli graffi. Nel caso di opere di valore, anche un piccolo danno può far dolere il portafogli. Per questo trasportare un'opera di valore può avere costi molto alti. Si va da cento euro a opera per le mostre piccole a migliaia di euro per dipinti di una certa rilevanza storica e artistica. Spostare un Picasso, per intenderci, può costare, tra trasporto tramite un vettore specializzato e assicurazione, anche qualche migliaia di euro. E nulla viene lasciato al caso. Le condizioni logistiche sono studiate una a una, per evitare di incappare in inconvenienti di troppo. «Viene stilato anche un facility (o utility) report, che specifica le caratteristiche della sede ospitante: dalle metrature all'impianto di illuminazione. La mostra viene studiata in base alla sede.

I curatori possono guadagnare cifre esorbitanti: Germano Celant ha ricevuto 750mila euro per allestire un padiglione di Expo 2015 È inutile, per esempio, movimentare un'opera di due tonnellate, se l'esposizione si terrà in un solaio che non può sostenere un simile peso», spiega Concas. Lo scorso settembre gli esperti d'arte di Intesa SanPaolo si sono trovati di fronte a un trasporto ostico. “L'Ultima Cena”, la grande tela di Giulio Cesare Procaccini, proveniente dalla Chiesa della Santissima Annunziata del Vastato di Genova, doveva essere traghettata a Milano per la mostra "L'Ultimo Caravaggio. Eredi e nuovi maestri". «L'opera, di dimensioni notevoli, circa 40 metri quadri, non consentiva un trasporto in una cassa, come avviene solitamente», spiega Alberto Mignani di Intesa San Paolo. «Il dipinto è stato arrotolato in una tela con tutte le precauzioni del caso e condotto a destinazione». Non è ancora però tutto pronto: c'è sempre il dilemma dei falsi. «Alcuni musei hanno interesse a ritrovare delle “chicche”, dei reperti da mostrare per la prima volta al pubblico. Ma devono stare molto attenti a evitare i falsi. Per questo entrano in campo esperti capaci di condurre ricerche d'archivio sulle opere». Può servire anche un anno per arrivare a sbrogliare l'incarto e determinare l'originalità del reperto. E i costi intanto lievitano, perché un lavoro così meticoloso va pagato bene: anche decine di migliaia di euro per pezzo. «Per un'opera da 10milioni il costo di analisi è almeno di 100mila euro», sottolinea Concas. Non si pensi, però, si tratti di un eccesso di cautela. A Palazzo Ducale di Genova un anno e mezzo fa è stata smascherata una

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In queste pagine, allestimenti

Gallerie d'Italia di Intesa San Paolo

alle

ventina di falsi di Andrea Modigliani. Arrivato il momento di rivestire le sale con le opere, secondo i dettami del curatore, c'è ancora molto lavoro da fare. Dalle cornici che possono costare da poche decine a migliaia di euro, ai supporti, ai pannelli di cartongesso, all'aggiunta o all'oscurazione di punti luce. C'è da fare il catalogo, vanno contattati fotografi capaci di immortalare le opere, i grafici e gli editori. Poi è il turno della pubblicità, degli uffici stampa e degli esperti di comunicazione. Un evento pubblico a tutto gli effetti, che ha un budget a sé. «Dal giorno dell'apertura vanno tenuti in conto anche tutti gli altri costi legati alla gestione ordinaria: come la guardiania, la manutenzione e le guide turistiche», spiega Concas. Ma a sostegno di tutte le spese sostenute, dallo scorso anno la Legge di Bilancio 2018 ha introdotto un incentivo fiscale per gli investimenti nel mondo dell'arte. Si tratta del cosiddetto tax credit creatività, un credito d'imposta rivolto alle imprese culturali e creative, ammesso nella misura del 30 per cento dei costi da esse sostenuti per attività di sviluppo, produzione e promozione di prodotti e servizi culturali e creativi. Insomma, a noi spettatori, è dato vedere solo la punta dell'iceberg, ma i retroscena di una mostra sono ugualmente affascinanti.



Enigmistica Orizzontali 1. La prestigiosa marca di chitarre che produce la Stratocaster 7. Uno strumento bancario su cui si può depositare il proprio denaro 18. La collina di Atene posta tra l’Agorà e l’Acropoli 20. Quello “impoverito” si usa nell’industria bellica 21. Un forzuto tra i protagonisti del romanzo “Quo Vadis?” 23. Una negazione inglese 24. Attività di addestramento per acquisire esperienza 28. Lo starnuto nei fumetti! 29. Un formato delle immagini realizzate al computer 31. Tagliare le piante per aiutarle a crescere e a fruttificare 32. Una sigla dei pneumatici Michelin e dell’home computer Spectrum 33. La Joseva pluricampionessa olimpica di canoa

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35. Un’associazione cattolica impegnata nel mondo del lavoro 36. La traccia di sudore che si forma sulla camicia 37. Studia la struttura degli organismi viventi 40. L’abito indossato dal frate 41. I religiosi appartenenti all’ordine dei predicatori 43. Un undici madrileno 44. Quella d’espressione solca la fronte 45. Il cuore di Walter… 46. Le iniziali di Scamarcio 48. Pomata per realizzare delle capigliature… solide! 49. È il verbo più breve 51. Le persone serie di solito ne usano poche 53. Il porto più importante dell’isola d’Elba 56. Precede il “… missa est” 58. Il locale dove si proiettano i film 60. Una preposizione semplice 62. Tratta la fisiologia e le patologie polmonari 64. Trovarlo, equivale ad aver scoperto un tesoro

Il gusto di giocare

65. Il New roosveltiano 66. Viene considerato il più grande poeta portoghese 67. Il Dillon divo di Hollywood 68. Un gas nobile radioattivo 69. L’11 novembre cade quella di San Martino 71. Varese sulle automobili 72. Particella pronominale 73. Il nome della Miranda, attrice italiana 74. Nel 2019 Milano ricorderà i 500 anni della sua scomparsa

Verticali 1. Vagare con la mente, abbandonarsi alla fantasia 2. Così è detta la terza sinfonia di Beethoven 3. Un’emittente televisiva che trasmette via Internet 4. Quello di petto impegna i migliori cantanti lirici 5. Ventri prominenti


6. Il modo di servire il formaggio grana in sottilissime sfoglie 7. Il marinaio avventuriero, creato da Hugo Pratt 8. Gli operai indossano di solito quelle blu 9. In estate scatta quella legale 10. Il modo colorito per definire una severa ramanzina 11. Un personaggio dei Pokémon fatto di terra e roccia 12. Può essere Grande o delle Amazzoni 13. I samurai decaduti rimasti senza padrone 14. Nella chimica organica indicano i nucleofili 15. Lo può provocare alle mani, il morbo di Parkinson 16. Il punto cardinale dove sorge il sole 17. Una nota crime series della televisione 19. Studia le rocce e la loro evoluzione 22. La Marianna protagonista di un romanzo di Dacia Maraini 25. Il miglior amico dell’uomo 26. La Grandi che canta “Bruci la città” 27. Un tipico formaggio olandese con la crosta rossa 30. Il castigo o la pena da pagare 34. Congiunzione latina 37. È il secondo produttore mondiale di aerei 38. Le “paste” tipiche piemontesi fatte di farina di frumento e mais 39. Lo erano i paesi che nel 1945 si opposero alle potenze dell’Asse 42. Veloci navi a vela a tre o più alberi adibite al trasporto merci 44. La Dell’Abate, famosa conduttrice televisiva 47. Il Gian Piero che è stato CT della Nazionale Italiana di calcio 50. La cerca ardentemente il poeta 51. Bill, immaginario eroe protagonista di tante avventure nel west 52. La musa del canto e della poesia 54. Triste, afflitto, malinconico 55. Famosa cantante israeliana 57. Il canarino antagonista del Gatto Silvestro 59. Vi abitano gli uccelli 61. Il Ford dei fumetti che fa parte del Gruppo T.N.T. 63. Un sultanato della penisola araba 65. Preposizione articolata 70. Il cuore del cantante…. 71. G.B. Montini divenne Papa nel 1963 col nome di Paolo...

Sodoku

Completare lo schema in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contenga le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.

Rebus Frase 2,7,10

Sciarada (Rimpianti di una diva) Xxxx Turner, celebre star hollywoodiana in vita sua non ha mai yyyyy l’Oscar ma quel che è peggio è che essendo americana non sa nemmeno dov’è la Yyyyyxxxx

Anagramma (Su il sipario) Chi sta sul palco purtroppo lo sa bene che il suo successo lo fan gli xxxxxxxxxx ma se lo show non piace e vien fischiato quel giudizio va comunque xxxxxxxxxx

Frase 7,6,2,8

Cambio di consonante (Archeologia industriale) Oggi cambiando ufficio ho traslocato mettendo tutto in un unico xxxxxxx e da un cassetto vecchio e malandato è uscita una scatola di carta xxxyxxx

Zeppa sillabica (Le meraviglie della natura) Agli estremi del mondo ci sono i ghiacci eterni delle terre xxxxxx abitati dagli orsi e dai pinguini che ultimamente sono molto xxyyxxxx

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enigmistica

a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati

Vacanze differenti

Ci sono 15 piccole differenze tra l’immagine in alto e quella in basso. Riuscirete a individuarle tutte?

Il Cancellino In ogni gruppo di lettere è nascosta la parola data come definizione. Cancellando tutte le lettere che compongono la risposta, con le rimanenti otterrete un pensiero di Marcello Marchesi 1. Quelli di Gesù erano dodici 2. Lo sono gli appelli fatti col cuore 3. Shylock è quello di Venezia 4. E’ la principale ricchezza dei paesi arabi 5. Lo erano gli Sputinik sovietici 6. Il tavolo per giocare la “goriziana” 7. Sono esperti di stecche e di manici 8. Un improvviso ricordo del passato 9. Il settimo album dei Beatles che conteneva il brano Yellow Submarine 10. Così vengono definite certe enormi costruzioni abusive 11. Lo è la realtà dei giovani che vivono sui social network

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1. A S M O O O L L T T I I P 2. C C C T R R E I A A D O O 3. N N C M T O R A D I E E E 4. O S T S L E E R R I E P O 5. A L L D I S S E I I I N T T 6. I I I S L T O R R B A A D 7. A R L L E E B I I O N V M 8. S E F A A C C H E S B L K 9. V O O L E E N V O R R S O 10. S L O O O E T M M A T C I 11. V N A E T C I I U N I R L


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Mini Cruciverba

Orizzontali 1. Quelli di ricerca non consumano... benzina 6. Quella grossa si fa in Africa 12. Il Ramazzotti cantante 13. Uno strumento per fumare 15. Il colpo battuto dal batacchio della campana 16. Quella Glaciale è stata un successo 17. Si è parlato molto di quelle di… gala!!!

18. Spingevano le trireme e le galere 21. Selvaggio, inadatto alla vita 23. Escursionisti Esteri 24. Il pesce lo è per antonomasia... 26. Un tipo di alimentazione salutista 28. L’andatura a vela per risalire il vento 31. Lo è un animale che rumina 33. La bandiera delle navi che sfuggono al… fisco! 34. Il prefisso del vino

Verticali 1. I treni senza viaggiatori 2. Quello “Grande… d’Italia” è un’associazione massonica 3. In scatola si può trovare naturale o sott’olio 4. La moglie dell’oste 5. Minare una relazione con una lacerazione 6. Una notazione musicale 7. Un principio di aggressione 8. Le acque tranquille che rodono i ponti 9. Il primo vino calabrese definito DOC 10. Allegro, di buon umore 11. Le vocali nelle paste 19. I letti degli amanti 20. L’animale che ride 22. Nella Roma antica faceva il paio con i Circenses... 25. Obiettivi subdoli 26. Le persone veramente importanti del Jet Set 27. Il Top interpretato da Tom Cruise 28. Si richiede ai concertisti migliori 29. Un articolo maschile 30. La negazione bifronte 32. Le consonanti dei buoni...

Per i più bravi Completare lo schema in base alle definizioni date in modo casuale. Le definizioni di due lettere non sono definite. Lo schema prevede in tutto 18 caselle nere

Orizzontali: Le onde spagnole – Il patriota del Tiremm innanz! - Le pale che producono energia – Il pittore dei décollage – Ci sono quelli della crescita – C’è chi lo beve a fine pasto – Il Man della Marvel - Un titolo di stato – Pigiare, accalcare – Testimonia di una grazia ricevuta – Giovinastri, marmaglia – Una perla delle Cinqueterre – Negli spettacoli con le lumiére – Omero cantò quella di Achille – Non previsto, straordinario

Verticali: Si fa in moto su una ruota sola – Istituti universitari – La Germania della DDR – Importante base navale francese – Svuotare dagli abitanti – Il segnale ottagonale – Una marca prestigiosa di orologi – Era giallo quello dei Beatles – Esclamazione di sorpresa – Recipiente di pelle – La legge che vieta l’apologia del fascismo – A Venezia c’è quello Grande – Un Gabriele attore – Andato – Privo di qualsiasi valore e criterio – Fu grande artefice della ricostruzione

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

a cura di Monica Setta

Così i vip nostrani cercano riparo da ribalta e riflettori La privacy diventa il lusso della calda estate italiana Per consentire alla propria clientela vip di rilassarsi al riparo da sguardi indiscreti, le strutture più esclusive mettono in campo strategie degne di set cinematografici. Come (si dice) il telo con le iniziali per Matteo Salvini

S

arà un’estate all’insegna del sovranismo chic. Se il

riere in un piccolo ristorante italiano. Fra i clienti fece la sua com-

vicepremier andrà a Milano Marittima con la giovane

parsa il direttore del Four Seasons, mi chiese se fossi interessato

fidanzata Francesca Verdini, uno dei simboli del so-

a lavorare per loro. È cominciata così». Fra le scintillanti vetrine

vranismo televisivo come Lorella Cuccarini trascor-

del tallest hotel di Manhattan si muove fra molti reparti ma il suo

rerà solo qualche giorno in montagna con marito e figli. «Devo

preferito è la cucina.

preparare la Vita in diretta» confida lei «non ho mai condotto

Un vizio che gli è rimasto, lo ha capito Andrea Migliaccio, executi-

un programma quotidiano.

ve de L’Olivo del Capri Palace

Sono emozionata ma so che

(due stelle Michelin). Erman-

dovrò lavorare tanto». Ferra-

no è il punto di riferimento di

gosto in tv anche per Rober-

multimiliardari e volti noti del-

to Poletti, biografo e amico

lo spettacolo. Ma Anacapri è

di Salvini, al timone di Uno

meta di professionisti ricchi e

mattina con Valentina Bisti.

ruggenti sia pure non televisi-

Tra le mete più ambite dai

vi. Sbarcano qui da Milano o

ministri e leader di partito c’è

da Roma avvocati commer-

il Capri Palace, ex tempio di

cialisti e consulenti pagati

Tonino Cacace, uno dei play-

con cifre da capogiro.

boy dello show biz fidanzato

Tra questi si segnala Federi-

storico di Roberta Capua. A

co Giachini, uno dei migliori

fare gli onori di casa c’è Er-

commercialisti

manno Zanini. Classe 1969,

vora fino a 13 ore al giorno

centrocampista,

d’Italia.

La-

regista,

ma quando smette i panni

uomo d’attacco. Gli anni ’80

professionali indossa le Tod’s

ruggiscono e Zanini, come

e sale in barca alla volta di

scrive la giornalista pugliese

Capri con la bellissima moglie

Sonia Gioia, porta i calzoni

Roberta. Zanini conosce ogni

corti. Nel 1987, la corsa del goleador, che si immagina

tipo di cliente e sa come fare. IN SENSO ORARIO: SALVINI CON FRANCESCA VERDINI, LA CUCCARINI, ERMANNO ZANINI E I CONIUGI GIACHINI

sulle figurine Panini, si arre-

«Ci vogliono qualità un po’ speciali per entrare nell’eco-

sta sulla costiera napoletana a cavallo di una Kawasaki enduro.

sistema dove la privacy è un elemento fondamentale. Attenzione,

Saltano i legamenti, salta la carriera. Ma se non fosse stato per

capacità di dosare le parole ma anche i gesti, movenze di velluto»

quell’incidente Zanini non sarebbe diventato quel che è: una delle

confida il manager a Economy. Ne sa qualcosa Andrea Sabato,

firme dell’hôtellerie mediterranea con oltre 1.200 uomini e donne

plenipotenziario delle strutture alberghiere del Talea group ossia il

al proprio fianco in quota ad enne hotel del segmento luxury tar-

Melograno e la Peschiera... Perché se davvero ci si vuole non far

gato Mytha hotel anthology, una collezione di dimore sparse fra

vedere, beh: allora Andrea le sa tutte. Dicono i bene informati che

Roma, Anacapri, Uçhisar, Bodrum, Dubrovnik, Madrid e Datca.

siano stati preparati dei teli di lino celeste con le cifre MS destinati

«Dopo l’incidente mio padre mi mandò a New York per distrarmi,

proprio a Salvini. I teli esistono, confermano. Ma il vicepremier

lì c’era un mio zio. Facevo terapia riabilitativa, studiavo l’inglese e

è già andato o deve ancora andare? Non lo sapremo mai. È la

bighellonavo. Una volta rimesso in sesto ho lavorato come came-

privacy bellezza.

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