Like Ottobre 2019

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l'editoriale dell'OSPITE

Sicilia,

la patria della sinestesia che parla

la lingua di tutto il mondo

CHI È pietrangelo buttafuoco è giornalista e scrittore. collabora con il fatto quotidiano, il foglio, il sole

24 ore, il tempo

e il quotidiano del sud.

di Pietrangelo Buttafuoco

T

i capitasse di essere mandato a quel paese, ebbene: abbi cura che la destinazione sia la Sicilia, quella dei soli languidi e dei cieli annebbiati. Nell’invito al viaggio – c’è la struggente canzone di Franco Battiato e Manlio Sgalambro, ascoltala – è “il paese che ti somiglia tanto”. Ritrovandoti in quel magma troppo complicato di menti raffinatissime che ne fanno letteratura – da Empedocle che si butta nel cratere di Etna a Luigi Pirandello che si fa uno, nessuno e centomila – tu fattene un vissuto tutto di esagerazioni. Nello sfasciarsi del giorno, tra i mandorli della Valle dei Templi, ci sarà una capra girgentana a farti tanto d’occhi nel tuo venir meno. Ebbene sì, si sviene – tanto è sublime – ma tu lasciati sopraffare dalla potenza degli Dei che da lì, a godersi le geometrie dei cieli, non se ne sono mai andati. Come nel via vai che ha Proserpina. Dalla rocca di Enna, lasciando Plutone, dopo ogni inverno lei se ne torna da sua madre – Cerere – ed è in quel correre che sboccia primavera. Sotto il suo passo nascono i fiori e tu – mandato a quel paese – fanne incetta degli odori, del fragore di luce, dello svaporare di zolfo e calcare e trovati un senso, qual che sia, tra le impervie salite, scendendo per tornanti montuosi, viaggiando al ritmo lento di una civiltà obbligata a restare indietro. Le autostrade sono rappezzate, sulle frane che cancellano le corsie sono ormai cresciuti gli alberi e però tu lo sai, sei in quel paese che è “troppo paese”. Lo diceva Angelo Musco a chi gli ricordava che tutto il mondo lo è. Tra pergolati e caponate non c’è altro che il bearsene. E così con le passeggiate. E con i paesaggi sempre bisognevoli di fiato, tanto si resta a bocca aperta davanti alla terra lavorata, quella dei campi pettinati che troverai dopo la trebbiatura nella

commovente gloria delle Madonie. Vivere la Sicilia nella carne viva del fare – lavorare, abitare, pensare – è l’impareggiabile occasione della vita. Viverla per arrivarci da ogni confine è la soddisfazione di ogni desiderio: come sciare sulla neve al mattino per poi tuffarsi a mare a mezzogiorno (e poi far l’amore, la sera, tra i refoli odorosi di gelsomino). Viverla per studiarsela, la Sicilia, è anche il punto di vista che spiega poi tutto il mondo. Chi arriva a Troina riesce a decifrare nei suoi prati perfino la Svizzera. Cattolica Eraclea è Montreal, la Vucciria di oggi è la Cina, Messina – soccorsa nel terremoto – è per sempre la Santa Madre Russia coi suoi marinai. Tutto il

Chi arriva nell'isola sa di essere in quel paese che è "troppo paese". Ma il cuore si perde dinanzi alla bellezza mondo è in Sicilia. La Tunisia si svela nel cous-cous di Trapani e i canneti che dalla costa si riversano sul Mediterraneo ancora accolgono – quali folaghe e poiane in transito – i versi di Mohammed Iqbal, il poeta. Ti capitasse dunque, vai a quel paese che fa di nome Sicilia. Potrai così godere della delicatezza dei monti Iblei dove la parola universale si intarsia nel gioco barocco. E sognare il sogno in Sicilia sarà per te il sapere filare il filo della tua vita. Quello che per qualcuno è solo un fine settimana di vacanza per te – mandato in quel paese – è destino. E viaggio.

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appuntamenti 25 –27 ottobre

Un evento racconta perché hobby e tempo libero sono preziosi La Fiera della Creatività manuale femminile, la Fiera del Modellismo e la Fiera del Benessere Naturale si danno appuntamento questo autunno nello scenografico Padiglione Blu di Fiera di Genova. La 20° edizione di Fantasy & Hobby, la Fiera della Creatività, Hobbistica ed Arti Manuali, con vendita prodotti, accessori e materiali, corsi, laboratori e dimostrazioni per apprendere nuove tecniche ed affinare le classiche e la 12° edizione di Model Show, il Salone Internazionale del Modellismo ritornano in contemporanea il 25-26-27 ottobre, con la novità dell’inserimento della 8° edizione di ZEN-A Fiera Benessere, l’evento dedicato al naturale, alle discipline olistiche ed agli stili di vita sostenibili. Fantasy&Hobby è l’occasione per incontrare le maggiori aziende produttrici ed i rivenditori nazionali del settore dell’hobbistica, della manualità e della creatività; permette di scegliere tra la varietà di prodotti, scoprire le novità e di evolvere le tecniche del mondo creativo grazie ai corsi con insegnanti esperte. Anche a Model Show tantissimi espositori di ogni genere modellistico, una Borsa-Mercatino tra le più grandi

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d’Italia nel settore e tante associazioni di modellismo radiocomandato, plastici ferroviari, modellismo statico di ogni genere, campioni nei settori statico e dinamico, pronti a far divertire i bambini, i ragazzi ed emozionare i tanti adulti che questo hobby coltivano fin da ragazzi e che sempre più spesso passano la passione ai propri figli. Dedicata a chi è già informato, ma anche a chi vuole affacciarsi al mondo dell’olistica e del vivere naturale, 8° ZEN-A Fiera Benessere accompagnerà il pubblico lungo un percorso di proposte per il benessere naturale di corpo e mente ed il vivere sostenibile, sino alle soluzioni ecologiche per la casa ed alle discipline olistiche. In fiera il pubblico potrà acquistare prodotti, prenotare servizi, partecipare a conferenze ed esibizioni gratuite ed aggiornarsi sul panorama ormai amplissimo delle produzioni biologiche e delle soluzioni per il “benessere naturale” dell’ambiente, delle persone e degli animali. Per informazioni pratiche sulla visita: www.fantasyehobby.it www.modelshow.it www.fierabenessere.it

Padiglione Blu, Fiera di Genova Piazzale J.F. Kennedy, 1 16129 Genova Orario: 09:30 – 19:00


appuntamenti 5 – 6 ottobre

Sagra delle pesche Ritorna il tradizionale appuntamento con la sagra delle pesche di Leonforte. La città in provincia di Enna è famosa per i frutti che maturano anche fino a novembre, con una maggiore concentrazione tra settembre e ottobre. Queste pesche, inoltre, sono facilmente riconoscibili per il colore della polpa - un giallo vivace - e per il profumo molto intenso. Anche la raccolta dei frutti nella zona è peculiare: a giugno, quando sono ancora acerbi, vengono “insacchettati” singolarmente. Ma non ci si inganni: non si tratta di un rituale ancestrale magari un po’ animista, ma di un metodo eccellente per evitare

l’impiego di antiparassitari e preservare il raccolto. Per questo, la sagra di ottobre vuole riconoscere il ruolo fondamentale della pesca nell’economia agricola di Leonforte. Ma non solo: insieme a questo frutto sarà reso omaggio ad altri prodotti tipici: è il caso della cosiddetta “fava larga”, dell’olio extravergine di oliva, delle mandorle, dei legumi, delle conserve e di tante altre eccellenze enogastronomiche che provengono da ogni angolo della regione. Per l’occasione, la fiera presenta anche stand appositi per gustare in primis le pesche, ma poi anche tutte le altre leccornie che si possono trovare. Inoltre, sono disponibili per la vendita manufatti dell’artigianato locale. Infine, non va dimenticato che non esiste sagra che si rispetti senza un po’ di

buona musica! E quindi spazio a gruppi folkloristici, a concerti, a esibizioni canore, accompagnati da sfilate e dalle esibizioni degli artisti di strada che scelgono Leonforte per mostrare le loro abilità. E il turista che arrivi nel centro storico si trova davanti un mondo bellissimo.

Leonforte (EN)

dal 12 ottobre

Festa del calamaro Torna uno degli appuntamenti più... gustosi della Sardegna. Quattro giorni dedicati a una pietanza che verrà cucinata nei modi più disparati. Il 12 ottobre, infatti, si terrà la giornata inaugurale dell’evento che poi toccherà l’apice dall’1 al 3 novembre. La manifestazione propone laboratori, attività sportive, gare di pesca, feste per i bambini e menù a base di calamaro. Tutte e quattro le giornate si svolgeranno nella centralissima Piazza San Marco, autentico punto di ritrovo per la perla della Costa Smeralda.

Porto Rotondo (OT)

12 – 13 ottobre

Palio del papero Nella minuscola frazione di Balconevisi si tiene dagli anni Ottanta una delle manifestazioni più pittoresche e divertenti d’Italia. Il paesino, che fa parte del comune di San Miniato, ospita infatti il “Palio del papero”. Il piccolo centro è diviso in quattro contrade, ogni papero tiene alto il nome del rione. Si corre per 150 metri, a coppia: una specie di staffetta. Vince il palio del papero chi arriva per primo al traguardo, incitato da tutti i paesani. L’unica regola dell’esilarante e pittoresca corsa a staffetta dei pennuti, guidati da bambini o bambine del luogo, consiste nel fatto che i paperi non possono assolutamente essere toccati, ma solo incitati. Il record di vittorie del palio, che ancora resiste dagli anni Novanta, spetta a Pistolo, papero della contrada “Fondo di scesa” che ha vinto sei edizioni.

San Miniato (PI) OTTOBRE 2019

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sommario COVERSTORY

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Rimini capitale del turismo Dal 9 all'11 ottobre ritorna la fiera del TTG, l'evento clou del settore

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Le destinazioni più ambite Dall'Oman alla Colombia, da Taiwan al Perù

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Turismo al femminile Non più taboo: le donne che viaggerebbero sole sono il 60%

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5 città migliori (e le peggiori) Quali sono i luoghi più sicuri? E quelli da evitare? Ecco la lista

26 Sharja, la perla della cultura

FOOD&TRAVEL

32 A pranzo con....la pizza d'autore (a Milano) di Giorgio Caruso Con la sua "Lievità" il pizzaiolo di Caserta è alla terza apertura in città

A mezz'ora di taxi da Dubai c'è un Emirato lontano dagli standard

28 L'estate 2019 per i traghetti

Con la partecipazione a TTG si chiude la stagione di Grimaldi

36 Vendemmia 2019: che cosa

dobbiamo aspettarci? Rispetto allo scorso anno il raccolto è stato meno prolifico. Ma più buono

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50 Ecco la quinta e più gustosa

stagione: quella delle sagre Uva e castagne, salami e olio extra vergine protagonisti dell'autunno

42 Marina Cvetic, la signora del

52 Al largo del Sulcis, l'altra

45 Una mostra a Firenze celebra

54 Andermatt, il borgo svizzero

47 Turismo di qualità per rendere

57 Tutti a scuola di guida

vino che piace anche all'estero, Con i suoi prodotti si è ritagliata un posto di primo piano nel comparto

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il mito e l'ingegno di Leonardo Aboca allestisce un tributo al rapporto tra l'inventore e la botanica omaggio a sua maestà il tartufo Come ogni anno Alba celebra il prodotto prediletto del sottobosco

faccia della Sardegna Lontano dallo sfarzo della Costa Smeralda un territorio affascinante che ha conquistato Sawiris A poco più di due ore da Milano c'è un piccolo angolo di paradiso (e di cucina) a Courmayeur Alla scoperta della più antica struttura ricettiva della Valle d'Aosta


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sommario

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LIFESTYLE contro il tumore al seno Anche se la percentuale di guarigione è alta, in Italia i casi sono in aumento

In redazione Marina Marinetti (caporedattore), Marco Muffato, Davide Passoni, Riccardo Venturi

I matrimoni dell'anno? Uno c'è già stato, l'altro no (ed è top secret) Giuditta Nitti e Sergio Marasciulo si sono detti sì a Capri. Ora tocca ad Afef

68 Il must have della nuova stagione?

Verde guacamole, fresco ed elegante È uno dei colori che dominerà la stagione invernale. Ecco alcuni abbinamenti

70 Il vino? Può essere l'ingrediente

segreto della bellezza quotidiana Il nostro corpo trae molto giovamento dall'uva. Ecco come sfruttarla al meglio

72 Personal branding: perché oggi

il marketing lo si fa su se stessi Reputation e credibilità sono cruciali per l'azienda. Ma anche per il manager

76 Team building estremo, la nuova

frontiera per i "manager-rambo" Spingersi al limite aumenta la capacità di problem solving e di adattamento

78 Motori: le novità più esclusive

e i nuovi progetti dei brand La nuova nata di Porsche e quella di Range Rover. Ma anche un monopattino

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Allegato alla LaFreccia, mensile di bordo di Frecciarossa-Trenitalia

Coordinamento Marco Scotti

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per Grimaldi Lines

Direttore responsabile Sergio Luciano

60 Ottobre, mese della prevenzione

Edizione speciale

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DATECI CREDITO

84 Investimenti e risparmi: perché

le donne devono essere centrali Secondo BCG l'universo femminile controlla solo il 30% del patrimonio

88 Tasse, spese e scadenze: il dopovacanze è sempre traumatico Rate Iva, Irpef, anticipi, Tari e Tasi. Gli italiani sono attesi da un salasso

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Perché la stella degli influencer rischia di offuscarsi È venuta meno la corrispondenza tra "like" e il valore reale per l'azienda

94 Enigmistica 98 Le ragioni del gossip

Hanno collaborato Silvia Antonini, Paola Belli, Pietrangelo Buttafuoco, Maddalena Bonaccorso, Gianfranco Brambati, Germana Cabrelle, Francesca Frediani, Riccardo Lagorio, Franco Oppedisano, Vincenzo Petraglia, Davide Schiavon, Monica Setta, Pietro Verri, Chiara Volontè Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 24 del 14/02/2019 Stampa Arti Grafiche Boccia Spa Via Tiberio Claudio Felice 7 84131 Salerno




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COVERSTORY

Appuntamento a Rimini

A Rimini gli stati generali

del turismo

L'Italia deve ripartire da qui a cura di Marco Scotti e Chiara Volontè

F

ino a qualche anno fa era invalsa una leggenda secondo la quale l’Italia detenesse, da sola, quasi metà dei patrimoni Unesco nel mondo. Una leggenda, appunto, che voleva ribadire la centralità del turismo nella nostra economia. In realtà, l’Italia e la Cina occupano a pari merito il primo posto nella lista dei 1121 siti complessivi, con 55 ciascuno, lo 0,5% del totale. Ma al di là dei freddi numeri, è innegabile che un Paese come il nostro, crocevia di culture, coacervo di popoli, con una geografia forse unica al mondo meriterebbe di essere nell’empireo anche quando si va a guardare la volgare “pecunia” generata dal turismo. E invece, per numero di pernottamenti esteri, l’Italia è al terzo posto in Europa con poco più di 210 milioni di soggiorni, contro i 305 della Spagna che pure ha meno siti Unesco di noi. Manca il proverbiale sistema, serve qualcuno che indirizzi un asset strategico del nostro Paese incrementando la quota sulla ricchezza lorda dall’attuale 5,6% (ma dipende che metriche si impiegano, si può arrivare fino al 10% se si considera tutto l’indotto). Uno dei momenti di networking e di incontro tra le diverse anime del turismo è rappresentato dalla Fiera del Ttg, che quest’anno si svolgerà a Ri-

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Dal 9 all'11 ottobre la 56a edizione del Ttg, il più importante appuntamento del comparto. Tanta carne al fuoco, tra un'Italia che non riesce del tutto a vivere di turismo, le nuove sfide lanciate dal digitale e la parola d'ordine più in voga: sostenibilità

mini da 9 all’11 ottobre. Si tratta di un vero e proprio marketplace in cui i vari soggetti possono incontrarsi per trovare occasioni di business e per lanciare nuovi accordi. Tra le parole d’ordine di questa edizione, e non poteva essere altrimenti, c’è “sostenibilità” declinata in diversi modi: sia per quanto concerne l’impatto sull’ambiente, sia per quello che riguarda il rapporto con le popolazioni con cui si entra in contatto, specialmente nelle aree del mondo meno sviluppate. Ci siamo fatti raccontare tutte le novità di quest’anno – e tutte le sfide per il settore – da Patrizia Cecchi, Direttore Fiere Italia Italian Exhibition Group, l’azienda leader in Italia per manifestazioni fieristiche organizzate direttamente e di proprietà. Quotato sul segmento Mta di Borsa Italiana, Ieg è anche editore della testata specialistica Ttg Italia.


Giunto alla 56a edizione, il Ttg è la fiera per antonomasia del mondo del turismo. Quanto è stato difficile stare al passo con tutti gli stravolgimenti che ha vissuto il settore (internet, travel blogger, airbnb…)? È il nostro lavoro, appassionante! La fiera è profilata rispetto al mercato, rappresenta un’offerta completa e internazionale, interpreta e anticipa i cambiamenti di mercato e di business. Il tutto in un contesto logisticamente moderno, accogliente e flessibile. Questo è il paradigma che orienta le tre manifestazioni: Ttg Travel Experience, Sia Hospitality Design e Sun Beach&Outdoor Style, che in contemporanea si svolgono al quartiere fieristico di Rimini. Italian Exhibition Group investe inoltre sulla formazione e sulla diffusione del sapere nel settore, organizzando un ampio programma di eventi con contenuti innovativi e utili allo sviluppo del mercato, in partnership con gli specialisti, trendsetter e influencer. Un’ampia squadra di blogger ci affianca e con le nostre testate di informazione raccontiamo e monitoriamo il settore con lo sguardo rivolto all’innovazione. Qual è il focus di quest’anno? E le principali novità? La filiera della Travel Industry troverà in fiera contenuti ed iniziative uniche: i numerosi buyers in visita potranno incontrare l’offerta delle tre macro aree espositive: Italia, Global Village e The World. In crescita tutte e tre le sezioni, in particolare le destinazioni europee, un’ampia rappresentanza dei Paesi delle Americhe e dell’Asia, tutte le maggiori compagnie aeree. La vetrina dell’offerta turistica regionale italiana, anche quest’anno sarà al completo con una rappresentazione unica per dimensione e bellezza del nostro Paese. Citiamo in questa edizione tre progetti speciali: Book&Go, quattro autori che presentano nuove idee per la comunicazione di prodotto con un invito al viaggio in connessione con la natura; BeActive, nuova area speciale dedicata al

nella pagina a fianco patriizia cecchi, direttore fiere italia di ieg

turismo attivo che si snoda attraverso un itinerario espositivo studiato ad hoc e Eatexperience, ampio spazio per promuovere e valorizzare l’enogastronomia come “prodotto turistico” in cui ristorazione e territori si affiancano in una proposta turistica esperienziale che avvicina i viaggiatori al patrimonio del Made in Italy. Quali saranno i trend turistici del futuro? Li scopriremo in fiera! Intanto una certezza: la solidità del business in tutto il mondo, sostenuta da una domanda sempre in crescita e un’offerta dinamica e attenta a cogliere ogni segnale di cambiamento. Crescono insieme i ‘consumi digitali’ e i ricavi generati dalle agenzie di viaggi in Italia, nei principali mercati europei e negli Usa. La forza della proposta di Italian Exhibition Group è la completezza e la contaminazione dei saloni. Solo a titolo esemplificativo, una tendenza come il gampling viene declinata in forma diversa nei tre saloni. La domanda di vacanza ecosostenibile ha trovato soddisfazione dalla nascita di nuove strutture sul territorio e ora il fenomeno si sposta anche agli hotel. E i trend diventano business con la concretezza degli investimenti.

Alla fiera saranno presenti delegazioni di quasi tutti i paesi del mondo, con un'ampia rappresentanza di Americhe e Asia. Inoltre ci saranno anche stand delle principali compagnie aeree Ci faccia un esempio… Ad esempio nella tre giorni alla Fiera di Rimini si discuterà molto del sistema trasporti in Italia e delle nostre compagnie aeree Alitalia, Air Italy e Blue Panorama che presenteranno i progetti per il 2020. Il nostro Paese, lo sappiamo tutti, vive fortemente di turismo, abbiamo mari, montagne, cultura, buon cibo

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COVERSTORY

Appuntamento a Rimini

e dobbiamo migliorare nell’accoglienza e nella comunicazione. Nel 2019 secondo l'Organizzazione Mondiale del Turismo, ci sarà stata una torta di 1.500 milioni di arrivi, e si prevede per l’Italia una crescita del +2,7%, Ma possiamo certo fare meglio, e la fiera deve mostrare soluzioni di business concrete e vivacità culturale innovativa. Diverse le aree tematiche green (tra gli altri, sarà presente il National Geographic con la sua campagna di sensibilizzazione per l’abbandono dell’uso di plastica monouso) presenti alla fiera. Cosa possono e devono fare gli imprenditori di settore per tutelare l’ambiente, che in fondo è la “materia prima” su cui si fonda il loro business? Come già evidenziato, crescono i consumi che selezionano destinazioni e strutture con un paradigma green. Sono fenomeni che la fiera declina in una logica sostenibile e il National Geographic presenterà le sue proposte all’insegna di un comportamento Plastic Responsible con case history e workshop su questi temi. Recentemente, sta spopolando il turismo attivo, che comporta una maggiore interazione tra il turista e l'ambiente. Il settore

Diverse le aree tematiche green, che coinvolgeranno anche National Geographic con una campagna ad hoc. Spazio anche al turismo attivo, nuovo trend in voga è riuscito a stare al passo con le richieste dei viaggiatori? Il nostro Paese è attrezzato per accogliere questo modo di vivere la vacanza? Noi abbiamo deciso di proporre un focus su questo tema con BeActive, anche grazie all’ expertise acquisita da IEG con altri saloni come Riminiwellness, in cui questo connubio è ormai una realtà consolidata. Si discuterà anche sulle necessarie specifiche infrastrutture d’accoglienza e sportive sul territorio che

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possano far compiere all’Italia un balzo qualitativo in avanti in questo ambito. Crede che il turismo attivo sia una moda, esplosa a seguito dell’attenzione mediatica verso l’ambiente molto più alta che in passato, oppure si sta affermando davvero – e continuerà a farlo in futuro – come un nuovo modo di vivere le vacanze? Non è una moda, è semplicemente la trasposizione nella vacanza di uno stile di vita. Fior di studi rappresentano questa tendenza di prodotti e servizi che integrano passioni, cura del corpo e della mente. Le dirò di più: questo segmento apre opportunità di mercato per attirare una domanda ad alta capacità di spesa se i territori insieme alle strutture turistiche saranno in grado di presenta-


I numeri del turismo re un’offerta integrata. Il segmento tailor made è ormai una realtà con investimenti importanti da parte dei principali operatori italiani, è una cultura nuova, non una tendenza. Anche il turismo enogastronomico sta vivendo un periodo d’oro… Vero. Noi abbiamo scelto una lettura: valorizzare quei territori che proprio intorno ad un’eccellenza gastronomica hanno costruito una esperienza turistica complessiva. Un recente 'Rapporto sul turismo enogastronomico italiano' evidenzia il nuovo profilo di questo consumatore. Se fino a poco tempo fa il turista enogastronomico 'tipo' era un soggetto di media età ad alto reddito, oggi sono i Millennials a farla da padrone, nell’ultimo anno il 46%. Un segmento in forte crescita nell’ultimo anno in Italia. Il Millennials è un turista alla ricerca di un viaggio che gli permetta di scoprire la cultura del territorio attraverso il cibo la bellezza, la cultura e le tradizioni enogastronomiche. Relazionarsi a questo segmento significa dotarsi di tecniche di comunicazione e strumenti adeguati. La fiera sarà utilissima con proposte e contenuti. Vi siete sentiti sostenuti, come settore, dalle istituzioni? Siamo una piattaforma a disposizione del settore, in occasione della quale si possono trattare tutti i temi ed analizzare tutte le tendenze. Auspichiamo che una promozione turistica sempre più integrata diventi efficace per il Paese. Il nostro obiettivo è giocare un ruolo sempre più internazionale. Quanti visitatori attendete? E quanti espositori? I numeri sono in crescita rispetto agli anni passati? Siamo ancora in piena attività di raccolta espositiva e co-

L’

Italia occupa l’ottavo

competitività dei prezzi. Ci

posto a livello mon-

viene invece riconosciuta

diale nel Rapporto biennale

l’abbondanza di risorse na-

di confronto tra 140 Paesi

turali (settimo posto) e cul-

nel mondo stilato dal World

turali (quarto). La spesa dei

Economic Forum. Una po-

turisti stranieri raggiunge i

sizione confermata rispetto

42 miliardi, in crescita del

al 2017 e che ci pone da-

6,5% rispetto allo scorso

vanti a Paesi come Svizzera

anno. E la ricchezza pro-

e Canada, ma lontanissima

dotta dai flussi di visitatori

dai nostri diretti competitor

ha visto un incremento del

come Spagna e Francia

5,7%. Si tratta in ogni caso

(prima e seconda), ma an-

di un'economia focalizzata

che Germania, Giappone,

nelle prime cinque regioni

Usa e perfino Australia,

leader, le quali assorbono il

che ci precede di una po-

67% del business straniero

sizione. A pesare sono so-

(Lombardia, Lazio, Veneto,

prattutto il clima sfavorevo-

Toscana e, confermata an-

le alle imprese e la scarsa

che nel 2018, Campania).

municazione, dichiareremo i numeri a fine manifestazione. Possiamo comunque già anticipare che siamo solidi e in progresso rispetto alle precedenti edizioni. Esprimiamo una leadership con un’offerta completa sul piano espositivo e ampia per la presenza di buyers dall’Italia e dal mondo. E interpretiamo questa leadership con un forte senso di responsabilità al servizio di questa importante industry. Un’altra nostra peculiarità è quella di organizzare missioni per gli hospitality buyers presenti in fiera, al fine di conoscere direttamente diversi territori italiani. Quali sono le possibilità offerte dal Ttg ai partecipanti (espositori e visitatori)? Business, tendenze, formazione, matching con buyers e innovazione in una data ideale anche per la definizione dei cataloghi di offerta per la prossima stagione turistica. Tre giorni intensi, in un quartiere stupendo e facilmente raggiungibile anche in treno, in una città Rimini, vocata al turismo e all’accoglienza, ricca di sorprese da scoprire e godere sul territorio attraverso un percorso itinerante tra le sue rivalorizzate bellezze ambientali, storiche e culturali.

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Le nuove destinazioni

COVERSTORY

Ma chi l'ha detto che il mondo è piccolo? Ecco tutte le

nuove mete da esplorare

Dalla Colombia a Taiwan, passando per Oman e Perù, sono sempre più i Paesi che si possono visitare senza rischi, magari dopo una stagione "turbolenta"

C

ulture da scoprire, mete non ancora colpite dal fenomeno del turismo di massa, magari anche un po’ snobbate a causa dei tanti luoghi comuni che affliggono il mondo dei viaggi: no, lì non ci vado perché non è sicuro, ci sono le malattie e le guerriglie, il volo non è diretto e non ci sono discoteche “instagrammabili”, magari non trovo la pasta cotta al dente e l’espresso. E così la mia vacanza sarà rovinata. A parte motivazioni futili o dettate da scarsa informazione, sono comunque tante le destinazioni che, a causa di un passato politico burrascoso o della mancanza di infrastrutture ricettive, rimangono tuttora poco gettonate. Ma, fortunatamente, le assolate isole Baleari, il sempre verde Mar Rosso e la tanto sognata – e forse un po’ inflazionata – New York, iniziano

a subire la concorrenza di Paesi che, solo negli ultimi anni, stanno iniziando ad attrarre visitatori da ogni dove. I viaggiatori più intrepidi e curiosi hanno iniziato a richiedere, e a recarsi, in luoghi sconosciuti ai più – ma ovviamente sicuri e consigliati dalla Farnesina - facendo così vacillare il detto “com’è piccolo il mondo”. E non si tratta di una moda passeggera dettata da chi ha voglia di fare l’alternativo, e nemmeno di raccontare ai colleghi che magari hanno fatto le ferie nella nostra splendida Italia di fantasmagoriche surfate al largo delle isole Laccadive, o di basi raggiunte sull’Himalaya. Al contrario, quello dei viaggi poco scontati, o meglio della scoperta di nuove mete ancora poco battute dalle classiche rotte turistiche, sta diventando un segmento del settore travel sempre più proficuo. Infatti, non solo sono molti i tour operator - da Eden a Amo il Mondo, passando per Quality Group e Grandi Viaggi - che hanno ampliato la propria offerta, inserendo mete e itinerari di cui, fino a un paio di anni fa, nei cataloghi non c’era nemmeno l’ombra. Ma sono anche diversi gli studi che stanno provando a categorizzare il fenomeno, suggerendo anche in relazione alla cifra che si è disposti a spendere la location perfetta, come ad esempio Momondo – motore di ricerca di viaggi online - e Axa Assicurazioni – specializzata in assicurazioni per le vacanze.

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COVERSTORY

Le nuove destinazioni

E allora, dove si va il prossimo anno? Tra le tendenze travel 2020 spicca la Colombia, che finalmente sembra essersi scrollata via lo stereotipo dei narcos e della cocaina, ed è anzi diventata meta ambitissima – e ahimè costosa – di coloro che alle bellezze della cultura vogliono unire quelle naturalistiche. Infatti, non solo nuotate e giri in barca alla scoperta del Mar dei Caraibi o surfate nel Pacifico, perché l’interno del Paese – che si trova sulla punta Nord del Sud America -, con la foresta amazzonica, le Ande, la Sierra Nevada e il deserto della Tatacoa permette al turista di affrontare qualsiasi tipo di sport, e di godere dei più svariati paesaggi. E i più secchioni rimarranno a bocca aperta davanti ai siti archeologici precolombiani situati a sud dello stato, e di fronte alla cittadina di Cartagena, situata sulla costa nord del Paese e il cui centro storico è stato dichiarato Patrimonio dell’Umanità dall’Unesco. Ma non ci si deve stupire, del resto è la terra che ha ispirato il premio Nobel Gabriel García Marquez! Spiagge, castelli, cieli stellati, deserti, monti e souk… bastano poche parole e già subito un’immagine esotica è fissa nella nostra mente. Ci stiamo sicuramente immaginando una terra da “Mille e una notte”, e magari proprio l’Oman, Paese che si trova nel cuore del Medio Oriente e che negli ultimi anni ha trovato i favori dei viaggiatori. La nazione da cui partiva la “Via dell’incenso” – un percorso che attraversava la Penisola Arabica per oltre 2.000 chilometri – è un concentrato di storia, che trova nella capitale Muscat, con la moschea e il palazzo reale, il suo apogeo, che però deve tenersi in guardia dalla concorrenza di gioielli del calibro di Wadi Ghull – millenario villaggio persiano merlettato – e Barkha, antico villaggio di pescatori. E tra una notte trascorsa in un campo tendato tra le dune del deserto Rub’ al-Khali un giro in fuoristrada tra i Monti Hajar, è d’obbligo trovare del tempo da trascorrere al mare, magari a Salalah, una delle location più chic del turismo balneare locale. Affascinante, caotica e a tratti incontaminata: è Taiwan, conosciuta anche come Isola Formosa, a 180 chilometri dalle coste della Cina. È innanzitutto un Paese di contrasti, in cui grandi e moderne città ricche di centri commerciali sfavillanti si alternano a villaggi dall’aria antica. Il tempo passa veloce tra templi tradizionali, monasteri buddisti, sorgenti termali e bagni in stile giapponese; senza dimenticare che la natura qui è molto rigogliosa, e può essere ammirata esplorando il Parco Nazionale di Yangmingshan, un complesso vulcanico coperto dalla giungla che domina Taipei, il centro politico ed economico dell’isola. Inoltre, è bene ricordare che è proprio qui che la cultura tradizionale cinese si è preservata meglio che in ogni altro luogo. Vedere il mare, attraversare il deserto e trovarsi, in men che non si dica, sul tetto del mondo, e poi ridiscendere verso il basso e sprofondare nei meandri della foresta amazzonica. Potrebbe

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dall'alto cartagena, in colombia. taiwan e machu picchu

sembrare il trailer di un videogioco, troppo strano per essere vero, tutta questa varietà di paesaggi che si susseguono in un fazzoletto di terra. Si chiama Perù, ed è in cima a ogni classifica dei “viaggi to be”. Terra di contrasti naturalistici e gastronomici, tanto moderna quanto cristallizzata nel tempo, man mano che arrivi a toccare la cima delle Ande. Diecimila anni di storia e l’eredità dell’impero Inca, che ha disseminato il territorio di affascinanti reperti archeologici; e ancora le celebri linee di Nasca, intorno alle quali ancora tanto mistero aleggia, il lago Titicaca in cui l’azzurro del cielo e del mare si fondono insieme, l’antica capitale Cusco… e Machu Picchu, che come uno scrigno conserva i resti di una città abbandonata e diventata tutt’uno con la natura, eletta tra le Sette Meraviglie del Mondo moderno. Il Perù non è solo cultura, ma è anche il paradiso dei surfisti, con le sue coste battute dall’impeto del Pacifico, e degli amanti del trekking e delle arrampicate. E voi, quanta voglia avete di esplorare nuovi luoghi?


Eleganza e stile per ogni ambiente


COVERSTORY

Nuove tendenze del turismo

Femminile e singolare: così

cambia faccia

il viaggio

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egustazioni, corsi di ballo, masterclass di cucina, discese in canoa e motorate nel deserto. Avventure vissute a chilometri e chilometri di distanza da casa. Spesso – e soprattutto volentieri – in totale solitudine. Non più zitelle un po’ tristanzuole che subiscono le vacanze senza compagnia causa circostanze di forza maggiore, ma vere e proprie esploratrici che, rigorosamente per scelta, vogliono viaggiare da sole. Una tendenza, quella delle donne che partono in solitaria, che si sta affermando sempre più nel mondo del turismo. L’analisi Global solo travel study, promossa da British Airways, ha indagato il fenomeno, coinvolgendo quasi 9.000 individui di età compresa tra i 18 e i 64 anni, provenienti da Gran Bretagna, Stati Uniti, Francia, India, Germania, Cina, Brasile e Italia. Ben il 63% delle signore intervistate ha dichiarato di essere andata in vacanza da sola almeno una volta nella vita, e un numero ancora superiore (73%) ha intenzione di farlo nei prossimi anni. Indipendenza è una delle parole chiave alla base del “lonely trip”: infatti, se per oltre la metà delle partecipanti (56%) avere una stanza tutta per sé è uno degli aspetti a monte di questa decisione, molte di loro (45%) amano avere carta bianca per quanto riguarda la scelta di alloggi e ristoranti. Concentrandoci sul nostro Paese, da una ricerca condotta da Jfc (società di consulenza turistica e marketing territoriale) è emerso che è di gran lunga la popolazione femminile a preferire le fughe in solitaria – 62,6%, contro il restante 37,4% degli uomini - e non si tratta assolutamente di donne senza alternative, dal momento che la metà di esse ha un compagno. L’età media delle “solo female traveler” italiane è 32 anni, e nel 73,6% dei casi si tratta di laureate; la maggior parte delle nostre globetrotter (61,5%)

Donne che viaggiano da sole: non più un taboo ma una tendenza che coinvolge oltre il 60 per cento della popolazione tra i 18 e i 64 anni. Ecco perché

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racconterà la propria esperienza sul web una volta rientrata a casa. Tra le destinazioni estere predilette dalle “ragazze con la valigia” nostrane, figurano soprattutto le capitali europee (in particolare del Nord Europa, con Berlino e Amsterdam sul gradino più alto del podio, seguite da Londra e Barcellona), le località balneari di Spagna e Grecia, Giappone, Canada e Stati Uniti. Le donzelle che, invece, decidono di rimanere nel Bel Paese, ricercano soprattutto località termali e strutture benessere (specie in Toscana), città d’arte dove però


potersi dedicare anche a salutari sessioni di shopping – Carrie Bradshaw docet – (in primis Milano, Napoli e Firenze, anche se è sempre più alto l’hype intorno a Bologna, Matera, Mantova e Bergamo), percorsi naturalistici dove poter praticare trekking e nordic walking. Questa nuova frontiera del turismo si desume anche dai dati di Google Trends sul volume di ricerca inerente ai viaggi per sole signore, nonché dagli innumerevoli hashtag – quali, ad esempio, #femaletravel e #femalesolotraveler - che stanno spopolando su Facebook e Instagram. E grazie al trend della “vacanza in rosa” prolificano i tour operator specializzati in questo segmento, tra cui Rise&Shine Retreat di Roberta Zanetti, che organizza veri e propri ritiri per riscoprire il proprio io; Eliotropica di Rossana Capitani, che aiuta le proprie clienti a identificare le location che offrono servizi speciali per il gentil sesso; ViaggiandoGO che, attraverso itinerari esperienziali, organizzati e ricercati, propone le mete più disparate. Dove vanno in vacanza le “solo female traveler”? Tra le mete predilette dalle “donne con la valigia” spicca il imparare il tango per le vie di buenos aires; assemblare il sushi a tokyo e perdersi per le vie del marocco. sono solo alcuni dei viaggi scelti dalle "solo female traveler", la nuova tendenza turistica

Giappone, un Paese non solo estremamente tranquillo (l'indice Safe Cities 2019 pubblicato dall’Economist ha decretato Tokyo città più sicura del mondo, mentre Osaka ha guadagnato la medaglia di bronzo), ma tra i più vivaci dal punto di vista culturale e culinario. Un giro al mercato di Toyosu alla ricerca di spunti per una nuova ricetta, sessione di shopping a Ginza e giretto serale in kimono alla scoperta degli innumerevoli templi della metropoli. E il giorno dopo, masterclass di sushi – o tofu – e meritato relax in un tipico onsen (i bagni termali del Sol Levante). La Sardegna, si sa, è una delle località più in voga di sempre anche per le partenze tra amiche, ma la parte più sportiva del turismo al femminile più che frequentare yacht e spiagge inflazionate si concentra sull’entroterra e sulle attività all’aria aperta. A un paio di ore di auto da Olbia, è possibile partecipare a un’escursione in kayak lungo il fiume Cedrino verso le sorgenti di Su Gologone, attraverso un suggestivo percorso di cinque chilometri tra i canyon scavati dalle acque. Negli ultimi anni il mondo dell’enologia si è fatto sempre più rosa, ed è proprio per questo che Napa Valley, in California, è diventata una meta gettonatissima tra le “solo female traveler”. A nord della San Francisco Bay Area si estende questa lussureggiante wine country, amatissima dalle turiste di tutto il mondo non solo per il vino sopraffino, ma anche per i paesaggi collinari adornati da castelli e resort. Qui, le “donne viaggiatrici” potranno assaggiare la rinomata produzione di zona, grazie a tour-degustazioni, e rilassarsi in uno dei numerosi ed eleganti centri wellness – sempre sorseggiando un buon calice – provando i fanghi vulcanici, un’altra specialità della regione. La danza: un’attività che parla un’unica lingua al mondo, molto amata dal gentil sesso. E che cosa c’è di meglio che trascorrere una vacanza nel tempio del ballo, l’Argentina? Sono diversi i tour esperienziali pensati per sole signore che promettono di insegnare le mosse – quantomeno, la speranza è di dismettere i panni di “legno della pista” – di quello che è considerato il passo a due più difficile in assoluto, il tango. A Buenos Aires, tra le braccia dei ballerini più in voga della città, sarà facile lasciarsi trasportare dalla musica e diventare delle provette “dancing queen”. Spezie, shopping nei suk, tramonti sterminati e… una motorata nel deserto! Il Marocco è tra le mete più ambite dal turismo al femminile perché offre proprio tutto quello che, tendenzialmente, amano le donne. E anche di più. Acquisti e giri di ore e ore nei tipici mercati locali - tra miracolosi olii antirughe e kajal che promettono di rendere lo sguardo ipnotico - e massaggi e trattamenti di bellezza in un esclusivo riad. E quando la golden hour sta per giungere, in sella a una moto ci si gode il panorama tra le dune. Perché, alla fine, “girls just wanna have fun”!

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COVERSTORY Le

Nuove tendenze del turismo

destinazioni

5 migliori e...

divertimenti. Il quartiere di Dotonbori, infatti, rappresenta un’occasione unica per godere di quelle immagini coloratissime e di quelle luci a migliaia di watt che sono ormai diventate iconiche. Attraversando l’Oceano Pacifico si arriva a Vancouver, città simbolo della British Columbia. Questo meraviglioso agglomerato urbano a ridosso di una laguna è stato eletto

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quest’anno al vertice delle 50 città più accoglienti del mondo. Perché il clima è mite nonostante sia in Canada, perché il lavoro si trova facilmente e perché tutto funziona come dovrebbe, cioè bene. Quinta classificata è Singapore, una città asiatica che ha fatto del business la sua centralità, tanto da essere diventato uno dei luoghi più attrattivi per imprenditori e manager. Il cibo è di altissimo livello, così come

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arà un caso che i Paesi del Nord siano ormai diventati sinonimo

i servizi e le possibilità di carriera.

di efficienza e sicurezza? A guardare Copenaghen si direbbe

Ha un unico difetto: è carissima!

di no. Nominata più volte “città più felice d’Europa”, questo incantevole comune garantisce un tenore di vita che soddisfa il

97% dei suoi abitanti. I trasporti funzionano, il welfare esiste e c’è sempre un occhio di riguardo rivolto all’ambiente. Al secondo posto nella nostra personale (e per nulla intoccabile) classifica figura Melbourne. Non esattamente comoda da raggiungere per noi italiani, la città è stata collocata al secondo posto – per il secondo anno consecutivo – nella classifica delle città più vivibili al mondo stilata

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dall’Economist Intelligence Unit. L’Australia, tra l’altro, la fa da padrona in questa “hit parade”, con Sydney e Adelaide che figurano nella Top 10. Per chi non è mai stato in Giappone, Osaka rappresenta una meta immancabile. Meno gigantesca di Tokyo, ma con gli stessi – elevatissimi – standard igienici e di sicurezza, questa città è inoltre una vera mecca per i

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1 3 le più

pericolose

Alcune sono belle, scintillanti, divertenti e molto sicure. Altre invece sono piene di insidie nonostante il fascino. Noi ne abbiamo raccolte cinque per ogni tipo

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4 5 da sempre una città estremamente

a sempre in cima alle classifiche dei luoghi meno sicuri, la

violenta, con i suoi 138 omicidi ogni

capitale del Venezuela, Caracas, è afflitta dalla criminalità, senza

100.000 residenti.

contare che il tasso di omicidi è fra i più elevati al mondo - 134

Il mal d’Africa è una “malattia” che

per 100.000 abitanti. Per di più, accanto alle bande organizzate

sicuramente avranno provato tutti

che controllano il business della droga, proliferano gruppi criminali

coloro che hanno soggiornato nel

specializzati in rapine, sparatorie, stupri e rapimenti. E se proprio si vuole

continente. Ma forse non chi si è

visitare la città, è bene farlo a bordo di taxi regolarmente registrati, e

recato a Lagos: la capitale della

comunque nei quartieri più centrali.

Nigeria, infatti, è nota soprattutto per

Capitale dell’automotive e del proletariato con Ford, Detroit a causa della

i rapimenti, a cui segue repentina

crisi economica che ha colpito il comparto e, più in generale, l’economia

richiesta di riscatto. In caso di visita,

intera, si è trovata ben presto con una parte elevatissima della popolazione

è sicuramente consigliabile girare

sotto la soglia di povertà (38%). A causa della disoccupazione e delle

con una macchina privata, guidata

disagiate condizioni di vita, il tasso di criminalità ha raggiunto livelli altissimi

da un autista del posto, prestando

– 2072 ogni 100.000 abitanti -, tanto che la città più grande dello stato

molta attenzione perché in tanti si

del Michigan si è aggiudicata la medaglia d’oro di town più pericolosa

spacciano per driver, senza esserlo.

d’America nel 2013 e nel 2014.

Rimanendo sempre in Africa, una

Benvenuti a Tijuana… o forse no. Il primo avamposto messicano situato

metropoli che si deve visitare con

appena dopo il confine con gli Stati Uniti è un punto d’approdo non solo

qualche accortezza in più – anche

delle rotte migratorie, ma anche dei narcotrafficanti; per questi motivi, è

perché molto turistica, a differenza delle precedenti quattro – è Cape Town. Le disparità economiche tra le varie classi sociali e la segregazione razziale che hanno a lungo colpito il Sud Africa hanno portato la criminalità a livelli altissimi - 8.428

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reati ogni 100.000 abitanti. Ai turisti è sconsigliato girare da soli a piedi nelle zone meno centrali, a causa delle rapine e dei rapimenti.

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Xxxxxxxxx Gli altri Emirati xxxxxxxxxxx

Sharjah, la perla nascosta (e discreta) degli Emirati Arabi Uniti

È la capitale culturale del mondo islamico del Medio Oriente, tra festival letterari e teatrali e mostre d'arte. Ma è anche un luogo aperto e cosmopolita

S

tanchi dei grattacieli a mille piani, degli enormi centri commerciali, delle tentazioni della nightlife di Dubai? Prendete un taxi in direzione nordest e in una mezzora sarete in un mondo completamente diverso: Sharjah, capitale culturale degli Emirati Arabi Uniti, che quest’anno ha preso il posto di Atene come capitale mondiale del libro Unesco. Una pausa culturale che può essere arricchita da un’escursione naturalistica e archeologica nel deserto nei pressi di Mleiha, dove cenare sotto alle stelle e magari pernottare in una tenda. Un’avvertenza, però: spostandosi da Dubai a Sharjah si percorre in senso inverso la strada che fanno al sabato sera molti emiratini che a Sharjah risiedono, diretti verso una serata di bagordi a Dubai. Infatti a Sharjah è vietata la vendita di alcolici e perfino di sigarette. Ma ne vale la pena, e qualche giorno di Ramadan fa sempre bene alla salute… La scultura di un Corano alta più di 15 metri che campeggia nella Cultural Square, cuore spirituale della città, progettata dallo scultore spagnolo Carlos Marinas Rubias, fa intuire che la prestigiosa nomina di Sharjah a capitale mondiale del libro Unesco non è frutto di equilibrismi geopolitici. E in effetti la cit-

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di Riccardo Venturi

tà emiratina si è guadagnata la nomina sul campo. La Sharjah Book Fair, nata nel 1982, è l’evento letterario più importante del mondo arabo. Quarta fiera del mondo, è occasione di incontro per addetti ai lavori di diversi Paesi del mondo. Inoltre l’Unesco ha voluto premiare il programma di promozione della lettura nella popolazione, con proposte studiate per coinvolgere anche la folta popolazione di migranti. A Sharjah ogni famiglia ha una libreria di almeno cinquanta volumi, ed è incoraggiata a scambiarli con amici e vicini. Tutto parte dallo sceicco di Sharjah, Sultan bin Ahmed Al Qasimi, che ha una passione per la cultura, uno che fa affermazioni come: «Il più grande investimento per un Paese risiede nel costruire generazioni di giovani educati e colti», oppure: «Le parole sono più forti delle armi», e ancora: «Nel 1979 ho lanciato un appello per smettere di costruire palazzi di cemento e per costruire conoscenza e cultura. Abbiamo costruito così un patrimonio di quarant’anni di risultati culturali eccezionali, un viaggio di successo per illuminare la mente dell’uomo». Bisognerebbe clonarlo e portarselo in occidente in valigia... Le Giornate teatrali di Sharjah sono nate nel 1984, il Festival Culturale per i bambini nel 1985, la Biennale di Sharjah nel 1993. Prima di diventare capitale mondiale del libro, Sharjah è stata nominata capitale della Cultura Araba nel 1998, capitale della Cultura Islamica nel 2014, capitale del Turismo arabo nel 2015. Lo slogan di Sharjah capitale del libro è Open books open minds (libri aperti, menti aperte). E un certo spirito di apertura culturale cosmopolita si respira passeggiando lungo le due lagune che danno l’impronta al piacevole skyline di Sharjah, dove convivono pacificamente famiglie locali vestite all’occi-


dentale, altre con abbigliamenti più tradizionali, uomini d’affari occidentali in monopattino elettrico, turisti in bermuda. Per conoscere Sharjah, scoprirne gli angoli nascosti, l’ideale è camminare a lungo fino a perdersi nelle sue strade. Si resta così affascinati dai mercati cittadini, e anche dalla non aggressività dei suoi venditori, specie se si è abituati a quelli del Magreb e si apprezza l’essere lasciati tranquilli. Si scoprono la grande moschea di Al Noor e il canale Al Qasba animato da ristoranti e caffè, la vasta area di Al Majaz Waterfront, dove ogni sera luci e fontane danno vita a uno spettacolo da mille e una notte. Oppure si possono ammirare centinaia di farfalle alla Butterfly House sull’isola di Al Noor nella laguna maggiore, oltre a 200 specie animali in via d’estinzione presso l’Arabia Wildlife Centre. L’apertura di Sharjah non è solo culturale ma anche economica: la zona franca di Sharjah attrae numerose imprese straniere, comprese centinaia di aziende italiane, gran parte delle quali Pmi. Il doppio affaccio sul mare dell’emirato, da una parte sul Golfo Arabo e dall’altro sull’Oceano Indiano, simboleggia il ruolo di ponte tra oriente e occidente. E la finestra su Expo 2020 Dubai fa da acceleratore alla forza attrattiva degli EAU nei confronti delle imprese italiane. Anche perché gli emiratini hanno da sempre un debole per il Made in Italy, specie nelle sue declinazioni più lussuose. Fiere, festival e manifestazioni artistiche animano la vita dell’Emirato, baluardo nella conservazione

La pausa culturale può essere arricchita da un'escursione naturalistica e archeologica nel deserto

e promozione dell’immenso patrimonio culturale della tradizione arabo-islamica. La città è ricca di gallerie d’arte, musei e siti quali il Museo della Calligrafia, un unicum nel mondo arabo, il Museo della Civiltà Islamica che custodisce più di 5000 manufatti artistici tra ceramiche, dipinti e oggetti in vetro, il Sharjah Heritage Museum per scoprire i vari aspetti della vita quotidiana locale, dall’alimentazione alla religione, il Contemporary Arab Art Museum che ospita le opere di artisti arabi del XVIII e XIX secolo con un ricco repertorio di paesaggi e ritratti, il Museo Archeologico. Sharjah è casa di molti artisti, e ospita una zona ricca di musei di arte contemporanea e di atelier. Alla vocazione culturale di Sharjah si aggiunge quella per l’eco turismo, grazie a un paesaggio estremamente variegato che va dalle lunghe spiagge affacciate su Mar Arabico e Oceano Indiano fino al deserto, attraverso paludi e foreste di acacie. Fra le molteplici esperienze che Sharjah offre, a meno di un’ora dalla città, la possibilità per adulti e bambini di vivere un’esperienza nelle immense piantagioni di dattero, assistere alle spettacolari corse dei cammelli ad Al Dhaid. Ancora, l’emozione di un’avventura 4x4 sulle alte dune del deserto di Al Badayer Oasis e la visita al Centro Archeologico di Mleiha, sorto nel 2016 nell’ambito di un ambizioso progetto di eco turismo. Si può concludere la giornata con una grigliata sotto le stelle nel deserto, da osservare anche con i telescopi in dotazione, per poi magari fermarsi a dormire in tenda. Sulla costa orientale, invece, le scoscese montagne a picco sull’Oceano Indiano offrono scorci suggestivi sulla Kalba Conservation Reserve, la più antica foresta di mangrovie della penisola arabica dove i birdwatchers possono ammirare due delle specie di uccelli più rare al mondo. La scatenata e futuristica Dubai può attendere, tra visite culturali e natura a Sharjah si potrebbe anche decidere di fermarsi qualche giorno in più.

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La voce dell'operatore

Grimaldi Lines: sulla cresta dell'onda

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on la partecipazione a TTG 2019, Grimaldi Lines chiude ufficialmente una stagione molto positiva in termini di risultati raggiunti e passeggeri trasportati. Sardegna e Sicilia sono state le due protagoniste della stagione e hanno dato ottimi risultati sia nell’advance booking che nel last minute. Numeri molto soddisfacenti provengono anche dalla Spagna - meta balneare richiesta sia dal target famiglia che dal target giovani – e dalla Grecia, dove le prenotazioni tradizionalmente subiscono un’impennata nel periodo primaverile, subito dopo Pasqua. Alla fiera di Rimini verranno annunciati ufficialmente tutti i collegamenti della stagione 2020, le cui prenotazioni sono già aperte da circa un mese. Sono 20 le rotte annuali operate da Grimaldi Lines nel Mar Mediterraneo con destinazione Sardegna, Sicilia, Spagna, Grecia, Malta, Tunisia e Marocco, a cui si affiancano i 4 collegamenti stagionali da Civitavecchia per Olbia e da Brindisi, Ancona e Venezia per Corfù. Su tutte queste partenze sarà come sempre disponibile una politica tariffaria costruita “ad hoc” per un’utenza molto allargata, grazie alla quale in ogni periodo dell’anno è possibile usufruire di promozioni speciali molto interessanti: è attualmente in vigore il Ritorno Gratis dalla Sardegna, che garantisce il 100% di sconto sul viaggio di rientro (diritti fissi inclusi), cumulabile con lo sconto del 20% (diritti fissi esclusi) offerto dalla promozione Autunno in

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un'estate passata...

La Compagnia di Navigazione, leader nei collegamenti nel Mar Mediterraneo, presenterà alla fiera TTG i risultati raggiunti durante la stagione estiva e i suoi progetti per il prossimo anno Barbagia. Per chi invece viaggia frequentemente tra il continente e l’isola e viceversa, è sempre a disposizione il conveniente Carnet 10 Viaggi Sardegna. In merito alle altre linee, ci sono Superbonus e Superfamily&Friends per la Spagna e sconti sul biglietto di ritorno per Grecia, Tunisia e Marocco. Inoltre particolare attenzione è rivolta a tutti i passeggeri nativi o residenti nelle due principali isole italiane ai quali, grazie alle tariffe Sardi Doc e Siciliani Doc, vengono offerti in ogni stagione prezzi molto convenienti e prenotazioni flessibili. Sul fronte delle super promozioni a tempo limitato, è infine confermata l’iniziativa speciale È arrivato il 17! con sconti che variano ogni mese per destinazione, percentuale e target, validi solo per prenotazioni effettuate il giorno 17.


TTG 2019 sarà anche l’occasione per presentare le iniziative di Grimaldi Lines con risvolti sociali, a partire dall’edizione 2019-2020 di Grimaldi Educa. Fulcro di questo grande progetto, che testimonia l’impegno della Compagnia per l’educazione e la formazione delle nuove generazioni, saranno anche quest’anno i Percorsi per le Competenze Trasversali e per l’Orientamento (PCTO) a bordo delle navi dirette verso Sardegna, Sicilia, Spagna, Grecia e Malta, rivolti agli studenti di tutti i Licei e degli Istituti Nautici, Alberghieri e Tecnici italiani. Ai percorsi formativi si aggiungono gli originali eventi organizzati da Grimaldi Lines Tour Operator con formula hotel on-board oppure nave+hotel, dedicati alle scuole secondarie di primo e secondo grado, quali il festival della letteratura per ragazzi sul mare “AMare Leggere”, il grande gioco multimediale e didattico “Travel Game on Board”, il workshop “IFS -Impresa Formativa Simulata”, l’evento musicale “Seamphony” e “La Nave della Scienza”, con i suoi atelier scientifici e creativi. Per la prima volta faranno parte del programma anche “Only One Ocean”, il grande evento dedicato alla sostenibilità ambientale e all’importanza degli ecosistemi marini, e il divertente e aggregante “Grimaldi Teen”. La Compagnia è inoltre attenta ai passeggeri con disabilità permanente e mobilità ridotta temporanea. Agli accorgimenti strutturali e alla formazione degli equipaggi si affianca infatti il progetto Grimaldi Turismo Accessibile, realizzato in partnership con Bed & Care e con la consulenza delle più importanti Associazioni di Categoria. Il fulcro di questo progetto è il servizio Your Disability Manager, attivo su tutte le navi della flotta: ancora prima della partenza i passeggeri possono richiedere informazioni e/o prenotare servizi dedicati, quali ausili per la mobilità, transfer personalizzati per/dal porto di imbarco,

collaborazione di infermieri e OSS. Per quanto riguarda i viaggi a tema, Grimaldi Lines conferma il calendario di iniziative sulla linea Civitavecchia-Barcellona e ritorno con la formula dell’hotel on-board: quattro giorni di vacanza con programma di animazione dedicato ai più svariati temi e tempo libero per visitare la città di Barcellona. Tra i prossimi eventi in programma torna l’atteso appuntamento con il Capodanno a Barcellona, per brindare al nuovo anno con un’indimenticabile esperienza di divertimento sul mare. Infine TTG 2019 sarà il palcoscenico per presentare la programmazione che Grimaldi Lines Tour Operator dedica agli studenti per l’anno scolastico appena iniziato. Oltre alle iniziative speciali precedentemente descritte, il TO offre infatti una vasta proposta di viaggi di istruzione tradizionali in Spagna, Grecia, Sicilia e Sardegna. Verranno inoltre fornite le prime anticipazioni sulla stagione estiva 2020, con tante proposte di soggiorni mare in formula nave + hotel presso strutture attentamente selezionate: la destinazione principale sarà la Sardegna, a cui si affiancheranno come sempre altre mete balneari in Spagna, Grecia e Sicilia. Per ulteriori informazioni su collegamenti, orari e prezzi: www. grimaldi-lines.com

a fianco francesca marino, passenger department manager di grimaldi lines. sotto, la cruise roma. nell'altra pagina la cruise olbia

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LA BOTANICA DI PER UNA NUOVA SCIENZA TRA ARTE E NATURA FIRENZE - MUSEO DI SANTA MARIA NOVELLA

13 SETTEMBRE | 15 DICEMBRE 2019

L’intreccio di fogli originali, elementi naturali e installazioni interattive, ci permette di scoprire gli studi di Leonardo da Vinci sulle strutture del mondo vegetale attraverso il suo sguardo di pensatore “sistemico”. La sua visione ci guida verso una nuova scienza basata sulle relazioni tra i diversi ambiti del sapere, dove l’uomo è sempre al centro della scena ma non come dominatore, bensì come parte di un universo armonico nella prospettiva di uno sviluppo realmente sostenibile. Rileggere Leonardo oggi, significa dunque, riportare l’attenzione sull’importanza della natura e del nostro rapporto con essa. Per il nostro futuro e per quello del pianeta in cui viviamo.

Tutte le informazioni su www.labotanicadileonardo.it


travel

FOOD&

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La pizza d'autore

ha conquistato Milano D

omanda: può la pizza, alimento semplice e “povero” per antonomasia, venire elevato al rango di cibo divino tanto da venire accostato a pietanze più elaborate e costose? Può, insomma, la nuova tendenza gourmet che ha travolto gli esercizi che propongono il celebre piatto partenopeo rappresentare non soltanto una moda, ma anche un… modo differente di intendere il più celebre tra gli alimenti italiani? La risposta, ovviamente è sì. Basta intendersi prima di tutto sul termine pizza. Che è normata da un disciplinare ben preciso che stabilisce che cosa sia la vera “pizza napoletana”, di quali ingredienti necessiti e come debba essere prodotta. Ma che può tranquillamente essere reinventata, per assurdo diventando ancor più rispettosi della tradizione. È il caso di Giorgio Caruso, un casertano classe 1983 che con il suo Lievità (anzi i suoi, visto che i ristoranti oggi sono tre) si è ritagliato un ruolo di primo piano nell’empireo dei pizzaioli che operano a Milano.

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di Marco Scotti

Caruso, non per essere pignoli ma la sua è la vera pizza napoletana, autentica e garantita? In una parola, no. Se dobbiamo etichettare la mia pizza, si tratta di una pizza gourmet, anche se quest’ultimo termine lascia il tempo che trova. Mi piace pensare che il mio prodotto faccia un passo in avanti e permetta di abbandonare quel retaggio culturale che in realtà blocca completamente la possibilità di apprezzare qualcosa. Anche in Campania eravamo prigionieri di questo disciplinare, che impone l’utilizzo di farine bianche e che è diventato una sorta di gabbia. Quindi il disciplinare può essere disatteso! Deve esserlo, perché è un documento di 30 anni fa, mentre la pizza nasce 300 anni or sono, quando quelle farine raffinate non esistevano. Si dice addirittura che la base non fosse neanche realizzata con il grano, ma con il farro, che era il cereale più diffuso nell’area di Napoli in quell’epoca. Noi, per non sbagliare, tutti i giovedì proponiamo una pizza fatta col farro. Che differenze ci sono? Prima di tutto, il farro ha una resa molto inferiore al grano: un chicco dà vita a una sola spiga, contro le dieci del grano. Non solo: la differenza sostanziale è il glutine, perché il farro ne ha una percentuale molto inferiore, dando vita a un impasto più digeribile, più leggero e più friabile.


a pranzo con...

food&travel

Lievità ha aperto il primo ristorante quattro anni fa. Da allora la "pizza gourmet" di Giorgio Caruso ha conquistato il capoluogo lombardo, con altri due esercizi

capoluogo meneghino. E lei ha accettato subito? Sì, qui in Via Ravizza (per i non milanesi, una zona “nobile” della città vicino allo stadio San Siro, ndr) mi è sembrato che ci fossero tutte le condizioni migliori perché il nostro business potesse funzionare. Siamo in cinque a gestire la nostra attività, oltre a me ci sono due milanesi e altri due casertani che vivevano qui già da anni. Un’idea di pizza come la mia, la nostra, mancava a Milano. E per certi versi manca ancora. Nonostante la zona in cui ci siamo lanciati avesse già diverse pizzerie di livello, non abbiamo mai avuto paura della concorrenza e, anzi, ci è piaciuto molto riuscire a misurarci con tanti “avversari” di prestigio. Com’è cambiato il suo ruolo in questi tre anni? Fino a poco tempo fa, io ero pizzaiolo a tutti gli effetti, oggi invece ho un ruolo più manageriale. Ognuno dei nostri tre esercizi

Che farine usate abitualmente? Solo macinati a pietra, semi-integrali di tipo 1 e 2 o totalmente integrali. Per il resto, la nostra è una pizza napoletana, per quanto riguarda la manipolazione e la cottura. Quante ore di maturazione fate fare al vostro impasto? Noi adoperiamo la metodica indiretta, che prevede la creazione di una biga, che facciamo lievitare per 24 ore, e che poi fondiamo nell’impasto vero e proprio, che matura per altre 24 ore. Com’è diventato pizzaiolo? Nessuno della mia famiglia ha mai svolto questa professione. Io ho frequentato l’Accademia delle belle arti, dove praticavo scultura. Per cinque anni ho lavorato in una fonderia artistica dove davamo alla luce le famosissime riproduzioni pompeiane (come il fauno danzante). Purtroppo la crisi si è fatta sentire anche dalle nostre parti e questo lavoro ha smesso sostanzialmente di darmi da vivere. Mi sono dovuto reinventare da zero e ho scelto di seguire un corso a Napoli sotto la guida del maestro pizzaiolo Ciro Salvo. Alla fine del laboratorio, Salvo mi ha proposto di lavorare con lui e così ho fatto per qualche mese. Poi, successivamente, sono tornato a Caserta, mia città natale, dove ho trovato lavoro e dove ho aperto una pizzeria in cui ho istruito uno dei miei collaboratori “storici” che lavora ancora con me. Nel 2015, poi, sono stato contattato da miei amici casertani che si erano trasferiti qui a Milano e che mi hanno proposto di aprire una pizzeria nel

ha una squadra che ho formato io. Oggi siete arrivati a tre pizzerie nel capoluogo lombardo: ci racconta che sfida rappresenta avere tre esercizi in città? A quello di Via Ravizza, che ha 40 coperti più 20 all’esterno, abbiamo aggiunto quello di via Pasquale Sottocorno (80 posti a sedere) nel 2016 e quello in Via Varese (40+12) a luglio dell’anno scorso. Per ora ci siamo fermati per paura di fare il passo più lungo della gamba, ma è probabile che l’anno prossimo apriremo un quarto ristorante a Milano, sempre in quartieri limitrofi all’area centrale. Quanto è costoso inaugurare una pizzeria?

sopra giorgio caruso e il suo team. a fianco l'impasto. sotto i calici di vino proposti in abbinamento alla pizza

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a pranzo con...

In una città come Milano, moltissimo. Prima di tutto perché quasi sempre bisogna corrispondere al precedente esercente quello che si chiama in gergo “buonuscita”, che per la zona in cui ci troviamo può arrivare anche a 100mila euro. A questo bisogna aggiungere i costi delle opere murarie, dell’arredamento, delle attrezzature, del forno. Tutte voci di spesa che portano il totale facilmente sopra i 300mila euro, a volte anche oltre. Una pizzeria all’interno del perimetro dell’area C può raggiungere e superare i 500mila euro. E voi come avete fatto? Tutti noi soci ci siamo dovuti indebitare. Abbiamo fatto tutti un piccolo investimento iniziale, e poi abbiamo dovuto trovare un modo di crescere senza rimetterci. Qui sono stati bravi i miei soci, che hanno saputo trovare le soluzioni bancarie più appropriate, tra mutui chirografari, leasing e via dicendo. Ma nessuno di noi è arrivato a Milano con il gruzzolo di famiglia: tutti noi abbiamo dovuto firmare cambiali! Come siete stati accolti? Il fatto di proporre un cibo non propriamente dietetico in un luogo che è sempre più “super-healthy” non vi ha penalizzati? L’accoglienza è stata ottima fin da subito. Attualmente noi facciamo due turni, durante l’estate, ogni sera. In inverno, invece, ne facciamo solo uno durante la settimana, ma arriviamo anche a tre nei weekend, quando la gente ci prende letteralmente “d’assalto”. Invece durante il pranzo siamo meno congestionati. Per venire incontro alle necessità di un pasto completo, inoltre, ci siamo rivolti a una nutrizionista e abbiamo deciso che, insieme alla pizza, è opportuno offrire ai nostri clienti un’insalata di accompagnamento, per garantire il corretto apporto di vitamine. Infine, abbiamo deciso di proporre una selezione di vini in abbinamento. Non avete mai pensato di uscire dai confini di Milano? In realtà l’abbiamo fatto ma non è stato un successone. A Londra, in tandem con Deliveroo, ci siamo lanciati in quello che loro chiamano una “dark kitchen”, ovvero delle cucine all’interno di strutture gestite da Deliveroo stessa, in cui operano diversi brand, ciascuno con il proprio personale. Si tratta di capannoni chiusi al pubblico, in cui ordinare solo tramite la app e dove possono entrare solo i rider. Il problema è che le consegne a domicilio funzionano in un modo particolare: il cliente tende a ordinare solo da chi conosce, mentre noi eravamo l’unico brand non

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sopra la pizza montanara e i fiori di zucca. sotto le creazioni di caruso

presente a Londra e la cosa non è andata bene. È stato il Ceo di Deliveroo a intestardirsi su questa operazione, perché è venuto a Milano, ha assaggiato le mie pizze e si è fissato sul concetto di portare Lievità a Londra. Ma non ha funzionato. E anche quando abbiamo provato a vedere se c’era la possibilità di aprire un locale con il nostro nome ci siamo accorti che nella capitale inglese o ci sono posti costosissimi o vere e proprie “topaie”. E quindi ci siamo fermati. E in Italia, solo Milano? Forse potremmo provare a Roma, che sta avendo una crescita significativa per quanto riguarda il cibo. A Napoli, invece, c’è una tale sovrabbondanza che magari non avremmo problemi a riempire il locale, ma forse non avremmo la stessa eco che abbiamo qui a Milano. E poi aprire in un altro luogo che non sia il capoluogo lombardo rappresenta una scommessa ulteriore: non è detto che funzioni perché nessuno di noi è disposto a trasferirsi. Se si aggregasse un nuovo socio disponibile a stare sul territorio, allora potremmo anche pensarci. Ma a lei piace questa città? In effetti non molto, ma negli ultimi anni è diventato il “place to be”.



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Il mese della vendemmia

Come sarà la vendemmia 2019? Meno prolifica ma

più buona

di Davide Passoni

L

a vita è troppo breve per bere vini mediocri», scriveva Goethe. Una massima che, eccezion fatta per gli astemi, fotografa bene il legame che unisce il tempo degli uomini e il nettare di Bacco. La stagione della vendemmia è il momento migliore per cominciare a capire se dovremo fare i conti, purtroppo, con la mediocrità, o se dalle uve raccolte nasceranno vini in grado di dare un senso all’umano scorrere del tempo. Ancor prima che i grappoli siano spiccati dai tralci, il mondo enologico italiano ha infatti ben chiaro quale sarà la quantità di uve vendemmiate e, soprattutto, come sarà la qualità del vino 2019. Merito di un sistema ormai collaudato, capace di valorizzare un’eccellenza del nostro agroalimentare, che da quest’anno è ulteriormente potenziato dalla nascita di una nuova collaborazione. Con la vendemmia 2019, per la prima volta Assoenologi, Ismea e Unione Italiana Vini hanno unito forze e competenze, in modo da fornire un quadro ancora più completo e dettagliato sulle previsioni vendemmiali e offrire alle imprese e alle amministrazioni dati fondamentali per definire politiche di sviluppo e azioni commerciali da intraprendere per potenziare ulteriormente il settore. Le previsioni sono state messe a punto armonizzando le consolidate metodologie operative,

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basate su tre distinte fasi: rilevazione da parte dei rispettivi osservatori territoriali (le sezioni regionali di Assoenologi, le imprese socie di UIV e l’Ismea), valutazione comparata delle indicazioni quali-quantitative e successiva elaborazione statistica rispetto alle serie storiche ufficiali degli anni precedenti. Battute Francia e Spagna Le elaborazioni effettuate a fine agosto stimano dunque la produzione nazionale di vino 2019 a 46 milioni di ettolitri, con una riduzione del 16% rispetto all’annata record del 2018, quando erano stati sfiorati i 55 milioni di ettolitri (dato fornito dall'Agenzia per le erogazioni in agricoltura, sulla base delle dichiarazioni di produzione). Il dato di quest’anno risulta da una media tra un’ipotesi minima di 45 milioni di ettolitri e una massima di oltre 47, inferiore alla media degli ultimi 5 anni. La vendemmia 2019 sembrerebbe risultare inferiore alla precedente in tutte le regioni, ad eccezione della Toscana. Nonostante questo, stando alle previsioni sembra confermata anche per il 2019 la leadership mondiale del nostro Paese, dal momento che la Francia è attesa a un dato di 43,4 milioni di ettolitri e la Spagna non dovrebbe andare oltre i 40.


Il mese della vendemmia

In balìa del clima Responsabili del calo produttivo sono principalmente le condizioni climatiche, di gran lunga meno favorevoli rispetto a quelle che avevano portato alla vendemmia 2018. Anomalie climatiche iniziate già lo scorso inverno, con temperature leggermente superiori rispetto alla norma e precipitazioni inferiori alla media; un andamento che è proseguito anche a marzo e aprile, mentre maggio ha registrato una decisa inversione di tendenza: l’abbassamento delle temperature e le abbondanti precipitazioni hanno infatti causato un ritardo della fioritura e un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. Se giugno e luglio hanno invece fatto registrare scarse

i prezzi del vino sono previsti in aumento rispetto allo scorso anno

Nonostante un'annata meno brillante della precedente, l'Italia si conferma al vertice per la produzione di vino in Europa. Ma rimangono le incertezze climatiche

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precipitazioni, per quasi tutto agosto le temperature si sono mantenute elevate, così come l’umidità. Il risultato è stato un rigoglioso sviluppo della vegetazione nei vigneti, che ha costretto i viticoltori a interventi di potatura verde. Insomma, pur nella imprevedibilità e nella poca collaborazione da parte del meteo, le uve italiane si difendono anche quest’anno. Meno vino, ma migliore Ma, al di là dei dati, che vino berremo una volta stappate le bottiglie con etichetta 2019? Ottimo, a quanto pare. Proprio la primavera fredda e piovosa e l’inizio d’estate caldo e secco hanno contribuito alla maturazione di uve che alla fine di agosto, al momento della rilevazione da parte di Assoenologi e Ismea/UIV, presentavano uno stato sanitario generalmente buono, con un buon accrescimento dei grappoli favorito dal ritorno delle piogge in alcune aree. Un mix di fattori che, accompagnato da buone escursioni termiche tra giorno e notte - che hanno favorito una lenta ma graduale maturazione delle uve e un ottimale sviluppo degli aromi -, ha permesso di ottenere una qualità generalmente buona su tutto il territorio nazionale. Gradazioni medie nella norma, un buon rapporto zuccheri/acidità e, per le prime uve vendemmiate, un buon quadro aromatico, fanno prevedere che sì, il vino italiano 2019 sarà ancora al top. Fluttuazioni di mercato Una buona notizia sia per chi ama degustare, sia per chi sul vino costruisce il proprio business e deve quindi vendere le bottiglie nel mercato interno ed estero. I produttori sperano che l’andamento della vendemmia 2019 contribuisca a muovere il settore in maniera differente rispetto allo scorso anno. L’abbondante produzione italiana del 2018 ha infatti avuto riflessi negativi sulle quotazioni dei vini, che nel complesso hanno segnato un -13% sulla precedente campagna. A de-

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Il mese della vendemmia

Anche il vino può essere vegano

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he lo si legga come una moda, una fissazione, o uno stile di vita che ha davvero a cuore il benessere proprio e quello animale, visti come anelli fondamentali nella catena che lega il destino degli esseri viventi alla sorte del pianeta che si trovano a condividere, il veganesimo conta un numero sempre maggiore di seguaci: secondo Eurispes, nel 2019 sono l’1,9% degli italiani, +1% sul 2018. Queste persone, piaccia o no, possono orientare le strategie di mercato e di prodotto di molte aziende. Tra esse vi sono anche le cantine, alcune delle quali hanno introdotto all’interno della loro produzione i vini vegani. Per quanto provenga da una materia prima vegetale come l’uva, il vino può infatti contenere tracce animali, che derivano dall’utilizzo dei cosiddetti coadiuvanti tecnologici durante il processo di vinificazione. Si tratta di sostanze di origine organica o inorganica conosciute anche come “chiarificanti” (usate talvolta e,

naturalmente, non da tutti i produttori), attraverso le quali il vino viene liberato dalle impurità; tra esse vi possono essere la colla d’ossa, la colla di pesce, la caseina o l’albumina, composti che, una volta completata la loro azione, di norma precipitano in fondo alla bottiglia come sedimenti. Per quanto vengano alla fine rimossi, potrebbe rimanerne traccia nel vino e la cosa, naturalmente, fa sì che i vini passati attraverso questi trattamenti non possano essere bevuti dai vegani. Ecco dunque che alcune cantine hanno creato vini (bianchi, rossi, rosati e bollicine) dal cui processo produttivo sono state eliminate del tutto queste sostanze, facendoli certificare da aziende come Bioagricert con il marchio VeganOK. Una scelta di marketing attuata per soddisfare un particolare segmento di consumatori che, seppur esiguo, ha dimostrato di essere in grado di fare opinione e di orientare alcune scelte di mercato.

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terminare la riduzione dei listini sono stati soprattutto i vini comuni, da sempre i più esposti alle dinamiche dell’offerta internazionale e alla concorrenza degli altri Paesi produttori. Il mercato dei vini comuni nella campagna 2018/2019, infatti, è stato caratterizzato da subito da ribassi piuttosto consistenti tanto che, soprattutto nei bianchi, in alcuni momenti si è tornati a sfiorare i prezzi di dieci anni prima. Nel complesso, l’ultima campagna si è chiusa con un -27% per i vini comuni, risultato di un -34% nel segmento dei bianchi e di un -21% nei rossi. Per i vini a denominazione (Doc-Docg) la riduzione si è limitata al 6%, a dimostrazione che i vini di qualità hanno mercati più consolidati e meno esposti alla concorrenza dei prodotti dei Paesi competitor. L’auspicio è che meno vino ma di maggior qualità comporti una ripresa del prezzo medio. Intanto, sul fronte dell’export, il 2019 sembra avviato su binari piuttosto positivi, dopo un 2018 che aveva chiuso con esportazioni al di sotto dei 20 milioni di ettolitri (-8% sul 2017) e una crescita del valore che aveva ritoccato il record positivo, attestandosi sui 6,2 miliardi di euro. Secondo elaborazioni Ismea su dati Istat, i primi 5 mesi del 2019 hanno segnato un deciso incremento delle esportazioni italiane a volume, attestate a 8,6 milioni di ettolitri (+11% sullo stesso periodo dell’anno precedente), a fronte di una progressione del valore che ha raggiunto i 2,5 miliardi di euro (+5,5%). Se i dati dei mesi successivi dovessero confermare questa tendenza, a fine anno si potrebbero sfiorare i 22 milioni di ettolitri per un introito che potrebbe arrivare al traguardo dei 6,5 miliardi di euro. Export sempre al top Ma su quali mercati finiscono, principalmente, i nostri vini? Una progressione più marcata si registra verso i Paesi Ue (+14% in volume e +6% in valore), rispetto a quella verso i Paesi terzi (+6% e +5%); una dinamica correlata al mix di prodotti e al loro valore medio, poiché l’incremento più importante si è rilevato sui vini comuni che, con 2 milioni di ettolitri, hanno avuto una crescita del 19% a valore, accompagnata però da una lieve flessione degli introiti. L’export rappresenta circa la metà del fatturato complessivo per il vino italiano, uno sbocRiccardo Cotarella, presidente di Assoenologi, l’unione di categoria dei tecnici vitivinicoli.

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Il mese della vendemmia

Quasi metà della produzione di vino italiana verrà destinata all'export, un segmento che continua a essere determinante per le aziende del comparto nostrano

co di mercato tanto più importante per lo sviluppo del settore vista la situazione interna che, dopo anni di flessioni, si sta ora assestando sui 22,5 milioni di ettolitri e che potrebbe aumentare nel corso del 2019, fino a superare i 23 milioni. Pare di capire che quest’anno il meteo abbia influito in maniera importante sulla vendemmia. Se l’annata 2018 è stata generosa, nel 2019 si assiste in molte zone a un’inversione di rotta. Dal punto di vista climatico anche quest’anno la variabilità meteo si è fatta sentire in particolare a maggio con un abbassamento delle temperature accompagnato da abbondanti precipitazioni che hanno determinato un rallentamento del ciclo vegetativo della vite. I viticoltori sono stati impegnati anche ad agosto, dove si sono alternate alte temperature a fenomeni temporaleschi di forte intensità, favorendo un rigoglioso sviluppo della vegetazione della vite.

Vino biologico mon amour

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estinato agli appassionati che hanno a cuore la sostenibilità delle coltivazioni e dei processi di vinificazione, il vino biologico è ormai da anni al centro dell’offerta di molte cantine e necessita, per essere definito tale, di una cura particolare dalla vigna alla bottiglia. Come vino biologico si intende quello che rispetta i dettami del Regolamento Europeo 203/2012, che ne definisce gli standard di produzione. Un vino si definisce biologico quando proviene da uve 100% biologiche, ossia coltivate senza l’utilizzo di agenti chimici di sintesi nei vigneti; in canti-

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na la vinificazione deve avvenire con l’utilizzo limitato di solfiti e di prodotti enologici certificati biologici. In ogni caso, l’azienda produttrice necessita di una certificazione di conformità da parte di un ente certificatore. Tra le cantine che spiccano per la qualità dell’offerta di biologico vi sono Rallo, con i suoi vini della tradizione siciliana - dal Nero d’Avola al Grillo, dallo Syrah al Passito - e la pugliese Amastuola, che trova soprattutto nel Primitivo la sua espressione più alta, con sconfinamenti anche nell’Aglianico, nella Malvasia e nello Chardonnay.

tra le nuove tendenze il vino biologico e quello vegano

Qual è il risultato di tutto questo? Si rileva un generale ritardo della maturazione di circa 10/15 giorni, tanto da far rientrare l'epoca di vendemmia in periodi più legati alla tradizione, dopo gli innumerevoli anticipi registrati negli ultimi anni. Quest’anno sono da rilevare comunque evidenti disformità di maturazione anche all’interno di uno stesso appezzamento, conseguenza dell’ormai consolidata variabilità metereologica e di uno spostamento climatico da temperato a caldo arido, con precipitazioni irregolari e di carattere temporalesco, che determinano irregolarità del ciclo vegetativo. Un quadro che rende l’enologo sempre più una figura chiave? In questo contesto l’opera dell’enologo, attraverso le proprie competenze, risulterà determinante e fondamentale per il livello qualitativo dei futuri vini.



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le donne del vino

Vino? Rosè ma anche... rosa parola di

Marina Cvetic

di Chiara Volontè

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e il vino è maschio, l’uva è sicuramente femmina. E lo sa bene la Signora dei vitigni Marina Cvetic, che ha fatto conoscere al mondo intero il Montepulciano d’Abruzzo, una delle eccellenze del Made in Italy. Una donna, la Cvetic, che insieme al marito Gianni Masciarelli - figura simbolo del panorama enologico nostrano - ha portato l’azienda di famiglia nell’Olimpo dei produttori vitivinicoli. La liaison privata cementata dalla nascita di tre figli – Miriam Lee, Chiara e Riccardo -, quella professionale sancita anche dalla linea composta da ben sei referenze Marina Cvetic, che si caratterizza per la presenza di vitigni internazionali in purezza (Merlot, Cabernet Sauvignon, Chardonnay) a fianco di Montepulciano e Trebbiano. Oggi alla guida della Masciarelli Tenute Agricole la Signora del vino ha trovato una valida alleata nella primogenita Miriam Lee: l’unione non solo ha incrementato la produzione vitivinicola e il numero di mercati raggiunti, ma ha anche dato i natali alle prelibatezze della linea Food, composta da olio extra vergine di oliva, grappa, condimento al mosto cotto e sali aromatizzati. E a riprova del fatto che donne e uva è un binomio vincente, è giusto ricordare che, oltre al top management, l’intera impresa è particolarmente sensibile alla presenza femminile, che vale

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Moglie di Gianni Masciarelli, visionario produttore abruzzese, oggi le referenze dell'imprenditrice serba sono tra le più richieste. Soprattutto all'estero

marina cvetic, la donna che ha fatto conoscere al mondo il montepulciano d'abruzzo. nell'altra pagina con la figlia miriam lee

il 54% dei dipendenti. Una donna nata a Belgrado che diventa la regina dei vitigni in Italia. Signora Cvetic, come ci è riuscita? Il vino ha sempre avuto un posto speciale nella mia vita, è un ricordo molto antico, legato all’infanzia e alle estati passate con la famiglia a casa di mio nonno, piccolo vignaiolo, che costruiva barrique in Croazia. In vigna tra le sue botti apprendevo i primi rudimenti di quest’arte e, soprattutto, una delle lezioni più importanti della mia vita: essere pazienti, saper aspettare per ottenere ciò che si vuole e non dare mai nulla per scontato. Con Gianni (Masciarelli, scomparso nel 2008 a soli 52 anni, ndr),


quella che era stata una passione d’infanzia è sbocciata fino a diventare una comune ragione di vita. L’innovazione introdotta insieme a Gianni, infatti, fu di creare un’enologia di alta qualità e di valorizzazione delle produzioni tipiche del territorio abruzzese, unita all’introduzione in azienda di quei cambiamenti necessari, come guardare ai mercati internazionali, che ci ha messo alla prova con innumerevoli sfide ma ci ha anche regalato grandi soddisfazioni. In meno di un trentennio la nostra società si è affermata come leader nella produzione del Montepulciano d'Abruzzo e di altre varietà autoctone regionali e internazionali. Attualmente la Masciarelli Tenute Agricole conta 19 etichette. Ci parli dei suoi vini. Abbiamo 5 linee di prodotto: Classica, Villa Gemma, Gianni Masciarelli, Marina Cvetic, Castello di Semivicoli, per un totale di oltre 2,5 milioni di bottiglie confezionate annualmente. Produciamo dai classici Montepulciano, Cerasuolo e Trebbiano d'Abruzzo in versioni fresche, fino alle più sofisticate linee premium. Senza però dimenticare il contributo al rilancio di vitigni autoctoni meno noti al grande pubblico come Pecorino e Cococciola, o i brillanti risultati ottenuti dall’impianto in terra d’Abruzzo di viti internazionali quali Chardonnay, Cabernet Sauvignon, Merlot e Syrah. Una produzione davvero importante, a cui si affianca anche una linea di distribuzione. La Gianni’s Selection è l’azienda nata nel 2005 dall’intuizione di mio marito di unire piccoli produttori di qualità che condividessero gli stessi valori della sua impresa. Questa società è specializzata nella selezione, importazione e distribuzione in Italia di vini

di alta gamma provenienti dalle aree enologiche più interessanti d’Europa. Signora Cvetic, la sua azienda è apprezzata non solo nel nostro Paese, ma anche all’estero. Quanto è difficile essere un nome di spicco anche oltreconfine? Farsi strada nei mercati internazionali è stata una sfida ambiziosa, così come lo è produrre vino: la natura, i consumatori e la situazione geopolitica attuale – tra Brexit e "trade war" (la cosiddetta guerra dei dazi tra Cina e Stati Uniti) – ti pongono continuamente di fronte ai tuoi limiti. Eppure, ci sono anche straordinarie opportunità, molti Paesi offrono ancora grandi possibilità alle eccellenze del made in Italy e personalmente mi ritengo molto fortunata a rappresentare un brand che ha un percepito di qualità molto alto. Le nuove generazioni imprenditoriali hanno il compito di fondare team intraprendenti e creativi in grado di affrontare la crisi, con la condivisione di progetti nuovi. Una sfida, quella della sua impresa alla conquista dei mercati stranieri, che è stata decisamente vinta. Il successo e il prestigio internazionale acquisito da Masciarelli Tenute Agricole, oggi riconosciuta come una delle eccellenze dell’Italia del vino, trovano puntuale conferma nella distribuzione, che raggiunge 55 Paesi, e nell’export, che genera circa il 55% del giro d’affari. Nell'ultima edizione, appena pubblicata, della prestigiosissima guida The WineHunter Award – selezione di eccellenze vitivinicole e culinarie a cura dell’altoatesino Helmuth Köcher, fondatore del Merano WineFestival - sono stati premiati alcuni dei vostri vini. Quanto è difficile primeggiare nel panorama enologico? Siamo molto fieri di questo risultato, come dei numerosi riconoscimenti ricevuti in questi anni, che hanno omaggiato le nostre bottiglie spronandoci a fare sempre meglio. Il problema più grande che si trova ad affrontare ogni produttore in Italia è dato purtroppo dall'ingerenza della burocrazia su ogni singolo aspetto della filiera, fino alla vendita, e il continuo sopraggiungere di leggi che ostacolano spesso la crescita di un'azienda. Marina Cvetic, da imprenditrice crede che nel suo settore le donne siano in qualche modo sottovalutate, o ci siamo sbarazzati del luogo comune secondo cui i produttori di vino sono uomini e noi signore, tutt’al più, ci beviamo un bicchiere durante le grandi occasioni? Oggi, per fortuna, la presenza femminile nel mondo dalla vitivinicultura a tutti i livelli è molta alta, per cui mi sento in ottima compagnia. Inoltre, l’Associazione Donne del Vino di cui sono membro promuove con numerose iniziative rivolte al pubblico il lavoro di produttrici, enologhe, sommelier, ristoratrici e appassionate che dedicano la loro vita al nettare di Bacco. Le donne con la loro sensibilità, determinazione e capacità di lottare e saper anche aspettare che arrivino i risultati, daranno ancora molto a questo settore.

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Il genio di

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Leonardo?

Era anche green

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uesto 2019 verrà ricordato, tra gli altri accadimenti, anche per le celebrazioni dei 500 anni dalla morte di Leonardo Da Vinci. Il genio che animò Italia e Francia, che dipinse la Gioconda e che studiò per primo una macchina volante, si spense ad Amboise il 2 maggio del 1519. Tra gli intelletti più versatili, capaci di spaziare dall’idraulica alla pittura, Leonardo compì anche diversi studi in materia di botanica. Per questo motivo Aboca – azienda leader nell'innovazione terapeutica a base di complessi molecolari naturali – vuole portare all’attenzione del grande pubblico gli studi e le intuizioni del geniale inventore sulle forme e sulle strutture del mondo vegetale. Per fare ciò, ha organizzato un percorso espositivo nel cuore di Firenze, un viaggio tra fogli originali, elementi naturali e installazioni interattive che diventa occasione di riflessione sull’evoluzione scientifica e la sostenibilità ecologica. La mostra, intitolata “La Botanica di Leonardo” è stata inaugurata lo scorso 13 settembre al Museo di Santa Maria Novella a Firenze. Si tratta di un’esposizione che racconta una parte meno nota – ma non per questo meno importante – delle attività leonardesche, nonostante l’enorme fama del genio toscano. Un’occasione per ripensare in profondità il rapporto tra uomo e natura attraverso il pensiero scientifico “universale” di Leo-

Aboca allestisce al Museo di Santa Maria Novella a Firenze un percorso espositivo che celebra il rapporto tra l'artista e il mondo vegetale nardo. Ai visitatori verranno proposte tavole originali, installazioni interattive e piante reali, per creare un percorso appassionante attraverso le intuizioni e le innovazioni di un pensiero “sistemico”, capace di combinare arte e scienza, e di guardare alla vita e alla natura (uomo incluso) come un’entità unica in cui tutto è connesso e tutto è in movimento. Non è un caso che la mostra sia stata organizzata da Aboca: a più di 500 anni, infatti, le intuizioni di Leonardo continuano a essere estremamente attuali anche dal punto di vista dell’approccio. Anche Aboca, infatti, ha scelto di basare la propria attività sulla comprensione di una simbiosi che mette al centro il sistema di relazioni tra l’uomo e l’ambiente. La visione sistemica di Leonardo e le sue intuizioni botaniche, alla luce delle conoscenze moderne, diventano un elemento prezioso per osservare e rileggere la nostra contemporaneità. I curatori della mostra sono Stefano Mancuso, una tra le massime autorità mondiale nel campo della neurobiologia vegetale; Fritjof Capra, fisico e teorico dei sistemi e studioso di Leonardo da Vinci; e Valentino Mercati, fondatore e presidente di Aboca. In occasione dell’inaugurazione e durante tutto il periodo della mostra, l’azienda propone al pubblico un programma di incontri per approfondire il pensiero di Leonardo in una prospettiva contemporanea.

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La sagra I vini del dell'estate tartufo

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Turismo di qualità per

il diamante della tavola Il frutto più esclusivo del sottobosco, dotato di un profumo inconfondibile (e di un prezzo da capogiro) è il re indiscusso dell'autunno. E come ogni anno Alba lo celebra

"B

éica bin” tradotto dal piemontese significa "guarda bene" ed è l'esclamazione più ripetuta dal trifolao al cane che lo accompagna nella raccolta del bitorzoluto "diamante della tavola". C'è un rapporto intenso tra animale e padrone durante la cerca: stretto e istintivo, così come è simbiotico il rapporto tra il tartufo e le radici di querce, tigli, pioppi e salici, la cosiddetta micorriza. Trifolao e cane scandagliano pazientemente suoli umidi di sottobosco, smuovendo foglie e dragando ruscelli; si insinuano fra rovi e sterpi, salendo e discendendo il terreno a bacìo, quello meno esposto al sole, il migliore. Avvalendosi di mappe segrete tracciate negli anni o registrate nella memoria, i trifolao ritornano ciclicamente sotto gli stessi alberi - più spesso di notte o con la nebbia per non essere visti dai cercatori concorrenti - perché il tartufo, come un fungo misterioso, lascia le spore e tende a rigenerarsi nello stesso punto. L'espressione massima del feeling tra uomo e cane è quando

di Germana Cabrelle quest'ultimo si sofferma più a lungo a fiutare la terra o l'aria, spostando le zolle con le unghie e rivolgendosi con scodinzolii e guaiti al padrone per comunicargli qualcosa. L'intesa permette di capirsi con uno sguardo: ora tocca al trifolao annusare la terra e, se la ricerca è andata a buon fine, grande è l'entusiasmo reciproco. Allora il padrone estrae dalla bisaccia un biscotto, un tozzo di pane aromatizzato per ricompensa e premio al suo cane; poi con l'ausilio di una piccola zappa si inginocchia e prosegue da solo l'estrazione della pepita commestibile, il cui valore sfiora anche i 350 euro all’etto. È l'anfiteatro delle Langhe lo scenario naturale di questo rito, dalle molte curiosità ed aneddoti, dove il Tuber magnatum pico, meglio conosciuto come Tartufo d'Alba, cresce in abbondanza. Trovare tartufi non è impresa facile e un bravo cane addestrato con un ottimo naso è considerato un autentico investimento economico (facile da ammortizzare).

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La sagra del tartufo

La raccolta del tartufo va da settembre a dicembre di ogni anno, fra le mille tonalità delle viti appena spoglie e le prime brine, ma è la neve a decretarne la fine, perché il cane non sa riconoscere gli odori oltre la coltre gelata. Alba, palcoscenico e mercato mondiale del tartufo Dal 5 ottobre al 24 novembre 2019 Alba, capitale delle colline di Langhe Roero e Monferrato, patrimonio dell’umanità Unesco, tutti i sabato e domenica catalizzerà l’attenzione del mondo per l’89^ edizione della Fiera Internazionale del Tartufo Bianco d’Alba. Quest’anno l’immagine grafica rappresenta un uovo sul quale è in equilibrio un grosso tartufo bianco: a significare il connubio fra l’elemento più semplice e meno caro presente in tutte le case e il simbolo più ricco dell’eccellenza

Creative Cities Unesco - è stata coinvolta per elaborare il “kit per il tartufo bianco d’Alba”, in particolare “Pepita” un oggetto che lo custodisce per svelarne al meglio il profumo, l’aroma e la freschezza. La città di Fabriano, invece, distretto della carta per eccellenza, è stata incaricata di realizzare i sacchetti numerati nei quali vengono consegnati i tartufi certificati acquistati al Mercato Mondiale. Piazza Risorgimento ad Alba, dunque, sarà per tutti i fine settimana di ottobre e novembre luogo di assaggi e degustazioni, worshop e laboratori didattici, celebrando le eccellenze piemontesi. Ci sarà anche uno sfondo charity, una campagna di crowdfunding per salvaguardare l’ambiente naturale del Tartufo Bianco d’Alba. Perché l’ecosistema è importante tanto quanto il business.

Da vent’anni, l’asta del diamante della tavola Insomma, c’è un pullulare di vita economica e sociale intorno L'89esima edizione della Fiera del tartufo al tartufo d’Alba, di cui ricorre quest’anno anche il ventennale dell’asta mondiale. Appuntamenti musicali scandiscono le dodi Alba alterna momenti ludici e musicali meniche di Fiera e rappresentano uno spazio di piacere e di a show cooking e alla tradizionale asta cultura capace di coinvolgere un pubblico internazionale. «Il cibo è una delle più straordinarie espressioni della cultura gastronomica mondiale. Insieme sul piatmateriale – dichiara la Presidente dell’Ente Fiera Internazionale to per un’armonia di sapori: il trionfo del del Tartufo Bianco d’Alba Liliana Allena – ed è indubbiamente gusto. una delle motivazioni di viaggio per chi raggiunge le colline di Alba, in Piemonte, sarà al centro anche del Langhe, Roero e Monferrato. La nostra più preziosa risorsa, il mercato mondiale del tartufo, dove acquiTartufo Bianco d’Alba, è il perfetto legame tra la tavola tradiziostare tartufi certificati sotto la supervisione nale e la cucina stellata, un elemento immancabile ed eccezionadei giudici del Centro nazionale Studi Tarle valore aggiunto sui piatti del territorio. La Fiera che stiamo per tufo. Non mancheranno i momenti ludici: vivere rafforzerà le sinergie di Alba, Città Creativa per la GastroAlba Truffle Show è uno di questi, luogo nomia Unesco, con il network di altre eccellenze mondiali come d’elezione per show cooking, laboratori Limoges e Fabriano, ma sarà anche lo spazio in cui esaltare la e analisi sensoriali guidati dai più famosi creatività e la passione per il nostro Tartufo come Ente Fiera Internazionale chef del territorio. Lo stellato Davide Olci dimostrerà Davide Oldani. Siamo seguiti da un del Tartufo Bianco d’Alba dani sarà uno dei protagonisti della Fiera pubblico attento ed entusiasta che arriva da tutto il Piazza Medford, 3 - 12051, e presenterà la sua invenzione: l’affettatarmondo e considera la nostra Fiera una destinazioAlba Tel. +39 0173 361051 tufi. Ma non è finita, perché la cittadina ne imprescindibile per l’autunno. Inevitabile quindi www.fieradeltartufo.org francese di Limoges, famosa per le porcelche per noi, rappresenti il più grande generatore di lane - e rientrante come Alba nel network flussi turistici». Sì, vero: il turismo di qualità.

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La quinta stagione, quella delle occasioni appetibili di Germana Cabrelle

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ccogliere gli ospiti tra i filari d’uva durante la vendemmia è diventato il nuovo modo di fare marketing di molte aziende del vino. L’esperienza verace, organizzata magari all'ora del tramonto, fornendo agli invitati guanti, cesoie e cesto per la raccolta dei graspi, è una formula che piace e si rivela positiva, ai fini del business. Molte cantine di varie regioni, a fine estate, hanno organizzato questi appuntamenti, allestendo tutto con cura tra i vigneti: plaid sistemati a terra per accomodarsi e balle di paglia imbandite come base per assaggi. Ora, però, che il periodo della vendemmia è terminato, ci sono le sagre paesane a dare il loro benvenuto e contributo di autenticità a quello che sempre più viene ricercato dai consumatori: vale a dire entrare in contatto con i luoghi, la cultura e le persone, per portarsi a casa – oltre ai prodotti – anche e soprattutto un’esperienza da raccontare agli amici o postare sui social, nel meccanismo virtuoso del passaparola e della condivisione. L’Organizzazione Mondiale del Turismo ha riconosciuto il

Uva e castagne, ma anche salami e olio extra vergine: per due mesi le sagre saranno protagoniste da nord a sud. Ma attenzione: non si tratta di eventi per ghiottoni ma di vere e proprie manifestazioni culturali turismo enogastronomico come parte del turismo culturale e, rispetto a 5 anni fa, l’aspetto “appetibile” di un posto è determinante nella scelta della destinazione. Il turista di oggi, insomma, è più esigente e attento alla qualità: ama informarsi, cercare, gustare, acquistare, far visita a produzioni, partecipare a festival ed eventi legati al cibo. I mesi autunnali sono generosi di fiere e sagre su questi temi e a vari livelli. Uno degli appuntamenti imperdibili per sommelier e gourmet,

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ad esempio, è il Merano WineFestival giunto quest’anno alla 28^ edizione - in programma dall’8 al 12 novembre 2019 nelle sale del Kurhaus di Merano (ma anche in Piazza della Rena, in Passeggiata lungo il fiume Passirio, all’hotel Terme Merano e al Teatro Puccini), che presenta il meglio dei prodotti vitivinicoli e gastronomici italiani. Un’opportunità, per gli addetti ai lavori, di fare network e incontrare da vicino i produttori, degustando vini e prodotti culinari di altissima qualità. Ma un’occasione ghiotta anche per gli amanti del bien vivre, di poter contare su una selezione di ottimi vini e cibi regionali. Oltre che su una cittadina incantevole.


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Borghi, città e piazze come banchi d'assaggio Vino novello, piatti tipici, escursioni e cultura sono gli ingredienti di quella che in Alto Adige viene definita la “quinta stagione”: il Törggelen, che comincia ad ottobre e si conclude con l’inizio dell’Avvento. Durante questo periodo i masi spalancano le porte ai visitatori per accoglierli nelle tipiche stuben e far assaggiare il “Nuien”, il vino nuovo in accompagnamento a taglieri di speck, piatti di zuppe d’orzo, contorni di crauti e patate. Per smaltire si passeggia su sentieri circondati da vigneti e boschi di castagni, godendosi il foliage. Il nome Törggelen deriva da Torggl, le presse da vino fatte in legno e dall’etimo latino “torquere”, pressare. Entrando più nel dettaglio delle specialità tipiche, la città di Cremona da venerdì 25 a domenica 27 ottobre, ospita la festa a tema sul salame di Cremona IGP. «Un evento culturale a tutti gli effetti – dice Fabio Tambani, Presidente del Consorzio di Tutela del Salame Cremona IGP – perché permette ai visitatori di conoscere da vicino prodotto e produttori. Cremona ha il titolo per essere la capitale del salame IGP, perché porta con sé la cultura, le tradizioni, la storia, l’esperienza artigianale e lavorativa di un territorio.» Spostandosi in Toscana, precisamente nelle zone dell’Amiata, i riflettori si accendono sulla castagna, prodotto che da sempre riempie le madie con la sua preziosa farina, con la quale spesso si è riusciti a sostituire il pane in una terra non abbondante di grano. Ad Arcidosso, per due fine settimana (1819-20 e 25-26-27 ottobre) si celebra il raccolto di castagne, con una festa promossa dalla gente e a cui collaborano associazioni di volontariato allestendo stand con prodotti a base di castagne e birra di castagne. Tornando sulle Dolomiti, ad inizio novembre in Alta Badia ci si addentra nelle tradizioni della valle e della cultura ladina con la cavalcata di San Leonardo,

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la festa del patrono di cavalli e cavalieri, che si tiene a Badia ogni prima domenica di novembre. Una festa in costume tipico, con carri e cavalli agghindati, bella da vedere quanto da fotografare. Naturalmente, il centro paese sarà vivacizzato dal mercatino di prodotti tipici, stand gastronomici e musica tradizionale. In centro Italia, dall’1 al 25 novembre, si svolgerà un’iniziativa unica nel suo genere, dedicata alla valorizzazione dell’olio extravergine di oliva DOP Umbria e del turismo in campagna. L’iniziativa si chiama “Frantoi aperti” e per quattro fine settimana i luoghi di produzione dell'olio in Umbria saranno nel pieno dell’attività. Ad essere coinvolti sono i piccoli borghi medievali del territorio fuori dalle solite rotte turistiche. Aziende agricole, agriturismi, piazze e uliveti, saranno lo scenario per visite guidate alla scoperta del prodotto principe della cucina italiana. «Frantoi Aperti – si legge nella presentazione che è anche un invito – è sinonimo di apertura di luoghi speciali come ulivi millenari, castelli medievali, chiesette romaniche ed abbazie». Per un weekend d’autunno unico, incentrato sulle antiche tradizioni contadine e sulle identità regionali. Ma soprattutto su quell’esperienza autentica oggi tanto desiderata.

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Al largo del di Riccardo Lagorio

Sulcis

Dimenticate lo sfarzo della Costa Smeralda, le discoteche e i grandi resort sulla riva. Qui, nell’estremo sud-ovest della Sardegna, le isole di Sant’Antioco e San Pietro offrono solo natura incontaminata, una storia fatta di incontri tra popoli che hanno lasciato tracce uniche e indelebili e un'atmosfera quieta, verace, accogliente

U

n istmo collega Sant’Antioco alla Sardegna: 3 chilometri costruiti da massi e pietrame dai Cartaginesi e completati dai Romani. Un’isola nell’isola insomma che, insieme a San Pietro, rappresenta uno straordinario esempio di sincretismo culturale derivante da sovrapposizioni di popoli e culture che sono stati accolti da questi scogli. Così, se Sant’Antioco deve il suo nome a un martire-guaritore africano che venne sepolto nelle catacombe sotto la cattedrale, la più estesa area geografica dell’isola-madre, il Sulcis, fu chiamata in questo modo per l’esistenza della necropoli punica Sulky, scavata nel tufo tra il VI e III secolo a.C. e utilizzata dalle più povere famiglie sino al Settecento come abitazioni. Tra fortini e calette Sant’Antioco è anche isola di torri e fortini. Servivano a difendere la popolazione dalle incursioni barbaresche. I più noti sono il forte de Su Pisu, eretto nel 1812 su fondazioni nuragiche, espugnato proprio da bande di corsari nel 1815; e torre Canai, del 1757, dalla quale si ammira uno splendido orizzonte marino. Il mese di giugno è l’ideale per camminare le carrarecce che da qui seguono la parte occidentale dell’isola: doppiato capo Sperone, cala Sapone, cala della Signora e cala

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In apertura, la selvaggia costa

Sulcis. In alto a destra, i tetti di Carloforte e, sempre sull'isola di San Pietro, del

il faro

Tuffi, con le sue acque turchesi, sono luoghi che possono senz’altro fare concorrenza alle tanto declamate mete esotiche. Poi cala Lunga, Spiaggia Grande, lido delle Saline che concedono ampi tratti di sabbia in un delizioso contesto dove la vegetazione costiera di piante grasse resistenti alla salsedine lascia ben presto spazio al paesaggio interno, ricco di pascoli brulicanti di greggi. Ci si trova quindi a Calasetta, comune fondato nel 1769 da nuclei familiari liguri in fuga dall’isola di Tabarka, che oggi è Tunisia. La struttura urbanistica della località ricorda la tradizione ligure nelle tinte pastello e nella parlata della gente originaria di qui. Vedo rosso: tonno e Carignano Anche Carloforte, sulla dirimpettaia isola di San Pietro è un’enclave linguistica ligure. Poche le strade che la solcano, pretesto eccellente per circumnavigare i 33 km di costa. In senso orario, lasciato


Le memorie dei gruttaius il porto si passa davanti alle saline, divenute habitat ideale per numerose specie di uccelli palustri, stanziali e di passo, tra cui i fenicotteri rosa. Le acque cristalline delle spiagge Girin e Guidi, di fine sabbia che digrada dolcemente nel mare turchese, e gli spettacolari faraglioni di Punta delle Colonne valgono il viaggio. Almeno quanto le Grotte di Mezzaluna, una frastagliata muraglia rocciosa a picco su un mare dagli aspetti (letteralmente immortalati) da cartolina. Vertiginosa è pure la scogliera di Punta di Capo Rosso mentre a nord est si può avvistare Isola Piana, un tempo sede di tonnara. La cattura del tonno è rimasta simbolo delle attività economiche isolane anche oggi che il mercato internazionale di questo pesce è saldamente in mani giapponesi. Ne risente di conseguenza la cucina, anche se negli ultimi anni si applicano condizioni di pesca in grado di assicurare il soddisfa-

Sino ai recenti anni Settanta il rione della necropoli di Sant’Antioco (Sa arroga de is gruttas) era abitato dai "grattaius", i più poveri del paese: individui dediti alla raccolta di tutto ciò che la natura offriva. In campagna per funghi, cardi, carciofi selvatici, legna, e in laguna per la pesca di arselle e murici barattando questi prodotti in cambio di beni di prima necessità. Questi gruttaius nel mese di maggio si occupavano della raccolta di foglie della palma nana che, fatte essiccare durante l’estate, erano intrecciate abilmente creando oggetti di uso quotidiano. Una pregevole raccolta è custodita nel Museo etnografico, insieme a pezze intrecciate di bisso, filamento tratto dalla cozza penna. A questo prodotto, la cui lavorazione era specialità fenicia, è dedicato un museo.

cimento dei bisogni senza compromettere la possibilità delle generazioni future di realizzare i propri. L’isola di San Pietro possiede numerose curiosità che meritano di essere percorse camminando: sulle piazze si distinguono le caratteristiche panchine rotonde (barüffi), i multiformi balconi (gallàie) danno animo alle case, e i caruggi (vicoli) nascondono numerose particolarità urbanistiche. All’interno, l’agricoltura e l’allevamento hanno mantenuto il sopravvento sulle attività turistiche. In particolare i vigneti (specie quelli di Carignano) vantano una lunga storia: i terreni sabbiosi, inospitali per la fillossera, evitarono che l’afide sterminasse le piante di vite. Così, grazie alle cantine presenti sull’isola, si può degustare il vino frutto delle piante sopravvissute all’apocalisse, figlie legittime e dirette di quelle portate sin qui, ci piace pensarlo, dai Cartaginesi e dai Romani a suon di blocchi di pietra e triremi.

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Il

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borgo svizzero

che ha conquistato

Sawiris

A pochi chilometri dal tunnel del Gottardo, Andermatt è una stazione sciistica in pieno rilancio grazie all’investimento miliardario del tycoon egiziano. E a una deroga della Legge Koller che consente di creare un piccolo angolo di paradiso

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ual è il cuore dell’Europa? Se la risposta è Parigi, Londra o perfino Milano, siamo di fronte a un errore. Grave. Il centro nevralgico del Vecchio Continente è un piccolo paese sulle Alpi svizzere, a pochi chilometri dall’ingresso del tunnel del Gottardo. Andermatt è un coacervo di storia (e di storie) che ha origine nell’Alto Medioevo. Divenuta un centro importante per il commercio – grazie alle abilità dei Walser che aprirono il primo passaggio tra le montagne per raggiungere il resto della Svizzera in tempi rapidi – è stata anche teatro di conflitti napoleonici. Infine ha vissuto il momento più importante della propria storia durante la Guerra Fredda, quando divenne una sorta di roccaforte dell’Europa continentale. Con la caduta del muro di Berlino, però, la presenza fissa di un esercito che difendesse i confini dalle tensioni internazionali era ormai inutile e An-

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alcuni scorci del borgo di andermatt

di Pietro Verri

dermatt, progressivamente, tornò a essere un paesino sperduto sulle Alpi. Una stazione sciistica mediocre, per di più con infrastrutture vetuste aveva ben poca capacità di attrazione per il turismo, nazionale o estero che fosse. Questo fino al 2005, quando il consigliere di stato Josef Dittli invita nel paesino Samih Sawiris, tra i 1.000 uomini più ricchi del mondo e fratello del magnate dell’editoria e delle telecomunicazioni Naguib. L’incontro serve per sondare la disponibilità del tycoon egiziano per la realizzazione di un progetto che riqualifichi Andermatt e gli dia nuovo slancio. Sawiris, azionista di Orascom, intuisce immediatamente le potenzialità della zona ed elabora una serie di soluzioni che vengono sottoposte all’assemblea comunale nel marzo del 2007. L’organo consultivo approva e viene avviato il progetto Andermatt Swiss Alps, che prevede un investimento complessivo intorno ai due miliardi


aspettando l'inverno

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Il piano prevede la costruzione di 42 condomini, un campo da golf a 18 buche e la modernizzazione della vecchia linea ferroviaria di euro per la realizzazione di 42 condomini con circa 500 appartamenti, un campo da golf a 18 buche, la modernizzazione e accorpamento dei comprensori sciistici di Andermatt e Sedrun nella SkiArena Andermatt-Sedrun. Inoltre viene modernizzata la linea ferroviaria Cervino-San Gottardo, facendo del paesino delle Alpi Svizzere il centro della Matterhorn Gotthard Bahn, la ferrovia che porta da Zermatt a Sankt Moritz. Il progetto prende corpo su un’area che conta complessivamente 1,5 milioni di metri quadrati, con delle peculiarità climatiche uniche: d’inverno, il Gottardo crea una gola naturale che garantisce tanta neve – tanto che gli impianti sono aperti da novembre a maggio – mentre d’estate il sole batte costante, permettendo di svolgere sport all’aperto. La SkiArena Andermatt-Sedrun-Disentis (che sarà completata alla fine del prossimo anno) è il più grande comprensorio della Svizzera centrale, con oltre 120 chilometri di piste e 22 impianti di risalita, che si estende fino ai quasi 3.000 metri di Gemsstock. Quando l’intero comprensorio sarà completato, saranno a disposizione degli sciatori 33 impianti di risalita e 180 chilometri di piste, mediamente impegnative, ma che offrono anche molteplici possibilità per gli sciatori meno esperti. La Andermatt Swiss Alps è una società privata il cui capitale azionario è al 49% di Orascom – la holding della famiglia Sawiris – e al 51% dello stesso Samih. Nei prossimi mesi, però, per dare più “robustezza” al progetto, il rapporto verrà ribaltato, dando la maggioranza a Orascom che, essendo quotata in Borsa, avrà maggiore facilità a reperire eventuali capitali per procedere nel progetto. Ad oggi, oltre un miliardo di euro è già

stato investito, con la realizzazione di circa 220 appartamenti e di due alberghi: il The Chedi, un 5 stelle deluxe con ristorante stellato all’interno; e il Radisson Blue, hotel quattro stelle che è stato inaugurato lo scorso 20 dicembre. Sempre a dicembre è stata completata la prima parte del rinnovamento del comprensorio sciistico, con l’inaugurazione della cabinovia di nuova concezione che garantisce un trasporto più rapido e sicuro degli appassionati. Per quanto riguarda il ritorno dell’investimento, entro la fine del 2019, o inizio del 2020, il miliardo di euro sarà già ritornato nelle casse di Sawiris. Merito di un’offerta che sta riscuotendo grande successo sia tra gli svizzeri – che rappresentano circa il 50% degli acquirenti degli immobili – sia tra gli europei. Un turismo ricco, che può permettersi di spendere gli oltre 11.000 euro al metro quadro richiesti dalla Andermatt Swiss Alps per accaparrarsi gli appartamenti già costruiti. Alcuni condomini hanno già esaurito interamente le case disponibili, mentre in altri siamo ben oltre l’80% di tasso di occupazione. Per rendere appetibile l’offerta è stato necessario derogare a una legge svizzera, la Lex Koller. Si tratta di una norma approvata nel 1983 che regolamenta l’acquisto di terreni da parte di stranieri, che non possono acquistare più del 20% delle abitazioni di un determinato paese. Con l’esenzione da questa legge è stato possibile aprirsi ai turisti stranieri, che hanno accettato entusiasti. Ogni condominio ha i propri posti macchina sotterranei e l’accesso agli appartamenti è regolato da schede magnetiche che non consentono “intrusi”. Andermatt Swiss Alps, inoltre, svolge anche un ruolo di intermediario immobiliare: per i proprietari di case che desiderino affittare la propria dimora nei mesi di assenza, viene messo a disposizione un servizio chiavi in mano che si occupa di gestire l’intero processo di locazione. In cambio, il consorzio riceve il 30% del canone di affitto. Per arginare il fenomeno dei “letti freddi”, cioè i momenti di vuoto stagionale, i proprietari hanno inoltre incentivi finanziari.

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tetto d’Europa tra gourmet e driving school

Ai piedi del

di Paola Belli

È

la più antica struttura ricettiva della Valle d’Aosta. Vi hanno soggiornato la Regina d’Italia Margherita di Savoia (in onore della quale fu dato il nome “Royal” all’albergo), e il Nobel per la letteratura Giosuè Carducci. La luminosa sala da pranzo da cui si gode una vista meravigliosa durante tutto l’anno è stata progettata da Gio Ponti. Ha un ristorante con un unico esclusivo tavolo per due persone in una torre del Seicento. Alzi la mano chi ha indovinato che stiamo parlando del Grand Hotel Royal e Golf, nel cuore di Courmayeur da oltre 160 anni, che ha aperto ufficialmente la stagione estiva 2019 il 21 giugno con l’attesissimo Summer Royal Summit, che ha visto oltre 200 avventori (tra i quali spiccava Arturo Artom, che qui è di casa, con famiglia al seguito) accolti dalla Direttrice Veronica Revel Chion, dallo Chef Executive Paolo Griffa e dallo chef Andrea Alfieri: un happening culinario pensato come una cena itinerante, spettacolare e variegato, con oltre 35 protagonisti “cucinanti” tra chef, bartender e pasticceri. Perché il punto di forza del Royal, da sempre, è proprio la ristorazione. Lo Chef Paolo Griffa dirige i ristoranti della struttura: il Grand Royal offre proposte smart e sfiziose di cucina italiana ed

Courmayeur vanta la più antica struttura ricettiva della Val d’Aosta, il Grand Hotel Royal e Golf, che ha inaugurato la stagione estiva con un happening culinario e 35 tra chef, bartender e pasticceri internazionale, il Petit Royal, ristorante di alta cucina, lo scorso inverno completamente ristrutturato in chiave moderna e il nuovissimo Bistrot dove provare la classica cucina valdostana. Per il Petit Royal Paolo Griffa ha ideato la terza versione del menù Declinazioni, basato su un’idea insolita. Il menù è pensato come un regolo, un vero e proprio gioco per il commensale, che può comporre la propria portata scegliendo una o più materie prime o ispirazioni come né Carne né Pesce, A Colori, Foglia, Jolly, I love Aosta. Lo Chef comporrà numero e ingredienti dei piatti e delle diverse portate, in base alla scelta di ogni ospite. Il Grand Royal propone invece piatti legati al territorio di montagna e un menù degustazione che esalta i grandi ingredienti valdostani, interpretandoli in chiave moderna. Oltre ai ristoranti, l’Hotel Royal propone una cantina con oltre 750 referenze - da vini locali a Cru internazionali, un oyster bar, una terrazza per aperitivi, degustazioni di piatti tradizionali valdostani, Grands Plateaux de Crudités. E per i piccoli amici a quattro zampe, sfiziose portate nel menù speciale ideato per loro che prevede cinque piatti, che variano periodicamente in base agli ingredienti stagionali, studiati appositamente per loro. Vip, famiglie, grandi sportivi e foodlover dall’Italia e dal mondo intero si danno appuntamento al Royal ogni inverno. E d’estate, il brivido del Test Drive e della Driving Experience: due piste uniche, le sole in Valle d’Aosta che possano essere utilizzate durante tutto l’anno.

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Mese della prevenzione

Tumore al seno: non più condanna a morte ma la

prevenzione è fondamentale

di Vincenzo Petraglia

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gni giorno 135 donne in Italia scoprono di avere un tumore al seno e una donna su otto è colpita da questa malattia nell’arco della sua vita. Numeri che ne fanno la patologia neoplastica più comune fra le donne, con un’incidenza stimata in Europa di 562.500 casi nel 2018. Nello stesso anno in Italia le donne colpite sono state 52.800, contro le 48.300 del 2015. Ma se è vero che si tratta di una malattia tanto diffusa e in costante crescita, anche fra le un-

Oltre il 90% delle donne diagnosticate guarisce. Ma i numeri sono in aumento sia in generale, sia nella fascia più giovane della popolazione, le under 40. Per questo bisogna investire per informare a dovere sul tema

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der 40, è altrettanto vero che la ricerca ha fatto passi da gigante. «Il tumore al seno», spiega il professor Paolo Veronesi, presidente della Fondazione Umberto Veronesi e direttore della Divisione Senologia Chirurgica dell'Istituto Europeo di Oncologia (Ieo), «oggi guarisce in oltre il 90% delle donne a cui la malattia è diagnosticata in fase iniziale. Ma non basta: perché se è vero che il rischio di mortalità è in diminuzione, purtroppo i casi aumentano di anno in anno. La migliore arma per combatterlo è la prevenzione». Ecco perché qualunque organizzazione oggi impegnata nella ricerca e nella cura del tumore alla mammella investe molto proprio su questo fronte. E non è un caso che il mese di ottobre sia


dedicato proprio alla prevenzione con una serie di campagne di sensibilizzazione, fra cui quella del Nastro Rosa, e iniziative in tutta Italia. Non esiste un unico tumore al seno Tecnicamente il tumore al seno è la moltiplicazione incontrollata di alcune cellule della mammella, in cui il Dna risulta “danneggiato” e che insieme vanno a formare la massa tumorale. C'è da dire, però, che non esiste un solo tumore al seno, ne esistono diversi. Bisogna innanzitutto differenziare le lesioni benigne, come i fibroadenomi e le cisti, dai tumori veri e propri. Queste, infatti, non evolvono quasi mai in una forma pericolosa. Sono soggette alle variazioni ormonali ed è sufficiente tenerle sotto controllo, senza la necessità di intervenire. Ci sono poi le cosiddette iperplasie, per le quali il rischio di sviluppare un tumore è più alto e vanno quindi attentamente tenute sotto controllo. I tumori della mammella veri e propri vengono definiti carcinomi, anche se non tutti danno vita a metastasi. I più pericolosi vengono detti "infiltranti" o "invasivi", quelli cioè che possono invadere altri organi più o meno vicini al seno. Per individuare la natura precisa del tumore si ricorre generalmente all'esame delle cellule, prelevate con una biopsia. Fattori di rischio e diagnosi precoce «Prevenzione», spiega il professor Marco Alloisio, presidente di Lilt Milano e Ambrogino d’Oro 2018 proprio per la sua competenza nell'ambito della Chirurgia toracica, «significa, oltre a sottoporsi a visite periodiche di controllo, importantissime, adottare anche corretti stili di vita, che possano eliminare i fattori di rischio modificabili, esclusi quindi quelli legati all'età e a fattori genetico-costituzionali. Avere una dieta bilanciata, ricca di frutta e verdura e povera di grassi animali, mantenere un peso forma, fare attività fisica, non fumare, evitare gli alcolici, allattare al seno i propri figli vanno proprio in questa direzione e contribuiscono a una riduzione sensibile, di circa il 30%, del rischio di ammalarsi». La spia che più di frequente porta alla scoperta di un tumore al seno è la presenza di un nodulo, di solito non dolente, palpabile o persino visibile. In circa metà dei casi, il nodulo si forma nella parte superiore esterna della mammella, quella più vicina all'ascella. Il nodulo (anche se non sempre un nodulo è il segnale di tumore al seno, ma può essere generato anche da normali alterazioni ghiandolari o altre cause) normalmente ha la consistenza di un sassolino duro dai contorni irregolari. La presenza di un tumore al seno, però, può essere segnalata anche da infezioni e infiammazioni, anomalie del capezzolo (che, per esempio, sembra “rientrare”), ulcere, pelle a buccia di arancia, secrezioni di sangue o di siero, gonfiore ascellare o a un braccio. Ecco perché

rosanna d'antona, presidente del movimento edi

è molto importante prestare attenzione a ogni cambiamento che si riscontri, soprattutto in presenza di asimmetrie fra i due seni, e può risultare molto utile la cosiddetta autopalpazione (vedi pagina 64). In caso di sospetti, rivolgersi, ovviamente, il prima possibile a un senologo o a un centro specializzato per le patologie mammarie, dove verranno prescritti gli esami più appropriati. Superati i 40 anni, è comunque importante sottoporsi, oltre alla visita senologica (consigliabile comunque già a partire dai 25 anni) e a una ecografia annuale (consigliabile dai 35 anni), anche la mammografia, una radiografia cioè dei due seni assolutamente indolore e che dura circa dieci minuti. «Oggi», sottolinea il dottor Corrado Tinterri, chirurgo senologo e direttore clinico del Centro di Senologia dell'Humanitas Cancer Center di Milano «il tumore al seno è cambiato rispetto a cinquant'anni fa e colpisce molto di più, nel 40% dei casi, le donne sotto i 50 anni, donne che spesso non sono coinvolte in programmi di screening di popolazione effettuati dalle agenzie

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Crema


I medici consigliano una visita senologica dopo i 30 anni con la stessa frequenza con cui ci si sottopone all'esame del ginecologo E in caso di diagnosi positiva, sono molte le contromisure da ponderare socio sanitarie territoriali e quindi da avviare culturalmente a prendere coscienza di questo rischio attraverso campagne di comunicazione e promozione. Una visita senologica dopo i 30 anni deve diventare come una visita ginecologica che tradizionalmente le giovani donne fanno dopo la pubertà».

i casi, fatte rarissime eccezioni, la ricostruzione a livello estetico del seno è possibile. In alcuni casi può rendersi necessaria anche l'asportazione di linfonodi ascellari, o linfonodi sentinella, quelli cioè più prossimi al tumore, che, come tali, hanno maggiore probabilità di essere invasi dalle cellule maligne. Dopo l'intervento il seno viene in genere sottoposto, al fine di ridurre le possibili recidive, a cicli di radioterapia (solitamente di 5-6 settimane), il che espone inevitabilmente a radiazioni organi quali i polmoni, il cuore, la pelle. Un'alternativa, valida solo in alcuni casi e per i tumori più piccoli, è la radioterapia intraoperatoria, la somministrazione cioè delle radiazioni in un'unica seduta contestualmente all'intervento chirurgico, quindi prima che l'incisione venga richiusa, che come tale riduce notevolmente i possibili effetti collaterali. Anche sul fronte della chemioterapia, che

Le cure oggi disponibili Fatta la diagnosi, bisogna rimuovere il carcinoma il prima possibile. Se il tumore è localizzato, si cerca di intervenire in modo conservativo, asportando cioè la sola parte malata, salvando così il più possibile il resto del seno. In caso di tumore avanzato si procede generalmente con la mastectomia, l'asportazione cioè della mammella. In tutti a fianco: il direttore del centro di senologia dell'humanitas corrado tinterri in alto: marco alloisio, presidente della lilt

Prevenzione in 5 mosse

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No al fumo. Mantenere il proprio peso forma evitando la vita sedentaria e facendo regolare attività fisica ogni giorno.

Seguire una dieta sana consumando alimenti integrali, legumi, verdura e frutta, limitando cibi molto calorici (ricchi di zuccheri e grassi), carni rosse e cibi ricchi di sale ed evitando bevande zuccherate e carne lavorata. Limitare il consumo di bevande alco-

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liche.

Allattare al seno i propri figli, limitare l'uso di terapie ormonali sostitutive e sottoporsi a visite di controllo periodiche. Evitare l'eccessiva esposizione al sole; usare protezioni solari ed evitare le lampade abbronzanti

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lifestyle

Mese della prevenzione

Con i test genomici si può comprendere se cure invasive come la chemioterapia possano essere efficaci. E si può stabilire se la paziente è predisposta alla recidiva può essere prescritta anche prima dell'intervento chirurgico, per far regredire la lesione e asportare meno tessuto possibile, sono stati fatti molti passi avanti grazie ai cosiddetti farmaci intelligenti, sempre più mirati, in grado di colpire solo le cellule malate e non quelle sane, riducendo così gli effetti secondari sull'organismo. Mezzi che indubbiamente fanno guardare con sempre maggiore speranza al futuro. «Probabilmente», conclude Paolo Veronesi, «fra dieci o vent’anni, grazie soprattutto allo sviluppo di farmaci a bersaglio molecolare e immunoterapici, potremo raggiungere, per la maggioranza delle forme tumorali, tassi di guaribilità molto elevati». L'importanza dell'autopalpazione Non è uno strumento di diagnosi precoce, ma ha comunque un ruolo importante perché permette alla donna di imparare a conoscere se stessa. Va eseguita con regolarità una volta al mese e a circa una settimana dopo la fine del ciclo. È semplice da eseguire e insegna il medico stesso come farla. È necessario fare attenzione se: 1. La cute della mammella o dell’areola risulta alterata, arrossata, ispessita o retratta o con noduli in rilievo. 2. Il capezzolo presenta una rientranza mai notata prima e se sull’areola sono comparse crosticine o piccole eruzioni. 3. Il seno appare arrossato o aumentato di volume o dal capezzolo fuoriescono spontaneamente secrezioni sierose o striate di sangue. 4. Alla palpazione della mammella o dell’ascella è presente una tumefazione. 5. Dolore e tensione che compaiono periodicamente, come per esempio in corrispondenza delle mestruazioni, non rappresentano un motivo per allarmarsi. Un assistente virtuale contro il cancro In aiuto delle donne malate e dei propri familiari è stata da poco lanciata da Europa Donna Italia, movimento a tutela della donna su prevenzione e cura del tumore al seno, insieme con Microsoft, il chatbot "EDI". «Si tratta», spiega Rosanna D'Antona, presidente del movimento, «di un assistente virtuale, accessibile dal nostro sito www.europadonna.it, al quale le donne e i familiari possono rivolgersi a qualunque ora del giorno per soddisfare i propri dubbi. Le risposte, elaborate gomito a gomito da

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pietro veronesi, presidente dell'omonima fondazione

medici e giornalisti scientifici, sono chiare e attendibili e coprono tutti gli aspetti della malattia: prevenzione, alimentazione, esami, cure, psicologia e altro ancora». Chemio sì, chemio no? Si chiamano test genomici e aiutano a capire se la chemioterapia possa essere evitata (non su tutte le persone la chemio ha, infatti, lo stesso impatto) e quale sia la probabilità di avere una recidiva a distanza di anni, aiutando così i medici a personalizzare il trattamento individuale con un livello di precisione finora mai raggiunto. Uno fra questi, è Oncotype DX Breast Recurrence Score (www.genomichealth.it, www.OncotypeIQ.com), sviluppato per identificare con precisione quali pazienti abbiano cellule tumorali sensibili alla chemioterapia e quali no, in base al suo speciale algoritmo e alla selezione dei geni. Validato sia per la sua capacità predittiva di determinare la probabilità dei benefici della chemioterapia nei tumori al seno in stadio precoce sia per la sua capacità di prevedere il rischio di recidiva tumorale nelle singole pazienti.

Siti utili Lilt, Lega italiana per la lotta contro i tumori (www.lilt.it), Airc, Associazione italiana per la ricerca sul cancro, Campagna Nastro Rosa (www.nastrorosa.it), Associazione Nazionale Tumori (www.ant.it), Europa Donna Italia (www. europadonna.it), Fondazione Veronesi (www.fondazioneveronesi.it), Humanitas (www.humanitas.it).


Prevenzione personalizzata

lifestyle

Alla scoperta della medicina

personalizzata

S

i sente sempre più spesso parlare di medicina di precisione e medicina personalizzata, cosa sono? La medicina di precisione è la nuova frontiera della ricerca scientifica: i tumori possono essere caratterizzati attraverso l’identificazione di mutazioni molecolari sempre più conosciute e differenzianti, per indirizzare la cura più appropriata. Già oggi sono disponibili test in grado di rilevare il quadro mutazionale di un tumore. Medicina personalizzata è un contesto ampio del quale fa parte la medicina di precisione. Nella pratica, una presa in carico globale del paziente, che oltre alle valutazioni mutazionali considera altre caratteristiche individuali, quali gli stili di vita, l’alimentazione, le interazioni tra farmaci, che vanno ad interagire con una minore o maggior fragilità nello sviluppare alcune malattie. Tutte le informazioni ottenute richiedono piattaforme informatiche dedicate, in grado di gestire il flusso di dati: questi saranno a disposizione dei medici durante gli incontri interdisciplinari che regolarmente si tengono per la gestione personalizzata del paziente. Anche l’attività fisica si traduce in una minore o maggiore possibilità di ottenere successi terapeutici. Quali sono gli strumenti che oggi la ricerca ci fornisce per combattere questa malattia? La ricerca scientifica ha fatto progressi straordinari: siamo in grado con un esame di sequenziare il DNA rilevando

IncontraDonna onlus insieme a Roche, nel mese dedicato alla prevenzione, intervista il prof. Paolo Marchetti, Professore Ordinario di Oncologia D.M.C.M. all’Università La Sapienza di Roma mutazioni di oltre 300 geni. Con queste informazioni è fondamentale capire come rendere fruibili queste informazioni dal punto di vista clinico. Sono nozioni preziose che ci permetteranno di individuare, sempre più precocemente, resistenze, interazioni, sinergie o antagonismi, un presupposto indispensabile per individuare terapie sempre più appropriate. Un prossimo passo già in fase di realizzazione è che l’accesso alle cure sarà individuato su base mutazionale molecolare a prescindere dall’organo colpito. Siamo pronti a gestire la complessità organizzativa che deriva dalle nuove conoscenze? L’Italia è uno dei paesi che maggiormente ha sviluppato questo approccio innovativo. Già in alcune regioni è di fatto avvenuta la istituzione dei Molecular Tumor Board, gruppi di lavoro che decidono sui singoli pazienti l’opportunità di effettuare test di profilazione genomica e la possibilità di utilizzare queste informazioni per la terapia. Ci sono numerosi progetti e gruppi di lavoro che stanno studiando le interazioni fra le diverse mutazioni genomiche e come queste vanno ad influire sul dialogo delle diverse cellule del nostro organismo. Ad esempio il progetto “STITCH” alla Sapienza di Roma che prevede l’integrazione di fisici e ingegneri per indagare i meccanismi di queste interazioni. con il contributo non condizionante di

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lifestyle

calda società

Da Capri a Saint Moritz

Ecco i "sì" più esclusivi

di Monica Setta

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ue sono i matrimoni dell'anno: uno è stato appena celebrato il 26 agosto scorso a Capri e l'altro è fissato per fine anno a Milano o a Saint Moritz. Le spose vip della season 2019 sono infatti la bella Giuditta Ileana Nitti e l'ex incantevole mannequin Afef Jnifen. Giuditta, ex moglie dell'europarlamentare Marcello Vernola, ha impalmato dopo 6 anni d'amore il vero uomo della sua vita, il fascinoso penalista di Monopoli Sergio Marasciulo e per l'occasione non ha badato a spese. Due pulmini blindati e decorati di confetti e seta rosa hanno trasferito alcune fra le famiglie più ricche di Bari a Capri dove la Nitti aveva allestito un vero e proprio pink parquet. Gite in barca a Nerano con sosta

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in alto: la cerimonia nuziale officiata dall'imprenditore ernesto alba sopra: luigi vitali, giuditta nitti e sergio marasciulo a fianco: la sposa con il direttore di telenorba enzo magistà


Mentre a fine agosto le nozze di Giuditta Nitti e Sergio Marasciulo hanno illuminato Capri per tre giorni, il matrimonio di Afef Jnifen con Alessandro Del Bono è l'evento mondano più atteso dell'inverno 2019. Con una location tutta da scoprire da Peppino - sfiorando sia Afef ed il futuro marito Alessandro del Bono che l'avvocato d'affari piu quotato in Italia Irene Fevola Ferrazzi, bionda e spumeggiante con costume intero mozzafiato - travolgenti notti all'Anema e core con fiumi di champagne e perfino un party tutto rosa (il colore delle nozze) organizzato nella magnifica villa di Ilaria Tatò dalla splendida imprenditrice e dal marito Dario Timurian. Tre giorni di festeggiamenti con il sindaco di Capri, le giornaliste Daniela Mazzacane e Mariella Milani, politici banchieri e pure ex ministri. Giuditta ha puntato su bomboniere di Chantecler, ossia oro e brillanti, e ha fatto portare sull'isola circa 20mila roselline bianche da comporre in tralci quasi "viventi" con peonie e gigli di Casablanca fatti arrivare a Capri con un volo privato. Per la sposa un set di parrucchieri e truccatori ma anche un famoso fotografo, Donato Fasano, che ha realizzato una esclusiva solo per Like.

Esagere e farsi notare era il mood di questa estate di feste e questi due episodi rispettano la tendenze. Afef, che ha divorziato dal secondo marito Marco Tronchetti Provera, ha appena finito di ristrutturare un super attico vista Duomo che farebbe impallidire il sultano del Brunei tanto è sontuoso e curato nei dettagli. Ancor più bella di sempre - il fisico tonico e sinuoso, un décolleté da sballo - la Jnifen ha conquistato l'uomo più ricco di Milano e adesso prepara le nozze che per lei sarebbero le numero 4. Si dice che il sì sarà pronunciato in Engadina fra la neve e i brillanti che Del Boni ama regalare alla sua fidanzata. Niente abito bianco ma una sorpresa la mise di Afef che ha al dito un diamante da 300mila euro petit dono del futuro sposo. Auguri, cosa dirvi di più?

dall'alto: gli sposi; ospiti con lo sposo; la sposa, daniela mazzacane e simona scotto di minico. a sinistra: sergio marasciulo, giuditta nitti, marino lembo e ilaria tatò. a destra: foto di gruppo

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lifestyle

vetrina outfit

Verde Guacamole:

il must have della nuova stagione

E

sotico, fresco ed elegante, il Verde Guacamole è uno dei colori che segnano la stagione invernale 2019/20. Un richiamo alla natura che si ispira alla salsa speziata tipica del Sud America, per dare un tocco piccante ma chic! Per la prossima stagione invernale l’abbiamo visto spesso nelle collezioni prêt-à-porter: da Givenchy, che lo propone su completi blazer e pantaloni e su long dress, a Lanvin che lo sceglie per i suoi favolosi cappotti verde acido, fino a Tod’s che colora di verde guacamole gli accessori! Una tinta che non passerà certo inosservata, perfetta da abbinare a colori intensi come l’arancio l’oro e il marrone, ma che funziona anche con le tonalità più fredde.

CASUAL E LOWCOST Pantalone jeans lavaggio chiaro, camicia smanicata abbottonata dietro e golfino a maniche lunghe. Da abbinare a borsa a tracolla firmata Antonella Romano e décolleté animalier dal tacco alto e sottile. Outfit by: divergent2010 Jeans elasticizzato bootcut contrasto vita alta: John Baner Jeanswear € 17,99 su www.bonprix.it Camicetta aderente verde: Oodji Ultra € 12,40 su amazon.it Golfino: Oodji Ultra € 12,50 su amazon.it Borsa a spalla mini fantasia Antonella Romano € 39,00 su www.yoox.it Décolleté: Pittarello € 33,60 su www.pittarello.com

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in collaborazione con

SALSA DI ALLEGRIA Pantaloni con riga centrale nel verde di tendenza, abbinati ad una blusa in tono più scuro, scarpe nude, borsa a mano ed occhiali in tinta. Outfit by: Pamela Pantalone aderente verde Oodji Ultra € 19,20 su amazon.it Camicetta chiffon con laccetti aderente verde: Oodji Collection € 13,30 su amazon.it

NEI TONI DEL VERDE Maglioncino in cotone a trama leggera, con manica lunga e scollatura a V, da portare con pantalone a gamba larghissima a vita alta. Sotto la sneaker in tela bianca con inserti verdi, nella stessa tonalità le pennellate di colore sul portafoglio in pelle con cerniera. Borsa a mano verde con bordo in tessuto chiaro e stampa foglie. Sciarpa leggera scozzese nei toni del verde. Outfit by: Medusa17

Décolleté: Pittarello € 32,00 www.pittarello.com Borsa a mano verde: Chicca Borse € 32,75 su amazon.it Occhiali Komono € 38,74 su amazon.it

I TREND DELLA STAGIONE 2019/2020 Cardigan lavorato a maglia firmato Maison Margiela, dolcevita nero a maniche lunghe crêpe e pantalone capri a spacchetti laterali con zip tinta unita. Completano l'outfit un paio di stivaletti neri con tacco a spillo. Outfit by: debbyfashion

Pullover lavorato a maglia a maniche lunghe tinta unita: Rossopuro € 92,00 su www.yoox.it

Cardigan lavorato a maglia: Maison Margiela € 252,00 su www.yoox.it

Pantalone vita alta con zip in raso tinta unita: 5Preview € 42,00 su www.yoox.it

Dolcevita nero a maniche lunghe crêpe: Patrizia Pepe € 179,00 su www.yoox.it

Sneakers effetto vernice con logo frontale verde: Mizuno € 90,00 su www.bexit.it

Pantalone capri: Boutique Moschino € 167,00 www.yoox.it

Portamonete a pois verde e nero: Liebeskind Berlin € 46,10 su amazon.it

Borsa a mano verde: Furla € 154,00 su www.bexit.it

Borsa a mano taglia media: O BAG € 59,00 su www.yoox.it

Stivaletti con frange nero: Aquazzura € 397,50 su www.bexit.it

Sciarpa verde: La Martina € 30,80 su www.spartoo.it

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lifestyle

beauty di Francesca Frediani

profumo di...vino

Un

La bellezza e il benessere del nostro corpo traggono molto giovamento dall’uva. Approfittiamo del mese della vendemmia per provare, a casa nostra, nuovi prodotti e trattamenti cosmetici che ne contengano i preziosi principi attivi, come in una Spa

Le Spa che praticano la cura dell’uva si trovano nei territori che ospitano i grandi cru, principalmente in Francia e in Italia. Moderne ed eleganti, utilizzano, oltre al vino, anche tutti i sottoprodotti della spremitura. Nulla si butta dell’uva: le bucce, i semi e il raspo vengono sottoposti a trattamenti speciali per trasformarsi in scrub, maschere per il viso, creme, oli essenziali. Le Spa, soprattutto in questo periodo, suggeriscono speciali trattamenti con le uve di Lambrusco, di Brunello di Montalcino, Sangiovese o, se preferite qualcosa di più spumeggiante, allo Champagne.

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S

i chiama vinoterapia, o wine therapy, e negli ultimi anni ha avuto un grande sviluppo. Si compone di vari trattamenti orientati alla salute e al benessere della persona mediante l’utilizzo delle proprietà dell’uva. Sono molti i benefici che si ottengono per la salute, per il benessere del corpo e per la sua bellezza. I preziosi chicchi dal sapore zuccherino, sia bianchi che rossi, contengono elementi dalle proprietà esclusive come, ad esempio, la vitamina B6 che aiuta il rilassamento e combatte l’insonnia. Per un perfetto equilibrio fisico, ci sono le vitamine A e C. Ma i principi attivi più importanti (e più famosi!) con640 SÉRUM LIFT’EXPERT Una nuova generazione di peptidi antietà che agisce in sinergia con un prezioso elisir di vino di ghiaccio per stimolare l’azione cellulare, aumentando la produzione di collagene e di elastina. La pelle è più soda, più tonica, più levigata e le rughe notevolmente ridotte. Maria Galland Paris a € 109,00. www.maria-galland.it

VENDEMMIA La fragranza fa parte della nuova collezione composta da 11 fragranze della collezione Tuscan Creations di Salvatore Ferragamo. Disponibile solo presso le boutique Ferragamo a € 220,00 EdP da 100ml.www.ferragamo.com/ shop/ita/it


CONCENTRATI PURI STAMINALI Fluido ad azione rigenerante e anti-età di Inca-Rose. L’associazione sinergica di Cellule Staminali di Uva, Mela e Gardenia presenti all’interno della formula, offre protezione alla pelle che, con l’avanzare dell’età, tende a rallentare le sue funzioni di rinnovamento cellulare. € 29,00 www.incarose.it

tenuti nell’uva sono i polifenoli, che inibiscono l’attività dei radicali liberi e combattono l’invecchiamento cutaneo. Anche le foglie sono ricche di importanti sostanze, come tannini, antociani e flavonoidi che stimolano la circolazione. Wine therapy home made Trattamenti mirati con protocolli studiati ad hoc vengono effettuati all’interno di strutture specializzate quali Spa e Centri Benessere, ma anche a casa si possono fare benefici trattamenti all’uva per la bellezza e il benessere. Esistono infatti diversi prodotti cosmetici per il viso e per il corpo che contengono i preziosi principi attivi dei dolci grappoli, per trasformare il nostro bagno in una Spa e immergerci nell’atmosfera e nei profumi dei vigneti più prestigiosi! CREMA NOTTE GLICOLICA ANTI-MACCHIE Da Caudalie una nuova crema illuminante, a base di olio di vinaccioli d’uva, che agisce come un peeling delicato durante il riposo notturno per garantire una pelle luminosa al risveglio. Notte dopo notte, le macchie sono visibilmente ridotte e l’incarnato è uniforme. Vaso da 50ml a € 33,60. https://it.caudalie.com

MOSTO BIANCO 82 SCRUB: Un trattamento che rigenera la pelle dallo stress dei raggi solari e aiuta a mantenere l’abbronzatura uniforme e più a lungo nel tempo. Indicato per mani, piedi e corpo, lo scrub nutre in profondità e idrata anche la pelle più secca. Certificato Pure Bio. Laboratori Hur da 180ml a € 30,60 www. laboratorihur.com

15 FruIT XSENSE Olio Multisensoriale che nutre e protegge, in un unico gesto, pelle e capelli. Contiene un complesso di oli del Mediterraneo tra cui melograno, uva, fico d’India e anguria, che vantano pregevoli caratteristiche idratanti, nutrienti, rivitalizzanti e rassodanti. € 31,00 www.bionike.it/it

MASCHERA OCCHI UVA E MASCHERA VISO UVA Una nuova generazione di maschere viso in tessuto di origine vegetale effetto “seconda pelle”, che sposa perfettamente i contorni del viso, super ingredienti e formule idratanti ricche di attivi per risultati visibili in 15 minuti. € 1,90 a confezione. Sephora Collection. www.sephora.it

ESFOLIANTE CORPO RIGENERA Enoléa ha creato un trattamento dermocosmetico che migliora la grana della pelle, regalando un delicato effetto porcellana. La formula contiene un unione sinergica di polifenoli e biofenoli, presenti nella vite e nell'olivo, in grado di inibire il 96,4% dei radicali liberi. € 22,00 da 200ml. www.enolea.it

PROMEDIA ULTRA LIFT GEL Un siero gel liftante ricco di Acido Ialuronico, che idrata in profondità e rigenera la pelle sensibile. La presenza di estratti del seme d’uva garantisce un’azione antiossidante e l’estratto di corteccia di Filodendro contribuisce con un effetto rimpolpante e tensorio. Da 27ml a € 31.90. www.promedial.it/ultra-lift-gel

EXTRALIFT BOOST SIRIUM Un trattamento intensivo contro i segni del tempo che, grazie alla formulazione ricca di Polifenoli all’uva di Barolo, acido Ialuronico e Bulbine, si assorbe rapidamente e donando compattezza e riducendo visibilmente le rughe. Flacone con dispenser da 30ml € 69,90. www.skinlabo.com

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lifestyle

Personal Branding

Più del il

curriculum conta

marketing di se stessi

C

he si sia un professionista, un manager o un giovane alla ricerca del primo impiego, il personal branding, vale a dire l'insieme delle strategie per promuovere se stessi e le proprie competenze ed esperienze, proprio come se fossero un brand, si rivela quantomai importante in un'era, come quella attuale, in cui Internet e i social media fanno da vetrina anche personale. A maggior ragione in un mercato del lavoro altamente concorrenziale e con professioni sempre più digitali e slegate dal mito ormai superato del posto fisso. Se prima, infatti, bastava il curriculum a farci trovare un lavoro o a farci scalare l'organigramma di un'azienda, oggi oltre alle esperienze prettamente curricolari, c'è bisogno di molto altro. Di reputation, credibilità, apprezzamento sui social di ciò che siamo e facciamo, che, proprio alla stregua di un brand, può essere indirizzato verso il successo o l'insuccesso, applicando le leve del marketing a noi stessi. I cacciatori di teste e i recruiter in generale quando si trovano di fronte a un candidato, insieme alle esperienze lavorative passate non di rado valutano molto attentamente anche i suoi profili pubblici, ciò che emerge, per esempio, dalla presenza sui social, dal modo di utilizzarli, dai

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di Vincenzo Petraglia

Reputation, credibilità, posizionamento: sono cruciali per l'azienda, ma anche per il manager. Così il personal branding si attua attraverso strategie in cui nulla è lasciato al caso. La guru Cynthia Johnson: «Prendiamoci cura della nostra immagine» post e dai commenti fatti e ricevuti. Una sorta di social recruiting in cui insomma prima si spulciano i profili delle persone sui principali social network e poi, dopo questa prima scrematura, si passa eventualmente ad un incontro reale per un colloquio tradizionale. Meccanismi validi non solo per le nuove leve o per chi fa business online, ma anche per chi un lavoro ce l'ha già come libero professionista o dipendente, e anche ai livelli più alti. Perché, spiegano gli esperti, una buona strategia di personal branding serve a trovare lavoro anche tra manager e professio-


nisti, che è bene siano sempre più attenti alla cura del proprio “io digitale”, ormai parte integrante del proprio curriculum, fonte di credibilità e buona reputazione che può avere un ritorno concreto, quindi anche economico, in termini di nuove collaborazioni e di nuovi clienti e progetti. Secondo una ricerca di Manageritalia, nella quale sono stati intervistati 450 addetti delle risorse umane, l’incidenza del personal branding, e nello specifico una presenza sul web di qualità, nella scelta del manager da parte delle aziende, è molto/abbastanza importante per il 62,2% delle imprese intervistate, mentre il non essere presenti viene valutato negativamente nel 42,5% dei casi.

La guru americana del personal branding

Cynthia Johnson

Per scremare, i recruiter valutano, oltre alla competenze e all'esperienza dei candidati, i loro profili pubblici I recruiter cercano sempre più spesso su Google tutte le informazioni possibili su un candidato e il risultato della cerca influisce sulla loro selezione insomma. Essere presenti sul web con un’immagine ben definita, professionale, di successo, attuale, coerente con il proprio ruolo è oggi imprescindibile, dunque, per fare carriera. Anche per manager e professionisti di primo livello, come ceo e amministratori delegati, perchè un manager si gioca gran parte della sua carriera nella reputazione, che sempre più oggi passa attraverso il web. «Il personal branding», spiega Cynthia Johnson, americana, una delle massime esperte mondiali del settore, autrice di svariati best-seller dedicati a questi temi, fra cui The Art e Science of Personal Branding, «rappresenta l'evoluzione di lettere di presentazione, richieste di lavoro e curriculum, in una parola il nostro bigliettino da visita verso il mondo. Dobbiamo iniziare ad accettare che le persone osserveranno

sempre di più la nostra vita online prima di accettare di incontrarci. È importante, dunque, presentarci al meglio, indossare il nostro abito migliore e prepararci a raccontare la nostra storia. Bisogna che ci prendiamo cura della nostra immagine, imparando a comunicarci al meglio, e curare adeguatamente i nostri account, assicurandoci di veicolare l’immagine che vogliamo, sia professionale che personale». A maggior ragione perché tutto ciò che ci riguarda che transita su Internet difficilmente cadrà nel dimenticatoio col tempo. Basterà infatti un like o un retweet o una condivisione a riportate in auge magari un contenuto che avremmo voluto sparisse del tutto, in barba al sacrosanto diritto all'oblio, che nel mare magnum del web è sempre una chimera far salvaguardare, e che magari anche a distanza di anni potrebbe tornare a remare contro di noi. Il problema è che molti manager ancora oggi, spesso per ragioni anche anagrafiche, decidono di non essere presenti sul web. In questo caso, però, la propria identità digitale sarà data da quello che dicono gli altri di noi o da informazioni casuali che emergono in rete. Decisamente meglio (e più controllabile) impostare una strategia ci permetta, per quanto possibile, di indirizzare quelle variabili che ci possono aiutare a costruire un’identità coerente con noi stessi, i nostri valori, le nostre reali competenze. «I social media sono molto importanti ma non sono tutto», puntualizza la Johnson, influencer con oltre 2 milioni di follower e co-fondatrice fra l'altro dell'agenzia di branding Bell + Ivy e realtà imprenditoriali per supportare i manager che fuoriescono dalle grandi aziende IT e i giovani che devono entrarvi. «Essi non sono che canali, proprio come la tv o altri mezzi. Non bisogna quindi farsi prendere dalla frenesia di essere presenti su tutti i social, esistono anche podcast, video, eccetera, l'importante è essere coerenti e proporre qualcosa di utile e originale. A trarne beneficio non saremo soltanto noi, e le opportunità professionali che da un buon personal branding possono derivare, ma anche le aziende in cui lavoriamo o con le quali collaboriamo, perché anch'esse, attraverso di noi, acquistano credibilità e autorevolezza».

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lifestyle Personal branding di successo in 7 mosse Personal Branding

1

trovare il giusto brand

se si sta sui social, bisogna dedicarcisi

positioning. Proprio come per

con costanza. Meglio sceglierne pochi

un comune marchio, è necessario

gestendoli bene, che usarne tanti in

Il 62,2% delle imprese valuta positiviamente una presenza di qualità sui social. Per questo occorre presentarsi al meglio

trovare un proprio posizionamento e

modo discontinuo e mediocre. Fra i

differenziarsi rispetto alla concorrenza.

social top per professionisti e manager,

professionale, col proprio posizionamento

Prima di buttarsi su social network, blog

LinkedIn, Instagram, Twitter, Youtube (per

e con quello che si fa) devono parlare tutti

o siti web bisogna capire cosa ci rende

rendere visibili interviste e discorsi). Utile

la stessa lingua. Se si dimostra coerenza, le

unici, e quindi diversi dagli altri, quale il

anche scrivere per riviste specializzate,

persone ci apprezzeranno di sicuro, come

nostro ambito di competenze, quali i

blog e portali in veste di collaboratori

pure le imprese che cercano candidati affini

nostri valori e punti di forza. Come un

esperti in tematiche specifiche.

alla propria cultura aziendale.

vero brand è utile trovare un qualche

4

6

elemento che lo renda riconoscibile, un simbolo, un tono di voce, una precisa reputazione. Fondamentale comunicare ciò che si sa fare e come lo si sa fare.

l'originalità prima di tutto Va bene condividere contenuti interessanti di altri, ma più di tutto è

importante proporre contenuti riconoscibili

fare networking Una buona abitudine è commentare i post dei colleghi

con l’intenzione di apportare qualcosa

2

e originali scritti di proprio pugno. Nel

di utile (dati, novità del settore, opinioni

individuare il proprio target

farlo bisogna sempre chiedersi “Come

degli esperti, eccetera). Per farsi

Prima di partire con la propria

posso essere utile agli altri?”. Alle persone,

conoscere è molto utile collaborare con

strategia bisogna capire chi è

bombardate da tanti input e messaggi

altri professionisti, pubblicare articoli sulle

il proprio pubblico di riferimento, anche

spesso fotocopia, interessa leggere solo

riviste di settore, partecipare ad eventi

quello potenziale, cosa gli piace e

cose che gli facilitano la vita, che le aiutano

come speaker. Le persone decidono

cosa no, di cosa si occupa e ciò di ha

a risolvere problemi. Ecco perché i tutorial

se si è credibili in base alle proprie

bisogno. Prima di comunicare qualsiasi

funzionano così tanto, per esempio. Ed

competenze e alla rete di conoscenze.

cosa tramite testi, podcast e video, è

ecco perchè è importante capire di cosa i

Ecco perché selezionare amici e contatti

necessario chiedersi con onestà quanto

nostri follower hanno bisogno, per proporgli

su Facebook, LinkedIn, Twitter e altri

la storia che si sta raccontando sia

informazioni che abbiano un qualche valore

social network diventa molto importante.

effettivamente interessante per gli altri.

aggiunto, l'unico modo per diventare un

3

punto di riferimento nella propria nicchia

proprio pubblico si sceglierà il canale o

7

monitorare la propria reputazione online

scegliere i canali più adatti

di mercato, guadagnare credibilità e

In base alla propria

autorevolezza. Un regola fondamentale

predisposizione personale e al

è mai autoincensarsi, ma lasciare che gli

definisce il personal branding “Ciò che

altri dicono che siamo bravi e competenti,

la gente dice di te, una volta che sei

i canali più adatti. Utile per costruire un

e comunque lasciar parlare i fatti più che

uscito dalla stanza”. Ecco perché è

proprio personal brand vincente è avere

le nostre parole. Fondamentale: se un

fondamentale avere coscienza di ciò che

una piattaforma stabile e personale

manager vuole diventare opinion leader

si dice di sé online, a maggior ragione se,

online, che sia un sito web o un blog

nel proprio settore di riferimento deve dare

per ragioni lavorative, ci si espone tramite

(ottimi se si è liberi professionisti, da

delle notizie intelligenti prima degli altri.

eventi pubblici, speech, pubblicazioni,

evitare, invece, se si lavora in esclusiva

5

ruoli di rilievo, news di settore. Il modo più

con se stessi. Il proprio blog o sito web, i

di valutare anche il “sentiment” verso la

molto bene anche i podcast e i video.

social, i podcast, la foto del proprio profilo

propria immagine e verso ciò che si dice:

La presenza sui social è fondamentale,

(importantissima, ma spesso sottovalutata

da Hootsuite a SocialMention passando

ma non bisogna esagerare, perché

e non coerente con la propria immagine

per Reputology.

per un'azienda, perché il rischio è di offuscare l’azienda con la propria visibilità) attraverso cui condividere contenuti di valore per il pubblico. Funzionano

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Jeff Bezos, il fondatore di Amazon,

essere sempre coerenti

semplice è fare ego-surfing, cercandosi

Non basta essere originali,

su Google o usando degli alert, oppure si

bisogna essere anche coerenti

possono utilizzare specifici tool in grado


Fiori, regali e tanto altro

Consegnati in giornata dai migliori fioristi d 'Italia


lifestyle

Il

Lavoro

team building estremo

rende più tosto il

A

AA cercasi manager eroi: il mondo aziendale pare puntare sempre più su formazione ed empowerment dei propri uomini tramite esperienze in alcuni casi anche un po’ al limite. «Diverse aziende – spiega Michele Arcieri, esperto di risorse umane – cominciano a sperimentare forme di team building un po’ più estreme. Veri e propri viaggi ed esperienze all’insegna dell’avventura in cui ciascuno è chiamato a rimboccarsi le maniche in presenza degli ostacoli spesso posti dalla natura e in vista di un obiettivo da raggiungere». Che può avere diversi gradi di difficoltà: da una traversata in barca a vela a una spedizione al Polo Nord, dall’arrampicata su montagne impegnative alla traversata di un deserto, passando per veri e propri training di sopravvivenza. Tutti modi per migliorare le proprie capacità di problem solving, di adattamento e di gioco di squadra, ma anche per rafforzare la propria leader-

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manager

ship e il proprio carattere, andando oltre paure e limiti, accrescere le cosiddette soft skill, essenziali nell’affrontare imprevisti e novità, uscire dagli schemi, prendere decisioni in tempi rapidi e sotto stress, caratteristiche che le aziende sempre più ricercano nelle proprie figure apicali. Ecco perché all’estero e sempre di più anche in Italia sono nati percorsi di studi ad hoc, come per esempio Master in Outdoor management training e società di recruiting e formazione specializzate. «Gli sport e le attività estreme all’aria aperta», spiega Franco Barbieri Ripamonti, founder e senior trainer di Poliedro, società di formazione specializzata anche nell’outdoor management training, «sono un forte acceleratore emotivo, quindi uno strumento molto utile per far emergere alcuni comportamenti su cui poi, attraverso un approfondito debriefing, si possa comprendere cosa ha funzionato e cosa non ha funzionato, per poi poter applicare nella realtà aziendale quanto appreso. Insieme


col cliente individuiamo esperienze tramite cui lavoriamo con i partecipanti su skill quali la fiducia all’interno del team, il flusso delle informazioni, la gestione dello stress sotto pressione, la capacità di prendere decisioni o di risolvere problemi». Sull’onda di questo trend sono nati anche tour operator e agenzie di viaggi che propongono esperienze non convenzionali su misura per imprenditori e manager. Come Azonzo Travel, uno dei primi in Italia. «Lavoriamo soprattutto con le grandi aziende, ma non solo con loro», racconta Fabio Chisari, founder e ceo. «Si tratta soprattutto di imprenditori, top e middle management, professionisti, e fra le esperienze di viaggio che vanno molto e che si rivelano estremamente utili ci sono le ascese ad alcune delle montagne più importanti del pianeta, dall’Everest al Kilimangiaro. Non solo: organizziamo spedizioni anche al Polo Nord e in Antartide, in Mongolia e in altri posti remoti, funzionali all’empowerment personale e di gruppo. Si tratta di esperienze dove la condivisione della fatica per raggiungere

Cimentarsi in imprese alla Rambo aumenta la capacità di problem solving e di adattamento, ma incrementa anche l’attitudine alla leadership e al gioco di squadra un obiettivo crea un collante davvero forte, base per un ottimo team building». C’è chi propone, come l’operatore Viaggiaconcarlo, un training in Namibia presso i Boscimani, con i quali si fanno veri e propri corsi di sopravvivenza, si sperimentano le regole e i rapporti che intercorrono fra i diversi capi della comunità, si impara ad allestire un accampamento, a riconoscere piante medicinali e a cacciare. O chi, come Bush Adventures, propone esperienze fianco a fianco dei Masai, in Kenya, dove cercare l’acqua e filtrarla per renderla potabile e fronteggiare i periodi di siccità diventa, trasposto in azienda, una scuola di crisis management. «Le esperienze più impegnative possono aiutare un uomo a crescere e fortificarsi come poche altre cose al mondo. Si sviluppa la capacità di tenere duro, di saper resistere, di andare avanti nonostante le difficoltà, ma anche di fare i conti con l’insuccesso e la necessità di ridefinire le exit strategy; tutte competenze che l’uomo ha per natura, ma che sta lentamente perdendo», spiega Alex Bellini, esploratore e mental coach di sportivi ma anche di manager, imprenditori e professionisti, che ha attraversato a piedi il Sahara e remato in solitaria negli oceani, impegnato in questo periodo nel progetto “10 rivers 1 ocean”, incentrato sulla navigazione dei dieci fiumi più inquinati di plastica al mondo e sull’attraversamento a remi del Great Pacific Garbage Patch, il

Dall'alto: Fabio Barbieri Ripamonti, founder e trainer di e

Poliedro, Luciano Bassani,

specialista in riabilitazione

più grande agglomerato di plastica al mondo. «Riuscendo a gestire con successo anche le situazioni più complesse», continua, «si fortifica la sensazione di saper fare, di riuscire a gestire se stessi e le altre persone in un mondo dove nessun uomo è un’isola, per cui solo unendo le forze si può far fronte alla complessità delle sfide lavorative di oggi. A maggior ragione in un contesto come quello aziendale in cui un imprenditore o manager, esattamente come un atleta o un capo spedizione che si trovano ad agire in ambienti molto competitivi e stressanti finalizzati al risultato, prima di chiedere fiducia e supporto al gruppo, deve saperli dare creando un ambiente psicologicamente protetto in cui ogni membro del team è libero di esprimere se stesso e così performare al massimo del suo potenziale, sicuro che un errore o un fallimento non pregiudichi la sua posizione e il suo ruolo all’interno del team». «Lo sport e certi tipi di esperienze sono una scuola di vita», dice Matteo Marzotto, uno che ha alle spalle parecchie sfide, fra cui ben cinque Parigi-Dakar, e che ha da poco compiuto la Castelli 24ore in bici in solitaria e la traversata a nuoto dello Stretto di Messina per sostenere la ricerca in favore della fibrosi cistica. «Educano alla costanza, necessaria per migliorarsi continuamente e spingersi oltre i propri limiti, al controllo emotivo e alla resilienza, approcci mentali da cui ogni imprenditore o manager di successo non può prescindere». (v.p.)

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lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

La tecnologia non si vede,

ma (alla guida) si

sente

La Range Rover Velar nasconde, sotto il design ricercato, soluzioni all’avanguardia come il Lane Centering e l’Intelligent Driveline Dynamics che assicura una capacità da fuoristrada a tutto tondo

È

la più elegante tra i grandi fuoristrada. Quella per la quale i designer hanno imbroccato le proporzioni, le linee, le dimensioni di ogni particolare. Definire la Range Rover Velar solo bella è riduttivo. Ha stile, carattere, personalità. E alcuni particolari come i fari sottili, le maniglie delle portiere a incasso che compaiono solo quando si apre la vettura, lo spoiler posteriore integrato o il frontale con la grande griglia che non solo ne migliorano l’aerodinamica, ma riescono a farla sempre notare. Anche gli interni non sono da

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meno. Ci sono grandi spazi, un sistema di illuminazione soffusa configurabile e pelle o tessuti di grande qualità. Tutto all’insegna della raffinatezza e della tecnologia grazie alla presenza di due touch screen da 10 pollici ad alta definizione e all’Head-up Display che mostra le informazioni di marcia più importanti sul parabrezza. Non tutta la tecnologia dell’auto la si vede, ma la si sente subito quando si guida. Sull’auto sono disponibili quattro diversi tipi di fari a Led, che culminano con i primi fari a Led Matrix-Laser che estendono la portata del raggio di luce pieno a 550 metri. Il controllo adattivo della velocità di crociera ha un assistente allo sterzo che funziona fino a 180 chilometri all’ora e Lane Centering per guidare il veicolo all’interno della sua corsia mantenendo una distanza fissa dal veicolo che precede. Ci sono Apple CarPlay e Android Auto, una telecamera posteriore, ausi-


li al parcheggio anteriori e posteriori, la frenata d’emergenza, le sospensioni pneumatiche elettroniche che attutiscono l’impatto con le buche. Insomma non manca niente per assicurare una marcia comoda e sicura. Ci sono nove propulsori che vanno dal diesel Ingenium da 2,0 litri da 180 cavalli al benzina sovralimentata V8 da 5,0 litri che di cavalli ne ha addirittura 550. Il cambio è automatico a otto rapporti. Detto questo sembra che la Range Rover Velar sia un’auto da passeggio, da sfoggiare nelle località vip e, come molti delle quattro ruote motrici, sia capace di viaggiare solo su strada o su facili sentieri in terra battuta. E invece no. È un fuoristrada vero capace di trarsi d’impaccio anche nelle situazioni più estreme con un’altezza da terra di oltre 25 centimetri, un angolo di dosso di 24° e un angolo di uscita di 30°. Poi c’è trazione integrale con Intelligent Driveline Dynamics e il differenziale posteriore con bloccaggio attivo che assicurano capacità fuoristrada a tutto tondo e delle tecnologie di trazione innovative che adattano l’auto a ogni situazione, anche la più estrema come il Terrain Response 2, l’All-Terrain Progress Control, il Low Traction Launch, l’Hill Descent Control e il Gradient Release Control. Velar è capace di attraversare guadi profondi fino a 65 cm e ha dei sensori integrati nei retrovisori esterni (Wade Sensing) che segnalano quando i livelli dell’acqua sono vicini alla massima profondità consentita.

Affilata ed emozionante: ecco la nuova cayenne Porsche ha presentato la versione coupè del suo suv di punta. Che nella sua versione Turbo raggiunge i 100 metri da ferma in meno di quattro secondi e può sfrecciare fino a 286 chilometri orari

U

na forma più affilata, uno spoiler adattivo, sedili posteriori separati sostituibili con i classici tre

posti e due diversi concetti di tetto: uno in vetro fisso panoramico di serie di oltre due metri quadrati e uno in fibra di carbonio opzionale. È la versione coupé della Cayenne: il modello base (si fa per dire) della Cayenne Coupé ha un motore turbo a sei cilindri e tre litri di cilindrata da 340 cavalli e una coppia massima di 450 Nm. Con il pacchetto Sport Chrono di serie, l’accelerazione da 0 a 100 Km/h fa fermare il cronometro a 6,0 secondi. Con i pacchetti sport in struttura leggera opzionali, questo valore si riduce a 5,9 secondi. La velocità massima è di 243 cKm/h La Cayenne S Coupé, invece, viene spinta da un motore V6 da 2,9 litri con sovralimentazione biturbo che sviluppa 440 cavalli. La coppia massima è di 550 Nm. Le prestazioni: 5,0 secondi (con pacchetto Sport in struttura leggera: 4,9) per accelerare da zero a 100 e una velocità massima di 263 Km/h. Il top di gamma, la Cayenne Turbo Coupé, ha un V8 biturbo da quattro litri, 550 cavalli di potenza e 770 Nm di coppia massima e raggiunge i 100 da ferma in 3,9 secondi e la velocità massima è di 286 Km/h. «La Coupé è un modello più progressivo, atletico ed emozionante grazie a un design ancora più dinamico e a nuovi dettagli tecnici», ha detto Oliver Blume, presidente del consiglio di amministrazione di Porsche AG.

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lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

Con Evija Lotus scatena la potenza L'ultima nata della storica casa inglese sarà venduta al pubblico a due milioni di euro. E avrà quattro motori elettrici che svilupperanno 500 cavalli ciascuno

È

semplicemente l'auto da strada di serie più potente mai costruita con 2.000 cavalli e una coppia di 1.700 Nm. Ed è elettrica, solo elettrica. La Lotus Evija (pronunciato “E-vi-ya") è il primo modello della storica azienda britannica con propulsore elettrificato ed è la prima auto completamente nuova lanciata sotto la guida di Geely, il gruppo automobilistico cinese che possiede anche Volvo e quote di Daimler. Ha un telaio in monoscocca in fibra di carbonio monopezzo, sedili da corsa completamente regolabili e un volante multifunzione. Nel cuore di Evija c'è un sistema di propulsione completamente elettrico sviluppato con il partner tecnico Williams Advanced Engineering, famoso per i suoi successi nelle corse automobilistiche, dalla Formula 1 alle prime quattro stagioni della Formula E. Il pacco batteria 70 kWh è montato a metà dell’auto, immediatamente dietro i due sedili e fornisce energia direttamente a quattro potenti propulsori elettrici da 500 cavalli ciascuno. Questo insieme tecnologico è molto efficiente, il più leggero e il più denso di energia mai montato su un'auto da strada. Per questo la Lotus Evija con un peso nominale di soli 1.680 chili ed è la più leggera elettrica pura mai messa in produzione in serie. Questa hypercar (non sapremmo definirai in altro modo) ha un'autonomia di 400 chilometri, calcolati secondo il ciclo di omologazione WLTP e può, secondo i tecnici di Hethel, la casa di Lotus dal 1966 nell'Inghilterra orientale, può essere guidata a tutta velocità senza perdite di performance per almeno sette minuti nella modalità più sportiva. A parte la potenza, quello che stupisce di più della Evija sono le modalità di ricarica. In teoria, potrebbe caricare fino a 800 kW di elettricità e farlo in soli nove minuti, ma al momento non ci sono colonnine così potenti. Sono, invece, disponibili, anche

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se a dire il vero non molto presenti, le stazioni da 350 kW che potranno ricaricare Evija per l’80% della capacità in 12 minuti e per il 100% in 18 minuti. Progettata per avere prestazioni importanti ma anche per essere usata in ogni situazione, Lotus Evija ha cinque modalità di guida (Gamma, Città, Tour, Sport e Pista), può arrivare da zero a 100 chilometri all’ora in meno di tre secondi e accelerare fino a una velocità massima di oltre 320 chilometri all’ora. Il prezzo annunciato dalla Lotus è di 1,7 milioni di sterline (poco meno di 2 milioni di euro) ai quali vanno aggiunti i dazi e le tasse. Se foste, per caso, interessati, dovete prenotarvi online sul sito della casa automobilistica ed è necessario versare un deposito di 250 mila sterline. In ogni caso, dicono in Lotus, non verrà prodotta in più di 130 esemplari.

Gli pneumatici telati che hanno infranto i record

L

a Bugatti Chiron, la prima auto stradale al mondo a superare la barriera delle 300 miglia orarie,

raggiungendo una velocità di 304.773 mph (pari a 490.484 chilometri orari), ha dovuto montare gomme costruite appositamente per realizzare il record. Si tratta delle Michelin Pilot Sport Cup 2 speciali marchiate BG che, pur se omologate per l’utilizzo stradale, si differenziano dalla versione di primo equipaggiamento della Chiron per le tele sotto il battistrada, rinforzate per gestire i 5300 G che le gomme devono sopportare a


motori a cura di Franco Oppedisano

lifestyle

Il monopattino contro il traffico alla conquista dell'ultimo miglio

P

er ora è

Gruppo coreano

solo un

hanno aggiunto

prototipo, ma

sospensioni alla

pieghevole,

ruota anteriore

leggerissimo e

per garantire

potrebbe essere

una guida più

presente su

fluida, anche

deve essere stata l’idea di partenza di

tutte le vetture

su superfici

Bosch quando ha incominciato a pensa-

di Hyundai e

irregolari. Il

re all’e-passeggino, il passeggino spinto

Kia per facilitare

monopattino

da dei motorini elettrici. Un progetto seris-

la mobilità a

pesa 7,7 chili,

simo per la multinazionale tedesca che lo

tutti i livelli. Si

ed è dotato

presenta così, come se fosse un trailer di

tratta di un

di un display

un film d’azione: «Nella galleria del vento,

P

erché spingerlo se qualcosa può farlo per voi, anche se dentro la

“cosa” c’è vostro figlio, neonato. Questa

monopattino elettrico che, grazie

digitale che mostra lo stato della

con l’intensità di grado 7 secondo la scala

a una batteria al litio da 10.5 Ah,

batteria e la velocità, mentre per

di Beaufort, l’aria colpisce il passeggino

consente un'autonomia di 20

la guida notturna è dotato di due

a una velocità di 60 km/h. Scuote forte-

chilometri e una velocità massima

eleganti fari anteriori a Led curvi e

mente la cappottina, ma il passeggino

di 20 chilometri all’ora. Poi, si

due fanali posteriori. Un giochino

non si muove, e non perché sia attivato

ricarica automaticamente una

divertente, direte. Mica tanto visto

il freno di stazionamento o perché qual-

volta riposto all’interno dell’auto

che una ricerca della società di

cuno lo stia tenendo fermo, ma è grazie

utilizzando elettricità prodotta

consulenza McKinsey & Company

al nuovo sistema e-stroller di Bosch. Si

durante la guida. Sul prototipo, la

ha evidenziato come il mercato

tratta di molto più di una trazione elettri-

trazione è spostata al posteriore

della "mobilità dell'ultimo miglio"

ca: è un assistente per passeggini con

per migliorarne sicurezza e stabilità

negli Stati Uniti, in Europa e in Cina

una gamma completa di funzionalità di

perché posiziona il peso in questa

dovrebbe crescere fino a 500

comfort e sicurezza. Oltre al supporto alla

parte, mentre gli ingegneri del

miliardi di dollari entro il 2030.

spinta e alla funzione di frenata automatica, questo sistema è infatti dotato di una funzione di allarme, di una serie di sensori

queste velocità elevatissime. Tanto

ad aver dato a Bugatti la sicurezza

altamente tecnologici, e della possibilità

elevate che per testare i pneumatici

di scegliere Michelin come unico

di connetterlo allo smartphone tramite

Michelin ha utilizzato un macchinario

fornitore di pneumatici per il primo

un’app». Che dire di più? Solo che verrà

di prova progettato per i pneumatici

equipaggiamento della Chiron».

lanciato nel 2020 insieme al produttore

che hanno equipaggiato lo Space

svedese Emmaljunga, anche se Bosch

Shuttle. Commentando il record, Pierre

spera possa essere adottato anche da

Chandezon, responsabile del team

altri. Scoprire il prezzo sarà elettrizzante.

Michelin che progetta i pneumatici per Bugatti ha detto: «Michelin è molto fiera di essere stata parte integrante di questo record, che è il frutto di una relazione tra noi e Bugatti che dura da quasi 20 anni. Ed è proprio la fiducia costruita nel corso di questo periodo

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presticasa Il pezzo che mancava al tasso che cercavi

Tan dal 3,90 %

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DATECI

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dateci credito

donna dice

Investimenti al femminile

Chi dice risparmio di Maddalena Bonaccorso

I

l gap di genere, nel mondo del risparmio e della finanza, è più presente e vivo che mai. Se fin dagli anni ’90, con le ricerche di Vicky Bajtelsmit e Alexandra Bernasek, della Colorado State University “Why the women invest differently than men” ci si chiedeva, appunto, perché l’universo femminile avesse con il mondo degli investimenti e del risparmio un rapporto così diverso da quello degli uomini soprattutto nella scarsa propensione al rischio, negli ultimi anni il problema è stato profondamente indagato e studiato da numerosi centri di ricerca in tutto il mondo. Del resto, l’argomento è ghiotto, fosse solo perché apre scenari molto interessanti per qualunque private banker o fondo di investimento che voglia dedicarsi a una consulenza tagliata su misura per un comparto della popolazione che vede crescere i proprio guadagni di anno in anno: secondo i dati del Global Wealth di BCG (Boston Consulting Group), l’universo femminile controlla oggi un patrimonio pari a quasi 40 mila miliardi di dollari, cioè il 30% dell’intero dato mondiale, e la ricchezza delle donne cresce maggiormente rispetto a quella degli uomini. Assurdo, quindi, che la propensione all’investimento e al risparmio sia così ancora sottostimata: nel nostro Paese, per esempio, secondo una ricerca di “Episteme”

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Secondo Boston Consulting Group l'universo femminile oggi controlla un patrimonio pari a quasi 40mila miliardi di dollari, cioè il 30% dell'intero dato mondiale. Ed è una ricchezza che cresce più di quella maschile per il “Museo del risparmio” di Torino, intitolata proprio “Le donne e la gestione del risparmio”, nel campo finanziario esiste oggi in Italia un significativo e persistente divario tra i sessi, che di fatto tarpa le ali alle donne, rendendole spesso altamente marginali: se si pensa che il 21% delle intervistate (sono state realizzate 1.030 interviste su un campione tra i 18 e i 64 anni) non aveva un conto corrente personale, che il 45% si è dichiarata non propensa agli investimenti e che quasi il 50% delle donne sentite ha ammesso di non avere conoscenze finanziarie (contro il 68% degli uomini), si può capire quanto lavoro ci sia ancora da fare per raggiungere una parvenza di equilibrio di genere. Naturalmente si riscontrano grandi differenze in base alle varie fasce d’età: le più propense a investire, e le più “allineate” al comportamento maschile sono le donne laureate tra i 25 e i 44 anni, che hanno maggiore confidenza con i temi economici , mag-


giore propensione al consumo di qualità e sono anche interessate alla formazione: questo, naturalmente, le rende un target privilegiato per iniziative di divulgazione. Sempre la stessa ricerca ci spiega che comunque, rispetto agli uomini, le donne hanno sempre aspettative minori sui guadagni, ma sono investitrici affidabili e oculate, sicuramente meno propense al rischio ma più attente e “studiose”: vivono gli investimenti in un’ottica di “obiettivo di sicurezza” che possa garantire rendimenti stabili e che mira ad assicurare un migliore benessere familiare per il futuro. Con queste premesse, è ovvio che l’argomento “donne e risparmio”, e cioè come investire per il futuro dei figli, come gestire il patrimonio, come pianificare le future esigenze di assistenza e di salute, sia una sfida di notevole interesse, che apre importanti scenari per i professionisti del settore. Come investono le donne, come decidono modalità e tempi dell’economia familiare (e non solo), che rapporto hanno con il proprio patrimonio e in cosa le loro scelte si differenziano da quelle degli uomini? «Per quanto riguarda la mia esperienza - spiega Massimo Cupillari, Wealth Advisor di Banca Mediolanum, che opera soprattutto nell'area delle Marche - «le donne sono molto più parsimoniose e tendono alla conservazione del capitale piuttosto che a operazioni con un andamento oscillante. Questo, però, è un dato di partenza: perché bisogna osservare che, rispetto agli uomini, sono più propense a cambiare idea. Per semplificare, possiamo dire che l’uomo si presenta da un consulente finanziario con opinioni più chiare ma anche più rigide, mentre la donna – che ha sempre uno sguardo attento a un futuro sicuro - sembra magari conservativa e più diffidente, ma con una corretta rappresentazione di una pianificazione finanziaria riesce a essere più aperta al cambiamento».

Rispetto agli uomini, le donne sono maggiormente propense al risparmio e alla pianificazione. Ma sono anche quelle che cambiano idea con più facilità E c’è poi anche un aspetto che molte volte sfugge alla prima impressione, ma che si riscontra ogni giorno nell’esperienza dei banker, vale a dire che la donna ha il vero potere decisionale: «Molto spesso nei nostri uffici si recano gli uomini - prosegue Cupillari - ma la decisione finale non avviene senza l’avallo della compagna. La donna è il fulcro, sebbene sembri non occuparsene direttamente. Va infine considerato il cambiamento socio culturale che vede donne sempre più autonome e indipendenti anche economicamente e ciò si traduce in un coinvolgimento sempre più attivo della compagine femminile nelle scelte legate al risparmio». Anche in riferimento alle scelte di investimento più importanti, le donne sono meno condizionate dalla propria quotidianità: a volte, a fronte di una scarsa conoscenza della materia da parte dell’uomo, corrisponde un’overconfidence che lo porta a sostituirsi al consulente. La donna rimane sempre consapevole riconoscendo la competenza e la professionalità al consulente finanziario, anche quando ricopre ruoli aziendali importantissimi: «Ricordo - aggiunge Cupillari - ad esempio una mia cliente, vice presidente di un gruppo industriale, che pur essendo una top manager non ha mai mostrato l’atteggiamento di voler fare il mio lavoro, ma ha sempre cercato di approfondire e ricercare una costante conoscenza, senza pretendere di fornire la soluzione di investimento. Con gli uomini, in generale, ci si trova di fronte a due casi quasi agli an-

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Investimenti al femminile

tipodi: coloro i quali ti delegano completamente, oppure coloro i quali vorrebbero sostituirsi a me. In quel caso il mio lavoro può diventare più complesso». Dal punto di vista della consulenza, è appunto molto interessante leggere “Women want more”, analisi del 2016 di Boston Consulting Group su 12.000 donne di 21 Paesi, dal quale emerge una profonda insoddisfazione per il rapporto con i consulenti finanziari: questi ultimi sono spesso ritenuti incapaci di capire le problematiche del risparmio “al femminile”, i bisogni e le esigenze che cambiano con il passare degli anni e vengono quindi considerati poco affidabili nel consigliare formule chiare che possano aiutare le donne a investire garantendo risultati nel lungo periodo. Sempre secondo BCG, l’universo delle donne con grandi patrimoni (stimati tra i 500.000 e il milione di dollari) tiene bloccato sul proprio conto corrente circa il 20% dei propri averi, ma sarebbe ben lieta di trovare consulenti finanziari con i quali avviare proficue collaborazioni: solo che il mercato non ha ancora saputo adeguarsi a questa “nuova” fetta di clienti, il cui potere di investimento crescerà nel tempo. Recentissimo è il report di UBS, “Investor Watch”, che nel marzo del 2019 ha intervistato 3700 donne di Brasile, Germania, Hong Kong, Italia, Messico, Singapore, Svizzera, Regno Unito e Stati Uniti, chiedendo loro se abbiano un ruolo attivo nelle decisioni finanziarie che riguardano anche loro e, se non l’hanno, perché. Le risposte sono state abbastanza in linea con quanto affermato prima: se infatti l’80% delle donne mostra un ruolo attivo in determinate decisioni di investimenti a breve (per esempio, i dati dicono che sempre più spesso sono le donne a scegliere la macchina da acquistare, o il quartiere dove comprare casa), il 60% dichiara di non occuparsi di aspetti come investimenti, fondi pensione o altre pianificazioni a lungo termine. L’impressione è sempre e comunque che le donne facciano ancora fatica ad affrancarsi dal ruolo di semplici amministratrici dei bilanci familiari contingenti “del presente” per approdare a quello di soggetti consapevoli di essere perfettamente in grado di prendere decisioni autonome a lunga scadenza: se infatti il 68% delle donne, davanti a una aspettativa di vita di circa 90 anni, si aspetta di vivere più a lungo del partner e si preoccupa quindi della situazione finanziaria, ben l’82% lascia all’uomo le decisioni finanziarie perché è convinta che lui “ne sappia di più”. «Se è indubbio che sui numeri statisticamente rilevanti la donna sia ancora marginale - ci spiega Anna Di Michele Head Investment Platforms & Services WM Italy di UBS - è però vero che soprattutto negli ultimi anni ci siamo accorti che sempre più donne professioniste, imprenditrici o comunque protagoniste in aziende e contesi familiari decidono autonomamente di iniziare percorsi di investimento e risparmio. Affrancandosi quindi dai ruoli di “moglie di” o “figlia di” per entrare in quello di prota-

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L'uomo ha un atteggiamento "aggressivo" e vede nell'accrescimento del capitale l'unico scopo dell'investimento gonista del proprio piano di risparmio. Le grandi differenze con l’uomo stanno soprattutto nel fatto che il percorso di una donna nel mondo del lavoro è influenzato da accadimenti come la nascita dei figli, le interruzioni di carriera, l’accudimento dei genitori, e quindi i loro obiettivi sono ancorati ad argomenti “valoriali”, molto più che quello degli uomini». Questo rende totalmente diverso il modo di porsi verso gli investimenti, spiega Di Michele, perché «questo atteggiamento fa sì che mentre l’uomo ha spesso un approccio “aggressivo” e vede nell' accrescimento del capitale il ruolo dell’investimento, cioè vede solo la crescita come scopo finale, molte donne vivono il patrimonio stesso come uno scopo: non solo per il futuro e l’eredità dei figli – se ci sono - ma anche per attività legate alla filantropia o alla partecipazione attiva alla vita della comunità». E proprio per la fondamentale importanza che le donne possono svolgere nel mondo del risparmio, sarebbe forse opportuno che le banche di investimento e i private banker dedicassero più attenzioni al pubblico femminile, ideando campagne di comunicazione e di formazione atte a dotare le donne di una maggiore “financial confidence”: «Nell’ambito del network UBS - conclude Di Michele - stiamo proprio cercando di approfondire il tema, focalizzando gli sforzi sulle donne imprenditrici e aprendo un piccolo cantiere, con eventi education e altre attività».



dateci credito

Tasse,

Spese di fine anno

spese scadenze: e

un fine anno da brividi

T

ra tasse e spese impreviste, il periodo che va dall'inizio dell'autunno a fine anno si rivela molto spesso quello più oneroso per le tasche dei contribuenti. Rientrati dalle ferie si inizia a programmare il futuro, fatto di progetti a medio e lungo termine, nuove avventure, grandi acquisti o traslochi, un figlio in arrivo, qualcosa di nuovo e immensamente bello. Eppure ci sono le scadenze, quelle sì, facilmente prevedibili, ma che talvolta tendiamo a ignorare fino all'ultimo minuto, quando ormai c'è poco margine di iniziativa. Tasse, contributi, spese – anche piacevoli – che hanno i giorni e le ore contate e per le quali è bene, è preferibile, cominciare a mettere risparmi da parte, a considerarle inevitabili incombenze. Lavorando di fino, abbiamo voluto offrire un ampio calendario che da ottobre arriva a fine anno, in cui abbiamo segnato le date in

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di Davide Schiavon

Rate Iva, Irpef, anticipi, Tari e Tasi. Questi ultimi tre mesi sono un autentico "bagno di sangue" per i portafogli degli italiani. Ma anche l'occasione per programmare gli acquisti natalizi senza farsi trovare impreparati cui tasse e contributi vanno onorati, e qualche occasione speciale che potrebbe aiutarvi a pagare meno quello che comunque dovreste pagare. Il calendario comprende scadenze ad ampio spettro, che coinvolgono milioni di italiani. 10 ottobre – Entro questa data tutti coloro che hanno alle proprie dipendenze collaboratori o collaboratrici domestiche dovranno versare all'Inps i contributi relativi al terzo trimestre. I contributi possono essere versati nel circuito 'Reti amiche', dichiarando il codice fiscale del datore di lavoro e il codice del rapporto di lavoro, formalizzando poi negli sportelli postali o online. In alternativa si può utilizzare l'apposita sezione sul sito dell'Inps, il Contact Center o il bollettino Mav.


Spese di fine anno

16 ottobre – Scade mercoledì 16 ottobre il termine per il versamento della quinta rata delle imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi per i contribuenti titolari di partita IVA. Coloro che hanno scelto il pagamento rateale ed effettuato il primo versamento entro il 1° luglio 2019 dovranno versare la quinta rata Irpef, la quinta rata delle addizionali regionali e comunali all'Irpef e la quinta rata dell'Irap. Il pagamento può essere effettuato con modello F24 su internet, sul sito dell'Agenzia delle Entrate o attraverso i servizi di internet banking offerti dal proprio istituto bancario. 21 ottobre – Entro questa data i titolari di partita IVA dovranno versare l'imposta di bollo virtuale sulle fatture elettroniche emesse nel terzo trimestre del 2019 (luglio, agosto, settembre). L'Agenzia delle Entrate mette a disposizione – nell'area riservata di ogni titolare di partita IVA - un modello per verificare l'ammontare complessivo dell'imposta di bollo. Il pagamento può essere effettuato poi con addebito su conto corrente attraverso il servizio apposito nell'area riservata o con un modello F24. 25 ottobre – Venerdì, ultimo giorno utile per presentare – nei Centri di Assistenza Fiscale di riferimento o attraverso il proprio intermediario di fiducia, commercialista o consulente - il modello 730 integrativo. Il servizio è particolarmente utile per tutti coloro che devono correggere il 730 consegnato entro il 16 aprile al datore di lavoro o entro il 23 luglio nei Caf o al commercialista. 31 ottobre – Giorno di Halloween. Mettete in conto un costume per i vostri figli, magari un viaggio in famiglia o con amici (con un po' d'abilità ci si può ritagliare un weekend lungo, considerato che venerdì 1° novembre sarà festivo).

dateci credito

Nonostante un sistema informatizzato che garantisce un maggiore supporto ai contribuenti, le tasse rimangono uno spauracchio per i professionisti 31 ottobre – Alla fine di ogni mese è previsto il termine per pagare il bollo auto scaduto il mese precedente. Nel nostro caso, è questo il termine per pagare il bollo scaduto a settembre 2019. Fanno eccezione alcune regioni (Lombardia e Piemonte, ad esempio), che fanno scadere il bollo nel mese della prima immatricolazione. 31 ottobre – In questo giovedì va pagata anche la quinta rata Irpef per i contribuenti non titolari di partita IVA. La scadenza vale sia per coloro che hanno effettuato il primo versamento entro il primo luglio, sia per chi ha invece scelto l'importo maggiorato pagando la prima rata entro il 31 luglio. Nel secondo caso, però, il tributo costerà complessivamente lo 0,40% in più. E' possibile pagare con modello F24, sul sito dell'Agenzia delle Entrate o con internet banking, negli uffici Poste Italiane o tramite intermediario abilitato. 18 novembre – Scade lunedì 18 novembre il termine per il versamento della sesta rata delle imposte derivanti dalla dichiarazione dei redditi per i contribuenti titolari di partita IVA. Coloro che hanno scelto il pagamento rateale ed effettuato il primo versamento entro il 1° luglio 2019 dovranno versare la sesta rata Irpef, la sesta rata delle addizionali regionali e comunali all'Irpef e la sesta rata dell'Irap. Il pagamento può essere effettuato con modello F24 sul web, sul sito dell'Agenzia delle Entrate o attraverso i servizi di internet banking. 29 novembre – Black Friday. Potreste approfittare di questo giorno per acquistare in anticipo regali di Natale. Nel Black Friday

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dateci credito

Spese di fine anno

– che ricorre ogni primo venerdì dopo il Giorno del Ringraziamento – sono previsti forti sconti su migliaia di prodotti, di tutti i tipi, disponibili soprattutto sulle maggiori piattaforme e-commerce (Amazon, eBay) e nelle grandi catene di negozi. 30 novembre – Versamento seconda o unica rata della cedolare secca prevista sui contratti di beni immobili. Coloro che hanno scelto di locare il proprio immobile e di optare per la cedolare secca devono entro questa giornata pagare l'acconto, in unica soluzione, oppure la seconda rata se la prima è stata pagata entro il 30 giugno. Il versamento può essere effettuato con F24, il modello è disponibile in un'apposita sezione sul sito dell'Agenzia delle Entrate. 30 novembre – Definizione agevolata 'saldo e stralcio' delle cartelle Equitalia. Scade oggi il termine per il versamento in un'unica soluzione o per la prima rata, a seconda della posizione del soggetto. La misura interessa coloro che devono pagare gli omessi versamenti dovuti in autoliquidazione in base alle dichiarazioni annuali, e quelli derivanti dai contributi previdenziali. Si può saldare utilizzando i bollettini ricevuti dall'Agenzia dell'entrate-Riscossione, all'atto della presentazione della domanda, oppure sul sito dell'Agenzia dell'entrata, attraverso i servizi di internet banking e agli sportelli Postamat. 2 dicembre – In questo lunedì va pagata anche la sesta rata Irpef per i contribuenti non titolari di partita IVA. La scadenza vale sia per coloro che hanno effettuato il primo versamento entro il primo luglio, sia per coloro che invece hanno scelto l'importo maggiorato pagando la prima rata entro il 31 luglio. Nel secondo caso, però, il tributo sarà maggiorato complessivamente dello 0,40%. E' possibile pagare con modello F24, sul sito dell'Agenzia delle Entrate o con internet banking, negli uffici Poste Italiane o tramite intermediario abilitato.

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2 dicembre – Cyber Monday. Questa giornata è pensata soprattutto per coloro che non hanno potuto usufruire degli sconti del Black Friday. Le grandi piattaforme di e-commerce e gli shop online offrono molti prodotti in promozione, con sconti accattivanti in particolar modo su dispositivi elettronici e hi-tech. Fino al 70% di sconto su smartphone, tablet, computer, notebook, PC e altro. Un'altra buona occasione per fare regali di Natale con un po' d'anticipo. 2 dicembre – Entro questa data va comunicata la liquidazione periodica IVA (Lipe). Tutti i soggetti passivi IVA dovranno comunicare i dati delle liquidazioni periodiche IVA effettuate nel terzo trimestre. In attesa delle bozze di Lipe precompilate, bisogna al momento preparare un file .xml che contenga i dati identificativi del soggetto a cui si riferisce la comunicazione, le operazioni di liquidazione IVA effettuate nel trimestre e i dati del dichiarante. Un modello che si attiene ai recenti provvedimenti è disponibile online e sul sito dell'Agenzia delle Entrate c'è un apposito software di controllo. La comunicazione va poi inoltrata all'Agenzia delle Entrate attraverso i servizi telematici dell'ente. 16 dicembre – Scadenza Imu e Tasi 2019, seconda rata e saldo. Chiunque possegga seconde case o case di lusso, locali commerciali, terreni o negozi è tenuto al pagamento entro questa data del saldo dell'Imu - se la prima rata è stata pagata entro il 17 giugno. Stesso discorso per la Tasi (pagata dall'utilizzatore dell'immobile non residente, oppure dal proprietario dell'immobile se l'utilizzatore è residente o in caso di affitti brevi). Imu e Tasi potevano essere pagate in un'unica soluzione solo entro il 17 giugno. Il pagamento può essere effettuato attraverso un modello F24, reperibile negli sportelli bancari o negli uffici postali, oppure online, o ancora attraverso intermediari fiscali come commercialisti o consulenti. In alternativa si può scegliere di pagare con bollettino postale. 24 dicembre – La vigilia di Natale cade di martedì. Assicuratevi di evitare la disperata corsa ai regali nel fine settimana 21/22 dicembre, magari programmando l'acquisto dei doni con maggiore calma durante i giorni precedenti. Buone feste.



dateci credito

Social media

Social al tramonto: l'influencer non influenza più

Le ricerche evidenziano che è venuta meno la corrispondenza biunivoca tra i like e la capacità di creare valore per l’azienda. Colpa del “fake engagement”, ma anche del sovraffollamento dei media

M

entre Chiara Ferragni spopola sulle cronache rosa del Paese, che sia per i suoi outfit o per le stories su Instagram con il marito Fedez e il figlio Leone, c’è un esercito di emuli pronto a farle le scarpe nel mondo degli influencer, e in parte ci stanno già riuscendo. Beninteso, i numeri sono sempre dalla sua parte. Però l’influencer marketing, di cui la imprenditrice-blogger è l’indiscusso primo esempio e leader almeno in questo Paese, si sta evolvendo grazie a personaggi con un seguito inferiore ma - pare - altrettanto efficaci in termini di comunicazione e di risultati per le aziende che vi fanno ricorso: sono i cosiddetti nano influencer. Secondo le stime della società di ricerche Influencer DB, il tasso di coinvolgimento degli influencer con almeno 10mila follower

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Cosmetici, abbigliamento, prodotti per la casa: il target degli influencer è principalmente quello femminile

di Silvia Antonini

è stabile al 3,6%, mentre quelli che ne vantano da 5mila a 10mila generano un engagement del 6,3%. In più piccoli, da mille a 5mila seguaci, sono in grado di sviluppare un livello di ingaggio maggiore di tutti, pari all’8,8%. Allo stesso tempo diminuiscono i “mi piace” in relazione al numero dei follower. Questo fenomeno interessa un po’ tutti i settori dove si è affermata l’attività di influencer: viaggi, beauty, moda, cibo, lifestyle, sport e fitness. È un segnale che sta venendo meno la corrispondenza biunivoca tra il tanto anelato like e la capacità di creare valore. Se attualmente gli investimenti al livello globale si aggirano tra i 6 e gli 8 miliardi di dollari, in Italia l’influencer marketing ha preso solo recentemente piede nelle strategie di comunicazione delle aziende e si assiste a una notevole amplificazione del dibattito intorno a questo fenomeno. I numeri però sono ancora piccoli: «Il valore degli investimenti si aggira intorno ai 250, 275 milioni di euro. Circa il 60% delle imprese dichiara di investire non oltre i 10mila, massimo 15mila euro all’anno contro il 50% che negli Stati Uniti, per esempio, ne spende più di 50mila – spiega Julian Prat, chief strategy officer dell’agenzia media Wavemaker -. Nel mercato italiano le aziende che ne impiegano altrettanti non superano il 6%». Secondo Wavemaker, a oggi la quota destinata all’influencer marketing nel media mix sta tra l’1% e il 2%. «Nei prossimi tre o quattro anni ipotizziamo tassi di crescita degli investimenti pari al 60%, 70%.


Al momento ci troviamo in una fase non ancora matura di quest’industria, non solo per gli investimenti ma anche per il grado di conoscenza e di professionalità che ancora non si riscontrano a tutti i livelli della catena, dalle agenzie agli stessi influencer». Fino a tre anni fa circa parlare di influencer marketing era quasi un esercizio di stile per pochi iniziati. Oggi diverse aziende vogliono utilizzarlo, ma non sanno come farlo. L’Onim, l’Osservatorio nazionale influencer marketing, è nato quest’anno proprio per fornire al mercato dati concreti e favorire l’evoluzione dello strumento da fenomeno a mezzo strategico. Il problema infatti è la misurazione dei risultati, sia in termini di engagement, che a oggi è il principale obiettivo di chi utilizza questa modalità di comunicazione, sia in termini di ritorno sugli investimenti. «Valutiamo che una campagna di influencer marketing possa generare un valore media da tre a quattro volte superiore all’investimento impiegato – spiega Prat - Non è poco, ma abbiamo bisogno di capire quale sia l’effetto sul business». Un traguardo ancora lontano. Sebbene sia tracciabile come tutte le attività digitali, quella degli influencer sfugge alla misurazione anche per una certa difficoltà a condividere i dati da parte degli stessi. In definitiva, come si fa a sapere se un influencer è davvero influente? Certamente, non dal numero di seguaci che sbandiera. Nonostante sia in calo, il fenomeno del fake engagement ossia l’acquisto di finti contatti, continua a resistere e a inficiare la fiducia degli investitori. Ci sono ancora settori che fanno fatica ad approcciare questo strumento, per esempio la finanza. «Le aziende guardano ancora al numero dei follower – commenta il fondatore di Onim, Matteo Pogliani – ma in realtà è un metro di misura molto aleatorio: quello che conta è la capacità dell’influencer di spostare le decisioni d’acquisto». «Se la sfida è creare reputazione e awareness – afferma Prat di Wavemaker – il criterio che si sta imponendo è quello della qualità dei contenuti e lo sviluppo di relazioni quasi personali» e pur partendo dai dati per garantire quella tracciabilità preludio di misurazioni più accurate, «al centro del nostro approccio c’è il legame tra l’influencer e la sua audience». Largo quindi all’utilizzo di tanti piccoli influencer estremamente specializzati, molto radicati sul proprio pubblico grazie alla verticalità dei temi di cui si occupano e capaci di creare un valido storytelling intorno al brand. Da una indagine Onim condotta su 400 utenti tra marketer e influencer emerge che il 60% circa degli intervistati sceglie di lavorare con personaggi da non oltre 30mila seguaci, mentre DB Influencer indica in oltre 720 il numero medio di queste realtà coinvolte in una sola campagna. In un contesto così, diventa cruciale ruolo svolto

dalle agenzie media in termini di controllo e gestione della qualità. Anche se il tema della trasparenza è già stato affrontato con l’obbligatorietà dell’utilizzo di hashtag – “#ad” tra i più utilizzati - che indichino la natura pubblicitaria dei contenuti. Ma il nodo dei “mi piace” persiste in un sistema che ancora vi fa ancora parecchio affidamento. Infatti, la principale piattaforma dove si sviluppa l’attività degli influencer, Instagram, ha inibito la possibilità di sapere quanti like ottiene un determinato post e a breve lo farà anche Facebook, che vuole incentivare le aziende a investire direttamente sul social media e non sui follower. Un bel problema per l’influencer che punta sul numero di fan e di interazioni sui propri contenuti, perché con le proprie politiche la piattaforma è in grado di condizionare in modo decisivo la scelta delle aziende verso l’advertising puro. Se al momento a guadagnarci sono gli influencer, pur con remunerazioni ridotte, e i social che raccolgono interazioni, in futuro le piattaforme realizzeranno il maggiore vantaggio. Già oggi dettano legge condizionando i feed dei contenuti e mantenendo molto bassa la reach organica, cioè generata gratuitamente, e obbligando di fatto i brand a metterci dei soldi per essere visti. Tuttavia, secondo le stime di Wavemaker in una logica di investimenti omnicanale l’influencer marketing può arrivare a coprire fino al 10% del budget di comunicazione di una azienda. «Vale la pena sviluppare progetti che vadano oltre il “like”, e costruire un pool di influencer contrattualizzati da coinvolgere nelle campagne. Per l’influencer, un futuro possibile è quello di testimonial anche perché da una attività social ben costruita può sfociare in una comunicazione sui mezzi tradizionali. Dal nostro punto di vista, è arrivato il momento per le aziende di prendere in considerazione questo strumento in maniera strategica».

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Enigmistica Orizzontali 1. Il sacerdote in bicicletta, interpretato da Terence Hill 6. Lo è l’estate calda e soffocante 14. La Scena del Crimine di una serie televisiva 17. Il cuore della Valtellina 19. Possono essere endovenose o sottocutanee 20. Comune del Molise in provincia d’Isernia 22. Roma sulle targhe automobilistiche 23. L’Ente Federale Statunitense che vigila sulla Borsa 24. Viene favorita generalmente dalle api e dagli insetti 28. La Graham della danza 29. È famoso quello “di Spade” 31. L’articolo di certe coppie… 32. Nella mitologia romana era la ninfa delle acque sorgive 33. In testa al treno 34. Una classificazione delle batterie 36. Gli abitanti di Iesi

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37. Duri di comprendonio come certi… angoli 39. Una andatura delle barche a vela 41. Una tassa comunale sugli immobili 42. Un sobillatore delle masse 44. Euforico, esaltato 45. Il dittongo nel paese 46. Quella “...des Anglais” si trova a Nizza 47. Le soste ai box della Formula 1 48. Il vecchio partner, in breve 49. I roghi funebri 51. La capitale della Repubblica Ceca 52. Le Alpi con il Monte Bianco 53. Un articolo per… signore 54. Arido e secco a causa del calore 56. Il Di Bruno che fu ufficiale, sacerdote e matematico 57. Le gare sportive disputate al coperto 59. Un genere di romanzo poliziesco 61. Il prestigioso Istituto di Tecnologia del Massachusetts 62. Opposta alla linea politica o economica

Il gusto di giocare

dominante 64. Ciò che ha la virtù di poter evocare 67. È stato uno dei grandi del Socialismo Italiano 68. È detto anche “bue tibetano” 69. Dritte, poste in piedi 70. Le iniziali di Armani 71. Il partito che veniva detto “la balena bianca” 72. Nè mie, né tue

Verticali 1. Durante il proibizionismo ce n’erano molte clandestine 2. Il più fastidioso è quello fiscale 3. La capitale dell’isola di Cipro 4. Messina sulle targhe 5. In borsa occorre scegliere quelle buone 6. Un noto gestore telefonico 7. Quelli di biblioteca sono i più studiosi 8. Uno specialista della vinificazione 9. L’olio degli inglesi 11. Il momento classico dei saldi e degli sconti


12. Satolli, soddisfatti 13. Lo sono le classi benestanti 14. Infettare trasmettendo una malattia 15. Privi di energia, sfibrati, fiacchi 16. Il dittongo alieno 17. Le pene detentive che non finiscono mai 18. La Morante attrice (iniz.) 21. Il Dr. nemico di 007 in “Licenza di uccidere” 25. Uomo colto, studioso o anche scrittore illustre 26. Grosso rettile dell’America C.le 27. Opera in tre atti musicata da Händel 28. Morì nella vasca da bagno per mano di Carlotta Corday 30. Il prezzo più vantaggioso per gli americani 35. Collaborare attivamente con altri per realizzare un impresa 38. I grossi tamburi delle orchestre sinfoniche 40. Una fragranza profumata 42. La prima desinenza dei verbi 43. La seconda sul rigo 46. Giovamento, a vantaggioso 47. Fu primo ministro dal 2006 al 2008 50. L’istituto nazionale di statistica 52. Un classico indumento femminile 55. Roma allo specchio 56. Il per degli inglesi 58. Il nome del leader cinese Xiao Ping 60. Gara di galoppo per femmine di tre anni 62. Il Sebastian del mezzofondo inglese 63. New York City in breve 65. In mezzo al Tevere 66. Sono doppie nelle palette

Rebus

Per i più bravi

Frase 11,3,5,7,2,6

Completare lo schema in base alle definizioni date in modo casuale. Le definizioni di due lettere non sono definite. Lo schema prevede in tutto 17 caselle nere Per i più bravi

C

Frase 8,12,11,10

E

Orizzontali Una benzina elvetica – Una salsa giapponese – La Rita di Attila flagello di Dio - L’organismo mondiale che si occupa di sanità – Imbevute di colore – Il Draw per la grafica - La benzina inglese – Contaminati in senso religioso – Colpevoli – In TV c’era quello d’onore

Falso accrescitivo (Gita tra i monti) Mentre ero fermo, seduto sopra un xxxxx, giusto il tempo di fare colazione; mi venne incontro un altro scalatore e parlando scoprii ch’era un xxxxxyy

(Tipi poco socievoli)

– Un filosilicato di magnesio – Le cellule

Frase 10,3,7,8

che possono trasformarsi in altre cellule – Formaggio delicato e spalmabile – Incita il torero – Chiarimento preliminare - L’ape… francese

Verticali Collaboratore parlamentare – Il Nicola della TV – I lati dell’esagono – Cartine stradali – Provincia piemontese – C’è anche quello Morto – Malattia neurologica – I Marines

Gigi il xxxxx quando gira nel quartiere

italiani – L’indirizzo di una risorsa Internet –

ama con tutti farla da padrone

Lo è il sistema decimale – Capaci, efficienti

e pensare che quando sta al lavoro non sa nemmeno stringere un xxxxxyy

– Principale emissario del lago di Garda – Lavorano con i visoni e gli ermellini – Valgono alcune centinaia di litri – Scampò al diluvio

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enigmistica

a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati

Vacanze differenti

Ci sono 15 piccole differenze tra l’immagine in alto e quella in basso. Riuscirete a individuarle tutte?

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Tutte le soluzioni su www.economymag.it

Mini Cruciverba Verticali

Orizzontali 1. Solenne corteo religioso 12. Trovare una soluzione per un errore 13. Fu la prima unione economica e monetaria europea 15. Una grossolana ignoranza 16. Il percorso di una pratica 17. Quelli animati piacciono molto a grandi e piccini 19. La più conosciuta è quella glaciale 20. Quello de Triomphe si disputa in Francia 21. L’acronimo usato spesso sulle lapidi o nei necrologi

22. Il desiderio professionale di ogni giornalista 24. Si usano in molti processi di fermentazione 27. Il santo delle… stelle cadenti 28. Il figlio di Piero, conduttore di Quark (iniz.) 29. Nota ditta produttrice di camion e carrelli elevatori 30. Il contatore della radioattività 31. Sulle nevi può essere a due o a quattro 32. Il primo dei profeti minori 33. Il Wood famoso regista hollywoodiano di serie B

1. Vi si registrano i passaggi di proprietà delle automobili 2. Il reparto scientifico della Polizia 3. La quindicesima lettera dell’alfabeto greco 4. Quello di Leonardo è in Santa Maria delle Grazie 5. Calciatore brasiliano che ha militato nell’Inter e in nazionale 6. Un famoso golfo libico 7. Lo indossano i frati 8. Il paese di Komeini e di Kamenei 9. Il dittongo nella poesia 10. Il ministero che ha sede alla Farnesina 11. Nei casi gravi si usa quella d’urto 14. Il requisito fondamentale per un’attribuzione 18. Una cosa di poco conto 20. Il parassita che si annida nella polvere dei tappeti 22. Organizzazione paramilitare del partito nazista 23. Quello di Adamo si trova in gola 24. Il famoso gioco di costruzioni con i mattoncini 25. La supermodella de la Fressage 26. Quella “Longa” si disputa a Venezia

Giusto o sbagliato? 1. La temperatura di ebollizione del rame è 1500 gradi? 2. La Popillia Japonica è una rosa selvatica che cresce alle pendici del monte Fuji e fiorisce solo in autunno? 3. Le fasi lunari sono in totale otto? 4. Dalle nozze di Mozart con Costanza nacquero ben cinque figli? 5. La maglia nerazzurra dell’Inter è un omaggio ai colori del cielo? 6. La città con il maggior numero di fontane

al mondo è Roma? 7. Nel 1956 viene lanciato il primo computer della IBM dotato di hard-disk (RAMAC 305) che pesava 700 kg. e aveva una capacità di 10 MegaBite? 8. La prima bicicletta (1817) si chiamava “Cavallo da passatempo” e non aveva il manubrio? 9. Nell’antico teatro greco non esistevano attrici? 10. Nel film Via col Vento, l’incendio della città

di Atlanta venne realizzato tramite un modello in scala 1:800? 11. Il primo Gran Premio di Formula 1 dell’era moderna (1950) fu vinto da Nino Farina con l’Alfa Romeo? 12. La mozzarella viene citata già nel 1570 in un ricettario? 13. Lo champagne fu inventato dalla signora Nicole Ponsardin (vedova Clicquot)?

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

a cura di Monica Setta

Nell’estate più convulsa degli ultimi anni il buen ritiro dei politici è la Puglia Mentre Salvini abbandonava il Viminale con un inedito (per lui) completo grigio che inaugura la sua stagione all’opposizione, nella regione meridionale un via vai di vecchi e nuovi ministri pronti a tornare a Montecitorio

È

stata

un’estate

tumultuosa

in Roma e Milano. Maurizio è

con

uno dei commercialisti più

imprevisti politici

quotati nella capitale e detta

di ogni genere :

la linea sul fronte dello stile.

l’hanno ribattezzata la crisi più

Cravatta Hermes e completo

pazza del mondo dagli esiti

blu, Dimarcotullio si occupa di

spiazzanti con un solo vincito-

fiscalità d’azienda, consulenza

re dal punto di vista dello stile.

societaria, operazioni straordi-

Se avete pensato a Matteo

narie di M&A, soluzione della

Salvini avete indovinato per-

crisi di impresa come advisor

ché l’ex ministro degli Interni

degli stakeholder. è specia-

ex vicepremier e leader della

lizzato in due diligence fiscali

Lega ha tratteggiato il mood

e finanziarie e investigazioni

cool della season appena

forensi, ma è soprattutto l’uo-

archiviata. Magliette colora-

mo che piace a Palazzo Chi-

te, boxer scuri e jeans tra la

gi e che, secondo i rumors,

spiaggia di Milano Marittima

potrebbe fare il ministro. E a

e la campagna elettorale in

proposito di nuovi politici vi

giro per l’Italia. «Non ho fatto

segnaliamo che in estate molti

vacanze come era prevedibile

sono transitati in Puglia. Oltre

ma ho la coscienza a posto»

a Francesco Boccia, neo-mini-

scherza Salvini con noi di

stro per gli Affari regionali, spo-

Economy. In realtà a cavallo

sato con l Nunzia de Girolamo

di Ferragosto Matteo si è rita-

(già titolare di un dicastero e

gliato uno spazio per stare con

diva di Ballando con le stelle

i figli Federico e Mirta mentre

2019) ecco avvistati al Veliero,

alla fidanzata Francesca Verdini ha dedicato passeggiate

il ristorante più chic di Ostuni OSTUNI E IN SENSO ORARIO: FRANCESCA VERDINI, FRANCESCO BOCCIA, LAURA RAVETTO E MASSIMO D’ALEMA

romantiche a Firenze con toc-

beach, Laura Ravetto di Forza Italia ed Elvira Savino. A Rosa-

cate e fughe nella tenuta di famiglia della figlia di Denis Verdini. Ma a

marina il governatore pugliese si è fatto vedere con la compagna

tenere banco sui giornali è stato appunto lo stile salviniano che per la

Elena Laterza mentre a Fasano è transitato Massimo d’Alema con la

prima volta - dopo anni di fusione con i contenuti e il corpo della res

moglie Linda Giuva (foggiana doc). Per tutti due i posti al top: il Whi-

publica - ha indossato la cravatta regimental. Curiosamente proprio

te beach club di Gabriele Menotti Lippolis, presidente del comitato

mentre lasciava il Viminale Salvini è apparso in versione inedita con

Mezzogiorno di Confindustria (uomo vicinissimo al leader Francesco

un completo grigio d’ordinanza. Mise che ben si adatterebbe ad un

Boccia) e Tuinpuglia della bella Marina Roma, una giovane impren-

ruolo di governo e non di opposizione. Ma la cravatta è tornata co-

ditrice Green di Carovigno che si è inventata un modo fantastico di

munque di moda anche nella business community. Provare per cre-

fare utili mettendo a contatto i big con la natura. Da lei gite, trekking

dere, anzi citofonare alla voce Maurizio Dimarcotullio, responsabile

e tanta bellezza artistica naturale. Roba che ai politici, lasciatemelo

di uno Studio di Dottori Commercialisti con sede e attività principali

dire, serve sempre.

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