Economy Like Luglio 2019

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Edizione Speciale per la flotta Grimaldi Lines

Un tuffo di benessere L’Italia è ricca di fonti naturali ed è uno dei mercati più importanti in Europa. Ma sulle acque minerali si sono raccontate bufale e inesattezze: smontiamole!

food&travel Il “contrasto” creativo di Perdomo Alla scoperta del mito Moët Chandon Gli itinerari artistici e gastronomici di Toscana, Sardegna e Sicilia

lifestyle I luoghi più vip dell’estate Gold, il nuovo trend della moda La rinascita della Valleverde Le nuove tendenze dei motori

piaceri Così i videogiochi sportivi hanno smesso di essere affare da “nerd” e si candidano al ruolo di nuova disciplina per le Olimpiadi




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l'editoriale dell'OSPITE

Sardegna, scommettere sull'Isola per ritrovarne...la Grazia

CHI È Antonio Di Rosa, classe 1951, è il direttore della nuova sardegna dal 2017. in precedenza è stato a capo del secolo xix, della gazzetta dello sport e dell'agenzia di stampa lapresse

di Antonio Di Rosa

D

ire Sardegna, dire bellezza, dire cultura, dire nuraghe. Tutti sanno cosa fare, pochi lo fanno per spingere questa Isola verso la crescita economica. Perché non esiste una sola ricetta di sviluppo ma diversi piani di intervento disattesi dai governi centrali e dall’Europa. Le contraddizioni sono palesi. Da una parte una tradizione secolare, un ambiente unico in Italia e forse al mondo, dall’altra giovani che vanno via perché non si offre lavoro e maggioranze diverse tentate di cementificare per soddisfare le richieste di albergatori e imprenditori edili. Ancora non si è trovata una via di mezzo, qualcosa che possa coniugare l’antica saggezza del mondo agricolo con una voglia di innovazione che non riesce a farsi largo. Grazia Deledda, premio Nobel della letteratura, nuorese doc, non era amata dai sardi perché raccontava miseria e miserie, violenze domestiche e nelle campagne. La Deledda sosteneva di aver appreso cognizioni e verità che nessun libro “mi ha rivelato più limpide e consolanti. Sono le grandi verità fondamentali che i primi abitatori della terra dovettero scavare da loro stessi…”. Proprio per questo oggi la Deledda è tornata di attualità perché era la cronista dei suoi tempi, trasformava in prosa fatti e immagini a lei contemporanei. Oggi i sardi hanno bisogno di riscoprire la vecchia saggezza dei pastori per guardare lontano con occhio innovativo. Qui abbiamo una grande Isola che merita attenzione e rispetto ma con risposte inadeguate da parte di tutti. Chi viene in Sardegna solo per il mare non sa cosa si perde. Basta fare un itinerario enogastronomico per coniugare il gusto con le bellezze dei paesi che ospitano cantine e trat-

torie. Persino Piero Angela ha confessato di non aver mai visitato un nuraghe. E all’età di 80 anni lo hanno portato in Gallura per soddisfare la sua curiosità. I borghi rappresentano una delle meraviglie della Sardegna. L’artigianato ti fa entrare in un mondo che sembrava svanito ma esiste ancora e sforna prodotti anche per l’estero. Perché un’area così grande è mal servita dalle Ferrovie e con strade di un’altra epoca? La risposta è facile: se non ricono-

Grazia Deledda raccontò le miserie della Sardegna e per questo non fu mai amata dai suoi abitanti. Ma oggi le sue parole tornano di grande attualità sci la condizione di insularità capace di aprire anche porte blindate non puoi richiamare gli investimenti necessari a una svolta di modernità. Qualcuno vorrebbe lasciare le cose come stanno per far risaltare il cuore selvaggio della Sardegna. Ma è una sciocchezza sostenuta da chi si oppone a un salto di qualità della vita. L’Isola è certamente un luogo mitico, ricco di fascino e di misteri. Spetta a noi trasformare l’oro della Sardegna in un messaggio per chi ancora non l’ha attraversata. Anche per poeti e scrittori che possono eternarla nelle loro opere.

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appuntamenti 5 –10 luglio

Pistoia Blues Quarant’anni e non sentirli. È l’età raggiunta da Pistoia Blues, uno degli appuntamenti più caratteristici e più importanti dell’estate musicale italiana. Un evento che ha saputo ritagliarsi uno spazio sempre più significativo a partire dal 1980, anno della prima edizione del festival. Sul palco toscano si sono alternate celebrità del calibro di Bob Dylan, John Lee Hooker, Jimmy Page e Frank Zappa, ma anche Fats Domino, Carlos Santana, Muddy Waters e perfino la prima esibizione dei Blues Brothers dopo la morte di John Belushi. Senza far mancare un pezzo d’Italia, dal chitarrista

Alex Britti a Pino Daniele, fino a Franco Battiato, Zucchero e Stefano Bollani. Le cinque serate di quest’anno (martedì 9 luglio il festival si prende un giorno di pausa) prevedono grandi nomi della musica rock e blues. Il primo giorno, il 5, a guidare il cartellone saranno gli americani Black Stone Cherry e Ana Popovic, oltre a Eric Bibb & Staffan Astner, Lambstone e Filippo Margheri. Il 6 luglio sul palco i Thirty Seconds to Mars, la band guidata dall’attore Jared Leto. Il 7 luglio spazio ai giganti del blues Robben Ford ed Eric Gales. L’8 luglio, poi, via libera a Noel Gallagher e i suoi High Flying Birds. Il cantante, già chitarrista della rock band di Manchester, gli Oasis, torna in Italia un anno dopo l’esibizione milanese agli I-Days del giugno 2018.

Infine, la serata conclusiva vedrà protagonista Ben Harper e i suoi Innocent Criminals, la formazione più rock tra quelle con cui si è esibito il chitarrista e cantante americano. Anche Ben Harper è un assiduo frequentatore del nostro Paese, che gli ha sempre tributato grandi onori.

Pistoia

06 luglio

Vermentino sotto le stelle di Castro Una manifestazione dedicata alle produzioni tipiche di Oschiri da degustare rigorosamente sotto le stelle del santuario di Castro, uno degli scenari più suggestivi della zona. Tra i cibi che verranno offerti ai visitatori, rigorosamente a titolo gratuito, oltre a salumi e formaggi, il Vermentino, una delle eccellenze del territorio. Il cibo, per essere gustato ancora meglio, sarà accompagnato da momenti musicali, con canti tipici che si protrarranno fino a tarda notte.

Oschiri (Ss)

12 – 14 luglio

Sagra del pesce spada Trentesima edizione della manifestazione dedicata a uno dei prodotti ittici iconici della Sicilia. In questo caso, tre grandi griglie verranno installate allo Scalo di Alaggio dove si alterneranno decine di cuochi pronti a cucinare nel modo più semplice - ma gustoso - possibile il pesce spada. Insieme ad esso verrà offerto un bicchiere di vino bianco, oltre a insalata fresca e pane casereccio. Inoltre, come negli anni passati, si terrà la mostra-esposizione dell’artigianato e dei prodotti ittici locali. Il tutto nella magnifica cornice del Lungomare dei Ciclopi, con i faraglioni e l’Isola Lachea a fare da sfondo impareggiabile alla manifestazione.

Aci Trezza (Ct)

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12 – 14 luglio

La disfida degli arcieri di Terra e di Corte Nella splendida cornice della Lunigiana, si rinnova l’appuntamento con la Disfida degli Arcieri di Terra e di Corte. Giunta alla 49esima edizione, la manifestazione consiste in una gara di abilità tra arcieri che rappresentano i cinque quartieri della città: Guardia, Verrucola, Terra, Fittadisio e Montechiaro. Si tratta della rievocazione storica di una sfida avvenuta nel 1572 tra gli arcieri del nucleo urbano (Terra) e dei villaggi intorno al borgo (Corte).

Fivizzano (MS)

27 luglio

Sagra del Bovino Gallurese L’appuntamento con la sagra che valorizza le carni degli allevatori della Gallura è ormai giunto alla 19esima edizione. Un’occasione per gustare il cibo tradizionale, accompagnato da vino del territorio. La manifestazione nacque nel 2001, quando gli allevatori, preoccupati per il morbo della “mucca pazza” che aveva drasticamente ridotto il consumo di carne, si sono inventati un evento che sostenesse le produzioni locali. Gli ideatori? L’associazione “Amichi di La Graiglia”, che in dialetto locale significa amici della griglia.

Calangianus (OT)

14 luglio

Festino di Santa Rosalia La 394esima edizione della festa dedicata alla patrona di Palermo ha preso il via ben prima della notte tra il 14 e il 15 luglio di quest’anno, data fissata per le celebrazioni per il ritrovamento delle ossa di Santa Rosalia. Nei tre mesi precedenti, infatti, sono state realizzate iniziative per coinvolgere anche gli “ospiti” del carcere dell’Ucciardone, che hanno prodotto un carro celebrativo, tutto incentrato sul tema dell’inquietudine. Quell’inquietudine che la Santa provò

quando dovette scappare sul Monte Pellegrino dove trovò la morte il 4 settembre del 1170. Narra la leggenda, che Santa Rosalia si sia data alla fuga dopo aver deciso di rifiutare un matrimonio combinato. Ella aveva già scelto, infatti, di donarsi interamente a Gesù. Dopo la morte, la sua vicenda venne dimenticata fino al XVII secolo: nel 1624 scoppiò in Sicilia una terribile pestilenza. Un cacciatore, recatosi

sul Monte Pellegrino, vide apparirgli Rosalia che gli intimava di avvisare il Cardinale Doria, vescovo di Palermo, della presenza delle sue ossa in una grotta lì vicino. E preconizzò al cacciatore la sua imminente morte a causa della peste. Poco prima di spirare, l’uomo svelò il suo segreto e una processione si recò sul Monte per cercare le ossa, mentre a Palermo la pestilenza non dava scampo alla popolazione. Una volta ritrovate le spoglie di Santa Rosalia, si decise di portarle in città, dove ebbe luogo il miracolo: la peste smise di provocare morte e distruzione. E da quel giorno si decise di omaggiare la Santa e il suo miracolo.

Palermo

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sommario

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COVERSTORY

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Acque minerali: smontiamo le bufale e i falsi miti Chi l'ha detto che sono più inquinanti e meno controllate?

48

18 Così (non) fan tutte: come

scegliere l'acqua adatta Impariamo a leggere l'etichetta e a comprendere che cosa ci serve

26 Il "Contraste" ordinato

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guadagni sono solo per pochi Quanti sono i ristoranti stellati in Italia? E quanto rendono?

Cameriere... champagne! Così Moët Chandon è diventato mito Un viaggio alla scoperta di uno dei nomi più prestigiosi ed evocativi

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Il sapore dolce di Modica e del suo mitologico cioccolato Gli iconici "cristalli" di zucchero che hanno reso celebre le tavolette

40 In Sardegna c'è un fiordo che

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42

60 Il nuovo mantra del turismo?

LUGLIO 2019

di Matias Perdomo Lo chef uruguaiano ci racconta la sua idea di cucina fuori dagli schemi

30 Le stelle sono tante... ma i

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FOOD&TRAVEL

ha conquistato il mondo Poltu Quatu è stato scoperto quasi per caso da una coppia romana

Supramontes, la fabbrica delle vertigini da scoprire a piedi Tra ginepri e cale, tutti gli itinerari più affascinanti per il trekking

Così le isole toscane sono diventate una gemma preziosa Itinerari insoliti nell'arcipelago: poco battuto, ma molto affascinante Livin' la vida loca...l I tour operator offrono la possibilità di vivere come gli autoctoni



sommario

LIFESTYLE

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66 Vip in giro per l'Italia: inizia l'estate vacanziera del bel mondo nostrano Da Raoul Bova a Luigi Di Maio: Sicilia, Puglia e Sardegna sono i nuovi place to be

68 Lista dei desideri: se il color oro

diventa il nuovo must dell'estate Marchi di abbigliamento e di gioielli hanno decretato la nuance più trendy

Cperosmetica: il necessaire perfetto andare in spiaggia "protette"

70

Crema solare prima di tutto, ma anche maschere per capelli e trucchi waterproof

73 Com'era bello camminare in una

Valleverde? Ma lo è ancora Il noto brand di calzature ritrova nuova vita grazie alla famiglia Silvagni

76 Motori: tutto quello che c'è da sapere

sulle nuove proposte dell'automotive Vetture elettriche innovative, ma anche fuoriserie da sogno e minicar da città

80 Così la nave si trasforma nel luogo

perfetto per fare business Il turismo d'affari sta vivendo un momento di fermento grazie a nuove proposte

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La città riscopre il bello e l'arte grazie alla Fondazione Grimaldi Una serie di progetti riporta all'antico splendore palazzi e luoghi storici

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LUGLIO 2019

Edizione speciale per Grimaldi Lines

Allegato alla LaFreccia, mensile di bordo di Frecciarossa-Trenitalia Direttore responsabile Sergio Luciano

68 86

PIACERI

86 Altro che giochi, gli e-games

sono un business miliardario I videogiochi sportivi sono pronti a diventare disciplina olimpica

90 Il Giudizio Universale, alla

scoperta della Cappella Sistina A Roma uno spettacolo innovativo racconta la storia del capolavoro

92 Rubrica Soldi 94 Enigmistica 98 Le ragioni del gossip

Coordinamento Marco Scotti In redazione Marina Marinetti (caporedattore), Marco Muffato, Riccardo Venturi Hanno collaborato Gianfranco Brambati, Cristiano Carocci, Luigi Ciccarelli, Antonio Di Rosa, Oreste Ferrari, Francesca Frediani, Marco Gemelli, Riccardo Lagorio, Franco Oppedisano, Vincenzo Petraglia, Giacomo Schiavon, Monica Setta, Carlos Solito, Maria Grazia Tornisiello, Chiara Volonté Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi, Liliana Nori Segreteria di redazione Monia Manzoni Per la pubblicità su questa rivista commerciale@economymag.it Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 24 del 14/02/2019 Stampa Arti Grafiche Boccia Spa Via Tiberio Claudio Felice 7 84131 Salerno




story

COVER 18

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COVERSTORY

Acqua sì, ma quale?

Tutto quello che avreste sempre voluto sapere

acqua minerale

sull' «C

hiare fresche et dolci acque» scriveva Francesco Petrarca. Sì, ma quali acque? Oligominerali? Termali? In bottiglia? In borraccia? Lo scenario è convulso, con voci che si rincorrono, notizie vere e verosimili. Economy Like vi guida in un viaggio alla scoperta dei principali luoghi comuni (veri o falsi che siano) sul grande mondo delle acque minerali in Italia. Un settore che vale oltre tre miliardi di euro e che produce quasi 15 miliardi di litri all’anno. Perché l’acqua rimane il bene più importante per l’organismo umano: bisogna bere tanto per mantenere un corretto livello di idratazione. Nel caso di un calo di questo indicatore anche soltanto del 2% si rischia di riscontrare stanchezza intellettuale, difficoltà a concentrarsi e problemi di attenzione.

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di Marco Scotti

Tante notizie, alcune bufale, molti miti da sfatare per capire meglio l'ingrediente fondamentale per la vita. Anche perché l'Italia è uno dei Paesi più importanti per quanto riguarda le sorgenti naturali


L’acqua minerale non è sostenibile! Sicuri? Non è esattamente così. La plastica con cui vengono realizzate le bottiglie è il Pet (v.di box), che è un materiale totalmente riciclabile. Poi certo, in alcune zone d’Italia – da nord a sud – il livello di raccolta differenziata è molto basso e il tasso di incivili che gettano i rifiuti per la strada rimane ancora elevatissimo. Secondo i dati di Corepla, il Consorzio nazionale per la raccolta e il riciclo degli imballaggi in plastica, la quota di questo materiale smaltita in maniera corretta dagli italiani è decuplicata negli ultimi 20 anni, passando da 1,8 kg del 1998 ai 18 kg dello scorso anno, con un beneficio economico di oltre due miliardi. Il versante su cui c’è ancora da fare è quello del riutilizzo della plastica: solo il 43%, infatti, viene impiegata nuovamente. Ma il settore delle acque minerali, da questo punto di vista, è decisamente all’avanguardia. «Il nostro comparto è pronto a riciclare il 100% della plastica utilizzata entro il 2029. Ci sono troppe spinte demagogiche – ci racconta Ettore Fortuna, il vicepresidente di Mineracqua, la federazione delle aziende che operano nel settore – che cercano di polarizzare l’attenzione sull’inquinamento provocato dalle bottiglie dell’acqua minerale. Alcuni soggetti, pubblici e privati, hanno deciso di sostituirle con le borracce, ma è un meccanismo piuttosto ingiusto. La direttiva europea Sup (Single Use Plastic, sulla plastica monouso, ndr), non ha mai riguardato i nostri prodotti. E questo perché il pet è totalmente riciclabile e si inserisce perfettamente all’interno della cosiddetta economia circolare.

ettore fortuna, vicepresidente di mineracqua

Oggi in commercio ci sono 300.000 tonnellate di Pet prodotto da noi e 1,8 milioni di tonnellate di altre plastiche che non provengono dal nostro comparto e che inquinano ugualmente». Senza contare le pericolose microplastiche, che provengono dagli scarichi delle lavatrici e che sono il risultato di lavaggi e centrifughe sui capi in fibra sintetica come il pile. «Vi ricordate – prosegue Fortuna – la famosa isola di plastica che tanto scalpore aveva creato sui giornali di tutto il mondo? Nessuno si è premurato di dire che si trattava dell’effetto drammatico degli scarichi di una decina di fiumi, nessuno dei quali europeo».

Che cos’è il PET

I

l Pet (Polietilenetereftalato) è un polimero inerte con ca-

europea sulla plastica monouso abbia bandito piatti, posa-

ratteristiche che lo rendono idoneo a contenere liquidi ali-

te, miscelatori di bevande, cannucce, mentre non ha vieta-

mentari, acque minerali, bevande, latte, dal momento che

to le bottiglie di Pet. Anzi: l’Ue, riconoscendone la riciclabilità

inizia a degradarsi da una temperatura di 160°. Un dato che

al 100% e la possibilità di impiegarle per realizzarne di nuo-

lo rende particolarmente adatto a preservare le proprietà

ve, ha fissato gli obiettivi di raccolta di questo materiale al

organolettiche dei prodotti che contiene. Inoltre il Pet è rici-

77% per il 2025 e al 90% per il 2029 e l’obiettivo di utilizzo di

clabile al 100% e, se opportunatamente smaltito, può dare

Pet riciclato nella fabbricazione di nuovi contenitori al 30%

vita a nuove bottiglie. Non è un caso che la recente direttiva

entro il 2030.

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COVERSTORY

Acqua sì, ma quale?

Quanto vale l’industria dell’acqua

N

el 2018 la produzio-

del totale, il vetro il 16% e i

ne di acqua mine-

boccioni o brik il 2% men-

rale si è attestata a 14,8

tre nei canali di vendita si

miliardi di litri, di cui 1,5

segnala il lieve calo della

miliardi esportati con un

Grande distribuzione or-

saldo commerciale atti-

ganizzata (dal 70 al 69%)

vo di 500 milioni e un giro

a favore del dettaglio tra-

d’affari complessivo di tre

dizionale e porta a porta

miliardi di euro. È uno dei

che passa al 10%. L’Italia

primi mercati al mondo

ha 322 fonti di acqua mi-

e il principale in Europa,

nerale certificate, secon-

con un consumo pro-ca-

do Paese della Ue (dietro

pite intorno ai 222 litri.

la Germania con 821 e

L’Italia è rinomata sia per

davanti all’Ungheria, che

la ricchezza di sorgenti di

ne ha 214).Una recente

acque minerali, sia per la

ricerca del Censis rileva

loro qualità, che all’estero

come il 97% degli italia-

ci qualifica come un pro-

ni beva acqua minerale

dotto del Made in Italy. I

sostanzialmente perché:

primi otto gruppi produt-

è buona, è sicura, è utile

tori nostrani coprono una

per il loro stile di vita, ha

fetta crescente di mer-

effetti benefici per la salu-

cato pari al 74,5%. Per

te e costa poco. Il prezzo

quanto riguarda la tipolo-

medio dell’acqua minera-

gia di acque preferite, al

le in Italia è di 22 cente-

primo posto, con il 69%

simi (ma nei discount si

complessivo, si collocano

possono trovare marchi a

le acque naturali, seguite

10 centesimi al litro) con-

dalle frizzanti (17%) e dal-

tro i 30 centesimi della

le effervescenti naturali

Francia, i 36 della Ger-

(14%). Le bottiglie di pla-

mania e i 73 del Regno

stica si prendono l’82%

Unito.

Meglio le borracce… Per questo motivo diverse università, enti pubblici e perfino alcune grandi aziende italiane hanno deciso di vietare l’uso di bottigliette di plastica per iniziare a incentivare l’impiego di borracce. Ma, se non usate in maniera responsabile, anche questi strumenti possono diventare un pericolo per l’essere umano. «Inutile girarci attorno – prosegue il vicepresidente di Mineracque – le borracce sono a contatto con la bocca, racchiudono sempre un po’ di liquido e sono il sostrato perfetto per patogeni come Escherichia Coli o Campylobacter, responsabili della ga-

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Si è diffusa la credenza che le bottiglie siano particolarmente inquinanti. Ma non è affatto vero: il Pet è totalmente riciclabile. E per quanto riguarda borracce e casette, attenzione ai batteri stroenterite cronica. I batteri sono dei veri e propri “latin lover” e si riproducono alla velocità della luce. E poi, parlando di sostenibilità: per fare le borracce servono altiforni da 1.700 gradi in cui l’alluminio viene fuso, con una produzione di anidride carbonica particolarmente elevata. Invece se prendiamo il nostro settore abbiamo aumentato le vendite di tre miliardi di litri d’acqua ma mantenuta costante la quantità di plastica utilizzata, riducendo il peso delle bottiglie. Anche nel nostro comparto c’è qualcuno che prova a fare il furbo, garantendo che gli involucri sono realizzati in plastica vegetale: peccato che queste bottiglie non abbiano i requisiti di sicurezza». Un’altra tendenza che sta prendendo piede è quella di acquistare un filtro da installare nell’impianto domestico, che consente di depurare l’acqua dell’acquedotto e magari di renderla anche effervescente. Il che potrebbe anche funzionare, se non fosse che impianti di quel tipo hanno bisogno di essere puliti frequentemente e invece spesso e volentieri si effettua la manutenzione una volta all’anno permettendo il proliferare di batteri e altri patogeni. … o le “casette” dell’acqua Un altro modo per fruire del bene più prezioso è quello delle cosiddette “casette” dell’acqua. Si tratta di luoghi, nati soprat-


famoso processo contro un produttore di brocche che prometteva di eliminare le impurità dell’acqua. Peccato che il filtro, dopo 5 o 6 giorni smettesse di lavorare correttamente perché intasato. Ma questo non veniva detto dal produttore».

tutto al nord e nei piccoli centri urbani, che inizialmente erogavano gratuitamente. Oggi invece tutti i comuni si sono adeguati e chiedono un corrispettivo di circa 4-5 centesimi al litro. Ma anche in questo caso ci sono dei rischi non indifferenti. In primo luogo, i contenitori in cui l’acqua viene versata: se le bottiglie o le taniche non sono perfettamente sterili, si rischia di creare il terreno di coltura perfetto per la proliferazione dei batteri. «Queste casette – ci racconta Fortuna – hanno fatto leva sul desiderio delle famiglie di risparmiare, in tempi di crisi. Ma ci sono scarse garanzie igieniche e soprattutto non si sa esattamente che cosa si sta bevendo. Quando si imbottiglia dell’acqua, infatti, è necessario per poterla considerare potabile che questa consenta un determinato livello di disinfettante che, tipicamente, è il cloro. Ma nelle casette e negli impianti di depurazione domestica si elimina anche questo elemento, rendendo il liquido che fuoriesce una “bevanda al gusto di acqua”. E poi torniamo sempre lì: ma chi fa manutenzione? E ogni quanto? Bisogna ad esempio accertarsi che il filtro non venga ostruito da alcun tipo di sostanza, altrimenti non serve a nulla, ma non si sa se questo venga controllato con la frequenza con cui lo facciamo noi. La moda è già scesa, il consumatore è più furbo e non si fa “fregare”. Basti pensare che c’è stato un

Sì ma che prezzi! Un altro tema che circonda l’acqua minerale è che abbia dei prezzi particolarmente elevati e che quindi approvvigionarsi dal rubinetto sia una scelta furba anche dal punto di vista finanziario. Ma anche in questo caso abbiamo alimentato un falso mito per molto tempo. L’acqua in Italia costa molto poco. Che si tratti di quella dell’acquedotto o di quella imbottigliata, abbiamo costi (v.di box) di gran lunga inferiori alla media europea, grazie alla natura idrogeologica del nostro Paese. Inoltre «c’è grande concorrenza – conclude Fortuna – e questo aiuta a tenere i prezzi bassi. In Italia i primi 5-6 gruppi detengono il 75% delle quote di mercato, per questo gli altri player provano a distinguersi con promozioni legate alle voci di costo. Un litro, mediamente, costa 22 centesimi. Ma nei discount si può arrivare a trovare offerte da 10 centesimi. La media europea è di 33 centesimi al litro e questo ha fatto dell’acqua una bevanda che può essere equiparabile ad altre bibite. Oggi l’industria dell’acqua in Italia è anche innovativa, con impianti capaci di produrre 60.000 bottiglie all’ora e con giacenze di magazzino bassissime: entro 48 ore dall’imbottigliamento i colli lasciano le fabbriche per arrivare nei punti vendita. Infine, proprio perché le sorgenti sono spesso in zone lontane dai centri abitati, abbiamo dato lavoro in territori che altrimenti avrebbero fatto fatica a emergere».

I batteri più diffusi

S

ono almeno una trentina le malattie riconducibili all’acqua. Fortunatamente molte di loro non riguardano l’Italia e i paesi occidentali in genere, ma pur-

troppo continuano a flagellare i paesi in via di sviluppo. D’altronde, ancora oggi 1,2 miliardi di persone non hanno accesso ad acqua potabile e 2,4 miliardi sono privi di adeguato sistema di sanificazione. Ogni anno cinque milioni di individui muoiono a causa

di malattie correlate

ad acqua non po-

tabile. Soffermandoci

sull’Italia, sono al-

meno tre le infezioni

a cui più di fre-

quente si può andare

incontro. In primo

luogo la giardiasi, un

parassita

si

trova nelle acque non

purificate che può

portare nausea, vo-

mito e diarrea. Un

altro batterio abba-

che

stanza comune è quella proveniente da Campylobacter, un microrganismo che può portare febbre e crampi addominali. Il terzo, e forse più famoso, è l’Escherichia coli, anch’esso responsabile di sgradevoli disagi del tratto gastrointestinale.

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COVERSTORY

A ciascuno la sua acqua

Così (non) fan tutte Acqua sì, ma con quali differenze? di Chiara Volonté

L'

acqua è la materia della vita. È matrice, madre e mezzo. Non esiste vita senza acqua» diceva Albert Szent-Györgyi, scienziato ungherese vincitore del Premio Nobel per la medicina e la fisiologia nel 1937. E l’acqua è anche la protagonista di uno dei gesti più naturali che compiamo ogni giorno, cioè dissetarci. Ma siamo sicuri di sfruttare al meglio e nel modo giusto la fonte di ogni esistenza? «La regola più importante per massimizzare tutti i benefici di questo liquido è sicuramente bere a piccoli sorsi. Ingurgitare mezzo litro d’acqua

«

Oligominerale, calcidica o a basso contenuto di sodio. E ancora: solfate, magnesiache o clorurate. Come scegliere l'acqua più adatta alle diverse esigenze di ognuno di noi velocemente non porta ad una reale idratazione, perché la maggior parte di quanto ingerito arriverà velocemente in vescica e sarà altrettanto rapidamente eliminato con l’urina. Sorseggiare lentamente e possibilmente durante tutto l’arco della giornata, invece, svolge l’importante funzione di “dissetare” le cellule e quindi di idratarci realmente. Bere molto in un breve lasso di tempo può servire, invece, a diluire le urine e quindi essere utile in corso di cistite per alleviare i sintomi dolorosi tipici di questa infiammazione. Inoltre è importante sapere che un consumo eccessivo di acqua può essere il sintomo di alcune patologie come per esempio il diabete. Non solo, bere troppo può anche causare un’intossicazione che causa un’eccessiva diluizione del sangue con conseguenze anche gravi. Una quantità smisurata dipende, ovviamente, dalle condizioni: infatti quattro litri potrebbero essere accettabili se si sta facendo sport ad alte temperature, o al contrario essere esagerati in condizioni di normalità».

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È con queste parole che la dottoressa Federica Almondo, nutrizionista specialista in scienza dell’alimentazione, ci introduce nel mondo delle acque naturali, per insegnarci come sfruttare al meglio le proprietà del nutrimento più importante per ogni essere vivente, e per mostrare che dissetarsi è molto più che un semplice gesto automatico da compiere al bisogno. «Per prima cosa, vorrei ricordare che al mattino, appena svegli, così come è fondamentale mangiare in quanto veniamo da un periodo di digiuno, altrettanto importante è reidratarsi, possibilmente con acqua tiepida, che aiuta a combattere la stitichezza e stimola l’afflusso di sangue contribuendo a svegliare l’organismo correttamente – afferma la dottoressa - Il consiglio è di bere durante l’intero arco delle 24 ore. Se consideriamo un introito di due litri di acqua al giorno, uno andrebbe assunto in mattinata e l’altro nel pomeriggio fino a cena. Un mito da sfatare, invece è quello che fa male bere durante i pasti, perché rallenterebbe la digestione. Non è vero, dissetarsi un pochino tra un boccone e l’altro può aiutare a fluidificare i succhi gastrici e quindi ad aumentare la loro superficie di contatto con il cibo; una dose di acqua ragionevole durante i pasti è 500-600 ml. Ma soprattutto, è importante non aspettare lo stimolo della sete». Dunque, non solo come e quando: per dissetarsi in modo ottimale è necessario capire anche in quali quantità. «Due


Qui a fianco la dottoressa federica almondo, nutrizionista e specialista in scienza dell'alimentazione

(contatti: federica. almondo1968@ gmail.com; www. federicaalmondo.it)

litri al dì è un buon consiglio se si considera una giornata tipo, in condizioni climatiche non calde – puntualizza la nutrizionista Almondo – Infatti, nell’arco delle 24 ore, con le urine evacuiamo mediamente tra 1 e 1,5 litri di acqua, senza contare il sudore. Non appena la temperatura si alza bisognerebbe arrivare a 2,5 litri, fino a 3 in caso di caldo intenso, in particolare per sopperire alla perdita di liquido corporeo che avviene tramite la traspirazione. Per lo stesso motivo bisogna accrescere il consumo di acqua quando si pratica at-

Come si legge l’etichetta che si trova sulle bottiglie?

L

e acque minerali sono commercializzate in contenitori

un’indicazione delle proprietà corrosive o incrostanti di una

che riportano cartellini con numerose informazioni, che

qualsiasi soluzione), questo dovrebbe essere compreso

definiscono in 48 parametri l’insieme di sostanze che ven-

tra 6.5 e 8.0; il valore ottimale però dovrebbe essere alca-

gono sottoposte ad analisi per verificarne la qualità. Ma

lino, cioè superiore a 7.0. La conducibilità elettrica è in fun-

non serve essere dei piccoli chimici per interpretare in ma-

zione del contenuto minerale, ed è utile per ottenere una

niera corretta i dati che descrivono le proprietà organolet-

misura, seppur approssimata, dei sali disciolti in un'acqua

tiche dell’acqua: il valore più importante e immediato da

minerale, ma è meglio basarsi sul residuo fisso. La durez-

guardare è il residuo fisso. Per l’uso quotidiano si consiglia

za è connessa ai parametri di calcio e magnesio, e non ci

di sceglierne uno compreso tra i 50 e i 500 mg/l – oligo-

sono valori limite perché non esiste un rischio sanitario, ma

minerali -, mentre un valore che si attesta tra 500 e 100

è consigliato che si attesti tra i 15 e i 50 gradi francesi. Non

mg/l – mediominerale - può essere indicato nel periodo

devono essere invece sottovalutati i nitrati (residui inorga-

estivo per reintegrare i minerali persi con la sudorazione o

nici che si trovano di frequente nelle acque freatiche delle

per gli sportivi, ma è controindicata per esempio se si è af-

zone rurali e che si formano soprattutto a causa dei fer-

fetti da calcolosi renale. Residui inferiori ai 50 o superiori a

tilizzanti), in quanto possono alterare il corretto trasporto

1000 mg/l non sono invece adatti nell’uso giornaliero, salvo

dell’ossigeno nel sangue. Questo è molto pericoloso per il

indicazione di un nutrizionista. Per quanto riguarda il Ph (o

neonato: infatti, per l’infanzia il limite deve essere 10 mg/l,

concentrazione ioni idrogeno, cioè è il parametro che dà

per i bambini 25 mg/l, mentre per gli adulti fino a 45 mg/l.

LUGLIO 2019

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COVERSTORY

A ciascuno la sua acqua

Quali sono i benefici psicofisici che dona la corretta idratazione?

I

una

senza delle molecole di

giusta dose di acqua al

H2O, quindi un individuo

giorno facilita la depura-

disidratato è rallentato e

zione dalle tossine che

impigrito. È questo uno

si accumulano quotidia-

dei motivi per cui duran-

namente nel nostro or-

te tutte le performance

ganismo, e che se non

sportive, non appena c’è

vengono

regolarmente

un piccolo intervallo, tut-

eliminate possono cau-

ti gli atleti si affannano a

sare molti disturbi. Inol-

bere! Buone notizie per i

tre, è importante sottoli-

più vanitosi, perché una

neare che, per il cuore, è

corretta idratazione non

molto più faticoso pom-

solo dona subito una pel-

pare un sangue denso,

le più luminosa e liscia, e

tipico di un soggetto di-

capelli più lucenti e sani,

sidratato, rispetto a far-

ma contrasta attivamen-

ne circolare uno fluido.

te l’acne e aiuta a sgon-

L’acqua è anche un vero

fiarsi. Senza dimenticare

e proprio toccasana per

che bere molto stimola la

la vitalità: anche se priva

diuresi e aiuta a drenare

di nutrimenti calorici da

i liquidi nelle gambe, di

cui produrre energia, è

conseguenza

bene ricordare che tut-

la cellulite, fenomeno che

te le reazioni chimiche

affligge moltissime donne

nel

causato da una circola-

nnanzitutto,

nostro

bere

organismo

avvengono solo in pre-

20

LUGLIO 2019

combatte

zione linfatica rallentata.

tività fisica e questo, ovviamente, proporzionalmente al tipo e al tempo di allenamento: in genere basta aumentare di 500 ml per un training di 30-60 minuti. Esistono poi situazioni cliniche che richiedono un’attenta idratazione, come nel caso di gastroenteriti, vomito, diarrea, stipsi, e febbre. In generale, quando si è malati bisogna bere di più anche per aiutare il corpo a espellere le tossine. Bambini e anziani sono molto più soggetti di un adulto alla disidratazione; coloro che hanno raggiunto la terza età, in particolare, vanno seguiti con attenzione in quanto spesso non sentono lo stimolo della sete e questo può essere pericoloso». A ciascuno la sua acqua Dissetarsi è un gesto talmente automatico e naturale che spesso ci si dimentica che, bevendo, non solo si soddisfa un

Il residuo fisso indica la quantità di sali minerali contenuti nella bottiglia che rimane dopo l'evaporazione di un litro d'acqua a 180 gradi. I valori vanno da meno di 50 a più di 1500 mg/l bisogno fisico, ma si ripulisce l’organismo, integrando i minerali e favorendo la diuresi. Non esiste un’acqua migliore delle altre, ma sicuramente ognuno di noi può trovare quella più consona alle proprie esigenze, valutandone le caratteristiche organolettiche e stabilendo se siamo solo alla ricerca di una buona “ambrosia” con cui nutrirci, oppure possiamo scegliere un alleato dietetico. «Ma va sottolineato – precisa la dottoressa Almondo - che le virtù terapeutiche delle acque minerali sono molto blande e non possono in alcun modo curare o prevenire patologie importanti: il loro consumo può però essere un valido supporto nella gestione globale della malattia». Una prima suddivisione viene fatta in base al residuo fisso (v.di box), fondamentale per scegliere l’acqua più adatta a noi. «Si tratta di un parametro che indica la quantità di sali minerali che sono contenuti nella bottiglia e che rimane dopo l’evaporazione di un litro d’acqua a 180 gradi Celsius – ci spiega la nutrizionista - viene generalmente indicato con l’acronimo Rf e va da inferiore o uguale a 50 mg/l fino a oltre 1500 mg/l. Le acque oligominerali (Rf: 50-500 mg/l) sono le migliori per essere bevute quotidianamente e se consumate a dosaggi maggiori sono considerate curative. Sono


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14

1,0

residuo fisso in mg/l

sodio in mg/l

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COVERSTORY prescritte in caso di affezioni alle vie urinarie, calcolosi renale, ritenzione idrica e ipertensione; inoltre sono quelle consigliate per ricostituire il latte in polvere, dato che non ne modificano la composizione». Vi sono poi tanti tipi di acque che si distinguono per l’abbondanza di alcuni minerali: ecco le più diffuse. Le acque salsobromoiodiche sono composte principalmente da sodio, bromo e iodio e sono indicate in caso di affezioni respiratorie e di obesità; in particolare, aiutano le persone in sovrappeso grazie all’azione antinfiammatoria e antiedemigena (cioè che stimola i tessuti ad eliminare l’acqua in eccesso). Quelle clorurate contengono cloruro superiore a 200 mg/l e sono consigliate nelle affezioni epato-biliari, nella cattiva digestione, per la stipsi e per il colon irritabile, oltre ad essere ottime per lo sportivo; sono invece controindicate in caso di nefropatie, colite ulcerosa, ulcera e gastriti. Le solfate includono solfati superiori a 200 mg/l e sono suggerite a chi soffre di coliti spastiche, colon irritabile e stipsi, mentre non lo sono per i periodi di infanzia e menopausa, in quanto possono interferire con l’assorbimento di calcio aumentandone l’eliminazione. Le acque bicarbonate sono costituite da bicarbonato superiore a 600 mg/l e sono raccomandate durante i pasti per facilitare la digestione e l’acidità di stomaco, ed inoltre accelerano lo svuotamento gastrico; sono particolarmente adatte per i neonati che soffrono di rigurgito e per gli sportivi, poiché facilitano l’eliminazione dell’acido lattico e il recupero muscolare. Le magnesiache sono formate da magnesio superiore a 50 mg/l, prevengono i crampi e hanno un’azione purgativa. Quelle ferruginose sono costituite da ferro bivalente superiore a 1 mg/l e sono proposte per combatterne la carenza, sia essa dovuta ad anemie o riscontrata in soggetti che hanno un

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elevato bisogno di questo macroelemento, come adolescenti e donne in gravidanza. In ultimo, le acque a basso contenuto di sodio accolgono sodio inferiore a 20 mg/l e sono perfette nelle diete che prevedono un’assunzione limitata di questo minerale, nell’ipertensione e nella ritenzione idrica. Le persone più anziane dovrebbero preferire un’acqua calcidica perché contrasta l’osteoporosi, mentre la più indicata per i bebè è la oligominerale, in particolare con un residuo fisso non superiore ai 140 mg/l. «Spesso si dice che non è necessario proporre acqua ai neonati nutriti al seno –

Le acque più indicate per i neonati sono quelle oligominerali, con residuo fisso non superiore ai 140 mg/l. Anche i bebè devono essere idratati se in un ambiente caldo o senza allattamento precisa Almondo - Ciò è vero in condizioni di normalità, ma se il bambino è in un ambiente caldo o non si riesce per un qualsiasi motivo ad allattarlo, è necessario dissetarlo». C’è però una serie di luoghi comuni che merita di essere sfatata: ad esempio il fatto che acqua calda e limone al mattino abbiano proprietà detox pressoché magiche. In realtà, i benefici più significativi di questa pratica sono apportati dall’ingestione di acqua a temperatura ambiente e non dal limone che, al limite, può dare blandi giovamenti dovuti per esempio alla presenza di vitamina C o al fatto che rallenta sensibilmente lo svuotamento gastrico, permettendo una digestione più completa, ma non bisogna dimenticare che in molti soggetti può provocare bruciori e gastriti.



Five Roses Anniversario. La storia di un’azienda, la forza del territorio. Five Roses Anniversario. The origins of a Cellar, the power of a land.

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travel

FOOD& 52

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food&travel

a pranzo con...

La cucina del

Contraste:così le dissonanze

si trasformano in armonia di Marco Scotti

P

erché devo avere una fila di gente fuori dalla porta e liste d’attesa lunghissime? Solo per farmi “figo”? No, io penso che debba essere riportato al centro della scena il vero protagonista di un ristorante, cioè il cliente. Per questo abbiamo deciso che la prima pagina del nostro menù dovesse essere uno specchio, in cui il nostro ospite potesse vedere riflessa la sua immagine e decide in base a quella che tipo di percorso gastronomico seguire». Matias Perdomo ci accoglie nel suo ristorante milanese, il Contraste, in zona Navigli, con la certezza di aver creato un luogo di cui si sentirà parlare ancora a lungo. Uruguaiano, nato nel 1980, Matias Perdomo è sbarcato in Italia poco più che ventenne e ha rapidamente conquistato il capoluogo milanese con un mix di temerarietà e inventiva. Ha aperto il suo ristorante insieme allo chef Simon

«

Il Contraste ha aperto a Milano nel 2015. Dopo aver conquistato la prima stella Michelin si è affermato come uno dei locali più innovativi del capoluogo lombardo Press e al maître Thomas Piras nel 2015 e dopo poco ha conquistato la Stella Michelin. E ora a Milano sono in molti a chiedere che alla proposta gastronomica di Contraste venga assegnata una seconda stella. Perdomo, partiamo dall’inizio: che cosa l’ha spinta a diventare chef? Ho iniziato a cucinare quasi per sbaglio: a 14 anni lavoravo nella falegnameria di mio zio, mi è sempre piaciuto il contatto con la materia e il legno è molto interessante perché può essere plasmato. Abbiamo iniziato quasi per caso a frequentare dei corsi di cucina e mi sono reso conto che poteva essere la mia strada perché anche nel caso degli alimenti c’era un processo complesso di trasformazione. Così ho deciso di provare e, a 16 anni, ho inviato il mio curriculum a un albergo a cinque stelle a Punta

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Del Este. Si trattava di una descrizione assolutamente fasulla e inventata, ma devo averli convinti in qualche modo perché mi hanno chiamato… Insomma, una bugia a fin di bene! No, perché una volta che mi sono presentato all’hotel - dopo aver viaggiato in pullman, aver comprato una camicia nuova ed essermi messo nell’ottica di intraprendere il viaggio della vita – mi è stato detto che ero troppo giovane e non mi hanno più preso. A quel punto sono tornato a Montevideo ma non ho più voluto lavorare con mio zio e ho iniziato a fare una serie di esperienze sempre nel campo della ristorazione. A 18 anni sono andato a lavorare in un ristorante italiano che faceva solo pasta e sughi freschi. A 20 anni, solo 24 mesi dopo l’inizio dell’avventura, ero a capo di tre esercizi con 60 cuochi sotto di me, stavo diventando un personaggio con ospitate tv e ricette sui giornali. Lusinghiero? Al contrario, ero stanchissimo e mi sembrava di non imparare niente. Per questo motivo ho deciso di accettare la “corte”


serrata del cugino di una mia cara amica e sono venuto in Italia. Sono approdato nel 2001 al Pont De Ferr, qui a Milano, dove ho fatto per cinque anni l’aiuto cuoco. Quando poi lo chef ha deciso di intraprendere un’altra avventura professionale, sono stato promosso a capo della cucina. E mi sono trovato peggio di prima, con ancora più responsabilità e la costante sensazione di non imparare nulla. Finché nel 2011 sono arrivati i miei due soci attuali, Simon e Thomas. Con loro abbiamo fatto “quadrato” e iniziato a coccolare l’idea di fare un ristorante tutto nostro. Come avete messo in pratica le vostre intenzioni? Ci siamo licenziati a febbraio dal Pont De Ferr, tranne Simon che è rimasto un paio di mesi in più per completare il passaggio di consegne. Avevamo tante idee per la testa, ma un problema enorme: non avevamo soldi. Abbiamo iniziato a fare richieste in banca e a cercare investitori e il lato economico si è risolto. Quello che invece non potevamo prevedere è che, una volta completato il progetto per il locale che avevamo individuato, i condomini dello stabile ci hanno mandato a monte la realizzazione perché non ci hanno permesso di installare la canna fumaria. A quel punto il mondo ci è crollato addosso: eravamo senza lavoro, io avevo una bimba di due anni, eravamo davvero preoccupati. Quasi per caso abbiamo trovato il luogo in cui siamo ora e ci siamo accordati con il proprietario per farne un ristorante. E il 1° settembre del 2015 abbiamo inaugurato il nostro nuovo locale. Come nasce il nome Contraste? Perché è un termine usato in fotografia per indicare che anche i colori più disparati possono portare all’armonia. Declinandolo in cucina, volevamo creare un’esperienza in cui il dolce, il

nella pagina a fianco, da sinistra a destra,

Simon Press, Thomas Piras e Matias Perdomo. sopra, i locali del ristorante

"Contraste". Sotto, uno dei piatti creati dagli chef, il "pulp fiction"

freddo, il salato, il caldo, il piccante, tutti insieme, contribuissero a dare un risultato finale di grande armonia, dopo un primo momento di “spaesamento” da parte del cliente. Anche l’arredamento ha seguito questa idea, e così vanno letti i due lampadari in silicone, che richiamano quelli di Murano: li abbiamo acquistati mentre ancora stavamo ristrutturando il locale. E sembravano fare a cazzotti con il resto. Poi, alla fine, abbiamo notato con sollievo che si integravano perfettamente con l’ambiente. Abbiamo lasciato i pavimenti tutti diversi, perché volevamo mantenere questa atmosfera particolare. All’ingresso, poi, abbiamo messo una statua nera di Matteo Pugliese. Quale sia il suo scopo? Non lo so nemmeno io, noi lo intendiamo come se fosse la porta d’accesso al Purgatorio, ma il significato vero non lo conosce forse neanche l’artista. E il contrasto sta anche nel fatto che vogliamo riportare al centro della scena il cliente. In che modo? Ad esempio nascondendo la cucina a vista, divenuta ormai un grande classico degli ultimi anni. Ebbene, invece che metterla in mostra, noi abbiamo installato una grande serratura all’ingresso che permette di “sbirciare” dentro la cucina. Ma il protagonista rimane il cliente. Per questo nella prima pagina del menù c’è uno specchio.

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food&travel

a pranzo con...

La nostra proposta gastronomica viene fatta sulla base dei gusti dei nostri ospiti, che possono avere intolleranze, scarse “simpatie” o altro verso determinati alimenti. Servite lo stesso menù per l’intero tavolo? No, ci mancherebbe. Guidiamo gli ospiti in un percorso gastronomico articolato che sono loro a decidere. Non vogliamo che la cena inizi con un “no”, dopo vent’anni di rivoluzione gastronomica vogliamo abbattere questa dittatura del gusto per cui lo chef è sovrano e costringe gli altri a sottostare ai suoi dettami. Invece vogliamo riappropriarci di quel ruolo che era degli osti, cioè figure capaci di consigliare la clientela in base ai gusti personali. Una sorta di manifesto culturale: che viene capito e apprezzato? Che clientela avete? La nostra proposta sta funzionando, tant’è che siamo arrivati ad avere una lista d’attesa di tre mesi. Troppo per noi, anche perché, mi creda, io soffro a dover dire di no alle persone che magari hanno scelto di festeggiare da noi un anniversario o un compleanno. Abbiamo ogni sera, sui circa 30 coperti del nostro ristorante, un 40% di ospiti stranieri, il che significa che iniziamo a farci conoscere anche fuori dall’Italia.

«Che senso ha aggiungere il kimchi o la salsa di soia alla pasta e fagioli? I piatti della tradizione italiana sono buonissimi così, non hanno bisogno di forzature» Fate di tutto per non diventare “personaggi” o le piacerebbe andare in televisione? Qualche ospitata l’ho anche fatta, ma non voglio che quello diventi il mio lavoro principale. Poi certo, se uno dei protagonisti dei reality show come Masterchef prende una padella in mano è capace di zittire qualunque detrattore. Piuttosto è fondamentale far capire che andare in televisione non significa improvvisamente lanciarsi in forzature: i piatti della tradizione italiana sono già buonissimi così. Che senso ha aggiungere il kimchi o la salsa di soia nella pasta e fagioli? Qual è il confine tra idea di cucina e semplice tentativo di impressionare? Al mondo ci saranno forse dieci chef che abbiano saputo creare una vera avanguardia. In Italia mi viene in mente Massimo Bottura, che continua a parlare del suo territorio. Noi invece abbiamo una trentina di piatti che ci rende riconoscibili, ma da qui ad avere un’idea di cucina totalmente innovativa ne passa… Ci faccia un esempio di piatto riconoscibile del Contraste.

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sopra, il buco della serratura da cui

"spiare" la cucina del ristorante e la statua di

Matteo Pugliese che accoglie gli ospiti. in basso il

"Donut

alla bolognese"

Il nostro risotto alla milanese. Non sembra esattamente un’idea travolgente… Lo è se si pensa che in realtà sono dei ravioli ripieni della mantecatura del risotto alla milanese, che viene messo in abbattitore e poi usato come interno del raviolo stesso. Ci dicevano che due carboidrati insieme non potevano stare, ma quando poi si mette in bocca il nostro raviolo, immerso nel brodo di ossobuco, la sorpresa c’è, perché è una sorta di esplosione di sapore che lascia i clienti a bocca aperta. Vale ancora la pena di fare gli chef ? È un lavoro bellissimo, purché però lo si affronti con i tempi giusti. Ad esempio: oggi i giovani pensano di poter avere tutto e subito. Hanno un’idea di gastronomia che è un po’ “drogata”. Io penso che dopo un anno in cucina si sia imparato a malapena dove mettere i piedi, dopo due anni come tagliare la cipolla. Il bello di questo mestiere è la quotidianità, non il riconoscimento o la fila fuori dal ristorante. Come sta veicolando il suo concetto di cucina alle nuove leve? Noi crediamo che tutti i giovani debbano essere seguiti. Per questo chi viene da noi è retribuito, tranne un ragazzo a rotazione che proviene da una scuola di cucina. Vogliamo che fin da subito i nostri futuri chef si assumano responsabilità, anche se poi per imparare non c’è niente come tagliare le cipolle.



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chef stellati

Le stelle sono tante ma i guadagni

T

son per pochi

rasmissioni tv, talk show, pubblicità. E poi un seguito da rockstar, fan in delirio che iniziano a esprimersi come i propri beniamini. Non parliamo di un nuovo fenomeno online, ma degli chef stellati, il mestiere che ha soppiantato l’impiegato di banca nei sogni di tutte le mamme d’Italia che si augurano un futuro più roseo per i propri figli. I vari Barbieri, Bottura, Cannavacciuolo e Cracco (in rigoroso ordine alfabetico) fatturano da soli come un’azienda e danno l’idea che il ristorante – meglio se stellato - sia la panacea di tutti i mali e consenta di raggiungere grandi risultati economici e personali. Ma è davvero così? In realtà non proprio. Secondo uno studio realizzato dalla JFC di Massimo Feruzzi, l’introito medio dei 367 ristoranti che in Italia hanno almeno una stella Michelin è di 775.000 euro all’anno, a fronte di 6.318 clienti che varcano la porta dello “stellato”. Una spesa media per cliente di 112 euro per gli esercizi che

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Turni di lavoro massacranti, margini bassi, costi del personale elevati: fare lo chef è diventato il sogno degli italiani, convinti dalle decine di trasmissioni che sia un mestiere con cui arricchirsi. Davvero? di Oreste Ferrari hanno ottenuto una Stella Michelin, 178 per chi ne ha due e 250 per chi ne ha tre. Calcolatrice alla mano, salvo rare eccezioni, non si tratta di numeri particolarmente impressionan-


chef stellati

ti. Allestire una cucina può arrivare a costare anche 300.000 euro, mentre il costo medio del personale è di 40.000 euro all’anno per persona. Se si considera che in media lavorano in un ristorante stellato una decina di persone, i conti sono presto fatti. Ma non basta: bisogna anche pagare fornitori, bollette e affitto. Tutte voci che riducono drasticamente i margini per gli chef. «La maggior parte dei ristoranti stellati – ci racconta Valerio Visintin, il “critico mascherato” del Corriere della Sera – sta in piedi grazie all’indotto, che per gli chef significa manifestazioni, show cooking, ospitate in televisione. Poi ci sono degli introiti più “sotterranei”, che si manifestano nella ingerenza degli sponsor sui menù. Ai fini del gusto, che senso ha dirmi che marca di pasta è stata utilizzata? La verità è che i menù stanno diventando sempre più come le tute dei piloti di formula uno». In effetti, secondo lo studio di JFC le attività extra-ristorante assumono per gli chef una valenza sempre maggiore. I grandi nomi possono arrivare a prendere parte a una quarantina di manifestazioni di vario tipo per cui percepiscono un cachet che va dai 4.500 ai 32mila euro. E fare i conti non è difficile. Insomma, un mondo a due facce in cui chi sta in cima alla piramide guadagna molto bene, mentre gli altri, pur con riconoscimenti prestigiosi dalle guide, faticano a raggiungere fatturati importanti. «Molti ristoranti – aggiunge Visintin – per far quadrare i conti prendono un numero di stagisti superiore a quello previsto dalla legge e si accordano con le scuole

food&travel

a destra il critico gastronomico

Valerio Visintin, in basso gli chef Francesco Patti e Domenico Colonnetta del corriere

del ristorante coria di caltagirone

In Sicilia è molto difficile far capire perché si applicano certi prezzi. E gli chef vengono visti come degli alieni

La maggior parte dei ristoranti stellati si mantiene in vita grazie a tv e show cooking di cucina per avere un ciclo continuo di manodopera. Perché poi gli sponsor sono sempre gli stessi, sia per i ristoranti, sia per gli istituti, sia per le manifestazioni. Il problema è che è un meccanismo talmente rodato che ormai non desta neanche più scalpore, viene accettato senza alcuna levata di scudi». Il tema dei costi e della necessità di trovare attività “altre” rispetto alla mera ristorazione viene confermato anche da Francesco Patti e Domenico Colonnetta, giovani chef stellati del ristorante Coria di Caltagirone. «Qui nelle nostre zone – ci raccontano – è difficile riuscire a far capire ai clienti siciliani, abituati a porzioni imponenti e a prezzi contenuti, che noi non siamo una “gioielleria”. Invece, quando abbiamo aperto, venivamo visti come degli alieni. La stella Michelin, arrivata nel 2012, ci ha permesso di ampliare la nostra platea di riferimento, ma rimane difficile riuscire a far quadrare i conti del ristorante. Diciamo che i 28-36 coperti, che vengono curati da una brigata composta da dieci persone, ci permettono di mantenerci in equilibrio. Diverso è il discorso del cate-

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chef stellati

lo chef

Accursio Craparo

dell'omonimo ristorante a modica

L’attenzione per le eccellenze del territorio aiuta anche i piccoli. Infatti, i ristoranti stellati creano un indotto positivo nel territorio che va dai 256 ai 612 euro per turista ring, che ci ha consentito di ampliare il nostro bacino di conoscenze a anche il fatturato. Con la nostra creatura di banchetti diamo lavoro a 70 persone e stiamo iniziando a lavorare con grandi clienti, come ad esempio Google. Pensate che il catering del matrimonio di Fedez e Chiara Ferragni a Noto, che è stato tra i più chiacchierati degli ultimi anni, ci è stato “assegnato” dalla vulgata, senza che noi fossimo i reali artefici. Insomma, abbiamo goduto di una pubblicità indiretta proprio perché il nostro servizio di banqueting sta iniziando a darci una certa fama». Il rapporto con il territorio è un tema di grande importanza: da una parte, infatti, la presenza di uno chef stellato permette ai piccoli produttori locali di emergere. «Turismo, agricoltura e ristorazione viaggiano di pari passo – ci spiega Accursio Craparo, chef dell’omonimo ristorante stellato a Modica – e questo è un bene. L’attenzione e la cura per i prodotti più tradizionali ma anche più d’élite si traduce in un’occasione di crescita per i piccoli produttori locali che altrimenti resterebbero schiacciati dalla grande distribuzione organizzata». Inoltre, i ristoranti stellati creano un indotto positivo per la zona in cui si trovano che va dai 256 a 612 euro a seconda che si tratti di ospiti italiani o stranieri. Ma c’è anche qualche problema: ad esempio, soprattutto al sud, si fatica a capire perché un ristorante debba costare sensibilmente di più del costo medio di un pasto in quelle zone.

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La pensa in questo modo Vincenzo Candiano, chef due stelle Michelin della Locanda Don Serafino a Ragusa Ibla. «La gente – ci spiega – si stupisce che io venda un risotto a 65 euro al piatto, ma il solo costo delle materie prime, per me, è di circa 30 euro. C’è una marginalità molto ridotta, anche se la gente si ostina a pensare che viviamo nella ricchezza. I programmi di cucina che imperversano sui canali televisivi hanno contribuito a creare un pubblico un po’ più consapevole di ciò che mangia – e quindi anche dei costi di realizzazione – mentre prima si guardava esclusivamente al prezzo finale sul menù. Ma i costi di gestione di un ristorante stellato sono elevatissimi,

I numeri dei ristoranti stellati 367 I ristoranti con almeno una stella Michelin in Italia

775.000 Il fatturato medio di un esercizio stellato

112 euro Il costo medio di un pasto in un ristorante una stella

178 euro Il costo in un esercizio con due stelle Michelin

250 Il prezzo da corrispondere per un pasto in un tre stelle

6.318 I clienti nel 2017

400 milioni Il giro d’affari dei ristoranti stellati

17.000 I ristoranti censiti dalla guida Michelin

2.000 I ristoranti stellati in Europa


basti pensare che la nostra cantina ha circa 20.000 bottiglie di 1.700 etichette». A guidare le scelte degli appassionati dovrebbero essere le guide enogastronomiche. Ma anche in questo caso il modello sta iniziando a vacillare. L’ultima edizione della Guida de L’Espresso, ad esempio, ha messo in luce un meccanismo un po’ perverso in cui gli ispettori mandati in giro per l’Italia alla ricerca dei migliori ristoranti hanno in realtà ben poco potere discrezionale. Un errore di stampa, infatti, ha mostrato un messaggio indirizzato dal relatore di un ristorante al direttore della guida, Enzo Vizzari, in cui si sosteneva che quell’esercizio non fosse meritevole di nessun riconoscimento. Ma il numero uno della Guida ha deciso diversamente: due cappelli. «Questi errori – ci racconta Visintin – accrescono il rischio che la gente pensi a una qualche ingerenza. In effetti, la massiccia presenza pubblicitaria giustifica questo sospetto. D’altronde, se le guide vendono, come pare ormai accertato, poche migliaia di copie e devono riuscire a censire tutti quei ristoranti, è naturale che debbano intervenire degli sponsor che ripaghino la guida con investimenti pubblicitari». Proprio le guide sono diventate uno degli strumenti più controversi in questo momento di grande boom dell’enogastronomia: rispetto allo scorso anno, il fatturato dei ristoranti stellati è aumentato di oltre il 10% sfondando quota 400 milioni di euro. Ma come vengono giudicati gli esercizi che compaiono nella guida più importante del mondo, ovvero quella Michelin? «L’Italia è la seconda in Europa per numero di ristoranti stellati – spiega ancora Visintin – dopo la Francia che, per ovvi motivi, è quella più presente. La cosa che lascia un po’ perplessi è come avvengano i giudizi: assunti in pianta stabile sono 80 ispettori che devono visitare i ristoranti di 12 paesi europei scambiandosi “di posto”, ovvero andando a giudicare fuori dallo stato di

I ristoranti in Europa che gli ottanta ispettori della guida Michelin devono censire sono oltre 17.000. I meccanismi di attribuzione delle stelle a volte sono misteriosi con disparità tra zone

Vincenzo Candiano, chef due stelle Michelin del ristorante Locanda Don Serafino a Ragusa Ibla

provenienza per evitare possibili conflitti d’interesse. Quindi: i ristoranti censiti sono circa 17.000, ma quelli che meritano la stella o che devono confermarla ricevono tre visite complessive. Gli stellati sono circa 2.000, quindi bisogna aggiungere altre 4.000 tappe. Inoltre, non è che si può andare a colpo sicuro e, a essere conservativi, è facile presumere che almeno un 20% delle visite in ristoranti non si tramuti in stelle e segnalazioni. Arriviamo a oltre 25.000 ristoranti da censire, con una media di quasi 330 pasti per ogni ispettore ogni anno. Un po’ troppo, forse». «I meccanismi di attribuzione delle stelle – conclude lo chef Candiano – sono bizzarri: a noi vengono richiesti standard igienici e di qualità di altissimo livello. Mentre invece in altre zone del mondo ci si accontenta di situazioni decisamente meno curate. Questa disparità, però, a mio avviso non è giustificabile». Infine, ancora due parole sul “peso” delle stelle. Secondo l’indagine di JFC l’attribuzione di questo riconoscimento vale un incremento di oltre il 50% del fatturato nel caso di una stella, del 18,7% nel passaggio da una a due e del 25,6% con l’arrivo alla terza. Ma le richieste per i ristoranti due e tre stelle Michelin in termini di accessori, personale, cantina e altre voci di spesa sono talmente significative che qualcuno può perfino sperare di non avere “l’upgrade”: «Nel nostro piccolo – scherzano gli chef del ristorante Coria – speriamo che non ci vengano date altre stelle: sarebbe un costo incredibile!».

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luxury food

Moët Hennessy:150 anni

e sentirli tutti... al palato di Vincenzo Petraglia

C

he i francesi siano bravi, bravissimi, a costruire mondi e prodotti iconici, e a saperli anche comunicare, è cosa risaputa. Ma Oltralpe c’è un’ulteriore piccola cerchia di eccellenze fra le eccellenze. Come il Gruppo LVMH (Louis Vuitton Moët Hennessy), un impero da 47 miliardi di euro di fatturato, creato dall’uomo più ricco di Francia: Bernard Arnault. Un colosso nel quale c’è anche un po’ d’Italia: oltre che nei diversi marchi acquisiti (da Fendi a Bulgari passando per Acqua di Parma e Cova), anche con alcune posizioni di spicco nel management affidate a nostri connazionali. Fra tutti il direttore generale del Gruppo Antonio Belloni

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I mercati emergenti, i social media, le nuove tecnologie: il produttore dello champagne più famoso del mondo si confronta con il nuovo che incombe. Per mantenere attuale il proprio brand, a dispetto dell’età e Pietro Beccari, ceo di Christian Dior Couture. Una parte importante nel gruppo la ricopre la divisione Wine & Spirits, che produce un fatturato di oltre 5 miliardi, con incrementi annui importanti e all’interno del quale spiccano prodotti iconici quali Dom Pérignon, Veuve Clicquot, Ruinart, Krug e Mercier, Moët & Chandon, quest’ultimo al centro di grandi festeggiamenti a maggio per il 150° anniversario del Moët Impérial, cui è stata dedicata una limited edition e un party esclusivo a cui ha partecipato anche Economy. Così, ci siamo fatti raccontare da Philippe Schaus, ceo di Moët Hennessy, i trend e le prospettive di un mercato... ad alta gradazione.


Quali sono le sfide che un marchio globale deve affrontare? C’è una nuova generazione di consumatori che cerca di sperimentare qualcosa di più che una semplice degustazione. Questa è una grande opportunità per Moët Hennessy. Tutti i prodotti del nostro ricco portafoglio di vini e liquori di lusso sono progettati per condividere e creare un’esperienza, sia che si tratti di un’esperienza quotidiana che di una festa speciale. Moët Hennessy dimostra la sua modernità con offerte innovative e al passo coi tempi: Moët Ice, ampie varianti di mixology con Belvedere o Hennessy, Rich con Veuve Clicquot e la riscoperta dei cocktail di champagne, solo per citarne alcuni. Ci impegniamo a rispondere a queste nuove modalità di consumo e a sedurre le nuove generazioni condividendo con loro la qualità dei nostri prodotti e l’eccellente esperienza che ne deriva. La strada è questa... Come differenziarsi dalla concorrenza? Poiché molti dei marchi Moët Hennessy sono stati fondati centinaia di anni fa, la nostra sfida costante è quella di rimanere rilevanti per i nostri consumatori. Siamo alla costante ricerca della qualità e allo stesso tempo dell’innovazione. Ad esempio, ogni maison di champagne ha sviluppato un bicchiere specifico che permette di sfruttare al meglio l’esperienza enologica di ogni marchio, evidenziando la completezza degli aromi dei vitigni che compongono il loro Dna. L’esperienza gustativa si decuplica e rende omaggio al meraviglioso lavoro dei maestri di cantina, che danno il meglio della loro arte nella realizzazione di Brut e Millésimes. Una strategia ben definita anche nella vostra comunicazione... Ogni marchio ha una sua precisa identità. Ruinart, per esempio, ha un rapporto strettissimo con l’arte: Miart, Biennale Venezia, Artissima, come manifestazioni d’arte contemporanea in cui la marca è presente coerentemente con la piattaforma di comunicazione della maison; Moët & Chandon si connota molto per i festeggiamenti – lo scorso maggio abbiamo festeggiato i 150 anni di Moët Impérial – e nel 2018 siamo stati per il sesto anno consecutivo partner ufficiali della Mostra del Cinema di Venezia; l’identità di Veuve Clicquot è strettamente legata alle donne: tramite l’impegno #veuveclicquotxwomen della maison con il progetto “Atelier des Grandes Dames”, nato nel 2016 per valorizzare e sostenere i talenti femminili dell’alta ristorazione in Italia, uno degli ultimi ambiti professionali dove per le donne è difficile sfondare il cosiddetto soffitto di cristallo; Belvedere, che mantiene il carattere artigianale delle singole tenute nel mondo della mixologia. È importante lasciare che i singoli brand si esprimano nell’individualità del loro Dna, che poi è la forza di Moët Hennessy.

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luxury food

L’avvento dei social media ha riscritto le regole del marketing. I social media sono una grande opportunità offerta dal nostro tempo per coinvolgere i nostri consumatori, per entrare in dialogo con loro, diversamente da come si faceva in passato con una conversazione unilaterale, e raccontare le storie delle nostre maison. La condivisione delle esperienze piace molto ai nostri consumatori. Questo ci permette inoltre di comunicare anche con i nostri partner, ristoranti, chef, bar e via dicendo, per creare legami dinamici e allo stesso tempo profondi. Anche il commercio elettronico ha profondamente influenzato il mercato del vino. L’e-commerce sta crescendo in tutto il mondo a velocità diverse a seconda dei diversi mercati. Questa è una fantastica opportunità per parlare più direttamente ai consumatori, per essere loro più vicini e attenti a soddisfare i loro desideri relativamente ai nostri prodotti.

I primi 150 anni del Moët Impérial Gli amici e gli ambassador Moët &

cantante Freya Ridings, che si è

Chandon, uno degli iconici brand

esibita alla fine della serata dopo

del

stati

una memorabile cena a quattro

fra i pezzi forti della strategia di

mani firmata dagli chef Yannick

comunicazione LVMH: da Catherine

Alléno, tre stelle Michelin e brand

Deneuve a Paul Newman, da Cary

ambassador

gruppo,

Grant

a

sono

Scarlett

sempre

Johansson

della

Maison

dal

2014, e Dominique Crenn, tre

passando per Monica Bellucci.

stelle Michelin e co-owner del

Così, anche per la celebrazione

ristorante Atelier Crenn a San

del

Francisco.

150°

anniversario

di

Moët Impérial, il leggendario

Il top party si è svolto il 21 maggio

champagne

nella tenuta dell'ottocentesco

della

maison

per il quale è stata creata

Château de Saran, appena

una limited edition, le star

restaurato

non

panoramica fra gli ondulati

sono

mancate.

Dal

in

campione di tennis Roger

vigneti

Federer, brand ambassador

ulteriore

Moët & Chandon dal 2012,

si

a

possedimenti

Natalie

Portman,

Uma

della

posizione Champagne,

gemma

aggiunge

tanti

di

famiglia,

quali

utilizzati

Thurman, Kate Moss, oltre

molti

agli

Booth

anche per coccolare i clienti

e

più illustri della maison.

e

attori

Derek

36

Douglas Blasberg

LUGLIO 2019

alla

dei

che

ai

Quali sono a livello mondiale i mercati più importanti per i vostri champagne? La Francia rimane il primo mercato al mondo per il consumo di champagne. Con Moët Hennessy, oltre a un ottimo apprezzamento dei nostri prodotti in Francia, il nostro mercato di punta è rappresentato dagli Stati Uniti, seguito poi da Giappone e Italia. In particolare siamo molto orgogliosi di essere apprezzati così tanto dai consumatori italiani, che alimentano un mercato molto qualitativo che testimonia la bella storia tra i nostri due paesi. Il successo che abbiamo in questi tre mercati dimostra lo spirito di conquista che ha sempre animato lo sviluppo delle nostre maison all’estero pur mantenendo il nostro attaccamento ai mercati storici. Nella vostra visione di business i migliori clienti sono più “amici della maison” che


DOLCE & GABBANA PRADA GUCCI GIVENCHY SAINT LAURENT ROBERTO CAVALLI DSQUARED PHILIPP PLEIN GIORGIO ARMANI VALENTINO MISSONI FENDI FAUSTO PUGLISI SALVATORE FERRAGAMO ALBERTA FERRETTI ERMANNO SCERVINO CHIARA FERRAGNI CAPUCCI SIMONETTA RAVIZZA ANTONIO MARRAS ERMENEGILDO ZEGNA BURBERRY MONCLER MOSCHINO KENZO ETRO PHILIPPE MODEL BLUMARINE TORY BURCH PAOLO PECORA CORNELIANI HERNO TOD'S FAY HOGAN CHURCH’S STONE ISLAND INVICTA GRAN SASSO DIESEL SIMONETTA K-WAY

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luxury food

I vigneti del marchio sono stati tra i primi a essere certificati “viticoltura sostenibile» e “ad alto valore ambientale”

aperti alle nuove scoperte. Sono curiosi e alla ricerca di nuovi vini in terre nuove, ma anche di prodotti dalla forte storia e tradizione. Con Moët Hennessy offriamo una selezione di prodotti eccezionali provenienti da tutto il mondo con un savoir-faire affinato nei secoli.

semplici consumatori, e ai più fedeli offrite esperienze esclusive... Ogni maison ha un programma specifico di ospitalità, dalla scoperta del patrimonio alla degustazione e condivisione di valori. Ogni consumatore è unico e importante ed è pertanto trattato come tale. Aspiriamo a connetterci con il suo universo per poi adattare le nostre offerte e creare un momento di convivialità e di eccellenza. Le maison sicuramente apprezzano e si impegnano con i migliori consumatori ma la cerchia degli “Amici della maison” è molto più ampia e comprende chef e artisti. Creiamo esperienze meravigliose da vivere insieme. Come i festeggiamenti dei 150 anni del Moët Impérial al Castello di Saran. Non capita tutti gli anni di spegnere 150 candeline e ci sono pochissimi vini e prodotti che esistono da così tanto tempo. È stato sicuramente un must, dunque, celebrare Moët Impérial, icona della festa dal 1869, con una serie di maestosi eventi in tutto il mondo, anche in Italia dove abbiamo organizzato un bell’evento a Milano. L’inizio di queste celebrazioni è stato nella nostra casa a Epernay, in Champagne, dove tutto è iniziato nel 1743 con la fondazione di Moët & Chandon e dove tutto inizia ogni anno con la vendemmia. Senza vigneti o uva, non ci sarebbe stato il Moët Impérial, così era del tutto naturale celebrare un prodotto delle nostre terre nella nostra tenuta. Perché investire in vini pregiati è oggi una tendenza sempre più diffusa? Perchè i consumatori sono sempre più internazionali e più

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qui sopra, in senso orario:

Cary Grant Kim Novak, Paul Newman, Andy Warhol con la socialite Cornelia, Catherine Deneuve e

nella pagina precedente, da sinistra: Kate Moss, Uma Thurman,Roger Federer e Natalie Portman

Qual è il ruolo della sostenibilità e della responsabilità sociale nella vostra azienda? Sostenibilità e responsabilità sono al centro di ciascuna delle nostre maison fin dalla loro fondazione e con azioni molto concrete: Moët Hennessy è di gran lunga il più grande viticoltore della regione Champagne. Le nostre maison sono state fondate nel 1729 (Ruinart), 1743 (Moët & Chandon), 1772 (Veuve Clicquot) o 1843 (Krug). La cura per l’ambiente e il sostegno delle nostre comunità locali sono parte del nostro Dna. I nostri vigneti sono stati tra i primi a essere certificati “Viticoltura sostenibile in Champagne” e “Alto valore ambientale” livello 3/3 dal 2014. Abbiamo lavorato sodo per ottenere queste certificazioni, raggiungendo 124 requisiti. Ogni anno i nostri vigneti sono controllati da terzi che rilasciano la certificazione. Lavoriamo anche con i nostri partner per sostenere pratiche responsabili per l’ambiente e per i dipendenti. Tra il 2008 e il 2015 abbiamo ridotto del 50% l’uso di fertilizzanti, raggiungendo l’obiettivo dieci anni prima della scadenza fissata dal governo francese. Dal 2018 Veuve Clicquot e Krug sono entrambi esenti da erbicidi e pesticidi. Utilizziamo anche colture di copertura, diserbo meccanico, trattori elettrici...



food&travel

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L

La magia di

Poltu Quatu

il fiordo scoperto per caso A pochi chilometri dall'aeroporto di Olbia (e dalla più celebrata Costa Smeralda) c'è un gioiello che è rapidamente diventato un'attrattiva del turismo internazionale grazie all'intuizione dei coniugi Pulcini di Cristiano Carocci

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a novità più intrigante dell’estate 2019 a Poltu Quatu sarà l'opening di un mitico brand di caratura assolutamente internazionale il cui nome è per il momento custodito gelosamente in cassaforte. Ma quel che è nota, eppure sempre nuova, ogni anno da quarant’anni, è la magia di un fiordo unico in Sardegna, appunto Poltu Quatu, scoperto alla fine degli anni ’70 da una coppia di innamorati romani durante una gita in barca e trasformato in un villaggio-gioiello, la vera e tuttora unica risposta italiana all’intuizione che aveva avuto pochi anni prima Karim Aga Khan con Porto Cervo, a pochi chilometri da Poltu Quatu, e capoluogo della Costa Smeralda. Quel che sedusse Antonio Pulcini – l'immobiliarista romano che ebbe l’intuizione di trasformare quel fiordo deserto in un’attrattiva cult del turismo internazionale – e sua moglie Maria Bice Asara fu ciò che garantisce a quel luogo il suo nome, che in sardo significa “porto nascosto”: l’assoluta sorpresa che si prova navigando e scoprendo quell’insenatura, oggi Marina dell’Orso (Bandiera Blu da anni), che è in realtà un vero e proprio fiordo simil-norvegese, anche se tra pendii dolci e non pareti aspre e rocciose. Pulcini e sua moglie decisero che era giusto dare slancio e vita economica a quel posto bellissimo, iniziarono con un porticciolo e con un piccolo borgo di stile marinaro, caratterizzato da un’architettura essenziale e nel 2002, vi aggiunsero l’hotel a cinque stelle lusso che ancora oggi è tra quelli, in tutta l’isola, contraddistinto da una rotazione di prenotazioni che copre praticamente l’intero anno, con un anticipo di dodici mesi e oltre. Perché questo è il punto: tutta la Sardegna è bella, ma la Sardegna vera del mare è l’arcipelago. È uno dei posti più belli al mondo. E Poltu Quatu è lì. E dentro Poltu Quatu il Grand Hotel è unico nell’unicità. Il progetto dell’hotel – 200 camere 5 stelle lusso - venne firmato da un genio creativo


food&travel Tra i brand che hanno sposato il progetto di Poltu Quatu Yamamay e Silvian Heach, ma anche il calciatore Claudio Marchisio con il suo ristorante dell’architettura, il belga Jean Claude Lesuisse, la cui mano traspare dietro alcune delle più prestigiose residenze private della Costa Smeralda. Le linee morbide ed arrotondate delle costruzioni e l’uso di materiali autoctoni, come il granito e il legno, hanno consentito a Poltu Quatu di mantenere ancora oggi intatta la suggestione autentica della sua natura, nonostante negli anni la località sia divenuta meta prediletta del jet-set internazionale. «Per noi è ancora un fiore all’occhiello, ma è anche un luogo del cuore che per questo continuiamo a gestire in prima persona, sia l’hotel, sia gli appartamenti, circa 300 per il 70 per cento di nostra priprietà, sia la marina sia i negozi», spiega Daniele Pulcini, amministratore delegato del gruppo, che conosce e segue direttamente la struttura: «E quest’anno contenderemo il primato a Porto Cervo, perché sfonderemo sull’entertainment, e con molte novità, tra cui il ristorante Legami Sushi & More, lanciato dal campione azzurro Claudio Marchisio. E poi avremo un’estate esplosiva sul food, sull’arte, sulla cultura e gli eventi, dalla sfilata delle auto classiche il 7 luglio (è la quarta edizione di Poltu Quatu Classic, il Concorso d’Eleganza automobilistico più glamour dell’estate italiana che è entrato a far parte dei grandi eventi internazionali patrocinati dalla Fiva, Federazione internazionale dei veicoli d'epoca, ndr) agli autori e scrittori che presenteranno in anteprima nazionale le loro opere». L’asset di Poltu Quatu è tutto qui: rimane oggi tra le poche grandi realtà turistiche sarde ancora in mani italiane, gestite col cuore, capaci di far gola a chiunque. Ha posizionato ad altissimo livello tutta l’area ed è distinto da un pubblico assolutamente globale: russi, americani, indiani, arabi (e le frecce che indicano La Mecca non mancano, nelle stradine del borgo). Tra l’altro, una delle particolarità del borgo è…che è davvero un borgo, e non risente di quella lussuosa ma finta plastificazione di altre località celebri della Costa. C’è ad esempio una passeggiata lungo la Marina di Poltu Quatu che oltre a essere bellissima è “autentica”, ed è anche ovviamente costellata di boutique, negozi di lusso – tra gli altri i monomarca di Yamamay, Jijil, Eleventy, Silvian Heach e John Richmond, la futuristica palestra Heaven - e ristoranti per ogni gusto e palato. Una pacchia per i 305 yacht (dagli 8 ai 50 metri) ormeggiati negli altrettanti posti barca del porto. Allettati anche dagli appena 35 chilometri che dividono Poltu Quatu dall’aeroporto di Olbia.

nell'altra pagina, il porticciolo che può ospitare yacht tra gli ei

305 8

50 metri

di lunghezza.

Qui sopra la vista al tramonto

Come tutta la Costa, la crisi economica aveva frenato l’afflusso turistico anche a Poltu Quatu ma con il 2017 il rilancio è stato fortissimo, grazie anche ad una strategia di partnership qualificatissime curate in prima persona da Daniele Pulcini e dal suo nuovo management: per esempio il Gruppo Canteen, il Fish bar de Milan, di Chez Panin, appunto il Legami Sushi & More di Marchisio e la churrascheria Aruana. «Abbiamo unito alle nostre capacità quelle di tanti partner», sintetizza Pulcini, «e il risultato è qui da vedere». Una carrellata sui servizi, ricchi e variegati, che offre Poltu Quatu non va trascurata: noleggio di auto sportive e yacht, come di voli privati su jet e elicotteri e ben quattro differenti compagnie charter. E poi l'attività sub affidata alla Orso diving Acqua Center, centro 5 stelle Padi. Ancora noleggio di barche a motore con il Poltu Quatu Charter. E una scuola di vela che offre sia corsi di base per i principianti che corsi avanzati con il riconoscimento dalla Federazione Italiana Vela. Per le aziende poi la disponibilità di un Centro Congressi funzionale e moderno nella sua estetica ispirata alla tradizione sarda più classica, che occupa una superficie di 450 mq e una modularità totale delle sette sale a disposizione del pubblico.

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food&travel

itinerari

Supramontes la fabbrica delle

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vertigini


itinerari

food&travel

C

Testi e foto di Carlos Solito

Calcare a non finire. Dal mare alla montagna e ritorno, la Sardegna dell’entroterra regala sipari rocciosi da capogiro da scoprire con trekking acquatici davvero unici tra ginepri, codule e cale. Seguiamoli

apita che ti addentri nell’entroterra sardo e per ore non trovi altro che roccia dura, antica, antichissima che, in milioni di anni, è stata plasmata, lavorata, cavata. Per chiunque approdi sull’isola deve esistere un giorno possibile tra i paesaggi assurdi dei Supramontes dove la roccia è chiara e stratificata come il carasau. Fuori da Oristano, prendendo per l’altopiano di Abbasanta, poi per Ottana e la Barbagia di Ollolai, ecco che si arriva a Oliena dominata da una piramide di bianchissimo calcare. Nota per il suo artigianato che da sempre sforna cassepanche intagliate, il luogo è legato al rinomato Cannonau Nepente (già elogiato dal poeta D’Annunzio). Ma non solo: tra i vicoli del centro storico zeppi d’impredau (acciottolato) c’è una folla di casette, qua e là decorate da murales, tra le quali spiccano alcune chiese come quelle di Sant’Ignazio, Santa Crocia, Nostra Signora d’Itria. In alto c’è il monte Corrasi, c’è il mondo Supramontes. Qui le proposte outdoor sono tante, a partire dalle falde dove sgorgano ghiacciatissime sorgenti che la dicono davvero lunga sui sistemi carsici sotterranei nascosti nel ventre montuoso. Tra le più inattese sicuramente le vie dell’acqua, dalle sorgenti agli alvei delle cosiddette codule (valli carsiche) fino alle gole, ai canyon in cui sfilano per chilometri pareti a strapiombo per centinaia e centinaia di metri. Negli antri dei titani Si parte sicuramente dalla vicinissima sorgente di Su Gologone, sul versante orientale del Corrasi, nella valle di Guthiddai, che sgorga dalla roccia del muflone (Sa Preda ’e Mugrones). Le fresche acque, dopo un suggestivo tratto all’ombra di una rigogliosa vegetazione, alimentano il fiume Cedrino. Il menù del carsismo propone tra i vasti scenari della valle di Lanaittu

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food&travel

itinerari

le pietanze migliori. Passando per il sito nuragico di Sa Sedda e Sos Carros, e camminando tra le fredde pareti della gola di Troccu de Horojos, si raggiunge dopo 20 minuti una piccola caverna dalla quale, per un basso cunicolo, si arriva alla base della profonda voragine di Tiscali (da non confondere con la dolina) dove ogni mezzogiorno si può ammirare lo spettacolo del fascio di luce. Poi increduli si prosegue tra caverne e gallerie di titani per un percorso sotterraneo di quasi 2 km (tempo totale della visita un’ora e mezza) che fa intuire cosa l’acqua ha creato, nel suo passaggio di milioni di anni, dentro i Supramontes. Tra fioriture di giglio Pancrazio, ginepri e profumata macchia mediterranea si possono raggiungere altre due mete cavate dall’acqua con certosina maestria. Alla grotta di Elighes Artas si arriva con un’ora di cammino e dopo una piccola discesa di qualche metro in un pozzo si scoprono radici pietrificate, ampie caverne e immense vasche colme di acqua cristallina che annunciano il passaggio di un fiume sotterraneo. Oltre due ore, invece, e si entra, con ampi panorami sull’intera valle di Lanaittu e il monte Corrasi, nella ben più nota dolina di Tiscali con all’interno il villaggio nuragico.

Per chiunque approdi sull'isola s'impone una gita tra i paesaggi assurdi dei Supramontes dove la roccia plasmata in milioni di anni è chiara e stratificata come il tipico pane carasau

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In apertura, le balze calcaree di Punta Giradíli nel golfo di Orosei. In questa pagina, sopra: il monolito calcareo dell'Aguglia a Cala Goloritzé lungo il Selvaggio Blu. Sotto la dolina di Tiscali con l'omonimo villaggio nuragico

Emozioni a cascata Per i più impavidi, seguendo le vie dell’acqua, lasciando Oliena, ci si sposta tra i Supramontes di Urzulei e Orgosolo dove si trova lo spaventoso canyon dell’Orrido di Gorropu. Questa fabbrica di vertigini, con pareti di centinaia e centinaia di metri, è stata scavata dal rio Flumineddu che scorre sul fondo calcareo tra anse, laghi e piccole rapide. Tra tassi secolari, macchia mediterranea, tombe dei giganti e nuraghi l’escursione parte dall’ovile di Sedd’Ar Bacas e tocca la grande vasca rocciosa – piena d’acqua – di Pischina Urtaddàla e quindi Su Schinale ‘e s’Arraiga. Nelle 5 ore di cammino l’acqua dei Supramontes crea spettacolo con la cascata di su Cunn’è S’Ebba che cade da un’alta parete e ancora a Sa Giungtura nei pressi della quale si trova il grande specchio di Sa Pischina ’e Orropu. Qui la geologia mette in mostra i grandi strati rocciosi delle Pieghe del Flumineddu, contorti dalla spaventosa forza esercitata in milioni di anni. Più avanti tra ginepri gibbosi piegati dal vento si arriva nel punto in cui le pareti del canyon si accostano maggiormente sfilando con pareti di oltre 400 metri. Sono i profili delle punte Cucuttos e Iscopargiu. Oltre, c’è la vallata di Oddone.


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Terre aspre dove "l'ozio è un delitto" (come scriveva Goffredo Casalis nel suo Dizionario geografico nel 1833). Un'esperienza tra gole aspre e nuraghi abbarbicati su piccoli poggi inesplorati

Imboccando Sa Bia Maore Raggiungiamo il Golfo di Orosei, dove i Supramontes precipitano in mare. Una camminata lunga ben 40 km, nota come il Selvaggio Blu, parte da Santa Maria Navarrese, caratteristico borgo sorto intorno all’omonima chiesa dell’XI secolo. Una sortita a Pedra Longa vale davvero la pena per contemplare la montagna che si abbatte sul Tirreno con falesie e giganti faraglioni. A poca distanza Baunei, si affaccia dall’alto dei suoi oltre 480 metri sulla pianura del golfo di Arbatax: un colpo d’occhio suggestivo che stregò, secondo una leggenda, un pastore che costruì il suo ovile al riparo dai venti di grecale e tramontana. Altri seguirono il suo esempio e costituirono una piccola comunità già nota al letterato Goffredo Casalis che nel suo Dizionario geografico storico statistico commerciale degli Stati di Sua Maestà il Re di Sardegna risalente al 1833 scrive: “I baunesi sono gente di costumi semplici, ed assai laboriosa. Ivi non scienza trovasi, ma innocenza, fede e fatica. [...]. L’ozio è un delitto, e le mani femminili incalliscono con la zappa a gara col sesso forte”. Salendo di quota, imboccando sa bia maore la via principale, con vista sui tetti di Baunei e il golfo di Arbatax eccoci “sopra il monte” dove si estendono i profili dei grandi calcari del Supramonte. Immersi nell’altopiano del Golgo, la strada sfiora prima

Sopra la sorgente di Su Gologone e la spaventosa gola di

Su Gorropu

il nuraghe di Coa e Serra abbarbicato su un piccolo poggio all’ombra di lecci. A poca distanza, circondate da ulivi si trovano As piscinas, delle vasche naturali tra rossi affioramenti basaltici già note all’uomo prenuragico dove si raccoglie l’acqua. Prossima tappa è Su Sterru, una profonda voragine che s’inabissa per circa trecento metri; giunti sull’orlo, la larga bocca evoca il terrore insito dei baratri sotterranei. Una sortita ai vicini ovili in pietra a secco e tronchi di ginepro, e poi via alla seicentesca chiesa di San Pietro costruita con le offerte dei pastori dell’altopiano che ogni 28 e 29 giugno rivive nella tradizionale festa dedicata al santo descritta sempre dal Casalis: “Per la festa di San Pietro si corre il palio, e si apparecchia un pranzo pubblico. A ciò si macellano ottanta caproni, che si cuociono in gran forno presso la chiesa. Di un brano di questa carne, e di un pane bianco sono provveduti quanti si presentano”.

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del Vulcano

All'ombra il fascino selvaggio del Therasia

L

o scenario è da mozzare il fiato: l’isola di Vulcano, una delle più aspre e coinvolgenti dell’arcipelago delle Eolie, fa da teatro al Therasia Resort, Un rifugio esclusivo dalle linee morbide e mediterranee che si mischiano con l’armoniosa architettura eoliana formata da tipiche pulere, cannizzi ed archi rivolti verso il mare. Gli ambienti dell’elegante e romantico Therasia richiamano gli elementi selvaggi di questa terra grazie al sapiente utilizzo dei materiali della zona: dalla pietra lavica al cotto, passando dal legno di cedro a quello di olivo. Le mille sfumature di colori tenui rilassano lo spirito, che potrà ritrovare nel pieno silenzio di questa oasi il suo naturale equilibrio. Il Therasia resort offre ai suoi ospiti numerosi servizi e la possibilità di trascorrere un soggiorno all’insegna del relax e del contatto con il mare e con la natura. È il caso dell’incantevole “infinity pool”, che fronteggia l’intero arcipelago, offrendo una meravigliosa vista sul tramonto delle Eolie. Sotto l’infinity pool una piscina riscaldata. Sono presenti ancora due piscine dotate di acqua di mare, per chi ama sentire il profumo del mare senza rinunciare alla comodità di una piscina. Una spiaggia privata, costituita da una piattaforma attrezzata sulla scogliera con accesso diretto al mare tramite una scaletta, per godere dello spettacolo delle cristalline acque eoliane. All’interno della struttura sono presenti tre ristoranti con una proposta enogastronomica variegata. Il primo è Il Cappero, recentemente insignito di una Stella Michelin, che offre un’esperienza gustativa che si ispira ai sapori e profumi della tradizione siciliana, rielaborati secondo la creatività del nostro chef, per offrire un viaggio all’interno della cultura gastronomica del territorio. Le altre due possibilità sono rappresentate da I Grusoni, ristorante dallo stile

Piscina a sfioro, spa e una spiaggia privata rappresentano l'offerta ideale per i turisti in cerca di mare e relax. E per gli appassionati della tavola, tre ristoranti e corsi di cucina esclusivi casual ed informale, a ridosso della piscina, che propone piatti della cucina mediterranea, pesce fresco alla griglia e la deliziosa pizza napoletana; e L’Arcipelago, ristornate tradizionale, improntato secondo lo stile di una steak house in chiave siciliana. Ma al Therasia Resort si può anche coronare il sogno di molti appassionati e scoprire i segreti della cucina dai migliori chef in circolazione, con dei veri e propri corsi di cucina. Indossato il grembiule si parte per un viaggio tra i sapori e i profumi della cucina tradizionale siciliana, imparando così a preparare piatti deliziosi seguiti dalle sapienti mani degli chef del resort. Per un’esperienza totalmente rilassante c’è anche il centro benessere, aperto tutti i giorni dalle 9 alle 21, con ingresso libero e consentito agli ospiti che abbiano compiuto i 16 anni di età, propone percorsi di benessere ispirati alle tipiche essenze siciliane, per regalare momenti di relax e rigenerare l’equilibrio tra corpo e mente. Il percorso benessere include una piscina riscaldata con idromassaggio, percorso Kneipp, sauna, bagno turco, doccia emozionale, tisaneria. All’interno dell’area Spa è presente anche una palestra, dotata di una incomparabile vista sul mare, per regalare agli ospiti amanti dello sport, la possibilità di coniugare il benessere del corpo con un meraviglioso appagamento della vista e del gusto del bello.

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Sono i cristalli di zucchero che non si fondono e restano croccanti, una delle caratteristiche più amate del prodotto tipico della cittadina siciliana, la sua cioccolata. Profumata delle spezie e degli agrumi che raccontano la storia dell’isola, la famosa tavoletta è però solo una delle specialità della “città di lava”, che offre splendidi scorci e folcloristiche manifestazioni

P

oche città possono vantare tanti paradigmi per essere scoperte quanti ne offre Modica, una delle capitali di quel modello del sud-est (della Sicilia) laborioso e creativo. Modica è roccia nuda, raggrinzita dal sole dell’entroterra e spettinata dal vento che sale dal mare. Modica è campagna fatta di muri a secco, recinti delle fronde irregolari e irrequiete dei carrubi. Modica è città di grotte adagiate sui fianchi di una ripida collina e dimora da tempi remoti. Modica è città di lava che precipita a mare e si fa sabbia dal colore biondo quando incontra l’acqua blu smeraldo del Mediterraneo. Modica è capitale: dell’antica contea degli Enriquez-Cabrera, autentico Stato nello Stato nel Regno delle Due Sicilie; del barocco; di cultura, con le Settimane Quasimodiane, in onore del poeta che vi nacque; del gusto, con il suo cioccolato, la sua fava cottoia modicana, la sua produzione casearia alimentata dalla razza bovina locale (Modicana, appunto). E in grado di soddisfare le diverse prospettive privilegiate dal viaggiatore. Nata dal terremoto Ciascun elemento del paesaggio possiede una precisa collocazione storica e temporale. A seguito della rivoluzione agraria che si ebbe nella Contea di Modica nel XVI secolo e in quello successivo, ad esempio, l’affitto delle terre da parte dei Conti si trasformò in piccola e media proprietà (a differenza di altre parti dell’isola). Di colpo venne spazzato via il latifondismo e soprattutto i contadini rimasero fedeli alla terra, determinando la frammentazione del territorio in piccole particelle: ecco la necessità della nascita dei muretti a secco, confini tra una proprietà e l’altra. Ma tale attività fu anche alla base dello sviluppo di una vera e propria arte di scalpellini e capimastri impegnati a fare

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In apertura, una panoramica

Modica Duomo di San Giorgio. In

notturna di

con il

I “modicani” di ieri Anche le località sparse intorno

basso agrumi

a Modica offrono interessanti

e cioccolata,

opportunità di visita, come la

essenza della tradizione gastronomica modicana

chiesa intitolata a San Giacomo, attorniata da boschi di eucalipti, con l’altare in tufo locale; ma soprattutto la Cava Ispica. Si tratta di uno straordinario sito archeologico, una città nella roccia, che racchiude esperienze che vanno dall’età del bronzo al V secolo della nostra era. Spazi abitati da uomini e animali domestici, magazzini, luoghi per il culto e anfratti adibiti ad uso funerario. Notevoli sono gli affreschi rupestri nella Grotta dei Santi e il cimitero ipogeo della Catacomba della Larderia, dotata di oltre 400 tombe.


Modica

itinerari

food&travel di Riccardo Lagorio

barocca e granulosa

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food&travel

itinerari

Da più di ottant’anni, passione e amore per il cioccolato di Modica e il territorio con cui questo si è fuso

L

a storia dell’Antica Dolceria Riz-

siness unit di mercato: una è dedicata

za inizia nel lontano 1935, quando

alla GDO a brand della casa e private

Don Neli aprì una latteria nel cuore di

label, l’altra ai negozi gourmet e la ter-

Modica. Quella latteria, oggi come ieri,

za all’utilizzo dell’ingrediente cioccolato

è esempio dell’artigianalità italiana e

in gelateria, pasticceria e gastronomia.

del Made in Sicily nel mondo ed è di-

Giuseppe Rizza, fra le sue molteplici

venuta un’azienda di successo giunta

creazioni, in collaborazione con il mae-

alla quarta generazione. Nel grande

stro e musicista Luigi De Giorgi, ha de-

laboratorio il cioccolato di Modica IGP

dicato delle praline di purissimo cioccolato modicano al celebre compositore

è protagonista e viene lavorato secondo l’antica ricetta tradizionale del 1746.

dido zucchero e si fondono nel “primo”

Vincenzo Bellini. «L’obiettivo di queste

Tale lavorazione identifica il cioccolato

cioccolato che si profuma di vaniglia e

praline - spiega Rizza - è coniugare ol-

di Modica nelle sue caratteristiche pe-

cannella, si colora di verdi pistacchi e

fatto, gusto e udito. Infatti ogni ciocco-

culiarità rispetto ai comuni cioccolati e

dorate mandorle, si avvolge di scorze

latino ha il nome di un’opera del grande

nel contempo la sua originalità: granu-

d’arancia e limoni di Sicilia… e financo

artista, un omaggio al vasto territorio

loso al palato e opaco alla vista, e, so-

il salutare è soddisfatto: infatti grazie

enogastronomico siciliano, e grazie al

prattutto dal gusto unico. «Tutti i nostri

alle basse temperature utilizzate ogni

qr code posto sulla scatola è possibile

prodotti - sottolinea Giuseppe Rizza,

singolo nutrimento e antiossidante è

ascoltare la sinfonia, così da ammaliare

attuale Ceo dell’azienda - sono ricchi di

preservato! A conferma di ciò il nostro

i tre sensi. Il nostro cioccolato di Modica

flavanoli, antiossidanti naturali, e sono

cioccolato di Modica IGP oggi è degu-

si può utilizzare in ricette dolci e salate,

privi di glutine, lattosio e lecitina di soia.

stato e riconosciuto in tutto il mondo,

che trovate sui nostri canali social».

Da sempre innoviamo ma siamo anche

nonché rigorosamente garantito dalle

“custodi” del cioccolato di Modica che

certificazioni di qualità e sicurezza ali-

“sposiamo” con i gusti del territorio si-

mentare BRC e IFS Food». La produ-

ANTICA DOLCERIA RIZZA

ciliano: le fave di cacao decorticate e

zione di Antica Dolceria Rizza riguarda

Via Sacro Cuore, 64 Modica (RG)

tostate si spremono in primo fior di pa-

al 95% la produzione del cioccolato di

Tel 0932 905168 - 453340

sta amara di cacao, incontrano il can-

Modica IGP che è suddivisa in tre bu-

www.anticadolceriarizza.com

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itinerari

In questa foto si nota la particolare grana della cioccolata di

Modica. sotto,

un particolare dei cioccolatini. le foto sono concesse dalla antica dolceria rizza

food&travel

a scaglie la pietra bianca, pronta per essere conficcata a terra. Anche i terremoti hanno fatto la loro parte per rendere Modica una città speciale. Quello del 1693 fu violentissimo e rase al suolo il precedente insediamento. Così nacque Modica moderna, quella che lo storico dell’arte francese André Chastel definì un esempio di “efflorescenze del movimento stesso del suolo”. Raggomitolata intorno alla Cattedrale di San Giorgio, alta sui suoi 250 gradini e ricca di preziosi stucchi, Modica si srotola lungo i fianchi di quattro colline, un tempo scoscese, e si distende lungo le fiumare, ammansite dal lavoro dell’uomo, da cui proveniva altra causa di disastri per via delle alluvioni. Le case sembrano grappoli d’oro e la luce ridisegna gli spazi pieni di storia: palazzo Polara, accanto alla cattedrale; palazzo De Leva con il portale

La nascita del cioccolato modicano va ricercata negli stretti rapporti che esistettero tra Regno di Spagna e Contea di Modica, quando la spezia cacao iniziava ad arrivare nelle botteghe dei maestri artigiani locali. Fin da allora, a caratterizzarne la produzione, è una lavorazione lunga e meticolosa in stile arabo-normanno; il Duomo, dedicato a San Pietro e ricostruito a metà del Settecento, appoggiato su una scenografica scalinata; la Chiesa del Carmine, in stile gotico, con il prezioso rosone e il gruppo statuario opera di Antonello Gagini. Modica dunque città di cultura, anche di quella definibile popolare: per la Pasqua un’emozionante processione con la ricerca tra il Cristo morto e la Madonna, rappresentati da statue; in agosto si celebrano i fasti della nascita della Contea (avvenuta nel 1296) con la Giostra dei Chiaramonte, ovvero prove di abilità in clima rievocativo medievale; a fine settembre, in località Fringintini, la Sagra del carrubo: pranzi e cene a base di carrube. Spetta a voi ora scegliere che genere di Modica visitare. Quella consistenza inimitabile Su tutte, ovviamente, quella del cioccolato. La cui fortuna mediatica ottenuta negli

ultimi anni è frutto dell’unicità del prodotto, sapientemente promozionato dai maestri locali. La nascita del cioccolato di Modica si deve ricercare negli stretti rapporti che esistettero tra Regno di Spagna e Contea di Modica, quando la spezia cacao iniziava ad arrivare copiosa nelle botteghe dei maestri artigiani locali. Oggi lo caratterizza una lunga e meticolosa lavorazione che si scontra con la fretta e la rapidità di altre produzioni. Il momento più pittoresco è lo spezzettamento dei durissimi blocchi di pasta di cacao, che vanno ridotti in scaglie accessibili per il lavoro dell’impastatrice. Di seguito questa pasta è fatta sposare con lo zucchero a bassa temperatura così che gli ingredienti arrivano separati al palato e soprattutto mantengono, per ciascuno, le proprietà nutrizionali. Eventualmente vi si aggiungono altre spezie come vaniglia, cannella, peperoncino o caffè, o sicilianissime zeste d’agrumi. Insomma la pasta del cacao non riesce a fondersi con lo zucchero, di tal maniera che la tavoletta è traslucida dei cristalli di zucchero che si sgranocchiano. Ovviamente il cioccolato artigianale di Modica non contiene grassi vegetali aggiunti, ma soprattutto grazie al particolare processo produttivo non si liquefa alla temperature estive, che a Modica sono elevate.

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itinerari

Esilio dorato

nel

Tirreno

di Maria Grazia Tornisiello

Sono accomunate da un curioso destino le più belle isole minori dell’Arcipelago toscano, Montecristo, Pianosa e Gorgona. A loro modo sono state (o sono tutt’ora) luoghi di reclusione, e per questo tagliate fuori dai più battuti itinerari turistici. Vere e proprie oasi incontaminate dove a dettar legge è la natura, visitarle forse non è semplice, ma questo le rende ancora più affascinanti

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itinerari

food&travel

U

n giorno lontano lontano, perso nella memoria dei tempi, la bellissima dea Venere nuotava nelle limpide acque del Mar Tirreno, quando la collana regalatale da Paride si ruppe lasciando scivolare sette perle negli abissi. Da lì, narra la leggenda, emersero le sette isole che oggi formano i 567,66 kmq del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano e di cui fanno parte, oltre alle più turistiche e conosciute Elba, Giglio, Capraia e Giannutri, anche le defilate e selvagge Montecristo, Pianosa e Gorgona. Isole minori certo, ma non per questo meno affascinanti e ricche di bellezze storico-naturalistiche. Luoghi magici dove tutto è sogno e suggestione, forza e magnificenza, struggimento e nostalgia: il mare con le sue coste frastagliate e le profonde insenature che nasconde ricchezze insospettabili e la terra, mosaico di diversità che muta nel tempo. Capre selvatiche e draghi alati E di tempo ne ha avuto tanto Edmond Dantès alias conte di Montecristo, protagonista dell’omonimo romanzo di Alexandre Dumas ambientato proprio sull’isola toscana di Montecristo, per andare alla scoperta di quest’angolo di mondo impervio e misterioso. Tappa d’inizio del nostro viaggio, l’isola si visita soltanto previa autorizzazione del Corpo Forestale dello Stato in compagnia di un agente che ne è anche l’unico abitante. Ma, attenzione, si tratta di un trekking molto impegnativo, per cui gambe in spalla e via, si parte! Qui la varietà di flora e fauna che si offre alla vista è un vero toccasana addirittura per lo stato d’animo più tetro. E se all’improvviso vi appare un insolito animale con lunghe corna a forma di scimitarra, non spaventatevi, non è effetto della calura, ma vi trovate di fronte a una vera rarità: un esemplare di capra selvatica. Originaria dell’Asia Minore e Medio Oriente, è una specie a rischio d’estinzione di cui rimangono circa

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itinerari

300 esemplari da preservare con cura. Sul cocuzzolo più alto di Montecristo è possibile ancora osservare i resti della fortezza edificata nel XVI secolo per far fronte alle frequenti incursioni piratesche, mentre leggermente più in basso ci sono le rovine del monastero benedettino intitolato a San Mamiliano, un vescovo palermitano sfuggito alle persecuzioni dei Vandali e rifugiatosi sull’isola dove si nascose in una grotta, detta la grotta del drago. Si racconta, infatti, che qui Mamiliano abbia ucciso un drago alato, simbolo del paganesimo, e che sul luogo dell’uccisione sia sgorgata una polla d’acqua tuttora esistente.

Del Parco Nazionale dell’Arcipelago toscano fanno parte, oltre alle più note Elba, Giglio, Capraia e Giannutri, anche le defilate e selvagge Montecristo, Pianosa e Gorgona. Luoghi magici dove tutto è sogno e suggestione, struggimento e nostalgia In apertura l'isola di Montecristo. Qui, sopra Pianosa, sotto le dune di lacona isola d'elba.

Nella pagina successiva la torre vecchia di

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Gorgona

Lo sbarco dei 250 Forti di questa eccitante esperienza, partiamo in direzione di Pianosa, ex colonia penale agricola nell’800, divenuta poi carcere di massima sicurezza negli anni ’60 e, dal 2011, finalmente aperta al turismo, anche se in maniera contingentata. Ogni giorno, durante la bella stagione vi possono sbarcare al massimo 250 persone e le visite sono effettuate esclusivamente in gruppo. Pianosa è ricchissima di antichi reperti storici risalenti al 5 mila a.C. e fu proprio qui che nel 1814 Napoleone Bonaparte fece costruire il Forte Teglia, un’imponente fortificazione strategica per il controllo dell’isola. Da non perdere il fitto intreccio di catacombe dell’epoca romana e i resti del bagno termale di Marco Postumo Agrippa, nipote di Cesare Augusto che passò qui in esilio gli anni dal 7 al 14 d.C., quando fu ucciso da un centurione, probabilmente per intrighi politici. Per i ritardatari che perdono l’ultimo traghetto della sera o per i romantici che abbiano voglia di trascorrere la notte sull’isola, da poco tempo ha aperto un alberghetto con sole 10 camere. Il cielo stellato e lo sciabordio delle onde faranno il resto. Mentre nella suggestiva Cala dei Turchi, gli appassionati di snorkeling, si delizieranno ad osservare cavallucci marini, banchi di posidonie, saraghi e castagnole.



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itinerari

Gorgona non è solo un'oasi di pace. Gorgona è molto di più. Un luogo di riscatto dove tornare ad amare la vita riassaporando il gusto della libertà. E riprendere in mano le redini del proprio futuro Itinerari “forzati” Spostandoci a settentrione, verso la costa livornese, ci appare Gorgona, la più piccola isola dell’arcipelago che misura appena 2,23 kmq. Dal 1869 è sede di una colonia penale, nata come succursale di quella di Pianosa, per cui le visite, a numero chiuso, sono organizzate dalla Cooperativa Parco Naturale Isola di Gorgona su autorizzazione del Ministero di Grazia e Giustizia. Una volta sbarcati e sbrigate le formalità di rito, non possiamo non notare come l’esiguo numero di abitanti (circa 300 per lo più detenuti), abbia contribuito

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a preservare il paesaggio, mantenendo intatto l’ecosistema dell’intera area e permettendo a specie marine alquanto delicate, di vivere indisturbate. L’itinerario “forzato” ci consente di visitare la parte nord-ovest dell’isola e di arrivare fino alla Torre Vecchia, costruita dai pisani nel XII secolo per difendersi dagli attacchi dei pirati e situata ad un altezza di 200 metri a strapiombo sul mare. Lasciamo l’isola a malincuore, perché Gorgona non rappresenta solamente un angolo di pace dove fare piacevoli passeggiate a stretto contatto con la natura, Gorgona è molto di più. È un luogo di riscatto dove tornare ad amare la vita riassaporando il gusto di una libertà perduta e riprendere in mano le redini del proprio futuro.


UN PICCOLO ANGOLO NASCOSTO IN UN CUORE METROPOLITANO Vieni a scoprire il nuovo concetto di Lobby di NH Milano Touring e vivi un’esperienza meneghina al Camelia’s Yard – Milano Social Bistrot, dove la cultura del buon cibo e del buon bere si incontra con l’estro creativo per dare vita a un luogo sospeso nel tempo, intimo e custodito come un giardino di un quartiere antico.

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food&travel

turismo di Marco Gemelli

La ricetta di

Alpitour:

nuova flotta e più proprietà L

a vista lunga l’ha sempre avuta, sin da quando negli anni Novanta entrò nelle case degli Italiani lanciando un tormentone (Turista fai da te? No Alpitour? Ahi ahi ahi…). Da allora Alpitour World è cresciuto fino a diventare il più importante gruppo turistico italiano integrato, articolato in cinque divisioni (Tour operating, Aviation, Incoming, Hotel management e Travel agencies) che coprono tutti gli aspetti legati al mondo delle vacanze. Negli ultimi due anni il gruppo ha vissuto momenti cruciali: nel 2017 l’ingresso di Asset Italia (Tip, Tamburi Investment Partners Spa) come nuovo socio, con un investimento da 120 milioni che ha consentito di accelerare il programma di crescita, ma anche il lancio del portale albaniatravel.com focalizzato sul Paese delle aquile, l’istituzione di Alpitour France con soluzioni per il mercato d’Oltralpe e la costituzione della società “Away Hotels” in joint venture col gruppo alberghiero Planhotels per gestire strutture turistiche a Zanzibar e alle Maldive. Nello stesso anno Alpitour ha acquisito la struttura “Andilana Resort” sull’isola di Nosy Be (Madagascar), che ospita il villaggio “Bravo Club Andilana” e che – insieme ad Amarina Resort, sempre a Nosy Be – è gestito dalla VOIhotels. Tra il 2017 e il 2018 sono entrati nella flotta di Neos, la compagnia aerea del gruppo, tre 787 Dreamliner, gli aeromobili tecnologicamente più avanzati nel mondo dell’aviazione civile. Negli ultimi due anni sono così stati varati voli verso il Vietnam (isola

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I numeri Leisure Italia: 8 hotel 2.714 camere Leisure estero: 7 hotel: (di cui 3 in commercializzazione)

1.010 camere Lifestyle: 3 hotel 259 camere Fatturato 2018: 1.682 milioni di euro (1.224 nel 2017)

59,9 Ebitda (46 nel 2017)

di Phu Quoc) e la Birmania e dalla Cina, con cui il gruppo ha avviato operazioni che prevedono collegamenti diretti con le più importanti città. L’anno scorso ha visto l’acquisizione del pieno controllo di Swantour Spa: Alpitour, già in possesso del 49% della società, ha rilevato la quota restante dando il via a una razionalizzazione dei costi e ottimizzazione delle sinergie. Allo stesso modo, con l’ingresso di Eden Viaggi nel mondo Alpitour è nato un maxi-polo turistico con l’obiettivo di raggiungere i 2 miliardi nel 2019 e porre le basi per competere coi grandi gruppi internazionali. Grazie poi alla crescita nel capitale da parte di Tip (che ha acquistato le quote dei fondi di private equity J.Hirsh & co e Wise SGR Spa), il gruppo ha vissuto un rafforzamento patrimoniale e un’accelerazione ulteriore. Ciò ha permesso progetti come la gestione dello storico Tanka Village nel sud della Sardegna, che si estende per oltre 40 ettari e conta quasi mille camere, o le recenti acquisizioni del complesso “Marsa Siclà” a Scicli (Ragusa) e del Colonna Village in Costa Smeralda. Ma Alpitour non si ferma: a Venezia VOIhotels ha infatti iniziato i lavori per ristrutturare la dimora storica Ca’ di Dio, a poca distanza da piazza San Marco. Al termine, nel 2020, VoiHotels annovererà un nuovo cinque stelle (80 camere) della collezione Lifestyle. Sempre VoiHotels ha firmato un accordo con la società di costruzione Edilal di Tirana per gestire il Palasa Bay Resort (4 stelle superiore, 180 camere) nel sud dell’Albania, in un tratto di costa incontaminato.


ph. ales&ales


food&travel

Il nuovo mantra del turismo?

Livin' la vida loca...l «I

l mondo è un libro, e quelli che non viaggiano ne leggono solo una pagina» diceva sant’Agostino d’Ippona, ma ci sono percorsi che, sicuramente più di altri, permettono di comporre un mosaico maggiormente veritiero e rappresentativo delle terre visitate. Non più spiagge caraibiche e resort faraonici da poter postare sui social network per far morire d’invidia gli amici, l’avanguardia del turismo è meno sfacciata, più sostenibile, per niente “posh” ma al contempo molto più di nicchia. Ora nella “to do list” del viaggio perfetto figurano attività a stretto contatto con la popolazione locale e il territorio: un’esperienza ad alto tasso di immersività. «Stiamo assistendo a una evoluzione del mercato del travel, chiamato ad accogliere ed esaudire le esigenze di un pubblico, in crescita costante, meno interessato ai grandi buffet e ai mega hotel dotati di tutti i comfort e più attento al Paese che lo sta accogliendo e ospitando. Per soddisfare questa nuova richiesta, noi di Amo il Mondo abbiamo ideato “Live like a local”, una linea di tour pensata per chi vuole vivere il viaggio come esperienza e in qualità meno di turista e più di viaggiatore. Un prodotto dal forte taglio antropologico e naturalistico, attento all’etica del luogo, certamente non adatto a tutti ma ideale per chi vuole scoprire le tradizioni e la cultura del Paese visitato insieme agli abitanti del posto». Chantal Bernini, marketing manager Settemari, pre-

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di Chiara Volontè

senta così l’ultima proposta sviluppata da Amo il Mondo, tour operator dell’azienda specializzato nella creazione di viaggi su misura, che a dicembre dello scorso anno ha lanciato sul mercato un prodotto pensato per un target sempre più alla ricerca di esperienze autentiche vissute a stretto contatto con le popolazioni locali, immersi in un patrimonio naturalistico realmente incontaminato. «L’idea di creare tour di questo tipo – prosegue Bernini – è nata per intercettare le esigenze di un’utenza desiderosa di vivere una vacanza lontana dalle rotte più classiche e di impostazione tradizionale, dando così la possibilità anche alle agenzie di viaggi di ampliare il proprio target di clientela, perché non è un prodotto acquistabile online, richiede una grande expertise per costruirlo e la parte consulenziale, offerta dai professionisti del settore, è fondamentale, perché si tratta di una linea completamente tailor made. I viaggi che maggiormente abbracciano le


nuove frontiere

tradizioni sono quelli che si svolgono in Thailandia. A Chiang Rai, ad esempio, proponiamo ai nostri clienti di pernottare in piccole aziende agricole, per vivere con i contadini e partecipare con loro alle attività rurali: ci si alza insieme la mattina, si va a raccogliere il riso, si fa l’estrazione della gomma dalle piante di caucciù, si ritorna in fattoria e si cucina insieme, condividendo i pasti. In questo modo, da un lato aiutiamo le popolazioni locali a sostenersi, e dall’altro l’utente riscopre una tradizione che è autentica perché queste famiglie, nella quotidianità, si radunano

Un numero crescente di viaggiatori chiede esperienze diverse dal solito: niente più resort extralusso ma una immersione completa nello stile di vita locale nei villaggi, fanno feste e ti invitano, non ci sono i grandi banchetti degli hotel intercontinentali ma ci sono i loro costumi». Travel ecosostenibile, che permette alle piccole comunità autoctone di sopravvivere anche di turismo e mostra ai visitatori un modo di viaggiare rispettoso e in armonia con l’ambiente: «Il nostro è un prodotto etico – precisa Bernini - e questo è il messaggio che vogliamo trasmettere ai nostri ospiti. Non andiamo più a vedere gli orfanotrofi degli animali – anche se rimane un’escursione molto richiesta - perché recentemente è morto un piccolo elefantino che veniva istruito per ballare, e abbiamo eliminato altresì la visita alla comunità delle donne giraffa, che non aveva più nulla di autentico». Soluzioni ad alto profilo ambientale e paesaggistico, invece, si concentrano maggiormente in Australia, tra pernottamenti sulle piattaforme ancorate alla barriera corallina per ammirare le stelle nel buio più assoluto, lezioni di surf a Bondi Beach, tour a contatto diretto con delfini, pinguini, squali bianchi, ed escursioni alle isole Tiwi per incontrare gli aborigeni e avere la possibilità di passare una giornata insieme a loro. E per le buone forchette, niente di meglio di un percorso tra le cantine di Uruguay, Cile e Argentina, per vendemmiare con gli agricoltori e godere di tutta l’enogastronomia autoctona. «Il prossimo anno aumenteremo il nostro ventaglio di proposte – conclude Chantal Bernini – Ad esempio, la programmazione includerà i viaggi in treno in India e in Perù, due nazioni che si prestano bene a questo mezzo di trasporto poco inquinante. La cosa importante, e che cerchiamo sempre di fare al meglio, è presentare la destinazione secondo la veste che meglio le calza, adattando i nostri tour al Paese che ci accoglie, e mai viceversa». Anche un altro colosso del turismo come Margò, tour operator del portfolio Eden Viaggi, ha risposto a questa nuove esigenza

Oggi è possibile provare la vita in alcuni paesi del sud america e dell'asia

food&travel

del mercato del travel, presentando a inizio maggio Anda, una linea pensata per tutti coloro che viaggiano mossi dal desiderio di scoprire luoghi e persone autentiche in uno spirito di condivisione. «Margò da sempre rappresenta per Eden Viaggi la proposta per chi ama immergersi nei luoghi, esplorare le culture, incontrare le persone – racconta Alessandro Gandola, direttore business unit Margò - La loro vacanza è molto più di un momento di svago: è scoperta, emozione, libertà. Anda mutua questo spirito e questa consolidata esperienza che traduce in una nuova offerta in cui all’elemento di contatto diretto con la cultura e l’atmosfera locali si unisce il viaggio in compagnia di persone che questo spirito lo condividono». Particolare attenzione da parte di Eden è rivolta ai mezzi di trasporto, che si adattano alle abitudini locali: pubblici di linea, privati per addentrarsi dove il turismo di massa non arriva, fuoristrada per le rotte più estreme, su rotaia e imbarcazioni per attraversare giungle e foreste. E anche la notte diventa un’occasione di esperienza autentica tramite cui assaporare i costumi del luogo; infatti, i viaggiatori Anda potranno usufruire degli alloggi più tipici, come le tea house in Himalaya, le futuristiche capsule in Indonesia, i backpacker hotel in Australia e Sudafrica, i rifugi nei deserti di sale in Bolivia o nei monasteri, gli antichi ryokan in Corea del Sud e le caratteristiche posadas in Sud America. A ognuno la sua vida local!

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style

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lifestyle

beauty

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con B-Selfie Il beauty brand italiano, che ha lanciato il primo filler fai da te ai microaghi di acido ialuronico che si applica come un cerotto apprezzato dalle celebrity, presenta B-Selfie Skincare Filler System. Un metodo di bellezza semplice e completo che, grazie alla fusione di biotecnologie e potenti sostanze funzionali di origine naturale, svolge un'immediata azione antiage per le rughe di contorno occhi e labbra e per la rigenerazione della pelle del viso. Info e punti vendita bselfie.it

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lifestyle

calda società

Pronti, partenza...vip!

Benvenuti nell'estate 2019

L'

ultimo pugliese d'adozione è Raoul Bova, che ha annunciato a fine maggio di aver preso una masseria nell'agro di Fasano. Magione sontuosa e piena di verde dove l'attore romano trascorre l'estate insieme alla compagna Rocio Munoz e alle due figlie avute da lei che si aggiungono ai due maschi nati dalle prime nozze di Bova con Chiara Giordano (sua madre è la pugliese Annamaria Bernardini De Pace). Ma prima di Raoul nella campagna fasanese era arrivato alla fine degli anni '90 il manager lombardo-barese Franco Tatò, che aveva acquistato una splendida dimora per la moglie Sonia Raule e la figlia Carolina. Qui, sotto gli ulivi e a bordo di una piscina incastonata nella pietra viva, Tatò organizzava memorabili cene a cui partecipavano Piero Fassino e Massimo d'Alema con le consorti. Tatò fu antesignano e valorizzò in

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di Monica Setta

Tutto pronto per la stagione più amata dalle celebrity: la Puglia torna a giocare il ruolo di California d'Italia con il suo carico di star italiane e straniere. Mentre le mete come Sardegna e Toscana restano il "place to be" molti modi la sua idea di Puglia, diversa certo dalla California eppure…California d'Italia. Forse con problemi strutturali da risolvere ma certamente bellissima. I vip attratti dal fascino del brand Puglia sono tanti e vengono da mondi diversi. Tania Missoni ha conquistato la Tenuta del Lauro a due passi da Locorotondo e l'ha trasformata in un raffinatissimo resort con idromassaggio e "trullo spa" arredato da tessuti e colori dell'omonima maison della moda Made in Italy fondata da Ottavio Missoni. A Ostuni vengono in vacanza da venti anni le sorelle Antonia e Annarita Dell'Arte. La prima musa di Giorgio Armani e la seconda ex moglie del ricchissimo produttore Gianni Nunnari da cui ha avuto la sua unica figlia Giulia. Le sorelle, originarie di Brindisi, hanno


una bella casa nel centro storico che è stata fotografata su Ad e su varie edizioni di Vogue mondo. Risalendo verso nord a Savelletri il top del bel mondo internazionale si ritrova a Torre Coccaro o a Borgo Egnazia per blindatissime vacanze d'agosto. I nomi? La popstar Madonna, che in Puglia ha brindato varie volte al suo compleanno, o Gerard Depardieu, che pare sia in cerca di una villa da prendere a Gallipoli. L'estate che sta per arrivare sarà decisiva per la presenza di nomi importanti. A fine luglio dovrebbero arrivare Ivanka Trump e famiglia mentre dopo due anni di rumors sembra certo che a ferragosto arriveranno il presidente francese Emmanuel Macron e la moglie Brigitte. Puglia, mare, cultura e buona tavola: la ricetta è perfetta. Basterà per fare boom anche nel 2019? Gli operatori turistici pugliesi se lo augurano. Ma dove andranno in vacanza i volti noti dello show biz o della politica e della finanza? Scopriamolo insieme!

In Puglia sono pronti a sbarcare da Raoul Bova fino alla regina del pop Madonna, mentre la Sardegna accoglierà Luigi Di Maio. Senza dimenticare l'Argentario e il Forte ad agosto. A Capalbio scendono Barbara Palombelli con Francesco Rutelli, mentre nelle spiagge dalla sabbia finissima si faranno vedere Maria De Filippi, il consorte Maurizio Costanzo e il figlio Gabriele. Più lussuosa la vacanza a Forte Dei Marmi dove è un must passare a bere un aperitivo da Patrizia Groppelli fu d'Asburgo, oggi compagna felice del giornalista Alessandro Sallusti. Al Forte villeggiano anche Federica Panicucci ed il fidanzato Marco Baccini. Il lido più chic è quello di Andrea Bocelli e lo gestisce la moglie Veronica Berti mentre Daniela Santanchè si vede in giro per lo shopping della mattina al mercatino. Buona estate a tutti. a sinistra, dall'alto in basso: l'attore gerard depardieu, il vicepremier luigi di maio con la fidanzata virginia saba, ivanka trump con il marito jared kushner. qui in basso: alfonso signorini

I 5 stelle in Sardegna Luigi Di Maio e la fidanzata Virginia Saba, più innamorati che mai, sono già stati avvistati in Sardegna, nell'esclusivo Poltu Quatu. Costa Smeralda già opzionata anche per tanti altri volti noti dello spettacolo: da Beppe Convertini (stimato dai 5 stelle) conduttore della Vita in diretta estate a Lino Guanciale passando per Nicoletta Romanoff e Carolina Crescentini. Hotel Pitrizza pronto per accogliere Mara Venier e il direttore di Chi Alfonso Signorini. A Porto Cervo sbarcheranno Simona Ventura e Giovanni Terzi. All'Argentario tout chic Eleonora Daniele ed il futuro marito. Ma anche Caterina Balivo con la sua famiglia allargata. A Porto Ercole, nel mare fascinoso dell'Argentario, tanti i volti noti della tv che faranno vacanze

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lifestyle

wishlist

Gold is the new

black A

ltro che "orange": il nuovo must dell'estate è l'oro, inteso come colore prima ancora che come materiale. Elegante ma che si nota, sgargiante ma mai banale, il colore che da sempre viene assimilato all'opulenza (ricordate Re Mida?) sta vivendo oggi una seconda giovinezza. Prova ne siano gli accessori e gli abiti realizzati con questo colore predominante. Nessuno si sente escluso da questa nuova "Febbre dell'oro" che coinvolge brand iconici del lusso e marche più prêt-à-porter. Anche i gioielli, per troppo tempo considerati pacchiani, riscoprono oggi il fascino e il lusso dell'oro giallo. Ma non scampano a questo rinnovato interesse perfino gli strumenti da bagno, caratterizzati da un giallo intenso che li rende automaticamente un must have. QUI SOTTO LA NUOVA COLLEZIONE "BORN TO BE QUEEN" DI LE CAROSE. CON QUESTA NUOVA CAPSULE COLLECTION VENGONO PRESENTATI BRACCIALETTI E COLLANE REALIZZATI ARTIGIANALMENTE IN BAGNO GALVANICO DA ORAFI ESPERTI

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Chi lo dice che l'oro è scontato, banale? Ecco la nuova tendenza, tra gioielli che non passano inosservati e accessori per molti ma non per tutti

QUI SOPRA OCCHIALI ITALIAN INDEPENDENT, GILET UNITED COLORS OF BENETTON 59.95€

DALL'ALTO: NECKLACE SIRACUSA COLLECTION IN ORO GIALLO E FERMEZZA CON DIAMANTI ANTONINI GIOIELLI 4.980 €, ORECCHINI IN OTTONE DORATO CON ANELLI EFFETTO PIERCING, LOUIS VUITTON €295,00, COLLANA WILD IN METALLO DORATO E TELA MONOGRAM, LOUIS VUITTON €1.300,00. QUI SOTTO A SINISTRA HERMÈS SAC KELLY MINI PICNIC EN OSIER ET VEAU SWIFT, A DESTRA BORSA IN RAFIA GIALLA E BEIGE CON DOPPI MANICI CATENA E PELLE CHANEL 3.150 €

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lifestyle

beauty di Francesca Frediani

In spiaggia crea la tua

o in piscina

beauty bag T

utti noi (o quasi) abbiamo imparato a fare le valigie riducendo sempre di più il nostro bagaglio in favore di una maggiore praticità di movimento, soprattutto per viaggi più brevi. Ma, se prevediamo un soggiorno al mare, meglio non rischiare di dimenticare i prodotti essenziali per proteggere la nostra pelle e, perché no, qualche pratico accessorio da mettere nella beauty bag da spiaggia. Ecco una piccola guida per non appesantirvi troppo ma avere tutto il necessario a vostra disposizione! PROTEZIONE PRIMA DI TUTTO

CLARINS Golden Summer Travel Kit: due complici solari nella versione minitaglia, perfetti da mettere in valigia, una protezione SPF 30 e un doposole. Prezzo consigliato € 18,00 (2x75 ML) DERMOLAB Crema solare bimbi viso e corpo SPF 50+formato gita, particolarmente adatta per la pelle delicata dei bambini, senza siliconi e parabeni, ricco di vitamine. Prezzo consigliato euro 6.90 ARANGARA Acqua idratante limone e pesca, anti-ossidante, tonificante e rigenerante, ideale come doposole per rinfrescare e rigenerare. Prezzo consigliato: flacone 250 ml euro 16.50

Il caldo e l’afa ci fanno mal sopportare l’esposizione al sole e diventa quindi utile, ma anche indispensabile per ripristinare i liquidi che si perdono per colpa del caldo, inserire nella beauty bag l’acqua termale spray. Piacevolissimo da nebulizzare anche con frequenza.

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Protezione prima di tutto Qualunque sia la vostra carnagione, è sempre bene proteggersi dai raggi UVA e UVB con una protezione adeguata in base al vostro fototipo. Una protezione media, o meglio ancora alta, è fondamentale almeno per le prime esposizioni, in quanto i raggi UV sono i responsabili dell’invecchiameto cutaneo precoce e una buona crema schermante fa sì che possiate abbronzarvi efficacemente e in totale sicurezza. E non dimenticate una crema doposole idratante da applicare anche in spiaggia esservi fatti una bella doccia rigenerante, naturalmente, con il vostro doccia schiuma o doccia/shampoo preferito, possibilmente in formato minitaglia, per togliervi il grosso di sabbia e salsedine. Per i punti delicati Stick labbra e zona perioculare SPF 50: uno stick labbra e contorno occhi è fondamentale in quanto queste zone rappresentano le parti più sensibili e soggette anche alle scottature. Solitamente gli stick sono molto corposi BIONIKE e di colore biancastro, ma proteggono Pratico stick dalla texture morbida e trasparente, ideale moltissimo e contemporaneamente per la protezione di labbra, naso idratano la pelle. e orecchie, oltre a nevi e cicatrici.


I prodotti indispensabili da portare sempre in borsa: creme solari, doposole, make-up, stick labbra, salviettine, olio per capelli: alleati preziosi per un’estate senza pensieri

perfetta Traspirazione? No grazie Sempre pratiche le confezioni di salviette ipoallergeniche. Perfette per tutte le esigenze, servono sia per ripulirci da crema e sabbia in eccesso, sia per rimuovere la salsedine se non abbiamo la possibilità di fare una doccia con acqua dolce appena terminato un bagno in mare. In commercio sono reperibili anche alcune tipologie specifiche per contrastare la sudorazione eccessiva, spesso causa di forti disagi sociali.

APAXIL Salviette antitraspiranti, monodose, perfetto da utilizzare in ogni momento della giornata su ogni parte del corpo. Prezzo consigliato confezione 10 bustine € 10

Per chiome sane e belle Anche i capelli hanno bisogno di essere protetti. Non dimentichiamoci dunque di portare con noi un prodotto specifico nutriente per mantenerli sempre morbidi, idratati e disciplinati. Anch’essi risentono dei raggi solari e della salsedine che tendono a renderli crespi e piuttosto secchi. RENE FURTERER Fluido solare protettivo kpf50+, resistente all'acqua, ha una formula ultra leggera. Previene la disidratazione e offre un effetto naturale al capello. Prezzo consigliato 100ml: € 18,50

Belle anche al mare Il trucco sotto il sole non è mai consigliato anche perché, se eccessivo, rivela impietosamente piccole e grandi rughe. Ma se volete sentirvi sempre “a posto”, via libera ad alcuni prodotti di make up rigorosamente waterproof. Ad esempio una matita e/o un mascara e, da non dimenticare, un gloss per le labbra che vi proteggerà anche da sole e salsedine. Colorato oppure no, dipende dalle vostre abitudini. DEBORAH Mascara 24ore instant maxi waterproof, resiste anche in condizioni estreme come acqua e sudore durante l’attività fisica. Prezzo consigliato: € 13,50 ANTOS Rossetto Ballerina, delicata ed elegante tonalità nude. Formulato con pregiate materie prime di origine vegetale. Prezzo consigliato: 4,5 ml € 7.50 REISENTHEL ACCESSOIRES Travelcosmetics, indispensabile in spiaggia, pratica per contenere in ordine creme, solari spazzole, in ogni momento. Prezzo consigliato: 26 x 18 x 13,5 cm € 16,95

LIKEIT:

Evian®Facial Spray è l’unico spray all’acqua pura e minerale delle Alpi. In un solo gesto idrata, rinfresca e tonifica in maniera naturale e per tutta la giornata anche le pelli più sensibili. Prezzo consigliato: Spray da 50ml a € 4,8

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lifestyle

Così l'inverno di un'azienda è diventato una

Valleverde

di Marco Scotti

Lo storico brand pubblicizzato da testimonial di grido aveva dovuto dichiarare fallimento. La famiglia Silvagni l'ha ricomprato e lo ha rilanciato: oggi fattura oltre 16 milioni ed è pronto a produrre oltre 600mila calzature

K

evin Costner, il pilota di Formula Uno (e della Ferrari) Eddie Irvine e Raffaella Carrà: che cos’hanno in comune questi tre personaggi? L’essere stati testimonial di Valleverde, uno storico brand di calzature che nacque a Coriano – fra Rimini e Riccione – nel 1970. A cavallo tra gli anni ’80 e gli anni ’90, queste scarpe avevano fatto della comodità (ricordate? “È bello camminare in una Valleverde”) la ricetta del loro successo, grazie a soluzioni innovative come un plantare particolarmente soffice o un sistema brevettato per evitare l’elettricità statica e cancellare le fastidiose “scosse” che vengono percepite quando si scende dalla macchina. Poi, progressivamente, l’oblio, accompagnato anche da una vicenda giudiziaria, che pone fine a una storia più che quarantennale. Finché nel 2015 l’imprenditore romagnolo Elvio Silvagni rileva all’asta il marchio e decide di provare a rilanciarlo: a supportarlo in questa azione che sembra quasi sconsiderata la convinzione che il ricordo del brand e delle sue potenzialità rimanga ancora impresso nella mente delle persone nonostante le vicende recenti. Far tornare Valleverde agli splendori di un tempo è quindi il mantra con cui Silvagni, insieme a suo figlio Paolo, decide di lanciarsi nella nuova avventura. Un’impresa che sembra disperata e che invece si concretizza in un tempo estremamente rapido. Il 2018, infatti, si chiude con 16 milioni di fatturato, in aumento del 18,5% rispetto al 2017. E dire che nel 2015 i ricavi si erano fermati a 1,5 milioni, prima di decollare letteralmente nel 2016 raggiugendo la doppia cifra. Numeri trainati dal mercato italiano, che rappresenta per il brand più del 90% del proprio giro d’affari, a testimonianza della forte

Paolo Silvagni, che Elvio è

insieme al padre

alla guida di valleverde dopo aver rilevato il marchio

richiesta del prodotto Valleverde da parte del consumatore: sono oltre 1.100 i rivenditori per un volume annuo (nel 2018) di più di 500.000 paia di calzature. «L’anno prossimo – ci racconta Paolo Silvagni – festeggeremo i 50 anni del marchio e siamo convinti che ci siano margini per fare qualcosa di importante. Da quando la mia famiglia ha deciso di rilevare il marchio Valleverde, nel 2015, abbiamo avuto ben chiara la necessità di posizionare il brand a un giusto livello, ma anche a un prezzo accessibile. Sappiamo, ad esempio, che per il mercato italiano esiste una barriera psicologica posizionata a 100 euro, quindi la nostra calzatura deve restare en-

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lifestyle tro quel limite». In questo contesto si inserisce anche il grande successo della nuova linea Valleverde Kids, che esordisce nei negozi in questa stagione Primavera Estate 2019: questa nuova offerta coprirà la fascia che va dagli 0 agli 11 anni di età. «Già negli anni ’80 – prosegue Silvagni – eravamo presenti con un’offerta dedicata ai bambini. Abbiamo ricominciato ad affacciarci a questo mondo con il nuovo marchio, Valleverde Kids, e con una collezione dedicata ai più piccoli. In questa prima stagione primavera estate 2019 siamo entrati in circa 400 negozi in Italia, soprattutto store in cui eravamo già presenti con le linee uomo e donna, che quindi conoscevano già molto bene il brand, ma anche in qualche specialista sul bambino. Anche la prima collezione invernale presentata al Micam ha avuto riscontri molto positivi. La prima campagna vendite della collezione Kids ha oltrepassato le nostre

uno degli stabilimenti di valleverde. per il

2019 l'azienda

punta a superare le

600mila paia prodotte

«Stiamo curando il canale distributivo, per renderlo il più efficace possibile: non abbiamo negozi monomarca, non siamo presenti nella GDO o su internet» aspettative più rosee, non vediamo l’ora di capire come sarà accolta dal consumatore nei negozi». Il prossimo obiettivo? Superare le 600mila calzature vendute. «E a vedere il pre-consuntivo – aggiunge il numero uno di Valleverde – raggiungeremo questo obiettivo, che per noi rappresenta un grande successo. Anche perché stiamo curando in modo maniacale il canale di distribuzione, in modo da renderlo il più efficace possibile. Quando siamo entrati, le nostre calzature erano distribuite

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da un’infinità di canali differenti. Noi abbiamo scelto di tenerne solo alcuni, focalizzandoci appieno su di essi. La nostra scelta è semplice: non abbiamo negozi monomarca di proprietà, non utilizziamo la grande distribuzione organizzata e non vendiamo online. Il nostro prodotto può essere trovato, tipicamente, in un negozio multimarca dove il consumatore può arrivare e farsi servire. Abbiamo pensato che un’esperienza di vendita di questo tipo sia la più adatta per i nostri clienti, e i numeri ci stanno dando ragione. Abbiamo una rete vendita composta da 1.100 rivenditori che propongono i nostri prodotti e vogliamo mantenere questa strategia. Al di fuori dell’Italia abbiamo intrapreso negli ultimi 12 mesi, a piccoli passi, un progetto di internazionalizzazione del marchio. Siamo partiti dalla Svizzera, dove abbiamo aperto tre negozi: uno a Locarno, uno a Bellinzona e uno a Lugano». Alla base del rilancio del marchio c’è anche un sensibile processo di rinnovamento a livello stilistico, con uno sguardo attento sulle nuove tendenze moda: colori, forme, materiali, accessori e applicazioni, tutto viene scelto e studiato con un’attenzione certosina per trasferire al consumatore un’immagine completamente nuova. «Ogni stagione – prosegue Silvagni – produciamo tra i 600 e i 700 articoli che vengono distribuiti da una trentina di fornitori diversi. Per quanto concerne la produzione, le 320.000 paia realizzate per la collezione primavera-estate 2019 sono state prodotte in tre aree differenti. Il 50% dell’intero stock in Italia, in primo luogo nel distretto di Barletta-Trani, poi in provincia di Verona, nelle Marche e, in misura più ridotta, in Romagna, dove ha origine la nostra azienda. Un ulteriore 30% viene realizzato in Spagna, Albania e Romania, mentre il rimanente 20% in Asia». Le scarpe Valleverde, dunque, hanno ritrovato la via maestra puntando sulle peculiarità che le avevano rese grandi: la comodità, la leggerezza e un prezzo accessibile.



lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

Cupra Ateca, tutta la cattiveria di un'anima

spagnola

Grandi prese d’aria, cerchi da 19 pollici, mascherina a nido d’ape e specchietti in fibra di carbonio: l’anima corsaiola di Seat rivive nella Cupra Ateca, il nuovo suv del nuovo brand del marchio spagnolo

I

n pochi la conoscono, e non solo perché è un modello nuovo, ma anche perché il brand ha poco più di un anno di vita, anche se alla spalle può vantare tutta l’esperienza nel settore di Seat. Sulle strade è una specie marziana che attira attenzione e curiosità con il suo logo tribale sulla mascherina. Però non assomiglia per niente al mite E.T. che “telefona casa”, ma piuttosto ad Alien, con tutta la sua cattiveria e la sua aggressività. Perché il marchio Cu-

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pra è nato per riportare in primo piano tutta la tradizione sportiva che fino a qualche anno fa caratterizzava la casa automobilistica spagnola. E l’Ateca ne è la dimostrazione. È un suv a quattro ruote motrici di medie dimensioni (438 centimetri) che mostra anche all’esterno la sua anima corsaiola: grandi prese d’aria, cerchi da 19 pollici a effetto diamantato, pinze dei freni maggiorate e verniciate di nero, mascherina, anch’essa nera, a nido d’ape, finiture, sempre, in nero lucido per le barre sul tetto e gli specchietti laterali in fibra di carbonio. All’interno i sedili sono sportivi con parti in alcantara e il poggiatesta integrato segnato con il segno tribale, il volante è regolabile, il cruscotto è digitale e personalizzabile, il cambio Dsg a sette rapporti può es-


sere utilizzato anche con le palette al volante. Ha quattro telecamere (davanti, dietro e sugli specchietti retrovisori) per una visione a 360° nelle manovre e uno schermo touch screen da 10,25 pollici collegabile anche al proprio smartphone con Apple Car e Android auto. I proiettori sono full led, ha il Sistema di rilevamento pedoni e quello di mantenimento della corsia. Insomma, tutto abbastanza normale per un’auto che costa a listino poco più di 43 mila euro. Come è normale anche l’utilizzo in modalità comfort. Si viaggia senza far correre brividi ai passeggeri: cinque posti comodi e un ampio bagagliaio per un tranquillo viaggio in famiglia o in città. Ma basta spostare la rotella in modalità Sport per sentire la differenza e scoprire i 300 cavalli erogati dal motore 4 cilindri 2.0 turbo a benzina e che in soli 5,2 secondi arriva a 100 chilometri all’ora partendo da fermo. Se poi si sceglie la modalità Cupra, il discorso cambia ancora, in meglio: il propulsore dà il massimo restando sempre al sopra dei 2.000 giri, viene ritardato il passaggio da una marcia all’altra e il rombo dei quattro scarichi diventa una musica che mette quasi paura. Ma, ne siamo certi, piacerà a molti.

È già pronta l'auto elettrica per tutti Una pietra miliare per Volkswagen

H

anno scelto il nome, ID.3, e il

settembre presso una qualunque

prezzo di partenza, meno di

concessionaria Volkswagen. La

30 mila euro. Ora Volkswagen è

produzione della ID.3 1ST inizierà

tutto pronto per il lancio dell’auto

alla fine del 2019 e i primi esemplari

probabilmente più importante della

saranno consegnati ai clienti a

sua storia aziendale: la vettura

metà del 2020. «Con la ID.3» ha

elettrica compatta destinata

spiegato il membro del consiglio

la mercato di massa che avrà

d’amministrazione della marca

un’autonomia da 330 a 550

Volkswagen e Responsabile vendite,

chilometri. ed è considerata

marketing e post-vendita Jürgen

a Wolfsburg una pietra miliare

Stackmann all’evento di lancio che si

paragonabile al Maggiolino e alla

è tenuto al Drive Volkswagen Group

Golf. Sul sito www.volkswagen.

Forum di Berlino «entreremo nel terzo

it/app/prebooking/vw-it/it è già

grande capitolo della nostra storia,

disponibile in pre booking una serie

dopo quelli del Maggiolino e della

speciale, chiamata ID.3 1ST, che avrà

Golf. Con la ID.3 stiamo rendendo la

un’autonomia di 420 chilometri, un

mobilità elettrica alla portata di tanti.

anno di cariche incluse e un prezzo

Cominciamo dal cuore della marca

al di sotto dei 40 mila euro. Il modello

Volkswagen e della sua offerta, dove

di lancio è disponibile in quattro colori

si trovano i grandi volumi di vendita. Il

e tre versioni, equipaggiate tutte

numero 3 segnala anche la possibilità

con comandi vocali e navigazione

di espansione nei segmenti superiori

satellitare. La ID.3 1STPlus ha i

e inferiori. Abbiamo tanto in serbo.

proiettori a matrice IQ.Light e

Partiamo dall'Europa, cui seguiranno

design bicolore, sia all’interno che

altre regioni con ulteriori modelli della

all’esterno, mentre la ID.3 1STMax ha

gamma ID. in arrivo nel prossimo

anche un ampio tetto panoramico

futuro».

e sistemi avanzati come head-up display con realtà aumentata. Per le prenotazione questo modello basta versare mille euro, restituiti integralmente in qualsiasi momento fino all’acquisto definitivo. Dopo il pre-booking, l’ordine definitivo potrà essere effettuato dopo il Salone dell’Automobile di Francoforte di

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lifestyle

motori

a cura di Franco Oppedisano

Ecco una

fuoriserie

da usare tutti i giorni C

ominciamo dal prezzo: 203 mila euro di listino base. Per questa ragguardevole cifra vi portate a casa la nuova McLaren GT, dove la sigla sta per Gran Turismo. Ovvero, una supercar da far girare la testa con la bellezza di 620 cavalli capace di arrivare a 200 all’ora in nove secondi e di arrivare fino a 326 chilometri all’ora, ma pensata per essere un’auto da usare tutti i giorni. Per questo la frenata e lo sterzo a basse velocità sono stati ottimizzati per l’uso quotidiano ed stata reingegnerizzata l’altezza della guida e l’altezza da terra per l’uso nelle aree urbane. Inoltre sono state ottimizzare il volume, forma e utilizzo del vano bagagli che può contenere senza problemi una sacca da golf oppure due paia di sci da 185 cm con scarponi oltre a un paio di bagagli. Poi nella parte anteriore ci sono ulteriori 150 litri di vano che portano la somma dei due bagagliai della McLaren GT a offrire un totale di 570 litri

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Costa oltre 200 mila euro e arriva a 326 chilometri all'ora, ma è stata pensata per essere usata anche in città e, grazie alla capacità del bagaglio, per andare in vacanza di spazio utile per il carico. Giusto per fare qualche esempio lo spazio nei vani di carico sono più o meno quelli di una Fiat Tipo e tre volte quelli della 500.

Addio ai vecchi specchietti ora fa tutto la telecamera

U

na telecamera

avrà solo la nuova Honda

al posto degli

e, la city car full electric

specchietti retrovisori

che verrà presentata

laterali . E due schermi da

entro fine anno.

sei pollici su entrambi i lati

I vantaggi dello

del cruscotto per vedere

specchietto digitale?

cosa succede ai lati

Maggiore sicurezza

dell’auto. In futuro, forse,

e minori consumi. Il

sarà una cosa normale.

conducente potrà

Per ora tra le auto

scegliere tra una “visuale

compatte, di serie ce li

normale” o una “visuale


motori a cura di Franco Oppedisano

lifestyle

Mini Countryman plug in, due auto al prezzo di una

È

come avere due auto, quasi

dell’incredibile. Il segreto

tre. Ed entrambe sono Mini. La

di questa multimodalità è

prima per muoversi in città in puro

la tecnologia ibrida plug in

elettrico facendo una quarantina di

che permette di ricaricare

chilometri a zero emissioni a trazione

l’auto a una semplice

posteriore, spendendo poco o

presa di corrente o a

niente. La seconda con un motore

una centralina e mette

termico che viaggia in autostrada

in condizione l’auto di

o sulle provinciali a benzina con la

viaggiare veramente solo

trazione anteriore di un motore a tre

con il motore elettrico.

cilindri come un’auto normale senza

Niente a che fare con i

l’assillo della ricarica. La “quasi” terza

cosiddetti full hybrid di

fa tutto da sola: va a quattro ruote

molti costruttori che in elettrico puro

dal governo italiano. A prima vista

motrici e sceglie quando usare il

ci vanno raramente e solo quando lo

sembra l’auto ideale, ma non per

motore e elettrico e quando quello

decide la centralina dell’auto perché

tutti. Se fate normalmente, magari

termico in base alla velocità, il tipo

si possono ricaricare solo sfruttando

tutti i giorni, più di 50 chilometri in

di strada e altre variabili, compreso

il motore termico e le frenate. Il

auto dovete fare bene i conti perché

anche l’indirizzo di destinazione che

motore elettrico di questa Mini

è come se viaggiaste sempre con

avete inserito nel navigatore. Tutte

eroga 88 cavalli che sommati a quelli

la donna cannone sopra il tetto. Il

hanno il corpaccione elegante della

del tre cilindri a benzina portano

peso di batterie e motore elettrico

Countyman, la sorella muscolosa

la potenza totale a 224 cavalli.

aumenta i consumi di benzina, non di

della classica Mini che somma

Insieme spingono la Countryman S

molto ma li aumentano. Il costo della

tutti i vantaggi delle dimensioni

E fino a 198 chilometri all’ora con un

Mini Countryman Plug In? Più di 39

esterne ridotte con uno spazio

consumo medio di 2,1 litri per cento

mila euro. Non poco per un’auto, ma

interno e del bagagliaio che, in

chilometri ed emissioni di 49 grammi.

sempre meno di quelli che servono

rapporto alla lunghezza dell’auto, ha

Quindi accede agli incentivi decisi

per comprarne due.

Il robottino firmato Renault

panoramica”, estendendo

dell’auto di circa il 3,8%.

il campo visivo offerto

Gli alloggiamenti delle

dagli specchietti laterali

videocamere, poi, sono

tradizionali e riducendo i

realizzati con una forma

punti ciechi di circa il 10%,

specifica e un rivestimento

in “visuale normale”, e di

idrorepellente per

distanze

circa il 50% nella “visuale

prevenire la formazione

vincere a colpi di

robot nella quale

panoramica”. Inoltre, la

delle gocce d’acqua

Renault schiera lo

Ez-Pod un piccolo

resistenza aerodinamica

sulle lenti e il sistema è

veicolo autonomo,

connesso e al 100%

viene ridotta di quasi il

stato testato a lungo per

elettrico,

per

90% rispetto ai retrovisori

migliorare la visibilità in

di

tradizionali, contribuendo

condizioni meteorologiche

soddisfare le esigenze di mobilità in siti chiusi (parcheggi, hotel,

a un miglioramento

sfavorevoli, di scarsa

centri commerciali, ecc.), ma anche nel cuore delle città. In

complessivo in termini di

luminosità o di guida

futuro Renault EZ-POD potrebbe accedere a strade pedonali o

efficienza e autonomia

notturna.

ad accostarsi, a velocità molto ridotta, agli ingressi di edifici o di

F

inora li avete chiamati monopattini, pattini, al limite carrellini. Ora si chiamano elementi di micromobilità. Ma la sostanza non

cambia, anche si evolve, diventa tecnologica. E quella delle brevi diventa

ideato

persone

o

una

battaglia

il

da

trasporto

merci. L’obiettivo è

case per avvicinarsi a persone a mobilità ridotta.

LUGLIO 2019

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sailing

Così la per

nave diventa il luogo ideale

eventi e turismo business

Q

uando si pensa al turismo, tra le prime immagini che vengono in mente in maniera automatica ci sono sicuramente le spiagge assolate, bagnate da acque cristalline e i centri storici delle più belle città d'arte, in cui potersi addentrare alla ricerca di tesori senza tempo. Anche le azioni messe in campo da chi amministra i territori italiani risentono, evidentemente, di questo sentire comune, con la conseguenza che in gran parte del Paese l'orizzonte turistico a cui si guarda è essenzialmente quello della prossima stagione estiva, mentre il successo della stessa è misurato semplicemente con il numero di presenze nelle strutture ricettive. Non solo vacanze Tuttavia, il turismo “vacanziero” è soltanto una parte, seppur preponderante, del sistema turistico complessivo. Tra i diversi settori che compongono l'industria, un ruolo sempre maggiore è quello che si sta ritagliando negli ultimi anni il turismo definito “congressuale”. In gergo tecnico, ci si riferisce a tale settore con il termine Mice, che è un acronimo mutuato dall'inglese

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di Luigi Ciccarelli

meetings, incentives, conventions and exhibitions (tradotto letteralmente: riunioni, viaggi incentivi, convegni e mostre). Un settore su cui ogni amministratore pubblico dovrebbe puntare per destagionalizzare i flussi turistici del proprio territorio e che negli ultimi tempi ha registrato una crescita davvero interessante. A certificare l'andamento di tale settore turistico ci pensa, da qualche anno, Federcongressi&eventi, organizzazione senza fini di lucro che rappresenta gli operatori pubblici e privati che svolgono attività connesse con il settore dei congressi e degli eventi. A partire dal 2014, Federcongressi&eventi ha promosso l'Osservatorio italiano dei congressi e degli eventi, progetto di ricerca realizzato da Aseri-Alta scuola di economia e relazioni internazionali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Scopo del progetto di ricerca – giunto quest'anno alla sua sesta edizione – è il monitoraggio continuativo di tutti i tipi di eventi organizzati in Italia (congressi di associazioni, convention, incentive, lanci di prodotto e riunioni varie promosse da aziende, enti e istituzioni di ogni genere), al fine di fornire una descrizione accurata delle dimensioni, delle caratteristiche e delle tendenze


del settore, che possa contribuire a indirizzare strategie e investimenti adeguati. Un settore in crescita I dati dell'ultima rilevazione disponibile ci dicono che in Italia il settore registra una crescita in tutti i principali indicatori. Aumentano, infatti, il numero degli eventi realizzati complessivamente nel nostro Paese, il numero di partecipanti e il numero di presenze complessive. Cresce, infine, anche il fatturato fatto registrare dal settore.

Non più semplice mezzo di trasporto: oggi a bordo si celebrano convention e appuntamenti, con location originali che conquistano i partecipanti A terra o in alto mare Tra le location più gettonate per lo svolgimento di un evento spiccano ai primi posti le strutture alberghiere e i centri fieristici progettati proprio per ospitare tali iniziative. Tra le sedi più originali, invece, figura sicuramente la nave, che fornisce alle aziende e ai loro event manager la possibilità di organizzare incontri esclusivi con vista mare, senza per questo dover rinunciare a tutti i comfort che si possono avere in una struttura tradizionale. Tra le compagnie di navigazione italiane, Grimaldi Lines si è mostrata molto attiva negli ultimi anni per aver dato vita a bordo delle proprie navi a eventi che col passare degli anni hanno riscosso un sempre crescente successo. Tali eventi si svolgono a bordo di Cruise Roma e Cruise Barcelona, le navi ammiraglie della compagnia napoletana, che, grazie a una sala conferenze da 300 posti e alla presenza di altri ampi spazi diversamente adattabili in base alle specifiche richieste degli organizzatori, possono ospitare una

grande varietà di eventi. La formula di maggiore successo, in occasione di eventi a bordo, è quella dell’hotel on board (per i passeggeri il pernottamento è sempre a bordo della nave), che prevede per i partecipanti la partenza il sabato sera dal porto di Civitavecchia, l'arrivo a Barcellona la domenica pomeriggio, con ripartenza il lunedì sera e rientro in Italia il giorno successivo. Durante la navigazione, all’ andata e al ritorno, prende vita l’evento vero e proprio, negli spazi riservati e allestiti per l'occasione. Durante la permanenza della nave nel porto di Barcellona, le attività dei partecipanti possono essere pianificate dall’organizzatore o sfruttate liberamente da ciascuno per la visita della città. Eventi a tema Tra gli eventi ospitati negli ultimi anni dalle navi Grimaldi, alcuni sono riusciti col tempo a diventare un appuntamento fisso nel settore di attività cui si rivolgono. È il caso, ad esempio, di aMareLeggere, evento che ogni anno si rivolge agli amanti della lettura e riunisce a bordo rappresentanti e personalità del mondo dell'editoria italiana. Altro evento di successo, previsto a metà luglio e giunto quest'anno alla sua decima edizione, è Grimaldi Dance Fit Cruise, che si rivolge agli amanti del fitness e del benessere e che per l'occasione vede la nave trasformarsi in una vera e propria palestra galleggiante. Sempre a luglio di quest'anno, invece, l'ammiraglia della compagnia napoletana ospiterà la prima edizione di Barçalando, meeting che si rivolge agli amanti dei balli latino-americani e che prevede quattro giorni durante i quali i partecipanti potranno immergersi a pieno nel mondo della latin dance e potranno confrontarsi a bordo con artisti di rilievo nel panorama della danza latino-americana italiana, come Fernando Sosa e Roly Maden.

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sailing

Arte e bellezza: la ricetta

per riconquistare i quartieri più difficili di Davide Schiavon

"L

e persone non fanno i viaggi, sono i viaggi che fanno le persone": questa citazione del grande romanziere americano John Steinbeck racchiude in poche parole le infinite possibilità che offre la scoperta del mondo che ci circonda. Un desiderio che ci prende per assecondare il bisogno di conoscenza, per soddisfare la propria curiosità, abbandonarsi al fascino di terre lontane. Molto spesso si sceglie una meta basandosi sul passaparola, sul suggerimento di una persona di cui ci fidiamo oppure, al contrario, per esplorare luoghi ignoti ed esotici e portare – con un po' d'orgoglio - tra amici e conoscenti il racconto di un'avventura unica. In quest'epoca scandita da una sorta di gigantesca e interminabile narrazione per immagini, tutto può sembrare già visto e apprezzato. Facendo scivolare il pollice su un display ci si sente per un po' viaggiatori, e si addomestica così anche il gusto della scoperta. Per riattivare la curiosità ci si può allora dedicare all'esplorazione quotidiana della città in cui si vive, perché è proprio il patrimonio a noi più vicino a destare maggiore meraviglia. Sono molti i percorsi di riscoperta dei luoghi urbani destinati proprio ai cittadini, a coloro che credono di non riuscire più a sorprendersi tra le 'mura amiche'. Un esempio, nella città di Napoli, è l'espe-

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La Fondazione Grimaldi, attiva dal 2007, ha messo a punto una serie di progetti che riporta al centro della scena la città e la fruizione degli spazi dimenticati

Sopra e nella pagina accanto alcuni dei progetti realizzati dalla

AAA Accogliere ad Arte, emanazione comunità di

della fondazione grimaldi

rienza della comunità di AAA Accogliere ad arte. L'associazione, nata nel 2016, in un periodo di forte crescita della ricettività turistica napoletana, valorizza il patrimonio culturale e artistico per migliorare l’accoglienza a turisti e visitatori attraverso la formazione. Accogliere ad Arte ha portato e porta tassisti, vigili urbani, operatori del trasporto pubblico e privato, che per primi danno il benvenuto in città, alla scoperta del patrimonio culturale partenopeo, creando una comunità dell’accoglienza


diffusa, pronta a dare indicazioni a turisti e visitatori. In questa sempre più vasta rete – di cui fanno parte musei, istituzioni ed aziende – è entrata anche la Fondazione Grimaldi, con un progetto collaterale unico e sorprendentemente efficace. Il desiderio è quello di coinvolgere le famiglie napoletane più disagiate in un percorso di scoperta della storia della propria città mediante la collaborazione di Accogliere ad Arte. I genitori sono poi invitati a guidare a loro volta i propri figli alla scoperta delle bellezze di Napoli, raccontando e trasmettendo loro ciò che hanno visto e imparato da questa esperienza. Un modo di scoprire, condiviso tra genitori e figli, che contribuisce ad abbattere i muri mentali e materiali che molto spesso dividono in compartimenti stagni la città. La Fondazione Grimaldi, motore dell'iniziativa, nasce nel 2007 come ente benefico espressione della famiglia armatoriale dei Grimaldi e opera senza scopo di lucro, perseguendo esclusivamente fini di solidarietà sociale. In undici anni circa di attività, la Fondazione ha investito 8 milioni e mezzo di euro in 143 progetti che riguardano la città di Napoli e non solo. Il 15% della spesa è stato destinato alle famiglie di marittimi in difficoltà. Oggi la Onlus Grimaldi è diventata un punto di riferimento nel terzo settore in Campania ed è la principale fondazione familiare del Centro-Sud Italia, finanziata principalmente dal patrimonio della famiglia Grimaldi. Tra i progetti più ambiziosi c'è l'acquisto di una palazzina di 11.000 metri quadri, finalizzato negli ultimi mesi: l'ex collegio Leonardo Bianchi, nel cuore del quartiere storico di Montesanto, rilevato dalla Fondazione per 10 milioni di euro dopo una lunga trattativa con l'Ordine religioso dei Barnabiti. In questo complesso è nata la Scuola della Famiglia, un progetto sociale gestito in proprio dalla Fondazione Grimaldi e rivolto alle famiglie della provincia di Napoli. Tra le attività della scuola c'è la Spes-F, seminari di potenziamento genitoriale attraverso i quali nuclei familiari numerosi si formano in ambito economico, giuridico, domestico e sanitario, avendo anche diritto anche alla remunerazione del

gettone di presenza – che rappresenta un incentivo professionale a migliorarsi. La Spes-F organizza anche doposcuola per bambini e adolescenti e mette a disposizione uno sportello legale gratuito. Nell’ambito della Scuola della Famiglia, la Fondazione Grimaldi ha lanciato – con la Comunità di Sant'Egidio - il progetto 'Viva gli anziani', il più importante programma nazionale di sostegno, privato e gratuito, che coinvolgerà oltre 2400 persone over 75. La Fondazione ha numerosi progetti in corso, un concreto aiuto sociale che già interessa migliaia di persone. Il progetto 'La casa di Tonia', ad esempio, ha visto un immobile in via Foria, nel centro della città, rifiorire ed essere destinato all'accoglienza di giovani madri, che all'interno della 'Casa' possono essere impiegate in attività artigianali e imprenditoriali, garantendosi un salario. Ne 'La Bottega dei Semplici pensieri' i tutor della Fondazione offrono opportunità lavorative a ragazzi diversamente abili, che animano un punto di ristorazione itinerante, disponibile per cocktail, feste e rinfreschi. I progetti della Fondazione Grimaldi arrivano anche in paesi lontani con, ad esempio, la costruzione di una scuola elementare a Parakou, in Benin, e i cospicui contributi destinati a contrastare la diffusione dell'Ebola in Guinea, Liberia e Sierra Leone. Partire dalle difficoltà dei cittadini napoletani, dunque, per diffondere aiuto e solidarietà in tutto il mondo. «Napoli è una città dalle infinite risorse: il cuore stesso dei napoletani e gli istituti storici come l'ex Bianchi sono fra queste», spiega Luca Marciani, direttore della Fondazione Grimaldi. «Questa ricchezza può divenire una delle leve di riscatto per molte famiglie in tutte le loro componenti, per accrescere il loro bagaglio professionale e culturale, per valorizzare il senso civico e l’appartenenza, per appassionarsi e appassionare i figli al bene e al bello». Per Emanuele Grimaldi, fondatore e amministratore delegato della Fondazione, le iniziative attivate nell'ex Istituto Bianchi sono «una dichiarazione d'amore per Napoli. Il complesso Bianchi sarà un punto di riferimento per le fasce sociali a rischio e un esempio di solidarietà concreto e tangibile per Napoli e per il Sud Italia».

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videogames

Ricchi, seguitissimi e virtuali: tutti i segreti degli

e-sport

di Vincenzo Petraglia

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ntro la fine di quest'anno il giro d’affari degli eSports, i videogame a livello competitivo e professionistico, sfonderà globalmente il miliardo di dollari, con un'audience di oltre 450 milioni di utenti, i cosiddetti eSports viewers. Entro il 2022, secondo stime targate Goldman Sachs, questo nuovo settore dell'entertainment potrebbe generare introiti pari a 2,6 miliardi, considerato che il comparto ha fatto registrare fra 2014 e 2018 un tasso di crescita medio annuo del 27,4%. Il boom degli sport competitivi digitali è sotto gli occhi di tutti e lo si vede, anche in Italia, dal numero sempre crescente di fan che seguono in streaming i loro idoli e dal grande successo che ottengono manifestazioni e tornei (autentici show trasmessi su piattaforme digitali) organizzati in arene fisiche che richiamano migliaia di spettatori pronti a pagare un biglietto d'ingresso pur di vedere da vicino i gamer professionisti sfidarsi dal vivo. Come avvenuto a maggio per la finalissima della Tom Clancy’s Rainbow Six

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Pro League, la competizione di portata globale dedicata al videogioco Rainbow Six Siege che quest'anno ha fatto tappa a Milano e ha visto i migliori atleti digitali da Asia-Pacifico, Europa, America Latina e America del Nord sfidarsi dal vivo per l’ambito titolo mondiale e un montepremi di 275mila dollari. O come avviene ormai abitualmente alla Milan Games Week, che quest'anno si terrà sempre nel capoluogo lombardo dal 27 al 29 settembre e che lo scorso anno ha richiamato oltre 160mila visitatori. Sebbene in Italia siamo ancora ben lontani dai numeri statunitensi e asiatici - i mercati che hanno fatto da precursori - le prospettive sono molto interessanti


anche a livello di strategie di comunicazione e di engagement da parte dei brand, alla costante ricerca di nuovi canali per raggiungere target estremamente liquidi, primi fra tutti millennials e ragazzi della Generazione Z, quelli cioè nati fra il 1997 e il 2014, altrimenti difficili da raggiungere attraverso mezzi più classici. «Interessati al nostro mondo», spiega Paolo Cisaria, ceo Mkers, fra i team più forti del panorama italiano che non a caso ha proprio di recente attirato come sponsor Armani, «non sono solo più brand endemici ma soprattutto marchi che cercano di attirare l’attenzione di giovani e giovanissimi. Dalle bevande energetiche, all’abbigliamento, alla telefonia mobile. Interessante anche il percorso delle case automobilistiche sempre più vicine agli eSports anche come forma di intrattenimento puro». A livello globale presidiano il campo colossi quali Coca-Cola, che sponsorizza il campionato del mondo di League of Legends, una delle più grandi e

Non più gioco per "nerd": i videogames oggi crescono a ritmi vertiginosi, con montepremi da decine di milioni e protagonisti sempre più ricchi. A quando le Olimpiadi? attese competizioni nel panorama mondiale, Red Bull, fornitore ufficiale dei maggiori campionati, McDonald, Samsung, Gillette, Intel, Tissot, Audi, Bmw, Visa, Burger King. Secondo i dati diffusi di recente da Newzoo, società che si occupa dell'analisi del mercato e dei trend dei nuovi media, raccolti nel suo annuale “eSports Market Report”, del totale introiti stimati per il 2019 generati dal mercato, pari 1,1 miliardi di dollari, con un aumento del +26,7% rispetto allo scorso anno, buona parte è rappresentata dalle sponsorizzazioni per team e tornei: si stima che i brand porteranno all’interno dell’universo videoludico 456 milioni di dollari con un +34,3%. Fra gli eSport, molti dei quali scaricabili gratuitamente, che riscuotono maggior successo, i MOBA (Multiplayer online battle arena) e i First-Person Shooter; tra i primi, spiccano “League of Legends” e “Dota 2”, che hanno distribuito premi in denaro per oltre 34 milioni di euro nell'ultimo anno; fra i secondi, “Counter-Strike: Global Offensive” e “Overwatch”. Fra i videogame che più di tutti hanno spopolato c'è poi sicuramente “Fortnite”, che conta 125 milioni di giocatori, premi record di 100 milioni di dollari e introiti pari a oltre 296 milioni di dollari per la Epic Games, che lo ha sviluppato. Il gioco è disponibile anche in versione gratuita, ma è possibile fare degli acquisti in app che consentono di potenziare i personaggi acquistando armi ed equipaggiamenti vari. Fra gli

Marcel Vulpis, presidente e co-fondatore dell'associazione italiana eSports. nell'altra pagina le finali della milan games week

(Credits ubisoft, Joao-Ferreira)

ph

altri più gettonati, “Hearthstone”, “Fifa”, “Street Fighter”. In Italia i numeri sono più piccoli ma stanno crescendo velocemente, tanto che, secondo l'ultimo report di PwC “Entertainment & Media Outlook 2018-2022”, il fatturato totale degli eSports in Italia raggiungerà i 10,1 milioni di euro nel 2022, crescendo quindi, se si considera che nel 2017 si era a 2,9 milioni di euro, con un CAGR del 27,9%. «A livello italiano», spiega Marcel Vulpis, presidente e co-fondatore dell'Associazione italiana eSports (AieSP), «i primi ad annusare l'affare e a investire sono stati marchi come Red Bull, Vodafone e Tim. Sono entrati con investimenti ancora non massivi, ma stanno sfruttando al massimo questa nuova opportunità commerciale e di marketing. Telco, IT ed energy drink possono essere le tre macro categorie più interessate, ma nei prossimi anni tutti i settori principali vorranno legarsi all'immagine fresca degli eSports e di chi gioca e segue gli eventi. Nel settore dell'abbigliamento sportivo brand del calibro di Nike, Adidas, Puma e Lotto stanno sviluppando materiale gara e casual wear. L'obiettivo è quello di entrare in contatto con i clienti del futuro intercettando il mercato dei più giovani tramite questa piattaforma sportiva e con il linguaggio dei ragazzi». Secondo il “Rapporto sugli eSports in Italia 2019” realizzato da

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I player paperoni

videogames

I

giocatori

player)

Aesvi (Associazione editori sviluppatori videogiochi italiani) e Nielsen, i fruitori dei giochi elettronici, principalmente maschi (62%) con un livello di istruzione medio-alto, hanno d'altronde un'età compresa per lo più fra i 16 e i 30 anni (ma con discreta incidenza anche tra i 31 e i 40, pari al 38%). Sempre secondo il rapporto in Italia il 37% della popolazione (quindi circa 16 milioni di persone) ha dichiarato di aver videogiocato nell’ultimo anno e ogni giorno 350 mila persone dichiarano di seguire un evento eSports (sono i cosiddetti “avid fan”, i fan più sfegatati insomma). Il bacino si espande a circa un milione e 200mila persone se sono considerati anche coloro che dichiarano di seguire un evento eSports non ogni giorno, ma più volte durante la settimana (eSports fan). Numeri importanti e soprattutto in crescita, che com'è ovvio che sia non possono non ingolosire. «Fare eSports oggi non significa solamente giocare ai videogiochi, ma portare una passione clamorosamente diffusa tra i giovani al livello delle grandi competizioni internazionali sportive», spiega Michele Budelli, ceo di Campus Fandango Club, fra le primissime realtà a credere nel fenomeno degli sport digitali nel nostro Paese e che conta al suo interno diverse società, tra cui PG eSports, divisione dedicata al gaming che si occupa dell’organizzazione dei più importanti tornei ed eventi eSports sul territorio nazionale. «Per comprenderne la portata», continua, «basta considerare la sfida per l’aggiudicazione dei diritti media delle manifestazioni, con poste in gioco non inferiori a quelle degli sport tradizionali. Stanno nascendo luoghi di aggregazione per fruire degli sport digitali in compagnia e gli eSports bar sono ormai ampiamente diffusi in Europa e in Italia. Insomma siamo di fronte a una grandissima opportunità di diversificazione del business e di allargamento delle potenzialità dell’industria del gaming». In tutto ciò bisogna considerare che piattaforme di livestreaming come per esempio Twitch, una sorta di YouTube dei videogiochi, hanno conferito agli eSports una popolarità globale, consentendo ai brand di assicurarsi grande visibilità. Secondo il Washington Post l’ultimo torneo mondiale di League of Legends, disputato a Pechino, avrebbe attirato picchi di oltre 100 milioni di spettatori. Numeri da capogiro se si considera che l’audience delle finali Nba di basket si aggira intorno ai 32 milioni mentre il Super Bowl sui 124 milioni di persone. Ecco perchè all'estero la sponsorship di un evento può costare anche molti milioni di dollari a seconda se il brand (dipende anche dalla media-

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più

professionisti vincenti,

(pro

spesso

giovanissimi e impegnati per molte ore al giorno ad allenarsi giocando, proprio come gli atleti degli sport tradizionali, seguitissimi dai fan, sono in grado di incamerare incassi record. A guidare la classifica dei più ricchi il tedesco Kuro “Kuroky” Takhasomi, che ha guardagnato ben 4 milioni di dollari di soli premi. Al secondo posto il danese Johan “N0tail” Sundstein (3,73 milioni) e al terzo il giordano Amer “Miracle” Al-Barkawi (3,67 milioni). Fra gli italiani spicca Alessandro Avallone, pseudonimo

di

“Stermy”,

con

200mila euro guadagnati giocando a Fifa, Quake e Painkiller.

in alto, un frame di rainbow six (credits ubisoft). sotto michele budelli, ceo di campus fandango club

ticità di un determinato titolo rispetto ad un altro) investe su un intero circuito. Di conseguenza anche i prize money messi a disposizione nelle varie competizioni sono esorbitanti, suddivisi tra le squadre vincitrici e i suoi giocatori. Questi ultimi, almeno i più grandi campioni, sono in grado di guadagnare davvero molto (v. box), come per esempio Kuro “Kuroki” Takhasomi, che ha superato la soglia dei 4 milioni di dollari di soli premi, cui vanno poi ovviamente aggiunti anche le fee ricevute come player o brand ambassador. Tanto per fare un esempio, il Dota International Championship l’anno scorso vantava un montepremi di 25 milioni di dollari, meno di Wimbledon (circa 40 milioni), ma ben più dello US Open di golf (12 milioni) o del Tour de France (2,3 milioni). Anche per queste non trascurabili ragioni dobbiamo abituarci all’idea che un giorno non lontano gli eSports possano essere riconosciuti come disciplina olimpica, cosa di cui si sta discutendo già da qualche anno. Non a Parigi 2024, ma non è escluso che facciano il loro ingresso ai Giochi del 2028. Gli interessi economici in ballo sono d'altronde notevoli.


MOVIES | SERIES | SPOT | MUSIC | RADIO


lifestyle

arte

Giudizio Universale: così Michelangelo riconquista la scena romana

P

uò un’opera realizzata oltre 500 anni fa essere ancora al centro - è proprio il caso di dirlo - della scena? Sì se la protagonista è la Cappella Sistina, sublimemente affrescata da Michelangelo Buonarroti tra il 1508 (la volta) e il 1541, termine del Giudizio Universale divenuto rapidamente un’icona dell’umanità. Proprio il dipinto michelangiolesco sta vivendo una seconda giovinezza grazie a una serie di iniziative che hanno fatto dell’opera, e della Cappella Sistina in generale, i protagonisti di un rinnovato interesse per l’arte rinascimentale. Da un lato c’è uno spettacolo – Giudizio Universale. The Sistine Chapel Immersive Show – che è in scena all'Auditorium della Conciliazione (a pochi passi dal Vaticano) e che dopo un anno e mezzo ha fatto registrare oltre 500 repliche e più di 300.000 presenze. Lo spettacolo, che ha potuto contare sul patrocinio del Ministero dei Beni Culturali e del Comune di Roma, è una sorta di viaggio a ritroso nella nascita del capolavoro. Si inizia con la richiesta di papa Giulio II degli affreschi della volta fino al completamento dell’opera. Attraverso il racconto del Buonarroti si animano gli affreschi che compongono la Cappella Sistina fino al meraviglioso Giudizio Universale che prende vita. Il pubblico ha inoltre l’opportunità unica di fare un viaggio indietro nel tempo di oltre 500 anni, per scoprire la Roma del Rinascimento. Lo spettacolo propone

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Uno show senza precedenti racconta la realizzazione di una delle opere più iconiche dell'umanità

nello spettacolo

"giudizio universale" il pubblico può vivere un'esperienza immersiva

infatti anche un’affascinante “Volo su Roma nel 1508”, una ricostruzione storica della città praticamente perfetta, grazie alla consulenza scientifica dei Musei Vaticani e all’intervento dei migliori creativi di realtà virtuale. La voce di Michelangelo è prestata dall’attore Pierfrancesco Favino, mentre le musiche sono di Sting e la regia di Marco Balich. Lo spettacolo - capace di unire arte, teatro, danza e musica con le tecnologie più avanzate – dura 60 minuti circa e va in scena con otto repliche settimanali in lingua italiana e, nel periodo estivo, con due repliche in inglese, con la disponibilità della traduzione simultanea in cuffia in nove lingue: italiano, inglese, spagnolo, francese, tedesco, portoghese, russo, cinese e giapponese. L’altra iniziativa che riporta al centro della scena turistica romana la Cappella Sistina è rappresentata dall’iniziativa “Un venerdì in bellezza”, che, fino al 25 ottobre prossimo, consentirà di vedere a a prezzo scontato lo spettacolo alle ore 17 e a seguire dalle 19 alle 23 la visita in notturna della Cappella Sistina e dei Musei Vaticani. I “Venerdì in bellezza” confermano che lo spettacolo ideato da Marco Balich con la consulenza scientifica dei Musei Vaticani non è una esperienza alternativa alla visione dell’originale, ma anzi, uno stimolo a godere di entrambe le possibilità. La collaborazione con i Musei Vaticani prevede anche un biglietto ridotto per lo show per tutti coloro che visitano i musei, in qualunque giorno.


Crema


soldi

Le mille trappole del phishing per rubare i vostri dati bancari

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e vi è arrivata una mail di una nota catena di elettronica che vi annuncia una vincita inaspettata e tutto questo vi sembra troppo bello per essere vero… avete ragione! Peggio, si tratta di una truffa volta a rubare i vostri dati bancari comunemente nota come phishing. Si tratta di un sistema piuttosto comune in cui malintenzionati inviano messaggi via mail nella speranza che qualcuno “abbocchi”. Un evento che non è poi così remoto: le persone infatti continuano imperterrite ad aprire email o allegati nonostante le campagne di sensibilizzazione. In base al report di Verizon 2018 Data Breach Investigations, il 4% degli obiettivi di una campagna di phishing aprirà link o documenti. Se a questo si somma il fatto che, secondo il Microsoft Security Intelligence, lo scorso anno si è assistito a un vero e proprio boom del phishing, si capisce subito che è bene tenere alta l’attenzione. Lo studio condotto dal colosso fondato da Bill Gates è il frutto di un’analisi di 6.500 miliardi di minacce che ogni giorno solcano in lungo e in largo la rete cercando un modo per insidiare i computer di

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Una rete di delinquenti si aggira per il web con l’obiettivo di prosciugare conti correnti e carte di credito prepagate. L’imperativo è uno: non aprite quell’email e proteggete i vostri dati di Oreste Ferrari qualche malcapitato. E dunque, secondo Microsoft il phishing è il metodo di attacco preferito dai cybercriminali. Tra gennaio e dicembre dello scorso anno la percentuale di messaggi malevoli inviati tramite email è aumentato del 250%. All’atto pratico come si può finire nelle reti dei criminali online pronti a prosciugare carte prepagate e conti correnti? E che garanzie offrono le banche in caso di frode? Partiamo dal primo punto: il comune denominatore è rappresentato da una mail inviata da un soggetto che dovrebbe essere celebre e affidabile – una banca, una catena di supermercati o altri esercizi che hanno particolare vicinanza con il denaro – con un link in calce che rimanda a un sito che ricalca (ma gli errori evidenti si dovrebbero notare abbastanza chiaramente) quello dell’originale. Ad aprile una finta informativa di Poste Italiana annunciava il blocco della carta Postepay per motivi di sicurezza, dal momento che erano state “riscontrate delle transazioni sospette, probabilmente non autorizzate dal titolare”. Solo che non era vero niente. Poste non


aveva mai mandato questa mail e il link a cui puntava era in realtà uno specchietto per le allodole: una volta premuto sul pulsante infatti si veniva invitati a inserire i propri dati personali. Un primo campanello d’allarme è la grammatica: gli errori marchiani sono segnali che a inviare quel messaggio non sono stati accademici della Crusca, ma truffatori stranieri che non hanno padronanza della lingua italiana. Fondamentale quindi evitare di cliccare su qualsiasi link. Anche perché nel caso di Poste – come in quasi tutti gli altri – la società non può permettersi di inviare certe notizie attraverso la mail ma deve usare canali più ufficiali come la posta ordinaria o quella certificata. Attenzione poi anche ai toni particolarmente “allarmisti” (rispondi subito, il tuo account verrà chiuso entro 24 ore e via dicendo). Nel caso riceviate mail di questo tipo, qualora il vostro sistema di controllo delle mail non le abbia già bloccate, ci si può rivolgere anche alla Polizia Postale per segnalare il tentativo di intromissione. Ma veniamo alla domanda più importante e a cui è più complesso rispondere: che cosa succede in caso di frode? La banca deve rispondere per la sottrazione di denaro o è esclusiva responsabilità del cliente? La giurisprudenza in questo caso sembra essere a favore del consumatore, ma la strada è più complicata del previsto. Una sentenza della Cassazione (n. 9158/2018) ha stabilito che nel caso di operazioni effettuate mediante strumenti elettronici è l’istituto di credito che deve fornire la prova della riconducibilità della transazione al cliente.

Secondo il report di Verizon 2018 "Data breach investigations" il 4% degli obiettivi di una campagna di phishing aprirà link o documenti. Anche Microsoft lancia l’allarme: è il tentativo di intrusione più diffuso In ottica Psd2 (la normativa che permette agli utenti di impiegare i servizi finanziari di terze parti, come Google, Samsung, Apple e altri operatori fintech), le banche hanno dovuto trovare una soluzione all’aumentata necessità di garantire sicurezza alla clientela. Uno dei sistemi individuati è quello delle cosiddette “chiavette”, che servono per garantire la transazione online con un secondo fattore di autenticazione e che per alcuni istituti è già stata digitalizzata definitivamente sullo smartphone. Un sistema che dovrebbe garantire maggiormente i clienti ma che in realtà presta il fianco a possibili diatribe con gli istituti di credito: nel caso infatti di impiego di tutte le tecnologie richieste dalla banca, se si viene attaccati con successo di chi sarà la responsabilità? Gli istituti di credito hanno messo

a punto una tecnologia che, al momento, garantisce standard di sicurezza molto più elevati di quelli precedentemente raggiunti dalla semplice combinazione di username e password. Ma la lotta al cybercrimine ricorda tristemente quella al doping: i malfattori sono sempre avanti. Ma, si diceva, la giurisprudenza è ancora complessa nel determinare le responsabilità. Per esempio in un caso recente la cliente di un istituto di credito stava pagando online una bolletta quando le è comparsa una finestra pop-up che la invitava a cliccare sul link per completare la procedura. La signora, seppur in maniera avventata, cliccava sul collegamento e si vedeva sottratti 10.900 euro. Chiedeva quindi il risarcimento alla banca che accettava ma che la avvertiva: in caso di assenza di responsabilità da parte dell’istituto, la somma sarebbe stata nuovamente stornata dal conto corrente della cliente. Cosa che è avvenuta puntualmente qualche mese dopo. La banca sosteneva che la responsabilità era da addebitare all’avventatezza della signora. La vicenda non è ancora conclusa: dopo aver querelato la banca, infatti, alla cliente veniva offerto un risarcimento pari al 60% della cifra sottratta. Una transazione che è stata rifiutata e che dovrà essere riconsiderata in tribunale. Ma un dato emerge chiaramente: se le tecnologie per proteggersi sono ormai molto evolute, non lo sono il mondo bancario né, tantomeno, la giurisprudenza. Serve quindi rimediare in fretta. Ne va della credibilità dell’intero sistema.

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Enigmistica Orizzontali 1. Una famosissima canzone di Lucio Battisti 14. Lo è la speranza illusoria o falsa 18. Un nome comune a molte squadre di rugby 19. La Torre del Castello di Lombardia (Enna) meta dei turisti 20. Torino in automobile…. 21. A quelle giudiziarie si possono fare ottimi affari 23. La tirano a riva i pescatori 24. Compongono lo scheletro umano 26. Quello degli stupefacenti non si regola con i… semafori 28. Dieci a Londra 29. I sacerdoti etruschi dediti alla divinazione 30. Spesso lo si richiede al benzinaio 31. Il riavvio forzato del computer 33. Lasciano fuoriuscire il sudore 34. Le mani del… granchio 35. Una sigla assicurativa 37. Si servono dopo gli antipasti 38. Aumenta col passare del tempo 39. La zebra resa famosa da una canzone di Mina

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40. Bisogna farlo per chiudere una conversazione telefonica 43. Se è accentato, nega 44. Il principio di Archimede… 45. Nel cuore di una malattia… 46. Il tempo più importante per il cuoco 47. Le sorelle della mamma 49. Era definita politicamente la “Balena Bianca” 50. Quella “morta” è una pericolosa sedutrice 52. Sta fra sett. e nov. 53. Il piccolo alieno creato da Spielberg 53. Più che devota 55. Livorno sulle targhe 56. Lo formano due vocali consecutive appartenenti a sillabe diverse 57. Il Rutenio in chimica 59. Quello sacro si dice che fu usato da Gesù nell’Ultima Cena 61. Viziato da errore o del tutto privo di corrispondenza con la verità 64. Si dice di individui furbi come una volpe 67. Piccolo vantaggio che il venditore accorda

Il gusto di giocare

al compratore 69. Impronte o tracce di animali 71. Si dice spesso di un pittore, di un musicista o di un attore 73. I dolcetti tipici del carnevale di Reggio Emilia 75. Una storica emittente anglosassone 76. Il mare della Grecia 77. Grossi e pesanti volumi letterari 78. Pregiudizio o danno economico o morale 79. Il mantello equino di colore rossastro

Verticali 1. Il mezzo più leggero e più semplice per il volo libero 2. Una raccolta di giornali e periodici messi a disposizione del pubblico 3. È composta dall’insieme di tutti gli esseri viventi dell’universo 4. Aperti in tutta la loro larghezza 5. In grammatica è il pronome della prima persona singolare 6. Dicesi di guerriero valoroso, epico e leggendario 7. Una indimenticabile trasmissione televisiva di


Mike Bongiorno 8. Pancia, ventre 9. Quello “greco” serve per calcolare il volume di una sfera 10. La città piemontese che ospita un Palio 11. Lo è l’aria che si respira in alta montagna 12. Personaggio biblico, punito da Dio per non aver voluto avere figli 13. Il poeta francese che scrisse della moralità di Amleto 14. Lo si grida spesso a chi parla senza microfono…. 15. L’inizio di una nazione…. 16. Il Fred, celebre ballerino, cantante e coreografo americano 17. Li mostra la rosa utilizzata dai… marinai 20. La capitale albanese 22. Ci ricordano ancora oggi l’imperatore Caracalla 25. La pausa dopo pranzo dei messicani 27. Vi trovano rifugio le persone anziane e bisognose 30. Itinerari prefissati, tragitti 32. L’imperatore che rinnovò il centro di Roma edificando il Foro 36. Gli scambi o le raccolte di lettere tra diversi corrispondenti 39. Gestisce ed archivia tutti i cambi di proprietà dei veicoli 41. Una delle vocali dell’alfabeto greco con doppia pronuncia 42. La sigla delle auto Gran Turismo 44. Il mese in cui si festeggia l’assunzione della Vergine Maria 48. Firenze sulle targhe 51. Una coalizione di imprese che punta a controllare un mercato 54. Chinato verso terra 55. Le due parti muscolose addominali, ai lati della colonna vertebrale 57. L’insieme dei disturbi o dei disordini psichici 60. Un celebre personaggio femminile del “Dottor Zivago” 62. La rivolta degli inglesi 63. Massimo Ranieri cantava quella “di casa mia” 65. In mezzo a tutte le portiere… 66. Il “già” dei latini 68. Il giudice che si occupa delle indagini preliminari 70. L’autore del “Nome della Rosa” 71. Agrigento sulle targhe 73. Nostro in breve 74. Il giornalista e blogger Capuozzo (iniziali)

Sodoku

Completare lo schema in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contenga le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.

Rebus Frase 8,9

Una mezza parola Inserite, fra i vocaboli dati in ogni riga, un altro vocabolo che letto di seguito al primo quanto davanti al secondo, trasformi entrambi in una parola di senso compiuto. Letti di seguito, i vocaboli inseriti, daranno alla fine un pensiero di Paco d’Alcatraz.

STAN _ _ _ MERA ALBA _ _ _ PICI DERI _ _ LORI SHOG _ _ TORI

Frase 5,2,5,8

ROTT _ _ _ ANTO GEIS _ _ BITAT FORT _ _ _ NIME SPON _ _ _ DINA CART _ _ _ _ DE PRE _ _ _ _ SMA CORO _ _ VIGLIO

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enigmistica

a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati

Vacanze differenti

Ci sono 15 piccole differenze tra l’immagine in alto e quella in basso. Riuscirete a individuarle tutte?

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Tutte le soluzioni su www.economymag.it

La parte comune Le due definizioni di ogni riga hanno tra loro una parte in comune. A schema completato, le lettere delle caselle a fondo grigio daranno il titolo di un romanzo di Agata Christie. A. Mosè ricevette quelle della legge 1. La mosca che insidia gli olivi B. Gli scatti dei campioni, in salita 2. In quella “Gentile” c’è la Pinetina dell’Inter C. È sempre al collo del sarto 3. Quello “Popolare” venne diretto da Monicelli D. Casa rurale in aperta campagna 4. Il nome della Marcuzzi E. È stato il Golden Boy del calcio italiano 5. Antica città lucana della Magna Grecia F. Coprispalle in lana 6. Gioiosa, spensierata G. Riveste i freni dell’auto 7. Profumino stuzzicante H. La più famosa è quella dei bersaglieri 8. Un potente sovrano dell’antico Egitto I. Sollevate dall’incarico

A ciascuno il suo Gli appassionati di romanzi gialli provino ad inserire, accanto a ogni autore, il nome del personaggio da lui creato. Alla fine le lettere nelle caselle a fondo scuro, daranno il titolo di un romanzo di Jeffery Deaver che ha come protagonisti la celebre coppia di investigatori Lincoln Rhyme e Amelia Sachs Ellery Queen – Philip Marlowe – Camilla Baudino Philo Vance - Sarti Antonio – Jules Maigret Pietro Binda – Hercule Poirot – Erast Fandorin Rocco Schiavone – Duca Lamberti – Nero Wolfe Salvo Montalbano – Sherlock Holmes – Achille De Luca

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LE RAGIONI DEL GOSSIP

a cura di Monica Setta

Nella Milano dell’alta finanza va di moda la suite personalizzata con vista (mozzafiato) sul Duomo Se il gigantismo delle catene alberghiere ha tolto personalità all’hotellerie di lusso, nuove inziative di alto standing offrono un’experience completamente tailor made. Ecco le migliori all’ombra della Madonnina

N

ei favolosi anni ‘80 lo chiamavano status symbol. Poi,

Stesso concetto di Allegro Italia che in San Pietro all’Orto, al civico

negli anni i marchi dell’hotellerie di lusso hanno perso

6, offre mini case iper accessoriate con saloni per cene di taglio

quella coincidenza con lo ‘statement’ diventando em-

business and chic, materassi modulari e super frigorifero con ogni

blema di masse industriali capillari ad ogni latitudine

leccornia possibile.

ma forse meno esclusive d’un tempo. Solo nella Milano di oggi si

I veri ricchi o le celeb amano arrivare a qualsiasi ora della notte

può ritrovare quell’atmosfera. Due gli esempi ideali. A palazzo Mat-

usare un codice per aprire la porta senza farsi vedere da nessuno

teotti Dedica Anthology esibisce una suite affacciata sulle guglie

nemmeno dal portiere d’albergo. Jennifer Lopez e Susan Sarandon

del Duomo che fa rabbrividire

fanno così, ma vengono imme-

d’emozione per la bellezza. È la

diatamente imitate dalle star di

802, si raggiunge attraversan-

casa nostra che magari a Mila-

do la Terrazza Latitude 45 dove

no hanno casa propria eppure

the DA ha avviato da poco una

scelgono i due indirizzi mustha-

partnership con Veuve Clic-

ve dove la privacy è blindata. Il

quot.

segno particolare di questi due

Veuve Clicquot propone presso

brand è il servizio offerto senza

Terrazza Latitude 45 la nuova

interruzione oltre alla persona-

Rich Collection, uno champa-

lizzazione del servizio. Noi ab-

gne dedicato alla mixology:

biamo provato Allegro Italia al

Veuve Clicquot Rich Collection

Duomo e Palazzo Matteotti. Ci

è stato creato espressamente

siamo sentiti speciali perché a

per nuove combinazioni con

parte il nome inciso nella busta

diversi ingredienti e per arric-

di benvenuto con fiori e ciocco-

chire l’esperienza di tasting con

latini di rito, abbiamo trovato la

il Clicquot twist. Ma che cos’è

tv sintonizzata sul nostro canale

sinteticamente questo ‘ponte’

preferito e lo yogurt ai cereali in

sospeso tra la Madonnina ed il

frigo.

cielo? La Terrazza con il ristorante Latitude 45 è uno sguar-

Nessuna IN SENSO ORARIO: ALESSANDRO SOLDI, JENNIFER LOPEZ, PIERGIORGIO GIALARDI E SUSAN SARANDON

magia:

quando

si

chiama per prenotare le info

do privilegiato sui tetti di Milano, un’esperienza unica, con il suo

vengono garbatamente raccolte al telefono o via mail. Allegro Italia

rooftop elegante dal design contemporaneo, ristrutturato di recente

ha come testa pensante Carlo Mangialardi, un imprenditore puglie-

dall’architetto Patrizia Quartero con arredi contemporanei e sofisti-

se molto capace che ha fatto della cura dei dettagli la ragione del

cati, espressione dello stile milanese.

suo successo mondiale. The Dedica Anthology invece è il nuovo

Latitude 45 è la scelta perfetta, dal pranzo all’aperitivo – tra i più

brand nell’hôtellerie di lusso, con un portfolio di hotel in Italia e in

esclusivi della città - con una vista spettacolare di Milano al tra-

Europa .“Dedica” indica l’arte di prendersi cura degli ospiti in un

monto, con menu sofisticato firmato dallo Chef Maurizio Lai. Fer-

hotel; “Anthology” descrive la collezione di storie uniche di ogni

matevi dunque a bere un aperitivo in terrazza ma poi superate le

hotel e dei suoi ospiti. The Dedica Anthology crea luoghi di ispira-

porte di cristallo fino ad entrare nella suite iconica che somiglia

zione e rituali in linea con lo stile di vita contemporaneo degli ospiti

molto più ad un appartamento privato che ad una sia pur lussuo-

internazionali, facendosi pioniere di una nuova visione di curated

sissima camera d’albergo.

contemporary hôtellerie.

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1

2

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1. ALOE CREMA SOLARE SPF 50+: Protegge le pelli più delicate e sensibili aiutandole a prevenire i processi di photoaging ed eritema. Lo speciale complesso filtrante PROSUN-UV® Complex, dalla massima fotostabilità, migliora la durata della protezione. 150 ml. Euro 14,20* 2. ALOE STICK SOLARE LABBRA SPF 30: È un prodotto morbido e scorrevole che avvolge le labbra con un delicatissimo velo protettivo. 5,5 ml. Euro 5,60* PROVA ANCHE GLI ALTRI PRODOTTI DELLA LINEA: Aloe Crema Solare SPF 10, Aloe Crema Solare SPF 20, Aloe Crema Solare SPF 30, Aloe Crema Solare Spray SPF 15, Aloe Crema Solare Spray SPF 25, Aloe Crema Solare Viso SPF 50+, Aloe Stick Solare Protettivo SPF 50+.

3

5 3. ALOE CREMA SOLARE SPRAY SPF 30 BAMBINI: Studiata per la pelle delicata dei bambini, protegge in modo naturale da scottature e da eritemi solari grazie all’equilibrata associazione dei filtri UVA e UVB. Con Olio di Argan. 150 ml. Euro 13,90* 4. ALOE LATTE DOPOSOLE IDRATANTE: È un latte dalla texture leggera e setosa che si assorbe velocemente senza ungere. Restituisce idratazione e nutrimento alla pelle disidratata dal sole lasciandola liscia e luminosa.200 ml. Euro 8,90* PROVA ANCHE GLI ALTRI PRODOTTI DELLA LINEA: Aloe Gel Doposole, Aloe Maschera Viso Doposole, Aloe Crema Solare SPF 50+ Bambini, Aloe Latte Doposole Bambini.

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