Edizione Speciale per la flotta Grimaldi Lines
Fiori, lusso della Natura Il dono floreale è ormai un fenomeno globale, grazie alla ricetta (vincente) di Interflora. Una storia iniziata oltre un secolo fa e che oggi continua a crescere
food&travel Gli itinerari più affascinanti (e insoliti) tra Sardegna, Sicilia e Toscana. A tu per tu con lo chef milanese Claudio Sadler
lifestyle Barche da sogno e la svolta green dei colossi dell’automotive. I look più adatti alla città e la beauty nails per l’estate
piaceri Il boom del mercato dell’arte che arriverà a 2.700 miliardi nel 2026 e il dietro le quinte della collezione privata del fondatore di Pomellato
l'editoriale dell'OSPITE
Sardegna, un'isola che innova
senza tradire se stessa
CHI È Andrea granelli, pioniere di internet in italia, è stato amministratore delegato di tin.it e oggi guida kanso, società di consulenza che si occupa di innovazione
di Andrea Granelli
I
n un mercato sempre più globale – ma con radici e talvolta derive sempre più locali (che si riflettono anche nella nuova ondata populista) – il marketing del territorio, e cioè il racconto e la promozione delle specificità di un luogo, diventa sempre più complesso. Da una parte il marketing efficace richiede identità, specializzazione, riconoscibilità per posizionarsi adeguatamente all’interno di un’offerta sempre più varia e articolata; d’altra parte, però, il mercato globale produce consumatori globali che tendono a volere offerte sempre più standardizzate che rischiano di produrre un progressivo appiattimento dell’offerta verso quei “non-luoghi” tanto studiati da Marc Augé. Sfida non banale, dunque, ma che l’Italia potrebbe essere particolarmente attrezzata a vincere. Quell’Italia che, partita certamente dalle sue vocazioni turistiche classiche (cultura, natura, città d’arte, giacimenti enogastronomici), ha saputo far evolvere l’offerta turistica in modo intelligente e al passo coi tempi: non solo legando all’offerta turistica i propri templi (sia quelli dello shopping che le mete del turismo religioso …) ma via via aggiungendovi nuovi elementi di modernità: design tour (dai centri, musei e scuole di design fino alle Design weeks), turismo scientifico (a partire dall’esperienza pionieristica di Genova), Smart City (dove, prima fra tutte Milano, si impiegano le molteplici iniziative di rigenerazione urbana innovativa anche come occasione di attrazione turistica). Interessante, a questo proposito, la Sardegna che ha saputo creare una forte spinta
di modernizzazione pur mantenendo un altrettanto forte radicamento con la propria identità e la propria storia. In questa regione – conosciuta soprattutto per le sue coste (ma con un interno fascinoso e talvolta addirittura selvaggio, punteggiato però di reperti antichissimi che ne testimoniano il contributo fondamentale all’origine della civiltà) – si alternano luoghi di grande innovazione che attirano studiosi e ricercatori da ogni parte del mondo e luoghi antichissimi, dove il tempo sembra si sia fermato. E le due dimensioni non solo convivono ma dialogano, si integrano e si complementano. La tradizione della longevità, la sopravvivenza rigenerata dei mestieri più antichi (pastorizia e industria casearia), dell’aver saputo proteggere l’identità culturale dalle onde dello tsunami della globalizzazione; il luogo dove la gente sogna di fare le vacanze … ma anche il luogo dove crescono e si sviluppano le frontiere dell’innovazione tecnologica (digitale, esplorazione dello spazio, genomica …). Qui spesso l’innovazione è una rilettura senza soluzione di continuità della tradizione, senza voler forzare la mano, senza ricercare disruptive innovation. Pensiamo alla straordinaria creatività di artisti come Maria Lai (nella foto in basso) e i suoi “libri di tessuto” che si rifanno all’antica tradizione ma sono artefatti pienamente contemporanei. Interessante – quasi una metafora di questa dialettica tradizione-innovazione – è la genomica sarda. Il patrimonio genetico dei sardi è infatti unico nel suo genere, e contiene informazioni molto preziose sulle origini dell'occupazione della Sardegna nel contesto della preistoria europea; per questi motivi un team di biologi, genetisti, informatici ha costituito una delle prime banche dati del genoma al mondo, unica perché secoli di isolamento geoculturale avevano portato a matrimoni fra consanguinei o tra individui che comunque avevano geni in comune. E il tutto era stato tracciato – e questo è un caso unico rispetto ad altri luoghi isolati – dagli archivi parrocchiali. E anche queste realtà diventano racconto del territorio, diventano nuove forme di marketing territoriale.
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appuntamenti 16 - 19 maggio
Porto Cervo Wine &Food festival L’undicesima edizione del Porto Cervo Wine&Food Festival sarà all’insegna dei grandi numeri e delle novità: l’evento che inaugura la stagione turistica della Costa Smeralda, in programma dal 16 al 19 maggio al Conference Center di Porto Cervo, è stato presentato ufficialmente dal team Marriott Costa Smeralda, che organizza il festival. L’edizione 2019, firmata Marriott Costa Smeralda, la catena alberghiera internazionale che gestisce i quattro hotel Cala di Volpe, Cervo, Pitrizza e Romazzino per conto di Qatar Holding, ha già fatto registrare
il tutto esaurito, con la conferma della partecipazione di un numero record di produttori in arrivo dall’Italia e dall’isola. Gli organizzatori, inoltre, hanno ricevuto un grande numero di richieste da parte di turisti esteri, che hanno già prenotato una vacanza a Porto Cervo durante il festival. La rassegna quest’anno durerà quattro giorni, uno in più rispetto al canonico format,
segnando un importante passo in avanti dal punto di vista delle collaborazioni internazionali attraverso la partnership con il Miami e il New York Wine and Food Festival: due tra le maggiori rassegne enologiche al mondo. Inoltre, è stata stretta una nuova, importante, collaborazione con Alessandro Torcoli, editore di Civiltà del Bere, che sarà il consulente per i contenuti della manifestazione. Al Porto Cervo Wine&Food Festival parteciperanno, in totale, 75 produttori: 20 aziende legate al food e 55 cantine. La prima giornata, giovedì 16 maggio, sarà dedicata interamente agli operatori del settore, ai buyer internazionali e nazionali e ai giornalisti specializzati.
Porto Cervo (Olbia Tempio)
4 - 5 maggio
I vini della costa
Ben più di 800 etichette per un totale di oltre 100 viticoltori, provenienti dalle province toscane bagnate dal mar Tirreno. Vini da assaggiare in anteprima e annate che hanno fatto la storia per un percorso enologico unico che porta a Lucca tutte le produzioni migliori del territorio toscano costiero. Sono questi i numeri della 18esima edizione di “Anteprima Vini della Costa Toscana”, l’evento che richiamerà all’ex Real Collegio di Lucca, moltissimi appassionati e addetti ai lavori per degustare l’esclusiva produzione dei vigneron delle province toscane bagnate dal Tirreno.
Lucca, Real Collegio
16 - 19 maggio
Festival degli aquiloni
Quattro giorni in cui la bellissima spiaggia di San Vito Lo Capo ospiterà la nuova edizione (siamo giunti all’undicesima!) del Festival degli Aquiloni. Un’occasione per vedere questi splendidi giochi per bambini e adulti, provenienti da tutto il mondo, sfidarsi in emozionanti acrobazie tra le nubi. Per l’occasione, gli sfidanti si batteranno al ritmo di alcuni brani musicali scelti dai partecipanti all’iniziativa. Tra gli spettacoli più suggestivi anche quello dgegli aquiloni pirotecnici che, fluttuando nel cielo notturno, daranno vita a giochi di luci paragonabili a quelli dei fuochi d’artificio. L’evento è organizato dalla società Sotto&Sopra, con la cosnulenza artistica e organizzativa della Trapani Eventi e dell’associazione culturale “Sensi Creativi”, con il patrocinio del Comune di San Vito Lo Capo.
San Vito Lo Capo (Tp)
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MAGGIO 2019
14 - 17 maggio
Arezzo capitale dell’olio
Diciannove paesi presenti per 200 etichette, il gotha, in fatto di qualità, dell’olivicoltura mondiale: questi i numeri di Medoliva, la manifestazione che dal 14 al 17 maggio trasformerà Arezzo nella capitale dell’olio extravergine. La kermesse racconterà in modo completo e appassionato un universo, quello dell’extravergine nel Mediterraneo, che affonda la sua storia nei secoli e che vanta numeri davvero impressionanti: 10 milioni di ettari ulivetati (praticamente la superficie di Svizzera, Olanda e Belgio messe insieme), 800 milioni di ulivi (quasi due piante per ogni cittadino dell’Unione Europea), 30 mila frantoi, una produzione annua di 2,5 milioni di tonnellate, decine di migliaia di persone coinvolte professionalmente nel comparto. Non mancheranno gli appuntamenti dedicati al pubblico: quello con la cosmesi, con una vera e propria area wellness, e la zona cooking dove importanti chef si alterneranno in esibizioni che avranno l’extravergine nel ruolo di indiscusso protagonista. Nella zona didattica, gli esperti assaggiatori spiegheranno al pubblico i tutti i segreti dei profumi e dei sapori degli oli.
30 maggio - 2 giugno
Girotonno
Al via la 17° edizione del “Girotonno”, la rassegna dedicata alla valorizzazione dell’antica cultura di tonni e tonnare, da secoli legata al territorio. Su questa piccola isola della Sardegna, dal mare incontaminato e dal carattere unico, si trova una delle poche tonnare ancora attive nel Mediterraneo che vanta un’attività ininterrotta dal 1738. Momento centrale dell’evento rimane il Tuna Cuisine Competition, la gara gastronomica internazionale tra chef provenienti da tutto il mondo che presentano originali ricette a base di tonno cotto e crudo. Quattro i paesi in gara quest’anno: Italia, Giappone, Stati Uniti e Tunisia.
Carloforte - Isola S.Pietro
17 - 19 maggio
Infiorata di Noto
Ogni anno la terza domenica di maggio è dedicata all’ infiorata evento della città di Noto. La manifestazione è nata trentasette anni fa dall’incontro di artisti infioratori Genzanesi e Netini, ed è proprio nella città di Genzano, in provincia di Roma, che si sviluppa questa nuova tecnica pittorica. Via Corrado Nicolaci è la via dove nasce l’infiorata, l’impatto è forte, in alto la Chiesa di Montevergini che si contrappone al palazzo del Principe Nicolaci “Villa dorata”, con i balconi che sono stati definiti da molti i più belli del mondo. Oggi l’infiorata di Noto è considerata tra
le più belle manifestazioni dell’intera Isola.I bozzetti realizzati dai maestri infioratori netini, le mostre allestite, i workshop organizzati e gli spettacoli in programma saranno ispirati ai Siciliani che hanno affermato la propria esistenza vivendo tra il Canada e gli Stati Uniti d’America. Siciliani che da immigrati sono diventati protagonisti di storie di successo. Dopo l’edizione 2017 dedicata al Principato di Monaco e quella 2018 alla Cina, infatti, l’edizione 2019 dell’Infiorata accoglierà un tema profondo e che punta a ricomporre memorie individuali e di comunità, storie normali ed eccezionali, passato e avanguardia dell’essere “I Siciliani in America”.
Noto (Ct)
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sommario COVERSTORY
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Il segreto centenario di Interflora: una rete di élite Ogni anno in Italia recapita oltre 300.000 omaggi floreali
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Ogni segno zodiacale ha il suo fiore che lo racconta Non solo pietre e colori, anche le piante riflettono la personalità
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Luca Iannarone, il manager che ama i fiori (e li fa crescere) L'ad di Interflora l'ha guidata a una crescita senza precedenti
26 Fate e folletti, janas e is cogas:
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tutte le creature della Sardegna Nelle necropoli prenuragiche vivono creature magiche e curiose
30 La scommessa "siciliana"
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di VoiHotels per il 2019 A tu per tu con l'ad Paolo Terrinoni: «Al Sud ci sono ancora barriere»
All'ombra del vulcano cresce un mondo di leccornie Pistacchi, miele e vino: tutti prodotti che beneficiano del terreno lavico
Chi lo dice che non si vive di cultura? La Toscana lo fa Arte, cultura e gastronomia: ecco la ricetta vincente della regione
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MAGGIO 2019
26
FOOD&TRAVEL
42 «La mia cucina? Creativa ma
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ancorata alla tradizione» A pranzo con Claudio Sadler, esempio della ristorazione milanese
L'uomo che disegna i menu di Eataly in tutto il mondo Enrico Panero racconta le prossime tappe del gigante di Farinetti
Dcapitale al 6 al 9 maggio Milano torna della gastronomia Al via l'edizione di TuttoFood, hub internazionale dell'agroalimentare
sommario
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Edizione speciale
LIFESTYLE
per Grimaldi Lines
Allegato alla LaFreccia, mensile di bordo di Frecciarossa-Trenitalia
56 Da Roma a Milano passando per
l'Egitto: tutti i luoghi dei vip La nuova casa di Afef Jnifen e le mete preferite della viaggiatrice Paola Ferrari
Direttore responsabile Sergio Luciano
58 Il dress code dell'estate?
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Coordinamento Marco Scotti
Rigorosamente unconventional Dalla tenuta da fitness in ufficio alla camicia appariscente: mai conformarsi!
In redazione Marina Marinetti (caporedattore), Marco Muffato, Riccardo Venturi
La lista dei desideri e gli accessori più chic: è lo urban outfit, bellezza! Le vacanze sono ancora un miraggio? Serve una terapia d'urto anche per lo stile
66 Il gigante buono in formato famiglia
e il bolide in miniatura di Bugatti Tutte le tendenze, le motorizzazioni e le nuove offerte auto nella rubrica Motori
70 Gli accordi con Hard Rock Cafe e
il segreto per tenersi in forma Tutte le offerte e le esperienze pensate da Grimaldi per migliorare i viaggi
74 Manager, attenti al girovita! Con
gli impegni cresce anche la pancia Orari di lavoro folli, pranzi di lavoro e sedentarietà: ma arriva una molecola
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PIACERI
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84 Mercati volatili? Niente panico
ci sono sempre i "beni passione" Il valore del mercato dell'arte continua a crescere e arriverà a 2.700 miliardi
Ndell'estate ude look o glow style? Le tendenze per la beauty nails
88 Aste, gallerie e trattative: ecco
Dnasce alla miniera al cesello: ecco come il mitologico Rolex
92 Rubrica Soldi 94 Enigmistica 98 Le ragioni del gossip
Una nuova ondata di minimalismo o colori brillanti con sfumature metalliche?
Tutti i materiali sono realizzati "in casa" tra fonderie interne e laboratori
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MAGGIO 2019
come è nata la collezione Ramo A caccia di tesori, il fondatore di Pomellato ha raccolto quasi 600 opere
Hanno collaborato Gianfranco Brambati, Bulbo Campanelli, Francesca Ciancio, Luigi Ciccarelli, Elena Conti, Francesca Frediani, Marco Gemelli, Andrea Granelli, Franco Oppedisano, Vincenzo Petraglia, Laura Ruggieri, Monica Setta, Marianna Stucchi, Chiara Volonté Grafica e impaginazione Raffaela Jada Gobbi Liliana Nori Claudia Spatafora Segreteria di redazione Monia Manzoni Presidente e A.D. Giuseppe Caroccia Consiglieri Costantino Baldissara, Sergio Luciano Editore incaricato Domenico Marasco Casa editrice Economy s.r.l. Piazza Borromeo 1, 20123 Milano Tel. 02/89767777 Registrazione Tribunale di Milano n. 24 del 14/02/2019 Stampa Arti Grafiche Boccia Spa Via Tiberio Claudio Felice 7 84131 Salerno
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story
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COVERSTORY
ditelo con un fiore
Da semplice regalo a
must have:
la rivincita dei fiori «L
o devo forse ai fiori l’essere diventato pittore» diceva Claude Monet, che dipingendo ninfee e paesaggi bucolici è passato alla storia come massimo esponente dell’impressionismo. E proprio ai fiori deve il suo successo anche Max Hubner, un pioniere che nel 1908 - in sella al suo cavallo - diede vita alla propria attività di consegna piante a domicilio tra Berlino e i villaggi limitrofi. Un’idea semplice ma estremamente efficace e di successo, che trasformò quella che all’epoca era solo una
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di Chiara Volonté
piccola bottega nel più noto network di fioristi porta a porta a livello globale. Interflora, infatti, è l’azienda leader nella consegna di fiori, piante e regali a domicilio in tutto il mondo: è presente con oltre 58.000 punti vendita in più di 150 stati, conta 1.600 affiliati in Italia e ogni anno nella Penisola recapita oltre trecentomila omaggi floreali, superan-
do i venti milioni di ordini complessivi. Nel nostro Paese l'azienda cominciò le sue attività nel 1928 come "Unione Fioristi Italia", che divenne nel 1935 “Unione Italiana Trasmissione Omaggi Floreali”, per passare definitivamente a Interflora Italia nel 1970. A livello globale, invece, la creazione del network che ancora oggi porta questo nome deve essere datato dopo la seconda guerra mondiale, quando, per rilanciare il proprio business, le società che svolgevano l'attività di consegne floreali nelle principali nazioni si fusero formando, appunto Interflora, che crebbe soprattutto durante gli anni sessanta anche grazie allo slogan “Fiori in tutto il mondo”. Un altro passo importante
Osservate come crescono i gigli del campo: non lavorano e non filano. Eppure io vi dico che neanche Salomone, con tutta la sua gloria, Matteo 6, 28-29 vestiva come uno di loro.
per la società è la nascita, nel 2010, della business unit dedicata al mondo aziendale: un’offerta di servizi personalizzati per rendere memorabili gli eventi con allestimenti floreali, creazioni per ambienti, vetrine espositive e stand fieristici. Un ulteriore servizio offerto da Interflora è l’iniziativa Fiori&Regali, con la quale, ad ogni omaggio floreale, è possibile abbinare diversi cadeaux. dai gioielli alle selezioni gourmet. Inoltre l’azienda ha creato la linea “Luxury box”, che propone scatoline con rose stabilizzate o fiori misti di stagione:
Il Galateo per le feste comandate Per ogni festività che ricorre sul calendario c’è una pianta
cinti, tulipani, ranuncoli e fiori di pesco.
destinata a celebrarla. Certo, ci si può far guidare dalla fan-
Festa del papà. Per celebrare questa occasione l’ideale è
tasia e dal proprio gusto personale, ma in alcuni casi - come
un bouquet dai colori forti e vivi, oppure una pianta che non
il 14 fesbbraio e l’8 marzo - è decisamente meglio seguire la
richieda troppe attenzioni.
consuetudine e puntare sul classico.
Festa della mamma. La composizione che festeggia questa ricorrenza deve essere creata con fiori dai colori de-
San Valentino. Un mazzo di rose rosse, simbolo dell’a-
licati come il pesca e il lilla, ed inoltre non dovrebbe mancare
more e della passione: forse un po’ scontato, ma di sicuro
qualche rosa, sempre in toni tenui.
effetto.
Natale. Tradizionalmente si considera ben augurante il co-
Festa della donna. La mimosa dell'8 marzo è ormai una
lore rosso, e infatti la pianta maggiormente regalata il 25
tradizione consolidata, ed anche tra amiche e colleghe è un
dicembre è la stella di Natale, nota per la sua nuance scar-
gesto sempre più in voga e apprezzato; il suo uso come
latta. Ma le composizioni adatte a celebrare questa festa
fiore simbolo della festa della donna è di tradizione italiana.
sono varie: agrifoglio, spighe dorate, rami con bacche e
Pasqua. Tutti i fiori primaverili sono adatti alla realizzazione
pungitopo sono sicuramente tra le soluzioni più classiche
di un mazzo da regalare in questa occasione: narcisi, gia-
e apprezzate.
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COVERSTORY
ditelo con un fiore
un’idea alternativa al classico bouquet. E ancora, Interflora Italia è stata la prima impresa di fioristi a introdurre il concetto di eccellenza locale nel settore. Tra le novità più importanti proposte dalla società, infatti, troviamo proprio “Eccellenza Locale”, una selezione speciale di “campioni” che garantiscono la garanzia nella cura della realizzazione e la ricercatezza nel design, e che offre prodotti ordinabili esclusivamente per il territorio di copertura del fiorista che ha realizzato la composizione. Il colosso Interflora è in costante crescita, e questo miglioramento passa attraverso un continuo impegno per l’eccellenza sia a livello di controllo della qualità interna sia a livello di rinnova-
Regalo dell'ultimo minuto? Mai più scelte casuali Chi di noi non si è mai recato all’ultimo momento ad ac-
dei boccioli, si ricavano delicati saponi, acqua di colonia e
quistare in fretta e furia un mazzo di fiori per celebrare
altri prodotti per l'igiene personale. Il suo profumo attrae api
un’occasione particolare? In questo modo, trasformiamo
e vespe, e proprio per questo motivo alla lavanda viene at-
il bouquet da regalo ricco di significati a cadeau comodo
tribuito il significato di diffidenza.
e di sicuro effetto, dimenticando che ogni pianta ha un
Narciso. Emblema della vanità, questo fiore è conosciu-
proprio valore simbolico.
to per il suo rimando alla storia di
Calla. Legata all’amicizia e alla
Narciso, un giovane pastore che
stima, è un fiore dalla bellezza
scherniva chiunque lo desiderasse,
discreta; il suo nome in greco si-
e che fu punito con la morte da Cu-
gnifica bello ed evoca l’eleganza.
pido. Dono ideale per una persona
Anche se il galateo suggerisce
vanitosa, questa pianta è sinonimo
di riservare le calle bianche alle
di eccessiva autostima, esagerata
spose, è corretto farne omaggio
vanità e incapacità di amare.
anche nel caso di battesimi, co-
Peonia.
munioni e cerimonie legate alla
medica antica, le sue radici hanno
purificazione.
effetti decongestionanti, narcotici,
Giacinto. Si situa nella sfera del
Legata
alla
tradizione
purgativi e antinfiammatori, è anche
gioco e del divertimento. È famoso per la sua essenza, con
simbolo di vergogna e timidezza.
la quale si ricava un profumo delizioso e molto ricercato.
Viola. Gli antichi romani e le popolazioni arabe erano so-
Proprio per l’allegria che emana, è un omaggio ideale per
lite aggiungere alle bevande fiori di viola oppure estratti
un compleanno o un anniversario.
della stessa, al fine di rendere più delicata la consuma-
Lavanda. Da sempre utilizzata per profumare la biancheria
zione. Oggi si dona questa pianta, che esprime mode-
grazie alla sua delicata e fresca fragranza, i suoi fiori essic-
stia e umiltà, per ringraziare o mandare un invito a una
cati vengono raccolti in sacchettini; inoltre, con l'essenza
persona cara.
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mento dei servizi a disposizione dell’avventore. Infatti, ogni singolo fiorista viene selezionato e affiliato seguendo precisi standard, e formato per apprendere i processi organizzativi del sistema di prenotazione e delle consegne. Interflora Italia è sinonimo di garanzia, costruita attraverso un rapporto di fiducia con i propri clienti, che passa attraverso la puntualità assoluta nelle consegne e la qualità del prodotto. Un'ultima iniziativa degna di nota è il progetto didattico Amici in Fiore, la cui quinta edizione si è conclusa lo scorso 18 aprile con il coinvolgimento di 3.000 classi di scuole di infanzia e primarie in tutta Italia. L'iniziativa ha lo scopo di aiutare i bambini dai 5 ai 10 anni di scoprire il piacere della coltura e il significato dei fiori e delle piante. Quest'anno sono stati coinvolti anche 4.500 insegnanti. «Amicizia e gentilezza - spiega Luca Iannarone, direttore generale di Interflora Italia - si possono comunicare anche con un fiore. Per questo dedichiamo ad essi un'intera giornata con attività ludiche e creative».
L'omaggio perfetto per ogni occasione Un omaggio floreale è un dono che
desiderio e passione.
non passa mai di moda: è elegante,
Fidanzamento. Questa occasione
delicato e mai inopportuno. Ma ogni
richiede fiori dai colori tenui e delicati:
ricorrenza da festeggiare merita la
roselline bianche, non ti scordar di me,
pianta giusta, che sappia veicolare il
peonie rosa, viole o lillà.
corretto messaggio e che sia l’espres-
Matrimonio. Il dono floreale con cui
sione dei sentimenti che si vogliono
omaggiare i novelli sposi e augurare
esprimere. Nell’Ottocento esisteva un
loro un prospero futuro insieme va in-
vero e proprio galateo floreale, secon-
viato il giorno antecedente le nozze,
do cui ogni avvenimento doveva es-
deve essere di colore chiaro e soprat-
sere celebrato con quella particolare
tutto vistoso, in quanto verrà utilizza-
composizione. Oggi, fortunatamente,
to dalla coppia come ornamento per
questi rigidi modelli non esistono più,
la casa. Ma durante il giorno del fati-
ma qualche consiglio è sicuramente
dico sì tutti gli occhi sono puntati sul
utile per scegliere il fiore più adatto per
bouquet della sposa, che la tradizione
ogni occasione.
vorrebbe composto da fiori d’aran-
Fiori per compleanno e onoma-
cio, simbolo di fertilità. Invece, per gli
stico. Per entrambe le ricorrenze
invitati, il galateo prescrive il garofa-
non è necessario prestare attenzio-
no bianco o la gardenia sulla giacca
ne al colore o alla specie di pianta,
dell'abito del padre che accompagna
quanto piuttosto alla presentazione,
la figlia all'altare, così come all'occhiel-
che deve essere originale e di sicu-
lo dello sposo e dei testimoni.
ro effetto. Il consiglio è di scegliere
Nascita. Tra i fiori più indicati da invia-
bouquet di fiori misti e di vari colori,
re ai neo genitori ci sono le roselline e
a meno che non si conoscano i gusti
i tulipani, dai colori tenui e dal profumo
personali del festeggiato.
delicato.
Fiori per chi si ama. Le rose sono
Laurea. Per questo importante avve-
le regine indiscusse di ogni compo-
nimento l’ideale è scegliere fiori fastosi
sizione destinata a stupire e con-
e allegri di colore rosso, rigorosamen-
quistare la persona amata. In par-
te mescolati a qualche ramo di alloro,
ticolare, quelle rosse comunicano
simbolo della sapienza.
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COVERSTORY
ditelo con un fiore
A ciascuno il suo
N
on solo pietre, colori e numeri: anche le piante contribuiscono a definire ognuno dei dodici segni
zodiacali. E grazie all’oroscopo dei fiori, ognuno potrà addobbare la propria casa con quello che lo rappresenta,
Ognuno dei dodici segni dello zodiaco è associato a un fiore che ne rispecchia le caratteristiche peculiari della personalità
oppure scegliere la composizione ideale da regalare alla persona cara. fiore sarebbe nato da una goccia di latte caduta dal Ariete, 21 Marzo - 20 Aprile. Segno di fuoco, il
seno di Giunone mentre allattava il piccolo Ercole;
suo fiore è il tulipano simbolo della primavera. Ve-
nell’iconografia cristiana, è uno degli attributi della
niva donato all'amata e ancora oggi indica una di-
Madonna ed è legato alla castità.
chiarazione d’amore. Scorpione, 23 Ottobre - 22 Novembre. Il Toro, 21 Aprile - 20 Maggio. Il suo elemento è
suo elemento è l’acqua e la sua pianta è l’azalea,
la terra, la sua pianta è la rosa. Legata ad Afrodite,
simbolo di fertilità e temperanza. Inoltre, questo
è il fiore della bellezza e della passione. La rosa
fiore dalla forma vistosa e dai colori brillanti è
in bocciolo è sinonimo di castità, mentre quella
associato alla fortuna negli affari e sul lavoro.
aperta è la bellezza della giovinezza. Sagittario, 23 Novembre - 21 Dicembre. Gemelli, 21 Maggio - 21 Giugno. Segno d'aria, è
Segno di fuoco, è raffigurato dalla strelitzia, una
rappresentato dal garofano. La tradizione cristiana
delle piante ornamentali più belle e particolari.
lo associa alle lacrime di Maria addolorata ai piedi
Denominata “Uccello del Paradiso” per la sua
della croce del Cristo.
forma che ricorda una cresta, indica maestà e nobiltà.
Cancro, 22 Giugno - 22 Luglio. Segno d’acqua, il suo emblema è la gerbera, pianta benefica per
Capricorno, 22 Dicembre - 20 Gennaio.
l’ambiente, perché svolge un’azione depurativa
La terra è il suo elemento, il suo fiore è il fragile
dell’aria assorbendo sostanze dannose per l’uomo,
anemone.
come ad esempio il benzene.
rappresenta il rimpianto: leggenda vuole che
Questa
pianta,
fin
dall’antichità,
Marte, per gelosia, uccise l'amante di Venere. La dea, Leone, 23 Luglio - 23 Agosto. Il fuoco è il
disperata, lo fece rivivere sotto forma di un magnifico
suo elemento, e si ritrova anche nel fiore che lo
anemone.
simboleggia: il girasole, legato al dio del sole Apollo. Ritenuta una pianta forte poiché prospera
Acquario,
21
selvatica anche in zone impervie.
Impersonificato
Gennaio dall’aria,
-
la
19
sua
Febbraio. pianta
è
la
raffinata orchidea. Da secoli emblema dell’amore Vergine, 24 Agosto - 22 Settembre. Segno
passionale, in Oriente è considerata un fiore
di terra, il suo fiore è la margherita, emblema
afrodisiaco, utilizzato per la preparazione di pozioni
della purezza giovanile. Si racconta che abbia
d’amore e contro la sterilità.
facoltà profetiche, ed è proprio per questo che gli innamorati la sfogliano per sapere se il loro amore
Pesci, 20 Febbraio - 20 Marzo. Segno
è ricambiato.
d’acqua, gli viene attribuita la profumatissima gardenia. Fiore della gentilezza e della nobiltà
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Bilancia, 23 Settembre - 22 Ottobre.
d’animo,
Segno d’aria, è rappresentato dal giglio, simbolo
al
dello spirito puro. Secondo la leggenda, questo
Settecento.
MAGGIO 2019
divenne
romanticismo,
popolarissima
nella
seconda
grazie
metà
del
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COVERSTORY
ditelo con un fiore l'intervista
Luca Iannarone,
il manager
che "coltiva" il lavoro
di Monica Setta
Entrato in azienda nel 2003, l'attuale amministratore delegato di Interflora ha trasformato un'associazione di negozi senza valore di mercato in una società di capitali pronta a crescere sfruttando la costante richiesta di prodotti di lusso. E nel futuro c'è la possibilità di sbarcare in tv
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uando non è nella stanza dei bottoni al vertice di Interflora Luca Iannarone si rilassa nella sua villa nel verde di Roma sud dove - non è leggenda ma pura realtà - ama coltivare il suo hobby preferito. Quale? «Ebbene sì, adoro il giardinaggio e non mi dica anche lei che è come se mi portassi il lavoro a casa» sorride l'amministratore delegato e direttore generale di Interflora, una holding che ha una rete di 58mila negozi di fiori in 170 paesi e un giro d'affari poco sotto i 20 milioni di ordini. «E pensare che mia moglie Cristiana l'ho corteggiata più con i cioccolatini e gli inviti a cena che con le rose rosse». Romano, classe 1963, studi al Massimo dell'Eur - l'istituto dei gesuiti frequentato anche da Luigi Abete, Mario Draghi e Luca Cordero di Montezemolo - Iannarone si è laureato in economia e commercio alla Sapienza e se il suo amato papà, un professore universitario di medicina non fosse mancato prematuramente nel 1986, avrebbe fatto con piacere il commercialista. Ma la vita, taglia corto lui, ha deciso diversamente. Luca inizia il suo percorso professionale nell'ex
Finsider per poi passare ad occuparsi di controllo di gestione in famose multinazionali dove si costruisce, giorno dopo giorno, la fama di manager rigoroso ma creativo. Sbarca anche alla Cesare Fiorucci spa per ristrutturare l'azienda alimentare e lo fa talmente bene che arriva dopo poco la proposta da parte di Buffetti: lo chiamano per firmare un piano di razionalizzazione dei costi che vuol dire tagliare gli asset improduttivi, perfino l'occupazione. Qui Luca incontra una giovanissima Cristiana che era in Buffetti per un Master. «Le racconto una cosa curiosa. Era il dicembre del 1996 ed eravamo tutti alla cena di Natale della Buffetti. Eravamo tutti allegri
Dopo la laurea in economia alla Sapienza, Iannarone ha collezionato incarichi sempre più prestigiosi (anche se a volte sofferti) prima di diventare il "Signore dei fiori"
Luca Iannarone, dal 2003 amministratore delegato di interflora
ma io avevo un peso sul cuore. Il giorno dopo, infatti, avrei dovuto procedere ad effettuare 196 licenziamenti a causa della chiusura della parte logistica dell'azienda. Non so come mai fui attratto da questa ragazza dolce e riservata a cui mi venne di svelare il motivo del mio tormento. Cristiana mi ascoltò senza commentare e ovviamente tenne il segreto aziendale. Da quel momento iniziammo a frequentarci, ci innamorammo e negli anni 2000 ci siamo sposati. Oggi abbiamo due bellissimi figli, Silvia di 14 anni che porta il nome di mia madre ed Andrea di 7». I fiori alla moglie, precisa lui, il top manager li acquista di tasca propria visto che rose e peonie non fanno parte dei benefit aziendali. In realtà Iannarone lavora tantissimo restando incollato alla scrivania fino a tarda sera - fatta eccezione per una pausa lunch doverosamente light - e i risultati lo dimostrano. Quando il manager entra in azienda nel 2003 Interflora è un'associazione che raggruppa 2mila negozi ma non ha un assetto societario e vale praticamente zero sul mercato. Faticando sodo, l'amministratore delegato trasforma il tutto in una società di capitali che attualmente conta 140 soci. Lo stesso Iannarone ha in portafoglio il 9 per cento e prevede nel medio periodo una crescita del giro d'affari. Il lusso, commenta il top manager, non è destinato a cedere anzi le previsioni da qui al 2025 sono in netto rialzo. Ma la vera intuizione è la Diversificazione. Dopo aver inventato i luxury gadget da associare ai fiori, Iannarone sta per varare una inedita app che consente a chi spedisce l'omaggio floreale di avere - con il consenso degli interessati - la foto del magico momento della consegna. Dopo aver partecipato ai David di Donatello, Interflora sarà presente nel programma "Ballando con le Stelle". Da maggio, il marchio sarà in giro tra Capri, la Costa Smeralda e Montecarlo, in bella vista sulle vele e sulle divise dell'equipaggio della sontuosa barca a vela Force 9. Inoltre, Iannarone sta colloquiando con alcuni gruppi televisivi per proporre un format che potrebbe essere in onda già dal prossimo autunno. Bravo, bravissimo, ci resta infine una sola curiosità: ma qual è il fiore preferito dal Signore dei fiori? Iannarone ride e confessa: «Amo il giglio perché è candido e sontuoso; un fiore elegantissimo, ma semplice che mi rappresenta al meglio». Se dovete dirlo, ditelo con i gigli. E comunque vada, sarà un successo.
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18 . 19 TRIEI 25 . 26 LOTZORAI 25 . 26 SINDIA
4 . 5 BOSA 4 . 5 LOCERI 4 . 5 LODÈ 11 . 12 LOCULI 11 . 12 SILANUS 18 . 19 TERTENIA
GIUGNO | JUNE 1 . 2 ARBATAX 8 . 9 BAUNEI 8 . 9 GAIRO 15 . 16 BARI SARDO 22 . 23 LANUSEI
I profumi di un’isola in festa 16 paesi pronti a coinvolgerti fra buon cibo, cultura e tradizioni millenarie.
Scents of a joyful island 16 villages where you can find delicious food, historic culture and centuries-old traditions.
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travel
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Fate, streghe e castelli infestati: tutta la magia delle di Marianna Stucchi
Ogni luogo ha la sua leggenda: ecco le più belle storie che l'isola racconta, tra foreddos e is cogas
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terre sarde L
a Sardegna è un’isola magica, ma non solo per i paesaggi che incantano: tra coste e monti risuona l’eco di storie antiche, che si tramandano da secoli. Solo leggende o fatti realmente accaduti? Nessuno può dirlo davvero. Certo che avventurarsi negli itinerari della tradizione isolana, tra leggende, villaggi fantasma e credenze popolari, è un’esperienza affascinante. Potreste imbattervi nelle janas, le fate dei boschi, che vivono nelle domus ipogei, le necropoli prenuragiche, dette infatti domus de janas, che nel Logudoro sono i furrighesos
Nelle necropoli prenuragiche vivono le janas, creature fatate che condizionano, nel bene e nel male, il destino di chi vi si imbatte per caso e nella Barbagia Mandrolisai i foreddos. Sono creaturine minuscole, bellissime ed eleganti, in grado di condizionare, nel bene o nel male, il destino degli uomini. A Lodine (Lodè) si chiamano bajana o ajana, a Mores, Bonorva, Rebeccu, Ozieri, Pattada, Buddusò, sono semplicemente fadas, mentre nel nuorese sono birghines o virghines. Ma attenzione: le fadas potrebbero essere anche di statura normale e vivere mescolate alla gente comune... Non è un caso se in tutta la Sardegna di una persona fortunata si dice che è bene fadada e che l’imprecazione per antonomasia è mala jana ti currada, cioè “che la cattiva fata ti insegua”. Una delle leggende più diffuse nell’isola è quella della maga Zicchiriola, che soffiava in una grande conchiglia per attirare nella sua grotta le ragazze brutte a cui insegnare le arti magiche. Ma se capitate a Orosei vi imbatterete nella storia della bellissima Maria Mangrofa, abbandonata dal fidanzato alla vigilia delle nozze: per il dolore si ritirò in una bassa grotta, divenendo col tempo gobba, sdentata e coi capelli ispidi, promettendo regali dal suo prezioso corredo a chiunque accettasse di farle compagnia. Un’altra leggenda vuole Maria Mangrofa lungo il fiume Cedrino, come custode della sorgente del Su Gologone, le cui acque, si dice, guariscono le malattie degli occhi. Ancora oggi quella zona si chiama 'sa costa de zia Maria Mangrofa. Fattucchiere e maghe si rincorrono per tutta la Sardegna. C’è addirittura un paese di 15mila anime che si dice infestato dalle streghe: Villacidro, nel Medio Campidano. Lì si chiamano is cogas per via della piccola coda nascosta sotto la sottana. Creature maligne, in grado di trasformarsi in insetti che succhiano il sangue ai neonati non ancora battezzati. A combatterle, Sisinnio, il santo dei villacidresi, alla cui festa, si dice, non si veda volare nemmeno una mosca. La superstizione ha però mietuto diverse vittime: ben sette presunte streghe villacedresi furono condannate dall’Inquisizione spagnola nel XVII secolo. Diavoli e sacrifici Tra i paesi fantasma, non perdetevi Gairo Vecchio ed Eltili. Il primo si trova nel cuore dell’Ogliastra. Lì c’è la rupe babaieca, dove i vecchi, si
dice nella leggenda, venivano accompagnati dai figli che dovevano spingerli giù. L’imboccatura del sentiero che porta al precipizio sarebbe vicino al ponte sul Rio Pardu. Più in basso, dopo qualche chilometro, si trova Gairo Vecchio. Venne abbandonato dai suoi abitanti nel 1956, dopo un’alluvione che mincacciava di far franare a valle l’intero abitato. Sempre in Ogliastra c’è Eltili, un piccolo villaggio a 12 chilometri da Baunei, i cui abitanti scomparvero intorno al ‘500, probabilmente a causa di una pestilenza. È il paese della leggendaria Maria di Eltili, rapita dai saraceni in tenera età durante la festa di San Lussorio (al museo diocesano di Lanusei si conserva l’abito che si dice indossasse quel giorno) e vissuta in Africa come schiava per 40 anni. Rientrata in patria grazie a uno scambio di schiavi, visse sul Monte Colcau con un paio di animali da cortile, suscitando la curiosità di tutti per la sua fede islamica, il suoi vestiti e i suoi tatuaggi. Ancora oggi in Ogliastra le fattucchiere mormorano misteriose parole apprese da Maria: adonay, eloyn, tarabulis, arabonasmurgas, jerablem, dalzafios, abrox, balaim, gazal. Chissà quali magie evocano. Paesaggio e credenze popolari si fondono un po’ in tutta l’isola. Così La Sella del Diavolo, Sedd’e Su Diaulu, il promontorio che si trova nella zona meridionale di Cagliari, deve il suo nome alla sella persa da Lucifero disarcionato dall’arcangelo Michele, che toccando il suolo venne pietrificata. Non a caso l’adiacente Golfo de Casteddu si chiama an-
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itinerari
che Golfo degli Angeli. La presenza del diavolo viene ricordata anche sui Monti di La Cruzi, i Monti Fraili, dove, secondo la narrazione popolare, le imposte venivano pagate con monete false coniate nei fraili, le fucine, sotto la protezione del Maligno. Che evidentemente tanto brigò che, nel 1639, quando i soldati del re irruppero nella zona per catturare i falsari, dei laboratori non trovarono neppure l’ombra. Forse il demonio si era trasferito a Oliena, nei grandi crepacci chiamati sas
La sella del diavolo deve il suo nome alla battaglia che l'arcangelo Michele ingaggiò col demonio, pietrificato dalla caduta nurras, da dove si crede che i diavoli escano per scorrazzare sulle montagne in cerca di anime. Anche i menhir di Laconi, in provincia di Oristano, hanno una storia da raccontare: è quella della regina nuragica Iddocca, che alla notizia della morte della figlia, per il dolore scagliò intornò a sé i massi destinati alla costruzione del nuraghe e si tramutò lei stessa in pietra. Non è invece leggenda, ma tragica realtà, quella delle vergini sacrificate dai Fenici agli dèi a Supramonte di Dorgali nella grotta di Ispingoli, “spina nella gola” per via della gigantesca stalattite/stalagmite, prima in Europa e seconda nel mondo per altezza. Venivano gettate in un inghiottitoio, l’Abisso delle vergini, in prossimità della parete a nord-est sul fondo della grotta: un volo di quaranta metri fino alla sottostante grotta di San Giovanni Su Anzu. Santi e fantasmi Ogni chiesa sarda ha una storia da raccontare. Come quella in cima al monte Gonare, presso il villaggio di Orane, promessa alla Madonna dal giudice del Logudoro, Gonario di Torres, in cambio di un miracolo: l’acquetarsi della tempesta che l’aveva sopreso al largo della costa sarda. C’è un masso solcato da un piccolo incavo che, si dice, sia la traccia lasciata dalle spalle della Madonna. Le donne del
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Castelli infestati Ogni fortezza che si rispetti ha il suo fantasma. Non fa eccezione il castello di Galtellì, in provincia di Nuoro: ormai in rovina, è infestato dallo spirito dell’ultimo Barone, in guardia dei suoi tesori nascosti. Uno spettro generoso con chi ha la fortuna di imbattervisi nelle lunghe notti sarde. Insieme a lui vagherebbero tra le rovine anche la moglie, la figlia, il genero ed un nipotino. Anche Castel Doria, nel territorio dell’attuale comune di Santa Maria Coghinassi, è abitato dagli spiriti: quello dell’ultimo principe. Si dice che sul fondo della cosiddetta "Conca di la muneta", dove i Doria battevano denaro, ci fosse una campana d’oro, a cui i passanti gettavano una pietra per farla suonare. La campana oggi non suona più: la cisterna è piena di sassi. Ma lì sotto di nasconderebbero ancora gli immensi tesori di Andrea Doria. Si narra che una dama, innamoratasi di lui, ma non corrisposta, si rivolse addirittura al Demonio. Ma San Giovanni, cui il principe Andrea a era devoto, lo protesse fino alla morte dai malefici della donna.
luogo vi si appoggiano per curare i dolori delle loro ossa. Anche il Golgo di Baunei, secondo la leggenda popolare che si tramanda nell'area, venne originato dal peso di un basilisco, s'iscultone in sardo, abbattuto da San Domenico. Non a caso nella chiesa cagliaritana a lui dedicata, il mostro è raffigurato sulle colonne. Ma forse quella del basilisco non è solo una leggenda: un gruppo di paleontologi ha scoperto a Torre del Porticciolo, in provincia di Alghero, i resti di un enorme rettile risalente a circa 270 milioni di anni fa. E che dire del Monte Bardia, nel nuorese? In sardo, significa “la guardia” e la sua storia risale all’VIII o IXI secolo, quando arrivarono i saraceni a saccheggiarla. La loro avanzata si interruppe alla vista di un’immensa fila di persone con in mano strani bastoncini bianchi e croci e randelli e bandiere: era la processione alla Madonna, ma ai saraceni quella folla parve un esercito di soldati armati.
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turismo
Per l'estate 2019
VoiHotels
scommette sulla Sicilia
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arà per un rinnovato feeling con le mete interne o per la capacità dei territori italiani di rendersi più appetibili anche agli occhi del turista interno, ma anche per l’estate 2019 le destinazioni nazionali – soprattutto quelle del Sud Italia – sembrano continuare a cavalcare la “new wave” iniziata qualche anno fa, prima con la Basilicata e poi con la Puglia. Se due anni fa è stata la Calabria la meta suggerita dalla stampa internazionale, quest’anno il New York Times ha indicato Liguria e Puglia. Ma nel cuore di tanti viaggiatori su ambo le sponde dell’Atlantico c’è la Sicilia. Per più di un motivo. «Merito del potere
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In alto la vista dalla terrazza panoramica del voi grand hotel atlantis bay. nell'altra pagina, in alto la piscina del marsa siclà; in basso la spiaggia del voi grand hotel atlantis bay
evocativo dell’isola: la storia, l’arte, il paesaggio, l’enogastronomia – spiega Paolo Terrinoni, amministratore delegato della catena VoiHotels, che fa parte del gruppo Alpitour e che riunisce resort sulle coste più belle d’Italia – sono valori positivi che delineano un’identità capace di attrarre chi nel viaggio ricerca l’opportunità di un’esperienza extra ordinaria. Il potenziale è ben maggiore di quanto si può leggere nei numeri, che pure negli ultimi anni hanno registrato un trend positivo di crescita. I limiti infrastrutturali, le lentezze della burocrazia rimangono degli importanti elementi di rallentamento, tuttavia penso che il bagaglio di positività che custodisce questa destinazione sia l’elemento vincente che si rivelerà nel tempo. Per questa ragione con sempre maggiore convinzione stiamo immaginando l’offerta di servizi dei nostri alberghi strettamente legata al contesto ed ai luoghi in cui sorgono». L’albergo come ponte verso la destinazione, come opportunità di partire per un viaggio all’interno della
A tu per tu con l'amministratore delegato Paolo Terrinoni, che conferma: «Per investire al Sud ci sono ancora barriere. Ma poi arrivano tante soddisfazioni»
di Marco Gemelli cultura e della vita di quei luoghi. L’esperienza del territorio come valore aggiunto, come opportunità di distinguersi rispetto ad altre destinazioni più attraenti sul piano del prezzo ma più anonime e ‘standardizzate’. La Sicilia, ad esempio, è in grado di essere attrattiva per diverse tipologie di turista. «L’isola – conferma Terrinoni – attrae famiglie, giovani coppie, sportivi, studenti, chi è alla ricerca di sole mare e relax insieme a chi vuole salire sulla vetta dell’Etna per guardare dentro alla bocca del vulcano. Queste categorie sono trasversali e a volte coesistono nello stesso tipo di viaggiatore. Alcuni elementi però accomunano tutti i viaggiatori: una qualità di servizio adeguato alle aspettative ed alle proprie esigenze di viaggio; la possibilità di accostarsi alla genuinità della Sicilia rifuggendo da proposte ‘plastificate’ e anonime». Se coppola e fichi d’India sono per il turista uno stereotipo logoro e piuttosto abusato, è pur vero che per un gruppo internazionale investire nel Sud Italia può riservare problematiche, ma anche grandi soddisfazioni: «La barriera percepita più grande è la burocrazia e la non semplicità delle norme – aggiunge l’ad di VoiHotels - che abbattono qualsiasi strategia di pianificazione. Per il resto, una volta raggiunto il traguardo con il completamento dell’opera, le soddisfazioni non tardano ad arrivare. Certo, il tema delle carenze infrastrutturali per il sud resta cruciale per lo sviluppo e per la capacità attrattiva degli investimenti. Occorre rendere nota e facilmente fruibile tutta la bellezza del nostro Paese».
Per la catena, che sull’isola ha aperto lo scorso anno il Voi Marsa Siclà Resort, nello straordinario contesto di Scicli e della Sicilia barocca, il Sud Italia è comunque un asset di primo piano: «La nostra offerta di prodotti alberghieri – conferma Paolo Terrinoni - è ampia ed articolata. Non si tratta tanto di una copertura strategica del territorio, ma della possibilità di introdurre a diverse esperienze di viaggio. Ciascuna delle nostre strutture prova a rispondere ad una particolare idea di vacanza che va dall’esclusività della destinazione più rinomata, al resort attrezzato per consentire alle famiglie di vivere la propria vacanza di relax e benessere, o adeguato alle esigenze degli sportivi. La qualità dell’offerta gastronomica, la bellezza del contesto ambientale, la vicinanza a luoghi di straordinario interesse culturale sono i punti fermi che accomunano tutta la nostra offerta, insieme alla qualità dell’ospitalità italiana che ci ha ispirato fin anche nella scelta del brand. Per rimanere in Sicilia, oltre al Voi Marsa Siclà Resort, che si accompagna ai già consolidati Voi Arenella Resort di Siracusa e al Voi Baia di Tindari Resort, dopo un accurato restyling continua il percorso di successo del Grand Hotel Mazzarò e del Grand Hotel Atlantis Bay, i due 5 stelle di Taormina che appartengono alla nostra linea di alta gamma Lifestyle». Infine, una curiosità significativa: sugli hotel siciliani, così come su tutti quelli del gruppo, è stata varata una policy eco-sostenibile che prevede l'abolizione della plastica monouso, anticipando le direttive del Parlamento Ue (2021): «Questa scelta di coscienza – conclude l’amministratore delegato di Voihotels - è un percorso di riforma che riguarda tutta la nostra organizzazione e i suoi modelli operativi, strutturato con una serie di tappe qualificanti fino alla certificazione standard internazionale. Già da quest’anno inizieremo con l’abolizione della plastica, l’adozione di sistemi di efficientamento energetico, la gestione del ciclo dei rifiuti. Tutti i nostri alberghi si trovano sul mare, direttamente sul mare, e tutti insistono su territori tutelati, alcuni si affacciano su parchi marini protetti. Lavorare in questi luoghi comporta un supplemento di responsabilità, e la coscienza di sapere di chi siamo veramente ospiti».
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itinerari
Etna, sapori sotto il
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vulcano
di Francesca Ciancio
itinerari
I pistacchi, il miele, il vino... sono solo tre dei prodotti più noti che dal terreno lavico del colosso fumante che domina la Sicilia traggono quel nutrimento speciale che dona loro un aroma e un gusto impossibili da replicare altrove. Come è impossibile replicare l’incontro di neve e fuoco che segna l’inverno da queste parti
P
assare dalla neve al mare. Partendo con gli sci e rinfrancandosi, per la discesa, in qualche ristorante sulla spiaggia. È possibile in pochi posti al mondo. Uno è in Italia ed è l’Etna. Il vulcano attivo più alto in Europa – 3330 metri – in inverno sembra infatti riposare sotto una montagna di neve. Sembra, appunto: la sua attività magmatica in realtà non conosce sosta. E non è detto che, sciando e guardando il mare, non capiti anche di incontrare il fuoco. Una condizione che ha portato il vulcano nella lista dei siti naturali del Patrimonio dell’Umanità dell’Unesco due anni fa. Ma Etna vuol dire anche comunità – rientrano nel Parco venti comuni – cresciuta su una terra straripante di fertilità. E non stupisce quindi che, ieri come oggi, l’agricoltura sia al centro dell’economia del posto. Castagneti, pistacchieti, oliveti – con la Nocellara dell’Etna – e soprattutto vigneti nascono da una terra portata naturalmente al biologico, ricca di minerali, e danno vita a frutti più saporiti del solito e spesso endemici. Basti pensare alle mele Cola, Gelato e Cola-Gelato piccole, gialle e fragranti, o alle pere autunnali come la Ucciardona o la Spinella. In questa fucina di biodiversità il vino ha tirato la volata, facendo del vulcano, uno dei luoghi più trendy d’Europa.
food&travel
Roccia madre «La grande ricchezza dell’Etna è il suo terreno – ci spiega Palmiro Mannino, geologo – Che poi parlare di terra pare quasi inappropriato sul vulcano. Qui l’agricoltura è diversa perché non poggia su terreni sedimentari o rocce metamorfiche, ma su roccia madre e su una componente organica che non conosce mai sosta. Le zone interessate da colate laviche “recenti” – per esempio quelle di 50 anni fa – sono del tutto sterili. Su quelle di 2/300 anni fa ci sono le prime piante pioniere. I vigneti a terrazzamenti della zona nord sorgono invece su colate di 800/1000 anni addietro, potremmo dire “terreni giovani”. I fenomeni eruttivi sempre attuali, invece, fanno danni su tutti i versanti e penso a lapilli e cenere, le cui componenti solforose sono dannose per l’agricoltura. Poi, per fortuna, esiste un aspetto positivo, ovvero che il materiale piroclastico apporta importanti quantitativi di minerali quali il silicio, il ferro, il manganese e poi via via sodio, potassio e calcio».
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food&travel
itinerari
Vulcani che danno vino Al consorzio dell’Etna Doc afferiscono oltre cento cantine, dalle giovanissime alle pluricentenarie come quella di Barone di Villagrande, fondata nel 1727. Siamo a Milo, versante est, il posto dei bianchi sull’Etna, i terreni del Carricante, un mix di eruzioni e sostanze organiche scaturite dal collasso della Valle del Bove (una depressione causata dallo sprofondamento di centri eruttivi). Per usare un’espressione inflazionata, questi sono vini di montagna, con le vigne piantate fino a 700 metri di altezza, ma che ricevono il benefico influsso delle brezze marine dello Jonio. Il risultato è un bianco di bell’acidità e dalle note floreali che termina con un finale sapido. La zona dei rossi invece è quella a nord, dove ricade la maggior parte delle aziende vitivinicole. A Passopisciaro, a pochi passi dalla Circumetnea (la ferrovia che collega Catania a Riposto, compiendo il periplo del vulcano) c’è l’azienda Girolamo Russo, nata negli anni ’30 e portata oggi avanti da Giuseppe Russo., che ha voluto intitolarla, appunto, al padre celebrando la memoria di questo posto, di quando i binari entravano fin dentro la cantina per portar via vasche da seicento ettolitri che, una volta nel porto di Risposto, prendevano la strada del Piemonte e della Francia: i rossi etnei infatti andavano a colorire i più esili vini del Nord. Dal
Razze autoctone e carni uniche Non manca la carne sul vulcano, né
quella dell’azienda agricola Asilat
le macellerie. Famose le salsicce,
di Ketty Torrisi, tra Giarre e Milo.
soprattutto quelle “al ceppo”: la
Questo medico veterinario la
tradizione vuole che vengano
vende ma non la mangia, perché
lavorate su un grosso pezzo di
ognuno dei suoi cento capi ha un
tronco d’albero di quercia (detto
nome. Asilat nasce nel 1999 per
anche chianca). A Linguaglossa, su
vendere latte di asina, soprattutto a
5 mila abitanti ci sono 12 macellerie.
scopo pediatrico; la razza è quella
Una di queste è la Pennisi, tradizione
ragusana, diventata presidio Slow
pastorale e tutta materia prima
Food, particolarmente adatta alla
siciliana: maiali e vitelli dei Nebrodi,
produzione di latte che, tuttavia, non
razza modicana, ovini comisani.
è mai abbondante: un litro e mezzo
Alcuni anni fa Leonardo Pennisi
al giorno e non tutti gli anni, visto che
punta sulla ricettività e inaugura
l’asina ha una gestazione di tredici
lo Shalai Resort, un albergo nato
mesi. La seconda scelta finisce
in un antico palazzo gentilizio di
in una linea cosmetica aziendale.
Linguaglossa, che ha conquistato
Delle proprietà di bellezza di questo
anche la stella Michelin grazie
latte sapevano già tutto Cleopatra
all’impegno del cuoco Giovanni
e Poppea, ma pare faccia miracoli
Santoro. C’è poi la carne d’asino,
anche contro l’acne giovanile.
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2005 Giuseppe invece lavora sulla qualità dei suoi vini. Nerello Mascalese soprattutto e un po’ di Nerello Cappuccio: da bere subito, ma anche da tenere da parte. La loro evoluzione di rado delude. Gusto di montagna Il vino chiama cibo, si sa. E il paniere dell’Etna è vastissimo e offre anche
Tra le eccellenze Made in Etna, il miele, con il comune di Zafferana Etnea in prima fila. Ma anche la frutta secca ricopre un ruolo di grande importanza da queste parti, dai pistacchi, alle nocciole, alle mandorle, nella preparazione di goduriosi dolci tipici
diverse specie di funghi da cogliere; qui, più che altrove, acquistano l’aromaticità della pianta con cui sono in simbiosi: la resina dei pini, la dolcezza dei castagni, la speziatura dei faggi. Altra eccellenza è il miele. Il comune vocato è quello di Zafferana Etnea e qui Sebastiano Costa fa l’apicoltore; la sua azienda Oro d’Etna è in regime biologico. Erano gli anni ’70 quando Sebastiano disse basta alla sua vita da emigrante in Svizzera per tornare a Zafferana: oggi Oro d’Etna ha centinaia di arnie sparse nei territori più vocati della Sicilia. Sull’Etna produce i mieli millefiori e di castagno, dagli agrumeti ottiene quelli di limone e arancio, fa vino e sta facendo nascere un Museo dell’ambiente con piante fruttifere in estinzione. L’Etna deve molto anche alla frutta secca, in particolare al pistacchio dei comuni di Adrano, Bronte, Biancavilla e Ragalna, nei quali viene coltivata quasi il 100% della produzione italiana. Interprete rigoroso di questo prodotto – a cui vanno aggiunte nocciola e mandorla – è la pasticceria Alhambra di Linguaglossa della famiglia Barone, nata nel 1939. Il nome cominciò a circolare grazie al croccante di nocciola ricoperto di cioccolato; una nocciola che da queste parti sa di ginestra. Seguiranno le classiche paste di nocciola, di man-
dorla e di pistacchio che sono sempre fresche – durata massima quattro settimane – e mai stucchevoli. Un’altra scommessa è stata quella di Vincenzo Raciti. Lui ha creduto nei frutti di bosco: lamponi, more, ribes, mirtillo, uva spina, fragole e fragoline, prese al nord e trapiantate nei boschi orientali del vulcano. Così è nata alcuni anni fal’azienda I lapilli dell’Etna: appena un ettaro e mezzo a 750 metri di altezza. Le confetture sono succosissime, da provare quella alla ciliegia con limone verdello o quella di mela cola.
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food&travel
itinerari
Vivere di cultura? Chiedete alla
Toscana
Capolavori dell'arte, percorsi religiosi, tracce storiche, giacimenti gastronomici, luoghi resi immortali da letteratura, pittura, cinema: il Belpaese, si sa, è un compendio di tutto ciò che la cultura umana è riuscita a produrre nei secoli. E c'è un'Italia che su queste straordinarie risorse ha investito creando modelli virtuosi di turismo. A cominciare dalla regione museo, esempio efficace del fatto che "con la cultura si mangia"
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di Elena Conti e Marco Gemelli
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uando Filippo Brunelleschi completò la cupola del Duomo di Firenze, probabilmente sapeva che quella serie di tegole, volte e affreschi sarebbe valsa la gloria eterna per sé e per la città del Giglio. Più difficile è ipotizzare che, scrivendo Pinocchio nel 1881, Carlo Lorenzini – in arte Collodi – intendesse realmente dare a quel piccolo borgo della provincia di Pistoia un successo che avrebbe superato il tempo e lo spazio. Che si tratti di scelte consapevoli o di contingenze involontarie, in fondo
poco importa: dall’arte alla cucina, dalla letteratura alla cultura popolare, la Toscana è la regione italiana che meglio è riuscita a “capitalizzare” il proprio patrimonio culturale, applicando sulla propria pelle logiche che gli esperti di marketing avrebbero codificato molti secoli più tardi. Da qualsiasi angolazione la si osservi, la Toscana è un esempio straordinario di come l’uomo abbia saputo non solo produrre conoscenza, ma tramandarla e valorizzarla fino a riuscire a vivere di essa senza snaturarne il senso profondo, trasformandola in volano di sviluppo turistico ed economico. Pensiamo a Pienza o a Colonnata, e a come questi due piccoli borghi siano riusciti a legare indissolubilmente il
Fin dal Settecento la Toscana è stata scelta come tappa obbligata del "Grand Tour" che intere generazioni di rampolli dell'aristocrazia mitteleuropea compivano prima di tornare in patria. Una situazione che non è cambiata al giorno d'oggi: la regione affascina ancora loro nome al pecorino e al lardo. Menzioniamo il marmo e l’oro, e subito ci vengono in mente Carrara e Arezzo. Passiamo in rassegna cinema o musica e l’elenco dei “toscani” visti o ascoltati parte quasi automatico. O ancora torniamo con la memoria ai centri storici di Siena e Lucca, San Gimignano, Volterra, Pisa e la sua torre, le ville medicee del Carmignano, il giardino di Boboli a Firenze, e in tempi più recenti il Chiantishire, la Maremma o la Val d’Orcia, oltre agli innumerevoli musei, borghi d’arte e siti archeologici (insediamenti romani, longobardi e necropoli etrusche). Spalancata tra gli Appennini e il mare senza che queste influenze si sovrastino l’un l’altra – così com'è territorio dalla spiccata spiritualità pur essendo patria del pensiero politico laico – la regione-museo per eccellenza concentra in 23 mila km quadrati una serie di “assi” che potrebbero valerle un primato mondiale. Merito di chi quelle risorse culturali le ha realizzate, inventate e promosse, naturalmente, ma anche di chi su quelle basi ha voluto costruire e investire. Quanto accaduto a Collodi, dove da qualche tempo è stato realizzato un visitatissimo parco monumentale a tema, ne è un esempio. Oppure la casa di Dante a Firenze, che – pur conservando di originale solo alcuni frammenti della struttura originaria – è stata risistemata a inizio Novecento ed è oggi visitata da migliaia di turisti. E, tra il serio e il faceto, probabilmente si potrebbe assegnare la palma di primo testimonial della Toscana tout court proprio a Dante, che pure non aveva ottimi rapporti con i suoi concittadini. Poi è toccato
Irresistibile location
La bellezza scenografica della Toscana è stata scoperta fin dai primi anni del ’900 e da allora moltissimi registi italiani e internazionali l’hanno eletta come set ideale; il primo film, La presa di Roma di Filoteo Alberini, fu girato a Livorno nel 1905. Da allora, per oltre un secolo, questa regione è diventata un’irresistibile attrazione per cinefili, registi e pubblicitari. Il cineturismo si è così connotato come un’importante realtà economica, con una serie di itinerari che ripercorrono le ambientazioni più famose. Non senza qualche delusione, perché si sa il cinema è illusione e sullo schermo le cose non appaiono certo per come sono. «Capita continuamente di essere fermati da qualche appassionato in cerca dei dettagli che in questa piazza in realtà non ci sono mai stati» racconta Alemanno Contucci, proprietario a Montepulciano, in provincia di Siena, dell’omonimo palazzo del XVI secolo che si affaccia direttamente su piazza Grande, costruito da Antonio da Sangallo il Vecchio, dimora CHI NON HA MAI CERCATO di Papa Giulio III e del A FIRENZE LA “CAMERA Granduca Ferdinando I, riferendosi alle CON VISTA” RACCONTATA scene del film New DA JAMES IVORY O NON Moon di Chris Weitz girato nel 2009, tratto SI È MAI CHIESTO QUALE dalla saga di Twilight. FOSSE IL CASOLARE Nel 2008 fu il centro DI CAMPAGNA DOVE LIV storico di Siena il set di Quantum of soTYLER “BALLA DA SOLA” lace, episodio delle NEL FILM DI BERTOLUCCI? avventure dello 007 interpretato da Daniel Craig. Molte delle scene più spettacolari si svolgevano sui tetti di Salicotto, un quartiere a ridosso di piazza del Campo, e ancora oggi ci sono cineturisti che visitano la città del Palio solo per questo. Del resto chi non ha mai cercato a Firenze la bellissima Camera con vista del film di James Ivory e chi non si è mai chiesto dove fosse il casolare nella campagna toscana dove Liv Tyler “balla da sola” nel film di Bernardo Bertolucci? Indimenticabile infine il primo incontro tra Romeo e Giulietta, che Zeffirelli girò a Pienza nel 1968, mentre nel 2004 Ridley Scott scelse la suggestiva campagna della Val d’Orcia per ambientare alcune scene del Gladiatore. Per saperne di più: www.toscanafilmcommission.it
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itinerari
Sulle tracce della Bohème
“Spiagge assolate, fresche pinete, il lago sempre calmo, ovvero l’Eden”, con queste parole Giacomo Puccini esprimeva tutto l’amore per il borgo di Torre del Lago che, in suo onore oggi è chiamato Torre del Lago Puccini. Il compositore scelse questi luoghi a fine Ottocento per la loro quiete, così come gli altri artisti, per lo più pittori, con i quali fondò il Club della Bohème. Erano quelli anni di straordinario fervore artistico che coinvolgeva tutta la regione, le case e i caffè di Firenze, Livorno, e anche Lucca – dove Puccini era nato – in un costante contatto e scambio di idee con Parigi e le capitali europee. E proprio quel periodo è festeggiato oggi, ogni anno, con concerti, opere, corsi di formazione e visite guidate alle case e ai luoghi pucciniani. IL FESTIVAL PUCCINI Anche per il 2019 quindi, dal 12 luglio CELEBRA OGNI ANNO al 24 agosto, Torre L'OPERA DEL GRANDE del Lago Puccini offre un cartellone liri- MAESTRO E IL PERIODO co di grande richia- DI STRAORDINARIO mo all’insegna della musica del maestro. FERVORE ARTISTICO CHE LA Tra gli appuntamenti TOSCANA VISSE A CAVALLO da non perdere, le tre opere più celebri TRA OTTO E NOVECENTO di Puccini: Turandot, Bohème e Madama Butterfly, di cui ricorrono i 115 anni dalla prima rappresentazione. L’iniziativa Case della memoria infine offre la possibilità di un viaggio alla scoperta dei due musei pucciniani: la casa natale di Lucca, trasformata in museo nel 1979 e la casa d'origine della casata Puccini situata a Celle di Pescaglia (sempre in provincia di Lucca). Questi edifici custodiscono le memorie della famiglia del compositore e della sua musica. Per saperne di più: www.puccinifestival.it www.casedellamemoria.it
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A dimostrazione di come anche la ricca gastronomia e la cultura enologica toscane rappresentino fattori chiave per attrarre visitatori, impossibile non ricordare la fitta rete di Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori che segnano il territorio a innumerevoli altri uomini e donne – poeti, letterati, musicisti, scienziati e così via – raccontare nei secoli nuove pagine della storia del Granducato aprendone le porte al mondo intero, fino a far sì che il David di Michelangelo diventasse uno dei simboli stessi della civiltà occidentale. Non a caso la Toscana fin dal Settecento è stata regolarmente scelta come tappa obbligata del Grand Tour che intere generazioni di rampolli dell'aristocrazia mitteleuropea compivano prima di tornare in patria. La situazione non è cambiata al giorno d'oggi, quando nonostante infrastrutture perfettibili e un'attenzione al turista talvolta migliorabile, la Toscana continua ad attirare visitatori. Una gastronomia che ha fatto storia In prima fila enoturisti e foodies, calamitati qui da ogni angolo del pianeta alla scoperta di una cucina legata a doppio filo con la cultura e la storia regionali, al punto che la tavola toscana, nel mondo, è considerata un’eccellenza quasi al pari dei beni monumentali e del patrimonio artistico disseminato in regione. E in effetti in Toscana ogni piatto ha dietro di sé una storia da raccontare: tantissimi gli esempi di pietanze che in riva all’Arno sono nate o hanno acquistato un valore aggiunto. Pensiamo al Peposo dell’Impruneta che si narra sia stato inventato da Brunelleschi durante la costruzione della cupola del Duomo di Firenze. Ma anche al panforte e ai ricciarelli di Siena o al cacciucco nelle versioni versiliano o livornese. Oppure – perché no – al pane stesso, che nella versione toscana è preparato senza sale: l’origine di questa scelta, poi “giustificata” con la necessità di far risaltare i sapori del companatico, è legata a una delle innumerevoli guerre tra Firenze e Pisa, nel 1100. A sottolineare come questa ricchissima enogastronomia rappresenti per la Toscana un fattore chiave per attrarre visitatori, la fitta rete di Strade del Vino, dell’Olio e dei Sapori che segnano il territorio e fungono da efficacissimo strumento di promozione e sviluppo turistico ma anche rurale, ambientale e sociale. Ben identificate e segnalate da apposita cartellonistica, propongono itinerari che toccano vigneti e cantine, frantoi, fattorie, allevamenti di Cinta Senese – la pregiata razza suina autoctona fresca di iscrizione nel registro Ue delle Igp – caseifici e salumifici. Veri e propri “percorsi del gusto” che aiutano a scoprire, anche attraverso
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degustazioni a tema, le tipicità toscane e il loro legame con il territorio di origine. Le Strade dell’Olio, ad esempio, sono tracciati olivicoli – percorribili d’estate anche in bici – che attraversano comuni caratterizzati dalla produzione di prodotti Dop e Igp, e che nei periodi di raccolta offrono l’assaggio dell’olio appena molito nei frantoi. Un’esperienza unica che permette di gustare l’extra vergine di oliva quando esprime al meglio le sue caratteristiche organolettiche di colore, gusto e profumo. Il bello di finire nella “rete” Che si tratti di arte o gastronomia, dunque, sembra quasi che la Toscana abbia nel Dna la valorizzazione del proprio patrimonio. Adeguandosi quasi senza scossoni alla modernità del turismo 2.0 e riuscendo a prevenire anche le ciclicità dei flussi turistici con un’offerta che spazia dal mare alla montagna passando per le campagne e le città d’arte. Nell'epoca del web come fonte primaria di informazioni anche in questi settori, infatti, non ci sono statistiche o graduatorie che non vedano qualcosa di toscano – dal vino del Chianti Classico ai centri d'arte più visitati – nelle prime posizioni. Secondo Trivago.it, ad esempio, Firenze è stata nel 2018 la città più gettonata dai visitatori stranieri, dopo Roma, come meta dove trascorrere le vacanze natalizie. Secondo le stime del Centro Studi Turistici il dato delle presenze in Toscana nei primi nove mesi del 2018 segnala sul 2017 una crescita dell' 1,7% per gli arrivi che si traduce in una spesa media dei turisti (in crescita sia quelli nazionali che quelli stranieri) di 113 euro al giorno, in aumento del 7% rispetto al 2017. Un trend di crescita che continua ininterrottamente da quattro anni e che dà il senso di un'industria del turismo, ma che rischia di dare una visione solo parziale al fenomeno Toscana: non è solo una questione di strategie di comunicazione o di ampie offerte ricettive (si parla di
È il Chianti, realizzato
Sangiovese,
con uva
uno dei principali simboli enologici della
all'estero l'appellativo di
Nell'epoca del web come fonte primaria di informazioni non ci sono statistiche o graduatorie che non vedano qualcosa di toscano, dal vino del Chianti Classico ai centri d'arte più visitati, nelle prime posizioni circa 12 mila imprese, dai b&b agli hotel di lusso fino agli agriturismi), che possono solo parzialmente spiegare la leadership della Toscana a livello nazionale. Forse la chiave del successo del Granducato è proprio la sua capacità di assecondare le tendenze, senza lasciarsi da esse trascinare o stravolgere. La Toscana, tra le prime nel Belpaese, ha puntato dritta sulla Rete come veicolo di promozione turistica e culturale, inventandosi un portale onli-
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Toscana,
che le è valso
Chiantishire
ne, turismo.intoscana.it, che in soli cinque anni ha fatto di questa terra un fenomeno turistico “virale” ma anche un modello vincente di “terra che vive di cultura” da prendere a esempio. E se il campanilismo tra le città della Toscana è esasperato oggi come cinquecento anni fa, la stessa cosa non accade per le altre regioni-museo internazionali: nel 2008 la Regione Toscana ha infatti promosso una rete (Necstour, ndr) con Catalogna e Paca (una macroregione francese che comprende Provenza-Alpi-Costa Azzurra) per sviluppare assieme un concetto di sostenibilità del turismo che non faccia perdere l’identità dei luoghi, con lo scopo di mantenere risorse per le nuove generazioni, nel rispetto di natura e ambiente. Radici ben piantate nel passato ma sguardo rivolto al futuro: anche questo è il segreto della Toscana che con la cultura "ci campa" benissimo. Per saperne di più: www.terreditoscana.regione.toscana.it www.stradevinoditoscana.it
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L'arte e la tradizione
nella cucina
di Claudio Sadler di Marco Scotti
«L
a verità è che questo è un lavoro che ti prende la vita. Lavori quando gli altri si riposano e i tuoi hobby perdono progressivamente di peso perché non hai tempo da dedicare». Claudio Sadler, 63 anni da compiere il mese prossimo, è uno dei protagonisti della ristorazione milanese da oltre un trentennio, tanto che nel dicembre dello scorso anno ha ricevuto l’Ambrogino d’Oro. Un ristorante stellato, una “trattoria moderna”, in passato esperienze in Giappone (dal 2003 al 2008) e in Cina (dal 2008 al 2012): parlare con Sadler significa compiere una ricognizione sulla cucina che è stata (e che sarà), ma anche sul mestiere di chef e sui cambiamenti, profondi, che hanno modificato l'aspetto di Milano, soprattutto dal 2015 in poi con Expo.
«La tv ci ha aiutato, ci ha permesso di essere visibili diversamente da quanto avveniva fino a qualche anno fa. Anche se a volte il messaggio non è culturale» Chef, ci faccia un brevissimo riepilogo della sua carriera… A Milano ho aperto il primo ristorante in Ripa di Porta Ticinese nel 1986, dove ho conquistato la prima stella nel 1991. Poi mi sono spostato, in zona Via Conchetta, sempre vicino ai Navigli perché non riesco a staccarmi da qui. E nel 2002 ho ottenuto la mia seconda scelta. Infine nel 2007 mi sono spostato in Via Ascanio Sforza, dove mi trovo tutt’ora e dove ho affiancato al ristorante stellato anche la “Trattoria Moderna Chic ‘n Quick”. Come definirebbe la sua cucina? Prenderò in prestito il modo in cui mi ha catalogato il critico Davide Paolini: faccio una cucina contemporanea. Che non significa fare avanguardia tout-court, quella la lascio ai
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giovani. Io, dopo 30 anni di esperienza, ho un bagaglio culturale abbastanza ampio da poter riattualizzare tanti piatti della tradizione. Non per niente ho creato un menù degustazione, Tradizione&Innovazione in cui vengono rivisitati piatti “classici”. Tutti dicono di fare innovazione, ma che cos’è veramente? Significa adeguarsi alle tecnologie che permettono di lavorare in maniera meno faticosa e più sana. Ad esempio, una volta non si potevano fare le cotture a bassa temperatura, che sono in realtà tecniche molto più naturali e salutari che consentono un maggiore rispetto del prodotto. Poi la creatività è un processo soggettivo che riguarda ogni cuoco, come se fosse un musicista che improvvisa. Ma che deve conoscere
molto bene il pentagramma. Troppa creatività in questo periodo storico? Non so se sia troppa, ma certo se manca la logica il processo creativo di per se stesso sta in piedi. Io ormai sono “vecchio”, ho scritto sette libri e vengo catalogato come un cuoco classico. Il mestiere di chef è cambiato tanto in questi anni, complici anche i numerosi programmi culinari: lei che cosa ne pensa? La tv ci ha aiutato tanto, ci ha permesso di essere visibili diversamente da quanto avveniva fino a qualche anno fa. Abbiamo iniziato a parlare della cucina, della ristorazione degli chef: tutti temi inediti. È vero, a volte il messaggio non è culturale, ma intanto si apre il sipario su un mestiere estremamente faticoso. Perché per diventare chef deve mettere in conto una lunga trafila. Una bella gavetta come in Giappone? Beh lì forse sono un po’ esagerati: prima di toccare il “toro”, cioè il tonno, con la loro katana, devono passare attraverso un autentico inferno fatto di assistenza a uno chef più famoso e più anziano. Però, anche senza arrivare agli eccessi orientali, bisogna sempre tenere a mente a che cosa si va incontro: bisogna lavorare tanto, bisogna avere anche una certa rettitudine morale. Perché è un mestiere che raggiunge i suoi picchi di stress e di impegno proprio quando tutti gli altri riposano. Coniguare la vita privata con l’essere cuochi è complicato. I ragazzi che lavorano da me fanno fatica a mantenere gli hobby che avevano prima. A proposito di Giappone: ha avuto anche esperienze in Asia. Quali? Ho avuto due ristoranti, con l’insegna Sadler, prima in Giappone e poi in Cina. A Tokyo, a Roppongi Hills, dal 2003 al 2008 e a Pechino dal 2008 al 2012. Il Giappone è stata una sfida bellissima, una terra gastronomicamente
avanzata, un campo da gioco “da serie A”. Ci siamo misurati con i più grandi chef del mondo e una pletora di ristoranti. Tornando all’Italia, Milano è cambiata molto in questi anni? Tantissimo, la svolta epocale si è avuta con Expo e da lì tutta la faccia della città è mutata, in meglio. Oggi mi sento contento di lavorare e di vivere a Milano. Sta diventando paragonabile ad altre capitali europee, con una bellissima energia che rende ancora più stimolante il lavoro. Dal punto di vista gastronomico, poi, c’è stato un ribaltone: moltissimi ristoranti hanno aperto. La concorrenza è sempre più serrata, ma noi siamo molto tranquilli. Siamo qui da tanti anni e, dopo aver perso la seconda stella, abbiamo trovato una clientela più “stanziale” e abitudinaria. Cerchiamo di mantenerci attuali, pur avendo aperto a un mercato completamente nuovo. Ma non pensa che ci siano pochi ristoranti stellati rispetto ad altre città europee? Credo proprio di no. Anzi, per essere una città con meno di due milioni di abitanti, ci sono 24-25 stelle, fino a dieci anni fa ne aveva non più di dieci. Ci sono cinque “due stelle”, cosa mai successa prima. Quando sono partito nel 1986 c’erano sei ristoranti stellati, e uno di questi era Marchesi. Dal 2015 in poi sono letteralmente raddoppiate. A proposito di stelle, dalla scorsa edizione della Guida Michelin è tornato ad averne soltanto una: un processo doloroso o un “incidente di percorso”? Un grande dispiacere, ma anche una grande opportunità. Per 15 anni consecutivi ho avuto le due stelle, ero al top dei ristoranti cittadini. Ora restiamo sempre in una fa-
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scia alta, ma meno alta di prima. Ho dovuto adeguare non tanto la mia cucina, che è rimasta invariata, ma modulare il sistema. Abbiamo fatto operazioni di comunicazione, abbiamo creato menù degustazione con prezzi più accessibili. Un grandissimo lavoro che mi è costato fatica. Ma ne è valsa la pena. Con che tipo di pubblico vi confrontate? Prima della perdita della stella avevamo il 60% di internazionali, oggi siamo scesi al 30-40% perché, anche se può sembrare un dettaglio, l’esposizione della Guida Michelin è ancora altissima. Ultimamente sono tutti un po’ chef. Prendiamo Tripadvisor, ad esempio: mi capita di leggere critiche magari anche discutbili. Però non rispondo, a meno che non offendano le persone che lavorano con me. Quanti siete a lavorare nelle cucine? Almeno una ventina tra il ristorante stellato e Chic ‘n Quick, la trattoria moderna che ho voluto a fianco dello storico locale. Perché trattoria moderna? Perché non sopporto il termine bistrot: si tratta di un luogo in cui fare un pasto sicuramente meno impegnativo rispetto al ristorante stellato, ma non per questo di qualità inferiore. Ogni quanto cambiate il menù? In quello stellato ogni due mesi circa, mantenendo però del-
«Con la perdita della seconda stella ho dovuto adeguare non tanto la mia cucina, ma il mio sistema di gestione. Un processo doloroso ma utilissimo» le costanti. A me, per esempio, piace da morire cucinare il pesce che propongo sia alla carta che nella proposta di degustazione. Non rinuncio neanche alla carne, perché mi piace cucinarla. Da Chic ‘n Quick, invece, abbiamo un turnover delle pietanze molto più ampio, con clienti abituali e un menù in cui si propongono sei antipasti, sei primi e sei secondi, oltre ad alcuni classici intramontabili come l’ossobuco, la milanese e il riso al salto. Come avviene la creazione di un piatto? Il processo è un lavoro di equipe. Io devo dire che sono sempre più spesso in ufficio a gestire la parte organizzativa e ho un po' abbandonato la cucina, che infatti mi manca molto. Per questo ricevo moltissimi input dai miei chef, che sono
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A pagina 42, lo chef Claudio Sadler. A pagina 43 il ristorante stellato e la padellata di crostacei. in questa pagina, in alto, il chic 'n quick, in basso il crudo di pesce
quelli che hanno il contatto più diretto con la materia prima. Il mio ruolo è invece quello di gestore, ovvero di decidere e comprendere se gli abbinamenti proposti possono funzionare oppure no. Va spesso a mangiare fuori? Spessissimo, almeno un paio di volte alla settimana. È un momento di “studio”, perché mi permette di vedere accostamenti, emozioni, sensazioni di altri cuochi. Ma anche di comunità, perché il giorno dedicato al mangiare fuori è la domenica sera, quando esco con mia moglie e mia figlia. Nel suo ristorante ci sono esposte anche dipinti e sculture: che rapporto c'è tra cucina e arte? Penso che le mie concezioni di arte e cucina siano molto vicine. In entrambi i casi non mi piace l'effetto "wow" ad ogni costo, privilegio prima di tutto il gusto, a cui fa seguito l'esperienza anche dal punto di vista visivo. Ultima domanda: il piatto che più la rappresenta? La padellata di crostacei, che ho in carta da almeno 30 anni. Semplice, dal punto di vista tecnico, ma di grande effetto. Perché è vero che si tratta di un piatto articolato con molti ingredienti, ma anche che li tratto il meno possibile.
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Enrico Panero
lo chef
che si è preso Eataly
La creatura di Oscar Farinetti continua la sua espansione. Prossima fermata: l'apertura a Parigi, nell'esigente quartiere del Marais. Senza dimenticare Terra, il nuovo progetto per mangiare cibo freschissimo cotto sulla brace di Laura Ruggieri
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nrico Panero ha tutto per essere invidiato dagli chef (e aspiranti tali) d'Italia: è giovane, è brillante ed è l'uomo che sta dietro alla proposta gastronomica di Eataly. L'incontro con lui è l'occasione perfetta per scoprire la sua idea di cucina. Che cosa vuol dire essere corporate executive chef per un gigante con 39 sedi e decine di ristoranti a tema? Detto così fa quasi paura! Per fortuna la rete degli chef che seguono gli Eataly nel mondo è completa e ci sono figure molto preparate che si occupano degli store nel mondo. In Italia però nascono le idee che poi vengono portate lontano, quindi è qui che risiede l'essenza della nostra ristorazione. Quanti sono in totale i ristoranti che lei sovrintende? Sono quelli di tutta Italia e quelli in Europa. In Italia ne
abbiamo 13 mentre in Europa al momento abbiamo Eataly Monaco e Eataly Stoccolma. Ma ci sono novità in arrivo... Quali sono i punti cardine della cucina di qualità dei ristoranti Eatlaly? La filosofia che c'è dietro? La nostra filosofia è racchiusa all’interno del “manifesto della buona ristorazione”. Ci siamo dati 10 comandamenti che vogliamo sempre rispettare. Innanzitutto, ci dichiariamo “fanatici della materia prima”. Tutto parte da questo, che per noi significa ricercare la qualità assoluta attraverso il rispetto della terra, degli animali e dei produttori, ma anche seguire le stagioni e prediligere i prodotti locali: quelli di stagione sono più buoni e costano meno, quelli vicini sono più freschi e parlano della terra in cui operiamo. Otre a ciò abbiamo da sempre una speciale attenzione nei confronti dei piccoli produttori con cui collaboriamo anche nell'ottica di creare dei circuiti commerciali virtuosi e più sostenibili. Qual è la novità, la chiave più contemporanea che segnerà questo nuovo anno, e in prospettiva i prossimi? Non abbiamo in programma di stravolgere la nostra filosofia ma vogliamo continuare nel percorso di reinterpretazione dei grandi classici italiani. Quest'anno la nostra attenzione sarà per il mondo della pizza e stiamo per lanciare la Pizza Eataly, frutto di un lavoro che ha le radici in anni di esperienza e ricerca. Tutto questo senza dimenticare l'evoluzione che sta prendendo la nostra ristorazione in modo naturale attraverso l'esperienza che chiamiamo “dal banco alla tavola”: materie prime di altissima qualità, grande scelta, semplicità nelle preparazioni di cucina e servizio pensato su misura
enrico panero, corporate executive chef di eataly
La filosofia di Eataly è racchiusa nel "manifesto della buona ristorazione": dieci comandamenti che devono essere rispettati scrupolosamente. A partire dal primo: i dipendenti devono essere "fanatici delle materie prime" per ogni cliente. Si tratta di un'opportunità per valorizzare i nostri banchi del fresco che sono ricchissimi di prodotti di alta qualità e che stiamo iniziando a proporre ai nostri clienti con una formula nuova: vieni e scegli direttamente dai banchi cosa farti cucinare, in modo espresso, dai nostri chef. Abbiamo ragione di credere che questa modalità sia ciò che cercano i nostri clienti, già molto attenti e preparati in termini di qualità e attenzione alla materie prima. Come si coniuga l'approccio global, inevitabile per chi gestisce e sovrintende le cucine di Eataly, e l'artigianalità del made in Italy gastronomico? La nostra sfida è riuscire a dare uno standard alto alla poesia
della nostra identità gastronomica portandola nel mondo. Parlare di standard in ristorazione di solito fa venire in mente una bassa qualità, mentre noi intendiamo elevare questo concetto. Come si concilia su scala così vasta la ricerca della qualità e il business? Attraverso il rispetto e la consapevolezza che occorre saper gestire. In questo abbiamo imparato molto da Slow Food che sin dal principio è al nostro fianco. Eataly non è una catena. Attraverso la nostra rete di negozi abbiamo l'opportunità di valorizzare i localismi e possiamo diversificare l'offerta dei prodotti nei nostri diversi mercati. Lei è dovuto passare dal controllo delle materie prime al controllo di gestione, da tecniche di cotture a tecniche di marketing, come si trova in questo ruolo? Di indole sono curioso e i cambiamenti non mi spaventano. Oltretutto va detto che nella formazione degli chef, soprattutto in Italia, non è prevista l'esperienza che sta alle spalle del sapersi mettere in relazione con una ricetta. La realtà dei fatti, invece, è che in tutto il mondo gli chef devono avere molte capacità che non si esprimono solo in cucina. Non basta fare un buon piatto, occorre anche saperlo raccontare e saperlo gestire nei grandi numeri. Occorre conoscere
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i mercati e le materie prime. Occorre saper fare lavoro di squadra nel rispetto dei ruoli di ciascuno. Per rispondere, mi trovo bene, ma sento di avere ancora molte cose da imparare e questo mi rende molto felice! Dodici anni nella squadra di Eataly, quasi tre con l'attuale ruolo, dopo una vita (professionale) passata a fare il giro del mondo in ristoranti di ottimi profilo, dove la scelta della materia prima è rigorosissima e dove, soprattutto, aveva il rapporto diretto con il cliente: non le manca questo suo essere chef? In realtà in tutti questi anni non ho mai perso il contatto con il servizio della ristorazione. Non ho mai smesso di ascolOggi eataly conta 39 sedi in tutto il mondo, con decine di ristoranti che rispondono alle esigenze di ogni palato
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tare i clienti o di spiegare in prima persona le nostre innovazioni. La realtà Eataly è particolarmente attenta a far sì che, in ogni ruolo, non si perda mai il contatto con il cliente e io condivido profondamente questa scelta. Quali sono i Paesi e i target di pubblico, che danno la rotta della modernità? Dove sono le innovazioni più forti? Oggi il nord Europa è da tenere sotto stretta osservazione perché lì si confrontano chef bravissimi che riescono ad anticipare le tendenze. Per quanta riguarda il pubblico, a me piace il confronto con i più giovani perché trovo che siano più capaci di mettersi in discussione. E come provate a conquistarli? Etalay non ha un target specifico ma è un luogo per tutti, dai giovani ai non giovani. Cerchiamo di tenere un registro semplice ma autorevole che sia adeguato a tutti. E poi offriamo esperienze talmente variegate che possono davvero incontrare il gusto di un pubblico molto allargato. Penso alla didattica, agli eventi, alle degustazioni, agli incontri con i produttori, ai nostri diversi ristoranti tematici e a tutto quello che rende diverso fare una esperienza da noi. Il cibo sta vivendo un momento storico di grande interesse per tutte le età e questo ci aiuta a trasferire la passione per il buono anche ai target più giovani. Quali sono le novità, sia in termini di format che di stili di cucina, che da una posizione come la sua può vedere e anticipare? Dal mio punto di vista la ristorazione è arrivata al culmine della cucina gourmet e della ricercatezza dei piatti. Ora c'è una tendenza al ritorno verso le tradizioni interpretate in chiave moderna, verso il concetto di osteria e vicinanza al cliente e al prodotto. La tecnica oggi è vissuta come un qualcosa al servizio del prodotto e non più il contrario. Cosa sta cambiando a livello globale rispetto alle abitudini, agli stili di vita orientati al food, alla ristorazione in particolare? Oggi la clientela è molto più attenta rispetto al prodotto utilizzato e c'è un livello generale di consapevolezza molto più alto. Si va più spesso a mangiare fuori e per questo si cercano soluzioni per budget inferiori ma senza rinunciare alla qualità e al gusto. Dal punto di vista del ristoratore è difficile trovare l'equilibrio, ma anche molto intrigante provarci! Qual è l'identità del Bel Paese che ancora conferisce valore a livello globale? Il Made in Italy autentico, purtroppo molto minacciato dall'Italian sounding. Se lo vogliamo combattere ognuno di noi deve fare il suo pezzo. Abbiamo tutte le carte in regola per farlo e se ci impegniamo in maniera responsabile ci possiamo riuscire. Cosa non deve mai mancare nella Carta di un ristorante Eataly nel mondo?
Ovviamente lo Spaghetto Eataly al pomodoro! Abbiamo lavorato sulla ricetta di questo piatto iconico e ora abbiamo la nostra bandiera. Lo Spaghetto Eataly è uno spaghetto di pasta di grano duro di Gragnano igp con 100% di grano Afeltra, pomodoro datterino rosso “Così com'è” della Piana del Sele (Salerno) raccolto maturo e conservato nel suo succo, e cotto pochissimo. Lo spaghetto al pomodoro per noi non è solo il piatto simbolo della cucina italiana, ma anche di quella “Eataliana”.
I piatti cucinati nei ristoranti di Eataly uniscono gusto e semplicità. Ad esempio, il tiramisù, la pizza margherita, gli spaghetti al pomodoro o la cruda di Fassona Quali sono i piatti che in assoluto hanno più successo? Quelli che sono anche il simbolo della nostra ristorazione: senz'altro la pizza margherita, lo Spaghetto Eataly, la cruda e la tagliata di Fassona piemontese, la pasta di grano duro di Gragnano in tutte le sue forme, il crudo di pesce freschissimo e sostenibile. Tra i dolci vincono i classici come il Tiramisù Eataly sulla cui ricetta abbiamo lavorato l'anno scorso e che ora è diventato il dessert più ordinato dai nostri clienti in Italia e in Europa. Uno dei nostri motti è “Difficile essere semplici” ma, aggiungo, riuscirci, in ristorazione, è davvero molto gratificante! Per quanto riguarda la sala, il servizio, si discosta molto rispetto alle abitudini e agli stili di vita di ogni Paese? Sicuramente ogni paese ha le sua abitudini ma la nostra impronta in termini di servizio tende a tenere una certa informalità che per noi significa anche vicinanza al cliente, possibilità di farlo sentire nel pieno comfort senza mai dimenticarci l'autorevolezza che significa continua formazione di tutte le risorse. Si tratta di un impegno importante ma che garantisce che i nostri ragazzi riescano ad avere uno stile informale senza che però ci sia disattenzione o superficialità. In questo siamo aiutati dal fatto che, nel nostro personale, abbiamo moltissimi giovani autenticamente innamorati del cibo di alta qualità! Roma è l'Eataly più grande al mondo, quindi immagino che rappresenti anche una delle case history più interessanti, tanto più ora che avete da poco rinnovato tutta la struttura dei ristoranti. Terra, invece, è il vostro fiore all'occhiello, ci racconta il format e se pensate di replicarlo all'estero?
Eataly Roma è il nostro Eataly più grande e Terra, aperto a fine ottobre, è un progetto molto importante. Il format lo abbiamo sviluppato in America, a Boston e Los Angeles, e credo che presto lo potremo portare anche in Europa. Da Terra tutto gira intorno alla griglia e alla cottura semplice ed istantanea, alla brace, di ortaggi di stagione, carne e pesce freschissimo direttamente dalla pescheria di Eataly Roma. Mangiare da Terra è fare un'esperienza di ristorazione avvolgente, moderna e completa con una impronta di cucina molto leggera che esalta la qualità delle materie prime impiegate. Siamo molto soddisfatti di come sta andando. Ci anticipi una novità di Eataly... La grande novità è che ad aprile apriamo un grande punto vendita a Parigi, una città che ha fatto della gastronomia un simbolo elevandola a livelli altissimi. L'apertura a Parigi è per Eataly una tappa molto importante. Il negozio si trova nel Marais, una zona centrale molto frequentata sia da francesi che da turisti. Portare l'italianità a Parigi per noi è una grandissima sfida ma anche una tappa di grande piacere che vivremo con grande attenzione ricreando un'offerta dei migliori piatti della tradizione italiana autentica. Inoltre nel negozio ci saranno diverse produzioni quotidiane per offrire la possibilità di gustare prodotti freschissimi ogni giorno.
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I formaggi del Piave dal 1955
LA CREMA DEL PIAVE
UNO STRACCHINO FRESCO, DAL DELICATO SAPORE DI LATTE Un’azienda legata a doppio filo con la tradizione ed il territorio. Ăˆ questa la vera anima del CaseiďŹ cio Tomasoni, che dal 1955 si impegna per valorizzare e salvaguardare le piccole realtĂ ed i piccoli produttori della zona, con cui mantiene una stretta collaborazione e che ogni giorno gli conferiscono il latte proveniente da un raggio di 30-40 km dalla sede, per conservare tutta la qualitĂ della materia prima. L’offerta del Caseificio Tomasoni conta oggi piĂš di 30 referenze, che comprendono sia i formaggi freschi che quelli stagionati a pasta dura e semidura. Tra le punte di diamante della produzione troviamo sicuramente la Crema del Piave un formaggio fresco e tenero dal sapore delicato e dalla consistenza cremosa. Un prodotto che si abbina con diversi ingredienti e si presta bene in cucina per delle ottime ricette.
Negli ultimi anni Caseificio Tomasoni ha intrapreso un lungo percorso verso la sostenibilitĂ , il cui risultato è una ďŹ liera biologica tracciabile: l’attenzione rivolta alla selezione degli allevamenti, che avviene mediante un costante controllo dell’effettivo stato di salute e della corretta alimentazione delle mucche, all’ottimizzazione dei processi produttivi e ad un innovativo sistema tecnologico, per la riduzione dei consumi energetici e il riutilizzo delle risorse, si concilia a scrupolose e quotidiane analisi chimico-microbiologiche della materia prima, il latte. Proprio come 60 anni fa alcune operazioni vengono ancora oggi effettuate a mano, per portare sulla tavola degli italiani il sapore della tradizione casearia veneta, offrendo un’ampia gamma di formaggi, anche biologici, che racchiudono una storia e una passione e il cui segreto risiede nel loro gusto di latte appena munto.
L’azienda fondata da Primo Tomasoni nel 1955 è gestita attualmente dai figli Moreno, Nicoletta e Paola. L’innovazione e la qualità sono i valori portanti che hanno contraddistinto l’azienda veneta negli anni proponendo una ricca gamma di prodotti che hanno saputo conquistare il consumatore, come la Casatella Trevigiana, la Crema del Piave e il Pannarello.
business
Dal 6 al 9 maggio torna
food&travel
TuttoFood
Milano capitale dell'enogastronomia
D
al 6 al 9 maggio alla Fiera di Milano torna l’appuntamento con TuttoFood, hub internazionale del sistema agroalimentare e del cibo di qualità, che consente di creare sinergie e che avvicina i Paesi del mondo, almeno dal punto di vista enogastronomico. L’edizione di quest’anno vede la presenza confermata di 32 paesi, con importanti e numerose aziende e collettive provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo, Regno Unito, Cina e USA. A conferma del carattere internazionale della manifestazione, il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha recentemente rilasciato un importante riconoscimento che attesta TuttoFood quale unica manifestazione italiana nel settore agroalimentare in grado di garantire un contributo effettivo per l’export degli Stati Uniti. TuttoFood vuole quindi portare l’attenzione su un comparto, quello agroalimentare, che vale 65,6 miliardi, in aumento di appena lo 0,1% rispetto all’anno precedente. Complici i segnali di rallentamento a livello macroeconomico, infatti, si è registrata una contrazione dello 0,6% per quanto concerne il volume di vendite. A gennaio 2019, per contro, l’alimentare fa segnare uno spunto molto positivo (+4,6% in valore e +4,8% in volume). Il focus dell’edizione 2019 sarà sulla capacità di ampliare le offerte merceologiche. Per questo sono stai realizzati numerosi approfondimenti verticali. Il primo
Come tutta l'economia italiana, anche l'agroalimentare ha rallentato negli ultimi mesi del 2018, chiudendo l'anno con un valore complessivo di 65,6 miliardi di euro è TuttoWine, lo spazio dedicato al vino in partnership con la Uiv, l’Unione Italiana Vini, che permette ai buyer di spaziare durante la loro permanenza in fiera dal food al beverage. Per quanto riguarda le tradizioni nutrizionali sono stati previsti TuttoKosher e TuttoHalal, che consolidano il carattere internazionale della kermesse. Le nuove merceologie si innestano nei comparti delle aree più consolidate della manifestazione. Focus sul mondo “delikatessen” e della gastronomia con TuttoDeli e delle conserve con TuttoGrocery. Riflettori puntati sul mondo del dolce con TuttoSweet e sulla regina della tavola italiana con TuttoPasta, in cui si consolida il segmento della pasta secca con l’espansione dei produttori storici e un focus sulla pasta fresca. New entry sono poi TuttoFrozen, dedicato al mondo dei surgelati che sta diventando sempre più un comparto di rilievo nell’agro-
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food&travel
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alimentare italiano. Per quanto riguarda, infine, i comparti dell’ittico, dei latticini e della carne saranno rappresentati rispettivamente da TuttoSeaFood, TuttoDairy e TuttoMeat. Debutta Evolution Plaza, il villaggio della trasformazione digitale che – assieme alla già nota Retail Plaza – guarda all’innovazione del settore agroalimentare. Una nuova area che rappresenta un’opportunità per analizzare come le tecnologie 4.0 possono aiutare la crescita del comparto. Ma
TuttoFood sarà anche partner della terza edizione della Milano Food City, che dal 3 al 9 maggio animerà la città prendendo spunto dal genio di Leonardo Evolution Plaza è anche lo spazio dove aziende e centri di ricerca potranno sperimentare e dialogare tra loro. Si colloca in tal senso la partnership con Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano, che all’interno di quest’area, porterà l’eCommerce Food Lab. La Retail Plaza, invece, ritorna in versione rinnovata. Si tratta dell’arena che coinvolge la community dei retailer italiani e internazionali. Un concept che vuole offrire integrazione tra espositori, altri operatori ed esperti e che ospiterà un confronto all’insegna di buone pratiche e casi di successo: dagli assortimenti alle politiche di prezzo e posizionamento, ai pagamenti, le filiere e il nuovo approccio al cliente “People & Dialogue”. Forte investimento, poi, su buyer altamente qualificati italiani ed internazionali, grazie anche al contributo dell’Agenzia Ice, l’Istituto per il Commercio Estero che coadiuva le imprese italiane a sbarcare e a essere competitive sui mercati esteri. L’attenzione ai buyer di alto profilo e orientati a contatti di
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qualità è anche rafforzata dagli accordi stretti da TuttoFood con importanti associazioni d’oltreoceano come Restaurant Canada, che raccoglie i ristoranti e le catene del fuori casa canadesi e Specialty Food Association, la più importante associazione del settore negli USA. Per quanto concerne poi il rapporto tra cibo e tecnologia – un legame destinato a diventare sempre più stretto - emergono, tra le altre, tre tendenze consolidate: l’uso a di stampanti 3D per gli alimenti, per sopperire a malnutrizione e implementare una dieta corretta, convenienti per i valori nutrizionali dei piatti e per i metodi di preparazione più sostenibili; aumento consistente a livello globale degli investimenti del settore agroalimentare nella nutrigenomica, ovvero lo studio delle modificazioni del Dna dovute al cibo; nuovo ruolo del food: negli ultimi cinque anni l’atto del cucinare si è evoluto da un’attività funzionale ad un nuovo modo di rappresentare e sviluppare le proprie abilità personali e di realizzare il proprio progetto di vita in chiave sociale. Infine, TuttoFood sarà partner della terza edizione della Milano Food City dal 3 al 9 Maggio, la settimana del cibo di qualità che si svolgerà in contemporanea alla manifestazione e che quest’anno si ispira al genio creativo e alla capacita d’innovazione di Leonardo da Vinci. Milano Food City nasce dalla collaborazione tra Comune di Milano, Camera di Commercio di Milano Monza Brianza Lodi, Coldiretti Lombardia, Confcommercio Milano Lodi Monza e Brianza, Fiera Milano, le fondazioni Giangiacomo Feltrinelli e Umberto Veronesi che per una settimana animeranno la città con talk, percorsi, eventi, incontri, arte, degustazioni ed esperienze cultural-gastronomiche in una grande festa del cibo. Una settimana che coinvolgerà tutti i protagonisti del sistema agroalimentare, dagli appassionati agli operatori di settore, dalla filiera di produzione alla distribuzione e il consumo dei prodotti, dai grandi e piccoli produttori fino ai semplici consumatori e agli appassionati gourmand.
Il Lemos. La storia di un’azienda. La forza del territorio. Il La storia di un’azienda. Il Lemos. Lemos. The origins of a Cellar, La forza del territorio. the power of a land. Il Lemos. The origins of a Cellar, the power of a land. Vinitaly 2019 7-10 aprile Pad 7 Stand E5 Vinitaly 2019 7-10 aprile Pad 7 Stand E5 leonedecastris.com leonedecastris.com
style
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lifestyle
calda società
Divorzio con vista A Roma fiumi di
vip e champagne di Monica Setta
È
il lusso neoromantico che ricorda i favolosi anni 80, magioni magnifiche, ghirigori di archistar, salotti quadrupli con gallerie di opere d'arte e ville corredate da piscine a forma di cuore come quella che la contessa Marinella di Capua possiede in Costa Azzurra. Archiviata la stagione sobria e spartana, in cui gli eccessi venivano taciuti, si torna amabilmente al bello e che non sia piccolo, per carità. Lo dimostra la scelta abitativa di una donna splendida come Afef Jnifen che è uscita sontuosamente dal matrimonio ventennale con Marco Tronchetti Provera con la leggerezza del suo passo da ex top model e le risorse (ingenti) che le hanno permesso di acquistare 300 metri quadrati in zona San Babila più altri 200 per il figlio Sammy nato dalle nozze con Marco Squatriti, precedenti a quelle con Tronchetti. Afef - che parrebbe già legata ad un industriale farmaceutico milanese straricco e molto innamorato - ha puntato decisamente sul mattone e sta ristrutturando un super attico con vista mozzafiato sul Duomo di Milano da fare invidia ai Paperoni del listino. Intanto che il cantiere marcia, Lady Jnifen viaggia. Corre in Tunisia dalla famiglia o si concede un salto alle Bahamas con
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Duomo A sinistra, Afef Jnifen. Nell'altra pagina paola ferrari e angela melillo
tanto di post su Instagram sempre cliccatissimi e pieni di like. Viaggia (molto) anche Paola Ferrari De Benedetti che, prima di Pasqua, ha portato il marito Marco - plenipotenziario de La Repubblica ed i figli Alessandro e Virginia a vedere le piramidi in Egitto. “Viaggio spesso sola ma una spedizione culturale con la famiglia al completo ogni tanto ci vuole”, commenta lei. I ricchi - antichi e nuovi ricercano il bello ma non lo nascondono, anzi. A Roma nella fastosa cornice di Casina di Macchia Madama il super consulente finanziario di Deutshe Bank Alfonsino
Afef trova casa a Milano, Paola Ferrari va in vacanza in Egitto mentre a Roma vanno in scena feste belle e costose Mei - l'uomo che gestisce alcuni tra i patrimoni più significativi del Paese - ha spento le sue prime 50 candeline circondato dagli affetti più cari e da uno sfarzo fuori dal comune. Aperitivo tout champagne open air, cena a base di aragosta e caviale, dj set più orchestra live con musiche rigorosamente anni 80/90, torta a piani e fuochi d'artificio silenziosi (!) per un gruppo di selezionati ospiti che hanno brindato dopo la mezzanotte con un panorama mozzafiato alla felicità del festeggiato. Alfonsino non ha certo badato a spese ma l'effetto della sua festa è stato di un'eleganza disinvolta mai banale né superflua. Tutto era giocato sulla ricercatezza dei dettagli fino alle rose bianche o ai sigari toscani nell'open bar post brindisi e torta, tutto era perfettamente incastonato nel contest come una pietra preziosa. Lusso a go gò anche a Como lunedì 1 aprile alla cena per 300 imprenditori tra cui Moncler, leader del listino con guest star Matteo Salvini. Cibo prelibato, champagne d'annata e mise iper griffate per un parterre che non ha perso occasione di fare il fatidico selfie con il vicepremier in abito scuro da alta soireé. A Roma poche sere
prima altra parata di star al Teatro dell'opera dove l'etoile Eleonora Abbagnato ha danzato indossando abiti di Christian Dior. Per la serata, Mariagrazia Chiuri aveva fatto le cose in grande invitando Chiara Ferragni insieme a Nancy Brilli, Matilde Brandi o Fabiola Sciabbarrasi vedova dell'indimenticato Pino Daniele intervenuta con la primogenita Sara avuta proprio dal grande cantautore napoletano. Dopo l'opera, tutti alle Officine al Circo Massimo per uno spettacolare cocktail party. Duemila roselline, peonie e tulipani, poi per il drink allestito a Palazzo Naiadi, nell'ex Boscolo romano di piazza Esedra, per brindare ai David di Donatello 2019 con Piera Detassis e quasi tutto il cinema italiano d'autore. Anche qui champagne a fiumi con finger food dello chef stellato Niko Sinisgalli amato da Gerard Depardieu e Sophia Loren (vogliono mangiare solo da lui) e dolci su una nuvola di ghiaccio secco tra mango ribes e panna. Invitati Stefano Accorsi, Carolina Crescentini, Stefania Rocca, Claudia Gerini Violante Placido Elena Sofia Ricci e la magica Uma Thurman che passeggiava fra sete e velluti in una mise preziosissima e griffata. Non ci sono quasi più piccole cene fra amici ma solo festone costose e scenografiche. Angela Melillo ed il suo compagno, il grande avvocato Cesare Sanmauro, ricevono ai Parioli doverosamente con camerieri in livrea e set d'argento a tavola, mentre Vincenzo Crimi - il farmacista più facoltoso della capitale - si divide fra la casa di piazza del Popolo e quella di via delle 3 madonne ai Parioli. Entrambe bellissime e super arredate sono fatte per ricevere amici. A piazza del Popolo, poche sere fa, 120 vip hanno allietato un martedì sera del padrone di casa gustando menù pugliese e girovagando nei 400 metri quadrati fra camini tappeti pregiati sofà damascati e schiere di camerieri pronti ad offrire anche qui champagne o Brunello di Montalcino. Ma non sarà tutto troppo? Assolutamente no, spiega la regina dei salotti romani, l'ereditiera Daniela Jacorossi, bella da togliere il fiato e pertanto corteggiatissima. Ognuno fa al meglio e alla ricerca del bello non c'è mai fine. Come non essere d'accordo con lei, pur essendo noi dei...comuni mortali?
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xxxxxxxxxxxxxxx moda
Dress code: unconventional
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Dalla tenuta da fitness in ufficio alla camicia rivisitata, ecco le proposte per un look fuori dal comune. Con un unico diktat: non confomarsi
E il "scelto per voi" diventa un business multicurale I brand di queste pagine sono distribuiti da Guffanti Concept Showroom, azienda fondata da Gianfranco Guffanti nel 1989. Oggi Guffanti è agente e distributore esclusivo di brand italiani e internazionali nel settore donna, bambino, sposa, uomo e accessori. I clienti sono boutique multibrand, monomarca e department stores del segmento lusso e commerciale in Italia, ex Unione Sovietica, Great China, Korea e Paesi Arabi. Nel headquarter, un palazzo di 1000mq in centro a Milano, nello spazio del bambino adiacente e presso gli showroom di Roma in zona Aventino, Napoli, Bari, Palermo, Padova sono esposte tutte le collezioni. Guffanti partecipa alle fiere principali del fashion a Milano, Firenze, in Europa e Cina. Alcuni dei designer di punta sfilano in calendario durante la Fashion Week a Milano. Multiculturalità e dinamismo sono le caratteristiche del team di 40 collaboratori tra italiani, russi, cinesi e coreani.
IN ALTO, COMPLETO E ABITO IN COTONE E LINO CHECK (NATALIJA JANSONE). A DESTRA, ABITO ORGANZA CON VOLANT (RHEA COSTA), TUTA E ABITO PAILLETTES GOLD (TASSOS) NELLA PAGINA ACCANTO, IN ALTO FELPA OVER E T-SHIRT IN COTONE CON STAMPA (PRAY FOR US). A DESTRA, GONNA A PORTAFOGLIO E PANTALONE AVOCADO CON T-SHIRT STAMPA IN COTONE (MM STUDIO)
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Urban outfit wishlist
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ormale, ma non troppo: in città è di rigore il brio. Il confine tra giacca e cravatta e giacca di pelle è sempre più labile. Perché, allora, non azzardare improbabili accostamenti per comporre un outfit sopra le righe. Per le signore il lamè è di rigore, per i signori occhiale aggressive dalle forme futuristiche e giubbotto da biker. Con un occhio al dettaglio di lusso, come la tracolla griffata Vuitton o il set di bracciali policromi di Hermès. E ai piedi, che si tratti di sandali col tacco o di sneaker, quel che conta sono le proporzioni: esagerate.
TIMELESS GENTLEMAN, GIFT RASATURA E TRATTAMENTO BEAUTY DI 60 MINUTI DA SPENDERE NELLE BOUTIQUE ACQUA DI PARMA DI MILANO, ROMA, PARIGI, MIAMI, DUBAI OPPURE DA SELFRIDGES A LONDRA
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La città si fa sempre più calda ma le tanto agognate vacanze sono ancora lontane: serve una terapia d'urto. Uno stile aggressivo che gioca sornione con tacchi esagerati e giubbotti estrosi
CATENA “ANNIVERSARY COLLECTION” IN ORO ROSA SATINATO E DIAMANTI CHAMPAGNE (ANTONINI GIOIELLI, € 11.700); HERMÈS EXTRA-THIN BRACELETS IN ENAMEL
OCCHIALI IN MATERIALE PLASTICO INIETTATO KYLA DELLA LINEA SIMPLY COOL (ITALIA INDEPENDENT); GIACCA BARDO (DAINESE, € 459,95); BORSA UOVO RIGIDA IN TELA MONOGRAM CON CATENELLA IN OTTONE DORATO (LOUIS VUITTON, € 2.450); SANDALO IN VERNICE ARANCIO FLUO (VERSACE, € 750); SNEAKER CHAIN REACTION STAMPA PITONE (VERSACE, € 795)
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motori a cura di Franco Oppedisano barche
FB275
Con lo yacht dello studio RWD
le dimensioni contano L
o scafo in acciaio di 108 metri con una larghezza di 14,5 e un pescaggio di 4,4. Una sovrastruttura in al-luminio con un dislocamento di 3.600 tonnellate. Basterebbero queste cifre per far capire come l’FB275, il nuovo fiore all’occhiello dei Cantieri Benetti. L’FB275 ha un serbatoio per il carburante con una capacità di 345.000 litri che gli consente di raggiungere un'autonomia di 6.500 miglia nautiche a 14 nodi. Le linee esterne dello yacht sono state disegnate dallo studio inglese RWD, mentre gli interni sono stati curati dal team di Benetti. Per poco più di quattro mesi gli occhi del mondo sono stati puntati su Livorno, dove i Cantieri hanno completato l’inaugurazione di altri due “giganti”: l’FB277 – varato a dicembre dello scorso anno e di lunghezza inferiore di appena un metro – e l’FB272, anche lui oltre i 100 metri. La costruzione di ya-cht in Italia non ha mai visto un così grande periodo di produttività. Tornando all’ultimo nato in casa Benetti, oltre 1000 metri quadrati sono dedicati
lifestyle
di Bulbo Campanelli
Progettato dai britannici ma con l'anima tutta italiana di Benetti, il nuovo gigante dei mari è il terzo esemplare oltre i 100 metri presentato negli ultimi sei mesi
Il varo del nuovo gigante dei mari avvenuto a livorno alla fine di marzo
agli spazi esterni, distribuiti su cinque ponti: un Observation Deck nella parte più alta dello yacht offre panorami mozza-fiato e un seduta circolare per i momenti di convivialità; sul Bridge Deck due prendisole a L sono accuratamente disposti intorno a un caminetto di 1,5 metri; l’Owner Deck ha sala da pranzo e zona salotto private; infine, sul Main Deck si trovano un enorme tavolo da pranzo e isole di sedute con maggiore privacy, così come la grande piscina riscaldata. A prua dello stesso ponte si possono stivare due tender di 14 metri ciascuno. Un altro tender di 10 metri, personalizzato, verrà stivato nel garage dello yacht sul Lower Deck, insieme a un massimo di 8 maxi moto d'acqua. FB275 dispone anche di un serbatoio autonomo di rifornimento di 1500 litri per tutti i toy. Lo yacht è dotato di cinque gru e due speciali sollevatori idraulici a forbice per la movimentazione di tender fino a 15 tonnellate. La propulsione
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lifestyle
Un po' di storia
barche
I Cantieri Benetti già all'inizio del secolo scorso passarono dalla produzione di navi per il trasporto commerciale alla realizzazione di imbarcazioni da diporto. Nel secondo dopoguerra, poi, inizia la produzione in serie di navette d’acciaio, ovvero di quelli che possono essere considerati i primi veri yacht della storia, diventando il cantiere di riferimento per teste coronate e imprenditori di successo. E poi il Nabila, il più grande e sofisticato yacht dell’epoca, il lancio della linea Classic, che per la prima volta racchiudeva in soli 36 metri tutte le caratteristiche di barche molto più grandi. A seguire, l’acquisizione dello storico Cantiere Orlando per ampliare la capacità produttiva, la realizzazione nel 2005 di Ambrosia, la prima barca diesel-elettrica, fino ad arrivare a quest’ultimo decennio che ha portato, in un periodo particolarmente complesso per il settore,
principale dello yacht proviene da due motori diesel Mtu con una potenza di 2880 kW ciascuno, che consentono una velocità massima di circa 18,5 nodi (poco meno di 35 km orari). I gruppi principali sono quattro, con una potenza di 465 kW. FB275 è, inoltre, dotato di due eliche di prua a passo variabile Rolls Royce da 200 kW ciascuna. Paolo Vitelli, presidente e fondatore del Gruppo Azimut/Benetti, ha dichiarato: «FB275 segna il culmine della prima fase della Benetti Giga Season e, allo stesso tempo, rappresenta una nuova era della costruzione di questi giganti. Con la creazione di questi tre yacht abbiamo dimostrato che i nostri enormi investimenti e la costante ricerca di innovazione ripagano dell’attesa e continueranno a farlo. Sono felice di poter festeggiare con i proprietari, i colleghi e la stampa di tutto il mondo questo momento storico e di poter ringraziare tutti coloro che hanno contribuito alla enorme impresa di costruire questi gloriosi yacht. Esprimo anche la nostra sincera gratitudine verso la città di Livorno per il suo continuo sostegno a tutte le attività di Benetti». Segnando la fine della prima fase della Giga Season, ma anche un piano a più lungo termine per la costruzione di yacht di dimensioni maggiori, il programma
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L'FB275 è il terzo yacht oltre i 100
alla sottoscrizione di ben 4 contratti per giga yacht,
metri a essere
più grande ibrido al mondo.
inaugurato dai cantieri benetti tra
2018 e l'inizio del 2019 la fine del
uno già consegnato e 3 varati in 100 giorni, tra cui il L'offerta di Azimut|Benetti consente al Gruppo di essere l’unico cantiere in Italia a spaziare dai 12 metri del più piccolo Atlantis agli oltre cento metri realizzati da Benetti. Il 50° anniversario delle attività del gruppo viene festeggiato con la conferma, per il 19° anno consecutivo, del primato come costruttore di mega-yacht a livello globale.
L'FB275 possiede due motori diesel che erogano una potenza di 2880 kW ciascuno, che gli permettono di avere una velocità oraria massima di 18,5 nodi di costruzione di Giga yacht di Benetti è stato oggetto di importanti investimenti nel cantiere navale. Un ambizioso piano industriale ha favorito l'impiego di risorse finanziarie in infrastrutture, organizzazione e sicurezza, per superare le sfide poste dalla costruzione di questi giga yacht. L'ampliamento del cantiere di Livorno, sotto forma di due capannoni di nuova generazione in acciaio, ha permesso a Benetti di aumentare considerevolmente la propria produttività. Ciascun capannone misura 58,5 x 137 metri e ha un'altezza di 30,4 metri, ed entrambi sono dotati di due gru a portale con una capacità massima di 40 tonnellate. Il piano ha permesso a Benetti di costruire tre giga yacht in parallelo, grazie anche alla creazione di un team di esperti dedicato alla realizzazione dei "giganti".
RISCOPRI le tue gambe.
Gambe con gonfiore, dolore e segni di fragilità capillare? DAFLON è indicato nel ridurre i sintomi da insufficienza venosa, grazie alla formulazione micronizzata. Scopri la differenza in farmacia. È un medicinale senza obbligo di prescrizione (SOP) che può essere consegnato solo dal farmacista. Ascolta il tuo farmacista. Daflon è un medicinale a base di frazione flavonica purificata micronizzata. Può avere effetti indesiderati anche gravi. Non somministrare in caso di gravidanza o allattamento. Leggere attentamente il foglio illustrativo. Autorizzazione del 16.02.2018
lifestyle
motori
a cura di Franco Oppedisano
Il gigante buono in
famiglia
formato
G
rande, grosso e buono come il pane. Il Santa Fe (per noi sarà sempre al maschile perché non ci riesce di pensarlo altrimenti) è proprio come tanti uomini di dimensioni imponenti che si commuovono per poco, magari guardando un fiore. Non ha nulla di aggressivo, di snob, di sopra le righe. È essenziale e dà istintivamente sicurezza. Anche quella di poter portare sempre con sé e senza fatica una famiglia numerosa (esiste pure la versione a sette posti) e una quantità industriale di bagagli. È morbido da guidare e nelle linee. Ha la trazione integrale, ma i muscoli, se ci sono, sono coperti dalla dolcezza delle forme all’interno e all’esterno. Senza offesa: la grinta non gli appartiene, non è nel suo dna. Intendiamoci: non è che non vada sufficientemente veloce, anzi (ha 200 cavalli e raggiunge i 205 km/h) o che abbia poca o nulla accelerazione (da zero a 100 km/h in 9,4 secondi), ma risponde lentamente perché è un’auto tranquilla, fatta apposta per la famiglia. Non la si può immaginare senza almeno un seggiolino attaccato al sistema isofix. È difficile pensarla senza il bagagliaio (625 litri e 1.695 con i sedili posteriori abbassati) pieno, con almeno una carrozzina. Non per questo non è tecnologica: ha un sistema di navigazione con schermo touch da 8’’, integra tutti i Servizi Live, Apple
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Le ruote a elica per l’auto volante Un po’ pneumatico e
trasformare
un po’ elica. Liberi di non
in un sistema
crederci, ma anche se le
di propulsione
automobili che volano non
aerea che dia la
ci sono ancora, Goodyear
spinta al veicolo per
ha già pensato a come
volare nel cielo. Le razze
potrebbero muoversi e ha
di Aero fungerebbero
creato Aero, un concept
da pale dell’elica. Aero
definito “multimodale”.
poi è un pneumatico
Perché in verticale
intelligente che ha sensori
permetterebbe al veicolo
ottici per monitorare la
che ancora non c’è di
strada e un processore
muoversi sulle normali
di intelligenza artificiale
strade, mentre girato di
che analizza i dati raccolti
novanta gradi si potrebbe
dagli altri veicoli e dalle
Dimensioni a parte, il Santa Fe di Hyundai non ha nulla di aggressivo, anzi: è pensato per chi ha figli e si porta dietro una quantità industriale di bagagli. Con una dotazione tecnologica di tutto rispetto CarPlay e Android Auto, permettendo ai passeggeri di utilizzare tutte le funzioni del proprio smartphone attraverso il touchscreen. Poi è disponibile un full head-up display, che proietta le informazioni utili direttamente sul parabrezza, e i sistemi di guida assistita della famiglia Hyundai SmartSense, tra i quali il Safety Exit Assist, che previene possibili incidenti in caso di apertura delle portiere, e l’innovativo Rear Occupant Alert, che che segnala la presenza di bambini nella seconda e terza fila di sedili alla chiusura del veicolo. Dato che è un’auto per per chi ha avuto l’ardire di fare dei figli, questo “ecomostro” con motore diesel fa risparmiare chi fa molti chilometri. E ha un prezzo che parte da 45 mila euro, ma in Italia costa un migliaio di euro in più per quel provvedimento geniale (si fa per dire) che è il bonus/malus ecologico. Family first, ma solo a parole.
La Porsche elettrica che non c’è (ancora) ha già 20mila acquirenti Sarà presentata solo alla fine di settembre e neppure le linee della carrozzeria sono stata fissate in maniera definitiva, eppure ci sono già oltre 20 mila persone che, in tutto il mondo, che hanno manifestato un serio interesse ad acquistarne un’esemplare e hanno versato una caparra di 2.500 euro per mettersi in lista. L’oggetto del desiderio è la Porsche Taycan, la prima vettura elettrica della casa di Zuffenhausen, un giocattolo con due motori sincroni a magneti permanenti con
infrastrutture. «Sempre di
una potenza complessiva di oltre 600 cavalli e 400
più, le aziende guardano
kW, capace di scattare da 0 a 100 km/h in meno di
al cielo per affrontare
3,5 secondi e di raggiungere i 200 km/h in meno
le sfide del trasporto e
di 12 secondi. Ma il suo punto di forza dovrebbe
del traffico urbano. Per
essere la ricarica: in venti minuti sarà possibile
questo motivo il nostro
rifornire di energia le batterie in modo da avere
lavoro sulla struttura dei
un’autonomia di 400 km e basteranno soli quattro
pneumatici e sui materiali
minuti per garantire 100 chilometri di percorrenza.
più all’avanguardia ci ha
In più, una combinazione di software e hardware
portato a immaginare
consentirà al guidatore di ricaricare velocemente e
una ruota che potesse
farà anche coincidere i punti di ricarica come tappe
servire come pneumatico
del viaggio previste dal navigatore, prenotando in
tradizionale su strada
anticipo le colonnine. «La Taycan sarà l’automobile
e come sistema di
più sportiva e tecnicamente più avanzata del
propulsione in cielo»,
segmento di appartenenza» ha confermato
ha dichiarato Elena
Detlev von Platen, membro del Consiglio di
Versari, General Manager
Amministrazione e Responsabile Vendite e
Consumer di Goodyear
Marketing di Porsche AG: «Sarà una Porsche a tutti
Italia.
gli effetti». Anche nel prezzo, che, pur non ancora fissato, dovrebbe aggirarsi attorno ai 120 mila euro.
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lifestyle
motori
a cura di Franco Oppedisano
Un bolide
in miniatura
firmato Bugatti
Viene venduto come regalo per bambini, ma il prezzo (e la velocità) lo rendono un prodotto esclusivo: è la riproduzione della mitica Bugatti Type 35, un gioiello da collezione oggi riproposto in versione elettrica
C
osta come un’auto normale, 30 mila euro più tasse e consegna, ma è solo un giocattolo, anzi un giocattolone destinato a grandi e piccini. Ricchissimi. Si tratta della riproduzione della Bugatti Type 35, un’auto da corsa del 1920 realizzato per la prima volta dal fondatore della famosa casa automobilistica per il figlio in occasione del suo 14esimo compleanno nel 1926. Quella che doveva essere un modello unico in scala uno a due ebbe un grande successo tra i clienti che visitavano la fabbrica di Molsheim e la Baby Bugatti fu realizzato in 500 esemplari tra il 1927 e il 1936. Ora, per celebrare il 110° anniversario della casa automobilistica, il ceo Stephan Winkelmann ha deciso di riproporla. Cambia la scala che diventa tre quarti per farla guidare che dagli adulti e anche il motore che diventa elettrico. La Baby ha la possibilità di selezionare due modalità di potenza: 1kW in “child mode” con una velocità
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massima di 20 km/h e a 4kW in “adult mode” che arriva fino a 45 km/h. Ma c’è anche l’optional “Speed Key” che porta la potenza a 10kW ed elimina il limitatore di velocità. Sedili in pelle, telaio in alluminio, come tutte le Bugatti, anche Baby esposte sul frontale la griffe del Macaron Rouge (l'insegna della casa automobilistica) realizzato in argento massiccio da 50 grammi e viene fornita con una targa numerata che ne segnala l’edizione limitata. Non poteva mancare l’esclusivo club di baby possessori che probabilmente useranno il loro jet privato per spostarsi da ogni angolo del mondo e riunirsi un paio di volte l’anno.
motori a cura di Franco Oppedisano
lifestyle
Nuova Bmw: condensato di tecnologia e potenza Ha cambiato faccia e anche per-
essere dotati
sonalità. La nuova Bmw Serie 3 è
di
diventata aggressiva, un po’ stra-
per
fottente e capace di fasi notare
a
dovunque. Un po’ più lunga (sette
530 metri di
centimetri in più) e molto più magra
strada
(55 chili in meno) ha una un cx di
arriva fino al
0,23, quanto basta per dare subi-
Intelligent Personal Assistant che
trattenimento a bordo. Le funzioni
to l’impressione di un’auto sporti-
risponde se chiamato"Hey Bmw”,
disponibili saranno costantemente
va. I motori disponibili per ora sono
ma è possibile dargli anche un’al-
ampliate con aggiornamenti regola-
cinque, due a benzina e tre diesel
tro nome. L’assistente digitale può
ri. Poi, è in grado di entrare e uscire
da vanno da 110 fino a 265 cavalli.
spiegare le varie funzioni
dell’au-
dai parcheggi da sola, è possibile
Consumano poco, sono tutti Euro
to, cosa utilissima ormai o fornire
aprirla con un smartphone Android
6d-Temp e, soprattutto, nessuno
informazioni sulle condizioni della
e dispone del Reversing Assistent.
di loro, compreso il sei cilindri a ga-
vettura e rispondere alle domande
Cos’è? Un tasto che muove il vei-
solio, paga il famigerato malus. Le
tipo: «Quali notifiche sono attive?».
colo in retromarcia fino a 50 metri
novità più importanti, comunque,
Poi è in grado di fornire un supporto
lungo la stessa linea appena per-
non si vedono, bisogna provarle. Si
durante la guida svolgendo nume-
corsa dalla macchina nella direzio-
comincia con i fari led che possono
rose attività, di produttività e di l'in-
ne opposta. Bellissimo.
Laserlight arrivare illuminare e
si
Peugeot lancia la sua linea di biciclette elettriche
L
a parola d’ordine è “elettrico” e anche le biciclette si adeguano. Peugeot ne ha presentata ben sei diversi
modelli di ebike sia da trekking che da strada. A prima vista non sembrano neanche delle bici elettriche grazie a un design molto pulito e alla batteria Bosch PowerTube da 500 Wh integrata nel telaio che equipaggia tutti i modelli. Le biciclette da trekking multiuso che possono avere anche l’ammortizzazione totale, sia anteriore che posteriore mentre quelle stradali permettono di aumentare il range di utilizzo o di superare anche i valichi di montagna. La posizione della batteria nella struttura è ottimale per il bilanciamento e l’agilità delle bici perché aiuta anche ad abbassare il baricentro. Mentre la possibilità di estrarre dall’alto la batteria la protegge dall’accumulo di sporco. Il motore Active Line Plus, sempre di Bosch, offre alle biciclette da trekking e da strada una spinta istantanea. I prezzi partono 3.199 e arrivano fino a 4.199 euro. sono in vendita online e nei concessionari.
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sailing
Anche le navi Grimaldi hanno un'anima
I
l suono inconfondibile delle chitarre. La batteria potente. Il riff di basso. La voce squassante che rompe il silenzio. Non c'è un modo univoco per definire la magia del rock 'n roll e dei suoi derivati. Ma da oggi c'è un modo in più per apprezzarlo: a bordo delle navi Grimaldi Lines. La compagnia di navigazione, grazie a un accordo con la storica catena di ristoranti tematici Hard Rock Cafe, proporrà "School of Hard Rock on Board", un grande progetto formativo che si inserisce nei percorsi di alternanza scuola-lavoro. Le attività, in forma totalmente gratuita, verranno offerte agli studenti che parteciperanno all'edizione 2019 di Travel Game On Board. Quest'ultima è una grande sfida, tra centinaia di ragazzi provenienti da tutta Italia, su diverse attività didattiche multimediali. School of Hard Rock on Board, dunque, sarà una delle possibilità per quei ragazzi che viaggeranno sulle navi Grimaldi con destinazione Spagna e Grecia. La partnership con Hard Rock Cafe consentirà di effettuare attività adatte
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rock 'n roll
Con "School of Hard Rock on Board" la partnership tra Grimaldi Lines Tour Operator e Hard Rock Cafe garantisce nuove possibilità ai giovani a tutti i percorsi di studio: si va dai seminari di marketing del turismo a percorsi di food&beverage management, dall'introduzione alla gestione della ristorazione fino a corsi di impiego dei social network come strumento di comunicazione. Non solo: le scuole interessate potranno proseguire l'attività di alternanza scuola lavoro anche presso i ristoranti italiani di Hard Rock Cafe a Roma, Venezia e Firenze, oppure anche all'estero presso le sedi di Atene e Barcellona. Grimaldi Educa School of Hard Rock on Board entra quindi a far parte delle iniziative promosse da Grimaldi nell'ambito del progetto Educa, una serie di attività rivolte alle nuove generazioni. Obiettivo è quello di supportare gli studenti nell'orientamento, stimolare le eccellenze scolastiche e contribuire alla mobilità dei giovani. Una partnership al gusto rock Un ulteriore, saporito benefit che farà la gioia di tutti i passeggeri della Grimaldi Lines è il coupon, valido fino al 31 dicembre di quest'anno, che darà diritto, nei 23 Hard Rock Cafe in Europa (di cui tre in Italia), a ricevere un dono esclusivo con il marchio della catena di ristoranti tematici. Per ottenerlo basterà spendere più di 35 euro (o 30 sterline). La durata della promozione permetterà a chi abbia utilizzato una nave Grimaldi durante l'estate di beneficiarne anche mesi dopo, magari durante un viaggio di lavoro, quando la necessità di una pausa rock si fa sentire.
Nell'altra pagina la famosa chitarra logo dell'hard rock cafe. in questa, dall'alto, il chitarrista slash, il frontman dei red hot chili peppers anthony kiedis e la nave cruise barcelona ormeggiata nel porto della città catalana
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sailing
Fitness a bordo? Da oggi con
Dance Fit Cruise
Una partnership tra Grimaldi Lines e Never Give Up Events per una fitness convention che si tiene a bordo dell'ammiraglia Cruise Barcelona di Luigi Ciccarelli
S
econdo una recente indagine svolta dall'Istat, sono oltre venti milioni gli italiani che praticano, in maniera più o meno regolare, uno sport. Nella speciale graduatoria degli sport più diffusi, il primo posto è occupato da ginnastica, aerobica, fitness e cultura fisica in generale. Questo gruppo di attività ha riscosso un interesse sempre crescente negli ultimi anni, al punto che è riuscito nell'impresa di rubare la vetta della classifica al calcio, che pure in precedenza (e per lungo tempo) era stato lo sport a cui gli italiani si erano dedicati di più. Questi dati ci dicono che negli ultimi decenni abbiamo prestato un'attenzione sempre maggiore al nostro benessere fisico e alla cura del nostro corpo, orientandoci verso stili di vita più dinamici e salutari di quelli adottati dai nostri nonni. Siamo diventati un popolo di sportivi e la svolta salutista trova conferma anche dal modo in cui spendiamo i nostri soldi. Benessere e salute rappresentano, infatti, il bisogno primario più importante per noi italiani e la nostra prima voce di spesa, con una previsione di crescita nei prossimi cinque anni di ben 25 miliardi di euro.
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si può
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Prendersi cura di corpo e mente Insomma, la salute prima di tutto. Oppure, se siete in cerca di una citazione tra le più abusate, ma sempre di facile presa: “Mens sana in corpore sano”. Perché prendersi cura del proprio corpo significa anche, e soprattutto, avere cura della propria sfera mentale. Ne è convinto anche Gianluca Ingargiola, presidente della Never Give Up Events, che attorno al binomio corpo-mente ha creato – insieme a Daniella Errante e in collaborazione con Grimaldi Lines - un evento unico nel suo genere e giunto quest'anno alla decima edizione. Si tratta di Grimaldi Dance Fit Cruise, una fitness convention interamente dedicata allo sport e al benessere, che si svolge sulla Cruise Barcelona, la nave ammiraglia di Grimaldi Lines. Ogni anno, sulla rotta tra Civitavecchia e Barcellona, la nave si trasforma in una palestra galleggiante, a bordo della quale centinaia di persone si ritrova-
Oltre al fitness e alle attività di coaching, sulla cruise barcelona ci sarà anche spazio per il divertimento con la musica del dj alex pavone.
no a seguire stage sportivi, corsi teorici e dimostrazioni pratiche delle più aggiornate discipline del fitness internazionale.
niera giusta i risultati che raggiungiamo dalle attività che svolgiamo sono migliori. Una regola che vale per tutti e che può essere testata per qualsiasi attività, ma che diventa fondamentale a maggior ragione per gli atleti chiamati a confrontarsi con i limiti del proprio corpo. Che il più delle volte sono dati dai limiti che imponiamo alla nostra mente. “Grazie all'aiuto di un motivatore – spiega ancora Gianluca Ingargiola – uno sportivo può arrivare a raggiungere dei livelli e dei risultati che, senza quello stimolo, non raggiungerebbe”. Il messaggio è chiaro: non ci sono limiti a ciò che si può fare e ai traguardi che ci si può fissare. Se vuoi raggiungere un risultato, ciò che conta è la testa. Che è, poi, la filosofia sposata da Ingargiola sin dal nome scelto per la sua organizzazione, con quell'esortazione a “non mollare mai”. Lo Street Workout Tra le particolarità di Grimaldi Dance Fit Cruise, c'è anche l'esibizione di street workout, prevista per le strade di Barcellona. Si tratta dell'ultima frontiera in tema di fitness, che consiste in una sessione di attività svolta all'aperto da un gruppo di persone che indossano una cuffia wireless, da cui ciascuno di essi ascolta la musica e le istruzioni impartite dal coach. Per capire l'effetto
Non solo fitness Tuttavia, se pensate che si tratti di una semplice riunione tra gli amanti del fisico scolpito, siete fuori strada. “Sulla nave – dice Dal 13 al 16 luglio i partecipanti potranno Ingargiola - durante i giorni dell'evento non c'è soltanto il fitness, ma si crea un'atmosfera anche beneficiare di sessioni di mentalismo capace di far vivere emozioni a 360 gradi”. con Raimondo Laino, guru del motivational coaching L'ingrediente segreto? La possibilità che hanno i partecipanti di socializzare, durante la traversata in mare e una volta arrivati a Barcellona. Accade che fa una simile esibizione, bisogna immaginare di imbattersi, così che la passione comune per lo sport diventi un punto di parmentre si visita una qualsiasi città, in un gruppo di decine di pertenza da cui far nascere nuove relazioni personali. “Condividere sone che, nei pressi di un monumento o in una piazza, si muovola traversata in mare – aggiunge Ingargiola – è la chiave di tutto, no all'unisono al ritmo di una musica che soltanto loro sentono, l'elemento che crea una vera magia. Il ritrovarsi insieme a tante mentre per chi li osserva tutto avviene nel più totale silenzio. persone che non si conoscono diventa per tutti un invito a sociaAnche in questo caso, viene da dire che non si tratta soltanto di lizzare e a parlare con gli altri. Questa condizione, in passato, fitness, ma di un'esperienza che mette insieme l'attività fisica con ha contribuito a far nascere nuove amicizie o, finanche, nuovi la voglia di stare all'aperto e tornare a fruire degli spazi pubblici. amori. E la magia sta proprio in questo”. Spazio al divertimento Chi è motivato non molla mai Nel ricco programma di Grimaldi Dance Fit Cruise 2019 non Per l'edizione 2019 di Grimaldi Dance Fit Cruise, che si svolgerà ci sono soltanto le attività per allenare il corpo e la mente, ma c'è dal 13 al 16 luglio, oltre a tonificare il fisico, i partecipanti avranspazio anche per il puro divertimento. È quello previsto a borno anche la possibilità di temprare la propria mente e testare le do della nave, con la possibilità di giocare al casinò o di ballare proprie motivazioni personali. Il programma delle attività preal Planetarium Disco Club, con la musica del Dj Alex Pavone. vede, infatti, anche uno spettacolo di Raimondo Laino, esperto Come ogni anno, inoltre, il divertimento continua anche a terin ipnosi, mentalismo e mental coaching. La scelta di portare ra, dove oltre a visitare Barcellona ci sarà anche la possibilità di a bordo l'esperto napoletano, ovviamente, non è casuale, ma è partecipare all'esclusiva serata che sarà organizzata in una delle legata a ciò che tutti sappiamo: quando si è motivati nella madiscoteche più “in” della Barceloneta.
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lifestyle
moda
Se il ruolo dà alla testa ma anche... al
girovita
Se c’è una professione a rischio, sul fronte della linea, è quella dell’executive: orari sballati, pranzi di lavoro, ore passate al computer sono un attentato alla linea. Ma ora c’è una molecola che promette miracoli
I
l benessere è una questione di centimetri: quelli del giro vita. Che se da un lato denotano una capacità di spesa (alimentare, nella fattispecie) di tutto riguardo, dall’altro minano la salute rischiando di vanificare tutti gli sforzi compiuti per conseguirlo, quel benessere. Così, se quella del manager, dell’executive, dell’imprenditore è, sotto questo specifico profilo, davvero una “professione a rischio”, forse è il caso di correre ai ripari. E non solo perché l’estate si avvicina, ma perché col peso aumenta il rischio di incappare in malattie cardiovascolari. Se avete qualche chilo di troppo, comunque, sappiate che siete in buona compagnia: in Italia il 36% della popolazione è sovrappeso e il 10% è obeso. Se siete un cosiddetto “uomo di sostanza”, quindi, vi farà piacere sapere che una ricerca scientifica internazionale tra Spagna, Italia e America ha individuato una nuova formula (si chiama ProteinDha) in grado di contrastare il processo biochimico della lipoinfiammazione collegato all’incremento di grasso, all’aumento dell’appetito e al recupero di peso. E attenzione: non si tratta del proverbiale scioglipancia miracoloso, ma di una mo-
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di Marina Marinetti lecola la cui efficacia è stata validata dalla Società Italiana dell’Obesità e dall’Università di Pavia. La conduttrice tv spagnola Carlota Corredera, il cantante brasiliano – tra i più popolari del momento - Luciano Camargo, il politico belga Bart De Wever, già hanno sposato il metodo PnK, l’approccio multidisciplinare promosso da PronoKal Group, multinazionale spagnola specializzata nello sviluppo e nell’applicazione di trattamenti scientifici per la perdita di peso. «L’obesità è una malattia cronica con gravi conseguenze per la salute - spiega il professor Fabrizio Muratori, Presidente della Società Italiana dell’Obesità –, ma spesso non viene diagnosticata, né viene trattata come patologia in sé. Partire dal malato è fondamentale: è necessario trasmettere ai pazienti che la malattia si cura e che si possono ottenere ottimi risultati utilizzando tutte le nuove conoscenze legate allo sviluppo della ricerca scientifica in questo campo». Così, secondo lo studio dell’Università di Pavia che valida il metodo, l’assunzione di alimenti con ProteinDha in una dieta chetogenica (la calssica dieta proteica) produce risultati più efficaci di
laura milani, country manager di pronokal group
una dieta ipocalorica tradizionale: calo di peso di oltre 10 chili e riduzione della circonferenza vita di 10 cm nella prima fase, drastico calo solo della massa grassa, preservazione della massa magra e uscita dal range di obesità a partire dal 45° giorno dall’avvio del programma. Il tutto parallelamente a un migliore controllo metabolico. «I risultati degli studi condotti ci fanno dire che siamo di fronte a una rivoluzione - spiega la Professoressa Mariangela Rondanelli, coordinatrice della ricerca dell’Università di Pavia - Abbiamo individuato una formula di successo del trattamento dell’obesità, che coniuga aspetti medici e motivazionali; quando i pazienti sperimentano il calo drastico di tessuto adiposo in breve tempo, affiancati da muscoli più forti e tonici, sono davvero motivati a continuare, con una migliore aderenza al trattamento e con un successo che si rivela duraturo nel tempo, senza impatto sulla salute». La nuova cura validata non è una dieta, ma un metodo basato su un programma chetogenico, sotto prescrizione e stretta osservanza medica; utilizza i vantaggi della nuova formula brevettata (ProteinDha) che contrasta il processo biochimico (lipoinfiammazione) collegato all’incremento di tessuto adiposo, all’appetito e al recupero di peso. La forumla consente, infatti, la risoluzione della lipoinfiammazione, condizione del tessuto
adiposo dovuta all’aumento di grasso corporeo, caratterizzata dall’innescarsi di un processo infiammatorio a livello cellulare, che progressivamente fa aumentare il grasso e l’appetito e la probabilità di riprendere peso. Secondo i risultati già ottenuti in fase di sperimentazione, il nuovo metodo è in grado di generare una perdita di peso fino a 9 kg in 1 mese e 14 kg in 2 mesi. Al centro del percorso di perdita di peso, un approccio multidisciplinare: non solo il medico specialista che fa la diagnosi di obesità, ma anche altre figure (nutritionista-coach, professionisti in attività fisica e guida motivazionale) svolgono supporto al paziente nel suo percorso. L’obiettivo è promuovere l’aderenza alla terapia, monitorando e supportando la motivazione della persona con eccesso di peso, per arrivare al cambiamento di stile di vita nel lungo periodo. Il metodo è sviluppato in due fasi: nella prima il percorso è basato sulla dieta chetogenica a basso contenuto di grassi per cui il paziente perde l’80% di peso in eccesso. Nella seconda parte, la “chiave per il successo”, viene perso il restante 20% di peso e viene effettuato un adattamento fisiologico dell’organismo, introducendo carboidrati e grassi. Se seguito correttamente, il successivo follow up aiuta a non recuperare il peso perso nel tempo.
Il “business” del sovrappeso Non stupisce che il tema del
leader in Italia del settore, con un
sul mercato per il trattamento del
sovrappeso muova un business di
fatturato totale di oltre 10 milioni
sovrappeso e dell’obesità, nonché
tutto rispetto.
di euro. Fondata nel 1998, Sdm
la rete formata da oltre 2.000
Così, lo scorso luglio la
vanta 20 anni di esperienza nella
prescrittori di cui dispone l’azienda,
multinazionale spagnola PronoKal
prescrizione e commercializzazione
sono solo alcune delle ragioni per
Group, 50 milioni di euro di fatturato
di metodi basati sulle very-low-
cui PronoKal Group ha ritenuto Sdm
e un’operatività che dalla Spagna
calorie ketogenic diets. Presente
un partner strategico per l’ingresso
negli anni si è estesa a Regno Unito,
dal 2013 anche in Turchia e
in questi paesi. «L’acquisizione di
Belgio, Olanda, Lussemburgo,
dall’inizio del 2017 in Polonia,
Sdm è uno dei primi risultati della
Portogallo, Svizzera e Cipro, ma
paesi ai quali avrà accesso anche
fase di accelerazione e crescita
cneh, fuori dal Vecchio Continente,
PronoKal Group in seguito a questa
a cui stiamo lavorando in seguito
ad Argentina, Messico, Uruguay,
acquisizione, Sdm ha consolidato
all’entrata di Abac Solutions nel
Repubblica Dominicana e Brasile,
nel corso degli anni la propria
capitale sociale – commenta
ha acquisito il 100% della società
posizione di referente principale in
Andreu Puig, ceo di PronoKal
di capitali italiana Società Dietetica
ambito nutrizionale e dietetico in
Group - e siamo certi che questa
Medica (Sdm), specializzata in
questi paesi. Il metodo principale
sia un’operazione vantaggiosa per
metodi scientifici di perdita di peso
adottato, Kalibra, considerato una
entrambe le aziende poiché insieme
basati sulla dieta chetogenica e
delle migliori soluzioni presenti
accresceremo il nostro valore».
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lifestyle
Nude look 1.
beauty di Francesca Frediani
1) RIMMEL | Sono 27 le nuance disponibili all’interno della collezione 60 Second Super Shine. Tra questi 002 Blush Flush, 210 Ethereal e 718 Kiss a Sailor. € 4,10
L
a beauty nails per la prossima estate propone due look ben distinti: da un lato quello giocoso, pieno di nuance metalliche con riflessi neon e texture dal finish estremamente brillante per chi sa osare davvero. Dall’altro, al contrario, trionfano le tonalità matt, opache, per un look sofisticato di finta naturalezza. Per la scelta dei colori le sfumature sono davvero inedite: i rossi, i mattoni, i verdi, i grigi e i blu si trasformano in tonalità brillanti con bagliori metallizzati che danno nuova luce a tutta la manicure. Se invece preferite dei colori più chiari e delicati sulle unghie, puntate sulle diverse sfumature del rosa, del bianco crema oppure del beige sabbia; tutti da scegliere tra un finish matt oppure perlato e leggermente sheer.
4.
2) PRONAILS THE GOOD LIFE | In 6 varianti diversi di colore, nella versione a lunga durata longwear, smalto semi-permanente sopolish e colori gel. € 14,95 3) SALLY HANSEN | Matte collection con un effetto gel professionale, a lunga tenuta fino a 14 giorni. L’uso del top coat garantisce un risultato eccellente anche senza la lampada uv. € 9,90 4) ARTDECO | Tre nuove tonalità colore per la collezione art couture nail lacquer di Artdeco a € 13,00
2.
9.
Si dice che le mani siano il nostro primo biglietto da visita! Prenditi cura di loro attraverso impacchi e maschere in tessuto che si indossano come dei guanti.
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3.
?
Lasciarsi incantare dalla nuova ondata di minimalismo che lascia spazio all’essenziale, o scoprire l’infinito iperspazio di colori brillanti con strepitose sfumature metalliche? Ecco le tendenze delle nuove collezioni di smalti P/E 2019.
o glow
5.
style
6.
7. 5) S.HESTYLEZONE | La collezione di make up Trend It Up è venduta da DM, la catena drugstore tedesca presente in Italia dal 2017 e che propone una vasta gamma di prodotti per il trucco e di cosmetici con formule green. 6) CATRICE | Sono 8 gli smalti presenti all’interno della collezione Galactic Glow Translucent Effect. L’effetto è traslucido e iridescente per donare alle unghie una nuova brillantezza. € 3,99 7) FABY’S REDS | Intramontabile, iconico, ultra chic è il rosso, simbolo di seduzione e femminilità. Faby lo celebra creando una capsule collection che racchiude i 6 colori moda più rappresentativi della linea. € 13,00 8) OPI | All Your Dreams in Vending Machines e Samurai Breaks a Nail sono due delle proposte all’interno della versione più folle e giocosa della linea Tokyo di OPI.€ 15,00
8.
9) MASCHERA MANI ALOE VERA DI SEPHORA ultra idratante per mani e le cuticole. € 3,90 negli store Sephora
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moda
Dalla miniera al cesello, ecco come nasce un
Rolex
di Marina Marinetti
Dall’oro all’acciaio, tutti i materiali sono realizzati “in casa” tra fonderie interne e laboratori con strumenti all’avanguardia sviluppati dal marchio
E
rano i favolosi anni ’60 quando Walt Disney, all’apice del successo, commissionò a Rolex una linea fuori mercato. Il modello? Un Oyster Date con referenza 6694, con datario a ore tre e lente Cyclope, cassa in acciaio da 36 mm. Con Topolino stampato sul quadrante. Ma se a un’asta o in un negozio incappate in un “Rolex Mickey Mouse” con le braccia che segnano l’ora è sicuramente un fake. E comunque, fateci caso: se osservate bene le foto di Walt Disney, non lo vedrete mai senza un Rolex al polso. Cos’aveva di tanto speciale il Datejust di Walt Disney,
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oltre a essere, nel 1945, il primo cronometro da polso automatico impermeabile al mondo a indicare la data all’interno di una finestrella posta sul quadrante? L’oro, per esempio.
Metalli preziosi “home made”
Sapevate che Rolex ha una sua fonderia interna, in cui realizza leghe d’oro della massima qualità e dotate di proprietà uniche? Al suo stato puro di 24 ct., infatti, l’oro è troppo malleabile. Nasce così l’oro 18 carati di Rolex, una lega nobile composta per 750‰ (millesimi) di oro puro. In funzione della proporzione d’argento, rame e altri elementi aggiunti, si ottengono diverse varietà di oro 18 ct.: oro giallo, oro rosa oppure oro bianco.
moda
L’oystersteel è una superlega adatta all’impiego nell’industria aerospaziale. Rolex l’ha creato ed è stato il primo brand a utilizzarlo
Solo i metalli più puri, meticolosamente controllati internamente con mezzi all’avanguardia - vengono legati tramite fusione in un crogiolo a oltre 1.000 °C, secondo formule tenute segrete, per produrre leghe di oro giallo, bianco o Everose 18, la lega esclusiva (e brevettata da Rolex nel 2005) di oro rosa 18 ct. che deve il suo colore unico – una sfumatura rosa caratteristica – alla sua composizione. Ogni lega liquida è versata in un setaccio in grafite e dà origine a gocce che si trasformano istantaneamente, per via del raffreddamento in un contenitore d’acqua, in piccole sfere d’oro chiamate “granelli”, che dopo una seconda fusione, vengono trasformati in barre poi messe in forma durante la fase di apprêtage (la finitura). L’oro è deformato, compresso, trafilato mediante laminatura o trafilatura, sottoposto a nuove fasi di cottura, fino a ottenere lastre, tubi, profilati o fili per la produzione di carrure, fondelli, lunette ed elementi dei bracciali. Una fase essenziale, questa, che conferisce al metallo le proprietà e le caratteristiche meccaniche, dimensionali ed estetiche ottimali per le fasi successive della produzione. E se l’oro vi sembra poco, c’è sempre il Platino estratto in Sudafrica e in Russia, eccezionalmente resistente alla corrosione. Paradossalmente, però, è anche duttile, elastico e altamente
lifestyle
malleabile, ragion per cui la lavorazione e la lucidatura risultano essere operazioni molto delicate: le operatrici e gli operatori Rolex addetti alla finitura dei bracciali e delle carrure sanno bene quanta esperienza occorra per dedicarsi alla lucidatura del platino. Rolex impiega il platino 950, una lega a 950‰ (millesimi) di platino generalmente addizionato con del rutenio, soprattutto per il Day-Date, l’orologio più prestigioso della collezione Oyster.
L’Oystersteel
Funzionare perfettamente conservando tutta la sua bellezza anche negli ambienti più ostili. È per questo che Rolex produce “in casa” anche l’acciaio Oystersteel, che appartiene alla famiglia degli acciai 904L, superleghe che trovano la loro principale applicazione nei settori ad alto contenuto tecnologico, nell’industria aerospaziale e in quella chimica. Rolex è stato il primo produttore di orologi a utilizzarlo, nel 1985. Il processo di fabbricazione richieDalla fusione dei metalli al meticoloso controllo leghe grazie a strumenti sofisticati, fino alla minuziosa incastonatura delle pietre preziose: ogni orologio
Rolex è il risultato di un processo
svolto completamente nei laboratori interni
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lifestyle
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de il massimo rigore. Dopo una prima colata, la lega è nuovamente fusa sotto vuoto per renderla pura ed eliminare qualsiasi inclusione che potrebbe compromettere la sua resistenza alla corrosione. Rolex controlla all’interno la qualità di ogni colata attraverso un microscopio elettronico a scansione che individua anche il minimo difetto di struttura o di superficie. Che si tratti del taglio delle lastre, della loro messa in forma mediante stampaggio o della lavorazione dei componenti, le caratteristiche fisiche e la grande resistenza dell’acciaio Oystersteel hanno richiesto lo sviluppo di attrezzature e strumenti specifici e di particolari metodi di lavorazione. I trattamenti termici agevolano la modellatura della materia. Per la fase di stampaggio sono stati sviluppati strumenti estremamente duri, alcuni in carburo di tungsteno e rivestiti di uno strato antiusura.
Gemmologi di precisione
Internamente all’azienda esiste anche un vero e proprio dipartimento di gemmologia e incastonatura. Le pietre sono sottoposte ai severi protocolli di controllo, attraverso numerosi apparecchi di analisi, alcuni dei quali appositamente sviluppati per le necessità della manifattura. I diamanti, per esempio, sono sempre testati ai raggi X per confermarne l’autenticità e la purezza, ovvero la presenza o l’assenza di inclusioni. Rolex sceglie unicamente diamanti classificati IF – Internally Flawless –, il gradino più alto delle principali scale di purezza utilizzate in gemmologia, i più incolori, compresi nelle classi più alte, da D a G, sulla scala del Gemological In-
La passione di Rolex per i nomi originali Sapete perché Rolex si chiama così? Perché nel 1908 Hans Wilsdorf, il fondatore (nel 1905) della Wilsdorf & Davis, specializzata nella commercializzazione in tutto l’Impero britannico di orologi da polso i cui componenti erano appositamente prodotti da partner svizzeri selezionati (tra cui la Maison Aegler a Bienne che diventerà poi la Manufacture des Montres Rolex S.A.) voleva un brand tutto suo che fosse corto, orecchiabile, facilmente pronunciabile in tutte le lingue e, soprattutto, semplice da inserire sul quadrante dei suoi orologi. Ma c’è un altro nome depositato da Rolex (nel 1933): Rolesor. È uno dei segni distintivi degli orologi del marchio che hanno lunetta, corona di carica e maglie centrali del bracciale in oro (giallo o Everose 18 ct.), mentre la carrure e le maglie laterali sono in acciaio Oystersteel. Negli orologi in versione Rolesor bianco, solo la lunetta è in oro 18 ct.
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stitute of America. Una volta selezionate le pietre migliori, vengono sottoposte al taglio. Un’operazione cruciale: è la simmetria delle faccette e la loro geometria che determina il modo in cui la luce penetra nelle gemme e ne fuoriesce dopo essersi riflessa sulla faccetta inferiore della pietra. Il taglio viene poi controllato dai gemmologi, dopodiché le pietre sono messe a disposizione degli incastonatori. I loro gesti rivaleggiano con quelli degli orologiai in quanto a precisione: con pazienza, che si tratti di pavè, castone ribattuto (il serti clos), binario o baguette, gli incastonatori fissano le gemme una a una fino a ottenere l’armonia ideale di colori e riflessi e il posizionamento ottimale; gli scarti tollerati non devono superare i 2 centesimi di millimetro, ossia circa un quarto dello spessore di un capello. A questo punto, con un gesto preciso, i frammenti di metallo lasciati attorno alle pietre per immobilizzarle vengono respinti. Tutto il talento degli incastonatori risiede nella loro capacità di scegliere lo strumento migliore, di trovare l’angolo corretto e di esercitare il movimento pressorio applicando la giusta forza, gesti che in alcuni quadranti con pavé di diamanti vengono ripetuti fino a tremila volte.
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collezionismo
Mercati volatili? Niente panico, ci sono sempre i
“beni passione” di Vincenzo Petraglia
Secondo Deloitte il valore investito in arte e oggetti da collezione dalla clientela private supererà i 2.700 miliardi di dollari entro il 2026
S
i chiamano “beni di passione” e giocano un ruolo da protagonisti nel portafoglio dei collezionisti. Tanto che le reti si appoggiano sempre più spesso a esperti. Ci riferiamo a gioielli, auto d’epoca, orologi di prestigio, arredi di design. E alle opere d’arte, che garantiscono, se scelte oculatamente, ottime rivalutazioni nel tempo e costi di mantenimento assai contenuti. Senza contare il piacere per gli occhi. Ne parliamo con un esperto del settore, Alex Ricchebuono, da oltre vent’anni esperto di asset management e profondo conoscitore del mercato dell’arte, cui ha dedicato, tra le altre cose, un documentario, Money Art, andato in onda su Rai 5 e di cui qui ci svela opportunità e rischi. «Negli ultimi mesi è tornata la volatilità sui mercati come non si vedeva da tempo», spiega: «facendo crescere appunto le richieste verso forme alternative di investimento, inclusi i beni tangibili di valore intrinseco, i cosiddetti beni da collezionismo. Secondo alcuni report infatti un investitore su sei ha deciso di puntare su questo settore per proteggere e diversificare il proprio patrimonio». Quali sono le dinamiche sviluppate dai beni di passione rispetto alle asset più tradizionali? Gli investimenti legati alle passioni hanno di solito un respiro di medio-lungo termine e sono meno coinvolti in situazioni di panic selling. La parte del leone la fa il collezionismo d’arte moderna che ha registrato un giro d’affari di decine di
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miliardi di euro a livello globale con una crescita soprattutto in paesi come Stati Uniti e Cina. I fattori scatenanti nell’acquisto di beni da collezionismo sono principalmente quello emotivo e quello di appartenenza a uno status sociale. Soprattutto nei
Alex Ricchebuono, esperto di lungo corso di asset management e “beni di passione”. Nella pagina accanto, il Salvator Mundi attribuito a Leonardo Da Vinci
paesi in via di sviluppo o dove si stanno affermando nuove élite di milionari, come la Cina e l’India, possedere in casa propria le opere di determinati artisti è il modo per sentirsi pienamente parte di quella ristretta privilegiata cerchia. Tuttavia anche il fattore finanziario sta diventando sempre più importante rendendo il collezionista un cliente ideale per gli istituti che offrono servizi di private banking. Queste persone il più delle volte non sono degli avidi speculatori, bensì individui che accumulano valore in beni che li coinvolgono emotivamente e che al contempo possono proteggere e incrementare il loro patrimonio. Ciò porta a un aumento della domanda che richiede sempre di più servizi professionali relativi alla gestione e alla protezione del valore investito in un settore così potenzialmente variegato. Una grande maggioranza di collezionisti quindi,compra principalmente per soddisfare una passione, ma sempre più spesso con una visione d’investimento e con l’obiettivo di diversificare il proprio portafoglio per proteggerlo da improvvisi shock sui mercati.
Un investitore su sei punta sul collezionismo per diversificare e proteggere il patrimonio Quali sono i trend nel collezionismo? Il mercato dell’arte e dei beni da collezione necessita oggi di strumenti di analisi e di gestione sempre più precisi e sofisticati, in grado di sopperire alla mancanza di standard e regolamentazioni uniformi. Questo è ancor più vero nel nostro Paese che è letteralmente una miniera d’oro di oggetti preziosi e antichi che però sempre meno incontrano l’apprezzamento dei collezionisti internazionali, storicamente dominato da un gusto più contemporaneo. C’è sempre più uno scollamento tra le generazioni di nuovi collezionisti dalle più disparate provenienze geografiche e culturali e il mondo classico dell’arte antica. Nel corso degli ultimi anni in effetti il comparto degli Old Masters è risultato il segmento più enigmatico e selettivo. Nonostante il tasso di invenduto medio molto elevato, dovuto alla presenza di un vasto numero di opere nei cataloghi d’asta che non sono riuscite ad attrarre l’interesse degli acquirenti, è comunque vero che ultimamente si è ripreso rispetto ai periodi precedenti. L’aspetto
più rilevante è stata la grande incidenza di risultati d’asta inattesi, garantiti spesso dalla presenza di opere ricercate e molto apprezzate. Questo però non può far dimenticare che la parte del leone nel campo del collezionismo d’arte lo ha avuto e continua ad averlo il segmento dell’arte contemporanea, con la nascita di nuovi artisti e nuove correnti che hanno velocemente incontrato i gusti dei collezionisti. Per quanto riguarda gli altri oggetti, un segmento che per ora non conosce crisi è quello delle auto storiche e degli orologi di pregio. Le prime per la loro rarità e bellezza, i secondi per la facilità di trasporto e commercio e anche perché possono essere utilizzati e indossati anche tutti i giorni. Com’è cambiato negli ultimi anni l’approccio a questo mercato? Quello che in origine era un hobby per ricchi facoltosi ed eccentrici filantropi in cerca di emozioni per rifuggire il tran tran della vita quotidiana, è diventato sempre più un’attività professionale gestita secondo principi e competenze di altissimo livello. Questo ha fatto nascere una serie di professionalità sempre più specifiche a supporto di chi si avvicina a questo poliedrico mondo. La competizione nel settore della gestione dei patrimoni è cresciuta di pari passo esprimendosi attraverso una sempre maggiore offerta di servizi di gestione rivolti a un numero relativamente circoscritto di individui e famiglie molto facoltose che include, tra le altre, la gestione delle opere d’arte e la manutenzione e l’affiancamento nella vendita di oggetti da collezione. Di qui la necessità
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sempre più sentita di sviluppare un approccio a 360 gradi nella gestione patrimoniale dei clienti perché altrimenti si rivolgerebbero altrove col rischio concreto di perdere asset rilevanti in gestione. La divisione di Deloitte che si occupa di questo settore stima che il valore investito in arte e oggetti da collezione da parte dei clienti di private banking ammonterà a oltre 2.700 miliardi di dollari entro il 2026. Si tratta di una cifra davvero gigantesca e quasi doppia rispetto ai valori attuali che conferma la necessità di sviluppare servizi ad hoc per rispondere alle esigenze di una clientela in espansione e con una visione sempre più globale e sempre meno locale. La cosa interessante poi è che i beni da collezione, soddisfacendo come detto esigenze emozionali e di status symbol, sono meno soggette a forme di panic selling rispetto alle altre forme d’investimento finanziario tradizionali.
Il vero anno dei record è stato il 2017, grazie al livello di altissima qualità dei cataloghi proposti dalle case d'asta, specialmente quelle newyorkesi I segmenti d’investimento più dinamici in arte e beni da collezione quali sono? Il mercato dell’arte e dei beni da collezione nel corso degli ultimi 18 mesi si è dimostrato più vivace e propositivo rispetto al 2016, anche se recentemente si è assistito a un rallentamento influenzato anche da fattori d’incertezza, quali la Brexit, e dalla recrudescenza della volatilità sui mercati con un effetto negativo sulla spesa destinata ai beni da collezione. Questo ha confermato una generale cautela negli acquisti e un’accresciuta selettività da parte dei collezionisti. Un migliore contesto economico a livello globale e una riduzione della volatilità sui mercati finanziari potranno certamente contribuire a rasserenare il clima facendo ritornare il trend sui binari di una crescita a lungo termine. Detto questo, i settori più vivaci sono stati come detto quelli dell’arte moderna post-war e dell’arte contemporanea. Mentre per i beni da collezione i segmenti più dinamici sono stati i vini, le auto storiche e gli orologi di pregio. Il 2017 è stato l’anno dei record... Nel 2017 il mercato a stelle e strisce ha confermato il suo ruolo di leader nelle aste del segmento della pittura, recuperando la spinta che lo aveva caratterizzato nel biennio 2014-2015. New York in particolare è stata in grado di attrarre i colle-
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La copertina del fanta-romanzo finanziario di
Ricchebuono, che racconta
la crisi post
2008
con gli occhi di un ex banker
zionisti più importanti e facoltosi, che hanno partecipato alle sue aste da ogni parte del mondo affascinati dalla scelta degli oggetti selezionati e dal costante livello di altissima qualità dei cataloghi. L’Asia ha seguito a ruota settando peraltro il nuovo record per il comparto gioielli con l’acquisto per oltre 71 milioni del Pink Star, un diamante rosa di purezza sopraffina, guadagnando nel 2017 il gradino più alto del podio per il comparto delle Arti Minori. Forte l’interesse dei collezionisti asiatici nei confronti dei beni più antichi di origine locale, nonché nei confronti delle aste dei vini, per le quali Hong Kong aveva già dimostrato la sua forza nel corso del 2017. Anche il mercato della pittura dell’area asiatica ha mostrato comunque una crescita importante in termini sia di volumi sia di
vivacità. Tra i principali valori strappati nelle aste internazionali negli ultimi anni (vedi tabella) spicca senza dubbio il caso del Salvador Mundi di Leonardo, un dipinto che ha riscritto la storia del collezionismo internazionale con un prezzo di aggiudicazione di 450 milioni di dollari. Di recente poi abbiamo avuto i casi eclatanti dell’opera che si è autodistrutta di Banksy e il primo dipinto creato con Intelligenza Artificiale che hanno attratto l’interesse di curiosi e appassionati. A cosa occorre stare attenti? Le parole chiave sono lecita provenienza e tracciabilità della storia degli oggetti collezionati. Senza una certificazione di un esperto circa la qualità e autenticità dell’opera e in assenza dei documenti comprovanti l’acquisto e i vari passaggi di proprietà delle opere e degli oggetti posseduti, l’accesso alle aste internazionali è praticamente compromesso. Ma sempre più operatori domestici seguono queste regole. Pertanto è fondamentale rivolgersi a degli esperti professionali e al mercato ufficiale onde evitare problemi. Non di rado si assiste a situazioni in cui collezioni accumulate negli anni ma prive delle necessarie certificazioni espongono collezionisti in buona fede, ma soprattutto i loro eredi, a spiacevoli sorprese, con il rischio concreto di ritrovarsi intere collezioni virtualmente non collocabili sul mercato. Questo vale soprattutto per quei beni come gli orologi e i vini pregiati che hanno un turnover più elevato e che un incauto acquisto può rendere invendibili. Dunque un approccio professionale anche e soprattutto in questo campo è fondamentale. Infatti in un mercato in crescita e molto ricco i falsari sono molto attivi e hanno maturato un’esperienza e una tecnica così sofisticate da essere in grado di piazzare sul mercato falsi di qualità eccelsa con le relative pezze d’appoggio, naturalmente falsificando anche quelle.
Le opere che hanno incendiato le aste da Sotheby’s e Christie’s nel 2018 Amedeo Modigliani 1917 Nu couché (sur le côté gauche) 157.159.000 Sotheby’s New York
Pablo Picasso 1905 Fillette à la corbeille fleurie 115.000.000 Christie’s New York
Edward Hopper 1929 Chop Suey 91.875.000 Christie’s New York
David Hockney 1972 Portrait of an Artist (Pool with Two Figures) 90.312.500 Christie’s New York
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Il XX secolo
nel backstage
del collezionista di Marina Marinetti
È
proprio vero che l’occhio del padrone ingrassa il cavallo. Chiedetelo a Irina Zucca Alessandrelli: per cinque anni ha dovuto vedersela quasi ogni giorno con collezionisti, eredi, galleristi e banditori d’asta convinti di avere in mano il pezzo del secolo. La sua missione era quella di intercettare le opere su carta degli artisti italiani del Novecento, dai grandi nomi a quelli meno noti, prima che il mercato se ne accorgesse (e che i prezzi schizzassero alle stelle). Ad affidargliela, Giuseppe (Pino) Rabolini, colui che sul finire degli anni ’60 s’inventò il prêt-à-porter nella gioielleria con il marchio Pomellato. Nipote di un orafo - e all’inizio della sua carriera disegnatore di gioielli- Rabolini sa bene che la carta è sempre la prima a venire a conoscenza delle idee dell’artista, così negli anni ha fatto incetta di bozzetti, disegni, appunti di artisti del Novecento. Finché non si è accorto che quello che aveva tra le mani poteva diventare una vera e propria collezione. Così, nel 2013, ha “arruolato” nel quartier generale di via Borgonuovo, zona Brera a Milano, Irina, storica dell’arte con un master in Critical & Curatorial Studies alla Columbia University che, oltre ad aver
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lavorato al P.S.1/MoMA, il centro di arte contemporanea del MoMA di New York e al Philadelphia Museum of Art, per vent’anni ha scritto di arte. Conosce tutti e, nell’ambiente, sa come muoversi. «Mi ha chiesto di ricostruire un’evoluzione della storia del disegno dall’inizio del secolo scorso alla fine degli anni ’80, impostando la ricerca in modo obiettivo dal punto di vista storico, senza basarmi sul mio o sul suo gusto personale», racconta Irina Zucca Alessandrelli. C’è lei dietro alla Collezione Ramo, approdata (anche) al Museo del Novecento, una delle maggiori raccolte private di opere su carta di artisti italiani del XX secolo, di cui abbiamo avuto un pic-
Aste, gallerie e trattative private: ecco com'è nata la collezione Ramo colo assaggio con “La città moderna a casa Libeskind"», che ad aprile ha aperto al pubblico la porta dell’attico (privato) dell’archistar di Citylife per esporre opere di Umberto Boccioni, Luigi Russolo, Antonio Sant’Elia, Mario Sironi, Fortunato Depero, Afro Basaldella. Niente di più che un aperitivo, perché nella Collezione ci sono quasi 600 tra acquerelli, collage, tempere, matite che raccontano le diverse fasi stilistiche di un centinaio di artisti selezionati in una sorta di “lista della spesa” che stilare è stato tutt’altro che semplice: «Il Novecento italiano è un secolo ricchissimo, che ha almeno 250 nomi importanti», racconta la curatrice. «Abbiamo fatto scelte anticonformiste, senza mai andare dietro ai nomi che in quel momento il mercato valorizzava, ma partendo dall’analisi della storia, abbiamo cercato anche i dimenticati, le cose meno digerite».
Sopra, Irina zucca alessandrelli. Sotto l'allestimento a casa libeskind. Nella pagina accanto Gianfranco Baruchello Nous, mon coeur, que..., 1977 (Photocredit Studio Vandrasch)
Un esempio? Cagnaccio di San Pietro (al secolo Natalino Bentivoglio Scarpa): «Un artista vissuto nella prima metà del secolo scorso, un antifascista tagliato fuori in quegli anni in cui l’arte era promossa o bocciata dal regime, che viveva emarginato sull’isoletta di Pellestrina, nella laguna veneziana. Noi l’abbiamo trovato anni fa, è un disegnatore di qualità eccelsa. Adesso tutti lo vogliono e comincia a vedersi qualcosa in asta». E ancora: Maria Lai, Carol Rama, Bruno Munari: tutti artisti che, a comprarne oggi un’opera su carta di medie dimensioni, bisognerebbe avere budget da 30 a 60mila euro, quando anni fa si “portavano via” per molto meno. «L’importante è arrivare prima che ci arrivi il mercato». «I pezzi più belli li ho scovati dai collezionisti privati», racconta ancora la curatrice. Per conoscerli, però, bisogna essere “nel giro”: «Ho scritto di arte per vent’anni, anche oltreoceano, ho intervistato molti collezionisti, anche americani ». E poi ci sono gli appuntamenti immancabili: la Biennale dell’arte di Venezia, la Fiera di Basilea, Artissima di Torino, MiArt, il TEFAF di Maaastricht. E poi le aste: «Ogni giorno spendo almeno un’ora a controllare cosa va in tutto il mondo». E individuato l’obiettivo, si
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A caccia di tesori, Pino Rabolini (fondatore di Pomellato) negli anni ha raccolto quasi 600 opere su carta di artisti italiani del XX secolo grazie anche a una storica dell'arte
parte alla carica: «Io partecipo sempre telefonicamente. Mi sono aggiudicata un Boetti da Boetto - uno scioglilingua sull'artista concettuale Alighiero Boetti e la casa genovese Aste Boetto, ndr – È stato tutto velocissimo, sarà durata due minuti. Gli altri si sono ritirati subito. Eppure quello era uno dei pezzi piè belli che si sono visti in giro negli ultimi anni, il primo su un tema politico internazionale del 1967». È stata decisamente più combattuta l’asta per accaparrarsi un Domenico Gnoli, i cui dipinti con i dettagli ingigantiti sono ormai così di moda da aver raggiunto quotazioni alla soglia dei 5 zeri: «Era un’asta non canonica, da Julien’s a Beverly Hills, una casa d’aste specializzata in cimeli delle star di Hollywood. L’opera era appartenuta infatti a Louise Rainer, attrice da Oscar degli anni Trenta. Eravamo in due, in un testa a testa che è durato pochi minuti, ma mi è sembrato lunghissimo». L’altro contendente? La curatrice l’ha poi conosciuto mesi dopo, al TEFAF di Maastricht, riconoscendo in uno stand un’opera passata nella stessa asta. Il lavoro di Irina Zucca Alessandrelli, comunque, non è troppo diverso da quando, curiosando tra le cianfrusaglie in solaio, ci sentiamo cacciatori di tesori. Solo che lei li cerca nei magazzini delle gallerie storiche e quelle che magari hanno chiuso i battenti: «Le più interessanti dal nostro punto di vista sono quelle gallerie che tratta-
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Sopra fortunato depero, elevetet, 1930 e in basso afro basaldella, senza titolo, 1951.
no l’arte moderna da più di una generazione. Alla Galleria Milano di Carla Pellegrini, per esempio, abbiamo trovato, fra le altre cose, un magnifico assemblaggio tridimensionale in carta a forma di alveare di Gianfranco Baruchello. Le opere che ho cercato, sono quelle passate dalla torinese galleria Martano, o dalle milanesi Galleria dell’Ariete di Beatrice Monti e Galleria del Naviglio di Carlo Cardazzo, solo per citarne alcune. La soddisfazione più grande è quando si riesce ad arrivare a quelle gallerie storiche che hanno fatto la carriera dell’artista o ai collezionisti privati che hanno acquistato da queste gallerie all’epoca». Certo, spendere i soldi del collezionista è una bella responsabilità. «Decidere il prezzo a cui comprare è ancora più dura del contrattare. Non basta la firma, a volte il prezzo di riferimento non esiste nel mercato attuale e chi vende pensa sempre di avere per le mani un capolavoro. La chiave è studiare sempre tanto: bisogna andare dal venditore sapendo tutto sull’artista». Scontri con Rabolini su scelte e valutazioni? «Mai», dice la curatrice. Ma poi aggiunge: «Anche se la regola generale sarebbe di non comprare più di cinque pezzi per artista non siamo riusciti a mantenerla per Lucio Fontana: ne abbiamo una trentina. Rabolini ha un debole per Fontana e ogni volta che ce n’è uno in circolazione è tentato».
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soldi
Investimenti sostenibili: buoni,
utili e profittevoli È
una moda, senza dubbio: e come tutte le mode va considerata con prudenza. Ma è molto interessante perché – oggettivamente – sta segnando una rivoluzione nell’atteggiamento di migliaia di grandi aziende quotate nelle Borse di mezzo mondo. Stiamo parlando dell’adozione sempre più vasta e diffusa dei criteri “Esg”, un acronimo che in inglese significa: enviroment, (ambiente), social (sociale) e governance (governo delle società). Ne hanno parlato tutti i principali gestori di patrimoni attivi nel mercato italiano. E tutti, sia pur con molte sfumature, sostengono ormai la stessa cosa: che cioè, nella scelta delle imprese quotate su cui puntare i soldi dei loro clienti, si fanno guidare dalla valutazione di quanto queste aziende rispettino quei tre principi: rispettino l’ambiente, rispettino i diritti sociali dei loro dipendenti, dei loro clienti e dei territori in cui operano, e applichino metodi di governo aziendale trasparenti ed etici. Tutto iniziò nel 1949 Fu l’anno in cui l’economista Benjamin Graham pubblicò un testo destinato a entrare in tutte le biblioteche del settore, intitolato “The intelligent investor”. «Un testo focalizzato sull’analisi fondamentale volta ad individuare opportunità di investimento che possano comportare un ritorno economico positivo negli anni», ha spiegato a Economy Massimiliano Cagliero (nella foto in basso), fondatore ed amministratore delegato di una delle società italiane più attive in questa tipologia di investimenti, Banor: «Warren Buffet, uno dei maggiori investitori di tutti i tempi, è stato forse uno dei primi a sottolineare come per valutare correttamente il profilo di rischio di un investimento fosse necessario prestare an-
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di Sergio Luciano
che attenzione all’eticità del management». I risparmiatori italiani ci tengono Oggi in Italia «il 49% dei clienti private e dei clienti Hnwi (high net worth individuals, con patrimoni generalmente superiori ai 10 milioni di euro) descrive correttamente gli Esg come investimenti che creano valore attraverso una strategia che integra, nella valutazione delle società in cui si investe, anche l’analisi finanziaria con quella ambientale, sociale e di buon governo; mentre il 49% dei clienti mass market e il 42% dei clienti affluent e upper affluent (cioè i risparmiatori meno informati) confonde gli Esg con gli investimenti “no profit”»: è quanto ha rivelato al Salone del Risparmio una ricerca della Finer commissionata da Assogestioni, l’Associazione delle società di gestione dei fondi comuni. Essere buoni fa bene anche ai profitti La grande novità è che da Wall Street alla City fino a Piazza Affari si è (finalmente) diffusa la convinzione che essere aziende corrette verso l’ambiente e la società non solo non ne riduce gli utili ma, anzi, ne garantisce la stabilità nel tempo. E che i comportamenti gestionali delle aziende corretti sul fronte della sostenibilità siano una garanzia per gli investitori. «Non a caso – sottolinea la ricerca Finer - in una grande crisi del passato come Parmalat il primo campanello d’allarme emerso era sulla sostenibilità». Le aziende buonissime sono le Bcorp Su questa scia è nata poi un’altra categoria di aziende, le cosiddette “Bcorp”, aziende benefiche. Che, di nuovo, producono utili ma lo fanno soltanto a condizione di rispettare tutte le regole, giovare all’ambiente, beneficiare la società e il territorio ed essere gestite con la massima trasparenza: «Le benefit corporation hanno un doppio scopo e avranno risultati economici migliori di tutte le altre aziende» ha detto il premio Nobel per l’economia Robert Shiller. Questo modello ha fatto scuola anche in Italia, primo paese europeo a dotarsi di una legge sulla materia, nel 2016. A fine 2018, si contavano in Italia più di 300 società benefit (che rispondono quindi all’apposita forma
Sostenibilità al Salone del Risparmio Gli Esg, i prodotti finanziari che aiutano ambiente società, sono sempre più diffusi. Come distinguerli e di chi fidarsi
giuridica) e 85 di queste hanno la qualifica B Corp certificata. I principi dell’Onu Nel 2016 l’Onu, con l’allora segretario general Ban Ki-Moon (nella foto in alto), ha stilato un elenco di comandamenti. Eccoli: 1) Integrare le tematiche ESG nell’analisi e nei processi decisionali riguardanti gli investimenti. 2) Essere azionisti attivi e incorporare le tematiche ESG nelle nostre politiche e nelle nostre pratiche di azionariato attivo. 3) Chiedere un’adeguata comunicazione relativamente alle tematiche ESG da parte degli enti nei quali investiamo. 4) Promuovere l’accettazione e l’applicazione dei Principi nel settore finanziario. 5) Collaborare per migliorare la nostra efficacia nell’applicazione dei principi. 6) Comunicare le nostre attività e i progressi compiuti nell’applicazione dei principi. Come scegliere le società Esg in Italia? Non è un’attività alla portata di chiunque. Richiede analisi e competenza. Anche perché le aziende Bcorp sono elencate in un registro (http://www.societabenefit.net/elenco-delle-societa-benefit/) e certificate da un ente americano (B Lab) ma quelle che si ispirano ai criteri Esg non hanno, almeno per ora, una “patente” che le distingua dalle altre. E dunque? Dunque la via maestra è quella di affidare i propri soldi a professionisti del settore a cui chiedere di orientare i nostri investimenti verso quelle categorie di imprese. Attenti alle imitazioni Anche perché, tra tante aziende che “ci credono” ce ne sono alcune che fingono. In inglese si dice “green-washing”, che significa "lavare" l'immagine aziendale ricorrendo a strategie di sostenibilità per distogliere l'attenzione da altri atteggiamenti poco etici. In Usa questi fenomeni, ancora presenti in Europa, cominciano a diradarsi. Un altro aspetto da tenere presente è che non si è ancora imposto a livello mondiale un ente certificatore terzo e “superiore” che possa dare un “rating esg” . È questione di tempo, verosimilmente sarà uno dei grandi nomi, ma ad oggi non vi è un ente riconosciuto da tutti. In assenza di una certificazione esterna accettata, molti gestori incorporano l’attenzione verso questi valori nelle loro analisi, e si sono sviluppati un sistema di rating interno che influisce sul tasso di sconto utilizzato per la valutazione delle aziende, e quindi sulla valutazione stessa.
Al termine dell'edizione di
operativi legati alle variabili
quest'anno del Salone del
sociali - tra cui sicurezza
Risparmio, che si è svolta
sul lavoro, diritti umani,
a Milano dal 2 al 4 aprile,
sostegno all’inclusione e
abbiamo parlato con Fabio
la formazione del capitale
Galli, direttore generale di
umano.
Assogestioni.
Cosa fare per diffondere il
Direttore, quale è stato
verbo dell’Esg?
il leitmotiv tematico di
Gli attori del risparmio
questa edizione del Salone
gestito hanno intrapreso un
del Risparmio?
lungo percorso di adozione
Quest’anno il titolo del
e diffusione del concetto
Salone era: “Sostenibile,
di sostenibilità degli
responsabile, inclusivo.
investimenti. L’attenzione
La frontiera del risparmio
verso questi temi continua
gestito”. Con questa scelta
a crescere e si sta
vogliamo accompagnare
affermando il principio che
una crescita di
gli investimenti per generare
consapevolezza. Come
crescita e rendimenti
industria, infatti, abbiamo la
durevoli debbano in
responsabilità di proiettare
primo luogo rispettare
una visione del futuro
le condizioni di equilibrio
condivisa e sostenibile, nella
sociale e naturale. Ciò
quale le virtù del risparmio
porta le case di gestione a
privato si coniughino con il
sviluppare rapidamente una
bene collettivo.
offerta di prodotti e servizi
Perché la sostenibilità è
che sposano la filosofia Esg.
diventata così importante
Per questo il Salone vuole
all’interno del risparmio
porre al centro del dibattito
gestito?
l’informazione sempre più
Quando si parla di
dettagliata e puntuale su
sostenibilità il pensiero
questo tema.
corre alla salvaguardia
Quale sarà il contributo
dell’ambiente e all’impatto
di Assogestioni sul tema
del cambiamento climatico,
conduttore del Salone?
ormai accettati dagli
Assogestioni ha
investori come ambiti
commissionato un progetto
ineludibili di valutazione
di ricerca per misurare
del rischio. Ma anche le
il livello di conoscenza e
variabili sociali meritano
di sensibilità verso questi
l’attenzione di asset owner
temi del mondo del
e asset manager: da
risparmio gestito italiano,
una parte si presentano
sia dal punto di vista della
opportunità di investimento
domanda che dell’offerta.
delle infrastrutture “sociali”
Abbiamo incontrato Carlo
e nei progetti cosiddetti
Ratti – Professore del MIT
“impact”, dall’altra i rischi
- per approfondire il tema
di una sottovalutazione dei
della mobilità e delle città
fattori reputazionali, legali e
sostenibili.
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Enigmistica Orizzontali 1. Gestisce i trasporti urbani di Roma 5. Le consonanti degli atomi 7. Danno la caccia ai cani randagi 19. Il celebre Lugosi che impersonò Dracula 20. Uno dei sindacati confederali 22. Il re per i francesi…. 23. Il Roman pianista e compositore italiano di origini rumene 24. Raccoglie il sangue o… noleggia autovetture 25. I comodi contenitori delle moto in cui si ripongono i caschi 27. Ampia narrazione poetica di gesta eroiche 29. Il parlamento italiano ne ha due 31. Un attributo tipico delle divinità e di Dio per antonomasia 33. Vero o presunto ‘primato’ tipico della nazione francese 36. Celebre film con Massimo Troisi e
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Roberto Benigni 39. L’olio degli inglesi… 40. È il tipico saluto spagnolo “…. la vista” 41. Una manopola dell’amplificatore 43. Trieste sulle targhe 45. Lo sono le unità impegnate sul campo 49. Dirige le operazioni di pesca nelle tonnare 51. Una nota di… petto 52. L’Anderson flautista dei Jethro Tull 54. Solleva enormi pesi 55. Un po’ di superbia…. 56. Il nome inglese del tasto di “invio” dei PC 58. Curriculum Vitae 60. I vecchi vinili che contenevano più tracce 61. Il fratello di Romolo 63. Le più note Carmelitane 65. Pentole in rame per preparare la polenta 68. Il più noto è quello musicale 69. Il Gray protagonista di un romanzo di
Il gusto di giocare
Oscar Wilde 70. Contenuti con ogni mezzo per impedirne la tracimazione 73. La “nuova politica economica” russa del 1921 74. Una società del gruppo Eni che si occupa di metano 76. Il vento che spira da Nord-Ovest 78. C’è quello delle imprese ma anche quello giudiziale 79. Un attrezzo da palestra per fare aerobica 80. I cortili delle cascine 81. Un celebre romanzo di Stephen King
Verticali 1. Ricevono giornali e periodici a domicilio 2. Vittorio Emanuele II vi incontrò Garibaldi 3. Allievo, studente 4. Sono lieti in una celebre brano de La Traviata
5. Controlla la velocità su molte Autostrade 6. Così è detta l’Europa Centrale 8. La più grande e…malleabile, isola della Grecia 9. Gli spiccioli dei rubli 10. Antico precettore 11. Il saluto a Maria 12. Assoggettare qualcuno privandolo di autonomia di giudizio 13. Il cuore del compagno 14. Li usano i pompieri per spegnere gli incendi 15. Un pittoresco quartiere di Londra 16. I militari dell’Areonautica 17. Né no, né sì… 18. Un fiume del Tirolo 21. Le bugie americane 26. La parte conclusiva di una vicenda 28. Quella “bella” si riferisce all’aspetto esteriore della persona 30. Addolorati, tormentati, preoccupati 32. Il centro del centro… 34. Per gli antichi egizi era il dio del sole 35. L’Unione Europea 42. Una musica di tipo giovanile e commerciale 44. Tipo abito indiano 46. Si occupa dell’immagine dei locali alla moda 47. La città di San Francesco 48. Quello “Urbano” veste molti motociclisti… 50. Animali mostruosi con il viso di donna e il corpo di uccello 51. Wagner ne musicò il Crepuscolo 53. Monarca etiope 57. Accomunano Salsomaggiore e Abano 59. In Francia è… vostro 62. Modena sulle auto 64. Parità di dosi 66. Una famosa agenzia giornalistica italiana 67. La “Signora” cantata da Baglioni nel suo primo disco 68. Faceva coppia con Gian 69. Articolo partitivo maschile e preposizione articolata 71. Divario, differenza 72. Aldo, indimenticato giocatore del Milan e della Roma 73. L’Olanda sulle targhe 75. La prima italiana che fondò e diresse un quotidiano (iniziali) 77. Il Litio in chimica
Sodoku
Completare lo schema in modo che ogni riga, ogni colonna e ogni riquadro contenga le cifre da 1 a 9 senza ripetizioni.
Rebus Frase 8,3,6,8
Zeppa sillabica (lavorare stanca) Toglier la xxxxxx di ruggine al cancello mi ha impegnato per tutta la mattina tanto che a pranzo mi sono fatto un hamburger accompagnato da qualche xxyyxxxx
Cambio di sillaba (casa dolce casa) Per xxxxxx casa ho speso molto ma il risultato è davvero eccezionale
Frase 7,11,2,4
e se ho firmato qualche assegno a vuoto spero solo che non mi vengano a xxxyyyxx
Cambio d’iniziale (problemi di famiglia) Quando d’affetto ti senti xxxxxxx non credo che basti andar da un yxxxxxx
MAGGIO 2019
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enigmistica
a cura di Gianfranco “Brambo” Brambati
Vacanze differenti
Ci sono 17 piccole differenze tra l’immagine in alto e quella in basso. Riuscirete a individuarle tutte?
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MAGGIO 2019
Tutte le soluzioni su www.economymag.it
Colonnato
Film quiz
1. Quelli urbani possono essere armati, quelli del fuoco no…. 2. L’ideale convivenza, dove tutto è sereno e tranquillo 3. Un classico modo per cucinare il pollo 4. Nota località turistica della Val di Fassa 5. Specialità culinaria di patate, pasta o riso, che si prepara al forno 6. In un gioco infantile, sono inseguiti dalle guardie… 7. Una forma di teatro che appassionava gli antichi greci 8. Può essere del Cancro o del Capricorno… 9. Cambiare, modificare 10. Personaggio mitologico notoriamente bello (più di Apollo…) 11. Negare definitivamente 12. È stata in precedenza una novizia 13. Lo sono i casi particolarmente ostici e difficili da gestire 14. Una caratteristica degli elefanti
Utilizzando le sillabe sottoelencate, trovate i nomi dei registi italiani che hanno diretto questi famosi film. Alla fine le lettere nelle caselle a fondo grigio daranno il titolo di un famoso film di Steven Spielberg.
15. Amleto lo tiene in mano durante il suo famoso monologo…
an, ar, ber, ca, cel, ci, da, de, fel, fi, gen, la, lat, le, li, li, li, li, luc, mo, ne, ni, ni, ni, ni, nio, o, pa, rel, sco, scon, si, so, ti, to, to, to, tua, vi, vir, zef, zì
I calcoli curiosi Eseguite le operazioni inserendo i numeri delle definizioni date - Le scimmie dell’esercito di un film di Terry Gilliam - I gatti di una famosa canzone dello Zecchino d’Oro - Il civico di via Paolo Fabbri cantato da Guccini - Il gruppo d’esordio di Max Pezzali - Un famoso film di Bernardo Bertolucci - I cani dalmata protagonisti di una travolgente carica - Il modello di Fiat presentato nel 1983 a Cape Canaveral
+ + + + + + =
- Un celebre romanzo di George Orwell
- Le scimmie dell’esercito di un film di Terry Gilliam - Salparono da Quarto insieme a Garibaldi - L’auto usata da Lupin III nelle sue avventure - I “caffè” bevuti da Alex Britti in una sua canzone - Quelli “Giovani e forti” che sono morti a Sapri - Tanti sono i numeri della tombola - Il numero di giocatori in campo di una squadra di calcio Il modello del computer Hal (2001 Odissea nello spazio)
+ + + + + + =
1. Giulietta degli spiriti 2. Per un pugno di dollari 3. C’eravamo tanto amati 4. Uccellacci e uccellini 5. Venga a prendere il caffè da noi 6. Rocco e i suoi fratelli 7. L’ultimo imperatore 8. Miracolo a Milano 9. Il capitale umano 10. Blow-Up 11. L’armata Brancaleone 12. Giulietta e Romeo 13. Profondo Rosso
Vero o falso? 1. La parola bonsai in giapponese significa “pianta nana”? 2. Il tenderometro è uno strumento che si usa in agricoltura?
MAGGIO 2019
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LE RAGIONI DEL GOSSIP
a cura di Monica Setta
I gialloverdi si scoprono amanti delle location alla moda La Capitale si trasforma in un gigantesco red carpet Dress code easy chic per i vari Conte, Di Maio e Salvini che non disdegnano i locali trendy di Roma, tra celebrity, ereditieri e professionisti di grido. Ecco quali sono i nuovi “place-to-be” dell’estate 2019
D
a quando Matteo Salvini ha indossato l’abito scuro per
diventare realtà un’idea di ristorazione complessa e affascinante».
presenziare l’8 aprile alla soirée del Salone del Mobile
Affacciato su piazza Barberini, il ristorante è meta di potenti della
di Milano, qualcosa è cambiato nel life style del gover-
politica ma anche di celeb come Sabrina Ferilli o Nicole Kidman
no giallo verde. Addio allo stile terragno e agreste della
che da anni si fanno vedere nell’hotel a cinque stelle della famiglia
fase uno, adesso il potentissimo leader di una Lega in volo verso il
Bocca.
40 per cento ha dimostrato di saper essere soavemente a suo agio
Insieme alla ricerca di novità tengono i grandi classici come il roof
anche nei salotti dell’intelligenza storicamente di sinistra. Merito,
dell’Euclide ai Parioli del dinamico imprenditore pugliese Vito Trica-
forse, della nuova, giovanis-
rico dove si è sposata la show
sima
Francesca
girl Maria Monsé che ha detto
Verdini, produttrice cinema-
sì dopo 13 anni d’amore e una
tografica con aderenze nel
figlia al re degli ascensori Sal-
mondo patinato del grande
vatore Paravia. Da Vito, che
schermo internazionale. Da
è amico intimo di vip come
parte sua, l’alleato di gover-
il goleador Andrea Carneva-
no Luigi Di Maio aveva fatto
le ex marito di Paola Perego,
altrettanto facendosi vedere
transitano ogni giorno per
con la nuova compagna Virgi-
l’aperichic o il pranzo, Ales-
nia Saba al teatro dell’opera,
sia Marcuzzi, Francesco Totti
in blu d’ordinanza con cravat-
e Ilary Blasi; Gianni Morandi,
ta regimental. Non stupisce
Luca Cordero di Montezemolo
perciò che i potenti di questo
e tanti altri.
esecutivo si ritrovino a pranzo
Infine, non si può dimenticare
o a cena nei posti più ricercati
Fregene, altro ritrovo ad alta
della capitale.
densità di volti noti della po-
fidanzata
Quali? Su tutti, uno, il
The
litica giallo verde. Quest’esta-
Flair – Rooftop Restaurant,
te scendono i vari Mastino o
fiore all’occhiello della com-
Tony mentre sale La scialuppa
pagnia alberghiera Sina Ho-
IN SENSO ORARIO MATTEO SALVINI, VIRGINIA SABA, SABRINA FERILLI E ALESSANDRO CAPUTO
tels controllata da un parla-
di Salvatore elegantissimo beach club a due passi dal mare
mentare berlusconiano come Bernabò Bocca marito di Benedetta,
con ristorante stellato dello chef Fabio Di Vilio, dove per pranzare la
la figlia del banchiere Cesare Geronzi. The Flair ha conquistato
domenica bisogna mettersi in stand by. Fra gli habituee Samantha
subito il pubblico romano e internazionale puntando sul design av-
de Greneth la bella Fanny Cadeo insieme a professionisti di grido
volgente, sul giovane chef Alessandro Caputo e su un team esperto
come la ginecologa Annafranca Cavaliere o il lanciatissimo com-
costituito in primis dal General Manager dell’hotel Gaetano Torino,
mercialista Federico Giachini. Dress code easy chic anche per i Di
un veterano del settore. «Il nome The Flair significa talento, fascino,
Maio o il premier Giuseppe Conte, l’importante è mantenere la pri-
stile, eleganza, sensibilità, equilibrio», spiega la marchesa Matilde
vacy. E qui ve lo garantiscono Fabio e Federica, i fotografi restano
Salvo Bocca: «Tutte attitudini positive e preziose che portano a far
rigorosamente fuori dalla porta di ingresso. Magari si offre loro un
bene le cose. Da anni lavoriamo per questo obiettivo: vogliamo
caffè tra le peonie celesti e i piatti di Vietri, però l’area restaurant è
creare eccellenze ed anche in questo caso abbiamo deciso di far
sacra. Prosit.
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MAGGIO 2019
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