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Casa Astori Federico Mentil

Federico Mentil

Casa Astori

La casa con alle spalle il Monte Coglians. Sul basamento massivo, si innalza leggera la struttura in legno dello spazio abitativo.

Nuovo e vecchio, uno accanto all’altro nel rispetto dell’architettura vernacolare, il rivestimento in legno è il trait d’union tra il passato e il presente. La grande finestra con l’alcova ricavata nella nicchia si affaccia sulla terrazza.

Ubicazione: Collina, Forni Avoltri (UD) Progetto architettonico: arch. Federico Mentil, Venezia Lavori: 2015 – 2018

Lo scrigno del cuore

Un piccolo borgo tra i monti friulani in una valle stretta, dove le linee schiette della pietra delle montagne rivivono nell’architettura tipica del luogo. Nel punto più alto di quella valle, quasi a incontrare il Monte Coglians, la vetta più alta tra le Alpi Carniche, si trova una piccola casa che è stata recuperata dall’architetto Federico Mentil per la committente, che voleva un’abitazione in cui proteggere e conservare i propri ricordi. Già dall’esterno l’edificio mostra la sua anima con il basamento in pietra ruvido e massiccio e con la parte superiore in legno pulita e leggera; entrando, si accede a un piano terra che, luogo di transito e di deposito e spazio di passaggio tra dentro e fuori, si presenta scabro, dai muri irregolari e poco rifiniti, con l’impianto elettrico a vista e i soffitti tamponati mediante un pannello di legno di pino, materiale usato anche per le porti scorrevoli che si sovrappongono alla luce dei fori. Sembra quasi che in questa parte dell’involucro non sia stato effettuato nessun intervento, anche se l’intento è stato quello di preservare e conservare il più possibile le preesistenze. Salendo, si giunge al primo livello che è stato svuotato dai muri divisori, così da creare un grande spazio in cui un nuovo soppalco sospeso, oggi destinato alla zona notte, porta alla memoria l’antica funzione del sottotetto, usato un tempo per immagazzinare le derrate alimentari durante l’inverno. È questo uno scrigno di legno accogliente, dalle linee limpide e chiare, che si contrappone alla solidità del basamento e che, con la sua leggerezza e le sue aperture, racconta il collegamento con il paesaggio esterno e, soprattutto, il rapporto che si instaura tra persone affini. Incorniciando la vista sul borgo, un’unica grande vetrata si affaccia sulla terrazza esterna, mentre altre aperture mostrano tetti, boschi e montagne. Tra tutte queste, spicca una finestra che, scavata nella scala in legno, incontra l’imponente bellezza del monte che chiude la valle. È un luogo speciale, una nicchia caratterizzata, dal colore blu; blu cobalto come il cielo sopra il Monte Coglians, che il compagno della committente, andatosene troppo presto per una grave malattia, amava guardare.

L’ingresso dell’abitazione dal basamento; la ruvidezza dei muri si contrappone alla planarità degli elementi in legno di pino del soffitto e delle porte scorrevoli.

La scala porta al primo livello della casa. Legno e intonaco formano un felice connubio, sottolineato dalle aperture vetrate e dall’illuminazione artificiale che formano giochi di luce differenti sulle superfici.

Prospetto laterale Prospetto frontale

Piano terra Primo piano

Soppalco

_struttura________

Dopo la ristrutturazione, l’edificio ha conservato i suoi caratteri tipologici che derivano principalmente dalla tradizione locale. Si è, infatti, realizzata una “selezione” degli elementi costruttivi attribuendo ognuno di essi un ordine di intervento in relazione alla possibilità di recupero/conservazione o sostituzione. Le scelte non sono state effettuate considerando solamente le preesistenze come dato imprescindibile, ma attuando in senso pratico una valutazione economica rapportando costi e benefici. Così, la copertura in legno è stata ricostruita con lo stesso principio costruttivo e integrata con un pacchetto isolante in lana di roccia, senza che dall’esterno si percepisca la sua presenza, preservando le proporzioni della linea di gronda del volume ante-trasformazione. Il manto di copertura è in lamiera di zinco titanio, che nel tempo ha assunto una interessante cromia, donando al volume un forte senso di leggerezza. I muri di elevazione in pietra sono stati rinforzati con una struttura rete-betoncino che culmina allo spicco del tetto con un cordolo in cemento armato. I solai, costruiti in materiale di riempimento sostenuti da volte, sono stati conservati così come gli orizzontamenti in legno. La coibentazione interna è stata realizzata in lana di roccia successivamente placcata da una barriera al vapore in pannelli di OSB e finitura in tavolato di legno di abete non trattato. Il rivestimento finale, la pelle dello spazio interno, è anche uno spazio tecnico per il passaggio degli impianti.

L’interno dell’abitazione, completamente rivestita dal legno che, con il suo calore, rende accogliente la zona giorno e l’area del soppalco.

_due parole con il progettista________

Federico Mentil si laurea a Venezia con Bernard Huet e Francesco Venezia e qui fonda il proprio studio nel 1998 con Gaetano Ceschia, occupandosi di progettazione multiscalare e utilizzando un approccio rigoroso ma gioioso nella convinzione che in ogni progetto risieda una ricchezza intrinseca che prescinde dalla dimensione. L’ascolto del committente diventa materiale di lavoro irrinunciabile affinché la realizzazione sia il risultato di un processo condiviso, un percorso di crescita, sia professionale che umana. Lo studio ha partecipato a diversi concorsi nazionali e internazionali di progettazione conseguendo premi e menzioni; nel 2019, Federico Mentil ha vinto il premio Marcello D’Olivo. Dal 2018 lo studio è condotto da Federico Mentil.

Vorremo chiederle una definizione del materiale “legno”, che ha utilizzato in diversi progetti.

Nell’ambito in cui opero, è un mezzo per confermare la validità di modelli costruttivi del passato che definiscono l’identità dei luoghi. Nel contesto dell’architettura contemporanea il suo uso attiva un processo di riconoscibilità della tradizione a prescindere dalla forma che gli edifici contemporanei propongono. La stessa considerazione potrebbe essere estesa ad altri materiali da costruzione che caratterizzano luoghi geografici specifici, anche lontani dall’ambito alpino. Tradizione non significa ripetere i modelli del passato, ma adattare questi alle esigenze economiche, costruttive e della vita contemporanea.

Il legno, a sua parere, deve essere considerato solo un “materiale montano”?

Dipende da come questo si rapporta con il “genius loci” che è così ben spiegato da Christian Norberg-Schulz. La risposta a questa domanda si ricollega facilmente alla precedente, anche se viviamo nell’epoca dei consumi e forse l’appello alla teoria di Schulz non ha più senso, … e in parte, questo lo accetto anche. Nonostante ciò, quando mi succede di guardare un’architettura, una quota parte del giudizio che mi deriva da essa è quanto il materiale trova assonanza rispetto a uno specifico luogo, al fine di ricercar la misura capace di rendere coerente l’espressione della costruzione.

Uno scorcio della zona living, con la stufa di colore rosso che diventa fulcro dell’area giorno. Sulla destra, la grande finestra con la nicchia in cui potersi distendere e guardare verso la valle e la porta di accesso alla terrazza.

La parete attrezzata della cucina spicca per il suo colore scuro, ripreso dal piano del tavolo e della panca e dal rivestimento della canna fumaria. Il soppalco sospeso rende l’area più intima e raccolta.

Due opposte viste del soppalco che fanno comprendere la dimensione degli spazi e come essi sono stati suddivisi a seconda delle funzioni.

Sezione trasversale

Il vano della finestra che guarda verso il Monte Coglians, il colore blu cobalto sottolinea questo speciale punto della casa.

La committente, Giovanna Astori, aveva domandato all’architetto di poter dipingere di blu la porta di ingresso, intervento non possibile in un ambito montano dove questi colori non sono tipici. Solo a lavori quasi conclusi, Giovanna spiegò il motivo della sua richiesta al progettista: il blu richiamava il cielo sopra la montagna tanto amata dal compagno scomparso. L’architetto decise dunque di sottolineare questa nicchia con quel colore, creando quasi un confine emotivo tra dentro e fuori, tra quello che non c’è più e quello che si conserva nel cuore, il segno del passaggio di un’anima bella che si fermava a guardare la montagna dei camosci.

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