GSA IGIENE URBANA 2/21

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SCENARI

LA TRANSIZIONE ECOLOGICA È ANCORA LONTANA di Luca Aterini, Green Report

Le sfide della transizione ecologica spiegate da Edo Ronchi.

Un modello non più sostenibile

«Il modello economico lineare, estrattivo e ad alto consumo di risorse e di energia, non è più sostenibile», spiega Edo Ronchi, forse il miglior ministro dell’Ambiente che la Repubblica ricordi e oggi alla guida della Fondazione per lo sviluppo sostenibile. «Un segnale importante arriva dall’Europa – argomenta nel merito Ronchi – il Green deal con il Next generation Eu segna l’avvio della più vasta conversione ecologica mai concepita, che potrebbe cambiare a fondo il capitalismo europeo. L’esito di questa sfida non è garantito. È comunque un’occasione storica dalle grandi potenzialità». Quello della transizione ecologica è il nuovo leitmotiv dello sviluppo sostenibile, maturato in piena pandemia e con un nuovo ministero ad

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hoc. Crede che dopo anni di tentennamenti le condizioni eccezionali che stiamo vivendo stiano creando le condizioni politiche e culturali per il cambiamento? «A me pare che il cambiamento in direzione green sia in corso, ma che proceda ancora troppo lentamente e non ancora con la profondità necessaria. Purtroppo, la crisi climatica sta correndo e il tempo a disposizione per evitare una sua precipitazione catastrofica è ormai breve: dobbiamo generare un taglio di emissioni di gas serra consistente entro il prossimo decennio per tenere aperta la strada per la neutralità climatica al 2050. La buona notizia è che abbiamo ormai a disposizione tecnologie, capacità e conoscenze per vincere la sfida climatica e trasformarla in occasione di nuovo sviluppo, maggiore occupazione e benessere di migliore qualità. Il Green deal europeo è una concreta possibilità anche se non è scontato, richiede capacità adeguate, consapevolezza della portata e della priorità della sfida climatica e determinazione politica conseguente».

Manca un quadro di riferimento aggiornato

Le associazioni ambientaliste Greenpeace, Kyoto club, Legambiente, T&E e Wwf hanno espresso una posizione comune sul Pnrr del Governo Draghi e la sua transizione ecologica: «Non è un piano significativo per

il clima». Per contrastare la crisi climatica era necessario – e possibile – fare di più? «Il Pnrr è stato elaborato a cavallo dell’approvazione a livello europeo dei nuovi target del 55% al 2030 e della neutralità climatica al 2050, mentre si rinegozia il nuovo sistema europeo dell’Ets, in attesa, poi, della ripartizione fra i Paesi europei delle riduzioni per i settori non-Ets, avendo quindi ancora vigente il vecchio Pniec, ormai superato dai nuovi target europei. Il Pnrr soffre della mancanza di un nuovo quadro aggiornato di riferimento nazionale. Le misure che contiene sono insufficienti per i nuovi target europei e richiederanno significative integrazioni. È certamente necessario fare di più, ma soprattutto occorre definire il nuovo APRILE-GIUGNO 2021


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