GSA 7/2018

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INTERVISTA TERZA PAGINA

una mela al giorno leva l’ossido di torno: antiossidanti naturali dagli scarti di Simone Finotti

Dagli scarti della mela si possono ricavare importanti risorse per l’industria alimentare. Ecco, in sintesi, l’innovativa scoperta dei laboratori dell’Università di Bolzano. Vediamoci più chiaro, con l’aiuto di Matteo Scampicchio, docente di Tecnologie alimentari e coordinatore del team di ricerca. Quante volte ci capita di sbucciare e mangiare una mela e, distrattamente e senza pensarci, gettarne via i resti? Ebbene, è ciò che accade, naturalmente su scala molto più grande, anche alle industrie che lavorano con questi deliziosi frutti, e che si trovano a dover gestire gli scarti di lavorazione. Ebbene, se fino a ieri venivano buttati via e gestiti come rifiuti, forse da oggi in poi c’è una soluzione alternativa e più utile in chiave di “economia circolare”: arriva dai laboratori dell’Università di Bolzano (e non a caso: in Alto Adige di mele se ne intendono…), e in particolare da una ricerca svolta dal team di Matteo Scampicchio, professore di Tecnologie alimentari, nei laboratori al NOI, il Parco tecnologico di Bolzano. Si parla di antiossidanti naturali ricavati con una tecnologia innovativa, grazie all’uso di anidride carbonica supercritica e di scarti della lavorazione delle mele. Una buona notizia per le imprese produttrici di alimenti, che ben presto po-

tranno sfruttare sostanze naturali e a buon mercato. Tutto grazie al recupero di materia considerata alla stregua di rifiuto, come bucce, torsoli, semi e polpa della mela. Il team di ricercatori ha recentemente pubblicato il paper “Biorecovery of antoxidants from apple pomace by supercritical fluid extraction” sulla rivista Journal of Cleaner production, pubblicazione USA specializzata nelle tecnologie produttive sostenibili.

Una ricerca, due valori

La ricerca ha un doppio valore. Da una parte offre all’industria del comparto alimentare nuove sostanze naturali, in previsione più convenienti rispetto a quelle artificiali. Dall’altra, affronta il problema degli sprechi di cibo, valorizzando gli scarti

che altrimenti sarebbero destinati allo smaltimento, con ovvi costi collegati. “Il procedimento con cui abbiamo estratto i composti fenolici antiossidanti presenta il vantaggio di utilizzare anidride carbonica supercritica come solvente”, spiega lo stesso Scampicchio, “essa è incolore, inodore, non tossica, non infiammabile ed è sicura”. La ricerca è stata svolta in collaborazione con l’impresa Fructus Spa di Merano che ha fornito la materia prima per gli esperimenti di estrazione.

Quanto tempo è durata la ricerca e da cosa siete partiti?

“Da circa 2 anni, il mio gruppo di ricerca è attivo nel recupero e valorizzazione degli scarti alimentari. Le ricerche vertono sul recupero di antiossidanti e vitamine naturali, mediante tecnologie innovative, senza l’impiego di solventi chimici. I materiali di

11 LUGLIO 2018


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