SCENARI
Detergenza:
l’imballaggio oggi per il nostro domani distribuiti nei diversi oceani: Pacifico, Alto e Basso Atlantico, Indiano e Artico.
Un’Iberia… di plastica
S La Live Conference di Teknoscienze-HPC Today si è concentrata sulla questione degli imballaggi e sulle sue ricadute sul settore del cleaning. Vista come un’occasione per fare ricerca e innovazione nell’ottica di migliorare il futuro nostro e dei nostri figli. di Giulio Fezzardini
O
rmai non si può più fare finta di niente: ogni decisione presa per l’oggi, lo sappiamo, ha inevitabili ricadute sul domani, dunque sul mondo che lasceremo ai nostri figli e nipoti.
La Live Conference Questa l’idea alla base dell’evento tenutosi il 4 maggio scorso per le Live Conference di Teknoscienze-HPC Today 2021: ci riferiamo all’interessante webinar “Detergenza: l’imballaggio oggi per il nostro domani”. Le nuove istanze portate dalla priorità di pulizia ed igiene nel periodo Covid hanno causato un notevole aumento dei consumi per detergenza domestica e di conseguenza ad una forte spinta alla innovazione dei prodotti per il cleaning.
36 GSA maggio 2021
La plastica supera i pesci… e crea continenti Il packaging è coinvolto in primo piano nelle varie fasi, dal riempimento, confezionamento, logistica, fino allo smaltimento, riciclo e riutilizzo: oggi il tutto è vissuto in una visione sempre più coinvolta nelle dinamiche di sostenibilità ambientale. La percezione che la società civile ha della plastica sta cambiando rapidamente. Il problema dei rifiuti oceanici, in particolare, ha determinato una forte consapevolezza intorno al fenomeno dell’accumulo di plastica nell’ambiente. Ogni anno finiscono nell’oceano otto milioni di tonnellate di rifiuti plastici. A questo ritmo, nel 2050 i mari conterranno addirittura più plastica che pesci. Senza contare la questione, ormai finita sotto le luci dei riflettori dei media mondiali, dei tristemente famosi “continenti di plastica”: a quanto sembra sono almeno sei – per limitarci ai più grandi – equamente
Il gradino più alto del podio è saldamente occupato dalla Great Pacific Garbage Patch, chiamata anche “Pacific Trash Vortex”: si stima che abbia circa 60 anni, la sua esistenza è nota già dagli anni ’80, ma la sua scoperta risale al 1997, quando il velista Charles Moore si trovò circondato da milioni di pezzi di plastica, durante una gara in barca dalle Hawaii alla California. Si trova nell’oceano Pacifico, tra la California e l’Arcipelago Hawaiano, e si sposta seguendo la corrente oceanica del vortice subtropicale del Nord Pacifico. Le sue dimensioni sono immense: si stima che potrebbe occupare dai 700 mila kmq fino ai 10 milioni di kmq: in pratica dalla Penisola Iberica agli Usa.
Microplastiche e altri danni all’ambiente... Ma i rifiuti oceanici non sono l’unico rischio associato alla plastica. Particolarmente sentita è anche la questione delle “plastiche fini”, o microplastiche, un tipo di inquinamento relativamente “giovane” dovuto a piccole particelle di materiale plastico generalmente più piccole di un millimetro, fino a livello micrometrico, derivate dalla frantumazione di scarti in materiali compositi. Senza contare il fatto che, già a monte (e cioè a livello produttivo) la produzione di plastica ha un’elevata e nociva impronta di carbonio e causa anche altri danni ambientali, tra cui l’inquinamento dell’acqua e dell’aria. I rifiuti plastici mettono fortemente a repentaglio la biodiversità in quanto gli habitat si degradano e gli animali ingeriscono plastica per sbaglio. Inoltre, l’impatto delle microplastiche, che ormai permeano l’ambiente, sull’ambiente e sulla salute umana non è ancora chiaro.
Plastica in riduzione? Macchè… Benché le persone ritengano che lo stato delle cose sia insostenibile e inaccettabile, secondo le stime la produzione globale di plastica è de-