GESTIONE SICUREZZA CATERING
lavoratori del catering, i rischi dimenticati di Simone Finotti
30 ottobre 2018
Troppo spesso dimenticati o, cosa ancor peggiore, ignorati, i rischi-sicurezza per i lavoratori del catering ci sono eccome, e sono più concreti che mai. Sono tutti quelli tipici di un lavoro “di spostamento”, perché di fatto il catering è questo: movimentazione manuale dei carichi, rischi di taglio, lesioni e disturbi muscolo-scheletrici, agenti atmosferici. Non mancano però anche i fattori di rischio psicosociali, quelli da sostanze pericolose, i rumori, gli incendi, il rischio esplosione e quello elettrico. E l’elenco potrebbe allungarsi. Quando si parla di catering si riflette spesso, e giustamente, sulla sicurezza alimentare. Quello di cui si discute meno frequentemente, e che invece merita approfondimenti più attenti, è l’aspetto del rischio per i lavoratori stessi del settore del catering.
Un settore in grande espansione
Se è vero, come le statistiche ci ricordano, che il catering è una forma di ristorazione collettiva in fortissima espansione (basti pensare a quanti, e quante volte, mangiamo fuori casa, e riflettere su quanti siano ormai i settori in cui si esternalizza la preparazione del pasto, a partire da eventi, congressi, cerimonie, ricorrenze, ecc.), è altrettanto vero che chi ci lavora è soggetto a tutta una serie di rischi a cui non si pensa. D’altra parte, si dirà incautamente, che tipo di rischio po-
trà mai correre un lavoratore che deve “semplicemente” spostare piatti, bottiglie e vassoi, portare pietanze qua e là, servire cibi e riempire tazzine e bicchieri?
Oltre la superficie
Ebbene, niente di più sbagliato che questa lettura superficiale delle cose. Partiamo dalla definizione stessa di catering, che viene dal verbo inglese “to cater” che significa “provvedere al cibo, rifornire”. Insomma, il catering consiste nel servire cibo in un luogo diverso da quello in cui viene prodotto. E qui inizia la riflessione, perché abbiamo a che fare con un’attività di spostamento, o per meglio dire di movimentazione. Se poi si scava ancora sotto la superficie, ci si accorge che l’attività di chi fa catering è tutt’altro che tranquilla. E’ un lavoro frenetico, molto dinamico e veloce, caratterizzato dall’improvvisazione e dalla necessità di affrontare e risolvere situazioni anche imprevedibili in un ridotto lasso di tempo. Si tratta insomma di situazioni stressanti, in cui il tempo che ci si può prendere per valutare accuratamente i rischi è sempre troppo esiguo, con le conseguenze che possiamo benissimo immaginare.
Movimentazione manuale
Il primo fattore di rischio, e anche in questo caso le statistiche ci vengono a supporto, è quello legato alla movimentazione manuale di tutto il materiale necessario per il servizio, quindi tavoli, sedie, stoviglie, utensili per la cucina tra cui il forno e bruciatori, grandi contenitori contenenti allesti-
menti, tovaglie: infatti, se pensiamo che le location in cui spesso si svolge il servizio sono ville storiche o luoghi comunque antichi e/o artisticamente pregiati, viene da sé comprendere come sia difficile poter contare su ausili meccanizzati. E’ dunque facile passare i 25 kg per l’uomo e i 20 kg per la donna, che sono i limiti fissati dalla norma tecnica ISO 11228.
Posture scorrette? Rischio!
Inoltre, durante lo svolgimento dell’evento, il materiale viene spostato ancora a mano come ad esempio pile di piatti, pentole piene d’acqua, casse coibentate contenenti bevande immerse nel ghiaccio: e qui entrano in gioco altri rischi, come quello di lesioni, tagli, contusioni. E che dire delle posture incongrue assunte dal personale durante il servizio? Posizioni che diventano continue, persistenti durante l’orario di lavoro e ripetute nel tempo, con la possibilità di causare seri danni all’apparato muscolo-scheletrico, anche di tipo cumulativo, soprattutto a carico di specifiche del corpo quali muscoli, articolazioni, tendini, legamenti e nervi. Resta fermo che, com’è facile immaginare, la schiena è la prima “vittima”…