GSA 10/2019

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TERZA PAGINA HOTEL GREEN

Hotel Green, la plastica monouso non entra in albergo di Umberto Marchi

20 OTTOBRE 2019

Un ambizioso progetto in collaborazione fra Federalberghi, WWF Italia e la Fondazione Recchi lancia un messaggio forte e chiaro: anche il mondo dell’hotellerie italiana dice stop alla plastica monouso. Per il WWF l’emergenza è planetaria, ma le sinergie di filiera possono portare a una riduzione del 60% dei rifiuti plastici da qui a 10 anni. “Il futuro è importante -dicono i protagonisti-. Non solo perché ci vivremo tutti noi, ma anche perché è il più bel regalo che possiamo fare ai nostri figli”. In principio furono i supermercati, i centri commerciali e le grandi insegne della Grande Distribuzione Organizzata. Ora, però, visti i dati di anno in anno più allarmanti, e complice un’opinione pubblica sempre più attenta al problema, anche il mondo dell’ospitalità sta decisamente prendendo posizione nella non semplice battaglia contro i rifiuti in plastica.

La produzione aumentata del 200%

La gravità della situazione è sotto gli occhi di tutti. A denunciarla, recentemente, è stato il WWF, che nel report “Responsabilità e rendicontazione, le chiavi per risolvere l’inquinamento da plastica” dà dei numeri davvero inquietanti. Tanto per dirne alcuni: stando ai dati dell’organizzazione del Panda, la produzione di plastica vergine è aumentata di 200 volte dal 1950, con un tasso di crescita annuo del 4% fino al 2000.

L’impennata nel 2016: oltre 50 kg per persona

Nel 2016, l’anno più recente di cui sono disponibili i dati, la produzione ha raggiunto le 396 milioni di tonnellate, che equivalgono a 53 kg per ogni persona al mondo. Questi quantitativi solo nel 2016 hanno causato emissioni per circa 2 miliardi di tonnellate di CO2, il 6% di quelle totali. Secondo le previsioni, la produzione di plastica potrebbe ulteriormente aumentare del 40% entro il 2030. Numeri che spiegano alla perfezione l’urgenza del problema. Tutti, del resto, abbiamo davanti agli occhi le incredibili immagini delle isole di rifiuti che, sempre più estese e numerose, vagano indisturbate negli oceani e sono destinate a farlo per centinaia o migliaia di anni. E

tutti, ormai, abbiamo notizia del problema (e del rischio) delle micro e nanoplastiche, ormai diffuse nell’acqua, sulle nostre coste e, purtroppo, anche nei nostri cibi.

Colpa soprattutto della cattiva gestione

Il responsabile? Per il WWF è soprattutto la cattiva gestione dei rifiuti. Si stima infatti che quest’ultima abbia fatto sì che un terzo dei rifiuti di plastica (100 milioni di tonnellate) sia stato disperso in natura, causando un inquinamento del suolo e delle acque dolci e marine. La costante corsa al consumo si è tradotta nella produzione di una grande mole di rifiuti, che il mondo nel suo complesso non è in grado di gestire.


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