GSA Igiene Urbana 02-15

Page 30

TERZA PAGINA LETTURA

una storia intimistica della spazzatura di Guido Viale

“Da sempre, l’odore che sento in bocca quando mi sveglio è l’odore di lei e mi dico che dev’essere così perché l’ho sognata. E’ spazzatura. Queste sono le frasi che getterei ecco, le eliminerei subito con un semplice gesto su questa tastiera come fa l’uomo arancione manovrando sul pannello che porta al collo”. 30 igiene urbana igiene urbana aprile-giugno 2015

Ossessionato dalla spazzatura che attraversa in qualche modo la sua vita dall’infanzia trascorsa in un paesino dell’Abruzzo al quartiere Olandese di una città sul mare del Nord dove abita attualmente, ma soprattutto da un ossessivo parallelismo tra il modo in cui ci si sbarazza della spazzatura insieme a un pezzo, o a una testimonianza della propria vita e l’attività dello scrittore, che butta continuamente via storie di vita che ha raccolto per dar corpo ai suoi racconti, ma ne trattiene solo poche, e anche di quelle si dispiace spesso di non essersi sbarazzato, Marino Magliani ha dato corpo a queste sue ossessioni in un breve racconto – La spazzatura – pubblicato in un’antologia di racconti e pezzi musicali di vari autori dal curioso titolo: Attenzione, uscita operai, No replay editore, 2007. “Un libro a più voci - ci avverte la quarta di copertina - che, partito da un progetto comune, ha coinvolto scrittori e musicisti: un’opera collettiva, nata dal desiderio di divertirsi e divertire, capace di denunciare situazioni che solo dieci anni fa non avremmo considerato accettabili. Una canzone per ogni racconto, un racconto per ogni professione. Il risultato è un’antologia corale, ironica e tagliente, e un cd dalla musica semplice e mai banale. Entriamo nella vita di autisti, parrucchieri e spazzini, ma anche di onorevoli e pubblicitari, per scoprire che in fondo siamo tutti, ugualmente, lavoratori. Ed è proprio a loro che questo libro dà voce: Attenzione, uscita operai”. Ma seguiamola - a ritroso nel tempo, perché il racconto è fatto di ricordi - la trasformazione

di quella che oggi chiamiamo gestione dei rifiuti o - meglio - la loro raccolta, dalle fasi più elementari (ed oggi, persino in Italia, inconcepibili) a quelle più evolute del quartiere Olandese. Fase Uno: il paese di origine. “Penso al paesino dal quale è cominciata la mia spazzatura. Erano anni in cui se ne produceva meno di adesso e il Comune non metteva cassonetti, la spazzatura si gettava in due punti, all’ingresso del paese, da un ponte, che scendeva sulle rocce e si ammucchiava sul letto del torrente e la prima piena invernale portava tutto al mare, o a metà paese, la spazzatura si gettava attraverso un buco in una rete e scendeva lungo un burrone e ogni tanto il messo comunale ci gettava un po’ di benzina, un fiammifero e si allontanava”. E fin da allora la, chiamiamola così, gestione dei rifiuti si intreccia con la vita dell’autore: “E’ molto probabile che la prima volta in cui da bambino sono uscito di casa da solo sia stato per gettare della spazzatura. Diventò, tra i lavoretti che mia madre mi faceva fare, quello preferito. Una volta gettato mi fermavo a guardare i colori della spazzatura, a riconoscere la mia, al ritorno lavavo il secchio alla fontana, e per tutto il giorno mi restava nel respiro quell’odore, come mi succede ora quando torno dal mare”. Fase Due: il collegio. “Anche in collegio, per un periodo, ottenni ‘l’impiego’ della spazzatura, portavo i sacchi al cancello, un uomo li caricava sul motocarro e stavo lì, gli occhi chiusi, a sentire l’odore che si allontanava.

L’odore della memoria si fa forte per qualche minuto prima di sparire. Da sempre, certamente da quando l’uomo del motocarro si portava via un pezzo di me senza liberarmi da quel collegio, mi piace pensare alla figura dell’operatore ecologico come a quella del mio boia”. Fase Tre: la vita del vagabondo. “Quante volte hanno rotto i miei sogni. Ricordo quando ancora si chiamavano spazzini e le loro ciarle sonnolente agitavano gli stornelli nella fronda dei pini marittimi e delle palme, e mi svegliavano nelle stazioni di tutto il mondo, nei giardini pubblici, nelle scarpate, sotto i ponti sotto i quali mi ero riparato”. Fase Quattro: la vecchia raccolta nel quartiere Olandese. “Vent’anni fa, quando mi sono fermato a vivere nel palazzo più brutto di questo quartiere olandese il camion si fermava davanti al portone della spazzatura, perché fino a poco tempo fa la spazzatura aveva un portone, e scendevano due uomini con una tuta arancione, si apriva una bocca nel cassone del camion e gli uomini uscivano dal portone coi cassonetti, li agganciavano, la bocca tritava tutto. Un’immagine finale, che mi perseguitava. Pensavo a C’era una volta in America, l’ex bandito, poi politico in odore di scandalo, che sceglieva di sparire nel camion della spazzatura. Svuotata la spazzatura, ai due uomini non restavano che alcuni oggetti


Turn static files into dynamic content formats.

Create a flipbook
Issuu converts static files into: digital portfolios, online yearbooks, online catalogs, digital photo albums and more. Sign up and create your flipbook.