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CARO ENERGIA E RAPPORTO COI FORNITORI DAL PUNTO DI VISTA LEGALE

Lo scenario internazionale ci impone di trattare un argomento diverso da quello che avevamo annunciato a settembre. Affronteremo il tema della compravendita della partecipazione nel capitale sociale a novembre. Ma adesso scopriamo se e cosa si può fare a fronte degli aumenti smisurati e imprevedibili delle bollette energetiche

Molte volte si chiede a un legale di spiegare la differenza tra “Forza Maggiore”, “Caso Fortuito” ed “Eccessiva Onerosità Sopravvenuta”. Ci si domanda, infatti, quali siano gli eventi che rientrano nell’uno o nell’altra ipotesi e quali le conseguenze giuridiche per i contratti di durata in corso. La distinzione principale qualifica il caso fortuito come un fatto dell’uomo, mentre la forza maggiore come l’effetto di forze naturali, entrambi sono eventi irresistibili, imprevedibili e (anche se prevedibili) inevitabili. Simili avvenimenti incidono sensibilmente sui contratti in essere o sugli ordini confermati a determinate condizioni con consegna differita nel tempo (per consentire, ad esempio, l’approvvigionamento del materiale o l’esecuzione della commessa) e possono rendere economicamente svantaggiose o “non sostenibili” le intese. L’incremento smisurato e imprevedibile del costo dell’energia non chiama in causa – sotto il profilo giuridico – la figura dell’impossibilità sopravvenuta, ma il diverso contesto in cui eventi imprevedibili, irresistibili e incontrollabili (estranei alla sfera giuridica di controllo di una delle parti) alterino sostanzialmente l’equilibrio economico-patrimoniale del contratto o della commessa. In Italia tale situazione è disciplinata dall’art. 1467 del Codice Civile che così dispone: “Nei contratti a esecuzione continuata o periodica, ovvero a esecuzione differita, se la prestazione di una delle parti è divenuta eccessivamente onerosa per il verificarsi di avvenimenti straordinari e imprevedibili, la parte che deve tale prestazione può domandare la risoluzione del contratto… La risoluzione non può essere domandata se la sopravvenuta onerosità rientra nell’alea normale del contratto …” o la parte contro la quale è domandata offre di modificare equamente le condizioni del contratto. L’eccessiva onerosità sopravvenuta non impedisce l’esecuzione della prestazione, ma la rende più “cara”, consentendo alla parte che la subisce di ottenere come alternativa alla riduzione o aumento del corrispettivo (a secondo del ruolo assunto), la risoluzione del contratto. Purtroppo, l’esperienza insegna che il riequilibrio delle prestazioni – ricondotte ad equità – difficilmente si verifica perché il contraente più forte (quello che si è avvantaggiato dalla contingenza) è restio a rinunciare all’insperato e inaspettato vantaggio, lasciando l’altra parte con la sola alternativa di risolvere il contratto e interrompere la relazione commerciale. Indubbio però che il rifiuto a rinegoziare i termini contrattuali può esporre la parte a una responsabilità per violazione del generale principio di buona fede, cardine del nostro ordinamento civile la cui norma di riferimento è l’art. 1175 Codice Civile secondo cui “Il debitore e il creditore devono comportarsi secondo le regole della correttezza”. La prova della violazione della buona fede è comunque un’operazione lunga e dispendiosa e passa necessariamente attraverso un’azione legale e un provvedimento di un giudice. Più utile sarebbe stato il recepimento – anche in Italia - dei principi internazionali contenuti nella raccolta dell’Unidroit (Istituto internazionale per l’unificazione del diritto privato) ove all’art. 6.2 si prevede che “Se l’adempimento del contratto diviene più oneroso per una

delle parti, tale parte rimane ugualmente obbligata ad adempiere le sue obbligazioni, salvo quanto previsto dalle seguenti disposizioni sull’hardship.” e cioè “… la parte svantaggiata ha diritto di chiedere la rinegoziazione del contratto. La richiesta deve essere fatta senza ingiustificato ritardo e deve indicare i motivi sui quali è basata. La richiesta di rinegoziazione non dà, di per sé, alla parte svantaggiata il diritto di sospendere l’esecuzione. In caso di mancato accordo tra le parti entro un termine ragionevole, ciascuna delle parti può rivolgersi al giudice. Il giudice, se accerta il ricorrere di una ipotesi di hardship, può, ove il caso, (a) risolvere il contratto, in tempi e modi di volta in volta da stabilire, oppure (b) modificare il contratto al fine di ripristinarne l’originario equilibrio”. Perché possa ricorre l’ipotesi di hardship – che apre le porte alla ri-negoziazione - è necessario che gli eventi (a) siano successi alla conclusione del contratto; (b) non fossero “ragionevolmente” prevedibili; (c) siano estranei alla sfera di controllo della parte svantaggiata, e (c) il rischio di tali eventi non fosse stato assunto dalla parte. Per ovviare a tali difficili applicazioni teoriche potrebbe essere utile, ove la negoziazione lo permetta, inserire nel contratto clausole che disciplinino la cd “forza maggiore” e i suoi effetti, prevedendo in anticipo le diverse soluzioni. Il contenuto di una clausola potrebbe essere, (prendendo spunto dalla disciplina internazionale quale quella della ICC – International Chamber of Commerce) la seguente: Se una parte dimostra che l’esecuzione delle proprie obbligazioni contrattuali è divenuta eccessivamente onerosa a causa di un evento fuori dal suo controllo (i) non prevedibile al momento della conclusione del contratto e (ii) non evitabile nei suoi effetti [inserire qualche specifico esempio: guerre, epidemie, terremoti, insurrezioni, atti di terrorismo, attacchi informatici, atti dell’autorità, conflitti sociali … etc.], le parti sono tenute, entro [indicare un termine ritenuto congruo] a negoziare nuove condizioni contrattuali che tengano ragionevolmente conto delle conseguenze di tale evento. Ove le parti non siano state in grado di accordarsi, nel termine sopra previsto, ciascuna di esse ha il diritto di richiedere al [giudice / arbitro]: (i) di adattare il contratto in modo da ristabilirne l’equilibrio oppure (ii) di dichiararne la risoluzione. Indubbio che le variabili a tale “semplice” previsione contrattuale sono “infinite” in aderenza alla particolarità del caso e alle esigenze delle parti. Oggi, in ogni caso, nella relazione tra avvocato e cliente per la redazione o negoziazione di un contratto di durata o ad effetti differiti, risulta fondamentale un approfondimento sulla disciplina di simili eventualità, un tempo imprevedibili. u

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REGULATIONS LEGAL ADVICE

Increase in energy prices and supply relationship from a legal perspective

The international scenario requires us to deal with a different topic from the one we announced in September. We will address the issue of buying and selling the shareholding in the share capital in November. But now let’s find out if and what can be done about the disproportionate and unpredictable increases in energy bills.

Sometimes a lawyer is asked to explain the difference between Force Majeure, Unforeseeable Event, and Supervening Excessive Onerousness. Indeed, the question arises as to which event falls under such scenario and what are the legal consequences for ongoing contracts? The main distinction qualifies the Unforeseeable Event as a man-made event, while Force Majeure as the effect of natural forces, both of which are irresistible, unpredictable and (even if foreseeable) unavoidable events. Such consequences significantly affect the on-going contracts and/or confirmed orders with deferred delivery (to enable, for example, procurement of the raw materials or execution of the order) and can impact the business relationship no more economically sustainable for one party. The unforeseeable increase in the cost of energy does not call into question - from a legal point of view - the figure of impossibility, but the different case where unforeseeable, irresistible and uncontrollable events (outside the legal sphere of control of one of the parties) substantially alter the economic- balance of the contract or the order. In Italy, such a situation is governed by article 1467 of the Italian Civil Code, which states: “In contracts with continuous or periodic performance, or with deferred performance, if the performance of one of the parties has become excessively onerous due to the occurrence of extraordinary and unforeseeable events, the party owing such performance may apply for termination of the contract... Termination may not be asked if the supervening onerousness is within the normal risk of the contract...” or the other party offers to modify the terms of the contract. Supervening excessive onerousness does not prevent performance, but makes it more “expensive”, allowing the harmed party to obtain, as an alternative to reducing or increasing the consideration (depending on the role assumed), termination of the contract. Unfortunately, experience shows that the rebalancing of the agreement - brought back to fairness - is unlikely to occur since the party who has benefited from such contingency is always reluctant to give up the unexpected advantage, leaving the other party with only the alternative of terminating the contract and interrupting the business relationship. Undoubtedly, however, a refusal to renegotiate may expose such party to liability for breach of the general principle of fairness, a cornerstone of the Italian civil law system as provided in article 1175 of the Italian Civil Code: “The debtor and the creditor must behave according to the rules of fairness”. Evidence of breach of such principle, however, is time-consuming and even expensive, necessarily involving a legal action and an order from a judge. It would have been more useful to transpose - even in Italy - the international principles contained in the Unidroit (International Institute for the Unification of Private Law), where article 6.2 provides that “ Where the performance of a contract becomes more onerous for one of the parties, that party is nevertheless bound to perform its obligations subject to the following provisions on hardship” namely, “... the disadvantaged party is entitled to request renegotiations. The request shall be made without undue delay and shall indicate the grounds on which it is based. The request for renegotiation does not in itself entitle the disadvantaged party to withhold performance. Upon failure to reach agreement within a reasonable time either party may resort to the court. If the court finds hardship it may, if reasonable, (a) terminate the contract at a date and on terms to be fixed; or (b) adapt the contract with a view to restoring its equilibrium”. To have a hardship situation it is necessary that the event (a) occurs after the conclusion of the contract; (b) could not be “reasonably” foreseeable; (c) is behind the control of the disadvantaged party; and (c) the risk of the event had not been assumed by the disadvantaged party. To prevent such difficult theoretical applications, it might be useful,

where the negotiation permits, to include clauses in the contract ruling the so-called “force majeure” and its effects, foreseeing different agreed solutions. The content of a clause could be, (as per the discipline the ICC - International Chamber of Commerce) the following: If a party proves that the performance of its contractual obligations has become excessively onerous due to an event beyond its control (i) not foreseeable at the time of the conclusion of the contract and (ii) not avoidable in its effects [insert some specific example: wars, epidemics, earthquakes, insurrections, acts of terrorism, cyber attacks, acts of authority, social conflicts ... etc.], the parties are obliged, within [provide a time limit deemed reasonable] to negotiate new contractual terms that reasonably take into account the consequences of such event. If the parties have not been able to agree, within the above time limit, either party has the right to request the [judge/arbitrator]: (i) to modify the contract so as to restore its balance or (ii) to declare it terminated. Undoubtedly, the variables to such “simple” contractual provision are several in adherence to the peculiarity of the case and needs of the parties. Today, in any relationship between lawyer and client for the drafting or negotiation of any contract with deferred effects, there is an essential phase where to evaluate in-depth such eventualities and provide alternative (out of court) solutions before they happen. u

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Lo Studio Legale “GeALex - Guardamagna e associati”, che cura questa rubrica, nasce nell’anno 1950, allorché due stimati giuristi fondarono uno dei primi studi legali associati del dopoguerra. Nel tempo, lo studio ha ampliato la sfera di competenze e attività per soddisfare le esigenze della clientela, che comprende istituti di credito, piccole e medie imprese, multinazionali attive in diversi settori quali quello produttivo, dell’industria manufatturiera, della finanza, del retail, dello sport, della ristorazione e dell’arte. L’articolata esperienza e le diverse competenze dei suoi professionisti permettono un’accurata assistenza in tutte le aree del diritto. L’avvocato Davide Guardamagna è il managing partner dello studio, esperto di diritto commerciale e societario. L’avvocato Paolo Santoro vanta una consolidata esperienza in materia di diritto del lavoro e di contenzioso in materia gius-lavoristica (assistendo in prevalenza aziende e società) e collabora con lo studio in qualità di Of Counsel.

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