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Spazi fuori, ma proprio fuori

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DOSSIER LOCATION CON SPAZI INDOOR E OUTDOOR

Spazi fuori, ma proprio FUORI!

di NICOLETTA TOFFANO Un’attrazione ancestrale quella che porta verso l’esterno, all’aperto. E sono tante le location che non solo si adeguano al trend “natura” emerso negli ultimi mesi, ma si propongono sul mercato degli eventi, oggi più che mai dinamico e trasformista,

Aprire o non aprire? No, non stiamo parlando di ritornare a vivere la socialità dopo nuove restrizioni (per carità, ne abbiamo fatto il pieno negli ultimi due anni) bensì di un argomento che ha sì a che fare con l’esperienza vissuta nel recente passato ma visto in chiave positiva. Le chiusure obbligate hanno infatti dimostrato a tutti che negli spazi vasti, esterni, naturali, si sta meglio e si lavora meglio. Un’evidenza ad alcuni esperti nota da tempo; il biologo E.O. Wilson, per esempio, sostiene che il legame con la natura sia iscritta nel nostro stesso Dna, un legame che ha pure un nome evocativo: biofilia. L’effetto del verde sugli esseri umani è così forte che non solo viverci a contatto, ma anche semplicemente vederne le immagini è in grado di placare l’ansia e generare benessere fisico: l’esposizione alla natura abbassa infatti la pressione sanguigna, la tensione muscolare e rallenta la produzione degli ormoni dello stress. E questo appagamento sembra essere anche uno dei requisiti fondamentali delle venue del futuro, sempre più strutturate per rispondere ai nuovi bisogni della Yolo Economy, cioè quel trend che, partendo dal motto You Only Live Once, vede le persone tese a costruire una vita migliore, con un work-life balance che rispetti e valorizzi la propria umanità (tema affrontato anche durante la tredicesima edizione della convention nazionale di Federcongressi&Eventi, svoltasi a marzo e incentrata sul tema “costruire il futuro degli eventi”). Ecco perché in questo report abbiamo de-

ciso di approfondire il discorso legato alle location che offrono respiro, aria, luce, ma soprattutto nuove risorse in un panorama che sta velocemente orientandosi a rispondere a esigenze strettamente correlate alla connessione tra corpo e mente, praticamente sconosciute e quasi incomprensibili fino a 24 mesi fa nel mondo del Mice.

LUOGHI CHE ATTIVANO EVENTI

La scala è quella urbana, parliamo di spazi open, veramente grandi e spesso molto celebri come Bam, cioè la Biblioteca degli alberi di Milano, un parco urbano nato insieme al progetto di riqualificazione di un intero settore cittadino, quello di Porta Nuova, che

Un’esposizione all’aperto allestita nei vialetti della Biblioteca degli Alberi, incastonata tra gli avveniristici grattacieli di Porta Nuova a Milano

DOSSIER LOCATION CON SPAZI INDOOR E OUTDOOR

ANDREA BACCUINI ceo di Big Spaces

«L’obiettivo di Milano City Studios è stato dunque riuscire a posizionare il distretto di Porta Nuova come un hub di location in grado non solo di garantire una gamma completa di servizi e soluzioni, ma anche di regalare scenari iconici e linfa creativa con spazi indoor e outdoor per eventi live, lanci di prodotto, temporary shop, installazioni, shooting

In alto, un evento allestito outdoor nel cuore del distretto di Porta Nuova (Milano); qui sopra, natura e architettura si intecciano nelle case sull’albero nell’arco di pochi anni si è trasformato in uno dei quartieri più frequentati della città. Ed è qui che sul modello di Londra, New York, San Francisco e Chicago, nasce il progetto dei Milano City Studios. Ce ne parla Andrea Baccuini, ceo di Big Spaces (la società di venue management che dal 2013 gestisce per conto di Coima sgr tutti gli spazi del Distretto di Porta Nuova): «Un progetto che nasce nel 2020 dalla criticità del momento e dalla ricerca di una soluzione. La volontà è stata infatti quella di mettere sul mercato un’idea “assoluta” di spazio: un intero quartiere fatto di piazze, di parchi, di fontane, di scalinate, ma anche di scorci e di skyline, che già da tempo veniva utilizzato in maniera spontanea come set, sala prove e sfondo per momenti aggregativi. L’obiettivo di Milano City Studios è stato dunque una vera sfida: riuscire a posizionare il distretto di Porta Nuova come un hub di location in grado non solo di garantire una gamma completa di servizi e soluzioni, ma anche di regalare scenari iconici e linfa creativa con spazi indoor e outdoor per eventi live, lanci di prodotto, temporary shop, installazioni, shooting fotografici e tanto altro ancora». Unici per design, gli Studios si distribuiscono in un’area di oltre ventimila metri quadrati complessivi, tra grattacieli, uffici, abitazioni, percorsi ciclabili, passeggiate pedonali e superfici all’aria aperta come the Square, (5.500 metri quadrati che si dipanano intorno a piazza Gae Aulenti) e the Park, ossia 9.500 metri quadrati tra parterre verdi e camminamenti interni alla Bam. A distanza di un anno dal lancio del progetto i risultati non si sono fatti attendere: «Solo con le location outdoor nel 2021 abbiamo raggiunto la totalità di giorni di occupazione degli spazi. La loro particolarità è che, nel momento stesso in cui vengono scoperti, innescano creatività, tanto che oggi non ha nemmeno più senso parlare di eventi ma piuttosto di activation. Ogni volta che accade qualcosa negli spazi esterni, come le piazze o il parco, la visibilità di questi stessi luoghi si amplifica e si moltiplica rispetto alla moltitudine di persone che ogni giorni li frequenta. Per esempio quando un logo, un’istallazione, ma anche gli stessi badge di partecipanti a un meeting indoor, rientrano in inquadrature, si innesca una sorta di flash mob, esso stesso attivatore di comunicazione B2C, con contenuti che viaggiano in rete moltiplicandone la visibilità. In questo anno si è fatto di tutto: microeventi, a volte contemporanei tra di loro, sfilate, allestimenti automotive, istallazioni per lanci di prodotto. In questi giorni inoltre stiamo

siglando un accordo con Fiera Milano per l’utilizzo degli spazi durante i fuorisalone». Uscendo di poco dalla città, si arriva invece in un luogo “fuori dal mondo” per quanto a soli 18 chilometri dal centro di Milano: l’Innovation Center Giulio Natta a Giussago. Si tratta di un progetto lanciato nel 2018, che unisce in un unico luogo gli attori dell’innovazione (esperti, imprese affermate e startup) che sviluppano tecnologie e soluzioni per ridurre l’impatto dell’intera filiera agroalimentare. Nel 2021 sono state completate le infrastrutture all’insegna di un nuovo lifestyle che combina sostenibilità e tecnologia avanzata: spazi coworking, laboratori e due sale congressi da settecento metri quadrati. Ma ciò che rende l’Innovation Center speciale è lo spazio esterno: un parco rurale di mille ettari, frutto di un esperimento di durata ventennale che ha portato alla restituzione di un deserto agricolo alla natura, trasformandolo in un regno di biodiversità attraverso la messa a dimora di oltre due milioni di alberi e cespugli, la creazione di zone umide, di canali e l’attivazione di una serie di progetti agroambientali e di riqualificazione. All’interno del parco le aree relax, i percorsi ciclabili e pedonali permettono di socializzare in tutta libertà, scambiare idee e progetti, creare nuove collaborazioni. Un luogo che non pone limiti al suo utilizzo, motore di nuove iniziative legate sia agli eventi sia alla ricerca, oltre alla salvaguardia del delicato ecosistema la cui rinascita è stata innescata da tempo.

L’OLTRE COME PLUS

“L’opera non è soltanto l’oggetto, ma anche quello che lo circonda: l’oltre, i vuoti, gli spazi.” Scriveva Oscar Niemeyer, uno dei padri dell’architettura moderna. E oggi sono proprio questi spazi, che spesso circondano venue già di per se stesse iconiche, a rappresentare una nuova linfa vitale per il mercato Mice. «Durante gli ultimi mesi abbiamo assistito a una ripresa graduale delle attività nell’ambito degli eventi e dei meeting – racconta Sonia Benkunskaite, marketing & event manager del Museo Ferruccio Lamborghini – e abbiamo notato un incremento della richiesta di abbinamento dello spazio interno a quello esterno. Oggi più che mai le location devono sviluppare elementi innovativi e peculiari che possano andare a costituire il loro vantaggio competitivo in un mercato in cambiamento. Uno di questi elementi sicuramente è lo spazio outdoor che può diventare la caratteristica che fa la differenza». Si respira davvero il mito dello stile italiano al Museo Ferruccio Lamborghini, dedicato alla memoria del geniale imprenditore e alle sue innovative creazioni ingegneristiche e di design, situato in uno degli ex-stabilimenti industriali a Funo di Argelato, a pochi chilometri dal centro di Bologna, nel cuore della Motor Valley. Un luogo che, oltre a comunicare emozioni durante le visite guidate, è perfettamente strutturato nei suoi novemila metri quadrati per ospitare manifestazioni, sfilate, concerti, meeting, mostre culturali, servizi fotografici, fuori saloni, feste private ed eventi aziendali. Prosegue Benkunskaite: «A giugno del 2021 siamo ripartiti col Mice, grazie anche alla possibilità di utilizzare gli spazi outdoor per manifestazioni, team building ed eventi automotive: il grande piazzale d’ingresso e il giardino, aree per noi sempre più importanti, saranno presto coinvolte in un ulteriore progetto di valorizzazione volto a migliorarne la fruibilità». Ci spostiamo ora sul lago di Como per scoprire un altro luogo e un’altra sfaccettatura dello stile italiano: si tratta del Museo Barca Lariana, di Pianello del Lario (Co), ospitato in una splendida filanda ottocentesca. L’istituzione tutela un patrimonio unico al mondo: nelle sale e nei depositi museali sono conservati oltre quattrocento scafi storici, circa trecento motori e migliaia di oggetti attinenti alla

SONIA BENKUNSKAITE marketing & event manager Museo Ferruccio Lamborghini

«Durante gli ultimi mesi abbiamo assistito a una ripresa graduale delle attività nell’ambito degli eventi e dei meeting e abbiamo notato un incremento della richiesta di abbinamento dello spazio outdoor può diventare la caratteristica

Due location emiliane con spazi en plein air: il Fico di Bologna (sopra) e il Museo Ferruccio Lamborghini a Funo di Argenalato (sempre in provincia di Bologna)

DOSSIER LOCATION CON SPAZI INDOOR E OUTDOOR

FEDERICO DI GRACI direttore commerciale di Fico

«Al Fico il rapporto tra le strutture indoor e l’outdoor è intrinseco nella proposta, questo rappresenta un plus per il mercato Mice, che qui dispone in unico luogo di un modernissimo centro congressi, attrezzato tecnologicamente per live ed eventi ibridi, e insieme di un immenso parco dove si trovano l’orto, il frutteto, l’agrumeto, il vigneto, la tartufaia, le serre: tutti spazi dove costruiamo esperienze costruzione e l’uso delle barche. Aperto nel 2018, dal 2019 è attivo anche sul mercato degli eventi privati e corporate con una ricettività che, per pranzi o cene a buffet, può arrivare a ospitare fino a cinquecento persone. Il plus sta nella possibilità di aggiungere visite personalizzate al museo che includono l’accesso a reperti e magazzini normalmente non visitabili. Gli eventi trovano spazio, oltre che nelle magnifiche sale museali con viste spettacolari sul lago, in molteplici aree esterne che, proprio a seguito di un incremento di richiesta degli ultimi mesi, stanno per essere sempre più strutturate in un’offerta di spazi messi a sistema: dall’imbarcadero privato, alla grande terrazza affacciata direttamente sul lago, ai parcheggi fino ai giardini di ville adiacenti il museo. Parlando di icone italiane impossibile non accennare al food, che dal 2017 ha il suo “tempio”: il Fico (Fabbrica Italiana Contadina) di Bologna, la cui mission è rappresentare le eccellenze italiane nel mondo in ambito alimentare. Esteso su una superficie di 15 ettari, mostra l’intera filiera del cibo (dalla materia prima, alla lavorazione, all’erogazione) e comprende aree adibite alla coltivazione e allevamenti, locali coperti per ristoranti, negozi e fabbriche di produttori. Progettato all’insegna della sostenibilità, ospita anche il più grande impianto fotovoltaico d’Europa costruito sul tetto. «Al Fico il rapporto tra le strutture indoor e l’outdoor è intrinseco nella proposta – spiega il direttore commerciale, Federico Di Graci – questo rappresenta un plus per il mercato Mice che qui dispone in

LA NATURA VISTA DA DENTRO

Ma basta guardare la natura? Si può andare ancora più all’interno percepirne la consistenza, i sussurri e le emozioni? La risposta è si, vivendo per esempio a stretto contatto con un albero, perché, dice la scienza, in questo modo si entra in relazione con i torpenoidi, molecole che gli alberi usano quale modo migliore per creare questo scambio comunicativo se non vivere in una casa sull’albero? Non stiamo parlando di sogni di bambini, ma di vere strutture per l’accoglienza e di vere aule per formazione e didattica: «Dal 2011 realizziamo progetti per tree house, dal concepimento alla costruzione, utilizzando come base gli alberi – racconta Davide Torreggiani, patron dell’azienda Sull’albero di Fagnano Olona (Va) –; le tipologie di case sull’albero che abbiamo realizzato in tutta Italia, in Svizzera e in Spagna, oltre quelle private, sono camere speciali inserite in strutture ricettive, terrazze, spa, aule, sempre progetti su misura che si ispirano al luogo e al singolo albero, rispettano alti standard qualitativi e utilizzano tecniche e materiali della ultime realizzazioni: il Relais Tenuta il Cigno Treehouse a Villanterio, in provincia di Pavia, la Awen Tree House a Castiglione del Lago, nel cuore dell’Umbria, la Treehouse Terrazza La Bottega di Franco, ristorante gourmet

unico luogo di un modernissimo centro congressi, attrezzato tecnologicamente per live ed eventi ibridi, e insieme di un immenso parco dove si trovano l’orto, il frutteto, l’agrumeto, il vigneto, la tartufaia, le serre: tutti spazi dove costruiamo esperienze con la natura a corollario degli eventi. È la stessa narrazione del cibo, dalla sua nascita alla somministrazione, che può diventare motivo di una visita al parco con percorsi di degustazione, oppure lo sfondo bucolico per cene di gala e cocktail o ancora uno spunto per l’organizzazione di team building. Abbinabile a ogni evento può essere anche uno dei tanti corsi che quotidianamente programmiamo per diffondere l’arte del fare, dalla materia prima alla lavorazione, per imparare a produrre la birra, l’olio, il pane, il vino e molto altro».

PIÙ GREEN DI COSÌ

Non sono pensati come location e nemmeno come open space, ma qualcosa di completamente diverso, nuovo. Luoghi che vedono nascere la natura, condotti con visioni lungimiranti, che fanno della loro stessa attività un motivo di attrazione e si offrono per eventi, in particolare ad aziende impegnate in programmi di Responsabilità Sociale, attente cioè all’ambiente e al benessere dei propri dipendenti. Parliamo di orti botanici e di eccellenze del vivaismo italiano. Tra i tanti orti botanici che costellano la nostra penisola (molti bellissimi e che portano avanti un fenomenale lavoro di ricerca e divulgazione) abbiamo scelto il più antico e il più giovane che, differenti per concezione e impianto, entrambi si prestano a ospitare eventi eterogenei: dalle manifestazioni live, alle cene di gala ai team building. Partiamo dall’orto botanico di Padova, fondato nel 1545, il più antico al mondo e dichiarato nel 1997 Patrimonio dell’Umanità Unesco. Situato in un’area di circa 2,2 ettari, si trova nel centro storico della città e nel 2014 ha inaugurato la nuova ala, denominata Giardino della Biodiversità, una delle serre più avanzate del pianeta con oltre 1.300 specie di piante, disposte in base alla fascia climatica. Qui gli spazi dedicabili agli eventi sono: l’auditorium, la sala colonne, due foyer, la terrazza panoramica e il grande giardino antistante le serre. È invece stato inaugurato nel 2001 l’orto botanico di Merano che, per i tempi della natura, è considerato un vero neonato. Decisamente grandioso, copre una superficie di circa 12 ettari e deve il suo nome all’emblematico Castel Trauttmansdorff (che tra le altre celebrità ha ospitato la principessa Sissi) già di per se un’attrazione e una splendida venue. Il progetto creativo include paesaggi naturali e antropici con piante provenienti da tutto il mondo, rarità botaniche, aree tematiche e scenari paesaggistici sulla vegetazione locale dell’Alto Adige. Tante le caratteristiche di questo luogo e tante anche le possibilità per il mercato Mice che qui può trovare particolari spunti creativi: quattro aree tematiche, che racchiudono ottanta paesaggi botanici; dieci padiglioni artistici e diverse stazioni multisensoriali. Particolarità sono inoltre i due punti panoramici: il cannocchiale, una spettacolare piattaforma progettata dal designer altoatesino Matteo Thun, e la voliera, una costruzione circolare in acciaio dove, una passerella di 15 metri conduce su un percorso proteso letteralmente nel vuoto. Parliamo infine di un vivaio, più che speciale, unico nel panorama nazionale: si chiama Botanical Dry Garden e si trova a Orbetello in piena Maremma toscana. Una realtà nata dalla preparazione, visione, ricerca e imprenditorialità di Luca Agostini, founder dell’azienda, che realizza nel 2010 il primo giardino botanico asciutto in Italia: «Si tratta di un progetto nato dal desiderio di immaginare un nuovo modo di avvicinarsi al verde, riconoscendo e valorizzando la naturale intelligenza delle piante. Il giardino, parte integrante del vivaio Mates Piante, ospita oltre 1.500 tra specie e varietà di essenze a basso fabbisogno idrico, tutte segnalate ed etichettate, distribuite su una superficie di oltre quattro ettari. Proponiamo un percorso sensoriale, altamente istruttivo, che consente ai nostri visitatori sia di scoprire specie raffinate e poco note, sia di apprendere principi e tecniche nell’ottica di un uso cosciente e corretto della risorsa acqua». Il parco è uno spazio poliedrico che ospita anche un percorso di arte contemporanea, un teatro vegetale con duecento posti, spazi perfettamente integrati nella natura dove praticare yoga, tai chi e sessioni musicali e, da quest’anno, aree relax attrezzate per déjeuner sur l’herbe a base di prodotti locali a chilometro zero, provenienti dall’azienda agricola della stessa proprietà. Ultimo tassello di questo virtuoso progetto è la realizzazione di un labirinto costituito da essenze mediterranee, affascinante metafora di questi tempi: uno spazio in cui perdersi per poi ritrovarsi.

LUCA AGOSTINI founder di Botanical Dry Garden

«Si tratta di un progetto nato dal desiderio di immaginare un nuovo modo di avvicinarsi al verde, riconoscendo e valorizzando la naturale intelligenza sensoriale, altamente istruttivo, che consente ai nostri visitatori note, sia di apprendere principi e tecniche nell’ottica di un uso cosciente e corretto

Nella pagina accanto in alto e qui sotto, due immagini dell’orto botanico di Merano, che include una splendida

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