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Da PowerPoint …a “MetaPoint”
Ologrammi, metaversi e teletrasporto: una serie di presentazioni, distanziate di pochi giorni l’una dall’altra, hanno messo in evidenza come anche gli strumenti di presentazione assumano un’altra dimensione quando il mondo reale si fonde con quello virtuale
dal nostro corrispondente a New York DOMENICO MATARAZZO Una delle conseguenze della carenza di microchip su scala globale è un proliferare di conferenze su hardware, microprocessori, Moore’s law e nuove architetture per microchip che migliorino la velocità e che, nello stesso tempo, siano sostenibili e facili da produrre per evitare crisi future. Chi partecipa a queste conferenze, con tutta probabilità ha studiato sul libro di John Hennessy and David Patterson, docenti universitari nonché ingegneri, consulenti e figure di riferimento ben oltre i confini della Silicon Valley. Il testo universitario scritto a due mani, dal titolo “Computer Architecture: a Quantitative Approach”, è un tomo di più di novecento pagine piuttosto difficile da digerire. Chi lo completa sono futuri ingegneri che, per tradizione, non sono i migliori
comunicatori. Chi si occupa di marketing e deve fare piani futuri con l’incognita della disponibilità di chip vivrebbe quindi l’incubo di dover capire una presentazione complessa, con diagrammi anziché immagini e magari effettuata online, dove lo speaker ha una camera da letto come background. Chi scrive ha vissuto questa esperienza diverse volte, ed era preparato allo stesso scenario anche in occasione della recente Intel Innovation, un nuovo appuntamento annuale organizzato da Intel e voluto per fornire aggiornamenti su nuove tecnologie come 5G, A.I., cloud, edge computing e, ovviamente, nuove architetture di microchip.
GOODBYE POWERPOINT...
Intel, come altre aziende del settore, è sotto pressione per la carenza di processori, ma ancor prima di questa crisi globale, l’azienda californiana veniva criticata da azionisti e analisti finanziari per aver perso competitività nei confronti di altre aziende, come la taiwanese Amd o Qualcomm, per esempio. Ad aprire i lavori di Intel Innovation è stato il Ceo di Intel, Patrick Gelsinger, e dopo un primo sommario sulla crisi in corso e annunci di nuovi centri di produzione, eravamo pronti ad ascoltare i progetti su nuovi chip. Il nostro obiettivo era verificare che dietro il linguaggio tecnico, gli annunci riguardassero nuove architetture, tridimensionalità, efficienza e risparmio energetico. All’improvviso però, anziché una slide in PowerPoint, Gelsinger ha cominciato a illustrare il nuovo chip in fase di produzione con un ologramma che manipolava a piacimento di fronte all’audience online. Goodbye PowerPoint, goodbye laser point. Il futuro delle presentazioni era lì di fronte a noi. Ciò che più conta è che finalmente, senza dover ricorrere al tomo di Hennessy e Patterson, abbiamo potuto capire il significato di componenti come ribbon fet, gate, nmos e cmos transistor e come si interconnattono tra di loro, dato che erano di fronte a noi, con tanto di codifica a colori per un miglior riconoscimento.
...WELCOME META
Non erano passate 24 ore da quando il settore informatico si stava ancora congratulando con Intel per le nuove iniziative e per come le avesse presentate, che Mark Zuckerberg, anche lui sotto pressione per le accuse del whistleblower, annunciava al mondo Meta, il nuovo nome di Facebook adottato per indicare il focus sul metaverso, ovvero una piattaforma in cui il mondo reale si fonde con il mondo virtuale. Nel metaverso ogni oggetto può essere virtuale e quindi manipolato così come faceva il Ceo di Intel durante la sua presentazione. Gli stessi oggetti possono essere manipolati con gesti, con comandi a voce o «semplicemente con la forza del pensiero» ha dichiarato Zuckerberg. La fusione tra mondo reale e virtuale non si limita agli oggetti. Parte della presentazione di Zuckerberg è stata condotta dal suo avatar e gli avatar sono gli agenti che rappresentano le persone fisiche nel metaverso. Al Ceo di Facebook/Meta ha fatto eco, una settimana dopo, il Ceo di Microsoft, Satya Nadella, che ha presentato il metaverso dell’azienda di Seattle durante Ignite 2021, l’appuntamento per gli sviluppatori dei prodotti Microsoft. Se Meta pone l’enfasi sul formato virtuale delle relazioni sociali di tutti i giorni, Microsoft ha come interesse principale l’utenza d’affari. Attraverso Team, Azure, Digital Tween, e Mesh, gli avatar potranno collaborare o apprendere, fianco a fianco indipendentemente del luogo in cui si trovino i soggetti in carne e ossa. Non a caso, nel presentare le nuove soluzioni, il Ceo di Microsoft dopo i commenti di apertura, ha passato la parola a due manager di Accenture in qualità di clienti Microsoft. Accenture, nata dalle ceneri di Arthur Andersen, ha più di seicentomila dipendenti in 120 nazioni e sessantamila di questi hanno già ricevuto un visore virtuale per collaborare nel metaverso. I due relatori prendevano la parola a turno, nei tempi giusti, e con le stesse espressioni, pur essendo uno dei due ospiti rappresentato da un avatar.
VIRTUALE SUPERREALISTICO
Le risorse necessarie per sviluppare un metaverso sono di una dimensione tale che lo sviluppo al momento, può avvenire solo in ambito cloud. Il cervello principale di queste cloud è fornito da Nvidia, produttrice delle schede grafiche ad alta velocità. Anche Nvidia ha tenuto la propria convention, nella stessa settimana in cui Intel e Facebook/ Meta facevano le loro presentazioni, e non ha sfigurato rispetto alle due società che l’hanno preceduta. Innanzitutto, il Ceo Jensen Huang ha annunciato schede grafiche superveloci per facilitare la produzione di nuovi tipi di contenuti virtuali. Soprattutto però ha presentato Omniverse, la piattaforma per creare ambienti virtuali del tutto realistici, in cui creativi possono collaborare tra loro anche se usano applicazioni differenti. Con Omniverse le aziende possono creare delle versioni di sé stesse, o digital twin, per simulare un progetto prima di avviare la fase di sviluppo, «Eliminando quindi gli sprechi» ha dichiarato Jensen Huang. Lo stesso set usato per le presentazioni del Ceo di Nvidia era del tutto virtuale, ma lo abbiamo scoperto solo quando Huang ha mostrato il set assemblarsi digitalmente alle sue spalle. Lo scopo di collaborazione che offre Omniverse invece conferma la visione comune secondo la quale i metaversi che si stanno creando non saranno isole, ma comunicheranno tra loro. E ciò è possibile solo se esiste una sorta di lingua comune o traduttore, così come avviene nella realtà ed è questo il ruolo di Omniverse e di altre aziende che sicuramente seguiranno.
Il trasferimento tra metaversi o all’interno di questi avviene in modo rapido e in una modalità che Zuckerberg ha più volte definito come “teleportation”, un termine comune nei libri di fantascienza e che rappresenta l’ipotetico trasferimento di materia o energia da un punto a un altro senza attraversare lo spazio fisico esistente tra i due.
IL TELEPORTATION È ANCORA FANTASCIENZA?
Per pura coincidenza, il concetto di teleportation era stato accennato poco prima del lancio di Meta, dal chairman di Stellantis John Elkann in un incontro con Elon Musk moderato da Maurizio Molinari nel corso di Italian Tech Week, organizzato da Gedi. Alla domanda su quale fosse l’ambizione a lungo termine e quale invenzione vorrebbero creare, John Elkann ha proprio fatto riferimento alla teleportation come a una estensione dei trasporti. Dato che si era in presenza del fondatore e Ceo di SpaceX, le destinazioni della teleportation erano altri pianeti. Elkann sembrava abbastanza convinto dell’idea, condivisa anche da Musk, ma forse ha colto di sorpresa l’audience composta da giovani imprenditori, rimasta in silenzio per l’incredulità, davanti a un’idea che è sembrata troppo avveniristica. Anche i commenti espressi online durante l’evento trasmesso in live streaming non sono stati tra i più positivi. Se però tra il pubblico dell’evento vi fosse stato Christoph Grainger-Herr, il Ceo della Iwc Schaffhausen, marchio di orologio da polso di lusso con più di 150 anni di storia, non avrebbe battuto ciglio. Quest’ultimo, infatti, pochi mesi prima aveva tenuto una conferenza stampa al Watch and Wonders Show di Shanghai, un appuntamento da non mancare per i prodotti di lusso che mirano al vasto mercato cinese. I visitatori dello stand della Iwc erano in piedi di fronte al Ceo, anche lui in piedi ma all’interno di una cabina illuminata da una intesa luce bianca. Di fatto, però, a Shanghai era andata solo la cabina, prodotta da Portl. Il Ceo era rimasto in Svizzera e non ha dovuto far altro che posizionarsi di fronte a una telecamera, a speciali sensori, e a un background neutro, forniti anche questi da Portl, per condurre la sua conferenza. L’immagine tridimensionale perfettamente realistica del Ceo veniva infatti replicata all’interno della cabina presso lo stand della fiera in Cina. Non si trattava di un effetto tipo “museo delle cere”. I visitatori dello stand in Cina vedevano e ascoltavano il Ceo della Iwc nello stesso modo in cui lo vedevano e ascoltavano coloro che erano rimasti nella sede in Svizzera. Il Ceo in carne e ossa, dal canto suo, poteva osservare e comunicare con la sua audience a distanza grazie a una telecamera, microfoni e altoparlanti installati nella cabina. Oggi Portl ha già prodotto un centinaio di dispositivi e ne ha consegnate diverse decine a centri commerciali, aeroporti e sale cinematografiche. Altri ne sono stati consegnati per eventi ad hoc legati all’intrattenimento. Attualmente Portl sta sviluppando una cabina dalle dimensioni di un desktop: chissà che tra qualche mese il keynote speaker di un evento non si presenti direttamente sulla vostra scrivania.